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Full text of "La Biblioteca Estense e la coltura ferrarese ai tempi del duca Ercole I (1471-1505)"

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LA  BIBLIOTECA  ESTENSE 


LA  l.'OLTURA  FERRARESE 


GIULIO  BERTONI 


LA  BIBLIOTECA  ESTENSE 

E 

LA  COLTURA  FERRARESE 

AI  TEMPI  DEL  DUCA  ERCOLE  I 
(1471-1505) 


TORINO 

Casa  Editrice 

ERMANNO  LOESCHER 

1903. 


A  MIO  PADRE 


'*"  ""'^—  -..,„,„, 


PREFAZIONE 


Q, 


'nella  gentile  tloritura  di  studi  che  in  Ferrara 
s'  effonde  nel  sec.  X\'  con  tanta  e  mirabile  ricchezza 
di  colori,  si  presenta  allo  studioso  delle  lettere  come 
un  primaverile  risveglio  promosso  in  gran  parte  e 
favorito  dalla  sollecitudine  e  dallo  zelo  degli  Estensi. 

1  Principi  introducona  e  tanno  comune  in  Ferrara 
il  gusto  degli  studi  migliori  con  chiamare  in  Corte 
artisti  e  letterati,  con  raccoglier  libri  d'ogni  maniera 
e  con  istituire  nel  loro  Castello  una  privata  libreria, 
documento  invero  preziosissimo  della  coltura  di  quei 
tempi  in  Ferrara. 

A  me,  che  volli,  come  potevo,  indagare  le  origini 
ancora  oscure  della  Biblioteca  estense,  parve  ott'rirsi 
r  argomento  con  tutte  le  seduzioni  di  una  grande  va- 
rietà e  nìagniticenza.  qualora  non  mi  fossi  pur  tenuto 
pago  alla  storia  delle  letrere,  ma  avessi  anche  toc- 
cato un  poco  quella  degli  usi  e  dei  costumi.  E  cosi, 
procedendo  nelle  ricerche,  i  contini  del  mio  lavoro 
s'allargarono  e  insieme  divennero  più  chiari  e  deli- 
niti.  Mi  proposi  adunque  di  animare  d' un  soffio  di 
vita  alcuni  inventari  di  libri  estensi  del  sec.  XV  e 
di  venir  ricamando   intorno   ad   essi    uno  studio,  che 


PliF.FA/IONE 


più  tosto  che  ispirarsi  a  puri  intendimenti  bibliogra- 
lici  avesse  lo  scopo  di  recar  ({ualche  contributo  alla 
miglior  conoscenza  della  Rinascita  ferrarese  e  della 
società  colta  d' allora.  A  ciò  fare  fui  indotto  anche 
dall'  opportunità,  eh'  io  avevo,  di  trar  prolìtto  a  mio 
agio  dei  documenti  di  quei  due  grandi  e  inesau- 
ribili depositi  di  preziosità  che  sono  la  liiblioteca  e 
r  Archivio  di  Modena.  Essi  mi  diedero  modo  di  là- 
migliarizzarmi  un  poco  con  le  usanze  dei  Principi, 
di  studiarne  la  vita  pubblica  e  privata,  di  sorpren- 
derli quali  veramente  furono  tra  lo  splendore  delle 
feste  e  gli  esaltamenti  instabili  della  fortuna:  un 
po' rudi  in  vero,  se  ne  eccettuiamo  uno  solo  di  gentile 
natura  e  di  soave  e  mite  indole,  ma  amanti  dello 
sfarzo,  del  lusso,  delle  ricchezze,  di  tutto  ciò  insomma 
che  promuove  e  conforta  ogni  forma  di  arte  e  di 
poesia.  Per  tal  modo,  lo  studio  della  coltura  ferra- 
rese dell'estremo  (Quattrocento,  venendosi  a  intrec- 
ciare con  1'  esame  della  biblioteca  di  Corte,  ha  dato 
origine  a  (juesto  mio  libro,  che  non  senza  alquanta 
trepidazione  presento  al  pubblico  degli  studiosi. 

Ai  (juali  io  non  posso  non  chiedere  quella  molta 
benevolenza,  di  cui  ora  più  che  mai  sento  il  bisogno. 
Avevo  a  studiare  un  soggetto  dei  più  vari  e  multi- 
formi, capace  di  dar  motivo  a  una  lunga  serie  di 
monografìe  speciali  e  tale  da  costringermi  ognora 
ad  entrare  in  questioni  delicate  e  a  slìorar  fatti  e 
cose,  intorno  cui  ogni  eccesso  di  cautela  è  virtù 
grande.  Molto  dun(|ue  ho  dovuto  riassumere  e  molto 
pur  troppo  mi  sarà  anche  sfuggito.  A  mia  discolpa 
per  altro  pregherò  il  lettore  di  non  voler  dimenti- 
care eh'  io  mi  sono  accinto  alla  difficile  impresa  senza 
alcuna  baldanza  o  presunzione  e  che  sarò  grato  a  chi 


l'Ki-.rA/ioNi-:  XI 


vorrà  ricercare  la  mia  modesta   fatica   e,  ove   sia  il 
caso,  farmene  rilevare  le  mende. 

E  se  per  avventura  non  si  vorrà  disconoscere  al 
mio  libro  qualche  pregio  di  novità  in  alcune  sue 
parti,  in  queste  specialmente  io  desidero  si  appunti 
l'occhio  vigile  dei  più  esperti,  dovendosi  sempre  mai 
dubitare,  dirò  anch'io,  delie  cose  nuove  quando  siano 
scoperte  da  noi  stessi  '  ). 

G.  B. 


*)  Compiu  qui  in  nota  un  gradito  dovere:  quello  di  rendere 
le  dovute  grazie  ai  valenti  ufificiali  tutti  della  Biblioteca  e  del- 
l'Ai'chivio  di  Modena,  pressio  i  quali  io  trovai  quante  mai  age- 
volezze e  quanta  mai  tiducia  potessi  desiderare.  Ma  se  a  tutti 
sono  molto  tenuto,  ad  uno  di  essi,  all'esimio  Cav.  A.  G.  Spinelli 
della  Bibl.  estense,  io  mi  farei  colpa  di  tacere  ipii  un  partico- 
lare e  pubblico  ringraziamento. 


INTRODUZIONE 


l/.iiiior.'  degli  Ksfcnsi  ]»er  lo  lettore  nei  secc.  XIII-XV.  —  Azzo  \ì 
e  la  poesia  <li  Provenza.  —  Ferrariuo  da  Ferrara  e  il  codice 
provenzale  estense.  —  Aldobrandino  III  e  i  romanzi  franco- 
italiani:  la  (iuerra  d'Attila  e  la  Farmglia.  —  Niccolò  III  e  la 
liililioteca  estense.  —  Leonello  d'  Este  e  la  sna  coltura.  —  Borso 
d'Este  e  il  suo  amore  pel  lusso.  —  Niccolò  di  Leonello.  —  Al- 
berto d'  Este.  —  Ercole  I  :  suo  carattere,  sue  nozze,  sue  bene- 
merenze. I  suoi  figli:  Isabella,  Beatrice,  Alfonso'). 

Ricercare  la  storia  della  splendida  collezione  di  libri  ap- 
partenuta al  Duca  Ercole  I  e  narrarne  in  breve,  sulla  scorta 
di  documenti  editi  e  inediti,  l'umile  nascere  e  il  rapido 
accrescersi  sino  all'  alba  gloriosa  del  sec.  XVI,  è  parso  a  me 

')  In  qnesto  cenno  riassuntivo,  che  mi  è  parso  opportuno  di  far 
l>recedere  al  presente  lavoro  sulla  biblioteca  ducale  estense,  pre- 
ferisco esporre  giudizi  sintetici  e  generali  ed  evitare  lunghe  enu- 
merazioni di  fatti,  che  possono  leggersi  altrove.  Sul  Rinascimento 
alla  Corte  d'Este,  cito  il  cai)itolo  su  gli  Estensi  del  classico  Bisor- 
flimento  del  A'oigt  e  il  notissimo  libro  del  Geiger  sull'umanismo 
(pagg.  226  sgg.  dell' ediz.  tedesca;  289  sgg.  della  trad.  ifcal.).  Le 
pagine  del  VI  volume  del  Tiral)oschi  dedicate  agli  Estensi  sono  pur 
sempre  solide  di  dottrina  e  in  generale  caute  e  misurate.  Un'  opera 
notevole  sull'arte  ferrarese,  che  esce  dai  limiti  a  me  imposti,  è 
quella  di  G.  Gruyer,  L'art  ferrar ais  à  V epoque  des  i)rinces  d'Este 
Paris.  1897. 

Squisite  le  pagine  sugli  Estensi,  che  ha  il  Mounier  nel  suo  Le 
(Juattroceìiio,  Paris,  1901,  II,  cap.  VI;  ottimi  i  cenni  sui  principi 
d'Este  di  V.   Kossi.   //  (Juatfrueento.  Milano.  Vallardi.  19U1,  passim. 


INTRODUZIONE 


studio  de'  più  curiosi  e  veramente  pieno  di  quelle  attrattive, 
che  alle  indagini  sulle  origini  non  vanno  mai  scomi>agnate. 

A  felici  condizioni  di  studi  e  a  quella  rara  tendenza  per 
le  lettere  e  le  arti  che  fu  un  antico  e  prezioso  privilegio  dei 
Principi  estensi,  va  richiamato  il  gagliardo  fiorire,  nel  seno 
della  corte,  dell'  amore  per  i  libri,  il  quale  vivido  e  quasi 
improvviso  s'accese  nell'età  della  rinascenza  con  gli  spiriti 
nuovi,  che  agitavano  gli  animi  d'allora  e  con  le  esigenze 
di  una  società  che  sentiva  ormai  essere  la  coltura  uno  dei 
primi  fattori  di  perfezionamento  etico  e  intellettuale. 

Se  già  nel  secolo  precedente  si  può  pensare  con  ragioni 
non  prive  di  fondamento  a  una  non  esigua  suppellettile  di 
libri  raccolta  nel  mirabile  castello  di  Ferrara,  vero  è  che  il 
proprio  e  reale  costituirsi  di  una  privata  «  libraria  »  estense 
non  può  ascriversi  che  ai  primi  anni  del  sec.  XV,  durante 
il  quale  fiorirono  altre  molte  biblioteche  principesche  favo- 
rite grandemente  da  quella  predilezione  [ìer  il  fasto  e  per 
le  pompe  che  fu  una  delle  principali  caratterische  del  Ri- 
nascimento. Predilezione  viva  e  sconfinata:  che  se  giovò 
non  poco  all'arte  e  agli  studi,  portò  ben  anche  i  Principi  a 
considerar  talvolta  le  lettere  e  le  artistiche  ])rove  come  un 
semplice  ornamento  [irivo  di  profonde  significazioni. 

Cotesto  amore  eccessivo  per  ogni  sontuosità  e  magnili- 
cenza  io  credo  possa  essere  considerato  così  nei  suoi  vantaggi, 
come  nei  suoi  aspetti  meno  attraenti  nella  stessa  corte  d' Este, 
ove  a  un  Principe  qual  fu  Leonello,  fiore  di  leggiadria  e  di 
coltura,  tutto  penetrato  dei  pii'i  gentili  studi  e  delle  nuove 
idealità,  educato  a  gustare  le  più  squisite  espressioni  ar- 
tistiche, soavissimo  prodotto  della  prima  rinascita  ferrarese, 
succede  il  Duca  Borso,  certamente  più  liberale  e  munifi- 
cente e  dotato  di  singolari  ed  eccezionali  pregi,  ma  ecces- 
sivamente dominato  dalla  smania  del  lusso  e  delk>  sfarzo  e 
troppo  amante  d'  ogni  fastosa  ai>parenza.  Onde  noi  mentre 
ammiriamo  la  delicatezza  di  Leonello,  il  suo  intelletto  colto 
e  gentile  e  tutto  quel?  invidiabile  comjìlesso  di  doti  che  gli 
Ijermisero  di  aver  la  coscienza  chiara  e  sicura  dei  benefizi 
che  coir  opera  sua  di  Principe  protettore  degli  studi  pro- 
fondeva in  Ferrara;  scorgiam  d'altro  lato  nel  Duca  Borso, 
per  ciò  che  si  riferisce  alle  lettere  e  le  arti,  uno  spirito 
un  po' incosciente  di  principe  fautore  diagli  studi,  che  premia 


IXTRODIZIOXE 


con  largliezza  ogni  lode  o  adulazione,  che  si  compiace  di 
codici  riccamente  miniati,  di  vesti  sontuose  e  di  niaravi- 
gliose  opere  d'  arte  così  come  di  un  nuovo  diletto  del  senso 
e  di  un  appagamento  delle  sue  smanie  per  lo  sfarzo,  e  non 
cura  spese,  e  profonde  anzi  tesori  e  si  crea  intorno  una 
gran  luce  di  gloria  senza  avere  la  esatta  percezione  di  tutto 
il  bene  che  fa  e  promuove.  Mente  più  forte  e  migliore  assen- 
natezza di  vedute  egli  seppe  dimostrare  nella  politica  o  nel- 
r  amministrazione  del  suo  stato  ^). 

Questi  due  Principi,  pei  quali  la  Corte  estense  rifulse  di 
un  grande  splendore  (^  la  coltura  ferrarese  s'ingentilì  av- 
viandosi verso  mirabili  altezze,  governarono  —  come  ognun 
sa  —  intorno  alla  metà  del  Quattrocento  e  accrebbero  di 
ricche  opere  la  loro  libreria,  che  sin  dagli  inizi  del  secolo 
ebbe  il  vanto  d' essere  tra  le  prime  e  passò  poi  insieme  a 
riguardevolissime  collezioni  artistiche  ad  Ercole,  secondo 
Duca  di  Ferrara. 

Ma  già  nel  sec.  XIII  non  (n-a  mancato  tra  i  principi 
estensi  chi,  favorendo  gli  studi,  aveva  dato  opera  a  racco- 
gliere monumenti  dei  più  preziosi.  E  qui  cade  opportuno 
ricordare  che  allorquando  risonò  l'Italia  Superiore  della 
l)oesia  d' oltr'  Alpe,  i  Marchesi  d'  Este  favorirono  a  gara  la 
letteratura  cavalleresca  di  Provenza.  Non  ancora  la  Marca 
trevigiana  tutta  echeggiava  di  rime  trobadoriche,  e  già  nel 


'  )  Nou  (lobbiaiuo  tuttavia  dimenticare  che  in  certi  tempi  la  Corte 
versò  in  deplorevoli  condizioni  economiche  e  in  forza  di  crisi  mo- 
netarie e  per  eccessi  di  tìsealità.  La  Camera  andava  allora  per- 
dendo credito;  ma  Borso  per  le  sue  feste  e  per  i  suoi  viaggi  ordi- 
nava sempre  agli  amministratori  e  ai  f.attori  di  far  denaro  e  qualclic 
volta  per  possihile  et  per  impoHnihile.  cioè  con  imposizioni  e  all'  oc- 
correnza con  minaccie.  A  Borso  si  dà  comunemente  vanto  di  buon 
governatore:  uè  io  mi  proverò  a  togliergli  questo  merito;  ma  si 
l>adi  che  quando  salì  al  potere  Ercole  I,  le  finanze  ducali  erano 
ridotte  a  tal  punto,  che  il  nuovo  Duca  dovè  ricorrere  per  un  migliore 
assestamento  del  suo  erario  a  prestiti  e  a  pegni.  I  mandati  dell'  Ar- 
chivio estense  parlano  chiaro  :  essi  ci  conducono  entro  la  vita  iutima 
di  corte  e  deI)bono  essere  bene  esaminati  prima  di  lasciarci  indurre 
a  pronunciare  facili  giudizi.  Eccellenti  pagine  sopra  Borso  sono 
«pielle  di  A.  Venturi,  L'Arte  a  Ferrara  nel  periodo  di  Borso  d'Ente 
in    liirixtd  sl„r.   il<il..  II.  (iS!t  sgg. 


INTRODUZIONE 


primo  decennio  del  sec.  XIII  la  corte  di  Azzo  VI  era  visitata 
da  Aimeric  de  Peguilliau,  che  cantò  h  celebrò  la  figlia  di 
Azzo,  Beatrice,  —  leggiadra  e  soave  fanciulla  cui  le  pompe 
e  le  feste  della  prima  giovinezza  non  valsero  a  togliere  da 
un  profondo  ascetismo,  che  la  condusse  al  monastero,  —  e 
pianse  dolorosamente  la  morte  del  suo  Marchese  '  ». 

Una  piccola  schiera  di  trovatori  e  di  giullari  rallegrò  in 
quei  tempi  le  sale  did  Castelhj  di  Ferrara;  e  i  principi  sa- 
pevano accoglierli  ed  onorarli  e  convenientemente  regalarli 
di  drappi,  di  mantelli,  di  vestiti. 

(")ra  s(>  tanti  furono  i  poeti  provenzali  che  celebrarono  i 
marchesi  estensi  e  nella  loro  Corte  trovarono  liete  acco- 
glienze, par  lecito  dedurre  che  i  Principi  non  pure  non  tra- 
scurassero il  culto  della  squisita  lirica  d'oltr'Alpe,  ma  si 
adoprassero  anche  a  conservarne  i  documenti.  Ferrarino  da 
Ferrara  infatti,  1'  ultimo  dei  trovatori  italiani,  vissuto  alla 
fine  del  sec.  XIII,  protetto  e  amato  da  Azzo  VII,  pare  abbia 
curato  per  i  Principi  estensi  la  composizione  di  tutto  o  di 
una  parte  del  ricco  canzoniere  provenzale,  che  resta  anche 
oggidì  uno  dei  più  preziosi  cimelii  della  biblioteca  mode- 
nese. Certo  egli  vi  scrisse  o  vi  fé'  scrivere  un  suo  lungo  flo- 
rilegio, una  raccolta  cioè  di  brani  di  liriche  di  Provenza 
scelti  secondo  un  concetto  didattico  e  morale  ;  poiché  la  sua 
riguardevole  antologia  riveste  senza  dubbio  un  carattere  in- 
segnativo -  ). 

.Sotto  Obizzo  II  e  Azzo  Vili  visse  anche  Ferrarino,  tro- 
vandosi così  in  vita   quando   omai   la  poesia  provenzale   si 

')  Alludo  seguataiuente  al  pianto,  ohe  porta  il  ii."  lU.  30.  in 
Bautsch,  (riundriss  z.  tìeschichtc  der  piovenz.  Liteiatur,  Helberfcld. 
1872.  Fu  pul)blicato  dal  Galvani,  OxHe inazioni,  pag.  56.  dal  C.vak- 
DOXi.  Delie  accoglienze  e  defili  onori  che  ehhero  i  trovai,  prorenz.  alla 
corte  dei  March,  d' Est  e  nel  sec.  XIII,  lu  Meni,  della  Acead.  di  Scienze 
Lett.  ed  Arti  in  Modena,  lì.  II,  pag.  270  e  dal  Monaci.  Tenti  ant. 
prorenz.,  Koiua,  1889,  pag.  .59.  Per  i  rap])orti  del  da  Peguilliau 
colla  corte  estense  si  veda  ora  X.  ZiN(;.\1{eli>i,  l'er  un  «  dcficort  » 
di  A.  de  l'eyuilhan.  in  Bihliot.  crii,  della  lett.  ital..  u."  oO.  Firenze. 
1899,  pagg.  27  segg. 

-)  Sul  llorilegio  di  Ferrarino,  cfr.  GitouEU,  Die  Liedernaiiimlitiiìieìi 
der  Trouhadors  iu  liomanische  Stvdien.  II.  624  segg.  Ora  il  florilegio 
e  in  corso  di  pubblicazione  sugli  Ainiulcs  dn   Midi. 


