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Full text of "Bibliografía ragionata della guerra delle nazioni, con una lettera di Antonio Salandra. Numeri 1-1000 (scritti anteriori al 1 marzo 1916)"

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University  of  Toronto 


http://www.archive.org/details/bibliografaragOOIumb 


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ALBERTO  LUMBROSO 

DiRETTORB    DELLA    "RIVISTA    DI    ROMA"    E    DELLA    '•  REVUB     NAPOLÉONIBNNE 
SOTTOTENENTE    VOLONTARIO   DI    GUERRA. 
PROMOSSO    TENENTI!    H    PROPOSTO    PER    LA    CROCE    MALRIZIANA 


BIBLIOGRAFIA  RAGIONATA 


DELLA 


GUERRA  DELLE  NAZIONI 


CON  UNA  LETTERA 


ANTONIO  SALANDRA 


Numeri  1-lOCO 


(Scritti  anteriori  al  i°  marzo  191 6). 


ROMA 

LA  "  RIVISTA  DI  ROMA  "  EDITRICE 

26,  Via  Venti  Settembre 

1920 


6A07 


Pro, 


la   "  Rivista  di  Roma 


1877-19IQ  —  Firenze,   Stabìiimeato  TipograBco  E.  Ariani,  Via  S    Gallo,  ^ 


AD 

ANTONIO  SALANDRA 

CON  ANTICO  AFFETTO  DI  DISCEPOLO 


A.  SALA 


NORA  C      ^V^ 

^^/  //  /-   //// 


^^  c^/L^-ó^  aJié^  ^^  U^ 


iA.'^Ay^C''^--^ • 


Questa  prima  serie  di  mille  schede  bibliografiche  viene  a  luce 
raccolta  in  volume,  nel  1920,  ma  concerne  scritti  pubblicati  tutti 
prima  del  marzo  del  191 6  e  da  me  recensiti  nella  Rivista  di 
Roma  nel  primo  anno  della  nostra  guerra  o  nei  mesi,  precedenti, 
della  neutralità,  e  cioè  nel   1914-1915-1916. 

Sicché  questo  lavoro  bibliografico  è  anche,  se  non  sopra  tutto, 
un  documento  umano  ;  e  mentre  i  futuri  storici  potranno  forse 
attingervi  alcune  indicazioni  bibliografiche  di  lavori  che  sareb- 
bero loro  probabilmente  sfuggiti,  essi  vi  troveranno  invece  cer- 
tamente un  indice,  un  saggio,  dello  stato  d'animo  di  coloro  che 
non  indarno  spesero  tempo,  voce,  scritture,  per  ispargere  nel 
pubblico  italiano  la  parola  di  quello  che  sembrava  e  sembra  loro 
tuttora  il  Vero  ;  di  coloro  che  sostennero  la  impossibilità  per 
r  Italia  di  rimaner  neutrale  sino  al  finir  della  conflagrazione  ;  la 
necessità  di  parteggiar  per  l'Intesa  ;  il  dovere  —  e  lo  dissero 
assai  prima  di  Vittorio  Emanuele  Orlando  —  di  resistere,  resi- 
stere, resistere  !  ;  l'obbligo  —  e  lo  dissero  prima  che  il  Guer- 
razzi fondasse  il  Fronte  interno  —  di  lottare  con  egual  pertinacia 
contro  il  nemico  al  fronte  e  contro  i  disfattisti  nell'  interno. 

Queste  sono  dunque  pagine  di  lotta  e  di  polemica,  di  cui 
non  una  rinnego,  ma  che  tutte  van  collocate  nel  tempo  in  cui 
furon  scritte;  né  oggi  potrei  e  vorrei  scriverle  tutte  come  le 
scrissi  allora.  Non  parlerei  ad  esempio  del  Barzelletti  morto  come 
ne  parlavo  quando  acerbamente  egli  rimproverava  in  Senato  al- 
l' Italia  in  guerra,  di  essere  in  guerra  contro  gli  Imperi  Centrali  ; 
non  rinfaccerei,  or  che  siamo  ambedue  tornati  sereni  ognuno  ai 
suoi  studi,  a  Benedetto  Croce    di  essere    un    germanofilo  ed    un 


—    XII    — 

gallofobo  ;  non  sarei  violento  verso  il  Malagodi,  divenuto  da  più 
di  due  anni  forse  il  più  sereno  e  più  patriota  dei  giornalisti  ita- 
liani, come  invece  fui  violento  all'  epoca  nella  quale  ei  pubbli- 
cava le  lettere  di  Giolitti  al  «  Caro  Peano  »  e  faceva  della  Tribuna 
un' emula  in  disfattismo  della  Stampa  del  famigerato  senatore 
Frassati,  e  costringeva  i  più  italici  tra  i  suoi  redattori,  capita- 
nati dal  mio  caro  amico  Maffio  Maffii,  redattore-capo  della  Tri- 
buna, a  presentar  le  loro  dimissioni  pur  di  non  collaborare  ad 
una  gazzetta  che  era  una  delle  due  più  strenue  sostenitrici  del 
Giolittismo  ;  non  mi  scaglierei  più  contro  il  mio  buon  collabora- 
tore senatore  Chiappelli  per  la  sua  soverchia  simpatia  per  la 
Germania  ;  non  mi  indignerei  per  le  tenerezze  tripliciste  del  mio 
caro  Luciano  Zùccoli  divenuto  durante  la  guerra  collaboratore 
della  tedescofila  Concordia  del  gallofobo  Palamenghi-Crispi,  ed 
ora  tornato  alle  sottili  novelle  e  agli  arguti  e  psicologici  romanzi 
di  Casa  Treves.   E  così  via. 

Così  Ih  guerra  mi  avvicinò  nei  primi  anni  al  pensiero  del  Cor- 
riere della  Sera  e  dell'  Idea  Nazionale,  mentre  l'ultimo  anno  di 
guerra  e  i  mesi  dell'armistizio  mi  allontanarono  dalle  colonne 
anti-italiane  del  Corriere  divenuto  Borgesiano  per  le  questioni 
adriatiche,  e  dalle  colonne  dell'  Idea  Nazionale  divenuta  rivolu- 
zionaria ed  eccitatrice  di  odio  di  classe. 

Tutto  ciò  ho  voluto  dire  non  già  perchè  io  abbia  la  stoltezza 
di  attribuire  la  minima  importanza  alle  vicende  del  mio  pensiero, 
ma  perchè  credo  che  stoltezza  invece  sarebbe  non  avvertire  il 
lettore  che  io  son  convinto  esser  certe  intemperanze  e  certe  vio- 
lenze utili  in  tempo  di  guerra,  dannosissime  in    tempo  di  pace. 

Ma  così  come  sono,  queste  pagine  saranno,  ripeto,  documento 
non  del  tutto  inutile  ai  posteri  per  farsi  un'  idea  della  difficoltà 
che  avemmo  non  solo  a  vincere  ma  a  far  capire  perchè  si  do- 
vesse vincere,  come  si  potesse  vincere,  a  che  ci  avrebbe  condotti 
il  non  vincere.  Poiché  noi  dal  1915  al  1919  abbiam  visto  questo 
fenomeno  inaudito  :  non  già  pochi  pazzi,  ma  moltissimi  sedicenti 
ragionevoli,  e  sino  allora  ragionevoli,  porre  in  dubbio  che  valga 
peggio  la  sconfitta  che  la  vittoria,  e  interrompere  a  mezzo  una 
guerra  che  condurla  trionfalmente  al  fine,  e  patteggiare  col  nemico 
invasore  accampato  nelle  nostre  province  orientali  che  imporgli 
la  pace  dopo  averlo  ricacciato  oltre  il  nostro  confine  naturale. 


—    XIII    — 

Molte  cose  prodigiosissime  abbiam  viste  dal  191 4  ad  oggi  : 
per  esempio  tutti  i  popoli  praticare  il  sacro  egoismo  e  tutti  gli 
scrittori  stupirsi  che  un  Uomo  di  Stato  italiano  avesse  lealmente 
osato  proclamarlo  ;  —  per  esempio,  un  popolo  dividersi  in  due 
fazioni,  durante  la  sua  neutralità  :  neutralisti  e  guerrafondai,  e 
poi  rimaner  diviso  in  queste  due  fazioni  anche  dopo  essersi  get- 
tato nella  mischia  ;  sol  che  i  neutralisti  mutarono  etichetta,  e 
dagli  avversari  furon  giustamente  chiamati  disfattisti,  e  meglio 
sarebber  stati  bollati  di  traditori  ;  —  per  esempio,  un  popolo 
vincere,  e  portare  al  potere  coloro  che  alla  vittoria  non  solo  non 
avevan  contribuito,  ma  che  l'avevano  strenuamente,  stavo  per 
scrivere  :  coraggiosamente,  ostacolata  ;  —  per  esempio,  un  Presi- 
dente del  Consiglio  ingiuriare  in  modo  basso  e  plebeo  un  poeta- 
soldato  che  aveva  fatta  la  guerra,  ne  era  tornato  mutilato  e  con 
la  medaglia  d'oro  al  valor  militare.... 

Sicché  sarebbe  tempo,  prima  di  riprender  via  e  di  prefig- 
gersi la  meta  comune,  e  perchè  i  ben  pensanti  possano  esporre 
le  loro  idee  senza  che  esse  provochino  l'accusa  di  paradossi,  di 
esagerazioni,  di  utopie,  sarebbe  tempo,  dicevo,  di  metterci  tutti 
d'accordo  sul  punto  di  partenza  :  La  morale,  la  giustizia,  la  co- 
scienza, il  diritto,  il  dovere,  la  famiglia,  l'ordine  pubblico,  la  pa- 
tria, il  dolore,  la  malattia,  la  fame,  il  bene,  il  male,  la  vita  e 
la  morte  sono  essi  veramente  cose  serie  per  ognuno  e  per  tutti  ? 
Sì,  non  è  vero?  Ebbene,  tutte  queste  cose  serie  sono  in  giuoco 
nel  fondo  della  questione  che  ci  occupa  oggi,  e  che  va  discussa, 
studiata,  sviscerata  e  risoluta  con  mente  ferma  e  con  cuore  forte  ; 
e  cioè  :  La  patria  c'è,  e  più  grande  ;  la  disunione  la  minaccia  ; 
l'unione  sacra  tanto  predicata  in  tempo  di  guerra  è  ancor  più 
necessaria,  più  indispensabile,  più  preziosa  in  tempo  di  pace, 
quando  la  pace,  anche  vittoriosa,  presenta  più  incognite  e  più 
difficoltà  della  stessa  guerra.... 

Unanime,  universale,  de'  combattenti  come  de'  neutri,  è  1'  im- 
pressione netta  che  le  Paci  del  1919  abbian  lasciati  più  motivi  di 
guerre  future,  che  non  l'anteriore,  prebellico  assetto  europeo  e 
coloniale.  Era  semplice  e  doveva  esser  intuitivo  il  concetto,  di 
far  pace  in  tali  condizioni,  da  eliminare  gli  attriti  futuri  ;  si  di- 
rebbe, invece,  che  l'accordo  fra  plenipotenziari  ci  sia  stato  sur 
un  punto  solo  :  aprir  l'adito  alle  più  numerose,    fondate,    molte- 


—   XIV    — 

plici  e  complicate  discrepanze  nazionali  avvenire.  Come  i  giova- 
notti prudenti  debbono  evitare  le  relazioni  con  ragazze  da  marito 
quando  non  vogliano  assolutamente  sposarle,  i  vincitori  saggi  deb- 
bon  trar  partito  dalla  potenza  che  viea  loro  dalla  vittoria  per  evi- 
tare alleanze  ibride  e  non  naturali.  Dovrebbe  esser  facile  quanto 
evitar  per  le  vie  le  automobili,  sopra  tutto  quando  vi  son  tanti 
marciapiedi....  Ma  le  diplomazie  paion  inventate  per  dar  da  fare 
agli  eserciti  ! 

E  di  quel  che  valgano  i  diplomatici  della  vecchia  scuola,  son 
pur  troppo  ben  consapevole  io,  che  per  un  anno  vidi  all'opera 
e  da  vicino  quella  schiera  di  neutralisti  o  germanofili  od  antimili- 
taristi —  salvo  poche,  troppo  poche  eccezioni  !  —  che  durante 
la  guerra  hanno  avuto  nelle  mani  i  nostri  interessi  fuori  d'  Ita- 
talia  !  Consoli,  come  quello  di  Smirne,  che  consigliavano  ai  loro 
connazionali  di  starsene  co'  Turchi  piuttosto  che  venire  a  fare 
i  soldati  in  Italia  ;  ministri  plenipotenziari  che  gli  uni,  dopo  Ca- 
poretto,  esclamavan  trionfanti  :  «  L'avevo  ben  detto,  io!  »,  che  gli 
altri  lasciavan  la  moglie  e  la  figlia  non  parlar  mai  1'  italiano, 
non  comprar  prodotti  italiani  ma  americani,  dir  «  noi  »  parlando 
degli  Stati-Uniti,  e  che  stavano  a  prendersi  allegramente  gli 
schiaffi  del  Governo  greco,  e  non  tutelavan  l'onore  della  nostra 
divisa  all'estero....  Oh  rileggano  questi  diplomatici  il  bel  capitolo 
della  Monographie  de  V  Anibassadrice  ne'  Soicvemrs  et  Causerie s 
d'un  Diplomate  di  quel  grande  patriota  francese,  forbito  scrittore, 
perfetto  diplomatico  che  fu  il  conte  de  Mouy,  per  due  anni  Am- 
basciator  di  Francia  presso  il  Quirinale  :  e  vedranno  quanto  sia 
notevole  la  parte  che  tocca  non  solo  a  chi  rappresenta  un  Paese, 
ma  anche  a  chi  gli  vive  vicino.... 

Non  è  venuta  ancor  l'ora  di  parlare:  siamo,  checché  ne  dican 
taluni  —  sui  quali  tornerò  fra  breve  —  ancora  in  piena  crisi 
bellica.  Un  giorno  forse,  potrò  e  saprò  narrare  ciò  eh'  io  vidi,  io 
modesto  Volontario  di  Guerra  da'  capelli  grigi  e  dal  cor  giovine, 
prima  ne'  Comitati  di  Organizzazione  Civile,  poi  nei  Servizi  delle 
Pensioni  di  Guerra  (quando  l'on.  Bissolati,  tutto  affaccendato  a 
tentar  di  «  silurare  »  il  generale  Cadorna  conquistator  di  Gori- 
zia, mi  faceva  scrivere  ad  una  vecchia  madre,  che  aveva  il  ma- 
rito settantacinquenne  in  letto,  ed  aveva  perso  un  figlio  in  guerra, 
e  l'altro  aveva  in  trincea,  e    cui  gli  affari  andavan  in  malora,  e 


—    XV    — 

che  viveva  profuga  in  Firenze,  che  la  sua  domanda  era  irricevibile, 
ma  che  scrivesse  una  lettera  per  avere  un  sussidio  una  volta 
tanto....),  poi  all'Armata  d'  Oriente  a  Salonicco,  e  alla  R.  Le- 
gazione d'  Italia  a  Atene,  e  finalmente,  la  dimane  dell'armistizio, 
fra  gì'  Italiani  della  nostra  Colonia  di  Smirne,  dove  l'onore  della 
Patria  lontana  è  salvaguardato  e  tenuto  alto  solo  dai  Padri  Sa- 
lesiani abbandonati  a  sé  stessi.... 

Ora  è  tempo  ancor  di  tacere,  di  dolorare,  di  attendere.  In 
giorni  in  cui  l'eroico  Rizzo  è  fra  coloro  che  il  Governo  nittiano 
ha  creduto  lecito  chiamar  «  disertori  »,  si  può  solo  aspettare  e 
sperare.  Siamo,  come  ben  disse  Rastignac,  isolati  nel  mondo  come 
non  fummo  mai  :  anche  a  pace  fatta,  nemici  de'  nostri  antichi 
alleati,  e  per  la  pace  fatta,  non  più  amici  dei  nostri  attuali  al- 
leati e  associati.  Verrà  il  giorno,  che  il  nostro  appoggio  sarà, 
nuovamente,  ricercato  dagli  uni  e  dagli  altri,  come  già  la  nostra 
neutralità  fu  implorata  nel  1914  dalla  Francia  invasa,  come  il 
nostro  intervento  fu  sollecitato  a  mani  giunte  dall'  Inghilterra  che 
non  aveva  ancora  un  esercito  :  e  allora  non  sarà  più  né  l'ombra 
di  Giolitti  né  l'ambizione  di  Nitti  che  ci  condurrà  al  macello,  e 
il  paese  che  ebbe  un  Cadorna  e  un  Diaz,  un  Duca  degli  Abruzzi 
e  un  Rizzo,  un  Salandra,  un  Sonnino,  un  Giardino  e  un  Caviglia 
saprà  seppellire  fino  il  ricordo  delle  compromissioni  e  delle  colpe 
di  un  Vittorio  Emanuele  Orlando  e  di  un  Francesco  Saverio  Nitti. 

Un  certo  Zavattaro,  che  fa  da  Segretario  politico  del  Comi- 
tato centrale  A&W Associazione  Nazionale  dei  Combattenti,  ha  osato 
scrivere  di  questi  giorni  :  «  Per  noi  che  l'abbiamo  fatta  la  guerra 
è  un  fatto  superato  »  —  e  son  le  parole  insane  cui  poc'anzi  al- 
ludevo. Ben  gli  abbiam  potuto  rispondere  : 

«  No,  signor  Zavattaro.  Questa  affermazione  non  solo  é  un 
madornale  sproposito  politico  e  sociale,  ma  è  anche  un  marchiano 
errore  di  valutazione  psicologica  e  ideale.  Non  sembra  vero  che 
un  combattente  abbia  potuto  esprimere  simile  enormità. 

«  Una  tragedia  formidabile  come  quella  che  abbiamo  vissuta 
e  nella  quale  ha  compiuto  una  rappresentazione  diretta  tanta  parte 
dei  popoli,  non  si  esaurisce  coll'esaurirsi  degli  scoppi  di  artiglie- 
ria e  dei  colpi  di  fucile.  Non  è  il  giuoco  sanguinoso  accidentale 
d'una  rivolta  di  piazza.  Non  è  il  fatto  transitorio  col  quale  si 
apre  e  si  conclude  una  parentesi  della  vita  quotidiana  ordinaria. 


—    XVI   

«  È  una  formidabile  tempesta  materiale  e  spirituale  che  si 
scatena  dentro  il  fragoroso  travaglio  dell'umanità  ed  agisce  sul 
corso  delle  generazioni. 

«  Nessuna  guerra  fu  superata  col  fatto  del  suo  esaurimento 
meccanico.  Come  può  considerarsi  un  fatto  superato  questa  nostra, 
inagguagliata,  che  non  ha  né  pure,  ancora,  ricevuto  la  sua  pace  ; 
che  vibra  sempre  di  clamori  di  dolore  e  di  passione  ;  che  ancora 
non  ha  consolidato  i  suoi  fini  nazionali  ;  che  trova  ancora  conso- 
ciati i  suoi  svalutatori  ed  i  suoi  sabotatori  nel  turpe,  interessato 
tentativo  di  dare  ad  intendere  che  la  storia  ha  dato  ragione  a  loro? 

«  Fatto  superato  questo  ?  Oh  !  che  la  schiera  dei  combattenti 
sarà  tutta  finita  prima  ancora  che  la  guerra,  qtiesta  guerra,  possa 
dirsi  un  fatto  superato  ! 

«  Noi  abbiamo  raggiunto  in  massima  parte  i  fini  nazionali, 
diciamo  così  internazionali,  della  guerra  ;  ma  non  quelli  stretta- 
mente interni  di  rinnovamento  morale  e  spirituale.  Abbiamo  vinto 
il  nemico  esterno,  non  ancora  il  nemico  interno.  Ed  avremmo 
perduta  la  guerra,  pur  materialmente  vinta,  se  non  riportassimo 
quest'altra  vittoria  ». 

Manca,  purtroppo,  ai  più  fra  i  capi  (capi  di  governo,  capi  di 
partito,  capi  di  associazioni)  la  esatta  visione  del  loro  dovere  ; 
son  tutti  nel  pregiudizio  che  il  dovere  sia  soltanto  ciò  che  si 
esige  dagli  altri  ;  manca,  sopra  ogni  cosa,  la  ricerca  degli  uo- 
mini nuovi  che  occorrono  a  vicende,  a  destini  nuovi  ;  l'ombra  di 
un  uomo  di  Stato  ottantenne  può  assai  più  dell'Associazione  dei 
Combattenti.  Talora,  contemplando  tutta  la  magra  vita  politica, 
senza  ideali  e  senza  grandezze,  di  un  Depretis  o  di  un  Giolitti 
ci  si  domanda  come  abbian  potuto  vivere  politicamente  quando 
già  eran  sorpassati  da'  loro  tempi  ;  ci  troviamo  un  poco  nello 
stato  d'animo  di  chi  si  stupisce,  vedendo  una  vecchia  signora 
tutta  rattrappita  e  tutta  grinze,  che  altri  gli  narri,  esser  stata 
quella  donna  assai  amata.  Stupore  ingiusto,  se  quella  donna  è 
stata  bella  ed  è  ancor  buona  ;  quel  ch'è  illogico,  è  che  abbia 
trovato  chi  l'abbia  amata  o  sposata  se  è  stata  sempre  brutta  e 
non  è  mai  stata  buona.  E  non  son  mai  stati  buoni  —  intendo 
come  reggitori  di  Stato  —  né  Depretis  né  Giolitti.  Del  quale 
ultimo,  e  del  Nitti  suo  successore,  proseguendo  il  paragone,  l' Ita- 
talia  che  li  ha  sposati,  invece  di  restar  inconsolabile  di  aver  perso 


—    XVII  — 

il  primo,  come    certe  vedove  rimaritate    è  inconsolabile   di  aver 
sposato  il  secondo.... 

Dal  momento  che  ci  siamo  costituiti  in  Società  nel  nome  del 
Cristianesimo  tanto  invocato  dagli  uni,  nel  nome  del  Progresso 
e  in  quello  dello  sviluppo  sociale  tanto  invocati  dagli  altri,  dob- 
biamo una  buona  volta  abbandonar  la  retorica  e  i  luoghi  comuni, 
e  pensare  al  popolo  :  agli  umili  cui  dobbiam  la  vittoria.  Nessun 
sacrifizio  ci  sia  pesante.  La  Società  (non  lo  Stato,  intendiamoci  : 
cui  già  il  Carducci  rimproverava  i  suoi  connazionali  di  tutto  chie- 
dere come  se  tutto  esso  debba  dare,  e  deplorava  il  «  difetto  d'ini- 
ziativa cittadina,  da  imputarsi  alla  trista  consuetudine  di  aspet- 
tare e  voler  tutto  dallo  Stato  »)  la  Società,  dicevo,  fissi  i  suoi 
nuovi  ideali  e  non  abbia  requie  finché  non  li  abbia  raggiunti. 
D'altronde,  che  ci  è  mai  che  non  coati  caro  in  fatto  di  progresso 
umano?  Anche  l'Esercito,  anche  la  Flotta  costan  cari;  ma,  poi 
che  si  trova  il  denaro  per  far  uccidere,  perchè  non  si  dovrebbe 
trovarne  per  far  vivere  ? 

Uno  dei  primi  problemi  da  risolvere,  or  che  ci  siam  convinti 
che  l'uomo  è  capitale,  e  di  quello  buono,  e  che  le  nazioni  d'av- 
venire son  quelle  che  ad  ogni  censimento  han  ragione  di  mo- 
strarsi soddisfatte,  è  il  problema  dell'  Infanzia  abbandonata  ;  molto 
s'è  fatto  :  ancor  più  resta  da  fare.  In  quel  breve  periodo  in  cui 
—  come  dianzi  accennavo  —  fui  addetto,  dal  Ministero  della 
Guerra,  al  Servizio  delle  Pensioni  militari,  mi  si  presentò  questo 
caso  :  Mentre  un  padre  che  ha  lasciato  emigrare  suo  figlio,  non 
ne  ha  avuto  notizie  e  non  Io  ha  riveduto  da  anni,  e  un  bel 
giorno  riceve  da  un  Colonnello  la  notizia  che  quel  figlio  è  morto 
al  fronte,  può  senz'altro  farsi  liquidare  il  massimo  della  pensione 
di  guerra,  un  altro  padre  più  vero  se  non  più  legittimo,  che  ha 
preso  or  son  vent'anni  un  bimbo  all'Ospizio  de'  Trovatelli,  lo  ha 
tenuto  con  sé,  lo  ha  nutrito,  educato,  difeso  dalla  miseria  e  dalle 
malattie  e  non  l'ha  potuto  adottare,  p.  es.,  sol  perchè  non  aveva 
i  cinquant'anni  d'età  voluti  dalla  Legge,  non  ha  alcun  diritto  alla 
pensione  di  guerra  ! 

Oh,  lasciate  da  banda  ogni  sentimentalità  evangelica  e  cri- 
stiana, ogni  ipocrisia  di  giustizia  e  di  carità  ;  non  cessate  per 
questo  di  spandere  i  vostri  precetti  di  morale  e  di  fede  sulle  gio- 
vani generazioni,  di  promulgare  le  leggi  preventive  e  repressive 


XVIII   — 

e  d' infliggere  le  pene  necessarie  ;  ma,  mentre  attendete  migliori 
effetti  di  quelli  che  avete  ottenuti  sin  oggi  dagli  errori  tradizio- 
nali, non  tenete  conto  —  con  sacro  egoismo  —  se  non  de'  van- 
taggi materiali  del  Paese  ;  fate  i  vostri  calcoli  e  vedete  se  non  è 
vostro  interesse  economico  raccogliere  ogni  bimbo,  ogni  giovanetto 
che  cresca  come  l'erba  selvatica  ;  date  loro  il  nutrimento,  il  tetto, 
le  vesti,  la  forza,  1'  istruzione,  la  forza  morale  di  cui  abbisognano 
e  cui  han  diritto,  e  quando  saranno  in  età  di  poter  lavorare,  ripe- 
tete loro  le  parole  di  un  grande  drammaturgo  e  romanziere  (poi 
che  non  vi  son  più  oggi  Uomini  di  Stato,  e  solo  i  Poeti  e  co- 
loro che  studiano  i  fenomeni  sociali  sembran  capire  ancora  il 
cuore  umano  e  1'  ideale  delle  nazioni),  ripetete  loro,  dicevo,  le 
parole  di  Alessandro  Dumas  figlio  : 

—  «  Tuo  padre  e  tua  madre  non  han  voluto  o  saputo  edu- 
carti ;  lo  Stato  ti  ha  fatto  da  padre  e  la  Società  da  madre,  e,  in 
grazia  de'  sacrifizi  che  si  sono  imposti,  lo  Stato  e  la  Società  ti 
han  conservato  sano,  robusto,  onesto,  e  perciò  utile.  Fai  per  essi, 
ora,  ciò  che  avresti  fatto  per  tuo  padre  e  per  tua  madre  :  lavora. 
Gli  agricoltori,  i  soldati,  i  colonizzatori  non  son  mai  troppi  :  aiu- 
taci a  coltivare  la  nostra  terra,  a  estendere  e  a  sviluppare  le  no- 
stre colonie,  ad  aumentare  le  nostre  forze  e  le  nostre  ricchezze 
di  cui  fino  ad  oggi  hai  avuta  la  tua  parte  senza  avervi  contri- 
buito, e  che  ti  hanno  dato  ciò  che  non  parevi  destinato  ad  avere  : 
una  patria,  una  famiglia,  la  vita  ». 

I  retrogradi,  i  lenti,  gli  oppositori  testardi  e  irragionevoli 
perdono  il  loro  tempo  ;  i  loro  sforzi  insani  non  impediranno  il 
destino  radioso  d'Italia  di  compiersi.  Un  giorno  o  l'altro,  forse 
sotto  un  governo  meno  liberale,  sarà  fatto  ciò  che  è  giusto  fare  ; 
e,  fra  trenta  o  quarant'anni,  i  nostri  figli  o  nepoti  che  vivranno 
sotto  le  leggi  che  invochiamo,  saran  tutti  stupiti  che  ci  sien  vo- 
lute tante  discussioni,  tante  lotte  e  tanti  anni    per  ottenerle  (i). 

Roma,  4  Novembre  19 19 
primo  anniversario  della  Vittoria. 

Alberto  Lumbroso. 

(l)  Un'ultima  avvertenza.  Tutto  ciò  che  non  è  tra  virgolette  o  chiaramente 
attribuito  ai  vari  scrittori  recensiti,  è  pensiero  mio,  e  mio  contemporaneo  alle  pub- 
blicazioni   studiate.    Quel    meccanismo   che  produce  la  fusione    perfetta  di  due 


—    XIX  

menti  al  punto  che  non  si  potrà  sapere  dove  finisca  l'una,  dove  l'altra  incominci 
e  quale  delle  due  vada  ammirata,  mi  è  sempre  stata  «impraticabile  e  incom- 
prensibile -»,  come  diceva  Dumr.s  quando  constatava  ma  non  capiva  la  collabo- 
razione di  due  autori  drammatici.  Che  si  sia  due  nell'amicizia,  nell'amore,  nell'odio 
va  bene:  è  la  conUtio  sine  qua  non  di  quei  sentimenti  ;  ma  nel  dominio  dell'in- 
telligenza, dello  snirito,  del  pensiero,  bisogna  essere  del  lutto  liberi,  avere  la 
chiave  del  portone  in  tasca,  uscire  e  tornare  a  casa  a  nostro  beneplacito,  senza 
aver  da  fare  i  conti  col  proprietario  o  col  portiere. 

Due  date  finalmente  mi  preme  di  fissare.  Fin  dal  1908,  cioè  da  quando 
ne  divenni  proprietario  e  direttore,  la  Rivista  di  Roma  è  stata  nettamente  tena- 
cemente antigiolittiana.  Fin  dal  settembre  1914  essa  proclamò  virtualmente 
strappato  il  Trattato  della  Triplice  Alleanza. 


INDICE  ALFABETICO 

(COMPILATO    DALLA    SIGNORINA    MARIA    SCUDERINI) 
con  rinvio  ai  nume'i  dei  singoli  articoli  bibliografici 


Acocella   (A.),  423. 

Adrian  (A.),  424. 

Adriatico  (L'),   158,  425. 

Agabìti  (A.),  426. 

Aicard  (J.).  42",   687. 

Alberti  (M,),   159,  428,  833,  8ói. 

Albin  (P.),  429. 

Allemand  (Un),  430. 

Allievi  (L.),   160. 

Almanacco  per  tutti  (L'),    161. 

Alto  Adige  fL'),  431. 

Altoviti  (C).  432. 

Araadasi  (Gen.),   162,  331. 

Ambassador  at  Berlin,  433,  434. 

Ambassador  at  Constantinople,  435. 

Ambassador  at  Vienna,  436. 

Ambrogio  da  Milano,  437. 

Ambrosi  (Dott.  G.\  438. 

Ambrosini  (L.),  439. 

Amelet,  440. 

Américaines  (Voix),  441. 

Americani,  917,  968. 

Amette  (Card.),  854. 

AmfiteatrofT  (A.),  59,   163. 

Ammirata  (U.),  442. 

Ancel  (L.),  443. 

Ancona  (U.),  444. 

Andréadès  (A.),  445. 

AndreiefF  (L  ),  446, 


Andrews   (Prof.  C.  M.\  447. 

Andrillon  (H.),  448, 

Andriulli  (G.  A.),   164. 

Angeli  (D.),  449. 

Angeli  (U.),  450. 

Angeli  (N.),  451,  452. 

Annales  (Les).  453. 

Annuaire    de    la  Société   d'encourage- 

meut   -à    l' élevage     du    cheval     de 

guerre  frangais,  454. 
Annunzio  (G.  d'),   i,  455. 
Anzilotti  (A.),  60. 
Appel  (L')  des  intellectuels  allemands, 

456. 
Arcari,  61. 
Arcoleo  (G.),  457. 
Ardant  (Abbé  G.),  459. 
Ardant  (La  chan),  458. 
Argentarius   (B.  Stringher  ?),   460. 
Arndt,   599. 
Arnold  (Dr.  E.),  62. 
Arren  CJ.),  165. 
Ashley,  63,  112. 
Askenazy  (S.),   i66. 
Asquith    (The  Rt.  Hon.  H.  H.),    461, 

462,  463,  464,  465. 
Assali  (A.),  31. 

Associazione  Nazionalista,   167. 
Aubier  (Gén.),   r68. 


XXII 


Auerbach  (B.^,  46Ò. 
Aumónier  militaìre  (Un),  467. 
Austria  (L'),  64. 
Auvergne  (L'),  468. 
Azione  (L'),  65. 

Bachet,  469,   470. 

Baeuraer  (G.),  66. 

Baeumer  (Dr.  G.),  67. 

Baeyer  (Ad.  von),  2,  471,   796, 

Biigot  (R.),  472. 

Balfour   (A.  J.),  464,  473. 

Ballatole  (Gen.},  169. 

Ballot  (A.),  474. 

Balzani  (C),  68, 

Barbiera  (R.),  3. 

Bardiot  (A.),  475. 

Barker  (E),   4. 

Barker  (J.  E.),    170,  476. 

Barone  (E.\  5,   171, 

Barthélemy,  720. 

Barthélemy  (J.),  477,  774,  923. 

Barzellotti  (G.),   665. 

Batiffo!  (Mgr.),  478. 

B.'iudrillart  (Mgr.  A.),  479,  480,  747, 

751,   820,   854. 
Baumaun  (F.),   481,   482. 
Bazan  (E  ),   172. 
Bazin  (R.),  483,  484. 
Eazzi,    173. 
Beauchamp  (O.),  485. 
Beaufaux  (L.),  486,  487,  4S8. 
Beaunier  .  A.  ,  489,  Ó83. 
Beaupln  (A.),  490. 
Becker  (Prof.  Dr.  C.   H.),  69. 
Bédier  (J.),   174,   175,  176. 
Bégouen  (Le  coni  te  de),  491. 
Behrend  (Dolt.  F.),   177, 
Behrens  (Prof.  P.),  492,  996. 
Behring  (E.  von),  493,  996. 
Belgian  Grey  Book  (The),  494. 
Belgium  (The  Case  of),  495, 
Bellezza  (P.),  6. 
Bellonci  (G.),  665. 


Beloch,   178. 

Below  (G.  von),  496,  826. 

Benedetto  XV,  I79,  497. 

Bérard  (V.),  498,  499. 

Béraud,  500. 

Bergson  (H.),  501. 

Bergson,   834. 

Bernhard  (Prof.  L.),   180. 

Bernstein  (E.),  502,   599. 

Bertelli  (L.),    181. 

Bertelli,  342. 

Berlin  (A.),   503. 

Bertrand  (L.),    182. 

Berzeviczy  (A    di),   504. 

Besan9on,  505. 

Besso  (M.),   183,  506. 

Bethmann  Hollweg  (Dr.  von),  7,  184 

Bevione  (G.),  8. 

Bibliografia  della  Preparazione,  507. 

Bigo  (H.),  508. 

Binswanger  (Prof.  Dr.  O.),   70. 

Bisi  (M),   185. 

Bismarck,  509. 

Bissolati  (L.),   186. 

Bistolfi  (L.),   187. 

Bithorn  (W  ),  71. 

Blactot  (R.),  510. 

Blanchard  (R.),   188. 

Bianche  (T.  E.},   511. 

Blanchon,   512. 

Blondel,   189. 

Bode  (W.  von),  2,  513,  996. 

Boffi,   190. 

Bompard  (J.),  514. 

Bompiani    (T.  Gen.  G.),  9,  72,  515. 

Bonamico  (Coni.  D,),  73. 

Bonar  Law  (A.),  464. 

Boni  (G.),   187.   191. 

Bonnal  (General),   74. 

Bonnefoy,   516. 

Bonomi  (L),   192. 

Borghetti  (G.),  517. 

Bossert  (A.),   193. 

Boulger  (D.  C),  518. 


—  xxiir 


Bounoure  (G.),   194. 

Bourgeois  (L.),   195. 

Bousquet  (L.),  519,  862. 

Boy-Ed  (I.),  520. 

Braga  (T.),   196. 

Braj^aglia  (A.  G.),   19;. 

Brandi  (A.\   198,  521,  996. 

Brave tta,  39. 

Brentano  (L.),   199,   522,  996. 

Bressoles,   523. 

Brinkmann  (Prof.  J.),  524,  990. 

Brinou,   525. 

Brisson  (A.),    723. 

Britannicus,  526. 

Bruckniann,    200. 

Bruessau  (O.),   75. 

Bruhnsen  (H.),   76. 

Bucher  (L),  301. 

Buechi  (Dr.  R.),   81. 

Buelow  (Princ.  di),  78,  202,  923. 

Biilletin  de  la  Guerre,  527. 

Bulletin    de    Propagande    francaise    à 

1' étranger,   528. 
Bulletin   officiel    du    Ministère   de   la 

Guerre,   529. 
Burgdorff  (B.  von),   203. 
Butts  (M).  530. 
Baxton  ìN.  ,   531. 

Cabrini  (Dep.  A.),  204. 

Cahen  (L.),  532. 

Caiumi,  205,  318. 

Caix  (R.  de),  79. 

Calchas,  533. 

Calvet  (Abbé  J.),  534. 

Calwer  (R.).  599- 

Calza-Bedolo  (G.),   206. 

Cambon  (V.),  535, 

Cambridge  Modem  History  (Tlie),  536, 

Camera  di  Commercio  di  Parigi,  537. 

Campenhout,   538. 

Canal  de  Suez,  539. 

Cantoni   (Bar.  A.),   207. 

Cappa  (I),    208. 


Caprin  (G.),    209,   210,   342,  540. 

Carcassonne  (G),    541. 

Carli  (F.),   211,   212,   261. 

Carnegie,   213. 

Carpncini  (A.',   214, 

Carrara  (J.),   542,   839. 

Carte  des  opérations  en  Turquie  d'Eu- 
rope,  543. 

Carte  du  thòàtre  general  de  la  guerre 
russo-autro-allemande,   544. 

Castellani  (G,  A.),   545,  651. 

Castellini  (G.ì,   215. 

Cavaglieri  (G.),   2ib,   394. 

Cavalerie  (Man,  du  Gradué  de),  546. 

Cavalier  (Le  petit  Livre  ili.  du),  547. 

Ceci  iT.),   548. 

Cervesato  (A.),    549. 

Cesare  (Duca  di),   217,   550,  551. 

Challaye  (F.>,   552. 

Chamberiain  (H.  S.),    218,   219. 

Charmatz  (R.),    553. 

Charrière  (G.  de),   554,  S39. 

Chaurand  de  Saint-Eustaclie  (Gej.  F. 

di),   555- 
Cìiéradame  (A.),    556,   557,   558. 
Chiappelli  (A.,  Senat.),   80,   230,    221, 

Chiovenda,   223,   318. 

Christo  (H.ì,   81. 

Chuquet  (A.),   559. 

Church  (S.  H.),   857. 

Chuichill   (\V.   S.),   464,   560,  965. 

Claudel  (P.),   561,  839, 

Clemenceau  (G.),   224. 

Clorius  (Past.  primar.),   82. 

Clutton-Brock,   562. 

Colajanni,  235. 

Collins,   563. 

Comandini  (A.),   226, 

Combi  (C),   227. 

Come  sono   stati  trattati   gli  stranieri 

in  Germania?  228. 
Committee  (The  Central),    564. 
Concordia  (La),    io. 


XXIV    — 


Conrad   (J.),   S^S.  996. 

Coolidge  (Rev.  W.  A.  B.).   566,   Gii. 

Coppée  (F.\    567. 

Corradini  (E.ì,  il,  167,  229,  5ST,  568. 

Correspondence,    12. 

Correspondence  respecting  events  lea- 

ding    to    the    rupture  of  relations 

with  Turkey,   569. 
Corsi  (Gen.  C),  83. 
Couget  (Le   chan.),   570. 
Cozzani    (E.),   8-^. 
Crammond  (E.),   571. 
Craver  (H.  W.),   230. 
Cnspi  (T.  P.),   13.  665. 
Croce  (B.),    231,  232,  233,   572,  '665. 
Cromer  (Lord),   882. 
Culmann,    573. 
Cuniberti   (Gen.),   234. 
Curàtulo  (G.  E.),   235,  318,   336,  665. 
Czizek  (Dr.  R.),   85. 

D'Alia  lA.),    14. 

Dalla  Torre  (Conte),  237. 

Dalmata,   15. 

Dampierre  (Mar.  de),   238. 

Daudet  (E.),   574. 

Daudet    (L.),    239,     575,     576,     577, 

578,   747,   839. 
Dauzat  (A.',    579,   580,   826, 
Davignon  (H.),   581, 
Davis  (H.  W.  C),  4,   16. 
Dawson  (H.  V.),   582. 
De  Bacci  Venuti  (T.),   934. 
De  Fiori  (Dott.  R.),   S6. 
Defregger  (F.  von),  583,   996. 
Degouy  (Contre-Am.),    240,  241. 
Dehmel  (R.),   584.   99(i- 
Dehn  (P.),   I7- 

Deissmann  (Dr.  A.),    87,   585,   996. 
Delbos  (V.),   586. 
Delbrueck  (Prof.  IL),   587. 
De  Lollis  (Prof.  C.\   242,   318,  665, 
Delombre  (?.),   243. 
Delvair,   828. 


Denis  (E.),   588,    589. 

Dercle  (Doct.),   244. 

Dernburg  (F.),   590. 

Déroulède  (P.',   688. 

Desgranges   (J),   459,   591. 

Desico,   245. 

De-Simoni  (G),   246. 

Destrée  (J.),   247,  592. 

Deumer,  88. 

Deutsche  Kriegszeitung,   593. 

Deutsche  Landwirtscbaft  (Die),   594. 

Deutschland  und  der  Weltkrieg,  89. 

Diels  (H.),   595,  99^. 

Diniier  (L.),   596. 

Di  Palma   (On.),   248. 

Dmowski  (R.),  90. 

Documenti  della  guerra,   597. 

Doerpfeld  (\V.),   598,   996. 

Dorn   (Dr.   H).   502,   599,   600. 

Doumic  (R\   601. 

Doyle  (A.  Conan),   249. 

Drage  (G.),   602. 

Drechsler,    17,    18. 

Driault  (E.),   250. 

Drumont   (E.\   251. 

Dubois  (Gén.  E.\   603. 

Dubois  (M.^*,   604. 

Duboscq  (A.ì,   252 

Dudan  (A),    19,   253,   551,   605. 

Dudon  (R.  Pére),   606. 

Duhn  (F.  von),   20,   607,   996, 

Dumonl-Wilden,   254,   608. 

Duse  (E.),    187,    255. 

Duval  (M.),   609. 

Écho  (L')  de  Russie,  610. 

Edmundson  (Rev.  G.),   61  r. 

Egelhaaf  (G.),  612. 

Ehrhard  (A.),  613,   996. 

Ehrlich  (Prof.  P.),   614,  996. 

Eichtal  (d'),   256. 

Einaudi  i Prof.  L.),  91,  257,  258,  259, 

260,   261,  615,   861. 
Elan  (L'),   616. 


XXV 


Elkind  (L.),  617. 

Emanuel  (G.),   262. 

Engel  (E.),   263. 

Engerand  (F.),   264. 

PZngland  (Why)  etc,   òi8. 

Engler  (S.  E.  K.),  619,  996. 

Erich  (Dr.  R.),  92. 

Erzberger  (M.),   17,   21,   93. 

Esser  (G.),  620,  996. 

État  militaire  de  toutes   les   Nations 

du  monde....   1914,   621. 
Eucken  (Dr.  R.),  94,  622,   996. 
Eulenberg  (H.),  623,  996. 
Eulenspiegel,   624. 

Faguet  (E.),   625. 

Fantassin  (Le  petit  Livre  ili.  du),626. 

Federzoni  (on.  Luigi),   22,    167. 

Felden  (E.),   599. 

Feldmann  (W.),  95. 

Fenoglio  (G.),  627,   628. 

Ferraris  (M.),   960,  961. 

Ferraro  (C),   629. 

Ferrerò  di  Cavallerleone,   268. 

Ferrerò  (G.),    187,   265,   266,   267. 

Fester  (R.),   269. 

Fiebig,  96. 

Filipescu,   270. 

Finke  (E.),  630,  996. 

Fischer  (E.l,  631,  996. 

Flach  (J.),   271. 

Flandin  (E.),   632. 

Fiat  ^P.),   272. 

Fletcher  (C.  R.  L.),  4,   23. 

Florencie  (P.),   633. 

Foà  (A.),   273. 

Foerster  (W.),  634,  996. 

Foely  (C),   635. 

Foligno,   24. 

Forest  (J.),  Ò36. 

Foschini  (A.),   274. 

Fourdrain  (F.),  637. 

Fournier  fDr.  D.  A.^,  638. 

Fournol  (E.),  275. 


Fraccaroli  (A.),   276. 

France  (A.),  639,  640,  834,  839. 

Francke,    17,   25. 

Fran^ois-Poncet  (A.),  277,   374. 

Freeman  (E.  A),  641, 

French,  642,  643. 

French  Yellow  Book,   643, 

Frisch  (Coi.  R.-J.),  644. 

Froidevaux  (H.),  645. 

Fulda  (L.),  646,  996. 

Fullerton  (W.  M.),  647. 

Fyfe  (C.  A.),  648. 

Gaeta  (On.  Conte  C.  di),   278. 

Galanti  (Prof.  A),  551,  649. 

Gallois  (L.),  650. 

Garibaldi,    651. 

Garriguet  (Abbé),   652. 

Garvin  (J.  L.),   653. 

Gaston-Charles,   637. 

Gaston-Charles  (Magd.),   654. 

Gatti  (A.),   26. 

Gauchez  (M.),   655. 

Gaudeau  (Le  chan.  B.),   656, 

Gauvain  (A.),   279. 

Gayda  (V.),   280,   281. 

Gazette  de  la  Tranchée  (La),  657. 

G.  C.  (Magg.  nell'eserc.  italiano),  65? 

Gebete  (Sieben),  97. 

Gebhardt  (E.  von),  659,   996. 

Geisser  (A.),   261,   282. 

George  (D.  Lloyd),   660,  661,  662. 

Gerbault  (J.),  663. 

Gerling   (R.),   98. 

German  White-Book  (The\   664. 

Gillouin  (R.),   283. 

Giretti  (E.),   284. 

Gnoli  (D.),  665. 

Gnoli  (T.),   665. 

Goesch  (P.),  99. 

Gooch  (G.  P.),  666,  667. 

Goremykine  (J.  L.),   285. 

Gourmont  (R.  de),  668,  669,   839. 

Goyau  (G.),  670. 


—    XXVI 


Grandmaison  (G.  de),   671. 

Gravina  (M.),   672. 

Graziadei   (A.),    286. 

Great  Britain  and  the  European  Cri- 

sis,  673. 
Grey  (Sir  E.),   27,   28,   287. 
Griselle  (E  ),    747- 
Groot  (J.  J.  de),  674,   Q99. 
Groth  (E.),   100. 
Guarini  (G.  B,),  675. 
Guerra  Europea  (La),   29. 
Gueydan  (E.;,   676,   862. 
Guglielmo  II,   989,   990. 
Guglielmo  II  ed  altri,   677. 
Guglielmo  (Kronprinz),   678. 
Guihéneuc  (O.),   750. 
Guillermin   (Abbéj,  679. 
Guindani  (Ch.),   680. 
Guiiand  (F,j,   681. 
Gv  inner  (A.  von),   30. 

Haber  (F.),   684,  996. 

Haeberlin,   288,   369. 

Haeckel   (E.),    loi,   685,   996. 

Halbe  (M.),  686,  996. 

Haldane  (Lord),   682. 

Halet  (L.),  687. 

Harcourt  (E.  d'),   688. 

Harmand  Q.),   289. 

Harnack  (A.  von)  689,  996, 

Harry  (G.),  690. 

Hassail  (A.),  4. 

Haupt  (H.),   32. 

Hauptmann  (G.),   691,   996. 

Hauptmann  (K.i,   692,  996. 

Hazard  (P.),   693. 

Hazen  (C.  D.\   694. 

Hébrard  de  Villeneuve,  695,  747,  964. 

Hellferich  (K.),  696. 

Hellmann  (G.),  697,  996. 

Héraut  (Le),    290. 

Herrmann  (W.),  698,   996. 

Hertslet  (Sir  E.),   699. 

Hertslet  (W.  L.),   700. 


Heusler  (A.),    701,   996. 
Heuvel  (Van  den),   291,  412. 
Higgins  (A.  P.),    702. 
Hildebrand  (A.  von),   703,   996. 
Hildebrand  (G.),   599. 
Hill  (B.),    704. 
Hindenburg  (B.  von).    705 
Hindenburg   (Maresciallo  von),   292. 
Hofl'mann  (G.),    102 
Hoffmann  (L.),   706,   996. 
Hoffmannstahl  (H.  von),    707. 
Hohenzollern  (G.  princ.    di),    708. 
Holland  (C.),   709. 
Holiand  (T.  E.),   710. 
Hone  (J.  M.),    104. 
Hom,    103. 

HouUevigue  (L.),   293. 
Hugelmann  (Dr.  K.),    294. 
Hugo  (V.),   711. 
Humperdinck  (E.),    712,   996. 

Idea  Democratica  (L'),   295. 

Idea  Nazionale  (L'),   33. 

Ihmels  (D.  L.),    105. 

Imbart  de  La  Tour,   713. 

L  N,   714. 

Inf.  (pseud.),   296. 

Infanterie  (Manuel  d'),   715. 

Institut  Catholique  de  Paris,    716. 

Instruction  du  18  juin  1912  sur  les 
batteries  et  sonneries  communes 
à  toutes  les  armes,   717. 

Irredenti  (Gli),   297. 

Istriani  (GÌ'),   298. 

Italia  al  bivio  (L'),   718. 

Ivoi  (P.  d'),   719. 

Jaeckh  (E.),    17,   34,    106. 

Janni  (E.),  934- 

Jentsch  (Karl),  924. 

Jèze,   720. 

Joly  (E.),   721- 

Jorga  (N.),   722. 

Journal  de  la  Guerre,    723. 


—    XXVII    — 


Journaux  du  front  (Lcs),   724. 
Jousset  (P.),   725. 
Julius,    726. 
Jullian  (C),   747. 
Just  (Pfr.  Fr.)   107. 

Kaenimel  (O.),    108. 
Kaeppelin  (P.),   729. 
Kalckreutla  (L.  Graf»,    730,   996, 
Kalken  (F.  van),    731. 
Kampf  (A.),   732,  99^. 
K[araszewski  ?],   727,   728. 
Kaulbach  (F.  A.  von\   733,   996. 
Kekule  von  Stradonitz  (Dr.  S.\    734. 
Kergomard  (J.  G.),   604,  735. 
Kipp  (T.),    736,  996. 
Klein  (F,),  737,  996. 
Klinger  (M.),    73^,  996- 
KnatchbuU-Hugessen    (Hon.  C.    M.), 

739- 
Knoepfler  (A.),   740,  996. 
Koch  (A.),    741,   996. 
Kohler,   109,    130. 
Kohler  e  Wehberg,   no. 
Kossak  (W,),   299. 
Kotschubey  (Princ),    742,  814. 
Kraus  (H.),   in,   130. 

Laband  (P.),   743,   996. 

Labriola,   300. 

Lacour-Gayet  (G.),   301. 

Lacroix  (Mgr.),   854. 

Lacroix  (Gén.),   744. 

Lallemand  (C),   302. 

Lamprccht  (K.),   746,  996. 

Lamy  (E.),   747- 

Laugfeldt  (Margarethe},  925. 

Langlois  (General),   748,   762,   763. 

Lanson  (G.),  303,  304- 

La  Tour  (de),  749. 

Laubeuf,   750. 

Laudet  (F.),  751. 

Lauzel,  752. 

Lavisse  (E.),  305,  30Ò,  753,  754. 


Law  (B.),   755- 

Lechartier  (G.),   756. 

Lecomte  (M.),  757,   765. 

Léger  (LO,   758. 

Legg  (L.  G.  W.\  4,  35,   58. 

Lenidnnier,    759. 

Lemonnier  (H.),   307,  469,  470. 

Lenard,   760,  996. 

Lenz  (M.),   761,  996, 

Le  Rond  (Capitaine),   762,   763. 

Le  Roy  (Mgr.),   764. 

Levi  (L.t  Col.  C),   765. 

Lévy  (R.  G.),   308. 

Lévy-Bnihl,    112. 

Leyden,   766. 

Libro  Arancio  Russo,   36,   37. 

Libro  Azzurro,   37. 

Libro  Bianco,   37. 

Lichtenberger  (A.),    767. 

Lichtenberger  (C.  E.ì,   767. 

Lichtenberger  (E.),   767. 

Lichtenberger  (F.),    767. 

Lichtenberger  (H.),   767. 

Liebermann   (M.),    768,  996. 

Liebknecht,  309. 

Lienhard  (F.),    113. 

Lissauer,   310,    1000. 

Liszt  (F.  von"),   769,'  996. 

Livre  bleu  anglais  (Le  second),  770, 

Livre  rouge  (Le),   771. 

Livre  rouge  belge  (Le),   772. 

Livre  vert  italien  (Le),   773. 

Lodge  (O.),   774,   826. 

Loiseau  (Ch.),  311,   312. 

Loisy  (A.),    313. 

Lorin  (H.),   775. 

Lorini  (E.),   314. 

Losch  (Dr,  H.),    1 14. 

Lote  (R.),   315,  316. 

Louis  (P.),   317,   776. 

Luchaire  (J.),   777. 

Lucifero,   318. 

Ludo,   778. 

Lugan  (Abbé),    779. 


—    XXVIII    — 


Lumbroso   (A.),   37,    319,    551,    780, 

781,   865,  996. 
Lustig  (Prof.  A.),  320. 
Luzzatti  (L.),   115,   782,   783,   861. 

Macdouald  (J.  R.j,    lii>. 

Mac-Donell  J.  de  C),   784, 

Maffii  [U.),   117,    118. 

Malagodi  (O.),   321,  785,    1000. 

Male  (E.),   322,  78Ó. 

Mantegazza  (V.),   38. 

ManzeI  (L.),  787,  996. 

Maraviglia,    167. 

Marès  (R.  de),  7 88. 

Maricourt  (A.  de),   789. 

Marin  (M.),   790. 

Marine  allemande  (Daus  la),   323. 

Marre  {¥.),  791,   792. 

Marriott  (J.  A    R.),   793. 

Martel  (J.  J.),  794.  839. 

Martinot-Lagarde  (C),  795. 

Masaryk  (Prof.),   909. 

Masson  (F.),   796,   797. 

Maiuy  (L.),  324. 

Mausbach  (Dr.  J.),    119,   798,   996. 

Mayer  (Dr.  E.),   120. 

Mayer  (G.  von),   799,  996, 

Mayor  Des  Planches,    121. 

Medicus  (Col.),  800. 

Memmoli  (G.),   665. 

Mendelssohn  (R.  von),   801. 

Mercier  (Card.),  325,   326,   802. 

Merkle  (S.),   803,  996. 

Merlin  (C),  122. 

Messidor,  804. 

Messineo  (F,),  665. 

Meurer,   123,    130. 

Meyer  (Dr,  A.  O.),   124. 

Meyer  (E.),   806,   807,  996. 

Mévil  (A.),  805. 

Miceli  (G.),  327. 

Michels   (R.),    261,    328,    329,    808, 

809. 
Miles,  810. 


Ministère  de  la  Guerre,   81  x. 
Ministère  des  Colonies,   812. 
Missionnaire  (Un),   813. 
Mitrofanoff  (Prof,  von),  814. 
Moireau  (A.),   815. 
Moltlce  (Gen.  von),  330. 
Mongiardini    (A.  B.),   39,    162,   331. 
Morandi  (Senat.  L.>,   332. 
Morasso  (M.),   333. 
Morelli  (L.),   816. 
Morello  (V.),   334. 
Morf  (H.),  817,  996. 
Morgan  (F.),  4,  40. 
Morgan  (J.  H.),  335. 
Morpurgo  (Prof.  S.),  336,  342, 
Moiinet  (P.),   828. 
Muret  (M,),  818. 

Narfon  (J.  de),  819. 

Narsy  (R.),  820,  821,  822. 

Nathan   (Dr.  P.),   125. 

Nation  (The;,   (Riv.  ingl.),  337,   345. 

Nature  (La),  823. 

Naumann  (D.),  17,  41. 

Naumann    (Dr.    F.),    126,     127,    824, 

996. 
Xeisser  (A.),   825,  996. 
Nelte  (Dr.  O.),   128,   130. 
Nemi  (pseud.),  826. 
Nernst  (W.),   827,  996. 
Nesselrode  (A.  de),  828. 
Neukamp,    129,    130. 
Neucralisti  (Dep.  Ital.),   338. 
Nion  (F.  de),  829. 
Niox  (General),  830,   831,  832. 
Nitti  (F.),   833,   861. 
Nothomb  (P.),   834. 
Notices    du    Service    des   Subsistances 

militaires,  835.  ' 

Oberlin  (E.),   639. 

Ojetti  (U.),   339,   340,   341,   342. 

Oliva  (D.),   167. 

Olszewski,  783. 


XXIX 


Oncken  (H,^,   131. 
Oppersdorff  (von),    17,   42. 
Orvieto  (A,),   343 
Ostwald  (W,),   836,   996, 
Ourry,   83 7. 
Outlook  (The),  344,   345, 

Pages  actuelles,   838. 

Palamenghi-Crispi   (T.),    13,  665. 

Paliani,   346, 

Pamphlet  (Le),   839. 

Pantaleoni,  840. 

Fanzini  (A  ),  347. 

Paquier  (Abbé\  841. 

Pardo  (G.),  665. 

Pareto  (V.),   842. 

Paté  (H.),   843. 

Paul  (B.),  844,  996. 

l'éguy  (Ch.),  845. 

Péladan,   132,   348. 

Perchè    l'Italia    deve    fare   la  guerra, 

349- 
Péret  (R.),  846, 
Pernice  (A),   350,   722. 
Perrucchetti  (Gen.  G.),   351. 
Persane  (E,),   851, 
Petit  Colonial  (Le),   «47. 
Phillips  (W.  A.),   848. 
Phocas-Cosmetatos  (S.P.),   352. 
Pirajno  (Magg.  A.),   849. 
Planck  (M),   850,   996. 
Plehn  (A.),   851,   996. 
Pochhammer,  353. 
Poeti  tedeschi,   354. 
Poncet  (A.  F.),   355- 
Poncheville  (De),  852, 
Ponnelle  (L.),  853. 
Pons  (Mgr.  A.),  854. 
Porri,   261,   356. 
Potthoff  (H.),   599. 
Pradels  (O.),   828,   855. 
Prato  (Prof.  G.),   261,   357. 
Prérot,   538. 
Prévost  (M.),  358,  339.   733.  856. 


Preziosi,  833. 
Prince  (M.),   857. 
Prinzivalli  (G.),   133,   360. 
Prothero  (G,  W.),  858  e  passim. 
Psichari  (E.),   845. 

Quintieri  (A.),  859. 

Rade  (M.),   599. 
Ragghianti  (A.),   361. 
Rain  (P.),  860. 
Rainieri  (S.),   861. 
Raiter  (L.),   862. 
Ramadoro  (A.),  863. 
Rambaud  (A.),   754,   864. 
Rastignac,  362. 
Rattazzi  (G.),   318,   363. 
Ratzel  (F.),   134. 
Reclam  junior  (P.),   865. 
Réglement  etc,  866,  867. 
Régnier  (H.  de),   868. 
Reicke  (G.),   869,  996. 
Reimer  (J.  L.),   364,   3Ó5. 
Reinhardt  (M.),   870,   996. 
Renan  (E.  e  N.),  683,  745. 
Repington  (Colonn,),   366. 
Reventlow  (von),    17,  43,  135. 
Revue  (La),   368. 
Revue  Bleue  (La),  367. 
Reynold  (G.  de),   369. 
Riehl  (A.),  871,   996. 
Riesser  (J.),   599. 
Riforma  Sociale  (La),   370. 
Rist  (Ch.),   720,  872. 
Rivet,   371. 

Rivetta  (P.  S.),   665,   873. 
Rivista  di  Roma,  44. 
Rivista  Italiana  (La),   372. 
Rivista  Militare  Italiana,  874. 
R.  J.  F.   (Le  colonel),   875. 
Robert  (K.),   876,  996. 
Robinson  (Gen.  C.  "W.),  877. 
Rocca  (G.),  373- 
Rocheblave  (S.),   878. 


—    XXX 


Rodolico  (N.),  45. 

Roentgen  (S.  E.  W.),   879,  996- 

Rohrbacli,  46,   136,    137,   374. 

Rolandi-Ricci,   375. 

Rolland  (L.),   720,  880. 

RolofF  (Dr.  G.),    138. 

Romani  !...,   376. 

Roncagli,   857. 

Roosevelt,  377,  378. 

Roques  (A.),   881. 

Rose  (J.  HoUaud',  882 

Rosebery  (Lord  ,   883. 

Rostaud  (E.),   884. 

Roure,   747. 

Roiisset  (L.t  Col.),   885,  886. 

Roustan  (L),   379. 

Rouveyre  (A.),   639. 

Roux  (X.),  887. 

Roz   (F.),   380. 

Rubner  (M.),   888,   996. 

Rudnisky  (Dott.  S.),   381. 

Ruemker  (K.  von),   889. 

Ruiz  (D.),   382. 

Russian  Echo,  890. 

Russian  Grange  Book  {The\  891,  892. 

Saint-Martin,   893. 

Saintyves  (P.),   894. 

Salandra  (Antonio),   383,  934. 

Salomon  (W,),  47- 

Salvatorelli  (L.),  665. 

Salvemini,   342,   384,   385. 

Sundonà  (A.),   895. 

Sarcey  (Y.),  723- 

Sarolea  (Ch.),  896. 

Sarti  (C.  G.),   386. 

Sartorio  (A.),   187,   387, 

SazonofF,  388. 

Schacht,   17,  48. 

Schaefer  (Dr.  C.  A.),   139. 

Schaper  (F.),  897,   996. 

Schiemann  (T.),   140. 

Schlatter  (A,  von),  898,  996. 

Schloss  (M),  49,   50,   51,'  52,   53. 


Schmidlin  l'A.\   899,   996. 

Sclimidt  (A.),    141. 

Sclimidt  (K.  E.),   900. 

Schmoller  (S.  E.  G.  von),   901,   996. 

Schrader  (F.),   902. 

Schubart  (E.),  142. 

Schuchardt  (Prof.  H.),   389. 

Schiicking,    143. 

Schultze  (E.),  390,  391. 

Scott  (Amm.  P.),   392. 

Scotus  Viator,   903,  908,   909 

Seeberg  (R.),   904,   996. 

Seignobos,    905. 

Sella  (E.\   861. 

Serao  (E.),  906. 

Sergi  (G.),    216,    393,   394. 

Serra  (R.),   393. 

Sertillanges,   907. 

Seton- Watson    (R.    W.),    903,    908, 

909. 
Sieglo  (G.),   396. 
Sienkiewicz     (H.),     397,     398,     826, 

910. 
Sieper  (Dr.  E.),   399. 

Simon  (G.),   911. 

Soldatenliederbuch,   912. 

Sombart  (W.),  913. 

Sorgues  (M.   de),   914. 

Sosnosky  (T.  von'*,  915. 

Spahn  (M.),   916,   996. 

S.  R.  [Salom.  Reinach],  917. 

Stato  Maggiore  Generale  Serbo,   918. 

Steed  (H.  W.),    611,   916,   920,   921, 
922. 

Steffen  ^G.  F.),   502,   599,  923,   924, 
925,  926 

Steiger  (E.),  927. 

•^  tephen  (H.),  400. 

Stier-Somlo,   130,    144,    145. 

Strani  (Gen.),  928. 

Strauss  (P.^,  401. 

Strecker  (Dr.  K.),  402. 

Strupp,   130,   146,   147. 

Stuck  (F.  von),  929,   996. 


—    XXXI 


Siiarès  (A.),   930. 
Sudermann  (H.),   931,   996. 

Tailhade  (L.),  839,  932. 

Talee  Jonescu,  403. 

Tamàro  (A.),  933.   934- 

Tardìeu  (A.),  404,   935. 

Télin  (R.',   839,  936. 

Térésah  ^ signora  Gra)),   405. 

Terni  (G.),  406,  937. 

Terre  Italiane  sojjgette  all'Austria  (Le\ 

938 
Theilier  de  Poncheville,  459,  939,  940. 
Thoma  (H.),   941,   996. 
Tilgher  (A.),   665,  942. 
Tinayre  (M.\   943. 
Toloniei  (Ettore),  934. 
Tommasini  (Oreste'),  900. 
Torre,   54. 

Touring-Club  de  France,   944. 
Traub  e  Erzberger,   148. 
Treves  (Dep.),  407. 
Trieste,   55. 

Trilussa  (pseud.  di  Salustri),  408, 
Triplice  Alleanza  (La),   945. 
Triverio  (C),   946. 
Truebner  (W.),  947,   996. 
Turner  (A.),   948. 
Turri  (Prof.  V.),  409. 

U.  O.  [U.  Ojetti],  410. 
Universitaire  (Un),  949. 
Universitario  Pavese  (Coin  ),   950. 

Valjeau   (P.),   951. 

Vamba,   4x1. 

Van  den  Heuvcl,   291,   412. 

Vardène  (G.),  954. 

Veillechèze  (Th.  de),   894,   952. 

Vellay  (C),  4I3- 

Vely  (E.),   953- 

Venuti  (De  Bacci),  934. 

Vercesi  (E.),  414. 

Verhaeren  (E.),  839,   955,   956,  957. 


Vescovi  (I)  del  Belgio  ecc.,  958. 
\esme  (C),   149. 
Vesnitch  (Mil.R),   415. 
Veuillot  (F.),  959. 
Viator,   960,  961. 
Victor,   960,  961. 
Vigevano  (A.),   962,   963. 
Villeneuve  (Hébrard    de),     (>95,    747. 

964. 
Vingtième  Siècle  (Le),   965. 
Viti,   966. 
Viranti   (A.),    967. 
Voix  américaines,   968. 
Volant,   969. 

Vollnioller  (K),  970,   ggb. 
Voss  (R.),  971,  996. 
Vossler  (K.),   972,   996, 

Wagner  (S.),   973,  996. 

Waldeyer  (W.),  974,   996. 

AValter  (H.  A.),   416. 

War  (The),   56. 

Wassermann  (A.  von),    975,   996. 

Waxweiler  (E.),   976. 

Weber  (G.\   977. 

Wcekblad  (Ons  Vlaanden^n),   978. 

Wehberg  (Dr    H.),   150,    151. 

Weingartner  (F.  von),   979,   996. 

Weiss  (L.),   980. 

Weissbuch  (Das  Deutsche),    57. 

Welschinger  (H.),  152. 

Wertheimer  (Dr.  F.),   153. 

Wetterlé  (Abbè),  981. 

Whittuck  (E.  A.),   982. 

Wiart  (De),  983. 

Wickham  Legg  (L.  G.),  4,   35,    58. 

Wìegand  (T.),  984,  985,  996. 

Wien  (W.),  986,  996. 

Wilamowitz-Moellendorff    (U.    von), 

987,  996. 
Wilden,  988. 
Williams,  417. 
Willkomm  (O.),   154. 
Willstatter  (R.),   991,  996. 


XXXII    — 


Wilson  (H.  W.),  992- 

Windelband  (W.),   993.   996- 

Wirth  (A.),   418. 

Witte  (J.),  419- 

Woltmann,  420. 

Worlds  Work  (Rivista),  421. 

Woynovich,  994. 

Wulf  (M.  de),   995,  996, 

Wundt  (W.),   112,   155,  826,  996. 


X...,   422. 

X....  (Comandante),  997. 

Z.  (Lieutenant),  998. 
Zandonai  (R.),  999- 
Zeyss  (Dr.  E.),  156. 
Zóttoli  (A.).  665. 
Zucca  (G.),   1000. 
Zùccoli  (L.),   157. 


Bibliografia  della  Gnerra  delle  Nazioni 


1.  Annunzio  (Gabriele  d')  :  La  Guerra  del  1914  (Parigi  e  Roma,  1914)- 
[Serie  dì  articoli  pubblicati  nel  Gaiilois,  nel  Journal,  nel  Figaro  e 
nella  Rivista  di  Roma,  estate-autunno  1914]. 

2.  Baeyer  (Ad.  vonì,  Bode  (W.  von)  ed  altri:  Alle  Nazioni  civili  ! 
(S.  a.  i.  [1914]).  [Ediz.  italiana,  4  pag.  in  4°.  A  me  fu  inviata  dal 
prof.  Karl  Vossler,  professore  di  Filologia  romana  a  Monaco  di  Ba- 
viera. Altra  ediz.  ital.  di  7  p.  in  16'^  a  cura  della  Siìdd.  Nachrichien- 
stelle  fìlr  die  Neulralen,  Stuttgart,  1914.  Questa  edizione  è  intitolata 
Non  è  vero....  Al  inondo  colto !..'\. 

3.  Barbiera  (Raffaello).  Vedi  :   Guerra  Europea  {La)  del  1914. 

4.  Barker  (E.),  Davis  (H.  W.  C),  Fletcher  (C.  R.  L.),  Hassall 
(Arth.),  Wickham  Legg  (L.  G.),  Morgan  (F.):  Perchè  la  Gran  Bret- 
tagna combatte.  A  cura  di  insegnanti  della  Fac.  di  St.  mod.  nella 
Un.  di  Oxford.  Con  un'Appendice  di  doc.  orig.  tra  cui  il  Libro 
Bianco  del  Governo  germanico.  (Tip.  Clarendoniana,  Oxford,  1914). 
[Trad.  ital.  del  dott.  Cesare  Foligno,  i  voi.  in  16°  di  p.  126  e  123 
di  doc]  2*  ed.,  21  sett.  1914,  con  l'app.  V^  di  Doc.  del  Libro  Aran- 
cio Russo  che  nella  i'  ed.  manca. 

5.  Barone  (Colonnello  Prof.  Enrico):  La  Guerra  del  /914  (Roma,  1914). 
[Serie  di  articoli  pubblicata  contemporaneamente  nella  Preparazione 
diretta  dal  col.  Barone,  e  nel  Giornale  d'Italia,  poi  in  volume]. 

6.  Bellezza  (Paolo)  Prof,  nel  R.  Ist.  Tecnico  di  Milano:  L'Azione  bel- 
lica e  il  Caso  (Firenze,  Rassegna  Nazionale,  1914).  [r  opus,  in  8°  di 
33  p.,  in  Settembre  scritto,  in  Novembre  del  1914  pubblicato;  con 
accenni  agli  articoli  del  Col.  Barone]. 

7.  Bethmann  Hollweg  (Dr.  von',  Reichskanzler.  Vedi:  Weissbuch,... 
3  Aug.  1914- 

8.  Bevione  (G.),  deputato:  La  Neutralità  dell'Italia  (Torino,  1914)- 
[Serie  di  articoli  nella  Stampa  di  Torino,  in  cui  il  deputato  naziona- 
lista spinge  il  Governo  e  l'on.  Salandra  alla  guerra  all'Austria]. 


9.  Bompiani  (Ten.  Generale  Giorgio):  La  Guerra  del  1914  (Roma,  1914)- 
[Serie  di  articoli  pubblicata  dal  Popolo  Romano;  molto  imparziale 
rassegna  storica  militare  che  ci  stupiamo  di  trovare  in  un  giornale 
così  nettamente  e  parzialmente  germanofilo,  tantoché  l'autore  degli 
editoriali  è  un  suddito  austriaco!]. 

10.  Concordia  {La).  Vedi  :  Crispi. 

11.  CoRRADiNi  (Enrico).  Vedi  :  Ldea  Nazionale. 

12.  Correspondencc  etc.  Vedi:  Grev  (Sir  Edward). 

13.  Crispi  (T.  Palamenghi)  ex-deputato:  La  Concordia.  Giornale  quoti- 
diano (Roma,  1914;  1°  numero:  3  dicembre  1914).  [Periodico  ger- 
manofilo.... Pubblica  documenti  e  lettere  gallofobe  e  russofobe  tratti 
dalle  Carte  di  Francesco  Crispi]. 

14.  D'Alia  (Cav.  Antonino),  R.  Console  d'Italia  a  Zara:  La  Dalmazia  e 
le  regioni  limitrofe  e  l'Adriatico,  (con  una  carta  geografica).  (Zani- 
chelli, Bologna,  1914).  [Volumetto  di  186  pag.,  pubblicato  sotto  lo 
pseudonimo  di  «  Dalmata  ».  Lo  stesso  R.  Console  ha  già  pubblicato 
(Roma,  Min.  Afì",  Esteri,  1912)  un  volumetto  intitolato  appunto  La 
I)almazia\ 

15.  Dalmata.  Vedi  :  D'Alia  (Antonino). 

16.  Davis  (H.  W.  C).  Vedi:  Barker. 

17.  Dehn  (Paul),  Drechsler,  Erzberger  (M.),  Francke,  Jackh  (E.), 
Naumann  (D.),  V.  Oppersdorff,  V.  Reventlow,  Rohrcach  (Paul), 
Schacht:  La  verità  sulla  Guerra.  2*  edizione  arricchita  di  illustra- 
zioni. (E.  S.  Mittler  u.  Sohn,  Berlin,  1914).  [i  voi.  16°  di  176  p.  e 
8  p.  di  illust.  ;  contiene  :  Al  Popolo  italiano.  -  Come  si  venne  alla 
guerra.  -  Parlamento  e  Imperatore.  -  La  mobilitazione  tedesca.  -  La 
Germania,  l'Inghilterra  e  la  neutralità  del  Belgio.  -  Lovanio  e  le 
atrocità  belghe.  -  Il  Mediterraneo  italiano.  -  Documenti,  ecc.  Nella 
I*  ediz.  (di  sole  95  p.)  figura  il  capitolo  //  contegno  degli  avversari 
verso  la  Germania  che  nella  2*  ediz.  manca. 

18.  Drechsler.  Vedi  :  Dehn. 

19.  DuDAN  (Alessandro):  La  Moìiarchìa  degli  Absburgo.  Origini,  gran- 
dezza e  decadenza.  Con  documenti  inediti.  (Roma,  C.  A.  Bontem- 
pelli,  1914).  [2  voi,  in  8",  il  primo  va  dall'  800  al  1849,  il  secondo 
dal  1849  al  1914].  Importantissimo! 

20.  DuHN  (Federico  von).  Prof.  d'Archeol.  all'Un,  di  Heidelberg,  Socio 
straniero  della  R.  Accademia  dei  Lincei  :  Ai  miei  amici  Italiani. 
(S.  a.  i.,  Heidelberg,  20  sett.  1914).  [4  p.  in  4'']. 

21.  Erzberger  (M.).  Vedi  :  Dehn. 

22.  Federzoni  (Luigi),  deputato  (già  :  Giulio  de  Frenzi).  Vedi  :  Idea 
Nazionale. 

23.  Fletcher  (C.  R.  L.).  Vedi  :  Barker. 

24.  Foligno  (Dott.  Cesare).  Vedi  :  Barker. 

25.  Francke.  Vedi  :  Dehn. 


—   3  — 

26.  Gatti  (Capitano  Angelo):  La  Guerra  del  /p/^  (Milano,  1914).  [Serie 
di  articoli  pubblicata  nel  Corriere  della  Sera\. 

27.  Grey  tSir  Edward):  Correspondence  respecting  the  European  Crisis. 
(White  Paper  Miscellaneous,  N.  6,  1914.  Cd.  7467).  [Comunicato  alle 
due  Camere  del  Parlamento  Inglese,  Ag.  1914  ;  estratto  (testo  in- 
glese) pubblicato  dai  proff.  dell' Univ.  di  Oxford  in  Perchè  la  Gran 
Brettagìia  combat te\ 

28.  Grey  (Sir  Edward):  Correspondence  respecting  Events  leading  lo  the 
Rupture  of  Relations  with  Ttirkey.  Presented  to  both  Houses  of 
Pari.  Nov.  1914.  (Harrison  and  Sons,  London,  1914).  [In-4",  di  77  p.; 
documenti  raccolti  da  sir  Edward  Grey  sotto  l'indicazione  biblio- 
grafica :  Rliscellaneous.  N.  13  {igi4).  Cd.  ■/62S.  —  Ne  dobbiamo  la 
comunicazione  a  S.  E.  Sir  Rennell  Rodd,  Ambasciatore  d'Inghilterra 
presso  S.  M.  il  Re  d'Italia]. 

29.  Guerra  Europea  {La)  del  1914  (Fratelli  Treves  ed.,  Milano,  1914,  in  4", 
a  puntate).  [Sotto  tale  titolo  nuovo  è  continuata  ad  uscire,  dopo  lo 
scoppio  della  guerra,  la  Illustrazione  Popolare  diretta  da  Raffaello 
Barbiera]. 

30.  GwiNNER  (Arth.  von\  deput.,  dir.  della  Deutsche  Bank  di  Berlino: 
Movimento  economico.  Lo  stato  dell'  economia  politica  tedesca.  (Siid- 
deutsche  Nachrichtenstelle  fiir  die  Neutralen,  Stuttgart,  ottobre  1914). 
[Ediz.  ital.  ;  trad.  di  un  articolo  della   Tdgliche  Rundschaìi\. 

31.  Hassall  (Arthur).  Vedi  :  Barker. 

32.  Haupt  (Hermann)  Prof.  Dr.,  Diretl.  della  Bibliot.  dell' Un.  di  Gies- 
sen:  Una  lettera  a  un  amico  nel  Piemonte  (Giessen,  15  sett.  1914 
(Sùddeutsche  Nachrichtenstelle  fiir  die  Neutralen,  Stuttgart).  [Edi- 
zione italiana,  4  p.  in  16",  S.  a.  i.  tip.]. 

33.  Idea  Nazionale  {L'),  diretta  da  Enrico  Corradini,  Luigi  Federzoni, 
ecc.  ecc.  Divenuta  quotidiana  nell'  ottobre  1914.  (Roma,  28  via  del- 
l'Orso). [Fino  al  venerdì  2  ottobre,  l'Idea  Nazionale  uscì  settimanal- 
mente e  irregolarmente,  tantoché  il  1°  numero  della  serie  quotidiana 
reca  l'indicazione  Atmo  IV,  N.  jp,  Venerdì  2  ottobre  19/4.  Il  detto 
numero  incomincia  con  una  Lettera  aperta  del  Corradini  al  Salandra: 
La  Neutralità  italiana  di  fronte  alla  guerra']. 

34.  Jackh  (E.).  Vedi  :  Dehn. 

35.  Legg  (L.  G.  Wickham).  Vedi  :  Barker. 

36.  Libro  Ara?icio  Russo  (Estratti  dal).  Facsìmile  del  Recueil  de  docu- 
ments  diplomatiques.  Min.  des  Aff.  Etr.y  Négociations  ayant  précède 
la  guerre  10-23  jiiill.  -  24  juill.-6  aoùt  1914;  Pétrograde,  Impr.  de 
l' État,  1914  ;  pubbl.  a  p.  87  e  seg.  dell'opus.  Perchè  la  Gr.  Brett. 
combatte;  Oxford,  19 14. 

37.  LuMBROSO  (Alberto):  Libro  Bianco,  Libro  Azzurro,  Libro  Arancio, 
19T4  (Roma,  1914).  [Serie  di  documenti  diplomatici  pubblicata  nella 
Rivista  di  Roma\ 


—  4  — 

38.  Mantegazza  (Vico):  L'  altra  Sponda.  Italia  e  Austria  nell'Adriatico. 
Con  76  incisioni  e  6  carte.  2*  edizione.  (Libr.  editr.  lombarda,  Tom. 
Antongini,  Milano,  1906.  [Scutari,  Durazzo,  il  Montenegro,  Vallona, 
l'Epiro,  la  Dalmazia.  Gli  errori  della  nostra  politica.  —  Cfr.  del  me- 
desimo autore  i  voi.  editi  dal  Bontempelli  di  Roma,  L'Albatiia;  La 
grande  Bulgaria;  La  Guerra  balcanica;  La  Rumenia,  tutti  con  ta- 
vole, alcuni  con  carte]. 

39.  MoNGiARDiNi,  Bravetta,  ecc.  ecc.  :  La  Lega  Navale  Italiana  (Rivi- 
sta). (Roma,  1914).  [Serie  di  articoli  sulla  guerra  navale  del  1914. 
Del  Bravetta  sono  usciti  altri  articoli  nella  Stampa  di  Torino,  sulla 
guerra  navale  nell'Adriatico,  sulla  guerra  navale  anglo-tedesca  ecc.] 

40.  Morgan  (F.),  Prof.  nell'Un.  di  Oxford.  Vedi  :  Barker. 

41.  Naumann  (D.).  Vedi  Dehn. 

42.  Oppersdorff  (von).  Vedi  :  Dehn. 

43.  Reventlow  (von).  Vedi  :  Dehn. 

44.  Rivista  di  Roma.  Vedi  :  Lumbroso. 

45.  RoDOLico  (Nicolò):  Dalla  Vita  e  dalla  Storia  contemporanea  (^.  Lapi, 

Città  di  Castello,  1913).  [i  voi.  di  VIII-336  pag.  —  Nella  parte  1*: 
L'Albania  è  una  nazione  ?  -  Venezia  e  l'Albania.  -  Ministri  e  generali 
in  Austria.  -  La  Russia  e  le  sue  vie  al  mare.  -  L'Europa  e  il  Monte- 
negro. -  Gli  Arabi  della  Poesia  e  gli  Arabi  della  Storia]. 

46.  Rohrbach  (Paul).  Vedi  :  Dehn. 

47.  Salomon  (Prof.  Wilhelm),  dell'Univ.  di  Heidelberg  :  Ai  miei  amici 
Italiani!  [J.  Hòrning,  Universitàts-Buchdruckerei,  Heidelberg,  s.  a. 
(1914)]. 

48.  Schacht.  Vedi  :  Dehn. 

49.  ScHLOSS  (Max),  Marineschriftsteller:  Der  Janiìner  unserer  Seemacht. 
Die  politischen,  militàrischen  und  wirtschaftlichen  Grundlagen  des 
langfristigen  Flottengesetzes  (Vienna,  1914,  Josef  Roller  u.  Comp). 
(Pubblicazione  anteriore  allo  scoppio  della  guerra),  [i  opus,  di  97  p. 
in  8";  Vortrag,  gehalten  in  der  Leogesellschaft]. 

50.  ScHLOSs  (Max):  Oesterreich-Ungarns  Wacht  znr  See.  (Grefe  und  Ti- 
demann,  Hamburg). 

51.  ScHLOSS  (Max):  Die  Wahrheit  i'iber  die  neuen  òsterreichisch-ungari- 
schen  Schlachtschiffe .  (Grefe  und  Tidemann,  Hamburg). 

52.  ScHLOSS  (Max'':  Die  durch  das  Flottengesetz  zu  bestimmendc  Sollstàrke 
unserer  Kriegsmarine.  (Verlag  Industrie,  Wien).  [Entwurf  und  Moti- 
venberichte  zum  Flottengesetz]. 

53.  ScHLOss  (Max):  ìVem.  sind  die  òsterreichisch-ungarischen  Seeinteressen 
anvertraiit  ?  (Karl  Konegen,  Wien).  [Ein  offener  Brief  an  Seine  Exzel- 
lenz  den  Marinekommandanten  Grafen  Montecuccoli]. 

54.  Torre  (A.),  deputato  :  La  parola  del  Re,  ecc.  ecc.  (Milano,  1914). 
[Serie  di  articoli  politici  sulla  Neutralità,  sulla  politica  seguita  dai 
due  Ministeri  Salandra,  sul  Ministro  degli  Esteri  San  Giuliano  ecc.  ecc.. 


—   5  — 

nel  Corriere  della  Sera  ;    molti   non  sono  firmati  o  sono  distinti  solo 
dalla  sigla  «  T  »]. 

55.  Trieste  {La  conquista  di).  Il  problema  economico  del  dominio  italiano 
sull'Adriatico,  di  ***.  (C.  A.  Bontempelli,  Roma,  I9i4>-  [Le  alter- 
native di  indirizzo  per  l'annessione.  -  Le  ipotesi  politiche  fondamen- 
tali. -  Trieste  e  la  sua  importanza  economica  per  l'Italia.  -  Trieste 
dopo  l'annessione.  -  La  sorte  e  l'influenza  di  Fiume.  -  Venezia  e  l'an- 
nessione di  Trieste  e  della  costa  orientale.  -  Il  problema  marittimo 
dell'Adriatico.  -  La  concorrenza  fra  i  porti  :  nord  germanico  contro 
sud   latino]  (i). 

56.  War{The)  illusirated.  (2  d.,  weekly,  London,  1914)-  [H  "•"  4  del  voi.  1° 
ha  la  data  :  IVeek  ending  12  Sept.  1914.  Sulla  copertina  un  disegno 
rappresentante  la  Latest  German  Invention  :  The  Red  Cross  Machine- 
Gun!  (Evidente  falsificazione).  Questa  copertina  è  riprodotta  nella 
2^  ediz.  della   Verità  sopra  la  guerra.  Beri.,  Mittler,  1914]- 

57.  Weissbuch  {Das  Deutsche)  iiber  den  Ausbruch  des  Deutsch-Rnssisch-Fran- 
zósischen  Krieges.  Nach  devi  dem  Reichstag  vorgelegten  Material.  (Nor- 
dische  Verlagsanstalt  R.  Hieronymus,  Neumiinster-Leipzig).  [Berlin, 
den  3  Aug.  1914  :  Denkschrift  und  Aktensti'icke  zum  Kriegsausbruch  ; 
Reichstag,  13  Legislatur-Periode,  II  Session  1914.  —  Facsimile  tipo- 
grafico pubbl.  a  Oxford  in  Perchè  la  Gr.  Brett.  combatte;  opus,  di 
47  p.   in  16'^.  Presentato  dal  Cancelliere  Dr.  von  Bethmann  Hollweg]. 

58.  \ViCKH.\M  Legg  (L.  G.).  Vedi  :  Barker. 

59.  WiLLKOMM  (O.):  Durch  Noi  u.  Tod  zum  Sieg !  I.  Mahnung  in 
Kriegsgefahr.  Predigt  (Ev.-Luth.  Freikirche),  15  p.  8''  -  II.  Krieg  u. 
Ernte.  Predigt.  15  p.  8»  (Zwickau,  1914,  Schriften-Verein).  [8°  pic- 
colo, n.  1-2  della  serie  di  Prediche  fatte  nella  St.  Johanniskirche 
zu  Niederplatiitz']. 

60.  WuNDT  (Prof.).  Vedi:  sub  voce  Lévv-Bruhl. 

61.  Zeyss  (Dr.  E.):Z>/^  Bundesverfassung  der  schweizerischen  Eidgenossen- 
schaft.  4 -e  Auflage.  Nach  dem  Stande  der  Gesetzgebg.  vom  i  Ja- 
nuar  1914  (Leipzig,  Reclam  (Ph.)  jun.,  1914)-  [90  P-  16°.  Nuova 
edizione.  N.  3519  della  Raccolta  Universal-Bibliothek\. 

62.  ZùccoLi  (Luciano):  La  Sfinge.  -  I^a  politica  delle  cifre,  etc.  {La  Con- 
cordia, gìorn.  quotid.,  Roma  io  e  12  die.  1914)-  [Serie  di  articoli 
pubblicata  nella  gazzetta  germanofila  del  sig.  Palamenghi-Crispi.  La 
Sfinge  è  la  flotta  inglese  che  secondo  lo  Zùccoli  «  non  fa  nulla  >  ; 
la  Politica  delle  cifre  è  una  dimostrazione,  basata  sulla  statistica, 
dèi  pericolo  slavo:  nel  i960  «la  Russia  da  sola,  coi  suoi  264  milioni 
di  abitanti,  verrà  quasi  ad  equilibrare  le  popolazioni  dell'Austria, 
della  Germania,  dell'  Inghilterra  e  della  Francia  :  281  »]. 


(i)  So  dal  eh.  dott.  Alessandro  Dudan,  lo  storico  della  Monarchia  degli  Absburgo,  che 
l'anonimo  autore  de  La  Conquuta  di  Trieste  è  Makio  Alberti. 


_  6  — 

63.  Amfiteatroff  (Alessandro)  :  Serbia  e  Italia  {Eroica,  Rass.  d' ogni 
poesia,  dir,  da  Ett.  Cozzani,  a.  IV,  voi.  II,  fase.  2-3,  1914,  Spezia). 
[Quando  l'Austria  dichiarò  la  guerra  alla  Serbia,  l'Anifiteatroff  era 
quasi  «solo  a  pronosticare  alla  Serbia  una  guerra  vittoriosa  »]  (i). 

64.  Anzilotti  (Antonio):  La  Guerra  del  igi4,  la  democrazia,  ecc.  {L'Azione, 
(settimanale)  Milano,   1914).  [Passim  ;  serie  di  articoli]. 

65.  [Arcari].  Vedi  L'Azione.  [Nel  n.°  del  13  dicembre  1914:  Giolitti  e 
Biìlouf]. 

66.  Arnold  (Dr.  Eberh.):  Der  Krieg,  e.  Aufruf  zur  Innerlichkeil  {Gotha, 
Ev.  Buchhandlung  P.  Ott,  1914).  [108  p.  8^  gr.]. 

67.  AsHLEY  (Prof.).  Vedi  sub  voce  Lévy-Bruhl. 

68.  Austria  (L'),  //  minor  male.  Vedi  sub  voce  De  Fiori. 

69.  Azione  {L'),  Rassegna  Nazionale  liberale,  diretta  da  Paolo  Arcari 
e  Alberto  Caroncini  (Milano,  1914).  [1914  -  anno  I  ;  articoli  di 
Arcari,  Carlo  Balzani,  Giov.  Cipolla,  Carlo  Merlin,  Ant.  Anzilotti  ecc.]. 

70.  Baeumer  (Gertrud)  :  Heimatchronik  (Sonderausgabe  der  Hilfe,  mo- 
natliche  Hefte,  Berlin-Schòneberg,  1914).  [«  Ins  Feld  und  an  Laza- 
rette  kostenfrei  »]. 

71.  Baeumer  (Dr.  Gertrud)  :  Der  Krieg  und  die  Frau.  15.  Heft  der  von 
Ernst  Jàckh  herausgegebenen  Flugschriftensammlung  Der  Deutsche 
Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  32  p.  8°).  [«  Nicht 
nur  die  Heere  kàmpfen  um  unsern  Sieg,  nein,  das  ganze  Volk  mit 
jeder  kraft  und  jeder  Leistung,  jeder  Arbeit  und  jedem  Opfer,  und 
auch  die  Frauen  kàmpfen,  nicht  nur  duldend  und  wartend,  sondern 
handelnd  und  schafTend  mit.  Was  wir  ihren  Opfern  und  MiJhen  seit 
Kriegsausbruch  verdanken,  wissen  wir  alle.  Neben  der  unwàgbaren 
VVehrleistung  der  Frauen  und  Mùtter,  von  der  jeder  Soldat  sein  Stùck 
mit  hinaustràgt,  schildert  Gertrud  Bàumer  vor  allem  die  besonderen, 
einzelnen  Kriegsaufgaben,  die  Mitarbeit  der  Frauen  an  der  Wider- 
standskraft  unserer  wirtschaftlichen  und  sozialen  Richtung  auf  dem 
Gebiet  der  Hauswirtschaft,  der  Pflege,  der  Wohltàtigkeit  und  der 
sozialen  Organisation.  So  gehen  die  deutschen  Frauen  durch  eine 
Zeit  des  Ertragens  und  der  Arbeit  hindurch,  die  das  Bewusstsein  der 
Verantwortlichkeit  gegen  die  Gesamtheit  in  ihnen  weitet,  und  die 
alien,  den  hàuslich  sorgenden  und  den  òffentlich  organisierenden, 
den  pflegenden  und  den  ratenden  ihr  ganzes  Leben  im  Lichte  vater- 
làndischer  Pflichterfùllung  zeigt.  Die  deutschen  Frauen  werden  ihrem 
Lande  mit  tàglich    gefestigter    Kraft    und    tàglich    geklàrter  Einsicht 

(1)  Scrive  l'Amfiteatroff:  «  Kon  abbiamo  paura  dell'Austria,  ma  dell' Europa»,  mi  diceva 
un  giorno  un  uomo  ben  saggio  e  moderato:  Nicola  Pasic.  «Che  l'Europa  ci  lasci  da  soli  a 
soli  con  l'Austria,  senza  l'incubo  d'un  intervento,  e  noi,  sia  pure  a  costo  di  sacrifizi  mostruosi, 
vinceremo».  La  stessa  certezza,  ma  ancora  più  energicamente  espressa,  ho  udita  dal  Ministro 
della  Guerra  d'allora,  il  generale  Jivkoviic,  lo  stesso  che  nel  1909,  quando  l'Austria  minacciava 
l'invasione  senza  proclamazione  di  guerra,  oppose  dal  canto  suo  la  minaccia  che,  in  un  simile 
caso,  avrebbe  impiccato  il  conte  Forgatch  al  portone  dell'Ambasciata»  (Eroica^  fase,  cit.,  p.  85). 


durchhalten  helfen,  und  sie  werden  einst  die  Schwelle  des    Friedens 
reifer,  treuer  und  ernster  iiberschreiten  »]. 

72.  Balzani  (Carlo):  Kaiserìsmo  e  Socialismo  {L' A::ioìte  del  13  dicembre 
1914,  Milano). 

73.  Becker  (Prof.  Dr.  C.  H.)  :  Dentschland  und  der  Islam.  3.  Heft  der  von 
Ernst  Jackh  herausgegebenen  Flugschriften-Serie  Der  Deutsche  Krieg 
(Deutsche  Verlags-Anstalt  in  Stuttgart,  1914,  31  p.  S**).  [«  Einer  unsrer 
besten  Kenner  des  Islam  behandelt  hier  einen  Stofì',  dessen  Bedeutung 
ohne  weiteres  einleuchtet.  Wir  alle  haben  immer  gefuhit,  dass  die  deut- 
schcn  Beziehungen  zur  Tiirkei  und  weiterhin  zum  ganzen  Islam  ein  be- 
sonders  wichtiges  und  auch  ein  mit  wirklichem  Geschik  und  staats- 
manniscliem  Weitblick  gepflegtes  Gebiet  unsrer  auswàrtigen  Politik 
bedeuteten.  Da  ist  es  nun  hòchst  anziehend  und  unterrichtend,  gerade 
in  dem  Augenblick,  da  sich  die  Richtigkeit  und  Fruchtbarkeit  unsrer 
Tùrkenpolitik  praktisch  erweisen  soli,  sie  durch  eine  Autoritat  der 
Wissenschaft  und  der  praktischen  Erfahrung  nachgepriift  und  in  die 
grossen  weltgeschichtlichen  und  vveltpolitischen  Zusammenhànge  ge- 
riickt  zu  sehn.  Ueberzeugend  weist  Becker-  nach,  dass  einerseits 
Deutschland  die  einzige  Macht  ist,  zu  deren  Lebensinteressen  eine 
lebenskràftige  Tiirkei  gehòrt,  dass  andrerseits  die  Tiirkei  in  dem 
Augenblick  untergehen  miisste,  in  dem  Deutschlands  Grossmachtstel- 
lung  vernichtet  wiirde.  Wie  dabei  die  Geschicke  der  Tiirkei  mit  dem 
Gesamt-Islam  aufs  engste  verflochten  sind,  und  welche  Sympathien 
und  Hoffnungen  die  Moslems  aller  Lànder  und  Nationen  dem  Deut- 
schen  Reich  entgegenbringen,  das  bildet  den  weiteren  Inhalt  der 
Schrift,  die  in  ihrer  strengen  Sachlichkeit  auf  alles  Utopische  verzich- 
tet,  dafiir  mit  dem,  was  sie  als  mòglich  und  wahrscheinlich  fiir  die 
Zukunft  andeutet,  doppelt  iiberzeugend  wirkt  »]. 

74.  BiNSW.\NGER  (Prof.  Dr.  Otto}:  Die  seelischen  Wirkimgen  des  Kriegs .  12. 
Heft  der  von  Ernst  Jackh  herausgegebenen  Flugschriftensammlung /?<?;' 
Deutsche  Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  40  p.  8°). 
[«  Diese  Flugschrift  griindet  sich  auf  einen  Vortrag,  den  der  Verfasser 
in  der  Schweiz  vor  seinen  Landsleuten  halten  wollte.  Als  seit  vielen 
Jahren  in  Deutschland  lebender  Schweizer  darf  der  als  hervorragender 
Psychiater  weitbekannte  Verfasser  wohl  Anspruch  darauf  erheben, 
seine  Betrachtungen  als  besonders  objektiv  und  unvoreingenommen 
angesehen  zu  wissen.  Die  durchaus  sachlichen  und  dabei  von  warmer 
Liebe  zu  deutschem  Wesen  durchdrungenen  Ausfiihrungen  iiber  das 
Bild,  das  sich  seit  Ausbruch  des  Kriegs  dem  Arzt  bietet,  beriihren 
ausserordentlich  vvohltuend  und  beruhigend  ;  muss  doch  der  Verfasser 
selbst  zugeben,  dass  er  seine  frùheren  Befiirchtungen,  das  deutsche 
Volk  fange  an  zu  degenerieren,  nicht  mehr  aufrechterhalten  kònne, 
seit  er  Zeuge  gewesen  von  dem  mannhaften  Eintreten  aller  Volkskreise 
und  von  dem  Aushalten  aller  Strapazen  und  seelischen  Aufregungen 


selbst  bei  Personen,  die  er  vorher  wegen  nervòser  Leiden  behandeln 
musste.  Interessant  sind  seine  Ausfùhrungen  iiber  die  Massensugge- 
stion  ini  Kriege,  ùber  die  auf  einmal  aufkommende  und  dann  ebenso 
rasch  wieder  abnehmende  Furcht  vor  Spionen,  ùber  die  wohl  nur 
noch  pathologisch  zu  nehmenden  Verleumdungen  der  Feinde  usw. 
Die  Schrift  ist  fùr  jeden,  der  die  Psychologie  der  Volksseele  in  diesen 
Zeiten  studieren  will,  von  gròsstem  Interesse  »]. 

75.  BiTHORN  (Stiftssuperint.  Wilhelm)  :  Furchtlos  u.  beharrlich  vorwàrts. 
Ansprachen  aus  der  Kriegszeit  1914  (Merseburg,  1914,  F.  Stollberg). 
[62  p.  80]. 

76.  Bompiani  (T.  Gen.  Giorgio):  Tre  Campagne  in  sei  anni  {Popolo  Ro- 
mano, mercoledì  9  dicembre  1914).  [1S64-1870;  paragona  quelle  cam- 
pagne con  quella  del  1914]. 

77.  BoNAMico  (Comandante  Domenico):  La  missione  dell'Italia  (Firenze, 
Tip.  Fattori  e  Puggelli,  19x4).  [La  tesi  dell'A.  è  che  l'Italia  ha  il  do- 
vere di  cooperare  alla  integrazione  di  tutte  le  sane  e  vitali  energie 
europee  in  un  unico  fascio  per  la  salvezza  della  civiltà,  sulla  base 
fondamentale  del  principio  di  nazionalità]. 

78.  BoNNAL  (General)  :  Vers  le  succès  final  {Le  Matin,  Parigi,  nov.  1914 
e  seguenti).  [Serie  di  articoli  quotidiani,  sulla  guerra  del  1914.  pub- 
blicati nel  giornale  parigino  Le  Matin']. 

79.  Brussau  (Superint.  Oskar)  :  Kriegsbetstunden  (8°  piccolo,  Lipsia, 
1914,  G.  Schloessmann).  [La  3^  serie,  di  85  p.,  è  intitolata  Valer, 
ich  nife  dich  !]. 

80.  Bruhnsen  (Hans)  in  Gross-Flottbeck  :  Los  von  England  (Das  Gròs- 
sere  Deutschland,  Dresden,  1914,  Heft  36).  [Risposta  all'articolo  uscito 
n€^' Heft  27,  sotto  il  titolo  «  Reuters  Agentur  :  die  englische  Lù- 
genfabrik  »]. 

81.  Buchi  (Dr.  Robert)  :  Die  Geschichte  der  Pan-Amerikanischen  Bewe- 
gung,  mit  besonderer  Beriicksichtigung  iìirer  Vòlkerrechtlichen  Be- 
deutung  (Breslau,  1914,  J.  U.  Kern's  Verlag  (Ma.x  Miiller),  i  voi.  8° 
di  XVI-192  p.).  (2*  puntata  della  raccolta  delle  Vòlkerrechtliche  Mo- 
nographien,  pubbl.  sotto  la  direzione  di  Schiicking  e  Wehberg;  vedi 
sub  vocibus.  Comprende  i  seguenti  articoli  :  I.  Amerika  und  das  Vòl- 
kerrecht  -  II.  Die  Gesch.  des  Pan-Amerikanismus  -  III.  Die  Organi- 
sation  Zentral-Amerikas  -  IV.  Der  Pan-Amerikanismus  und  die  Politik 
der  Vereinigten  Staaten.  —  L'  opera  è  provvista  di  un'  abbondante 
bibliografia  del  soggetto]. 

82.  Bulow  (Fùrst)  :  Deutsche  Politik.  i.  Abschnitt  des  Werkes  «  Deutsch- 
land unter  Kaiser  Wilhelm  II»  (Band  I,   1914). 

83.  Caix  (Robert  de)  :  Le  Japon.  Conférence  {Journal  des  Débats,  Paris, 
samedi  11  décembre  1914).  [Riprodotta  per  intero,  5  colonne  della 
3^  pagina]. 

84.  Chiappelli  (Aless.,  Senat.)  dell' Ist.  dì  St.  Sup.  di  Firenze:  Prepara- 


—   9  — 

zione  d'anni  e  di  a»iini  {La  Nazione.  13-14  die.  1914,  Firenze),  [Ar- 
ticolo di  3  colonne]. 

85.  Christo  (Homemi  fils  :  Le  Portiigal  et  la  Guerre  {L' Eclair,  Paris, 
8  dee.  1914).  [Feuilleton]. 

86.  Clorius  (Fast,  primar.)  :  Zeiten  der  Entscheiduiig.  4*'  Kriegspredigt 
ab.  Lue.  j,  15-17  atn  Landes-Buss-u.  Bettag,  iS-ii-igi4,  geh.  zu  St. 
Marien-Neubrandenburg  (Neubrandenburg,  1914,  C.  Briinslow).  [S 
pag.  8°]. 

87.  Corsi  (Generale  Carlo).  La  Guerra  del  1914  e  del  rgi^.  {Tribuna, 
Roma,  1914-1915 K  [Serie  di  articoli  sulle  principali  fasi  del  conflitto 
europeo].  Diamo  i  titoli  degli  articoli  e  la  data  della  pubblicazione  : 
L'offensiva  germanica  {Tribuna,  7  agosto  1914).  -  L'invasione  te- 
desca nel  Belgio  {Tribuna,  8  agosto  1914).  -  Come  il  Belgio  contra- 
sta l'avanzata  dei  Tedeschi  {Tribuna,  io  agosto  1914).  -  L'offensiva 
francese  {Tribuna,  12  agosto  1914).  -  Come  è  difesa  la  frontiera  nord 
francese  {Tribuna,  17  agosto  1914).  -  Schieramenti  strategici  della 
Francia  e  della  Germania  {Tribuna,  19  agosto  1914).  -  Mosse  fran- 
cesi e  tedesche  tra  Mons  e  i  Vosgi  {Tribuna,  26  agosto  1914).  - 
La  frontiera  francese  dell'  Est  {Tribuna,  27  agosto  1914).  -  I  parchi 
d'assedio  germanici  1  Tribuna,  29  agosto  19 14).  -  L'avanzata  tedesca 
in  Francia  {Tribuna,  31  agosto  1914).  -  Nello  scacchiere  austro-russo- 
germanico  {Tribuna,  6  sett.  1914)  -  Verso  Parigi:  1870-1914  {Tri- 
buna, 8  sett.  1914).  -  L' azione  franco-tedesca  fra  Parigi  e  Verdun 
[Tribuna,  12  sett.  1914V  -  Nel  teatro  francese-tedesco.  La  battaglia 
dal  6  all' II  agosto  {Tribuna.  15  sett.  1914).  -  Muteranno  piano  i  Te- 
deschi ?  {Tribuna,  18  sett.  1914).  -  Preconcetti  disastrosi  (Teatro 
Russo-Austriaco)  {Tribmta,  26  sett.  1914).  -  I  forti  in  Francia  hanno 
servito?  {Tribuna,  29  sett.  19 14).  -  Riserve  strategiche  {Tribuna, 
5  ott.  1914).  -  La  guerra  prevista  nel  1903  {Tribuna,  io  ott.  1914).  - 
Caratteristiche  della  battaglia  dell'Aisne  {Tribuna,  12  ott.  1914)  -  ^ 
Russi  attuano  il  loro  piano  {Tribuna,  17  ott.  1914)-  -  Per  troppo  vo- 
lere   {Tribtma,   22  ott.   1914).    -    La    guerra   dal  cielo  {Tribuna,   26 

ott.  1914).  -  Teatro  della  Guerra  orientale  {Tribuna,  29  ott.  1914).  - 
Il  coefficiente  numero  e  l'insuccesso  {Tribuna,  4  nov.  1914).  -  Guerra 
di  «  grignottements  »  {Tribuna,  8  nov.  1914).  -  Di  quali  forze  dispone 
la  Germania?  {Tribuna,  11  nov.  1914).  -  Controffensiva  russa.  Riti- 
rata austro-tedesca  {Tribuna,  13  nov.  1914  .  -  La  forza  dell'esercito 
francese  {Tribuna,  17  nov.  1914).  -  L'offensiva  su  Kutno  {Tribuna, 
20  nov.  1914).  -  Le  forze  turche  {Tribuna,  26  nov.  1914)  -  L'offen- 
siva tedesca  in  Polonia  {Tribuna,  29  nov.  1914).  -  Caratteristiche  te- 
desche nella  condotta  della  guerra  {Tribuna,  5  die.  I9i4)-  -  I  cento 
Corpi  d'Armata  [tedeschi].  Potenza  effettiva  ed  esagerazioni  {Tri- 
buna, 8  die.  1914).  -  Dalla  battaglia  di  Kutno  alla  presa  di  Lodz 
{Tribuna,   12  die.  1914).  -  L' insuccesso  austriaco  in  Serbia  (7>7(5««ff. 


i6  die.  1914).  -  L' offensiva  del  generale  ^maresciallo]  Hinderburg 
iHindenburg]  {Tribuna,  22  die.  1914)-  -  «Offensiva»  o  «aggressi- 
vità» nel  Teatro  oceidentale  di  guerra?  {Tribuna,  30  die.   1914)- 

88.  CozzANi  (Ettore)  :  La  Sentina  :  Rettorica  e  realtà  ;  Il  vero  tradimento 
della  Germania;  Bandiere  e  partiti;  Aligherius  noster  est  [L'Eroica, 
Rass.,  a.  IV,  fase.  2-3  del  2''  voi.,  Spezia,  1914)-  [Artieoli  firmati 
//  Veliere]. 

89.  CziZEK  (Dr.  Rud.)  :  Die  Landsturmpflicht  ;  der  Unterhaltsbeitrag  f. 
Angehórige  der  Eingerùckten  u.  die  Versorgung  der  Witwen  u.  Wai- 
sen  nach  Gefallenen  (1914,  Prag,  in  S"  gr.,  Editore  il  «  Deutscher 
Verein  zur  Verbreitung  gemeinnùtz.  Kenntnisse  »).  [16  p.  ;  n."  433 
della  «  Sammlung  gemeinnùtziger  Vortràge,  herausgeg.  vom  deut- 
schen  Vereine  zur  Verbreitung  gemeinnùtz.  Kenntnisse  in  Prag  (II, 
Torgasse  11)]. 

90.  De  Fiori  (Dott.  Roberto)  Corrispondente  romano  della  «  Neue  Freie 
Presse  »  :  L'Austria.  Il  minor  male  (Roma,  novem.  1914,  i  opus.). 
[A.  R.  seriveva  da  Vienna  ^\V Idea  Naziojialc  (N.°  del  19  die.  1914)  : 
«  È  capitata  qui  qualche  copia  di  un  opuscolo  stampato  a  Roma  col 
titolo  L'Austria,  il  mitior  male,  ed  ha  suscitato,  nei  circoli  giornali- 
stici, alcuni  commenti.  Si  dice  che  il  suo  autore  sia  il  dottor  Roberto 
de  Fiori  corrispondente  della  Neue  Freie  Presse.  Ora  alcuni  dei  più 
rigidi  patriotti  austriaci  si  domandano,  come  mai  il  signor  de  Fiori 
dipendente  stipendiato  di  un  giornale  austriaco,  osi  chiamare  l'Au- 
stria «  il  minor  male  »  ;  come  mai  egli  si  prenda  la  libertà  di  parlare 
del  principe  di  Hohenlohe  come  di  un  terribile  gaffeur  ;  come  egli 
che  è  suddito  austriaco  e  agli  stipendi  di  un  giornale  che  esprime 
ora  assai  fedelmente  il  pensiero  dello  Stato  austriaco,  possa  invocare 
l'intervento  della  Germania  negli  affari  interni  dell'Austria.  Questi 
discorsi  dimostrano  come  siano  pronti  all'ira  gli  Austriaci  contro  gl'Ita- 
liani, anche  bene  intenzionati  verso  la  Monarchia.  Si  pensa  poi  che 
in  Austria  nessun  giornalista  avrebbe  osato  scrivere  sulla  imprepara- 
zione militare  quello  che  è  stato  scritto  nell'  opuscolo  in  Italia.  Si 
pensa  quindi  che  in  Italia  lo  Stato  è  debole.  Quanto  al  contenuto  di 
quelle  affermazioni  si  dice  che  il  de  Fiori,  neh'  interesse  di  rispar- 
miare all'Austria  l'assalto  italiano  fa  benissimo  a  voler  persuadere  gli 
Italiani  che  il  loro  esercito  è  troppo  debole  per  poter  scendere  in 
campo  ;  ma  che  d'altro  canto  per  gli  Austriaci  sarebbe  assurdo  e  pe  • 
ricoloso  farsi  illusiorà  sulla  impreparazione  italiana  »]. 

91.  Deissmann  ;Prof.  Dr.  Adf.):  Der  Krieg  u.  die  Religion.  Mit  Beilagen 
ausgeivàhlter  Krieg sdokiimente  (1914,  Berlin,  C.  Heymann).  [43  pag. 
8**.  Fa  parte  delle  '  «  Deutsche  Reden  in  schwerer  Zeit.  Herausgeg. 
von  der  Zentralstelle  f.  Volkswohlfahrt  u.  dem  Verein  fiir  volkstùml. 
Kurse  v.  Berliner  Hochschullehrern  ».  E  il  n.^  9]' 

92.  Deumer:  Genossenschaftliche  Kriegshilfe    ^Guttentag    Verlag,    Berlin, 


—   II   — 

1914)-  [È  stata  molto  apprezzata  la  rapidità  e  la  prontezza  colla  quale 
l'Impero  tedesco  è  riuscito  ad  improvvisare  una  serie  di  istituzioni 
necessarie  per  venire  in  aiuto  dei  bisogni  straordinari  creati  dalla 
guerra  stessa.  Le  istituzioni  più  importanti  in  proposito  sono  le  casse 
e  banche  di  credito  durante  !a  guerra  e  le  speciali  casse  di  prestito 
per  tutte  le  necessità  inerenti  alla  vita  durante  il  conflitto.  La  riu- 
scita di  tutto  ciò  è  ascritta  in  Germania  in  buona  parte  alla  forza  ed 
alla  solidità  del  movimento  cooperativo  ed  uno  degli  apostoli  di  questo 
movimento,  il  dott.  Deumer,  professore  nella  Scuola  superiore  di 
Commercio  di  Amburgo,  ha  voluto  riunire  in  un  fascicolo  di  poche 
pagine  tre  sue  conferenze  che  esaltano  i  servizi  resi  dalle  cooperative 
in  Germania  durante  la  guerra.  Tali  servizi  sono  innumerevoli  per- 
chè riguardano,  oltre  le  suddette  istituzioni  appositamente  create, 
numerosi  problemi  di  alimentazione  dell'  esercito,  provvedimenti  per 
i  feriti,  per  le  famiglie  dei  richiamati,  per  le  vedove  e  gli  orfani. 
Giustamente  il  dottor  Deumer  esalta  la  scuola  sorta  dal  movimento 
cooperativo  per  la  formazione  di  un  sentimento  generale  di  solida- 
rietà degli  individui  tra  loro,  solidarietà  che  dà  oggi  cosi  splendide 
prove]. 

93.  Deiitschland  mici  der  Weltkrieg.  Vedi  sub  vocibus  Neukamp,  Kraus  ecc. 

94.  Dmowski  (Roman)  di  Varsavia:  Niemcy,  Rosya  i  sprawa  polska  {La 
Germania,  la  Russia  e  la  Questione  polacca)  (VarsaviaX  [Cit.  in 
Gròssere  Deutschland,  1914,  n."  36,  p.  noi,  art.  del  Feldmann  :  Die 
polnische  frage.  Lo  Dmowski  è  il  capo  del  partito  polacco  naziona- 
lista che  comprende  la  Szlachta  (grundbesitzende  AdelJ  e  la  Borghe- 
sia entrate  nei  regierungsfàhigen  Kreisen  della  Russia  (op.  cit., 
p.   noi;]. 

95.  Einaudi  (Luigi,  Prof.  nell'Univ.  di  Torino):  La  Guerra  e  l'Italia  {Cor- 
riere della  Sera,  Milano,  1914).  [Serie  di  articoli  su  argomenti  di 
economia  e  di  finanza  e  sulle  conseguenze  della  conflagrazione  euro- 
pea. Nel  Corriere,  passim  dall' ag.  1914  in  poi]. 

96.  Erich  (Dr.  Rafael),  ord.  prof,  des  Staats-und  Vòlkerrechts  an  der 
Un.  Helsingfors  :  Probleme  der  internationalcn  Organisation.  Vólker- 
rechtliche  Studien  (J.  U.  Kern's  Verlag,  Breslau,   1914,  in  8°,  i  voi.). 

97.  Erzberger  (M.)  und  Traub  (Gottfried):  Die  Mobilmachung .  —  Der 
Krieg  und  die  Seele  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  28  e 
26  p.  8®).  [«  In  der  mit  grossem  Beifall  aufgenommenen  Flugschriften- 
reihe  Der  Deutsche  Krieg,  herausgegeben  von  Ernst  Jackh  (Stuttgart, 
Deutsche  Verlags-Anstalt,  jedes  Heft  50  Pfennig)  sind  jetzt  zwei  neue 
Hefte  erschienen.  In  dem  einen  behandelt  Gottfried  Traub  das  Thema  : 
Der  Krieg  und  die  Seele.  Der  evangelische  Geistliche,  der  in  ganz 
Deutschland  Anhànger  und  Verehrer  besitzt,  fùhrt  darin  aus,  wie 
unser  aller  Seelen  passiv  vom  Krieg  beeinflusst  werden,  er  gibt  aber 
auch   treffliche    Mahnungen    und    Winke,   welche  Eigenschaften   und 


12     — 

Fàhigkeiten  unserer  Seele  wir  entwickeln  und  kràftigen  soliteti,  um 
den  ungeheuren  Aufgaben,  die  diese  Zeit  an  unser  Innenleben  und 
unser  Pflichtgefùhl  stellt,  voli  gewachsen  zu  sein.  Feine  psjchologi- 
sche  Beobachtungsgabe  und  eine  tiefe,  tatkràftige  Fròmmigkeit  ver- 
leihen  der  kleinen  Schrift  ihren  vveit  iiber  den  Tag  hinausreichenden 
Wert.  —  In  dem  andern  schildert  der  Reichstagsabgeordnete  M.  Er;^- 
berger,  Die  Deutsche  Mobilmachung,  dies  Wunderwerk  militàrischer 
Organisation,  in  ebenso  sachlicher  wie  anschaulicher  Darstellung. 
Erzberger  ist  auch  ausserhalb  seiner  Partei  als  einer  der  fleissigsten 
und  sachkundigsten  Arbeiter  in  den  Kommissionen  des  Reichstags 
bekannt  und  geschàtzt.  Er  schòpft  hier  aus  dem  Vollen  seiner  Kennt- 
nisse  und  weiss  das  statistische  Material,  das  die  gewaltige  Arbeits- 
leistung  der  Militàrbehòrden,  die  unvergleichliche  Kraftaufbietung 
unseres  ganzen  Volkes  in  knappen  Zugen  veranschaulicht,  aufs  ùber- 
sichtlichste  zu  gruppieren.  Besonders  lehrreich  sind  die  Vergleiche 
zwischen  unsrer  Heeresmacht  und  der  unsrer  Feinde  »]. 

98.  EucKEN  (Prof.  Dr.  Rudolf):  Die  weltgeschichtliche  Bedeutung  des  detit- 
schen  Geistes.  8.  Heft  der  von  Ernst  Jàckh  herausgegebenen  Flug- 
schriftensammlung  Der  Deutsche  Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt 
in  Stuttgart,  1914,  23  p.  in  8").  [«  In  dem  Liigenfeldzug,  den  das  feindli- 
che  Ausland  gegen  uns  fuhrt,  wird  immer  wieder  als  eines  der  schwer- 
sten  Geschùtze  die  Behauptung  aufgefahren,  das  deutsche  Volk  sei 
sich  selbst  untreu  geworden,  es  habe  seine  hohe  innerliche  Kultiir 
dem  Militarismus  geopfert.  Rudolf  Eucken,  der  beriihmte  lenenser 
Philosoph,  der  weit  ùber  Deutschlands  Grenzen  hinaus,  besonders 
auch  im  angelsàchsischen  Kulturkreis,  hòchstes  Ansehen  geniesst, 
hat  sich  ein  wahres  vaterlàndisches  Verdienst  erworben,  indem  er 
jener  Behauptung  auf  den  Leib  rùckte  und  ihre  ganze  Hohlheit  und 
Unwahrheit  nachwies.  In  meisterhafter  Knappheit  der  Darstellung 
zeigt  Eucken  in  der  vorliegenden  Flugschrift,  wie  «  Arbeitskultur  » 
und  «  Seelenkultur  »  des  deutschen  Volkes  aus  denselben  unzerstòr- 
baren  Wurzeln  unseres  nationalen  Wesens  hervoru'achsen,  wie  es  nur 
an  politischen  Hemmungen  lag,  wenn  die  «  Arbeitskultur  »  sich  frùher 
nicht  so  entfalten  konnte  wie  die  «Seelenkultur».  Eine  tiefgriindige 
Analyse  der  deutschen  Eigenart  gibt  den  Ausfùhrungen  Euckens  ihren 
besonderen,  iiber  das  Apologetische  weit  hinausgehenden  Wert;  eine 
warme,  vaterlàndische  Begeisterung  erhòht  die  Eindruckskraft  der 
kleinen  Schrift,  die  mit  den  schònen  Worten  schliesst  :  «  Stehen  wir 
nur  fest  auf  uns  selbst,  ergreifen  wir  den  tiefsten  Grund  und  die  in- 
nerste  Kraft  unseres  Wesens,  dann  wird  unser  Genius  mit  uns  sein 
und  uns  zum  Siege  fùhren,  dann  kònnen  die  Pforten  der  Hòlie  uns 
nicht  bewàltigen  »]. 

99.  Feldmann  (W.)  di  Cracovia  :  Die  polnische  Frage  \vom  Standpunkt  der 
polnischen   Natiotiaipartei  ausi  (Das  Gròssere  Deutschland,  Heft  36, 


Dresden,  1914).  [L'autore  dell'articolo  appartiene  al  partito  po- 
lacco austriaco  di  sinistra  e  precisamente  ad  un'  esigua  minoranza 
che  vagheggia  la  ricostituzione  della  Polonia  come  staterello  «  cusci- 
netto »  \Pufferstaat)  sotto  l'egida  della  Germania  con  finalità  spicca- 
tamente antirusse.  Sostiene  che  è  interesse  della  Germania  di  rito- 
gliere ai  Polacchi  l'idea  panslavistica  e  di  servirsi  di  loro  come  arma 
contro  il  pericolo  di  un'  espansione  russa  in  occidente.  «  Contro  la 
penetrazione  russa  nel  centro  d'Europa  »  —  egli  dice  —  «  contro  la 
spada  di  Damocle  che  pende  sul  confine  orientale  della  Prussia,  la 
Polonia  è  l'unico  presidio  ».  L'autore  dimentica  che  oltre  ad  un  pan- 
slavismo esiste  anche  un  pangermanesimo  molto  più  temibile  per 
1'  Europa  e  per  i  Polacchi  che  ne  diventerebbero  un  cieco  strumento. 
Come  è  noto  in  Italia,  la  grande  maggioranza  dell'  opinione  pubblica 
polacca  ha  già  scelto  la  sua  via,  schierandosi  dalla  parte  della  Rus- 
sia e  della  Triplice  Intesa  che  offrono  maggiori  garanzie  per  l'unità 
e  l'indipendenza  della  Polonia.  Dal  canto  nostro  non  vogliamo  ve- 
dere nella  Polonia  né  uno  strumento  della  Russia  contro  la  Germa- 
nia né  un  pugnale  della  Germania  contro  la  Russia,  ma  una  garanzia 
dell'  equilibrio  europeo  per  opera  di  una  nazione  che  è  slava  di  san- 
gue ma  latina  di  civiltà  e  che  con  la  sua  cultura  millenaria,  a  mal- 
grado di  tutte  le  persecuzioni,  ha  dato  prova  di  una  individualità  e 
di  una  vitalità  ammirevoli.  E  noi  abbiamo  fiducia  che  questa  tesi  da 
noi  enunciata  corrisponda  ai  veri  interessi  di  tutta  l'Europa,  interessi 
che  hanno  assai  maggior  peso  che  i  bassi  istinti  di  razza  e  le  cupi- 
digie imperialistiche.  La  Polonia  ai  Polacchi!  —  Lasciando  da  parte 
queste  considerazioni,  l'articolo  di  W.  Feldmann  contiene  molti  dati 
interessanti  ed  è  uno  dei  tanti  scritti  polemici  che  in  questa  crisi 
guerresca  sono  stati  originati  dalla  questione  polacca.  E  poiché  essa 
dovrà  avere  certamente  una  soluzione  alla  fine  della  guerra,  è  bene 
che  tutti  i  pareri  siano  noti  e  discussi.  —  Per  poter  comprendere  que- 
sto scritto  va  bene  tenuto  a  mente  che  i  Polacchi  che  andrebbero 
volentieri  con  l'Austria  sono  i  socialisti  e  i  radicali-democratici \  quelli 
che  andrebbero  con  la  Russia  sono  gli  abitanti  di  tutta  la  Polonia 
russa,  i  nazionalisti  e  i  conservatori;  per  la  Prussia  non  c'è  nessuno]. 

100.  FiEBiG  (Sup.  des.  Pfr.  P.)  :  Valer  unser  !  Kriegsgebetstunden  (Lipsia, 
1914,  M.  Koch).  [31  p.  8°  picc.]. 

loi.  Gebete  {Sieben)  in  Kriegsnot  (Barmen,  1914,  Wuppertaler  Traktat- 
Gesellschaft).  [16  p.  8"  picc.  -  Anonimo]. 

102.  Gerlixg  (Reinh.),  autore  della  «  Praxis  der  Redekunst  »  :  Russische 
Grausamkeit  in  Kriegfùhrung ,  Sitten-,  Familien-  und  Rechtsleben 
(Orania-Verlag,  Oranienburg  bei  Berlin,  i  ops.  di  80  p.  in  16°,  1914^ 
[«  Es  var  verboten  vor  Ausbruch  des  Krieges  den  Zarismus  und  die 
russische  Kirche  in  ihrer  Kulturfeindlichkeit  zu  schildern,  die  ganz 
Westeuropa  bedroht.    Aus  der  Geschichte  Russlands  heraus  —  die 


—    14  — 

ein  Weg  des  Blutes  und  der  Trànen  ist  —  entwickelt  der  Autor  die 
Notwendigkeit  fùr  den  Zarismus,  Deutschlands  Weltmachtstellung 
zu  vernichten.  Alle  Qualen  der  von  Russland  unterjochten  Vòlker 
werden  quellenmàssig  geschildert  und  das  listig  erfundene  Trugbild 
des  Panslavismus  zerstòrt»]. 

103.  GoESCH  (Pastorj:  Entscheiduiigssiunden.  Kriegspredigt,  geh.  am  Sonn- 
tag,  8  nov.  1914  in  der  Pfarrkirche  zu  Gùstrovv.  —  Kaisertreiie !  Id. 
id.,  15  nov.  1914  (Giistrow,  1914,  Opitz  u.  Co.).  [8  p.  8°  gr.  e  8  p. 
8"  gr. ,  2  Prediche  in  2  opus.]. 

104.  Groth  (E.).  Vedi  Hoffmann  und  Groth. 

105.  Hàckel  (Prof.  Ernesto)  :  //  futuro  assetto  europeo  («  Monistische 
Jahrhundert  >,  dir.  dal  prof.  Ostwald  (Rivista),  1914,  dicembre). 
[Ernesto  Hàckel  scrive  :  «  Secondo  me,  i  risultati  più  desiderabili 
della  vittoria,  sia  per  l'avvenire  della  Germania,  sia  dell'  Europa 
confederata,  sono  :  in  primo  luogo  lo  schiacciamento  della  tirannia 
inglese  ;  in  secondo  luogo  l'invasione  della  Gran  Brettagna  e  l'occu- 
pazione di  Londra;  in  terzo  luogo  la  divisione  del  Belgio:  la  parte 
maggiore  di  questo,  da  Ostenda  ad  Anversa,  dovrebbe  essere  confe- 
derata allo  Stato  germanico,  la  parte  settentrionale  dovrebbe  essere 
data  all'  Olanda,  la  parte  sud-orientale  al  Lussemburgo,  che,  cosi 
allargato,  diventerebbe  anche  uno  Stato  confederato  tedesco.  Inol- 
tre, in  quarto  luogo,  gran  parte  delle  colonie  inglesi  e  lo  Stato  li- 
bero del  Congo  dovrebbero  andare  alla  Germania  ;  in  quinto  luogo 
la  Francia  dovrebbe  cedere  alla  Germania  parte  delle  province  della 
sua  frontiera  nord-orientale  ;  in  sesto  luogo  la  Russia  dovrebbe  es- 
sere resa  impotente  con  la  ricostituzione,  sotto  gli  auspici  dell'Au- 
stria, del  regno  di  Polonia  ;  in  settimo  luogo  le  province  tedesche 
del  Baltico  dovrebbero  essere  restituite  all'  Impero  tedesco,  ed  infine 
la  Finlandia,  unita  alla  Svezia,  dovrebbe  diventare  un  regno  indi- 
pendente ».  Come  si  vede,  pare  un  capitolo  di  Giulio  Verne!]. 

106.  Hoffmann  (G.)  und  Groth  (E.)  :  Deutsche  Bùrgerkunde.  Kleines 
Handbuch  des  politisch.  Wissensvverten  fiir  jedermann  (Verlag  von 
Georg  Reimer,  Berlin  W.  io,  1914).  [«  Diese  Deutsche  Biirgerkunde 
fùr  jedermann  ist  vor  alien  Bingen  auch  fùr  die  Lehrer  der  hòheren, 
der  Fach-,  Fortbildungschulen  und  der  Volkschulen  empfohlen,  denn 
von  ihnen  hàngt  es  ab,  ob  die  Jugend  das  politische  Rùstzeug  ins 
Leben  mitbringt,  das  ihr  spàter  ein  gesundes  tatkràftiges  Mitwirken 
an  den  Aufgaben  unseres  Vaterlandes  ermòglicht.  Das  Studium  der 
Vergangenheit  ist  wertvoll,  aber  noch  wertvoller  ist  es,  wenn  der 
deutsche  Staatsbùrger  die  Formen  des  òffentlichen  Lebens  seiner 
eigenen  Zeit  grùndlich  kennt  »]. 

107.  HoRN  (Landessuperint.  Lic):  Der  Herr  luird  f.  euch  streiten!  -  Jetzt 
seìien  wir  das  Licht.  ■  Deine  Toten  leben.  -  Wir  sind  Gottes  Mitar- 
beiter  !  -   Wo  ist  nini  devi    Gott  ?  (Neustrelitz,  1914,  Buchdruckerei 


—    15   — 

der  Landeszeitung).  [«  Ansprachen  »  tenute  nella  Stadtkirche  di 
Neustrelitz  il  19  ag.,  16  sett.,  22  nov.,  11  nov.,  e  21  ott.  1914.  — 
Ops.  di  12,  12,   IO,  II  e  IO  p.  in  80]. 

108.  HoNE  (J.  M.)  :  The  German  doctrine  of  conguest.  A  french  view 
(London  &  Dublin,  Maunsel  edit.,  1914).  [«  Ouvrage  d'actualité  tire 
des  ouvrages  de  M.  Ernest  Seillière,  memore  de  l'Institut».  Débals 
del  9  die.  1914]. 

109.  Ihmels  (D.  Ludw.):  Daruni  auch  wir.  Sieben  Predigten  vvàhrend 
der  Kriegszeit,  in  der  Universitàtskirche  zu  Leipzig  gehalten,  nebst 
e.  Ansprache  am  Vòlkerschlachtdenkmal  (Leipzig,  1914,  J.  C.  Hin- 
richs).  [104  p.  8°]. 

I  IO.  JÀCKH  (Ernst)  :  Der  Deutsche  Krìeg.  Politische  Flugschriften  (Deutsche 
Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  8«).  [Heft  i  :  Paul  Rohrbach,  Wa- 
rum  es  der  Deutsche  Krieg  ist !  -  2  :  Friedrich  Naumann,  Deutsch- 
land  iind  Frankreich  -  3  :  Prof.  Dr.  Becker,  Deutschland  und  der 
Islam  -  4  :  Gottfried  Traub,  Der  Krieg  und  die  Sede  -  5  :  M.  Erz- 
berger.  Die  Mobilmachwtg  -  6  :  Prof.  Dr.  H.  Oncken,  Detdschlands 
Weltkrieg  und  die  Deutschamerikatier  -  3  :  Arel  Schmidt,  Die  russi- 
sche  Spkinx  -  8  :  Geheimrat  Prof.  Dr.  Eucken,  Die  weltgeschichtliche 
Bedeutnng  des  deutschen  Geistes  -  9  :  Prof.  Dr.  G.  Roloff,  Deutsch- 
land und  Russland  im  Widerstreit  seit  200  Jahren  -io:  Oberfinanzrat 
Prof.  Dr.  H.  Losch,  Englands  Sch-wàche  und  Deutschlands  Stàrke  - 
II  :  Dr.  Paul  Nathan,  Die  Enttàuschungen  unserer  Gegner  -  12  : 
Geheimrat  Prof.  Dr.  Binswanger,  Die  seelischen  JVir/tufigeu  des  Krieges 

-  13  :  Dr.  Cari  Anton  Schàfer,  Deutsch-tiirkische  Freundschaft  -  14  : 
Dr.  F"ritz  Wertheimer,  Deutschland  und  Ostasien  -  15  :  Gertrud 
Bàumer,  Der  Krieg  und  die  Frati  -  16  :  Graf  Ernst  zu  Reventlow, 
England,  der  Feind  -  17  :  Friedrich  Lienhard,  Das  deutsche   Elsass 

-  18:  Prof.  Dr.  A.  O.  Meyer,  Worin  liegt  Englands  Schuldf  -  19: 
Geheimrat  Prof.  Dr.  Erich  Marcks,    Wo  stehen  ivir  F]. 

111.  Just  (Pfr.  Fr.):    Gottes   Kriegsglocke.  Kriegsbetrachtungen  (Leipzig, 

1914,  G.  StrùbigV  [viii-82  p.  8°  piccolo]. 

112.  Kàmjiel  (O.):  Der  Werdcgang  des  deutschen  Volkes.  Historische  Richt- 
linien  fiir  gebildete  Leser  (Georg  Reimer,  Berlin  W.  io,  1914.  i.  Teil  : 
Urzeit  und  IMittelalter.  -  2.  Teil  :  Neuzeit).  [«  Der  Verfasser  hat  es 
meisterhaft  verstanden,  das  Wesentliche  der  politischen  und  kultu- 
rellen  Geschichte  zu  einem  einheitlichen  Ganzen  zu  verschmelzen.  — 
Fùr  Erwachseiie,  denen  die  Einzelheiten  gelàufig  oder  wenigstens 
leicht  im  Gedachtnis  auffrischbar,  ist  Kaemmels  «  Werdegang  »  nicht 
nur  ein  hòchst  willkommenes  Repetitorium,  sondern  auch  ein  dank- 
bar  aufzunehmendes  Hilfsmittel,  das  Verstàndnis  der  Gegenwart  zu 
fòrdern  »]. 

113.  KoHLER  (Josef,  Prof.  Dr.)  Geh.  Justizrat  in  Berlin:  Notwehr  und 
Neutralitàt.  -  Zwei  vòlkerrechtliche  Probleme  :   Die  Vorkriegsgefan- 


—    i6   — 

getien.  Der  Krieg  und  der  literarische  und  gewerbliche  Rechtsschutz. 
[Vedi  Neukamp,  Kraus  etc.]- 

114.  KoKLER  und  Wehberg  :  Zeitschrift  filr  Vólkerrecht  (J.  U.  Kern's 
Verlag  (Max  Miiller),  Breslau  II).  [Diretta  dal  Prof.  Dr.  Josef  Kohler 
Geh.  Justizrat  in  Berlin  e  dal  Dr.  Hans  Wehberg  Gerichts-Assessor 
in  Dusseldorf.  «  Die  Zeitschrift  wird  auch  wàhrend  des  Krieges 
erscheinen  und  iiber  die  wichtigsten  vòlkerrechtlichen  Ereignisse 
berichten  »,  annunzia  l'editore]. 

115.  Kraus  (Dr.  ju,  Herbert)  Privatdozent  an  der  Un.  Leipzig:  Staaten- 
verantwortlichkeit  und  der  gegenwàrtige  Krieg.  [Vedi  Neukamp, 
Kraus  etc.]. 

116.  Lé\-y-Bruhl,  Ashley  e  Wundt  :  Inchiesta  sulla  Guerra  {Scientia, 
Riv.  internaz.  di  filosofia,  die.  1914).  [Scientia,  la  rivista  internazio- 
nale di  scienze  filosofiche,  ha  iniziato  la  pubblicazione  di  una  inchie- 
sta sulla  guerra,  promossa  tra  gli  uomini  più  eminenti  nel  campo 
scientifico  di  tutte  le  nazioni.  L'inchiesta,  obbiettiva,  serena  e  scien- 
tifica, incomincia  con  le  risposte  inviate  da  un  francese,  il  Lévy- 
Bruhl,  della  Sorbona,  sulle  cause  economiche  e  politiche  della  con- 
flagrazione europea  ;  con  un  altro  articolo  sul  lato  economico  della 
conflagrazione  europea  inviato  da  un  inglese,  V.  J.  Ashley,  della 
Università  di  Birmingham  ;  con  un  articolo  del  filosofo  tedesco 
Wundt  sulla  Germania  agli  occhi  delle  nazioni  neutrali  e  nemiche. 
II  Lévy-Bruhl  nel  suo  studio  prospetta  con  evidenza  le  condizioni 
interne  della  Germania,  specialmente  per  quello  che  riguarda  il  suo 
industrialismo,  e  dimostra  che  queste  condizioni  dovevano  per  forza 
opporre  la  Germania  alle  nazioni  oggi  alleate  contro  di  lei.  La  Ger- 
mania per  necessità  della  sua  stessa  vita  e  per  la  natura  della  sua 
stessa  politica  è  la  responsabile  della  guerra.  In  Germania  gli  inte- 
ressi commerciali,  finanziari  e  industriali  hanno  dovuto  per  forza 
congiungersi  alle  passioni  nazionali  e  alle  ambizioni  politiche  per 
spingere  il  Governo  al  conflitto.  Soltanto  per  miracolo  questo  con- 
flitto avrebbe  potuto  essere  evitato  ;  ma  tanta  materia  incendiaria 
era  stata  accumulata  dall'Austria-Ungheria  e  dalla  stessa  Germania 
nei  Balcani,  che  una  favilla  ha  acceso  l'incendio  e  il  conflitto  è  av- 
venuto. —  Da  parte  sua  l'Ashley  dimostra  in  un  articolo  assai  circo- 
stanziato che  l'Inghilterra  mantiene  ancora  la  sua  supremazia  com- 
merciale sulla  Germania,  e  che  appunto  per  motivi  economici  e 
commerciali  la  vittoria  sarà  non  della  Germania,  ma  degli  Alleati. 
Egli  fa  anche  considerazioni  importanti  sui  risultati  che  avrà  la 
guerra  per  l'Impero  inglese.  Non  solo  la  guerra  sarà  vinta  dalla 
Gran  Brettagna,  ma  l'Impero  inglese  ne  verrà  consolidato.  Il  vero 
pericolo  per  il  legame  imperiale  non  era  una  avversione  cosciente 
fra  le  diverse  nazioni  sorelle,  ma  una  tendenza  incosciente  all'allon- 
tanamento   dovuto    alla    forza    degli  interessi  locali  e  alla  debolezza 


—   17  — 

delle    forze    centripete.    Una  guerra  come  questa,  in  cui  i  «domini  » 
prendono   parte   volentieri  insieme  alla  madre  patria,  rivela  ad  essi 
stessi  la  forza  del  loro  sentimento  di  solidarietà  imperiale  e  una  ri- 
conoscenza reciproca  e  un   rispetto    anch'  esso    reciproco  ;    cosicché 
l'impero  si  sviluppa  di  più  nella  sua  sostanza  unitaria  e  acquista  la 
sua  forza  massima.    Cosi  l'attacco  tedesco  si  risolve  in    una  coope- 
razione navale  e  militare  che    consoliderà    domani    l' organizzazione 
imperiale.  —  Da  parte  sua  il  Wundt  nel  suo  interessante  articolo  si 
domanda  tra  l'altro  il  motivo  dell'avversione  dei  paesi  neutri  per  i 
Tedeschi,  e  si  mostra  convinto  che  questa  avversione  sia  dovuta  alla 
forza  della  suggestione  straniera  e  dell'auto-suggestione.  La  sugge- 
stione straniera  sarebbe   praticata  dai  giornali  inglesi  e  dai  giornali 
francesi,  più  diffusi  di    quelli    tedeschi  ;    l' auto-suggestione   sarebbe 
prodotta  dall'  idea  inquietante  che  la  Germania  potrebbe  minacciare 
l'indipendenza  dei  suoi  vicini  neutri.  Ma  il  Wundt  spera,  terminando 
il  suo  articolo,  che  a  queste  influenze  si  sostituirà  l' influenza  delle 
vittorie  tedesche]. 
117.  LiENHARD  (Friedrich):  Das  deutsche  Elsass.  17.  Heft  der  von  Ernst 
Jàckh  herausgegebenen  Flugschriftensammlung  Der  Deutsche  Krieg 
(Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  32  p.  %'^).  [«  Als  ein  El- 
sàsser  von  echtem  deutschem  Schrot    und    Korn    ergreift   Friedrich 
Lienhard  das  Wort,  der  als  edler,  nach  hohen,   reinen    Zielen  stre- 
bender  Dichter  bei  uns  làngst  rùhmlich  bekannt  ist.  Lienhard  betont 
zunàchst,  dass  in  diesem  Krieg  von  eigentlichem  Hass  der  Deutschen 
gegen  die  Franzosen  nicht  die  Rede  ist,  viel  eher  von  Bedauern  und 
Mitleid  mit  diesem  hochbegabten  Volk,  das  ein  Opfer  der  ohnmàch- 
tigen  Versuche  wird,  die    von    Ludwig    XIV.    begonnene    Gloirepo- 
litik  neu  zu  beleben.  Diese  Politik  war  vvesentlich  immer  nach  Osten 
gerichtet,  ihr  Ziel  war  der  Besitz  des  ganzen    linksrhcinischen    Ge- 
biets,  von  dem  das  Elsass,  dank  der  deutschen  Zerrissenheit,  wirk- 
lich  zur  Beute  Ludwigs  XIV.  wurde.  Lienhard  zeigt  dann,   wie    ini 
Elsass  deutsches  Gemùtsleben,  deutsche    Dichtung    und  Kunst   die 
franzòsische  Herrschaft  ùberdauerten,   und    berichtet    uns    von    deii 
Vorkàmpfern  dieses  elsàssischen  Deutschtums  und   von  dem  stillen 
Martjrium,  das  sie  durchmachen  mussten,  als  es  den  franzòsischen 
Elementen  des  Landes,    die    die    Revanchepolitik    von  jenseits  der 
Grenze  geschickt  fiir  sich  auszunutzen  wussten,  gelang,   un  ter   dem 
betòrenden    Schlagwort    von    der  «  Doppelkultur  »   und    unter   der 
Maske  eines  pietàtvollen  «  eulte  du  passe  »  immer  mehr  Boden  fùr 
sich  zu  gewinnen,  die  Geister  immer  mehr  zu  verwirren  und   deut- 
schem Wesen   zu    entfremden.    Lienhard    verschvveigt   dabei  nicht, 
dass  bei  dem  Kokettieren  mit  franzòsischer  Art  das  weibliche   Ele- 
ment  eine  grosse  Rolle    gespielt   hat  ;    er    betont    dann   aber  auch, 
dass  doch  auch  wieder  Frauen,  charaktervolle,  besonnene  Vertrete- 


rinnen  ihres  Geschlechts,  sich  rùhmlich  bewàhrten,  als  nun  endlich, 
unter  den  furchtbaren  und  gewaltigen  Eindriìcken  des  Kriegs,  der 
grosse  Umschwung  eintrat.  Diesen  schildert  Lienhard  zum  Schluss  ; 
mit  freudiger  Zuversicht,  der  jeder  gute  Deutsche  gern  beistimmen 
wird,  blickt  er  in  die  Zukunft  des  nun  hoffentlich  fur  immer  und 
ganz  deutsch  gewordenen  Eisass.  Der  Flugschrift,  die  als  ein  wichti- 
ges  Dokument  filr  die  Sthmmmg  des  Eisass  und  seiner  besteti  Elemente 
den  Tag  iìberdauern  wird,  ist  ein  warmherziger  Aufruf  an  unser  Volk 
und  scine  Regierenden  vorausgeschickt,  der  vielen  aus  dem  Eisass 
wider  alles  Vòlkerrecht  verschleppten  «  Geiseln  »  sich  anzunehmen  ; 
mòge  er  liberali  Gehòr  finden  und  gute  Wirkung  haben  !  »]. 
ii8.  LoscH  (Dr.  Hermann):  Englands  Schwàche  und  Detitschlands  Stàrkc. 
IO.  Heft  der  von  Ernst  Jàckh  herausgegebenen  Flugschriftensamm- 
\\wv%  Der  Deutsche  Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914, 
28  p.  8°).  [«  Man  kann  getrost  sagen,  dass  in  weiten  Kreisen  eine 
ùberraschende  Unkenntnis  ùber  den  riesenhaften  Unifang  der  heuti- 
gen  deutschen  Volkswirtschaft  vorliegt  ;  ebenso  trat  im  Gefolge  der 
vielfach  kritiklosen  Reigung  fiir  das  Auslàndische  eine  starke  Ue- 
berschàtzung  auch  der  wirtschaftlichen  Hilfsquellen  nicht  nur  Fran- 
kreichs,  sondern  nicht  minder  Englands  hervor.  Man  nahm  die 
Verschiebungen  nicht  wahr,  welche  gerade  in  den  letzten  20  bis  25 
Jahren  stattgefunden  haben  und  welche  eine  ganze  Anzahl  von 
Wirtschaftstatistikern  mehr  oder  minder  eingehend  dargelegt  haben. 
Hermann  Losch,  bekannt  als  einer  unserer  ausgezeichnetsten  Na- 
tionalòkonomen,  untersucht  nun  die  Einwirkung  des  Kriegs  auf  die 
wirtschaftlichen  Verhàltnisse  Deutschlands  und  Englands  und  eròrtert 
eingehend  die  Frage,  welchen  Einfluss  die  englischen  Abdràngungs- 
versuche  gegen  den  deutschen  Aussenhandel  ausiiben  kònnen.  Ein 
grosser  Teil  des  Aussenhandels  ist  nach  Loschs  einleuchtenden 
Ausfùhrungen  durch  England  nicht  abschneidbar,  geschweige  denn 
durch  Russland  und  Frankreich,  ja  nicht  einmal  angreifbar,  ein 
weiterer  Teil  ist  zwar  verletzbar,  doch  nie  ganz  zu  unterbinden, 
und  der  verbleibende  Rest  ist  zum  Teil  derart,  dass  seine  Gefàhr- 
dung  neutrale  wichtige  Gebiete  ebenso  sclnver  schàdigt  wie  Deutsch- 
land.  Das  Deutsche  Reich  ist  beute  schon  ein  viel  zu  grosser 
Faktor  im  Weltverbrauch,  im  Weltbedarf  und  im  Weltverkehr,  um 
ungestraft,  d.  h.  ohne  gleichzeitige  Miterschiitterung  aller  oder  fast 
aller  neutralen  Gebiete  militàrisch  und  volkswirtschaftlich  bekriegt 
werden  zu  kònnen,  sodann  aber  ist  die  englische  Europagrundlage 
beute  viel  zu  klein  geworden  —  relativ  !  — ,  um  das  «  Erbe  »  ùber- 
haupt  antreten,  d.  h.  die  Beute  schlucken  zu  kònnen.  Den  neutralen 
Staaten  sowie  ihren  Volksschichten  wird  es  immer  unbehaglicher 
zumute,  es  zeigt  sich,  dass  die  ganze  Maschinerie  des  sogenannten 
«  Welthandels  »,  das  ganze  Netz,  in  dessen  Mitte  die  City  von  Lon- 


—   19  — 

don  sitzt,  mehr  oder  minder  aus  den  Fugen  zu  gehen  droht.  In 
diesem  allgemeinen  Wirtschaftschrecken  ist  derjenige  am  besten 
daran,  welcher  keinen  der  anderen  zur  Fortexistenz  von  beute  auf 
morgen  unbedingt  nòtig  hat.  Eugland  hat  sozusagen  alle  nòtig, 
Deulschland  aber  nicht.  England  vvird  um  so  gròssere  Verluste  er- 
leiden,  je  lànger  der  Land-  und  Seekrieg  dauert.  Die  deutsche 
Schlachtflotte  muss  also  vorlàufig  weise  gespart  und  dann  zweck- 
massig  verwendet  vverden.  Nordamerika  wird  um  so  gròssere  Ge- 
winne  machen,  je  lànger  der  europàische  Krieg  dauert.  Deutschland 
wird  wirtschaftlich  um  so  mehr  wieder  an  Kraft  gewinnen,  je  sieg- 
reicher  es  mit  Oesterreich  zusammen  auf  dem  Kontinent  ist  »]. 

119.  LuzzATTi  (Luigi)  Ex-Presidente  del  Consiglio:  La  Guerra  del  igi^ 
e  l'Italia  Corriere  della  Sera,  Milano,  1914).  [Serie  di  articoli  sulla 
finanza  italiana  e  sulla  ripercussione  della  Guerra  Europea  sull'eco- 
nomia del  nostro  paese]. 

