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University of Toronto
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^'ì:^
ALBERTO LUMBROSO
DiRETTORB DELLA "RIVISTA DI ROMA" E DELLA '• REVUB NAPOLÉONIBNNE
SOTTOTENENTE VOLONTARIO DI GUERRA.
PROMOSSO TENENTI! H PROPOSTO PER LA CROCE MALRIZIANA
BIBLIOGRAFIA RAGIONATA
DELLA
GUERRA DELLE NAZIONI
CON UNA LETTERA
ANTONIO SALANDRA
Numeri 1-lOCO
(Scritti anteriori al i° marzo 191 6).
ROMA
LA " RIVISTA DI ROMA " EDITRICE
26, Via Venti Settembre
1920
6A07
Pro,
la " Rivista di Roma
1877-19IQ — Firenze, Stabìiimeato TipograBco E. Ariani, Via S Gallo, ^
AD
ANTONIO SALANDRA
CON ANTICO AFFETTO DI DISCEPOLO
A. SALA
NORA C ^V^
^^/ // /- ////
^^ c^/L^-ó^ aJié^ ^^ U^
iA.'^Ay^C''^--^ •
Questa prima serie di mille schede bibliografiche viene a luce
raccolta in volume, nel 1920, ma concerne scritti pubblicati tutti
prima del marzo del 191 6 e da me recensiti nella Rivista di
Roma nel primo anno della nostra guerra o nei mesi, precedenti,
della neutralità, e cioè nel 1914-1915-1916.
Sicché questo lavoro bibliografico è anche, se non sopra tutto,
un documento umano ; e mentre i futuri storici potranno forse
attingervi alcune indicazioni bibliografiche di lavori che sareb-
bero loro probabilmente sfuggiti, essi vi troveranno invece cer-
tamente un indice, un saggio, dello stato d'animo di coloro che
non indarno spesero tempo, voce, scritture, per ispargere nel
pubblico italiano la parola di quello che sembrava e sembra loro
tuttora il Vero ; di coloro che sostennero la impossibilità per
r Italia di rimaner neutrale sino al finir della conflagrazione ; la
necessità di parteggiar per l'Intesa ; il dovere — e lo dissero
assai prima di Vittorio Emanuele Orlando — di resistere, resi-
stere, resistere ! ; l'obbligo — e lo dissero prima che il Guer-
razzi fondasse il Fronte interno — di lottare con egual pertinacia
contro il nemico al fronte e contro i disfattisti nell' interno.
Queste sono dunque pagine di lotta e di polemica, di cui
non una rinnego, ma che tutte van collocate nel tempo in cui
furon scritte; né oggi potrei e vorrei scriverle tutte come le
scrissi allora. Non parlerei ad esempio del Barzelletti morto come
ne parlavo quando acerbamente egli rimproverava in Senato al-
l' Italia in guerra, di essere in guerra contro gli Imperi Centrali ;
non rinfaccerei, or che siamo ambedue tornati sereni ognuno ai
suoi studi, a Benedetto Croce di essere un germanofilo ed un
— XII —
gallofobo ; non sarei violento verso il Malagodi, divenuto da più
di due anni forse il più sereno e più patriota dei giornalisti ita-
liani, come invece fui violento all' epoca nella quale ei pubbli-
cava le lettere di Giolitti al « Caro Peano » e faceva della Tribuna
un' emula in disfattismo della Stampa del famigerato senatore
Frassati, e costringeva i più italici tra i suoi redattori, capita-
nati dal mio caro amico Maffio Maffii, redattore-capo della Tri-
buna, a presentar le loro dimissioni pur di non collaborare ad
una gazzetta che era una delle due più strenue sostenitrici del
Giolittismo ; non mi scaglierei più contro il mio buon collabora-
tore senatore Chiappelli per la sua soverchia simpatia per la
Germania ; non mi indignerei per le tenerezze tripliciste del mio
caro Luciano Zùccoli divenuto durante la guerra collaboratore
della tedescofila Concordia del gallofobo Palamenghi-Crispi, ed
ora tornato alle sottili novelle e agli arguti e psicologici romanzi
di Casa Treves. E così via.
Così Ih guerra mi avvicinò nei primi anni al pensiero del Cor-
riere della Sera e dell' Idea Nazionale, mentre l'ultimo anno di
guerra e i mesi dell'armistizio mi allontanarono dalle colonne
anti-italiane del Corriere divenuto Borgesiano per le questioni
adriatiche, e dalle colonne dell' Idea Nazionale divenuta rivolu-
zionaria ed eccitatrice di odio di classe.
Tutto ciò ho voluto dire non già perchè io abbia la stoltezza
di attribuire la minima importanza alle vicende del mio pensiero,
ma perchè credo che stoltezza invece sarebbe non avvertire il
lettore che io son convinto esser certe intemperanze e certe vio-
lenze utili in tempo di guerra, dannosissime in tempo di pace.
Ma così come sono, queste pagine saranno, ripeto, documento
non del tutto inutile ai posteri per farsi un' idea della difficoltà
che avemmo non solo a vincere ma a far capire perchè si do-
vesse vincere, come si potesse vincere, a che ci avrebbe condotti
il non vincere. Poiché noi dal 1915 al 1919 abbiam visto questo
fenomeno inaudito : non già pochi pazzi, ma moltissimi sedicenti
ragionevoli, e sino allora ragionevoli, porre in dubbio che valga
peggio la sconfitta che la vittoria, e interrompere a mezzo una
guerra che condurla trionfalmente al fine, e patteggiare col nemico
invasore accampato nelle nostre province orientali che imporgli
la pace dopo averlo ricacciato oltre il nostro confine naturale.
— XIII —
Molte cose prodigiosissime abbiam viste dal 191 4 ad oggi :
per esempio tutti i popoli praticare il sacro egoismo e tutti gli
scrittori stupirsi che un Uomo di Stato italiano avesse lealmente
osato proclamarlo ; — per esempio, un popolo dividersi in due
fazioni, durante la sua neutralità : neutralisti e guerrafondai, e
poi rimaner diviso in queste due fazioni anche dopo essersi get-
tato nella mischia ; sol che i neutralisti mutarono etichetta, e
dagli avversari furon giustamente chiamati disfattisti, e meglio
sarebber stati bollati di traditori ; — per esempio, un popolo
vincere, e portare al potere coloro che alla vittoria non solo non
avevan contribuito, ma che l'avevano strenuamente, stavo per
scrivere : coraggiosamente, ostacolata ; — per esempio, un Presi-
dente del Consiglio ingiuriare in modo basso e plebeo un poeta-
soldato che aveva fatta la guerra, ne era tornato mutilato e con
la medaglia d'oro al valor militare....
Sicché sarebbe tempo, prima di riprender via e di prefig-
gersi la meta comune, e perchè i ben pensanti possano esporre
le loro idee senza che esse provochino l'accusa di paradossi, di
esagerazioni, di utopie, sarebbe tempo, dicevo, di metterci tutti
d'accordo sul punto di partenza : La morale, la giustizia, la co-
scienza, il diritto, il dovere, la famiglia, l'ordine pubblico, la pa-
tria, il dolore, la malattia, la fame, il bene, il male, la vita e
la morte sono essi veramente cose serie per ognuno e per tutti ?
Sì, non è vero? Ebbene, tutte queste cose serie sono in giuoco
nel fondo della questione che ci occupa oggi, e che va discussa,
studiata, sviscerata e risoluta con mente ferma e con cuore forte ;
e cioè : La patria c'è, e più grande ; la disunione la minaccia ;
l'unione sacra tanto predicata in tempo di guerra è ancor più
necessaria, più indispensabile, più preziosa in tempo di pace,
quando la pace, anche vittoriosa, presenta più incognite e più
difficoltà della stessa guerra....
Unanime, universale, de' combattenti come de' neutri, è 1' im-
pressione netta che le Paci del 1919 abbian lasciati più motivi di
guerre future, che non l'anteriore, prebellico assetto europeo e
coloniale. Era semplice e doveva esser intuitivo il concetto, di
far pace in tali condizioni, da eliminare gli attriti futuri ; si di-
rebbe, invece, che l'accordo fra plenipotenziari ci sia stato sur
un punto solo : aprir l'adito alle più numerose, fondate, molte-
— XIV —
plici e complicate discrepanze nazionali avvenire. Come i giova-
notti prudenti debbono evitare le relazioni con ragazze da marito
quando non vogliano assolutamente sposarle, i vincitori saggi deb-
bon trar partito dalla potenza che viea loro dalla vittoria per evi-
tare alleanze ibride e non naturali. Dovrebbe esser facile quanto
evitar per le vie le automobili, sopra tutto quando vi son tanti
marciapiedi.... Ma le diplomazie paion inventate per dar da fare
agli eserciti !
E di quel che valgano i diplomatici della vecchia scuola, son
pur troppo ben consapevole io, che per un anno vidi all'opera
e da vicino quella schiera di neutralisti o germanofili od antimili-
taristi — salvo poche, troppo poche eccezioni ! — che durante
la guerra hanno avuto nelle mani i nostri interessi fuori d' Ita-
talia ! Consoli, come quello di Smirne, che consigliavano ai loro
connazionali di starsene co' Turchi piuttosto che venire a fare
i soldati in Italia ; ministri plenipotenziari che gli uni, dopo Ca-
poretto, esclamavan trionfanti : « L'avevo ben detto, io! », che gli
altri lasciavan la moglie e la figlia non parlar mai 1' italiano,
non comprar prodotti italiani ma americani, dir « noi » parlando
degli Stati-Uniti, e che stavano a prendersi allegramente gli
schiaffi del Governo greco, e non tutelavan l'onore della nostra
divisa all'estero.... Oh rileggano questi diplomatici il bel capitolo
della Monographie de V Anibassadrice ne' Soicvemrs et Causerie s
d'un Diplomate di quel grande patriota francese, forbito scrittore,
perfetto diplomatico che fu il conte de Mouy, per due anni Am-
basciator di Francia presso il Quirinale : e vedranno quanto sia
notevole la parte che tocca non solo a chi rappresenta un Paese,
ma anche a chi gli vive vicino....
Non è venuta ancor l'ora di parlare: siamo, checché ne dican
taluni — sui quali tornerò fra breve — ancora in piena crisi
bellica. Un giorno forse, potrò e saprò narrare ciò eh' io vidi, io
modesto Volontario di Guerra da' capelli grigi e dal cor giovine,
prima ne' Comitati di Organizzazione Civile, poi nei Servizi delle
Pensioni di Guerra (quando l'on. Bissolati, tutto affaccendato a
tentar di « silurare » il generale Cadorna conquistator di Gori-
zia, mi faceva scrivere ad una vecchia madre, che aveva il ma-
rito settantacinquenne in letto, ed aveva perso un figlio in guerra,
e l'altro aveva in trincea, e cui gli affari andavan in malora, e
— XV —
che viveva profuga in Firenze, che la sua domanda era irricevibile,
ma che scrivesse una lettera per avere un sussidio una volta
tanto....), poi all'Armata d' Oriente a Salonicco, e alla R. Le-
gazione d' Italia a Atene, e finalmente, la dimane dell'armistizio,
fra gì' Italiani della nostra Colonia di Smirne, dove l'onore della
Patria lontana è salvaguardato e tenuto alto solo dai Padri Sa-
lesiani abbandonati a sé stessi....
Ora è tempo ancor di tacere, di dolorare, di attendere. In
giorni in cui l'eroico Rizzo è fra coloro che il Governo nittiano
ha creduto lecito chiamar « disertori », si può solo aspettare e
sperare. Siamo, come ben disse Rastignac, isolati nel mondo come
non fummo mai : anche a pace fatta, nemici de' nostri antichi
alleati, e per la pace fatta, non più amici dei nostri attuali al-
leati e associati. Verrà il giorno, che il nostro appoggio sarà,
nuovamente, ricercato dagli uni e dagli altri, come già la nostra
neutralità fu implorata nel 1914 dalla Francia invasa, come il
nostro intervento fu sollecitato a mani giunte dall' Inghilterra che
non aveva ancora un esercito : e allora non sarà più né l'ombra
di Giolitti né l'ambizione di Nitti che ci condurrà al macello, e
il paese che ebbe un Cadorna e un Diaz, un Duca degli Abruzzi
e un Rizzo, un Salandra, un Sonnino, un Giardino e un Caviglia
saprà seppellire fino il ricordo delle compromissioni e delle colpe
di un Vittorio Emanuele Orlando e di un Francesco Saverio Nitti.
Un certo Zavattaro, che fa da Segretario politico del Comi-
tato centrale A&W Associazione Nazionale dei Combattenti, ha osato
scrivere di questi giorni : « Per noi che l'abbiamo fatta la guerra
è un fatto superato » — e son le parole insane cui poc'anzi al-
ludevo. Ben gli abbiam potuto rispondere :
« No, signor Zavattaro. Questa affermazione non solo é un
madornale sproposito politico e sociale, ma è anche un marchiano
errore di valutazione psicologica e ideale. Non sembra vero che
un combattente abbia potuto esprimere simile enormità.
« Una tragedia formidabile come quella che abbiamo vissuta
e nella quale ha compiuto una rappresentazione diretta tanta parte
dei popoli, non si esaurisce coll'esaurirsi degli scoppi di artiglie-
ria e dei colpi di fucile. Non è il giuoco sanguinoso accidentale
d'una rivolta di piazza. Non è il fatto transitorio col quale si
apre e si conclude una parentesi della vita quotidiana ordinaria.
— XVI
« È una formidabile tempesta materiale e spirituale che si
scatena dentro il fragoroso travaglio dell'umanità ed agisce sul
corso delle generazioni.
« Nessuna guerra fu superata col fatto del suo esaurimento
meccanico. Come può considerarsi un fatto superato questa nostra,
inagguagliata, che non ha né pure, ancora, ricevuto la sua pace ;
che vibra sempre di clamori di dolore e di passione ; che ancora
non ha consolidato i suoi fini nazionali ; che trova ancora conso-
ciati i suoi svalutatori ed i suoi sabotatori nel turpe, interessato
tentativo di dare ad intendere che la storia ha dato ragione a loro?
« Fatto superato questo ? Oh ! che la schiera dei combattenti
sarà tutta finita prima ancora che la guerra, qtiesta guerra, possa
dirsi un fatto superato !
« Noi abbiamo raggiunto in massima parte i fini nazionali,
diciamo così internazionali, della guerra ; ma non quelli stretta-
mente interni di rinnovamento morale e spirituale. Abbiamo vinto
il nemico esterno, non ancora il nemico interno. Ed avremmo
perduta la guerra, pur materialmente vinta, se non riportassimo
quest'altra vittoria ».
Manca, purtroppo, ai più fra i capi (capi di governo, capi di
partito, capi di associazioni) la esatta visione del loro dovere ;
son tutti nel pregiudizio che il dovere sia soltanto ciò che si
esige dagli altri ; manca, sopra ogni cosa, la ricerca degli uo-
mini nuovi che occorrono a vicende, a destini nuovi ; l'ombra di
un uomo di Stato ottantenne può assai più dell'Associazione dei
Combattenti. Talora, contemplando tutta la magra vita politica,
senza ideali e senza grandezze, di un Depretis o di un Giolitti
ci si domanda come abbian potuto vivere politicamente quando
già eran sorpassati da' loro tempi ; ci troviamo un poco nello
stato d'animo di chi si stupisce, vedendo una vecchia signora
tutta rattrappita e tutta grinze, che altri gli narri, esser stata
quella donna assai amata. Stupore ingiusto, se quella donna è
stata bella ed è ancor buona ; quel ch'è illogico, è che abbia
trovato chi l'abbia amata o sposata se è stata sempre brutta e
non è mai stata buona. E non son mai stati buoni — intendo
come reggitori di Stato — né Depretis né Giolitti. Del quale
ultimo, e del Nitti suo successore, proseguendo il paragone, l' Ita-
talia che li ha sposati, invece di restar inconsolabile di aver perso
— XVII —
il primo, come certe vedove rimaritate è inconsolabile di aver
sposato il secondo....
Dal momento che ci siamo costituiti in Società nel nome del
Cristianesimo tanto invocato dagli uni, nel nome del Progresso
e in quello dello sviluppo sociale tanto invocati dagli altri, dob-
biamo una buona volta abbandonar la retorica e i luoghi comuni,
e pensare al popolo : agli umili cui dobbiam la vittoria. Nessun
sacrifizio ci sia pesante. La Società (non lo Stato, intendiamoci :
cui già il Carducci rimproverava i suoi connazionali di tutto chie-
dere come se tutto esso debba dare, e deplorava il « difetto d'ini-
ziativa cittadina, da imputarsi alla trista consuetudine di aspet-
tare e voler tutto dallo Stato ») la Società, dicevo, fissi i suoi
nuovi ideali e non abbia requie finché non li abbia raggiunti.
D'altronde, che ci è mai che non coati caro in fatto di progresso
umano? Anche l'Esercito, anche la Flotta costan cari; ma, poi
che si trova il denaro per far uccidere, perchè non si dovrebbe
trovarne per far vivere ?
Uno dei primi problemi da risolvere, or che ci siam convinti
che l'uomo è capitale, e di quello buono, e che le nazioni d'av-
venire son quelle che ad ogni censimento han ragione di mo-
strarsi soddisfatte, è il problema dell' Infanzia abbandonata ; molto
s'è fatto : ancor più resta da fare. In quel breve periodo in cui
— come dianzi accennavo — fui addetto, dal Ministero della
Guerra, al Servizio delle Pensioni militari, mi si presentò questo
caso : Mentre un padre che ha lasciato emigrare suo figlio, non
ne ha avuto notizie e non Io ha riveduto da anni, e un bel
giorno riceve da un Colonnello la notizia che quel figlio è morto
al fronte, può senz'altro farsi liquidare il massimo della pensione
di guerra, un altro padre più vero se non più legittimo, che ha
preso or son vent'anni un bimbo all'Ospizio de' Trovatelli, lo ha
tenuto con sé, lo ha nutrito, educato, difeso dalla miseria e dalle
malattie e non l'ha potuto adottare, p. es., sol perchè non aveva
i cinquant'anni d'età voluti dalla Legge, non ha alcun diritto alla
pensione di guerra !
Oh, lasciate da banda ogni sentimentalità evangelica e cri-
stiana, ogni ipocrisia di giustizia e di carità ; non cessate per
questo di spandere i vostri precetti di morale e di fede sulle gio-
vani generazioni, di promulgare le leggi preventive e repressive
XVIII —
e d' infliggere le pene necessarie ; ma, mentre attendete migliori
effetti di quelli che avete ottenuti sin oggi dagli errori tradizio-
nali, non tenete conto — con sacro egoismo — se non de' van-
taggi materiali del Paese ; fate i vostri calcoli e vedete se non è
vostro interesse economico raccogliere ogni bimbo, ogni giovanetto
che cresca come l'erba selvatica ; date loro il nutrimento, il tetto,
le vesti, la forza, 1' istruzione, la forza morale di cui abbisognano
e cui han diritto, e quando saranno in età di poter lavorare, ripe-
tete loro le parole di un grande drammaturgo e romanziere (poi
che non vi son più oggi Uomini di Stato, e solo i Poeti e co-
loro che studiano i fenomeni sociali sembran capire ancora il
cuore umano e 1' ideale delle nazioni), ripetete loro, dicevo, le
parole di Alessandro Dumas figlio :
— « Tuo padre e tua madre non han voluto o saputo edu-
carti ; lo Stato ti ha fatto da padre e la Società da madre, e, in
grazia de' sacrifizi che si sono imposti, lo Stato e la Società ti
han conservato sano, robusto, onesto, e perciò utile. Fai per essi,
ora, ciò che avresti fatto per tuo padre e per tua madre : lavora.
Gli agricoltori, i soldati, i colonizzatori non son mai troppi : aiu-
taci a coltivare la nostra terra, a estendere e a sviluppare le no-
stre colonie, ad aumentare le nostre forze e le nostre ricchezze
di cui fino ad oggi hai avuta la tua parte senza avervi contri-
buito, e che ti hanno dato ciò che non parevi destinato ad avere :
una patria, una famiglia, la vita ».
I retrogradi, i lenti, gli oppositori testardi e irragionevoli
perdono il loro tempo ; i loro sforzi insani non impediranno il
destino radioso d'Italia di compiersi. Un giorno o l'altro, forse
sotto un governo meno liberale, sarà fatto ciò che è giusto fare ;
e, fra trenta o quarant'anni, i nostri figli o nepoti che vivranno
sotto le leggi che invochiamo, saran tutti stupiti che ci sien vo-
lute tante discussioni, tante lotte e tanti anni per ottenerle (i).
Roma, 4 Novembre 19 19
primo anniversario della Vittoria.
Alberto Lumbroso.
(l) Un'ultima avvertenza. Tutto ciò che non è tra virgolette o chiaramente
attribuito ai vari scrittori recensiti, è pensiero mio, e mio contemporaneo alle pub-
blicazioni studiate. Quel meccanismo che produce la fusione perfetta di due
— XIX
menti al punto che non si potrà sapere dove finisca l'una, dove l'altra incominci
e quale delle due vada ammirata, mi è sempre stata «impraticabile e incom-
prensibile -», come diceva Dumr.s quando constatava ma non capiva la collabo-
razione di due autori drammatici. Che si sia due nell'amicizia, nell'amore, nell'odio
va bene: è la conUtio sine qua non di quei sentimenti ; ma nel dominio dell'in-
telligenza, dello snirito, del pensiero, bisogna essere del lutto liberi, avere la
chiave del portone in tasca, uscire e tornare a casa a nostro beneplacito, senza
aver da fare i conti col proprietario o col portiere.
Due date finalmente mi preme di fissare. Fin dal 1908, cioè da quando
ne divenni proprietario e direttore, la Rivista di Roma è stata nettamente tena-
cemente antigiolittiana. Fin dal settembre 1914 essa proclamò virtualmente
strappato il Trattato della Triplice Alleanza.
INDICE ALFABETICO
(COMPILATO DALLA SIGNORINA MARIA SCUDERINI)
con rinvio ai nume'i dei singoli articoli bibliografici
Acocella (A.), 423.
Adrian (A.), 424.
Adriatico (L'), 158, 425.
Agabìti (A.), 426.
Aicard (J.). 42", 687.
Alberti (M,), 159, 428, 833, 8ói.
Albin (P.), 429.
Allemand (Un), 430.
Allievi (L.), 160.
Almanacco per tutti (L'), 161.
Alto Adige fL'), 431.
Altoviti (C). 432.
Araadasi (Gen.), 162, 331.
Ambassador at Berlin, 433, 434.
Ambassador at Constantinople, 435.
Ambassador at Vienna, 436.
Ambrogio da Milano, 437.
Ambrosi (Dott. G.\ 438.
Ambrosini (L.), 439.
Amelet, 440.
Américaines (Voix), 441.
Americani, 917, 968.
Amette (Card.), 854.
AmfiteatrofT (A.), 59, 163.
Ammirata (U.), 442.
Ancel (L.), 443.
Ancona (U.), 444.
Andréadès (A.), 445.
AndreiefF (L ), 446,
Andrews (Prof. C. M.\ 447.
Andrillon (H.), 448,
Andriulli (G. A.), 164.
Angeli (D.), 449.
Angeli (U.), 450.
Angeli (N.), 451, 452.
Annales (Les). 453.
Annuaire de la Société d'encourage-
meut -à l' élevage du cheval de
guerre frangais, 454.
Annunzio (G. d'), i, 455.
Anzilotti (A.), 60.
Appel (L') des intellectuels allemands,
456.
Arcari, 61.
Arcoleo (G.), 457.
Ardant (Abbé G.), 459.
Ardant (La chan), 458.
Argentarius (B. Stringher ?), 460.
Arndt, 599.
Arnold (Dr. E.), 62.
Arren CJ.), 165.
Ashley, 63, 112.
Askenazy (S.), i66.
Asquith (The Rt. Hon. H. H.), 461,
462, 463, 464, 465.
Assali (A.), 31.
Associazione Nazionalista, 167.
Aubier (Gén.), r68.
XXII
Auerbach (B.^, 46Ò.
Aumónier militaìre (Un), 467.
Austria (L'), 64.
Auvergne (L'), 468.
Azione (L'), 65.
Bachet, 469, 470.
Baeuraer (G.), 66.
Baeumer (Dr. G.), 67.
Baeyer (Ad. von), 2, 471, 796,
Biigot (R.), 472.
Balfour (A. J.), 464, 473.
Ballatole (Gen.}, 169.
Ballot (A.), 474.
Balzani (C), 68,
Barbiera (R.), 3.
Bardiot (A.), 475.
Barker (E), 4.
Barker (J. E.), 170, 476.
Barone (E.\ 5, 171,
Barthélemy, 720.
Barthélemy (J.), 477, 774, 923.
Barzellotti (G.), 665.
Batiffo! (Mgr.), 478.
B.'iudrillart (Mgr. A.), 479, 480, 747,
751, 820, 854.
Baumaun (F.), 481, 482.
Bazan (E ), 172.
Bazin (R.), 483, 484.
Eazzi, 173.
Beauchamp (O.), 485.
Beaufaux (L.), 486, 487, 4S8.
Beaunier . A. , 489, Ó83.
Beaupln (A.), 490.
Becker (Prof. Dr. C. H.), 69.
Bédier (J.), 174, 175, 176.
Bégouen (Le coni te de), 491.
Behrend (Dolt. F.), 177,
Behrens (Prof. P.), 492, 996.
Behring (E. von), 493, 996.
Belgian Grey Book (The), 494.
Belgium (The Case of), 495,
Bellezza (P.), 6.
Bellonci (G.), 665.
Beloch, 178.
Below (G. von), 496, 826.
Benedetto XV, I79, 497.
Bérard (V.), 498, 499.
Béraud, 500.
Bergson (H.), 501.
Bergson, 834.
Bernhard (Prof. L.), 180.
Bernstein (E.), 502, 599.
Bertelli (L.), 181.
Bertelli, 342.
Berlin (A.), 503.
Bertrand (L.), 182.
Berzeviczy (A di), 504.
Besan9on, 505.
Besso (M.), 183, 506.
Bethmann Hollweg (Dr. von), 7, 184
Bevione (G.), 8.
Bibliografia della Preparazione, 507.
Bigo (H.), 508.
Binswanger (Prof. Dr. O.), 70.
Bisi (M), 185.
Bismarck, 509.
Bissolati (L.), 186.
Bistolfi (L.), 187.
Bithorn (W ), 71.
Blactot (R.), 510.
Blanchard (R.), 188.
Bianche (T. E.}, 511.
Blanchon, 512.
Blondel, 189.
Bode (W. von), 2, 513, 996.
Boffi, 190.
Bompard (J.), 514.
Bompiani (T. Gen. G.), 9, 72, 515.
Bonamico (Coni. D,), 73.
Bonar Law (A.), 464.
Boni (G.), 187. 191.
Bonnal (General), 74.
Bonnefoy, 516.
Bonomi (L), 192.
Borghetti (G.), 517.
Bossert (A.), 193.
Boulger (D. C), 518.
— xxiir
Bounoure (G.), 194.
Bourgeois (L.), 195.
Bousquet (L.), 519, 862.
Boy-Ed (I.), 520.
Braga (T.), 196.
Braj^aglia (A. G.), 19;.
Brandi (A.\ 198, 521, 996.
Brave tta, 39.
Brentano (L.), 199, 522, 996.
Bressoles, 523.
Brinkmann (Prof. J.), 524, 990.
Brinou, 525.
Brisson (A.), 723.
Britannicus, 526.
Bruckniann, 200.
Bruessau (O.), 75.
Bruhnsen (H.), 76.
Bucher (L), 301.
Buechi (Dr. R.), 81.
Buelow (Princ. di), 78, 202, 923.
Biilletin de la Guerre, 527.
Bulletin de Propagande francaise à
1' étranger, 528.
Bulletin officiel du Ministère de la
Guerre, 529.
Burgdorff (B. von), 203.
Butts (M). 530.
Baxton ìN. , 531.
Cabrini (Dep. A.), 204.
Cahen (L.), 532.
Caiumi, 205, 318.
Caix (R. de), 79.
Calchas, 533.
Calvet (Abbé J.), 534.
Calwer (R.). 599-
Calza-Bedolo (G.), 206.
Cambon (V.), 535,
Cambridge Modem History (Tlie), 536,
Camera di Commercio di Parigi, 537.
Campenhout, 538.
Canal de Suez, 539.
Cantoni (Bar. A.), 207.
Cappa (I), 208.
Caprin (G.), 209, 210, 342, 540.
Carcassonne (G), 541.
Carli (F.), 211, 212, 261.
Carnegie, 213.
Carpncini (A.', 214,
Carrara (J.), 542, 839.
Carte des opérations en Turquie d'Eu-
rope, 543.
Carte du thòàtre general de la guerre
russo-autro-allemande, 544.
Castellani (G, A.), 545, 651.
Castellini (G.ì, 215.
Cavaglieri (G.), 2ib, 394.
Cavalerie (Man, du Gradué de), 546.
Cavalier (Le petit Livre ili. du), 547.
Ceci iT.), 548.
Cervesato (A.), 549.
Cesare (Duca di), 217, 550, 551.
Challaye (F.>, 552.
Chamberiain (H. S.), 218, 219.
Charmatz (R.), 553.
Charrière (G. de), 554, S39.
Chaurand de Saint-Eustaclie (Gej. F.
di), 555-
Cìiéradame (A.), 556, 557, 558.
Chiappelli (A., Senat.), 80, 230, 221,
Chiovenda, 223, 318.
Christo (H.ì, 81.
Chuquet (A.), 559.
Church (S. H.), 857.
Chuichill (\V. S.), 464, 560, 965.
Claudel (P.), 561, 839,
Clemenceau (G.), 224.
Clorius (Past. primar.), 82.
Clutton-Brock, 562.
Colajanni, 235.
Collins, 563.
Comandini (A.), 226,
Combi (C), 227.
Come sono stati trattati gli stranieri
in Germania? 228.
Committee (The Central), 564.
Concordia (La), io.
XXIV —
Conrad (J.), S^S. 996.
Coolidge (Rev. W. A. B.). 566, Gii.
Coppée (F.\ 567.
Corradini (E.ì, il, 167, 229, 5ST, 568.
Correspondence, 12.
Correspondence respecting events lea-
ding to the rupture of relations
with Turkey, 569.
Corsi (Gen. C), 83.
Couget (Le chan.), 570.
Cozzani (E.), 8-^.
Crammond (E.), 571.
Craver (H. W.), 230.
Cnspi (T. P.), 13. 665.
Croce (B.), 231, 232, 233, 572, '665.
Cromer (Lord), 882.
Culmann, 573.
Cuniberti (Gen.), 234.
Curàtulo (G. E.), 235, 318, 336, 665.
Czizek (Dr. R.), 85.
D'Alia lA.), 14.
Dalla Torre (Conte), 237.
Dalmata, 15.
Dampierre (Mar. de), 238.
Daudet (E.), 574.
Daudet (L.), 239, 575, 576, 577,
578, 747, 839.
Dauzat (A.', 579, 580, 826,
Davignon (H.), 581,
Davis (H. W. C), 4, 16.
Dawson (H. V.), 582.
De Bacci Venuti (T.), 934.
De Fiori (Dott. R.), S6.
Defregger (F. von), 583, 996.
Degouy (Contre-Am.), 240, 241.
Dehmel (R.), 584. 99(i-
Dehn (P.), I7-
Deissmann (Dr. A.), 87, 585, 996.
Delbos (V.), 586.
Delbrueck (Prof. IL), 587.
De Lollis (Prof. C.\ 242, 318, 665,
Delombre (?.), 243.
Delvair, 828.
Denis (E.), 588, 589.
Dercle (Doct.), 244.
Dernburg (F.), 590.
Déroulède (P.', 688.
Desgranges (J), 459, 591.
Desico, 245.
De-Simoni (G), 246.
Destrée (J.), 247, 592.
Deumer, 88.
Deutsche Kriegszeitung, 593.
Deutsche Landwirtscbaft (Die), 594.
Deutschland und der Weltkrieg, 89.
Diels (H.), 595, 99^.
Diniier (L.), 596.
Di Palma (On.), 248.
Dmowski (R.), 90.
Documenti della guerra, 597.
Doerpfeld (\V.), 598, 996.
Dorn (Dr. H). 502, 599, 600.
Doumic (R\ 601.
Doyle (A. Conan), 249.
Drage (G.), 602.
Drechsler, 17, 18.
Driault (E.), 250.
Drumont (E.\ 251.
Dubois (Gén. E.\ 603.
Dubois (M.^*, 604.
Duboscq (A.ì, 252
Dudan (A), 19, 253, 551, 605.
Dudon (R. Pére), 606.
Duhn (F. von), 20, 607, 996,
Dumonl-Wilden, 254, 608.
Duse (E.), 187, 255.
Duval (M.), 609.
Écho (L') de Russie, 610.
Edmundson (Rev. G.), 61 r.
Egelhaaf (G.), 612.
Ehrhard (A.), 613, 996.
Ehrlich (Prof. P.), 614, 996.
Eichtal (d'), 256.
Einaudi i Prof. L.), 91, 257, 258, 259,
260, 261, 615, 861.
Elan (L'), 616.
XXV
Elkind (L.), 617.
Emanuel (G.), 262.
Engel (E.), 263.
Engerand (F.), 264.
PZngland (Why) etc, òi8.
Engler (S. E. K.), 619, 996.
Erich (Dr. R.), 92.
Erzberger (M.), 17, 21, 93.
Esser (G.), 620, 996.
État militaire de toutes les Nations
du monde.... 1914, 621.
Eucken (Dr. R.), 94, 622, 996.
Eulenberg (H.), 623, 996.
Eulenspiegel, 624.
Faguet (E.), 625.
Fantassin (Le petit Livre ili. du),626.
Federzoni (on. Luigi), 22, 167.
Felden (E.), 599.
Feldmann (W.), 95.
Fenoglio (G.), 627, 628.
Ferraris (M.), 960, 961.
Ferraro (C), 629.
Ferrerò di Cavallerleone, 268.
Ferrerò (G.), 187, 265, 266, 267.
Fester (R.), 269.
Fiebig, 96.
Filipescu, 270.
Finke (E.), 630, 996.
Fischer (E.l, 631, 996.
Flach (J.), 271.
Flandin (E.), 632.
Fiat ^P.), 272.
Fletcher (C. R. L.), 4, 23.
Florencie (P.), 633.
Foà (A.), 273.
Foerster (W.), 634, 996.
Foely (C), 635.
Foligno, 24.
Forest (J.), Ò36.
Foschini (A.), 274.
Fourdrain (F.), 637.
Fournier fDr. D. A.^, 638.
Fournol (E.), 275.
Fraccaroli (A.), 276.
France (A.), 639, 640, 834, 839.
Francke, 17, 25.
Fran^ois-Poncet (A.), 277, 374.
Freeman (E. A), 641,
French, 642, 643.
French Yellow Book, 643,
Frisch (Coi. R.-J.), 644.
Froidevaux (H.), 645.
Fulda (L.), 646, 996.
Fullerton (W. M.), 647.
Fyfe (C. A.), 648.
Gaeta (On. Conte C. di), 278.
Galanti (Prof. A), 551, 649.
Gallois (L.), 650.
Garibaldi, 651.
Garriguet (Abbé), 652.
Garvin (J. L.), 653.
Gaston-Charles, 637.
Gaston-Charles (Magd.), 654.
Gatti (A.), 26.
Gauchez (M.), 655.
Gaudeau (Le chan. B.), 656,
Gauvain (A.), 279.
Gayda (V.), 280, 281.
Gazette de la Tranchée (La), 657.
G. C. (Magg. nell'eserc. italiano), 65?
Gebete (Sieben), 97.
Gebhardt (E. von), 659, 996.
Geisser (A.), 261, 282.
George (D. Lloyd), 660, 661, 662.
Gerbault (J.), 663.
Gerling (R.), 98.
German White-Book (The\ 664.
Gillouin (R.), 283.
Giretti (E.), 284.
Gnoli (D.), 665.
Gnoli (T.), 665.
Goesch (P.), 99.
Gooch (G. P.), 666, 667.
Goremykine (J. L.), 285.
Gourmont (R. de), 668, 669, 839.
Goyau (G.), 670.
— XXVI
Grandmaison (G. de), 671.
Gravina (M.), 672.
Graziadei (A.), 286.
Great Britain and the European Cri-
sis, 673.
Grey (Sir E.), 27, 28, 287.
Griselle (E ), 747-
Groot (J. J. de), 674, Q99.
Groth (E.), 100.
Guarini (G. B,), 675.
Guerra Europea (La), 29.
Gueydan (E.;, 676, 862.
Guglielmo II, 989, 990.
Guglielmo II ed altri, 677.
Guglielmo (Kronprinz), 678.
Guihéneuc (O.), 750.
Guillermin (Abbéj, 679.
Guindani (Ch.), 680.
Guiiand (F,j, 681.
Gv inner (A. von), 30.
Haber (F.), 684, 996.
Haeberlin, 288, 369.
Haeckel (E.), loi, 685, 996.
Halbe (M.), 686, 996.
Haldane (Lord), 682.
Halet (L.), 687.
Harcourt (E. d'), 688.
Harmand Q.), 289.
Harnack (A. von) 689, 996,
Harry (G.), 690.
Hassail (A.), 4.
Haupt (H.), 32.
Hauptmann (G.), 691, 996.
Hauptmann (K.i, 692, 996.
Hazard (P.), 693.
Hazen (C. D.\ 694.
Hébrard de Villeneuve, 695, 747, 964.
Hellferich (K.), 696.
Hellmann (G.), 697, 996.
Héraut (Le), 290.
Herrmann (W.), 698, 996.
Hertslet (Sir E.), 699.
Hertslet (W. L.), 700.
Heusler (A.), 701, 996.
Heuvel (Van den), 291, 412.
Higgins (A. P.), 702.
Hildebrand (A. von), 703, 996.
Hildebrand (G.), 599.
Hill (B.), 704.
Hindenburg (B. von). 705
Hindenburg (Maresciallo von), 292.
Hofl'mann (G.), 102
Hoffmann (L.), 706, 996.
Hoffmannstahl (H. von), 707.
Hohenzollern (G. princ. di), 708.
Holland (C.), 709.
Holiand (T. E.), 710.
Hone (J. M.), 104.
Hom, 103.
HouUevigue (L.), 293.
Hugelmann (Dr. K.), 294.
Hugo (V.), 711.
Humperdinck (E.), 712, 996.
Idea Democratica (L'), 295.
Idea Nazionale (L'), 33.
Ihmels (D. L.), 105.
Imbart de La Tour, 713.
L N, 714.
Inf. (pseud.), 296.
Infanterie (Manuel d'), 715.
Institut Catholique de Paris, 716.
Instruction du 18 juin 1912 sur les
batteries et sonneries communes
à toutes les armes, 717.
Irredenti (Gli), 297.
Istriani (GÌ'), 298.
Italia al bivio (L'), 718.
Ivoi (P. d'), 719.
Jaeckh (E.), 17, 34, 106.
Janni (E.), 934-
Jentsch (Karl), 924.
Jèze, 720.
Joly (E.), 721-
Jorga (N.), 722.
Journal de la Guerre, 723.
— XXVII —
Journaux du front (Lcs), 724.
Jousset (P.), 725.
Julius, 726.
Jullian (C), 747.
Just (Pfr. Fr.) 107.
Kaenimel (O.), 108.
Kaeppelin (P.), 729.
Kalckreutla (L. Graf», 730, 996,
Kalken (F. van), 731.
Kampf (A.), 732, 99^.
K[araszewski ?], 727, 728.
Kaulbach (F. A. von\ 733, 996.
Kekule von Stradonitz (Dr. S.\ 734.
Kergomard (J. G.), 604, 735.
Kipp (T.), 736, 996.
Klein (F,), 737, 996.
Klinger (M.), 73^, 996-
KnatchbuU-Hugessen (Hon. C. M.),
739-
Knoepfler (A.), 740, 996.
Koch (A.), 741, 996.
Kohler, 109, 130.
Kohler e Wehberg, no.
Kossak (W,), 299.
Kotschubey (Princ), 742, 814.
Kraus (H.), in, 130.
Laband (P.), 743, 996.
Labriola, 300.
Lacour-Gayet (G.), 301.
Lacroix (Mgr.), 854.
Lacroix (Gén.), 744.
Lallemand (C), 302.
Lamprccht (K.), 746, 996.
Lamy (E.), 747-
Laugfeldt (Margarethe}, 925.
Langlois (General), 748, 762, 763.
Lanson (G.), 303, 304-
La Tour (de), 749.
Laubeuf, 750.
Laudet (F.), 751.
Lauzel, 752.
Lavisse (E.), 305, 30Ò, 753, 754.
Law (B.), 755-
Lechartier (G.), 756.
Lecomte (M.), 757, 765.
Léger (LO, 758.
Legg (L. G. W.\ 4, 35, 58.
Lenidnnier, 759.
Lemonnier (H.), 307, 469, 470.
Lenard, 760, 996.
Lenz (M.), 761, 996,
Le Rond (Capitaine), 762, 763.
Le Roy (Mgr.), 764.
Levi (L.t Col. C), 765.
Lévy (R. G.), 308.
Lévy-Bnihl, 112.
Leyden, 766.
Libro Arancio Russo, 36, 37.
Libro Azzurro, 37.
Libro Bianco, 37.
Lichtenberger (A.), 767.
Lichtenberger (C. E.ì, 767.
Lichtenberger (E.), 767.
Lichtenberger (F.), 767.
Lichtenberger (H.), 767.
Liebermann (M.), 768, 996.
Liebknecht, 309.
Lienhard (F.), 113.
Lissauer, 310, 1000.
Liszt (F. von"), 769,' 996.
Livre bleu anglais (Le second), 770,
Livre rouge (Le), 771.
Livre rouge belge (Le), 772.
Livre vert italien (Le), 773.
Lodge (O.), 774, 826.
Loiseau (Ch.), 311, 312.
Loisy (A.), 313.
Lorin (H.), 775.
Lorini (E.), 314.
Losch (Dr, H.), 1 14.
Lote (R.), 315, 316.
Louis (P.), 317, 776.
Luchaire (J.), 777.
Lucifero, 318.
Ludo, 778.
Lugan (Abbé), 779.
— XXVIII —
Lumbroso (A.), 37, 319, 551, 780,
781, 865, 996.
Lustig (Prof. A.), 320.
Luzzatti (L.), 115, 782, 783, 861.
Macdouald (J. R.j, lii>.
Mac-Donell J. de C), 784,
Maffii [U.), 117, 118.
Malagodi (O.), 321, 785, 1000.
Male (E.), 322, 78Ó.
Mantegazza (V.), 38.
ManzeI (L.), 787, 996.
Maraviglia, 167.
Marès (R. de), 7 88.
Maricourt (A. de), 789.
Marin (M.), 790.
Marine allemande (Daus la), 323.
Marre {¥.), 791, 792.
Marriott (J. A R.), 793.
Martel (J. J.), 794. 839.
Martinot-Lagarde (C), 795.
Masaryk (Prof.), 909.
Masson (F.), 796, 797.
Maiuy (L.), 324.
Mausbach (Dr. J.), 119, 798, 996.
Mayer (Dr. E.), 120.
Mayer (G. von), 799, 996,
Mayor Des Planches, 121.
Medicus (Col.), 800.
Memmoli (G.), 665.
Mendelssohn (R. von), 801.
Mercier (Card.), 325, 326, 802.
Merkle (S.), 803, 996.
Merlin (C), 122.
Messidor, 804.
Messineo (F,), 665.
Meurer, 123, 130.
Meyer (Dr, A. O.), 124.
Meyer (E.), 806, 807, 996.
Mévil (A.), 805.
Miceli (G.), 327.
Michels (R.), 261, 328, 329, 808,
809.
Miles, 810.
Ministère de la Guerre, 81 x.
Ministère des Colonies, 812.
Missionnaire (Un), 813.
Mitrofanoff (Prof, von), 814.
Moireau (A.), 815.
Moltlce (Gen. von), 330.
Mongiardini (A. B.), 39, 162, 331.
Morandi (Senat. L.>, 332.
Morasso (M.), 333.
Morelli (L.), 816.
Morello (V.), 334.
Morf (H.), 817, 996.
Morgan (F.), 4, 40.
Morgan (J. H.), 335.
Morpurgo (Prof. S.), 336, 342,
Moiinet (P.), 828.
Muret (M,), 818.
Narfon (J. de), 819.
Narsy (R.), 820, 821, 822.
Nathan (Dr. P.), 125.
Nation (The;, (Riv. ingl.), 337, 345.
Nature (La), 823.
Naumann (D.), 17, 41.
Naumann (Dr. F.), 126, 127, 824,
996.
Xeisser (A.), 825, 996.
Nelte (Dr. O.), 128, 130.
Nemi (pseud.), 826.
Nernst (W.), 827, 996.
Nesselrode (A. de), 828.
Neukamp, 129, 130.
Neucralisti (Dep. Ital.), 338.
Nion (F. de), 829.
Niox (General), 830, 831, 832.
Nitti (F.), 833, 861.
Nothomb (P.), 834.
Notices du Service des Subsistances
militaires, 835. '
Oberlin (E.), 639.
Ojetti (U.), 339, 340, 341, 342.
Oliva (D.), 167.
Olszewski, 783.
XXIX
Oncken (H,^, 131.
Oppersdorff (von), 17, 42.
Orvieto (A,), 343
Ostwald (W,), 836, 996,
Ourry, 83 7.
Outlook (The), 344, 345,
Pages actuelles, 838.
Palamenghi-Crispi (T.), 13, 665.
Paliani, 346,
Pamphlet (Le), 839.
Pantaleoni, 840.
Fanzini (A ), 347.
Paquier (Abbé\ 841.
Pardo (G.), 665.
Pareto (V.), 842.
Paté (H.), 843.
Paul (B.), 844, 996.
l'éguy (Ch.), 845.
Péladan, 132, 348.
Perchè l'Italia deve fare la guerra,
349-
Péret (R.), 846,
Pernice (A), 350, 722.
Perrucchetti (Gen. G.), 351.
Persane (E,), 851,
Petit Colonial (Le), «47.
Phillips (W. A.), 848.
Phocas-Cosmetatos (S.P.), 352.
Pirajno (Magg. A.), 849.
Planck (M), 850, 996.
Plehn (A.), 851, 996.
Pochhammer, 353.
Poeti tedeschi, 354.
Poncet (A. F.), 355-
Poncheville (De), 852,
Ponnelle (L.), 853.
Pons (Mgr. A.), 854.
Porri, 261, 356.
Potthoff (H.), 599.
Pradels (O.), 828, 855.
Prato (Prof. G.), 261, 357.
Prérot, 538.
Prévost (M.), 358, 339. 733. 856.
Preziosi, 833.
Prince (M.), 857.
Prinzivalli (G.), 133, 360.
Prothero (G, W.), 858 e passim.
Psichari (E.), 845.
Quintieri (A.), 859.
Rade (M.), 599.
Ragghianti (A.), 361.
Rain (P.), 860.
Rainieri (S.), 861.
Raiter (L.), 862.
Ramadoro (A.), 863.
Rambaud (A.), 754, 864.
Rastignac, 362.
Rattazzi (G.), 318, 363.
Ratzel (F.), 134.
Reclam junior (P.), 865.
Réglement etc, 866, 867.
Régnier (H. de), 868.
Reicke (G.), 869, 996.
Reimer (J. L.), 364, 3Ó5.
Reinhardt (M.), 870, 996.
Renan (E. e N.), 683, 745.
Repington (Colonn,), 366.
Reventlow (von), 17, 43, 135.
Revue (La), 368.
Revue Bleue (La), 367.
Reynold (G. de), 369.
Riehl (A.), 871, 996.
Riesser (J.), 599.
Riforma Sociale (La), 370.
Rist (Ch.), 720, 872.
Rivet, 371.
Rivetta (P. S.), 665, 873.
Rivista di Roma, 44.
Rivista Italiana (La), 372.
Rivista Militare Italiana, 874.
R. J. F. (Le colonel), 875.
Robert (K.), 876, 996.
Robinson (Gen. C. "W.), 877.
Rocca (G.), 373-
Rocheblave (S.), 878.
— XXX
Rodolico (N.), 45.
Roentgen (S. E. W.), 879, 996-
Rohrbacli, 46, 136, 137, 374.
Rolandi-Ricci, 375.
Rolland (L.), 720, 880.
RolofF (Dr. G.), 138.
Romani !..., 376.
Roncagli, 857.
Roosevelt, 377, 378.
Roques (A.), 881.
Rose (J. HoUaud', 882
Rosebery (Lord , 883.
Rostaud (E.), 884.
Roure, 747.
Roiisset (L.t Col.), 885, 886.
Roustan (L), 379.
Rouveyre (A.), 639.
Roux (X.), 887.
Roz (F.), 380.
Rubner (M.), 888, 996.
Rudnisky (Dott. S.), 381.
Ruemker (K. von), 889.
Ruiz (D.), 382.
Russian Echo, 890.
Russian Grange Book {The\ 891, 892.
Saint-Martin, 893.
Saintyves (P.), 894.
Salandra (Antonio), 383, 934.
Salomon (W,), 47-
Salvatorelli (L.), 665.
Salvemini, 342, 384, 385.
Sundonà (A.), 895.
Sarcey (Y.), 723-
Sarolea (Ch.), 896.
Sarti (C. G.), 386.
Sartorio (A.), 187, 387,
SazonofF, 388.
Schacht, 17, 48.
Schaefer (Dr. C. A.), 139.
Schaper (F.), 897, 996.
Schiemann (T.), 140.
Schlatter (A, von), 898, 996.
Schloss (M), 49, 50, 51,' 52, 53.
Schmidlin l'A.\ 899, 996.
Sclimidt (A.), 141.
Sclimidt (K. E.), 900.
Schmoller (S. E. G. von), 901, 996.
Schrader (F.), 902.
Schubart (E.), 142.
Schuchardt (Prof. H.), 389.
Schiicking, 143.
Schultze (E.), 390, 391.
Scott (Amm. P.), 392.
Scotus Viator, 903, 908, 909
Seeberg (R.), 904, 996.
Seignobos, 905.
Sella (E.\ 861.
Serao (E.), 906.
Sergi (G.), 216, 393, 394.
Serra (R.), 393.
Sertillanges, 907.
Seton- Watson (R. W.), 903, 908,
909.
Sieglo (G.), 396.
Sienkiewicz (H.), 397, 398, 826,
910.
Sieper (Dr. E.), 399.
Simon (G.), 911.
Soldatenliederbuch, 912.
Sombart (W.), 913.
Sorgues (M. de), 914.
Sosnosky (T. von'*, 915.
Spahn (M.), 916, 996.
S. R. [Salom. Reinach], 917.
Stato Maggiore Generale Serbo, 918.
Steed (H. W.), 611, 916, 920, 921,
922.
Steffen ^G. F.), 502, 599, 923, 924,
925, 926
Steiger (E.), 927.
•^ tephen (H.), 400.
Stier-Somlo, 130, 144, 145.
Strani (Gen.), 928.
Strauss (P.^, 401.
Strecker (Dr. K.), 402.
Strupp, 130, 146, 147.
Stuck (F. von), 929, 996.
— XXXI
Siiarès (A.), 930.
Sudermann (H.), 931, 996.
Tailhade (L.), 839, 932.
Talee Jonescu, 403.
Tamàro (A.), 933. 934-
Tardìeu (A.), 404, 935.
Télin (R.', 839, 936.
Térésah ^ signora Gra)), 405.
Terni (G.), 406, 937.
Terre Italiane sojjgette all'Austria (Le\
938
Theilier de Poncheville, 459, 939, 940.
Thoma (H.), 941, 996.
Tilgher (A.), 665, 942.
Tinayre (M.\ 943.
Toloniei (Ettore), 934.
Tommasini (Oreste'), 900.
Torre, 54.
Touring-Club de France, 944.
Traub e Erzberger, 148.
Treves (Dep.), 407.
Trieste, 55.
Trilussa (pseud. di Salustri), 408,
Triplice Alleanza (La), 945.
Triverio (C), 946.
Truebner (W.), 947, 996.
Turner (A.), 948.
Turri (Prof. V.), 409.
U. O. [U. Ojetti], 410.
Universitaire (Un), 949.
Universitario Pavese (Coin ), 950.
Valjeau (P.), 951.
Vamba, 4x1.
Van den Heuvcl, 291, 412.
Vardène (G.), 954.
Veillechèze (Th. de), 894, 952.
Vellay (C), 4I3-
Vely (E.), 953-
Venuti (De Bacci), 934.
Vercesi (E.), 414.
Verhaeren (E.), 839, 955, 956, 957.
Vescovi (I) del Belgio ecc., 958.
\esme (C), 149.
Vesnitch (Mil.R), 415.
Veuillot (F.), 959.
Viator, 960, 961.
Victor, 960, 961.
Vigevano (A.), 962, 963.
Villeneuve (Hébrard de), (>95, 747.
964.
Vingtième Siècle (Le), 965.
Viti, 966.
Viranti (A.), 967.
Voix américaines, 968.
Volant, 969.
Vollnioller (K), 970, ggb.
Voss (R.), 971, 996.
Vossler (K.), 972, 996,
Wagner (S.), 973, 996.
Waldeyer (W.), 974, 996.
AValter (H. A.), 416.
War (The), 56.
Wassermann (A. von), 975, 996.
Waxweiler (E.), 976.
Weber (G.\ 977.
Wcekblad (Ons Vlaanden^n), 978.
Wehberg (Dr H.), 150, 151.
Weingartner (F. von), 979, 996.
Weiss (L.), 980.
Weissbuch (Das Deutsche), 57.
Welschinger (H.), 152.
Wertheimer (Dr. F.), 153.
Wetterlé (Abbè), 981.
Whittuck (E. A.), 982.
Wiart (De), 983.
Wickham Legg (L. G.), 4, 35, 58.
Wìegand (T.), 984, 985, 996.
Wien (W.), 986, 996.
Wilamowitz-Moellendorff (U. von),
987, 996.
Wilden, 988.
Williams, 417.
Willkomm (O.), 154.
Willstatter (R.), 991, 996.
XXXII —
Wilson (H. W.), 992-
Windelband (W.), 993. 996-
Wirth (A.), 418.
Witte (J.), 419-
Woltmann, 420.
Worlds Work (Rivista), 421.
Woynovich, 994.
Wulf (M. de), 995, 996,
Wundt (W.), 112, 155, 826, 996.
X..., 422.
X.... (Comandante), 997.
Z. (Lieutenant), 998.
Zandonai (R.), 999-
Zeyss (Dr. E.), 156.
Zóttoli (A.). 665.
Zucca (G.), 1000.
Zùccoli (L.), 157.
Bibliografia della Gnerra delle Nazioni
1. Annunzio (Gabriele d') : La Guerra del 1914 (Parigi e Roma, 1914)-
[Serie dì articoli pubblicati nel Gaiilois, nel Journal, nel Figaro e
nella Rivista di Roma, estate-autunno 1914].
2. Baeyer (Ad. vonì, Bode (W. von) ed altri: Alle Nazioni civili !
(S. a. i. [1914]). [Ediz. italiana, 4 pag. in 4°. A me fu inviata dal
prof. Karl Vossler, professore di Filologia romana a Monaco di Ba-
viera. Altra ediz. ital. di 7 p. in 16'^ a cura della Siìdd. Nachrichien-
stelle fìlr die Neulralen, Stuttgart, 1914. Questa edizione è intitolata
Non è vero.... Al inondo colto !..'\.
3. Barbiera (Raffaello). Vedi : Guerra Europea {La) del 1914.
4. Barker (E.), Davis (H. W. C), Fletcher (C. R. L.), Hassall
(Arth.), Wickham Legg (L. G.), Morgan (F.): Perchè la Gran Bret-
tagna combatte. A cura di insegnanti della Fac. di St. mod. nella
Un. di Oxford. Con un'Appendice di doc. orig. tra cui il Libro
Bianco del Governo germanico. (Tip. Clarendoniana, Oxford, 1914).
[Trad. ital. del dott. Cesare Foligno, i voi. in 16° di p. 126 e 123
di doc] 2* ed., 21 sett. 1914, con l'app. V^ di Doc. del Libro Aran-
cio Russo che nella i' ed. manca.
5. Barone (Colonnello Prof. Enrico): La Guerra del /914 (Roma, 1914).
[Serie di articoli pubblicata contemporaneamente nella Preparazione
diretta dal col. Barone, e nel Giornale d'Italia, poi in volume].
6. Bellezza (Paolo) Prof, nel R. Ist. Tecnico di Milano: L'Azione bel-
lica e il Caso (Firenze, Rassegna Nazionale, 1914). [r opus, in 8° di
33 p., in Settembre scritto, in Novembre del 1914 pubblicato; con
accenni agli articoli del Col. Barone].
7. Bethmann Hollweg (Dr. von', Reichskanzler. Vedi: Weissbuch,...
3 Aug. 1914-
8. Bevione (G.), deputato: La Neutralità dell'Italia (Torino, 1914)-
[Serie di articoli nella Stampa di Torino, in cui il deputato naziona-
lista spinge il Governo e l'on. Salandra alla guerra all'Austria].
9. Bompiani (Ten. Generale Giorgio): La Guerra del 1914 (Roma, 1914)-
[Serie di articoli pubblicata dal Popolo Romano; molto imparziale
rassegna storica militare che ci stupiamo di trovare in un giornale
così nettamente e parzialmente germanofilo, tantoché l'autore degli
editoriali è un suddito austriaco!].
10. Concordia {La). Vedi : Crispi.
11. CoRRADiNi (Enrico). Vedi : Ldea Nazionale.
12. Correspondencc etc. Vedi: Grev (Sir Edward).
13. Crispi (T. Palamenghi) ex-deputato: La Concordia. Giornale quoti-
diano (Roma, 1914; 1° numero: 3 dicembre 1914). [Periodico ger-
manofilo.... Pubblica documenti e lettere gallofobe e russofobe tratti
dalle Carte di Francesco Crispi].
14. D'Alia (Cav. Antonino), R. Console d'Italia a Zara: La Dalmazia e
le regioni limitrofe e l'Adriatico, (con una carta geografica). (Zani-
chelli, Bologna, 1914). [Volumetto di 186 pag., pubblicato sotto lo
pseudonimo di « Dalmata ». Lo stesso R. Console ha già pubblicato
(Roma, Min. Afì", Esteri, 1912) un volumetto intitolato appunto La
I)almazia\
15. Dalmata. Vedi : D'Alia (Antonino).
16. Davis (H. W. C). Vedi: Barker.
17. Dehn (Paul), Drechsler, Erzberger (M.), Francke, Jackh (E.),
Naumann (D.), V. Oppersdorff, V. Reventlow, Rohrcach (Paul),
Schacht: La verità sulla Guerra. 2* edizione arricchita di illustra-
zioni. (E. S. Mittler u. Sohn, Berlin, 1914). [i voi. 16° di 176 p. e
8 p. di illust. ; contiene : Al Popolo italiano. - Come si venne alla
guerra. - Parlamento e Imperatore. - La mobilitazione tedesca. - La
Germania, l'Inghilterra e la neutralità del Belgio. - Lovanio e le
atrocità belghe. - Il Mediterraneo italiano. - Documenti, ecc. Nella
I* ediz. (di sole 95 p.) figura il capitolo // contegno degli avversari
verso la Germania che nella 2* ediz. manca.
18. Drechsler. Vedi : Dehn.
19. DuDAN (Alessandro): La Moìiarchìa degli Absburgo. Origini, gran-
dezza e decadenza. Con documenti inediti. (Roma, C. A. Bontem-
pelli, 1914). [2 voi, in 8", il primo va dall' 800 al 1849, il secondo
dal 1849 al 1914]. Importantissimo!
20. DuHN (Federico von). Prof. d'Archeol. all'Un, di Heidelberg, Socio
straniero della R. Accademia dei Lincei : Ai miei amici Italiani.
(S. a. i., Heidelberg, 20 sett. 1914). [4 p. in 4''].
21. Erzberger (M.). Vedi : Dehn.
22. Federzoni (Luigi), deputato (già : Giulio de Frenzi). Vedi : Idea
Nazionale.
23. Fletcher (C. R. L.). Vedi : Barker.
24. Foligno (Dott. Cesare). Vedi : Barker.
25. Francke. Vedi : Dehn.
— 3 —
26. Gatti (Capitano Angelo): La Guerra del /p/^ (Milano, 1914). [Serie
di articoli pubblicata nel Corriere della Sera\.
27. Grey tSir Edward): Correspondence respecting the European Crisis.
(White Paper Miscellaneous, N. 6, 1914. Cd. 7467). [Comunicato alle
due Camere del Parlamento Inglese, Ag. 1914 ; estratto (testo in-
glese) pubblicato dai proff. dell' Univ. di Oxford in Perchè la Gran
Brettagìia combat te\
28. Grey (Sir Edward): Correspondence respecting Events leading lo the
Rupture of Relations with Ttirkey. Presented to both Houses of
Pari. Nov. 1914. (Harrison and Sons, London, 1914). [In-4", di 77 p.;
documenti raccolti da sir Edward Grey sotto l'indicazione biblio-
grafica : Rliscellaneous. N. 13 {igi4). Cd. ■/62S. — Ne dobbiamo la
comunicazione a S. E. Sir Rennell Rodd, Ambasciatore d'Inghilterra
presso S. M. il Re d'Italia].
29. Guerra Europea {La) del 1914 (Fratelli Treves ed., Milano, 1914, in 4",
a puntate). [Sotto tale titolo nuovo è continuata ad uscire, dopo lo
scoppio della guerra, la Illustrazione Popolare diretta da Raffaello
Barbiera].
30. GwiNNER (Arth. von\ deput., dir. della Deutsche Bank di Berlino:
Movimento economico. Lo stato dell' economia politica tedesca. (Siid-
deutsche Nachrichtenstelle fiir die Neutralen, Stuttgart, ottobre 1914).
[Ediz. ital. ; trad. di un articolo della Tdgliche Rundschaìi\.
31. Hassall (Arthur). Vedi : Barker.
32. Haupt (Hermann) Prof. Dr., Diretl. della Bibliot. dell' Un. di Gies-
sen: Una lettera a un amico nel Piemonte (Giessen, 15 sett. 1914
(Sùddeutsche Nachrichtenstelle fiir die Neutralen, Stuttgart). [Edi-
zione italiana, 4 p. in 16", S. a. i. tip.].
33. Idea Nazionale {L'), diretta da Enrico Corradini, Luigi Federzoni,
ecc. ecc. Divenuta quotidiana nell' ottobre 1914. (Roma, 28 via del-
l'Orso). [Fino al venerdì 2 ottobre, l'Idea Nazionale uscì settimanal-
mente e irregolarmente, tantoché il 1° numero della serie quotidiana
reca l'indicazione Atmo IV, N. jp, Venerdì 2 ottobre 19/4. Il detto
numero incomincia con una Lettera aperta del Corradini al Salandra:
La Neutralità italiana di fronte alla guerra'].
34. Jackh (E.). Vedi : Dehn.
35. Legg (L. G. Wickham). Vedi : Barker.
36. Libro Ara?icio Russo (Estratti dal). Facsìmile del Recueil de docu-
ments diplomatiques. Min. des Aff. Etr.y Négociations ayant précède
la guerre 10-23 jiiill. - 24 juill.-6 aoùt 1914; Pétrograde, Impr. de
l' État, 1914 ; pubbl. a p. 87 e seg. dell'opus. Perchè la Gr. Brett.
combatte; Oxford, 19 14.
37. LuMBROSO (Alberto): Libro Bianco, Libro Azzurro, Libro Arancio,
19T4 (Roma, 1914). [Serie di documenti diplomatici pubblicata nella
Rivista di Roma\
— 4 —
38. Mantegazza (Vico): L' altra Sponda. Italia e Austria nell'Adriatico.
Con 76 incisioni e 6 carte. 2* edizione. (Libr. editr. lombarda, Tom.
Antongini, Milano, 1906. [Scutari, Durazzo, il Montenegro, Vallona,
l'Epiro, la Dalmazia. Gli errori della nostra politica. — Cfr. del me-
desimo autore i voi. editi dal Bontempelli di Roma, L'Albatiia; La
grande Bulgaria; La Guerra balcanica; La Rumenia, tutti con ta-
vole, alcuni con carte].
39. MoNGiARDiNi, Bravetta, ecc. ecc. : La Lega Navale Italiana (Rivi-
sta). (Roma, 1914). [Serie di articoli sulla guerra navale del 1914.
Del Bravetta sono usciti altri articoli nella Stampa di Torino, sulla
guerra navale nell'Adriatico, sulla guerra navale anglo-tedesca ecc.]
40. Morgan (F.), Prof. nell'Un. di Oxford. Vedi : Barker.
41. Naumann (D.). Vedi Dehn.
42. Oppersdorff (von). Vedi : Dehn.
43. Reventlow (von). Vedi : Dehn.
44. Rivista di Roma. Vedi : Lumbroso.
45. RoDOLico (Nicolò): Dalla Vita e dalla Storia contemporanea (^. Lapi,
Città di Castello, 1913). [i voi. di VIII-336 pag. — Nella parte 1*:
L'Albania è una nazione ? - Venezia e l'Albania. - Ministri e generali
in Austria. - La Russia e le sue vie al mare. - L'Europa e il Monte-
negro. - Gli Arabi della Poesia e gli Arabi della Storia].
46. Rohrbach (Paul). Vedi : Dehn.
47. Salomon (Prof. Wilhelm), dell'Univ. di Heidelberg : Ai miei amici
Italiani! [J. Hòrning, Universitàts-Buchdruckerei, Heidelberg, s. a.
(1914)].
48. Schacht. Vedi : Dehn.
49. ScHLOSS (Max), Marineschriftsteller: Der Janiìner unserer Seemacht.
Die politischen, militàrischen und wirtschaftlichen Grundlagen des
langfristigen Flottengesetzes (Vienna, 1914, Josef Roller u. Comp).
(Pubblicazione anteriore allo scoppio della guerra), [i opus, di 97 p.
in 8"; Vortrag, gehalten in der Leogesellschaft].
50. ScHLOSs (Max): Oesterreich-Ungarns Wacht znr See. (Grefe und Ti-
demann, Hamburg).
51. ScHLOSS (Max): Die Wahrheit i'iber die neuen òsterreichisch-ungari-
schen Schlachtschiffe . (Grefe und Tidemann, Hamburg).
52. ScHLOSS (Max'': Die durch das Flottengesetz zu bestimmendc Sollstàrke
unserer Kriegsmarine. (Verlag Industrie, Wien). [Entwurf und Moti-
venberichte zum Flottengesetz].
53. ScHLOss (Max): ìVem. sind die òsterreichisch-ungarischen Seeinteressen
anvertraiit ? (Karl Konegen, Wien). [Ein offener Brief an Seine Exzel-
lenz den Marinekommandanten Grafen Montecuccoli].
54. Torre (A.), deputato : La parola del Re, ecc. ecc. (Milano, 1914).
[Serie di articoli politici sulla Neutralità, sulla politica seguita dai
due Ministeri Salandra, sul Ministro degli Esteri San Giuliano ecc. ecc..
— 5 —
nel Corriere della Sera ; molti non sono firmati o sono distinti solo
dalla sigla « T »].
55. Trieste {La conquista di). Il problema economico del dominio italiano
sull'Adriatico, di ***. (C. A. Bontempelli, Roma, I9i4>- [Le alter-
native di indirizzo per l'annessione. - Le ipotesi politiche fondamen-
tali. - Trieste e la sua importanza economica per l'Italia. - Trieste
dopo l'annessione. - La sorte e l'influenza di Fiume. - Venezia e l'an-
nessione di Trieste e della costa orientale. - Il problema marittimo
dell'Adriatico. - La concorrenza fra i porti : nord germanico contro
sud latino] (i).
56. War{The) illusirated. (2 d., weekly, London, 1914)- [H "•" 4 del voi. 1°
ha la data : IVeek ending 12 Sept. 1914. Sulla copertina un disegno
rappresentante la Latest German Invention : The Red Cross Machine-
Gun! (Evidente falsificazione). Questa copertina è riprodotta nella
2^ ediz. della Verità sopra la guerra. Beri., Mittler, 1914]-
57. Weissbuch {Das Deutsche) iiber den Ausbruch des Deutsch-Rnssisch-Fran-
zósischen Krieges. Nach devi dem Reichstag vorgelegten Material. (Nor-
dische Verlagsanstalt R. Hieronymus, Neumiinster-Leipzig). [Berlin,
den 3 Aug. 1914 : Denkschrift und Aktensti'icke zum Kriegsausbruch ;
Reichstag, 13 Legislatur-Periode, II Session 1914. — Facsimile tipo-
grafico pubbl. a Oxford in Perchè la Gr. Brett. combatte; opus, di
47 p. in 16'^. Presentato dal Cancelliere Dr. von Bethmann Hollweg].
58. \ViCKH.\M Legg (L. G.). Vedi : Barker.
59. WiLLKOMM (O.): Durch Noi u. Tod zum Sieg ! I. Mahnung in
Kriegsgefahr. Predigt (Ev.-Luth. Freikirche), 15 p. 8'' - II. Krieg u.
Ernte. Predigt. 15 p. 8» (Zwickau, 1914, Schriften-Verein). [8° pic-
colo, n. 1-2 della serie di Prediche fatte nella St. Johanniskirche
zu Niederplatiitz'].
60. WuNDT (Prof.). Vedi: sub voce Lévv-Bruhl.
61. Zeyss (Dr. E.):Z>/^ Bundesverfassung der schweizerischen Eidgenossen-
schaft. 4 -e Auflage. Nach dem Stande der Gesetzgebg. vom i Ja-
nuar 1914 (Leipzig, Reclam (Ph.) jun., 1914)- [90 P- 16°. Nuova
edizione. N. 3519 della Raccolta Universal-Bibliothek\.
62. ZùccoLi (Luciano): La Sfinge. - I^a politica delle cifre, etc. {La Con-
cordia, gìorn. quotid., Roma io e 12 die. 1914)- [Serie di articoli
pubblicata nella gazzetta germanofila del sig. Palamenghi-Crispi. La
Sfinge è la flotta inglese che secondo lo Zùccoli « non fa nulla > ;
la Politica delle cifre è una dimostrazione, basata sulla statistica,
dèi pericolo slavo: nel i960 «la Russia da sola, coi suoi 264 milioni
di abitanti, verrà quasi ad equilibrare le popolazioni dell'Austria,
della Germania, dell' Inghilterra e della Francia : 281 »].
(i) So dal eh. dott. Alessandro Dudan, lo storico della Monarchia degli Absburgo, che
l'anonimo autore de La Conquuta di Trieste è Makio Alberti.
_ 6 —
63. Amfiteatroff (Alessandro) : Serbia e Italia {Eroica, Rass. d' ogni
poesia, dir, da Ett. Cozzani, a. IV, voi. II, fase. 2-3, 1914, Spezia).
[Quando l'Austria dichiarò la guerra alla Serbia, l'Anifiteatroff era
quasi «solo a pronosticare alla Serbia una guerra vittoriosa »] (i).
64. Anzilotti (Antonio): La Guerra del igi4, la democrazia, ecc. {L'Azione,
(settimanale) Milano, 1914). [Passim ; serie di articoli].
65. [Arcari]. Vedi L'Azione. [Nel n.° del 13 dicembre 1914: Giolitti e
Biìlouf].
66. Arnold (Dr. Eberh.): Der Krieg, e. Aufruf zur Innerlichkeil {Gotha,
Ev. Buchhandlung P. Ott, 1914). [108 p. 8^ gr.].
67. AsHLEY (Prof.). Vedi sub voce Lévy-Bruhl.
68. Austria (L'), // minor male. Vedi sub voce De Fiori.
69. Azione {L'), Rassegna Nazionale liberale, diretta da Paolo Arcari
e Alberto Caroncini (Milano, 1914). [1914 - anno I ; articoli di
Arcari, Carlo Balzani, Giov. Cipolla, Carlo Merlin, Ant. Anzilotti ecc.].
70. Baeumer (Gertrud) : Heimatchronik (Sonderausgabe der Hilfe, mo-
natliche Hefte, Berlin-Schòneberg, 1914). [« Ins Feld und an Laza-
rette kostenfrei »].
71. Baeumer (Dr. Gertrud) : Der Krieg und die Frau. 15. Heft der von
Ernst Jàckh herausgegebenen Flugschriftensammlung Der Deutsche
Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 32 p. 8°). [« Nicht
nur die Heere kàmpfen um unsern Sieg, nein, das ganze Volk mit
jeder kraft und jeder Leistung, jeder Arbeit und jedem Opfer, und
auch die Frauen kàmpfen, nicht nur duldend und wartend, sondern
handelnd und schafTend mit. Was wir ihren Opfern und MiJhen seit
Kriegsausbruch verdanken, wissen wir alle. Neben der unwàgbaren
VVehrleistung der Frauen und Mùtter, von der jeder Soldat sein Stùck
mit hinaustràgt, schildert Gertrud Bàumer vor allem die besonderen,
einzelnen Kriegsaufgaben, die Mitarbeit der Frauen an der Wider-
standskraft unserer wirtschaftlichen und sozialen Richtung auf dem
Gebiet der Hauswirtschaft, der Pflege, der Wohltàtigkeit und der
sozialen Organisation. So gehen die deutschen Frauen durch eine
Zeit des Ertragens und der Arbeit hindurch, die das Bewusstsein der
Verantwortlichkeit gegen die Gesamtheit in ihnen weitet, und die
alien, den hàuslich sorgenden und den òffentlich organisierenden,
den pflegenden und den ratenden ihr ganzes Leben im Lichte vater-
làndischer Pflichterfùllung zeigt. Die deutschen Frauen werden ihrem
Lande mit tàglich gefestigter Kraft und tàglich geklàrter Einsicht
(1) Scrive l'Amfiteatroff: « Kon abbiamo paura dell'Austria, ma dell' Europa», mi diceva
un giorno un uomo ben saggio e moderato: Nicola Pasic. «Che l'Europa ci lasci da soli a
soli con l'Austria, senza l'incubo d'un intervento, e noi, sia pure a costo di sacrifizi mostruosi,
vinceremo». La stessa certezza, ma ancora più energicamente espressa, ho udita dal Ministro
della Guerra d'allora, il generale Jivkoviic, lo stesso che nel 1909, quando l'Austria minacciava
l'invasione senza proclamazione di guerra, oppose dal canto suo la minaccia che, in un simile
caso, avrebbe impiccato il conte Forgatch al portone dell'Ambasciata» (Eroica^ fase, cit., p. 85).
durchhalten helfen, und sie werden einst die Schwelle des Friedens
reifer, treuer und ernster iiberschreiten »].
72. Balzani (Carlo): Kaiserìsmo e Socialismo {L' A::ioìte del 13 dicembre
1914, Milano).
73. Becker (Prof. Dr. C. H.) : Dentschland und der Islam. 3. Heft der von
Ernst Jackh herausgegebenen Flugschriften-Serie Der Deutsche Krieg
(Deutsche Verlags-Anstalt in Stuttgart, 1914, 31 p. S**). [« Einer unsrer
besten Kenner des Islam behandelt hier einen Stofì', dessen Bedeutung
ohne weiteres einleuchtet. Wir alle haben immer gefuhit, dass die deut-
schcn Beziehungen zur Tiirkei und weiterhin zum ganzen Islam ein be-
sonders wichtiges und auch ein mit wirklichem Geschik und staats-
manniscliem Weitblick gepflegtes Gebiet unsrer auswàrtigen Politik
bedeuteten. Da ist es nun hòchst anziehend und unterrichtend, gerade
in dem Augenblick, da sich die Richtigkeit und Fruchtbarkeit unsrer
Tùrkenpolitik praktisch erweisen soli, sie durch eine Autoritat der
Wissenschaft und der praktischen Erfahrung nachgepriift und in die
grossen weltgeschichtlichen und vveltpolitischen Zusammenhànge ge-
riickt zu sehn. Ueberzeugend weist Becker- nach, dass einerseits
Deutschland die einzige Macht ist, zu deren Lebensinteressen eine
lebenskràftige Tiirkei gehòrt, dass andrerseits die Tiirkei in dem
Augenblick untergehen miisste, in dem Deutschlands Grossmachtstel-
lung vernichtet wiirde. Wie dabei die Geschicke der Tiirkei mit dem
Gesamt-Islam aufs engste verflochten sind, und welche Sympathien
und Hoffnungen die Moslems aller Lànder und Nationen dem Deut-
schen Reich entgegenbringen, das bildet den weiteren Inhalt der
Schrift, die in ihrer strengen Sachlichkeit auf alles Utopische verzich-
tet, dafiir mit dem, was sie als mòglich und wahrscheinlich fiir die
Zukunft andeutet, doppelt iiberzeugend wirkt »].
74. BiNSW.\NGER (Prof. Dr. Otto}: Die seelischen Wirkimgen des Kriegs . 12.
Heft der von Ernst Jackh herausgegebenen Flugschriftensammlung /?<?;'
Deutsche Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 40 p. 8°).
[« Diese Flugschrift griindet sich auf einen Vortrag, den der Verfasser
in der Schweiz vor seinen Landsleuten halten wollte. Als seit vielen
Jahren in Deutschland lebender Schweizer darf der als hervorragender
Psychiater weitbekannte Verfasser wohl Anspruch darauf erheben,
seine Betrachtungen als besonders objektiv und unvoreingenommen
angesehen zu wissen. Die durchaus sachlichen und dabei von warmer
Liebe zu deutschem Wesen durchdrungenen Ausfiihrungen iiber das
Bild, das sich seit Ausbruch des Kriegs dem Arzt bietet, beriihren
ausserordentlich vvohltuend und beruhigend ; muss doch der Verfasser
selbst zugeben, dass er seine frùheren Befiirchtungen, das deutsche
Volk fange an zu degenerieren, nicht mehr aufrechterhalten kònne,
seit er Zeuge gewesen von dem mannhaften Eintreten aller Volkskreise
und von dem Aushalten aller Strapazen und seelischen Aufregungen
selbst bei Personen, die er vorher wegen nervòser Leiden behandeln
musste. Interessant sind seine Ausfùhrungen iiber die Massensugge-
stion ini Kriege, ùber die auf einmal aufkommende und dann ebenso
rasch wieder abnehmende Furcht vor Spionen, ùber die wohl nur
noch pathologisch zu nehmenden Verleumdungen der Feinde usw.
Die Schrift ist fùr jeden, der die Psychologie der Volksseele in diesen
Zeiten studieren will, von gròsstem Interesse »].
75. BiTHORN (Stiftssuperint. Wilhelm) : Furchtlos u. beharrlich vorwàrts.
Ansprachen aus der Kriegszeit 1914 (Merseburg, 1914, F. Stollberg).
[62 p. 80].
76. Bompiani (T. Gen. Giorgio): Tre Campagne in sei anni {Popolo Ro-
mano, mercoledì 9 dicembre 1914). [1S64-1870; paragona quelle cam-
pagne con quella del 1914].
77. BoNAMico (Comandante Domenico): La missione dell'Italia (Firenze,
Tip. Fattori e Puggelli, 19x4). [La tesi dell'A. è che l'Italia ha il do-
vere di cooperare alla integrazione di tutte le sane e vitali energie
europee in un unico fascio per la salvezza della civiltà, sulla base
fondamentale del principio di nazionalità].
78. BoNNAL (General) : Vers le succès final {Le Matin, Parigi, nov. 1914
e seguenti). [Serie di articoli quotidiani, sulla guerra del 1914. pub-
blicati nel giornale parigino Le Matin'].
79. Brussau (Superint. Oskar) : Kriegsbetstunden (8° piccolo, Lipsia,
1914, G. Schloessmann). [La 3^ serie, di 85 p., è intitolata Valer,
ich nife dich !].
80. Bruhnsen (Hans) in Gross-Flottbeck : Los von England (Das Gròs-
sere Deutschland, Dresden, 1914, Heft 36). [Risposta all'articolo uscito
n€^' Heft 27, sotto il titolo « Reuters Agentur : die englische Lù-
genfabrik »].
81. Buchi (Dr. Robert) : Die Geschichte der Pan-Amerikanischen Bewe-
gung, mit besonderer Beriicksichtigung iìirer Vòlkerrechtlichen Be-
deutung (Breslau, 1914, J. U. Kern's Verlag (Ma.x Miiller), i voi. 8°
di XVI-192 p.). (2* puntata della raccolta delle Vòlkerrechtliche Mo-
nographien, pubbl. sotto la direzione di Schiicking e Wehberg; vedi
sub vocibus. Comprende i seguenti articoli : I. Amerika und das Vòl-
kerrecht - II. Die Gesch. des Pan-Amerikanismus - III. Die Organi-
sation Zentral-Amerikas - IV. Der Pan-Amerikanismus und die Politik
der Vereinigten Staaten. — L' opera è provvista di un' abbondante
bibliografia del soggetto].
82. Bulow (Fùrst) : Deutsche Politik. i. Abschnitt des Werkes « Deutsch-
land unter Kaiser Wilhelm II» (Band I, 1914).
83. Caix (Robert de) : Le Japon. Conférence {Journal des Débats, Paris,
samedi 11 décembre 1914). [Riprodotta per intero, 5 colonne della
3^ pagina].
84. Chiappelli (Aless., Senat.) dell' Ist. dì St. Sup. di Firenze: Prepara-
— 9 —
zione d'anni e di a»iini {La Nazione. 13-14 die. 1914, Firenze), [Ar-
ticolo di 3 colonne].
85. Christo (Homemi fils : Le Portiigal et la Guerre {L' Eclair, Paris,
8 dee. 1914). [Feuilleton].
86. Clorius (Fast, primar.) : Zeiten der Entscheiduiig. 4*' Kriegspredigt
ab. Lue. j, 15-17 atn Landes-Buss-u. Bettag, iS-ii-igi4, geh. zu St.
Marien-Neubrandenburg (Neubrandenburg, 1914, C. Briinslow). [S
pag. 8°].
87. Corsi (Generale Carlo). La Guerra del 1914 e del rgi^. {Tribuna,
Roma, 1914-1915 K [Serie di articoli sulle principali fasi del conflitto
europeo]. Diamo i titoli degli articoli e la data della pubblicazione :
L'offensiva germanica {Tribuna, 7 agosto 1914). - L'invasione te-
desca nel Belgio {Tribuna, 8 agosto 1914). - Come il Belgio contra-
sta l'avanzata dei Tedeschi {Tribuna, io agosto 1914). - L'offensiva
francese {Tribuna, 12 agosto 1914). - Come è difesa la frontiera nord
francese {Tribuna, 17 agosto 1914). - Schieramenti strategici della
Francia e della Germania {Tribuna, 19 agosto 1914). - Mosse fran-
cesi e tedesche tra Mons e i Vosgi {Tribuna, 26 agosto 1914). -
La frontiera francese dell' Est {Tribuna, 27 agosto 1914). - I parchi
d'assedio germanici 1 Tribuna, 29 agosto 19 14). - L'avanzata tedesca
in Francia {Tribuna, 31 agosto 1914). - Nello scacchiere austro-russo-
germanico {Tribuna, 6 sett. 1914) - Verso Parigi: 1870-1914 {Tri-
buna, 8 sett. 1914). - L' azione franco-tedesca fra Parigi e Verdun
[Tribuna, 12 sett. 1914V - Nel teatro francese-tedesco. La battaglia
dal 6 all' II agosto {Tribuna. 15 sett. 1914). - Muteranno piano i Te-
deschi ? {Tribuna, 18 sett. 1914). - Preconcetti disastrosi (Teatro
Russo-Austriaco) {Tribmta, 26 sett. 1914). - I forti in Francia hanno
servito? {Tribuna, 29 sett. 19 14). - Riserve strategiche {Tribuna,
5 ott. 1914). - La guerra prevista nel 1903 {Tribuna, io ott. 1914). -
Caratteristiche della battaglia dell'Aisne {Tribuna, 12 ott. 1914) - ^
Russi attuano il loro piano {Tribuna, 17 ott. 1914)- - Per troppo vo-
lere {Tribtma, 22 ott. 1914). - La guerra dal cielo {Tribuna, 26
ott. 1914). - Teatro della Guerra orientale {Tribuna, 29 ott. 1914). -
Il coefficiente numero e l'insuccesso {Tribuna, 4 nov. 1914). - Guerra
di « grignottements » {Tribuna, 8 nov. 1914). - Di quali forze dispone
la Germania? {Tribuna, 11 nov. 1914). - Controffensiva russa. Riti-
rata austro-tedesca {Tribuna, 13 nov. 1914 . - La forza dell'esercito
francese {Tribuna, 17 nov. 1914). - L'offensiva su Kutno {Tribuna,
20 nov. 1914). - Le forze turche {Tribuna, 26 nov. 1914) - L'offen-
siva tedesca in Polonia {Tribuna, 29 nov. 1914). - Caratteristiche te-
desche nella condotta della guerra {Tribuna, 5 die. I9i4)- - I cento
Corpi d'Armata [tedeschi]. Potenza effettiva ed esagerazioni {Tri-
buna, 8 die. 1914). - Dalla battaglia di Kutno alla presa di Lodz
{Tribuna, 12 die. 1914). - L' insuccesso austriaco in Serbia (7>7(5««ff.
i6 die. 1914). - L' offensiva del generale ^maresciallo] Hinderburg
iHindenburg] {Tribuna, 22 die. 1914)- - «Offensiva» o «aggressi-
vità» nel Teatro oceidentale di guerra? {Tribuna, 30 die. 1914)-
88. CozzANi (Ettore) : La Sentina : Rettorica e realtà ; Il vero tradimento
della Germania; Bandiere e partiti; Aligherius noster est [L'Eroica,
Rass., a. IV, fase. 2-3 del 2'' voi., Spezia, 1914)- [Artieoli firmati
// Veliere].
89. CziZEK (Dr. Rud.) : Die Landsturmpflicht ; der Unterhaltsbeitrag f.
Angehórige der Eingerùckten u. die Versorgung der Witwen u. Wai-
sen nach Gefallenen (1914, Prag, in S" gr., Editore il « Deutscher
Verein zur Verbreitung gemeinnùtz. Kenntnisse »). [16 p. ; n." 433
della « Sammlung gemeinnùtziger Vortràge, herausgeg. vom deut-
schen Vereine zur Verbreitung gemeinnùtz. Kenntnisse in Prag (II,
Torgasse 11)].
90. De Fiori (Dott. Roberto) Corrispondente romano della « Neue Freie
Presse » : L'Austria. Il minor male (Roma, novem. 1914, i opus.).
[A. R. seriveva da Vienna ^\V Idea Naziojialc (N.° del 19 die. 1914) :
« È capitata qui qualche copia di un opuscolo stampato a Roma col
titolo L'Austria, il mitior male, ed ha suscitato, nei circoli giornali-
stici, alcuni commenti. Si dice che il suo autore sia il dottor Roberto
de Fiori corrispondente della Neue Freie Presse. Ora alcuni dei più
rigidi patriotti austriaci si domandano, come mai il signor de Fiori
dipendente stipendiato di un giornale austriaco, osi chiamare l'Au-
stria « il minor male » ; come mai egli si prenda la libertà di parlare
del principe di Hohenlohe come di un terribile gaffeur ; come egli
che è suddito austriaco e agli stipendi di un giornale che esprime
ora assai fedelmente il pensiero dello Stato austriaco, possa invocare
l'intervento della Germania negli affari interni dell'Austria. Questi
discorsi dimostrano come siano pronti all'ira gli Austriaci contro gl'Ita-
liani, anche bene intenzionati verso la Monarchia. Si pensa poi che
in Austria nessun giornalista avrebbe osato scrivere sulla imprepara-
zione militare quello che è stato scritto nell' opuscolo in Italia. Si
pensa quindi che in Italia lo Stato è debole. Quanto al contenuto di
quelle affermazioni si dice che il de Fiori, neh' interesse di rispar-
miare all'Austria l'assalto italiano fa benissimo a voler persuadere gli
Italiani che il loro esercito è troppo debole per poter scendere in
campo ; ma che d'altro canto per gli Austriaci sarebbe assurdo e pe •
ricoloso farsi illusiorà sulla impreparazione italiana »].
91. Deissmann ;Prof. Dr. Adf.): Der Krieg u. die Religion. Mit Beilagen
ausgeivàhlter Krieg sdokiimente (1914, Berlin, C. Heymann). [43 pag.
8**. Fa parte delle ' « Deutsche Reden in schwerer Zeit. Herausgeg.
von der Zentralstelle f. Volkswohlfahrt u. dem Verein fiir volkstùml.
Kurse v. Berliner Hochschullehrern ». E il n.^ 9]'
92. Deumer: Genossenschaftliche Kriegshilfe ^Guttentag Verlag, Berlin,
— II —
1914)- [È stata molto apprezzata la rapidità e la prontezza colla quale
l'Impero tedesco è riuscito ad improvvisare una serie di istituzioni
necessarie per venire in aiuto dei bisogni straordinari creati dalla
guerra stessa. Le istituzioni più importanti in proposito sono le casse
e banche di credito durante !a guerra e le speciali casse di prestito
per tutte le necessità inerenti alla vita durante il conflitto. La riu-
scita di tutto ciò è ascritta in Germania in buona parte alla forza ed
alla solidità del movimento cooperativo ed uno degli apostoli di questo
movimento, il dott. Deumer, professore nella Scuola superiore di
Commercio di Amburgo, ha voluto riunire in un fascicolo di poche
pagine tre sue conferenze che esaltano i servizi resi dalle cooperative
in Germania durante la guerra. Tali servizi sono innumerevoli per-
chè riguardano, oltre le suddette istituzioni appositamente create,
numerosi problemi di alimentazione dell' esercito, provvedimenti per
i feriti, per le famiglie dei richiamati, per le vedove e gli orfani.
Giustamente il dottor Deumer esalta la scuola sorta dal movimento
cooperativo per la formazione di un sentimento generale di solida-
rietà degli individui tra loro, solidarietà che dà oggi cosi splendide
prove].
93. Deiitschland mici der Weltkrieg. Vedi sub vocibus Neukamp, Kraus ecc.
94. Dmowski (Roman) di Varsavia: Niemcy, Rosya i sprawa polska {La
Germania, la Russia e la Questione polacca) (VarsaviaX [Cit. in
Gròssere Deutschland, 1914, n." 36, p. noi, art. del Feldmann : Die
polnische frage. Lo Dmowski è il capo del partito polacco naziona-
lista che comprende la Szlachta (grundbesitzende AdelJ e la Borghe-
sia entrate nei regierungsfàhigen Kreisen della Russia (op. cit.,
p. noi;].
95. Einaudi (Luigi, Prof. nell'Univ. di Torino): La Guerra e l'Italia {Cor-
riere della Sera, Milano, 1914). [Serie di articoli su argomenti di
economia e di finanza e sulle conseguenze della conflagrazione euro-
pea. Nel Corriere, passim dall' ag. 1914 in poi].
96. Erich (Dr. Rafael), ord. prof, des Staats-und Vòlkerrechts an der
Un. Helsingfors : Probleme der internationalcn Organisation. Vólker-
rechtliche Studien (J. U. Kern's Verlag, Breslau, 1914, in 8°, i voi.).
97. Erzberger (M.) und Traub (Gottfried): Die Mobilmachung . — Der
Krieg und die Seele (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 28 e
26 p. 8®). [« In der mit grossem Beifall aufgenommenen Flugschriften-
reihe Der Deutsche Krieg, herausgegeben von Ernst Jackh (Stuttgart,
Deutsche Verlags-Anstalt, jedes Heft 50 Pfennig) sind jetzt zwei neue
Hefte erschienen. In dem einen behandelt Gottfried Traub das Thema :
Der Krieg und die Seele. Der evangelische Geistliche, der in ganz
Deutschland Anhànger und Verehrer besitzt, fùhrt darin aus, wie
unser aller Seelen passiv vom Krieg beeinflusst werden, er gibt aber
auch treffliche Mahnungen und Winke, welche Eigenschaften und
12 —
Fàhigkeiten unserer Seele wir entwickeln und kràftigen soliteti, um
den ungeheuren Aufgaben, die diese Zeit an unser Innenleben und
unser Pflichtgefùhl stellt, voli gewachsen zu sein. Feine psjchologi-
sche Beobachtungsgabe und eine tiefe, tatkràftige Fròmmigkeit ver-
leihen der kleinen Schrift ihren vveit iiber den Tag hinausreichenden
Wert. — In dem andern schildert der Reichstagsabgeordnete M. Er;^-
berger, Die Deutsche Mobilmachung, dies Wunderwerk militàrischer
Organisation, in ebenso sachlicher wie anschaulicher Darstellung.
Erzberger ist auch ausserhalb seiner Partei als einer der fleissigsten
und sachkundigsten Arbeiter in den Kommissionen des Reichstags
bekannt und geschàtzt. Er schòpft hier aus dem Vollen seiner Kennt-
nisse und weiss das statistische Material, das die gewaltige Arbeits-
leistung der Militàrbehòrden, die unvergleichliche Kraftaufbietung
unseres ganzen Volkes in knappen Zugen veranschaulicht, aufs ùber-
sichtlichste zu gruppieren. Besonders lehrreich sind die Vergleiche
zwischen unsrer Heeresmacht und der unsrer Feinde »].
98. EucKEN (Prof. Dr. Rudolf): Die weltgeschichtliche Bedeutung des detit-
schen Geistes. 8. Heft der von Ernst Jàckh herausgegebenen Flug-
schriftensammlung Der Deutsche Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt
in Stuttgart, 1914, 23 p. in 8"). [« In dem Liigenfeldzug, den das feindli-
che Ausland gegen uns fuhrt, wird immer wieder als eines der schwer-
sten Geschùtze die Behauptung aufgefahren, das deutsche Volk sei
sich selbst untreu geworden, es habe seine hohe innerliche Kultiir
dem Militarismus geopfert. Rudolf Eucken, der beriihmte lenenser
Philosoph, der weit ùber Deutschlands Grenzen hinaus, besonders
auch im angelsàchsischen Kulturkreis, hòchstes Ansehen geniesst,
hat sich ein wahres vaterlàndisches Verdienst erworben, indem er
jener Behauptung auf den Leib rùckte und ihre ganze Hohlheit und
Unwahrheit nachwies. In meisterhafter Knappheit der Darstellung
zeigt Eucken in der vorliegenden Flugschrift, wie « Arbeitskultur »
und « Seelenkultur » des deutschen Volkes aus denselben unzerstòr-
baren Wurzeln unseres nationalen Wesens hervoru'achsen, wie es nur
an politischen Hemmungen lag, wenn die « Arbeitskultur » sich frùher
nicht so entfalten konnte wie die «Seelenkultur». Eine tiefgriindige
Analyse der deutschen Eigenart gibt den Ausfùhrungen Euckens ihren
besonderen, iiber das Apologetische weit hinausgehenden Wert; eine
warme, vaterlàndische Begeisterung erhòht die Eindruckskraft der
kleinen Schrift, die mit den schònen Worten schliesst : « Stehen wir
nur fest auf uns selbst, ergreifen wir den tiefsten Grund und die in-
nerste Kraft unseres Wesens, dann wird unser Genius mit uns sein
und uns zum Siege fùhren, dann kònnen die Pforten der Hòlie uns
nicht bewàltigen »].
99. Feldmann (W.) di Cracovia : Die polnische Frage \vom Standpunkt der
polnischen Natiotiaipartei ausi (Das Gròssere Deutschland, Heft 36,
Dresden, 1914). [L'autore dell'articolo appartiene al partito po-
lacco austriaco di sinistra e precisamente ad un' esigua minoranza
che vagheggia la ricostituzione della Polonia come staterello « cusci-
netto » \Pufferstaat) sotto l'egida della Germania con finalità spicca-
tamente antirusse. Sostiene che è interesse della Germania di rito-
gliere ai Polacchi l'idea panslavistica e di servirsi di loro come arma
contro il pericolo di un' espansione russa in occidente. « Contro la
penetrazione russa nel centro d'Europa » — egli dice — « contro la
spada di Damocle che pende sul confine orientale della Prussia, la
Polonia è l'unico presidio ». L'autore dimentica che oltre ad un pan-
slavismo esiste anche un pangermanesimo molto più temibile per
1' Europa e per i Polacchi che ne diventerebbero un cieco strumento.
Come è noto in Italia, la grande maggioranza dell' opinione pubblica
polacca ha già scelto la sua via, schierandosi dalla parte della Rus-
sia e della Triplice Intesa che offrono maggiori garanzie per l'unità
e l'indipendenza della Polonia. Dal canto nostro non vogliamo ve-
dere nella Polonia né uno strumento della Russia contro la Germa-
nia né un pugnale della Germania contro la Russia, ma una garanzia
dell' equilibrio europeo per opera di una nazione che è slava di san-
gue ma latina di civiltà e che con la sua cultura millenaria, a mal-
grado di tutte le persecuzioni, ha dato prova di una individualità e
di una vitalità ammirevoli. E noi abbiamo fiducia che questa tesi da
noi enunciata corrisponda ai veri interessi di tutta l'Europa, interessi
che hanno assai maggior peso che i bassi istinti di razza e le cupi-
digie imperialistiche. La Polonia ai Polacchi! — Lasciando da parte
queste considerazioni, l'articolo di W. Feldmann contiene molti dati
interessanti ed è uno dei tanti scritti polemici che in questa crisi
guerresca sono stati originati dalla questione polacca. E poiché essa
dovrà avere certamente una soluzione alla fine della guerra, è bene
che tutti i pareri siano noti e discussi. — Per poter comprendere que-
sto scritto va bene tenuto a mente che i Polacchi che andrebbero
volentieri con l'Austria sono i socialisti e i radicali-democratici \ quelli
che andrebbero con la Russia sono gli abitanti di tutta la Polonia
russa, i nazionalisti e i conservatori; per la Prussia non c'è nessuno].
100. FiEBiG (Sup. des. Pfr. P.) : Valer unser ! Kriegsgebetstunden (Lipsia,
1914, M. Koch). [31 p. 8° picc.].
loi. Gebete {Sieben) in Kriegsnot (Barmen, 1914, Wuppertaler Traktat-
Gesellschaft). [16 p. 8" picc. - Anonimo].
102. Gerlixg (Reinh.), autore della « Praxis der Redekunst » : Russische
Grausamkeit in Kriegfùhrung , Sitten-, Familien- und Rechtsleben
(Orania-Verlag, Oranienburg bei Berlin, i ops. di 80 p. in 16°, 1914^
[« Es var verboten vor Ausbruch des Krieges den Zarismus und die
russische Kirche in ihrer Kulturfeindlichkeit zu schildern, die ganz
Westeuropa bedroht. Aus der Geschichte Russlands heraus — die
— 14 —
ein Weg des Blutes und der Trànen ist — entwickelt der Autor die
Notwendigkeit fùr den Zarismus, Deutschlands Weltmachtstellung
zu vernichten. Alle Qualen der von Russland unterjochten Vòlker
werden quellenmàssig geschildert und das listig erfundene Trugbild
des Panslavismus zerstòrt»].
103. GoESCH (Pastorj: Entscheiduiigssiunden. Kriegspredigt, geh. am Sonn-
tag, 8 nov. 1914 in der Pfarrkirche zu Gùstrovv. — Kaisertreiie ! Id.
id., 15 nov. 1914 (Giistrow, 1914, Opitz u. Co.). [8 p. 8° gr. e 8 p.
8" gr. , 2 Prediche in 2 opus.].
104. Groth (E.). Vedi Hoffmann und Groth.
105. Hàckel (Prof. Ernesto) : // futuro assetto europeo (« Monistische
Jahrhundert >, dir. dal prof. Ostwald (Rivista), 1914, dicembre).
[Ernesto Hàckel scrive : « Secondo me, i risultati più desiderabili
della vittoria, sia per l'avvenire della Germania, sia dell' Europa
confederata, sono : in primo luogo lo schiacciamento della tirannia
inglese ; in secondo luogo l'invasione della Gran Brettagna e l'occu-
pazione di Londra; in terzo luogo la divisione del Belgio: la parte
maggiore di questo, da Ostenda ad Anversa, dovrebbe essere confe-
derata allo Stato germanico, la parte settentrionale dovrebbe essere
data all' Olanda, la parte sud-orientale al Lussemburgo, che, cosi
allargato, diventerebbe anche uno Stato confederato tedesco. Inol-
tre, in quarto luogo, gran parte delle colonie inglesi e lo Stato li-
bero del Congo dovrebbero andare alla Germania ; in quinto luogo
la Francia dovrebbe cedere alla Germania parte delle province della
sua frontiera nord-orientale ; in sesto luogo la Russia dovrebbe es-
sere resa impotente con la ricostituzione, sotto gli auspici dell'Au-
stria, del regno di Polonia ; in settimo luogo le province tedesche
del Baltico dovrebbero essere restituite all' Impero tedesco, ed infine
la Finlandia, unita alla Svezia, dovrebbe diventare un regno indi-
pendente ». Come si vede, pare un capitolo di Giulio Verne!].
106. Hoffmann (G.) und Groth (E.) : Deutsche Bùrgerkunde. Kleines
Handbuch des politisch. Wissensvverten fiir jedermann (Verlag von
Georg Reimer, Berlin W. io, 1914). [« Diese Deutsche Biirgerkunde
fùr jedermann ist vor alien Bingen auch fùr die Lehrer der hòheren,
der Fach-, Fortbildungschulen und der Volkschulen empfohlen, denn
von ihnen hàngt es ab, ob die Jugend das politische Rùstzeug ins
Leben mitbringt, das ihr spàter ein gesundes tatkràftiges Mitwirken
an den Aufgaben unseres Vaterlandes ermòglicht. Das Studium der
Vergangenheit ist wertvoll, aber noch wertvoller ist es, wenn der
deutsche Staatsbùrger die Formen des òffentlichen Lebens seiner
eigenen Zeit grùndlich kennt »].
107. HoRN (Landessuperint. Lic): Der Herr luird f. euch streiten! - Jetzt
seìien wir das Licht. ■ Deine Toten leben. - Wir sind Gottes Mitar-
beiter ! - Wo ist nini devi Gott ? (Neustrelitz, 1914, Buchdruckerei
— 15 —
der Landeszeitung). [« Ansprachen » tenute nella Stadtkirche di
Neustrelitz il 19 ag., 16 sett., 22 nov., 11 nov., e 21 ott. 1914. —
Ops. di 12, 12, IO, II e IO p. in 80].
108. HoNE (J. M.) : The German doctrine of conguest. A french view
(London & Dublin, Maunsel edit., 1914). [« Ouvrage d'actualité tire
des ouvrages de M. Ernest Seillière, memore de l'Institut». Débals
del 9 die. 1914].
109. Ihmels (D. Ludw.): Daruni auch wir. Sieben Predigten vvàhrend
der Kriegszeit, in der Universitàtskirche zu Leipzig gehalten, nebst
e. Ansprache am Vòlkerschlachtdenkmal (Leipzig, 1914, J. C. Hin-
richs). [104 p. 8°].
I IO. JÀCKH (Ernst) : Der Deutsche Krìeg. Politische Flugschriften (Deutsche
Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 8«). [Heft i : Paul Rohrbach, Wa-
rum es der Deutsche Krieg ist ! - 2 : Friedrich Naumann, Deutsch-
land iind Frankreich - 3 : Prof. Dr. Becker, Deutschland und der
Islam - 4 : Gottfried Traub, Der Krieg und die Sede - 5 : M. Erz-
berger. Die Mobilmachwtg - 6 : Prof. Dr. H. Oncken, Detdschlands
Weltkrieg und die Deutschamerikatier - 3 : Arel Schmidt, Die russi-
sche Spkinx - 8 : Geheimrat Prof. Dr. Eucken, Die weltgeschichtliche
Bedeutnng des deutschen Geistes - 9 : Prof. Dr. G. Roloff, Deutsch-
land und Russland im Widerstreit seit 200 Jahren -io: Oberfinanzrat
Prof. Dr. H. Losch, Englands Sch-wàche und Deutschlands Stàrke -
II : Dr. Paul Nathan, Die Enttàuschungen unserer Gegner - 12 :
Geheimrat Prof. Dr. Binswanger, Die seelischen JVir/tufigeu des Krieges
- 13 : Dr. Cari Anton Schàfer, Deutsch-tiirkische Freundschaft - 14 :
Dr. F"ritz Wertheimer, Deutschland und Ostasien - 15 : Gertrud
Bàumer, Der Krieg und die Frati - 16 : Graf Ernst zu Reventlow,
England, der Feind - 17 : Friedrich Lienhard, Das deutsche Elsass
- 18: Prof. Dr. A. O. Meyer, Worin liegt Englands Schuldf - 19:
Geheimrat Prof. Dr. Erich Marcks, Wo stehen ivir F].
111. Just (Pfr. Fr.): Gottes Kriegsglocke. Kriegsbetrachtungen (Leipzig,
1914, G. StrùbigV [viii-82 p. 8° piccolo].
112. Kàmjiel (O.): Der Werdcgang des deutschen Volkes. Historische Richt-
linien fiir gebildete Leser (Georg Reimer, Berlin W. io, 1914. i. Teil :
Urzeit und IMittelalter. - 2. Teil : Neuzeit). [« Der Verfasser hat es
meisterhaft verstanden, das Wesentliche der politischen und kultu-
rellen Geschichte zu einem einheitlichen Ganzen zu verschmelzen. —
Fùr Erwachseiie, denen die Einzelheiten gelàufig oder wenigstens
leicht im Gedachtnis auffrischbar, ist Kaemmels « Werdegang » nicht
nur ein hòchst willkommenes Repetitorium, sondern auch ein dank-
bar aufzunehmendes Hilfsmittel, das Verstàndnis der Gegenwart zu
fòrdern »].
113. KoHLER (Josef, Prof. Dr.) Geh. Justizrat in Berlin: Notwehr und
Neutralitàt. - Zwei vòlkerrechtliche Probleme : Die Vorkriegsgefan-
— i6 —
getien. Der Krieg und der literarische und gewerbliche Rechtsschutz.
[Vedi Neukamp, Kraus etc.]-
114. KoKLER und Wehberg : Zeitschrift filr Vólkerrecht (J. U. Kern's
Verlag (Max Miiller), Breslau II). [Diretta dal Prof. Dr. Josef Kohler
Geh. Justizrat in Berlin e dal Dr. Hans Wehberg Gerichts-Assessor
in Dusseldorf. « Die Zeitschrift wird auch wàhrend des Krieges
erscheinen und iiber die wichtigsten vòlkerrechtlichen Ereignisse
berichten », annunzia l'editore].
115. Kraus (Dr. ju, Herbert) Privatdozent an der Un. Leipzig: Staaten-
verantwortlichkeit und der gegenwàrtige Krieg. [Vedi Neukamp,
Kraus etc.].
116. Lé\-y-Bruhl, Ashley e Wundt : Inchiesta sulla Guerra {Scientia,
Riv. internaz. di filosofia, die. 1914). [Scientia, la rivista internazio-
nale di scienze filosofiche, ha iniziato la pubblicazione di una inchie-
sta sulla guerra, promossa tra gli uomini più eminenti nel campo
scientifico di tutte le nazioni. L'inchiesta, obbiettiva, serena e scien-
tifica, incomincia con le risposte inviate da un francese, il Lévy-
Bruhl, della Sorbona, sulle cause economiche e politiche della con-
flagrazione europea ; con un altro articolo sul lato economico della
conflagrazione europea inviato da un inglese, V. J. Ashley, della
Università di Birmingham ; con un articolo del filosofo tedesco
Wundt sulla Germania agli occhi delle nazioni neutrali e nemiche.
II Lévy-Bruhl nel suo studio prospetta con evidenza le condizioni
interne della Germania, specialmente per quello che riguarda il suo
industrialismo, e dimostra che queste condizioni dovevano per forza
opporre la Germania alle nazioni oggi alleate contro di lei. La Ger-
mania per necessità della sua stessa vita e per la natura della sua
stessa politica è la responsabile della guerra. In Germania gli inte-
ressi commerciali, finanziari e industriali hanno dovuto per forza
congiungersi alle passioni nazionali e alle ambizioni politiche per
spingere il Governo al conflitto. Soltanto per miracolo questo con-
flitto avrebbe potuto essere evitato ; ma tanta materia incendiaria
era stata accumulata dall'Austria-Ungheria e dalla stessa Germania
nei Balcani, che una favilla ha acceso l'incendio e il conflitto è av-
venuto. — Da parte sua l'Ashley dimostra in un articolo assai circo-
stanziato che l'Inghilterra mantiene ancora la sua supremazia com-
merciale sulla Germania, e che appunto per motivi economici e
commerciali la vittoria sarà non della Germania, ma degli Alleati.
Egli fa anche considerazioni importanti sui risultati che avrà la
guerra per l'Impero inglese. Non solo la guerra sarà vinta dalla
Gran Brettagna, ma l'Impero inglese ne verrà consolidato. Il vero
pericolo per il legame imperiale non era una avversione cosciente
fra le diverse nazioni sorelle, ma una tendenza incosciente all'allon-
tanamento dovuto alla forza degli interessi locali e alla debolezza
— 17 —
delle forze centripete. Una guerra come questa, in cui i «domini »
prendono parte volentieri insieme alla madre patria, rivela ad essi
stessi la forza del loro sentimento di solidarietà imperiale e una ri-
conoscenza reciproca e un rispetto anch' esso reciproco ; cosicché
l'impero si sviluppa di più nella sua sostanza unitaria e acquista la
sua forza massima. Cosi l'attacco tedesco si risolve in una coope-
razione navale e militare che consoliderà domani l' organizzazione
imperiale. — Da parte sua il Wundt nel suo interessante articolo si
domanda tra l'altro il motivo dell'avversione dei paesi neutri per i
Tedeschi, e si mostra convinto che questa avversione sia dovuta alla
forza della suggestione straniera e dell'auto-suggestione. La sugge-
stione straniera sarebbe praticata dai giornali inglesi e dai giornali
francesi, più diffusi di quelli tedeschi ; l' auto-suggestione sarebbe
prodotta dall' idea inquietante che la Germania potrebbe minacciare
l'indipendenza dei suoi vicini neutri. Ma il Wundt spera, terminando
il suo articolo, che a queste influenze si sostituirà l' influenza delle
vittorie tedesche].
117. LiENHARD (Friedrich): Das deutsche Elsass. 17. Heft der von Ernst
Jàckh herausgegebenen Flugschriftensammlung Der Deutsche Krieg
(Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 32 p. %'^). [« Als ein El-
sàsser von echtem deutschem Schrot und Korn ergreift Friedrich
Lienhard das Wort, der als edler, nach hohen, reinen Zielen stre-
bender Dichter bei uns làngst rùhmlich bekannt ist. Lienhard betont
zunàchst, dass in diesem Krieg von eigentlichem Hass der Deutschen
gegen die Franzosen nicht die Rede ist, viel eher von Bedauern und
Mitleid mit diesem hochbegabten Volk, das ein Opfer der ohnmàch-
tigen Versuche wird, die von Ludwig XIV. begonnene Gloirepo-
litik neu zu beleben. Diese Politik war vvesentlich immer nach Osten
gerichtet, ihr Ziel war der Besitz des ganzen linksrhcinischen Ge-
biets, von dem das Elsass, dank der deutschen Zerrissenheit, wirk-
lich zur Beute Ludwigs XIV. wurde. Lienhard zeigt dann, wie ini
Elsass deutsches Gemùtsleben, deutsche Dichtung und Kunst die
franzòsische Herrschaft ùberdauerten, und berichtet uns von deii
Vorkàmpfern dieses elsàssischen Deutschtums und von dem stillen
Martjrium, das sie durchmachen mussten, als es den franzòsischen
Elementen des Landes, die die Revanchepolitik von jenseits der
Grenze geschickt fiir sich auszunutzen wussten, gelang, un ter dem
betòrenden Schlagwort von der « Doppelkultur » und unter der
Maske eines pietàtvollen « eulte du passe » immer mehr Boden fùr
sich zu gewinnen, die Geister immer mehr zu verwirren und deut-
schem Wesen zu entfremden. Lienhard verschvveigt dabei nicht,
dass bei dem Kokettieren mit franzòsischer Art das weibliche Ele-
ment eine grosse Rolle gespielt hat ; er betont dann aber auch,
dass doch auch wieder Frauen, charaktervolle, besonnene Vertrete-
rinnen ihres Geschlechts, sich rùhmlich bewàhrten, als nun endlich,
unter den furchtbaren und gewaltigen Eindriìcken des Kriegs, der
grosse Umschwung eintrat. Diesen schildert Lienhard zum Schluss ;
mit freudiger Zuversicht, der jeder gute Deutsche gern beistimmen
wird, blickt er in die Zukunft des nun hoffentlich fur immer und
ganz deutsch gewordenen Eisass. Der Flugschrift, die als ein wichti-
ges Dokument filr die Sthmmmg des Eisass und seiner besteti Elemente
den Tag iìberdauern wird, ist ein warmherziger Aufruf an unser Volk
und scine Regierenden vorausgeschickt, der vielen aus dem Eisass
wider alles Vòlkerrecht verschleppten « Geiseln » sich anzunehmen ;
mòge er liberali Gehòr finden und gute Wirkung haben ! »].
ii8. LoscH (Dr. Hermann): Englands Schwàche und Detitschlands Stàrkc.