[NTHOnCZIONt: 


isteriliva  e  l;i  Corte  estense  (Mitrava  in  un  lireve  pei-indo  di 
oscurità  '  I. 

Ma  trattanti.)  l'cirrevami  di  bocca  in  bocca  per  il  \'eMeto 
e  i)er  1"  amorosa  Marca  di  Treviiii  le  alate  e  nia.iinifiche  leii- 
gende  francesi,  e  mal  si  potrebbe  credere  ch'esse  non  ot- 
tenessero subito  il  favore  deirli  Kstensi,  quando  nel  periodo 
successivo  la  Casa  d'Este  si  addinutstra  singolarmente  es])erta 
delle  favole  di  Francia. 

Fioriva  allora  quell'ibrido  liniruaggio  franco-veneto,  che 
arieggiava  da  un  lato  il  francese  e  si  coiniaturava  dall'altro 
col  dialetto  indigeno:  e  la  Corte  estense  fu,  come  sempre, 
pronta  a  compiacersene.  Ad  Aldobrandino  III  dedicò  Nicola 
da  Cascia  nel  135S  il  suo  poema  La  Guerra  d'Attila,  lunga 
e  monotona  a]ioteosi  che  doveva  grandemente  solleticare 
l'amor  [iroprio  dei  principi,  che  vedevano  magnificato  ed 
esaltato  il  valore  e  le  geste  di  Foresto  d'Este  e  dei  loro 
progenitori  -t;  e  per  la  medesima  corte  Nicola  da  Verona 
compose  intorno  a  quei  tempi  la  sua  Farsafilia,  che  pur  sta 
a  dimostrare  che  già  venivasi  compiendo  il  dissepjtelli- 
mento  della  letteratura  classica  latina -^  i.  Con  uno  dei  più 
potenti  promotori  della  rinascenza,  col  Petrarca,  fu  in  re- 
lazione Niccolò  d'Este;  e  l'go  Estense  curò  e  assistette 
nel  1370  nel  suo  camello  il  dolce  poeta  toscano  V). 

Anche  Alberto  si  mostn")  fautore  degli  studi  ed  ebbe  il 
vanto  di  aver  eretto  i   palazzi   di   Schifanoia   e   di  Belfiore, 


*)  Xon  saprei  dire  a  «piale  Az/.o  estense  si  riferisca  (juel  eodi- 
eetto  di  ventiina  carte  <-lie  tìgiirava  nella  libreria  di  Borso  (Cfr. 
AppemL.  I,  n."  98).  Sojìra  01)izz()  e  .Azzo  Vili  e  l'atteg-fianientn 
che  innanzi  ad  essi  )ii<rlia  Dante  (Iiif.  XII,  109-112;  Pnrg.  ^'.  78-78) 
si  efr.  T.  SAXDoxxrxi.  Dante  e  fili  {■xten.si  in  .J///  r  Meni,  delle 
l)ep.  (li  Storiai  Patìia  per  Modena  e  Parm..  S.  1\.  T.  lY.  pajj;.  119 
e  I.  Dkl  Lrxrio.  Dante  ne' tempi  di  Dante.  Bologna.  1888. 

'-)  Nicola  (la  C'asola  fu  poeta  e  noraro  liolognese.  Segnaee  ilei 
Pepoli.  verso  la  metà  del  sec.  XIV  egli  fu  esiliato  e  trovi)  forse 
un  conforto  nella  lìenevolenza  dei  Marchesi  iV  Este  a  Ferrara.  Su 
lui  e  sul  suo  poema  attendo  io  medesimo  c(in  un  min  urtiiuo  amico 
ad  uno  studio  complessivo,  che  vedrà  ])risii)  la  luce 

').Wahlk.  Die  Farxalia  in  Aitsfi.  and  ahhandìumjeH  anx  d<m  (ie- 
hiete  der  roman.  Philal.,  fase.  LXXX. 

'')  CiTr.vi>KLi.A,  Il  Caxtellit  di  Ferrara,  Ferrara.  IS"."..  pag.  9. 


6  INTRODUZIONE 


di  aver  fondato  quello  Studio  di  Ferrara  che  ne' secoli  suc- 
cessivi rifulse  di  tanto  splendore  V)  e  di  essersi  sempre  in- 
teressato all'educazione  del  figlio  Niccol("). 

All'alba  del  sec.  XY  Niccolò  III  appare  un  famoso  pro- 
tettore di  studi  in  Italia.  Lode  non  piccola  invero,  in  quel- 
r  età  rattristata  da  dissidi  e  da  lotte,  in  un'epoca  in  cui  ogni 
idea  di  progresso  civile,  ogni  saggio  intento,  ogni  insigne 
proposito  dovevano  cozzare  con  le  istituzioni  e  gli  ordina- 
menti sociali;  pei  quali  il  feudalismo  anzi  die  scomparire 
pareva  rafforzarsi,  il  diritto  pubblico  non  si  distingueva  da 
quello  privato,  la  tirannide  guadagnava  in  energia  e  l'am- 
bizione dei  signori  valicava  i  limiti  del  convenevole  nella 
defìcenza  della  imperiale  autorità.  Non  sarà  perciò  mara- 
viglia se  la  corte  di  Niccolò  presenterà  imo  spettacolo 
d'ombra  e  di  luce,  una  vicenda  di  barbarie  e  di  atti  ispirati 
ai  novissimi  concetti  di  civiltà  e  se  troveremo  in  un  forte 
contrasto  e  in  una  grande  oscillazione  di  coscienza  lo  stess(j 
Marchese  e  quella  infelice  Parisina  Malatesti,  che  i  docu- 
menti mostrano  madre  attenta  e  premurosa,  sorvegliatrice 
benefica  della  corte,  amante  delle  arti,  delle  corse,  dei  ca- 
valli e  della  caccia,  signora  liberale  in  doni  e  presenti  allo 
sue  donzelle  ^). 

Può  dirsi  veramente  che  a  Niccolò  spetti  il  merito  di 
aver  iniziata  una  vera  e  propria  libreria  estense;  si  circond('j 


')  Sulla  famosa  Università  di  Ferrara,  oltre  la  notissima  opera 
(lei  Borsetti  e  il  brevissimo  cenno  di  L.  Cittadella  iioll'.l//)?fH(  cfitrvxr. 
])ag.  165,  si  vedano  le  molte  e  varie  iHibblicazioni  rifate  da  E.  Puoi. 
Jounial  des  Sarantu,  febbraio  1902.  Qnivi  vengono  ricordate  e  recen- 
sito dne  recentissime  publdicazioni  e  per  di  più  si  danno  molte- 
plici e  interessanti  notizie  intorno  ai  francesi  che  si  recarono  nei 
si'C.  X^'  e  XVI  allo  .Studio  di  Ferrara.  Appena  occorre  ricordare 
clic  il  ma.n'nior  numero  di  essi  venne  in  Italia  nel  sec.  XVI.  Il 
nome  di  l^eiiata  di  Francia  basta  già  di  per  se  a  spiegarne  le  ra- 
gioni. —  Ivicordo  ciò  di  volo  o  per  necessaria  stringatezza  fi)asso 
oltre. 

-)  Fn  qnadro  delle  usanze  private  della  corte  di  Niccolò  III  e 
stato  disegnato  da  L.  A.  Gandini,  Satiqio  defili  usi  e  delle  costn- 
inansc  della  Corte  di  Ferrara  al  tempo  di  Xi ecolò  III  (  i:i'J3- 144:^). 
in  Atti  e  Mem.  della  II.  Deputaz.  di  St.  Val  ria  per  le  pror.  di  L'o- 
maijHii.  s.  III.  voi.  IX,  (1898).  pagg.  148  e  sgg.  !Si  consulti  ancora 


INTRODUZIONE 


(li  letterati  ;  favori  sempre  gli  studi,  rintracciò  con  ogni  zelo 
codici  e  manoscritti  M;  fece  di  più  compilare  un  prezioso 
inventario  della  sua  collezione  di  libri,  che  venm^  anni  sono 
egregiamente  pubblicato  e  in  parte  degnamente  illustrato  -). 

Niccolò  III  ebbe  una  cura  veramente  singolare  per  Leo- 
nello •'*  ),  pel  quale  aveva  chiamato  in  Ferrara  Guarino  Ve- 
ronese — ,  che  vi  portò  tutti  i  benefizi  di  un  prezioso  inse- 
gnamento M  —,  e  secondando  le  tendenze  del  figlio  faceva 
ognora  spese  di  libri  e  di  miniature  ■"').  Onde,  non  ci  stupi- 
remo se  il  governo  di  Leonello  segnerà  1"  i^tà  d' oro  per  gli 
studi  nel  sec.  XV  in  Ferrara. 

Frutto  squisito  della  amorevole  e  attenta  educazione  di 
Guarino,  il  nuovo  principe  recò  veramente  nella  sua  corte 
il  raggio  dell'arte  e  delle  lettere.  Considerato  sin  qui  come 
un  innamorato  degli  studi,  questa  sua  carattm-istica  })recitiua 
ha  offuscato  facilmente  quanto  della  sua  attività  si  riferisce 
al  maneggio  della  cosa  civile;  ma  in  verità  una  non  comune 


dello  stesso  inxtt)ie,  ('/«j/;//,  cavaìli,  hardatttre  e  stalle  de(jìi  cstcìixi  mi 
(Jiialtìoeento,  in  Atti  e  Mem.  rit.  S.  Ili,  voi.  X  (1893)  pag.  41  sgg. 
Kioordo  anche:  L.  Olivi,  Del  matrimonio  del  March.  Xiccolò  III  con 
(TKjliola,  in  Atti  e  Mem.  della  Depuiaz.  di  St.  Patria  per  le  pror.  mo- 
deneai  e  parmensi,  8.  III.  voi.  V  (1888-1890),  pagg.  335  sgg. 

')  Lo  zelo  di  Niccolò  III  nel  raccogliere  libri  è  confermato  dal 
sno  precettore  Donato  degli  Albanzani>  che.  incaricato  delle  ricer- 
che, metteva  a  paragone  del  Marchese,  Tolomeo  Filadelfo.  A.  Hftirns. 
Studi  ^ulle  opere  lat.  di  Giovanni  Boccaccio,  pagg.  115:  No^'ati.  /)o- 
nato  degli  Alhanzani  alla  Corte  cxtenxe,  in  Arch.  utor.  Hai.  8.  V.  T.  VI. 
pag.  371,  H.  2. 

-)  A.  Cappelli,  in  Giorn.  xtor.  della  letterat.  ital.  XIV.  1  sgg. 
Agginngo  soltanto  che  nel  grande  inventario  estense,  ove  cotesto 
catalogo  è  contenuto,  non  solo  esso  è  diviso  in  pih  parti,  ma  ognnna 
(li  esse  si  trova  in  diversi  luoghi  intercalata  entro  indice  di  altri 
dispai'ati  oggetti. 

')  Gli  altri  tìgli  di  Niccolò  non  furono  tuttavia  trascurati  dal 
genitore.  A  Borso  aveva  dato  a  maestro  Giacomo  Bisi  e  Guglielmo 
Cappello,  intorno  al  (juale  si  cfr.  Cittadella,  Xotizie  relat.  a  Fer- 
rara per  la  maggior  parte  inedite,  Ferrara,  1864.  pag.  641  e  Reniku. 
Liriche  di  Fazio  degli  TJherti,  Firenze,  1883,  pagg.  oli,  in  nota. 

*)  E.  Sabhadixi.  La  acuoia  e  gli  xtudi  di  Guarino  rcroncse,  Ca- 
tania, 1896. 

•"')  Vedine  i  documenti  in   Appeiid.   ITI. 


INTRODUZIONE 


avvedutezza  e  un  singolare  accorgimento  non  si  possono 
negare,  a  parer  mio,  al  Marchese  di  Ferrara,  chi  esamini  i 
dispacci  degli  oratori  estensi,  il  minutario  di  cancelleria,  i 
documenti  insomma  che  si  riferiscono  al  suo  breve  governo  V). 

Un  animo  aperto  a  delicati  sentimenti  egli  manifestò 
fin  dalla  prima  giovinezza  nei  raf)porti  col  suo  jirecettore 
Guarino. 

\'n  amore  di  figlio  e  una  devota  riconoscenza  legavano 
il  principe  al  suo  bonario  maestro:  e  tra  i  due  corse  una 
corrispondenza  d'  affetto  che  si  mostra  cosi  tenera  e  soave 
da  volgere  anche  ora  a  commozione  ').  Povero  e  buon  Gua- 
rino !  Sul  biondo  capo  del  giovanetto  egli  aveva  posto  le  sue 
più  belle  speranze  di  precettore  e  compiacevasi  di  vederlo 
crescere  pieno  di  affetti  e  di  ardore  e  con  occhio  paterno 
seguiva  e  indirizzava  nel  principe  tutti  i  moti  del  suo  animo 
giovanile  che  pareva  spiegarsi,  come  leggiadro  fiore,  al 
raggio  degli  studi. 

La  biblioteca  estense  dovè  singolarmente  arricchirsi  in 
quel  tempo,  poiché  ove  fioriscono  le  lettere,  ivi  si  radunano 
e  si  moltiplicano  i  libri.  L' amore  che  Leonello  professò 
per  gli  studi  ebbe  un  insigne  illustratore^),  che  tracciò  con 

*)  Le  carte  riferentesi  a  Leonello  dell'Archivio  di  Stato  estense 
oiì'rono  testiiuouiaiize  dell'amore  del  Marchese  pei  libri.  Nel  mi- 
nutarìo  cronologico  di  cancelleria,  il  6  ottobre  144.5,  leggesi  il  se- 
guente ristretto  di  una  lettera  inviata  a  Galeazzo  Malatesti.  «  Nui 
«  sentemo  che  a  Padua  haueti  dui  libri  de  medicina,  il  Continente 
«  et  Gnidohonati  in  pigne  appresso  uno  Doctore  che  sta  lì,  li  quali 
«  furono  della  buona  memoria  del  S.'"  V.  Padre.  Et  perchè  nui 
«  voluntiera  compraressemo  dicti  libri,  quando  deliberasti  di  uen- 
«  derli,  pagaressemoli  molto  bene  quello  che  ne  uoristi  ».  E  nello 
stesso  minutario  (4  marzo  144.5)  «  Factum  fuit  niandatum  ut  solvi 
«  faciant  libras  quindecim  m.  domino  Frane."  de  Codegorio  pr<i 
«  precio  centum  pellium  emptarum  prò  scribcndis  prò  111.'""  d."" 
«  Nostro  ».  E  altre  notizie  in  Append.  IIL 

Del  resto,  è  noto  che  Leonello  fondò  in  Ferrara  una  l)iblioteca 
nel  Convento  dei  Domenicani  detto  degli  Angeli.  Cfr.  Alhum  c-s^cw.fc. 
Ferrara,  1.5.50.  pag.  26. 

-)  Cfr.  per  questi  rapporti  Sahhadini.  l'ita  di  (ruariiio,  Genova, 
1891,  100. 

*)  G.  Carducci,  La  gionntìi  di  L.  Ariosto  e  le  mie  poeisie  latine, 
Bologna,  1881,  cap.  III. 


INTRODUZIONE  9 


mano  maestra  le  linee  princijìali  di  quella  primaverile  ri- 
nascenza ferrarese  fiorita  intorno  al  giovine  Marchese;  ma 
per  compiere  il  quadro,  altri  poeti  e  altri  dotti  e  scienziati 
>'  letterati  dovrebbero  essere  ricordati  e  posti  nella  loro  con- 
veniente luce.  Certo  è  tuttavia  che  se  molti  furono  gli  uomini 
di  lettere  clie  godettero  i  favori  e  la  protezione  del  principe, 
pochi  veramente  furono  coloro  che  riuscirono  a  comporre 
alcuna  opera  egregia.  Anzi  pochissimi  :  il  maggior  numero 
di  essi  risulta  di  individui  incolori  e  incapaci,  se  ne  togli 
poche  fortunatissime  eccezioni,  di  affermare  come  che  sia 
nelle  opere  loro  una  propria  personalità. 

Nella  società  letteraria  di  Letjnello  è  a  notarsi  un  gran 
fervore  di  studi;  ma  poca  originalità,  pochissimo  impeto  di 
vera  e  calda  poesia.  Ma  la  figura  di  Leonello  si  eleva  nella 
sua  mitezza  per  senno  e  per  ingegno  e  accanto  le  sorge  il 
profilo  paterno  di  Guarino  veronese. 

Non  cosi  per  l'arte;  in  cui  risplendono  sempre  tra  gli 
altri  i  nomi  del  Pisanello  V)  e  del  Mantegna  '  ).  Accanto  a 
cospicui  pittori  3  ),  fiorirono  architetti  t-  ingegneri'')  e  l'arte 
della  miniatura  ebbe  in  quel  tempo  un  notevole  incremento 
e  si  incamminò  sulla  via  di  quel  progresso,  che  toccò  più 
nell'età  di  Borso  ■"'.). 

Nella  scarsità  di  notizie  che  di  lui  ci  rimangono,  ajipare 
come  in  una  penombra  Meliaduse  estense;  ma  tuttavia  abba- 


')  A.  Tentuui,  //  Pisanello  a  Ferrara,  iu  Areh.  Veneto.  XXX. 
pagg-.  409  sgg.  Cfr.  Gruyeij,  Ojj.  cit.,  235. 

"-)  [P.  KuisTELLER,  Jndrea  Manteyna,  Londiii.  1901].  si  veda 
A.  Venti'RI,  /  primordi  dei  rinaseimento  artistico  a  Firrara,  in  Hir. 
xtor.   Hai.,  I  (1884)  pag.  606. 

")  G.  Campori,  I  pittori  degli  esterni  nel  «ee.  XV.  iu  Jtti  e  Me- 
morie dette  lìIL  Deputaz.  di  St.  Patria,  per  le  pror.  Moden.  e  Parm.. 
^.  III.  T.  Ili  (1895). 

^)  G.  C.\Mi'Oi{i,  Architetti  e  ingegneri  ecf.  in  Atti  e  Mcm.  delld 
un.  Ikputas.  ecc.  di  Mod.  e  Parma,  S.  Ili,  voi.  I,  pag.  .")93.  Mancini. 
Vita  di  L.  Battista  Alberti.  Firenze,  1882,  i)agg.  189  sgg. 

'•)  Snlla  miniatura  iu  Ferrara,  oltre  a  un  ben  noto  opuscolo  di 
G.  Campori,  .si  veda  A.  Ventchi,  La  miniatura  ferrarese  nel  see.  XV, 
iiallerie  nazionali  italiane,  IV  (1899),  187  .scgg.;  e  specialmente 
Hermann  Julius  Hekmann,  Zar  Geschichte  der  miniaturmalerei  am 
Mofc  der  Est  e  in  Ferrara,  Wien,  1900. 


10  INTRODUZIONE 


stanza  ne  sappiamo  per  affermare  ch'egli  ebbe  squisitezza  di 
educazione.  Frequentò  le  lezioni  del  giureconsulto  Giovanni 
da  Imola  ;  si  trovò  sotto  la  disciplina  di  Giovanni  Aurispa  ^  )  ; 
sette  anni  dopo  fu  a  Firenze  con  Feltrino  Boiardo,  ove  forS(^ 
strinse  famigliarità  con  L.  B.  Alberti,  che  gli  si  professò 
amicissimo  nella  d(>dica  a  Leonello  del  suo  Filodossi.  Compì 
un  viaggio  in  Terra  Santa  e  scomparve  dal  mondo  dopo  una 
vita  mite  e  S(>rena  non  turbata  dalle  brighe  di  un  prin- 
cipato. 

I  semi  gettati  da  Leonello  diedero  presto  il  loro  fiore  sotto 
il  governo  di  Borso  e  il  loro  frutto  sotto  quello  di  Ercole  I. 