120.  Macdoxald  (J.  Ramsay\  M.  P.  (Lab.)  Chairman  of  Independent 
Labour  Party,  member  L.  C.  C.,  editor  of  Socialist  Library:  England 
in  the  present  War  (Continental  Times,  die.  1914).  [L'A.  è  capo  del 
«  partito  del  lavoro  »  inglese.  Ha  scritto  Socialism  and  Society,  La- 
bour and  the  Empire,  Socialism  and  Government  ;  The  Awakening  of 
India  etc.  Dai  documenti  del  Blue  Book  trae  le  seguenti  conclusioni  : 
«  L  -  Sir  E.  Grey  ha  tentato  sino  all'ultimo  d'impedire  una  guerra 
europea.  -  IL  La  Germania  non  ha  fatto  nulla  per  conservare  la  pace  : 
ma  non  è  provato  ch'essa  abbia  incoraggiato  l' Austria-Ungheria  al- 
l'intervento armato  contro  la  Serbia.  -  IH.  La  mobilitazione  della 
Russia  ha  costretta  la  Germania  alla  guerra.  -  IV.  La  Russia  e  la 
Francia  hanno  tentato  da  principio,  tanto  con  le  pressioni,  quanto 
con  le  astuzie,  di  strappare  all'  Inghilterra  una  promessa  di  aiuto 
in  caso  di  guerra.  -  V.  Sir  E.  Grey,  pur  non  dando  loro  alcuna 
sicura  promessa,  ha  fatto  tuttavia  capire  all'Ambasciatore  di  Ger- 
mania in  Londra  che  noi  probabilmente  non  saremmo  rimasti  estranei 
al  conflitto.  -  VI.  Durante  le  trattative,  la  Germania  fece  un  tentativo 
di  voler  soddisfare  i  nostri  desideri  e  ciò  allo  scopo  di  garantirsi 
la  nostra  neutralità.  Alcune  di  queste  proposte  non  erano  realizza- 
bili, ma  noi  non  abbiamo  fatto  nulla  da  parte  nostra  per  rendere, 
in  via  diplomatica,  meno  irrealizzabili  tali  proposte.  Infine  Sir  E. 
Grey  le  ha  respinte  tutte  in  blocco.  La  Germania  teneva  tanto  ad 
una  localizzazione  della  guerra  che  l'Ambasciatore  tedesco  pregò 
Sir  E.  Grey  di  far  conoscere  a  quali  condizioni  l' Inghilterra  sa- 
rebbe rimasta  neutrale  :  ma  Sir  E.  Grey  rifiutò  su  ciò  ogni  discus- 
sione. Di  questi  fatti  non  fecero  parola  né  il  P.  Ministro  Asquith,  né 
Sir  E.  Grey.  -  VII.  Quando  Sir  E.  Grey  si  avvide  che  la  pace  non 
si  poteva  più  mantenere  fra  la  Germania  e  la  Russia,  concepì  il  piano 
di  trascinare  noi  in  guerra,    servendosi  del  Belgio  come  pretesto  »]. 


20    

121.  Maffii  (Maffio)  [anonimo]  redattore-capo  della  «  Tribuna  »  :  Rias- 
sunto della  situazione  alla  fine  delV  anno  [1914]  (4  art.,  Tribuna, 
Roma,  Numeri  del  25,  26,  28,  31  die.  1914)-  [i-  Cinque  mesi  di 
guerra  nel  teatro  occidentale.  L'arretramento  tedesco  dalla  Marna. 
Bilancio  e  previsioni.  -  2.  Cinque  mesi  di  guerra  navale  e  il  domi- 
nio del  mare.  -  3.  La  guerra  nel  teatro  orientale.  Il  fallimento  del- 
l'offensiva di  Hindenburg.  -  4.  Riassunto  delle  guerre  austro-serba, 
russo-turca  e  nelle  colonie]. 

122.  Maffii  (Maffio)  :  I  fatti  e  i  discorsi  del  giorno.  Le  battaglie  fuor 
dei  campi  di  battaglia  {Tribuna,  18  dicembre  1914).  [«  ...  Bisogna 
sgombrare  dalla  coscienza  comune  il  convincimento  che  la  for- 
tuna dei  nostri  malaugurati  partiti  sia  avvinta  con  quella  delle  coa- 
lizioni in  lotta  sui  campi  di  battaglia.  Il  Borgese,  per  esempio,  ha 
messo  a  nudo  con  profonda  acutezza  l'inconsistenza  logica  dell'opi- 
nione corrente  secondo  la  quale  sarebbe  legata  agli  eserciti  di  Joffre 
la  sorte  della  democrazia  in  Europa.  Il  Caroncini,  con  la  scorta  di 
dati  positivi  e  perfino  statistici,  ha  mostrato  la  follia  retrograda  di 
quanti  aspettano  da  una  vittoria  finale  del  Kaiser  il  colpo  di  grazia 
al  socialismo  contemporaneo.  Tali  verità  dovrebbero  doventare  abi- 
tudinarie, con  l'effetto  di  restituirci  una  serenità  che  sembra  essere 
stata  smarrita  a  qualche  bivio  ideologico.  Bisogna  spegnere  que- 
st'  animula  vagula  che  pervade  le  fibre  sane  e  giovani  del  tempe- 
ramento italiano  e  lo  fa  ingarzullito  o  sgomento  ad  ogni  titolo  su 
sei  colonne  che  spunta  in  fronte  a  un'edizione  speciale.  Dalle  nostre 
pagine  spesso  è  partita  la  persuasione  capace  di  rimetter  l'equilibrio 
nelle  impressionabilità  troppo  turbate  ;  ma  non  bastano  gli  articoli 
di  giornale.  Occorre  che  tutti,  nella  loro  sfera  d'azione,  concorrano 
con  la  parola,  con  la  propaganda,  con  l'esempio,  con  la  diritta  in- 
terpretazione dei  fatti,  a  ridonare  all'opinione  italiana  quella  lucidità 
e  quella  fermezza  che  troppi  logori  preconcetti,  troppe  mostruose 
filìe,  troppo  smercio  di  frasi  fatte,  le  hanno  fatto  perdere.  Le  asso- 
ciazioni politiche,  invece  di  far  la  revisione  all'  umanità  in  ogni  or- 
dine del  giorno,  sarebbero  sopra  tutto  indicate  a  questo  scopo...  »]. 

123.  Mausbach  ("Prof.  Dr.  Josef):  Vom  gerechten  Kriege  11.  seinen  Wir- 
kungen  (Kriegsvortràge  der  Universitàt  Miìnster  i.  W.)  (Miinster, 
Borgmeyer  u.  Co.,  1914).  [24  pag.  in  8°]. 

124.  Maver  (Dr.  Ernst  Freiherr  von)  :  Die  vòlkerrechtliche  Stellung  Ae- 
gyptens  J.  U.  Kern's  Verlag  (Max  Mùller)  Breslau,  1914,  8°,  i  voi.). 
[Pubblicato  da  W.  Schùcking  e  Hans  Wehberg.   Vedi  stcb  vocibus']. 

125.  Mavor  des  Planches  :  L'Italie  et  la  grande  guerre.  -  Lettre  d'un 
italien  au  directeur  d'une  revue  allemande  (Torino,  Vincenzo  Bona, 
edit.  di  S.  M.,  1914,  opus,  di  48  p.  in  8°).  [L'Italia  doveva  essere 
neutrale  perchè  così  le  comandavano  i  suoi  più  vitali  interessi,  e  lo 
poteva  perchè  il  trattato  di  alleanza  non  le  faceva  nessim  obbligo  di 


21    

partecipare  ad  una  guerra  non  solo  da  lei  non  preparata  e  non  vo- 
luta, ma  anche  diretta  a  fini  contrari  alla  sua  politica  dì  equilibrio 
e  di  conservazione.  Ora  son  precisamente  questi  due  punti  che 
l'eminente  autore  di  questa  brochure  illustra  lungamente  con  grande 
copia  di  fatti  e  d'  argomenti  di  solida  inconfutabilità,  i  quali  fanno 
di  questa  pubblicazione  la  dimostrazione  più  chiara,  più  esauriente 
e  più  originale  che  si  sia  mai  fatta  del  punto  di  vista  italiano.  L'A. 
si  assume  dunque  di  dimostrare  che  l'Italia  doveva  astenersi  dal- 
l'entrare nel  conflitto  per  due  ragioni  :  perchè  l'alleanza  prevedeva 
solo  il  caso  di  una  guerra  difensiva,  e  perchè  nulla  può  costringere 
una  nazione  ad  agire  contro  i  suoi  interessi.  Ciascuna  di  queste  ra- 
gioni, presa  separatamente,  bastava  a  renderci  la  nostra  libertà  di 
azione  ;  le  due  riunite  ci  creano  una  situazione  giuridicamente  e 
moralmente  inespugnabile.  Il  barone  Mayor  des  Planches  rifa  la  sto- 
ria critica  della  Triplice  Alleanza,  istituita  con  uno  scopo  puramente 
pacifico  e  difensivo,  mostra  come  la  Germania  abbia  deviato  da 
questa  linea  ed  inaugurato  una  politica  aggressiva,  e  dice  che  dal 
momento  che  questa  trasformazione  era  avvenuta  l'Italia  era  libe- 
rata dal  casus  foederis  perchè  l'alleanza  era  stata  fatta  per  la  difesa 
e  non  per  l'attacco.  L'A.  afferma  che  i  nostri  uomini  di  Stato  non 
si  lasceranno  trascinare  dalle  impulsioni  della  piazza,  ma  sapranno 
certo  far  valere  la  nostra  neutralità  vigile  ed  armata,  per  la  tutela 
degli  interessi  italiani  di  fronte  agli  imprevisti  del  cataclisma  sociale 
a  cui  noi  assistiamo.  E  conclude  :  «  Noi  abbiamo  avuto  il  dovere 
della  neutralità  e  noi  lo  compiamo.  In  seguito  altri  avvenimenti, 
altri  doveri  possono  succedere  a  questo.  Noi  li  compiremo.  In  at- 
tesa «  teniamo  le  polveri  asciutte»  secondo  la  raccomandazione  di 
Cromwell,  e  «  sempre  in  guardia  !  »  secondo  il  motto  di  Bismarck  ». 
L'opus,  è  stato  pubblicato  senza  nome  d'autore,  nel  dicembre  del 
1914  ;  ci  è  stato  favorito  dallo  stesso  barone  E.  Mayor  des  Planches, 
Ambasciatore  on.  di  S.  M.  il  Re]. 

126.  Merlin  (Carlo):  Il  problema  economico  di  Trieste  [L'Azione,  a.  I, 
n.   32,   13  die.   1914)- 

127.  Mecrer  (Dr.  jur.  und  phil.  Christian)  Geh.  Hofrat  und  Prof,  der 
Rechte  an  der  Un.  Wùrzburg  :  Der  Volkskrieg  und  das  Slrafgericht 
uber  Lówen.  [Vedi  Neukamp,  Kraus  etc.]. 

128.  Mever  (Prof.  Dr.  Arnold  Oskar),  Professor  der  Geschichte  an  der 
Universitàt  Rostok  :  Worin  licgt  Englands  Schuld?  18.  Heft  der 
von  Ernst  Jàckh  herausgegebenen  Flugschriftensammlung  Der  Deut- 
sche Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  31  p.  8"). 
[«  Der  Verfasser  darf  als  einer  der  grùndlichsten  Kenner  der  Ge- 
schichte Englands  gelten,  ùber  Einzelfragen  daraus  hat  er  bereits 
verschiedene  bedeutsame  Monographien  veròffentlicht.  Auch  scine 
Fliigschrift    zeugt    von   dem   klaren    Blick   und   der  vorurteilslosen 


—     22    — 

Betrachtungsweise  des  ausgezeichneten  Historikers,  der  sich  bemiiht, 
eine  Antwort  zu  geben  auf  die  Frage  :  Hat  England  den  Krieg  nur 
verschuldet  oder  hat  es  ihn  auch  gewollt  ?  War  England  vorsàtzlicher 
Brandstifter  oder  hat  es  nur  mit  dem  Feuer  gespielt,  ohne  das  Feuer 
zu  wollen  ?  Das  ist  die  Frage,  die  wir  uns  seit  dem  Kriegsausbruch  vor- 
legen  miissen,  da  wir  wissen,  dass  ohne  die  Gewissheit  von  Englands 
Teilnahme  Russland  und  Frankreich  es  wohl  nicht  zum  Krieg  hàtten 
kommen  lassen.  Wir  dùrfen  sagen,  dass  es  dem  Verfasser  gelungen 
ist,  in  lichtvollen  Darlegungen  darauf  eine  Antwort  zu  geben  ;  ein 
kurzer  Abriss  von  Englands  auswàrtiger  Politik  zeigt,  wie  immer 
mehr  und  mehr  das  aufstrebende  Deutschland  als  eine  Gefahr  an- 
gesehen  wurde,  die  sogar  den  naturgemàssen  englisch-russischen 
W^eltgegensatz  in  den  Hintergrund  dràngte  und  England  dann  zu 
dem  freundschaftlichen  Anschluss  an  die  deutschfeindlichen  Zwei- 
bundmàchte  brachte.  Dass  England  den  Krieg  gewollt  und  von  lan- 
ger  Hand  vorbereitet  habe,  dafùr  sieht  der  Verfasser  jedoch  keine 
Beweise  erbracht  ;  dafùr  spricht  wed'er  das  Verhalten  Englands  an- 
làsslich  der  bosnischen  Annexionskrisis  noch  der  Marokko-krisis.  Ist 
es  richtig,  dass  England  den  Weltkrieg  nicht  gewollt  hat,  warum  — 
so  fragt  man  —  hat  es  ihn  dann  nicht  verhindert  ?  Die  Antwort  da- 
rauf ist  zugleich  die  Antwort  auf  die  Frage  nach  Englands  Schuld, 
die  darin  liegt,  dass  England,  ohne  den  Krieg  zu  wollen,  zur  Stàr- 
kung  seiner  diplomatischen  Stellung  gegenùber  Deutschland  Mittel 
angewendet  hat,  die  ungemein  gefahrdrohend  fùr  den  Frieden  waren. 
«  Es  war  eine  Politik  von  gigantìscher  Frivolitàt,  die  England  zwar 
in  der  Macht  des  Zweibunds  eine  unvergleichliche  Rùckendeckung 
bot,  aber  gleichzeitig  unmittelbar  und  vor  aller  Augen  am  Abgrund 
des  Weltkriegs  entlang  fùhrte  und  schliesslich  in  vòlliger  Ohnmacht 
endete,  denn  als  der  òsterreichisch-serbische  Konflikt  sich  zum  òs- 
terreichìsch-russischen  und  damit  zum  europàischen  Brande  zu  er- 
weitern  drohte,  da  lag  es  nicht  mehr  in  der  Macht  der  englischen 
Diplomatie,  Einhalt  zu  gebieten  :  England  konnte  gar  keinen  Druck 
auf  seine  Ententegenossen  ausùben,  denn  die  Leitung  der  Entente 
war  ihm  vòllig  entglitten  ».  Es  darf  noch  hervorgehoben  werden, 
dass  der  Verfasser  eine  glànzende  Schilderung  der  Charaktere  von 
Grey  und  Churchill  bringt  auf  Grund  persònlicher  Eindrùcke  »]. 
129.  Nathan  (Dr.  Paul)  :  Die  Enttàiischungen  unserer  Gegner.  11.  Heft 
der  von  Ernst  Jàckh  herausgegebenen  Flugschriftensammlung  Der 
Deutsche  Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  35  p.  8°). 
[«  Der  Verfasser  gibt  eine  Uebersicht  ùber  den  bisherigen  Verlauf  des 
Krieges,  der  —  was  Deutschland  betrifft  —  sich  so  ganz  anders 
entwickelt  hat,  als  unsere  Feinde  erwarteten.  Er  schildert  die  Hoff- 
nungen  auf  eine  innere  Zersetzung  des  Deutschen  Reiches  bei  Aus- 
bruch  eines  Krieges,  die  unsere  Gegner  stets   als  einen  Faktor  bei 


—   23   — 

ihren  Berechnungen  eing^etzt  hatten.  Die  Einmùtigkeit  aller  unse- 
rer  Parteien,  die  innere  Geschlossenheit  aller  Volkskreise  muss  eine 
der  grimmigsten  Enttàuschungen  besonders  der  Englànder  gevvesen 
sein.  Der  Verfasser  versteht  es  ausgezeichnet,  ali  die  verfelilten  Kal- 
kulationen  aufzudecken,  mit  deneii  sich  die  Englànder,  Franzosen 
und  Russen  gegenseitig  den  Krieg  gegen  Deutschland  als  ein  Un- 
ternehmen  ausmalten,  dessen  Ausgang  fùr  sie  nach  ihrer  Ansicht 
durchaus  nicht  zvveifelhaft  sein  konnte.  Wie  nun  der  fiir  sie  so  ganz 
unerwartete  bisherige  Verlauf  des  Krieges  mit  ali  seinen  Wirkungen 
ihre  Erwartungen  und  Hofihungen  enttàuscht,  weis  Nathan  in  knappen 
Strichen  ungemein  eindringlich  und  fesselnd  zu  schildern  »]. 
130.  Naumann  (Dr.  Friedrich"),  Mitglied  des  Reichstags:  Deutschland  und 
Frankreich.  1.  Heft  der  von  Ernst  Jàckh  herausgegebenen  I""lugschrif- 
ten-Serie  Der  Deutsche  Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart, 
1914,  27  p.  8").  [«  Das  Thema  wird  weite  Kreise  ebenso  anziehen  wie 
der  Verfasser,  der  es  behandelt.  In  Naumanns  Ausfìihrungen  kommt 
zunàchst  recht  klar  die  allgemeine  Stimmung  der  Deutschen  gegen 
die  Franzosen  zum  Ausdruck  :  bei  allem  Ekel  vor  der  Verlogenheit 
franzòsischer  Manifeste  und  Kriegsberichte,  bei  aller  Erbitterung  iiber 
die  Hinterlist  und  Grausamkeit,  deren  sich  Militar  und  Zivilbevòlke- 
rung  des  feindlichen  Landes  schuldig  machen,  denken  wir  iiber  die 
Franzosen  selbst  milder  als  ùber  ihre  beiden  Verbiindeten.  Naumann 
weist  sehr  klar  und  ùberzeugend  nach,  warum  und  wie  sehr  es  im 
Interesse  beider  Teile  làge,  wenn  Frankreich  mit  Deutscjiland  so 
bald  wie  mòglich  einen  ehrlichen  Separatfrieden  abschlòsse.  Die 
Wahrscheinlichkeit  hierfiir  hàlt  er  freilich  fiir  zienilich  gering,  und 
so  fasst  er  denn  auch  die  Mòglichkeiten  ins  Auge,  die  sich  aus 
eineni  gemeinsamen  làngeren  Ausharren  des  Dreiverbandes  ergeben 
—  Mòglichkeiten,  unter  denen  Frankreich  und  Engìand  noch  viel 
schwerer  zu  leiden  haben  wiirden  als  wir.  Ali  dies  ruhig  und  leiden- 
schaftslos  schon  im  voraus  zu  bedenken,  erklàrt  Naumann  mit  Recht 
fùr  eine  vaterlàndische  Pflicht  :  «  Wir  haben  keinen  Bismarck,  der 
fiir  uns  denkt,  also  sollen  wir  alle  mitdenken,  damit  ein  gemeinsa- 
mes  Denken  dorthin  wirkt,  wo  in  schwerer  Verantwortlichkeit  die 
Ergebnisse  formuliert  werden  ».  —  Auf  Einzelheiten  der  trefilichen 
kleinen  Schrift  gehen  wir  hier  absichtlich  nicht  welter  ein,  doch  sei 
wenigstens  noch  hingewiesen  auf  die  Charakteristik  der  Persònlichkeit 
und  Politik  des  ermordeten  Sozialistenfiihrers  Jean  Jaurès,  dem  es 
Lebensaufgabe  war,  fiir  ein  friedliches  Nebeneinander-  und  Miteinan- 
derleben  der  beiden  grossen  Kulturnationen  zu  wirken.  -  Das  ganze 
Heft  bietet,  wie  sich  das  bei  Naumann  fast  von  selbst  versteht,  nicht 
nur  die  lichtvolle  Eròrterung  einer  Einzelfrage,  es  bedeutet  auch 
einen  Beitrag  zur  Erziehung  zu  politischem  Denken,  die  dem  deut- 
schen Volk  so  notwendig  ist  »]. 


—    24    — 

131.  Naumann  (Friedrich)  :  Kriegschronik  (Sonderausgabe  der  Hilfe, 
Monatliche  Hefte,  Berlin-Schòneberg,  1914).  [«  Ins  Feld  und  an 
Lazarette  kostenfrei  »]. 

132.  Nelte  (Dr.  Otto),  Rechtsanwalt  beim  Oberlandesgericht  Kòln  :  Die 
belgische  Frage.  [Vedi  sub  vocibus  Neukamp,  Kraus  etc.]. 

133.  Neukamp  (Reichsgerichtsrat  Dr.)  in  Leipzig:  Die  Haager  Friedens- 
konferenzen  und  der  Europdische  Krieg.  [Vedi  Neukamp,  Kraus  etc.]. 

134.  Neukamp,  Kraus,  Strupp,  Meurer,  Stier-Somlo,  Kohler,  Nelte: 
Deutschland  und  der  Weltkrieg  (Zur  Geschichte  des  gegenwàrtigen 
Krieges)  (Bresiau,  1914,  J.  U.  Kern's  Verlag  (Max  Miiller),  212  p. 
8").  [Sottotitolo  :  «  Die  Entsteliung  und  die  wichtigsten  vòlkerrecht- 
lichen  Ereignisse  des  Krieges,  unter  Abdruck  aller  wichtigen  Doku- 
mente  dargestellt  von  deutschen  Vòlkerrechtslehrern  ».  «  Nun  hat 
sich  auch  die  deutsche  Vòlkerrechtswissenschaft  zusammengetan , 
um  Uber  die  Entstehung  und  die  wichtigsten  Begebenheiten  des 
gegenwàrtigen  Krieges  vom  Standpunkte  des  internationaien  Rechts 
zu  urteilen.  Das  soeben  in  J.  U.  Kern's  Verlag  (Max  MùUerì  in 
Bresiau  erschienene  Sonderheft  der  Zeitschrift  fUr  Vòlkerrecht,  be- 
titelt  Deutschland  und  der  Weltkrieg ,  enthàlt  ver  allem  eine  einge- 
hende  Eròrterung  der  direkten  und  indirekten  Ursachen  des  Welt- 
krieges  aus  der  Feder  von  Dr.  Strupp  in  Frankfurt  a.  Main.  Der 
grosse  Wert  dieses  Aufsatzes  beruht  vor  allem  auf  der  Verarbeitung 
des  gesamten  offiziellen  Materials  der  in  Slreit  befindlichen  Màchte. 
Sogar  das  russische  Weissbuch  \sic'\  ist  neben  dem  deutschen,  òster- 
reichischen,  englischen  usw.  Material  auszugsweise  wiedergegeben. 
Der  mit  reichen  Literaturnachweisen  versehene  Aufsatz  dùrfte  zur- 
zeit  die  eingehendste  Darstellung  der  Entstehung  des  Krieges  sein. 
In  dem  Hefte  finden  wir  sodann  eine  genaue  Darstellung  der 
Schreckensnacht  in  Lòwen  und  eine  juristische  Untersuchung  des 
Falles  aus  der  Feder  von  Geheimrat  Meurer  in  Wiirzburg.  Der 
bekannte  Professor  an  der  Kòlner  Akademie  Stier-Somlo  schreibt 
ùber  die  deutsche  Verwaltung  in  Belgien  ;  Reichsgerichtsrat  Neukamp 
untersucht,  wie  weit  die  Gegner  die  Abkommen  der  Haager  Kon- 
ferenzen  verletzt  haben  und  empfiehlt  rastlose  Weiterarbeit  der 
Vòlkerrechtswissenschaft  fùr  die  Fortentwicklung  der  friedlichen 
Staatenorganisation.  Geheimrat  Kohler  schreibt  vor  allem  ùber  die 
Frage  des  Patentrechts  vom  internationaien  Standpunkte  aus  und 
rechtfertigt  in  einem  weiteren  Aufsatze  das  Vorgehen  Deutschlands 
gegeniiber  Belgien.  Das  Aktenmaterial  Deutschlands  gegenùber  Bel- 
gien enthàlt  ein  Aufsatz  von  Rechtsanwalt  Nelte  in  Kòln.  Privat- 
dozent  Dr.  Kraus  in  Leipzig  prùft  das  ósterreichische  Ultimatum 
gegeniiber  Serbien  in  einem  iiber  die  Verantwortlichkeit  der  Staaten 
betitelten  Aufsatze.  Das  Heft  enthàlt  eine  Fiille  schàtzbaren  Mate- 
rials   und    wird    in    alien    Kreisen    Deutschlands  und  der  neutralen 


—  25  — 

Lànder  einen  dauemden  VVert  als  die  glànzendste  Rechtfertigung 
des  deutschen  Verhaltens  behalten  »]. 

135.  Oncken  (Hermann):  Deutscìilands  Weltkrieg  und  die  Detitschameri- 
kaner  (Deutsche  Verlagsanstalt,  Stuttgart,  1914,  23  p.  in  8°).  [6"  fa- 
scicolo delle  Politische  Flugschriften  «  Der  Deutsche  Krieg  »  herausg. 
von  Ernst  Jàck/i\. 

136.  Péladan.  Vedi:  Un' intervista  con  Joséphin  Péladan  circa  la  sua  pro- 
fezia sulla  Guerra,  di  Cesare  Vesme,  ne  La  Stampa  di  Torino, 
2  genn.  1915. 

137.  Prinzivalli  (Gino)  :  Gli  Stati  belligeranti  nella  loro  vita  economica, 
finanziaria  e  militare  alla  vigilia  della  guerra  (Treves,  Milano,  1914, 

I  voi.  in  16°).  [È  un  quadro  molto  interessante  e,  per  sommi  capi, 
completo.  L'autore  ha  una  speciale  competenza  avendo  pubblicato 
nel  1914  presso  i  Frat.  Treves  un  libro  (molto  lodato  dai  compe- 
tenti) sulla  Banca  moderna^ 

138.  Ratzel  (Friedrich):  Deutschland.  Einfiihrung  in  die  Heimatkunde 
(Georg  Reimer,  Berlin  W.  io,  1914,  con  4  tavole  e  2  carte).  [3*  nuova 
edizione  (postuma)  in  occasione  del  Weltkrieg.  «  Die  Heimat,  in  der 
die  starken  Wurzeln  unserer  Kraft  grùnden,  soli  jeder  vor  allem 
genau  kennen  »...]. 

139.  Reventlow  (Graf  Ernst  zu)  :  Ettgland,  der  Feind.  16.  Heft  der  von 
Emst  Jàckh  herausgegebenen  Flugschriftensammlung  Der  Deutsche 
Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  35  p.8°).  [«Wirsind 
beute  im  klaren  darùber,  durch  wessen  Mitschuld  in  erster  Linie  der 
grosse  Vòlkerkrieg  entbrannt  ist.  England  war  das  Aufstreben  Deutsch- 
lands,  seine  Entwicklung  zur  Weltmachtstellung  ein  Dorn  im  Auge, 
und  es  versuchte  mit  alien  Mitteln,  unser  Streben  nach  Be- 
hauptung  und  Ausdehnung  unserer  Position  einzuschrànken.  Graf 
Reventlow,  der  sich  durch  eine  Reihe  politischer  Bùcher  einen  be- 
kannten  Namen  geschaffen  hat  und  dessen  Ausfiihrungen  wir  stets 
besonderes  Interesse  entgegenbringen  dùrfen,  schildert  diese  Mittel, 
deren  sich  England  zur  Verwirklichung  seines  Zieles  bediente.  Sein 
klarer  politischer  Blick  und  seine  Vertrautheit  mit  den  geschichtli- 
chen  Vorbedingungen  machen  des  Verfassers  Arbeit  ungemein  ins- 
truktiv  und  anregend.  Als  «  einen  Verneiner  unseres  Daseins  » 
schildert  er  uns  England,  und  jedermann  wird  seinen  Schlussworten 
zustimmen  mùssen  :  «  Dieser  hasserfùllte  Feind  unserer  Art  und 
unserer  Arbeit  muss  unschàdlich  gemacht  werden  »]. 

140.  RoHRBACH  (Dr.  Paul):  Warum  es  der  Deutsche  Krieg  ist  !  i.  Heft  der 
von  Ernst  Jàckh  herausgegebenen  Flugschriften-Serie  Der  Deutsche 
Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  30  p.  8°).  [«  Wer 
die  grosse  Zeit,  in  der  wir  beute  stehen,  mit  wachen  Sinnen  ernst- 
haft  miterleben  will,  dem  wird  es  nicht  geniigen,  aus  Extrablàttern 
und  Tageszeitungen  sich  ùber  den  àusseren  Verlauf  des  Krieges  zu 


—    26    — 

uiiterrichten  ;  er  wird  nicht  nur  von  den  gewaltigen  Kàmpfen  hòren 
vvollen,  sondern  immer  wieder  nach  den  Grùnden  fragen,  die  den  jetzl 
tobenden  Weltbrand  fast  mit  Naturnotwendigkeit  entfacht  haben,  und 
er  wird  zu  wissen  begehren,  was  fùr  uns  Deutsche  der  innerste  Sinn 
und  das  letzte  Ziel  dieses  titanischen  Ringens  sein  muss.  An  alle, 
die  in  solcher  Gesinnung  an  den  Ereignissen  teilnehmen,  wenden  sich 
die  Flugschriften  Der  Deutsche  Krieg,  die  von  den  bekanntesten  und 
verdientesten  Mànnern  der  Wissenschaft^und  der  aktiven  Politik  ver- 
fasst  sind  und  deren  erste  uns  jetzt  vorliegt;  sie  wird  schon  durch 
den  Namen  ihres  Verfassers,  Dr.  Paul  Rohrbach,  die  Aufmerksamkeit 
auf  sich  ziehen  ;  geniesst  doch  Rohrbach  als  einer  der  ersten  Vor- 
kàmpfer  fùr  kraftvolle  deutsche  Weltpolitik  schon  lange  hohes,  ver- 
dientes  Ansehen  und  ist  besonders  durch  sein  Buch  Der  deutsche 
Gedanke  in  der  Welt  in  den  weitesten  Kreisen  bekannt  geworden. 
In  der  vorliegenden  Flugschrift  gibt  er  in  Beantwortung  der  Frage, 
warum  dieser  Krieg  der  Deutsche  genannt  werden  soli,  eine  ebenso 
knappe  und  klare  Darstellung  der  politischen  Gesamtlage,  die  zum 
Krieg  fìihrte  ;  er  weist  nach,  wie  dieser  Krieg  auf  lange  hinaus  ùber 
das  Schicksal  des  deutschen  Volkes  und  germanischer  Kultur  ent- 
scheiden  wird,  und  in  Schlussfolgerungen,  die  von  Tausenden  und 
aber  Tausenden  gelesen  und  beherzigt  werden  sollten,  stellt  er  die 
Ziele  auf,  die  wir  als  Siegespreis  erreichen  miissen,  wenn  nicht  der 
Aufwand  der  ungeheuren  Opfer  an  Volkswohlstand  und  kostbaren, 
unersetzlichen  Leben  schmàhlich  vertan  sein  soli.  Sein  letztes  Wort, 
dem  unser  ganzes  Volk  aus  vollem  Herzen  zustimmen  wird,  heisst  : 
«Griindliche,  voUstàndige  Abrechnung  mit  England!  Zur  Niederzwin- 
gung  dieses  Feindes  wird  unser  Volk  auch  sein  Letztes  unsern  di- 
plomatischen  und  militàrischen  Fiihrern  willig  darbringen  ;  versagt 
ihre  Energie,  dann  laden  sie  die  schwerste  Verantwortung  auf  sich. 
Sie  mògen  es  noch  so  gut  meinen,  aber  ihre  Zaghaftigkeit  wird 
dann  zum  Verderber  Deutschlands  geworden  sein  »]. 

141.  Rohrbach  (Dr.  Paul):  Die  innere  Organisation  fiir  den  Krieg  (Das 
Gròssere  Deutschland,  Heft  36,  Dresden,  1914). 

142.  RoLOFF  (Prof  T>r.  Gustav):  Deutschland  uìid  Russland  int  Widerstreit 
seit  200  Jahren.  9.  Heft  der  von  Ernst  Jàckh  herausgegebenen  Flug- 
schriftensammlung  Der  Deutsche  Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt, 
Stuttgart,  1914,  31  p.  8").  [«  Der  Verfasser  untersucht  eingehend  und 
scharfsinnig  die  Beziehungen  Deutschlands  zu  Russland  seit  200 
Jahren,  ausgehend  von  der  Meinung,  die  man  vielfach  hòren  kann, 
Russland  und  Deutschland  bzw.  Preussen  seien  eigentlich  historische 
Bundesgenossen.  Der  Verfasser  weist  das  Irrige  dieser  Ansicht  nach. 
Tatsàchlich  haben  die  Beziehungen  zwischen  Preussen  und  Russland 
stets  stark  geschwankt;  bald  waren  sie  gespannt,  bald  feindlich,  bald 
friedlich  und  freundschaftlich,  wenn  gemeinsame  Gegner  vorhanden 


—    27    — 

waren,  aber  stets  standen  zwischen  ihnen  gewisse  unùberbriickbare 
Gegensàtze,  wenn  sie  auch  nicht  immer  alien  Augen  bemerkbar 
waren.  Roloff  schildert  den  russischen  Expansionsdrang  von  dem 
grossen  nordischen  Krieg  an,  um  die  Wende  des  17.  Jahrhunderts 
herum,  bis  auf  unsere  Tage,  eine  besonders  ausfùhrliche  Darstellung 
den  Kàmpfen  Friedrichs  des  Grossen  widmend.  Fragen  der  russischen 
Offensivpolitik  von  damals  sind  jetzt  wieder  aufgetaucht;  es  gehòrt 
zum  Programm  der  Panslawisten,  dass  Kònigsberg  und  Danzig  rus- 
siseli werden  mùssen:  das  Schwarze  und  das  Baltische  Meer  sollen 
zugleich  unter  die  russische  Botmàssigkeit  kommen,  so  dass  der 
Traum  Peters  des  Grossen  in  Europa  erfùllt  vvàre.  Deutschland  ver- 
teidigt  also  in  diesem  Kriege  gegen  Russland  nicht  nur  den  wirt- 
schaftlichen  Zugang  zu  fernen  Gebieten,  sondern  auch  uralte  Kul- 
turstàtten  im  eigenen  Machlbereich  ;  es  setzt  eine  seit  Jahrhunderten 
iiberkommene  Mission  gegen  das  barbarische  Moskowitertum  fort»]. 

143.  ScHAEFER  (Dr.  Cari  Anton):  Deutsch-tùrkische  Freundschaft.  13.  Heft 
der  von  Ernst  Jàckh  herausgegebenen  Flugschriftensammlung  Der 
Deutsche  Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  43  p.  8°). 
[«  Der  Verfasser  schildert  die  deutsch-tùrkischen  Wirtschaftsbeziehun- 
gen,  die  die  Grundlage  des  freundschaftlichen  Verhàltnisses  Deutsch- 
lands  zur  Tùrkei  bilden,  das  nun  seine  guten  Frùchte  zu  tragen 
beginnt.  Seine  Ausfùhrungen  dùrfen  beute,  da  auch  die  Tiirkei 
einen  Existenzkampf  fùhren  muss  und  ihre  Gegner  unsere  Gegner 
sind,  auf  ganz  besonderes  Interesse  rechnen.  Lehrreich  sind  die 
Vergleiche  der  skrupellosen  Absichten  und  Ziele  Englands  mit 
unserer  Politik,  die  stets  freundschaftlich  darauf  bedacht  war,  eine 
starke  Tiirkei  zu  erhalten.  Umgekehrt  ist  die  Kraft  Deutschlands 
die  Kraft  der  Tùrkei,  so  dass  die  politischen  Schicksale  des  einen 
Staates  nicht  ohne  Riickvvirkung  auf  die  des  andern  sein  kònnen  »]. 

144.  SCHiEMANN  (Theodor)  :  Gibt  es  eine  irische  Frage  als  internatio7iales 
Problem?  (Das  Gròssere  Deutschland,  Dresden,  1914,  Heft  36). 

145.  ScHMiDT  (Arel):  Die  russische  Sphinx.  7.  Heft  der  von  Ernst  Jàckh 
herausgegeb.  Flugschriftensammlung  Der  Deutsche  Rrieg  (Deutsche 
Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  31  p.  8°).  [«  Fùr  den  endgiiltigen 
Ausgang  des  Weltkrieges  ist  eines  der  wichtigsten  Momente  die 
wirkliche  Starke  Russlands.  Darum  wird  eine  knappe,  aber  von  fach- 
kundiger  Seite  stammende  Darstellung  der  russischen  Verhàltnisse  in 
weiten  Kreisen  willkommen  sein.  Eine  solche  gibt  Arel  Schmidt,  von 
Geburt  Deutschrusse  und  mit  den  Zustànden  der  russi-schen  Monar- 
chie vollkommen  vertraut,  in  der  vorliegenden  Flugschrift.  Es  ist  eine 
Beruhigung,  diesen  Ausfùhrungen  aufs  neue  entnehmen  zu  konnen, 
dass  der  riesige  Staat  die  schon  manchmal  auf  ihn  angewandte  Be- 
zeichnung  «  Koloss  auf  tònernen  Fùssen  »  vollauf  verdient;  und  wenn 
der  Verfasser  aus  ali  seinen  Darlegungen  den  Schluss  zieht,  dass  auch 


—    28    — 

die  vielgepresene  und-  gefùrchtete,  dem  Umfang  nach  riesige  Militàr- 
macht  Russlands  im  Grund  ein  Schwert  von  Pappe  sei,  so  wird  diese 
Folgerung  dadurch  beglaubigt,  dass  dies  Wort  nicht  von  ihm,  sondern 
von  einem  ebenso  scharfblickenden  wie  patriotischen  Russen,  dem 
Fùrsten  Trubetzkoi,  gepràgt  worden  ist  »]. 

146.  ScHUBART  (E.)  :  Ein  Kriegs-Ernteamt  (Das  Gròssere  Deutsehland, 
Dresden,  1914,  Heft  36). 

147.  ScHùCKiNG  und  Wehberg:  Vòlkerrechtliche  Monographien:  i,  Erich, 
Probleme  der  internationalen  Organisation  ;  2.  Buchi,  Die  Gesch. 
der  Pan-Amerikanischen  Bewegung  ;  3.  von  Mayer,  Die  vòlker- 
rechtl.  Stellung  Aegj'ptens  (3  voi.  8%  |.  U.  Kern's  Verlag,  Breslau, 
1914).  [Il  Dr.  Walter  Schùcking  è  prof.  ord.  di  Diritto  a  Marburg 
e  membro  (ass.)  dell'  Istituto  di  Diritto  Internazionale.  Il  Dr.  Weh- 
berg è  condirettore  della  Zeitschrift  fùr  Vólkerrecht\ 

148.  Stier-Somlo  (Prof.  Dr.)  in  Kòln:  Das  Vòlkerrecht  nber  die  Verwal- 
tung  in  Feindesland.  [Vedi  Neukamp,  Kraus  etc]. 

149.  Stier-Somlo.   Vedi  :  Wehberg. 

150.  Strupp  (Dr.  Karl)  Mitherausgeber  des  Jahrbuches  des  Vòlkerrechts  : 
Das  Internationale  Landkriegsrecht,  erlàutert  von  —  (Joseph  Baer  u. 
Co.,  Frankfurt  a.  M.,  19 14).  [i  voi.  in  8"  di  xii-252  p.]. 

151.  Strupp  (Dr.  Karl)  in  Frankfurt  a.  M.  :  Die  Vorgeschichte  tind  der 
Ausbruch  des  Krieges  von  1914.  [Vedi  Neukamp,  Kraus  etc.]. 

152.  Traub  und  Erzberger.  Vedi  Erzberger. 

153.  Vesme  (Cesare)  :  Vari  articoli  sulle  profezie  relative  alla  guerra 
(La  Stampa,  Torino,  1914-1915).  [Vedi  anche  sub  voce  Péladan]. 

154.  Wehberg  (Gerichts-Assessor  Dr.  Hans):  Das  Seekriegsrecht  (i  voi., 
in  8°  di  400  p.,  Stuttgart,  W.  Kohlhammer,  1914).  [Quest'opera 
forma  la  2^  parte  del  4°  volume  dell'  Handbuch  des  Vòlkerrechts 
edito  dal  prof.  dott.  Stier-Somlo]. 

155.  Wehberg.  Vedi  :  Kohler  und  Wehberg.  Vedi  :  Schùcking  und 
Wehberg. 

156.  Welschinger  (Henri),  membre  de  l'Institut:  La  Guerre  et  le  Clergé 
frangais,  igi4-igi^.  [«  M.  H.  W.  prépare  un  livre  que  lui  dictent 
les  faits  héro'iques  dont  nos  soldats  sont  chaque  jour  les  témoins 
émus  ».  Débats  del  9  die.   1914]. 

157.  Wertheimer  (Dr.  Fritz):  Deutsehland  und  Ostasien.  14.  Heft  der  von 
Ernst  Jàckh  herausgegebenen  Flugschriftensammlung  Der  Deutsche 
Krieg  (Deutsche  Verlags-Anstalt,  Stuttgart,  1914,  32  p.  8').  [«  Dieses 
Heft  ist  den  deutschen  Helden  von  Tsingtau  gewidmet,  deren  Opfer- 
mut  und  zàhe  Widerstandskraft  vvir  in  den  letzten  Wochen  bewundern 
lernten.  Die  Entstehung  unserer  Kolonie  Kiautschau,  ihren  Auf- 
schwung  und  ihre  Bedeutung  fùr  Ostasien  schildert  der  Verfasser  mit 
ausgezeichneter  Kenntnis  der  Verhàltnisse.  Tsingtau  wurde  eine 
Musteraustellung  des  Deutschtums,    zu  der  Chinesen,  Japaner,  En- 


—    29   — 

glànder  und  Amerikaner  bewundernd  pilgerten.  Das  trotzdem  gerade 
Japan  uns  den  Krieg  erkliirte,  der  ùbrigens  von  der  Mehrzahl  der  ge- 
bildeten  Japaner  mit  Widervvillen  aufgenommen  wurde,  dafùr  weiss 
uns  der  Verfasser  an  Hand  der  Geschichte  von  Japans  Aufstieg  die 
Grùnde  einleuchtend  auseinanderzusetzen  »]  (i). 

158.  Adriatico  {L')  [Anonimo]  (Milano,  Treves,  1914,  in  S'',  400  p.,  con 
illustrazioni).  [È  uno  studio  completo,  fatto  da  un  competente,  con 
singolare  chiarezza,  condotto  dal  triplice  punto  di  vista  della  geo- 
grafia, della  storia,  della  politica.  Chiunque  voglia  conoscere  a  fondo 
quei  problemi  politici,  storici,  economici  che  non  conosciamo  che 
assai  superficialmente  e  che  pur  rappresentano  «  la  maggior  piatta- 
forma proposta  all'avvenire  della  nostra  nazione»,  troverà  in  questo 
libro  quanto  occorre  di  non  ignorare]. 

159.  Alberti  (Mario)  del  Museo  Commerciale  di  Trieste:  Adriatico  e  Medi- 
terraneo (Milano,  Ravà  e  C.  ed.,  1915,  n.  5  dei  Problemi  italiani)  (2). 
[Eccone  la  conclusione  :  «  L'annessione  di  Trieste  e  Fiume  all'Italia, 
mentre  non  pregiudicherebbe  l'avvenire  economico  di  questi  due 
porti,  assicurerebbe  al  Paese  i  seguenti  notevolissimi  benefici:  1°  Eli- 
minazione definitiva  del  pericolo  che  le  influenze  economiche,  marit- 
time, nazionali  e  politiche  dell'Italia  nell'Adriatico  siano  per  sempre 
sofiTocate  ;  2*^  Eliminazione  definitiva  del  pericolo  che  la  penetrazione 
economica  italiana  nei  Balcani  col  mezzo  della  ferrovia  Danubio- 
Adriatico  sia  sviata  a  favore  dell'Austria  e  della  Germania  meridio- 
nale, con  grave  colpo  per  il  porto  di  Bari  ;  3°  Eliminazione  definitiva 
del  pericolo  che  i  prodotti  agricoli  italiani,  come  già  avvenne  per  i 


(1)  I  Numeri  1-58  di  questa  Bibliografia  della  Guerra  tfelle  jYazioni  comprendono  scrìtti 
pubblicati  anteriormente  al  i"  dicembre  1914  e  i  Numeri  59-157  comprendono  scritti  pubblicati 
anteriormente  al  i"  gennaio  1915. 

(2)  Un  Deputato  scrive  nel  Messaggero  del  27  marzo  1915  :  «  Il  prof.  Mario  Alberti,  del 
Museo  commerciale  di  Trieste,  calcola  che  la  ricchezza  di  Trieste,  che  è  e  sarà  il  più  grande 
emporio  adriatico,  superi  i  tre  o  quattro  miliardi.  Il  valore  di  Fiume  è  calcolato  dall'Alberti  in 
un  miliardo  e  mezzo,  pur  trascurando  le  zone  agricole  del  Friuli  orientale,  della  Gorizia  e 
dell'Istria.  Se  poi  al  Trentino  e  all'Alto  Adige  si  attribuisce  il  valore  di  un  miliardo  (cioè 
il  valore  medio  d'una  provincia  italiana)  si  ha  un  totale  di  sei  miliardi  e  mezzo,  che  sarà  bene 
ridurre  prudentemente  a  cinque  miliardi.  Questi  cinque  miliardi  di  nuova  ricchezza  italiana 
saranno  sottoposti  all'imposta,  la  quale,  per  una  parte,  tornerà  nelle  regioni  acquistate  sotto 
forma  di  lavori  pubblici,  istruzione,  giustizia,  ecc.  ecc.,  e  per  una  parte  resterà  allo  Stato  per 
i  bisogni  generali  del  servizio  del  debito  pubblico  e  della  difesa  militare  di  terra  e  di  mare.  — 
Oggi,  in  cifre  molto  tonde,  i  70  o  75  miliardi  di  ricchezza  italiana  contribuiscono  tutti  gli  anni 
alla  formatione  dei  1500  milioni  che  dedichiamo  ai  ministeri  del  tesoro,  della  guerra  e  della 
marina;  e  cioè  il  2  per  cento  della  ricchezza  va  annualmente  a  costituire  il  fondo  dedicato  al- 
l'onere del  debito  e  alla  difesa  del  paese.  —  Ebbene,  mantenendo  questa  percentuale,  i  cinque 
miliardi  di  nuova  ricchezza,  che  aggiungeremo  all'  Italia  dopo  una  guerra  vittoriosa,  potranno 
aumentare  di  cento  milioni  questo  fondo.  E  poiché  le  spese  militari  non  dovranno  aumentare 
per  il  fatto  dell'ampliamento  del  nostro  paese  —  che  anzi  sarà  meglio  difeso  da  un  confine 
militarmente  piiì  forte  —  è  da  concludere  che  i  cento  milioni  annui  che  affluiranno  all'antico 
fondo  di  1500  milioni,  serviranno  a  sopportare  l'onere  del  nuovo  debito  di  due  miliardi.  Ciò 
vuol  dire  che  il  nuovo  acquisto  territoriale  sopporterà  per  intero  il  suo  costo  ». 


—   30  — 

vini,  sieno  tagliati  fuori  dallo  smercio  nella  Venezia  Giulia  ;  4"  Elimi- 
nazione definitiva  del  pericolo  che  i  nostri  pescatori  nell'Adriatico  si 
trovino  chiusi  i  mercati  di  Trieste  e  Fiume  e  s'impedisca  l'esportazione 
del  pesce  nell'Austria  e  nella  Germania  meridionale  ;  5°  Incremento 
della  ricchezza  nazionale  privata  per  una  somma  di  molti  miliardi  ; 
6°  Apertura  di  nuovi  e  ricchi  sbocchi  alle  industrie  italiane  ;  7°  Grande 
avvenire  per  la  navigazione  italiana  nell'Adriatico  ;  8°  Dominio  as- 
soluto —  economico,  marittimo  e  militare  —  sull'Adriatico  ;  9°  Si- 
curezza piena  e  completa  di  confini,  così  che  non  ci  saranno  più  da 
temere  facili  invasioni  nemiche  attraverso  il  Trentino  e  lo  ludri. 
Non  basta  :  il  possesso  della  Venezia  Giulia  ci  assicurerà  due  altre 
cose  ancora,  delle  quali  non  fu  fatta  parola  prima  di  adesso,  ma  che 
meritano  ampia  discussione,  e  cioè  :  io''  Posizione  di  superiorità 
nei  negoziati  commerciali  coi  paesi  dell'Europa  centrale;  11°  Primato 
marittimo  mercantile  nel  Mediterraneo  »]. 

160.  Allievi  (Comm.  Ing.  Lorenzo)  :  La  Guerra  e  le  Marionette  econo- 
miche {Rivista  delle  Società  Commerciali,  Roma,  1915).  [L'articolo  è 
stato  riprodotto  nel  Popolo  Romano  del  io  e  dell' 11  febbraio  1915. 
L'Ing.  Allievi  è  assai  noto  perchè  a  lui  si  deve  il  primo  riordina- 
mento della  «  Società  pel  Risanamento  di  Napoli  »  e  della  «  Soc. 
Ital.  di  Elettrochimica  ».  Il  suo  studio  è  una  violenta  polemica  con- 
tro i  più  illustri  teoristi  italiani  che  predicano  l'ostracismo  al  con- 
corso del  capitale  estero  (leggi  :  tedesco  e  austriaco)  e  contro  gli 
uomini  eminenti  tanto  in  materia  di  credito  quanto  in  materia  indu- 
striale, che  lo  rappresentano.  Ma  non  si  deve  scordare  che  l'Allievi 
scrive  un  po'  Cicero  prò  domo  sua  perchè  i  suoi  capitali  sono  in  gran 
parte  impiegati  in  Austria,  e  il  meglio  della  Società  Carburo  di  cui 
egli  è  tnagna  pars  è  in  Austria-Ungheria.  Ad  ogni  modo  la  chiarezza 
dello  scritto  e  le  non  poche  verità  ch'esso  contiene,  lo  additano 
all'attenzione  degli  studiosi  di  queste  discipline.  Discute  le  afferma- 
zioni del  Monzilli,  del  Pareto,  di  Eteocle  Lorini  «  ridiventato  sem- 
plice nazionalista  »,  del  prof.  Einaudi  «  dai  sofismi  verbali  »  (sic/) 
e  che  «  ignora  elementarissime  cose  »,  del  Cabiati  e  dei  Direttori 
della  Rass.   Contemp.,  Picardi  e  Cesarò]. 

161.  Almaiiacco  per  tutti  (Z,'),  anno  2"  (Milano,  Casa  ed.  Ravà  e  C.,  191 5). 
[Dice  tutto  ciò  che  occorre  sapere  Sul  Calendario,  Sul  nuovo  papato, 
Sui  nostri  legislatori.  Sugli  eventi  del  ig/4,  Sull'annata  sportiva.  Sul- 
l'annata agricola,  Sulla  moda  per  il  1915,  Sulla  cucina  e  guardaroba. 
Sulla  donna  infermiera,  Sull'esercito  e  la  flotta.  Sulla  mobilitazione, 
Sulla  gravide  guerra.  —  Contiene  inoltre  circa  700  brevi  biografie  di 
notabilità  italiane  e  straniere.  —  E  una  piccola  Enciclopedia  dell'at- 
tualità']. 

162.  Amadasi  (Generale)  ed  Alfonso  B.  Mongiardini.  Vedi  Mongiar- 

DINI. 


—  31  — 

163.  Amfiteatroff  (Alessandro),  pubblicista  russo  :  Cofne  Guglielmo  II 
fu  abbandonato  dal  suo  pittore  polacco  {Il  Pìccolo  Giorn.  d'Italia, 
n.  dell'  8-9  febbr.  1915).  [Il  celebre  pittore  di  battaglie,  il  polacco 
W.  Kossak,  il  quale  è  stato  parecchio  tempo  in  gran  favore  dell'Im- 
peratore Guglielmo  II,  e  s'è  staccato  dal  suo  protettore  dopo  il  fa- 
moso discorso  antipolacco  di  quest'ultimo  a  Marienburg  in  occasione 
delle  feste  per  il  giubileo  dell'Ordine  Teutonico,  ha  pubblicato  una 
interessantissima  autobiografia  {IVspomnenià).  W.  Kossak  è  nato  nella 
notte  fra  il  31  dicembre  1856  e  il  1°  gennaio  1857,  a  Parigi.  La  rot- 
tura fra  il  pittore  e  il  Kaiser  è  cosi  narrata  dall 'Amfiteatroff:  «  Io 
vi  richiamo  tutti,  o  cavalieri  dell'  Ordine  Teutonico  —  esclamò  Gu- 
glielmo a  Marienburg  —  alla  santa  lotta  contro  l'insolenza  polacca 
e  l'alterigia  sannata!  ».  Secondo  il  racconto  del  conte  Wedel,  citato 
dal  Kossak,  un  quarto  d'ora  prima  del  famoso  discorso,  il  Kaiser 
chiese  perchè  non  si  facesse  vedere  il  Kossak.  —  Maestà,  —  gli  si 
rispose  —  egli  non  è  venuto.  —  Si  sarà  almeno  scusato  ?  —  No  ; 
ha  mandato  un  telegramma  in  cui  annuncia  che  non  viene.  —  Gu- 
glielmo dopo  qualche  minuto  si  alzò  e  pronunziò  il  discorso  che 
Wedel  chiama  «  sciagurato  ».  Il  Kossak  prese  allora  la  ferma  deci- 
sione di  lasciar  immediatamente  Berlino.  Egli  s'incontrò  con  Gu- 
glielmo, l'indomani,  alla  rivista  per  l'arrivo  della  deputazione  au- 
striaca. Il  Kaiser  fece  finta  di  non  essere  adirato  con  il  Kossak  ;  fu 
di  nuovo  gentile  con  lui  ;  gli  parlò  dei  futuri  lavori.  Ma  il  Kossak 
non  si  arrese  a  queste  lusinghe.  Egli  decise  di  accelerare  anche  di 
più  la  partenza  da  Berlino  perchè  nei  giornali  erano  apparsi  accenni 
alla  sua  presenza  a  Marienburg  ed  ai  suoi  complimenti  al  discorso 
del  Kaiser.  Da  tutte  le  parti  della  Polonia  gli  venivano  proteste. 
Kossak  rispose  a  queste  accuse  con  un  telegramma  a  suo  fratello  : 
«  Nonostante  l'invito  dell'imperatore,  non  andai  a  Marienburg.  Ho 
deciso  di  lasciar  Berlino  subito  ».  All'indomani  a  mezzogiorno  ebbe 
luogo  il  suo  ultimo  incontro  con  Guglielmo,  in  un  ambiente  poco 
ordinario.  Guglielmo,  assieme  all'  imperatrice,  arrivò  nello  studio  del 
pittore  per  posare  :  il  Kossak  faceva  un  suo  ritratto  a  cavallo.  All'in- 
vito del  pittore,  l'imperatore  si  arrampicò  sul  cavallo  di  legno,  e 
prese  una  posa  orgogliosa.  Il  Kossak  riusci  ad  immortalare  questa 
posa  tragicomica  con  una  fotografia  riprodotta  nel  suo  libro.  —  In 
questa  nostra  ultima  intervista  —  scrive  Kossak  —  egli  mi  guardava 
dall'  alto  del  cavallo  di  legno  ed  io  leggevo  chiaramente  nei  suoi 
occhi  forse  rammarico,  forse  rimprovero.  Egli  non  poteva  ancora 
conoscere  la  mia  decisione,  ma  sentiva  qualche  dispiacere,  e  cosi  io 
mi  spiego  la  sua  espressione.  —  La  sera  stessa  il  Kossak  comunicò 
al  generale  von  Plessen,  maresciallo  di  Corte,  la  sua  intenzione  di 
lasciar  Berlino.  Contemporaneamente  a  ciò  i  giornali  pubblicarono 
il  sopracitato  telegramma  al  fratello.  Tutta  Berlino  parlò  della  par- 


—  32   — 

tenza  del  Kossak.  Von  Flesseti  esortò  lungamente  il  pittore  a  rinun- 
ziare a  questo  passo  decisivo.  Egli  rammentò  al  Kossak  tutti  i  favori 
concessigli  dal  Kaiser,  sottolineò  il  fatto  che  l'atto  suo  poteva  influire 
sulle  «  simpatie  »  di  Guglielmo  per  il  popolo  polacco,  dimostrò  la 
inutilità  di  mescolare  con  la  politica  l'arte  che  è  internazionale,  ecc.... 
]\Ia  il  pittore  fu  incrollabile  e  decise  di  compiere  quello  ch'egli  con- 
siderava suo  dovere  civile.  Egli  dichiarò  risolutamente  che  il  suo 
pennello  non  poteva  lavorare  in  gloria  di  un  uomo  che  s'era  affer- 
mato nemico  dei  polacchi.  Il  congedo  del  Kossak  fu  accettato;  ma 
dopo  poco  Berlino  intavolava  nuove  trattative  con  lui.  Anche  questa 
volta  però  il  Kossak  declinò  definitivamente  le  proposte  della  Corte 
tedesca.  E  non  tornò  più  a  Berlino  »]. 

164.  Andriulli  (Giuseppe  A.):  I  Documenti  della  graìide  guerra,  raccolti 
da  — ,  con  una  Prefazione  di  Guglielmo  Ferrerò  (i  voi.  di  120  p., 
Milano,  1915,  Ravà  e  C.  editori).  [Là  prefazione  dèi  Y^rrero  è  stata 
pubblicata  nel  1914  in  2  art.  del  Secolo  di  Milano  e  poi,  ampliata, 
è  divenuta  un  art.  della  R.  d.  Deux  Mondes,  2"  sem.   191 4]. 

165.  Arren  (Jean):  Serie  di  articoli  di  politica  estera  {L'Eclair,  diretto 
da  E.  Judet,  Parigi,  \^i/^,  passim).  [Arren  è  morto  nel  genn.  del  1915, 
valorosamente.  Leggevasi  nella  Tribuna  del  23  genn.  :  «  Fra  i  nomi 
dei  caduti  di  questi  giorni  sui  campi  di  battaglia,  va  segnalato  quello 
del  redattore-capo  déiVEclair,  Giovanni  Arren.  Giovanni  Arren  era 
molto  noto  per  la  sua  competenza  nelle  questioni  finanziarie  e  di  po- 
litica estera.  Prima  di  essere  richiamato  sotto  le  armi  aveva  scritti 
molti  articoli  sull'origine  dell'  attuale  guerra.  In  un  recente  combat- 
timento presso  Verdun,  durante  1'  assalto  ad  una  trincea  tedesca, 
ebbe  il  cuore  trapassato  da  una  scheggia  di  granata  »]. 

166.  AsKENAZv  (Szymon),  Prof,  di  Storia  Moderna  all'Univ.  di  Leopoli 
(Lemberg,  Polonia)  :  Cornile  general  de  secours  pour  les  victimes  de  la 
guerre  en  Bologne;  Commission  executive:  Vevey  {Suisse)  Grand  Hotel 
(Vevey-Lausanne,  février  1915).  [Foglio  volante  di  3  p.  in  4°,  non 
firmato  ma  che  sappiamo  redatto  dal  celebre  storico  polacco  Aske- 
nazy,  biografo  del  Principe  Poniatowsky  ed  autore  di  molte  opere  di 
Storia.  Ecco  il  testo  completo  del  notevole  Proclama  :  «  I).  La  Po- 
logne,  plus  qu'aucun  autre  pays,  est  à  la  fois  le  théàtre,  l'objet  et 
la  victime  de  la  guerre  actuelle.  —  Le  front  des  armées  belligérantes 
s'étend  de  ce  coté  sur  une  ligne  d'environ  1000  kilomètres,  depuis 
les  lacs  Mazuriques  jusqu'aux  cols  des  Carpathes,  entre  les  deux  li- 
mites  des  terres  polonaises.  Il  traverse  tout  le  Royaume  de  Pologne 
et  la  Galicie,  lerritoire  de  200,000  kilomètres  carrés  et  de  21  millions 
d'àmes.  Trois  millions  d'Austro-Allemands  s'y  battent  contre  quatre 
millions  de  Russes.  Depuis  plus  de  six  mois,  ces  7  millions  de  com- 
battants  sont  ainsi  à  l'oeuvre,  pour  fouler,  s'arracher  le  sol  polonais, 
pour  affamer,  exterminer  sa  population.  —  Dans  cette  guerre  qui  se 


—  33   — 

déroule  sur  leur  propre  pays  et  qui  le  ruine,  les  Polonais  ont  à  com- 
battre  dans  chaque  camp  pour  une  cause  qui  n'est  pas  la  leur.  IIs 
sont  astreints  à  un  devoir  fratricide;  et,  placés  généralement  en  pre- 
mière ligne,  par  l'un  et  l'autre  adversaire,  ils  doivent  trop  souvent, 
dans  les  corps  à  corps,  s'entretuer  à  l'arme  bianche.  Au  surplus,  ils 
sont  recrutés  dans  une  proportion  exceptionnellement  forte.  Ils  ne 
jouissent  d'aucun  des  délais  et  exemptions  de  service,  accordés  aux 
provinces  centrales  des  États  belligérants,  et  surtout  aux  grandes 
villes  et  à  certaines  branches  importantes  de  l'industrie.  Ils  sont,  au 
contraire,  soumis  à  un  mode  de  conscription  des  plus  rigoureux, 
applicable  aux  provinces  de  frontière,  afin  de  soustraire  à  temps  tous 
les  conscrits  dont  l'ennemi  pourrait  s'emparer.  Jusqu'à  présent  les 
Polonais  ont  fourni  un  million  et  demi  de  soldats,  répartis  à  peu  près 
par  moitié  entre  les  armées  russe  et  austro-allemande.  Ils  ont  perdu, 
en  tués,  blessés  et  prisonniers,  environ  400,000  hommes.  Et  tout 
cela  :  sic  vos,  non  vobis.  —  II).  Le  Royaume  de  Pologne  (Pologne 
du  Congrès,  Pologne  russe),  comprenant  io  gouvernements,  127,500 
kilomètres  carrés  et  13  millions  d'habitants,  à  l'exception  seulement 
du  gouvernement  de  Siedlce  et  partiellement  de  celui  de  Varsovie  et 
de  Lomza,  fut  atteint  directement  par  la  guerre  sur  une  superficie  de 
100,000  kilomètres  carrés,  correspondant  à  io  millions  d'àmes.  Les 
gouvernements  de  Lublin  et  Piotrkow,  les  plus  grands  et  les  plus  ri- 
ches  après  celui  de  Varsovie,  ceux  de  Kielce,  Radom,  Plozk,  Kalich, 
Suwalki,  comme  aussi  en  partie  ceux  de  Varsovie  et  de  Lomza,  sont 
dévastés  de  fond  en  comble.  —  Partout  le  flot  de  l'invasion  a  inondé 
ce  pays  à  plusieurs  reprises.  Plus  de  200  villes  et  bourgs  et  plus  de  9000 
villages  en  furent  submergés.  Les  dégàts  immédiats  dépassent  3  mil- 
liards  de  francs.  5000  de  ces  villages  ont  été  complètement  rasés, 
soit  au  cours  des  combats,  soit  pendant  la  retraite,  pour  enrayer  la 
poursuite.  D'innombrables  fermes,  métairies  et  chàteaux  ont  été 
brùlés  ;  plus  de  100  églises  détruites,  plus  de  1000  endommagées. 
Toutes  les  provisions  de  blé  et  de  fourrages  furent  saisies  ;  2  mil- 
lions de  bétes  à  cornes,  i  million  de  chevaux  furent  réquisitionnés 
ou  périrent  fante  de  pàture.  Le  sol  méme  subit  des  outrages  ;  par 
suite  des  retranchements  immenses,  comme  aussi  par  l'effet  des 
obus  de  gros  calibre,  la  conche  fertile  de  la  glèbe  fut  balayée  et 
tellement  ensevelie  sous  du  sable  et  du  gravier,  que  méme  les 
meilleures  terres  des  gouvernements  de  Radom  et  de  Lublin  sont 
condamnées  pour  longtemps  à  la  sterilite.  Si  le  petit  cultivateur  est 
totalement  ruiné,  le  grand  propriétaire  rural  ne  l'est  pas  moins,  aj'ant 
perdu  les  capitaux  placés  dans  ses  biens-fonds.  Toute  la  production 
agricole,  d'une  valeur  annuelle  de  2  milliards  et  demi  de  francs,  est 
anéantie  pour  un  temps  indéterminé,  vu  le  manque  absolu  de  se- 
mailles  et  de  bétail.  La  population  rurale  des  gouvernements  dévas- 


—   34  — 

tés,  au  nombre  de  7  millions  d'habitants,  se  trouve  dans  une  misere 
atroce.  Les  plus  éprouvés  d'entre  eux,  ceux  dont  les  villages,  ré- 
duits  en  amas  de  décombres,  sont  situés  dans  la  zone  de  feu,  pé- 
rissent  par  milliers  de  faim  et  de  froid;  sans  abri,  en  haìllons,  se 
nourrissant  de  racines  sauvages,  de  l'écorce  des  arbres,  de  charognes, 
ils  errent  dans  les  foréts  ou  cherchent  un  refuge  dans  les  villes.  —  Ce- 
pendant  les  trois  quarts  des  villes  se  trouvent  également  englobés 
dans  les  opérations  de  la  guerre.  Plusieurs  furent  saccagées,  comme 
Kalich  (50,000  h.);  d'autres,  centres  industriels  considérables,  comme 
Czenstochowa,  Sosnowice  (80,000  h.  chacune)  ou  Lodz  (450,000  h.), 
envahie  à  deux  reprises,  subissent  une  terrible  crise  économique. 
Varsovie,  capitale  de  la  Pologne,  avec  une  population  (900,000  h.) 
presque  doublé  de  celle  de  Bruxelles  ou  de  Rome,  se  voit  continuelle- 
ment  menacée  d'invasion,  essuye  des  bombardements  aériens,  et  reste 
coupée  des  plus  riches  gouvernements  de  l'ouest  du  pays.  Les  voies 
de  communication  n'existent  plus  ;  on  a  arraché  la  ligne  ferree  sur 
une  distance  de  1500  kilomètres,  on  a  fait  sauter  les  gares  et  les 
ponts,  on  a  méme  éventré  les  chaussées  au  moyen  de  charrues  à  va- 
peur.  Le  bassin  houillier  de  Dombrovva  qui  desservait  le  pays  tout 
entier,  fut  perdu  dès  le  début  de  la  guerre  ;  les  mines  furent  dynami- 
tées  et  inondées.  Au  lieu  d'une  livraison  mensuelle  de  30,000  wagons 
de  charbon,  le  pays  n'a  recu  depuis  la  guerre  que  100  vagons  par 
mois,  fournis  par  le  bassin  éloigné  du  Donetz.  Toutes  les  usines  fu- 
rent fermées,  plusieurs  fortement  endommagées,  une  centaine,  et  des 
plus  importantes,  détruites.  Toute  la  production  industrielle,  d'une 
valeur  de  plus  de  2  milliards  de  francs  par  an,  est  arrétée  pour  un 
temps  indéfini.  Les  400,000  ouvriers  qu'elle  occupait  sont  réduits  au 
chómage  force.  En  y  ajoutant  les  artisans  sans  travail,  les  marchands 
sans  commerce  et  leurs  familles  sans  pain,  la  grande  majorité  de  la 
population  urbaine,  se  montant  à  3  millions  d'àmes,  est  plongée  dans 
une  detrasse  profonde.  On  y  meurt  littéralement  de  faim  ;  surtout 
parmi  les  habitants  des  bourgs  et  des  petites  villes,  forcés  de  se  réfu- 
gier  à  Varsovie  ou  de  fuir  plus  loin  vers  l'est,  dans  un  état  de  denù- 
ment  indicible.  Partout,  aussi  bien  dans  les  villes  que  dans  les  cam- 
pagnes,  sévissent  des  maladies  épidémiques,  le  typhus  d'inanition, 
le  typhus  exanthémateux,  la  dysenterie,  surtout  chez  les  enfants,  à 
cause  du  manque  total  de  lait,  enfin  le  choléra  importé  de  tous 
cótés.  De  plus,  les  hòpitaux  regorgent  de  blessés;  et  le  manque  des 
médicaments,  produits  étrangers  par  excellence,  se  fait  vivement  sentir. 
—  III).  La  Galicie  (Pologne  autrichienne),  comprenant  82  districts, 
78,500  kilomètres  carrées  et  8  millions  d'habitants,  presque  dans  toute 
son  étendue,  à  l'exception  seulement  de  la  ville  de  Cracovie  et  de 
6  districts  adjacents  (5000  k.  e.  et  750,000  h.),  à  dù  servir  de  théà- 
tre   de    guerre.    Les   17    districts    attenant  à   la   frontière    de   l'est 


—  35   — 

(i8,ooo  k.  e.  et  I  million  Vj  h.)  furent  envahis  dès  l'ouverture  des 
hostilités.  Mais  le  reste  du  pays  (56,000  k.  e.  et  6  millions  h.),  où  se 
sont  déroulées  les  opérations  principales,  a  souffert  bien  davantage. 
Et  particulièrement  une  large  zone  transversale,  s'étendant  de  Lem- 
berg  jusqu'à  Bochnia  (10,000  k.  e.  et  i  million  h.),  où  furent  livrées 
les  grandes  batailles  rangées,  entièrement  dépeuplée,  n'est  plus 
qu'un  immense  cimetière.  —  Presque  tout  ce  territoire  eut  à  subir  les 
combats  et  l'invasion  à  plusieurs  reprises,  en  certains  endroits  méme 
jusqu'à  sept  fois  de  suite.  100  villes  et  bourgs  et  6000  villages  en  fu- 
rent atteints,  et  les  dégàts  immédiats  se  montent  à  2  milliards  de 
francs.  Plus  de  2500  villages  sont  entièrement  anéantis.  800,000  che- 
vaux,  I  million  Ys  <^6  bétes  à  cornes,  et  presque  toutes  les  provi- 
sions  de  blé  et  de  fourrages  ont  été  saisis.  La  production  agricole, 
d'une  valeur  annuelle  de  près  d'un  milliard  de  francs,  est  ruinée  pour 
longtemps.  Tel  fut  aussi  le  sort  de  la  production  industrielle,  d'une 
valeur  d'un  demi-milliard  de  francs  par  an  (y  compris  celle  des  ri- 
ches  mines  de  pétrole),  et  occupant  100,000  ouvriers.  Presque  toutes 
les  villes  sont  saccagées  ;  plusieurs,  comme  Tarnopol,  Brody,  Tar- 
now,  Nisko,  détruites.  Parmi  les  plus  importantes,  Lemberg  (Lwow, 
250,000  h.),  chef-lieu  administratif  du  pays,  tomba  presque  aussitót 
aux  mains  de  l'assaillant  ;  Cracovie  (180,000  h.),  l'ancienne  capitale 
où  l' on  couronnait  les  rois  de  Pologne,  vit  l'évacuation  forcée  de  sa 
population  civile  ;  Przemysl  (60,000  h.)  subit  encore  un  siège  des  plus 
meurtriers.  Plus  de  700  églises  ont  été  démolies  ou  fort  endomma- 
gées.  De  nombreux  propriétaires  fonciers,  fermiers  et  paysans  polo- 
nais,  surtout  des  districts  envahis  de  l'est,  ont  dù  s'exiler  dans  les 
provinces  centrales  de  l'Autriche.  Ils  y  furent  suivis  par  une  grande 
partie  de  la  population  des  villes  et  de  l'ancienne  administration 
polonaise  (entre  autres  40,000  employés  de  chemins  de  fer  gali- 
ciens).  Cette  émigration  forcée  de  la  Galicie  dans  l'intérieur  de  la 
monarchie  s'élève  déjà  à  plus  d'un  million  d'àmes  (seulement  en 
Bohème  il  y  en  a  350,000).  La  grande  majorité  de  ces  fuyards  se 
trouve  absolument  sans  ressources,  dans  une  misere  noire.  D'ailleurs, 
la  Galicie  a  été  frappée  par  toutes  les  calamités  de  destruction  et  de 
mort,  que  la  guerre  a  traìnées  à  sa  suite  à  travers  le  Royaume  de 
Pologne.  —  D'autre  part,  aux  limites  extrémes  de  la  Pologne,  ce  sont 
d'abord  les  300,000  Mazours  polonais  qui,  dans  la  région  lacustre  de 
la  Prusse  orientale,  ont  subi  par  trois  fois  les  pires  désastres  de  la 
guerre.  Ce  sont  ensuite  les  200,000  montagnards  polonais  établis  sur 
les  frontières  de  la  Hongrie  et  de  la  Bukovine,  qui,  à  deux  reprises, 
en  ont  été  les  victimes.  Et  ce  sont  enfin  les  250,000  Polonais  des  dis- 
tricts de  Bialystok,  de  Biala  et  de  Sokolka  du  gouvernement  de 
Grodno,  qui,  à  leur  tour,  éprouvent  les  mémes  maux.  —  IV).  La  Po- 
logne, grande  et  ancienne  parmi  les  nations  civilisées,  depuis  150  ans 


-  36  - 

sujette,  sans  tréve,  à  tous  les  supplices,  maintenant  supporte  les 
pires  fléaux  d'une  guerre  universelle,  suscitée  par  d'autres.  Sur  un 
territoire  presque  égal  à  celui  de  l'Angleterre  et  de  l'Ecosse  réunies, 
et  surpassant  en  population  l'Espagne,  cette  nation  infortunée,  mais 
laborieuse  et  d'une  puissante  vitalité,  vient  d'un  seul  coup  d'étre 
privée  de  tous  ses  moyens  d'existence.  Innocente  victime  expiatoire, 
elle  se  voit  subitement  sans  abri,  sans  nourriture,  condamnée  aux 
suprémes  souffrances,  sinon  à  l'extermination.  Tant  d'infortune  et 
d'injustice  est  sans  exemple  dans  l'histoire  moderne.  Et  pourtant 
le  monde  paraìt  à  peine  s'émouvoir  à  la  vue  de  ce  spectacle  tragi- 
que.  La  faute  n'en  est  certainement  pas  au  manque  de  compassion, 
mais  au  manque  de  renseignements  exacts  sur  le  véritable  état  des 
choses  en  Pologne.  Le  Comité  soussigné,  en  portant  ces  renseigne- 
ments à  la  connaissance  du  monde  civilisé,  croit  servir  non  seule- 
ment  la  cause  de  sa  patrie,  mais  aussi  celle  de  la  conscience  univer- 
selle. —  Le  Comité  general  de  secours  pour  les  victimes  de  la  guerre 
en  Pologne.  —  (Le  Comité  General  pour  les  victimes  de  la  guerre  en 
Pologne:  président,  Henri  Sienkiewicz  ;  vice-président,  Ignace  Pade- 
rewski  ;  président  de  la  Commission  executive,  Antoine  Osuchowski. 
La  Banque  Nationale  Suisse,  à  Lausanne,  est  autorisée  à  recevoir 
les  souscriptions.  Siège  de  la  Commission  executive:  Vevey  (Suisse), 
Grand  Hotel)  »]. 

167.  Associazione  Nazionalista,  Comitato  Centrale  (Corradini,  Oliva, 
Federzoni,  Maraviglia  etc):  Per  la  guerra  all' Austria  e  alla  Ger- 
mania. I:  Dobbiamo  liberare  gli  Italiani  irredenti;  II:  Necessità  di 
conquistare  il  Trentino  ;  III  :  Necessità  del  predominio  ital.  sull'A- 
driatico ;  IV:  Il  confine  orientale;  V.  L'eterna  nemica;  VI:  Il  pe- 
ricolo tedesco;  VII:  Per  l'unificazione  morale  d'Italia.  (Foglio  vo- 
lante di  4  pagine.  Roma,  21  febbr.  1915,  Tip.  editrice  «  Italia  », 
via  Ripetta  39;  attribuito  a  Enrico  Corradini).  [«Se  la  Germania 
trionfa  della  Francia,  della  Russia  e  dell'  Inghilterra,  se  vittoriosa 
si  installa  nel  Mediterraneo,  e,  attraverso  all'Austria  sua  vassalla, 
arriva  ai  nostri  confini,  che  potremo  far  noi  soli  contro  la  sua  stra- 
potenza ?  Capitoleremo,  diventeremo  una  provincia  del  Kaiser....  »]. 

16S.  AuBiER  (General):  Le  Combat  de  Cavalerie  {Revue  de  Paris,  15  lu- 
glio 1914,  p.  238-265).  [Interessante  questo  articolo,  per  comprendere 
quale  divario  ci  fosse  fra  le  idee  predominanti  tra  i  capi  della  cavalle- 
ria francese  e  quelle  degli  avversari,  alla  vigilia  della  guerra  del  1914]. 

169.  Ballatore  (Generale):  Potenza  del  pe?is̀ro  nell'ora  storica  presetite. 
Conferenza  tenuta  il  31  genn.  1915  nel  salone  della  Fratellanza  Mi- 
litare Umberto  I.  [Il  Tenente  Generale  Carlo  Ballatore  è  vice-pre- 
sidente della  Federazione  nazionale  fra  le  Associazioni  dei  reduci 
delle  patrie  battaglie  e  dei  militari  in  congedo]. 

170.  Barker  (J.  Ellis)  [n.  a  Colonia  il  9  maggio  1870,  collab.  di  molte  Ri- 


—  37  — 

viste  inglesi,  p.  es.  «  Nineteenth  Cent.  Review  »  e  «  Contemp.  R.  »]: 
The  Rise  and  Decline  of  the  Netherlands  -  British  socialisni  -  Modem 
Germany  -  Great  and  Greater  Britain  -  The  Problevis  of  jSIotherland 
and  Empire.  [L'autore  è  uno  dei  più  noti  scrittori  e  giornalisti  in- 
glesi ;  ha  studiato  al  Royal  United  Service  Institution  e  al  Liberal 
Union  Club;  appartiene  al  Constitutional  Club.  —  Della  vasta  e  com- 
plessa opera  sua  discorreremo  analiticamente;  per  oggi  ci  limitiamo 
a  segnalare  la  serie  ininterrotta  di  articoli  suoi  in  Riviste  e  giornali 
inglesi  dal  1900  al  1915]. 
171.  Barone  (Enrico),  Colonnello,  già  Prof,  alla  Scuola  di  Guerra:  La 
Guerra  (Milano,  1915  (1°  voi.  febbr.  1915),  in  8°).  [Eccone  la  Prefa- 
zione :  «  Per  aderire  alle  richieste  di  lettori,  alle  sollecitazioni  di  au- 
torevoli amici,  alle  insistenze  di  taluno  che  io  venero  sempre  come 
maestro,  raccolgo  nel  presente  volume  la  serie  dei  miei  articoli  sulla 
guerra  che  sono  di  mano  in  mano  comparsi  contemporaneamente  nel 
mio  giornale  La  Preparazione  e  nel  Giortiale  d'Italia.  Li  ho  lasciati 
integralmente,  come  li  scrissi  —  sul  tamburo,  per  dir  così.  Talun  giu- 
dizio, oggi,  a  carte  in  parte  scoperte,  e  col  senno  del  poi,  cambierei, 
evidentemente;  ma  io  nulla,  raccogliendoli,  ho  voluto  mutare  degli 
articoli,  neppure  una  virgola.  Giacché  la  raccolta  di  essi  non  mira 
già  a  presentare  una  storia  critica  della  guerra,  della  quale  tanti  e 
tanti  dati  di  fatto  s' ignorano  :  la  storia  critica  verrà  poi.  Se  una 
aspirazione  ha,  è  un'  altra.  E  mi  spiego.  Nell'ambiente  scuro  della 
guerra,  la  difficoltà  maggiore  pei  capi  è  quella  del  dovere  spesso 
prendere  le  più  gravi  risoluzioni  su  dati  incerti  e  mal  sicuri.  Chi  aspet- 
tasse a  risolversi  che  la  situazione  fosse  perfettamente  chiara,  arri- 
verebbe sempre  troppo  tardi  e  sarebbe  inevitabilmente  battuto.  È 
necessario,  quindi,  sapere  sfidare  quel  tanto  d' ignoto,  che  spesso 
è  molto.  E  con  gli  occhi  dello  spirito,  col  vigore  del  raziocinio,  col 
sussidio  di  una  disciplinata  fantasia,  che  i  capi,  i  comandanti  di  più 
alto  grado,  devono  essere  capaci  di  intuire,  di  giudicare,  di  decidere. 
Questa  è  la  grande  e  vera  difficoltà  :  il  gigantesco  arco  di  Ulisse, 
sul  quale  —  come  i  Proci  aspiranti  a  Penelope  —  devono  saper  mi- 
surare la  forza  del  loro  animo  e  del  loro  intelletto  gli  aspiranti  alla 
gloria  ed  alla  vittoria.  Tutto  ciò  è  frutto,  sì,  di  doti  naturali  ;  ma 
anche  di  meditazione  continua,  tenace.  Quale  migliore  occasione, 
adunque,  per  esercitare  le  facoltà  del  proprio  spirito  a  questa  spe- 
ciale logica  dell'  ignoto  —  che  dee  ragionare  anche  su  cose  soltanto 
probabili  o  verosimili  —  qual  migliore  occasione  di  quella  che  si  è 
offerta  da  una  grande  guerra,  mentre  essa  si  svolge  sotto  i  nostri 
occhi,  e  durante  la  quale  ciò  che  si  conosce  di  sicuro,  di  certo,  dalle 
notizie  dei  giornali,  è  ancor  meno  di  quanto  ciascuna  delle  parti  in 
campo  conosca  dell'avversario?  Qual  migliore  occasione  di  questa 
per  esercitarsi  ad  intravedere  ed  intuire  la  verità,  attraverso  alla  di- 


-  38  - 

stanza  buia,  interrotta  soltanto  da  qualche  fugace  bagliore  ?  Se  un 
compenso  morale,  pertanto,  da  questo  lavoro  insonne  di  pensiero  e 
di  meditazione  io  mi  aspetto,  non  è  già  quello  che  possa  venirmi  da 
un  lettore  profano,  il  quale  si  compiaccia  di  previsioni  avverate  —  non 
faccio  il  mestiere  di  profeta,  io  —  ;  ma  quello  che  mi  può  esser  dato 
dai  cultori  dell'arte  —  miranti  a  preparare  degnamente  sé  stessi,  con 
Io  sguardo  in  alto  —  i  quali,  per  avventura,  trovino  che  la  rude  fatica 
non  restò  troppo  al  di  sotto  dell'alto  disegno  cui  fu  ispirata  »]. 

172.  Bazan  (Enrico)  :  Le  Froìitiere  d'Italia  {Corriere  della  Sera,  Milano, 
genn.  1915,  passim).  [Nel  num.  del  21  genn.  studia  II  Saliente  tira- 
le se-tridentinol  . 

173.  Bazzi  :  L'Italia  di  oggi;  Volumi  di  politica,  economia,  scienza  ed 
arti,  ordinati  e  raccolti  a  cura  del  Prof.  Carlo  Bazzi  :  //  Progresso 
Economico  (Serie  i*,  voi.  1°,  2°,  3°)  del  Dott.  Prof.  Napoleone  Co- 
LAjAKNi,  Deputato  al  Parlamento.  -  La  legislazione  sociale  (Serie  i*, 
voi.  4")  di  Angiolo  Cabrini,  Deputato  al  Parlamento.  -  Trattati  di 
commercio  e  politica  doganale  (Serie  i*,  voi.  5°j  di  Edoardo  Giretti, 
Deputato  al  Parlamento.  -  Le  Lettere  (Serie  i*,  voi.  6°)  di  Renato 
Serra.  -  Indici,  Bibliografia  (Serie  i",  voi.  7°).  (Casa  Editr.  Bon- 
tempelli,  Roma). 

174.  Bédier  (Joseph),  Professeur  au  Collège  de  France  :  Les  crimes  alle- 
mands  d'après  les  témoignages  alleniands  (con  fac-simili,  Paris,  Ar- 
mand  Colin  ed.,  1915,  in  8°).  [Questo  è  forse  il  documento  più  severo 
e  più  implacabile  che  si  sia  pubblicato  da  che  gli  orrori  della  guerra, 
hanno  cominciato  a  occupare  lo  spirito  dei  filosofi  e  degli  scrittori. 
Documento  severo  e  implacabile,  in  quanto  che  scritto  con  l'impar- 
zialità di  uno  storico  il  quale  non  si  commuove  dinnanzi  al  mate- 
riale che  gli  archivi  gli  hanno  posto  sotto  gli  occhi,  ma  si  contenta 
di  collazionare  e  annotare  col  metodo  dello  studioso.  «  Ho  voluto 
raccogliere  questi  documenti  »  egli  dice  nella  prefazione  «  in  modo 
che  i  testi  fossero  ben  sicuri  e  ben  controllati  e  ho  cercato  di  farne 
la  critica  con  la  stessa  minuzia  e  con  lo  stesso  scrupolo  col  quale 
or  non  è  molto,  nei  lavori  della  pace,  discutevo  l'autorità  di  una 
vecchia  cronaca  o  l'autenticità  di  una  pergamena.  E  ho  voluto  che 
questi  documenti  di  una  autenticità  evidente,  fossero  anche  di  una 
evidente  autorità.  Accusare  è  facile,  provare  è  difficile:  mai  belli- 
gerante si  trovò  nella  difficoltà  di  citare  testimoni  contro  il  nemico  ; 
è  per  questo  che  mi  guarderò  bene  di  citare  qui  testimonianze  bel- 
ghe  o  francesi.  Quelle  che  invocherò  le  ho  volute  tali  che  nessun 
uomo  al  mondo,  fosse  pure  un  tedesco,  potesse  tentare  di  ribat- 
terle :  i  delitti  tedeschi  io  li  proverò  con  documenti  tedeschi  ». 
Come  si  vede,  è  un  libro  «  di  buona  fede  »  a  cui  fa  degna  corona 
l'epigrafe  di  Tacito:  Pudor  inde  et  miseratio.  Cerchiamo  un  po'  di 
vedere  quali  siano  questi  documenti  e  che  cosa  essi  dicano.  E  noto 


—   39  — 

come  l'art.  75  del  Regolamento  di  servizio  in  Campagna  dell'esercito 
tedesco  raccomandi  ai  soldati  di  redigere  il  loro  giornale  personale, 
durante  la  guerra,  giornale  che  ognuno  si  è  affrettato  a  tenere   re- 
golarmente '-  dall'ufficiale  all'ultimo  fantaccino  —  e  che  le  autorità 
francesi  hanno  sequestrato  ai  prigionieri  valendosi  per  questo  seque- 
stro di  una  autorizzazione  prevista  e  formulata  dall'art.  4  della  Coìi- 
venzione  dell'Aja  del  1907.  Sono  questi  «  giornali   di  marcia  »  che 
il  Bédier  ha  raccolti  nel  suo  opuscolo:  li  ha  raccolti  riproducendoli 
fotograficamente  prima;  dandone  in  seguito  la  precisa  trascrizione  e 
finalmente  la  versione  francese.  In  quelle  note  di  soldati  e  di  ufficiali 
c'è  molto  da  imparare,  anche   perchè   scritte  con   un   certo   spirito 
particolare  :  quello  di  far  piacere  ai  superiori  che  un  giorno  o  1'  al- 
tro le  leggeranno.  E  raccontano,  naturalmente,  le  loro  imprese  per- 
sonali e  quelle    dei   loro   compagni.  Ecco,  per  esempio,  quello  che 
scrive  un  soldato  della  Guardia  prussiana  —  Paul  Schielmann  i.  Kom- 
pagnie,  Ersatzbataillon,  i.  Garde  Infanterie  Brigade  —  sotto  la  data 
del  2  settembre  :  «  Gli  abitanti  sono  scappati  dal  villaggio.  È  orri- 
bile. Tutte  le  case  sono  chiazzate  dì  sangue  e  in  quanto  ai  volti  dei 
morti  sono  orrendi.  Li   abbiamo   sotterrati  subito  :    erano    sessanta. 
Fra  costoro  molte  vecchie,  dei  vecchi  e  una  donna  smilza,  tutti  or- 
ribili a  vedersi  e  tre  fanciulli  che  si  erano  stretti  gli  uni  contro   gli 
altri   e  sono  morti  così.  Stamani,  2  settembre,  tutti  ì  sopravvìssuti 
sono  stati  espulsi.  Ho  veduto  quattro  bambini  trasportare  sopra  due 
bastoni  una  culla  dove  era  un  fanciullo  di  5  o  6  mesi.  Tutto  ciò   è 
atroce    a   guardare.    Ma   colpo  per  colpo  :  fulmine  contro  fulmine  ! 
Ogni  casa  è  abbandonata    al    saccheggio.    E   ho  veduto   anche   una 
mamma  coi  suoi  due  piccoli  e  uno  aveva  una  grossa  ferita  alla  testa 
e  un  occhio  sfondato  ».  —  «  Colpo  per  colpo  »,  «  fulmine  contro  ful- 
mine »:  ì  Francesi  tirano  sulle  truppe    tedesche   e  bisogna  dare  un 
esempio  tremendo  per  spargere  il  terrore.   Ma  è  proprio  vero  che  i 
Francesi  civili  tirano  sui  soldati  in  marcia?  Ecco  il  «  quaderno  »  di 
un  ufficiale  del  178°  reggimento  del  XII  Corpo  d'armata,  1°  Corpo 
sassone,  che  getta  una  luce  non  dubbia  su  questi  massacri   dì   rap- 
presaglia :  «  26  agosto  :  il  mirabile  villaggio   di   Gué  d'Hassus  (Ar- 
denne)  è  stato  abbandonato  all'incendio  sebbene  innocente,  a  quel 
che  mi  sembra  {soli  ganz   unschuldig   in   Flammen  gegangen  sein). 
Mi  è  stato  detto  che  un  ciclista  è  caduto  dalla  sua  macchina  e  che 
nella  caduta  il  fucile  è  esploso  :  allora  hanno  sparato  nella  sua  di- 
rezione e  gettato  nelle  fiamme  tutti  gli  abitanti  maschi  del  villaggio  » . 
È  lo  stesso  ufficiale  che  a  Bouvigny  entrando  nella  casa  di  un  con- 
tadino agiato  trova  che  «  nell'interno  i  nostri    uomini    hanno   tutto 
saccheggiato  come  ì  Vandali.  Fuori  nel  villaggio  lo  spettacolo  degli 
abitanti  fucilati  e  stesi  contro  il  suolo  sfida  ogni  descrizione.  La  fu- 
cilazione, fatta  da  vicino,  li  ha  quasi -decapitati.  Ogni  casa   è    stata 


—  40  — 

frugata  e  gli  abitanti  tratti  fuori  dai  loro  nascondigli.  Gli  uomini 
sono  stati  fucilati,  le  donne  e  i  bambini  chiusi  in  un  convento.  Ma 
siccome  è  stato  tirato  qualche  colpo  da  quel  convento  abbiamo  de- 
ciso di  bruciarlo  a  meno  che  non  paghi,  per  il  suo  riscatto,  15  mila 
franchi  ».  Il  soldato  Philipp  di  Kamenz  in  Sassonia,  facente  parte 
della  I*  compagnia  del  1°  battaglione  del  178"  reggimento,  scrive  il 
23  agosto  :  «  La  sera  alle  io  discendiamo  nel  villaggio  che  è  stalo 
incendiato  al  nord  di  Dinant.  Spettacolo  triste  e  bello  che  faceva 
fremere.  All'ingresso  del  villaggio  giacevano  circa  cinquanta  borghesi 
fucilati  per  aver  tirato  sulle  nostre  truppe.  Durante  la  notte  molti 
altri  furono  fucilati,  si  che  ne  potemmo  contare  più  di  duecento. 
Delle  donne  e  dei  bambini  con  un  lume  in  mano  furono  costretti  ad 
assistere  all'orribile  spettacolo  {Frauen  und  Kinder  die  Latnpe  in  der 
Hand  mussten  detn  entsetzlichen  Schauspiele  zusehen).  Mangiammo, 
in  seguito,  il  nostro  riso  in  mezzo  a  quei  cadaveri,  perchè  non  ave- 
vamo preso  niente  dal  mattino  ».  Un  soldato  anonimo  —  il  quaderno 
non  è  firmato  e  fu  trovato  sopra  un  morto  —  scrive  il  22  agosto  da 
Langeville  :  «  Villaggio  distrutto  dall'  11»  battaglione  del  genio.  Tre 
donne  appiccate  a  un  albero  (j  Frauen  an  den  Baùmen  erhangf).  Sono 
i  primi  morti  che  ho  visto  ».  E  lo  stesso  soldato,  otto  giorni  dopo, 
nell'ultima  pagina  del  suo  quaderno  annota  :  «  È  così  che  abbiamo 
distrutto  le  case  di  quel  villaggio  e  ucciso  i  loro  abitanti.  In  una 
sola  di  esse  furono  uccisi  a  colpi  di  baionetta  due  uomini  con  le 
loro  mogli  e  una  ragazza  di  diciotto  anni  {2  Mànner  mit  ihren  Frauen 
und  ein  18  jàhriges  Màdchen  erstochen)  ».  Il  riservista  Schlauter,  della 
33  batteria  del  4"  reggimento  di  artiglieria,  scrive  dal  Belgio,  sotto 
la  data  del  25  agosto  :  «  Abbiamo  fucilato  300  abitanti  della  città. 
Quelli  che  sopravvissero  al  fuoco  di  salve  furono  requisiti  per  sot- 
terrare i  morti.  Bisognava  veder  le  donne  in  quel  momento!  Ma  non 
si  poteva  fare  altrimenti  ».  E  leggete  adesso  questa  graziosa  cor- 
rispondenza che  il  tenente  Eberlein  manda  alle  Miinchner  Neueste 
Nachrichten,  le  quali  si  affrettano  a  pubblicarla  nel  loro  numero  del 
mercoledì  7  ottobre  1914  :  «  Abbiamo  arrestato  tre  civili  ed  ecco  che 
mi  viene  una  buona  idea.  Li  mettiamo  a  sedere  su  tre  seggiole  e 
facciamo  loro  capire  che  bisognava  che  stessero  in  mezzo  alla  strada. 
Supplicazioni  da  una  parte,  colpi  di  calcio  del  fucile  dall'altra:  a 
poco  a  poco  si  diviene  terribilmente  duri.  Finalmente  si  sono  seduti 
in  mezzo  alla  strada.  Quante  preghiere  angosciose  hanno  detto  ?  Lo 
ignoro  :  ma  hanno  tutto  il  tempo  tenuto  le  loro  mani  unite  e  con- 
tratte. Li  compiango,  ma  il  sistema  è  di  una  efficacia  immediata  :  il 
tiro  d'infilata  diminuisce  e  noi  possiamo  occupare  le  prime  case.... 
Come  ho  saputo  più  tardi,  il....  reggimento  di  riserva  che  è  entrato 
a  San  Die  più  tardi  ha  fatto  le  medesime  esperienze.  I  quattro  ci- 
vili che  aveva  fatto  sedere  in  mezzo  alla  strada  sono  stati  uccisi  da 


—  41   — 

palle  francesi.  Li  ho  veduti  io  stesso  distesi  in  mezzo  alla  via  che 
conduce  all'ospedale  ».  Come  si  vede,  «  la  buona  idea  »  del  signor 
tenente  Eberlein  aveva  trovato  degli  imitatori  !  Ma  questa  tragica 
esplorazione  a  traverso  i  quaderni  di  guerra  è  piena  di  queste  vi- 
sioni atroci.  Quei  soldati,  quegli  ufficiali  saccheggiano,  fucilano  donne 
e  bambini,  incendiano  villaggi  e  se  ne  vantano  con  una  semplicità 
veramente  ammirevole.  È  raro  che  si  trovi  in  quelle  pagine  —  anche 
se  firmate  da  un   ufficiale  —  una  parola  di  riprovazione  o  di  orrore]. 

175.  Bédier  (Joseph):  Études  et  documents  relatifs  à  la  guerre  :  Les  Jotir- 
tiatix  de  guerre  des  prisonniers  allemands  ;  les  atrocités  allemaudes 
d'après  des  témoignages  allemands  (Armand  Colin  et  C.ie  ed.,  Pa- 
ris, 1915).  \_Brochure  nella  quale  «de  nombreu.x  fac-similés  phototy- 
piques  font  foi  »  dell'  autenticità  di  questi  atroci  racconti,  redatti 
dagli  eroi  tedeschi  della  gran  tragedia.  È  lo  stesso  testo  che  il  pre- 
cedente, ma  in  altra  edizione  popolare,  pubblicata  a  cura  di  un 
Comitato  presieduto  dal  Lavisse;  segretario  Em.  Durkheim,  4  Av. 
d'Orléans,  Parigi]. 

176.  Bédier  (Joseph),  Prof,  au  Coli,  de  France  :  Les  Atrocités  allemandes 
d'après  les  Allemands  {Revue  de  Paris,  i"  genn.  1915,  p.  49-70).  [11 
B.  pubblica  in  tedesco  i  brani  dei  Diari  di  guerra  di  prigionieri  te- 
deschi, diari  che  1'  articolo  75  del  Regolamento  di  servizio  in  cam- 
pagna dell'  esercito  tedesco  raccomanda  a  tutti  i  soldati  di  tenere  a 
giorno  durante  il  corso  di  ogni  guerra.  —  Si  stenta  a  credere  che 
uomini  di  Europa  abbiano  potuto  scrivere  orrori  simili  e  non  sentir- 
sene disonorati]. 

177.  Behrend  (Dott.  Felix)  :  Der  Freistudentische  Ideenkreis  (Miinchen, 
1907'.  [Un  curioso  brano  se  ne  trova  trad.  in  frane,  a  p.  S7-88  del 
libro  di  André  Francois-Poncet.  Vedi  sub  voce']. 

178.  Beloch.  Vedi  sub  voce  Woltmann. 

179.  Benedetto  XV  :  Discorso  al  Concistoro  del  22  gennaio  igr^  {Gior- 
nale d' Italia,  23  genn.  1915).  [«  Purtroppo  i  mesi  si  succedono  ai 
mesi  senza  che  ne  arrida  una  lontana  speranza  che  questa  funestis- 
sima guerra,  o  piuttosto  carneficina,  abbia  presto  a  cessare.  Se  non 
Ci  è  dato  di  aflTrettar  la  fine  di  sì  grave  flagello,  oh  potessimo  al- 
meno attenuarne  le  dolorose  conseguenze  !  A  tale  scopo  invero  —  e 
voi  ben  lo  sapete  —  Ci  adoperammo  sinora  per  quanto  era  in  Noi,  né 
mancheremo  di  adoperarci  in  avvenire,  fintantoché  il  bisogno  lo  ri- 
chiegga.  —  Fare  oggi  più  di  questo,  non  Ci  è  consentito  dall'Apo- 
stolico officio.  Il  proclamare  che  a  nessuno  è  lecito,  per  qualsiasi 
motivo,  ledere  la  giustizia,  non  v'  ha  dubbio  che  appartenga  massi- 
mamente al  Romano  Pontefice,  come  a  Colui,  che  da  Dio  è  costi- 
tuito supremo  interprete  e  vindice  della  legge  eterna  :  e  Noi  senza 
ambagi  lo  proclamiamo,  riprovando  altamente  ogni  ingiustizia,  da 
qualunque  parte  possa  essere  stata  commessa.  Ma  coinvolgere  l'au- 


—   42    — 

torità  pontificia  nelle  contese  stesse  dei  belligeranti,  non  sarebbe  per 
fermo  né  conveniente  né  utile.  Certo,  chiunque  giudichi  ponderata- 
mente, non  può  non  vedere  che  la  Sede  Apostolica  in  questa  lotta 
immane,  pure  essendo  nella  più  grande  preoccupazione,  ha  da  man- 
tenersi perfèttamente  imparziale.  Il  Romano  Pontefice,  in  quanto  è 
Vicario  di  Gesù  Cristo  eh'  é  morto  per  tutti  e  singoli  gli  uomini, 
deve  abbracciare  in  uno  stesso  sentimento  di  carità  tutti  i  combat- 
tenti ;  in  quanto  poi  è  Padre  comune  dei  cattolici,  ha  da  una  parte 
e  dall'  altra  dei  belligeranti  gran  numero  di  figli,  della  cui  salvezza 
deve  essere  ugualmente  e  indistintamente  sollecito.  È  quindi  neces- 
sario eh'  Egli  riguardi  in  essi  non  gì'  interessi  speciali  che  li  dividono, 
ma  il  comune  vincolo  della  Fede  che  li  affratella  ;  se  facesse  altri- 
menti, non  solo  non  gioverebbe  punto  alla  causa  della  pace,  ma, 
eh'  è  peggio,  creerebbe  avversioni  ed  odi  alla  religione  ed  espor- 
rebbe a  gravi  turbamenti  la  stessa  tranquillità  e  concordia  interna  della 
Chiesa.  —  Però,  pur  non  tenendo  per  nessuna  delle  due  parti,  del- 
l'una e  dell'altra,  come  abbiam  detto,  ugualmente  Ci  preoccupiamo; 
mentre  che  con  angosciosa  ansietà,  teniam  dietro  alle  terribili  fasi  di 
questa  guerra,  tanto  più  eh'  è  a  temersi  non  forse  la  violenza  nel- 
r  attacco  trascenda  talvolta  ogni  misura.  Se  non  che,  come  è  natu- 
rale, colà  Ci  torna  più  insistentemente  il  pensiero,  ove  più  vivo  si 
nota  nei  figli  1'  affetto  riverente  verso  il  Padre  dei  fedeli  :  e  di  ciò,  per 
quanto,  ad  esempio,  riguarda  il  diletto  popolo  Belga,  testimone  é  anche 
quella  lettera  che  indirizzammo  testé  al  Cardinale  Arcivescovo  di  Ma- 
lines.  —  E  facciamo  qui  appello  ai  sentimenti  di  umanità  di  coloro  che 
varcarono  i  confini  delle  nazioni  avversarie,  per  iscongiurarli,  che  le 
regioni  invase  non  vengano  devastate  più  di  quanto  sia  strettamente 
richiesto  dalle  ragioni  dell'  occupazione  militare,  e  che,  ciò  che  più 
monta,  non  sian  feriti,  senza  vera  necessità,  gli  animi  degli  abitanti 
in  ciò  che  han  di  più  caro,  come  i  sacri  templi,  i  ministri  di  Dio,  i 
diritti  della  religione  e  della  fede.  Riguardo  poi  a  quelli  che  veggono 
la  loro  patria  occupata  dal  nemico,  intendiamo  benissimo  quanto 
debba  riuscir  loro  gravoso  lo  star  soggetti  allo  straniero.  Ma  non  vor- 
remmo che  la  bramosìa  di  ricuperare  la  propria  indipendenza,  li 
spingesse  specialmente  ad  intralciare  il  mantenimento  dell'  ordine 
pubblico,  e  a  peggiorare  perciò  di  gran  lunga  la  loro  condizione  »]. 
i8o.  Bernhard  (Prof.  Dott.  Ludwig)  dell' Univ.  di  Berlino:  Die  politische 
Kultur  der  Deutschen  (Berlin,  Springer,  1913).  [«  Siamo  appena  al- 
l'aurora dei  tempi  che  vedranno  l'influenza  profonda  esercitata  da 
Bismarck  sulla  s Loria  del  mondo.  I  grandi  uomini  vivono  due  volte.... 
E  Bismarck  morto  ha  ancora  un' opera  grandiosa  da  compiere....  »]. 

181.  Bertelli  (Luigi)  [il  celebre  Vaniba  del  Don  Chisciotte  e  del  Travaso']. 
Vedi  OjETTi  etc. 

182.  Bertrand  (Louis).  Vedi  sub  voce  Lote  (René).  [«  Il  suffit  de  lire  ce 


—  43  — 

qui  s'imprime  dans  certaines  feuilles  étrangères,  à  enseigne  catho- 
lique,  pour  savoir  où  prendre  les  mauvais  chrétiens.  En  tout  cas,  je 
n'hésite  pas  à  le  répéter  avec  plus  de  force  :  qu'il  y  ait  des  catholi- 
ques  assez  inconscients  pour  souhaiter  le  triomphe  du  germanisme, 
c'est  là  une  chose  inouie,  un  véritable  scandale  pour  la  conscience 
chrétienne.  Toutes  les  arguties,  toutes  les  arrière-pensées  diploma- 
tiques  n'y  font  rien.  Il  reste  ceci  :  le  germanisme,  c'est  l'asservis- 
sement  de  la  conscience  à  la  raison  d'État;  c'est  le  prétre  devenu 
fonctionnaire  ;  c'est  la  Force  glorifiée  et  divinisée  dans  ses  pires 
attentats  contre  la  justice  et  1'  humanité,  et  cela  sous  le  couvert 
du  Dieu  de  1'  Evangile.  Aucun  catholique  digne  de  ce  nom  ne 
peut  se  faire  le  complice  de  ce  pharisaisme  monstrueux.  Aucun 
chrétien  ne  peut  trahir  aussi  impudemment  1'  enseignement  du 
Christ  »]. 
183.  Besso  (Marco):  Risposta  all' "  Idea  Nazionale'"  \Il  Secolo,  Milano, 
24  febbr.  1915).  ^L'Idea  Nazionale  uscita  il  23  con  la  data  del  24  feb- 
braio pubblicò  l'articolo  seguente  :  «  Le  Assicurazioni  Generali  di 
Venezia  in  mano  ct-ll' Austria.  Come  è  noto  la  Società  d'Assicurazioni  : 
Assicurazioni  Generali,  il  più  importante  organismo  del  genere  che 
esista  in  Italia,  è  una  Società  austro-italiana  con  una  sede  principale 
a  Trieste  e  un'  altra  a  Venezia.  Ora  in  una  seduta,  tenuta  ai  primi 
di  febbraio,  il  Consiglio  d'Amministrazione,  senza  consultare  l'as- 
semblea degli  azionisti,  su  proposta  della  Direzione  e  in  particolare  del 
comm.  Marco  Besso,  ha  deciso  la  costituzione,  in  Italia,  di  una  nuova 
Società  assicuratrice  avente  un  capitale  di  20,160  azioni  di  1000  lire, 
-  delle  quali  300  lire  versate.  Parte  di  queste  azioni  sarà  riservata  agli 
attuali  azionisti  delle  Assicurazioni  Generali.  Altre,  fino  a  6300,  po- 
tranno essere  assunte  dalla  Direzione  veneta  delle  Assicurazioni  Ge- 
nerali. A  questa  nuova  Società  verrebbe  ceduto  tutto  il  lavoro  eser- 
citato attualmente  dalle  Assicurazioni  Generali  in  Italia,  meno  gli 
affari  in  corso  della  sezione  «  Vita  ».  Quale  sarebbe  la  conseguenza 
di  questo  atto  della  importante  Società  assicuratrice  ?  Privata  degli 
affari  italiani,  la  vecchia  Società  e  cioè  le  Assicurazioni  Generali 
propriamente  dette,  diverrebbe  esclusivamente  austriaca.  Da  questo, 
in  tempi  normali,  seguirebbe  :  1°  Che  venendo  ceduto  alla  nuova 
Società  il  portafoglio  italiano,  ma  non  il  patrimonio  della  Società  in 
Italia,  questo  resterebbe  alla  Società  austriaca.  Cioè  le  numerose  e 
importantissime  proprietà  immobiliari,  che  le  Assicurazioni  Generali 
possiedono  in  quasi  tutte  le  città  italiane,  resterebbero  nelle  mani 
di  una  Società  austriaca  ;  2°  La  vecchia  Società  Assicurazioni  Ge- 
nerali privata  dei  suoi  azionisti  e  direttori  italiani,  diverrebbe,  a 
Trieste,  più  facilmente  soggetta  all'influenza  del  Governo  e  dei 
circoli  finanziari  austriaci.  Cioè,  cesserebbe  di  essere,  quello  che  è 
oggi  a  Trieste,  un  centro  d'azione  finanziaria  italiana,  per  diventare 


—   44  — 

un  centro  d'azione  finanziaria  anti-italiana.  —  Questo  in  tempi  nor- 
mali, cioè  essendo  sicura  la  permanenza  di  Trieste  nei  domini 
austriaci.  Ma  nel  caso  d'una  annessione  di  Trieste  all'Italia,  gli 
effetti  di  questa  decisione  della  Società,  sarebbero  ancora  peggiori. 
Affidato  il  lavoro  italiano  alla  nuova  Società,  le  Assicurazioni  Ge- 
nerali, diventate  austriache,  probabilmente  si  allontanerebbero  da 
Trieste.  Questa  non  è  una  pura  ipotesi.  La  fondazione  della  nuova 
Società,  se  potrà  riuscire  vantaggiosa  ad  alcuni  pezzi  grossi,  abili 
maneggiatori  di  azioni,  alle  Assicurazioni  Generali  costerà  certo  non 
poco.  E  una  spesa  di  questo  genere  non  può  essere  stata  fatta  senza 
scopo.  Anzi,  secondo  voci  che  corrono,  e  la  cui  esattezza  non  ab- 
biamo potuto  ancora  controllare,  diventata  esclusivamente  austriaca 
la  vecchia  Società,  la  sua  sede  principale  sarebbe  trasportata  a  Vienna. 
Tentativi  di  questo  genere  sono  stati  già  fatti  in  passato.  Nel  caso 
della  annessione  di  Trieste,  la  trasformazione  delle  Assicurazioni 
Generali  in  una  Società  austriaca  avrebbe  per  conseguenze  :  v  La 
perdita,  per  l' Italia,  di  un  enorme  capitale  di  parecchie  centinaia 
di  milioni,  che  avrebbe  potuto  diventare  esclusivamente  italiano  e 
diverrebbe  così  esclusivamente  austriaco  ;  2°  La  considerevole  in- 
fluenza che  le  Assicurazioni  Generali  esercitano  nei  Balcani  e  nel- 
l'Oriente, mentre  dovrebbe  diventare  influenza  esclusivamente  ita- 
liana, finirebbe  col  diventare  influenza  esclusivamente  austriaca  e 
quindi  anti-italiana  ».  —  Ecco  la  risposta  di  Marco  Besso  :  «  On. 
signor  Direttore  del  Secolo.  Io  leggo  regolarmente  il  suo  pregiato 
giornale  e  perciò  non  so  come  mi  sia  sfuggita  una  notizia,  data  in 
esso  da  più  giorni  che  mi  viene  ora  segnalata,  concernente  la  Com- 
pagnia delle  Assicurazioni  Generali  di  Trieste  e  Venezia,  della  quale 
sono  presidente.  Tale  notizia,  relativa  ad  un  supposto  trasloco  di 
Sede,  non  ha  principio  di  fondamento.  La  Compagnia  istituita  fino 
dall'origine  a  Trieste  e  Venezia,  ove  cresce  e  prospera  da  ottanta- 
quattro anni,  ha  d'altronde  tanto  poco  un  simile  proposito,  che  pro- 
prio nel  giorno  undici  corrente  il  sindaco  di  Venezia,  conte  Filippo 
Grimani,  ed  il  podestà  di  Trieste,  signor  avv.  A.  Valerio,  vennero 
con  simultanea  ed  unanime  votazione  chiamati  a  formar  parte  del 
Consiglio  di  amministrazione  della  Società,  come  ne  fecero  parte,  a 
loro  tempo,  il  senatore  conte  Tiepolo,  sindaco  di  Venezia,  ed  il  no- 
bile Gracco  Bazzoni,  podestà  di  Trieste.  La  Società  si  tiene  onorata  di 
tali  adesioni  ;  le  quali  confermano  una  volta  ancora  l'intimità  dei  le- 
gami che  uniscono  le  due  città  sorelle  ed  il  fermo  proposito  della  Com- 
pagnia di  rimanervi  :  hic  optime  manebimus ,  come  disse  il  centurione 
romano.  Non  dubito  che  la  V.  S.  IH. ma  vorrà  accogliere  tale  rettifica 
e  che  la  stampa  che  ebbe  a  riprodurre  la  sua  notizia  avrà  la  cortesia 
di  fare  altrettanto.  Accetti,  on.  signore,  ecc.  »]. 
184.  Bethmann-Hollweg  (voni.  Vedi  sub  voce  Worlds  Work. 


—  45  — 

185.  Bisi  (Mario):  Gentiania  gaudente  (Riccardo  Quintieri,  Milano,  1915). 
[Collezione  Quintieri  «  Minimi  di  Cultura  »]. 

186.  BissoLATi  (Leonida),  Deputato.  Vedi  sub  voce  Bonomi. 

187.  BiSTOLFi  ed  altri  (Leonardo  Bistolfi,  Guglielmo  Ferrerò,  Eleonora 
Duse,  Giacomo  Boni,  Aristide  Sartorio):  Per  la  tutela  dei  vwnumenti 
minacciati  dalla  guerra.  Lettera  all'Ambasciatore  degli  Stati  Uniti, 
Sig.  Nelson  Page  (Roma  29  genn.  1915).  [Pubblicata  in  tutti  i  gior- 
nali italiani.  Eccone  il  testo  :  «  In  questi  momenti  molti  fra  i  più  pre- 
giati monumenti  e  oggetti  d'arte  sono  minacciati  di  rovina  nei  paesi 
dove  la  guerra  infuria.  Noi  pensiamo  che  tutto  debba  tentarsi  al  fine 
di  salvare  questi  tesori  artistici  i  quali  per  diritto  storico  debbono 
essere  considerati  piuttosto  parte  del  patrimonio  della  civiltà  mon- 
diale che  proprietà  di  alcuna  nazione.  —  Noi  pensiamo  che  se  i  più 
grandi  artisti,  i  più  alti  intelletti,  le  persone  più  influenti  di  tutto  il 
mondo  si  unissero  nel  determinare  un  provvedimento  atto  a  proteg- 
gere e  conservare  i  minacciati  monumenti  d'  arte,  molti  sarebbero 
salvati,  che  altrimenti  andrebbero  perduti  irreparabilmente.  —  Noi 
guardiamo  all'America  come  alla  nazione  che  al  presente  può  meglio 
di  ogni  altra  assumere  questo  ufìficio  e  compierlo  secondo  la  speranza 
di  tutti  coloro  che  hanno  a  cuore  i  tesori  artistici  del  mondo.  —  Noi 
speriamo  che  acconsentirete  a  richiamare  l'attenzione  del  vostro  Go- 
verno e  in  particolare  del  Presidente,  e  vi  assicuriamo  che  tutta  Ita- 
lia si  unirà  concordemente  per  il  buon  esito  di  quell'azione  che  sarà 
decisa  dagli  Stati  Uniti  »]. 

188.  Blanchard  (Raoul)  :  La  Fiandre  théàtre  d' Opérations  militaires 
{Revue  de  Paris,  1°  genn.  1915,  p.  104-127).  [Con  una  carta  della 
Fiandre  de  l'Ouest.  «  Ce  fut  une  véritable  surprise  :  comment  une 
grande  bataille  pouvait-elle  s'engager  en  Fiandre  ?  Jusqu'ici,  de  tou- 
tes  les  armées  qui  se  sont  ruées  à  travers  la  Belgique,  bien  peu 
s'étaient  heurtées  dans  les  plaines  flamandes...  Or,  voici  que  de- 
puis  plus  de  deux  mois  une  lutte  grandiose  se  déroule  dans  ces  plai- 
nes. De  la  Bassée  à  la  mer  du  Nord,  s'affrontent  des  effectifs  qui 
ne  sont  certainement  pas  inférieurs  à  un  million  d'hommes.  Nous 
voudrions  examiner  comment  ces  masses  s'accomodent  de  ce  para- 
doxe  géographique,  en  décrivant  à  grands  traits  le  pays  dans  lequel 
elles  operènt...  ».  «  Partout...  on  retrouve  l'impression  que  ce  pays, 
si  benoit  d'apparence,  est  singulièrement  rétif  à  l'invasion,  et  se  prète 
aussi  mal  que  possible  aux  opérations  actives  d'une  grande  guerre... 
La  bonne  nature  flamande  est  un  des  éléments  du  bloc  invincible  que 
les  troupes  alliées  ont  oppose  à  la  poussée  ennemie...  ».  E  termina 
esprimendo  gran  soddisfazione  all'  idea  che  «  l'infaillible  état-major 
allemand  a  fait  choix  de  cette  impraticable  contrée  pour  opérer  son 
attaque  decisive  »]. 

189.  Blondel:  Essor  industriel  et  cotmnercial  du  peuple  allemand.  [«  Ana- 


—   46  — 

lizza  accuratamente  le  cause  dell'ascensione  commerciale  troppo  ra- 
pida della  temuta  rivale  (la  Germania)  ;  egli  fa  una  bella  sintesi  delle 
forze  di  cui  si  compone  il  dinamismo  germanico  ed  invita  i  suoi  com- 
patrioti ad  imitarne  l'esempio  ».  Cosi  il  Carli  a  pag.  697  della  Riv. 
It.  di  Sociologia,  1914,  fase.  V-VI]. 

190.  BoFFi  :  //  pensiero  politico  di  Antonio  Salandra  (Città  di  Castello, 
1915,  in  16°).  [Abile  riassunto  delle  principali  idee  politiche  ed  eco- 
nomiche dell'illustre  nostro  Presidente  del  Consiglio]. 

191.  Boni  (Giacomo).  Vedi  sub  voce  Bistolfi. 

192.  BoNOMi  (I.)  deputato  :  La  Situazione  {L'Azione  Socialista,  organo  dei 
Riformisti,  Roma,  29  genn.  1915).  [Eccone  il  brano  principale:  «  L'of- 
fensiva neutralista  a  Montecitorio,  per  il  momento  si  può  considerare 
fallita.  Di  ciò  il  merito  va  dato  in  gran  parte  ai  nostri  amici  che 
hanno  saputo  prevenire  l'azione,  sorprendendo  le  colonne  neutraliste 
nel  momento  in  cui  manovravano  per  «  vie  interne  ».  Vi  fu,  a  dire 
il  vero,  un  istante  in  cui  parve  che  il  congiungimento  fosse  già  ir- 
rimediabilmente avvenuto  :  quando  all'  on.  Giolitti  si  inviarono,  per  il 
tramite  di  De  Bellis,  le  profferte  del  Treves.  —  Ma  la  riuscita  del 
piano  era  subordinata  a  una  condizione  :  che  1'  «  altra  »  parte  del- 
l' Estrema  Sinistra  stesse  quieta  e  lasciasse  fare.  I  nostri  compagni, 
invece,  insieme  con  una  parte  dei  radicali  e  dei  repubblicani,  sono  bal- 
zati in  piedi,  gettando  l'allarme.  Indarno  si  è  tentato  di  ammansarli, 
facendo  loro  intendere  che,  nel  caso  migliore,  essi  avrebbero  avuta 
una  parte  di  primo  ordine.  E  allora  si  è  voluto  far  credere  loro  che 
la  bandiera  della  neutralità,  adoperata  per  rovesciare  il  Ministero  Sa- 
landra, avrebbe  potuto  venire  sostituita  in  seguito  con  la  bandiera  di 
guerra.  Ma  come  non  vedere,  come  non  sentire  che  se  questi  non  fos- 
sero giuochi,  ma  propositi  seri,  il  dissenso  si  imporrebbe  anche  più  da 
parte  nostra?  Bùlow  deve  esserne  rimasto  deluso.  Svolgeva  costui  una 
magnifica  tattica  di  accerchiamento.  A  tale  fine  egli  —  accennando  a 
lui,  accenniamo  naturalmente  a  tutto  il  complesso  organismo  della  in- 
fluenza tedesca  in  Italia  —  faceva  e  fa  assegnamento  per  \a piazza  sui 
socialisti  uflìciali  che  si  mostrano  degni  della  sua  aspettativa  ;  e  per  il 
Parlamento  egli  attendeva  ansiosamente  che  si  formasse  il  fascio  dei 
giolittiani,  dei  clericali  e  dei  deputati  A&\  pus  per  eliminare  quel  Gabi- 
netto che  già,  con  le  sue  dichiarazioni,  è  virtualmente  uscito  dalla 
neutralità  e  ne  sta  uscendo  ancora  più  con  la  febbrile  preparazione  mi- 
litare al  confine  orientale  ».  Il  giornale,  proseguendo,  non  esclude  che 
il  tentativo  dei  neutralisti  possa  essere  ripreso  e  dice  che  «  un  sintomo 
di  questa  ripresa  si  vede  nell'articolo  del  sen.  Rolandi-Ricci  oggi  pub- 
blicato dalla  Tribuna  »  osservando:  «  In  quell'articolo  la  tesi  neutrali- 
sta sembra  buttata  a  mare.  L'argomento  è  un  altro.  Se  dovremo  in- 
tervenire a  lato  dell'Intesa,  bisogna  farsi  pagare  il  nostro  intervento  e 
aggiungere  un  pezzo  di  Tunisi  alla  lista  di  Trento,  di  Trieste  e  del- 


—  47   — 

r  Istria.  E  finché  non  si  ottengano  garanzie  in  questo  senso  bisogna.... 
stare  fermi.  E  il  fine  è  connesso  alia  presenza  di  Bùlovv  fra  noi  :  otte- 
nere che  passino  i  primi  mesi  del  corrente  anno  senza  che  l'Italia  si 
muova.  Saranno  questi,  infatti,  i  mesi  decisivi  della  grande  guerra: 
onde  è  evidentemente  di  vitale  importanza  per  la  Germania  che  si 
eviti  in  questo  periodo  l'intervento  italiano  ».  l^' Azione  Socialista 
conclude  consigliando  il  Governo  a  evitare  i  tentennamenti  nel  campo 
diplomatico  e  l'inazione  nel  campo  dell'opinione  pubblica  interna,  che 
avrebbero  un  effetto  disastroso.  In  questo  articolo  —  ispirato  dall'ono- 
revole Bissolati  e,  a  quanto  ci  risulta,  scritto  dall'on.  Bonomi  —  viene 
trionfalmente  comunicato  quanto  già  denunciò  V Idea  Nazionale  alla 
pubblica  opinione,  e  cioè:  i°  l'accordo  di  Bùlow  con  Giolitti  e  i  giolit- 
tiani  al  fine  di  neutralizzare  le  correnti  interventiste  e  di  impedire,  col 
rovesciamento  del  Ministero  Salandra,  l'entrata  in  campagna  dell'Ita- 
lia in  primavera;  2"  i  tentativi  di  Giolitti  e  dei  giolittiani  per  istituire 
coi  radicali  e  coi  riformisti,  consenzienti  i  socialisti  ufficiali,  un  Go- 
verno demo-neutralista,  il  quale  avrebbe  concordato  con  la  Germania 
i  compensi  di  Trento  e  forse  di  Trieste;  3°  il  rifiuto  di  una  parte  dei 
radicali  e  dei  riformisti  che  fece  poi  fallire  il  mostruoso  tentativo  ;  4°  la 
necessità  d'impedire  alla  riapertura  del  Parlamento  il  miserabile  ten- 
tativo neutralista,  che  prende  nome  da  Giolitti,  minacciante  gli  inte 
ressi  essenziali  della  patria  »]. 

193.  BossERT  (A.  :  Patir qiioi  l'Alleniand  est-il  si  peu  ainié  en  Europe? 
{Revue  Bleue,  Paris,  26  dee.  1914).  [Fine  studio  psicologico]. 

194.  BouNOURE  (Gabriel)  :  Images  de  la  grande  guerre  {Revue  de  Paris, 
15  die.  1914,  p.  312-332).  [Interessanti  descrizioni  di  un  testimone  ocu- 
lare]. 

195.  BouRGEOis  (Leon),  Sénateur  de  la  Marne,  Ancien  Ministre:  La  guerre 
et  la  vie  de  demain  {Revue  Bleue,  Paris,  2-9  janv.  1915). 

196.  Braga  (Theophilo),  Primo  Presidente  dell'Acc.  delle  Scienze  di  Lis- 
bona :  Alle  Accademie  ed  alle  Università  dei  Popoli  civili  (Roma, 
Armani  e  Stein,  12  febbr.  1915,  appendice  al  n.  ni  del  Wir  draussen!\ 
[L'ex-presidente  della  Rep.  Portoghese  è  il  presidente  attuale  della 
«  Academia  das  Sciencias  de  Portugal  »  ed  ha  pubblicato  un  proclama 
del  quale  diamo  la  traduzione  tedesca  a  cura  di  Hugo  Schuchardt  di 
Graz  :  «  An  die  Akademien  und  Universitàten  der  gesitteten  Vòlker, 
in  Bezug  auf  die  Kundgebung  der  deutschen  Geistesmànner,  die 
Portugiesische  Akademie  der  Wissenschaften.  Verfasst,  gedruckt 
und  herausgegeben  von  der  Portugiesischen  Akademie  der  Wissen- 
schaften. Lissabon  1914.  Geschàtzte  Mitbriider  !  In  der  Verwahrung 
der  portugiesischen  vvissenschaftlichen,  kùnstlerischen,  gewerblichen 
und  kaufmànnischen  Kòrperschaften  gegen  die  teutonischen  Zerstò- 
rungen  haben  wir  festgestellt,  dass  die  Ursache  dieser  Verbrechen 
der  Massenwahnsinn  vvar,  genàhrt  durch  die  erbliche  Belastung  und 


-   48  — 

durch  die  erzieherische  Umwelt.  Doch  nachdem  die  deutschen  Geistes- 
mànner  diese  selben  Freveltaten  in  jenem  bejammernswerten  Schrift- 
stiick,  das  sie  allenthalben  hinsprudelten,  durch  die  verwegenste  und 
gròbste  Schvvindelei  zu  rechtfertigen  versucht  hàben,  taucht  unverhùllt 
eine  andere  Ursache  der  germanischen  Schamlosigkeit  auf:  es  ist 
die  sittliche  Erbàrmlichkeit  der  besagten  Geistesmànner.  Ein  Ge- 
lehrter  und  ein  Kiinstler  verdienen  nur  dann  diese  Bezeichnung, 
wenn  bei  ihnen  die  RechtschaflFenheit  und  die  Liebe  zur  Gerechtigkeit 
die  Schòpferkraft  vergolden,  weil  die  Wissenschaft  und  die  Kunst 
nur  dann  in  Gròsse  erglànzen,  wenn  sie  sich  durch  die  Ehre  be- 
geistern  lassen  und  das  Glùck  der  Gesellschaft  sich  zum  Ziele  setzen. 
Mit  dem  Zauber  eines  Namens  irgendvvelche  Schàndlichkeit  decken, 
heisst  diesen  Namen  in  einen  stinkenden  Fetzen  verwandeln,  heisst 
in  den  Sold  unedler  Absichten  die  ehrbare  Bedeutung  einer  Arbeit 
stellen,  welche  als  fleckenlos  vorausgesetzt  war  und  es  sein  musste. 
Von  nun  an  gibt  es  keine  akademischen  Palmen  mehr,  noch  Strahlen- 
kronen  des  Ruhmes;  es  gibt  Jahrmarktsflittergold,  es  gibt  messingene 
Heiligenscheine.  Jene  Personen  verzichten  darauf,  die  leuchtenden 
Apostel  der  Wahrheit  und  des  Gefiihles  zu  sein,  weil  sie  sich  von 
dem  schlimmsten  Aussatz  zerfressen  liessen,  nàmlich  dem  :  bewuss- 
terweise  der  Lùge  und  der  Ungerechtigkeit  zu  dienen,  vollstàndig 
verwachsen  mit  der  grausamen  und  tòrichten  Pflege  der  miHtaristi- 
schen  Seuche.  Jetzt  bleibt  den  Akademien  und  Universitàten  der 
ganzen  Welt  nichts  ubrig,  als  die  Berùhrung  mit  alien  wissenschaftli- 
chen  und  kiinstlerischen  Kòrperschaften  Deutschlands  zu  meiden, 
weil  sie  alle  schon  vollstàndig  von  der  Fàulnis  angesteckt  sind,  die, 
ekelerregend,  aus  dem  besagten  Schriftstiick  hervoreitert.  Dieses  ist 
der  Wunsch,  den  Euch  die  Portugiesische  Akademie  der  Wissen- 
schaften  ausdruckt,  im  Vertrauen  auf  Eure  Liebe  zur  Gesittung  und 
zur  sittlichen  Gesundheit.  —  Lissabon,  23.  Oktober  1914.  Der  erste 
Pràsident  :  Theophilo  Braga  »]. 

197.  Bragaglia  (A.  G.)  :  Spionaggio  militare,  civile  e  commerciale  (Quin- 
tieri,  Milano,  1914)  [n.>  7-8,  volumetto  doppio,  della  Collezione  Quin- 
tieri  «  Minimi  di  Cultura  »]. 

198.  Brandl  (Alois)  Prof.  Dr.,  Mitglied  der  Akad.  der  Wissenschaften 
Berlin  :  Ueber  der  Deutschen  in  der  englischen  Literatur  {Sitzungs- 
berichte  della  detta  Accademia,  1914,  XLIII,  p.  1089,  sed.  del  26  nov.), 
[«  Die  angelsàchsischen  Dichter  bewahrten  alle  Ideale  ihrer  deutschen 
Heimat;  Kònig  Alfred  zeigte  noch  warme  Hochschàtzung  fur  die  Goten. 
Nach  dem  Normannensieg  aber  kam  die  feindliche  Darstellung  der 
Briten  von  Hengist  und  Morsa  empor  und  vergiftete  die  Stimmung 
gegeniiber  allem  Deutschen  fùr  den  Rest  des  Mittelalters.  Dann  ver- 
schafften  Luther  und  die  Schweizer  Reformatoren  die  Faustsage  und 
das  erwachende  Studium  des  germanischen  Altertums  dem  deutschen 


—   49   — 

Namen  wieder  Achtung.  Aber  die  ijolitische  Zerrissenheit  Deutsch- 
lands  nach  dem  Dreissigjàhrigen  Krieg  rief  neue  Geriiigschàtzung 
der  Englaiider  hervor,  so  dass  sie  aneli  von  unsern  Klassikern  zu- 
nachst  nur  Pliantastisches  aufnalimen.  Erst  Byrons  Stanzen  aufdeii 
Rhein  iSi6  begannen  eine  Periode  der  Wertschàtziing  fiir  deutsclie 
Kulturarbeit,  wobei  sich  Carlyle,  Kingsiey  iind  Browning  auszeichne- 
ten.  Erneute  Abkehr  setzte  unter  imperialistischem  EinHuss  ein  und 
liess  bereits  seit  geraumer  Zeit  ahnen,  was  gegen  uns  geplant 
wurde  »]. 
199.  Bkkntano  (Liijo),  Prof,  all' Univ.  di  Monaco:  Lettre  att  Sénatcur 
[belge]  Henry  Lambert.  Mùnchen  (Baviera),  die.  1914.  [Con  la  mo- 
destia che  lo  distingue,  il  senatore  Luigi  Morandi  scrive  nei  suoi 
Ricordi,  di  cui  un  brano  è  dato  come  primizia  nel  Giornale  d'Italia 
del  venerdì  29  genn.  1915  :  «  Roma,  23  dicembre  1914.  Da  Monaco 
di  Baviera,  il  dottor  Frithjof  Noack  mi  dà  notizia  che  il  celebre  eco- 
nomista Lujo  Brentano,  di  quella  Università,  ha  pubblicato  or  ora  una 
lettera  al  senatore  belga  Enrico  Lambert,  nella  quale  propugna  so- 
stanzialmente la  stessa  idea  della  conclusione  del  mio  articolo  nel 
Giornale  d'Italia  (21  ottobre),  e  dell'ordine  del  giorno  svolto  in  Se- 
nato il  15  corrente  ;  e  fonda  principalmente  anche  lui  la  sua  speranza 
sull'immensità  stessa  dei  disastri  d'ogni  specie  recati  dall'inaudito 
conflitto,  la  quale  ammonirà  i  popoli  a  scongiurarne  uno  simile  per 
il  domani.  «  Come  non  dovrebbe  ognuno  »,  dice  il  Brentano,  «  essere 
animato  dal  desiderio  di  prevenire  con  ogni  mezzo  il  ripetersi  di  tanto 
terrore  ?  ».  Nel  darmi  la  notizia,  il  Noack  si  ferma  sul  caso  curioso 
che  il  Brentano,  mentre  pensava  e  scriveva  così,  compiva  al  pari  di 
me  i  settant'anni  lo  scorso  giorno  18,  e  veniva  anch' egli  festeggiato 
dai  suoi  estimatori  (tanto  più  meritamente  di  me,  corno  ognuno  in- 
tende). «  Un  caso,  è  vero  »,  esclama  il  Noack,  «  ma  un  caso  che  in 
questa  perfetta  concorrenza  di  termini,  ha  del  simbolico  !  ».  A  propo- 
sito di  questo  caso,  un  altro  amico  mi  faceva  notare  che  il  mio  discorso 
alla  Camera  contro  gli  eccessivi  armamenti  che  avrebbero  portato  essi 
stessi  a  questa  guerra,  mentre  erano  diretti  a  evitarla,  lo  feci  il  15  di- 
cembre del  1898,  e  il  15  dicembre  scorso  ho  svolto  in  Senato  il  mio  or- 
dine del  giorno.  —  Un  altro  numero,  per  fare  il  terno  ?  —  Molti  lo 
penseranno,  e  forse  lo  giocheranno.  Ma  se  il  mondo  non  ha  addirit- 
tura perduto,  non  dico  il  senso  comune,  non  dico  il  senso  d'umanità, 
ma  il  senso  de'  suoi  più  vitali  interessi,  belligeranti  e  neutrali  non 
permetteranno  che  si  concluda  una  pace  foriera  di  guai  anche  più 
terribili  ».  —  A  proposito  del  Morandi,  scrive  energicantente  Enrico 
CoRRADiNi  w^W Idea  Nazionale  del  7  marzo  1915  :  «  Soltanto  il  se- 
natore professor  Morandi,  uscito  dalla  compilazione  delle  antologie 
allo  strepito  della  guerra  come  il  bacherozzolo  dal  formaggio  al 
taglio  dal  coltello,  può  pensare  che  non  gli  sia  tempo  perso  e  non 


—  50  — 

impresa  infinitamente  ridicola  provvedere  sin  d'ora  al  disarmo  delle 
nazioni  pel  futuro  imminente  »]. 

200.  Bruckmann's  Portràt  Kollektioit  (F.  Bruckmann  A.-G.,  Mùnchen, 
1915)-  [«  Bildnisse  unserer  siegreichen  Heerfùhrer.  Handpressen- 
Kupferdrucke  in  Folioformat  (Karton  50  :  37,  Piatte  30  :  22  cm).  — 
Bisher  erschienen  :  Kaiser  Wilhelm  IL,  von  Moltke,  Kronprinz  Wil- 
helm, Kronprinz  Rupprecht,  Herzog  Albrecht,  von  der  Goltz,  von 
Hindenburg,  von  Kluck,  von  Bùlow,  von  Heeringen,  von  Beseler, 
Kaiser  Franz  Josef,  Erzherzog  Friedrich,  von  Hoetzendorf,  Victor 
Dankl.  —  «  Die  Photogravùren  zeichnen  sich  durch  sorgfàltige,  das 
Charakteristische  der  Persònlichkeit  genau  treffende  Aufnahmen, 
durch  malerische  Auffassung  wie  durch  vollendete  Technik  der  Re- 
produktion  aus  »  {Miìnch.  N.  Nadir. y]. 

201.  BucHER  (Loth.)  :  Kleine  Schriften.  [Citato  spesso  dal  Procksch,  En- 
glische  Politik,   191 5]. 

202.  BuELOW  (Principe  di):  Intervista  del  febbr.  igi^  {Az  Est  di  Buda- 
pest, febbr.  1915).  [Leggesi  nel  Messaggero  del  io  febb.  1915  :  «  Oggi 
è  VAz  Est,  il  popolarissimo  giornale  ungherese,  che  ci  reca  il  verbo 
del  principe  di  Bùlow,  a  traverso  un  colloquio  concesso  dall'ex-can- 
celliere  a  una  gentile  scrittice,  che  è  riuscita  ad  ottenere  dal  grande 
ambasciatore  ciò  che  egli  aveva  negato  a  molti  giornalisti  :  una  inter- 
vista sulla  sua  missione  romana,  oggetto  di  tante  fantasie  e  di  tanti 
commenti.  Accennando  alla  notizia,  secondo  la  quale  il  principe  di 
Biilow  avrebbe  assicurato  all'Italia  che  la  Germania  non  si  opporrebbe 
alla  distruzione  dell'Austria,  l 'ex-cancelliere  ha  detto  :  «  Noi  che  co- 
nosciamo la  concordia  degli  alleati,  possiamo  ridere  di  cuore  di  tali 
stupide  insinuazioni.  Noi  sappiamo  che  la  Germania  non  pianterà  in 
asso  l'Austria.  Anche  le  storielle  assurde  di  una  pace  separata  che 
verrebbe  chiesta  dalla  monarchia  austro-ungarica  sono  invenzioni  da 
non  prendersi  sul  serio  ».  Sopra  gli  attuali  avvenimenti  della  politica 
italiana,  il  principe  di  Bùlow  ha  detto  :  «  Io  ho  fiducia  nella  saggezza 
politica  e  nella  assennatezza  dei  circoli  dirigenti  in  Italia.  Spero  che 
essi  troveranno  anche  nell'avvenire  il  giusto  cammino  e  lo  seguiranno. 
Non  dubito  neppure  che  l'Austria  faciliterà  al  governo  e  al  popolo 
italiano  i  modi  per  vivere  in  pace  e  in  accordo  con  le  potenze  cen- 
trali ».  La  frase  finale  dell'  intervista  di  Bùlow  ci  richiama  alla  mente 
la  frase  finale  della  celebre  lettera  di  Giolitti  all'on.   Peano  »]. 

203.  BuRGDORFF  (Bernardo  von)  :  Hindenburg  (Berlin,  1915'.  [Questa  bio- 
grafia del  Maresciallo  von  Hindenburg  è  uscita  il  22  febbr.  191 5  a 
Berlino  ed  è  stata  scritta  dal  fratello  del  celebre  generale,  noto  fra 
i  letterati  con  Vi  pseudonimo  di  «  Bernhard  von  Burgdorff  ».  —  A 
proposito  di  questo  libro  scrive  il  Giorn.  d'Italia  del  24  febbr.  1915: 
«  È  noto  che  Hindenburg  fece  le  campagne  del  '66  e  del  '70  ;  sulla 
parte  che  ebbe  alla  battaglia  di  Kòniggràtz,  la   storia  del  3°  reggi- 


—  51  — 

mento  della  Guardia  racconta  :  «  Una  batteria  improvvisamente  ap- 
parsa a  breve  distanza  aprì  un  fuoco  continuo  sui  tiratori  del  tenente 
Hindenburg,  che  dopo  qualche  minuto  di  fuoco  accelerato  comandò 
l'assalto  ;  ma  ai  primi  passi  il  tenente,  sfiorato  alla  testa,  cadde  tra- 
mortito. Quando  si  risollevava,  i  suoi  uomini  si  erano  già  impadro- 
niti di  tre  cannoni  e  inseguivano  i  nemici  che  tentavano  di  mettere 
in  salvo  gli  altri  ».  Lettere  di  Hindenburg  di  quei  tempi  rivelano  il 
soldato.  Scriveva  ai  genitori  :  «  Per  il  soldato  la  guerra  è  lo  stato 
normale.  Se  cade,  è  la  morte  più  bella  e  gloriosa  ;  se  resta  ferito, 
bene  ;  se  ritoma  illeso,  meglio.  Intanto  il  mio  scopo  è  raggiunto.  Ho 
sentito  l'odore  della  polvere  e  fischiare  le  palle.  Sono  rimasto  ferito 
leggermente  ;  sono  diventato  una  personalità  :  ho  preso  cinque  can- 
noni, ma  sovratutto  ho  sentito  su  me  la  grazia  della  misericordia 
divina.  Siale  onore  per  l'eternità.  Amen.  La  palla  perforò  l'aquila 
del  mio^elmo,  sfiorandomi  la  testa.  I  miei  uomini  mi  circondarono 
credendomi  morto:  mezzo  dito  più  basso  e  giacerei  freddo  cadavere 
sul  campo  di  battaglia  ».  Un'altra  lettera  descrive  l'emozione  pro- 
vata nella  prima  battaglia  :  «  Prima  la  gioia  di  sentire  l'odor  della 
polvere  [questo  motivo  ritorna  spesso],  poi  lo  sgomento  del  giovane 
soldato,  malsicuro  di  essere  pari  al  suo  dovere.  Le  prime  palle  »  — 
scrive  egli  —  «  accolte  da  urrah,  infondono  entusiasmo.  Una  breve 
preghiera,  un  pensiero  ai  propri  cari,  al  buon  nome  della  famiglia 
e  avanti  !  Quando  arrivano  i  feriti,  all'entusiasmo  sottentra  il  sangue 
freddo,  anzi  l'indifferenza  di  fronte  al  pericolo.  Il  vero  eccitamento 
viene  a  battaglia  finita,  quando  siamo  costretti  a  vedere  con  agio  gli 
aspetti  orribili  della  guerra.  Descriverli,  non  posso.  Più  tardi  si  può 
raccontare  a  voce  qualche  particolare  ». 

204.  Cabrini  (Dep.  Angelo).  Vedi  Bazzi. 

205.  Caiumi,  Segretario  del  Pro  Italia  Giostra.    Vedi  Lucifero. 

206.  Calz.\-Bedolo  (Gino):  L'Assedio  d'Anversa  -  Lettere  dal  Belgio  - 
Lettere  dall'Inghilterra  -  bicordi  londinesi,  79/^-/5  {Giorn.  d'Italia, 
1914-15,  passim). 

207.  Cantoni  (Barone  Art.),  Colonnello  di  Cavalleria:  Una  missione  mi- 
litare in  Austria- Ungheria  (Firenze,  Paravia,  1915).  [Il  Colonnello 
Cantoni,  noto  per  la  buona  lezione  che  diede  al  famigerato  Prezzolini 
per  un  articolo  antimilitarista  della  ì''oce,  ingiurioso  per  la  Cavalleria 
italiana,  ha  fatto  frequenti  viaggi  in  Austria  e  in  Ungheria  e  conosce 
bene  i  nostri  alleati  di  ieri,  nemici  di  domani]. 

208.  Cappa    (Innocenzo)  :    //  Belgio   e   la    Guerra,  Conferenza    (Torino, 

17  genn.  1915).  \_Corr.  d.  Sera,  18  genn.  '15  :  «  Il  deputato  di  Cor- 
teolona,  on.  Innocenzo  Cappa,  ha  tenuto  stamane,  nel  salone  Am- 
brosio, per  invito  del  Fascio  democratico,  una  conferenza  dal  titolo 
«  Il  Belgio  e  la  Guerra  ».  Assisteva  un  pubblico  numerosissimo. 
L'oratore  ha  detto  con  parola  commossa  della  sventurata  sorte  del 


52  — 


pìccolo,  ma  prospero  Paese,  travolto  nella  rovina  per  l'eroica  resi- 
stenza opposta  al  violatore  della  sua  neutralità.  Rilevando  quindi 
come,  sin  dall'inizio  del  conflitto  europeo,  si  sia  elevato  il  tono  della 
vita,  secondo  la  predizione  dei  filosofi  della  guerra,  ha  accennato  al 
sacrificio  di  Bruno  e  Costante  Garibaldi,  ed  ha  detto  :  «  Io  non  for- 
«  mulo  nessuna  minaccia,  ma  l'augurio  che  il  domani  abbia  a  tro- 
«  vare  l'Italia  degna  dei  prodi  caduti  e  dei  combattenti  »]. 

209.  Caprin  (Giulio).  Vedi  Ojetti  etc. 

210.  Caprin  (Giulio)  :  Trieste  e  l'Italia  (Milano,  Ravà  e  C,  ed.,  1915, 
n.  6  dei  «  Problemi  italiani  »).  [Eccone  la  conclusione  :  «  Trieste 
sarebbe  infatti  uno  dei  punti  in  cui  farebbe  centro  il  germanesimo 
vittorioso  per  estendere  sempre  più  la  sua  influenza  esclusiva  sul- 
l'Oriente balcanico  domato  e  sull'Oriente  turco  asservito  in  un'al- 
leanza militare.  È  necessità  per  l'Italia  che  non  vuol  morire  appro- 
fittare del  momento  straordinario  per  riformare  a  suo  vantaggio 
l'equilibrio  dell'Adriatico,  premessa  indiscutibile  per  la  sua  futura 
espansione  civile  e  commerciale  in  Oriente.  Diritto  riconosciutole 
oramai  ufficialmente  da  quella  stessa  Russia  contro  cui  l'inganno 
triplicista  voleva  adoperarla  a  vantaggio  dell'Austria.  Ma  se  il  di- 
ritto nazionale  su  Trieste,  sull'  Istria  e  su  parte  della  Dalmazia  è 
stato  riconosciuto  all'  Italia  dalla  Russia,  oltre  che  dalla  Francia  e 
dall'Inghilterra,  il  regno  d'Italia  ne  deve  il  riconoscimento  soltanto 
alla  tenace  difesa,  all'indomabile  fede  con  cui  Trieste  e  le  altre  città 
dell'Adriatico  orientale  hanno  mantenuto  la  loro  antica  italianità  con- 
tro ogni  volontà  nemica.  Dal  1866  ad  oggi  la  loro  indomita  resistenza 
si  è  alimentata  di  una  profonda  speranza  patriottica.  Se  questa  spe- 
ranza fosse  tradita,  per  che  e  come  potrebbero  resistere  ancora  ? 
Oramai  la  italianità  dell'Adriatico  orientale  e  del  suo  centro  vitale, 
Trieste,  è  entrata  nella  crisi  suprema  da  cui  si  esce  subito  o  si  muore. 
Tutti  sentono  che  l'ultimo  termine  concesso  dal  destino  sta  per  sca- 
dere. Trieste  all'Italia  oggi  o  mai  più  »]. 

211.  Carli  (Filippo).  Vedi  Riforma  Sociale. 

212.  Carli  (Filippo):  L'evoluzione  economica  della  Gennaìiia  e  la  legge 
di  popolazione  {Riv.  Ital.  di  Sociologia,  Roma,  1914,  fase.  V-VI, 
pag.  695-725).  [«  Fu  dunque  un  peccato  d'amore  tutto  questo  ;  un 
amore  potente  ma  cieco.  Nell'impeto  delle  sue  energie  superataci , 
stretta  in  un  nazionalismo  violento  e  mistico,  la  Germania  non  vide 
più  che  sé  stessa,  perdendo  di  vista  il  mondo  e  se  —  secondo  la  sua 
logica  geometrica  —  il  mondo  non  si  fosse  dimostrato  disposto  ad  as- 
secondare le  direttive  tedesche,  bisognava  disfarsi  del  mondo.  Era  ec- 
cessivo.... Oltre  alla  nostra  giustizia  c'è  una  giustizia  comune,  alla 
quale  noi  pure  siamo  sottoposti,  col  far  trionfare  in  sostanza  le  su- 
preme ragioni  dello  spirito.  Soltanto  cosi  sarà  possibile  che  la  con- 
quista della  ricchezza  determinata  in  modo  fatale  dall'eterna  legge 


—   53  — 

del  superamento,  che  è  legge  di  tutta  la  vita,  avvenga  in  guisa  da 
conciliare  il  principio  etico-nazionale  col  principio  etico-umano  »]. 

213.  Carnegie  :  Articoli  e  interviste  sul/a  Guerra  (Giornali  americani 
del  1914-15,  passim^.  [Felice  Ferrerò  scrive  nel  Corriere  della  Sera 
del  21  genn.  19x5  :  «I  Tedeschi  d'America  —  e  molti  sospettano  che 
dietro  di  loro  ci  siano  i  Tedeschi  di  Europa,  ovverosia  il  governo 
tedesco  —  stanno  cercando  di  sfruttare  le  tendenze  pacificiste  a  van- 
taggio del  loro  paese.  Hanno  messo  in  moto  un'agitazione,  secondo 
la  quale  il  governo  americano  dovrebbe  trovare  il  modo  di  interve- 
nire efficacemente  nel  conflitto  e  indurre  o  magari  costringere  i  bel- 
ligeranti a  far  pace.  La  guerra,  dicono,  è  ormai  giunta  a  tal  punto 
che  una  soluzione  pronta  e  decisiva  non  è  più  possibile  :  si  dichiari 
la  partita  pari  e  patta,  e  si  concluda  una  pace  onorevole  per  tutti.  Il 
movimento  potrebbe  parere  umanitario,  se  non  ci  fossero  fra  i  promo- 
tori un  banchiere  americano  di  Francoforte  sul  Meno  ed  altri  finan- 
zieri che  rappresentano  fortissimi  interessi  tedeschi....  Il  principe  dei 
pacifisti,  Andrea  Carnegie,  è  d'opinione  opposta.  Anch'egli,  il  grande 
Andrea  della  Costa  d'Oro,  è  sicuro  che  ci  saranno  gli  Stati  Uniti  d'Eu- 
ropa, quando  gli  Stati  avranno  cessato  di  essere  disuniti.  Ma  crede  che 
la  guerra  deve  essere  proseguita  a  fondo,  anche  se  la  Germania  do- 
manda la  pace,  finché  il  vincitore  non  riesca  ad  imporre  gli  Stati 
Uniti  :  o  mangiar  la  minestra  o  saltar  dalla  finestra,  e  sempre  per 
amor  della  pace.  Lo  Stato  di  New  York  —  dice  Carnegie  —  non 
penserebbe  mai  a  muover  guerra  allo  Stato  di  Connecticut  ;  o  lo  Stato 
di  Pennsylvania  a  violar  la  neutralità  dello  Stato  di  Ohio  per  attaccar 
lo  Stato  di  Indiana  :  ergo,  facciansi  gli  Stati  Uniti  d'Europa.  Qual- 
cuno gli  ha  domandato:  «  Come  si  spiega  che  gli  Stati  Uniti  han  fatto 
guerra  alla  Spagna  ?  Han  fatto  bene  o  han  fatto  male  ?  ».  —  «  Quella 
non  fu  una  guerra,  fu  una  misura  di  polizia»  —  ha  risposto  Carnegie  — 
«  e  quindi  giustificata  ed  onorevole  ».  —  «  E  la  guerra  civile»  —  ha 
insistito  l'interrogante  —  «  come  si  spiega  ?  ».  —  «  In  quel  caso  la  ba- 
ruffa scoppiò  in  famiglia,  come  ora  in  Europa  è  venuta  improvvisa- 
mente a  metter  fine  alle  sonore  sinfonie  del  concerto  delle  Potenze....  ». 
Ma  anche  per  quella  vale,  secondo  Carnegie,  la  spiegazione  della 
polizia  :  mantenimento  dell'ordine  e  difesa  di  una  giusta  causa  »]. 