IO. Heft der von Ernst Jàckh herausgegebenen Flugschriftensamm-
\\wv% Der Deutsche Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914,
28 p. 8°). [« Man kann getrost sagen, dass in weiten Kreisen eine
ùberraschende Unkenntnis ùber den riesenhaften Unifang der heuti-
gen deutschen Volkswirtschaft vorliegt ; ebenso trat im Gefolge der
vielfach kritiklosen Reigung fiir das Auslàndische eine starke Ue-
berschàtzung auch der wirtschaftlichen Hilfsquellen nicht nur Fran-
kreichs, sondern nicht minder Englands hervor. Man nahm die
Verschiebungen nicht wahr, welche gerade in den letzten 20 bis 25
Jahren stattgefunden haben und welche eine ganze Anzahl von
Wirtschaftstatistikern mehr oder minder eingehend dargelegt haben.
Hermann Losch, bekannt als einer unserer ausgezeichnetsten Na-
tionalòkonomen, untersucht nun die Einwirkung des Kriegs auf die
wirtschaftlichen Verhàltnisse Deutschlands und Englands und eròrtert
eingehend die Frage, welchen Einfluss die englischen Abdràngungs-
versuche gegen den deutschen Aussenhandel ausiiben kònnen. Ein
grosser Teil des Aussenhandels ist nach Loschs einleuchtenden
Ausfùhrungen durch England nicht abschneidbar, geschweige denn
durch Russland und Frankreich, ja nicht einmal angreifbar, ein
weiterer Teil ist zwar verletzbar, doch nie ganz zu unterbinden,
und der verbleibende Rest ist zum Teil derart, dass seine Gefàhr-
dung neutrale wichtige Gebiete ebenso sclnver schàdigt wie Deutsch-
land. Das Deutsche Reich ist beute schon ein viel zu grosser
Faktor im Weltverbrauch, im Weltbedarf und im Weltverkehr, um
ungestraft, d. h. ohne gleichzeitige Miterschiitterung aller oder fast
aller neutralen Gebiete militàrisch und volkswirtschaftlich bekriegt
werden zu kònnen, sodann aber ist die englische Europagrundlage
beute viel zu klein geworden — relativ ! — , um das « Erbe » ùber-
haupt antreten, d. h. die Beute schlucken zu kònnen. Den neutralen
Staaten sowie ihren Volksschichten wird es immer unbehaglicher
zumute, es zeigt sich, dass die ganze Maschinerie des sogenannten
« Welthandels », das ganze Netz, in dessen Mitte die City von Lon-
— 19 —
don sitzt, mehr oder minder aus den Fugen zu gehen droht. In
diesem allgemeinen Wirtschaftschrecken ist derjenige am besten
daran, welcher keinen der anderen zur Fortexistenz von beute auf
morgen unbedingt nòtig hat. Eugland hat sozusagen alle nòtig,
Deulschland aber nicht. England vvird um so gròssere Verluste er-
leiden, je lànger der Land- und Seekrieg dauert. Die deutsche
Schlachtflotte muss also vorlàufig weise gespart und dann zweck-
massig verwendet vverden. Nordamerika wird um so gròssere Ge-
winne machen, je lànger der europàische Krieg dauert. Deutschland
wird wirtschaftlich um so mehr wieder an Kraft gewinnen, je sieg-
reicher es mit Oesterreich zusammen auf dem Kontinent ist »].
119. LuzzATTi (Luigi) Ex-Presidente del Consiglio: La Guerra del igi^
e l'Italia Corriere della Sera, Milano, 1914). [Serie di articoli sulla
finanza italiana e sulla ripercussione della Guerra Europea sull'eco-
nomia del nostro paese].
120. Macdoxald (J. Ramsay\ M. P. (Lab.) Chairman of Independent
Labour Party, member L. C. C., editor of Socialist Library: England
in the present War (Continental Times, die. 1914). [L'A. è capo del
« partito del lavoro » inglese. Ha scritto Socialism and Society, La-
bour and the Empire, Socialism and Government ; The Awakening of
India etc. Dai documenti del Blue Book trae le seguenti conclusioni :
« L - Sir E. Grey ha tentato sino all'ultimo d'impedire una guerra
europea. - IL La Germania non ha fatto nulla per conservare la pace :
ma non è provato ch'essa abbia incoraggiato l' Austria-Ungheria al-
l'intervento armato contro la Serbia. - IH. La mobilitazione della
Russia ha costretta la Germania alla guerra. - IV. La Russia e la
Francia hanno tentato da principio, tanto con le pressioni, quanto
con le astuzie, di strappare all' Inghilterra una promessa di aiuto
in caso di guerra. - V. Sir E. Grey, pur non dando loro alcuna
sicura promessa, ha fatto tuttavia capire all'Ambasciatore di Ger-
mania in Londra che noi probabilmente non saremmo rimasti estranei
al conflitto. - VI. Durante le trattative, la Germania fece un tentativo
di voler soddisfare i nostri desideri e ciò allo scopo di garantirsi
la nostra neutralità. Alcune di queste proposte non erano realizza-
bili, ma noi non abbiamo fatto nulla da parte nostra per rendere,
in via diplomatica, meno irrealizzabili tali proposte. Infine Sir E.
Grey le ha respinte tutte in blocco. La Germania teneva tanto ad
una localizzazione della guerra che l'Ambasciatore tedesco pregò
Sir E. Grey di far conoscere a quali condizioni l' Inghilterra sa-
rebbe rimasta neutrale : ma Sir E. Grey rifiutò su ciò ogni discus-
sione. Di questi fatti non fecero parola né il P. Ministro Asquith, né
Sir E. Grey. - VII. Quando Sir E. Grey si avvide che la pace non
si poteva più mantenere fra la Germania e la Russia, concepì il piano
di trascinare noi in guerra, servendosi del Belgio come pretesto »].
20
121. Maffii (Maffio) [anonimo] redattore-capo della « Tribuna » : Rias-
sunto della situazione alla fine delV anno [1914] (4 art., Tribuna,
Roma, Numeri del 25, 26, 28, 31 die. 1914)- [i- Cinque mesi di
guerra nel teatro occidentale. L'arretramento tedesco dalla Marna.
Bilancio e previsioni. - 2. Cinque mesi di guerra navale e il domi-
nio del mare. - 3. La guerra nel teatro orientale. Il fallimento del-
l'offensiva di Hindenburg. - 4. Riassunto delle guerre austro-serba,
russo-turca e nelle colonie].
122. Maffii (Maffio) : I fatti e i discorsi del giorno. Le battaglie fuor
dei campi di battaglia {Tribuna, 18 dicembre 1914). [« ... Bisogna
sgombrare dalla coscienza comune il convincimento che la for-
tuna dei nostri malaugurati partiti sia avvinta con quella delle coa-
lizioni in lotta sui campi di battaglia. Il Borgese, per esempio, ha
messo a nudo con profonda acutezza l'inconsistenza logica dell'opi-
nione corrente secondo la quale sarebbe legata agli eserciti di Joffre
la sorte della democrazia in Europa. Il Caroncini, con la scorta di
dati positivi e perfino statistici, ha mostrato la follia retrograda di
quanti aspettano da una vittoria finale del Kaiser il colpo di grazia
al socialismo contemporaneo. Tali verità dovrebbero doventare abi-
tudinarie, con l'effetto di restituirci una serenità che sembra essere
stata smarrita a qualche bivio ideologico. Bisogna spegnere que-
st' animula vagula che pervade le fibre sane e giovani del tempe-
ramento italiano e lo fa ingarzullito o sgomento ad ogni titolo su
sei colonne che spunta in fronte a un'edizione speciale. Dalle nostre
pagine spesso è partita la persuasione capace di rimetter l'equilibrio
nelle impressionabilità troppo turbate ; ma non bastano gli articoli
di giornale. Occorre che tutti, nella loro sfera d'azione, concorrano
con la parola, con la propaganda, con l'esempio, con la diritta in-
terpretazione dei fatti, a ridonare all'opinione italiana quella lucidità
e quella fermezza che troppi logori preconcetti, troppe mostruose
filìe, troppo smercio di frasi fatte, le hanno fatto perdere. Le asso-
ciazioni politiche, invece di far la revisione all' umanità in ogni or-
dine del giorno, sarebbero sopra tutto indicate a questo scopo... »].
123. Mausbach ("Prof. Dr. Josef): Vom gerechten Kriege 11. seinen Wir-
kungen (Kriegsvortràge der Universitàt Miìnster i. W.) (Miinster,
Borgmeyer u. Co., 1914). [24 pag. in 8°].
124. Maver (Dr. Ernst Freiherr von) : Die vòlkerrechtliche Stellung Ae-
gyptens J. U. Kern's Verlag (Max Mùller) Breslau, 1914, 8°, i voi.).
[Pubblicato da W. Schùcking e Hans Wehberg. Vedi stcb vocibus'].
125. Mavor des Planches : L'Italie et la grande guerre. - Lettre d'un
italien au directeur d'une revue allemande (Torino, Vincenzo Bona,
edit. di S. M., 1914, opus, di 48 p. in 8°). [L'Italia doveva essere
neutrale perchè così le comandavano i suoi più vitali interessi, e lo
poteva perchè il trattato di alleanza non le faceva nessim obbligo di
21
partecipare ad una guerra non solo da lei non preparata e non vo-
luta, ma anche diretta a fini contrari alla sua politica dì equilibrio
e di conservazione. Ora son precisamente questi due punti che
l'eminente autore di questa brochure illustra lungamente con grande
copia di fatti e d' argomenti di solida inconfutabilità, i quali fanno
di questa pubblicazione la dimostrazione più chiara, più esauriente
e più originale che si sia mai fatta del punto di vista italiano. L'A.
si assume dunque di dimostrare che l'Italia doveva astenersi dal-
l'entrare nel conflitto per due ragioni : perchè l'alleanza prevedeva
solo il caso di una guerra difensiva, e perchè nulla può costringere
una nazione ad agire contro i suoi interessi. Ciascuna di queste ra-
gioni, presa separatamente, bastava a renderci la nostra libertà di
azione ; le due riunite ci creano una situazione giuridicamente e
moralmente inespugnabile. Il barone Mayor des Planches rifa la sto-
ria critica della Triplice Alleanza, istituita con uno scopo puramente
pacifico e difensivo, mostra come la Germania abbia deviato da
questa linea ed inaugurato una politica aggressiva, e dice che dal
momento che questa trasformazione era avvenuta l'Italia era libe-
rata dal casus foederis perchè l'alleanza era stata fatta per la difesa
e non per l'attacco. L'A. afferma che i nostri uomini di Stato non
si lasceranno trascinare dalle impulsioni della piazza, ma sapranno
certo far valere la nostra neutralità vigile ed armata, per la tutela
degli interessi italiani di fronte agli imprevisti del cataclisma sociale
a cui noi assistiamo. E conclude : « Noi abbiamo avuto il dovere
della neutralità e noi lo compiamo. In seguito altri avvenimenti,
altri doveri possono succedere a questo. Noi li compiremo. In at-
tesa « teniamo le polveri asciutte» secondo la raccomandazione di
Cromwell, e « sempre in guardia ! » secondo il motto di Bismarck ».
L'opus, è stato pubblicato senza nome d'autore, nel dicembre del
1914 ; ci è stato favorito dallo stesso barone E. Mayor des Planches,
Ambasciatore on. di S. M. il Re].
126. Merlin (Carlo): Il problema economico di Trieste [L'Azione, a. I,
n. 32, 13 die. 1914)-
127. Mecrer (Dr. jur. und phil. Christian) Geh. Hofrat und Prof, der
Rechte an der Un. Wùrzburg : Der Volkskrieg und das Slrafgericht
uber Lówen. [Vedi Neukamp, Kraus etc.].
128. Mever (Prof. Dr. Arnold Oskar), Professor der Geschichte an der
Universitàt Rostok : Worin licgt Englands Schuld? 18. Heft der
von Ernst Jàckh herausgegebenen Flugschriftensammlung Der Deut-
sche Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 31 p. 8").
[« Der Verfasser darf als einer der grùndlichsten Kenner der Ge-
schichte Englands gelten, ùber Einzelfragen daraus hat er bereits
verschiedene bedeutsame Monographien veròffentlicht. Auch scine
Fliigschrift zeugt von dem klaren Blick und der vorurteilslosen
— 22 —
Betrachtungsweise des ausgezeichneten Historikers, der sich bemiiht,
eine Antwort zu geben auf die Frage : Hat England den Krieg nur
verschuldet oder hat es ihn auch gewollt ? War England vorsàtzlicher
Brandstifter oder hat es nur mit dem Feuer gespielt, ohne das Feuer
zu wollen ? Das ist die Frage, die wir uns seit dem Kriegsausbruch vor-
legen miissen, da wir wissen, dass ohne die Gewissheit von Englands
Teilnahme Russland und Frankreich es wohl nicht zum Krieg hàtten
kommen lassen. Wir dùrfen sagen, dass es dem Verfasser gelungen
ist, in lichtvollen Darlegungen darauf eine Antwort zu geben ; ein
kurzer Abriss von Englands auswàrtiger Politik zeigt, wie immer
mehr und mehr das aufstrebende Deutschland als eine Gefahr an-
gesehen wurde, die sogar den naturgemàssen englisch-russischen
W^eltgegensatz in den Hintergrund dràngte und England dann zu
dem freundschaftlichen Anschluss an die deutschfeindlichen Zwei-
bundmàchte brachte. Dass England den Krieg gewollt und von lan-
ger Hand vorbereitet habe, dafùr sieht der Verfasser jedoch keine
Beweise erbracht ; dafùr spricht wed'er das Verhalten Englands an-
làsslich der bosnischen Annexionskrisis noch der Marokko-krisis. Ist
es richtig, dass England den Weltkrieg nicht gewollt hat, warum —
so fragt man — hat es ihn dann nicht verhindert ? Die Antwort da-
rauf ist zugleich die Antwort auf die Frage nach Englands Schuld,
die darin liegt, dass England, ohne den Krieg zu wollen, zur Stàr-
kung seiner diplomatischen Stellung gegenùber Deutschland Mittel
angewendet hat, die ungemein gefahrdrohend fùr den Frieden waren.
« Es war eine Politik von gigantìscher Frivolitàt, die England zwar
in der Macht des Zweibunds eine unvergleichliche Rùckendeckung
bot, aber gleichzeitig unmittelbar und vor aller Augen am Abgrund
des Weltkriegs entlang fùhrte und schliesslich in vòlliger Ohnmacht
endete, denn als der òsterreichisch-serbische Konflikt sich zum òs-
terreichìsch-russischen und damit zum europàischen Brande zu er-
weitern drohte, da lag es nicht mehr in der Macht der englischen
Diplomatie, Einhalt zu gebieten : England konnte gar keinen Druck
auf seine Ententegenossen ausùben, denn die Leitung der Entente
war ihm vòllig entglitten ». Es darf noch hervorgehoben werden,
dass der Verfasser eine glànzende Schilderung der Charaktere von
Grey und Churchill bringt auf Grund persònlicher Eindrùcke »].
129. Nathan (Dr. Paul) : Die Enttàiischungen unserer Gegner. 11. Heft
der von Ernst Jàckh herausgegebenen Flugschriftensammlung Der
Deutsche Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 35 p. 8°).
[« Der Verfasser gibt eine Uebersicht ùber den bisherigen Verlauf des
Krieges, der — was Deutschland betrifft — sich so ganz anders
entwickelt hat, als unsere Feinde erwarteten. Er schildert die Hoff-
nungen auf eine innere Zersetzung des Deutschen Reiches bei Aus-
bruch eines Krieges, die unsere Gegner stets als einen Faktor bei
— 23 —
ihren Berechnungen eing^etzt hatten. Die Einmùtigkeit aller unse-
rer Parteien, die innere Geschlossenheit aller Volkskreise muss eine
der grimmigsten Enttàuschungen besonders der Englànder gevvesen
sein. Der Verfasser versteht es ausgezeichnet, ali die verfelilten Kal-
kulationen aufzudecken, mit deneii sich die Englànder, Franzosen
und Russen gegenseitig den Krieg gegen Deutschland als ein Un-
ternehmen ausmalten, dessen Ausgang fùr sie nach ihrer Ansicht
durchaus nicht zvveifelhaft sein konnte. Wie nun der fiir sie so ganz
unerwartete bisherige Verlauf des Krieges mit ali seinen Wirkungen
ihre Erwartungen und Hofihungen enttàuscht, weis Nathan in knappen
Strichen ungemein eindringlich und fesselnd zu schildern »].
130. Naumann (Dr. Friedrich"), Mitglied des Reichstags: Deutschland und
Frankreich. 1. Heft der von Ernst Jàckh herausgegebenen I""lugschrif-
ten-Serie Der Deutsche Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart,
1914, 27 p. 8"). [« Das Thema wird weite Kreise ebenso anziehen wie
der Verfasser, der es behandelt. In Naumanns Ausfìihrungen kommt
zunàchst recht klar die allgemeine Stimmung der Deutschen gegen
die Franzosen zum Ausdruck : bei allem Ekel vor der Verlogenheit
franzòsischer Manifeste und Kriegsberichte, bei aller Erbitterung iiber
die Hinterlist und Grausamkeit, deren sich Militar und Zivilbevòlke-
rung des feindlichen Landes schuldig machen, denken wir iiber die
Franzosen selbst milder als ùber ihre beiden Verbiindeten. Naumann
weist sehr klar und ùberzeugend nach, warum und wie sehr es im
Interesse beider Teile làge, wenn Frankreich mit Deutscjiland so
bald wie mòglich einen ehrlichen Separatfrieden abschlòsse. Die
Wahrscheinlichkeit hierfiir hàlt er freilich fiir zienilich gering, und
so fasst er denn auch die Mòglichkeiten ins Auge, die sich aus
eineni gemeinsamen làngeren Ausharren des Dreiverbandes ergeben
— Mòglichkeiten, unter denen Frankreich und Engìand noch viel
schwerer zu leiden haben wiirden als wir. Ali dies ruhig und leiden-
schaftslos schon im voraus zu bedenken, erklàrt Naumann mit Recht
fùr eine vaterlàndische Pflicht : « Wir haben keinen Bismarck, der
fiir uns denkt, also sollen wir alle mitdenken, damit ein gemeinsa-
mes Denken dorthin wirkt, wo in schwerer Verantwortlichkeit die
Ergebnisse formuliert werden ». — Auf Einzelheiten der trefilichen
kleinen Schrift gehen wir hier absichtlich nicht welter ein, doch sei
wenigstens noch hingewiesen auf die Charakteristik der Persònlichkeit
und Politik des ermordeten Sozialistenfiihrers Jean Jaurès, dem es
Lebensaufgabe war, fiir ein friedliches Nebeneinander- und Miteinan-
derleben der beiden grossen Kulturnationen zu wirken. - Das ganze
Heft bietet, wie sich das bei Naumann fast von selbst versteht, nicht
nur die lichtvolle Eròrterung einer Einzelfrage, es bedeutet auch
einen Beitrag zur Erziehung zu politischem Denken, die dem deut-
schen Volk so notwendig ist »].
— 24 —
131. Naumann (Friedrich) : Kriegschronik (Sonderausgabe der Hilfe,
Monatliche Hefte, Berlin-Schòneberg, 1914). [« Ins Feld und an
Lazarette kostenfrei »].
132. Nelte (Dr. Otto), Rechtsanwalt beim Oberlandesgericht Kòln : Die
belgische Frage. [Vedi sub vocibus Neukamp, Kraus etc.].
133. Neukamp (Reichsgerichtsrat Dr.) in Leipzig: Die Haager Friedens-
konferenzen und der Europdische Krieg. [Vedi Neukamp, Kraus etc.].
134. Neukamp, Kraus, Strupp, Meurer, Stier-Somlo, Kohler, Nelte:
Deutschland und der Weltkrieg (Zur Geschichte des gegenwàrtigen
Krieges) (Bresiau, 1914, J. U. Kern's Verlag (Max Miiller), 212 p.
8"). [Sottotitolo : « Die Entsteliung und die wichtigsten vòlkerrecht-
lichen Ereignisse des Krieges, unter Abdruck aller wichtigen Doku-
mente dargestellt von deutschen Vòlkerrechtslehrern ». « Nun hat
sich auch die deutsche Vòlkerrechtswissenschaft zusammengetan ,
um Uber die Entstehung und die wichtigsten Begebenheiten des
gegenwàrtigen Krieges vom Standpunkte des internationaien Rechts
zu urteilen. Das soeben in J. U. Kern's Verlag (Max MùUerì in
Bresiau erschienene Sonderheft der Zeitschrift fUr Vòlkerrecht, be-
titelt Deutschland und der Weltkrieg , enthàlt ver allem eine einge-
hende Eròrterung der direkten und indirekten Ursachen des Welt-
krieges aus der Feder von Dr. Strupp in Frankfurt a. Main. Der
grosse Wert dieses Aufsatzes beruht vor allem auf der Verarbeitung
des gesamten offiziellen Materials der in Slreit befindlichen Màchte.
Sogar das russische Weissbuch \sic'\ ist neben dem deutschen, òster-
reichischen, englischen usw. Material auszugsweise wiedergegeben.
Der mit reichen Literaturnachweisen versehene Aufsatz dùrfte zur-
zeit die eingehendste Darstellung der Entstehung des Krieges sein.
In dem Hefte finden wir sodann eine genaue Darstellung der
Schreckensnacht in Lòwen und eine juristische Untersuchung des
Falles aus der Feder von Geheimrat Meurer in Wiirzburg. Der
bekannte Professor an der Kòlner Akademie Stier-Somlo schreibt
ùber die deutsche Verwaltung in Belgien ; Reichsgerichtsrat Neukamp
untersucht, wie weit die Gegner die Abkommen der Haager Kon-
ferenzen verletzt haben und empfiehlt rastlose Weiterarbeit der
Vòlkerrechtswissenschaft fùr die Fortentwicklung der friedlichen
Staatenorganisation. Geheimrat Kohler schreibt vor allem ùber die
Frage des Patentrechts vom internationaien Standpunkte aus und
rechtfertigt in einem weiteren Aufsatze das Vorgehen Deutschlands
gegeniiber Belgien. Das Aktenmaterial Deutschlands gegenùber Bel-
gien enthàlt ein Aufsatz von Rechtsanwalt Nelte in Kòln. Privat-
dozent Dr. Kraus in Leipzig prùft das ósterreichische Ultimatum
gegeniiber Serbien in einem iiber die Verantwortlichkeit der Staaten
betitelten Aufsatze. Das Heft enthàlt eine Fiille schàtzbaren Mate-
rials und wird in alien Kreisen Deutschlands und der neutralen
— 25 —
Lànder einen dauemden VVert als die glànzendste Rechtfertigung
des deutschen Verhaltens behalten »].
135. Oncken (Hermann): Deutscìilands Weltkrieg und die Detitschameri-
kaner (Deutsche Verlagsanstalt, Stuttgart, 1914, 23 p. in 8°). [6" fa-
scicolo delle Politische Flugschriften « Der Deutsche Krieg » herausg.
von Ernst Jàck/i\.
136. Péladan. Vedi: Un' intervista con Joséphin Péladan circa la sua pro-
fezia sulla Guerra, di Cesare Vesme, ne La Stampa di Torino,
2 genn. 1915.
137. Prinzivalli (Gino) : Gli Stati belligeranti nella loro vita economica,
finanziaria e militare alla vigilia della guerra (Treves, Milano, 1914,
I voi. in 16°). [È un quadro molto interessante e, per sommi capi,
completo. L'autore ha una speciale competenza avendo pubblicato
nel 1914 presso i Frat. Treves un libro (molto lodato dai compe-
tenti) sulla Banca moderna^
138. Ratzel (Friedrich): Deutschland. Einfiihrung in die Heimatkunde
(Georg Reimer, Berlin W. io, 1914, con 4 tavole e 2 carte). [3* nuova
edizione (postuma) in occasione del Weltkrieg. « Die Heimat, in der
die starken Wurzeln unserer Kraft grùnden, soli jeder vor allem
genau kennen »...].
139. Reventlow (Graf Ernst zu) : Ettgland, der Feind. 16. Heft der von
Emst Jàckh herausgegebenen Flugschriftensammlung Der Deutsche
Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 35 p.8°). [«Wirsind
beute im klaren darùber, durch wessen Mitschuld in erster Linie der
grosse Vòlkerkrieg entbrannt ist. England war das Aufstreben Deutsch-
lands, seine Entwicklung zur Weltmachtstellung ein Dorn im Auge,
und es versuchte mit alien Mitteln, unser Streben nach Be-
hauptung und Ausdehnung unserer Position einzuschrànken. Graf
Reventlow, der sich durch eine Reihe politischer Bùcher einen be-
kannten Namen geschaffen hat und dessen Ausfiihrungen wir stets
besonderes Interesse entgegenbringen dùrfen, schildert diese Mittel,
deren sich England zur Verwirklichung seines Zieles bediente. Sein
klarer politischer Blick und seine Vertrautheit mit den geschichtli-
chen Vorbedingungen machen des Verfassers Arbeit ungemein ins-
truktiv und anregend. Als « einen Verneiner unseres Daseins »
schildert er uns England, und jedermann wird seinen Schlussworten
zustimmen mùssen : « Dieser hasserfùllte Feind unserer Art und
unserer Arbeit muss unschàdlich gemacht werden »].
140. RoHRBACH (Dr. Paul): Warum es der Deutsche Krieg ist ! i. Heft der
von Ernst Jàckh herausgegebenen Flugschriften-Serie Der Deutsche
Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 30 p. 8°). [« Wer
die grosse Zeit, in der wir beute stehen, mit wachen Sinnen ernst-
haft miterleben will, dem wird es nicht geniigen, aus Extrablàttern
und Tageszeitungen sich ùber den àusseren Verlauf des Krieges zu
— 26 —
uiiterrichten ; er wird nicht nur von den gewaltigen Kàmpfen hòren
vvollen, sondern immer wieder nach den Grùnden fragen, die den jetzl
tobenden Weltbrand fast mit Naturnotwendigkeit entfacht haben, und
er wird zu wissen begehren, was fùr uns Deutsche der innerste Sinn
und das letzte Ziel dieses titanischen Ringens sein muss. An alle,
die in solcher Gesinnung an den Ereignissen teilnehmen, wenden sich
die Flugschriften Der Deutsche Krieg, die von den bekanntesten und
verdientesten Mànnern der Wissenschaft^und der aktiven Politik ver-
fasst sind und deren erste uns jetzt vorliegt; sie wird schon durch
den Namen ihres Verfassers, Dr. Paul Rohrbach, die Aufmerksamkeit
auf sich ziehen ; geniesst doch Rohrbach als einer der ersten Vor-
kàmpfer fùr kraftvolle deutsche Weltpolitik schon lange hohes, ver-
dientes Ansehen und ist besonders durch sein Buch Der deutsche
Gedanke in der Welt in den weitesten Kreisen bekannt geworden.
In der vorliegenden Flugschrift gibt er in Beantwortung der Frage,
warum dieser Krieg der Deutsche genannt werden soli, eine ebenso
knappe und klare Darstellung der politischen Gesamtlage, die zum
Krieg fìihrte ; er weist nach, wie dieser Krieg auf lange hinaus ùber
das Schicksal des deutschen Volkes und germanischer Kultur ent-
scheiden wird, und in Schlussfolgerungen, die von Tausenden und
aber Tausenden gelesen und beherzigt werden sollten, stellt er die
Ziele auf, die wir als Siegespreis erreichen miissen, wenn nicht der
Aufwand der ungeheuren Opfer an Volkswohlstand und kostbaren,
unersetzlichen Leben schmàhlich vertan sein soli. Sein letztes Wort,
dem unser ganzes Volk aus vollem Herzen zustimmen wird, heisst :
«Griindliche, voUstàndige Abrechnung mit England! Zur Niederzwin-
gung dieses Feindes wird unser Volk auch sein Letztes unsern di-
plomatischen und militàrischen Fiihrern willig darbringen ; versagt
ihre Energie, dann laden sie die schwerste Verantwortung auf sich.
Sie mògen es noch so gut meinen, aber ihre Zaghaftigkeit wird
dann zum Verderber Deutschlands geworden sein »].
141. Rohrbach (Dr. Paul): Die innere Organisation fiir den Krieg (Das
Gròssere Deutschland, Heft 36, Dresden, 1914).
142. RoLOFF (Prof T>r. Gustav): Deutschland uìid Russland int Widerstreit
seit 200 Jahren. 9. Heft der von Ernst Jàckh herausgegebenen Flug-
schriftensammlung Der Deutsche Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt,
Stuttgart, 1914, 31 p. 8"). [« Der Verfasser untersucht eingehend und
scharfsinnig die Beziehungen Deutschlands zu Russland seit 200
Jahren, ausgehend von der Meinung, die man vielfach hòren kann,
Russland und Deutschland bzw. Preussen seien eigentlich historische
Bundesgenossen. Der Verfasser weist das Irrige dieser Ansicht nach.
Tatsàchlich haben die Beziehungen zwischen Preussen und Russland
stets stark geschwankt; bald waren sie gespannt, bald feindlich, bald
friedlich und freundschaftlich, wenn gemeinsame Gegner vorhanden
— 27 —
waren, aber stets standen zwischen ihnen gewisse unùberbriickbare
Gegensàtze, wenn sie auch nicht immer alien Augen bemerkbar
waren. Roloff schildert den russischen Expansionsdrang von dem
grossen nordischen Krieg an, um die Wende des 17. Jahrhunderts
herum, bis auf unsere Tage, eine besonders ausfùhrliche Darstellung
den Kàmpfen Friedrichs des Grossen widmend. Fragen der russischen
Offensivpolitik von damals sind jetzt wieder aufgetaucht; es gehòrt
zum Programm der Panslawisten, dass Kònigsberg und Danzig rus-
siseli werden mùssen: das Schwarze und das Baltische Meer sollen
zugleich unter die russische Botmàssigkeit kommen, so dass der
Traum Peters des Grossen in Europa erfùllt vvàre. Deutschland ver-
teidigt also in diesem Kriege gegen Russland nicht nur den wirt-
schaftlichen Zugang zu fernen Gebieten, sondern auch uralte Kul-
turstàtten im eigenen Machlbereich ; es setzt eine seit Jahrhunderten
iiberkommene Mission gegen das barbarische Moskowitertum fort»].
143. ScHAEFER (Dr. Cari Anton): Deutsch-tùrkische Freundschaft. 13. Heft
der von Ernst Jàckh herausgegebenen Flugschriftensammlung Der
Deutsche Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 43 p. 8°).
[« Der Verfasser schildert die deutsch-tùrkischen Wirtschaftsbeziehun-
gen, die die Grundlage des freundschaftlichen Verhàltnisses Deutsch-
lands zur Tùrkei bilden, das nun seine guten Frùchte zu tragen
beginnt. Seine Ausfùhrungen dùrfen beute, da auch die Tiirkei
einen Existenzkampf fùhren muss und ihre Gegner unsere Gegner
sind, auf ganz besonderes Interesse rechnen. Lehrreich sind die
Vergleiche der skrupellosen Absichten und Ziele Englands mit
unserer Politik, die stets freundschaftlich darauf bedacht war, eine
starke Tiirkei zu erhalten. Umgekehrt ist die Kraft Deutschlands
die Kraft der Tùrkei, so dass die politischen Schicksale des einen
Staates nicht ohne Riickvvirkung auf die des andern sein kònnen »].
144. SCHiEMANN (Theodor) : Gibt es eine irische Frage als internatio7iales
Problem? (Das Gròssere Deutschland, Dresden, 1914, Heft 36).
145. ScHMiDT (Arel): Die russische Sphinx. 7. Heft der von Ernst Jàckh
herausgegeb. Flugschriftensammlung Der Deutsche Rrieg (Deutsche
Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 31 p. 8°). [« Fùr den endgiiltigen
Ausgang des Weltkrieges ist eines der wichtigsten Momente die
wirkliche Starke Russlands. Darum wird eine knappe, aber von fach-
kundiger Seite stammende Darstellung der russischen Verhàltnisse in
weiten Kreisen willkommen sein. Eine solche gibt Arel Schmidt, von
Geburt Deutschrusse und mit den Zustànden der russi-schen Monar-
chie vollkommen vertraut, in der vorliegenden Flugschrift. Es ist eine
Beruhigung, diesen Ausfùhrungen aufs neue entnehmen zu konnen,
dass der riesige Staat die schon manchmal auf ihn angewandte Be-
zeichnung « Koloss auf tònernen Fùssen » vollauf verdient; und wenn
der Verfasser aus ali seinen Darlegungen den Schluss zieht, dass auch
— 28 —
die vielgepresene und- gefùrchtete, dem Umfang nach riesige Militàr-
macht Russlands im Grund ein Schwert von Pappe sei, so wird diese
Folgerung dadurch beglaubigt, dass dies Wort nicht von ihm, sondern
von einem ebenso scharfblickenden wie patriotischen Russen, dem
Fùrsten Trubetzkoi, gepràgt worden ist »].
146. ScHUBART (E.) : Ein Kriegs-Ernteamt (Das Gròssere Deutsehland,
Dresden, 1914, Heft 36).
147. ScHùCKiNG und Wehberg: Vòlkerrechtliche Monographien: i, Erich,
Probleme der internationalen Organisation ; 2. Buchi, Die Gesch.
der Pan-Amerikanischen Bewegung ; 3. von Mayer, Die vòlker-
rechtl. Stellung Aegj'ptens (3 voi. 8% |. U. Kern's Verlag, Breslau,
1914). [Il Dr. Walter Schùcking è prof. ord. di Diritto a Marburg
e membro (ass.) dell' Istituto di Diritto Internazionale. Il Dr. Weh-
berg è condirettore della Zeitschrift fùr Vólkerrecht\
148. Stier-Somlo (Prof. Dr.) in Kòln: Das Vòlkerrecht nber die Verwal-
tung in Feindesland. [Vedi Neukamp, Kraus etc].
149. Stier-Somlo. Vedi : Wehberg.
150. Strupp (Dr. Karl) Mitherausgeber des Jahrbuches des Vòlkerrechts :
Das Internationale Landkriegsrecht, erlàutert von — (Joseph Baer u.
Co., Frankfurt a. M., 19 14). [i voi. in 8" di xii-252 p.].
151. Strupp (Dr. Karl) in Frankfurt a. M. : Die Vorgeschichte tind der
Ausbruch des Krieges von 1914. [Vedi Neukamp, Kraus etc.].
152. Traub und Erzberger. Vedi Erzberger.
153. Vesme (Cesare) : Vari articoli sulle profezie relative alla guerra
(La Stampa, Torino, 1914-1915). [Vedi anche sub voce Péladan].
154. Wehberg (Gerichts-Assessor Dr. Hans): Das Seekriegsrecht (i voi.,
in 8° di 400 p., Stuttgart, W. Kohlhammer, 1914). [Quest'opera
forma la 2^ parte del 4° volume dell' Handbuch des Vòlkerrechts
edito dal prof. dott. Stier-Somlo].
155. Wehberg. Vedi : Kohler und Wehberg. Vedi : Schùcking und
Wehberg.
156. Welschinger (Henri), membre de l'Institut: La Guerre et le Clergé
frangais, igi4-igi^. [« M. H. W. prépare un livre que lui dictent
les faits héro'iques dont nos soldats sont chaque jour les témoins
émus ». Débats del 9 die. 1914].
157. Wertheimer (Dr. Fritz): Deutsehland und Ostasien. 14. Heft der von
Ernst Jàckh herausgegebenen Flugschriftensammlung Der Deutsche
Krieg (Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart, 1914, 32 p. 8'). [« Dieses
Heft ist den deutschen Helden von Tsingtau gewidmet, deren Opfer-
mut und zàhe Widerstandskraft vvir in den letzten Wochen bewundern
lernten. Die Entstehung unserer Kolonie Kiautschau, ihren Auf-
schwung und ihre Bedeutung fùr Ostasien schildert der Verfasser mit
ausgezeichneter Kenntnis der Verhàltnisse. Tsingtau wurde eine
Musteraustellung des Deutschtums, zu der Chinesen, Japaner, En-
— 29 —
glànder und Amerikaner bewundernd pilgerten. Das trotzdem gerade
Japan uns den Krieg erkliirte, der ùbrigens von der Mehrzahl der ge-
bildeten Japaner mit Widervvillen aufgenommen wurde, dafùr weiss
uns der Verfasser an Hand der Geschichte von Japans Aufstieg die
Grùnde einleuchtend auseinanderzusetzen »] (i).
158. Adriatico {L') [Anonimo] (Milano, Treves, 1914, in S'', 400 p., con
illustrazioni). [È uno studio completo, fatto da un competente, con
singolare chiarezza, condotto dal triplice punto di vista della geo-
grafia, della storia, della politica. Chiunque voglia conoscere a fondo
quei problemi politici, storici, economici che non conosciamo che
assai superficialmente e che pur rappresentano « la maggior piatta-
forma proposta all'avvenire della nostra nazione», troverà in questo
libro quanto occorre di non ignorare].
159. Alberti (Mario) del Museo Commerciale di Trieste: Adriatico e Medi-
terraneo (Milano, Ravà e C. ed., 1915, n. 5 dei Problemi italiani) (2).
[Eccone la conclusione : « L'annessione di Trieste e Fiume all'Italia,
mentre non pregiudicherebbe l'avvenire economico di questi due
porti, assicurerebbe al Paese i seguenti notevolissimi benefici: 1° Eli-
minazione definitiva del pericolo che le influenze economiche, marit-
time, nazionali e politiche dell'Italia nell'Adriatico siano per sempre
sofiTocate ; 2*^ Eliminazione definitiva del pericolo che la penetrazione
economica italiana nei Balcani col mezzo della ferrovia Danubio-
Adriatico sia sviata a favore dell'Austria e della Germania meridio-
nale, con grave colpo per il porto di Bari ; 3° Eliminazione definitiva
del pericolo che i prodotti agricoli italiani, come già avvenne per i
(1) I Numeri 1-58 di questa Bibliografia della Guerra tfelle jYazioni comprendono scrìtti
pubblicati anteriormente al i" dicembre 1914 e i Numeri 59-157 comprendono scritti pubblicati
anteriormente al i" gennaio 1915.
(2) Un Deputato scrive nel Messaggero del 27 marzo 1915 : « Il prof. Mario Alberti, del
Museo commerciale di Trieste, calcola che la ricchezza di Trieste, che è e sarà il più grande
emporio adriatico, superi i tre o quattro miliardi. Il valore di Fiume è calcolato dall'Alberti in
un miliardo e mezzo, pur trascurando le zone agricole del Friuli orientale, della Gorizia e
dell'Istria. Se poi al Trentino e all'Alto Adige si attribuisce il valore di un miliardo (cioè
il valore medio d'una provincia italiana) si ha un totale di sei miliardi e mezzo, che sarà bene
ridurre prudentemente a cinque miliardi. Questi cinque miliardi di nuova ricchezza italiana
saranno sottoposti all'imposta, la quale, per una parte, tornerà nelle regioni acquistate sotto
forma di lavori pubblici, istruzione, giustizia, ecc. ecc., e per una parte resterà allo Stato per
i bisogni generali del servizio del debito pubblico e della difesa militare di terra e di mare. —
Oggi, in cifre molto tonde, i 70 o 75 miliardi di ricchezza italiana contribuiscono tutti gli anni
alla formatione dei 1500 milioni che dedichiamo ai ministeri del tesoro, della guerra e della
marina; e cioè il 2 per cento della ricchezza va annualmente a costituire il fondo dedicato al-
l'onere del debito e alla difesa del paese. — Ebbene, mantenendo questa percentuale, i cinque
miliardi di nuova ricchezza, che aggiungeremo all' Italia dopo una guerra vittoriosa, potranno
aumentare di cento milioni questo fondo. E poiché le spese militari non dovranno aumentare
per il fatto dell'ampliamento del nostro paese — che anzi sarà meglio difeso da un confine
militarmente piiì forte — è da concludere che i cento milioni annui che affluiranno all'antico
fondo di 1500 milioni, serviranno a sopportare l'onere del nuovo debito di due miliardi. Ciò
vuol dire che il nuovo acquisto territoriale sopporterà per intero il suo costo ».
— 30 —
vini, sieno tagliati fuori dallo smercio nella Venezia Giulia ; 4" Elimi-
nazione definitiva del pericolo che i nostri pescatori nell'Adriatico si
trovino chiusi i mercati di Trieste e Fiume e s'impedisca l'esportazione
del pesce nell'Austria e nella Germania meridionale ; 5° Incremento
della ricchezza nazionale privata per una somma di molti miliardi ;
6° Apertura di nuovi e ricchi sbocchi alle industrie italiane ; 7° Grande
avvenire per la navigazione italiana nell'Adriatico ; 8° Dominio as-
soluto — economico, marittimo e militare — sull'Adriatico ; 9° Si-
curezza piena e completa di confini, così che non ci saranno più da
temere facili invasioni nemiche attraverso il Trentino e lo ludri.
Non basta : il possesso della Venezia Giulia ci assicurerà due altre
cose ancora, delle quali non fu fatta parola prima di adesso, ma che
meritano ampia discussione, e cioè : io'' Posizione di superiorità
nei negoziati commerciali coi paesi dell'Europa centrale; 11° Primato
marittimo mercantile nel Mediterraneo »].
160. Allievi (Comm. Ing. Lorenzo) : La Guerra e le Marionette econo-
miche {Rivista delle Società Commerciali, Roma, 1915). [L'articolo è
stato riprodotto nel Popolo Romano del io e dell' 11 febbraio 1915.
L'Ing. Allievi è assai noto perchè a lui si deve il primo riordina-
mento della « Società pel Risanamento di Napoli » e della « Soc.
Ital. di Elettrochimica ». Il suo studio è una violenta polemica con-
tro i più illustri teoristi italiani che predicano l'ostracismo al con-
corso del capitale estero (leggi : tedesco e austriaco) e contro gli
uomini eminenti tanto in materia di credito quanto in materia indu-
striale, che lo rappresentano. Ma non si deve scordare che l'Allievi
scrive un po' Cicero prò domo sua perchè i suoi capitali sono in gran
parte impiegati in Austria, e il meglio della Società Carburo di cui
egli è tnagna pars è in Austria-Ungheria. Ad ogni modo la chiarezza
dello scritto e le non poche verità ch'esso contiene, lo additano
all'attenzione degli studiosi di queste discipline. Discute le afferma-
zioni del Monzilli, del Pareto, di Eteocle Lorini « ridiventato sem-
plice nazionalista », del prof. Einaudi « dai sofismi verbali » (sic/)
e che « ignora elementarissime cose », del Cabiati e dei Direttori
della Rass. Contemp., Picardi e Cesarò].
161. Almaiiacco per tutti (Z,'), anno 2" (Milano, Casa ed. Ravà e C., 191 5).
[Dice tutto ciò che occorre sapere Sul Calendario, Sul nuovo papato,
Sui nostri legislatori. Sugli eventi del ig/4, Sull'annata sportiva. Sul-
l'annata agricola, Sulla moda per il 1915, Sulla cucina e guardaroba.
Sulla donna infermiera, Sull'esercito e la flotta. Sulla mobilitazione,
Sulla gravide guerra. — Contiene inoltre circa 700 brevi biografie di
notabilità italiane e straniere. — E una piccola Enciclopedia dell'at-
tualità'].
162. Amadasi (Generale) ed Alfonso B. Mongiardini. Vedi Mongiar-
DINI.
— 31 —
163. Amfiteatroff (Alessandro), pubblicista russo : Cofne Guglielmo II
fu abbandonato dal suo pittore polacco {Il Pìccolo Giorn. d'Italia,
n. dell' 8-9 febbr. 1915). [Il celebre pittore di battaglie, il polacco
W. Kossak, il quale è stato parecchio tempo in gran favore dell'Im-
peratore Guglielmo II, e s'è staccato dal suo protettore dopo il fa-
moso discorso antipolacco di quest'ultimo a Marienburg in occasione
delle feste per il giubileo dell'Ordine Teutonico, ha pubblicato una
interessantissima autobiografia {IVspomnenià). W. Kossak è nato nella
notte fra il 31 dicembre 1856 e il 1° gennaio 1857, a Parigi. La rot-
tura fra il pittore e il Kaiser è cosi narrata dall 'Amfiteatroff: « Io
vi richiamo tutti, o cavalieri dell' Ordine Teutonico — esclamò Gu-
glielmo a Marienburg — alla santa lotta contro l'insolenza polacca
e l'alterigia sannata! ». Secondo il racconto del conte Wedel, citato
dal Kossak, un quarto d'ora prima del famoso discorso, il Kaiser
chiese perchè non si facesse vedere il Kossak. — Maestà, — gli si
rispose — egli non è venuto. — Si sarà almeno scusato ? — No ;
ha mandato un telegramma in cui annuncia che non viene. — Gu-
glielmo dopo qualche minuto si alzò e pronunziò il discorso che
Wedel chiama « sciagurato ». Il Kossak prese allora la ferma deci-
sione di lasciar immediatamente Berlino. Egli s'incontrò con Gu-
glielmo, l'indomani, alla rivista per l'arrivo della deputazione au-
striaca. Il Kaiser fece finta di non essere adirato con il Kossak ; fu
di nuovo gentile con lui ; gli parlò dei futuri lavori. Ma il Kossak
non si arrese a queste lusinghe. Egli decise di accelerare anche di
più la partenza da Berlino perchè nei giornali erano apparsi accenni
alla sua presenza a Marienburg ed ai suoi complimenti al discorso
del Kaiser. Da tutte le parti della Polonia gli venivano proteste.
Kossak rispose a queste accuse con un telegramma a suo fratello :
« Nonostante l'invito dell'imperatore, non andai a Marienburg. Ho
deciso di lasciar Berlino subito ». All'indomani a mezzogiorno ebbe
luogo il suo ultimo incontro con Guglielmo, in un ambiente poco
ordinario. Guglielmo, assieme all' imperatrice, arrivò nello studio del
pittore per posare : il Kossak faceva un suo ritratto a cavallo. All'in-
vito del pittore, l'imperatore si arrampicò sul cavallo di legno, e
prese una posa orgogliosa. Il Kossak riusci ad immortalare questa
posa tragicomica con una fotografia riprodotta nel suo libro. — In
questa nostra ultima intervista — scrive Kossak — egli mi guardava
dall' alto del cavallo di legno ed io leggevo chiaramente nei suoi
occhi forse rammarico, forse rimprovero. Egli non poteva ancora
conoscere la mia decisione, ma sentiva qualche dispiacere, e cosi io
mi spiego la sua espressione. — La sera stessa il Kossak comunicò
al generale von Plessen, maresciallo di Corte, la sua intenzione di
lasciar Berlino. Contemporaneamente a ciò i giornali pubblicarono
il sopracitato telegramma al fratello. Tutta Berlino parlò della par-
— 32 —
tenza del Kossak. Von Flesseti esortò lungamente il pittore a rinun-
ziare a questo passo decisivo. Egli rammentò al Kossak tutti i favori
concessigli dal Kaiser, sottolineò il fatto che l'atto suo poteva influire
sulle « simpatie » di Guglielmo per il popolo polacco, dimostrò la
inutilità di mescolare con la politica l'arte che è internazionale, ecc....
]\Ia il pittore fu incrollabile e decise di compiere quello ch'egli con-
siderava suo dovere civile. Egli dichiarò risolutamente che il suo
pennello non poteva lavorare in gloria di un uomo che s'era affer-
mato nemico dei polacchi. Il congedo del Kossak fu accettato; ma
dopo poco Berlino intavolava nuove trattative con lui. Anche questa
volta però il Kossak declinò definitivamente le proposte della Corte
tedesca. E non tornò più a Berlino »].
164. Andriulli (Giuseppe A.): I Documenti della graìide guerra, raccolti
da — , con una Prefazione di Guglielmo Ferrerò (i voi. di 120 p.,
Milano, 1915, Ravà e C. editori). [Là prefazione dèi Y^rrero è stata
pubblicata nel 1914 in 2 art. del Secolo di Milano e poi, ampliata,
è divenuta un art. della R. d. Deux Mondes, 2" sem. 191 4].
165. Arren (Jean): Serie di articoli di politica estera {L'Eclair, diretto
da E. Judet, Parigi, \^i/^, passim). [Arren è morto nel genn. del 1915,
valorosamente. Leggevasi nella Tribuna del 23 genn. : « Fra i nomi
dei caduti di questi giorni sui campi di battaglia, va segnalato quello
del redattore-capo déiVEclair, Giovanni Arren. Giovanni Arren era
molto noto per la sua competenza nelle questioni finanziarie e di po-
litica estera. Prima di essere richiamato sotto le armi aveva scritti
molti articoli sull'origine dell' attuale guerra. In un recente combat-
timento presso Verdun, durante 1' assalto ad una trincea tedesca,
ebbe il cuore trapassato da una scheggia di granata »].
166. AsKENAZv (Szymon), Prof, di Storia Moderna all'Univ. di Leopoli
(Lemberg, Polonia) : Cornile general de secours pour les victimes de la
guerre en Bologne; Commission executive: Vevey {Suisse) Grand Hotel
(Vevey-Lausanne, février 1915). [Foglio volante di 3 p. in 4°, non
firmato ma che sappiamo redatto dal celebre storico polacco Aske-
nazy, biografo del Principe Poniatowsky ed autore di molte opere di
Storia. Ecco il testo completo del notevole Proclama : « I). La Po-
logne, plus qu'aucun autre pays, est à la fois le théàtre, l'objet et
la victime de la guerre actuelle. — Le front des armées belligérantes
s'étend de ce coté sur une ligne d'environ 1000 kilomètres, depuis
les lacs Mazuriques jusqu'aux cols des Carpathes, entre les deux li-
mites des terres polonaises. Il traverse tout le Royaume de Pologne
et la Galicie, lerritoire de 200,000 kilomètres carrés et de 21 millions
d'àmes. Trois millions d'Austro-Allemands s'y battent contre quatre
millions de Russes. Depuis plus de six mois, ces 7 millions de com-
battants sont ainsi à l'oeuvre, pour fouler, s'arracher le sol polonais,
pour affamer, exterminer sa population. — Dans cette guerre qui se
— 33 —
déroule sur leur propre pays et qui le ruine, les Polonais ont à com-
battre dans chaque camp pour une cause qui n'est pas la leur. IIs
sont astreints à un devoir fratricide; et, placés généralement en pre-
mière ligne, par l'un et l'autre adversaire, ils doivent trop souvent,
dans les corps à corps, s'entretuer à l'arme bianche. Au surplus, ils
sont recrutés dans une proportion exceptionnellement forte. Ils ne
jouissent d'aucun des délais et exemptions de service, accordés aux
provinces centrales des États belligérants, et surtout aux grandes
villes et à certaines branches importantes de l'industrie. Ils sont, au
contraire, soumis à un mode de conscription des plus rigoureux,
applicable aux provinces de frontière, afin de soustraire à temps tous
les conscrits dont l'ennemi pourrait s'emparer. Jusqu'à présent les
Polonais ont fourni un million et demi de soldats, répartis à peu près
par moitié entre les armées russe et austro-allemande. Ils ont perdu,
en tués, blessés et prisonniers, environ 400,000 hommes. Et tout
cela : sic vos, non vobis. — II). Le Royaume de Pologne (Pologne
du Congrès, Pologne russe), comprenant io gouvernements, 127,500
kilomètres carrés et 13 millions d'habitants, à l'exception seulement
du gouvernement de Siedlce et partiellement de celui de Varsovie et
de Lomza, fut atteint directement par la guerre sur une superficie de
100,000 kilomètres carrés, correspondant à io millions d'àmes. Les
gouvernements de Lublin et Piotrkow, les plus grands et les plus ri-
ches après celui de Varsovie, ceux de Kielce, Radom, Plozk, Kalich,
Suwalki, comme aussi en partie ceux de Varsovie et de Lomza, sont
dévastés de fond en comble. — Partout le flot de l'invasion a inondé
ce pays à plusieurs reprises. Plus de 200 villes et bourgs et plus de 9000
villages en furent submergés. Les dégàts immédiats dépassent 3 mil-
liards de francs. 5000 de ces villages ont été complètement rasés,
soit au cours des combats, soit pendant la retraite, pour enrayer la
poursuite. D'innombrables fermes, métairies et chàteaux ont été
brùlés ; plus de 100 églises détruites, plus de 1000 endommagées.
Toutes les provisions de blé et de fourrages furent saisies ; 2 mil-
lions de bétes à cornes, i million de chevaux furent réquisitionnés
ou périrent fante de pàture. Le sol méme subit des outrages ; par
suite des retranchements immenses, comme aussi par l'effet des
obus de gros calibre, la conche fertile de la glèbe fut balayée et
tellement ensevelie sous du sable et du gravier, que méme les
meilleures terres des gouvernements de Radom et de Lublin sont
condamnées pour longtemps à la sterilite. Si le petit cultivateur est
totalement ruiné, le grand propriétaire rural ne l'est pas moins, aj'ant
perdu les capitaux placés dans ses biens-fonds. Toute la production
agricole, d'une valeur annuelle de 2 milliards et demi de francs, est
anéantie pour un temps indéterminé, vu le manque absolu de se-
mailles et de bétail. La population rurale des gouvernements dévas-
— 34 —
tés, au nombre de 7 millions d'habitants, se trouve dans une misere
atroce. Les plus éprouvés d'entre eux, ceux dont les villages, ré-
duits en amas de décombres, sont situés dans la zone de feu, pé-
rissent par milliers de faim et de froid; sans abri, en haìllons, se
nourrissant de racines sauvages, de l'écorce des arbres, de charognes,
ils errent dans les foréts ou cherchent un refuge dans les villes. — Ce-
pendant les trois quarts des villes se trouvent également englobés
dans les opérations de la guerre. Plusieurs furent saccagées, comme
Kalich (50,000 h.); d'autres, centres industriels considérables, comme
Czenstochowa, Sosnowice (80,000 h. chacune) ou Lodz (450,000 h.),
envahie à deux reprises, subissent une terrible crise économique.
Varsovie, capitale de la Pologne, avec une population (900,000 h.)
presque doublé de celle de Bruxelles ou de Rome, se voit continuelle-
ment menacée d'invasion, essuye des bombardements aériens, et reste
coupée des plus riches gouvernements de l'ouest du pays. Les voies
de communication n'existent plus ; on a arraché la ligne ferree sur
une distance de 1500 kilomètres, on a fait sauter les gares et les
ponts, on a méme éventré les chaussées au moyen de charrues à va-
peur. Le bassin houillier de Dombrovva qui desservait le pays tout
entier, fut perdu dès le début de la guerre ; les mines furent dynami-
tées et inondées. Au lieu d'une livraison mensuelle de 30,000 wagons
de charbon, le pays n'a recu depuis la guerre que 100 vagons par
mois, fournis par le bassin éloigné du Donetz. Toutes les usines fu-
rent fermées, plusieurs fortement endommagées, une centaine, et des
plus importantes, détruites. Toute la production industrielle, d'une
valeur de plus de 2 milliards de francs par an, est arrétée pour un
temps indéfini. Les 400,000 ouvriers qu'elle occupait sont réduits au
chómage force. En y ajoutant les artisans sans travail, les marchands
sans commerce et leurs familles sans pain, la grande majorité de la
population urbaine, se montant à 3 millions d'àmes, est plongée dans
une detrasse profonde. On y meurt littéralement de faim ; surtout
parmi les habitants des bourgs et des petites villes, forcés de se réfu-
gier à Varsovie ou de fuir plus loin vers l'est, dans un état de denù-
ment indicible. Partout, aussi bien dans les villes que dans les cam-
pagnes, sévissent des maladies épidémiques, le typhus d'inanition,
le typhus exanthémateux, la dysenterie, surtout chez les enfants, à
cause du manque total de lait, enfin le choléra importé de tous
cótés. De plus, les hòpitaux regorgent de blessés; et le manque des
médicaments, produits étrangers par excellence, se fait vivement sentir.
— III). La Galicie (Pologne autrichienne), comprenant 82 districts,
78,500 kilomètres carrées et 8 millions d'habitants, presque dans toute
son étendue, à l'exception seulement de la ville de Cracovie et de
6 districts adjacents (5000 k. e. et 750,000 h.), à dù servir de théà-
tre de guerre. Les 17 districts attenant à la frontière de l'est
— 35 —
(i8,ooo k. e. et I million Vj h.) furent envahis dès l'ouverture des
hostilités. Mais le reste du pays (56,000 k. e. et 6 millions h.), où se
sont déroulées les opérations principales, a souffert bien davantage.
Et particulièrement une large zone transversale, s'étendant de Lem-
berg jusqu'à Bochnia (10,000 k. e. et i million h.), où furent livrées
les grandes batailles rangées, entièrement dépeuplée, n'est plus
qu'un immense cimetière. — Presque tout ce territoire eut à subir les
combats et l'invasion à plusieurs reprises, en certains endroits méme
jusqu'à sept fois de suite. 100 villes et bourgs et 6000 villages en fu-
rent atteints, et les dégàts immédiats se montent à 2 milliards de
francs. Plus de 2500 villages sont entièrement anéantis. 800,000 che-
vaux, I million Ys <^6 bétes à cornes, et presque toutes les provi-
sions de blé et de fourrages ont été saisis. La production agricole,
d'une valeur annuelle de près d'un milliard de francs, est ruinée pour
longtemps. Tel fut aussi le sort de la production industrielle, d'une
valeur d'un demi-milliard de francs par an (y compris celle des ri-
ches mines de pétrole), et occupant 100,000 ouvriers. Presque toutes
les villes sont saccagées ; plusieurs, comme Tarnopol, Brody, Tar-
now, Nisko, détruites. Parmi les plus importantes, Lemberg (Lwow,
250,000 h.), chef-lieu administratif du pays, tomba presque aussitót
aux mains de l'assaillant ; Cracovie (180,000 h.), l'ancienne capitale
où l' on couronnait les rois de Pologne, vit l'évacuation forcée de sa
population civile ; Przemysl (60,000 h.) subit encore un siège des plus
meurtriers. Plus de 700 églises ont été démolies ou fort endomma-
gées. De nombreux propriétaires fonciers, fermiers et paysans polo-
nais, surtout des districts envahis de l'est, ont dù s'exiler dans les
provinces centrales de l'Autriche. Ils y furent suivis par une grande
partie de la population des villes et de l'ancienne administration
polonaise (entre autres 40,000 employés de chemins de fer gali-
ciens). Cette émigration forcée de la Galicie dans l'intérieur de la
monarchie s'élève déjà à plus d'un million d'àmes (seulement en
Bohème il y en a 350,000). La grande majorité de ces fuyards se
trouve absolument sans ressources, dans une misere noire. D'ailleurs,
la Galicie a été frappée par toutes les calamités de destruction et de
mort, que la guerre a traìnées à sa suite à travers le Royaume de
Pologne. — D'autre part, aux limites extrémes de la Pologne, ce sont
d'abord les 300,000 Mazours polonais qui, dans la région lacustre de
la Prusse orientale, ont subi par trois fois les pires désastres de la
guerre. Ce sont ensuite les 200,000 montagnards polonais établis sur
les frontières de la Hongrie et de la Bukovine, qui, à deux reprises,
en ont été les victimes. Et ce sont enfin les 250,000 Polonais des dis-
tricts de Bialystok, de Biala et de Sokolka du gouvernement de
Grodno, qui, à leur tour, éprouvent les mémes maux. — IV). La Po-
logne, grande et ancienne parmi les nations civilisées, depuis 150 ans
- 36 -
sujette, sans tréve, à tous les supplices, maintenant supporte les
pires fléaux d'une guerre universelle, suscitée par d'autres. Sur un
territoire presque égal à celui de l'Angleterre et de l'Ecosse réunies,
et surpassant en population l'Espagne, cette nation infortunée, mais
laborieuse et d'une puissante vitalité, vient d'un seul coup d'étre
privée de tous ses moyens d'existence. Innocente victime expiatoire,
elle se voit subitement sans abri, sans nourriture, condamnée aux
suprémes souffrances, sinon à l'extermination. Tant d'infortune et
d'injustice est sans exemple dans l'histoire moderne. Et pourtant
le monde paraìt à peine s'émouvoir à la vue de ce spectacle tragi-
que. La faute n'en est certainement pas au manque de compassion,
mais au manque de renseignements exacts sur le véritable état des
choses en Pologne. Le Comité soussigné, en portant ces renseigne-
ments à la connaissance du monde civilisé, croit servir non seule-
ment la cause de sa patrie, mais aussi celle de la conscience univer-
selle. — Le Comité general de secours pour les victimes de la guerre
en Pologne. — (Le Comité General pour les victimes de la guerre en
Pologne: président, Henri Sienkiewicz ; vice-président, Ignace Pade-
rewski ; président de la Commission executive, Antoine Osuchowski.
La Banque Nationale Suisse, à Lausanne, est autorisée à recevoir
les souscriptions. Siège de la Commission executive: Vevey (Suisse),
Grand Hotel) »].
167. Associazione Nazionalista, Comitato Centrale (Corradini, Oliva,
Federzoni, Maraviglia etc): Per la guerra all' Austria e alla Ger-
mania. I: Dobbiamo liberare gli Italiani irredenti; II: Necessità di
conquistare il Trentino ; III : Necessità del predominio ital. sull'A-
driatico ; IV: Il confine orientale; V. L'eterna nemica; VI: Il pe-
ricolo tedesco; VII: Per l'unificazione morale d'Italia. (Foglio vo-
lante di 4 pagine. Roma, 21 febbr. 1915, Tip. editrice « Italia »,
via Ripetta 39; attribuito a Enrico Corradini). [«Se la Germania
trionfa della Francia, della Russia e dell' Inghilterra, se vittoriosa
si installa nel Mediterraneo, e, attraverso all'Austria sua vassalla,
arriva ai nostri confini, che potremo far noi soli contro la sua stra-
potenza ? Capitoleremo, diventeremo una provincia del Kaiser.... »].
16S. AuBiER (General): Le Combat de Cavalerie {Revue de Paris, 15 lu-
glio 1914, p. 238-265). [Interessante questo articolo, per comprendere
quale divario ci fosse fra le idee predominanti tra i capi della cavalle-
ria francese e quelle degli avversari, alla vigilia della guerra del 1914].
169. Ballatore (Generale): Potenza del pe?is̀ro nell'ora storica presetite.
Conferenza tenuta il 31 genn. 1915 nel salone della Fratellanza Mi-
litare Umberto I. [Il Tenente Generale Carlo Ballatore è vice-pre-
sidente della Federazione nazionale fra le Associazioni dei reduci
delle patrie battaglie e dei militari in congedo].
170. Barker (J. Ellis) [n. a Colonia il 9 maggio 1870, collab. di molte Ri-
— 37 —
viste inglesi, p. es. « Nineteenth Cent. Review » e « Contemp. R. »]:
The Rise and Decline of the Netherlands - British socialisni - Modem
Germany - Great and Greater Britain - The Problevis of jSIotherland
and Empire. [L'autore è uno dei più noti scrittori e giornalisti in-
glesi ; ha studiato al Royal United Service Institution e al Liberal
Union Club; appartiene al Constitutional Club. — Della vasta e com-
plessa opera sua discorreremo analiticamente; per oggi ci limitiamo
a segnalare la serie ininterrotta di articoli suoi in Riviste e giornali
inglesi dal 1900 al 1915].
171. Barone (Enrico), Colonnello, già Prof, alla Scuola di Guerra: La
Guerra (Milano, 1915 (1° voi. febbr. 1915), in 8°). [Eccone la Prefa-
zione : « Per aderire alle richieste di lettori, alle sollecitazioni di au-
torevoli amici, alle insistenze di taluno che io venero sempre come
maestro, raccolgo nel presente volume la serie dei miei articoli sulla
guerra che sono di mano in mano comparsi contemporaneamente nel
mio giornale La Preparazione e nel Giortiale d'Italia. Li ho lasciati
integralmente, come li scrissi — sul tamburo, per dir così. Talun giu-
dizio, oggi, a carte in parte scoperte, e col senno del poi, cambierei,
evidentemente; ma io nulla, raccogliendoli, ho voluto mutare degli
articoli, neppure una virgola. Giacché la raccolta di essi non mira
già a presentare una storia critica della guerra, della quale tanti e
tanti dati di fatto s' ignorano : la storia critica verrà poi. Se una
aspirazione ha, è un' altra. E mi spiego. Nell'ambiente scuro della
guerra, la difficoltà maggiore pei capi è quella del dovere spesso
prendere le più gravi risoluzioni su dati incerti e mal sicuri. Chi aspet-
tasse a risolversi che la situazione fosse perfettamente chiara, arri-
verebbe sempre troppo tardi e sarebbe inevitabilmente battuto. È
necessario, quindi, sapere sfidare quel tanto d' ignoto, che spesso
è molto. E con gli occhi dello spirito, col vigore del raziocinio, col
sussidio di una disciplinata fantasia, che i capi, i comandanti di più
alto grado, devono essere capaci di intuire, di giudicare, di decidere.
Questa è la grande e vera difficoltà : il gigantesco arco di Ulisse,
sul quale — come i Proci aspiranti a Penelope — devono saper mi-
surare la forza del loro animo e del loro intelletto gli aspiranti alla
gloria ed alla vittoria. Tutto ciò è frutto, sì, di doti naturali ; ma
anche di meditazione continua, tenace. Quale migliore occasione,
adunque, per esercitare le facoltà del proprio spirito a questa spe-
ciale logica dell' ignoto — che dee ragionare anche su cose soltanto
probabili o verosimili — qual migliore occasione di quella che si è
offerta da una grande guerra, mentre essa si svolge sotto i nostri
occhi, e durante la quale ciò che si conosce di sicuro, di certo, dalle
notizie dei giornali, è ancor meno di quanto ciascuna delle parti in
campo conosca dell'avversario? Qual migliore occasione di questa
per esercitarsi ad intravedere ed intuire la verità, attraverso alla di-
- 38 -
stanza buia, interrotta soltanto da qualche fugace bagliore ? Se un
compenso morale, pertanto, da questo lavoro insonne di pensiero e
di meditazione io mi aspetto, non è già quello che possa venirmi da
un lettore profano, il quale si compiaccia di previsioni avverate — non
faccio il mestiere di profeta, io — ; ma quello che mi può esser dato
dai cultori dell'arte — miranti a preparare degnamente sé stessi, con
Io sguardo in alto — i quali, per avventura, trovino che la rude fatica
non restò troppo al di sotto dell'alto disegno cui fu ispirata »].
172. Bazan (Enrico) : Le Froìitiere d'Italia {Corriere della Sera, Milano,
genn. 1915, passim). [Nel num. del 21 genn. studia II Saliente tira-
le se-tridentinol .
173. Bazzi : L'Italia di oggi; Volumi di politica, economia, scienza ed
arti, ordinati e raccolti a cura del Prof. Carlo Bazzi : // Progresso
Economico (Serie i*, voi. 1°, 2°, 3°) del Dott. Prof. Napoleone Co-
LAjAKNi, Deputato al Parlamento. - La legislazione sociale (Serie i*,
voi. 4") di Angiolo Cabrini, Deputato al Parlamento. - Trattati di
commercio e politica doganale (Serie i*, voi. 5°j di Edoardo Giretti,
Deputato al Parlamento. - Le Lettere (Serie i*, voi. 6°) di Renato
Serra. - Indici, Bibliografia (Serie i", voi. 7°). (Casa Editr. Bon-
tempelli, Roma).
174. Bédier (Joseph), Professeur au Collège de France : Les crimes alle-
mands d'après les témoignages alleniands (con fac-simili, Paris, Ar-
mand Colin ed., 1915, in 8°). [Questo è forse il documento più severo
e più implacabile che si sia pubblicato da che gli orrori della guerra,
hanno cominciato a occupare lo spirito dei filosofi e degli scrittori.
Documento severo e implacabile, in quanto che scritto con l'impar-
zialità di uno storico il quale non si commuove dinnanzi al mate-
riale che gli archivi gli hanno posto sotto gli occhi, ma si contenta
di collazionare e annotare col metodo dello studioso. « Ho voluto
raccogliere questi documenti » egli dice nella prefazione « in modo
che i testi fossero ben sicuri e ben controllati e ho cercato di farne
la critica con la stessa minuzia e con lo stesso scrupolo col quale
or non è molto, nei lavori della pace, discutevo l'autorità di una
vecchia cronaca o l'autenticità di una pergamena. E ho voluto che
questi documenti di una autenticità evidente, fossero anche di una
evidente autorità. Accusare è facile, provare è difficile: mai belli-
gerante si trovò nella difficoltà di citare testimoni contro il nemico ;
è per questo che mi guarderò bene di citare qui testimonianze bel-
ghe o francesi. Quelle che invocherò le ho volute tali che nessun
uomo al mondo, fosse pure un tedesco, potesse tentare di ribat-
terle : i delitti tedeschi io li proverò con documenti tedeschi ».
Come si vede, è un libro « di buona fede » a cui fa degna corona
l'epigrafe di Tacito: Pudor inde et miseratio. Cerchiamo un po' di
vedere quali siano questi documenti e che cosa essi dicano. E noto
— 39 —
come l'art. 75 del Regolamento di servizio in Campagna dell'esercito
tedesco raccomandi ai soldati di redigere il loro giornale personale,
durante la guerra, giornale che ognuno si è affrettato a tenere re-
golarmente '- dall'ufficiale all'ultimo fantaccino — e che le autorità
francesi hanno sequestrato ai prigionieri valendosi per questo seque-
stro di una autorizzazione prevista e formulata dall'art. 4 della Coìi-
venzione dell'Aja del 1907. Sono questi « giornali di marcia » che
il Bédier ha raccolti nel suo opuscolo: li ha raccolti riproducendoli
fotograficamente prima; dandone in seguito la precisa trascrizione e
finalmente la versione francese. In quelle note di soldati e di ufficiali
c'è molto da imparare, anche perchè scritte con un certo spirito
particolare : quello di far piacere ai superiori che un giorno o 1' al-
tro le leggeranno. E raccontano, naturalmente, le loro imprese per-
sonali e quelle dei loro compagni. Ecco, per esempio, quello che
scrive un soldato della Guardia prussiana — Paul Schielmann i. Kom-
pagnie, Ersatzbataillon, i. Garde Infanterie Brigade — sotto la data
del 2 settembre : « Gli abitanti sono scappati dal villaggio. È orri-
bile. Tutte le case sono chiazzate dì sangue e in quanto ai volti dei
morti sono orrendi. Li abbiamo sotterrati subito : erano sessanta.
Fra costoro molte vecchie, dei vecchi e una donna smilza, tutti or-
ribili a vedersi e tre fanciulli che si erano stretti gli uni contro gli
altri e sono morti così. Stamani, 2 settembre, tutti ì sopravvìssuti
sono stati espulsi. Ho veduto quattro bambini trasportare sopra due
bastoni una culla dove era un fanciullo di 5 o 6 mesi. Tutto ciò è
atroce a guardare. Ma colpo per colpo : fulmine contro fulmine !
Ogni casa è abbandonata al saccheggio. E ho veduto anche una
mamma coi suoi due piccoli e uno aveva una grossa ferita alla testa
e un occhio sfondato ». — « Colpo per colpo », « fulmine contro ful-
mine »: ì Francesi tirano sulle truppe tedesche e bisogna dare un
esempio tremendo per spargere il terrore. Ma è proprio vero che i
Francesi civili tirano sui soldati in marcia? Ecco il « quaderno » di
un ufficiale del 178° reggimento del XII Corpo d'armata, 1° Corpo
sassone, che getta una luce non dubbia su questi massacri dì rap-
presaglia : « 26 agosto : il mirabile villaggio di Gué d'Hassus (Ar-
denne) è stato abbandonato all'incendio sebbene innocente, a quel
che mi sembra {soli ganz unschuldig in Flammen gegangen sein).
Mi è stato detto che un ciclista è caduto dalla sua macchina e che
nella caduta il fucile è esploso : allora hanno sparato nella sua di-
rezione e gettato nelle fiamme tutti gli abitanti maschi del villaggio » .
È lo stesso ufficiale che a Bouvigny entrando nella casa di un con-
tadino agiato trova che « nell'interno i nostri uomini hanno tutto
saccheggiato come ì Vandali. Fuori nel villaggio lo spettacolo degli
abitanti fucilati e stesi contro il suolo sfida ogni descrizione. La fu-
cilazione, fatta da vicino, li ha quasi -decapitati. Ogni casa è stata
— 40 —
frugata e gli abitanti tratti fuori dai loro nascondigli. Gli uomini
sono stati fucilati, le donne e i bambini chiusi in un convento. Ma
siccome è stato tirato qualche colpo da quel convento abbiamo de-
ciso di bruciarlo a meno che non paghi, per il suo riscatto, 15 mila
franchi ». Il soldato Philipp di Kamenz in Sassonia, facente parte
della I* compagnia del 1° battaglione del 178" reggimento, scrive il
23 agosto : « La sera alle io discendiamo nel villaggio che è stalo
incendiato al nord di Dinant. Spettacolo triste e bello che faceva
fremere. All'ingresso del villaggio giacevano circa cinquanta borghesi
fucilati per aver tirato sulle nostre truppe. Durante la notte molti
altri furono fucilati, si che ne potemmo contare più di duecento.
Delle donne e dei bambini con un lume in mano furono costretti ad
assistere all'orribile spettacolo {Frauen und Kinder die Latnpe in der
Hand mussten detn entsetzlichen Schauspiele zusehen). Mangiammo,
in seguito, il nostro riso in mezzo a quei cadaveri, perchè non ave-
vamo preso niente dal mattino ». Un soldato anonimo — il quaderno
non è firmato e fu trovato sopra un morto — scrive il 22 agosto da
Langeville : « Villaggio distrutto dall' 11» battaglione del genio. Tre
donne appiccate a un albero (j Frauen an den Baùmen erhangf). Sono
i primi morti che ho visto ». E lo stesso soldato, otto giorni dopo,
nell'ultima pagina del suo quaderno annota : « È così che abbiamo
distrutto le case di quel villaggio e ucciso i loro abitanti. In una
sola di esse furono uccisi a colpi di baionetta due uomini con le
loro mogli e una ragazza di diciotto anni {2 Mànner mit ihren Frauen
und ein 18 jàhriges Màdchen erstochen) ». Il riservista Schlauter, della
33 batteria del 4" reggimento di artiglieria, scrive dal Belgio, sotto
la data del 25 agosto : « Abbiamo fucilato 300 abitanti della città.
Quelli che sopravvissero al fuoco di salve furono requisiti per sot-
terrare i morti. Bisognava veder le donne in quel momento! Ma non
si poteva fare altrimenti ». E leggete adesso questa graziosa cor-
rispondenza che il tenente Eberlein manda alle Miinchner Neueste
Nachrichten, le quali si affrettano a pubblicarla nel loro numero del
mercoledì 7 ottobre 1914 : « Abbiamo arrestato tre civili ed ecco che
mi viene una buona idea. Li mettiamo a sedere su tre seggiole e
facciamo loro capire che bisognava che stessero in mezzo alla strada.
Supplicazioni da una parte, colpi di calcio del fucile dall'altra: a
poco a poco si diviene terribilmente duri. Finalmente si sono seduti
in mezzo alla strada. Quante preghiere angosciose hanno detto ? Lo
ignoro : ma hanno tutto il tempo tenuto le loro mani unite e con-
tratte. Li compiango, ma il sistema è di una efficacia immediata : il
tiro d'infilata diminuisce e noi possiamo occupare le prime case....
Come ho saputo più tardi, il.... reggimento di riserva che è entrato
a San Die più tardi ha fatto le medesime esperienze. I quattro ci-
vili che aveva fatto sedere in mezzo alla strada sono stati uccisi da
— 41 —
palle francesi. Li ho veduti io stesso distesi in mezzo alla via che
conduce all'ospedale ». Come si vede, « la buona idea » del signor
tenente Eberlein aveva trovato degli imitatori ! Ma questa tragica
esplorazione a traverso i quaderni di guerra è piena di queste vi-
sioni atroci. Quei soldati, quegli ufficiali saccheggiano, fucilano donne
e bambini, incendiano villaggi e se ne vantano con una semplicità
veramente ammirevole. È raro che si trovi in quelle pagine — anche
se firmate da un ufficiale — una parola di riprovazione o di orrore].
175. Bédier (Joseph): Études et documents relatifs à la guerre : Les Jotir-
tiatix de guerre des prisonniers allemands ; les atrocités allemaudes
d'après des témoignages allemands (Armand Colin et C.ie ed., Pa-
ris, 1915). \_Brochure nella quale «de nombreu.x fac-similés phototy-
piques font foi » dell' autenticità di questi atroci racconti, redatti
dagli eroi tedeschi della gran tragedia. È lo stesso testo che il pre-
cedente, ma in altra edizione popolare, pubblicata a cura di un
Comitato presieduto dal Lavisse; segretario Em. Durkheim, 4 Av.
d'Orléans, Parigi].
176. Bédier (Joseph), Prof, au Coli, de France : Les Atrocités allemandes
d'après les Allemands {Revue de Paris, i" genn. 1915, p. 49-70). [11
B. pubblica in tedesco i brani dei Diari di guerra di prigionieri te-
deschi, diari che 1' articolo 75 del Regolamento di servizio in cam-
pagna dell' esercito tedesco raccomanda a tutti i soldati di tenere a
giorno durante il corso di ogni guerra. — Si stenta a credere che
uomini di Europa abbiano potuto scrivere orrori simili e non sentir-
sene disonorati].
177. Behrend (Dott. Felix) : Der Freistudentische Ideenkreis (Miinchen,
1907'. [Un curioso brano se ne trova trad. in frane, a p. S7-88 del
libro di André Francois-Poncet. Vedi sub voce'].
178. Beloch. Vedi sub voce Woltmann.
179. Benedetto XV : Discorso al Concistoro del 22 gennaio igr^ {Gior-
nale d' Italia, 23 genn. 1915). [« Purtroppo i mesi si succedono ai
mesi senza che ne arrida una lontana speranza che questa funestis-
sima guerra, o piuttosto carneficina, abbia presto a cessare. Se non
Ci è dato di aflTrettar la fine di sì grave flagello, oh potessimo al-
meno attenuarne le dolorose conseguenze ! A tale scopo invero — e
voi ben lo sapete — Ci adoperammo sinora per quanto era in Noi, né
mancheremo di adoperarci in avvenire, fintantoché il bisogno lo ri-
chiegga. — Fare oggi più di questo, non Ci è consentito dall'Apo-
stolico officio. Il proclamare che a nessuno è lecito, per qualsiasi
motivo, ledere la giustizia, non v' ha dubbio che appartenga massi-
mamente al Romano Pontefice, come a Colui, che da Dio è costi-
tuito supremo interprete e vindice della legge eterna : e Noi senza
ambagi lo proclamiamo, riprovando altamente ogni ingiustizia, da
qualunque parte possa essere stata commessa. Ma coinvolgere l'au-
— 42 —
torità pontificia nelle contese stesse dei belligeranti, non sarebbe per
fermo né conveniente né utile. Certo, chiunque giudichi ponderata-
mente, non può non vedere che la Sede Apostolica in questa lotta
immane, pure essendo nella più grande preoccupazione, ha da man-
tenersi perfèttamente imparziale. Il Romano Pontefice, in quanto è
Vicario di Gesù Cristo eh' é morto per tutti e singoli gli uomini,
deve abbracciare in uno stesso sentimento di carità tutti i combat-
tenti ; in quanto poi è Padre comune dei cattolici, ha da una parte
e dall' altra dei belligeranti gran numero di figli, della cui salvezza
deve essere ugualmente e indistintamente sollecito. È quindi neces-
sario eh' Egli riguardi in essi non gì' interessi speciali che li dividono,
ma il comune vincolo della Fede che li affratella ; se facesse altri-
menti, non solo non gioverebbe punto alla causa della pace, ma,
eh' è peggio, creerebbe avversioni ed odi alla religione ed espor-
rebbe a gravi turbamenti la stessa tranquillità e concordia interna della
Chiesa. — Però, pur non tenendo per nessuna delle due parti, del-
l'una e dell'altra, come abbiam detto, ugualmente Ci preoccupiamo;
mentre che con angosciosa ansietà, teniam dietro alle terribili fasi di
questa guerra, tanto più eh' è a temersi non forse la violenza nel-
r attacco trascenda talvolta ogni misura. Se non che, come è natu-
rale, colà Ci torna più insistentemente il pensiero, ove più vivo si
nota nei figli 1' affetto riverente verso il Padre dei fedeli : e di ciò, per
quanto, ad esempio, riguarda il diletto popolo Belga, testimone é anche
quella lettera che indirizzammo testé al Cardinale Arcivescovo di Ma-
lines. — E facciamo qui appello ai sentimenti di umanità di coloro che
varcarono i confini delle nazioni avversarie, per iscongiurarli, che le
regioni invase non vengano devastate più di quanto sia strettamente
richiesto dalle ragioni dell' occupazione militare, e che, ciò che più
monta, non sian feriti, senza vera necessità, gli animi degli abitanti
in ciò che han di più caro, come i sacri templi, i ministri di Dio, i
diritti della religione e della fede. Riguardo poi a quelli che veggono
la loro patria occupata dal nemico, intendiamo benissimo quanto
debba riuscir loro gravoso lo star soggetti allo straniero. Ma non vor-
remmo che la bramosìa di ricuperare la propria indipendenza, li
spingesse specialmente ad intralciare il mantenimento dell' ordine
pubblico, e a peggiorare perciò di gran lunga la loro condizione »].
i8o. Bernhard (Prof. Dott. Ludwig) dell' Univ. di Berlino: Die politische
Kultur der Deutschen (Berlin, Springer, 1913). [« Siamo appena al-
l'aurora dei tempi che vedranno l'influenza profonda esercitata da
Bismarck sulla s Loria del mondo. I grandi uomini vivono due volte....
E Bismarck morto ha ancora un' opera grandiosa da compiere.... »].
181. Bertelli (Luigi) [il celebre Vaniba del Don Chisciotte e del Travaso'].
Vedi OjETTi etc.
182. Bertrand (Louis). Vedi sub voce Lote (René). [« Il suffit de lire ce
— 43 —
qui s'imprime dans certaines feuilles étrangères, à enseigne catho-
lique, pour savoir où prendre les mauvais chrétiens. En tout cas, je
n'hésite pas à le répéter avec plus de force : qu'il y ait des catholi-
ques assez inconscients pour souhaiter le triomphe du germanisme,
c'est là une chose inouie, un véritable scandale pour la conscience
chrétienne. Toutes les arguties, toutes les arrière-pensées diploma-
tiques n'y font rien. Il reste ceci : le germanisme, c'est l'asservis-
sement de la conscience à la raison d'État; c'est le prétre devenu
fonctionnaire ; c'est la Force glorifiée et divinisée dans ses pires
attentats contre la justice et 1' humanité, et cela sous le couvert
du Dieu de 1' Evangile. Aucun catholique digne de ce nom ne
peut se faire le complice de ce pharisaisme monstrueux. Aucun
chrétien ne peut trahir aussi impudemment 1' enseignement du
Christ »].
183. Besso (Marco): Risposta all' " Idea Nazionale'" \Il Secolo, Milano,
24 febbr. 1915). ^L'Idea Nazionale uscita il 23 con la data del 24 feb-
braio pubblicò l'articolo seguente : « Le Assicurazioni Generali di
Venezia in mano ct-ll' Austria. Come è noto la Società d'Assicurazioni :
Assicurazioni Generali, il più importante organismo del genere che
esista in Italia, è una Società austro-italiana con una sede principale
a Trieste e un' altra a Venezia. Ora in una seduta, tenuta ai primi
di febbraio, il Consiglio d'Amministrazione, senza consultare l'as-
semblea degli azionisti, su proposta della Direzione e in particolare del
comm. Marco Besso, ha deciso la costituzione, in Italia, di una nuova
Società assicuratrice avente un capitale di 20,160 azioni di 1000 lire,
- delle quali 300 lire versate. Parte di queste azioni sarà riservata agli
attuali azionisti delle Assicurazioni Generali. Altre, fino a 6300, po-
tranno essere assunte dalla Direzione veneta delle Assicurazioni Ge-
nerali. A questa nuova Società verrebbe ceduto tutto il lavoro eser-
citato attualmente dalle Assicurazioni Generali in Italia, meno gli
affari in corso della sezione « Vita ». Quale sarebbe la conseguenza
di questo atto della importante Società assicuratrice ? Privata degli
affari italiani, la vecchia Società e cioè le Assicurazioni Generali
propriamente dette, diverrebbe esclusivamente austriaca. Da questo,
in tempi normali, seguirebbe : 1° Che venendo ceduto alla nuova
Società il portafoglio italiano, ma non il patrimonio della Società in
Italia, questo resterebbe alla Società austriaca. Cioè le numerose e
importantissime proprietà immobiliari, che le Assicurazioni Generali
possiedono in quasi tutte le città italiane, resterebbero nelle mani
di una Società austriaca ; 2° La vecchia Società Assicurazioni Ge-
nerali privata dei suoi azionisti e direttori italiani, diverrebbe, a
Trieste, più facilmente soggetta all'influenza del Governo e dei
circoli finanziari austriaci. Cioè, cesserebbe di essere, quello che è
oggi a Trieste, un centro d'azione finanziaria italiana, per diventare
— 44 —
un centro d'azione finanziaria anti-italiana. — Questo in tempi nor-
mali, cioè essendo sicura la permanenza di Trieste nei domini
austriaci. Ma nel caso d'una annessione di Trieste all'Italia, gli
effetti di questa decisione della Società, sarebbero ancora peggiori.
Affidato il lavoro italiano alla nuova Società, le Assicurazioni Ge-
nerali, diventate austriache, probabilmente si allontanerebbero da
Trieste. Questa non è una pura ipotesi. La fondazione della nuova
Società, se potrà riuscire vantaggiosa ad alcuni pezzi grossi, abili
maneggiatori di azioni, alle Assicurazioni Generali costerà certo non
poco. E una spesa di questo genere non può essere stata fatta senza
scopo. Anzi, secondo voci che corrono, e la cui esattezza non ab-
biamo potuto ancora controllare, diventata esclusivamente austriaca
la vecchia Società, la sua sede principale sarebbe trasportata a Vienna.
Tentativi di questo genere sono stati già fatti in passato. Nel caso
della annessione di Trieste, la trasformazione delle Assicurazioni
Generali in una Società austriaca avrebbe per conseguenze : v La
perdita, per l' Italia, di un enorme capitale di parecchie centinaia
di milioni, che avrebbe potuto diventare esclusivamente italiano e
diverrebbe così esclusivamente austriaco ; 2° La considerevole in-
fluenza che le Assicurazioni Generali esercitano nei Balcani e nel-
l'Oriente, mentre dovrebbe diventare influenza esclusivamente ita-
liana, finirebbe col diventare influenza esclusivamente austriaca e
quindi anti-italiana ». — Ecco la risposta di Marco Besso : « On.
signor Direttore del Secolo. Io leggo regolarmente il suo pregiato
giornale e perciò non so come mi sia sfuggita una notizia, data in
esso da più giorni che mi viene ora segnalata, concernente la Com-
pagnia delle Assicurazioni Generali di Trieste e Venezia, della quale
sono presidente. Tale notizia, relativa ad un supposto trasloco di
Sede, non ha principio di fondamento. La Compagnia istituita fino
dall'origine a Trieste e Venezia, ove cresce e prospera da ottanta-
quattro anni, ha d'altronde tanto poco un simile proposito, che pro-
prio nel giorno undici corrente il sindaco di Venezia, conte Filippo
Grimani, ed il podestà di Trieste, signor avv. A. Valerio, vennero
con simultanea ed unanime votazione chiamati a formar parte del
Consiglio di amministrazione della Società, come ne fecero parte, a
loro tempo, il senatore conte Tiepolo, sindaco di Venezia, ed il no-
bile Gracco Bazzoni, podestà di Trieste. La Società si tiene onorata di
tali adesioni ; le quali confermano una volta ancora l'intimità dei le-
gami che uniscono le due città sorelle ed il fermo proposito della Com-
pagnia di rimanervi : hic optime manebimus , come disse il centurione
romano. Non dubito che la V. S. IH. ma vorrà accogliere tale rettifica
e che la stampa che ebbe a riprodurre la sua notizia avrà la cortesia
di fare altrettanto. Accetti, on. signore, ecc. »].
184. Bethmann-Hollweg (voni. Vedi sub voce Worlds Work.
— 45 —
185. Bisi (Mario): Gentiania gaudente (Riccardo Quintieri, Milano, 1915).
[Collezione Quintieri « Minimi di Cultura »].
186. BissoLATi (Leonida), Deputato. Vedi sub voce Bonomi.
187. BiSTOLFi ed altri (Leonardo Bistolfi, Guglielmo Ferrerò, Eleonora
Duse, Giacomo Boni, Aristide Sartorio): Per la tutela dei vwnumenti
minacciati dalla guerra. Lettera all'Ambasciatore degli Stati Uniti,
Sig. Nelson Page (Roma 29 genn. 1915). [Pubblicata in tutti i gior-
nali italiani. Eccone il testo : « In questi momenti molti fra i più pre-
giati monumenti e oggetti d'arte sono minacciati di rovina nei paesi
dove la guerra infuria. Noi pensiamo che tutto debba tentarsi al fine
di salvare questi tesori artistici i quali per diritto storico debbono
essere considerati piuttosto parte del patrimonio della civiltà mon-
diale che proprietà di alcuna nazione. — Noi pensiamo che se i più
grandi artisti, i più alti intelletti, le persone più influenti di tutto il
mondo si unissero nel determinare un provvedimento atto a proteg-
gere e conservare i minacciati monumenti d' arte, molti sarebbero
salvati, che altrimenti andrebbero perduti irreparabilmente. — Noi
guardiamo all'America come alla nazione che al presente può meglio
di ogni altra assumere questo ufìficio e compierlo secondo la speranza
di tutti coloro che hanno a cuore i tesori artistici del mondo. — Noi
speriamo che acconsentirete a richiamare l'attenzione del vostro Go-
verno e in particolare del Presidente, e vi assicuriamo che tutta Ita-
lia si unirà concordemente per il buon esito di quell'azione che sarà
decisa dagli Stati Uniti »].
188. Blanchard (Raoul) : La Fiandre théàtre d' Opérations militaires
{Revue de Paris, 1° genn. 1915, p. 104-127). [Con una carta della
Fiandre de l'Ouest. « Ce fut une véritable surprise : comment une
grande bataille pouvait-elle s'engager en Fiandre ? Jusqu'ici, de tou-
tes les armées qui se sont ruées à travers la Belgique, bien peu
s'étaient heurtées dans les plaines flamandes... Or, voici que de-
puis plus de deux mois une lutte grandiose se déroule dans ces plai-
nes. De la Bassée à la mer du Nord, s'affrontent des effectifs qui
ne sont certainement pas inférieurs à un million d'hommes. Nous
voudrions examiner comment ces masses s'accomodent de ce para-
doxe géographique, en décrivant à grands traits le pays dans lequel
elles operènt... ». « Partout... on retrouve l'impression que ce pays,
si benoit d'apparence, est singulièrement rétif à l'invasion, et se prète
aussi mal que possible aux opérations actives d'une grande guerre...
La bonne nature flamande est un des éléments du bloc invincible que
les troupes alliées ont oppose à la poussée ennemie... ». E termina
esprimendo gran soddisfazione all' idea che « l'infaillible état-major
allemand a fait choix de cette impraticable contrée pour opérer son
attaque decisive »].
189. Blondel: Essor industriel et cotmnercial du peuple allemand. [« Ana-
— 46 —
lizza accuratamente le cause dell'ascensione commerciale troppo ra-
pida della temuta rivale (la Germania) ; egli fa una bella sintesi delle
forze di cui si compone il dinamismo germanico ed invita i suoi com-
patrioti ad imitarne l'esempio ». Cosi il Carli a pag. 697 della Riv.
It. di Sociologia, 1914, fase. V-VI].
190. BoFFi : // pensiero politico di Antonio Salandra (Città di Castello,
1915, in 16°). [Abile riassunto delle principali idee politiche ed eco-
nomiche dell'illustre nostro Presidente del Consiglio].
191. Boni (Giacomo). Vedi sub voce Bistolfi.
192. BoNOMi (I.) deputato : La Situazione {L'Azione Socialista, organo dei
Riformisti, Roma, 29 genn. 1915). [Eccone il brano principale: « L'of-
fensiva neutralista a Montecitorio, per il momento si può considerare
fallita. Di ciò il merito va dato in gran parte ai nostri amici che
hanno saputo prevenire l'azione, sorprendendo le colonne neutraliste
nel momento in cui manovravano per « vie interne ». Vi fu, a dire
il vero, un istante in cui parve che il congiungimento fosse già ir-
rimediabilmente avvenuto : quando all' on. Giolitti si inviarono, per il
tramite di De Bellis, le profferte del Treves. — Ma la riuscita del
piano era subordinata a una condizione : che 1' « altra » parte del-
l' Estrema Sinistra stesse quieta e lasciasse fare. I nostri compagni,
invece, insieme con una parte dei radicali e dei repubblicani, sono bal-
zati in piedi, gettando l'allarme. Indarno si è tentato di ammansarli,
facendo loro intendere che, nel caso migliore, essi avrebbero avuta
una parte di primo ordine. E allora si è voluto far credere loro che
la bandiera della neutralità, adoperata per rovesciare il Ministero Sa-
landra, avrebbe potuto venire sostituita in seguito con la bandiera di
guerra. Ma come non vedere, come non sentire che se questi non fos-
sero giuochi, ma propositi seri, il dissenso si imporrebbe anche più da
parte nostra? Bùlow deve esserne rimasto deluso. Svolgeva costui una
magnifica tattica di accerchiamento. A tale fine egli — accennando a
lui, accenniamo naturalmente a tutto il complesso organismo della in-
fluenza tedesca in Italia — faceva e fa assegnamento per \a piazza sui
socialisti uflìciali che si mostrano degni della sua aspettativa ; e per il
Parlamento egli attendeva ansiosamente che si formasse il fascio dei
giolittiani, dei clericali e dei deputati A&\ pus per eliminare quel Gabi-
netto che già, con le sue dichiarazioni, è virtualmente uscito dalla
neutralità e ne sta uscendo ancora più con la febbrile preparazione mi-
litare al confine orientale ». Il giornale, proseguendo, non esclude che
il tentativo dei neutralisti possa essere ripreso e dice che « un sintomo
di questa ripresa si vede nell'articolo del sen. Rolandi-Ricci oggi pub-
blicato dalla Tribuna » osservando: « In quell'articolo la tesi neutrali-
sta sembra buttata a mare. L'argomento è un altro. Se dovremo in-
tervenire a lato dell'Intesa, bisogna farsi pagare il nostro intervento e
aggiungere un pezzo di Tunisi alla lista di Trento, di Trieste e del-
— 47 —
r Istria. E finché non si ottengano garanzie in questo senso bisogna....
stare fermi. E il fine è connesso alia presenza di Bùlovv fra noi : otte-
nere che passino i primi mesi del corrente anno senza che l'Italia si
muova. Saranno questi, infatti, i mesi decisivi della grande guerra:
onde è evidentemente di vitale importanza per la Germania che si
eviti in questo periodo l'intervento italiano ». l^' Azione Socialista
conclude consigliando il Governo a evitare i tentennamenti nel campo
diplomatico e l'inazione nel campo dell'opinione pubblica interna, che
avrebbero un effetto disastroso. In questo articolo — ispirato dall'ono-
revole Bissolati e, a quanto ci risulta, scritto dall'on. Bonomi — viene
trionfalmente comunicato quanto già denunciò V Idea Nazionale alla
pubblica opinione, e cioè: i° l'accordo di Bùlow con Giolitti e i giolit-
tiani al fine di neutralizzare le correnti interventiste e di impedire, col
rovesciamento del Ministero Salandra, l'entrata in campagna dell'Ita-
lia in primavera; 2" i tentativi di Giolitti e dei giolittiani per istituire
coi radicali e coi riformisti, consenzienti i socialisti ufficiali, un Go-
verno demo-neutralista, il quale avrebbe concordato con la Germania
i compensi di Trento e forse di Trieste; 3° il rifiuto di una parte dei
radicali e dei riformisti che fece poi fallire il mostruoso tentativo ; 4° la
necessità d'impedire alla riapertura del Parlamento il miserabile ten-
tativo neutralista, che prende nome da Giolitti, minacciante gli inte
ressi essenziali della patria »].
193. BossERT (A. : Patir qiioi l'Alleniand est-il si peu ainié en Europe?
{Revue Bleue, Paris, 26 dee. 1914). [Fine studio psicologico].
194. BouNOURE (Gabriel) : Images de la grande guerre {Revue de Paris,
15 die. 1914, p. 312-332). [Interessanti descrizioni di un testimone ocu-
lare].
195. BouRGEOis (Leon), Sénateur de la Marne, Ancien Ministre: La guerre
et la vie de demain {Revue Bleue, Paris, 2-9 janv. 1915).
196. Braga (Theophilo), Primo Presidente dell'Acc. delle Scienze di Lis-
bona : Alle Accademie ed alle Università dei Popoli civili (Roma,
Armani e Stein, 12 febbr. 1915, appendice al n. ni del Wir draussen!\
[L'ex-presidente della Rep. Portoghese è il presidente attuale della
« Academia das Sciencias de Portugal » ed ha pubblicato un proclama
del quale diamo la traduzione tedesca a cura di Hugo Schuchardt di
Graz : « An die Akademien und Universitàten der gesitteten Vòlker,
in Bezug auf die Kundgebung der deutschen Geistesmànner, die
Portugiesische Akademie der Wissenschaften. Verfasst, gedruckt
und herausgegeben von der Portugiesischen Akademie der Wissen-
schaften. Lissabon 1914. Geschàtzte Mitbriider ! In der Verwahrung
der portugiesischen vvissenschaftlichen, kùnstlerischen, gewerblichen
und kaufmànnischen Kòrperschaften gegen die teutonischen Zerstò-
rungen haben wir festgestellt, dass die Ursache dieser Verbrechen
der Massenwahnsinn vvar, genàhrt durch die erbliche Belastung und
- 48 —
durch die erzieherische Umwelt. Doch nachdem die deutschen Geistes-
mànner diese selben Freveltaten in jenem bejammernswerten Schrift-
stiick, das sie allenthalben hinsprudelten, durch die verwegenste und
gròbste Schvvindelei zu rechtfertigen versucht hàben, taucht unverhùllt
eine andere Ursache der germanischen Schamlosigkeit auf: es ist
die sittliche Erbàrmlichkeit der besagten Geistesmànner. Ein Ge-
lehrter und ein Kiinstler verdienen nur dann diese Bezeichnung,
wenn bei ihnen die RechtschaflFenheit und die Liebe zur Gerechtigkeit
die Schòpferkraft vergolden, weil die Wissenschaft und die Kunst
nur dann in Gròsse erglànzen, wenn sie sich durch die Ehre be-
geistern lassen und das Glùck der Gesellschaft sich zum Ziele setzen.
Mit dem Zauber eines Namens irgendvvelche Schàndlichkeit decken,
heisst diesen Namen in einen stinkenden Fetzen verwandeln, heisst
in den Sold unedler Absichten die ehrbare Bedeutung einer Arbeit
stellen, welche als fleckenlos vorausgesetzt war und es sein musste.
Von nun an gibt es keine akademischen Palmen mehr, noch Strahlen-
kronen des Ruhmes; es gibt Jahrmarktsflittergold, es gibt messingene
Heiligenscheine. Jene Personen verzichten darauf, die leuchtenden
Apostel der Wahrheit und des Gefiihles zu sein, weil sie sich von
dem schlimmsten Aussatz zerfressen liessen, nàmlich dem : bewuss-
terweise der Lùge und der Ungerechtigkeit zu dienen, vollstàndig
verwachsen mit der grausamen und tòrichten Pflege der miHtaristi-
schen Seuche. Jetzt bleibt den Akademien und Universitàten der
ganzen Welt nichts ubrig, als die Berùhrung mit alien wissenschaftli-
chen und kiinstlerischen Kòrperschaften Deutschlands zu meiden,
weil sie alle schon vollstàndig von der Fàulnis angesteckt sind, die,
ekelerregend, aus dem besagten Schriftstiick hervoreitert. Dieses ist
der Wunsch, den Euch die Portugiesische Akademie der Wissen-
schaften ausdruckt, im Vertrauen auf Eure Liebe zur Gesittung und
zur sittlichen Gesundheit. — Lissabon, 23. Oktober 1914. Der erste
Pràsident : Theophilo Braga »].
197. Bragaglia (A. G.) : Spionaggio militare, civile e commerciale (Quin-
tieri, Milano, 1914) [n.> 7-8, volumetto doppio, della Collezione Quin-
tieri « Minimi di Cultura »].
198. Brandl (Alois) Prof. Dr., Mitglied der Akad. der Wissenschaften
Berlin : Ueber der Deutschen in der englischen Literatur {Sitzungs-
berichte della detta Accademia, 1914, XLIII, p. 1089, sed. del 26 nov.),
[« Die angelsàchsischen Dichter bewahrten alle Ideale ihrer deutschen
Heimat; Kònig Alfred zeigte noch warme Hochschàtzung fur die Goten.
Nach dem Normannensieg aber kam die feindliche Darstellung der
Briten von Hengist und Morsa empor und vergiftete die Stimmung
gegeniiber allem Deutschen fùr den Rest des Mittelalters. Dann ver-
schafften Luther und die Schweizer Reformatoren die Faustsage und
das erwachende Studium des germanischen Altertums dem deutschen
— 49 —
Namen wieder Achtung. Aber die ijolitische Zerrissenheit Deutsch-
lands nach dem Dreissigjàhrigen Krieg rief neue Geriiigschàtzung
der Englaiider hervor, so dass sie aneli von unsern Klassikern zu-
nachst nur Pliantastisches aufnalimen. Erst Byrons Stanzen aufdeii
Rhein iSi6 begannen eine Periode der Wertschàtziing fiir deutsclie
Kulturarbeit, wobei sich Carlyle, Kingsiey iind Browning auszeichne-
ten. Erneute Abkehr setzte unter imperialistischem EinHuss ein und
liess bereits seit geraumer Zeit ahnen, was gegen uns geplant
wurde »].
199. Bkkntano (Liijo), Prof, all' Univ. di Monaco: Lettre att Sénatcur
[belge] Henry Lambert. Mùnchen (Baviera), die. 1914. [Con la mo-
destia che lo distingue, il senatore Luigi Morandi scrive nei suoi
Ricordi, di cui un brano è dato come primizia nel Giornale d'Italia
del venerdì 29 genn. 1915 : « Roma, 23 dicembre 1914. Da Monaco
di Baviera, il dottor Frithjof Noack mi dà notizia che il celebre eco-
nomista Lujo Brentano, di quella Università, ha pubblicato or ora una
lettera al senatore belga Enrico Lambert, nella quale propugna so-
stanzialmente la stessa idea della conclusione del mio articolo nel
Giornale d'Italia (21 ottobre), e dell'ordine del giorno svolto in Se-
nato il 15 corrente ; e fonda principalmente anche lui la sua speranza
sull'immensità stessa dei disastri d'ogni specie recati dall'inaudito
conflitto, la quale ammonirà i popoli a scongiurarne uno simile per
il domani. « Come non dovrebbe ognuno », dice il Brentano, « essere
animato dal desiderio di prevenire con ogni mezzo il ripetersi di tanto
terrore ? ». Nel darmi la notizia, il Noack si ferma sul caso curioso
che il Brentano, mentre pensava e scriveva così, compiva al pari di
me i settant'anni lo scorso giorno 18, e veniva anch' egli festeggiato
dai suoi estimatori (tanto più meritamente di me, corno ognuno in-
tende). « Un caso, è vero », esclama il Noack, « ma un caso che in
questa perfetta concorrenza di termini, ha del simbolico ! ». A propo-
sito di questo caso, un altro amico mi faceva notare che il mio discorso
alla Camera contro gli eccessivi armamenti che avrebbero portato essi
stessi a questa guerra, mentre erano diretti a evitarla, lo feci il 15 di-
cembre del 1898, e il 15 dicembre scorso ho svolto in Senato il mio or-
dine del giorno. — Un altro numero, per fare il terno ? — Molti lo
penseranno, e forse lo giocheranno. Ma se il mondo non ha addirit-
tura perduto, non dico il senso comune, non dico il senso d'umanità,
ma il senso de' suoi più vitali interessi, belligeranti e neutrali non
permetteranno che si concluda una pace foriera di guai anche più
terribili ». — A proposito del Morandi, scrive energicantente Enrico
CoRRADiNi w^W Idea Nazionale del 7 marzo 1915 : « Soltanto il se-
natore professor Morandi, uscito dalla compilazione delle antologie
allo strepito della guerra come il bacherozzolo dal formaggio al
taglio dal coltello, può pensare che non gli sia tempo perso e non
— 50 —
impresa infinitamente ridicola provvedere sin d'ora al disarmo delle
nazioni pel futuro imminente »].
200. Bruckmann's Portràt Kollektioit (F. Bruckmann A.-G., Mùnchen,
1915)- [« Bildnisse unserer siegreichen Heerfùhrer. Handpressen-
Kupferdrucke in Folioformat (Karton 50 : 37, Piatte 30 : 22 cm). —
Bisher erschienen : Kaiser Wilhelm IL, von Moltke, Kronprinz Wil-
helm, Kronprinz Rupprecht, Herzog Albrecht, von der Goltz, von
Hindenburg, von Kluck, von Bùlow, von Heeringen, von Beseler,
Kaiser Franz Josef, Erzherzog Friedrich, von Hoetzendorf, Victor
Dankl. — « Die Photogravùren zeichnen sich durch sorgfàltige, das
Charakteristische der Persònlichkeit genau treffende Aufnahmen,
durch malerische Auffassung wie durch vollendete Technik der Re-
produktion aus » {Miìnch. N. Nadir. y].
201. BucHER (Loth.) : Kleine Schriften. [Citato spesso dal Procksch, En-
glische Politik, 191 5].
202. BuELOW (Principe di): Intervista del febbr. igi^ {Az Est di Buda-
pest, febbr. 1915). [Leggesi nel Messaggero del io febb. 1915 : « Oggi
è VAz Est, il popolarissimo giornale ungherese, che ci reca il verbo
del principe di Bùlow, a traverso un colloquio concesso dall'ex-can-
celliere a una gentile scrittice, che è riuscita ad ottenere dal grande
ambasciatore ciò che egli aveva negato a molti giornalisti : una inter-
vista sulla sua missione romana, oggetto di tante fantasie e di tanti
commenti. Accennando alla notizia, secondo la quale il principe di
Biilow avrebbe assicurato all'Italia che la Germania non si opporrebbe
alla distruzione dell'Austria, l 'ex-cancelliere ha detto : « Noi che co-
nosciamo la concordia degli alleati, possiamo ridere di cuore di tali
stupide insinuazioni. Noi sappiamo che la Germania non pianterà in
asso l'Austria. Anche le storielle assurde di una pace separata che
verrebbe chiesta dalla monarchia austro-ungarica sono invenzioni da
non prendersi sul serio ». Sopra gli attuali avvenimenti della politica
italiana, il principe di Bùlow ha detto : « Io ho fiducia nella saggezza
politica e nella assennatezza dei circoli dirigenti in Italia. Spero che
essi troveranno anche nell'avvenire il giusto cammino e lo seguiranno.
Non dubito neppure che l'Austria faciliterà al governo e al popolo
italiano i modi per vivere in pace e in accordo con le potenze cen-
trali ». La frase finale dell' intervista di Bùlow ci richiama alla mente
la frase finale della celebre lettera di Giolitti all'on. Peano »].
203. BuRGDORFF (Bernardo von) : Hindenburg (Berlin, 1915'. [Questa bio-
grafia del Maresciallo von Hindenburg è uscita il 22 febbr. 191 5 a
Berlino ed è stata scritta dal fratello del celebre generale, noto fra
i letterati con Vi pseudonimo di « Bernhard von Burgdorff ». — A
proposito di questo libro scrive il Giorn. d'Italia del 24 febbr. 1915:
« È noto che Hindenburg fece le campagne del '66 e del '70 ; sulla
parte che ebbe alla battaglia di Kòniggràtz, la storia del 3° reggi-
— 51 —
mento della Guardia racconta : « Una batteria improvvisamente ap-
parsa a breve distanza aprì un fuoco continuo sui tiratori del tenente
Hindenburg, che dopo qualche minuto di fuoco accelerato comandò
l'assalto ; ma ai primi passi il tenente, sfiorato alla testa, cadde tra-
mortito. Quando si risollevava, i suoi uomini si erano già impadro-
niti di tre cannoni e inseguivano i nemici che tentavano di mettere
in salvo gli altri ». Lettere di Hindenburg di quei tempi rivelano il
soldato. Scriveva ai genitori : « Per il soldato la guerra è lo stato
normale. Se cade, è la morte più bella e gloriosa ; se resta ferito,
bene ; se ritoma illeso, meglio. Intanto il mio scopo è raggiunto. Ho
sentito l'odore della polvere e fischiare le palle. Sono rimasto ferito
leggermente ; sono diventato una personalità : ho preso cinque can-
noni, ma sovratutto ho sentito su me la grazia della misericordia
divina. Siale onore per l'eternità. Amen. La palla perforò l'aquila
del mio^elmo, sfiorandomi la testa. I miei uomini mi circondarono
credendomi morto: mezzo dito più basso e giacerei freddo cadavere
sul campo di battaglia ». Un'altra lettera descrive l'emozione pro-
vata nella prima battaglia : « Prima la gioia di sentire l'odor della
polvere [questo motivo ritorna spesso], poi lo sgomento del giovane
soldato, malsicuro di essere pari al suo dovere. Le prime palle » —
scrive egli — « accolte da urrah, infondono entusiasmo. Una breve
preghiera, un pensiero ai propri cari, al buon nome della famiglia
e avanti ! Quando arrivano i feriti, all'entusiasmo sottentra il sangue
freddo, anzi l'indifferenza di fronte al pericolo. Il vero eccitamento
viene a battaglia finita, quando siamo costretti a vedere con agio gli
aspetti orribili della guerra. Descriverli, non posso. Più tardi si può
raccontare a voce qualche particolare ».
204. Cabrini (Dep. Angelo). Vedi Bazzi.
205. Caiumi, Segretario del Pro Italia Giostra. Vedi Lucifero.
206. Calz.\-Bedolo (Gino): L'Assedio d'Anversa - Lettere dal Belgio -
Lettere dall'Inghilterra - bicordi londinesi, 79/^-/5 {Giorn. d'Italia,
1914-15, passim).
207. Cantoni (Barone Art.), Colonnello di Cavalleria: Una missione mi-
litare in Austria- Ungheria (Firenze, Paravia, 1915). [Il Colonnello
Cantoni, noto per la buona lezione che diede al famigerato Prezzolini
per un articolo antimilitarista della ì''oce, ingiurioso per la Cavalleria
italiana, ha fatto frequenti viaggi in Austria e in Ungheria e conosce
bene i nostri alleati di ieri, nemici di domani].
208. Cappa (Innocenzo) : // Belgio e la Guerra, Conferenza (Torino,
17 genn. 1915). \_Corr. d. Sera, 18 genn. '15 : « Il deputato di Cor-
teolona, on. Innocenzo Cappa, ha tenuto stamane, nel salone Am-
brosio, per invito del Fascio democratico, una conferenza dal titolo
« Il Belgio e la Guerra ». Assisteva un pubblico numerosissimo.