Più  amante  del  fasto  e  d(^lle  sontuose  apparenze,  ma  non 
così  fine  quanto  Leonello  fu  Borso  d' Este,  il  cui  maggior 
merito,  se  ben  ci  apponiamo,  fu  quello  di  (^ssere  stato  sempre 
regale  e  magnifico  negli  atti  della  sua  vita.  Ond' è  che  r(>tà 
di  Borso  segna  un  periodo  di  forte  splendore  per  Ferrara. 
Direi  quasi  che  la  luce  della  grande  liberalità  del  primo 
Duca  estense  si  irradii  tutto  intorno  con  tale  intensità  da 
impedire  quasi  allo  storico  di  penetrare  con  occhio  sereno 
al  di  sotto  di  quel  barbaglio  luminoso  e  di  scoprire  le  vere 
correnti  di  vita  quali  erano  in  qu(^l  tempo  presso  gli  (»stensi. 
Vero  è  tuttavia  che  egli  non  curò  alcun  dispendio  pur  di 
fare  edificare  nella  città  e  di  rend(>re  più  splendida  la  sua 
corte,  invitando  artisti  (>  letterati  e  fac(Mido  scrivere  e  allu- 
minare con  grande  alacrità  i)reziosi  codici  in  pergamena  -). 

Esistono  di  questa  sua  sollecitudine  per  i  libri  non  pochi 
documenti,  che  il  lettore  potrà  trovare  riportati  in  una  delle 
nostre  appendici  ;  ma  pure  io  non  jìosso  nascondere  dinanzi 
a  questo  principe  una  certa  diffidenza,  che  lo  studio  delle 
carte  d'archivio,  che  a  lui  si  riferiscono,  mi  ha  inspirata. 
Quando  io  vedo  nella  corte  estense  artisti,  letterati  e  scrit- 
tori reclamare  bene  spesso  la  loro  paga,  che  subiva  inespli- 
cabili ritardi  e  metto  a  confronto  con  queste  lagnanze,  che 
(M-ano  destinati^  a  morir  nella  corte,  il  lusso  e  le  pompe 
esteriori  di  Borso,  mi  vado  ognora  convincendo  che  la  sua 
munificenza    non    corrispondesse    veramente   in    tutto   a    li- 


')  R.  Sabbadini,   Hiotjr.  di  (l.   Aiiìinpa.  Noto.  1S91  t-  (lioni.  xt<ii\ 
cit.,  VI,  pag.  169. 
'-)  Appeudice  HI. 


liNTRODUZIONE  1 1 


nezza  d' animo,  ma  piiì  tosto  fosse  affetto  Ai  esagerato  amore 
del  fasto  e  di  una  sconfinata  ambizione. 

Ma  in  ogni  modo  io  non  saprei  decidermi  del  tutti  i  a  to- 
gliere a  questo  principe  quel  vanto  di  generosità  e  magna- 
nimità che  fin  qui  gli  fu  conservato. 

K  non  saprei,  non  già  perche  io  ascriva  grande  impor- 
tanza alle  lodi  che  ad  es.  un  Tgr»  Caleffìni  suo  famigliare, 
gli  prodiga  nella  sua  cronaca  in  versi  o  alle  lusinghe  di 
moltissimi  letterati  e  poeti,  ma  perche  il  popolo  ferrarese 
gli  fu  grandemente  affezionato  e  perchè  esistono  anche  prove 
innegabili  di  una  sua  munificenza  disinteressata. 

La  maggior  severità  io  manifesto  invece  intorno  al  grad(j 
di  coltura  di  Borso  e  al  suo  gusto  di  intenditore  d' arte  e  di 
lettere;  pur  riconoscendo  volontieri  che  egli  die' prova  di 
grande  illuminatezza  nel  suo  governo  e  riuscì  veramente  a 
fare  della  sua  corte  un  vero  modello,  come  fu  detto,  di 
civiltà  e  di  gloria  '  ). 

Nel  i)eriodo  di  Borso  germogliò  un  vago  fiore  di  cortesi 
costumanze  nella  corte  d'Este.  Niccolò  di  Leonello  e  di  Mar- 
gherita Gonzaga  fu  l' oggetto  delle  più  soavi  cure  e  tene- 
rezze del  padre,  che  lo  diede  ad  educare  a  Guarino.  Anche 
Michele  Savonarola  ^)  fu  suo  precettore;  e  appunto  nella 
miniatura  <li  una  iniziale  di  un'operetta  del  noto  medico, 
avo  del  grande  Domenicano  ^  i,  possiamo  ammirare  il  ritratto 
del  giovine  principe,  pel  quale  anche  Borso  ebbe  viva  in- 
clinazione SI  da  fare  in  favor  suo  compere  di  libri  e  spese 
di  miniature. 

l'n  altro  principe  non  va  dimenticato  che  protesse  le  let- 
tere e  le  arti,  Alberto  d'Este  *).  Ma  su  Alberto  e  XiccoNj  >;i 

')  Per  l'arte  ai  tempi  di  Bor.so,  .si  veda:  A.  \'KNTri!i.  L'Arie  u 
Ferrara  nel  periodo  di  lìorxo,  Torino,  1886,  e  Gli  affreHclii  del  Palazzo 
di  Sehifanoia.  in  Aiti  e  Mem.  della  Deputaz.  di  St.  l'atrio  per  ir  p,or. 
di  Romagna,  .s.  Ili,  voi.  III.  pagg.  .381  sgg. 

■-)  8k<;.vrizzi.  Della  rita  e  delle  opere  di  M.  Saronarola.  medi,-,, 
padovano,  Padova,  Gallina,  1900. 

')  Cod.  e.st.  lat.  a.  W.  6,  6.  Intorno  a  Nic-colò  .si  veda  A.  C'ai-- 
i'Ki.i.i,  Xiecolit  di  Leonello,  in  Atti  e  Meni,  delle  Depntaz.  di  Storia 
Patria  di  Mod.  e  Parma,  voi.  V,  pagg.  413  .sgg. 

*)  Da  un  registro  della  Camera  Ducale  eonservafo  nel!' Ardii vio 
est.  di  .Stato  ricavo  cLe  il  6  settembre  1171  furono  pagati  per  ^U- 


12  LNTRODUZIONE 


elev(')  <l'iin  tratto  la  fliìiira  di  Ercole  I,  spirito  intelligente  e 
pronto  all'azione,  felice  prosecutore  delle  tradizioni  estensi 
ed  erede  fortunato  di  tanta  gloria  d'arte  e  di  studi  M. 

Anche  ])er  Ercole  e  pel  suo  amore  pei  libri  ci  limiteremo 
a  riferire  in  ajìpendice  ]>oche  notizie;  (pielle  che  ])er  essere 
ancora  inedite  o  rare  non  si  rinvengono  in  altra  opera  che 
tratti  il  nostro  argomento.  Ma  qui  vogiiam  sid»ito  rammen- 
tare le  grandi  benemerenze  che  questo  principe  si  acquist(') 
in  un  nuovo  e  fecondo  campo  di  studi.  Al  singolare  amore 
che  muri  sempre   Ercole   I   per  gli   spettacoli  scenici   deve 


herto  vtmticinque  tìoriiii  «  ]>ev  carte  de  capreto  et  de  uno  lilno 
«  se  fa  sci'iixere  in  Firenze,  de  la  vita  de  Plutarco  ».  Nello  stosso 
anno,  il  7  ottobre,  furon  pagate  «  libre  sette  marchigiane  per  scrip- 
«  tura  do  uno  libro  franzese  per  lo  medesimo  signore  ».  E  il  13 
novembre  furon  date  a  ì>er  Antonio  Kainaldo  «  masaro  de  gabella 
«  grossa  libre  nove  de  m.  ]ter  eapreti  .")2  de  carta...  per  scriuere 
«  uno  libro  a  lo  111.'""  m.  Alberto  da  Esto  ».■  Ad  Alberto  dedicò 
Filip]>o  Nuvolone  un  suo  codice  di  versi  esistente  ora  nel  Britisli 
]Nlusenm  di  Londra.  Tifi  innanzi  cito  altre  prove  del  suo  amore  per 
i  libri. 

')  In  questo  rapidissimo  cenno  sopra  il  Duca  Ercole  tralascio 
di  proposito  dì  toccare  delle  sue  doti  di  ]>rincipe  e  governatore  e 
delle  molte  occasioni,  ch'egli  ebbe,  di  mostrare  le  sue  attitudini 
e  la  sua  perizia  (piale  reggitore  di  uno  stato  dell'estensione  <li 
(|  nello  estense. 

Per  la  sua  politica  e  per  i  suoi  importantissimi  fatti  d'arme 
rimando  alle  Antichità  estensi,  II,  228,  sgg.  Ricordo  (jui  che  lìn 
dalla  sua  giovinezza,  egli  mostrò  spiccate  tendenze  alle  giostre  e 
agli  esercizi  dell'arme  presso  la  splendida  corte  Aragonese,  ove 
fu  educato.  «  Ivi  tradusse  —  dice  M.  Equicola  nella  sua  Genealoijia, 
«  aut.  in  Archivio  est^  di  Stato  —  il  fiore  della  pueritia  et  gio- 
«  uentn  in  gloriosi  exercitij  :  a  tutti  amico  et  beniuolo,  cum  poclii 
«  hebbe  strictissimo  uinculo  di  famigliarità  ».  Dalla  corte  di  Na- 
])oli  riportò  forse  Ercole  accentuato  il  suo  amore  per  le  feste:  e 
notevolissime  furono  quelle  da  lui  api)restate  ai  cittadini  di  Fer- 
rara {.Ini.  est.,  citate,  pagg.  231-2).  Su  tutte,  importantissima  quella 
che  si  fece  per  la  venuta  a  Ferrara  della  sua  sposa  P21eonora 
d'Aragona  accompagnata  da  una  comitiva  di  celebri  gentiluonnni 
e  festeggiata  grandemente  durante  il  suo  viaggio.  —  Della  coltura 
e  della  società  letteraria  di  Ercole  1  tocco  nel  W  capo  della  pre- 
sente opera. 


INTRODUZIONE  '  13 


Ferrara  il  vanto  di  aver  richiamato  a  vita  fiorente  l'obliato 
ti^atro  classico  latino^).  Le  comedie  di  Plauto  e  Terenzio, 
rievocate  all'  onore  della  scena  fra  il  tripudio  di  feste  splen- 
dide e  sontuose  e  tra  gli  sfolgorii  delle  vesti  e  degli  abbi- 
gliamenti più  preziosi,  non  raj) presentarono  però  per  Ercole 
e  per  il  suo  circolo  letterario  i»ur  un  nuovo  (sollazzo  o  un 
semplice  allettamento  dei  simsi.  Pellegrino  Prisciano  colla 
sua  inedita  operetta  Spectacida  -  )  sta  pur  sempre  a  dimo- 
strare a  quali  studi  coscienziosi  sull'  antico  teatro  greco  e 
latino  si  dedicasse  la  società  colta  ferrarese  della  fine  del 
sec.  XV. 

Negli  Spectucula  l'autore  presenta  misure  e  schizzi  di 
teatri  romani,  ne  propone  disegni,  ne  tesse  insomma  breve- 
mente la  storia,  dimostrando  ad  evidenza  che  la  risurre- 
zione in  Ferrara  della  dramatica  classica  non  fu  effetto  di 
una  vaga  e  luminosa  idea  di  un  jjrincipe,  ma  prodotto  di 
quello  studio  vivo  e  tenace  dell'antichità  che  nella  corte 
d'Este  aveva  avuto  in  tutto  il  secolo  tanti  e  appassionati 
cultori. 

Ma  prescindendo  anche  da  cotesto  vanto  esimio,  baste- 
rebbero a  procurare  un  serto  di  gloria  ad  Ercole  I  le  sue 
molteplici  relazioni  coi  letterati  del  tempo  e  il  suo  amore 
per  le  arti  ^  ).  I  cataloghi  di  libri  estensi  non  possono  natu- 
ralmente dare  un'  idea  adeguata  di  questi  fecondi  rapporti. 
Pandolfo  Collenuccio,  Gerolamo  Berardo,  Paride  Ceresara, 
il  Tebaldeo,  il  Pistoia,  Jacoi)0  Caviceo,  per  non  ricordarne 
che  alcuni,  non  figurano  nei  nostri  inventari  ;  ma  certamente 
la  lettura  attenta  di  essi  iuostrerà  che  le  relazioni  letterarie 
del  Duca  furono  importanti  e  svariate  e  giovarono  grande- 
mente allo  sviluppo  della  estense  biblioteca. 


')  Oltre  lo  pugili»'  lisguiiiflaiiri  Ferrara  delle  ormai  classiche 
Origini-  del  D'Aueoiia,  .si  cfr.  Lrzi()-KENiEi!.  in  (rioni,  stor.  iXvUa 
Ietterai,  ita!..  XI,  177  sgg. 

-)  Cod.  est.  l.at.  a.  X.  1,6. 

■■')  A.  Venturi,  L'arte  ferrarese  nel  periodo  d'Ercole  1,  in  Atti  e 
Memorie  delia  11.  J)ep.  di  Storia  patria  2)er  le  Homagne,  S.  III.  voi.  VI, 
pag.  91  sgg.  Dello  stesso  autore  :  Pittori  della  corte  ducale  a  Ferrara 
nella  prima  decade  del  xee.  XFI,  iu  Jreh.  Stor.  dell'Arte,  VII,  296  sgg. 
Sullo  Sperandio,  il  ]irineipale  dei  medaglisti  d' Ercole,  si  efr.  A. 
Venturi,   Archi  rio  Stor.  dell'Arte,  I,  3!^5. 


14  INTRODUZIONE 


Xolla  sua  corte  fiorì  M.  M.  Boiardo  e  s'aperse  la  bella 
iiinvmezza  di  Ludovico  Ariosto,  il  prodotto  più  cospiciKi  della 
coltura  ferrarese  del  rinascimento. 

E  bene  era  uomo  Ercole  I  ^  )  atto  a  imprimere  a  una  città 
un  moto  violento  di  progresso.  Di  provata  valentia  negli 
esercizi  del  corpo,  fu  a  buon  diritto  detto  «  Cavaliere  senza 
paura  ».  E  in  verità  (^gli  fu  principi^  per  eccellenza  guerriero 
r  forte.  Generoso  coi  suoi  devoti,  aspro  cogli  inimici,  im- 
palmò una  donna  di  rara  energia,  Eleonora  d' Aragona,  che 
seppe  addimostrare  una  grande  fermezza  di  propositi  go- 
vernando energicamente  lo  stato  per  alcun  tempo  in  luogo 
del  marito.  Morta  l'il  ottobre  1493,  la  piansero  Benvenuto 
da  S.  Giorgio,  Battista  Guarino,  B.  Mantovano,  e  l'Ariosto 
con  una  sua  giovanile  «'  bella  elegia-). 


')  Converr.à  per  Ercole  far  (juello  ebe  jier  niiiggior  coiicisioiie 
iKtii  ;il)l)iaiii  fatto  per  gli  altri  principi  estensi  del  sec.  XV:  dare 
cioè  l>reveniente  un  quadro,  se  bene  incompleto,  della  sua  Corte, 
eccezion  fatta  dei-  letterati,  che  stndieremo  piìi  innanzi,  e  degli 
artisti  studiati  già  dal  Venturi.  Giovandomi  di  registri  estendi  posso 
aftermare  che  intorno  al  14*J4  la  Corte  d'Ercole  era  così  costituita: 
tra  gli  Estensi  ricordo  1'  iìlustre  et  inclito  Alberto  ti'  Este,  Sigi- 
smondo d'  Este,  Maria  Gurone  e  Rinaldo  Maria  ;  menziono,  tra  i 
l)rincipali  uomini  della  Corte,  Giovau  Luca  da  Pontremoli  ducale 
«  consiliario  »,  Siviero  Sivieri  e  Francesco  Nasello  segretarii  du- 
cali. Nel  consiglio  di  giustizia  erano:  Giovanni  dal  Pozzo,  Daniele 
Viscarino,  Pier  Antonio  Piparozzi,  Paolo  Antimàni.  Erano  cancel- 
lieri del  Duca:  Aristotele  Brutturi,  Rinaldo  Fanti.  Andrea  Liba- 
iiori,  Giovanni  Correggi,  Gabriele  Canali,  Lodovico  Bonomelli.  Te- 
soriero  della  Camera  ducale  era  Romano  Lardi;  esattore.  Romano 
Palmieri;  fattor  generale  del  Duca,  Antonio  Guarnieri,  ecc.,  ecc. 
Non  mancavano  maresclialclii,  cantori  (per  es.  Sacchetti,  Bart.  Spa- 
gnolo, Pam^ionzelo,  ecc.),  capitani,  scudieri,  staffieri,  falconieri, 
cuochi,  ecc.  Nel  1481  le  donzelle  di  Eleonora,  erano:  CoIona,  Fior- 
dispiua,  Filippa  Avogari,  Angiola  Ambrogi,  Diana  da  Ortona,  Bianca 
di  S.  Giorgio,  Agnese  Constabili,  Verde  dell' A.ssassino,  Lucrezia 
e  Isotta  da  Rimiui.  Margherita  di  Napoli,  Cataxiua,  Isotta  Baili. 
Laura  da  Riiuiui,  Bartobmiea,  Cornelia,  Antonia,  Casina.  Due  more 
schiave  :  Costanza  e  Beatrice,  che  aveva  ])ure  una  figlia  al  servizio 
della  Duchessa. 

-)  Sopra  Eleonora  d'Aragona  si  cfr.  L.  Oli\  i,  Delle  uozse  di 
Ercole  1  iV Este  con  Eleoii.  (V  Jra<iona,  in  Memorie  della  li.  Aceadeinia 
di  Scienze.  Lettere  ed  Arti  in  Modena,  S.  II.  \(j].  V.  (1887)  pagg.  15  sgg. 


INTRODUZIONE  V 


Non  mancò  ad  Ercole  l'appoggio  dei  principi  del  tempo; 
né  egli  trascurò  di  procacciarsi  preziose  relazioni:  e  ciò 
ottenne  col  mezzo  di  matrimoni.  Accordò  a  Francesco  Gon- 
zaga quella  mirabile  principessa  che  fu  Isabella  M;  concesse 
ad  Annibah'  Bentivoglio  la  figlia  naturale  Lucrezia;  diede 
in  moglie  Beatrice  a  Lodovico  il  Moro  ^  ).  Alfonso  ^)  sposò 
Anna  sorella  di  Gio.  Galeazzo  Sforzai.  Per  tal  modo  tra 
1(^  C(  irti  degli  Estensi,  dei  Gonzaga  e  degli  Sforza  si  stabili- 
rono stretti  rapporti  (^  incominciarono  relazioni  contiiuie, 
che  portarono  il  loro  contributo  non  solo  nella  politica,  ma 
anche  nell'arte  e  nelle  lettere  "' i. 

La  biblioteca  d'Ercole  viene  perci(")  a  raccogliert'  il  frutto 
(li  tutto  un  lavorio   prezioso    compiuto   dalla   corte  estense 


*)  Ai  sigg.  dr.  Lu/.io  *■  ])rof.  Koiiier  «lebboiisi  diverse  imiior- 
taiiti.ssiiiie  memorie  doeuuientate,  per  le  ((iiali  coiiveiiientemeiitc 
vieii  eoloramlosi  di  tutta  la  sua  luee  il  priitìlo  della  fanu)sa  mar- 
chesana di  Mantova,  ^'edile  rieordate  in  Luzio-KKMEn,  Mantnra  e 
Uihino.  Torino-Koma.  1S98,  pag.  xii.  Lizio-Keniki:.  //  hixso  d'Ixa- 
heìla  d' Este,  in  Nuova  Antolofiia,  1896.  In  corso  di  pubitlieazione  : 
Li'ZKj-Kenieh.  La  coltura  e  le  reìazioni  letterarie  d'  Ltahella  d' K-ste 
(ionzaija  in  (iiorn.  >itor.  della  leti.  ital.  XXXIII,  1  sgg.  e  voli.  sgg. 