214.  C.\RONCiNi  (A.):  L' imperialismo  economico  inglese  («.hXher\3.e\xm»,  via 

Calamatta  8,  Roma,   1914). 

215.  Castellini  (Gualtiero)  :  Frasi  e  dottrine  del  nazionalismo  italiano 
(Milano,  1915,  Rice.  Quintieri  ed.).  [Citazioni  abilmente  scelte]. 

216.  Cavaglieri  (Guido)  e  Sergi  (Giuseppe)  :  Rivista  Italiana  di  Socio- 
logia (Frat.  Bocca,  Torino-Milano-Roma,  a.  XVIII,  1914).  [Vedi 
passim,  p.  e.  nel  fascicolo  V-VI  :  Carli,  L'Evoluzione  economica 
della  Germania  e  la  legge  di  popolazione']. 

217.  Cesarò  (Duca  di),  deputato:   fjO  spionaggio    austro-tedesco   in  Italia 


—  54  — 

(/^ass.  Contenip.,  Roma,  io  nov.  1914).  [Denuncia  la  presenza  di  Te- 
deschi e  di  Austriaci  fra  i  tecnici  di  imprese  forni trici  dello  Sialo  Ita- 
liano ;  malamente  vi  risponde,  prò  domo  sua,  il  Popolo  Romano  del- 
l'ii  febbr.  1915  riproducendo  un  articolo  dell' Ing.  Allievi  datato: 
dicembre  1914]- 

218.  Chamberlain  (Houston  Stewart):  La  Ccìièse  du  XIX«  siede  [Traduct. 
francaise  par  R.  Godet]  (Paris,  Payot,  1913,  LXX-1551  p.  in  2  voi. 
in-ió**;  l'ed.  ted.  è  uscita  presso  F.  Bruckmann  in  Monaco  di  Ba- 
viera). [«  Sorte  de  philosophie  generale  de  l'histoire,  qui  a  eu  beaucoup 
de  succès  dans  les  pays  allemands  et  dans  ceux  de  langue  anglaise  » 
dice  il  Loisv  (Revue  crit.,  1915,  p.  38)  criticando  severamente  que- 
sto libro.  Del  quale  ecco  il  titolo  dell'edizione  tedesca  :  Grundlagen 
des  XIX.  Jahrhunderts.  Ne  dà  un  caratteristico  cenno  l'on.  Labriola 
in  una  insolentissima  ma  meritatissima  risposta  al  prof.  Beloch  (Giorn. 
d'Italia,  II  febbr.  1915):  «  Io  per  il  primo  avvertii  il  pubblico:  es- 
sere il  Chamberlain  —  (fra  parentesi  uno  dei  più  profondi  pensatori 
della  nostra  epoca)  —  figlio  di  un  ammiraglio  inglese,  stato  colle- 
giale a  Versailles,  studente  a  Ginevra  e  Vienna,  diventato  poi  non 
solo  un  perfetto  scrittore  tedesco,  ma  l'araldo  della  missione  germa- 
nica del  popolo  tedesco.  Ed  avvertii  appunto  che  il  termine  :  germa- 
nismo è  estensivo  nel  C\\2imher\3,\n{Grundlageti des XIX.  Jahrhunderts , 
Sez.  II,  cap.  VI  :  l'avvento  dei  Gertnani  nella  storia),  come  pure  il 
concetto  della  missione  del  popolo  tedesco  di  salvare  l'elemento 
germanico  nel  mondo.  Non  forse,  fin  dall'Introduzione  generale, 
avverte  l'A.  che  gli  Slavi  sono  oggi  completamente  «  degermanizzati  » 
e  nel  capitolo  sull'avvento  dei  Germani  nella  storia  che  i  Celti  lo 
erano  fin  dal  tempo  di  Cesare  ?  Il  termine  germanico  comprende 
bensì,  nel  concetto  del  Chamberlain,  il  mondo  celto-slavo-teutonico, 
ma,  dimostratasi  la  degenerazione  fisiologica  e  spirituale  dal  tipo 
originario  dei  Celti  e  degli  Slavi,  non  diviene  chiaro  che  il  termine 
germanico  —  oggi  !  —  è  applicabile  in  senso  stretto  soltanto  agli 
attuali  Tedeschi  ed  agli  Scandinavi  ?  Ora  è  appunto  fondamentale 
nel  pensiero  del  Chamberlain  che  solo  il  popolo  tedesco  sia  capace 
di  riprendere  la  missione  civilizzatrice  della  stirpe  germanica  »]. 

219.  Chamberlain  (Houston  Stewart)  :  Kriegsaufsàtze  (96  p.  8°,  Mùnchen, 
1915,  ediz.  F.  Bruckmann  A.-G.).  [Ecco  il  titolo  delle  varie  parti: 
Deutsche  Friedensliebe  -  Deutsche  Freiheit  -  Deutsche  Sprache  -  Deut- 
schland  ah  fiilirendcr  Weltstaat  -  England  -  Deutschland.  —  «  Der 
Englander  Chamberlain  entwirft  in  diesem  Buche  in  sechs  Aufsàtzen 
ein  strahlendes  Bild  von  deutscher  Kultur,  deutschen  Wesen,  deut- 
scher  Sprache  und  zeichnet  Englands  Niedergang,  dessen  Sprache 
ein  totes  Gebilde,  dessen  Freiheit  ein  leeres  Schlagwort,  dessen 
Wahrhaftigkeit  zur  Verlogenheit  geworden.  Ein  bedeutsames  und 
ergreifendes  Zeugnis    aus    dem    Munde    eines    so    lebendig  und    im 


—  55   — 

tiefsten  vaterlàndiscli  empfindenden  Mannes,  der  lange  Jahre  in 
Frankreich  gelebt,  seit  25  Jahren  Deutschland  als  zweite  Heimat 
gewàhlt  liat  und  die  Kulturgùter  dieser  Vòlker  ein  eigen  nennen 
darf  »]. 

220.  Chiappelli  (Senatore  Prof.  Alessandro),  Accademico  Linceo  :  Guerra 
di  eserciti  e  guerra  di  scrittori  {Giornale  d'Italia,  Roma,  agosto  1914). 
[A  proposito  della  circolare  dell' Eucken  e  dell' Haeckel,  largamente 
diffusa  nel  nostro  paese  in  traduzione  italiana]. 

221.  Chiappelli  (Aless.)  :  Contro  i  volontari  italiani  in  Francia,  Lettera 
ad  Alberto  Bergamini  direttore  del  Giorn.  d'It.  {Giornale  d'Italia, 
Roma,  21  ottobre  1914).  [Riprodotta  in  altri  fogli  italiani  e  stranieri. 
Il  Chiappelli  è,  purtroppo,  neutralista  convinto  e  propagandista]. 

222.  Chiappelli  (Aless.)  :  La  Guerra  e  i  valori  ideali.  Numero  unico 
per  la  Croce  Rossa,  edito  dal  Giornale  d'Italia,  Roma,  gennaio  1915. 

223.  Chiovenda.  Vedi  Lucifero. 

224.  Clemenceau  (Georges),  Ex-Presidente  del  Consiglio  :  L'Homme  lA- 
dr^  (Serie  di  articoli  quotidiani,  Parigi  e  Bordeaux,  1914  e  1915. 
[Scrive  il  Corriere  della  Sera  del  22  genn.  1915  :  «  Clemenceau,  che 
da  vari  mesi  lancia  quotidianamente  i  terribili  strali  della  sua  vena 
sarcasticamente  polemica  contro  parecchi  membri  del  Governo,  i 
quali,  non  potendo  rispondere,  si  fanno  difendere  più  che  possono 
dalle  cesoie  della  censura,  aveva  finora  risparmiato  Delcassé  ;  ma 
anche  il  ministro  degli  Esteri  è  fatto  entrare  oggi  dall'ex-presidente 
del  Consiglio  nel  «  Sindacato  degli  insufficienti  »  come  egli  battezza  i 
governanti  della  Francia  in  questo  momento....  »]. 

225.  CoLAjANNi.  Vedi  Bazzi. 

226.  CoMANDiNi  (Alfredo)  ed  altri  :  Ciclo  di  Conferenze  al  «  Circolo  Fi- 
lologico Milanese  »,  presieduto  dal  Prof.  Giuseppe  Gallavresi.  Serie 
su  «  Statisti  e  Principi  del  secolo  XIX  e  il  loro  programma  di  po- 
litica estera  ».  [La  i*  conferenza  è  stata  tenuta  il  31  genn.  1915  dal 
Comandini,  su  La  politica  del  Principe  di  Metternicìr\. 

227.  CoMBi  (Carlo).  Vedi  Istriani  (GÌ'). 

228.  Come  sono  stati  trattati  gli  stranieri  in  Germania?  (Siidd.  Nachrich- 
tenstelle  fiir  die  Neutralen,  Stuttgart,  Technische  Hochschule,  sett. 
1914).  [Benjamin  Harrison  ed  altri  Americani  dicono  che  sono  sempre 
stati  trattati  benissimo  in  Germania]. 

229.  CoRRADiNi  (Enrico)  :  L'Italia  e  la  guerra  {L'Idea  Nazionale,  Roma, 
Lunedì  22  febbr.  1915  (i).  [«  Nei  momenti  più  gravi  della  loro  storia, 
quando  i  pericoli  d'ogni  parte  li  stringono,  quando  si  trovano  al  bivio 
di  prendere  o  non  prendere  una  decisione  da  cui  dipenda  il  loro 
avvenire,  i  popoli  non  di  rado,  o  signore  e  signori,  hanno   una  for- 


(i)  Testo  completo  del  Discorso  Ietto  dal  Corradini  in  Roma  il  2X  febbraio  1915. 


-  56  - 

tuna  :  quella  che  sorga  un  uomo,  l'eroe,  che  additi  loro  la  via  e  porti 
la  forza.  —  Cosi,  quando  i  fati  premevano,  noi  avemmo  Giuseppe 
Mazzini,  Giuseppe  Garibaldi,  Carlo  Alberto,  Vittorio  Emanuele,  Ca- 
vour, che  ci  fecero  con  scarsi  mezzi  e  un'  anima  infinita  questa  pa- 
tria libera  ed  una  nella  quale  viviamo.  —  Ma  oggi  essendo  l'Italia 
sola  sotto  l'uragano  europeo,  essendo  senza  luce  e  senza  disegno 
dinanzi  ai  nuovi  destini  che  tra  il  ferro  e  il  fuoco  si  preparano  alle 
altre  nazioni  e  a  lei,  oggi  ebbe  la  sorte  contraria  :  ebbe  la  disgrazia 
che  un  uomo  si  levasse,  l'antieroe,  il  depressore  di  tutte  le  energie 
nazionali,  il  dittatore  distruttore  che  conoscete.  Conoscete  la  lettera 
corta  come  il  suo  pensiero,  secca  come  il  suo  cuore  nazionale,  «  al 
caro  amico  »  (i).  Da  quel  giorno  il  neutralismo  che  prima  era  disperso, 
ebbe  un  punto  di  raccoglimento  e  di  ordinamento,  ebbe  un  capo, 
ebbe  un  programma  politico,  o  piuttosto,  al  solito,  parlamentare. 
Da  quel  giorno  il  neutralismo  ebbe  una  evoluzione,  o  involuzione, 
come  meglio,  o  signori,  vi  apparve,  non  si  pascè  più  di  rinunzie, 
spudoratamente  fissò  le  sue  mete  italiane  che  furono  anche  abbon- 
danti :  non  uscire  da  questo  tremendo  periodo  della  storia  europea 
con  le  mani  vuote,  sibbene  con  tutte  le  terre  su  cui  il  nostro  diritto 
etnico  e  storico  è  consacrato.  Soltanto,  i  giornali  fidi  all'uomo  e  i  suoi 
famuli  di  Montecitorio,  le  vecchie  ciabatte,  come  le  chiamò  con  fe- 
lice disgusto  un  mio  compagno  di  fede,  le  vecchie  ciabatte  che  ei 
lascia  alle  porte  della  Camera  quando  se  ne  va,  per  riprenderle  quando 
gli  talenta  di  ritornare,  schiamazzarono  per  tutti  i  vicoli  che  per  giun- 
gere a  ciò,  per  ottenere  quel  «  parecchio  »  di  cui  era  prudente 
notizia  nella  lettera  «  al  caro  amico  »,  non  c'era  affatto  bisogno  di 
muover  guerra  all'Austria,  perchè  tutto  dall'Austria  avremmo  potuto 
ottenere  in  compenso  della  nostra  neutralità  e  per  intercessione  della 
Germania.  Come  se  fosse  serio  e  fosse  morale  e  fosse  decente  che 
in  mezzo  a  questo  immane  fare  e  patire  della  più  grande  Europa  la 
nostra  inerzia  sperasse  di  avere  premi  dall'altrui  fatica,  la  nostra 
pusillanimità  dall'altrui  coraggio,  il  nostro  egoismo,  il  nostro  «  sacro 
egoismo  »,  se  più  vi  piace,  o  signori,  dall'altrui  sacrifizio,  la  nostra 
vita  dalla  morte  altrui.  Voi  sapete,  o  signori,  la  favola  e  il  carnasciale 
che  ne  menarono  i  neutralisti  e  gli  omiciattoli  bramosi  di  riprendere 
le  famose  redini  con  il  loro  capoccia.  —  Ebbene,  o  signori,  tale  in- 
capacità di  distaccarci  dalla  Germania  è  una  postuma  manifestazione 
di  ciò  che  la  Germania  fu  per  tanta  parte  d'Italia  :  un  principio  d'au- 
torità. —  E  tre  sono  appunto  le  cause  principali  del  neutralismo 
italiano  :  la  prima  è  siffatto  germanismo,  la  seconda  il  settarismo, 
la  terza  il  materialismo.  —  Il  germanismo,  o  signore  e  signori,  cioè, 


(il   l eitera  di  Giovanni    Giolitti    all'on.    Peano    pubblicata    nella   «  Stampa  »  nel   feb- 
braio 1915. 


—  57  — 

l'ammirazione  e  l'amore  della  Germania  e  il  suo  potere  sopra  di  noi, 
alla  prova  de'  fatti  si   soiio  appalesati  molto  più    forti   di   quelli    di 
tutte  le  altre  nazioni.   Molte  cose  e  idee  e  costumi   ci   vennero   per 
gran  tempo  di  F"rancia,  mode,  letteratura,  teatro,   politica  e   depra- 
vazione ;  ma  tutte  insieme  non  produssero  quanto  tre  istituti  rimasti 
sotto  il  dominio  tedesco,  istituti  massimi  della  vita  moderna,  formi- 
dabili, della  più  profonda  e  vasta  e  solida  penetrazione  col  minimo 
di  rumore,  istituti  che  si  chiamano  l'università,  la  caserma  e  la  banca. 
—  L'università  italiana  è  alunna  de'  grandi  maestri,  padri  e  fonda- 
tori  tedeschi  d'ogni   scibile  contemporaneo;  e  ciò  ha  prodotto  una 
germanizzìuione  della  più  seria  cultura  che  oggi  dà  i  suoi  frutti  neu- 
tralisti per  mezzo  del  suo  esponente  marginale,   frenetico  ed  esila- 
rante, su  cui  emergono,  per  naufragare,  i  vari  professori  neutralisti- 
camente  starnazzanti  e  schiamazzatori.  —  Del  pari,  come  l'università 
italiana  giura  sul  verbo  dell'università  tedesca,  cosi  i  circoli  militari 
italiani  non  vedono  ancora  cascar  fronda  d'alloro  dall'elmo  puntuto. 
E  finalmente,  o  signore  e  signori,  e'  è  il  terzo  fatto,  c'è  il  terzo  isti- 
tuto da  cui  l'Italia  venne  profondamente  e  vastamente  germanizzata, 
l'ultimo  degli  istituti  robusti,   invincibili,   della  conquista   moderna, 
ed  è,  come  dicevamo,  la  banca.  Una  banca  fondata  con  capitale  te- 
desco, diretta  da  Tedeschi,  con  un  Consiglio  d'amministrazione  che 
fu  sino  a  ieri  pieno  di  Tedeschi,  con  un  concentramento  d'azioni  in 
mani  tedesche,    non    può,    qualunque  siano  i  propositi  e  qualunque 
siano  le  consapevolezze  dei  suoi  capi,  o  tedeschi,  o  italiani,  o  mezzo 
italiani  e  mezzo  tedeschi,  non  può  non  essere  un  istrumento  d'im- 
pverialismo  della  Germania.  —  Molto  più  se  si  pensi  che  la  sopraddetta 
banca  ha  pressoché  il  monopolio  delle  industrie  italiane,  che  il  mag- 
gior numero  delle  maggiori  industrie  italiane  sono  alle  sue   dipen- 
denze, e  si  pensi  che  una  egemonia  economica  non  può  tar  di  meno 
delle  sue  rappresentanze  e  difese,  delle  sue  avvocature  politiche.  — 
Neutralisti  poi  per  settarismo  sono  i  socialisti  ufficiali,  i  cattolici   e 
la  gente  di  ordine.  —  I  socialisti  cosiddetti  ufficiali  non  vogliono  la 
guerra,  perchè  sono  impotenti  a  muoversi  :  impotenti  a  muoversi  dai 
loro  primi  principi  marxiani  e  premarxiani  che  condannavano  le  guerre 
come  opera  di  fratricidio,  mentre  poi  elevavano    il    vero  e   proprio 
fratricidio,  la  guerra  civile,  agli  onori  mistici  della  guerra  santa;  im- 
potenti a  muoversi,  i  socialisti,  dal  loro  odio  contro  lo  Stato,  e  an- 
che contro  la  Nazione,  o  Patria  che  chiamar  si  voglia,  in  quanto  la 
confondono  con  lo  Stato  ;  il  quale  odio  pure  rimonta  alla  veneranda 
preistoria  de'  primi  principi  in  cui  lo  Stato  era  definito  «  il  comitato 
politico  della  borghesia  al  potere  »  ;  impotenti  a  muoversi,  i  socia- 
listi, dal  loro  odio  contro  la  collaborazione  di   classe   che   ha   nella 
guerra  la  sua  attuazione  suprema.  Allo  spirito  cattolico  poi  la  guerra 
ripugna,  perchè  è  caldeggiata  dalla  massoneria.  Idest  anche  i  catto- 


-  58    - 

liei,  come  i  socialisti,  sono  impotenti  a  muoversi  dal  loro  odio  con- 
tro i  loro  nemici.  I  loro  nemici  sono  poi  uno  solo  sotto  vari  nomi. 
È  lo  spirito  laico,  anticlericale,  che  si  chiama  massoneria,  che  si 
chiama  radicalismo  anticlericale,  che  si  chiama  democrazia  moderna, 
che  si  chiama,  allargando  la  nomenclatura  per  nazioni,  Francia  re- 
pubblicana, che  si  chiamava  un  tempo,  né  in  tutti  pare  estinto  ciò  che 
fu,  che  si  chiamava  un  tempo  Italia  regia.  Questa  varia,  ma  non 
molto  diversa  gente,  massoni,  radicali,  democratici,  spingono  alla 
guerra,  e  a  una  guerra  che  sarebbe  d'aiuto  alla  Francia  ?  I  cattolici 
italiani,  o  diciamo  più  giustamente,  i  politicanti  clericali  che  male 
capeggiano  e  male  impersonano  i  cattolici  italiani,  poiché  sono  im- 
potenti a  muoversi  dal  loro  odio  contro  i  loro  nemici,  poiché,  cioè, 
sono  anch'  essi,  come  i  socialisti,  settari  della  politica  intema,  né 
sanno  superare  la  setta  per  la  Nazione  e  la  vita  della  Nazione  nel 
mondo,  si  oppongono  alla  guerra.  Molto  più  che  specie  per  coloro  nel 
cui  pensiero  riposto  «  la  quistione  romana  »,  o  allo  sta  tu  quo,  o  sia 
pure  trasformata  e  trasfigurata,  può  perdurare  ancora  come  l'ultima 
favilla  sotto  la  cenere  :  molto  più  che  per  costoro  e'  era  un  ultimo 
asilo  di  sogno  estremo  verso  cui,  a  quanto  sembra,  non  hanno  ces- 
sato mai  di  sospirare  :  la  felice  imperiale  e  reale  Austria  dei  grifagni 
Absburgo,  apostolici  non  restitutori  di  visite  al  Re  d'Italia  nella  ca- 
pitale d'Italia.  Propugnare  una  guerra  contro  una  tale  Austria?  Mai. 
E  finalmente,  o  signore  e  signori,  ecco  qua  la  terza  sezione  de'  neu- 
tralisti per  settarismo,  la  gentina  d'ordine,  come  dicevamo,  il  fior 
fiore  della  borghesia  mansueta,  e  della  aristocrazia  conservatrice  ab 
antiquo,  gli  amici  delle  istituzioni,  come  si  direbbe  gli  amici  de'  mo- 
numenti, gli  amici  delle  istituzioni  monarchiche  per  il  quieto  vivere 
pubblico  e  delle  fondiarie  per  il  lieto  vivere  privato.  —  Hanno  paura, 
questi  cadaveri  nati,  hanno  paura  che  la  guerra  partorisca  la  rivo- 
luzione, perchè  così  conclamano  gli  interventisti  del  socialismo,  della 
repubblica,  del  sindacalismo,  dell'anarchia,  ed  essi  hanno  più  l'animo 
adatto  a  spaventarsi  alle  ciance  di  chi  fa  loro  paura,  che  a  conce- 
pire fortificante  fiducia  intuendo  i  ragionevoli  resultati  per  la  monar- 
chia, per  l'esercito,  per  lo  Stato  e  per  loro  medesimi,  d'una  guerra 
nazionale  che  se  non  erigiamo  la  pusillanimità  a  principio  strategico 
e  tattico,  ha  da  essere,  date  le  condizioni  del  nemico,  duramente  si, 
ma  ha  da  essere  vittoriosa.  —  Or  noi  lasciando  da  parte  i  cattolici  che, 
se  sono  austrofili,  dovrebbero  dimenticare  l'Austria  or  per  lo  meno 
che  ha  accanto  a  sé  Maometto  ;  che,  se  sono  massonofobi  e  franco- 
fobi, dovrebbero  riconoscere  che  in  Francia  la  guerra  ha  riacceso  il 
sentimento  religioso,  ha  rinnovato  l'austerità  de'  costumi,  ha  pro- 
mosso l'abbandono  del  vizio,  e  non  ha,  che  si  sappia,  propagata  la 
massoneria  ;  che,  se  nel  segreto  del  loro  cuore  si  ostinassero  a  re- 
stare gli  eterni  irredentisti  di  Santa  Madre  Chiesa,  sarebbe  tempo  di 


—    59  — 

smetterla,  oggi  appunto  che  un  solo  irredentismo  preme  all'Italia, 
quello  di  Trento,  Trieste  e  Zara  balzato  in  piedi  dinanzi  ai  prossimi 
fati  ;  lasciando  da  parte  i  cattolici  e  i  loro  affini  neutralisti  della  bor- 
ghesia statutaria  i  quali  dovrebbero  ammettere  che  salvare  le  ragioni 
della  monarchia  è  men  che  nulla,  quando  le  ragioni  della  Patria  non 
sono  salve,  e  che  la  rivoluzione  ci  minaccia,  sì,  ma  per  la  neutralità  da 
cui  siamo  disfatti  all'interno  e  fuori,  e  che  la  rivoluzione  magari  ve- 
nisse, si,  ma  per  sopprimere  loro  ;  lasciando  adunque  da  parte  i  cat- 
tolici e  i  loro  colleghi  in  neutralità  vigile  e  armata,  diciamo  agli 
odierni  festaioli  del  neutralismo,  diciamo  ai  socialisti  questo  :  —  Voi 
non  siete,  o  socialisti  italiani,  d'una  natura  diversa  da  quella  de' so- 
cialisti tedeschi,  francesi,  austriaci,  russi.  Or  quando  la  guerra  europea 
scoppiò,  il  socialismo  tedesco,  francese,  austriaco,  russo,  sparì,  e  i  so- 
cialisti di  Germania,  di  Francia,  d'Austria,  di  Russia,  marciarono  nei 
serrati  battaglioni  del  Kaiser,  della  Repubblica  borghese,  dell'  Impe- 
ratore e  Re,  dello  Zar,  muti  e  senza  più  volontà  propria,  come  la 
parte  che  s'annienta  nel  tutto  che  funziona.  Tutti  vollero  trovare 
la  loro  giustificazione  di  coerenza,  ultimo  inganno  della  loro  illu- 
sione, o  della  loro  vanità,  e  il  Tedesco  disse  di  marciare  contro  lo 
zarismo,  il  Francese  contro  il  militarismo  prussiano,  tutti  dissero  di 
marciare  per  la  difesa  del  patrio  suolo,  quelli  che  invadevano,  sissi- 
gnori,  quelli  che  invadevano  la  patria  altrui,  non  meno  di  quelli  che 
pativano  l'invasione.  Cioè,  una  fu  la  verità,  e  fu  che  il  grande  or- 
ganismo, la  Nazione,  riprese  e  riassorbi  il  piccolo  organismo,  la 
classe,  e  la  funzione  del  grande  organismo,  la  guerra,  riprese,  rias- 
sorbì la  funzione  del  piccolo  organismo,  la  lotta  di  classe.  --  Or 
poiché  anche  voi,  signori  socialisti  italiani,  siete  di  questo  mondo, 
né  avete  natura  diversa  da  quella  di  tutti  gli  altri  socialisti  che  sono 
in  questo  mondo,  non  abbiatevene  a  male,  se  esprimiamo  la  nostra 
certezza  che  quando  l'ora  sacra  che  anche  per  l'Italia  ha  da  sonare, 
suoni,  voi  pure  comprenderete  come  una  cosa  sola  vi  resti  a  fare  : 
imitare  l'esempio  de'  vostri  compagni  di  fede  tedeschi,  francesi,  au- 
striaci, russi  e  troncando  la  lotta  di  classe  per  la  collaborazione  di 
classe,  a  dispetto  della  pioggia  di  chiacchiere  con  cui  gareggiando 
oggi  con  la  pioggia  celeste,  allagherete  il  bel  paese,  marciare.  — 
Dopo  di  che  passiamo  alla  terza  e  ultima  causa,  al  maggior  fattore 
di  neutralismo,  che  é  il  materialismo.  —  Il  Parlamento,  o  signore  e 
signori,  il  Parlamento  per  gioia  nostra  e  nostra  edificazione  nova- 
mente  adunato,  e  neutralista  nella  sua  gran  maggioranza,  sebbene 
in  altri  pomeriggi  che  paion  sì  lontani,  desse  qualche  segno  del  con- 
trario, quando  unanime  (vi  ricordate,  o  signori  ?)  balzò  in  piedi  scro- 
sciando d'applausi  (anche  giolittiani,  o  signori!)  alle  «  giuste  aspi- 
razioni »  uscite  fuori  (par  sì  lontano!)  dal  velato  discorso  del  ministro 
Salandra:  il  che  accadde  perchè  per  miracolo  i  pochi  per  i  quali  il 


—  6o  — 

patriottismo  è  fatti  da  compiere,  armi  da  impugnare,  nemici  da  vin- 
cere, pericoli  da  correre,  sacrifizi,  patimenti,  morte  da  incontrare,  e 
nulla  da  chiedere,  si  trassero  dietro,  cogliendoli  alla  sprovvista,  i 
molti  per  i  quali  il  patriottismo  è  periodico  e  rituale  rammollimento 
di  sante  memorie  che  conferiscono  commende  e  prebende,  anche 
oggi,  anche  per  Trento  e  Trieste  che  non  sono  sante  memorie  da 
commemorare  e  sfruttare,  ma  sono  sacrosante  attualità  dell'ora  che 
volge,  a  cui  noi  e  non  altri,  non  i  posteri  e  non  gli  antenati,  noi  e 
non  altri  dobbiamo,  oggi,  a  prezzo  di  averi  e  di  sangue  provvedere. 
La  verità  si  è,  se  non  vi  par  superfluo  ricordarla  in  quest'ora,  che 
il  Parlamento  abbonda  di  piccoli  uomini  borghesi  i  quali,  o  seggano 
in  questo  o  in  quel  settore,  o  votino  per  questo  o  quel  Ministero, 
provengono  un  po'  dalla  vecchia  nobiltà  della  fattoria  e  del  castello, 
molto  dalla  borghesia  nuova  della  fabbrica  e  della  cartella  di  ren- 
dita, e  non  avendo,  non  ostar^te  la  brama  della  rappresentanza  na- 
zionale e  della  capitale,  non  avendo  né  forza,  né  capacità,  né  volontà, 
né  la  stessa  ambizione  più  estese  degli  stretti  limiti  de'  loro  collegi, 
altro  non  riescono  ad  essere  che  i  ser\'i  politici  de'  loro  servi  eco- 
nomici, i  servi  de'  loro  contadini  e  de'  loro  fornitori,  presso  a  poco 
come  avviene  ai  loro  colleghi  socialisti  per  rispetto  alla  Camera  del 
Lavoro.  E  come  questi,  i  deputati  socialisti,  sono  i  demagoghi  di 
vecchio  stile,  che  hanno  nel  petto  le  fiumane  dell'eloquenza,  così 
quelli,  gli  omiciattoli  deputati  borghesi  sono  i  demagoghi  di  nuovo 
stile,  che  non  hanno  parola.  I  primi  servono  la  Camera  del  Lavoro, 
la  Lega  e  la  Cooperativa,  montando  a  grandi  braccia  il  sovversivismo 
contro  lo  Stato;  i  secondi  servono  il  padronato  agricolo,  industriale, 
commerciale  e  i  suoi  sottoposti  e  aderenti,  senza  parlare,  con  ceri- 
monie alle  istituzioni  e  con  giaculatorie  al  patriottismo,  tradendo  (e  qui 
sta  il  demagogo,  sovvertitore  dello  Stato  per  i  singoli),  tradendo  il 
loro  dovere  nazionale,  tranne  quando  non  l'afferrano,  spessissimo, 
per  una  insensibilità  politica  che  fa  vergogna  a  quella  de'  loro  infimi 
elettori  analfabeti.  E  tra  parentesi  fu  Giovanni  Giolitti  che  intuendo 
la  comune  natura  demagogica  degli  uni  e  degli  altri,  dette  agli  uni 
e  agli  altri  lo  Stato  a  sovvertire,  tagliandosi  per  sé  la  sua  buona 
parte,  e  così  divenne  il  gran  demagogo  dei  demagoghi  di  vecchio 
e  di  nuovo  stile,  divenne  il  dittatore.  Questo  é  il  giolittismo  :  lo 
sfruttamento  personale  del  connubio  parlamentare  tra  demagogismo 
socialista  e  demagogismo  borghese.  —  Ma  ecco,  o  signori,  il  trionfo 
del  materialismo  !  Per  vizio  organico  del  regime  e  per  pochezza  di 
uomini  la  rappresentanza  nazionale  fa  politica  delle  esigenze  brute 
de'  suoi  rappresentati,  sì  del  proletariato,  sì  della  borghesia,  gli  uni 
e  gli  altri  anazionali  e  antinazionali,  perchè  nulla  sentono  all'  infuori 
de'  loro  interessi  materiali,  individuali,  egoistici.  —  Ed  ecco  il  neu- 
tralismo che  ne  nasce!  Neutralismo  di  gente  a  cui  la  guerra  è  spa- 


—   6t    - 

ventosa,  perchè  agli  individui  e  ai  loro  interessi  materiali  egoistici 
è  spaventosa  ;  a  cui  la  guerra  è  immorale,  perchè  agli  individui  e 
ai  loro  interessi  materiali  egoistici  è  immorale  ;  a  cui  la  guerra  è 
barbara  e  selvaggia,  perchè  agli  individui  e  ai  loro  interessi  mate- 
riali egoistici  è  barbara  e  selvaggia  ;  a  cui  la  guerra  è  soprattutto 
incomprensibile,  perchè  la  guerra  è  soltanto  comprensibile  a  coloro 
che  sanno  superare  il  proprio  materiale  individuo  egoista  e  congiun- 
gersi con  la  Nazione,  e  allora  la  guerra  è  desiderabile  ed  è  santa, 
perchè  la  Nazione  la  vuole  ;  è  supremamente  morale  e  supremamente 
civile,  perchè  con  essa  i  piccoli  viventi  votandosi  alla  morte,  più 
grande  creano  la  vita  del  grande  vivente,  la  Patria  ;  la  Patria  che 
è  suprema  entità  morale,  suprema  entità  civile,  suprema  entità  re- 
ligiosa, la  Patria,  o  signori,  che  i  socialisti  ignorano,  anche  quando 
la  riconoscono,  e  tanti  borghesi  ostentano  di  amare  e  non  sanno 
che  sia,  né  possono  saperlo  per  il  loro  materialismo  che  esclude  i 
fatti  dello  spirito  di  cui  la  Patria  è  uno.  Perchè  la  Patria,  o  signori, 
non  è  il  territorio,  non  sono  le  belle  città  e  i  bei  paesaggi  di  terra 
e  di  mare,  non  sono  tremil' anni  di  storia,  né  il  linguaggio  comune 
e  i  tesori  del  pensiero  e  della  poesia  in  esso  tramandati  ;  non  sono 
i  quaranta  milioni  di  esseri  umani  che  oggi  vivono  con  noi,  né  sono 
le  infinite  tombe  delle  generazioni  passate,  né  le  infinite  cune  delle 
generazioni  avvenire;  ma  la  Patria  è  una  intimità  fra  tutte  queste 
cose  che  abbiamo  nominate,  e  il  nostro  spirito.  La  Patria  è  in  tale 
intimità:  o  altrimenti  esiste  una  geografia,  un  Baedecker,  una  croni- 
storia, una  letteratura,  una  statistica  di  morti  e  viventi,  materiali,  ma- 
teriali, materiali  della  Patria,  ma  non  la  Patria.  La  Patria  è  nella  no- 
stra intimità,  attiva,  con  lei.  La  Patria  è,  o  signori,  nella  nostra  vo- 
lontà di  convivere  con  lei  per  ingrandirla.  E  perciò  oggi  la  Patria  è 
nella  nostra  volontà  di  guerra,  della  guerra  che  tanto  la  ingrandirà. 
E  perciò  coloro  che  per  egoismo  materialista  non  vogliono  la  guerra, 
non  soltanto  non  sono  patriotti,  non  soltanto  non  hanno  patria,  ma 
anche,  per  quanto  sta  in  loro,  distruggono  questo  meraviglioso,  im- 
menso, sovrano  fatto  dello  spirito  umano:  la  Patria.  Distruggono 
l'Italia.  —  Dicesi  che  alcune  fra  le  nostre  maggiori  città,  le  mag- 
giori per  industrie,  commerci  e  ricchezza  ;  dicesi  che  molte  ditte 
maggiori  e  minori  facciano  affari  d'oro  in  grazia  della  guerra  euro- 
pea. Le  forti  commissioni  piovono  dallo  Stato  italiano,  dagli  Stati 
belligeranti  e  non  belligeranti,  i  noli  de'  trasporti  marittimi  salgono 
a  prezzi  d'arbitrio,  il  contrabbando  impingua  il  commercio.  Industrie 
che  si  trovavano  a  mal  partito,  rifiorirono  producendo  per  quelle 
estere  che  in  causa  della  guerra  meno  producono.  La  neutralità  è 
dunque  condizione  di  privilegio  e  conviene  continuarla  e  non  rom- 
perla. Cosi  questo  grande  ramo  del  materialismo,  il  mercantilismo, 
porta   dritto    al    neutralismo.  Mercantilismo  non  è  fare  il  mercante, 


62 


né  guadagnare  facendo  il  mercante,  il  che  è  utile  e  onesto,  ma  è 
quest'altra  cosa  nefasta  e  iniqua  :  è  collocare  il  mercante  e  il  gua- 
dagno del  mercante  nel  centro  del  mondo  e  sottometter  loro  tutto  : 
la  Patria,  l'ordine  costituito,  le  istituzioni,  le  leggi,  la  guerra  e  la 
pace.  Come  l'uomo  d'affari,  cosi  l'uomo  ricco  è  tratto  a  ritener  tutto 
disposto,  società  e  Nazione,  tutto  disposto  a  uno  scopo  solo  :  ad 
assicurare  a  lui  il  possedimento  e  il  godimento  della  ricchezza.  Eb- 
bene, bisogna  dire  alla  borghesia  d'affari  e  alla  borghesia  ricca  che 
la  loro  ragione  d'essere  sta  soltanto  nell'essere  esse  parti  e  com- 
piere funzioni  parziali  nel  tutto  che  è  la  società  nazionale.  Sicché 
quando  facciano  causa  per  sé  medesime,  o,  che  è  peggio,  del  tutto 
facciano  la  loro  causa,  la  borghesia  d'affari  e  più  la  borghesia  ricca 
che  s'  è  staccata  dalla  ricchezza  come  forza  produttrice,  per  questo 
solo  fatto  si  tagliano  il  diritto  di  vivere  e  i  viveri.  E  giustificano  l'as- 
salto che  danno  loro  le  classi  avverse  per  abbatterle.  In  verità  qualora 
il  neutralismo  mercantile  e  signorile  borghese  dovesse  impedire  la 
guerra  che  il  bene  della  nazione  vuole,  dovremmo  stendere  una  mano 
alla  rivoluzione  che  venisse  a  sopprimere  la  borghesia.  E  se  le  istitu- 
zioni si  lasciassero  vincere  dalla  borghesia,  dovremmo  stendere  una 
mano  alla  rivoluzione  che  venisse  a  sopprimere  le  istituzioni.  —  Ma 
finalmente,  o  signore  e  signori,  diamo  un  colpo  d'ala  e  leviamoci  su 
dalle  bassure,  poiché  ci  splendono  dinanzi  i  luoghi  santi  del  nome 
italiano,  Trento,  Trieste  e  la  Dalmazia.  Ditemi  voi,  cittadini  italiani, 
voi  che  negli  anni  di  pace  tanto  gridaste  quei  luoghi,  ditemi  voi,  or 
che  è  stagione  di  guerra  :  se  è  vero,  come  per  grazia  di  Dio  é 
vero,  che  é  giunta  l'occasione  di  liberarli,  dobbiamo  noi  farlo,  op- 
pure non  saremmo  un  popolo  immensamente  disgraziato  e  vile,  se 
non  lo  facessimo  ?  Per  assoluta  impossibilità  di  fare  altrimenti,  la- 
sciammo tanto  tempo  i  nostri  fratelli  respirare  e  patire  sotto  il  giogo 
dell'Austria;  ma  ora  pensate,  cittadini!  :  ciò  che  pareva  chimera 
s'è  fatto  a  un  tratto  realtà:  sta  a  noi  di  sciogliere  l'ultimo  voto, 
di  coronare  l'opera,  di  riunire  gli  ultimi  figli  alla  madre  comune. 
Con  quale  animo  potremmo  noi,  con  quale  animo  potrebbero  i  no- 
stri uomini  del  Governo,  con  quale  animo  potrebbe  il  Re  d' Italia, 
passare  accanto  a  questa  occasione  e  non  afferrarla  ?  Molti  di  noi 
andarono  spesso  laggiù,  a  Trento,  a  Trieste,  a  Zara,  nelle  altre 
minori  città.  Andavamo  con  le  mani  vuote  e  con  la  bocca  senza  pro- 
messe, non  potevamo  loro  portare  nessuna  buona  novella.  Era  la  chi- 
mera. Ma  ci  facevano  festa  lo  stesso,  una  grande  festa  piena  di 
grande  dolore,  perchè  ogni  italiano  che  andava  da  loro,  era  l'Italia 
che  andava  da  loro,  e  al  tempo  stesso  era  la  Patria  che  non  giungeva 
mai.  Tante  e  tante  cose  ci  domandavano  ansiosi,  ma  una  sola  cosa 
non  ci  domandavano  mai,  quella  che  era  la  chimera,  divorati,  come  un 
giorno  ne  vedemmo  alcuni  lungo  le  acque   atroci  di   Lissa,  divorati 


-  63  - 

dalla  loro  disperata  speranza.  Un  giorno  seppero  che  avevamo  pas- 
sato il  mare  e  conquistato  un  gran  territorio,  né  ci  domandarono  : 
—  Perchè  non  pensaste  a  noi  ?  —  Provarono  una  gioia  dolorosa  e  un 
umile  orgoglio,  perchè  il  loro   animo  s'inorgoglì  per  l'Italia,   e  al 
tempo  stesso  non  poterono  non  domandarsi  umilmente  nel  cuore  se- 
greto :  —  Quando  dunque  penseranno  anche  a  noi  ?  —  Ma  ora,  o  cit- 
tadini, come  potremmo  loro  mancare?  E  come  potremmo  continuare 
a  crederci  degni  di  questa  nostra  unità,  di  questa  nostra  libertà,  se 
oggi,  potendo  farlo,  non  le   partecipassimo    anche    ai   nostri   fratelli 
che  tanto  più  di  noi  ne  sono  degni,  perchè  tanto  più  tempo  le  hanno 
aspettate  ?  Vorremmo  forse  passare  alla  storia  con  questo   marchio 
d'infamia  sulla  fronte,  che  si  dicesse  come  essendo  noi  la  genera- 
zione vivente  che  ebbe  una  patria  da'  padri  suoi,  una  patria  ai  suoi  fra- 
telli non  volle  dare  per  spirito  d'egoismo,  per  nulla  patire,  per  nulla 
sacrificare,  per  nulla  osare  ?  Vorremmo  che  si  dicesse  che  mentre  il 
piccolo  fece  il  grande,  il  piccolo  Piemonte  e  quel  pugno  di  generosi 
che  la  spada  di  Giuseppe  Garibaldi  e  la  passione  di  Giuseppe  Mazzini 
riuscirono  a  raccogliere,  fecero  l' Italia,  il  grande,  questa  Italia  di  qua- 
ranta milioni  di  viventi,  si  rifiutò  di  fare  il  piccolo,  di  fare  Trieste, 
Trento  e  la  Dalmazia  italiane?  No,  cittadini,  no,  italiani,  no,  uomini  che 
avete  cuore  umano  !  Il  giorno    verrà,  l'imminente    giorno  verrà,  in 
cui  sarà  ripresa  la  guerra  che  sta  fra  due  secoli,  e  felicemente  sarà 
condotta   a    termine.  Il  giorno   verrà,  l'imminente  giorno  verrà,  in 
cui  a  passo  di  carica  il  bersagliere  italiano  entrerà  nella  città  dove 
Dante  attende,  e  nell'altra  dove   attende    San  Giusto,    e   nell'  altra 
più  santa,  perchè  più  in  agonia,  dove  attende  San  Marco  sulla  porta 
d'oro.  —  Il  Trentino,  o  signore  e  signori,  la  Venezia  Giulia,  la  Dal' 
mazia  e  le  isole  dalmate  non  sono  soltanto  posizioni,  mi  si  passi  il 
termine,  del  nostro  sentimento  nazionale;  sono  anche  altro  e  molto 
altro.    Sono  anche  :  primo,  posizioni  di  difesa    del  nostro   territorio 
nazionale;  secondo,  posizioni  di  dominio  nostro  dell'Adriatico;  terzo, 
posizioni  di  nostra   espansione   economica  e  di  nostra  influenza  po- 
litica nella  penisola  balcanica  ;  quarto,  posizioni  di  potenza  per  l'Ita- 
lia, suo  bacino,  quale  nessun' altra  nazione  ha,  da  cui  sboccare  con 
tutto  il  peso  della  sua  volontà  risoluta   nel  Mediterraneo    orientale. 
—  Al  contrario,  o  signore  e  signori,  i  nostri  troppo  spensierati  com- 
patriotti  non  sanno  che   noi  a  tutt'oggi    abbiamo    frontiere  di  scon- 
fitta. Abbiamo   le    frontiere    che  il  nostro  vincitore    del    1866    volle 
darci.  Giuseppe  Mazzini  nel  cui  amore  la  patria  era  come   un'  isola 
nell'Oceano,  e  perciò  vedeva  il  presente  e  presagiva  il  futuro,  Giu- 
seppe Mazzini  sentì  i  danni  di  quella  misera    guerra  e  della  risolu- 
zione di  troppo  presto  troncarla  e  incitò  a  continuarla  con  altra  vi- 
rilità. Non  fu  fatto  e  perciò  noi  oggi  abbiamo  la  porta  di  casa  aperta 
al  settentrione,  al  confine  orientale  e  lungo  tutta  la  costa  adriatica. 


-  64  - 

Al  settentrione  dove  occupando  l'Austria  il  Trentino  occupa  tutta 
l'Alpe  e  cala  fino  alla  nostra  pianura;  al  confine  orientale  dove  da 
Cividale  del  Friuli  giù  al  mare,  se  un  fiume,  l'Isonzo,  è  fi-ontiera, 
sta  in  mano  dell'Austria;  lungo  tutta  la  costa  adriatica  nuda  d'in- 
senature e  per  conseguenza  esposta  a  qualunque  assalto  che  parta 
dall'altra  sponda  ricca  di  porti,  di  rifugi  e  d'insidie.  Occupando  noi 
il  Trentino  e  portando  la  nostra  frontiera  alla  linea  del  Brennero,  noi 
abbiamo  la  porta  di  casa  sbarrata  per  sempre  al  settentrione.  Inol- 
tre occupando  la  \'enezia  Giulia  noi  abbiamo  la  porta  di  casa  sbar- 
rata per  sempre  al  confine  orientale.  E  in  fine  occupando  noi  la 
Dalmazia  e  le  isole  dalmate,  padroni  di  quella  costa  portuosa,  met- 
tiamo al  sicuro  la  nostra  costa  importuosa  e  anche  su  questa  ab- 
biamo la  porta  di  casa  sbarrata  per  sempre.  —  Dobbiamo  noi  farlo  ? 
Dobbiamo  occupare  la  Dalmazia  e  le  isole  dalmate,  la  Venezia  Giu- 
lia e  il  Trentino  ?  Poiché  abbiamo  la  fortuna  di  avere  una  casa,  dob- 
biamo o  non  dobbiamo  fare  il  possibile  per  avere  anche  le  porte  di 
casa  in  mano  nostra?  Or  che  l'occasione  insperatissima  c'è  offerta, 
dobbiamo  o  non  dobbiamo  afferrarla,  questa  occasione  per  cui  il 
cuore  di  Mazzini  ripalpita  nel  nostro  cuore,  questa  occasione  di  ri- 
parare le  colpe  di  noi  sconfitti  del  1866,  e  di  ripagare  una  buona 
volta  tanta  perfidia  del  vincitore  che  tali  frontiere  ci  assegnò  per 
tenerci  sempre  in  sua  balìa  per  ogni  suo  disegno  di  punizione  e  di 
risottomissione  ?  Ora  che  possiamo,  dobbiamo  adunque,  o  signori, 
premunirci  per  l'avvenire,  risparmiarci  pericoli  e  guerre?  Lo  dob- 
biamo, signori  borghesi,  lo  dobbiamo,  signori  socialisti  ?  Voi  dite, 
o  socialisti,  che  se  la  patria  fosse  invasa,  voi  ci  fareste  grazia  di 
difenderla  insieme  con  noi.  Ma  la  patria  incomincia  soltanto  quando 
è  invasa,  oppure,  anche  quando  è  in  condizione  di  potere  essere  in- 
vasa, è  patria  che  si  merita  che  i  suoi  figli  la  mettano  in  condizione 
di  potere  esser  difesa  ?  —  Ma  perchè  cosi  sia,  obiettano  i  fratelli 
benestanti  de'  socialisti,  i  nostri  amati  borghesi,  perchè  così  sia  bi- 
sogna rischiare.  Voi  ci  parlate  come  se  la  guerra  fosse  già  stata 
fatta  e  vinta  e  sopratutto  come  se  si  trattasse  d'una  guerra  facile. 
Invece  non  è  e  dovremmo  molto  rischiare,  rischiare  tutto,  fors'  an- 
che l'esistenza  nazionale.  Ebbene,  o  signori,  noi  rispondiamo  a 
questi 'Italiani  prudenti  che  non  abbiamo  affatto  della  guerra  in  ge- 
nere e  della  guerra  di  cui  ci  occupiamo,  in  Ispecie,  il  concetto  che 
ne  hanno  i  fanfaroni.  Noi  sappiamo  che  ogni  guerra  è  cosa  grave  e 
abbiamo  profonda  e  piena  coscienza  della  gravità  della  nostra  nuova 
guerra;  ma  se  anche  dovessimo  tutto  rischiare,  rischiamo,  poiché  ri- 
schiare è  necessario.  E  il  Belgio,  o  signori,  il  Belgio  che  poteva 
dire  di  sì  al  Tedesco  e  invece  gli  mostrò  la  punta  della  sua  piccola 
spada  ?  Non  poteva  il  Belgio  salvare  la  sua  esistenza  materiale  così 
prosperosa  e  invece  non    preferì  di  rischiarla  e  perderla  per  la  sua 


_    65    ~ 

esistenza  ideale,  e  per  questo  appunto  non  lo  chiamate  eroico  ?  E 
la  Serbia,  o  signori,  la  Serbia  che  nel  giro  di  tre  anni  combatte  la 
sua  terza  guerra?  E  la  Germania  che  buttò  ai  piedi  dell'ignoto  de- 
stino tutta  la  sua  posta,  il  patrimonio  di  due  guerre  vittoriose  e  di 
([uarantacinque  anni  della  più  attiva  e  feconda  pace  ?  E  la  Francia 
e  l'Inghilterra?  Riflettete,  o  signori,  che  noi  non  possiamo  impedire 
che  la  guerra  sia  la  ferrea  legge  del  mondo,  né  impedire  che  quei 
popoli  i  quali  l'accettano  con  coraggio,  siano  moralmente  superiori 
a  quelli  i  quali  chiudono  gli  occhi  alla  necessità  per  rifiutarla.  Ri- 
flettete che  noi  non  possiamo  impedire  che  i  primi  abbiano  diritto 
alla  grandezza  che  si  meritano,  e  che  l'abbiano,  né  impedire  c!ie  i 
secondi  si  meritino  la  miseria  per  il  dovere  a  cui  si  sottrassero,  e 
che  l'abbiano!  Italiani  prudenti,  dopo  quanto  vi  diremmo  per  Trieste 
e  per  le  frontiere,  dobbiamo  ancora  dimostrarvi  la  necessità  che  noi 
abbiamo  di  fare  la  guerra,  e  quindi  il  dovere  a  cui  dobbiamo  sot- 
toporci di  fare  la  guerra  ?  Io  vi  dico  soltanto  che  chi  manda  ad 
ascoltare  i  nostri  argomenti,  la  sua  viltà,  o  il  suo  egoismo,  non  si 
persuaderà  mai  che  la  Nazione  abbia  la  necessità  di  fare  la  guerra 
e  che  quindi  i  cittadini  abbiano  il  dovere  di  accettare  la  guerra.  Ma 
vi  aggiungo  che  quanti  di  noi  sono  Italiani  animosi  e  generosi,  hanno 
con  un  brivido  l'intuizione  di  ciò  che  dell'Italia  avverrebbe,  se  essa 
passasse  attraverso  la  guerra  europea  senza  usare  le  sue  armi  nuove. 
—  Essendo  di  tutte  le  grandi  potenze  la  più  piccola,  se  a  questo 
aggiungesse  la  prova  provata  di  essere  si  povera  di  volontà  e  di 
vita,  basterebbe  la  diminuzione  di  importanza  politica  e  morale  che 
patirebbe,  per  farla  decadere  al  grado  di  potenza  secondaria  :  sola 
in  Europa  col  suo  «  sacro  egoismo  »,  invisa  a  tutti  gli  stranieri,  ai 
vecchi  alleati  cui  si  sottrasse,  ai  nuovi  amici  cui  non  s'accostò,  den- 
tro con  uno  .Stato  su  cui  menerebbero  trionfo  i  sovversivi  che  vole- 
vano la  neutralità,  contro  cui  si  avventerebbero  i  sovversivi  che  vo- 
levano la  guerra  per  la  rivoluzione,  ridotti  in  avvilimento  tutti  i 
partiti,  classi,  istituzioni,  dall'esercito  alla  monarchia,  che  lo  Stato 
sostengono.  —  Sorga  dunque  dai  quaranta  milioni  d' Italiani  quanti 
noi  siamo,  uno  spirito  animoso  e  generoso.  Noi  siamo  andati  cer- 
cando la  necessità  della  guerra  e  l'abbiamo  trovata,  ma  quando  sorga 
la  fiamma  di  spirito  che  invochiamo  e  aspettiamo,  il  solo  pensiero 
che  la  nostra  Patria  mercè  nostra  possa  fare  un  passo  verso  la  sua 
grandezza  futura,  apparirà  la  necessità  più  urgente  e  il  dovere  più 
sacro.  —  Qui  è  il  punto  :  è  possibile  che  questo  in  Italia  avvenga  ? 
11  popolo  italiano,  o  signori,  con  una  coscienza  nazionale  ancora  in 
formazione,  senza  grandi  guerre  vittoriose  che  gli  abbiano  temprato 
il  virile  orgoglio,  non  ancora  tutto  risorto  dalla  debilitazione  dei  se- 
coli del  servaggio  e  della  divisione,  e  oggi  poi  per  rispetto  alla 
guerra  europea,  parte,  nelle  città,  esposto  alle  predicazioni   neutr.i- 


—    66  — 

liste  del  socialismo  ;  parte,  nelle  campagne,  esposto  alle  predica- 
zioni neutraliste  del  socialismo  e  del  clericalismo,  sentendo  l'infiiisso 
delle  classi  dirigenti  scisse,  con  una  forte  prevalenza  neutralista,  al 
sommo  le  reiterate  dichiarazioni  governative  di  «  neutralità  vigile  e 
armata,  bastante  a  tutelare  i  nostri  vitali  interessi  »  ;  in  tali  condi- 
zioni generali  e  particolari  il  popolo  italiano  non  potrà  da  sé  levare 
la  voce.  -  Comprendano  questo  gli  uomini  del  governo,  ma  lo  com- 
prendano: primo,  perchè  sappiano  che  sono  essi  il  Governo,  lo  Stato, 
l'incarnazione  cerebrale  della  Nazione,  e  abbiano  volontà  decisa, 
condotta  recisa,  mèta  precisa,  quella  sola  che  è  mèta  ;  secondo,  per- 
chè sappiano  che  quando  la  voce  sia  data,  l'ordine  impartito,  tutti 
i  quaranta  milioni  d'Italiani  che  non  di  altro  se  non  d'un  impulso 
in  questo  primo  secolo  della  loro  storia  nuova  hanno  bisogno,  for- 
meranno uno  spirito  solo,  quello  spirito  animoso  e  generoso  che  in- 
vochiamo e  aspettiamo,  subito  congiungendosi  con  la  Patria,  votan- 
dosi all'azione  che  nella  Patria  e  per  la  Patria  non  è  di  morte,  ma 
di  vita,  non  di  pena,  ma  di  gioia,  non  di  sacrifizio,  ma  d'entusiasmo: 
la  Guerra.  —  Signore  e  signori  !  Due  giovani.  Bruno  e  Co.stante, 
nella  realtà  caddero  in  Francia  e  per  la  Francia,  ma  nella  poesia 
che  d'ogni  realtà  è  l'essenza  più  vera  e  più  viva,  quei  due  fratelli, 
simili  ai  Dioscuri  che  precedevano  gli  antichi  padri  nelle  battaglie, 
volarono  dalle  Argonne  a  Roma  sonando  la  diana  della  nostra 
guerra.  Come  chi  troppo  ansioso  si  leva  nel  cuor  della  notte  per 
l'opera  del  mattino,  così  essi  troppo  pronti  nel  cuor  dell'  inverno 
chiamarono  la  primavera.  Nella  poesia  l'avo  stesso,  Garibaldi,  buttò 
in  braccio  alla  morte  nipote  su  nipote  per  battere  al  cuore  dell'Ita- 
lia colpo  su  colpo  e  dirle:  —  Che  fai  tu?  Non  senti  che  l'ora  si 
approssima  ?  Uomini  del  governo  d'Italia,  che  fate  voi  ?  Che  fai  tu. 
Re  d'Italia?  Il  tuo  avo  e  tuo  padre,  quando  c'era  da  combattere, 
combatterono,  come  io  combattei  ;  ora  io  riapparisco  nella  mia  terza 
generazione,  nel  sangue  sparso  della  mia  terza  generazione  ritorno 
per  essere  presente,  ma  tu  che  fai  ?  —  Così  grida  ancora  la  voce 
terribile  al  popolo  d'Italia,  al  governo  d'Italia,  al  Re  d'Italia,  e 
aspetta  da  loro  la  risposta,  la  sola  che  ha  da  darsi  é  si  darà,  se  le 
madri  italiane  non  partoriscono  oggi  come  nel  passato  generazioni  di 
schiavi,  né  a  Palazzo  Braschi  sta  un  fabbricatore  di  detti  memora- 
bili, né  vagano  le  ombre  al  Quirinale  »](i). 
230.  Craver  (Harrison  W.),  Librarian  :  Carvegie  Library  of  Pitlsburgh, 
U.  S.  Ani.,  Pa.  (Bullettino  1915,  Pittsburgh).  [Scrive  Guido  Biagi 
nella  Riv.  delle  Bibìioteche  di  luglio-settembre  1914,  p.  136  :  «  La 
Biblioteca  Camegie  di  Pittsburgh,  una  delle  più   ricche  d'America, 


(1)  Gli  scritti   analizzati    dal    N."  158    al  N."  229    sono  tutti    anterinri   al  primo    di    marzo 
del  1915.  [Alberto  Lujibrosoj. 


-  67  - 

pubblica  nel  suo  bollettino  mensile  una  lista  dei  libri  relativi  alla 
Guerra  europea;  essa  è  stata  ristampata  in  un  opuscolo  di  26  pagine. 
Consiste  in  un  elenco  di  opere  relative  alla  guerra,  alla  pace,  al 
militarismo  e  alla  storia  e  alla  politica  europea  ne'  tempi  più  re- 
centi ;  anche  si  registrano  sotto  i  vari  paesi  i  libri  della  biblioteca 
che  possono  servire  a  mostrare  qual  parte  ogni  regione  prenda  alla 
guerra  presente.  Così  le  biblioteche  americane  servono  veramente 
ai  loro  lettori  ».  Citeremo  anche  noi  le  fonti  notate  dal  Craver]. 
Croce  (Benedetto).  Articoli  vari  ne\ì'/ia/ta  nostra  fondata  dal  de- 
|)utato  neutralista  marchese  Lucifero  (Roma,  1914-1915).  [Notevole 
l'articolo  nel  n.'' del  31  gennaio  1915.  Quest'articolo  breve,  ma  in- 
teressante, «  riprende  il  tema  —  cosi  amplificato  nell'  intenso  di- 
battito per  la  pace  o  la  guerra  —  della  vita  politica  e  sociale  d'Ita- 
lia »,  dalla  costituzione  in  «  unità  »  fino  ad  oggi,  grande  e  terribile 
giornata  di  confiitto  guerresco  formidabile.  Dopo  questa  rassegna,  Be- 
nedetto Croce  conviene  che  l'Italia  abbia  colpe  da  espiare  :  colpe 
inerenti  all'educazione  civile,  al  progresso  intellettuale,  alla  rispet- 
tabilità scientifica,  al  rassodamento  politico  e  sociale  del  popolo 
d'Italia  ;  e  ne  trae  la  seguente  nobile  conclusione  agli  effetti  del 
nostro  atteggiamento  in  confronto  della  guerra  europea  :  «  Se  colpe 
abbiamo  (e  ne  abbiamo  di  sicuro),  cominciamo  ad  espiarle  fin  da 
ora,  nella  forma  sana  e  diretta  di  espiazione,  che  esse  richiedono. 
C'è  la  guerra  europea?  Ebbene,  siamo  serii  :  aiutiamo  tutti  gli  sforzi' 
per  il  miglior  possibile  armamento  e  addestramento  della  nostra 
armata  di  terra  e  di  mare,  e  seguiamo  gli  avvenimenti,  pronti  ad 
operare  con  circospetta  energia,  e  nel  solo  nome  della  Patria,  per- 
chè solo  la  Patria  è  ora  in  questione.  Faremo  o  no  la  guerra  com- 
battuta ?  Ciò  non  dipende  da  noi,  ma  dalla  necessità,  la  quale  c'im- 
porrà l'uno  o  l'altro  partito  ;  e  se  anche  per  le  conseguenze  della 
guerra  dovremo  espiare  ancora,  la  cosa  ci  sarà  resa  più  agevole 
perchè  ci  saremo  fin  da  ora  messi  spontaneamente  sulla  buona  via 
dell'espiazione,  che  è  il  lavoro.  Ma  non  c'è  solo  la  guerra,  per  in- 
tanto :  c'è  tutta  la  vita  da  continuare.  Ebbene,  se  ora  l'impiegato 
a  qualsiasi  ufficio  (e  sia  pure  allo  spazzamento)  attenderà  con  mag- 
gior solerzia  al  suo  dovere  ;  se  l'insegnante  attenderà  con  più  ardore 
alla  materia  del  suo  insegnamento,  ancor  che  questa  sia  tanto  poco 
bellicosa  quanto  la  glottologia  semitica  o  la  geometria  superiore  ;  se 
lo  scrittore  curerà  con  maggior  attenzione  del  solito  la  verità  dei 
fatti  e  la  logica  delle  idee  nella  sua  prosa  ;  se  ciascuno  al  quale  è 
affidata  un'  istituzione  le  si  stringerà  con  affetto,  e  non  si  affaccen- 
derà come  pel  passato  ad  allentare  i  vincoli  con  essa  per  fare  il  co- 
modo proprio;  se  tutti  costoro,  e  gli  altri  dell'enumerazione  che 
potrebbe  proseguire  all'infinito,  si  condurranno  in  questo  modo,  essi 
faranno  la  sola   degna  offerta  alla  tragica  Dea  della  guerra,  e  com- 


—   68   — 

piranno  un  esercizio  spirituale  che  ci  consentirà  di  trovarci  nelle 
migliori  condizioni  di  anima  e  di  corpo,  se  la  guerra  ci  verrà  ad- 
dosso »]. 

232.  Croce  ^Benedetto).  [Graziosa  questa  macchietta  del  Croce,  tracciata 
da  Ugo  Ojetti  nel  suo  Pfiff,  a  proposito  del  negato  concorso  del 
Croce  alla  propaganda  di  conferenze  neutraliste  organizzate  dal  buon 
PJW,  onorevole  Zucchi.  Dopo  aver  citato  il  detto  :  «  Non  appena  i 
termini  opposti  sono  presi  come  distinti,  l'uno  diventa  l'altro  e, 
cioè,  entrambi  sfumano  nel  vuoto  »  (B.  Croce,  Logica,  I,  VI,  p.  67  , 
rOjetti  dice  che  nella  sua  lettera  all'on.  Zucchi  «  il  filosofo  C...  con- 
fessava d'essere  un  mediocre  oratore  e  consigliava  di  lasciare  ai 
socialisti  il  compito  di  spiegare  in  piazza  i  vantaggi  della  neutralità, 
anzi  accludeva  due  o  tre  tracce  di  possibili  discorsi  con  argomenti 
storici,  politici,  logici  e  morali  da  consigliare  ai  più  intelligenti  oratori 
d'estrema,  tutti  di  una  chiarezza  così  lampante  che  certo  avrebbero 
abbagliato  l'onor.  Beltrami  e  l'onor.  Samoggia  :  «  Concetti  storici  e 
concetti  puri.  L'utile,  come  il  mezzo,  ossia  come  fatto  teoretico. 
Valore  spirituale  della  volontà  utilitaria.    Spinosa   e  Machiavelli  »]. 

233.  Croce.  Vedi  sub  voce  Woltm.vnn. 

234.  CiiNiBERTi  (Generale)  :  Navi  da  battaglia  {Annuario  Navale  Jane 
del  1909).  [«  I  tecnici  inglesi  del  1915  ritornano  ad  insistere  sulla 
necessità  d'un  nuovo  tipo  di  nave  da  battaglia  atta  alle  nuove  con- 
dizioni della  guerra  marittima  e  ricordano  come  questo  sia  stato 
previsto  sei  anni  fa  dal  generale  Cuniberti,  del  corpo  del  Genio  na- 
vale italiano,  in  uno  studio  (apparso  ■~>\x\V  Annuario  navale  Jane  \m\^\- 
tolato  «  Navi  da  battaglia  ».  «  Il  generale  Cuniberti  »  —  rileva  il 
critico  della  Morning  Post  —  «  diceva  in  questo  studio  che  nella 
guerra  navale  noi  avremmo  potuto  vedere  due  ripetizioni  del  caso  di 
Porto  Arturo  :  una  al  di  cpia  e  l'altra  al  di  là  degli  stretti  della  Da- 
nimarca. Simili  blocchi,  continuava  il  generale,  potrebbero  prolun- 
gare la  guerra  per  mesi  e  mesi  senza  alcun  risultato  definitivo  da 
una  parte  o  dall'altra  eccettuati  gli  efletti  sul  commercio.  Allora  a 
che  mai  servirebbero  i  grossi  cannoni  delle  dreadnoughts  e  degli 
incrociatori  da  battaglia  ?  Migliaia  e  migliaia  di  tonnellate  di  spo- 
stamento sono  state  utilizzate  nella  costruzione  di  navi  per  traspor- 
tare questi  pezzi  che  tuttavia  di  notte  sono  relativamente  inutili  : 
quante  di  queste  migliaia  di  tonnellate  vengono  utilizzate  per  do- 
dici ore  di  oscurità  in  ogni  24  ore  di  blocco  ?  Ed  è  appunto  nelle 
12  ore  di  oscurità  che  il  nemico  è  più  attivo.  Un  siluro  ben  diretto 
o  una  mina  ben  piazzata  possono  mandare  la  nave  da  battaglia  a 
fond<j  ».  Il  principio  della  teoria  di  Cuniberti  era  che  poiché  vi  sono 
dodici  ore  per  combattere  alla  luce  del  giorno  e  dodici  ore  per  com- 
battere durante  la  notte,  occorrendo  per  ciascun  periodo  navi  del 
tutto  differenti,  le  ventimila  tonnellate  di  una  nave  da  battaglia  do- 


-   69   - 

vrebbero  essere  divise  in  due  parti  di  diecimila  tonnellate  ciascuna, 
cosi  una  delle  due  navi  che  se  ne  otterrebbero,  verrebbe  adoperata 
di  notte  e  l'altni  di  giorno.  Il  generale  Cuniberti  scriveva  che  avrebbe 
potuto  verilìcarsi  il  caso  che  la  stessa  nave  fosse  costretta  a  com- 
battere sia  di  giorno  che  di  notte.  Egli  perciò  indicava» vagamente 
un  tipo  di  nave  che  con  alcuni  adattamenti  avrebbe  potuto  essere 
utilizzata  per  entrambi  gli  scopi.  Per  il  generale  non  conveniva  af- 
fatto essere  più  esplicito;  ma  è  però  certo  che  egli  aveva  già  con- 
cepito un  disegno.  E  il  critico  navale  della  3foriivi,e^  Post  pro.segue: 
«  E  oramai  evidente  che,  possa  o  no  esser  messa  in  attuazione  la 
teoria  di  Cuniberti,  le  su»  previsioni  sulle  nuove  condizioni  della 
guerra  marittima  erano  assolutamente  esatte.  II  fatto  che  esse  siano 
state  trascurate  non  è  che  un  altro  esempio  dell'enorme  ritardo  col 
quale  vengono  riconosciute  le  nuove  idee.  Secondo  parecchi  recenti 
studi  pubblicati  da  Riviste  tecniche,  la  costruzione  di  navi  da  guerra 
a  prova  di  torpedini  è  ormai  perfettamente  realizzabile  e  tutti  oggi 
concordano  nell'  idea  espressa  sei  anni  fa  dal  generale  Cuniberti  »]. 

235.  Cur.Vtulo  (Giacomo  Emilio,  «  Professore  ostetrico  ginecologo  »  a 
detta  della  Guida  Monaci  di  Roma)  :  Francia  e  Italia  dal  iS4g  al 
/(^ff:  Paffine  di  storia  e  docnincnli  inediti  (Roma.-Toxmo,  F.lli  Bocca 
editori,  1915).  [L'autore  è  uno  dei  famigerati  fondatori  e  redattori 
del  Pro  Italia  nostra  che  uno  spiritoso  giornale  romano  ha  chia- 
mato Pro  iixoribiis  nostris,  «  tanto  è  gernianofilo,  e  tanto  sono  ger- 
maniche tutte  le  mogli  dei  redattori  ».  Il  libro  edito  dalla  Casa  Bocca 
non  ila  nessun  valore  storico  ;  solo  è  un  indice  del  modo  di  pen- 
sare di  tutto  un  gruppo  di  letterati,  pubblicisti  e  ostetrici  romani, 
in  cui  il  Curàtulo  rappresenta  appunto  la....  ginecologia]. 

236.  Cik.vTiLO.  Vedi  Lucifero. 

237.  Dalla  Torre  (Conte),  Presidente  dell'  «  Unione  Cattolica  ->  :  La  Xcu- 
tralità  dell'Italia  e  la  Guerra.  Discorso  tenuto  nell'adunanza  Ae\- 
V Unione  in  Roma  la  sera  del  5  gennaio  1915  {Corriere  d'Italia. 
mercoledì  6  gennaio  1915.  Roma).  [Ne  stralciamo  il  brano  princi- 
pale intitolato  //  nostro  pensiero  :  «  Se  i  cattolici  sono  favorevoli 
apertamente  alla  neutralità,  non  è  lecito  senza  mentire  affermare  che 
essi  no  1  lo  sono  per  interesse  patrio  ;  giacche  per  essi  l'amore  di 
Patria  è  sacro  ed  è  dovere  religioso  la  fedeltà  ad  ogni  costo  :  se  in 
ciò  la  nostra  condotta  di  cittadini  obbedisce  ad  una  prescrizione 
religiosa  dichiariamo  che  siamo  fieri,  per  l'Italia  nostra,  d'essere 
cattolici.  Il  nostro  dovere,  in  quest'ora  suprema,  è  quel  medesimo 
che  con  entusiasmo  commovente,  consacrato  da  atti  eroici  degni 
delle  migliori  tradizioni  di  fortezza  cristiana,  hanno  abbracciato  i 
nostri  fratelli  di  fede,  di  tutte  le  nazioni  in  guerra,  sui  quali  è  scesa 
egualmente  paterna  la  benedizione  del  Santo  Padre,  e  pei  ciuali  senza 
distinzione  si  innalza  la  preghiera  della  Chiesa    cattolica.   La  nostra 


—   70  — 

opinione  adunque,  non  è  che  opinione  d'Italiani,  la  nostra  neutra- 
lità quella  del  nostro  Paese.  Ne  può  confondersi  con  la  neutralità 
del  Capo  supremo  della  nostra  religione  ;  perchè  la  Sua  pastorale 
missione  non  ha  confini,  il  gregge  che  Egli  deve  trarre  a  salvamento 
non  conosce  distinzione  di  nazionalità  ;  l'unità  santa  della  Chiesa 
non  ammette  divisioni  e  lotte  ;  il  regno  della  pace  cristiana,  cui 
tende,  è  il  suo  scopo  più  nobile  ;  e  quindi  la  Sua  neutralità  non 
può  essere  che  assoluta.  Mentre  la  neutralità  dei  cittadini  di  uno 
Stato,  dei  figli  di  una  Patria,  non  intesa  solo  nella  materialità  del 
suo  territorio,  ma  nelle  tradizioni  della  sua  gente,  nella  grandezza 
della  sua  storia  e  più  nella  missione  sociale  a  cui  anche  il  suo  po- 
polo anela  con  sentimento  di  legittimo  orgoglio  per  la  grandezza 
dei  padri  e  la  forza  viva  delle  sue  virtù  religiose  e  civili,  non  può 
essere  che  condizionata  alla  inviolabilità  di  quei  diritti,  di  quelle 
aspirazioni,  di  quegli  interessi,  che  costituiscono  il  patrimonio  non 
soltanto  materiale  della  nazione,  che  sono  la  vita  della  sua  vita,  la 
speranza  di  tutto  il  suo  avvenire  ;  non  può  essere  condizionata, 
questa  neutralità,  che  alla  integrità  di  quelle  supreme  ragioni  di 
giustizia  in  ordine  al  diritto  della  nostra  esistenza  e  del  nostro  svi- 
luppo nel  mondo,  per  cui,  se  vilipese  e  conculcate,  nelle  leggi  cri- 
stiane della  società,  eguali  per  tutti  i  popoli,  è  ammessa,  è  accet- 
tata la  coazione  dolorosa  ma  necessaria  della  guerra.  Fermi  questi 
principi,  nella  nostra  coscienza  di  cittadini,  non  scorgiamo  pertanto 
che  interessi  diretti  od  indiretti,  prossime  o  remote  ragioni  di  giu- 
stizia pei  nostri  diritti,  siano  fin  qui  lesi  o  minacciati  dall'odierno 
conflitto  ;  e  nel  fatto  stesso  indiscutibile  del  profondo  turbamento 
della  vita  internazionale,  della  possibilità  che  la  furia  di  guerra  stra- 
ripi dai  confini  che  la  trattengono  a  stento,  e  che  quanto  è  oggi 
libero  da  ogni  minaccia,  possa  soggiacervi  domani,  noi  non  scor- 
giamo che  la  necessità  di  una  preparazione  degna  delle  giustificate 
prciiccupazioni,  ma  non  già  la  ragione  di  un  intervento  il  quale, 
allo  stato  delle  cose,  dovrebbe  ricorrere  sempre,  per  determinarsi, 
come  sarebbe  ricorso  cinque  mesi  or  sono,  ad  un  giudizio  apriori- 
stico sulla  situazione,  ad  opinioni  pur  sempre  discutibili,  ad  una 
decisione  insomma  non  suffragata  da  una  obbiettiva  necessità  »]. 

23S.  Dam PIERRE  (Marquis  de),  ancien  élève  de  1'  Ecole  des  Chartes,  ar- 
chiviste-paléographe  :  Les  carnets  de  roiite  des  soldats  alleniands 
(Paris,  1915^.  [Cit.  dal  Bédier  a  p.  50  della  Rcvue  des  Paris,  i  gen- 
naio 1915  :  «  Ces  carnets  de  route  sont  minutieusement  décrits,  trans- 
crits,  mis  en  belle  lumière  »]. 

239.  Daudet  (Leon):  Souvenirs  {/880-jgo^):  1.  Fantóiiies  et  vivaiits;  II.  Dc- 
vant  la  douleur  i??ir\s,  1915.  [Régis  Gignovx,  Figaro,  27genn.  1915: 
'  Gomme  le  dit  M.  Leon  Daudet  dans  son  second  livre  de  souve- 
nirs qui  vient  de  paraìtre  et  qui  est  intitulé  Devanl  la  dotUetir ,  «  le 


—   71   — 

corps  dii  service  de  sante  de  nos  artnées  de  terre  et  de  nier  a  été 
trop  souvent  caloninié  et  rabaissé.  Il  y  a  là  une  élite  désintéressée, 
d'un  courage  et  d'une  energie  à  tonte  épreuve,  qui  a  beaucoup  fait 
pour  la  science,  où  le  scrupule,  la  discrétion,  l'honneur  n'ont  ja- 
mais  fléchi  ».  C'est  la  force  d'attraction  exceptionnelle  de  M.  Leon 
Daudet  que  l'on  puisse  trouver  dans  un  recueil  de  ses  souvenirs 
cent  pages  conime  celle-ci  qui  s'iniposent  à  la  situation  présente. 
Ses  Mémoires  qu'il  publie  aujourd'hui  étaient  écrits  et  inipriniés 
avant  la  guerre.  Il  a  jugé  inutile  d'y  changer  un  seni  mot.  Et  panni 
ces  tableaux  qu'il  trace  des  milieux  littéraires,  politiques,  artistitiues 
et  médicaux  de  iSSo  à  1905,  dans  ces  notes  de  l'étudiant  en  mede- 
cine  qu'il  était,  l'auteur  de  V Avant-Guerre  apparatt  soudain,  à  tra- 
vers  une  porte  qu'il  enfonce,  une  fenétre  qu'il  ouvre,  comme  s'il 
avait  déjà  aperru  les  directions  de  Charles  Maurras,  comme  s'il 
avait  déjà  trouvé  «  le  point  d'appui  politique  solide  »  qui  lui  man- 
quait  au  temps  de  sa  «  wagnéromanie  ».  Plus  ancore  que  Fanióvies 
et  vivauts,  ce  second  volume  de  souvenirs  consoliderà,  par  l'ir- 
résistible  impétuosité  de  son  mouvement  et  par  la  netteté  de  ses  ta- 
bleaux, cette  force  d'attraction  qui  est  le  propre  du  talent  et  de  la 
personnne  de  M.   Leon  Daudet  »]. 

240.  DEGom'  (Contre-amiral)  :  Cuii-assés  ef  sous-ìiiarivs  {Revue  de  Paris, 
15  nov.   1914,  p.  22-46). 

241.  Degouy  (Contre-amiral!  :  La  lutee  entre  les  deux  marine s  du  Nord 
{Revue  de  Paris,  15  dicembre  1914  ;  p.  356-372).  [Spiega  le  ragioni 
per  le  quali  sia  ragionevole  sperare  che  la  flotta  tedesca  non  possa 
porre  in  serio  pericolo,  tanto  meno  vincere,  quella  inglese]. 

242.  De  Lollis  (Prof.  C,  dell'Univ.  di  Roma).  Vedi  LucirERO. 

243.  Delombre  (Paul),  Ancien  Ministre,  rédacteur  du  «  Temps  »  :  Ouestions 
financières  {Revue  Bleue,  Paris,   19  décembre  1914  -  9  janv.   1915). 

244.  Dercle  (Docteur),  Médecin  militaire  :  Lettre  au  Dr.  Terrier  (Paris, 
i9i5)-  [«  Il  record  delle  ferite  riportate  in  guerra  sembra  sia  dete- 
nuto dal  maggiore  medico  francese  Dercle,  del  28''  fanteria,  che  at- 
tualmente si  trova  all'ospedale  V^al-de-Gràce  di  Parigi.  Egli  ne  conta 
sul  suo  corpo  ben  novantasette,  tutte  toccate  nello  stesso  istante  per 
lo  scoppio  di  un  obice  {sic\  Per  un  vero  miracolo  egli  non  è  morto, 
ma  la  sua  testa  è  tutta  cucita,  il  braccio  sinistro  è  spolpato  lino  al- 
l'osso, la  schiena  ha  tanti  buchi  da  parere  una  schiumaiola  e  le 
gambe  paiono  tatuate.  In  una  lettera  scritta  ad  un  suo  amico  e 
collega,  il  dottor  Terrier,  medico  in  capo  dell'  armata  dell'est,  il 
Dercle  descrive  briosamente  come  gli  sia  capitato  l'accidente.  Mentre 
egli  stava  raccogliendo  feriti  sulla  linea  del  fuoco,  lo  scoppio  del- 
l'obice Io  investì  ed  ebbe  sul  corpo  una  vera  doccia  di  proiettili.  Il 
dottor  Dercle  non  si  meraviglia  tanto  di  essere  scampato  alla  morte 
pel  gravissimo  colpo,  quanto  di  aver  potuto  sopravvivere  alla  setti 


—   72   — 

cernia  che  era  quasi  inevitabile  con   tante    ferite  aperte  nei  corpo  e 
con  tanto  pericolo  di  infezione  »]. 

245.  Desico  :  DaU'affanno  alla  gioia  (R.  Kemporad  e  figlio  editori,  Fi- 
renze, 1914).  [Scrive  Giovanni  Miceli  nel  Messaggero  del  io  feb- 
braio 1915:  «  Ciascuno  dei  capitoli  reca  come  epigrafe  dei  versi  (]uasi 
tutti  del  Carducci.  Il  primo  {L'Affanno\  ha  per  motto  le  parole  di 
Alberto  di  Giussano  :  Venne  il  dì  nostro e  vincere  bisogna.  L'ul- 
timo {La  visione  di  gioia)  reca  in  testa  una  terzina  del  Pascoli;  ]'^er- 
ranno  !  Ecco  i  fanciulli,  ecco  il  lavoro  \  Di  tre  viillenni.  Hanno  anime 
serene  \  Liberi  sono  ed  il  lor  cuore  è  loro  \.  Il  libro  potrebbe  anche 
essere  ispirato  ai  versi  del  Petrarca:  ....  e  fui  il  combatter  corto  \ 
Che  V  antico  valore  \  Negli  italici  cor  non  è  ancor  morto  \.  Eia  visione 
di  un'  Urbe,  giacente  in  riva  al  mare,  oppressa  da  una  ferrea  schia- 
vitù. Gli  animi  indignati  si  preparano  alla  insurrezione  e  alla  guerra. 
Un  pensatore  benefico  ha  votata  l'esistenza  all'umanità,  alla  pro- 
paganda per  la  pace.  Ma  egli  riconosce  che  la  pace  è  impossibile 
senza  la  fine  di  un  duro  servaggio  :  essa  dev'  esser  fondata  sulla 
giustizia.  E  l'apostolo  del  pacifismo  diventa  il  duce  del  popolo  in 
armi.  Un  breve  moto  rivoluzionario  n^WUrbe,  una  sortita  contro  le 
truppe  imperiali  che  assediano  la  città,  e  una  battaglia  campale  assi- 
curano la  redenzione  di  un  popolo.  E  la  vittoria  segna  il  trionfo  del 
motto:  Pace  e  Progresso!  Il  popolo,  deposte  le  armi,  torna  al  la- 
voro, inaugurando  una  nuova  era  prospera  e  feconda  di  progresso 
civile.  Il  libro  DalT Affanno  alla  gioia,  che  ha  per  sottotitolo  :  La 
visione  di  forza  di  un  popolo  latino,  è  stato  proibito  in  Austria.  E  na- 
turale: in  i.\\w\V  fh-bc,  fremente  di  odio  contro  lo  straniero,  s'indovina 
Trieste  »]. 

246.  De  Simoni  (Giovanni):  //  Canale  di  Suez  {La  Lettura,  febbr.  1915, 
Milano,  p.  iT^iTi).  [Articoletto  illustrato.  A  proposito  della  cam- 
pagna turco-inglese  del  1915]. 

247.  Destrée  :  Le  atrocità  tedesche:  documenti  ufficiali  pubblicati  da  ^XM- 
Lio  Destrée,  deputato  di  Charleroy,  presidente  della  Federazione 
degli  avvocati  belgi,  con  prefazione.  Volume  di  50  pagine,  Milano, 
Casa  ed.  Ravà  e  C,   1915).  [Notevolissimo]. 

248.  Di  Palma  (On.),  relatore  della  Legge  :  //  nuovo  Corpo  Aeronautico 
militare.  La  quinta  arma  è  organizzata  {Tribuna,  Roma,  23  gen- 
naio 1915).  [«  Il  corpo  è  costituito  nel  modo  seguente  :  a)  una  di- 
rezione generale  d'aeronautica,  facente  parte  dell'Amministrazione 
centrale  della  guerra  ;  b)  due  comandi  di  aeronautica  ;  e)  un  batta- 
glione di  dirigibilisti  ;  un  battaglione  d'aerostieri  ;  uno  stabilimento 
di  costruzioni  aeronautiche  ;  un  battaglione  squadriglie  aviatori  ;  un 
battaglione  scuole  aviatori;  una  direzione  tecnica  dell'aviazione  mi- 
litare ;  d)  un  istituto  centrale  aeronautico.  E  pure  istituito  un  per- 
sonale civile  specialista    tecnico  per    l'aeronautica  militare,  distinto 


-    73  — 

in  due  categorie:  i*  categoria:  Ingegneri  e  professori  (sei  di  nu- 
mero a  7000  lire);  2»  categoria  :  Progettisti-meccanici,  sperimentatori, 
montatori-motoristi  e  piloti  di  dirigibile  (14  di  numero  a  4000  lire). 
L'annunzio  della  costituzione  del  nuovo  corpo  sarà  accolto  in  Ita- 
lia con  grandissima  soddisfazione.  Si  domanderà  forse  perchè  esso 
non  sia  stato  costituito  prima,  se  anche  prima  della  guerra  ne  era 
riconosciuta  la  necessità  ;  e  si  domanderà  certo  perchè,  mentre  era 
davanti  alla  Camera  dal  giugno  I1914]  un  progetto  di  legge  —  ricono- 
sciuto organicamente  buono,  tanto  che  il  provvedimento  odierno  ne 
segue  le  disposizioni  —  il  Governo  non  ne  abbia  sollecitata  la  discus- 
sione prima  delle  vacanze.  È  accaduto  cosi  che  una  profonda  modifica- 
zione all'ordinamento  dell'esercito  si  è  dovuta  fare  per  decreto  reale, 
e  tardi  rispetto  alla  preparazione.  La  Camera  era  nel  novembre 
scorso  in  tali  disposizioni  di  spirito  che  qualunque  progetto  di  ca- 
rattere militare  sarebbe  stato  approvato  seilza  discussione,  come 
sarebbe  certo  avvenuto  anche  per  i  decreti  delle  spese  straordinarie 
nel  caso  che  il  Governo  avesse  creduto  opportuno  di  presentarli. 
Che  se  il  progetto  Grandi  sul  Corpo  aeronautico  fosse  divenuto  legge 
dal  novembre,  a  quest'ora  il  nuovo  corpo,  di  cui  si  è  incominciato 
appena  sette  giorni  fa  la  costituzione,  sarebbe  pronto  ad  entrare  in 
funzione  come  un  vecchio  organismo  >J. 

249.  DovLE  (Sir  Arthur  Conan  ;  :  The  Danger  (  The  Stralici  iVaga::ine,  Lon- 
don, July  1914).  [Profetica  pubblicazione:  alla  vigilia  della  guerra 
del  '14,  il  Doyle  prevede  il  blocco  di  sottomariiii  eflTettuato  contro 
il  diritto  delle  genti  dalla  Germania  nel  febbraio  1915  !]. 

250.  Driault  (Ed.),  prof,  au  Lycée  de  Versailles:  V  l'nité  fran^aise  \ 
préface  de  M.  Henri  Welschingkr,  membre  dell'Institut  (Paris, 
Alcan,  1914,  XV-256  p.  in-i6).  [«Ce  n'est  pas  un  livre  d'histoire.... 
Ce  n'est  pas  un  livre  de  circonstance  ;  il  a  paru  six  mois  avant  la 
guerre....  L'auteur  ne  garde  pas  le  ton  serein  qui  convieni  à  l'édu- 
cateur....  Le  contenu  du  livre  n'est  pas  toujours  satisfaisant.  Assez 
souvent  l'histoire  s'y  trouve  accomodée  aux  besoins  de  la  cause.... 
Ce  n'est  pas  un  manuel  de  patriotisme,  c'est  un  manuel  d'impéria- 
lisme....  Politique  imperialiste  cjui  ne  peut  s'appuyer  que  sur  l'Eglise... 
//  est  rare,  dit  M.  Driault,  que  fon  ne  fosse  pas  t'histoire  cantre 
quelqu'un  oic  quelque  chose  (p.  35).  Parole  bìen  vraie  et  qui  s'appli- 
que  à  la  lettre  à  son  livre  d'aujourd'hui  !  Du  reste....  c'est  un  mau- 
vais  moyen  de  cultiver  le  patriotisme  que  de  le  iiourrir  d'erreurs 
historiques  ».  Così  giudica  l'illustre  storico  Alb.  Matuiez  questo 
libro,  a  p.  44-46  della  R.  Crit.  del  1915.  Sono  lieto  d' incontrarmi 
con  un  giudice  cosi  onesto  e  così  intelligente  ;  ho  sempre  cercato 
(come  anche  i  miei  amici  Jaques  Rambald,  Albert  Pingaud,  A.  Au- 
LARD  ecc.)  di  demolire  l'opera  storica  cosi  tendenziosa  e  così  vacua 
del  Driault]. 


—   74  — 

251.  Drumont  (Edouard)  :  Le  Peuple  fran^ais  {Vari?,,  1915).  [«  J\I.  E.  D. 
prend,  à  partir  de  luridi  22  février,  la  direction  du  journal  Le  Peu- 
ple  frangais  ».  Figaro,  21  febbr.   1915]. 

252.  DuBOSCQ  (André):  Syrie,  Tripolitaine ,  Albanie  (Felix  Alcan,  Paris, 
1914,  II-220  p.  e  2  carte).  [Raccolta  di  articoli  recenti,  scritti  fra  il 
1912  e  il  1914.  Curiose  le  pagine  sulla  vicinanza  della  Tripolitania 
e  della  Tunisia  e  delle  sue  possibili  conseguenze]. 

253.  DuDAN  (Dott.  Alessandro).  [Abbiamo  segnalato  il  libro  del  Dudan  ; 
siamo  lieti  di  citare  su  questa  poderosa  monografia  il  giudizio  che 
ne  ha  dato  in  Noi  e  il  Mondo  Renato  Manganella  {Lucio  d'Am- 
bra) :  «  Il  libro  che  Alessandro  Dudan  ha  di  questi  giorni  consa- 
crato alla  Monarchia  degli  Asburgo,  è  un  grosso  volume  anche 
questo,  anzi  è  una  grande  opera.  Le  trecento  grandi  pagine  che 
l'editore  Bontempelli  di  Roma  ha  pubblicate  non  costituiscono 
che  il  primo  volume  di  questa  storia  della  più  vecchia  monarchia 
d'Europa,  dalle  sue  origini  tino  alla  sua  decadenza,  attraverso  le 
tappe  della  sua  grandezza.  Questo  primo  tomo  ci  conduce  dall'  800 
al  1S49.  E  mentre  narra  la  storia,  in  varie  appendici,  tocca  le  più 
complesse  questioni  politiche,  geografiche,  economiche,  che  c'inte- 
ressano. Aveva  una  doppia  competenza,  Alessandro  Dudan,  per 
scrivere  questo  libro  :  quella  del  cervello  e  della  coltura,  quella  del 
cuore  e  del  sentimento.  Irredento,  sentiva  fremersi  in  cuore,  da 
anni  ed  anni,  questo  libro.  Corrispondente  per  lunghissimo  tempo 
della  Tribuna  a  Vienna,  conosce  l'Austria  e  l'Ungheria  come  pochi, 
e  dall'osservatorio  danubiano  ha  potuto  seguire  il  sinuoso  corso  della 
politica  austriaca  pel  mondo  orientale  e  occidentale.  Il  genere  di 
questa  Rivista  e  sopratutto  il  carattere  necessariamente  sommario  e 
semplicemente  informativo  di  queste  cronache  non  mi  permettono 
di  fermarmi  —  più  di  quanto  sia  necessario  ad  un  annunzio  e  ad  una 
esposizione  del  tema  —  intorno  a  quest'opera  del  Dudan.  Del  resto, 
averla  segnalata  basta:  l'interesse  del  libro  e  il  nome  del  nostro  egre- 
gio collega  Alessandro  Dudan  costituiscono  per  questo  libro  un  pas- 
saporto per  ogni  biblioteca  di  studioso,  d'uomo  politico,  di  scrit- 
tore ».  Riparleremo  dell'opera  a  proposito  del  2°  voi.]. 

254.  DuMONT-WiLDEN  :  Croquis  de  guerre  (Revue  Bleue,  Paris,  2-9  jan- 
vier  1915). 

255.  Duse  (Eleonora).  Vedi  sub  voce  Bistolfi. 

256.  Eichtal(d'),  membre  de  l'Institut:  Kant  et  la  guerre  (Inst.  de  Fr., 
Ac.  des  Se.  mor.,  Paris,  Séance  du  20  févr.  1915).  [«  M.  d'Eichtal 
montre  que  les  signataires  du  manifeste  des  quatre-vingt-treize  étaient 
condamnés  préventivement  par  l'auteur  de  V Essai  sur  la  paix  per- 
pétuelle,  qu'ils  invoquent  impudemment  à  la  fin  de  ce  factum:  Kant, 
en  effet,  avait  prévu  et  flétri  en  termes  catégoriques  non  seulement 
les  excès  de   la   guerre,  les  violations  du  droit,  mais  encore  les  so- 


—    75   — 

phismes  de  oeux  qui,  violant  les  neutralités  et  massacrant  les  fem - 
mes  et  les  enfants,  voudraient  excuser  ces  crimes  par  des  raisons 
([ui  ne  sont  que  celles  du  plus  fori  ».  Figaro,  21  febbraio  1915]. 

257.  l'JNAUDi  (Prof.  Luijji)  :  Nazionalismo  economico  e  capitali  stranieri 
{Minerva  del  15  febbraio  19 14,  Roma).  [Vuol  «  dimostrare  »  (e  ci 
riesce),  «  come,  ove  il  nazionalismo  scelga  mezzi  adeguati  al  fine 
che  esso  si  propone,  deve  necessariamente  giungere  a  soluzioni  che 
sono  identiche  a  quelle  che  sono  messe  innanzi  dalla  dottrina  eco- 
nomica antica  o  classica  o  liberale  o  liberalista  che  dir  si  voglia,  e 
contrarie  a  quelle  che  sono  propugnate  dalla  dottrina  cameralista  o 
protezionista....  La  paura  del  vassallaggio  economico  è  chimerica.... 
La  libertà  di  immigrazione  del  capitale  straniero  è  massimamente 
giovevole  alla  potenza  economica  nazionale  ».  Poco  rispettosamente 
risponde  nel  febbraio  1915  il  sig.  Allievi  all'illustre  prof.  Einaudi 
vvedi  sub  voce  Allievi!  accusandolo  di  aver  «  fabbricato  in  tempo 
di  pace  [cioè  nel  febbraio  1914]  queste  marionette  per  regolare,  in 
conformità  dei  canoni  della,  scuola  liberista,  l'afflusso  dei  capitali 
stranieri  alle  industrie  nazionali  ;  le  quali  marionette ,  essendo  state 
alquanto  sconciate  dalla  guerra,  vennero  poi  sostituite  dalla  Land- 
vvehr  di  marionette  del  prof.  Eteocle  Lorini  »  (vedi  sub  voce).  Ma 
io  non  vedo  quale  contraddizione  vi  sia  fra  le  marionette  del  feb- 
braio 1914  dell'Einaudi,  e  quelle  dell'ottobre  1914  del  Lorini  (le 
une  anteriori,  le  altre  posteriori  alla  guerra)  se  il  Lorini  dice  :  «  La 
classica  politica  della  porta  aperta  apertissima  rimanga,  e  rispettata  ; 
ma  lottiamo  apertamente  contro  sistemi  di  vera  pirateria  economica 
e  politica,  che  stabilisca  fra  noi  un  danno  materiale  permanente  ed 
un  permanente  imperio  straniero  »]. 

258.  Einaudi  :  Preparazione  morale  e  preparazione  finanziaria  (Ravà  e 
C.  ed.,  Milano,  1915,  n.'^  2  dei  Problemi  italiani).  [Eccone  la  con- 
clusione, intitolata  //  dovere  degli  Italiani  nel  ^nomento  presente  :  «  Non 
dunque  soltanto,  come  corre  la  leggenda  su  per  le  bocche  del  volgo, 
la  ricchezza  materiale,  i  tesori  accumulati,  frutto  di  ingordigie  e  di 
male  arti  capitalistiche,  sono  la  fonte  viva  a  cui  attinge  l'opera  fe- 
conda di  produzione  in  pace  o  l'impeto  della  difesa  in  guerra.  La 
sorgente  inesausta  da  cui  zampillano  i  rivi  d'oro  ed  anzi  di  biglietti 
e  di  assegni  che  mettono  in  moto  le  tremende  macchine  della  guerra 
d'oggi  è  anche  un'altra  :  è  la  fiducia  che  i  popoli  hanno  in  sé  stessi, 
la  fiducia  che  hanno  nell'onestà  altrui  nell'adempiere  ai  propri  im- 
pegni, la  persuasione  profonda  che  i  meccanismi  creati  dall'abilità  e 
precipuamente  dalla  rettitudine  di  parecchie  generazioni  successive 
seguiteranno  a  funzionare  correttamente  e  dolcemente  anche  durante 
la  terribile  crisi  odierna.  Una  forza  morale  è  il  motore  nascosto  dalle 
grandi  opere  di  pace  ed  è  il  motore  nascosto  della  grande  tragedia 
storica  in  mezzo  a  cui  noi  viviamo.  La  contemplazione  quasi  esclu- 


-   76   - 

siva,  che  siamo  portati  a  fare,  in  tempo  di  pace,  dei  problemi  so- 
ciali, ci  porta  talvolta  a  conclusioni  disperate  sull'avidità  e  sull'egoismo 
gretto  umano.  La  visione  invece  che  nei  giorni  presenti  ci  si  impone 
dal  movimento  complicatissimo  di  orologeria  monetaria  e  bancaria  da 
cui  in  sostanza  è  regolata  la  vita  economica  dei  popoli,  ci  ammaestra 
quanto  grande  sia  stato  per  fortuna  il  cammino  compiuto  dagli  uomini 
sulla  via  dell'onestà,  del  fedele  adempimento  ai  propri  impegni,  della 
fiducia  reciproca  e  della  rinuncia  ai  più  gretti  interessi  particolari 
sull'altare  della  necessità  collettiva.  E  doloroso  che  tanta  energia  di 
volontà  e  tanta  forza  di  solidarietà  sociale  siano  state  spese  da  uno 
dei  due  gruppi  contendenti  per  conseguire  scopi  che  non  a  tutti  ap- 
paiono nobili  e  grandi.  Ma  un  insegnamento  elevato  possiamo  cio- 
nonostante ricavare  dallo  studio  dei  metodi  fragilissimi  e  quasi  spi- 
rituali con  cui  si  potè  procedere  alla  adunata  del  nerbo  pecuniario 
della  guerra  :  che  nel  conseguimento  dei  nostri  ideali  nazionali  più 
che  la  forza  bruta  dell'oro  gioveranno  la  volontà  determinata  di  ognuno 
di  fare  il  proprio  dovere,  la  decisione  di  avere  fiducia  in  noi  stessi, 
la  solidarietà  di  tutti  contro  coloro  che  antepongono  al  proprio  inte- 
resse l'interesse  generale.  In  Italia,  per  la  giovinezza  della  nostra 
formazione  nazionale  e  per  inevitabili  errori  commessi,  abbiamo  a 
nostra  disposizione  un  meccanismo  finanziario  assai  delicato  e  fra- 
gile; ma  poiché  da  mezzi  modesti  si  ottennero  spesso  nella  storia 
risultati  magnifici,  ho  ferma  convinzione  che,  se  saremo  mossi  dallo 
spirito  di  sacrificio,  se  saremo  deliberati  a  non  dar  ascolto  ai  clamori 
di  chi  osa  chiedere  oggi  aiuto  allo  Stato  per  sé,  per  i  propri  affari 
e  le  proprie  piccole  cose,  noi  Italiani  riusciremo  a  trarre  un  rendi- 
mento apprezzabile  dalla  nostra  ancor  giovane  macchina  economica. 
Se  verrà  l'ora  del  cimento  supremo,  sappiano  gli  Italiani  anch'essi 
dar  prova  di  quei  sentimenti  di  fiducia  in  sé  e  negli  altri,  e  di  tran- 
quillo, sereno  sacrificio  che  sono  le  sole,  le  vive,  le  fresche  sor- 
genti del  diritto  alla  vita  ed  alla  espansione  dei  popoli  consapevoli 
e  forti  »]. 
259.  Einaudi  (Luigi):  La  teoria  tedesca  della  decadenza  dell'  Impero  iìiglese 
{Corriere  della  Sera,  Milano,  iS  genn.  1915).  [Scrive  1' Einaudi:  «  Può 
darsi  che  i  Tedeschi  si  sentano  animati  alla  lotta  contro  l' Inghilterra 
dalla  speranza  di  diventare  più  ricchi  e  potenti  nel  giorno  in  che 
siano  riusciti  ad  annientare  la  loro  rivale  ricca  e  potente  d'oggi. 
Ma  è  doveroso  riconoscere  che  non  tutti  i  Tedeschi  ragionano  in 
cotal  maniera  materialistica  e  predatoria.  Anzi  gli  uomini  veramente 
rappresentativi  della  Germania,  quelli  che  dai  connazionali  sono  re- 
putati i  veggenti  ed  i  profeti  della  missione  storica  germanica  aborrono 
da  questa  maniera  di  ragionare.  Udiamo  il  vangelo  di  Treitschke,  alla 
cui  fonte  si  sono  abbeverate  tutte  le  classi  intellettuali  e  dirigenti  della 
Germania  d'oggi.   Egli  non  predica  la  crociata  contro  l'Inghilterra, 


—   77   — 

perchè  essa  sia  una  temibile  e  forte  e  sana  concorrente  della  Germa- 
nia. Egli  invece  la  odia  perchè  la  reputa  una  maschera,  una  entità  non 
esistente,  una  vergogna  che  non  ha  diritto  di  esistere.  «  In  questo 
nostro  mondo  »  -  egli  afiferma  -  «  la  cosa  che  è  intieramente  una  ma- 
schera, una  falsità,  una  falsità  corrotta,  può  trascinare   la    sua    vita 
per  qualche  tempo,  ma  non  può  durare  per  sempre  ».  Ed  altrove  : 
«  Non  fu  la  grandezza  della  sua  condotta  politica  che,  come  già  creò 
Venezia,  ha  creato  ora  l'Impero  inglese;  bensì  l'azzardo   della  sua 
situazione  geografica,  la  remissività  supina  delle  altre   nazioni    e   la 
naturale  ed  innata    ipocrisia   della    nazione   inglese.  \'ecchia    Inghil- 
terra !    decrepita   e    corrotta   fino  al  midollo!  ».    Se    fosse   vero   che 
l'Impero  inglese  è  una  cosa  falsa,  ipocrita  e  corrotta,  se  esso  fosse 
davvero  una  maschera  priva  di  contenuto,  un  colosso   dai   piedi   di 
creta,  senz' alcun  dubbio  il  suo  fato  sarebbe  indeprecabile  e  la  sto- 
ria dovrebbe  registrarne  ben  presto  la  rovina  ».  E  dopo  aver  detto 
come  il  Cavour    abbia,    solo,    capito   in    Italia  il  valore  e  l'avvenire 
dell'Impero  inglese,  l'A.  prosegue  :   «  No.  L'Impero  inglese  si  deve 
giudicare  ricordando  che  esso  è  l'unico  sopravvivente  di  quattro  anzi 
di  cintine  grandi  imperi  che  dal  secolo  decimosesto  al  decimottavo 
si  succedettero  nel  mondo:  l'impero  portoghese,  l'impero  spagnuolo, 
l'impero  olandese,  l'impero  francese  ed  il  vecchio   impero   inglese. 
Piuttosto  si  deve  dire,  poiché  la  parola  «  impero  »  non  è  del  tutto 
appropriata,    come   prima  che  sorgesse  la  odierna  «  più  grande  In- 
ghilterra »  erano  sorte  e  si  erano  dileguate  cinque  altre  «  più  grandi  » 
formazioni  storiche,  che  avevano  preso  il  nome  della  contrada  euro- 
pea   relativamente    piccola    che    aveva    allargato  il  suo  dominio  nei 
paesi  nuovi  d'America  e  d'Asia  :  il  Portogallo,  la  Spagna,  l'Olanda, 
la    Francia    e    l'Inghilterra    medesima.    Tutte    queste    cinque  «  più 
grandi  »  nazioni  avevano  contribuito  alla  formazione  del  mondo  mo- 
derno; ma  tutte  scomparvero;  e  solo  qua   e  là   si   veggono  galleg- 
giare ancora  i  resti  di  quelli  che  parevano  un  giorno  dominii  mon- 
diali destinati    a  sfidare   i    secoli  ».  Poi  conchiude  :   «  Noi    vediamo 
oggi  l'Impero  inglese   più   compatto,    più   unito,    più   conscio   della 
necessità  di  conservare  e  di  intensificare  i  legami    che   uniscono   le 
varie  sue  parti,  di  quanto  non  sia  stato  mai.  La  «  più  grande  Inghil- 
terra »  del  secolo  XVIII  è  scomparsa;  ed  al  posto  di  essa  sono  sorti 
due  grandi  Imperi,  tra  i  maggiori  che  mai  si  siano  visti  nella  storia: 
gli  .Stati  Uniti  e  l' Impero  inglese.  Come  accadde  il    miracolo  della 
risurrezione  di  questa  che  parve  140  anni  fa  una  cosa  morta  ;  e  quali 
sono  le  ragioni  per  cui  gli  uomini,  che  vivono  nell'Impero,  sono  con- 
cordi nel  volerlo  rendere,  per  quanto  è  possibile  in  loro,  più  solido 
e  più  forte?  Gli  imperi  portoghese,  spagnuolo,  olandese,  francese  ed 
inglese  dei  secoli  XVI,  XVII  e  XVI li  caddero  tutti    per   cause  /;/- 
teme.  L'urto  che  venne  dal  di  fuori  affrettò  soltanto  un  processo  di 


-   78    - 

dissoluzione  che  si  era  iniziato  ed  aveva  fatto  grandi  progressi  all'in- 
terno. Potrà  darsi  che  stavolta  l'Impero  inglese  cada  soltanto  per 
l'urto  esteriore  di  una  infelice  battaglia  navale,  la  quale  tolga  agli 
Inglesi  il  dominio  del  mare.  Ma  è  certo  che  un  disastro  navale  in- 
glese sembrerebbe  corrispondere  ad  una  necessità  storica,  parrebbe 
lo  strumento  fatale  dell'attuazione  di  un  nuovo  ideale  umano  solo 
quando,  come  dicono  i  teorici  tedeschi,  l'Impero  inglese  fosse  una 
maschera  vuota  ;  una  cosa  vana  e  falsa,  senza  eco  nel  cuore  degli 
uomini.  Perchè  gli  uomini  oggi  non  sono  disposti  a  salutare  il  giorno 
del  disastro  navale  inglese,  come  quello  della  liberazione  dal  dominio 
della  falsità  e  dell"  irrealtà  ?  »]. 
260.  Einaudi  (Luigi)  :  Che  cosa  è  l'Impero  britannico  (Corr.  della  Sera, 
19  genn.  1915».  [Eccone  la  conclusione  :  «  Io  non  dico  che  la  lezione 
della  rovina  dei  grandi  imperi  portoghese,  .spagnuolo,  olandese,  fran- 
cese ed  inglese  dei  secoli  scorsi  fosse  molto  difficile  ad  apprendersi  ;  il 
buon  senso  dimostrando  che,  a  rendere  le  colonie  fedeli  ed  affezionate, 
giova  grandemente  il  dar  molto  e  il  non  imporre  nessun  tributo  in  cam- 
bio. È  indubitato  però  che  quella  lezione  non  fu,  per  sua  disgrazia,  ap- 
presa dalla  Francia,  quando  dopo  il  1S70  ricostituì  un  Impero  coloniale, 
ed  è  certo  che  la  Spagna  perdette  gli  ultimi  residui  delle  sue  colonie  ed 
il  Portogallo  sta  apprestandosi  la  fossa,  perchè  non  vollero  convincersi 
che  gli  Imperi  si  costruiscono  e  si  mantengono  con  sacrifici  continui, 
mentre  i  benefici  possono  essere  solo  indiretti  ed  ottenuti  per  lo  spon- 
taneo compenso  delle  colonie.  E  poiché  dovere  di  chi  scrive  è  di 
usare  la  più  stretta  giustizia  verso  tutti,  giova  notare  che  lo  Stalo  li- 
bero del  Congo  è  la  dimostrazione  chiarissima  che  la  politica  inglese 
della  porta  aperta  è  considerata  ornai  dagli  Stati  europei  come  l'ottima 
fra  tutte;  e  si  deve  aggiungere  che  la  Germania  rese  omaggio  alla  dot- 
trina britannica  quando,  con  imperitura  sua  benemerenza,  ottenne 
che  il  Marocco  fosse  un  paese  aperto  a  tutte  le  importazioni  stra- 
niere a  parità  di  condizioni.  Su  questi  fondamenti  ed  in  virtù  di 
queste  idee  fondamentali  di  libertà,  di  autonomia,  di  rispetto  illimi- 
tato alla  lingua,  agli  usi,  alle  leggi  dei  paesi  assoggettati,  sorse  l'Im- 
pero inglese.  Su  questo  fondamento,  quello  che  era  un  conglome- 
rato di  Stati  indipendenti  sta,  sotto  i  nostri  occhi,  trasformandosi  in 
un  vero  Impero.  Perchè  quella  parola  «  impero  »,  la  quale  fino  a 
qualche  anno  addietro  non  aveva  quasi  significato,  sta  ora  acqui- 
standolo. Quei  popoli  diversi,  a  cui  l'Inghilterra  aveva  dato  un'in- 
dipendenza pratica  assoluta  ed  insieme  l'esenzione  da  ogni  peso  tri- 
butario per  la  difesa  della  indipendenza  medesima,  cominciarono  ad 
avere  vergogna  di  sé  stessi.  Come,  essi  dissero,  possiamo  noi  con- 
tinuare a  godere  della  protezione  della  flotta  e  dell'esercito  britan- 
nici contro  gli  assalti  dei  nemici  stranieri,  senza  contribuire  in  nulla 
alle  spese  del  mantenimento  della  flotta  e  dell'esercito?  Appena  pò- 


—  79   — 

sto  il  quesito,  la  situazione  di  sfruttatori  della  madrepatria  parve  alle 
colonie  libere  insopportabile.  Ma  il  problema  era  irto  di  difhcoltà  ; 
perchè  non  parve  possibile  una  contribuzione  delle  colonie  alle  spese 
imperiali  comuni  senza  una  partecipazione  delle  colonie  nel  governo 
dell'Impero.  Se  la  costituzione  dell'Impero  inglese  fosse  il  prodotto 
intellettuale  di  una  congrega  di  dotti  o  il  frutto  della  conquista  di  un 
popolo  dominante,  il  problema  sarebbe  stato  facilmente  risolubik:. 
Fu  relativamente  facile  dare  una  costituzione  al  rinnovato  Impero 
germanico  nelle  sale  di  Versaglia,  in  seguito  ad  una  guerra  vitto- 
riosa. Dare  una  costituzione  all'Impero  inglese  è  sommamente  diffi- 
cile ;  perchè  si  tratta  di  creare  organi  nuovi  di  governo  per  un  Im- 
pero che  non  ha  finora  alcun  organo  comune,  serbando  nel  tempo 
stesso  l'indipendenza  reciproca  sia  della  madrepatria  che  delle  co- 
Ionie  autonome,  e  tenendo  conto  anche  della  situazione  singolarissima 
dell'India  e  delle  colonie  della  Corona.  Come  al  solito,  gli  Inglesi 
cercano  di  risolvere  il  problema  alla  meglio,  con  temperamenti  pra- 
tici, senza  costruire  nessuna  nuova  teoria  alla  maniera  tedesca  o 
francese.  Che  cosa  nascerà  fuori  dalle  Conferenze  imperiali  dei  primi 
ministri  inglesi  e  coloniali  che  si  vanno  periodicamente  convocando 
e  costituiscono  l'iniziale,  informe  e  finora  unico  organo  di  governo 
comune  imperiale,  non  si  sa.  Forse  è  inutile  preoccuparsi  di  preve- 
derlo, perchè  la  nuova  costituzione  imperiale  probabilmente  non 
sarà  mai  scritta  in  uno  statuto,  né  potrà  dare  occasione  a  nessuna 
elegante  ed  euritmica  costruzione  di  diritto  pubblico  alla  foggia  ger- 
manica. Sarà  una  costituzione  formatasi  gradualmente,  quasi  a  caso, 
per  rispondere  a  bisogni  immediati,  rafibrzata  dall'interesse  degli 
Stati  confederati,  cementata  dal  sentimento  e  dalla  consuetudine. 
Sarà  una  cosa  bizzarra  ed  irregolare  ;  un  perfezionamento  di  quella 
magnifica  creazione  spontanea  che  è  l'attuale  Impero  britannico. 
Anche  esso,  forse,  quando  gli  Inglesi  avranno  perduto  le  loro  virtù 
odierne  e  quando  la  dissoluzione  interna  sarà  cominciata,  andrà  col 
tempo  distrutto.  Nessun  Impero  è  perpetuo.  Sulle  rovine  dell'Im- 
pero inglese  forse  sorgeranno  altri  Imperi  più  belli,  più  utili  all'uma- 
nità. Se  in  quel  giorno  gli  Italiani  avranno  saputo  perfezionare  sé 
stessi  ed  acquistare  le  energie  intime  che  creano  i  grandi  Imperi, 
essi  dovranno  ricordarsi  che  il  loro  orgoglio  maggiore  dovrà  consi- 
stere nel  creare  un  tipo  di  organizzazione  politica  più  perfetto  e  più 
alto  dell'  Impero  inglese.  Poiché  questo  e  non  il  Sacro  Romano  Im- 
pero e  non  l'Impero  germanico  odierno  e  non  lo  Stato  francese  na- 
poleonico è  il  vero  erede  spirituale  ed  il  perfezionatore  della  più 
bella  creazione  politica  che  il  mondo  abbia  visto:  l'Impero  Romano 
Al  pensiero  che  un  disastro  navale  dovuto  alla  fortuna  di  guerra  può 
mettere  in  forse  il  processo  stupendo  di  cementazione  politica  del- 
l' Impero  britannico,  il  quale  si  sta  oggi  compiendo  e  che  è  straor- 


—   8o  — 

dinariamente  accelerato  dalla  guerra,  si  stringe  il  cuore.  Poiché  quel 
disastro  navale  sarebbe  un'offesa  alla  civiltà  ;  e  noi  Italiani,  se  vo- 
gliamo conservare  la  speranza  di  essere  un  giorno  i  creatori  di  una 
nuova  civiltà  più  perfetta,  abbiamo  bisogno  che  si  rafforzino  nel 
mondo  le  forme  più  perfette  e  libere  di  organizzazione  politica  :  tra 
le  quali  niente  di  più  meraviglioso,  di  più  spontaneo,  di  più  vivo  e 
mutevole,  di  più  atto  a  suscitare  la  nostra  emulazione  e  di  meno 
geloso  di  essa,  oggi  esiste.  dell'Impero  britannico  »]. 

261.  Einaudi  (Prof.  Luigi,  della  R.  Univ.  di  Torino),  Rob.  Michels,  Fi- 
lippo Carli  Porri.  Gius.  Prato  e  Geisser.  Vedi  sub  voce  Riforma 
Sociale. 

262.  Emanuel  (G.)  :  Lettere  da  Londra,  /gj/.-JS  {Corriere  della  iiera,  Mi- 
lano, 1914-15,  passim). 

263.  Engel  (Ed.),  Prof,  in  Berlin:  jgi.j.    Westermann's  Verlag,  Brunswick, 

1915).  [È  il  primo  fascicolo  di  una  [uibblicazione  che  deve  essere  so- 
lennemente antipatica  se  perfino  il  tedescofilissimo  Popolo  Romano  ne 
ha  scritto  (n.*^  del  24  febbr.  '15):  «  Engel  si  prefigge  di  dare  alla  narra- 
zione degli  avvenimenti  un  carattere  popolare  ed  incisivo  che  però 
trascende  qualche  volta  nella  forma,  per  esempio  contro  la  persona 
dello  Czar,  e  che  perciò  dovrebbe  essere  modificato  nei  fascicoli  suc- 
cessivi. Che  il  prof.  Engel,  con  un'osservazione  ironica,  voglia  met- 
tere in  dubbio  la  sincerità  della  motivazione  data  alla  neutralità  ita- 
liana non  ci  commuove,  perchè  il  Governo  tedesco  ha  giudicato  ben 
diversamente  »]. 

264.  Engerand  (Fernand),  Député  du  Calvados:  Projet  de  Loi,  distribué 
à  là  Chambre  le  28  janv.  ig/^  (Paris,  1915Ì.  [«  M.  Engerand  demande 
que  nos  Conseils  de  Guerre  condamnent  par  contumace  les  géné- 
raux  et  officiers  allemands  reconnus  coupables  de  délits  contre  le 
droit  commun....  Tout  l'exposé  des  motifs  est  excellent.  Son  premier 
chapitre:  la  Théorie  allemande  de  la  guerre,  est  consacré  à  l'un  des 
plus  grands  jurisconsultes  allemands.  Bluntschli,  qui  fonda  l'Institut 
de  droit  international,  fut  professeur  à  l'université  d'Heidelberg  et  dé- 
légué  à  la  Conférence  Internationale  de  Bruxelles,  en  1S74,  et  qui, 
codifiant  le  droit  international  universel,  formula  sur  les  lois  de  la 
guerre,  suivant  son  expression  méme,  «  les  idées  actuelles  du  monde 
civilisé  ».  D'après  Bluntschli,  la  base  du  droit  international,  c'est  le 
respect  des  traités.  On  sait  quelle  opinion  differente  a,  sur  ce  sujet, 
le  chancelier  actuel  de  l'empire  allemand.  Tout  ce  qui  a  trait  à  la 
guerre  dans  le  code  redige  par  le  jurisconsulte  allemand  est  absolu- 
ment  conforme  aux  usages  militaires  des  peuples  alliés  ;  mais  il  n'y 
a  pas  un  seul  des  principes  posés  par  Bluntschli  qui  n'ait  été,  en 
quelque  occasion,  audacieusement  viole  par  les  troupes  austroalle- 
mandes.  —  Le  second  chapitre  :  les  Lois  et  Coutumes  de  la  guerre. 
expose  quelles  sont  les  conventions  intervenues  aux  cours  des  deux 


—   8i    — 

Cónférences  de  la  paix  de  1899  et  de  1907,  auxquelles  l'Allemagne 
et  l'Autriche  ont  pris  part.  Les  articles  cités  par  M.  Engerand  sur 
les  sièges  et  les  bombardements,  sur  le  traitement  des  espions  et  les 
immunités  des  parlemeiitaires,  sur  les  capitulations  et  l'armistice, 
condamnent  de  méme  fort  nettement  la  plupart  des  généraux  et  ofti- 
ciers  ennemis.  Pourtant  le  Règlement  du  grand  état-major  alleviand 
en  1902  avait  adopté  ces  principes  essentiels.  Il  condamnait  les  cri- 
mes  que  nous  réprouvons  et  menacait  leurs  auteurs  de  chàtiments 
militaires.  C'est  dono  en  conformité  avec  les  lois  de  la  guerre  rédi- 
gées  par  Ics  plus  hautes  autorités  allemandes  que  M.  Engerand  va 
soutnettre  à  la  Chambre  la  proposition  de  loi  suivante  :  Article 
PREMIER.  L'article  5  de  la  loi  du  24  juillet  1913  portant  application 
des  articles  23,  27  et  28  de  la  Convention  Internationale  signée  à  Ge- 
nève, le  6  juillet  1906,  pour  l'amélioration  du  sort  des  blessés  et  ma- 
lades  dans  les  armées  en  campagne,  et  des  articles  5,  6  et  21  de  la 
Convention  internationale  signée  à  La  Haye,  le  18  octobre  1907, 
pour  l'adaptation  à  la  guerre  maritime  des  principes  de  la  Convention 
de  Genève  est  complète  comme  suit  :  Si  des  belligérants  usent  in- 
dùment  des  signes  distinctifs  de  la  Convention  de  Genève,  ainsi  que 
du  pavillon  parlementaire,  du  pavillon  national  ou  des  insignes  mili- 
taires de  l'ennemi  pour  attirer  cet  ennemi  dans  un  piège,  la  peine 
de  mort  sera  prononcèe  contre  les  instigateurs  et  les  militaires  les 
plus  élevès  en  grade.  En  temps  de  guerre,  avec  des  puissances  si- 
gnataires  de  la  dite  Convention  du  6  juillet  1906  et  des  Conventions 
internationales  signées  à  La  Haye  les  29  juillet  1899  et  iS  octobre  1907 
concernant  les  lois  et  coutumes  de  la  guerre  ou  y  ayant  adhèrè,  sera 
également  puni  de  mort  le  belligérant  :  r  Qui  aura  commandè  le 
bombardement,  l'incendie  ou  la  destruction:  a)  d'ambulances  et  d'hó- 
pitaux  militaires  protégés  par  le  drapeau  de  la  Croix-Rouge;  b)  d'édi- 
fices  consacrès  aux  cultes,  aux  arts,  aux  sciences  et  à  la  bienfaisance, 
de  monuments  historiques,  d'hòpitaux  et  lieux  de  rassemblenient  de 
malades  et  de  blessés,  à  condition  qu'ils  ne  soient  pas  employés  en 
méme  temps  à  un  but  militaire  ;  e)  de  villes,  villages,  habitations  ou 
bàtiments  qui  ne  sont  pas  défendus  ;  2°  Qui  aura  déclaré  qu'il  ne  sera 
pas  fait  de  quartier  ;  3"  Qui  aura  prescrit  la  mise  à  mort  de  non- 
combattants,  à  raison  de  faits  individuels,  dont  ils  ne  pourraient  étre 
considérés  comme  responsables  ;  4"  Qui  aura  force  les  nationaux  de 
la  partie  adverse  à  prendre  part  aux  opérations  de  guerre  dirigées 
contre  leur  propre  pays,  méme  dans  le  cas  où  ils  auraient  été  à  son 
service  depuis  le  commencement  de  la  guerre.  —  Les  pénalités  de 
l'article  332  du  Code  penai  sont  applicables  au  méme  belligérant  qui 
aura  commis  le  crime  de  viol  ;  celles  de  l'article  250  du  Code  de 
justice  militaire  au  méme  qui  aura  commandè  ou  autorisé  le  pillage, 
ou  qui  y  aura  pris  part.   —  Art.  2.  En  temps  de  guerre    avec    des 


—    82    — 

puissances  signataires  de  la  Convention  internatìonale  signé  à  La 
Haye,  le  18  octobre  1907,  concernant  les  droits  et  devoirs  des  puis- 
sances et  des  personnes  neutres,  la  pénalité  du  paragraphe  i^r  de 
l'article  226  du  Code  de  justice  militaire  pour  l'armée  de  terre  (abns 
d'autorité)  est  applicable  au  belligérant  qui  aura  intentionnellement 
fait  passer  sur  le  territoire  d'une  puissance  neutre  ses  troujios  ou 
ses  convois,  soit  de  munitions,  soit  d'approvionnements  »]. 

265.  Ferrerò  (Guglielmo).  Vedi  sub  voce  Andriulli. 

266.  Ferrerò  (Guglielmo):  C/ii  ha  voluta  la  guerra  ?  iL'  Unione  di  Tu- 
nisi, Ji  nov.  1915).  [«Dunque  in  quelle  sette  ore  dalle  6,30  poni. 
alle  I  ant.  del  29-30  luglio  1915  l'Imperatore  si  era  alla  fine  per- 
suaso che  la  mobilitazione  della  Russia  contro  l'Austria  metterebbe 
a  repentaglio  la  pace,  pur  non  essendo,  neppure  allora,  sicuro  che 
la  mobilitazione  fosse  davvero  incominciata,  poiché  ne  parla  come 
di  un  evento  che  «  sembra  »  doversi  avverare.  Cosicché  nascono 
due  domande:  ma  insomma  la  Russia  aveva  o  non  aveva  mobili- 
tato il  suo  esercito?  E  per  qual  ragione  l'Imperatore  di  Germania, 
che  il  28  considerava  ancora  la  situazione  scevra  di  pericoli,  nella 
notte  dal  29  al  30  luglio  era  così  inquieto  perchè  la  Russia  «  sem- 
brava »  voler  mobilitare  contro  l'Austria;  mentre  —  si  noti  bene  — 
il  31  luglio,  quando  era  ormai  accertato  che  la  Russia  mobilitava, 
il  conte  Forgach,  vice-ministro  degli  Esteri  in  Austria-Ungheria, 
dichiarava  all'  ambasciatore  inglese  che  «  la  mobilitazione  non  era 
considerata  né  dalla  Russia  né  dall'Austria  come  un  atto  necessa- 
riamente ostile  >>  (Libro  Azzurro,  doc.  118)...?  Che  cosa  è  successo 
tra  le  7  e  la  mezzanotte  del  29  ?  Cercheremo  di  rispondere  a  que- 
ste domande.  E  forse  troveremo  modo  di  spiegare  un  po'  il  mi- 
stero di  questa  guerra  »]. 

267.  Ferrerò  (Guglielmo).  Vedi  sub  voce  Bistolfi. 

268.  Ferrerò  di  Cavallerleone,  tenente-generale  medico  :  La  vacciva- 
zione  antitifica  veli' Esercito  [Nuova  Antologia,  Roma,  1914).  [A  propo- 
sito di  recenti  pubblicazioni  intorno  alla  vaccinazione  antitifica  nell'E- 
sercito, riceviamo  un'  interessante  lettera  dal  dottor  Edmondo  Trom- 
betta, colonnello  medico,  segretario  dell'  Ispettorato  di  Sanità  mili- 
tare. Dato  l'argomento  di  attualità,  i  cenni  che  il  col.  Trombetta  ci 
manda,  desunti  in  massima  da  un  articolo  pubblicato  dal  tenente 
generale  medico  Ferrerò  di  Cavallerleone,  nella  Nuova  Antologia, 
saranno  letti  con  vivo  interesse  :  «  La  vaccinazione  antitifica  »  —  egli 
scrive  —  «  fu  iniziata  nelle  nostre  truppe  combattenti  in  Libia  fin 
dall'agosto  19T2.  In  un  primo  periodo,  dal  settembre  1912  al  giu- 
gno 1913,  furono  eseguite  16,191  vaccinazioni  ;  e,  mentre  nei  non 
vaccinati  si  ebbe  una  morbosità  del  35,3  "/n  e  una  mortalità  del 
7,1  %,  nei  vaccinati  con  vaccino  Kolle-Pfeiffer  si  ebbe  una  morbo- 
sità dell' 1,04  '^/o  con  mortalità  zero;    e,  nei   vaccinati    con    vaccino 


-  83  - 

Vincent,  una  morbosità  del  0,3  /„  con  mortalità  zero.  In  un  secondo 
periodo,  dal  giugno  1913  al  dicembre  1913,  furono  eseguite  11,703 
vaccinazioni  antitifiche.  In  Tripoiitania  si  ebbe  una  morbosità  del- 
l' 1,9  7u  e  una  mortalità  del  0,2  "/<>  "ei  non  vaccinati,  mentre  nes- 
sun caso  di  tifo  si  verificò  nei  vaccinati.  In  Cirenaica,  invece,  si 
ebbe  una  morbosità  del  6,6  "j^,  e  una  mortalità  dell'  1,4  nei  non 
vaccinati,  di  fronte  a  una  morbosità  nei  vaccinati  del  0,29  «  q  con 
mortalità  zero  :  e  ciò  in  rapporto  con  le  persistenti  condizioni  di 
guerra  nella  nuova  colonia.  Durante  il  1914  la  vaccinazione  anti- 
tifica fu  proseguita  nella  Libia  e  nell'  Egeo,  e  praticata  anche  in 
parecchi  presidi  dell'  Italia.  Nella  Tripoiitania  le  vaccinazioni  ese- 
guite furono  3964  :  nei  non  vaccinati  si  ebbe  una  morbosità  del 
2,8  "/o  con  una  mortalità  del  0,8,  mentre  nessun  caso  di  tifo  fu  se- 
gnalato nei  vaccinati.  Nella  Cirenaica  si  eseguirono  solo  1657  vac- 
cinazioni :  nei  non  vaccinati  si  ebbe  una  morbosità  del  7,6  "y  con 
una  mortalità  del  2,9  :  nei  vaccinati,  invece,  furono  segnalati  tre 
casi  di  tifo,  dei  (juali  uno  in  un  militare  che  aveva  subito  una  sola 
vaccinazione  ;  ma  nessuno  dei  casi  ebbe  esito  letale.  Neil'  Egeo  si 
eseguirono  1950  vaccinazioni  nel  presidio  di  Rodi,  e  nel  1914  furono 
segnalati  soltanto  2  casi  di  tifo  nei  non  vaccinati.  Nel  distaccamento 
di  Scutari  di  Albania  furono  sottoposti  alla  vaccinazione  completa 
264  militari,  e  fra  essi  non  si  verificò  alcun  caso  di  tifo.  In  Italia 
la  vaccinazione  fu  praticata  nei  militari  da  destinarsi  ai  reparti  indi- 
geni e  ai  corpi  volontari  per  la  Libia  (5847  vaccinazioni)  e  in  alcuni 
battaglioni  mobilitati,  che  si  trovavano  pronti  in  Sicilia  (7623  vacci- 
nazioni). Così  pure  la  vaccinazione  antitifica  fu  praticata  in  quei 
presidi,  nei  quali  o  dominava  1'  epidemìa  tifica  nella  popolazione 
civile,  o  si  era  manifestato  qualche  focolaio  in  alcuni  reparti  :  cosi, 
per  esempio,  a  Vellelri,  Lonato,  Brescia,  Genova  e  Bergamo  »]. 
269.  Fester  (Richard),  o.  Prof.  d.  mittl.  u.  neueren  Gesch.,  Univ.  Halle  a. 
S.,  [successore  di  G.  Droysen]:  Briefe,  Aktenstucke  tind  Reg .  z.  Gesch. 
d.  Hohenzollernschen  Thronkandid.  in  Spanien  (19 13)  —  Neue  Beiir. 
e  Gesch.  etc.  (1913)  —  Die  Genesis  der  Etnsdepesche  (1915)  (Berlin. 
Paetel's  Verlag,  1913-1915).  [Dell'ultimo  libro,  sul  dispaccio  di  Ems, 
per  il  quale  Liebknecht  padre  accusò  Bismarck  di  falso,  cosi  rende 
conto  il  germanofilissimo  Popolo  Romano  del  io  febbraio  1915  : 
«  Se  questo  libro  fosse  uscito  un  anno  fa,  forse  molti  avrebbero  du- 
bitato della  necessità  di  dedicare  250  pagine  ad  un  esame  minuzio- 
sissimo e  dettagliato  di  trattative  comprendenti  in  sostanza  la  sola 
settimana  dal  6  al  13  luglio  1870,  le  quali  erano  note  nelle  loro 
conseguenze  e  non  potevano  che  mutare  nei  singoli  piccolissimi  det- 
tagli. Oggi  però,  mentre  vediamo  quotidianamente  quanto  riesca 
difficile  stabilire  la  verità  sulle  cause  di  una  guerra,  anche  quando 
l'antefatto  si  è  svolto   davanti  ai  nostri    occhi,    si  capisce    l'impor- 


-   84  - 


tanza  di  uno  studio  per  illuminare  anche  i  dettagli  di  una  attività 
diplomatica  intesa  ad  evitare  un  conflitto  europeo.  Per  es.  il  cosi- 
detto  dispaccio  onde  il  13  luglio  1S70  Re  Guglielmo  di  Prussia  an- 
nunciava al  Cancelliere  conte  Bismarck  la  rottura  delle  trattative 
diplomatiche  col  conte  Benedetti,  Ambasciatore  di  Napoleone  III, 
fu  violentemente  criticato  dai  socialisti  antimilitaristi  tedeschi.  Nel 
1S92  il  deputato  Liebknecht,  padre  dell'  attuale  deputato  socialista 
tedesco,  ed  allora  capo  del  partito,  pubblicava  un  opuscolo  intito- 
lato La  falsificazione  del  dispaccio  di  Ems  :  Come  si  provocano  le 
guerre.  In  questo  opuscolo  si  tentava  insomma  di  provare  che  Re 
Guglielmo  avesse  telegrafato  il  13  luglio  1870  a  Bismarck  in  una 
forma  diversa  di  quella  data  da  Bismarck.  Mentre  Re  Guglielmo, 
telegrafando,  non  avrebbe  avuto  in  animo  di  provocare  l'immediato 
conflitto,  Bismarck  avrebbe  invece  raggiunto  tale  effetto,  facendo 
pubblicare  dalla  stampa  ufficiosa  un  testo  falsificato  che  a  Parigi 
doveva  essere  considerato  come  una  provocazione.  L'accusa  fu  im- 
mediatamente respinta  dal  successore  di  Bismarck,  il  Cancelliere 
conte  Caprivi,  che  dimostrò  dalla  tribuna  del  Reichstag  come  le 
modificazioni  introdotte  da  Bismarck  nel  testo  del  dispaccio  reale, 
si  limitassero  a  quei  punti  che  dovevano  essere  modificati  quando 
un  dispaccio  del  Sovrano  al  suo  primo  ministro,  non  dedicato  alla 
pubblicazione,  deve  essere  trasformato  in  un  documento  ufficiale, 
destinato  a  passare  alla  storia  come  elemento  esplicativo  di  un  grande 
conflitto  europeo.  Oggi,  à  22  anni  di  distanza  da  tali  accuse  e  di- 
fese, mentre  è  più  vivo  che  mai  in  Germania  il  ricordo  di  quella 
guerra  alla  quale  si  deve  la  fondazione  dell'Impero  tedesco  che  com- 
pie oggi  nel  mondo  la  grande  prova  delle  forze  acquisite,  allora,  con 
la  sua  unità,  il  libro  del  prof.  Fester  riprende  in  esame  spassiona- 
tamente la  storica  settimana  che  trascorre  dalla  prima  dichiarazione 
fatta  dal  governo  Ollivier-Grammont  alla  Camera  francese  il  giorno 
6  luglio,  alla  rottura  dei  rapporti  tra  il  Re  e  l'Ambasciatore  il  13  lu- 
glio. Così  chiaramente  si  vede  ciò  che  invano  [?]  Emilio  Ollivier  ha 
cercato  di  negare  nella  sua  monumentale  opera  sull' Impero  liberale, 
che  fu  cioè  unicamente  la  politica  leggera  ed  inconsulta  del  Gabi- 
netto francese  che  condusse  ad  un  conflitto,  al  quale  la  Prussia  non 
pensava  [!?!].  E  come  allora  si  accusava  Bismarck  di  una  politica 
provocatrice  e  della  falsificazione  di  un  documento  decisivo,  così  oggi 
gli  avversari  della  Germania  cercano  accusarla,  ad  onta  del  linguaggio 
chiaro  dei  documenti  diplomatici,  di  aver  voluto  una  guerra  che 
nessuno  più  dell'  Imperatore  Guglielmo  si  è  sforzato  di  evitare  fino 
all'ultimo  momento  [!?!].  E  non  differentemente  si  cerca  oggi  far  cre- 
dere che  siano  stati  travisati  e  soppressi  documenti  esplicativi  per 
attenuare  la  responsabilità  della  politica  tedesca.  Ben  a  proposito 
dunque  il  prof.  Fester  dimostra  col  suo  piccolo  libro,  denso  di  con- 


_   85   - 

tenuto,  come  fossero  infondate  le  accuse,  riguardo  all'  origine  della 
guerra  del  1870.  Non  dubitiamo  che  gli  storici  futuri  potranno  con 
uguale  efficacia  dimostrare  altrettanto  |>er  le  tragiche  giornale  del 
luglio  1914  ».  -  Sulla  falsificazione  del  famoso  dispaccio  di  Ems, 
cfr.  un  notevole  art.  di  Pietro  Silva  nel  Corr.  della  Sera,  luglio  1915]. 

270.  FiLiPKscL-  (Capo  dei  Conservatori  puri  dissidenti  diRumenia):  Lettera 
a  Gabello  Meminoli,  Bukarest,  genn.  1915  {Giornale  d' Italia,  23  gen- 
naio 1915}.  [«La  Romenia  si  trova  oggi  nell'identica  situazione  in 
cui  si  trovò  r  Italia  alla  vigilia  della  guerra  del  1S59.  Era  del  resto 
previsto,  e  il  signor  Buoi  diceva:  —  Abbiamo  abbastanza  di  un  Pie- 
monte ai  piedi  delle  Alpi,  senza  volerne  avere  ancora  un  altro  ai 
piedi  dei  Carpazi.  —  Un'  identità  di  situazioni  che  si  aggiunge  al- 
l' identità  dei  nostri  interessi  e  alla  comunanza  della  nostra  origine. 
Realizziamo  ora  insieme  il  nostro  compito  dell'ora  presente.  Tutto 
dovrebbe  decidere  1'  Italia.  Se  1'  Italia  marcia  e  sopratutto  se  essa 
marcia  in  tempo,  essa  può  offrire  ai  suoi  alleati  come  apporto,  oltre 
il  suo  esercito  numeroso,  600,000  baionette  romene  in  una  situazione 
strategica  eccezionale.  L'  Italia  ha  dunque  il  diritto  di  dire  :  —  Se 
noi  ci  battiamo,  600,000  romeni  marcieranno  immediatamente .  —  Tocca 
agli  uomini  di  Stato  italiani  di  trarne  tutti  i  benefici  possibili  per  il 
momento.  A  questi  vantaggi  si  aggiungeranno  le  conseguenze  be- 
nefiche nel  futuro.  L'  Italia  potrà  contare  per  la  sua  politica  balca- 
nica suli'  amicizia  di  una  Romenia  di  14  milioni  d'  abitanti  le  cui 
simpatie  mai  si  sono  smentite  e  più  si  rafforzeranno  dopo  la  comune 
prova  del  fuoco  ».  Ma  Filipescu  non  è  il  Re  di  Rumenia  !]. 

271.  Flach  J.):  Le  siège  de  Paris  en  i^go  et  G.  dii  l^air  {Revue  Bleue, 
Paris,  5-12  dèe.  1914  et  19-26  dèe).  [Paragona  la  campagna  del  1590 
con  quella  del  1914]. 

272.  Flat  (Paul),  Directeur  de  la  Revue  Bleue  :  Quelques  traits  de  l'àme 
fran^aise  7-  Esquisse  d'un  esprit  nouveau  —  Un  prophète  de  r Alle- 
magne  :  Biilow  —  Le  prestige  de  la  Vie  taire  —  L 'Institut  de  France 
et  la  Guerre  {Revue  Bleue,  Paris,  S  aoùt  1914-9  janv.  1915  .  [Que- 
sti articoli  sono  nei  numeri  dell'  8  agosto,  21  nov.,  5  die.  1914, 
2  6  9  genn.   1915.  —  Sono  poi  stati  riuniti  in  volume]. 

273.  Fo.\  (Arturo)  :  La  spada  d'Italia  (Casa  ed.  Lattes,  Torino,   1915Ì. 

274.  FoscHiNi  (A.):  Un  filosofo  della  guerra:  Diego  Ruiz  (Bologna,  1914). 
Vedi  sub  voce  Ruiz. 

275.  FouR.NOL  (Etienne),  Député  de  l'Aveyron,  Directeur  hon.  au  Min. 
de  Travaux  Publics  :  Les  origines  de  la  Guerre  -  Sur  un  crime  politi- 
qite  {Revue  Bleue,  Paris,  8  aoùt  1914-2  janv.  1915). 

276.  Fr.vccaroli  Arnaldo)  :  La  toeletta  di  Vallona  con  molte  fotografie). 
{La  Lettura,   Milano,  febbr.    1915).  [A  p.    107-1x3.   Interessante]. 

277.  Fran<;ois-Poncet  (André.  Vedi  Poncet. 

278.  Gaeta  i^Conte  Ces  re  di),  «Colonn.  di  St.  Maggiore,  napoletano»  :  Il 


—  86  — 

matrimonio  del  Principe  di  Napoli  e  l'alleanza  italo-franco-russa  (Na- 
poli, 1891).  [Scrive  Giovanni  Miceli  nel  Messaggero  del  io  feb- 
braio 1915  :  «  Prima  dell'eco  di  questa  grande  guerra  ve  ne  fu  il 
presentimento  nella  letteratura.  Da  parecchi  anni  veniva  fuori  ogni 
tanto  un  libro,  che  voleva  essere  come....  la  cronaca  della  guerra 
dell'avvenire.  L'Italia  vi  aveva  parte  principale  in  un  campo  o  nel- 
l'altro, secondo  le  passioni  politiche  e  gli  odi  dello  scrittore.  Queste 
pubblicazioni  venivano  lanciate  con  sagace  ardimento  editoriale  e 
avevano  fortuna  presso  il  pubblico,  che  ama  leggere  i  romanzi.  Non 
ebbe  ([uindi  uè  poteva  avere  fortuna  l'opuscolo  di  un  precursore,  di 
un  solitario  che  nel  1891,  quando  più  salda  era  la  triplice  alleanza  e 
l'Italia  corrosa  da  lue  germanofila,  previde  l'avvenire  in  un  modo 
diverso.  Quel  solitario  era  uno  scrittore  napoletano,  tutt' altro  che 
sovversivo:  un  bel  vecchio  dall'aspetto  marziale,  dal  pizzo  imbian- 
cato degli  ufliciali  del  1860.  Era  infatti  un  antico  ufficiale,  il  conte 
Cesare  di  Gaeta,  colonnello  di  stato  maggiore,  aiutante  di  campo 
di  Vittorio  Emanuele  II.  In  quell'epoca  Vittorio  Emanuele  III,  gio- 
vanissimo, era  soltanto  principe  ereditario  e  comandava  a  Napoli  il 
i"  reggimento  di  fanteria.  E  non  era  sulla  via  di  alcun  fidanzamento. 
Cesare  di  Gaeta  lo  fece  fidanzato  e  sposo  in  una  finzione  letteraria. 
Lo  immaginò  sposo  di  una  principessa  montenegrina  e,  attraverso 
questo  matrimonio,  previde  un  ravvicinamento  cordiale  dell'Italia 
alla  Russia  e  un'alleanza  italo-franco-russa  e  una  guerra  vittoriosa 
contro  la  Germania  e  l'Austria,  e  la  redenzione  di  Trento  e  Trieste. 
Attraverso  queste  fantasticherie  poetiche  riviveva  in  Cesare  di  Gaeta 
il  dotto  ufficiale  di  Stato  maggiore.  Egli  esaminava  i  futuri  teatri 
strategici  della  guerra  europea  e  spiegava  perchè  i  governi  di  Ber- 
lino e  di  Vienna  trattassero  l'Italia  come  la  Cenerentola  della  Tri- 
plice Alleanza:  l'efficienza  militare  dell' Italia  accanto  alla  Germania 
e  all'Austria  non  poteva  che  essere  scarsa  :  mentre  decisiva  sarebbe 
stata  a  favore  della  Francia  e  della  Russia  ».  —  Debbo  dire  però  che, 
se  non  l'opuscolo,  l'autore  è  molto  misterioso.  Mi  scrive  infatti 
l'ii  febbr.  1915  il  mio  valente  collaboratore  capitano  M.  T.  Carac- 
ciolo :  «  Da  accurate  ricerche  alle  due  Biblioteche  militari  e  all'Ar- 
chivio dell'Ufficio  storico  risulta  che:  i"  Non  si  trova  nessun  opuscolo 
dell'autore  Cesare  di  Gaeta  ;  2"  Nessun  aiutante  di  campo  di  S.  M. 
Vitt.  Em.  II  o  Umberto  si  è  mai  chiamato  Di  Gaeta  ;  3"  Negli  An- 
nuari militari,  dal  187 1  a  oggi,  non  si  trova  mai  nessun  ufficiale,  di 
cpialunque  arma,  che  si  chiami  de  Gaeta  o  di  Gaeta  o  Gaeta  o  si- 
mili. Guardi  se   per    caso    non    sia    una predizione    fatta    dopo? 

Oggi  ne  pullulano  !   Distinti  saluti.  M.  T.  Caracciolo  »]  (i). 


a)  Questo  prova  senipliceinente  c\ib -aX  Messaggero  conoscono  gli  scrittori  militari  meglio 
che  sW'Uffici»  Storico  (almeno  nel  periodo  in  cui  questo  fu  diretto  dal  Ten.  Col.  Ferrari  !)  In- 
fatti, da  posteriori  ricerche,  e  per  la  cortesia  dell'on.  deputato  Giampietro,  ho  potuto  possedere 
io  stesso  l'opuscolo   Kd  è  cosi   intitolato  :  SulUi  \  Triplice  Alleanza  \  Considerazioni  politiche 


—  87  — 

279-  Gaivain  (Auguste)  :  Les  Origims  de  la  Guerre  {Reme  de  Paris,  1914). 
[Il  I  cap.  è  nel  n."  del  15  nov.,  p.  104-128;  il  II  è  in  <]uelIo  del  i»  die. 
p.  231-256;  il  HI  è  in  quello  del  15  die,  p.  394  e  seg.  ;  interessantis- 
simo; segue  passo  passo  i  vari  documenti  diplomatici  dei  Libri 
Bianco,  Azzurro  e  Arancio]. 

280.  Gavda  (Virginio),  collaboratore  della  Stampa  :  L'Italia  d'oltre  con- 
fine. (Un  volume  in  12",  Torino,  Fratelli  Bocca).  [Notevolissimo]. 

28 1.  Gavda  (Virginio):  L'Austria  di  Francesco  Giuseppe  (2'  edizione  del 
volume:  La  Crisi  di  un  Impero  \  r  voi.  in  12".  Torino,  Bocca,  1915V 
[Questa  nuova  edizione  del  libro  del  Gavda  (la  prima  si  è  esaurita  in 
poco  più  di  un  anno)  contiene,  aggiunto,  un  notevole  capitolo  sul 
problema  ruteno  che  oggi  è  di  viva  attualità.  —  Eccone  il  sommario  : 
Parte  prima:  I problemi  nazionali.  Il  Parlamento  del  popolo  -  Le 
otto  bandiere.  —  L^ invasione  czeca  :  Gli  Czechi  -  Civiltà  czeca  -  Il 
dramma  etnico  dell'Impero.  —  La  crisi  del  germanismo  :  Tramonto 
tedesco  -  La  difesa  tedesca  -  Ribelli  tedeschi.  —  Il  pericolo  serbo: 
Il  governo  bosniaco  -  I  coloni  tedeschi  -  Irredentismo  serbo  -  L'e- 
nigma ruteno.  —  Il  problema  semita:  I  figli  d'Israele  -  Capitalismo 
ebraico  -  Il  nuovo  campagnuolo  -  L'ascensione  ebraica.  —  Parte 
seconda:  Le  classi  e  i  partiti.  L'imperatore  e  il  popolo.  —  L'ari- 
stocrazia: Nobiltà  feudale  -  «  Ancien  regime».  Dietro  le  quinte.  — 
La  Chiesa:  Sotto  la  croce  -  Il  tesoro  di  guerra  -  Sulla  breccia  -  11 
governo  dei  neri  -  I  rossi  neri.  —  Il  militarismo  :  Ufficiali  austriaci 
-  La  caserma  e  la  patria  -  Il  partito  di  guerra  -  I  militari  e  l' Italia.  — 
L'armata  civile:  Burocrazia  austriaca  -  La  porpora  e  il  tarlo  -  La  po- 
lizia. —  La  borghesia  :  I  buoni  borghesi  -  L'opinione  pubblica  e  i 
giornali.  —  //  proletariato  :  La  gente  oscura  -  Gli  imperiali  regi  so- 
cialisti -  Nazionalismo  socialista  -  Oltre  il  pane  quotidiano]. 