L'oratore ha detto con parola commossa della sventurata sorte del
52 —
pìccolo, ma prospero Paese, travolto nella rovina per l'eroica resi-
stenza opposta al violatore della sua neutralità. Rilevando quindi
come, sin dall'inizio del conflitto europeo, si sia elevato il tono della
vita, secondo la predizione dei filosofi della guerra, ha accennato al
sacrificio di Bruno e Costante Garibaldi, ed ha detto : « Io non for-
« mulo nessuna minaccia, ma l'augurio che il domani abbia a tro-
« vare l'Italia degna dei prodi caduti e dei combattenti »].
209. Caprin (Giulio). Vedi Ojetti etc.
210. Caprin (Giulio) : Trieste e l'Italia (Milano, Ravà e C, ed., 1915,
n. 6 dei « Problemi italiani »). [Eccone la conclusione : « Trieste
sarebbe infatti uno dei punti in cui farebbe centro il germanesimo
vittorioso per estendere sempre più la sua influenza esclusiva sul-
l'Oriente balcanico domato e sull'Oriente turco asservito in un'al-
leanza militare. È necessità per l'Italia che non vuol morire appro-
fittare del momento straordinario per riformare a suo vantaggio
l'equilibrio dell'Adriatico, premessa indiscutibile per la sua futura
espansione civile e commerciale in Oriente. Diritto riconosciutole
oramai ufficialmente da quella stessa Russia contro cui l'inganno
triplicista voleva adoperarla a vantaggio dell'Austria. Ma se il di-
ritto nazionale su Trieste, sull' Istria e su parte della Dalmazia è
stato riconosciuto all' Italia dalla Russia, oltre che dalla Francia e
dall'Inghilterra, il regno d'Italia ne deve il riconoscimento soltanto
alla tenace difesa, all'indomabile fede con cui Trieste e le altre città
dell'Adriatico orientale hanno mantenuto la loro antica italianità con-
tro ogni volontà nemica. Dal 1866 ad oggi la loro indomita resistenza
si è alimentata di una profonda speranza patriottica. Se questa spe-
ranza fosse tradita, per che e come potrebbero resistere ancora ?
Oramai la italianità dell'Adriatico orientale e del suo centro vitale,
Trieste, è entrata nella crisi suprema da cui si esce subito o si muore.
Tutti sentono che l'ultimo termine concesso dal destino sta per sca-
dere. Trieste all'Italia oggi o mai più »].
211. Carli (Filippo). Vedi Riforma Sociale.
212. Carli (Filippo): L'evoluzione economica della Gennaìiia e la legge
di popolazione {Riv. Ital. di Sociologia, Roma, 1914, fase. V-VI,
pag. 695-725). [« Fu dunque un peccato d'amore tutto questo ; un
amore potente ma cieco. Nell'impeto delle sue energie superataci ,
stretta in un nazionalismo violento e mistico, la Germania non vide
più che sé stessa, perdendo di vista il mondo e se — secondo la sua
logica geometrica — il mondo non si fosse dimostrato disposto ad as-
secondare le direttive tedesche, bisognava disfarsi del mondo. Era ec-
cessivo.... Oltre alla nostra giustizia c'è una giustizia comune, alla
quale noi pure siamo sottoposti, col far trionfare in sostanza le su-
preme ragioni dello spirito. Soltanto cosi sarà possibile che la con-
quista della ricchezza determinata in modo fatale dall'eterna legge
— 53 —
del superamento, che è legge di tutta la vita, avvenga in guisa da
conciliare il principio etico-nazionale col principio etico-umano »].
213. Carnegie : Articoli e interviste sul/a Guerra (Giornali americani
del 1914-15, passim^. [Felice Ferrerò scrive nel Corriere della Sera
del 21 genn. 19x5 : «I Tedeschi d'America — e molti sospettano che
dietro di loro ci siano i Tedeschi di Europa, ovverosia il governo
tedesco — stanno cercando di sfruttare le tendenze pacificiste a van-
taggio del loro paese. Hanno messo in moto un'agitazione, secondo
la quale il governo americano dovrebbe trovare il modo di interve-
nire efficacemente nel conflitto e indurre o magari costringere i bel-
ligeranti a far pace. La guerra, dicono, è ormai giunta a tal punto
che una soluzione pronta e decisiva non è più possibile : si dichiari
la partita pari e patta, e si concluda una pace onorevole per tutti. Il
movimento potrebbe parere umanitario, se non ci fossero fra i promo-
tori un banchiere americano di Francoforte sul Meno ed altri finan-
zieri che rappresentano fortissimi interessi tedeschi.... Il principe dei
pacifisti, Andrea Carnegie, è d'opinione opposta. Anch'egli, il grande
Andrea della Costa d'Oro, è sicuro che ci saranno gli Stati Uniti d'Eu-
ropa, quando gli Stati avranno cessato di essere disuniti. Ma crede che
la guerra deve essere proseguita a fondo, anche se la Germania do-
manda la pace, finché il vincitore non riesca ad imporre gli Stati
Uniti : o mangiar la minestra o saltar dalla finestra, e sempre per
amor della pace. Lo Stato di New York — dice Carnegie — non
penserebbe mai a muover guerra allo Stato di Connecticut ; o lo Stato
di Pennsylvania a violar la neutralità dello Stato di Ohio per attaccar
lo Stato di Indiana : ergo, facciansi gli Stati Uniti d'Europa. Qual-
cuno gli ha domandato: « Come si spiega che gli Stati Uniti han fatto
guerra alla Spagna ? Han fatto bene o han fatto male ? ». — « Quella
non fu una guerra, fu una misura di polizia» — ha risposto Carnegie —
« e quindi giustificata ed onorevole ». — « E la guerra civile» — ha
insistito l'interrogante — « come si spiega ? ». — « In quel caso la ba-
ruffa scoppiò in famiglia, come ora in Europa è venuta improvvisa-
mente a metter fine alle sonore sinfonie del concerto delle Potenze.... ».
Ma anche per quella vale, secondo Carnegie, la spiegazione della
polizia : mantenimento dell'ordine e difesa di una giusta causa »].
214. C.\RONCiNi (A.): L' imperialismo economico inglese («.hXher\3.e\xm», via
Calamatta 8, Roma, 1914).
215. Castellini (Gualtiero) : Frasi e dottrine del nazionalismo italiano
(Milano, 1915, Rice. Quintieri ed.). [Citazioni abilmente scelte].
216. Cavaglieri (Guido) e Sergi (Giuseppe) : Rivista Italiana di Socio-
logia (Frat. Bocca, Torino-Milano-Roma, a. XVIII, 1914). [Vedi
passim, p. e. nel fascicolo V-VI : Carli, L'Evoluzione economica
della Germania e la legge di popolazione'].
217. Cesarò (Duca di), deputato: fjO spionaggio austro-tedesco in Italia
— 54 —
(/^ass. Contenip., Roma, io nov. 1914). [Denuncia la presenza di Te-
deschi e di Austriaci fra i tecnici di imprese forni trici dello Sialo Ita-
liano ; malamente vi risponde, prò domo sua, il Popolo Romano del-
l'ii febbr. 1915 riproducendo un articolo dell' Ing. Allievi datato:
dicembre 1914]-
218. Chamberlain (Houston Stewart): La Ccìièse du XIX« siede [Traduct.
francaise par R. Godet] (Paris, Payot, 1913, LXX-1551 p. in 2 voi.
in-ió**; l'ed. ted. è uscita presso F. Bruckmann in Monaco di Ba-
viera). [« Sorte de philosophie generale de l'histoire, qui a eu beaucoup
de succès dans les pays allemands et dans ceux de langue anglaise »
dice il Loisv (Revue crit., 1915, p. 38) criticando severamente que-
sto libro. Del quale ecco il titolo dell'edizione tedesca : Grundlagen
des XIX. Jahrhunderts. Ne dà un caratteristico cenno l'on. Labriola
in una insolentissima ma meritatissima risposta al prof. Beloch (Giorn.
d'Italia, II febbr. 1915): « Io per il primo avvertii il pubblico: es-
sere il Chamberlain — (fra parentesi uno dei più profondi pensatori
della nostra epoca) — figlio di un ammiraglio inglese, stato colle-
giale a Versailles, studente a Ginevra e Vienna, diventato poi non
solo un perfetto scrittore tedesco, ma l'araldo della missione germa-
nica del popolo tedesco. Ed avvertii appunto che il termine : germa-
nismo è estensivo nel C\\2imher\3,\n{Grundlageti des XIX. Jahrhunderts ,
Sez. II, cap. VI : l'avvento dei Gertnani nella storia), come pure il
concetto della missione del popolo tedesco di salvare l'elemento
germanico nel mondo. Non forse, fin dall'Introduzione generale,
avverte l'A. che gli Slavi sono oggi completamente « degermanizzati »
e nel capitolo sull'avvento dei Germani nella storia che i Celti lo
erano fin dal tempo di Cesare ? Il termine germanico comprende
bensì, nel concetto del Chamberlain, il mondo celto-slavo-teutonico,
ma, dimostratasi la degenerazione fisiologica e spirituale dal tipo
originario dei Celti e degli Slavi, non diviene chiaro che il termine
germanico — oggi ! — è applicabile in senso stretto soltanto agli
attuali Tedeschi ed agli Scandinavi ? Ora è appunto fondamentale
nel pensiero del Chamberlain che solo il popolo tedesco sia capace
di riprendere la missione civilizzatrice della stirpe germanica »].
219. Chamberlain (Houston Stewart) : Kriegsaufsàtze (96 p. 8°, Mùnchen,
1915, ediz. F. Bruckmann A.-G.). [Ecco il titolo delle varie parti:
Deutsche Friedensliebe - Deutsche Freiheit - Deutsche Sprache - Deut-
schland ah fiilirendcr Weltstaat - England - Deutschland. — « Der
Englander Chamberlain entwirft in diesem Buche in sechs Aufsàtzen
ein strahlendes Bild von deutscher Kultur, deutschen Wesen, deut-
scher Sprache und zeichnet Englands Niedergang, dessen Sprache
ein totes Gebilde, dessen Freiheit ein leeres Schlagwort, dessen
Wahrhaftigkeit zur Verlogenheit geworden. Ein bedeutsames und
ergreifendes Zeugnis aus dem Munde eines so lebendig und im
— 55 —
tiefsten vaterlàndiscli empfindenden Mannes, der lange Jahre in
Frankreich gelebt, seit 25 Jahren Deutschland als zweite Heimat
gewàhlt liat und die Kulturgùter dieser Vòlker ein eigen nennen
darf »].
220. Chiappelli (Senatore Prof. Alessandro), Accademico Linceo : Guerra
di eserciti e guerra di scrittori {Giornale d'Italia, Roma, agosto 1914).
[A proposito della circolare dell' Eucken e dell' Haeckel, largamente
diffusa nel nostro paese in traduzione italiana].
221. Chiappelli (Aless.) : Contro i volontari italiani in Francia, Lettera
ad Alberto Bergamini direttore del Giorn. d'It. {Giornale d'Italia,
Roma, 21 ottobre 1914). [Riprodotta in altri fogli italiani e stranieri.
Il Chiappelli è, purtroppo, neutralista convinto e propagandista].
222. Chiappelli (Aless.) : La Guerra e i valori ideali. Numero unico
per la Croce Rossa, edito dal Giornale d'Italia, Roma, gennaio 1915.
223. Chiovenda. Vedi Lucifero.
224. Clemenceau (Georges), Ex-Presidente del Consiglio : L'Homme lA-
dr^ (Serie di articoli quotidiani, Parigi e Bordeaux, 1914 e 1915.
[Scrive il Corriere della Sera del 22 genn. 1915 : « Clemenceau, che
da vari mesi lancia quotidianamente i terribili strali della sua vena
sarcasticamente polemica contro parecchi membri del Governo, i
quali, non potendo rispondere, si fanno difendere più che possono
dalle cesoie della censura, aveva finora risparmiato Delcassé ; ma
anche il ministro degli Esteri è fatto entrare oggi dall'ex-presidente
del Consiglio nel « Sindacato degli insufficienti » come egli battezza i
governanti della Francia in questo momento.... »].
225. CoLAjANNi. Vedi Bazzi.
226. CoMANDiNi (Alfredo) ed altri : Ciclo di Conferenze al « Circolo Fi-
lologico Milanese », presieduto dal Prof. Giuseppe Gallavresi. Serie
su « Statisti e Principi del secolo XIX e il loro programma di po-
litica estera ». [La i* conferenza è stata tenuta il 31 genn. 1915 dal
Comandini, su La politica del Principe di Metternicìr\.
227. CoMBi (Carlo). Vedi Istriani (GÌ').
228. Come sono stati trattati gli stranieri in Germania? (Siidd. Nachrich-
tenstelle fiir die Neutralen, Stuttgart, Technische Hochschule, sett.
1914). [Benjamin Harrison ed altri Americani dicono che sono sempre
stati trattati benissimo in Germania].
229. CoRRADiNi (Enrico) : L'Italia e la guerra {L'Idea Nazionale, Roma,
Lunedì 22 febbr. 1915 (i). [« Nei momenti più gravi della loro storia,
quando i pericoli d'ogni parte li stringono, quando si trovano al bivio
di prendere o non prendere una decisione da cui dipenda il loro
avvenire, i popoli non di rado, o signore e signori, hanno una for-
(i) Testo completo del Discorso Ietto dal Corradini in Roma il 2X febbraio 1915.
- 56 -
tuna : quella che sorga un uomo, l'eroe, che additi loro la via e porti
la forza. — Cosi, quando i fati premevano, noi avemmo Giuseppe
Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Carlo Alberto, Vittorio Emanuele, Ca-
vour, che ci fecero con scarsi mezzi e un' anima infinita questa pa-
tria libera ed una nella quale viviamo. — Ma oggi essendo l'Italia
sola sotto l'uragano europeo, essendo senza luce e senza disegno
dinanzi ai nuovi destini che tra il ferro e il fuoco si preparano alle
altre nazioni e a lei, oggi ebbe la sorte contraria : ebbe la disgrazia
che un uomo si levasse, l'antieroe, il depressore di tutte le energie
nazionali, il dittatore distruttore che conoscete. Conoscete la lettera
corta come il suo pensiero, secca come il suo cuore nazionale, « al
caro amico » (i). Da quel giorno il neutralismo che prima era disperso,
ebbe un punto di raccoglimento e di ordinamento, ebbe un capo,
ebbe un programma politico, o piuttosto, al solito, parlamentare.
Da quel giorno il neutralismo ebbe una evoluzione, o involuzione,
come meglio, o signori, vi apparve, non si pascè più di rinunzie,
spudoratamente fissò le sue mete italiane che furono anche abbon-
danti : non uscire da questo tremendo periodo della storia europea
con le mani vuote, sibbene con tutte le terre su cui il nostro diritto
etnico e storico è consacrato. Soltanto, i giornali fidi all'uomo e i suoi
famuli di Montecitorio, le vecchie ciabatte, come le chiamò con fe-
lice disgusto un mio compagno di fede, le vecchie ciabatte che ei
lascia alle porte della Camera quando se ne va, per riprenderle quando
gli talenta di ritornare, schiamazzarono per tutti i vicoli che per giun-
gere a ciò, per ottenere quel « parecchio » di cui era prudente
notizia nella lettera « al caro amico », non c'era affatto bisogno di
muover guerra all'Austria, perchè tutto dall'Austria avremmo potuto
ottenere in compenso della nostra neutralità e per intercessione della
Germania. Come se fosse serio e fosse morale e fosse decente che
in mezzo a questo immane fare e patire della più grande Europa la
nostra inerzia sperasse di avere premi dall'altrui fatica, la nostra
pusillanimità dall'altrui coraggio, il nostro egoismo, il nostro « sacro
egoismo », se più vi piace, o signori, dall'altrui sacrifizio, la nostra
vita dalla morte altrui. Voi sapete, o signori, la favola e il carnasciale
che ne menarono i neutralisti e gli omiciattoli bramosi di riprendere
le famose redini con il loro capoccia. — Ebbene, o signori, tale in-
capacità di distaccarci dalla Germania è una postuma manifestazione
di ciò che la Germania fu per tanta parte d'Italia : un principio d'au-
torità. — E tre sono appunto le cause principali del neutralismo
italiano : la prima è siffatto germanismo, la seconda il settarismo,
la terza il materialismo. — Il germanismo, o signore e signori, cioè,
(il l eitera di Giovanni Giolitti all'on. Peano pubblicata nella « Stampa » nel feb-
braio 1915.
— 57 —
l'ammirazione e l'amore della Germania e il suo potere sopra di noi,
alla prova de' fatti si soiio appalesati molto più forti di quelli di
tutte le altre nazioni. Molte cose e idee e costumi ci vennero per
gran tempo di F"rancia, mode, letteratura, teatro, politica e depra-
vazione ; ma tutte insieme non produssero quanto tre istituti rimasti
sotto il dominio tedesco, istituti massimi della vita moderna, formi-
dabili, della più profonda e vasta e solida penetrazione col minimo
di rumore, istituti che si chiamano l'università, la caserma e la banca.
— L'università italiana è alunna de' grandi maestri, padri e fonda-
tori tedeschi d'ogni scibile contemporaneo; e ciò ha prodotto una
germanizzìuione della più seria cultura che oggi dà i suoi frutti neu-
tralisti per mezzo del suo esponente marginale, frenetico ed esila-
rante, su cui emergono, per naufragare, i vari professori neutralisti-
camente starnazzanti e schiamazzatori. — Del pari, come l'università
italiana giura sul verbo dell'università tedesca, cosi i circoli militari
italiani non vedono ancora cascar fronda d'alloro dall'elmo puntuto.
E finalmente, o signore e signori, e' è il terzo fatto, c'è il terzo isti-
tuto da cui l'Italia venne profondamente e vastamente germanizzata,
l'ultimo degli istituti robusti, invincibili, della conquista moderna,
ed è, come dicevamo, la banca. Una banca fondata con capitale te-
desco, diretta da Tedeschi, con un Consiglio d'amministrazione che
fu sino a ieri pieno di Tedeschi, con un concentramento d'azioni in
mani tedesche, non può, qualunque siano i propositi e qualunque
siano le consapevolezze dei suoi capi, o tedeschi, o italiani, o mezzo
italiani e mezzo tedeschi, non può non essere un istrumento d'im-
pverialismo della Germania. — Molto più se si pensi che la sopraddetta
banca ha pressoché il monopolio delle industrie italiane, che il mag-
gior numero delle maggiori industrie italiane sono alle sue dipen-
denze, e si pensi che una egemonia economica non può tar di meno
delle sue rappresentanze e difese, delle sue avvocature politiche. —
Neutralisti poi per settarismo sono i socialisti ufficiali, i cattolici e
la gente di ordine. — I socialisti cosiddetti ufficiali non vogliono la
guerra, perchè sono impotenti a muoversi : impotenti a muoversi dai
loro primi principi marxiani e premarxiani che condannavano le guerre
come opera di fratricidio, mentre poi elevavano il vero e proprio
fratricidio, la guerra civile, agli onori mistici della guerra santa; im-
potenti a muoversi, i socialisti, dal loro odio contro lo Stato, e an-
che contro la Nazione, o Patria che chiamar si voglia, in quanto la
confondono con lo Stato ; il quale odio pure rimonta alla veneranda
preistoria de' primi principi in cui lo Stato era definito « il comitato
politico della borghesia al potere » ; impotenti a muoversi, i socia-
listi, dal loro odio contro la collaborazione di classe che ha nella
guerra la sua attuazione suprema. Allo spirito cattolico poi la guerra
ripugna, perchè è caldeggiata dalla massoneria. Idest anche i catto-
- 58 -
liei, come i socialisti, sono impotenti a muoversi dal loro odio con-
tro i loro nemici. I loro nemici sono poi uno solo sotto vari nomi.
È lo spirito laico, anticlericale, che si chiama massoneria, che si
chiama radicalismo anticlericale, che si chiama democrazia moderna,
che si chiama, allargando la nomenclatura per nazioni, Francia re-
pubblicana, che si chiamava un tempo, né in tutti pare estinto ciò che
fu, che si chiamava un tempo Italia regia. Questa varia, ma non
molto diversa gente, massoni, radicali, democratici, spingono alla
guerra, e a una guerra che sarebbe d'aiuto alla Francia ? I cattolici
italiani, o diciamo più giustamente, i politicanti clericali che male
capeggiano e male impersonano i cattolici italiani, poiché sono im-
potenti a muoversi dal loro odio contro i loro nemici, poiché, cioè,
sono anch' essi, come i socialisti, settari della politica intema, né
sanno superare la setta per la Nazione e la vita della Nazione nel
mondo, si oppongono alla guerra. Molto più che specie per coloro nel
cui pensiero riposto « la quistione romana », o allo sta tu quo, o sia
pure trasformata e trasfigurata, può perdurare ancora come l'ultima
favilla sotto la cenere : molto più che per costoro e' era un ultimo
asilo di sogno estremo verso cui, a quanto sembra, non hanno ces-
sato mai di sospirare : la felice imperiale e reale Austria dei grifagni
Absburgo, apostolici non restitutori di visite al Re d'Italia nella ca-
pitale d'Italia. Propugnare una guerra contro una tale Austria? Mai.
E finalmente, o signore e signori, ecco qua la terza sezione de' neu-
tralisti per settarismo, la gentina d'ordine, come dicevamo, il fior
fiore della borghesia mansueta, e della aristocrazia conservatrice ab
antiquo, gli amici delle istituzioni, come si direbbe gli amici de' mo-
numenti, gli amici delle istituzioni monarchiche per il quieto vivere
pubblico e delle fondiarie per il lieto vivere privato. — Hanno paura,
questi cadaveri nati, hanno paura che la guerra partorisca la rivo-
luzione, perchè così conclamano gli interventisti del socialismo, della
repubblica, del sindacalismo, dell'anarchia, ed essi hanno più l'animo
adatto a spaventarsi alle ciance di chi fa loro paura, che a conce-
pire fortificante fiducia intuendo i ragionevoli resultati per la monar-
chia, per l'esercito, per lo Stato e per loro medesimi, d'una guerra
nazionale che se non erigiamo la pusillanimità a principio strategico
e tattico, ha da essere, date le condizioni del nemico, duramente si,
ma ha da essere vittoriosa. — Or noi lasciando da parte i cattolici che,
se sono austrofili, dovrebbero dimenticare l'Austria or per lo meno
che ha accanto a sé Maometto ; che, se sono massonofobi e franco-
fobi, dovrebbero riconoscere che in Francia la guerra ha riacceso il
sentimento religioso, ha rinnovato l'austerità de' costumi, ha pro-
mosso l'abbandono del vizio, e non ha, che si sappia, propagata la
massoneria ; che, se nel segreto del loro cuore si ostinassero a re-
stare gli eterni irredentisti di Santa Madre Chiesa, sarebbe tempo di
— 59 —
smetterla, oggi appunto che un solo irredentismo preme all'Italia,
quello di Trento, Trieste e Zara balzato in piedi dinanzi ai prossimi
fati ; lasciando da parte i cattolici e i loro affini neutralisti della bor-
ghesia statutaria i quali dovrebbero ammettere che salvare le ragioni
della monarchia è men che nulla, quando le ragioni della Patria non
sono salve, e che la rivoluzione ci minaccia, sì, ma per la neutralità da
cui siamo disfatti all'interno e fuori, e che la rivoluzione magari ve-
nisse, si, ma per sopprimere loro ; lasciando adunque da parte i cat-
tolici e i loro colleghi in neutralità vigile e armata, diciamo agli
odierni festaioli del neutralismo, diciamo ai socialisti questo : — Voi
non siete, o socialisti italiani, d'una natura diversa da quella de' so-
cialisti tedeschi, francesi, austriaci, russi. Or quando la guerra europea
scoppiò, il socialismo tedesco, francese, austriaco, russo, sparì, e i so-
cialisti di Germania, di Francia, d'Austria, di Russia, marciarono nei
serrati battaglioni del Kaiser, della Repubblica borghese, dell' Impe-
ratore e Re, dello Zar, muti e senza più volontà propria, come la
parte che s'annienta nel tutto che funziona. Tutti vollero trovare
la loro giustificazione di coerenza, ultimo inganno della loro illu-
sione, o della loro vanità, e il Tedesco disse di marciare contro lo
zarismo, il Francese contro il militarismo prussiano, tutti dissero di
marciare per la difesa del patrio suolo, quelli che invadevano, sissi-
gnori, quelli che invadevano la patria altrui, non meno di quelli che
pativano l'invasione. Cioè, una fu la verità, e fu che il grande or-
ganismo, la Nazione, riprese e riassorbi il piccolo organismo, la
classe, e la funzione del grande organismo, la guerra, riprese, rias-
sorbì la funzione del piccolo organismo, la lotta di classe. -- Or
poiché anche voi, signori socialisti italiani, siete di questo mondo,
né avete natura diversa da quella di tutti gli altri socialisti che sono
in questo mondo, non abbiatevene a male, se esprimiamo la nostra
certezza che quando l'ora sacra che anche per l'Italia ha da sonare,
suoni, voi pure comprenderete come una cosa sola vi resti a fare :
imitare l'esempio de' vostri compagni di fede tedeschi, francesi, au-
striaci, russi e troncando la lotta di classe per la collaborazione di
classe, a dispetto della pioggia di chiacchiere con cui gareggiando
oggi con la pioggia celeste, allagherete il bel paese, marciare. —
Dopo di che passiamo alla terza e ultima causa, al maggior fattore
di neutralismo, che é il materialismo. — Il Parlamento, o signore e
signori, il Parlamento per gioia nostra e nostra edificazione nova-
mente adunato, e neutralista nella sua gran maggioranza, sebbene
in altri pomeriggi che paion sì lontani, desse qualche segno del con-
trario, quando unanime (vi ricordate, o signori ?) balzò in piedi scro-
sciando d'applausi (anche giolittiani, o signori!) alle « giuste aspi-
razioni » uscite fuori (par sì lontano!) dal velato discorso del ministro
Salandra: il che accadde perchè per miracolo i pochi per i quali il
— 6o —
patriottismo è fatti da compiere, armi da impugnare, nemici da vin-
cere, pericoli da correre, sacrifizi, patimenti, morte da incontrare, e
nulla da chiedere, si trassero dietro, cogliendoli alla sprovvista, i
molti per i quali il patriottismo è periodico e rituale rammollimento
di sante memorie che conferiscono commende e prebende, anche
oggi, anche per Trento e Trieste che non sono sante memorie da
commemorare e sfruttare, ma sono sacrosante attualità dell'ora che
volge, a cui noi e non altri, non i posteri e non gli antenati, noi e
non altri dobbiamo, oggi, a prezzo di averi e di sangue provvedere.
La verità si è, se non vi par superfluo ricordarla in quest'ora, che
il Parlamento abbonda di piccoli uomini borghesi i quali, o seggano
in questo o in quel settore, o votino per questo o quel Ministero,
provengono un po' dalla vecchia nobiltà della fattoria e del castello,
molto dalla borghesia nuova della fabbrica e della cartella di ren-
dita, e non avendo, non ostar^te la brama della rappresentanza na-
zionale e della capitale, non avendo né forza, né capacità, né volontà,
né la stessa ambizione più estese degli stretti limiti de' loro collegi,
altro non riescono ad essere che i ser\'i politici de' loro servi eco-
nomici, i servi de' loro contadini e de' loro fornitori, presso a poco
come avviene ai loro colleghi socialisti per rispetto alla Camera del
Lavoro. E come questi, i deputati socialisti, sono i demagoghi di
vecchio stile, che hanno nel petto le fiumane dell'eloquenza, così
quelli, gli omiciattoli deputati borghesi sono i demagoghi di nuovo
stile, che non hanno parola. I primi servono la Camera del Lavoro,
la Lega e la Cooperativa, montando a grandi braccia il sovversivismo
contro lo Stato; i secondi servono il padronato agricolo, industriale,
commerciale e i suoi sottoposti e aderenti, senza parlare, con ceri-
monie alle istituzioni e con giaculatorie al patriottismo, tradendo (e qui
sta il demagogo, sovvertitore dello Stato per i singoli), tradendo il
loro dovere nazionale, tranne quando non l'afferrano, spessissimo,
per una insensibilità politica che fa vergogna a quella de' loro infimi
elettori analfabeti. E tra parentesi fu Giovanni Giolitti che intuendo
la comune natura demagogica degli uni e degli altri, dette agli uni
e agli altri lo Stato a sovvertire, tagliandosi per sé la sua buona
parte, e così divenne il gran demagogo dei demagoghi di vecchio
e di nuovo stile, divenne il dittatore. Questo é il giolittismo : lo
sfruttamento personale del connubio parlamentare tra demagogismo
socialista e demagogismo borghese. — Ma ecco, o signori, il trionfo
del materialismo ! Per vizio organico del regime e per pochezza di
uomini la rappresentanza nazionale fa politica delle esigenze brute
de' suoi rappresentati, sì del proletariato, sì della borghesia, gli uni
e gli altri anazionali e antinazionali, perchè nulla sentono all' infuori
de' loro interessi materiali, individuali, egoistici. — Ed ecco il neu-
tralismo che ne nasce! Neutralismo di gente a cui la guerra è spa-
— 6t -
ventosa, perchè agli individui e ai loro interessi materiali egoistici
è spaventosa ; a cui la guerra è immorale, perchè agli individui e
ai loro interessi materiali egoistici è immorale ; a cui la guerra è
barbara e selvaggia, perchè agli individui e ai loro interessi mate-
riali egoistici è barbara e selvaggia ; a cui la guerra è soprattutto
incomprensibile, perchè la guerra è soltanto comprensibile a coloro
che sanno superare il proprio materiale individuo egoista e congiun-
gersi con la Nazione, e allora la guerra è desiderabile ed è santa,
perchè la Nazione la vuole ; è supremamente morale e supremamente
civile, perchè con essa i piccoli viventi votandosi alla morte, più
grande creano la vita del grande vivente, la Patria ; la Patria che
è suprema entità morale, suprema entità civile, suprema entità re-
ligiosa, la Patria, o signori, che i socialisti ignorano, anche quando
la riconoscono, e tanti borghesi ostentano di amare e non sanno
che sia, né possono saperlo per il loro materialismo che esclude i
fatti dello spirito di cui la Patria è uno. Perchè la Patria, o signori,
non è il territorio, non sono le belle città e i bei paesaggi di terra
e di mare, non sono tremil' anni di storia, né il linguaggio comune
e i tesori del pensiero e della poesia in esso tramandati ; non sono
i quaranta milioni di esseri umani che oggi vivono con noi, né sono
le infinite tombe delle generazioni passate, né le infinite cune delle
generazioni avvenire; ma la Patria è una intimità fra tutte queste
cose che abbiamo nominate, e il nostro spirito. La Patria è in tale
intimità: o altrimenti esiste una geografia, un Baedecker, una croni-
storia, una letteratura, una statistica di morti e viventi, materiali, ma-
teriali, materiali della Patria, ma non la Patria. La Patria è nella no-
stra intimità, attiva, con lei. La Patria è, o signori, nella nostra vo-
lontà di convivere con lei per ingrandirla. E perciò oggi la Patria è
nella nostra volontà di guerra, della guerra che tanto la ingrandirà.
E perciò coloro che per egoismo materialista non vogliono la guerra,
non soltanto non sono patriotti, non soltanto non hanno patria, ma
anche, per quanto sta in loro, distruggono questo meraviglioso, im-
menso, sovrano fatto dello spirito umano: la Patria. Distruggono
l'Italia. — Dicesi che alcune fra le nostre maggiori città, le mag-
giori per industrie, commerci e ricchezza ; dicesi che molte ditte
maggiori e minori facciano affari d'oro in grazia della guerra euro-
pea. Le forti commissioni piovono dallo Stato italiano, dagli Stati
belligeranti e non belligeranti, i noli de' trasporti marittimi salgono
a prezzi d'arbitrio, il contrabbando impingua il commercio. Industrie
che si trovavano a mal partito, rifiorirono producendo per quelle
estere che in causa della guerra meno producono. La neutralità è
dunque condizione di privilegio e conviene continuarla e non rom-
perla. Cosi questo grande ramo del materialismo, il mercantilismo,
porta dritto al neutralismo. Mercantilismo non è fare il mercante,
62
né guadagnare facendo il mercante, il che è utile e onesto, ma è
quest'altra cosa nefasta e iniqua : è collocare il mercante e il gua-
dagno del mercante nel centro del mondo e sottometter loro tutto :
la Patria, l'ordine costituito, le istituzioni, le leggi, la guerra e la
pace. Come l'uomo d'affari, cosi l'uomo ricco è tratto a ritener tutto
disposto, società e Nazione, tutto disposto a uno scopo solo : ad
assicurare a lui il possedimento e il godimento della ricchezza. Eb-
bene, bisogna dire alla borghesia d'affari e alla borghesia ricca che
la loro ragione d'essere sta soltanto nell'essere esse parti e com-
piere funzioni parziali nel tutto che è la società nazionale. Sicché
quando facciano causa per sé medesime, o, che è peggio, del tutto
facciano la loro causa, la borghesia d'affari e più la borghesia ricca
che s' è staccata dalla ricchezza come forza produttrice, per questo
solo fatto si tagliano il diritto di vivere e i viveri. E giustificano l'as-
salto che danno loro le classi avverse per abbatterle. In verità qualora
il neutralismo mercantile e signorile borghese dovesse impedire la
guerra che il bene della nazione vuole, dovremmo stendere una mano
alla rivoluzione che venisse a sopprimere la borghesia. E se le istitu-
zioni si lasciassero vincere dalla borghesia, dovremmo stendere una
mano alla rivoluzione che venisse a sopprimere le istituzioni. — Ma
finalmente, o signore e signori, diamo un colpo d'ala e leviamoci su
dalle bassure, poiché ci splendono dinanzi i luoghi santi del nome
italiano, Trento, Trieste e la Dalmazia. Ditemi voi, cittadini italiani,
voi che negli anni di pace tanto gridaste quei luoghi, ditemi voi, or
che è stagione di guerra : se è vero, come per grazia di Dio é
vero, che é giunta l'occasione di liberarli, dobbiamo noi farlo, op-
pure non saremmo un popolo immensamente disgraziato e vile, se
non lo facessimo ? Per assoluta impossibilità di fare altrimenti, la-
sciammo tanto tempo i nostri fratelli respirare e patire sotto il giogo
dell'Austria; ma ora pensate, cittadini! : ciò che pareva chimera
s'è fatto a un tratto realtà: sta a noi di sciogliere l'ultimo voto,
di coronare l'opera, di riunire gli ultimi figli alla madre comune.
Con quale animo potremmo noi, con quale animo potrebbero i no-
stri uomini del Governo, con quale animo potrebbe il Re d' Italia,
passare accanto a questa occasione e non afferrarla ? Molti di noi
andarono spesso laggiù, a Trento, a Trieste, a Zara, nelle altre
minori città. Andavamo con le mani vuote e con la bocca senza pro-
messe, non potevamo loro portare nessuna buona novella. Era la chi-
mera. Ma ci facevano festa lo stesso, una grande festa piena di
grande dolore, perchè ogni italiano che andava da loro, era l'Italia
che andava da loro, e al tempo stesso era la Patria che non giungeva
mai. Tante e tante cose ci domandavano ansiosi, ma una sola cosa
non ci domandavano mai, quella che era la chimera, divorati, come un
giorno ne vedemmo alcuni lungo le acque atroci di Lissa, divorati
- 63 -
dalla loro disperata speranza. Un giorno seppero che avevamo pas-
sato il mare e conquistato un gran territorio, né ci domandarono :
— Perchè non pensaste a noi ? — Provarono una gioia dolorosa e un
umile orgoglio, perchè il loro animo s'inorgoglì per l'Italia, e al
tempo stesso non poterono non domandarsi umilmente nel cuore se-
greto : — Quando dunque penseranno anche a noi ? — Ma ora, o cit-
tadini, come potremmo loro mancare? E come potremmo continuare
a crederci degni di questa nostra unità, di questa nostra libertà, se
oggi, potendo farlo, non le partecipassimo anche ai nostri fratelli
che tanto più di noi ne sono degni, perchè tanto più tempo le hanno
aspettate ? Vorremmo forse passare alla storia con questo marchio
d'infamia sulla fronte, che si dicesse come essendo noi la genera-
zione vivente che ebbe una patria da' padri suoi, una patria ai suoi fra-
telli non volle dare per spirito d'egoismo, per nulla patire, per nulla
sacrificare, per nulla osare ? Vorremmo che si dicesse che mentre il
piccolo fece il grande, il piccolo Piemonte e quel pugno di generosi
che la spada di Giuseppe Garibaldi e la passione di Giuseppe Mazzini
riuscirono a raccogliere, fecero l' Italia, il grande, questa Italia di qua-
ranta milioni di viventi, si rifiutò di fare il piccolo, di fare Trieste,
Trento e la Dalmazia italiane? No, cittadini, no, italiani, no, uomini che
avete cuore umano ! Il giorno verrà, l'imminente giorno verrà, in
cui sarà ripresa la guerra che sta fra due secoli, e felicemente sarà
condotta a termine. Il giorno verrà, l'imminente giorno verrà, in
cui a passo di carica il bersagliere italiano entrerà nella città dove
Dante attende, e nell'altra dove attende San Giusto, e nell' altra
più santa, perchè più in agonia, dove attende San Marco sulla porta
d'oro. — Il Trentino, o signore e signori, la Venezia Giulia, la Dal'
mazia e le isole dalmate non sono soltanto posizioni, mi si passi il
termine, del nostro sentimento nazionale; sono anche altro e molto
altro. Sono anche : primo, posizioni di difesa del nostro territorio
nazionale; secondo, posizioni di dominio nostro dell'Adriatico; terzo,
posizioni di nostra espansione economica e di nostra influenza po-
litica nella penisola balcanica ; quarto, posizioni di potenza per l'Ita-
lia, suo bacino, quale nessun' altra nazione ha, da cui sboccare con
tutto il peso della sua volontà risoluta nel Mediterraneo orientale.
— Al contrario, o signore e signori, i nostri troppo spensierati com-
patriotti non sanno che noi a tutt'oggi abbiamo frontiere di scon-
fitta. Abbiamo le frontiere che il nostro vincitore del 1866 volle
darci. Giuseppe Mazzini nel cui amore la patria era come un' isola
nell'Oceano, e perciò vedeva il presente e presagiva il futuro, Giu-
seppe Mazzini sentì i danni di quella misera guerra e della risolu-
zione di troppo presto troncarla e incitò a continuarla con altra vi-
rilità. Non fu fatto e perciò noi oggi abbiamo la porta di casa aperta
al settentrione, al confine orientale e lungo tutta la costa adriatica.
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Al settentrione dove occupando l'Austria il Trentino occupa tutta
l'Alpe e cala fino alla nostra pianura; al confine orientale dove da
Cividale del Friuli giù al mare, se un fiume, l'Isonzo, è fi-ontiera,
sta in mano dell'Austria; lungo tutta la costa adriatica nuda d'in-
senature e per conseguenza esposta a qualunque assalto che parta
dall'altra sponda ricca di porti, di rifugi e d'insidie. Occupando noi
il Trentino e portando la nostra frontiera alla linea del Brennero, noi
abbiamo la porta di casa sbarrata per sempre al settentrione. Inol-
tre occupando la \'enezia Giulia noi abbiamo la porta di casa sbar-
rata per sempre al confine orientale. E in fine occupando noi la
Dalmazia e le isole dalmate, padroni di quella costa portuosa, met-
tiamo al sicuro la nostra costa importuosa e anche su questa ab-
biamo la porta di casa sbarrata per sempre. — Dobbiamo noi farlo ?
Dobbiamo occupare la Dalmazia e le isole dalmate, la Venezia Giu-
lia e il Trentino ? Poiché abbiamo la fortuna di avere una casa, dob-
biamo o non dobbiamo fare il possibile per avere anche le porte di
casa in mano nostra? Or che l'occasione insperatissima c'è offerta,
dobbiamo o non dobbiamo afferrarla, questa occasione per cui il
cuore di Mazzini ripalpita nel nostro cuore, questa occasione di ri-
parare le colpe di noi sconfitti del 1866, e di ripagare una buona
volta tanta perfidia del vincitore che tali frontiere ci assegnò per
tenerci sempre in sua balìa per ogni suo disegno di punizione e di
risottomissione ? Ora che possiamo, dobbiamo adunque, o signori,
premunirci per l'avvenire, risparmiarci pericoli e guerre? Lo dob-
biamo, signori borghesi, lo dobbiamo, signori socialisti ? Voi dite,
o socialisti, che se la patria fosse invasa, voi ci fareste grazia di
difenderla insieme con noi. Ma la patria incomincia soltanto quando
è invasa, oppure, anche quando è in condizione di potere essere in-
vasa, è patria che si merita che i suoi figli la mettano in condizione
di potere esser difesa ? — Ma perchè cosi sia, obiettano i fratelli
benestanti de' socialisti, i nostri amati borghesi, perchè così sia bi-
sogna rischiare. Voi ci parlate come se la guerra fosse già stata
fatta e vinta e sopratutto come se si trattasse d'una guerra facile.
Invece non è e dovremmo molto rischiare, rischiare tutto, fors' an-
che l'esistenza nazionale. Ebbene, o signori, noi rispondiamo a
questi 'Italiani prudenti che non abbiamo affatto della guerra in ge-
nere e della guerra di cui ci occupiamo, in Ispecie, il concetto che
ne hanno i fanfaroni. Noi sappiamo che ogni guerra è cosa grave e
abbiamo profonda e piena coscienza della gravità della nostra nuova
guerra; ma se anche dovessimo tutto rischiare, rischiamo, poiché ri-
schiare è necessario. E il Belgio, o signori, il Belgio che poteva
dire di sì al Tedesco e invece gli mostrò la punta della sua piccola
spada ? Non poteva il Belgio salvare la sua esistenza materiale così
prosperosa e invece non preferì di rischiarla e perderla per la sua
_ 65 ~
esistenza ideale, e per questo appunto non lo chiamate eroico ? E
la Serbia, o signori, la Serbia che nel giro di tre anni combatte la
sua terza guerra? E la Germania che buttò ai piedi dell'ignoto de-
stino tutta la sua posta, il patrimonio di due guerre vittoriose e di
([uarantacinque anni della più attiva e feconda pace ? E la Francia
e l'Inghilterra? Riflettete, o signori, che noi non possiamo impedire
che la guerra sia la ferrea legge del mondo, né impedire che quei
popoli i quali l'accettano con coraggio, siano moralmente superiori
a quelli i quali chiudono gli occhi alla necessità per rifiutarla. Ri-
flettete che noi non possiamo impedire che i primi abbiano diritto
alla grandezza che si meritano, e che l'abbiano, né impedire c!ie i
secondi si meritino la miseria per il dovere a cui si sottrassero, e
che l'abbiano! Italiani prudenti, dopo quanto vi diremmo per Trieste
e per le frontiere, dobbiamo ancora dimostrarvi la necessità che noi
abbiamo di fare la guerra, e quindi il dovere a cui dobbiamo sot-
toporci di fare la guerra ? Io vi dico soltanto che chi manda ad
ascoltare i nostri argomenti, la sua viltà, o il suo egoismo, non si
persuaderà mai che la Nazione abbia la necessità di fare la guerra
e che quindi i cittadini abbiano il dovere di accettare la guerra. Ma
vi aggiungo che quanti di noi sono Italiani animosi e generosi, hanno
con un brivido l'intuizione di ciò che dell'Italia avverrebbe, se essa
passasse attraverso la guerra europea senza usare le sue armi nuove.
— Essendo di tutte le grandi potenze la più piccola, se a questo
aggiungesse la prova provata di essere si povera di volontà e di
vita, basterebbe la diminuzione di importanza politica e morale che
patirebbe, per farla decadere al grado di potenza secondaria : sola
in Europa col suo « sacro egoismo », invisa a tutti gli stranieri, ai
vecchi alleati cui si sottrasse, ai nuovi amici cui non s'accostò, den-
tro con uno .Stato su cui menerebbero trionfo i sovversivi che vole-
vano la neutralità, contro cui si avventerebbero i sovversivi che vo-
levano la guerra per la rivoluzione, ridotti in avvilimento tutti i
partiti, classi, istituzioni, dall'esercito alla monarchia, che lo Stato
sostengono. — Sorga dunque dai quaranta milioni d' Italiani quanti
noi siamo, uno spirito animoso e generoso. Noi siamo andati cer-
cando la necessità della guerra e l'abbiamo trovata, ma quando sorga
la fiamma di spirito che invochiamo e aspettiamo, il solo pensiero
che la nostra Patria mercè nostra possa fare un passo verso la sua
grandezza futura, apparirà la necessità più urgente e il dovere più
sacro. — Qui è il punto : è possibile che questo in Italia avvenga ?
11 popolo italiano, o signori, con una coscienza nazionale ancora in
formazione, senza grandi guerre vittoriose che gli abbiano temprato
il virile orgoglio, non ancora tutto risorto dalla debilitazione dei se-
coli del servaggio e della divisione, e oggi poi per rispetto alla
guerra europea, parte, nelle città, esposto alle predicazioni neutr.i-
— 66 —
liste del socialismo ; parte, nelle campagne, esposto alle predica-
zioni neutraliste del socialismo e del clericalismo, sentendo l'infiiisso
delle classi dirigenti scisse, con una forte prevalenza neutralista, al
sommo le reiterate dichiarazioni governative di « neutralità vigile e
armata, bastante a tutelare i nostri vitali interessi » ; in tali condi-
zioni generali e particolari il popolo italiano non potrà da sé levare
la voce. - Comprendano questo gli uomini del governo, ma lo com-
prendano: primo, perchè sappiano che sono essi il Governo, lo Stato,
l'incarnazione cerebrale della Nazione, e abbiano volontà decisa,
condotta recisa, mèta precisa, quella sola che è mèta ; secondo, per-
chè sappiano che quando la voce sia data, l'ordine impartito, tutti
i quaranta milioni d'Italiani che non di altro se non d'un impulso
in questo primo secolo della loro storia nuova hanno bisogno, for-
meranno uno spirito solo, quello spirito animoso e generoso che in-
vochiamo e aspettiamo, subito congiungendosi con la Patria, votan-
dosi all'azione che nella Patria e per la Patria non è di morte, ma
di vita, non di pena, ma di gioia, non di sacrifizio, ma d'entusiasmo:
la Guerra. — Signore e signori ! Due giovani. Bruno e Co.stante,
nella realtà caddero in Francia e per la Francia, ma nella poesia
che d'ogni realtà è l'essenza più vera e più viva, quei due fratelli,
simili ai Dioscuri che precedevano gli antichi padri nelle battaglie,
volarono dalle Argonne a Roma sonando la diana della nostra
guerra. Come chi troppo ansioso si leva nel cuor della notte per
l'opera del mattino, così essi troppo pronti nel cuor dell' inverno
chiamarono la primavera. Nella poesia l'avo stesso, Garibaldi, buttò
in braccio alla morte nipote su nipote per battere al cuore dell'Ita-
lia colpo su colpo e dirle: — Che fai tu? Non senti che l'ora si
approssima ? Uomini del governo d'Italia, che fate voi ? Che fai tu.
Re d'Italia? Il tuo avo e tuo padre, quando c'era da combattere,
combatterono, come io combattei ; ora io riapparisco nella mia terza
generazione, nel sangue sparso della mia terza generazione ritorno
per essere presente, ma tu che fai ? — Così grida ancora la voce
terribile al popolo d'Italia, al governo d'Italia, al Re d'Italia, e
aspetta da loro la risposta, la sola che ha da darsi é si darà, se le
madri italiane non partoriscono oggi come nel passato generazioni di
schiavi, né a Palazzo Braschi sta un fabbricatore di detti memora-
bili, né vagano le ombre al Quirinale »](i).
230. Craver (Harrison W.), Librarian : Carvegie Library of Pitlsburgh,
U. S. Ani., Pa. (Bullettino 1915, Pittsburgh). [Scrive Guido Biagi
nella Riv. delle Bibìioteche di luglio-settembre 1914, p. 136 : « La
Biblioteca Camegie di Pittsburgh, una delle più ricche d'America,
(1) Gli scritti analizzati dal N." 158 al N." 229 sono tutti anterinri al primo di marzo
del 1915. [Alberto Lujibrosoj.
- 67 -
pubblica nel suo bollettino mensile una lista dei libri relativi alla
Guerra europea; essa è stata ristampata in un opuscolo di 26 pagine.
Consiste in un elenco di opere relative alla guerra, alla pace, al
militarismo e alla storia e alla politica europea ne' tempi più re-
centi ; anche si registrano sotto i vari paesi i libri della biblioteca
che possono servire a mostrare qual parte ogni regione prenda alla
guerra presente. Così le biblioteche americane servono veramente
ai loro lettori ». Citeremo anche noi le fonti notate dal Craver].
Croce (Benedetto). Articoli vari ne\ì'/ia/ta nostra fondata dal de-
|)utato neutralista marchese Lucifero (Roma, 1914-1915). [Notevole
l'articolo nel n.'' del 31 gennaio 1915. Quest'articolo breve, ma in-
teressante, « riprende il tema — cosi amplificato nell' intenso di-
battito per la pace o la guerra — della vita politica e sociale d'Ita-
lia », dalla costituzione in « unità » fino ad oggi, grande e terribile
giornata di confiitto guerresco formidabile. Dopo questa rassegna, Be-
nedetto Croce conviene che l'Italia abbia colpe da espiare : colpe
inerenti all'educazione civile, al progresso intellettuale, alla rispet-
tabilità scientifica, al rassodamento politico e sociale del popolo
d'Italia ; e ne trae la seguente nobile conclusione agli effetti del
nostro atteggiamento in confronto della guerra europea : « Se colpe
abbiamo (e ne abbiamo di sicuro), cominciamo ad espiarle fin da
ora, nella forma sana e diretta di espiazione, che esse richiedono.
C'è la guerra europea? Ebbene, siamo serii : aiutiamo tutti gli sforzi'
per il miglior possibile armamento e addestramento della nostra
armata di terra e di mare, e seguiamo gli avvenimenti, pronti ad
operare con circospetta energia, e nel solo nome della Patria, per-
chè solo la Patria è ora in questione. Faremo o no la guerra com-
battuta ? Ciò non dipende da noi, ma dalla necessità, la quale c'im-
porrà l'uno o l'altro partito ; e se anche per le conseguenze della
guerra dovremo espiare ancora, la cosa ci sarà resa più agevole
perchè ci saremo fin da ora messi spontaneamente sulla buona via
dell'espiazione, che è il lavoro. Ma non c'è solo la guerra, per in-
tanto : c'è tutta la vita da continuare. Ebbene, se ora l'impiegato
a qualsiasi ufficio (e sia pure allo spazzamento) attenderà con mag-
gior solerzia al suo dovere ; se l'insegnante attenderà con più ardore
alla materia del suo insegnamento, ancor che questa sia tanto poco
bellicosa quanto la glottologia semitica o la geometria superiore ; se
lo scrittore curerà con maggior attenzione del solito la verità dei
fatti e la logica delle idee nella sua prosa ; se ciascuno al quale è
affidata un' istituzione le si stringerà con affetto, e non si affaccen-
derà come pel passato ad allentare i vincoli con essa per fare il co-
modo proprio; se tutti costoro, e gli altri dell'enumerazione che
potrebbe proseguire all'infinito, si condurranno in questo modo, essi
faranno la sola degna offerta alla tragica Dea della guerra, e com-
— 68 —
piranno un esercizio spirituale che ci consentirà di trovarci nelle
migliori condizioni di anima e di corpo, se la guerra ci verrà ad-
dosso »].
232. Croce ^Benedetto). [Graziosa questa macchietta del Croce, tracciata
da Ugo Ojetti nel suo Pfiff, a proposito del negato concorso del
Croce alla propaganda di conferenze neutraliste organizzate dal buon
PJW, onorevole Zucchi. Dopo aver citato il detto : « Non appena i
termini opposti sono presi come distinti, l'uno diventa l'altro e,
cioè, entrambi sfumano nel vuoto » (B. Croce, Logica, I, VI, p. 67 ,
rOjetti dice che nella sua lettera all'on. Zucchi « il filosofo C... con-
fessava d'essere un mediocre oratore e consigliava di lasciare ai
socialisti il compito di spiegare in piazza i vantaggi della neutralità,
anzi accludeva due o tre tracce di possibili discorsi con argomenti
storici, politici, logici e morali da consigliare ai più intelligenti oratori
d'estrema, tutti di una chiarezza così lampante che certo avrebbero
abbagliato l'onor. Beltrami e l'onor. Samoggia : « Concetti storici e
concetti puri. L'utile, come il mezzo, ossia come fatto teoretico.
Valore spirituale della volontà utilitaria. Spinosa e Machiavelli »].
233. Croce. Vedi sub voce Woltm.vnn.
234. CiiNiBERTi (Generale) : Navi da battaglia {Annuario Navale Jane
del 1909). [« I tecnici inglesi del 1915 ritornano ad insistere sulla
necessità d'un nuovo tipo di nave da battaglia atta alle nuove con-
dizioni della guerra marittima e ricordano come questo sia stato
previsto sei anni fa dal generale Cuniberti, del corpo del Genio na-
vale italiano, in uno studio (apparso ■~>\x\V Annuario navale Jane \m\^\-
tolato « Navi da battaglia ». « Il generale Cuniberti » — rileva il
critico della Morning Post — « diceva in questo studio che nella
guerra navale noi avremmo potuto vedere due ripetizioni del caso di
Porto Arturo : una al di cpia e l'altra al di là degli stretti della Da-
nimarca. Simili blocchi, continuava il generale, potrebbero prolun-
gare la guerra per mesi e mesi senza alcun risultato definitivo da
una parte o dall'altra eccettuati gli efletti sul commercio. Allora a
che mai servirebbero i grossi cannoni delle dreadnoughts e degli
incrociatori da battaglia ? Migliaia e migliaia di tonnellate di spo-
stamento sono state utilizzate nella costruzione di navi per traspor-
tare questi pezzi che tuttavia di notte sono relativamente inutili :
quante di queste migliaia di tonnellate vengono utilizzate per do-
dici ore di oscurità in ogni 24 ore di blocco ? Ed è appunto nelle
12 ore di oscurità che il nemico è più attivo. Un siluro ben diretto
o una mina ben piazzata possono mandare la nave da battaglia a
fond<j ». Il principio della teoria di Cuniberti era che poiché vi sono
dodici ore per combattere alla luce del giorno e dodici ore per com-
battere durante la notte, occorrendo per ciascun periodo navi del
tutto differenti, le ventimila tonnellate di una nave da battaglia do-
- 69 -
vrebbero essere divise in due parti di diecimila tonnellate ciascuna,
cosi una delle due navi che se ne otterrebbero, verrebbe adoperata
di notte e l'altni di giorno. Il generale Cuniberti scriveva che avrebbe
potuto verilìcarsi il caso che la stessa nave fosse costretta a com-
battere sia di giorno che di notte. Egli perciò indicava» vagamente
un tipo di nave che con alcuni adattamenti avrebbe potuto essere
utilizzata per entrambi gli scopi. Per il generale non conveniva af-
fatto essere più esplicito; ma è però certo che egli aveva già con-
cepito un disegno. E il critico navale della 3foriivi,e^ Post pro.segue:
« E oramai evidente che, possa o no esser messa in attuazione la
teoria di Cuniberti, le su» previsioni sulle nuove condizioni della
guerra marittima erano assolutamente esatte. II fatto che esse siano
state trascurate non è che un altro esempio dell'enorme ritardo col
quale vengono riconosciute le nuove idee. Secondo parecchi recenti
studi pubblicati da Riviste tecniche, la costruzione di navi da guerra
a prova di torpedini è ormai perfettamente realizzabile e tutti oggi
concordano nell' idea espressa sei anni fa dal generale Cuniberti »].
235. Cur.Vtulo (Giacomo Emilio, « Professore ostetrico ginecologo » a
detta della Guida Monaci di Roma) : Francia e Italia dal iS4g al
/(^ff: Paffine di storia e docnincnli inediti (Roma.-Toxmo, F.lli Bocca
editori, 1915). [L'autore è uno dei famigerati fondatori e redattori
del Pro Italia nostra che uno spiritoso giornale romano ha chia-
mato Pro iixoribiis nostris, « tanto è gernianofilo, e tanto sono ger-
maniche tutte le mogli dei redattori ». Il libro edito dalla Casa Bocca
non ila nessun valore storico ; solo è un indice del modo di pen-
sare di tutto un gruppo di letterati, pubblicisti e ostetrici romani,
in cui il Curàtulo rappresenta appunto la.... ginecologia].
236. Cik.vTiLO. Vedi Lucifero.
237. Dalla Torre (Conte), Presidente dell' « Unione Cattolica -> : La Xcu-
tralità dell'Italia e la Guerra. Discorso tenuto nell'adunanza Ae\-
V Unione in Roma la sera del 5 gennaio 1915 {Corriere d'Italia.
mercoledì 6 gennaio 1915. Roma). [Ne stralciamo il brano princi-
pale intitolato // nostro pensiero : « Se i cattolici sono favorevoli
apertamente alla neutralità, non è lecito senza mentire affermare che
essi no 1 lo sono per interesse patrio ; giacche per essi l'amore di
Patria è sacro ed è dovere religioso la fedeltà ad ogni costo : se in
ciò la nostra condotta di cittadini obbedisce ad una prescrizione
religiosa dichiariamo che siamo fieri, per l'Italia nostra, d'essere
cattolici. Il nostro dovere, in quest'ora suprema, è quel medesimo
che con entusiasmo commovente, consacrato da atti eroici degni
delle migliori tradizioni di fortezza cristiana, hanno abbracciato i
nostri fratelli di fede, di tutte le nazioni in guerra, sui quali è scesa
egualmente paterna la benedizione del Santo Padre, e pei ciuali senza
distinzione si innalza la preghiera della Chiesa cattolica. La nostra
— 70 —
opinione adunque, non è che opinione d'Italiani, la nostra neutra-
lità quella del nostro Paese. Ne può confondersi con la neutralità
del Capo supremo della nostra religione ; perchè la Sua pastorale
missione non ha confini, il gregge che Egli deve trarre a salvamento
non conosce distinzione di nazionalità ; l'unità santa della Chiesa
non ammette divisioni e lotte ; il regno della pace cristiana, cui
tende, è il suo scopo più nobile ; e quindi la Sua neutralità non
può essere che assoluta. Mentre la neutralità dei cittadini di uno
Stato, dei figli di una Patria, non intesa solo nella materialità del
suo territorio, ma nelle tradizioni della sua gente, nella grandezza
della sua storia e più nella missione sociale a cui anche il suo po-
polo anela con sentimento di legittimo orgoglio per la grandezza
dei padri e la forza viva delle sue virtù religiose e civili, non può
essere che condizionata alla inviolabilità di quei diritti, di quelle
aspirazioni, di quegli interessi, che costituiscono il patrimonio non
soltanto materiale della nazione, che sono la vita della sua vita, la
speranza di tutto il suo avvenire ; non può essere condizionata,
questa neutralità, che alla integrità di quelle supreme ragioni di
giustizia in ordine al diritto della nostra esistenza e del nostro svi-
luppo nel mondo, per cui, se vilipese e conculcate, nelle leggi cri-
stiane della società, eguali per tutti i popoli, è ammessa, è accet-
tata la coazione dolorosa ma necessaria della guerra. Fermi questi
principi, nella nostra coscienza di cittadini, non scorgiamo pertanto
che interessi diretti od indiretti, prossime o remote ragioni di giu-
stizia pei nostri diritti, siano fin qui lesi o minacciati dall'odierno
conflitto ; e nel fatto stesso indiscutibile del profondo turbamento
della vita internazionale, della possibilità che la furia di guerra stra-
ripi dai confini che la trattengono a stento, e che quanto è oggi
libero da ogni minaccia, possa soggiacervi domani, noi non scor-
giamo che la necessità di una preparazione degna delle giustificate
prciiccupazioni, ma non già la ragione di un intervento il quale,
allo stato delle cose, dovrebbe ricorrere sempre, per determinarsi,
come sarebbe ricorso cinque mesi or sono, ad un giudizio apriori-
stico sulla situazione, ad opinioni pur sempre discutibili, ad una
decisione insomma non suffragata da una obbiettiva necessità »].
23S. Dam PIERRE (Marquis de), ancien élève de 1' Ecole des Chartes, ar-
chiviste-paléographe : Les carnets de roiite des soldats alleniands
(Paris, 1915^. [Cit. dal Bédier a p. 50 della Rcvue des Paris, i gen-
naio 1915 : « Ces carnets de route sont minutieusement décrits, trans-
crits, mis en belle lumière »].
239. Daudet (Leon): Souvenirs {/880-jgo^): 1. Fantóiiies et vivaiits; II. Dc-
vant la douleur i??ir\s, 1915. [Régis Gignovx, Figaro, 27genn. 1915:
' Gomme le dit M. Leon Daudet dans son second livre de souve-
nirs qui vient de paraìtre et qui est intitulé Devanl la dotUetir , « le
— 71 —
corps dii service de sante de nos artnées de terre et de nier a été
trop souvent caloninié et rabaissé. Il y a là une élite désintéressée,
d'un courage et d'une energie à tonte épreuve, qui a beaucoup fait
pour la science, où le scrupule, la discrétion, l'honneur n'ont ja-
mais fléchi ». C'est la force d'attraction exceptionnelle de M. Leon
Daudet que l'on puisse trouver dans un recueil de ses souvenirs
cent pages conime celle-ci qui s'iniposent à la situation présente.
Ses Mémoires qu'il publie aujourd'hui étaient écrits et inipriniés
avant la guerre. Il a jugé inutile d'y changer un seni mot. Et panni
ces tableaux qu'il trace des milieux littéraires, politiques, artistitiues
et médicaux de iSSo à 1905, dans ces notes de l'étudiant en mede-
cine qu'il était, l'auteur de V Avant-Guerre apparatt soudain, à tra-
vers une porte qu'il enfonce, une fenétre qu'il ouvre, comme s'il
avait déjà aperru les directions de Charles Maurras, comme s'il
avait déjà trouvé « le point d'appui politique solide » qui lui man-
quait au temps de sa « wagnéromanie ». Plus ancore que Fanióvies
et vivauts, ce second volume de souvenirs consoliderà, par l'ir-
résistible impétuosité de son mouvement et par la netteté de ses ta-
bleaux, cette force d'attraction qui est le propre du talent et de la
personnne de M. Leon Daudet »].
240. DEGom' (Contre-amiral) : Cuii-assés ef sous-ìiiarivs {Revue de Paris,
15 nov. 1914, p. 22-46).
241. Degouy (Contre-amiral! : La lutee entre les deux marine s du Nord
{Revue de Paris, 15 dicembre 1914 ; p. 356-372). [Spiega le ragioni
per le quali sia ragionevole sperare che la flotta tedesca non possa
porre in serio pericolo, tanto meno vincere, quella inglese].
242. De Lollis (Prof. C, dell'Univ. di Roma). Vedi LucirERO.
243. Delombre (Paul), Ancien Ministre, rédacteur du « Temps » : Ouestions
financières {Revue Bleue, Paris, 19 décembre 1914 - 9 janv. 1915).
244. Dercle (Docteur), Médecin militaire : Lettre au Dr. Terrier (Paris,
i9i5)- [« Il record delle ferite riportate in guerra sembra sia dete-
nuto dal maggiore medico francese Dercle, del 28'' fanteria, che at-
tualmente si trova all'ospedale V^al-de-Gràce di Parigi. Egli ne conta
sul suo corpo ben novantasette, tutte toccate nello stesso istante per
lo scoppio di un obice {sic\ Per un vero miracolo egli non è morto,
ma la sua testa è tutta cucita, il braccio sinistro è spolpato lino al-
l'osso, la schiena ha tanti buchi da parere una schiumaiola e le
gambe paiono tatuate. In una lettera scritta ad un suo amico e
collega, il dottor Terrier, medico in capo dell' armata dell'est, il
Dercle descrive briosamente come gli sia capitato l'accidente. Mentre
egli stava raccogliendo feriti sulla linea del fuoco, lo scoppio del-
l'obice Io investì ed ebbe sul corpo una vera doccia di proiettili. Il
dottor Dercle non si meraviglia tanto di essere scampato alla morte
pel gravissimo colpo, quanto di aver potuto sopravvivere alla setti
— 72 —
cernia che era quasi inevitabile con tante ferite aperte nei corpo e
con tanto pericolo di infezione »].
245. Desico : DaU'affanno alla gioia (R. Kemporad e figlio editori, Fi-
renze, 1914). [Scrive Giovanni Miceli nel Messaggero del io feb-
braio 1915: « Ciascuno dei capitoli reca come epigrafe dei versi (]uasi
tutti del Carducci. Il primo {L'Affanno\ ha per motto le parole di
Alberto di Giussano : Venne il dì nostro e vincere bisogna. L'ul-
timo {La visione di gioia) reca in testa una terzina del Pascoli; ]'^er-
ranno ! Ecco i fanciulli, ecco il lavoro \ Di tre viillenni. Hanno anime
serene \ Liberi sono ed il lor cuore è loro \. Il libro potrebbe anche
essere ispirato ai versi del Petrarca: .... e fui il combatter corto \
Che V antico valore \ Negli italici cor non è ancor morto \. Eia visione
di un' Urbe, giacente in riva al mare, oppressa da una ferrea schia-
vitù. Gli animi indignati si preparano alla insurrezione e alla guerra.
Un pensatore benefico ha votata l'esistenza all'umanità, alla pro-
paganda per la pace. Ma egli riconosce che la pace è impossibile
senza la fine di un duro servaggio : essa dev' esser fondata sulla
giustizia. E l'apostolo del pacifismo diventa il duce del popolo in
armi. Un breve moto rivoluzionario n^WUrbe, una sortita contro le
truppe imperiali che assediano la città, e una battaglia campale assi-
curano la redenzione di un popolo. E la vittoria segna il trionfo del
motto: Pace e Progresso! Il popolo, deposte le armi, torna al la-
voro, inaugurando una nuova era prospera e feconda di progresso
civile. Il libro DalT Affanno alla gioia, che ha per sottotitolo : La
visione di forza di un popolo latino, è stato proibito in Austria. E na-
turale: in i.\\w\V fh-bc, fremente di odio contro lo straniero, s'indovina
Trieste »].
246. De Simoni (Giovanni): // Canale di Suez {La Lettura, febbr. 1915,
Milano, p. iT^iTi). [Articoletto illustrato. A proposito della cam-
pagna turco-inglese del 1915].
247. Destrée : Le atrocità tedesche: documenti ufficiali pubblicati da ^XM-
Lio Destrée, deputato di Charleroy, presidente della Federazione
degli avvocati belgi, con prefazione. Volume di 50 pagine, Milano,
Casa ed. Ravà e C, 1915). [Notevolissimo].
248. Di Palma (On.), relatore della Legge : // nuovo Corpo Aeronautico
militare. La quinta arma è organizzata {Tribuna, Roma, 23 gen-
naio 1915). [« Il corpo è costituito nel modo seguente : a) una di-
rezione generale d'aeronautica, facente parte dell'Amministrazione
centrale della guerra ; b) due comandi di aeronautica ; e) un batta-
glione di dirigibilisti ; un battaglione d'aerostieri ; uno stabilimento
di costruzioni aeronautiche ; un battaglione squadriglie aviatori ; un
battaglione scuole aviatori; una direzione tecnica dell'aviazione mi-
litare ; d) un istituto centrale aeronautico. E pure istituito un per-
sonale civile specialista tecnico per l'aeronautica militare, distinto
- 73 —
in due categorie: i* categoria: Ingegneri e professori (sei di nu-
mero a 7000 lire); 2» categoria : Progettisti-meccanici, sperimentatori,
montatori-motoristi e piloti di dirigibile (14 di numero a 4000 lire).
L'annunzio della costituzione del nuovo corpo sarà accolto in Ita-
lia con grandissima soddisfazione. Si domanderà forse perchè esso
non sia stato costituito prima, se anche prima della guerra ne era
riconosciuta la necessità ; e si domanderà certo perchè, mentre era
davanti alla Camera dal giugno I1914] un progetto di legge — ricono-
sciuto organicamente buono, tanto che il provvedimento odierno ne
segue le disposizioni — il Governo non ne abbia sollecitata la discus-
sione prima delle vacanze. È accaduto cosi che una profonda modifica-
zione all'ordinamento dell'esercito si è dovuta fare per decreto reale,
e tardi rispetto alla preparazione. La Camera era nel novembre
scorso in tali disposizioni di spirito che qualunque progetto di ca-
rattere militare sarebbe stato approvato seilza discussione, come
sarebbe certo avvenuto anche per i decreti delle spese straordinarie
nel caso che il Governo avesse creduto opportuno di presentarli.
Che se il progetto Grandi sul Corpo aeronautico fosse divenuto legge
dal novembre, a quest'ora il nuovo corpo, di cui si è incominciato
appena sette giorni fa la costituzione, sarebbe pronto ad entrare in
funzione come un vecchio organismo >J.
249. DovLE (Sir Arthur Conan ; : The Danger ( The Stralici iVaga::ine, Lon-
don, July 1914). [Profetica pubblicazione: alla vigilia della guerra
del '14, il Doyle prevede il blocco di sottomariiii eflTettuato contro
il diritto delle genti dalla Germania nel febbraio 1915 !].
250. Driault (Ed.), prof, au Lycée de Versailles: V l'nité fran^aise \
préface de M. Henri Welschingkr, membre dell'Institut (Paris,
Alcan, 1914, XV-256 p. in-i6). [«Ce n'est pas un livre d'histoire....
Ce n'est pas un livre de circonstance ; il a paru six mois avant la
guerre.... L'auteur ne garde pas le ton serein qui convieni à l'édu-
cateur.... Le contenu du livre n'est pas toujours satisfaisant. Assez
souvent l'histoire s'y trouve accomodée aux besoins de la cause....
Ce n'est pas un manuel de patriotisme, c'est un manuel d'impéria-
lisme.... Politique imperialiste cjui ne peut s'appuyer que sur l'Eglise...
// est rare, dit M. Driault, que fon ne fosse pas t'histoire cantre
quelqu'un oic quelque chose (p. 35). Parole bìen vraie et qui s'appli-
que à la lettre à son livre d'aujourd'hui ! Du reste.... c'est un mau-
vais moyen de cultiver le patriotisme que de le iiourrir d'erreurs
historiques ». Così giudica l'illustre storico Alb. Matuiez questo
libro, a p. 44-46 della R. Crit. del 1915. Sono lieto d' incontrarmi
con un giudice cosi onesto e così intelligente ; ho sempre cercato
(come anche i miei amici Jaques Rambald, Albert Pingaud, A. Au-
LARD ecc.) di demolire l'opera storica cosi tendenziosa e così vacua
del Driault].
— 74 —
251. Drumont (Edouard) : Le Peuple fran^ais {Vari?,, 1915). [« J\I. E. D.
prend, à partir de luridi 22 février, la direction du journal Le Peu-
ple frangais ». Figaro, 21 febbr. 1915].
252. DuBOSCQ (André): Syrie, Tripolitaine , Albanie (Felix Alcan, Paris,
1914, II-220 p. e 2 carte). [Raccolta di articoli recenti, scritti fra il
1912 e il 1914. Curiose le pagine sulla vicinanza della Tripolitania
e della Tunisia e delle sue possibili conseguenze].
253. DuDAN (Dott. Alessandro). [Abbiamo segnalato il libro del Dudan ;
siamo lieti di citare su questa poderosa monografia il giudizio che
ne ha dato in Noi e il Mondo Renato Manganella {Lucio d'Am-
bra) : « Il libro che Alessandro Dudan ha di questi giorni consa-
crato alla Monarchia degli Asburgo, è un grosso volume anche
questo, anzi è una grande opera. Le trecento grandi pagine che
l'editore Bontempelli di Roma ha pubblicate non costituiscono
che il primo volume di questa storia della più vecchia monarchia
d'Europa, dalle sue origini tino alla sua decadenza, attraverso le
tappe della sua grandezza. Questo primo tomo ci conduce dall' 800
al 1S49. E mentre narra la storia, in varie appendici, tocca le più
complesse questioni politiche, geografiche, economiche, che c'inte-
ressano. Aveva una doppia competenza, Alessandro Dudan, per
scrivere questo libro : quella del cervello e della coltura, quella del
cuore e del sentimento. Irredento, sentiva fremersi in cuore, da
anni ed anni, questo libro. Corrispondente per lunghissimo tempo
della Tribuna a Vienna, conosce l'Austria e l'Ungheria come pochi,
e dall'osservatorio danubiano ha potuto seguire il sinuoso corso della
politica austriaca pel mondo orientale e occidentale. Il genere di
questa Rivista e sopratutto il carattere necessariamente sommario e
semplicemente informativo di queste cronache non mi permettono
di fermarmi — più di quanto sia necessario ad un annunzio e ad una
esposizione del tema — intorno a quest'opera del Dudan. Del resto,
averla segnalata basta: l'interesse del libro e il nome del nostro egre-
gio collega Alessandro Dudan costituiscono per questo libro un pas-
saporto per ogni biblioteca di studioso, d'uomo politico, di scrit-
tore ». Riparleremo dell'opera a proposito del 2° voi.].
254. DuMONT-WiLDEN : Croquis de guerre (Revue Bleue, Paris, 2-9 jan-
vier 1915).
255. Duse (Eleonora). Vedi sub voce Bistolfi.
256. Eichtal(d'), membre de l'Institut: Kant et la guerre (Inst. de Fr.,
Ac. des Se. mor., Paris, Séance du 20 févr. 1915). [« M. d'Eichtal
montre que les signataires du manifeste des quatre-vingt-treize étaient
condamnés préventivement par l'auteur de V Essai sur la paix per-
pétuelle, qu'ils invoquent impudemment à la fin de ce factum: Kant,
en effet, avait prévu et flétri en termes catégoriques non seulement
les excès de la guerre, les violations du droit, mais encore les so-
— 75 —
phismes de oeux qui, violant les neutralités et massacrant les fem -
mes et les enfants, voudraient excuser ces crimes par des raisons
([ui ne sont que celles du plus fori ». Figaro, 21 febbraio 1915].
257. l'JNAUDi (Prof. Luijji) : Nazionalismo economico e capitali stranieri
{Minerva del 15 febbraio 19 14, Roma). [Vuol « dimostrare » (e ci
riesce), « come, ove il nazionalismo scelga mezzi adeguati al fine
che esso si propone, deve necessariamente giungere a soluzioni che
sono identiche a quelle che sono messe innanzi dalla dottrina eco-
nomica antica o classica o liberale o liberalista che dir si voglia, e
contrarie a quelle che sono propugnate dalla dottrina cameralista o
protezionista.... La paura del vassallaggio economico è chimerica....
La libertà di immigrazione del capitale straniero è massimamente
giovevole alla potenza economica nazionale ». Poco rispettosamente
risponde nel febbraio 1915 il sig. Allievi all'illustre prof. Einaudi
vvedi sub voce Allievi! accusandolo di aver « fabbricato in tempo
di pace [cioè nel febbraio 1914] queste marionette per regolare, in
conformità dei canoni della, scuola liberista, l'afflusso dei capitali
stranieri alle industrie nazionali ; le quali marionette , essendo state
alquanto sconciate dalla guerra, vennero poi sostituite dalla Land-
vvehr di marionette del prof. Eteocle Lorini » (vedi sub voce). Ma
io non vedo quale contraddizione vi sia fra le marionette del feb-
braio 1914 dell'Einaudi, e quelle dell'ottobre 1914 del Lorini (le
une anteriori, le altre posteriori alla guerra) se il Lorini dice : « La
classica politica della porta aperta apertissima rimanga, e rispettata ;
ma lottiamo apertamente contro sistemi di vera pirateria economica
e politica, che stabilisca fra noi un danno materiale permanente ed
un permanente imperio straniero »].
258. Einaudi : Preparazione morale e preparazione finanziaria (Ravà e
C. ed., Milano, 1915, n.'^ 2 dei Problemi italiani). [Eccone la con-
clusione, intitolata // dovere degli Italiani nel ^nomento presente : « Non
dunque soltanto, come corre la leggenda su per le bocche del volgo,
la ricchezza materiale, i tesori accumulati, frutto di ingordigie e di
male arti capitalistiche, sono la fonte viva a cui attinge l'opera fe-
conda di produzione in pace o l'impeto della difesa in guerra. La
sorgente inesausta da cui zampillano i rivi d'oro ed anzi di biglietti
e di assegni che mettono in moto le tremende macchine della guerra
d'oggi è anche un'altra : è la fiducia che i popoli hanno in sé stessi,
la fiducia che hanno nell'onestà altrui nell'adempiere ai propri im-
pegni, la persuasione profonda che i meccanismi creati dall'abilità e
precipuamente dalla rettitudine di parecchie generazioni successive
seguiteranno a funzionare correttamente e dolcemente anche durante
la terribile crisi odierna. Una forza morale è il motore nascosto dalle
grandi opere di pace ed è il motore nascosto della grande tragedia
storica in mezzo a cui noi viviamo. La contemplazione quasi esclu-
- 76 -
siva, che siamo portati a fare, in tempo di pace, dei problemi so-
ciali, ci porta talvolta a conclusioni disperate sull'avidità e sull'egoismo
gretto umano. La visione invece che nei giorni presenti ci si impone
dal movimento complicatissimo di orologeria monetaria e bancaria da
cui in sostanza è regolata la vita economica dei popoli, ci ammaestra
quanto grande sia stato per fortuna il cammino compiuto dagli uomini
sulla via dell'onestà, del fedele adempimento ai propri impegni, della
fiducia reciproca e della rinuncia ai più gretti interessi particolari
sull'altare della necessità collettiva. E doloroso che tanta energia di
volontà e tanta forza di solidarietà sociale siano state spese da uno
dei due gruppi contendenti per conseguire scopi che non a tutti ap-
paiono nobili e grandi. Ma un insegnamento elevato possiamo cio-
nonostante ricavare dallo studio dei metodi fragilissimi e quasi spi-
rituali con cui si potè procedere alla adunata del nerbo pecuniario
della guerra : che nel conseguimento dei nostri ideali nazionali più
che la forza bruta dell'oro gioveranno la volontà determinata di ognuno
di fare il proprio dovere, la decisione di avere fiducia in noi stessi,
la solidarietà di tutti contro coloro che antepongono al proprio inte-
resse l'interesse generale. In Italia, per la giovinezza della nostra
formazione nazionale e per inevitabili errori commessi, abbiamo a
nostra disposizione un meccanismo finanziario assai delicato e fra-
gile; ma poiché da mezzi modesti si ottennero spesso nella storia
risultati magnifici, ho ferma convinzione che, se saremo mossi dallo
spirito di sacrificio, se saremo deliberati a non dar ascolto ai clamori
di chi osa chiedere oggi aiuto allo Stato per sé, per i propri affari
e le proprie piccole cose, noi Italiani riusciremo a trarre un rendi-
mento apprezzabile dalla nostra ancor giovane macchina economica.
Se verrà l'ora del cimento supremo, sappiano gli Italiani anch'essi
dar prova di quei sentimenti di fiducia in sé e negli altri, e di tran-
quillo, sereno sacrificio che sono le sole, le vive, le fresche sor-
genti del diritto alla vita ed alla espansione dei popoli consapevoli
e forti »].
259. Einaudi (Luigi): La teoria tedesca della decadenza dell' Impero iìiglese
{Corriere della Sera, Milano, iS genn. 1915). [Scrive 1' Einaudi: « Può
darsi che i Tedeschi si sentano animati alla lotta contro l' Inghilterra
dalla speranza di diventare più ricchi e potenti nel giorno in che
siano riusciti ad annientare la loro rivale ricca e potente d'oggi.
Ma è doveroso riconoscere che non tutti i Tedeschi ragionano in
cotal maniera materialistica e predatoria. Anzi gli uomini veramente
rappresentativi della Germania, quelli che dai connazionali sono re-
putati i veggenti ed i profeti della missione storica germanica aborrono
da questa maniera di ragionare. Udiamo il vangelo di Treitschke, alla
cui fonte si sono abbeverate tutte le classi intellettuali e dirigenti della
Germania d'oggi. Egli non predica la crociata contro l'Inghilterra,
— 77 —
perchè essa sia una temibile e forte e sana concorrente della Germa-
nia. Egli invece la odia perchè la reputa una maschera, una entità non
esistente, una vergogna che non ha diritto di esistere. « In questo
nostro mondo » - egli afiferma - « la cosa che è intieramente una ma-
schera, una falsità, una falsità corrotta, può trascinare la sua vita
per qualche tempo, ma non può durare per sempre ». Ed altrove :
« Non fu la grandezza della sua condotta politica che, come già creò
Venezia, ha creato ora l'Impero inglese; bensì l'azzardo della sua
situazione geografica, la remissività supina delle altre nazioni e la
naturale ed innata ipocrisia della nazione inglese. \'ecchia Inghil-
terra ! decrepita e corrotta fino al midollo! ». Se fosse vero che
l'Impero inglese è una cosa falsa, ipocrita e corrotta, se esso fosse
davvero una maschera priva di contenuto, un colosso dai piedi di
creta, senz' alcun dubbio il suo fato sarebbe indeprecabile e la sto-
ria dovrebbe registrarne ben presto la rovina ». E dopo aver detto
come il Cavour abbia, solo, capito in Italia il valore e l'avvenire
dell'Impero inglese, l'A. prosegue : « No. L'Impero inglese si deve
giudicare ricordando che esso è l'unico sopravvivente di quattro anzi
di cintine grandi imperi che dal secolo decimosesto al decimottavo
si succedettero nel mondo: l'impero portoghese, l'impero spagnuolo,
l'impero olandese, l'impero francese ed il vecchio impero inglese.
Piuttosto si deve dire, poiché la parola « impero » non è del tutto
appropriata, come prima che sorgesse la odierna « più grande In-
ghilterra » erano sorte e si erano dileguate cinque altre « più grandi »
formazioni storiche, che avevano preso il nome della contrada euro-
pea relativamente piccola che aveva allargato il suo dominio nei
paesi nuovi d'America e d'Asia : il Portogallo, la Spagna, l'Olanda,
la Francia e l'Inghilterra medesima. Tutte queste cinque « più
grandi » nazioni avevano contribuito alla formazione del mondo mo-
derno; ma tutte scomparvero; e solo qua e là si veggono galleg-
giare ancora i resti di quelli che parevano un giorno dominii mon-
diali destinati a sfidare i secoli ». Poi conchiude : « Noi vediamo
oggi l'Impero inglese più compatto, più unito, più conscio della
necessità di conservare e di intensificare i legami che uniscono le
varie sue parti, di quanto non sia stato mai. La « più grande Inghil-
terra » del secolo XVIII è scomparsa; ed al posto di essa sono sorti
due grandi Imperi, tra i maggiori che mai si siano visti nella storia:
gli .Stati Uniti e l' Impero inglese. Come accadde il miracolo della
risurrezione di questa che parve 140 anni fa una cosa morta ; e quali
sono le ragioni per cui gli uomini, che vivono nell'Impero, sono con-
cordi nel volerlo rendere, per quanto è possibile in loro, più solido
e più forte? Gli imperi portoghese, spagnuolo, olandese, francese ed
inglese dei secoli XVI, XVII e XVI li caddero tutti per cause /;/-
teme. L'urto che venne dal di fuori affrettò soltanto un processo di
- 78 -
dissoluzione che si era iniziato ed aveva fatto grandi progressi all'in-
terno. Potrà darsi che stavolta l'Impero inglese cada soltanto per
l'urto esteriore di una infelice battaglia navale, la quale tolga agli
Inglesi il dominio del mare. Ma è certo che un disastro navale in-
glese sembrerebbe corrispondere ad una necessità storica, parrebbe
lo strumento fatale dell'attuazione di un nuovo ideale umano solo
quando, come dicono i teorici tedeschi, l'Impero inglese fosse una
maschera vuota ; una cosa vana e falsa, senza eco nel cuore degli
uomini. Perchè gli uomini oggi non sono disposti a salutare il giorno
del disastro navale inglese, come quello della liberazione dal dominio
della falsità e dell" irrealtà ? »].
260. Einaudi (Luigi) : Che cosa è l'Impero britannico (Corr. della Sera,
19 genn. 1915». [Eccone la conclusione : « Io non dico che la lezione
della rovina dei grandi imperi portoghese, .spagnuolo, olandese, fran-
cese ed inglese dei secoli scorsi fosse molto difficile ad apprendersi ; il
buon senso dimostrando che, a rendere le colonie fedeli ed affezionate,
giova grandemente il dar molto e il non imporre nessun tributo in cam-
bio. È indubitato però che quella lezione non fu, per sua disgrazia, ap-
presa dalla Francia, quando dopo il 1S70 ricostituì un Impero coloniale,
ed è certo che la Spagna perdette gli ultimi residui delle sue colonie ed
il Portogallo sta apprestandosi la fossa, perchè non vollero convincersi
che gli Imperi si costruiscono e si mantengono con sacrifici continui,
mentre i benefici possono essere solo indiretti ed ottenuti per lo spon-
taneo compenso delle colonie. E poiché dovere di chi scrive è di
usare la più stretta giustizia verso tutti, giova notare che lo Stalo li-
bero del Congo è la dimostrazione chiarissima che la politica inglese
della porta aperta è considerata ornai dagli Stati europei come l'ottima
fra tutte; e si deve aggiungere che la Germania rese omaggio alla dot-
trina britannica quando, con imperitura sua benemerenza, ottenne
che il Marocco fosse un paese aperto a tutte le importazioni stra-
niere a parità di condizioni. Su questi fondamenti ed in virtù di
queste idee fondamentali di libertà, di autonomia, di rispetto illimi-
tato alla lingua, agli usi, alle leggi dei paesi assoggettati, sorse l'Im-
pero inglese. Su questo fondamento, quello che era un conglome-
rato di Stati indipendenti sta, sotto i nostri occhi, trasformandosi in
un vero Impero. Perchè quella parola « impero », la quale fino a
qualche anno addietro non aveva quasi significato, sta ora acqui-
standolo. Quei popoli diversi, a cui l'Inghilterra aveva dato un'in-
dipendenza pratica assoluta ed insieme l'esenzione da ogni peso tri-
butario per la difesa della indipendenza medesima, cominciarono ad
avere vergogna di sé stessi. Come, essi dissero, possiamo noi con-
tinuare a godere della protezione della flotta e dell'esercito britan-
nici contro gli assalti dei nemici stranieri, senza contribuire in nulla
alle spese del mantenimento della flotta e dell'esercito? Appena pò-
— 79 —
sto il quesito, la situazione di sfruttatori della madrepatria parve alle
colonie libere insopportabile. Ma il problema era irto di difhcoltà ;
perchè non parve possibile una contribuzione delle colonie alle spese
imperiali comuni senza una partecipazione delle colonie nel governo
dell'Impero. Se la costituzione dell'Impero inglese fosse il prodotto
intellettuale di una congrega di dotti o il frutto della conquista di un
popolo dominante, il problema sarebbe stato facilmente risolubik:.
Fu relativamente facile dare una costituzione al rinnovato Impero
germanico nelle sale di Versaglia, in seguito ad una guerra vitto-
riosa. Dare una costituzione all'Impero inglese è sommamente diffi-
cile ; perchè si tratta di creare organi nuovi di governo per un Im-
pero che non ha finora alcun organo comune, serbando nel tempo
stesso l'indipendenza reciproca sia della madrepatria che delle co-
Ionie autonome, e tenendo conto anche della situazione singolarissima
dell'India e delle colonie della Corona. Come al solito, gli Inglesi
cercano di risolvere il problema alla meglio, con temperamenti pra-
tici, senza costruire nessuna nuova teoria alla maniera tedesca o
francese. Che cosa nascerà fuori dalle Conferenze imperiali dei primi
ministri inglesi e coloniali che si vanno periodicamente convocando
e costituiscono l'iniziale, informe e finora unico organo di governo
comune imperiale, non si sa. Forse è inutile preoccuparsi di preve-
derlo, perchè la nuova costituzione imperiale probabilmente non
sarà mai scritta in uno statuto, né potrà dare occasione a nessuna
elegante ed euritmica costruzione di diritto pubblico alla foggia ger-
manica. Sarà una costituzione formatasi gradualmente, quasi a caso,
per rispondere a bisogni immediati, rafibrzata dall'interesse degli
Stati confederati, cementata dal sentimento e dalla consuetudine.
Sarà una cosa bizzarra ed irregolare ; un perfezionamento di quella
magnifica creazione spontanea che è l'attuale Impero britannico.
Anche esso, forse, quando gli Inglesi avranno perduto le loro virtù
odierne e quando la dissoluzione interna sarà cominciata, andrà col
tempo distrutto. Nessun Impero è perpetuo. Sulle rovine dell'Im-
pero inglese forse sorgeranno altri Imperi più belli, più utili all'uma-
nità. Se in quel giorno gli Italiani avranno saputo perfezionare sé
stessi ed acquistare le energie intime che creano i grandi Imperi,
essi dovranno ricordarsi che il loro orgoglio maggiore dovrà consi-
stere nel creare un tipo di organizzazione politica più perfetto e più
alto dell' Impero inglese. Poiché questo e non il Sacro Romano Im-
pero e non l'Impero germanico odierno e non lo Stato francese na-
poleonico è il vero erede spirituale ed il perfezionatore della più
bella creazione politica che il mondo abbia visto: l'Impero Romano
Al pensiero che un disastro navale dovuto alla fortuna di guerra può
mettere in forse il processo stupendo di cementazione politica del-
l' Impero britannico, il quale si sta oggi compiendo e che è straor-
— 8o —
dinariamente accelerato dalla guerra, si stringe il cuore. Poiché quel
disastro navale sarebbe un'offesa alla civiltà ; e noi Italiani, se vo-
gliamo conservare la speranza di essere un giorno i creatori di una
nuova civiltà più perfetta, abbiamo bisogno che si rafforzino nel
mondo le forme più perfette e libere di organizzazione politica : tra
le quali niente di più meraviglioso, di più spontaneo, di più vivo e
mutevole, di più atto a suscitare la nostra emulazione e di meno
geloso di essa, oggi esiste. dell'Impero britannico »].
261. Einaudi (Prof. Luigi, della R. Univ. di Torino), Rob. Michels, Fi-
lippo Carli Porri. Gius. Prato e Geisser. Vedi sub voce Riforma
Sociale.
262. Emanuel (G.) : Lettere da Londra, /gj/.-JS {Corriere della iiera, Mi-
lano, 1914-15, passim).
263. Engel (Ed.), Prof, in Berlin: jgi.j. Westermann's Verlag, Brunswick,
1915). [È il primo fascicolo di una [uibblicazione che deve essere so-
lennemente antipatica se perfino il tedescofilissimo Popolo Romano ne
ha scritto (n.*^ del 24 febbr. '15): « Engel si prefigge di dare alla narra-
zione degli avvenimenti un carattere popolare ed incisivo che però
trascende qualche volta nella forma, per esempio contro la persona
dello Czar, e che perciò dovrebbe essere modificato nei fascicoli suc-
cessivi. Che il prof. Engel, con un'osservazione ironica, voglia met-
tere in dubbio la sincerità della motivazione data alla neutralità ita-
liana non ci commuove, perchè il Governo tedesco ha giudicato ben
diversamente »].
264. Engerand (Fernand), Député du Calvados: Projet de Loi, distribué
à là Chambre le 28 janv. ig/^ (Paris, 1915Ì. [« M. Engerand demande
que nos Conseils de Guerre condamnent par contumace les géné-
raux et officiers allemands reconnus coupables de délits contre le
droit commun.... Tout l'exposé des motifs est excellent. Son premier
chapitre: la Théorie allemande de la guerre, est consacré à l'un des
plus grands jurisconsultes allemands. Bluntschli, qui fonda l'Institut
de droit international, fut professeur à l'université d'Heidelberg et dé-
légué à la Conférence Internationale de Bruxelles, en 1S74, et qui,
codifiant le droit international universel, formula sur les lois de la
guerre, suivant son expression méme, « les idées actuelles du monde
civilisé ». D'après Bluntschli, la base du droit international, c'est le
respect des traités. On sait quelle opinion differente a, sur ce sujet,
le chancelier actuel de l'empire allemand. Tout ce qui a trait à la
guerre dans le code redige par le jurisconsulte allemand est absolu-
ment conforme aux usages militaires des peuples alliés ; mais il n'y
a pas un seul des principes posés par Bluntschli qui n'ait été, en
quelque occasion, audacieusement viole par les troupes austroalle-
mandes. — Le second chapitre : les Lois et Coutumes de la guerre.
expose quelles sont les conventions intervenues aux cours des deux
— 8i —
Cónférences de la paix de 1899 et de 1907, auxquelles l'Allemagne
et l'Autriche ont pris part. Les articles cités par M. Engerand sur
les sièges et les bombardements, sur le traitement des espions et les
immunités des parlemeiitaires, sur les capitulations et l'armistice,
condamnent de méme fort nettement la plupart des généraux et ofti-
ciers ennemis. Pourtant le Règlement du grand état-major alleviand
en 1902 avait adopté ces principes essentiels. Il condamnait les cri-
mes que nous réprouvons et menacait leurs auteurs de chàtiments
militaires. C'est dono en conformité avec les lois de la guerre rédi-
gées par Ics plus hautes autorités allemandes que M. Engerand va
soutnettre à la Chambre la proposition de loi suivante : Article
PREMIER. L'article 5 de la loi du 24 juillet 1913 portant application
des articles 23, 27 et 28 de la Convention Internationale signée à Ge-
nève, le 6 juillet 1906, pour l'amélioration du sort des blessés et ma-
lades dans les armées en campagne, et des articles 5, 6 et 21 de la
Convention internationale signée à La Haye, le 18 octobre 1907,
pour l'adaptation à la guerre maritime des principes de la Convention
de Genève est complète comme suit : Si des belligérants usent in-
dùment des signes distinctifs de la Convention de Genève, ainsi que
du pavillon parlementaire, du pavillon national ou des insignes mili-
taires de l'ennemi pour attirer cet ennemi dans un piège, la peine
de mort sera prononcèe contre les instigateurs et les militaires les
plus élevès en grade. En temps de guerre, avec des puissances si-
gnataires de la dite Convention du 6 juillet 1906 et des Conventions
internationales signées à La Haye les 29 juillet 1899 et iS octobre 1907
concernant les lois et coutumes de la guerre ou y ayant adhèrè, sera
également puni de mort le belligérant : r Qui aura commandè le
bombardement, l'incendie ou la destruction: a) d'ambulances et d'hó-
pitaux militaires protégés par le drapeau de la Croix-Rouge; b) d'édi-
fices consacrès aux cultes, aux arts, aux sciences et à la bienfaisance,
de monuments historiques, d'hòpitaux et lieux de rassemblenient de
malades et de blessés, à condition qu'ils ne soient pas employés en
méme temps à un but militaire ; e) de villes, villages, habitations ou
bàtiments qui ne sont pas défendus ; 2° Qui aura déclaré qu'il ne sera
pas fait de quartier ; 3" Qui aura prescrit la mise à mort de non-
combattants, à raison de faits individuels, dont ils ne pourraient étre
considérés comme responsables ; 4" Qui aura force les nationaux de
la partie adverse à prendre part aux opérations de guerre dirigées
contre leur propre pays, méme dans le cas où ils auraient été à son
service depuis le commencement de la guerre. — Les pénalités de
l'article 332 du Code penai sont applicables au méme belligérant qui
aura commis le crime de viol ; celles de l'article 250 du Code de
justice militaire au méme qui aura commandè ou autorisé le pillage,
ou qui y aura pris part. — Art. 2. En temps de guerre avec des
— 82 —
puissances signataires de la Convention internatìonale signé à La
Haye, le 18 octobre 1907, concernant les droits et devoirs des puis-
sances et des personnes neutres, la pénalité du paragraphe i^r de
l'article 226 du Code de justice militaire pour l'armée de terre (abns
d'autorité) est applicable au belligérant qui aura intentionnellement
fait passer sur le territoire d'une puissance neutre ses troujios ou
ses convois, soit de munitions, soit d'approvionnements »].
265. Ferrerò (Guglielmo). Vedi sub voce Andriulli.
266. Ferrerò (Guglielmo): C/ii ha voluta la guerra ? iL' Unione di Tu-
nisi, Ji nov. 1915). [«Dunque in quelle sette ore dalle 6,30 poni.
alle I ant. del 29-30 luglio 1915 l'Imperatore si era alla fine per-
suaso che la mobilitazione della Russia contro l'Austria metterebbe
a repentaglio la pace, pur non essendo, neppure allora, sicuro che
la mobilitazione fosse davvero incominciata, poiché ne parla come
di un evento che « sembra » doversi avverare. Cosicché nascono
due domande: ma insomma la Russia aveva o non aveva mobili-
tato il suo esercito? E per qual ragione l'Imperatore di Germania,
che il 28 considerava ancora la situazione scevra di pericoli, nella
notte dal 29 al 30 luglio era così inquieto perchè la Russia « sem-
brava » voler mobilitare contro l'Austria; mentre — si noti bene —
il 31 luglio, quando era ormai accertato che la Russia mobilitava,
il conte Forgach, vice-ministro degli Esteri in Austria-Ungheria,
dichiarava all' ambasciatore inglese che « la mobilitazione non era
considerata né dalla Russia né dall'Austria come un atto necessa-
riamente ostile >> (Libro Azzurro, doc. 118)...? Che cosa è successo
tra le 7 e la mezzanotte del 29 ? Cercheremo di rispondere a que-
ste domande. E forse troveremo modo di spiegare un po' il mi-
stero di questa guerra »].
267. Ferrerò (Guglielmo). Vedi sub voce Bistolfi.
268. Ferrerò di Cavallerleone, tenente-generale medico : La vacciva-
zione antitifica veli' Esercito [Nuova Antologia, Roma, 1914). [A propo-
sito di recenti pubblicazioni intorno alla vaccinazione antitifica nell'E-
sercito, riceviamo un' interessante lettera dal dottor Edmondo Trom-
betta, colonnello medico, segretario dell' Ispettorato di Sanità mili-
tare. Dato l'argomento di attualità, i cenni che il col. Trombetta ci
manda, desunti in massima da un articolo pubblicato dal tenente
generale medico Ferrerò di Cavallerleone, nella Nuova Antologia,
saranno letti con vivo interesse : « La vaccinazione antitifica » — egli
scrive — « fu iniziata nelle nostre truppe combattenti in Libia fin
dall'agosto 19T2. In un primo periodo, dal settembre 1912 al giu-
gno 1913, furono eseguite 16,191 vaccinazioni ; e, mentre nei non
vaccinati si ebbe una morbosità del 35,3 "/n e una mortalità del
7,1 %, nei vaccinati con vaccino Kolle-Pfeiffer si ebbe una morbo-
sità dell' 1,04 '^/o con mortalità zero; e, nei vaccinati con vaccino
- 83 -
Vincent, una morbosità del 0,3 /„ con mortalità zero. In un secondo
periodo, dal giugno 1913 al dicembre 1913, furono eseguite 11,703
vaccinazioni antitifiche. In Tripoiitania si ebbe una morbosità del-
l' 1,9 7u e una mortalità del 0,2 "/<> "ei non vaccinati, mentre nes-
sun caso di tifo si verificò nei vaccinati. In Cirenaica, invece, si
ebbe una morbosità del 6,6 "j^, e una mortalità dell' 1,4 nei non
vaccinati, di fronte a una morbosità nei vaccinati del 0,29 « q con
mortalità zero : e ciò in rapporto con le persistenti condizioni di
guerra nella nuova colonia. Durante il 1914 la vaccinazione anti-
tifica fu proseguita nella Libia e nell' Egeo, e praticata anche in
parecchi presidi dell' Italia. Nella Tripoiitania le vaccinazioni ese-
guite furono 3964 : nei non vaccinati si ebbe una morbosità del
2,8 "/o con una mortalità del 0,8, mentre nessun caso di tifo fu se-
gnalato nei vaccinati. Nella Cirenaica si eseguirono solo 1657 vac-
cinazioni : nei non vaccinati si ebbe una morbosità del 7,6 "y con
una mortalità del 2,9 : nei vaccinati, invece, furono segnalati tre
casi di tifo, dei (juali uno in un militare che aveva subito una sola
vaccinazione ; ma nessuno dei casi ebbe esito letale. Neil' Egeo si
eseguirono 1950 vaccinazioni nel presidio di Rodi, e nel 1914 furono
segnalati soltanto 2 casi di tifo nei non vaccinati. Nel distaccamento
di Scutari di Albania furono sottoposti alla vaccinazione completa
264 militari, e fra essi non si verificò alcun caso di tifo. In Italia
la vaccinazione fu praticata nei militari da destinarsi ai reparti indi-
geni e ai corpi volontari per la Libia (5847 vaccinazioni) e in alcuni
battaglioni mobilitati, che si trovavano pronti in Sicilia (7623 vacci-
nazioni). Così pure la vaccinazione antitifica fu praticata in quei
presidi, nei quali o dominava 1' epidemìa tifica nella popolazione
civile, o si era manifestato qualche focolaio in alcuni reparti : cosi,
per esempio, a Vellelri, Lonato, Brescia, Genova e Bergamo »].
269. Fester (Richard), o. Prof. d. mittl. u. neueren Gesch., Univ. Halle a.
S., [successore di G. Droysen]: Briefe, Aktenstucke tind Reg . z. Gesch.
d. Hohenzollernschen Thronkandid. in Spanien (19 13) — Neue Beiir.
e Gesch. etc. (1913) — Die Genesis der Etnsdepesche (1915) (Berlin.
Paetel's Verlag, 1913-1915). [Dell'ultimo libro, sul dispaccio di Ems,
per il quale Liebknecht padre accusò Bismarck di falso, cosi rende
conto il germanofilissimo Popolo Romano del io febbraio 1915 :
« Se questo libro fosse uscito un anno fa, forse molti avrebbero du-
bitato della necessità di dedicare 250 pagine ad un esame minuzio-
sissimo e dettagliato di trattative comprendenti in sostanza la sola
settimana dal 6 al 13 luglio 1870, le quali erano note nelle loro
conseguenze e non potevano che mutare nei singoli piccolissimi det-
tagli. Oggi però, mentre vediamo quotidianamente quanto riesca
difficile stabilire la verità sulle cause di una guerra, anche quando
l'antefatto si è svolto davanti ai nostri occhi, si capisce l'impor-
- 84 -
tanza di uno studio per illuminare anche i dettagli di una attività
diplomatica intesa ad evitare un conflitto europeo. Per es. il cosi-
detto dispaccio onde il 13 luglio 1S70 Re Guglielmo di Prussia an-
nunciava al Cancelliere conte Bismarck la rottura delle trattative
diplomatiche col conte Benedetti, Ambasciatore di Napoleone III,
fu violentemente criticato dai socialisti antimilitaristi tedeschi. Nel
1S92 il deputato Liebknecht, padre dell' attuale deputato socialista
tedesco, ed allora capo del partito, pubblicava un opuscolo intito-
lato La falsificazione del dispaccio di Ems : Come si provocano le
guerre. In questo opuscolo si tentava insomma di provare che Re
Guglielmo avesse telegrafato il 13 luglio 1870 a Bismarck in una
forma diversa di quella data da Bismarck. Mentre Re Guglielmo,
telegrafando, non avrebbe avuto in animo di provocare l'immediato
conflitto, Bismarck avrebbe invece raggiunto tale effetto, facendo
pubblicare dalla stampa ufficiosa un testo falsificato che a Parigi
doveva essere considerato come una provocazione. L'accusa fu im-
mediatamente respinta dal successore di Bismarck, il Cancelliere
conte Caprivi, che dimostrò dalla tribuna del Reichstag come le
modificazioni introdotte da Bismarck nel testo del dispaccio reale,
si limitassero a quei punti che dovevano essere modificati quando
un dispaccio del Sovrano al suo primo ministro, non dedicato alla
pubblicazione, deve essere trasformato in un documento ufficiale,
destinato a passare alla storia come elemento esplicativo di un grande
conflitto europeo. Oggi, à 22 anni di distanza da tali accuse e di-
fese, mentre è più vivo che mai in Germania il ricordo di quella
guerra alla quale si deve la fondazione dell'Impero tedesco che com-
pie oggi nel mondo la grande prova delle forze acquisite, allora, con
la sua unità, il libro del prof. Fester riprende in esame spassiona-
tamente la storica settimana che trascorre dalla prima dichiarazione
fatta dal governo Ollivier-Grammont alla Camera francese il giorno
6 luglio, alla rottura dei rapporti tra il Re e l'Ambasciatore il 13 lu-
glio. Così chiaramente si vede ciò che invano [?] Emilio Ollivier ha
cercato di negare nella sua monumentale opera sull' Impero liberale,
che fu cioè unicamente la politica leggera ed inconsulta del Gabi-
netto francese che condusse ad un conflitto, al quale la Prussia non
pensava [!?!]. E come allora si accusava Bismarck di una politica
provocatrice e della falsificazione di un documento decisivo, così oggi
gli avversari della Germania cercano accusarla, ad onta del linguaggio
chiaro dei documenti diplomatici, di aver voluto una guerra che
nessuno più dell' Imperatore Guglielmo si è sforzato di evitare fino
all'ultimo momento [!?!]. E non differentemente si cerca oggi far cre-
dere che siano stati travisati e soppressi documenti esplicativi per
attenuare la responsabilità della politica tedesca. Ben a proposito
dunque il prof. Fester dimostra col suo piccolo libro, denso di con-
_ 85 -
tenuto, come fossero infondate le accuse, riguardo all' origine della
guerra del 1870. Non dubitiamo che gli storici futuri potranno con
uguale efficacia dimostrare altrettanto |>er le tragiche giornale del
luglio 1914 ». - Sulla falsificazione del famoso dispaccio di Ems,
cfr. un notevole art. di Pietro Silva nel Corr. della Sera, luglio 1915].
270. FiLiPKscL- (Capo dei Conservatori puri dissidenti diRumenia): Lettera
a Gabello Meminoli, Bukarest, genn. 1915 {Giornale d' Italia, 23 gen-
naio 1915}. [«La Romenia si trova oggi nell'identica situazione in
cui si trovò r Italia alla vigilia della guerra del 1S59. Era del resto
previsto, e il signor Buoi diceva: — Abbiamo abbastanza di un Pie-
monte ai piedi delle Alpi, senza volerne avere ancora un altro ai
piedi dei Carpazi. — Un' identità di situazioni che si aggiunge al-
l' identità dei nostri interessi e alla comunanza della nostra origine.
Realizziamo ora insieme il nostro compito dell'ora presente. Tutto
dovrebbe decidere 1' Italia. Se 1' Italia marcia e sopratutto se essa
marcia in tempo, essa può offrire ai suoi alleati come apporto, oltre
il suo esercito numeroso, 600,000 baionette romene in una situazione
strategica eccezionale. L' Italia ha dunque il diritto di dire : — Se
noi ci battiamo, 600,000 romeni marcieranno immediatamente . — Tocca
agli uomini di Stato italiani di trarne tutti i benefici possibili per il
momento. A questi vantaggi si aggiungeranno le conseguenze be-
nefiche nel futuro. L' Italia potrà contare per la sua politica balca-
nica suli' amicizia di una Romenia di 14 milioni d' abitanti le cui
simpatie mai si sono smentite e più si rafforzeranno dopo la comune
prova del fuoco ». Ma Filipescu non è il Re di Rumenia !].
271. Flach J.): Le siège de Paris en i^go et G. dii l^air {Revue Bleue,
Paris, 5-12 dèe. 1914 et 19-26 dèe). [Paragona la campagna del 1590
con quella del 1914].
272. Flat (Paul), Directeur de la Revue Bleue : Quelques traits de l'àme
fran^aise 7- Esquisse d'un esprit nouveau — Un prophète de r Alle-
magne : Biilow — Le prestige de la Vie taire — L 'Institut de France
et la Guerre {Revue Bleue, Paris, S aoùt 1914-9 janv. 1915 . [Que-
sti articoli sono nei numeri dell' 8 agosto, 21 nov., 5 die. 1914,
2 6 9 genn. 1915. — Sono poi stati riuniti in volume].
273. Fo.\ (Arturo) : La spada d'Italia (Casa ed. Lattes, Torino, 1915Ì.
274. FoscHiNi (A.): Un filosofo della guerra: Diego Ruiz (Bologna, 1914).
Vedi sub voce Ruiz.
275. FouR.NOL (Etienne), Député de l'Aveyron, Directeur hon. au Min.
de Travaux Publics : Les origines de la Guerre - Sur un crime politi-
qite {Revue Bleue, Paris, 8 aoùt 1914-2 janv. 1915).
276. Fr.vccaroli Arnaldo) : La toeletta di Vallona con molte fotografie).
{La Lettura, Milano, febbr. 1915). [A p. 107-1x3. Interessante].
277. Fran<;ois-Poncet (André. Vedi Poncet.
278. Gaeta i^Conte Ces re di), «Colonn. di St. Maggiore, napoletano» : Il
— 86 —
matrimonio del Principe di Napoli e l'alleanza italo-franco-russa (Na-
poli, 1891). [Scrive Giovanni Miceli nel Messaggero del io feb-
braio 1915 : « Prima dell'eco di questa grande guerra ve ne fu il
presentimento nella letteratura. Da parecchi anni veniva fuori ogni
tanto un libro, che voleva essere come.... la cronaca della guerra
dell'avvenire. L'Italia vi aveva parte principale in un campo o nel-
l'altro, secondo le passioni politiche e gli odi dello scrittore. Queste
pubblicazioni venivano lanciate con sagace ardimento editoriale e
avevano fortuna presso il pubblico, che ama leggere i romanzi. Non
ebbe ([uindi uè poteva avere fortuna l'opuscolo di un precursore, di
un solitario che nel 1891, quando più salda era la triplice alleanza e
l'Italia corrosa da lue germanofila, previde l'avvenire in un modo
diverso. Quel solitario era uno scrittore napoletano, tutt' altro che
sovversivo: un bel vecchio dall'aspetto marziale, dal pizzo imbian-
cato degli ufliciali del 1860. Era infatti un antico ufficiale, il conte
Cesare di Gaeta, colonnello di stato maggiore, aiutante di campo
di Vittorio Emanuele II. In quell'epoca Vittorio Emanuele III, gio-
vanissimo, era soltanto principe ereditario e comandava a Napoli il
i" reggimento di fanteria. E non era sulla via di alcun fidanzamento.
Cesare di Gaeta lo fece fidanzato e sposo in una finzione letteraria.
Lo immaginò sposo di una principessa montenegrina e, attraverso
questo matrimonio, previde un ravvicinamento cordiale dell'Italia
alla Russia e un'alleanza italo-franco-russa e una guerra vittoriosa
contro la Germania e l'Austria, e la redenzione di Trento e Trieste.
Attraverso queste fantasticherie poetiche riviveva in Cesare di Gaeta
il dotto ufficiale di Stato maggiore. Egli esaminava i futuri teatri
strategici della guerra europea e spiegava perchè i governi di Ber-
lino e di Vienna trattassero l'Italia come la Cenerentola della Tri-
plice Alleanza: l'efficienza militare dell' Italia accanto alla Germania
e all'Austria non poteva che essere scarsa : mentre decisiva sarebbe
stata a favore della Francia e della Russia ». — Debbo dire però che,
se non l'opuscolo, l'autore è molto misterioso. Mi scrive infatti
l'ii febbr. 1915 il mio valente collaboratore capitano M. T. Carac-
ciolo : « Da accurate ricerche alle due Biblioteche militari e all'Ar-
chivio dell'Ufficio storico risulta che: i" Non si trova nessun opuscolo
dell'autore Cesare di Gaeta ; 2" Nessun aiutante di campo di S. M.
Vitt. Em. II o Umberto si è mai chiamato Di Gaeta ; 3" Negli An-
nuari militari, dal 187 1 a oggi, non si trova mai nessun ufficiale, di
cpialunque arma, che si chiami de Gaeta o di Gaeta o Gaeta o si-
mili. Guardi se per caso non sia una predizione fatta dopo?