-  )  J.  Cahtwritgiit,  Beatrice  d'Ente  I)uche>>>i  ofMilan,  London,  1899. 

')  8opra  Alfonso  I  si  veda:  A.  Cappelli.  Mta  di  Alfonxo  I d'  Ente 
scritta  da  lìonarentura  l'istofìo,  in  Atti  e  Mein.  della  Dejmtaz.  di  Si. 
Patria  di  Mod.  e  Parma,  III  (1865)  pagg.  481  sgg.  Tocco  di  Lucrezia 
Borgia  nel  ca]>.  VI  di  questo  mio  lavoro. 

*)  .So})ra  le  cure  e  lo  zelo,  onde  codesti  priucipi  furono  nella 
loro  infanzia  circondati  dai  genitori,  si  <fr.  L.  A.  Ganpixi.  Ixahellii, 
Beatrice  e  Alfonso  d' Ente  iufauti,  Modena.  1896.  e  ])er  l'educazione. 
<die  Ercole  faceva  ini])artire  ai  suoi  tigli  si  tengano  presenti  le  in- 
dicazioni di  Luzio-Kenier  in  (rioni,  stor.  cit.  XXXIII.  pag.  2.  n.  '.\. 
C^ualclie  altra  notizia  si  desume  dalla  nostra  terza  Appendice,  alla 
•  luale  rimandiamo  anche  (juesta  vcdta  il  lettore  per  non  rimiiinzare 
di  soverchio  ([uesta  nostra  introduzione.  Prezioso  opuscoletto  sojira 
la  educazione  di  Isabella  è  (|uel]o.del  Luzio,  /  precettori  d' Isabella 
d' Este,  (nozze  Kenier-Campostrini).  Ancona.  1887.  Per  le  nozze  sfar- 
zose di  Lucrezia  e  per  l'opera  del  Francia  in  tale  occasione,  si  cfr. 
A.  Vextci!!.   //  Francia,  in  liansenna  Emil.,  1,  pag.  7. 

^)  A.  Ventiiii,  Relazioni  artistiche  tra  le  corti  di  Milano  e  Fer- 
rara nel  sec.  XV,  in  Arch.  stor.  lombardo,  XII  (1885).  pagg.  225  sgg. 
Lrzio-KEXiKi!.  Delle  relazioni  di  Isabella  d'  Este  (ionzaxja  con  Lodo- 
ricti  e  Ilc((tricc  Sfiiica  in   Arrliirio  stor.    lomhardii.    XN'II,  (1890). 


16  IXTRODUZIOXr, 


durante  il  sec.  XV;  e  il  catalogo  del  1495,  che  noi  pubbli- 
chiamo più  oltre,  ci  darà  conto,  se  non  di  tutti,  certo  della 
massima  parte  dei  libri  appartenuti  al  Duca  Estense. 

Fermiamo  dunque  lo  sguardo,  dopo  questa  rapida  di- 
scorsa, sopra  la  nostra  ducale  biblioteca  fiorita  in  temjà 
COSI  fortunati  e  propizi  alle  più  svariate  manifestazioni  del- 
l' ingegno  umano  ^  ). 

Le  quali  trovarono  grande  favore  nella  felice  Ferrara, 
che  diffondeva  intorno,  per  opera  dei  suoi  Duchi,  tanta  luce 
ili  civiltà  e  di  progresso. 


^)  Si  veilaiio  .sopra  l'arazzeria,  la  lavorazione  del  porfido.  <^li 
infagliatori  di  stampe,  la  maiolica  e  la  porcellana  alla  corte  esfen.se 
nel  sec.  XV,  i  segg.  rispettivi  lavori  del  Marchese  G.  Campoim. 
.1/^/  e  Meni,  della  Deput.  di  Storia  Patria  di  Modena,  voi.  Vili  della 
serie  II;  IV  della  stessa  serie;  VII.  P.  II,  8.  id.,  e  Xotisie  .storiche 
e  artistiche  delta  maioliva  e  della  porcellana  di  Ferrara  nei  sec.  XV 
e  XVI,  Modena,  Vincenzi,  1871,  e  infine:  liaccolta  di  Catalofihi  ed 
inventari  inediti  di  quadri,  statue,  disegni,  bronzi,  ecc.  Modena,  1870. 


La  Libreria  estense. 

I.   1/  ufficio  (lei  libro  iicllu  Corte.  —  Lt-   predilezioni   dei    Priuciiù. 

—  Il  lusso  delle  iiiiuiature  e  delle  legatui'e.  —  Le  dediche  e  le 
offerte  di  uu  esemplare  da  parte  dell'autore.  —  Le  ricompense. 

—  II.  Storici  della  biblioteca  d'Este.  —  Prime  testimonianze.  — 
Sede  e  sviluppo  della  biblioteca.  —  I  primi  ufficiali.  —  L'Ar- 
chivio della  Corte  estense.  —  I  Cataloghi.  —  III.  La  biblioteca 
di  Corte  e  i  letterati.  —  I  prestiti  di  libri.  —  L' introiluzioiir 
della  stampa  in  Ferrara.  —  La  stampa  e  gli  Estensi.  —  Sguardo 
complessivo  alla  biblioteca  d'  Ercole  I. 

I.  Nella  Corte  di  Ferrara  del  sec.  XV,  il  libro  non  pur 
risponde  a  un  fine  desiderio  e  a  un  novissimo  bisogno  di 
educazione,  ma  rappresenta  anche  uno  dei  mezzi  più  gra- 
diti per  allietare  la  vita. 

•  Come  le  giostre,  i  banchetti,  gli  spettacoli  in  genere;  la 
lettura  tien  dolcemente  sospeso  l'animo  dei  principi;  sia 
ch'essi  riposino  nelle  delizie  delle  magnifiche  villeggiature  V), 


')  Possedevano  gli  Estensi  diversi  luoghi  di  delizie  in  Ferrara 
e  fuori  della  città.  Tra  questi  ultimi,  uno  dei  piìi  visitati  nel  sec.  XV 
era  Belriguardo,  ohe  aveva  bellissimi  giardini  e  godeva  della  vi- 
cinanza dell'  acqua  del  Po,  che  si  prestava  a  vari  usi  ;  come  a  formar 
pescliiere  o  a  far  fontane  artificiali  tanto  care  ad  Ercole  I.  La  Corte 
vi  si  recava  entro  i  bucintori,  navi  «  fabbricate  con  tanto  artifìcio, 
che  altre  ne  più  belle  né  più  sontuose  far  si  potrebbero  »,  fornite 
di  sale,  corridoi,  camere  e  poggi;  o  anche,  più  di  rado,  i  principi 
si  servivano  dei  coechi.  Nel  sec.  XVI  1'  amore  per  la  \'illeggiatura 
si  accentuò  nella  corte  estense  e  nuovi  palazzi  e  nuove  ville  furono 
fabbricate.  Si  cfr.  A.  Solerti,  Ferrara  e  la  corte  entense  nella  xeconda 
metà  del  secolo  deciinoHexto,  Città  di  Castello,  1)^91,  pagg.  vii-xvi. 


18  fAPITOLO    I. 


liberi  dalle  cure  dello  Stato,  lungi  dai  perigli  delle  guerre, 
senza  sospetto  di  trame  o  di  congiure  ;  sia  che  si  compiac- 
ciano di  variare,  per  breve  ora,  l'ordine  delle  loro  occupa- 
zioni, entro  le  sale  ampie  e  sontuose  del  turrito  castello,  o 
nei  giardini  in  flore,  accanto  ad  acque  popolate  di  cigni. 

Educati  sin  dall'infanzia  allo  studio  dei  classici,  essi  paiono 
preferire  in  virtù  di  un'innata  predilezione,  e  fors' anche  un 
poco  per  forza  tlella  aristocratica  moda,  i  cavallereschi  ro- 
manzi di  avventure.  Ammirano  i  poeti  e  gli  storici  latini, 
di  cui  hanno  sentito  esaltare  la  bellezza  dai  loro  gravi  e 
pedanti  precettori  ;  ma  più  amano  le  belle  e  favolose  narra- 
zioni di  Francia  o  ci^rte  opere  del  Boccaccio  o  le  novelle  di 
Sabbadino  degli  Arienti. 

È  veramente  in  loro  come  un  resto  di  indeflnite  aspira- 
zioni medievali  :  i  romanzi  della  Tavola  rotonda  li  dilettano 
con  la  molteplicità  dei  casi,  e  con  la  ingenuità  del  racconto: 
la  casistica  amorosa  dell'  età  media  non  ha  ancor  perduto 
per  gli  spiriti  loro  la  sua  vaghezza:  e  le  dame,  coli' occhio 
incerto  e  sperduto,  seguono  —  dopo  la  lettura  —  col  pen- 
siero infiammato  gli  erranti  cavalieri  splendidi  nella  forte 
armatura,  o  si  provano  in  sottili  e  teoriche  disquisizioni. 

Non  tutti  i  principi  estensi  prediligono  gli  stessi  libri. 
Dalle  loro  preferenze  si  arguisce  qualche  volta  un  tratto  del 
loro  carattere.  E  cosi  Leonello  ama  i  libri  dei  classici  V)  per 
effetto  della  sua  educazione  tutta  latina;  e  Borso  ricerca  e 
premia  i  traslatamenti  e  le  traduzioni,  in  causa  della  sua 
poca  familiarità  col  latino  classico,  o  preferisce  codici  son- 
tuosamente miniati  2)  ed  Ercole  —  spirito  per  eccellenza  av- 
venturiero —  si  diletta  sopra  tutto  delle  storie,  delle  narra- 


')  Niccolò  fece  alluminare  per  Leonello  diversi  codd.  di  scrit- 
tori latini,  (cfr.  Heumaxn,  Op.  cit.,  pag.  131)  e  a  Leonello  mede- 
simo appartenne  un  Quintiliano,  che  passò  a  Lodovico  Carbone  e 
fu  richiamato  poi  per  il  Duca  Borso  dal  Conte  Lorenzo  Strozzi 
(cfr.  Apjieìid.,  Ili,  n.  5). 

-)  L'eccellenza  toccata  a  Ferrara  dall'arte  della  miniatura  i' 
veramente  sorprendente.  Per  la  vivacità  del  ctdore,  per  la  ricchezza 
dei  fregi,  per  la  diligenza  somma,  per  lo  splendore  degli  ori  alcune 
miniature  ferraresi  sono  veramente  insigni.  In  talune  può  forse 
qualche  volta  desiderarsi  maggior  comiiiutezza  di  disegno,  ma  non 
mai   maggior  studio  dei  particolari  o  maggiore  evidenza  di  rappre- 


LA    LIlìKF.lUA    EsTEN.st:  10 


zioni  di  gesta  militari  e  di  nobili  fatti  d'  arme,  e  domanda 
da  Belriguardo  la  storia  fiorentina  volgare  di  Jacopo  di 
Poggio,  per  ingannare  i  lunghi  ozi  d' agosto  ^  ),  e  ordina  che 
sian  trasf)ortati  nel  sin»  studio  particolare  le  Vite  di  Sveto- 
uio')  e  un  Marco  Polo^j,  e  scrive  infine  a  Demetrio  Guas- 
selli,  custode  della  biblioteca  apostolica,  per  chiedergli  il 
permesso  di  far  copiare  alcuni  istoriografl,  dai  quali  egli 
pensa  «  di  poter  trarre  piacere  assai  w^). 

Ed  altrettanto  accade  per  le  donne.  —  Parisina  si  stacca 
dalla  lettura  degli  offici  e  dei  salteri  o  abbandona  l'arpa 
prediletta,  per  lasciar  vagare  l' anima  dietro  gli  amori  di 
Tristano  e  di  Isotta;  Eleonora  d'Aragona  si  circonda  quasi 
esclusivamente  di  libri  religiosi;  e  questi  ama  e  preferisce; 
e  ha  presso  di  sé  poche  opere  volgari,  pochissime  profane  ^  ). 

Tutti  i  principi  poi  —  uomini  e  dame  —  amano  i  libri 
scritti  su  belle  pergamene,  finamente  miniati  e  con  ogni 
splendore  rilegati.  Quel  lusso,  che  la  Corte  estense  dispiega 
in  ogni  cosa;  nei  conviti  sontuosissimi  per  le  molte  portate 
e  per  gli  zuccheri  artisticamente  lavorati  ^  ),  nei  bagni  ral- 
legrati dal  suono  di  musicali  istrumenti,  negli  abbigliamenti, 
nelle  feste,  nelle  collezioni  di  animali,  negli  edifizì,  non  fa 
difetto  neppure  nella  loro  privata  biblioteca. 

I  codici  sono  quasi  tutti  di  eletta  membrana  e  in  gran 
parte  miniati  «  all'  antica  o  alla  moderna  »  ;  alcuni  sono 
riposti  entro  custodie  di  velluto  ;  i  più  sono  rilegati  in  varie 


sentazione.  8i  cfr.  A.  Venturi.  La  miniatura  fen-artse  nel  sec.  XV 
e  il  «  iJecretum  Gratiani  »  in  Gallerie  nazionali  ital..  IV.  pagg.  187 
sgg.  La  luiniatiira  alla  Corte  di  Ferrara  s'  inizia  con  Niccolò  III, 
progredisce  rapidamente  nell'  età  di  Leonello,  si  espande  con  una 
rigogliosa  vegetazione  ai  tempi  di  Borso  ed  Ercole  I.  Decade  nel 
sec.  XVI.  dinanzi  al  trionfo  della  stampa. 

')  Append.,  Ili,  n.  25. 

-)  Appena.,  Ili,  n.  24. 

")  Appena.,  Ili,  n.  22. 

*)  Appena...  III.  n.  17. 

'")  Cfr.,  più  oltre,  il  catalogo  dei  libri,  eli' es.sa  aveva  alla  sua 
morte  nel  suo  appartemento  :  Appena.,  II,  n.  I. 

*)  Sulla  ricchezza  delle  imbadigioni  estensi,  cfr.  L.  A.  Gaxdini, 
Tavola  e  cucina  alla  Corte  d' Este  nel  sec.  XV,  (per  nozze)  Mo- 
dena. 1889. 


20  r-APITOLO    I. 


foggie  e  maniere:  o  con  assi  ricoperte  di  raso  cremisino  o 
alessandrino  o  paonazzo  ;  o  con  brasilio,  cioè  con  una  specie 
di  cuoio,  che  poteva  essere  o  no  «  stampato  »  il  che  è 
quanto  dire  —  cred'  io  —  adornato  di  fregi  e  avevano  il  fun- 
dello  o  dorno  di  cuoio  e  gli  azuli  o  borchiette  di  ottone  o  di 
argento,  e  talvolta  le  serrature  di  corame  e  i  nastri  di  seta. 
Peccato  che  tanti  preziosissimi  guernimenti  siano  ormai 
tutti  —  meno  pochissime  eccezioni  —  scomparsi,  per  lasciar 
generalmente  luogo  a  una  più  recente  rilegatura  di  corame 
rossastro-cupo  !  V). 

I  libri  della  moglie  d'  Ercole  I  spiccano  tra  gli  altri  per 
ricchezza  di  fregi  esteriori  ;  e  con  quale  compiacenza  doveva 
essa  —  la  bella  aragonese  —  sfogliarli  e  rileggerli  nelle  sue 
splendide  sale,  cinta  del  suo  monzile  di  velluto  colla  manica 
sinistra  folgoreggiante  di  perle  e  con  grande  finezza  rica- 
mata, o  sotto  la  turca  damaschina,  o  avvolta  della  sua  ricca 
camora!  -j. 

Essa  ben  conosceva  ed  apprezzava  la  splendidezza  delle 
guarniture  e  dei  ricami,  la  cui  arte,  da  non  molto  introdotta  in 
Italia,  era  presto  in  grande  onore  salita  alla  Corte  Aragonese. 

Per  gli  esemplari  di  dedica,  il  lusso  della  pergamena,  dei 
caratteri  e  della  legatm-a  era  poi  naturalmente  necessario. 
Venivano  essi  offerti  con  alquanto  apparato  ;  1'  autore  ingi- 
nocchiavasi  ai  piedi  del  Duca  che  sedeva  in  un'  ampia  scranna 
riccamente  vestito  ^  ),  ovvero  il  Duca  riceveva  l' omaggio  in 
piedi,  assistendo  parte  della  corte  a  rispettosa  distanza,  e 
inchinandosi  profondamente  l' offeritore  ^).  Seguivano  poscia 
i  doni  e  le  prove  di  liberalità  del  signore^);  e  intanto  la 
biblioteca  dei  principi  si  andava  via  via  arricchendo. 


'  )  Couservii  1'  antica  .splendida  legatura  con  a.ssi  (•ui)erte  di  vel- 
luto turcliiuo.  con  fregi  d'  argento  dorato  e  con  ornanicnti  d"  ar- 
gento filato  il  messale  estense  segnato:  a.  W.  5,  2. 

*)  Nel  corredo  di  Eleonora  d'Aragona,  la  camora  piìi  co.stosa 
figura  valutata  2750  ducati. 

*)  Miniatura  del  Libro  del  Salvatore  di  C.  Bontempi.  Cod.  ital. 
est.,  u.  350,  f.  2;  Hermaxx,  Ojj.  cit.,  pag.  24. 

^)  Si  cfr.  la  miniat.  del  cod.  306,  Ci.  I  della  comunale  «li  Fer- 
rara dedicato  ad  Ercole  I  :  Hki:manx.   Ojj.  cit.,  pag.  76. 

■')  Cfr.  i   MdiKhili.  un.'  J.   10.   11.  12  della  nostra  .IpiH-nd.,  III. 


LA    LIBRKHIA    ESTENSE  21 


II.  Di  grande  interesse  è  lo  studio  della  formazione  della 
I»rivata  biblioteca  d'  Este. 

Domenico  Vandelli,  in  una  sua  memoria  manoscritta  ^  *, 
sii  orò  con  eccessiva  brevità  il  nostro  argomento  e  pose  sol- 
tanto in  evidenza  il  favore  sempre  nutrito  dagli  Estensi  pei 
libri  ;  A.  Lombardi  nella  sua  storia,  ancora  inedita,  della 
biblioteca  estense^),  fondandosi  sul  Tirabosclii,  diede  pai-ti- 
colari  un  po'  più  precisi,  ma  non  presentò  uno  studio  con- 
dotto sopra  nuove  ricerche,  né  si  propose  di  illustrare  con 
qualche  minuzia  le  origini  della  libreria  d'  Este.  Tale  scopo 
non  ebbero  neppure  gli  storici  posteriori;  quali  lo  Zaccaria^), 

*)  È  un  luagro  fascicoletto  di  quindici  o  sedici  carte,  in  cui  si 
parla  con  una  grande  concisione  della  bibl.  estense  da  Alberto 
d'  Este  tino  al  sec.  XVIII.  Il  lavoretto  non  ha  intento  critico  ed  è 
conservato  tra  i  codd.  Canipori  :  Y-  Q-  2,  8. 

"*)  La  storia  del  Lombardi  ha  però  un  riguardevole  valore  jur 
ciò  che  riguarda  i  fondi  recenti  della  estense. 