282.  Geisser  (Alberto).  Vedi  Riforma  sociale. 

283.  GiLLOUiN  (René)  :  Psychologie  du  Germanisme  {Revue  de  Paris, 
\"  genn.  1915,  p.  206-224).  [«  Les  prodigieux  succès  de  l'Allemagne 
d'hier  ne  sauraient  s'e.xpliquer  que  par  un  prodigieux  concert  des 
volontés  allemandes.  C'est  l'agencement-  intérieur  de  ce  concert, 
c'est  la  nature  et  la  valeur  de  ses  éléments,  c'est  la  qualité  du  lien 
qui  les  unit  que  nous  voudrif)ns  rendre  sensibles  en  examinant  tour 
à  tour  les  rapports  du  Christianisme  d'une  part.  du  Mysticisnie  de 
l'autre,  de  la  Raison  enfin,  avec  l'État,  dans  la  Prusse  d'autrefois, 
dans  l'Allemagne  d'aujourd'hui  ».  Contiene  i  seguenti  capitoli  :    Le 


n  militari  \  titll' onorevole  \  Conte  Cesare  di  Gaeta  |  Napoli  |  Riccardo  Marghieri  di  Giu- 
seppe.... I  1891.  —  Sono  91  pag.  in  8<*  con  tavole,  stampate  a  Napoli  da  Frane.  Giannini  e 
figli,  nell'agosto  del  1891.  —  Dall'on.  Giampihtro  ho  saputo  che  l'autore,  colonnello  a  ripo%p 
(checché  ne  dica  ['Ufficio  .Storico/),,  fu  Deputato  per  le  LegisI.nture  XI,  XII,  XIII,  XIV  e  XV. 
per  Napoli  II,  Sala  Consilina  e  Salerno  III.  —  Altre  notizie,  che  ini  confermarono  quelle  fa- 
voritemi dal  Giampietro,  ebbi  dall'on.  Chiesa  che  si  è  giovato  nei  suoi  scritti  antitriplicisti 
dell'ops.  del  suo  collega  napoletano.  [A.  L.]. 


—   88    — 

Christianisvìe ,  Le  Mysticisrne,  L' Èvatigile  «  scientìfique  »  de  la  Race. 
Conclude  :  «  Il  faut  battre  l'Allemagne  assez  complètement  pour 
qu'elle  puisse  souscrire  à  sa  défaite  et  nous  en  devenir  reconnais- 
sante....  »  percliè  allora  ci  sarà  nell'anima  tedesca  «  cette  revolution 
intérieure,  cette  conversion  totale  en  dehors  de  laquelle  il  n'y  a  pour 
l'Europe  et  pour  l'Allemagne  elle-méme  point  de  salut  »]. 

284.  Giretti  (Ed.),.  Deputato.  Vedi  Bazzi. 

2S5.  GoRE.MVKiNE  (J .  L.),  Consigliere  privato,  Segr.  di  Stato,  Senatore, 
Pres.  del  Consiglio  dei  Ministri  (Russia)  :  Dichiarazioìii  del  Governo 
russo  sulla  guerra.  Resoconto  della  Duma  (io  febbr.i.  [In  tutti  i  gior- 
nali dell'  II  febbr.   1915.  Comunicato  della  Stefani^ 

286.  Gkaziadei  Prof.  Antonio),  Deputato  socialista  di  Imola  :  Le  dottrine 
socialiste  e  la  guerra  europea  (Conferenza  all' Univ.  Pop.  di  Milano, 
17  genn.  1915).  [Ecco  il  resoconto  che  della  conferenza  diede  il  Cor- 
riere della  Seia  del  18  genn.  1915  :  «  L'attesa  per  la  conferenza  era 
assai  viva,  poiché  si  aspettavano  dal  Graziadei  affermazioni  che  sa- 
pessero di  eresia  in  confronto  all'orientamento  sancito  dalla  Dire- 
zione del  Partito  rispetto  all'atteggiamento  dell'  Italia  nella  confla- 
grazione europea.  Il  Graziadei  gode  già  una  certa  fama  d'eretico  in 
seno  al  Partito  per  certi  atteggiamenti  coraggiosi  che  egli  ha  osato 
assumere  in  dati  momenti  sfidando  i  fulmini  dei  direttori  del  Par- 
tito e  mettendo  a  repentaglio  il  collegio  politico  :  speravano  gli  in- 
tervenzionisti  che  egli  approfittasse  dell'occasione  della  conferenza 
per  parlare  chiaramente,  avendo  una  buona  volta  superato  incertezze 
e  dubbi.  Ma  le  speranze  loro  son  rimaste  deluse.  Per  esser  sinceri, 
la  conferenza  del  Graziadei  ha  scontentato  ancor  più  i  neutralisti.  Il 
deputato  di  Imola  nella  prima  parte  della  conferenza  parlò  limpida- 
mente, seguendo  un  filo  logico  e  dicendo  come  sia  un  «  assurdo  da 
cialtroni  »  pretendere  che  il  socialismo  di  fronte  a  tutte  le  guerre  si 
rincantucci  nella  medesima  posizione  di  principio  :  ogni  guerra  ha 
una  sua  particolare  fisonomia  per  cui  sola  va  giudicata.  Rinneghe- 
rebbero il  socialismo  coloro  che  volessero,  ad  esempio,  opporsi  ad  una 
guerra  di  difesa  ;  «  difesa  che  può  essere  anche  offesa  dappoiché  il 
miglior  modo  di  difendersi  è  talvolta  quello  di  attaccare  ».  Ma  nella 
seconda  parte  della  conferenza,  durata  ben  due  ore,  il  Graziadei  è 
apparso  confuso,  disorientato.  Egli  si  è  sperduto  in  un  cumulo  di 
distinzioni,  di  tergiversazioni,  di  «  ma  »,  di  «  se  »,  di  «  magari  », 
di  «  forse  »....  che  hanno  sfiorito  le  affermazioni  prima  fatte.  L'ora- 
tore é  .sembrato  non  sicuro  di  sé,  insomma  incerto,  slegato,  preoccu- 
pato di  dire  e  di  non  dire:  o  di  dire  appena  fino  ad  un  certo  punto. 
Era  evidente  nel  deputato  di  Imola  lo  sforzo  di  non  sbilanciarsi,  e 
cosi  il  suo  discorso  si  è  risolto  in  un  «  dentro  e  fuori  »  che  ha  ser- 
vito magnificamente  a  mettere  in  vista  il  suo  imbarazzo  ed  altresì.... 
il  suo  ossequio  alla  disciplina  del  Partito.  Seguire  la  conferenza  passo 


-  89  - 

passo  non  è  perciò  fattibile  ;  basterà  porre  in  evidenza  qualche  affer- 
mazione fra  le  più  notevoli.  Ha  aflermato  il  Graziadei  che  non  è  pos- 
sibile fare,  per  le  popolazioni  ancora  barbariche  dell'Africa  e  dell'Asia, 
la  stessa  afi'ermazione  del  principio  di  nazionalità  che  si  fa  per  le  na- 
zioni civili  :  se  cosi  fosse,  si  dovrebbero  condannare   assolutamente 
le  colonizzazioni,  mentre  non  si  può  negare  che  l' Inghilterra  mediante 
le  colonizzazioni  è  stata  una  vera  propayatrice  della  civiltà.  Il  Gra- 
ziadei è  pure  di  quelli  che  credono  non  essere  possibile  lo  svolgimento 
libero  della  lotta  di  classe  in  un  paese  dove  le  classi  sono  ancora  an- 
gustiate dalla  lotta  contro  lo  straniero  oppressore.  E  perciò  le  guerre 
per  raggiungere  le  indipendenze  nazionali,  se  sono  mali,  sono  mali 
necessari.  Un  male,  ma  necessario,  è  stata  infatti   la  prima  guerra 
degli  Stati  balcanici  contro  la  Turchia.  L'oratore  ha  anche  ammesso 
che  non  è  possibile  che  nazioni  le  quali  non  hanno  ancora  comple- 
tato l'unità  nazionale  —  come  la  Romania,  come  l'Italia  —  possano 
dimenticare  i  loro  fratelli  irredenti,  quando  questi  si  trovino  soggetti 
ad  un  Governo  conculcatore  ed  oppressore.  Ciò  detto,  il  Graziadei 
è  venuto  ad  una  prima  conclusione  dicendo   che   i   socialisti,    come 
tali,  non  possono  prendere  iniziativa  di  qualsiasi  guerra,    ma   che   i 
socialisti,  sia  come  individui,  sia  come  collettività,  non  possono  non 
subire  determinate  guerre  cui  sono  trascinati.  Sulle  spese  militari  il 
deputato  di  Imola  ha  parlato  largamente,    sostenendo    che   si   deve 
cessare  di  farne  una  questione  di  politica  interna   per   farne   invece 
una  di  politica  internazionale.  Solo  cosi  si  potrà  addivenire  alla  di- 
minuzione graduale  degli  armamenti.  Passando  ad  esprimere  il  suo 
giudizio  sulla  guerra  attuale,  l'oratore,  pur  pensando  un  gran  bene 
del  popolo  tedesco,  ha  riconosciuto   i  pericoli   del    pangermanismo, 
dicendo  che  ad  una  egemonia  tedesca  sarebbe  sempre  le  mille  volte 
preferibile  l'egemonia  inglese  ;  ma  poi  si  è  inviluppato  nel  dedalo  delle 
contraddizioni,  delle  autodemolizioni.  Nell'ultima  parte  il  Graziadei 
avrebbe  dovuto  venire  ad  una  conclusione;  ma  naturalmente  una  con- 
clusione limpida,  che  fosse  tale,  è  mancata.    Talune    premesse,  che 
avevano  raccolto  le  sintomatiche  pronte  acclamazioni  degli  interven- 
zionisti  sparsi  nella  sala,  avrebbero  dovuto  portare  logicamente  alla 
ati'ermazione  dell'intervento:  invece  l'on.  Graziadei  ha  fatto   sua  la 
tesi  della  neutralità  relativa  che,  per  il  Partito  socialista,  deve  essere 
un  po'  pili  relativa  di  quel  che  possano  volerla  gli  altri  partiti.  Egli 
ha  riconosciuto  ancora  una  volta  che  le  classi  dominanti  si  suicide- 
rebbero se  dal  conflitto  non  riuscissero  a  trarre  qualche  onesto  e  le 
gittimo  vantaggio   per  l' Italia  ;    ma   per   ciò    riconoscere  ha  dovuto 
smettere  di  giudicare  dal  punto  di  vista  socialista  ed  ammettere  in- 
vece che  siccome  in  Italia  i  socialisti  sono  ancora  in  minoranza,  così 
devono  lasciar  fare  a  chi  ne  ha  il  diritto.  Da  ultimo  il  Graziadei  ha 
detto  che  il  problema  più  importante  dell'Italia  è  di  non  uscire  dalla 


_  90   — 

crisi  europea  essendo  isolata  nel  sistema  delle  alleanze  :  partecipi  o 
non  partecipi  alla  guerra,  la  pace  deve  concludersi  trovandosi  l'Italia 
ben  protetta  da  una  salda  alleanza  difensiva.  Pur  tra  le  sottigliezze 
ed  i  «  distinguo  »  della  parte  conchiusiva  della  conferenza,  si  è  però 
potuto  estrarre  questo  nocciolo,  per  ben  nascosto  che  fosse  :  Se  do- 
mani la  guerra  si  farà,  il  Partito  socialista  farà  la  sua  protesta  ideale, 
ma  lascerà  che  l'Italia  compia  i  suoi  destini.  Perchè  sono  dei  cial- 
troni quelli  che  giudicano  possibile  la  rivolta  :  sarà  solo  possibile  la 
commedia  della  rivolta  :  una  triste  commedia  ».  —  Naturalmente,  un 
giornale  del  partito  del  Corriere  doveva  parlare  a  questo  modo  ;  ma 
chi  voglia  rendersi  conto  serenamente  del  contenuto  di  questa  ele- 
gante Conferenza,  ripetuta  il  24  genn.  1915  a  Bologna  all'Univ.  Pop., 
farà  bene  di  leggere  il  sunto  del  Resto  del  Carlino,  dal  quale  togliamo 
questo  brano  principale  del  testo  della  Conferenza  :  «  Il  Partito  so- 
cialista dovrebbe  ispirarsi  nella  sua  opera  ad  una  duplice   funzione. 
Come  partito  d'avvenire  esso  deve  superare  idealmente  il  presente, 
e  combatterlo  in  nome  di  diversi  e  superiori  principi.  Come  partito 
che  vive  nell'oggi,  deve  però  tener  conto  anche  della  realtà  imme- 
diata e  delle  soluzioni  che  essa  impone  alle  classi  dirigenti.   Poiché 
le  società  e  le  nazioni  si  sviluppano  per  fasi  inevitabili  ed  in.soppri- 
mibili,  e  la  maturità  del  socialismo  è  collegata  al  fatto  che  certe  fasi 
siano  superate,  i  socialisti  coscienti  non  possono  pretendere  che  l'Italia 
di  oggi  salvi  situazioni  nazionali  che  non  ha  ancora  raggiunto  ed  il 
cui  ottenimento  può  essere  storicamente  necessario.  I  socialisti  che 
fanno  proprio  il  programma  delle  rivendicazioni  nazionali,   e   che   a 
tale  scopo  predicano  essi  stessi   la  guerra,    si    mettono   fuori   ideal- 
mente dal  socialismo.  All'opposto,  i  socialisti  che  negano  l'esistenza 
dei  problemi  della  nazionalità  politica,  solo  perchè  alla  loro  soluzione 
potrebbe  essere  necessaria  la  guerra,  vogliono  far  girare  la  ruota  della 
Storia  più  rapidamente  di  quanto  essa  non  giri.    —  Gli  avversari  par- 
lano di  bancarotta  del  socialismo.  IMa  come   si   poteva  credere  che 
un  movimento  nato  da  pochi  decenni  e  privo  ancora  di  una  sufHciente 
coordinazione  internazionale,  riuscisse  ad  impedire,  quello   che   non 
hanno  mai  potuto  impedire  né  il  Cristianesimo  né  la   Chiesa   catto- 
lica ?  Il  fallimento  vero  è  da  parte  della  civiltà  europea.  —  Le    ra- 
gioni di  principio  per  cui  il   Partito    socialista    è    piìi   di   ogni   altro 
contrario  in  massima  alla  guerra,  si  riconnettono    alle    sue    idealità 
internazionali  ed  ai  suoi  legittimi  interessi  politici.  La  guerra  in  fondo 
è  la  più  coattiva  e  la  più  grave  tra  le  varie  forme  di  collaborazione 
di  classe.  Sul  terreno  della  realtà  contingente   non   tutte    le    guerre 
sono  biasimevoli  allo  stesso  grado.  Abbandonando  altri  e  meno  ac- 
cettabili criteri  di  distinzione,  le  guerre   si   possono   classificare   se- 
condo il  grado  di  necessità  a  cui  obbediscono,  e  secondo   siano,    o 
non  siano,  mezzi  indispensabili  per  raggiungere    il  socialismo.  Date 


—    gi- 
lè dottrine  storiche  del  marxismo    le    guerre    per  il  raggiungimento 
delle  grandi  unità  nazionali    e    per    la    formazione    conseguente  dei 
grandi  mercati  interni  e  del    capitalismo    indigeno    sono    fra    quelle 
rispetto  alle  quali  la  critica  socialista  non  può    impostarsi    come    di 
fronte  ad  altre.   —  Lo  stesso  si  dica  per  quelle    di    vera   e   propria 
difesa  nazionale.   Le  nazioni  sono  un  prodotto  naturale  come  la  loro 
divisione  in  classi.   La  loro  difesa  si  impone  a  tutti    per   sentimenti 
e  necessità  che  nel  momento  del  pericolo  sovrastano  ad  ogni    altro 
criterio.  Così  il  sindacalismo    rivoluzionario    francese    ha    rinunziato 
per  ora  completamente  alla  sua  erronea  predicazione  contro  il  fatto 
delle  patrie.  L' internazionalismo  è  integrazione,  non  negazione  delle 
nazionalità.   —  Nel  giudizio  sulla  guerra  attuale  si  esagera  vedendo 
tutto  il  bene  da  una  parte  e  tutto  il  male  dall'altra.  Se  l'Inghilterra 
è  politicamente  ben  più  progredita  della  Germania,  la  Russia  ufliciale 
non  è  certo  un  faro  di  civiltà.  Ad  ogni  modo  tre  fatti  essenziali  son 
certi  :  che  la  Germania  e  l'Austria  hanno  premeditato  lo  schiaccia- 
mento della  Serbia  e  delle  sue  legittime  aspirazioni  nazionali,  e  sono 
quindi   andate    contro    il    principio  di  nazionalità  ;  che  la  Germania, 
invadendo  il  Belgio,  è  venuta  meno  al   rispetto   di   un   trattato    che 
ne  garantiva  la  neutralità  e  che  portava  anche  la  firma  della  Prussia; 
che  la  Germania  mira  sul  continente  europeo  ad  una  egemonia  che 
costituisce  un  pericolo  per  le  nazioni  minori.  Anche  l'egemonia  in- 
glese ha  i  suoi  pericoli,  ma  essi  sono,  specialmente  per  gli  Stati  euro- 
pei minori,  di  gran  lunga  meno  gravi.  La  scomparsa  della  egemonia 
inglese  è  desiderabile  solo  se  ottenuta  attraverso  a  competizioni  che 
costituiscano  un  progresso,  non  un  regresso.    —  La  condotta    inter- 
nazionale degli  Imperi  centrali  merita  una  sanzione  punitiva.  Guai 
se  non  l'avessero.  La  Serbia  deve  raggiungere  la  parte  legittima  delle 
sue  aspirazioni  nazionali  ;  il  Belgio    deve   essere    liberato.    Non    per 
questo  sarebbe  desiderabile  lo  schiacciamento  —  del  resto  troppo  dif- 
ficile —  della  Germania.  Se  gli  insuccessi  anche  solo  relativi  del  mi- 
litarismo e  dell'  Imperatore  determineranno  l'evoluzione  in  senso  de- 
mocratico della  costituzione  politica  della  Germania,  la  causa  della 
pace  avrà  fatto  in  Europa  un  passo  decisivo.   —  Sostenendo  finora 
la  neutralità  dell'Italia,  il  Partito  socialista  ha  compiuto  in  linea  di 
principio  il  proprio  dovere,  ha  esercitata  la  propria  funzione,  ed  ha 
interpretato  gli  interessi  nazionali  quali  sino  ad  ora  si  presentano.  Ta- 
luni socialisti  hanno  però  indebolita  la  loro  causa  con  alcuni  errori.  — 
Anzitutto  non  hanno  visto,  nelle  condizioni  attuali  d'Europa,  la  neces- 
sità storica  dei  problemi  di  nazionalità.  —  Infatti,  si  deve  riconoscere 
che,  se  certe  evenienze  si  verificassero,   le  classi  dirigenti    manche- 
rebbero alla  loro  funzione  —   che  non  è  la  nostra  —  se  non  cercas- 
sero di  completare  l'unità  nazionale.  —  Inoltre  taluni  hanno  parlato  di 
neutralità  assoluta,  nel  momento  stesso  in  cui,  dichiarando  che  avreb- 


—   92    — 

bero  difesa  la  patria  se  aggredita,  hanno  in  realtà  riconosciuto  di 
essere  anch'essi  —  sebbene  con  maggiore  fermezza  degli  altri  —  per 
la  neutralità  relativa.  Per  vero  la  neutralità  in  una  Europa  ancora 
barbarica,  può  restare  assoluta  solo  in  linea  di  principio.  —  L'ultimo 
errore  di  taluni  socialisti  è  stato  quello  per  cui,  mentre  da  prima  la 
neutralità  socialista  fu  proclamata  anche  come  sanzione  contro  la 
condotta  degli  Imperi  centrali,  in  seguito  per  reazione  contro  gli  al- 
trui eccessi  polemici,  hanno  finito  per  apparire  quasi  come  i  difensori 
di  questi  stessi  Imperi.  —  Finora  la  neutralità  ha  giovato  anche  al 
Paese.  Se  l'Italia  fosse  entrata  in  guerra  durante  il  1914  --  come 
volevano  gli  interventisti  assoluti  —  e  vi  fosse  entrata  naturalmente 
contro  gli  Imperi  centrali,  essa  si  sarebbe  esposta  ai  maggiori  pe- 
ricoli. La  forza  militare  relativamente  modesta  del  nostro  Paese  po- 
trà acquistare  un  valore  crescente  solo  in  rapporto  all'indebolimento 
degli  altri.  Dichiarandosi  allora  neutrale,  l'Italia  ha  dunque  giovato 
grandemente  all'Intesa,  senza  esporsi  a  pericoli  che  l'avrebbero  resa 
troppo  poco  utile  anche  a  quest'ultima.  Non  si  può  d'altronde  pre- 
tendere che  la  grande  massa  sia  eroica  e  si  esponga  per  idealità  che 
non  la  tocchino  troppo  da  vicino.  L'Inghilterra  ha  difeso  il  Belgio 
perchè  dalle  coste  belghe  la  Germania  la  minacciava  direttamente.  — 
Il  problema  politico  per  l'Italia  d'oggi  —  non  socialista,  e  purtroppo 
neppure  veramente  borghese  —  sta  prevalentemente  in  questo.  Noi 
non  abbiamo  interessi  diretti  contro  la  Germania.  Dal  punto  di  vista 
nazionale  l'egemonia  della  Germania  costituirebbe  un  pericolo  perora 
soltanto  indiretto.  Il  conflitto  diretto  esiste  invece  coll'Austria.  Scop- 
piata la  crisi  europea,  si  vide  subito  che,  se  l'Austria  si  fosse  indebo- 
lita, l'occasione  legittima  si  sarebbe  presentata  per  compiere  l'unità 
nazionale.  Non  è  impossibile  che,  ad  un  dato  momento,  neppure  la 
Germania  abbia  più  interesse  ad  impedire  una  azione  dell'Italia,  con- 
tenuta nei  ben  determinati  limiti  che  soli  interessano  il  Paese  quale  è 
oggi.  Se  il  Governo  e  le  classi  dirigenti  otterranno  il  fine  solo  per 
via  diplomatica,  tanto  meglio.  In  caso  contrario  è  spiegabile  che  essi 
ricorrano  ad  altri  mezzi.  —  Piegandoci  allora  dinanzi  alla  Storia  che 
passa,  noi  socialisti  dovremmo  trovarci  in  queste  condizioni  :  di  po- 
ter dire  onestamente  che  la  rottura  della  neutralità  italiana  avvenne 
con  una  ponderazione  che  non  si  sarebbe  verificata,  almeno  nella 
stessa  misura,  senza  il  nostro  contrappeso;  avvenne  in  un  momento 
e  con  fini  pei  quali  lo  sforzo  ed  i  pericoli  risultarono  ben  minori  ;  e  si 
determinò,  anche  per  merito  nostro,  nel  senso  meno  dannoso  ai  prin- 
cipi di  nazionalità,  di  libertà  e  di  giustizia  internazionali  :  questioni 
tutte  di  estrema  importanza  anche  per  le  classi  operaie.  —  All'  in- 
fuori di  questo  atteggiamento  non  ci  può  essere  che  l'insano  tenta- 
tivo di  un'impossibile  rivolta,  o,  peggio  ancora,  la  commedia  della  ri- 
volta ».  —  Abbiamo  creduto  opportuna  questa  lunga  citazione,  perchè 


—   93   — 

essa  racchiude  liitta  la  dottrina  dei  numerosi  confratelli  dell'on.  Gra- 
ziadei,  il  quale  e  in  Romagna  ed  alla  Camera  .t;ode  della  generale 
estimazione.  —  V'ari  scritti  suoi,  di  argomento  politico,  sono  stati 
raccolti  in  volume  nel  191 5,  e  ne  riparleremo]. 

287.  Grev  (Sir  Edw.).  Vedi  sub  voce  Worlds-Work. 

288.  Haeberlin.  Vedi  Reynold. 

2S9.  Har.mand  (Jules),  Ambassadeur  honoraire  :  Le  saldai  japonais  elsa 
coopération  évcntuellc  eii  Europe  [Rei'ue  Dleuc,  Paris,  21-28  novem- 
bre 1914  , 

290.  Héraut  (Le)  :  Echos  du  Camp  de  Zosseu.  Seu/  juiirval  velie  au 
monde  entier  par  lélépathie  sans  fil  \^.  i,  18  dèe.  1914.  M.  Titel- 
zeichn.  und  4  Lagerskizzen.  Die  letzte  Seite  des  Blattes  enthalt  lus- 
tige  Anzeigen.  2  BU.  in  gr.  Folio).  Rédacteur  principal  :  Eugène 
Dienne  ;  Rédacteur  en  chef:  Lue  Fichtner  ;  Secrétaire  de  la  Ré- 
daction:  Léonce  Taillandier;  Directeur  fondateur:  Leon  Niemack. 
[Indicato  nel  Kaialog  75  dell'  Anliquarial  Paul  Graupe  di  Berlino, 
febbr.  19 15,  senza  dirne  il  prezzo,  e  con  questa  Nota  :  «  Die  erste 
und  einzige  Nummer  der  von  den  franzòsischen  Gefangenen  in 
Zossen  herausgegebenen  Zeitung.  Die  Nummer  wurde  nur  in  kleiner 
Auflage  lithographisch  hergestellt  und  sofort  nach  Erscheinen  kon- 
fìsziert  und  vernichtet.  Es  ist  eruiesen,  dass  von  dieser  eigenartigen 
Zeitung  nur  wenige  Exemplare  erhalten  geblieben  sind.  Die  Heraus- 
geber  suchten  sich  mit  Witz  und  Humor  ùber  die  unfreiwillige  Ge- 
fangenschaft  hinuegzusetzen.  Amiisant  sind  die  Zeichnungen.  Nicht 
ohne  Absicht  scheint  das  Datum  der  Herausgabe  der  Zeitung  ge- 
wàhlt  zu  sein,  es  ist  der  18.  Okt.  der  Jahrestag  der  Schlacht  bei 
Leipzig.  Am  Schluss  der  Zeitung  rufen  die  Redakteure  ihren  Lesern 
zu  :  "  Lisez  et  conservez  le  prochain  Nr.  du  Héraut,  il  fera  epo- 
que !!  "  ein  Hinweis,  der  durch  die  schnelle  Sistierung  nicht  zur 
Ausfiihrung  gelangen  konnte.  Ausserordentliche  Seltenheit  !  »]. 

291.  Hel-vel  (Van  den).  Vedi  sub  voce  Van  den  Hevvel. 

292.  HiNDENBURG.  Vedi  sub  voce  Burgdorff. 

293.  HouLLEViGUE  (L.)  :  Le  Canon  fran^ais  de  75  {Revue  de  Paris, 
I"  die.  1914,  p.  200-217).  [.Spiega  ai  profani  il  funzionamento  e  la 
perfezione  dell'  artiglieria  francese  e  dei  pezzi  da  75  in  uso  nella 
Campagna  del  1914-15]. 

294.  HuGELMANN  (Dr.  Karl),  Cons.  aulico,  Segretario-capo  del  Tribunale 
Supremo  di  Vienna  :  Politische  Sludien  (Roller,  Vienna,  191 5).  [In 
questa  bibliografia  va  tenuto  conto  del  capitolo  sul  Tùrr  e  sulle  pre- 
tese trattative  sue  del  1867  con  Bismarck  per  la  cessione  del  Tren- 
tino all'Italia.  Scrive  un  redattore  del  Popolo  Romano,  19  feb.  1915: 
«Sulla  vita  statale  dell'Austria  nei  due  ultimi  secoli  uno  dei  più 
noti  giuristi  au.striaci,  il  quale  si  è  sempre  occupato  largamente  della 
parte  storica  nella  sua  scienza,  e  che  è  stato  anche  l'autore  di  for- 


—   94   — 

tunati  saggi  biografici  per  la  grande  Enciclopedia  biografica  tedesca, 
il  consigliere  aulico  e  segretario  capo  del  Tribunale  supremo  dottor 
Carlo  Hugelmann,  ha  raccolto,  compiendo  i  70  anni,  una  serie  di 
questi  saggi  in  un  volume  che  è  tra  i  più  pregevoli  specialmente 
per  chi  voglia  studiare  i  più  ardui  problemi  statali  dell'Austria  come 
è  uscita  dalla  legislazione  costituzionale  del  1861  in  poi.  Non  ab- 
biamo bisogno  di  rilevare  quanto  sia  scarsa,  specie  in  Italia,  la  co- 
noscenza sicura  dei  complicati  congegni  costituzionali  austro-unga- 
rici. Perciò  raccomandiamo  il  volume  di  Hugelmann  ad  un  accurato 
esame  di  chi  intende  occuparsi  sotto  tale  punto  di  vista  dell'Austria. 
Vi  sono  inoltre  due  capitoli  della  parte  storico-biografica  che  inte- 
ressano anche  direttamente  l'Italia:  l'uno  riguardante  la  biografia 
del  barone  Antonio  Salvotti,  il  noto  giudice-istruttore  dei  processi 
del  182  J,  tracciata  dall' Hugelmann  ;  l'altro  è  una  replica  alle  affer- 
mazioni fatte  a  suo  teìnpo  dal  generale  Stefano  Tiìrr  circa  pretese 
sue  trattative  nel  iS6j  con  Bismarck  per  la  cessione  del  Trentino. 
Non  entriamo  oggi,  per  ragioni  facili  a  comprendersi,  nell'  esame 
di  questa  seconda  questione,  ma  in  quanto  alla  biografia  del  Sal- 
votti, pur  riconoscendo  la  serena  obbiettività  dell'  autore  nella  mag- 
gior parte  dei  punti  controversi,  vorremmo  contestare  un  suo  giu- 
dizio che  non  ci  pare  del  tutto  esatto.  Hugelmann  crede  che  nessun 
attacco  possa  essere  diretto  contro  l'attività  inquisitoriale  del  Sal- 
votti, perchè  «  nessuno  ha  potuto  provare  che  egli  abbia  violato  le 
norme  processuali  allora  vigenti  ».  Ora  questo  è  senza  dubbio  giu- 
dizio da  giurista,  non  da  storico.  .Si  possono  forse  approvare  i  me- 
todi dell'inquisizione  in  .Spagna  o  del  Consiglio  dei  Dieci  a  Venezia 
soltanto  perchè  questi  metodi  corrispondevano  alle  norme  fissate  per 
i  tribunali  in  questione?  Processi  fatti  alle  intenzioni  ed  allo  spirito 
complessivo  di  una  attività  politica  come  quelli  che  furono  dal  Sal- 
votti istruiti  contro  Silvio-Pellico  e  contro  Federico  Confalonieri,  non 
possono  essere  giudicati  alla  stregua  dell'  osservazione  più  o  meno 
stretta  alle  norme  processuali  vigenti,  come  quelli  che  si  istruiscono 
a  carico  di  un  reo  confesso,  di  un  reato  comune.  E  ciò  il  Governo 
austriaco  comprese,  perchè  Hugelmann  dice  nella  sua  biografia  che 
il  Salvotti,  dopo  aver  raggiunto  a  35  anni  l'ambito  posto  di  consi- 
gliere alla  Corte  di  Appello  di  Verona,  fu  lasciato  20  anni  .senza 
promozione  e  fu  poi  allontanato  dal  Lombardo-Veneto  evidentemente 
perchè  lo  stesso  Metternich  non  trovava  più  opportuna  una  conti- 
nuazione dei  metodi  giuridici  coi  quali  erano  stati  condotti  a  termine 
i  processi  del  1821  »]. 
295.  Idea  Democratica  (Z')  (Roma,  1914-15, /!><?.«/;;/).  [E  l'organo  ufficioso 
della  Massoneria.  Per  dare  un'idea  del  suo  programma,  citiamo  un 
brano  di  un  suo  articolo,  in  difesa  del  Ministero  Salandra,  pubblicato  il 
21  genn.   191 5  :   «  Fra  un  Ministero  di  conservatori  che  ci  desse  ga- 


—   95    — 

ranzia  di  fare  la  guerra  per  l'Italia  e  contro  l'egemonia  germanica, 
e  un  Ministero  sedicente  democratico  clie  fosse  neutralista  e  germa- 
nofilo.  noi,  veramente  democratici,  che  reputiamo  che  l' interesse 
della  Patria  e  1'  ideale  della  dem.ocrazia  concordino  perfettamente 
neir  imporci  la  guerra  contro  gli  Imperi  centrali,  non  avremmo  un 
minuto  di  esitazione  ».  —  E  in  ciuesto  foglio  ciie  il  nostro  erudito 
amico  prof  Ercolk  Rivalta  ha  risposto  alle  tendenziose  pubblica- 
zioni dei  vari  Prezzolini  e  dei  vari  Voinovich  d'Italia  contro  una  Dal- 
mazia italiana,  che  i  nostri  avversari  non  conoscono,  non  hanno 
studiata  e  non  vogliono  studiare.  E  il  Rivalta  e  Videa  Democratica 
hanno  bene  meritato,  nel  1915,  del  nostro  Paese]. 
296.  Inf.  [pseudonimo]  :  Die  Kriesa's/tir sorge  dciitscher  Stàdie  im  Jahre 
1870-71  {Frank/.  Zeitnng,  4  fehbr.  1915).  [Favoritomi  dal  Prof  F.  von 
Duhn;  vi  trovo  questo  interessante  parallelo  fra  il  1S70  e  il  1915: 
«  Im  Kriege  von  1870-71  war  die  Fùrsorge  der  deutschen  Stàdte  bei 
weitem  nicht  so  umfangreich  wie  in  diesem  Kriege.  Als  Beispiel 
mòge  die  Kriegsfìirsorge  Berlins  im  Krie^-e  1S70-71  dienen.  Auf  Vor- 
schlag  des  stadtischen  Militàrkommissarius  genehmigten  die  stàdti- 
schen  Behòrden,  wie  wir  der  demnàchst  erscheinenden  «  Zeitschrift 
fùr  Kommunahvissenschaft  »  entnehmen,  dass  fur  die  Familien  der 
Reservisten  und  Landwehrmànner  folgende  Unterstiìtzungssàtze  gel- 
ten  sollten  wòchentlich  :  Eine  Familie  ohne  Kind  15  Sgr.  bis  i  Taler 
—  Eine  Familie  mit  i  Kind  25  Sgr.  bis  i  ^ :\  Taler  —  Eine  Familie 
mit  2  Kindern  i  bis  i  V;i  Taler  —  Eine  Familie  mit  3  Kindern  i  '/.■? 
bis  2  Taler.  —  Zugleich  stellte  die  stàdtische  Behórde  20,000  Taler 
zur  Verfiigung  des  stadtischen  Militàrkommissarius.  Am  9.  Septem- 
ber  1870  wurde  bestimmt,  dass  die  verschiedenen  Unterstiìtzungs- 
sàtze aufgehoben.  und  nur  ein  Unterstiitzungssatz  stattfinden  solle, 
nàmlich  i  Taler  fiir  jede  Frau  und  15  Sgr.  fiir  jedes  Kind.  Hilfsbe- 
diirftige  stàdtische  Beamtenfrauen,  die  den  Gehalt  ihres  Mannes 
teilweise  beziehen,  erhalten  die  volle  Unterstiitzung.  Bis  zum  i.  Ja- 
nuar  187 1  gingen  14,044  Unterstiitzungsgesuche  ein.  Unterstiitzt  wur- 
den  in  den  einzelnen  Kommissionen  12,845,  durch  fremde  Behòrden 
auf  stàdtische  Rechnung  68,  im  ganzen  12,913  Personen  mit  394,495 
Talern,  24  Sgr.,  5  Pf  Ueber  die  Verhàltnisse  im  Jahre  1871  ist  fol- 
gendes  zu  berichten  :  Die  Unterstùtzungen  der  Familien  einberufener 
Reservisten  und  Landwehrmànner  betrugen  602,493  Taler,  dazu 
kommen  33,143  Taler  fiir  den  Transport  verwundeter  und  kranker 
Soldaten  nach  den  Lazaretten,  im  ganzen  wurde  also  fiir  militàri.sche 
Zwecke  565,396  Taler  verausgabt.  Die  entsprechende  Summe  des 
Vorjahres  belief  sich  auf  475,001  Taler.  Von  der  Gesamtsumme  der 
Stadt  erstattete  die  Staatsregierung  280,000  Taler  zuriick.  Im  Jahre 
187 1  wurden  16,780  Unterstiitzungsgesuche  eingereicht,  16,671  Fa- 
milien erhielten  Zuwendungen.  Im  Kampfe  oder  infolge  des  Krieges 


-   96    - 

starben  388  Mànner,  2,47  Prozent  der  Einberufenen.  deren  Familien 
drei  Jnhre  untersti'itzt  wurden.  --  Auch  liieraus  ersiehl  man,  vvie  sehr 
sich  die  Verlialtiiisse  inzvvischen  geàndert  haben  !   »]. 

297.  Irredenti  [Gli).  Vedi  sub  voce  Romani. 

298.  Istriani  {G/')  a  Vittorio  Emanuele  II  nel  1866  (Rlilano,  1915,  Ravà 
e  C.  ed.,  n.  4  dei  Problemi  italiani).  [U.  O.  ristampa  qui  una  parte 
dell' ops.  La  Provincia  dell'Istria  e  la  Città  di  Trieste,  Fir.,  Bar- 
bèra, agosto  1S66  ;  è  un  Appello  scritto  da  Carlo  Coml)i  ^1827-1884). 
Seguono  Note  storiche  molto  importanti  fra  cui  questa  :  «  Venezia 
mirò  sempre  a  conquistarsi  i  confini  naturali  raggiungendo  lo  scopo 
nella  guerra  contro  Massimiliano;  e  non  se  ne  sarebbe  rimossa,  ove 
la  lega  di  Cambrai  non  le  avesse  franto  l'impresa.  A  convincersi  di 
questi  intenti  della  Repubblica,  che  pur  era  padrona  dell'  Istria,  a 
rivendicare  all'  Italia  tutta  la  sua  frontiera  orientale,  veggasi  p.  e. 
tra  i  vecchi  storici,  Raffaello  Caresino  presso  Muratori  (Rerum  ital. 
script.,  voi.  XII,  pag.  473),  e,  dei  più  vicini  a  noi,  l'austrìaco  Mo- 
relli {Storia  di  Gorizia,  voi.  I,  Gorizia,  Seitz,  1854-1855)  il  quale 
narra  come  l'Austria  temesse  che  Venezia  o  presto  o  tardi  avrebbe 
tentato  di  estendere  il  proprio  confine  dalle  rive  dell'Isonzo  ai  sommi 
vertici  delle  Alpi  Giulie  per  congiungere  i  suoi  domini  di  terraferma 
all'  Istria  e  signoreggiare  gli  ampi  varchi  della  Carsia.  E  difatti  il 
Luogotenente  della  Patria  Vide  Morosini  (Relation  del  Mafico  N. 
Vido  Morosini  ritornato  Luogotenente  della  Patria  del  Friuli,  pre- 
sentato in  collegio  a  dì  22  febbraio  1570  ;  Udine,  Trombetti-Mu- 
rero,  1857)  scriveva  :  «  A  ovviare  a  questa  furia  turchesca  et  impe- 
dire il  suo  passaggio,  io  stimo  che  non  si  possa  farlo  né  più  facil- 
mente né  più  comodamente  che  alli  medesimi  passi  del  Carnio  e  del 
Carso....  Io  tengo  impossibile  il  poterli  ostare  né  al  fiume  Lisonzo 
né  in  altri  luoghi  della  patria  •:■>.  Ma  sopratutto  sarà  bene  Napoleone  I 
che  meriterà  fede.  Fu  egli  che  chiamò  «  l'Alpe  Giulia  compimento 
del  Regno  Italico»  (Thiers,  lib.  XXIII),  —  che  giudicò  «  non  sarebbe 
l'Austria  esclusa  dall'  Italia  senza  che  la  linea  dell'Adige  fosse  por- 
tata all'Alpe  Giulia  ■■>  (Corrispondenza  tra  Berthier  e  Marmont,  nei 
Méinoircs  di  (juest'  ultimo,  lib.  IX,  Schònbrunn,  28  e  31  dicembre 
1805  ;  Linz,  28  gennaio  x8o6  ;  Monaco,  5  e  26  febbraio},  —  che 
disse  «  Palmanova  non  atta  a  difendere  nemmeno  1'  Isonzo  »  [Mé- 
inoires  di  Marmont,  voi.  II,  lib.  IX),  —  che  «distingueva  l'Istria  nella 
sua  importanza  tra  le  altre  venete  Provincie  »  (Nota  diplomatica  di 
Bonaparle  ai  plenipotenziari  austriaci,  in  data  del  28  luglio  1797, 
riferita  da  Daniele  Pallaveri  nel  suo  Campoformio,  Firenze,  Le  Mon- 
nier,  1864),  —  e  che  dettò  perfino,  sia  pure  con  frase  esagerata,  che 
«  r  Istrie  l'emporte  par  la  convenance  et  par  la  valeur  intrinsèque 
de  l)caucoup  sur  la  Lombardie  »  < ÌMémoires  pour  serz'ir  à  l'histoirc 
de    Franca   soiis    Napoléon,    Parigi,   1825,  voi.  VI,  pag.  545).    Onore 


—   97    — 

quindi  al  generale  Guglielmo  Pepe,  che  nel  1848  scriveva  al  magna- 
nimo Carlo  Alberto  :  «  Sire,  vi  saluterò  Re  d'  Italia,  quando  avrete 
passato  l'Isonzo  »  (Antonini,  Friuli  Orienlale,  Milano,  Vallardi,  1.S65, 
pag.  463)  »]. 

299.  KossAK  (W.),  pittore  polacco:  Wspomiicnia  (1  voi.,  1915.  Vedi  sub 
voce  Amfiteatrofk. 

300.  Labriola.  Vedi  sub  voce  Woltmann. 

301.  Lacour-Gaykt  (G.),  Prof,  à  la  Sorbonne,  Membre  de  l'Institut  :  La 
(Jut'stioìì  des  Roumaivs  if  Aiitriche-Hoiigrie  (Paris,  1915).  [«  Les  lec- 
teurs  du  Figaro  n'ont  pas  oublié  cette  étude  d'un  des  grands  pro- 
blèmes  de  l'heure  présente  ;  dans  ce  tirage  à  part,  M.  L.-G.  a  com- 
plète son  travail  sur  plusieurs  points  ».  Figaro,  21  febbr.   191 5]. 

302.  Lallemand  (Charles),  Insp.  gén.  des  Mines,  Membre  de  l'Institut: 
La  guerre  actuelle  et  ses  conséquences  géographiques  {Revue  Bleue, 
Paris,   19-26  dèe.   1914)- 

303.  Lanson  (Gustave)  :  L'Epopèe  du  ''Journal  ojficieì  "  {Revue  de  Paris, 
1°  die.  1914,  p.  147-162).  [Tratti  di  eroismo  della  Campagna  del  1914, 
nei  .semplici  e  laconici  brani  del  Journal  Officici  del  Governo  fran- 
cese]. 

304.  Lanson  (Gustave)  :  Culture  allemande,  htimanité  russe  {Revue  de  Pa- 
ris, 15  dèe.  1914,  pag.  333-34S).  [Spiega  come  l'anima  francese  si 
senta  più  vicina  all'  incolta  e  semibarbara  anima  russa  che  non  a 
quella  dell'  incivilita  Germania]. 

305.  Lavisse  (Ernest)  de  l'Académie  francaise  :  L'État  d'esprit  qu'il 
faut  avoir  {Revue  de  Paris,  i"  genn.  1915,  p.  5-12).  [«  A  peu  près 
tonte  la  presse  nous  induit  aux  illusions....  Il  n'est  pas  vrai  que 
l'AIlemagne  soit  à  bout  de  forces.  Sa  puissance  militaire  demeure 
formidable....  Mais....  comme  la  diplomatie  allemande,  la  strategie 
allemande  s'est  tronipèe....  Toutes  les  nations  se  détournent  de 
l'AIlemagne....  C'est  bien  l'àme  francaise  tonte  entière,  de  tous 
points  opposée  à  l'àme  allemande,  et  pleinement  révélèe  par  notre 
peuple  en  armes,  qui  arréte  l'invasion,  la  refoule,  la  vaincra.  Ne 
nous  dissimulons  pas  la  grandeur  de  l'effort  qui  reste  à  faire,  ni  la 
puissance  de  l'ennemi,  ni  son  courage....  Prèvoj'ons  des  heures 
noires  où  il  nous  faudra  faire  appel  à  notre  foi  et  à  toutes  nos  rai- 
sons  d'espèrance....  La  France,  depuis  un  demi-siècle  déprimée, 
déchue  aux  regards  d'autrui  et  à  ses  propres  regards,  reprendra  son 
rang  plus  haut  que  jamais  »]. 

306.  Lavisse  (Ernest):  La  Guerre  {Revue  de  Paris,  15  nov.  1914.  P-  i-9)- 

307.  Lemonnier  (Henry)  :  Paris  menacé  (Revue  de  Paris,  1°  genn.  1915, 
pag.  96-103).  [A  proposito  della  minaccia  tedesca  del  1914,  il  Le- 
monnier rievoca  le  ansie  di  Parigi  minacciata  nel  luglio-settembre 
del  1536,  all'  epoca  della  guerra  tra  Francesco  I  e  Carlo  V]. 

308.  Lévy  (Raphael-Georges)  :    Les    effets   de   la  guerre   au  point  de  vue 

13 


-   98   — 

ìtwnétaire  {Revue  Bleue,  Paris,  8  aoùt  -  28  nov.  1914).  [Sul  medesimo 
argomento  scrisse  lo  stesso  Lévy  nella  Revue  des  Deux  Mondes\. 

309.  LiEBKNECHT  deputato,  padre  dell'omonimo  deputato  del  1915):  La 
falsificazione  del  dispaccio  di  Eins.  Come  si  provocano  fé  gìte7-re  (Ror- 
lino,   1892).  [Vi  rispose  il  prof.  Fester.  Vedi  stib  voce']. 

310.  LissAUER  :  Feldzugsbiichlein  (Perthes,  Gotha,  1915,  2  volumetti). 
[Oltre  alla  narrazione  degli  avvenimenti,  contiene  articoli  di  conside- 
razioni letterarie  e  filosofiche  dovuti  alla  penna  del  poeta  Lissauer 
che  col  suo  Caìito  dell'odio  (all'Inghilterra)  è  diventato  nel  1915 
popolarissimo  e  si  è  assicurata  la  benevolenza  del  Kaiser]. 

311.  LoiSEAU  (Charles):  Le  parti  nationalistc  italiev  [Rrcue  de  Paris, 
\^  agosto  1914,  pag.  650  e  seg.).  [Il  Loiseau  conosce  bene  l'Italia  e 
vi  è  stato  anche  nel  1914  ;  è  un  sincero  amico  ed  ammiratore  del 
nostro  paese  e  delle  sue  più  giovani  energie]. 

312.  LoiSEAi:  (Charles;  :  La  neutralitc  ifalienne  {Revue  de  Paris,  15  die. 
1914,  pag.  381-393).  [Articolo  molto  documentato  e  assai  sereno,  infi- 
nitamente migliore  di  quello  superficialissimo  che  sullo  stesso  argo- 
mento stampò  nel  19 14  il  Gallavresi  nella  Revue  des  Deux  Mondes\ 

313.  Loisv  (Alfred),  Prof,  au  Collège  de  France  :  Articolo  sul  libro  del 
Witte  (vedi  stcb  voce)  e  su  quello  del  Chamberlain  (vedi  sub  voce). 
{Revue  Critique  del  16  genn.  1915).  [«  M.  Witte  gourmande  la  pacifis- 
tes  {nel  1914,  alla  vigilia  della  guerra)  :  «  Dieu  a  promis  le  monde 
aux  plus  habiles....  ».  M.  Witte  ne  s'est  pas  apercu  qu'il  faisait  du 
Dieu  de  l'Evangile  une  sorte  de  Camos,  sujet  à  toutes  les  infortu- 
nes  qui  atteignent  les  dieux  nationaux  »]. 

314.  LoRiNi  (Eteocle),  Prof.  ord.  di  Econom.  polit.  all'  Univ.  di  Pavia  : 
/  Decreti  di  Moratoria  e  il  Paradiso  di  Ali  {Secolo  XLX,  15  otto- 
bre 1914).  [Articolo  conclusivo  di  una  serie  di  studi  intesi  a  gettare 
il  grido  di  allarme  contro  la  invasione  economica  delle  Banche  pseudo- 
italiane (leggi  :  Banca  Commerciale)  ;  dimostra  come  tale  suo  atteg- 
giamento odierno  non  sia  in  contrasto  con  la  dottrina  liberista  da 
lui  Lorini  fino  ad  oggi  propugnata,  e  afferma  che  «  ciò  contro  cui 
si  combatte  ormai  coraggiosamente  da  parecchi  periodici  in  Italia  è 
che  la  politica  classica  della  porta  aperta  apertissima  verso  i  capitali 
stranieri  non  abbia  a  trasformarsi  in  un  sistema  di  sfruttamento 
economico  dei  capitali  e  del  lavoro  nostro  coartandoli  Sl'];- 

DOLAMENTE  A  TUTTO  NOSTRO  DANNO  »]. 

315-16.  LoTE  (René)  :  Du  Christianisme  au  Germanismi  (Paris,  1912J. 
[«  Thèse  de  doctorat  (Sorbonne)....  Un  des  rares  livres  qui,  avant  la 
guerre  —  trois  3ns  avant  la  guerre  —  essayaient  de  nous  faire  voir 
l'Allemagne  intellectuelle  telle  qu'elle  est  ».  Cfr.  Louis  Bertrand, 
Du  Christianisìne  au  Geinianistìie  {Le  Figaro,  27  genn.  1915)  ;  ottimo 
articolo  relativo  al  libro  del  Lote.  Questo  bel  libro  del  Lote  (René). 
Du  Christianisme  au  Germanisme,  è  citato  dal  Gillouin  nel  suo  studio 


—   99   — 

Psychologie  du  Germanisme  ;  lo  dice  uti  «  ouvrage  tendancieux  et 
passionile,  mais  plein  de  vues  suggestives  et  de  docuinents  intére s- 
sants  »]. 

317.  Louis  (Paul)  :  La  Démocratic  et  la  (iucrrc  {Revuc  Bletie,  Paris, 
21-2S  nov.    1914). 

318.  Llcifero,  Chiovenua,  CiRÀTULO,  De  LoLLis,  Rattazzi,  Caiumi  : 
Ilalia  Nostra  (a.  I,  1914  ;  a.  II,  1915).  [«  Settimanale  del  gruppo 
Pro  Italia  Nostra  ».  I  suddetti  signori  sono  i  membri  del  Comitato 
di  Redazione.  Gli  avversari  violenti  non  sono  mancati  a  questo  fo- 
glio così  visibilmente  tendenzioso.  Per  dare  un  saggio  di  tale....  let- 
teratura, traggo  dal  Popolo  d'Italia  del  15  die.  1914  questo  «  Meda- 
i^lione  al  Cromo  »  intitolato  «  L'on.  Lucifero  »  :  •  Bassotto,  goffo, 
presuntuoso,  imbecille,  sopratutto  imbecille,  ecco  l'on.  Alfonso  Lu- 
cifero, presidente  dell'Associazione  neutralista  «  Italia  nostra  ».  È 
calabrese,  gli  elettori  di  Cotrone,  la  ridente  cittadina  dell' Jonio,  lo 
hanno  mandato  alla  Camera.  Ora  ne  son  pentiti,  tanto  che  nelle 
elezioni  comunali  lo  hanno  lasciato  in  minoranza  e  lo  hanno  scac- 
ciato dal  Consiglio  Provinciale.  L'  onorevole  avrebbe  dovuto  andar- 
sene ;  faccia  tosta,  rimase.  E  un  poeta,  ma  un  poeta-animale.  Lo 
ha  confessato  lui  stesso.  C  è  una  sua  poesia  dedicata  a  Dio  che 
finisce  con  questi  meravigliosi  versi  :  Egli  è  un  infinito  spirito,  — 
Io  sono  un  animale.  —  Dato  il  suo  valore  intellettuale,  quando  nel 
primo  Ministero  Sonnino  fu  assunto  come  sotto-segretario  alla  Pub- 
blica Istruzione,  si  disse  negli  ambienti  politici  che  «  avevamo  un 
sotto-segretario  borghese  all'  Istruzione  ».  Egli  rappresentava  infatti 
l'analfabetismo,  il  che,  in  Italia  non  è  poca  cosa  !  Oggi  il  sig.  Lu- 
cifero è  diventato  il  paladino  più  tenace  della  neutralità  ad  oltranza, 
a  scopo  di  salvare  l'Austria.  In  altri  momenti  per  qualsiasi  altra 
ragione,  gli  atteggiamenti  politici  dell'  on.  Lucifero  sarebbero  stati 
sepolti,  come  i  suoi  versi,  sotto  una  tempesta  di  risate  ;  oggi,  la 
cosa  è  diversa.  Perchè  il  detto  signore,  marito  di  una  ebrea  unghe- 
rese, figlia  di  un  negoziante  di  pellami,  con  il  suo  agire  violente- 
mente in  contrasto  coi  sentimenti  nazionali  e  con  la  volontà  dei  suoi 
elettori,  è  diventato  l'esponente  grottesco,  ma  pur  grave,  di  una 
situazione  che  dev'  essere  denunciata  alla  pubblica  opinione.  Questo 
goffo  rappresentante  di  Cotrone  è  il  fondatore  di  un  giornaletto  ger- 
manofilo-accademico  (che  dovrebbe  persuadere  gl'Italiani  del  benefi- 
cio di  farsi  asservire  dalla  Germania),  insieme  ai  soliti  Grassi,  Barzel- 
lotti,  Curatoli,  ecc.  Nello  stesso  tempo  la  moglie  lavora  di  uncinetto 
insieme  alle  signore  della  Colonia  austriaca  a  Roma  per  preparare 
calze  e  sciarpe  per  i  soldati  austriaci  !...  Tutto  ciò  è  stomachevole 
e  deve  finire.  L'on.  Lucifero  non  può  restare  alla  Camera  ove  una 
delicata  situazione  morale  lo  rende  incompatibile.  E  presto.  È  ora 
di  mandarlo  al  diavolo  !  ».  —  Che  differenza  fra  questa  prosa  odiosis- 
sima ed  inelegante,  e  le  sottili  trafitture  di  Ugo  Ojetti  !]. 


—     lOO    

319.  LuMBROSO  'Dott.  Alberto)  :  //  «  tradiinento  »  dell'Italia  (Roma,  26  feb- 
braio 1915,  Idea  Nazionale  ^\  domenica  28  febbr.  1915).  [Lettera  aperta 
ad  Enrico  Corradini:  «  Mio  caro  Corradini,  Siccome  un  Leitmotiv  di 
certa  stampa  italiana  neutralista  a  oltranza  è  che  la  Germania  e  l'Au 
stria  hanno  riconosciuto  il  nostro  perfetto  diritto  alla  Neutralità,  si 
che  a  pace  fatta  non  ci  serberanno  rancore  per  non  aver  combattuto 
al  loro  fianco,  credo  utile  comunicarti  due  documenti  che  provano 
perfettamente  il  contrario.  A  Lipsia,  dunque  in  Germania,  non  in 
Austria,  una  reclame  editoriale  della  celebre  Casa  Reclam,  quella 
che  pubblica  la  nota  Universal  Bibliothek,  —  reclame  inserita  nelle 
principali  Riviste  nel  dicembre  scorso  all'epoca  dei  libri  di  strenna  - 
dopo  aver  stampato  a  caratteri  cubitali  che  ein  handliches,  ztiver- 
làssiges  Taschen-Wórterbitch  ist  fiìr  icnsere  Soldaten  IN  FEINDES- 
LAND  unentbehrlich  {un  Dizionario  tascabile  maneggevole  cui  ci  si 
possa  fidare,  è,  per  i  nostri  soldati  IN  TERRA  NEMICA,  indispen- 
sabile) raccomanda  d'inviare  ai  soldati  tedeschi  in  guerra,  oltre  il 
Dizionario  inglese  e  francese,  il  Dizionario  ITALIANO  {Italienisch , 
del  dott.  Fr.  Kòhler,  di  707  pagine).  Per  i  librai  tedeschi,  l'Italia 
non  è  un  paese  neutrale,  dunque,  ma  un  paese  nemico  {Feindesland)\... 
Ecco  poi  una  lettera  di  un  noto  scrittore  tedesco,  non  meno  espli- 
cita. A  chi  mi  rispondesse  che  un  letterato  e  scrittore  politico  non 
rappresenta  il  pensiero  di  tutta  la  Germania,  farei  osservare  che  il 
notissimo  Josef  Ludwig  Reimer  non  è  il  primo  venuto;  che  il  suo 
libro,  uscito  nel  1905,  intitolato  Ein  pangermanisches  Deutschland,  è 
un  vademecum  dei  pangermanisti;  ch'esso  ha  «  una  tendenza  anti- 
austriaca  »  riconosciuta  dallo  stesso  autore,  così  da  fare  del  Reimer 
un  rappresentante,  uno  dei  Representative  men,  come  direbbe  l' Emer- 
son, non  delle  sfere  austriache  ma  delle  sfere  tedesche,  e  che  in 
questo  momento  storico  essendo  i  pangermanisti  quelli  che  informano 
tutta  la  politica  e  l'azione  tedesca,  la  parola  del  Reimer  acquista 
singolare  valore.  Come  del  resto  già  osservò  l'on.  Labriola  nella  sua 
vigorosa  polemica  con  i  Tedeschi  e  tedescofili  Beloch,  Gnoli  e  com- 
pagni, il  volume  del  Reimer  è  tutto  un  programma  di  conquista  e 
di  espansione  pangermanica.  —  Orbene,  ecco  la  prosa  insolente  e 
imprudente  del  signor  Reimer.  Egli  mi  scriveva  il  18  febbraio  scorso: 
'<  Io  non  avrei  mai  e  poi  mai  potuto  concepire  come  possibile  un 
tale  acciecamento,  che  cioè  l'Italia  potesse  un  giorno,  in  un  caso 
grave,  prender  partito  più  o  meno  apertamente  o  nascostamente, 
contro  il  Regno  tedesco  idas  deutsche  Reich),  al  quale  l'Italia  deve 
TUTTO  {sic.'!)  e  con  il  quale  essa  ha  ancora  tanti  comuni  interessi 
di  espansione  per  cui  il  mio  ideale  era  finora  sempre  stato  una  al- 
leanza separata  italo-tedesca;  ma  di  ciò  non  si  potrà  più  parlare 
nell'avvenire,  poiché  intorno  al  VOSTRO  TRADIMENTO  v' è  in 
tutta  l'Europa  Centrale  un  solo  giudizio.  Solo  una  rapida  ed  ener- 
gica campagna  di  primavera  contro  la  Francia,    con  lo  scopo    della 


—     lOI    — 

più  rapida  conclusione  della  guerra  (e  ciò  si  farà  anche  senza,  o  even- 
tualmente CONTRO  L'ITALIA,  solo  in  tal  caso  un  poco  più  lenta- 
mente) potrà  mettere  molte  cose  a  posto  ».  —  Siamo  intesi:  l'Italia 
deve  tutto  alla  Germania  (anche  il  1859 ?i;  l'Italia  non  deve  più  con- 
tare sulla  possibilità  di  una  alleanza  con  la  Germania;  l'Italia  deve 
prepararsi  ad  essere  vinta,  se  si  schiera  contro  gli  Austro-Tedeschi 
che  le  negano  Trento,  Trieste,  la  Dalmazia.  —  Dobbiamo  esser  grati 
al  buon  Reimer  che  si  è  incaricato  di  distruggere  lealmente  ed  auto- 
revolmente la  leggenda,  creata  dai  vari  Barzelletti  italiani,  che  la 
Germania  ci  ricompenserà  della  Neutralità  se  sapremo  serbarla  sino 
alla  fine  di  questo  immane  conflitto  suscitato,  più  che  dai  piani  anti- 
slavi dell'Austria,  dalle  mire  e  dalla  propaganda  pangermaniche  dei 
Tedeschi.  —  Una  buona  stretta  di  mano  dal  tuo  amico  Alberto 
LUMBROSO   »]. 

320.  LusTiG  (Prof.  A.),  Senatore,  Membro  del  Comitato  Italiano  «  Pro  Po- 
lonia »  :  La  Preparazione  e  la  Difesa  sanitaria  dell'Esercito  (Ravà  e  C, 
Milano,  1915,  n."  3  dei  Problemi  italiani).  [Dà  molti  consigli  pratici, 
e  in  ultimo  questo  :  «  Nel  nostro  regolamento  per  il  servizio  in  guerra 
non  si  parla  della  cremazione:  ma  si  lascia  facoltà  di  provvedere  di 
versamente  dalle  norme  regolamentari  quando  lo  si  creda  necessario. 
Non  e.ssendo  però  prestabiliti  e  preparati  i  mezzi  opportuni  per  fare 
le  cremazioni,  difficilmente  si  potrà  ricorrere  a  questo  sistema,  quando 
l'interesse  militare  ed  altre  urgenti  necessità  riguardanti  i  feriti,  i  vi- 
veri e  simili  non  permettono  di  indugiarsi  in  preparativi  e  provve- 
dimenti insoliti.  Come  per  tutto  quello  che  abbiamo  fin  qui  detto, 
anche  per  questo,  ogni  particolare  deve  essere  in  precedenza  previ- 
sto e  organizzato,  perchè  solamente  dalla  oculata  e  completa  organizza- 
zione in  pace  deriva  la  forza  di  ogni  esercito  in  tempo  di  guerra  »]. 

321.  M.\L.\GODi  (Olindo)  :  La  Situazione  (bollettino  (juotidiano  ;  La  Tri- 
buna, Roma,  1914  e  1915).  [Lucio  d'Ambra  ossia  Renato  Manganella 
attribuisce  al  Malagodi  la  paternità  dei  quotidiani  articoli  La  situa- 
zione (art.  «  O.  Malagodi  giornalista  e  poeta  »  nella  Rass.  Contcmp. 
20  febbr.  1915,  p.  203  e  seg.),  ma  chi  conosce  lo  stile  del  Malagodi 
direttore  e  quello  del  Maffii  redattore-capo  della  Tribuna,  sa  bene 
quanto  più  frequenti  sieno  le  situazioni  del  Maffii  che  quelle  del  Ma- 
lagodi. Sono  più  spesso  del  Malagodi  quelle  sull'esercito  inglese, 
sulle  difese  della  Gran  Brettagna  etc,  perchè  di  (juegli  argomenti  è 
più  padrone  il  Malagodi,  vissuto  lungamente  in  Inghilterra,  che  il 
Maffii  ;  ma  la  paternità  della  serie  di  questi  bollettini  quotidiani  non 
può  essere  -  come  fa  il  Manganella  —  senz'  altro  attribuita  al  Ma- 
lagodi almeno  fino  alla  partenza  del  Maffii  per  il  fronte]. 

322.  Male  (Emile):  La  Cathédrale  de  Reims  {Revue  de  Paris,  15  die.  1914. 
p.  294-311.  [A  proposito  del  bombardamento  fattone  dai  Tedeschi 
nel  1914  e  che  sollevò  l'indignazione  di  tutto  il  mondo  civile]. 


I02     — 

323.  Marine  allemande  (Dans  la)  {Revue  de  Paris,  15  luglio  1914,  p.  411- 
427).  [Articolo  anonimo,  firmato  Liculenanl  ***,  ma  da  molti  attri- 
buito ad  un  ammiraglio  francese  in  attività  di  servizio]. 

324.  Maury  (L.)  :  Les  intellectiiels  alleniands  {Revue  Blcue,  Paris,  8  aoùt- 
14  nov.   1914). 

325.  Merciek  (Cardinal),  Archevécjue  de  Malines:  Le  tire  pastorale,  [1914J 
etc.   --  Vedi  sub  voce  Van  den  Heuvel. 

326.  Mercier  (Cardinal)  :  Pastorale,  «  Lettera  Episcopale  »,  Malines,  di- 
cembre 1914.  [Il  Cardinale  pubblicò  il  io  dicembre,  in  latino,  questa 
Circolare  a  tutte  le  parrocchie  della  diocesi  di  Malines  :  «  Voi  avete 
senza  dubbio  conoscenza  di  un  comunicato  del  Governo  tedesco  alla 
stampa  quotidiana  di  Bruxelles  nel  quale  è  detto  che  il  Cardinale  arci- 
vescovo di  Malines  non  è  stato  per  nulla  ostacolato  nell'esercizio  dei 
suoi  doveri  episcopali.  I  fatti  dimostrano  quanto  questo  comunicato 
sia  lungi  dalla  verità.  La  sera  del  i^  gennaio  e  il  giorno  dopo,  pa- 
recchi soldati  penetrarono  a  viva  forza  negli  appartamenti  dei  curati 
e  sequestrarono  la  mia  lettera  episcopale  e  proibirono  poi  ai  curati 
di  leggerla  ai  fedeli,  minacciando  le  pene  più  severe  per  le  loro  jjar- 
rocchie  e  per  essi  stessi.  Il  2  gennaio,  alle  6  del  mattino,  ricevetti 
ordine  di  comparire  in  mattinata  dinanzi  al  Governatore  generale  per 
fornire  spiegazioni  a  proposito  della  mia  lettera  ai  sacerdoti  e  ai  loro 
parrocchiani.  L'indomani  mi  fu  proibito  di  assistere  al  servizio  reli- 
gioso nella  cattedrale  di  Anversa,  e  infine  io  non  ebbi  autorizzazione 
a  viaggiare  liberamente  per  visitare  gli  altri  vescovi  del  Belgio.  1 
vostri  diritti  e  i  miei  furono  cosi  violati,  e  come  cittadino  belga,  come 
pastore,  e  come  membro  del  Sacro  Collegio  dei  Cardinali,  protesto 
energicamente  contro  la  violazione  di  questi  diritti.  Qualunque  sia 
l'interpretazione  che  altri  abbiano  potuto  dare  alla  mia  lettera  epi- 
scopale, è  provato  dall'esperienza  che  essa  non  presenta  alcun  peri- 
colo di  ribellione;  essa  ha  invece  servito  a  calmare  gli  animi.  Io 
mi  felicito  con  voi  perchè  avete  fatto  il   vostro   dovere  »]. 

327.  Miceli  (Giovanni)  :  La  guerra  nella  letteratura  {Messaggero,  Roma, 
IO  febbr.  1915).  [Parla  del  Conte  di  Gaeta,  del  Morasso,  del  Desico, 
del  Sulliotti  e  del  Bisi.  Ecco  il  giudizio  sul  Morasso  :  «  Per  qualche 
aspetto  appartiene  al  genere  fantastico  il  nuovo  libro  di  Mario  Mo- 
rasso :  La  nuova  guerra  -  Armi  -  Comòattenti  -  Battaglie  (Milano, 
Fratelli  Treves  editori,  1914  .  Attraverso  le  fasi  dell'attuale  guerra 
l'autore  ha  la  visione  della  guerra  dell'avvenire,  sotto  l'aspetto  del 
progresso  meccanico  sportivo  :  «^  Dal  combattimento  iniziale,  in  cui 
l'arma  è  incorporata  nell'uomo,  eccoci  al  combattimento  finale  in  cui 
l'uomo  sarà  incorporato  nella  macchina.  Un  accampamento  di  auto- 
mobili durante  una  grande  riunione  sportiva  ci  porge  un  piccolo  tratto 
di  questa  nuova  assemblea.  Ci  è  sufficiente  già,  sia  in  un  disegno, 
sia  nel  vero,  lo  scorgere   sull'azzurro   un    contorno  elettrico,  avente 


—     T03    — 

dietro  un'elica  —  Io  schema  del  dirigibile  —  per  sentirci  trasportati 
in  avanti.  Tanto  la  figura  dell'automobile  da  guerra,  presentita  dal- 
l'odierno automobile  da  corsa  come  una  specie  di  torpediniera  ter- 
restre, quanto  quella  del  dirigibile  e  dell'aeroplano,  sono  per  noi  tra 
i  simboli  più  rappresentativi  dell'evoluzione  prossima,  sono  le  imma- 
gini senza  le  quali  noi  non  sappiamo  concepire  la  guerra  di  do- 
mani ».  Ma,  attraverso  questi  formidabili  apparecchi,  l'autore  intra- 
vede il  trionfo  avvenire  della  pace:  La  guerre  tuera  la  guerre »]. 

328.  MiCHELs  (Roberto»,  già  Prof.  nell'Un.  di  Torino,  ora  Prof.  nell'Un. 
di  Basilea  :  La  Svizzera  e  la  sua  neutralità  {Nuova  Antologia,  \^  gen- 
naio 1915).  [«  La  Svizzera  è  indispensabile  alla  tranquillità  del  mondo 
ed  all'avvenire  della  civiltà.  Essa,  benché  tedesca  in  maggioranza, 
seguì  le  eroiche  vicende  del  Risorgimento  italiano  col  più  palese  en- 
tusiasmo. Oggidì,  coir  investimento  di  capitali  ingenti  e  coli 'emigra- 
zione di  persone  colte,  dotate  di  grande  capacità  tecnica  od  ammi- 
nistrativa, concorre  in  larga  misura  nelle  industrie  e  nelle  banche 
allo  sviluppo  economico  dell'Italia  moderna.  Malgrado  l'entità  degli 
scambi  commerciali  e  la  affinità  fra  i  Tedeschi  di  Svizzera  e  i  Te- 
deschi di  Germania,  non  sarebbe  lecito  confondere  gli  uni  con  gli 
altri.  La  Confederazione  ha  sette  Università  :  tre  tedesche,  tre  fran- 
cesi, una  bilingue.  Ma  il  suo  corpo  accademico  è  aperto  agli  scien- 
ziati di  ogni  paese  :  in  Svizzera  insegnarono  od  insegnano  il  De 
Sanctis,  Maffeo  Pantaleoni,  Vilfredo  Pareto,  Bertoni,  Arcari,  Buonin- 
segni  ed  altri.  Alla  sua  volta  la  Svizzera  dà  numerosi  professori, 
letterati  e  scienziati  alla  Francia  ed  alla  Germania.  La  neutralità  è 
quindi  il  principio  costituzionale  della  Svizzera,  che  sovra  essa  ge- 
losamente veglia.  È  contrario  all'essenza  della  sua  intera  vita  costi- 
tuzionale e  politica  che  la  Svizzera  possa,  a  base  di  impegni  e  trat- 
tati segreti,  autorizzare,  un  giorno,  uno  dei  suoi  vicini  a  passare  per 
una  parte  della  Confederazione  a  scopo  di  invadere  i  confini  di  un 
altro  vicino.  Una  Svizzera  alleata  della  Germania  o  della  Francia 
cesserebbe  ipso  facto  di  essere  Svizzera,  diventando  tedesca  o  fran- 
cese. Tale  evenienza  distruggerebbe  fatalmente  la  compagine  stessa 
della  convivenza  svizzera,  provocando  con  la  guerra  civile  Io  sfacelo 
dello  Stato  comune.  È  invece  inutile  nascondere  che  vi  è  tuttora  in 
Svizzera  una  certa  diffidenza  verso  l'Italia,  perchè  si  opina  che  l'Italia 
aspiri  di  nascosto  all'annessione  del  Ticino.  L'autore,  prof.  Michels, 
essendo  legato  da  affetto  filiale  all'Italia  e  portando  alla  Svizzera 
una  crescente  sincera  simpatia,  si  crede  in  diritto  di  contestare,  in 
coscienza,  la  ragionevolezza  dei  timori  svizzeri  rispetto  alle  pretese 
brame  dell'Italia.  Nella  stessa  letteratura  dell' irredentismo  italiano. 
non  vi  è  traccia  di  aspirazioni  al  Canton  Tirino  o  alla  parte  italiana 
del  Canton  dei  Grigioni.  La  dichiarazione  volontaria  ed  esplicita  del- 
l'Italia con  cui  essa  riconosce  la  neutralità  svizzera,    in    gran   parte 


—   I04   — 

dovuta  al  ministro  italiano  a  Berna,  marchese  R.  Paulucci  de  Cai- 
boli  ;  la  nomina  del  consigliere  Motta,  italiano,  a  Presidente  della 
Confederazione,  hanno  rafforzato  tra  i  due  popoli  la  cordialità  oltre- 
modo preziosa  nel  periodo  storico  che  attraversiamo  ».  Cfr.  Corr. 
d'It.  di  Roma,  6  genn.   1915]. 

329.  MiCHELS  (Rob.).  Vedi  Riforma  Sociale. 

330.  ÌNIoLTKE  (Gen.  von.  Capo  dello  «  Stato  Maggiore  immobile  »): /«/ér- 
vista.  (Giornali  di  Berlino  del  23  genn.  1915).  [«  Nessuno  in  Germania 
volle  la  guerra  »,  ha  detto  Moltke,  «  né  io  né  altri.  Fummo  provocati 
in  modo  da  non  ammettere  alcun 'altra  risposta  \veggasi  invece  il  sot- 
tile ragionamento  fatto,  per  provare  il  contrario,  da  Gugl.  Ferrera 
nella  «  A',  d.  deux  Mondes  »  del  1914].  Dimostrammo  per  tanto  tempo 
di  volere  la  pace;  se  fossimo  stati  così  desiderosi  di  batterci,  avremmo 
avuto  occasioni  cento  volte  piìi  favorevoli,  come  la  guerra  anglo-boera 
e  quella  russo-giapponese.  Volerla  ora  sarebbe  stato  delitto,  giacché 
si  sapeva  in  precedenza,  e  per  me  non  vi  fu  mai  dubbio,  che  l'In- 
ghilterra vi  avrebbe  partecipato.  Solo  la  egoistica  politica  dell'  In- 
ghilterra ha  scatenato  la  guerra  lungamente  preparata.  Tutta  la  que- 
stione belga  è  un  ipocrita  pretesto.  Si  afferma  che  io  ho  minacciato 
la  guerra  in  un  colloquio  col  Re  del  Belgio  \_Cfr.  «  Livre  Jaiine  » 
pubbl.  in  Francia'].  Ripeto  ancora  una  volta  che  questa  è  una  inven- 
zione. —  Venendo  all'atteggiamento  dell'Imperatore  che  dopo  25  anni 
di  sforzi  pacifici  non  può  essersi  leggermente  buttato  alla  guerra  : 
—  Enormemente  grave  gli  riuscì.  Un  uomo  come  il  nostro  Imperatore 
non  si  carica  di  tale  gigantesca  responsabilità  se  non  si  tratta  di  vita 
o  di  morte  pel  suo  popolo.  Ma  dopo  la  guerra  la  verità  si  farà  strada  : 
la  Storia  non  si  compone  di  menzogne....  —  Noi  vinciamo,  vinciamo 
con  tutta  certezza.  Chi  dice  —  ha  proseguito  —  che  vogliamo  la  guerra 
per  i  nostri  interessi  materiali,  non  ci  conosce.  Noi  non  miriamo  a  pos- 
sessi territoriali  ;  facciamo  una  guerra  di  difesa  della  esùstenza  del  no- 
stro popolo  e  con  ciò  una  guerra  per  i  valori  umani  ideali  e  mon- 
diali. Questa  non  è  una  frase.  Possiamo  dire  oggi,  senza  arroganza, 
che  su  la  Germania  riposa  l'avvenire  della  civiltà.  Dovrebbe  essere 
forse  su  la  Francia  con  la  sua  stanca  morente  civiltà,  o  su  l'Inghilterra  i 
cui  ideali  non  sorpassano  mai  il  desiderio  di  arricchirsi  ?  Della  Russia 
non  occorre  parlare.  Il  nostro  popolo  deve  essere  conscio  di  tale 
compito  e  sapere  che  anche  di  un  tale  compito  si  tratta  in  questa 
guerra.  L'esito  della  guerra  non  dipende  solo  dall'esercito  ;  per  l'altra 
metà  decide  il  popolo.  Il  contegno  che  teniamo  in  patria  si  riper- 
cuote per  mille  fili  sul  contegno  dei  soldati.  Questo  sa  chiunque  co- 
nosca gli  intimi  vincoli  dell'esercito  con  la  Nazione;  e  il  nostro  eser- 
cito è,  nel  pieno  senso  della  parola,  esercito  di  popolo.  I  soldati  non 
guardano  solo  il  nemico  ma  anche  noi,  e  la  loro  fiducia  e  il  loro  co- 
raggio è  per  gran  parte  determinato  da  coloro  che  stanno  in  patria. 


—   I05  — 

Noi  non  raggiungeremo  solo  una  pace  onorevole,  ma  una  pace  che 
affernii  la  nostrti  preponderanza.  Vi  è  ancora  molto  da  fare  e  ci  oc- 
corrono tutte  le  nostre  forze  dell'esercito  e  del  popolo.  E  può  tar- 
dare anche  molto.  —  Le  nostre  vittorie  in  Polonia  hanno  natural- 
mente molta  importanza,  ed  è  grave  delusione  per  i  Francesi  veder 
crollare  cosi  completamente  le  loro  speranze  nell'avanzata  russa.  I 
progressi  nella  Polonia  sarebbero  stati  più  rapidi  se  il  cattivo  tempo, 
le  difficoltà  del  suolo  paludoso  e  le  orribili  strade  non  li  avessero 
ritardati  di  settimane.  Ma  non  parliamo  di  cose  militari  »]. 

331.  IMoNGi.\RDiNi  (A.  B.)  e  Amadasi  (Generale)  :  Annuario  navale  della 
Lega  Navale  Italiana  {La  Lega  Navale,  Roma,  11  via  della  Vite,  1915). 
[La  Lega  navale  italiana  ha  pubblicato  in  quest'  anno  il  nuovo  An- 
nuario pel  1915.  La  pubblicazione,  che  si  presenta  nella  sua  solita 
nitida  e  decorosa  veste  tipografica,  ha  quest'anno  un  valore  vera- 
mente eccezionale.  Come  è  noto,  infatti,  nel  genn.  1915  le  maggiori 
Potenze  europee  tutte,  eccetto  l' Italia,  impegnate  nella  guerra,  non 
pubblicheranno  i  loro  rispettivi  annuari.  Verrebbe  dunque  a  mancare 
ogni  documento  sulla  situazione  e  sul  movimento  della  Marina  da 
guerra  mondiale  a  portata  del  nostro  pubblico,  se  la  «  Lega  Navale  » 
italiana  non  avesse  provveduto  con  la  sua  mirabile  pubblicazione,  la 
quale  mantenendo  le  sue  tradizioni  di  precisione,  ha  quest'anno  tutti 
gli  elementi  di  completamento,  perchè  non  sia  avvertita  in  Italia  la 
mancanza  delle  simili  pubblicazioni  straniere.  YJ Annuario  contiene 
poi  ottimi  capitoli  complementari  su  :  La  politica  navale,  Le  arterie 
della  vita  mondiale,  Lo  scacchiere  strategico  navale  del  mare  del  Nord, 
La  marina  da  pesca.  La  navigazione  a  vapore.  La  marina  da  diporto, 
I^c  marine  militari  nel  igi5,  Le  marine  delle  grandi  Potenze,  Le  ma- 
rine delle  Nazioni  minori.  Piani  di  navi.  Le  navi  da  guerra  possedute 
dai  belligeranti.  Le  navi  perdute  nel  conflitto  e  Le  artiglierie  navali. 
Risulta  cosi  una  pubblicazione  di  grande  pregio  e  di  grande  decoro 
il  cui  merito  deve  andare  al  redattore-capo  della  Rivista  della  Lega 
Navale,  A.  B.  Mongiardini,  ed  a  quell'illustre  organizzatore  e  scrit- 
tore eh' è  il  generale  Amadasi,  segretario  generale  della  Lega  Na- 
vale. Il  libro  è  però  deturpato  da  troppo  numerosi  errori  di  stampa]. 

332.  MoRANDi  (Prof.  Senatore  Luigi):  Ricordi  politici  e  letterari.  [Sì  ]}\xh- 
blicheranno  in  Roma  nel  1915).  [Cfr.  estratti,  dal  voi.  tuttora  ine- 
dito, nel  Numero  unico  della  Rivista  Sapientia  a  beneficio  dei  dan- 
neggiati del  terremoto  del  13  genn.  1915,  e  nel  Giornale  d'It.  del 
29  genn.  1915  ;  \^dL2XiS\  passim  i  brani  del  Diario  che  si  riferiscono  al 
1914-1915  e  specialmente  al  celebre  Ordine  del  giorno  presentato  dal 
M.  al  Senato,  per  chiedere,  mentre  tutta  Europa  fa  uno  sforzo  mi- 
litare imponente  e  non  mai  veduto,  il  disarmo  generale  ;  Ordine  del 
giorno  scherzosamente  rimandato  dal  Salandra  a....  dopo  la  cessa- 
-iione  delle  ostilità.  —  Cfr.  sub  voce  Brentano  (Lujo)]. 

14 


—   io6  — 

333.  MoRASSO  (Mario)  :  La  miova  Guerra  f Milano,  Treves,  1915).  [Il  sot- 
totitolo precisa  il  contenuto  del  libro  :  Armi,  combattenti,  batta- 
glie. L'uomo  è  il  deuteragonista,  non  più  il  protagonista  ;  protago- 
nisti sono  il  fucile,  l'aeroplano,  la  mitragliatrice,  la  dreadnought,  i 
mortai.  Il  Morasso,  come  giudica  Lucio  d'Ambra,  esprime  meravi- 
gliosamente tutto  il  lirismo  di  questa  guerra  fatta  veramente  di  ferro 
e  di  fuoco.  II  libro  è  ben  illustrato  da  dieci  tavole  del  noto  Du- 
dovich.  —  Cfr.  sub  voce  Miceli]. 

334.  Morello  (Vincenzo)  :  Articoli  di  politica  e  di  attualità,  passim,  nella 

Tribuna  di  Roma,  1914-1915.  [Nel  n.'^  del  24  genn.  1915  :  Le  nuove 
Capitali.  Incomincia  constatando  che  «  è  ormai  chiaro  che  Vienna 
non  è  più  che  una  capitale  nominale  nell'Impero  austro-ungarico. 
Le  due  capitali  effettive  sono  Berlino  e  Pest.  Vienna  è  soltanto  la 
residenza.  Berlino  e  Pest  sono  le  menti  direttive.  Politicamente  par- 
lando non  vi  è,  in  questo  momento,  un'Austria-Ungheria,  ma  una 
Germania-Ungheria.  L'esercito  austriaco  è  comandato  dallo  Stato 
Maggiore  tedesco  ;  e  la  Cancelleria  austriaca  dai  ministri  ungheresi. 
Vienna  è  sotto  la  tutela  di  Hindenburg  e  Bethmann-Hollweg,  e  in- 
sieme di  Burian  e  Tisza.  I  Consigli  dell'Impero  si  tengono  sotto 
i  tigli,  non  sulle  rive  del  Danubio  ».  E  conclude  :  «  Questa  guerra, 
che  oggi  si  combatte,  non  può  finire  che  con  un  profondo  radicale 
mutamento  nella  carta  della  vecchia  Europa,  e  senza  che,  a  mano  a 
mano,  presto  o  tardi,  tutti  gli  Stati  di  responsabilità  e  di  avvenire 
vi  partecipino.  Domani  sarà,  fatalmente,  la  volta  della  Romania. 
Dopo,  di  quali  altri  Stati  ancora  ?  Tutte  le  notizie  che  si  vanno  spar- 
gendo, di  possibili  paci  parziali  tra  Austria  e  Russia,  tra  Germa- 
nia e  Francia,  non  hanno  altro  scopo  (oltre  quello  contro  cui  ha 
protestato  il  Generalissimo  dell'esercito  russo)  che  di  solleticare  i 
poveri  di  spirito  del  bel  regno  d'Italia  e  renderli  sempre  più  con- 
vinti e  confortati  nella  loro  povertà.  Ma,  di  passaggio,  io  consiglio 
questi  miei  non  fratelli  in  Italia  di  non  crogiolarsi  l'anima  in  cosi 
liete  speranze  e  in  così  rosee  fantasie.  Galba  non  è  forse  lontano.  — 
Intanto,  è  bene  constatare  e  assodare  questo  :  che  non  ostante  tutte 
le  dichiarazioni  in  contrario,  l'assunzione  alla  Cancelleria  dell'Impero 
austro-ungarico  del  binomio  Burian-Tisza  non  significa  la  fine  della 
guerra,  ma  il  principio  di  un  nuovo  periodo  della  guerra  ;  e  non  si- 
gnifica —  tanto  meno  —  come  molti  mostrano  di  credere  o  di  spe- 
rare in  Italia,  la  pace  parziale  dell'Austria-Ungheria  con  la  Russia  e 
la  Serbia,  ma  una  maggiore  subordinazione  dell'Austria-Ungheria 
alla  Germania,  e  una  più  compatta  dedizione  degli  spiriti  e  delle 
forze  di  quella  nelle  mani  di  questa.  È  la  guerra  della  primavera 
che  si  avanza  —  non  la  tregua  —  e  non  il  Congresso  :  quel  tal  Con- 
gresso che  dovrebbe  dare  l'Adriatico  e  il  Mediterraneo  all'Italia  per 
le  regate  del  prossimo  autunno!  Le  due  nuove  capitali  dell'Impero 


—    107  — 

austro-ungarico,  Berlino  e  Pest,  non  sono  dei  sobborghi  di  Bi- 
sanzio »]. 
335.  Morgan  (J.  H.),  Prof,  di  Diritto  neìV C/mversi/y  Col/ege  di  Londra  : 
Kriegsbrauch  iin  Landkriege,  english  translation  (London,  1915). 
[«  Kriegsbrauch  iin  Landkriege  (gli  usi  della  guerra  di  terra)  è  un  libro 
atroce.  Quando  lo  si  è  letto,  pare  d'aver  fatto  un  brutto  sogno.  Esso 
capovolge  tutte  le  idee  che  avevamo  della  guerra  moderna:  distrugge 
tutte  le  illusioni  che  si  potevano  ancora  conservare  sulla  «  involon- 
taria »  durezza  delle  «  necessità  »  guerresche.  Esso  comanda  all'uf- 
ficiale  tede.sco  di  «  guardarsi  dai  concetti  umanitari  »  poiché  «  la 
sola  vera  umanità  molto  spesso  consiste  in  una  brutale  applicazione 
di  certe  severità  ».  Questo  è  il  motivo  dominante  :  l'ufficiale  è  invi- 
tato a  sprezzare  «  le  sentimentalità  e  le  flaccide  emozioni  »  e  le  con- 
siderazioni umanitarie  che  prevalsero  durante  l'ultimo  secolo  assieme 
a  quella  «  sorta  di  riconoscimento  morale  »  che  certe  risoluzioni  della 
Convenzione  di  Ginevra,  di  Bru.xelles  e  delle  conferenze  dell'Aja  da- 
vano loro.  Il  trattato  è  esplicito  :  l'ufficiale  deve  reagire  contro  «  le 
tendenze  intellettuali  che  influenzano  la  sua  stessa  Nazione  »  e  que- 
sta reazione  deve  essere  tanto  più  energica  «  quanto  più  è  istruito  ». 
Il  lavoro  si  propone  di  insegnargli  «  se  le  usanze  riconosciute  della 
guerra  sieno  giustificate  o  no,  se  debbano  essere  modificate  o  se 
abbiano  da  essere  osservate  ».  Dopo  questo  preambolo  qualche  esem- 
pio. Possono  i  pacifici  abitanti  di  un  paese  invaso  «  venire  esposti 
al  fuoco  delle  loro  proprie  truppe  ?  ».  Tutti  i  trattati  militari  dicono 
di  no.  Ma  lo  Stato  Maggiore  tedesco  risponde  di  sì.  Certo  ammette 
che  tale  pratica  è  crudele  :  ma  la  sua  «  giustificazione  »  è  di  risul- 
tare «  efficace  ».  «  Il  proteggersi  contro  attacchi  o  danni  dagli  abi- 
tanti e  quindi  l' impiego  brutale  di  necessari  mezzi  di  difesa  e  inti- 
midazione, è  indubbiamente  non  solo  un  diritto  ma  addirittura  un 
dovere  del  comando  dell'esercito  ».  Possono  venir  uccisi  i  prigionieri 
di  guerra  ì  II  trattato  risponde  che  ciò  non  è  mai  bello,  ma  qualche 
volta  può  essere  comodo.  Anche  il  valersi  di  sicari  o  di  incendiari 
non  è  molto  onorevole  {anstiindig),  ma  la  legge  di  guerra  ha  meno 
scrupoli  (è  meno  empfindlich).  E  prima  di  iniziare  un  bombardamento 
è  consigliabile  di  permettere  alle  donne  coi  bimbi,  ai  vecchi  e  agli 
infermi  di  allontanarsi  ?  Al  contrario,  la  loro  presenza  è  un  vantag- 
gio \ein  Vortheil)  perchè  rende  il  bombardamento  più  efficace.  Come 
si  vede,  la  brutalità  di  questo  catechismo  è  incomparabile  :  i  com- 
pilatori fanno  sempre  una  distinzione  costante  fra  la  teoria  e  la  pra- 
tica, fra  la  Kriegsmanier  e  la  Kriegsraison.  Di  regola  non  si  do- 
vrebbe fare  una  cosa:  ma  ogni  regola  ha  la  sua  eccezione....  Ma 
c'è  ancora  una  gemma  che  va  tratta  da  (juesto  vangelo  di  sette  mi- 
lioni e  mezzo  di  soldati,  perchè  essa  spiega  con  una  sintesi  perfetta 
quello  che  è  successo  nel  Belgio  :  quello  che  potevamo  ostinarci,  in 


—    io8   — 


fondo  alla  nostra  ragione,  a  credere  il  disgraziato  prodotto  di  circo- 
stanze fatali  e  ineluttabili,  mentre  non  era  che  la  fredda,  meditata 
e  cosciente  esecuzione  di  un  programma.  La  nostra  incredulità  pro- 
cedeva dalla  persuasione,  perfettamente  ragionevole  e  confortata 
dalla  dottrina  evolutasi  presso  tutti  i  popoli  civili  attorno  alla  guerra, 
che  il  suo  unico  scopo  sia  quello  di  vincere  e  magari  distruggere 
«  le  forze  armate  »  del  nemico.  No,  dice  lo  Stato  Maggiore  tedesco  : 
«  Sebbene  secondo  il  moderno  concetto  della  guerra  essa  sia  rivolta 
principalmente  contro  l'esercito  del  nemico,  tuttavia  nessun  citta- 
dino o  abitante  di  uno  Stato  occupato  da  un  esercito  ostile  può  sfug- 
gire gli  aggravi,  le  restrizioni,  i  sacrifici  e  gli  inconvenienti  che  sono 
la  conseguenza  dello  stato  di  guerra  ».  La  frase  è  ambigua,  e  può 
significare  anche  un  concetto  pedante  di  «  inconvenienti  »  perfetta- 
mente sopportabili.  Ma  il  trattato  s'affretta  a  precisare  quello  che 
veramente  intende  :  «  Una  guerra  condotta  con  energia  non  può 
essere  diretta  semplicemente  contro  i  combattenti  dello  Stato  nemico 
e  le  posizioni  che  essi  occupano  :  ma  deve  anche  distruggere  tutte 
le  risorse  intellettuali  e  materiali  di  quello  Stato!  ».  E  allora  è  per 
accidente  o  per  progetto  che  l'esercito  tedesco  nel  Belgio  ha  deva- 
stato città  inermi,  bombardato  cattedrali,  decapitati  i  beffrois,  distrutti 
i  palazzi  dei  Comuni  e  tutti  gli  edifizì  fatti  santi  dalla  venerazione  e 
dall'amore  di  un  popolo?  Ovunque  giunge  l'invasione  grigia  si  ab- 
batte sulle  officine  e  sulle  macchine  e  le  frantuma  con  ira.  Obbedisce 
a  ordini  crudeli  ma  precisi  :  «  distruggere  tutte  le  risorse  materiali 
e  spirituali  »  d'un  popolo  eroico.  Ma  il  Kriegsbrauch  ini  Landkriege 
è  fallito  all'impresa  nonostante  tutto  il  lusso  di  atrocità  consigliate 
e  attuate  :  saranno  state  distrutte  le  risorse  materiali  del  Belgio,  ma 
il  suo  spirito,  no.  È  ancora  indomito  ».  Cfr.  Come  va  fatta  la  guerra, 
di  Emanuel  (Guglielmo),  nel  Corriere  della  Sera  del  19  febbr.  1915]. 

336.  MoRPURGO  (Comm.   Prof.  Salomone).  Vedi  Ojetti  etc. 

337.  Nation  (Rivista  inglese).  Vedi  sub  voce  Outlook. 

338.  Neutralisti  {Deputati Ilaliatii),  Circolare  (Gennaio  1915).  [Molte  delle 
firme  sono  apocrife;  per  es.  quella  dell'on.  Ing.  Corniani,  il  quale 
scriveva  al  Corr.  della  Sera  il  20  genn.  1915  :  «  Mi  si  riferisce  che 
parecchi  giorni  fa  il  mio  nome  figurava  insieme  a  quelli  di  altri  par- 
lamentari sotto  una  circolare  neutralista.  Non  ho  mai  autorizzato  tale 
uso  del  mio  nome.  Auguro  che  l'Italia  possa  evitare  una  guerra,  che 
anche  vittoriosa,  è  sempre  dolorosa.  Ma  appartengo  a  famiglia  bre- 
sciana che  ha  dato  combattenti  per  la  Patria,  ed  approvo  anche  la 
guerra  se  in  altro  modo  non  si  potranno  realizzare  quelle  aspirazioni 
nazionali,  cui  accennò,  fra  gli  applausi  della  Camera,  l' onorevole  Sa- 
landra  »]. 

339.  Ojetti  (Ugo):  Pfijf  e  la  Legge  dei  contrarii  {La  Lettura,  nov.  1914, 
genn.  e  febbr.   1915,  Milano).  [Il  barone  Filippo  Zucchi,  deputato  di 


—   109  — 

Mogliano  Calabro,  sposo  da  dodici  anni  della  ricca  signorina  Magda 
Steinleib  di  Francoforte  (e  nel  barone  e  nella  baronessa   non    v'  ha 
chi  non  riconosca  il  pacefondaio  marchese  Lucifero  e  l'austriaca  mar- 
chesa), viveva  felice  a  Roma  in  un  villino  compratogli   dal   suocero 
quando  nella  sua  famiglia  alla  guerra  europea  è  succeduta,  per  colpa 
dell'Italia   ingrata    e    neutrale,  la  guerra  domestica.  Dopo  varie  vi- 
cende narrate  nella  Lettura  del  novembre  1914  e  del  gennaio  1915. 
l'on.  Zucchi,  chiamato  /^/J/f  nell' intimità,  è  quasi  riuscito  a  riconqui- 
stare la  fiducia  di  sua  moglie  fondando  per  la  neutralità   un   Comi 
tato  dei  «  Diritti  d'Italia  ».  Egli  è  Presidente   di   questo  Comitato, 
e  il  Prof.  Leali,  marito  della  signora  Johanna   Weise   Leali   di   Mo- 
naco di  Baviera,  ne  è  l'ambizioso  segretario.    —   Nella  memorabile 
seduta  della  Camera  in  cui  il  Salandra  dichiarò  che  «  la  neutralità 
non  bastava  »,  l'on.  Zucchi  era  nell'aula  e  la  moglie   in    una   delle 
tribune.  L'onorevole  non  capiva  perchè  la  moglie  applaudisse  frene- 
ticamente; deliziosa  scenetta:   «  Un  suo  collega  in   piedi  sulla   sca- 
letta accanto  a  lui  plaudendo  sussurrava  come  una  giaculatoria:  —  La 
Corsica....  Nizza....  Savoja....  Malta....  —  In  un  lampo  Zucchi  capì,  e 
fu  superbo  di  aver  capito    in    un   lampo.  E  poiché  l'esercizio   fisico 
dell'applaudire,  specie  quando  v'è  il  contagio  degli  altri  plaudenti, 
mette  tutto  il  sangue  in  moto  e  dà  un  coraggio  talvolta  temerario, 
Zucchi  alzatosi  cominciò  a  sillabare  a  gran  voce:  —  Cor....  —   Ma 
non  si  potè  intendere  se  volesse  dir  Corsica,  perchè,  un  settore  più 
in  là,  De  Felice  in  punta  di  piedi,  a  braccia  tese,  il  ventre  sul  banco, 
gridò  stentoreo  :    —  Viva  Trieste  italiana  !   —  E  Zucchi  ricadde  a  se- 
dere facendo  un  gesto  d'orrore.  Solo  i  riformisti  e  i  repubblicani  e  i 
nazionalisti  applaudirono  De  Felice.  Gli  altri   tacquero,  corrugando 
le  ciglia;  e  anche  quelli  che  non  l'avevano  letta,  pensarono  che  tutta 
l'opera  di  Nicolò  Machiavelli  non  valeva  quel  loro  silenzio.  L'onore- 
vole Salandra  aveva  bevuto  un  altro  sorso   d'acqua,   più  tranquillo. 
Zucchi  trepidando  tornò  a  guardare  sua  moglie  e  vide  che  sorrideva. 
L'accenno  all'Italia  «  poderosamente  armata,  pronta  ad  ogni  evento  » 
cioè  anche  a  difendere  la  Germania  e  l'Austria  se  Iddio  per  un  attimo 
si  fosse  dimenticato  di  proteggerle,  la  chiusa  sulla  «  vigile  cura  delle 
sorti  avvenire  dell'Italia  nel  mondo  »  cioè  nel  Mediterraneo  che  deve 
essere  libero  dal  pericolo  francese,  nel  Mar  Bianco  che  deve  essere 
libero  dal  pericolo  russo,  nel  golfo  di  Bengala  che  dev'essere  libero 
dal  pericolo  inglese,  nel  Mar  Giallo  che  deve  essere  libero  dal  pe- 
ricolo giapponese  (l'Adriatico  ?  Se  avesse  voluto  dire  Adriatico,  Sa- 
landra non  avrebbe  detto  inondo  :  è  logico),  dettero  a  Zucchi  uno  di 
quei  momenti  di  piena  felicità  che  egli  provava  solo  quando  si  sen- 
tiva d'accordo  coi  poteri  costituiti  e  che,  da  (juando  Giolitti  era  ca- 
duto, peggio  da  quando  la  guerra  era  scoppiata,  egli  non  aveva  più 
provati.  Corse,  facendo  a  spintoni,  su  nella  tribuna.  Sua  moglie  stava 


—   no   — 

per  uscire  :  —  Wunderschòn  !  Ausgezeichnet  !  Vado  a  scrivere  a  mio 
padre,  —  e  gli  strinse  la  mano,  raggiante.  Molte  altre  signore  se  ne 
andavano  e  la  calca  si  diradava  cosi  che  anche  Teresa,  la  sua  cuginetta 
fremente,  potè  arrivare  a  prenderlo  per  un  braccio,  ed  avvicinar- 
glisi  :  —  Magnifico  :  commovente  !  La  guerra  è  sicura.  —  Zucchi 
la  guardò,  scosse  la  testa,  pensò  :  —  Povera  figliuola,  non  ha  ca- 
pito niente  »]. 

340.  OjETTi  (Ugo;  :  /  Problemi  italiani,  raccolta  edita  a  cura  di  un  Co- 
mitato presieduto  da  Ugo  Ojetti  (Ravà  e  C.  ed.,  Milano).  [«  Ciascun 
volumetto,  in  elegante  veste  tipografica,  sarà  messo  in  vendita  al 
prezzo  favolosamente  mite  di  dieci  centesimi.  I  volumetti  esciranno 
così  da  formare  fra  il  gennaio  e  il  maggio  1915  una  prima  serie  di 
ventiquattro.  I  primi  sei  che  si  trovano  in  vendita  sono  :  a)  Gaetano 
Salvemini,  Guerra  o  neutralità  ?  -  b)  Luigi  Einaudi,  Preparazione 
morate  e  preparazione  finanziaria  -  e)  Alessandro  Lustig,  La  pre- 
parazione e  la  difesa  sanitaria  dell'esercito  -  d)  Gli  Istriani  a  Vitto- 
rio Emanuele  II  nel  1866  -  e)  Mario  Alberti,  Adriatico  e  Mediter- 
raneo  -  /)  Giulio  Caprin,  Trieste  e  l'Italia.  —  Seguiranno  scritti 
di  Guglielmo  Ferrerò,  Salvatore  Barzilai,  Cesare  Battisti,  Ettore  Janni, 
Virgilio  Gayda,  Carlo  Errerà,  Pietro  Silva  e  di  altri  fra  i  più  chiari 
e  competenti  autori  nostri  ».  Sono  tutti  usciti  entro  il  1915]. 

341.  Ojetti  (Ugo).  Vedi:  Ojetti,  Bertelli,  Caprin,  Morpirgo,  Sal- 
vemini. 

342.  Ojetti,  Bertelli,  Caprin,  Morpurgo  e  Salvemini:  Problemi  Ita- 
liani, Raccolta  diretta  da  un  Comitato  composto  da  —  (Milano, 
Ravà  e  C,    1915). 

343.  Orvieto  (Arturo)  :  La  guerra  non  nazionalista  (Licinio  Cappelli  ed.. 

Rocca  San  Casciano,   1914). 

344.  Outlook  (The),  Rivista  :  Le  proprietà  tedesche  in  Italia  (Londra  e 
S.  U.  d'Am. ,  gemi.  1915).  [Ecco  la  conclusione  dell'articolo:  «  Roma 
e  tutta  l'Italia  sono  piene  di  spie.  Doloroso  potrà  essere  il  giorno 
del  risveglio  degli  Italiani  che  finora  sono  stati  senza  sospetti,  quando 
si  accorgeranno  che  i  segreti  che  ritenevano  inviolabili  erano  nelle 
mani  dei  loro  nemici.  È  bene  metterli  in  guardia  per  prendere  ac- 
corte misure  contro  coloro  che  hanno  accolto  con  tanta  ospitalità  e 
tanta  fiducia  ».  L'autore  di  questo  articolo  si  propone  di  attrarre 
l'attenzione  sulla  grande  quantità  di  abitati,  castelli,  palazzi,  ville  ed 
estensioni  di  terreno  situati  in  posizioni  strategiche  che,  senza  ru- 
more, ma  con  continuità,  specialmente  durante  questi  ultimi  anni, 
sono  passati  in  proprietà  dei  Tedeschi.  «  In  caso  di  guerra  si  po- 
trebbero avere  grandi  preoccupazioni  interne  se  si  pensa  che  talune 
delle  posizioni  più  dominanti  intorno  a  Roma  sono  ora  di  proprietà 
dei  Tedeschi  ».  L'autore  fa  notare  che  presso  il  Campidoglio  e  so- 
prastante l'intera  città  e  la  campagna  e  nelle  adiacenze  del  palazzo 


Caffarelli  (che  è  di  proprietà  dell'Ambasciata  tedesca),  vi  sono  interi 
gruppi  di  case  di  proprietà  di  Tedeschi  ed  abitate  esclusivamente 
da  Tedeschi.  Proprietà  di  un  sindacato  tedesco  sono  la  casa  dipinta 
da  Zuccari  e  la  villa  che  domina  Piazza  del  Popolo.  Scuole,  chiese, 
ospedali  appartengono  ai  Tedeschi,  e  lo  scrittore  afferma  che  intorno 
a  Roma  cresce  continuamente  il  numero  delle  proprietà  sospette  di 
Tedeschi,  e  cita  come  esempio  San  Felice,  dove  esiste  una  base 
per  uno  sbarco  dal  mare.  Capri  è  oramai  una  colonia  tedesca,  e  co- 
Ionie  tedesche  si  possono  considerare  alcune  località  della  Sicilia.  In 
questi  ultimi  mesi  il  Comando  militare  è  stato  costretto  a  riconoscere 
che  quest'opera  di  penetrazione  è  assai  più  pericolosa  di  quanto  si 
potesse  credere  per  il  passato.  Lo  scrittore  crede  che  anche  i  paesi 
neutrali  abbiano  in  questo  momento  il  dovere  di  salvaguardarsi  e  dice 
che  bisognerebbe  prendere  delle  misure  per  ridurre  al  minimo  il  pe- 
ricolo che  l'Italia  ha  con  tanta  ingenuità  preparato  a  sé  stessa  con  la 
sua  troppo  aperta  fiducia]. 

345.  Outlook  (The),  Rivista  settimanale  unionista  inglese,  e  The  Na- 
TION  (Londra,  genn.  1915^  [C  E[tnanuer\  scrive  da  Londra  al  Coir. 
del  18  genn.  1915  :  «  Discutendo  la  possibilità  che  la  pace  possa  av- 
venire improvvisa  ed  inattesa  come  scoppiò  la  guerra,  uno  scrittore 
della  Rivista  settimanale  Outlook  insiste  nel  far  notare  che  la  logica 
e  il  senso  comune  permettono  di  prevedere  che  la  monarchia  austro- 
ungarica è  disposta  a  fare  la  pace  alla  prima  occasione  opportuna. 
Una  grande  disfatta  austriaca  potrebbe  significare  la  rovina  defini- 
tiva della  monarchia.  Secondo  lo  scrittore  éeW  Outlook,  la  guerra, 
che  ora  sembra  interminabile,  potrebbe  terminare  improvvisamente 
e  inaspettatamente,  come  è  cominciata.  Ma  se  l'Austria  non  fosse 
veramente  tanto  pronta  nel  chiedere  la  pace,  che  cosa  potrebbe  ac- 
cadere ?  La  settimanale  Nation  risponde  che,  se  la  Romania  e  l'Italia 
entreranno  in  guerra,  il  fattore  austriaco  probabilmente  cesserà  di 
esistere  prima  della  fine  di  marzo.  Ma  la  Nation  non  dà  per  certa 
questa  catastrofe  e  spiega  il  perchè  del  suo  dubbio.  Essa  crede  che 
si  possa  pensare  ragionevolmente  che  la  Romania  e  l'Italia  entre- 
ranno in  guerra  non  per  partecipare  alla  alleanza  degli  Stati  che  ora 
sono  contro  la  Germania,  ma  per  lottare  per  i  loro  propri  scopi,  per- 
seguendo gli  obbiettivi  precisi  che  si  sono  proposti.  Si  può  far  no- 
tare a  questo  proposito  che,  ragionando  così,  si  tien  conto  soltanto 
del  problema  immediato  dell'irredentismo  senza  guardar  più  lontano 
ai  grandi  interessi  italiani  di  domani  per  quello  che  riguarda  il  vi- 
cino Oriente.  Ad  ogni  modo  la  Nation  pensa  che,  quando  l' Italia  t 
la  Romania  avranno  occupato  i  territori  che  desiderano,  non  avranno 
più   alcun  interesse  a  continuare  la  guerra  »]. 

346.  P.'^LiANi  :  Le  comunicazioni  e  i  trasporti  nella  Rumenia  (Venezia,  1914). 
[Il  R.  Museo  Commerciale  di  Venezia  e  l'Istituto  Italiano  per  l'Espan- 


—     112     — 

sione  commerciale  e  coloniale,  continuando  nella  periodica  e  fortu- 
nata serie  di  importanti  pubblicazioni,  hanno  ora  dato  alle  stampe 
un  volumetto  del  Dott.  A.  P.  Paliani  dal  titolo  :  Le  coìiiunicazioni 
e  i  trasporti  nella  Rumenta.  Cosi,  mentre  oggi  altri  enti  ed  associa- 
zioni cercano  di  promuovere  un'intesa  italo-rumena  onde  stringere 
maggiori  rapporti  fra  i  due  paesi  nativi,  l'Istituto  Italiano  ed  il  R. 
Museo  Commerciale  di  Venezia  si  trovano  all'avanguardia  in  questo 
lavoro  pratico,  che  varrà  ad  illustrare  ancor  più  le  grandi  risorse 
del  paese  danubiano  tanto  affine  al  nostro  per  razza  e  per  aspira- 
zioni. La  pubblicazione  del  Dott.  A.  P.  Paliani  si  occupa  anzitutto 
dello  sviluppo  sociale  ed  economico  della  Rumenia  :  della  sua  po- 
polazione e  del  commercio  coli' estero.  È  quindi  questa  pubblica- 
zione sulla  Rumenia  degna  di  particolare  rilievo  perchè,  attraverso 
la  politica  commerciale,  si  formano  oggi  vincoli  politici  che  pos- 
sono avere  ripercussioni  sullo  svolgimento  della  nostra  attività  na- 
zionale]. 
347.  Panzini  (Alfredo),  Libero  Docente  nell'  Università  di  Bologna,  col- 
laboratore del  Secolo  ecc.  :  //  Romanzo  della  guerra  nell'anno  igi^ 
(Milano,  1915,  I  voi.  in  16°).  [Alfredo  Panzini  è  un  romanziere  e  un 
novelliere.  Ma  parlando  di  lui  non  lasciamo  la  guerra  e  la  politica,  la 
storia  che  fu  scritta  e  quella  che  si  sta  scrivendo.  Il  Panzini,  anzi, 
intitola  addirittura  //  Romanzo  della  guerra  nell'anno  igi/f  il  volume 
che  ha  pubblicato  or  ora  presso  lo  Studio  Editoriale  Lombardo.  Una 
mattina,  agli  ultimi  di  luglio,  Alfredo  Panzini,  il  quale  non  solo  è 
uno  dei  nostri  più  tipici,  più  arguti  e  maggiori  novellieri,  ma  è  anche 
professore  al  Politecnico  di  Milano,  a  uno  studente  il  quale,  a  pro- 
posito della  tragedia  arciducale  di  Serajevo,  presentiva  la  guerra, 
rispondeva  scrollando  le  spalle  :  «  Una  guerra?  La  guerra?  Un'  im- 
mensa guerra  ?  Ma  si  potevano  dire  più  bestialità  in  poche  parole  ?  E 
da  un  giovane  che  fa  studi  positivi  !...».  E,  pochi  giorni  dopo,  mor- 
tificato, Alfredo  Panzini  cominciava  questo  «  giornale  »  d'una  guerra, 
della  guerra,  dell'immensa  guerra  presentita  dal  suo  studente.  Che 
fa  il  Panzini  poiché  la  guerra  è  scoppiata  ?  Nulla  di  singolare,  come 
tutti  noi.  È  estate,  i  corsi  sono  finiti.  Va  al  mare,  al  solito  mare, 
a  riposarsi,  a  lavorare.  Ma  la  città  lo  richiama.  Vuol  parlare  di 
quello  che  accade,  vuol  notizie,  vuole  sfogarsi.  Va  a  Bologna.  Ne 
riparte,  vi  ritorna.  Rivede  gli  amici  soliti,  i  compagni,  i  colleghi  : 
oggi  Mario  Missiroli,  domani  Renato  Serra,  dopodomani  Marino  Mo- 
retti. Non  son  più  loro  nemmeno  loro.  Non  si  riconoscono,  non  si 
ritrovano  più,  non  si  riafferrano,  sperduti,  travolti  nel  gran  vento 
dell'ora  terribile,  senza  rifugio,  senza  punto  d'equilibrio.  E  mentre 
Panzini  va  e  viene,  vede  questo  e  quello,  vede  bianco  e  vede  nero, 
sente  germanofili  e  francofili,  interventisti  e  neutralisti,  la  guerra  si 
svolge,  nelle  sue  prime  vicende  :    l'assalto  del  Belgio,  la   resistenza 


—   TI3  — 

di  Liegi,  l'entrata  a  Bruxelles,  la  tìnta  battaglia  perduta  di  Charle- 
roi,  la  marcia  su  Parigi,  gli  ulani  a  Compiègne,  la  concentrazione 
sulla  Marna,  la  controtìensiva  di  Joffre  temporeggiatore,  la  battaglia 
vinta,  il  ritorno  indietro  della  marcia  tedesca.  E  ognuno  di  questi 
fatti,  così  nelle  sue  grandi  linee  come  nei  suoi  piccoli  episodi,  desta 
in  Alfredo  Fanzini  una  reazione,  una  commozione,  un  pensiero,  un 
odio,  un  amore,  un  riso,  un  pianto,  un  impeto,  una  parola,  un'esal- 
tazione, uno  scoramento....  E  il  libro  così,  disordinatamente,  dì  per 
di,  ora  per  ora,  tra  agosto  e  settembre,  ora  con  tre  righe,  ora  con 
una  pagina,  raccoglie  tutte  queste  fugaci  impressioni  del  cervello, 
dell'anima,  del  cuore,  dei  nervi....  Raccoglie:  e  noi  oggi  le  ritro- 
viamo e,  ritrovandole,  le  riconosciamo  :  noi  anche  sentimmo  così 
mentre  Alfredo  Fanzini  sentiva  così.  Sì,  quello,  quello  fu  lo  stato 
d'animo  nostro  nei  primi  giorni  della  guerra  formidabile  ed  ina- 
spettata, quelli  furono  i  volti  d'amici  e  i  cuori  d'amici  che  ci  ri- 
trovammo intorno,  così  vedemmo  le  cose,  non  più  solite  oramai  per 
quanto  più  solite  sembravano.  Solo  un  artista  squisito,  sottile,  iper- 
sensibile, delicatissimo  sismografo  come  il  Fanzini,  poteva  scrivere 
queste  pagine  cogliendo  nella  sua  anima  le  concordanze  più  pro- 
fonde con  l'anima  di  tutti.  Leggete  questo  libro  che  vi  racconta 
cose  che  tutti  sapete,  eventi  già  lontani,  già  superati,  già  contrad- 
detti dagli  avvenimenti  venuti  dopo  :  lo  leggerete  col  vivo,  continuo 
interesse  con  cui  seguite  un  romanzo:  non  lo  lascerete  fino  all'ul- 
tima pagina  tanto  il  libro  di  Alfredo  Fanzini  è  vivo,  vivo,  vivo  e  vi 
dona  la  sua  vita  e  vi  prende  la  vostra  e  ne  fa  una  sola,  d'episo- 
dio in  episodio,  di  pagina  in  pagina.  Il  libro  è  stato  meritamente 
lodato  dal  Bellonci,  da  Lucio  d'Ambra  e  dagli  altri  critici  italiani  più 
in  voga  se  non  più  autorevoli.  Ma  lo  meritava]. 

348.  Péladan  (Joséphin)  :  Revisioti  des  valeurs  est/iéfiques  allemandes  {Re- 
vne  Bleue,  Faris,  5-12  dèe.   1914). 

349.  Perchè  l'Italia  deve  fare  la  guerra  (Gruppo  Nazionale-Liberale  di 
Roma,  opuscolo  N.°  i,  R9ma,  1915,  Tip.  Armani  e  Stein  .  [Tra  i 
soci  inscritti  al  «Gruppo»  all'atto  della  sua  costituzione,  vediamo: 
Amendola,  Anzilotti,  Bodrero.  Cippico,  Nic.  Festa,  Maffii,  Piazza, 
Picardi,  Politi-Flamini,  Slataper,  Luigi  Valli,  ecc.  Noto  una  stra- 
nezza: il  tipografo  di  quest'opuscolo  di  propaganda  per  la  guerra 
all'  Austria  è  un  tedesco  :  Stein  !]. 

350.  Pernice  (Angelo)  :  Origine  ed  evoluzione  storica  delle  nazioni  balca- 
niche (i  voi.  di  pp.  XII-628  con  sei  carte  geogr.,  Biblioteca  storica 
Villari,  1914,  Ulrico  Hoepli  editore,  Milano).  [E  uno  studio  ampio 
e  completo  della  storia  de'  popoli  balcanici  dalle  origini  all'odierna 
guerra  europea.  L'Autore,  noto  per  altri  importanti  lavori  di  storia 
bizantina,  ha  tentato  di  ricercare  e  di  rilevare,  risalendo  al  passato, 
gli  elementi  geografici,  etnici,  storici,  culturali  che  hanno  contribuito 

15 


—    114   — 

alla  formazione  e  alla  costituzione  delle  nazioni  balcaniche.  Le  vi- 
cende storiche  della  decadenza  dell'  impero  ottomano,  del  risorgi- 
mento e  dello  sviluppo  politico  della  Serbia,  del  Montenegro,  della 
Grecia,  della  Rumenia  e  della  Bulgaria,  della  questione  macedone 
prima  e  di  quella  albanese  dopo,  sono  esposte  con  grande  ricchezza 
di  particolari  ed  originalità  di  vedute  non  solo  nelle  loro  recipro- 
che relazioni,  ma  anche,  e  specialmente,  nel  loro  rapporto  con  la 
politica  orientale  e  mondiale  delle  grandi  Potenze.  Riguardo  alle 
due  ultime  guerre,  quella  degli  alleati  balcanici  contro  la  Turchia, 
e  quella  degli  alleati  fra  loro  per  la  spartizione  della  Macedonia,  si 
può  affermare  che  questo  sia  il  primo  tentativo  di  una  esposizione 
storica  completa,  essendo  esse  qui  considerate  nelle  loro  cause,  nel 
loro  svolgimento  e  nelle  loro  finalità  sotto  il  doppio  aspetto  diplo- 
matico e  militare.  E  da  questa  esposizione  si  rilevano  le  connessioni 
tra  gli  avvenimenti  balcanici  e  la  grande  guerra  europea  che,  in 
parte,  da  quelli  è  stata  provocata.  Il  volume  è  accompagnato  da  sei 
carte  storiche  fuori  testo,  e  conferma  le  tesi  del  nostro  Tamaro]. 

351.  Pf.rrucchetti  (Senatore,  Generale  G.)  :  La  difesa  orientale  d'Italia 
tracciata  dall'antica  Roma  (con  una  carta  tratta  dalla  «  Storia  cro- 
nologica di  Trieste  »  dello  Scussa  e  del  Kandler  ;  Trieste,  Coen, 
1863)  {Corriere  della  Sera,  Milano,  25  gennaio  1915).  [«  Nel  loro  com- 
plesso le  fortificazioni  romane  costituivano  un  grande  sbarramento 
col  quale,  mentre  si  chiudeva  frontalmente  la  più  pericolosa  fra  le 
porte  d'Italia,  si  assicurava  altresì  nell'Istria  un  eventuale  appoggio 
di  fianco  ;  il  quale,  favorito  nei  porti  istriani  dal  concorso  della  flotta 
romana,  poteva  largamente  garantire  la  difesa  dello  .Stato,  mentre 
proteggeva  direttamente  anche  quella  provincia  ».  Non  v'ha  chi  non 
comprenda  il  significato  di  questa  rievocazione  storica,  fatta  lumi- 
nosamente dal  gen.  Perrucchetti  mentre  divampa  la  conflagrazione 
europea  del  1915.  Giu.seppe  Perrucchetti,  tenente-generale  di  riserva, 
nato  il  13  luglio  1839  a  Cassano  d'Adda  (Milano),  è  stato  nominato 
il  17  marzo  1912  senatore  del  Regno  ;  scrive  in  varie  Riviste,  ha 
pubblicato  volumi  di  studi  militari,  e  collabora  regolarmente  al  Cor- 
riere della  Sera"]. 

352.  Pmocas-Cosmetatos  ,.S.-P.)  :  Le  Relèvement  éconotniquc  de  la  Grece 
{Revue  de  Paris,  i"  luglio  1914,  p.  203-224).  [Spiega  quale  doveva 
essere  (ma  non  fu)  la  politica  della  Grecia  nel  conflitto]. 

353.  PoCHHA.MMER  :  Perchè  i  Tedeschi  non  sono  amati  all'estero  {Tag, 
Berlino,  19  gennaio  1915).  [Un  piccolo  curioso  contributo  alla  di- 
scussione sul  tema  Perchè  i  Tedeschi  noti  sono  amati  all'estero,  reca 
nel  Tag  il  dantista  Pochhammer,  Si  erano  tirati  in  ballo  anche  i 
«  Tedeschi  lurchi  »  a  dimostrare  che  l'abitudine  di  dire  scortesie  ai 
Tedeschi  sia  antica.  Ora  Pochhammer,  fondandosi  su  un'interpreta- 
zione del  professor  Rabaioli,  spiega  che  «  lurchi  »  non  è  un  agget- 


—   115  — 

tivo.  ma  un  sostantivo  e  significa  certi  anfibi  (in  tedesco  Lurche)  che 
Dante  vide  sulle  coste  olandesi.  Trattandosi  di  animali  ignoti  in  Ita- 
lia, li  cliiamò  tedeschi  dal  luogo  ove  li  vide.  Pochhamnier  accettò 
r  interpretazione  nella  sua  traduzione  della  Divina  Comìiiedia  e  ora 
libera  Dante  dal  rimprovero  di  aver  detto  ingiuria  contro  il  paese 
nel  cui  Imperatore  Dante  vide  il  Signore  del  mondo]. 

554.  PoHTi  tedeschi  (I)  del  1914.  [«  Un  professore  dell'Università  di  Mo- 
naco calcola  che  dal  principio  della  guerra  si  sono  stampati  in  Ger- 
mania tre  milioni  di  poesie  patriottiche.  I  giornali  invitano  i  poeti 
a  moderarsi  ».  {Corriere  della  Sera,  21  gennaio  1914)]. 

355-  HoNCET  (André  Francois  —):  Ce  gite  pense  la  Jeunesse  allanatidc  (Pa- 
ris, Oudin,  1913,  r  voi.  di  115  p.  in-i6").  [Straordinariamente  profetico! 
Finito  di  stampare  un  anno  prima  della  guerra,  il  iS  luglio  1913  : 
«  Je  sais  bien  qu'on  m'accuserà  de  travailler  à  une  oeuvre  de  réac- 
tion  et  de  vouloir  ramener  en  France  une  ère  d'égarement  natio- 
naliste....  J'essaierai,  d'abord,  de  montrer  pourquoi  ce  fait  particu- 
lier  de  l'augmentation  des  eflectifs  allemands  n'est  pas  tout  ce  qui 
met  la  France  en  danger.  Car  cette  mesure  est  la  conséquence  né- 
cessaire d'une  politique  déjà  vieille  et  toujours  vivante.  La  tendance 
generale  qui  anime  les  maitres  de  l'Allemagne,  voilà  surtout  à  quoi 
il  faut  prendre  garde.  Qu'une  pensée  militaire,  une  pensée  de  guerre 
circule  à  travers  tout  l'édifice  de  l'état  alleniand,  voilà  ce  qu'il  im- 
porte de  voir  clairement.  L'Allemagne  est  un  état  militaire  ;  les  Al- 
lemands le  reconnaissent  eux  mémes....  [Cette  population]  constitue 
pour  nous  un  danger  ;  ce  n'est  pas  sa  faute.  Les  Hohenzollern  ont 
voulu  qu'elle  fùt  ainsi.  Elle  suit  ses  chefs,  parce  que  sa  vocation 
est  de  suivre  ses  chefs  et  d'accepter  l'iiégémonie  prussienne....  ». 
Il  libro  è  dedicato  al  Colrat,  direttore  della  magnifica  Rivista  pa- 
rigina L'Opinion,  in  cui  l'autore  puljblicù  la  sua  Enquéle  sur  la 
Jeunesse  alleniande'\. 

356.  Porri.  Vedi  Riforma  Sociale. 

357.  Prato  (Prof.  Giuseppe,  della  K.  Univ.  di  Torino).  Vedi  Riforma 
Sociale. 

35S.  Prévost  (Marcel)  :  Emile  Nolly,  tue  à  la  guerre  (^Revue  de  Paris, 
1°  die.  19x4,  pp.  129-146).  [È  l'ufficiale  francese  morto  nel  1914  e 
di  cui  la  Revue  de  Paris  ha  pubblicato  il  bellissimo  romanzo  po- 
stumo Le  Conquérant\ 

359.  Prévost  (Marcel  dell'Accademia  francese:  Hcrr  und  Frau  Moloch, 
trad.  italiana  (Milano,  Treves,  19x5)-  [H  Ji'jfo  di  Marcel  Prévost  è 
vecchio  di  sei  anni.  Con  felicissimo  senso  d'attualità  tuttavia  la  Casa 
Treves  ne  pubblica  adesso,  in  piena  guerra,  la  prima  traduzione 
italiana.  Questo  romanzo  di  Marcel  Prévost,  infatti,  fu  profetico. 
Profetizzò  la  guerra  d'oggi,  sei  anni  fa  o,  almeno,  n'ebbe  il  presenti- 
mento. Il  romanzo  di  Marcel  Prévost  prospetta    l'irrimediabile    dis- 


—    ii6  — 

sidio  tra  l'anima  teutonica  e  l'anima  latina.   Prospetta  anche  la  dif- 
ferenza sensibilissima  tra  i  Tedeschi  che   parteciparono  alla  guerra 
del  '70  rappresentati  da  Moloch  e  i  loro  epigoni  i  quali,  inorgogliti 
da  trionfi  economici  e  guerrieri,  volgono  in  mente  quei  propositi  di 
ultraespansione,  di  strapotenza,  di  egemonia  tedesca  che  vedemmo 
così  sanguinosamente  manifestarsi  nei  giorni  dell'  ultima  estate.  In- 
somma, attraverso  questo  studio  dell'anima  tedesca,  condotto  da  un 
giovane  professore  francese  nell'  ambiente  d'  una  piccola  corte  ger- 
manica in  uno  dei  principati  vassalli,  Marcel  Prévost,  con  senso  di 
psicologia  che  può  anche  chiamarsi  intuito  politico,  poteva  vaticinare 
sei  anni  fa  la  tremenda  guerra  attuale.  Ma  non  tutto  condannava  il 
Prévost,  avversario  leale,  nella  Germania  é'Herr  e  Fraii  Moloch  :  la 
donna  germanica  era  evocata   nella   figura  buona,   affettuosa,   senti- 
mentale, molto  «  non-ti-scordare-di-me  »  della  signora   Moloch,  fida 
consorte  dello  scienziato  rivoluzionario,   tedesco,   buon  tedesco,  ma 
antiprussiano,    antiespansionista,    antimperialista,    antimilitarista   so- 
pratutto.  E  il  militarismo  prussiano  è,  con  mirabile    caricatura,  im- 
personato da  Marcel  Prévost  in  una  figura  del  più  felice  umorismo. 
E  questo  studio  d'  anime,  di  caratteri,   di   costumi,  di   ambienti,   di 
filosofie  e  di  politiche,  è  sostenuto,  per  1'  interesse  dei  lettori  meno 
gravi,  da  una  delicata  avventura  d'  amore  in  cui  è  il  riflesso  di  una 
avventura  d'  amore  e  di  una  coppia  che,  mésalliée  anni  or  sono,  da 
una  corte  germanica  prendeva   il  volo  per  le  vie  del  mondo,  quella 
della  principessa  di  Sassonia  e  del  modesto  precettore  parigino,  che 
doveva  poi  subito  cedere  il  posto  ad  altri,  che  spiritosamente  Maf- 
fio  Maftìi  chiamò  «  il  vittimo  »]. 
360.  Prinzivalli  (Gino)  :   Gli  stati  belligeranti  nella  loro  vita  economica, 
finanziaria  e  militare,  alla  vigilia  della  Guerra  (Milano,   1915,  Tre- 
ves  ed.,  x^  ediz.  con  un'Appendice  per  il  Portogallo  e  la  Turchia). 
[Nella  Raccolta  dei  Quaderni  della  Guerra  di  Emilio  Treves.  Scrive 
l'Autore  nella  Prefazione  dell'  ottimo  libriccino  :  «  Questo  studio  ha 
lo  scopo  di  esporre  chiaramente  la  situazione  dei  paesi  belligeranti 
alla  vigilia  della  guerra.  Non  discussioni    dunque,    né   politiche,   né 
teoriche,  ma  una  precisa  esposizione   statistica   riguardante   il  cam- 
mino di  ogni  singolo  Stato....  —  Tali  dati,  raccolti  con  unico  crite- 
rio di  riordinamento,  potranno  giovare  agli  osservatori  ed  agli  studiosi, 
in  questo  momento  in  cui  stanno  appunto  per  subire  imprevedibili 
trasformazioni  ;  ed  interessare  insieme  la  gran   massa   del  pubblico 
che,  leggendo  quotidianamente  nei  giornali  le  notizie  singole  della 
guerra  smisurata,  potrà  con  questi  dati  di  confronto  formarsi  un  con- 
cetto più  attendibile  della  esattezza  e  della  importanza  delle  notizie 
stesse  e  trarne  deduzioni  meno  aleatorie.  E  libro,   dunque,   questo, 
che  in  breve  mole  presume  e  può  presumere  di  riuscire  di  non  scarsa 
generale  utilità  »]. 


—    117  — 

361.  Ragghianti  (Angelo):  Lettere  Berlinesi.  Fra  i  prigionieri  russi, 
francesi  e  inglesi  (Triòiina,  die.  1914  e  genn.  1915,  passim).  [Lettere 
molto  superficiali,  con  aneddoti  rubacchiati  qua  e  là  e  già  letti  da 
noi  in  altri  articoli  tedeschi]. 

362.  Rastignac.  Vedi  :  Morello  (Vincenzo). 

363.  Rattazzi  (Giacomo).  Vedi  Lucifero.  [Il  R.  è  figlio  del  compianto 
vice  presidente  del  Senato,  Ministro  di  Stato  Urbano  Rattazzi,  che 
fu  uno  dei  più  intimi  amici  di  Re  Umberto]. 

364.  Reimer  (Josef  Lunw.  ;  :  Ein  pangermanisches  Dcutschland  1905)  - 
Crundzge  dtscli.  Wiedergeb.  (1906)  -  Koinmt  Hellas  ivieder  ?  drainat. 
Dicht.  (1912).  [Il  Reimer,  —  del  quale  il  prof.  Beloch  ha  avuto  l'in- 
genuità di  dichiarare  (nell'art.  s\y\V Egemonia  germanica,  Giorn.  d'It., 
febbr.  1915)  che  «ne  ignorava  l'esistenza»,  attirandosi  così  una  ri- 
sposta per  le  rime  dell' on.  Labriola,  —  è  nato  nel  1879  ^  Vienna, 
ha  studiato  all'  Università  di  Vienna  e  di  Grenoble,  ed  ha  fatto  grandi 
viaggi  all'estero.  Appartiene  alla  Società  dei  Deufsch.  òsterr.  Schrift- 
steller  e  i  suoi  dati  biografici  non  mancano  nel  Wer  ist's  del  19 14, 
come  del  resto  non  mancano  quelli  del  prof.  Beloch  Karl  Julius  eh 'è 
nato  nel  1S54  a  Ndr.-Petsehkeiidorf  nella  prov.  di  Liiben  e  che, 
quantunque  stipendiato  dal  R.  Governo  Italiano  come  professore  nel- 
r  Un.  di  Roma,  figura  nel  Wer  ist's  come  domiciliato  a  «  Leipzig  ». 
Che  prevedesse  il  B.  la  guerra  fra  1'  Italia  e  le  antiche  alleate,  e 
l'esodo  dei  Tedeschi  dall'  Italia,  con  relativo  cambiamento  del  pro- 
prio domicilio  ?]. 

365.  Reimer  (J.  L.).  Vedi  sub  voce  Lumbroso. 

366.  Repington  (Colonnello):  Articoli  di  critica  e  storia  militare  {Times, 
Londra,  1914-1915,  passim).  [In  un  articolo  pubblicato  il  22  dicem- 
bre 1914  nel  Times  il  colonnello  Repington  lanciava  1'  idea  di  una 
riunione  dei  rappresentanti  delle  Potenze  alleate  per  discutere  sulle 
misure  atte  alla  situazione  allo  scopo  di  svolgere  un'  azione  meglio 
coordinata  di  quella  compiuta  con  le  operazioni  già  svolte  dagli  al- 
leati. Il  colonnello  Repington  fa  nel  Times  del  20  genn.  1915  un 
nuovo  appello  per  un  congresso  fra  gli  alleati  nel  quale  dovrebbe  ve- 
nire coordinata  1'  azione  fra  i  differenti  eserciti  sui  vari  teatri  della 
guerra  allo  stesso  fine  strategico.  Il  Repington  ricorda  in  questo 
nuovo  articolo  che  la  base  di  tutte  le  leghe  contro  Napoleone  fu 
una  intima  cooperazione  fra  le  nazioni  coalizzate.  Egli  spera  di 
vedere  fra  i  Governi  la  stessa  intima  cooperazione  che  esiste  tra  il 
maresciallo  French  e  Joffre.  «  Questa  cooperazione  »  —  egli  scrive 
—  «  è  possibile  soltanto  quando  gli  uomini  che  dirigono  seggono  in- 
torno ad  una  tavola  come  al  Congresso  di  Vienna  e  pongono  le  basi 
di  una  cooperazione  effettiva.  Quando  le  grandi  potenze,  formando 
una  nuova  .Santa  Alleanza,  si  sapranno  in  perfetto  accordo  e  parle- 
ranno come  uno  Stato  solo,  la  forza  morale  esercitata  sarà  immensa. 


—   ii8  — 

Questa  forza  morale  non  influisce  soltanto  sul  nemico,  ma  su  tutti 
gli  Stati  vicini  e  lontani.  Essa  influisce  anche  sui  combattenti,  i  quali 
si  batteranno  tutti  meglio  apprendendo  dai  loro  comandanti  che  ogni 
uomo  forma  parte  di  una  grande  macchina  che  agisce  con  un  piano 
ben  definito  e  con  una  mira  desiderata  ».  D'altra  parte  un  congresso 
degli  alleati  non  potrebbe  non  interessarsi  anche  degli  obiettivi  po- 
litici della  guerra.  E  questo  sembra  anche  desiderabile  al  Repington, 
il  quale  ricorda  molto  opportunamente  come  la  politica  di  Napoleone 
rovinasse  la  sua  strategia  imponendole  compiti  impossibili]. 

367.  Revue  Bleue  {La)  (Par.,  1914-15).  Vedi  sub  vocibus  Flat,  Bolrgeois, 
Lévis,  Fournol,  Péladan,  etc. 

368.  Revue  'La)  des  Nations.  Vedi  sub  voce  Revnold  et  Hàbeklin. 

369.  Reynold  (G.  de)  et  P.  Hàberlin  :  La  Revue  des  Nations  (Berne, 
I'"'  janv.  1915).  [Eccone  il  programma,  gentilmente  comunicatomi 
dall'  illustre  storico  à^W Europa  nel  XIX  secolo,  prof.  dott.  Alfred 
Stern  di  Zurigo  :  «  La  guerre  actuelle  ne  se  déroule  point  seulement 
sur  les  champs  de  bataille.  Il  en  est  une  autre,  conduite  la  piume  à 
la  main,  et  celle-là  nous  parait  la  plus  nefaste  pour  le  présent  comme 
pour  l'avenir.  Dissimuler,  exagérer  la  vérité,  peut,  nous  le  compre- 
nons,  étre  une  necessitò  militaire  et  politique  ;  il  pouvait  étre  éga- 
lenient  nécessaire,  surtout  au  début  de  la  crise,  d'exciter  les  passions 
et  les  haines,  ces  puissants  ressorts  de  tonte  guerre.  Mais,  c'est  no- 
tre  conviction  profonde,  on  est  alle  dans  ce  sens  bien  au  delà  des 
justes  limites.  Le  grand  confiit  européen  lui-méme  n'exigeait  pas 
qu'on  rendit  impossible  tout  échange  intellectuel  entre  les  peuples, 
qu'on  se  livràt  enfin  à  de  tels  excès  de  provocations  réciproques.  Le 
danger  de  ces  partis  pris  nous  apparali  clairement  :  danger  pour  la 
conduite  de  la  guerre,  qu'on  a  rendue  ainsi  impitoyable  sans  raison  ; 
danger  pour  le  renom  et  l'influence  de  l'Europe  dans  le  monde  ;  dan- 
ger enfin  pour  l'avenir  de  notre  civilisation  méme.  La  guerre  n'est 
qu'un  état  transitoire,  la  paix  doit  ètre  sa  conclusion  logique  et  son 
but.  Il  faut  qu'il  en  sorte  un  monde  nouveau  et  de  nouvelles  fornies. 
Mais,  ce  monde  nouveau  et  ces  nouvelles  formes,  comment  une  so- 
ciété  dépourvue  d'impartialité  comme  d'esprit  critique,  d'humanité 
comme  de  justice,  pourrait-elle  les  réaliser  et  méme  les  concevoir? 
L'homme  n'est  pas  fait  pour  l'isolement  dans  la  baine.  Une  heure 
sonnera  où  les  peuples  devront  se  retrouver  ensemble  et  recommen- 
cer  à  collaborer  :  sinon  plus  de  civilisation  possible.  Telle  est  notre 
foi.  C'est  pourquoi  nous  nous  adressons  à  toutes  les  personnes  qui 
ont  gardé  intacts  leur  sang-froid  et  leur  raison,  à  quelque  nation 
qu'elles  appartiennent.  Car,  des  devoirs  communs  et  des  échanges 
réciproques  s'imposent  malgré  la  guerre.  Nous  sommes  neutres,  mais 
notre  neutralité  politique  nous  oblige  à  ne  pas  demeurer  neutres  mo- 
ralement.  Elle  nous  pousse  à  l'action.  Nous  sommes  d'ailleurs  per- 


—    1  1 9    — 

suadés  que  beaucoup,  au  sein  mème  des  bellìgérants,  éprouvent  des 
sentiments  analogues  et  s'efforcent  de  garder  leiir  imparlialité,  leur 
raison  et  leur  calme.  De  là  le  pian  que  nous  vous  proposons  :  Nous 
voudrions  essayer  de  rétablir,  sur  notre  sol  neutre,  le  contact  ronipu 
entre  les  représentants  spirituels  des  nations  belligérantes,  mais  un 
contact  de  nature  à  n'altérer  en  rien  les  convictions  personnelles,  les 
sentiments  patriotiques.  Xous  sommes  loin  d'ètre  des  utopistes.  Nous 
ne  songeons  point  à  nous  faire  pour  le  moment  des  annonciateurs 
ou  des  préparateurs  de  la  paix.  Notre  but  n'est  pas  non  plus  d'éta- 
blir  la  vérité,  chose  encore  historiquement,  objectivement  impossi- 
ble.  Nous  voulons  nous  abstenir  de  tout  sentimentalisme  ;  notre 
désir  est  simplement  de  créer  une  occasion  ;  l'occasion  d'un  entre- 
tien  calme,  positif  et  sincère.  Ce  n'est  pas  de  confusions  ni  de  nié- 
langes  dont  nous  nous  préoccupons,  mais  de  contacts.  Le  meilleur 
moyen  de  réaliser  notre  pian  nous  parait  étre  une  revue  périodique. 
Mais  une  revue  de  ce  genre  ne  saurait  atteindre  son  but  —  le  con- 
tact —  et  dissiper  les  méfiances,  si  elle  ne  parait  pas  sur  un  .sol  vrai- 
ment  neutre  et  si  sa  direction  n'offre  toutes  les  garanties  d'une 
exacte  et  complète  imparlialité.  Voilà  pourquoi  cette  revue  aura  pour 
directeurs  responsables  deux  Suisses  qui,  par  l'origine,  la  langue  et 
la  culture,  reprèsentent,  l'un  la  race  latine,  l'autre  la  race  germa- 
nique.  Cette  direction  commune,  en  mème  temps  qu'elJe  est  un  sym- 
bole,  assure  l'unite  et  la  neutralité  de  la  revue.  Celle-ci  paraitra  en 
trois  éditions  identiques,  francaise,  anglaise  et  allemande.  Nous  pen- 
sons  choisir  nos  collaborateurs  dans  toutes  les  nations  belligérantes  ; 
toutefois  nous  ne  comptons  pas  exclure  les  représentants  des  Etats 
neutres,  au  contraire.  Nous  nous  efforcerons  pour  chaque  pays  de 
trouver  un  nombre  restreint  de  collaborateurs  de  premier  pian.  La 
revue  traitera  des  questions  et  des  problèmes  que  la  guerre  a  .sou- 
levés.  On  y  exposera  également  les  points  de  vue  des  différentes  na- 
tions. Des  discussions  et  des  e.xplications  ne  seront  admises  que  si 
elles  demeurent  objectives  et  courtoises  et  ne  dégénèrent  point  en 
polémique.  La  revue  sera  bi-mensuelle,  afin  de  pouvoir  suivre  les 
événements  cjui  se  succèdent  avec  rapidité.  Paraissant  donc  tous  les 
quinze  jours,  elle  resterà  en  contact  avec  les  faits  tout  en  ne  dégé- 
nérant  point  en  simple  journal.  La  direction  financière  de  la  revue 
sera  enfin  assumée  par  trois  Suisses  représentant  les  différentes  par- 
ties  du  pays  »]. 
370.  Riforma  Sociale  (La),  Rivista  (Torino,  Soc.  Tip.  Ed.  Nazionale, 
1914-1915,  passini).  [Luigi  Einaudi  scrive  nel  Corj:  della  Sera  del 
18  genn.  1915  :  «  Mi  sia  concesso  di  citare  un  mio  studio  su  Alcuni 
aspetti  economici  della  guerra  europea,  pubblicato  nella  Riforma  So- 
ciale del  novembre-dicembre  1914  (Torino,  S.  T.  E.  N.)  per  una  par- 
ziale dimostrazione  dei  benefici  che  la  rivalità  tedesca  recò  all'eco- 


—     I20    — 

nomia  inglese  e  della  inanità  delle  speranze  nutrite  in  Germania  ed 
in  Inghilterra  di  avvantaggiarsi  della  rovina  economica  dell'  avver- 
sario. Nel  medesimo  fascicolo  questa  mia  tesi  è  in  parte  messa  in 
dubbio  da  Roberto  Michels,  il  quale  esamina  la  guerra  economica  al 
lume  del  materialismo  storico,  studiando,  fra  l'altro,  le  ragioni  della 
rivalità  commerciale  fra  Inghilterra  e  Germania  e  di  solidarietà  fra 
Germania,  Francia  e  gli  altri  Stati  dell'  Europa  centrale  contro  l' In- 
ghilterra. Di  nuovo  studia  le  Basi  economiche  della  guerra  Filippo 
C.-\RLi,  mentre  il  Porri  narra  le  vicende  del  mercato  monetario  e 
finanziario  inglese  nei  primi  mesi  della  guerra.  Ma  sopratutto  Giu- 
seppe Prato,  con  un'  analisi  assai  fine  e  penetrante,  cerca  di  met- 
tere in  luce  le  prime  «  screpolature  del  granito  tedesco  »,  ossia  i 
lati  dubbi  e  preoccupanti  del  magnifico  quadro  che  a  primo  tratto 
ci  presenta  l'economia  tedesca;  la  più  ardimentosa,  ma  anche  la 
più  socialista  e  sotto  certi  aspetti  la  più  debole  delle  economie  mo- 
derne. La  Riforma  Sociale  dedicherà  prossimamente  un  intero  fasci- 
colo allo  .studio  dell'  argomento  che  è  oggetto  del  presente  articolo 
{La  teoria  tedesca  della  decadenza  dell'  Impero  higlese)  facendo,  ad 
opera  di  Alberto  Geisser,  un  quadro  compiuto  dell'Impero  inglese, 
della  sua  organizzazione  e  dei  suoi  principi  informatori  »]. 

371.  Rivet,  Senatore,  Presidente  della  Lega  franco-italiana  :  Discorsi, 
1914-19x5.  [Il  Rivet  pubblicò,  e  .spedì  al  generale  Ricciotti  Garibaldi, 
il  23  genn.,  dopo  celebrato  1'  anniversario  di  Digione,  questo  tele- 
gramma :  «  La  Lega  franco-italiana  ed  il  Comitato  dei  volontari  ita- 
liani, celebrando  l'anniversario  di  Digione,  dove  Francesi  ed  Italiani 
confusero  il  loro  sangue  generoso  per  la  difesa  della  stessa  causa 
per  cui  oggi  di  nuovo  eroicamente  insieme  combattono,  rendono 
omaggio  alla  memoria  dei  due  giovani  eroi  Bruno  e  Costante,  cava- 
lieri del  più  nobile  ideale,  degni  eredi  delle  virtù  eroiche  e  civili  del 
loro  illustre  avo,  il  cui  spirito  aleggerà  sempre  sulle  due  grandi  na- 
zioni latine,  ed  insieme  rendono  omaggio  alla  memoria  dei  loro  va- 
lorosi compagni  d'arme  caduti  al  loro  fianco  sul  campo  dell'onore 
per  la  libertà,  il  diritto  e  la  indipendenza  di  tutti  i  popoli.  Auguriamo 
infine  che  il  sangue  italiano  versato  nella  Borgogna  e  nelle  Argonne, 
per  il  trionfo  della  civiltà  latina,  sia  il  pegno  della  indissolubile  ami- 
cizia della  Francia  e  dell'  Italia  »]. 

372.  Rivista  Italiana  {La)  di  Sociologia,  diretta  da  Guido  Cavaglieri  e  Giu- 
seppe Sergi.  Vedi  Sergi  e  Cavaglieri. 

373.  Rocca  (G.)  :  La  preparazione  spirituale  della  Germania  (Quintieri,  Mi- 
lano, 1914).  [N."  6  della  Collezione  Quintieri  «  Minimi  di  Cultura  »]. 

374.  RoHRBACH  (F.)  e  FRANgois-PoNCET  (André)  :  Der  Deutsche  Ge- 
danke  in  der  Welt  (Robert  Langewiesche,  Dusseldorf  u.  Leipzig,  1912). 
[Brani  tradotti  in  francese  da  André  Francois  Poncet  a  p.  80-81  di 
Ce  que  pensc  la  jeunesse  allemande ,  Parigi,   1913]. 


—     121     — 

375-  RoLANDi-Ricci  (avvocato,  senatore  neutralista).  Vedi  sub  voce  Bonomi. 

376.  Romani!...  (Foglietto  volante  s.  a.  i.,  distribuito  il  21  febbraio  1915 
in  Roma).  [Gh'  irredenli  domandano  ai  Romani  :  «  Romani,  gridate, 
imponete,  concordemente  decisi,  contro  tutte  le  viltà  e  contro  tutti 
gli  inganni  :  Gukrra  all'Austria  !  »]. 

377.  Roosevelt  (Col.  Theodore)  ;  Associated  Editor  New-York  Out- 
look: America  and  the  war  (New-York,  1915).  [Leggesi  nel  Messa^-- 
gero  del  20  febbraio  1915  :  «Teodoro  Roosevelt,  l' ex-presidente 
degli  Stati  Uniti,  ha  scritto  ora  un  libro  :  L'America  e  la  guerra, 
nel  quale  esamina  la  posizione  e  i  doveri  dei  neutri.  Roosevelt  rias- 
sume dal  punto  di  vista  americano  le  conseguenze  della  «  neutralità 
passiva  ed  egoista  »,  della  impassibilità  in  presenza  delle  violazioni 
permanenti  del  diritto  da  parte  della  Germania  e  dell'Austria-Un- 
gheria.  Il  «  leader  »  americano  dirige  però  le  sue  riflessioni  e  i  suoi 
moniti  anche  agli  altri  popoli,  che  si  tengono  all' infuori  del  con- 
flitto e  che  indietreggiano  davanti  allo  sforzo  necessario  per  imporre 
il  rispetto  dell'umanità  e  delle  convenzioni  internazionali.  Ragionando 
a  fil  di  logica  e  con  l'energia  in  lui  innata,  Roosevelt  non  anunette 
che  si  lasci  consumare  un  delitto,  quando  si  può  impedirlo.  E  non 
esita  ad  applicare  la  definizione  di  «farsa»  a  quella  politica  che  con- 
siste nel  registrare  nei  trattati  delle  riforme  umanitarie,  febbrilmente 
reclamate,  per  coprire  poi  con  un  silenzio  di  rassegnazione  gli  at- 
tentati ad  esse  portati.  L' illustre  ex-presidente  degli  Stati  Uniti  pro- 
clama che  «l'onestà  e  la  giustizia  sono  le  leggi  fondamentali  della 
vita  politica  ».  E  con  questa  massima  egli  invita  i  suoi  concittadini 
a  meditare  sulle  esigenze  imperiose  della  situazione  e  i  pericoli  della 
neutralità.  Perciò  egli  aggiunge  :  «  Nessun  nemico  potrà  attaccarci 
con  più  ingiustizia  di  quella  che  ha  colpito  il  Belgio.  E  un  caso 
estremo.  E,  non  avendo  noi  elevata  alcuna  protesta  davanti  a  un 
caso  così  grave,  qual  diritto  avremmo  noi  all'  appoggio  del  mondo 
civilizzato  se  ci  trovassimo  un  giorno  nella  identica  situazione  del 
Belgio?  Non  avremmo  il  diritto  di  sperare  nell'intervento  di  un'al- 
tra potenza,  perchè  noi  stessi  abbiamo  rifiutato  d'intervenire  ».  Roose- 
velt immagina  gli  efletti  del  risentimento  che  deve  ispirare  ai  popoli 
vittime  dell'  aggressione  germanica,  la  neutralità  nella  quale  si  sono 
trincerati  gli  Stati,  che  trarranno  benefici  morali  e  materiali  dalla 
loro  vittoria  e  dai  loro  sacrifizi.  Egli  dice  che  1'  atteggiamento  degli 
Stati  Uniti  dovrebbe  servire  a  incoraggiare  gli  altri  paesi  che  non 
sono  in  grado  di  assumere  delle  responsabilità  isolate.  Dipende  da- 
gli Stati  Uniti  che  altri  paesi  neutrali  si  raggruppino  intorno  a  loro 
per  imporre  che  la  guerra  sia  fatta  dalla  Germania  in  modo  più 
umano,  che  le  Convenzioni  dell'Aia  siano  osservate,  e  che  gl'imperi 
centrali  s' inchinino  davanti  alla  volontà  del  mondo  civilizzato  di 
non  accettare  il  loro  dominio  »]. 