Oggi ne pullulano ! Distinti saluti. M. T. Caracciolo »] (i).
a) Questo prova senipliceinente c\ib -aX Messaggero conoscono gli scrittori militari meglio
che sW'Uffici» Storico (almeno nel periodo in cui questo fu diretto dal Ten. Col. Ferrari !) In-
fatti, da posteriori ricerche, e per la cortesia dell'on. deputato Giampietro, ho potuto possedere
io stesso l'opuscolo Kd è cosi intitolato : SulUi \ Triplice Alleanza \ Considerazioni politiche
— 87 —
279- Gaivain (Auguste) : Les Origims de la Guerre {Reme de Paris, 1914).
[Il I cap. è nel n." del 15 nov., p. 104-128; il II è in <]uelIo del i» die.
p. 231-256; il HI è in quello del 15 die, p. 394 e seg. ; interessantis-
simo; segue passo passo i vari documenti diplomatici dei Libri
Bianco, Azzurro e Arancio].
280. Gavda (Virginio), collaboratore della Stampa : L'Italia d'oltre con-
fine. (Un volume in 12", Torino, Fratelli Bocca). [Notevolissimo].
28 1. Gavda (Virginio): L'Austria di Francesco Giuseppe (2' edizione del
volume: La Crisi di un Impero \ r voi. in 12". Torino, Bocca, 1915V
[Questa nuova edizione del libro del Gavda (la prima si è esaurita in
poco più di un anno) contiene, aggiunto, un notevole capitolo sul
problema ruteno che oggi è di viva attualità. — Eccone il sommario :
Parte prima: I problemi nazionali. Il Parlamento del popolo - Le
otto bandiere. — L^ invasione czeca : Gli Czechi - Civiltà czeca - Il
dramma etnico dell'Impero. — La crisi del germanismo : Tramonto
tedesco - La difesa tedesca - Ribelli tedeschi. — Il pericolo serbo:
Il governo bosniaco - I coloni tedeschi - Irredentismo serbo - L'e-
nigma ruteno. — Il problema semita: I figli d'Israele - Capitalismo
ebraico - Il nuovo campagnuolo - L'ascensione ebraica. — Parte
seconda: Le classi e i partiti. L'imperatore e il popolo. — L'ari-
stocrazia: Nobiltà feudale - « Ancien regime». Dietro le quinte. —
La Chiesa: Sotto la croce - Il tesoro di guerra - Sulla breccia - 11
governo dei neri - I rossi neri. — Il militarismo : Ufficiali austriaci
- La caserma e la patria - Il partito di guerra - I militari e l' Italia. —
L'armata civile: Burocrazia austriaca - La porpora e il tarlo - La po-
lizia. — La borghesia : I buoni borghesi - L'opinione pubblica e i
giornali. — // proletariato : La gente oscura - Gli imperiali regi so-
cialisti - Nazionalismo socialista - Oltre il pane quotidiano].
282. Geisser (Alberto). Vedi Riforma sociale.
283. GiLLOUiN (René) : Psychologie du Germanisme {Revue de Paris,
\" genn. 1915, p. 206-224). [« Les prodigieux succès de l'Allemagne
d'hier ne sauraient s'e.xpliquer que par un prodigieux concert des
volontés allemandes. C'est l'agencement- intérieur de ce concert,
c'est la nature et la valeur de ses éléments, c'est la qualité du lien
qui les unit que nous voudrif)ns rendre sensibles en examinant tour
à tour les rapports du Christianisme d'une part. du Mysticisnie de
l'autre, de la Raison enfin, avec l'État, dans la Prusse d'autrefois,
dans l'Allemagne d'aujourd'hui ». Contiene i seguenti capitoli : Le
n militari \ titll' onorevole \ Conte Cesare di Gaeta | Napoli | Riccardo Marghieri di Giu-
seppe.... I 1891. — Sono 91 pag. in 8<* con tavole, stampate a Napoli da Frane. Giannini e
figli, nell'agosto del 1891. — Dall'on. Giampihtro ho saputo che l'autore, colonnello a ripo%p
(checché ne dica ['Ufficio .Storico/),, fu Deputato per le LegisI.nture XI, XII, XIII, XIV e XV.
per Napoli II, Sala Consilina e Salerno III. — Altre notizie, che ini confermarono quelle fa-
voritemi dal Giampietro, ebbi dall'on. Chiesa che si è giovato nei suoi scritti antitriplicisti
dell'ops. del suo collega napoletano. [A. L.].
— 88 —
Christianisvìe , Le Mysticisrne, L' Èvatigile « scientìfique » de la Race.
Conclude : « Il faut battre l'Allemagne assez complètement pour
qu'elle puisse souscrire à sa défaite et nous en devenir reconnais-
sante.... » percliè allora ci sarà nell'anima tedesca « cette revolution
intérieure, cette conversion totale en dehors de laquelle il n'y a pour
l'Europe et pour l'Allemagne elle-méme point de salut »].
284. Giretti (Ed.),. Deputato. Vedi Bazzi.
2S5. GoRE.MVKiNE (J . L.), Consigliere privato, Segr. di Stato, Senatore,
Pres. del Consiglio dei Ministri (Russia) : Dichiarazioìii del Governo
russo sulla guerra. Resoconto della Duma (io febbr.i. [In tutti i gior-
nali dell' II febbr. 1915. Comunicato della Stefani^
286. Gkaziadei Prof. Antonio), Deputato socialista di Imola : Le dottrine
socialiste e la guerra europea (Conferenza all' Univ. Pop. di Milano,
17 genn. 1915). [Ecco il resoconto che della conferenza diede il Cor-
riere della Seia del 18 genn. 1915 : « L'attesa per la conferenza era
assai viva, poiché si aspettavano dal Graziadei affermazioni che sa-
pessero di eresia in confronto all'orientamento sancito dalla Dire-
zione del Partito rispetto all'atteggiamento dell' Italia nella confla-
grazione europea. Il Graziadei gode già una certa fama d'eretico in
seno al Partito per certi atteggiamenti coraggiosi che egli ha osato
assumere in dati momenti sfidando i fulmini dei direttori del Par-
tito e mettendo a repentaglio il collegio politico : speravano gli in-
tervenzionisti che egli approfittasse dell'occasione della conferenza
per parlare chiaramente, avendo una buona volta superato incertezze
e dubbi. Ma le speranze loro son rimaste deluse. Per esser sinceri,
la conferenza del Graziadei ha scontentato ancor più i neutralisti. Il
deputato di Imola nella prima parte della conferenza parlò limpida-
mente, seguendo un filo logico e dicendo come sia un « assurdo da
cialtroni » pretendere che il socialismo di fronte a tutte le guerre si
rincantucci nella medesima posizione di principio : ogni guerra ha
una sua particolare fisonomia per cui sola va giudicata. Rinneghe-
rebbero il socialismo coloro che volessero, ad esempio, opporsi ad una
guerra di difesa ; « difesa che può essere anche offesa dappoiché il
miglior modo di difendersi è talvolta quello di attaccare ». Ma nella
seconda parte della conferenza, durata ben due ore, il Graziadei è
apparso confuso, disorientato. Egli si è sperduto in un cumulo di
distinzioni, di tergiversazioni, di « ma », di « se », di « magari »,
di « forse ».... che hanno sfiorito le affermazioni prima fatte. L'ora-
tore é .sembrato non sicuro di sé, insomma incerto, slegato, preoccu-
pato di dire e di non dire: o di dire appena fino ad un certo punto.
Era evidente nel deputato di Imola lo sforzo di non sbilanciarsi, e
cosi il suo discorso si è risolto in un « dentro e fuori » che ha ser-
vito magnificamente a mettere in vista il suo imbarazzo ed altresì....
il suo ossequio alla disciplina del Partito. Seguire la conferenza passo
- 89 -
passo non è perciò fattibile ; basterà porre in evidenza qualche affer-
mazione fra le più notevoli. Ha aflermato il Graziadei che non è pos-
sibile fare, per le popolazioni ancora barbariche dell'Africa e dell'Asia,
la stessa afi'ermazione del principio di nazionalità che si fa per le na-
zioni civili : se cosi fosse, si dovrebbero condannare assolutamente
le colonizzazioni, mentre non si può negare che l' Inghilterra mediante
le colonizzazioni è stata una vera propayatrice della civiltà. Il Gra-
ziadei è pure di quelli che credono non essere possibile lo svolgimento
libero della lotta di classe in un paese dove le classi sono ancora an-
gustiate dalla lotta contro lo straniero oppressore. E perciò le guerre
per raggiungere le indipendenze nazionali, se sono mali, sono mali
necessari. Un male, ma necessario, è stata infatti la prima guerra
degli Stati balcanici contro la Turchia. L'oratore ha anche ammesso
che non è possibile che nazioni le quali non hanno ancora comple-
tato l'unità nazionale — come la Romania, come l'Italia — possano
dimenticare i loro fratelli irredenti, quando questi si trovino soggetti
ad un Governo conculcatore ed oppressore. Ciò detto, il Graziadei
è venuto ad una prima conclusione dicendo che i socialisti, come
tali, non possono prendere iniziativa di qualsiasi guerra, ma che i
socialisti, sia come individui, sia come collettività, non possono non
subire determinate guerre cui sono trascinati. Sulle spese militari il
deputato di Imola ha parlato largamente, sostenendo che si deve
cessare di farne una questione di politica interna per farne invece
una di politica internazionale. Solo cosi si potrà addivenire alla di-
minuzione graduale degli armamenti. Passando ad esprimere il suo
giudizio sulla guerra attuale, l'oratore, pur pensando un gran bene
del popolo tedesco, ha riconosciuto i pericoli del pangermanismo,
dicendo che ad una egemonia tedesca sarebbe sempre le mille volte
preferibile l'egemonia inglese ; ma poi si è inviluppato nel dedalo delle
contraddizioni, delle autodemolizioni. Nell'ultima parte il Graziadei
avrebbe dovuto venire ad una conclusione; ma naturalmente una con-
clusione limpida, che fosse tale, è mancata. Talune premesse, che
avevano raccolto le sintomatiche pronte acclamazioni degli interven-
zionisti sparsi nella sala, avrebbero dovuto portare logicamente alla
ati'ermazione dell'intervento: invece l'on. Graziadei ha fatto sua la
tesi della neutralità relativa che, per il Partito socialista, deve essere
un po' pili relativa di quel che possano volerla gli altri partiti. Egli
ha riconosciuto ancora una volta che le classi dominanti si suicide-
rebbero se dal conflitto non riuscissero a trarre qualche onesto e le
gittimo vantaggio per l' Italia ; ma per ciò riconoscere ha dovuto
smettere di giudicare dal punto di vista socialista ed ammettere in-
vece che siccome in Italia i socialisti sono ancora in minoranza, così
devono lasciar fare a chi ne ha il diritto. Da ultimo il Graziadei ha
detto che il problema più importante dell'Italia è di non uscire dalla
_ 90 —
crisi europea essendo isolata nel sistema delle alleanze : partecipi o
non partecipi alla guerra, la pace deve concludersi trovandosi l'Italia
ben protetta da una salda alleanza difensiva. Pur tra le sottigliezze
ed i « distinguo » della parte conchiusiva della conferenza, si è però
potuto estrarre questo nocciolo, per ben nascosto che fosse : Se do-
mani la guerra si farà, il Partito socialista farà la sua protesta ideale,
ma lascerà che l'Italia compia i suoi destini. Perchè sono dei cial-
troni quelli che giudicano possibile la rivolta : sarà solo possibile la
commedia della rivolta : una triste commedia ». — Naturalmente, un
giornale del partito del Corriere doveva parlare a questo modo ; ma
chi voglia rendersi conto serenamente del contenuto di questa ele-
gante Conferenza, ripetuta il 24 genn. 1915 a Bologna all'Univ. Pop.,
farà bene di leggere il sunto del Resto del Carlino, dal quale togliamo
questo brano principale del testo della Conferenza : « Il Partito so-
cialista dovrebbe ispirarsi nella sua opera ad una duplice funzione.
Come partito d'avvenire esso deve superare idealmente il presente,
e combatterlo in nome di diversi e superiori principi. Come partito
che vive nell'oggi, deve però tener conto anche della realtà imme-
diata e delle soluzioni che essa impone alle classi dirigenti. Poiché
le società e le nazioni si sviluppano per fasi inevitabili ed in.soppri-
mibili, e la maturità del socialismo è collegata al fatto che certe fasi
siano superate, i socialisti coscienti non possono pretendere che l'Italia
di oggi salvi situazioni nazionali che non ha ancora raggiunto ed il
cui ottenimento può essere storicamente necessario. I socialisti che
fanno proprio il programma delle rivendicazioni nazionali, e che a
tale scopo predicano essi stessi la guerra, si mettono fuori ideal-
mente dal socialismo. All'opposto, i socialisti che negano l'esistenza
dei problemi della nazionalità politica, solo perchè alla loro soluzione
potrebbe essere necessaria la guerra, vogliono far girare la ruota della
Storia più rapidamente di quanto essa non giri. — Gli avversari par-
lano di bancarotta del socialismo. IMa come si poteva credere che
un movimento nato da pochi decenni e privo ancora di una sufHciente
coordinazione internazionale, riuscisse ad impedire, quello che non
hanno mai potuto impedire né il Cristianesimo né la Chiesa catto-
lica ? Il fallimento vero è da parte della civiltà europea. — Le ra-
gioni di principio per cui il Partito socialista è piìi di ogni altro
contrario in massima alla guerra, si riconnettono alle sue idealità
internazionali ed ai suoi legittimi interessi politici. La guerra in fondo
è la più coattiva e la più grave tra le varie forme di collaborazione
di classe. Sul terreno della realtà contingente non tutte le guerre
sono biasimevoli allo stesso grado. Abbandonando altri e meno ac-
cettabili criteri di distinzione, le guerre si possono classificare se-
condo il grado di necessità a cui obbediscono, e secondo siano, o
non siano, mezzi indispensabili per raggiungere il socialismo. Date
— gi-
lè dottrine storiche del marxismo le guerre per il raggiungimento
delle grandi unità nazionali e per la formazione conseguente dei
grandi mercati interni e del capitalismo indigeno sono fra quelle
rispetto alle quali la critica socialista non può impostarsi come di
fronte ad altre. — Lo stesso si dica per quelle di vera e propria
difesa nazionale. Le nazioni sono un prodotto naturale come la loro
divisione in classi. La loro difesa si impone a tutti per sentimenti
e necessità che nel momento del pericolo sovrastano ad ogni altro
criterio. Così il sindacalismo rivoluzionario francese ha rinunziato
per ora completamente alla sua erronea predicazione contro il fatto
delle patrie. L' internazionalismo è integrazione, non negazione delle
nazionalità. — Nel giudizio sulla guerra attuale si esagera vedendo
tutto il bene da una parte e tutto il male dall'altra. Se l'Inghilterra
è politicamente ben più progredita della Germania, la Russia ufliciale
non è certo un faro di civiltà. Ad ogni modo tre fatti essenziali son
certi : che la Germania e l'Austria hanno premeditato lo schiaccia-
mento della Serbia e delle sue legittime aspirazioni nazionali, e sono
quindi andate contro il principio di nazionalità ; che la Germania,
invadendo il Belgio, è venuta meno al rispetto di un trattato che
ne garantiva la neutralità e che portava anche la firma della Prussia;
che la Germania mira sul continente europeo ad una egemonia che
costituisce un pericolo per le nazioni minori. Anche l'egemonia in-
glese ha i suoi pericoli, ma essi sono, specialmente per gli Stati euro-
pei minori, di gran lunga meno gravi. La scomparsa della egemonia
inglese è desiderabile solo se ottenuta attraverso a competizioni che
costituiscano un progresso, non un regresso. — La condotta inter-
nazionale degli Imperi centrali merita una sanzione punitiva. Guai
se non l'avessero. La Serbia deve raggiungere la parte legittima delle
sue aspirazioni nazionali ; il Belgio deve essere liberato. Non per
questo sarebbe desiderabile lo schiacciamento — del resto troppo dif-
ficile — della Germania. Se gli insuccessi anche solo relativi del mi-
litarismo e dell' Imperatore determineranno l'evoluzione in senso de-
mocratico della costituzione politica della Germania, la causa della
pace avrà fatto in Europa un passo decisivo. — Sostenendo finora
la neutralità dell'Italia, il Partito socialista ha compiuto in linea di
principio il proprio dovere, ha esercitata la propria funzione, ed ha
interpretato gli interessi nazionali quali sino ad ora si presentano. Ta-
luni socialisti hanno però indebolita la loro causa con alcuni errori. —
Anzitutto non hanno visto, nelle condizioni attuali d'Europa, la neces-
sità storica dei problemi di nazionalità. — Infatti, si deve riconoscere
che, se certe evenienze si verificassero, le classi dirigenti manche-
rebbero alla loro funzione — che non è la nostra — se non cercas-
sero di completare l'unità nazionale. — Inoltre taluni hanno parlato di
neutralità assoluta, nel momento stesso in cui, dichiarando che avreb-
— 92 —
bero difesa la patria se aggredita, hanno in realtà riconosciuto di
essere anch'essi — sebbene con maggiore fermezza degli altri — per
la neutralità relativa. Per vero la neutralità in una Europa ancora
barbarica, può restare assoluta solo in linea di principio. — L'ultimo
errore di taluni socialisti è stato quello per cui, mentre da prima la
neutralità socialista fu proclamata anche come sanzione contro la
condotta degli Imperi centrali, in seguito per reazione contro gli al-
trui eccessi polemici, hanno finito per apparire quasi come i difensori
di questi stessi Imperi. — Finora la neutralità ha giovato anche al
Paese. Se l'Italia fosse entrata in guerra durante il 1914 -- come
volevano gli interventisti assoluti — e vi fosse entrata naturalmente
contro gli Imperi centrali, essa si sarebbe esposta ai maggiori pe-
ricoli. La forza militare relativamente modesta del nostro Paese po-
trà acquistare un valore crescente solo in rapporto all'indebolimento
degli altri. Dichiarandosi allora neutrale, l'Italia ha dunque giovato
grandemente all'Intesa, senza esporsi a pericoli che l'avrebbero resa
troppo poco utile anche a quest'ultima. Non si può d'altronde pre-
tendere che la grande massa sia eroica e si esponga per idealità che
non la tocchino troppo da vicino. L'Inghilterra ha difeso il Belgio
perchè dalle coste belghe la Germania la minacciava direttamente. —
Il problema politico per l'Italia d'oggi — non socialista, e purtroppo
neppure veramente borghese — sta prevalentemente in questo. Noi
non abbiamo interessi diretti contro la Germania. Dal punto di vista
nazionale l'egemonia della Germania costituirebbe un pericolo perora
soltanto indiretto. Il conflitto diretto esiste invece coll'Austria. Scop-
piata la crisi europea, si vide subito che, se l'Austria si fosse indebo-
lita, l'occasione legittima si sarebbe presentata per compiere l'unità
nazionale. Non è impossibile che, ad un dato momento, neppure la
Germania abbia più interesse ad impedire una azione dell'Italia, con-
tenuta nei ben determinati limiti che soli interessano il Paese quale è
oggi. Se il Governo e le classi dirigenti otterranno il fine solo per
via diplomatica, tanto meglio. In caso contrario è spiegabile che essi
ricorrano ad altri mezzi. — Piegandoci allora dinanzi alla Storia che
passa, noi socialisti dovremmo trovarci in queste condizioni : di po-
ter dire onestamente che la rottura della neutralità italiana avvenne
con una ponderazione che non si sarebbe verificata, almeno nella
stessa misura, senza il nostro contrappeso; avvenne in un momento
e con fini pei quali lo sforzo ed i pericoli risultarono ben minori ; e si
determinò, anche per merito nostro, nel senso meno dannoso ai prin-
cipi di nazionalità, di libertà e di giustizia internazionali : questioni
tutte di estrema importanza anche per le classi operaie. — All' in-
fuori di questo atteggiamento non ci può essere che l'insano tenta-
tivo di un'impossibile rivolta, o, peggio ancora, la commedia della ri-
volta ». — Abbiamo creduto opportuna questa lunga citazione, perchè
— 93 —
essa racchiude liitta la dottrina dei numerosi confratelli dell'on. Gra-
ziadei, il quale e in Romagna ed alla Camera .t;ode della generale
estimazione. — V'ari scritti suoi, di argomento politico, sono stati
raccolti in volume nel 191 5, e ne riparleremo].
287. Grev (Sir Edw.). Vedi sub voce Worlds-Work.
288. Haeberlin. Vedi Reynold.
2S9. Har.mand (Jules), Ambassadeur honoraire : Le saldai japonais elsa
coopération évcntuellc eii Europe [Rei'ue Dleuc, Paris, 21-28 novem-
bre 1914 ,
290. Héraut (Le) : Echos du Camp de Zosseu. Seu/ juiirval velie au
monde entier par lélépathie sans fil \^. i, 18 dèe. 1914. M. Titel-
zeichn. und 4 Lagerskizzen. Die letzte Seite des Blattes enthalt lus-
tige Anzeigen. 2 BU. in gr. Folio). Rédacteur principal : Eugène
Dienne ; Rédacteur en chef: Lue Fichtner ; Secrétaire de la Ré-
daction: Léonce Taillandier; Directeur fondateur: Leon Niemack.
[Indicato nel Kaialog 75 dell' Anliquarial Paul Graupe di Berlino,
febbr. 19 15, senza dirne il prezzo, e con questa Nota : « Die erste
und einzige Nummer der von den franzòsischen Gefangenen in
Zossen herausgegebenen Zeitung. Die Nummer wurde nur in kleiner
Auflage lithographisch hergestellt und sofort nach Erscheinen kon-
fìsziert und vernichtet. Es ist eruiesen, dass von dieser eigenartigen
Zeitung nur wenige Exemplare erhalten geblieben sind. Die Heraus-
geber suchten sich mit Witz und Humor ùber die unfreiwillige Ge-
fangenschaft hinuegzusetzen. Amiisant sind die Zeichnungen. Nicht
ohne Absicht scheint das Datum der Herausgabe der Zeitung ge-
wàhlt zu sein, es ist der 18. Okt. der Jahrestag der Schlacht bei
Leipzig. Am Schluss der Zeitung rufen die Redakteure ihren Lesern
zu : " Lisez et conservez le prochain Nr. du Héraut, il fera epo-
que !! " ein Hinweis, der durch die schnelle Sistierung nicht zur
Ausfiihrung gelangen konnte. Ausserordentliche Seltenheit ! »].
291. Hel-vel (Van den). Vedi sub voce Van den Hevvel.
292. HiNDENBURG. Vedi sub voce Burgdorff.
293. HouLLEViGUE (L.) : Le Canon fran^ais de 75 {Revue de Paris,
I" die. 1914, p. 200-217). [.Spiega ai profani il funzionamento e la
perfezione dell' artiglieria francese e dei pezzi da 75 in uso nella
Campagna del 1914-15].
294. HuGELMANN (Dr. Karl), Cons. aulico, Segretario-capo del Tribunale
Supremo di Vienna : Politische Sludien (Roller, Vienna, 191 5). [In
questa bibliografia va tenuto conto del capitolo sul Tùrr e sulle pre-
tese trattative sue del 1867 con Bismarck per la cessione del Tren-
tino all'Italia. Scrive un redattore del Popolo Romano, 19 feb. 1915:
«Sulla vita statale dell'Austria nei due ultimi secoli uno dei più
noti giuristi au.striaci, il quale si è sempre occupato largamente della
parte storica nella sua scienza, e che è stato anche l'autore di for-
— 94 —
tunati saggi biografici per la grande Enciclopedia biografica tedesca,
il consigliere aulico e segretario capo del Tribunale supremo dottor
Carlo Hugelmann, ha raccolto, compiendo i 70 anni, una serie di
questi saggi in un volume che è tra i più pregevoli specialmente
per chi voglia studiare i più ardui problemi statali dell'Austria come
è uscita dalla legislazione costituzionale del 1861 in poi. Non ab-
biamo bisogno di rilevare quanto sia scarsa, specie in Italia, la co-
noscenza sicura dei complicati congegni costituzionali austro-unga-
rici. Perciò raccomandiamo il volume di Hugelmann ad un accurato
esame di chi intende occuparsi sotto tale punto di vista dell'Austria.
Vi sono inoltre due capitoli della parte storico-biografica che inte-
ressano anche direttamente l'Italia: l'uno riguardante la biografia
del barone Antonio Salvotti, il noto giudice-istruttore dei processi
del 182 J, tracciata dall' Hugelmann ; l'altro è una replica alle affer-
mazioni fatte a suo teìnpo dal generale Stefano Tiìrr circa pretese
sue trattative nel iS6j con Bismarck per la cessione del Trentino.
Non entriamo oggi, per ragioni facili a comprendersi, nell' esame
di questa seconda questione, ma in quanto alla biografia del Sal-
votti, pur riconoscendo la serena obbiettività dell' autore nella mag-
gior parte dei punti controversi, vorremmo contestare un suo giu-
dizio che non ci pare del tutto esatto. Hugelmann crede che nessun
attacco possa essere diretto contro l'attività inquisitoriale del Sal-
votti, perchè « nessuno ha potuto provare che egli abbia violato le
norme processuali allora vigenti ». Ora questo è senza dubbio giu-
dizio da giurista, non da storico. .Si possono forse approvare i me-
todi dell'inquisizione in .Spagna o del Consiglio dei Dieci a Venezia
soltanto perchè questi metodi corrispondevano alle norme fissate per
i tribunali in questione? Processi fatti alle intenzioni ed allo spirito
complessivo di una attività politica come quelli che furono dal Sal-
votti istruiti contro Silvio-Pellico e contro Federico Confalonieri, non
possono essere giudicati alla stregua dell' osservazione più o meno
stretta alle norme processuali vigenti, come quelli che si istruiscono
a carico di un reo confesso, di un reato comune. E ciò il Governo
austriaco comprese, perchè Hugelmann dice nella sua biografia che
il Salvotti, dopo aver raggiunto a 35 anni l'ambito posto di consi-
gliere alla Corte di Appello di Verona, fu lasciato 20 anni .senza
promozione e fu poi allontanato dal Lombardo-Veneto evidentemente
perchè lo stesso Metternich non trovava più opportuna una conti-
nuazione dei metodi giuridici coi quali erano stati condotti a termine
i processi del 1821 »].
295. Idea Democratica (Z') (Roma, 1914-15, /!><?.«/;;/). [E l'organo ufficioso
della Massoneria. Per dare un'idea del suo programma, citiamo un
brano di un suo articolo, in difesa del Ministero Salandra, pubblicato il
21 genn. 191 5 : « Fra un Ministero di conservatori che ci desse ga-
— 95 —
ranzia di fare la guerra per l'Italia e contro l'egemonia germanica,
e un Ministero sedicente democratico clie fosse neutralista e germa-
nofilo. noi, veramente democratici, che reputiamo che l' interesse
della Patria e 1' ideale della dem.ocrazia concordino perfettamente
neir imporci la guerra contro gli Imperi centrali, non avremmo un
minuto di esitazione ». — E in ciuesto foglio ciie il nostro erudito
amico prof Ercolk Rivalta ha risposto alle tendenziose pubblica-
zioni dei vari Prezzolini e dei vari Voinovich d'Italia contro una Dal-
mazia italiana, che i nostri avversari non conoscono, non hanno
studiata e non vogliono studiare. E il Rivalta e Videa Democratica
hanno bene meritato, nel 1915, del nostro Paese].
296. Inf. [pseudonimo] : Die Kriesa's/tir sorge dciitscher Stàdie im Jahre
1870-71 {Frank/. Zeitnng, 4 fehbr. 1915). [Favoritomi dal Prof F. von
Duhn; vi trovo questo interessante parallelo fra il 1S70 e il 1915:
« Im Kriege von 1870-71 war die Fùrsorge der deutschen Stàdte bei
weitem nicht so umfangreich wie in diesem Kriege. Als Beispiel
mòge die Kriegsfìirsorge Berlins im Krie^-e 1S70-71 dienen. Auf Vor-
schlag des stadtischen Militàrkommissarius genehmigten die stàdti-
schen Behòrden, wie wir der demnàchst erscheinenden « Zeitschrift
fùr Kommunahvissenschaft » entnehmen, dass fur die Familien der
Reservisten und Landwehrmànner folgende Unterstiìtzungssàtze gel-
ten sollten wòchentlich : Eine Familie ohne Kind 15 Sgr. bis i Taler
— Eine Familie mit i Kind 25 Sgr. bis i ^ :\ Taler — Eine Familie
mit 2 Kindern i bis i V;i Taler — Eine Familie mit 3 Kindern i '/.■?
bis 2 Taler. — Zugleich stellte die stàdtische Behórde 20,000 Taler
zur Verfiigung des stadtischen Militàrkommissarius. Am 9. Septem-
ber 1870 wurde bestimmt, dass die verschiedenen Unterstiìtzungs-
sàtze aufgehoben. und nur ein Unterstiitzungssatz stattfinden solle,
nàmlich i Taler fiir jede Frau und 15 Sgr. fiir jedes Kind. Hilfsbe-
diirftige stàdtische Beamtenfrauen, die den Gehalt ihres Mannes
teilweise beziehen, erhalten die volle Unterstiitzung. Bis zum i. Ja-
nuar 187 1 gingen 14,044 Unterstiitzungsgesuche ein. Unterstiitzt wur-
den in den einzelnen Kommissionen 12,845, durch fremde Behòrden
auf stàdtische Rechnung 68, im ganzen 12,913 Personen mit 394,495
Talern, 24 Sgr., 5 Pf Ueber die Verhàltnisse im Jahre 1871 ist fol-
gendes zu berichten : Die Unterstùtzungen der Familien einberufener
Reservisten und Landwehrmànner betrugen 602,493 Taler, dazu
kommen 33,143 Taler fiir den Transport verwundeter und kranker
Soldaten nach den Lazaretten, im ganzen wurde also fiir militàri.sche
Zwecke 565,396 Taler verausgabt. Die entsprechende Summe des
Vorjahres belief sich auf 475,001 Taler. Von der Gesamtsumme der
Stadt erstattete die Staatsregierung 280,000 Taler zuriick. Im Jahre
187 1 wurden 16,780 Unterstiitzungsgesuche eingereicht, 16,671 Fa-
milien erhielten Zuwendungen. Im Kampfe oder infolge des Krieges
- 96 -
starben 388 Mànner, 2,47 Prozent der Einberufenen. deren Familien
drei Jnhre untersti'itzt wurden. -- Auch liieraus ersiehl man, vvie sehr
sich die Verlialtiiisse inzvvischen geàndert haben ! »].
297. Irredenti [Gli). Vedi sub voce Romani.
298. Istriani {G/') a Vittorio Emanuele II nel 1866 (Rlilano, 1915, Ravà
e C. ed., n. 4 dei Problemi italiani). [U. O. ristampa qui una parte
dell' ops. La Provincia dell'Istria e la Città di Trieste, Fir., Bar-
bèra, agosto 1S66 ; è un Appello scritto da Carlo Coml)i ^1827-1884).
Seguono Note storiche molto importanti fra cui questa : « Venezia
mirò sempre a conquistarsi i confini naturali raggiungendo lo scopo
nella guerra contro Massimiliano; e non se ne sarebbe rimossa, ove
la lega di Cambrai non le avesse franto l'impresa. A convincersi di
questi intenti della Repubblica, che pur era padrona dell' Istria, a
rivendicare all' Italia tutta la sua frontiera orientale, veggasi p. e.
tra i vecchi storici, Raffaello Caresino presso Muratori (Rerum ital.
script., voi. XII, pag. 473), e, dei più vicini a noi, l'austrìaco Mo-
relli {Storia di Gorizia, voi. I, Gorizia, Seitz, 1854-1855) il quale
narra come l'Austria temesse che Venezia o presto o tardi avrebbe
tentato di estendere il proprio confine dalle rive dell'Isonzo ai sommi
vertici delle Alpi Giulie per congiungere i suoi domini di terraferma
all' Istria e signoreggiare gli ampi varchi della Carsia. E difatti il
Luogotenente della Patria Vide Morosini (Relation del Mafico N.
Vido Morosini ritornato Luogotenente della Patria del Friuli, pre-
sentato in collegio a dì 22 febbraio 1570 ; Udine, Trombetti-Mu-
rero, 1857) scriveva : « A ovviare a questa furia turchesca et impe-
dire il suo passaggio, io stimo che non si possa farlo né più facil-
mente né più comodamente che alli medesimi passi del Carnio e del
Carso.... Io tengo impossibile il poterli ostare né al fiume Lisonzo
né in altri luoghi della patria •:■>. Ma sopratutto sarà bene Napoleone I
che meriterà fede. Fu egli che chiamò « l'Alpe Giulia compimento
del Regno Italico» (Thiers, lib. XXIII), — che giudicò « non sarebbe
l'Austria esclusa dall' Italia senza che la linea dell'Adige fosse por-
tata all'Alpe Giulia ■■> (Corrispondenza tra Berthier e Marmont, nei
Méinoircs di (juest' ultimo, lib. IX, Schònbrunn, 28 e 31 dicembre
1805 ; Linz, 28 gennaio x8o6 ; Monaco, 5 e 26 febbraio}, — che
disse « Palmanova non atta a difendere nemmeno 1' Isonzo » [Mé-
inoires di Marmont, voi. II, lib. IX), — che «distingueva l'Istria nella
sua importanza tra le altre venete Provincie » (Nota diplomatica di
Bonaparle ai plenipotenziari austriaci, in data del 28 luglio 1797,
riferita da Daniele Pallaveri nel suo Campoformio, Firenze, Le Mon-
nier, 1864), — e che dettò perfino, sia pure con frase esagerata, che
« r Istrie l'emporte par la convenance et par la valeur intrinsèque
de l)caucoup sur la Lombardie » < ÌMémoires pour serz'ir à l'histoirc
de Franca soiis Napoléon, Parigi, 1825, voi. VI, pag. 545). Onore
— 97 —
quindi al generale Guglielmo Pepe, che nel 1848 scriveva al magna-
nimo Carlo Alberto : « Sire, vi saluterò Re d' Italia, quando avrete
passato l'Isonzo » (Antonini, Friuli Orienlale, Milano, Vallardi, 1.S65,
pag. 463) »].
299. KossAK (W.), pittore polacco: Wspomiicnia (1 voi., 1915. Vedi sub
voce Amfiteatrofk.
300. Labriola. Vedi sub voce Woltmann.
301. Lacour-Gaykt (G.), Prof, à la Sorbonne, Membre de l'Institut : La
(Jut'stioìì des Roumaivs if Aiitriche-Hoiigrie (Paris, 1915). [« Les lec-
teurs du Figaro n'ont pas oublié cette étude d'un des grands pro-
blèmes de l'heure présente ; dans ce tirage à part, M. L.-G. a com-
plète son travail sur plusieurs points ». Figaro, 21 febbr. 191 5].
302. Lallemand (Charles), Insp. gén. des Mines, Membre de l'Institut:
La guerre actuelle et ses conséquences géographiques {Revue Bleue,
Paris, 19-26 dèe. 1914)-
303. Lanson (Gustave) : L'Epopèe du ''Journal ojficieì " {Revue de Paris,
1° die. 1914, p. 147-162). [Tratti di eroismo della Campagna del 1914,
nei .semplici e laconici brani del Journal Officici del Governo fran-
cese].
304. Lanson (Gustave) : Culture allemande, htimanité russe {Revue de Pa-
ris, 15 dèe. 1914, pag. 333-34S). [Spiega come l'anima francese si
senta più vicina all' incolta e semibarbara anima russa che non a
quella dell' incivilita Germania].
305. Lavisse (Ernest) de l'Académie francaise : L'État d'esprit qu'il
faut avoir {Revue de Paris, i" genn. 1915, p. 5-12). [« A peu près
tonte la presse nous induit aux illusions.... Il n'est pas vrai que
l'AIlemagne soit à bout de forces. Sa puissance militaire demeure
formidable.... Mais.... comme la diplomatie allemande, la strategie
allemande s'est tronipèe.... Toutes les nations se détournent de
l'AIlemagne.... C'est bien l'àme francaise tonte entière, de tous
points opposée à l'àme allemande, et pleinement révélèe par notre
peuple en armes, qui arréte l'invasion, la refoule, la vaincra. Ne
nous dissimulons pas la grandeur de l'effort qui reste à faire, ni la
puissance de l'ennemi, ni son courage.... Prèvoj'ons des heures
noires où il nous faudra faire appel à notre foi et à toutes nos rai-
sons d'espèrance.... La France, depuis un demi-siècle déprimée,
déchue aux regards d'autrui et à ses propres regards, reprendra son
rang plus haut que jamais »].
306. Lavisse (Ernest): La Guerre {Revue de Paris, 15 nov. 1914. P- i-9)-
307. Lemonnier (Henry) : Paris menacé (Revue de Paris, 1° genn. 1915,
pag. 96-103). [A proposito della minaccia tedesca del 1914, il Le-
monnier rievoca le ansie di Parigi minacciata nel luglio-settembre
del 1536, all' epoca della guerra tra Francesco I e Carlo V].
308. Lévy (Raphael-Georges) : Les effets de la guerre au point de vue
13
- 98 —
ìtwnétaire {Revue Bleue, Paris, 8 aoùt - 28 nov. 1914). [Sul medesimo
argomento scrisse lo stesso Lévy nella Revue des Deux Mondes\.
309. LiEBKNECHT deputato, padre dell'omonimo deputato del 1915): La
falsificazione del dispaccio di Eins. Come si provocano fé gìte7-re (Ror-
lino, 1892). [Vi rispose il prof. Fester. Vedi stib voce'].
310. LissAUER : Feldzugsbiichlein (Perthes, Gotha, 1915, 2 volumetti).
[Oltre alla narrazione degli avvenimenti, contiene articoli di conside-
razioni letterarie e filosofiche dovuti alla penna del poeta Lissauer
che col suo Caìito dell'odio (all'Inghilterra) è diventato nel 1915
popolarissimo e si è assicurata la benevolenza del Kaiser].
311. LoiSEAU (Charles): Le parti nationalistc italiev [Rrcue de Paris,
\^ agosto 1914, pag. 650 e seg.). [Il Loiseau conosce bene l'Italia e
vi è stato anche nel 1914 ; è un sincero amico ed ammiratore del
nostro paese e delle sue più giovani energie].
312. LoiSEAi: (Charles; : La neutralitc ifalienne {Revue de Paris, 15 die.
1914, pag. 381-393). [Articolo molto documentato e assai sereno, infi-
nitamente migliore di quello superficialissimo che sullo stesso argo-
mento stampò nel 19 14 il Gallavresi nella Revue des Deux Mondes\
313. Loisv (Alfred), Prof, au Collège de France : Articolo sul libro del
Witte (vedi stcb voce) e su quello del Chamberlain (vedi sub voce).
{Revue Critique del 16 genn. 1915). [« M. Witte gourmande la pacifis-
tes {nel 1914, alla vigilia della guerra) : « Dieu a promis le monde
aux plus habiles.... ». M. Witte ne s'est pas apercu qu'il faisait du
Dieu de l'Evangile une sorte de Camos, sujet à toutes les infortu-
nes qui atteignent les dieux nationaux »].
314. LoRiNi (Eteocle), Prof. ord. di Econom. polit. all' Univ. di Pavia :
/ Decreti di Moratoria e il Paradiso di Ali {Secolo XLX, 15 otto-
bre 1914). [Articolo conclusivo di una serie di studi intesi a gettare
il grido di allarme contro la invasione economica delle Banche pseudo-
italiane (leggi : Banca Commerciale) ; dimostra come tale suo atteg-
giamento odierno non sia in contrasto con la dottrina liberista da
lui Lorini fino ad oggi propugnata, e afferma che « ciò contro cui
si combatte ormai coraggiosamente da parecchi periodici in Italia è
che la politica classica della porta aperta apertissima verso i capitali
stranieri non abbia a trasformarsi in un sistema di sfruttamento
economico dei capitali e del lavoro nostro coartandoli Sl'];-
DOLAMENTE A TUTTO NOSTRO DANNO »].
315-16. LoTE (René) : Du Christianisme au Germanismi (Paris, 1912J.
[« Thèse de doctorat (Sorbonne).... Un des rares livres qui, avant la
guerre — trois 3ns avant la guerre — essayaient de nous faire voir
l'Allemagne intellectuelle telle qu'elle est ». Cfr. Louis Bertrand,
Du Christianisìne au Geinianistìie {Le Figaro, 27 genn. 1915) ; ottimo
articolo relativo al libro del Lote. Questo bel libro del Lote (René).
Du Christianisme au Germanisme, è citato dal Gillouin nel suo studio
— 99 —
Psychologie du Germanisme ; lo dice uti « ouvrage tendancieux et
passionile, mais plein de vues suggestives et de docuinents intére s-
sants »].
317. Louis (Paul) : La Démocratic et la (iucrrc {Revuc Bletie, Paris,
21-2S nov. 1914).
318. Llcifero, Chiovenua, CiRÀTULO, De LoLLis, Rattazzi, Caiumi :
Ilalia Nostra (a. I, 1914 ; a. II, 1915). [« Settimanale del gruppo
Pro Italia Nostra ». I suddetti signori sono i membri del Comitato
di Redazione. Gli avversari violenti non sono mancati a questo fo-
glio così visibilmente tendenzioso. Per dare un saggio di tale.... let-
teratura, traggo dal Popolo d'Italia del 15 die. 1914 questo « Meda-
i^lione al Cromo » intitolato « L'on. Lucifero » : • Bassotto, goffo,
presuntuoso, imbecille, sopratutto imbecille, ecco l'on. Alfonso Lu-
cifero, presidente dell'Associazione neutralista « Italia nostra ». È
calabrese, gli elettori di Cotrone, la ridente cittadina dell' Jonio, lo
hanno mandato alla Camera. Ora ne son pentiti, tanto che nelle
elezioni comunali lo hanno lasciato in minoranza e lo hanno scac-
ciato dal Consiglio Provinciale. L' onorevole avrebbe dovuto andar-
sene ; faccia tosta, rimase. E un poeta, ma un poeta-animale. Lo
ha confessato lui stesso. C è una sua poesia dedicata a Dio che
finisce con questi meravigliosi versi : Egli è un infinito spirito, —
Io sono un animale. — Dato il suo valore intellettuale, quando nel
primo Ministero Sonnino fu assunto come sotto-segretario alla Pub-
blica Istruzione, si disse negli ambienti politici che « avevamo un
sotto-segretario borghese all' Istruzione ». Egli rappresentava infatti
l'analfabetismo, il che, in Italia non è poca cosa ! Oggi il sig. Lu-
cifero è diventato il paladino più tenace della neutralità ad oltranza,
a scopo di salvare l'Austria. In altri momenti per qualsiasi altra
ragione, gli atteggiamenti politici dell' on. Lucifero sarebbero stati
sepolti, come i suoi versi, sotto una tempesta di risate ; oggi, la
cosa è diversa. Perchè il detto signore, marito di una ebrea unghe-
rese, figlia di un negoziante di pellami, con il suo agire violente-
mente in contrasto coi sentimenti nazionali e con la volontà dei suoi
elettori, è diventato l'esponente grottesco, ma pur grave, di una
situazione che dev' essere denunciata alla pubblica opinione. Questo
goffo rappresentante di Cotrone è il fondatore di un giornaletto ger-
manofilo-accademico (che dovrebbe persuadere gl'Italiani del benefi-
cio di farsi asservire dalla Germania), insieme ai soliti Grassi, Barzel-
lotti, Curatoli, ecc. Nello stesso tempo la moglie lavora di uncinetto
insieme alle signore della Colonia austriaca a Roma per preparare
calze e sciarpe per i soldati austriaci !... Tutto ciò è stomachevole
e deve finire. L'on. Lucifero non può restare alla Camera ove una
delicata situazione morale lo rende incompatibile. E presto. È ora
di mandarlo al diavolo ! ». — Che differenza fra questa prosa odiosis-
sima ed inelegante, e le sottili trafitture di Ugo Ojetti !].
— lOO
319. LuMBROSO 'Dott. Alberto) : // « tradiinento » dell'Italia (Roma, 26 feb-
braio 1915, Idea Nazionale ^\ domenica 28 febbr. 1915). [Lettera aperta
ad Enrico Corradini: « Mio caro Corradini, Siccome un Leitmotiv di
certa stampa italiana neutralista a oltranza è che la Germania e l'Au
stria hanno riconosciuto il nostro perfetto diritto alla Neutralità, si
che a pace fatta non ci serberanno rancore per non aver combattuto
al loro fianco, credo utile comunicarti due documenti che provano
perfettamente il contrario. A Lipsia, dunque in Germania, non in
Austria, una reclame editoriale della celebre Casa Reclam, quella
che pubblica la nota Universal Bibliothek, — reclame inserita nelle
principali Riviste nel dicembre scorso all'epoca dei libri di strenna -
dopo aver stampato a caratteri cubitali che ein handliches, ztiver-
làssiges Taschen-Wórterbitch ist fiìr icnsere Soldaten IN FEINDES-
LAND unentbehrlich {un Dizionario tascabile maneggevole cui ci si
possa fidare, è, per i nostri soldati IN TERRA NEMICA, indispen-
sabile) raccomanda d'inviare ai soldati tedeschi in guerra, oltre il
Dizionario inglese e francese, il Dizionario ITALIANO {Italienisch ,
del dott. Fr. Kòhler, di 707 pagine). Per i librai tedeschi, l'Italia
non è un paese neutrale, dunque, ma un paese nemico {Feindesland)\...
Ecco poi una lettera di un noto scrittore tedesco, non meno espli-
cita. A chi mi rispondesse che un letterato e scrittore politico non
rappresenta il pensiero di tutta la Germania, farei osservare che il
notissimo Josef Ludwig Reimer non è il primo venuto; che il suo
libro, uscito nel 1905, intitolato Ein pangermanisches Deutschland, è
un vademecum dei pangermanisti; ch'esso ha « una tendenza anti-
austriaca » riconosciuta dallo stesso autore, così da fare del Reimer
un rappresentante, uno dei Representative men, come direbbe l' Emer-
son, non delle sfere austriache ma delle sfere tedesche, e che in
questo momento storico essendo i pangermanisti quelli che informano
tutta la politica e l'azione tedesca, la parola del Reimer acquista
singolare valore. Come del resto già osservò l'on. Labriola nella sua
vigorosa polemica con i Tedeschi e tedescofili Beloch, Gnoli e com-
pagni, il volume del Reimer è tutto un programma di conquista e
di espansione pangermanica. — Orbene, ecco la prosa insolente e
imprudente del signor Reimer. Egli mi scriveva il 18 febbraio scorso:
'< Io non avrei mai e poi mai potuto concepire come possibile un
tale acciecamento, che cioè l'Italia potesse un giorno, in un caso
grave, prender partito più o meno apertamente o nascostamente,
contro il Regno tedesco idas deutsche Reich), al quale l'Italia deve
TUTTO {sic.'!) e con il quale essa ha ancora tanti comuni interessi
di espansione per cui il mio ideale era finora sempre stato una al-
leanza separata italo-tedesca; ma di ciò non si potrà più parlare
nell'avvenire, poiché intorno al VOSTRO TRADIMENTO v' è in
tutta l'Europa Centrale un solo giudizio. Solo una rapida ed ener-
gica campagna di primavera contro la Francia, con lo scopo della
— lOI —
più rapida conclusione della guerra (e ciò si farà anche senza, o even-
tualmente CONTRO L'ITALIA, solo in tal caso un poco più lenta-
mente) potrà mettere molte cose a posto ». — Siamo intesi: l'Italia
deve tutto alla Germania (anche il 1859 ?i; l'Italia non deve più con-
tare sulla possibilità di una alleanza con la Germania; l'Italia deve
prepararsi ad essere vinta, se si schiera contro gli Austro-Tedeschi
che le negano Trento, Trieste, la Dalmazia. — Dobbiamo esser grati
al buon Reimer che si è incaricato di distruggere lealmente ed auto-
revolmente la leggenda, creata dai vari Barzelletti italiani, che la
Germania ci ricompenserà della Neutralità se sapremo serbarla sino
alla fine di questo immane conflitto suscitato, più che dai piani anti-
slavi dell'Austria, dalle mire e dalla propaganda pangermaniche dei
Tedeschi. — Una buona stretta di mano dal tuo amico Alberto
LUMBROSO »].
320. LusTiG (Prof. A.), Senatore, Membro del Comitato Italiano « Pro Po-
lonia » : La Preparazione e la Difesa sanitaria dell'Esercito (Ravà e C,
Milano, 1915, n." 3 dei Problemi italiani). [Dà molti consigli pratici,
e in ultimo questo : « Nel nostro regolamento per il servizio in guerra
non si parla della cremazione: ma si lascia facoltà di provvedere di
versamente dalle norme regolamentari quando lo si creda necessario.
Non e.ssendo però prestabiliti e preparati i mezzi opportuni per fare
le cremazioni, difficilmente si potrà ricorrere a questo sistema, quando
l'interesse militare ed altre urgenti necessità riguardanti i feriti, i vi-
veri e simili non permettono di indugiarsi in preparativi e provve-
dimenti insoliti. Come per tutto quello che abbiamo fin qui detto,
anche per questo, ogni particolare deve essere in precedenza previ-
sto e organizzato, perchè solamente dalla oculata e completa organizza-
zione in pace deriva la forza di ogni esercito in tempo di guerra »].
321. M.\L.\GODi (Olindo) : La Situazione (bollettino (juotidiano ; La Tri-
buna, Roma, 1914 e 1915). [Lucio d'Ambra ossia Renato Manganella
attribuisce al Malagodi la paternità dei quotidiani articoli La situa-
zione (art. « O. Malagodi giornalista e poeta » nella Rass. Contcmp.
20 febbr. 1915, p. 203 e seg.), ma chi conosce lo stile del Malagodi
direttore e quello del Maffii redattore-capo della Tribuna, sa bene
quanto più frequenti sieno le situazioni del Maffii che quelle del Ma-
lagodi. Sono più spesso del Malagodi quelle sull'esercito inglese,
sulle difese della Gran Brettagna etc, perchè di (juegli argomenti è
più padrone il Malagodi, vissuto lungamente in Inghilterra, che il
Maffii ; ma la paternità della serie di questi bollettini quotidiani non
può essere - come fa il Manganella — senz' altro attribuita al Ma-
lagodi almeno fino alla partenza del Maffii per il fronte].
322. Male (Emile): La Cathédrale de Reims {Revue de Paris, 15 die. 1914.
p. 294-311. [A proposito del bombardamento fattone dai Tedeschi
nel 1914 e che sollevò l'indignazione di tutto il mondo civile].
I02 —
323. Marine allemande (Dans la) {Revue de Paris, 15 luglio 1914, p. 411-
427). [Articolo anonimo, firmato Liculenanl ***, ma da molti attri-
buito ad un ammiraglio francese in attività di servizio].
324. Maury (L.) : Les intellectiiels alleniands {Revue Blcue, Paris, 8 aoùt-
14 nov. 1914).
325. Merciek (Cardinal), Archevécjue de Malines: Le tire pastorale, [1914J
etc. -- Vedi sub voce Van den Heuvel.
326. Mercier (Cardinal) : Pastorale, « Lettera Episcopale », Malines, di-
cembre 1914. [Il Cardinale pubblicò il io dicembre, in latino, questa
Circolare a tutte le parrocchie della diocesi di Malines : « Voi avete
senza dubbio conoscenza di un comunicato del Governo tedesco alla
stampa quotidiana di Bruxelles nel quale è detto che il Cardinale arci-
vescovo di Malines non è stato per nulla ostacolato nell'esercizio dei
suoi doveri episcopali. I fatti dimostrano quanto questo comunicato
sia lungi dalla verità. La sera del i^ gennaio e il giorno dopo, pa-
recchi soldati penetrarono a viva forza negli appartamenti dei curati
e sequestrarono la mia lettera episcopale e proibirono poi ai curati
di leggerla ai fedeli, minacciando le pene più severe per le loro jjar-
rocchie e per essi stessi. Il 2 gennaio, alle 6 del mattino, ricevetti
ordine di comparire in mattinata dinanzi al Governatore generale per
fornire spiegazioni a proposito della mia lettera ai sacerdoti e ai loro
parrocchiani. L'indomani mi fu proibito di assistere al servizio reli-
gioso nella cattedrale di Anversa, e infine io non ebbi autorizzazione
a viaggiare liberamente per visitare gli altri vescovi del Belgio. 1
vostri diritti e i miei furono cosi violati, e come cittadino belga, come
pastore, e come membro del Sacro Collegio dei Cardinali, protesto
energicamente contro la violazione di questi diritti. Qualunque sia
l'interpretazione che altri abbiano potuto dare alla mia lettera epi-
scopale, è provato dall'esperienza che essa non presenta alcun peri-
colo di ribellione; essa ha invece servito a calmare gli animi. Io
mi felicito con voi perchè avete fatto il vostro dovere »].
327. Miceli (Giovanni) : La guerra nella letteratura {Messaggero, Roma,
IO febbr. 1915). [Parla del Conte di Gaeta, del Morasso, del Desico,
del Sulliotti e del Bisi. Ecco il giudizio sul Morasso : « Per qualche
aspetto appartiene al genere fantastico il nuovo libro di Mario Mo-
rasso : La nuova guerra - Armi - Comòattenti - Battaglie (Milano,
Fratelli Treves editori, 1914 . Attraverso le fasi dell'attuale guerra
l'autore ha la visione della guerra dell'avvenire, sotto l'aspetto del
progresso meccanico sportivo : «^ Dal combattimento iniziale, in cui
l'arma è incorporata nell'uomo, eccoci al combattimento finale in cui
l'uomo sarà incorporato nella macchina. Un accampamento di auto-
mobili durante una grande riunione sportiva ci porge un piccolo tratto
di questa nuova assemblea. Ci è sufficiente già, sia in un disegno,
sia nel vero, lo scorgere sull'azzurro un contorno elettrico, avente
— T03 —
dietro un'elica — Io schema del dirigibile — per sentirci trasportati
in avanti. Tanto la figura dell'automobile da guerra, presentita dal-
l'odierno automobile da corsa come una specie di torpediniera ter-
restre, quanto quella del dirigibile e dell'aeroplano, sono per noi tra
i simboli più rappresentativi dell'evoluzione prossima, sono le imma-
gini senza le quali noi non sappiamo concepire la guerra di do-
mani ». Ma, attraverso questi formidabili apparecchi, l'autore intra-
vede il trionfo avvenire della pace: La guerre tuera la guerre »].
328. MiCHELs (Roberto», già Prof. nell'Un. di Torino, ora Prof. nell'Un.
di Basilea : La Svizzera e la sua neutralità {Nuova Antologia, \^ gen-
naio 1915). [« La Svizzera è indispensabile alla tranquillità del mondo
ed all'avvenire della civiltà. Essa, benché tedesca in maggioranza,
seguì le eroiche vicende del Risorgimento italiano col più palese en-
tusiasmo. Oggidì, coir investimento di capitali ingenti e coli 'emigra-
zione di persone colte, dotate di grande capacità tecnica od ammi-
nistrativa, concorre in larga misura nelle industrie e nelle banche
allo sviluppo economico dell'Italia moderna. Malgrado l'entità degli
scambi commerciali e la affinità fra i Tedeschi di Svizzera e i Te-
deschi di Germania, non sarebbe lecito confondere gli uni con gli
altri. La Confederazione ha sette Università : tre tedesche, tre fran-
cesi, una bilingue. Ma il suo corpo accademico è aperto agli scien-
ziati di ogni paese : in Svizzera insegnarono od insegnano il De
Sanctis, Maffeo Pantaleoni, Vilfredo Pareto, Bertoni, Arcari, Buonin-
segni ed altri. Alla sua volta la Svizzera dà numerosi professori,
letterati e scienziati alla Francia ed alla Germania. La neutralità è
quindi il principio costituzionale della Svizzera, che sovra essa ge-
losamente veglia. È contrario all'essenza della sua intera vita costi-
tuzionale e politica che la Svizzera possa, a base di impegni e trat-
tati segreti, autorizzare, un giorno, uno dei suoi vicini a passare per
una parte della Confederazione a scopo di invadere i confini di un
altro vicino. Una Svizzera alleata della Germania o della Francia
cesserebbe ipso facto di essere Svizzera, diventando tedesca o fran-
cese. Tale evenienza distruggerebbe fatalmente la compagine stessa
della convivenza svizzera, provocando con la guerra civile Io sfacelo
dello Stato comune. È invece inutile nascondere che vi è tuttora in
Svizzera una certa diffidenza verso l'Italia, perchè si opina che l'Italia
aspiri di nascosto all'annessione del Ticino. L'autore, prof. Michels,
essendo legato da affetto filiale all'Italia e portando alla Svizzera
una crescente sincera simpatia, si crede in diritto di contestare, in
coscienza, la ragionevolezza dei timori svizzeri rispetto alle pretese
brame dell'Italia. Nella stessa letteratura dell' irredentismo italiano.
non vi è traccia di aspirazioni al Canton Tirino o alla parte italiana
del Canton dei Grigioni. La dichiarazione volontaria ed esplicita del-
l'Italia con cui essa riconosce la neutralità svizzera, in gran parte
— I04 —
dovuta al ministro italiano a Berna, marchese R. Paulucci de Cai-
boli ; la nomina del consigliere Motta, italiano, a Presidente della
Confederazione, hanno rafforzato tra i due popoli la cordialità oltre-
modo preziosa nel periodo storico che attraversiamo ». Cfr. Corr.
d'It. di Roma, 6 genn. 1915].
329. MiCHELS (Rob.). Vedi Riforma Sociale.
330. ÌNIoLTKE (Gen. von. Capo dello « Stato Maggiore immobile »): /«/ér-
vista. (Giornali di Berlino del 23 genn. 1915). [« Nessuno in Germania
volle la guerra », ha detto Moltke, « né io né altri. Fummo provocati
in modo da non ammettere alcun 'altra risposta \veggasi invece il sot-
tile ragionamento fatto, per provare il contrario, da Gugl. Ferrera
nella « A', d. deux Mondes » del 1914]. Dimostrammo per tanto tempo
di volere la pace; se fossimo stati così desiderosi di batterci, avremmo
avuto occasioni cento volte piìi favorevoli, come la guerra anglo-boera
e quella russo-giapponese. Volerla ora sarebbe stato delitto, giacché
si sapeva in precedenza, e per me non vi fu mai dubbio, che l'In-
ghilterra vi avrebbe partecipato. Solo la egoistica politica dell' In-
ghilterra ha scatenato la guerra lungamente preparata. Tutta la que-
stione belga è un ipocrita pretesto. Si afferma che io ho minacciato
la guerra in un colloquio col Re del Belgio \_Cfr. « Livre Jaiine »
pubbl. in Francia']. Ripeto ancora una volta che questa è una inven-
zione. — Venendo all'atteggiamento dell'Imperatore che dopo 25 anni
di sforzi pacifici non può essersi leggermente buttato alla guerra :
— Enormemente grave gli riuscì. Un uomo come il nostro Imperatore
non si carica di tale gigantesca responsabilità se non si tratta di vita
o di morte pel suo popolo. Ma dopo la guerra la verità si farà strada :
la Storia non si compone di menzogne.... — Noi vinciamo, vinciamo
con tutta certezza. Chi dice — ha proseguito — che vogliamo la guerra
per i nostri interessi materiali, non ci conosce. Noi non miriamo a pos-
sessi territoriali ; facciamo una guerra di difesa della esùstenza del no-
stro popolo e con ciò una guerra per i valori umani ideali e mon-
diali. Questa non è una frase. Possiamo dire oggi, senza arroganza,
che su la Germania riposa l'avvenire della civiltà. Dovrebbe essere
forse su la Francia con la sua stanca morente civiltà, o su l'Inghilterra i
cui ideali non sorpassano mai il desiderio di arricchirsi ? Della Russia
non occorre parlare. Il nostro popolo deve essere conscio di tale
compito e sapere che anche di un tale compito si tratta in questa
guerra. L'esito della guerra non dipende solo dall'esercito ; per l'altra
metà decide il popolo. Il contegno che teniamo in patria si riper-
cuote per mille fili sul contegno dei soldati. Questo sa chiunque co-
nosca gli intimi vincoli dell'esercito con la Nazione; e il nostro eser-
cito è, nel pieno senso della parola, esercito di popolo. I soldati non
guardano solo il nemico ma anche noi, e la loro fiducia e il loro co-
raggio è per gran parte determinato da coloro che stanno in patria.
— I05 —
Noi non raggiungeremo solo una pace onorevole, ma una pace che
affernii la nostrti preponderanza. Vi è ancora molto da fare e ci oc-
corrono tutte le nostre forze dell'esercito e del popolo. E può tar-
dare anche molto. — Le nostre vittorie in Polonia hanno natural-
mente molta importanza, ed è grave delusione per i Francesi veder
crollare cosi completamente le loro speranze nell'avanzata russa. I
progressi nella Polonia sarebbero stati più rapidi se il cattivo tempo,
le difficoltà del suolo paludoso e le orribili strade non li avessero
ritardati di settimane. Ma non parliamo di cose militari »].
331. IMoNGi.\RDiNi (A. B.) e Amadasi (Generale) : Annuario navale della
Lega Navale Italiana {La Lega Navale, Roma, 11 via della Vite, 1915).
[La Lega navale italiana ha pubblicato in quest' anno il nuovo An-
nuario pel 1915. La pubblicazione, che si presenta nella sua solita
nitida e decorosa veste tipografica, ha quest'anno un valore vera-
mente eccezionale. Come è noto, infatti, nel genn. 1915 le maggiori
Potenze europee tutte, eccetto l' Italia, impegnate nella guerra, non
pubblicheranno i loro rispettivi annuari. Verrebbe dunque a mancare
ogni documento sulla situazione e sul movimento della Marina da
guerra mondiale a portata del nostro pubblico, se la « Lega Navale »
italiana non avesse provveduto con la sua mirabile pubblicazione, la
quale mantenendo le sue tradizioni di precisione, ha quest'anno tutti
gli elementi di completamento, perchè non sia avvertita in Italia la
mancanza delle simili pubblicazioni straniere. YJ Annuario contiene
poi ottimi capitoli complementari su : La politica navale, Le arterie
della vita mondiale, Lo scacchiere strategico navale del mare del Nord,
La marina da pesca. La navigazione a vapore. La marina da diporto,
I^c marine militari nel igi5, Le marine delle grandi Potenze, Le ma-
rine delle Nazioni minori. Piani di navi. Le navi da guerra possedute
dai belligeranti. Le navi perdute nel conflitto e Le artiglierie navali.
Risulta cosi una pubblicazione di grande pregio e di grande decoro
il cui merito deve andare al redattore-capo della Rivista della Lega
Navale, A. B. Mongiardini, ed a quell'illustre organizzatore e scrit-
tore eh' è il generale Amadasi, segretario generale della Lega Na-
vale. Il libro è però deturpato da troppo numerosi errori di stampa].
332. MoRANDi (Prof. Senatore Luigi): Ricordi politici e letterari. [Sì ]}\xh-
blicheranno in Roma nel 1915). [Cfr. estratti, dal voi. tuttora ine-
dito, nel Numero unico della Rivista Sapientia a beneficio dei dan-
neggiati del terremoto del 13 genn. 1915, e nel Giornale d'It. del
29 genn. 1915 ; \^dL2XiS\ passim i brani del Diario che si riferiscono al
1914-1915 e specialmente al celebre Ordine del giorno presentato dal
M. al Senato, per chiedere, mentre tutta Europa fa uno sforzo mi-
litare imponente e non mai veduto, il disarmo generale ; Ordine del
giorno scherzosamente rimandato dal Salandra a.... dopo la cessa-
-iione delle ostilità. — Cfr. sub voce Brentano (Lujo)].
14
— io6 —
333. MoRASSO (Mario) : La miova Guerra f Milano, Treves, 1915). [Il sot-
totitolo precisa il contenuto del libro : Armi, combattenti, batta-
glie. L'uomo è il deuteragonista, non più il protagonista ; protago-
nisti sono il fucile, l'aeroplano, la mitragliatrice, la dreadnought, i
mortai. Il Morasso, come giudica Lucio d'Ambra, esprime meravi-
gliosamente tutto il lirismo di questa guerra fatta veramente di ferro
e di fuoco. II libro è ben illustrato da dieci tavole del noto Du-
dovich. — Cfr. sub voce Miceli].
334. Morello (Vincenzo) : Articoli di politica e di attualità, passim, nella
Tribuna di Roma, 1914-1915. [Nel n.'^ del 24 genn. 1915 : Le nuove
Capitali. Incomincia constatando che « è ormai chiaro che Vienna
non è più che una capitale nominale nell'Impero austro-ungarico.
Le due capitali effettive sono Berlino e Pest. Vienna è soltanto la
residenza. Berlino e Pest sono le menti direttive. Politicamente par-
lando non vi è, in questo momento, un'Austria-Ungheria, ma una
Germania-Ungheria. L'esercito austriaco è comandato dallo Stato
Maggiore tedesco ; e la Cancelleria austriaca dai ministri ungheresi.
Vienna è sotto la tutela di Hindenburg e Bethmann-Hollweg, e in-
sieme di Burian e Tisza. I Consigli dell'Impero si tengono sotto
i tigli, non sulle rive del Danubio ». E conclude : « Questa guerra,
che oggi si combatte, non può finire che con un profondo radicale
mutamento nella carta della vecchia Europa, e senza che, a mano a
mano, presto o tardi, tutti gli Stati di responsabilità e di avvenire
vi partecipino. Domani sarà, fatalmente, la volta della Romania.
Dopo, di quali altri Stati ancora ? Tutte le notizie che si vanno spar-
gendo, di possibili paci parziali tra Austria e Russia, tra Germa-
nia e Francia, non hanno altro scopo (oltre quello contro cui ha
protestato il Generalissimo dell'esercito russo) che di solleticare i
poveri di spirito del bel regno d'Italia e renderli sempre più con-
vinti e confortati nella loro povertà. Ma, di passaggio, io consiglio
questi miei non fratelli in Italia di non crogiolarsi l'anima in cosi
liete speranze e in così rosee fantasie. Galba non è forse lontano. —
Intanto, è bene constatare e assodare questo : che non ostante tutte
le dichiarazioni in contrario, l'assunzione alla Cancelleria dell'Impero
austro-ungarico del binomio Burian-Tisza non significa la fine della
guerra, ma il principio di un nuovo periodo della guerra ; e non si-
gnifica — tanto meno — come molti mostrano di credere o di spe-
rare in Italia, la pace parziale dell'Austria-Ungheria con la Russia e
la Serbia, ma una maggiore subordinazione dell'Austria-Ungheria
alla Germania, e una più compatta dedizione degli spiriti e delle
forze di quella nelle mani di questa. È la guerra della primavera
che si avanza — non la tregua — e non il Congresso : quel tal Con-
gresso che dovrebbe dare l'Adriatico e il Mediterraneo all'Italia per
le regate del prossimo autunno! Le due nuove capitali dell'Impero
— 107 —
austro-ungarico, Berlino e Pest, non sono dei sobborghi di Bi-
sanzio »].
335. Morgan (J. H.), Prof, di Diritto neìV C/mversi/y Col/ege di Londra :
Kriegsbrauch iin Landkriege, english translation (London, 1915).
[« Kriegsbrauch iin Landkriege (gli usi della guerra di terra) è un libro
atroce. Quando lo si è letto, pare d'aver fatto un brutto sogno. Esso
capovolge tutte le idee che avevamo della guerra moderna: distrugge
tutte le illusioni che si potevano ancora conservare sulla « involon-
taria » durezza delle « necessità » guerresche. Esso comanda all'uf-
ficiale tede.sco di « guardarsi dai concetti umanitari » poiché « la
sola vera umanità molto spesso consiste in una brutale applicazione
di certe severità ». Questo è il motivo dominante : l'ufficiale è invi-
tato a sprezzare « le sentimentalità e le flaccide emozioni » e le con-
siderazioni umanitarie che prevalsero durante l'ultimo secolo assieme
a quella « sorta di riconoscimento morale » che certe risoluzioni della
Convenzione di Ginevra, di Bru.xelles e delle conferenze dell'Aja da-
vano loro. Il trattato è esplicito : l'ufficiale deve reagire contro « le
tendenze intellettuali che influenzano la sua stessa Nazione » e que-
sta reazione deve essere tanto più energica « quanto più è istruito ».
Il lavoro si propone di insegnargli « se le usanze riconosciute della
guerra sieno giustificate o no, se debbano essere modificate o se
abbiano da essere osservate ». Dopo questo preambolo qualche esem-
pio. Possono i pacifici abitanti di un paese invaso « venire esposti
al fuoco delle loro proprie truppe ? ». Tutti i trattati militari dicono
di no. Ma lo Stato Maggiore tedesco risponde di sì. Certo ammette
che tale pratica è crudele : ma la sua « giustificazione » è di risul-
tare « efficace ». « Il proteggersi contro attacchi o danni dagli abi-
tanti e quindi l' impiego brutale di necessari mezzi di difesa e inti-
midazione, è indubbiamente non solo un diritto ma addirittura un
dovere del comando dell'esercito ». Possono venir uccisi i prigionieri
di guerra ì II trattato risponde che ciò non è mai bello, ma qualche
volta può essere comodo. Anche il valersi di sicari o di incendiari
non è molto onorevole {anstiindig), ma la legge di guerra ha meno
scrupoli (è meno empfindlich). E prima di iniziare un bombardamento
è consigliabile di permettere alle donne coi bimbi, ai vecchi e agli
infermi di allontanarsi ? Al contrario, la loro presenza è un vantag-
gio \ein Vortheil) perchè rende il bombardamento più efficace. Come
si vede, la brutalità di questo catechismo è incomparabile : i com-
pilatori fanno sempre una distinzione costante fra la teoria e la pra-
tica, fra la Kriegsmanier e la Kriegsraison. Di regola non si do-
vrebbe fare una cosa: ma ogni regola ha la sua eccezione.... Ma
c'è ancora una gemma che va tratta da (juesto vangelo di sette mi-
lioni e mezzo di soldati, perchè essa spiega con una sintesi perfetta
quello che è successo nel Belgio : quello che potevamo ostinarci, in
— io8 —
fondo alla nostra ragione, a credere il disgraziato prodotto di circo-
stanze fatali e ineluttabili, mentre non era che la fredda, meditata
e cosciente esecuzione di un programma. La nostra incredulità pro-
cedeva dalla persuasione, perfettamente ragionevole e confortata
dalla dottrina evolutasi presso tutti i popoli civili attorno alla guerra,
che il suo unico scopo sia quello di vincere e magari distruggere
« le forze armate » del nemico. No, dice lo Stato Maggiore tedesco :
« Sebbene secondo il moderno concetto della guerra essa sia rivolta
principalmente contro l'esercito del nemico, tuttavia nessun citta-
dino o abitante di uno Stato occupato da un esercito ostile può sfug-
gire gli aggravi, le restrizioni, i sacrifici e gli inconvenienti che sono
la conseguenza dello stato di guerra ». La frase è ambigua, e può
significare anche un concetto pedante di « inconvenienti » perfetta-
mente sopportabili. Ma il trattato s'affretta a precisare quello che
veramente intende : « Una guerra condotta con energia non può
essere diretta semplicemente contro i combattenti dello Stato nemico
e le posizioni che essi occupano : ma deve anche distruggere tutte
le risorse intellettuali e materiali di quello Stato! ». E allora è per
accidente o per progetto che l'esercito tedesco nel Belgio ha deva-
stato città inermi, bombardato cattedrali, decapitati i beffrois, distrutti
i palazzi dei Comuni e tutti gli edifizì fatti santi dalla venerazione e
dall'amore di un popolo? Ovunque giunge l'invasione grigia si ab-
batte sulle officine e sulle macchine e le frantuma con ira. Obbedisce
a ordini crudeli ma precisi : « distruggere tutte le risorse materiali
e spirituali » d'un popolo eroico. Ma il Kriegsbrauch ini Landkriege
è fallito all'impresa nonostante tutto il lusso di atrocità consigliate
e attuate : saranno state distrutte le risorse materiali del Belgio, ma
il suo spirito, no. È ancora indomito ». Cfr. Come va fatta la guerra,
di Emanuel (Guglielmo), nel Corriere della Sera del 19 febbr. 1915].
336. MoRPURGO (Comm. Prof. Salomone). Vedi Ojetti etc.
337. Nation (Rivista inglese). Vedi sub voce Outlook.
338. Neutralisti {Deputati Ilaliatii), Circolare (Gennaio 1915). [Molte delle
firme sono apocrife; per es. quella dell'on. Ing. Corniani, il quale
scriveva al Corr. della Sera il 20 genn. 1915 : « Mi si riferisce che
parecchi giorni fa il mio nome figurava insieme a quelli di altri par-
lamentari sotto una circolare neutralista. Non ho mai autorizzato tale
uso del mio nome. Auguro che l'Italia possa evitare una guerra, che
anche vittoriosa, è sempre dolorosa. Ma appartengo a famiglia bre-
sciana che ha dato combattenti per la Patria, ed approvo anche la
guerra se in altro modo non si potranno realizzare quelle aspirazioni
nazionali, cui accennò, fra gli applausi della Camera, l' onorevole Sa-
landra »].
339. Ojetti (Ugo): Pfijf e la Legge dei contrarii {La Lettura, nov. 1914,
genn. e febbr. 1915, Milano). [Il barone Filippo Zucchi, deputato di
— 109 —
Mogliano Calabro, sposo da dodici anni della ricca signorina Magda
Steinleib di Francoforte (e nel barone e nella baronessa non v' ha
chi non riconosca il pacefondaio marchese Lucifero e l'austriaca mar-
chesa), viveva felice a Roma in un villino compratogli dal suocero
quando nella sua famiglia alla guerra europea è succeduta, per colpa
dell'Italia ingrata e neutrale, la guerra domestica. Dopo varie vi-
cende narrate nella Lettura del novembre 1914 e del gennaio 1915.
l'on. Zucchi, chiamato /^/J/f nell' intimità, è quasi riuscito a riconqui-
stare la fiducia di sua moglie fondando per la neutralità un Comi
tato dei « Diritti d'Italia ». Egli è Presidente di questo Comitato,
e il Prof. Leali, marito della signora Johanna Weise Leali di Mo-
naco di Baviera, ne è l'ambizioso segretario. — Nella memorabile
seduta della Camera in cui il Salandra dichiarò che « la neutralità
non bastava », l'on. Zucchi era nell'aula e la moglie in una delle
tribune. L'onorevole non capiva perchè la moglie applaudisse frene-
ticamente; deliziosa scenetta: « Un suo collega in piedi sulla sca-
letta accanto a lui plaudendo sussurrava come una giaculatoria: — La
Corsica.... Nizza.... Savoja.... Malta.... — In un lampo Zucchi capì, e
fu superbo di aver capito in un lampo. E poiché l'esercizio fisico
dell'applaudire, specie quando v'è il contagio degli altri plaudenti,
mette tutto il sangue in moto e dà un coraggio talvolta temerario,
Zucchi alzatosi cominciò a sillabare a gran voce: — Cor.... — Ma
non si potè intendere se volesse dir Corsica, perchè, un settore più
in là, De Felice in punta di piedi, a braccia tese, il ventre sul banco,
gridò stentoreo : — Viva Trieste italiana ! — E Zucchi ricadde a se-
dere facendo un gesto d'orrore. Solo i riformisti e i repubblicani e i
nazionalisti applaudirono De Felice. Gli altri tacquero, corrugando
le ciglia; e anche quelli che non l'avevano letta, pensarono che tutta
l'opera di Nicolò Machiavelli non valeva quel loro silenzio. L'onore-
vole Salandra aveva bevuto un altro sorso d'acqua, più tranquillo.
Zucchi trepidando tornò a guardare sua moglie e vide che sorrideva.
L'accenno all'Italia « poderosamente armata, pronta ad ogni evento »
cioè anche a difendere la Germania e l'Austria se Iddio per un attimo
si fosse dimenticato di proteggerle, la chiusa sulla « vigile cura delle
sorti avvenire dell'Italia nel mondo » cioè nel Mediterraneo che deve
essere libero dal pericolo francese, nel Mar Bianco che deve essere
libero dal pericolo russo, nel golfo di Bengala che dev'essere libero
dal pericolo inglese, nel Mar Giallo che deve essere libero dal pe-
ricolo giapponese (l'Adriatico ? Se avesse voluto dire Adriatico, Sa-
landra non avrebbe detto inondo : è logico), dettero a Zucchi uno di
quei momenti di piena felicità che egli provava solo quando si sen-
tiva d'accordo coi poteri costituiti e che, da (juando Giolitti era ca-
duto, peggio da quando la guerra era scoppiata, egli non aveva più
provati. Corse, facendo a spintoni, su nella tribuna. Sua moglie stava
— no —
per uscire : — Wunderschòn ! Ausgezeichnet ! Vado a scrivere a mio
padre, — e gli strinse la mano, raggiante. Molte altre signore se ne
andavano e la calca si diradava cosi che anche Teresa, la sua cuginetta
fremente, potè arrivare a prenderlo per un braccio, ed avvicinar-
glisi : — Magnifico : commovente ! La guerra è sicura. — Zucchi
la guardò, scosse la testa, pensò : — Povera figliuola, non ha ca-
pito niente »].
340. OjETTi (Ugo; : / Problemi italiani, raccolta edita a cura di un Co-
mitato presieduto da Ugo Ojetti (Ravà e C. ed., Milano). [« Ciascun
volumetto, in elegante veste tipografica, sarà messo in vendita al
prezzo favolosamente mite di dieci centesimi. I volumetti esciranno
così da formare fra il gennaio e il maggio 1915 una prima serie di
ventiquattro. I primi sei che si trovano in vendita sono : a) Gaetano
Salvemini, Guerra o neutralità ? - b) Luigi Einaudi, Preparazione
morate e preparazione finanziaria - e) Alessandro Lustig, La pre-
parazione e la difesa sanitaria dell'esercito - d) Gli Istriani a Vitto-
rio Emanuele II nel 1866 - e) Mario Alberti, Adriatico e Mediter-
raneo - /) Giulio Caprin, Trieste e l'Italia. — Seguiranno scritti
di Guglielmo Ferrerò, Salvatore Barzilai, Cesare Battisti, Ettore Janni,
Virgilio Gayda, Carlo Errerà, Pietro Silva e di altri fra i più chiari
e competenti autori nostri ». Sono tutti usciti entro il 1915].
341. Ojetti (Ugo). Vedi: Ojetti, Bertelli, Caprin, Morpirgo, Sal-
vemini.
342. Ojetti, Bertelli, Caprin, Morpurgo e Salvemini: Problemi Ita-
liani, Raccolta diretta da un Comitato composto da — (Milano,
Ravà e C, 1915).
343. Orvieto (Arturo) : La guerra non nazionalista (Licinio Cappelli ed..
Rocca San Casciano, 1914).
344. Outlook (The), Rivista : Le proprietà tedesche in Italia (Londra e
S. U. d'Am. , gemi. 1915). [Ecco la conclusione dell'articolo: « Roma
e tutta l'Italia sono piene di spie. Doloroso potrà essere il giorno
del risveglio degli Italiani che finora sono stati senza sospetti, quando
si accorgeranno che i segreti che ritenevano inviolabili erano nelle
mani dei loro nemici. È bene metterli in guardia per prendere ac-
corte misure contro coloro che hanno accolto con tanta ospitalità e
tanta fiducia ». L'autore di questo articolo si propone di attrarre
l'attenzione sulla grande quantità di abitati, castelli, palazzi, ville ed
estensioni di terreno situati in posizioni strategiche che, senza ru-
more, ma con continuità, specialmente durante questi ultimi anni,
sono passati in proprietà dei Tedeschi. « In caso di guerra si po-
trebbero avere grandi preoccupazioni interne se si pensa che talune
delle posizioni più dominanti intorno a Roma sono ora di proprietà
dei Tedeschi ». L'autore fa notare che presso il Campidoglio e so-
prastante l'intera città e la campagna e nelle adiacenze del palazzo
Caffarelli (che è di proprietà dell'Ambasciata tedesca), vi sono interi
gruppi di case di proprietà di Tedeschi ed abitate esclusivamente
da Tedeschi. Proprietà di un sindacato tedesco sono la casa dipinta
da Zuccari e la villa che domina Piazza del Popolo. Scuole, chiese,
ospedali appartengono ai Tedeschi, e lo scrittore afferma che intorno
a Roma cresce continuamente il numero delle proprietà sospette di
Tedeschi, e cita come esempio San Felice, dove esiste una base
per uno sbarco dal mare. Capri è oramai una colonia tedesca, e co-
Ionie tedesche si possono considerare alcune località della Sicilia. In
questi ultimi mesi il Comando militare è stato costretto a riconoscere
che quest'opera di penetrazione è assai più pericolosa di quanto si
potesse credere per il passato. Lo scrittore crede che anche i paesi
neutrali abbiano in questo momento il dovere di salvaguardarsi e dice
che bisognerebbe prendere delle misure per ridurre al minimo il pe-
ricolo che l'Italia ha con tanta ingenuità preparato a sé stessa con la
sua troppo aperta fiducia].
345. Outlook (The), Rivista settimanale unionista inglese, e The Na-
TION (Londra, genn. 1915^ [C E[tnanuer\ scrive da Londra al Coir.
del 18 genn. 1915 : « Discutendo la possibilità che la pace possa av-
venire improvvisa ed inattesa come scoppiò la guerra, uno scrittore
della Rivista settimanale Outlook insiste nel far notare che la logica
e il senso comune permettono di prevedere che la monarchia austro-
ungarica è disposta a fare la pace alla prima occasione opportuna.
Una grande disfatta austriaca potrebbe significare la rovina defini-
tiva della monarchia. Secondo lo scrittore éeW Outlook, la guerra,
che ora sembra interminabile, potrebbe terminare improvvisamente
e inaspettatamente, come è cominciata. Ma se l'Austria non fosse
veramente tanto pronta nel chiedere la pace, che cosa potrebbe ac-
cadere ? La settimanale Nation risponde che, se la Romania e l'Italia
entreranno in guerra, il fattore austriaco probabilmente cesserà di
esistere prima della fine di marzo. Ma la Nation non dà per certa
questa catastrofe e spiega il perchè del suo dubbio. Essa crede che
si possa pensare ragionevolmente che la Romania e l'Italia entre-
ranno in guerra non per partecipare alla alleanza degli Stati che ora
sono contro la Germania, ma per lottare per i loro propri scopi, per-
seguendo gli obbiettivi precisi che si sono proposti. Si può far no-
tare a questo proposito che, ragionando così, si tien conto soltanto
del problema immediato dell'irredentismo senza guardar più lontano
ai grandi interessi italiani di domani per quello che riguarda il vi-
cino Oriente. Ad ogni modo la Nation pensa che, quando l' Italia t
la Romania avranno occupato i territori che desiderano, non avranno
più alcun interesse a continuare la guerra »].
346. P.'^LiANi : Le comunicazioni e i trasporti nella Rumenia (Venezia, 1914).
[Il R. Museo Commerciale di Venezia e l'Istituto Italiano per l'Espan-
— 112 —
sione commerciale e coloniale, continuando nella periodica e fortu-
nata serie di importanti pubblicazioni, hanno ora dato alle stampe
un volumetto del Dott. A. P. Paliani dal titolo : Le coìiiunicazioni
e i trasporti nella Rumenta. Cosi, mentre oggi altri enti ed associa-
zioni cercano di promuovere un'intesa italo-rumena onde stringere
maggiori rapporti fra i due paesi nativi, l'Istituto Italiano ed il R.
Museo Commerciale di Venezia si trovano all'avanguardia in questo
lavoro pratico, che varrà ad illustrare ancor più le grandi risorse
del paese danubiano tanto affine al nostro per razza e per aspira-
zioni. La pubblicazione del Dott. A. P. Paliani si occupa anzitutto
dello sviluppo sociale ed economico della Rumenia : della sua po-
polazione e del commercio coli' estero. È quindi questa pubblica-
zione sulla Rumenia degna di particolare rilievo perchè, attraverso
la politica commerciale, si formano oggi vincoli politici che pos-
sono avere ripercussioni sullo svolgimento della nostra attività na-
zionale].
347. Panzini (Alfredo), Libero Docente nell' Università di Bologna, col-
laboratore del Secolo ecc. : // Romanzo della guerra nell'anno igi^
(Milano, 1915, I voi. in 16°). [Alfredo Panzini è un romanziere e un
novelliere. Ma parlando di lui non lasciamo la guerra e la politica, la
storia che fu scritta e quella che si sta scrivendo. Il Panzini, anzi,
intitola addirittura // Romanzo della guerra nell'anno igi/f il volume
che ha pubblicato or ora presso lo Studio Editoriale Lombardo. Una
mattina, agli ultimi di luglio, Alfredo Panzini, il quale non solo è
uno dei nostri più tipici, più arguti e maggiori novellieri, ma è anche
professore al Politecnico di Milano, a uno studente il quale, a pro-
posito della tragedia arciducale di Serajevo, presentiva la guerra,
rispondeva scrollando le spalle : « Una guerra? La guerra? Un' im-
mensa guerra ? Ma si potevano dire più bestialità in poche parole ? E
da un giovane che fa studi positivi !...». E, pochi giorni dopo, mor-
tificato, Alfredo Panzini cominciava questo « giornale » d'una guerra,
della guerra, dell'immensa guerra presentita dal suo studente. Che
fa il Panzini poiché la guerra è scoppiata ? Nulla di singolare, come
tutti noi. È estate, i corsi sono finiti. Va al mare, al solito mare,
a riposarsi, a lavorare. Ma la città lo richiama. Vuol parlare di
quello che accade, vuol notizie, vuole sfogarsi. Va a Bologna. Ne
riparte, vi ritorna. Rivede gli amici soliti, i compagni, i colleghi :
oggi Mario Missiroli, domani Renato Serra, dopodomani Marino Mo-
retti. Non son più loro nemmeno loro. Non si riconoscono, non si
ritrovano più, non si riafferrano, sperduti, travolti nel gran vento
dell'ora terribile, senza rifugio, senza punto d'equilibrio. E mentre
Panzini va e viene, vede questo e quello, vede bianco e vede nero,
sente germanofili e francofili, interventisti e neutralisti, la guerra si
svolge, nelle sue prime vicende : l'assalto del Belgio, la resistenza
— TI3 —
di Liegi, l'entrata a Bruxelles, la tìnta battaglia perduta di Charle-
roi, la marcia su Parigi, gli ulani a Compiègne, la concentrazione
sulla Marna, la controtìensiva di Joffre temporeggiatore, la battaglia
vinta, il ritorno indietro della marcia tedesca. E ognuno di questi
fatti, così nelle sue grandi linee come nei suoi piccoli episodi, desta
in Alfredo Fanzini una reazione, una commozione, un pensiero, un
odio, un amore, un riso, un pianto, un impeto, una parola, un'esal-
tazione, uno scoramento.... E il libro così, disordinatamente, dì per
di, ora per ora, tra agosto e settembre, ora con tre righe, ora con
una pagina, raccoglie tutte queste fugaci impressioni del cervello,
dell'anima, del cuore, dei nervi.... Raccoglie: e noi oggi le ritro-
viamo e, ritrovandole, le riconosciamo : noi anche sentimmo così
mentre Alfredo Fanzini sentiva così. Sì, quello, quello fu lo stato
d'animo nostro nei primi giorni della guerra formidabile ed ina-
spettata, quelli furono i volti d'amici e i cuori d'amici che ci ri-
trovammo intorno, così vedemmo le cose, non più solite oramai per
quanto più solite sembravano. Solo un artista squisito, sottile, iper-
sensibile, delicatissimo sismografo come il Fanzini, poteva scrivere
queste pagine cogliendo nella sua anima le concordanze più pro-
fonde con l'anima di tutti. Leggete questo libro che vi racconta
cose che tutti sapete, eventi già lontani, già superati, già contrad-
detti dagli avvenimenti venuti dopo : lo leggerete col vivo, continuo
interesse con cui seguite un romanzo: non lo lascerete fino all'ul-
tima pagina tanto il libro di Alfredo Fanzini è vivo, vivo, vivo e vi
dona la sua vita e vi prende la vostra e ne fa una sola, d'episo-
dio in episodio, di pagina in pagina. Il libro è stato meritamente
lodato dal Bellonci, da Lucio d'Ambra e dagli altri critici italiani più
in voga se non più autorevoli. Ma lo meritava].
348. Péladan (Joséphin) : Revisioti des valeurs est/iéfiques allemandes {Re-
vne Bleue, Faris, 5-12 dèe. 1914).
349. Perchè l'Italia deve fare la guerra (Gruppo Nazionale-Liberale di
Roma, opuscolo N.° i, R9ma, 1915, Tip. Armani e Stein . [Tra i
soci inscritti al «Gruppo» all'atto della sua costituzione, vediamo:
Amendola, Anzilotti, Bodrero. Cippico, Nic. Festa, Maffii, Piazza,
Picardi, Politi-Flamini, Slataper, Luigi Valli, ecc. Noto una stra-
nezza: il tipografo di quest'opuscolo di propaganda per la guerra
all' Austria è un tedesco : Stein !].
350. Pernice (Angelo) : Origine ed evoluzione storica delle nazioni balca-
niche (i voi. di pp. XII-628 con sei carte geogr., Biblioteca storica
Villari, 1914, Ulrico Hoepli editore, Milano). [E uno studio ampio
e completo della storia de' popoli balcanici dalle origini all'odierna
guerra europea. L'Autore, noto per altri importanti lavori di storia
bizantina, ha tentato di ricercare e di rilevare, risalendo al passato,
gli elementi geografici, etnici, storici, culturali che hanno contribuito
15
— 114 —
alla formazione e alla costituzione delle nazioni balcaniche. Le vi-
cende storiche della decadenza dell' impero ottomano, del risorgi-
mento e dello sviluppo politico della Serbia, del Montenegro, della
Grecia, della Rumenia e della Bulgaria, della questione macedone
prima e di quella albanese dopo, sono esposte con grande ricchezza
di particolari ed originalità di vedute non solo nelle loro recipro-
che relazioni, ma anche, e specialmente, nel loro rapporto con la
politica orientale e mondiale delle grandi Potenze. Riguardo alle
due ultime guerre, quella degli alleati balcanici contro la Turchia,
e quella degli alleati fra loro per la spartizione della Macedonia, si
può affermare che questo sia il primo tentativo di una esposizione
storica completa, essendo esse qui considerate nelle loro cause, nel
loro svolgimento e nelle loro finalità sotto il doppio aspetto diplo-
matico e militare. E da questa esposizione si rilevano le connessioni
tra gli avvenimenti balcanici e la grande guerra europea che, in
parte, da quelli è stata provocata. Il volume è accompagnato da sei
carte storiche fuori testo, e conferma le tesi del nostro Tamaro].
351. Pf.rrucchetti (Senatore, Generale G.) : La difesa orientale d'Italia
tracciata dall'antica Roma (con una carta tratta dalla « Storia cro-
nologica di Trieste » dello Scussa e del Kandler ; Trieste, Coen,
1863) {Corriere della Sera, Milano, 25 gennaio 1915). [« Nel loro com-
plesso le fortificazioni romane costituivano un grande sbarramento
col quale, mentre si chiudeva frontalmente la più pericolosa fra le
porte d'Italia, si assicurava altresì nell'Istria un eventuale appoggio
di fianco ; il quale, favorito nei porti istriani dal concorso della flotta
romana, poteva largamente garantire la difesa dello .Stato, mentre
proteggeva direttamente anche quella provincia ». Non v'ha chi non
comprenda il significato di questa rievocazione storica, fatta lumi-
nosamente dal gen. Perrucchetti mentre divampa la conflagrazione
europea del 1915. Giu.seppe Perrucchetti, tenente-generale di riserva,
nato il 13 luglio 1839 a Cassano d'Adda (Milano), è stato nominato
il 17 marzo 1912 senatore del Regno ; scrive in varie Riviste, ha
pubblicato volumi di studi militari, e collabora regolarmente al Cor-
riere della Sera"].
352. Pmocas-Cosmetatos ,.S.-P.) : Le Relèvement éconotniquc de la Grece
{Revue de Paris, i" luglio 1914, p. 203-224). [Spiega quale doveva
essere (ma non fu) la politica della Grecia nel conflitto].
353. PoCHHA.MMER : Perchè i Tedeschi non sono amati all'estero {Tag,
Berlino, 19 gennaio 1915). [Un piccolo curioso contributo alla di-
scussione sul tema Perchè i Tedeschi noti sono amati all'estero, reca
nel Tag il dantista Pochhammer, Si erano tirati in ballo anche i
« Tedeschi lurchi » a dimostrare che l'abitudine di dire scortesie ai
Tedeschi sia antica. Ora Pochhammer, fondandosi su un'interpreta-
zione del professor Rabaioli, spiega che « lurchi » non è un agget-
— 115 —
tivo. ma un sostantivo e significa certi anfibi (in tedesco Lurche) che
Dante vide sulle coste olandesi. Trattandosi di animali ignoti in Ita-
lia, li cliiamò tedeschi dal luogo ove li vide. Pochhamnier accettò
r interpretazione nella sua traduzione della Divina Comìiiedia e ora
libera Dante dal rimprovero di aver detto ingiuria contro il paese
nel cui Imperatore Dante vide il Signore del mondo].
554. PoHTi tedeschi (I) del 1914. [« Un professore dell'Università di Mo-
naco calcola che dal principio della guerra si sono stampati in Ger-
mania tre milioni di poesie patriottiche. I giornali invitano i poeti
a moderarsi ». {Corriere della Sera, 21 gennaio 1914)].
355- HoNCET (André Francois —): Ce gite pense la Jeunesse allanatidc (Pa-
ris, Oudin, 1913, r voi. di 115 p. in-i6"). [Straordinariamente profetico!
Finito di stampare un anno prima della guerra, il iS luglio 1913 :
« Je sais bien qu'on m'accuserà de travailler à une oeuvre de réac-
tion et de vouloir ramener en France une ère d'égarement natio-
naliste.... J'essaierai, d'abord, de montrer pourquoi ce fait particu-
lier de l'augmentation des eflectifs allemands n'est pas tout ce qui
met la France en danger. Car cette mesure est la conséquence né-
cessaire d'une politique déjà vieille et toujours vivante. La tendance
generale qui anime les maitres de l'Allemagne, voilà surtout à quoi
il faut prendre garde. Qu'une pensée militaire, une pensée de guerre
circule à travers tout l'édifice de l'état alleniand, voilà ce qu'il im-
porte de voir clairement. L'Allemagne est un état militaire ; les Al-
lemands le reconnaissent eux mémes.... [Cette population] constitue
pour nous un danger ; ce n'est pas sa faute. Les Hohenzollern ont
voulu qu'elle fùt ainsi. Elle suit ses chefs, parce que sa vocation
est de suivre ses chefs et d'accepter l'iiégémonie prussienne.... ».
Il libro è dedicato al Colrat, direttore della magnifica Rivista pa-
rigina L'Opinion, in cui l'autore puljblicù la sua Enquéle sur la
Jeunesse alleniande'\.
356. Porri. Vedi Riforma Sociale.
357. Prato (Prof. Giuseppe, della K. Univ. di Torino). Vedi Riforma
Sociale.
35S. Prévost (Marcel) : Emile Nolly, tue à la guerre (^Revue de Paris,
1° die. 19x4, pp. 129-146). [È l'ufficiale francese morto nel 1914 e
di cui la Revue de Paris ha pubblicato il bellissimo romanzo po-
stumo Le Conquérant\
359. Prévost (Marcel dell'Accademia francese: Hcrr und Frau Moloch,
trad. italiana (Milano, Treves, 19x5)- [H Ji'jfo di Marcel Prévost è
vecchio di sei anni. Con felicissimo senso d'attualità tuttavia la Casa
Treves ne pubblica adesso, in piena guerra, la prima traduzione
italiana. Questo romanzo di Marcel Prévost, infatti, fu profetico.
Profetizzò la guerra d'oggi, sei anni fa o, almeno, n'ebbe il presenti-
mento. Il romanzo di Marcel Prévost prospetta l'irrimediabile dis-
— ii6 —
sidio tra l'anima teutonica e l'anima latina. Prospetta anche la dif-
ferenza sensibilissima tra i Tedeschi che parteciparono alla guerra
del '70 rappresentati da Moloch e i loro epigoni i quali, inorgogliti
da trionfi economici e guerrieri, volgono in mente quei propositi di
ultraespansione, di strapotenza, di egemonia tedesca che vedemmo
così sanguinosamente manifestarsi nei giorni dell' ultima estate. In-
somma, attraverso questo studio dell'anima tedesca, condotto da un
giovane professore francese nell' ambiente d' una piccola corte ger-
manica in uno dei principati vassalli, Marcel Prévost, con senso di
psicologia che può anche chiamarsi intuito politico, poteva vaticinare
sei anni fa la tremenda guerra attuale. Ma non tutto condannava il
Prévost, avversario leale, nella Germania é'Herr e Fraii Moloch : la
donna germanica era evocata nella figura buona, affettuosa, senti-
mentale, molto « non-ti-scordare-di-me » della signora Moloch, fida
consorte dello scienziato rivoluzionario, tedesco, buon tedesco, ma
antiprussiano, antiespansionista, antimperialista, antimilitarista so-
pratutto. E il militarismo prussiano è, con mirabile caricatura, im-
personato da Marcel Prévost in una figura del più felice umorismo.
E questo studio d' anime, di caratteri, di costumi, di ambienti, di
filosofie e di politiche, è sostenuto, per 1' interesse dei lettori meno
gravi, da una delicata avventura d' amore in cui è il riflesso di una
avventura d' amore e di una coppia che, mésalliée anni or sono, da
una corte germanica prendeva il volo per le vie del mondo, quella
della principessa di Sassonia e del modesto precettore parigino, che
doveva poi subito cedere il posto ad altri, che spiritosamente Maf-
fio Maftìi chiamò « il vittimo »].
360. Prinzivalli (Gino) : Gli stati belligeranti nella loro vita economica,
finanziaria e militare, alla vigilia della Guerra (Milano, 1915, Tre-
ves ed., x^ ediz. con un'Appendice per il Portogallo e la Turchia).
[Nella Raccolta dei Quaderni della Guerra di Emilio Treves. Scrive
l'Autore nella Prefazione dell' ottimo libriccino : « Questo studio ha
lo scopo di esporre chiaramente la situazione dei paesi belligeranti
alla vigilia della guerra. Non discussioni dunque, né politiche, né
teoriche, ma una precisa esposizione statistica riguardante il cam-
mino di ogni singolo Stato.... — Tali dati, raccolti con unico crite-
rio di riordinamento, potranno giovare agli osservatori ed agli studiosi,
in questo momento in cui stanno appunto per subire imprevedibili
trasformazioni ; ed interessare insieme la gran massa del pubblico
che, leggendo quotidianamente nei giornali le notizie singole della
guerra smisurata, potrà con questi dati di confronto formarsi un con-
cetto più attendibile della esattezza e della importanza delle notizie
stesse e trarne deduzioni meno aleatorie. E libro, dunque, questo,
che in breve mole presume e può presumere di riuscire di non scarsa
generale utilità »].
— 117 —
361. Ragghianti (Angelo): Lettere Berlinesi. Fra i prigionieri russi,
francesi e inglesi (Triòiina, die. 1914 e genn. 1915, passim). [Lettere
molto superficiali, con aneddoti rubacchiati qua e là e già letti da
noi in altri articoli tedeschi].
362. Rastignac. Vedi : Morello (Vincenzo).
363. Rattazzi (Giacomo). Vedi Lucifero. [Il R. è figlio del compianto
vice presidente del Senato, Ministro di Stato Urbano Rattazzi, che
fu uno dei più intimi amici di Re Umberto].
364. Reimer (Josef Lunw. ; : Ein pangermanisches Dcutschland 1905) -
Crundzge dtscli. Wiedergeb. (1906) - Koinmt Hellas ivieder ? drainat.
Dicht. (1912). [Il Reimer, — del quale il prof. Beloch ha avuto l'in-
genuità di dichiarare (nell'art. s\y\V Egemonia germanica, Giorn. d'It.,
febbr. 1915) che «ne ignorava l'esistenza», attirandosi così una ri-
sposta per le rime dell' on. Labriola, — è nato nel 1879 ^ Vienna,
ha studiato all' Università di Vienna e di Grenoble, ed ha fatto grandi
viaggi all'estero. Appartiene alla Società dei Deufsch. òsterr. Schrift-
steller e i suoi dati biografici non mancano nel Wer ist's del 19 14,
come del resto non mancano quelli del prof. Beloch Karl Julius eh 'è
nato nel 1S54 a Ndr.-Petsehkeiidorf nella prov. di Liiben e che,
quantunque stipendiato dal R. Governo Italiano come professore nel-
r Un. di Roma, figura nel Wer ist's come domiciliato a « Leipzig ».
Che prevedesse il B. la guerra fra 1' Italia e le antiche alleate, e
l'esodo dei Tedeschi dall' Italia, con relativo cambiamento del pro-
prio domicilio ?].
365. Reimer (J. L.). Vedi sub voce Lumbroso.
366. Repington (Colonnello): Articoli di critica e storia militare {Times,
Londra, 1914-1915, passim). [In un articolo pubblicato il 22 dicem-
bre 1914 nel Times il colonnello Repington lanciava 1' idea di una
riunione dei rappresentanti delle Potenze alleate per discutere sulle
misure atte alla situazione allo scopo di svolgere un' azione meglio
coordinata di quella compiuta con le operazioni già svolte dagli al-
leati. Il colonnello Repington fa nel Times del 20 genn. 1915 un
nuovo appello per un congresso fra gli alleati nel quale dovrebbe ve-
nire coordinata 1' azione fra i differenti eserciti sui vari teatri della
guerra allo stesso fine strategico. Il Repington ricorda in questo
nuovo articolo che la base di tutte le leghe contro Napoleone fu
una intima cooperazione fra le nazioni coalizzate. Egli spera di
vedere fra i Governi la stessa intima cooperazione che esiste tra il
maresciallo French e Joffre. « Questa cooperazione » — egli scrive
— « è possibile soltanto quando gli uomini che dirigono seggono in-
torno ad una tavola come al Congresso di Vienna e pongono le basi
di una cooperazione effettiva. Quando le grandi potenze, formando
una nuova .Santa Alleanza, si sapranno in perfetto accordo e parle-
ranno come uno Stato solo, la forza morale esercitata sarà immensa.
— ii8 —
Questa forza morale non influisce soltanto sul nemico, ma su tutti
gli Stati vicini e lontani. Essa influisce anche sui combattenti, i quali
si batteranno tutti meglio apprendendo dai loro comandanti che ogni
uomo forma parte di una grande macchina che agisce con un piano
ben definito e con una mira desiderata ». D'altra parte un congresso
degli alleati non potrebbe non interessarsi anche degli obiettivi po-
litici della guerra. E questo sembra anche desiderabile al Repington,
il quale ricorda molto opportunamente come la politica di Napoleone
rovinasse la sua strategia imponendole compiti impossibili].
367. Revue Bleue {La) (Par., 1914-15). Vedi sub vocibus Flat, Bolrgeois,
Lévis, Fournol, Péladan, etc.
368. Revue 'La) des Nations. Vedi sub voce Revnold et Hàbeklin.
369. Reynold (G. de) et P. Hàberlin : La Revue des Nations (Berne,
I'"' janv. 1915). [Eccone il programma, gentilmente comunicatomi
dall' illustre storico à^W Europa nel XIX secolo, prof. dott. Alfred
Stern di Zurigo : « La guerre actuelle ne se déroule point seulement
sur les champs de bataille. Il en est une autre, conduite la piume à
la main, et celle-là nous parait la plus nefaste pour le présent comme
pour l'avenir. Dissimuler, exagérer la vérité, peut, nous le compre-
nons, étre une necessitò militaire et politique ; il pouvait étre éga-
lenient nécessaire, surtout au début de la crise, d'exciter les passions
et les haines, ces puissants ressorts de tonte guerre. Mais, c'est no-
tre conviction profonde, on est alle dans ce sens bien au delà des
justes limites. Le grand confiit européen lui-méme n'exigeait pas
qu'on rendit impossible tout échange intellectuel entre les peuples,
qu'on se livràt enfin à de tels excès de provocations réciproques. Le
danger de ces partis pris nous apparali clairement : danger pour la
conduite de la guerre, qu'on a rendue ainsi impitoyable sans raison ;
danger pour le renom et l'influence de l'Europe dans le monde ; dan-
ger enfin pour l'avenir de notre civilisation méme. La guerre n'est
qu'un état transitoire, la paix doit ètre sa conclusion logique et son
but. Il faut qu'il en sorte un monde nouveau et de nouvelles fornies.
Mais, ce monde nouveau et ces nouvelles formes, comment une so-
ciété dépourvue d'impartialité comme d'esprit critique, d'humanité
comme de justice, pourrait-elle les réaliser et méme les concevoir?
L'homme n'est pas fait pour l'isolement dans la baine. Une heure
sonnera où les peuples devront se retrouver ensemble et recommen-
cer à collaborer : sinon plus de civilisation possible. Telle est notre
foi. C'est pourquoi nous nous adressons à toutes les personnes qui
ont gardé intacts leur sang-froid et leur raison, à quelque nation
qu'elles appartiennent. Car, des devoirs communs et des échanges
réciproques s'imposent malgré la guerre. Nous sommes neutres, mais
notre neutralité politique nous oblige à ne pas demeurer neutres mo-
ralement. Elle nous pousse à l'action. Nous sommes d'ailleurs per-
— 1 1 9 —
suadés que beaucoup, au sein mème des bellìgérants, éprouvent des
sentiments analogues et s'efforcent de garder leiir imparlialité, leur
raison et leur calme. De là le pian que nous vous proposons : Nous
voudrions essayer de rétablir, sur notre sol neutre, le contact ronipu
entre les représentants spirituels des nations belligérantes, mais un
contact de nature à n'altérer en rien les convictions personnelles, les
sentiments patriotiques. Xous sommes loin d'ètre des utopistes. Nous
ne songeons point à nous faire pour le moment des annonciateurs
ou des préparateurs de la paix. Notre but n'est pas non plus d'éta-
blir la vérité, chose encore historiquement, objectivement impossi-
ble. Nous voulons nous abstenir de tout sentimentalisme ; notre
désir est simplement de créer une occasion ; l'occasion d'un entre-
tien calme, positif et sincère. Ce n'est pas de confusions ni de nié-
langes dont nous nous préoccupons, mais de contacts. Le meilleur
moyen de réaliser notre pian nous parait étre une revue périodique.
Mais une revue de ce genre ne saurait atteindre son but — le con-
tact — et dissiper les méfiances, si elle ne parait pas sur un .sol vrai-
ment neutre et si sa direction n'offre toutes les garanties d'une
exacte et complète imparlialité. Voilà pourquoi cette revue aura pour
directeurs responsables deux Suisses qui, par l'origine, la langue et
la culture, reprèsentent, l'un la race latine, l'autre la race germa-
nique. Cette direction commune, en mème temps qu'elJe est un sym-
bole, assure l'unite et la neutralité de la revue. Celle-ci paraitra en
trois éditions identiques, francaise, anglaise et allemande. Nous pen-
sons choisir nos collaborateurs dans toutes les nations belligérantes ;
toutefois nous ne comptons pas exclure les représentants des Etats
neutres, au contraire. Nous nous efforcerons pour chaque pays de
trouver un nombre restreint de collaborateurs de premier pian. La
revue traitera des questions et des problèmes que la guerre a .sou-
levés. On y exposera également les points de vue des différentes na-
tions. Des discussions et des e.xplications ne seront admises que si
elles demeurent objectives et courtoises et ne dégénèrent point en
polémique. La revue sera bi-mensuelle, afin de pouvoir suivre les
événements cjui se succèdent avec rapidité. Paraissant donc tous les
quinze jours, elle resterà en contact avec les faits tout en ne dégé-
nérant point en simple journal. La direction financière de la revue
sera enfin assumée par trois Suisses représentant les différentes par-
ties du pays »].
370. Riforma Sociale (La), Rivista (Torino, Soc. Tip. Ed. Nazionale,
1914-1915, passini). [Luigi Einaudi scrive nel Corj: della Sera del
18 genn. 1915 : « Mi sia concesso di citare un mio studio su Alcuni
aspetti economici della guerra europea, pubblicato nella Riforma So-
ciale del novembre-dicembre 1914 (Torino, S. T. E. N.) per una par-
ziale dimostrazione dei benefici che la rivalità tedesca recò all'eco-
— I20 —
nomia inglese e della inanità delle speranze nutrite in Germania ed
in Inghilterra di avvantaggiarsi della rovina economica dell' avver-
sario. Nel medesimo fascicolo questa mia tesi è in parte messa in
dubbio da Roberto Michels, il quale esamina la guerra economica al
lume del materialismo storico, studiando, fra l'altro, le ragioni della
rivalità commerciale fra Inghilterra e Germania e di solidarietà fra
Germania, Francia e gli altri Stati dell' Europa centrale contro l' In-
ghilterra. Di nuovo studia le Basi economiche della guerra Filippo
C.-\RLi, mentre il Porri narra le vicende del mercato monetario e
finanziario inglese nei primi mesi della guerra. Ma sopratutto Giu-
seppe Prato, con un' analisi assai fine e penetrante, cerca di met-
tere in luce le prime « screpolature del granito tedesco », ossia i
lati dubbi e preoccupanti del magnifico quadro che a primo tratto
ci presenta l'economia tedesca; la più ardimentosa, ma anche la
più socialista e sotto certi aspetti la più debole delle economie mo-
derne. La Riforma Sociale dedicherà prossimamente un intero fasci-
colo allo .studio dell' argomento che è oggetto del presente articolo
{La teoria tedesca della decadenza dell' Impero higlese) facendo, ad
opera di Alberto Geisser, un quadro compiuto dell'Impero inglese,
della sua organizzazione e dei suoi principi informatori »].
371. Rivet, Senatore, Presidente della Lega franco-italiana : Discorsi,
1914-19x5. [Il Rivet pubblicò, e .spedì al generale Ricciotti Garibaldi,
il 23 genn., dopo celebrato 1' anniversario di Digione, questo tele-
gramma : « La Lega franco-italiana ed il Comitato dei volontari ita-
liani, celebrando l'anniversario di Digione, dove Francesi ed Italiani
confusero il loro sangue generoso per la difesa della stessa causa
per cui oggi di nuovo eroicamente insieme combattono, rendono
omaggio alla memoria dei due giovani eroi Bruno e Costante, cava-
lieri del più nobile ideale, degni eredi delle virtù eroiche e civili del
loro illustre avo, il cui spirito aleggerà sempre sulle due grandi na-
zioni latine, ed insieme rendono omaggio alla memoria dei loro va-
lorosi compagni d'arme caduti al loro fianco sul campo dell'onore
per la libertà, il diritto e la indipendenza di tutti i popoli. Auguriamo
infine che il sangue italiano versato nella Borgogna e nelle Argonne,
per il trionfo della civiltà latina, sia il pegno della indissolubile ami-
cizia della Francia e dell' Italia »].
372. Rivista Italiana {La) di Sociologia, diretta da Guido Cavaglieri e Giu-
seppe Sergi. Vedi Sergi e Cavaglieri.
373. Rocca (G.) : La preparazione spirituale della Germania (Quintieri, Mi-
lano, 1914). [N." 6 della Collezione Quintieri « Minimi di Cultura »].
374. RoHRBACH (F.) e FRANgois-PoNCET (André) : Der Deutsche Ge-
danke in der Welt (Robert Langewiesche, Dusseldorf u. Leipzig, 1912).
[Brani tradotti in francese da André Francois Poncet a p. 80-81 di
Ce que pensc la jeunesse allemande , Parigi, 1913].
— 121 —
375- RoLANDi-Ricci (avvocato, senatore neutralista). Vedi sub voce Bonomi.
376. Romani!... (Foglietto volante s. a. i., distribuito il 21 febbraio 1915
in Roma). [Gh' irredenli domandano ai Romani : « Romani, gridate,
imponete, concordemente decisi, contro tutte le viltà e contro tutti
gli inganni : Gukrra all'Austria ! »].