")  Orazione  pel  solenne  aprimcnto  della  puìihl.  ducal  Libreria,  Mo- 
dena, 1764.  Il  Carteggio  di  ìrihlioteca  nell'Archivio  estense  di  Stato 
conserva  diverse  belle  lettere  dello  Zaccaria;  alcune  delle  quali 
sono  di  qualche  importanza.  Questa,  per  es.,  data  da  Modena  il  21 
Dicembre  1763  e  indirizzata  al  Duca  estense  ci  mostra  lo  Zaccaria 
in  relazione  col  Baretti.  «...  Certo  Conte  Giuseiìpe  Baretti  Torinese 
«  sotto  il  tinto  nome  di  Aristarco  Scannabue  ha  quest'  ottobre  preso  a 
«  stampare  in  Venezia  una  gazzetta,  ch'egli  intitola /Vh-s-^w  letteraria 
«  e  nel  secondo  numero  o  foglio,  che  uscì  il  dì  16  ottobre,  beft'an- 
«  dosi  al  suo  solito  delle  antichità,  toccò  qualche  cosa  sulle  Anti- 
«  chità  d' Ercolano.  Ora  un  maligno  senza  verun  fondamento  che 
«  quello  o  dei  suoi  sogni  o  di  qualche  ciarla  d'  altro  suo  pari  ha 
«  fatto  credere  al  Sign.  March.  Tauucei,  che  io  l'autore  fossi  di 
«  quella  frusta  malaugurata  e  questi  per  mezzo  del  Sig.  Card.  Or- 
«  sini  ha  subito  chiesta  al  mio  P.  Generale  con  forte  risentimento 
«  soddisfazione  ...,».  E  più  olti'e:  «  ....  il  bello  è  clie  io  non  ho 
«  mai  avuta  alcuna  conoscenza  col  Baretti  e  solo  in  data  de'  15  ot- 
«  tobre  mi  scrisse  una  lettera  per  usarmi  la  coutideuza  eh'  egli  era 
«  1'  autore  della  frusta  e  per  raccomandarsi  a  me,  che  gli  volessi 
«  esser  favorevole  ....»,  ecc.  Il  cod.  est.  a.  R.  3,  4  (1)  contiene  una 
biogralia  dello  Zaccaria  scritta  dal  Lombardi. 


22  CAPITOLO   I. 


se  pure  può  essere  annoverato  tra  gli  storici  della  estense, 
il  Galvani  V),  il  Carbonieri-). 

Vengono  perciò  questi  nostri  appunti  a  rischiarare  il'  un 
po'  di  luce  un  argomento  ancora  avvolto  nell'  ombra. 

È  fuor  d'  ogni  dubbio  che  sul  finire  del  sec.  XIV  i  Mar- 
chesi d'  Este  dovevano  possedere  una  abbastanza  l'agguar- 
devole  raccolta  di  libri.  E  n'abbiamo  la  testiuKjnianza  della 
Chronica  Nona,  che  nel  1393  parla  di  una  bibliotheca  incìnta  a 
clomus,  che  può  già  credersi  in  piccola  parte  costituita^). 

Ma  per  parecchio  tempo  i  libri  dei  Marchesi  non  furono 
raccolti,  a  quanto  pare,  in  un  apposito  locale  ;  e  forse  giace- 
vano suddivisi  in  varie  sale  del  Castello  di  Ferrara. 

Ancor  nel  sec.  XV  parte  della  biblioteca  ducale  trovavasi- 
nella  «  Torre  »,  parte  nei  privati  appartamenti  dei  principi 
(■  parte  infine  nell'  oratorio.  E  così  rimase  dispersa  per  molti 
anni,  senza  alcuna  sorveglianza  di  persona  espressamente 
incaricata,  affidata  alle  cure  di  questo  o  di  quel  «  came- 
rario »,  entro  questa  o  quella  guardaroba. 

Il  primo  ad  incaricare  due  appositi  ufficiali  di  un  ordi- 
namento per  lo  meno  parziale  della  Libreria  estense,  par 
sia  stato  il  Duca  Borso,  il  quale  commise  una  cosi  deli- 
cata fatica  a  Francesco  Putti  e  a  Scipione  Fortuna.  Ciò 
risulta  da  una  lettera,  che  conservasi  nell'-archivio  estense 
di  Stato,  colla  quale  i  due  sunnominati  «  officiales  »  — 
com'essi  si  sottoscrivono  —  avvisano  in  data  23  ottobre  1461 
Borso  che  per  mettere  in  ordine  tutte  le  bolle,  i  privilegi,  le 
carte  di  casa  d' Este  «  quali  si  trovano  essere  in  dieta  thore 
«  et  sotto  nostra  guardia  in  forma  et  modo  che  come  li  ce 
«  saranno  chiesti  et  domandati  o  per  la  cancelleria,  o  per 
«  la  factoria,  sempre  se  hauranno  a  mano  et  incontinente 
«  scranno  trovati  »,  occorrono  alcune  cassette  e  un  armadio 
e  pregano  inoltre  Borso  di  sollecitare  ^  ). 


')  G.  Galvani,  La  li.  I).  BihUotcca  K>itnix(  sotto  il  rcfiuo  dì  Fiaii- 
ceaco  IV,  Modena,  1846. 

'-)  L.  Carbonieri,  Cenni  storici  della  li.  Jiil>lioteca-  Estenxt-  in 
Modena,  Modena,  1873. 

')  E.  I.  S.,  XVIII,  906. 

*)  Carteggio  di  hihliofeca,  sec.  XV. 


LA  librl:ria  estense  23 

Ma  per  verità  questa  prima  notizia  ne  lascia  un  poco 
sospesi  —  e  ci  fa  dubitosi  non  forse  si  tratti  di  un  ordina- 
mento dell'Archivio  dei  princi])i  d' Este  più  tosto  che  della 
loro  biblioteca. 

L'assetto  dell'archivio  si  imponeva  infatti  ed  era  di  as- 
soluta necessità,  poiché  bene  spesso  occorreva  trovar  con 
prontezza  bolle  e  privilegi  o  lettere  e  addurli  nelle  discus- 
sioni delle  liti,  eh'  eran  purtroppo  frequenti,  o  valersene  per 
tutelare  i  propri  diritti.  Non  sarebbe  perciò  meraviglia  se 
r  archivio  avesse  richiamato  ]'  attenzione  del  Duca  prima 
della  libreria. 

Ma  noi  possiamo  affermare  ch'essa  venne  presa  in  pari 
ti'mpo  in  seria  <>  conveniente  considerazione  e  che  i  due 
ricordati  ufficiali  intendevano  anche  alla  biblioteca  estense. 
Nella  guardia  anteriore  della  cronaca  di  Jacopo  Delaito  tro- 
viamo infatti  la  firma  di  Francesco  Putti,  di  Scipione  For- 
tuna e  di  un  certo  Niccolò  Tossici  ^  ).  Questi  era  già  al  tempo 
di  Ercole  I  «  camerlengo  alla  Torre  »  ;  ne  aveva  in  custodia 
tutti  i  mobili  e  le  masserizie,  risi)ondeva  in  tutto  di  essa  ed 
era  succeduto  in  tale  ufficio  a  Giovanni  di  Valenza.  Già 
prima,  nel  1471-6,  era  «  camerlengo  alla  Torre  »  il  m.°  Marco 
Galeotti. 

Intorno  alla  metà  del  sec.  XV  la  parte  più  cospicua  della 
ducale  libreria  era  dunque  raccolta  nella  Torre  di  Rigo- 
bello ^  )  ed  era  sorvegliata  dalla  diligenza  di  tre  custodi,  che 
non  erano  poi  che  ufficiali  di  Corte  delegati  al  servizio  della 
Torre. 


*)  Cod.  est.  lat.  3f.  H.  4,  1.  Sul  Tossico  cfr.  anche  Frizzi,  Me- 
morie per  la  storia  di  Ferrara  -,  Ferrara,  1845,  IV,  165.  In  un  registro 
di  (juardaroha  del  1478  leggo:  «  A.  Nic.  Tosego  braza  3 '^  de  raso 
«  negro  che  li  dona  lo  S.  per  nno  zipone  ».  Anche  sulla  prima 
guardia  del  ood.  a.  W.  1.  12  contenente  il  Cesare  emendato  da 
Guarino  e  dal  Lamola,  si  leggono  gli  stessi  tre  nomi. 

-■)  I  dubbi  del  Cittadella,  //  Castello  di  Ferrara,  1875,  pag.  9. 
M.  1;  e  pag.  63,  n.  1  circa  la  Torre  contenente  la  biblioteca  di  Borso 
non  hanno  più  ragione  d'esistere  dopo  quanto  ha  scritto  A.  Cai*- 
PELLI,  in  Giorn.  storico,  cit.  XIV,  pag.  2,  n.  1.  Questi  ha  rilevato  un 
docum.  del  1551  (Notizie  relative  a  Ferrara,  pag.  443),  nel  quale  si 
parla  di  uremari  di    la  libreria  esisti'iiti  india  Torre  di  Rigobello. 


24  CAPITOLO   I. 


Una  lettera  di  Marco  Galeotti  indirizzata  sin  dal  26  set- 
tembre '02  al  Duca  Borso  non  è  per  noi  di  lieve  momento, 
poiché  ci  mostra  Ercole,  nella  sua  giovinezza,  tutto  deside- 
roso di  veder  presto  compiuto  un  breviario. 

«  Lo  111.'"°  Messer  Ercule,  —  scrive  il  Galeotti  —  vostro 
«  fratello,  me  ha  facto  dimandare  che  io  gli  debia  fare  ve- 
ce dere  tutti  li  quinterni  del  Briviario  de  la  Ex.='  V.  che  sono 
«  finiti  et  che  io  gli  mandi  a  dire  quanti  ne  sono  ne  le  mano 
«  de  lo  aminiadore  et  quanti  gli  ne  mancha  a  scriuere: 
«  et  non  so  per  che  casone  la  sua  S.  me  fa  cotale  di- 
«  manda...  »  ^).  Il  Galeotti  era  tenuto  dalla  Corte  in  maggie jr 
considerazione  degli  altri  ufficiali  :  questi  ricorrevano  anzi  a 
lui  come  a  intercessore  e  patrocinatore  presso  il  Duca  -  )  e 
fors'  anche  gli  dovevano  render  conto  della  manutenzione 
dei  libri.  Due  documenti  ci  mostrano  il  Fortuna  in  relazione 
diretta  o  indiretta  con  Alberto  d'  Este  :  nell'  uno  egli  prega  il 
principe  di  fargli  aver  subito  «  insino  a  seicento  capritti  che 
«  rezano  tutti  a  la  forma  mediana  per  compire  li  libri  prin- 
«  cipiati  per  la  V.  S  :  e  questo  non  fall  per  Dio  »  e  lo  rende 
consapevole  delle  lagnanze  degli  scrittori  e  miniatori  per 
non  essere  stati  ancora  pagati  ^  )  ;  nel?  altro  confessa  di  aver 
dato  <<  de  commissione  Domini  a  Don  Jacomino  da  Lodi, 
«  capelano  de  lo  111."'°  Alberto  da  Este,  un  libro  chiamato  lo 
«  Asperamonte,  in  carta  de  bambaxo  di  forma  pizola  scritto 
«  de  lettere  moderne,  tristissimo,  cum  asse  ed  uno  azulo,  il 
«  quale  libro  prestò  dito  Don  Jacomino  per  fare  una  copia 
«  a  lo  111.™°  D.  S.  N.  »  *  ). 

Dopo  ciò,  Scipiono  Fortuna  e  Francesco  Putti  scompaiono 
e  nulla  sappiamo  più  di  loro.  Ma  intanto  la  libreria  estense 
s'  era  accresciuta  dei  codici  giuridici  di  Giacomo  Giglioli  ''  ), 


^)  Carteggio,  citato. 

*  )  Scipione  Fortuna  con  lettera  del  1463  si  raccomandava  al  Ga- 
leotti per  essere  difeso  presso  Borso  da  accuse  clic  gii  erano  state 
rivolte  da  un  miniatore  francese.  Cart.  cit. 

')  È  una  lettera  ad  Alberto  del  3  maggio  1470.  Cart.  citato. 

*)  G.  Campori,  Architetti  ed  Ingegneri,  ecc.,  ìn^Atti  e  Meni.  cit.. 
8.  Ili,  Voi.  I,  P.  I,  pag.  34,  n.  1. 

■')  A.  Cappelli,  Op.  cit.,  pagg.  9-10.  Nel  breve  inventario  trovausi 
registrate  opere  di  grande  interesse:  per  es.,  la  Smmna  codìcis  di 
Azzone  (  \    1239)  una  «  lectura  »  di  Baldo  degli  Ubaldi  da  Perugia, 


LA    LIBRERIA    ESTENSE  25 


dei  molti  manoscritti  acquistati   da  Leonollo   o  Borse  o  di 
quelli  non  pochi  a  loro  dedicati  ^  i. 


la  leetura  super  prima  et  xeeunda  parte  Digesti  veteris  di  Bartolo,  un 
Difie-stum  retìis,  un  Infortiatum,  ecc.  Vi  figurano  i  nomi  «li  Bottigario. 
(li  Alberico  ila  Rosate,  di  Dino  da  Mugello,  e  d'altri.  Sopra  G.  Giglioli 
e  le  sue  relazioni  col  Panormita,  si  veda  la  lettera  di  quest'  ultimo 
l)ul)blicata  da  G.  Mercati,  Cosma  Ilaimondi,  in  Studi  e  dociim.  di 
Storia  e  Diritto,  XV,  pag.  22  e  indirizzata  all' Aurispa.  Cfr.  Giorv. 
xfor.  cit.,  XXVIII,  344. 

'  )  Sarebbe  utilissimo  uno  spoglio  di  tutti  i  codd.  esistenti  oggidì 
nella  Bibl.  estense,  che  recano  dediche  ai  Principi  d' Este.  Ma 
poiché  i  cataloghi  sono  avari  di  precise  indicazioni  a  questo  pro- 
posito, io  uon  citerò  qui  che  pochi  mss.,  che  m'  è  avvenuto  di  incon- 
trare. Souo  certamente  incompletissimo;  ma  il  lettore  sa  che  la  pre- 
sente operetta  nou  ha  intento  strettamente  bibliografico.  Una  oratio 
ad  ili  list  rem  Xicolanm  estensem  di  Axr.  Loschi  è  contenuta  nel  cod. 
est.  lat.  n.  27;  Galeotto  Marzio  da  Narni  dedicò  a  Niccolò  III 
un  suo  poemetto  latino  sopra  Stella  degli  Assassini,  bellissima 
donna  di  origine  Senese,  amata  dal  Marchese  e  madre  di  Ugo, 
Leonello  e  Borso  (cod.  lat.  n.  66).  Nel  cod.  est.  a.  O.  7,  10,  conte- 
nente varie  cronachette  ferraresi,  si  legge  :  «  Adì  XI  de  Luio  del 
«  dito  anno  [1419]  morì  Madona  Stela,  tiola  de  Zoaue  del  Asasino. 
«  cetadino  de  Ferrara,  la  quale  donna  era  stata  coperta  dal  March. 
«  Nicolò  e  fu  sepolta  al  Lago  di  Fra'  de  San  Francesco  con  grande 
«  honore  ».  Jacobo  Delaito  intitolò  al  Mai'chese  di  Ferrara  i  suoi 
nolùl issimi  Anìiaìi,  ecc.  ecc.  Leonello  ebbe  bellissime  dediche  dal 
Biondo,  dal  Candnatore,  ecc.  F.  AuiosTi  gli  intitolò  la  sua  interes- 
santissima favola  drammatica,  V  Iside,  (cod.  lat.  1096);  il  Basini 
il  suo  De  interitu,  Meleagri,  T.  V.  Strozzi  il  suo  De  situ  ruris  l'elo- 
sellae  (cod.  lat.,  n.  66).  Il  cod.  lat.  27  fu  dedicato  a  Leonello  da 
chi  lo  scrisse,  cioè  da  un  certo  Antonio  Maria;  a  Leonello  souo  pur 
dedicate  l'opere  contenute  nei  codd.  lat.  145  (G.  Bianchini);  174 
(Guarino);  219  (Guarino);  ecc.  ecc. 

Borso  ebbe  dediche  da  Domenico  Biancheli-i  (cod.  lat.  343). 
F.  Biondo  (cod.  lat.  168),  G.  M.  Filelfo  (n.  222),  Andrea  Bar- 
razza  (n.  374),  Nicolò  Germanico  (n.  463),  F.  Ariosti  (n.  1096 
e  104),  Gaspare  Trimbocchi  (n.  82);  Lodovico  Arienti,  lo  stesso 
che  tenne  una  conclone  in  Ferrara  contro  il  padre  di  Lodovico 
Ario.sto  (n.  120);  Giovanni  da  Ferrara  (n.  182),  Michele  Sa- 
vonarola (n.  215),  Antonio  Cornazano  (n.  872),  Candii>o  Bon- 
TEMPi  (n.  353),  Bernardo  Illicino  (n.  397),  Laudivio  (n.  78), 
Alberto  Advocato  (n.  684),  ecc.  ecc. 

D'Ercole  I  e  <li  Eleonora  parleremo  più  innanzi,  nel  capitolo  VI. 


26  CAPITOLO    I. 


Nel  1479  ci  si  fa  innanzi  il  nome  di  uno  «  scrittore  »,  An- 
drea da  la  Vieze,  il  quale  pare  siasi  occupato  della  libreria 
estense  per  non  pochi  anni  durante  il  governo  del  Duca  Er- 
cole I.  «  Vostra  Excellentia  —  scriveva  il  da  la  Vieze  — 
«  disse  parlarla  a  Misser  Bonifacio  che  me  facesse  pagare 
((  ogni  mese  del  mio  officio  :  ad  ciò  se  potesse  attendere  a 
«  li  libri  di  V.  S.  et  non  ad  altri  »  ^  ).  Ma  veramente  il  da  le 
Vieze  più  che  all'  ordinamento  della  libreria,  attendeva  e  si 
interessava  degli  amanuensi  e  dei  miniatori.  Di  questi  e  di 
quelli  sempre  discorre  nel  suo  breve  carteggio,  che  a  noi 
fu  dato  di  esaminare;  sia  che  solleciti  il  Duca  per  aver 
denari-),  sia  che  gli  dia  conto  dell' avanzamento  o  dello 
stato  dei  lavori^),  sia  infine  che  Io  ringrazi  dello  stipendio 
o  di  qualche  benefìcio  ricevuto*). 

Una  sua  lettera  al  Duca  del  1"  marzo  1479  reca  un  pe- 
riodo che  ha  per  noi  molto  valore;  poiché  da  esso  appren- 
diamo che  in  cotesto  tempo,  i  copisti  del  Duca  lavoravano  in- 
torno all'  Orlando  innamorato  e  alla  traduzione  dell'  Asino 
d'oro  di  Matteo  Maria  Boiardo.  Sappiamo  anche  che  quest'ul- 


^)  Carteggio,  citato.  La  lettera  è  firmata:  «  Andrea  a  Vegetibus  »; 
ma  1' identitìeazioue  di  «  a  Vegetibus  »  cou  «  da  le  Vieze  »  mi  par 
provata,  oltre  che"  dai  registri  camerali  e.stensi,  dal  Cittadella, 
Notizie  relative  alla  storia  di  Ferrara,  Ferrara,  1864,  pag.  488.  An- 
drea da  le  Vieze  fu  tìglio  di  Giovanni,  fratello  di  Gugliehno  e 
padre  di  quel  Cesare,  copista  e  miniatore,  che  alluminò  libri  devoti 
per  Isabella  d' E.ste  Gonzaga.  Si  cfr.  Luzio-Rexieb,  Giorn.,  cit., 
XXXIII,  29.  Figlio  di  Cesare  fu  Gio:  Battista  da  le  Vieze,  cartolaio. 

-)  «  Vostra  111. ma  S.  quando  se  partì  da  Ferrara  concesse  a 
«  Marco  Galeotto  facesse  con  la  Ill.nia  S.  de  Madama  eli'  io  avesse 
«  sei  fiorini  per  li  miniaduri  del  hreriario:  et  altri  dinari  ancbe 
«  bisognandone  per  quelli  altri  libri  me  lassò  V.  Ex.  facesse  scri- 
«  vere  »...  Carteggio,  cit. 