16 


378.  Roosevelt  :  La  ii^ìierra  del  1914-15  {Outlook  ed  altri  giornali,  pas- 
sim, 1914-15).  [Scrive  Felice  Ferrerò  nel  Corriere  della  Sera  del 
21  genn.  1915  :  «  Il  primo  a  far  della  filosofia  bellica  è  stato  Roose- 
velt. Si  ricorda?  Dal  dì  della  liquidazione  elettorale  di  novembre, 
Roosevelt  ha  dichiarato  di  voler  divenire  filosofo  e  di  rinunciare  al 
mondo  :  Il  diavolo  si  fa  cappuccino  —  si  disse  altra  volta.  Roosevelt 
ha  scritto  una  lunga  serie  di  lunghi  articoli  —  e  dura  ancora  !  — 
che  può  essere  tutta  riassunta  in  pochissime  parole  :  il  lettore  le  ha 
già  probabilmente  indovinate.  Il  caso  del  Belgio  ci  mostra,  dice 
Roosevelt,  che  la  neutralità  di  un  paese  può  esser  garantita  non  dai 
trattati,  ma  soltanto  dalla  potenza  delle  sue  armi.  La  conclusione 
che  parrebbe  seguire  necessariamente  è  che,  se  il  Belgio  avesse  te- 
nuto sotto  le  armi  un  esercito  di  qualche  milione  di  uomini  avrebbe 
potuto  romper  le  costole  alla  Germania,  e  così  «  difendersi  »  dalla 
brutale  aggressione.  Ma  la  conclusione  di  Roosevelt  è  diversa  :  quindi, 
dice  egli,  gli  Stati  Uniti  debbono  aumentare  la  flotta  e  1'  esercito, 
invece  di  far  dei  trattati  di  arbitrato.  I  trattati  di  arbitrato  sono  una 
spina  specialmente  pungente  nelle  carni  di  Roosevelt,  perchè  sono 
pargoletti  di  Taft  »J. 

379.  RousTAN  (L.)  :  Resoconto  dei  libri  di  Albrecht  Wirth  e  Ernst 
ScHULTZE.  Vedi  sub  vocibus.  {Reviie  Critique  di  Chuquet,  nuni.  del 
16  genn.  1915,  Parigi). 

380.  Roz  (Firmin)  :  L'Opinion  Américaine  et  la  Guerre  (Revue  Bleue,  Pa- 
ris, 5-12  dèe.    1914)- 

38T.  RuDNiSKv  (Dott.  Stefano):  L'Ucraina  e  gli  Ucraini  (Roma,  1914). 
[La  guerra  europea  che  si  combatte  ha  intensificato  tra  gli  altri  mo- 
vimenti politici  anche  quello  della  cosidetta  L^ega  nazionale  ucraina 
che  esiste  da  tempo  e  si  propone  di  unire  la  nazione  ucraina  (che 
composta  di  parecchi  milioni  oggi  si  trova  in  maggior  parte  sotto  la 
Russia  e  in  minor  parte  sotto  l' Austria-Ungheria)  in  uno  Stato  che, 
mantenendo  buoni  rapporti  con  Vienna,  liberi  da  Pietrogrado  gli  ap- 
partenenti a  questo  popolo.  Noi  ci  limitiamo  qui  ad  annunciare  il 
piccolo  scritto  che  per  chiarire  tali  aspirazioni  è  testé  uscito  a  Roma. 
Chiunque  legge  l'opuscolo  potrà  formarsi  un  concetto  prezioso  di 
queste  aspirazioni  e  potrà  facilmente  porle  in  rapporto  colle  proprie 
idee]. 

382.  Ruiz  (Diego)  :  La  mia  dottrina  ed  il  pensiero  della  mia  razza  (Parigi, 
1914).  [Cit.  a  p.   13  dell'  ops.  del  Ruiz,  Impromptu  etc.]. 

383.  Salandra  (Antonio),  Presidente  de^  Consiglio  e  Ministro  dell'  In- 
terno :  Politica  e  legislazione,  saggi  raccolti  da  G.  Fortunato  (un  vo- 
lume della  Biblioteca  di  Cultura  Moderna,  di  pp.  viii-500.  Gius.  La- 
terza e  figli  editori,  Bari).  [Contiene  :  La  dottrina  della  rappresen- 
tanza personale.  Lineamenti  d'  una  critica  -  Il  riordinamento  delle 
finanze  comunali  -  La  progressione  dei  bilanci  negli  Stati  moderni. 


—    123  — 

Prolusione  al  corso  di  legislazione  economico-finanziaria  nell'  Univer- 
sità di  Roma  -  Un  caso  del  socialismo  di  Stato.  Lo  Stato  assicura- 
tore -  La  questione  politica  dell'  agricoltura  -  La   teoria  economica 
della  costituzione  politica  di  Achille   Loria   -  Sui   demani  comunali 
nelle  provincie  del  Mezzogiorno  -  Socialismo  antico  -  La  riforma  agra- 
ria. Appendice  a  una  discussione  parlamentare  -  Sulla  istituzione  del 
divorzio  in  Italia.   Relazione  -  Il  Convitto  Nazionale  di   Lucerà.  Di- 
scorso -  Di  un  catalogo  critico  delle  fonti  della  storia  italiana.   Re- 
lazione -  Manfredi.  Conferenza  sul  canto  HI  del  Purgatorio.  —  Im- 
portantissima la  prefazione  del  Senatore  Giustino  Fortunato,  autore 
di  questa  cernita  nella  vasta  opera  del  Salandra.  Sul  quale  cfr.  Boffi, 
//  pensiero  polii,  di  A.  S.,  Lapi,  Città  di  Castello,   1915]. 
384.  SALVE.MINI  (Gaetano)  Prof  Univ.  :  Guerra  0  veutraliià?  {Raxk  e  C.  ed. , 
Milano,  1915,  Raccolta  «  Problemi  Italiani  »  >  [Eccone  la  conclusione  : 
«Siamo  noi,  dunque,  militaristi  e  guerrafondai  assetati  di  sangue? 
Per  quanto  la  guerra  sia  un  fatto  orribile  e  odioso,  noi  non  possiamo 
disconoscere  che  vi  sono  paci  più  orribili  e  più  odiose  della  guerra  : 
sono  le  paci  che  consumano  a  fuoco  lento  i  popoli  ;  le  paci,  di  cui 
una  nazione  approfitta,  mentre  la  nazione   vicina    vede   softbcate  in 
esse  tutte  le  proprie  energie  economiche  e  morali  ;  le  paci,  in  cui  i 
lavoratori  muoiono,  non  tutti  in  un  giorno  sul   campo  di  battaglia, 
ma  estenuati  giorno  per  giorno  dalla  fame,    massacrati  nei   tumulti 
civili,  abbrutiti  dalla  miseria  e  dall'  ignoranza  ;  le  paci,  da  cui  i  paesi 
non  sono  devastati  in    un   giorno   solo,    salvo   a   rifarsi    in    un   paio 
d'  anni,  ma  sono  impoveriti  ed  esauriti  ora  per  ora,  minuto  per  mi- 
nuto, e  resi  incapaci  per  secoli  a  rialzarsi.  A  queste  paci  la  guerra 
è  preferibile  mille  volte  per  una  nazione,  quando  vi  sia  una  sufficiente 
sicurezza  che  la  guerra  riesca  vittoriosa.  Come  nelle  lotte  sociali  è 
pazzo  chi  sbraita  ad  ogni  passo  di  barricate  e  di  rivoluzione,  ma  è 
ingannatore  o  vile  chi  abdica  incondizionatamente  al  diritto  della  vio- 
lenza; così,  nei  rapporti  internazionali,  il  desiderio  energico,  ardente, 
sincero  della  pace  deve  essere  subordinato  sempre  al  desiderio  ener- 
gico, ardente,  sincero  del  bene  del  proprio  paese.   La  pace,  di  cui 
ha  goduto  l'Europa  dal  1882  ad  oggi,  è  stata  ben  utile  ai  Tedeschi, 
che,  per  mezzo  della  Triplice  Alleanza,  hanno  vista  scaricata  su  noi 
una  buona  dose  di  quelle  spese  militari  che  avrebbero   dovuto  pa- 
gare essi  per  difendersi  contro  la   Francia.   Noi   abbiamo  fatto  per 
lunghi  anni  gli  scherani  della  Germania  contro  la  Francia  ;  e  abbiamo 
fatto  gli  scherani  a  nostre  spese.  E  mentre  la  ricchezza   della  Ger- 
mania cresceva,  anche  in  grazia  del  nostro  aiuto  e  dei  nostri  sacri- 
fizi, e  i  lavoratori  tedeschi  si  dividevano  con  la  borghesia  tedesca  i 
profitti  della  loro  meravigliosa  prosperità  nazionale,  lo  sviluppo  eco- 
nomico dell'  Italia  rimaneva  dalle  troppe  spese  militari  inceppato  e 
paralizzato.  Quanti  lavoratori  sono  stati    uccisi   nei  tumulti  di  fame 


—     124    — 

dal  1883  ad  oggi  ?  Quanti  lavoratori  italiani,  costretti  dalla  miseria 
ad  emigrare,  hanno  seminato  delle  loro  ossa  le  cinque  parti  del 
mondo  ?  Quanti  lavoratori  italiani  sono  morti  in  patria  di  malattie 
incubate  dall'indigenza  ?  Quante  terre  sono  rimaste  incolte  che  avreb- 
bero potuto  essere  rese  fruttifere,  se  le  spese  utili  alla  Germania  non 
avessero  distrutta  tanta  parte  del  nostro  capitale  ?  Quante  fabbriche 
hanno  mancato  di  nascere  ?  E  se,  nel  1882,  una  guerra  fosse  stata 
possibile,  che  ci  avesse  risparmiato  tanti  danni  e  tante  vergogne, 
questa  guerra  non  sarebbe  stata  preferibile  alla  pace  ?  Questa  guerra 
nel  1S82  non  era  possibile.  L'Italia  doveva  entrare  nella  Triplice  Al- 
leanza, e  a  quelle  condizioni,  per  evitare  mali  maggiori.  E  la  pace, 
che  abbiamo  sofferta  per  tanti  anni,  era  sempre  il  meno  peggio  che 
ci  poteva  toccare.  E  così  sia.  Ma  dal  1883  al  1915  qualcosa  si  è  mu- 
tato nel  mondo,  se  non  per  merito  nostro,  a  nostro  vantaggio.  L'ami- 
cizia anglo-germanica  è  finita  ;  la  potenza  austriaca  barcolla  da  ogni 
parte.  Liberiamoci  oggi  dalla  servitù  passata.  Se  non  ci  liberiamo 
oggi,  non  saremo  liberi  più  »]. 

385.  Salvemini  (Gaetano).  Vedi  Ojetti  etc. 

386.  Sarti  (C.  G.)  :  Lettere  da  Parigi,  1914-1915  (Tribuna,  Roma., passim). 
[Notevole,  fra  le  altre,  la  lettera  ove  si  parla  dell'imminente  ritorno  di 
Gabriele  d'Annunzio  in  patria  {Tribuna,  22  genn.  1915)  :  «  '  Forse  che 
si  forse  che  no  '.  Vorrei,  prima  che  i  diversi  angeli  d'Italia  diano  fiato 
alle  loro  trombe,  dare  io  la  buona  novella.  Vorrei  poter  dire  :  —  Il  tal 
giorno,  col  treno  tale.  Egli  rientrerà  in  patria.  Ma  è  Egli  proprio  de- 
ciso di  ripassare  la  frontiera  ?  Quando  conversa  con  qualche  amico 
italiano,  parrebbe  di  sì  :  i  luoghi  che  gli  furono  cari  e  molta  gente 
che  gli  è  carissima  si  riaffacciano  alla  sua  vibrante  memoria,  e  forse 
qualche  resto  di  quella  nostalgia  che  lo  fece  tanto  soffrire  gli  pro- 
cura un  nuovo  tormento.  Ma  allorché  parla  con  un  francese  fa  cre- 
dere di  preferire  all'  Italia  la  Francia  e,  a  tutte  le  citt.à  nostre,  Pa- 
rigi. Sicché  chi  r  ha  udito  discorrere  in  questa  e  in  quella  maniera 
si  domanda  perplesso  :  Andrà  ?  non  andrà  ?  —  Il  desiderio  di  ritor- 
nare sul  «  suol  natio  »  é  certamente  grande.  Qui  egli  deve  sempre 
sentirsi  un  esule  ;  molti,  è  vero,  lo  chiamano  «  cher  maitre  »,  e  tutti 
hanno  per  lui  un'  alta  ammirazione,  ma,  fra  stranieri,  lo  straniero  é 
sempre  uno  straniero.  Se  tuttavia  pensa  alle  noie,  ai  fastidì,  ai  di- 
spiaceri che  lo  indussero  a  cercare  in  questo  paese  la  tranquillità, 
la  fortuna,  e  una  fama  ancora  più  universale,  Egli  sente  probabil- 
mente diminuire  il  desiderio  che  talvolta  gli  punge  il  cuore.  Coloro 
che  conoscono  questa  sua  lotta  interiore  si  chiedono  :  Andrà  ?  non 
andrà?  —  In  questi  giorni,  Egli  dice  che  vorrebbe  recarsi  ad  as- 
sistere ad  una  rappresentazione  che  assai  gli  preme,  sopratutto  per 
giovare  ad  un  artista  che  Egli  apprezza  più  di  quanto  lo  apprezzino 
e  i  critici  e  il  pubblico.  Ma  quando  qualcuno  si  felicita  di  tale  deci- 


—    125   —  < 

sione  che  preluderà  al  suo  definitivo  ritorno  in  patria,  Egli  si  rab- 
buia poiché  pensa  che  in  Italia  non  ha  più  casa.  Allora,  quegli  che 
prima  si  è  rallegrato,  si  rattrista  domandandosi:  Andrà?  non  andrà? 
—  In  Italia,  Egli,  non  ha  più  casa,  ma  in  Francia  ne  ha  due  : 
una,  deliziosa,  ad  Arcachon,  dove  non  si  fa  vivo  da  due  anni  e  dove 
ha  cani  e  domestici,  ed  una  a  Parigi,  modesta  e  nascosta,  nella 
quale  lavora  con  assiduità  ad  un  romanzo  sulla  guerra.  In  codesta 
sua  dimora  è  andato  a  stare  or  non  è  molto.  Quasi  nessuno  dei  suoi 
conoscenti  sa  dove  essa  sia.  Egli  soltanto  poteva  trovare  in  questa 
tumultuosa  metropoli  un  rifugio  così  appartato,  così  singolare  e  cosi 
irreperibile.  Pensate  una  viuzza  del  Vieux  Paris  che  sbocca  lungo 
la  Senna,  una  di  quelle  viuzze  con  gli  edifizi  bassi,  gli  albergucci 
umili  e  quieti,  le  botteghe  decrepite  e  buie  ;  ed  una  casa  che  po- 
trebbe esistere  da  vari  secoli,  a  due  soli  piani,  con  le  finestre  ampie 
al  primo  e  delle  finestrucole  quadrate  al  secondo,  con  un  portone 
immenso,  nero,  profondo,  un  venerando  portone  come  se  ne  vedono 
in  Roma  Vecchia.  La  casa  è  una  di  quelle  che  fanno  pensare  che 
chi  vi  abita  non  debba  leggere  se  non  libri  dai  fogli  ingialliti,  non 
debba  scrivere  se  non  con  penne  d'oca,  non  debba  scaldarsi  se  non 
con  fuoco  di  bragia  e  non  debba  alla  sera  accendere  se  non  lucerne 
ad  olio.  Io  non  so  se  in  quella  casa  —  in  queste  grigie  giornate 
parigine  —  gli  risovvenga  mai  dell'abbagliante  cielo  d'Abruzzo;  ma 
quando  il  suo  pensiero  corre  alla  piccola  sua  città,  femo  che  gli  si 
affacci  alla  mente  lo  spettacolo  d'una  folla  acclamante,  d'un  con- 
certo cittadino,  d'un  discorso  del  sindaco,  di  molti  banchetti,  e  ciò 
lo  faccia  inorridire.  E,  ahimè  1  mi  vado  chiedendo  :  Andrà  ?  non 
andrà?  ».  Poi,  come  si  sa,  è  venuto"  ad  arruolarsi]. 

387.  Sartorio  (Giulio  Aristide).  Vedi  sub  voce  Bistolfi. 

388.  Sazonoff,  Ministro  russo  degli  Affari  Esteri  :  Discorso  alla  Duma 
(Pietrogrado,  io  febbr.  1915)  del  Maestro  della  Corte  S.  D.  Sazonow, 
iì/inislro  degli  Affari  Esteri.  [Riprodotto  in  tutti  i  giornali  (Comu- 
nicato della  Stefani).  ì<i&\  Popolo  Romano  dell'ir  febbraio  1915  oc- 
cupa le  2  ultime  colonne  della  prima  pagina]. 

389.  SciiucHARDT  (Prof.  Hugo)  in  Graz,  Mitglied  den  «  Academia  das 
Sciencias  de  Lisboa»:  An  die  Porttigiesen  (Flugblatt,  1915  .  [Ri- 
sposta al  Manifesto  degli  Accademici  portoghesi  ;  vedi  sub  voce 
Braga.  Eccone  il  testo  :  «  Einst  flogen  Eure  stolzen  Galeonen  |  Ins 
dunkle  Weltenmeer  aus  zuni  Siegeslauf;  |  Ihr  schlosst  den  Christen 
ungeahnte  Zonen  |  So  auf  der  Erde  wie  am  Himmel  auf  ;  |  Ihr 
brachtet  Sklaven,  Gold,  Gewùrz  und  Kronen  |  Von  den  Gestaden 
Indiens  zuhauf  ;  |  Ein  unermesslich  Reich  schien  Euch  geschenkt  | 
Und  seine  Anker  fest  im  Meer  versenkt.  |  Nun  weht,  wo  glorreich 
Eure  Piagge  wehte,  |  Die  Englands;  und  das  Schiff'im  Kònigskleid,  | 
Das  Lissabon    zum  Wappenbild  erhòhte,  |  In  Englands   Schlepptau 


—     126    — 

schwimmt  es  traurig  heut.  |  Aus  Englands  Gold  besteht  die  Kriegs- 
trompete,  |  Mit  deren  heisrem  Klang  Ihr  uns  heut  bedràut.  |  Wa- 
rum  schiesst  Ihr  nicht  gleich  mit  gutem  Elei  ?  |  Wozu  die  giftig  hohle 
Rednerei  ?  |  Ihr  kennt  uns  nicht  ;  Ihr  \\  isst  nicht,  was  uns  teuer.  | 
So  blickt  auf  jenes  Schifi',  vom  Scliaum  umspriiht  ;  |  Es  stehen  Hel- 
den  dort  am  Todessteuer  |  Und  weihn  dem  Yaterland  ihr  letztes 
Lied.  1  Und  wenn  ein  einz'ger  Funke  noch  vom  Feuer  |  Der  Costa 
und  Almeida  in  Euch  gliiht,  :  Wenn  Ihr  noch  ahnet,  was  Ihr  einst- 
nials  wart,  |  Dann  lernt  aus  deutschem  Sterben  deutsche  Art  »]. 

390.  ScHULTZE  (Ernst)  Dr.  phil.  :  Studente7isch.  u.  d.  saziai.  Frage  (1895) 

-  Die  Volksbildmtg  im  alt.  u.  im  n.  Jahrh.  (1900)  -  Kulturgesch. 
Sirei/zilge  1908)  -  Weltanschammg  mid  Wirtschaftsleben  i.  d.  deutsch. 
Kulturentw.  d.  19.  Jahrh.  (1910)  -  Avierikan.  Wirtschaftsleben  (1910) 

-  Die  Kulturaufgab.  d.  Freimauerei  (19 12)  -  Die geistl.  Hebg.  d.  Volks- 
massen  i.  England  -  Volksbildung  u.  Volkswohlf.  i.  England  -  Kul- 
tnrfragen  der  Gegenwart  {1913).  [L'autore,  Presidente  del  Deutsch. 
Dicht.-Ged.-Stifttiììg,  nato  nel  1874  in  Berlino,  è  bibliotecario  della 
Biìcherhalle  di  Amburgo  ;  il  Roustan  lo  ha  lodato,  durante  la  guerra, 
nella  Revue  Critique  del  1915]. 

391.  ScHULTZE  (Ernst)  :  Die  politische  Bildung  in  England  (Leipz.  u.  Dres- 
den,  Teubner,  1914,  45  P-  in  8°,  ops.).  [Lo  Sch.  è  autore  di  pa- 
recchie opere  sul  movimento  economico  dei  popoli  anglo-sassoni. 
Qui  riassume  l'educazione  politica  dell'Inghilterra,  ristampando  la 
propria  Conferenza  sul  medesimo  argomento.  Egli  [alla  vigilia  della 
guerra)  mostra  come  l'Inghilterra  abbia  sempre  saputo  risolvere  tutte 
le  difficoltà  senza  far  appello  alla  violenza]. 

392.  Scott  (Ammiraglio  Fercy)  :  Articoli  sui  sottoìnarini  e  sugli  idro- 
plani. [Scrive  Gino  Calza-Bedolo  nel  Giornale  d'Italia  del  22  gen- 
naio 1915,  in  una  sua  lettera  dall'Inghilterra  :  «  S'è  stabilito  di  se- 
guire la  tattica  tedesca  :  quella  cioè  di  infastidire  il  nemico  nelle 
sue  basi  stesse,  con  attacchi  frequenti  di  forze  leggiere,  specialmente 
di  idroplani  e  di  sottomarini.  Il  raid  aviatorio  britannico  su  Heligo- 
land  è  stata  la  prima  espressione  positiva  di  questo  programma  ;  e 
il  successo  morale  e  materiale  ne  è  stato  così  considerevole,  da  in- 
durre a  miglior  consiglio  —  io  spero  —  anche  quel  nostro  ex-mi- 
nistro della  marina,  il  quale  —  sei  mesi  fa  -  dichiarava  che  l'avia- 
zione marinara  non  è  che  un  perditempo  inutile  di  innovatori  che 
fra  qualche  anno  sarebbero  stati  pentiti  di  avervi  speso  dei  danari, 
stupidamente....  Quel  nostro  ex- ministro  [^f ammiraglio  Leonardi- 
Cattolica^  è  tuttavia,  o  lo  era,  in  buona  compagnia  :  anche  quassù 
c'era  una  buona  metà  degli  uomini  più  notevoli  della  marina  che 
si  sbellicava  di  risate  ironiche  a  sentir  parlare  di  sottomarini  e  di 
idroplani....  E  quando  l'ammiraglio  Percy  Scott  sosteneva  sui  gior- 
nali una  campagna  per  la  loro  sollecita  e  più  vasta   costruzione,  lo 


—    127    — 

tratia\ano  .la  m.itlo  frenetico....  Adesso  ad  ogni  corazzata  che  salta 
in  aria  per  un  siluro  di  sottomarino,  mi  dicono  che  Percy  Scott  invii 
loro  una  sua  carta  da  visita....  Ma  meglio  di  (|ueir  ironico  higliet- 
tuncolo  risponde  ai  laudatori  calcarei  dell' immutevole,  l'esperienza 
dei  fatti  :  quando  si  sappia  che  i  cantieri  d'Inghilterra  lavorano  a 
tutt'uomo  a  costruire  sottomarini  e  idroplani,  quando  si  sappia  che 
nessun  ammiraglio  oserebbe  qui  oggi  concretare  un  piano  di  bat- 
taglia navale,  senza  tener  calcolo  precipuo  di  questi  due  formidabili 
fattori  di  vittoria.  E  la  battaglia  navale  si  avrà,  prima  forse  di 
quanto  fosse  lecito  pensare  tre  o  quattro  mesi  fa  »]. 

393.  Sergi  (Giuseppe)  :  L'Eugenica.  Dalla  biologia  alla  sociologia  {Riv. 
II.  di  Sociologia,  1914,  fase.  V-VI).  [Questo  scritto  era  destinato  alla 
sezione  di  Eugenica  nell'VIII  riunione  del  Soc.  It.  per  il  progresso 
delle  scienze  (Bari,  ottobre  1914),  riunione  che  fu  rimandata.  Le 
teorie  del  Sergi  sui  caratteri  degli  Inglesi  e  dei  Germani  sembrano 
contraddette  dalla  «  violenta  reviviscenza  di  barbarie  per  quei  me- 
todi coi  quali  è  condotta  la  guerra  da  parte  dei  Tedeschi  ».  Ricor- 
diamo però  che  già  il  Sergi  stesso  ammise  una  stratificazione  nel 
carattere,  nel  quale  gli  strati  più  antichi  debbano  considerarsi  i  più 
profondi  e  per  questo  i  meno  attivi  o  i  meno  prossimi  all'attiva  ma- 
nifestazione. Se  questo  è  vero  il  carattere  barbarico  tedesco  è  an- 
cora superficiale  tanto  che  subito  diventa  attivo  come  si  vide  nel 
1914-15.  Del  resto  s'ingannerebbe  il  Sergi  se  credesse  che  la  barbarie 
sistematica  nella  guerra  fosse  frutto  dell'eccitazione  momentanea  della 
guerra  stessa  ;  tanto  è  vero  che  il  terrore  sisleitiatico  dei  paesi  in- 
vasi è  preparato  a  freddo,  scientificamente,  voluto,  spiegato  e  teo- 
rizzato in  lunghi  anni  di  pace  dalle  pubblicazioni  dello  Stato  mag- 
giore tedesco  ;  valgano  ad  esempio  decisivo  le  molteplici  ristampe 
del  Clausewitz  e  le  monografie  recentissime  dell' uff.  di  Stato  mag- 
giore Hartmann]. 

394.  Sergi  (Giuseppe)  e  Cavaglieri  (Guido.  Vedi  .y«6  z-cf^  Cavaglieri. 

395.  Serra    Renato).  Vedi  sub  voce  Bazzi. 

396.  SiEGLO  (Giorgio).  Vedi  sub  voce  Turri. 

397.  SiENKiEWicz  (Henryk):  Prusse  et  Pologne.  Enquéte  internationale 
organisée  par  —  (2^  ed.,  Agence  Polonaise  de  Presse,  45  rue  de  Ren 
nes,  Paris,  1909,  8'',  292  p.).  [Risposte  di  molti  illustri,  p.  es.  Ar- 
digò,  Jules  Bois,  Brandès,  Brentano,  Cervesato,  Claretie,  Ern.  Dau- 
det,  Drumont,  Ferrerò,  Flach,  Lombroso,  Fogazzaro,  Gabba,  Graf, 
Paul  Meyer,  Pareto,  Gabr.  Monod,  Saint-Saens,  Tolstoi,  Xénopol  ecc. 
Precede  una  prefazione  francese  del  S.,  poi  un  Appello  in  tre  lin- 
gue, sempre  del  S.  -  Notevole  a  p.  17  e  seg.  la  ristampa  dell'art,  del 
Sienkiewicz:  Preussen  und  Europa,  (Ì2AV Ocsterr.  Rundschau  Aé\  i^  feb- 
braio 1908.  Il  Sienkiewicz  è  un  grandissimo  scrittore,  ma  è  sopra- 
tutto  un    grandissimo    patriota.    Un    collaboratore    mi    favorisce    sul 


—    126    — 

S.  questa    nota  :    «  L'àme   de  la  Fologne  a  trouvé    son    expression 
dans  les  oeuvres   de    Sienkiewicz.  Il  a  d'abord  étudié  et  peint  avec 
exactitude  les  Polonais  d'aiijourd'hui.  I!  nous  a  conduits  dans  leurs 
villages,  et  il  nous    a  montré  la  triste  situation  du   paysan  sur  qui 
pèsent  le  noble  et  le  fonctionnaire.  Mais  cette  partie  de  son  oeuvre 
est  la    moins   importante.  La    Pologne,    aujourd'hui    démembrée  et 
opprimée,  a  été  une  nation  vaillante  et  forte.  Sienkiewicz  a  fait  re- 
vivre,  pour  ses  compatriotes,  les  exploits  des  grands  ancétres.  Ses 
trois  romans  historiques,  Par  le  fer  et  par  le  feti,  Le  déluge,  Mes- 
sire  Michel,  racontent  les  luttes  que  la  Pologne  soutint  au  XVIIe  sie- 
de contre   les  Tartares,  les  Suédois  et  les  Turcs,  luttes   glorieuses 
qui  n'empéchèrent  point  la  défaite  finale,  et  dont  le  simple  récit  ne 
pouvait    satisfaire   le  patriotisme  de  Sienkiewicz.   Une    nation   n'ac- 
cepte  guère  comme  definitive»  les   défaites  subies.  Elle  s'eiTorce  de 
dégager  une  leron  de  ses  revers,  de  faire  renaìtre  pour  l'action  une 
energie  nouvelle.  Or  une  action  suppose   une  foi.  Sienkiewicz  écri- 
vit  son  roman  Sans  dogme   pour    démontrer  l'impuissance   de  l'in- 
credule, puis   il   écrivit  Quo  vadis  ?    pour   montrer  dans   la    victoire 
de  l'apótre  Pierre    sur  la  Rome    paienne,  la  puissance  de  l'homme 
anime    par  la  foi  ».  ;  Avertissement    des  éditeurs  de  La  renaissance 
du  livre,   Paris,  N.*'  i,  février    1910,  Les  mille    nouvelles    nouvellcs, 
précedant  celle  de  Sienkiewicz  intitulée  «  Sachem  »)]. 
398.  Sienkiewicz  (Henryk)  :  Appello  per  la  Polo7iia  !  (Comitato  Italiano 
«  Pro  Polonia  »,  Rivista  di  Rotna,  gennaio  1915).    [E.  Sienkiewicz, 
presidente    del   Comitato    costituitosi  a    Losanna   (Svizzera)   e  com- 
posto dai  più  eminenti  rappresentanti  di  tutte  le  parti  della  Polonia, 
ha  indirizzato  ai  popoli    civili   il  seguente    appello  :    «  Nella  guerra 
spaventevole  e  in  una  miseria  atroce  i  demoni  della   morte  e  della 
distruzione  si   disputano   oggi  l'impero  del  mondo  ;  milioni   di  sol- 
dati muoiono  sui  campi  di  battaglia,  milioni  di  esseri  disarmati  soc- 
combono al  freddo  e  alla  fame.  Due  paesi  sopratutto  sono  stati  vit- 
time di  lotte  sanguinose:  questi  paesi,  prima  fiorenti,  non  sono  più 
che  dei  deserti  ;  parlo  della  Polonia  e  del  Belgio.  I  soccorsi  prodigati 
ai  Belgi  hanno  onorato  l'umanità.  La  mia  patria  infelice  li  reclama 
a  sua    volta.  Il  nostro    territorio,  sette    volte    più    grande  di    quello 
dell'eroico  piccolo  popolo  belga,  è  stato    calpestato  e  devastato    da 
innumerevoli  armati  ;  la  spada  ne  ha  fatto  sprizzare  sangue  che  in- 
voca la  giustizia  divina.  I  nostri  figli,  forzati  a  combattere  nelle  file 
di  tre  eserciti  nemici,  si  scagliano  gli  uni  contro  gli   altri  in   racca- 
priccianti lotte  fratricide.  La  Polonia,  la  mia  Patria,  non  ha  dunque 
diritto  ai  vostri  soccorsi  ?  Ogni  popolo  infelice   può   pretendervi  nel 
nome  di  un  princìpio    eterno,  nel  nome    dell'amore  del    prossimo; 
ma  la  Nazione  polacca  può  ben  far  valere  anche  altri  titoli  che  mi- 
litano in  suo  favore   dinanzi  all'universo.    Essa  otterrà  i  vostri  soc- 


129    — 

corsi,  perchè,  frazionata  ed  oppressa,  non  ha  mai  rinnegato  il  suo 
passato  glorioso,  non  ha  mai  cessato  di  lottare  contro  la  forza  bru- 
tale, né  d'affermare  altamente  i  diritti  sacri  di  ogni  popolo  libero. 
Essa  otterrà  il  vostro  soccorso,  pej-chè  fu  in  passato  il  vostro  ba- 
luardo nelle  lotte  contro  le  orde  dei  barbari,  perchè  è  lei,  sempre 
lei  che  troviamo  al  vostro  fianco  nelle  guerre  in  cui  i  vostri  padri 
hanno  difeso  la  loro  libertà.  Quale  la  causa  generosa  per  cui  essa 
non  abbia  versato  il  suo  sangue  ?  Quale  è  la  sofferenza,  la  miseria 
che  la  sua  carità  non  abbia  lenite  ?  I  nomi  di  Sobieski  e  di  Ko- 
sciuszko  resteranno  impressi  nella  vostra  memoria  »]. 

399.  SiEPER  iProf.  Dr.  Ernst),  a.  o.  Prof.  d.  Engl.  Philol.  a.  d.  Un. 
Miinchen  :  Die  Kultur  Englands,  herausgegeben  von  -  (191 2  e  seg.)  - 
Deutschland  und  England  (1913)  -  Englisch.  Landeskunde  in  Lese- 
buch.  f.  Hòh.  Schulen  (191 2  e  seg.,  in  coUab.  con  W.  Ricken).  [Il 
I  voi.  della  prima  di  queste  pubblicazioni  contiene  Die  geistl.  Hebg. 
d.  Volksmassen,  di  Ernst  Schultze  ;  il  II,  Volksbilduiig  und  Volks- 
wohlf.  i.  England  dello  stesso.  Vedi  sub  voce  Schultze]. 

400.  Stephen  (H.):  Religion  und  Gott  ini  modernen  Getsfes/eben  (Tùhin- 
gen,  Mohr,  1914,  93  p.,  8")- [Contiene  due  Conferenze  sulle  correnti 
del  pensiero  religioso  in  Germania  ;  sono  utili  a  leggersi  per  com- 
prendere «  come  il  Dio  del  Vangelo  possa  divenire  il  Dio  dei  Te- 
deschi »]. 

401.  Strauss  (Paul),  de  l'Acad.  de  Médecine,  .Sénateur  de  la  Seine  : 
L' Assisiaìicc  cu  temps  de  Guerre  {Revue  Tì/eue,  Paris,  5-12  décem- 
bre  1914). 

402.  Strecker  (Prof  Dr.  Karl)  :  England  ini  Spiegel  der  KuUurmensch- 
lieit.  Ein  Buch  der  Zeit  (C.  H.  Bech,  Mùnchen,  1915,  i  voi.  di 
150  p.).  [Il  noto  critico  letterario  berlinese  Carlo  Strecker  ha  voluto 
riunire  in  un  volume  tutto  ciò  che  nel  corso  dei  secoli  è  stato  stam- 
pato da  alti  ingegni,  da  scrittori  illustri  e  da  eccelsi  poeti  contro  l'In- 
ghilterra e  il  popolo  britannico.  In  questo  libro,  che  Strecker  chiama 
l' Inghilterra  nello  specchio  del  giudizio  della  civiltà,  sfila  una  serie  in- 
terminabile di  illustri  testimoni  a  carico  dell'  Inghilterra.  Essi  appar- 
tengono, sebbene  in  diverso  numero,  a  quasi  tutti  i  popoli.  Numero- 
sissimi naturalmente  i  Tedeschi  come  Bismarck,  Federico  il  Grande, 
Goethe,  Grillparzer,  Hebbel,  Heine,  Kant,  Klopstock,  Lutero,  Nietz- 
sche, Schiller,  Riccardo  Wagner,  Moltke  ;  i  Francesi  come  Balzac, 
Bardoux,  Paul  Bourget,  Dubarry,  Lemonnier,  Octave  Mirbeau,  Mau- 
passant,  Molière,  Napoleone  I,  Rousseau,  Taine,  Voltaire  ;  i  Russi 
come  Chomjakovv,  Dostojevski,  Gortschakow,  Tolstoi;  sonvi  qualche 
scandinavo,  come  Ibsen  e  Kjaer  ed  infine  due  italiani  :  Dante  che  nel 
suo  XIX  canto  del  Paradiso  dice  :  «  Li  si  vedrà  la  superbia  ch'as- 
seta, I  Che  fa  lo  Scotto  e  l'Inghilese  folle  |  Sì  che  non  può  soffrir 
dentro  a  sua    meta  »,  e  Vincenzo  Monti,  nei    suoi    versi  all'Inghil- 

17 


—   I30  — 

terra.  Il  bello  è  che  l'autore  cita  una  lunga  serie  di  Inglesi,  i  quali 
si    espressero   non    diversamente  sul  proprio    paese,    come    Bulwer, 
Burke,  Burns,    Byron,    Carlyle,    Chamberlain,    Chatterton,  Chaucer, 
Cromwell,  Defoe,  Dickens,  Goldsmith,  Hogarth,    Lewes,  Macaulay, 
Milton,  Moore,   Pitt,    Ruskin,    Scott,    Shakespeare,   Shavv,    Shelley, 
Swift,  Thackeray,  Wilder.  Senza  alcun  dubbio,  il  tentativo  di  Strec- 
ker  è  curioso  come  saggio  letterario  e  critico,  per  quanto  non  possa 
sfuggire  a  chicchessia  il  pericolo  di  un  metodo  che  vuole  porre  un 
popolo  sul  banco  degli  accusati  davanti  alla  civiltà,  non  in  base  ad 
un  ponderato  esame  della  sua  storia  e  dello  svolgimento  della  sua 
civiltà,  ma    in  base  ad  una    serie,  per    quanto    lunga,  di    giudizi  di 
poeti,  scrittori  ed  artisti  ;  giudizi  spesso  derivanti  da  sentimenti  del 
momento  e  quindi  da  passioni   generalmente    non  ispirate  a  pacata 
serenità.  In  quanto  ai  giudizi  degli  Inglesi  stessi,  ovunque  ricorrono 
momenti  in  cui  uomini  politici,  scrittori  e  poeti  levano   critiche  sul 
proprio  paese.  Fatte  queste  osservazioni  dal  punto  di  vista,  diciamo 
così,  dell'obiettività  scientifica  non  abbiamo  difficoltà  di  aggiungere 
che  il  libretto    dello    Strecker  è,  nella    sua  bizzarria,   uno  dei  frutti 
letterari  più  originali  di  questa  guerra]. 
403.  Take  Jonescu    (Leader   del   partito   conservatore    democratico    ru- 
meno) :  L'azione  italo-runiena.  Intervista  concessa   a    Cubetto  Mem- 
moli  (Bukarest,  gennaio  191 5,  nel  Giornate  d'Itatia  del  23  genn.  1915). 
[«  La  Francia    ha    verso    di    voi    Italiani    un    debito   di   gratitudine 
enorme.  Il  vostro  atteggiamento  neutrale  l'ha   salvata.  Se  voi  scen- 
devate in  campo  con  la  Germania,  era  finita.  E  a  Parigi  non  vi  sa- 
rebbe ora  un  Governo   francese.  Come  potrebbe  la  Francia  dimen- 
ticare tutto  ciò?  La  responsabilità  unica  e  vera  di  questo  cataclisma 
è  dell'Austria.    L'Austria    ha    trascinato   la    Germania,    non    questa 
l'Austria.  La  guerra  si  deve  al  terzetto  Tisza-Forgach-Berchtold,  più 
forse  al  primo  di  questi  uomini,  che  è  uno  spirito  pieno  di  forza  e 
d'audacia  e  una  mente  politica  superiore.  La  provocazione  austriaca 
appare  ormai    da   mille  fatti.  Gliene   racconterò    uno.   Nello   scorso 
aprile   —  molto  tempo  prima,  dunque,  dell'assassinio   dell'Arciduca 
ereditario  d'Austria-Ungheria  —  il  marchese    Pallavicini,  ambascia- 
tore imperiale  a  Costantinopoli,  tornando  da  Vienna   alla   sua  resi- 
denza, si  fermò  qui    per  tre    giorni.  Fu  ricevuto   dal  compianto  Re 
Carlo  e  venne  anche  a  vedermi.  Egli  cominciò  a  farmi  un  discorso 
vago  :  mi  chiese  se  l'Austria   poteva,  in  caso  di   necessità,  contare 
sull'appoggio  della  Romenia,  dicendomi   che,  nell'ipotesi  contraria, 
essa  doveva  cercare  altri  amici  nei  Balcani.  Alludeva  evidentemente 
alla  Bulgaria.   Lo  ascoltai,  sorpreso.  Gli  dissi  che  tra  Vienna  e  Bu- 
karest correvano  buoni  rapporti  di  amicizia  ;   ma  che,  al  tempo  stesso, 
non  vedevo  minacele  di  temporali  all'orizzonte  e  non  comprendevo 
il  suo  discorso.  Egli  allora  mise  i  -punti  sugli  i  e  parlò  di  minacele 


—   131  — 

serbe.  «  Come  potete  pensare  »  —  gli  dissi  —  «  che  la  Serbia  mi- 
nacci il  vostro  impero  ?  È  un  piccolo  paese,  che  esce  estenuato  da 
due  guerre,  che  ha  da  digerire  il  pasto  macedone,  che  deve  guar- 
darsi le  spalle  da  un'  aggressione  bulgara.  È  assurdo  pensare  che 
la  Serbia  pensi  a  provocare  la  potente  Monarchia  vicina  ».  Ma  il 
Pallavicini  tornò  ad  insistere  e  accennò  alla  necessità  in  cui  ogni 
Stato  si  trova  di  prevenire  i  pericoli.  Compresi,  e  gli  dissi  :  «  Ma 
questa  è  la  teoria  della  guerra  preventiva  !  ».  Veda,  dunque,  che 
l'Austria  fin  da  allora  pensava  a  provocare  la  guerra.  Quando  fu  pre- 
sentato il  noto  ultimatum  alla  Serbia,  io  ero  a  Londra.  Vidi  il  conte 
Mensdorff,  ambasciatore  austriaco,  che  tentò  con  me  una  giustifi- 
cazione dell'  azione  del  suo  Governo,  attribuendone  la  causa  alla 
tragedia  di  Serajevo.  Allora  gli  ricordai  il  discorso  del  suo  collega 
di  Costantinopoli.  Non  pare  anche  a  lei  ?  Un  ambasciatore  non  viene 
espressamente  a  Bukarest,  non  chiede  un'udienza  al  Re,  non  s'in- 
comoda fino  a  casa  mia  per  far  discorsi  accademici....  Per  me  non 
v'è  alcun  dubbio.  La  guerra  è  stata  provocata  dall'Austria,  che  la 
cercava  da  lungo  tempo  per  i  suoi  fini  particolari  »]. 

404.  Tardieu  (André)  :  Le  Prince  de  Biilow  (Paris,  Calmann-Lévy  ed., 
s.  d.  [nuova  ediz.,  1914]). 

405.  Térésah  (signora  Gray):  La  patria  ritrovata  {La  Lettura,  febbr.  1915, 
Milano,  p.  118-126).  [A  proposito  della  Revanche  del  1915,  rievoca 
la  figura  e  l'opera  poetico-politica  di  Paul  Déroulède  ;  articolo  insi- 
gnificante]. 

406.  Terni  (Gilberto)  :  La  preparazione  finanziaria  alla  guerra  {Nuova 
Antologia,  Roma,  fase,  del  15  febbr.  1915).  [Il  Terni,  trattando  della 
preparazione  finanziaria  e  monetaria  alla  guerra,  afferma  il  concetto 
che  una  Nazione  non  debba  intraprendere  una  guerra  senza  che  il 
Tesoro  o  la  sua  Banca  di  Stato  possiedano  ingenti  riserve  in  con- 
fronto al  quantitativo  cartaceo.  Esaminata  la  situazione  del  nostro 
Istituto  di  emissione,  lo  scrittore  esprime  l'avviso  che  il  Governo 
debba  senza  indugio  raccogliere  ingenti  quantitativi  di  specie  auree 
dall'estero,  collocando  ad  esempio  negli  Stati  Uniti  buoni  del  Te- 
soro, non  importa  se  a  tasso  elevato  :  ciò  per  disporre  all'occorrenza 
di  una  vasta  circolazione  non  soggetta  a  deprezzamento.  I  prevedi- 
bili avvenimenti  di  domani  rendono  indispensabili  provvedimenti  sin- 
golari, anche  se  importino  gravi  sacrifici]. 

407.  Treves  (Deputato  socialista)  :  Discorsi  e  conferenze,  igi4-igis-  [V. 
passim  ne'  giornali  quotidiani,  specialmente  il  Discorso  contro  i  Ri- 
formisti, nei  giornali  del  31  gennaio  1815]. 

408.  Trilussa  (pseud.  del  poeta  romanesco  Salustri)  :  Fra  cent'anni  (A/es- 
sage^ero  del  31  gennaio  191 5,  Roma).  [Poesia  in  dialetto,  piena  di 
filosofia.  Dice  Trilussa  : 


—     132        - 

Da  qui   a  cent'anni,  quanno 

ritroveranno,  ner  zappa'  la  terrra 

li  resti  de  li  poveri  sordati 

mort' ammazzati  in  guerra, 

pensate  un  po'  che  montarozzo  d'ossa, 

che  fricandò  de  teschi 

scapperà  fora  da  la  terra  smossa 

Saranno  eroi  tedeschi, 

francesi,  russi,  ingresi, 

de  tutti  li  paesi. 

O  gialla  o  rossa  o  nera, 

ognuno  avrà  difesa  una  bandiera  ; 

qualunque  sia  la  patria,  brutta  o  bella, 

sarà  morto  per  quella 
Ma  li  sotto,  però,  diventeranno 

tutti  compagni,  senza 

nessuna  differenza. 

Nell'occhio  vóto  e  fonno 

nun  ce  sarà  né  l'odio  né  l'amore 

pe'  le  cose  der  monno. 

Ne  la  bocca  scarnita 

nun  resterà  che  l'urtima  risata 

a  la  minchionatura  de  la  vita. 

E  diranno  fra  loro  :  —  Solò  adesso 

ciaverao  per  lo  meno  la  speranza    • 

de  godesse  la  pace  e  l'uguaglianza 

che  cianno  predicato  tanto  spesso  !]. 

409.  TuRRi  (Prof.  Vittorio):  G.  Carducci  {Giornale  d'Italia,  i^tihx.  1915). 
[A  proposito  della  federazione  morale  e  ideale  di  Francia  e  Italia, 
vaticinata  dal  Poeta.  Con  poco  spirito  ed  ancor  meno  stile,  rispose 
al  Turri  ini  ignoto  Giorgio  Sieglo  (?)  nel  Popolo  Romano  del  26 
febbraio  1915:  Citazioni  insidiose  e  comentatori  sottili.  È  vero  che  da 
nessuno  si  leggeva  allora  il  Popolo  se  non  all'Ambasciata  d'Austria 
ed  a  quella  di  Germania  ;  ma  è  appunto  perchè  solo  gli  stranieri  leg- 
gevano questa  gazzetta,  che  ci  dispiacque  veder  maltrattato  nella  sua 
tomba  il  Poeta  italiano.  Certo,  il  Paese  si  accosta  più  al  pensiero 
del  morto  Carducci  che  a  quello  del  vivo  Giorgio  Sieglo.  (Ma 
chi  è?)]. 

410.  U.  O.  [Ugo  Ojetti].  Vedi  Istriani  (GÌ'). 

411.  V.\MBA  '^Bertelli  I  :  Nel  momento  culminante  {Travaso,  Roma,  31  gen- 
naio T915).  [Finge  di  tradurre  un'epistola  del  Kaiser,  ^<  erronea- 
mente diretta  a  Firenze  dove  si  adunò  la  Direzione  del  P.  S.  I. 
{Panciafichismo  Scocciatore  Internazionale)  e  dove  egli  forse  credeva 


—  133   — 

che  risiedesse.  Intercettata  da  mano  patriottarda,  posso  ora  darne 
la  traduzione»,  narra  Vamba.  E  siccome  il  testo  dell'ultimo  capo- 
verso dell'Ordine  del  giorno  socialista  diceva  precisamente  così  : 
«  La  Direzione  delibera  che  la  continua  propaganda  del  pensiero  so- 
cialista in  favore  della  neutralità  abbia  a  «  culminate  »  con  comizi 
in  tutta  Italia,  nella  domenica  21  febbraio  in  occasione  della  riaper- 
tura del  Parlamento  »,  Vamba  attribuiva  a  Guglielmo  queste  parole 

«  Ben  fate  dunque,  voi,  Capi,  allorquando, 
quel  verbo  coniugate  a  quel  Partito 
che  già  da  tempo  andate  culminando, 

e  che  ogni  buon  tedesco  mostra  a  dito 
mentr'ei,  nel  pacifismo  più  perfetto 
mostra  il  culmine  a  tutti  ov'è  salito, 

culmin  modesto  ma  di  grato  effetto 

ch'io  chiamerò  con  compiacente  vezzo, 
se  voi  mei  permettete,  culminetto. 

Però,  coni' io  già  stimo,   da  un  gran  pezzo 
il  vostro  culminar,  per  dirla  schietta, 
il  culminar  senatoriale  apprezzo, 

e  dei  Santin,  dei  Grassi,  oh  come  accetta 
ra'è  l'opra  !  Ed  io  ricordo  specialmente 
del  Barzellotti  questa  barzelletta  : 

—  «  Se  i  sovversivi  han  proclamata  urgente 
la  guerra,  è  urgente  stare  in  pace  :  questo, 
appare  a  ogni  filosofo  evidente  ». 

Un  tale  argomentar  fa  manifesto 

che  il  Barzellotti  culmina   in  Senato 
quanto  voi  ne'  comizi,  e  che  del  resto 

per  il  barzellottismo  moderato 
i  socialrivoluzioneutralisti 
non  son  sovvertitori  dello  Stato. 

Questo  m'allieta....  e  viva  i  socialisti 

che  a  Lorand  e  a  Destrée  gridano  abbasso 
e  danno  addosso  a  Sterne  ed  a  Battisti, 

viva  voi  che  ridotto  avete  in  basso 

l'amor  d'Italia,  e  meglio  se  in  brev'ora 
farete  che  per  me  sia   tutto  casso..  . 

Deh,  culminate,  culminate  ancora  !  »]. 


—   134  — 

412.  Van  den  Heuvel,  Ministre  d'Etat  (Belgique)  :  Rapports  sur  la  v'w- 
lation  dii  Droit  des  gens  en  Belgique.  Préface  de  M.  (Paris,  Berger- 
Levrault,  1915).  [«  Un  volume  des  plus  émouvants  sur  le  martyro- 
loge  de  l'héroique  Belgique,...  orné  de  photographies  effroyablement 
documentaires....  un  requisitoire  terrible  contre  les  hordes  sauvages 
du  Kaiser....  En  appendice,  des  extraits  de  la  Lettre  pastorale  de 
S.  Em.  le  cardinal  Mercier,  archevéque  de  Malines....  Ce  livre  est 
le  résumé  du  travail  si  consciencieux  et  si  précis  de  la  Commission 
officielle  du  Gouvernement  belge  ».  {Figaro  del  19  febbraio  1915, 
venerdì)]. 

413.  Vellay  (Charles):  L'Action  italiennc  daus  le  I^evant  {Revuc  de  Pa- 
ris, 15  luglio  1914,  p.  428  e  seg.  ).  [Il  Vellay  dimostra  gran  simpa- 
tia per  l'Italia  e  comprende  certe  necessità  della  nostra  politica  di 
espansione]. 

414.  Vercesi  (Ernesto)  :  Tre  tappe  storiche  della  Germania,  Commemo- 
razione di  Francesco  Brandts  (presidente  del  Volksvereiti)  alla  «  Pro 
Cultura  »  di  Milano.  (Milano,  17  gennaio  1915).  [L'A.  «  lumeggiò  a 
brevi  tratti  tre  tappe  storiche  in  Germania,  quella  dell'attività  in- 
tellettuale (Lassalle,  Ketteler),  l'altra  concernente  il  conflitto  tra  la 
grande  e  la  piccola  Germania  e  il  «  Kulturkampf  »  alla  dimane 
della  guerra  del  1S70,  e  infine  l'ultima  tappa  dell'attività  sociale  del 
Centro  dopo  il  «  Kulturkampf  ».  Degno  di  particolare  nota  il  pe- 
riodo che  va  dal  184S  al  1870  e  segna  la  costituzione  dell'  Impero 
germanico  dopo  l'avvenuta  esclusione  dell'Austria  dalla  Confedera- 
zione germanica.  Le  vittorie  riportate  dalla  Prussia  a  Sadowa  e  a 
Sedan  vennero  considerate  nel  giovane  Impero  come  una  vittoria  di 
Martin  Lutero,  che  col  «  Kulturkampf  »  avrebbe  dovuto  segnare  il 
trionfo  completo.  Bismarck  ~  com'  è  noto  —  dovette  invece  andare 
a  Canossa.  Con  Guglielmo  II  era  incominciata  un'  èra  nuova,  per- 
chè il  Centro  aveva  saputo  mantenere  le  sue  posizioni  mediante  il 
suo  attaccamento  alla  causa  popolare  ;  ma  il  protestantesimo,  fino 
alla  vigilia  del  grande  conflitto  europeo,  era  ancora  assetato  di 
«  Kulturkampf  »,  e  se  la  Germania  avesse  potuto  attuare  rapida- 
mente il  piano  di  realizzazione  dell'agognata  egemonia  mondiale, 
sarebbe  indubbiamente  tornata  all'  assalto.  L'oratore  si  diffuse  lun- 
gamente a  descrivere  l'attività  politica  e  sociale  dei  cattolici  di  Ger- 
mania e  chiuse  augurandosi  che  al  conflitto  europeo  attuale  tenga 
dietro  un  periodo  migliore  in  cui,  dopo  la  cessazione  della  pace 
armata,  i  popoli  possano   meglio  effettuare  il  riformismo  sociale  »]. 

415-  Vksnitch  (Mil.-R.):  La  Serbie  et  la  Guerre  Européenne.  -  La  Ser- 
bie  et  les  causes  de  la  Guerre  {Revue  Bleue,  Paris,  8  ag.-i4  nov.  14, 
21-28  nov.  1914).  [Vesnitch  è  il  ministro  plenipotenziario  serbo  a 
Parigi,  1914-15  ;  i  suoi  articoli  sono  notevolissimi]. 

416.  Walter  (Hans  A.)  :  Irland  und  wir  (1915)  -  Die   neuere  Englische 


—  135  — 

Sozial-polìtik  (Arthur  Hertz,  ìMiìnchcii,  1915).  [Leggasi  nel  Conti- 
nental Times  di  Berlino,  29  gennaio  1915  :  «  Bj-  bis  booklet  "  Irland 
und  wir  ",  Mr.  Hans  A.  Walter,  the  gifted  author  of  "  Z?7<?  Neuere 
Englische  Sozial-politik  "  has  furnished  an  exhaustive  and  extre- 
mely  interesting  review  of  one  of  the  leading  topics  of  the  day.  Af- 
ter illustrating  convincingly  the  sentimental  and  practical  reasons 
for  moral  co-operation  between  Germany  and  I reland  in  their  diffe- 
rences  uith  England,  the  author  draws  deep  breath  and,  starting  in 
2000  B.  C.  proceeds  to  give  a  most  fascinating  account  of  Ireland's 
cultural  and  politicai  history.  The  endless  variety  of  cruel  wrongs 
inflicted  on  Ireland  by  the  English  oppressors  for  many  centuries 
is  cooUy  substantiated  by  a  vvealth  of  circumstantial  dates  and  sta- 
tistics.  In  the  light  of  so  many  interesting  details  the  pathetic  story 
of  the  beautiful  isle  and  its  brilliant  inhabitants  becomes  a  true 
human  document.  It  vvill  thrill  the  most  casual  of  onlookers,  while 
those  in  earnest  search  of  the  truth  get  a  great  help  in  a  very  handy 
form.  We  feel  it  incumbent  upon  us  to  draw  our  readers'  attention 
to  the  excellent  little  work  »]. 

417.  Williams  :  Diade  in  Germany.  [«  Grido  d'allarme  gettato  alla  fine 
del  secolo  XIX  in  Inghilterra  per  il  pericolo  a  cui  sentiva  essere 
esposta  la  conquista  inglese  del  mercato  mondiale  ».  {Riv.  II.  di  So- 
cial., 2°  sem.,  fase.  V-VI)]. 

418.  WiRTH  (Albrecht)  :  Rasse  und  Volk  (Niemeyer,  Halle  a.  S.,  1914, 
353  p.  in  8").  [In  un  cap.  tratta  della  genealogia  di  Guglielmo  II, 
in  un  altro  discute  dell'arianesimo  di  Gesù,  in  un  altro  confuta 
l'esistenza  del  cosidetto  pericolo  giallo.  L'autore  del  Gang  der  IVelt- 
geschichte  ha  fatto  un  libro  mal  definibile,  raffazzonato,  confusissimo, 
e  che  non  ha  nemmeno  l'immancabile  qualità  tedesca  dell'  ordine. 
Gli  scienziati  poi  troveranno  molto  a  ridire  nelle  pagine  in  cui  il 
W.  afferma  la  parentela  de'  Baschi  con  gli  Etruschi,  dei  Tcherkessi 
con  i  Bavaresi  e  degli  Ainos  con  gli  Spagnuoli.  Le  sole  pagine  at- 
traenti e  seriamente  scientifiche  sono  quelle  sulle  forme  moderne 
dell' imperiai  isììio,  e  dato  che  il  libro  è  uscito  alla  vigilia  della  con- 
flagrazione europea,  esse  assumono  una  importanza  particolare]. 

419.  WiTTE  (J.)  :  Ostasien  uìid  Europa  (Tiibingen,  Mohr,  1914,  viii-244  p. 
in  8".  [Manifesto  per  la  propagazione  del  Cristianesimo  germanico 
e  dell'influenza  tedesca  nell'Estremo  Oriente]. 

420.  WoLTM.\NN  (Ludwig)  :  /  Germani  e  la  Rinascenza  in  Italia  (Lip- 
sia, 1905).  [Nella  polemica  seguita  nel  Giornale  d'Italia  fra  l'ono- 
revole Labriola  e  il  prof.  Beloch  si  è  fatta  anche  parola  di  un  tal 
Woltmann,  uno  di  quei  {sic'\  pseudo-scienziati  tedeschi  che  partendo 
da  un  principio  accettabile  in  parte,  con  furia  cieca  corrono  alle  estreme 
conseguenze  logiche  anche  se  conducono  difilato  all'assurdo,  chia- 
mano   questo  pazzo  procedimento    rigidità  di  metodo,  confondendo 


—  136  — 

la  loro  angusta  visione  con  il  vigoroso  metodo  accompagnato  dagli 
sguardi  d'aquila  dei  Tedeschi  d'ingegno.  Caso  tipico  di  questi  falsi 
antropologi  che  pur  tanto  spesso  ingannano  con  l'apparenza  il  vulgo 
dotto  cisalpino,  è  questo  Ludwig  Woltmann,  il  quale  nella  pazza 
esaltazione  del  germanesimo,  non  potendo  negare  ai  paesi  latini 
uomini  geniali,  credeva  di  sottrarli  dimostrando,  a  suo  modo,  che 
erano  Tedeschi,  e  che  quindi  bisognava  attribuirli  alle  stirpi  ger- 
maniche. Dante,  Leonardo,  Galileo,  Garibaldi  erano,  secondo  lui, 
dei  buoni  Tedeschi  smarriti  tra  i  putridi  Latini.  E  crediamo  che  anche 
al  senatore  Croce,  al  quale  siamo  debitori  della  seguente  arguta  no- 
tizia, sarebbe  capitato  la  stessa  fede  di  nascita  niente  geniale.  Biondo, 
occhi  azzurri  e  occhiali  d'oro  ?  Non  occorreva  altro  per  un  buon 
Woltmann  :  —  «  Napoli,  12  febbraio  1915.  Caro  amico,  Vedo  che 
in  una  polemica  che  si  svolge  nel  Giornale  d'Italia  non  si  riesce  ad 
appurare  chi  fosse  Ludovico  Woltmann.  Posso  fornire  io  qualche 
informazione.  Il  Woltmann  pubblicò  nel  1900  un  volume.  Materia- 
lismo storico  ;  e  poi  si  détte  a  compiere  ricerche  per  sostenere  la 
tesi  (che  svolse  in  parecchi  volumi)  della  egemonia  dell'elemento 
germanico  nella  storia  italiana,  e  della  origine  germanica  di  tutti  i 
nostri  «  grandi  uomini  ».  Tesi,  del  resto,  assai  vecchia,  e  che  qua- 
rant'  anni  fa  aveva  per  sostenitore  un  originale  scrittore  italiano, 
Francesco  Montefredini.  Il  Woltmann,  mi  pare  nel  1904,  si  rivolse 
anche  a  me  per  sapere  quale  fosse  la  statura  e  quale  il  colore  degli 
occhi  di  Giambattista  Vico  ;  e  si  aspettava  che  io  gli  dicessi  che 
la  statura  era  aitante  e  gli  occhi  azzurri.  Ma  poiché  io  gli  risposi 
che  il  Vico  aveva  occhi  neri  e  statura  piccola,  nel  suo  nuovo  vo- 
lume del  1905,  sui  Germani  e  la  Rinascetiza  in  Italia,  stampato  a 
Lipsia,  dovè  confessare  che  i  caratteri  antropologici  non  risponde- 
vano alla  sua  tesi,  perchè  tutt'  al  più  il  Vico  potè  essere  un  «  ram. 
pollo  misto  della  razza  nordica  e  della  bruna  »,  ma  asserì  che  cer- 
tamente germanico  era  il  cognome  «  Vico  »,  ravvicinandolo  al  nuovo- 
alto-tedesco  «  Wieck  »  !  Dopo  avere  stampato  tutti  questi  spropo- 
siti su  cose  italiane,  il  Woltmann,  come  se  niente  fosse,  se  ne  venne, 
l'anno  dopo,  a  fare  i  bagni  in  non  so  quale  luogo  della  Riviera  li- 
gure. Ma  le  acque  italiane,  indignate,  lo  inghiottirono.  In  altri  ter- 
mini (e  qui  lasciamo  lo  scherzo),  il  poveretto  mori  affogato.  Era  un 
entusiasta  di  buona  fede.  Saluti  cordiali  dall' afifezionatissimo  Bene- 
detto Croce  »]. 
421.  WoRLDS  Work  (Rivista).  Articolo  su  Gli  Slati  Uniti  nella  Guerra 
(fascicolo  del  febbraio  1915).  [Contiene  dichiarazioni  fatte  da  Grey  e 
da  Bethmann-HoUvveg.  Il  ministro  inglese  degli  esteri  ha  detto  : 
«  Una  grande  nazione  che  si  trovi  fuori  dell'attuale  conflitto  europeo, 
deve  far  uso  di  tutta  l'influenza  di  cui  dispone  per  appoggiare  la 
causa  della  giustizia  contro  il  male.  Noi  crediamo  di  batterci  per  la 


—   137  — 

libertà  e  per  l'indipendenza  minacciate  dal  militarismo  e  per  riparare 
ai  mali  crudeli  inflitti  al  Belgio,  e  nutriamo  la  speranza  di  concjui- 
stare  una  pace  che  ci  assicuri  il  possesso  di  tutto  ciò.  Quale  sia  la 
influenza  che  gli  Stati  Uniti  possono  esercitare  e  a  quale  scopo  e 
in  qual  momento  la  loro  influenza  debba  essere  usata,  è  una  questione 
che  riguarda  il  popolo  americano,  che  deve  deciderla,  ed  è  inutile 
che  io  spieghi  come  sia  impossibile  per  un  membro  di  un  Governo, 
che  crede  di  lottare  per  l'indipendenza  del  proprio  paese,  fare  di 
più  che  difendere  la  causa  di  questo  paese  e  che  chiedere  per  esso 
almeno  della  simpatia  ».  Il  Cancelliere  tedesco  si  è  mostrato  più 
disposto  a  polemizzare.  Egli  ha  detto  :  «  Tra  l'altro,  la  Germania 
è  stata  accusata  di  aver  il  preciso  proposito  di  affamare  la  popola- 
zione civile  del  Belgio,  mentre  è  evidente  che  non  si  può  parlare 
nemmeno  lontanamente  di  così  crudele  proposito.  Io  mi  domando, 
invece,  se  la  dichiarazione  di  Londra  non  sia  stata  violata  dai  nostri 
nemici,  i  quali  tendono  ad  impedire  ogni  trasporto  di  viveri  per 
mare  senza  tener  conto  della  destinazione....  La  Germania  non  ha  la 
pretesa  di  voler  dominare  il  mondo,  oppure  come  l' Inghilterra  di 
essere  padrona  dei  mari.  Tutto  ciò  che  essa  desidera  è  di  poter 
godere  con  uguale  vantaggio  di  una  politica  leale  e  della  libertà  di 
commercio  su  tutte  le  vie  del  mondo  »]. 

422.  X.  :  La  France  veut-elle  avoir  une  Marine?  {Reviie  de  Paris,  1°  ago- 
sto 1914,  p.  557-584.  Firmato  X).  [Interessante  questo  articolo  scritto 
alla  vigilia  della  conflagrazione,  e  pubblicato  o  almeno  conosciuto 
dopo  la  fatale  serie  di  ultimata']  {1). 

423.  Agocella  (Angelo)  :  L'anno  terribile  che  volge....  (Napoli,  Federico 
e  Ardia,  1915,  i  ops.). 

424.  Adrian  (A.):  Méthodes  de  vérification  des  comptes  des  corps  de  troupe 
(26  ed.,  I  voi.  in  8°  di  xvi-473  p.,  Paris,  juin  1915,  Libr.  Ch.-La- 
vauzelle).  [L'autore  è  «  sous-intendant  militaire  »]. 

425.  Adriatico  {L').  Studio  geogr.,  stor.  e  polii.  {Illustraz.  Hai.,  1914). 

426.  Agabiti  (Augusto):  La  salvezza  d'Europa  e  l'intervento  italiano.  Pref. 
di  A.  Cervesato  (Napoli,  Soc.  ed.  partenopea,  1915,  i  voi.). 

427.  AicARD  (Jean).  Vedi  sub  voce  Halet. 

428.  Alberti  (Mario):  Adriatico  e  Mediterraìieo  (Milano,  Ravà  e  C.,  1914; 
Raccolta  dei  Problemi  italiani).  —  Trieste  (Torino,  L'Ora  presente, 
1915,  in  8°.  Raccolta  dei  Problemi  attuali).  —  L'Economia  del  mondo 
prima,   durante  e  dopo   la  guerra  europea  (Roma,    Soc.   Athenaeum, 

1915.  617  p.).  —   Verso  la  Crisi:  le  tendenze  economiche  fondamen- 


(1)  Gli  scritti  analizzati  dal  n."  230  al  n."  422  sono  tutti  anteriori  al  primo  di  luglio  del  1915, 
ma  le  bozze  di  questi  fogli  di  stampa  sono  state  corrette  nel  novembre,  é  ciò  spieghi  alcune 
allusioni  del  bibliografo  a  fatti  avvenuti  nel  secondo  srmestre  del  1915  e  dopo  la  nostra  di- 
chiarazione di  guerra  all'Austria  (23  maggio  1915). 

18 


—   138  — 

tali  del  momento  presente  e  gli  elementi  per  la  previsione  economica, 
con  pref.  di  Luigi  Luzzatti  (Trieste,  Schimpff,  i  voi.  in  8°).  — 
Articoli  nell'Idea  Nazionale  di  Roma  {passim,  1914-1915).  [Citiamo 
ancora,  dello  stesso  autore,  eh'  è  un  dottissimo  specialista  di  econo- 
mia e  di  finanza  :  //  costo  della  vita,  i  salari  e  le  paghe  a  Trieste 
neir  ultimo  quarto  di  secolo.  —  Cooperazione  di  consumo  e  «  caro- 
viveri-»; con  pref.  di  Luigi  Luzzatti,  [trad.  tedesca:  «  Konsum- 
Vereine  und  Teuerung  »,  nella  collezione  «  Kultur  und  Fortschritt  »]. 

—  La  produzione  agricola,  le  industrie,  i  trasporti,  i  commerci,  il 
lavoro,  i  prezzi,  le  Borse,  le  Banche  ed  il  tnercato  monetario  nel  igii. 

—  //  movimento  dei  prezzi  e  dei  salari  nell'anno  igii  a  Trieste  [con 
cenni  introduttivi  circa  un  programma  di  futuri  lavori  statistici  ;  con- 
fronti internazionali  delle  condizioni  di  vita  e  di  lavoro  degli  operai  ; 
con  un'appendice  bibliografica].  —  Le  statistiche  dei  prezzi  delle  der- 
rate alimentari.  —  L'economia  mondiale  nel  1912.  —  Indirizzi  e  me- 
todi nell'attuale  economia  politica.  —  La  fortuna  economica  di  Trieste 
ed  i  suoi  fattori.  —  Insegnamento  commerciale  e  giornalismo  econo- 
mico. —  L'affarismo  ebraico  nella  concezione  sombartiana  e  nella  sua 
genesi  storica.  —  //  dazio  sul  grano  alla  luce  delle  esperienze  fatte 
in  Austria-  Ungheria.  —  /  piii  recenti  aspetti  del  capitalismo  moderno 
[le  società  di  finanziamento  e  partecipazione].  —  La  conquista  di 
Trieste.  —  //  mito  di  Trieste.  —  Trieste  italiana.  —  //  liberoscam- 
bismo e  /' «  agricultural  depressione.  —  Notiamo  che  gli  scritti.  // 
contraccolpo  economico  e  finanziario  della  guerra  in  Austria-  Ungheria 

—  La  guerra,  il  credito  ed  i  pagamenti  -  La  politica  regolatrice  dei 
cambi  esteri  -  La  guerra  europea  e  la  concorrenza  internazionale  — 
comparsi  nella  «  Rivista  delle  Società  commerciali  »  —  e  La  guerra  ed 
il  regime  doganale  -  Per  una  conversione  del  libero-scambistno  al  pro- 
tezionismo —  pubblicati  nel  «  Giornale  degli  Economisti  »  —  vennero 
rifusi,  modificati,  corretti  e  completati,  nel  volume  citato  poc'  anzi 
sulV Economia  del  mondo  etc,  Roma,  Athenaeum,   1915]. 

429.  Albin  (Pierre):  Les grands  Traités politiques ;  Recueil  des  principaux 
Textes  politiques  depuis  1815  jusqu'à  nos  jours,  avec  des  Notices 
historiques  et  des  Notes  (Paris,  191 2,  Felix  Alcan  ed.).  [Vederne 
la  2''  ediz.,  cit.  dal  Prothero.  L' Albin  è  uno  dei  più  competenti  stu- 
diosi di  questioni  internazionali  europee]. 

430.  Allkmand  {Un):  J' accuse  (édition  francaise).  [La  Bibliogr.  de  la 
France,  1915,  p.  549,  annunzia  due  edizioni  contemporanee  :  texte 
allemand  e  texte  franfais]  (i  voi.  gr.  in  8°,  Libr.  Payot,  46  rue 
Si-André-des-Arts,  Paris,  juin  1915).  [Ops.  tedesco,  tradotto  poi  in 
francese  nel  19x5  e  in  italiano  nel  1916.  Ne  rende  conto  Maurice 
MuRET  nei  Débats  del  28  giugno  1915.  Egli  è  autorizzato  a  smentire 
che  autore  dell'ops.  sia  il  Liebknecht;  dice  che  chi  scrisse  queste 
pagine  «  parait   aussi    bien    appartenir   au    clan    radicai   ou   liberal 


—   139  — 

avance  plutòt  qu'au  clan  socialiste  ».  11  Muret  nota  con  speciale 
compiacenza  questa  dichiarazione  dello  scrittore  tedesco:  «  Je  re- 
grette.... que  la  Russie  soit  complètement  innocente  de  la  guerre 
européenne  et  que  la  responsabilité  en  incombe  exclusivement  à  l'Alle- 
magne  et  à  l'Autriche  ».  È  curioso  l'avviso  della  Libr,  Payot  :  «  MM. 
les  Libraires  savent  la  valeur  de  ce  livre,  le  plus  important  qui  ait 
été  publié  relativement  à  la  guerre  actuelle....  »]. 

431.  Alto  Adio-e  {L').  (Roma,  Tip.  Bertero,   1914)- 

432.  Altoviti  (Carlo):  La  Guerra  Europea;  considerazioni,  parole  ai  cit- 
tadini, al  Governo,  all'Esercito  (Palermo,  tip.  Virzi,  1914,  i  ops.  in  i6"). 

433.  Ambassador  at  Berlin  (Despatch  from  H.  M.)  respecting  the  rupture 
of  diplovialic  relations  with  the  German  Government  (Cd.  7445.  H.  M. 
Stationery  Office,  London,  1914).  [Ristampato  per  intero  nella  Rivista 
di  Roma,   1914]. 

434.  Ambassador  at  Berlin  (Despatches  of  H.  M.)  respecting  an  officiai 
German  organisation  to  influencing  the  Press  of  other  countries  (H. 
M.  Stationery  Office,  London,  1914'.  [Cd.  7595  ;  pubblicazione  uffi- 
ciale governativa]. 

435.  Ambassador  at  Constantinople  (Despatch  from  H.  M.)  summarising 
evenis    leading    iip    to    rupture    of  relations  with   Turkey,  and  reply 

•  thereto  (Cd.  7716.  H.  M.  Stationery  Office,  London,  1914)- 

436.  Ambassador  at  Vienna  (Despatch  from  H.  M.)  respecting  the  rupture 
of  diplomatic  relations  with  the  Austro-Hungarìan  Government  (Cd. 
7596.  H.  M.  Stationery  Office,  London,  1914).  [Riprodotto  per  intero 
nella  Rivista  di  Roma,   19 14]. 

437.  Ambrogio  da  Milano:  L'Italia  nuovamente  in  guerra?  Considera- 
zioni popolari  sulla  necessità  di  un  intervento  armato  (Bergamo,  Soc. 
Editrice  Commerciale,  1914,  in  16°). 

438.  Ambrosi  (Dott.  Giovanni)  :  //  Trentino  e  il  pericolo  pantedesco  (Mi- 
lano, Industria  Stampati,   1914,  i  ops.). 

439.  Ambrosini  (Luigi)  :  Un  mese  in  Germania  durante  la  guerra.  Con 
una  Appendice  sul  movimento  dei  partiti  politici  in  Germania,  a  cura 
di  F.  Rosina  (Milano,  Treves,  1914,  in  16").  [Raccolta  dei  Quaderni 
della  guerra.  Molto  notevole  e  documentato  ;  da  confrontarsi  coll'ar- 
ticolo  sulla  Germania  pubblicato  nel  Messaggero  di  Roma,  19  di- 
cembre 1915,  p.  6]. 

440.  Amelet.  Vedi  sub  voce  Guindani. 

441.  Américaines.  Vedi  sub  voce  Voix  américaines. 

442.  Am.mirata  (Umberto):  Ma  tu,  Italia....  (Milano,  Tip.  Salesiana,  1915, 
in  8^,  I  ops.).  —  Italiani,  su,  in  armi....;  crociata  della  pace  (Milano, 
Tip.  Toffaloni,   1915,   i  ops.   in  16"). 

443.  Ancel  (L.)  :  La  Chanson  de  la  tranchée  (19 14).  Paroles  de  J.  Bresso- 

les.  Chant  et  piano  (Paris,  1915,  Cari  \sic'\  Selva  ed.). 

444.  Ancona  (Ugo):  L'aspetto  finanziario  della  guerra  (Milano,   Treves, 


—   140  — 

1914,  I  volumetto  dei  Quaderni  della  guerra).  —  Articoli  nel  Gior- 
nale d'Italia  di  Roma  {passim,  1914-1915)  —  Articoli  nella  Nuova 
Antologia  (1914-1915,  passim). 

445.  Andréadès  (A.).  Vedi  sìib  voce  Buxton. 

446.  Andreikff  (Leonida)  :  //  Belgio  vivrà  !  —  Dramma  in  sei  quadri. 
Prima  versione  dal  Russo  (Roma,  Casa  Editrice  Bontempelli,  1914. 
I  voi.). 

447.  Andrews  (Prof.  C.  M.)  :  Historical  Development  of  Europe,  18 14- 
j8g7  (2  voi.,  New- York,  Putnam  ed.).  [Cit.  dal  Prothero  per  le  ori- 
gini del  1914]. 

448.  Andrillon  (Henri)  :  L' Expansion  de l' Allemagne .  Ses  causes,  Ses  con- 
séquences  (Paris,  1914,  Marcel  Rivière  &  C>e),  [Importantissimo  questo 
libro  scritto  con  assai  imparzialità  alla  vigilia  della  guerra  e  da  un 
Francese.  Come  ben  dice  l'Andrillon  «  rien  ne  stimule  la  vitalité 
des  peuples  sains  come  la  menace  des  grands  peuples  rivaux,  comme 
l'effort  qu'ils  imposent  et  l'exemple  qu'ils  donnent  »]. 

449.  Angeli  (Diego)  :  La  Francia  in  guerra.  Lettere  parigine  (Milano, 
Treves,  1914,  Raccolta  Quaderni  della  guerra).  —  Reims  e  il  suo 
martirio  (Milano,  Treves,  1915,  Quad.  della  guerra).  [Raccolta  di 
articoli,  buttati  giù  alla  carlona  per  il  Giornale  d^ Italia,  e  di  cui 
tutta  la  vacuità  ancor  meglio  appare  or  che  son  raccolti  in  volume]. 
—  Articoli  vari  nel  Giornale  d'Italia,   1914-1915,  passim. 

450.  Angeli  (Umberto):  Gli  affanni  di  un  Triplicista  (Roma,  L'Autore, 
54  via  Margutta,  i  ops.  di  30  p.  in  16").  [Lo  stesso  autore,  già  col- 
laboratore déWa.  Rivista  di  Rotna,  ha  pubblicato  prima  della  guerra 
balcanica:  La  guerra  inevitabile  (Bernardo  Lux,  editore,  Roma,  1912, 
I  voi.  di  133  p.  con  2  cartine)  e  prima  della  guerra  europea:  Sulla 
via  dell'  Impero  (edizione  della  Rivista  di  Roma,  Roma,  1914,  i  voi. 
di  p.  119).  Qui  egli  scrive  prima  del  nostro  intervento,  nei  primi 
mesi  cioè  del  191 5  :  «  ....  La  Triplice  Intesa,  volendo  attraversare 
i  piani  della  Triplice  Alleanza,  riuscì  invece  a  favorirli  con  la  seconda 
guerra  balcanica,  perchè  allontanò  sempre  più  la  Bulgaria  dalla  Rus- 
sia, non  allontanò  la  Turchia  dalla  Germania  e  imbaldanzì  la  Serbia 
e  la  Grecia  inducendole  a  commettere  sciocchezze.  Ma  dunque,  mi 
osserverete,  i  diplomatici  della  Triplice  Alleanza  sono  tutte  aquile, 
mentre  quelli  della  Triplice  Intesa  sono  tutte  zucche  leggere  ?  Il  Si- 
gnore mi  guardi  dal  pensarlo  :  non  sono  le  intenzioni  e  le  volontà 
individuali  coscienti  quelle  che  contano  nella  storia.  Forse  i  diplo- 
matici della  Triplice  Intesa  escogitarono  e  svolsero  progetti  mirabo- 
lanti, ma  ebbero  la  disgrazia  di  non  infilarne  una  ;  mentre  gli  altri, 
scioccamente,  ciecamente,  le  indovinarono  tutte.  Ora,  quando,  a 
conti  fatti,  dobbiamo  constatare  che  da  una  parte  si  è  vinto  e  dal- 
l'altra si  è  perduto,  possiamo  aflfermare  che  da  una  parte  si  è  riu- 
scito a  vincere  e  dall'altra  non  si  è  saputo.  Potrete  contestarmi  che 
da  parte  della  Triplice  Alleanza  vi  sia  stata  premeditazione:  rispondo 


—   141   — 

che  mancano  prove  atte  a  negare  la  vostra  o  la  mia  tesi  ;  frattanto 
io  noto  clie  una  sequenza  logica  esiste  nella  serie  dei  fatti  enun- 
ciati, e  la  metto  in  rilievo.  Potrete  contestarmi  che  da  parte  del- 
l'Italia vi  sia  stata  connivenza  :  rispondo  che  mancano  prove  alte  a 
negare  la  vostra  o  la  mia  tesi  ;  frattanto  io  noto  che  agli  utili  del 
gruppo  triplice  ha  partecipato  l'Italia  come  le  altre  due  Potenze,  a 
procacciar  gli  utili  ha  lavorato  essa  come  le  altre,  quanto  a  pagare 
ha  pagato  forse  più  che  meno  (avanti  l'agosto  del  1914).  Dunque, 
di  fatto,  l'associazione  c'era,  viva  e  prospera;  e  ancora  la  si  ritrova 
nell'occupazione  di  Vallona,  che  può  essere  una  minaccia  lontana 
all'Austria,  ma  è  un  presente  danno  alla  Grecia,  un  presente  fastidio 
alla  flotta  anglo-francese  che  per  le*  operazioni  dell'Adriatico  deve 
alloggiare  a  Malta.  Scoppiato  l'attuale  conflitto,  giusta  il  più  banale 
modo  di  vedere,  se  noi  fossimo  stati  d'accordo  con  gli  Alleati, 
avremmo  dovuto  andare  d'accordo  con  loro.  Però,  andare  d'accordo 
con  loro  avrebbe  significato  indebolirli,  non  rafforzarli.  Un  milione 
di  uomini  avremmo  certo  potuto  dare  noi  e  forse  di  più,  e  una  flotta 
non  trascurabile  ;  avremmo  però  aperto  ai  belligeranti  della  Triplice 
Intesa  una  comoda  via  di  terra  e  di  mare,  per  la  quale  essi  avreb- 
bero agevolmente  danneggiato  il  più  ricco  territorio  della  Triplice  Al- 
leanza, cioè  il  territorio  dell'Italia;  avremmo  in  ogni  modo  perduto 
ipso  facto  le  Colonie  di  recente  acquistate  e  quelle  di  vecchia  data  ; 
avremmo  perduto  la  innumerevole  quantità  di  emigranti  sparsi  per 
il  Mondo  :  tutto  ciò  non  poteva  garbare  alla  Triplice  Alleanza  se, 
come  io  credo,  la  nostra  forza  è  a  disposizione  della  sua  parte  re- 
sponsabile e  cosciente;  non  poteva  garbarle,  e  ad  evitar  quei  mali 
nostri  e  suoi  doveva  preferire  la  nostra  inazione,  perchè  la  nostra 
azione  non  era  vantaggio  sufficiente  a  bilanciar  quei  mali.  Inoltre,  se 
fossimo  intervenuti,  avremmo  accresciuto  il  compito  di  guerra  della 
Triplice  Alleanza,  impegnandola  a  difendere  le  nostre  città  marittime 
da  bombardamenti  e  le  cpste  da  sbarchi,  togliendole  insieme  quel 
meraviglioso  molo  di  importazione  e  di  esportazione  che  la  nostra 
Penisola  rappresenta  per  gli  Imperi  Centrali.  Non  bisogna  infine 
dimenticare  che,  nello  svolgimento  del  programma,  noi  avevamo  già 
rappresentato  la  nostra  parte  attiva,  combattendo  la  guerra  contro 
la  Turchia  ;  e  avevamo  speso  in  quella  guerra  di  danaro  e  di  sangue, 
per  accrescere  il  patrimonio  territoriale  della  Triplice  Alleanza.  Se 
nell'associazione  volete  comprendere  la  Turchia,  si  dirà  che  avevamo 
lavorato  a  fine  di  mettere  in  valore  bellico,  per  ogni  evenienza,  una 
buona  parte  di  quel  patrimonio  territoriale  che,  in  mano  dei  Turchi, 
avrebbe  dato  poca  utilità.  Dunque,  avendo  già  noi  molto  contribuito 
di  finanza  e  di  altro  nel  comune  interesse,  non  era  logico  doman- 
darci di  tornare  così  presto  al  lavoro.  Così,  ed  in  tal  senso,  rima- 
nemmo alla  riserva  della  Triplice  Alleanza,  e  divenimmo  il  suo  punto 
franco  »  \sic!\  L'autore  giunge  a  sostenere  (p.  26)  che  in  «  determinate 


142    — 

circostanze  iitia  nostra  guerra  contro  l'Austria  potrebbe  riuscire  di 
vantaggio  non  indifferente  alta  Triplice  Alleanza  (o,  meglio,  a  quella 
parte  di  essa  che  ha  coscienza  e  preveggenza)  in  quanto  che  una 
nostra  guerra  contro  l'Austria,  in  determinate  contingenze,  signifi- 
cherebbe un  datino  recato  ai  Serbi,  a  tutti  gli  Slavi  dell'Occidente  bal- 
canico, cioè  alla  Russia  e  alla  Triplice  Intesa,  per  il  rafforzamento 
dell'Austria  e  in  ogni  caso  della  Triplice  Alleanza  »]. 
451.  Angell  (Norman)  [pseud.]:  La  grande  illusione,  con  proemio  di  Ar- 
naldo Cervesato  (Collezione  Autori  celebri  stranieri,  i  voi.  di  350  p., 
Roma,  1914,  Enrico  Voghera  ed.,  via  Po,  3).  {Saggio  sulla  potenza 
militare  delle  nazioni  europee  e  sulla  loro  posizione  economica.  Questo 
libro  di  recente  pubblicazione  e  di  grande  attualità  —  nel  più  pre- 
ciso significato  della  parola  —  tratta  del  presente  conflitto  franco-te- 
desco. Ha  un  capitolo  dedicato  alla  lotta  navale  fra  Inghilterra  e 
Germania  ;  un  capitolo  sulla  potenza  militare  della  Russia.  È  il  libro 
del  giorno,  il  libro  del  gran  momento  storico  di  cui  siamo  partecipi. 
La  sua  importanza  appare  già  dal  seguente  sommario  dei  capitoli  : 
Parte  prima  :  //  lato  economico  della  questione.  —  Cap.  I.  Ragioni 
economiche  della  guerra.  —  Sin  dove  potrà  giungere  la  rivalità  anglo- 
tedesca intorno  agli  armamenti  -  Perchè  è  fallita  la  causa  della  pace 

-  Perchè  essa  merita  il  suo  attuale  insuccesso  -  L'attitudine  dell'av- 
vocato della  pace  -  Presunzione  che  la  prosperità  delle  nazioni  di- 
penda dalla  loro  potenza  politica  e  conseguente  teoria  della  necessità 
di  proteggersi  dall'aggressione  di  altre  nazioni,  le  quali  diminuireb- 
bero la  nostra  forza  a  loro  vantaggio  ~  Gli  attuali  assiomi  correnti 
della  politica  internazionale.  —  Cap.  IL  Gli  assiomi  della  scienza  di 
Stato  moderna.  —  Gli  assiomi  sopracitati  sono  incontrovertibili  ?  - 
Alcuni  esempi  tipici  del  genere  -  I  sogni  tedeschi  di  conquista  -  Fe- 
derico Harrison  e  le  conseguenze  di  una  disfatta  delle  armi  inglesi, 
con  annessa  invasione  dell'Inghilterra  -  Quaranta  milioni  di  affamati. 

-  Cap.  III.  La  grande  illusione.  —  Le  citate  opinioni  si  fondano 
sopra  un  equivoco  altrettanto  grossolano  quanto  pericoloso  -  Ciò  che 
una  vittoria  tedesca  potreblie  e  non  potrebbe  fare  -  Ciò  che  una 
vittoria  inglese  potrebbe  compiere  o  meno  -  L'illusione  ottica  della 
conquista  -  Il  passaggio  della  ricchezza  non  può  aver  luogo  -  La 
prosperità  dei  piccoli  Stati  d'Europa  -  Il  3  per  cento  tedesco  a  82  e 
quello  belga  a  96  -  Il  3.50  per  cento  russo  a  81  e  il  norvegese  a  102 

-  Il  significato  di  tale  fatto  -  Se  la  Germania  si  annettesse  l'Olanda, 
il  tedesco  e  l'olandese  ne  risentirebbero  vantaggio?  -  Il  valore  in 
danaro  contante  dell'Alsazia-Lorena.  —  Cap.  IV.  V impossibilità  della 
confisca.  —  L'attuale  terminologia  della  politica  internazionale  è  una 
sopravvivenza  storica  -  In  che  cosa  le  condizioni  moderne  differi- 
scono dalle  antiche?  -  Il  radicale  cambiamento  effettuato  dalla  divi- 
sione del  lavoro  -  La  delicata  interdipendenza  della  finanza  inter- 
nazionale -  Attila  e  il  Kaiser  -  Che  cosa  avverrebbe  se  un  invasore 


—   143  — 

tedesco  saccheggiasse  la  Banca  d'Inghilterra  ?  -  Il  trafiìco  tedesco 
è  dipendente  dal  credito  inglese  -  La  impossibilità  economica,  nelle 
attuali  condizioni,  di  confiscare  la  proprietà  del  nemico  -  Intangibi- 
lità della  ricchezza  appartenente  alle  comunità.  —  Cap.  V.  Traffico 
estero  e  potenza  militare.  —  Perchè  il  traffico  non  può  essere  distrutto 
o  catturato  dalla  potenza  militare  -  Quali  sono  realmente  i  processi 
commerciali,  e  come  una  Marina  può  tangerli  -  «  Dreadnoughts  »  e 
affari  -  Mentre  le  «  Dreadnoughts  »  inglesi  proteggono  il  traffico  dalle 
ipotetiche  invasioni  tedesche,  il  vero  mercante  tedesco  o  belga  o  sviz- 
zero se  ne  impadronisce  -  L'  «  aggressione  commerciale  »  della  Sviz- 
zera -  Le  fondamentali  ragioni  della  vanità  della  conquista  militare 

-  Il  brigantaggio  dei  Governi  diviene  altrettanto  inutile  quanto  quello 
privato  -  La  vera  base  dell'onestà  commerciale  da  parte  dei  Go- 
verni. —  Cap.  VI.  Carattere  di  vauità  dclV indennità  di  giifi^rra.  —  Il 
vero  bilancio  della  guerra  franco-prussiana  -  Indifferenza  all'ammo- 
nimento di  Sir  Robert  Giffen  circa  l'interpretazione  delle  cifre  -  Ciò 
che  realmente  avvenne  in  Francia  e  in  Germania  durante  il  decen- 
nio che  seguì  la  guerra  -  La  delusione  di  Bismarck  -  Ciò  che  si  deve 
detrarre  da  un'indennità  -  La  importanza  della  guerra  e  i  suoi  risul- 
tati sulla  prosperità  e  il  progresso  della  Germania.  —  Cap.  VII.  In 
guai  modo  si  <i. posseggono  »  te  colonie.  —  Per  qual  motivo  i  sistemi  del 
secolo  ventesimo  devono  differire  da  quelli  del  secolo    decimottavo 

-  L'impressione  dei  nostri  concetti  politici  -  In  qual  modo  noi  «  pos- 
sediamo >>  le  colonie  -  Alcuni  fatti  poco  conosciuti  -  Perchè  gli  stra- 
nieri non  potrebbero  muover  guerra  alla  Gran  Bretagna  per  le  sue 
colonie  autonome  -  Essa  non  le  «  possiede  »  dal  momento  che  sono 
arbitre  del  proprio  destino  -  Il  paradosso  della  conquista  -  L'Inghil- 
terra si  trova  in  una  posizione  meno  vantaggiosa  rispetto  alle  sue 
colonie  che  rispetto  alle  nazioni  straniere  -  La  sua  esperienza  di 
decana  delle  nazioni  colonizzatrici  nella  storia  -  Potrebbe  la  Germa- 
nia illudersi  d'esser  in  grado  d'agire  diversamente  ?  -  La  recente 
esperienza  francese.  —  Cap.  Vili.  La  lotta  per  il  «posto  al  sole  ».  — 
Il  vero  sistema  di  espansione  della  Germania  -  Ove  si  trovano  le 
sue  vere  colonie  -  Come  essa  sappia  sfruttare  senza  conquiste  -  In 
che  cosa  consiste  la  differenza  fra  un  esercito  e  la  forza  pubblica  - 
L'esercizio  mondiale  della  polizia.  La  parte  che  in  essa  ha  la  Ger- 
mania nel  Levante.  —  Cap.  IX.  La  storia  recente  ed  il  suo  signifi- 
cato. —  La  funzione  della  finanza  nell'organismo  moderno  :  essa  gli 
fornisce  i  nervi  sensori  -  Come  vi  sia  gran  differenza  fra  il  mondo 
economico  moderno  e  l'antico  -  La  sensibilità  organica  e  Io  sviluppo 
d'una  polizia  internazionale  -  La  Spagna  e  il  Nuovo  Mondo  -  Quale 
sarebbe  l'effetto  dell'antico  regime  spagnuolo  nel  secolo    ventesimo 

-  Lo  sviluppo  del  regime  inglese  -  Del  francese  e  del  tedesco  -  Il 
vero  ammonimento  della  crisi  marocchina  -  La  Germania  moderna 
e  il  credito   europeo.  —  Parte   seconda  :  //  carattere  umano  e  il 


—    144  — 

lato  inorale  del  problema.  —  Cap.  I.  La  difesa  psicologica  della  guerra. 
I  motivi  «  non  economici  »  della  guerra  -  I  motivi  morali  e  psico- 
logici -  L' importanza  di  tali  ragioni  -  Gli  esponenti  di  essa  :  Inglesi, 
Tedeschi,  Americani  -  La  giustificazione  biologica.  —  Cap.  II.  L'ar- 
gomento psicologico  in  favore  della  pace.  -  Lo  spostamento  degli  ar- 
gomenti pro-guerra  -  Il  rapporto  sempre  più  stretto  tra  ideali  materiali 
e  morali  -  Le  cause  non  razionali  della  guerra  -  Falsa  analogia  biolo- 
gica -  La  vera  legge  della  lotta  umana  :  lotta  con  la  natura,  non 
con  gli  altri  uomini  -  Cenno  sommario  del  progresso  umano  e  dei 
suoi  precipui  fattori  -  Il  processo  contro  il  progresso  rispetto  all'eli- 
minazione della  violenza  fisica  -  La  cooperazione  attraverso  le  fron- 
tiere, e  il  conseguente  risultato  psicologico  -  È  impossibile  fissare  i 
limiti  di  una  comunità  -  Tali  limiti  si  espandono  irresistibilmente  - 
Scomparsa  dell'omogeneità  dello  Stato  -  I  confini  nazionali  più  non 
coincidono  coi  veri  conflitti  tra  uomini.  —  Parte  terza  :  La  solu- 
zione. —  Cap.  I.  Dei  rapporti  fra  difesa  ed  attacco.  —  La  necessità 
della  difesa  deriva  dall'esistenza  di  un  motivo  di  attacco  -  Banalità 
trascurata  da  tutti  -  Attenuare  il  motivo  dell'attacco  significa  im- 
prendere opera  di  difesa.  —  Cap.  II.  Armamenti,  ma  non  solo  ar- 
mamenti. —  Non  sono  i  fatti  quelli  che  plasmano  la  condotta  degli 
uomini,  ma  bensì  la  loro  persuasione  di  essi  -  Un  problema  composto 
di  due  fattori,  è  stato  risolto  trascurandone  uno  -  Il  risultato  fatale 
di  simile  sistema  -  La  flotta  tedesca  considerata  come  «  un  lusso  » 

-  Ciò  che  avverrebbe  se  ambedue  le  parti  avverse  concentrassero  i 
loro  sforzi  esclusivamente  ad  accrescere  gli  armamenti.  —  Cap.  III. 
È  possibile  una  rif orina  politica  ?  —  Gli  uomini  sono  poco  disposti 
ad  ascoltare  la  ragione,  «  quindi  è  inutile  farvi  appello  »  -  Le  idee 
degli  uomini  sono  immutabili  ?  —  Cap.  IV.  Metodi.  —  Relativo  fal- 
limento delle  «  Conferenze  »  dell'Aia  e  sue  cause  -  La  pubblica  opi- 
nione è  la  necessaria  leva  di  ogni  azione  di  carattere  «  nazionale  » 

-  Essa  si  afferma  solo  se  bene  edotta  -  L'amicizia  fra  nazioni  e  le 
sue  limitazioni  -  Il  compito  dell'Europa  nella  prossima  «  riforma  po- 
litica »]. 

452.  Angell  (Norman)  ed  altri  :  Programma  dell'  «  Unione  del  controllo 
democratico  »  (Londra,  1915).  [Tradotto  a  p.  699-700  della  Nuova  An- 
tologia, 16  febbr.  1915  :  «  L'idea  che  ha  presieduto  alla  creazione 
recente  dell'Unione  di  controllo  democratico  è  la  seguente  :  Sfor- 
zarsi di  instaurare,  per  l'avvenire,  una  politica  che  protegga  la  no- 
stra generazione  e  le  generazioni  future  dal  ritorno  di  simili  pericoli 
per  l'Impero  inglese  »]. 

453.  Annales  {Les)  (Paris,  51  Rue  Saint-Georges,  15  mars  1915).  [«  Tous 
les  regards  sont  tournés  vers  Constantinople.  On  lira  les  Souvenirs 
d'Orient  de  Maurice  Barrès,  publiés  dans  Les  Annales.  Ce  numero, 
superbement    illustre,    contient    des   articles    du   plus    haut   intérét 


—    145    — 

d'Emile  Faguet,  Frédéric  Masson,  Jean  Richepin,  André  Lichten- 
berger,  Yvonne  Sarcey,  des  poèmes  à  dire  de  Jean  Aicard,  Mouèzy- 
Eon,  Zamacois,  une  étudc  sensationnelle  de  l'abbé  Wetterlé  sur  Zfò- 
Firiances  de  Guillaume  II,  etc »]. 

454.  Annuaire  de  la  Société  d'encouragcvteni  à  l'élevage  du  cheval  de 
guerre  fran^ais.  Année  1914  (Saumur,  Impr.  Roland,  26  Place  de  la 
Bilange,  1914,  114  p.  in  8").  [Supplemento  alla  Revue  du  cheval  de 
selle  del  maggio  19 14]. 

455.  Annunzio  (Gabriele  d')  :  Per  la  più  grande  Italia  (Milano,  Treves, 

1915)-  [Contemporaneamente,  i  discorsi  del  Poeta  sono  stati  raccolti 
da  un  altro  editore.  Leggesi  infatti  xiéW Idea  Nazionale  del  26  giu- 
gno 1915  :  «  La  Società  Nazionale  per  la  diffusione  della  cultura, 
d'accordo  con  la  Direzione  della  rivista  Athena  e  con  la  Tipografia 
Bodoniana  di  Gino  Bolognesi,  ha  preso  la  patriottica  iniziativa  di 
raccogliere  e  pubblicare  in  un  numero  unico,  a  beneficio  delle  fami- 
glie dei  richiaviati,  tutti  ì  discorsi  tenuti  da  Gabriele  d'Annunzio 
nella  vigilia  di  preparazione  alla  guerra  nazionale.  —  Si  è  inteso  per 
tal  modo  di  compiere  non  solo  opera  diretta  ad  un  fine  patriottico, 
ma  anche  giovevole  alla  compiuta  interpretazione  artistica  delle  ora- 
zioni del  Poeta,  le  quali  formano  —  per  la  nobiltà  della  forma,  per 
la  elevatezza  dei  concetti,  per  l'ardore  del  sentimento  —  un  perfetto 
gioiello  d'arte,  armonico  euritmico  conchiuso.  —  Il  ricavato  netto 
della  pubblicazione  sarà  versato  al  Ministero  dell'  Interno  a  beneficio 
delle  famiglie  dei  richiamati.  È  perciò  opera  altamente  patriottica 
acquistare  un  esemplare  del  numero  unico,  al  tenue  prezzo  in  cui  è 
posto  in  vendita  (cent.  25).  —  L'Associazione  Nazionale  reputa  suo 
dovere  segnalare  all'ammirazione  del  pubblico  l'industriale  Gino  Bo- 
lognesi —  proprietario  della  Tipografia  Bodoniana  —  il  quale,  cono- 
sciuto lo  scopo  altamente  patriottico  della  pubblicazione,  ha  voluto 
prestare  gratuitamente  l'opera  sua.  cooperando  così  in  modo  deci- 
sivo alla  riescita  della  nobile  impresa  »]. 

456.  Appel  {L')  des  intellectuels  allemands.  Vedi  sub  voce  Dimier. 

457.  Arcoleo  (G.)  :  Al  di  là  di  un'  interznsta  [di  Guglielmo  II].  {Rassegtia 
Contemporanea,   1909,  fase.  i). 

458.  Ardant  (Le  chanoine)  :  La  Religion   de   nos   Soldats.    [Nel  volume 

miscellaneo  di  Mgr.  Baudrillart  ;  vedi  stib  voce']. 

459.  Ardant  (Abbé  G.),  Jean  Desgranges,  Ch.  Thellier  de  Ponche- 
viLLE  :  U Éveil  de  fame  frafi^aise  devaiit  l' Appel  aux  armes  (i  voi. 
in  8°,  Paris,  Bloud  et  Gay,  1915).  [Pubblicato  da  Mgr.  Baudrillart, 
presidente  del  Contile  Cath.  de  Propagande  /ra?n^.  à  l'étr.\ 

460.  Ajrgpntarius  [Bonaldo  Sivuscìus.'b.ì']:  I  Bilanci  al  ji  Dicembre  igi4 
delle  Aziende  Industriali  e  Bancarie  {Nuova  Antologia,  i"  genn.  191 5  > 
p.  124-128). 

461.  AsQUiTH  :  A  Cali  lo  Arms.  A  Speech  at  the  Guildhall,  Sept.  4'^,  191 4 


—   146  — 

(Methuen,  London,  1914).  ["  Authorized  Edition,  revised  by  Mr. 
Asquith".  Trovasi  nel  volume  di  tutti  i  Discorsi,  edito  dallo  stesso 
Methuen,  1914]. 

462.  Asquith  (The  Rt.  Hon.  H.  H.):  The  War,  ifs  Causes  attd  its  Message. 
Speeches  delivered  by  the  Prime  Minister,  Aug.-Oct.  1914  (Methuen, 
London,  1914).  [Discorsi  tenuti  all' "  House  of  Commons  "  il  6  ag. 
e  il  27  ag.  ;  al  "  Guildhall  "  il  4  sett.  ;  in  Edimburgo  il  18  sett.  ;  in 
Dublino  il  25  sett.  ;  in  Cardiff  il  2  ott.  1914.  Se  ne  trovano  i  reso- 
conti in  tutti  i  giornali  europei  di  quelle  date  o  della  dimane]. 

463.  Asquith  :  The  ÌVar  of  Civilizatìons .  A  Speech  in  Edinburgh ,  Sept.  18*^, 
igi4  (Methuen,  London,  1914).  ["Authorized  Edition,  revised  by 
Mr.  Asquith"  dice  il  Prothero]. 

464.  Asquith  (H.  H.),  Bonar  Law  (A.),  Balfour  (A.  J.  ,  Churchill 
(W.  S.)  :  To  a  victorious  Conclusion.  The  Prime  Minister' s  Appeal 
to  the  Nation.  Speeches  delivered  at  the  Guildhall,  Lotidon,  on  Sept. 
4ih,  igi4  (Parliamentary  Recruiting  Committee,  London,  1914). 

465.  Asquith  :  A  United  Empire.  A  Speech  in  Dnblin,  Sept.  25^^,  ^9^4 
(Methuen,  London,  1914).  ["Authorized  Edition,  revised  by  Mr. 
Asquith  ",  dice  il  Prothero.  Trovasi  nel  volume  miscellaneo  del- 
l'Asquith  pubbl.  nel  1914  dallo  stesso  Methuen]. 

466.  Auerbach  (Bertrand)  :  Les  Races  et  les  Nationalités  eìi  Autriche- 
Hongrie  (Paris,  Felix  Alcan  ed.).  [Lodato  dal  Prothero]. 

467.  AuMÓNiER  militaire  yUn).    Vedi  stib   voce   Baudrillart   e  sub  voce 

COUGET. 

468.  AuvERGNE  (Z,').  Organe  socialiste  indépendant.  Paraissant  tous  les 
samedis  (in-folio  à  5  col.,  2  p.  ;  Saint-Flour,  Impr.  Ve.  Em.  Mathieu 
dir.  par  M.  Louis  Delmas,  17  rue  du  Breuil).  [«  Ce  journal  s'occupe 
de  politique,  de  littérature,  d'administration,  des  intéréts  moraux  et 
matériels  du  département  ».  Il  1°  num.  è  uscito  il  venerdì  27  no- 
vembre 19 14] 

469.  Bachet  et  Lemonnier  :  Hommage  respeciueux  à  la  famille  Gari- 
baldi. Honneur  anx  jeunes  héros  morts  pour  la  France.  Paroles  de 
Bachet  et  Lemonnier,  émigrés  de  Saint-Quentin  (Rouen,  Impr. 
Cooperative  Federale,  17  rue  Damiette  ;  vente  en  gros  :  26  rue  des 
Fossés  Louis  Vili,  1915,  2  p.  in  4").  [Da  cantarsi  sull'Aria:  A  Ba- 
tigìwlles-Clichy]. 

470.  Bachet  et  Lemonnier  :  Souvenir  de  la  guerre  de  19^4,  dédiée  [sic] 
aux  enfants  et  aux  mères  de  nos  soldats.  Paroles  etc.  (Rouen,  come 
sopra,  2  p.  in  4").  [Da  cantarsi  sull'Aria  :  C'est  un  oiseau  qui  vieni 
de  France^. 

471.  Baever  (S.  e.  Adolf  von).  Prof,  di  Chimica  in  Monaco  (Baviera). 
V.  numero  2.  [N.  il  31  ott.  1835  a  Berlino.  I  suoi  Gesammelte  Werke 
sono  stati  pubblicati  nel  1905,  anno  nel  quale  ebbe  il  Premio  Nobel]. 

472.  Bagot  (Richard;.  [Novelliere  inglese  n.  1'  8  nov.  1860,  membro  della 


-    147  — 

"Leonardo  da  Vinci"  di  Firenze,  domiciliato  in  Roma]:  La  Psi- 
cologia Inglese  e  la  Guerra,  lettera  dall'  Inghilterra  {Nuova  Antolo- 
gia, 1°  febbr.  1915,  p.  460-472).  [Il  Bagot  ha  sempre  strenuamente 
lavorato  a  cementare  la  simpatia,  che  per  vero  dire  da  Garibaldi  a 
Gladstone  non  è  mai  mancata,  tra  l'Inghilterra  e  l'Italia.  I  suoi  libri 
sono  stati  tradotti  in  italiano  specie  per  opera  del  compianto  Depu- 
tato Prof.  Garlanda  e  dei  vari  collaboratori  della  Minerva.  In  questo 
articolo  della  Nuova  Antologia  il  Bagot  mostra  le  ragioni  intime'  e 
profonde  della  rapida  ma  decisiva  evoluzione  della  laboriosa  Nazione 
inglese,  dal  più  sincero  pacifismo  alla  più  completa  solidarietà  col 
Governo,  decisosi,  appena  minacciato  quel  Belgio  che,  se  fosse  te- 
desco, sarebbe  una  perpetua  ragione  di  ansie  per  la  Gran  Brettagna, 
ad  un'azione  militare  radicale,  definitiva  —  arra  di  tranquillità  e  di 
sicurezza  avvenire  —  contro  la  Germania]. 

473.  Balfour,  Ministro  inglese.  Discorso  del  4  sett.  1914.  Vedi  Asqlith. 

474.  Ballot  (Capitaine  A.)  du  34^  Rég.  territ.  d'inf.  :  Agenda  du  soldat 
pour  igi5  (Nancy,  Impr.-édition  lorraine  Rigot  et  C'c,  1915,  v-45  p. 
in  16°).  [Sottotitolo  :   Campagne  i gì 4-1915]. 

475.  Bardiot  (A.),  garde-voie  à  Pont-d'Ain  (Ain)  :  1914.  Deutschland' s 
Ende  {La  fin  de  l' Allemagné).  Poème  Paris,  Impr.-éditions  de  Paris- 
Revue,  14  rue  Meslay,  1914  (3  avril  1915),  18  p.  in  8").  iBibliogr.  de 
la  France,   1915,  N.   14,  49]. 

476.  Barker  (J.  e.):  The  foreign  policy  0/ JVilliain  II  {'Sineteenth  Cen- 
tur>',  t.  63,  London,   1908). 

477.  Barthélemy  (Joseph),  Prof,  à  la  Fac.  de  Droit  de  Paris.  Vedi  sub 

voce  JÈZE. 

478.  Batiffol  (Mgr.)  :  À  un  Neutre  catholique  (Paris,  1915,  Bloud  et  Gay). 
[N.  38  delle  Pages  actuelles.  Interessante], 

479.  Baudrillart  (Mgr.  A.):  La  guerre  allemande  et  l'Église  Catholique 
(Bloud  et  Gay  ed.,  Paris,  1915,  7  Place  Saint-Sulpice ;  ^'V.^  volume 
et  V album  sont  publiés  chacun  en  six  langues  :  Francais,  Anglais, 
Italien,  Espagnol,  Portugais,  AUemand  ").  \^Un  Album:  Documents 
photographiques  illustrant  la  conduite  respective  des  armées  alle- 
mandes  et  des  armées  francaises  à  l'égard  de   l'Église   catholique. 

—  C7n  Volume  :  Lettre  de  Son  Em.  le  Cardinal  Amette,  Archevéque 
de  Paris  -  L^s  Lois  chrétienties  de  la  Guerre,  par  le  R.  P.  Dudon  - 
L' Allemagné  contre  le  Catholicisme ,  par  G.  Govau  -  Réponse  de 
rinstitut  Catholique  de  Paris  ati  Manifeste  des  Représentants  de  la 
Science  et  de  l' Art  allemands  -  I^e  ròte  catholique  de  la  Fraiice  dans 
le  monde,  par  Mgr.  Le  Rov  -  Le  Martyre  des  Églises  et  du  Clergé 
Catholiques  en  France  et  en  Belgique,  par  F.  Veuillot  -  La  Religion 
et  les  Prétres  dans  l'Armée  franqaise,  par  un  Aumònier  militaire 

-  Documents  Pontificaux  et  Episcopaux  relatifs  à  la  Guerre  -  Liste 
des   Religieux  et  des  Prétres   tués   à   l'ennemi.  «  Ouvrages  publiés 


--  148    - 

sous  la  direction  de  Mgr.  A.  Baldrillart,  Recteur  de  l'Institut  Ca- 
tholique  de  l'aris,  et  sous  le  haut  patronage  du  Comité  Catholique 
de  Propagande  franqaise  à  l'étranger  ».  È  bene  raccogliere  qui  i  nomi 
dei  membri  di  questo  Comitato  :  «  Présidents  d'Honneur:  S.  E.  le 
Cardinal  LucoN,  archevéque  de  Reims  ;  S.  E.  le  Cardinal  Amette, 
archevéque  de  Paris.  —  Membres  :  LL.  GG.  NN.  SS.  Turinaz,  évé- 
que  de  Nancy  ;  Foucault,  évéque  de  Saint-Die  ;  Ginisty,  évéque 
de  Verdun  ;  Dizien,  évéque  d'Amiens  ;  Lobbedey,  évéque  d'Arras  ; 
Péchenard,  évéque  de  Soissons  ;  Tissier,  évéque  de  Chàlons  ;  Le 
RoY,  évéque  d'Alinda,  Supérieur  general  des  Pères  du  Saint-Esprit. 
—  MM.  Et.  Lamy,  Secrétaire  perpétuel  de  l'Académie  Francaise  ; 
Comte  d'HAussoNviLLE,  Paul  Bourget,  Marquis  de  Vogùé,  René 
Bazin,  René  Doumic,  Denys  Cochin,  Pierre  de  La  Gorge,  mem- 
bres de  l'Académie  Francaise.  —  MM.  le  R.  P.  Scheil,  de  l'Aca- 
démie des  Inscriptions  et  Belles-Lettres;  Ed.  Branly,  de  l'Académie 
des  Sciences;  Ch.  Widor,  Secrétaire  perpétuel  de  l'Académie  des 
Beaux-Arts;  Comte  de  Franqueville,  de  l'Académie  des  Sciences 
morales  et  politiques.  —  MM.  l 'Amirai  de  La  Jaille,  de  Lamar- 
ZELLE,  DE  Las  Cases,  Jenouvrier,  sénateurs;  de  Gailhard-Bancel, 
Groussau,  Lerolle,  députés.  —  MM.  GeofFroy  de  Grandmaison, 
Président  de  la  Société  Bibliographique  ;  le  R.  P.  Janvier,  aumònier 
de  la  Corporation  des  Publicistes  chrétiens;  le  R.  P.  Dudon,  G. 
GoYAU,  L.  DE  Lanzac  DE  Laborie  ;  Francois  Veuillot,  publi- 
cistes »]. 

480.  Baudrillart  (Mgr.  Alfred):  i)  Avertisseìneni ;  2)  La  Profondeur  du 
Mouvement  religieux  dans  l'Armée  frangaise.  [Due  capitoli  del  vo- 
lume miscellaneo  pubblicato  sotto  la  direzione  del  Baudrillart  ; 
vedi  sub  voce']. 

4S1.  Bau.mann  (F.)  :  Jiarum  hat  die  Margarme-Jndustrie  Unrecht  darauf, 
von  der  Reichsregieriing  gefòrdert  zu  werden  ?  Die  Speisefett-Besor- 
gung  Deutschlands  (ops.  di  15  p.,  Dusseldorf,  1915,  Verlag  Karl 
Foerster). 

482.  Baumann  (F.)  :  Unsere  Ernàhrung  wdhrend  der  Kriegszeit.  Der  Fett- 
verbratich  (ops.  di  16  p.,  Dusseldorf,  Verlag  Karl  Foerster,  1915). 

4S3.  Bazin  (René;,  de  l'Académie  francaise  :  Pages  rcligieuses .  Temps  de 
paix.  Temps  de  guerre  (Tours,  Impr.  et  Libr.  A.  Mame  et  fils,  s.  d. 
[mai  1915],  339  P-  i"  i6°j. 

484.  Bazin  (René),  de  l'Acad.  fr.  :  Un  devoir  maternel  (Paris,  Impr.  P. 
Feron-Vrau,  1915,  2  p.  in  8°  à  2  colonnes).  [CEuvre  des  tracts,  5  rue 
Bajard,  Paris,  3  avril  1915,  Sèrie  B\ 

485.  Beauchamp  (Octave).  Vedi  sub  voce  Maricourt. 

486.  Beaufaux  (L.):  La  Croix  de  Fer  du  Kaiser,  chanson  satirique.  Pa- 
roles  et  musique.  Chant  et  piano  (Paris,  V*".  Ch.  Majol,  ro  rue  de 
l'Echiquier,   1915). 


—    149   — 

487.  Beaukaux  (L.)  :  Les  Braves  Ketjes  de  Biuxelles.  Chanson  belge, 
Paroles  et  musique.  Chant  et  piano  (Paris,  1915,  V'<^.  Ch.  Mayol). 

488.  Beaufai.'x  (L.)  :  Le  Noèl  des  Alliés.  Paroles  et  musique.  Chant  et 
piano  (Paris,   1915,  chez  l'Auteur,   13  bis  rue  Henri  Mounier). 

489.  BiTACNiEK  (André),  collaborateur  de  la  Revue  des  Deux  Dlondes  :  Les 
Surboches  (Paris,  Bloud  et  Gay,  1915,  in  16°,  ops.).  [N.  28  delle  Pages 
actuelles.  Per  analogia,  da  surhomme  il  Beaunier  ha  creato  il  surboche 
(fioche  =  allcmavd).  A  proposito  di  boche,  «  la  Cour  pénale  du  Tri- 
bunal de  Dessau  avait  à  se  prononcer  sur  la  question  suivante  :  Le 
mot  «  Boche  »  est-il  une  offc7ise  ?  »,  racconta  il  Tenips  del  5  ott.  191 5. 
E  in  un  articoletto  —  ove  cita  il  giudizio  di  2  tedeschi,  il  Sindaco  di 
Rombach  Dr.  Zelligson,  prof,  al  Liceo  di  Metz  (che  fa  derivare 
boche  òa.  caboche  t  creée  si  sia  prodotta  una  confusione  con  alboche: 
«  Les  mères  alsaciennes  avaient  jadis  coutume  d'appeler  leurs  en- 
fants  alboches  quand  ils  étaient  lourds,  tétus  et  maladroits  »)  e  il  Prof. 
Kiessniann  di  Dessau  (che  pensa,  anche,  esser  boche  derivato  da 
caboche)  —  il  Tentps  narra  L'origine  du  mot  «  boche  »  d'après  les  sa- 
vants  «  boches  »  (n."  citato,  p.  2,  col.  3-4)]. 

490.  Beaupin  (Abbé)  :  Les  Leqons  morales  de  la  guerre  (ops.  in  i6'^,  Paris, 
1915,  Bloud  et  Gay  ed.). 

491.  Bégouen  (Le  comte  de):  Les  Catholiques  allemands,  hier  et  aujou)- 
d'hui.  Quelques  précédents  au  cas  du  Cardinal  Mercier  (Paris,  1915, 
Bloud  et  Gay).  [N.  34  delle  Pages  actuelles.  Da  confrontarsi  con  la 
polemica  Prum-Erzberger  tradotta  e  pubblicata  nel  1915  a  Parigi  ; 
cfr.  Bullet.  bibl.  della  R.  d.  deux  Mondes,   1915]. 

492.  Behrens  (Prof.  Peter),  Berlino.  Vedi  N.°  2.  [È  architetto.  N.  il  14  apr, 
1868  in  Amburgo;  dimora  in  Neubabelsberg  presso  Berlino]. 

493.  Behring  (S.  e.  Emil  von).  Professore  di  Medicina,  Marburgo.  Vedi 
N.<>  2.  [N.  il  15  marzo  1854  in  Hansdorf,  Westpreussen,  celebre  per 
i  suoi  studi  sulla  Difterite  e  sulla  Tubercolosi]. 

494.  Belgian  Grey  Book  {The).  English  Translation  (H.  M.  Stationery 
Office,  London,  1914).  [«  Diplomatic  Correspondence  respecting  the 
War  »  published  by  the  Belgian  Government.  «  Miscellaneous  », 
N.  12,  1914,  Cd.  7627.  —  Da  non  confondersi  col  secondo  «  Libro 
Grigio  »  pubblicato  nell'agosto  1915]. 

495.  Belgium  {The  Case  of)  in  the Present  War  (London,  Macmillan,  1914)- 
[«  An  Account  of  the  Violation  of  the  Neutrality  of  Belgium  and 
of  the  Lavvs  of  War  on  Belgian  Territory.  Published  for  the  Belgian 
Delegates  in  the  United  States  of  America  »  (  Prothero)]. 

496.  Below  (G.  von.  Prof.  nell'Università  di  Friburgo  i.  B.):  //  Milita- 
rismo e  la  Cultura  Intellettuale  della  Germania  {Scientia,  fase,  feb- 
braio 1915).  [Il  Below  confonde  il  militarismo  con  ciò  che  è  sempli- 
cemente la  forza  militare  e  la  difesa  della  patria,  e  gli  è  facile  perciò 
dimostrare  che  senza  di  esso  la  Germania  non  sarebbe   giunta   alla 


—   I50   — 

grandezza  attuale.  Egli  afferma  :  «  Distruggendo,  come  vorrebbero 
i  nemici  della  Germania,  la  sua  posizione  politica  e  militare,  non  si 
libererebbe  né  si  promoverebbe  la  cultura  intellettuale  della  Germa- 
nia, ma  la  si  incatenerebbe,  e  si  priverebbe  il  mondo  di  uno  dei  più 
preziosi  elementi  del  suo  progresso  »]. 
49  7.  Benedetto  XV  :  Documents  Pontificaux  et  Episcopanx  relatifs  à  la 
guerre.  Vedi  sub  voce  Baudrillart. 

498.  Bérard  (Victor)  :  Guillaume  Uà  Londres  {Rev.  de  Paris,  1907,  N.  6;. 

499.  Bérard  (Victor)  :  La  France  et  Guillaume  IL  [Cfr.  l'art,  del  Faguet; 
vedi  sub  voce']. 

500.  Béraud  (Giornalista  francese,  soldato  nel  1914)  :  Le  Petit  Colonial 
(Giornalino  poligrafato  per  i  soldati  nelle  trincee  delle  Argonne, 
1914-1915).  [Per  la  propaganda  del  buonumore  tra  i  combattenti. 
Ecco  per  esempio  un'inserzione  che  figurava  tra  la  pubblicità  della 
quarta  pagina  sotto  la  rubrica  :  Offerte  d'impiego  e  di  lavoro  :  «  Si 
cercano  i  soldati,  che  abbiano  esercitato  la  professione  di  maggior- 
domo, o  di  usciere,  per  annunciare....  l'arrivo  degli  obici  tedeschi 
nell'accampamento.  Una  bella  presenza  e  una  voce  grossa  sono  ne- 
cessarie »]. 

501.  Bergson  (Henri)  de  l'Acad.  fr.  :  La  signijicatioji  de  la  Guerre  (N.°  18 
delle  Pages  actuelles,  Paris,  Bloud  et  Gay,  1914).  [Discorso  pronun- 
ciato all'Accademia  di  Francia,  poi  raccolto  in  volumetto  con  la 
giunta  dell'altro  discorso  tenuto  aWInstitiit  (uno  studio  su  la  Force 
qui  s'use  et  celle  qui  ne  s'use  pas)  e  di  un  Hommage  au  Poi  Al- 
bert], 

502.  Bernstein  (E.),  DoRN  (Dr  Hanns)  e  Steffen  (Gust.  F.):  Politische  Bi- 
bliothek,  herausgegeben  von  —  (Eugen  Diederichs  Verlag  in  Jena\ 
[Ecco  il  titolo  di  ognuno  degli  11  volumi  finora  (1915)  usciti  in  questa 
raccolta  :  I)  Gustaf  F.  Steffen,  Die  Demokratie  in  England  -  II)  H. 
G.  Wells,  Die  Zukunft  in  Amerika  -  III)  Lloyd  George,  Bessere 
Zeiten  -  IV)  Graham  Wallas,  Politik  und  nienschliche  Natur  -  V) 
G.  F.  Steffen,  Der  Weg  zu  sozialer  Erkenntìtis  -  VI)  J.  Ramsay 
Mac  Donald,  Sozialistnus  und  Regierung  -  VII)  Heinz  Potthoff^ 
Probleme  des  Arbeitsrechtes  -  Vili)  David  Roigen,  Die  Kultur  der 
Demokratie  -  IX)  Gustaf  F.  Steffen,  Die  Irrwege  sozialer  Erkenntnis 
X-XI)  Franz  Staudinger,  Ktdturgrundlagen  der  Politik  :  (I)  Aus- 
gangspunkte  und  Methoden  -  (II)  Ursachen  und  Zie  le]. 

503.  Bertin  (André)  et  Bonnefoy  :  Nos  Disparus  et  nos  Prisonniers 
(Evreux,  1915).  [Eccone  un  cenno  bibliografico  firmato  M.,  pubblicato 
r\e\V Éclair  del  23  ag.  1915  :  «  M.  André  Bertin  conseiller  municipal 
à  Evreux,  y  a  créé,  15,  place  du  Grand-Carrefour,  un  service  de 
recherches  des  disparus  de  l'Eure.  Associé  à  ses  recherches  depuis 
le  commencement  de  la  guerre,  M.  Bonnefoy  n'a  pas  voulu  garder 
pour  lui  les  renseignements  ainsi  recueillis,  l'expérience  acquise  sur 


—   151   — 

ces  deux  sujets  poignants  entre  tous  et  pour  tous,  le  sort  des  dis- 
parus  et  des  prisonniers.  De  cette  collaboration  est  né  ce  livre.  — 
Où  s'adresser,  à  quelle  porte  Trapper  quand  la  lettre  du  front  si 
anxieusement  attendue  ne  vient  plus?  —  Mon  fils  est  disparu:  qu'est- 
ce  à  dire  ?  Est-ce  pour  un  temps  ou  pour  toujours  ?  Il  est  prisonnier  : 
quel  est  son  sort  ?  Où  est-il  ?  Comment  le  savoir  ?  Peut-il  m'écrire 
et  puis-je  lui  répondre  ?  Puis-je  lui  adoucir  sa  captivité,  lui  envoyer 
de  l'argent,  des  vétements,  des  vivres?  Que  de  pères  et  de  mères 
se  sont  posés  ces  questions  !  Que  de  fois  elles  m'ont  été  posées  ! 
Le  livre  répond  à  toutes.  —  Où  s'adresser  en  l'absence  de  nouvel- 
les  ?  C'est  la  question  plus  fréquemment  posée.  Au  dépòt  du  régi- 
ment,  repond  le  livre.  Le  dépòt  est  le  domicile  du  soldat  comme 
le  régiment  est  la  famille  militaire.  Après  chaque  action  qui  modifie 
l'effectif  de  la  compagnie,  on  adresse  du  front  au  dépòt,  l'état  des 
pertes  où  se  trouvent  mentionnés  nominativement  les  blessés,  les 
tués  et  les  disparus.  —  Les  blessés,  on  peut  aller  les  embrasser  à 
l'ambulance  sur  laquelle  ils  ont  été  dirigés.  C'est  méme  par  elle 
qu'on  recoit  le  plus  souvent  la  nouvelle  de  la  blessure,  car  son  pre- 
mier soin  doit  étre  d'avertir  la  famille  en  méme  temps  que  le  dépòt, 
et  elle  n'y  manque  pas.< —  Les  morts,  on  les  pleure  et  on  en  porte 
fièrement  le  deuil,  car  c'est  pour  la  France  qu'ils  sont  morts.  — 
Mais  les  disparus,  faut-il  les  espérer  ou  les  pleurer?  Les  espérer, 
nous  dit  l'auteur  dans  la  première  partie  de  son  livre  qu'il  leur 
consacre.  En  effet,  le  disparu  est  un  soldat  qui,  n'ayant  été  relevé 
par  nous  ni  panni  les  blessés,  ni  parmi  les  morts  et  ne  répondant 
pas  à  l'appel  après  la  bataille,  est  porte  manquant  à  la  compagnie. 
Qu'un  certain  nombre  de  disparus  soient  morts,  c'est  malheureuse- 
ment  trop  certain  ;  mais  le  très  grand  nombre  est  vivant.  —  Sont 
vivants  ceux  qui  ont  été  blessés,  ramassés  par  l'ennemi,  et  qui  sont 
soignés  par  lui  ;  —  ceux  qui  sont  retenus  en  Belgique  et  dans  les 
régions  envahies,  et  qui  sont  employés  en  qualité  d'infirmiers  dans 
les  hòpitaux  ou  lazarets  de  campagne,  soit  à  des  besognes  sur  Ip 
nature  desquelles  nous  manquons  de  renseignements  précis.  L'en- 
nemi, craigtiant  les  indiscrétions,  ne  les  laisse  pas  communiquer 
avec  leur  famille  :  il  leur  est  interdit  d'écrire.  On  ne  saura  leur  exis- 
tence  que  lorsqu'ils  auront  été  envoyés  dans  les  ambulances  ou  in- 
ternés  dans  les  camps  en  Allemagne.  Pour  un  certain  nombre,  on 
ne  la  connaìtra  qu'à  la  fin  des  hostilités.  Sont  vivants  aussi  les  sol- 
dats  manquants  à  la  compagnie  au  lendemain  de  bataille,  portés 
comme  disparus,  et  qui  sont,  en  réalité,  prisonniers.  Il  faut  donc 
attendre  le  disparu  avec  la  douce  et  ferme  espérance  de  le  revoir. 
—  La  seconde  partie  du  livre  s'occupe  des  prisonniers.  Considérés 
<J'abord  comme  disparus,  c'est  après  leur  internement  dans  les  camps, 
et  souvent  longtemps  après  cet  internement,  que  leur  sort  nous  est 


révélé.  Nous  l'apprenons  soit  par  la  communication  des  listes  qu'échan- 
gent  les  belligérants  par  la  voie  diplomatique  ou  par  l'intermédiaire 
du  Comité  international  de  la  Croix-Rouge  de  Genève,  soit  par  les 
lettres  ou  cartes  que  les  prisonniers  écrivent  à  leur  famille.  Malheu- 
reusement,  ils  n'ont  pas  toujours  la  possibilité  d'écrire  :  iis  ne  l'ont 
pas  dans  tous  les  camps  ni  avant  un  assez  long  délai.  Quant  aux 
listes  communiquées  par  les  autorités  allemandes,  elles  se  font  at- 
tendre  comme  les  lettres  des  prisonniers,  et  de  plus,  elles  sont  in- 
complètes.  Il  semble  qu'il  y  ait  là  un  calcul  de  l'ennemi  ne  recu- 
lant  devant  aucun  moyen,  si  misérable  soit-il,  et  cherchant  à  pro- 
longer  l'incertitude  de  nos  familles  francaises  sur  les  sort  de  leurs 
enfants  dans  l'espoir  de  les  décourager  et  de  leur  inspirer  le  désir 
de  n'importe  quelle  paix,  comme  si  elles  étaient  capables  d'une  pa- 
reille  défaillance  qui  serait  une  véritable  désertion.  —  Nous  trou- 
vons  dans  cette  seconde  partie  du  livre  tous  les  renseignements  qu'il 
est  possible  d'avoir  sur  le  sort  des  prisonniers,  sur  les  camps  où 
ils  sont  internés,  le  regime  auquel  ils  sont  soumis,  les  moyens  de 
correspondre  avec  eux,  de  leur  adresser  de  l'argent,  des  vétements, 
des  vivres,  les  associations  qui  peuvent  servir  d'interniédiaire  entre 
eux  et  les  familles,  sur  les  efTorts  du  gouvernement  francais  pour 
améliorer  leur  sort,  sur  le  rapatriement  des  grands  blessés.  —  Le 
livre  se  termine  par  une  annexe  où  sont  reproduites  les  dispositions 
de  la  Convention  de  la  Haye,  concernant  les  prisonniers  de  guerre. 
On  y  trouve  une  sèrie  de  dispositions  tutélaires  outrageusement 
violées  par  les  Allemands,  selon  leur  habitude  »]. 

504.  Berzeviczv  (Alberto  di)  :  Quel  che  s'impara  dalla  guerra  {Nuova 
Antologia,  16  genn.   1915,  p.   279-284). 

505.  Besan(;on  :  Les  Zeppelins,  par  G.  Besancon,  secrétaire  general  de 
l'Aèro-Club  de  France  (Avec  figures,  Par.,  1914,  Bloud  et  Gay  ed., 
Pages  actuelles,  n."  24).  [«  Les  Zeppelins  constituent-ils,  dans  la 
guerre  actuelle,  la  menace  grave  et  précise  qu'on  imagiue  généra- 
lement?  Et  d'abord,  qui  est  Zeppelin,  et  qu'est-ce  qu'un  Zeppelin? 
Comment  est  organisée  la  flotte  aérienne  allemande  ?  Quelles  sont 
ses  possibilitès  d'attaque,  ses  moyens  de  défense,  etc.  ?  Personne,  on 
en  conviendra,  ne  pouvait  traiter  ces  questions  avec  plus  de  com- 
pétence  que  le  distingue  secrétaire  general  de  l'Aéro-Club  »]. 

506.  Besso  (Marco):  Giudizi  Ì7i  Italia  sulla  guerra.  Il  Covini.  Besso  {Giorn. 
d'Italia  del  31  luglio  1914  [30  luglio])  :  [«  Egregio  Direttore,  Ella  mi  do- 
manda il  mio  pensiero  sulla  discussione  concernente  la  presente  fase 
della  politica  internazionale.  Ella  dà  le  ragioni  politiche  e  tattiche  che 
spiegano  la  linea  di  condotta  che  è  seguita  dall'Austria-Ungheria  ; 
Ella  osserva  che  dal  momento  che  non  vi  è  dubbio  sulle  intenzioni 
franco-russe  (d'altronde  chiaramente  manifestate  coi  formidabili  arma- 
menti militari  ora  in  corso),  di  prepararsi  un  terreno  vantaggioso  per 


—   153  — 

l'aggressione  alla  Germania,  coinvolgendo  necessariamente  tutta  la 
Triplice,  come  non  potesse  convenire  a  questa  di  aspettare  le  altrui 
convenienze,  ma  fosse  piuttosto  naturale  di  approfittare  dell'  at- 
tuale inferiorità  del  gruppo  avversario  per  affrontare  l'urto  con  mag- 
giore probabilità  di  uscirne  con  vantaggio  :  ed  in  verità  la  condotta 
tenuta  dalla  Serbia  ha  fornito  a  tale  effetto  buon  giuoco  all'Austria- 
Ungheria,  e  questa  non  poteva  non  approfittarne.  —  Venendo  a 
parlare  dell'Italia  e  dell'indirizzo  che  questa  debba  seguire  in  pre- 
senza della  situazione  che  si  è  ora  creata,  mi  pare  che  non  se  ne 
possa  vedere  che  uno,  essere  cioè  fedeli  ai  propri  impegni  e  rispet- 
tarli scrupolosamente.  La  sola  salvezza  avvenire  dell'Italia  starà  nel 
rispetto  dei  suoi  impegni  e  nella  fedele  esecuzione  dei  medesimi. 
Non  li  conosco  e  non  so  quale  portata  abbiano  :  può  anche  essere 
che  riescano  onerosi  ;  ma  se  manchiamo  di  rispettarli,  le  conse- 
guenze per  il  nostro  paese  saranno  necessariamente  gravissime,  per- 
chè poi  saremo  soli  ed  abbandonati  da  tutti.  Ora,  per  poter  man- 
care ai  propri  impegni  (lasciando  pure  in  disparte  la  questione  mo- 
rale, che  ha  assai  più  importanza  reale  ed  effettiva  che  non  credano 
i  nostri  machiavelli  in  sessantaquattresimo)  bisognerebbe  avere  una 
forza  ed  una  coesione  di  forze  superiore  a  quella  di  qualunque  altra 
unità  politica  sub-lunare,  di  quella  di  cui  noi  disponiamo.  La  nostra 
è  ben  diversa  situazione.  È  vero  che  si  leggono  nei  giornali  reso- 
conti di  adunanze  e  di  comizi  che  argomentano  in  altro  modo  ;  ma 
lo  Stato  italiano  che  ha  la  salvaguardia  degli  interessi  della  nazione 
italiana  nella  loro  totalità  e  nella  contimiità  del  tempo,  non  deve 
subordinarsi  alle  pretese  di  una  minoranza  di  numero,  di  esperienza , 
di  mezzi  e  di  respoìisabilità,  ed  io  spero  che  le  persone  che  nel 
presente  momento  tengono  l'amministrazione  dello  Stato,  avranno 
l'energia  e  la  forza  necessaria  (perchè  devono  averne  la  coscienza) 
di  fare  quello  che,  d'altronde,  come  già  dissi,  è  il  nostro  dovere 
elementare  :  rispettare  cioè  scrupolosamente  gli  impegni  interna- 
zionali che  abbiamo  assunti.  —  Va  da  sé  che  questo  rispetto,  quanto 
più  sarà  scrupoloso  e  fedele,  tanto  più  ci  autorizzerà  a  conseguire 
adeguati  compensi.  —  Nel  corso  di  una  carriera  alquanto  lunga  ho 
amministrato  interessi  altrui  cospicui  e  delicati  ;  e  se  vi  sono  riuscito 
lo  devo  bensì  in  buona  parte  alla  mia  qualità  di  lavoratore,  alla 
mia  preparazione  tecnica,  ma  credo  di  doverlo  in  non  minor  misura 
al  rispetto  costante  ed  assoluto  che  ho  avuto,  e  che  ho  inculcato 
sempre  ai  miei  collaboratori,  degli  impegni  assunti  :  e  se  questa  li- 
nea di  condotta  è  moralmente  doverosa  e  materialmente  utile  per 
un  particolare,  è  a  cento  doppi  doverosa  e  necessaria  per  uno  Stato 
che  non  può  eclissarsi  per  poco  o  molto  tempo,  come  un  privato  ; 
che  non  può  emigrare  in  un  mondo  nuovo  per  farvi  pelle  nuova  e 
via  dicendo.  Lo  Stato   ha  e  deve  avere  la  visione  della  propria  pe- 


—    154  — 

rennità  e  deve  agire  di  conseguenza.  Mi  pare  che  per  vie  diverse 
giungiamo  alle  medesime  conclusioni.  È  evidente  che  se  per  l'opera 
delle  Potenze  non  direttamente  impegnate,  si  potrà  assicurare  l'equi- 
librio europeo  per  un  lungo  periodo  di  tempo,  senza  venire  ad  una 
conflagrazione  generale,  non  avremo  che  da  rallegrarcene  ed  a  ral- 
legrarci per  la  parte  che  potrà  aver  avuta  l'Italia.  —  Abano,  29  lu- 
glio (1914).  Aff.mo  Suo  Besso  »]. 

507.  Bibliografia  della  Preparazione  :  Catalogo  di  pubblicazioni  italiane 
sulla  guerra  dall'agosto  1914  al  maggio  1915  {Giornale  della  Li- 
breria, Milano,   1915,  nn.  25-30). 

508.  BiGO  (Henri)  docteur  en  médécine:  Elude  sur  l' opportunité  du  dé- 
bridement  des  plaies  par  armes  à  feu  (Rouen,  impr.  Lecerf  fils,  1915, 
58  p.  in  8°).  [Tesi  di  Laurea.  Facoltà  di  Medicina.  Parigi  1915]. 

509.  BiSMARCK  :  Pensées  et  souvenirs  du  Prince  de  Bisntarck.  Mémoires 
authentiques.  [Réimpression  de  1915].  (2  voi.  in  8"  avec  portrait, 
H.  Lesoudier,  Paris). 

510.  Blactot  (René)  :  La  fabrication  du  inatériel  d'armement  et  l'industrie 
nationale.  Les  Etablissements  Schneider  {Larousse  Mensuel,  juin  1915, 
Paris). 

511.  Blanche  (Jacques-Émile)  :  Lettres  et  Souvenirs  (Paris,  juillet  19151 
Editions  de  la  Nouv.  Rei'ue  Fran^aise,  35  Rue  Madame).  [Uscito 
prima,  in  gran  parte,  in  vari  articoli  della  Revue  de  Paris,  1914-1915]. 

512.  Blanchon:  Les  Sous-Marins,  par  le  lieutenant  de  vaisseau  G.  Blan- 
CHON  (N.°  20  delle  Pages  Actuelles,  Par.,  1914,  Bloud  et  Gaj^  ed.). 
[«  Qu'est-ce  qu'un  sous-marin?  Comment  est-il  construit  ?  Quelle  vie 
y  mène-t-on?  Quel  sera  son  ròle  dans  la  guerre  actuelle  ?  Quels  sont 
ses  ennemis  les  plus  redoutables  ?...  Toutes  questions  qui  préoccu- 
pent,  à  juste  titre,  l'opinion  et  qui  sont  étudiées,  dans  un  langage 
accessible  à  tous,  par  un  auteur  très  compétent  »]. 

513.  BoDE  (S.  E.  Wilhelm  von),  Direttore  gen.  del  Museo  Reale  di  Ber- 
lino. Vedi  N.o  2.  [N.  IO  die.  1845  a  Calvòrde  Braunschweig,  suc- 
cessore di  Rich.  Schoene,  aut.  della  Gesch.  d.  Deutsch.  Kunsf\. 

514.  Bompard  (J.)  :  La  Politique  allemande  par  le  Prince  de  Biilow  {La- 
rousse Mensuel,  juin  1915,  Paris). 

515.  Bompiani  (Ten.  Gen.  Giorgio)  :  Strategia  Tedesca  {Nuova  Antolo- 
gia, 16  genn.   1915,  p.  304-315)- 

516.  BoNNEFOY.  Vedi  Bertin  et  Bonnefoy. 

517.  Borghetti  (Giuseppe):  Quali  i  confini  ?  Dair  Isonzo  al  Narenta. 
{Idea  Nazionale,  Roma  21  marzo  1915).  [Notevole  questo  passo  : 
«  Dell'  italianità  di  Trieste,  municipio  romano  prima,  poi  sempre  le- 
gata alle  sorti  del  resto  d'Italia  nell'epoca  che  seguì  alla  caduta 
dell'Impero  d'Occidente  e  durante  i  periodi  barbarico  e  feudale  sino 
al  1400  in  cui  se  ne  impadroni  la  mala  signoria  degli  Absburgo,  è 
superfluo   parlare.   È   invece  opportuno  ricordare    come  Venezia  — 


—   155   — 

che  già  nei  migliori  tempi  della  «  Serenissima  »  aveva  contestato  e 
tolto  ai  duchi  d'Austria  il  dominio  triestino  —  abbia  mantenuto 
anche  in  epoche  relativamente  recenti  la  precisa  affermazione  del 
suo  diritto  non  solo  su  Trieste,  ma  pure  sull'Istria  e  sulla  Dalma- 
zia, di  cui  taluno  vorrebbe  ora  discutere  l'italianità.  —  Mi  offre  ar- 
gomento prezioso  a  tale  rilievo  un  chiaro  studioso  delle  storie  pa- 
trie, l'ingegnere  Vincenzo  Tonni-Bazza  di  Brescia,  il  quale  riuscì  a 
rintracciare  nell'Archivio  di  Stato  di  Venezia  un  documento  di  no- 
tevole importanza.  Trattasi  di  una  protesta  del  Governo  Provvisorio 
di  Venezia  durato  dal  12  maggio  1797  al  17  gennaio  1798.  Appena 
instaurato  tale  governo,  avendo  l'Austria  invaso  le  Provincie  del- 
l'Istria e  della  Dalmazia,  il  Governo  stesso  non  esitò  a  inviare  a 
tutti  i  Governi  d'Europa,  in  data  1°  luglio  1797,  una  risoluta  pro- 
testa nella  quale  si  afferma  «  incontendibile  il  veneto  diritto  sui  luoghi 
ingiustamente  occupati,  il  diritto  che  con  la  legittimità  di  ben  antico 
possesso  confuso  oramai  nella  caligine  dei  fetnpi  piie  remoti,  fu  rico- 
nosciuto e  sancito  da  molteplici  trattati  ».  —  E  più  oltre  il  docu- 
mento continua  :  «  La  Veneta  Nazione  non  si  scosterà  giammai  da 
quello  spirito  di  equità  e  di  giustizia  che  forma  la  base  di  un  Demo- 
cratico Governo.  Ma  per  quanto  temperate  sieno  le  sue  direzioni  e  le 
sue  mire,  Ella  non  può  guardare  coti  indifferenza  che  si  tenti  di  smem- 
brare dalla  sua  unione  porzione  dei  stioi  legittimi  fratelli  ;  né  le  na- 
zioni con  le  quali  tiene  comune  la  causa  della  TAbertà,  potranno  tran- 
quillamente vedere  impedita  mia  popolazione  di  riprendere  quei  diritti 
che,  restituitigli  dal  Governo  cui  apparteneva,  la  Natura  e  le'  Leggi 
Sociali  imprescrittibilmente  gli  accordano ».  Così  parlava  il  Go- 
verno di  Venezia  poco  più  di  un  secolo  addietro  ;  così,  per  invocare 
ancora  quei  diritti  nazionali  che  non  si  possono  prescrivere  »]. 

518.  BouLGER  (D.  C.)  :  History  of  Belgium  {1815-1865)  (London,  Pitman). 
[Cit.  dal  Prothero  per  le  origini  della  conflagrazione]. 

519.  BousQUET  (L.).  Vedi  sub  voce  Raiter. 

520.  Boy- Ed  (Ida):  Des  Vaterlands  Rezepte  filr  Kiìche  und  Herz  in  Krie- 
gerischen  Tagen(Verì.  August  Scherl  G.  m.  b.  H.,  Berlin  S.  W.,  1915). 
[«  Die  Kùchenfrage  ist  jetzt  eine  Bewaffnungsfrage  geworden,  um 
dem  englischen  Aushungerungsplan  wirksam  zu  begegnen  ».  Con 
molto  spirito  la  Boy-Ed  tratta  «  zum  Wohle  des  Vaterlandes  »  l'ar- 
gomento di  «  zeitgemàsse  Kùchenzettel  ».  L'ops.  costa  20  pfennig!]. 

521.  Brande  (Alois),  Professore,  Presidente  della  Società  "  Shakespeare  " 
-  Berlino.  Vedi  N."  2.  [N.  il  21  giugno  1855  in  Innsbruck,  Pres.  del 
Verein  d.  Deutschtum  im  Auslande,  membro  dell'^^.  d.  Wissen- 
schaften  di  Berlino]. 

522.  Brentano  (Lujo),  Professore  d'Economia  politica,  Monaco.  Vedi 
N.o  2.  [N.  il  18  die.  1844  in  Aschaffenburg,  autore  fra  l'altro  della 
Christl.  soz.  Bewegung  in  England,  1883].  Cfr.  sub  voce  GvvoT. 


—   156    — 

523.  Bressoles.  Vedi  sub  voce  Ancel. 

524.  Brinkmann  (Prof.  Justus),  Direttore  del  Museo  di  Amburgo.  Vedi 
N.">  2.  [N.  il  23  maggio  1843  in  Amburgo,  dal  1877  Dir.  del  Mus.f. 
Kunst  u.   Gew.  in  Amburgo]. 

525.  Brinon  :  En  guerre.  Impressions  d'un  témoin,  par  F.  de  Brinon, 
rédacteur  ^.m  Journal  de  Débats  (Paris,  1914,  Bloud  et  Gay;  Pages 
actuelles,  n.°  23).  [«  Chargé  par  les  Débats  de  décrire  aux  lecteurs  de 
ce  journal  l'état  d'esprit  de  nos  troupes,  de  celles  du  front,  des  for- 
mations  d'arrière,  des  évacués,  des  blessés,  etc,  M.  F.  de  Brinon 
s'est  acquitté  de  cette  tàche  avec  une  conscience,  un  talent  d'écri- 
vain,  un  sens  du  pittoresque,  un  don  d'émotion  qui  ont  été  vive- 
ment  remarqués.  A  parcourir  ces  pages,  on  voit  d'ailleurs  que  la 
mission  de  l'auteur  fut,  aussi  gracieusement  que  possible,  favorisée 
par  l'autorité  militaire.  Et  cette  circonstance  leur  assure  un  intérét 
documentaire  qui  en  centuple  la  valeur  »]. 

526.  Britannicus  :  The  Kaiser' s  Conquest  {Fortnightly  Review,  n.  s.  89, 
London,  1911). 

527.  Bulletin  de  la  Guerre.  Au  jour  le  jour  (Paris,  Larousse  Mensuel, 
1914-1915). 

528.  Bulletin  de  Propagande  franqaise  à  l'étranger  (Rédaction  :  3  me 
Garancière,  Paris,  1915).  [«  L'apparition  du  Bulletin  à  dates  fixes 
n'est  pas  garantie.  On  se  conformerà  aux  besoins  de  l'actualité  ». 
Gli  abbonamenti  infatti  si  fanno  di  dieci  in  dieci  numeri  e  non  per 
un  dato  periodo.  Direttore  Mgr.  A.  Baudrillart,  Rettore  ài&WInst. 
Cath.  di  Parigi  ;  Vice-Direttore  il  pubblicista  Francois  Veuillot  ; 
Segretario  l'ab.  Eug.  Griselle  già  Prof.  all'Univ.  cattolica  di  Lilla.  — 
Collaboratori  :  Lamj',  Bourget,  Bazin,  Doumic,  Brani j-,  Widor,  de 
Lamarzelle,  Dudon,  Goyau,  L.  de  Lanzac  de  Laborie  celebre  sto- 
rico napoleonico,  etc.  etcì. 

529.  Bulletin  officiel  du  Ministère  de  la  Guerre  (Paris,  1914-1915,  Libr. 
Charles-Lavauzelle).  [La  Bibliogr.  de  la  Frane  e,  1915,  p.  561,  segnala 
i  n.'  6  ter,  19,  25*,  28,  68  bis,  72  bis,  81  annexe,  96,  contenenti  :  Har- 
nachement  troupe  du  Genie  (104  p.)  :  Artillerie  :  service  de  l'arnie- 
ment  (322  p.);  Marchés:  Répression  des  fraudes  (96  p.);  Condition 
civ.  el  polii,  des  militaires  (208  p.)  ;  Instr.  sur  l'aptitude  physique 
au  sei-vice  milif.  (68  p.)  ;  Élèves  officiers  de  Riserve  (86  p.);  Service 
de  sante  de  l' Intérieur  (122  p.)  ;  Boulangeries  roulantes  de  Campa- 
gne (84  p.^]. 