377. Roosevelt (Col. Theodore) ; Associated Editor New-York Out-
look: America and the war (New-York, 1915). [Leggesi nel Messa^--
gero del 20 febbraio 1915 : «Teodoro Roosevelt, l' ex-presidente
degli Stati Uniti, ha scritto ora un libro : L'America e la guerra,
nel quale esamina la posizione e i doveri dei neutri. Roosevelt rias-
sume dal punto di vista americano le conseguenze della « neutralità
passiva ed egoista », della impassibilità in presenza delle violazioni
permanenti del diritto da parte della Germania e dell'Austria-Un-
gheria. Il « leader » americano dirige però le sue riflessioni e i suoi
moniti anche agli altri popoli, che si tengono all' infuori del con-
flitto e che indietreggiano davanti allo sforzo necessario per imporre
il rispetto dell'umanità e delle convenzioni internazionali. Ragionando
a fil di logica e con l'energia in lui innata, Roosevelt non anunette
che si lasci consumare un delitto, quando si può impedirlo. E non
esita ad applicare la definizione di «farsa» a quella politica che con-
siste nel registrare nei trattati delle riforme umanitarie, febbrilmente
reclamate, per coprire poi con un silenzio di rassegnazione gli at-
tentati ad esse portati. L' illustre ex-presidente degli Stati Uniti pro-
clama che «l'onestà e la giustizia sono le leggi fondamentali della
vita politica ». E con questa massima egli invita i suoi concittadini
a meditare sulle esigenze imperiose della situazione e i pericoli della
neutralità. Perciò egli aggiunge : « Nessun nemico potrà attaccarci
con più ingiustizia di quella che ha colpito il Belgio. E un caso
estremo. E, non avendo noi elevata alcuna protesta davanti a un
caso così grave, qual diritto avremmo noi all' appoggio del mondo
civilizzato se ci trovassimo un giorno nella identica situazione del
Belgio? Non avremmo il diritto di sperare nell'intervento di un'al-
tra potenza, perchè noi stessi abbiamo rifiutato d'intervenire ». Roose-
velt immagina gli efletti del risentimento che deve ispirare ai popoli
vittime dell' aggressione germanica, la neutralità nella quale si sono
trincerati gli Stati, che trarranno benefici morali e materiali dalla
loro vittoria e dai loro sacrifizi. Egli dice che 1' atteggiamento degli
Stati Uniti dovrebbe servire a incoraggiare gli altri paesi che non
sono in grado di assumere delle responsabilità isolate. Dipende da-
gli Stati Uniti che altri paesi neutrali si raggruppino intorno a loro
per imporre che la guerra sia fatta dalla Germania in modo più
umano, che le Convenzioni dell'Aia siano osservate, e che gl'imperi
centrali s' inchinino davanti alla volontà del mondo civilizzato di
non accettare il loro dominio »].
16
378. Roosevelt : La ii^ìierra del 1914-15 {Outlook ed altri giornali, pas-
sim, 1914-15). [Scrive Felice Ferrerò nel Corriere della Sera del
21 genn. 1915 : « Il primo a far della filosofia bellica è stato Roose-
velt. Si ricorda? Dal dì della liquidazione elettorale di novembre,
Roosevelt ha dichiarato di voler divenire filosofo e di rinunciare al
mondo : Il diavolo si fa cappuccino — si disse altra volta. Roosevelt
ha scritto una lunga serie di lunghi articoli — e dura ancora ! —
che può essere tutta riassunta in pochissime parole : il lettore le ha
già probabilmente indovinate. Il caso del Belgio ci mostra, dice
Roosevelt, che la neutralità di un paese può esser garantita non dai
trattati, ma soltanto dalla potenza delle sue armi. La conclusione
che parrebbe seguire necessariamente è che, se il Belgio avesse te-
nuto sotto le armi un esercito di qualche milione di uomini avrebbe
potuto romper le costole alla Germania, e così « difendersi » dalla
brutale aggressione. Ma la conclusione di Roosevelt è diversa : quindi,
dice egli, gli Stati Uniti debbono aumentare la flotta e 1' esercito,
invece di far dei trattati di arbitrato. I trattati di arbitrato sono una
spina specialmente pungente nelle carni di Roosevelt, perchè sono
pargoletti di Taft »J.
379. RousTAN (L.) : Resoconto dei libri di Albrecht Wirth e Ernst
ScHULTZE. Vedi sub vocibus. {Reviie Critique di Chuquet, nuni. del
16 genn. 1915, Parigi).
380. Roz (Firmin) : L'Opinion Américaine et la Guerre (Revue Bleue, Pa-
ris, 5-12 dèe. 1914)-
38T. RuDNiSKv (Dott. Stefano): L'Ucraina e gli Ucraini (Roma, 1914).
[La guerra europea che si combatte ha intensificato tra gli altri mo-
vimenti politici anche quello della cosidetta L^ega nazionale ucraina
che esiste da tempo e si propone di unire la nazione ucraina (che
composta di parecchi milioni oggi si trova in maggior parte sotto la
Russia e in minor parte sotto l' Austria-Ungheria) in uno Stato che,
mantenendo buoni rapporti con Vienna, liberi da Pietrogrado gli ap-
partenenti a questo popolo. Noi ci limitiamo qui ad annunciare il
piccolo scritto che per chiarire tali aspirazioni è testé uscito a Roma.
Chiunque legge l'opuscolo potrà formarsi un concetto prezioso di
queste aspirazioni e potrà facilmente porle in rapporto colle proprie
idee].
382. Ruiz (Diego) : La mia dottrina ed il pensiero della mia razza (Parigi,
1914). [Cit. a p. 13 dell' ops. del Ruiz, Impromptu etc.].
383. Salandra (Antonio), Presidente de^ Consiglio e Ministro dell' In-
terno : Politica e legislazione, saggi raccolti da G. Fortunato (un vo-
lume della Biblioteca di Cultura Moderna, di pp. viii-500. Gius. La-
terza e figli editori, Bari). [Contiene : La dottrina della rappresen-
tanza personale. Lineamenti d' una critica - Il riordinamento delle
finanze comunali - La progressione dei bilanci negli Stati moderni.
— 123 —
Prolusione al corso di legislazione economico-finanziaria nell' Univer-
sità di Roma - Un caso del socialismo di Stato. Lo Stato assicura-
tore - La questione politica dell' agricoltura - La teoria economica
della costituzione politica di Achille Loria - Sui demani comunali
nelle provincie del Mezzogiorno - Socialismo antico - La riforma agra-
ria. Appendice a una discussione parlamentare - Sulla istituzione del
divorzio in Italia. Relazione - Il Convitto Nazionale di Lucerà. Di-
scorso - Di un catalogo critico delle fonti della storia italiana. Re-
lazione - Manfredi. Conferenza sul canto HI del Purgatorio. — Im-
portantissima la prefazione del Senatore Giustino Fortunato, autore
di questa cernita nella vasta opera del Salandra. Sul quale cfr. Boffi,
// pensiero polii, di A. S., Lapi, Città di Castello, 1915].
384. SALVE.MINI (Gaetano) Prof Univ. : Guerra 0 veutraliià? {Raxk e C. ed. ,
Milano, 1915, Raccolta « Problemi Italiani » > [Eccone la conclusione :
«Siamo noi, dunque, militaristi e guerrafondai assetati di sangue?
Per quanto la guerra sia un fatto orribile e odioso, noi non possiamo
disconoscere che vi sono paci più orribili e più odiose della guerra :
sono le paci che consumano a fuoco lento i popoli ; le paci, di cui
una nazione approfitta, mentre la nazione vicina vede softbcate in
esse tutte le proprie energie economiche e morali ; le paci, in cui i
lavoratori muoiono, non tutti in un giorno sul campo di battaglia,
ma estenuati giorno per giorno dalla fame, massacrati nei tumulti
civili, abbrutiti dalla miseria e dall' ignoranza ; le paci, da cui i paesi
non sono devastati in un giorno solo, salvo a rifarsi in un paio
d' anni, ma sono impoveriti ed esauriti ora per ora, minuto per mi-
nuto, e resi incapaci per secoli a rialzarsi. A queste paci la guerra
è preferibile mille volte per una nazione, quando vi sia una sufficiente
sicurezza che la guerra riesca vittoriosa. Come nelle lotte sociali è
pazzo chi sbraita ad ogni passo di barricate e di rivoluzione, ma è
ingannatore o vile chi abdica incondizionatamente al diritto della vio-
lenza; così, nei rapporti internazionali, il desiderio energico, ardente,
sincero della pace deve essere subordinato sempre al desiderio ener-
gico, ardente, sincero del bene del proprio paese. La pace, di cui
ha goduto l'Europa dal 1882 ad oggi, è stata ben utile ai Tedeschi,
che, per mezzo della Triplice Alleanza, hanno vista scaricata su noi
una buona dose di quelle spese militari che avrebbero dovuto pa-
gare essi per difendersi contro la Francia. Noi abbiamo fatto per
lunghi anni gli scherani della Germania contro la Francia ; e abbiamo
fatto gli scherani a nostre spese. E mentre la ricchezza della Ger-
mania cresceva, anche in grazia del nostro aiuto e dei nostri sacri-
fizi, e i lavoratori tedeschi si dividevano con la borghesia tedesca i
profitti della loro meravigliosa prosperità nazionale, lo sviluppo eco-
nomico dell' Italia rimaneva dalle troppe spese militari inceppato e
paralizzato. Quanti lavoratori sono stati uccisi nei tumulti di fame
— 124 —
dal 1883 ad oggi ? Quanti lavoratori italiani, costretti dalla miseria
ad emigrare, hanno seminato delle loro ossa le cinque parti del
mondo ? Quanti lavoratori italiani sono morti in patria di malattie
incubate dall'indigenza ? Quante terre sono rimaste incolte che avreb-
bero potuto essere rese fruttifere, se le spese utili alla Germania non
avessero distrutta tanta parte del nostro capitale ? Quante fabbriche
hanno mancato di nascere ? E se, nel 1882, una guerra fosse stata
possibile, che ci avesse risparmiato tanti danni e tante vergogne,
questa guerra non sarebbe stata preferibile alla pace ? Questa guerra
nel 1S82 non era possibile. L'Italia doveva entrare nella Triplice Al-
leanza, e a quelle condizioni, per evitare mali maggiori. E la pace,
che abbiamo sofferta per tanti anni, era sempre il meno peggio che
ci poteva toccare. E così sia. Ma dal 1883 al 1915 qualcosa si è mu-
tato nel mondo, se non per merito nostro, a nostro vantaggio. L'ami-
cizia anglo-germanica è finita ; la potenza austriaca barcolla da ogni
parte. Liberiamoci oggi dalla servitù passata. Se non ci liberiamo
oggi, non saremo liberi più »].
385. Salvemini (Gaetano). Vedi Ojetti etc.
386. Sarti (C. G.) : Lettere da Parigi, 1914-1915 (Tribuna, Roma., passim).
[Notevole, fra le altre, la lettera ove si parla dell'imminente ritorno di
Gabriele d'Annunzio in patria {Tribuna, 22 genn. 1915) : « ' Forse che
si forse che no '. Vorrei, prima che i diversi angeli d'Italia diano fiato
alle loro trombe, dare io la buona novella. Vorrei poter dire : — Il tal
giorno, col treno tale. Egli rientrerà in patria. Ma è Egli proprio de-
ciso di ripassare la frontiera ? Quando conversa con qualche amico
italiano, parrebbe di sì : i luoghi che gli furono cari e molta gente
che gli è carissima si riaffacciano alla sua vibrante memoria, e forse
qualche resto di quella nostalgia che lo fece tanto soffrire gli pro-
cura un nuovo tormento. Ma allorché parla con un francese fa cre-
dere di preferire all' Italia la Francia e, a tutte le citt.à nostre, Pa-
rigi. Sicché chi r ha udito discorrere in questa e in quella maniera
si domanda perplesso : Andrà ? non andrà ? — Il desiderio di ritor-
nare sul « suol natio » é certamente grande. Qui egli deve sempre
sentirsi un esule ; molti, è vero, lo chiamano « cher maitre », e tutti
hanno per lui un' alta ammirazione, ma, fra stranieri, lo straniero é
sempre uno straniero. Se tuttavia pensa alle noie, ai fastidì, ai di-
spiaceri che lo indussero a cercare in questo paese la tranquillità,
la fortuna, e una fama ancora più universale, Egli sente probabil-
mente diminuire il desiderio che talvolta gli punge il cuore. Coloro
che conoscono questa sua lotta interiore si chiedono : Andrà ? non
andrà? — In questi giorni, Egli dice che vorrebbe recarsi ad as-
sistere ad una rappresentazione che assai gli preme, sopratutto per
giovare ad un artista che Egli apprezza più di quanto lo apprezzino
e i critici e il pubblico. Ma quando qualcuno si felicita di tale deci-
— 125 — <
sione che preluderà al suo definitivo ritorno in patria, Egli si rab-
buia poiché pensa che in Italia non ha più casa. Allora, quegli che
prima si è rallegrato, si rattrista domandandosi: Andrà? non andrà?
— In Italia, Egli, non ha più casa, ma in Francia ne ha due :
una, deliziosa, ad Arcachon, dove non si fa vivo da due anni e dove
ha cani e domestici, ed una a Parigi, modesta e nascosta, nella
quale lavora con assiduità ad un romanzo sulla guerra. In codesta
sua dimora è andato a stare or non è molto. Quasi nessuno dei suoi
conoscenti sa dove essa sia. Egli soltanto poteva trovare in questa
tumultuosa metropoli un rifugio così appartato, così singolare e cosi
irreperibile. Pensate una viuzza del Vieux Paris che sbocca lungo
la Senna, una di quelle viuzze con gli edifizi bassi, gli albergucci
umili e quieti, le botteghe decrepite e buie ; ed una casa che po-
trebbe esistere da vari secoli, a due soli piani, con le finestre ampie
al primo e delle finestrucole quadrate al secondo, con un portone
immenso, nero, profondo, un venerando portone come se ne vedono
in Roma Vecchia. La casa è una di quelle che fanno pensare che
chi vi abita non debba leggere se non libri dai fogli ingialliti, non
debba scrivere se non con penne d'oca, non debba scaldarsi se non
con fuoco di bragia e non debba alla sera accendere se non lucerne
ad olio. Io non so se in quella casa — in queste grigie giornate
parigine — gli risovvenga mai dell'abbagliante cielo d'Abruzzo; ma
quando il suo pensiero corre alla piccola sua città, femo che gli si
affacci alla mente lo spettacolo d'una folla acclamante, d'un con-
certo cittadino, d'un discorso del sindaco, di molti banchetti, e ciò
lo faccia inorridire. E, ahimè 1 mi vado chiedendo : Andrà ? non
andrà? ». Poi, come si sa, è venuto" ad arruolarsi].
387. Sartorio (Giulio Aristide). Vedi sub voce Bistolfi.
388. Sazonoff, Ministro russo degli Affari Esteri : Discorso alla Duma
(Pietrogrado, io febbr. 1915) del Maestro della Corte S. D. Sazonow,
iì/inislro degli Affari Esteri. [Riprodotto in tutti i giornali (Comu-
nicato della Stefani). ì<i&\ Popolo Romano dell'ir febbraio 1915 oc-
cupa le 2 ultime colonne della prima pagina].
389. SciiucHARDT (Prof. Hugo) in Graz, Mitglied den « Academia das
Sciencias de Lisboa»: An die Porttigiesen (Flugblatt, 1915 . [Ri-
sposta al Manifesto degli Accademici portoghesi ; vedi sub voce
Braga. Eccone il testo : « Einst flogen Eure stolzen Galeonen | Ins
dunkle Weltenmeer aus zuni Siegeslauf; | Ihr schlosst den Christen
ungeahnte Zonen | So auf der Erde wie am Himmel auf ; | Ihr
brachtet Sklaven, Gold, Gewùrz und Kronen | Von den Gestaden
Indiens zuhauf ; | Ein unermesslich Reich schien Euch geschenkt |
Und seine Anker fest im Meer versenkt. | Nun weht, wo glorreich
Eure Piagge wehte, | Die Englands; und das Schiff'im Kònigskleid, |
Das Lissabon zum Wappenbild erhòhte, | In Englands Schlepptau
— 126 —
schwimmt es traurig heut. | Aus Englands Gold besteht die Kriegs-
trompete, | Mit deren heisrem Klang Ihr uns heut bedràut. | Wa-
rum schiesst Ihr nicht gleich mit gutem Elei ? | Wozu die giftig hohle
Rednerei ? | Ihr kennt uns nicht ; Ihr \\ isst nicht, was uns teuer. |
So blickt auf jenes Schifi', vom Scliaum umspriiht ; | Es stehen Hel-
den dort am Todessteuer | Und weihn dem Yaterland ihr letztes
Lied. 1 Und wenn ein einz'ger Funke noch vom Feuer | Der Costa
und Almeida in Euch gliiht, : Wenn Ihr noch ahnet, was Ihr einst-
nials wart, | Dann lernt aus deutschem Sterben deutsche Art »].
390. ScHULTZE (Ernst) Dr. phil. : Studente7isch. u. d. saziai. Frage (1895)
- Die Volksbildmtg im alt. u. im n. Jahrh. (1900) - Kulturgesch.
Sirei/zilge 1908) - Weltanschammg mid Wirtschaftsleben i. d. deutsch.
Kulturentw. d. 19. Jahrh. (1910) - Avierikan. Wirtschaftsleben (1910)
- Die Kulturaufgab. d. Freimauerei (19 12) - Die geistl. Hebg. d. Volks-
massen i. England - Volksbildung u. Volkswohlf. i. England - Kul-
tnrfragen der Gegenwart {1913). [L'autore, Presidente del Deutsch.
Dicht.-Ged.-Stifttiììg, nato nel 1874 in Berlino, è bibliotecario della
Biìcherhalle di Amburgo ; il Roustan lo ha lodato, durante la guerra,
nella Revue Critique del 1915].
391. ScHULTZE (Ernst) : Die politische Bildung in England (Leipz. u. Dres-
den, Teubner, 1914, 45 P- in 8°, ops.). [Lo Sch. è autore di pa-
recchie opere sul movimento economico dei popoli anglo-sassoni.
Qui riassume l'educazione politica dell'Inghilterra, ristampando la
propria Conferenza sul medesimo argomento. Egli [alla vigilia della
guerra) mostra come l'Inghilterra abbia sempre saputo risolvere tutte
le difficoltà senza far appello alla violenza].
392. Scott (Ammiraglio Fercy) : Articoli sui sottoìnarini e sugli idro-
plani. [Scrive Gino Calza-Bedolo nel Giornale d'Italia del 22 gen-
naio 1915, in una sua lettera dall'Inghilterra : « S'è stabilito di se-
guire la tattica tedesca : quella cioè di infastidire il nemico nelle
sue basi stesse, con attacchi frequenti di forze leggiere, specialmente
di idroplani e di sottomarini. Il raid aviatorio britannico su Heligo-
land è stata la prima espressione positiva di questo programma ; e
il successo morale e materiale ne è stato così considerevole, da in-
durre a miglior consiglio — io spero — anche quel nostro ex-mi-
nistro della marina, il quale — sei mesi fa - dichiarava che l'avia-
zione marinara non è che un perditempo inutile di innovatori che
fra qualche anno sarebbero stati pentiti di avervi speso dei danari,
stupidamente.... Quel nostro ex- ministro [^f ammiraglio Leonardi-
Cattolica^ è tuttavia, o lo era, in buona compagnia : anche quassù
c'era una buona metà degli uomini più notevoli della marina che
si sbellicava di risate ironiche a sentir parlare di sottomarini e di
idroplani.... E quando l'ammiraglio Percy Scott sosteneva sui gior-
nali una campagna per la loro sollecita e più vasta costruzione, lo
— 127 —
tratia\ano .la m.itlo frenetico.... Adesso ad ogni corazzata che salta
in aria per un siluro di sottomarino, mi dicono che Percy Scott invii
loro una sua carta da visita.... Ma meglio di (|ueir ironico higliet-
tuncolo risponde ai laudatori calcarei dell' immutevole, l'esperienza
dei fatti : quando si sappia che i cantieri d'Inghilterra lavorano a
tutt'uomo a costruire sottomarini e idroplani, quando si sappia che
nessun ammiraglio oserebbe qui oggi concretare un piano di bat-
taglia navale, senza tener calcolo precipuo di questi due formidabili
fattori di vittoria. E la battaglia navale si avrà, prima forse di
quanto fosse lecito pensare tre o quattro mesi fa »].
393. Sergi (Giuseppe) : L'Eugenica. Dalla biologia alla sociologia {Riv.
II. di Sociologia, 1914, fase. V-VI). [Questo scritto era destinato alla
sezione di Eugenica nell'VIII riunione del Soc. It. per il progresso
delle scienze (Bari, ottobre 1914), riunione che fu rimandata. Le
teorie del Sergi sui caratteri degli Inglesi e dei Germani sembrano
contraddette dalla « violenta reviviscenza di barbarie per quei me-
todi coi quali è condotta la guerra da parte dei Tedeschi ». Ricor-
diamo però che già il Sergi stesso ammise una stratificazione nel
carattere, nel quale gli strati più antichi debbano considerarsi i più
profondi e per questo i meno attivi o i meno prossimi all'attiva ma-
nifestazione. Se questo è vero il carattere barbarico tedesco è an-
cora superficiale tanto che subito diventa attivo come si vide nel
1914-15. Del resto s'ingannerebbe il Sergi se credesse che la barbarie
sistematica nella guerra fosse frutto dell'eccitazione momentanea della
guerra stessa ; tanto è vero che il terrore sisleitiatico dei paesi in-
vasi è preparato a freddo, scientificamente, voluto, spiegato e teo-
rizzato in lunghi anni di pace dalle pubblicazioni dello Stato mag-
giore tedesco ; valgano ad esempio decisivo le molteplici ristampe
del Clausewitz e le monografie recentissime dell' uff. di Stato mag-
giore Hartmann].
394. Sergi (Giuseppe) e Cavaglieri (Guido. Vedi .y«6 z-cf^ Cavaglieri.
395. Serra Renato). Vedi sub voce Bazzi.
396. SiEGLO (Giorgio). Vedi sub voce Turri.
397. SiENKiEWicz (Henryk): Prusse et Pologne. Enquéte internationale
organisée par — (2^ ed., Agence Polonaise de Presse, 45 rue de Ren
nes, Paris, 1909, 8'', 292 p.). [Risposte di molti illustri, p. es. Ar-
digò, Jules Bois, Brandès, Brentano, Cervesato, Claretie, Ern. Dau-
det, Drumont, Ferrerò, Flach, Lombroso, Fogazzaro, Gabba, Graf,
Paul Meyer, Pareto, Gabr. Monod, Saint-Saens, Tolstoi, Xénopol ecc.
Precede una prefazione francese del S., poi un Appello in tre lin-
gue, sempre del S. - Notevole a p. 17 e seg. la ristampa dell'art, del
Sienkiewicz: Preussen und Europa, (Ì2AV Ocsterr. Rundschau Aé\ i^ feb-
braio 1908. Il Sienkiewicz è un grandissimo scrittore, ma è sopra-
tutto un grandissimo patriota. Un collaboratore mi favorisce sul
— 126 —
S. questa nota : « L'àme de la Fologne a trouvé son expression
dans les oeuvres de Sienkiewicz. Il a d'abord étudié et peint avec
exactitude les Polonais d'aiijourd'hui. I! nous a conduits dans leurs
villages, et il nous a montré la triste situation du paysan sur qui
pèsent le noble et le fonctionnaire. Mais cette partie de son oeuvre
est la moins importante. La Pologne, aujourd'hui démembrée et
opprimée, a été une nation vaillante et forte. Sienkiewicz a fait re-
vivre, pour ses compatriotes, les exploits des grands ancétres. Ses
trois romans historiques, Par le fer et par le feti, Le déluge, Mes-
sire Michel, racontent les luttes que la Pologne soutint au XVIIe sie-
de contre les Tartares, les Suédois et les Turcs, luttes glorieuses
qui n'empéchèrent point la défaite finale, et dont le simple récit ne
pouvait satisfaire le patriotisme de Sienkiewicz. Une nation n'ac-
cepte guère comme definitive» les défaites subies. Elle s'eiTorce de
dégager une leron de ses revers, de faire renaìtre pour l'action une
energie nouvelle. Or une action suppose une foi. Sienkiewicz écri-
vit son roman Sans dogme pour démontrer l'impuissance de l'in-
credule, puis il écrivit Quo vadis ? pour montrer dans la victoire
de l'apótre Pierre sur la Rome paienne, la puissance de l'homme
anime par la foi ». ; Avertissement des éditeurs de La renaissance
du livre, Paris, N.*' i, février 1910, Les mille nouvelles nouvellcs,
précedant celle de Sienkiewicz intitulée « Sachem »)].
398. Sienkiewicz (Henryk) : Appello per la Polo7iia ! (Comitato Italiano
« Pro Polonia », Rivista di Rotna, gennaio 1915). [E. Sienkiewicz,
presidente del Comitato costituitosi a Losanna (Svizzera) e com-
posto dai più eminenti rappresentanti di tutte le parti della Polonia,
ha indirizzato ai popoli civili il seguente appello : « Nella guerra
spaventevole e in una miseria atroce i demoni della morte e della
distruzione si disputano oggi l'impero del mondo ; milioni di sol-
dati muoiono sui campi di battaglia, milioni di esseri disarmati soc-
combono al freddo e alla fame. Due paesi sopratutto sono stati vit-
time di lotte sanguinose: questi paesi, prima fiorenti, non sono più
che dei deserti ; parlo della Polonia e del Belgio. I soccorsi prodigati
ai Belgi hanno onorato l'umanità. La mia patria infelice li reclama
a sua volta. Il nostro territorio, sette volte più grande di quello
dell'eroico piccolo popolo belga, è stato calpestato e devastato da
innumerevoli armati ; la spada ne ha fatto sprizzare sangue che in-
voca la giustizia divina. I nostri figli, forzati a combattere nelle file
di tre eserciti nemici, si scagliano gli uni contro gli altri in racca-
priccianti lotte fratricide. La Polonia, la mia Patria, non ha dunque
diritto ai vostri soccorsi ? Ogni popolo infelice può pretendervi nel
nome di un princìpio eterno, nel nome dell'amore del prossimo;
ma la Nazione polacca può ben far valere anche altri titoli che mi-
litano in suo favore dinanzi all'universo. Essa otterrà i vostri soc-
129 —
corsi, perchè, frazionata ed oppressa, non ha mai rinnegato il suo
passato glorioso, non ha mai cessato di lottare contro la forza bru-
tale, né d'affermare altamente i diritti sacri di ogni popolo libero.
Essa otterrà il vostro soccorso, pej-chè fu in passato il vostro ba-
luardo nelle lotte contro le orde dei barbari, perchè è lei, sempre
lei che troviamo al vostro fianco nelle guerre in cui i vostri padri
hanno difeso la loro libertà. Quale la causa generosa per cui essa
non abbia versato il suo sangue ? Quale è la sofferenza, la miseria
che la sua carità non abbia lenite ? I nomi di Sobieski e di Ko-
sciuszko resteranno impressi nella vostra memoria »].
399. SiEPER iProf. Dr. Ernst), a. o. Prof. d. Engl. Philol. a. d. Un.
Miinchen : Die Kultur Englands, herausgegeben von - (191 2 e seg.) -
Deutschland und England (1913) - Englisch. Landeskunde in Lese-
buch. f. Hòh. Schulen (191 2 e seg., in coUab. con W. Ricken). [Il
I voi. della prima di queste pubblicazioni contiene Die geistl. Hebg.
d. Volksmassen, di Ernst Schultze ; il II, Volksbilduiig und Volks-
wohlf. i. England dello stesso. Vedi sub voce Schultze].
400. Stephen (H.): Religion und Gott ini modernen Getsfes/eben (Tùhin-
gen, Mohr, 1914, 93 p., 8")- [Contiene due Conferenze sulle correnti
del pensiero religioso in Germania ; sono utili a leggersi per com-
prendere « come il Dio del Vangelo possa divenire il Dio dei Te-
deschi »].
401. Strauss (Paul), de l'Acad. de Médecine, .Sénateur de la Seine :
L' Assisiaìicc cu temps de Guerre {Revue Tì/eue, Paris, 5-12 décem-
bre 1914).
402. Strecker (Prof Dr. Karl) : England ini Spiegel der KuUurmensch-
lieit. Ein Buch der Zeit (C. H. Bech, Mùnchen, 1915, i voi. di
150 p.). [Il noto critico letterario berlinese Carlo Strecker ha voluto
riunire in un volume tutto ciò che nel corso dei secoli è stato stam-
pato da alti ingegni, da scrittori illustri e da eccelsi poeti contro l'In-
ghilterra e il popolo britannico. In questo libro, che Strecker chiama
l' Inghilterra nello specchio del giudizio della civiltà, sfila una serie in-
terminabile di illustri testimoni a carico dell' Inghilterra. Essi appar-
tengono, sebbene in diverso numero, a quasi tutti i popoli. Numero-
sissimi naturalmente i Tedeschi come Bismarck, Federico il Grande,
Goethe, Grillparzer, Hebbel, Heine, Kant, Klopstock, Lutero, Nietz-
sche, Schiller, Riccardo Wagner, Moltke ; i Francesi come Balzac,
Bardoux, Paul Bourget, Dubarry, Lemonnier, Octave Mirbeau, Mau-
passant, Molière, Napoleone I, Rousseau, Taine, Voltaire ; i Russi
come Chomjakovv, Dostojevski, Gortschakow, Tolstoi; sonvi qualche
scandinavo, come Ibsen e Kjaer ed infine due italiani : Dante che nel
suo XIX canto del Paradiso dice : « Li si vedrà la superbia ch'as-
seta, I Che fa lo Scotto e l'Inghilese folle | Sì che non può soffrir
dentro a sua meta », e Vincenzo Monti, nei suoi versi all'Inghil-
17
— I30 —
terra. Il bello è che l'autore cita una lunga serie di Inglesi, i quali
si espressero non diversamente sul proprio paese, come Bulwer,
Burke, Burns, Byron, Carlyle, Chamberlain, Chatterton, Chaucer,
Cromwell, Defoe, Dickens, Goldsmith, Hogarth, Lewes, Macaulay,
Milton, Moore, Pitt, Ruskin, Scott, Shakespeare, Shavv, Shelley,
Swift, Thackeray, Wilder. Senza alcun dubbio, il tentativo di Strec-
ker è curioso come saggio letterario e critico, per quanto non possa
sfuggire a chicchessia il pericolo di un metodo che vuole porre un
popolo sul banco degli accusati davanti alla civiltà, non in base ad
un ponderato esame della sua storia e dello svolgimento della sua
civiltà, ma in base ad una serie, per quanto lunga, di giudizi di
poeti, scrittori ed artisti ; giudizi spesso derivanti da sentimenti del
momento e quindi da passioni generalmente non ispirate a pacata
serenità. In quanto ai giudizi degli Inglesi stessi, ovunque ricorrono
momenti in cui uomini politici, scrittori e poeti levano critiche sul
proprio paese. Fatte queste osservazioni dal punto di vista, diciamo
così, dell'obiettività scientifica non abbiamo difficoltà di aggiungere
che il libretto dello Strecker è, nella sua bizzarria, uno dei frutti
letterari più originali di questa guerra].
403. Take Jonescu (Leader del partito conservatore democratico ru-
meno) : L'azione italo-runiena. Intervista concessa a Cubetto Mem-
moli (Bukarest, gennaio 191 5, nel Giornate d'Itatia del 23 genn. 1915).
[« La Francia ha verso di voi Italiani un debito di gratitudine
enorme. Il vostro atteggiamento neutrale l'ha salvata. Se voi scen-
devate in campo con la Germania, era finita. E a Parigi non vi sa-
rebbe ora un Governo francese. Come potrebbe la Francia dimen-
ticare tutto ciò? La responsabilità unica e vera di questo cataclisma
è dell'Austria. L'Austria ha trascinato la Germania, non questa
l'Austria. La guerra si deve al terzetto Tisza-Forgach-Berchtold, più
forse al primo di questi uomini, che è uno spirito pieno di forza e
d'audacia e una mente politica superiore. La provocazione austriaca
appare ormai da mille fatti. Gliene racconterò uno. Nello scorso
aprile — molto tempo prima, dunque, dell'assassinio dell'Arciduca
ereditario d'Austria-Ungheria — il marchese Pallavicini, ambascia-
tore imperiale a Costantinopoli, tornando da Vienna alla sua resi-
denza, si fermò qui per tre giorni. Fu ricevuto dal compianto Re
Carlo e venne anche a vedermi. Egli cominciò a farmi un discorso
vago : mi chiese se l'Austria poteva, in caso di necessità, contare
sull'appoggio della Romenia, dicendomi che, nell'ipotesi contraria,
essa doveva cercare altri amici nei Balcani. Alludeva evidentemente
alla Bulgaria. Lo ascoltai, sorpreso. Gli dissi che tra Vienna e Bu-
karest correvano buoni rapporti di amicizia ; ma che, al tempo stesso,
non vedevo minacele di temporali all'orizzonte e non comprendevo
il suo discorso. Egli allora mise i -punti sugli i e parlò di minacele
— 131 —
serbe. « Come potete pensare » — gli dissi — « che la Serbia mi-
nacci il vostro impero ? È un piccolo paese, che esce estenuato da
due guerre, che ha da digerire il pasto macedone, che deve guar-
darsi le spalle da un' aggressione bulgara. È assurdo pensare che
la Serbia pensi a provocare la potente Monarchia vicina ». Ma il
Pallavicini tornò ad insistere e accennò alla necessità in cui ogni
Stato si trova di prevenire i pericoli. Compresi, e gli dissi : « Ma
questa è la teoria della guerra preventiva ! ». Veda, dunque, che
l'Austria fin da allora pensava a provocare la guerra. Quando fu pre-
sentato il noto ultimatum alla Serbia, io ero a Londra. Vidi il conte
Mensdorff, ambasciatore austriaco, che tentò con me una giustifi-
cazione dell' azione del suo Governo, attribuendone la causa alla
tragedia di Serajevo. Allora gli ricordai il discorso del suo collega
di Costantinopoli. Non pare anche a lei ? Un ambasciatore non viene
espressamente a Bukarest, non chiede un'udienza al Re, non s'in-
comoda fino a casa mia per far discorsi accademici.... Per me non
v'è alcun dubbio. La guerra è stata provocata dall'Austria, che la
cercava da lungo tempo per i suoi fini particolari »].
404. Tardieu (André) : Le Prince de Biilow (Paris, Calmann-Lévy ed.,
s. d. [nuova ediz., 1914]).
405. Térésah (signora Gray): La patria ritrovata {La Lettura, febbr. 1915,
Milano, p. 118-126). [A proposito della Revanche del 1915, rievoca
la figura e l'opera poetico-politica di Paul Déroulède ; articolo insi-
gnificante].
406. Terni (Gilberto) : La preparazione finanziaria alla guerra {Nuova
Antologia, Roma, fase, del 15 febbr. 1915). [Il Terni, trattando della
preparazione finanziaria e monetaria alla guerra, afferma il concetto
che una Nazione non debba intraprendere una guerra senza che il
Tesoro o la sua Banca di Stato possiedano ingenti riserve in con-
fronto al quantitativo cartaceo. Esaminata la situazione del nostro
Istituto di emissione, lo scrittore esprime l'avviso che il Governo
debba senza indugio raccogliere ingenti quantitativi di specie auree
dall'estero, collocando ad esempio negli Stati Uniti buoni del Te-
soro, non importa se a tasso elevato : ciò per disporre all'occorrenza
di una vasta circolazione non soggetta a deprezzamento. I prevedi-
bili avvenimenti di domani rendono indispensabili provvedimenti sin-
golari, anche se importino gravi sacrifici].
407. Treves (Deputato socialista) : Discorsi e conferenze, igi4-igis- [V.
passim ne' giornali quotidiani, specialmente il Discorso contro i Ri-
formisti, nei giornali del 31 gennaio 1815].
408. Trilussa (pseud. del poeta romanesco Salustri) : Fra cent'anni (A/es-
sage^ero del 31 gennaio 191 5, Roma). [Poesia in dialetto, piena di
filosofia. Dice Trilussa :
— 132 -
Da qui a cent'anni, quanno
ritroveranno, ner zappa' la terrra
li resti de li poveri sordati
mort' ammazzati in guerra,
pensate un po' che montarozzo d'ossa,
che fricandò de teschi
scapperà fora da la terra smossa
Saranno eroi tedeschi,
francesi, russi, ingresi,
de tutti li paesi.
O gialla o rossa o nera,
ognuno avrà difesa una bandiera ;
qualunque sia la patria, brutta o bella,
sarà morto per quella
Ma li sotto, però, diventeranno
tutti compagni, senza
nessuna differenza.
Nell'occhio vóto e fonno
nun ce sarà né l'odio né l'amore
pe' le cose der monno.
Ne la bocca scarnita
nun resterà che l'urtima risata
a la minchionatura de la vita.
E diranno fra loro : — Solò adesso
ciaverao per lo meno la speranza •
de godesse la pace e l'uguaglianza
che cianno predicato tanto spesso !].
409. TuRRi (Prof. Vittorio): G. Carducci {Giornale d'Italia, i^tihx. 1915).
[A proposito della federazione morale e ideale di Francia e Italia,
vaticinata dal Poeta. Con poco spirito ed ancor meno stile, rispose
al Turri ini ignoto Giorgio Sieglo (?) nel Popolo Romano del 26
febbraio 1915: Citazioni insidiose e comentatori sottili. È vero che da
nessuno si leggeva allora il Popolo se non all'Ambasciata d'Austria
ed a quella di Germania ; ma è appunto perchè solo gli stranieri leg-
gevano questa gazzetta, che ci dispiacque veder maltrattato nella sua
tomba il Poeta italiano. Certo, il Paese si accosta più al pensiero
del morto Carducci che a quello del vivo Giorgio Sieglo. (Ma
chi è?)].
410. U. O. [Ugo Ojetti]. Vedi Istriani (GÌ').
411. V.\MBA '^Bertelli I : Nel momento culminante {Travaso, Roma, 31 gen-
naio T915). [Finge di tradurre un'epistola del Kaiser, ^< erronea-
mente diretta a Firenze dove si adunò la Direzione del P. S. I.
{Panciafichismo Scocciatore Internazionale) e dove egli forse credeva
— 133 —
che risiedesse. Intercettata da mano patriottarda, posso ora darne
la traduzione», narra Vamba. E siccome il testo dell'ultimo capo-
verso dell'Ordine del giorno socialista diceva precisamente così :
« La Direzione delibera che la continua propaganda del pensiero so-
cialista in favore della neutralità abbia a « culminate » con comizi
in tutta Italia, nella domenica 21 febbraio in occasione della riaper-
tura del Parlamento », Vamba attribuiva a Guglielmo queste parole
« Ben fate dunque, voi, Capi, allorquando,
quel verbo coniugate a quel Partito
che già da tempo andate culminando,
e che ogni buon tedesco mostra a dito
mentr'ei, nel pacifismo più perfetto
mostra il culmine a tutti ov'è salito,
culmin modesto ma di grato effetto
ch'io chiamerò con compiacente vezzo,
se voi mei permettete, culminetto.
Però, coni' io già stimo, da un gran pezzo
il vostro culminar, per dirla schietta,
il culminar senatoriale apprezzo,
e dei Santin, dei Grassi, oh come accetta
ra'è l'opra ! Ed io ricordo specialmente
del Barzellotti questa barzelletta :
— « Se i sovversivi han proclamata urgente
la guerra, è urgente stare in pace : questo,
appare a ogni filosofo evidente ».
Un tale argomentar fa manifesto
che il Barzellotti culmina in Senato
quanto voi ne' comizi, e che del resto
per il barzellottismo moderato
i socialrivoluzioneutralisti
non son sovvertitori dello Stato.
Questo m'allieta.... e viva i socialisti
che a Lorand e a Destrée gridano abbasso
e danno addosso a Sterne ed a Battisti,
viva voi che ridotto avete in basso
l'amor d'Italia, e meglio se in brev'ora
farete che per me sia tutto casso.. .
Deh, culminate, culminate ancora ! »].
— 134 —
412. Van den Heuvel, Ministre d'Etat (Belgique) : Rapports sur la v'w-
lation dii Droit des gens en Belgique. Préface de M. (Paris, Berger-
Levrault, 1915). [« Un volume des plus émouvants sur le martyro-
loge de l'héroique Belgique,... orné de photographies effroyablement
documentaires.... un requisitoire terrible contre les hordes sauvages
du Kaiser.... En appendice, des extraits de la Lettre pastorale de
S. Em. le cardinal Mercier, archevéque de Malines.... Ce livre est
le résumé du travail si consciencieux et si précis de la Commission
officielle du Gouvernement belge ». {Figaro del 19 febbraio 1915,
venerdì)].
413. Vellay (Charles): L'Action italiennc daus le I^evant {Revuc de Pa-
ris, 15 luglio 1914, p. 428 e seg. ). [Il Vellay dimostra gran simpa-
tia per l'Italia e comprende certe necessità della nostra politica di
espansione].
414. Vercesi (Ernesto) : Tre tappe storiche della Germania, Commemo-
razione di Francesco Brandts (presidente del Volksvereiti) alla « Pro
Cultura » di Milano. (Milano, 17 gennaio 1915). [L'A. « lumeggiò a
brevi tratti tre tappe storiche in Germania, quella dell'attività in-
tellettuale (Lassalle, Ketteler), l'altra concernente il conflitto tra la
grande e la piccola Germania e il « Kulturkampf » alla dimane
della guerra del 1S70, e infine l'ultima tappa dell'attività sociale del
Centro dopo il « Kulturkampf ». Degno di particolare nota il pe-
riodo che va dal 184S al 1870 e segna la costituzione dell' Impero
germanico dopo l'avvenuta esclusione dell'Austria dalla Confedera-
zione germanica. Le vittorie riportate dalla Prussia a Sadowa e a
Sedan vennero considerate nel giovane Impero come una vittoria di
Martin Lutero, che col « Kulturkampf » avrebbe dovuto segnare il
trionfo completo. Bismarck ~ com' è noto — dovette invece andare
a Canossa. Con Guglielmo II era incominciata un' èra nuova, per-
chè il Centro aveva saputo mantenere le sue posizioni mediante il
suo attaccamento alla causa popolare ; ma il protestantesimo, fino
alla vigilia del grande conflitto europeo, era ancora assetato di
« Kulturkampf », e se la Germania avesse potuto attuare rapida-
mente il piano di realizzazione dell'agognata egemonia mondiale,
sarebbe indubbiamente tornata all' assalto. L'oratore si diffuse lun-
gamente a descrivere l'attività politica e sociale dei cattolici di Ger-
mania e chiuse augurandosi che al conflitto europeo attuale tenga
dietro un periodo migliore in cui, dopo la cessazione della pace
armata, i popoli possano meglio effettuare il riformismo sociale »].
415- Vksnitch (Mil.-R.): La Serbie et la Guerre Européenne. - La Ser-
bie et les causes de la Guerre {Revue Bleue, Paris, 8 ag.-i4 nov. 14,
21-28 nov. 1914). [Vesnitch è il ministro plenipotenziario serbo a
Parigi, 1914-15 ; i suoi articoli sono notevolissimi].
416. Walter (Hans A.) : Irland und wir (1915) - Die neuere Englische
— 135 —
Sozial-polìtik (Arthur Hertz, ìMiìnchcii, 1915). [Leggasi nel Conti-
nental Times di Berlino, 29 gennaio 1915 : « Bj- bis booklet " Irland
und wir ", Mr. Hans A. Walter, the gifted author of " Z?7<? Neuere
Englische Sozial-politik " has furnished an exhaustive and extre-
mely interesting review of one of the leading topics of the day. Af-
ter illustrating convincingly the sentimental and practical reasons
for moral co-operation between Germany and I reland in their diffe-
rences uith England, the author draws deep breath and, starting in
2000 B. C. proceeds to give a most fascinating account of Ireland's
cultural and politicai history. The endless variety of cruel wrongs
inflicted on Ireland by the English oppressors for many centuries
is cooUy substantiated by a vvealth of circumstantial dates and sta-
tistics. In the light of so many interesting details the pathetic story
of the beautiful isle and its brilliant inhabitants becomes a true
human document. It vvill thrill the most casual of onlookers, while
those in earnest search of the truth get a great help in a very handy
form. We feel it incumbent upon us to draw our readers' attention
to the excellent little work »].
417. Williams : Diade in Germany. [« Grido d'allarme gettato alla fine
del secolo XIX in Inghilterra per il pericolo a cui sentiva essere
esposta la conquista inglese del mercato mondiale ». {Riv. II. di So-
cial., 2° sem., fase. V-VI)].
418. WiRTH (Albrecht) : Rasse und Volk (Niemeyer, Halle a. S., 1914,
353 p. in 8"). [In un cap. tratta della genealogia di Guglielmo II,
in un altro discute dell'arianesimo di Gesù, in un altro confuta
l'esistenza del cosidetto pericolo giallo. L'autore del Gang der IVelt-
geschichte ha fatto un libro mal definibile, raffazzonato, confusissimo,
e che non ha nemmeno l'immancabile qualità tedesca dell' ordine.
Gli scienziati poi troveranno molto a ridire nelle pagine in cui il
W. afferma la parentela de' Baschi con gli Etruschi, dei Tcherkessi
con i Bavaresi e degli Ainos con gli Spagnuoli. Le sole pagine at-
traenti e seriamente scientifiche sono quelle sulle forme moderne
dell' imperiai isììio, e dato che il libro è uscito alla vigilia della con-
flagrazione europea, esse assumono una importanza particolare].
419. WiTTE (J.) : Ostasien uìid Europa (Tiibingen, Mohr, 1914, viii-244 p.
in 8". [Manifesto per la propagazione del Cristianesimo germanico
e dell'influenza tedesca nell'Estremo Oriente].
420. WoLTM.\NN (Ludwig) : / Germani e la Rinascenza in Italia (Lip-
sia, 1905). [Nella polemica seguita nel Giornale d'Italia fra l'ono-
revole Labriola e il prof. Beloch si è fatta anche parola di un tal
Woltmann, uno di quei {sic'\ pseudo-scienziati tedeschi che partendo
da un principio accettabile in parte, con furia cieca corrono alle estreme
conseguenze logiche anche se conducono difilato all'assurdo, chia-
mano questo pazzo procedimento rigidità di metodo, confondendo
— 136 —
la loro angusta visione con il vigoroso metodo accompagnato dagli
sguardi d'aquila dei Tedeschi d'ingegno. Caso tipico di questi falsi
antropologi che pur tanto spesso ingannano con l'apparenza il vulgo
dotto cisalpino, è questo Ludwig Woltmann, il quale nella pazza
esaltazione del germanesimo, non potendo negare ai paesi latini
uomini geniali, credeva di sottrarli dimostrando, a suo modo, che
erano Tedeschi, e che quindi bisognava attribuirli alle stirpi ger-
maniche. Dante, Leonardo, Galileo, Garibaldi erano, secondo lui,
dei buoni Tedeschi smarriti tra i putridi Latini. E crediamo che anche
al senatore Croce, al quale siamo debitori della seguente arguta no-
tizia, sarebbe capitato la stessa fede di nascita niente geniale. Biondo,
occhi azzurri e occhiali d'oro ? Non occorreva altro per un buon
Woltmann : — « Napoli, 12 febbraio 1915. Caro amico, Vedo che
in una polemica che si svolge nel Giornale d'Italia non si riesce ad
appurare chi fosse Ludovico Woltmann. Posso fornire io qualche
informazione. Il Woltmann pubblicò nel 1900 un volume. Materia-
lismo storico ; e poi si détte a compiere ricerche per sostenere la
tesi (che svolse in parecchi volumi) della egemonia dell'elemento
germanico nella storia italiana, e della origine germanica di tutti i
nostri « grandi uomini ». Tesi, del resto, assai vecchia, e che qua-
rant' anni fa aveva per sostenitore un originale scrittore italiano,
Francesco Montefredini. Il Woltmann, mi pare nel 1904, si rivolse
anche a me per sapere quale fosse la statura e quale il colore degli
occhi di Giambattista Vico ; e si aspettava che io gli dicessi che
la statura era aitante e gli occhi azzurri. Ma poiché io gli risposi
che il Vico aveva occhi neri e statura piccola, nel suo nuovo vo-
lume del 1905, sui Germani e la Rinascetiza in Italia, stampato a
Lipsia, dovè confessare che i caratteri antropologici non risponde-
vano alla sua tesi, perchè tutt' al più il Vico potè essere un « ram.
pollo misto della razza nordica e della bruna », ma asserì che cer-
tamente germanico era il cognome « Vico », ravvicinandolo al nuovo-
alto-tedesco « Wieck » ! Dopo avere stampato tutti questi spropo-
siti su cose italiane, il Woltmann, come se niente fosse, se ne venne,
l'anno dopo, a fare i bagni in non so quale luogo della Riviera li-
gure. Ma le acque italiane, indignate, lo inghiottirono. In altri ter-
mini (e qui lasciamo lo scherzo), il poveretto mori affogato. Era un
entusiasta di buona fede. Saluti cordiali dall' afifezionatissimo Bene-
detto Croce »].
421. WoRLDS Work (Rivista). Articolo su Gli Slati Uniti nella Guerra
(fascicolo del febbraio 1915). [Contiene dichiarazioni fatte da Grey e
da Bethmann-HoUvveg. Il ministro inglese degli esteri ha detto :
« Una grande nazione che si trovi fuori dell'attuale conflitto europeo,
deve far uso di tutta l'influenza di cui dispone per appoggiare la
causa della giustizia contro il male. Noi crediamo di batterci per la
— 137 —
libertà e per l'indipendenza minacciate dal militarismo e per riparare
ai mali crudeli inflitti al Belgio, e nutriamo la speranza di concjui-
stare una pace che ci assicuri il possesso di tutto ciò. Quale sia la
influenza che gli Stati Uniti possono esercitare e a quale scopo e
in qual momento la loro influenza debba essere usata, è una questione
che riguarda il popolo americano, che deve deciderla, ed è inutile
che io spieghi come sia impossibile per un membro di un Governo,
che crede di lottare per l'indipendenza del proprio paese, fare di
più che difendere la causa di questo paese e che chiedere per esso
almeno della simpatia ». Il Cancelliere tedesco si è mostrato più
disposto a polemizzare. Egli ha detto : « Tra l'altro, la Germania
è stata accusata di aver il preciso proposito di affamare la popola-
zione civile del Belgio, mentre è evidente che non si può parlare
nemmeno lontanamente di così crudele proposito. Io mi domando,
invece, se la dichiarazione di Londra non sia stata violata dai nostri
nemici, i quali tendono ad impedire ogni trasporto di viveri per
mare senza tener conto della destinazione.... La Germania non ha la
pretesa di voler dominare il mondo, oppure come l' Inghilterra di
essere padrona dei mari. Tutto ciò che essa desidera è di poter
godere con uguale vantaggio di una politica leale e della libertà di
commercio su tutte le vie del mondo »].
422. X. : La France veut-elle avoir une Marine? {Reviie de Paris, 1° ago-
sto 1914, p. 557-584. Firmato X). [Interessante questo articolo scritto
alla vigilia della conflagrazione, e pubblicato o almeno conosciuto
dopo la fatale serie di ultimata'] {1).
423. Agocella (Angelo) : L'anno terribile che volge.... (Napoli, Federico
e Ardia, 1915, i ops.).
424. Adrian (A.): Méthodes de vérification des comptes des corps de troupe
(26 ed., I voi. in 8° di xvi-473 p., Paris, juin 1915, Libr. Ch.-La-
vauzelle). [L'autore è « sous-intendant militaire »].
425. Adriatico {L'). Studio geogr., stor. e polii. {Illustraz. Hai., 1914).
426. Agabiti (Augusto): La salvezza d'Europa e l'intervento italiano. Pref.
di A. Cervesato (Napoli, Soc. ed. partenopea, 1915, i voi.).
427. AicARD (Jean). Vedi sub voce Halet.
428. Alberti (Mario): Adriatico e Mediterraìieo (Milano, Ravà e C., 1914;
Raccolta dei Problemi italiani). — Trieste (Torino, L'Ora presente,
1915, in 8°. Raccolta dei Problemi attuali). — L'Economia del mondo
prima, durante e dopo la guerra europea (Roma, Soc. Athenaeum,
1915. 617 p.). — Verso la Crisi: le tendenze economiche fondamen-
(1) Gli scritti analizzati dal n." 230 al n." 422 sono tutti anteriori al primo di luglio del 1915,
ma le bozze di questi fogli di stampa sono state corrette nel novembre, é ciò spieghi alcune
allusioni del bibliografo a fatti avvenuti nel secondo srmestre del 1915 e dopo la nostra di-
chiarazione di guerra all'Austria (23 maggio 1915).
18
— 138 —
tali del momento presente e gli elementi per la previsione economica,
con pref. di Luigi Luzzatti (Trieste, Schimpff, i voi. in 8°). —
Articoli nell'Idea Nazionale di Roma {passim, 1914-1915). [Citiamo
ancora, dello stesso autore, eh' è un dottissimo specialista di econo-
mia e di finanza : // costo della vita, i salari e le paghe a Trieste
neir ultimo quarto di secolo. — Cooperazione di consumo e « caro-
viveri-»; con pref. di Luigi Luzzatti, [trad. tedesca: « Konsum-
Vereine und Teuerung », nella collezione « Kultur und Fortschritt »].
— La produzione agricola, le industrie, i trasporti, i commerci, il
lavoro, i prezzi, le Borse, le Banche ed il tnercato monetario nel igii.
— // movimento dei prezzi e dei salari nell'anno igii a Trieste [con
cenni introduttivi circa un programma di futuri lavori statistici ; con-
fronti internazionali delle condizioni di vita e di lavoro degli operai ;
con un'appendice bibliografica]. — Le statistiche dei prezzi delle der-
rate alimentari. — L'economia mondiale nel 1912. — Indirizzi e me-
todi nell'attuale economia politica. — La fortuna economica di Trieste
ed i suoi fattori. — Insegnamento commerciale e giornalismo econo-
mico. — L'affarismo ebraico nella concezione sombartiana e nella sua
genesi storica. — // dazio sul grano alla luce delle esperienze fatte
in Austria- Ungheria. — / piii recenti aspetti del capitalismo moderno
[le società di finanziamento e partecipazione]. — La conquista di
Trieste. — // mito di Trieste. — Trieste italiana. — // liberoscam-
bismo e /' « agricultural depressione. — Notiamo che gli scritti. //
contraccolpo economico e finanziario della guerra in Austria- Ungheria
— La guerra, il credito ed i pagamenti - La politica regolatrice dei
cambi esteri - La guerra europea e la concorrenza internazionale —
comparsi nella « Rivista delle Società commerciali » — e La guerra ed
il regime doganale - Per una conversione del libero-scambistno al pro-
tezionismo — pubblicati nel « Giornale degli Economisti » — vennero
rifusi, modificati, corretti e completati, nel volume citato poc' anzi
sulV Economia del mondo etc, Roma, Athenaeum, 1915].
429. Albin (Pierre): Les grands Traités politiques ; Recueil des principaux
Textes politiques depuis 1815 jusqu'à nos jours, avec des Notices
historiques et des Notes (Paris, 191 2, Felix Alcan ed.). [Vederne
la 2'' ediz., cit. dal Prothero. L' Albin è uno dei più competenti stu-
diosi di questioni internazionali europee].
430. Allkmand {Un): J' accuse (édition francaise). [La Bibliogr. de la
France, 1915, p. 549, annunzia due edizioni contemporanee : texte
allemand e texte franfais] (i voi. gr. in 8°, Libr. Payot, 46 rue
Si-André-des-Arts, Paris, juin 1915). [Ops. tedesco, tradotto poi in
francese nel 19x5 e in italiano nel 1916. Ne rende conto Maurice
MuRET nei Débats del 28 giugno 1915. Egli è autorizzato a smentire
che autore dell'ops. sia il Liebknecht; dice che chi scrisse queste
pagine « parait aussi bien appartenir au clan radicai ou liberal
— 139 —
avance plutòt qu'au clan socialiste ». 11 Muret nota con speciale
compiacenza questa dichiarazione dello scrittore tedesco: « Je re-
grette.... que la Russie soit complètement innocente de la guerre
européenne et que la responsabilité en incombe exclusivement à l'Alle-
magne et à l'Autriche ». È curioso l'avviso della Libr, Payot : « MM.
les Libraires savent la valeur de ce livre, le plus important qui ait
été publié relativement à la guerre actuelle.... »].
431. Alto Adio-e {L'). (Roma, Tip. Bertero, 1914)-
432. Altoviti (Carlo): La Guerra Europea; considerazioni, parole ai cit-
tadini, al Governo, all'Esercito (Palermo, tip. Virzi, 1914, i ops. in i6").
433. Ambassador at Berlin (Despatch from H. M.) respecting the rupture
of diplovialic relations with the German Government (Cd. 7445. H. M.
Stationery Office, London, 1914). [Ristampato per intero nella Rivista
di Roma, 1914].
434. Ambassador at Berlin (Despatches of H. M.) respecting an officiai
German organisation to influencing the Press of other countries (H.
M. Stationery Office, London, 1914'. [Cd. 7595 ; pubblicazione uffi-
ciale governativa].
435. Ambassador at Constantinople (Despatch from H. M.) summarising
evenis leading iip to rupture of relations with Turkey, and reply
• thereto (Cd. 7716. H. M. Stationery Office, London, 1914)-
436. Ambassador at Vienna (Despatch from H. M.) respecting the rupture
of diplomatic relations with the Austro-Hungarìan Government (Cd.
7596. H. M. Stationery Office, London, 1914). [Riprodotto per intero
nella Rivista di Roma, 19 14].
437. Ambrogio da Milano: L'Italia nuovamente in guerra? Considera-
zioni popolari sulla necessità di un intervento armato (Bergamo, Soc.
Editrice Commerciale, 1914, in 16°).
438. Ambrosi (Dott. Giovanni) : // Trentino e il pericolo pantedesco (Mi-
lano, Industria Stampati, 1914, i ops.).
439. Ambrosini (Luigi) : Un mese in Germania durante la guerra. Con
una Appendice sul movimento dei partiti politici in Germania, a cura
di F. Rosina (Milano, Treves, 1914, in 16"). [Raccolta dei Quaderni
della guerra. Molto notevole e documentato ; da confrontarsi coll'ar-
ticolo sulla Germania pubblicato nel Messaggero di Roma, 19 di-
cembre 1915, p. 6].
440. Amelet. Vedi sub voce Guindani.
441. Américaines. Vedi sub voce Voix américaines.
442. Am.mirata (Umberto): Ma tu, Italia.... (Milano, Tip. Salesiana, 1915,
in 8^, I ops.). — Italiani, su, in armi....; crociata della pace (Milano,
Tip. Toffaloni, 1915, i ops. in 16").
443. Ancel (L.) : La Chanson de la tranchée (19 14). Paroles de J. Bresso-
les. Chant et piano (Paris, 1915, Cari \sic'\ Selva ed.).
444. Ancona (Ugo): L'aspetto finanziario della guerra (Milano, Treves,
— 140 —
1914, I volumetto dei Quaderni della guerra). — Articoli nel Gior-
nale d'Italia di Roma {passim, 1914-1915) — Articoli nella Nuova
Antologia (1914-1915, passim).
445. Andréadès (A.). Vedi sìib voce Buxton.
446. Andreikff (Leonida) : // Belgio vivrà ! — Dramma in sei quadri.
Prima versione dal Russo (Roma, Casa Editrice Bontempelli, 1914.
I voi.).
447. Andrews (Prof. C. M.) : Historical Development of Europe, 18 14-
j8g7 (2 voi., New- York, Putnam ed.). [Cit. dal Prothero per le ori-
gini del 1914].
448. Andrillon (Henri) : L' Expansion de l' Allemagne . Ses causes, Ses con-
séquences (Paris, 1914, Marcel Rivière & C>e), [Importantissimo questo
libro scritto con assai imparzialità alla vigilia della guerra e da un
Francese. Come ben dice l'Andrillon « rien ne stimule la vitalité
des peuples sains come la menace des grands peuples rivaux, comme
l'effort qu'ils imposent et l'exemple qu'ils donnent »].
449. Angeli (Diego) : La Francia in guerra. Lettere parigine (Milano,
Treves, 1914, Raccolta Quaderni della guerra). — Reims e il suo
martirio (Milano, Treves, 1915, Quad. della guerra). [Raccolta di
articoli, buttati giù alla carlona per il Giornale d^ Italia, e di cui
tutta la vacuità ancor meglio appare or che son raccolti in volume].
— Articoli vari nel Giornale d'Italia, 1914-1915, passim.
450. Angeli (Umberto): Gli affanni di un Triplicista (Roma, L'Autore,
54 via Margutta, i ops. di 30 p. in 16"). [Lo stesso autore, già col-
laboratore déWa. Rivista di Rotna, ha pubblicato prima della guerra
balcanica: La guerra inevitabile (Bernardo Lux, editore, Roma, 1912,
I voi. di 133 p. con 2 cartine) e prima della guerra europea: Sulla
via dell' Impero (edizione della Rivista di Roma, Roma, 1914, i voi.
di p. 119). Qui egli scrive prima del nostro intervento, nei primi
mesi cioè del 191 5 : « .... La Triplice Intesa, volendo attraversare
i piani della Triplice Alleanza, riuscì invece a favorirli con la seconda
guerra balcanica, perchè allontanò sempre più la Bulgaria dalla Rus-
sia, non allontanò la Turchia dalla Germania e imbaldanzì la Serbia
e la Grecia inducendole a commettere sciocchezze. Ma dunque, mi
osserverete, i diplomatici della Triplice Alleanza sono tutte aquile,
mentre quelli della Triplice Intesa sono tutte zucche leggere ? Il Si-
gnore mi guardi dal pensarlo : non sono le intenzioni e le volontà
individuali coscienti quelle che contano nella storia. Forse i diplo-
matici della Triplice Intesa escogitarono e svolsero progetti mirabo-
lanti, ma ebbero la disgrazia di non infilarne una ; mentre gli altri,
scioccamente, ciecamente, le indovinarono tutte. Ora, quando, a
conti fatti, dobbiamo constatare che da una parte si è vinto e dal-
l'altra si è perduto, possiamo aflfermare che da una parte si è riu-
scito a vincere e dall'altra non si è saputo. Potrete contestarmi che
da parte della Triplice Alleanza vi sia stata premeditazione: rispondo
— 141 —
che mancano prove atte a negare la vostra o la mia tesi ; frattanto
io noto clie una sequenza logica esiste nella serie dei fatti enun-
ciati, e la metto in rilievo. Potrete contestarmi che da parte del-
l'Italia vi sia stata connivenza : rispondo che mancano prove alte a
negare la vostra o la mia tesi ; frattanto io noto che agli utili del
gruppo triplice ha partecipato l'Italia come le altre due Potenze, a
procacciar gli utili ha lavorato essa come le altre, quanto a pagare
ha pagato forse più che meno (avanti l'agosto del 1914). Dunque,
di fatto, l'associazione c'era, viva e prospera; e ancora la si ritrova
nell'occupazione di Vallona, che può essere una minaccia lontana
all'Austria, ma è un presente danno alla Grecia, un presente fastidio
alla flotta anglo-francese che per le* operazioni dell'Adriatico deve
alloggiare a Malta. Scoppiato l'attuale conflitto, giusta il più banale
modo di vedere, se noi fossimo stati d'accordo con gli Alleati,
avremmo dovuto andare d'accordo con loro. Però, andare d'accordo
con loro avrebbe significato indebolirli, non rafforzarli. Un milione
di uomini avremmo certo potuto dare noi e forse di più, e una flotta
non trascurabile ; avremmo però aperto ai belligeranti della Triplice
Intesa una comoda via di terra e di mare, per la quale essi avreb-
bero agevolmente danneggiato il più ricco territorio della Triplice Al-
leanza, cioè il territorio dell'Italia; avremmo in ogni modo perduto
ipso facto le Colonie di recente acquistate e quelle di vecchia data ;
avremmo perduto la innumerevole quantità di emigranti sparsi per
il Mondo : tutto ciò non poteva garbare alla Triplice Alleanza se,
come io credo, la nostra forza è a disposizione della sua parte re-
sponsabile e cosciente; non poteva garbarle, e ad evitar quei mali
nostri e suoi doveva preferire la nostra inazione, perchè la nostra
azione non era vantaggio sufficiente a bilanciar quei mali. Inoltre, se
fossimo intervenuti, avremmo accresciuto il compito di guerra della
Triplice Alleanza, impegnandola a difendere le nostre città marittime
da bombardamenti e le cpste da sbarchi, togliendole insieme quel
meraviglioso molo di importazione e di esportazione che la nostra
Penisola rappresenta per gli Imperi Centrali. Non bisogna infine
dimenticare che, nello svolgimento del programma, noi avevamo già
rappresentato la nostra parte attiva, combattendo la guerra contro
la Turchia ; e avevamo speso in quella guerra di danaro e di sangue,
per accrescere il patrimonio territoriale della Triplice Alleanza. Se
nell'associazione volete comprendere la Turchia, si dirà che avevamo
lavorato a fine di mettere in valore bellico, per ogni evenienza, una
buona parte di quel patrimonio territoriale che, in mano dei Turchi,
avrebbe dato poca utilità. Dunque, avendo già noi molto contribuito
di finanza e di altro nel comune interesse, non era logico doman-
darci di tornare così presto al lavoro. Così, ed in tal senso, rima-
nemmo alla riserva della Triplice Alleanza, e divenimmo il suo punto
franco » \sic!\ L'autore giunge a sostenere (p. 26) che in « determinate
142 —
circostanze iitia nostra guerra contro l'Austria potrebbe riuscire di
vantaggio non indifferente alta Triplice Alleanza (o, meglio, a quella
parte di essa che ha coscienza e preveggenza) in quanto che una
nostra guerra contro l'Austria, in determinate contingenze, signifi-
cherebbe un datino recato ai Serbi, a tutti gli Slavi dell'Occidente bal-
canico, cioè alla Russia e alla Triplice Intesa, per il rafforzamento
dell'Austria e in ogni caso della Triplice Alleanza »].
451. Angell (Norman) [pseud.]: La grande illusione, con proemio di Ar-
naldo Cervesato (Collezione Autori celebri stranieri, i voi. di 350 p.,
Roma, 1914, Enrico Voghera ed., via Po, 3). {Saggio sulla potenza
militare delle nazioni europee e sulla loro posizione economica. Questo
libro di recente pubblicazione e di grande attualità — nel più pre-
ciso significato della parola — tratta del presente conflitto franco-te-
desco. Ha un capitolo dedicato alla lotta navale fra Inghilterra e
Germania ; un capitolo sulla potenza militare della Russia. È il libro
del giorno, il libro del gran momento storico di cui siamo partecipi.
La sua importanza appare già dal seguente sommario dei capitoli :
Parte prima : // lato economico della questione. — Cap. I. Ragioni
economiche della guerra. — Sin dove potrà giungere la rivalità anglo-
tedesca intorno agli armamenti - Perchè è fallita la causa della pace
- Perchè essa merita il suo attuale insuccesso - L'attitudine dell'av-
vocato della pace - Presunzione che la prosperità delle nazioni di-
penda dalla loro potenza politica e conseguente teoria della necessità
di proteggersi dall'aggressione di altre nazioni, le quali diminuireb-
bero la nostra forza a loro vantaggio ~ Gli attuali assiomi correnti
della politica internazionale. — Cap. IL Gli assiomi della scienza di
Stato moderna. — Gli assiomi sopracitati sono incontrovertibili ? -
Alcuni esempi tipici del genere - I sogni tedeschi di conquista - Fe-
derico Harrison e le conseguenze di una disfatta delle armi inglesi,
con annessa invasione dell'Inghilterra - Quaranta milioni di affamati.
- Cap. III. La grande illusione. — Le citate opinioni si fondano
sopra un equivoco altrettanto grossolano quanto pericoloso - Ciò che
una vittoria tedesca potreblie e non potrebbe fare - Ciò che una
vittoria inglese potrebbe compiere o meno - L'illusione ottica della
conquista - Il passaggio della ricchezza non può aver luogo - La
prosperità dei piccoli Stati d'Europa - Il 3 per cento tedesco a 82 e
quello belga a 96 - Il 3.50 per cento russo a 81 e il norvegese a 102
- Il significato di tale fatto - Se la Germania si annettesse l'Olanda,
il tedesco e l'olandese ne risentirebbero vantaggio? - Il valore in
danaro contante dell'Alsazia-Lorena. — Cap. IV. V impossibilità della
confisca. — L'attuale terminologia della politica internazionale è una
sopravvivenza storica - In che cosa le condizioni moderne differi-
scono dalle antiche? - Il radicale cambiamento effettuato dalla divi-
sione del lavoro - La delicata interdipendenza della finanza inter-
nazionale - Attila e il Kaiser - Che cosa avverrebbe se un invasore
— 143 —
tedesco saccheggiasse la Banca d'Inghilterra ? - Il trafiìco tedesco
è dipendente dal credito inglese - La impossibilità economica, nelle
attuali condizioni, di confiscare la proprietà del nemico - Intangibi-
lità della ricchezza appartenente alle comunità. — Cap. V. Traffico
estero e potenza militare. — Perchè il traffico non può essere distrutto
o catturato dalla potenza militare - Quali sono realmente i processi
commerciali, e come una Marina può tangerli - « Dreadnoughts » e
affari - Mentre le « Dreadnoughts » inglesi proteggono il traffico dalle
ipotetiche invasioni tedesche, il vero mercante tedesco o belga o sviz-
zero se ne impadronisce - L' « aggressione commerciale » della Sviz-
zera - Le fondamentali ragioni della vanità della conquista militare
- Il brigantaggio dei Governi diviene altrettanto inutile quanto quello
privato - La vera base dell'onestà commerciale da parte dei Go-
verni. — Cap. VI. Carattere di vauità dclV indennità di giifi^rra. — Il
vero bilancio della guerra franco-prussiana - Indifferenza all'ammo-
nimento di Sir Robert Giffen circa l'interpretazione delle cifre - Ciò
che realmente avvenne in Francia e in Germania durante il decen-
nio che seguì la guerra - La delusione di Bismarck - Ciò che si deve
detrarre da un'indennità - La importanza della guerra e i suoi risul-
tati sulla prosperità e il progresso della Germania. — Cap. VII. In
guai modo si <i. posseggono » te colonie. — Per qual motivo i sistemi del
secolo ventesimo devono differire da quelli del secolo decimottavo
- L'impressione dei nostri concetti politici - In qual modo noi « pos-
sediamo >> le colonie - Alcuni fatti poco conosciuti - Perchè gli stra-
nieri non potrebbero muover guerra alla Gran Bretagna per le sue
colonie autonome - Essa non le « possiede » dal momento che sono
arbitre del proprio destino - Il paradosso della conquista - L'Inghil-
terra si trova in una posizione meno vantaggiosa rispetto alle sue
colonie che rispetto alle nazioni straniere - La sua esperienza di
decana delle nazioni colonizzatrici nella storia - Potrebbe la Germa-
nia illudersi d'esser in grado d'agire diversamente ? - La recente
esperienza francese. — Cap. Vili. La lotta per il «posto al sole ». —
Il vero sistema di espansione della Germania - Ove si trovano le
sue vere colonie - Come essa sappia sfruttare senza conquiste - In
che cosa consiste la differenza fra un esercito e la forza pubblica -
L'esercizio mondiale della polizia. La parte che in essa ha la Ger-
mania nel Levante. — Cap. IX. La storia recente ed il suo signifi-
cato. — La funzione della finanza nell'organismo moderno : essa gli
fornisce i nervi sensori - Come vi sia gran differenza fra il mondo
economico moderno e l'antico - La sensibilità organica e Io sviluppo
d'una polizia internazionale - La Spagna e il Nuovo Mondo - Quale
sarebbe l'effetto dell'antico regime spagnuolo nel secolo ventesimo
- Lo sviluppo del regime inglese - Del francese e del tedesco - Il
vero ammonimento della crisi marocchina - La Germania moderna
e il credito europeo. — Parte seconda : // carattere umano e il
— 144 —
lato inorale del problema. — Cap. I. La difesa psicologica della guerra.
I motivi « non economici » della guerra - I motivi morali e psico-
logici - L' importanza di tali ragioni - Gli esponenti di essa : Inglesi,
Tedeschi, Americani - La giustificazione biologica. — Cap. II. L'ar-
gomento psicologico in favore della pace. - Lo spostamento degli ar-
gomenti pro-guerra - Il rapporto sempre più stretto tra ideali materiali
e morali - Le cause non razionali della guerra - Falsa analogia biolo-
gica - La vera legge della lotta umana : lotta con la natura, non
con gli altri uomini - Cenno sommario del progresso umano e dei
suoi precipui fattori - Il processo contro il progresso rispetto all'eli-
minazione della violenza fisica - La cooperazione attraverso le fron-
tiere, e il conseguente risultato psicologico - È impossibile fissare i
limiti di una comunità - Tali limiti si espandono irresistibilmente -
Scomparsa dell'omogeneità dello Stato - I confini nazionali più non
coincidono coi veri conflitti tra uomini. — Parte terza : La solu-
zione. — Cap. I. Dei rapporti fra difesa ed attacco. — La necessità
della difesa deriva dall'esistenza di un motivo di attacco - Banalità
trascurata da tutti - Attenuare il motivo dell'attacco significa im-
prendere opera di difesa. — Cap. II. Armamenti, ma non solo ar-
mamenti. — Non sono i fatti quelli che plasmano la condotta degli
uomini, ma bensì la loro persuasione di essi - Un problema composto
di due fattori, è stato risolto trascurandone uno - Il risultato fatale
di simile sistema - La flotta tedesca considerata come « un lusso »
- Ciò che avverrebbe se ambedue le parti avverse concentrassero i
loro sforzi esclusivamente ad accrescere gli armamenti. — Cap. III.
È possibile una rif orina politica ? — Gli uomini sono poco disposti
ad ascoltare la ragione, « quindi è inutile farvi appello » - Le idee
degli uomini sono immutabili ? — Cap. IV. Metodi. — Relativo fal-
limento delle « Conferenze » dell'Aia e sue cause - La pubblica opi-
nione è la necessaria leva di ogni azione di carattere « nazionale »
- Essa si afferma solo se bene edotta - L'amicizia fra nazioni e le
sue limitazioni - Il compito dell'Europa nella prossima « riforma po-
litica »].
452. Angell (Norman) ed altri : Programma dell' « Unione del controllo
democratico » (Londra, 1915). [Tradotto a p. 699-700 della Nuova An-
tologia, 16 febbr. 1915 : « L'idea che ha presieduto alla creazione
recente dell'Unione di controllo democratico è la seguente : Sfor-
zarsi di instaurare, per l'avvenire, una politica che protegga la no-
stra generazione e le generazioni future dal ritorno di simili pericoli
per l'Impero inglese »].
453. Annales {Les) (Paris, 51 Rue Saint-Georges, 15 mars 1915). [« Tous
les regards sont tournés vers Constantinople. On lira les Souvenirs
d'Orient de Maurice Barrès, publiés dans Les Annales. Ce numero,
superbement illustre, contient des articles du plus haut intérét
— 145 —
d'Emile Faguet, Frédéric Masson, Jean Richepin, André Lichten-
berger, Yvonne Sarcey, des poèmes à dire de Jean Aicard, Mouèzy-
Eon, Zamacois, une étudc sensationnelle de l'abbé Wetterlé sur Zfò-
Firiances de Guillaume II, etc »].
454. Annuaire de la Société d'encouragcvteni à l'élevage du cheval de
guerre fran^ais. Année 1914 (Saumur, Impr. Roland, 26 Place de la
Bilange, 1914, 114 p. in 8"). [Supplemento alla Revue du cheval de
selle del maggio 19 14].
455. Annunzio (Gabriele d') : Per la più grande Italia (Milano, Treves,
1915)- [Contemporaneamente, i discorsi del Poeta sono stati raccolti
da un altro editore. Leggesi infatti xiéW Idea Nazionale del 26 giu-
gno 1915 : « La Società Nazionale per la diffusione della cultura,
d'accordo con la Direzione della rivista Athena e con la Tipografia
Bodoniana di Gino Bolognesi, ha preso la patriottica iniziativa di
raccogliere e pubblicare in un numero unico, a beneficio delle fami-
glie dei richiaviati, tutti ì discorsi tenuti da Gabriele d'Annunzio
nella vigilia di preparazione alla guerra nazionale. — Si è inteso per
tal modo di compiere non solo opera diretta ad un fine patriottico,
ma anche giovevole alla compiuta interpretazione artistica delle ora-
zioni del Poeta, le quali formano — per la nobiltà della forma, per
la elevatezza dei concetti, per l'ardore del sentimento — un perfetto
gioiello d'arte, armonico euritmico conchiuso. — Il ricavato netto
della pubblicazione sarà versato al Ministero dell' Interno a beneficio
delle famiglie dei richiamati. È perciò opera altamente patriottica
acquistare un esemplare del numero unico, al tenue prezzo in cui è
posto in vendita (cent. 25). — L'Associazione Nazionale reputa suo
dovere segnalare all'ammirazione del pubblico l'industriale Gino Bo-
lognesi — proprietario della Tipografia Bodoniana — il quale, cono-
sciuto lo scopo altamente patriottico della pubblicazione, ha voluto
prestare gratuitamente l'opera sua. cooperando così in modo deci-
sivo alla riescita della nobile impresa »].
456. Appel {L') des intellectuels allemands. Vedi sub voce Dimier.
457. Arcoleo (G.) : Al di là di un' interznsta [di Guglielmo II]. {Rassegtia
Contemporanea, 1909, fase. i).
458. Ardant (Le chanoine) : La Religion de nos Soldats. [Nel volume
miscellaneo di Mgr. Baudrillart ; vedi stib voce'].
459. Ardant (Abbé G.), Jean Desgranges, Ch. Thellier de Ponche-
viLLE : U Éveil de fame frafi^aise devaiit l' Appel aux armes (i voi.
in 8°, Paris, Bloud et Gay, 1915). [Pubblicato da Mgr. Baudrillart,
presidente del Contile Cath. de Propagande /ra?n^. à l'étr.\
460. Ajrgpntarius [Bonaldo Sivuscìus.'b.ì']: I Bilanci al ji Dicembre igi4
delle Aziende Industriali e Bancarie {Nuova Antologia, i" genn. 191 5 >
p. 124-128).
461. AsQUiTH : A Cali lo Arms. A Speech at the Guildhall, Sept. 4'^, 191 4
— 146 —
(Methuen, London, 1914). [" Authorized Edition, revised by Mr.
Asquith". Trovasi nel volume di tutti i Discorsi, edito dallo stesso
Methuen, 1914].
462. Asquith (The Rt. Hon. H. H.): The War, ifs Causes attd its Message.
Speeches delivered by the Prime Minister, Aug.-Oct. 1914 (Methuen,
London, 1914). [Discorsi tenuti all' " House of Commons " il 6 ag.
e il 27 ag. ; al " Guildhall " il 4 sett. ; in Edimburgo il 18 sett. ; in
Dublino il 25 sett. ; in Cardiff il 2 ott. 1914. Se ne trovano i reso-
conti in tutti i giornali europei di quelle date o della dimane].
463. Asquith : The ÌVar of Civilizatìons . A Speech in Edinburgh , Sept. 18*^,
igi4 (Methuen, London, 1914). ["Authorized Edition, revised by
Mr. Asquith" dice il Prothero].
464. Asquith (H. H.), Bonar Law (A.), Balfour (A. J. , Churchill
(W. S.) : To a victorious Conclusion. The Prime Minister' s Appeal
to the Nation. Speeches delivered at the Guildhall, Lotidon, on Sept.
4ih, igi4 (Parliamentary Recruiting Committee, London, 1914).
465. Asquith : A United Empire. A Speech in Dnblin, Sept. 25^^, ^9^4
(Methuen, London, 1914). ["Authorized Edition, revised by Mr.
Asquith ", dice il Prothero. Trovasi nel volume miscellaneo del-
l'Asquith pubbl. nel 1914 dallo stesso Methuen].
466. Auerbach (Bertrand) : Les Races et les Nationalités eìi Autriche-
Hongrie (Paris, Felix Alcan ed.). [Lodato dal Prothero].
467. AuMÓNiER militaire yUn). Vedi stib voce Baudrillart e sub voce
COUGET.
468. AuvERGNE (Z,'). Organe socialiste indépendant. Paraissant tous les
samedis (in-folio à 5 col., 2 p. ; Saint-Flour, Impr. Ve. Em. Mathieu
dir. par M. Louis Delmas, 17 rue du Breuil). [« Ce journal s'occupe
de politique, de littérature, d'administration, des intéréts moraux et
matériels du département ». Il 1° num. è uscito il venerdì 27 no-
vembre 19 14]
469. Bachet et Lemonnier : Hommage respeciueux à la famille Gari-
baldi. Honneur anx jeunes héros morts pour la France. Paroles de
Bachet et Lemonnier, émigrés de Saint-Quentin (Rouen, Impr.
Cooperative Federale, 17 rue Damiette ; vente en gros : 26 rue des
Fossés Louis Vili, 1915, 2 p. in 4"). [Da cantarsi sull'Aria: A Ba-
tigìwlles-Clichy].
470. Bachet et Lemonnier : Souvenir de la guerre de 19^4, dédiée [sic]
aux enfants et aux mères de nos soldats. Paroles etc. (Rouen, come
sopra, 2 p. in 4"). [Da cantarsi sull'Aria : C'est un oiseau qui vieni
de France^.
471. Baever (S. e. Adolf von). Prof, di Chimica in Monaco (Baviera).
V. numero 2. [N. il 31 ott. 1835 a Berlino. I suoi Gesammelte Werke
sono stati pubblicati nel 1905, anno nel quale ebbe il Premio Nobel].
472. Bagot (Richard;. [Novelliere inglese n. 1' 8 nov. 1860, membro della
- 147 —
"Leonardo da Vinci" di Firenze, domiciliato in Roma]: La Psi-
cologia Inglese e la Guerra, lettera dall' Inghilterra {Nuova Antolo-
gia, 1° febbr. 1915, p. 460-472). [Il Bagot ha sempre strenuamente
lavorato a cementare la simpatia, che per vero dire da Garibaldi a
Gladstone non è mai mancata, tra l'Inghilterra e l'Italia. I suoi libri
sono stati tradotti in italiano specie per opera del compianto Depu-
tato Prof. Garlanda e dei vari collaboratori della Minerva. In questo
articolo della Nuova Antologia il Bagot mostra le ragioni intime' e
profonde della rapida ma decisiva evoluzione della laboriosa Nazione
inglese, dal più sincero pacifismo alla più completa solidarietà col
Governo, decisosi, appena minacciato quel Belgio che, se fosse te-
desco, sarebbe una perpetua ragione di ansie per la Gran Brettagna,
ad un'azione militare radicale, definitiva — arra di tranquillità e di
sicurezza avvenire — contro la Germania].
473. Balfour, Ministro inglese. Discorso del 4 sett. 1914. Vedi Asqlith.
474. Ballot (Capitaine A.) du 34^ Rég. territ. d'inf. : Agenda du soldat
pour igi5 (Nancy, Impr.-édition lorraine Rigot et C'c, 1915, v-45 p.
in 16°). [Sottotitolo : Campagne i gì 4-1915].
475. Bardiot (A.), garde-voie à Pont-d'Ain (Ain) : 1914. Deutschland' s
Ende {La fin de l' Allemagné). Poème Paris, Impr.-éditions de Paris-
Revue, 14 rue Meslay, 1914 (3 avril 1915), 18 p. in 8"). iBibliogr. de
la France, 1915, N. 14, 49].
476. Barker (J. e.): The foreign policy 0/ JVilliain II {'Sineteenth Cen-
tur>', t. 63, London, 1908).
477. Barthélemy (Joseph), Prof, à la Fac. de Droit de Paris. Vedi sub
voce JÈZE.
478. Batiffol (Mgr.) : À un Neutre catholique (Paris, 1915, Bloud et Gay).
[N. 38 delle Pages actuelles. Interessante],
479. Baudrillart (Mgr. A.): La guerre allemande et l'Église Catholique
(Bloud et Gay ed., Paris, 1915, 7 Place Saint-Sulpice ; ^'V.^ volume
et V album sont publiés chacun en six langues : Francais, Anglais,
Italien, Espagnol, Portugais, AUemand "). \^Un Album: Documents
photographiques illustrant la conduite respective des armées alle-
mandes et des armées francaises à l'égard de l'Église catholique.
— C7n Volume : Lettre de Son Em. le Cardinal Amette, Archevéque
de Paris - L^s Lois chrétienties de la Guerre, par le R. P. Dudon -
L' Allemagné contre le Catholicisme , par G. Govau - Réponse de
rinstitut Catholique de Paris ati Manifeste des Représentants de la
Science et de l' Art allemands - I^e ròte catholique de la Fraiice dans
le monde, par Mgr. Le Rov - Le Martyre des Églises et du Clergé
Catholiques en France et en Belgique, par F. Veuillot - La Religion
et les Prétres dans l'Armée franqaise, par un Aumònier militaire
- Documents Pontificaux et Episcopaux relatifs à la Guerre - Liste
des Religieux et des Prétres tués à l'ennemi. « Ouvrages publiés
-- 148 -
sous la direction de Mgr. A. Baldrillart, Recteur de l'Institut Ca-
tholique de l'aris, et sous le haut patronage du Comité Catholique
de Propagande franqaise à l'étranger ». È bene raccogliere qui i nomi
dei membri di questo Comitato : « Présidents d'Honneur: S. E. le
Cardinal LucoN, archevéque de Reims ; S. E. le Cardinal Amette,
archevéque de Paris. — Membres : LL. GG. NN. SS. Turinaz, évé-
que de Nancy ; Foucault, évéque de Saint-Die ; Ginisty, évéque
de Verdun ; Dizien, évéque d'Amiens ; Lobbedey, évéque d'Arras ;
Péchenard, évéque de Soissons ; Tissier, évéque de Chàlons ; Le
RoY, évéque d'Alinda, Supérieur general des Pères du Saint-Esprit.
— MM. Et. Lamy, Secrétaire perpétuel de l'Académie Francaise ;
Comte d'HAussoNviLLE, Paul Bourget, Marquis de Vogùé, René
Bazin, René Doumic, Denys Cochin, Pierre de La Gorge, mem-
bres de l'Académie Francaise. — MM. le R. P. Scheil, de l'Aca-
démie des Inscriptions et Belles-Lettres; Ed. Branly, de l'Académie
des Sciences; Ch. Widor, Secrétaire perpétuel de l'Académie des
Beaux-Arts; Comte de Franqueville, de l'Académie des Sciences
morales et politiques. — MM. l 'Amirai de La Jaille, de Lamar-
ZELLE, DE Las Cases, Jenouvrier, sénateurs; de Gailhard-Bancel,
Groussau, Lerolle, députés. — MM. GeofFroy de Grandmaison,
Président de la Société Bibliographique ; le R. P. Janvier, aumònier
de la Corporation des Publicistes chrétiens; le R. P. Dudon, G.
GoYAU, L. DE Lanzac DE Laborie ; Francois Veuillot, publi-
cistes »].
480. Baudrillart (Mgr. Alfred): i) Avertisseìneni ; 2) La Profondeur du
Mouvement religieux dans l'Armée frangaise. [Due capitoli del vo-
lume miscellaneo pubblicato sotto la direzione del Baudrillart ;
vedi sub voce'].
4S1. Bau.mann (F.) : Jiarum hat die Margarme-Jndustrie Unrecht darauf,
von der Reichsregieriing gefòrdert zu werden ? Die Speisefett-Besor-
gung Deutschlands (ops. di 15 p., Dusseldorf, 1915, Verlag Karl
Foerster).
482. Baumann (F.) : Unsere Ernàhrung wdhrend der Kriegszeit. Der Fett-
verbratich (ops. di 16 p., Dusseldorf, Verlag Karl Foerster, 1915).
4S3. Bazin (René;, de l'Académie francaise : Pages rcligieuses . Temps de
paix. Temps de guerre (Tours, Impr. et Libr. A. Mame et fils, s. d.
[mai 1915], 339 P- i" i6°j.
484. Bazin (René), de l'Acad. fr. : Un devoir maternel (Paris, Impr. P.
Feron-Vrau, 1915, 2 p. in 8° à 2 colonnes). [CEuvre des tracts, 5 rue
Bajard, Paris, 3 avril 1915, Sèrie B\
485. Beauchamp (Octave). Vedi sub voce Maricourt.
486. Beaufaux (L.): La Croix de Fer du Kaiser, chanson satirique. Pa-
roles et musique. Chant et piano (Paris, V*". Ch. Majol, ro rue de
l'Echiquier, 1915).
— 149 —
487. Beaukaux (L.) : Les Braves Ketjes de Biuxelles. Chanson belge,
Paroles et musique. Chant et piano (Paris, 1915, V'<^. Ch. Mayol).
488. Beaufai.'x (L.) : Le Noèl des Alliés. Paroles et musique. Chant et
piano (Paris, 1915, chez l'Auteur, 13 bis rue Henri Mounier).
489. BiTACNiEK (André), collaborateur de la Revue des Deux Dlondes : Les
Surboches (Paris, Bloud et Gay, 1915, in 16°, ops.). [N. 28 delle Pages
actuelles. Per analogia, da surhomme il Beaunier ha creato il surboche
(fioche = allcmavd). A proposito di boche, « la Cour pénale du Tri-
bunal de Dessau avait à se prononcer sur la question suivante : Le
mot « Boche » est-il une offc7ise ? », racconta il Tenips del 5 ott. 191 5.
E in un articoletto — ove cita il giudizio di 2 tedeschi, il Sindaco di
Rombach Dr. Zelligson, prof, al Liceo di Metz (che fa derivare
boche òa. caboche t creée si sia prodotta una confusione con alboche:
« Les mères alsaciennes avaient jadis coutume d'appeler leurs en-
fants alboches quand ils étaient lourds, tétus et maladroits ») e il Prof.
Kiessniann di Dessau (che pensa, anche, esser boche derivato da
caboche) — il Tentps narra L'origine du mot « boche » d'après les sa-
vants « boches » (n." citato, p. 2, col. 3-4)].
490. Beaupin (Abbé) : Les Leqons morales de la guerre (ops. in i6'^, Paris,
1915, Bloud et Gay ed.).
491. Bégouen (Le comte de): Les Catholiques allemands, hier et aujou)-
d'hui. Quelques précédents au cas du Cardinal Mercier (Paris, 1915,
Bloud et Gay). [N. 34 delle Pages actuelles. Da confrontarsi con la
polemica Prum-Erzberger tradotta e pubblicata nel 1915 a Parigi ;
cfr. Bullet. bibl. della R. d. deux Mondes, 1915].
492. Behrens (Prof. Peter), Berlino. Vedi N.° 2. [È architetto. N. il 14 apr,
1868 in Amburgo; dimora in Neubabelsberg presso Berlino].
493. Behring (S. e. Emil von). Professore di Medicina, Marburgo. Vedi
N.<> 2. [N. il 15 marzo 1854 in Hansdorf, Westpreussen, celebre per
i suoi studi sulla Difterite e sulla Tubercolosi].
494. Belgian Grey Book {The). English Translation (H. M. Stationery
Office, London, 1914). [« Diplomatic Correspondence respecting the
War » published by the Belgian Government. « Miscellaneous »,
N. 12, 1914, Cd. 7627. — Da non confondersi col secondo « Libro
Grigio » pubblicato nell'agosto 1915].
495. Belgium {The Case of) in the Present War (London, Macmillan, 1914)-
[« An Account of the Violation of the Neutrality of Belgium and
of the Lavvs of War on Belgian Territory. Published for the Belgian
Delegates in the United States of America » ( Prothero)].
496. Below (G. von. Prof. nell'Università di Friburgo i. B.): // Milita-
rismo e la Cultura Intellettuale della Germania {Scientia, fase, feb-
braio 1915). [Il Below confonde il militarismo con ciò che è sempli-
cemente la forza militare e la difesa della patria, e gli è facile perciò
dimostrare che senza di esso la Germania non sarebbe giunta alla
— I50 —
grandezza attuale. Egli afferma : « Distruggendo, come vorrebbero
i nemici della Germania, la sua posizione politica e militare, non si
libererebbe né si promoverebbe la cultura intellettuale della Germa-
nia, ma la si incatenerebbe, e si priverebbe il mondo di uno dei più
preziosi elementi del suo progresso »].
49 7. Benedetto XV : Documents Pontificaux et Episcopanx relatifs à la
guerre. Vedi sub voce Baudrillart.
498. Bérard (Victor) : Guillaume Uà Londres {Rev. de Paris, 1907, N. 6;.
499. Bérard (Victor) : La France et Guillaume IL [Cfr. l'art, del Faguet;
vedi sub voce'].
500. Béraud (Giornalista francese, soldato nel 1914) : Le Petit Colonial
(Giornalino poligrafato per i soldati nelle trincee delle Argonne,
1914-1915). [Per la propaganda del buonumore tra i combattenti.
Ecco per esempio un'inserzione che figurava tra la pubblicità della
quarta pagina sotto la rubrica : Offerte d'impiego e di lavoro : « Si
cercano i soldati, che abbiano esercitato la professione di maggior-
domo, o di usciere, per annunciare.... l'arrivo degli obici tedeschi
nell'accampamento. Una bella presenza e una voce grossa sono ne-
cessarie »].
501. Bergson (Henri) de l'Acad. fr. : La signijicatioji de la Guerre (N.° 18
delle Pages actuelles, Paris, Bloud et Gay, 1914). [Discorso pronun-
ciato all'Accademia di Francia, poi raccolto in volumetto con la
giunta dell'altro discorso tenuto aWInstitiit (uno studio su la Force
qui s'use et celle qui ne s'use pas) e di un Hommage au Poi Al-
bert],
502. Bernstein (E.), DoRN (Dr Hanns) e Steffen (Gust. F.): Politische Bi-
bliothek, herausgegeben von — (Eugen Diederichs Verlag in Jena\
[Ecco il titolo di ognuno degli 11 volumi finora (1915) usciti in questa
raccolta : I) Gustaf F. Steffen, Die Demokratie in England - II) H.
G. Wells, Die Zukunft in Amerika - III) Lloyd George, Bessere
Zeiten - IV) Graham Wallas, Politik und nienschliche Natur - V)
G. F. Steffen, Der Weg zu sozialer Erkenntìtis - VI) J. Ramsay
Mac Donald, Sozialistnus und Regierung - VII) Heinz Potthoff^
Probleme des Arbeitsrechtes - Vili) David Roigen, Die Kultur der
Demokratie - IX) Gustaf F. Steffen, Die Irrwege sozialer Erkenntnis
X-XI) Franz Staudinger, Ktdturgrundlagen der Politik : (I) Aus-
gangspunkte und Methoden - (II) Ursachen und Zie le].
503. Bertin (André) et Bonnefoy : Nos Disparus et nos Prisonniers
(Evreux, 1915). [Eccone un cenno bibliografico firmato M., pubblicato
r\e\V Éclair del 23 ag. 1915 : « M. André Bertin conseiller municipal
à Evreux, y a créé, 15, place du Grand-Carrefour, un service de
recherches des disparus de l'Eure. Associé à ses recherches depuis
le commencement de la guerre, M. Bonnefoy n'a pas voulu garder
pour lui les renseignements ainsi recueillis, l'expérience acquise sur
— 151 —
ces deux sujets poignants entre tous et pour tous, le sort des dis-
parus et des prisonniers. De cette collaboration est né ce livre. —
Où s'adresser, à quelle porte Trapper quand la lettre du front si
anxieusement attendue ne vient plus? — Mon fils est disparu: qu'est-
ce à dire ? Est-ce pour un temps ou pour toujours ? Il est prisonnier :
quel est son sort ? Où est-il ? Comment le savoir ? Peut-il m'écrire
et puis-je lui répondre ? Puis-je lui adoucir sa captivité, lui envoyer
de l'argent, des vétements, des vivres? Que de pères et de mères
se sont posés ces questions ! Que de fois elles m'ont été posées !
Le livre répond à toutes. — Où s'adresser en l'absence de nouvel-
les ? C'est la question plus fréquemment posée. Au dépòt du régi-
ment, repond le livre. Le dépòt est le domicile du soldat comme
le régiment est la famille militaire. Après chaque action qui modifie
l'effectif de la compagnie, on adresse du front au dépòt, l'état des
pertes où se trouvent mentionnés nominativement les blessés, les
tués et les disparus. — Les blessés, on peut aller les embrasser à
l'ambulance sur laquelle ils ont été dirigés. C'est méme par elle
qu'on recoit le plus souvent la nouvelle de la blessure, car son pre-
mier soin doit étre d'avertir la famille en méme temps que le dépòt,
et elle n'y manque pas.< — Les morts, on les pleure et on en porte
fièrement le deuil, car c'est pour la France qu'ils sont morts. —
Mais les disparus, faut-il les espérer ou les pleurer? Les espérer,
nous dit l'auteur dans la première partie de son livre qu'il leur
consacre. En effet, le disparu est un soldat qui, n'ayant été relevé
par nous ni panni les blessés, ni parmi les morts et ne répondant
pas à l'appel après la bataille, est porte manquant à la compagnie.
Qu'un certain nombre de disparus soient morts, c'est malheureuse-
ment trop certain ; mais le très grand nombre est vivant. — Sont
vivants ceux qui ont été blessés, ramassés par l'ennemi, et qui sont
soignés par lui ; — ceux qui sont retenus en Belgique et dans les
régions envahies, et qui sont employés en qualité d'infirmiers dans
les hòpitaux ou lazarets de campagne, soit à des besognes sur Ip
nature desquelles nous manquons de renseignements précis. L'en-
nemi, craigtiant les indiscrétions, ne les laisse pas communiquer
avec leur famille : il leur est interdit d'écrire. On ne saura leur exis-
tence que lorsqu'ils auront été envoyés dans les ambulances ou in-
ternés dans les camps en Allemagne. Pour un certain nombre, on
ne la connaìtra qu'à la fin des hostilités. Sont vivants aussi les sol-
dats manquants à la compagnie au lendemain de bataille, portés
comme disparus, et qui sont, en réalité, prisonniers. Il faut donc
attendre le disparu avec la douce et ferme espérance de le revoir.
— La seconde partie du livre s'occupe des prisonniers. Considérés
<J'abord comme disparus, c'est après leur internement dans les camps,
et souvent longtemps après cet internement, que leur sort nous est
révélé. Nous l'apprenons soit par la communication des listes qu'échan-
gent les belligérants par la voie diplomatique ou par l'intermédiaire
du Comité international de la Croix-Rouge de Genève, soit par les
lettres ou cartes que les prisonniers écrivent à leur famille. Malheu-
reusement, ils n'ont pas toujours la possibilité d'écrire : iis ne l'ont
pas dans tous les camps ni avant un assez long délai. Quant aux
listes communiquées par les autorités allemandes, elles se font at-
tendre comme les lettres des prisonniers, et de plus, elles sont in-
complètes. Il semble qu'il y ait là un calcul de l'ennemi ne recu-
lant devant aucun moyen, si misérable soit-il, et cherchant à pro-
longer l'incertitude de nos familles francaises sur les sort de leurs
enfants dans l'espoir de les décourager et de leur inspirer le désir
de n'importe quelle paix, comme si elles étaient capables d'une pa-
reille défaillance qui serait une véritable désertion. — Nous trou-
vons dans cette seconde partie du livre tous les renseignements qu'il
est possible d'avoir sur le sort des prisonniers, sur les camps où
ils sont internés, le regime auquel ils sont soumis, les moyens de
correspondre avec eux, de leur adresser de l'argent, des vétements,
des vivres, les associations qui peuvent servir d'interniédiaire entre
eux et les familles, sur les efTorts du gouvernement francais pour
améliorer leur sort, sur le rapatriement des grands blessés. — Le
livre se termine par une annexe où sont reproduites les dispositions
de la Convention de la Haye, concernant les prisonniers de guerre.
On y trouve une sèrie de dispositions tutélaires outrageusement
violées par les Allemands, selon leur habitude »].
504. Berzeviczv (Alberto di) : Quel che s'impara dalla guerra {Nuova
Antologia, 16 genn. 1915, p. 279-284).
505. Besan(;on : Les Zeppelins, par G. Besancon, secrétaire general de
l'Aèro-Club de France (Avec figures, Par., 1914, Bloud et Gay ed.,
Pages actuelles, n." 24). [« Les Zeppelins constituent-ils, dans la
guerre actuelle, la menace grave et précise qu'on imagiue généra-
lement? Et d'abord, qui est Zeppelin, et qu'est-ce qu'un Zeppelin?
Comment est organisée la flotte aérienne allemande ? Quelles sont
ses possibilitès d'attaque, ses moyens de défense, etc. ? Personne, on
en conviendra, ne pouvait traiter ces questions avec plus de com-
pétence que le distingue secrétaire general de l'Aéro-Club »].
506. Besso (Marco): Giudizi Ì7i Italia sulla guerra. Il Covini. Besso {Giorn.
d'Italia del 31 luglio 1914 [30 luglio]) : [« Egregio Direttore, Ella mi do-
manda il mio pensiero sulla discussione concernente la presente fase
della politica internazionale. Ella dà le ragioni politiche e tattiche che
spiegano la linea di condotta che è seguita dall'Austria-Ungheria ;
Ella osserva che dal momento che non vi è dubbio sulle intenzioni
franco-russe (d'altronde chiaramente manifestate coi formidabili arma-
menti militari ora in corso), di prepararsi un terreno vantaggioso per
— 153 —
l'aggressione alla Germania, coinvolgendo necessariamente tutta la
Triplice, come non potesse convenire a questa di aspettare le altrui
convenienze, ma fosse piuttosto naturale di approfittare dell' at-
tuale inferiorità del gruppo avversario per affrontare l'urto con mag-
giore probabilità di uscirne con vantaggio : ed in verità la condotta
tenuta dalla Serbia ha fornito a tale effetto buon giuoco all'Austria-
Ungheria, e questa non poteva non approfittarne. — Venendo a
parlare dell'Italia e dell'indirizzo che questa debba seguire in pre-
senza della situazione che si è ora creata, mi pare che non se ne
possa vedere che uno, essere cioè fedeli ai propri impegni e rispet-
tarli scrupolosamente. La sola salvezza avvenire dell'Italia starà nel
rispetto dei suoi impegni e nella fedele esecuzione dei medesimi.
Non li conosco e non so quale portata abbiano : può anche essere
che riescano onerosi ; ma se manchiamo di rispettarli, le conse-
guenze per il nostro paese saranno necessariamente gravissime, per-
chè poi saremo soli ed abbandonati da tutti. Ora, per poter man-
care ai propri impegni (lasciando pure in disparte la questione mo-
rale, che ha assai più importanza reale ed effettiva che non credano
i nostri machiavelli in sessantaquattresimo) bisognerebbe avere una
forza ed una coesione di forze superiore a quella di qualunque altra
unità politica sub-lunare, di quella di cui noi disponiamo. La nostra
è ben diversa situazione. È vero che si leggono nei giornali reso-
conti di adunanze e di comizi che argomentano in altro modo ; ma
lo Stato italiano che ha la salvaguardia degli interessi della nazione
italiana nella loro totalità e nella contimiità del tempo, non deve
subordinarsi alle pretese di una minoranza di numero, di esperienza ,
di mezzi e di respoìisabilità, ed io spero che le persone che nel
presente momento tengono l'amministrazione dello Stato, avranno
l'energia e la forza necessaria (perchè devono averne la coscienza)
di fare quello che, d'altronde, come già dissi, è il nostro dovere
elementare : rispettare cioè scrupolosamente gli impegni interna-
zionali che abbiamo assunti. — Va da sé che questo rispetto, quanto
più sarà scrupoloso e fedele, tanto più ci autorizzerà a conseguire
adeguati compensi. — Nel corso di una carriera alquanto lunga ho
amministrato interessi altrui cospicui e delicati ; e se vi sono riuscito
lo devo bensì in buona parte alla mia qualità di lavoratore, alla
mia preparazione tecnica, ma credo di doverlo in non minor misura
al rispetto costante ed assoluto che ho avuto, e che ho inculcato
sempre ai miei collaboratori, degli impegni assunti : e se questa li-
nea di condotta è moralmente doverosa e materialmente utile per
un particolare, è a cento doppi doverosa e necessaria per uno Stato
che non può eclissarsi per poco o molto tempo, come un privato ;
che non può emigrare in un mondo nuovo per farvi pelle nuova e
via dicendo. Lo Stato ha e deve avere la visione della propria pe-
— 154 —
rennità e deve agire di conseguenza. Mi pare che per vie diverse
giungiamo alle medesime conclusioni. È evidente che se per l'opera
delle Potenze non direttamente impegnate, si potrà assicurare l'equi-
librio europeo per un lungo periodo di tempo, senza venire ad una
conflagrazione generale, non avremo che da rallegrarcene ed a ral-
legrarci per la parte che potrà aver avuta l'Italia. — Abano, 29 lu-
glio (1914). Aff.mo Suo Besso »].
507. Bibliografia della Preparazione : Catalogo di pubblicazioni italiane
sulla guerra dall'agosto 1914 al maggio 1915 {Giornale della Li-
breria, Milano, 1915, nn. 25-30).
508. BiGO (Henri) docteur en médécine: Elude sur l' opportunité du dé-
bridement des plaies par armes à feu (Rouen, impr. Lecerf fils, 1915,
58 p. in 8°). [Tesi di Laurea. Facoltà di Medicina. Parigi 1915].
509. BiSMARCK : Pensées et souvenirs du Prince de Bisntarck. Mémoires
authentiques. [Réimpression de 1915]. (2 voi. in 8" avec portrait,
H. Lesoudier, Paris).
510. Blactot (René) : La fabrication du inatériel d'armement et l'industrie
nationale. Les Etablissements Schneider {Larousse Mensuel, juin 1915,
Paris).
511. Blanche (Jacques-Émile) : Lettres et Souvenirs (Paris, juillet 19151
Editions de la Nouv. Rei'ue Fran^aise, 35 Rue Madame). [Uscito
prima, in gran parte, in vari articoli della Revue de Paris, 1914-1915].
512. Blanchon: Les Sous-Marins, par le lieutenant de vaisseau G. Blan-
CHON (N.° 20 delle Pages Actuelles, Par., 1914, Bloud et Gaj^ ed.).
[« Qu'est-ce qu'un sous-marin? Comment est-il construit ? Quelle vie
y mène-t-on? Quel sera son ròle dans la guerre actuelle ? Quels sont
ses ennemis les plus redoutables ?... Toutes questions qui préoccu-
pent, à juste titre, l'opinion et qui sont étudiées, dans un langage
accessible à tous, par un auteur très compétent »].
513. BoDE (S. E. Wilhelm von), Direttore gen. del Museo Reale di Ber-
lino. Vedi N.o 2. [N. IO die. 1845 a Calvòrde Braunschweig, suc-
cessore di Rich. Schoene, aut. della Gesch. d. Deutsch. Kunsf\.
514. Bompard (J.) : La Politique allemande par le Prince de Biilow {La-
rousse Mensuel, juin 1915, Paris).
515. Bompiani (Ten. Gen. Giorgio) : Strategia Tedesca {Nuova Antolo-
gia, 16 genn. 1915, p. 304-315)-
516. BoNNEFOY. Vedi Bertin et Bonnefoy.
517. Borghetti (Giuseppe): Quali i confini ? Dair Isonzo al Narenta.
{Idea Nazionale, Roma 21 marzo 1915). [Notevole questo passo :
« Dell' italianità di Trieste, municipio romano prima, poi sempre le-
gata alle sorti del resto d'Italia nell'epoca che seguì alla caduta
dell'Impero d'Occidente e durante i periodi barbarico e feudale sino
al 1400 in cui se ne impadroni la mala signoria degli Absburgo, è
superfluo parlare. È invece opportuno ricordare come Venezia —
— 155 —
che già nei migliori tempi della « Serenissima » aveva contestato e
tolto ai duchi d'Austria il dominio triestino — abbia mantenuto
anche in epoche relativamente recenti la precisa affermazione del
suo diritto non solo su Trieste, ma pure sull'Istria e sulla Dalma-
zia, di cui taluno vorrebbe ora discutere l'italianità. — Mi offre ar-
gomento prezioso a tale rilievo un chiaro studioso delle storie pa-
trie, l'ingegnere Vincenzo Tonni-Bazza di Brescia, il quale riuscì a
rintracciare nell'Archivio di Stato di Venezia un documento di no-
tevole importanza. Trattasi di una protesta del Governo Provvisorio
di Venezia durato dal 12 maggio 1797 al 17 gennaio 1798. Appena
instaurato tale governo, avendo l'Austria invaso le Provincie del-
l'Istria e della Dalmazia, il Governo stesso non esitò a inviare a
tutti i Governi d'Europa, in data 1° luglio 1797, una risoluta pro-
testa nella quale si afferma « incontendibile il veneto diritto sui luoghi
ingiustamente occupati, il diritto che con la legittimità di ben antico
possesso confuso oramai nella caligine dei fetnpi piie remoti, fu rico-
nosciuto e sancito da molteplici trattati ». — E più oltre il docu-
mento continua : « La Veneta Nazione non si scosterà giammai da
quello spirito di equità e di giustizia che forma la base di un Demo-
cratico Governo. Ma per quanto temperate sieno le sue direzioni e le
sue mire, Ella non può guardare coti indifferenza che si tenti di smem-
brare dalla sua unione porzione dei stioi legittimi fratelli ; né le na-
zioni con le quali tiene comune la causa della TAbertà, potranno tran-
quillamente vedere impedita mia popolazione di riprendere quei diritti
che, restituitigli dal Governo cui apparteneva, la Natura e le' Leggi
Sociali imprescrittibilmente gli accordano ». Così parlava il Go-
verno di Venezia poco più di un secolo addietro ; così, per invocare
ancora quei diritti nazionali che non si possono prescrivere »].
518. BouLGER (D. C.) : History of Belgium {1815-1865) (London, Pitman).
[Cit. dal Prothero per le origini della conflagrazione].
519. BousQUET (L.). Vedi sub voce Raiter.
520. Boy- Ed (Ida): Des Vaterlands Rezepte filr Kiìche und Herz in Krie-
gerischen Tagen(Verì. August Scherl G. m. b. H., Berlin S. W., 1915).
[« Die Kùchenfrage ist jetzt eine Bewaffnungsfrage geworden, um
dem englischen Aushungerungsplan wirksam zu begegnen ». Con
molto spirito la Boy-Ed tratta « zum Wohle des Vaterlandes » l'ar-
gomento di « zeitgemàsse Kùchenzettel ». L'ops. costa 20 pfennig!].
521. Brande (Alois), Professore, Presidente della Società " Shakespeare "
- Berlino. Vedi N." 2. [N. il 21 giugno 1855 in Innsbruck, Pres. del
Verein d. Deutschtum im Auslande, membro dell'^^. d. Wissen-
schaften di Berlino].
522. Brentano (Lujo), Professore d'Economia politica, Monaco. Vedi
N.o 2. [N. il 18 die. 1844 in Aschaffenburg, autore fra l'altro della
Christl. soz. Bewegung in England, 1883]. Cfr. sub voce GvvoT.
— 156 —
523. Bressoles. Vedi sub voce Ancel.
524. Brinkmann (Prof. Justus), Direttore del Museo di Amburgo. Vedi
N."> 2. [N. il 23 maggio 1843 in Amburgo, dal 1877 Dir. del Mus.f.
Kunst u. Gew. in Amburgo].
525. Brinon : En guerre. Impressions d'un témoin, par F. de Brinon,
rédacteur ^.m Journal de Débats (Paris, 1914, Bloud et Gay; Pages
actuelles, n.° 23). [« Chargé par les Débats de décrire aux lecteurs de
ce journal l'état d'esprit de nos troupes, de celles du front, des for-
mations d'arrière, des évacués, des blessés, etc, M. F. de Brinon
s'est acquitté de cette tàche avec une conscience, un talent d'écri-
vain, un sens du pittoresque, un don d'émotion qui ont été vive-
ment remarqués. A parcourir ces pages, on voit d'ailleurs que la
mission de l'auteur fut, aussi gracieusement que possible, favorisée
par l'autorité militaire. Et cette circonstance leur assure un intérét
documentaire qui en centuple la valeur »].
526. Britannicus : The Kaiser' s Conquest {Fortnightly Review, n. s. 89,
London, 1911).