"')  «  Messer  Marino  fu  hieri  da  mi  et  mi  disse  (juanto  P  hauea 
«  parlato  com  V.  Ex."  per  il  principio  de  quello  miniatore  mila- 
«  nese.  Il  perchè  di  novo  inseme  le  reuedessimo  et  feci  uno  nono 
«  modo  de  estimarlo  per  farlo  intendere  ad  ogni  rude  et  grosso  in- 
«  gegno  »...  Cari.  cit.  [19  maggio  1498]. 

*)  «  Francesco  Nasello  ha  mandato  per  mi  et  ha  commissione  di 
«  quella  mia  facenda  che  ha  scri^ito  V.  D.  S.  a  Sua  Ex."  Si  che  intì- 
«  nite  uolte  rengratio  quella  ».  Cari.,  [17  agosto  1482].  F.  Nasello, 
oratore  estense  in  Firenze  nel  1467,  fu  segretario  ducale. 


LA    LIBRERIA    ESTENSE 


tima  veniva  copiata  da  Niccolò  Mascarino,  lo  stesso  am- 
iiianuense  <li  una  versione  di  Diodoro  Siculo  per  gli  estensi  \). 
Ecco  il  periodo  in  questione  :  «  lo  non  ho  exempio  per  quello 
«  di  Orlando  se  non  per  X  o  XV  dì  :  sicché  D.  S.  me  ne  porà 
«  far  mandare  al  conte  ad  ciò  se  possa  seguitare  a  scrivere  ; 
H  et  anche  ricordo  a  V.  S.  me  faci  mandare  la  coda  de  lo 
i(  Asino  ri'  oro  :  el  quale  ha  commenzado  el  Mascharino  »  -  ). 

Ma  sarebbe  certamente  errore  credere  che  Scipione  For- 
tuna, il  Galeotti,  il  Putti  e  il  «la  le  Vieze  considerassero  real- 
mente come  un  vero  e  proprio  ufficio  quello  di  sovrainten- 
dere  alla  conservazione,  all'ordinamento  e  all'ampliamento 
della  libreria  di  Corte.  Questo  incarico  veniva  ad  essere  piut- 
tosto una  conseguenza  della  professione  ch'essi  esercitavano 
presso  i  Ducili,  e  come  tale  veniva  considerato  e  apprezzato. 
Prima  d'essere  archivisti  o  bibliotecari,  essi  erano  aman- 
niiensi,  o  camerlenghi  e  soltanto  dall'  esercizio  della  loro  arte 
o  del  loro  ufficio  presso  la  Corte  potevano,  io  credo,  aspet- 
tarsi il  loro  giornaliero  guadagno.  Eran  forse  anche  provetti 
«  scrittori  «,  versati  nella  conoscenza  del  latino  e  del  greco 
e  degni  di  conseguenza  di  sorvegliare  l' andamento  della 
novissima  biblioteca  ducale. 

A  vera  e  reale  dignità  il  nuovo  (jfficio  fu  elevato  non 
molto  d(jpo,  quando  un  letterato  di  grande  rinomanza  ai 
suoi  tempi  e  di  meriti  segnalati  fu  messo  alla  testa  dell'Ar- 
chivio e  della  Libreria  di  Corte:  Pellegrino  Prisciano,  retore. 


^)  Si  apprende  dalla  indicazione  di  un  libro  del  catalogo,  che 
citeremo  più  oltre,  del  1472:  «  Libi-o  chiamado  Diodoro  Sicliulo  in 
«  carta  bona,  littera  e  miniatura  antiqua,  cnm  asso  chnperte  «le 
«  brasilio  stampato  euni  4  azuli,  traducto  per  m.°  Nicolo  da  Luniclio 
«  de  griecho  in  latino.  Scripto  per   mano  de   Nicolò  Mascliarino  ». 

■-)  Sopra  V  Asino  iV  Grò  di  Apuleio  tradotto  dal  Boiardo,  vedi 
Bìhìiofiìo,  IX.  pag.  71.  Nel  lóVl  la  sua  traduzione  veniva  inviata  a 
Mantova  alla  Marchesana  Isabella.  Cfr.  Luzio-Ekniek,  Giorn.  stor., 
cit.  XXXIII.  pagg.  1.V16.  Nel  1485  Lovise  o  Alvise  Roseto  scriveva 
l'Orlando  Innamorato.  Tolgo  infatti  dal  cod.  est.  a.  H.  1,  13:  «Uno 
«  libro  de  Orlando,  che  compone  el  Conte  Mathio  M.  '  Boiardo  per 
«  la  Ex.*  del  S.  Nostro  e  che  scrive  Lovise  Roseto  di  quinterni  XV. 
«  di  carte  vitelline  con  principio  miniato  d' oro  a  l' antiga,  su 
«  1'  arma  ducale  e  per  entro  con  lettere  l'osse  e  azurre  ».  Estratto 
dal  Ueijhtro  c^icnxc  (iti  Mandati,  V>  Febb.  1483. 


28  CAPITOLO    I. 


storico,  poeta,  professore  allo  studio  di  Ferrara,  uomo  dot- 
tissimo nell'età  sua  e  grande  amatore  di  libri  '). 

Una  assidua  diligenza  e  una  grande  alacrità  egli  portò 
nell'  adempimento  del  suo  ufficio  ;  fece  copiare  altri  codici  -)  ; 
die'  un  nuovo  assetto  all'  archivio  e  sulle  carte  di  esso  inco- 
minciò a  scrivere  la  storia  degli  Estensi. 

Nell'ultimo  quinquennio  del  sec.  XV,  la  biblioteca  d'Er- 
cole fece  rapidi  progressi.  Gerolamo  Giglioli  nel  1495  fu  in- 
caricato di  compilare  un  catalogo,  che  più  oltre  riferianid 
nella  sua  integrità -M,  delle  opere  possedute  dal  Duca,  e  lo 
stesso  Prisciano  nel  1488  curò  un  indice  assai  minuto  dei 
documenti  d'Archivio  *  ). 


')  Nel  libro  tlei  Salariati  del  1S94  «"■  notato:  «  Pelegriiio  (k- 
«  Presciauo  conservatore  de  la  ragione  de  la  Camara  eon  prone- 
«  sione  de  Lire  dodexe  march,  el  mese  ». 

-)  Notevolissimo  fjnesto  biglietto  di  «  Andrea  a  \'egetil»ns  ».  \'i 
è  un  cenno  a  Paiidolfo  da  Pesaro,  eli'  è  il  celebre  Paiidolt'o  Col- 
lenncclo  : 

II].'""  Princeps,  eec. 

Miser  Peregrino  da  Prisciano  me  lia  dicto  et  facto  grande  in- 
staiitia  per  parte  de  Y.  Ex."  che  faci  scrivere  in  carta  niezana  de 
papiro  doe  Croniche:  et  similmente  Miser  Pandolfo  da  Pesaro  me 
Ila  dicto  ch'el  me  darà  un  libretto  che  vole  Y.  8.  che  subito  el  faci 
scrivere.  Son  aparechiato  fare  el  tuto:  ])nre  che  intenda  dove  me 
ho  a  ridure  per  fare  pagare  scriptori  et  le  altre  cose  necessarie 
per  fare  li  dicti  libri.  Me  ricomando  sempre  a  V.  111.""'  S.  Ferrarie. 
XI.J  .Junij,  1499.  Andrea  a  Vegetibus  —  Scriptor. 

"  )  l'are  che  in  questa  occasione  i  libri  d'  Ercole  siano  stati  ra- 
diuiati  neìV  oratoìio ;  ma  parecchi  restarono  nel  suo  studio;  molti 
altri  nella  Torre.  È  probaVtile  che  i  libri  siano  stati  presto  collo- 
cati di  nuovo  nella  Torre,  che  era  la  sede  dell'Archivio  e  della 
libreria.  O  forse  i  libri  dell'  oratorio,  di  cui  il  Giglioli  compilò  il 
catalogo,  non  vanno  identificati  con  quelli  posseduti  da  Borso  e 
giacenti  nella  Torre  di  Rigobello  f  Sono  questioni,  per  risolvere  le 
<juali  occorrerebbero  nuovi  documenti. 

Pei  rapporti  di  Isabella  con  G.  Giglioli,  si  cfr.  Luzio-Reniki!. 
(iiorn.  .stòr.,  cit.,  XXXIII,  pagg.  22,  31,  3.5. 

^)  «  Nota  et  ordo  rerum  omnium  in  ducali  archivio  coUocata- 
«  rum  per  me  Peregrinum  Priscianum  conseruatorem  iurium  du- 
«  calis  camere  :  et  comunis  Ferrarie  ».  È  conservato  nell'  Archivio 
estense  di  Stato. 


LA    IJP.RKRIA    1■;STI■,N.S1^  29 

Da  questo  momento  può  credersi  incominci  realmente  la 
storia,  della  biblioteca  estense,  di  cui  ci  siam  proposti  di 
narrare  in  queste  pagine  brevemente  un  po' di  i)reistoria 
sino  ai  tempi  di  Ercole  I. 

I  cataloghi  più  antichi  della  libreria  d' Este  appartengono 
al  sec.  XV,  forse  perchè  in  tal  secolo  solamente  fu  sentito 
il  bisogno  di  essi  nel  [)rogressivo  sviluppo,  che  ormai  la 
biblioteca  dei  Signori  di  Ferrara  andava  pigliando.  Il  più 
antico  inventario  appartiene  al  1436  e  fu  pubblicato  nella 
parte  riguardante  i  codici  francesi  dal  Rajna  e  per  intero 
da  A.  Cappelli^).  Esso  viene  a  farci  conoscere  con  alquanta 
esattezza  la  libreria  del  Marchese  Niccolò  III;  mentre  un 
secondo  registro  di  codici  ci  dà  conto  di  quella  del  Duca 
Horso  '). 

Assai  interessante  è  un  terzo  catalogo  disposto  per  ma- 
terie che  esiste  sempre  nell'Archivio  estense  di  Stato:  è 
fornito  di  rimandi  e  reca  la  data  del  1474.  Un  quarto  in- 
ventario del  1480  fu  pubblicato  dal  Cittadella^);  im  quinto 
ho  io  pure  veduto  senza  indicazione  cronologica,  un  sesto 
III  dato  in  luce  dal  Venturi  M;  un  settimo  pubblichiamo  noi 
più  innanzi.  Quest'  ultimo,  compilato  per  ordine  alfabetico, 
è  assai  considerevole,  se  non  per  le  sue  indicazioni  piuttosto 
manchevoli  e  incompiute,  i)er  il  grande  numero  di  opero, 
die  registra;  ed  è  importantissimo  conseguentemente  per 
chi  studi  le  sorti  della  ducale  biblioteca  estense. 

La  quale  non  fu  adunque  trascurata  dai  Marchesi  e  dai 
Duchi  d'  Este.  Guidati  dal  loro  amore  i)er  i  begli  studi,  essi 
avevano  eletto,  durante  il  sec.  XV,  ufficiali  incaricati  del 
governo  della  loi'o  libreria,  1'  avevano  man  mano  accresciuta 
e  insieme  alle  loro  Marchesane  e  Duchesse  la  tenevano 
grandemente  cara. 


'■)  Rajxa,  Romania,  II.  4'J  sgg.  A  CappeIjU,  Oja  cit..  1  ngg. 
'■' )  Cfr.  la  nostra  Appcnd..  I  e  Cittadklla,   //  ('a.strllo.  cit. 
•■')  02>.  cit.,  App. 

*)  A.  Vkntuiìi,    L'  (irte  J'cnarcnc  nel  periodo   di    Kreole  I,  in    .//// 
r  nicm.  cif..  VI,  l)agg.  103  sgg. 


30  CAPITOLO    I. 


III.  La  Corte  degli  Estensi  col  suo  splendore  e  colla  sua 
munificenza  si  colloca  nel  sec.  XV  a  contro  di  tutta  la  col- 
tiu'à  ferrarese.  In  essa  i  dotti  e  i  letterati  trovano  benevo- 
lenza e  cortesia  nei  tratti,  riconoscono  nei  principi  autore- 
voli e  compiacenti  giudici  delle  opere  loro  e  giusti  estimatori 
del  loro  valore  e  ammirano  quella  signorilità  per  la  quale 
la  Corte  si  provvede  ognora  d' opere  nuove  e  preziose. 

Ammirano  e  se  ne  avvantaggiano;  poiché  dei  libri  dei 
Principi  possono  servirsi  non  di  rado  tutti  i  cortigiani. 
Noi  vediamo  Gerolamo  Giglioli  prestare:^  un  Quintiliano  a 
Lodovico  Carbone  e  poscia  a  Benedetto  Strozzi  per  farlo 
ricopiare  ^  )  ;  vediamo  il  Duca  Borso  lasciare  a  Giacomo  Della 
Torre  un  suo  messale-),  e  Francesco  Accolti,  Galeotto  di 
campo  Fregoso,  Alberto  della  Sala  usare  alcuni  libri  fran- 
cesi della  biblioteca  dei  Ducili^). 

E  tra  i  principi,  vediamo  Sigismondo  farsi  portare  nel 
suo  studio  un  Lancillotto  del  Duca  V),  e  Isabella  d' Este 
chiedere  da  Mantova  l' Asino  d'  oro  del  Boiardo  e  nel  ISKi, 
col  mezzo  dell' Equicola,  la  cronaca  di  Riccobaldo  "  j,  ecc. 

I  prestiti  di  libri  assunsero  tali  proporzioni  che  Pellegrino 
Prisciano  si  trovò  costretto  nel  1485  a  pregare  il  Duca  di 
volervi  porre  un  rimedio.  Così  facendo,  i  codici  subivano 
gravi  danni  e  non  di  rado  andavano  perduti''). 

E  il  Prisciano  aveva  certamente  ragione;  ma  noi  ammi- 
riamo cotesta  liberalità  dei  principi  d'  Este  in  un  tempo  in 
cui  il  prezzo  del  libro  era  elevatissimo  e  scorgiamo  in  essa 
una  delle  cause  del  rigoglio  primaverile  di  studi  che  fiorì 
nel  Quattrocento  a  Ferrara. 


'  )  ^ppend.,  Ili,  u.  5. 

-')  Appena.,  Ili,  n.  7. 

■')  Si  cfr.  A.  Venturi,  L'Arte  a  Ferrara  ìiel  perìodo  di  lior^o 
d'  Este,  ili  Biv.  xtor.  itaì.,  II,  692. 

•*)  Append.,  Ili,  ii.  27. 

")  A])pend.,  II,  2;  ii.  430.  Svolgo  piti  largaiacntc  questa  quesfiono 
(lei  prestiti  nel  capitolo  111. 

")  La  lettera,  cui  alludo,  fu  pubblicata  in  parte  dal  N'entuiii, 
Op.  eli.,  pag.  112,  in  nota. 


I.A    LIBRERIA    F.STEXSE  31 


Amanti  delle  splendide  miniature  e  dei  più  eletti  tipi  di 
scrittura,  non  può  dirsi  che  gli  Estensi  abbiano  molto  favo- 
rita la  stampa.  Essa  fu  introdotta  a  F(^rrara  nei  primi  anni 
del  ducato  di  Ercole  P  ),  e  andò  man  mano  jjrendendo  ])iede, 
finché  nel  sec.  successivo  quel  grande  principe  protettore 
di  dotti  e  artisti,  che  fu  Alfonso  II,  grandemente  la  favorì, 
ordinando  al  Pigna  -  )  di  arricchire  la  ducale  biblioteca  di 
tutte  le  opere  a  stampa  sino  a  quel  tempo  venute  alla 
luce^). 

Ad  Ercole  I  spetta  però  un  merito  indiscutibile  :  quello  di 
avere  coronato  coli'  elezione  del  Prisciano  1'  opera  attiva  dei 
suoi  predecessori  e  di  aver  compresa  l' importanza  che  an- 
dava assumendo  la  libreria  estense  nella  società  colta  di 
Ferrara. 

Ed  ora,  mentre  Ercole  si  trattiene  a  Belriguardo  e  si 
piace  di  pescare  o  di  andare  colla  sua  comitiva  di  genti- 
luomini alla  caccia  o  legge  con  amore  le  storie  volgari 
di  Jacopo  di  Poggio,  preghiamo  il  suo  archivista  e  biblio- 
tecario Pellegrino  Prisciano  di  farci  da  guida  durante  una 
rapida  visita  della  Ducale  biblioteca.  Ma  preghiamolo  anche 
di  non  cedere  troi)po  alla  sua  ambizione  di  persona  erudi- 
tissima e  di  non  chiacchierare,  com'  è  S!)lito,  con  frase  gonfia 
e  ampollosa,  e  con  abuso  di  locuzioni  greche  e  latine  *  ). 

Invano:  lo  storico  estense  ci  dirà  ciie  anni  addietro  la 
biblioteca  era  tutta  dispersa  e  eh'  egli  molto  si  adoprò  per 
riordinarla  e  accrescerla  di  nuove  opere  "'  )  e  aggiungerà  che 


'  )  G.  Antoxelli,  Ricerche  hihìioyrafiche  nulìe  edizioni  ferraresi 
del  aee.  XV,  Ferrara.  1830:  pag.  ix.  Cfr.  G.  Cami'uiu,  Gli  intiujìiatori 
di  stampe  e  gii  Estensi,  in  Atti  e  mem.  della  Dep.  di  St.  Patria  per 
l'Emilia,  N.  S..  Voi.  TU,  P.  II  (1882),  pag.  70. 

-*)  Intorno  a  G.  B.  Pigna  si  veda  ora:  V.  Santi.  La  precedenza 
fra  gli  Estensi  e  i  Medici  e  V  Historia  de'  Principi  d' Este  di  G.  B. 
Pigna,  in  Atti  della  Deput.  ferrarese  di  Storia  Patria,  Voi.  IX  (1897). 
pagg.  37  sgg.  Ho  io  pnre  esaminato  il  carteggio  del  Pigna  e  n'  ho 
tratti  alcuni  interessanti  appunti,  che  forse  nn  giorno  darò  in  luce. 

')  TlKABOSCHI.   VII,  228. 

^)  Ei"a  questa  una  caratteristica  del  Prisciano,  come  appare  dalle 
sue  relaziimi  e  dalle  sue  lettere  conservate  nelP  Ardi,  di  .Stato  in 
Modena. 

■')  Si  clr.  la  lettera  pubblicata  da  A.  \knxli:i.  Up.  cit.,  pagg.  111-2. 


32  CAPITOLO    I. 


egli  non  trascurò  di  interessarsi  grandemente  pur  di  aver 
copia  di  certe  carte  preziose  nonantolane  ^  )  e  sparl(,'rà  degli 
abati,  che  si  mostrarono  in  quell'  occasione  gelosi  e  taccagni. 
E  continuerà  a  discorrere  della  liberalità  e  cortesia  dei  suoi 
principi,  pei  quali  ha  già  incominciato  a  stendere  un'  ampia 
storia  di  Casa  d'  Este  ;  del  suo  insegnamento,  delle  sue  com- 
pere di  libri  pel  Duca  Ercole ...-). 

Siam  giunti.  Oltre  a  molte  casse  polverose  di  varia  gran- 
dezza contenenti  istrumenti  di  paci  e  di  armistizi,  trattati, 
privilegi,  brevi,  bolle,  lettere  ecc.,  ecco  non  meno  di  venti 
armadi  3),  assai  piccoli  tutti  e  di  mediocre  contenenza  ••  )  ed 
ecco  qua  e  là  alla  rinfusa  varie  cassettine  ;  tra  l' altre  «  una 
'(  picola,  de  nogara,  forata  con  quattro  bolle,  con  li  suzelli 
«  dorati,  con  altre  ragioni  de  modenexe  e  de  rezani,  con 
((  altre  ragione  de  la  Glia  da  Est,  »  ecc. 