530.  Butts  (M.)  :  Héros.  Episodes  de  la  Grande  Guerre  (i  voi.  di  400  p. 
in  8°,  Lausanne,  Payot,  1914).  [Con  47  illustrazioni  di  F.  Bovard  ed 
otto  ritratti  fuori  testo  dei  generali  della  Intesa.  Notevole]. 

531.  BuxTON  (Noel)  :  Europe  afid  the  Turks.  [Cfr.  resoconto  di  A.  An- 
dréadès  :  L'opinion  anglaise  et  la  question  d' Or ienf  neWa.  Revtie  po- 
litique  et  parlenientaire ,  t.  56,   1908]. 


~  157  - 

532.  Cahen    (Leon)  :    Les    Allemands    aux  Élats-Unis  (Revue    de   Paris. 

ler  juin  1915). 

533.  Calcmas  :  The  Kaiser  and  the  future  {Fortnighily  Review,  n.  s.  82, 
London,   1907). 

534.  Calvet  (Abbé  J.)  :  Réponse  à  une  lettre  et  plaidoyer  pour  la  France 
(i  ops.,  Paris,  1915,  Bloud  et  Gay  ed.).  [Pubbl.  dal  Coni.  Cath.  de  Pro- 
pagande frant;.  à  l'étr.  presieduto  da  Mgr.  Baudrillart]. 

535.  Cambon  (Victor)  :  Les  derniers  progrès  de  t' Allemagne  (P.  Roger, 
1914,  Paris).  [Curiosa  questa  osservazione  del  Cambon  a  pag.  186: 
«  La  garance  ayant  été  totalement  remplacée  par  l'alizarine,  il  est 
assez  piquant  de  constater  que  l'armée  franraise  reste  le  plus  fidèle 
et  l'un  des  plus  importants  clients  de  la  grande  industrie  allemande. 
On  comprend  fort  bien  pourquoi  la  France  avait,  il  y  a  quelque 
quatre-vingts  ans,  adopté  la  culotte  rouge  pour  ses  soldats  ;  elle 
favorisait  par  là  une  production  nationale  ;  mais  il  est  beaucoup 
moins  explicable  qu'elle  la  conserve  aujourd'hui  que  l'alizarine  en- 
richit  des  industriels  badois  »]. 

536.  Cambridge  Modem  History  {The)  —  e  Cambridge  Modem  History 
Atlas  (voi.  XIV  of  the  Cambr.  Mod.  Hist.)  (Cambridge  University 
Press,  Cambridge,  1910-1912).  [Il  volume  XII  :  iSji-igio,  tratta  delle 
varie  questioni  europee  che  hanno  poi  dato  luogo  alla  conflagrazione 
del  1914.  Importantissimo.  Buone  appendici  bibliografiche.  Autori  vari, 
tutti  competenti.  Il  disegno  dell'opera  fu  tracciato  da  Lord  Acton]. 

537.  Camera  di  Commercio  di  Parigi  {Bullettino  etc,  ed.  ital.  Parigi,  mag- 
gio 1915,  n.°  II).  [«  L'occupazione  tedesca  nel  Belgio.  —  Ogni  giorno 
getta  una  luce  più  fosca  sul  carattere  dell'occupazione  tedesca  nel 
Belgio  e  sulle  violenze  d'ogni  genere  che  vi  commettono  i  soldati 
di  Guglielmo  IL  Le  provviste  di  pane,  di  caffè,  di  carbone,  di  pe- 
trolio diminuiscono  da  per  tutto,  e  il  commercio  dei  neutri  col  Bel- 
gio non  è  più  possibile.  Più  di  un  milione  e  mezzo  di  persone  sono 
assolutamente  prive  di  mezzi,  e  i  Belgi  rifugiati  all'estero  sono  col- 
piti, in  dispregio  del  diritto  delle  genti,  di  un'  imposta  gravissima. 
Agli  uomini  ancora  atti  a  portare  le  armi  si  dà  una  caccia  spietata, 
e  persino  ai  loro  parenti.  Ad  Anversa,  si  stima  a  95  per  100  il  nu 
mero  dei  disoccupati.  I  Tedeschi  si  sono  impossessati  di  una  quan- 
tità enorme  di  merci  :  40,000  tonnellate  di  frumento  ;  18,000  di  gran- 
turco ;  48,000  d'orzo,  d'un  valore  di  18  milioni  di  franchi  ;  per  2 
milioni  e  mezzo  di  franchi  di  lino  ;  per  5  milioni  di  franchi  di  sansa  ; 
per  4  milioni  di  nitrati  ;  per  3  milioni  d'olio  ;  per  6  milioni  di  lana  ; 
per  IO  milioni  di  caucciù  ;  per  20  milioni  di  rame  ;  per  2  milioni  di 
riso  ;  e  di  quantità  considerevoli  di  legno  e  di  cotone,  dì  cui  non 
si  è  potuto  calcolare  l'importo.  Inoltre  sono  stati  spediti  a  Berlino 
carichi  di  cuoio  e  materie  da  concia  per  un  valore  di  25  milioni  di 
franchi.  Giornalmente  sorgono  nuove  difficoltà  che  servono   di  pre- 


—    I5S    - 

testo  per  colpire  i  comuni  e  i  privati  di  multe  enormi.  Dalle  pro- 
prietà private  sono  sparite  collezioni  preziose,  e  dalle  fabbriche  di 
conserve,  di  tabacco,  di  stoffe,  e  dai  molini  tutti  gli  arnesi  di  la- 
voro. Le  macchine  delle  officine  Herstal,  a  Liegi,  e  Germain,  a  Mon- 
ceau  sulla  Sambra,  e  a  Couillet,  sono  state  smontate  e  spedite  in 
Germania.  Questo  è  un  saccheggio  organizzato  »]. 

538.  Campenhout  et  Frérot  :  La  Brabanqonne.  Chant  National  belge. 
Harmonisé  pour  piano  par  L.  Frérot.  Musique  de  Campenhout 
(L.  Frérot  ed.,  Paris,  1915,  40  Boul.  de  Reuilly). 

539.  Canal  de  Suez.  Assemblée  du  14  juin  191 5.  Rapport  du  Conseil 
d'Administration  à  la  Compagnie  (i  rue  d'Astorg,  à  Paris).  [«  La 
guerre,  par  le  trouble  jeté  dans  la  vie  économique  des  nations,  a 
provoqué,  dans  les  derniers  mois  de  1914,  un  fléchissement  de  40  «/» 
du  trafic  commercial  du  canal,  qui  a  été  compensò  en  partie  par 
l'activité  exceptionnelle  des  transports  militaires,  de  telle  sorte  que 
la  moins-value  des  recettes  de  l'année  n'a  pas  dépassé  4  millions  Vi- 
—  L'exercice  en  cours  ayant  été  plus  gravement  atteint,  il  est  tenu 
compte  de  cette  situation  pour  fixer  le  revenu  de  1914,  qu'il  est 
propose  de  limiter  à  120  francs  nets.  On  reportera  ainsi  à  nouveau 
une  somme  supérieure  à  18  millions,  qui  permettra  de  parer  à  la 
perte  que  devront  vraisemblablement  subir  les  recettes  de  1915-  — 
La  traversée  du  canal  s'est  toujours  accomplie  sans  incident  ni  re- 
tard,  alors  méme  que  le  trafic  special  dù  à  la  guerre  provoquaìt, 
dans  certaines  journées,  une  affluence  exceptionnelle  de  navires.  Ce 
résultat  met  en  évidence  le  dévouement  et  l'habileté  du  corps  des 
pilotes  ainsi  que  l'excellente  direction  du  service  du  transit.  —  La 
première  préoccupation  de  la  Compagnie,  dès  l'ouverture  des  hosti- 
lités,  a  été  de  sauvegarder  le  libre  usage  du  canal,  et  d'éviter  que 
par  les  mesures  de  sécurité  qui  s'imposaient  aux  autorités  locales 
il  fùt  porte  atteinte  au  principe  primordìal  de  la  liberté,  égale  pour 
tous,  du  transit.  Plus  tard,  lorsque  la  Turquie,  devenue  l'alliée  de 
l'Allemagne,  menaca  l'Égypte  et  le  canal,  la  Compagnie  a  concouru 
à  la  défense  du  canal,  en  mettant  à  la  disposition  de  ceux  qui  avaient 
mission  d'organiser  cette  défense  les  ressources  de  son  matérial  et 
l'assistance  que  pouvait  donner  l'expérience  de  son  personnel.  Il  a 
été  rendu  justice,  par  de  précieux  témoignages,  aux  efforts  accom- 
plis  dans  ce  sens.  —  Une  place  avait  été  attribuée  à  l'Allemagne 
dans  le  Conseil  d'administration.  Elle  est  occupée  actuellement  par 
M.  Heineken,  directeur  du  Norddeutscher  Lloyd.  Les  actionnaires 
ne  pouvant  lui  maintenir  leur  confiance,  il  est  propose  à  l'Assem- 
blée de  mettre  fin  à  un  mandat  que  M.  Heineken  ne  peut  plus  rem- 
pHr,  ni  en  fait  ni  en  droit  »]. 

540.  Caprin  (Giulio)  :  Paesaggi  e  spiriti  di  confine  (Milano,  Treves,  igis)- 
[Giulio  Caprin,  che  è  uomo  di  confine  —  essendo  nato  a  Trieste  da 


—   159  — 

famiglia  di  buon  sangue  italiano  e  di  belle  tradizioni  letterarie  — 
raccoglie  in  queste  pagine  di  nostalgia  e  di  speranza  le  visioni  dei 
paesaggi  che  gli  sono  famigliari,  —  il  Friuli  austriaco,  la  vai  d'Isonzo, 
Trieste  e  il  suo  Carso,  Istria  di  San  Marco,  il  Quarnero  ;  —  nomi 
e  luoghi  che  fanno  palpitare  ogni  cuore  d'italiano,  eppure  cosi  poco 
o  mal  noti  di  qua  dal  confine  nella  loro  positiva  realtà  geografica  e 
storica.  Il  C.  è  collaboratore  del  Marzocco  e  della  R.  di  Ronui\. 

541.  Carcassonne  (G.)  :  Debout  !  fusiliers  marins  !  Chanson  patriotique 
à  une  ou  deux  voix  à  volonté.  Paroles  et  musique.  Chant  et  piano 
\^Paris,   1915,  Georges  Carcassonne,  54  rue  d'Enghien). 

542.  Carrara  (Jules).  Vedi  Pamphlet  (Le). 

543.  Carte  des  opérations  en  Turquie  d'Europe,  2'  ed.  au  500,oooe,  en 
4  couleurs  (0,75X0,55)  (i  feuille,  Paris,  juin  1915,  Libr.  Delagravej. 
(«  D'après  le  traité  de  Bucarest.  Nomenclature  très  complète,  indi- 
cation  des  défenses  des  Dardanelles  et  du  Bosphore.  Carton  du  Bos- 
phore  au  250,0000  ■»). 

544.  Carte  du  théàtre  general  de  la  guerre  russo-autro  allemande  à  l'é- 
chelle  de  i  :  600,000''  (en  2  feuilles)  (Paris  et  Nancy,  Libr.  Berger- 
Levrault,   1915). 

545.  Castellani  (G.  A.).  Vedi  sub  voce  Garibaldi  (Ricciotti). 

546.  Cavalerie  {Manuel  du  Gradui  de)  à  l'usage  des  Sous-Officiers,  Bri- 
gadiers  et  Elèves  Brigadiers  (i  voi.  de  1080  p.  avec  300  fig.  et  i  pi. 
des  fanions,  relié  ;  Paris,  1915,  Libr.  Lavauzelle).  [«  Edition  soigneu- 
sement  mise  à  jour,  avec  les  nouveaux  règlements  sur  le  service 
des  armées  en  campagne,  sur  les  mitrailleuses  de  cavalerie,  l'ins- 
truction  sur  le  transport  des  troupes  de  cavalerie  sur  les  voies  fer- 
rées,  l'instruction  sur  le  paquetage  etc.  »]. 

547.  Cavalier  {Le  petit  Livre  illustre  du).  Instruction  et  éducation  ntili- 
taires.  i6e  édition,  1915  (i  voi.  de  96  p.  avec  gravures,  Paris,  juin 
1915,  Libr.  Charles  Lavauzelle).  [«  L'objet  de  ce  petit  livre  est  de 
rappeler  au  cavalier  tout  ce  qu'on  lui  a  appris  dans  les  théories 
orales  »]. 

548.  Ceci  (Temistocle)  :  La  Vita  nelle  Triticee  delle  Argonne  (con  tre  il- 
lustrazioni ;  Nuova  Antologia,  16  febbr.  1915,  pp.  664-672).  [Descrive 
il  modo  col  quale  i  Francesi  hanno  saputo  utilizzare  abilmente  nelle 
Argonne  la  natura  del  suolo  favorevole  alle  difese.  L'autore  ha  vi- 
sitato egli  stesso  alcune  di  queste  trincee  nelle  quali  narra  che 
spicca  a  caratteri  rossi  l'ironico  invito  di  pulirsi  le  scarpe  seguito 
da  un  gentile  S.  V.  P.  (s'il  vous  plaìt).  Egli  descrive  le  comodità 
nelle  trincee,  i  loro  posti  di  soccorso  sanitario,  descrive  come  si 
combatte  nelle  trincee  ;  dice  p.  e.  che  il  Comando  ha  fornito  agli 
uomini  più  robusti  un  vero  scudo,  una  piastra  di  buonissimo  ac- 
ciaio di  due  centimetri  e  mezzo.  Parla  finalmente  dei  teatri  e  dei 
giornali  nelle  trincee]. 


—    i6o   — 

549.  Cervesato  (Arnaldo).  Vedi  sub  voce  Agabiti. 

550.  Cesarò  (G.  a.  Duca  di),  Deputato  :  La  Logica  della  Triplice  Al- 
leanza {Nuova  Aìitologia,  febbr.  1915,  pp.  455-459;-  [L'on.  di  Ce- 
sarò presidente  del  Comitato  «  Pro  Dalmazia  italiana  »  del  quale 
sono  vicepresidenti  Alessandro  Dudan,  Enrico  Corradini,  Virginio 
Gayda  e  Alberto  Lumbroso,  prosegue  da  anni  la  sua  coraggiosa 
campagna  antiaustriaca  ;  e  con  Vincenzo  Picardi  suo  condirettore 
ha  strenuamente  combattuto  nella  Rassegna  Contemporanea  per  gli 
interessi  degli  Italiani  ancora  —  speriamo  per  poco  1  —  soggetti  a 
Francesco  Giuseppe.  Smorzando  i  toni  per  non  farsi  cestinare  dal 
neutralista  antiinterventista  Maggiorino  Ferraris,  ma  mantenendo 
intatte  le  sue  patriottiche  idealità,  il  simpatico  Deputato  siciliano  ha 
dimostrato  ai  lettori  della  Nuova  Antologia  ciò  che  quelli  della  Ras- 
segna Contemporanea  sapevano  da  tempo  :  la  completa  illogicità,  cioè, 
della  Triplice  alleanza,  tuttora  in  vigore,  secondo  l'on.  Ivanoe  Bo- 
nomi  {Messaggero)  il  19  marzo  1915,  ma  proclamata  scaduta  anche  in 
Parlamento  dall'on.  Salandra  quando  ci  dichiarava  «  liberi  da  qual- 
siasi impegno  »  come  replicava  al  Bonomi  lo  stesso  duca  di  Ce- 
sarò nel  Messaggero  del  20  marzo  1915]. 

551.  Cesarò,  Corradini,  Dudan,  Galanti  e  Lumbroso:  Per  la  Dal- 
mazia Ltalìana.  Contro  le  insinuazioni  del  «  Novoje  Vremja  »  {Ldea 
Nazionale,  Roma,  21  marzo  1915).  [Ecco  il  testo  di  questa  lettera 
al  Dir.  <\^\V Idea  Nazionale:  «  \'oglia  permetterci  di  rispondere  bre- 
vemente nel  suo  autorevole  giornale  ad  alcune  insinuazioni  maligne 
comparse  nell'articolo  di  fondo  del  Novoje  Vremja  di  Pietrogrado 
arrivato  ieri  a  Roma  contro  l'opera  nostra  «  Pro  Dalmazia  Italiana  ». 
Evidentemente  —  a  giudicar  dagli  argomenti  portati  in  ballo  —  la 
buona  fede  del  giornale  pietrogradese  fiì  sorpresa  da  qualcuno  di 
quei  croati,  che  finora  furono  in  Dalmazia  i  più  solerti  e  i  più  fe- 
deli seguaci  della  politica  austriaca  antiitaliana  in  quella  provincia, 
politica  diretta  ad  agevolare  il  Drang  nach  Osten  austro-germanico 
facendo  sorgere  un  artificioso  odio  reciproco  fra  le  popolazioni  ita- 
liane e  iugoslave.  È  vero  che  il  Novoje  Vremja  è  uno  dei  giornali 
russi  meno  noti  e  meno  importanti,  causa  le  sue  poco  serie  esage- 
razioni panslavistiche.  Però  è  necessario  per  noi  seguire  la  massima, 
del  principiis  obsta,  affinchè  l'opinione  pubblica  russa  non  sia  tratta 
in  inganno.  —  La  ridicola  calunnia  che  l'opera  nostra  «  Pro  Dal- 
mazia Italiana  «  sia  ispirata,...  dal  Principe  Bùlow,  ha  il  sapore  di 
quelle  mene  bizantine  tanto  care  alla  neutralità  austriaca-orientale 
e  tanto  frequentemente  adoperate  nella  lotta  contro  gli  Italiani,  e 
non  merita  da  parte  nostra  alcuna  risposta.  A  noi  basta  accennare 
ai  nomi  dei  firmatari  dei  nostri  proclami  e  dei  collaboratori  delle 
nostre  pubblicazioni  «  Pro  Dalmazia  Italiana  »,  nomi  di  persone  ap^ 
partenenti  a  tutti  i  partiti  e  a  tutti  i  giornali  più  decisamente  anti- 


—   i6i    — 

austrìaci  d'Italia.  —  Risponderemo  invece  ad  alcuni  argomenti  spe- 
cificatamente austro-croati  portati  dal  giornale  russo  ora,  come  lo  erano 
prima  dalle  autorità  austro-croate,  a  negare  i  diritti  degli  Italiani  in 
Dalmazia.  L'affermazione  fatta  nelle  statistiche  ufficiali  austro-croate 
che  in  Dalmazia  soltanto  il  2  per  cento  (veramente  quelle  statistiche 
dicono  il  3  per  cento)  della  popolazione  indigena  è  italiana,  è  stata 
solennemente    confutata  dalle  ultime  elezioni  a  suffragio   universale 
nel  1911,  che  provarono  con  l'incontrovertibile  responso  delle  urne 
che  almeno  il  io  per   cento  dei  Dalmati  apparteneva  ai  partiti   ita- 
liani. E  questo  io  per  cento  forma  quasi  tutta  la   parte  civile  colta 
della  Dalmazia,  perchè  anche  gli  intellettuali  sedicenti  croati  (avvo- 
cati, commercianti,  professori,  medici,  ecc.)  delle  città  dalmate,  sono 
per  lingua,    per  coltura   e  per  tradizioni  di  famiglia  altrettanto   ita- 
liani, quanto  i  ruteni  di  Galizia   sono    russi,  sebbene  per  ora  dalla 
politica    austriaca  si  dicano    ukraitii.  E   che   questi  sedicenti   croati 
sieno  italiani,  lo  provano  anche  i  nomi  loro.  Eccone  alcuni  dei  loro 
capi,  deputati  e  podestà  :  Arneri,  Bianchini,  Borelli,  Bulat,  De  Giulli, 
Macchiedo,  Madirazza,  Medini,  Morpurgo,  Tommaseo,  Verona,  Zaf- 
fron,  ecc.  ;  dei  loro  artisti  (arte    italiana  però)  :  Albini  Bersa,  Fag- 
gioni,  Inchiostri,    Meneghello,    Paparella,  e  così,    volendo,   all'  infi- 
nito. —  L'informatore  del  Novoje  Vremja  osa  persino  affermare  che 
i  nomi  delle  città  dalmate  —  delle  quali  l'origine  romana  è  storica- 
mente e  filologicamente   provata  in  modo  indiscutibile,  riconosciuto 
dagli    stessi    austro-croati  —  sieno   stati    italianizzati,  e   che  i  nomi 
autentici    sono  quelli    tradotti  in  croato  ;    ma  nel  dir  ciò    commette 
persino  l'errore  di  riportare  dei  nomi  fantastici  inesistenti  (per  esem- 
pio invece  della  traduzione  Zadar  di  Zara  dice  Jadrije).  —  Alle  in- 
sinuazioni bizantine    dell'  articolista,  rispondiamo    che  noi  vogliamo 
l'unione  della  Dalmazia  all'Italia,  perchè  quella  provincia  è  geogra- 
ficamente (al    di   qua  delle  Alpi),  storicamente,  civilmente  italiana, 
perchè  fu  politicamente  italiana,  veneziana,  assieme  con  l'Istria  fino 
al  1797  e  fino   al  1814,  dunque  più    che  Trento  e  Trieste  stesse,  e 
perchè  —  tolta  la  breve  interruzione  sotto   il  dominio   austriaco  — 
la  Dalmazia  marittima  mai  e  poi  mai  appartenne  ad  un  altro  Stato 
che    non  fosse    latino  o  italiano.   Noi  vogliamo    l'unione    della  Dal- 
mazia  perchè   essa  è  assolutamente  indispensabile    all'  integrazione 
nazionale,    geografica,    economica   e  strategica    dell'Italia,  e  perchè 
soltanto  quest'unione  potrà  salvare  l'italianità  dalmatica  finora  tanto 
spietatamente  perseguitata  da  Austriaci  e  da  Croati.  -  (Roma,  19  marzo 
1915).  Il  Com.  Centr.  Pro  Dalmazia  Italiana.  Il    Presidente  :    Duca 
G.  A.  di  Cesarò,  deputato   al    Parlamento  -  Vice    presidenti  :   En- 
rico CoRRADiNi  -  Alessandro    Dudan  -  Arturo   Galanti  -  Barone 
Alberto  Lumbroso  -  Tommaso  Sillani,  segretario  »]. 
552.  Challaye  (Félicien)  :  Le  Japon  illustre  (i  voi.  in  4°,  677  grav.  phot.,. 


—     l62    

8  pi.  noir,  4  pi.  coul.,  ii  cartes  coul.,  15  cartes  noir;  Paris,  1915, 
Libr.  Larousse).  [«  Ouvrage  d'actualité  permettant  de  suivre  le  déve- 
loppement  des  opérations  actuelles  de  la  guerre  et  d'en  comprendre 
la  portée  ».  Bibl.  de  la  Fr.,  4  juin  191 5]. 

553.  Charmatz  (R.)  :  Oesterreichs  innere  Geschichte,  1848-1909  (2  voi., 
Leipzig,  Teubner).  [Da  confrontarsi  con  le  diversissime  conclusioni 
storiche  del  nostro  Alessandro  Dudan,  il  più  recente  storico  del- 
l'Austria contemporanea]. 

554.  Charrière  (Gustave  de).  Vedi  Pamphlet  (Le). 

555.  Chaurand  de  SaintEustache  (Gen.  Felice  di)  :  Le  Truppe  Libiche 
{Nuova  Antologia,  16  febbr.  1915,  p.  673-684).  [Quale  contributo  può 
fornire  l'indigeno  alle  truppe  destinate  alla  difesa  della  Libia?  Ecco 
la  questione  che  il  Generale  si  è  proposta  e  per  la  cui  soluzione 
l'erudito  autore  risale,  con  molta  diligenza,  un  po'  indietro  nella 
storia  locale.  Egli  scrive  :  «  La  propaganda  senussita  e  la  guerra 
attuale  (1914-1915)  nella  quale  è  impegnata  non  solo  la  Turchia,  ma 
la  maggior  parte  dei  mussulmani,  per  rispondere  all'appello  del  Ca- 
liffo, che  ha  proclamato  la  Guerra  Santa,  hanno  aggravata  la  situa- 
zione nostra  in  Libia,  ed  ormai  non  ci  resta  che  accentrare  le  esigue 
forze,  sparse  in  territorio  troppo  vasto,  in  località  dove  sia  possibile 
un'efficace  difesa,  tanto  per  impedire  il  dilagare  della  rivolta,  quanto 
per  prevenire  altre  sorprese  e  perdite  dolorose....  Tra  la  società 
araba  e  quella  cristiana  esiste  per  ora  una  separazione  troppo  mar- 
cata, l'assimilazione  è  troppo  lenta,  l'odio  attinto  nel  Corano  per  il 
Rumi  non  è  prossimo  a  sparire,  le  nostre  leggi  troppo  contrastano 
con  quelle  mussulmane....  per  poter,  a  cuore  leggero,  dare  ai  Libici 
la  soddisfazione  di  una  azione  comune  »]. 

556.  Chéradame  (André)  :  L'Alleniagne,  la  France  et  la  question  d'Au- 
triche  (Paris,  Plon-Nourrit,  i  voi.  in  16°). 

557.  Chéradame  (André):  L'Europe  et  la  question  d' Autriche  au  seuil  de 
XX^  siede  (Paris,  Plon-Nourrit,  i  voi.  in  8°).  [Lodato  dal  Prothero, 
Utile  per  lo  studio  delle  origini  della  conflagrazione  del  1914]. 

558.  Chéradame  (André)  :  Le  Monde  et  la  Guerre  Russo- faponaise  (Paris, 
1906,  Plon-Nourrit). 

559.  Chuquet  (Arthur),  Membre  de  l'Institut  :  igi^-igis  •  De  Valmy  à  la 
Marne  (Paris,  Fontemoing  (De  Boccard),  1915,  i  voi.  in  S**  di  330  p.). 
[Contiene  i  seguenti  capitoli  :  Fa^ifaronnades  prussiennes ;  De  Goethe  à 
Bernhardy  ;  Atrocités  et  culture  ;  /offre  et  Foch  ;  Canons  et  constance  r\. 

560.  Churchill  (W.  S.),  Ministro  inglese.  Discorso  del  4  sett.  1914.  Vedi 

ASQUITH. 

561.  Claudel  (Paul).  Vedi  Pamphlet  (Le). 

562.  Clutton-Brock  :  Méditations  sur  la  Guerre.  Traduction  de  Jacques 
Copeau  (Paris,  juillet  1915,  éditions  de  la  Nouv,  Revue  Franqaise, 
35  rue  Madame). 


—    i63   — 

563.  Collins  (W.  S.,  Prof,  nell'  "  University  College  "  di  Londra)  :  Ezio- 
logia della  Conflagrazione  Europea  {Scientia,  fase,  marzo  191 5). 

564.  CoMMiTTEE  {The  Central)  f or  National  Patrio  tic  Organizations.  [Ec- 
cone la  Presidenza  :  Hon.  President  :  The  Prime  Minister  (Asquith) 

-  Vice-Presidents  :  The  Right  Hon.  The  Earl  of  Rosebery,  K.  G.  ; 
The  Right  Hon.  Arthur  James  Balfour,  M.  P.  -  Chairman  :  Mr. 
H.  C.  CusT  -  Vice- Chairman  :  Mr.  G.  VV.  Prothero  -  Hon.  Treasu- 
rers  :  The  Right  Hon.  Viscount  Ridley  ;  Mr.  Waldorf  Astor,  M.  P. 

-  Secretary:  Sir  William  Grey-Wilson,  K.  C.  M.  G.  —  Il  programma 
di  questo  Comitato  merita  di  esser  riferito  :  «  Policy  :  The  Committee 
is  National  and  whoUy  non-party,  it  embraces  men  and  women  of 
ali  politicai  views  and  confìdently  appeals  to  ali  men  and  women 
of  good  will  to  associate  themselves  with  its  work.  —  Objects  :  To 
continue  with  energy  the  absolutely  necessar>'  work  of  stili  further 
instructing  public  opinion  throughout  the  Country  with  respect  to 
the  causes  and  vital  issues  of  the  War.  To  arouse  the  nation  to  a 
sense  of  its  great  danger  and  to  awake  and  keep  alive  the  resolute 
determination  to  carr>'  on  the  conflict  until  a  peace  honourable,  du- 
rable  and  satisfactory  to  ourselves  and  to  our  AUies  is  obtained. 
To  assist  and  supplement  the  work  of  ali  organizations  labouring 
for  the  above  ends.  —  Methods  :  The  above  objects  shall  be  promoted 
by  Public  Meetings  and  Lectures,  illustrated  by  lantern  slides  and  the 
cìnematograph,  by  caravan  tours,  the  Publication,  Translation  and 
Distribution  of  Literature,  supplying  of  articles  to  the  Press,  and  by 
such  other  means  as  may  from  time  to  time  be  found  necessary. 
The  Committee  is  in  direct  touch  with  the  great  bulk  of  the  Uni- 
versities  and  Learned  Societies,  and  with  important  leaders  in  let- 
ters,  science,  commerce  and  the  professions,  in  the  Neutral  Coun- 
trìes  ;  and  also  with  ali  the  English-speakìng  Universities,  including 
those  of  the  United  States  »]. 

565.  Conrad  (Johannes),  Professore  d'Economia  politica,  Halle.  Vedi 
N.°  2.  [N.  il  28  febbr.  1839  in  Borkau,  Westpreuss.,  aut.  d^ftW Hand- 
wòrierb.  d.  Staatswiss.,  ex-corrisp.  dell'Istituto  di  Francia  che  lo  ha 
radiato]. 

566.  CooLiDGE  (Rev.  W.  A.  B.).  V.  Edmundson. 

567.  CoppÉE  (Francois),  de  l'Ac.  fr.  :  Datis  l'Espoir  de  la  Revanche  (Pa- 
ris, Bloud  et  Gay,  1915,  i  voi.  in  16°).  [Postuma  raccolta  di  articoli 
profetici  del  poeta  degli  umili,  a  cura  del  genero  dello  storico  H. 
Welschinger]. 

568.  CoRRADiNi  (Enrico).  Vedi  Cesarò. 

569.  Correspondence  respecting  events  leading  to  the  rupture  of  relations 
with  Turkey  (Cd.  7628)  (H.  M.  Stationery  Office,  London,  1914).  [Co- 
municato alla  Rivista  di  Roma  dall'Ambasciatore  d'Inghilterra  Sir 
Rennell  Rodd]. 


—   164  — 

570.  CouGET  (Le  chanoine)  :  La  Religion  dans  l' Arniée  frangaise  :  L'Au- 
inónerie  niilitaire  et  la  Situation  canonique  du  Prétre  à  l'Armée. 
[Nel  volume  La  Guerre  Allemande  etc.  di  Mgr.  Baudrillart  ;  vedi 
sub  voce"]. 

571.  Crammond  (Edgar)  :  Ordinaiy  Meeting  of  the  Royal  Statistical  So- 
ciety, 9  Adelphi  Terrace,  Strand,  W.  C.  Tuesday  the  ló't  March, 
1915  :   «  On  the  Cost  of  War  »  (London,  loc.  cit.,   1915). 

572.  Croce  (Benedetto)  :  Motivazione  di  voto  {Italia  Nostra,  an.  I,  Roma, 
6  dicembre  1914,  Num.  i).  [  «  Veramente,  io  preferirei,  al  parlare 
ancora  sulla  guerra  e  sull'atteggiamento  dell'Italia,  votare,  votare 
semplicemente,  come  si  fa  quando  si  chiede  e  ottiene  la  chiusura 
di  una  discussione.  E,  anzi,  credo  di  avere  in  qualche  modo  già 
votato,  aderendo  al  programma  del  Pro  Italia  Nostra.  E  poiché  le 
ragioni  di  questo  mio  voto  non  hanno  nulla  di  peregrino,  basta  che 
io  le  abbia  bene  spiegate  a  me  stesso  :  a  che  ripeterle  fastidiosa- 
mente ad  altri,  che  le  hanno  già  udite  parecchie  volte  da  voci  più 
autorevoli  della  mia?  —  Dirò  dunque  solamente  che,  da  quando  è 
scoppiata  la  guerra,  ho  avuto  occasione  di  conversare  con  moltis- 
simi Italiani  della  più  varia  qualità,  in  Napoli  e  girando  per  altre 
parti  d' Italia  ;  e  il  sentimento  che  ho  raccolto  da  quelle  conversa- 
zioni è  stato,  nelle  sue  linee  generali,  conforme  al  mio  :  —  orrore 
per  questa  guerra,  che  si  presenta  con  aspetto  affatto  nuovo  nella 
storia  ;  —  ammirazione  e  pietà  per  il  rigore  e  per  lo  spirito  di  sa- 
crificio che  si  profonde  da  tutti  i  popoli  in  lotta  :  impossibilità  per 
un  italiano  di  avversare  l'uno  o  l'altro  gruppo  combattente,  o  (che  è  lo 
stesso)  di  simpatizzare  esclusivamente  e  principalmente  con  l'uno  o 
con  l'altro,  e  di  vedervi  rappresentati  i  nostri  medesimi  interessi  ;  — 
soddisfazione  che  l'Italia  non  abbia  contribuito  ad  accrescere  da  sua 
parte  l'orrenda  mischia,  —  disposizione  ferma  a  compiere  ogni  sforzo 
per  tenerci  preparati,  ma  insieme  convinzione  che  bisogni  interve- 
nire solo  quando  e  a  quel  modo  che  la  necessità  e'  imporrà;  —  vaga 
speranza  in  alcuni  inclini  ai  sogni  (ma  ai  sogni  generosi)  che  l'Italia, 
oltre  a  difendere  i  propri  interessi  nazionali,  possa  concorrere  con 
altri  popoli,  nel  tempo  opportuno,  a  far  cessare  questa  terribile  di- 
struzione di  ogni  sorta  di  umane  energie.  —  E  ho  detto  a  me  stesso: 
—  Questo  è  il  nostro  schietto  e  profondo  sentimento  nazion'ale,  che 
risponde  alle  belle  qualità  di  armonia  e  d' imparzialità  che  sono  dello 
spirito  italiano,  e  alle  migliori  tradizioni  della  nostra  formazione  a 
popolo  moderno  europeo  nel  Settecento  e  nell'Ottocento.  —  Certa- 
mente, oltre  ad  aver  ascoltato  queste  conversazioni,  ho  letto  anche 
una  lunga  sequela  di  articoli,  che  da  tre  mesi  istigano  l'Italia  a  get- 
tarsi nella  guerra,  con  le  parole  di  minaccia  (che  si  ripetono  già  da 
tre  mesi)  :  «  Oggi  o  non  mai  !»  ;  e  che  con  sottili  ragionamenti  di- 
mostrano che  gli  interessi  dell'Italia  coincidono  a  pieno  con  quelli  di 


-    i65  - 

uno  dei  due  gruppi  in  lotta,  e  perciò  le  consigliano  la  guerra  accanto 
a  questo  gruppo.  Ma,  pure  professando  il  più  sincero  rispetto  per 
la  sollecitudine  patriottica  che  si  sente  talvolta  vibrare  in  questi  in- 
citamenti e  sotto  quei  ragionamenti,  io  non  sono  stato  persuaso  al 
credo  bellicoso,  e  non  ho  molta  fiducia  nei  suoi  apostoli.  Perchè, 
tra  questi  apostoli,  ravviso  moltissimi  che  ho  già  conosciuto  e  visto 
all'opera,  negli  ultimi  anni,  improvvisatori  di  nuove  religioni,  di 
nuove  filosofie,  di  nuovi  socialismi,  di  nuove  formule  di  poesia,  di 
pittura,  di  musica  :  senza  che  mai  abbiano  creato  né  nuove  religioni, 
né  nuove  filosofie,  né  nuovi  socialismi,  né  (altro  che  mediocrissime) 
poesie,  pitture  e  musiche.  E  temo  che  con  la  stessa  imprudente  fa- 
cilità si  siano  dedicati  ora  a  improvvisare  politica  e  guerra,  e  a  de- 
cidere delle  sorti  della  nostra  comune  patria.  Con  la  stessa  impru- 
dente facilità,  ma  con  maggior  pericolo,  perchè  nell'altro  caso  il 
pericolo  era  soltanto  nell'inutile  consumo  di  carta  e  di  stampa,  e 
qui  è  in  giuoco  la  fortuna  d'Italia.  —  Ma  ciò  che  soprattutto  mi 
stupisce  è  il  tentativo  d'indurre  un  popolo  alla  guerra  a  forza  di 
ragionamenti  e  di  esortazioni.  La  guerra  è  come  l'amore  e  lo  sde- 
gno :  qualcosa  che  mille  ragionamenti  ed  esortazioni  non  producono, 
ma  che,  a  un  tratto,  non  si  sa  come,  si  produce  da  sé,  invade 
l'anima  e  il  corpo,  ne  centuplica  e  indirizza  le  forze,  e  si  giustifica 
da  sé,  pel  solo  fatto  che  è  ed  agisce.  —  Auguro  al  mio  paese  di 
far  la  guerra  solo  quando  sarà  entrato  spontaneamente  in  questa 
crisi  di  amore  e  di  furore,  che  è  arra  di  vittoria  o  almeno  di  lotta 
gloriosa.  E  penso  con  terrore  a  quel  che  é  accaduto  in  tutti  i  paesi 
(e  ne  offre  esempì  anche  la  storia  d'Italia),  quando  la  guerra  è  stata 
provocata  dai  raziocinii  degli  impazientì  »]. 

573.  CuLMANN  (Commandant  breveté,  anc.  élève  de  l'École  Polytechnique)  : 
Le  Ca?ton  à  tir  rapide  dans  la  Bataille  (i  voi.  in  8"  de  584  p.  avec 
croquis  et  i  carte  hors-texte,  Paris,  1915,  Libr.  Lavauzelle)  [2e  ed., 
refondue  et  augmentée]. 

574.  Daudet  (Ernest)  :  Les  Arabes  et  la  Guerre  (Paris,  1915,  Bloud  et 
Gay,  ops.  in  160  ;  n.  48  delle  Pages  actuelles).  [Del  notissimo  sto- 
rico di^X^^ Emigrazione  al  tempo  della  Riv.  e  dell'Impero,  collabora- 
tore della  R.  des  D.  Mondes,  laureato  dell'Accademia  di  Francia]. 

575.  Daudet  (Leon).  Vedi  Le  Pamphlet. 

576.  Daudet  (Leon)  :  Fatitómes  et  Vivants.  Souvenirs  des  milieux  litté- 
raires,  politiques,  artistiques  et  médicaux ,  de  1880  à  1905  (i*""»  Sèrie, 
Paris  (Impr.  P.  Renouard),  Nouvelle  Libr.  Nationale,  11  rue  de  Mé- 
dicis,  1914  (3  avril  1915),  x-343  p.  in  ló»). 

577.  Daudet  (Leon)  :  Devant  la  douleur.  Souvenirs  etc,  2e  Sèrie  {Ibidem, 
312  p.  in  i6°,  3  avril  1915). 

578.  Daudet  (Leon)  :  Cantre  l'esprit  allemand.  De  Kant  à  Krupp  (n."'  7 
delle  Pages  actuelles  edite   da   Bloud   et   Gay,  Paris,   1914).  [«  Pro- 


—    i66   — 

gramme  de  la  réaction  nationale  con  tre  l'influence  et  l'action  aile- 
mandes  qui,  après  la  paix,  devra  parachever  l'effort  admirable  de 
nos  soldats  ».  Il  Daudet  descrive  «  Vintellectualisme  germanique,  la 
faveur  injustifiée  dont  il  a  joui  en  France,  et  les  moyens  par  les- 
quels  l'esprit  francais,  enfin  libere,  établira  de  nouveau  sa  légitime 
suprématie  sur  l'esprit  allemand  »]. 
579.  Dauzat  (A.  )  :  Le  Franqais  et  l'Anglais  langues  internationales  (  i  broch. 
in  8",  Libr.  Larousse,  Paris,  juin  1915).  [«  La  g^uerre  nous  aura  donne 
plus  d'une  le9on,  dont  nous  devrons  savoir  tirer  profit.  La  victoire 
des  AUiés,  pour  étre  fructueuse  et  durable,  aura  à  se  poursuivre,  à 
se  consolidar  sur  le  terrain  économique  et  social.  Il  apparaìtra  de 
plus  en  plus  que  la  langue  est  un  des  principaux  facteurs  qui  favo- 
risent  l'expansion  d'un  peuple.  L'alliance  du  francais  et  de  l'anglais, 
réalisant  l'Entente  cordiale  dans  le  domaine  linguistique,  achèvera 
la  ruine  de  pangermanisme  et  rendra  pour  toujours  impossibles  ses 
ambitions  d'hégémonie  ».  —  L'autore  dimostra  chiaramente,  e  con 
uno  scopo  nettamente  pratico,  le  ragioni  d'inferiorità  del  Tedesco 
e  delle  lingue  «  artificiali  »,  nate  la  maggior  parte  in  Germania,  e 
mette  in  evidenza  la  facilità  con  cui  si  potranno  completare  il  Fran- 
cese e  l'Inglese,  che  hanno  «  un  champ  d'action  différent  mais  pa- 
rallèle, tant  au  point  de  vue  social  que  commercial  »]. 

580.  Dauzat  (Albert)  :  La  Reclame  et  la  Guerre  {La  Bibliothèque  Univer- 
selle,  Ginevra,  1915).  [Il  Dauzat  dimostra  come  il  testo  ingegnoso  o 
ingenuo  di  certa  reclame  riveli  non  solo  le  trasformazioni  della  vita 
sociale  e  dello  spirito  pubblico,  ma  l'arte  e  l'abilità  con  cui  essa  sa 
adattarsi  ai  nuovi  ambienti.  Notiamo  p.  es.  questa  dichiarazione  di 
neutralità  di  un  albergatore  svizzero  :  «  Le  directeur  de  Hotel  F. 
déclare  que  pendant  tonte  la  durée  de  la  guerre  il  reste  rigoureuse- 
ment  neutre  »  e  che  «  sa  maison  est  ouverte  à  tous  les  sujets  des  na- 
tions  belligérantes  ».  C'è  poi  la  r(f^/aw^  della  vanità  :  «  Le  célèbre 
baryton  F. ,  de  l'Opera  de  Paris,  vient  de  contracter  un  engage- 
ment au  loe  régiment  d'infanterie,  pour  la  durée  de  la  guerre  »]. 

581.  Davignon  (Henri):  I^a  Conduite  des  Allemands  en  Belgique  et  en 
France,  d'après  l'Enquéte  anglaise  (i  voi.  in  ló'',  Paris,  Bloud  et  Gay; 
1915  ;  n.°  52  delle  Pages  actuelles.  Contiene  preziosi  documenti). 

582.  Dawson  (H.  V.}:  What  is  wrong,  with  Germany?  (Londra,  1915.  Ed. 
Longmans  Green  &  C).  [Opera  importantissima  di  un  autore  già 
favorevolmente  noto  per  i  suoi  importanti  studi  sulla  Germania  :  The 
evolution  0/  modem  Gertnany  ;  —  Mtinicipal  li/e  and  governmeni  in 
Germany  ;  —  Industriai  Germany']. 

583.  Defregger  (Franz  von),  Monaco.  Vedi  N.°  2.  [Celebre  pittore,  n.  il 
30  apr.  1835  a  Ederhof  Dòlsach  (Pustertal)  ;  nel  1906  ha  dipinto  il 
Tiroler  La7idsturm  vor  d.  Kriegé\. 

584.  Dehmel  (Richard),  Amburgo.  Vedi  N.°  2.  [Poeta,  n.  il  18  nov.  1S63 


—   lóy  — 

in  Wendisch-Hermsdorf  ;  le  sue  opere,  «  Gesammelte  Werke  »,  for- 
mano IO  voi.]. 

585.  Deissmann  (Adolf),  Professore  di  Teologia  evangelica,  Berlino.  Vedi 
N.o  2.  [Prof,  della  Neutestamentl.  Exegese,  direttore  del  Neutest. 
Sem.,  n.  il  7  nov.   1866  in  Langenscheid,  Nassau]. 

586.  Delbos  (Victor),  membre  de  l'Institut  :  L'Esprit  philosophique  de 
r Allemagne  et  la  Pensée  fran^aise  (Paris,  1915,  Bloud  et  Gay). 

587.  Delbrùck  (Prof.  Hans).  Vedi  sub  voce  Mitrofanoff. 

588.  Denis  (E.),  Professeur  à  la  Sorbonne  :  La  Guerre.  Causes  immédiates 
et  lointaines.  L' Intoxication  d'un peuple.  Le  Traiteli  voi.  in  18°,  Pa- 
ris, juin  1915,  Libr.  Delagrave).  [Ne  hanno  reso  conto  l'ex-ministro 
degli  Esteri  Pichon  nel  Petit  Journal  e  il  deputato  Barrès  neWEcho 
de  Paris.  Scriveva  quest'ultimo  :  «  M.  Denis  dit  :  Nous  dicterons  la 
paix,  exaniinons  les  conditions  du  traile.  C'est  juste  l'objet  de  mes 
articles.  Sommes-nous  d'accord  ?  Oui,  sur  la  position  du  problèma 
et  sur  bien  des  points  »]. 

589.  Denis  (E.),  Prof,  à  la  Sorbonne  :  La  Grande  Serbie  (i  voi.  in  12" 
avec  cartes,  Paris,  Libr.  Delagrave,  2  juill.  1915.  Notevolissimo). 

590.  Dernburg  (F.)  :  The  Kaiser  and  his  Chancellor  {Conlemporary  Re- 
view,  t.  92,  London,  1907). 

591.  Desgranges  (Jean).  Vedi  sub  voce  Ardant. 

592.  Destrée  (Jules),  député  belge  :  I^e  atrocità  tedesche  (Società  Edito- 
riale Italiana,  Milano,  1915).  [Documenti  ufficiali  raccolti  dal  depu- 
tato di  Charleroy,  Giulio  Destrée,  che  ha  scritto  la  prefazione  del- 
l'ops.]. 

593.  Deutsche  Kriegszeitung .  Illustrierte  Wochen-Ausgabe  (Berlin,  1915). 
[Il  n.°  II,  marzo  1915,  contiene  art.  sul  Gen.  v.  Linsingen,  sulla  Gior- 
nata del  IO  marzo,  sugli  «  offizielle  franzòs.  Berichte  »  che  «  lùgen  », 
sulla  battaglia  dei  Laghi  Masuri  etc.]. 

594.  Deutsche  Landwirlschaft  {Die).  Bearbeitet  ini  Kaiserlicl.en  Statis- 
tischen  Amie  (Berlin,  1913,  Puttkammer  u.  Mùhlbrecht). 

595.  DiELS  (Hermann),  Professore  di  Filologia,  Berlino.  Vedi  N.o  2.  [Se- 
gretario deir^/é.  d.  Wissenschaften,  n.  il  18  mag.   1848  in  Biebrich]. 

596.  DiMiER  (Louis),  agrégé  de  l'Université,  docteur  ès-lettres  :  L'Appel 
des  intellectuels  allemands.  Textes  oflìciels  et  Traduction,  avec  Pré- 
face  et  Commentaire.  (Nou velie  édition,  36  mille  ;  Paris,  Nouvelle  Li- 
brairie  Nationale,  11  rue  de  Médicis,  3  avril  1915,  160  p.  in  16"). 
[Serie  intitolata  :  La  Guerre  de  1914]- 

597.  Documenti  della  Guerra:  Bollettino  d'informazioni  pubblicato  dalla 
Camera  di  Commercio  di  Parigi.  Edizione  italiana  (Parigi,  maggio 
1915,  n."  11;  Gérant  :  P.  Lacroix  ;  Impr.  Lahure,  Paris).  [«  Come 
gli  eserciti  austro-tedeschi  fanno  la  guerra.  —  Mentre,  sul  mare,  i 
sommergibili  tedeschi  affondano  le  barche  pescherecce  e  le  navi 
neutre    coi  loro    equipaggi,  e  gli   «  Zeppelins  »    uccidono    vecchi  e 


—    i68   — 

bambini,  gli    eserciti    austro-tedeschi    rivaleggiano   di  ferocia.  Nella 
notte  del  29  marzo  [1915]  dieci  ufficiali  tedeschi  torturarono,  per  più 
di  un'ora,  un  esploratore  russo  caduto  in  loro  potere,  Paphyre  Pana- 
siouk,  per  ottenere  da  lui  alcuni  ragguagli  delle  posizioni  nemiche. 
Panasiouk,    che    hanno    mutilato    orribilmente    negli    orecchi    e   nel 
naso,  potè  più  tardi  fuggire,  ed  ora  è  curato  in  un  ospedale  di  Var- 
savia. —  A  Zaleszcyki,  alcuni  ufficiali  austriaci  tagliarono  la  lingua 
a  un  soldato  russo  che  s'era  ricusato  di  tradire  i  suoi  commilitoni. 
—  Per  punire    questi  atti    infami,  il    granduca   Nicola  ha  dato  l'or- 
dine di  togliere  a  tutti  gli  ufficiali  austriaci  fatti  prigionieri  a  Prze- 
mysl   la  loro    spada,  che  avevano   potuto    tenere  dopo    la    capitola- 
zione. —  Un  ordine  generale  austriaco,  in  data  del  5  febbraio,  trovato 
a   Przemysl    dallo   stato    maggiore    russo,    accerta    che    l'impiego  di 
pallottole  esplosive  da  parte  dei  soldati  della  guarnigione  austriaca 
ebbe  fine  soltanto  dopo  la  minaccia  del  generale  russo  Selivanoff  di 
far  fucilare    tutti  i  soldati    austriaci    sui  quali  si    sarebbero   trovate 
cartucce  con  pallottola  esplosiva.  Il  dott.  Reiss,  professore  all'Uni- 
versità di  Losanna,  ha  portato  dai  campi  di  battaglia  e  dagli  ospe- 
dali serbi  diversi  documenti  fotografici  inconfutabili  e  alcune  pallottole 
esplosive,  impiegate  in  Serbia   dagli   eserciti  dell'  imperatore   Fran- 
cesco Giuseppe,  e  che  producono  orribili  ferite.  Egli  ha  pubblicato 
le  istruzioni  generali  del  comandante  in  capo  dell'esercito  austriaco, 
che    intimava  ai  soldati  di  condurre  la  guerra  con    «  la  più  grande 
severità  e  la  massima    durezza  »  ;    e  ciò   che    avvenne    poi  è  noto  : 
stragi  di  donne,  dì  vecchi  e  di  bambini  serbi.  —  Quanto  alle  atro- 
cità e  alle  devastazioni    commesse  nei  dipartimenti    francesi  invasi, 
specialmente  a  Nomény,  a    Lunéville,  a  Gerbéviller   e  a    Sermaize, 
una  parte  di  esse  soltanto  è  stata  svelata  dalle  relazioni  della  com- 
missione d'inchiesta,  di  cui  il  Journal  de  Genève  riconosce  «  la  scru- 
polosa risoluzione  di  non  affermare  nulla  che  non  sia  stato  accertato 
secondo  una  procedura  giudiziaria  rigorosa  ».  —  Nessuno  dimentica 
gli  orrori  di  cui  fu  vittima,  nel  mese  di  agosto  1914,  la  popolazione 
delle    città   belghe  di    Lovanio,    d'Andenne,  dì   Termonde,    d'Aer- 
schot  e  di  Dinant.  —  E  ancora  poco    fa,   sul  fronte  delle   Fiandre, 
a  Drie-Grachten,  alcuni  ufficiali   tedeschi,  col  pretesto  di  vendicare 
la  morte  di  sentinelle  uccise   durante  il  combattimento,  e  in  condi- 
zioni perfettamente  regolari,  fecero  fucilare   numerosi  soldati  belgi. 
—  Esiste  una    fotografia    rappresentante    un  soldato  francese  ferito 
nel  combattimento  di  Bois-Jaune-Brùlé,  nella  Sciampagna,   al  quale 
presero    parte  le  milizie    della    guardia  prussiana  :   il  disgraziato  ha 
la  testa    attraversata  da   una    canna  di  fucile    che  ha    frantumato  il 
cranio.  —  Tali    atti    barbarici  sono  giustamente    qualificati    «  opera 
infernale  e  ignobile  »  dal  colonnello  tedesco  Mertens,  nel  suo  gior- 
nale di  guerra,  caduto  tra  le  mani  dei  Russi  »J. 


—    169  — 

598.  DoERPFELD  (Wilhelm).    V.  N.  2.   [Architetto  e  archeol.,  n.   1853]. 

599.  DoRN  (Hanns";  :  Staatsbiirgerliche  Flugschriften  (Eug.  Diederichs 
Verlag,  Iena,  fino  al  1915).  [Ecco  gli  aut.  dei  primi  9  volumi  :  Eduard 
Bernstkin,  Emil  Felden,  Gerhard  Hildebrand,  Heinz  Potthoff, 
Martin  Rade,  J.  Riesser,  Paul  Arndt,  Gustaf  F.  Steffen,  Richard 
Calwer]. 

600.  DoRN  (Dr  Hanns).  Vedi  sub  voce:  Bernsteix,  Dorn,  Steffen. 

601.  DouMic  :  Le  Saldai  de  1914;  Le  Salut  aux  Chefs,  par  René  Dol'mic, 
de  l'Académie  fran^aise  (Bloud  et  Gay,  éditeurs,  7,  place  Saint-Sul- 
pice,  Paris,  1914).  [N.°  i  delle  Pages  actuelles  :  «  La  lecture  faite  à  la 
séance  publique  des  cinq  Académies,  le  26  octobre  1914,  par  René 
Doumic  est  ici  très  opportunément  complétée  par  un  article  non  moins 
émouvant  du  méme  auteur  :  Le  Saint  aux  Chefs.  Ce  charmant  petit 
livre  resterà  comme  un  hommage  inoubliable  de  ceux  qui  tiennent 
la  piume,  —  car  c'est  notre  Académie  franraise  tout  entière  qui  s'in- 
dine ici  devant  notre  armée,  —  à  ceux  qui  tiennent  l'épée  ».  — 
Trovasi  a  p.  35  di  questo  bel  volumetto  un  commovente  ricordo  del 
nostro  amico  e  collaboratore  Patrice  Mahon  {Art  Roè)  che  fu  illu- 
stre cultore  di  studi  napoleonici,  romanziere  e  novelliere,  e  colonnello 
di  artiglieria  eroicamente  morto  a  Wissembach  dicendo  a  un  collega: 
Moìi  ami,  si  les  chefs  ne  donneili  pas  l'exemple,  nous  reculerons.  Et 
il  faut  tenir.  —  Mando  alla  memoria  del  grande  studioso  e  sem- 
plice eroe,  a  quella    dell'  amico   cortese,    un  riverente  saluto]. 

602.  Drage  (Geoffrey):  Ausiria-Hungary  {hondon,  Murray).  [Cit.  dal  Pro- 
THERO.  —  L'autore  ha  studiato  alle  Università  di  Berlino  e  di  Mosca  ; 
è  Presidente  della  «  Central  Poor  Law  Conference  »  ;  è  stato  De- 
putato dal  1895  al  1900.  Vanno  ricordate  altre  opere  sue  utili  allo 
studio  delle  origini  della  conflagrazione  del  1914  :  Criviinal  Code  of 
German  Empire,  wiih  Prolegomena  and  Cormneniary  (1885)  ;  Russian 
Affair s  (London,  Murray,  1904)  ;  studi  storici  sulla  Russia  nella  Cam- 
bridge Modem  History,  voi.  XI  (1909).  —  È  uno  scrittore  inglese 
stimatissimo,  e  giustamente]. 

603.  DuBOis  (General  E.):  Considérations  sur  la  Guerre  de  1914-/915(1  broch. 

in  8°  de  38  p.,  Paris,  juin  1915,  Libr.  Lavauzelle}. 

604.  DuBOis  (Marcel)  et  Kergomard  (J.  G.):  Carte  de  la  Guerre  en  Orìent, 
à  l'échelle  de  i  :  3 ,000 ,000^ .  Dessinée  et  gravée  par  R.  et  A.  Hauser- 
mann.  Extrait  de  la  Carte  generale  d'Europe.  (Augustin  Challamel 
ed.,  17  rue  Jacob,  Paris,  1915). 

605.  DuDAN  (Alessandro).  Vedi  sub  voce  Cesarò  (Di). 

606.  DuDON  (R.  Pére).  Vedi  sub  voce  Baudrillart. 

607.  DuHN  (Friedrich  von),  Professore  di  Archeologia,  Heidelberg.  Vedi 
N."  2.  [Geheimer  Hofrat,  n.  il  17  aprile  1851  a  Lubecca  ;  Prof.  ord. 
all'Un,  di  Heidelberg  da  37  anni;  autore  degli  Antike  Bildverke  Rojus 
e  di  Pompej  ;  ha  collaborato  alla  Rivista  di  Roma']. 


—  lyo  — 

608.  DuMONT-WiLDEN  :  La  Belgiqiie  illustrée.  Avec  préface  d'Emile  Ver- 
HAEREN  (i  voi.  in  40,  601  grav.  phot.,  15  pi.  en  noir,  4  pi.  en  coul., 
6  cartes  en  coul.,  19  cartes  et  plans  en  noir;  Paris,  Libr.  Larousse, 
nouv.  ed.,   1915). 

609.  DuvAL  (Maurice)  :  Contrebande  de  guerre  {Larousse  Mensuel,  n."  de 
juin  19 15,  Paris).  \Droit  internat.  :  Contrebande  absolue  et  contre- 
bande conditionnelle.  Les  vivres.  Le  cas  du  Wilhelmina.  Sanction 
des  règles  de  la  Contrebande.  De  la  marchandise  consignée  «  à 
ordre  »]. 

610.  EcHO  {L')  de  Russie.  Politique.  Informations.  Hebdomadaire.  Pa- 
raissant  le  mardi  (Bureaux  :  Paris,  12  rue  Lagrange;  in-folio  à  4  col., 
2  pages).  [Il  n."  i  è  uscito  il  martedì  27  aprile  1915]. 

611.  Edmundson  (Rev.  G.),  Steed  (H.  W.),  Coolidge  (Rev.  VV.  A.  B.): 
Belgiutn,  Italy  and  Switzerland  (London,  Encycl.  Brit.  Co.,  i  voi.). 

612.  Egklhaaf  (G.):  Geschichte  der  neuesten  Zeii,  voni  Frankfurter  Frie- 
den  {i8yi)  bis  sur  Gegenwart  (Stuttgart,  Krabbe,  1913). 

613.  Ehrhard  (Albert),  Professore  di  Teologia  cattolica,  Strasburgo.  Vedi 
N."  2.  [N.  il  14  marzo  1862  in  Herbitzheim  (Alsazia)  ;  Prof.  ord.  a 
Strasburgo  ;  autore  della  Roma  sotterranea  (1892)  e  della  Storia  della 
Letteratura  bizantina  (1897)  ;  nel  1901  ha  pubblicato  uno  studio  cri- 
tico sul  celebre  libro  dell'anglo-tedesco  Chamberlain  :  Grundlagen 
d.  XIX.  Jahrh.  ;  redattore  degli  Studi  teologici  di  Strasburgo'], 

614.  Ehrlich  (S.  e.  Prof.  Paul),  Francoforte  sul  Meno.  Vedi  N.o  2.  [Di- 
rettore del  R.  Istituto  di  Terapia  sperimentale;  n.  il  14  marzo  1854 
a  Strehlen  (Slesia);  ebbe  nel  1908  il  premio  Nobel;  è  membro  della 
R.  Accademia  dei  Lincei]. 

615.  Einaudi  (Prof.  nell'Università  di  Torino)  :  Democrazia  e  Burocrazia 
(Corriere  della  Sera  del  31  genn.  1915).  [L'autore  si  domanda  se  sa- 
remo destinati  a  divenire  anche  noi  una  democrazia  sempre  più  de- 
cadente, con  una  burocrazia  sempre  più  spadroneggiante ;  l'illustre 
economista  dell'Università  di  Torino  invoca  maggior  rigore  nelle 
spese  di  amministrazione  non  necessarie,  onde  il  paese  possa  uscire 
dalle  presenti  dure  difficoltà.  Cfr.  resoconto  nella  Nuova  Antologia, 
16  febbr.   1915,  pag.  709]. 

616.  Elan  (Z').  Paris,  34  rue  des  Vignes.  [«  Édition  de  grand  luxe  sur 
japon,  60  fr.  12  n"»  ».  [lère  année,  1915,  n."  i  :  15  avril  1915.  In  4°, 
12  p.  avec  gravures]. 

617.  Elkind  (L.):  The  Emperor  William  II  and  Social  Re/orm  {Nine- 
teenth  Century,  t.  63,  London,  1908). 

618.  England  {fV/>y),  Gennany  atid  Russia  went  lo  War  {The  New-York 

Times,  2  Pali  Mail  East,  S.  W.,  London,  1914.  Ops.).  [«  The  White 
Papers  of  England  and  Germany  and  the  Orange  Paper  of  Russia  ». 
Ristampato  dal  New-York  Times  del  23  e  24  ag.,  del  27  sett.  1914 
e  de'  giorni  seguenti]. 


—   171   — 

619.  Engler  (S.  e.  Karl),  Professore  di  Chimica,  Karlsruhe.  Vedi  N."  2. 
[N.  il  5  gennaio  1842  a  Weisweil  ;  direttore  dell'Istituto  chimico; 
autore  del  Manuale  di  Chimica  tecnica  ;  è  in  corso  di  pubblicazione 
il  suo  Manuale  in  5  voi.  di  Chimica,  Fisica,  Geologia  e  Tecnologia  : 
D.  Erdòr\. 

620.  Esser  (Gerhard),  Professore  di  Teologia  cattolica,  Bonn.  Vedi  N.°  2. 
[N.  il  17  dicembre  1860  a  Ophoven  nella  Prussia  renana;  Prof.  ord. 
a  Bonn  dal  1898;  pubblicò  nel  1905  Naiur-ÌViss.  u.  ÌVeltauschaming; 
nel  1908  Goti  und  Weltf;  nel  1^12  Jesus  Chris tus'\. 

621.  État  militaire  de  toiites  les  Nations  du  monde,  191 4  (Nancy  e  Parigi, 
Libr.  Berger-Levrault,   1914,  iv-176  p.  in  8"). 

622.  Eucken  (Rudolf),  Professore  di  Filosofia,  Iena.  Vedi  N.'^  2.  [N.  il 
5  genn.  1846  ad  Aurich  ;  Prof.  ord.  a  Iena  ;  nel  191 2  ha  insegnato 
alla  Harvard  University;  autore  del  celebre  libro  Erkennen  und  Le - 
ben  (1912);  membro  della  R.  Accademia  dei  Lincei  di  Roma;  pre- 
mio Nobel  del  1908]. 

623.  EuLENBERG  (Herbert):  Kaiserswerth.  Vedi  N.°  2.  [Letterato  e  dram- 
maturgo; n.  il  25  gennaio  1876  in  Mùlheim  sul  Reno;  si  occupò 
prima  di  giurisprudenza,  poi  di  letteratura.  Interrogato  dal  Degener, 
quali  raccolte  facesse,  rispose  spiritosamente  :  «  Gar  nichts,  nicht 
einmal  von  Geld  »]. 

624.  Eulenspiegel:  German  Art  and  the  Emperor  {Contemporary  Review, 
t.  95,  London,  1909). 

625.  Faguet  (Émile)  :  La  France  et  Guillaume  II  {Reme  Latine,    Paris, 

1907).  [A  proposito  del  libro  di  Victor  Bérard]. 

626.  Fantassin  {Le  petit  Livre  illustre  du).  Instruction  et  éducation  mi- 
litaires  ;  1915,  29»  édition  (i  voi.  de  144  p.  avec  gravures  ;  Paris, 
juin  1915,  Libr.  Lavauzelle).  [«  Entièrement  mis  à  jour  avec  les  nou- 
veaux  règlements.  Indispensable  à  tout  soldat  désireux  d'avoir  un 
texte  illustre  qui  lui  rappelle  les  théories  verbales  des  giadés  »]. 

627.  Fenoglio  (Giulio)  :  La  Redditività  delle  principali  industrie  tedesche 
nel  igij  (Torino,  1914,  S.  T.  E.  N.). 

62S.  Fenoglio  (Giulio)  :  La  Germania  Economica.  Parte  I  :  Prima  della 
guerra  (Estratto  dalla  Riv.  delle  Soc.  Commerciali,  a.  V,  fase.  I, 
Roma,  1915,  p.  x-64).  [Da  questo  opuscolo  apprendiamo  uno  strano 
fatto  :  che  cioè  la  Rivista  delle  Società  Commerciali  si  pubblica  a 
Roma,  ma  si  stampa  a  Berlino.  Questo  estratto  esce  infatti  dalla 
Berliner  Bórsen-Zeitung,  Druckerei  und  Verlag  G.  m.  b.  H.,  Berlin, 
W.  8.  Il  Fenoglio  che  dimora  a  Charlottenburg  ha  scritta  questa 
monografia  nel  novembre  del  1914,  e  ben  a  ragione  ha  pensato  che 
una  rapida  e  obbiettiva  rassegna  delle  condizioni  economiche  della 
Germania  potesse  riuscire  utile  a  chi,  nella  presente  grande  crisi, 
s'interessa  alle  sorti  dell'Impero  tedesco.  Il  suo  studio,  pieno  di 
dati  statistici,  servirà  di  base  e  di  premessa  alle  parti   in   prepara- 


—  172  — 

zione,  in  cui  si  studieranno  le  condizioni  economiche  della  Germania 
durante  la  guerra.  Chi  adopera  questo  materiale  raccolto  dal  Feno- 
glio  non  deve  però  scordare  che  trattasi  di  una  monografia,  italiana 
in  apparenza,  tedesca  in  sostanza,  poiché  i  dati  sui  quali  ragiona  il 
Fenoglio  gli  sono  tutti  stati  comunicati  dall'  Ufficio  imperiale  di  sta- 
tistica, dalle  Camere  di  commercio  tedesche,  e  da  Karl  Hellferich, 
direttore  della  «  Deutsche  Bank  »]. 
€29.  Ferraro  (Carlo):  L'origine  storica  delle  fortificazioni  dei  Dardanelli 
{Nuova  Aìitologia,  i*^  febbr.  1915,  p.  473-481).  [L'articolo  del  Fer- 
raro assunse  nuova  importanza  poco  più  di  un  mese  dopo  la  sua 
pubblicazione,  quando  la  flotta  anglo-francese  imprese,  invano,  di 
forzare  il  celebre  passo  dei  Dardanelli]. 

630.  FiNKE  (Heinrich),  Professore  ord.  di  Storia,  Freiburg  i.  Br.  —  Vedi 
N.°  2.  [N.  il  13  giugno  1855  in  Krechting  ;  storico  del  Concilio  di 
Costanza  e  della  politica  ecclesiastica  alla  fine  del  Medio  Evo  ;  bio- 
grafo di  Bismarck]. 

631.  Fischer  (S.  E.  Emil),   Professore  di  Chimica,   Berlino.  Vedi  N.°  2. 

[Secondo  Vicepresidente  dell'Accademia  di  Scienze  di  Berlino  ;  n.  il 
9  ottobre  1852  in  Euskirchen;  ebbe  nel  1909  il  premio  Nobel;  mem- 
bro di  tutte  le  accademie  scientifiche  d'Europa  e  d'America]. 

632.  Flandin  (Etienne),  Sénateur  :  L'Allemagne  en  1914  -  Institutions  - 
Gouverfiement  -  Armée  -  Empire  Alleviand  -  États  Confédérés  (i  voi. 
in  16»,  460  p.,  Libr.  H.  Le  Soudier,  174  Boul.  St-Germain,  Paris, 
juin  1915).  [L'autore  ha  fatta  una  serie  di  libri  sulle  Institutions po- 
litiques  de  l'Europe  conteniporaine ,  che  vanno  qui  segnalati  :  L  An- 
gleterre  et  Belgiqtie  \  IL  Allemagne  [esaurito];  IH.  Suisse  et  Italie  ; 
IV.  Pays-Bas,  Luxembotirg,  Danemark,  Suède,  Norvège  ;  V.  Espa- 
gne,   Val  d'Andorre  (5  voi.  in  16»,  ibidem)]. 

633.  Florencie  (P.)  :  France,  debout !  Chant  patriotique.  Poesie  et  mu- 
sique.  Chant  et  piano  (Paris,  1915,  A.  Noél  ed.). 

634.  Foerster  (Wilhelm;,  Professore  di  Astronomia,  Berlino.  Vedi  N.'  2. 
[N.  il  16  dicembre  1832  in  Grùnberg  (Slesia)  ;  ha  pubblicato  Ricordi 
autobiografici  e  numerosi  studi  astronomici]. 

635-  FoLEY  (Charles)  :  Prime  d' Allemagne,  Roman  (Paris,  Soc.  d'éditions 
et  de  publications,  Jules  Tallandier  ed.,  1915,  i  voi.  in  18").  [«  Ex- 
traordinaire,  fantastique,  atrocement  cruel  et  cependant  bien  réel,  tei 
est  Ulric,  prince  de  Souabe  et  due  de  Brunswig,  aussi  connu  à  Paris 
et  dans  tonte  l'Europe  par  ses  excentricités  que  par  ses  colossales 
richesses....  »]. 

636.  FoREST  (J.),  géographe  :  Carte  des  opérations  du  Niémen  à  l'Oder  et 
au  Danube.  De  Tilsit  à  Breslau  et  Vienne,  Pologne,  Prusse  orientale, 
Silésie,  Posen,  Galicie,  Moravie,  Hojtgrie,  à  l'échelle  de  i  :  1,000,000' 
(Paris,  1915,  J.  Forest  ed.,  19  rue  de  Buci).  - 

637.  FouRDRAiN  (F.)  :   Trois  cfiants  patriotiques ,  pour  mezzo-soprano   ou 


—    173  — 

barytoii,  avec  accompagnement  de  piano  (Paris,  1915.  C.  Pugno,  19  quai 
des  Grands-Augustins).  [Poésies  de  Magd.  Gaston-Charles  ;  N.  I, 
Le  Rhiìi;  N.  II,  Les  Noèls  d'Alsace-Lorraine;  N.  Ili,  Ce  n'est  pas 
la  fé  te  des  ìnorts\. 

638.  FouRNiER  (Di  D.  a.)  :  Wie  wir  zu  Bosnien  kavien  (Wien,  Reisser 
ed.,  1909,  I  voi.)-  [Cit.  dal  Prothero.  L'autore  è  celebre  per  una 
«  Storia  di  Napoleone  »  ;  è  stato  lungamente  deputato  austriaco  e 
Prof.  airUniv.  tedesca  di  Praga]. 

639.  Frange  (Anatole),  de  l'Académie  francaise  :  Sur  la  Voie  glorieuse 
(i  voi.  in  4°,  Paris,  Libr.  anc.  Ed.  Champion,  1915).  [Au  profit  de 
V  CEuvre  des  mutilés  de  la  guerre.  Contenant  une  lettre  autographe 
d'A.  Frange  et  un  frontispice  d'André  Rouveyre.  —  io  ex.  Chine, 
30  ex.  Japon  ;  125  ex.  Hollande,  ornés  d'un  portrait  originai  à  l'eau- 
forte  par  Edouard  Oberlin]. 

640.  Frange  (Anatole).  Vedi  sub  voce  Pamphlet  (Le). 

641.  Freeman  (E.  A.).  Introduzione  all'ediz.  ingl.  AéìVHist.  de  l'Autr.- 
Hongrie  del  Lécer.  Vedi  Lécer. 

642.  Frengh  :  Ordre  du  jour  du  niaréchal  French  (^Le  Temps,  Paris, 
5  oct.  191 5).  [«  Nous  sommes  arrivés  maintenant  à  une  phase  defi- 
nitive de  la  grande  bataille  commencée  le  25  septembre.  Nos  alliés, 
au  sud  de  la  dernière  ligne  de  tranchées  ennemies,  ont  fait  de  nom- 
breux  prisonniers  et  capturé  de  nombreux  canons.  A  notre  droite, 
l'armée  francaise,  quoique  rencontrant  une  forte  résistance,  a  réussi 
brillamment  à  s'emparer  de  l'importante  position  des  hauteurs  de 
Vimy.  —  Les  opérations  des  armées  anglaises  ont  été  couronnées 
de  succès  et  ont  eu  des  résultats  importants.  —  Le  matin  du  25  sep- 
tembre, le  ler  et  le  4^  corps  d'armée  ont  attaqué  et  enlevé  la  pre- 
mière et  la  plus  forte  ligne  des  tranchées  ennemies  de  notre  flanc 
droit,  à  Grenay,  jusqu'à  un  point  au  nord  de  la  redoute  Hohen- 
zollern,  soit  une  distance  de  6.500  yards.  Cette  position  était  excep- 
tionnellement  forte,  car  elle  consistait  en  une  doublé  ligne  compre- 
nant  de  larges  redoutes,  des  filets,  des  tranchées,  des  abris  à  coupoles, 
des  caves  construites  de  distance  en  distance,  tout  le  long  de  la 
ligne,  dont  quelques-unes  très  vastes  s'enfonrant  de  trente  pieds 
au-dessous  du  sol.  —  Le  ii^  corps  de  réserve  et  la  3^  division  de 
cavalerie  ont  été  ensuite  employés,  et  finalement  la  28^  division.  — 
Après  des  vicissitudes  comme  il  s'en  produit  dans  tous  les  combats, 
les  postes  ennemis  de  deuxième  ligne  ont  été  pris  et  une  position 
commandant  la  colline  70,  en  avant  de  Loos,  a  été  capturée  ;  nos 
troupes  ont  constitué  et  consolide  une  forte  ligne  proche  de  la 
troisième  et  dernière  ligne  allemande.  —  Les  opérations  principales, 
au  sud  du  canal  de  la  Bassée,  ont  été  facilitées  et  appuyées  par  les 
attaques  accessoires  faites  par  le  36  corps  et  le  corps  indien,  ainsi 
que  par  les  troupes  de  la  2^  armée.  Un  appui  important  a  aussi  été 


—   174  — 

trouvé  dans  les  opérations  du  5^  corps,  à  l'est  d'Ypres,  au  cours 
desquelles  des  prises  importantes  ont  été  réalisées.  —  Nous  sommes 
très  reconnaissants  au  vice-amiral  Bacon  et  à  nos  camarades  de  la 
marine,  pour  la  coopération  importante  que  nous  a  donnée  la  flotte. 
Nous  avons  fait  3.000  prisonniers  et  pris  25  canons,  ainsi  que  de 
nombreuses  mitrailleuses  et  une  quantité  de  matériel  de  guerre.  — 
L'ennemi  a  subi  de  grosses  pertes,  particulièrement  au  cours  des 
contre-attaques  par  lesquelles  il  a  essayé  de  reprendre  les  positions 
perdues  et  qui,  toutes,  ont  été  repoussées  par  nos  troupes.  —  Je 
désire  témoigner  à  l'armée  que  je  commande  combien  j'apprécie 
profondément  l'oeuvre  magnifique  qu'elle  a  accomplie  et  formuler 
mes  remerciements  sincères  pour  la  belle  direction  du  general  sir 
Douglas  Haig  et  des  commandants  de  corps  et  divisions  sous  ses 
ordres  au  cours  de  l'attaque  principale.  —  Dans  un  méme  sentiment 
d'admiration  et  de  reconnaissance,  je  veux  signaler  particulièrement 
l'élan  superbe,  le  courage  indomptable,  la  ténacité  acharnée  des 
troupes.  L'ancienne  et  la  nouvelle  armée,  ainsi  que  les  territoriaux, 
ont  rivalisé  d'héroisme  dans  la  bataille,  officiers,  sous-officiers  et 
simples  soldats.  —  J'ai  tonte  confiance  et  assurance  que  cette  mème 
ardeur  si  remarquable  de  la  première  phase  de  la  bataille  se  pour- 
suivra  jusqu'à  ce  que  nos  efforts  soient  couronnés  par  une  victoire 
finale  et  complète  »]. 

643.  French  Yellow  Book.  English  Translation.  Supplement  to  the  Times, 
Dee.  19'^,  1914.  [Altra  edizione  inglese:  Issued  as  "  Diplomatic 
Correspondence  respecting  the  War,  published  by  the  French  Go- 
vernment ",  Cd.  7717,  London,  1914,  H.  M.  Stationery  Office]. 

644.  Frisch  (Colonel  R.-J.)  :  Ctierre  de  1914-191....  -  Théàire  des  opéra- 
tions franco-a7iglo-alleviandes  (i  voi.  in  8",  Paris,  juin  1915,  Libr. 
Berger-Levrault).    [È    il    collaboratore    militare,   molto   stimato,   del 

Tetnps  ;  cfr.  sub  voce  R.-J.-F.,  Théàtre  des  opérations  russo-austro- 
allemandes,  stamp.  ibidem,  in  8"' ;  questo  primo  volume  fu  pubblicato 
con  le  iniziali,  non  col  nome  dell'autore]. 

645.  Froidevaux  (H.)  :  Le  Bosphore  {Larousse  Mensuel,  n."  de  juin  1915, 
Paris). 

646.  Fulda  (Ludwig),  Berlino.  Vedi  N.°  2.  [N.  il  15  luglio  1862  in  Fran- 
coforte sul  Meno  ;  ha  pubblicato  molti  libri  suoi  e  tradotto  Goldoni, 
Rostand,  Molière,  Shakespeare.  Per  il  suo  Talisman  gli  fu  attribuito 
nel  1893  il  «  Premio  Schiller  »  ;  ma,  cosa  che  naturalmente  diede 
luogo  a  molti  commenti,  l'imperatore  Guglielmo  II,  scimmiottando 
Napoleone  con  Chateaubriand,  non  ratificò  mai  l'assegnazione  di  tal 
Premio.  Più  fortunato  fu  il  Fulda  in  Francia  dove  il  Ministero  Briand 
gli  conferì  la  Leg^on  d'Onore.  Quest'uomo  ben  viso  nella  Francia 
repubblicana  e  mal  viso  nella  Germania  imperiale,  sì  associò  nel  1914 
ad  altri  novantadue  «  Intellettuali  »  per  sottoscrivere  quel  prodigiosa 


—   175   — 

Proclama  Alle  Nazioni  civili!  in  cui  è  detto  fra  l'altro  :  «Noti  è  vero 
che  noi  abbiamo  infranto  la  neutralità  belga....  siamo  qua  a  farvene 
fede  coi  nostri  nomi  e  col  nostro  onore  »]. 

647.  FuLLERTON  (W.  Morton)  :  Problems  of  Power  ;  a  Study  0/  Interna- 
tional Politics  front  Sadowa  (1S66)  lo  Kirk-Kilisse  (191 2)  (London, 
1913,  Constable). 

^48.  Fyfe  (C.  a.)  :  A  History  of  Modem  Europe  (London,  1889,  Cassell). 
[Il  Prothero  indica  il  voi.  Ili  che  va  dal  1848  al  1878]. 

649.  Galanti  (Prof.  Arturo).  Vedi  sub  voce  Cesarò  (Di). 

650.  Gallois  (L.),  Prof,  à  la  Fac.  des  Lettres  de  l'Un.  de  Paris  :  Carte 
murale  du  théàlre  de  la  guerre,  à  l'échelle  de  /  :  6oo,oo(f.  Dessinée 
par  Wuhrer  ^Libr.  Armand  Colin,  103  boul.  Saint-Michel,  Paris,  1915). 

651.  Garibaldi  :  Da  Digione  all'Argonna,  Memorie  eroiche  di  Ricciotti 
Garibaldi  raccolte  da  G.  A.  Castellani  (Milano,  Treves,  1915,  i  voi. 
in  16"  con  22  tav.  fuori  testo).  [Proemio  :  Come  raccolsi  le  «  Me- 
morie ».  —  Parte  prima:  I.  Da  Digione  all'Argonna.  -  IL  In  Bor- 
gogna e  nella  Costa  d'Oro  in  guerra  contro  la  Prussia  -  I  prodromi 
delle  gloriose  giornate  di  Digione.  -  III.  Tregua  di  eserciti  ed  epi- 
sodio sentimentale  -  «  Blondinette  ».  -  IV.  La  prima  giornata  di 
Digione  -  Sopra  le  ali  di  un'aquila.  -  V.  Battaglia  :  L'epica  lotta  di 
Messign}-.  -  VI.  Giorgio  Imbriani  muore  tra  un  inno  e  una  battaglia 
gridando  :  «  Avanti  Italiani,  Viva  l'Italia!  ».  -  VII.  La  tragica  morte 
di  Giuseppe  Cavallotti  chiude  la  prima  giornata  di  Digione.  -  VIII. 
La  seconda  giornata  di  Digione  si  apre  con  la  rievocazione  di  Bez- 
zecca  e  si  chiude  con  il  grido  di  Rouget  de  Lisle.  -  IX.  Terza 
giornata  di  Digione  -  Garibaldi  vigila  la  battaglia  dalle  alture  di 
Talant.  -  X.  La  quarta  brigata  conquista  la  bandiera  del  61  ^^  reggi- 
mento di  Pomerania.  -  XI.  Come  Curtat  s'impossessò  della  bandiera 
del  61°  reggimento  di  Pomerania.  -  XII.  Una  zuffa  intorno  a  Curtat 
-  Stefano  Canzio  in  uno  slancio  di  entusiasmo  trascina  la  quinta  bri- 
gata alla  riconquista  del  Castello  di  Pouilly  e  la  vittoria  incomincia 
a  delinearsi  completa.  -  XIII.  La  vittoria  !  -  XIV.  La  notte  -  L'Eroe 
detta  un  proclama  all'  Esercito  dei  Vosgi.  -  XV.  L'addio  alla  Fran- 
cia -  La  dolente  figura  di  Anita  e  l'ombra  di  Mentana.  —  Parte 
SECONDA  :  XVI.  Il  fato  -  I  tre  episodi  dell'Argonna  -  Cornelia,  Ade- 
laide e  Costanza,  tre  madri,  una  stirpe]. 

652.  Garriguet  (Abbé)  :  Nos  chers  Morts.  Essai  sur  le  Purgatoire  (i  voi. 
in  16",  Paris,   1915,  Bloud  et  Gay). 

653.  Garvin  (J.  L.)  :  Kaiser  or  People?  {Fortnightly  Review,  n.  s.  81, 
London,   1907). 

654.  Gaston-Charles  (Magd.).  Vedi  sub  voce  Fourdrain. 

655.  Gauchez  (Maurice),  volontaire  du  Corps  des  autos-canons  de  Bel- 
gique,  correspondant  de  guerre  du  «  Matin  »  d'Anvers  :  De  la  Mense 
à  l'Vser.  Ce  que  j'ai  vu  (Paris,  Libr.  Arthème  Fayard  et  C>e,  3  avril 


—   176  — 

19^5.  255  P-  J"  i6°)-  [Préface  de  M.  Henri  de  Régnier,  de  l'Aca- 
démie  francaise]. 

656.  Gaudeau  (Le  chanoine  B.)  :  Les  Lois  chrétiennes  de  la  Guerre.  — 
Vedi  sub  voce  Baudrillart. 

657.  Gazette  de  la  Tranchée  (La),  giornaletto  poligrafato  per  i  soldati 
nelle  trincee  delle  Argonne  (1914-1915).  [Vedi  Ceci  :  La  vita  nelle 
trincee  delle  Argonne']. 

658.  G.  C.  (Maggiore  nell'esercito  italiano).  Vedi  Maggiore  Vigevano. 

659.  Gebhardt  (Eduard  von),  Dusseldorf.  Vedi  N."  2.  [Pittore  di  storia, 
membro  dell'Accademia  di  Monaco,  n.  il  1/13  giugno  1838  nella  Par- 
rocchia di  S.  Giovanni,  Jerven,  Esthland  ;  studiò  dal  1855  al  1857 
all'Accademia  di  Pietroburgo,  dal  1873  è  professore  all'Accademia 
di  Dusseldorf.  Ha  molto  viaggiato,  anche  in  Francia  ed  in  Italia. 
Da  non  confondersi  col  suo  omonimo,  pure  pittore,  Karl  Gebhardt, 
n.  nel  1860  a  Monaco]. 

660.  George  (The  Rt.  Hon.  D.  Lloyd)  :  Through  Terror  to  Triuntph. 
An  Appel  to  the  Nation  (Parliamentary  Recruiting  Committee,  Lon- 
don, 1914V  [«A  Speech  delivered  at  the  Queen's  Hall,  London,  on 
Sept.  i9'l",  1914.  Authorised  Edition  »]. 

661.  George  (D.  Lloyd),  Ministro  inglese  :  Honour  and  Dishonour  (Me- 
thuen,  London,  1914).  [«  A  Speech  at  the  Queen's  Hall,  London, 
Sept.   T9tb,  1914  »]• 

662.  George  (Lloyd),  Ministro  inglese.  Discorso  tenuto  nel  marzo  del  1915 
(Times,  Londra;  tradotto  o  riassunto  in  tutti  i  giornali  del  mondo). 
[Scrive  a  questo  proposito  Olindo  Malagodi  nella  Tribuna  del  17  mag- 
gio 191 5  :  «  Sono  ormai  otto  mesi  che  l'Inghilterra  si  trova  in  guerra, 
e  con  una  energia  d'azione  ed  una  fermezza  di  scopi  che  ne  mettono 
in  pieno  rilievo  tutte  le  sue  virtù  di  lottatrice  secolare  per  l'impero. 
Con  tutto  questo  però  uno  dei  suoi  uomini  di  Stato  più  popolari  e 
più  famosi,  Lloyd  George,  parlando  giorni  sono  in  pubblico,  ebbe 
a  fare  alcune  dichiarazioni  limitatrici,  che  richiamiamo  alla  medita- 
zione di  coloro  i  quali  presso  noi  stanno  filando  la  teoria  della  guerra 
ad  ogni  costo  ed  anzi  della  guerra  per  la  guerra  {jjuesto  è  uno  degli 
ultimi  colpetti  di  spillo  rivolti  dal  neutralista  Malagodi  agli  inter- 
ventisti suoi  detrattori  dell'  «  Ldea  Nazionale  » ,  una  settiniatia  prima 
della  nostra  dichiarazione  di  guerra].  —  «  Avanti  che  un  soldato 
«  tedesco  »,  dichiarò  Lloyd  George,  «  avesse  posto  il  piede  nel 
«  territorio  del  Belgio,  se  noi  avessimo  fatto  un  plebiscito  avremmo 
«  trovato  che  il  90  per  cento  del  popolo  inglese  si  sarebbe  di- 
«  chiarato  contrario  alla  partecipazione  alla  guerra.  Ventiquattro 
«  ore  dopo,  quando  la  violazione  tedesca  della  neutralità  del  Belgio 
«  fu  un  fatto  compiuto,  un  plebiscito  avrebbe  viceversa  mostrato  che 
«  il  99  per  cento  del  popolo  inglese  era  per  la  guerra  ».  —  Ora  non 
è  il  caso  di  discutere  qui  se  l'indignazione  inglese  per  la  violazione 


—   177  — 

della  «  santità  "dei  trattati  »,  che  rivoltò  in  ventiquattro  ore  l'intera 
opinione  pubblica,  non  nascondesse  sotto  la  superficie  altruista  ra- 
gioni egoistiche  più  profonde.  Una  cosa  era  probabilmente  congiunta 
all'altra,  perchè  in  quella  violazione  era  implicita  una  sfida  alla  di- 
gnità ed  alla  potenza  dell'Impero  inglese,  che  di  quel  trattato  par- 
ticolare era  il  principale  custode.  E  l'Inghilterra  del  resto  fa  benis- 
,  sinio  dal  suo  punto  di  vista  se,  entrata  nella  guerra  per  un  moto  in 
parte  ideale,  la  svolge  anche  a  beneficio  ed  assicurazione  dei  suoi 
interessi  particolari.  A  parte  tutto  questo  resta  però  la  verità  della 
dichiarazione  fatta  da  Lloyd  George,  e  che  nelle  varie  pubblicazioni 
diplomatiche  trova  testimonianza  e  conferma  ;  —  e  cioè  che  sola- 
mente quando  tutti  i  mezzi  diplomatici  furono  esauriti  ;  quando 
l'invasione  del  Belgio,  con  la  sfida  che  implicava  per  l'Inghilterra, 
fu  un  fatto  compiuto,  essa  sentì  di  dovere  mettere  mano  alla  spada. 
Anzi,  nemmeno  allora.  Ci  fu  un  supremo  momento,  terribilmente 
drammatico,  quando  Lord  Goschen,  l'ambasciatore  inglese  a  Berlino, 
quasi  nel  varcare  la  porta,  rivolse  un  ultimo  appello:  -  «  Non  po- 
teva ancora  la  Germania  recedere  dalla  violazione  ?»  —  «  E  ormai 
fatto  »  —  rispose  Bethmann-Hollweg.  —  E  solo  allora  l'ambascia- 
tore dichiarò  la  guerra.  —  Tutto  questo  dovrebbe  riuscire  di  alto 
insegnamento  ai  fautori  della  guerra  per  la  guerra.  Una  Potenza 
quale  è  l' Inghilterra,  che  ha  una  tradizione  nazionale  ormai  mille- 
naria, che  si  gloria  di  parecchi  secoli  d'Impero;  una  Potenza  che 
domina  su  oltre  quattrocento  milioni  d'uomini,  ed  occupa  un  quinto 
del  territorio  terrestre,  e  signoreggia  sui  mari,  ed  ha  a  propria  di- 
sposizione risorse  infinite  per  cui,  come  avvertì  pure  Lloyd  George, 
può  <^  continuare  la  guerra  per  oltre  cinque  anni  coi  soli  proventi 
dei  suoi  investimenti  all'estero  »;  una  tale  Potenza  ha  compiuto 
ogni  sforzo  diplomatico  per  evitare  la  guerra,  e  non  ha  tratta  la 
spada  che  quando  non  gli  [sic]  è  rimasta  altra  via  per  difendere  la  sua 
dignità  e  la  sua  esistenza  imperiale.  —  Ora,  appunto  in  questa  re- 
nitenza, in  questa  grave  apprensione  della  guerra,  in  questo  conato 
diplomatico  per  evitarla,  noi  troviamo  il  meglio  della  sua  t'orza;  la 
migliore  garanzia  che  essa  non  rinfodererà  la  spada  tratta  con  ri- 
luttanza, che  quando  avrà  conseguiti  gli  scopi  che  si  è  proposta  »]. 

663.  Gerb.vult  (Jules)  :  La  Guerre  de  /914-ig/s  {Laroiisse  Mensuel,  Pa- 
ris, 1914-1915).  [«  Sèrie  d'art,  mensuels  »]. 

664.  German  White-Book  (The).  Only  aiiihorised  translation  (Berlin, 
Liebheit,  1914;  riprod.  \n  facsimile  :  Oxford,  University  Press). 
[<  How  Russia  and  her  Ruler  betrayed  German  confidence  and 
thereby  caused  the  European  War  ;  with  the  originai  telegrams  and 
notes  »]. 

665.  Gnoli,  Rivetta  e  Tilgher  :  La  Guerra  e  l'Italia.  ILa  Concordia, 
uno  dei  tanti  organi  del  Comitato  tedescofilo  Pro  Uxoribus  nosfris, 

23 


-    178  - 

pubblica  nel  n.o  del  21  marzo  1915  il  seguente  Avviso  :  «  La  Guerra 
e  l'Italia.  Collezione  diretta  da  Tomaso  Gnoli,  Pietro  Silvio  Rivetta 
e  Adriano  Tilgher.  Essa  si  propone  di  pubblicare  quanto  di  più  pre- 
gevole e  duraturo  [!  ?]  è  stato  scritto  e  si  andrà  scrivendo  dai  migliori 
scrittori  intorno  alla  Guerra  Europea  in  rapporto  all'Italia.  Ogni  opu- 
scolo, di  16  pagine,  costerà  io  centesimi.  —  Sono  in  vendita  presso 
tutti  i  librai,  chioschi,  edicole,  stazioni  ferroviarie,  giornalai,  ecc., 
i  seguenti  opuscoli:  i.  Benedetto  Croce:  Cultura  germanica  e  po- 
litica italiana  \  2.  D.  Gnoli  :  La  neutralità  degli  spiriti  ;  3.  Giacomo 
Barzellotti  :  La  politica  italiana  e  la  questione  della  neutralità  o 
dell'intervento;  4.  G.  E.  Curàtulo  :  La  nostra  sorella  latina.  —  Se- 
guiranno opuscoli  di  :  G.  Bellonci,  C.  De  Lollis,  T.  Gnoli,  G. 
Memmoli,  F.  Messine©,  T.  Palamenghi-Crispi,  G.  Pardo,  P.  S. 
Rivetta,  L.  Salvatorelli,  A.  Tilgher,  A.  Zottoli,  ecc.  —  Ab- 
bonamento alla  serie  dei  primi  12  opuscoli  L.  1,00.  —  Inviare  car- 
tolina-vaglia alla  Tipografia  G.  Scotti,  Via  della  Lungara,  113, 
Roma  ».  —  Siamo  sicuri  che  il  buon  Ojetti  vi  troverà  ampia  messe 
alle  sue  ironiche  storielle  dell'Ow.  7^/?^  nella  Lettura....']. 

666.  GoocH  (G.  P.):  An7tales  of  Politics  and  Culture,  1492-/899  (Cam- 
bridge, 1901,  Cambr.  Univ.  Press.).  [With  an  Introductory  Note  by 
Lord  Acton]. 

667.  GooCH  (G.  P.)  :  History  of  our  Time  (1885-igii)  (London,  Williams 
and  Norgate). 

668..G0URMONT  (Rémy  de).  Vedi  Pamphlet  (Le). 

669.  Gourmont  (Rémy  de)  :  Pendant  l'Orage  (au  profit  de  l'CEuvre  du 
Vétement  du  Prisonnier  de  Guerre  ;  i  voi.  in  4*^,  Paris,  20  mai  1915, 
Libr.  Anc.  Ed.  Champion).  [Collection  éditée  aux  dépens  de  «  M. 
Edouard  Champion,  mobilisé  ».  Questo  è  l'ultimo  volume  del  com- 
pianto nostro  amico  Rémy  de  Gourmont,  che  fu  degnamente  com- 
memorato dal  Mercure  de  France  nel  1915]. 

670.  GovAU  (G.).  Vedi  sub  voce  Baudrillart  (nel  cui  volume  il  Goyau 
ha  pubblicato  :  La  «  Culture  Germanique  »  et  le  Catholicisme,  1915). 

671.  GRAND.MAISON  (Geoffroy  de)  :  Les  Aumó7iiers  militaires  (i  voi.  in  16^, 
Paris,  1915,  Bloud  et  Gay  ;  n."  47  delle  Pages  actuelles).  [Cfr.  sub  voce 
Baudrillart.  Il  G.  de  Gr.  è  il  notissimo  storico  della  Spagna 
all'epoca  dell'invasione  napoleonica]. 

672.  Gravina  (Marchese  Manfredi,  collaboratore  della  Nuova  Antolo- 
gia e  della  Rivista  di  Roma)  :  Alleanze  navali  {Rivista  Marittima, 
febbraio  1915,  p.  191-213).  [Ottimo  scritto,  con  rapida  visione  storica 
delle  Alleanze  del  passato.  Eccone  la  conclusione  :  «  La  necessità 
di  unire  forze  separate  contro  un  probabile  avversario  più  forte  sus- 
sisterà sempre  finché  sussisteranno  le  naturali  disuguaglianze  di  forze 
fra  i  popoli  ;  gli  aggruppamenti  di  nazioni  tendono  a  compensare 
tale  disuguaglianza  ed  a  stabilire  un  certo  equilibrio  che  sia  garanzia 


—  179  — 

di  pace  non  solo,  ma  anche  tutela  dei  singoli  interessi  contro  even- 
tuali e  troppo  facili  prepotenze  e  sopraflazioni  :  esso  permette  d'altra 
parte  a  ciascun  alleato  di  manifestare  le  aspirazioni  proprie  e  può 
facilitarne  la  realizzazione.  —  Per  gli  alleati,  considerati  sia  collet- 
tivamente sia  singolarmente,  la  forza  propria  è  sempre  la  migliore 
garanzia  del  successo  dell'alleanza,  e  di  quello  che  dall'alleanza  si 
potrà  conseguire  ;  forze  all'  incirca  equivalenti  furono  condizione  fa- 
vorevole alla  compagine  delle  alleanze,  e  male  specularono  le  na- 
zioni le  quali,  fidando  sul  concorso  altrui,  pensarono  di  poter  econo- 
mizzare sugli  armamenti  e  ne  lasciarono  l'onere  maggiore  all'alleato, 
che  sempre  volentieri  ne  approfittò  per  assumere  la  parte  di  protettore. 
—  Noi  stessi  siamo  testimoni  oggi  dell'immane  conflitto  che  aspirazioni 
contrapposte,  interessi,  sentimenti  di  razza  hanno  fatto  divampare, 
dimostrando  con  si  tragica  evidenza  come  nessuna  civiltà  sia  valsa 
a  tutt'oggi,  in  nessun  tempo,  presso  nessun  popolo,  a  domare  lo 
spirito  di  lotta  che  fa  così  intimamente  parte  dell'indole  umana  come 
della  natura  animale  tutta.  Come  questo  conflitto  si  svolga,  come 
siano  costituiti  i  vari  gruppi  politici,  come  si  esplichino  e  qual  parte 
abbiano  le  alleanze  terrestri  e  navali,  noi  tutti  vediamo  e  possiamo 
seguire  giornalmente.  Qui,  per  ragioni  ovvie,  facciamo  punto  :  era 
del  resto  scopo  del  nostro  modesto  studio  semplicemente  il  ricercare, 
nella  storia  degli  uomini  che  nel  passato  come  oggi  sono  autori  ed 
attori  insieme,  insegnamenti  e  fondamenti  che  possano  essere  di 
aiuto  nel  seguire  col  pensiero,  attentamente,  la  storia  contemporanea, 
nel  capire  il  presente,  e  nel  prepararci  all'avvenire  ».  —  L'Autore 
è  un  valente  e  pregiato  Tenente  di  Vascello]. 

673.  Great  BritaÌ7i  and  the  European  Crisis.  Correspondence  'and  State- 
ments  in  Parliament,  together  with  an  Introductory  Narrative  of 
Events  {H.  M.  Stationery  Office,  London,  1914.  [Pubblicato  a  ipence; 
da  non  confondersi  con  la  "  Correspondence  respecting  the  European 
Crisis"  che  è  il  "British  White  Paper,  Miscellaneous,  N.  6,  I9i4> 
Cd.  7467"  pubbl.  ibidem  a  f)  pence\ 

674.  Groot  (J.  J.  de),  Professore  di  Etnografia,  Berlino.  Vedi  N."  2.  [Dot- 
tore in  Filologia,  professore  da  molti  anni  in  Berlino  ;  dimorante  in 
Gross-Lichterfelde]. 

675.  GuARiNi  (G.  B.)  :  La  questione  del  Marocco  e  Guglielmo  II  {Rivista 
di  Diritto  Internazionale,  I,   1906). 

676.  GuEVDAN  (E.).  Vedi  sub  voce  Raiter. 

677.  Guglielmo  II  ed  altri  :  Der  Kriegsausbruch,  191 4.  Thron-und- 
Kanzlerrede,  Denkschrift  und  ActenstUcke  (Berlin,  Heymann,  1914). 
[Contiene  i  Discorsi  dell'  Imperatore  di  Germania,  del  Cancel- 
liere etc.]. 

678.  Guglielmo  (Kronprinz).  Vedi  sub  voce  Hohenzollern. 

679.  Guillermin  (Abbé;:  Les  Voix  consolatrices  {\  voi.  in  ló^",  Paris,  1915, 


-    i8o  — 

Bloud  et  Gay  ed.).  [Eloquente  libro  dedicato  ai  combattenti  del  1915 
ed  alle  loro  famiglie]. 
6S0.  GuiNDANi  (Ch.):  La  Vénitienne :  chanson  franco-italienne.  -  Qu'on  esl 
bien  sur  le  front!  Chansonnette.  -  V'ià  les  Frangais  !  Chanson  (Pa- 
roles  de  Amelet)  (Paris,  191 5.  Répertoire  Amelet,  51  faub.  Saint- 
Denis).  [Chant  et  piano]. 

681.  GuiRAND  (Felix)  :  Les  Livres  dipioìnatiques  :  Le  Livre  Gris  Belge  \La- 
rousse  Mensuel,   Paris,  juin  1915). 

682.  Haldane  (Gran  Cancelliere  d'Inghilterra,  Lord):  Il  servizio  mili- 
tare obbligatorio  {Times  ed  altri  giornali,  1915).  [Cfr.  Gazette  de 
Lausanne,  22  janv.  191 5  :  «  À  la  Chambre  des  Lords,  lord  Haldane, 
grand-chancelier,  a  pose  officiellement  la  question  du  service  mili- 
taire  obligatoire.  C'est  un  événement  dans  l'histoire  de  la  Grande- 
Bretagne.  Pour  étre  posée,  il  est  vrai,  la  question  n'est  pas  résolue. 
Mais  le  fait  qu'un  membre  du  Cabinet  a  déclaré  au  Parlement  que 
le  gouvernement  est  dispose  à  accepter  le  principe  de  l'obligation 
du  service  militaire  est  d'une  importance  capitale.  Cela  signifie  que 
la  réorganisation  du  système  de  recrutement  est  à  l'étude  et  qu'elle 
doit  aboutir  dans  un  délai  relativement  prochain.  Voici  les  termes 
mémes  dont  s'est  servi  lord  Haldane  :  <<  L'obligation  du  service  mi- 
litaire n'est  pas  devenue,  de  près  ni  de  loin,  une  nécessité.  Mais, 
étant  donne  l'intérét  national,  le  gouvernement  s'inclinerait,  s'il  le 
fallait,  devant  cette  nécessité  du  service  obligatoire  et  n'y  feraìf 
aucune  objection  de  principe  ».  —  La  déclaration  se  présente  sous 
une  apparence  discrète.  Mais,  étant  donne  la  répulsion  invincible 
témoignée  jusqu'ici  par  la  population  britannique  pour  le  service 
obligatoire,  c'est  le  maximum  de  ce  que  le  gouvernement  pouvait 
dire.  En  Angleterre,  on  ne  procède  point  par  bonds,  mais  par  étapes; 
on  ne  brusque  pas  l'opinion,  on  la  prépare  insensiblement  aux  ré- 
formes  reconnues  nécessaires.  Or,  nui  moment  ne  pouvait  étre  mieux 
choisi  pour  mettre  le  peuple  britannique  en  face  de  la  nécessité  de 
changer  le  mode  de  recrutement  de  l'armée  :  «  Nous  ne  combattons 
pour  rien  de  moins  que  l'existence  nationale.  Nous  ne  pourrons 
accepter  d'autre  victoire  que  celle  qui  préviendra  le  retour  d'une 
situation  pareille  à  celle  où  nous  sommes  aujourd'hui  ».  —  Ainsi  a 
parie  lord  Haldane.  Par  précaution  oratoire,  il  a  bien  ajouté  que  la 
nation  répondait  sans  la  moindre  répugnance  à  l'appel  aux  armes 
et  que,  jusqu'à  présent,  il  ne  se  manifestait  aucun  symptòme  de 
nature  à  faire  supposer  pour  l'avenir  l'échec  du  système  des  enga- 
gements  volontaires.  Mais  tout  le  monde  a  compris  que  ce  système 
était  condamné.  —  Du  reste,  une  campagne  significative  dans  la  presse 
a  précède  la  déclaration  gouverne mentale.  Depuis  la  fin  de  décem- 
bre,  plusieurs  journaux  et  revues  ont  traité  ce  sujet  délicat.  Elle 
a  concorde  avec  la  nouvelle  du  remaniement  de    l'organisation  mi- 


1  S  I    — 

litaire  actuelle,  la  création  de  nouvelles  armées  et  l'impressiun 
que  la  Grande-Bretagne  allait  participer  plus  activement  à  la  guerre 
sur  le  continent....  ».  Haldane  faceva  i  conti  senza  i  labourisH'\. 
683.  Beaunier  (André)  e  Renan  (Noemi):  La  Fin  dti  Renanisme  {Figaro, 
Par.,  jeudi  11  et  lundi  15  nov.  1915).  [Polemica  svoltasi  in  due  brevi 
articoli  in  cui  tutta  la  settaria  malafede  clericaloide  del  Beaunier,  — 
una  delle  creature,  e  delle  peggiori,  del  Brunetière  —  e  tutta  la  se- 
rena dignità  di  Noemi  Renan,  —  figlia  di  chi  tanto  illustrò  la  Patria 
e  madre  di  queir  eroico  tenente  Ernest  Psichari  morto  nel  1914  per 
la  Patria  dopo  aver  scritto  tre  libri  che  rimarranno,  —  appaiono  in 
luce  meridiana  piena.  È  un  documento  che  nella  Bibliografia  della 
Guerra  entra  indirettamente.  Forse  un  giorno  lo  storico  futuro  sarà 
lieto  di  trovare  questa  testimonianza  del  «  modo  di  sragionare  »  al 
tempo  della  conflagrazione.  Epperò  diamo  i  due  articoli  in  extenso. 
Scrisse  dunque  il  Beaunier  nel  Figaro  dell'  11  nov.  1915  e  sotto  il 
titolo  La  Fin  dii  Renanisme :  «  Voici  les  faits.  —  Changeons  de  guerre. 
Durant  l'autre  guerre,  en  1870  et  en  1871,  par  l' intermédiaire  d'un 
Suisse,  nommé  Charles  Ritter,  Renan  correspondait  avec  son  éminent 
ami  M.  David  Strauss,  l'auteur  d'une  Vie  de  Jesus,  qui  n'avait  pas 
été  sans  influence  sur  le  léger  roman  religieux  de  notre  compatriote. 
Leur  correspondance,  en  partie  inèdite,  vient  d'  étre  analysée  par 
M.  Maurice  Muret  dans  la  Revue  des  Deux  Mondes  ;  et  e' est  une 
correspondance  où  Renan  nous  fait  de  la  peine.  —  Avant  la  guerre, 
il  avait  promis  à  Ritter  une  préface  pour  un  recueil  d' essais  de 
David  Strauss  que  le  bon  Suisse  traduisait.  La  guerre  est  déclarée: 
Renan  confie  son  chagrin,  sans  retard,  à  qui?  au  Boche.  Et  le  Bo- 
che  lui  répond.  La  réponse  du  Boche,  Renan  la  déclare  «  très  belle  » 
et  «  bien  propre  à  piacer  toutes  les  àmes  élevées  des  deux  nations 
au  vrai  point  de  vue  philosophique  qui  convient  dans  les  cruelles 
circonstances  où  nous  sommes  ».  Premièrement,  ce  n'  est  pas  un 
point  de  vue  philosophique  le  moins  du  monde,  qui  convenait  alors. 
Secondement,  la  réponse  du  Boche  était  inacceptable  pour  un  Fran- 
rais.  David  Strauss  y  dénigrait  les  «  défauts  nationaux  »  des  Fran- 
^ais  ;  il  y  célébrait  les  vertus  nationales  des  Allemands  et  concluait 
que  les  victoires  germaniques  seraient  un  bienfait  pour  l'humanité. 
Voilà  les  considérations  que  Renan  trouvait  si  belles  et  philophi- 
ques.  —  Et  il  se  confond  en  politesses,  à  1' égard  de  l'Allemagne, 
—  le  16  septembre  1870,  et  quand  l'Allemagne  est  en  France  !  — 
Il  vante  la  «  force  intellectuelle  »  de  l'Allemagne,  jointe.  dit-il,  «  à 
tant  de  moralité  et  de  sérieux  ».  Dix  jours  plus  tòt,  Nefftzer,  du 
Mesnil,  Berthelot,  Saint-Victor  et  les  Goncourt,  à  dìner  chez  Brébant, 
-<  stigmatisaient  cette  sauvagerie  prussienne  qui  recommence  Gen- 
serie ».  Renan,  qui  était  là,  excusait  lesdits  Prussiens  sur  ce  qu'ils 
ont  peu  de  jouissances  et  trouvent  dans  la  baine  leur  meilleur  diver- 


l82    — 

tissement....  Renan  témoignait  à  David  Strauss  la  gratitude  qu' il 
avait  à  la  très  savante  Allemagne.  Ne  lui  devait-il  pas  ce  qu'il  pos- 
sédait  de  plus  précieux,  «  sa  philosophie,  presque  sa  religion  »  ?  Il 
se  réjouissait  des  victoires  prussiennes  de  1866  ;  et  il  espérait  que 
l'Allemagne  pùt  accomplir  une  tàche  où  la  France  n'  avait  pas 
réussi,  r  «  organisation  scientifique  et  rationnelle  de  1'  Etat  ».  Du 
reste,  il  suppliait  1'  Allemagne  de  ne  point  annexer  1'  Alsace  ;  et 
pourquoi?  parca  que  e'  est  par  l' Alsace  que  les  idées  et  les  méthodes 
allemandes  pénètrent  chez  nous.  L'Allemagne  et  la  France  ne  se- 
raient  plus  camarades;  et,  au  total,  l'univers  pàtirait  d'un  «  démem- 
brement  »  de  notre  pays  :  quel  malheur,  et  pour  qui  ?  pour  la  «  ci- 
vilisation  »!  —  Les  concessions  lamentables  que  Renan  fait  à  David 
Strauss  ne  suffisent  pas  à  ce  Boche,  déjà  très  exactement  Boche  en 
1870-71,  déjà  pangermanista  et  qui  réplique  aux  aménités  de  Renan  , 
par  des  insolences  nouvelles.  Renan  l'a  complimenté  sur  la  «  chas- 
teté  »  allemande  ;  et  Strauss  flétrit  la  «  corruption  »  francaise.  Re- 
nan, pour  le  bien  de  la  civilisation,  demande  que  la  France  ne  soit 
pas  démembrée  ;  et  Strauss:  «  La  France  ne  doit  plus  pouvoir  exis- 
ter  si  on  lui  prend  ses  provinces  allemandes  ?  Je  ne  voudrais  pas 
avoir  fait  cet  aveu  si  j'étais  Francais  ».  Voilà  le  camouflet  que 
re9ut  Renan  :  ca  ne  1'  empécha  point  d'  écrire,  en  1872,  une  préface 
pour  les  Essais  de  David  Strauss.  —  Le  Boche  et  Renan  se  cha- 
maillèrent,  touchant  les  traités  de  1814  et  1815.  Le  Boche  fit  imprimer 
en  Allemagne,  pendant  le  siège  de  Paris,  ses  lettres  et  les  lettres 
de  Renan  ;  il  les  vendit  au  bénéfice  des  invalides  allemands.  Et  vous 
croyez  Renan  fort  en  colere  ?  Ce  qui  le  chagrine,  e'  est  que  Strauss 
n'ait  pas  très  sincérement  présente  aux  lecteurs  allemands  les  idées 
de  Renan  :  «  Je  suis  fàché  que  1'  opinion  d'  un  pays  au  jugement 
duquel  j' attaché  beaucoup  de  prix  ait  été  faussée  en  ce  qui  me  con- 
cerne ».  Il  se  plaint  de  ce  que  sa  «  courtoisie  »  ne  soit  pas  récom- 
pensée.  Il  ajoute,  le  29  avril  1871  :  «  C  est  une  des  faiblesses  qui 
nous  font  le  plus  de  tort,  à  nous  autres  Francais  de  la  vieille  école, 
de  faire  passer  avant  tout  les  dèlicatesses  du  galani  homme,  avant 
tout  devoir,  avant  toute  passion,  avant  tonte  croyance,  avant  la  re- 
ligion, avant  la  patrie....  »  Eh  !  bien,  oui  !  —  Seulement,  ces  Francais 
de  la  vieille  école  qui  font  passer  «  avant  la  patrie  »  leurs  coquet- 
teries  spirituelles,  qui  est-ce,  avec  Renan  ?  Le  6  septembre  1870,  au 
diner  chez  Brébant  que  racontent  les  Goncourt,  ni  les  Goncourt,  ni 
Berthelot,  ni  Saint-Victor  ni  les  autres  ne  s'associent  aucunement 
aux  propos  «  philosophiques  »  de  Renan.  Meme,  on  se  fàche  ;  et  : 
«  Ne  byzautinons  plus  !  »  crie  Saint- Victor.  Les  propos  de  Renan, 
j'aime  autant  ne  pas  les  citer  :  on  les  trouvera  dans  le  Journal  des 
Goncourt.  —  En  ces  dernières  années,  on  a  vu  la  jeunesse  fran9aise 
montrer,  à  1'  égard  de  Renan,  la  plus  vive  antipathie  et  1'  exprimer 


—    i83   — 

en  termes  si  violents  que  parfois  nous  en  étions  attristés,  nous  autres 
qu'avait  charmés  le  vieux  bonhomme  au  langage  délicieux.  Cette 
méme  jeunesse  a  prouvé  par  son  sang  répandu  qu'elle  ne  faisait 
rien  passer  «  avant  la  patrie  »  et  que  naguère,  en  protestant  contre 
le  renanisme,  elle  avait  conscience  de  sa  pensée  et  de  sa  volente  : 
elle  prenait  un  engagement  qu'elle  a  tenu.  —  Le  renanisme  avait 
de  quoi  séduire  une  generation  nialheureuse,  la  nótre,  née  à  la  velile 
ou  à  r  avant-veille  de  1'  autre  guerre,  et  qui  grandit  après  la  défaite, 
sans  la  revanche,  et  qui  accepta,  mon  Dieu,  le  présent  qu'  on  lui 
offrait  :  les  prouesses  de  1'  esprit,  substituées  aux  triomphes  de  la 
force,  quand  il  sembla  que  les  triomphes  de  la  force  nous  étaient 
refusés.  Erreur  !  et,  aujourd'hui,  si  claire,  illuminée  par  l'héroisme 
de  nos  cadets.  —  Et  nous  négligions  de  regarder  les  conséquences 
du  renanisme  :  nos  cadets  les  ont  regardées;  ils  les  ont  vues  en  plein. 
Ils  se  sont  détournés  et  sont  allés  mourir  ou  vaincre,  mourir  et 
vaincre.  —  Tant  pis  pour  le  renanisme  !  Nous  ne  le  ferons  point 
passer  «  avant  la  patrie  ».  Cet  «  idéal  de  gentiishommes  désabusés  », 
comme  Renan  l'appeile,  était  ravissant  peut-étre,  —  un  peu  répugnant 
tout  de  méme  ;  —  disons,  malsain.  Mais  la  France  a  recouvré  la 
sante.  Elle  éconduit  le  plaisant  vieillard  qui,  sans  la  guérir  ou  la 
soigner,  1'  amusait  pendant  sa  maladie  et,  terriblement,  lui  faisait 
aimer  sa  maladie.  Elle  l'a  couronné  de  roses  et  tresse  maintenant, 
pour  d'autres,  le  feuillage  du  chéne  ».  —  Uno  scrittore  che  si  spaccia 
per  serio  e  che  prende  come  documento  storico  quella  serie  di  pet- 
tegolezzi e  di  bugiòle  che  è  il  Journal  de'  Goncourt  (ho  dimostrato 
per  es.  ciò  che  sono  stati  capaci  d' inventare  e  di  malignare  pel 
povero  Guy  de  Maupassant,  sol  perchè  n'  eran  gelosi  !)  non  merite- 
rebbe né  pur  r  onore  di  una  replica.  Ma,  come  mi  scriveva  la  do- 
lorante figlia  di  Ernest  Renan  il  13  gennaio  1916,  essa  ha  sostenuta 
la  polemica  bien  à  regret,  «  carj 'estime  »,  aggiunge  ella,  «  que  l'heure 
n'est  pas  aux  discussions  et  vous  sentez  qu'une  toute  autre  pensée 
de  deuil  m'  occupe —  Toutefois  la  mémoire  de  mon  pére  est  un  sujet 
que  je  ne  puis  laisser  toucher  d'une  main  si  irrespectueuse  ì>.  —  Ecco 
dunque  la  sua  ferma  e  alta  parola  ;  «  Monsieur  le  Directeur,  —  Per- 
mettez-moi  de  protester  contre  1'  article  de  M.  André  Beaunier  sur 
«  la  Fin  du  Renanisme  »,  paru  dans  le  Figaro  du  11  novembre.  — 
Je  ne  me  préoccupe  pas  du  tout  de  la  «  fin  du  Renanisme  »,  etje  ne 
sortirais  pas  de  la  réserve  qui  convient  à  un  deuil  irréparable  s'  il 
ne  s'  agissait  de  1'  accusation,  déguisée  avec  une  adresse  singulière, 
d'  antipatriotisme,  la  seule  que  mon  pére  lui-méme  n'ait  pas  philo- 
sophiquement  tolérée.  —  M.  Beaunier  estime  que  le  patriotisme 
consiste  —  en  ce  moment  où  toute  beauté  de  notre  sol  nous  est  si 
chère  — •  à  rabaisser  la  plus  illustre  pensée  franraise.  L'union  sacrée, 
pour  lui,  ne  s'étend  pas  aux  gloires  du  passe.  Il  est  difficile  de  sui- 


—    184   — 

vre  M.  Beaunier  dans  l'habile  mélange  qu'  il  fait  des  deux  célèbres- 
lettres  à  Strauss,  si  connues,  et  d'  une  correspondance  dont  il  ne 
détermine  pas  les  correspondants.  Il  embrouille  les  dates  et  les  do- 
cuments  et  fait  état  du  Journal  des  Goncourt,  auquel  Renan  a  lui- 
nième  définitivement  répondu.  La  passion  l'entraine  parfois  d'étrange 
facon.  Par  exemple  -  et  je  prends  ce  passage  pour  montrer  que 
je  ne  crains  pas  la  discussion  —  M.  Beaunier  reproche  à  Renan  de 
faire  passer  «  les  délicatesses  du  galant  homme  >  avant  la  patrie. 
Ce  que  Renan  appelait  les  délicatesses  du  galant  homme  (et  vous 
le  savez  bien),  ce  sont  les  devoirs  envers  soi-mème  et  envers  les  au- 
tres  :  c'est  l'honnéteté.  Où  M.  Beaunier  place-t-il  donc  l'hcnnéteté  ? 
Après  la  patrie  ?  Eh  mais  !  alors,  c'est  le  système  allemand,  qui 
place  la  foi  jurée  bien  après  le  bien  de  l'Empire  !  La  cause  est,  je 
crois,  entendue.  11  serait  extrémement  facile,  au  contraire,  de 
multiplier  les  citations  de  paroles  par  lesquelles  tant  de  fois,  Renan 
fortifia,  ressouda,  éclaira  la  conscience  d'  un  pays  contre  lequel  il 
ne  voulait  mème  pas  avoir  raison  :  «  Ah  !  chère  patrie  francaise  ! 
Ceux  qui  tremblent  sont  ceux  qui  l'aiment.  Ses  vrais  ennemis  sònt 
les  présomptueux  qui  flattent  ses  défauts,  enchérissent  sur  ses  erreurs, 
et  qui,  sùrs  d'avance  de  1'  amnistie  des  imprévojants,  se  montre- 
raient,  au  lendemain  des  désastres,  frais,  légers,  préts  à  recommen- 
cer...  —  Oui,  nous  reverrons  avant  de  mourir  cette  vieille  France 
rétablie  dans  des  conditions  de  vie  séculaire,  avec  ses  haines  pacifiées, 
ses  horizons  rouverts,  les  ombres  de  ses  victimes  apaisées,  ses 
gloires  réconciliées  !...  »  —  Et  ceci,  à  l'Académie  francaise:  «  Quel- 
qu'un  qui  est  bien  sur  d'en  étre,  c'est  le  general  qui  nous  ramènera 
la  victoire.  En  voilà  un  que  nous  ne  chicanerons  pas  sur  sa  prose 
et  qui  nous  paraìtra  tout  d'  abord  un  sujet  fort  académique.  Gomme 
nous  le  nommerons  par  acclaniation,  sans  nous  inquiéter  de  ses 
écrits  !  Oh  !  la  belle  séance  que  celle  où  on  le  recevra  !  Gomme  les 
places  y  seront  recherchèes  !  Heureux  celui  qui  la  presiderà  !  »  — 
Et  encore  :  «  Pauvre  et  chère  France,  non,  tu  ne  périras  pas,  car  tu 
aimes  encore  et  tu  es  encore  aimée...  »  —  Tout  cela  chante  encore 
dans  les  mémoires,  et,  en  pleine  guerre,  on  y  a  souvent  trouvé  un 
écho  ou  une  prophétie.  —  Mais  il  y  a  un  fait  plus  précis  que  ceux 
qu'  annonce  M.  Beaunier  au  débnt  de  son  article.  M.  Beaunier  veut 
ignorer  qu'Ernest  Renan  a  résumé  ses  idées,  ses  espérances  et  ses 
douleurs  de  citoyen  dans  \2l  Réf orme  intelleciiielle  et  morale.  ]q.  oxoxs 
bien  deviner  que  e"  est  le  «  léger  roman  religieux  »  qui  empèche  M. 
Reaimier  d'  apprécier  le  livre  célèbre  où  Renan,  après  les  indicibles 
douleurs  de  1870,  fit  en  quelque  sorte  son  testament  politique.  Ou 
bien  est-il  gène  parce  que  ces  pages,  d'un  si  chaud  et  si  rude 
amour,  ces  conseils  austères  et  passionnés  s'  accordent  mal  avec  l'i- 
mage  convenne  —  et  si  utile  —  d'  un  vieillard  ironique  et  désabusé  ? 


-    i85   - 

—  La  France  n'  a  pas  adopté  la  plupart  des  remèdes  (jue  lui  pro- 
posait  ce  fils  anxieux  penché  à  son  chevet.  Elle  a  toujours  refusé  la 
monarchie,  elle  ne  s'  est  pas  guérie  de  la  démocratie  ;  elle  marche 
méme  à  la  victoire  avec  elle.  Il  est  vrai  encore  que  le  livre  a  été 
impopulaire  et  que  sa  sevère  franchise  a  été  payée  par  Renan  de 
sa  carrière  politique.  Mais  il  a  été  à  la  base  du  renouveau  de  la 
nation  et  de  la  race,  et  il  est  peu  de  guides  actuels  de  la  conscience 
francaise  qui  n'  y  aient  puìsé  le  plus  clair  de  leur  doctrine.  —  Si 
M.  Beaunier  voulait  marquer  «  la  fin  du  Renanisme  »,  il  aurait  dono 
dù  prouver  que  1'  auteur  de  la  Réforme  n'  aimait  pas  son  pays,  alors 
qu'  il  avait  écrit  trois  cents  pages  pour  lui  dire  ce  qu'  il  croyait  le 
vrai  sur  ses  malheurs,  ses  fautes  et  ses  grandeurs.  M.  Beaunier 
ne  r  a  pas  essayé,  et  il  a  bien  fait.  —  Ceux  que  leur  destinée  a  fait 
vivre  paisiblement  entre  deux  guerres,  à  mi-cóte  entre  la  grande 
pensée  qui  rénove  les  peuples  et  le  sacrifice  qui  les  sauve,  éprou- 
vent  peut-étre  de  la  difficulté  à  juger  les  efforts  des  hommes  qui, 
il  y  a  un  quart  de  siècle,  travaillèrent  à  la  résurrection  de  la  France. 
Tout  au  moins  pourraient-ils  honorer  en  silence  les  ancétres  des 
héros  qui  les  défendent  et  les  penseurs  qui  ont  reconstruit  leur 
maison.  —  Veuillez  agréer,  monsieur  le  Dìrecteur,  1'  expression  de 
ma  plus  haute  considération.  —  Noemi  Renan  (i)]. 

684.  Haber  (Fritz),  Professore  di  Chimica,  Berlino.  Vedi  N.''2.  [«  Leiter 
d.  chemischen  Forschungsinstituts  d.  Univ.  Berlin  »,  n.  a  Breslavia 
il  9  die.  1868,  autore  del  Grundriss  d.  techn.  Elektrocheìnié\. 

685.  Haeckel  (S.  e.  Ernst),    Professore  di  Zoologia,   Iena.  Vedi  N."  2. 


(i)  Qualunque  giornale  che  si  rispetti  e  che  riceva  una  simile  risposta,  la  pubblica  senz'al- 
tro in  quella  stessa  coIoana  ove  ha  trovato  luogo  l'attacco,  poiché /«»■  legge  la  «difesa»  deve 
trovarsi  al  posto  ove  avvenne  «  l'offesa  ».  —  Invece  il  Figaro,  tanto  per  nou  perdere  le  tra- 
dizioni d'indelicatezza  che  condussero  il  suo  direttore  Calmette  a  pagarne  il  fio  con  la  vita, 
ha  voluto  non  pubblicare  nella  la  colonna  della  i^  pagina  la  lettera  di  Noemi  Renan,  ed  ha 
voluto  non  lasciar  l'ultima  parola  alla  figlia  del  grande  scrittore,  permettendo  invece  al  Beau- 
nier di  chiudere  la  polemica  con  una  sciocca  e  vacua  sua  nuova  professione  di  fede.  La  mi- 
glior punizione  del  Beaunier  è  di  riprodurre  la  sua  prosa.  Di  qui  a  qualche  anno,  se  Dio  gli 
dà  vita  e  non  gli  scema  il  poco  comprendonio  di  cui  l'ha  dotato,  rileggendo  a  mente  fredda 
le  sue  cattive  parole,  un  tardo  pentimento  forse  vena  a  coglierlo.  Ha  dunque  stampato  e  fir- 
mato quanto  segue  (Figaro^  15  nov.  '13):  [«A  la  suite  d'un  article  que  j'ai  donne  l'autre 
jour  ici  méme,  «  la  Fin  du  Renanisme»,  le  Figaro  a  recu  de  Mme  Noemi  Renan  une  lettre  — 
—  L'influence  de  Renan  s'est  répandue  si  largement,  dans  notre  pays  et  ailleurs,  qu'il  ap- 
partient,  je  crois,  à  tout  le  monde,  et  fùt-ce  au  plus  modeste  écrivain,  de  l'apprécier  à  sa  guise 
et  de  discuter  la  pensée  du  philosophe  quand  une  publication  nouvelle  en  rivive  le  souvenir. 
C'est  ce  que  j'ai  fait,  avec  bonne  foi,  sans  nul  emòarras.  J'éprouverais  plus  de  gène,  et 
plus  de  scrupule,  à  discuter  avec  ilme  Noemi  Renan,  òien  gu'elle  aii  inexactement  rUsumè 
mes  dires,  conjecturé  mes  intentions,  et  bien  gtie  ses  arguments  ne  me  jtarsuadent  pas  dn 
tout.  La  réplique  ne  serait  point  malaisée  et  les  texies  ne  maitqueraient  pas  à  Vappui  de  ce 
que  j' indiquais,  mais  il  n'est  rien  de  plus  naturel  et  de  plus  respectable  que  le  zèle  filial  avec 
lequel  Mme  Noemi  Renan  a  souha'tè  de  défendre  le  correspondant  de  David   Strauss  »]. 

24 


[Il  celebre  H.  è  nato  il  i6  febbr.  1S34  in  Potsdam;  è  autore  del  noto 
libro  su  Darwin,  Goethe  und  Lamarck,  dei  Weltràtsel,  etc.  È  membro 
di  ottanta  Accademie]. 

686.  Halbe  (Max),  Monaco.  Vedi  N.°  2.  [Autore  drammatico,  n.  il  4  otto- 
bre 1865  in  Guettland  presso  Danzica,  autore  à€^V Eroberer ,  del  Ring 
des  Lebens  etc,  e  del  patriotico  spettacolo  Freiheit,  Schauspiel  von 
J812-1813.  Fondò  nel  1895  il  celebre  «  Intimes  Theater  fur  drama- 
tische  Experimente  »]. 

6S7.  Halet  (L.)  :  Homniage  aiix  cols  bleus.  Récit.  Poesie  de  Jean  Aicard. 
Avec  accompagnement  de  piano  (Paris,  1915,  Ve  Ch.  Mayol,  10  rue 
de  l'Echiquier). 

688.  Harcourt  (E.  d')  :  En  Avant !  Poesie  de  Paul  Déroulède.  Chant 
et  piano  (Paris,  1915,  Ch.  Hayet). 

689.  Harnack  (Prof.  Adolf  von).  Professore  all'Università  di  Berlino,  Di- 
rettore della  «  Kònigl.  Bibliothek  ».  Vedi  N.°  2.  [È  nato  il  7  mag- 
gio 1851  in  Dorpat  ;  storico  del  Lutero  e  déìla  Miti  tia  C/iris  ti  ;  edi- 
tore della  Theolog.  Lit.-Zeitung']. 

690.  Harry  (G.)  :  Edouard  VII,  le  Kaiser  et  l'Entente  cordiale  {Grande 
Revue,  1912,  N.»  75).  [Cfr.  VEd.  VII  di  J.  Bardoux,  Hachette  ed.]. 

691.  Hauptmann  (Gerhart),  Agnetendorf  nel  Riesengebirge.  Vedi  N.*  2. 
[Letterato:  n.  il  15  nov.  1862  in  Salzbrunn  (Slesia);  ebbe  nel  1896 
e  nel  1899  il  Grillparzerpreis  ;  nel  1905  fu  fatto  Dottore  onorario 
dell'Oxford  University]. 

692.  Hauptmann  (Karl),  Schreiberhau  (Slesia).  Vedi  N.°  2.  [N.  l'ii  mag- 
gio 1858  in  Obersalzbrunn  (Slesia)  ;  aut.  della  Metaphysik  in  der  ino- 
dern.  Physiologie  e  dì  una  serie  napoleonica  :  Napoleon  Bonaparte , 
Biìrger  Bonaparte,  Kaiser  Napoleon  ;  ha  poi  scritto  Krieg,  Dramat. 
Vis.  —  (Un  suo  omonimo,  Cari  Hauptmann,  ha  scritto  romanzi  sto- 
rici, e  non  va  confuso  con  lui  ;  abita  in  Bonn  ed  è  nato  nel  1853)]. 

693.  Hazard  (P.),  Officier  interprete  :  Un  examen  de  conscience  de  l' Aite- 
magne  (i  voi.  in  16",  Paris,  1915,  Bloud  et  Gay;  n."  45  àéWt.  Pages 
actnelles).  [Sotto  V  Officier  interprete  del  1914-1915  si  cela,  malamente, 
l'erudito  professore  dell'Un.  di  Bordeaux,  collaboratore  della  Revue 
des  Deux  Blondes  e  studioso  della  storia  letteraria  d'Italia  nel  se- 
colo XIX,  autore  di  applaudite  conferenze  alla  Sorbona  nel  1913-14]. 

694.  Hazen  (C.  D.)  :  Europe  since  1815  (London,   G.  Bell). 

695.  Hébrard  de  Villeneuve.  Vedi  Villeneuve  (De). 

696.  Hellferich  (Karl).  Vedi  Fenoglio  (Giulio). 

697.  Hellmann  (Gustav),  Professore  di  Meteorologia,  Berlino.  Vedi  N.°2. 
[N.  il  3  luglio  1854  in  Lòwen  (Slesia)  ;  Presidente  della  «  Deutsche 
Meteorol.  Gesellschaft  »]. 

698.  Herrmann  (Wilhelm),  Professore  di  Teologia  protestante,  Marburgo. 
Vedi  N.°  2.  [N.  il  6  die.  1846  in  Melkow;  ha  fatto  la  campagna  del 
1870-71]. 


—    187    - 

699'  Hertslet  (^Sir  Edward)  :  Map  of  Europe  by  Treaty,  showing  the  va- 
rious  politicai  and  territorial  changes,  1814-18^1  (4  voi.,  H.  M.  Sta- 
tionen,-  Office,  London,  1875-1891).  [Il  Prothero  indica  fra  le  op. 
di  consultazione  il  voi.  IV  che  va  dal  1875  al  1891]. 

700.  Hertslet  (W.  L.)  :  Der  TreppeJizuitz  der  Weltgeschichte.  [Cit.  nel- 
y Unterhaltungs-Beilage  del  Lokal-Aiizeiger  13  marzo  1915,  Berlino, 
che  dal  libro  dell'  H.  trae  «  Geschichtsliigen  und  dichterische  Le- 
genden  bei  den  Englàndern  »]. 

701.  Heusler  (Andreas),  Professore  di  Filologia  nordica,  Berlino.  Vedi 
N.°  2.  [N.  il  IO  agosto  1865  in  Basilea,  aut.  degli  Eddica  minora  e 
di  Lied  und  Epos  ;  editore  del  Grimm,  Rechi saltertùmer\. 

702.  HiGGiNS  (A.  Pearce)  :  The  Hague  Convetitions  (Cambridge,  Cambr. 
Univ.  Press).  [Cit.  dal  Prothero]. 

703.  HiLDEBRAND  (Adolf  von),  Monaco  (Baviera).  Vedi  N.°  2.  [Scultore, 
n.  il  6  ott.  1847  in  Marburg  ;  è  vissuto  dal  1S74  al  1892  in  Firenze  ; 
autore  di  un  celebre  Portraitrelief  des  deutschen  Kaisers  nach  dem 
Leben  mode  IL,  e  te.]. 

704.  Hill  (Mrs  Birkbeck  — ).  Vedi  Lécer  (Louis). 

705.  Hindenburg  (Bernhard  von)  :  Die  erste  Hitidenburg  Biographie 
(Verlag  Schuster  und  Loeffler,  Berlino,  1915).  [Questa  prima  biografia 
del  celebre  Maresciallo  è  stata  scritta  da  suo  fratello  il  cui  pseudo- 
nimo è  BuRGDORF.  Vedi  sub  voce.  —  Era  tanto  più  un  desideratum 
questa  Biografia  del  celebre  maresciallo,  in  quanto  che  egli  alla  vigilia 
della  Guerra  era  uno  sconosciuto  per  i  più  ed  un  dimenticato  per  gli 
altri  ;  tant'  è  vero  che  il  suo  nome  non  figura  neppure  nel  Repertorio 
del  Degener,  Wer  isf  sf  ediz.  1914  (uscitaprima  della  Guerra^  Lipsia, 
H.  A.  Ludwig  Degener  ed.,  contenente  le  «  Biographien  von  rund 
20.000  lebenden  Zeitgenossen  ».  "E/ra  i  ventimila  piic  notevoli  nomini 
del  19/4  in  Germania  e  fuori,  il  Degener  non  comprendeva  l' Hinden- 
burg! Ci  voleva  il  fratello  del  Maresciallo  per  darci  il  suo  «  curri- 
culum vitae  »  !]. 

706.  HoFFMANN  (Ludwig),  Architetto,  Berlino.  Vedi  N°  2.  \Stadtbauraf 
di  Berlino  ;  n.  il  31  luglio  1852  in  Darmstadt  ;  autore  dello  Stadthaus 
di  Berlino;  ha  pubblicato  finora  11  voi.  delle  Neubauten  der  Stadi 
Berlin  etc.]. 

707.  HoFMANNSTAHL  (Hugo  von)  :  ÌVir  CEsterreicher  tind  Deutschland 
(Vossische  Zeitung,  1915).  [Nato  il  i"*  febbr.  1874  a  Vienna  ;  pubblicò 
le  sue  Poesie  scelte  nel  1904  e  le  sue  Prose  scelte  nel  1907  ;  molte 
sue  opere  furono  tradotte  in  italiano  dal  nostro  caro  collaboratore 
Ottone  Schanzer,  poeta  fine  e  geniale]. 

708.  Hohenzollerx  (Guglielmo,  princ.  di).  Kronprinz.  «.  L' Allemagne  en 
armes  parut  à  Berlin  au  mois  de  mai  1913  ;  la  Préface  et  deux  cha- 
pitres  avaient  été  écrits  par  le  prince  héritier  »  (Albin,  D'Agadir 
à  Sarajevo,  Paris,  Alcan,  1915,  p.  35,  n.  2).  L'Albin  non  dice  d'onde 


—    i88   — 

abbia  tratta  la  notizia.  Che  il  Principe  abbia  scritti  due  capitoli, 
sarebbe  interessante  poter  stabilire  con  certezza.  Con  certezza  in- 
tanto si  può  dire  che  dell'  opera,  della  sua  edizione,  della  sua  diffu- 
sione, si  è  occupato  toto  coi'de]. 

709.  HoLLAND  (Clive)  :  The  Belgiatis  at  //<9;«^  (London,  Methuen,  i  voi.). 
[Cit.  dal  Prothero]. 

710.  HoLLAND  (Prof.  T.  E.)  :  The  European  Concert  and  tlie  Eastern 
Ouestion  (Oxford,  1885,  Oxf.  Univ.  Press).  [€  A  Collection  of  Treaties 
and  other  public  Acts,  1826-1885  ».  Cit.  dal  Protrerò  per  le  ori- 
gini della  conflagrazione  europea  del  1914]. 

711.  Hugo  (Victor).  Vedi  sub  voce  Simon  (G). 

712.  HuMPERDiNCK  (Engelbert),  Berlino.  Vedi  N.''2.  [Celebre  compositore, 
n.  il  I»  settembre  1S54  a  Siegburg  (Reno);  come  pensionato  della 
Fondazione  Meyerbeer  viaggiò  in  Italia,  Francia  e  Spagna  ;  vive  a 
Berlino,  Brùnewald]. 

713.  Ijibart,  de  l'Institut  :  V Opinion  catholique  et  la  Guerre,  par  M.  Im- 
BART  DE  La  Tour,  de  l'Acad.  des  Se.  morales  et  politiques  (Paris, 
1914,  Bloud  et  Gay  ed.  ;  Pages  actuelles,  n."  26).  [«  L'opinion  des 
catholiques,  dans  les  divers  pays  qui  ne  participent  point  au  conflit 
européen,  ne  nous  est  point  unanimement  favorable,  et  si  cette  si- 
tuation  ne  peut  étre  pour  nous  une  surprise,  elle  n'en  constitue  pas 
moins  un  fait  douloureux.  Comment  s'ex^lique-t-il  ?  Quelles  en  sont 
les  causes  ?  Par  quels  moyens  peut-on  espérer  modifier  cet  état  de 
choses  ?  Tel  est  le  problème  qu'examine  ici  M.  Imbart  de  La  Tour, 
rhomme  de  France  qui,  peut-étre,  connaìt  le  mieux  et,  en  tous  cas, 
a  le  mieux  décrit  l'histoire  religieuse  des  temps  modernes  »]. 

714.  L  N.  Vedi  :  Italia  (L'j  al  bivio. 

715.  Infanterie  (Manuel  d'j,  1915  (359^  édition),  à  l'usage  des  Sous-Ojffi- 
ciers,  des  Candidats  Sous-Off.,  des  Caporaux  et  Elèves  Caporaux 
(i  voi.  de  II 20  p.  avec  300  fig.  et  i  pi.  des  fanions,  relié  ;  Paris, 
juin  191 5,  Libr.  Charles-Lavauzelle).  [«  Edition  à  jour  avec  le  Rè- 
glement  de  manceuvre  de  l'infanterie  et  le  Décret  sur  le  service  des 
armées  en  campagTie  »]. 

716.  Institut  Catholique  de  Paris.  Vedi  sub  voce  Baudrillart. 

717.  Instruction  du  18  juin  igis  sur  les  batteries  et  sonneries  comniunes 
à  ioutes  les  armes.  (Publication  du  Ministère  de  la  Guerre  ;  Paris, 
Libr.  Charles-Lavauzelle,   1915,  in  12",  114  p.). 

718.  Italia  (L')  al  bivio,  traduzione  italiana  di  l.  N.  {Die  Grensboten, 
fase.  6  genn.  1915,  e  Nuova  Antologia,  16  febbr.  1915).  [Conchiude 
l'anonimo  scrittore  tedesco  ;  «  Noi  non  chiediamo  agli  Italiani  se  non 
questo  :  che  abbiano  fiducia  che  noi  scioglieremo  tutte  le  questioni 
diplomatiche  come  le  strategiche  ;  che  diano  ai  nostri  Comunicati 
almeno  la  stessa  fiducia  che  prodigano  alle  fandonie  dei  nostri  ne- 
mici ;  e  che  infine  abbiano    fiducia  nell'uomo  [Biilow]  che  abbiamo 


—   i89  — 

loro  inviato,  il  quale  disse  :  «  Io  credo  che  fra  due  popoli  forti  la 
miglior  politica  sia  la  sincerità  e  la  chiarezza».  Che  se  poi  l'Italia 
vuol  far  suo  ciò  che  è  detto  nel  libro  del  Gen.  von  Bernhardi,  molto 
discusso  nella  stessa  Germania,  e  divulgato  dai  nostri  nemici  all'estero 
e  nei  paesi  neutrali  come  rispecchiante  il  pensiero  dei  nostri  diri- 
genti, e  se  soprattutto  lia  l'Italia  intenzione  di  attenersi  al  precetto 
che  «  il  buon  mantenimento  della  pace  non  deve  mai  essere  lo  scopo 
di  una  politica  »,  allora  faremo  funzionare  tutte  le  nostre  leve,  e  con 
le  buone,  o  con  la  forza  delle  armi,  costringeremo  l'Italia  a  vedere 
la  mèta  dei  suoi  voti  non  nella  guerra  ma  bensì  nella  pace  ».  — 
Noi  non  ci  stupiamo  che  l 'anonimamente  coraggioso  e  coraggiosa- 
mente anonimo  autore  bilioso  di  queste  insolenze  volgari  abbia  tro- 
vato in  Germania  una  Rivista  che  ospitasse  le  sue  fanfaluche  ;  sì  ci 
stupiamo  che  una  rivista  di  Roma  come  la  Nuova  Antologia  abbia 
accolta  la  traduzione  italiana  del  probabilmente  tedesco  signor  I.  N. 
la  quale  riesce  a  spaventarci  quanto  il  famigerato  signor  Reimer, 
cioè  punto  ;  più  rispettabile  almeno  il  Reimer,  o  meno  vile,  perchè 
non  anonimo]. 

719.  Ivoi  (Paul  d')  :  Fetnmes  et  Gosses  hérotques  (i  voi.  in  18°,  Paris, 
Ernest  Flammarion,  1915).  [«  Des  anecdotes,  des  mots,  des  faits, 
tout  l'héroisme  souriant  et  toute  l'elegante  crànerie  des  femmes  et 
des  enfants  de  France  ;  —  c'est  ce  que  vous  trouverez  dans  ce  beau 
volume  si  vous  avez  l'heureuse  inspiration  de  l'emporter  avec  vous  ». 
R.  d.  Deux  Mondes,   15  aoùt  1915]. 

720.  JÈZE,  Barthélemy,  Rist  et  Rolland  :    Problèmes  de   Politique    et 

Finances  de  Guerre.  Lecons  professées  à  l'École  des  Hautes  Études 
Sociales  par  MM.  Gaston  Jèze,  Joseph  Barthélemy,  Ch.  Rist,  Pro- 
fesseurs  à  l'Un.  de  Paris,  et  Louis  Rollano,  Prof,  à  l'Un.  de  Nancy 
(Paris,  Félix-Alcan,  i  voi.  in  16",  1915).  [Contiene  i  seguenti  capitoli  : 
«  Réparation  des  dommages  ;  préparation  financière  de  l'Angleterre  ; 
préparation  économique  de  l'Allemagne  ;  altération  du  droit  public  ; 
état  de  siège  ;  censure  ;  le  gouvernement  et  la  liberto  ;  le  gouver- 
nement  et  la  loi  ;  contròie  du  Parlement  ;  obligations  militaires  des 
parlementaires  ;  l'administration  locale  ».  È  una  miscellanea  in  cui 
gli  scritti  sono  tutti  notevolissimi  quantunque  gli  autori  godano  di 
non  uguale  fama.  Il  capitolo  di  Ch.  Rist  è  di  un'  autorità  indiscu- 
tibile e  va  segnalato  in  modo  particolare]. 

721.  JoLY  (Henry)  :  Cantre  les  inaux  de  la  guerre.  Action publique  et  action 
privée  (Paris,  1915,  Bloud  et  Gay).  [N.°  29  delle  Pages  actuelles]. 

722.  JoRGA  (N.)  :    Recensione    dell'opera    recente    di    Angelo    Pernice  : 

«  Origine  ed  evoluzione  storica  delle  Nazioni  balcaniche  »  edita  dal- 
l'Hoepli  {Bulletin  de  V Institut  pour  l'Étude  de  l'Europe  Sud-Urien- 
iale,  1915).  [Articolo  molto  favorevole  per  il  dotto  scrittore  italiano]. 

723.  Journal  de  la  Guerre  {Les  Atmales  dir.  par  Ad.  Brisson  et  Yvonne 


IQO    

Sarcey,  Paris,  1915)  :  «  \^q  Journal  de  la  Guerre,  publié  par  Les  An- 
nales,  et  où  se  rencontrent  les  signatures  d'écrivains  tels  que  Paul 
Bourget,  Emile  Faguet,  Henri  Lavedan,  Guglielmo  Ferrerò,  Mgr 
Raudrillart,  André  Lichtenberger,  Charles  Folej-,  etc,  reflète,  de  la 
faron  la  plus  saisissante,  la  portée  patriolique,  littéraire  et  pittoresque 
des  événements  qui  se  déroulent.  On  continue  à  suivre,  avec  un 
méme  intérét,  dans  cette  exceliente  revue,  la  remarquable  sèrie  de 
l'abbé  Wetterlé  (qui  révèle  actuellement  les  mystères  de  la  presse 
reptilienne  allemande)  ;  on  y  peut  goùter  encore  les  poèmes  à  dire 
de  Jean  Aicard,  Henri  de  Régnier,  Georges  Trouillot,  Maurice  Magre, 
Charles  Vogel,  A.  Villeroy  ;  les  chroniques  réconfortantes  d'Yvonne 
Sarcey  et  du  Bonhomme  Chrysale  ;  les  spirituelles  fantaisies  de  Gabriel 
Timmory,  voire  les  chansons  patriotiques  de  Montéhus,  etc.  etc.  »]. 

724.  JouRNAUX  du  front  (Les)  (i  voi.,  Paris,  1915,  Berger-Levrault).  [Ce 
volume  publié  avec  les  documents  d'une  collection  officielle,  com- 
prend  la  reproduction  photographique  du  premier  Numero  de  cha- 
cun  de  ces  journaux  et  des  meilleurs  articles  et  dessins  parus  dans 
les  Numéros  suivants]. 

725.  JoussET  (P.)  :  L'Allemagnc  contemporaine  illustrée  (i  voi.  in  4  , 
588  grav.,  8  cartes  en  coul.,  14  cartes  en  noir  ;  Paris,  Libr.  Larousse). 
[Dello  stesso  autore,  ibidem  :  U Italie  illustrée,  con  784  incis.,  12  tav. 
e  23  carte]. 

726.  Julius  :  Kaiser  ÌVilhebn  versus  conni  Witte  (National  Review,  t.  49, 
1907). 

727.  K[ARASZE\vsKi  ?]  :  La  Pologne  et  la  Guerre.  Extr.  de  la  «  Gaz.  de 
Laus.  y>,  22  janv.  1915.  (Lausanne  et  Paris,  Payot  et  C,  1915,  52  p.  in 
Tó").  [Incomincia  con  l'impostazione  chiara  del  problema:  «  Parmi  les 
calamités  inouies  de  la  guerre  actuelle,  une  question  s'impose:  quelle 
sera  l'issue  de  tant  d'effroyables  souffrances?  La  méme  question  se 
posait  à  l'Europe,  il  y  a  cent  ans,  à  l'epoque  des  guerres  napo- 
léoniennes.  Le  congrès  de  Vienne  se  rèunit  à  la  fin  de  ces  guerres, 
et  Frédéric  Gentz,  le  savant  perspicace  qui  en  fut  l'un  des  éminents 
acteurs,  en  caractérisa  les  travaux  en  ces  termes  :  «  Ceux  qui,  à  l'é- 
«  poque  de  la  réunion  du  congrès  de  Vienne,  avaient  bien  salsi  la 
«  nature  et  les  objets  de  ce  congrès,  ne  pouvaient  guère  se  mé- 
«  prendre  sur  sa  marche.  Les  grandes  phrases  de  «  reconstruction 
«  de  l'ordre  social  »,  de  «  régénération  du  système  politique  de 
«  l'Europe  »,  de  «  paix  durable  fondée  sur  ime  juste  répartition 
«  des  forces  »,  etc.  etc,  se  débitaient  pour  tranquilliser  les  peuples 
«  et  pour  donner  à  cette  réunion  solennelle  un  air  de  dignité  et  de 
«  grandeur  ;  mais  le  véritable  but  du  congrès  était  le  partage  entre 
«  les  vainqueurs  des  dépouilles  enlevées  au  vaincu  ».  —  C'est  ainsi 
que  l'oeuvre  inique  et  manquée  du  congrès  de  Vienne,  fondée  sur 
l'empiètement  des  droits    naturels  et  imprescriptìbles   des   nations. 