527. Bulletin de la Guerre. Au jour le jour (Paris, Larousse Mensuel,
1914-1915).
528. Bulletin de Propagande franqaise à l'étranger (Rédaction : 3 me
Garancière, Paris, 1915). [« L'apparition du Bulletin à dates fixes
n'est pas garantie. On se conformerà aux besoins de l'actualité ».
Gli abbonamenti infatti si fanno di dieci in dieci numeri e non per
un dato periodo. Direttore Mgr. A. Baudrillart, Rettore ài&WInst.
Cath. di Parigi ; Vice-Direttore il pubblicista Francois Veuillot ;
Segretario l'ab. Eug. Griselle già Prof. all'Univ. cattolica di Lilla. —
Collaboratori : Lamj', Bourget, Bazin, Doumic, Brani j-, Widor, de
Lamarzelle, Dudon, Goyau, L. de Lanzac de Laborie celebre sto-
rico napoleonico, etc. etcì.
529. Bulletin officiel du Ministère de la Guerre (Paris, 1914-1915, Libr.
Charles-Lavauzelle). [La Bibliogr. de la Frane e, 1915, p. 561, segnala
i n.' 6 ter, 19, 25*, 28, 68 bis, 72 bis, 81 annexe, 96, contenenti : Har-
nachement troupe du Genie (104 p.) : Artillerie : service de l'arnie-
ment (322 p.); Marchés: Répression des fraudes (96 p.); Condition
civ. el polii, des militaires (208 p.) ; Instr. sur l'aptitude physique
au sei-vice milif. (68 p.) ; Élèves officiers de Riserve (86 p.); Service
de sante de l' Intérieur (122 p.) ; Boulangeries roulantes de Campa-
gne (84 p.^].
530. Butts (M.) : Héros. Episodes de la Grande Guerre (i voi. di 400 p.
in 8°, Lausanne, Payot, 1914). [Con 47 illustrazioni di F. Bovard ed
otto ritratti fuori testo dei generali della Intesa. Notevole].
531. BuxTON (Noel) : Europe afid the Turks. [Cfr. resoconto di A. An-
dréadès : L'opinion anglaise et la question d' Or ienf neWa. Revtie po-
litique et parlenientaire , t. 56, 1908].
~ 157 -
532. Cahen (Leon) : Les Allemands aux Élats-Unis (Revue de Paris.
ler juin 1915).
533. Calcmas : The Kaiser and the future {Fortnighily Review, n. s. 82,
London, 1907).
534. Calvet (Abbé J.) : Réponse à une lettre et plaidoyer pour la France
(i ops., Paris, 1915, Bloud et Gay ed.). [Pubbl. dal Coni. Cath. de Pro-
pagande frant;. à l'étr. presieduto da Mgr. Baudrillart].
535. Cambon (Victor) : Les derniers progrès de t' Allemagne (P. Roger,
1914, Paris). [Curiosa questa osservazione del Cambon a pag. 186:
« La garance ayant été totalement remplacée par l'alizarine, il est
assez piquant de constater que l'armée franraise reste le plus fidèle
et l'un des plus importants clients de la grande industrie allemande.
On comprend fort bien pourquoi la France avait, il y a quelque
quatre-vingts ans, adopté la culotte rouge pour ses soldats ; elle
favorisait par là une production nationale ; mais il est beaucoup
moins explicable qu'elle la conserve aujourd'hui que l'alizarine en-
richit des industriels badois »].
536. Cambridge Modem History {The) — e Cambridge Modem History
Atlas (voi. XIV of the Cambr. Mod. Hist.) (Cambridge University
Press, Cambridge, 1910-1912). [Il volume XII : iSji-igio, tratta delle
varie questioni europee che hanno poi dato luogo alla conflagrazione
del 1914. Importantissimo. Buone appendici bibliografiche. Autori vari,
tutti competenti. Il disegno dell'opera fu tracciato da Lord Acton].
537. Camera di Commercio di Parigi {Bullettino etc, ed. ital. Parigi, mag-
gio 1915, n.° II). [« L'occupazione tedesca nel Belgio. — Ogni giorno
getta una luce più fosca sul carattere dell'occupazione tedesca nel
Belgio e sulle violenze d'ogni genere che vi commettono i soldati
di Guglielmo IL Le provviste di pane, di caffè, di carbone, di pe-
trolio diminuiscono da per tutto, e il commercio dei neutri col Bel-
gio non è più possibile. Più di un milione e mezzo di persone sono
assolutamente prive di mezzi, e i Belgi rifugiati all'estero sono col-
piti, in dispregio del diritto delle genti, di un' imposta gravissima.
Agli uomini ancora atti a portare le armi si dà una caccia spietata,
e persino ai loro parenti. Ad Anversa, si stima a 95 per 100 il nu
mero dei disoccupati. I Tedeschi si sono impossessati di una quan-
tità enorme di merci : 40,000 tonnellate di frumento ; 18,000 di gran-
turco ; 48,000 d'orzo, d'un valore di 18 milioni di franchi ; per 2
milioni e mezzo di franchi di lino ; per 5 milioni di franchi di sansa ;
per 4 milioni di nitrati ; per 3 milioni d'olio ; per 6 milioni di lana ;
per IO milioni di caucciù ; per 20 milioni di rame ; per 2 milioni di
riso ; e di quantità considerevoli di legno e di cotone, dì cui non
si è potuto calcolare l'importo. Inoltre sono stati spediti a Berlino
carichi di cuoio e materie da concia per un valore di 25 milioni di
franchi. Giornalmente sorgono nuove difficoltà che servono di pre-
— I5S -
testo per colpire i comuni e i privati di multe enormi. Dalle pro-
prietà private sono sparite collezioni preziose, e dalle fabbriche di
conserve, di tabacco, di stoffe, e dai molini tutti gli arnesi di la-
voro. Le macchine delle officine Herstal, a Liegi, e Germain, a Mon-
ceau sulla Sambra, e a Couillet, sono state smontate e spedite in
Germania. Questo è un saccheggio organizzato »].
538. Campenhout et Frérot : La Brabanqonne. Chant National belge.
Harmonisé pour piano par L. Frérot. Musique de Campenhout
(L. Frérot ed., Paris, 1915, 40 Boul. de Reuilly).
539. Canal de Suez. Assemblée du 14 juin 191 5. Rapport du Conseil
d'Administration à la Compagnie (i rue d'Astorg, à Paris). [« La
guerre, par le trouble jeté dans la vie économique des nations, a
provoqué, dans les derniers mois de 1914, un fléchissement de 40 «/»
du trafic commercial du canal, qui a été compensò en partie par
l'activité exceptionnelle des transports militaires, de telle sorte que
la moins-value des recettes de l'année n'a pas dépassé 4 millions Vi-
— L'exercice en cours ayant été plus gravement atteint, il est tenu
compte de cette situation pour fixer le revenu de 1914, qu'il est
propose de limiter à 120 francs nets. On reportera ainsi à nouveau
une somme supérieure à 18 millions, qui permettra de parer à la
perte que devront vraisemblablement subir les recettes de 1915- —
La traversée du canal s'est toujours accomplie sans incident ni re-
tard, alors méme que le trafic special dù à la guerre provoquaìt,
dans certaines journées, une affluence exceptionnelle de navires. Ce
résultat met en évidence le dévouement et l'habileté du corps des
pilotes ainsi que l'excellente direction du service du transit. — La
première préoccupation de la Compagnie, dès l'ouverture des hosti-
lités, a été de sauvegarder le libre usage du canal, et d'éviter que
par les mesures de sécurité qui s'imposaient aux autorités locales
il fùt porte atteinte au principe primordìal de la liberté, égale pour
tous, du transit. Plus tard, lorsque la Turquie, devenue l'alliée de
l'Allemagne, menaca l'Égypte et le canal, la Compagnie a concouru
à la défense du canal, en mettant à la disposition de ceux qui avaient
mission d'organiser cette défense les ressources de son matérial et
l'assistance que pouvait donner l'expérience de son personnel. Il a
été rendu justice, par de précieux témoignages, aux efforts accom-
plis dans ce sens. — Une place avait été attribuée à l'Allemagne
dans le Conseil d'administration. Elle est occupée actuellement par
M. Heineken, directeur du Norddeutscher Lloyd. Les actionnaires
ne pouvant lui maintenir leur confiance, il est propose à l'Assem-
blée de mettre fin à un mandat que M. Heineken ne peut plus rem-
pHr, ni en fait ni en droit »].
540. Caprin (Giulio) : Paesaggi e spiriti di confine (Milano, Treves, igis)-
[Giulio Caprin, che è uomo di confine — essendo nato a Trieste da
— 159 —
famiglia di buon sangue italiano e di belle tradizioni letterarie —
raccoglie in queste pagine di nostalgia e di speranza le visioni dei
paesaggi che gli sono famigliari, — il Friuli austriaco, la vai d'Isonzo,
Trieste e il suo Carso, Istria di San Marco, il Quarnero ; — nomi
e luoghi che fanno palpitare ogni cuore d'italiano, eppure cosi poco
o mal noti di qua dal confine nella loro positiva realtà geografica e
storica. Il C. è collaboratore del Marzocco e della R. di Ronui\.
541. Carcassonne (G.) : Debout ! fusiliers marins ! Chanson patriotique
à une ou deux voix à volonté. Paroles et musique. Chant et piano
\^Paris, 1915, Georges Carcassonne, 54 rue d'Enghien).
542. Carrara (Jules). Vedi Pamphlet (Le).
543. Carte des opérations en Turquie d'Europe, 2' ed. au 500,oooe, en
4 couleurs (0,75X0,55) (i feuille, Paris, juin 1915, Libr. Delagravej.
(« D'après le traité de Bucarest. Nomenclature très complète, indi-
cation des défenses des Dardanelles et du Bosphore. Carton du Bos-
phore au 250,0000 ■»).
544. Carte du théàtre general de la guerre russo-autro allemande à l'é-
chelle de i : 600,000'' (en 2 feuilles) (Paris et Nancy, Libr. Berger-
Levrault, 1915).
545. Castellani (G. A.). Vedi sub voce Garibaldi (Ricciotti).
546. Cavalerie {Manuel du Gradui de) à l'usage des Sous-Officiers, Bri-
gadiers et Elèves Brigadiers (i voi. de 1080 p. avec 300 fig. et i pi.
des fanions, relié ; Paris, 1915, Libr. Lavauzelle). [« Edition soigneu-
sement mise à jour, avec les nouveaux règlements sur le service
des armées en campagne, sur les mitrailleuses de cavalerie, l'ins-
truction sur le transport des troupes de cavalerie sur les voies fer-
rées, l'instruction sur le paquetage etc. »].
547. Cavalier {Le petit Livre illustre du). Instruction et éducation ntili-
taires. i6e édition, 1915 (i voi. de 96 p. avec gravures, Paris, juin
1915, Libr. Charles Lavauzelle). [« L'objet de ce petit livre est de
rappeler au cavalier tout ce qu'on lui a appris dans les théories
orales »].
548. Ceci (Temistocle) : La Vita nelle Triticee delle Argonne (con tre il-
lustrazioni ; Nuova Antologia, 16 febbr. 1915, pp. 664-672). [Descrive
il modo col quale i Francesi hanno saputo utilizzare abilmente nelle
Argonne la natura del suolo favorevole alle difese. L'autore ha vi-
sitato egli stesso alcune di queste trincee nelle quali narra che
spicca a caratteri rossi l'ironico invito di pulirsi le scarpe seguito
da un gentile S. V. P. (s'il vous plaìt). Egli descrive le comodità
nelle trincee, i loro posti di soccorso sanitario, descrive come si
combatte nelle trincee ; dice p. e. che il Comando ha fornito agli
uomini più robusti un vero scudo, una piastra di buonissimo ac-
ciaio di due centimetri e mezzo. Parla finalmente dei teatri e dei
giornali nelle trincee].
— i6o —
549. Cervesato (Arnaldo). Vedi sub voce Agabiti.
550. Cesarò (G. a. Duca di), Deputato : La Logica della Triplice Al-
leanza {Nuova Aìitologia, febbr. 1915, pp. 455-459;- [L'on. di Ce-
sarò presidente del Comitato « Pro Dalmazia italiana » del quale
sono vicepresidenti Alessandro Dudan, Enrico Corradini, Virginio
Gayda e Alberto Lumbroso, prosegue da anni la sua coraggiosa
campagna antiaustriaca ; e con Vincenzo Picardi suo condirettore
ha strenuamente combattuto nella Rassegna Contemporanea per gli
interessi degli Italiani ancora — speriamo per poco 1 — soggetti a
Francesco Giuseppe. Smorzando i toni per non farsi cestinare dal
neutralista antiinterventista Maggiorino Ferraris, ma mantenendo
intatte le sue patriottiche idealità, il simpatico Deputato siciliano ha
dimostrato ai lettori della Nuova Antologia ciò che quelli della Ras-
segna Contemporanea sapevano da tempo : la completa illogicità, cioè,
della Triplice alleanza, tuttora in vigore, secondo l'on. Ivanoe Bo-
nomi {Messaggero) il 19 marzo 1915, ma proclamata scaduta anche in
Parlamento dall'on. Salandra quando ci dichiarava « liberi da qual-
siasi impegno » come replicava al Bonomi lo stesso duca di Ce-
sarò nel Messaggero del 20 marzo 1915].
551. Cesarò, Corradini, Dudan, Galanti e Lumbroso: Per la Dal-
mazia Ltalìana. Contro le insinuazioni del « Novoje Vremja » {Ldea
Nazionale, Roma, 21 marzo 1915). [Ecco il testo di questa lettera
al Dir. <\^\V Idea Nazionale: « \'oglia permetterci di rispondere bre-
vemente nel suo autorevole giornale ad alcune insinuazioni maligne
comparse nell'articolo di fondo del Novoje Vremja di Pietrogrado
arrivato ieri a Roma contro l'opera nostra « Pro Dalmazia Italiana ».
Evidentemente — a giudicar dagli argomenti portati in ballo — la
buona fede del giornale pietrogradese fiì sorpresa da qualcuno di
quei croati, che finora furono in Dalmazia i più solerti e i più fe-
deli seguaci della politica austriaca antiitaliana in quella provincia,
politica diretta ad agevolare il Drang nach Osten austro-germanico
facendo sorgere un artificioso odio reciproco fra le popolazioni ita-
liane e iugoslave. È vero che il Novoje Vremja è uno dei giornali
russi meno noti e meno importanti, causa le sue poco serie esage-
razioni panslavistiche. Però è necessario per noi seguire la massima,
del principiis obsta, affinchè l'opinione pubblica russa non sia tratta
in inganno. — La ridicola calunnia che l'opera nostra « Pro Dal-
mazia Italiana « sia ispirata,... dal Principe Bùlow, ha il sapore di
quelle mene bizantine tanto care alla neutralità austriaca-orientale
e tanto frequentemente adoperate nella lotta contro gli Italiani, e
non merita da parte nostra alcuna risposta. A noi basta accennare
ai nomi dei firmatari dei nostri proclami e dei collaboratori delle
nostre pubblicazioni « Pro Dalmazia Italiana », nomi di persone ap^
partenenti a tutti i partiti e a tutti i giornali più decisamente anti-
— i6i —
austrìaci d'Italia. — Risponderemo invece ad alcuni argomenti spe-
cificatamente austro-croati portati dal giornale russo ora, come lo erano
prima dalle autorità austro-croate, a negare i diritti degli Italiani in
Dalmazia. L'affermazione fatta nelle statistiche ufficiali austro-croate
che in Dalmazia soltanto il 2 per cento (veramente quelle statistiche
dicono il 3 per cento) della popolazione indigena è italiana, è stata
solennemente confutata dalle ultime elezioni a suffragio universale
nel 1911, che provarono con l'incontrovertibile responso delle urne
che almeno il io per cento dei Dalmati apparteneva ai partiti ita-
liani. E questo io per cento forma quasi tutta la parte civile colta
della Dalmazia, perchè anche gli intellettuali sedicenti croati (avvo-
cati, commercianti, professori, medici, ecc.) delle città dalmate, sono
per lingua, per coltura e per tradizioni di famiglia altrettanto ita-
liani, quanto i ruteni di Galizia sono russi, sebbene per ora dalla
politica austriaca si dicano ukraitii. E che questi sedicenti croati
sieno italiani, lo provano anche i nomi loro. Eccone alcuni dei loro
capi, deputati e podestà : Arneri, Bianchini, Borelli, Bulat, De Giulli,
Macchiedo, Madirazza, Medini, Morpurgo, Tommaseo, Verona, Zaf-
fron, ecc. ; dei loro artisti (arte italiana però) : Albini Bersa, Fag-
gioni, Inchiostri, Meneghello, Paparella, e così, volendo, all' infi-
nito. — L'informatore del Novoje Vremja osa persino affermare che
i nomi delle città dalmate — delle quali l'origine romana è storica-
mente e filologicamente provata in modo indiscutibile, riconosciuto
dagli stessi austro-croati — sieno stati italianizzati, e che i nomi
autentici sono quelli tradotti in croato ; ma nel dir ciò commette
persino l'errore di riportare dei nomi fantastici inesistenti (per esem-
pio invece della traduzione Zadar di Zara dice Jadrije). — Alle in-
sinuazioni bizantine dell' articolista, rispondiamo che noi vogliamo
l'unione della Dalmazia all'Italia, perchè quella provincia è geogra-
ficamente (al di qua delle Alpi), storicamente, civilmente italiana,
perchè fu politicamente italiana, veneziana, assieme con l'Istria fino
al 1797 e fino al 1814, dunque più che Trento e Trieste stesse, e
perchè — tolta la breve interruzione sotto il dominio austriaco —
la Dalmazia marittima mai e poi mai appartenne ad un altro Stato
che non fosse latino o italiano. Noi vogliamo l'unione della Dal-
mazia perchè essa è assolutamente indispensabile all' integrazione
nazionale, geografica, economica e strategica dell'Italia, e perchè
soltanto quest'unione potrà salvare l'italianità dalmatica finora tanto
spietatamente perseguitata da Austriaci e da Croati. - (Roma, 19 marzo
1915). Il Com. Centr. Pro Dalmazia Italiana. Il Presidente : Duca
G. A. di Cesarò, deputato al Parlamento - Vice presidenti : En-
rico CoRRADiNi - Alessandro Dudan - Arturo Galanti - Barone
Alberto Lumbroso - Tommaso Sillani, segretario »].
552. Challaye (Félicien) : Le Japon illustre (i voi. in 4°, 677 grav. phot.,.
— l62
8 pi. noir, 4 pi. coul., ii cartes coul., 15 cartes noir; Paris, 1915,
Libr. Larousse). [« Ouvrage d'actualité permettant de suivre le déve-
loppement des opérations actuelles de la guerre et d'en comprendre
la portée ». Bibl. de la Fr., 4 juin 191 5].
553. Charmatz (R.) : Oesterreichs innere Geschichte, 1848-1909 (2 voi.,
Leipzig, Teubner). [Da confrontarsi con le diversissime conclusioni
storiche del nostro Alessandro Dudan, il più recente storico del-
l'Austria contemporanea].
554. Charrière (Gustave de). Vedi Pamphlet (Le).
555. Chaurand de SaintEustache (Gen. Felice di) : Le Truppe Libiche
{Nuova Antologia, 16 febbr. 1915, p. 673-684). [Quale contributo può
fornire l'indigeno alle truppe destinate alla difesa della Libia? Ecco
la questione che il Generale si è proposta e per la cui soluzione
l'erudito autore risale, con molta diligenza, un po' indietro nella
storia locale. Egli scrive : « La propaganda senussita e la guerra
attuale (1914-1915) nella quale è impegnata non solo la Turchia, ma
la maggior parte dei mussulmani, per rispondere all'appello del Ca-
liffo, che ha proclamato la Guerra Santa, hanno aggravata la situa-
zione nostra in Libia, ed ormai non ci resta che accentrare le esigue
forze, sparse in territorio troppo vasto, in località dove sia possibile
un'efficace difesa, tanto per impedire il dilagare della rivolta, quanto
per prevenire altre sorprese e perdite dolorose.... Tra la società
araba e quella cristiana esiste per ora una separazione troppo mar-
cata, l'assimilazione è troppo lenta, l'odio attinto nel Corano per il
Rumi non è prossimo a sparire, le nostre leggi troppo contrastano
con quelle mussulmane.... per poter, a cuore leggero, dare ai Libici
la soddisfazione di una azione comune »].
556. Chéradame (André) : L'Alleniagne, la France et la question d'Au-
triche (Paris, Plon-Nourrit, i voi. in 16°).
557. Chéradame (André): L'Europe et la question d' Autriche au seuil de
XX^ siede (Paris, Plon-Nourrit, i voi. in 8°). [Lodato dal Prothero,
Utile per lo studio delle origini della conflagrazione del 1914].
558. Chéradame (André) : Le Monde et la Guerre Russo- faponaise (Paris,
1906, Plon-Nourrit).
559. Chuquet (Arthur), Membre de l'Institut : igi^-igis • De Valmy à la
Marne (Paris, Fontemoing (De Boccard), 1915, i voi. in S** di 330 p.).
[Contiene i seguenti capitoli : Fa^ifaronnades prussiennes ; De Goethe à
Bernhardy ; Atrocités et culture ; /offre et Foch ; Canons et constance r\.
560. Churchill (W. S.), Ministro inglese. Discorso del 4 sett. 1914. Vedi
ASQUITH.
561. Claudel (Paul). Vedi Pamphlet (Le).
562. Clutton-Brock : Méditations sur la Guerre. Traduction de Jacques
Copeau (Paris, juillet 1915, éditions de la Nouv, Revue Franqaise,
35 rue Madame).
— i63 —
563. Collins (W. S., Prof, nell' " University College " di Londra) : Ezio-
logia della Conflagrazione Europea {Scientia, fase, marzo 191 5).
564. CoMMiTTEE {The Central) f or National Patrio tic Organizations. [Ec-
cone la Presidenza : Hon. President : The Prime Minister (Asquith)
- Vice-Presidents : The Right Hon. The Earl of Rosebery, K. G. ;
The Right Hon. Arthur James Balfour, M. P. - Chairman : Mr.
H. C. CusT - Vice- Chairman : Mr. G. VV. Prothero - Hon. Treasu-
rers : The Right Hon. Viscount Ridley ; Mr. Waldorf Astor, M. P.
- Secretary: Sir William Grey-Wilson, K. C. M. G. — Il programma
di questo Comitato merita di esser riferito : « Policy : The Committee
is National and whoUy non-party, it embraces men and women of
ali politicai views and confìdently appeals to ali men and women
of good will to associate themselves with its work. — Objects : To
continue with energy the absolutely necessar>' work of stili further
instructing public opinion throughout the Country with respect to
the causes and vital issues of the War. To arouse the nation to a
sense of its great danger and to awake and keep alive the resolute
determination to carr>' on the conflict until a peace honourable, du-
rable and satisfactory to ourselves and to our AUies is obtained.
To assist and supplement the work of ali organizations labouring
for the above ends. — Methods : The above objects shall be promoted
by Public Meetings and Lectures, illustrated by lantern slides and the
cìnematograph, by caravan tours, the Publication, Translation and
Distribution of Literature, supplying of articles to the Press, and by
such other means as may from time to time be found necessary.
The Committee is in direct touch with the great bulk of the Uni-
versities and Learned Societies, and with important leaders in let-
ters, science, commerce and the professions, in the Neutral Coun-
trìes ; and also with ali the English-speakìng Universities, including
those of the United States »].
565. Conrad (Johannes), Professore d'Economia politica, Halle. Vedi
N.° 2. [N. il 28 febbr. 1839 in Borkau, Westpreuss., aut. d^ftW Hand-
wòrierb. d. Staatswiss., ex-corrisp. dell'Istituto di Francia che lo ha
radiato].
566. CooLiDGE (Rev. W. A. B.). V. Edmundson.
567. CoppÉE (Francois), de l'Ac. fr. : Datis l'Espoir de la Revanche (Pa-
ris, Bloud et Gay, 1915, i voi. in 16°). [Postuma raccolta di articoli
profetici del poeta degli umili, a cura del genero dello storico H.
Welschinger].
568. CoRRADiNi (Enrico). Vedi Cesarò.
569. Correspondence respecting events leading to the rupture of relations
with Turkey (Cd. 7628) (H. M. Stationery Office, London, 1914). [Co-
municato alla Rivista di Roma dall'Ambasciatore d'Inghilterra Sir
Rennell Rodd].
— 164 —
570. CouGET (Le chanoine) : La Religion dans l' Arniée frangaise : L'Au-
inónerie niilitaire et la Situation canonique du Prétre à l'Armée.
[Nel volume La Guerre Allemande etc. di Mgr. Baudrillart ; vedi
sub voce"].
571. Crammond (Edgar) : Ordinaiy Meeting of the Royal Statistical So-
ciety, 9 Adelphi Terrace, Strand, W. C. Tuesday the ló't March,
1915 : « On the Cost of War » (London, loc. cit., 1915).
572. Croce (Benedetto) : Motivazione di voto {Italia Nostra, an. I, Roma,
6 dicembre 1914, Num. i). [ « Veramente, io preferirei, al parlare
ancora sulla guerra e sull'atteggiamento dell'Italia, votare, votare
semplicemente, come si fa quando si chiede e ottiene la chiusura
di una discussione. E, anzi, credo di avere in qualche modo già
votato, aderendo al programma del Pro Italia Nostra. E poiché le
ragioni di questo mio voto non hanno nulla di peregrino, basta che
io le abbia bene spiegate a me stesso : a che ripeterle fastidiosa-
mente ad altri, che le hanno già udite parecchie volte da voci più
autorevoli della mia? — Dirò dunque solamente che, da quando è
scoppiata la guerra, ho avuto occasione di conversare con moltis-
simi Italiani della più varia qualità, in Napoli e girando per altre
parti d' Italia ; e il sentimento che ho raccolto da quelle conversa-
zioni è stato, nelle sue linee generali, conforme al mio : — orrore
per questa guerra, che si presenta con aspetto affatto nuovo nella
storia ; — ammirazione e pietà per il rigore e per lo spirito di sa-
crificio che si profonde da tutti i popoli in lotta : impossibilità per
un italiano di avversare l'uno o l'altro gruppo combattente, o (che è lo
stesso) di simpatizzare esclusivamente e principalmente con l'uno o
con l'altro, e di vedervi rappresentati i nostri medesimi interessi ; —
soddisfazione che l'Italia non abbia contribuito ad accrescere da sua
parte l'orrenda mischia, — disposizione ferma a compiere ogni sforzo
per tenerci preparati, ma insieme convinzione che bisogni interve-
nire solo quando e a quel modo che la necessità e' imporrà; — vaga
speranza in alcuni inclini ai sogni (ma ai sogni generosi) che l'Italia,
oltre a difendere i propri interessi nazionali, possa concorrere con
altri popoli, nel tempo opportuno, a far cessare questa terribile di-
struzione di ogni sorta di umane energie. — E ho detto a me stesso:
— Questo è il nostro schietto e profondo sentimento nazion'ale, che
risponde alle belle qualità di armonia e d' imparzialità che sono dello
spirito italiano, e alle migliori tradizioni della nostra formazione a
popolo moderno europeo nel Settecento e nell'Ottocento. — Certa-
mente, oltre ad aver ascoltato queste conversazioni, ho letto anche
una lunga sequela di articoli, che da tre mesi istigano l'Italia a get-
tarsi nella guerra, con le parole di minaccia (che si ripetono già da
tre mesi) : « Oggi o non mai !» ; e che con sottili ragionamenti di-
mostrano che gli interessi dell'Italia coincidono a pieno con quelli di
- i65 -
uno dei due gruppi in lotta, e perciò le consigliano la guerra accanto
a questo gruppo. Ma, pure professando il più sincero rispetto per
la sollecitudine patriottica che si sente talvolta vibrare in questi in-
citamenti e sotto quei ragionamenti, io non sono stato persuaso al
credo bellicoso, e non ho molta fiducia nei suoi apostoli. Perchè,
tra questi apostoli, ravviso moltissimi che ho già conosciuto e visto
all'opera, negli ultimi anni, improvvisatori di nuove religioni, di
nuove filosofie, di nuovi socialismi, di nuove formule di poesia, di
pittura, di musica : senza che mai abbiano creato né nuove religioni,
né nuove filosofie, né nuovi socialismi, né (altro che mediocrissime)
poesie, pitture e musiche. E temo che con la stessa imprudente fa-
cilità si siano dedicati ora a improvvisare politica e guerra, e a de-
cidere delle sorti della nostra comune patria. Con la stessa impru-
dente facilità, ma con maggior pericolo, perchè nell'altro caso il
pericolo era soltanto nell'inutile consumo di carta e di stampa, e
qui è in giuoco la fortuna d'Italia. — Ma ciò che soprattutto mi
stupisce è il tentativo d'indurre un popolo alla guerra a forza di
ragionamenti e di esortazioni. La guerra è come l'amore e lo sde-
gno : qualcosa che mille ragionamenti ed esortazioni non producono,
ma che, a un tratto, non si sa come, si produce da sé, invade
l'anima e il corpo, ne centuplica e indirizza le forze, e si giustifica
da sé, pel solo fatto che è ed agisce. — Auguro al mio paese di
far la guerra solo quando sarà entrato spontaneamente in questa
crisi di amore e di furore, che è arra di vittoria o almeno di lotta
gloriosa. E penso con terrore a quel che é accaduto in tutti i paesi
(e ne offre esempì anche la storia d'Italia), quando la guerra è stata
provocata dai raziocinii degli impazientì »].
573. CuLMANN (Commandant breveté, anc. élève de l'École Polytechnique) :
Le Ca?ton à tir rapide dans la Bataille (i voi. in 8" de 584 p. avec
croquis et i carte hors-texte, Paris, 1915, Libr. Lavauzelle) [2e ed.,
refondue et augmentée].
574. Daudet (Ernest) : Les Arabes et la Guerre (Paris, 1915, Bloud et
Gay, ops. in 160 ; n. 48 delle Pages actuelles). [Del notissimo sto-
rico di^X^^ Emigrazione al tempo della Riv. e dell'Impero, collabora-
tore della R. des D. Mondes, laureato dell'Accademia di Francia].
575. Daudet (Leon). Vedi Le Pamphlet.
576. Daudet (Leon) : Fatitómes et Vivants. Souvenirs des milieux litté-
raires, politiques, artistiques et médicaux , de 1880 à 1905 (i*""» Sèrie,
Paris (Impr. P. Renouard), Nouvelle Libr. Nationale, 11 rue de Mé-
dicis, 1914 (3 avril 1915), x-343 p. in ló»).
577. Daudet (Leon) : Devant la douleur. Souvenirs etc, 2e Sèrie {Ibidem,
312 p. in i6°, 3 avril 1915).
578. Daudet (Leon) : Cantre l'esprit allemand. De Kant à Krupp (n."' 7
delle Pages actuelles edite da Bloud et Gay, Paris, 1914). [« Pro-
— i66 —
gramme de la réaction nationale con tre l'influence et l'action aile-
mandes qui, après la paix, devra parachever l'effort admirable de
nos soldats ». Il Daudet descrive « Vintellectualisme germanique, la
faveur injustifiée dont il a joui en France, et les moyens par les-
quels l'esprit francais, enfin libere, établira de nouveau sa légitime
suprématie sur l'esprit allemand »].
579. Dauzat (A. ) : Le Franqais et l'Anglais langues internationales ( i broch.
in 8", Libr. Larousse, Paris, juin 1915). [« La g^uerre nous aura donne
plus d'une le9on, dont nous devrons savoir tirer profit. La victoire
des AUiés, pour étre fructueuse et durable, aura à se poursuivre, à
se consolidar sur le terrain économique et social. Il apparaìtra de
plus en plus que la langue est un des principaux facteurs qui favo-
risent l'expansion d'un peuple. L'alliance du francais et de l'anglais,
réalisant l'Entente cordiale dans le domaine linguistique, achèvera
la ruine de pangermanisme et rendra pour toujours impossibles ses
ambitions d'hégémonie ». — L'autore dimostra chiaramente, e con
uno scopo nettamente pratico, le ragioni d'inferiorità del Tedesco
e delle lingue « artificiali », nate la maggior parte in Germania, e
mette in evidenza la facilità con cui si potranno completare il Fran-
cese e l'Inglese, che hanno « un champ d'action différent mais pa-
rallèle, tant au point de vue social que commercial »].
580. Dauzat (Albert) : La Reclame et la Guerre {La Bibliothèque Univer-
selle, Ginevra, 1915). [Il Dauzat dimostra come il testo ingegnoso o
ingenuo di certa reclame riveli non solo le trasformazioni della vita
sociale e dello spirito pubblico, ma l'arte e l'abilità con cui essa sa
adattarsi ai nuovi ambienti. Notiamo p. es. questa dichiarazione di
neutralità di un albergatore svizzero : « Le directeur de Hotel F.
déclare que pendant tonte la durée de la guerre il reste rigoureuse-
ment neutre » e che « sa maison est ouverte à tous les sujets des na-
tions belligérantes ». C'è poi la r(f^/aw^ della vanità : « Le célèbre
baryton F. , de l'Opera de Paris, vient de contracter un engage-
ment au loe régiment d'infanterie, pour la durée de la guerre »].
581. Davignon (Henri): I^a Conduite des Allemands en Belgique et en
France, d'après l'Enquéte anglaise (i voi. in ló'', Paris, Bloud et Gay;
1915 ; n.° 52 delle Pages actuelles. Contiene preziosi documenti).
582. Dawson (H. V.}: What is wrong, with Germany? (Londra, 1915. Ed.
Longmans Green & C). [Opera importantissima di un autore già
favorevolmente noto per i suoi importanti studi sulla Germania : The
evolution 0/ modem Gertnany ; — Mtinicipal li/e and governmeni in
Germany ; — Industriai Germany'].
583. Defregger (Franz von), Monaco. Vedi N.° 2. [Celebre pittore, n. il
30 apr. 1835 a Ederhof Dòlsach (Pustertal) ; nel 1906 ha dipinto il
Tiroler La7idsturm vor d. Kriegé\.
584. Dehmel (Richard), Amburgo. Vedi N.° 2. [Poeta, n. il 18 nov. 1S63
— lóy —
in Wendisch-Hermsdorf ; le sue opere, « Gesammelte Werke », for-
mano IO voi.].
585. Deissmann (Adolf), Professore di Teologia evangelica, Berlino. Vedi
N.o 2. [Prof, della Neutestamentl. Exegese, direttore del Neutest.
Sem., n. il 7 nov. 1866 in Langenscheid, Nassau].
586. Delbos (Victor), membre de l'Institut : L'Esprit philosophique de
r Allemagne et la Pensée fran^aise (Paris, 1915, Bloud et Gay).
587. Delbrùck (Prof. Hans). Vedi sub voce Mitrofanoff.
588. Denis (E.), Professeur à la Sorbonne : La Guerre. Causes immédiates
et lointaines. L' Intoxication d'un peuple. Le Traiteli voi. in 18°, Pa-
ris, juin 1915, Libr. Delagrave). [Ne hanno reso conto l'ex-ministro
degli Esteri Pichon nel Petit Journal e il deputato Barrès neWEcho
de Paris. Scriveva quest'ultimo : « M. Denis dit : Nous dicterons la
paix, exaniinons les conditions du traile. C'est juste l'objet de mes
articles. Sommes-nous d'accord ? Oui, sur la position du problèma
et sur bien des points »].
589. Denis (E.), Prof, à la Sorbonne : La Grande Serbie (i voi. in 12"
avec cartes, Paris, Libr. Delagrave, 2 juill. 1915. Notevolissimo).
590. Dernburg (F.) : The Kaiser and his Chancellor {Conlemporary Re-
view, t. 92, London, 1907).
591. Desgranges (Jean). Vedi sub voce Ardant.
592. Destrée (Jules), député belge : I^e atrocità tedesche (Società Edito-
riale Italiana, Milano, 1915). [Documenti ufficiali raccolti dal depu-
tato di Charleroy, Giulio Destrée, che ha scritto la prefazione del-
l'ops.].
593. Deutsche Kriegszeitung . Illustrierte Wochen-Ausgabe (Berlin, 1915).
[Il n.° II, marzo 1915, contiene art. sul Gen. v. Linsingen, sulla Gior-
nata del IO marzo, sugli « offizielle franzòs. Berichte » che « lùgen »,
sulla battaglia dei Laghi Masuri etc.].
594. Deutsche Landwirlschaft {Die). Bearbeitet ini Kaiserlicl.en Statis-
tischen Amie (Berlin, 1913, Puttkammer u. Mùhlbrecht).
595. DiELS (Hermann), Professore di Filologia, Berlino. Vedi N.o 2. [Se-
gretario deir^/é. d. Wissenschaften, n. il 18 mag. 1848 in Biebrich].
596. DiMiER (Louis), agrégé de l'Université, docteur ès-lettres : L'Appel
des intellectuels allemands. Textes oflìciels et Traduction, avec Pré-
face et Commentaire. (Nou velie édition, 36 mille ; Paris, Nouvelle Li-
brairie Nationale, 11 rue de Médicis, 3 avril 1915, 160 p. in 16").
[Serie intitolata : La Guerre de 1914]-
597. Documenti della Guerra: Bollettino d'informazioni pubblicato dalla
Camera di Commercio di Parigi. Edizione italiana (Parigi, maggio
1915, n." 11; Gérant : P. Lacroix ; Impr. Lahure, Paris). [« Come
gli eserciti austro-tedeschi fanno la guerra. — Mentre, sul mare, i
sommergibili tedeschi affondano le barche pescherecce e le navi
neutre coi loro equipaggi, e gli « Zeppelins » uccidono vecchi e
— i68 —
bambini, gli eserciti austro-tedeschi rivaleggiano di ferocia. Nella
notte del 29 marzo [1915] dieci ufficiali tedeschi torturarono, per più
di un'ora, un esploratore russo caduto in loro potere, Paphyre Pana-
siouk, per ottenere da lui alcuni ragguagli delle posizioni nemiche.
Panasiouk, che hanno mutilato orribilmente negli orecchi e nel
naso, potè più tardi fuggire, ed ora è curato in un ospedale di Var-
savia. — A Zaleszcyki, alcuni ufficiali austriaci tagliarono la lingua
a un soldato russo che s'era ricusato di tradire i suoi commilitoni.
— Per punire questi atti infami, il granduca Nicola ha dato l'or-
dine di togliere a tutti gli ufficiali austriaci fatti prigionieri a Prze-
mysl la loro spada, che avevano potuto tenere dopo la capitola-
zione. — Un ordine generale austriaco, in data del 5 febbraio, trovato
a Przemysl dallo stato maggiore russo, accerta che l'impiego di
pallottole esplosive da parte dei soldati della guarnigione austriaca
ebbe fine soltanto dopo la minaccia del generale russo Selivanoff di
far fucilare tutti i soldati austriaci sui quali si sarebbero trovate
cartucce con pallottola esplosiva. Il dott. Reiss, professore all'Uni-
versità di Losanna, ha portato dai campi di battaglia e dagli ospe-
dali serbi diversi documenti fotografici inconfutabili e alcune pallottole
esplosive, impiegate in Serbia dagli eserciti dell' imperatore Fran-
cesco Giuseppe, e che producono orribili ferite. Egli ha pubblicato
le istruzioni generali del comandante in capo dell'esercito austriaco,
che intimava ai soldati di condurre la guerra con « la più grande
severità e la massima durezza » ; e ciò che avvenne poi è noto :
stragi di donne, dì vecchi e di bambini serbi. — Quanto alle atro-
cità e alle devastazioni commesse nei dipartimenti francesi invasi,
specialmente a Nomény, a Lunéville, a Gerbéviller e a Sermaize,
una parte di esse soltanto è stata svelata dalle relazioni della com-
missione d'inchiesta, di cui il Journal de Genève riconosce « la scru-
polosa risoluzione di non affermare nulla che non sia stato accertato
secondo una procedura giudiziaria rigorosa ». — Nessuno dimentica
gli orrori di cui fu vittima, nel mese di agosto 1914, la popolazione
delle città belghe di Lovanio, d'Andenne, dì Termonde, d'Aer-
schot e di Dinant. — E ancora poco fa, sul fronte delle Fiandre,
a Drie-Grachten, alcuni ufficiali tedeschi, col pretesto di vendicare
la morte di sentinelle uccise durante il combattimento, e in condi-
zioni perfettamente regolari, fecero fucilare numerosi soldati belgi.
— Esiste una fotografia rappresentante un soldato francese ferito
nel combattimento di Bois-Jaune-Brùlé, nella Sciampagna, al quale
presero parte le milizie della guardia prussiana : il disgraziato ha
la testa attraversata da una canna di fucile che ha frantumato il
cranio. — Tali atti barbarici sono giustamente qualificati « opera
infernale e ignobile » dal colonnello tedesco Mertens, nel suo gior-
nale di guerra, caduto tra le mani dei Russi »J.
— 169 —
598. DoERPFELD (Wilhelm). V. N. 2. [Architetto e archeol., n. 1853].
599. DoRN (Hanns"; : Staatsbiirgerliche Flugschriften (Eug. Diederichs
Verlag, Iena, fino al 1915). [Ecco gli aut. dei primi 9 volumi : Eduard
Bernstkin, Emil Felden, Gerhard Hildebrand, Heinz Potthoff,
Martin Rade, J. Riesser, Paul Arndt, Gustaf F. Steffen, Richard
Calwer].
600. DoRN (Dr Hanns). Vedi sub voce: Bernsteix, Dorn, Steffen.
601. DouMic : Le Saldai de 1914; Le Salut aux Chefs, par René Dol'mic,
de l'Académie fran^aise (Bloud et Gay, éditeurs, 7, place Saint-Sul-
pice, Paris, 1914). [N.° i delle Pages actuelles : « La lecture faite à la
séance publique des cinq Académies, le 26 octobre 1914, par René
Doumic est ici très opportunément complétée par un article non moins
émouvant du méme auteur : Le Saint aux Chefs. Ce charmant petit
livre resterà comme un hommage inoubliable de ceux qui tiennent
la piume, — car c'est notre Académie franraise tout entière qui s'in-
dine ici devant notre armée, — à ceux qui tiennent l'épée ». —
Trovasi a p. 35 di questo bel volumetto un commovente ricordo del
nostro amico e collaboratore Patrice Mahon {Art Roè) che fu illu-
stre cultore di studi napoleonici, romanziere e novelliere, e colonnello
di artiglieria eroicamente morto a Wissembach dicendo a un collega:
Moìi ami, si les chefs ne donneili pas l'exemple, nous reculerons. Et
il faut tenir. — Mando alla memoria del grande studioso e sem-
plice eroe, a quella dell' amico cortese, un riverente saluto].
602. Drage (Geoffrey): Ausiria-Hungary {hondon, Murray). [Cit. dal Pro-
THERO. — L'autore ha studiato alle Università di Berlino e di Mosca ;
è Presidente della « Central Poor Law Conference » ; è stato De-
putato dal 1895 al 1900. Vanno ricordate altre opere sue utili allo
studio delle origini della conflagrazione del 1914 : Criviinal Code of
German Empire, wiih Prolegomena and Cormneniary (1885) ; Russian
Affair s (London, Murray, 1904) ; studi storici sulla Russia nella Cam-
bridge Modem History, voi. XI (1909). — È uno scrittore inglese
stimatissimo, e giustamente].
603. DuBOis (General E.): Considérations sur la Guerre de 1914-/915(1 broch.
in 8° de 38 p., Paris, juin 1915, Libr. Lavauzelle}.
604. DuBOis (Marcel) et Kergomard (J. G.): Carte de la Guerre en Orìent,
à l'échelle de i : 3 ,000 ,000^ . Dessinée et gravée par R. et A. Hauser-
mann. Extrait de la Carte generale d'Europe. (Augustin Challamel
ed., 17 rue Jacob, Paris, 1915).
605. DuDAN (Alessandro). Vedi sub voce Cesarò (Di).
606. DuDON (R. Pére). Vedi sub voce Baudrillart.
607. DuHN (Friedrich von), Professore di Archeologia, Heidelberg. Vedi
N." 2. [Geheimer Hofrat, n. il 17 aprile 1851 a Lubecca ; Prof. ord.
all'Un, di Heidelberg da 37 anni; autore degli Antike Bildverke Rojus
e di Pompej ; ha collaborato alla Rivista di Roma'].
— lyo —
608. DuMONT-WiLDEN : La Belgiqiie illustrée. Avec préface d'Emile Ver-
HAEREN (i voi. in 40, 601 grav. phot., 15 pi. en noir, 4 pi. en coul.,
6 cartes en coul., 19 cartes et plans en noir; Paris, Libr. Larousse,
nouv. ed., 1915).
609. DuvAL (Maurice) : Contrebande de guerre {Larousse Mensuel, n." de
juin 19 15, Paris). \Droit internat. : Contrebande absolue et contre-
bande conditionnelle. Les vivres. Le cas du Wilhelmina. Sanction
des règles de la Contrebande. De la marchandise consignée « à
ordre »].
610. EcHO {L') de Russie. Politique. Informations. Hebdomadaire. Pa-
raissant le mardi (Bureaux : Paris, 12 rue Lagrange; in-folio à 4 col.,
2 pages). [Il n." i è uscito il martedì 27 aprile 1915].
611. Edmundson (Rev. G.), Steed (H. W.), Coolidge (Rev. VV. A. B.):
Belgiutn, Italy and Switzerland (London, Encycl. Brit. Co., i voi.).
612. Egklhaaf (G.): Geschichte der neuesten Zeii, voni Frankfurter Frie-
den {i8yi) bis sur Gegenwart (Stuttgart, Krabbe, 1913).
613. Ehrhard (Albert), Professore di Teologia cattolica, Strasburgo. Vedi
N." 2. [N. il 14 marzo 1862 in Herbitzheim (Alsazia) ; Prof. ord. a
Strasburgo ; autore della Roma sotterranea (1892) e della Storia della
Letteratura bizantina (1897) ; nel 1901 ha pubblicato uno studio cri-
tico sul celebre libro dell'anglo-tedesco Chamberlain : Grundlagen
d. XIX. Jahrh. ; redattore degli Studi teologici di Strasburgo'],
614. Ehrlich (S. e. Prof. Paul), Francoforte sul Meno. Vedi N.o 2. [Di-
rettore del R. Istituto di Terapia sperimentale; n. il 14 marzo 1854
a Strehlen (Slesia); ebbe nel 1908 il premio Nobel; è membro della
R. Accademia dei Lincei].
615. Einaudi (Prof. nell'Università di Torino) : Democrazia e Burocrazia
(Corriere della Sera del 31 genn. 1915). [L'autore si domanda se sa-
remo destinati a divenire anche noi una democrazia sempre più de-
cadente, con una burocrazia sempre più spadroneggiante ; l'illustre
economista dell'Università di Torino invoca maggior rigore nelle
spese di amministrazione non necessarie, onde il paese possa uscire
dalle presenti dure difficoltà. Cfr. resoconto nella Nuova Antologia,
16 febbr. 1915, pag. 709].
616. Elan (Z'). Paris, 34 rue des Vignes. [« Édition de grand luxe sur
japon, 60 fr. 12 n"» ». [lère année, 1915, n." i : 15 avril 1915. In 4°,
12 p. avec gravures].
617. Elkind (L.): The Emperor William II and Social Re/orm {Nine-
teenth Century, t. 63, London, 1908).
618. England {fV/>y), Gennany atid Russia went lo War {The New-York
Times, 2 Pali Mail East, S. W., London, 1914. Ops.). [« The White
Papers of England and Germany and the Orange Paper of Russia ».
Ristampato dal New-York Times del 23 e 24 ag., del 27 sett. 1914
e de' giorni seguenti].
— 171 —
619. Engler (S. e. Karl), Professore di Chimica, Karlsruhe. Vedi N." 2.
[N. il 5 gennaio 1842 a Weisweil ; direttore dell'Istituto chimico;
autore del Manuale di Chimica tecnica ; è in corso di pubblicazione
il suo Manuale in 5 voi. di Chimica, Fisica, Geologia e Tecnologia :
D. Erdòr\.
620. Esser (Gerhard), Professore di Teologia cattolica, Bonn. Vedi N.° 2.
[N. il 17 dicembre 1860 a Ophoven nella Prussia renana; Prof. ord.
a Bonn dal 1898; pubblicò nel 1905 Naiur-ÌViss. u. ÌVeltauschaming;
nel 1908 Goti und Weltf; nel 1^12 Jesus Chris tus'\.
621. État militaire de toiites les Nations du monde, 191 4 (Nancy e Parigi,
Libr. Berger-Levrault, 1914, iv-176 p. in 8").
622. Eucken (Rudolf), Professore di Filosofia, Iena. Vedi N.'^ 2. [N. il
5 genn. 1846 ad Aurich ; Prof. ord. a Iena ; nel 191 2 ha insegnato
alla Harvard University; autore del celebre libro Erkennen und Le -
ben (1912); membro della R. Accademia dei Lincei di Roma; pre-
mio Nobel del 1908].
623. EuLENBERG (Herbert): Kaiserswerth. Vedi N.° 2. [Letterato e dram-
maturgo; n. il 25 gennaio 1876 in Mùlheim sul Reno; si occupò
prima di giurisprudenza, poi di letteratura. Interrogato dal Degener,
quali raccolte facesse, rispose spiritosamente : « Gar nichts, nicht
einmal von Geld »].
624. Eulenspiegel: German Art and the Emperor {Contemporary Review,
t. 95, London, 1909).
625. Faguet (Émile) : La France et Guillaume II {Reme Latine, Paris,
1907). [A proposito del libro di Victor Bérard].
626. Fantassin {Le petit Livre illustre du). Instruction et éducation mi-
litaires ; 1915, 29» édition (i voi. de 144 p. avec gravures ; Paris,
juin 1915, Libr. Lavauzelle). [« Entièrement mis à jour avec les nou-
veaux règlements. Indispensable à tout soldat désireux d'avoir un
texte illustre qui lui rappelle les théories verbales des giadés »].
627. Fenoglio (Giulio) : La Redditività delle principali industrie tedesche
nel igij (Torino, 1914, S. T. E. N.).
62S. Fenoglio (Giulio) : La Germania Economica. Parte I : Prima della
guerra (Estratto dalla Riv. delle Soc. Commerciali, a. V, fase. I,
Roma, 1915, p. x-64). [Da questo opuscolo apprendiamo uno strano
fatto : che cioè la Rivista delle Società Commerciali si pubblica a
Roma, ma si stampa a Berlino. Questo estratto esce infatti dalla
Berliner Bórsen-Zeitung, Druckerei und Verlag G. m. b. H., Berlin,
W. 8. Il Fenoglio che dimora a Charlottenburg ha scritta questa
monografia nel novembre del 1914, e ben a ragione ha pensato che
una rapida e obbiettiva rassegna delle condizioni economiche della
Germania potesse riuscire utile a chi, nella presente grande crisi,
s'interessa alle sorti dell'Impero tedesco. Il suo studio, pieno di
dati statistici, servirà di base e di premessa alle parti in prepara-
— 172 —
zione, in cui si studieranno le condizioni economiche della Germania
durante la guerra. Chi adopera questo materiale raccolto dal Feno-
glio non deve però scordare che trattasi di una monografia, italiana
in apparenza, tedesca in sostanza, poiché i dati sui quali ragiona il
Fenoglio gli sono tutti stati comunicati dall' Ufficio imperiale di sta-
tistica, dalle Camere di commercio tedesche, e da Karl Hellferich,
direttore della « Deutsche Bank »].
€29. Ferraro (Carlo): L'origine storica delle fortificazioni dei Dardanelli
{Nuova Aìitologia, i*^ febbr. 1915, p. 473-481). [L'articolo del Fer-
raro assunse nuova importanza poco più di un mese dopo la sua
pubblicazione, quando la flotta anglo-francese imprese, invano, di
forzare il celebre passo dei Dardanelli].
630. FiNKE (Heinrich), Professore ord. di Storia, Freiburg i. Br. — Vedi
N.° 2. [N. il 13 giugno 1855 in Krechting ; storico del Concilio di
Costanza e della politica ecclesiastica alla fine del Medio Evo ; bio-
grafo di Bismarck].
631. Fischer (S. E. Emil), Professore di Chimica, Berlino. Vedi N.° 2.
[Secondo Vicepresidente dell'Accademia di Scienze di Berlino ; n. il
9 ottobre 1852 in Euskirchen; ebbe nel 1909 il premio Nobel; mem-
bro di tutte le accademie scientifiche d'Europa e d'America].
632. Flandin (Etienne), Sénateur : L'Allemagne en 1914 - Institutions -
Gouverfiement - Armée - Empire Alleviand - États Confédérés (i voi.
in 16», 460 p., Libr. H. Le Soudier, 174 Boul. St-Germain, Paris,
juin 1915). [L'autore ha fatta una serie di libri sulle Institutions po-
litiques de l'Europe conteniporaine , che vanno qui segnalati : L An-
gleterre et Belgiqtie \ IL Allemagne [esaurito]; IH. Suisse et Italie ;
IV. Pays-Bas, Luxembotirg, Danemark, Suède, Norvège ; V. Espa-
gne, Val d'Andorre (5 voi. in 16», ibidem)].
633. Florencie (P.) : France, debout ! Chant patriotique. Poesie et mu-
sique. Chant et piano (Paris, 1915, A. Noél ed.).
634. Foerster (Wilhelm;, Professore di Astronomia, Berlino. Vedi N.' 2.
[N. il 16 dicembre 1832 in Grùnberg (Slesia) ; ha pubblicato Ricordi
autobiografici e numerosi studi astronomici].
635- FoLEY (Charles) : Prime d' Allemagne, Roman (Paris, Soc. d'éditions
et de publications, Jules Tallandier ed., 1915, i voi. in 18"). [« Ex-
traordinaire, fantastique, atrocement cruel et cependant bien réel, tei
est Ulric, prince de Souabe et due de Brunswig, aussi connu à Paris
et dans tonte l'Europe par ses excentricités que par ses colossales
richesses.... »].
636. FoREST (J.), géographe : Carte des opérations du Niémen à l'Oder et
au Danube. De Tilsit à Breslau et Vienne, Pologne, Prusse orientale,
Silésie, Posen, Galicie, Moravie, Hojtgrie, à l'échelle de i : 1,000,000'
(Paris, 1915, J. Forest ed., 19 rue de Buci). -
637. FouRDRAiN (F.) : Trois cfiants patriotiques , pour mezzo-soprano ou
— 173 —
barytoii, avec accompagnement de piano (Paris, 1915. C. Pugno, 19 quai
des Grands-Augustins). [Poésies de Magd. Gaston-Charles ; N. I,
Le Rhiìi; N. II, Les Noèls d'Alsace-Lorraine; N. Ili, Ce n'est pas
la fé te des ìnorts\.
638. FouRNiER (Di D. a.) : Wie wir zu Bosnien kavien (Wien, Reisser
ed., 1909, I voi.)- [Cit. dal Prothero. L'autore è celebre per una
« Storia di Napoleone » ; è stato lungamente deputato austriaco e
Prof. airUniv. tedesca di Praga].
639. Frange (Anatole), de l'Académie francaise : Sur la Voie glorieuse
(i voi. in 4°, Paris, Libr. anc. Ed. Champion, 1915). [Au profit de
V CEuvre des mutilés de la guerre. Contenant une lettre autographe
d'A. Frange et un frontispice d'André Rouveyre. — io ex. Chine,
30 ex. Japon ; 125 ex. Hollande, ornés d'un portrait originai à l'eau-
forte par Edouard Oberlin].
640. Frange (Anatole). Vedi sub voce Pamphlet (Le).
641. Freeman (E. A.). Introduzione all'ediz. ingl. AéìVHist. de l'Autr.-
Hongrie del Lécer. Vedi Lécer.
642. Frengh : Ordre du jour du niaréchal French (^Le Temps, Paris,
5 oct. 191 5). [« Nous sommes arrivés maintenant à une phase defi-
nitive de la grande bataille commencée le 25 septembre. Nos alliés,
au sud de la dernière ligne de tranchées ennemies, ont fait de nom-
breux prisonniers et capturé de nombreux canons. A notre droite,
l'armée francaise, quoique rencontrant une forte résistance, a réussi
brillamment à s'emparer de l'importante position des hauteurs de
Vimy. — Les opérations des armées anglaises ont été couronnées
de succès et ont eu des résultats importants. — Le matin du 25 sep-
tembre, le ler et le 4^ corps d'armée ont attaqué et enlevé la pre-
mière et la plus forte ligne des tranchées ennemies de notre flanc
droit, à Grenay, jusqu'à un point au nord de la redoute Hohen-
zollern, soit une distance de 6.500 yards. Cette position était excep-
tionnellement forte, car elle consistait en une doublé ligne compre-
nant de larges redoutes, des filets, des tranchées, des abris à coupoles,
des caves construites de distance en distance, tout le long de la
ligne, dont quelques-unes très vastes s'enfonrant de trente pieds
au-dessous du sol. — Le ii^ corps de réserve et la 3^ division de
cavalerie ont été ensuite employés, et finalement la 28^ division. —
Après des vicissitudes comme il s'en produit dans tous les combats,
les postes ennemis de deuxième ligne ont été pris et une position
commandant la colline 70, en avant de Loos, a été capturée ; nos
troupes ont constitué et consolide une forte ligne proche de la
troisième et dernière ligne allemande. — Les opérations principales,
au sud du canal de la Bassée, ont été facilitées et appuyées par les
attaques accessoires faites par le 36 corps et le corps indien, ainsi
que par les troupes de la 2^ armée. Un appui important a aussi été
— 174 —
trouvé dans les opérations du 5^ corps, à l'est d'Ypres, au cours
desquelles des prises importantes ont été réalisées. — Nous sommes
très reconnaissants au vice-amiral Bacon et à nos camarades de la
marine, pour la coopération importante que nous a donnée la flotte.
Nous avons fait 3.000 prisonniers et pris 25 canons, ainsi que de
nombreuses mitrailleuses et une quantité de matériel de guerre. —
L'ennemi a subi de grosses pertes, particulièrement au cours des
contre-attaques par lesquelles il a essayé de reprendre les positions
perdues et qui, toutes, ont été repoussées par nos troupes. — Je
désire témoigner à l'armée que je commande combien j'apprécie
profondément l'oeuvre magnifique qu'elle a accomplie et formuler
mes remerciements sincères pour la belle direction du general sir
Douglas Haig et des commandants de corps et divisions sous ses
ordres au cours de l'attaque principale. — Dans un méme sentiment
d'admiration et de reconnaissance, je veux signaler particulièrement
l'élan superbe, le courage indomptable, la ténacité acharnée des
troupes. L'ancienne et la nouvelle armée, ainsi que les territoriaux,
ont rivalisé d'héroisme dans la bataille, officiers, sous-officiers et
simples soldats. — J'ai tonte confiance et assurance que cette mème
ardeur si remarquable de la première phase de la bataille se pour-
suivra jusqu'à ce que nos efforts soient couronnés par une victoire
finale et complète »].
643. French Yellow Book. English Translation. Supplement to the Times,
Dee. 19'^, 1914. [Altra edizione inglese: Issued as " Diplomatic
Correspondence respecting the War, published by the French Go-
vernment ", Cd. 7717, London, 1914, H. M. Stationery Office].
644. Frisch (Colonel R.-J.) : Ctierre de 1914-191.... - Théàire des opéra-
tions franco-a7iglo-alleviandes (i voi. in 8", Paris, juin 1915, Libr.
Berger-Levrault). [È il collaboratore militare, molto stimato, del
Tetnps ; cfr. sub voce R.-J.-F., Théàtre des opérations russo-austro-
allemandes, stamp. ibidem, in 8"' ; questo primo volume fu pubblicato
con le iniziali, non col nome dell'autore].
645. Froidevaux (H.) : Le Bosphore {Larousse Mensuel, n." de juin 1915,
Paris).
646. Fulda (Ludwig), Berlino. Vedi N.° 2. [N. il 15 luglio 1862 in Fran-
coforte sul Meno ; ha pubblicato molti libri suoi e tradotto Goldoni,
Rostand, Molière, Shakespeare. Per il suo Talisman gli fu attribuito
nel 1893 il « Premio Schiller » ; ma, cosa che naturalmente diede
luogo a molti commenti, l'imperatore Guglielmo II, scimmiottando
Napoleone con Chateaubriand, non ratificò mai l'assegnazione di tal
Premio. Più fortunato fu il Fulda in Francia dove il Ministero Briand
gli conferì la Leg^on d'Onore. Quest'uomo ben viso nella Francia
repubblicana e mal viso nella Germania imperiale, sì associò nel 1914
ad altri novantadue « Intellettuali » per sottoscrivere quel prodigiosa
— 175 —
Proclama Alle Nazioni civili! in cui è detto fra l'altro : «Noti è vero
che noi abbiamo infranto la neutralità belga.... siamo qua a farvene
fede coi nostri nomi e col nostro onore »].
647. FuLLERTON (W. Morton) : Problems of Power ; a Study 0/ Interna-
tional Politics front Sadowa (1S66) lo Kirk-Kilisse (191 2) (London,
1913, Constable).
^48. Fyfe (C. a.) : A History of Modem Europe (London, 1889, Cassell).
[Il Prothero indica il voi. Ili che va dal 1848 al 1878].
649. Galanti (Prof. Arturo). Vedi sub voce Cesarò (Di).
650. Gallois (L.), Prof, à la Fac. des Lettres de l'Un. de Paris : Carte
murale du théàlre de la guerre, à l'échelle de / : 6oo,oo(f. Dessinée
par Wuhrer ^Libr. Armand Colin, 103 boul. Saint-Michel, Paris, 1915).
651. Garibaldi : Da Digione all'Argonna, Memorie eroiche di Ricciotti
Garibaldi raccolte da G. A. Castellani (Milano, Treves, 1915, i voi.
in 16" con 22 tav. fuori testo). [Proemio : Come raccolsi le « Me-
morie ». — Parte prima: I. Da Digione all'Argonna. - IL In Bor-
gogna e nella Costa d'Oro in guerra contro la Prussia - I prodromi
delle gloriose giornate di Digione. - III. Tregua di eserciti ed epi-
sodio sentimentale - « Blondinette ». - IV. La prima giornata di
Digione - Sopra le ali di un'aquila. - V. Battaglia : L'epica lotta di
Messign}-. - VI. Giorgio Imbriani muore tra un inno e una battaglia
gridando : « Avanti Italiani, Viva l'Italia! ». - VII. La tragica morte
di Giuseppe Cavallotti chiude la prima giornata di Digione. - VIII.
La seconda giornata di Digione si apre con la rievocazione di Bez-
zecca e si chiude con il grido di Rouget de Lisle. - IX. Terza
giornata di Digione - Garibaldi vigila la battaglia dalle alture di
Talant. - X. La quarta brigata conquista la bandiera del 61 ^^ reggi-
mento di Pomerania. - XI. Come Curtat s'impossessò della bandiera
del 61° reggimento di Pomerania. - XII. Una zuffa intorno a Curtat
- Stefano Canzio in uno slancio di entusiasmo trascina la quinta bri-
gata alla riconquista del Castello di Pouilly e la vittoria incomincia
a delinearsi completa. - XIII. La vittoria ! - XIV. La notte - L'Eroe
detta un proclama all' Esercito dei Vosgi. - XV. L'addio alla Fran-
cia - La dolente figura di Anita e l'ombra di Mentana. — Parte
SECONDA : XVI. Il fato - I tre episodi dell'Argonna - Cornelia, Ade-
laide e Costanza, tre madri, una stirpe].
652. Garriguet (Abbé) : Nos chers Morts. Essai sur le Purgatoire (i voi.
in 16", Paris, 1915, Bloud et Gay).
653. Garvin (J. L.) : Kaiser or People? {Fortnightly Review, n. s. 81,
London, 1907).
654. Gaston-Charles (Magd.). Vedi sub voce Fourdrain.
655. Gauchez (Maurice), volontaire du Corps des autos-canons de Bel-
gique, correspondant de guerre du « Matin » d'Anvers : De la Mense
à l'Vser. Ce que j'ai vu (Paris, Libr. Arthème Fayard et C>e, 3 avril
— 176 —
19^5. 255 P- J" i6°)- [Préface de M. Henri de Régnier, de l'Aca-
démie francaise].
656. Gaudeau (Le chanoine B.) : Les Lois chrétiennes de la Guerre. —
Vedi sub voce Baudrillart.
657. Gazette de la Tranchée (La), giornaletto poligrafato per i soldati
nelle trincee delle Argonne (1914-1915). [Vedi Ceci : La vita nelle
trincee delle Argonne'].
658. G. C. (Maggiore nell'esercito italiano). Vedi Maggiore Vigevano.
659. Gebhardt (Eduard von), Dusseldorf. Vedi N." 2. [Pittore di storia,
membro dell'Accademia di Monaco, n. il 1/13 giugno 1838 nella Par-
rocchia di S. Giovanni, Jerven, Esthland ; studiò dal 1855 al 1857
all'Accademia di Pietroburgo, dal 1873 è professore all'Accademia
di Dusseldorf. Ha molto viaggiato, anche in Francia ed in Italia.
Da non confondersi col suo omonimo, pure pittore, Karl Gebhardt,
n. nel 1860 a Monaco].
660. George (The Rt. Hon. D. Lloyd) : Through Terror to Triuntph.
An Appel to the Nation (Parliamentary Recruiting Committee, Lon-
don, 1914V [«A Speech delivered at the Queen's Hall, London, on
Sept. i9'l", 1914. Authorised Edition »].
661. George (D. Lloyd), Ministro inglese : Honour and Dishonour (Me-
thuen, London, 1914). [« A Speech at the Queen's Hall, London,
Sept. T9tb, 1914 »]•
662. George (Lloyd), Ministro inglese. Discorso tenuto nel marzo del 1915
(Times, Londra; tradotto o riassunto in tutti i giornali del mondo).
[Scrive a questo proposito Olindo Malagodi nella Tribuna del 17 mag-
gio 191 5 : « Sono ormai otto mesi che l'Inghilterra si trova in guerra,
e con una energia d'azione ed una fermezza di scopi che ne mettono
in pieno rilievo tutte le sue virtù di lottatrice secolare per l'impero.
Con tutto questo però uno dei suoi uomini di Stato più popolari e
più famosi, Lloyd George, parlando giorni sono in pubblico, ebbe
a fare alcune dichiarazioni limitatrici, che richiamiamo alla medita-
zione di coloro i quali presso noi stanno filando la teoria della guerra
ad ogni costo ed anzi della guerra per la guerra {jjuesto è uno degli
ultimi colpetti di spillo rivolti dal neutralista Malagodi agli inter-
ventisti suoi detrattori dell' « Ldea Nazionale » , una settiniatia prima
della nostra dichiarazione di guerra]. — « Avanti che un soldato
« tedesco », dichiarò Lloyd George, « avesse posto il piede nel
« territorio del Belgio, se noi avessimo fatto un plebiscito avremmo
« trovato che il 90 per cento del popolo inglese si sarebbe di-
« chiarato contrario alla partecipazione alla guerra. Ventiquattro
« ore dopo, quando la violazione tedesca della neutralità del Belgio
« fu un fatto compiuto, un plebiscito avrebbe viceversa mostrato che
« il 99 per cento del popolo inglese era per la guerra ». — Ora non
è il caso di discutere qui se l'indignazione inglese per la violazione
— 177 —
della « santità "dei trattati », che rivoltò in ventiquattro ore l'intera
opinione pubblica, non nascondesse sotto la superficie altruista ra-
gioni egoistiche più profonde. Una cosa era probabilmente congiunta
all'altra, perchè in quella violazione era implicita una sfida alla di-
gnità ed alla potenza dell'Impero inglese, che di quel trattato par-
ticolare era il principale custode. E l'Inghilterra del resto fa benis-
, sinio dal suo punto di vista se, entrata nella guerra per un moto in
parte ideale, la svolge anche a beneficio ed assicurazione dei suoi
interessi particolari. A parte tutto questo resta però la verità della
dichiarazione fatta da Lloyd George, e che nelle varie pubblicazioni
diplomatiche trova testimonianza e conferma ; — e cioè che sola-
mente quando tutti i mezzi diplomatici furono esauriti ; quando
l'invasione del Belgio, con la sfida che implicava per l'Inghilterra,
fu un fatto compiuto, essa sentì di dovere mettere mano alla spada.
Anzi, nemmeno allora. Ci fu un supremo momento, terribilmente
drammatico, quando Lord Goschen, l'ambasciatore inglese a Berlino,
quasi nel varcare la porta, rivolse un ultimo appello: - « Non po-
teva ancora la Germania recedere dalla violazione ?» — « E ormai
fatto » — rispose Bethmann-Hollweg. — E solo allora l'ambascia-
tore dichiarò la guerra. — Tutto questo dovrebbe riuscire di alto
insegnamento ai fautori della guerra per la guerra. Una Potenza
quale è l' Inghilterra, che ha una tradizione nazionale ormai mille-
naria, che si gloria di parecchi secoli d'Impero; una Potenza che
domina su oltre quattrocento milioni d'uomini, ed occupa un quinto
del territorio terrestre, e signoreggia sui mari, ed ha a propria di-
sposizione risorse infinite per cui, come avvertì pure Lloyd George,
può <^ continuare la guerra per oltre cinque anni coi soli proventi
dei suoi investimenti all'estero »; una tale Potenza ha compiuto
ogni sforzo diplomatico per evitare la guerra, e non ha tratta la
spada che quando non gli [sic] è rimasta altra via per difendere la sua
dignità e la sua esistenza imperiale. — Ora, appunto in questa re-
nitenza, in questa grave apprensione della guerra, in questo conato
diplomatico per evitarla, noi troviamo il meglio della sua t'orza; la
migliore garanzia che essa non rinfodererà la spada tratta con ri-
luttanza, che quando avrà conseguiti gli scopi che si è proposta »].
663. Gerb.vult (Jules) : La Guerre de /914-ig/s {Laroiisse Mensuel, Pa-
ris, 1914-1915). [« Sèrie d'art, mensuels »].
664. German White-Book (The). Only aiiihorised translation (Berlin,
Liebheit, 1914; riprod. \n facsimile : Oxford, University Press).
[< How Russia and her Ruler betrayed German confidence and
thereby caused the European War ; with the originai telegrams and
notes »].
665. Gnoli, Rivetta e Tilgher : La Guerra e l'Italia. ILa Concordia,
uno dei tanti organi del Comitato tedescofilo Pro Uxoribus nosfris,
23
- 178 -
pubblica nel n.o del 21 marzo 1915 il seguente Avviso : « La Guerra
e l'Italia. Collezione diretta da Tomaso Gnoli, Pietro Silvio Rivetta
e Adriano Tilgher. Essa si propone di pubblicare quanto di più pre-
gevole e duraturo [! ?] è stato scritto e si andrà scrivendo dai migliori
scrittori intorno alla Guerra Europea in rapporto all'Italia. Ogni opu-
scolo, di 16 pagine, costerà io centesimi. — Sono in vendita presso
tutti i librai, chioschi, edicole, stazioni ferroviarie, giornalai, ecc.,
i seguenti opuscoli: i. Benedetto Croce: Cultura germanica e po-
litica italiana \ 2. D. Gnoli : La neutralità degli spiriti ; 3. Giacomo
Barzellotti : La politica italiana e la questione della neutralità o
dell'intervento; 4. G. E. Curàtulo : La nostra sorella latina. — Se-
guiranno opuscoli di : G. Bellonci, C. De Lollis, T. Gnoli, G.
Memmoli, F. Messine©, T. Palamenghi-Crispi, G. Pardo, P. S.
Rivetta, L. Salvatorelli, A. Tilgher, A. Zottoli, ecc. — Ab-
bonamento alla serie dei primi 12 opuscoli L. 1,00. — Inviare car-
tolina-vaglia alla Tipografia G. Scotti, Via della Lungara, 113,
Roma ». — Siamo sicuri che il buon Ojetti vi troverà ampia messe
alle sue ironiche storielle dell'Ow. 7^/?^ nella Lettura....'].
666. GoocH (G. P.): An7tales of Politics and Culture, 1492-/899 (Cam-
bridge, 1901, Cambr. Univ. Press.). [With an Introductory Note by
Lord Acton].
667. GooCH (G. P.) : History of our Time (1885-igii) (London, Williams
and Norgate).
668..G0URMONT (Rémy de). Vedi Pamphlet (Le).
669. Gourmont (Rémy de) : Pendant l'Orage (au profit de l'CEuvre du
Vétement du Prisonnier de Guerre ; i voi. in 4*^, Paris, 20 mai 1915,
Libr. Anc. Ed. Champion). [Collection éditée aux dépens de « M.
Edouard Champion, mobilisé ». Questo è l'ultimo volume del com-
pianto nostro amico Rémy de Gourmont, che fu degnamente com-
memorato dal Mercure de France nel 1915].
670. GovAU (G.). Vedi sub voce Baudrillart (nel cui volume il Goyau
ha pubblicato : La « Culture Germanique » et le Catholicisme, 1915).
671. GRAND.MAISON (Geoffroy de) : Les Aumó7iiers militaires (i voi. in 16^,
Paris, 1915, Bloud et Gay ; n." 47 delle Pages actuelles). [Cfr. sub voce
Baudrillart. Il G. de Gr. è il notissimo storico della Spagna
all'epoca dell'invasione napoleonica].
672. Gravina (Marchese Manfredi, collaboratore della Nuova Antolo-
gia e della Rivista di Roma) : Alleanze navali {Rivista Marittima,
febbraio 1915, p. 191-213). [Ottimo scritto, con rapida visione storica
delle Alleanze del passato. Eccone la conclusione : « La necessità
di unire forze separate contro un probabile avversario più forte sus-
sisterà sempre finché sussisteranno le naturali disuguaglianze di forze
fra i popoli ; gli aggruppamenti di nazioni tendono a compensare
tale disuguaglianza ed a stabilire un certo equilibrio che sia garanzia
— 179 —
di pace non solo, ma anche tutela dei singoli interessi contro even-
tuali e troppo facili prepotenze e sopraflazioni : esso permette d'altra
parte a ciascun alleato di manifestare le aspirazioni proprie e può
facilitarne la realizzazione. — Per gli alleati, considerati sia collet-
tivamente sia singolarmente, la forza propria è sempre la migliore
garanzia del successo dell'alleanza, e di quello che dall'alleanza si
potrà conseguire ; forze all' incirca equivalenti furono condizione fa-
vorevole alla compagine delle alleanze, e male specularono le na-
zioni le quali, fidando sul concorso altrui, pensarono di poter econo-
mizzare sugli armamenti e ne lasciarono l'onere maggiore all'alleato,
che sempre volentieri ne approfittò per assumere la parte di protettore.
— Noi stessi siamo testimoni oggi dell'immane conflitto che aspirazioni
contrapposte, interessi, sentimenti di razza hanno fatto divampare,
dimostrando con si tragica evidenza come nessuna civiltà sia valsa
a tutt'oggi, in nessun tempo, presso nessun popolo, a domare lo
spirito di lotta che fa così intimamente parte dell'indole umana come
della natura animale tutta. Come questo conflitto si svolga, come
siano costituiti i vari gruppi politici, come si esplichino e qual parte
abbiano le alleanze terrestri e navali, noi tutti vediamo e possiamo
seguire giornalmente. Qui, per ragioni ovvie, facciamo punto : era
del resto scopo del nostro modesto studio semplicemente il ricercare,
nella storia degli uomini che nel passato come oggi sono autori ed
attori insieme, insegnamenti e fondamenti che possano essere di
aiuto nel seguire col pensiero, attentamente, la storia contemporanea,
nel capire il presente, e nel prepararci all'avvenire ». — L'Autore
è un valente e pregiato Tenente di Vascello].
673. Great BritaÌ7i and the European Crisis. Correspondence 'and State-
ments in Parliament, together with an Introductory Narrative of
Events {H. M. Stationery Office, London, 1914. [Pubblicato a ipence;
da non confondersi con la " Correspondence respecting the European
Crisis" che è il "British White Paper, Miscellaneous, N. 6, I9i4>
Cd. 7467" pubbl. ibidem a f) pence\
674. Groot (J. J. de), Professore di Etnografia, Berlino. Vedi N." 2. [Dot-
tore in Filologia, professore da molti anni in Berlino ; dimorante in
Gross-Lichterfelde].
675. GuARiNi (G. B.) : La questione del Marocco e Guglielmo II {Rivista
di Diritto Internazionale, I, 1906).
676. GuEVDAN (E.). Vedi sub voce Raiter.
677. Guglielmo II ed altri : Der Kriegsausbruch, 191 4. Thron-und-
Kanzlerrede, Denkschrift und ActenstUcke (Berlin, Heymann, 1914).
[Contiene i Discorsi dell' Imperatore di Germania, del Cancel-
liere etc.].
678. Guglielmo (Kronprinz). Vedi sub voce Hohenzollern.
679. Guillermin (Abbé;: Les Voix consolatrices {\ voi. in ló^", Paris, 1915,
- i8o —
Bloud et Gay ed.). [Eloquente libro dedicato ai combattenti del 1915
ed alle loro famiglie].
6S0. GuiNDANi (Ch.): La Vénitienne : chanson franco-italienne. - Qu'on esl
bien sur le front! Chansonnette. - V'ià les Frangais ! Chanson (Pa-
roles de Amelet) (Paris, 191 5. Répertoire Amelet, 51 faub. Saint-
Denis). [Chant et piano].
681. GuiRAND (Felix) : Les Livres dipioìnatiques : Le Livre Gris Belge \La-
rousse Mensuel, Paris, juin 1915).
682. Haldane (Gran Cancelliere d'Inghilterra, Lord): Il servizio mili-
tare obbligatorio {Times ed altri giornali, 1915). [Cfr. Gazette de
Lausanne, 22 janv. 191 5 : « À la Chambre des Lords, lord Haldane,
grand-chancelier, a pose officiellement la question du service mili-
taire obligatoire. C'est un événement dans l'histoire de la Grande-
Bretagne. Pour étre posée, il est vrai, la question n'est pas résolue.
Mais le fait qu'un membre du Cabinet a déclaré au Parlement que
le gouvernement est dispose à accepter le principe de l'obligation
du service militaire est d'une importance capitale. Cela signifie que
la réorganisation du système de recrutement est à l'étude et qu'elle
doit aboutir dans un délai relativement prochain. Voici les termes
mémes dont s'est servi lord Haldane : << L'obligation du service mi-
litaire n'est pas devenue, de près ni de loin, une nécessité. Mais,
étant donne l'intérét national, le gouvernement s'inclinerait, s'il le
fallait, devant cette nécessité du service obligatoire et n'y feraìf
aucune objection de principe ». — La déclaration se présente sous
une apparence discrète. Mais, étant donne la répulsion invincible
témoignée jusqu'ici par la population britannique pour le service
obligatoire, c'est le maximum de ce que le gouvernement pouvait
dire. En Angleterre, on ne procède point par bonds, mais par étapes;
on ne brusque pas l'opinion, on la prépare insensiblement aux ré-
formes reconnues nécessaires. Or, nui moment ne pouvait étre mieux
choisi pour mettre le peuple britannique en face de la nécessité de
changer le mode de recrutement de l'armée : « Nous ne combattons
pour rien de moins que l'existence nationale. Nous ne pourrons
accepter d'autre victoire que celle qui préviendra le retour d'une
situation pareille à celle où nous sommes aujourd'hui ». — Ainsi a
parie lord Haldane. Par précaution oratoire, il a bien ajouté que la
nation répondait sans la moindre répugnance à l'appel aux armes
et que, jusqu'à présent, il ne se manifestait aucun symptòme de
nature à faire supposer pour l'avenir l'échec du système des enga-
gements volontaires. Mais tout le monde a compris que ce système
était condamné. — Du reste, une campagne significative dans la presse
a précède la déclaration gouverne mentale. Depuis la fin de décem-
bre, plusieurs journaux et revues ont traité ce sujet délicat. Elle
a concorde avec la nouvelle du remaniement de l'organisation mi-
1 S I —
litaire actuelle, la création de nouvelles armées et l'impressiun
que la Grande-Bretagne allait participer plus activement à la guerre
sur le continent.... ». Haldane faceva i conti senza i labourisH'\.
683. Beaunier (André) e Renan (Noemi): La Fin dti Renanisme {Figaro,
Par., jeudi 11 et lundi 15 nov. 1915). [Polemica svoltasi in due brevi
articoli in cui tutta la settaria malafede clericaloide del Beaunier, —
una delle creature, e delle peggiori, del Brunetière — e tutta la se-
rena dignità di Noemi Renan, — figlia di chi tanto illustrò la Patria
e madre di queir eroico tenente Ernest Psichari morto nel 1914 per
la Patria dopo aver scritto tre libri che rimarranno, — appaiono in
luce meridiana piena. È un documento che nella Bibliografia della
Guerra entra indirettamente. Forse un giorno lo storico futuro sarà
lieto di trovare questa testimonianza del « modo di sragionare » al
tempo della conflagrazione. Epperò diamo i due articoli in extenso.
Scrisse dunque il Beaunier nel Figaro dell' 11 nov. 1915 e sotto il
titolo La Fin dii Renanisme : « Voici les faits. — Changeons de guerre.
Durant l'autre guerre, en 1870 et en 1871, par l' intermédiaire d'un
Suisse, nommé Charles Ritter, Renan correspondait avec son éminent
ami M. David Strauss, l'auteur d'une Vie de Jesus, qui n'avait pas
été sans influence sur le léger roman religieux de notre compatriote.
Leur correspondance, en partie inèdite, vient d' étre analysée par
M. Maurice Muret dans la Revue des Deux Mondes ; et e' est une
correspondance où Renan nous fait de la peine. — Avant la guerre,
il avait promis à Ritter une préface pour un recueil d' essais de
David Strauss que le bon Suisse traduisait. La guerre est déclarée:
Renan confie son chagrin, sans retard, à qui? au Boche. Et le Bo-
che lui répond. La réponse du Boche, Renan la déclare « très belle »
et « bien propre à piacer toutes les àmes élevées des deux nations
au vrai point de vue philosophique qui convient dans les cruelles
circonstances où nous sommes ». Premièrement, ce n' est pas un
point de vue philosophique le moins du monde, qui convenait alors.
Secondement, la réponse du Boche était inacceptable pour un Fran-
rais. David Strauss y dénigrait les « défauts nationaux » des Fran-
^ais ; il y célébrait les vertus nationales des Allemands et concluait
que les victoires germaniques seraient un bienfait pour l'humanité.
Voilà les considérations que Renan trouvait si belles et philophi-
ques. — Et il se confond en politesses, à 1' égard de l'Allemagne,
— le 16 septembre 1870, et quand l'Allemagne est en France ! —
Il vante la « force intellectuelle » de l'Allemagne, jointe. dit-il, « à
tant de moralité et de sérieux ». Dix jours plus tòt, Nefftzer, du
Mesnil, Berthelot, Saint-Victor et les Goncourt, à dìner chez Brébant,
-< stigmatisaient cette sauvagerie prussienne qui recommence Gen-
serie ». Renan, qui était là, excusait lesdits Prussiens sur ce qu'ils
ont peu de jouissances et trouvent dans la baine leur meilleur diver-
l82 —
tissement.... Renan témoignait à David Strauss la gratitude qu' il
avait à la très savante Allemagne. Ne lui devait-il pas ce qu'il pos-
sédait de plus précieux, « sa philosophie, presque sa religion » ? Il
se réjouissait des victoires prussiennes de 1866 ; et il espérait que
l'Allemagne pùt accomplir une tàche où la France n' avait pas
réussi, r « organisation scientifique et rationnelle de 1' Etat ». Du
reste, il suppliait 1' Allemagne de ne point annexer 1' Alsace ; et
pourquoi? parca que e' est par l' Alsace que les idées et les méthodes
allemandes pénètrent chez nous. L'Allemagne et la France ne se-
raient plus camarades; et, au total, l'univers pàtirait d'un « démem-
brement » de notre pays : quel malheur, et pour qui ? pour la « ci-
vilisation »! — Les concessions lamentables que Renan fait à David
Strauss ne suffisent pas à ce Boche, déjà très exactement Boche en
1870-71, déjà pangermanista et qui réplique aux aménités de Renan ,
par des insolences nouvelles. Renan l'a complimenté sur la « chas-
teté » allemande ; et Strauss flétrit la « corruption » francaise. Re-
nan, pour le bien de la civilisation, demande que la France ne soit
pas démembrée ; et Strauss: « La France ne doit plus pouvoir exis-
ter si on lui prend ses provinces allemandes ? Je ne voudrais pas
avoir fait cet aveu si j'étais Francais ». Voilà le camouflet que
re9ut Renan : ca ne 1' empécha point d' écrire, en 1872, une préface
pour les Essais de David Strauss. — Le Boche et Renan se cha-
maillèrent, touchant les traités de 1814 et 1815. Le Boche fit imprimer
en Allemagne, pendant le siège de Paris, ses lettres et les lettres
de Renan ; il les vendit au bénéfice des invalides allemands. Et vous
croyez Renan fort en colere ? Ce qui le chagrine, e' est que Strauss
n'ait pas très sincérement présente aux lecteurs allemands les idées
de Renan : « Je suis fàché que 1' opinion d' un pays au jugement
duquel j' attaché beaucoup de prix ait été faussée en ce qui me con-
cerne ». Il se plaint de ce que sa « courtoisie » ne soit pas récom-
pensée. Il ajoute, le 29 avril 1871 : « C est une des faiblesses qui
nous font le plus de tort, à nous autres Francais de la vieille école,
de faire passer avant tout les dèlicatesses du galani homme, avant
tout devoir, avant toute passion, avant tonte croyance, avant la re-
ligion, avant la patrie.... » Eh ! bien, oui ! — Seulement, ces Francais
de la vieille école qui font passer « avant la patrie » leurs coquet-
teries spirituelles, qui est-ce, avec Renan ? Le 6 septembre 1870, au
diner chez Brébant que racontent les Goncourt, ni les Goncourt, ni
Berthelot, ni Saint-Victor ni les autres ne s'associent aucunement
aux propos « philosophiques » de Renan. Meme, on se fàche ; et :
« Ne byzautinons plus ! » crie Saint- Victor. Les propos de Renan,
j'aime autant ne pas les citer : on les trouvera dans le Journal des
Goncourt. — En ces dernières années, on a vu la jeunesse fran9aise
montrer, à 1' égard de Renan, la plus vive antipathie et 1' exprimer
— i83 —
en termes si violents que parfois nous en étions attristés, nous autres
qu'avait charmés le vieux bonhomme au langage délicieux. Cette
méme jeunesse a prouvé par son sang répandu qu'elle ne faisait
rien passer « avant la patrie » et que naguère, en protestant contre
le renanisme, elle avait conscience de sa pensée et de sa volente :
elle prenait un engagement qu'elle a tenu. — Le renanisme avait
de quoi séduire une generation nialheureuse, la nótre, née à la velile
ou à r avant-veille de 1' autre guerre, et qui grandit après la défaite,
sans la revanche, et qui accepta, mon Dieu, le présent qu' on lui
offrait : les prouesses de 1' esprit, substituées aux triomphes de la
force, quand il sembla que les triomphes de la force nous étaient
refusés. Erreur ! et, aujourd'hui, si claire, illuminée par l'héroisme
de nos cadets. — Et nous négligions de regarder les conséquences
du renanisme : nos cadets les ont regardées; ils les ont vues en plein.
Ils se sont détournés et sont allés mourir ou vaincre, mourir et
vaincre. — Tant pis pour le renanisme ! Nous ne le ferons point
passer « avant la patrie ». Cet « idéal de gentiishommes désabusés »,
comme Renan l'appeile, était ravissant peut-étre, — un peu répugnant
tout de méme ; — disons, malsain. Mais la France a recouvré la
sante. Elle éconduit le plaisant vieillard qui, sans la guérir ou la
soigner, 1' amusait pendant sa maladie et, terriblement, lui faisait
aimer sa maladie. Elle l'a couronné de roses et tresse maintenant,
pour d'autres, le feuillage du chéne ». — Uno scrittore che si spaccia
per serio e che prende come documento storico quella serie di pet-
tegolezzi e di bugiòle che è il Journal de' Goncourt (ho dimostrato
per es. ciò che sono stati capaci d' inventare e di malignare pel
povero Guy de Maupassant, sol perchè n' eran gelosi !) non merite-
rebbe né pur r onore di una replica. Ma, come mi scriveva la do-
lorante figlia di Ernest Renan il 13 gennaio 1916, essa ha sostenuta
la polemica bien à regret, « carj 'estime », aggiunge ella, « que l'heure
n'est pas aux discussions et vous sentez qu'une toute autre pensée
de deuil m' occupe — Toutefois la mémoire de mon pére est un sujet
que je ne puis laisser toucher d'une main si irrespectueuse ì>. — Ecco
dunque la sua ferma e alta parola ; « Monsieur le Directeur, — Per-
mettez-moi de protester contre 1' article de M. André Beaunier sur
« la Fin du Renanisme », paru dans le Figaro du 11 novembre. —
Je ne me préoccupe pas du tout de la « fin du Renanisme », etje ne
sortirais pas de la réserve qui convient à un deuil irréparable s' il
ne s' agissait de 1' accusation, déguisée avec une adresse singulière,
d' antipatriotisme, la seule que mon pére lui-méme n'ait pas philo-
sophiquement tolérée. — M. Beaunier estime que le patriotisme
consiste — en ce moment où toute beauté de notre sol nous est si
chère — • à rabaisser la plus illustre pensée franraise. L'union sacrée,
pour lui, ne s'étend pas aux gloires du passe. Il est difficile de sui-
— 184 —
vre M. Beaunier dans l'habile mélange qu' il fait des deux célèbres-
lettres à Strauss, si connues, et d' une correspondance dont il ne
détermine pas les correspondants. Il embrouille les dates et les do-
cuments et fait état du Journal des Goncourt, auquel Renan a lui-
nième définitivement répondu. La passion l'entraine parfois d'étrange
facon. Par exemple - et je prends ce passage pour montrer que
je ne crains pas la discussion — M. Beaunier reproche à Renan de
faire passer « les délicatesses du galant homme > avant la patrie.
Ce que Renan appelait les délicatesses du galant homme (et vous
le savez bien), ce sont les devoirs envers soi-mème et envers les au-
tres : c'est l'honnéteté. Où M. Beaunier place-t-il donc l'hcnnéteté ?
Après la patrie ? Eh mais ! alors, c'est le système allemand, qui
place la foi jurée bien après le bien de l'Empire ! La cause est, je
crois, entendue. 11 serait extrémement facile, au contraire, de
multiplier les citations de paroles par lesquelles tant de fois, Renan
fortifia, ressouda, éclaira la conscience d' un pays contre lequel il
ne voulait mème pas avoir raison : « Ah ! chère patrie francaise !
Ceux qui tremblent sont ceux qui l'aiment. Ses vrais ennemis sònt
les présomptueux qui flattent ses défauts, enchérissent sur ses erreurs,
et qui, sùrs d'avance de 1' amnistie des imprévojants, se montre-
raient, au lendemain des désastres, frais, légers, préts à recommen-
cer... — Oui, nous reverrons avant de mourir cette vieille France
rétablie dans des conditions de vie séculaire, avec ses haines pacifiées,
ses horizons rouverts, les ombres de ses victimes apaisées, ses
gloires réconciliées !... » — Et ceci, à l'Académie francaise: « Quel-
qu'un qui est bien sur d'en étre, c'est le general qui nous ramènera
la victoire. En voilà un que nous ne chicanerons pas sur sa prose
et qui nous paraìtra tout d' abord un sujet fort académique. Gomme
nous le nommerons par acclaniation, sans nous inquiéter de ses
écrits ! Oh ! la belle séance que celle où on le recevra ! Gomme les
places y seront recherchèes ! Heureux celui qui la presiderà ! » —
Et encore : « Pauvre et chère France, non, tu ne périras pas, car tu
aimes encore et tu es encore aimée... » — Tout cela chante encore
dans les mémoires, et, en pleine guerre, on y a souvent trouvé un
écho ou une prophétie. — Mais il y a un fait plus précis que ceux
qu' annonce M. Beaunier au débnt de son article. M. Beaunier veut
ignorer qu'Ernest Renan a résumé ses idées, ses espérances et ses
douleurs de citoyen dans \2l Réf orme intelleciiielle et morale. ]q. oxoxs
bien deviner que e" est le « léger roman religieux » qui empèche M.
Reaimier d' apprécier le livre célèbre où Renan, après les indicibles
douleurs de 1870, fit en quelque sorte son testament politique. Ou
bien est-il gène parce que ces pages, d'un si chaud et si rude
amour, ces conseils austères et passionnés s' accordent mal avec l'i-
mage convenne — et si utile — d' un vieillard ironique et désabusé ?
- i85 -
— La France n' a pas adopté la plupart des remèdes (jue lui pro-
posait ce fils anxieux penché à son chevet. Elle a toujours refusé la
monarchie, elle ne s' est pas guérie de la démocratie ; elle marche
méme à la victoire avec elle. Il est vrai encore que le livre a été
impopulaire et que sa sevère franchise a été payée par Renan de
sa carrière politique. Mais il a été à la base du renouveau de la
nation et de la race, et il est peu de guides actuels de la conscience
francaise qui n' y aient puìsé le plus clair de leur doctrine. — Si
M. Beaunier voulait marquer « la fin du Renanisme », il aurait dono
dù prouver que 1' auteur de la Réforme n' aimait pas son pays, alors
qu' il avait écrit trois cents pages pour lui dire ce qu' il croyait le
vrai sur ses malheurs, ses fautes et ses grandeurs. M. Beaunier
ne r a pas essayé, et il a bien fait. — Ceux que leur destinée a fait
vivre paisiblement entre deux guerres, à mi-cóte entre la grande
pensée qui rénove les peuples et le sacrifice qui les sauve, éprou-
vent peut-étre de la difficulté à juger les efforts des hommes qui,
il y a un quart de siècle, travaillèrent à la résurrection de la France.
Tout au moins pourraient-ils honorer en silence les ancétres des
héros qui les défendent et les penseurs qui ont reconstruit leur
maison. — Veuillez agréer, monsieur le Dìrecteur, 1' expression de
ma plus haute considération. — Noemi Renan (i)].
684. Haber (Fritz), Professore di Chimica, Berlino. Vedi N.''2. [« Leiter
d. chemischen Forschungsinstituts d. Univ. Berlin », n. a Breslavia
il 9 die. 1868, autore del Grundriss d. techn. Elektrocheìnié\.
685. Haeckel (S. e. Ernst), Professore di Zoologia, Iena. Vedi N." 2.
(i) Qualunque giornale che si rispetti e che riceva una simile risposta, la pubblica senz'al-
tro in quella stessa coIoana ove ha trovato luogo l'attacco, poiché /«»■ legge la «difesa» deve
trovarsi al posto ove avvenne « l'offesa ». — Invece il Figaro, tanto per nou perdere le tra-
dizioni d'indelicatezza che condussero il suo direttore Calmette a pagarne il fio con la vita,
ha voluto non pubblicare nella la colonna della i^ pagina la lettera di Noemi Renan, ed ha
voluto non lasciar l'ultima parola alla figlia del grande scrittore, permettendo invece al Beau-
nier di chiudere la polemica con una sciocca e vacua sua nuova professione di fede. La mi-
glior punizione del Beaunier è di riprodurre la sua prosa. Di qui a qualche anno, se Dio gli
dà vita e non gli scema il poco comprendonio di cui l'ha dotato, rileggendo a mente fredda
le sue cattive parole, un tardo pentimento forse vena a coglierlo. Ha dunque stampato e fir-
mato quanto segue (Figaro^ 15 nov. '13): [«A la suite d'un article que j'ai donne l'autre
jour ici méme, « la Fin du Renanisme», le Figaro a recu de Mme Noemi Renan une lettre —
— L'influence de Renan s'est répandue si largement, dans notre pays et ailleurs, qu'il ap-
partient, je crois, à tout le monde, et fùt-ce au plus modeste écrivain, de l'apprécier à sa guise
et de discuter la pensée du philosophe quand une publication nouvelle en rivive le souvenir.
C'est ce que j'ai fait, avec bonne foi, sans nul emòarras. J'éprouverais plus de gène, et
plus de scrupule, à discuter avec ilme Noemi Renan, òien gu'elle aii inexactement rUsumè
mes dires, conjecturé mes intentions, et bien gtie ses arguments ne me jtarsuadent pas dn
tout. La réplique ne serait point malaisée et les texies ne maitqueraient pas à Vappui de ce
que j' indiquais, mais il n'est rien de plus naturel et de plus respectable que le zèle filial avec
lequel Mme Noemi Renan a souha'tè de défendre le correspondant de David Strauss »].
24
[Il celebre H. è nato il i6 febbr. 1S34 in Potsdam; è autore del noto
libro su Darwin, Goethe und Lamarck, dei Weltràtsel, etc. È membro
di ottanta Accademie].
686. Halbe (Max), Monaco. Vedi N.° 2. [Autore drammatico, n. il 4 otto-
bre 1865 in Guettland presso Danzica, autore à€^V Eroberer , del Ring
des Lebens etc, e del patriotico spettacolo Freiheit, Schauspiel von
J812-1813. Fondò nel 1895 il celebre « Intimes Theater fur drama-
tische Experimente »].
6S7. Halet (L.) : Homniage aiix cols bleus. Récit. Poesie de Jean Aicard.
Avec accompagnement de piano (Paris, 1915, Ve Ch. Mayol, 10 rue
de l'Echiquier).
688. Harcourt (E. d') : En Avant ! Poesie de Paul Déroulède. Chant
et piano (Paris, 1915, Ch. Hayet).
689. Harnack (Prof. Adolf von). Professore all'Università di Berlino, Di-
rettore della « Kònigl. Bibliothek ». Vedi N.° 2. [È nato il 7 mag-
gio 1851 in Dorpat ; storico del Lutero e déìla Miti tia C/iris ti ; edi-
tore della Theolog. Lit.-Zeitung'].
690. Harry (G.) : Edouard VII, le Kaiser et l'Entente cordiale {Grande
Revue, 1912, N.» 75). [Cfr. VEd. VII di J. Bardoux, Hachette ed.].
691. Hauptmann (Gerhart), Agnetendorf nel Riesengebirge. Vedi N.* 2.
[Letterato: n. il 15 nov. 1862 in Salzbrunn (Slesia); ebbe nel 1896
e nel 1899 il Grillparzerpreis ; nel 1905 fu fatto Dottore onorario
dell'Oxford University].
692. Hauptmann (Karl), Schreiberhau (Slesia). Vedi N.° 2. [N. l'ii mag-
gio 1858 in Obersalzbrunn (Slesia) ; aut. della Metaphysik in der ino-
dern. Physiologie e dì una serie napoleonica : Napoleon Bonaparte ,
Biìrger Bonaparte, Kaiser Napoleon ; ha poi scritto Krieg, Dramat.
Vis. — (Un suo omonimo, Cari Hauptmann, ha scritto romanzi sto-
rici, e non va confuso con lui ; abita in Bonn ed è nato nel 1853)].
693. Hazard (P.), Officier interprete : Un examen de conscience de l' Aite-
magne (i voi. in 16", Paris, 1915, Bloud et Gay; n." 45 àéWt. Pages
actnelles). [Sotto V Officier interprete del 1914-1915 si cela, malamente,
l'erudito professore dell'Un. di Bordeaux, collaboratore della Revue
des Deux Blondes e studioso della storia letteraria d'Italia nel se-
colo XIX, autore di applaudite conferenze alla Sorbona nel 1913-14].
694. Hazen (C. D.) : Europe since 1815 (London, G. Bell).
695. Hébrard de Villeneuve. Vedi Villeneuve (De).
696. Hellferich (Karl). Vedi Fenoglio (Giulio).
697. Hellmann (Gustav), Professore di Meteorologia, Berlino. Vedi N.°2.
[N. il 3 luglio 1854 in Lòwen (Slesia) ; Presidente della « Deutsche
Meteorol. Gesellschaft »].
698. Herrmann (Wilhelm), Professore di Teologia protestante, Marburgo.
Vedi N.° 2. [N. il 6 die. 1846 in Melkow; ha fatto la campagna del
1870-71].
— 187 -
699' Hertslet (^Sir Edward) : Map of Europe by Treaty, showing the va-
rious politicai and territorial changes, 1814-18^1 (4 voi., H. M. Sta-
tionen,- Office, London, 1875-1891). [Il Prothero indica fra le op.
di consultazione il voi. IV che va dal 1875 al 1891].
700. Hertslet (W. L.) : Der TreppeJizuitz der Weltgeschichte. [Cit. nel-
y Unterhaltungs-Beilage del Lokal-Aiizeiger 13 marzo 1915, Berlino,
che dal libro dell' H. trae « Geschichtsliigen und dichterische Le-
genden bei den Englàndern »].
701. Heusler (Andreas), Professore di Filologia nordica, Berlino. Vedi
N.° 2. [N. il IO agosto 1865 in Basilea, aut. degli Eddica minora e
di Lied und Epos ; editore del Grimm, Rechi saltertùmer\.
702. HiGGiNS (A. Pearce) : The Hague Convetitions (Cambridge, Cambr.
Univ. Press). [Cit. dal Prothero].
703. HiLDEBRAND (Adolf von), Monaco (Baviera). Vedi N.° 2. [Scultore,
n. il 6 ott. 1847 in Marburg ; è vissuto dal 1S74 al 1892 in Firenze ;
autore di un celebre Portraitrelief des deutschen Kaisers nach dem
Leben mode IL, e te.].
704. Hill (Mrs Birkbeck — ). Vedi Lécer (Louis).
705. Hindenburg (Bernhard von) : Die erste Hitidenburg Biographie
(Verlag Schuster und Loeffler, Berlino, 1915). [Questa prima biografia
del celebre Maresciallo è stata scritta da suo fratello il cui pseudo-
nimo è BuRGDORF. Vedi sub voce. — Era tanto più un desideratum
questa Biografia del celebre maresciallo, in quanto che egli alla vigilia
della Guerra era uno sconosciuto per i più ed un dimenticato per gli
altri ; tant' è vero che il suo nome non figura neppure nel Repertorio
del Degener, Wer isf sf ediz. 1914 (uscitaprima della Guerra^ Lipsia,
H. A. Ludwig Degener ed., contenente le « Biographien von rund
20.000 lebenden Zeitgenossen ». "E/ra i ventimila piic notevoli nomini
del 19/4 in Germania e fuori, il Degener non comprendeva l' Hinden-
burg! Ci voleva il fratello del Maresciallo per darci il suo « curri-
culum vitae » !].
706. HoFFMANN (Ludwig), Architetto, Berlino. Vedi N° 2. \Stadtbauraf
di Berlino ; n. il 31 luglio 1852 in Darmstadt ; autore dello Stadthaus
di Berlino; ha pubblicato finora 11 voi. delle Neubauten der Stadi
Berlin etc.].
707. HoFMANNSTAHL (Hugo von) : ÌVir CEsterreicher tind Deutschland
(Vossische Zeitung, 1915). [Nato il i"* febbr. 1874 a Vienna ; pubblicò
le sue Poesie scelte nel 1904 e le sue Prose scelte nel 1907 ; molte
sue opere furono tradotte in italiano dal nostro caro collaboratore
Ottone Schanzer, poeta fine e geniale].
708. Hohenzollerx (Guglielmo, princ. di). Kronprinz. «. L' Allemagne en
armes parut à Berlin au mois de mai 1913 ; la Préface et deux cha-
pitres avaient été écrits par le prince héritier » (Albin, D'Agadir
à Sarajevo, Paris, Alcan, 1915, p. 35, n. 2). L'Albin non dice d'onde
— i88 —
abbia tratta la notizia. Che il Principe abbia scritti due capitoli,
sarebbe interessante poter stabilire con certezza. Con certezza in-
tanto si può dire che dell' opera, della sua edizione, della sua diffu-
sione, si è occupato toto coi'de].
709. HoLLAND (Clive) : The Belgiatis at //<9;«^ (London, Methuen, i voi.).
[Cit. dal Prothero].
710. HoLLAND (Prof. T. E.) : The European Concert and tlie Eastern
Ouestion (Oxford, 1885, Oxf. Univ. Press). [€ A Collection of Treaties
and other public Acts, 1826-1885 ». Cit. dal Protrerò per le ori-
gini della conflagrazione europea del 1914].
711. Hugo (Victor). Vedi sub voce Simon (G).
712. HuMPERDiNCK (Engelbert), Berlino. Vedi N.''2. [Celebre compositore,
n. il I» settembre 1S54 a Siegburg (Reno); come pensionato della
Fondazione Meyerbeer viaggiò in Italia, Francia e Spagna ; vive a
Berlino, Brùnewald].
713. Ijibart, de l'Institut : V Opinion catholique et la Guerre, par M. Im-
BART DE La Tour, de l'Acad. des Se. morales et politiques (Paris,
1914, Bloud et Gay ed. ; Pages actuelles, n." 26). [« L'opinion des
catholiques, dans les divers pays qui ne participent point au conflit
européen, ne nous est point unanimement favorable, et si cette si-
tuation ne peut étre pour nous une surprise, elle n'en constitue pas
moins un fait douloureux. Comment s'ex^lique-t-il ? Quelles en sont
les causes ? Par quels moyens peut-on espérer modifier cet état de
choses ? Tel est le problème qu'examine ici M. Imbart de La Tour,
rhomme de France qui, peut-étre, connaìt le mieux et, en tous cas,
a le mieux décrit l'histoire religieuse des temps modernes »].
714. L N. Vedi : Italia (L'j al bivio.
715. Infanterie (Manuel d'j, 1915 (359^ édition), à l'usage des Sous-Ojffi-
ciers, des Candidats Sous-Off., des Caporaux et Elèves Caporaux
(i voi. de II 20 p. avec 300 fig. et i pi. des fanions, relié ; Paris,
juin 191 5, Libr. Charles-Lavauzelle). [« Edition à jour avec le Rè-
glement de manceuvre de l'infanterie et le Décret sur le service des
armées en campagTie »].
716. Institut Catholique de Paris. Vedi sub voce Baudrillart.
717. Instruction du 18 juin igis sur les batteries et sonneries comniunes
à ioutes les armes. (Publication du Ministère de la Guerre ; Paris,
Libr. Charles-Lavauzelle, 1915, in 12", 114 p.).
718. Italia (L') al bivio, traduzione italiana di l. N. {Die Grensboten,
fase. 6 genn. 1915, e Nuova Antologia, 16 febbr. 1915). [Conchiude
l'anonimo scrittore tedesco ; « Noi non chiediamo agli Italiani se non
questo : che abbiano fiducia che noi scioglieremo tutte le questioni
diplomatiche come le strategiche ; che diano ai nostri Comunicati
almeno la stessa fiducia che prodigano alle fandonie dei nostri ne-
mici ; e che infine abbiano fiducia nell'uomo [Biilow] che abbiamo
— i89 —
loro inviato, il quale disse : « Io credo che fra due popoli forti la
miglior politica sia la sincerità e la chiarezza». Che se poi l'Italia
vuol far suo ciò che è detto nel libro del Gen. von Bernhardi, molto
discusso nella stessa Germania, e divulgato dai nostri nemici all'estero
e nei paesi neutrali come rispecchiante il pensiero dei nostri diri-
genti, e se soprattutto lia l'Italia intenzione di attenersi al precetto
che « il buon mantenimento della pace non deve mai essere lo scopo
di una politica », allora faremo funzionare tutte le nostre leve, e con
le buone, o con la forza delle armi, costringeremo l'Italia a vedere
la mèta dei suoi voti non nella guerra ma bensì nella pace ». —
Noi non ci stupiamo che l 'anonimamente coraggioso e coraggiosa-
mente anonimo autore bilioso di queste insolenze volgari abbia tro-
vato in Germania una Rivista che ospitasse le sue fanfaluche ; sì ci
stupiamo che una rivista di Roma come la Nuova Antologia abbia
accolta la traduzione italiana del probabilmente tedesco signor I. N.
la quale riesce a spaventarci quanto il famigerato signor Reimer,
cioè punto ; più rispettabile almeno il Reimer, o meno vile, perchè
non anonimo].
719. Ivoi (Paul d') : Fetnmes et Gosses hérotques (i voi. in 18°, Paris,
Ernest Flammarion, 1915). [« Des anecdotes, des mots, des faits,
tout l'héroisme souriant et toute l'elegante crànerie des femmes et
des enfants de France ; — c'est ce que vous trouverez dans ce beau
volume si vous avez l'heureuse inspiration de l'emporter avec vous ».
R. d. Deux Mondes, 15 aoùt 1915].
720. JÈZE, Barthélemy, Rist et Rolland : Problèmes de Politique et
Finances de Guerre. Lecons professées à l'École des Hautes Études
Sociales par MM. Gaston Jèze, Joseph Barthélemy, Ch. Rist, Pro-
fesseurs à l'Un. de Paris, et Louis Rollano, Prof, à l'Un. de Nancy
(Paris, Félix-Alcan, i voi. in 16", 1915). [Contiene i seguenti capitoli :
« Réparation des dommages ; préparation financière de l'Angleterre ;
préparation économique de l'Allemagne ; altération du droit public ;
état de siège ; censure ; le gouvernement et la liberto ; le gouver-
nement et la loi ; contròie du Parlement ; obligations militaires des
parlementaires ; l'administration locale ». È una miscellanea in cui
gli scritti sono tutti notevolissimi quantunque gli autori godano di
non uguale fama. Il capitolo di Ch. Rist è di un' autorità indiscu-
tibile e va segnalato in modo particolare].
721. JoLY (Henry) : Cantre les inaux de la guerre. Action publique et action
privée (Paris, 1915, Bloud et Gay). [N.° 29 delle Pages actuelles].
722. JoRGA (N.) : Recensione dell'opera recente di Angelo Pernice :
« Origine ed evoluzione storica delle Nazioni balcaniche » edita dal-
l'Hoepli {Bulletin de V Institut pour l'Étude de l'Europe Sud-Urien-
iale, 1915). [Articolo molto favorevole per il dotto scrittore italiano].
723. Journal de la Guerre {Les Atmales dir. par Ad. Brisson et Yvonne
IQO
Sarcey, Paris, 1915) : « \^q Journal de la Guerre, publié par Les An-
nales, et où se rencontrent les signatures d'écrivains tels que Paul
Bourget, Emile Faguet, Henri Lavedan, Guglielmo Ferrerò, Mgr
Raudrillart, André Lichtenberger, Charles Folej-, etc, reflète, de la
faron la plus saisissante, la portée patriolique, littéraire et pittoresque
des événements qui se déroulent. On continue à suivre, avec un
méme intérét, dans cette exceliente revue, la remarquable sèrie de
l'abbé Wetterlé (qui révèle actuellement les mystères de la presse
reptilienne allemande) ; on y peut goùter encore les poèmes à dire
de Jean Aicard, Henri de Régnier, Georges Trouillot, Maurice Magre,
Charles Vogel, A. Villeroy ; les chroniques réconfortantes d'Yvonne
Sarcey et du Bonhomme Chrysale ; les spirituelles fantaisies de Gabriel
Timmory, voire les chansons patriotiques de Montéhus, etc. etc. »].
724. JouRNAUX du front (Les) (i voi., Paris, 1915, Berger-Levrault). [Ce
volume publié avec les documents d'une collection officielle, com-
prend la reproduction photographique du premier Numero de cha-
cun de ces journaux et des meilleurs articles et dessins parus dans
les Numéros suivants].
725. JoussET (P.) : L'Allemagnc contemporaine illustrée (i voi. in 4 ,
588 grav., 8 cartes en coul., 14 cartes en noir ; Paris, Libr. Larousse).
[Dello stesso autore, ibidem : U Italie illustrée, con 784 incis., 12 tav.
e 23 carte].
726. Julius : Kaiser ÌVilhebn versus conni Witte (National Review, t. 49,
1907).