La  stanza  non  è  soltanto  adibita  ad  uso  di  libri  ;  si  pos- 
sono ammirare  un  mai)pamondo,  alcune  arme  vecchie  o 
spuntate,  busti,  arazzi,  tappeti  e  altro  ancora  •"').  Anche  non 
mancano  alcuni  tavolini  di  avorio,  qualche  «  calamaro  de 
'<  osso  lavorato  ;  qualche  schacchiere  intarsiato,  de  più  co- 
'<  lori,  cum  li  soi  schachi  ». 

Ma  Pellegrino  Prisciano  ci  dirà  subito  che  queste  cose 
sono  sotto  la  s  irveglianza  del  m."^  camerlengo  e  ch'egli 
ha  in  consegna  soltanto  1'  archivio  e  la  biblioteca.  In  quei 
venti  armadi  sono  riposti,  oltre  a  itatastri  estensi  e  a  docu- 
menti archivistici,  i  manoscritti  di  cui  tanto  si  compiaque 
Leonello  e  quelli  rari  che  emendò  Guarino  coi  suoi  scolari 
e  si  trovano  in  beli'  ordine  disposti  i  codici  di  Borso  e  d'  Er- 
cole e  i  libri  che  servirono  a  Isabella  ancor  bambina   e  a 

*)  Tolgo  questa  uotizia  da  uua  lettera  del  Prisciano  esistente 
nel  l'Archivio  di  Stato  in  Modena. 

^)  Cfr.  il  catalogo  del  1471  edito  dal  Ventuui,  Op.  cit.,  pag.  lOJt. 

'')  In  un  grosso  catalogo  di  libri  e  carte  d' archivio,  gli  armadi 
recano  il  loro  numero  d' ordine.  Sul  finire  del  sec.  XV.  crani) 
certamente  i)iìi  di  venti. 

*)  Arguisco  ci(j  dal  fatto,  che  un  solo  armadio  contiene  un  nu- 
mero esiguo  di  libri.  Bene  è  vero  eh'  essi  potevano  anche  essere 
incompleti. 

^)  Desuiuf)  ciò  dallo  stesso  catalogo  ricordato  nella  nota  pre- 
cedente. 


LA    UBRERTA    F.STF.NSF.  33 


Beatrice,  le  due  soavi  principesse  clie  Pellegrino  ricorda 
con  tanta  e  dolce  ammirazione  e  che  ora  rallegrano  della 
loro  presenza  e  del  loro  sorriso  le  Corti  dei  Gonzaga  e  degli 
Sforza. 

La  bella  e  varia  coltura  della  Corti'  ferrarese  derivn  in 
parte  da  quei  libri;  i  quali,  radunati  con  rara  intelligenza 
e  principesca  liberalità,  rappresentano  uno  dei  fattori  più 
rilevanti  di  quella  eccellenza  letteraria,  che  conseguì  Fer- 
rara neir  età  della  rinascenza. 


Gli  amanuensi  d' Ercole  I. 

(ili  iiuiaiuieusi  a  Ferrara  e  la  stampa.  —  Lorenzo  detto  «  fioren- 
tino ».  —  Alvise  Rossetti.  —  Jean  di  Francia.  —  Andrea  da  le 
Vieze.  —  Giuliano  Easi)adie.  —  Bernardo  d'Alamagna.  —  Nic- 
colò Passini.  —  D.  Romano  da  S.  Gregorio.  —  Battista  dell'Or- 
dine di  S.  Paolo.  —  Niccolò  Mascarino.  —  I  cartolai  —  Fran- 
cesco Gigli.  —  Gregoro  cartolaro.  —  Aliprando  di  Gregoro.  — 
Fornitori  di  pelli  di  capretto.  —  Mariotto  Bardi.  —  I  cartolai, 
i  mercanti,  gli  orefici.  —  La  Bibbia  di  Borso  e  il  Breviario 
d' Ercole.  —  Anna  Sforza  e  il  suo  messale.  —  Un  inventario  di 
libri  del  1494.  —  Sigismondo  Sigisniondi. 

Il  primo  anno  del  ducato  d' Ercole  I  va  celebrato,  fra 
l'altro,  per  l'introduzione  della  stampa  in  Ferrara  M. 

Ma  la  novissima  arte  non  riuscì  subito  ad  ottenere  presso 
la  Corte  quel  favore  e  quella  protezione,  ch'essa  doveva 
aspettarsi.  Sin  dal  1470  a  Clemente  Donati,  che  erasi  offerto 
di  recarsi  con  torchj  e  telaj  da  Roma  a  Ferrara  per  esercitar 
quivi  r  arte  della  stampa  e  attivarvi  tipografia,  il  Duca 
estense  opponeva  alcune  difficoltà  dipendenti  da  esigenze 
economiche  e  concludeva  col  promettere,  «  se  vorrà  venire, 
«  ogni  onesto  e  possibile  favore,  tanto  più  che  se  l'arte  è 
«  di  molto  profitto,  ritroverà  socj  e  mercanti  da  sovve- 
«  nirlo  »'). 


'  )  G.  Antonelli,  Ricerche  ìnhlio<jrafiche  sulle  edizioni  ferraresi 
del  aec.  XV,  Ferrara,  1830,  pag.  ix. 

2)  Cittadella,  Notizie  relative  alla  storia  di  Ferrara,  cit., 
])iig.  473.    Anche  gli  intagliatori  delle  stampe    non  trovarout)  quasi 


36  capìtolo  II. 


Iniziatasi  a  Ferrara  nel  1471  con  Andrea  Bell'erte,  la  stampa 
avanzò  per  verità  man  mano  e  si  propagò  durante  il  governo 
del  Duca  Ercole  per  opera  di  nuovi  tipografi  e  libraj.  Ri- 
cordo tra  questi  ultimi,  intorno  al  1492,  Lorenzo  da  Va- 
lenza, Andrea  Grassi,  Gio.  Francesco  Constabili,  Giovanni 
Canerio  ^  i. 

Ma  neir  istesso  tempo  tìorivaiKj  in  Ferrara,  largamente 
protetti  dal  Duca,  i  copisti  e  i  miniatori,  che  presso  la  Corto 
estense  trovavano  pur  sempre  lavoro  e  guadagno. 

La  miniatura  dei  tempi  d' Ercole  1,  pur  non  riuscendo  a 
tanta  eccellenza  a  quanta  giunse  nell'età  di  Borso,  vanta 
tuttavia  nomi  cospicui  e  opere  insigni.  E  qui  accade  di  men- 
zionare Martino  da  Modena-),  Filippo  d'Argenta  e  quel  ri- 
guardevolissimo  ì>reviario  d'Ercole,  le  cui  membrane  ridono 
tuttora  di  miniature  le  più  pazienti  e  squisite^). 

Certamente  Ferrara  non  occupa  nell'arte  dell'amanuense 
quel  grado  elevato,  che  le  conviene  nella  storia  della  minia- 
tura; ma  chi  esamini  certi  magnifici  codici  ferraresi  e  mo- 
denesi non  potrà  non  mostrarsi  ammirato  dinanzi  a  un'ele- 
ganza di  esecuzione  grafica  tanto  compiuta  e  a  un  così  fine 
magistero  d' arte,  quale  seppero  spiegare  i  copisti  ferraresi 
del  sec.  XV. 

Vero  è  che  non  tutti  gli  amanuensi  dei  principi  d' Este 
furono  di  Ferrara;  alcuni  di  essi  accolsero  l'invito  degli 
Estensi  e  fissarono  presso  la  Corte  la  loro  dimora;  uno  d'essi 
si  mosse  da  Firenze,  la  città  allora  più  fiorente  per  provata 
valentìa  di  copisti  e  di  trascrittori;  ma  in  Ferrara  si  radu- 
narono e  colà  professarono  la  loro  arte,  che  verso  una  irre- 


nessuu  favore  presso  i  Duchi  di  Ferrara  sul  finire  del  sec.  X^'. 
Ercole  fu  il  primo  a  volgere  alcun  po'  di  attenzione  alle  stamine 
intagliate,  e  alla  sua  Corte  ebbe  Giulio  Campagnola  di  eletto  e 
meritato  nome.  Si  cfr.  G.  Caaipoki,  (iìi  iìttayiiatori  e  yll  Estensi. 
in  Atti  e  mevi.  delle  iJeput.  di  St.  Patria  per  V  Emilia,  N.  S.  VII. 
P.  II  (1882),  pag.  70.  8i  veda  anche  A.  Lizio,  Arch.  stor.  dell'Arte. 
I,  pag.  484. 

')  Cfr.  Cittadella,  Notizie,  cit.,  pagg.  472  sgg. 

-)  Luigi  Frati,  I  corali  della  Basilica  di  8.  Petronio  ni  J!olo<ii>a. 
Bologna,  1896,  pag.  23. 

•')  Hkumaxx,  Op.  cit.,  pagg.  101  sgg. 


GLI    AMA.\Li:.N.SI    D'  ERCOLE    L  37 


parabile  decadenza  già  s'avviava  di  fronte  al  progressivo 
diffondersi  della  stampa. 

Nel  1471  non  pare  che  gli  Estensi  si  siano  in  nessun  modo 
avvantaggiati  della  grande  e  novissima  invenzione,  poiché 
i  registri  della  Camera  di  queir  anno  non  ricordano  alcun 
libro  stampato  fra  quelli  acquistati  dai  principi  d'  Este. 

Scorrendoli,  troviamo  invece  memoria  di  parecchi  ama- 
nuensi, «  scrittori  w  e  cartolai.  E  poiché  crediamo  non  metta 
(|ui  conto  di  discorrere  dei  miniatori  alla  Corte  d' Este  do[)(j 
i  pregevoli  lavori  del  Campori  e  di  J.  Hermann,  giudichianiu 
opportuno  soffermarci  soltanto  brevemente  sopra  un  tema 
non  anche  sin  qui  trattato:  i  copisti  degli  estensi  e  in  par- 
ticolare di  Ercole  I  V). 

E  subito  ricordiamo  Lorenzo  detto  «  fiorentino  »,  scrit- 
tore, che  nel  1471  scrisse  per  Alberto  d'Este  uno  Strabene 
in  volgare  -  )  e  Alessandro  Panizzato  che  nello  stesso  annij 
copiò  un  «  libro  vulgare  in  pruosa  in  carta  bona  chiamato 
«  Quadrif/a  spirituale  »  ■'  ). 

Merita  anche  menzione  un  certo  Alvise  Rossetti  figlio  di 
Bartolommeo,  che  scrisse  1'  Orlando  del  Boiardo,  parte  di  un 
K  Appiano  che  se  ha   a   ligare   insieme   cum   uno  libro   de 


M  Pochi  cenni  si  trovano  nel  capitoletto  del  Cittadella:  «Scrit- 
tori e  iiiiniatoi'i  »  in  Notizie,  cit..  pag.  6;^. 

-')  Lorenzo  dicto  il  tiorentino  .scriptore  de  hanere  adj  xxviij  de 
Lnio  Lire  sesanta  nna,  soldi  cincpie  per  scriptnra  de  uno  lil»" 
chiamato  StraM  in  Vulgare  in  carta  de  capiito  de  forma  grande 
che  fo  quinterni  49  a  soldi  25  per  quinterno  che  fo  facto  princi- 
l)iare  per  Scipiou  Fortuna  e  da  poi  la  morte  sua  fo  facto  compire 
per  Carlo  da  8an  Zorzo  per  lo  111.'  ni.  Alberto  da  Est.  {Libro  di 
Credit,  et  deh.  1471,  e.  23). 

*  )  Alissandro  Panizato  Scriptore  de  hanere  adj  ult"  de  decembre 
ducati  otto  .  .  .  per  la  Scriptnra  de  uno  lib.°  Vulgare  in  pruosa 
in  earte  bone  chiamato  quadriga  Spirituale  che  lui  Scrip.se  de  lit- 
tera  fermada  moderna  a  la  bona  memoria  del  Duca  Borso  passato. 
{Cred.  e  dehit,  1471,  e.  25').  Il  cod.,  di  cui  qui  si  parla,  potrebbe 
essere  il  ms.  estense  merabr.  «.  P.  6,  15,  che  reca  nella  prima 
carta  1'  arma  degli  Estensi  e  conserva  la  Quadri^ja  fipirit.  di  Nicolò 
da  Osimo.  Il  cod.  entrò  in  biblioteca  certamente  dopo  il  1721:  ma 
ciò  non  deve  far  maraviglia  perchè  una  Quadriga  fu  regalata  da 
Ercole  a  Guglielmo  di   ."<.   l'aolo  e  potè  ]ierciò  andar  di.sper.-sa. 


38  CAPITOLO    II. 


Bello  Mitridatico  »  per  Ercole  ^  e  copiò  il  De  reinedis 
litri usque  fortune  del  Petrarca  per  Alberto  d'Este-). 

Altri  copisti  potremo  citare  ricorrendo  agli  stessi  pre- 
ziosi registri,  che  per  gli  anni  1471-76  furono  tenuti  in  modo 
veramente  esemplare  dal  maestro  Camerlengo  Marco  Ga- 
leotti, che  abbiam  già  conosciuto.  Un  m.  Janes  de  Francia 
scrisse  un  libro  francese  pel  Ducaci;  e  sotto  la  direzione 
di  un  valentissimo  copista:  Andrea  a  Vegetibus  ovvero  «  da 
le  Vieze  »,  Niccolò  Mascarino  lavorò  intorno  a  un  «  libro 
chiamato  Dione  »  e  a  un  <i  Cornelio  Tacito  »,  e  Giuliano 
Raspadie  si  adoprò  intorno  ad  un  «  Appiano  »^).  Infine, 
menzioneremo  Bernardo  d'Alamagna,  che  sempre  nello  stesso 
anno  1471  copiò  un  libro  de  Cento  Novelle  per  Alberto  d'Este. 

Questo  libro  de  Cento  Novelle  non  è  poi  alla  fin  fine 
altro  che  il  Decamerone,  come  si  può  apprendere  dalla  se- 


^)  Aluise  de  Bartolommeo  Rossetto  de  hauere  adi  ij  de  No- 
vembre Lire  qnatordexe  de  denari  jier  Scriptura  de  quatordexe 
quinterni  de  lo  apiano  che  se  a  a  ligare  insieme  eiini  uno  liU"  de 
Belìo  mitridatico  che  più  tempo  fa  fé  scrivere  lo  111.'"°  D.  S.  ii.  m. 
Hercule  per  la  Sua  Ex.  {JJehit.  e  cred.  1471,  e.  18"^). 

-)  K  de  hauere  Lire  uinti  de  denari  per  tanta  scriptura  ...  in 
uno  libro  chiamato  m.  frane."  Petrarclia  dv  lìemcdii.s  utriuxqur  for- 
tune, il  qualle  de  connssione  de  la  bona  memoria  del  Duca  Borso 
passato  se  li  faceua  scrinere  per  lo  111.  m.  Alberto  da  Est.  (Dehit. 
t  eredit.  1471,  e.  18'). 

^)  M.  Janes  de  Francia  Scriptore  de  hauere  adi  xxij  de  Zug" 
Lire  trentasepte  de  denari  per  scriptura  de  uno  libro  [francese] 
facto  scriuere  per  uso  de  lo  111.'""  D.  S.  N.  il  qualle  fo  principiato 
più  et  più  mesi  fano.  (Creditori  e  deMtori,  cit.,  e.  15). 

^)  Andrea  da  le  Vieze  scriptore  de  dare  adi  vii  de  septembre...  ecc. 
a  Nicolò  Mascarino  scriptore  per  scriptura  de   quinterni  4  de 
un   libro   chiamato   Dione   e  eie  quinterni  4  ^/,,  de  un  lib"  chiamato 
Cornelio  Tacito  L.  10.12.6. 

a  Zulian   Raspadie  per   scriptura   <le   quinterni    9  de    J"   lib" 
chiamato  apiano  L.  7.4. 

a  m."    frane."    dal    Zio   cartolaio   per    limatura   de    uno    Hliro 
cbiamato  polibio  L.  1.10. 

al  dicto  per  quint.  6  de  capreto  a  forma  de  registro  in  quarto 
regadi  per  j"  lib."  de  Bello  mitridaticho  L.  3.3. 

al  dicto  per  quinterni  2  di  cap.  a  forma  mezana  per  uno  lib." 
chiamato  apiano  L.  1.12.  {Cred.  e  deb.  1471,  ce.  135'). 


GLI    AMANUENSI    D"  ERfOLE    I.  39 

guente  partita  di  conti,  tratta  dal  ìihro  di  crpdHori  del  1471 
e  interessante  anclie  per  altri  dati. 

«  Carlo  (la  S.  Zorzo,  uno  (Xe  li  oaniarlenghi  de  la  Torre  de  la 
corte  del  Nostro  111.  S.,  de'hanere  adj  VI  de  Zug."  L.  venti  quattro. 
s.  sedexe  de  deii.  per  tanti  lui  ha  spesi  de  li  soi  proprij  in  li  in- 
frascripti  «[uinterni  de  carte  de  capreto  per  fare  compire  de  seri- 
vere  li  apresso  serii>ti  li'irj  se  fano  scrivere  per  lo  TU.  ni.  Alberto 
da  Est. 

(Quinterni  4  de  forma  grande  per  fare  compire  di  scriuere  uno 
lil)."  che  se  chiama  le  Cnito  Xnrelìe  de  m.  Zollane  Bochazo  a  s.  22  il 
quinterno. 

Quinterni  12  de  la  soprad.  torma  per  fare  compire  de  scrivere 
uno  lih."  che  se  chiama  il   Thexco  a  s.  22  il  (juint. 

Quinterni  9  de  forma  mezana  per  fare  compire  de  scri\ere  uno 
liii."  chiamato  Pktk.xrcha  de  lìemedijs  Htrhixquc  fortune  a  s.  16  il 
quiut.  ». 

Menziono  subito,  perchè  è  del  caso,  tre  amanuensi  che 
troveremo  tra  poco:  Niccolò  Passini,  D.  Romano  (ia  S.  Gre- 
gorio e  Battista  dell'Ordine  di  S.  Paolo. 

Quest'  ultimo  fu  veramente  uomo  di  lettere  e  per  Ercole  I 
diede  opera  non  solamente  a  scrivere,  ma  anche  a  tra- 
durre «  uno  Josepho  »,  la  notissima  opera  di  Giuseppe 
Flavio  1  ). 

Diversi  altri  copisti,  che  non  trovo  in  relazione  cogli 
estensi,  vissero  sul  cadere  del  sec.  XV  in  Ferrara  e  il  Cit- 
tadella ne  ricorda  alcuni-),  quali  Simone  d' Alemagna,  Don 
Beltrame  da  Imola  e  Matteo  d'Alessandria  certosino. 

Abbiamo  già  citato  Niccolò  Mascarino.  Questi  fu  un  in- 
signe copista  e  restano  pregiati   documenti  dell'opera   sua: 


'  )  Pili  innanzi  produciamo  il  documento. 

■*)  Gli  amanuensi,  di  cui  abbiamo  discorso,  rimasero  tutti  ignoti 
al  Cittadella.  Dò  qui  in  nota  altre  notiziole:  un  «  Paolo  de  Alamania 
scriptore  »  si  recò  a  Ferrara  con  tutta  la  sua  famiglia  intorno  al 
1472.  Nel  1485  trovasi  a  Ferrara  un  Andrea  francese  mercante  di 
libri.  !>imone  Coadi  ferrarese  nel  1467  scriveva  per  Borso  un  Me- 
schino.  Nel  14.50  un  certo  Guglielmo  de  Roma  lavorava  intorno  a 
un  Alex,  de  Hahs  e  nel  14r)2  un  Giovanni  di  Magonza  intorno  u  uno 
Svetonio. 


40  CAPITOLO   IL 


scrisse  per  Ercole  I  nn  Diorloro  Siculo  e  la  versione  del- 
VAsirio  d'oro  del  Boiardo,  nel  1478  copiò  un  codice  delio  iuta 
beata  per  l'agostiniano  P.  Cristoforo  da  Bologna  e  nel  1488 
la  Storia  naturale  di  Plinio  in  pergamena  per  conto  di  Gio- 
vanni Pico  della  Mirandola.  Fu  anche  uno  dei  copisti  della 
famosa  Bibbia  di  Belem  ^  ). 