—   191   — 

contenait  en  germe  toutes  les  guerres  ultérieures.  —  La  guerre  ac- 
tuelle  aboutira-t-elle  à  un  resultai  pareil  ?  La  paix  qui  la  condura 
sera-t-elle  le  prelude  de  guerres  futures  ou  sera-t-elle  une  paix  juste, 
solide  et  durable  ?  Tel  est  le  problème  dans  toute  sa  gravite  ».  E 
prosegue  eloquentemente  :  «  Si  vous  voulez  savoir  ce  que  peut  de- 
venir la  nation  polonaise  rendue  à  elle-méme,  lisez  ce  qu'en  écri- 
vaient  ses  ennemis  quand  ils  étaient  sincères.  Voici  quelques  lignes 
exlraites  d'un  Mémoire  écrit  par  le  célèbre  ministre  prussien  Stein 
au  commencement  du  XlXe  siede  :  «  On  reprochait  à  la  nation  po- 
lonaise d'étre  frivole,  sensuelle  et  sujette  aux  discordes.  Il  est  vrai 
qu'elle  était  gàtée  par  l'intervention  étrangère,  exercée  durant  deux 
siècles  à  force  de  violences  et  de  corruption.  Mais  dans  son  his- 
toire  antérieure,  aux  XlVe,  XVe,  XVIe,  XVIIe  siècles,  la  Pologne 
apparait  comme  une  nation  édairée,  forte  et  riche  en  hommes  émi- 
nents.  A  coté  de  tous  ses  défauts,  cette  nation  possedè  un  noble 
orgueil,  une  activité,  une  energie,  un  courage,  une  générosité  et  une 
disposition  à  consacrer  sa  vie  pour  la  patrie  et  pour  la  liberté,  ainsi 
que  des  qualités  et  des  talents  nombreux.  La  nation  polonaise  fit 
des  progrès  dans  l'art  de  gouverner  l'Etat  ;  elle  abolit  le  liberum 
veto  dans  sa  Constitution  du  3  mai  1791,  renforca  le  pouvoir  royal 
et  introduisit  la  monarchie  héréditaire....  ».  —  La  Pologne  restituée 
■  et  régénérée  sera  à  l'est  de  l'Europe  le  foj^er  traditionnel  de  la  ci- 
vilisation  fondée  sur  les  principes  de  l'inviolabilité  des  droits  de 
l'homme  et  de  la  nation  ».  —  Finalmente  K.  conchiude:  «  Aujourd'hui, 
en  face  de  tant  de  souffrances  et  de  sacrifices  sanglants,  devant  la 
mine  de  pays  hier  encore  florissants  et  puissants,  l'Europe  ne  se 
montrera-t-elle  pas  plus  sensible,  plus  compatissante  au  malheur  ? 
Après  les  calamités  qui  se  sont  abattues  sur  la  Belgique,  on  ne 
peut  plus  affirmer  que  la  perte  de  l'indépendance  n'est  que  la  con- 
séquence  fatale  des  défauts  d'une  nation  et  qu'elle  est  toujours  dé- 
crétée  par  le  juste  tribunal  de  l'histoire.  -r-  Si  lors  de  la  grande 
liquidation  qui  suivra  la  guerre  actuelle,  la  Pologne  est  encore  une 
fois  oubliée,  la  preuve  sera  faite  que  le  droit  du  plus  fort  continue 
à  régner  en  Europe  avec  toutes  ses  conséquences  funestes  pour  les 
nations  plus  faibles.  Si,  au  contraire,  les  rapports  internationaux 
sont  enfin  fondés  sur  le  droit  et  la  justice,  on  pourra  affirmer  qu'au 
prix  de  souffrances  inouies,  l'humanité  s'est  rapprochée  du  terme 
désiré  de  la  fraternité  des  peuples.  Dans  ce  cas-là,  les  calamités 
présentes  auraient  des  effets  heureux,  et  les  ruines  de  la  Pologne 
et  des  Flandres,  tristes  souvenirs  de  la  barbarie  déchaìnée,  jalon- 
neraient  le  chemin  du  progrès  de  l'humanité.  —  C'est  par  des  mar- 
tyres  que  l'humanité  est  parvenue  à  considérer  la  charité  comme  le 
principe  moral  des  relations  entre  individus.  C'est  par  des  sacrifices 
sanglants  qu'elle  reconnaitra  le  méme  principe   comme  la  base  né- 


—   192  — 

cessaire  des  rapports  entre  les  nations  ».  —  Attraente  è  per  lo  sto- 
rico, il  constatare  con  quanto  genio  profetico  I'Ollivier  ntW Empii  e 
liberal  [Yzx.y  Garnier  ;  l'autore  è  \x^ox\.o  prima  della  Conflagrazione 
ed  il  t.  XVII,  1915,  è  postumo)  e  il  Crispi  nelle  note  raccolte  dal  suo 
medico  e  pubblicate  da  Francesco  Ceraci  nel  Giorn.  d' It.  del  31 
gennaio  1916,  cioè  il  gran  nemico  ed  il  grande  alleato  di  Bismarck 
nel  secolo  XIX,  profetarono  per  il  sec.  XX  la  soluzione  improroga- 
bile della  «  questione  polacca  »,  dicendo  decine  di  anni  fa,  e  scri- 
vendo, cose  che  il  K[arasze\vski]  ora,  dopo  lo  scoppio  della  guerra 
europea,  fa  bene  di  ripetere,  e  ripete  con  molto  acume  e  con  grande 
chiarezza,  ma  non  dice,  certamente,  pel  primo]. 

728.  K[araszewski  ?]  :  La  Pologiie  et  r Europe.  Vedi  Nemi.  [Nemi  è  uno 
dei  collaboratori  della  Nuova  Antologia']. 

729.  Kaeppelin  (Paul),  Agrégé  d'histoire  et  de  géogr.,  docteur  ès  lettres  : 
Carte  de  l'Empire  ottoman  et  des  Détroits,  à  Véchelle  de  i  :  7,500,000", 
(Libr.  Hatier,  8  rue  d'Assas,  Paris,  1915). 

730.  Kalckreuth  (Leopold  Graf),  Presidente  dell'Associazione  degli  ar- 
tisti tedeschi,  Eddelsen  presso  Hittfeld.  Vedi  N.**  2.  [N.  il  15  mag- 
gio 1855  in  Dusseldorf;  prof.  on.  di  pittura  alla  Kunstschule  di 
Stuttgart]. 

731.  Kalken  (F.  van)  :  Histoire  du  Royanme  des  Pays-Bas  et  de  la  Re- 
volution Belge  de  1S30  (Bruxelles,  Lebèque,  1910,  i  voi.).  [Cit.  dal 
Prothero  per  le  origini  della  conflagrazione]. 

732.  Kampf  (Arthur),  Berlino.  Vedi  N.^  2.  [N.  il  28  settembre  1864  ad 
Aachen;  dal  1907  al  19100  stato  Presidente  della  R.  Accademia  di 
Belle  Arti  ;  fece  quadri  relativi  al  periodo  patriottico  prussiano  del 
1S12-1813-1814]. 

733.  Kaulbach  (Fritz  Aug.  v.).  Monaco.  Vedi  N.'^  2.  [N.  il  2  giugno  1850 
in  Monaco,  professore  e  Direttore  dell'Accademia  di  Belle  Arti  di 
Monaco  dove  visse  dal  1871  in  poi  ;  celebre  ritrattista  ;  autore  di 
quadri  dalle  innumerevoli  riproduzioni]. 

734.  Kekule  von  Stradonitz  (D>'  Stephan)  :  Aus  devi  gesellschaftlichen 
Leben  {Lokal-Anzeiger,  Beri.,  1914-15).  [Serie  di  articoli  sull'alta 
società  tedesca  nel  periodo  della  Guerra.  L'autore  si  è  sempre  oc- 
cupato di  Blasone  e  di  Genealogia.  Nato  il  1°  maggio  1863  a  Gand 
(Belgio),  è  stato  ufficiale  d'  artiglieria  ;  ha  pubblicato  «  Goethe  als 
Genealog.  »]. 

735.  Kergomard  (J.  G.).  Vedi  sub  voce  Dcbois  (Marcel). 

736.  Kipp  (Theodor),  Professore  di  Giurisprudenza,  Berlino.  Vedi  N."  2. 
[N.  il  IO  aprile  1862  in  Hannover  ;  celebre  autore  della  Storia  delle 
Fonti  del  Diritto  Romano  ;  vive  in  Charlottenburg]. 

737.  Klein  (Felix),  Professore  di  Matematica,  Gottinga.  Vedi  N.°  2.  [N.  il 
25  aprile  1849  in  Dusseldorf,  membro  della  R.  Accademia  delle 
Scienze  di  Berlino  ;  editore  col  Mayer  e  col  Dyck  dei  JSIath.  Annalen], 


—   193  — 

738.  Klinger  (Max),  Lipsia.  Vedi  N.°  2.  [Scultore,  incisore  e  pittore. 
N.  il  18  febbraio  1857  in  Plagu'itz  presso  Lipsia  ;  visse  dal  1883  al 
1887  in  Parigi  e  dal  1888  al  1892  in  Roma  ;  autore  di  celebri  ritratti 
e  busti  del  Beethoven  e  del  Nietzsche]. 

739.  Knatchbull-Hugessen  (Hon.  C.  M.)  :  Politicai  Evolution  of  the 
Htiìtgarian  Nation  (2  voi.,  London,  National  Review  Office).  [Cit.  dal 
Prothero]. 

740.  Knoepfler  (Alois),  Professore  di  Storia  Ecclesiastica,  Monaco.  Vedi 
N.°  2.  [N.  il  29  agosto  1847  in  Schomburg  ;  nel  biennio  1911-12  è 
stato  Rettore  dell'  Università  ;  autore  di  un  celebre  Manuale  di  Sto- 
ria Ecclesiastica']. 

741.  KocH  (Anton),  Professore  di  Teologia  Cattolica,  Tùbingen.  Vedi 
N."  2.  [N.  il  19  aprile  1859  in  Pfronstetten  nel  Wùrttemberg  ;  Ret- 
tore dell'  Università  nel  1913-14  ;  collaboratore  di  molte  Riviste  di 
Diritto  ecclesiastico  e  di  Teologia]. 

742.  KoTSCHUBEV  (Principe).  Vedi  sub  voce  Mitrofanoff. 

743.  Laband  (S.  e.  Paul),  Professore  di  Giurisprudenza,  Strasburgo.  Vedi 
N.o  2.  [N.  il  21  maggio  1838  in  Breslavia,  membro  dell'Accademia 
delle  Scienze  di  Bologna,  profondo  studioso  della  Scienza  delle  fi- 
nanze del  Regno  tedesco  ;  pubblicò  nel  1896  D.  Deutsche  Kaisertuni\. 

744.  Lacroix  (General  de):  L'offensive  alliée  sur  le  front  occidental  {Le 
Teinps,  Paris,  5  octobre  1915).  [Essendo  il  Lacroix  uno  dei  migliori 
scrittori  militari  francesi,  stimo  opportuno  riferire  il  suo  profondo  e 
geniale  studio  :  «  Tous  les  esprits  et  tous  les  coeurs  sont  en  ce  mo- 
ment et  plus  que  jamais  tendus  vers  les  armées  alliées  qui  combat- 
tent  sur  le  front  occidental.  Une  offensive  s'y  poursuit  depuis  plu- 
sieurs  jours,  et  on  a  le  droit  de  se  réjouir  des  résultats  déjà  obte- 
nus.  Ils  sont  considérables  et  témoignent  de  l'habileté  des  chefs  qui 
ont  concu  et  préparé,  aussi  bien  que  de  la  vaillance  des  soldats  qui 
exécutent.  —  L'engagement  est  general  sur  tout  le  front  et  ainsi 
se  trouve  remplie  une  des  conditions  du  succès.  Il  ne  faut  pas,  en 
effet,  que  l'activité  offensive  se  manifeste  sur  certaines  parties  seu- 
lenient  du  champ  de  bataille  ;  une  accalmie,  méme  relative,  sur  les 
autres  partie,  serait  en  effet  une  indication  pour  l'ennemi,  qui  pour- 
rait  récupérer  les  forces  qui  s'y  trouvent  et  les  transporter  là  où 
l'attaque  se  produit  avecplus  de  force,  là  par  conséquent  où  est  la 
menace.  Dans  la  grande  bataille  engagée,  si  le  principe  :  attaquer 
partout  est  observé,  les  communiqués  soulignent  cependant  spécia- 
lement  deux  actions  qui  se  développent  avec  des  moyens  dépassant 
apparemment  ceux  qui  sont  mis  en  ceuvre  sur  les  autres  parties  du 
front.  Je  veux  parler  de  l'attaque  au  nord  d'Arras  et  de  l'attaque  de 
Champagne.  Il  ne  faudrait  pas,  à  mon  avis,  se  hàter  de  tirer  des 
conclusions  absolues,  au  point  de  vue  des  intentions  du  commande- 
ment,    de  cette   doublé  constatation.  Dans  les    batailles   qui  durent 

25 


—   194  — 

des  semaines  et  des  mois  les  conditions  de  la  lutte  se  moditìent. 
Elles  peuvent  donc,  elles  doivent  méme  influencer  les  vues  du  com- 
mandement  et  l'amener,  le  cas  échéant,  à  prendre  des  résolutions 
adéquates  aux  situations  tactiques  nouvelles  que  font  naitre  les  pha- 
ses  changeantes  de  la  lutte  à  mesure  que  celle-ci  se  développe.  Il 
faut  certes  avoir  un  pian  initial,  base  sur  les  considérations  et  les 
nécessités  stratégiques,  qui  déterminent  un  chef  d'armées  à  livrer 
bataille  ;  mais  celui-ci  n'est  pas  dans  l'obligation  de  s'y  tenir  d'une 
facon  absolue  et  rigide,  si  le  succès  tactique  ne  doit  plus  étre  fonc- 
tion  de  la  conception  primitive.  L'art  consiste  à  prendre,  au  mo- 
ment opportun,  les  décisions  que  comportent  les  circonstances.  En 
un  mot,  il  ne  faut  pas  s'acharner  à  chercher  un  résultat  là  où  les 
chances  de  l'obtenir  n'existent  plus  ou  se  sont  sensiblement  afFai- 
blies.  Je  n'envisage  ici,  bien  entendu,  que  le  cas  general  et  théo- 
rique.  —  Cela  n'infirme  pas  l'idée  de  la  concentration  des  moyens 
au  point  où  on  veut  réussir.  Cette  concentration  est,  en  efifet,  tacti- 
ijuement  parlant,  le  principal  facteur  du  succès,  et  elle  doit  toujours 
peser  sur  les  décisions  du  commandement.  Mais  l'application  doit 
en  étre  faite,  au  cours  de  la  lutte,  de  facon  judicieuse.  C'est  affaire 
au  commandement  de  le  discerner  et  d'assouplir  son  esprit  aux  né- 
cessités de  la  lutte,  de  cette  lutte  qui  ne  finii  pas  en  un  jour,  et 
qui  par  conséquent  a  des  exigences  spéciales  et  variables.  Qu'on 
veuille  bien  pour  s'en  convaincre  arrèter  un  instant  son  esprit  sur 
la  bataille  gigantesque  qui  dure  depuis  cinq  mois  sur  le  front  orien- 
tai. On  y  voit  Hindenburg  changeant  d'objectif,  faisant  des  transports 
de  forces  et  modifiant  sa  manoeuvre  lorsque  la  situation  l'exige.  S'il 
n'a  pas  obtenu  le  résultat  qu'il  voulait,  c'est-à  dire  l'anéantissement 
de  l'armée  russe,  il  a  eu  du  moins  l'idée  de  chercher  la  manoeuvre 
qui  devait,  selon  ses  prévisions,  le  conduire  à  la  réalisation  de  sa 
conception  tactique.  Il  a  échoué  ;  mais  la  raison  en  est,  d'une  part, 
qu'il  n'a  peut-étre  pas  toujours  su  se  ménager  une  supériorité  de 
moyens  suffisants  là  où  il  fallait  frapper,  et,  d'autre  part,  qu'il  a 
trouvé  en  face  de  lui  un  adversaire  dont  les  capacités  manoeuvrié- 
res  ont  déjoué  ses  projets.  —  Dans  un  vieux  traité  de  la  grande 
guerre  que  j'ai  sous  les  yeux,  l'auteur  se  demande  «  ce  que  l'of- 
fensive tactique  doit  vouloir  pour  accomplir  sa  besogne  »,  et  il 
ajoute  «  que  comme  dans  un  combat,  c'est  toujours  le  plus  fort  qui 
«  sera  vainqueur,  la  question  se  pose  de  savoir  comment  une  armée 
«  pourrait  deveìiir  la  plus  forte,  en  face  d'une  autre,  si  elle  n'est  pas 
«  déjà  supérieure  en  nombre  ».  Sa  réponse  est  que  la  première  sera 
la  plus  forte  si  elle  attaque  avec  son  fort  le  faible  de  l'ennemi  ;  et 
il  en  arrive  à  conclure  que  la  formule  de  la  bataille  se  résumé,  au 
point  de  vue  tactique,  dans  les  trois  affirmations  suivantes:  —  Force 
supérieure  contre  force  inférieure  ;  —  Rechercher  et  utiliser  le  faible 


—   195  — 

de  l'adversaire  ;  —  Des  masses  sur  le  point  décisif.  —  Cette  for- 
mule peut  paraìtre  simpliste,  mais  elle  est  vraie,  et  contient  en 
•  germe  l'idée  de  manneuvre  et  di  application  des  forccs.  Elle  doit  donc, 
pendant  tout  le  cours  de  la  lutte,  étre  une  des  préoccupations  du 
commandement.  Il  en  résulte  que  la  décision  peut  ne  pas  se  pro- 
duire  fatalement  là  où  l'effort  principal  s'est  manifeste  au  début.  — 
L'offensive  des  alliés  sur  le  front  occidental  a  été  parfaitement  con- 
i;ue  et  préparée.  Elle  atteste  une  idée  de  manoeuvre  conforme  aux 
exigences  de  la  situation  et  à  la  plus  saine  doctrine.  On  peut  donc 
avoir  la  foi  la  plus  entière  dans  sa  réussite.  Le  cerveau  a  bien 
con^u;  l'élan,  le  courage  et  l'héroisme  des  soldats  feront  le  reste. 
Les  premiers  résultats  doivent  étre  considérés  comme  les  fruits  d'un 
très  grand  succès,  et  je  vois,  autant  qu'il  est  possible  d'en  juger, 
dans  le  combats  qui  se  livrent  sur  tout  le  front,  une  exécution  éner- 
gique,  sùre  et  bien  suivie,  de  méme  que  l'application  la  meilleure 
des  règles  tactiques.  Je  n'en  veux  d'autre  preuve  que  le  déborde- 
ment  de  Lens  au  nord  et  au  sud.  Du  coté  du  front  orientai,  je 
trouve  chez  nos  alliés,  ainsi  que  je  l'ai  toujours  dit,  beaucoup  d'hé- 
roìsme  et  beaucoup  d'habileté.  Les  armées  de  Hindenburg  s'achar- 
nent  sur  Dvinsk,  et  l'on  comprend  l' importance  qu'a  pour  elles  la 
possession  de  cette  place,  qui  leur  assurerait  une  couverture  et  une 
sécurité  pour  leur  mouvement  offensif  vers  l'est  et  leur  donnerait 
au  surplus  la  possibilité  de  manoeuvrer  sur  les  deux  rives  de  la 
Dvina.  J'ai  déjà  eu  l'occasion,  dans  un  précédent  article,  de  mon- 
trer  la  valeur  qu'a  cette  rivière  entre  Riga  et  Dvinsk,  aussi  bien 
pour  les  Russes  que  pour  les  Allemands,  comme  base  offensive  ou 
défensive.  On  concoit  donc  l'intérét  qu'ont  nos  ennemis  à  s'achar- 
ner  sur  la  forteresse  russe  ;  mais  il  est,  par  contre,  réconfortant  de 
constater  que  leurs  tentatives  sont  vaines.  L'effort  allemand  se  pour- 
suit  vers  Minsk,  parce  que  l'état-major  du  Kaiser  est  hanté  par  les 
souvenirs  de  la  manoeuvre  de  1812  ;  il  est  manifeste  qu'il  vise  la 
trouée  entre  la  Haute-Dvina  et  le  Dniéper,  qui  s'ouvre  de  Vitebsk 
à  Orscha.  Il  n'y  est  pas  encore,  et  si  les  Russes  ont  été  obligés, 
pour  les  raisons  que  chacun  sait,  de  livrer  à  l'ennemi  une  partie 
de  leur  territoire,  on  peut  dire  que  le  pian  allemand  a  définitìve- 
ment  échoué.  Il  faut  savoir  attendre  le  moment  où  nos  alliés,  ayant 
récupéré  les  forces  dont  ils  ont  besoin,  chasseront  l'ennemi  dans 
ime  vigoureuse  offensive  »]. 

745.  Renan  (Noemi).  Vedi  sub  voce  Beaunier   (A). 

746.  Lamprecht  (Karl)  Professore  di  Storia,  Lipsia.  Vedi  N."  2.  [Del 
Lamprecht,  che  pubblicò  nel  1913  un  magistrale  e  piccolo  ma  suc- 
coso volume  :  Dcr  Kaiser,  Versuch  einer  Charakteristik,  ho  tradotto 
per  la  rriia  Rivista  di  Roma  il  capitolo  che  mi  parve  più  significativo 
di  questa   monografia   su  Guglielmo,  e  lo  pubblicai   nel   primo  se- 


—    196  — 

niestre  del  1914,  alla  vigilia  della  guerra.  Rinvio  i  lettori  alla  pre- 
fazione e  alle  note  mie,  dove  cercai  di  tratteggiare  la  grande  figura 
dello  storico  tedesco.  Qui  ricorderò  solo  l'attiva  propaganda  patriot- 
tica da  lui  fatta  in  questi  ultimi  anni,  specie  col  suo  profondo  stu- 
dio sugli  anni  1809-1815  e  sulle  Guerre  di  Libertà  in  Germania.  E 
nato  il  25  febbraio  1856  a  Jessen,  Sassonia]. 
747.  Lamv  (Etienne),  de  l'Académie  francaise  :  Du  Xl'III^  siede  à  l'An- 
née  sublime  (N.°  4  delle  Pages  actuelles,  Parigi,  1914,  Bloud  et  Gay 
editori).  [Il  Lamy  è  direttore  della  celebre  Rivista  parigina  Le  Cor- 
respondanf,  storico  geniale,  accademico  autorevole,  uomo  politico  fra 
i  più  eminenti  del  partito  conservatore.  —  A  proposito  del  Lamy, 
citiamo  qui  un  brano  di  una  interessante  lettera  inviataci  dal  nostro 
collaboratore  Canonico  Giselle,  segretario  del  Comité  Catholique  de 
Propagande  Frangaise  à  l' Etranger :  «  Le  Mémoire  des  Catholiques 
allemands  qui  precèda  en  l'annoncant  la  réponse  rédigée  par  le  Dr. 
Rosenberg  au  livre  publié  par  notre  Comité  «  La  Guerre  allemande 
et  le  Catholicisme  »  portait  77  signatures.  Elle  sont  montées  au  nom- 
bre  de  126,  qui  aujourd'hui  figurent  au  frontispice  de  cet  ouvrage. 
Ce  groupe  de  Catholiques  allemands  reproche  à  leurs  frères  dans 
la  foi,  les  Catholiques  de  France,  de  «  diviser  l'Eglise  »  et  d'empé- 
cher  la  paix.  Le  grief  est  assez  inattendu  de  la  part  de  nos  «  agres- 
seurs  ».  Qui  donc  a  commencé  la  guerre,  sinon  1'  Allemagne  ?  Et  à 
supposer  qua  les  Allemands  ignorent  ancore  l'histoire  contemporaine 
au  point  d'admettre  la  thèse  de  leur  Livre  Blanc,  il  ne  faut  pas  leur 
laisser  oublier  que  notre  Comité  lui  aussi  se  défend  et  n'a  été  fonde 
que  pour  répliquer  aux  attaques  systématiques  de  leur  propagande 
qui  représentait,  dans  les  pays  neutres,  la  France,  prétendue  athée, 
comme  le  danger  suprème  de  1'  Eglise  catholique.  La  manoeuvre 
n'était  ni  loyale  ni  pacifique,  et  les  126  signataires  du  Mémoire  al- 
lemand  ont  donc  grand  tort  de  nous  reprocher  de  vouloir,  par  Chauxn- 
nisme,  comme  ils  disent,  une  guerre  à  outrance,  sans  espérances  de 
paix.  La  paix,  nous  la  voulons,  autant  et  plus  qu'eux,  mais  une  paix 
solide  et  durable,  qui  ne  soit  pas  à  la  merci  d'une  violation  de  traité, 
puisque  les  traités  deviennent  caducs  chez  eux  dès  que  la  nècessité 
fait  loi,  puisque  leur  philosophie  admet  et  autorise  l'Etat,  la  Nation 
ou  l'Empereur  à  user  d'une  morale  à  part  qui  les  dèlie  de  tout  enga- 
gement sous  le  prètexte  commode  de  légitime  dèfense.  —  Quelle 
paix  voulons-nous  ?  La  paix  fondèe  sur  le  droit  et  lajustice,  la  paix 
qui  répare  les  violations  des  territoires  envahis  et  ravagès,  qui  in- 
demnise  les  victimes  de  l'horrible  et  injuste  guerre  déchaìnèe  sur 
le  monde  par  l'ambition  d'un  peuple  perverti  d'orgueil.  Et  pour  cela 
la  victoire  des  Alliés  devra  briser  le  Militarisme  issu  d'une  doctrine 
philosophique  antichrétienne.  Les  origines  morales  ou  plutòt  immo- 
rales  de  la  guerre  issue  du  pouvoir  allemand  ont  été  étudiées  à  part 


—  197  — 

(voir  le  §  VII).  —  Il  sera  utile  d'en  examiner  les  conséquences,  à 
savoir  ce  dessein  préconcu  d'une  hégémonie  absolue  de  l'Allemagne, 
soi-disant  nation  privilégiée,  sur  les  autres  peuples  du  monde,  ad- 
mis  à  la  servir;  ce  pian  d'  investissement  universel  de  tous  ses  voi- 
sins  par  tous  les  moj'ens.  Aussi  bien  par  le  commerce  doublé  d'es- 
pionnage  que  par  le  fcr  et  par  le  feti,  suivant  la  devise  de  cette 
dynastie  militaire  qui  a  pétri  l'Allemagne  à  son  image.  Oue  les  théo- 
ries  philosophiques  soient  une  cause  ou  un  effet,  qu'elles  aient  pour 
mission  de  traduire  ou  de  justifier  après  coup,  si  non  d'inspirer  et 
de  développer  les  instincts  ataviques  des  Germains  habitués  à  faire 
de  la  guerre  une  source  de  profits  et  de  pillages,  peu  importe  :  le 
resultai  final  demeure  le  méme  et  les  vaincus  auraient  le  malheur 
de  le  constater  trop  tard.  —  Ces  le9ons  utiles  peuvent  ètra  étudiées 
à  temps  et  avec  fruit  dans  les  ouvrages  suivants  que  nous  recom- 
mandons  à  l' impartialité  des  lecteurs  :  E.  Lamy,  Du  XVIII'»'  Sie- 
de à  l'année  terrible  ;  C.  Jullian,  Rectitude  et  perversion  du  Sens 
national  ;  Daudet,  De  Kant  à  Krupp;  Roure,  Patriotisme  et  Impé- 
rialisme  ;  Hébrard  de  Villeneuve,  La  France  de  demain;  A.  Bau- 
DRiLLART,  Jeanne  la  Liberatrice.  Les  auteurs  de  ces  travaux  et  plus 
encore  les  matières  qu'ils  ont  traitées  se  recommandent  assez  à  l'at- 
tention  des  penseurs  ».  Chanoine  E.  Griselle,  Doct.  ès-Lettres]. 

748.  Langlois  (General).  Vedi  sub  voce  Le  Rond. 

749.  La  Tour  (de).  Vedi  Imbart  de  La  Tour. 

750.  Laubeuf,  anc.  ing.  en  chef  de  la  Marine  :  Sous-marins  et  Submer- 
sibles,  leur  développentent,  leur  róle  dans  la  guerre,  leur  róle  dans 
l'avenir.  Les  Sous-marins  allematids,  (i  voi.  in  8",  24  dessins,  24 
photogr.,  Paris,  25  juin  1915,  Libr.  Delagrave).  [AI  concorso  dei  sot- 
tomarini francesi,  concorso  il  cui  programma  fu  pubblicato  il  20  febbr. 
1896,  prese  parte  il  Laubeuf,  ed  il  suo  collega  Olivier  Guihéneuc 
(Dreadnought  ou  submersibile  ? ,  Paris,  Perrin,  1915,  p.  11)  scrive:  «On 
voit  aujourd'hui  que,  bien  qu'il  n'ait  pas  été  classe  premier  à  cette 
epoque,  M.  Laubeuf  produisit  la  solution  de  beaucoup  la  meilleure, 
bien  supérieure,  quoi  qu'on  en  ait  dit,  à  celle  de  I\I.  l'ingénieur  ci- 
vil  Forest,  le  plus  redoutable  de  tous  ses  concurrents.  —  M.  Laubeuf 
a  réalisé  le  premier  torpilleur  submersible,  comme  Fulton  a  réalisé 
le  premier  sous-marin  militaire  et  nous  devons  ajouter  que  là  ne  se 
bornent  pas  les  mérites  du  constructeur  du  Narval.  On  doit  encore 
lui  reconnaitre  celui  d'avoir  tenu  ferme  à  ses  idées  au  point  de  leur 
sacrifier  une  carrière  officielle  déjà  brillante  ».  La  guerra  che  il  Mi- 
nistro borghese  della  Marina,  Pelletan,  fece  al  Laubeuf,  lo  allontanò, 
purtroppo,  dal  Ministero  della  Rue  Royale.  —  Guihéneuc  e  Laubeuf 
sono  i  migliori  scrittori  francesi  contemporanei  che  si  sieno  occupati 
della  grave  e  complessa  questione  dei  sommergibili,  della  quale  in 
Italia  scrissero,  fra  gli  altri,  l' illustre  ammiraglio  Mazzinghi  [Pau- 


—  198  — 

savio  del  Corriere  della  Sera)  ed  il  nostro  ottimo  collaboratore  co- 
mandante Bravetta  ;  vedi  sub  vocibus  e  cfr.  gli  art.  nello  Yacht  di- 
retto da  M.  C.  N.  BoYN  e  quelli  nel  Times  dell'  Amm.  Sir  Percv 
ScoTT,  il  grande  profeta,  cui  purtroppo  l' Inghilterra,  nel  1913,  non 
diede  abbastanza  ascolto  !]. 

751.  Laudet  (Fernand)  :  La  mission  catholique  de  la  Frauce  [ot^s.,  Paris, 
1915,  Bloud  et  Gay).  [Pubbl.  sotto  gli  auspici  del  Com.  cath.  de  pro- 
pagande fr.  à  Vétr.,  presieduto  da  Mgr.  Baudrillart.  —  Il  Laudet 
è  il  notissimo  direttore  della  Revue  hebdomadaire  del  Plon]. 

752.  Lauzel  :  Deutschland  iìber  Alles  ou  la  Folie  pangcrmatiiste.  Traduit 
sur  le  manuscrit  inédit  du  Professor  X...  par  Maurice  Lauzel  (Pari? 
Impr.  Paul  Dupont,  Thouzellies  directeur^  ;  Librairie  H.  Floury,  3 
avril  1915,  47  p.  in  8°).  [Serie  intitolata  :  La  Grande  Guerre]. 

753.  Lavisse  (E,)  et  Prévost  (M.),  de  TAcad.  francaise,  directeurs.  La 
Revtie  de  Paris  (Paris,  Calmano  Lévy,  1914-15-16).  [Revue  bimen- 
suellej. 

754.  Lavisse  (E.)  et  Rambaud  (A.):  Llistoire  generale,  du  IV'  siede  à 
nos  jours  (Paris,  Armand  Colin,  1901).  [Il  Prothero  indica  fra  le  op. 
di  consultazione  il  t.  XII  :  «  Le  Monde  contemporain,   1870-1900  »]. 

755.  Law  (Bonar),  ministro  inglese.  Vedi  Asquith  (Disc,  del  4  sett.  '14). 

756.  Lechartier  {G.y.  La  Charité  et  la  Guerre.  Tableaux  et  Croquis  {Vdn.y 

1915,  Bloud  et  Gay).  [N.o  27  delle  Pages  actuelles']. 

757.  Lecomte  (Maxime).  Vedi  Levi  (L'-Col.  Camille). 

758.  Lécer  (Louis):  Histoire  de  l'Autriche-I-Iongrie.  [C'it.  dal  Prothero: 
«  Translated  into  English  by  Mrs.  Birkbeck  Hill,  vvith  Preface  by 
E.  A.  Freeman.  Goes  down  to  1889  ».  Edito  in  Londra  dal  Riving- 
tons  nel  1889  ;  utile  per  le  origini  della  confiagrazione  europea]. 

759.  Lemonnier,  émigré  de  Saint-Quentin.  Vedi  sub  voce:  Bachet  et 
Lemonnier. 

760.  Lenard  (Philipp),  Professore  di  Fisica,  Heidelberg.  Vedi  N.'^  2.  [N. 
nel  1862  a  Pozsony;  ebbe  il  premio  Nobel  per  la  fisica  nel  1905  ;  è 
membro  della  R.  Accademia  dei  Lincei  di  Roma]. 

761.  Lenz  (Maximilian),  Professore  di  Storia,  Amburgo.  Vedi  N.°  2.  [Nel 
proclama  Alle  Nazioni  Civili.'  figura  la  firma  «  ISIaximilian  Lenz, 
professore  di  .Storia,  Amburgo  »  ma  credo  si  tratti  invece  del  celebre 
storico  Max  Lenz,  membro  dell'Istituto  Storico  Prussiano  di  Roma, 
professore  all'Università  di  Berlino,  autore  di  una  celebre  Critica  dei 
Pensieri  e  Memorie  del  Bismarck,  autore  (1902)  della  Storia  di  Bis- 
niarck  e  del  Napoleon  (1905);  egli  è  nato  il  13  giugno  1850]. 

762.  Le  Rond  (Capitaine):  Le  Canon  à  tir  rapide  et  l'Ins Irne tion  de  l'Ar- 
tìllerie  (20  ed.,  i  voi.  in  8"  de  82  p.,  Paris,  juin  1915,  Libr.  Ch.- 
Lavauzelle),  [Avec  préface  de  M.  le  General  Langlois,  Ancien  raem- 
bre  du  Conseil  Supérieur  de  la  Guerre.  Orné  de  2  croquis  hors-texte]. 

763.  Le  Rond  (Capitaine)  :  Préparation  de  l'Artillerie  à  la  Bataille,  tirs  en 


—    199   — 

plcins  champs  (ae  ed.,  i  voi.  in  8°  de  132  p.,  avec  io  cartes  hors- 
texte,  Paris,  juin  1915,  Libr.  Ch.-Lavauzelle).  [Avec  Préface  du  Ge- 
neral Langlois.  Ouvrage  honoré  d'une  souscription  du  Ministère  de 
la  Guerre]. 

764.  Le  Rov  (Mgr.).  Vedi  sub  voce  Baudrillart. 

765.  Levi  (L*-Co1.  Camille)  et  Lecomte  (Maxime):  La  Neutralité  Belge 
et  l'Invasion  Allemande  (Paris,  Charles-Lavauzelle  ed.,  i  voi.  in  8°). 
[Straordinariamente  profetico;  stampato  alla  vigilia  della  guerra.  Il 
ten.  col.  Levi  è  ora  morto]. 

766.  Levden:  Pro  Imperatore  {Deutsche  Rundschau,  t.  138,   1909). 

767.  LiCHTENBERGER  (Henri):  L'opinion  américaine  et  la  guerre  (Pax. ,  1915, 
Bloud  et  Gay).  [N.°  36  delle  Pages  actuelles.  Il  L.  è  celebre  scrittore, 
collaboratore  della  Revue  de  Paris  ;  i  suoi  libri  sono  editi  dalla  Casa 
Felix- Alcan  di  Parigi.  —  I  Lichtenberger  sono  tutti  notissimi  scrit- 
tori, usciti  da  una  famiglia  di  Strasburgo  trapiantatasi  a  Parigi.  — 
Carlo-Ernesto,  nato  il  22  sett.  1847  a  Strasburgo,  è  morto  il  6 
die.  1914  a  Versailles  ;  si  è  occupato  di  Shakespeare,  del  Goethe 
(specie  del  Faust)  ;  di  lui  scrisse  Camille  Pitollet  negli  Studi  di  fi- 
lologia mod.,  a.  VII,  1914,  fase.  1-2,  dir.  da  Guido  Manacorda  di 
Napoli.  —  Federico  fu  dal  '64  al  '72  prof,  di  teologia  protestante 
a  Strasburgo,  poi  a  Parigi  ;  morì  a  Versailles  or  son  12  anni.  —  Emilio, 
architetto  a  Miilhausen,  poi  a  Parigi,  morto  nel  '77,  lasciò  due  figli: 
l'uno,  Enrico,  prof,  di  letteratura  tedesca  alla  Sorbona,  autore  di 
studi  sui  Nibelunghi,  sul  Nietzsche,  sul  Wagner  ;  1'  altro,  Andrea, 
uno  dei  migliori  romanzieri  attualmente  viventi  in  Fiancia,  collabo- 
ratore ^t\y Opinion,  delle  Annales  e  della  Revue  de  Paris.  —  L'at- 
tività, il  patriotismo,  gì'  ideali  di  queste  due  generazioni  di  una  bella 
e  sana  famiglia  di  pensatori  e  di  scrittori,  fanno  ricordare  quelle 
«  generazioni  »  di  Dumas  o  di  Daudet  che  nella  letteratura  francese 
non  sono  rare,  ma  che  da  noi  non  si  verificano]. 

768.  Liebermann  (Max),  Berlino.  Vedi  N.o  2.  [Celebre  pittore,  nato  il  20 
luglio  1847  in  Berlino;  premiato  alla  Esposizione  di  Venezia;  mem- 
bro della  Société  Nationale  des  beaux-arts  di  Parigi]. 

769.  LiszT  (Franz  von),  Professore  di  Giurisprudenza,  Berlino.  Vedi  N.°  2. 
[Membro  del  Reichstag  dal  191 2,  membro  della  Académie  Roj'ale  des 
Sciences  di  Bruxelles;  nato  il  2  marzo  1851  in  Vienna;  uno  dei  fon- 
datori della  Zeitschr.  f.  d.  ges.  der  Straf.-ÌViss.']. 

770.  Livre  bleu  anglais  {Le  second).  Correspondance  relative  aux  événe- 
ments  qui  ont  amene  la  rupture  des  relations  avec  la  Turquie.  {Pages 
d'histoire,  1914-1915,  i  voi.  de  206  p.,  Paris,  juin  1915,  Berger-Le- 
vrault). 

771.  Livre  rouge  (Le).  Les  atrocités  allemandes  en  France  (Paris,  Impr. 
Lecoq,  Mathorel  et  Ch.  Bernard,  Bibliothèque  des  ouvrages  documeu- 
taires,  16  rue  Alph. -Daudet,  3  avril  1915,  62  p.  in  8°).  [Rapport  of- 


200    

ficiel  et  in  extenso,  présente  à  M.  le  Présldent  du  Conseil  (Viviani) 
le  7  janvier  1915,  par  la  Commission  instituée  en  vue  de  constatar 
les  actes  commis  par  l'ennemi  en  violation  du  droit  des  gens  (décret 
du  23  sept.  1914)]- 

772.  LivRE  rouge  belge  (Le).  Les  atrocités  allemaìides  en  Belgiqtie  (Paris 
Impr.  Lecoq,  Mathorel  et  Ch.  Bernard,  Bibliothèque  des  ouvrages 
documentaires,  16  rue  Alph.-Daudet,  1914,  64  p.  in  8°),  [«  Recueil 
des  rapports  officiels  et  in  extenso  présentés  à  M.  Carton  de  Wiart. 
Ministre  de  la  Justice  du  Royaume  de  Belgique,  par  la  Commission 
d'enquéte  instituée  par  le  Gouvernement  belge  sur  la  violation  des 
règles  du  droit  des  gens,  des  lois  et  coutumes  de  la  guerre  (décret 
du  8  aoùt  1914)  »]. 

773.  LiVRE  vert  iialieji  (Le).  {Pages  d' Hisioire,  1914-1915,  i  voi.,  Paris, 
1915,  Berger-Levrault). 

774.  Lodge  (Oliver)  :  La  Guerra  (Scientia,  febbraio  1915).  [Secondo  il 
Lodge  la  guerra  presente  è  un  conflitto  fra  due  ideali  di  governo  : 
«  Da  un  lato  l'ideale  inglese  di  una  confederazione  di  Nazioni,  di 
un  gruppo  di  Stati  amici,  più  grandi  gli  uni,  gli  altri  più  piccoli  ; 
gli  uni  più  forti  e  gli  altri  più  deboli,  ma  tutti  operanti  d'accordo 
e  contribuenti  ciascuno  per  conto  proprio  al  bene  dell'umanità  e  al 
progresso  del  mondo.  Dall'  altro  lato  l'ideale  prussiano  d'un  solo 
Stato,  esaltato,  dominante  tutti  gli  altri,  che  realizzi  la  sua  volontà 
dispoticamente,  imponendo  i  suoi  costumi,  il  suo  insegnamento,  la 
sua  cultura  a  tutto  il  resto  del  mondo  ».  Regnano,  secondo  il  Lodge, 
in  Germania,  due  errori  :  la  glorificazione  della  guerra  fondata  su 
una  falsa  interpretazione  del  darwinismo,  e  l'esaltazione  della  forza 
con  la  credenza  nella  supremazia  assoluta  dello  Stato.  —  Sul  quale 
argomento  trovansi  particolari  assai  più  minuti  che  nel  Lodge  nella 
prima  parte  del  bellissimo  libro  di  Joseph-Barthélemy  (prof,  nella 
facoltà  di  giurisprudenza  parigina  e  nella  Ecole  Libre  des  Se.  poli- 
tiques)  intitolato  :  Les  iiistitiitions  politiques  de  l' Allemagne  co?itempo- 
raine  (Paris,  Félix-Alcan,  1915)  che  ha  il  gran  pregio  di  esser  fondato 
sulle  opere  e  sui  discorsi  dei  giuristi,  dei  professori,  dei  deputati  e 
degli  uomini  di  Stato  tedeschi,  sicché  non  si  può  certo  accusare  il 
dotto  professore  francese  di  travisare  o  di  rendere  infedelmente  e 
incompletamente  il  pensiero  dominante  in  Germania]. 

775.  LoRiN  (H.),  Prof,  à  l'Un.  de  Bordeaux:  U héroìque  Serbie  (N.»  5  delle 
Pages  Actuelles  edite  da  Bloud  et  Gay,  Parigi  19 14).  [Conferenza 
data  a  Bordeaux  sotto  gli  auspici  dei  Débats,  qui  riveduta  e  aumen- 
tata e  già  stampata  nel  giornale  dei  Débats;  molto  eloquente  e,  an- 
che, dottissima]. 

776.  Louis  (Paul):  L'Europe  nouvelle  {La  Démocratie  et  la  guerre  ;  les 
Socialistes  allemands  ;  le  Sort  de  l'Autriche;  l'Evoluiion  italienve  : 
l'Evoltition    rouvtaine  ;  la  Diplomatie  Allemande  ;  la  Grece  et  l'Eu- 


201     

rope;  le s  petite s  Nations).  (Paris,  Félix-Alcan,  1915,  132  p.  in  8). 
[«(  Sous  ce  titre,  M.  Paul  Louis,  dont  on  se  rappelle  les  ouvrages 
sur  le  mouvement  ouvrier,  réunit  des  articles  qui  ont  paru  de  19 14 
à  1915  dans  la  Reime  Bleue  et  le  Mercure  de  France.  —  M.  Paul 
Louis  raconte  en  un  style  net  et  rapide  comment  le  principe  des 
nationalités  a  réagi  durant  la  crise  européenne  et  comment  ce  prin- 
i  ipe  a  domine  les  évolutions  respectives  de  l'Italie,  de  la  Grece,  de 
la  Roumanie,  etc.  —  Il  défend  avec  éloquence  le  droit  des  petites 
nations  dont  il  évoque  le  ròle  historique.  Il  étudie  les  bases  sur  les- 
quelles  l'Europe  devra  reposer  demain,  si  la  volonté  des  peuples 
est  respectée  ;  il  présente,  en  tirant  arg:ument  des  évènements  ré- 
cents,  une  apologie  de  la  démocratie  qui  paralyse  les  attentats  cri- 
minels  contre  les  nations.  —  Pour  ètre  bref,  ce  petit  livre  n'en  est 
pas  moins  rempli  d'idées  suggestives  ».  —  Conclusion  ip.  129-131): 
«  Dans  l'Europe  qui  sortirà  renouvelée,  rajeunie,  du  prochain  con- 
grès de  la  paix,  les  petites  nations  garderont  leur  place.  Les  puis- 
sances,  qui  se  piquent  de  libéralisme  et  qui  ont  resistè  aux  tendan- 
ces  dominatrices  du  monde  germanique,  auront  le  devoir  non  seu- 
lement  de  niaintenir  leur  existence,  mais  encore  de  leur  conférer 
le  maximum  de  garanties.  Ces  puissances  ont  déclaré,  répété  à  main- 
tes  reprises,  qu'elles  ne  luttaient  pas  pour  l'hégémonie,  mais  pour 
l'équilibre,  et  de  fait,  méme  si  l'un  des  Etats,  qui  ont  participè  à 
la  coalition  contre  l'Allemagne  et  l'Autriche,  nourrissait  des  visées 
ambitieuses,  comment  les  satisferait-il  ?  Ce  n'est  pas  lui  qui  aura 
vaincu  les  deux  Empires,  mais  la  coalition  dont  il  était  l'un  des 
élèments  :  ni  la  France,  ni  l'Angleterre,  ni  la  Russie  n'aurait  pu  se 
flatter  de  l'emporter  isolément.  L'oeuvre  collective  accomplie  ne  sau- 
rait  toumer  à  l'avantage  d'une  seule.  Si  donc  les  Etats  alliés  ont 
vraiment  combattu  contre  toute  prépondérance  tyrann'que  et  vexa- 
toire,  ils  s'attacheront  à  sauvegarder,  en  la  fortifiant,  la  vitalité  des 
petites  nations,  dont  le  ròle  vient  d'étre  succinctement  trace,  et 
dont  la  disparition  ou  l'affaiblissement  preparerai!  des  attentats  nou- 
veaux  à  l'équilibre,  j'écrirais  volontiers  à  l'harmonie  de  l'Europe. 
Nul  ne  pourrait  souhaiter  que  le  monde  fùt  plié  à  une  seule  disci- 
pline, ni  méme  à  deux  ou  trois.  Le  maintien  des  peuples  secon- 
daires  est  en  contradiction  absolue  non  seulement  avec  le  panger- 
manisme  ou  le  panslavisme,  qui  tendraient  à  établir  un  seul  regime, 
ime  seule  organisation  sur  des  espaces  immenses,  mais  avec  tous 
les  impérialismes.  Leur  suppression  rendrait  notre  continent  inhabi- 
table  :  ils  y  mettent  de  la  variété,  de  la  liberté,  tout  ce  que  com- 
battent  et  détestent  les  grands  Empires.  Ils  constituent  un  défi  aux 
conquérants  et  s'ils  avaient  toujours  connu  leur  devoir  ils  auraient 
rappelé  ces  conquérants,  en  usant  de  leur  faiblesse  méme,  au  res- 
pect  des  engagements   signés.  —  Peut-étre,  dans  la  crise    de  1914- 

26 


202 

igiS)  n'ont-ils  pas  suffisaniment  compris  l'opportuiiité  d'un  tei  acte, 
l'un  des  plus  nobles  qui  leur  pussent  incomber.  Peut-ètre  cédant 
les  uns  à  la  crainte,  les  autres  à  une  illusion  ou  à  une  conception 
erronee  des  faits,  ou  encore  à  l'instinct  de  lucre  qui  animait  les 
classes  dirigeantes,  n'ont-ils  pas  protesté,  conime  il  convenait,  contre 
la  violence  faite  à  la  Belgique,  l'un  d'entre  eux.  La  portée  morale 
d'une  flétrissure,  lancée  à  l'Allemagne  et  à  l'Autriche  par  la  col- 
lectivité  des  petites  nations,  eùt  été  sùrement  immense  dans  le  pré- 
sent  et  dans  l'avenir.  Sans  rompre  leur  neutralité,  la  Hollande,  la 
Suisse,  les  Pays  Scandinaves,  d'autres  encore,  qui  ont  participé  aux 
conférences  de  la  Haye,  à  toutes  les  assises  où  le  droit  internatio- 
iial  s'est  élaboré,  auraient  pu  faire  entendre  leur  voix.  C'eùt  été 
une  intervention  glorieuse.  Il  est  regrettable  que  ni  un  grand  pen- 
seur,  issu  de  l'une  de  ces  contrées,  ni  un  homme  politique  influent 
n'ait  assume  cette  initiative.  Le  róle  des  nationalités  secondaires 
se  fùt  marqué  encore  sous  un  jour  nouveau.  Mais  tei  quel,  il  a  été 
suffisant  dans  l'histoire,  et  il  reste  assez  important  pour  que,  —  en 
dehors  méme  des  considérations  de  simple  justice,  —  on  assigne  au 
Congrès  de  demain  la  tàche  de  les  garantir  contre  tout  perii  ».  — 
Gli  articoli  che  sono  raccolti  in  questo  prezioso  volume  sono  tutti 
anteriori  alla  guerra  dichiarata  dall'Italia  all'Austria  ed  alla  Turchia]. 

777.  LucHAiRE  (Julien),  Direttore  dell' Institut  Francais  di  Firenze:  La 
crisi  morale  della  Francia  nei  mesi  scorsi  {Nuova  Antologia,  16  genn. 
1915,  p.  260-270).  [Sottile  e  geniale  analisi  dell'anima  collettiva  di 
questa  nobilissima  Nazione  che  ha  saputo  eliminare  nei  primi  sei 
mesi  della  guerra  tutti  i  più  gravi  suoi  difetti  e  ridar  vita  alle  sue 
più  caratteristiche  e  grandi  virtù  di  razza]. 

778.  Ludo  :  Les  Mèches.  Souvenirs  de  guerre,  1914-igi^  (Paris,  Impr.  L. 
Hubert,  3  avril  1915,  2  pages  gr.  in  8°).  [Monologo.  «  Chez  1'  Auteur, 
60  rue  du  Kremlin,  Kremlin-Bicétre  »]. 

779.  LuGAN  (Abbé):  Méditations  sur  la  Guerre  (ops.  in  16,  Par,,  1915, 
Bloud  et  Gay  ed.). 

780.  LUMBROSO  (Dott.  Alberto).  Vedi  sub  voce  Cesarò. 

781.  LuMBROSO  (Dott.  Alberto).  Vedi  sub  voce  Reclam  junior  (Ph.). 

782.  LuzzATTi  (Luigi):  Per  la  Polonia  {Corriere  della  Sera,  21  febbr.  1915). 
[È  urgente  la  necessità  d'illuminare  l'opinione  pubblica  italiana  in- 
torno alla  vera  situazione  della  Polonia  ;  nobile  scopo  al  quale  l'ono- 
revole Domenico  Oliva  ed  io  dedichiamo  il  meglio  dei  nostri  sforzi 
col  nostro  Comitato  Pro  Polonia  (vedi  Rivista  di  Roma,  10-25  gen- 
naio 1915).  L'articolo  del  Luzzatti  è  pieno  di  errori.  Ma  come  sì 
potrebbero  raddrizzare  le  idee  dell'on.  ex-Presidente  del  Consiglio  ? 
La  storiella  da  lui  narrata  del  Pope  che  salva  gli  Ebrei  dalle  mani 
dei  Polacchi,  farebbe  ridere,  se  chi  lav'ora  in  Europa  per  la  Polonia 
non  piangesse  ai  funesti  effetti  morali  che  le  fiabe  dell'on.  Luzzatti 


203    — 

possono  produrre  nei  paesi  lontani  dell'Occidente,  dove  s'ignora 
quanto  siano  liberali  i  Polacchi  e  tolleranti  in  materia  religiosa,  e 
come  siano  abili  i  governi  dei  tre  Imperi  a  trovare  degli  agenti  che 
diffondano  false  informazioni.  Dal  nostro  valente  compatriota  conte 
W.  Olzewski,  avvocato  bolognese,  ma  discendente  di  Polacchi,  ri- 
ceviamo la  traduzione  di  una  replica  al  Luzzatti  comparsa  nella  co- 
lonna prima  della  quarta  pagina  dello  Dziennik  Poznanski  uscito  il 
26  febbr.  1915  (articolo  intitolato  iVwoz'fl  accusa  ai  Polacchi  di  assas- 
sinare gli  Ebrei):  «  II  giornale  Corriere  della  Sera  ha  fatto  posto  nella 
sua  edizione  del  giorno  21  corr.  ad  un  articolo  di  Ludovico  (o  Luigi) 
Luzzatti  comunicatoci  da  Pietrogrado,  sotto  il  titolo  «  Persecuzioni 
religiose  in  Russia  »,  nel  quale  1'  autore  esce  fuori  con  1'  accusa  ai 
Polacchi  di  organizzare  'A  progrom  contro  gli  Ebrei.  Non  si  può  accu- 
sare il  Luzzatti  almeno  di  antipatia  contro  la  nazione  Polacca,  op- 
pure dello  scopo  di  falsare  il  vero,  ma  del  tutto  inutilmente  egli 
vuol  prendersi  la  parte  di  mentore  che  desidererebbe  di  indirizzare 
i  Polacchi  sulla  buona  via  e  prepararli  alla  dignità  di  governarsi  da 
sé  senza  oppressioni  e  senza  persecuzioni.  Confutare  le  deduzioni 
del  Luzzatti  troviamo  superfluo.  Invero  a  lui  mancano  le  più  elemen- 
tari cognizioni  sui  rapporti  e  le  condizioni  che  si  hanno  nel  Regno 
di  Polonia  ».  Qui  il  giornale  polacco  riproduce  un  lungo  brano  del- 
l'articolo del  Luzzatti,  indi  prosegue  :  «  Il  Luzzatti  conclude  con  la 
narrazione  de\  progroni  che  sarebbe  stato  fatto  dai  Polacchi  nella  pic- 
cola città  di  Lamosch  occupata  dagli  Austriaci  e  ricuperata  dai  Russi. 
Colà  i  Polacchi  avrebbero  impiccato  dodici  Ebrei  e  dodici  ne  dovevano 
ancora  impiccare,  ma  li  salvò  il  pope  russo  (?).  Lamosch  è  per  noi 
una  località  sconosciuta.  Essa  non  esiste  in  tutto  il  globo  terrestre 
e  per  conseguenza  questa  è  una  località  inventata  nella  stessa  ma- 
niera come  è  inventato  tutto  ciò  su  cui  quello  scrittore  appoggia  le 
sue  deduzioni.  La  fonte  dalla  quale  il  Luzzatti  ha  attinto  le  sue  in- 
formazioni (questa  deve  essere  cosa  certa)  ha  da  essere  sicuramente 
quella  medesima  dalla  quale  ha  preso  informazione  in  questi  ultimi 
tempi  il  Brandes  !  ».  Mi  scrive  il  conte  Olszewski  da  Bologna:  «  Mi 
sembra  opportuno  qui  il  ricordare  la  rispettiva  posizione  degli  Ebrei 
russi  e  degli  Ebrei  polacchi.  —  Gli  Ebrei  polacchi  sono  sempre  stati 
molto  numerosi  perchè  trovavano  larga  ospitalità  e  tolleranza  fino 
dai  tempi  di  Casimiro  il  Grande.  Non  è  poi  del  tutto  vero  che  questi 
Ebrei  abbiano  sofferto  ijisieme  con  i  Polacchi  sotto  il  giogo  russo  : 
avranno  sofferto  conteniporaneame^ite  ma  senza  che  la  loro  maggio- 
ranza si  unisse  di  cuore  nei  movimenti  patriottici  polacchi  e  nella 
resistenza  tacita  alla  russificazione.  Del  resto  anche  in  quei  tempi  in 
cui  lo  staffile  russo  maggiormente  percuoteva  e  solo  una  minoranza 
degli  Ebrei  si  univa  ai  Polacchi,  il  popolo  polacco  non  perseguitò 
mai  gli  Ebrei.  Recentemente  poi  l'affiatamento  si  era  fatto  maggiore 


204    — 

sebbene  fra  gli  Ebrei  si  fosse  fatta  strada  una  certa  gerinanofìlìa  (se  ne 
vantano  anche  ora  i  giornali  tedeschi,  affermando  di  essere  stati 
bene  accolti  i  Tedeschi  nella  Polonia  Russa  solo  dagli  Israeliti).  Altra 
è  invece  la  posizione  degli  Ebrei  russi.  Questi,  espulsi  da  molti  di- 
.stretti  della  Russia  e  perseguitati  negli  ultimi  lustri,  ebbero  additata 
dal  Governo  stesso  la  via  di  rifugiarsi  in  Polonia.  Il  Governo  russo 
ha  sempre  cercato  per  vie  indirette  di  rendere  mista  la  popolazione 
della  sua  parte  di  Polonia,  e  come  ha  perfino  favorito  che  vi  immi- 
grassero i  Tedeschi,  così,  a  maggior  ragione,  vi  ha  favorita  la  im- 
migrazione degli  Ebrei  propri,  accordando  ad  essi  l'autorizzazione 
di  aprire  negozi,  case  di  commercio,  fabbriche  ;  mentre,  come  è  ri- 
saputo, i  permessi  relativi  fino  a  questi  ultimissimi  anni  non  veni- 
vano accordati  se  non  con  enormi  difficoltà  e  raramente  ai  Polacchi 
cristiani  ed  agii  Ebrei  polacchi.  Ne  è  venuto  di  conseguenza  che  gli 
Ebrei  russi  privilegiati  ed  immigrati  in  Polonia  in  questi  ultimi  anni 
fossero  mal  visti  e  tenuti  in  distanza  dagli  stessi  Ebrei  polacchi,  e  che 
fra  essi  si  verificassero  anche  degli  incidenti.  Dato  ciò,  è  probabile 
che  vi  sia  un  certo  antagonismo  e  risentimento  fra  le  sfere  ebraiche  di 
Pietrogrado  e  il  mondo  Polacco  cristiano  od  israelita,  e  che  questo 
dissidio  sia  fomentato  dal  Governo  russo,  che  ne  approfitta,  non 
c'è  bisogno  di  dirlo.  YJ Ebreo  russo  perseguitato  in  alcuni  distretti 
della  Russia,  specialmente  se  è  povero,  è  invece  appoggiato  dal  Go- 
verno in  Polonia,  ed  è  suo  strumento.  Il  mondo  Ebraico  russo  non 
vede  di  buon  occhio  la  prospettiva  di  un'  autonomia  data  alla  Polo- 
nia. —  Ma  questo  non  è  il  solo  lato  della  questione.  Altri  aspetti  Le 
potranno  con  più  efficacia  essere  prospettati  dai  Polacchi  di  Roma. 
—  Ad  ogni  modo  Ella  vede  come  il  Luzzatti  ed  il  Brandes  abbian 
potuto  facilmente  esser  fuorviati  da  informazioni  tendenziose,  anche 
prescindendo  dalla  possibilità  e  probabilità  che  gli  oppressori  stessi 
della  Polonia,  direttamente  abbiano  preparato,  sia  in  Oriente  sia  in 
Occidente,  le  armi  per  la  calunnia.  —  Richiamo  la  sua  attenzione 
sulla  circostanza  che  la  città  di  Lamosch  non  esiste  e  che  potrebbe 
essere  opportuno,  partendo  da  questo  fatto,  richiamare  il  Luzzatti  sul 
buon  sentiero  delle  rettifiche.  —  Non  potrebbe  il  Comitato  italiano 
Pro  Polonia  scrivergli  direttamente  invitandolo  a  compiere  le  sue 
investigazioni  a  Varsavia /ra  £"11  Ebrei palrioli  Polacchi?  ».  Se  l'ono- 
revole Luzzatti  vorrà  rispondere  a  queste  obiezioni,  ci  faremo  un 
dovere  di  render  note  le  sue  ragioni]. 
783.  Luzzatti  (Luigi)  deputato,  ex-presidente  del  Consiglio:  Il  Comitato 
Italia- Francia.  Discorso  del  Presidente  L.  Luzzatti,  Milano  26  no- 
vembre 1915  (Sede  del  Comitato:  Camera  di  Commercio,  Milano). 
[Il  discorso  dell'ex-neutralista  e  sempre  giolittiano  Luzzatti,  ora  fe- 
roce gallofilo  e  interventista,  è  stato  riprodotto  in  tutti  i  giornali 
per  cura    dello  stesso    Luzzatti,  sicché  il  testo  ne  è  quanto  mai  fé- 


—    205    — 

dele.  Eccone  il  passo  principale  tolto  dal  Messaggero  del  27  no- 
vembre 1915  :  «  Questa  non  è  l'ora  dei  grandi  discorsi:  lo  scopo 
politico  del  Comitato  prevale  su  tutte  le  altre  considerazioni;  ma, 
se  questa  non  è  soltanto  una  riunione  di  uomini  intesa  a  risolvere 
i  problemi  economici,  il  lavoro  di  carattere  sociale  ed  economici) 
deve  avere  una  parte  importante.  —  Il  Comitato  precorre  i  tempi 
in  cui  la  esportazione  di  uomini  sarà  cessata  e  non  esisterà  che  un.t 
esportazione  di  merci  ;  ma  intanto  farà  opera  di  preparazione  per  la 
cernita  di  operai  scelti,  dì  impiegati,  di  capi  d'industria  e  di  affari, 
che  possano  rappresentare  degnamente  l'Italia  all'estero.  —  L'ono- 
revole Luzzatti  ricorda  di  aver  fatto  accettare  alla  Francia,  sotto 
Zanardelli,  un  trattato  di  lavoro  a  complemento  di  un  trattato  di 
commercio,  e  questo  ha  potuto  fare  mercè  l'aiuto  dell'ambasciatore 
Barrère.  Il  trattato  dura  da  dieci  anni,  ma  l'iniziativa  non  è  com- 
piuta. —  L'oratore  presenta  un  elaborato  memoriale  per  migliorare 
il  trattato  stesso  ;  fondamento  di  questo  memoriale  è  di  ottenere 
che  il  commerciante  italiano  sia  messo  in  condizioni  di  parità  asso- 
luta coi  lavoranti  francesi.  —  L'on.  Luzzatti,  dopo  aver  fatta  la  sto- 
ria del  trattato,  sostiene  che  dalle  condizioni  del  presente  momento 
.storico  deriva  la  necessità  :  i"  di  una  revisione  dei  valori  essenziali 
del  trattato,  sulla  base  fondamentale  del  principio  di  uguaglianza 
giuridica  degli  operai  dei  due  paesi  ;  —  2°  di  provvedere  alla  sti- 
pulazione di  quelle  ulteriori  convenzioni  che  ancora  mancano  per 
completare  lo  svolgimento  di  rapporti  tracciati  dalle  disposizioni 
principali  del  trattato  di  lavoro,  integrando  così  il  sistema  organico 
di  esso  ;  —  3°  di  una  eventuale  revisione  degli  accordi  finora  sti- 
pulati per  assicurare  ad  essi  la  maggiore  efficienza,  riformandoli  a 
tenore  dei  nuovi  principi  fondamentali  assunti  per  ringiovanire  il 
trattato.  —  Quindi  l'eminente  uomo  esamina  minutamente  in  ogni 
sua  parte  il  trattato  di  lavoro  del  1904,  e  parla  con  profonda  dottrina 
della  revisione  del  trattato,  in  conformità  della  eguaglianza  giuridica, 
rilevando  specialmente  che  le  forme  di  reciprocità  sono  essenzial- 
mente due  :  la  «  reciprocità  giuridica  »  o  di  «  diritto  »,  e  la  «  reci- 
procità economica  ».  In  virtù  della  reciprocità  di  diritto  viene  con- 
cessa allo  straniero  uguaglianza  di  trattamento  di  fro»te  alle  patrie 
leggi,  quando  nel  paese  cui  appartiene  lo  straniero  esista  una  legge 
analoga,  applicabile,  senza  limitazioni  speciali,  ai  cittadini  dell'altro 
paese.  Non  si  richiede  che  gli  effetti  economici  delle  due  leggi  si 
equivalgano  ;  basta  la  uguaglianza  di  diritto  fra  cittadini  e  stranieri. 
—  Bisogna  seppellire  —  dice  il  L.  —  per  sempre,  i  disegni  di 
legge  diretti  a  colpire  con  tasse  speciali  i  lavoratori  italiani.  —  Al- 
leate nelle  armi  e  nei  cuori,  Italia  e  Francia  devono  non  conside 
rare  più  stranieri  né  il  lavoro,  né  il  capitale  dei  due  popoli  intima- 
mente amici.  —  Quindi  l'on.    Luzzatti  si  addentra  nell'esame  delle 


206    

leggi  francesi  riguardanti  gli  operai  stranieri  e  sostenendone  punto  per 
punto  con  grande  lucidità  le  necessarie  riforme  ».  —  Del  medesima 
Luzzatti  citeremo  qui  un'  intervista  del  13  febbraio  1916  così  rias- 
sunta nel  Co}r.  della  Sera  del  14  febbr.  :  «  L'on.  Luigi  Luzzatti  reduce 
dal  suo  viaggio  nel  Veneto  per  la  propaganda  del  Prestito  nazionale, 
conversando  con  un  redattore  del  Giornale  d' Italia  gli  disse  come 
di  tale  propaganda  non  vi  fosse  neppur  bisogno,  tanto  quelle  popo- 
lazioni sono  infervorate.  Dopo  essersi  dichiarato  lietissimo  per  la  vi- 
sita di  Briand  e  Bourgeois  in  Italia,  richiesto  di  cosa  pensasse  delle 
voci  che  di  questi  giorni  gli  attribuivano  proposte  di  combinazioni 
ministeriali,  rispose  che  esse  lo  hanno  lasciato  affatto  indifferente. 
E  soggiunse  :  «  Si  figuri  che  quando  io  avrei  dovuto,  secondo  quelle 
notizie,  prendere  degli  accordi  con  egregie  persone  —  che  non  ho 
veduto  mai  e  colle  quali  non  ho  nessuna  consuetudine,  tranne  che 
con  il  Bissolati  —  io  era  già  da  molti  giorni  nel  mio  viaggio  di  pre- 
dicazione patriottica  a  Milano  e  nel  Veneto,  poiché  anche  la  patria 
è  una  grande  religione.  A  ben  altre  e  alte  cose  la  mia  mente  è  ri- 
volta. Ma  se  dovessi  cospirare  per  le  miserie  alle  quali  ella  accenna, 
cospirerei  perchè  il  IMinistero  restasse  (nel  giugno  infatti....  votò 
contro  Salandra  !)  e  per  non  venirci  io  »]. 

784.  Mac-Donell  (J.  deC):  Belgiiim  (London,  John  Long,  i  voi.  in  8^). 

785.  Malagodi  (Olindo),  Direttore  della  Tribuna,  candidato  politico, 
poeta,  ecc.  ecc.  Articoli  passini  nella  Tribuna  1914-15.  V.  anche 
sub  voce  ZiccA.  [Scrisse  lo  stesso  Malagodi  nella  Tribtina  del  17 
marzo  1915  alcune  righe  in  cui  espose  le  linee  direttive  principali 
della  sua  campagna  giornalistica  durante  la  guerra  europea:  «  ....  Noi 
abbiamo  sino  dal  principio  posto,  con  molta  sobrietà,  ma  con  eguale 
precisione,  i  punti  che  ci  sono  parsi  fondamentali  nella  situazione 
di  fronte  alla  quale  l'Italia  si  è  trovata.  Siamo  stati  fra  i  primi  a 
riconoscere  e  dichiarare  con  intera  fermezza,  che  la  politica  svolta 
dall'Austria  e  dalla  Germania,  contraddicendo  agli  scopi  dell'al- 
leanza e  ponendosi  anzi  contro  i  nostri  interessi  fondamentali,  ci 
scioglieva  dagli  obblighi  dell'  alleanza  stessa,  ridonandoci  piena  ed 
assoluta  libertà  di  azione  per  provvedere  contro  la  minaccia  ai  nostri 
interessi  da  qualunque  parte  venissero  ;  per  profittare  anche  delle 
occasioni  favorevoli  a  quegli  interessi  da  qualunque  circostanza  ci 
fossero  ofTerte.  Noi  ci  siamo  dichiarati  avversi,  non  meno  che  all'  in- 
terventismo romantico,  a  quel  neutralismo  che  nascondeva  sotto  di 
sé  un  misto  di  pusillanimità  propria  e  di  segreto  favoreggiamento 
agli  altri,  di  quella  strana  specie  di  patriottismo  straniero  di  cui 
anche  Videa  Nazionale  ha  fatta  cruda  anatomia.  Né  ci  siamo  mai 
dissimulati  che,  sia  per  la  difesa  dei  nostri  interessi,  sia  per  il  pro- 
fìtto di  quelle  convenienze  che  a  noi,  sciolti  di  qualunque  vincolo, 
le  circostanze  potranno    mettere  davanti,  l'Italia  doveva  apprestarsi 


—    207    — 

materialmente  e  tenersi  pronta  moralmente  ad  affrontare  con  animo 
deciso  anche  tutti  i  sacrifizi  e  i  rischi  della  guerra  ;  della  guerra 
che  rimane  ancora,  ed  oggi  anzi  è  più  che  mai,  l'ultima  ragione  del 
diritto  di  vita  e  di  dignità  delle  nazioni....  ».  —  Tutte  queste  belle 
frasi  non  impedirono  al  Malagodi  di  ostacolare  sino  all'  ultimo  giorno, 
sino  a  mezzo  il  maggio  del  191 5,  il  nostro  intervento  e  la  nostra 
dichiarazione  di  guerra]. 

756.  Male  (E.)  :  La  Cathédrale  de  Rebus  (Paris,  1914,  Bloud  et  Gay  ed. 
N.°  IO  delle  Pagcs  actuelles).  [«  Fumante,  croùlante,  noircie,  la  ca- 
thédrale de  Reims  ne  sera  bientòt  plus  qu'une  grande  ruine  désolée, 
où  l'on  n'  entendra  d'autre  bruit  que  celui  des  pierres  qui  les  unes 
après  les  autres,  se  détachent  et  tombent.  Que  faire  en  attendant 
qu'on  Vienne  à  son  secours,  sinon  parler  d'elle,  de  ses  vertus,  de 
sa  beante,  et  essayer  d'  expliquer  sa  perfection  ?  Personne,  on  en 
conviendra,  n'  était  mieux  désigné  pour  accomplir  ce  pieux  devoir 
avec  délicatesse,  avec  une  science  impeccable,  que  RI.  Emile  Male, 
l'éminent  historien  de  l'art  au  Moyen-Age  »]. 

757.  Manzel  (Ludwig),  Presidente  dell'Accademia  di  Belle  Arti,  Berlino, 
Vedi  N.o  2.  [Celebre  scultore,  nato  il  3  giugno  1858  in  Kagendorf 
(Anklan);  autore  di  statue  equestri  di  Guglielmo  I  e  di  vari  Hohen- 
zoUern]. 

788.  Marès  (Roland  de):  La  Belgique  envahie  {Varis,  Georges  et  C'«  ed-, 
1915,  petit  in  8",  223  p.j.  [Collezione  intitolata  Les  Proses;  la.  Biò/. 
de  la  Fr.  ne  segnala  la  2*  ed.  stampata  ad  Alenron,  impr.  Georges 
Supot]. 

789.  Maricourt  (Baron  André  de):  Les  Champs  de  bataille  de  i^i^-igi^. 
Première  partie  :  les  Cités  meiirtries.  Senlis  (du  2  au  g  septembre  1914) 
(Paris,  impr.  Paul  Dupont  (Thouzellier,  directeur)  io  faub.  Montmar- 
tre,  3  avril  1915,  32  p.  in-folio).  [Ouvrage  contenant  42  gravures, 
plus  «  un  splendide  hors-teste  en  couleurs  grave  d'après  un  tableau 
de  VoLANT  ».  Collection  d\i  Totir  de  France  d'Octave  Beauchamp]. 

790.  Marin  (Marino)  :  //  Seme  dell'odio,  Versi  {Nuova  Antologia,  i  febbr. 

1915,  pag.  407-408).  [Pessimi  e  vacui]. 

791.  Marre  (Francis),  Chroniqueur  scientifique  au  Correspondant:  Notte 
«  75  »  \^Le  Canon  de  75\.  —  (Avec  figures.  Paris,  19x4,  Bloud  et  Gay 
ed.,  Pages  actuelles,  N.°  35).  [Descrizione  rigorosamente  tecnica  di 
questo  cannone  divenuto  celebre,  e  chiamato  a  buon  diritto  le  roi 
des  batailles.  Essa  è  accessibile  anche  ai  profani.  Le  incisioni  sono 
chiare  e  molto  esplicative]. 

792.  Marre  (Francis)  :  Dans  les  tranchées  du  front  (Paris,  1915,  Bloud  et 
Gay).  [N.°  39  delle  Pages  Actuelles']. 

793.  Marriott  (J.  A.  R.)  :  The  Remaking  of  Modem  Europe,  /JS9-1S78 
(I^ondon,  Methuen). 

794.  Martel  (Jean-Jacques).  Vedi  sub  voce  Pamphlet  (Le). 


—    208    — 

795.  Martinot-Lagarde  (Le  capit.  C),  ancien  élève  de  l' Ecole  Poly- 
technique:  Les  Moieurs  d'aviation  (20  ed.  revue  et  augmentée.  Avec 
129  figures  dans  le  texte,  Nancy  et  Paris,  1915,  Berger-Levrault;  i 
voi.  in  8°  di  vi-256  pag.). 

796.  Masson  :  Les  Femines  et  la  Guerre  de  1914,  par  Frédéric  Masson, 
de  l'Académie  franraise  (Parigi,  1914,  Bloud  et  Gay  ed.,  N.°  2  delle 
Pages  Actuelles).  [«  M.  Frédéric  Masson  entreprend  dans  cet  opuscule 
de  rendre  un  juste  hommage  à  «  cette  troupe  magnifique  des  femmes 
francaises  qui  ont  voulu  étre  infirmières  et  qui  se  sont  montrées  d'un 
dévouement,  d'une  abnégation,  d'une  générosité  que  jamais  l'imagi- 
nation  la  plus  fertile  n'eùt  pu  formuler  ».  Cependant,  comme  il  écrit 
pour  étre  utile  et  non  point  seulement  pour  plaire,  l'auteur  a  voulu 
signaler  les  insuffisances,  les  défectuosités  qu'il  a  lui-méme  consta- 
tées  de  visti.  Il  ne  craint  point,  entre  autres  questions,  d'  aborder 
franchement  celle  du  ròle  que  les  jeunes  filles  peuvent  efficacement 
et  décemment  remplir  auprès  de  nos  blessés.  lei,  comme  sur  d'autres 
points,  il  signale  les  améliorations  souhaitables.  Enfin,  à  coté  du  soin 
des  malades,  M.  Frédéric  Masson  s'  applique  à  montrer  les  multiples 
devoirs  qui  incombent  en  ces  temps  pénibles  aux  femmes  francaises  »]. 

797.  Masson  (Frédéric)  de  l'Acad.  Francaise  :  Pour  les  Tombes  [Gaulois, 
Paris,  15  mars  1915).  [Per  le  tombe  dei  soldati  caduti  in  guerra.  — 
Il  Masson  pubblicò  una  serie  di  art.  sulla  Guerra  nel  Gaulois  del 
1914-1915,  tutti  di  stile  violento  e  volgare.  Oh  quanto  più  fine  il 
Faguet,  p.  es.  nello  stesso  Gaulois,  marzo  191 5,  su  Shakespeare  al- 
leniand  r\. 

798.  Mausbach  (Josef),  Professore  di  Teologia  cattolica,  Mùnster.  Vedi  N.<*  2. 
[N.  il  7  febbraio  1861  in  VVipperfeld  ;  cattolico  ;  prelato  dei  Palazzi 
apostolici;  editore  di  S.  Tommaso  d'Aquino;  autore  nel  191 1  del 
celebre  D.  Eid  wider  d.  Modernismtis\ 

799.  Mayr  (Georg  von),  Professore  di  Scienza  politica.  Monaco.  Vedi  N.°  2. 
[Sottosegretario  di  Stato  ;  professore  prima  a  Strasburgo  e  poi  a  Mo- 
naco ;  si  è  occupato  del  monopolio  del  tabacco,  delle  tariffe  doganali, 
e,  nel  1900,  della  popolazione  delle  grandi  città:  E  nato  il  12  feb- 
braio 1841    in  Wiirzburg]. 

800.  Medicus  (Col.)  \_Pseud.  ?].  Articoli  di  critica  militare  nelle  Munchner 
Neueste  Nachrichten,  1915.  [Dal  Temps,  Par.  5  ott.  1915  :  «  Citons 
l'opinion  du  critique  militaire  des  Mtmchner  Neueste  Nachrichten, 
colonel  Medicus,  qui  parlant  de  l'offensive  sur  le  front  ouest,  dit 
ceci  :  Il  ne  faut  pas  s'attendre  à  ce  que  les  Fran^ais  cessent  de  si- 
tót  le  combat,  d'autant  plus  qu'ils  obtiennent  toujours  encore  des 
succès  partiels,  comme  aujourd'hui  au  nord  de  Massiges.  Quoiqu'ils 
ne  se  prodiguent  pas  en  chants  de  triomphe,  nous  ne  devons  pas, 
ces  Franrais,  les  tenir  pour  découragés.  Car,  cette  fois-ci,  il  s'  agit 
pour   eux    de   bien  davantage   qu'  un  gain  de  quelques  kilomètres  ; 


—    209    — 

leurs  soldats  le  savent,  les  chefs  le  leiir  onl  dit.   C'est,   pour  eux, 
maintenant  ou  jamais!  »]. 

80 1.  Mendelsshon  (Roberto  von)  :// /\j/»<7/o  Tedesco  durante  la  Guerra 
[Nuova  Antologia,   1  genn.   1915,  p.   105-115). 

802.  Mercier  (René)  :  La  Vie  en  Lorraine.  Aoùt  1914  (Nancy,  Impr.  de 
L'Est  républicain,  1914,  247  p.  S»).  [Serie  intitolata  :  La  Guerre 
de  191 4]. 

803.  jMerkle  (Sebastian),  Professore  di  Teologia  cattolica,  Wiirzburg.  Vedi 
N.°  2.  [N.  il  28  agosto  1862  in  EUwagen  ;  si  è  occupato  del  Concilio 
di  Trento  e  nel  1910  ha  pubblicato  un  notevole  lavoro  su  D.  LCirchl. 
Aufklàrung  im  kath.  Deuischl.']. 

804.  Messtdor.  Revue  bi-mensuelle  illustrée.  Paraissant  le  5  et  le  20  de 
chaque  mois.  \_La  «  Grande  Guerre  »  par  les  grands  écrivains  (in  8" 
à  2  col.,  avec  gravures.  Paris,  19  boul.  Montmartre).  N.°  i  :  5  dé- 
cembre  1914]. 

805.  Mévil  (André):  De  la  paix  de  Frane/ori  à  la  Confércnce  d'Algésiras 
(Paris,  1909,  Plon,  Nourrit  et  C.)-  [Notevolissimo.  Citato  dai  prin- 
cipali storici  della  Guerra]. 

806.  Meyer  (Eduard),  Prof.  nell'Università  di  Berlino  :  Za  Guerra  del- 
l'Inghilterra contro  la  Germania  e  i  Problemi  dell' awenh  e  {Scientia, 
fase,  marzo  1915).  [Cfr.  N.°  807]. 

807.  Meyer  (Eduard),  Professore  di  Storia,  Berlino.  Vedi  N.'  2.  [N.  il 
25  gennaio  1855  in  Amburgo  ;  membro  dell'Accademia  delle  Scienze 
di  Berlino;  è  stato  quarant'anni  or  sono  precettore  dei  figli  del  Con- 
sole Generale  britannico  in  Costantinopoli  Sir  Philip  Francis  ;  pro- 
fessore dal  1902  in  Berlino  ;  autore  della  celebre  Storia  dell'Anti- 
chità (1884-1902)  e  della  Storia  dell'Antico  Egitto  (1887)  ;  si  è  molto 
occupato  degli  Israeliti  e  delle  ramificazioni  della  loro  razza]. 

80S.  MiCHELS  (Roberto):  Perchè  i  Tedeschi  non  emigrano  più  f  {La  Rif orma 
Sociale,  1915,  pag.  646  e  seg.).  [Dopo  il  1881,  anno  in  cui  si  ebbe 
la  cifra  massima  di  220.000  individui,  la  curva  discese  con  progres- 
siva rapidità,  tanto  che  dopo  il  1894  (40.964  individui)  si  può  dire 
che  la  emigrazione  germanica  sia  insignificante  :  nel  1913  fu  di  15.000 
individui  circa....  Parallelamente  alla  cessazione  della  emigrazione  la 
Germania  divenne  paese  di  immigrazione]. 

809.  INIiCHELS  (Prof.  Roberto):  La  Svizzera  e  la  sua  Neutralità.  [Lettera 
dalla  Svizzera  ;  Nuova  Antologia,   i  genn.   1915,  pag.  94-104]. 

8 10.  «  MiLES  »,  Rédacteur  au  Correspondant  :  Le  General  Maunoury  (Paris, 
1915,  Bloud  et  Gay,  N.°  49  delle  Pages  actuelles). 

811.  IMiNiSTÈRE   de   la   Guerre.  Vedi  sub  vocibus  :    Rèoleaiext.  —  Ins- 

TRUCTION.    —    BULLETIN.    —    NOTICES. 

812.  MiNiSTÈRE  des  Colonies.  Circulaire  sur  «  Les  dommages  de  guerre 
aux  Colonies  »  et  Décrets  ministériels  (Paris,  janv.-oct.  igis).  [Ne 
traggo  un  sunto  dal  Temps  del  5  ottobre  191 5  :  «  La  législation  qui 

27 


—    2IO    

a  pose,  pour  les  nationau.x  francais  victimes  de  dommages  prove- 
iiant  de  faits  de  guerre,  le  principe  d'une  réparation  par  l'Etat  du 
préjudice  matériel  certain  et  direct  qui  leur  a  été  ainsi  cause,  ne 
s'étend  pas  aux  colonies  —  Le  bénéfice  de  ces  dispositions  ne  de- 
vait  évidemment  pas  étre  limite  au  territoire  de  la  mère-patrie.  Catte 
extension  aux  colonies  fait  l'objet  d'un  projet  de  loi  actuellement 
soumis  au  Parlement.  —  Dans  ces  conditions,  les  nationaux,  sujets 
cu  protégés  francais  de  nos  possessions  d'outre-mer  dont  les  biens 
ont  souffert  des  hostilités,  n'ont  pas,  quant  à  présent,  au  point  de 
vue  juridique,  un  droit  acquis  à  des  indemnités.  —  Par  une  circu- 
lajre  du  27  janvier  dernier,  le  ministre  des  colonies  a  fait  parvenir 
aux  chefs  de  nos  possessions  des  instructions  en  vue  de  constituer 
une  documentation  permettant  de  se  rendre  un  compte  approxima- 
tif  des  dégàts  résultant  de  l'action  des  belligérants.  L'administration 
possedè,  d'ores  et  déjà,  certains  éléments  d'appréciation.  —  En 
conséquence,  le  ministre  vient  de  faire  signer  un  décret  instituant 
la  procedure  a  suivre  pour  la  constatation  et  l'évaluation  des  dom- 
mages occasionnés  par  la  guerre  actuelle  dans  notre  domaine  colo- 
nial.  —  Ce  décret  applique  aux  colonies  la  réglementation  métro- 
politaine.  Toutefois,  certaines  modifications  ont  dù  y  étre  apportées. 
En  particulier,  le  décret  prévoit  une  seule  commission  par  colonie, 
le  système  de  la  procedure  comportant  deux  examens  successifs  se 
heurtant  à  de  sérieuses  difficultés  d'application.  —  D'autre  part,  le 
décret  laisse  aux  gouverneurs  généraux  et  gouverneurs  le  soin  de 
pourvoir,  par  des  arrétés,  à  la  fixation  des  divers  délais,  à  l'orga- 
nisation  des  commissions  locales  et  à  la  nomination  de  leurs  mem- 
bres  »]. 

S13.  MissiONNAiRE  (Un)  :  Le  Róle  catholique  de  la  France  dans  le  Monde. 
Vedi  sub  voce  Baudrillart. 

814.  MiTROFANOFF  (Prof,  von)  und  Kotschubey  (Fiirst)  :  Die  Motive  und 
Ziele  der  russischen  Politile  nach  zwei  Russen.  Neu  herausgegeben  von 
Hans  Delbrùck  (op.  di  58  p.,  Berlin,  1915,  Verlag  Georg  Stilke). 
[Edito  a  cura  del  prof.  Delbrùck,  direttore  dei  Preussische  Jahrbii- 
cher;  ci  sono  due  Delbriick,  uno  ex-ministro,  l'altro  scrittore]. 

S15.  MoiREAU  (Auguste):  Le  Blocus  par  sous-maritis.  Réponse  franco-an- 
glaise  aux  nouvelles  méthodes  allemandes.  Mesures  de  représailles.  La 
Neutralité  des  Etats-Unis  (Larotisse  Mensuel,  Paris,  juin  1915).  \_Ibi- 
dem  :  «  Finance  de  guerre  »  dello  stesso  autore  ;  seguito  di  articoli]. 

816.  Morelli  (Lidia):  Lavori  per  i  nostri  soldati  (Un  fascicolo  in  8°,  ric- 
camente illustrato  con  copertina  a  colori,  Torino,  1915,  S.  Lattes  & 
C.  Editori).  [Il  pensiero  ardentissimo  di  venire  in  aiuto  ai  nostri 
eroici  combattenti,  ha  fatto  sì  che  ogni  donna  italiana  si  sia  trasfor- 
mata di  questi  tempi  in  attivissima,  instancabile  lavoratrice,  perchè 
a  nessuno  di  loro  venissero  meno  quegli  indumenti   di   lana,  la  cui 


211     

necessità  si  fa  ogni  giorno  più  impellente.  Senonchè,  per  il  lungo 
disuso  in  cui  era  venuta  la  maglia,  molte  volenterose  si  sono  tro- 
vate perplesse  dinanzi  a  ciò  che  è  di  ogni  lavoro  la  necessità  e  l'osta- 
colo :  forma,  dimensione,  corrispondenza  di  materiali  e  di  strumenti, 
numero  di  maglie,  ecc.,  ecc.  Questo  prezioso  libriccino  giunge  in 
buon  punto  a  togliere  ogni  perplessità  e  a  dare  invece  anche  alle 
lavoratrici  meno  provette  la  possibilità  di  diventare  abilissime  e  di 
produrre  lavori  perfetti.  Si  tratta  d'una  collezione  non  grande,  ma 
messa  insieme  con  cernita  giudiziosa,  di  modelli  di  maglia,  d'unci- 
netto e  di  cucito:  passa-montagne,  ginocchiere,  ventriere,  farsetti, 
ecc.  Le  lavoratrici  troveranno  nelle  nitidissime  illustrazioni,  nelle 
piane  e  chiare  spiegazioni  il  più  valido  aiuto  :  sì  che  nel  giovarsene 
l'opera  loro  sarà  resa  così  efficace  e  abbondante,  da  raddoppiare 
l'accorata  gioia  con  cui  ognuna  si  dedica  al  caro  dovere.  —  Il  vo- 
lumetto è  dedicato  a  S.  A.  I.  e  R.  la  Princ.  Laetitia  di  Savoia-Napo- 
leone, Duch.  d'Aosta,  attivissima  residente  de'  Comitati  torinesi]. 

817.  MoRF  (Heinrich),  Professore  di  Filologia  romana,  Berlino.  Vedi  N.**  2. 
[N.  il  23  ottobre  1854  a  Mùnchenbuchsee  (Svizzera),  autore  della  ce- 
lebre Storia  della  Letteratura  Romanica;  prima  professore  a  Berna 
e  a  Zurigo  ;  ora  a  Berlino]. 

8r8.  MuRET  (Maurice)  :  L' Allemagne  accusée  par  un  Allemand  {Débals, 
N.o  del  28  giugno  1915).  [A  proposito  del  /'accuse,  falsamente  attri- 
buito al  Dep.  tedesco  Liebknecht.  «  L'  auteur  de  J' accuse  n'est  au- 
cunement  un  sans-patrie....  Il  écrit  :  «  Les  efforts  du  peuple  alle- 
mand pour  atteindre  l'unite  étaient  historiquement  justifiés  ;  mais 
les  efforts  de  la  nouvelle  Allemagne  pour  parvenir  à  l'hégémonie  re- 
présentent  une  telle  reculade  historique,  un  tei  éloignement  des  buts, 
fixés  aux  peuples  cultivés,  qu'ils  sont  nécessairement  destinés  à 
échouer  ».  L'Allemand  qui  a  signé  ces  lignes  n'est  donc  pas  un  en- 
nemi  de  la  patrie,  puisqu'il  n'hésite  pas  à  approuver  l'ceuvre  discu- 
table  de  Bismarck.  La  condamnation  absolue  que  lui  inspire  l'opé- 
ration  entreprise  par  Guillaume  II  et  patronnée  par  M.  de  Bethmann- 
Hollweg  en  est  plus  significative.  Leur  folle  équipée  lui  paraìt 
condamnée  à  un  échec  certain.  L'auteur  de y«^f«i^^  constate  que  les 
atouts  les  plus  sérieux  sont  aux  mains  des  AUiés.  Très  probablement, 
ils  assureront  aux  ennemis  de  l'Allemagne  la  victoire.  Si  encore  ou 
l)Ouvait  espérer  que  la  défaite  fera  revenir  ce  pajs  à  la  raison  !  Mais 
l'Allemagne,  telle  qu'elle  est  aujourd'hui  formée  et  organisée,  ne 
peut  étre  que  l'Etat  de  proie  qu'elle  est.  Avec  sa  constitution  en- 
core féodale,  ses  hobereaux  bornés,  sa  dynastie  ivre  d'orgueil  et  sa 
structure  purement  militaire,  l'Allemagne  sacrifiera  forcément  tou- 
jours  au  démon  guerrier.  L'auteur  de  J'accuse  a  raison  et  les  Alliés 
ont  sans  doute  à  cet  égard  certains  desseins  précis.  N' importe,  il  est 
instructif  de  voir  un  Allemand  reconnaìlre  que  l'Allemagne  ne  lais- 


2  12    

sera  jamais   la   paix   à  1'  Europe,  à   moins   qu'on   n'y  mette  ordre. 
L'aveu  est  précieux  à  entendre.  Il  sera  certainement  entendu  »]. 

519.  Narfon  (Julien  de)  :  La  Presse  et  la  Guerre  :  Le  «  Figaro  »  (2  voi. 
in  16°,  Paris,  1915,  Bloud  et  Gay).  [N.i  57  e  58  delle  Pages  Acttielles. 
Cfr.  sub  voce  Narsy,  che  ha  fatto  un  analogo  studio,  nella  stessa 
serie,  sul  Journal  des  Débats']. 

520.  N.\RSY  (Raoul):  Le  Supplice  de  Louvain.  Faits  et  docutnents  (21  pho- 
tographies  ;  Paris,  1915,  Bloud  et  Gay  ed.).  [Pubblicato  dal  Contile 
Catk.  de  Propagande  fra7i<;aise  à  l'étranger  diretto  dall'illustre  Mgr. 
Baudrillart]. 

521.  Narsy  (Raoul)  :  La  France  au-dessus  de  tout.  Lettres  de  Combattants 
rassemblées  par  R.  Narsy  (Paris,  1914,  Bloud  et  Gay  ed.  ;  N.»  25 
della  raccolta  Pages  Actuelles).  [Antologia  di  lettere  di  soldati  e  ma- 
rinai francesi,  1914.  Le  lettere  sono  accompagnate  da  un  commen- 
tario in  cui  il  Narsy  si  mostra  perfetto  psicologo,  e  studioso  racco- 
glitore di  documenti  storici  provenienti  da  testimoni  oculari]. 

522.  Narsy  (Raoul):  La  Presse  et  la  Guerre:  Le  «.Journal  des  Débats» 
(Paris,  1915,  Bloud  et  Gay,  2  voi.  in  ló»).  [N.i  53  e  54  delle  Pages 
Actuelles.  —  Cfr.  sub  voce  Narfon,  che  ha  fatto  lo  stesso  studio 
jjer  il  Figaro^ 

823.  Nature  (La).  Parigi,  1915.  [Vedi  passim  ;  p.  es.  nel  1915  «  L'auto- 
mobile e  la  guerra  »  ;  art.  riassunto  da  Nemi  ;  vedi  sub  voce']. 

824.  Naumann  (Friedrich),  Berlino.  VediN.°2.  [Editore  della  Hilfe,  mem- 
bro del  Reichstag,    nato   il   25   marzo  1860  a  Stòrnthal;  autore  del. 
celebre  scritto  Soziale  Briefe  an  reiche  Lente   (1894);   nello   stesso 
anno  ^whhXxcb  Jesus  ah   Volksmann  ;  nel  1900  Demokratie  und  Kai- 
sertum], 

825.  Neisser  (Albert),  Professore  di  Medicina,  Breslavia.  Vedi  N."  2.  [Ce- 
lebre dermatologo,  nato  il  22  gennaio  1855  a  Schweidnitz;  scopritore 
del  gonococco]. 

826.  Nemi  [^Pseudonimo']:  Tra  Libri  e  Riviste:  L'agenzia  dei  prigionieii 
di  guerra  a  Ginevra  ;  la  Polonia  all'Europa  [a  proposito  di  un  ar- 
ticolo di  K.  nella  Gazette  de  Lausanne  e  dell'  appello  alle  Nazioni 
civili  di  Enrico  SiENKiEWicz  (vedi  sub  voce)];  La  guerra  in  automo- 
bile [a  proposito  di  un  articolo  della  Nature:  all'inizio  delle  ostilità 
i  belligeranti  disponevano  per  i  trasporti  di  250.000  automobili]  : 
Z,'«  Unione  di  controllo  democratico  »  [fondata  a  Londra  da  Norman 
Angeli,  Vernon  Lee,  Zangwill,  Ramsay,  Macdonald];  «  Scientia  »  e  la 
guerra  [a  proposito  di  articoli  di  O.  Lodge,  W.  Wundt,  von  Beloiv 
ecc.];  Opinioni  tedesche  [a  proposito  dell' Italia  al  bivio,  art.  anon. 
delle  Grenzbolen,  6  genn.  1915];  La  reclame  e  /a  ^«^rra  [a  proposito 
di  un  artic.  di  Albert  Dauzat  nella  Bibliothèque  Univer selle,  1915]. 
{Nuova  Ani.,  16  febb.  1915,  p.  692-705;  altri  art.  passim). 

827.  Nernst  (Walter)  Professore  di  Fisica,  Berlino.  Vedi  N.'^  2.  [Consigliere 


A 


—    213   — 

comunale,  direttore  dell'Istituto  fisico-chimico,  nato  il  25  giugno  1864 
in  Briesen  ;  è  stato  assistente  del  celebre  Ostwald  ;  si  è  occupato  spe- 
cialmente di  elettricità]. 
S^8.  Nesselrode  (A.  de)  et  Octave  Pradels  :  Le  Canon  et  la  Cloche, 
poème  héroique  dit  par  Paul  Mounet  et  M"«  Delvair  à  la  repré- 
sentation  de  gala  de  la  Comédie-Franraise,  au  bénéfice  de  V  Qluvre 
des  Avcugles  de  la  guerre,  le  25  juin  1915  (Paris,  Ernest  Flammarion 
ed.,  I  ops.  in  16°,  1915). 

529.  NiON  (Francois  de):  Pendane  la  Guerre.  Roman  (i  voi.  in  18",  Paris, 
Eni.  Flammarion,  1915).  [«  Ce  merveilleux  roman  dont  1'  attachante 
intrigue  justifie  merveilleusement  le  titre,  est  un  émouvant  roman 
d'amour,  qui  se  déroule  successivement,  d'abord  dans  un  pays  neu- 
tre, puis  en  Allemagne,  enfin  en  France,  entre  le  mois  d'aoùt  1914 
et  ces  jours-ci  ».  P.  d.  deux  Mondes,  15  aoùt  1915]. 

530.  Niox  (General),  Dir.  du  Musée  de  l'Armée,  Gouverneur  des  Inva- 
lides  :  Les  Pays  Balkaniques  (i  voi  in  iS*^,  Paris,  Libr.  Delagrave, 
2  juillet  1915). 

531.  Niox  (General):  Carte  des  Alpes,  physique  et  polii.,  en  coiileurs,  au 
I  '.  i.6oo.oo(f  {0,90X0,64)  Paris,  Libr.  Delagrave,  juin  1915,  i  feuille. 
[«  S'étendant  de  l'ouest  à  l'est,  du  Rhòne  (inclus)  au  Danube  (Bu- 
da-Pesth)  ;  et,  du  sud  au  nord,  de  Rome  à  Stuttgart  et  au-delà  de 
Munich  et  Vienne.  Nomenclature  abondante,  indication  des  forts  prin- 
cipaux  et  des  voies  ferrées  »]. 

532.  Niox  (General):  Carte  d'Italie  {physique  et  polii.),  en  couleurs,  au 
I  •.3.200.000°-  {o,5S  X  o>3^)  Paris,  Libr.  Delagrave,  1915  (juin)  i  feuille. 
[«  Donnant  la  còte  autrichienne  de  Trieste  à  Raguse  »]. 

533.  NiTTi  (Francesco),  deputato,  ex-ministro  :  //  Capitale  straniero  in 
Italia  (Napoli,  Accad.  Se.  mor.  e  polit.,  seduta  28  febbr.  1915).  [«  In 
Italia  l'azione  del  capitale  straniero  è  stata  per  lungo  tempo  assai 
grande  :  tende  a  diventare  proporzionalmente  assai  minore.  È  pre- 
vedibile che,  comunque  volgano  gli  eventi  politici,  l'Italia  dovrà  fra 
poco  calcolare  esclusivamente  su  le  sue  forze  e,  lungi  dal  ricercare 
capitali  all'estero,  dovrà  prepararsi  a  riscattare  molti  suoi  titoli.  La 
quale  cosa  equivale  in  pratica  a  una  necessità  sempre  crescente  di 
aumentare  la  produzione  e  di  sviluppare  i  traffici.  —  La  ricchezza 
dell'Italia,  non  ostante  tutte  le  illusioni,  è  cresciuta  lentamente,  quasi 
penosamente.  Tutti  gl'indici  sono  in  ciò  concordi.  —  Si  parla  ora, 
ingiustamente,  assai  spesso  male  d'industrie  estere  che  furono  avi- 
damente desiderate  ;  di  società,  che  non  solo  furono  premurosamente 
invitate,  ma  che  realizzarono  opere  che  non  si  sarebbero  compiute 
o  si  sarebbero  compiute  solo  assai  tardi.  —  Solo  dopo  il  1881  è 
cominciato  insieme  a  un  più  largo  sviluppo  del  paese,  un  aumento 
continuo  del  capitale  italiano  nelle  maggiori  imprese.  Il  periodo 
1881-18S7    fu  seguito  da    un  periodo  di   depressione   e   di  ristagno, 


—    214    — 

che  ebbe  termine  nella  profonda  crisi  del  1S93-94  ;  a  un  periodo  di 
raccoglimento  seguì  una  grande  attività  economica,  la  maggiore  che 
l'Italia  abbia  avuta,  fra  il  1899  e  il  1908.  Fu  il  periodo  in  cui  l'in- 
dustria si  consolidò,  in  cui  il  risparmio  fu  maggiore,  in  cui  il  paese 
nssorbi  quasi  tutta  la  rendita  italiana  collocata  all'estero.  Da  allora 
vi  è  stato  un  periodo  faticoso  di  ristagno  ».  —  Dopo  aver  accennato 
alla  situazione  —  prima  e  durante  la  guerra  —  dei  quattro  paesi  che 
avevano  maggiore  importanza  come  esportatori  di  capitale,  cioè  l'In- 
ghilterra, la  Francia,    la   Germania   ed  il  Belgio  ;    e  dopo  aver  par- 
lato dei   crediti    italiani   all'estero,    l'autore    dimostra  come    in   av- 
venire bisognerà  contare  sulle  sole  nostre  forze.  —  «  I  paesi  d'Europa 
attualmente  in  lotta    distruggono  quotidianamente  masse  enormi  di 
capitali.  —  Dopo  la  guerra  sarà  un  prodigioso    risveglio   dell'  indu- 
stria. Come  nei  paesi  nuovi  (vi  sono  ahimè  !   paesi  da  rifare)  il  sag- 
gio dei  profitti  si  eleverà  considerevolmente  e  la  richiesta  di  lavoro 
sarà  dovunque   grandissima.  La  Francia   anche  nei  periodi  di  pace 
non  poteva  far  funzionare  molte  delle  sue    industrie  senza  la  mano 
d'opera    straniera.  Che  cosa  sarà  dopo  la  guerra  ?  Mettere  o  rimet- 
tere in  valore  tutto  ciò  che  la  guerra  ha  rovinato  o  distrutto,  è  com- 
pito lungo  e  in  cui  l'attività  italiana  dovrà  avere  una  parte  grandis- 
sima. Anche  sui  mercati  d'America  la  mano    d'opera    italiana   sarà 
più  desiderata  e  troverà  minore   concorrenza.  Ma  è  in  Italia  che  la 
più  grande  opera  sarà  compiuta.  Insieme  con  la  Svizzera  l'Italia  è  il 
paese  che  maggiormente  ha  imparato  dalla  Germania  i  suoi  metodi 
di    organizzazione    industriale,  la  sua  tecnica,    la   via  all'espansione 
commerciale.  L'Italia,  quali  che  siano  gli  eventi,  è  preparata  assai 
più  che    paesi    molto  più  ricchi  alla  conquista  di  nuovi   mercati.  — 
L'Italia  non  potrà  contare  che  sui  suoi  capitali.  Sarebbe  nondimeno 
utile  e  prudente  che  il  capitale    nord-americano,  il  quale  ora  quasi 
non  è  rappresentato  in  Italia,  avesse  una  partecipazione    maggiore. 
Ciò  non  solo  gioverebbe  dal  punto  di  vista  commerciale,  ma  giove- 
rebbe anche  alla  emigrazione  italiana  negli  Stati  Uniti.  Non  è  com- 
pito   difficile,  date    le   disposizioni    ripetutamente   manifestate    dalla 
finanza  e  dalla  industria  americana  a  questo  riguardo.  —  A  traverso 
la  depressione  che  sarà   inevitabile  in  questo  lungo   periodo  di  du- 
rissima  guerra,  solo  gli  organismi  più  solidi   potranno    resistere  ;  è 
pertanto  necessario  riunire  tutti  gli  sforzi,  salvare  con  l'unione  tutte 
le  imprese  pericolanti  ;  non    spaventare    senza   necessità  il  capitale 
ancora  disponibile.  Occorre  impedire  ogni  inutile  lotta  che  aumenti 
le  discordie  e  turbi  il  credito  con  crisi  non  necessarie,  che  si  rivol- 
gono a  danno  di  tutti.  I  provvedimenti  della  Germania  e  degli  Stati 
Uniti  d'America    sulla  circolazione    andrebbero    considerati   in  ogni 
riforma  da  compiere.  Non  vi  sono  in  Italia  grandi  banche  straniere  ; 
ma  è  anche  doveroso   ammettere  che  le  banche  le  quali    accettano 


—    215    — 

depositi  e  perciò  stesso  dispongono  del  risparmi:)  nazionale,  non 
possono  essere  amministrate  da  cittadini  stranieri.  So  che  ques4:a 
disposizione  alcuni  ritengono  inefficace,  altri  dannosa  ;  ma  niuno  in 
buona  fede  può  negarne  la  utilità.  Tutte  le  riforme  legislative  non 
sono  in  sé  stesse  buone  e  cattive;  ma  vanno  sempre  riferite  a  mo- 
menti storici  e  a  condizioni  attuali.  Ora  se  in  passato  ogni  limita- 
zione all'opera  e  al  capitale  degli  stranieri  riusciva  dannosa,  le  con- 
dizioni sono  del  tutto  mutate.  Del  resto  lo  Stato  non  può  più  lasciare 
senza  difesa  alcuna  il  risparmio  popolare.  —  Come  il  dolore  prova 
le  anime,  la  guerra  prova  le  attitudini  dei  popoli.  Comunque  vol- 
gano gli  eventi  di  questa  guerra,  l'Europa  ne  conseguirà  una  mag- 
giore elevazione,  una  maggiore  dignità  delle  nazioni,  probabilmente 
anche  un  maggiore  sviluppo  economico.  Dopo  la  guerra  disgraziata 
del  1870  parea  che  la  Francia  dovesse  scomparire  in  Europa  dal 
numero  delle  grandi  nazioni  :  pagate  le  enormi  indennità  alla  Prus- 
sia, pagate  le  enormi  spese  della  guerra,  sanate  le  dolorose  ferite, 
otto  anni  dopo  mostrava  a  tutta  l'Europa,  riunita  in  Parigi,  i  gran- 
dissimi progressi  realizzati  in  ogni  ramo  della  produzione.  —  I  Belgi 
conquistarono  la  ricchezza  perchè  furono  gli  stessi  uomini  che,  sotto 
la  guida  del  conte  Egmont,  seppero  in  piccolo  numero  opporsi  eroi- 
camente ai  più  formidabili  eserciti  d'Europa.  Dinanzi  allo  spettacolo 
della  Serbia  nessuno  può  dubitare  che  quella  enorme  massa  di  ener- 
gia popolare,  impiegata  ora  per  la  guerra,  saprà  trovare  altri  campi 
di  attività  in  cui  dovrà  splendere.  —  La  vita  è  una  lotta  e  tutte  le 
forme  di  vita  sono  forme  di  lotta,  cioè  di  dolore.  Come  ogni  pro- 
gresso non  si  compie  senza  dolore,  cosi  anche  le  lotte  più  terribili 
dischiudono  spesso  all'umanità  nuovi  campi  di  attività  e  di  pro- 
gresso. —  Quali  che  siano  le  vicende  politiche  e  militari  dell'ora 
presente,  ad  esse  seguirà  nel  campo  economico  un  formidabile  ri- 
sveglio di  tutte  le  attività.  È  a  sperare  che  a  questo  risveglio  l'Ita- 
lia saprà  partecipare  in  larga  misura  ».  —  Questa  bella  pagina  del- 
l' illustre  scrittore  va  confrontata  con  le  conclusioni  cui  giunsero,  nel 
191 5,  il  Preziosi  nel  suo  libro  sulla  Banca  Commerciale  e  la  Ger- 
mania, e  il  dott.  Mario  Alberti  (cfr.  Riv.  di  Roma,  25  febb.  1915) 
in  quello  sull'  Economia  del  Mondo  i^rima  del  Conflitto  e  dopo]. 
J34.  NoTHOMB  (Pierre),  Homme  de  Lettres,  Collaborateur  de  la  «  Revue 
des  Deux  Mondes  »:  Le  Roi  Albert  {de  Belgique']  (N."  22  delle  Pages 
actuelles  edite  da  Bloud  et  Gay,  Par.,  1914).  [«  M.  Nothomb  trace, 
de  main  de  maitre,  un  émouvant  portrait  du  jeune  roi,  dont  le  «  calme 
héroisme  »  a,  en  un  instant,  conquis  l'universelle  admiration  et  la 
sympathie  de  toutes  les  àmes  nobles.  On  retrouve  dans  cet  opuscule 
le  don  d'écrivain  pénétrant  qui  caractérise  l'auteur  de  la  Belgique 
martyre.  Son  talent  de  psychologue  se  manifeste  ici  par  les  nuances 
de  l'analyse,  par  l'art  avec  lequel  il  a  su,  voulant  rendre    un  hom- 


2l6    

mage,  n'étre  point  cependant  un  simple  panégyriste  et  faiie  vivre  la 
physionomie  de  celui  qu'on  a  déjà  nommé  Albert  le  Grand  ».  — 
Cfr.  sul  Re  del  Belgio,  Bergson,  La  Signification  de  la  Guerre, 
Bloud  et  Gay  ed.,  févr.  1915,  p.  45-46,  «  Hommage  au  Roi  Albert 
et  au  peuple  belge,  extr.  du  Livre  du  Roi  Albert  »  p.  dal  Daily 
Telegraph  di  Londra,  e  la  pagina  magnifica  di  Anatole  Frange, 
data  in  fac-simile  nel  volume  in  8°  edito  nel  1915  dall'ed.  Edouard 
Champion  di  Parigi]. 

835.  NoTiCES  dti  Service  des  Subsistances  Jlililaires.  Publication  du  Mi- 
nistère  de  la  Guerre  (Libr.  Charles-Lavauzelle,  Paris,  juin  1915).  [No- 
tice  sur  les  fours  de  Campagne,  202  p.  ;  Sur  la  fabrication  du  pain 
de  guerre,  68  p.  ;  Sur  la  fabrication  du  biscuit  de  troupe,  24  p.  ;  Sur 
les  conserves  de  viande,  les  établissements  frigorifiques  etc,  108  p.]. 

836.  OsTWALD  (Wilhelm),  Professore  di  Chimica,  Lipsia.  Vedi  N.°  2.  [N. 
il  2  settembre  1853  a  Riga;  premio  Nobel  nel  1909;  editore  dei  Mo- 
nistische  Jahrbùcher ;  le  sue  dichiarazioni  pangermanistiche  del  1915 
sono  sembrate  compromettenti  allo  stesso  Governo  tedesco  che  le  ha 
sconfessate]. 

837.  Ourry:  France  héroiqtie;  paroles  de  Georges  Ourry  (Paris,  6  avr.  1915, 

éditeur  Poly,   13  rue  de  Séguier,  i  p.  8"  à  2  col.). 

83S.  Pages  actuelles.  Nouvelle  Collection  de  Volumes  in  16°  (Bloud 
et  Gay,  éditeurs,  7  Place  Saint-Sulpice,  1914-1915,  Paris).  [Lettre 
de  S.  E.  ]\L  de  Brocqueville,  Président  du  Conseil,  Ministre  de 
la  Guerre  en  Belgique:  ....  «  Ces  écrits,  qui  émanent  d' écrivains 
dont  la  réputation  n'est  pas  à  faire,  expliquent  à  merveille  la  portée 
de  la  lutte  gigantesque  que  nous  livrons  à  l'AUemagne  pour  la  dé- 
fense  de  tout  ce  qui  nous  est  sacre.  En  ce  qui  concerne  la  Belgique, 
j'ai  vu  avec  plaisir  que  vous  aviez  reproduit  la  magistrale  étude  du 
consciencieux  historien  qu'est  ìsl.  Welschinger,  les  pages  si  vivantes 
que  mon  coUègue  de  la  Chambre  des  Représentants,  M.  Mélot,  a 
consacrées  au  martyre  du  clergé,  et  l'admirable  Lettre  Pastorale  de 
notre  cher  et  grand  Cardinal  qui,  avec  son  autorité  de  pasteur  d'àmes 
et  de  docteur,  a  prononcé  sur  les  devoirs  de  i'  heure  présente  des 
paroles  définitives  dont  le  retentissement  a  dépassé  nos  étroites  fron- 
tières  »]. 

S39.  Pamphlet  'Lé^,.  Cahier  franco-suisse  de  défense  sociale.  (La  venta  en 
est  interdite  en  Suisse.  J.  Vrin  ed.,  pi.  de  la  Sorbonne,  Paris,  1915). 
\^Le  Pamphlet  est  hors  commerce.  Tirage  10.000  exemplaires.  Y  col- 
laborent  :  An.  France,  Paul  Claudel,  Laurent  Tailhade,  Leon  Daudet, 
Rémy  de  Gourmont,  Em.  Verhaeren,  Jules  Carrara,  Rob.  Télin, 
Gust.  de  Charrière,  Jean-Jacques  Martel.  —  Le  13^  Cahier  a  paru  en 
juin  1915]. 

840.  Pantaleoni  (Prof.  Maffeo).  [Or  che  il  Pantaleoni  è  divenuto  inter- 
ventista   e    austro fobo,    la   germanofila   Concordia   dell'  ex-onorevole 


—    217    — 

Palamenghi-Crispl  gli  rende  il  bel  servizio  di  pubblicargli  a  caratteri 
cubitali  questo  Memento:  «  Non  si  vive,  e  le  Nazioni  meno  che  mai, 
di  solo  pane,  ma  anche  di  onore.  Ora  noi  abbiamo  degli  impegni 
con  altri  paesi  {Germaìiia,  Attsirià)  e  questi  [sic  r\  devono  essere 
mantenuti  a  qualunque  costo.  Inoltre  la  Libia,  or  ora  conquistata,  non 
è  un  pruno  negli  occhi  della  Germania  o  dell'Austria,  ma  bensì  di 
qualche  altro  {Francia,  Inghilterra).  Vogliamo  essere  scacciati  da  lì 
ignominiosamente,  dopo  essere  stati  alla  «  finestra  »,  qualora  vinces- 
sero coloro  {Francia)  che  già  cercarono  facile  gloria  a  spese  nostre 
in  più  occasioni  recentissime?»  Maffeo  Pantaleoni  wéiVIdea  Na- 
zionale del  31  luglio  1914]. 

841.  Paquier  (Abbé)  [Premier  Vicaire  de  la  Sainte-Trinité  (Paris),  Doct. 
ès-lettres  et  en  théologie,  Aumònier  des  Ambulances]  :  Le  Protes- 
tantisme  allemand :  Luther,  Kant,  Nietzsche  (i  voi.  in  8°,  Paris, 
Bloud  et  Gay,  1915).  [Pubblicato  dal  Co7n.  cath.  de  propagande  frane;. 
à  l'étranger  presieduto  da  Mgr.  Baudrillart.  —  Prima  che  capitoli 
di  un  libro,  questi  scritti  furono  conferenze,  tenute  nella  Chiesa  pa- 
rigina della  Trinità  (18  e  25  apr.,  2  maggio  1915).  Dice  il  Paquier: 
•«  Nous  croyions  que  des  sujets  si  spéciaux  feraient  le  vide  dans 
cette  église,  et  nous  avons  eu  de  quinze  cents  à  deux  mille  audi- 
teurs  »  !  Egli  nel  suo  libro  dimostra  che  «  la  vraie  pensée  allemande, 
la  pensée  protestante  d'Outre-Rhin  est  d'une  espèce  particulière  : 
elle  met  1'  homme  au  centre  de  tout.  L'histoire  de  la  pensée  anti- 
objective  et  anti-catholique  depuis  quatre  siècles  se  résumé  en  trois 
noms,  et  ces  trois  noms  sont  allemands  :  Luther,  Kant,  Nietzsche. 
En  niant  l'autorité  doctrinale  de  1' Eglise,  Luther  a  tue  la  véritè 
révélée  ;  en  niant  la  valeur  de  la  raison  spéculative,  Kant  a  tue  la 
vérité  théorique  ;  en  rejetant  pour  le  surhomme  la  •<  morale  des 
esclaves  »,  Nietzsche  a  tue  la  vérité  morale.  A  la  place  d'  une  vérité 
révélée,  d'une  vérité  théorique,  d'une  vérité  morale  s'appuyant  sur 
Dieu  et  se  terminant  à  Dieu,  Luther,  Kant  et  Nietzsche  ont  mis  des 
concepts  s'appuyant  sur  l' homme  et  se  terminant  à  1' homme».  — 
Notevoli  sono  la  Conclusione  su  «  Le  protestantisme  allemand  et  les 
infiltrations  allemandes  en  France  »  e,  a  p.  47-50,  il  capitolo  su 
«  Luther,  l'Allemagne  et  la  guerre  »,  in  cui  annunzia  il  volume  suo, 
di  prossima  pubblicazione  e  già  da  molti  mesi  ultimato  :  La  psycho- 
logie  de  Luther  et  le  Protestantisme  che,  come  ci  scrivono  da  Pa- 
rigi, farà  dell'ab.  Paquier  uno  dei  più  solidi  e  colti  critici  del  pen- 
siero di  Martin  Lutero]. 

842.  Pareto  (Sen.  Prof.  Vilfredo)  :  La  Guerra  e  i  suoi  fattori  sociologici 
{Scientia,  fase,  di  marzo  1915). 

843.  Paté  (Henry),  Député:  Mobilisés  elMobilisables.  La  Loi  Dalbiez.  Rap- 
port  (i  broch.  in  8°,  Paris,  Libr.  Chapelot;  Lausanne,  Constant  Ta- 
rin,  1915).  [Publié  par  les  éditeurs  Marc  Imhaus  et  René  Chapelot]. 

2S 


—     2l8    — 

S44.  Paul  i^Bruno),  Direttore  della  Scuola  d'  arti  e  mestieri  di  Berlino. 
Vedi  N.°  2.  [N.  il  19  gennaio  1874  in  Seifhennersdorf  ;  da  molti  anni 
collaboratore  del  Siìnplizissimiis  ;  ebbe  il  Grand  Prix  all'Esposizione 
universale  di  Parigi  nel  1900]. 

845.  PÉGuy  (Ch.)  :  Notre  Patrie  (Editions  de  la  Nouvelle  Revue  Frangaise, 
35  rue  Madame,  Paris,  juin  1915  ;  posthume).  [Cfr.  sul  Péguy  il  Mer- 
cure  de  France,  1915,  passim,  e  gli  art.  del  Barrès  (1915)-  —  A  lui 
dedicò  il  suo  ultimo  romanzo  il  nipote  di  Ernest  Renan,  Ernest 
PsiCHARi,  ufficiale  morto  alla  fine  del  1914  nella  difesa  del  Belgio]. 

S46.  Péret  (Raoul):  La  Puissance  et  le  Déclin  économiques  de  l' Allema- 
gm  (i  broch.  in  8°,  Paris,  juin  1915,  Félix-Alcan  ed.).  [L'  autore, 
attualmente  Deputato,  è  stato  Ministro  del  Commercio.  Questa  sua 
ottima  monografia  è  stata  tradotta  in  sei  lingue,  in  :  russo,  inglese, 
italiano,  spagnuolo  e  tedesco]. 

847.  Petit  Colonial  (Le).  Vedi  Béraud. 

84S.  Phillips  (W.  Alison)  :  Moderti  Europe,  1815-1899  {l^owàon,  1901,  Ri- 
vingtons). 

849.  PiRAjNO  (Maggiore  A.)  :  /  mezzi  e  i  metodi  della  Guerra  terrestre 
(Livorno,  Casa  ed.  Belforte,  1915).  [Scrive  il  Viti  nella  Tribuna  del 
26  ag.  1915  :  «  I  profani  non  avrebbero  potuto  desiderare  di  meglio  e 
di  più.  Un  volgarizzatore  così  acuto  così  sobrio  e  pur  così  esauriente 
non  si  trova  tutti  i  giorni.  C'è  di  più.  Il  valore  di  codesto  affabile 
trattatista  fu,  a  suo  tempo,  riconosciuto  ufficialmente  nelle  alte  sfere 
militari  ;  che  al  Pirajno  venne  affidato  l' incarico  di  svolgere  alcune 
conferenze  di  guerra  terrestre  ai  sottotenenti  di  vascello  comandati 
a  frequentare  il  corso  supplementare  presso  l'Accademia  navale.  Un 
ufficiale  di  marina  deve  infatti  conoscere  della  guerra  terrestre  quel 
tanto  che  basta  a  completare  la  sua  cultura  marziale.  E  le  conferenze 
del  Pirajno  servivano  mirabilmente  allo  scopo  :  né  eccessivamente 
tecniche,  né  troppo  minuziose.  Senza  pretese  cattedratiche,  ma  solo 
«  accennando  »  con  molto  metodo  a  questioni  grandi  e  piccole,  il 
Pirajno  tratteggiava  tutto  il  complesso  di  quelle  norme  che,  per 
l'elasticità  della  loro  applicazione,  costituiscono  la  così  detta  «arte 
militare  »,  «  spigolando  fra  i  libri  già  letti  e  lavori  appena  pubblicati, 
fra  ricordi  di  maestri  antichi  e  istruzioni  regolamentari  nuove,  fra 
impressioni  ed  esperienze  personali  passate  e  frequenti  ».  Tutto  ciò 
rappresentava  l'ideale  per  un  civile  desideroso  di  idee  chiare  su  que- 
stioni militari.  —  E  il  Pirajno  dopo  aver  noverato  le  principali  ra- 
gioni per  le  quali  si  é  persuaso  a  riunire  in  volume  le  sue  conferenze 
<.<  (un  volume  a  stampa  sarebbe  riuscito  più  accetto  delle  usuali  si- 
nossi litografiche  agli  ufficiali  della  marina,  e  per  gli  ufficiali  del- 
l'esercito un  sommario  sintetico  su  questioni  dell'arte  nostra  può 
anche  riuscire  non  inutile)  »,  non  ha  disdegnato  di  pensare  anche  al 
lettore  borghese  (perfino    alle    signore)    non    senza    aver   sommini- 


—    219    — 

strato  prima  la  garbata  lezioncina.  Sentitela:  «  ....  E  finalmente:  l.i 
constatata  facilità  con  la  quale  moltissime  persone  non  militari,  d'atnb> 
i  sessi,  sentenziano  di  questioni  organiche,  di  piani  strategici  e  di 
esecuzioni  tattiche,  con  misure  di  elogio  inversamente  proporzionali 
alla  volontà  di  acquistare  un  certa  competenza  in  materia....  Quest'at- 
titudine merita,  a  mio  parere,  di  essere  incoraggiata,  quando  rivela 
un  sicuro  interessamento  alle  istituzioni  patrie  ;  ma  può  anche  dive- 
nire perniciosa  quando,  cresciuta  fra  i  racconti  inesatti  e  le  cognizioni 
imperfette,  crede,  in  un  brutto  momento,  di  avere  acquistata  la  ma- 
turità sufficiente  per  espandersi  e  volge  verso  la  critica  intempestiva, 
giudicando  erroneamente  uomini  e  formulando  proposte  paradossali. 
Perciò,  visto  che  ci  è  presentata  l'occasione  per  farlo  —  certo  con  i 
dovuti  riguardi  —  nel  campo  sportivo  de'  dilettanti,  spero  di  trovarvi 
ancora  qualcuno  che,  dopo  avere  apprese  per  la  prima  volta  poche 
notizie  sommarie  su  ciò  che  sia  veramente  la  guerra,  sentirà  di  es- 
sere un  po'  meno  condottiero  di  quanto  finora  ha  voluto  credere.... 
—  Però  agli  orecchianti,  specialmente,  spero  di  poter  dimostrare  che, 
in  questa  nostra  arte,  la  scarsezza  di  regole  fisse,  o  scientificamente 
prestabilite,  non  giunge  fino  a  far  considerare  come  congenita  la  pe- 
rizia guerresca,  e  che  questa  non  può  essere  sostituita  dal  ricordo 
dei  primi  giuochi  infantili,  anche  se  completato  dall'effettuato  tran- 
sito attraverso  i  fugaci  obblighi  di  leva  ;  ai  meno  modesti  e  più  ru- 
morosi vorrei  anche  far  comprendere  che  per  condurre  bene  le  truppe 
non  basta  nemmeno  il  sapere  tuonare  con  discorsi  contro  quelli  che 
le  conducono.  Se  soltanto  questo  bastasse,  tutti  i  grandi  capitani  che 
hanno  disturbata  sino  ad  oggi  la  storia  avrebbero  anche  usurpata  la 
loro  fama,  quelle  nazioni  che  hanno  impiegato  qualche  secolo  per 
presentare  al  mondo  un  autentico  genio  di  guerra  sarebbero  state 
delle  neghittose  sciupatrici  di  uomini  e  di  tempi,  e  da  oggi,  aperti 
gli  occhi  alla  realtà,  la  posizione  di  stratega,  spesso  depositario  delle 
sorti  di  una  Patria,  potrebbe  essere  messa  a  concorso  come  un  qua- 
lunque impiego  a  mille  e  due,  e  chi  sa  con  quale  ressa  di  concor- 
renti ».  —  Leggendo  codesta  cenciata  ci  si  avvede  subito  che  l'A., 
pur  mostrando  non  troppa  simpatia  per  gli  orecchianti  (a  quanti 
«  corrispondenti  di  guerra  »  non  ha  egli  fatto  intendere  il  latino!)  ha 
avuto  una  gran  voglia  di  condurli  sul  retto  sentiero  di  una  qualche 
competenza....  Io  credo,  anzi,  che  il  volume  è  stato  stampato  proprio 
per  i  profani.  Il  Pirajno  ha  il  temperamento  vero  dell'educatore. 
La  sua  intemerata  di  burbero  benefico  ce  lo  attesta.  E  dalle  colonne 
di  questo  giornale  rendiamo  le  grazie  che  sappiamo  migliori  e  mag- 
giori al  cortese  istruttore  ».  —  Del  quale  amo  ricordare  le  belle  Pa- 
scine riassuntive  di  St.  milit.  specialm.  italiana,  Livorno,  Belforte, 
1911,  XVI-542P.]. 
850.   Pl.vnck  (Max),  Professore  di  Fisica,  Berlino.  Vedi  N."  2.  [Direttore 


—    220    — 

deli'  Istituto  di  fisica-teoretica  ;  membro  dell'Accademia  delle  Scienze 
di  Berlino;  la  sua  Termodinamica,  pubblicata  nel  1897,  è  stata  tra- 
dotta in  russo  nel  1900  e  in  inglese  nel  1903.  È  nato  il  23  aprile 
1858  a  Kiel]. 
S51.  Plehn  (Albert),  Professore  di  Medicina,  Berlino.  Vedi  N.o  2.  [N.  il 
14  aprile  1861  in  Lubochin;  si  è  occupato  della  malaria  nel  Kamerun 
e  di  molte  altre  malattie  del  Kamerun  e  in  generale  dell'  Africa 
(argomento  trattato  assai  bene  in  Italia  da  uno  specialista  valente, 
il  dott.  Ernesto  Persano,  di  Firenze)  ;  l' Italia  lo  ha  nominato  nel 
1912  membro  aggregato  dell'  Istituto  Coloniale  internazionale]. 

85 2.  PoNCHEViLLE  (De).  Vedi  sub  voce  Ardant  e  sub  voce  Thellier  de 

PONCHEVILLE. 

853.  Ponnelle  (Lazare)  :  Nouveau  Lexiqtu  Militaire  frangais-allemand. 
(i  voi.  de  584  p.,  relié  en  toile,  Paris,  Libr.  Chapelot,  1915).  [Manuel 
de  l'Art,  des  Sciences  et  de  la  Vie  tnilitaires.  Avec  un  Appendice 
sur  l'Aviation,  l'Aéronautique,  l'Automobilisme  militaires,  le  Ser- 
vice de  Sante,  l' Interrogatoire  des  prisonniers,  etc.]. 

854.  PoNS  (Mgr.  A.)  :  La  Guerre  et  l'ante  frangaise  (i  voi.  in  16°,  Par., 
1915,  Bloud  et  Gay  ed.).  [Va  collocato  accanto  alle  migliori  pagine 
di  Mgr.  Baudrillart,  di  Mgr.  Lacroix  e  del  Card.  Amette.  Elo- 
quentissimo  studio  psicologico  del  popolo  francese  nel  1914-15]. 

855.  Pradels.  Vedi  sub  voce  Nesselrode. 

856.  Prévost  (Marcel),  de  l'Acad.  francaise.  Vedi  stib  voce  Lavisse  et 
Prévost. 

S57.  Prince  (Merton)  :  La  Guerre  ielle  que  l'  entendent  les  Américains  et 
ielle  que  l'entendent  les  Allemands  (Paris,  1915,  Bloud  et  Gay,  i  voi. 
in  16°).  [N.°  56  delle  Pages  aciuelles.  —  Il  Comandante  Roncagli  ha 
fatto  conoscere  in  Italia  il  pensiero  di  un  compatriota  del  Morton 
Prince,  ed  ha  pubblicata  nel  Piccolo  del  25-26  marzo  {Giorn.  d' li., 
Roma,  25  marzo  1916)  la  seguente  lettera  dell'illustre  pensatore 
americano  S.  H.  Church  che  è  utile  citare  accanto  al  titolo  dell'op. 
del  Prince.  L'  articoletto  è  intitolato  Uti  giudizio  sitila  Guerra,  di 
un  illustre  scienziato  americano,  e  lo  riferiamo  testualmente  :  «  II  no- 
stro amico  comandante  Roncagli,  il  quale  per  dovere  professionale 
oltreché  per  vecchia  consuetudine  di  studioso  di  arte  militare,  segue 
dal  principio  Io  svolgimento  della  grande  guerra,  esaminandone 
tutti  gli  aspetti  e  ricercandone  le  origini  le  più  remote,  ha  avuto 
di  recente  occasione  di  scambiare  alcune  lettere  con  l'illustre  pro- 
fessore americano  Samuele  Harden  Church,  presidente  del  <  Car- 
negie  Institute  »  di  Pittsburgh  in  Pensilvania.  —  Nella  lettera  che  il 
comandante  Roncagli  ci  ha  cortesemente  comunicata,  autorizzandoci 
a  pubblicarla,  il  prof.  Church  esprime  sentimenti  e  giudizi  circa  l'a- 
zione della  Quadruplice  Intesa,  che  meritano  di  essere  conosciuti, 
non  solo  perchè   fa  piacere   di  sapere  come  gli  sforzi  degli  Alleati 


—    221    

contro  il  blocco  austro-turco-bulgaro-tedesco  siano  giudicati  da  un 
eminente  scienziato  americano,  ma  anche  perchè  fa  altrettanto  pia- 
cere poter  constatare  che  il  capo  di  una  delle  più  grandi  istituzioni 
scientifiche  del  mondo,  il  quale,  per  questa  sua  alta  carica,  è  inve- 
stito di  un'autorità  considerevole  ed  è  esponente  del  pensiero  d'una 
classe  intera  di  dotti,  conferma  di  nuovo  con  questo  atto,  altrettanto 
importante  quanto  semplice,  la  fiera  condanna  ch'egli  pronunciò  già 
da  molti  mesi  contro  la  mostruosa  degenerazione  della  «  Kultur  », 
con  la  risposta  da  lui  data  ai  famosi  93  professori  tedeschi,  e  che 
a  suo  tempo  fu  riprodotta  anche  nella  stampa  italiana.  —  Ed  ecco 
la  lettera  :  «  The  Carnegie  Institute,  Pittsburgh,  Pe.,  29  gennaio  1916. 
«  Mio  caro  Comandante  Roncagli,  Ho  ricevuto  la  vostra  lettera  da 
«  Roma,  in  data  della  vigilia  di  Natale,  24  dicembre  1915,  insieme 
«  con  le  copie  della  versione  italiana  della  mia  lettera,  stampata  per 
«  essere  divulgata  nel  mondo,  sotto  il  titolo  //  verdetto  americano 
«  sulla  guerra.  —  Sono  assai  lieto  di  sentire  che  questo  documento 
«  è  stato  interpretato  come  una  vera  dimostrazione  di  simpatia  verso 
«  le  Potenze  dell'  Intesa  ed  i  popoli  delle  nazioni  loro,  che  combat- 
«  tono  in  difesa  di  quei  sommi  beni  che  sono  la  libertà  e  la  civiltà 
«  moderna.  Gradisco  molto  la  cura  che  vi  siete  dato  di  farmi  avere 
«  queste  pubblicazioni  in  lingua  italiana,  e  le  conserverò  con  vivis- 
«  Simo  piacere.  Sinceramente  vostro  S.  H.  Church,  Presidente  »]. 

858.  Prothero  (G.  W.),  Litt.  D.,  LL.  D.,  Formerly  Professor  of  Hist. 
in  the  Universit}-  of  Edinburgh  :  List  of  Publicatioìis  hearing  on  the 
War  (Centr.  Committee  for  Nat.  Patriotic  Organizations,  62,  Charing 
Cross,  London  W.  C,  .1914-15-16).  [L'illustre  storico  dichiara  mo- 
destamente che  questa  lista  «  makes  no  pretension  to  be  exhaustive  »; 
nella  r""  e  II*  parte  sono  incluse  le  opere  che  saranno  utili  a  coloro 
che  vogliono  comprendere  «  not  only  the  immediate  causes  of  the 
War,  but  its  more  remote  origins,  as  displayed  in  the  history  of  ideas, 
of  politicai  events,  and  of  social  conditions  in  the  different  countries 
concomed  »  ;  quindi  le  opere  «  dealing  with  the  War  itself  »  o  ge- 
neralmente con  materie  navali  o  militari  ;  e  si  tratta  di  opere  che  in 
tutto  o  in  parte  si  riferiscono  (con  giusto  criterio)  ai  decenni  poste- 
riori al  1870.  La  Illa  parte  comprende  gli  opuscoli  inglesi  o  tradotti 
in  inglese  (non  sappiamo  perchè  sieno  esclusi  quelli  in  lingue  stra- 
niere cioè  non  in  inglese;  sono  più  difficili  a  trovare  le  menzioni 
bibliografiche  esatte  degli  opuscoli  che  quelle  dei  libri,  epperò  tale 
esclusione  è  a  danno  della  scientifica  utilità  di  questo  notevolissimo 
repertorio).  Gli  opuscoli  segnalati  nella  1*  puntata  di  questo  repertorio 
sono  155;  le  opere  sono  divise  in  16  rubriche  :  Documenti,  Discorsi, 
Storia  d'Europa,  Austria,  Belgio  etc,  Cause  della  Guerra,  Scienza 
della  Guerra,  Forze  milit,  e  nav..  Carte,  St.  della  Guerra,  Varia]. 

859'  QuiNTiERi  (Angelo):  I fattori  psicologici  della  guerra  europea  {Nuova 


222     

Antologia,  16  febbr.  1915,  pag.  642-657).  [L'autore  dice  di  sé  stesso. 
«  Io  non  sono  austriacante:  sono  un  po'  russofilo  ed  un  grande  am- 
miratore dell'  Inghilterra  ».  Non  pare.  L'  articolo  avrebbe  potuto 
uscire  come  Feuilleton  della  Neue  Freie  Presse  ]. 

860.  Rain  (Pierre):  La  Monarchie  des  Habsboìirg  {Larousse  Mensucl,  Par., 

juin  1915)- 

861.  Rainieri  (Salvatore):  La  Ripercussione  della  Conflagrazione  sullo 
Economia  Mondiale  (ops.  di  80  pag.,  1915)-  [Cfr.  sul  medesimo  ar- 
gomento gli  scritti  di  Em.  Sella,  Mario  Alberti,  Fr.  Nitt;. 
Einaudi,  L.  Luzzatti  etc.]. 

862.  Raiter  (L.)  et  E.  Gueydan  :  Guillaume  est  plus  malade  que  toi, 
chansonnette.  Paroles  de  Louis  Bousquet.  Chant  et  piano  (Paris,  L. 
Bousquet,  61  faub.  Saint-Denis). 

863.  Ramadoro  (Adolfo),  Comm.,  Direttore  Capo  di  Ragioneria  al  Mini- 
stero della  Marina:  Il  Bilancio  della  Marina  per  l'Esercizio  finan- 
ziario 191S-16  (Roma,  Off.  poligr.  ital.,  1915,  annesso  al  fase,  febbr. 
1915  della  Fiv.  Marittima).  [Notevolissima  pubblicazione,  che  vor- 
remmo veder  letta  e  meditata  da  tutti  i  Senatori  e  da  tutti  i  Depu- 
tati, specie  dai  Senatori  Morandi  e  Barzellotti  e  dai  Deputati  Lucifero 
e  Turati.  —  Scrive  il  diligentissimo  comm.  Ramadoro  :  «  Il  confronto 
che  è  consuetudine  istituire  fra  il  bilancio  dell'  esercizio  in  corso  e 
quello  dell'esercizio  successivo,  confronto  che,  mettendo  in  evidenza 
le  differenze  essenziali  fra  le  due  previsioni,  dà  modo  di  seguire  le 
vicende  dell'amministrazione  e  di  illustrarne  le  intenzioni  e  le  diret- 
tive nell'avvenire,  non  presenta  un  sufficiente  carattere  di  attendibi- 
lità per  ciò  che  si  riferisce  agli  stati  di  previsione  della  spesa  del 
Ministero  della  marina  per  gli  esercizi  finanziari  1914-15  e  1915-16. 
—  Manca  infatti  a  questi  due  documenti  finanziari  uno  dei  requisiti 
indispensabili  per  tale  confronto  :  1'  omogeneità.  —  Pure  astraendo 
dalla  considerazione  che  lo  stato  di  previsione  dell'esercizio  1914-15 
non  fu  ancora  definitivamente  approvato  dal  Parlamento,  essendone 
stato,  con  due  leggi  successive,  concesso  l' esercizio  provvisorio, 
prima  fino  al  31  dicembre  1914,  poi  fino  al  30  giugno  1915;  sta  di 
fatto  che  nello  stato  di  previsione  in  parola  furono  introdotte,  me- 
diante disposizioni  di  carattere  eccezionale,  modificazioni  cosi  pro- 
fonde, che  ne  alterano  completamente  l'economia,  rendendolo  non 
paragonabile  al  progetto  di  bilancio,  presentato  al  Parlamento  nella 
seduta  del  30  novembre  1914,  per  l'esercizio  finanziario  1915-16.  — 
Il  bilancio  dell'  esercizio  1914-15  ha  dovuto  necessariamente  subire 
la  ripercussione  degli  eccezionali  avvenimenti  di  carattere  interna- 
zionale che  si  sono  svolti  dall'agosto  ultimo  scorso  in  poi,  la  durata 
e  1'  estensione  dei  quali  non  è  tuttora  possibile  di  prevedere;  mentre 
invece,  in  conseguenza  di  questa  indeterminatezza,  la  previsione  del- 
l'esercizio 1915-16  ha  dovuto  fare  astrazione  da  ogni  causa  di  per- 


—     223     — 

turbazione  ed  essere  basata  sugli  elementi  normali  di  una  gestione 
ordinaria...  »]. 

864.  Rambaud  (A.),  de  l'Institut  :  Histoire  de  la  Russie;  —  His taire  ge- 
nerale ;  —  eie.  Vedi  Lavisse.  [Cit.  dal  Prothero,  Publications  hea- 
ring on  the   War,  19/4]. 

865.  Reclam  junior  (Philipp):  //  «  tradimento  »  dell'  Italia  [Idea  Nazio- 
nale, Roma,  23  marzo  1915).  [Ecco  le  due  colonne  dell'  Idea  Nazio- 
nale :  «  Sotto  questo  titolo,  noi  pubblicammo  nel  nostro  num.  del  28 
febbraio  una  lettera  di  Alberto  Lumbroso  a  Enrico  Corradini,  nella 
quale  si  parlava  d'una  reclame  editoriale  della  celebre  «  Casa  Reclam  » 
di  Lipsia.  Codesta  Casa  —  che  pubblica  la  nota  «  Universal-Bibliothek  » 
—  ha  inserita  nelle  principali  Riviste  nel  dicembre  scorso,  all'epoca 
dei  Libri  di  Strenna,  una  reclame  in  cui  —  dopo  aver  stampato  a 
caratteri  cubitali  che  «  ein  haiidliches ,  zuverlàssiges  Tasclien-  Wórter- 
buch  ist  fiir  unsere  Soldaten  IN  FEINDESLAND  unentbehrlich  (un 
Dizionario  tascabile  maneggevole  cui  ci  si  possa  fidare,  è,  per  i  no- 
stri Soldati  IN  TERRA  NEMICA,  indispensabile)  —  raccomanda 
d' inviare  ai  soldati  tedeschi  in  guerra,  oltre  il  Dizionario  inglese  e 
francese,  il  Dizionario  ITALIANO  {Italieniscfi,  del  dott.  Kòhler,  di 

707  pagine).  Per  i  librai  tedeschi,  l'Italia  non  è  un  paese  neutrale, 
dunque,  ma  un  paese  nemico  (Feindesland)!.,.  ».  In  seguito  a  ciò, 
il  signor  Filippo  Reclam  junior  ci  scrive  in  un  gergo  barbaro  che 
vuol  essere  italiano,  e  che  ci  guardiamo  bene  dal  manomettere  : 
«  Leipzig,  li  13  marzo  1915.  Alla  Redazione  d^€iV Idea  Nazionale,  Via 
«  dell'  Orso  28,  Roma.  —  Illustrissimi  Signori.  Da  parte  delle  mie 
•<  conoscenza  mi  è  stato  inviato  un  numero  del  vostro  giornale  del 
«  28  febbraio,  nel  quale  è  contenuto  un  articolo  :  «  Il  tradimento 
<(  dell'Italia  ».  In  questo  articolo  tra  le  altre  cose,  un  avviso  della  mia 
«  casa  editrice  è  menzionato  in  un  modo  molto  strano,  recisamente 
«  fondato  su  un  malinteso  e  diffondente  delle  opinioni  erronee  in 
«  cercoli  più  estesi.  Ci  comunicate  ai  vostri  lettori  che  in  un  avviso 
«  della  mia  casa  editrice  raccomando  il  mio  Dizionario  italiano  ai  no- 
«  stri  soldati  nel  paese  nemico.  All'opposto  di  ciò  debbo  rivolgere 
«  energicamente  la  -vostra  attenzione  a  ciò  che  nell'  avviso  in  que- 
«  stione  tutti  i  dizionary  pubblicati  dalla  mia  casa  editrice  sono  indi- 
«  cati,  non  solo  gli  adoperabili  a  scopi  di  guerra,  cosi  si  trovano  fra 
«  gli  altri  anch'  un  dizionario  espagnole  ed  un  dizionario  di  parole 
«  staniere.  Nel  testo  accompagnante  è  espressamente  indicata  la 
«  buona  applicabilità  de'  libri  per  la  scuola,  lo  scrittoio  e  la  vita  quo- 
«  liana,  come  apprendete  dall'  acclusa.  È  affatto  non  necessario  di 
«  rivolgere  l'attenzione  del  pubblico  in  Germania  espressamente  a  ciò 
«  che  solamente  i  dizionary  inglese  e  francese  sono  destinati  a  scopi 
<'  di  guerra.  Da  noi  ognuno  sa  che  Stati  sono  da  considerarsi  per 
*  paesi  nemici  e  che  l' Italia  e  la  Spagna  non  ci  appartengono.  Credo 


224    

«  che  sarebbe  appropriato  che  proferiate  una  notizia  rettificante  quel- 
-«  l'articola.  Vi  saluto  con  la  massima  stima.  Philipp  Reclam  Jun.  ». 
—  Abbiamo  passato  questa  lettera  al  nostro  amico  barone  Alberto 
Lumbroso,  il  quale  risponde  come  segue  :  A  questa  risposta  tedesca 
nn  brevisshno  comvietito.  Non  è  vero  che  si  tratti  di  reclame  di  libri 
per  scuole,  per  scrittoio,  per  vita  quotidiana  ;  sul  foglio  è  stampato  a 
lettere  cubitali  :  Durch  deutschen  Geist  zum  Sieg  l  (Per  mezzo  dello 
spirito  tedesco  alla  Vittoria!)  ed  a  caratteri  piramidali  :  Legetjedem 
Feldbrief  ein  Buch  aus  Reclams  Universal-Bibliothek  bei  !  (Utiite  ad 
ogni  lettera  che  spedite  al  campo,  ìin  libro  della  Biblioteca  Universale 
Reclam).  Oh  la  reclame  di  Reclami  com'è  chiara!  Dunque  fra  i  li- 
bri che  i  soldati  debbono  avere  in  terra  «etnica  (Feindesland)  e'  è  il 
Dizionario  italiano  ;  c'è  anche  il  Dizionario  spagnuolo  !  Perchè  ?  Per- 
chè la  Francia  doveva  essere  invasa  entro  il  15  settembre  tutta,  e  che 
giunti  ai  confni,  i  soldati  avrebbero  dovuto  parlare  ai  Pirenei  lo  spa- 
gnuolo, alle  Alpi  l'  italiano.  Ma....  si  sono  fermati  alla  Marna:  e 
questo  il  signor  Reclam  junior  7ton  poteva  indovinare....  Debbo  leal- 
mente dire  che  non  tutti  i  Tedeschi  sono  dei  Reimer  (ricordate?  quello 
che  mi  parlava  del  «  tradimento  »  dell'Italia  e  della  prossima  «  ven- 
detta »  degl'Imperi  Centrali)  o  dei  Reclam.  Mi  scriveva  per  esempio 
da  Heidelberg  l'  illustre  archeologo  tedesco  von  Duhn,  l' atitore  del 
celebre  libro  su  Pompei,  che  la  lettera  «  sgarbata  »  del  Reimer  era 
t  ingiusta  »,  e  che  la  reclame  del  Reclam  era  «  una  stupidaggine  ».  E 
giacché  al  Reclam  ha  già  così  ben  risposto  un  suo  compatriota,  un 
Geheimer  Hofrat,  un  professore  all'  Università  di  Heidelberg  (ed  ho 
pubblicata  la  sua  lettera  nella  mia  Rivista  di  Roma)  mi  risparmio  di 
rispondergli  io.  Solo  gli  consiglio  di  non  vendere  tutti  i  suoi  Dizio- 
nari italiani  ai  soldati,  di  tenerne  uno  per  se;  la  sua  prosa  vii  mostra 
che  ne  ha  di  bisogìio.  Alberto  Lumbroso.  —  Dopo  di  che,  facciamo 
punto  e  basta  »]. 

866.  Règlement  sur  la  transmission  et  la  reception  des  dépéches  télégra- 
phiques  et  téléphoniques  dans  le  service  de  la  télégraphie  militaire 
(Publication  du  Min.  de  la  Guerre,  Paris,  juin  1915,  66  p.  in  12,  Libr. 
Charles-Lavauzelle). 

867.  Règlement  sur  l'  instruction  du  tir  de  la  cavalerie  (Publication  du 
Ministère  de  la  Guerre;  Paris,  juin  1915,  Libr.  Ch.-Lavauzelle,  8a 
p.  in  12). 

868.  Régnier  (Henri  de),  de  l'Acad.  fr.  Vedi  sub  voce  Gauchez. 

869.  Reicke  (Georg),  Berlino.  Vedi  N.°  2.  [Secondo  Biirgermeister  di  Ber- 
lino ;  nato  il  26  novembre  1S63  in  Kònigsberg;  ha  scritto  molti  drammi 
e  poesie]. 

870.  Reinhardt  (Prof.  Max),  Direttore  del  «  Deutsches  Theater  »,  Berlino. 
Vedi  N.°  2.  [N.  il  9  settembre  1873  a  Baden  presso  Vienna  ;  attore 
celebre  {Mefistofele  ;  Filippo  II  ;  Probecandidat)]. 


—     225     — 

8/1.  RiEUL  (Alois),  Professore  di  Filosolìa,  Berlino.  Vedi  N."  2.  [N.  il  27 
aprile  1844  in  Bozen;  si  è  occupato  di  Giordano  Bruno,  del  Nietzsche, 
del  Kant  e  di  Platone;  era  membro  corrispondente  dell'Istituto  di 
Francia  (Ac.  des  Sciences  morales  et  politiques)  ma  come  firmatario 
del  celebre  Proclama  dei  Novantatrè  è  stato  radiato]. 

872.  RisT  (Ch.),  Prof,  à  la  Fac.  de  Droit  de  Paris.  Vedi  sub  voce  Jèze. 

875.  Rivetta  (P.  S.,  Prof.).  Vedi  Gnoli. 

874.  Rivista  Militare  Italiana.  Vedi  sub  vocibus  Strani  e  Vigevano, 

875.  R.  J.  F.  (Le  Colonel)  :  Guerre  de  igi4-igi...  Théàtre  des  opératioìis 
russo-austro-allemandes  (Nancy  e  Parigi,  Libr.  Berger-Levrault,  1915, 
61  p.  in  8").  [Articoli  pubblicati  nel  Temps  di  Parigi  e  qui  raccolti 
in  volume.  Interessantissimo,  assai  lodato^dai  tecnici.  Vedi  sub  voce 
Frisch  (Colonel  R.-J.)]. 