727. K[ARASZE\vsKi ?] : La Pologne et la Guerre. Extr. de la « Gaz. de
Laus. y>, 22 janv. 1915. (Lausanne et Paris, Payot et C, 1915, 52 p. in
Tó"). [Incomincia con l'impostazione chiara del problema: « Parmi les
calamités inouies de la guerre actuelle, une question s'impose: quelle
sera l'issue de tant d'effroyables souffrances? La méme question se
posait à l'Europe, il y a cent ans, à l'epoque des guerres napo-
léoniennes. Le congrès de Vienne se rèunit à la fin de ces guerres,
et Frédéric Gentz, le savant perspicace qui en fut l'un des éminents
acteurs, en caractérisa les travaux en ces termes : « Ceux qui, à l'é-
« poque de la réunion du congrès de Vienne, avaient bien salsi la
« nature et les objets de ce congrès, ne pouvaient guère se mé-
« prendre sur sa marche. Les grandes phrases de « reconstruction
« de l'ordre social », de « régénération du système politique de
« l'Europe », de « paix durable fondée sur ime juste répartition
« des forces », etc. etc, se débitaient pour tranquilliser les peuples
« et pour donner à cette réunion solennelle un air de dignité et de
« grandeur ; mais le véritable but du congrès était le partage entre
« les vainqueurs des dépouilles enlevées au vaincu ». — C'est ainsi
que l'oeuvre inique et manquée du congrès de Vienne, fondée sur
l'empiètement des droits naturels et imprescriptìbles des nations.
— 191 —
contenait en germe toutes les guerres ultérieures. — La guerre ac-
tuelle aboutira-t-elle à un resultai pareil ? La paix qui la condura
sera-t-elle le prelude de guerres futures ou sera-t-elle une paix juste,
solide et durable ? Tel est le problème dans toute sa gravite ». E
prosegue eloquentemente : « Si vous voulez savoir ce que peut de-
venir la nation polonaise rendue à elle-méme, lisez ce qu'en écri-
vaient ses ennemis quand ils étaient sincères. Voici quelques lignes
exlraites d'un Mémoire écrit par le célèbre ministre prussien Stein
au commencement du XlXe siede : « On reprochait à la nation po-
lonaise d'étre frivole, sensuelle et sujette aux discordes. Il est vrai
qu'elle était gàtée par l'intervention étrangère, exercée durant deux
siècles à force de violences et de corruption. Mais dans son his-
toire antérieure, aux XlVe, XVe, XVIe, XVIIe siècles, la Pologne
apparait comme une nation édairée, forte et riche en hommes émi-
nents. A coté de tous ses défauts, cette nation possedè un noble
orgueil, une activité, une energie, un courage, une générosité et une
disposition à consacrer sa vie pour la patrie et pour la liberté, ainsi
que des qualités et des talents nombreux. La nation polonaise fit
des progrès dans l'art de gouverner l'Etat ; elle abolit le liberum
veto dans sa Constitution du 3 mai 1791, renforca le pouvoir royal
et introduisit la monarchie héréditaire.... ». — La Pologne restituée
■ et régénérée sera à l'est de l'Europe le foj^er traditionnel de la ci-
vilisation fondée sur les principes de l'inviolabilité des droits de
l'homme et de la nation ». — Finalmente K. conchiude: « Aujourd'hui,
en face de tant de souffrances et de sacrifices sanglants, devant la
mine de pays hier encore florissants et puissants, l'Europe ne se
montrera-t-elle pas plus sensible, plus compatissante au malheur ?
Après les calamités qui se sont abattues sur la Belgique, on ne
peut plus affirmer que la perte de l'indépendance n'est que la con-
séquence fatale des défauts d'une nation et qu'elle est toujours dé-
crétée par le juste tribunal de l'histoire. -r- Si lors de la grande
liquidation qui suivra la guerre actuelle, la Pologne est encore une
fois oubliée, la preuve sera faite que le droit du plus fort continue
à régner en Europe avec toutes ses conséquences funestes pour les
nations plus faibles. Si, au contraire, les rapports internationaux
sont enfin fondés sur le droit et la justice, on pourra affirmer qu'au
prix de souffrances inouies, l'humanité s'est rapprochée du terme
désiré de la fraternité des peuples. Dans ce cas-là, les calamités
présentes auraient des effets heureux, et les ruines de la Pologne
et des Flandres, tristes souvenirs de la barbarie déchaìnée, jalon-
neraient le chemin du progrès de l'humanité. — C'est par des mar-
tyres que l'humanité est parvenue à considérer la charité comme le
principe moral des relations entre individus. C'est par des sacrifices
sanglants qu'elle reconnaitra le méme principe comme la base né-
— 192 —
cessaire des rapports entre les nations ». — Attraente è per lo sto-
rico, il constatare con quanto genio profetico I'Ollivier ntW Empii e
liberal [Yzx.y Garnier ; l'autore è \x^ox\.o prima della Conflagrazione
ed il t. XVII, 1915, è postumo) e il Crispi nelle note raccolte dal suo
medico e pubblicate da Francesco Ceraci nel Giorn. d' It. del 31
gennaio 1916, cioè il gran nemico ed il grande alleato di Bismarck
nel secolo XIX, profetarono per il sec. XX la soluzione improroga-
bile della « questione polacca », dicendo decine di anni fa, e scri-
vendo, cose che il K[arasze\vski] ora, dopo lo scoppio della guerra
europea, fa bene di ripetere, e ripete con molto acume e con grande
chiarezza, ma non dice, certamente, pel primo].
728. K[araszewski ?] : La Pologiie et r Europe. Vedi Nemi. [Nemi è uno
dei collaboratori della Nuova Antologia'].
729. Kaeppelin (Paul), Agrégé d'histoire et de géogr., docteur ès lettres :
Carte de l'Empire ottoman et des Détroits, à Véchelle de i : 7,500,000",
(Libr. Hatier, 8 rue d'Assas, Paris, 1915).
730. Kalckreuth (Leopold Graf), Presidente dell'Associazione degli ar-
tisti tedeschi, Eddelsen presso Hittfeld. Vedi N.** 2. [N. il 15 mag-
gio 1855 in Dusseldorf; prof. on. di pittura alla Kunstschule di
Stuttgart].
731. Kalken (F. van) : Histoire du Royanme des Pays-Bas et de la Re-
volution Belge de 1S30 (Bruxelles, Lebèque, 1910, i voi.). [Cit. dal
Prothero per le origini della conflagrazione].
732. Kampf (Arthur), Berlino. Vedi N.^ 2. [N. il 28 settembre 1864 ad
Aachen; dal 1907 al 19100 stato Presidente della R. Accademia di
Belle Arti ; fece quadri relativi al periodo patriottico prussiano del
1S12-1813-1814].
733. Kaulbach (Fritz Aug. v.). Monaco. Vedi N.'^ 2. [N. il 2 giugno 1850
in Monaco, professore e Direttore dell'Accademia di Belle Arti di
Monaco dove visse dal 1871 in poi ; celebre ritrattista ; autore di
quadri dalle innumerevoli riproduzioni].
734. Kekule von Stradonitz (D>' Stephan) : Aus devi gesellschaftlichen
Leben {Lokal-Anzeiger, Beri., 1914-15). [Serie di articoli sull'alta
società tedesca nel periodo della Guerra. L'autore si è sempre oc-
cupato di Blasone e di Genealogia. Nato il 1° maggio 1863 a Gand
(Belgio), è stato ufficiale d' artiglieria ; ha pubblicato « Goethe als
Genealog. »].
735. Kergomard (J. G.). Vedi sub voce Dcbois (Marcel).
736. Kipp (Theodor), Professore di Giurisprudenza, Berlino. Vedi N." 2.
[N. il IO aprile 1862 in Hannover ; celebre autore della Storia delle
Fonti del Diritto Romano ; vive in Charlottenburg].
737. Klein (Felix), Professore di Matematica, Gottinga. Vedi N.° 2. [N. il
25 aprile 1849 in Dusseldorf, membro della R. Accademia delle
Scienze di Berlino ; editore col Mayer e col Dyck dei JSIath. Annalen],
— 193 —
738. Klinger (Max), Lipsia. Vedi N.° 2. [Scultore, incisore e pittore.
N. il 18 febbraio 1857 in Plagu'itz presso Lipsia ; visse dal 1883 al
1887 in Parigi e dal 1888 al 1892 in Roma ; autore di celebri ritratti
e busti del Beethoven e del Nietzsche].
739. Knatchbull-Hugessen (Hon. C. M.) : Politicai Evolution of the
Htiìtgarian Nation (2 voi., London, National Review Office). [Cit. dal
Prothero].
740. Knoepfler (Alois), Professore di Storia Ecclesiastica, Monaco. Vedi
N.° 2. [N. il 29 agosto 1847 in Schomburg ; nel biennio 1911-12 è
stato Rettore dell' Università ; autore di un celebre Manuale di Sto-
ria Ecclesiastica'].
741. KocH (Anton), Professore di Teologia Cattolica, Tùbingen. Vedi
N." 2. [N. il 19 aprile 1859 in Pfronstetten nel Wùrttemberg ; Ret-
tore dell' Università nel 1913-14 ; collaboratore di molte Riviste di
Diritto ecclesiastico e di Teologia].
742. KoTSCHUBEV (Principe). Vedi sub voce Mitrofanoff.
743. Laband (S. e. Paul), Professore di Giurisprudenza, Strasburgo. Vedi
N.o 2. [N. il 21 maggio 1838 in Breslavia, membro dell'Accademia
delle Scienze di Bologna, profondo studioso della Scienza delle fi-
nanze del Regno tedesco ; pubblicò nel 1896 D. Deutsche Kaisertuni\.
744. Lacroix (General de): L'offensive alliée sur le front occidental {Le
Teinps, Paris, 5 octobre 1915). [Essendo il Lacroix uno dei migliori
scrittori militari francesi, stimo opportuno riferire il suo profondo e
geniale studio : « Tous les esprits et tous les coeurs sont en ce mo-
ment et plus que jamais tendus vers les armées alliées qui combat-
tent sur le front occidental. Une offensive s'y poursuit depuis plu-
sieurs jours, et on a le droit de se réjouir des résultats déjà obte-
nus. Ils sont considérables et témoignent de l'habileté des chefs qui
ont concu et préparé, aussi bien que de la vaillance des soldats qui
exécutent. — L'engagement est general sur tout le front et ainsi
se trouve remplie une des conditions du succès. Il ne faut pas, en
effet, que l'activité offensive se manifeste sur certaines parties seu-
lenient du champ de bataille ; une accalmie, méme relative, sur les
autres partie, serait en effet une indication pour l'ennemi, qui pour-
rait récupérer les forces qui s'y trouvent et les transporter là où
l'attaque se produit avecplus de force, là par conséquent où est la
menace. Dans la grande bataille engagée, si le principe : attaquer
partout est observé, les communiqués soulignent cependant spécia-
lement deux actions qui se développent avec des moyens dépassant
apparemment ceux qui sont mis en ceuvre sur les autres parties du
front. Je veux parler de l'attaque au nord d'Arras et de l'attaque de
Champagne. Il ne faudrait pas, à mon avis, se hàter de tirer des
conclusions absolues, au point de vue des intentions du commande-
ment, de cette doublé constatation. Dans les batailles qui durent
25
— 194 —
des semaines et des mois les conditions de la lutte se moditìent.
Elles peuvent donc, elles doivent méme influencer les vues du com-
mandement et l'amener, le cas échéant, à prendre des résolutions
adéquates aux situations tactiques nouvelles que font naitre les pha-
ses changeantes de la lutte à mesure que celle-ci se développe. Il
faut certes avoir un pian initial, base sur les considérations et les
nécessités stratégiques, qui déterminent un chef d'armées à livrer
bataille ; mais celui-ci n'est pas dans l'obligation de s'y tenir d'une
facon absolue et rigide, si le succès tactique ne doit plus étre fonc-
tion de la conception primitive. L'art consiste à prendre, au mo-
ment opportun, les décisions que comportent les circonstances. En
un mot, il ne faut pas s'acharner à chercher un résultat là où les
chances de l'obtenir n'existent plus ou se sont sensiblement afFai-
blies. Je n'envisage ici, bien entendu, que le cas general et théo-
rique. — Cela n'infirme pas l'idée de la concentration des moyens
au point où on veut réussir. Cette concentration est, en efifet, tacti-
ijuement parlant, le principal facteur du succès, et elle doit toujours
peser sur les décisions du commandement. Mais l'application doit
en étre faite, au cours de la lutte, de facon judicieuse. C'est affaire
au commandement de le discerner et d'assouplir son esprit aux né-
cessités de la lutte, de cette lutte qui ne finii pas en un jour, et
qui par conséquent a des exigences spéciales et variables. Qu'on
veuille bien pour s'en convaincre arrèter un instant son esprit sur
la bataille gigantesque qui dure depuis cinq mois sur le front orien-
tai. On y voit Hindenburg changeant d'objectif, faisant des transports
de forces et modifiant sa manoeuvre lorsque la situation l'exige. S'il
n'a pas obtenu le résultat qu'il voulait, c'est-à dire l'anéantissement
de l'armée russe, il a eu du moins l'idée de chercher la manoeuvre
qui devait, selon ses prévisions, le conduire à la réalisation de sa
conception tactique. Il a échoué ; mais la raison en est, d'une part,
qu'il n'a peut-étre pas toujours su se ménager une supériorité de
moyens suffisants là où il fallait frapper, et, d'autre part, qu'il a
trouvé en face de lui un adversaire dont les capacités manoeuvrié-
res ont déjoué ses projets. — Dans un vieux traité de la grande
guerre que j'ai sous les yeux, l'auteur se demande « ce que l'of-
fensive tactique doit vouloir pour accomplir sa besogne », et il
ajoute « que comme dans un combat, c'est toujours le plus fort qui
« sera vainqueur, la question se pose de savoir comment une armée
« pourrait deveìiir la plus forte, en face d'une autre, si elle n'est pas
« déjà supérieure en nombre ». Sa réponse est que la première sera
la plus forte si elle attaque avec son fort le faible de l'ennemi ; et
il en arrive à conclure que la formule de la bataille se résumé, au
point de vue tactique, dans les trois affirmations suivantes: — Force
supérieure contre force inférieure ; — Rechercher et utiliser le faible
— 195 —
de l'adversaire ; — Des masses sur le point décisif. — Cette for-
mule peut paraìtre simpliste, mais elle est vraie, et contient en
• germe l'idée de manneuvre et di application des forccs. Elle doit donc,
pendant tout le cours de la lutte, étre une des préoccupations du
commandement. Il en résulte que la décision peut ne pas se pro-
duire fatalement là où l'effort principal s'est manifeste au début. —
L'offensive des alliés sur le front occidental a été parfaitement con-
i;ue et préparée. Elle atteste une idée de manoeuvre conforme aux
exigences de la situation et à la plus saine doctrine. On peut donc
avoir la foi la plus entière dans sa réussite. Le cerveau a bien
con^u; l'élan, le courage et l'héroisme des soldats feront le reste.
Les premiers résultats doivent étre considérés comme les fruits d'un
très grand succès, et je vois, autant qu'il est possible d'en juger,
dans le combats qui se livrent sur tout le front, une exécution éner-
gique, sùre et bien suivie, de méme que l'application la meilleure
des règles tactiques. Je n'en veux d'autre preuve que le déborde-
ment de Lens au nord et au sud. Du coté du front orientai, je
trouve chez nos alliés, ainsi que je l'ai toujours dit, beaucoup d'hé-
roìsme et beaucoup d'habileté. Les armées de Hindenburg s'achar-
nent sur Dvinsk, et l'on comprend l' importance qu'a pour elles la
possession de cette place, qui leur assurerait une couverture et une
sécurité pour leur mouvement offensif vers l'est et leur donnerait
au surplus la possibilité de manoeuvrer sur les deux rives de la
Dvina. J'ai déjà eu l'occasion, dans un précédent article, de mon-
trer la valeur qu'a cette rivière entre Riga et Dvinsk, aussi bien
pour les Russes que pour les Allemands, comme base offensive ou
défensive. On concoit donc l'intérét qu'ont nos ennemis à s'achar-
ner sur la forteresse russe ; mais il est, par contre, réconfortant de
constater que leurs tentatives sont vaines. L'effort allemand se pour-
suit vers Minsk, parce que l'état-major du Kaiser est hanté par les
souvenirs de la manoeuvre de 1812 ; il est manifeste qu'il vise la
trouée entre la Haute-Dvina et le Dniéper, qui s'ouvre de Vitebsk
à Orscha. Il n'y est pas encore, et si les Russes ont été obligés,
pour les raisons que chacun sait, de livrer à l'ennemi une partie
de leur territoire, on peut dire que le pian allemand a définitìve-
ment échoué. Il faut savoir attendre le moment où nos alliés, ayant
récupéré les forces dont ils ont besoin, chasseront l'ennemi dans
ime vigoureuse offensive »].
745. Renan (Noemi). Vedi sub voce Beaunier (A).
746. Lamprecht (Karl) Professore di Storia, Lipsia. Vedi N." 2. [Del
Lamprecht, che pubblicò nel 1913 un magistrale e piccolo ma suc-
coso volume : Dcr Kaiser, Versuch einer Charakteristik, ho tradotto
per la rriia Rivista di Roma il capitolo che mi parve più significativo
di questa monografia su Guglielmo, e lo pubblicai nel primo se-
— 196 —
niestre del 1914, alla vigilia della guerra. Rinvio i lettori alla pre-
fazione e alle note mie, dove cercai di tratteggiare la grande figura
dello storico tedesco. Qui ricorderò solo l'attiva propaganda patriot-
tica da lui fatta in questi ultimi anni, specie col suo profondo stu-
dio sugli anni 1809-1815 e sulle Guerre di Libertà in Germania. E
nato il 25 febbraio 1856 a Jessen, Sassonia].
747. Lamv (Etienne), de l'Académie francaise : Du Xl'III^ siede à l'An-
née sublime (N.° 4 delle Pages actuelles, Parigi, 1914, Bloud et Gay
editori). [Il Lamy è direttore della celebre Rivista parigina Le Cor-
respondanf, storico geniale, accademico autorevole, uomo politico fra
i più eminenti del partito conservatore. — A proposito del Lamy,
citiamo qui un brano di una interessante lettera inviataci dal nostro
collaboratore Canonico Giselle, segretario del Comité Catholique de
Propagande Frangaise à l' Etranger : « Le Mémoire des Catholiques
allemands qui precèda en l'annoncant la réponse rédigée par le Dr.
Rosenberg au livre publié par notre Comité « La Guerre allemande
et le Catholicisme » portait 77 signatures. Elle sont montées au nom-
bre de 126, qui aujourd'hui figurent au frontispice de cet ouvrage.
Ce groupe de Catholiques allemands reproche à leurs frères dans
la foi, les Catholiques de France, de « diviser l'Eglise » et d'empé-
cher la paix. Le grief est assez inattendu de la part de nos « agres-
seurs ». Qui donc a commencé la guerre, sinon 1' Allemagne ? Et à
supposer qua les Allemands ignorent ancore l'histoire contemporaine
au point d'admettre la thèse de leur Livre Blanc, il ne faut pas leur
laisser oublier que notre Comité lui aussi se défend et n'a été fonde
que pour répliquer aux attaques systématiques de leur propagande
qui représentait, dans les pays neutres, la France, prétendue athée,
comme le danger suprème de 1' Eglise catholique. La manoeuvre
n'était ni loyale ni pacifique, et les 126 signataires du Mémoire al-
lemand ont donc grand tort de nous reprocher de vouloir, par Chauxn-
nisme, comme ils disent, une guerre à outrance, sans espérances de
paix. La paix, nous la voulons, autant et plus qu'eux, mais une paix
solide et durable, qui ne soit pas à la merci d'une violation de traité,
puisque les traités deviennent caducs chez eux dès que la nècessité
fait loi, puisque leur philosophie admet et autorise l'Etat, la Nation
ou l'Empereur à user d'une morale à part qui les dèlie de tout enga-
gement sous le prètexte commode de légitime dèfense. — Quelle
paix voulons-nous ? La paix fondèe sur le droit et lajustice, la paix
qui répare les violations des territoires envahis et ravagès, qui in-
demnise les victimes de l'horrible et injuste guerre déchaìnèe sur
le monde par l'ambition d'un peuple perverti d'orgueil. Et pour cela
la victoire des Alliés devra briser le Militarisme issu d'une doctrine
philosophique antichrétienne. Les origines morales ou plutòt immo-
rales de la guerre issue du pouvoir allemand ont été étudiées à part
— 197 —
(voir le § VII). — Il sera utile d'en examiner les conséquences, à
savoir ce dessein préconcu d'une hégémonie absolue de l'Allemagne,
soi-disant nation privilégiée, sur les autres peuples du monde, ad-
mis à la servir; ce pian d' investissement universel de tous ses voi-
sins par tous les moj'ens. Aussi bien par le commerce doublé d'es-
pionnage que par le fcr et par le feti, suivant la devise de cette
dynastie militaire qui a pétri l'Allemagne à son image. Oue les théo-
ries philosophiques soient une cause ou un effet, qu'elles aient pour
mission de traduire ou de justifier après coup, si non d'inspirer et
de développer les instincts ataviques des Germains habitués à faire
de la guerre une source de profits et de pillages, peu importe : le
resultai final demeure le méme et les vaincus auraient le malheur
de le constater trop tard. — Ces le9ons utiles peuvent ètra étudiées
à temps et avec fruit dans les ouvrages suivants que nous recom-
mandons à l' impartialité des lecteurs : E. Lamy, Du XVIII'»' Sie-
de à l'année terrible ; C. Jullian, Rectitude et perversion du Sens
national ; Daudet, De Kant à Krupp; Roure, Patriotisme et Impé-
rialisme ; Hébrard de Villeneuve, La France de demain; A. Bau-
DRiLLART, Jeanne la Liberatrice. Les auteurs de ces travaux et plus
encore les matières qu'ils ont traitées se recommandent assez à l'at-
tention des penseurs ». Chanoine E. Griselle, Doct. ès-Lettres].
748. Langlois (General). Vedi sub voce Le Rond.
749. La Tour (de). Vedi Imbart de La Tour.
750. Laubeuf, anc. ing. en chef de la Marine : Sous-marins et Submer-
sibles, leur développentent, leur róle dans la guerre, leur róle dans
l'avenir. Les Sous-marins allematids, (i voi. in 8", 24 dessins, 24
photogr., Paris, 25 juin 1915, Libr. Delagrave). [AI concorso dei sot-
tomarini francesi, concorso il cui programma fu pubblicato il 20 febbr.
1896, prese parte il Laubeuf, ed il suo collega Olivier Guihéneuc
(Dreadnought ou submersibile ? , Paris, Perrin, 1915, p. 11) scrive: «On
voit aujourd'hui que, bien qu'il n'ait pas été classe premier à cette
epoque, M. Laubeuf produisit la solution de beaucoup la meilleure,
bien supérieure, quoi qu'on en ait dit, à celle de I\I. l'ingénieur ci-
vil Forest, le plus redoutable de tous ses concurrents. — M. Laubeuf
a réalisé le premier torpilleur submersible, comme Fulton a réalisé
le premier sous-marin militaire et nous devons ajouter que là ne se
bornent pas les mérites du constructeur du Narval. On doit encore
lui reconnaitre celui d'avoir tenu ferme à ses idées au point de leur
sacrifier une carrière officielle déjà brillante ». La guerra che il Mi-
nistro borghese della Marina, Pelletan, fece al Laubeuf, lo allontanò,
purtroppo, dal Ministero della Rue Royale. — Guihéneuc e Laubeuf
sono i migliori scrittori francesi contemporanei che si sieno occupati
della grave e complessa questione dei sommergibili, della quale in
Italia scrissero, fra gli altri, l' illustre ammiraglio Mazzinghi [Pau-
— 198 —
savio del Corriere della Sera) ed il nostro ottimo collaboratore co-
mandante Bravetta ; vedi sub vocibus e cfr. gli art. nello Yacht di-
retto da M. C. N. BoYN e quelli nel Times dell' Amm. Sir Percv
ScoTT, il grande profeta, cui purtroppo l' Inghilterra, nel 1913, non
diede abbastanza ascolto !].
751. Laudet (Fernand) : La mission catholique de la Frauce [ot^s., Paris,
1915, Bloud et Gay). [Pubbl. sotto gli auspici del Com. cath. de pro-
pagande fr. à Vétr., presieduto da Mgr. Baudrillart. — Il Laudet
è il notissimo direttore della Revue hebdomadaire del Plon].
752. Lauzel : Deutschland iìber Alles ou la Folie pangcrmatiiste. Traduit
sur le manuscrit inédit du Professor X... par Maurice Lauzel (Pari?
Impr. Paul Dupont, Thouzellies directeur^ ; Librairie H. Floury, 3
avril 1915, 47 p. in 8°). [Serie intitolata : La Grande Guerre].
753. Lavisse (E,) et Prévost (M.), de TAcad. francaise, directeurs. La
Revtie de Paris (Paris, Calmano Lévy, 1914-15-16). [Revue bimen-
suellej.
754. Lavisse (E.) et Rambaud (A.): Llistoire generale, du IV' siede à
nos jours (Paris, Armand Colin, 1901). [Il Prothero indica fra le op.
di consultazione il t. XII : « Le Monde contemporain, 1870-1900 »].
755. Law (Bonar), ministro inglese. Vedi Asquith (Disc, del 4 sett. '14).
756. Lechartier {G.y. La Charité et la Guerre. Tableaux et Croquis {Vdn.y
1915, Bloud et Gay). [N.o 27 delle Pages actuelles'].
757. Lecomte (Maxime). Vedi Levi (L'-Col. Camille).
758. Lécer (Louis): Histoire de l'Autriche-I-Iongrie. [C'it. dal Prothero:
« Translated into English by Mrs. Birkbeck Hill, vvith Preface by
E. A. Freeman. Goes down to 1889 ». Edito in Londra dal Riving-
tons nel 1889 ; utile per le origini della confiagrazione europea].
759. Lemonnier, émigré de Saint-Quentin. Vedi sub voce: Bachet et
Lemonnier.
760. Lenard (Philipp), Professore di Fisica, Heidelberg. Vedi N.'^ 2. [N.
nel 1862 a Pozsony; ebbe il premio Nobel per la fisica nel 1905 ; è
membro della R. Accademia dei Lincei di Roma].
761. Lenz (Maximilian), Professore di Storia, Amburgo. Vedi N.° 2. [Nel
proclama Alle Nazioni Civili.' figura la firma « ISIaximilian Lenz,
professore di .Storia, Amburgo » ma credo si tratti invece del celebre
storico Max Lenz, membro dell'Istituto Storico Prussiano di Roma,
professore all'Università di Berlino, autore di una celebre Critica dei
Pensieri e Memorie del Bismarck, autore (1902) della Storia di Bis-
niarck e del Napoleon (1905); egli è nato il 13 giugno 1850].
762. Le Rond (Capitaine): Le Canon à tir rapide et l'Ins Irne tion de l'Ar-
tìllerie (20 ed., i voi. in 8" de 82 p., Paris, juin 1915, Libr. Ch.-
Lavauzelle), [Avec préface de M. le General Langlois, Ancien raem-
bre du Conseil Supérieur de la Guerre. Orné de 2 croquis hors-texte].
763. Le Rond (Capitaine) : Préparation de l'Artillerie à la Bataille, tirs en
— 199 —
plcins champs (ae ed., i voi. in 8° de 132 p., avec io cartes hors-
texte, Paris, juin 1915, Libr. Ch.-Lavauzelle). [Avec Préface du Ge-
neral Langlois. Ouvrage honoré d'une souscription du Ministère de
la Guerre].
764. Le Rov (Mgr.). Vedi sub voce Baudrillart.
765. Levi (L*-Co1. Camille) et Lecomte (Maxime): La Neutralité Belge
et l'Invasion Allemande (Paris, Charles-Lavauzelle ed., i voi. in 8°).
[Straordinariamente profetico; stampato alla vigilia della guerra. Il
ten. col. Levi è ora morto].
766. Levden: Pro Imperatore {Deutsche Rundschau, t. 138, 1909).
767. LiCHTENBERGER (Henri): L'opinion américaine et la guerre (Pax. , 1915,
Bloud et Gay). [N.° 36 delle Pages actuelles. Il L. è celebre scrittore,
collaboratore della Revue de Paris ; i suoi libri sono editi dalla Casa
Felix- Alcan di Parigi. — I Lichtenberger sono tutti notissimi scrit-
tori, usciti da una famiglia di Strasburgo trapiantatasi a Parigi. —
Carlo-Ernesto, nato il 22 sett. 1847 a Strasburgo, è morto il 6
die. 1914 a Versailles ; si è occupato di Shakespeare, del Goethe
(specie del Faust) ; di lui scrisse Camille Pitollet negli Studi di fi-
lologia mod., a. VII, 1914, fase. 1-2, dir. da Guido Manacorda di
Napoli. — Federico fu dal '64 al '72 prof, di teologia protestante
a Strasburgo, poi a Parigi ; morì a Versailles or son 12 anni. — Emilio,
architetto a Miilhausen, poi a Parigi, morto nel '77, lasciò due figli:
l'uno, Enrico, prof, di letteratura tedesca alla Sorbona, autore di
studi sui Nibelunghi, sul Nietzsche, sul Wagner ; 1' altro, Andrea,
uno dei migliori romanzieri attualmente viventi in Fiancia, collabo-
ratore ^t\y Opinion, delle Annales e della Revue de Paris. — L'at-
tività, il patriotismo, gì' ideali di queste due generazioni di una bella
e sana famiglia di pensatori e di scrittori, fanno ricordare quelle
« generazioni » di Dumas o di Daudet che nella letteratura francese
non sono rare, ma che da noi non si verificano].
768. Liebermann (Max), Berlino. Vedi N.o 2. [Celebre pittore, nato il 20
luglio 1847 in Berlino; premiato alla Esposizione di Venezia; mem-
bro della Société Nationale des beaux-arts di Parigi].
769. LiszT (Franz von), Professore di Giurisprudenza, Berlino. Vedi N.° 2.
[Membro del Reichstag dal 191 2, membro della Académie Roj'ale des
Sciences di Bruxelles; nato il 2 marzo 1851 in Vienna; uno dei fon-
datori della Zeitschr. f. d. ges. der Straf.-ÌViss.'].
770. Livre bleu anglais {Le second). Correspondance relative aux événe-
ments qui ont amene la rupture des relations avec la Turquie. {Pages
d'histoire, 1914-1915, i voi. de 206 p., Paris, juin 1915, Berger-Le-
vrault).
771. Livre rouge (Le). Les atrocités allemandes en France (Paris, Impr.
Lecoq, Mathorel et Ch. Bernard, Bibliothèque des ouvrages documeu-
taires, 16 rue Alph. -Daudet, 3 avril 1915, 62 p. in 8°). [Rapport of-
200
ficiel et in extenso, présente à M. le Présldent du Conseil (Viviani)
le 7 janvier 1915, par la Commission instituée en vue de constatar
les actes commis par l'ennemi en violation du droit des gens (décret
du 23 sept. 1914)]-
772. LivRE rouge belge (Le). Les atrocités allemaìides en Belgiqtie (Paris
Impr. Lecoq, Mathorel et Ch. Bernard, Bibliothèque des ouvrages
documentaires, 16 rue Alph.-Daudet, 1914, 64 p. in 8°), [« Recueil
des rapports officiels et in extenso présentés à M. Carton de Wiart.
Ministre de la Justice du Royaume de Belgique, par la Commission
d'enquéte instituée par le Gouvernement belge sur la violation des
règles du droit des gens, des lois et coutumes de la guerre (décret
du 8 aoùt 1914) »].
773. LiVRE vert iialieji (Le). {Pages d' Hisioire, 1914-1915, i voi., Paris,
1915, Berger-Levrault).
774. Lodge (Oliver) : La Guerra (Scientia, febbraio 1915). [Secondo il
Lodge la guerra presente è un conflitto fra due ideali di governo :
« Da un lato l'ideale inglese di una confederazione di Nazioni, di
un gruppo di Stati amici, più grandi gli uni, gli altri più piccoli ;
gli uni più forti e gli altri più deboli, ma tutti operanti d'accordo
e contribuenti ciascuno per conto proprio al bene dell'umanità e al
progresso del mondo. Dall' altro lato l'ideale prussiano d'un solo
Stato, esaltato, dominante tutti gli altri, che realizzi la sua volontà
dispoticamente, imponendo i suoi costumi, il suo insegnamento, la
sua cultura a tutto il resto del mondo ». Regnano, secondo il Lodge,
in Germania, due errori : la glorificazione della guerra fondata su
una falsa interpretazione del darwinismo, e l'esaltazione della forza
con la credenza nella supremazia assoluta dello Stato. — Sul quale
argomento trovansi particolari assai più minuti che nel Lodge nella
prima parte del bellissimo libro di Joseph-Barthélemy (prof, nella
facoltà di giurisprudenza parigina e nella Ecole Libre des Se. poli-
tiques) intitolato : Les iiistitiitions politiques de l' Allemagne co?itempo-
raine (Paris, Félix-Alcan, 1915) che ha il gran pregio di esser fondato
sulle opere e sui discorsi dei giuristi, dei professori, dei deputati e
degli uomini di Stato tedeschi, sicché non si può certo accusare il
dotto professore francese di travisare o di rendere infedelmente e
incompletamente il pensiero dominante in Germania].
775. LoRiN (H.), Prof, à l'Un. de Bordeaux: U héroìque Serbie (N.» 5 delle
Pages Actuelles edite da Bloud et Gay, Parigi 19 14). [Conferenza
data a Bordeaux sotto gli auspici dei Débats, qui riveduta e aumen-
tata e già stampata nel giornale dei Débats; molto eloquente e, an-
che, dottissima].
776. Louis (Paul): L'Europe nouvelle {La Démocratie et la guerre ; les
Socialistes allemands ; le Sort de l'Autriche; l'Evoluiion italienve :
l'Evoltition rouvtaine ; la Diplomatie Allemande ; la Grece et l'Eu-
201
rope; le s petite s Nations). (Paris, Félix-Alcan, 1915, 132 p. in 8).
[«( Sous ce titre, M. Paul Louis, dont on se rappelle les ouvrages
sur le mouvement ouvrier, réunit des articles qui ont paru de 19 14
à 1915 dans la Reime Bleue et le Mercure de France. — M. Paul
Louis raconte en un style net et rapide comment le principe des
nationalités a réagi durant la crise européenne et comment ce prin-
i ipe a domine les évolutions respectives de l'Italie, de la Grece, de
la Roumanie, etc. — Il défend avec éloquence le droit des petites
nations dont il évoque le ròle historique. Il étudie les bases sur les-
quelles l'Europe devra reposer demain, si la volonté des peuples
est respectée ; il présente, en tirant arg:ument des évènements ré-
cents, une apologie de la démocratie qui paralyse les attentats cri-
minels contre les nations. — Pour ètre bref, ce petit livre n'en est
pas moins rempli d'idées suggestives ». — Conclusion ip. 129-131):
« Dans l'Europe qui sortirà renouvelée, rajeunie, du prochain con-
grès de la paix, les petites nations garderont leur place. Les puis-
sances, qui se piquent de libéralisme et qui ont resistè aux tendan-
ces dominatrices du monde germanique, auront le devoir non seu-
lement de niaintenir leur existence, mais encore de leur conférer
le maximum de garanties. Ces puissances ont déclaré, répété à main-
tes reprises, qu'elles ne luttaient pas pour l'hégémonie, mais pour
l'équilibre, et de fait, méme si l'un des Etats, qui ont participè à
la coalition contre l'Allemagne et l'Autriche, nourrissait des visées
ambitieuses, comment les satisferait-il ? Ce n'est pas lui qui aura
vaincu les deux Empires, mais la coalition dont il était l'un des
élèments : ni la France, ni l'Angleterre, ni la Russie n'aurait pu se
flatter de l'emporter isolément. L'oeuvre collective accomplie ne sau-
rait toumer à l'avantage d'une seule. Si donc les Etats alliés ont
vraiment combattu contre toute prépondérance tyrann'que et vexa-
toire, ils s'attacheront à sauvegarder, en la fortifiant, la vitalité des
petites nations, dont le ròle vient d'étre succinctement trace, et
dont la disparition ou l'affaiblissement preparerai! des attentats nou-
veaux à l'équilibre, j'écrirais volontiers à l'harmonie de l'Europe.
Nul ne pourrait souhaiter que le monde fùt plié à une seule disci-
pline, ni méme à deux ou trois. Le maintien des peuples secon-
daires est en contradiction absolue non seulement avec le panger-
manisme ou le panslavisme, qui tendraient à établir un seul regime,
ime seule organisation sur des espaces immenses, mais avec tous
les impérialismes. Leur suppression rendrait notre continent inhabi-
table : ils y mettent de la variété, de la liberté, tout ce que com-
battent et détestent les grands Empires. Ils constituent un défi aux
conquérants et s'ils avaient toujours connu leur devoir ils auraient
rappelé ces conquérants, en usant de leur faiblesse méme, au res-
pect des engagements signés. — Peut-étre, dans la crise de 1914-
26
202
igiS) n'ont-ils pas suffisaniment compris l'opportuiiité d'un tei acte,
l'un des plus nobles qui leur pussent incomber. Peut-ètre cédant
les uns à la crainte, les autres à une illusion ou à une conception
erronee des faits, ou encore à l'instinct de lucre qui animait les
classes dirigeantes, n'ont-ils pas protesté, conime il convenait, contre
la violence faite à la Belgique, l'un d'entre eux. La portée morale
d'une flétrissure, lancée à l'Allemagne et à l'Autriche par la col-
lectivité des petites nations, eùt été sùrement immense dans le pré-
sent et dans l'avenir. Sans rompre leur neutralité, la Hollande, la
Suisse, les Pays Scandinaves, d'autres encore, qui ont participé aux
conférences de la Haye, à toutes les assises où le droit internatio-
iial s'est élaboré, auraient pu faire entendre leur voix. C'eùt été
une intervention glorieuse. Il est regrettable que ni un grand pen-
seur, issu de l'une de ces contrées, ni un homme politique influent
n'ait assume cette initiative. Le róle des nationalités secondaires
se fùt marqué encore sous un jour nouveau. Mais tei quel, il a été
suffisant dans l'histoire, et il reste assez important pour que, — en
dehors méme des considérations de simple justice, — on assigne au
Congrès de demain la tàche de les garantir contre tout perii ». —
Gli articoli che sono raccolti in questo prezioso volume sono tutti
anteriori alla guerra dichiarata dall'Italia all'Austria ed alla Turchia].
777. LucHAiRE (Julien), Direttore dell' Institut Francais di Firenze: La
crisi morale della Francia nei mesi scorsi {Nuova Antologia, 16 genn.
1915, p. 260-270). [Sottile e geniale analisi dell'anima collettiva di
questa nobilissima Nazione che ha saputo eliminare nei primi sei
mesi della guerra tutti i più gravi suoi difetti e ridar vita alle sue
più caratteristiche e grandi virtù di razza].
778. Ludo : Les Mèches. Souvenirs de guerre, 1914-igi^ (Paris, Impr. L.
Hubert, 3 avril 1915, 2 pages gr. in 8°). [Monologo. « Chez 1' Auteur,
60 rue du Kremlin, Kremlin-Bicétre »].
779. LuGAN (Abbé): Méditations sur la Guerre (ops. in 16, Par,, 1915,
Bloud et Gay ed.).
780. LUMBROSO (Dott. Alberto). Vedi sub voce Cesarò.
781. LuMBROSO (Dott. Alberto). Vedi sub voce Reclam junior (Ph.).
782. LuzzATTi (Luigi): Per la Polonia {Corriere della Sera, 21 febbr. 1915).
[È urgente la necessità d'illuminare l'opinione pubblica italiana in-
torno alla vera situazione della Polonia ; nobile scopo al quale l'ono-
revole Domenico Oliva ed io dedichiamo il meglio dei nostri sforzi
col nostro Comitato Pro Polonia (vedi Rivista di Roma, 10-25 gen-
naio 1915). L'articolo del Luzzatti è pieno di errori. Ma come sì
potrebbero raddrizzare le idee dell'on. ex-Presidente del Consiglio ?
La storiella da lui narrata del Pope che salva gli Ebrei dalle mani
dei Polacchi, farebbe ridere, se chi lav'ora in Europa per la Polonia
non piangesse ai funesti effetti morali che le fiabe dell'on. Luzzatti
203 —
possono produrre nei paesi lontani dell'Occidente, dove s'ignora
quanto siano liberali i Polacchi e tolleranti in materia religiosa, e
come siano abili i governi dei tre Imperi a trovare degli agenti che
diffondano false informazioni. Dal nostro valente compatriota conte
W. Olzewski, avvocato bolognese, ma discendente di Polacchi, ri-
ceviamo la traduzione di una replica al Luzzatti comparsa nella co-
lonna prima della quarta pagina dello Dziennik Poznanski uscito il
26 febbr. 1915 (articolo intitolato iVwoz'fl accusa ai Polacchi di assas-
sinare gli Ebrei): « II giornale Corriere della Sera ha fatto posto nella
sua edizione del giorno 21 corr. ad un articolo di Ludovico (o Luigi)
Luzzatti comunicatoci da Pietrogrado, sotto il titolo « Persecuzioni
religiose in Russia », nel quale 1' autore esce fuori con 1' accusa ai
Polacchi di organizzare 'A progrom contro gli Ebrei. Non si può accu-
sare il Luzzatti almeno di antipatia contro la nazione Polacca, op-
pure dello scopo di falsare il vero, ma del tutto inutilmente egli
vuol prendersi la parte di mentore che desidererebbe di indirizzare
i Polacchi sulla buona via e prepararli alla dignità di governarsi da
sé senza oppressioni e senza persecuzioni. Confutare le deduzioni
del Luzzatti troviamo superfluo. Invero a lui mancano le più elemen-
tari cognizioni sui rapporti e le condizioni che si hanno nel Regno
di Polonia ». Qui il giornale polacco riproduce un lungo brano del-
l'articolo del Luzzatti, indi prosegue : « Il Luzzatti conclude con la
narrazione de\ progroni che sarebbe stato fatto dai Polacchi nella pic-
cola città di Lamosch occupata dagli Austriaci e ricuperata dai Russi.
Colà i Polacchi avrebbero impiccato dodici Ebrei e dodici ne dovevano
ancora impiccare, ma li salvò il pope russo (?). Lamosch è per noi
una località sconosciuta. Essa non esiste in tutto il globo terrestre
e per conseguenza questa è una località inventata nella stessa ma-
niera come è inventato tutto ciò su cui quello scrittore appoggia le
sue deduzioni. La fonte dalla quale il Luzzatti ha attinto le sue in-
formazioni (questa deve essere cosa certa) ha da essere sicuramente
quella medesima dalla quale ha preso informazione in questi ultimi
tempi il Brandes ! ». Mi scrive il conte Olszewski da Bologna: « Mi
sembra opportuno qui il ricordare la rispettiva posizione degli Ebrei
russi e degli Ebrei polacchi. — Gli Ebrei polacchi sono sempre stati
molto numerosi perchè trovavano larga ospitalità e tolleranza fino
dai tempi di Casimiro il Grande. Non è poi del tutto vero che questi
Ebrei abbiano sofferto ijisieme con i Polacchi sotto il giogo russo :
avranno sofferto conteniporaneame^ite ma senza che la loro maggio-
ranza si unisse di cuore nei movimenti patriottici polacchi e nella
resistenza tacita alla russificazione. Del resto anche in quei tempi in
cui lo staffile russo maggiormente percuoteva e solo una minoranza
degli Ebrei si univa ai Polacchi, il popolo polacco non perseguitò
mai gli Ebrei. Recentemente poi l'affiatamento si era fatto maggiore
204 —
sebbene fra gli Ebrei si fosse fatta strada una certa gerinanofìlìa (se ne
vantano anche ora i giornali tedeschi, affermando di essere stati
bene accolti i Tedeschi nella Polonia Russa solo dagli Israeliti). Altra
è invece la posizione degli Ebrei russi. Questi, espulsi da molti di-
.stretti della Russia e perseguitati negli ultimi lustri, ebbero additata
dal Governo stesso la via di rifugiarsi in Polonia. Il Governo russo
ha sempre cercato per vie indirette di rendere mista la popolazione
della sua parte di Polonia, e come ha perfino favorito che vi immi-
grassero i Tedeschi, così, a maggior ragione, vi ha favorita la im-
migrazione degli Ebrei propri, accordando ad essi l'autorizzazione
di aprire negozi, case di commercio, fabbriche ; mentre, come è ri-
saputo, i permessi relativi fino a questi ultimissimi anni non veni-
vano accordati se non con enormi difficoltà e raramente ai Polacchi
cristiani ed agii Ebrei polacchi. Ne è venuto di conseguenza che gli
Ebrei russi privilegiati ed immigrati in Polonia in questi ultimi anni
fossero mal visti e tenuti in distanza dagli stessi Ebrei polacchi, e che
fra essi si verificassero anche degli incidenti. Dato ciò, è probabile
che vi sia un certo antagonismo e risentimento fra le sfere ebraiche di
Pietrogrado e il mondo Polacco cristiano od israelita, e che questo
dissidio sia fomentato dal Governo russo, che ne approfitta, non
c'è bisogno di dirlo. YJ Ebreo russo perseguitato in alcuni distretti
della Russia, specialmente se è povero, è invece appoggiato dal Go-
verno in Polonia, ed è suo strumento. Il mondo Ebraico russo non
vede di buon occhio la prospettiva di un' autonomia data alla Polo-
nia. — Ma questo non è il solo lato della questione. Altri aspetti Le
potranno con più efficacia essere prospettati dai Polacchi di Roma.
— Ad ogni modo Ella vede come il Luzzatti ed il Brandes abbian
potuto facilmente esser fuorviati da informazioni tendenziose, anche
prescindendo dalla possibilità e probabilità che gli oppressori stessi
della Polonia, direttamente abbiano preparato, sia in Oriente sia in
Occidente, le armi per la calunnia. — Richiamo la sua attenzione
sulla circostanza che la città di Lamosch non esiste e che potrebbe
essere opportuno, partendo da questo fatto, richiamare il Luzzatti sul
buon sentiero delle rettifiche. — Non potrebbe il Comitato italiano
Pro Polonia scrivergli direttamente invitandolo a compiere le sue
investigazioni a Varsavia /ra £"11 Ebrei palrioli Polacchi? ». Se l'ono-
revole Luzzatti vorrà rispondere a queste obiezioni, ci faremo un
dovere di render note le sue ragioni].
783. Luzzatti (Luigi) deputato, ex-presidente del Consiglio: Il Comitato
Italia- Francia. Discorso del Presidente L. Luzzatti, Milano 26 no-
vembre 1915 (Sede del Comitato: Camera di Commercio, Milano).
[Il discorso dell'ex-neutralista e sempre giolittiano Luzzatti, ora fe-
roce gallofilo e interventista, è stato riprodotto in tutti i giornali
per cura dello stesso Luzzatti, sicché il testo ne è quanto mai fé-
— 205 —
dele. Eccone il passo principale tolto dal Messaggero del 27 no-
vembre 1915 : « Questa non è l'ora dei grandi discorsi: lo scopo
politico del Comitato prevale su tutte le altre considerazioni; ma,
se questa non è soltanto una riunione di uomini intesa a risolvere
i problemi economici, il lavoro di carattere sociale ed economici)
deve avere una parte importante. — Il Comitato precorre i tempi
in cui la esportazione di uomini sarà cessata e non esisterà che un.t
esportazione di merci ; ma intanto farà opera di preparazione per la
cernita di operai scelti, dì impiegati, di capi d'industria e di affari,
che possano rappresentare degnamente l'Italia all'estero. — L'ono-
revole Luzzatti ricorda di aver fatto accettare alla Francia, sotto
Zanardelli, un trattato di lavoro a complemento di un trattato di
commercio, e questo ha potuto fare mercè l'aiuto dell'ambasciatore
Barrère. Il trattato dura da dieci anni, ma l'iniziativa non è com-
piuta. — L'oratore presenta un elaborato memoriale per migliorare
il trattato stesso ; fondamento di questo memoriale è di ottenere
che il commerciante italiano sia messo in condizioni di parità asso-
luta coi lavoranti francesi. — L'on. Luzzatti, dopo aver fatta la sto-
ria del trattato, sostiene che dalle condizioni del presente momento
.storico deriva la necessità : i" di una revisione dei valori essenziali
del trattato, sulla base fondamentale del principio di uguaglianza
giuridica degli operai dei due paesi ; — 2° di provvedere alla sti-
pulazione di quelle ulteriori convenzioni che ancora mancano per
completare lo svolgimento di rapporti tracciati dalle disposizioni
principali del trattato di lavoro, integrando così il sistema organico
di esso ; — 3° di una eventuale revisione degli accordi finora sti-
pulati per assicurare ad essi la maggiore efficienza, riformandoli a
tenore dei nuovi principi fondamentali assunti per ringiovanire il
trattato. — Quindi l'eminente uomo esamina minutamente in ogni
sua parte il trattato di lavoro del 1904, e parla con profonda dottrina
della revisione del trattato, in conformità della eguaglianza giuridica,
rilevando specialmente che le forme di reciprocità sono essenzial-
mente due : la « reciprocità giuridica » o di « diritto », e la « reci-
procità economica ». In virtù della reciprocità di diritto viene con-
cessa allo straniero uguaglianza di trattamento di fro»te alle patrie
leggi, quando nel paese cui appartiene lo straniero esista una legge
analoga, applicabile, senza limitazioni speciali, ai cittadini dell'altro
paese. Non si richiede che gli effetti economici delle due leggi si
equivalgano ; basta la uguaglianza di diritto fra cittadini e stranieri.
— Bisogna seppellire — dice il L. — per sempre, i disegni di
legge diretti a colpire con tasse speciali i lavoratori italiani. — Al-
leate nelle armi e nei cuori, Italia e Francia devono non conside
rare più stranieri né il lavoro, né il capitale dei due popoli intima-
mente amici. — Quindi l'on. Luzzatti si addentra nell'esame delle
206
leggi francesi riguardanti gli operai stranieri e sostenendone punto per
punto con grande lucidità le necessarie riforme ». — Del medesima
Luzzatti citeremo qui un' intervista del 13 febbraio 1916 così rias-
sunta nel Co}r. della Sera del 14 febbr. : « L'on. Luigi Luzzatti reduce
dal suo viaggio nel Veneto per la propaganda del Prestito nazionale,
conversando con un redattore del Giornale d' Italia gli disse come
di tale propaganda non vi fosse neppur bisogno, tanto quelle popo-
lazioni sono infervorate. Dopo essersi dichiarato lietissimo per la vi-
sita di Briand e Bourgeois in Italia, richiesto di cosa pensasse delle
voci che di questi giorni gli attribuivano proposte di combinazioni
ministeriali, rispose che esse lo hanno lasciato affatto indifferente.
E soggiunse : « Si figuri che quando io avrei dovuto, secondo quelle
notizie, prendere degli accordi con egregie persone — che non ho
veduto mai e colle quali non ho nessuna consuetudine, tranne che
con il Bissolati — io era già da molti giorni nel mio viaggio di pre-
dicazione patriottica a Milano e nel Veneto, poiché anche la patria
è una grande religione. A ben altre e alte cose la mia mente è ri-
volta. Ma se dovessi cospirare per le miserie alle quali ella accenna,
cospirerei perchè il IMinistero restasse (nel giugno infatti.... votò
contro Salandra !) e per non venirci io »].
784. Mac-Donell (J. deC): Belgiiim (London, John Long, i voi. in 8^).
785. Malagodi (Olindo), Direttore della Tribuna, candidato politico,
poeta, ecc. ecc. Articoli passini nella Tribuna 1914-15. V. anche
sub voce ZiccA. [Scrisse lo stesso Malagodi nella Tribtina del 17
marzo 1915 alcune righe in cui espose le linee direttive principali
della sua campagna giornalistica durante la guerra europea: « .... Noi
abbiamo sino dal principio posto, con molta sobrietà, ma con eguale
precisione, i punti che ci sono parsi fondamentali nella situazione
di fronte alla quale l'Italia si è trovata. Siamo stati fra i primi a
riconoscere e dichiarare con intera fermezza, che la politica svolta
dall'Austria e dalla Germania, contraddicendo agli scopi dell'al-
leanza e ponendosi anzi contro i nostri interessi fondamentali, ci
scioglieva dagli obblighi dell' alleanza stessa, ridonandoci piena ed
assoluta libertà di azione per provvedere contro la minaccia ai nostri
interessi da qualunque parte venissero ; per profittare anche delle
occasioni favorevoli a quegli interessi da qualunque circostanza ci
fossero ofTerte. Noi ci siamo dichiarati avversi, non meno che all' in-
terventismo romantico, a quel neutralismo che nascondeva sotto di
sé un misto di pusillanimità propria e di segreto favoreggiamento
agli altri, di quella strana specie di patriottismo straniero di cui
anche Videa Nazionale ha fatta cruda anatomia. Né ci siamo mai
dissimulati che, sia per la difesa dei nostri interessi, sia per il pro-
fìtto di quelle convenienze che a noi, sciolti di qualunque vincolo,
le circostanze potranno mettere davanti, l'Italia doveva apprestarsi
— 207 —
materialmente e tenersi pronta moralmente ad affrontare con animo
deciso anche tutti i sacrifizi e i rischi della guerra ; della guerra
che rimane ancora, ed oggi anzi è più che mai, l'ultima ragione del
diritto di vita e di dignità delle nazioni.... ». — Tutte queste belle
frasi non impedirono al Malagodi di ostacolare sino all' ultimo giorno,
sino a mezzo il maggio del 191 5, il nostro intervento e la nostra
dichiarazione di guerra].
756. Male (E.) : La Cathédrale de Rebus (Paris, 1914, Bloud et Gay ed.
N.° IO delle Pagcs actuelles). [« Fumante, croùlante, noircie, la ca-
thédrale de Reims ne sera bientòt plus qu'une grande ruine désolée,
où l'on n' entendra d'autre bruit que celui des pierres qui les unes
après les autres, se détachent et tombent. Que faire en attendant
qu'on Vienne à son secours, sinon parler d'elle, de ses vertus, de
sa beante, et essayer d' expliquer sa perfection ? Personne, on en
conviendra, n' était mieux désigné pour accomplir ce pieux devoir
avec délicatesse, avec une science impeccable, que RI. Emile Male,
l'éminent historien de l'art au Moyen-Age »].
757. Manzel (Ludwig), Presidente dell'Accademia di Belle Arti, Berlino,
Vedi N.o 2. [Celebre scultore, nato il 3 giugno 1858 in Kagendorf
(Anklan); autore di statue equestri di Guglielmo I e di vari Hohen-
zoUern].
788. Marès (Roland de): La Belgique envahie {Varis, Georges et C'« ed-,
1915, petit in 8", 223 p.j. [Collezione intitolata Les Proses; la. Biò/.
de la Fr. ne segnala la 2* ed. stampata ad Alenron, impr. Georges
Supot].
789. Maricourt (Baron André de): Les Champs de bataille de i^i^-igi^.
Première partie : les Cités meiirtries. Senlis (du 2 au g septembre 1914)
(Paris, impr. Paul Dupont (Thouzellier, directeur) io faub. Montmar-
tre, 3 avril 1915, 32 p. in-folio). [Ouvrage contenant 42 gravures,
plus « un splendide hors-teste en couleurs grave d'après un tableau
de VoLANT ». Collection d\i Totir de France d'Octave Beauchamp].
790. Marin (Marino) : // Seme dell'odio, Versi {Nuova Antologia, i febbr.
1915, pag. 407-408). [Pessimi e vacui].
791. Marre (Francis), Chroniqueur scientifique au Correspondant: Notte
« 75 » \^Le Canon de 75\. — (Avec figures. Paris, 19x4, Bloud et Gay
ed., Pages actuelles, N.° 35). [Descrizione rigorosamente tecnica di
questo cannone divenuto celebre, e chiamato a buon diritto le roi
des batailles. Essa è accessibile anche ai profani. Le incisioni sono
chiare e molto esplicative].
792. Marre (Francis) : Dans les tranchées du front (Paris, 1915, Bloud et
Gay). [N.° 39 delle Pages Actuelles'].
793. Marriott (J. A. R.) : The Remaking of Modem Europe, /JS9-1S78
(I^ondon, Methuen).
794. Martel (Jean-Jacques). Vedi sub voce Pamphlet (Le).
— 208 —
795. Martinot-Lagarde (Le capit. C), ancien élève de l' Ecole Poly-
technique: Les Moieurs d'aviation (20 ed. revue et augmentée. Avec
129 figures dans le texte, Nancy et Paris, 1915, Berger-Levrault; i
voi. in 8° di vi-256 pag.).
796. Masson : Les Femines et la Guerre de 1914, par Frédéric Masson,
de l'Académie franraise (Parigi, 1914, Bloud et Gay ed., N.° 2 delle
Pages Actuelles). [« M. Frédéric Masson entreprend dans cet opuscule
de rendre un juste hommage à « cette troupe magnifique des femmes
francaises qui ont voulu étre infirmières et qui se sont montrées d'un
dévouement, d'une abnégation, d'une générosité que jamais l'imagi-
nation la plus fertile n'eùt pu formuler ». Cependant, comme il écrit
pour étre utile et non point seulement pour plaire, l'auteur a voulu
signaler les insuffisances, les défectuosités qu'il a lui-méme consta-
tées de visti. Il ne craint point, entre autres questions, d' aborder
franchement celle du ròle que les jeunes filles peuvent efficacement
et décemment remplir auprès de nos blessés. lei, comme sur d'autres
points, il signale les améliorations souhaitables. Enfin, à coté du soin
des malades, M. Frédéric Masson s' applique à montrer les multiples
devoirs qui incombent en ces temps pénibles aux femmes francaises »].
797. Masson (Frédéric) de l'Acad. Francaise : Pour les Tombes [Gaulois,
Paris, 15 mars 1915). [Per le tombe dei soldati caduti in guerra. —
Il Masson pubblicò una serie di art. sulla Guerra nel Gaulois del
1914-1915, tutti di stile violento e volgare. Oh quanto più fine il
Faguet, p. es. nello stesso Gaulois, marzo 191 5, su Shakespeare al-
leniand r\.
798. Mausbach (Josef), Professore di Teologia cattolica, Mùnster. Vedi N.<* 2.
[N. il 7 febbraio 1861 in VVipperfeld ; cattolico ; prelato dei Palazzi
apostolici; editore di S. Tommaso d'Aquino; autore nel 191 1 del
celebre D. Eid wider d. Modernismtis\
799. Mayr (Georg von), Professore di Scienza politica. Monaco. Vedi N.° 2.
[Sottosegretario di Stato ; professore prima a Strasburgo e poi a Mo-
naco ; si è occupato del monopolio del tabacco, delle tariffe doganali,
e, nel 1900, della popolazione delle grandi città: E nato il 12 feb-
braio 1841 in Wiirzburg].
800. Medicus (Col.) \_Pseud. ?]. Articoli di critica militare nelle Munchner
Neueste Nachrichten, 1915. [Dal Temps, Par. 5 ott. 1915 : « Citons
l'opinion du critique militaire des Mtmchner Neueste Nachrichten,
colonel Medicus, qui parlant de l'offensive sur le front ouest, dit
ceci : Il ne faut pas s'attendre à ce que les Fran^ais cessent de si-
tót le combat, d'autant plus qu'ils obtiennent toujours encore des
succès partiels, comme aujourd'hui au nord de Massiges. Quoiqu'ils
ne se prodiguent pas en chants de triomphe, nous ne devons pas,
ces Franrais, les tenir pour découragés. Car, cette fois-ci, il s' agit
pour eux de bien davantage qu' un gain de quelques kilomètres ;
— 209 —
leurs soldats le savent, les chefs le leiir onl dit. C'est, pour eux,
maintenant ou jamais! »].
80 1. Mendelsshon (Roberto von) :// /\j/»<7/o Tedesco durante la Guerra
[Nuova Antologia, 1 genn. 1915, p. 105-115).
802. Mercier (René) : La Vie en Lorraine. Aoùt 1914 (Nancy, Impr. de
L'Est républicain, 1914, 247 p. S»). [Serie intitolata : La Guerre
de 191 4].
803. jMerkle (Sebastian), Professore di Teologia cattolica, Wiirzburg. Vedi
N.° 2. [N. il 28 agosto 1862 in EUwagen ; si è occupato del Concilio
di Trento e nel 1910 ha pubblicato un notevole lavoro su D. LCirchl.
Aufklàrung im kath. Deuischl.'].
804. Messtdor. Revue bi-mensuelle illustrée. Paraissant le 5 et le 20 de
chaque mois. \_La « Grande Guerre » par les grands écrivains (in 8"
à 2 col., avec gravures. Paris, 19 boul. Montmartre). N.° i : 5 dé-
cembre 1914].
805. Mévil (André): De la paix de Frane/ori à la Confércnce d'Algésiras
(Paris, 1909, Plon, Nourrit et C.)- [Notevolissimo. Citato dai prin-
cipali storici della Guerra].
806. Meyer (Eduard), Prof. nell'Università di Berlino : Za Guerra del-
l'Inghilterra contro la Germania e i Problemi dell' awenh e {Scientia,
fase, marzo 1915). [Cfr. N.° 807].
807. Meyer (Eduard), Professore di Storia, Berlino. Vedi N.' 2. [N. il
25 gennaio 1855 in Amburgo ; membro dell'Accademia delle Scienze
di Berlino; è stato quarant'anni or sono precettore dei figli del Con-
sole Generale britannico in Costantinopoli Sir Philip Francis ; pro-
fessore dal 1902 in Berlino ; autore della celebre Storia dell'Anti-
chità (1884-1902) e della Storia dell'Antico Egitto (1887) ; si è molto
occupato degli Israeliti e delle ramificazioni della loro razza].
80S. MiCHELS (Roberto): Perchè i Tedeschi non emigrano più f {La Rif orma
Sociale, 1915, pag. 646 e seg.). [Dopo il 1881, anno in cui si ebbe
la cifra massima di 220.000 individui, la curva discese con progres-
siva rapidità, tanto che dopo il 1894 (40.964 individui) si può dire
che la emigrazione germanica sia insignificante : nel 1913 fu di 15.000
individui circa.... Parallelamente alla cessazione della emigrazione la
Germania divenne paese di immigrazione].
809. INIiCHELS (Prof. Roberto): La Svizzera e la sua Neutralità. [Lettera
dalla Svizzera ; Nuova Antologia, i genn. 1915, pag. 94-104].
8 10. « MiLES », Rédacteur au Correspondant : Le General Maunoury (Paris,
1915, Bloud et Gay, N.° 49 delle Pages actuelles).
811. IMiNiSTÈRE de la Guerre. Vedi sub vocibus : Rèoleaiext. — Ins-
TRUCTION. — BULLETIN. — NOTICES.
812. MiNiSTÈRE des Colonies. Circulaire sur « Les dommages de guerre
aux Colonies » et Décrets ministériels (Paris, janv.-oct. igis). [Ne
traggo un sunto dal Temps del 5 ottobre 191 5 : « La législation qui
27
— 2IO
a pose, pour les nationau.x francais victimes de dommages prove-
iiant de faits de guerre, le principe d'une réparation par l'Etat du
préjudice matériel certain et direct qui leur a été ainsi cause, ne
s'étend pas aux colonies — Le bénéfice de ces dispositions ne de-
vait évidemment pas étre limite au territoire de la mère-patrie. Catte
extension aux colonies fait l'objet d'un projet de loi actuellement
soumis au Parlement. — Dans ces conditions, les nationaux, sujets
cu protégés francais de nos possessions d'outre-mer dont les biens
ont souffert des hostilités, n'ont pas, quant à présent, au point de
vue juridique, un droit acquis à des indemnités. — Par une circu-
lajre du 27 janvier dernier, le ministre des colonies a fait parvenir
aux chefs de nos possessions des instructions en vue de constituer
une documentation permettant de se rendre un compte approxima-
tif des dégàts résultant de l'action des belligérants. L'administration
possedè, d'ores et déjà, certains éléments d'appréciation. — En
conséquence, le ministre vient de faire signer un décret instituant
la procedure a suivre pour la constatation et l'évaluation des dom-
mages occasionnés par la guerre actuelle dans notre domaine colo-
nial. — Ce décret applique aux colonies la réglementation métro-
politaine. Toutefois, certaines modifications ont dù y étre apportées.
En particulier, le décret prévoit une seule commission par colonie,
le système de la procedure comportant deux examens successifs se
heurtant à de sérieuses difficultés d'application. — D'autre part, le
décret laisse aux gouverneurs généraux et gouverneurs le soin de
pourvoir, par des arrétés, à la fixation des divers délais, à l'orga-
nisation des commissions locales et à la nomination de leurs mem-
bres »].
S13. MissiONNAiRE (Un) : Le Róle catholique de la France dans le Monde.
Vedi sub voce Baudrillart.
814. MiTROFANOFF (Prof, von) und Kotschubey (Fiirst) : Die Motive und
Ziele der russischen Politile nach zwei Russen. Neu herausgegeben von
Hans Delbrùck (op. di 58 p., Berlin, 1915, Verlag Georg Stilke).
[Edito a cura del prof. Delbrùck, direttore dei Preussische Jahrbii-
cher; ci sono due Delbriick, uno ex-ministro, l'altro scrittore].
S15. MoiREAU (Auguste): Le Blocus par sous-maritis. Réponse franco-an-
glaise aux nouvelles méthodes allemandes. Mesures de représailles. La
Neutralité des Etats-Unis (Larotisse Mensuel, Paris, juin 1915). \_Ibi-
dem : « Finance de guerre » dello stesso autore ; seguito di articoli].
816. Morelli (Lidia): Lavori per i nostri soldati (Un fascicolo in 8°, ric-
camente illustrato con copertina a colori, Torino, 1915, S. Lattes &
C. Editori). [Il pensiero ardentissimo di venire in aiuto ai nostri
eroici combattenti, ha fatto sì che ogni donna italiana si sia trasfor-
mata di questi tempi in attivissima, instancabile lavoratrice, perchè
a nessuno di loro venissero meno quegli indumenti di lana, la cui
211
necessità si fa ogni giorno più impellente. Senonchè, per il lungo
disuso in cui era venuta la maglia, molte volenterose si sono tro-
vate perplesse dinanzi a ciò che è di ogni lavoro la necessità e l'osta-
colo : forma, dimensione, corrispondenza di materiali e di strumenti,
numero di maglie, ecc., ecc. Questo prezioso libriccino giunge in
buon punto a togliere ogni perplessità e a dare invece anche alle
lavoratrici meno provette la possibilità di diventare abilissime e di
produrre lavori perfetti. Si tratta d'una collezione non grande, ma
messa insieme con cernita giudiziosa, di modelli di maglia, d'unci-
netto e di cucito: passa-montagne, ginocchiere, ventriere, farsetti,
ecc. Le lavoratrici troveranno nelle nitidissime illustrazioni, nelle
piane e chiare spiegazioni il più valido aiuto : sì che nel giovarsene
l'opera loro sarà resa così efficace e abbondante, da raddoppiare
l'accorata gioia con cui ognuna si dedica al caro dovere. — Il vo-
lumetto è dedicato a S. A. I. e R. la Princ. Laetitia di Savoia-Napo-
leone, Duch. d'Aosta, attivissima residente de' Comitati torinesi].
817. MoRF (Heinrich), Professore di Filologia romana, Berlino. Vedi N.** 2.
[N. il 23 ottobre 1854 a Mùnchenbuchsee (Svizzera), autore della ce-
lebre Storia della Letteratura Romanica; prima professore a Berna
e a Zurigo ; ora a Berlino].
8r8. MuRET (Maurice) : L' Allemagne accusée par un Allemand {Débals,
N.o del 28 giugno 1915). [A proposito del /'accuse, falsamente attri-
buito al Dep. tedesco Liebknecht. « L' auteur de J' accuse n'est au-
cunement un sans-patrie.... Il écrit : « Les efforts du peuple alle-
mand pour atteindre l'unite étaient historiquement justifiés ; mais
les efforts de la nouvelle Allemagne pour parvenir à l'hégémonie re-
présentent une telle reculade historique, un tei éloignement des buts,
fixés aux peuples cultivés, qu'ils sont nécessairement destinés à
échouer ». L'Allemand qui a signé ces lignes n'est donc pas un en-
nemi de la patrie, puisqu'il n'hésite pas à approuver l'ceuvre discu-
table de Bismarck. La condamnation absolue que lui inspire l'opé-
ration entreprise par Guillaume II et patronnée par M. de Bethmann-
Hollweg en est plus significative. Leur folle équipée lui paraìt
condamnée à un échec certain. L'auteur de y«^f«i^^ constate que les
atouts les plus sérieux sont aux mains des AUiés. Très probablement,
ils assureront aux ennemis de l'Allemagne la victoire. Si encore ou
l)Ouvait espérer que la défaite fera revenir ce pajs à la raison ! Mais
l'Allemagne, telle qu'elle est aujourd'hui formée et organisée, ne
peut étre que l'Etat de proie qu'elle est. Avec sa constitution en-
core féodale, ses hobereaux bornés, sa dynastie ivre d'orgueil et sa
structure purement militaire, l'Allemagne sacrifiera forcément tou-
jours au démon guerrier. L'auteur de J'accuse a raison et les Alliés
ont sans doute à cet égard certains desseins précis. N' importe, il est
instructif de voir un Allemand reconnaìlre que l'Allemagne ne lais-
2 12
sera jamais la paix à 1' Europe, à moins qu'on n'y mette ordre.
L'aveu est précieux à entendre. Il sera certainement entendu »].
519. Narfon (Julien de) : La Presse et la Guerre : Le « Figaro » (2 voi.
in 16°, Paris, 1915, Bloud et Gay). [N.i 57 e 58 delle Pages Acttielles.
Cfr. sub voce Narsy, che ha fatto un analogo studio, nella stessa
serie, sul Journal des Débats'].
520. N.\RSY (Raoul): Le Supplice de Louvain. Faits et docutnents (21 pho-
tographies ; Paris, 1915, Bloud et Gay ed.). [Pubblicato dal Contile
Catk. de Propagande fra7i<;aise à l'étranger diretto dall'illustre Mgr.
Baudrillart].
521. Narsy (Raoul) : La France au-dessus de tout. Lettres de Combattants
rassemblées par R. Narsy (Paris, 1914, Bloud et Gay ed. ; N.» 25
della raccolta Pages Actuelles). [Antologia di lettere di soldati e ma-
rinai francesi, 1914. Le lettere sono accompagnate da un commen-
tario in cui il Narsy si mostra perfetto psicologo, e studioso racco-
glitore di documenti storici provenienti da testimoni oculari].
522. Narsy (Raoul): La Presse et la Guerre: Le «.Journal des Débats»
(Paris, 1915, Bloud et Gay, 2 voi. in ló»). [N.i 53 e 54 delle Pages
Actuelles. — Cfr. sub voce Narfon, che ha fatto lo stesso studio
jjer il Figaro^
823. Nature (La). Parigi, 1915. [Vedi passim ; p. es. nel 1915 « L'auto-
mobile e la guerra » ; art. riassunto da Nemi ; vedi sub voce'].
824. Naumann (Friedrich), Berlino. VediN.°2. [Editore della Hilfe, mem-
bro del Reichstag, nato il 25 marzo 1860 a Stòrnthal; autore del.
celebre scritto Soziale Briefe an reiche Lente (1894); nello stesso
anno ^whhXxcb Jesus ah Volksmann ; nel 1900 Demokratie und Kai-
sertum],
825. Neisser (Albert), Professore di Medicina, Breslavia. Vedi N." 2. [Ce-
lebre dermatologo, nato il 22 gennaio 1855 a Schweidnitz; scopritore
del gonococco].
826. Nemi [^Pseudonimo']: Tra Libri e Riviste: L'agenzia dei prigionieii
di guerra a Ginevra ; la Polonia all'Europa [a proposito di un ar-
ticolo di K. nella Gazette de Lausanne e dell' appello alle Nazioni
civili di Enrico SiENKiEWicz (vedi sub voce)]; La guerra in automo-
bile [a proposito di un articolo della Nature: all'inizio delle ostilità
i belligeranti disponevano per i trasporti di 250.000 automobili] :
Z,'« Unione di controllo democratico » [fondata a Londra da Norman
Angeli, Vernon Lee, Zangwill, Ramsay, Macdonald]; « Scientia » e la
guerra [a proposito di articoli di O. Lodge, W. Wundt, von Beloiv
ecc.]; Opinioni tedesche [a proposito dell' Italia al bivio, art. anon.
delle Grenzbolen, 6 genn. 1915]; La reclame e /a ^«^rra [a proposito
di un artic. di Albert Dauzat nella Bibliothèque Univer selle, 1915].
{Nuova Ani., 16 febb. 1915, p. 692-705; altri art. passim).
827. Nernst (Walter) Professore di Fisica, Berlino. Vedi N.'^ 2. [Consigliere
A
— 213 —
comunale, direttore dell'Istituto fisico-chimico, nato il 25 giugno 1864
in Briesen ; è stato assistente del celebre Ostwald ; si è occupato spe-
cialmente di elettricità].
S^8. Nesselrode (A. de) et Octave Pradels : Le Canon et la Cloche,
poème héroique dit par Paul Mounet et M"« Delvair à la repré-
sentation de gala de la Comédie-Franraise, au bénéfice de V Qluvre
des Avcugles de la guerre, le 25 juin 1915 (Paris, Ernest Flammarion
ed., I ops. in 16°, 1915).
529. NiON (Francois de): Pendane la Guerre. Roman (i voi. in 18", Paris,
Eni. Flammarion, 1915). [« Ce merveilleux roman dont 1' attachante
intrigue justifie merveilleusement le titre, est un émouvant roman
d'amour, qui se déroule successivement, d'abord dans un pays neu-
tre, puis en Allemagne, enfin en France, entre le mois d'aoùt 1914
et ces jours-ci ». P. d. deux Mondes, 15 aoùt 1915].
530. Niox (General), Dir. du Musée de l'Armée, Gouverneur des Inva-
lides : Les Pays Balkaniques (i voi in iS*^, Paris, Libr. Delagrave,
2 juillet 1915).
531. Niox (General): Carte des Alpes, physique et polii., en coiileurs, au
I '. i.6oo.oo(f {0,90X0,64) Paris, Libr. Delagrave, juin 1915, i feuille.
[« S'étendant de l'ouest à l'est, du Rhòne (inclus) au Danube (Bu-
da-Pesth) ; et, du sud au nord, de Rome à Stuttgart et au-delà de
Munich et Vienne. Nomenclature abondante, indication des forts prin-
cipaux et des voies ferrées »].
532. Niox (General): Carte d'Italie {physique et polii.), en couleurs, au
I •.3.200.000°- {o,5S X o>3^) Paris, Libr. Delagrave, 1915 (juin) i feuille.
[« Donnant la còte autrichienne de Trieste à Raguse »].
533. NiTTi (Francesco), deputato, ex-ministro : // Capitale straniero in
Italia (Napoli, Accad. Se. mor. e polit., seduta 28 febbr. 1915). [« In
Italia l'azione del capitale straniero è stata per lungo tempo assai
grande : tende a diventare proporzionalmente assai minore. È pre-
vedibile che, comunque volgano gli eventi politici, l'Italia dovrà fra
poco calcolare esclusivamente su le sue forze e, lungi dal ricercare
capitali all'estero, dovrà prepararsi a riscattare molti suoi titoli. La
quale cosa equivale in pratica a una necessità sempre crescente di
aumentare la produzione e di sviluppare i traffici. — La ricchezza
dell'Italia, non ostante tutte le illusioni, è cresciuta lentamente, quasi
penosamente. Tutti gl'indici sono in ciò concordi. — Si parla ora,
ingiustamente, assai spesso male d'industrie estere che furono avi-
damente desiderate ; di società, che non solo furono premurosamente
invitate, ma che realizzarono opere che non si sarebbero compiute
o si sarebbero compiute solo assai tardi. — Solo dopo il 1881 è
cominciato insieme a un più largo sviluppo del paese, un aumento
continuo del capitale italiano nelle maggiori imprese. Il periodo
1881-18S7 fu seguito da un periodo di depressione e di ristagno,
— 214 —
che ebbe termine nella profonda crisi del 1S93-94 ; a un periodo di
raccoglimento seguì una grande attività economica, la maggiore che
l'Italia abbia avuta, fra il 1899 e il 1908. Fu il periodo in cui l'in-
dustria si consolidò, in cui il risparmio fu maggiore, in cui il paese
nssorbi quasi tutta la rendita italiana collocata all'estero. Da allora
vi è stato un periodo faticoso di ristagno ». — Dopo aver accennato
alla situazione — prima e durante la guerra — dei quattro paesi che
avevano maggiore importanza come esportatori di capitale, cioè l'In-
ghilterra, la Francia, la Germania ed il Belgio ; e dopo aver par-
lato dei crediti italiani all'estero, l'autore dimostra come in av-
venire bisognerà contare sulle sole nostre forze. — « I paesi d'Europa
attualmente in lotta distruggono quotidianamente masse enormi di
capitali. — Dopo la guerra sarà un prodigioso risveglio dell' indu-
stria. Come nei paesi nuovi (vi sono ahimè ! paesi da rifare) il sag-
gio dei profitti si eleverà considerevolmente e la richiesta di lavoro
sarà dovunque grandissima. La Francia anche nei periodi di pace
non poteva far funzionare molte delle sue industrie senza la mano
d'opera straniera. Che cosa sarà dopo la guerra ? Mettere o rimet-
tere in valore tutto ciò che la guerra ha rovinato o distrutto, è com-
pito lungo e in cui l'attività italiana dovrà avere una parte grandis-
sima. Anche sui mercati d'America la mano d'opera italiana sarà
più desiderata e troverà minore concorrenza. Ma è in Italia che la
più grande opera sarà compiuta. Insieme con la Svizzera l'Italia è il
paese che maggiormente ha imparato dalla Germania i suoi metodi
di organizzazione industriale, la sua tecnica, la via all'espansione
commerciale. L'Italia, quali che siano gli eventi, è preparata assai
più che paesi molto più ricchi alla conquista di nuovi mercati. —
L'Italia non potrà contare che sui suoi capitali. Sarebbe nondimeno
utile e prudente che il capitale nord-americano, il quale ora quasi
non è rappresentato in Italia, avesse una partecipazione maggiore.
Ciò non solo gioverebbe dal punto di vista commerciale, ma giove-
rebbe anche alla emigrazione italiana negli Stati Uniti. Non è com-
pito difficile, date le disposizioni ripetutamente manifestate dalla
finanza e dalla industria americana a questo riguardo. — A traverso
la depressione che sarà inevitabile in questo lungo periodo di du-
rissima guerra, solo gli organismi più solidi potranno resistere ; è
pertanto necessario riunire tutti gli sforzi, salvare con l'unione tutte
le imprese pericolanti ; non spaventare senza necessità il capitale
ancora disponibile. Occorre impedire ogni inutile lotta che aumenti
le discordie e turbi il credito con crisi non necessarie, che si rivol-
gono a danno di tutti. I provvedimenti della Germania e degli Stati
Uniti d'America sulla circolazione andrebbero considerati in ogni
riforma da compiere. Non vi sono in Italia grandi banche straniere ;
ma è anche doveroso ammettere che le banche le quali accettano
— 215 —
depositi e perciò stesso dispongono del risparmi:) nazionale, non
possono essere amministrate da cittadini stranieri. So che ques4:a
disposizione alcuni ritengono inefficace, altri dannosa ; ma niuno in
buona fede può negarne la utilità. Tutte le riforme legislative non
sono in sé stesse buone e cattive; ma vanno sempre riferite a mo-
menti storici e a condizioni attuali. Ora se in passato ogni limita-
zione all'opera e al capitale degli stranieri riusciva dannosa, le con-
dizioni sono del tutto mutate. Del resto lo Stato non può più lasciare
senza difesa alcuna il risparmio popolare. — Come il dolore prova
le anime, la guerra prova le attitudini dei popoli. Comunque vol-
gano gli eventi di questa guerra, l'Europa ne conseguirà una mag-
giore elevazione, una maggiore dignità delle nazioni, probabilmente
anche un maggiore sviluppo economico. Dopo la guerra disgraziata
del 1870 parea che la Francia dovesse scomparire in Europa dal
numero delle grandi nazioni : pagate le enormi indennità alla Prus-
sia, pagate le enormi spese della guerra, sanate le dolorose ferite,
otto anni dopo mostrava a tutta l'Europa, riunita in Parigi, i gran-
dissimi progressi realizzati in ogni ramo della produzione. — I Belgi
conquistarono la ricchezza perchè furono gli stessi uomini che, sotto
la guida del conte Egmont, seppero in piccolo numero opporsi eroi-
camente ai più formidabili eserciti d'Europa. Dinanzi allo spettacolo
della Serbia nessuno può dubitare che quella enorme massa di ener-
gia popolare, impiegata ora per la guerra, saprà trovare altri campi
di attività in cui dovrà splendere. — La vita è una lotta e tutte le
forme di vita sono forme di lotta, cioè di dolore. Come ogni pro-
gresso non si compie senza dolore, cosi anche le lotte più terribili
dischiudono spesso all'umanità nuovi campi di attività e di pro-
gresso. — Quali che siano le vicende politiche e militari dell'ora
presente, ad esse seguirà nel campo economico un formidabile ri-
sveglio di tutte le attività. È a sperare che a questo risveglio l'Ita-
lia saprà partecipare in larga misura ». — Questa bella pagina del-
l' illustre scrittore va confrontata con le conclusioni cui giunsero, nel
191 5, il Preziosi nel suo libro sulla Banca Commerciale e la Ger-
mania, e il dott. Mario Alberti (cfr. Riv. di Roma, 25 febb. 1915)
in quello sull' Economia del Mondo i^rima del Conflitto e dopo].
J34. NoTHOMB (Pierre), Homme de Lettres, Collaborateur de la « Revue
des Deux Mondes »: Le Roi Albert {de Belgique'] (N." 22 delle Pages
actuelles edite da Bloud et Gay, Par., 1914). [« M. Nothomb trace,
de main de maitre, un émouvant portrait du jeune roi, dont le « calme
héroisme » a, en un instant, conquis l'universelle admiration et la
sympathie de toutes les àmes nobles. On retrouve dans cet opuscule
le don d'écrivain pénétrant qui caractérise l'auteur de la Belgique
martyre. Son talent de psychologue se manifeste ici par les nuances
de l'analyse, par l'art avec lequel il a su, voulant rendre un hom-
2l6
mage, n'étre point cependant un simple panégyriste et faiie vivre la
physionomie de celui qu'on a déjà nommé Albert le Grand ». —
Cfr. sul Re del Belgio, Bergson, La Signification de la Guerre,
Bloud et Gay ed., févr. 1915, p. 45-46, « Hommage au Roi Albert
et au peuple belge, extr. du Livre du Roi Albert » p. dal Daily
Telegraph di Londra, e la pagina magnifica di Anatole Frange,
data in fac-simile nel volume in 8° edito nel 1915 dall'ed. Edouard
Champion di Parigi].
835. NoTiCES dti Service des Subsistances Jlililaires. Publication du Mi-
nistère de la Guerre (Libr. Charles-Lavauzelle, Paris, juin 1915). [No-
tice sur les fours de Campagne, 202 p. ; Sur la fabrication du pain
de guerre, 68 p. ; Sur la fabrication du biscuit de troupe, 24 p. ; Sur
les conserves de viande, les établissements frigorifiques etc, 108 p.].
836. OsTWALD (Wilhelm), Professore di Chimica, Lipsia. Vedi N.° 2. [N.
il 2 settembre 1853 a Riga; premio Nobel nel 1909; editore dei Mo-
nistische Jahrbùcher ; le sue dichiarazioni pangermanistiche del 1915
sono sembrate compromettenti allo stesso Governo tedesco che le ha
sconfessate].
837. Ourry: France héroiqtie; paroles de Georges Ourry (Paris, 6 avr. 1915,
éditeur Poly, 13 rue de Séguier, i p. 8" à 2 col.).
83S. Pages actuelles. Nouvelle Collection de Volumes in 16° (Bloud
et Gay, éditeurs, 7 Place Saint-Sulpice, 1914-1915, Paris). [Lettre
de S. E. ]\L de Brocqueville, Président du Conseil, Ministre de
la Guerre en Belgique: .... « Ces écrits, qui émanent d' écrivains
dont la réputation n'est pas à faire, expliquent à merveille la portée
de la lutte gigantesque que nous livrons à l'AUemagne pour la dé-
fense de tout ce qui nous est sacre. En ce qui concerne la Belgique,
j'ai vu avec plaisir que vous aviez reproduit la magistrale étude du
consciencieux historien qu'est ìsl. Welschinger, les pages si vivantes
que mon coUègue de la Chambre des Représentants, M. Mélot, a
consacrées au martyre du clergé, et l'admirable Lettre Pastorale de
notre cher et grand Cardinal qui, avec son autorité de pasteur d'àmes
et de docteur, a prononcé sur les devoirs de i' heure présente des
paroles définitives dont le retentissement a dépassé nos étroites fron-
tières »].
S39. Pamphlet 'Lé^,. Cahier franco-suisse de défense sociale. (La venta en
est interdite en Suisse. J. Vrin ed., pi. de la Sorbonne, Paris, 1915).
\^Le Pamphlet est hors commerce. Tirage 10.000 exemplaires. Y col-
laborent : An. France, Paul Claudel, Laurent Tailhade, Leon Daudet,
Rémy de Gourmont, Em. Verhaeren, Jules Carrara, Rob. Télin,
Gust. de Charrière, Jean-Jacques Martel. — Le 13^ Cahier a paru en
juin 1915].
840. Pantaleoni (Prof. Maffeo). [Or che il Pantaleoni è divenuto inter-
ventista e austro fobo, la germanofila Concordia dell' ex-onorevole
— 217 —
Palamenghi-Crispl gli rende il bel servizio di pubblicargli a caratteri
cubitali questo Memento: « Non si vive, e le Nazioni meno che mai,
di solo pane, ma anche di onore. Ora noi abbiamo degli impegni
con altri paesi {Germaìiia, Attsirià) e questi [sic r\ devono essere
mantenuti a qualunque costo. Inoltre la Libia, or ora conquistata, non
è un pruno negli occhi della Germania o dell'Austria, ma bensì di
qualche altro {Francia, Inghilterra). Vogliamo essere scacciati da lì
ignominiosamente, dopo essere stati alla « finestra », qualora vinces-
sero coloro {Francia) che già cercarono facile gloria a spese nostre
in più occasioni recentissime?» Maffeo Pantaleoni wéiVIdea Na-
zionale del 31 luglio 1914].
841. Paquier (Abbé) [Premier Vicaire de la Sainte-Trinité (Paris), Doct.
ès-lettres et en théologie, Aumònier des Ambulances] : Le Protes-
tantisme allemand : Luther, Kant, Nietzsche (i voi. in 8°, Paris,
Bloud et Gay, 1915). [Pubblicato dal Co7n. cath. de propagande frane;.
à l'étranger presieduto da Mgr. Baudrillart. — Prima che capitoli
di un libro, questi scritti furono conferenze, tenute nella Chiesa pa-
rigina della Trinità (18 e 25 apr., 2 maggio 1915). Dice il Paquier:
•« Nous croyions que des sujets si spéciaux feraient le vide dans
cette église, et nous avons eu de quinze cents à deux mille audi-
teurs » ! Egli nel suo libro dimostra che « la vraie pensée allemande,
la pensée protestante d'Outre-Rhin est d'une espèce particulière :
elle met 1' homme au centre de tout. L'histoire de la pensée anti-
objective et anti-catholique depuis quatre siècles se résumé en trois
noms, et ces trois noms sont allemands : Luther, Kant, Nietzsche.
En niant l'autorité doctrinale de 1' Eglise, Luther a tue la véritè
révélée ; en niant la valeur de la raison spéculative, Kant a tue la
vérité théorique ; en rejetant pour le surhomme la •< morale des
esclaves », Nietzsche a tue la vérité morale. A la place d' une vérité
révélée, d'une vérité théorique, d'une vérité morale s'appuyant sur
Dieu et se terminant à Dieu, Luther, Kant et Nietzsche ont mis des
concepts s'appuyant sur l' homme et se terminant à 1' homme». —
Notevoli sono la Conclusione su « Le protestantisme allemand et les
infiltrations allemandes en France » e, a p. 47-50, il capitolo su
« Luther, l'Allemagne et la guerre », in cui annunzia il volume suo,
di prossima pubblicazione e già da molti mesi ultimato : La psycho-
logie de Luther et le Protestantisme che, come ci scrivono da Pa-
rigi, farà dell'ab. Paquier uno dei più solidi e colti critici del pen-
siero di Martin Lutero].
842. Pareto (Sen. Prof. Vilfredo) : La Guerra e i suoi fattori sociologici
{Scientia, fase, di marzo 1915).
843. Paté (Henry), Député: Mobilisés elMobilisables. La Loi Dalbiez. Rap-
port (i broch. in 8°, Paris, Libr. Chapelot; Lausanne, Constant Ta-
rin, 1915). [Publié par les éditeurs Marc Imhaus et René Chapelot].
2S
— 2l8 —
S44. Paul i^Bruno), Direttore della Scuola d' arti e mestieri di Berlino.
Vedi N.° 2. [N. il 19 gennaio 1874 in Seifhennersdorf ; da molti anni
collaboratore del Siìnplizissimiis ; ebbe il Grand Prix all'Esposizione
universale di Parigi nel 1900].
845. PÉGuy (Ch.) : Notre Patrie (Editions de la Nouvelle Revue Frangaise,
35 rue Madame, Paris, juin 1915 ; posthume). [Cfr. sul Péguy il Mer-
cure de France, 1915, passim, e gli art. del Barrès (1915)- — A lui
dedicò il suo ultimo romanzo il nipote di Ernest Renan, Ernest
PsiCHARi, ufficiale morto alla fine del 1914 nella difesa del Belgio].
S46. Péret (Raoul): La Puissance et le Déclin économiques de l' Allema-
gm (i broch. in 8°, Paris, juin 1915, Félix-Alcan ed.). [L' autore,
attualmente Deputato, è stato Ministro del Commercio. Questa sua
ottima monografia è stata tradotta in sei lingue, in : russo, inglese,
italiano, spagnuolo e tedesco].
847. Petit Colonial (Le). Vedi Béraud.
84S. Phillips (W. Alison) : Moderti Europe, 1815-1899 {l^owàon, 1901, Ri-
vingtons).
849. PiRAjNO (Maggiore A.) : / mezzi e i metodi della Guerra terrestre
(Livorno, Casa ed. Belforte, 1915). [Scrive il Viti nella Tribuna del
26 ag. 1915 : « I profani non avrebbero potuto desiderare di meglio e
di più. Un volgarizzatore così acuto così sobrio e pur così esauriente
non si trova tutti i giorni. C'è di più. Il valore di codesto affabile
trattatista fu, a suo tempo, riconosciuto ufficialmente nelle alte sfere
militari ; che al Pirajno venne affidato l' incarico di svolgere alcune
conferenze di guerra terrestre ai sottotenenti di vascello comandati
a frequentare il corso supplementare presso l'Accademia navale. Un
ufficiale di marina deve infatti conoscere della guerra terrestre quel
tanto che basta a completare la sua cultura marziale. E le conferenze
del Pirajno servivano mirabilmente allo scopo : né eccessivamente
tecniche, né troppo minuziose. Senza pretese cattedratiche, ma solo
« accennando » con molto metodo a questioni grandi e piccole, il
Pirajno tratteggiava tutto il complesso di quelle norme che, per
l'elasticità della loro applicazione, costituiscono la così detta «arte
militare », « spigolando fra i libri già letti e lavori appena pubblicati,
fra ricordi di maestri antichi e istruzioni regolamentari nuove, fra
impressioni ed esperienze personali passate e frequenti ». Tutto ciò
rappresentava l'ideale per un civile desideroso di idee chiare su que-
stioni militari. — E il Pirajno dopo aver noverato le principali ra-
gioni per le quali si é persuaso a riunire in volume le sue conferenze
<.< (un volume a stampa sarebbe riuscito più accetto delle usuali si-
nossi litografiche agli ufficiali della marina, e per gli ufficiali del-
l'esercito un sommario sintetico su questioni dell'arte nostra può
anche riuscire non inutile) », non ha disdegnato di pensare anche al
lettore borghese (perfino alle signore) non senza aver sommini-
— 219 —
strato prima la garbata lezioncina. Sentitela: « .... E finalmente: l.i
constatata facilità con la quale moltissime persone non militari, d'atnb>
i sessi, sentenziano di questioni organiche, di piani strategici e di
esecuzioni tattiche, con misure di elogio inversamente proporzionali
alla volontà di acquistare un certa competenza in materia.... Quest'at-
titudine merita, a mio parere, di essere incoraggiata, quando rivela
un sicuro interessamento alle istituzioni patrie ; ma può anche dive-
nire perniciosa quando, cresciuta fra i racconti inesatti e le cognizioni
imperfette, crede, in un brutto momento, di avere acquistata la ma-
turità sufficiente per espandersi e volge verso la critica intempestiva,
giudicando erroneamente uomini e formulando proposte paradossali.
Perciò, visto che ci è presentata l'occasione per farlo — certo con i
dovuti riguardi — nel campo sportivo de' dilettanti, spero di trovarvi
ancora qualcuno che, dopo avere apprese per la prima volta poche
notizie sommarie su ciò che sia veramente la guerra, sentirà di es-
sere un po' meno condottiero di quanto finora ha voluto credere....
— Però agli orecchianti, specialmente, spero di poter dimostrare che,
in questa nostra arte, la scarsezza di regole fisse, o scientificamente
prestabilite, non giunge fino a far considerare come congenita la pe-
rizia guerresca, e che questa non può essere sostituita dal ricordo
dei primi giuochi infantili, anche se completato dall'effettuato tran-
sito attraverso i fugaci obblighi di leva ; ai meno modesti e più ru-
morosi vorrei anche far comprendere che per condurre bene le truppe
non basta nemmeno il sapere tuonare con discorsi contro quelli che
le conducono. Se soltanto questo bastasse, tutti i grandi capitani che
hanno disturbata sino ad oggi la storia avrebbero anche usurpata la
loro fama, quelle nazioni che hanno impiegato qualche secolo per
presentare al mondo un autentico genio di guerra sarebbero state
delle neghittose sciupatrici di uomini e di tempi, e da oggi, aperti
gli occhi alla realtà, la posizione di stratega, spesso depositario delle
sorti di una Patria, potrebbe essere messa a concorso come un qua-
lunque impiego a mille e due, e chi sa con quale ressa di concor-
renti ». — Leggendo codesta cenciata ci si avvede subito che l'A.,
pur mostrando non troppa simpatia per gli orecchianti (a quanti
« corrispondenti di guerra » non ha egli fatto intendere il latino!) ha
avuto una gran voglia di condurli sul retto sentiero di una qualche
competenza.... Io credo, anzi, che il volume è stato stampato proprio
per i profani. Il Pirajno ha il temperamento vero dell'educatore.
La sua intemerata di burbero benefico ce lo attesta. E dalle colonne
di questo giornale rendiamo le grazie che sappiamo migliori e mag-
giori al cortese istruttore ». — Del quale amo ricordare le belle Pa-
scine riassuntive di St. milit. specialm. italiana, Livorno, Belforte,
1911, XVI-542P.].
850. Pl.vnck (Max), Professore di Fisica, Berlino. Vedi N." 2. [Direttore
— 220 —
deli' Istituto di fisica-teoretica ; membro dell'Accademia delle Scienze
di Berlino; la sua Termodinamica, pubblicata nel 1897, è stata tra-
dotta in russo nel 1900 e in inglese nel 1903. È nato il 23 aprile
1858 a Kiel].
S51. Plehn (Albert), Professore di Medicina, Berlino. Vedi N.o 2. [N. il
14 aprile 1861 in Lubochin; si è occupato della malaria nel Kamerun
e di molte altre malattie del Kamerun e in generale dell' Africa
(argomento trattato assai bene in Italia da uno specialista valente,
il dott. Ernesto Persano, di Firenze) ; l' Italia lo ha nominato nel
1912 membro aggregato dell' Istituto Coloniale internazionale].
85 2. PoNCHEViLLE (De). Vedi sub voce Ardant e sub voce Thellier de
PONCHEVILLE.
853. Ponnelle (Lazare) : Nouveau Lexiqtu Militaire frangais-allemand.
(i voi. de 584 p., relié en toile, Paris, Libr. Chapelot, 1915). [Manuel
de l'Art, des Sciences et de la Vie tnilitaires. Avec un Appendice
sur l'Aviation, l'Aéronautique, l'Automobilisme militaires, le Ser-
vice de Sante, l' Interrogatoire des prisonniers, etc.].
854. PoNS (Mgr. A.) : La Guerre et l'ante frangaise (i voi. in 16°, Par.,
1915, Bloud et Gay ed.). [Va collocato accanto alle migliori pagine
di Mgr. Baudrillart, di Mgr. Lacroix e del Card. Amette. Elo-
quentissimo studio psicologico del popolo francese nel 1914-15].
855. Pradels. Vedi sub voce Nesselrode.
856. Prévost (Marcel), de l'Acad. francaise. Vedi stib voce Lavisse et
Prévost.
S57. Prince (Merton) : La Guerre ielle que l' entendent les Américains et
ielle que l'entendent les Allemands (Paris, 1915, Bloud et Gay, i voi.
in 16°). [N.° 56 delle Pages aciuelles. — Il Comandante Roncagli ha
fatto conoscere in Italia il pensiero di un compatriota del Morton
Prince, ed ha pubblicata nel Piccolo del 25-26 marzo {Giorn. d' li.,
Roma, 25 marzo 1916) la seguente lettera dell'illustre pensatore
americano S. H. Church che è utile citare accanto al titolo dell'op.
del Prince. L' articoletto è intitolato Uti giudizio sitila Guerra, di
un illustre scienziato americano, e lo riferiamo testualmente : « II no-
stro amico comandante Roncagli, il quale per dovere professionale
oltreché per vecchia consuetudine di studioso di arte militare, segue
dal principio Io svolgimento della grande guerra, esaminandone
tutti gli aspetti e ricercandone le origini le più remote, ha avuto
di recente occasione di scambiare alcune lettere con l'illustre pro-
fessore americano Samuele Harden Church, presidente del < Car-
negie Institute » di Pittsburgh in Pensilvania. — Nella lettera che il
comandante Roncagli ci ha cortesemente comunicata, autorizzandoci
a pubblicarla, il prof. Church esprime sentimenti e giudizi circa l'a-
zione della Quadruplice Intesa, che meritano di essere conosciuti,
non solo perchè fa piacere di sapere come gli sforzi degli Alleati
— 221
contro il blocco austro-turco-bulgaro-tedesco siano giudicati da un
eminente scienziato americano, ma anche perchè fa altrettanto pia-
cere poter constatare che il capo di una delle più grandi istituzioni
scientifiche del mondo, il quale, per questa sua alta carica, è inve-
stito di un'autorità considerevole ed è esponente del pensiero d'una
classe intera di dotti, conferma di nuovo con questo atto, altrettanto
importante quanto semplice, la fiera condanna ch'egli pronunciò già
da molti mesi contro la mostruosa degenerazione della « Kultur »,
con la risposta da lui data ai famosi 93 professori tedeschi, e che
a suo tempo fu riprodotta anche nella stampa italiana. — Ed ecco
la lettera : « The Carnegie Institute, Pittsburgh, Pe., 29 gennaio 1916.
« Mio caro Comandante Roncagli, Ho ricevuto la vostra lettera da
« Roma, in data della vigilia di Natale, 24 dicembre 1915, insieme
« con le copie della versione italiana della mia lettera, stampata per
« essere divulgata nel mondo, sotto il titolo // verdetto americano
« sulla guerra. — Sono assai lieto di sentire che questo documento
« è stato interpretato come una vera dimostrazione di simpatia verso
« le Potenze dell' Intesa ed i popoli delle nazioni loro, che combat-
« tono in difesa di quei sommi beni che sono la libertà e la civiltà
« moderna. Gradisco molto la cura che vi siete dato di farmi avere
« queste pubblicazioni in lingua italiana, e le conserverò con vivis-
« Simo piacere. Sinceramente vostro S. H. Church, Presidente »].
858. Prothero (G. W.), Litt. D., LL. D., Formerly Professor of Hist.
in the Universit}- of Edinburgh : List of Publicatioìis hearing on the
War (Centr. Committee for Nat. Patriotic Organizations, 62, Charing
Cross, London W. C, .1914-15-16). [L'illustre storico dichiara mo-
destamente che questa lista « makes no pretension to be exhaustive »;
nella r"" e II* parte sono incluse le opere che saranno utili a coloro
che vogliono comprendere « not only the immediate causes of the
War, but its more remote origins, as displayed in the history of ideas,
of politicai events, and of social conditions in the different countries
concomed » ; quindi le opere « dealing with the War itself » o ge-
neralmente con materie navali o militari ; e si tratta di opere che in
tutto o in parte si riferiscono (con giusto criterio) ai decenni poste-
riori al 1870. La Illa parte comprende gli opuscoli inglesi o tradotti
in inglese (non sappiamo perchè sieno esclusi quelli in lingue stra-
niere cioè non in inglese; sono più difficili a trovare le menzioni
bibliografiche esatte degli opuscoli che quelle dei libri, epperò tale
esclusione è a danno della scientifica utilità di questo notevolissimo
repertorio). Gli opuscoli segnalati nella 1* puntata di questo repertorio
sono 155; le opere sono divise in 16 rubriche : Documenti, Discorsi,
Storia d'Europa, Austria, Belgio etc, Cause della Guerra, Scienza
della Guerra, Forze milit, e nav.. Carte, St. della Guerra, Varia].
859' QuiNTiERi (Angelo): I fattori psicologici della guerra europea {Nuova
222
Antologia, 16 febbr. 1915, pag. 642-657). [L'autore dice di sé stesso.
« Io non sono austriacante: sono un po' russofilo ed un grande am-
miratore dell' Inghilterra ». Non pare. L' articolo avrebbe potuto
uscire come Feuilleton della Neue Freie Presse ].
860. Rain (Pierre): La Monarchie des Habsboìirg {Larousse Mensucl, Par.,
juin 1915)-
861. Rainieri (Salvatore): La Ripercussione della Conflagrazione sullo
Economia Mondiale (ops. di 80 pag., 1915)- [Cfr. sul medesimo ar-
gomento gli scritti di Em. Sella, Mario Alberti, Fr. Nitt;.
Einaudi, L. Luzzatti etc.].
862. Raiter (L.) et E. Gueydan : Guillaume est plus malade que toi,
chansonnette. Paroles de Louis Bousquet. Chant et piano (Paris, L.
Bousquet, 61 faub. Saint-Denis).
863. Ramadoro (Adolfo), Comm., Direttore Capo di Ragioneria al Mini-
stero della Marina: Il Bilancio della Marina per l'Esercizio finan-
ziario 191S-16 (Roma, Off. poligr. ital., 1915, annesso al fase, febbr.
1915 della Fiv. Marittima). [Notevolissima pubblicazione, che vor-
remmo veder letta e meditata da tutti i Senatori e da tutti i Depu-
tati, specie dai Senatori Morandi e Barzellotti e dai Deputati Lucifero
e Turati. — Scrive il diligentissimo comm. Ramadoro : « Il confronto
che è consuetudine istituire fra il bilancio dell' esercizio in corso e
quello dell'esercizio successivo, confronto che, mettendo in evidenza
le differenze essenziali fra le due previsioni, dà modo di seguire le
vicende dell'amministrazione e di illustrarne le intenzioni e le diret-
tive nell'avvenire, non presenta un sufficiente carattere di attendibi-
lità per ciò che si riferisce agli stati di previsione della spesa del
Ministero della marina per gli esercizi finanziari 1914-15 e 1915-16.
— Manca infatti a questi due documenti finanziari uno dei requisiti
indispensabili per tale confronto : 1' omogeneità. — Pure astraendo
dalla considerazione che lo stato di previsione dell'esercizio 1914-15
non fu ancora definitivamente approvato dal Parlamento, essendone
stato, con due leggi successive, concesso l' esercizio provvisorio,
prima fino al 31 dicembre 1914, poi fino al 30 giugno 1915; sta di
fatto che nello stato di previsione in parola furono introdotte, me-
diante disposizioni di carattere eccezionale, modificazioni cosi pro-
fonde, che ne alterano completamente l'economia, rendendolo non
paragonabile al progetto di bilancio, presentato al Parlamento nella
seduta del 30 novembre 1914, per l'esercizio finanziario 1915-16. —
Il bilancio dell' esercizio 1914-15 ha dovuto necessariamente subire
la ripercussione degli eccezionali avvenimenti di carattere interna-
zionale che si sono svolti dall'agosto ultimo scorso in poi, la durata
e 1' estensione dei quali non è tuttora possibile di prevedere; mentre
invece, in conseguenza di questa indeterminatezza, la previsione del-
l'esercizio 1915-16 ha dovuto fare astrazione da ogni causa di per-
— 223 —
turbazione ed essere basata sugli elementi normali di una gestione
ordinaria... »].
864. Rambaud (A.), de l'Institut : Histoire de la Russie; — His taire ge-
nerale ; — eie. Vedi Lavisse. [Cit. dal Prothero, Publications hea-
ring on the War, 19/4].
865. Reclam junior (Philipp): // « tradimento » dell' Italia [Idea Nazio-
nale, Roma, 23 marzo 1915). [Ecco le due colonne dell' Idea Nazio-
nale : « Sotto questo titolo, noi pubblicammo nel nostro num. del 28
febbraio una lettera di Alberto Lumbroso a Enrico Corradini, nella
quale si parlava d'una reclame editoriale della celebre « Casa Reclam »
di Lipsia. Codesta Casa — che pubblica la nota « Universal-Bibliothek »
— ha inserita nelle principali Riviste nel dicembre scorso, all'epoca
dei Libri di Strenna, una reclame in cui — dopo aver stampato a
caratteri cubitali che « ein haiidliches , zuverlàssiges Tasclien- Wórter-
buch ist fiir unsere Soldaten IN FEINDESLAND unentbehrlich (un
Dizionario tascabile maneggevole cui ci si possa fidare, è, per i no-
stri Soldati IN TERRA NEMICA, indispensabile) — raccomanda
d' inviare ai soldati tedeschi in guerra, oltre il Dizionario inglese e
francese, il Dizionario ITALIANO {Italieniscfi, del dott. Kòhler, di
707 pagine). Per i librai tedeschi, l'Italia non è un paese neutrale,
dunque, ma un paese nemico (Feindesland)!.,. ». In seguito a ciò,
il signor Filippo Reclam junior ci scrive in un gergo barbaro che
vuol essere italiano, e che ci guardiamo bene dal manomettere :
« Leipzig, li 13 marzo 1915. Alla Redazione d^€iV Idea Nazionale, Via
« dell' Orso 28, Roma. — Illustrissimi Signori. Da parte delle mie
•< conoscenza mi è stato inviato un numero del vostro giornale del
« 28 febbraio, nel quale è contenuto un articolo : « Il tradimento
<( dell'Italia ». In questo articolo tra le altre cose, un avviso della mia
« casa editrice è menzionato in un modo molto strano, recisamente
« fondato su un malinteso e diffondente delle opinioni erronee in
« cercoli più estesi. Ci comunicate ai vostri lettori che in un avviso
« della mia casa editrice raccomando il mio Dizionario italiano ai no-
« stri soldati nel paese nemico. All'opposto di ciò debbo rivolgere
« energicamente la -vostra attenzione a ciò che nell' avviso in que-
« stione tutti i dizionary pubblicati dalla mia casa editrice sono indi-
« cati, non solo gli adoperabili a scopi di guerra, cosi si trovano fra
« gli altri anch' un dizionario espagnole ed un dizionario di parole
« staniere. Nel testo accompagnante è espressamente indicata la
« buona applicabilità de' libri per la scuola, lo scrittoio e la vita quo-
« liana, come apprendete dall' acclusa. È affatto non necessario di
« rivolgere l'attenzione del pubblico in Germania espressamente a ciò
« che solamente i dizionary inglese e francese sono destinati a scopi
<' di guerra. Da noi ognuno sa che Stati sono da considerarsi per
* paesi nemici e che l' Italia e la Spagna non ci appartengono. Credo
224
« che sarebbe appropriato che proferiate una notizia rettificante quel-
-« l'articola. Vi saluto con la massima stima. Philipp Reclam Jun. ».
— Abbiamo passato questa lettera al nostro amico barone Alberto
Lumbroso, il quale risponde come segue : A questa risposta tedesca
nn brevisshno comvietito. Non è vero che si tratti di reclame di libri
per scuole, per scrittoio, per vita quotidiana ; sul foglio è stampato a
lettere cubitali : Durch deutschen Geist zum Sieg l (Per mezzo dello
spirito tedesco alla Vittoria!) ed a caratteri piramidali : Legetjedem
Feldbrief ein Buch aus Reclams Universal-Bibliothek bei ! (Utiite ad
ogni lettera che spedite al campo, ìin libro della Biblioteca Universale
Reclam). Oh la reclame di Reclami com'è chiara! Dunque fra i li-
bri che i soldati debbono avere in terra «etnica (Feindesland) e' è il
Dizionario italiano ; c'è anche il Dizionario spagnuolo ! Perchè ? Per-
chè la Francia doveva essere invasa entro il 15 settembre tutta, e che
giunti ai confni, i soldati avrebbero dovuto parlare ai Pirenei lo spa-
gnuolo, alle Alpi l' italiano. Ma.... si sono fermati alla Marna: e
questo il signor Reclam junior 7ton poteva indovinare.... Debbo leal-
mente dire che non tutti i Tedeschi sono dei Reimer (ricordate? quello
che mi parlava del « tradimento » dell'Italia e della prossima « ven-
detta » degl'Imperi Centrali) o dei Reclam. Mi scriveva per esempio
da Heidelberg l' illustre archeologo tedesco von Duhn, l' atitore del
celebre libro su Pompei, che la lettera « sgarbata » del Reimer era
t ingiusta », e che la reclame del Reclam era « una stupidaggine ». E
giacché al Reclam ha già così ben risposto un suo compatriota, un
Geheimer Hofrat, un professore all' Università di Heidelberg (ed ho
pubblicata la sua lettera nella mia Rivista di Roma) mi risparmio di
rispondergli io. Solo gli consiglio di non vendere tutti i suoi Dizio-
nari italiani ai soldati, di tenerne uno per se; la sua prosa vii mostra
che ne ha di bisogìio. Alberto Lumbroso. — Dopo di che, facciamo
punto e basta »].
866. Règlement sur la transmission et la reception des dépéches télégra-
phiques et téléphoniques dans le service de la télégraphie militaire
(Publication du Min. de la Guerre, Paris, juin 1915, 66 p. in 12, Libr.
Charles-Lavauzelle).
867. Règlement sur l' instruction du tir de la cavalerie (Publication du
Ministère de la Guerre; Paris, juin 1915, Libr. Ch.-Lavauzelle, 8a
p. in 12).
868. Régnier (Henri de), de l'Acad. fr. Vedi sub voce Gauchez.
869. Reicke (Georg), Berlino. Vedi N.° 2. [Secondo Biirgermeister di Ber-
lino ; nato il 26 novembre 1S63 in Kònigsberg; ha scritto molti drammi
e poesie].
870. Reinhardt (Prof. Max), Direttore del « Deutsches Theater », Berlino.
Vedi N.° 2. [N. il 9 settembre 1873 a Baden presso Vienna ; attore
celebre {Mefistofele ; Filippo II ; Probecandidat)].
— 225 —
8/1. RiEUL (Alois), Professore di Filosolìa, Berlino. Vedi N." 2. [N. il 27
aprile 1844 in Bozen; si è occupato di Giordano Bruno, del Nietzsche,
del Kant e di Platone; era membro corrispondente dell'Istituto di
Francia (Ac. des Sciences morales et politiques) ma come firmatario
del celebre Proclama dei Novantatrè è stato radiato].
872. RisT (Ch.), Prof, à la Fac. de Droit de Paris. Vedi sub voce Jèze.
875. Rivetta (P. S., Prof.). Vedi Gnoli.
874. Rivista Militare Italiana. Vedi sub vocibus Strani e Vigevano,
875. R. J. F. (Le Colonel) : Guerre de igi4-igi... Théàtre des opératioìis
russo-austro-allemandes (Nancy e Parigi, Libr. Berger-Levrault, 1915,
61 p. in 8"). [Articoli pubblicati nel Temps di Parigi e qui raccolti
in volume. Interessantissimo, assai lodato^dai tecnici. Vedi sub voce
Frisch (Colonel R.-J.)].
876. Robert (Karl), Professore di Archeologia, Halle. Vedi N.° 2. [N. l'S
di marzo 1850 in Marburg; ha molto viaggiato in Italia ed in Grecia;
celebre per i suoi studi suU' Iliade e su Menandro, su Pausania e su
Sofocle ; membro della R. Accademia dei Lincei].
877. Robinson (Gen. C. W.) : Wars of the Nineteenth Century (London,
Encycl. Brit. Co.) [Un volumetto, cit. fra le op. di consultazione per
le origini della camp, del 'i4-'i5 dal Prothero].
878. Rocheblave (Samuel) : La vraie Fraiice et revolution du Patriotisme
(i voi. in 16°, Par., 1915, Bloud et Gay, N.'^ 50 delle Pages actuelles).
879. Roentgen (S. E. Wilhelm), Professore di Fisica, Monaco. Vedi N.° 2.
[N. 27 marzo 1845. Scopri nel die. 1895 i Raggi che han preso il
suo nome. Ebbe il premio Nobel nel 1900].
880. Rollano (Louis), Prof, à la Fac. de Droit de Nancy. Vedi sub voce
Jèze: Problèmes de polit. et de finances de guerre, Alcan ed., 191 5.
881. RoQUES (A.): Les Gentils Chasseurs. Chanson de rotile, Paroles et
musigue. Chant et piano (Paris, 1915, chez l'Auteur, 3 boul. de
Reuilly).
882. Rose (J. Holland) : The Development of the European Nations,
iSjo-igoo (London, 1905, Constable). [È uno dei più rispettati e noti
scrittori inglesi viventi. Il celebre Lord Cromer nel suo magistrale
studio Germania contra Mundutn {Spectator, Lond., 1915) scrive :
«So qualified an authority as Dr. Holland Rose.... » etc.].
883. Rosebery (Lord): War ! A fighi lo the finish (Stirling, 1914, Mac-
kay ed.). [« Speech »].
884. Rostand (Edmond) de l'Académie francaise : La Chemise Rouge {Il
Nuovo Corriere, Ancona, 11-12 marzo 1915, la riproduce da giornali
francesi) :
L — IIs ont donne pour nous dans la Forét d'Argonne.
Dès l'aube, un lieutenant d'Avellino pleurait
En croyant que peut-étre on lui refuserait
29
— 226
D'aller dans la tranchée afifronter la Gorgone.
Que la Gioire à son sabre attaché une dragonne !
Il meurt. Muraccioli meurt près de lui. Forèt,
Ne laisse pas niourir Bruno, car, s' il mourait,
Rosa Garibaldi serait une Antigone!
Cotrozzi meurt. C'était le plus beau des Pisans.
La Lumière a toujours les mémes partisans ;
Pour la Grece et la Franca i)s ont leur vie offerte 5
Ah ! tous les anciens dieux sont là sur la hauteur 1
Et cette compagnie, elle est de marbré, certe,
Que commande, Italie éternelle, un Sculpteur !
II. — « Regardez comment meurt un garibaldien! »
Cric un homme en tombant dans la mélée hagarde.
La France s'ageuouille auprès de lui, regarde,
Et, grave, se relève en disant : « Il meurt bien ».
Bruno tombe à son tour, blessè. « Cela n'est rien !
L'Aieul aussi le fut au bord du lac de Garde !
En avant! » Mais du sabre il ne sent plus la garde,
Et, couché sous un chéne, il voit la mort qui vient.
Il recite des noms tout bas; il énumère
Les gloires de son sang, les vertus de sa mère ;
De sa chemise rouge il compte les accrocs ;
Et, la téte soudain sur l'épàule penchée,
Héros, fils de héros, et frère de héros.
Il expire au moment où l'on prend la tranchée.
III. — Gouraud, le grand lion dont l'Argonne est grondante.
Le salue.... Après quoi, les Alpes traversant.
Le cercueil dangereux jusqu'à Rome descend.
Corame du front au cceur une image imprudente,
Six garibaldiens ont, dans le chambre ardente,
Mis le corps glorieux qui laissait, en passant,
Tomber sur chaque ville une goutte de sang,
Lorsque de chez Corneille il rentrait chez le Dante.
Prends la chemise rouge, elle est sur le cercueil ;
Et dans tes mains, pour faire une écharpe d'orgueil
Qui te rattache enfin à la France, Italie,
— 2 2 7 —
Tords la pourpre du Fils qui t'évite un remord!
Un chiffon de papier se déchire ou s'oublie,
Mais ce chiffon d'étoffe est plus fort que la mort.
IV. — O pére de Bruno ! pére de Constantin !
Quoi ! deux Garibaldi dans la méme semaine ?
« Eh, répond le veillard d'une àme plus qu'humaine,
J'en offre ancore quatre à l'Idéal latin ! »
Tes doigts mouillés de pleurs, pére deux fois atteint,
Sont léchés doucement par la Louve romaine.
Et ce nouveau cercueil de héros qu'on promène,
Fait palpiter un astre au-dessus du Trentini
Vive Rome ! l'espoir des faiblesses recule ;
Rome est toujours dans Rome ; et sur le Janicule,
Ainsi qu'aux plus grands jours, tout un peuple accourut ;
Et ce pére a prouvé, donnant six fois sa race,
Que celui-là six fois peut dire : « Qu'il mourùt 1 »
Qui peut à Rome mème étre le Vieil Horace !
885. RoussET (L'-Col., ancien député) : La Semaine mililaire [Caulois^
Paris, 1914-15). [Serie di articoli settimanali, specie di cronistoria
della Guerra europea ; interessantissima ; il Rousset è uno dei mi-
gliori scrittori militari di Francia ed è stato a lungo prof, alla Se.
di Guerra. — Egli ha avuto la cortesia di darmi l' indicazione esatta
dei suoi scritti sulla Conflagrazione ; ecco il brano della sua lettera
del 18 genn. 1916 : .... «A part trois ou quatre articles parus dans
les Annales politiques et liltéraires, et dont il ne m'est malheureu-
sement pas possible de vous fournir la date, je n'ai publié depuis
la Guerre aucun article de Revue, faute de temps. — Par contre,
depuis le 20 aoùt 1914, j'ai collaborò régulièrement au Petit Pari-
sien, à la Liberté et au Petit Marseillais , à raison d' un article par
jour dans chacun de ces journaux. — Depuis le S septembre de la
méme -année, je donne également un article par semaine au Gau-
lois. Je n'ai traité d'autre sujet que la Guerre et son développe-
ment »].
886. Rousset (L^-CoL), Ancien prof, de tactique à l'Ecole Sup. de Guerre:
La Guerre au Jour le jour (fascicules de 64 pages paraissant tous
les quinze jours à partir du vendredi 5 juin 1915 ; portaits, plans,
cartes etc; Paris, 1915, Soc. d'éditions et publications, Jules Tal-
landier ed., 75 rue Dareau). [« Véritable journal de guerre, verveu.x
et vibrant, éloquent et sincère, réunissant et conservant les impres-
sions produites par les événements, à l' heure mème oii ils s'accom-
— 22S —
plissaient, sur un homme éminent et qu'à juste titre on tient partout
pour r un des meilleurs écrivains militaires de ce temps ». — Molte
di queste pagine sono prima venute a luce nel Gaulois diretto da
Arthur Meyer e negli altri giornali citati al N.» 885].
8S7. Roux (Xavier) : L'Ante de nos Soldats d'après leurs actes et leurs let-
tres (31; édition ; i voi. in to') de 250 p., Paris, H. Le Soudier, 1915).
888. Rubner (Max), Professore di Medicina, Berlino. Vedi N." 2. [N. il 2
giugno 1854 in Monaco, celebre igienista].
SS9. RuEMKER (K. von) : Die Deutsche Landwirtschaft, ihre Bedeutung wid
Stellung hn In-und Atislande (Berlin, 1914, P. Parey). [Il noto Pro-
fessore tedesco si augura che in Germania la piccola proprietà abbia
ad assidersi su basi sempre più larghe].
•890. RussiAN Echo (The Weekly politico-general) : Politico gencral-infor-
mation published on Ticesday (!•' Year, 1915, in-folio à 4 col., 2 p.,
Paris, 12 Rue Lagrange). [N.° i : Tuesday, Aprii 27'^, 1915].
891. RussiAN (The) Orange Book, I. (H. M. Stationery Office, London,
1914). [Edizione inglese « as a Government Paper », Cd. 7626, del
« Ree. de doc. diplom., Négociations ayant précède la guerre » pubbl.
a Pietrogrado. I doc, che vanno dal 23 luglio al 6 ag. '14, sono
stati riprodotti per intero dalla Rivista di Roma, 1914]-
S92. RussiAN (The) Orange Book, IL (London, 1914). [Diplomatic Nego-
tiations between Russia and Turkey : Aug. i — Nov. 13, 1914].
893. Saint-Martin (Vivien de) et F. Schrader : Carte de la Frontière
Austro-Italienne , d'après l'Atlas Universel de Géographie par Vivien
de Saint-Martin et F. Schrader (Paris, Hachette et C'è, 1915, Carte
en I feuille). [Tirage special : Mer en bleu, frontières en violet. —
Mémes éditeurs et auteurs : Cartes du Théàtre de la Guerre, extraites
de l'Atlas etc, Cartes en couleurs, format in-folio, gravées sur cuivre.
Carte du front orientai de la Guerre etc. etc.].
S94. Saintyves'(P.) Les responsabilités de l' Allemagne dans la guerre
de 1914 (Librairie Emile Nourry, 62, rue des Écoles, Paris -V'';
I beau volume in 18' jésus de 551 pages. « Achevé d' imprimer le 5
mars 1915 »). [Ecco l' indice dei capitoli: L' effort germanìque pour
l'Hégénionie, iSyi-igis. — Les Responsabilités de la Triple Alliance :
Italie, Autriche, Allemagne. — Les Responsabilités des Alliés : Ser-
òie, Russie, France, Angleterre. — Les violations de neutralités. —
La barbarie systématique dans la pratiquc de la guerre, — Pièces
justificatives. — Segnaliamo le pag. 93-107 sulla Triplice Alleanza.
— Riferiamo poi un giudizio di un critico francese : « Ce livre est
un réquisitoire formidablc contre 1' Allemagne. Toutefois qu'on ne
s' imagine pas qu'il s'agit d'un discours sans preuves cu sans cri-
tique ; tout au contraire ; et sa loyauté méme en renforce singuliè-
rement l' impression puissante. Nulle vaine rhétorique n' attenua le
clair rayonnement de la vérité. — L'auteur a étudié méthodiquement,
— 2 2g —
et à la lumière de toutes les pièces authentiques : livres diplomati -
ques, rapports officiels, conventions internationales, tous les actes
et toutes les paroles qui accusent les empires du centre. Et, pour
qu'il ne reste aucune ombre à la lumière de sa démonstration, il a
tenu à répondre à toutes les accusations mensongères que le livre
blanc, les communiqués officieux allemands, l'agence Wofff ont ré-
pandues contre les alliés. — C'est une ceuvre saine, robuste, anitnée
du plus pur esprit franrais, propre à fortifier le courage de tous ceux
qui défendent le droit et la liberté, capable de déterminer les plus
hésitants et les plus indécis à embrasser une cause qui est celle
méme de la civilisation et de l'humanité ». — Autore del libro sa-
rebbe, secondo l'elenco degli Pseudonimi del Tout-Paris, il pubbli-
cista Th. de Veillechèze].
895. Sandonà (Prof. Augusto) : L' ultima grave' crisi granaria (1815) e le
provvidenze di Governo d' allora e di oggi {Nuova Antologia, 16
febbr. 1915, p. 685-691). [L'ultima crisi granaria, una delle più formi-
dabili che registri la storia, ebbe luogo nel 1815, anno fatale che le
cronache registrano col nome di anno della fame. È tanto più inte-
ressante, come ben dice il Sandonà nel suo diligente studio, « se-
guir passo passo l'azione spiegata dai Governi d'allora per fronteg-
giare queir eccezionale stato di cose, in quanto le provvidenze
escogitate in quel difficilissimo e burrascoso periodo della vita ita-
liana, mostrano una grande affinità con l'opera che stanno svolgendo
oggidì i Governi degli Stati europei per eliminare o temperare le
conseguenze deleterie dell' attuale gravissima crisi ». Neil' odierna
crisi granaria la disposizione presa quasi simultaneamente da vari
Stati fu r abolizione del dazio d' introduzione sul grano ; l' Italia Io
abolì solo il 31 gennaio 1915 senza aumentare gran che la circolazione
dei cereali ed abbassarne quindi il prezzo. Secondo il Sandonà un
rigoroso censimento dello stock granario esistente in Italia sarebbe
opera altamente benefica. Oltre i provvedimenti già presi ed oltre il
censimento del grano egli, che scriveva il !« febbr. 1915, prevedeva
che s' imporrebbero ulteriori provvedimenti: pane integrale, aumento
di talune culture, ecc. Del Sandonà, che dimostra in queste poche
pagine una rara competenza nella materia che tratta, riparleremo].
S96. Sarolea (Ch.) : The Kaiser as an orator {Contemporary Review, t. 100,
London, 191 1). [Segnaliamo del Sarolea i volumi seguenti, tutti no-
tevoli e condotti con metodo rigoroso da questo laureato di Liegi,
di Bruxelles, di Montreal e di Cleveland, le cui opere sono per la
maggior parte edite dalla Casa William Heinemann di Londra : i) La
Liberté et le Déterminisme ; Bruxelles, 1891 ; 2) Essais de Philoso-
phie et de Littérature ; Bruxelles, 189S ; 3) The Russian Revolution.
1905 ; 4) The Balkan Question, 1906 ; 5) Essais de Uttérature et de
Politiqne, 2 voi., 1906; 6) Neivmann and his Influence on Religious
— 230 —
Thought, 190S; 7) The Anglo-German Probleui, 191 2; S) How Bcl-
giunt saved Europe, 1914; c^) Etirope's Debt to Russia, 1915; io) The
Curse of the Hohenzollern, 1915. — Del libro sulla Russia crediamo
interessante riferire per intero la Prefazione : « The present volume
is not a mere collection of disconnected articles, oi disj'ecta membra,
on the Russian Empire and on the Russian people. Rather is it an
attempt to give a systematic and coordinated survey of Russian
history and policy. — In the first part I have tried to analyse
somewhat more consistently than has been dona by previous British
authors how Russian history and Russian policy are rooted in de-
finite geographical conditions. — In the second part I have tried
to indicate the inappreciable debt which the world ovves to the
Russian people. In the third part I have shown how the ideals
of Russian culture have found adequate expression in the repre-
sentative masters of Russian literature. — In the fourth part I
have dealt with the two burning questions of Russian politics, the
Polish problem and the Jev>ish problem. — In the concluding paper
on the abortive Revolutionary Movement of 1905 I have examined
the difficulties which confronted Russian reformes. The paper was
written ten years ago in Moscow under the direct impression of the
tragic events of the Russian Annus Mirabilis. — I have analysed
the causes why the civil war of 1905 failed and was bound to fall,
and I have suggested on what lines any future reforming movement
is likely to succeed. I have not hesitated to reprint those pages not
only because I was repeatedly urged to do so by the late Count
Tolstoi, not only because my forecasts were verified in every detail,
but because those pages are stili entirely applicable to the present
situation. The difficulties which confronted the Russian Revolutio-
nists in 1905, will stili confront Russian Reformers in the politicai
reorganization of to-morrow. The remedies which were demanded
in 1905 are stili urgently required to-day. — I am quite aware that
within the narrow compass of 250 pages I have only been able to
touch the fringe of a huge subject, but I shall have sufficiently at-
tained my purpose if I have succeeded in stimulating some of my
readers to think for themselves on those fascinating topics, and I
have succeeded in removing some of the niost glaring British miscon-
ceptions of a wonderful people whose fortunes are henceforth closely
bound up with our own, and who are destined after this war to be
the dominant influence in World Politics »].
897. ScHAPER (Fritz), Berlino. Vedi N" 2. [Celebre scultore. N. il 31 lug.
1S41 in Alsleben, autore d' innumerevoli monumenti fra cui quelli
a Guglielmo I, a Bismarck ed a ÌMoltke].
898. ScHLATTER (Adolf von}, Professore di teologia protestante, Tùbingen.
Vedi N.o 2. [Nato in Isvizzera nel 1852].
— 251 —
899- ScHMiDLiN (August), Professore di Storia ecclesiastica, Munster.
Vedi N." 2. [N. il 29 marzo 1876 in Alsazia. Autore della Storia di
S. Maria dell' Anima in Ro7na'\.
900. ScHMiDxfKarl Eugen) : Kriegskunst (Tag, 1915^ [L'autore parla del-
l'arte della guerra del Machiavelli accennando naturalmente all' uti-
lità che posson trarre i belligeranti del 1914-16 dalla meditazione
delle celebri pagine militari del Segretario fiorentino ; le quali sono
state già, di frequente, oggetto di studio degli scrittori tedeschi, come
si può vedere nelle ricchissime note bibliografiche a pie delle pagine
in cui nel suo Machiavelli V illustre mio collaboratore, Senatore
Oreste Tommasini, si è occupato dié\V Arte della guerra^.
901. ScHMOLLER (S. E. Gustav von), Professore d' Economia, Berlino.
Vedi N.° 2. [Membro Aé\V Herrenhaus, autore di numerosi studi di
Volkswirtschaftslehre (1S9S), nato il 24 giù. 183S in Heilbronn].
902. ScHRADER (F). Vedi sub voce Saint-Martin (Vivien de).
903. ScoTus-ViATOR. Vedi Seton-Watson (R. W.)
904. Seeberg (Reinhold), Professore di Teologia protestante, Berlino.
Vedi N.° 2. [Condirettore dei noti Stud. z. Gesch. d. Theologie und
d. Kirche, nato il 5 aprile 1859 in Pòrrafer].
905. Seignoeos (Prof, à la .Sorbonne): Hisloire politique de l'Europe con-
temporaine . Evolutions des partis et de s forme s politiques, i8i4-iSg6.
(Paris, 1897, Colin). [Il Protrerò ne cita una trad. inglese, edita
dall'editore William Heinemann di Londra].
906. Serao (Ernesto) : // mistero dell' Arciduca ; grande romanzo di rivol-
gimenti contemporanei {Il /Messaggero, Roma, 1915; in appendice).
[Dice l'Imperatore Francesco Giuseppe all'Arciduca: « — Vi intendo,
vi intendo ! È la vostra solita follia, la vostra idea fissa. Qui non è
più il caso di parlare di utopia I Qui è forsennatezza addirittura,
follia galoppante!... I singoli diritti! Cioè i diritti delle nazionalità,
non è vero ? I diritti (diciamo cosi per un semplice modo di dire,
perchè io non ho inteso mai che queste balorde pretese siano davvero
dei diritti, cioè delle emanazioni logiche e concrete da un ordine di
cose naturale e ineluttabile), i sofismi dei popolucci inferiori, me-
schini, ad emanciparsi, a sottrarsi alla paterna guida dei grandi po-
poli e al sennato patriarcato dei condottieri di questi ultimi!... Bei
principi, i vostri!... Sarebbe lo stesso che voler proclamare la se-
rietà, l'assennatezza della causa, poniamo, della specie equina, della
specie canina, della specie felina, e così via, a vivere, indipendente,
autonoma, sovrana, sulla medesima faccia di questo globo terraqueo
dove domina la specie umana! E l'ordine naturale che ci insegna la
necessità, la convenienza, l'ineluttabilità del principio di dominazione
da parte delle specie, degli ordini, delle razze superiori sulle infe-
riori E voi vorreste dare a ciascuno la sua autonomia, non è
vero? Voi vorreste dividere 1' Europa in pillole. I finlandesi, i pò-
— 232 —
lacchi, i finnì, i lapponi, i valacchi, i moravi, i boemi, gli armeni,
i croati, i macedoni, gli albanesi, gli epiroti ed altri dieci, venti,
trenta minuscoli popoletti ripetenti le loro lontane origini da fonti
più o meno disparate, dovrebbero governarsi da sé, dovrebbero cer-
care da sé la via della loro felicità, del loro progresso, mentre in
realtà, dato e non concesso che a ciò si potesse addivenire senza
creare numerosi, infestanti pericoli, essi non farebbero altro se non
correre a rotta di collo alla loro rovina, al loro rimbarbarimento....
.... No, mio caro, no! I minori hanno il dovere di rimanere sem-
pre sotto la tutela dei maggiori. Cosi ci insegna il diritto comune.
E poi, per ciò che riguarda la fortuna delle nazioni, deve primeg-
giare sempre il concetto che la più evoluta, la predestinata da Dio
debba esercitare tale diritto di tutela. L' Austria sarebbe un assai
debole organismo, se desse troppo sviluppo alle tendenze naziona-
liste.... L'Altezza Vostra parla come un idiota, o come un poeta, il
che è lo stesso. Solo un poeta potrebbe concepire tali enormità.
L'Austria-Ungheria, ricordatelo bene, non ha mai rinunziato ad al-
cuna sua prerogativa, ad alcun suo bene, se non sotto i colpi delle
immeritate sventure ; e se a ciò è stata indotta, nei giorni tristissimi
che han funestato le più belle epoche del mio lunghissimo regno, si
è sempre ripromessa di riprendere il perduto. Cosi nei rapporti del-
l'Italia, io non avrò mai pace, neanche quando a Dio sarà piaciuto
di richiamarmi a sé, se non quando le avrò fatto pagare con usura
tutto ciò che dal 1859 in poi mi ha tolto ! Il grande impero dei miei
avi dovrà essere ricostruito ed accresciuto potentemente, e ciò in ispe-
cial modo a spese della penisola italica e della balcanica, che sono i
due grandi ponti gettati attraverso il Mediterraneo perchè la razza
germanica abbia a discendere rapidamente verso i mari « caldi »,
verso gli oceani trafficatissimi, per impossessarsi del dominio de!
mondo... »].
907. Sertillanges : 1914.-/91^. La Vie Héro'iq ne. ConièTQnc&sàonnéts qw
l'église de Sainte-Madeleine, à Paris, par I' Abbé A.-D. Sertil-
langes (Paris, 1914-15, Bloud et Gay ed.). Premièrie Sèrie (1914):
I. - Marie Modèle et Inspiratrice d'héro'isme. — II. - Ce que c'est
que l'Héroisme. — III. - Le Réveil de notre Foi. — IV. - Notre
Espérance. — V. - La Charité et la Guerre. — VI. - La Prudence
Francaise. — VII. - La Justice vengeresse. — Vili. - La Justice pe-
nitente. — IX. - La Force d'àme. — X. - La Magnanimité. — XI. -
La Constance, la Patience, la Persévérance. — XII. - La Gioire des
Morts. — XIII. - La Vertu purificatrice de la guerre. — XIV. -
L'Amitié francaise. — XV. - L'Amitié dans les luttes. — XVI. - La
Fraternité d'armes. — XVII. - La Sainte AUiance. — XVIII. - La
Bienfaisance fraternelle. — XIX. - Magnificence et Munificence. —
XX. - Le Noèl Franrais. — Detixième Sèrie {1915) : XXI. - Les En-
— 233 —
fants de France. — XXII. - La Marche à l'Etoile. — XXIII. - La
Miséricorde. — XXIV. - La Piété Patriotique. — XXV. - Pour la
Discipline. — XXVI. - Nos Prètres. — XXVII. - La Messe aux ar-
mées. — XXVIII. - La Femme Franraise. — XXIX. - Épouses et
Mères. — XXX. - Nos Jeunes Filles. — [Ecco le date di queste con-
ferenze : I, 15 ag. 1914; II, 23 ag.; Ili, 29 ag. ; IV, 6 sett. ; V, 13
sett. ; VI, 20 sett. ; VII, 27 sett. ; Vili, 4 ott. ; IX, 11 ott. ; X, 18
ott. ; XI, 25 ott. ; XII, i nov. ; XIII, 8 nov. ; XIV, 15 nov. ; XV,
22 nov. ; XVI, 29 nov.; XVII, 6 die. ; XVIII (manca la data nella
Bibl. de la France) ; XIX, 20 die. ; XX, 25 die. (Natale). I primi 20
ops. formano i voi. di 324 pag. in 16". — La 2^ serie va dal XXI
al XXX e fu Ietta dal 3 genn. 1915 al 28 febbr. 1915 ; la numera-
zione delle pagine incomincia col n." XXI, e a tutto il n.° XXIX
giunge alla p. 176. « Ces opuscules sont vendus au profit de La Goutte
de Lait, 87, rue de Tocqueville »].
908. Seton-Watson (R. W.): The future of Austria-Hungary, by Sco-
TUS ViATOR (London, Constable, i voi.). [Anteriore alla guerra; ci-
tato dal Prothero].
909. Seton-Watson (R. W.) : The Southern Slav Question and the Haps-
burg Monarchy (London, Constable, i voi.). [Cfr. Masarvk].
910. SlENKIEWICZ. Vedi Nemi.
911. Simon (G.) : Pro Patria, par Victor Hugo. Recueil de Poésies pa-
triotiques extraites de l'ensemble de son oeuvre. — La Belgique, par
Victor Hugo. Extraits des oeuvres en prose (i voi. in 12", et i voi.
in 8° avec 8 photogravures hors texte, Paris, 18 juin 1915. Libr. De-
lagrave). [Choix et Préface par M. G. Simon].
912. S0LDATENLIEDERBUCH. Vedi sub voce Vigevano (Maggiore, nel 1916
addetto alla IV» Armata).
913. Sombart (Werner) : Die Deutsche Volkswirtschaft ini neunzehnten
Jahrhundert (Berlino, 1913, G. Bondi). [Il Sombart in questo magi-
strale studio s,w\V Eco7ioinia tedesca nel secolo XIX dopo lunghe ri-
cerche giunge alla conclusione che « la struttura esterna della agri-
coltura germanica non si è quasi mai mutata durante Io scorso
secolo »].
914. Sorgues (Maurice de) : Les Catholiques Espagnols et la Guerre (r
voi. in 16», Par., 1915, Bloud et Gay; n." 44 d&We Pages actuelles).
[Contrariamente a quanto si è da molti affermato, 1' A. vuol dimo-
strare che i Cattolici spagnuoli furono nettamente francofili e anglo-
fili nel 1914-15, proprio come i portoghesi].
915. .SosNOSKY (T. von): Die Balkanpolitik Oesterreich-Ufigarns seit 1866
(Stuttgart, 1913). [Il Prothero ne cita il volume 1°].
916. Spahn (Martin), Professore di Storia, Strasburgo. Vedi N" 2. [N. il
7 marzo 1875 ; autore di una celebre monografia su Leone XIII \
scrisse di Michelangelo e della Cappella Sistina].
30
917. S. R. — Vedi sub voce Voix Américaines.
918. Stato Maggiore Generale Serbo : Carla i : y§,ooo, pubblicata dal-
l' Istituto Cartografico di Vienna (Wien, Freytag u. Berndt, 1915).
[L'esercito serbo valoroso, ed invincibile dagli Austriaci, è stato munito
per la guerra del 1914-15 di una eccellente carta di tutto il territorio
delle operazioni austro-serbe, carta eseguita sotto la direzione dello
Stato Maggiore a Belgrado. Le truppe austriache, rinvenute copie di
queste carte sugli ufficiali serbi caduti o prigionieri, hanno potuto
valutare l' importanza loro, e ciò ha indotto 1' Ist. Cartografico di
Vienna ad una riproduzione di detta carta, che è completa e molto
precisa e può perciò rendere utilissimi servigi a chi segue sulla carta
le mosse dei belligeranti. — Reca stupore il pensiero che in una
guerra di aggressione e premeditata dall' Austria contro la Serbia,
l'Austria sia entrata in campagna cartograficamente impreparata ed
abbia dovuto giovarsi.... del materiale carto,i:rafico nemico. Ricordano
questi Austriaci, i Francesi del '70 e gli Italiani a Lissa nel 1866...].
919. Steed (H. Wickham) : The Hapsburg Monarchy [X^onùon, (Zo\ì?.\ìì(à&,
I voi. in 8"^). [Anteriore alla Guerra],
920. Steed (H. Wickham): Les Anglais et la Guerre {Revue de Paris, 1915,
n." II, 15 juin 1915, primo art.). [Importantissimo].
921. Steed (H. Wickham) e altri : Austria-Hungary and Poland (l^ondon,
Encycl. Brit. Co. i voi.). [Citato dal Prothero].
922. Steed (H. Wickham). Vedi Edmundson.
923. Steffen (Gustaf F.) : Das Problem der Demokratìe (Staatsbiirger-
liche Flugschriften N.° 8, Eug. Diederichs Verlag, Jena, 1915). [II
giornale conservatore di Stoccolma Nya Dagligt Allehanda dà di
questo libro, trad. dallo svedese in tedesco, questo cenno, che tro-
viamo tradotto anch' esso in una edizione Diederich : « Er, der So-
zialdemokrat, wagt es, seinen Parteigenossen bittere Wahrheiten zu
sagen. Er erklàrt, dass er bei ihnen schon vòUig tote soziale Ideen
finde, und dazu rechnet er teils den Syndikalismus und die Sabotage
« mit ihren individualistischen Gewaltprinzipien aus den achtziger
Jahren des achtzehnten und den vierziger des neunzehnten Jahrhun-
derts », teils ihren eigenen Unwillen gegen « vòllìg konsequente Be-
teiligung » ihrer Politiker « an der Gesetzgebungs und Regierungs-
arbeit innerhalb der biirgerlichen Gesellschaft ». Steffen hàlt seinen
sozialdemokratischen Radikalen eine Strafpredigt, indem er ihnen
sagt, dass sie sich selber nichtklarmachten, was sie eigentlich woUten.
Er deckt die Leere ihrer hochtònenden Phrasen auf, indem er daran
erinnert, wie sie eine reine Opportunifatssache wie die Abriistung
mit einer Prinzipiensache, der Friedensidee, identisch machen und
wie sie es als Verbrechen gegen die Prinzipien bezeichnen, wenn
irgend einer ihrer Reichstagsabgeordneten sich an der wirklichen
Reichstagsarbeit beteiligt, anstatt « im Plenumsaale vor leeren Bàn-
— 235 —
ken und schlàfrigen Zeitungsreferenten phrasenreiche Agitationsredeu
zu halten ». — Ferner bezeichnet er ihre Auffassung eines echt so-
zialistischen Regimentes als grundfalsch. Er will nichts davon hòren,
dass « das Volk, die gegenvvàrtige Mehrheit der Nation an armen,
abhàngigen, in ihrer Entwicklung gehemmten Gesellschaftsbùrgerii,
den unmittelbarsten Einfluss auf Gesetzgebung, Regieiung und Ver-
waltung- ausiiben mùsse », sodass das Ganze nicht nur eine Regie-
rung des Volkes und fiir das Volk, sondern auch eine durch da»
Volk werde. Er protestiert gegen Hùlfsmittel wie imperati ves Mandat,
Referendum, Ein-Kammersystem und Verbot, dass Sozialdemokraten
Minister werden, Mitglieder kòniglicher Kommissionen sind oder ir-
gendwelchen politischen Auftrag ùbernehmen. AUes dies, meint Stef-
fen, ist « ein friihes und sehr unvollkommenes Entwicklungsstadium
des demokratischen Denkens und der demokratischen Erfahrung».
— Die Hauptsache ist, dass sogenannte Volk Gesetzgeber in das
Parlament wàhle, die sein Vertrauen besitzen und dessen vvùrdigsind.
Das « Volk » ist oft misstrauisch. Sein Interesse fùr die individuellen
Eigentiimlichkeiten der Menschen ist apokryphisch, und Rùcksicht-
nahme, wenn es sich um das Beurteilen der Arbeit und der Persòn-
lichkeit eines Vertrauensmannes oder eines òfìentlichen Funktionàrs
liandelt, kennt es nicht. Man betrachtet jene Auservvàlten eher als
seelenlose Werkzeuge denn als Helfer, und gelingt es ihnen nicht,
in der Regierung, im Reichstage oder anderswo ein rein sozialde-
mokratisches Programm durchzusetzen, so werden sie desavouiert.
Dergleichen soli ja in den Augen der Parteigenossen beweisen, dass
sie « den Forderungen des Volkes und den sozialdemokratischen
Idealen verstàndnislos gegeniiberstehen und dass der Parlamentaris-
mus vvertlos ist ». — Die Folge davon ist ein heftiger, zerfleischen-
der Kampf innerhalb der Partei, in welcher « Misstrauen gegen die
eigenen Vertrauensmànner wie eine Art Religion gezùchtet wird »...
Und der Grund ? « Dass die Massen und die agitierenden Prinzi-
pìenverteidiger ganz einfach ihre eigenen sozialen Ideale nicht wie-
dererkennen, wenn diese aufhòren blosse Phrasen zu sein... Anstatt
dessen wuchert der blinde Glaube an die wundertàtige Macht der
Agitationsreden, der starken Phrasen und der eingebildet-radikalen
Prinzipien in der Entwicklung der Gesellschaft ». — Diese verkehrte
Auffassung diirfte, nach Steffen, eine notwendige Folge der Ueber-
zeugung sein, dass das Proletaria! selber « eine baldige, griindliche
Gesellschaftsumwàlzung » eine Revolution, aus welcher der radikal
sozialistische und demokratische Staat fix und fertig hervorgeht, her-
vorzurufen vermag. Eine solche Vorstellung ist unhaltbar, und eine
Agitation, welche den Massen Verachtung des Parlamentarismus und
der Politiker beibringt, ist undemokratisch, besonders, wenn sie die
Hoffnung auf eine ihren Ideen gùnstige Zukunft ausschliesslich auf
— 235 —
« gewaltsame Prinzipienaussprùche und verschwommene Aussichteo
Auf irgend einen wunderbaren Generalstreich gegen die bùrgerliche
Gesellschaft » baut. Wahrer Demokratismus besteht, wie Steflfea
meint, zunàchst und vor allem in einer Aufklàrungs-und Agitations-
arbeit, welche den breiten Schichten des Volkes eine vòllig vvirklich-
keitsgetreue Auffassung des Gesellschaftsgebàudes, der Massregeln
und Ziele der Parteien und der fùhrenden Persònlichkeiten, sowie
der politischen und der sozialen Lage beibrìngt. « Es ist kein Demo-
kratismus, dass die Massen sich blind von einer oder der andern
Partei am Bande fùhren lassen ». — Le affermazioni dello Steffen
vanno confrontate con quelle che, riguardo ai Socialisti nel Reichs-
tag, hanno scritte il Buelow nella Germania Imperiale (Mil., Treves,
1914) e Joseph Barthèlemy nel magistrale suo studio sulle Insti-
tutions polit. de l' Allemagne conteniporahie , Paris, 1915, Felix- Alcan
ed., nell'utilissima Bibliothèqiie d'histoire contemporaine'\.
924. Steffen (Gustaf F.): i) Die Deviokratie in England; — 2) Der Weg
zu sozialer Erkenntnis ; — 3) Irrwege sozialer Erkenntnis ; — 4) Die
Grmidlage der Soziologie (Eug. Diederichs Verlag, Jena, 1910-1915).
[Opere tradotte dallo Svedese. Sommario della prima : « Die Entwick-
lung zur Nervenkultur; Verwandlungen in der Tiefe ; die Probleme
des Demokratismus : Das Oberhaus ; Die Arbeiter, die « Rechte »
und die « Linke » ; Die Psychologie des Demokratismus ; Der Sozia-
lismus unter Kulturmenschen : Wells als Utopist ; Bernard Shaws
Sozialkritik ; Wirtschafliche Ritterlichkeit ; Religionsentwicklung; Der
Herr der Heerscharen ; Freidenkerei und Religion ; Moderne Glau-
bensbekenntnisse ». — Della seconda ecco il Sommario: « Soziologie
und Psjchologie ; Soziol. und Naturvvissensch. ; Gesellsch. und Orga-
nismus ; Soziol. und Entwicklungsbegriff; Das Leben und die Seelen-
wissensch.; Die Intuition in der Soziol.; Das soziale Bewusstsein ;
Instinkt, Intellekt ; Das sozial. Wahrheitsproblem ; Kausalitat, Ent-
wicklung und freier Wille ». — Sulla terza cfr. l'art, crit. di Karl
Jentsch nella Wiener Zeit. — Della quarta opera poi, ecco il Som-
mario : « Die Ziele soziologischer Forschung; Psychologische Analyse
sozialer Tatsachen ; Soziol. Deduktion ; Soziol. Induktion ; Soziol.
Begriffsbildung; Objektiv gebundenes Gesellschaftsleben und Metho-
denfrage »].
925. Steffen (Gustaf F.): Krieg und Kultur ; Sozialpsychologische Dokn-
trunte tmd Beobachtungen vovi Weltkrieg jgi4. Ans dent Schwedischen
iibersetzt [da Margarethe Langfeldt] (Eug. Diederichs Veri., Jena,
1915, vin-205 P' in 80). [« Dieses Bach ist ein Ereignis fùr alle die
jetzt Zeitungen lesen. Nur stùchweis und zufàllig bekommen wir
irgendeine Aeusserung der « Times » und anderer englischer Zeitun-
gen zu lesen, wie es in Russland aussieht, davon wissen wir gar
nichts. Nun wird mit einem Male der Vorhang weggezogen. Wir
— 237 —
erfaliren, wie die Intelligenz der Knglàiider und Russen dea Krieg
auflasst, was sie an Deutschland auszusetzen haben, was sie nach
dem Frieden wollen. Gustaf F. Steffen hat vide persònliche Bekannte
unter den Politikern und Gelehrten Englands und Russlands. Er
veròffentlicht die Briefe und Artikel, die sie an ihn geschickt haben
und nimmt zu ihnen kritisch Stellung. Es seien genannt von Englàn-
dern : Webb, Wells und Shaw, und von Russen : Kropotkin, Wino-
gradoff. Von hòchstem Interesse ist auch die Auffassung Englands
und der Ukrainer von der augenblicklichen Kultur Russlands und
die Ausfùhrungen Steffen ùber die Sozialdemokratie der kriegfùhren-
den Lànder. Kurz, ein europàischer Geist mit umfassender Bildung
lehrt uns Deutsche psychologisch das geistige Verhalten unserer
Feinde zu verstehen und weist Englàndern und Russen nach, wie
wenig sie von deutschem Wesen und Kultur wissen. Fast ungevvollt
wird das Buch eine iiberzeugende, hohe Anerkennung deutschen*
Geistes »].
926. Steffen (Gustaf F.). Vedi sub voce Bernstein, Dorn, Steffen.
927. Steiger (Edgar) : Presse imd Schriftsieller zur Kriegzeit {Literarische
Edio, Berlino, marzo 1915). [Notevole studio sulla stampa germa-
nica e sugli scrittori tedeschi in quest'epoca di gfuerra].
928. Strani (Generale). Vedi Vigevano.
929. Stuck (Franz von), Monaco. Vedi N.° 2. [Celebre artista, nato il
23 febbraio 1863 in Tettenvveis, autore del noto e molto riprodotto
Krieg.... \
930. SuARÈs (André): Cloches de Rome (Editions de la Nouv. Revue Fran^.,
35 rue Madame, Paris, 1915). [Suarés è uno dei più grandi prosa-
tori francesi contemporanei. Ne riparleremo].
931. Sudermann (Hermann), Berlino. Vedi N." 2. [Nato nel 1857; autore
di Frau Sorge, deW Onore e di Ftva la Vita!, tradotto in tutte le
lingue e rappresentato in tutti i paesi].
932. Tailhade (Laurent). Vedi Pamphlet (Le).
933. Tamàro (Prof. Dott. Attilio), Segretario dell'Università Popolare di
Trieste : L' Adriatico golfo d'Italia. L' Italianità di Trieste (i* edi-
zione : Roma, 1914, Rivista di Ronia ; 7.^ edizione: Milano, Tre-
ves, 1915, I voi. in 16''). [Attilio Tamàro, poco più che trentenne,
ha al suo attivo un' intensa opera di propaganda per l'italianità della
sua Trieste. Giovanissimo prese parte ai fatti di Innsbruck, dove fu
ferito e incarcerato. Collaborò prima ?i\V Indipendente , il vecchio gior-
nale irredentista che diede tanto filo da torcere alla polizia austriaca,
e poi al Piccolo, dove pubblicò molti articoli illustranti la parte sto-
rica della lotta nazionale e le inchieste fatte sui problemi politici e
nazionali dell'Adriatico orientale. Membro della Giunta del Partito
Nazionale e segretario dell' Università Popolare di Trieste, si ado-
però negli ultimi anni perchè molti illustri italiani andassero nella
— 238 —
città irredenta, non solo per professare da quella cattedra, ma per
dare un segno di fratellanza e di fede, e perchè essi stessi potes-
sero conoscere da vicino le condizioni degli Italiani soggetti all'Au-
stria, e i problemi dell' indipendenza nazionale, e farsi poi apostoli
in Italia delle giuste aspirazioni dei fratelli oppressi. Scoppiata la
guerra europea, la vita a Trieste per il Tamàro non era più possibile.
Nel settembre dell'anno 1914 con falso passaporto riparò in Italia,
è qui riprese con nuovo fervore la sua propaganda con articoli nei
maggiori quotidiani (tra cui il Cori-iere della Sera, la Gasz. di Venezia,
V Idea Nazionale e il Giornale d'Italia) in riviste come la or cessata-
Rass. Contevip., come la. Iiiz'is la di Roma e il Fanftdla domenicale, e
in conferenze nei maggiori centri : Venezia, Milano, Torino, Firenze,
Roma. La sua parola scritta e parlata, sempi-e eloquente e vibrante di
fede, attrasse subito l'attenzione del pubblico e contribuì notevolmente
alla preparazione morale per la guerra. Molti suoi scritti e discorsi,
opportunamente coordinati, sono raccolti nel suddetto volume. Ora, a
guerra aperta, alla quale il Tamàro non più con la penna ma con la
spada partecipa, questi scritti si leggono con vivissimo interesse, con
la commossa meraviglia di chi assiste all'avverarsi d'un vaticinio. —
Del bel libro del Tamàro disse il Marzocco (1915): « Gli scritti che
Attilio Tamàro, triestino ed irredento, pubblicò nel periodo della
propaganda nazionale per la guerra nostra su vari giornali e riviste,
appaiono oggi riuniti in un volume dei « Quaderni della guerra »
con molte e larghe aggiunte, accrescendo il materiale storico e poli-
tico che dovrà essere consultato per scrivere la futura storia d'Italia.
— L'autore che scrisse e parlò per quel dovere e quel diritto che
gli conferivano essere triestino, e spesso in rappresentanza dei fra-
telli adriatici, pubblicando questo libro, ha largamente contribuito a
far conoscere le ragioni storiche, geografiche, etniche e politiche sulle
quali r Italia fonda il suo diritto alla rivendicazione del confine orien-
tale e del suo mare. — Col più alto sentimento d' italianità egli,
avendo di mira tutta 1' importanza degli interessi nazionali, ha trat-
tato i vari argomenti esaminando i limiti dei nostri confini, che già
Roma aveva strettamente designato con somma sapienza militare
secondo le condizioni naturali delle montagne e dei fiumi. Ha lun-
gamente considerato e trattato non solo le questioni ideali, ma anche
quelle pratiche della politica e dell' economia che costituiscono il
problema adriatico specie in rapporto a quello commerciale e poli-
tico del Mediterraneo orientale, problema che non s'impone, scrive
l'autore, per concezioni imperialistiche, ma per il fatto evidente che
dal mare nostro si sviluppa uno spontaneo scambio d'interessi e di
traffici generato da forze immediate e da ragioni inevitabili, che già
i nostri antichi avevano conosciuto ed apprezzato, cercando appunto
potenza e ricchezza nel Levante e nell'Oriente, nelle acque di Cipro,
— 239 —
dell'Egitto, della Siria e di Costantinopoli. — La discussa questione
dei porti e quella della « decadenza del porto di Trieste, se divenuta
italiana >, il risorgimento dell'Istria, il diritto di Fiume di appartenere
all'Italia, le necessità militari per cui le isole del Ouarnero debbono
essere nostre, i timori dell'irredentismo slavo e tutti i problemi, che
a tali questioni si riconnettono, l'autore ha profondamente studiato
e riassunto, indicando il compito dell'Italia, la quale deve fare del-
l'Adriatico il mare suo ed assicurarvi nel modo più completo il mo-
vimento dei suoi interessi e la reintegrazione della sua lingua e della
sua cultura. — L'italianità dell'Istria e della Dalmazia, quella pro-
fonda ed immutabile di Trieste e « le prove non poche e non dubbie
di ritenersi appartenente all' Italia », poiché essa in ogni modo si
rese deg-na della libertà, e quindi di essere italiana, e la « missione
dei Veneti » rievocata dal Tamàro con alata parola nella sala di un
antico palazzo veneziano, sono le ultime pagine del libro, che si
completa con un patriottico Proclama diffuso segretamente a Trieste
nell'aprile del 1914, e con l'Indirizzo che i Triestini inviarono al Parla-
mento italiano da una città di confine, il giorno in cui si aprì la nuova
legislatura del 1914 ». — Dello stesso autore segnaliamo poi: Pi-
rano, ^fonografia (Trieste, Maylànder, 1910) ; Per la Lega Nazio-
nale, Discorso (Trieste, Levi, 1912) ; // problema di Trieste nel mo-
mento attuale (Roma, Provenzani, 1913) ; Spalato « occhio del mare i^,
(Firenze, Bemporad, 1915Ì ; Le condizioni degli Ltaliani soggetti al-
l'Austria nella Venezia Giulia e nella Dalmazia (Roma, Società
italiana per il progresso delle Scienze, 1915) (r) ; Di alcuni errori
riflettenti il problema dalmatico (Roma, Rivista di Roma, 191 5, II**
semestre) ; Saggio suW etnografia istriana (Trieste, Archeografo trie-
stino, 1913) ; La cassetta d'avorio italo-bizantina di Capodistria (Yrìe-
ste, Caprin, 1909); Una Madonnina del Bissolo (Trieste, Caprin,
191 1); Catalogo dei monumenti e delle opere d' arte esistenti 7ieU' I-
stria, Saggio (Trieste, Archeografo triesti?io, 1909): l'opera intera è
rimasta manoscritta a Trieste, e 1' autore teme che, nelle frequenti
irruzioni in casa sua dopo la sua fuga, la I. R. Polizia l'abbia di-
strutta].
934. Tam.\ro (Attilio) : Italiani e Slavi nell'Adriatico (Roma, Athenaeum ,
1915, I voi. in 16 di vni-359 pagine). [Intorno a questo volume
(i) Rendendo conto di questo interessante ops., Videa Xazionale del 6 febbraio 191G
scriveva: « Attilio Tamàro traccia in questo suo opuscolo, edito dalla « Società italiana perii
progresso delle scienze», le condizioni degli Italiani in quelle regioni della Patria. L'opu-
scolo, frutto di minuziose indagini storiche e materiato di fatti, si legge con grande intere<:se
e va raccomandato, se mai ve ne fossero ancora, a quei neutralisti che per il < parecchio »
giolittiano avrebbero venduto 1' Italia ».
— 240 —
scrisse Tomjiaso De Bacci Venuti nella Libertà economica di Bo-
logna, anno XIV, N. \, io genn. 1916 : — « L'entrata in guerra del-
l' Italia dapprima e poi la sua adesione al Patto di Londra, che ne
collega strettamente gli interessi con quelli degli Alleati, hanno reso
sempre più complesso per la Quadruplice il problema del futuro as-
setto dell' Europa dopo la guerra. Infatti l' Italia non aggiunge solo
alle altre la sua questione nazionale e dei suoi confini necessari, non
afferma solo le sue giuste pretese ad un equilibrio del Mediterraneo
più favorevole a' suoi interessi e richiede un più vasto domìnio co-
loniale. — Questi problemi il giorno della pace si sarebbero affac-
ciati anche se, contro le sue tradizioni e a dispetto della sua gloria,
l'Italia fosse rimasta in disparte, perchè non certo per il vantaggio
nostro e per ricompensa della neutralità, ma per le coincidenze o
discordanze che gli interessi italiani possono avere ed hanno con
quelli generali o particolari delle altre Potenze europee, queste se
li sarebbero prospettati e taluna forse, per le proprie mire esclusive,
ne avrebbe anche tenuto conto. — Ma v'è una questione nella quale
i nostri diritti sarebbero rimasti di certo trascurati e misconosciuti,
laddove essa ha eminente e profondo carattere italiano: quella del-
l' Adriatico ; a questo problema 1' entrata in campo dell'Italia dà un
carattere del tutto nuovo nella guerra e nella pace successiva e 1' I-
talia lo affronta, ricollegando con ciò l'azione presente con tutta la
sua storia e protendendosi, sicura, conscia della sua missione civile
nel mondo, verso l'avvenire. — Infatti l'Intesa vincitrice, senza di
noi, avrebbe lasciato sull'altra sponda adriatica braccio libero agli
Slavi e fors'anco, in parte, alla Grecia, e qualora avesse perduto,
r Italia avrebbe visto estendersi ed ingigantire con danno irrepa-
rabile la potenza degli Imperi Centrali. I ciechi che s'affannarono
per tanti mesi a sostenere una neutralità ad oltranza, non com-
presero delle grandi questioni italiane se non quella dei confini a
scartamento ridotto e l'altra dell'equilibrio mediterraneo, ma non
videro in nessun modo, in nessun momento quale posizione la
natura e la storia assegnino alla nostra patria nell'Adriatico, e so-
prattutto r importanza vitale di questa posizione. E coloro, d' altra
parte, che pur convinti della necessità per 1' Italia di entrare \\\
guerra, non pesarono abbastanza le considerazioni riflettenti l'as-
setto della costa orientale adriatica, mostrarono d'esser consapevoli
della missione che l' Italia ha rispetto ai Tedeschi e magari rispetto
agli Ungheresi, ma obliarono — e talvolta vollero deliberatamente
e per considerazioni di carattere puramente transitorio trascurare —
l'esame dei rapporti presenti e futuri con i popoli slavi. Ciò dipese
in gran parte da difettosa conoscenza del grande problema nazionale
dell' Adriatico, per risolvere il quale gli Italiani non ebbero da al-
meno un cinquantennio quasi nessuna preparazione culturale, spiri-
— 241 —
tuale e politica. La prima colpevole è la scuola, che poco e male
insegna la Geografia e nelle scarse abborracciate nozioni che ne for-
nisce, non cura mai tli esaminare il valore e l' influenza reciproca, ai
fini politici, economici e civili, fra le terre che ci appartengono e
quelle che sono degli altri, è la scuola che la storia insegna incom-
piutamente, e si arresta timida, senza commentare, senza trarne conse-
guenze né insegnamenti, alla guerra del '66, a quella fatale di Lissa
che resterà sempre nelle nostre memorie tra i giorni più nefasti. Ma
la colpa è anche di tutta la politica d' Italia, imbelle per tanti de-
cenni, che ha avuto una sola cura : dimenticare e far dimenticare ;
che l'irredentismo — una delle forze morali più pure nel popolo-
nostro — ha lasciato si perdesse nelle piazze in piccole, incomposte,
sbandate dimostrazioni, quasi espressione di un fatuo sentimento
(dai politicanti, che ne avevano paura, battezzato sentimentalismo per
significare che dovevasene far getto dinnanzi alla considerazione rea-
listica della politica, la quale non era poi se non il loro modo di
vedere gretto, ignorante, quietista e non seppe mai fino a po-
chi giorni fa trarne ciò che di solido e di vigoroso conteneva, né
farne strumento di un cosciente indirizzo nazionale. — Ecco perchè
soltanto oggi, a guerra incominciata, esce un libro che di proposito ed
abbastanza ampiamente tratta dei rapporti fra Italiani e Slavi nel-
l'Adriatico. Libro dovuto ad un cittadino non del Regno, ma del-
l'altra sponda, il quale animosamente ricorda a' suoi compatrioti
quanto essi sembravano aver dimenticato. Egli illustra quel che sol-
tanto affannosamente, — con una rapidità, che avrebbe del prodigioso
se non pensassimo esser nel fondo della coscienza nazionale rimaste
le tracce delle esperienze passate, — dopo l'agosto 1914, dinanzi al ter-
ribile dilemma della guerra o della neutralità, hanno potuto riaffer-
rare, rimettersi a studiare ed intendere di nuovo : il destino d'Italia
si fonda sulta nostra situazione ne II' Adriatico. — L'Adriatico —
profonda insenatura del Mar Mediterraneo, che squarcia per più di
mille chilometri 1' Europa e dall' Oriente e dal Mezzogiorno proten-
dendosi verso Nord segna le vie necessarie d'ogni scambio fra tanti
paesi — é il. bacino ove, seguendo una ineluttabile necessità, con-
fluiscono tutte le genti d'Europa; è il campo nel quale l'Italia en-
tra in contatto con le altre schiatte e dove fra queste e la nostra si
stabiliscono i rapporti reciproci, l'equilibrio, il predominio o la ser-
vitù. — Tutta la storia lo dimostra : dai Greci agli Etruschi, ai Li-
burni, Ulirì, Macedoni, Romani, Goti, Slavi, Bizantini, Franchi, Nor-
manni, Tedeschi, Ungheresi, Veneziani, Turchi, Austriaci, Serbi,
ogni Stato tentò e tenta d' imporvi la propria egemonia, perchè ogni
altro equilibrio riesce sempre di natura instabile. — Da queste pre-
messe generali scaturisce inevitabile la soluzione del problema dei
rapporti fra Italiani e Slavi nell' Adriatico. Questi rapporti non
— 242 —
debbono essere di prepotenza per l'una, e di soffocamento per l'altra
delle parti, ma — data la configurazione naturale delle coste e la
strettezza del bacino marittimo — non possono costituirsi sulla base
della rinunzia nostra ad un giusto predominio, e cioè al possesso
di buona parte della sponda orientale. Su quella abbiamo le no-
stre eroiche avanguardie, che sono anche i propugnacoli estremi
della latinità ; guai per l' Italia, ma guai anche per tutta la civiltà
nostra, se esse un giorno venissero rigettate in mare ! « Un rap-
porto di potenza, un equilibrio nazionale tra Italiani e Slavi nel-
l'Adriatico non si formano, non trovano elementi stabili, non si
fondano su basi durevoli che in Dalmazia. Chi possiede la Dalma-
zia regola a suo favore quel rapporto politico e quell'equilibrio na-
zionale dell'Adriatico. Se l' italianità della Dalmazia rimane soggetta
t) soggiace agli Slavi, non solo cessa di vivere la sua vita nazionale
ed ideale una parte della nazione italiana, non solo passa in domi-
nio straniero un immenso patrimonio spirituale e politico ereditaria-
mente spettante all' Italia, ma essendo risolto a favore degli Slavi —
Croati o Serbi — l'equilibrio nazionale dell'Adriatico orientale, l'I-
talia perde le basi della sua preponderanza*. Cosi Attilio Tamàro
fpag. 317) — dopo aver dimostrato che la conquista delle Alpi Giulie,
Fiume inclusa, sarebbe un argine soltanto contro le mire espansio-
nistiche dei Tedeschi e degli Ungheresi — prospetta il problema v.-
tale delle nostre relazioni con gli Slavi. Tutto il suo libro, ricco di
erudizione e d'esperienza, accumulate negli anni del lungo studio e
della lotta animosa a difesa del diritto patrio, — e là, dove prorompe
con accenti maschi la fede viva nei destini d' Italia, di una bella e
dignitosa ed elevata eloquenza, — tutto il libro è un'esposizione chiara
dei termini dell'aspra contesa attraverso i secoli ed una luminosa
dimostrazione della tesi dell'autore. È anche una rivendicazione con-
tro vane e mendaci affermazioni recenti, specie di chi ha inteso
screditare Venezia e l'opera da essa compiuta sulla sponda orien-
tale dell'Adriatico, quasiché Venezia fosse stata soltanto un'ingorda
sfruttatrice di colonie, laddove essa ha adempiuto alla grande mis-
sione di difendere l'Italia, e con l'Italia la civiltà, contro le insidie
del nemico avanzantesi dalla Balcania, e di render libero e nostro,
per la gloria italica e per la sicurezza dei commerci e delle attività
civili d' Europa, il mare Adriatico. Tutto questo Venezia ha com-
piuto con le forze sue, non con ciurme o con cernide soltanto schia-
vone, come dice una leggenda troppo di leggieri accolta da certi
storici, ma soprattutto con marinai e soldati d'Italia, i quali, col
loro sangue, hanno difeso contro il Turco la terra di Dalmazia e
quegli Slavi che vi si erano rifugiati, chiedendo contro l' infedele la
protezione della Serenissima, — Venezia inoltre portò un appoggio
nuovo alla originaria italianità dalmatica, che ne usci rinvigorita e
— 243 —
modificala, rendendosi addirittura veneta. Grande e meravigliosa
forza questa della Repubblica che, ripetendo sulla sponda orientale
le gesta di Roma, non fu inconsapevole mai del significato profondo
della sua missione. « Avendo appreso » — scrive nel 1320 il doge So-
ranzo ad un principe dei Croati — « che i nostri antichi altre volte li-
berarono le città della Dalmazia che erano cadute sotto il dominio
della Schiavonia, abbiamo deciso di seguire le loro orme : Despo-
snimus horiim vostrorum predecessorum vestigia imitavi ». Queste pa-
role l'Italia deve oggi far sue. — Mai ho sentito tanto ricollegarsi
la guerra presente — e i fini che con essa l' Italia si propone — a
tutta la sua storia, alle tradizioni sante di Roma e nelle sventure e
nel crollo dell'immenso impero latino rivelarsi le scaturigini di quel
moto indefesso e millenario che ha condotto la nostra civiltà alla ri-
scossa contro la brutale egemonia dei barbari, come leggendo due
libri maravigliosi di fede : V Alto Adige di Ettore Tolomei e questo
di Attilio Tamàro. — Vorrei che tutti gli Italiani li avessero e li
consultassero e ne traessero ammonimento, consiglio, sprone. Essi
dicono quale dev'essere la missione d' ItaHa rispetto alle genti bar-
bariche del nord e dell'est, e come, per opera nostra, il faro della
civiltà debba risplendere dalla cerchia delle Alpi e sulla sponda
dell'Adriatico. - Questione di fede — dirà con un sorriso taluno
che si atteggia a scettico, o tal altro che ha ancora l'ingenua cre-
denza in un affratellamento dei popoli spontaneo e naturale, laddove
i popoli possono convivere pacificamente solo quando un alto ideale
civile sia loro presentato non imbelle, ma ben munito, franco e scu-
dato. — La Giustizia reca in mano la spada. Questo è l'ideale no-
stro romano, universale ed umano. Questa fede è materiata d'espe-
rienza, ha la riprova della storia. Chi non vuol credere è orbo, o
chiude gli occhi per non leggere nel passato, oppure si fa condurre
da orgoglio o da ingenuità a creder vere le utopie create dai propri
sogni. — Cosi, fissato nelle sue grandi linee storiche il problema e
precisata la soluzione che dev'essere raggiunta, rimane l'altra ri-
cerca, quella dei mezzi per conseguida, ricerca tutta pratica, di na-
tura contingente, di carattere essenzialmente politico. — Trentadue
anni d' alleanza avevan potuto generare in alcuni l' illusione che un
giorno Germania ed Italia avrebbero combattuto assieme contro gli
.Slavi invadenti, e che la conquista dell'Adriatico sarebbe stata per
noi il risultato della lotta. Ma non era che illusione mal fondata,
ed un semplice esame dei rapporti reciproci fra gli alleati avrebbe
anche a questi ingenui mostrato chiaramente quanto fosse fallace e
pericolosa; poiché la Germania fra le due alleate non fu che talora
moderatrice in apparenza, ma in fondo sostenne sempre contro di
noi gli Absburgo. La Germania infatti nella sua volontà conquista-
trice rivolta all' Oriente, aspira all' Adriatico anch'essa, anela a Trie-
— 244 —
ste il suo polmone, secondo la definizione del Biilow — e quivi
il contrasto fra Tedeschi ed Italiani è irriducibile ed eterno. Invece
con gli Slavi la via ad un patteggiamento fu sempre aperta ed un'in-
tesa era possibile. — Anche perchè la Germania è più organizzata,
infinitamente più prepotente e minacciosa, mentre il pericolo slavo,
pur essendo realtà, è sempre più remoto e meno armato. — Con-
seguenza storica e politica di questa situazione è la guerra nostra
contro gli Imperi Centrali e l'alleanza con gli Slavi che ci dà modo,
ne' retiproci patteggiamenti, di definire e risolvere a nostro favore,
e ne' giusti limiti, i contrasti creati dai secoli e soprattutto dai piani
malvagi de' governi austriaci. — « La guerra », scrive il Tamàro,
«è tra l'Italia e 1' Austria-Ungheria : ma nell'Adriatico orientale,
sopravvivendo all'Impero austriaco, s'incontrano Italiani e Slavi.
Tra di loro deve decidersi il possesso della costa, e con 1' ordina-
mento e con la divisione di tale possesso, il predominio dell'Adria-
tico. Tra Italiani e Slavi, in questo riguardo, è una differenza essen-
ziale. Per gli Slavi, di fronte ad un'ingente quantità di problemi
unitari, politici, militari ed economici — quando si formi la Iugo-
slavia e quando non si formi — il possesso della costa adriatica
ai fini di un predominio politico non è problema vitale, pur essendo
pieno di grandezza imperialistica e rafforzato da questioni nazionali
e militari. Problema vitale per gli Slavi è l'acquisto dei porti suffi-
cienti ai loro commerci. Per l'Italia invece, il predominio dell'Adria-
tico è fondamento vitale, ragione imprescindibile della sua esistenza
e della sua grandezza ». — Questo criterio che contempera le esi-
genze di ciascun popolo e risponde alla realtà storica e delle rispet-
tive forze nazionali e politiche, risulta dalle recenti parole dell'on.
Salandra aver ispirato l'azione del nostro Governo, ben consapevole
dei destini d' Italia, e presiedere all'opera coordinatrice ed armoniz-
zatrice che la diplomazia degli Alleati ha di mira. Libero il respiro
agli Stati Slavi, che si affacciano sull'Adriatico ; ma libertà, giusti-
zia e sicurezza durevole e completa per noi. Solo così un giorno,
nella grande Pax Latina di quel mare, intensificati i civili scambi
con r Oriente, si avvererà il vaticinio del poeta : Rugge deW Adria
il sollevato finito \ Al passar della prora ardimentosa, \ E l' anel che
celò fido nel lutto \ Rende alla Sposa! \ ». — Della importanza di
questa magistrale monografia del Tamaro ha anche parlato, da par
suo, Ettore Janni nel Corr. della Sera del 28 gennaio 1916 : //
Dominio dell' Adriatico'].
935. Tardieu (André) : La Conférence d'Algésiras. Histoire politique de
la crise viarocaine. Janvier-Avril jgoó {P&ns, Félix-Alcan). [Il Pro-
THERO ne cita la terza edizione con un' appendice sul Maroc aprcs
la Conférence , igo6-igog\.
936. Télin (Robert). Vedi Pamphlet (Le).
937- Terni (Gilberto): La preparazione monelaria alla guerra (Ops. di 6
p. in 8", Roma, 1915). [Estratto daWa. Nuova Antologia 16 febb. 1915.
Sostiene questo caposaldo dell'orientamento finanziario : « Una Na-
zione non può, non deve intraprendere una guerra senza che il Te-
soro o la sua Banca di Stato possiedano ingenti riserve in confronto
al quantitativo cartaceo. Non è questo l'unico elemento di difesa fi-
nanziaria, ma è certo il più sicuro, perchè il meno soggetto ad al-
terazioni ». Lo studio del Terni è altrettanto breve quanto coscien-
zioso].
■938. Terre Italiane {Le) soggette all' Austria (Napoli, tip. E. Collina,
1915, ops. di p. 30).
939. Thellier de Poncheville (Abbé) : Pour ceux qui luttent, Pour cel-
les qui souffrent. Viatique de guerre (i voi. in i6\ troisième édition
Paris, 1915, Bloud et Gay ed.). [Eloquente, commosso].
940. Thellier de Po^■CHEVILLE (Ch.). Vedi sub voce Ardant.
941. Thoma (Hans), Karlsruhe. Vedi N." 2. [Celebre pittore, n. il 2 oov.
1839 ; autore di una celebre Pietà e di una Eva migliaia di volte
riprodotta].
942. Tilgher (A.). Vedi Gnoli.
943. Tinavre (Marcelle) : La Veillée des Armes. Le Départ : Aoi'tt 1914.
Roman (i voi. in 180, Calmann Lévy, Paris, 8 mai 1915; 60 ex. sur
pap. de Hollande, tous numérotés). [Il romanzo, uno dei migliori
della Tinayre, è prima uscito a luce nelle puntate della Revue de
Paris, 1915].
944. Touring-Club de France. [Camera di Commercio di Parigi, Bollet-
tino etc, ed. ital., N.° 11, maggio 1915 : <<■ La stagione primaverile
ed estiva in Francia. — Sotto gli auspici del Totiring-Club de Frattce,
è stato costituito un Comitato di pubblicità per invitar? i viaggila -
tori dei paesi alleati e neutrali a dirigersi, come nel passato, verso i
centri di escursioni e i luoghi di cura di Francia, dove troveranno
la più cordiale accoglienza. D'accordo con le Compagnie ferroviarie
e di navigazione, e con le Associazioni degli albergatori, questo Co-
mitato pubblicherà fra poco un opuscolo illustrato, che sarà larga-
mente diffuso all'estero, e il quale descriverà le ricchezze pittoresche
e termali delle Alpi francesi, dei Pirenei, dell'AIvemia, delle Cevenne
e la bellezza cosi varia delle stazioni balnearie normanne, brettoni,
vandeane, basche e mediterranee. Quanto alla popolazione parigina,
di cui la stessa Kòlnische Zeitung, del 26 aprile 1915, riconosce « la
vita attiva », tutta fatta di lavoro, e le « solide virtù », è pronta, ora
come per V innanzi, a ricevere nella capitale i numerosi visitatori e
a riservar loro la più cordiale ospitalità »].
945. Triplice Alleanza {La), 1882-1914. Ricordi, note, appunti di un vec-
chio Parlamentare (Roma, tip. Ulpiano, 1914, in 8" , i ops.). [Cfr.
Domenico Gnoli, Le Origini della Triplice Alleanza, in Italia No-
— 246 —
séra, a. I, N. I, 6 die. 1914 : « Le differenze e i contrasti d' opinioni'
derivano per la massima parte da ignoranza dei fatti, o da imperfetta
o erronea conoscenza di essi. Che se fosse possibile metterci d'ac-
cordo su questo, che al giudizio debba precedere la piena conoscenza
dei fatti, e questi non sia lecito torcerli a seconda delle nostre idee,
quanti accordi, fra persone leali, sarebbero agevoli ! Così della Tri-
plice Alleanza, della quale si è detto nella stampa e tra i facili ap-
plausi dei comizi, che essa non è stata mai popolare, ma imposta
al paese da macchinazioni reazionarie, insinuando persino che non
ci fossero estranei interessi dinastici. Opportunamente perciò. Un
vecchio Parlamentare ha voluto riassumere, a base di fatti, la storia
della Triplice, specialmente nelle ragioni delle sue origini : storia che
pei vecchi, o di età matura, è un ricordo lontano, pei giovani una
notizia vaga e confusa. — Io sono tra quelli che ricordano. E come
ricordo lo sgomento di tutta Italia quando, svegliata di soprassalto
dall' impresa francese di Tunisi come dallo scoppio di una bomba,
s'accorse d'essere bensì colle « mani nette », ma in un isolamento
perfetto ! La Francia, sorridendo, ci dava buone parole e proseguiva
per la sua strada. A noi non restava che guardare. In verità, il
Cairoli, presidente del Consiglio, ebbe in animo d'accostarsi alle Po-
tenze centrali, ma ne fu ritenuto dal Ministro dell'Interno Depretis,
che ne temeva, da parte delia Francia, le conseguenze economiche.
Cosi la Camera francese poneva il suggello alla conquista tunisina,
coli' approvazione del Trattato del Bardo (14 maggio 1881), fra una
ebbrezza d'entusiasmo che in Italia parve una provocazione. Cairoli,
chiusosi in un patriottico silenzio, dava immediatamente le dimis-
sioni. II Cairoli, poco dopo l'infelice fine d'Oberdan, ripeteva che
l'amicizia dell' Italia colla Germania e coH'Austria garantiva «comuni
interessi » ; e il Cavallotti, che già s'atteggiava a capo dell'estrema
Sinistra, chiudeva 1' agitata sua vita levando un inno alla Triplice
Alleanza. Ma lo Zanardelli, plaudendo al Trattato voluto dall'intera
nazione, ne esigeva la rigida osservanza non solo dallo Stato, ma
dai cittadini ^5 novembre 1883): « Il paese intero ha desiderato e de-
sidera un intimo accordo con le potenze centrali d' Europa. Ed io
.saluto con gioia questa alleanza. Ma noi non dobbiamo solamente
rispettare scrupolosamente i trattati, ma farli rispettare da tutti. Dob-
biamo impedire ogni cospirazione, ogni attentato, ogni atto contro i
trattati medesimi, ed in generale contro gli Stati amici alleati ».
Così parlava l'uomo insigne che era considerato l'ultima espressione
del liberalismo italiano. Tali le origini di quell'Alleanza che si è voluta
gabellare come ordita da macchinazioni reazionarie. Era, perciò, op-
portuno, dicevo, rievocar quella storia troppo ignorata, e troppo
spesso, abusando della pubblica ignoranza, falsata: storia da cui ri-
sulta un mirabile esempio di patriottismo, e e' insegna, o dovrebbe
insegnarci come, (luando si tratti dell' interesse d'Italia, si debl^ano
metter da parte preconcetti, simpatie, avversioni, partiti, e non par-
teggiare per altri che per 1' Italia ». — Da molti è stato attribuita
questo scritto al noto neutralista Senatore Maggiorino Ferraris.
Altri l'hanno attribuito ad un ex-Ambasciatore].
946. Triverio (C.) : Ntiovo Dizionario dei coviuiii e frazioni di comuni del
Regno d'Italia, secondo il censimento io giugno 1911 e i dati ufli-
ciali a tutto marzo 1914. — Provincie - Circondari - Mandamenti -
Preture - Corti d' Appello e di Cassazione - Tribunali - Intendenze
di Finanza - Registro - Imposte - Ipoteche - Distretti militari - Ca-
rabinieri - Diocesi - Popolazione - Stazioni ferroviarie - Stazioni o
porti prossimi al Comune e mezzi di trasporto - Uffici postali e te-
legrafici - Altezze di livello sul mare - Elenco alfabetico delle località
abitate nelle Colonie Italiane : Libia {Cirenaica e Tripolitania) , Eti-
trea, Somalia ; e località di occupazione temporanea : Isole del Do-
decanneso. Rodi. (Milano, 1915, di pagine xii-512, legato in tutta
tela, Ulrico Hoepli editore. Race. Manuali). [Mullum in parvo. È
proprio il caso di dirlo, ed il compilatore, astrazione fatta da alcune
poche inesattezze che in lavori simili è sempre assai difficile evitare
e quindi gli sarr^nno facilmente perdonate, ha certamente superato
una quantità stragrande di difficoltà, fatalmente imposte dalla pic-
colezza del formato, delle quali gli terranno conto quanti consulte-
ranno il suo Dizionario. Egli ha saputo infatti rendere le astru-
sità, che presenta per sé stesso un Dizionario dei Comuni e Frazioni,
quasi simpatiche, e le ricerche quasi divertenti e sempre facili, cosi
che, per poco che uno vi faccia la mano, troverà immediatamente i
dati che gli occorrono. — L' idea di raggruppare in un primo Elenco
Alfabetico le Provincie (numerate dall'i al 69), i Circondari e i Man-
damenti (Preture), è stata eccellente altrettanto quanto quella di se-
gnare a fianco di ogni Comune il numero corrispondente alla Pro-
vincia alla quale appartiene].
947. Truebner (Wilhelm), Karlsruhe. Vedi N.° 2. [Celebre pittore, n. il
3 feb. 1851 in Heidelberg; autore di un voi. di Personalien und
Prinzipien (1908) ; fece un bel ritratto del Re del Wiirttemberg a
cavallo].
948. TuRNER (A.) : Kónig Eduard VII und Kaiser Wilhelm II {Deutsche
Revue, 1907, t. IV). [Straordinariamente profetico, ma, naturalmente,
dando ogni colpa, nell' imminente cozzo fra Germania e Inghilterra,
alla politica « aggressiva » di quel grande uomo di Stato che fu
Edoardo VII].
949. Universitaire (Un) : Paroles fran(;aises pour aujourd'hui et pour
demain : La Guerre et la vie morale de la France (i brodi, in 8",
Paris, juin 1915, Soc. d'éd. et de pubbl., Jules Tallandier ed.). [Ecco
l'indice dei capitoli : La France est-elle en décadence ? — La Tra-
— 248 —
ditìon morale de la Franca et le traité de Francfort. — La question
d'AIsace-Lorraine dans notre vie morale. — L'Allemagne et le re-
nouveau de la France : Un idéalisme positif. — La France et la
guerre. — La France et l'avenir»].
950. Universitario pavese (Comitato). V. sub voce Parola goliardica.
951. Valje.\n (Pierre): L'Agence des Prisonniers de Giierre [a Ginevra']
(Semaine liitéraire, 1915). [Riassunto da Nemi nella Nuova Antologia,
16 febbr. 191 5, p. 692-693].
952. Veillechèze (Th. de), publiciste. Vedi sub voce Saintvves (P.).
953. Vely (E.) : Soldatenblut {« Unterhaltungs-Beilage » del Lokal-Anzeiger
di Berlino, marzo 1915 e seg). [Romanzo patriottico].
954. Verdène (Georges) [Envoyé special du journal « Le Temps »] : Jc
reviens d' Allemagne (Ops. di 64 p. in 8°, con copertina illustrata.
Losanna e Parigi, Payot, 1914).
955. Verhaeren (Emile) : La Belgique sanglajiie (i voi. in 8°; 50 ex. de
luxe in 4". Ed. de La Nouvelle Revue Fran^aise, 35 Rue Madame,
Paris, juin 1915). [« Ce livre est le cri de douleur, poussé par le plus
grand poète de la Belgique à l'heure où sa patrie sanglante lutte
encore glorieusement sur un lopin de terre. Dans la grande guerre
dont l'existence des nationalités est l'enjeu, ce livre est la protes-
tation d'un homme en qui s'épanouissent la conscience d'une nation,
la vertu d'une race. La poète n'a vu de ses yeux qu'une partie des
choses dont il parie. Mais il a éprouvé dans son cceur toutes les
angoisses, il a souffert toutes les violences d'une guerre scélérate.
Il vient aujourd'hui déposer devant l'Histoire contre le crime alle-
mand. Il espère que son témoignage servirà la justice. C'est au
monde entier qu'il s'adresse »].
956. Verhaeren (Émile). Vedi sub voce Pamphlet (Le).
957. Verhaeren (Émile). V. sub voce Dumont-Wilden.
958. Vescovi (I) del Belgio ai vescovi di Germania e di Austria-Ungheria
(Desclée e C, Roma, 1916, in 16", p. 48). [Traduzione dal francese,
con molte testimonianze sulla condotta dei Tedeschi nel Belgio].
959. Veuillot (F.) : La Guerre aux Églises et aux Prctres. — Vedi sub
voce Baudrillart.
960. ViATOR. Vedi sub voce Nazioni belligeranti.
961. Victor : L'Italia e la Neutralità {Nuova Antologia, 16 genn. 1915.
p. 316-322). [Articolo attribuito con assai fondamento al Direttore
stesso della Nuova Antologia, Senatore Maggiorino Ferraris, il
quale come Victor si è mostrato oltre che germanofilo, anche au-
strofilo, ma dal gennaio in poi e dopo che quell'articolo gli valse
aspre censure, ha saputo preparare abilmente se non la propria al-
meno la evoluzione della Rivista, evoluzione cui, a guerra dichiarata,
seguì quella del Ferraris divenuto amico della Francia e editore di
articoli dell' illustre deputato francese Ch. Benoist, il successore
— ^49 —
dello Chakmes per la C/noftigue de la Quimaiue delia Revue de-s
Deux Mondes\.
962. Vigevano (capitano Attilio) : // soldato italiano nel canto popolare dal
1814 al 1914. (Nelle tre puiìtate della Rivista Militare Italiana, di-
retta dal Gen. Strani, Roma, 1914). [L'illustre e geniale scrittore
è ora (1916) maggiore ; dalla Storia del Risorgimento eccolo passato
alla « Storia in azione »].
963. Vigevano (Attilio): I canti del soldato tedesco {Nuova Antologia, 16
febbr. 1915, pag. 605-641). [A proposito dei Soldatenliederbùcher della
Universal-Bibliothek della Casa Reclam di Lipsia. Molto interessante
questo studio sul Canzoniere del soldato tedesco. Parte delle canzoni
contenute nel Soldatenliederbuch « vennero volte in italiano da un mag-
giore dell'esercito nostro, celantesi sotto le iniziali G. C, mentre le
nevi lo tenevan prigione nei forti del Colle di Tenda ». Della sua
traduzione, veramente all'unisono con lo spirito militare tedesco, il
Vigevano si è valso per alcuni canti. Il Vigevano scrive : « I cori degli
eserciti d'oggidì non sono solamente canti di soldati, ma sono al-
tresì spirituali irradiazioni di popoli ;... sono voci sincere della grande
arte cosmopolita proponentesi la missione di elevare il mondo mo-
rale al disopra del materiale »].
964. ViLLENEUVE (Hébrard de) : La France de demaiti (PArx?,, 1915, Bloud
et Gay). [N. 41 delle Pages acttielles'].
965. ViNGTiÈME SiÈCLE (Le) : (Giornale quotidiano belga, che nel 1915-16
si stampa all'Havre). [Contiene spesso articoli storici notevoli ; uno
p. es. ne segnaliamo del genn. 1916 : Coitie cadde Anversa. « L'ex-
ministro della marina del Regno Unito, Winston Churchill, in un
discorso pronunciato tempo fa alla Camera dei Comuni, credette op-
portuno di parlare della parte da lui sostenuta, nel principio d'ottobre
del 1914, ad Anversa, presso il governo e l'esercito belga. In seguilo
a ciò il giornale belga Le XX' Siede, che si pubblica all' Havre, fa
notare che nessuna critica venne mai formulata da parte dei Belgi
contro l'allora ministro della marina britannica e che in special modo
il giornale stesso avrebbe continuato ad osservare sino alla fine della
guerra il silenzio più assoluto su questi storici avvenimenti, dice :
— « Il signor Winston Churchill ha dichiarato nel suo discorso che
in quanto all' invio di una spedizione di soccorso ad Anversa, non fu
lui, sibbene furono Kitchener ed il governo francese che ne ebbero
per i primi l'idea. Egli non fu consultato sulle decisioni prese se
non quando esse erano già avanzatissime. Ecco infatti quanto egli
ha dichiarato alla Camera dei Comuni : — « Fu alla mezzanotte del
2 ottobre, durante una conferenza tenuta presso lord Kitchener, che
fui messo al corrente dei piani elaborati da quest" ultimo e dal go-
verno francese. Il governo belga non avendo ancora ricevuta la pro-
messa di un'assistenza definita, aveva telegrafato nel pomeriggio la
— 250 —
sua decisione di sgombrare la Piazza. La p ù profonda depressione
regnava tra i ministri : si aveva l' intuizione che, per non poter re-
^istere tre o quattro giorni di più, i piani stabiliti crollavano. Io pro-
posi di partire immediatamente per Anversa e di vedere se la difesa
potesse essere prolungata sino all'arrivo delle forze inviate in soc-
corso. I miei colleghi accettarono e partii subito. È un errore con-
siderare lo scacco dei nostri sforzi per soccorrere Anversa come un
insuccesso militare completo. La storia, ne ho la convinzione, dimo-
strerà che è a questa impresa che si deve se la grande battaglia che
segnò la fine del 1914, si svolse sul!' Yser e non più al sud ». —
« Ebbene — prosegue il XX' Siede, — « noi siamo in grado di
completare la narrazione dell' ex-ministro della marina britannica ».
E ricorda i seguenti interessanti particolari: — Fu il 28 settembre
che il comando dell'esercito belga si persuase che i forti della linea
avanzata, tutti moderni e che si credevano al sicuro dall'artiglieria
nemica, non avrebbero tardato ad essere distrutti dalla grossa arti-
glieria tedesca da 280, da 340 e da 420 mm. Nella sera di quel
giorno parecchie cupole dei forti di Waelhem e di Wavre-Santa-Ca-
terina furono sconquassate o screpolate. Al primo obice-mina, una
volta del forte di Wavre-Santa-Caterina era stata perforata. — L'in-
domani 29, durante una conferenza tra il ministro della guerra ed il
comandante dell'esercito, fu deciso che la Piazza di Anversa sarebbe
difesa ormai esclusivamente dalle truppe da fortezza, e che l'esercito
da campagna si ritirerebbe sulla riva sinistra per sfuggire all' inve-
stimento e forse alla prigionia. Il Re, il governo e lo Stato Maggiore
furono subito d'accordo nel decidere e nell' eseguire questo piano,
al quale il Belgio deve, come gli avvenimenti hanno dimostrato,
l'avere conservato intatto l'esercito da campagna e il mantenere an-
cora inviolato una parte di territorio. — La ritirata doveva comin-
ciare il 2 ottobre e l'esercito di campagna doveva prendere posizione
sulla Dendre, per aspettare quivi il suo congiungimento con gli
eserciti francesi del Nord, che eransi estesi sino ad Arras e a
Lilla. — Nella notte dal 2 al 3 ottobre, parecchi funzionari ed uffi-
ciali dei diversi dipartimenti ministeriali, giunti ad Ostenda per instal-
larvi i loro servizi, ne furono richiamati telefonicamente dal governo.
Che era dunque successo? Prevenuto dal governo belga del piano
fissato, il governo britannico aveva inviato ad Anversa, il ministro
della marina, Winston Churchill, il quale aveva vivamente insistito
affinchè tutto I' esercito rimanesse ad Anversa e un nuovo sforzo,
con l'aiuto di un contingente inglese, di cui prometteva il soccorso,
venisse tentato per impedire la caduta della piazza in mano dei Te-
deschi. — Evidentemente, come era stato d'altronde il caso del Bel-
gio stesso per parecchi anni, si esagerava in Inghilterra l'importanza
del campo trincerato di Anversa. Ma l' intervento del signor Winston
~ 251 —
Churchill fece aggiornare 1' esecuzione della progettata ritirata. Una
brigata di 6000 fucilieri di marina britannici, comandali dal generale
Paris, venne a rinforzare, negli intervalli del settore attaccato, le
truppe belghe. Questi bravi soldati si batterono valorosamente, ma
nessun rinforzo, per quanto considerevole, avrebbe potuto resistere
all'uragano di mitraglia scatenato dai Tedeschi. Fu perciò necessario
nella notte dal 6 al 7 ottobre, per evitare che il Re, il governo e
l'esercito da campagna corressero il pericolo di esssere fatti prigio-
nieri, cominciare il movimento che era stato deciso una settimana
prima. Organizzata da mano maestra, la ritirata dell' esercito belga
si effettuò felicemente. Non un cannone, non un uomo rimasero
indietro. — Mentre 1' esercito belga da campagna si ritirava in
direzione di Ostenda, le truppe tedesche attraversavano 1* Escaut
e si avanzavano ad ovest della Piazza di Anversa ; cosicché, quando
ogni resistenza divenne impossibile, parecchie migliaia di soldati
dell'esercito belga da fortezza si trovarono nell' alternativa di sce-
gliere tra la prigionia in Germania e 1' internamento in Olanda.
Essi si appigliarono a quest'ultimo partito. « Questa è » — conclude
il giornale belga — « l'istoria dell'intervento di Winston Churchill
ad Anversa e della felice ritirata del nostro esercito da campagna.
Se questa ritirata fosse stata ritardata di una sola giornata, si sarebbe
prodotta una spaventosa catastrofe. Se invece /osse cominciata il 2
ottobre, forse una parte delle truppe da fortezza si sarebbe salvata
e forse ancora 1' esercito belga avendo effettuato il suo congiungi-
mento con le truppe francesi ed inglesi, si batterebbe oggi sulla
Dendre »].
966. Viti : La guerra terrestre net volutne di un volgarizzatore {Tribuna,
Roma, 26 ag. 1915). [Sul volume del Pirajno pubbl. a Livorno nel
1915. Interessante articolo. V. sub voce Pirajno].
967. VivANTi (Annie) : L' Invasore . Dramma in tre atti. Rappresentato al-
l' « Olympia » di Milano il 16 giugno 1915. [Cfr. resoconto di R[enato]
S[imoni] nel Corr. d. 61?ra del 17-VI-15 : « È un dramma di appas-
sionante attualità. Svolge episodi e problemi della guerra. È il tempo
dell' invasione tedesca nel Belgio »].
968. Voix américaities sur ta Guerre de 19/4-19/5 (Nancy et Paris, Ber-
ger-Levrault, 1915, 80 p. in 12"). [Articles traduits ou analysés par
S. R., Membre de plusieurs Sociétés savantes; 5^ mille. Pages d'His-
toire, /g/4-/9/5, Se Sèrie, b. 2, N.» 37. È di Salomon Reinach].
969. VoLANT, peintre. Vedi sub voce Maricourt.
970. VollmOller (Karl), Stoccarda. Vedi N.° 2. [Due sono i Karl Voll-
mòUer, uno nato nel 1848 in Ilsfeld ; l'altro n. nel 1878, domiciliato in
Italia fimo allo scoppio della Guerra e marito della notissima attrice
cinematografica Maria Carmi (nata Gillì, di Firenze) espulsa dall'Ita-
lia, per ordine dell' on. Sonnino, per sospetto di spionaggio. — 11
— 252 —
primo, prof, di filol. rem. ed ingl. all'Un, di Gottinga fino al 1891,
vive ora in ritiro e presiede alla Gesellschaft fùr rom. Philologie. —
11 secondo ha scritto commedie e drammi ed è membro del Deutsch.
Bùhnenschriftsteller-Verband. — Il « Manifesto dei 93 » non speci-
fica di quale si tratti, e dà come indirizzo : Stoccarda ; ma il primo
è ora domiciliato in Tòlz e il secondo, a tutto il 1914, dimorò in Ca-
stello, presso Firenze patria della moglie].
971. Voss (Richard), Berchtesgaden. Vedi N." 2. [Noto romanziere e no-
velliere, nato il 2 sett. 185 1 in Neugrape; cittadino onorario di Fra-
scati, dove dimorò a lungo nella Villa Falconieri].
972. VossLER (Karl), Professore di Filologia romana. Monaco. Vedi N.° 2.
[Marito della contessina Ester Gnoli, genero del defunto e triplicista
Domenico Gnoli; « Prof. Roman. Philol. », nato il 6 sett. 1872 in
Hohenheim presso Stoccarda ; ha segnalato ai Tedeschi 1' esistenza
di Salvatore Di Giacomo e di Marinetti ; un suo libercolo sulla
Lett. Hai. contemp., tradotto da un suo cognato Gnoli, è stato pubbl.
nel 1915 dal cav. Riccardo Ricciardi, attivissimo editore napoletano].
973. Wagner (Siegfried), Bayreuth. Vedi N," 2. [Il figlio di Riccardo e di
Corinna Wagner. Non ha altri titoli per aver firmato il « Manifesto
dei 93 »].
974. Waldever (Wilhelm), Professore d' Anatomia, Berlino. Vedi N.o 2.
[Direttore dell'ut. Anat. dell'Univ. di Berlino; nato il 6 ott. 1836
in Hehlen sul Weser].
975. Wassermann (August von). Professore di Medicina, Berlino. V. N.o 2.
[Direttore del Kaiser Wilhelms Institut Dahlem, nato in Bamberg
nel 1866].
976. Waxweiler (Emile) [Dir. de l'Inst. de Sociologie Solvay à l'Univ.
de Bruxelles]: La Belgiqtie neutre et loyale (r voi. di 304 p. in 80,
con un fac-simile, Lausanne, Libr. Payot et C'è, 1914). [Lo stesso
ed. Payot ne ha pubblicata nel 1915 una traduzione italiana, di cu*
sono depositari per l' Italia i Fratelli Treves : i voi. in S" di 271 p.,
tradotte a cura dell' « Angus Suisse de la Presse » di Ginevra e
stampate ivi dalla tip. Alb. Renaud. — Utilissima raccolta di dati
sicuri suir invasione del Belgio, sulla condotta del governo di Re
Alberto, sulle relazioni del Belgio con la Francia e l'Inghilterra (cor-
rettissime) e sulla ferocia degli invasori. Manca n^W Indice alfabetico
(p. 257-258) il Davignon (Julien) morto a Nizza (Alpi marittime) il
12 marzo 1916, già ministro belga degli Affari Esteri. — Egli era
ministro fin dal 1907 ed ebbe grande influenza sulla cessione del
Congo al Belgio. Nell'agosto 1914 ebbe il doloroso compito di rice-
vere dalle mani del ministro tedesco von Below-Salescke 1' « ultima-
tum » della Germania al Belgio. È nota la fiera risposta del governo
belga. Rimase in carica fino all'estate del 1915, quando le condizioni
di salute non gli permisero di occuparsi più del suo difficile ufficio,
— 253 —
che passava nelle mani del suo amico il barone Heyens, già ministro
del Belgio in Germania ed autore di notevoli art. della R. d. Deux
Mondes, 1915. — II suo corpo è stato deposto nel cimitero di Nizza
per essere trasportato nel suo paese natale, Verviers, appena libe-
rato dall' occupazione straniera].
977. Weber (Georg) : Allgemeine Weltgeschichte (Leipzig, 1889). [Il Pro-
thero ne raccomanda il voi. XV, parte II, che tratta del periodo
1852-18S9].
97«. Weekblad {Ons Vlaanderen). Journal hebdomadaire en langue fla-
mande. publié par les réfugiés et ouvriers flamands (In folio à 4
col., 2 p., Paris, 181 Rue de Charonne). [< Oorlognummer : i. Zon-
dag, 28 februari 1915 »].
979. Weingartner (Felix von). Vedi N.o 2. [Notissimo compositore, nato
il 2 giugno 1S63 a Zara ove suo padre era Direttore dei Telegrafi ;
ha sposata una baronessa von Dreyfus. E, dice egli stesso, delia
« Republik der freien Geister », ed abita in Isvizzera a Saint-Sulpice
(Vaud) ; nel celebre « Manifesto dei 93 » questo illustre citiaditio di
Zara, domiciliato in Isvizzera, e cavaliere dell' Ord. dei SS. Maurizio
e Lazzaro, non dà il proprio indirizzo e figura come tedesco^
980. Weiss (Louise) : Camps de Prisonniers franqais [Revue de Paris, I'-'"
art., 15 mai 1915 ; Ile art., ler juin 1915). [Interessante].
981. Wetterlé (Abbé) : Les Finances de Guillaume II {Les Annales, Pa-
ris, mars 1915). [« Longtemps, le montani des ristournes dépassa
celui des quotes-parts matriculaires. Les exigences des états-majors
de l'armée et de la marine renversèrent, cependant, 1' équilibre, après
1901. Le prince de Biilow, qui fut le grand saboteur des finances
impériales, et sous le gouvernement duquel le budget de l'Empire
augmenta annuellement d'un milliard de marks, avait rerdu la situa-
tion financière des Etats particuliers tellement précaire, par ses exi-
gences sans cesse croissantes, que les ministères des Etats e.xigèrent
que le montant des contributions matriculaires fùt établi sur la base
désormais invariable d'un rriark quarante par téte d'habitant. Le re-
sultai de celle fixation fui la nécessité pour l'Empire de recourir aux
emprunts à jet continu, malgré la formidable augmentation des im-
póts, et c'esl ainsi que la dette passa, en quelques années, à plus
de cinq milliards, et qu' on dut renoncer à son amortissement. Les
charges moyennes du contribuable allemand, en impòts effectivement
payés, avaient pourtant monte de cinquante-neuf à soixante et onze
marks. — A ce propos, faisons remarquer que le revenu moyen des
citoyens de l'Empire est estimé à trois cent cinquante marks, cette
moyenne s'élevant quelque peu dans le provinces rhénanes, mais
s' abaissanl fortement dans la Prusse orientale. — Autre phénomène
très curieux : l'Allemagne allait en s'appauvrissant. En effet, si, d'un
coté, sa fortune augmentait annuellement, d'après les statìstiques les
— 254 —
plus favorables, de quatre à cinq milliards, Texcédent des naissances
sur les décès (8 à 900,000) faisait descendre la courbe du revenu moyen.
Quoi qu'il en soit, une charge de soixante et onze marks d' impòts
effectifs, opposée à un revenu de trois cent cinquante marks, repré-
sentait bien le maximum de ce qua le contribuable pouvait verser
à l'Empire et aux Etats. — On était donc arrivé, en Allemagne, à
l'extréme limite des capacités de la population. Les budgets étaient
tous en déficit, et comme, par ailleurs, toutes les matières imposa-
bles avaient été frappées de droits déjà excessifs, la possibilité d'im
assainissement des finances avait complètement disparu. On ne sau-
rait trop répéter que ce fut là une des causes déterminantes prin-
cipales de la guerre »].
982. Whittuck (E. A.): International Documents (Longmans, London,
1909). [« A collection of International Conventions etc, 1856-1907.
With Introduction, Notes and Appendices. Includes the Hague Peace
Conference, 1907. New Edition » (Protrerò)].
983. WiART (De). Vedi Carton de Wiart.
984. Wiegand [redattore del « New-York- World »] : Sull' altipiano del Do-
berdò con l'Esercito de IV Arciduca Giuseppe. Vedi sub voce Astori.
(Bruno): La Battaglia di Gorizia. [Note « scritte col lapis », dalle nar-
razioni raccolte sulle retrovie della lotta. — Quaderni della guerra,
N.o 43, ediz. Treves, Milano, 1916. — Uno dei migliori volumi « prov-
visori » di storia della nostra guerra; l'episodio eroico di Doberdò
è narrato dal lato italiano dall' Astori e dal lato austriaco dal
Wiegand].
985. Wiegand (Theodor), Direttore del Museo, Berlino. Vedi N.o 2. [Ce-
lebre archeologo, direttore del R. Museo di Berlino, nato in Ben-
dorf il 30 ott. 1864 ; autore di libri su Atene, su Mileto etc.].
986. W^iEN (Wilhelm), Professore di Fisica, Wùrzbtirg. Vedi N.» 2. [Nato
in Gaffken, Prussia, il 13 genn. 1864; ebbe nel 191 1 il Premio No-
bel ; autore di una notissima Hydrodynamikl.
987. Wilamowitz-Moellendorff (.S. e. Ulrich von). Professore di Filo-
logia, Berlino. Vedi N.o 2. [Il principe degli Ellenisti viventi, « Ober-
Leutnant auss. Diensten »; ha perduto un figlio nella guerra attuale.
E nato il 22 dicembre 1S48 in Markowitz ed ha sposata una figlia
del Mommsen. Parecchie sue Reden sono state raccolte in volumetti,
1914, 1915, 1916 ; una ne tradussi nella Riv. di Roma, 1914. Aman-
tissimo dell'Italia, il W. volse alcune poesie carducciane in tedesco].
9<S8. WiLDEN. Vedi Dumont-Wilden (L.).
989. Wilhelm II, — Character Sketch, — War Lood or Peace Emperorf
(Review of Reviews, t. 35, London, 1907).
990. Wilhelm II, The German Emperor and the Theatre {Fortnightly
Review, N. S., t. 86, London, 1909).
991. Willstàtter (Richard), Professore di Chimica, Berlino. Vedi N." 2^
[Nato il 13 ott. 1872 in Karlsruhe. Pubblicò studi su Alkaloide.
Chinane, Anilinfarbstoffe , Chlorophill, Ceibe Pig mente etc. — Ha
fama universale].
■992. Wilson (H. W.) : The Gerrnan Emperor and the British Admiralty
^National Revieiv, t. 51, 1908).
993. VViNDELBAND (Wilhelm), Professore di Filosofia, Heidelberg. V. N." 2.
[Nato l'ii maggio 184S in Potsdam; autore (1912) di una citata e
discussa Cesch. der Philosophie, di un libro su Platone; il suo primo
libro (1S70) è Die Lehre vom Zu/alt].
994. WoYNOviCH. Vedi sub voce Illyricus.
995. WuLF (Maurice de) : Guerre et Philosophie {i voi. in 16, Par., 1915,
Bloud et Gay, n.° 46 delle Pages actuelles). [L'erudito filosofo è pro-
fessore nelle Università di Louvain e di Poitiers. — In una prima
parte studia l'influenza della Filosofia tedesca sul Militarismo (Pré-
destination de l'Allemagne et Monisme ; Le faux mysticisme ; La
Culture) ; in una seconda contrappone la Filosofia tedesca alla Men-
talità latina (Monisme et Pluralisme ; Faux mysticisme et intellectua-
lisme; Culture et civilisation). — Conclude, giustamente, che il pro-
gresso ideale non si raggiungerà che « si l'honnéteté politique des
belligérants se modifie »].
996. WuNDT (S. E. Wilhelm), Professore di Filosofia, Lipsia. Vedi N.» 2,
[Nato in Neckarau il 16 ott. 1S32 ; autore del Grundriss der Psy-
chologie, di nn'Ethik in 4 voi., etc. — Egli è l'ultimo dei firmatari
del celebre « Manifesto dei 93 » : Alle Nazioni civili!, di cui parmi
interessante riprodurre il testo completo dell' edizione italiana quale
dalla Germania fu diramato ai giornali ed agli amici italiani dei
Novantatrè intellettuali teutoni e quale lo ricevetti dal Voss. Notisi
che ciò ch'io stampo in negrino è stampato in negrino nel Manifesto:
« Noi, quali rappresentanti della scienza e dell' arte tedesca,
eleviamo protesta davanti a tutto il mondo civile contro le menzogne
e le calunnie colle quali i nostri avversar! tentano contaminare la
giusta causa della Germania nell'ardua lotta per l'esistenza a cui
fu costretta. L' eloquenza dei fatti ha confutato la dififusione di men-
tite disfatte tedesche. Con zelo raddoppiato si lavora ora coll'intento
di snaturare la verità e di fomentare sospetti. Contro un tale inde-
gno modo di procedere alta leviamo la nostra voce perchè proclami
al mondo la verità. — Non è vero che la Germania abbia provo-
cata la guerra. Non il popolo l' ha voluta, non il governo, non
l'Imperatore. La Germania ha fatto invece tutti gli sforzi per scon-
giurarla e le prove irrefragabili sono spiegate davanti al mondo. Non
poche volte 1' Imperatore Guglielmo II, nei suoi 26 anni di regno,
si fece apostolo di pace ; non poche volte gli stessi nostri nemici
hanno dovuto riconoscerlo. Sì, quel medesimo Imperatore che osano
ora paragonare ad Attila, fu da loro stessi deriso per il suo incroi-
— ^56 —
labile amore di pace. Solo quando da tre parti irruppero nelle nostre
terre forze preponderanti, già da lungo [«V] in agguato ai confini,
il popolo tedesco si è sollevato come un sol uomo. — Non è vero
che noi abbiamo infranto la neutralità belga. Troppo luminosamente
si potè dimostrare che la Francia e 1' Inghilterra erano decise ad
infrangerla col consenso del Belgio stesso. Se non le avessimo pre-
venute, avremmo sottoscritto noi stessi il nostro annientamento. —
Non è vero che i nostri soldati abbiano attentato alla vita e agli
averi sia pur di un unico cittadino belga, senza che a ciò li abbia
indotti la più stringente legittima difesa. Malgrado le reiterate am-
monizioni, la popolazione belga proseguì a sparare dai suoi nascon-
digli contro di essi, mutilò i feriti, assassinò i medici nell'esercizio
.della loro opera samaritana. Non v' è falsificazione più vile che ta-
cere gli atti infami di questi delinquenti, e far apparir poi come un
delitto la punizione giusta che dovettero infligger loro i Tedeschi. —
Non è vero che le nostre truppe abbiano ferocemente imperversato
in Lovanio. Assaliti proditoriamente alle spalle dalla popolazione
furibonda, dovettero a malincuore compiere rappresaglie bombar-
dando una parte della città. Pur tuttavia la maggior parte di Lo-
vanio è rimasta intatta. Il celebre palazzo municipale non ha subito
alcun danno. I nostri stessi soldati V hanno salvato dall' incendio
mettendo a repentaglio la vita. Se in questa guerra spaventosa do-
vesse andar distrutta qualche opera d'arte, i Tedeschi saranno i primi
a deplorarlo. Ma per quanto il nostro amore per l'arte non sia se-
condo a quello degli altri popoli, pure ci ricusiamo energicamente
di pagare un'opera d'arte con una nostra sconfitta. — Non è vero
che il nostro modo di condurre la guerra sia stato tale da offendere
il diritto delle genti. Crudeltà e sfrenatezza sono sconosciute al-
l' esercito germanico. È vero bensì che nella Prussia orientale il
sangue delle donne e dei bambini massacrati dalle orde russe in-
zuppa la terra, e nello scacchiere occidentale i proiettili dum-dum
stracciano il petto dei nostri soldati. Chi si affratella con Russi e con
Serbi ed offre al mondo l' infame spettacolo di aizzar mongoli e ne-
gri contro la razza bianca, non ha il diritto di arrogarsi il titolo di
difensore della civiltà europea. — Non è vero che la lotta ingag-
giata contro il nostro cosiddetto militarismo non sia diretta anche
alla nostra cultura come i nostri nemici ipocritamente asseriscono.
Senza il militarismo germanico anche la nostra civiltà sarebbe da
lungo [sic'] bandita dalla Terra. Per proteggerla sorse esso in un paese
che per secoli e secoli fu, come nessun altro, funestato da incur-
sioni nemiche. Popolo ed esercito sono una cosa sola in Germania.
Questo sentimento affratella oggi 70 milioni di Tedeschi senza di-
stinzione alcuna di cultura, di grado, di partito. — Noi non pos-
siamo strappar di mano ai nostri avversari 1' arma avvelenata delln.
— -0/ —
nienzogjia. Non ci rimane che gridare a tutto il mondo che essi
portano false testimonianze contro di noi. — Ci rivolgiamo dunque
a voi che ci conoscete, a voi che finora vi uniste con noi per la
cura del massimo bene dell' umanità. — Credete a noi : credette
pure che noi sosterremo questa lotta sino alla fine, affermandoci
quel popolo civile a cui 1' eredità di un Goethe, di un Beethoven,
di un Kant, è sacrosanta come lo stesso focolare domestico e la
zolla natia. — Di quanto vi abbiamo esposto siamo qua a farvi fede
coi nostri nomi e col nostro onore : S. E. Adolf von Baeyer, Pro-
fessore di Chimica, Monaco; Prof. Peter Behrens, Berlino; S. E.
Emil von Hehring, Professore di Medicina, Marburgo; S. E. Wil-
helm VON BODE, Direttore generale del Museo Reale di Berlino ;
Alois Brandl, Professore, Presidente della Società Shakespeare.
Berlino ; Lujo Brentano, Professore d' Economia nazionale. Mo-
naco ; Prof. Ji'STLS Brinkmann, Direttore del Museo di Amburgo;
Johannes Conrad, Professore d'Economia nazionale, Halle; Franz
VON Defregger, Monaco ; Richard Dehmel, Amburgo ; Adolf
Deissmann, Professore di Teologia evangelica, Berlino ; Hermann
Diels, Professore di Filologia, Berlino ; Prof. Wilhelm Doerpeeld,
Berlino; Friedrich von DuHiN, Professore di Archeologia, Heidel-
berg ; S. E. Prof. Paul Ehrlich, Francoforte sul Meno ; Albert
Ehrhard, Professore di Teologia cattolica, .Strasburgo; .S. E. Karl
Engler, Professore di Chimica, Karlsruhe ; Gerhard Esser, Pro-
fessore di Teologia cattolica, Bonn ; Rudolf Eucken, Professore di
Filosofia, Jena ; Herbert Eulenberg, Kaiserswerth ; Heinrich
Finke, Professore di Storia, Freiburg ; S. E. Emil Fisciikr, Pro-
fessore di Chimica, Berlino ; Wilhelm Foerster. Professore di
Astronomia, Berlino ; Ludwig Fulda, Berlino ; Eduard von Geb-
HARDT, Dusseldorf; J. J. de Groot, Professore di Etnografia, Ber-
lino ; Fritz Haber, Professore di Chimica, Berlino ; S. E. Ernst
Haeckel, Professore di Zoologia, Jena ; Max Halbe, Monaco ;
Prof. Adolf von Harnacic, Direttore Generale della Regia Biblio-
teca, Berlino; Gerkart Hauptmann, Agnetendorf; Karl Haupt-
.MANN, Schreiberhau ; Gustav Hellmann, Professore di Meteorolo-
gia, Berlino ; Wilhelm Herr.mann, Professore di Teologia pro-
testante, Marburgo ; Andreas Heusler, Professore di Filologia
nordica, Berlino; Adolf von Hildebrand, Monaco; Ludwig Hoff-
.MANN, Architetto, Berlino ; Encelbert Humperdi.nck, Berlino ;
Leopold Graf Kalckreuth, Presidente dell'Associazione degli
Artisti tedeschi, Eddelsen ; Arthur Kampk, Berlino ; Fritz Aug.
VON Kaulbach, Monaco ; Theodor Kipp, Professore di Giurispru-
denza, Berlino; Felix Klein, Professore di Matematica, Gottinga;
Max Klinger, Lipsia; Alois Knoepfler, Professore di .Storia ec-
clesiastica, -Monaco; Anton Koch, Professore di Teologia cattolica.
33
— 258 —
Tùbingen ; S. E. Paul Laband, Professore di Giurisprudenza, Stras-
burgo ; Karl Lamprecht, Professore di Storia, Lipsia ; Philipp
Lekard, Professore di Fisica, Heidelberg; Maximilian Lenz, Pro-
fessore di Storia, Amburgo ; Max Liebermann, Berlino ; Franz
voN LiszT, Professore di Giurisprudenza, Berlino; Ludwig Manzel,
Presidente dell'Accademia di Belle Arti, Berlino ; Josef Mausbach,
Professore di Teologia cattolica, Miinster ; Georg von Mayr, Pro-
fessore di Scienza politica, Monaco ; Sebastian Merkle, Professore
di Teologia cattolica, Wiirzburg ; Eduard Meyer, Professore di
Storia, Berlino ; Heinrich More, Professore di Filologia romana,
Berlino ; Friedrich Naumann, Berlino ; Albert Neisser, Profes-
sore di Medicina, Breslavia ; Walter Nernst, Professore di Fisica,
Berlino; Wilhelm Ostwald, Professore di Chimica, Lipsia; Bruno
Paul, Direttore della Scuola d'arti e mestieri, Berlino; Max Planck,
Professore di Fisica, Berlino ; Albert Plehn, Professore di Medi-
cina, Berlino; Georg Reicke, Berlino; Prof. ISIax Reinhardt, Di-
rettore del « Deutsches Theater », Berlino; Alois Riehl, Professore
di Filosofìa, Berlino ; Karl Robert, Professore di Archeologia,
Halle ; S. E. Wilhelm Roentgen, Professore di Fisica, Monaco ;
Max Rubner, Professore di Medicina, Berlino ; Fritz Schaper,
Berlino ; Adolf von Schlatter, Professore di Teologia protestante,
Tùbingen ; August Schmidlin, Professore di Storia ecclesiastica,
Mùnster ; S. E. Gustav vox Schmoller, Professore d'Economia
Berlino ; Reinhold Seeberg, Professore di Teologia protestante,
Berlino ; Martin Spahn, Professore di Storia, Strasburgo ; Franz
von Stuck, Monaco; Hermann Sudermann, Berlino; Hans Thoma,
Karlsruhe ; Wilhelji Truebner, Karlsruhe ; Karl Vollmoeller,
vStoccarda; Richard Voss, Berchtesgaden ; Karl Vossler, Profes-
sore di Filologia romana, Monaco; Siegfried Wagner, Bayreuth;
W^ilhelm Waldever, Professore d'Anatomia, Berlino ; August von
Wassermann, Professore di Medicina, Berlino ; Felix von Wein-
GARTNER ; THEODOR WiEGAND, Direttore del Museo, Berlino; Wil-
helm WiEN, Professore di Fisica, Wiirzburg ; S. E. Ulrich von
Wilamowitz-Moellendorff, Professore di Filologia, Berlino ; Ri-
chard WiLLSTÀTTER, Professore di Chimica, Berlino ; Wilhelm
WiNDELBAND, Professore di Filosofia, Heidelberga ; S. E. Wilhelm
WuNDT, Professore di Filosofia, Lipsia ». — Nel N.o di genn. 1915
della Rivista internazionale Scienlia, il Wundt ha scritto su L'Alle-
niagne aux yeux des Nations neutres oic ennemies, ed un brano, come
ben dice il Prof. Maur. de Wulf, dell' Univ. di Poitiers {Guerre et
Pkilosophie, Bloud et Gay, Par., 1915, p. 32) ne va citato: «La
crainte », dice il Wundt, « la crainte mal fondée qu'ont nos voisins
des velléités d'annexions allemandes prouve combien est petite leur
connaissance de l'àme allemande. Sans cela ils devraient savoir
— 259 —
qu'il n'y a eu AUemagne pas un personnage politique assez auda-
cieux pour conseiller de violenter des Etats pacifiques ». Va con-
frontata, quest'affermazione, con la professione di fede anti-panger-
manista dell'illustre archeologo von Duhn di Heidelberir, nell.i
Lettera al Barone Lumbroso {Rivista di Roma, i " seni. 1915)].
997. X.... (Comandante): La Guerra d'Europa. Vedi Polifilo Italico.
998. Z. (Lieut.) : Lcs Dirigeables de Guerre {Rev. de Paris, lerjuin 1915).
999. Zandonai (Riccardo): Alla patria : inno popolare per canto e pia-
noforte su versi di Giovanni Bertacchi (Ricordi, Milano, 1915).
1000. Zucca (Giuseppe): Aimnazza, ammazza! l' versi) {Tribuna, Roma, 20
ag- 1915)- [Questo è ancor più brutto del Canto dell'Odio del tedé-
sco LissAi'ER, questo Kòrner in-32°. Siccome la Tribuna e la Nuova
Antologia si sono accordate per dar di recente alquanta fama al
pessimo poeta, citiamo, come curiosità, alcuni versi :
Si, ammazza, ammazza ! Non dare
quartiere ! Non deve restare
sull'alpi d' Italia e sul mare
d' Italia, non deve scampare
un sol tedesco, uno sol !
Ammazza, soldato ! Bisogna
cassarla, l'antica vergogna !
Se resta un tedesco, bisogna
che resti per sempre, carogna
deforme, sui nostro suol !
Forse il Malagodi, direttore della Tribuna, che anni sono rifiutò versi
forbitissimi e carducciani del Teza dicendo che « non dava se non
del d'Annunzio o del Pascoli », pubblica ora questi dello Zucca con
la speranza che, al confronto, possan parer belli i versi suoi. Già che
il giolittiano e neutralista e germanofilo Malagodi trova editori a
certi suoi volumi di versi lodati dal supplemento illustrato della
Tribuna: Noi e il Mondo: Ma trova anche scrittori come Domenico
Oliva che lo strigliano a questo modo {Idea Nazionale del 27 ag.
1915) : « Avverta che gli è vietato di riassumere la vecchia aria
di professore di opinione pubblica, perchè ai bei giorni del maggio
egli fu un ferro di Giolitti e della banda neutralista, (la sua coscienza
gli dica se dentro o fuori della loro congiura contro la salute della
patria e i poteri costituiti), e perchè il meglio che oggi possiamo
pensare di lui e del suo dichiarato lealismo verso la guerra nazio-
nale e i poteri costituiti, è che egli sia un pentito e un convertito :
e questi deve avere un contegno modesto che chieda l'oblìo, non
un contegno immodesto che Io faccia ritornare reo dinanzi alla me-
moria altrui »].
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Dll^iUll^Va OCUI . l'i'^v lótiiJi»
Z Lumbroso, Alberto
6207 Bibliografia ragionata della
ESLS guerra delle nazioni
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