876.  Robert  (Karl),  Professore  di  Archeologia,  Halle.  Vedi  N.°  2.  [N.  l'S 
di  marzo  1850  in  Marburg;  ha  molto  viaggiato  in  Italia  ed  in  Grecia; 
celebre  per  i  suoi  studi  suU'  Iliade  e  su  Menandro,  su  Pausania  e  su 
Sofocle  ;  membro  della  R.  Accademia  dei   Lincei]. 

877.  Robinson  (Gen.  C.  W.)  :  Wars  of  the  Nineteenth  Century  (London, 
Encycl.  Brit.  Co.)  [Un  volumetto,  cit.  fra  le  op.  di  consultazione  per 
le  origini  della  camp,  del  'i4-'i5  dal  Prothero]. 

878.  Rocheblave  (Samuel)  :  La  vraie  Fraiice  et  revolution  du  Patriotisme 
(i  voi.  in  16°,  Par.,  1915,  Bloud  et  Gay,  N.'^  50  delle  Pages  actuelles). 

879.  Roentgen  (S.  E.  Wilhelm),  Professore  di  Fisica,  Monaco.  Vedi  N.°  2. 
[N.  27  marzo  1845.  Scopri  nel  die.  1895  i  Raggi  che  han  preso  il 
suo  nome.  Ebbe  il  premio  Nobel  nel  1900]. 

880.  Rollano  (Louis),  Prof,  à  la  Fac.  de  Droit  de  Nancy.  Vedi  sub  voce 
Jèze:  Problèmes  de  polit.  et  de  finances  de  guerre,  Alcan  ed.,  191 5. 

881.  RoQUES  (A.):  Les  Gentils  Chasseurs.  Chanson  de  rotile,  Paroles  et 
musigue.  Chant  et  piano  (Paris,  1915,  chez  l'Auteur,  3  boul.  de 
Reuilly). 

882.  Rose  (J.  Holland)  :  The  Development  of  the  European  Nations, 
iSjo-igoo  (London,  1905,  Constable).  [È  uno  dei  più  rispettati  e  noti 
scrittori  inglesi  viventi.  Il  celebre  Lord  Cromer  nel  suo  magistrale 
studio  Germania  contra  Mundutn  {Spectator,  Lond.,  1915)  scrive  : 
«So  qualified  an  authority  as  Dr.  Holland  Rose....  »  etc.]. 

883.  Rosebery  (Lord):  War  !  A  fighi  lo  the  finish  (Stirling,  1914,  Mac- 
kay  ed.).  [«  Speech  »]. 

884.  Rostand  (Edmond)  de  l'Académie  francaise  :  La  Chemise  Rouge  {Il 
Nuovo  Corriere,  Ancona,  11-12  marzo  1915,  la  riproduce  da  giornali 
francesi)  : 

L  —  IIs  ont  donne  pour  nous  dans  la  Forét  d'Argonne. 
Dès  l'aube,  un  lieutenant  d'Avellino  pleurait 
En  croyant  que  peut-étre  on  lui  refuserait 

29 


—    226    

D'aller  dans  la  tranchée  afifronter  la  Gorgone. 
Que  la  Gioire  à  son  sabre  attaché  une  dragonne  ! 

Il  meurt.  Muraccioli  meurt  près  de  lui.  Forèt, 
Ne  laisse  pas  niourir  Bruno,  car,  s' il  mourait, 
Rosa  Garibaldi  serait  une  Antigone! 

Cotrozzi  meurt.  C'était  le  plus  beau  des  Pisans. 

La  Lumière  a  toujours  les  mémes  partisans  ; 

Pour  la  Grece  et  la  Franca  i)s  ont  leur  vie  offerte  5 

Ah  !   tous  les  anciens  dieux  sont  là  sur  la  hauteur  1 
Et  cette  compagnie,  elle  est  de  marbré,  certe, 
Que  commande,  Italie  éternelle,  un  Sculpteur  ! 

II.  —   «  Regardez  comment  meurt  un  garibaldien!  » 

Cric  un  homme  en  tombant  dans  la  mélée  hagarde. 
La  France  s'ageuouille  auprès  de  lui,  regarde, 
Et,  grave,  se  relève  en  disant  :   «  Il  meurt  bien  ». 

Bruno  tombe  à  son  tour,  blessè.  «  Cela  n'est  rien  ! 
L'Aieul  aussi  le  fut  au  bord  du  lac  de  Garde  ! 
En  avant!  »  Mais  du  sabre  il  ne  sent  plus  la  garde, 
Et,  couché  sous  un  chéne,   il  voit  la  mort  qui  vient. 

Il  recite  des  noms  tout  bas;  il  énumère 

Les  gloires  de  son  sang,  les  vertus  de  sa  mère  ; 

De  sa  chemise  rouge  il  compte  les  accrocs  ; 

Et,  la  téte  soudain  sur  l'épàule  penchée, 

Héros,  fils  de  héros,  et  frère  de  héros. 

Il  expire  au  moment  où  l'on  prend  la  tranchée. 

III.  —  Gouraud,  le  grand  lion  dont  l'Argonne  est  grondante. 

Le  salue....  Après  quoi,  les  Alpes  traversant. 
Le  cercueil  dangereux  jusqu'à  Rome  descend. 
Corame  du  front  au  cceur  une  image  imprudente, 

Six  garibaldiens  ont,  dans  le  chambre  ardente, 
Mis  le  corps  glorieux  qui  laissait,  en  passant, 
Tomber  sur  chaque  ville  une  goutte  de  sang, 
Lorsque  de  chez  Corneille  il  rentrait  chez  le  Dante. 

Prends  la  chemise  rouge,  elle  est  sur  le  cercueil  ; 
Et  dans  tes  mains,  pour  faire  une  écharpe  d'orgueil 
Qui  te  rattache  enfin  à  la  France,  Italie, 


—     2  2  7     — 

Tords  la  pourpre  du  Fils  qui  t'évite  un  remord! 
Un  chiffon  de  papier  se  déchire  ou  s'oublie, 
Mais  ce  chiffon  d'étoffe  est  plus  fort  que  la  mort. 

IV.  —  O  pére  de  Bruno  !  pére  de  Constantin  ! 

Quoi  !  deux  Garibaldi  dans  la  méme  semaine  ? 

«  Eh,  répond  le  veillard  d'une  àme  plus  qu'humaine, 

J'en  offre  ancore  quatre  à  l'Idéal  latin  !  » 

Tes  doigts  mouillés  de  pleurs,  pére  deux  fois  atteint, 
Sont  léchés  doucement  par  la  Louve  romaine. 
Et  ce  nouveau  cercueil  de  héros  qu'on  promène, 
Fait  palpiter  un  astre  au-dessus  du  Trentini 

Vive  Rome  !  l'espoir  des  faiblesses  recule  ; 

Rome  est  toujours  dans  Rome  ;  et  sur  le  Janicule, 

Ainsi  qu'aux  plus  grands  jours,  tout  un  peuple  accourut  ; 

Et  ce  pére  a  prouvé,  donnant  six  fois  sa  race, 
Que  celui-là  six  fois  peut  dire  :   «  Qu'il  mourùt  1  » 
Qui  peut  à  Rome  mème  étre  le  Vieil  Horace  ! 

885.  RoussET  (L'-Col.,  ancien  député)  :  La  Semaine  mililaire  [Caulois^ 
Paris,  1914-15).  [Serie  di  articoli  settimanali,  specie  di  cronistoria 
della  Guerra  europea  ;  interessantissima  ;  il  Rousset  è  uno  dei  mi- 
gliori scrittori  militari  di  Francia  ed  è  stato  a  lungo  prof,  alla  Se. 
di  Guerra.  —  Egli  ha  avuto  la  cortesia  di  darmi  l' indicazione  esatta 
dei  suoi  scritti  sulla  Conflagrazione  ;  ecco  il  brano  della  sua  lettera 
del  18  genn.  1916  :  ....  «A  part  trois  ou  quatre  articles  parus  dans 
les  Annales  politiques  et  liltéraires,  et  dont  il  ne  m'est  malheureu- 
sement  pas  possible  de  vous  fournir  la  date,  je  n'ai  publié  depuis 
la  Guerre  aucun  article  de  Revue,  faute  de  temps.  —  Par  contre, 
depuis  le  20  aoùt  1914,  j'ai  collaborò  régulièrement  au  Petit  Pari- 
sien,  à  la  Liberté  et  au  Petit  Marseillais ,  à  raison  d'  un  article  par 
jour  dans  chacun  de  ces  journaux.  —  Depuis  le  S  septembre  de  la 
méme  -année,  je  donne  également  un  article  par  semaine  au  Gau- 
lois.  Je  n'ai  traité  d'autre  sujet  que  la  Guerre  et  son  développe- 
ment  »]. 

886.  Rousset  (L^-CoL),  Ancien  prof,  de  tactique  à  l'Ecole  Sup.  de  Guerre: 
La  Guerre  au  Jour  le  jour  (fascicules  de  64  pages  paraissant  tous 
les  quinze  jours  à  partir  du  vendredi  5  juin  1915  ;  portaits,  plans, 
cartes  etc;  Paris,  1915,  Soc.  d'éditions  et  publications,  Jules  Tal- 
landier  ed.,  75  rue  Dareau).  [«  Véritable  journal  de  guerre,  verveu.x 
et  vibrant,  éloquent  et  sincère,  réunissant  et  conservant  les  impres- 
sions  produites  par  les  événements,  à  l' heure  mème  oii  ils  s'accom- 


—    22S    — 

plissaient,  sur  un  homme  éminent  et  qu'à  juste  titre  on  tient  partout 
pour  r  un  des  meilleurs  écrivains  militaires  de  ce  temps  ».  —  Molte 
di  queste  pagine  sono  prima  venute  a  luce  nel  Gaulois  diretto  da 
Arthur  Meyer  e  negli  altri  giornali  citati  al  N.»  885]. 

8S7.  Roux  (Xavier)  :  L'Ante  de  nos  Soldats  d'après  leurs  actes  et  leurs  let- 
tres  (31;  édition  ;   i  voi.  in  to')  de  250  p.,  Paris,  H.  Le  Soudier,  1915). 

888.  Rubner  (Max),  Professore  di  Medicina,  Berlino.  Vedi  N."  2.  [N.  il  2 
giugno  1854  in  Monaco,  celebre  igienista]. 

SS9.  RuEMKER  (K.  von)  :  Die  Deutsche  Landwirtschaft,  ihre  Bedeutung  wid 
Stellung  hn  In-und  Atislande  (Berlin,  1914,  P.  Parey).  [Il  noto  Pro- 
fessore tedesco  si  augura  che  in  Germania  la  piccola  proprietà  abbia 
ad  assidersi  su  basi  sempre  più  larghe]. 

•890.  RussiAN  Echo  (The  Weekly  politico-general)  :  Politico  gencral-infor- 
mation  published  on  Ticesday  (!•' Year,  1915,  in-folio  à  4  col.,  2  p., 
Paris,  12  Rue  Lagrange).  [N.°  i  :  Tuesday,  Aprii  27'^,  1915]. 

891.  RussiAN  (The)  Orange  Book,  I.  (H.  M.  Stationery  Office,  London, 
1914).  [Edizione  inglese  «  as  a  Government  Paper  »,  Cd.  7626,  del 
«  Ree.  de  doc.  diplom.,  Négociations  ayant  précède  la  guerre  »  pubbl. 
a  Pietrogrado.  I  doc,  che  vanno  dal  23  luglio  al  6  ag.  '14,  sono 
stati  riprodotti  per  intero  dalla  Rivista  di  Roma,  1914]- 

S92.  RussiAN  (The)  Orange  Book,  IL  (London,  1914).  [Diplomatic  Nego- 
tiations  between  Russia  and  Turkey  :  Aug.  i  —  Nov.  13,  1914]. 

893.  Saint-Martin  (Vivien  de)  et  F.  Schrader  :  Carte  de  la  Frontière 
Austro-Italienne ,  d'après  l'Atlas  Universel  de  Géographie  par  Vivien 
de  Saint-Martin  et  F.  Schrader  (Paris,  Hachette  et  C'è,  1915,  Carte 
en  I  feuille).  [Tirage  special  :  Mer  en  bleu,  frontières  en  violet.  — 
Mémes  éditeurs  et  auteurs  :  Cartes  du  Théàtre  de  la  Guerre,  extraites 
de  l'Atlas  etc,  Cartes  en  couleurs,  format  in-folio,  gravées  sur  cuivre. 
Carte  du  front  orientai  de  la  Guerre  etc.  etc.]. 

S94.  Saintyves'(P.)  Les  responsabilités  de  l' Allemagne  dans  la  guerre 
de  1914  (Librairie  Emile  Nourry,  62,  rue  des  Écoles,  Paris -V''; 
I  beau  volume  in  18' jésus  de  551  pages.  «  Achevé  d'  imprimer  le  5 
mars  1915  »).  [Ecco  l' indice  dei  capitoli:  L' effort  germanìque  pour 
l'Hégénionie,  iSyi-igis.  —  Les  Responsabilités  de  la  Triple  Alliance  : 
Italie,  Autriche,  Allemagne.  —  Les  Responsabilités  des  Alliés  :  Ser- 
òie,  Russie,  France,  Angleterre.  —  Les  violations  de  neutralités.  — 
La  barbarie  systématique  dans  la  pratiquc  de  la  guerre,  —  Pièces 
justificatives.  —  Segnaliamo  le  pag.  93-107  sulla  Triplice  Alleanza. 
—  Riferiamo  poi  un  giudizio  di  un  critico  francese  :  «  Ce  livre  est 
un  réquisitoire  formidablc  contre  1'  Allemagne.  Toutefois  qu'on  ne 
s' imagine  pas  qu'il  s'agit  d'un  discours  sans  preuves  cu  sans  cri- 
tique  ;  tout  au  contraire  ;  et  sa  loyauté  méme  en  renforce  singuliè- 
rement  l' impression  puissante.  Nulle  vaine  rhétorique  n'  attenua  le 
clair  rayonnement  de  la  vérité.  —  L'auteur  a  étudié  méthodiquement, 


—  2  2g  — 

et  à  la  lumière  de  toutes  les  pièces  authentiques  :  livres  diplomati - 
ques,  rapports  officiels,  conventions  internationales,  tous  les  actes 
et  toutes  les  paroles  qui  accusent  les  empires  du  centre.  Et,  pour 
qu'il  ne  reste  aucune  ombre  à  la  lumière  de  sa  démonstration,  il  a 
tenu  à  répondre  à  toutes  les  accusations  mensongères  que  le  livre 
blanc,  les  communiqués  officieux  allemands,  l'agence  Wofff  ont  ré- 
pandues  contre  les  alliés.  —  C'est  une  ceuvre  saine,  robuste,  anitnée 
du  plus  pur  esprit  franrais,  propre  à  fortifier  le  courage  de  tous  ceux 
qui  défendent  le  droit  et  la  liberté,  capable  de  déterminer  les  plus 
hésitants  et  les  plus  indécis  à  embrasser  une  cause  qui  est  celle 
méme  de  la  civilisation  et  de  l'humanité  ».  —  Autore  del  libro  sa- 
rebbe, secondo  l'elenco  degli  Pseudonimi  del  Tout-Paris,  il  pubbli- 
cista Th.  de  Veillechèze]. 

895.  Sandonà  (Prof.  Augusto)  :  L'  ultima  grave' crisi  granaria  (1815)  e  le 
provvidenze  di  Governo  d' allora  e  di  oggi  {Nuova  Antologia,  16 
febbr.  1915,  p.  685-691).  [L'ultima  crisi  granaria,  una  delle  più  formi- 
dabili che  registri  la  storia,  ebbe  luogo  nel  1815,  anno  fatale  che  le 
cronache  registrano  col  nome  di  anno  della  fame.  È  tanto  più  inte- 
ressante, come  ben  dice  il  Sandonà  nel  suo  diligente  studio,  «  se- 
guir passo  passo  l'azione  spiegata  dai  Governi  d'allora  per  fronteg- 
giare queir  eccezionale  stato  di  cose,  in  quanto  le  provvidenze 
escogitate  in  quel  difficilissimo  e  burrascoso  periodo  della  vita  ita- 
liana, mostrano  una  grande  affinità  con  l'opera  che  stanno  svolgendo 
oggidì  i  Governi  degli  Stati  europei  per  eliminare  o  temperare  le 
conseguenze  deleterie  dell'  attuale  gravissima  crisi  ».  Neil'  odierna 
crisi  granaria  la  disposizione  presa  quasi  simultaneamente  da  vari 
Stati  fu  r  abolizione  del  dazio  d' introduzione  sul  grano  ;  l' Italia  Io 
abolì  solo  il  31  gennaio  1915  senza  aumentare  gran  che  la  circolazione 
dei  cereali  ed  abbassarne  quindi  il  prezzo.  Secondo  il  Sandonà  un 
rigoroso  censimento  dello  stock  granario  esistente  in  Italia  sarebbe 
opera  altamente  benefica.  Oltre  i  provvedimenti  già  presi  ed  oltre  il 
censimento  del  grano  egli,  che  scriveva  il  !«  febbr.  1915,  prevedeva 
che  s' imporrebbero  ulteriori  provvedimenti:  pane  integrale,  aumento 
di  talune  culture,  ecc.  Del  Sandonà,  che  dimostra  in  queste  poche 
pagine  una  rara  competenza  nella  materia  che  tratta,  riparleremo]. 

S96.  Sarolea  (Ch.)  :  The  Kaiser  as  an  orator  {Contemporary  Review,  t.  100, 
London,  191 1).  [Segnaliamo  del  Sarolea  i  volumi  seguenti,  tutti  no- 
tevoli e  condotti  con  metodo  rigoroso  da  questo  laureato  di  Liegi, 
di  Bruxelles,  di  Montreal  e  di  Cleveland,  le  cui  opere  sono  per  la 
maggior  parte  edite  dalla  Casa  William  Heinemann  di  Londra  :  i)  La 
Liberté  et  le  Déterminisme  ;  Bruxelles,  1891  ;  2)  Essais  de  Philoso- 
phie  et  de  Littérature  ;  Bruxelles,  189S  ;  3)  The  Russian  Revolution. 
1905  ;  4)  The  Balkan  Question,  1906  ;  5)  Essais  de  Uttérature  et  de 
Politiqne,   2  voi.,   1906;  6)  Neivmann  and  his  Influence   on  Religious 


—    230    — 

Thought,  190S;  7)  The  Anglo-German  Probleui,  191 2;  S)  How  Bcl- 
giunt  saved  Europe,  1914;  c^)  Etirope's  Debt  to  Russia,  1915;  io)  The 
Curse  of  the  Hohenzollern,  1915.  —  Del  libro  sulla  Russia  crediamo 
interessante  riferire  per  intero  la  Prefazione  :  «  The  present  volume 
is  not  a  mere  collection  of  disconnected  articles,  oi  disj'ecta  membra, 
on  the  Russian  Empire  and  on  the  Russian  people.  Rather  is  it  an 
attempt  to  give  a  systematic  and  coordinated  survey  of  Russian 
history  and  policy.  —  In  the  first  part  I  have  tried  to  analyse 
somewhat  more  consistently  than  has  been  dona  by  previous  British 
authors  how  Russian  history  and  Russian  policy  are  rooted  in  de- 
finite geographical  conditions.  —  In  the  second  part  I  have  tried 
to  indicate  the  inappreciable  debt  which  the  world  ovves  to  the 
Russian  people.  In  the  third  part  I  have  shown  how  the  ideals 
of  Russian  culture  have  found  adequate  expression  in  the  repre- 
sentative  masters  of  Russian  literature.  —  In  the  fourth  part  I 
have  dealt  with  the  two  burning  questions  of  Russian  politics,  the 
Polish  problem  and  the  Jev>ish  problem.  —  In  the  concluding  paper 
on  the  abortive  Revolutionary  Movement  of  1905  I  have  examined 
the  difficulties  which  confronted  Russian  reformes.  The  paper  was 
written  ten  years  ago  in  Moscow  under  the  direct  impression  of  the 
tragic  events  of  the  Russian  Annus  Mirabilis.  —  I  have  analysed 
the  causes  why  the  civil  war  of  1905  failed  and  was  bound  to  fall, 
and  I  have  suggested  on  what  lines  any  future  reforming  movement 
is  likely  to  succeed.  I  have  not  hesitated  to  reprint  those  pages  not 
only  because  I  was  repeatedly  urged  to  do  so  by  the  late  Count 
Tolstoi,  not  only  because  my  forecasts  were  verified  in  every  detail, 
but  because  those  pages  are  stili  entirely  applicable  to  the  present 
situation.  The  difficulties  which  confronted  the  Russian  Revolutio- 
nists  in  1905,  will  stili  confront  Russian  Reformers  in  the  politicai 
reorganization  of  to-morrow.  The  remedies  which  were  demanded 
in  1905  are  stili  urgently  required  to-day.  —  I  am  quite  aware  that 
within  the  narrow  compass  of  250  pages  I  have  only  been  able  to 
touch  the  fringe  of  a  huge  subject,  but  I  shall  have  sufficiently  at- 
tained  my  purpose  if  I  have  succeeded  in  stimulating  some  of  my 
readers  to  think  for  themselves  on  those  fascinating  topics,  and  I 
have  succeeded  in  removing  some  of  the  niost  glaring  British  miscon- 
ceptions  of  a  wonderful  people  whose  fortunes  are  henceforth  closely 
bound  up  with  our  own,  and  who  are  destined  after  this  war  to  be 
the  dominant  influence  in  World  Politics  »]. 

897.  ScHAPER  (Fritz),  Berlino.  Vedi  N"  2.  [Celebre  scultore.  N.  il  31  lug. 

1S41  in  Alsleben,  autore  d' innumerevoli  monumenti  fra  cui  quelli 
a  Guglielmo  I,  a  Bismarck  ed  a  ÌMoltke]. 

898.  ScHLATTER  (Adolf  von},  Professore  di  teologia  protestante,  Tùbingen. 

Vedi  N.o  2.  [Nato  in  Isvizzera  nel  1852]. 


—    251    — 

899-  ScHMiDLiN  (August),  Professore  di  Storia  ecclesiastica,  Munster. 
Vedi  N."  2.  [N.  il  29  marzo  1876  in  Alsazia.  Autore  della  Storia  di 
S.  Maria  dell' Anima  in  Ro7na'\. 

900.  ScHMiDxfKarl  Eugen)  :  Kriegskunst  (Tag,  1915^  [L'autore  parla  del- 
l'arte della  guerra  del  Machiavelli  accennando  naturalmente  all'  uti- 
lità che  posson  trarre  i  belligeranti  del  1914-16  dalla  meditazione 
delle  celebri  pagine  militari  del  Segretario  fiorentino  ;  le  quali  sono 
state  già,  di  frequente,  oggetto  di  studio  degli  scrittori  tedeschi,  come 
si  può  vedere  nelle  ricchissime  note  bibliografiche  a  pie  delle  pagine 
in  cui  nel  suo  Machiavelli  V  illustre  mio  collaboratore,  Senatore 
Oreste  Tommasini,  si  è  occupato  dié\V Arte  della  guerra^. 

901.  ScHMOLLER  (S.  E.  Gustav  von),  Professore  d'  Economia,  Berlino. 
Vedi  N.°  2.  [Membro  Aé\V Herrenhaus,  autore  di  numerosi  studi  di 
Volkswirtschaftslehre  (1S9S),  nato  il  24  giù.   183S  in  Heilbronn]. 

902.  ScHRADER  (F).  Vedi  sub  voce  Saint-Martin  (Vivien  de). 

903.  ScoTus-ViATOR.  Vedi  Seton-Watson  (R.  W.) 

904.  Seeberg  (Reinhold),  Professore  di  Teologia  protestante,  Berlino. 
Vedi  N.°  2.  [Condirettore  dei  noti  Stud.  z.  Gesch.  d.  Theologie  und 
d.  Kirche,  nato  il  5  aprile  1859  in  Pòrrafer]. 

905.  Seignoeos  (Prof,  à  la  .Sorbonne):  Hisloire politique  de  l'Europe  con- 
temporaine .  Evolutions  des  partis  et  de s  forme s  politiques,  i8i4-iSg6. 
(Paris,  1897,  Colin).  [Il  Protrerò  ne  cita  una  trad.  inglese,  edita 
dall'editore  William  Heinemann  di  Londra]. 

906.  Serao  (Ernesto)  :  //  mistero  dell'  Arciduca  ;  grande  romanzo  di  rivol- 
gimenti contemporanei  {Il  /Messaggero,  Roma,  1915;  in  appendice). 
[Dice  l'Imperatore  Francesco  Giuseppe  all'Arciduca:  «  —  Vi  intendo, 
vi  intendo  !  È  la  vostra  solita  follia,  la  vostra  idea  fissa.  Qui  non  è 
più  il  caso  di  parlare  di  utopia  I  Qui  è  forsennatezza  addirittura, 
follia  galoppante!...  I  singoli  diritti!  Cioè  i  diritti  delle  nazionalità, 
non  è  vero  ?  I  diritti  (diciamo  cosi  per  un  semplice  modo  di  dire, 
perchè  io  non  ho  inteso  mai  che  queste  balorde  pretese  siano  davvero 
dei  diritti,  cioè  delle  emanazioni  logiche  e  concrete  da  un  ordine  di 
cose  naturale  e  ineluttabile),  i  sofismi  dei  popolucci  inferiori,  me- 
schini, ad  emanciparsi,  a  sottrarsi  alla  paterna  guida  dei  grandi  po- 
poli e  al  sennato  patriarcato  dei  condottieri  di  questi  ultimi!...  Bei 
principi,  i  vostri!...  Sarebbe  lo  stesso  che  voler  proclamare  la  se- 
rietà, l'assennatezza  della  causa,  poniamo,  della  specie  equina,  della 
specie  canina,  della  specie  felina,  e  così  via,  a  vivere,  indipendente, 
autonoma,  sovrana,  sulla  medesima  faccia  di  questo  globo  terraqueo 
dove  domina  la  specie  umana!  E  l'ordine  naturale  che  ci  insegna  la 
necessità,  la  convenienza,  l'ineluttabilità  del  principio  di  dominazione 
da  parte  delle  specie,  degli  ordini,  delle  razze  superiori  sulle  infe- 
riori   E  voi  vorreste  dare  a  ciascuno  la  sua  autonomia,  non  è 

vero?  Voi  vorreste  dividere  1'  Europa  in  pillole.  I  finlandesi,   i   pò- 


—     232    — 

lacchi,  i  finnì,  i  lapponi,  i  valacchi,  i  moravi,  i  boemi,  gli  armeni, 
i  croati,  i  macedoni,  gli  albanesi,  gli  epiroti  ed  altri  dieci,  venti, 
trenta  minuscoli  popoletti  ripetenti  le  loro  lontane  origini  da  fonti 
più  o  meno  disparate,  dovrebbero  governarsi  da  sé,  dovrebbero  cer- 
care da  sé  la  via  della  loro  felicità,  del  loro  progresso,  mentre  in 
realtà,  dato  e  non  concesso  che  a  ciò  si  potesse  addivenire  senza 
creare  numerosi,  infestanti  pericoli,  essi  non  farebbero  altro  se  non 
correre  a  rotta  di  collo  alla  loro  rovina,  al  loro  rimbarbarimento.... 
....  No,  mio  caro,  no!  I  minori  hanno  il  dovere  di  rimanere  sem- 
pre sotto  la  tutela  dei  maggiori.  Cosi  ci  insegna  il  diritto  comune. 
E  poi,  per  ciò  che  riguarda  la  fortuna  delle  nazioni,  deve  primeg- 
giare sempre  il  concetto  che  la  più  evoluta,  la  predestinata  da  Dio 
debba  esercitare  tale  diritto  di  tutela.  L'  Austria  sarebbe  un  assai 
debole  organismo,  se  desse  troppo  sviluppo  alle  tendenze  naziona- 
liste.... L'Altezza  Vostra  parla  come  un  idiota,  o  come  un  poeta,  il 
che  è  lo  stesso.  Solo  un  poeta  potrebbe  concepire  tali  enormità. 
L'Austria-Ungheria,  ricordatelo  bene,  non  ha  mai  rinunziato  ad  al- 
cuna sua  prerogativa,  ad  alcun  suo  bene,  se  non  sotto  i  colpi  delle 
immeritate  sventure  ;  e  se  a  ciò  è  stata  indotta,  nei  giorni  tristissimi 
che  han  funestato  le  più  belle  epoche  del  mio  lunghissimo  regno,  si 
è  sempre  ripromessa  di  riprendere  il  perduto.  Cosi  nei  rapporti  del- 
l'Italia, io  non  avrò  mai  pace,  neanche  quando  a  Dio  sarà  piaciuto 
di  richiamarmi  a  sé,  se  non  quando  le  avrò  fatto  pagare  con  usura 
tutto  ciò  che  dal  1859  in  poi  mi  ha  tolto  !  Il  grande  impero  dei  miei 
avi  dovrà  essere  ricostruito  ed  accresciuto  potentemente,  e  ciò  in  ispe- 
cial  modo  a  spese  della  penisola  italica  e  della  balcanica,  che  sono  i 
due  grandi  ponti  gettati  attraverso  il  Mediterraneo  perchè  la  razza 
germanica  abbia  a  discendere  rapidamente  verso  i  mari  «  caldi  », 
verso  gli  oceani  trafficatissimi,  per  impossessarsi  del  dominio  de! 
mondo...  »]. 
907.  Sertillanges  :  1914.-/91^.  La  Vie  Héro'iq ne.  ConièTQnc&sàonnéts  qw 
l'église  de  Sainte-Madeleine,  à  Paris,  par  I'  Abbé  A.-D.  Sertil- 
langes (Paris,  1914-15,  Bloud  et  Gay  ed.).  Premièrie  Sèrie  (1914): 
I.  -  Marie  Modèle  et  Inspiratrice  d'héro'isme.  —  II.  -  Ce  que  c'est 
que  l'Héroisme.  —  III.  -  Le  Réveil  de  notre  Foi.  —  IV.  -  Notre 
Espérance.  —  V.  -  La  Charité  et  la  Guerre.  —  VI.  -  La  Prudence 
Francaise.  —  VII.  -  La  Justice  vengeresse.  —  Vili.  -  La  Justice  pe- 
nitente. —  IX.  -  La  Force  d'àme.  —  X.  -  La  Magnanimité.  —  XI.  - 
La  Constance,  la  Patience,  la  Persévérance.  — XII.  -  La  Gioire  des 
Morts.  —  XIII.  -  La  Vertu  purificatrice  de  la  guerre.  —  XIV.  - 
L'Amitié  francaise.  —  XV.  -  L'Amitié  dans  les  luttes.  —  XVI.  -  La 
Fraternité  d'armes.  —  XVII.  -  La  Sainte  AUiance.  —  XVIII.  -  La 
Bienfaisance  fraternelle.  —  XIX.  -  Magnificence  et  Munificence.  — 
XX.  -  Le  Noèl  Franrais.  —  Detixième  Sèrie  {1915)  :  XXI.  -  Les  En- 


—    233  — 

fants  de  France.  —  XXII.  -  La  Marche  à  l'Etoile.  —  XXIII.  -  La 
Miséricorde.  —  XXIV.  -  La  Piété  Patriotique.  —  XXV.  -  Pour  la 
Discipline.  —  XXVI.  -  Nos  Prètres.  —  XXVII.  -  La  Messe  aux  ar- 
mées.  —  XXVIII.  -  La  Femme  Franraise.  —  XXIX.  -  Épouses  et 
Mères.  —  XXX.  -  Nos  Jeunes  Filles.  —  [Ecco  le  date  di  queste  con- 
ferenze :  I,  15  ag.  1914;  II,  23  ag.;  Ili,  29  ag.  ;  IV,  6  sett.  ;  V,  13 
sett.  ;  VI,  20  sett.  ;  VII,  27  sett.  ;  Vili,  4  ott.  ;  IX,  11  ott.  ;  X,  18 
ott.  ;  XI,  25  ott.  ;  XII,  i  nov.  ;  XIII,  8  nov.  ;  XIV,  15  nov.  ;  XV, 
22  nov.  ;  XVI,  29  nov.;  XVII,  6  die.  ;  XVIII  (manca  la  data  nella 
Bibl.  de  la  France)  ;  XIX,  20  die.  ;  XX,  25  die.  (Natale).  I  primi  20 
ops.  formano  i  voi.  di  324  pag.  in  16".  —  La  2^  serie  va  dal  XXI 
al  XXX  e  fu  Ietta  dal  3  genn.  1915  al  28  febbr.  1915  ;  la  numera- 
zione delle  pagine  incomincia  col  n."  XXI,  e  a  tutto  il  n.°  XXIX 
giunge  alla  p.  176.  «  Ces  opuscules  sont  vendus  au  profit  de  La  Goutte 
de  Lait,  87,  rue  de  Tocqueville  »]. 

908.  Seton-Watson  (R.  W.):  The  future  of  Austria-Hungary,  by  Sco- 
TUS  ViATOR  (London,  Constable,  i  voi.).  [Anteriore  alla  guerra;  ci- 
tato dal  Prothero]. 

909.  Seton-Watson  (R.  W.)  :  The  Southern  Slav  Question  and  the  Haps- 
burg  Monarchy  (London,  Constable,  i  voi.).  [Cfr.  Masarvk]. 

910.  SlENKIEWICZ.   Vedi  Nemi. 

911.  Simon  (G.)  :  Pro  Patria,  par  Victor  Hugo.  Recueil  de  Poésies  pa- 
triotiques  extraites  de  l'ensemble  de  son  oeuvre.  —  La  Belgique,  par 
Victor  Hugo.  Extraits  des  oeuvres  en  prose  (i  voi.  in  12",  et  i  voi. 
in  8°  avec  8  photogravures  hors  texte,  Paris,  18  juin  1915.  Libr.  De- 
lagrave).  [Choix  et  Préface  par  M.  G.  Simon]. 

912.  S0LDATENLIEDERBUCH.  Vedi  sub  voce  Vigevano  (Maggiore,  nel  1916 

addetto  alla  IV»  Armata). 

913.  Sombart  (Werner)  :  Die  Deutsche  Volkswirtschaft  ini  neunzehnten 
Jahrhundert  (Berlino,  1913,  G.  Bondi).  [Il  Sombart  in  questo  magi- 
strale studio  s,w\V Eco7ioinia  tedesca  nel  secolo  XIX  dopo  lunghe  ri- 
cerche giunge  alla  conclusione  che  «  la  struttura  esterna  della  agri- 
coltura germanica  non  si  è  quasi  mai  mutata  durante  Io  scorso 
secolo  »]. 

914.  Sorgues  (Maurice  de)  :  Les  Catholiques  Espagnols  et  la  Guerre  (r 
voi.  in  16»,  Par.,  1915,  Bloud  et  Gay;  n."  44  d&We  Pages  actuelles). 
[Contrariamente  a  quanto  si  è  da  molti  affermato,  1'  A.  vuol  dimo- 
strare che  i  Cattolici  spagnuoli  furono  nettamente  francofili  e  anglo- 
fili nel  1914-15,  proprio  come  i  portoghesi]. 

915.  .SosNOSKY  (T.  von):  Die  Balkanpolitik  Oesterreich-Ufigarns  seit  1866 
(Stuttgart,  1913).  [Il  Prothero  ne  cita  il  volume  1°]. 

916.  Spahn  (Martin),  Professore  di  Storia,  Strasburgo.  Vedi  N"  2.  [N.  il 
7  marzo  1875  ;  autore  di  una  celebre  monografia  su  Leone  XIII  \ 
scrisse  di  Michelangelo  e  della  Cappella  Sistina]. 

30 


917.  S.  R.    —  Vedi  sub  voce  Voix  Américaines. 

918.  Stato  Maggiore  Generale  Serbo  :  Carla  i  :  y§,ooo,  pubblicata  dal- 
l' Istituto  Cartografico  di  Vienna  (Wien,  Freytag  u.  Berndt,  1915). 
[L'esercito  serbo  valoroso,  ed  invincibile  dagli  Austriaci,  è  stato  munito 
per  la  guerra  del  1914-15  di  una  eccellente  carta  di  tutto  il  territorio 
delle  operazioni  austro-serbe,  carta  eseguita  sotto  la  direzione  dello 
Stato  Maggiore  a  Belgrado.  Le  truppe  austriache,  rinvenute  copie  di 
queste  carte  sugli  ufficiali  serbi  caduti  o  prigionieri,  hanno  potuto 
valutare  l' importanza  loro,  e  ciò  ha  indotto  1'  Ist.  Cartografico  di 
Vienna  ad  una  riproduzione  di  detta  carta,  che  è  completa  e  molto 
precisa  e  può  perciò  rendere  utilissimi  servigi  a  chi  segue  sulla  carta 
le  mosse  dei  belligeranti.  —  Reca  stupore  il  pensiero  che  in  una 
guerra  di  aggressione  e  premeditata  dall'  Austria  contro  la  Serbia, 
l'Austria  sia  entrata  in  campagna  cartograficamente  impreparata  ed 
abbia  dovuto  giovarsi....  del  materiale  carto,i:rafico  nemico.  Ricordano 
questi  Austriaci,  i  Francesi  del   '70  e  gli  Italiani  a  Lissa  nel  1866...]. 

919.  Steed  (H.  Wickham)  :  The  Hapsburg  Monarchy  [X^onùon,  (Zo\ì?.\ìì(à&, 
I  voi.  in  8"^).  [Anteriore  alla  Guerra], 

920.  Steed  (H.  Wickham):  Les  Anglais  et  la  Guerre  {Revue  de  Paris,  1915, 
n."  II,  15  juin  1915,  primo  art.).  [Importantissimo]. 

921.  Steed  (H.  Wickham)  e  altri  :  Austria-Hungary  and  Poland  (l^ondon, 
Encycl.  Brit.  Co.  i  voi.).  [Citato  dal  Prothero]. 

922.  Steed  (H.  Wickham).  Vedi  Edmundson. 

923.  Steffen  (Gustaf  F.)  :  Das  Problem  der  Demokratìe  (Staatsbiirger- 
liche  Flugschriften  N.°  8,  Eug.  Diederichs  Verlag,  Jena,  1915).  [II 
giornale  conservatore  di  Stoccolma  Nya  Dagligt  Allehanda  dà  di 
questo  libro,  trad.  dallo  svedese  in  tedesco,  questo  cenno,  che  tro- 
viamo tradotto  anch'  esso  in  una  edizione  Diederich  :  «  Er,  der  So- 
zialdemokrat,  wagt  es,  seinen  Parteigenossen  bittere  Wahrheiten  zu 
sagen.  Er  erklàrt,  dass  er  bei  ihnen  schon  vòUig  tote  soziale  Ideen 
finde,  und  dazu  rechnet  er  teils  den  Syndikalismus  und  die  Sabotage 
«  mit  ihren  individualistischen  Gewaltprinzipien  aus  den  achtziger 
Jahren  des  achtzehnten  und  den  vierziger  des  neunzehnten  Jahrhun- 
derts  »,  teils  ihren  eigenen  Unwillen  gegen  «  vòllìg  konsequente  Be- 
teiligung  »  ihrer  Politiker  «  an  der  Gesetzgebungs  und  Regierungs- 
arbeit  innerhalb  der  biirgerlichen  Gesellschaft  ».  Steffen  hàlt  seinen 
sozialdemokratischen  Radikalen  eine  Strafpredigt,  indem  er  ihnen 
sagt,  dass  sie  sich  selber  nichtklarmachten,  was  sie  eigentlich  woUten. 
Er  deckt  die  Leere  ihrer  hochtònenden  Phrasen  auf,  indem  er  daran 
erinnert,  wie  sie  eine  reine  Opportunifatssache  wie  die  Abriistung 
mit  einer  Prinzipiensache,  der  Friedensidee,  identisch  machen  und 
wie  sie  es  als  Verbrechen  gegen  die  Prinzipien  bezeichnen,  wenn 
irgend  einer  ihrer  Reichstagsabgeordneten  sich  an  der  wirklichen 
Reichstagsarbeit  beteiligt,  anstatt  «  im  Plenumsaale  vor  leeren  Bàn- 


—   235   — 

ken  und  schlàfrigen  Zeitungsreferenten  phrasenreiche  Agitationsredeu 
zu  halten  ».  —  Ferner  bezeichnet  er  ihre  Auffassung  eines  echt  so- 
zialistischen  Regimentes  als  grundfalsch.  Er  will  nichts  davon  hòren, 
dass  «  das  Volk,  die  gegenvvàrtige  Mehrheit  der  Nation  an  armen, 
abhàngigen,  in  ihrer  Entwicklung  gehemmten  Gesellschaftsbùrgerii, 
den  unmittelbarsten  Einfluss  auf  Gesetzgebung,  Regieiung  und  Ver- 
waltung-  ausiiben  mùsse  »,  sodass  das  Ganze  nicht  nur  eine  Regie- 
rung  des  Volkes  und  fiir  das  Volk,  sondern  auch  eine  durch  da» 
Volk  werde.  Er  protestiert  gegen  Hùlfsmittel  wie  imperati ves  Mandat, 
Referendum,  Ein-Kammersystem  und  Verbot,  dass  Sozialdemokraten 
Minister  werden,  Mitglieder  kòniglicher  Kommissionen  sind  oder  ir- 
gendwelchen  politischen  Auftrag  ùbernehmen.  AUes  dies,  meint  Stef- 
fen,  ist  «  ein  friihes  und  sehr  unvollkommenes  Entwicklungsstadium 
des  demokratischen  Denkens  und  der  demokratischen  Erfahrung». 
—  Die  Hauptsache  ist,  dass  sogenannte  Volk  Gesetzgeber  in  das 
Parlament  wàhle,  die  sein  Vertrauen  besitzen  und  dessen  vvùrdigsind. 
Das  «  Volk  »  ist  oft  misstrauisch.  Sein  Interesse  fùr  die  individuellen 
Eigentiimlichkeiten  der  Menschen  ist  apokryphisch,  und  Rùcksicht- 
nahme,  wenn  es  sich  um  das  Beurteilen  der  Arbeit  und  der  Persòn- 
lichkeit  eines  Vertrauensmannes  oder  eines  òfìentlichen  Funktionàrs 
liandelt,  kennt  es  nicht.  Man  betrachtet  jene  Auservvàlten  eher  als 
seelenlose  Werkzeuge  denn  als  Helfer,  und  gelingt  es  ihnen  nicht, 
in  der  Regierung,  im  Reichstage  oder  anderswo  ein  rein  sozialde- 
mokratisches  Programm  durchzusetzen,  so  werden  sie  desavouiert. 
Dergleichen  soli  ja  in  den  Augen  der  Parteigenossen  beweisen,  dass 
sie  «  den  Forderungen  des  Volkes  und  den  sozialdemokratischen 
Idealen  verstàndnislos  gegeniiberstehen  und  dass  der  Parlamentaris- 
mus  vvertlos  ist  ».  —  Die  Folge  davon  ist  ein  heftiger,  zerfleischen- 
der  Kampf  innerhalb  der  Partei,  in  welcher  «  Misstrauen  gegen  die 
eigenen  Vertrauensmànner  wie  eine  Art  Religion  gezùchtet  wird  »... 
Und  der  Grund  ?  «  Dass  die  Massen  und  die  agitierenden  Prinzi- 
pìenverteidiger  ganz  einfach  ihre  eigenen  sozialen  Ideale  nicht  wie- 
dererkennen,  wenn  diese  aufhòren  blosse  Phrasen  zu  sein...  Anstatt 
dessen  wuchert  der  blinde  Glaube  an  die  wundertàtige  Macht  der 
Agitationsreden,  der  starken  Phrasen  und  der  eingebildet-radikalen 
Prinzipien  in  der  Entwicklung  der  Gesellschaft  ».  —  Diese  verkehrte 
Auffassung  diirfte,  nach  Steffen,  eine  notwendige  Folge  der  Ueber- 
zeugung  sein,  dass  das  Proletaria!  selber  «  eine  baldige,  griindliche 
Gesellschaftsumwàlzung  »  eine  Revolution,  aus  welcher  der  radikal 
sozialistische  und  demokratische  Staat  fix  und  fertig  hervorgeht,  her- 
vorzurufen  vermag.  Eine  solche  Vorstellung  ist  unhaltbar,  und  eine 
Agitation,  welche  den  Massen  Verachtung  des  Parlamentarismus  und 
der  Politiker  beibringt,  ist  undemokratisch,  besonders,  wenn  sie  die 
Hoffnung  auf  eine  ihren  Ideen  gùnstige   Zukunft  ausschliesslich  auf 


—   235  — 

«  gewaltsame  Prinzipienaussprùche  und  verschwommene  Aussichteo 
Auf  irgend  einen  wunderbaren  Generalstreich  gegen  die  bùrgerliche 
Gesellschaft  »  baut.  Wahrer  Demokratismus  besteht,  wie  Steflfea 
meint,  zunàchst  und  vor  allem  in  einer  Aufklàrungs-und  Agitations- 
arbeit,  welche  den  breiten  Schichten  des  Volkes  eine  vòllig  vvirklich- 
keitsgetreue  Auffassung  des  Gesellschaftsgebàudes,  der  Massregeln 
und  Ziele  der  Parteien  und  der  fùhrenden  Persònlichkeiten,  sowie 
der  politischen  und  der  sozialen  Lage  beibrìngt.  «  Es  ist  kein  Demo- 
kratismus, dass  die  Massen  sich  blind  von  einer  oder  der  andern 
Partei  am  Bande  fùhren  lassen  ».  —  Le  affermazioni  dello  Steffen 
vanno  confrontate  con  quelle  che,  riguardo  ai  Socialisti  nel  Reichs- 
tag,  hanno  scritte  il  Buelow  nella  Germania  Imperiale  (Mil.,  Treves, 
1914)  e  Joseph  Barthèlemy  nel  magistrale  suo  studio  sulle  Insti- 
tutions  polit.  de  l' Allemagne  conteniporahie ,  Paris,  1915,  Felix- Alcan 
ed.,  nell'utilissima  Bibliothèqiie  d'histoire  contemporaine'\. 

924.  Steffen  (Gustaf  F.):  i)  Die  Deviokratie  in  England;  —  2)  Der  Weg 
zu  sozialer  Erkenntnis  ;  —  3)  Irrwege  sozialer  Erkenntnis ;  —  4)  Die 
Grmidlage  der  Soziologie  (Eug.  Diederichs  Verlag,  Jena,  1910-1915). 
[Opere  tradotte  dallo  Svedese.  Sommario  della  prima  :  «  Die  Entwick- 
lung  zur  Nervenkultur;  Verwandlungen  in  der  Tiefe  ;  die  Probleme 
des  Demokratismus  :  Das  Oberhaus  ;  Die  Arbeiter,  die  «  Rechte  » 
und  die  «  Linke  »  ;  Die  Psychologie  des  Demokratismus  ;  Der  Sozia- 
lismus  unter  Kulturmenschen  :  Wells  als  Utopist  ;  Bernard  Shaws 
Sozialkritik  ;  Wirtschafliche  Ritterlichkeit  ;  Religionsentwicklung;  Der 
Herr  der  Heerscharen  ;  Freidenkerei  und  Religion  ;  Moderne  Glau- 
bensbekenntnisse  ».  —  Della  seconda  ecco  il  Sommario:  «  Soziologie 
und  Psjchologie  ;  Soziol.  und  Naturvvissensch.  ;  Gesellsch.  und  Orga- 
nismus  ;  Soziol.  und  Entwicklungsbegriff;  Das  Leben  und  die  Seelen- 
wissensch.;  Die  Intuition  in  der  Soziol.;  Das  soziale  Bewusstsein  ; 
Instinkt,  Intellekt  ;  Das  sozial.  Wahrheitsproblem  ;  Kausalitat,  Ent- 
wicklung  und  freier  Wille  ».  —  Sulla  terza  cfr.  l'art,  crit.  di  Karl 
Jentsch  nella  Wiener  Zeit.  —  Della  quarta  opera  poi,  ecco  il  Som- 
mario :  «  Die  Ziele  soziologischer  Forschung;  Psychologische  Analyse 
sozialer  Tatsachen  ;  Soziol.  Deduktion  ;  Soziol.  Induktion  ;  Soziol. 
Begriffsbildung;  Objektiv  gebundenes  Gesellschaftsleben  und  Metho- 
denfrage  »]. 

925.  Steffen  (Gustaf  F.):  Krieg  und  Kultur ;  Sozialpsychologische  Dokn- 
trunte  tmd  Beobachtungen  vovi  Weltkrieg  jgi4.  Ans  dent  Schwedischen 
iibersetzt  [da  Margarethe  Langfeldt]  (Eug.  Diederichs  Veri.,  Jena, 
1915,  vin-205  P'  in  80).  [«  Dieses  Bach  ist  ein  Ereignis  fùr  alle  die 
jetzt  Zeitungen  lesen.  Nur  stùchweis  und  zufàllig  bekommen  wir 
irgendeine  Aeusserung  der  «  Times  »  und  anderer  englischer  Zeitun- 
gen zu  lesen,  wie  es  in  Russland  aussieht,  davon  wissen  wir  gar 
nichts.   Nun  wird  mit  einem  Male  der  Vorhang  weggezogen.   Wir 


—  237  — 

erfaliren,  wie  die  Intelligenz  der  Knglàiider  und  Russen  dea  Krieg 
auflasst,  was  sie  an  Deutschland  auszusetzen  haben,  was  sie  nach 
dem  Frieden  wollen.  Gustaf  F.  Steffen  hat  vide  persònliche  Bekannte 
unter  den  Politikern  und  Gelehrten  Englands  und  Russlands.  Er 
veròffentlicht  die  Briefe  und  Artikel,  die  sie  an  ihn  geschickt  haben 
und  nimmt  zu  ihnen  kritisch  Stellung.  Es  seien  genannt  von  Englàn- 
dern  :  Webb,  Wells  und  Shaw,  und  von  Russen  :  Kropotkin,  Wino- 
gradoff.  Von  hòchstem  Interesse  ist  auch  die  Auffassung  Englands 
und  der  Ukrainer  von  der  augenblicklichen  Kultur  Russlands  und 
die  Ausfùhrungen  Steffen  ùber  die  Sozialdemokratie  der  kriegfùhren- 
den  Lànder.  Kurz,  ein  europàischer  Geist  mit  umfassender  Bildung 
lehrt  uns  Deutsche  psychologisch  das  geistige  Verhalten  unserer 
Feinde  zu  verstehen  und  weist  Englàndern  und  Russen  nach,  wie 
wenig  sie  von  deutschem  Wesen  und  Kultur  wissen.  Fast  ungevvollt 
wird  das  Buch  eine  iiberzeugende,  hohe  Anerkennung  deutschen* 
Geistes  »]. 

926.  Steffen  (Gustaf  F.).  Vedi  sub  voce  Bernstein,  Dorn,  Steffen. 

927.  Steiger  (Edgar)  :  Presse  imd  Schriftsieller  zur  Kriegzeit  {Literarische 
Edio,  Berlino,  marzo  1915).  [Notevole  studio  sulla  stampa  germa- 
nica e  sugli  scrittori  tedeschi  in  quest'epoca  di  gfuerra]. 

928.  Strani  (Generale).  Vedi  Vigevano. 

929.  Stuck  (Franz  von),  Monaco.  Vedi  N.°  2.  [Celebre  artista,  nato  il 
23  febbraio  1863  in  Tettenvveis,  autore  del  noto  e  molto  riprodotto 
Krieg.... \ 

930.  SuARÈs  (André):  Cloches  de  Rome  (Editions  de  la  Nouv.  Revue  Fran^., 
35  rue  Madame,  Paris,  1915).  [Suarés  è  uno  dei  più  grandi  prosa- 
tori francesi  contemporanei.  Ne  riparleremo]. 

931.  Sudermann  (Hermann),  Berlino.  Vedi  N."  2.  [Nato  nel  1857;  autore 
di  Frau  Sorge,  deW Onore  e  di  Ftva  la  Vita!,  tradotto  in  tutte  le 
lingue  e  rappresentato  in  tutti  i  paesi]. 

932.  Tailhade  (Laurent).  Vedi  Pamphlet  (Le). 

933.  Tamàro  (Prof.  Dott.  Attilio),  Segretario  dell'Università  Popolare  di 
Trieste  :  L' Adriatico  golfo  d'Italia.  L' Italianità  di  Trieste  (i*  edi- 
zione :  Roma,  1914,  Rivista  di  Ronia ;  7.^  edizione:  Milano,  Tre- 
ves,  1915,  I  voi.  in  16'').  [Attilio  Tamàro,  poco  più  che  trentenne, 
ha  al  suo  attivo  un'  intensa  opera  di  propaganda  per  l'italianità  della 
sua  Trieste.  Giovanissimo  prese  parte  ai  fatti  di  Innsbruck,  dove  fu 
ferito  e  incarcerato.  Collaborò  prima  ?i\V Indipendente ,  il  vecchio  gior- 
nale irredentista  che  diede  tanto  filo  da  torcere  alla  polizia  austriaca, 
e  poi  al  Piccolo,  dove  pubblicò  molti  articoli  illustranti  la  parte  sto- 
rica della  lotta  nazionale  e  le  inchieste  fatte  sui  problemi  politici  e 
nazionali  dell'Adriatico  orientale.  Membro  della  Giunta  del  Partito 
Nazionale  e  segretario  dell'  Università  Popolare  di  Trieste,  si  ado- 
però negli  ultimi  anni  perchè  molti  illustri   italiani  andassero  nella 


—    238   — 

città  irredenta,  non  solo  per  professare  da  quella  cattedra,  ma  per 
dare  un  segno  di  fratellanza  e  di  fede,  e  perchè  essi  stessi  potes- 
sero conoscere  da  vicino  le  condizioni  degli  Italiani  soggetti  all'Au- 
stria, e  i  problemi  dell'  indipendenza  nazionale,  e  farsi  poi  apostoli 
in  Italia  delle  giuste  aspirazioni  dei  fratelli  oppressi.  Scoppiata  la 
guerra  europea,  la  vita  a  Trieste  per  il  Tamàro  non  era  più  possibile. 
Nel  settembre  dell'anno  1914  con  falso  passaporto  riparò  in  Italia, 
è  qui  riprese  con  nuovo  fervore  la  sua  propaganda  con  articoli  nei 
maggiori  quotidiani  (tra  cui  il  Cori-iere  della  Sera,  la  Gasz.  di  Venezia, 
V Idea  Nazionale  e  il  Giornale  d'Italia)  in  riviste  come  la  or  cessata- 
Rass.  Contevip.,  come  la.  Iiiz'is la  di  Roma  e  il  Fanftdla  domenicale,  e 
in  conferenze  nei  maggiori  centri  :  Venezia,  Milano,  Torino,  Firenze, 
Roma.  La  sua  parola  scritta  e  parlata,  sempi-e  eloquente  e  vibrante  di 
fede,  attrasse  subito  l'attenzione  del  pubblico  e  contribuì  notevolmente 
alla  preparazione  morale  per  la  guerra.  Molti  suoi  scritti  e  discorsi, 
opportunamente  coordinati,  sono  raccolti  nel  suddetto  volume.  Ora,  a 
guerra  aperta,  alla  quale  il  Tamàro  non  più  con  la  penna  ma  con  la 
spada  partecipa,  questi  scritti  si  leggono  con  vivissimo  interesse,  con 
la  commossa  meraviglia  di  chi  assiste  all'avverarsi  d'un  vaticinio.  — 
Del  bel  libro  del  Tamàro  disse  il  Marzocco  (1915):  «  Gli  scritti  che 
Attilio  Tamàro,  triestino  ed  irredento,  pubblicò  nel  periodo  della 
propaganda  nazionale  per  la  guerra  nostra  su  vari  giornali  e  riviste, 
appaiono  oggi  riuniti  in  un  volume  dei  «  Quaderni  della  guerra  » 
con  molte  e  larghe  aggiunte,  accrescendo  il  materiale  storico  e  poli- 
tico che  dovrà  essere  consultato  per  scrivere  la  futura  storia  d'Italia. 
—  L'autore  che  scrisse  e  parlò  per  quel  dovere  e  quel  diritto  che 
gli  conferivano  essere  triestino,  e  spesso  in  rappresentanza  dei  fra- 
telli adriatici,  pubblicando  questo  libro,  ha  largamente  contribuito  a 
far  conoscere  le  ragioni  storiche,  geografiche,  etniche  e  politiche  sulle 
quali  r  Italia  fonda  il  suo  diritto  alla  rivendicazione  del  confine  orien- 
tale e  del  suo  mare.  —  Col  più  alto  sentimento  d' italianità  egli, 
avendo  di  mira  tutta  1'  importanza  degli  interessi  nazionali,  ha  trat- 
tato i  vari  argomenti  esaminando  i  limiti  dei  nostri  confini,  che  già 
Roma  aveva  strettamente  designato  con  somma  sapienza  militare 
secondo  le  condizioni  naturali  delle  montagne  e  dei  fiumi.  Ha  lun- 
gamente considerato  e  trattato  non  solo  le  questioni  ideali,  ma  anche 
quelle  pratiche  della  politica  e  dell'  economia  che  costituiscono  il 
problema  adriatico  specie  in  rapporto  a  quello  commerciale  e  poli- 
tico del  Mediterraneo  orientale,  problema  che  non  s'impone,  scrive 
l'autore,  per  concezioni  imperialistiche,  ma  per  il  fatto  evidente  che 
dal  mare  nostro  si  sviluppa  uno  spontaneo  scambio  d'interessi  e  di 
traffici  generato  da  forze  immediate  e  da  ragioni  inevitabili,  che  già 
i  nostri  antichi  avevano  conosciuto  ed  apprezzato,  cercando  appunto 
potenza  e  ricchezza  nel  Levante  e  nell'Oriente,  nelle  acque  di  Cipro, 


—   239  — 

dell'Egitto,  della  Siria  e  di  Costantinopoli.  —  La  discussa  questione 
dei  porti  e  quella  della  «  decadenza  del  porto  di  Trieste,  se  divenuta 
italiana  >,  il  risorgimento  dell'Istria,  il  diritto  di  Fiume  di  appartenere 
all'Italia,  le  necessità  militari  per  cui  le  isole  del  Ouarnero  debbono 
essere  nostre,  i  timori  dell'irredentismo  slavo  e  tutti  i  problemi,  che 
a  tali  questioni  si  riconnettono,  l'autore  ha  profondamente  studiato 
e  riassunto,  indicando  il  compito  dell'Italia,  la  quale  deve  fare  del- 
l'Adriatico il  mare  suo  ed  assicurarvi  nel  modo  più  completo  il  mo- 
vimento dei  suoi  interessi  e  la  reintegrazione  della  sua  lingua  e  della 
sua  cultura.  —  L'italianità  dell'Istria  e  della  Dalmazia,  quella  pro- 
fonda ed  immutabile  di  Trieste  e  «  le  prove  non  poche  e  non  dubbie 
di  ritenersi  appartenente  all'  Italia  »,  poiché  essa  in  ogni  modo  si 
rese  deg-na  della  libertà,  e  quindi  di  essere  italiana,  e  la  «  missione 
dei  Veneti  »  rievocata  dal  Tamàro  con  alata  parola  nella  sala  di  un 
antico  palazzo  veneziano,  sono  le  ultime  pagine  del  libro,  che  si 
completa  con  un  patriottico  Proclama  diffuso  segretamente  a  Trieste 
nell'aprile  del  1914,  e  con  l'Indirizzo  che  i  Triestini  inviarono  al  Parla- 
mento italiano  da  una  città  di  confine,  il  giorno  in  cui  si  aprì  la  nuova 
legislatura  del  1914  ». —  Dello  stesso  autore  segnaliamo  poi:  Pi- 
rano,  ^fonografia  (Trieste,  Maylànder,  1910)  ;  Per  la  Lega  Nazio- 
nale, Discorso  (Trieste,  Levi,  1912)  ;  //  problema  di  Trieste  nel  mo- 
mento attuale  (Roma,  Provenzani,  1913)  ;  Spalato  «  occhio  del  mare  i^, 
(Firenze,  Bemporad,  1915Ì  ;  Le  condizioni  degli  Ltaliani  soggetti  al- 
l'Austria nella  Venezia  Giulia  e  nella  Dalmazia  (Roma,  Società 
italiana  per  il  progresso  delle  Scienze,  1915)  (r)  ;  Di  alcuni  errori 
riflettenti  il  problema  dalmatico  (Roma,  Rivista  di  Roma,  191 5,  II** 
semestre)  ;  Saggio  suW etnografia  istriana  (Trieste,  Archeografo  trie- 
stino, 1913)  ;  La  cassetta  d'avorio  italo-bizantina  di  Capodistria  (Yrìe- 
ste,  Caprin,  1909);  Una  Madonnina  del  Bissolo  (Trieste,  Caprin, 
191 1);  Catalogo  dei  monumenti  e  delle  opere  d' arte  esistenti  7ieU'  I- 
stria,  Saggio  (Trieste,  Archeografo  triesti?io,  1909):  l'opera  intera  è 
rimasta  manoscritta  a  Trieste,  e  1'  autore  teme  che,  nelle  frequenti 
irruzioni  in  casa  sua  dopo  la  sua  fuga,  la  I.  R.  Polizia  l'abbia  di- 
strutta]. 
934.  Tam.\ro  (Attilio)  :  Italiani  e  Slavi  nell'Adriatico  (Roma,  Athenaeum , 
1915,  I  voi.    in    16  di    vni-359   pagine).    [Intorno   a    questo  volume 


(i)  Rendendo  conto  di  questo  interessante  ops.,  Videa  Xazionale  del  6  febbraio  191G 
scriveva:  «  Attilio  Tamàro  traccia  in  questo  suo  opuscolo,  edito  dalla  «  Società  italiana  perii 
progresso  delle  scienze»,  le  condizioni  degli  Italiani  in  quelle  regioni  della  Patria.  L'opu- 
scolo, frutto  di  minuziose  indagini  storiche  e  materiato  di  fatti,  si  legge  con  grande  intere<:se 
e  va  raccomandato,  se  mai  ve  ne  fossero  ancora,  a  quei  neutralisti  che  per  il  <  parecchio  » 
giolittiano  avrebbero  venduto  1'  Italia  ». 


—   240  — 

scrisse  Tomjiaso  De  Bacci  Venuti  nella  Libertà  economica  di  Bo- 
logna, anno  XIV,  N.  \,  io  genn.  1916  :  —  «  L'entrata  in  guerra  del- 
l' Italia  dapprima  e  poi  la  sua  adesione  al  Patto  di  Londra,  che  ne 
collega  strettamente  gli  interessi  con  quelli  degli  Alleati,  hanno  reso 
sempre  più  complesso  per  la  Quadruplice  il  problema  del  futuro  as- 
setto dell'  Europa  dopo  la  guerra.  Infatti  l' Italia  non  aggiunge  solo 
alle  altre  la  sua  questione  nazionale  e  dei  suoi  confini  necessari,  non 
afferma  solo  le  sue  giuste  pretese  ad  un  equilibrio  del  Mediterraneo 
più  favorevole  a'  suoi  interessi  e  richiede  un  più  vasto  domìnio  co- 
loniale. —  Questi  problemi  il  giorno  della  pace  si  sarebbero  affac- 
ciati anche  se,  contro  le  sue  tradizioni  e  a  dispetto  della  sua  gloria, 
l'Italia  fosse  rimasta  in  disparte,  perchè  non  certo  per  il  vantaggio 
nostro  e  per  ricompensa  della  neutralità,  ma  per  le  coincidenze  o 
discordanze  che  gli  interessi  italiani  possono  avere  ed  hanno  con 
quelli  generali  o  particolari  delle  altre  Potenze  europee,  queste  se 
li  sarebbero  prospettati  e  taluna  forse,  per  le  proprie  mire  esclusive, 
ne  avrebbe  anche  tenuto  conto.  —  Ma  v'è  una  questione  nella  quale 
i  nostri  diritti  sarebbero  rimasti  di  certo  trascurati  e  misconosciuti, 
laddove  essa  ha  eminente  e  profondo  carattere  italiano:  quella  del- 
l' Adriatico  ;  a  questo  problema  1'  entrata  in  campo  dell'Italia  dà  un 
carattere  del  tutto  nuovo  nella  guerra  e  nella  pace  successiva  e  1'  I- 
talia  lo  affronta,  ricollegando  con  ciò  l'azione  presente  con  tutta  la 
sua  storia  e  protendendosi,  sicura,  conscia  della  sua  missione  civile 
nel  mondo,  verso  l'avvenire.  —  Infatti  l'Intesa  vincitrice,  senza  di 
noi,  avrebbe  lasciato  sull'altra  sponda  adriatica  braccio  libero  agli 
Slavi  e  fors'anco,  in  parte,  alla  Grecia,  e  qualora  avesse  perduto, 
r  Italia  avrebbe  visto  estendersi  ed  ingigantire  con  danno  irrepa- 
rabile la  potenza  degli  Imperi  Centrali.  I  ciechi  che  s'affannarono 
per  tanti  mesi  a  sostenere  una  neutralità  ad  oltranza,  non  com- 
presero delle  grandi  questioni  italiane  se  non  quella  dei  confini  a 
scartamento  ridotto  e  l'altra  dell'equilibrio  mediterraneo,  ma  non 
videro  in  nessun  modo,  in  nessun  momento  quale  posizione  la 
natura  e  la  storia  assegnino  alla  nostra  patria  nell'Adriatico,  e  so- 
prattutto r  importanza  vitale  di  questa  posizione.  E  coloro,  d'  altra 
parte,  che  pur  convinti  della  necessità  per  1'  Italia  di  entrare  \\\ 
guerra,  non  pesarono  abbastanza  le  considerazioni  riflettenti  l'as- 
setto della  costa  orientale  adriatica,  mostrarono  d'esser  consapevoli 
della  missione  che  l' Italia  ha  rispetto  ai  Tedeschi  e  magari  rispetto 
agli  Ungheresi,  ma  obliarono  —  e  talvolta  vollero  deliberatamente 
e  per  considerazioni  di  carattere  puramente  transitorio  trascurare  — 
l'esame  dei  rapporti  presenti  e  futuri  con  i  popoli  slavi.  Ciò  dipese 
in  gran  parte  da  difettosa  conoscenza  del  grande  problema  nazionale 
dell'  Adriatico,  per  risolvere  il  quale  gli  Italiani  non  ebbero  da  al- 
meno un  cinquantennio  quasi  nessuna  preparazione  culturale,  spiri- 


—   241   — 

tuale  e  politica.  La  prima  colpevole  è  la  scuola,  che  poco  e  male 
insegna  la  Geografia  e  nelle  scarse  abborracciate  nozioni  che  ne  for- 
nisce, non  cura  mai  tli  esaminare  il  valore  e  l' influenza  reciproca,  ai 
fini  politici,  economici  e  civili,  fra  le  terre  che  ci  appartengono  e 
quelle  che  sono  degli  altri,  è  la  scuola  che  la  storia  insegna  incom- 
piutamente, e  si  arresta  timida,  senza  commentare,  senza  trarne  conse- 
guenze né  insegnamenti,  alla  guerra  del  '66,  a  quella  fatale  di  Lissa 
che  resterà  sempre  nelle  nostre  memorie  tra  i  giorni  più  nefasti.  Ma 
la  colpa  è  anche  di  tutta  la  politica  d' Italia,  imbelle  per  tanti  de- 
cenni, che  ha  avuto  una  sola  cura  :  dimenticare  e  far  dimenticare  ; 
che  l'irredentismo  —  una  delle  forze  morali  più  pure  nel  popolo- 
nostro  —  ha  lasciato  si  perdesse  nelle  piazze  in  piccole,  incomposte, 
sbandate  dimostrazioni,  quasi  espressione  di  un  fatuo  sentimento 
(dai  politicanti,  che  ne  avevano  paura,  battezzato  sentimentalismo  per 
significare  che  dovevasene  far  getto  dinnanzi  alla  considerazione  rea- 
listica della  politica,  la  quale  non  era  poi  se  non  il  loro  modo  di 
vedere  gretto,  ignorante,  quietista  e  non  seppe  mai  fino  a  po- 
chi giorni  fa  trarne  ciò  che  di  solido  e  di  vigoroso  conteneva,  né 
farne  strumento  di  un  cosciente  indirizzo  nazionale.  —  Ecco  perchè 
soltanto  oggi,  a  guerra  incominciata,  esce  un  libro  che  di  proposito  ed 
abbastanza  ampiamente  tratta  dei  rapporti  fra  Italiani  e  Slavi  nel- 
l'Adriatico. Libro  dovuto  ad  un  cittadino  non  del  Regno,  ma  del- 
l'altra sponda,  il  quale  animosamente  ricorda  a'  suoi  compatrioti 
quanto  essi  sembravano  aver  dimenticato.  Egli  illustra  quel  che  sol- 
tanto affannosamente,  —  con  una  rapidità,  che  avrebbe  del  prodigioso 
se  non  pensassimo  esser  nel  fondo  della  coscienza  nazionale  rimaste 
le  tracce  delle  esperienze  passate,  —  dopo  l'agosto  1914,  dinanzi  al  ter- 
ribile dilemma  della  guerra  o  della  neutralità,  hanno  potuto  riaffer- 
rare, rimettersi  a  studiare  ed  intendere  di  nuovo  :  il  destino  d'Italia 
si  fonda  sulta  nostra  situazione  ne  II'  Adriatico.  —  L'Adriatico  — 
profonda  insenatura  del  Mar  Mediterraneo,  che  squarcia  per  più  di 
mille  chilometri  1'  Europa  e  dall'  Oriente  e  dal  Mezzogiorno  proten- 
dendosi verso  Nord  segna  le  vie  necessarie  d'ogni  scambio  fra  tanti 
paesi  —  é  il.  bacino  ove,  seguendo  una  ineluttabile  necessità,  con- 
fluiscono tutte  le  genti  d'Europa;  è  il  campo  nel  quale  l'Italia  en- 
tra in  contatto  con  le  altre  schiatte  e  dove  fra  queste  e  la  nostra  si 
stabiliscono  i  rapporti  reciproci,  l'equilibrio,  il  predominio  o  la  ser- 
vitù. —  Tutta  la  storia  lo  dimostra  :  dai  Greci  agli  Etruschi,  ai  Li- 
burni,  Ulirì,  Macedoni,  Romani,  Goti,  Slavi,  Bizantini,  Franchi,  Nor- 
manni, Tedeschi,  Ungheresi,  Veneziani,  Turchi,  Austriaci,  Serbi, 
ogni  Stato  tentò  e  tenta  d' imporvi  la  propria  egemonia,  perchè  ogni 
altro  equilibrio  riesce  sempre  di  natura  instabile.  —  Da  queste  pre- 
messe generali  scaturisce  inevitabile  la  soluzione  del  problema  dei 
rapporti    fra    Italiani    e    Slavi   nell'  Adriatico.   Questi    rapporti    non 


—    242    — 

debbono  essere  di  prepotenza  per  l'una,  e  di  soffocamento  per  l'altra 
delle  parti,  ma  —  data  la  configurazione  naturale  delle  coste  e  la 
strettezza  del  bacino  marittimo  —  non  possono  costituirsi  sulla  base 
della  rinunzia  nostra  ad  un  giusto  predominio,  e  cioè  al  possesso 
di  buona  parte  della  sponda  orientale.  Su  quella  abbiamo  le  no- 
stre eroiche  avanguardie,  che  sono  anche  i  propugnacoli  estremi 
della  latinità  ;  guai  per  l' Italia,  ma  guai  anche  per  tutta  la  civiltà 
nostra,  se  esse  un  giorno  venissero  rigettate  in  mare  !  «  Un  rap- 
porto di  potenza,  un  equilibrio  nazionale  tra  Italiani  e  Slavi  nel- 
l'Adriatico non  si  formano,  non  trovano  elementi  stabili,  non  si 
fondano  su  basi  durevoli  che  in  Dalmazia.  Chi  possiede  la  Dalma- 
zia regola  a  suo  favore  quel  rapporto  politico  e  quell'equilibrio  na- 
zionale dell'Adriatico.  Se  l' italianità  della  Dalmazia  rimane  soggetta 
t)  soggiace  agli  Slavi,  non  solo  cessa  di  vivere  la  sua  vita  nazionale 
ed  ideale  una  parte  della  nazione  italiana,  non  solo  passa  in  domi- 
nio straniero  un  immenso  patrimonio  spirituale  e  politico  ereditaria- 
mente spettante  all'  Italia,  ma  essendo  risolto  a  favore  degli  Slavi  — 
Croati  o  Serbi  — l'equilibrio  nazionale  dell'Adriatico  orientale,  l'I- 
talia perde  le  basi  della  sua  preponderanza*.  Cosi  Attilio  Tamàro 
fpag.  317)  —  dopo  aver  dimostrato  che  la  conquista  delle  Alpi  Giulie, 
Fiume  inclusa,  sarebbe  un  argine  soltanto  contro  le  mire  espansio- 
nistiche dei  Tedeschi  e  degli  Ungheresi  —  prospetta  il  problema  v.- 
tale  delle  nostre  relazioni  con  gli  Slavi.  Tutto  il  suo  libro,  ricco  di 
erudizione  e  d'esperienza,  accumulate  negli  anni  del  lungo  studio  e 
della  lotta  animosa  a  difesa  del  diritto  patrio,  —  e  là,  dove  prorompe 
con  accenti  maschi  la  fede  viva  nei  destini  d'  Italia,  di  una  bella  e 
dignitosa  ed  elevata  eloquenza,  —  tutto  il  libro  è  un'esposizione  chiara 
dei  termini  dell'aspra  contesa  attraverso  i  secoli  ed  una  luminosa 
dimostrazione  della  tesi  dell'autore.  È  anche  una  rivendicazione  con- 
tro vane  e  mendaci  affermazioni  recenti,  specie  di  chi  ha  inteso 
screditare  Venezia  e  l'opera  da  essa  compiuta  sulla  sponda  orien- 
tale dell'Adriatico,  quasiché  Venezia  fosse  stata  soltanto  un'ingorda 
sfruttatrice  di  colonie,  laddove  essa  ha  adempiuto  alla  grande  mis- 
sione di  difendere  l'Italia,  e  con  l'Italia  la  civiltà,  contro  le  insidie 
del  nemico  avanzantesi  dalla  Balcania,  e  di  render  libero  e  nostro, 
per  la  gloria  italica  e  per  la  sicurezza  dei  commerci  e  delle  attività 
civili  d'  Europa,  il  mare  Adriatico.  Tutto  questo  Venezia  ha  com- 
piuto con  le  forze  sue,  non  con  ciurme  o  con  cernide  soltanto  schia- 
vone,  come  dice  una  leggenda  troppo  di  leggieri  accolta  da  certi 
storici,  ma  soprattutto  con  marinai  e  soldati  d'Italia,  i  quali,  col 
loro  sangue,  hanno  difeso  contro  il  Turco  la  terra  di  Dalmazia  e 
quegli  Slavi  che  vi  si  erano  rifugiati,  chiedendo  contro  l' infedele  la 
protezione  della  Serenissima,  —  Venezia  inoltre  portò  un  appoggio 
nuovo  alla  originaria  italianità  dalmatica,  che  ne   usci   rinvigorita  e 


—   243   — 

modificala,    rendendosi  addirittura    veneta.    Grande  e    meravigliosa 
forza  questa  della  Repubblica  che,  ripetendo  sulla  sponda  orientale 
le  gesta  di  Roma,  non  fu  inconsapevole  mai  del  significato  profondo 
della  sua  missione.  «  Avendo  appreso  »  —  scrive  nel  1320  il  doge  So- 
ranzo  ad  un  principe  dei  Croati  —  «  che  i  nostri  antichi  altre  volte  li- 
berarono le  città  della  Dalmazia  che  erano  cadute  sotto  il  dominio 
della  Schiavonia,  abbiamo  deciso  di  seguire  le  loro  orme  :    Despo- 
snimus  horiim  vostrorum  predecessorum  vestigia  imitavi  ».  Queste  pa- 
role l'Italia  deve  oggi  far  sue.  —  Mai  ho  sentito  tanto  ricollegarsi 
la  guerra  presente  —  e  i  fini  che  con  essa  l' Italia  si  propone  —  a 
tutta  la  sua  storia,  alle  tradizioni  sante  di  Roma  e  nelle  sventure  e 
nel  crollo  dell'immenso  impero  latino  rivelarsi  le  scaturigini  di  quel 
moto  indefesso  e  millenario  che  ha  condotto  la  nostra  civiltà  alla  ri- 
scossa contro  la  brutale  egemonia  dei  barbari,  come   leggendo  due 
libri  maravigliosi  di  fede  :  V Alto  Adige  di  Ettore  Tolomei  e  questo 
di  Attilio  Tamàro.  —  Vorrei    che    tutti  gli  Italiani  li  avessero  e  li 
consultassero  e  ne  traessero  ammonimento,  consiglio,  sprone.   Essi 
dicono  quale  dev'essere  la  missione  d' ItaHa  rispetto  alle  genti  bar- 
bariche del  nord  e  dell'est,  e  come,  per  opera  nostra,  il  faro  della 
civiltà    debba   risplendere    dalla   cerchia   delle  Alpi  e  sulla  sponda 
dell'Adriatico.  -  Questione  di  fede  —  dirà  con  un   sorriso  taluno 
che  si  atteggia  a  scettico,  o  tal  altro  che  ha  ancora  l'ingenua  cre- 
denza in  un  affratellamento  dei  popoli  spontaneo  e  naturale,  laddove 
i  popoli  possono  convivere  pacificamente  solo  quando  un  alto  ideale 
civile  sia  loro  presentato  non  imbelle,  ma  ben  munito,  franco  e  scu- 
dato. —  La  Giustizia  reca  in  mano  la  spada.  Questo  è  l'ideale  no- 
stro romano,  universale  ed  umano.  Questa  fede  è  materiata  d'espe- 
rienza, ha  la  riprova  della  storia.    Chi  non  vuol  credere  è  orbo,   o 
chiude  gli  occhi  per  non  leggere  nel  passato,  oppure  si  fa  condurre 
da  orgoglio  o  da  ingenuità  a  creder  vere  le  utopie  create  dai  propri 
sogni.  —  Cosi,  fissato  nelle  sue  grandi  linee  storiche  il  problema  e 
precisata  la  soluzione   che  dev'essere    raggiunta,   rimane  l'altra  ri- 
cerca, quella  dei  mezzi  per  conseguida,  ricerca  tutta  pratica,  di  na- 
tura contingente,  di  carattere  essenzialmente  politico.  —  Trentadue 
anni  d'  alleanza  avevan  potuto  generare  in  alcuni  l' illusione  che  un 
giorno  Germania  ed  Italia  avrebbero  combattuto  assieme  contro  gli 
.Slavi  invadenti,  e  che  la  conquista  dell'Adriatico  sarebbe  stata  per 
noi  il  risultato  della  lotta.    Ma    non   era  che  illusione  mal  fondata, 
ed  un  semplice  esame  dei  rapporti  reciproci  fra  gli  alleati   avrebbe 
anche  a  questi  ingenui  mostrato  chiaramente  quanto  fosse  fallace  e 
pericolosa;  poiché  la  Germania  fra  le  due  alleate  non  fu  che  talora 
moderatrice  in  apparenza,  ma  in  fondo  sostenne  sempre   contro  di 
noi  gli  Absburgo.  La  Germania  infatti  nella  sua  volontà  conquista- 
trice rivolta  all'  Oriente,  aspira  all'  Adriatico  anch'essa,  anela  a  Trie- 


—   244  — 

ste  il  suo  polmone,  secondo  la  definizione  del  Biilow  —  e  quivi 

il  contrasto  fra  Tedeschi  ed  Italiani  è  irriducibile  ed  eterno.  Invece 
con  gli  Slavi  la  via  ad  un  patteggiamento  fu  sempre  aperta  ed  un'in- 
tesa era  possibile.  —  Anche  perchè  la  Germania  è  più  organizzata, 
infinitamente  più  prepotente  e  minacciosa,  mentre  il  pericolo  slavo, 
pur  essendo  realtà,  è  sempre  più  remoto  e  meno  armato.  —  Con- 
seguenza storica  e  politica  di  questa  situazione  è  la  guerra  nostra 
contro  gli  Imperi  Centrali  e  l'alleanza  con  gli  Slavi  che  ci  dà  modo, 
ne'  retiproci  patteggiamenti,  di  definire  e  risolvere  a  nostro  favore, 
e  ne'  giusti  limiti,  i  contrasti  creati  dai  secoli  e  soprattutto  dai  piani 
malvagi  de'  governi  austriaci.  —  «  La  guerra  »,  scrive  il  Tamàro, 
«è  tra  l'Italia  e  1' Austria-Ungheria  :  ma  nell'Adriatico  orientale, 
sopravvivendo  all'Impero  austriaco,  s'incontrano  Italiani  e  Slavi. 
Tra  di  loro  deve  decidersi  il  possesso  della  costa,  e  con  1'  ordina- 
mento e  con  la  divisione  di  tale  possesso,  il  predominio  dell'Adria- 
tico. Tra  Italiani  e  Slavi,  in  questo  riguardo,  è  una  differenza  essen- 
ziale. Per  gli  Slavi,  di  fronte  ad  un'ingente  quantità  di  problemi 
unitari,  politici,  militari  ed  economici  —  quando  si  formi  la  Iugo- 
slavia e  quando  non  si  formi  —  il  possesso  della  costa  adriatica 
ai  fini  di  un  predominio  politico  non  è  problema  vitale,  pur  essendo 
pieno  di  grandezza  imperialistica  e  rafforzato  da  questioni  nazionali 
e  militari.  Problema  vitale  per  gli  Slavi  è  l'acquisto  dei  porti  suffi- 
cienti ai  loro  commerci.  Per  l'Italia  invece,  il  predominio  dell'Adria- 
tico è  fondamento  vitale,  ragione  imprescindibile  della  sua  esistenza 
e  della  sua  grandezza  ».  —  Questo  criterio  che  contempera  le  esi- 
genze di  ciascun  popolo  e  risponde  alla  realtà  storica  e  delle  rispet- 
tive forze  nazionali  e  politiche,  risulta  dalle  recenti  parole  dell'on. 
Salandra  aver  ispirato  l'azione  del  nostro  Governo,  ben  consapevole 
dei  destini  d' Italia,  e  presiedere  all'opera  coordinatrice  ed  armoniz- 
zatrice  che  la  diplomazia  degli  Alleati  ha  di  mira.  Libero  il  respiro 
agli  Stati  Slavi,  che  si  affacciano  sull'Adriatico  ;  ma  libertà,  giusti- 
zia e  sicurezza  durevole  e  completa  per  noi.  Solo  così  un  giorno, 
nella  grande  Pax  Latina  di  quel  mare,  intensificati  i  civili  scambi 
con  r  Oriente,  si  avvererà  il  vaticinio  del  poeta  :  Rugge  deW  Adria 
il  sollevato  finito  \  Al  passar  della  prora  ardimentosa,  \  E  l' anel  che 
celò  fido  nel  lutto  \  Rende  alla  Sposa!  \  ».  —  Della  importanza  di 
questa  magistrale  monografia  del  Tamaro  ha  anche  parlato,  da  par 
suo,  Ettore  Janni  nel  Corr.  della  Sera  del  28  gennaio  1916  :  // 
Dominio  dell'  Adriatico']. 

935.  Tardieu  (André)  :  La  Conférence  d'Algésiras.  Histoire  politique  de 
la  crise  viarocaine.  Janvier-Avril  jgoó  {P&ns,  Félix-Alcan).  [Il  Pro- 
THERO  ne  cita  la  terza  edizione  con  un'  appendice  sul  Maroc  aprcs 
la  Conférence ,  igo6-igog\. 

936.  Télin  (Robert).  Vedi  Pamphlet  (Le). 


937-  Terni  (Gilberto):  La  preparazione  monelaria  alla  guerra  (Ops.  di  6 
p.  in  8",  Roma,  1915).  [Estratto  daWa.  Nuova  Antologia  16  febb.  1915. 
Sostiene  questo  caposaldo  dell'orientamento  finanziario  :  «  Una  Na- 
zione non  può,  non  deve  intraprendere  una  guerra  senza  che  il  Te- 
soro o  la  sua  Banca  di  Stato  possiedano  ingenti  riserve  in  confronto 
al  quantitativo  cartaceo.  Non  è  questo  l'unico  elemento  di  difesa  fi- 
nanziaria, ma  è  certo  il  più  sicuro,  perchè  il  meno  soggetto  ad  al- 
terazioni ».  Lo  studio  del  Terni  è  altrettanto  breve  quanto  coscien- 
zioso]. 

■938.  Terre  Italiane  {Le)  soggette  all'  Austria  (Napoli,  tip.  E.  Collina, 
1915,  ops.  di  p.  30). 

939.  Thellier  de  Poncheville  (Abbé)  :  Pour  ceux  qui  luttent,  Pour  cel- 
les  qui  souffrent.  Viatique  de  guerre  (i  voi.  in  i6\  troisième  édition 
Paris,  1915,  Bloud  et  Gay  ed.).  [Eloquente,  commosso]. 

940.  Thellier  de  Po^■CHEVILLE  (Ch.).  Vedi  sub  voce  Ardant. 

941.  Thoma  (Hans),  Karlsruhe.  Vedi  N."  2.  [Celebre  pittore,  n.  il  2  oov. 

1839  ;  autore   di    una  celebre  Pietà   e   di  una  Eva  migliaia  di  volte 
riprodotta]. 

942.  Tilgher  (A.).  Vedi  Gnoli. 

943.  Tinavre  (Marcelle)  :  La  Veillée  des  Armes.  Le  Départ  :  Aoi'tt  1914. 
Roman  (i  voi.  in  180,  Calmann  Lévy,  Paris,  8  mai  1915;  60  ex.  sur 
pap.  de  Hollande,  tous  numérotés).  [Il  romanzo,  uno  dei  migliori 
della  Tinayre,  è  prima  uscito  a  luce  nelle  puntate  della  Revue  de 
Paris,  1915]. 

944.  Touring-Club  de  France.  [Camera  di  Commercio  di  Parigi,  Bollet- 
tino etc,  ed.  ital.,  N.°  11,  maggio  1915  :  <<■  La  stagione  primaverile 
ed  estiva  in  Francia.  —  Sotto  gli  auspici  del  Totiring-Club  de  Frattce, 
è  stato  costituito  un  Comitato  di  pubblicità  per  invitar?  i  viaggila - 
tori  dei  paesi  alleati  e  neutrali  a  dirigersi,  come  nel  passato,  verso  i 
centri  di  escursioni  e  i  luoghi  di  cura  di  Francia,  dove  troveranno 
la  più  cordiale  accoglienza.  D'accordo  con  le  Compagnie  ferroviarie 
e  di  navigazione,  e  con  le  Associazioni  degli  albergatori,  questo  Co- 
mitato pubblicherà  fra  poco  un  opuscolo  illustrato,  che  sarà  larga- 
mente diffuso  all'estero,  e  il  quale  descriverà  le  ricchezze  pittoresche 
e  termali  delle  Alpi  francesi,  dei  Pirenei,  dell'AIvemia,  delle  Cevenne 
e  la  bellezza  cosi  varia  delle  stazioni  balnearie  normanne,  brettoni, 
vandeane,  basche  e  mediterranee.  Quanto  alla  popolazione  parigina, 
di  cui  la  stessa  Kòlnische  Zeitung,  del  26  aprile  1915,  riconosce  «  la 
vita  attiva  »,  tutta  fatta  di  lavoro,  e  le  «  solide  virtù  »,  è  pronta,  ora 
come  per  V  innanzi,  a  ricevere  nella  capitale  i  numerosi  visitatori  e 
a  riservar  loro  la  più  cordiale  ospitalità  »]. 

945.  Triplice  Alleanza  {La),  1882-1914.  Ricordi,  note,  appunti  di  un  vec- 
chio Parlamentare  (Roma,  tip.  Ulpiano,  1914,  in  8"  ,  i  ops.).  [Cfr. 
Domenico  Gnoli,  Le  Origini  della  Triplice  Alleanza,  in  Italia  No- 


—    246   — 

séra,  a.  I,  N.  I,  6  die.  1914  :  «  Le  differenze  e  i  contrasti  d'  opinioni' 
derivano  per  la  massima  parte  da  ignoranza  dei  fatti,  o  da  imperfetta 
o  erronea  conoscenza  di  essi.  Che  se  fosse  possibile  metterci  d'ac- 
cordo su  questo,  che  al  giudizio  debba  precedere  la  piena  conoscenza 
dei  fatti,  e  questi  non  sia  lecito  torcerli  a  seconda  delle  nostre  idee, 
quanti  accordi,  fra  persone  leali,  sarebbero  agevoli  !  Così  della  Tri- 
plice Alleanza,  della  quale  si  è  detto  nella  stampa  e  tra  i  facili  ap- 
plausi dei  comizi,  che  essa  non  è  stata  mai  popolare,  ma  imposta 
al  paese  da  macchinazioni  reazionarie,  insinuando  persino  che  non 
ci  fossero  estranei  interessi  dinastici.  Opportunamente  perciò.  Un 
vecchio  Parlamentare  ha  voluto  riassumere,  a  base  di  fatti,  la  storia 
della  Triplice,  specialmente  nelle  ragioni  delle  sue  origini  :  storia  che 
pei  vecchi,  o  di  età  matura,  è  un  ricordo  lontano,  pei  giovani  una 
notizia  vaga  e  confusa.  —  Io  sono  tra  quelli  che  ricordano.  E  come 
ricordo  lo  sgomento  di  tutta  Italia  quando,  svegliata  di  soprassalto 
dall'  impresa  francese  di  Tunisi  come  dallo  scoppio  di  una  bomba, 
s'accorse  d'essere  bensì  colle  «  mani  nette  »,  ma  in  un  isolamento 
perfetto  !  La  Francia,  sorridendo,  ci  dava  buone  parole  e  proseguiva 
per  la  sua  strada.  A  noi  non  restava  che  guardare.  In  verità,  il 
Cairoli,  presidente  del  Consiglio,  ebbe  in  animo  d'accostarsi  alle  Po- 
tenze centrali,  ma  ne  fu  ritenuto  dal  Ministro  dell'Interno  Depretis, 
che  ne  temeva,  da  parte  delia  Francia,  le  conseguenze  economiche. 
Cosi  la  Camera  francese  poneva  il  suggello  alla  conquista  tunisina, 
coli'  approvazione  del  Trattato  del  Bardo  (14  maggio  1881),  fra  una 
ebbrezza  d'entusiasmo  che  in  Italia  parve  una  provocazione.  Cairoli, 
chiusosi  in  un  patriottico  silenzio,  dava  immediatamente  le  dimis- 
sioni. II  Cairoli,  poco  dopo  l'infelice  fine  d'Oberdan,  ripeteva  che 
l'amicizia  dell'  Italia  colla  Germania  e  coH'Austria  garantiva  «comuni 
interessi  »  ;  e  il  Cavallotti,  che  già  s'atteggiava  a  capo  dell'estrema 
Sinistra,  chiudeva  1'  agitata  sua  vita  levando  un  inno  alla  Triplice 
Alleanza.  Ma  lo  Zanardelli,  plaudendo  al  Trattato  voluto  dall'intera 
nazione,  ne  esigeva  la  rigida  osservanza  non  solo  dallo  Stato,  ma 
dai  cittadini  ^5  novembre  1883):  «  Il  paese  intero  ha  desiderato  e  de- 
sidera un  intimo  accordo  con  le  potenze  centrali  d'  Europa.  Ed  io 
.saluto  con  gioia  questa  alleanza.  Ma  noi  non  dobbiamo  solamente 
rispettare  scrupolosamente  i  trattati,  ma  farli  rispettare  da  tutti.  Dob- 
biamo impedire  ogni  cospirazione,  ogni  attentato,  ogni  atto  contro  i 
trattati  medesimi,  ed  in  generale  contro  gli  Stati  amici  alleati  ». 
Così  parlava  l'uomo  insigne  che  era  considerato  l'ultima  espressione 
del  liberalismo  italiano.  Tali  le  origini  di  quell'Alleanza  che  si  è  voluta 
gabellare  come  ordita  da  macchinazioni  reazionarie.  Era,  perciò,  op- 
portuno, dicevo,  rievocar  quella  storia  troppo  ignorata,  e  troppo 
spesso,  abusando  della  pubblica  ignoranza,  falsata:  storia  da  cui  ri- 
sulta un  mirabile  esempio  di  patriottismo,  e  e'  insegna,  o  dovrebbe 


insegnarci  come,  (luando  si  tratti  dell' interesse  d'Italia,  si  debl^ano 
metter  da  parte  preconcetti,  simpatie,  avversioni,  partiti,  e  non  par- 
teggiare per  altri  che  per  1'  Italia  ».  —  Da  molti  è  stato  attribuita 
questo  scritto  al  noto  neutralista  Senatore  Maggiorino  Ferraris. 
Altri  l'hanno  attribuito  ad  un  ex-Ambasciatore]. 

946.  Triverio  (C.)  :  Ntiovo  Dizionario  dei  coviuiii  e  frazioni  di  comuni  del 
Regno  d'Italia,  secondo  il  censimento  io  giugno  1911  e  i  dati  ufli- 
ciali  a  tutto  marzo  1914.  —  Provincie  -  Circondari  -  Mandamenti  - 
Preture  -  Corti  d'  Appello  e  di  Cassazione  -  Tribunali  -  Intendenze 
di  Finanza  -  Registro  -  Imposte  -  Ipoteche  -  Distretti  militari  -  Ca- 
rabinieri -  Diocesi  -  Popolazione  -  Stazioni  ferroviarie  -  Stazioni  o 
porti  prossimi  al  Comune  e  mezzi  di  trasporto  -  Uffici  postali  e  te- 
legrafici -  Altezze  di  livello  sul  mare  -  Elenco  alfabetico  delle  località 
abitate  nelle  Colonie  Italiane  :  Libia  {Cirenaica  e  Tripolitania) ,  Eti- 
trea,  Somalia  ;  e  località  di  occupazione  temporanea  :  Isole  del  Do- 
decanneso.  Rodi.  (Milano,  1915,  di  pagine  xii-512,  legato  in  tutta 
tela,  Ulrico  Hoepli  editore.  Race.  Manuali).  [Mullum  in  parvo.  È 
proprio  il  caso  di  dirlo,  ed  il  compilatore,  astrazione  fatta  da  alcune 
poche  inesattezze  che  in  lavori  simili  è  sempre  assai  difficile  evitare 
e  quindi  gli  sarr^nno  facilmente  perdonate,  ha  certamente  superato 
una  quantità  stragrande  di  difficoltà,  fatalmente  imposte  dalla  pic- 
colezza del  formato,  delle  quali  gli  terranno  conto  quanti  consulte- 
ranno il  suo  Dizionario.  Egli  ha  saputo  infatti  rendere  le  astru- 
sità, che  presenta  per  sé  stesso  un  Dizionario  dei  Comuni  e  Frazioni, 
quasi  simpatiche,  e  le  ricerche  quasi  divertenti  e  sempre  facili,  cosi 
che,  per  poco  che  uno  vi  faccia  la  mano,  troverà  immediatamente  i 
dati  che  gli  occorrono.  —  L' idea  di  raggruppare  in  un  primo  Elenco 
Alfabetico  le  Provincie  (numerate  dall'i  al  69),  i  Circondari  e  i  Man- 
damenti (Preture),  è  stata  eccellente  altrettanto  quanto  quella  di  se- 
gnare a  fianco  di  ogni  Comune  il  numero  corrispondente  alla  Pro- 
vincia alla  quale  appartiene]. 

947.  Truebner  (Wilhelm),  Karlsruhe.  Vedi  N.°  2.  [Celebre  pittore,  n.  il 
3  feb.  1851  in  Heidelberg;  autore  di  un  voi.  di  Personalien  und 
Prinzipien  (1908)  ;  fece  un  bel  ritratto  del  Re  del  Wiirttemberg  a 
cavallo]. 

948.  TuRNER  (A.)  :  Kónig  Eduard  VII  und  Kaiser  Wilhelm  II  {Deutsche 
Revue,  1907,  t.  IV).  [Straordinariamente  profetico,  ma,  naturalmente, 
dando  ogni  colpa,  nell'  imminente  cozzo  fra  Germania  e  Inghilterra, 
alla  politica  «  aggressiva  »  di  quel  grande  uomo  di  Stato  che  fu 
Edoardo  VII]. 

949.  Universitaire  (Un)  :  Paroles  fran(;aises  pour  aujourd'hui  et  pour 
demain  :  La  Guerre  et  la  vie  morale  de  la  France  (i  brodi,  in  8", 
Paris,  juin  1915,  Soc.  d'éd.  et  de  pubbl.,  Jules  Tallandier  ed.).  [Ecco 
l'indice  dei  capitoli  :  La  France  est-elle  en  décadence  ?  —  La  Tra- 


—  248  — 

ditìon  morale  de  la  Franca  et  le  traité  de  Francfort.  —  La  question 
d'AIsace-Lorraine  dans  notre  vie  morale.  —  L'Allemagne  et  le  re- 
nouveau  de  la  France  :  Un  idéalisme  positif.  —  La  France  et  la 
guerre.  —  La  France  et  l'avenir»]. 

950.  Universitario  pavese  (Comitato).  V.  sub  voce  Parola  goliardica. 

951.  Valje.\n  (Pierre):  L'Agence  des  Prisonniers  de  Giierre  [a  Ginevra'] 
(Semaine  liitéraire,  1915).  [Riassunto  da  Nemi  nella  Nuova  Antologia, 
16  febbr.  191 5,  p.  692-693]. 

952.  Veillechèze  (Th.  de),  publiciste.  Vedi  sub  voce  Saintvves  (P.). 

953.  Vely  (E.)  :  Soldatenblut  {«  Unterhaltungs-Beilage  »  del  Lokal-Anzeiger 
di  Berlino,  marzo  1915  e  seg).  [Romanzo  patriottico]. 

954.  Verdène  (Georges)  [Envoyé  special  du  journal  «  Le  Temps  »]  :  Jc 
reviens  d' Allemagne  (Ops.  di  64  p.  in  8°,  con  copertina  illustrata. 
Losanna  e  Parigi,  Payot,   1914). 

955.  Verhaeren  (Emile)  :  La  Belgique  sanglajiie  (i  voi.  in  8°;  50  ex.  de 
luxe  in  4".  Ed.  de  La  Nouvelle  Revue  Fran^aise,  35  Rue  Madame, 
Paris,  juin  1915).  [«  Ce  livre  est  le  cri  de  douleur,  poussé  par  le  plus 
grand  poète  de  la  Belgique  à  l'heure  où  sa  patrie  sanglante  lutte 
encore  glorieusement  sur  un  lopin  de  terre.  Dans  la  grande  guerre 
dont  l'existence  des  nationalités  est  l'enjeu,  ce  livre  est  la  protes- 
tation  d'un  homme  en  qui  s'épanouissent  la  conscience  d'une  nation, 
la  vertu  d'une  race.  La  poète  n'a  vu  de  ses  yeux  qu'une  partie  des 
choses  dont  il  parie.  Mais  il  a  éprouvé  dans  son  cceur  toutes  les 
angoisses,  il  a  souffert  toutes  les  violences  d'une  guerre  scélérate. 
Il  vient  aujourd'hui  déposer  devant  l'Histoire  contre  le  crime  alle- 
mand.  Il  espère  que  son  témoignage  servirà  la  justice.  C'est  au 
monde  entier  qu'il  s'adresse  »]. 

956.  Verhaeren  (Émile).  Vedi  sub  voce  Pamphlet  (Le). 

957.  Verhaeren  (Émile).  V.  sub  voce  Dumont-Wilden. 

958.  Vescovi  (I)  del  Belgio  ai  vescovi  di  Germania  e  di  Austria-Ungheria 
(Desclée  e  C,  Roma,  1916,  in  16",  p.  48).  [Traduzione  dal  francese, 
con  molte  testimonianze  sulla  condotta  dei  Tedeschi  nel   Belgio]. 

959.  Veuillot  (F.)  :  La  Guerre  aux  Églises  et  aux  Prctres.  —  Vedi  sub 
voce  Baudrillart. 

960.  ViATOR.  Vedi  sub  voce  Nazioni  belligeranti. 

961.  Victor  :  L'Italia  e  la  Neutralità  {Nuova  Antologia,  16  genn.  1915. 
p.  316-322).  [Articolo  attribuito  con  assai  fondamento  al  Direttore 
stesso  della  Nuova  Antologia,  Senatore  Maggiorino  Ferraris,  il 
quale  come  Victor  si  è  mostrato  oltre  che  germanofilo,  anche  au- 
strofilo,  ma  dal  gennaio  in  poi  e  dopo  che  quell'articolo  gli  valse 
aspre  censure,  ha  saputo  preparare  abilmente  se  non  la  propria  al- 
meno la  evoluzione  della  Rivista,  evoluzione  cui,  a  guerra  dichiarata, 
seguì  quella  del  Ferraris  divenuto  amico  della  Francia  e  editore  di 
articoli   dell'  illustre   deputato   francese   Ch.   Benoist,  il    successore 


—   ^49  — 

dello    Chakmes    per   la    C/noftigue  de  la  Quimaiue  delia    Revue  de-s 
Deux  Mondes\. 

962.  Vigevano  (capitano  Attilio)  :  //  soldato  italiano  nel  canto  popolare  dal 
1814  al  1914.  (Nelle  tre  puiìtate  della  Rivista  Militare  Italiana,  di- 
retta dal  Gen.  Strani,  Roma,  1914).  [L'illustre  e  geniale  scrittore 
è  ora  (1916)  maggiore  ;  dalla  Storia  del  Risorgimento  eccolo  passato 
alla  «  Storia  in  azione  »]. 

963.  Vigevano  (Attilio):  I  canti  del  soldato  tedesco  {Nuova  Antologia,  16 
febbr.  1915,  pag.  605-641).  [A  proposito  dei  Soldatenliederbùcher  della 
Universal-Bibliothek  della  Casa  Reclam  di  Lipsia.  Molto  interessante 
questo  studio  sul  Canzoniere  del  soldato  tedesco.  Parte  delle  canzoni 
contenute  nel  Soldatenliederbuch  «  vennero  volte  in  italiano  da  un  mag- 
giore dell'esercito  nostro,  celantesi  sotto  le  iniziali  G.  C,  mentre  le 
nevi  lo  tenevan  prigione  nei  forti  del  Colle  di  Tenda  ».  Della  sua 
traduzione,  veramente  all'unisono  con  lo  spirito  militare  tedesco,  il 
Vigevano  si  è  valso  per  alcuni  canti.  Il  Vigevano  scrive  :  «  I  cori  degli 
eserciti  d'oggidì  non  sono  solamente  canti  di  soldati,  ma  sono  al- 
tresì spirituali  irradiazioni  di  popoli  ;...  sono  voci  sincere  della  grande 
arte  cosmopolita  proponentesi  la  missione  di  elevare  il  mondo  mo- 
rale al  disopra  del  materiale  »]. 

964.  ViLLENEUVE  (Hébrard  de)  :  La  France  de  demaiti  (PArx?,,  1915,  Bloud 
et  Gay).  [N.  41  delle  Pages  acttielles']. 

965.  ViNGTiÈME  SiÈCLE  (Le)  :  (Giornale  quotidiano  belga,  che  nel  1915-16 
si  stampa  all'Havre).  [Contiene  spesso  articoli  storici  notevoli  ;  uno 
p.  es.  ne  segnaliamo  del  genn.  1916  :  Coitie  cadde  Anversa.  «  L'ex- 
ministro  della  marina  del  Regno  Unito,  Winston  Churchill,  in  un 
discorso  pronunciato  tempo  fa  alla  Camera  dei  Comuni,  credette  op- 
portuno di  parlare  della  parte  da  lui  sostenuta,  nel  principio  d'ottobre 
del  1914,  ad  Anversa,  presso  il  governo  e  l'esercito  belga.  In  seguilo 
a  ciò  il  giornale  belga  Le  XX'  Siede,  che  si  pubblica  all'  Havre,  fa 
notare  che  nessuna  critica  venne  mai  formulata  da  parte  dei  Belgi 
contro  l'allora  ministro  della  marina  britannica  e  che  in  special  modo 
il  giornale  stesso  avrebbe  continuato  ad  osservare  sino  alla  fine  della 
guerra  il  silenzio  più  assoluto  su  questi  storici  avvenimenti,  dice  : 
—  «  Il  signor  Winston  Churchill  ha  dichiarato  nel  suo  discorso  che 
in  quanto  all'  invio  di  una  spedizione  di  soccorso  ad  Anversa,  non  fu 
lui,  sibbene  furono  Kitchener  ed  il  governo  francese  che  ne  ebbero 
per  i  primi  l'idea.  Egli  non  fu  consultato  sulle  decisioni  prese  se 
non  quando  esse  erano  già  avanzatissime.  Ecco  infatti  quanto  egli 
ha  dichiarato  alla  Camera  dei  Comuni  :  —  «  Fu  alla  mezzanotte  del 
2  ottobre,  durante  una  conferenza  tenuta  presso  lord  Kitchener,  che 
fui  messo  al  corrente  dei  piani  elaborati  da  quest"  ultimo  e  dal  go- 
verno francese.  Il  governo  belga  non  avendo  ancora  ricevuta  la  pro- 
messa di  un'assistenza  definita,  aveva  telegrafato  nel  pomeriggio  la 


—     250    — 

sua  decisione  di  sgombrare  la  Piazza.  La  p  ù  profonda  depressione 
regnava  tra  i  ministri  :  si  aveva  l' intuizione  che,  per  non  poter  re- 
^istere  tre  o  quattro  giorni  di  più,  i  piani  stabiliti  crollavano.  Io  pro- 
posi di   partire  immediatamente  per  Anversa  e  di  vedere  se  la  difesa 
potesse  essere  prolungata  sino  all'arrivo  delle  forze  inviate  in   soc- 
corso. I  miei  colleghi  accettarono  e  partii  subito.  È  un  errore  con- 
siderare lo  scacco  dei  nostri  sforzi  per  soccorrere  Anversa  come   un 
insuccesso  militare  completo.  La  storia,  ne  ho  la  convinzione,  dimo- 
strerà che  è  a  questa  impresa  che  si  deve  se  la  grande  battaglia  che 
segnò  la  fine   del  1914,  si  svolse  sul!' Yser  e  non  più  al  sud  ».  — 
«  Ebbene    —  prosegue  il  XX'  Siede,   —    «  noi  siamo  in  grado  di 
completare  la  narrazione  dell'  ex-ministro  della  marina  britannica  ». 
E  ricorda  i  seguenti  interessanti  particolari:  —  Fu  il  28  settembre 
che  il  comando  dell'esercito  belga  si  persuase  che  i  forti  della  linea 
avanzata,  tutti  moderni  e  che  si  credevano  al  sicuro   dall'artiglieria 
nemica,  non  avrebbero  tardato  ad  essere  distrutti  dalla  grossa  arti- 
glieria  tedesca   da   280,  da   340   e  da  420  mm.    Nella  sera   di  quel 
giorno  parecchie  cupole  dei  forti  di  Waelhem  e  di  Wavre-Santa-Ca- 
terina  furono  sconquassate  o  screpolate.  Al  primo  obice-mina,  una 
volta  del  forte  di  Wavre-Santa-Caterina  era  stata  perforata.  —  L'in- 
domani 29,  durante  una  conferenza  tra  il  ministro  della  guerra  ed  il 
comandante  dell'esercito,  fu  deciso  che  la  Piazza  di  Anversa  sarebbe 
difesa  ormai  esclusivamente  dalle  truppe  da  fortezza,  e  che  l'esercito 
da  campagna  si  ritirerebbe  sulla  riva  sinistra  per   sfuggire  all'  inve- 
stimento e  forse  alla  prigionia.  Il  Re,  il  governo  e  lo  Stato  Maggiore 
furono  subito  d'accordo  nel  decidere  e  nell'  eseguire   questo  piano, 
al  quale   il  Belgio   deve,   come  gli  avvenimenti   hanno    dimostrato, 
l'avere  conservato  intatto  l'esercito  da  campagna  e  il  mantenere  an- 
cora inviolato  una  parte  di  territorio.  —  La  ritirata  doveva  comin- 
ciare il  2  ottobre  e  l'esercito  di  campagna  doveva  prendere  posizione 
sulla  Dendre,  per  aspettare  quivi  il   suo    congiungimento    con   gli 
eserciti    francesi    del    Nord,  che    eransi   estesi    sino   ad  Arras  e    a 
Lilla.  —  Nella  notte  dal  2  al  3  ottobre,  parecchi  funzionari  ed  uffi- 
ciali dei  diversi  dipartimenti  ministeriali,  giunti  ad  Ostenda  per  instal- 
larvi i  loro  servizi,  ne  furono  richiamati  telefonicamente  dal  governo. 
Che   era  dunque  successo?  Prevenuto  dal  governo  belga  del  piano 
fissato,  il  governo  britannico  aveva  inviato  ad  Anversa,  il  ministro 
della  marina,  Winston  Churchill,  il  quale  aveva  vivamente  insistito 
affinchè   tutto   I'  esercito  rimanesse   ad  Anversa  e  un  nuovo  sforzo, 
con  l'aiuto  di  un  contingente  inglese,  di  cui  prometteva  il  soccorso, 
venisse  tentato  per  impedire  la  caduta  della  piazza  in  mano  dei  Te- 
deschi. —  Evidentemente,  come  era  stato  d'altronde  il  caso  del  Bel- 
gio stesso  per  parecchi  anni,  si  esagerava  in  Inghilterra  l'importanza 
del  campo  trincerato  di  Anversa.  Ma  l' intervento  del  signor  Winston 


~  251  — 

Churchill  fece  aggiornare  1'  esecuzione  della  progettata  ritirata.  Una 
brigata  di  6000  fucilieri  di  marina  britannici,  comandali  dal  generale 
Paris,  venne  a  rinforzare,  negli  intervalli  del  settore  attaccato,  le 
truppe  belghe.  Questi  bravi  soldati  si  batterono  valorosamente,  ma 
nessun  rinforzo,  per  quanto  considerevole,  avrebbe  potuto  resistere 
all'uragano  di  mitraglia  scatenato  dai  Tedeschi.  Fu  perciò  necessario 
nella  notte  dal  6  al  7  ottobre,  per  evitare  che  il  Re,  il  governo  e 
l'esercito  da  campagna  corressero  il  pericolo  di  esssere  fatti  prigio- 
nieri, cominciare  il  movimento  che  era  stato  deciso  una  settimana 
prima.  Organizzata  da  mano  maestra,  la  ritirata  dell'  esercito  belga 
si  effettuò  felicemente.  Non  un  cannone,  non  un  uomo  rimasero 
indietro.  —  Mentre  1'  esercito  belga  da  campagna  si  ritirava  in 
direzione  di  Ostenda,  le  truppe  tedesche  attraversavano  1*  Escaut 
e  si  avanzavano  ad  ovest  della  Piazza  di  Anversa  ;  cosicché,  quando 
ogni  resistenza  divenne  impossibile,  parecchie  migliaia  di  soldati 
dell'esercito  belga  da  fortezza  si  trovarono  nell'  alternativa  di  sce- 
gliere tra  la  prigionia  in  Germania  e  1'  internamento  in  Olanda. 
Essi  si  appigliarono  a  quest'ultimo  partito.  «  Questa  è  »  —  conclude 
il  giornale  belga  —  «  l'istoria  dell'intervento  di  Winston  Churchill 
ad  Anversa  e  della  felice  ritirata  del  nostro  esercito  da  campagna. 
Se  questa  ritirata  fosse  stata  ritardata  di  una  sola  giornata,  si  sarebbe 
prodotta  una  spaventosa  catastrofe.  Se  invece /osse  cominciata  il  2 
ottobre,  forse  una  parte  delle  truppe  da  fortezza  si  sarebbe  salvata 
e  forse  ancora  1'  esercito  belga  avendo  effettuato  il  suo  congiungi- 
mento con  le  truppe  francesi  ed  inglesi,  si  batterebbe  oggi  sulla 
Dendre  »]. 

966.  Viti  :  La  guerra  terrestre  net  volutne  di  un  volgarizzatore  {Tribuna, 
Roma,  26  ag.  1915).  [Sul  volume  del  Pirajno  pubbl.  a  Livorno  nel 
1915.  Interessante  articolo.  V.  sub  voce  Pirajno]. 

967.  VivANTi  (Annie)  :  L' Invasore .  Dramma  in  tre  atti.  Rappresentato  al- 
l' «  Olympia  »  di  Milano  il  16  giugno  1915.  [Cfr.  resoconto  di  R[enato] 
S[imoni]  nel  Corr.  d.  61?ra  del  17-VI-15  :  «  È  un  dramma  di  appas- 
sionante attualità.  Svolge  episodi  e  problemi  della  guerra.  È  il  tempo 
dell'  invasione  tedesca  nel  Belgio  »]. 

968.  Voix  américaities  sur  ta  Guerre  de  19/4-19/5  (Nancy  et  Paris,  Ber- 
ger-Levrault,  1915,  80  p.  in  12").  [Articles  traduits  ou  analysés  par 
S.  R.,  Membre  de  plusieurs  Sociétés  savantes;  5^  mille.  Pages  d'His- 
toire,  /g/4-/9/5,  Se  Sèrie,  b.  2,  N.»  37.  È  di  Salomon  Reinach]. 

969.  VoLANT,  peintre.  Vedi  sub  voce  Maricourt. 

970.  VollmOller  (Karl),  Stoccarda.  Vedi  N.°  2.  [Due  sono  i  Karl  Voll- 
mòUer,  uno  nato  nel  1848  in  Ilsfeld  ;  l'altro  n.  nel  1878,  domiciliato  in 
Italia  fimo  allo  scoppio  della  Guerra  e  marito  della  notissima  attrice 
cinematografica  Maria  Carmi  (nata  Gillì,  di  Firenze)  espulsa  dall'Ita- 
lia, per   ordine  dell' on.   Sonnino,  per  sospetto  di  spionaggio.  —  11 


—    252    — 

primo,  prof,  di  filol.  rem.  ed  ingl.  all'Un,  di  Gottinga  fino  al  1891, 
vive  ora  in  ritiro  e  presiede  alla  Gesellschaft  fùr  rom.  Philologie.  — 

11  secondo  ha  scritto  commedie  e  drammi  ed  è  membro  del  Deutsch. 
Bùhnenschriftsteller-Verband.  —  Il  «  Manifesto  dei  93  »  non  speci- 
fica di  quale  si  tratti,  e  dà  come  indirizzo  :  Stoccarda  ;  ma  il  primo 
è  ora  domiciliato  in  Tòlz  e  il  secondo,  a  tutto  il  1914,  dimorò  in  Ca- 
stello, presso  Firenze  patria  della  moglie]. 

971.  Voss  (Richard),  Berchtesgaden.  Vedi  N."  2.  [Noto  romanziere  e  no- 
velliere, nato  il  2  sett.  185 1  in  Neugrape;  cittadino  onorario  di  Fra- 
scati, dove  dimorò  a  lungo  nella  Villa  Falconieri]. 

972.  VossLER  (Karl),  Professore  di  Filologia  romana.  Monaco.  Vedi  N.°  2. 
[Marito  della  contessina  Ester  Gnoli,  genero  del  defunto  e  triplicista 
Domenico  Gnoli;  «  Prof.  Roman.  Philol.  »,  nato  il  6  sett.  1872  in 
Hohenheim  presso  Stoccarda  ;  ha  segnalato  ai  Tedeschi  1'  esistenza 
di  Salvatore  Di  Giacomo  e  di  Marinetti  ;  un  suo  libercolo  sulla 
Lett.  Hai.  contemp.,  tradotto  da  un  suo  cognato  Gnoli,  è  stato  pubbl. 
nel  1915  dal  cav.  Riccardo  Ricciardi,  attivissimo  editore  napoletano]. 

973.  Wagner  (Siegfried),  Bayreuth.  Vedi  N,"  2.  [Il  figlio  di  Riccardo  e  di 
Corinna  Wagner.  Non  ha  altri  titoli  per  aver  firmato  il  «  Manifesto 
dei  93  »]. 

974.  Waldever  (Wilhelm),  Professore  d'  Anatomia,  Berlino.  Vedi  N.o  2. 
[Direttore  dell'ut.  Anat.  dell'Univ.  di  Berlino;  nato  il  6  ott.  1836 
in  Hehlen  sul  Weser]. 

975.  Wassermann  (August  von).  Professore  di  Medicina,  Berlino.  V.  N.o  2. 
[Direttore  del  Kaiser  Wilhelms  Institut  Dahlem,  nato  in  Bamberg 
nel  1866]. 

976.  Waxweiler  (Emile)  [Dir.  de  l'Inst.  de  Sociologie  Solvay  à  l'Univ. 
de  Bruxelles]:  La  Belgiqtie  neutre  et  loyale  (r  voi.  di  304  p.  in  80, 
con  un  fac-simile,  Lausanne,  Libr.  Payot  et  C'è,  1914).  [Lo  stesso 
ed.  Payot  ne  ha  pubblicata  nel  1915  una  traduzione  italiana,  di  cu* 
sono  depositari  per  l' Italia  i  Fratelli  Treves  :  i  voi.  in  S"  di  271  p., 
tradotte  a  cura  dell'  «  Angus  Suisse  de  la  Presse  »  di  Ginevra  e 
stampate  ivi  dalla  tip.  Alb.  Renaud.  —  Utilissima  raccolta  di  dati 
sicuri  suir  invasione  del  Belgio,  sulla  condotta  del  governo  di  Re 
Alberto,  sulle  relazioni  del  Belgio  con  la  Francia  e  l'Inghilterra  (cor- 
rettissime) e  sulla  ferocia  degli  invasori.  Manca  n^W Indice  alfabetico 
(p.  257-258)  il  Davignon  (Julien)  morto  a  Nizza  (Alpi   marittime)  il 

12  marzo  1916,  già  ministro  belga  degli  Affari  Esteri.  —  Egli  era 
ministro  fin  dal  1907  ed  ebbe  grande  influenza  sulla  cessione  del 
Congo  al  Belgio.  Nell'agosto  1914  ebbe  il  doloroso  compito  di  rice- 
vere dalle  mani  del  ministro  tedesco  von  Below-Salescke  1'  «  ultima- 
tum »  della  Germania  al  Belgio.  È  nota  la  fiera  risposta  del  governo 
belga.  Rimase  in  carica  fino  all'estate  del  1915,  quando  le  condizioni 
di  salute  non  gli  permisero  di  occuparsi  più  del  suo  difficile  ufficio, 


—   253   — 

che  passava  nelle  mani  del  suo  amico  il  barone  Heyens,  già  ministro 
del  Belgio  in  Germania  ed  autore  di  notevoli  art.  della  R.  d.  Deux 
Mondes,  1915.  —  II  suo  corpo  è  stato  deposto  nel  cimitero  di  Nizza 
per  essere  trasportato  nel  suo  paese  natale,  Verviers,  appena  libe- 
rato dall'  occupazione  straniera]. 

977.  Weber  (Georg)  :  Allgemeine  Weltgeschichte  (Leipzig,  1889).  [Il  Pro- 
thero  ne  raccomanda  il  voi.  XV,  parte  II,  che  tratta  del  periodo 
1852-18S9]. 

97«.  Weekblad  {Ons  Vlaanderen).  Journal  hebdomadaire  en  langue  fla- 
mande.  publié  par  les  réfugiés  et  ouvriers  flamands  (In  folio  à  4 
col.,  2  p.,  Paris,  181  Rue  de  Charonne).  [<  Oorlognummer  :  i.  Zon- 
dag,  28  februari  1915  »]. 

979.  Weingartner  (Felix  von).  Vedi  N.o  2.  [Notissimo  compositore,  nato 
il  2  giugno  1S63  a  Zara  ove  suo  padre  era  Direttore  dei  Telegrafi  ; 
ha  sposata  una  baronessa  von  Dreyfus.  E,  dice  egli  stesso,  delia 
«  Republik  der  freien  Geister  »,  ed  abita  in  Isvizzera  a  Saint-Sulpice 
(Vaud)  ;  nel  celebre  «  Manifesto  dei  93  »  questo  illustre  citiaditio  di 
Zara,  domiciliato  in  Isvizzera,  e  cavaliere  dell' Ord.  dei  SS.  Maurizio 
e  Lazzaro,   non  dà  il  proprio  indirizzo  e  figura  come  tedesco^ 

980.  Weiss  (Louise)  :  Camps  de  Prisonniers  franqais  [Revue  de  Paris,  I'-'" 
art.,  15  mai  1915  ;  Ile  art.,  ler  juin  1915).  [Interessante]. 

981.  Wetterlé  (Abbé)  :  Les  Finances  de  Guillaume  II  {Les  Annales,  Pa- 
ris, mars  1915).  [«  Longtemps,  le  montani  des  ristournes  dépassa 
celui  des  quotes-parts  matriculaires.  Les  exigences  des  états-majors 
de  l'armée  et  de  la  marine  renversèrent,  cependant,  1'  équilibre,  après 
1901.  Le  prince  de  Biilow,  qui  fut  le  grand  saboteur  des  finances 
impériales,  et  sous  le  gouvernement  duquel  le  budget  de  l'Empire 
augmenta  annuellement  d'un  milliard  de  marks,  avait  rerdu  la  situa- 
tion  financière  des  Etats  particuliers  tellement  précaire,  par  ses  exi- 
gences sans  cesse  croissantes,  que  les  ministères  des  Etats  e.xigèrent 
que  le  montant  des  contributions  matriculaires  fùt  établi  sur  la  base 
désormais  invariable  d'un  rriark  quarante  par  téte  d'habitant.  Le  re- 
sultai de  celle  fixation  fui  la  nécessité  pour  l'Empire  de  recourir  aux 
emprunts  à  jet  continu,  malgré  la  formidable  augmentation  des  im- 
póts,  et  c'esl  ainsi  que  la  dette  passa,  en  quelques  années,  à  plus 
de  cinq  milliards,  et  qu'  on  dut  renoncer  à  son  amortissement.  Les 
charges  moyennes  du  contribuable  allemand,  en  impòts  effectivement 
payés,  avaient  pourtant  monte  de  cinquante-neuf  à  soixante  et  onze 
marks.  —  A  ce  propos,  faisons  remarquer  que  le  revenu  moyen  des 
citoyens  de  l'Empire  est  estimé  à  trois  cent  cinquante  marks,  cette 
moyenne  s'élevant  quelque  peu  dans  le  provinces  rhénanes,  mais 
s'  abaissanl  fortement  dans  la  Prusse  orientale.  —  Autre  phénomène 
très  curieux  :  l'Allemagne  allait  en  s'appauvrissant.  En  effet,  si,  d'un 
coté,  sa  fortune  augmentait  annuellement,  d'après  les  statìstiques  les 


—   254  — 

plus  favorables,  de  quatre  à  cinq  milliards,  Texcédent  des  naissances 
sur  les  décès  (8  à  900,000)  faisait  descendre  la  courbe  du  revenu  moyen. 
Quoi  qu'il  en  soit,  une  charge  de  soixante  et  onze  marks  d' impòts 
effectifs,  opposée  à  un  revenu  de  trois  cent  cinquante  marks,  repré- 
sentait  bien  le  maximum  de  ce  qua  le  contribuable  pouvait  verser 
à  l'Empire  et  aux  Etats.  —  On  était  donc  arrivé,  en  Allemagne,  à 
l'extréme  limite  des  capacités  de  la  population.  Les  budgets  étaient 
tous  en  déficit,  et  comme,  par  ailleurs,  toutes  les  matières  imposa- 
bles  avaient  été  frappées  de  droits  déjà  excessifs,  la  possibilité  d'im 
assainissement  des  finances  avait  complètement  disparu.  On  ne  sau- 
rait  trop  répéter  que  ce  fut  là  une  des  causes  déterminantes  prin- 
cipales  de  la  guerre  »]. 

982.  Whittuck  (E.  A.):  International  Documents  (Longmans,  London, 
1909).  [«  A  collection  of  International  Conventions  etc,  1856-1907. 
With  Introduction,  Notes  and  Appendices.  Includes  the  Hague  Peace 
Conference,  1907.  New  Edition  »  (Protrerò)]. 

983.  WiART  (De).  Vedi  Carton  de  Wiart. 

984.  Wiegand  [redattore  del  «  New-York- World  »]  :  Sull' altipiano  del  Do- 
berdò  con  l'Esercito  de IV Arciduca  Giuseppe.  Vedi  sub  voce  Astori. 
(Bruno):  La  Battaglia  di  Gorizia.  [Note  «  scritte  col  lapis  »,  dalle  nar- 
razioni raccolte  sulle  retrovie  della  lotta.  —  Quaderni  della  guerra, 
N.o  43,  ediz.  Treves,  Milano,  1916.  —  Uno  dei  migliori  volumi  «  prov- 
visori »  di  storia  della  nostra  guerra;  l'episodio  eroico  di  Doberdò 
è  narrato  dal  lato  italiano  dall'  Astori  e  dal  lato  austriaco  dal 
Wiegand]. 

985.  Wiegand  (Theodor),  Direttore  del  Museo,  Berlino.  Vedi  N.o  2.  [Ce- 
lebre archeologo,  direttore  del  R.  Museo  di  Berlino,  nato  in  Ben- 
dorf  il  30  ott.  1864  ;  autore  di  libri  su  Atene,  su  Mileto  etc.]. 

986.  W^iEN  (Wilhelm),  Professore  di  Fisica,  Wùrzbtirg.  Vedi  N.»  2.  [Nato 
in  Gaffken,  Prussia,  il  13  genn.  1864;  ebbe  nel  191 1  il  Premio  No- 
bel ;  autore  di  una  notissima  Hydrodynamikl. 

987.  Wilamowitz-Moellendorff  (.S.  e.  Ulrich  von).  Professore  di  Filo- 
logia, Berlino.  Vedi  N.o  2.  [Il  principe  degli  Ellenisti  viventi,  «  Ober- 
Leutnant  auss.  Diensten  »;  ha  perduto  un  figlio  nella  guerra  attuale. 
E  nato  il  22  dicembre  1S48  in  Markowitz  ed  ha  sposata  una  figlia 
del  Mommsen.  Parecchie  sue  Reden  sono  state  raccolte  in  volumetti, 
1914,  1915,  1916  ;  una  ne  tradussi  nella  Riv.  di  Roma,  1914.  Aman- 
tissimo dell'Italia,  il  W.  volse  alcune  poesie  carducciane  in  tedesco]. 

9<S8.  WiLDEN.  Vedi  Dumont-Wilden  (L.). 

989.  Wilhelm  II,  —  Character  Sketch,  —  War  Lood  or  Peace  Emperorf 
(Review  of  Reviews,  t.  35,  London,   1907). 

990.  Wilhelm  II,  The  German  Emperor  and  the  Theatre  {Fortnightly 
Review,  N.  S.,  t.  86,  London,  1909). 

991.  Willstàtter  (Richard),  Professore  di  Chimica,  Berlino.  Vedi  N."  2^ 


[Nato  il  13  ott.    1872    in    Karlsruhe.    Pubblicò    studi    su    Alkaloide. 
Chinane,    Anilinfarbstoffe ,    Chlorophill,    Ceibe  Pig mente  etc.  —  Ha 
fama  universale]. 
■992.  Wilson  (H.  W.)  :    The  Gerrnan  Emperor  and  the  British  Admiralty 
^National  Revieiv,  t.  51,   1908). 

993.  VViNDELBAND  (Wilhelm),  Professore  di  Filosofia,  Heidelberg.  V.  N."  2. 
[Nato  l'ii  maggio  184S  in  Potsdam;  autore  (1912)  di  una  citata  e 
discussa  Cesch.  der  Philosophie,  di  un  libro  su  Platone;  il  suo  primo 
libro  (1S70)  è  Die  Lehre  vom  Zu/alt]. 

994.  WoYNOviCH.  Vedi  sub  voce  Illyricus. 

995.  WuLF  (Maurice  de)  :  Guerre  et  Philosophie  {i  voi.  in  16,  Par.,  1915, 
Bloud  et  Gay,  n.°  46  delle  Pages  actuelles).  [L'erudito  filosofo  è  pro- 
fessore nelle  Università  di  Louvain  e  di  Poitiers.  —  In  una  prima 
parte  studia  l'influenza  della  Filosofia  tedesca  sul  Militarismo  (Pré- 
destination  de  l'Allemagne  et  Monisme  ;  Le  faux  mysticisme  ;  La 
Culture)  ;  in  una  seconda  contrappone  la  Filosofia  tedesca  alla  Men- 
talità latina  (Monisme  et  Pluralisme  ;  Faux  mysticisme  et  intellectua- 
lisme;  Culture  et  civilisation).  —  Conclude,  giustamente,  che  il  pro- 
gresso ideale  non  si  raggiungerà  che  «  si  l'honnéteté  politique  des 
belligérants  se  modifie  »]. 

996.  WuNDT  (S.  E.  Wilhelm),  Professore  di  Filosofia,  Lipsia.  Vedi  N.»  2, 
[Nato  in  Neckarau  il  16  ott.  1S32  ;  autore  del  Grundriss  der  Psy- 
chologie,  di  nn'Ethik  in  4  voi.,  etc.  —  Egli  è  l'ultimo  dei  firmatari 
del  celebre  «  Manifesto  dei  93  »  :  Alle  Nazioni  civili!,  di  cui  parmi 
interessante  riprodurre  il  testo  completo  dell'  edizione  italiana  quale 
dalla  Germania  fu  diramato  ai  giornali  ed  agli  amici  italiani  dei 
Novantatrè  intellettuali  teutoni  e  quale  lo  ricevetti  dal  Voss.  Notisi 
che  ciò  ch'io  stampo  in  negrino  è  stampato  in  negrino  nel  Manifesto: 
«  Noi,  quali  rappresentanti  della  scienza  e  dell'  arte  tedesca, 
eleviamo  protesta  davanti  a  tutto  il  mondo  civile  contro  le  menzogne 
e  le  calunnie  colle  quali  i  nostri  avversar!  tentano  contaminare  la 
giusta  causa  della  Germania  nell'ardua  lotta  per  l'esistenza  a  cui 
fu  costretta.  L'  eloquenza  dei  fatti  ha  confutato  la  dififusione  di  men- 
tite disfatte  tedesche.  Con  zelo  raddoppiato  si  lavora  ora  coll'intento 
di  snaturare  la  verità  e  di  fomentare  sospetti.  Contro  un  tale  inde- 
gno modo  di  procedere  alta  leviamo  la  nostra  voce  perchè  proclami 
al  mondo  la  verità.  —  Non  è  vero  che  la  Germania  abbia  provo- 
cata la  guerra.  Non  il  popolo  l' ha  voluta,  non  il  governo,  non 
l'Imperatore.  La  Germania  ha  fatto  invece  tutti  gli  sforzi  per  scon- 
giurarla e  le  prove  irrefragabili  sono  spiegate  davanti  al  mondo.  Non 
poche  volte  1'  Imperatore  Guglielmo  II,  nei  suoi  26  anni  di  regno, 
si  fece  apostolo  di  pace  ;  non  poche  volte  gli  stessi  nostri  nemici 
hanno  dovuto  riconoscerlo.  Sì,  quel  medesimo  Imperatore  che  osano 
ora  paragonare  ad  Attila,  fu  da  loro  stessi  deriso  per  il  suo  incroi- 


—    ^56   — 

labile  amore  di  pace.  Solo  quando  da  tre  parti  irruppero  nelle  nostre 
terre  forze  preponderanti,  già  da  lungo  [«V]  in  agguato  ai  confini, 
il  popolo  tedesco  si  è  sollevato  come  un  sol  uomo.  —  Non  è  vero 
che  noi  abbiamo  infranto  la  neutralità  belga.  Troppo  luminosamente 
si  potè  dimostrare  che  la  Francia  e  1'  Inghilterra  erano  decise  ad 
infrangerla  col  consenso  del  Belgio  stesso.  Se  non  le  avessimo  pre- 
venute, avremmo  sottoscritto  noi  stessi  il  nostro  annientamento.  — 
Non  è  vero  che  i  nostri  soldati  abbiano  attentato  alla  vita  e  agli 
averi  sia  pur  di  un  unico  cittadino  belga,  senza  che  a  ciò  li  abbia 
indotti  la  più  stringente  legittima  difesa.  Malgrado  le  reiterate  am- 
monizioni, la  popolazione  belga  proseguì  a  sparare  dai  suoi  nascon- 
digli contro  di  essi,  mutilò  i  feriti,  assassinò  i  medici  nell'esercizio 
.della  loro  opera  samaritana.  Non  v'  è  falsificazione  più  vile  che  ta- 
cere gli  atti  infami  di  questi  delinquenti,  e  far  apparir  poi  come  un 
delitto  la  punizione  giusta  che  dovettero  infligger  loro  i  Tedeschi.  — 
Non  è  vero  che  le  nostre  truppe  abbiano  ferocemente  imperversato 
in  Lovanio.  Assaliti  proditoriamente  alle  spalle  dalla  popolazione 
furibonda,  dovettero  a  malincuore  compiere  rappresaglie  bombar- 
dando una  parte  della  città.  Pur  tuttavia  la  maggior  parte  di  Lo- 
vanio è  rimasta  intatta.  Il  celebre  palazzo  municipale  non  ha  subito 
alcun  danno.  I  nostri  stessi  soldati  V  hanno  salvato  dall'  incendio 
mettendo  a  repentaglio  la  vita.  Se  in  questa  guerra  spaventosa  do- 
vesse andar  distrutta  qualche  opera  d'arte,  i  Tedeschi  saranno  i  primi 
a  deplorarlo.  Ma  per  quanto  il  nostro  amore  per  l'arte  non  sia  se- 
condo a  quello  degli  altri  popoli,  pure  ci  ricusiamo  energicamente 
di  pagare  un'opera  d'arte  con  una  nostra  sconfitta.  —  Non  è  vero 
che  il  nostro  modo  di  condurre  la  guerra  sia  stato  tale  da  offendere 
il  diritto  delle  genti.  Crudeltà  e  sfrenatezza  sono  sconosciute  al- 
l' esercito  germanico.  È  vero  bensì  che  nella  Prussia  orientale  il 
sangue  delle  donne  e  dei  bambini  massacrati  dalle  orde  russe  in- 
zuppa la  terra,  e  nello  scacchiere  occidentale  i  proiettili  dum-dum 
stracciano  il  petto  dei  nostri  soldati.  Chi  si  affratella  con  Russi  e  con 
Serbi  ed  offre  al  mondo  l' infame  spettacolo  di  aizzar  mongoli  e  ne- 
gri contro  la  razza  bianca,  non  ha  il  diritto  di  arrogarsi  il  titolo  di 
difensore  della  civiltà  europea.  —  Non  è  vero  che  la  lotta  ingag- 
giata contro  il  nostro  cosiddetto  militarismo  non  sia  diretta  anche 
alla  nostra  cultura  come  i  nostri  nemici  ipocritamente  asseriscono. 
Senza  il  militarismo  germanico  anche  la  nostra  civiltà  sarebbe  da 
lungo  [sic']  bandita  dalla  Terra.  Per  proteggerla  sorse  esso  in  un  paese 
che  per  secoli  e  secoli  fu,  come  nessun  altro,  funestato  da  incur- 
sioni nemiche.  Popolo  ed  esercito  sono  una  cosa  sola  in  Germania. 
Questo  sentimento  affratella  oggi  70  milioni  di  Tedeschi  senza  di- 
stinzione alcuna  di  cultura,  di  grado,  di  partito.  —  Noi  non  pos- 
siamo strappar  di  mano  ai  nostri  avversari  1'  arma  avvelenata  delln. 


—    -0/     — 

nienzogjia.  Non  ci  rimane  che  gridare  a  tutto  il  mondo  che  essi 
portano  false  testimonianze  contro  di  noi.  —  Ci  rivolgiamo  dunque 
a  voi  che  ci  conoscete,  a  voi  che  finora  vi  uniste  con  noi  per  la 
cura  del  massimo  bene  dell'  umanità.  —  Credete  a  noi  :  credette 
pure  che  noi  sosterremo  questa  lotta  sino  alla  fine,  affermandoci 
quel  popolo  civile  a  cui  1'  eredità  di  un  Goethe,  di  un  Beethoven, 
di  un  Kant,  è  sacrosanta  come  lo  stesso  focolare  domestico  e  la 
zolla  natia.  —  Di  quanto  vi  abbiamo  esposto  siamo  qua  a  farvi  fede 
coi  nostri  nomi  e  col  nostro  onore  :  S.  E.  Adolf  von  Baeyer,  Pro- 
fessore di  Chimica,  Monaco;  Prof.  Peter  Behrens,  Berlino;  S.  E. 
Emil  von  Hehring,  Professore  di  Medicina,  Marburgo;  S.  E.  Wil- 
helm VON  BODE,  Direttore  generale  del  Museo  Reale  di  Berlino  ; 
Alois  Brandl,  Professore,  Presidente  della  Società  Shakespeare. 
Berlino  ;  Lujo  Brentano,  Professore  d'  Economia  nazionale.  Mo- 
naco ;  Prof.  Ji'STLS  Brinkmann,  Direttore  del  Museo  di  Amburgo; 
Johannes  Conrad,  Professore  d'Economia  nazionale,  Halle;  Franz 
VON  Defregger,  Monaco  ;  Richard  Dehmel,  Amburgo  ;  Adolf 
Deissmann,  Professore  di  Teologia  evangelica,  Berlino  ;  Hermann 
Diels,  Professore  di  Filologia,  Berlino  ;  Prof.  Wilhelm  Doerpeeld, 
Berlino;  Friedrich  von  DuHiN,  Professore  di  Archeologia,  Heidel- 
berg ;  S.  E.  Prof.  Paul  Ehrlich,  Francoforte  sul  Meno  ;  Albert 
Ehrhard,  Professore  di  Teologia  cattolica,  .Strasburgo;  .S.  E.  Karl 
Engler,  Professore  di  Chimica,  Karlsruhe  ;  Gerhard  Esser,  Pro- 
fessore di  Teologia  cattolica,  Bonn  ;  Rudolf  Eucken,  Professore  di 
Filosofia,  Jena  ;  Herbert  Eulenberg,  Kaiserswerth  ;  Heinrich 
Finke,  Professore  di  Storia,  Freiburg  ;  S.  E.  Emil  Fisciikr,  Pro- 
fessore di  Chimica,  Berlino  ;  Wilhelm  Foerster.  Professore  di 
Astronomia,  Berlino  ;  Ludwig  Fulda,  Berlino  ;  Eduard  von  Geb- 
HARDT,  Dusseldorf;  J.  J.  de  Groot,  Professore  di  Etnografia,  Ber- 
lino ;  Fritz  Haber,  Professore  di  Chimica,  Berlino  ;  S.  E.  Ernst 
Haeckel,  Professore  di  Zoologia,  Jena  ;  Max  Halbe,  Monaco  ; 
Prof.  Adolf  von  Harnacic,  Direttore  Generale  della  Regia  Biblio- 
teca, Berlino;  Gerkart  Hauptmann,  Agnetendorf;  Karl  Haupt- 
.MANN,  Schreiberhau  ;  Gustav  Hellmann,  Professore  di  Meteorolo- 
gia, Berlino  ;  Wilhelm  Herr.mann,  Professore  di  Teologia  pro- 
testante, Marburgo  ;  Andreas  Heusler,  Professore  di  Filologia 
nordica,  Berlino;  Adolf  von  Hildebrand,  Monaco;  Ludwig  Hoff- 
.MANN,  Architetto,  Berlino  ;  Encelbert  Humperdi.nck,  Berlino  ; 
Leopold  Graf  Kalckreuth,  Presidente  dell'Associazione  degli 
Artisti  tedeschi,  Eddelsen  ;  Arthur  Kampk,  Berlino  ;  Fritz  Aug. 
VON  Kaulbach,  Monaco  ;  Theodor  Kipp,  Professore  di  Giurispru- 
denza, Berlino;  Felix  Klein,  Professore  di  Matematica,  Gottinga; 
Max  Klinger,  Lipsia;  Alois  Knoepfler,  Professore  di  .Storia  ec- 
clesiastica, -Monaco;  Anton  Koch,  Professore  di  Teologia  cattolica. 

33 


—   258   — 

Tùbingen  ;  S.  E.  Paul  Laband,  Professore  di  Giurisprudenza,  Stras- 
burgo ;  Karl  Lamprecht,  Professore  di  Storia,  Lipsia  ;  Philipp 
Lekard,  Professore  di  Fisica,  Heidelberg;  Maximilian  Lenz,  Pro- 
fessore di  Storia,  Amburgo  ;  Max  Liebermann,  Berlino  ;  Franz 
voN  LiszT,  Professore  di  Giurisprudenza,  Berlino;  Ludwig  Manzel, 
Presidente  dell'Accademia  di  Belle  Arti,  Berlino  ;  Josef  Mausbach, 
Professore  di  Teologia  cattolica,  Miinster  ;  Georg  von  Mayr,  Pro- 
fessore di  Scienza  politica,  Monaco  ;  Sebastian  Merkle,  Professore 
di  Teologia  cattolica,  Wiirzburg  ;  Eduard  Meyer,  Professore  di 
Storia,  Berlino  ;  Heinrich  More,  Professore  di  Filologia  romana, 
Berlino  ;  Friedrich  Naumann,  Berlino  ;  Albert  Neisser,  Profes- 
sore di  Medicina,  Breslavia  ;  Walter  Nernst,  Professore  di  Fisica, 
Berlino;  Wilhelm  Ostwald,  Professore  di  Chimica,  Lipsia;  Bruno 
Paul,  Direttore  della  Scuola  d'arti  e  mestieri,  Berlino;  Max  Planck, 
Professore  di  Fisica,  Berlino  ;  Albert  Plehn,  Professore  di  Medi- 
cina, Berlino;  Georg  Reicke,  Berlino;  Prof.  ISIax  Reinhardt,  Di- 
rettore del  «  Deutsches  Theater  »,  Berlino;  Alois  Riehl,  Professore 
di  Filosofìa,  Berlino  ;  Karl  Robert,  Professore  di  Archeologia, 
Halle  ;  S.  E.  Wilhelm  Roentgen,  Professore  di  Fisica,  Monaco  ; 
Max  Rubner,  Professore  di  Medicina,  Berlino  ;  Fritz  Schaper, 
Berlino  ;  Adolf  von  Schlatter,  Professore  di  Teologia  protestante, 
Tùbingen  ;  August  Schmidlin,  Professore  di  Storia  ecclesiastica, 
Mùnster  ;  S.  E.  Gustav  vox  Schmoller,  Professore  d'Economia 
Berlino  ;  Reinhold  Seeberg,  Professore  di  Teologia  protestante, 
Berlino  ;  Martin  Spahn,  Professore  di  Storia,  Strasburgo  ;  Franz 
von  Stuck,  Monaco;  Hermann  Sudermann,  Berlino;  Hans  Thoma, 
Karlsruhe  ;  Wilhelji  Truebner,  Karlsruhe  ;  Karl  Vollmoeller, 
vStoccarda;  Richard  Voss,  Berchtesgaden  ;  Karl  Vossler,  Profes- 
sore di  Filologia  romana,  Monaco;  Siegfried  Wagner,  Bayreuth; 
W^ilhelm  Waldever,  Professore  d'Anatomia,  Berlino  ;  August  von 
Wassermann,  Professore  di  Medicina,  Berlino  ;  Felix  von  Wein- 
GARTNER  ;  THEODOR  WiEGAND,  Direttore  del  Museo,  Berlino;  Wil- 
helm WiEN,  Professore  di  Fisica,  Wiirzburg  ;  S.  E.  Ulrich  von 
Wilamowitz-Moellendorff,  Professore  di  Filologia,  Berlino  ;  Ri- 
chard WiLLSTÀTTER,  Professore  di  Chimica,  Berlino  ;  Wilhelm 
WiNDELBAND,  Professore  di  Filosofia,  Heidelberga  ;  S.  E.  Wilhelm 
WuNDT,  Professore  di  Filosofia,  Lipsia  ».  —  Nel  N.o  di  genn.  1915 
della  Rivista  internazionale  Scienlia,  il  Wundt  ha  scritto  su  L'Alle- 
niagne  aux  yeux  des  Nations  neutres  oic  ennemies,  ed  un  brano,  come 
ben  dice  il  Prof.  Maur.  de  Wulf,  dell' Univ.  di  Poitiers  {Guerre  et 
Pkilosophie,  Bloud  et  Gay,  Par.,  1915,  p.  32)  ne  va  citato:  «La 
crainte  »,  dice  il  Wundt,  «  la  crainte  mal  fondée  qu'ont  nos  voisins 
des  velléités  d'annexions  allemandes  prouve  combien  est  petite  leur 
connaissance    de    l'àme    allemande.    Sans    cela    ils  devraient  savoir 


—  259  — 

qu'il  n'y  a  eu  AUemagne  pas  un  personnage  politique  assez  auda- 
cieux  pour  conseiller  de  violenter  des  Etats  pacifiques  ».  Va  con- 
frontata, quest'affermazione,  con  la  professione  di  fede  anti-panger- 
manista  dell'illustre  archeologo  von  Duhn  di  Heidelberir,  nell.i 
Lettera  al  Barone  Lumbroso  {Rivista  di  Roma,   i  "  seni.   1915)]. 

997.  X....  (Comandante):  La  Guerra  d'Europa.    Vedi  Polifilo  Italico. 

998.  Z.  (Lieut.)  :  Lcs  Dirigeables  de  Guerre  {Rev.  de  Paris,  lerjuin  1915). 

999.  Zandonai  (Riccardo):  Alla  patria  :  inno  popolare  per  canto  e   pia- 
noforte su  versi  di  Giovanni  Bertacchi  (Ricordi,  Milano,  1915). 

1000.  Zucca  (Giuseppe):  Aimnazza,  ammazza!  l' versi)  {Tribuna,  Roma,  20 
ag-  1915)-  [Questo  è  ancor  più  brutto  del  Canto  dell'Odio  del  tedé- 
sco LissAi'ER,  questo  Kòrner  in-32°.  Siccome  la  Tribuna  e  la  Nuova 
Antologia  si  sono  accordate  per  dar  di  recente  alquanta  fama  al 
pessimo  poeta,  citiamo,  come  curiosità,  alcuni  versi  : 

Si,  ammazza,  ammazza  !  Non  dare 
quartiere  !  Non  deve  restare 
sull'alpi  d' Italia  e  sul  mare 
d' Italia,  non  deve  scampare 
un  sol  tedesco,  uno  sol  ! 

Ammazza,  soldato  !  Bisogna 
cassarla,  l'antica  vergogna  ! 
Se  resta  un  tedesco,  bisogna 
che  resti  per  sempre,  carogna 
deforme,  sui  nostro  suol  ! 

Forse  il  Malagodi,  direttore  della  Tribuna,  che  anni  sono  rifiutò  versi 
forbitissimi  e  carducciani  del  Teza  dicendo  che  «  non  dava  se  non 
del  d'Annunzio  o  del  Pascoli  »,  pubblica  ora  questi  dello  Zucca  con 
la  speranza  che,  al  confronto,  possan  parer  belli  i  versi  suoi.  Già  che 
il  giolittiano  e  neutralista  e  germanofilo  Malagodi  trova  editori  a 
certi  suoi  volumi  di  versi  lodati  dal  supplemento  illustrato  della 
Tribuna:  Noi  e  il  Mondo:  Ma  trova  anche  scrittori  come  Domenico 
Oliva  che  lo  strigliano  a  questo  modo  {Idea  Nazionale  del  27  ag. 
1915)  :  «  Avverta  che  gli  è  vietato  di  riassumere  la  vecchia  aria 
di  professore  di  opinione  pubblica,  perchè  ai  bei  giorni  del  maggio 
egli  fu  un  ferro  di  Giolitti  e  della  banda  neutralista,  (la  sua  coscienza 
gli  dica  se  dentro  o  fuori  della  loro  congiura  contro  la  salute  della 
patria  e  i  poteri  costituiti),  e  perchè  il  meglio  che  oggi  possiamo 
pensare  di  lui  e  del  suo  dichiarato  lealismo  verso  la  guerra  nazio- 
nale e  i  poteri  costituiti,  è  che  egli  sia  un  pentito  e  un  convertito  : 
e  questi  deve  avere  un  contegno  modesto  che  chieda  l'oblìo,  non 
un  contegno  immodesto  che  Io  faccia  ritornare  reo  dinanzi  alla  me- 
moria altrui  »]. 


0 


Dll^iUll^Va  OCUI  .    l'i'^v    lótiiJi» 


Z  Lumbroso,    Alberto 

6207  Bibliografia  ragionata  della 

ESLS         guerra  delle  nazioni 


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