Ma  quegli,  cui  veramente  spetta  il  primo  posto  nella 
storia  dell'arte  dell'amanuense  a  Ferrara  è  veramente  An- 
drea a  Vegetibus  o  Andrea  da  le  Vieze.  Lo  abbiamo  già  co- 
nosciuto come  persona  interessata  al  buon  andamento  della 
privata  biblioteca  estense;  ora  lo  ricordiamo  come  ama- 
nuense e  miniatore. 

Il  Campori  avendolo  trovato  nei  Registri  camerali  deno- 
minato quasi  sempre  scrittore  e  alcuna  rara  volta  minia- 
tore, credette  di  poter  argomentare  da  siffatta  duplicità  di 
professione  la  sua  mediocrità  nell'arte  ^),  ma  in  verità  io 
non  posso  accordare  consenso  all'  opinione  del  d(jtto  e  in- 
signe studioso. 

Andrea  da  le  Vieze  non  solo  è  veramente,  quale  si  firma, 
«  scriptor  »,  il  che  significa  eh'  egli  appartenne  al  grado  più 
alto  degli  amanuensi;  ma  spesso  figura  quale  direttore  e 
sorvegliante  dei  copisti  al  servizio  degli  Estensi.  Nel  Libro 
delle  Partite  del  l')(ì2  ov'  egli  viene  pagato  per  l' opera 
sua  di  trascrittore,  noi  lo  vediamo  occupato  in  un'opera 
difificile  e  di  gran  conto,  nel  (<  breviario  grande  »  di  Er- 
cole P). 

Dopo  gli  amanuensi,  toccheremo  in  breve  dei  cartolai. 


')  Si  veda  sul  Mascariiio  l' articoletto  del  Bkaulky,  A  JJictio- 
nary  of  Miniaturiat,  Illumhiators,  CaììUirapherx,  and  eopi/i-stn,  London. 
1888,  II,  pag.  269.  Dell'arte  di  cotesto  amanuense  possiam  farci 
un'idea  esaminando  il  cod.  est.  di  Virgilio  a.  P.  8,  2  dovuto  alla 
sua  mano.  Il  Venturi  crede  morto  il  Mascarino  già  nel  1419  (Gaì- 
lerie  naz.  ìtaL,  IV,  191);  ma  ho  ragioni  per  pensare  che  questa  sia 
la  data  della  morte  di  Isabella,  sua  moglie. 

-)  G.  Campori.  /  miniatori  degli  Estensi,  in  Atti  e  Meni,  delie 
ì>eputaz.  di  St.  Patria  di  Modena  e  Parma,  Yl  (1872),  pag.  208. 

')  Opportunamente  nel  Lihro  de  le  lìartite  nell'Archivio  di  stato 
sono  stati  contrassegnati  i  luoghi,  ove  figura  il  nome  di  Andrea 
da  le  Vieze.  Del  resto,  cotesti  luoghi  si  jìcssono  vedere  ora  raccolti 
in  Hermann,  ()p.  cit.,  pag.  135. 


GLI    AMANUliXSI    1)'  liRCOI.i;    1.  41 


Il  primo,  che  meriti  ricordo,  è  Francesco  Gigli  che  nel 
1171  Taceva  lavorare  tre  copisti;  due  a  noi  conosciuti,  Al- 
vise Rossetti  e  Janes  francese,  e  uno  che  ancora  ci  è  men 
noto,  Niccolò  Passini,  che  lavonì  intorno  ad  un  k  Theseo  » 
per  r  Illustrissimo  Alberto  d' Este  *  ). 

Frequentemente  s'incontra  pure  il  nome  di  Gregorio  car- 
tohiro,  che  ricoprì  riccamente  un  breviario  donato  a  Borso, 
legò  un  Sidracli,  coperse  un  libro  in  membrana  in  francese 
di  leggende  o  vite  di  Santi,  rilegò  un  libro  «  che  tracta  de 
Istorie  Romane  »,  ecc.-). 


')  M."  Frane."  dai  Zigli  Cartolari)  dt-  liaiirr»"  adj  xxj  de  Fe- 
liraro  Lire  tre  de  den.  per  tri  quinterni  de  earte  de  ea]>ret(i  rassadi 
et  aeunci  de  cojnissione  de  Carlo  da  San  Zorzo  e  ni.  Nieeolò  de 
Passino  per  serivere  uno  lil)r()  chiainato  Tìicsen  de  fnriiiu  yrandt- 
de  lo  IH.'""  ni.  Albei'to  da  Est. 

E  poi  gli  pagano  altri  (luinterni  per  i  segg.  libri  : 

(piint.  4  de  forma  mezzana  dati  ad  Aluixe  Rossetto  per  uno 
]il(i(>  tliiaiiiato  retrarcha  de  remiliJK  utriusque  fortune  ehe  lui  serive 
per  lo  111.  m.  Alberto  da  Est. 

quiut.  4  de  forma  grande  dati  a  ni.  Nie"  de  Passino  ]ier  uno 
lib"  chiamato  Teseo  che  lui  serive  i)er  lo  prefaeto  AUterto. 

(juint.  6  de  forma  mezzana  dati  a  Janes  francese  per  uno  librti 
francese  che  lui  scrive  iier  lo  Ill.mo  D.  8.  X.  a  s(ddi  16  i>er  ((uiii- 
t.-rno.  (Cred.  e  Dehit.  1471.  e.  49). 

-  )  N«m  so  se  il  cod.  di  leggende  di  santi  possa  identiticarsi  col 
ms.  est.  oc.  T.  4,  14  descritto  ora  dal  Mkyer.  lìuttetin  de  la  Soe.  dts 
une.  textes  fran^.,  XXXIII  (1902)  pagg.  6H  sgg.  Riporto  per  intero 
il  docuni.  :  «  Gregoro  cartolar*)  de  hauere  adi  ii  de  Novembre  L. 
tredexe  s.  tri  de  denari  per  ligadura  de  li  appresso  Scripti  libri 
et  per  R"  de  ogni  altra  cosa  che  lui  hauesse  facto  i)er  Io  olì'."  et 
per  la  Tore  : 

per  recopridura  de  uno  hrevlario  che  fo  choperto  de  vclludo 
crimisino  cum  aznli  et  Broche  de  aregento  piìi  misi  fano  che  donò 
a  lo  111."'"  D.  S.  B.  passato  m.  Zito  vescovo  da  Rj  L.  1  s.  8. 

per  ligadura  de  uno  libro  chiamato  Sidrach  de  forma  mezana 
in  carta  de  capreto  chupei'to  de  montanina  rossa  cum  asse  avan- 
zante cum  10  broche  piate  et  quattro  aznli  lissati.  E  per  recopridura 
<le  duo  libri  uno  franzese  in  carta  bona  de  lezende  de  Saneti,  l'altro 

in  carta  di  bambaso  vulgare  cum  4  aznli et  forno  facti  ligarc 

it  ihoprire  per  la  andata  del  prefaeto  D.  Borso  a  Roma  L.  4.  s.  10. 

l)cr  religadura  de  uno  lib"  del  conipto  de  la  Tore  de  la  corte 
dr  lo  IH."'"  N.  S.  facto  nligarc  iiisiuo  da    Marzo  p.  x.  passato  ^lei' 


42  CAPITOLO    II. 


Anche  Bernardo  Caniero  ^)  e  Niccolò  Coltellini  non  vanno 
dimenticati.  Quest'  ultimo  vendette  nel  1487  a  Ippolito  1  un 
Plauto  e  altri  libri  e  fornì  ad  Ercole  le  pergamene  per  far 
scrivere  un  Tulio  de  senectute  et  de  amicitia. 

Il  celebre  Vespasiano  da  Bisticci  ebbe  pure  relazione 
coi  Principi  d'  Este.  Con  lettera  del  25  novembre  1469  <<  il 
Duca  Borso  ordina  al  suo  Fattore  generale  Bonvicino  delle 
Carte  di  far  pagare  a  Vespasiano  di  Filippo  Bidello  in  Fi- 
renze quaranta  ducati  d' oro  per  contraccambio  »  de  uncj 
Joseppo  de  bello  Judaieo  et  Quinto  Curtio  de  f/estis  Ale- 
xandri,  che  lo  stesso  Vespasiano  gli  aveva  mandati  jiiù 
mesi  innanzi  a  presentare  ^  ). 

Credo  che  Alberto  d'  Este  si  sia  anche  giovato  di  Vespa- 
siano. Certo  egli  nel  marzo  del  1470  mandò  all'  oratore 
estense  in  Firenze  18  ducati  d'  oro  per  comperare  «  unam 
decani  Titi  Liuii  Historiograjihi  in  patrium  sermoneni  e  la- 
tino traductam  ». 

Uno  dei  fornitori  delle  pelli  di  capretto  fu  un  certo  Ma- 
riotto  Bardi  da  Fiorenza  •'),  il  quale  procurò,  fra  T  altro,  a 
Carlo  di  San  Giorgio,  camerlengo  alla  Torre  e  autore  della 
Congiura  dei  Pio  contro  Borso,  le  pergamene  occorrenti  a 


Carlo  de  .San  Zorzo  uno  de  li  caniarlenglii  de  dieta  Tore  il  <|ualie 
lib"  e  de  carte  de  band)aso  e  tracta  de  Istorie  romane  a  forma  dt- 
foio  picolo  et  fo  ineolade  a  carta  per  carta  cimi  asse  avanzante  cimi 
trj  azuli  a  la  fiorentina  lissado  cnni  fondello  de  brasilio  L.  2  s.  .">. 
Vi'cf/.  di  J/.  Galeotti. 

'  )  Lo  trovo  ricordato  in  un  recjintro  del  1479,  e.  2;">  come  vendi- 
tore di  un  libro  da  canto  «  da  vespero  i^er  la  Capella  de  il  i)ref. 
«  N.  iS.  compo.sto  per  Giovan  Martin  componitore  ». 

'-')  Il  docuiii.  conosciuto  <lal  Tirabosclii  si  legge  nel  cod.  est. 
a.  H.  1,  13. 

*)  Marioto  de  Giovanni  Bardi  da  Fiorenza  de  liauere  adj  xx vii. i 
de  Marzo  Lire  trenta  duo  de  den.  per  quinterni  40  de  carte  de  ca- 
jireto  habuti  da  lui  a  soldi  16  per  quinterno  per  fare  scrivere  lil)ri 
per  lo  111.'""  D.  S.  N.  per  lo  IH.™"  m.  Alberto  et  altri  persone. 
{Dehit.  e  credit.),  1471,  e.  108'. 

Gregoro  Cartolaro  de  hauere  adi  xxx  de  Mazo  s.  uno  per  uno 
Donato  dato  a  Marco  Ant."  dicto  Turchetto  rogatio  de  lo  111.'""  1). 
S.  N.  ohe  è  sotto  il  Guberuo  de  frane,  de  li  ariosti  sesehalco  de 
epso  N.  S.  de  comissioue  de  epso  N.  S.  come  disse  Carlo  da  iS.  Zorzo. 
(id.  id.  e.  110';. 


GLI    AMANLENSI    D'  ERCOLIi    I.  43 

far  scrivere  a  Lorenzo  il  fiorentino  una  parte  di  un  «  Dione  »  ^) 
e  di  un  «  Cornelio  Tacito  »,  a  Don  Romano  da  San  Gregoro 
i  Commentari  di  Cesare  e  a  Battista  dell'  Ordine  di  S.  Paolo 
in  Ferrara  un  libro  «  chiamato  Josepho,  che  lui  traduse  »  -  ). 
I  cartolaj  non  scrivevano  naturalmente  essi  medesimi  i 
libri;  ma  si  procuravano  le  membrane,  le  squadravano,  le 
rasavano,  le  rigavano,  le  legavano,  ne  tacevano  quinterni  ^  ) 

')  Sarà  forse  quel  Dione  iu  volgare  che  fu  richiesto  ad  Ercole  I 
<la  Ludovico  il  Moro.  (Gioni.  stor.,  cit.,  XXXIII.  pag.  24)  Ercole 
rispose:  «  uni  quasi  ogni  die  il  legemo  et  pigliamo  piacere  assai 
«  de  tale  lectione  ». 

'^)  Le  Antichità  Giudaiche  di  G.  Flavio  tradotte  da  Fra'  Battista  da 
Ferrara  cariuelitauo  si  couservauo  ora  nel  cod.  est.  di  dedica  '/.  <). 
3,  4.  Ecco  il  documento:  «  Uno  compio  de  Capreto  de  hauere  adj 
XXX  de  Lilio  C[uinterni  diexe  [comprati  da  Mariotto  Bardi  di  Fi- 
i-euze]  dati  a  Carlo  da  San  Zorzo  et  a  Lorenzo  dicto  tiorentiuo  per 
fare  rigare  per  scrivere  uno  lib.°  chiamato  Dione  et  uno  chiamato 
Cornelio  Tacito  come  disse  dicto  Carlo. 

E  a  di  VII  de  septembre  quinterni  trenta  dati  de  Comissione 
del  sopradicto  Carlo  a  m."  frane."  dai  Zij  cartolaro  per  rigare  et 
darli  a  Don  Romano  da  San  Gregoro  per  scrivere  uno  lib.°  chia- 
mato li  Commentarij  de  Cesaro  per  il  8. 

E  adj  xxiij  dicto  quinteria  trenta  dati  de  coimssione  de  1«» 
111.'""  D.  S.  N.  m.  Herchule  a  m"  Batista  de  l'ordine  de  frati  ilf 
S.  Polo  de  Ferrara  per  scrivere  uno  lib."  a  la  sua  Ex.  chiamato 
Josepho  che  lui  traduse. 

E  adj  XXVII.J  de  Sept.  quinterni  cinque  dati  ad  Andrea  da  le 
Vieze  Scriptore  i)er  farne  fare  10  per  compire  de  scrivere  uno  lib"  de 
hello  mitritado  (sic)  de  lo  111.'""  D.  S.  N.  ».  (Debit.  e  cred.  U71.  e.  112'). 
"  )  Uno  Conto  de  chapriti  de"  auere  adi  14  febbraio  1471. 

chapriti  xiij  dati  a  m"  Greguoro  chartolaio  per  squadrare 
rasare  et  fare  6  quinterni  per  uno  libro  franzexe  se  fa  schrivere 
jier  la  Ex.  del  N.  8. 

E  adj  xvij  de  Septembre  capriti  sei  posti  per  Gregoro  carto- 
laro a  fare  uno  librizoletto  per  refare  et  scriuere  li  contrasig.  de 
la  Torre  del  N.ro  111.  S. 

E  adj  dicto  capriti  trentacinque  dati  insino  adj  xxviij  de  Ze- 
naro  px.  passato  a  Gregoro  cartolaro  per  squadrarli  rassarli  et  le- 
garli e  farne  quinterni  et  quattro  per  fare  continuare  de  scrivere 
uno  lib"  chiamato  Cento  nouelle  et  trj  per  fare  continuare  de  scri- 
uere uno  lib."  chiamato  li  Commentari  de  Cesaro  che  se  fauo  scri- 
uere per  lo  111.'""  m.  Alberto  da  Est.  (Credit,  e  dehit.  de  lo  ojfitio  di 
M.  Guleutto,  1471,  e.  22'). 


44  CAPITOLO    II. 


e  poscia  le  rimettevano  agli  scrittori  e  ai  miniatori.  Questi 
le  riconsegnavano  alla  lor  volta  al  cartolaio,  il  quale  infine 
le  ricopriva  di  una  forte  ed  elegante  legatura.  Generalmente 
essa  era  di  stoffa  adagiata  sopra  assicelle  e  in  tal  caso  i 
magazzeni  dei  mercanti  ferraresi  e  forestieri  venivano  messi 
a  profitto. 

Nella  fine  del  sec.  X\'  i  mercanti  di  stoffe  preziose  ab- 
bondarono a  Ferrara.  Nei  Libri  di  spesa  e  nei  documenti 
estensi  si  può  trovare  facilmente  menzione  di  mercanti  fer- 
raresi e  stranieri  e  si  può  insieme  ammirare  la  ricchezza 
e  il  fasto  dei  Principi,  che  a  forti  e  gravi  spese  si  sotto- 
mettevano pur  di  eccellere  sempre  nella  pompa  delle  vesti 
e  nel  lusso  degli  adornamenti. 

Larghe  ordinazioni  e  superbe  provviste  facevano  gli 
Estensi,  nei  tempi  che  ci  interessano,  presso  mercanti  di 
Ferrara  e  d'altri  paesi:  quali  Simone  Ruffino,  Giovanni  e 
Gerolamo  Pirondoli,  Alvise  Torello,  (Giovanni  Brizabaruz(j 
«  todesco  »,  Giuliano  Gondi  fiorentino,  ecc.,  ecc. 

E  le  compere  non  si  limitavano  soltanto  ai  principi  della 
Casa;  ma  bene  spesso  il  Duca  o  la  Duchessa  facevano  re- 
gali di  stoffe  e  d'altri  oggetti  cosi  ai  personaggi  più  ehnati 
della  Corte,  come  alle  donzelle,  agli  officiali,  ai  famigli. 

Non  di  rado,  dopo  la  legatura,  il  codice  passava  all'ore- 
fice, che  vi  apponeva  per  maggiore  eleganza  le  «  broche  » 
o  borchie  d'ottone  o  d'argento  e  gli  azuli  d'argento  dorato. 
N(d  1476  trovo  infatti  ricordato  nel  Libro  dell'ufficio  di 
m.  Galeotti  «  Amadio  da  Milan  oreuese  »,  che  «  pose  uno 
azulo  di  argento  ad  uno  breviario  di  Ercole  I  »  M. 


'  )  È  il  noto  Amadio  incisore  di  medaglie.  Cfr.  Fiuedl.^endei:. 
Die  italienischen  Srhaumunzen  dex  fiinf~ehvten  Jahrhundcrt-s,  Berlin, 
1882,  pag.  51.  Nel  refiiMro  di  ijuardarolm  del  1484  trovò  addì  12 
Aprile:  «  A  piedro  et  amadio  lioreiiese  li  Jnfrascripti  arzenti  per 
«  fare  .affinare  per  fare  piìi  eosse  per  una  cantara  da  piia  per  nian- 
«  dare  a  donare  a  madama  ana  sposa  de  lo  111.  don  Alfonso  ».  Si 
<!fr.  L.  A.  Gant>ini,  Di  una  pupattola  del  secolo  XV.  Modena.  1886 
(per  nozze). 

Pietro  era  tiglio  di  Amadio  <•  nel  1484  indorò  «  de  suo  liuro  dui 
«  azulli  de  harzento  per  uno  lioficiollo  de  M*  Ixabella  fìolla  de  lo 
«  111.""  N.  S.  »  e  indorò  i>ure  «  uno  azullo  de  arzento  per  uno  liol- 
«  tìciollo  de  M"  Lueliriceia  tiolla  del  prefato  N.  S.  —  lìeg.  di  Marco 


GLI    AMANl  i;\.s[    1)    i;H(  OLK    I. 


C^ualclie  volta  gli  stessi  cartolari  s' incaricavano  di  pagar 
\)ev  la  Corte  gli  amanuensi,  i  miniatori,  gli  orefici;  più 
spesso  questo  officio  era  riserbato  ad  uno  dei  camerlenghi, 
a  Carlo  di  S.  Giorgio,  d  al  Galeotti,  ovvero  anche  ad  alcuno 
dei  copisti  di  Corte  migliori,  come  ad  es.  ad  Andrea  da 
le  Vieze. 

Il  pregio  della  legatura  del  libro  annientava  (lualche 
rara  volta  in  causa  di  preziosi  gioielli  che  si  incastonavaniì 
nella  copertura.  Ho  trovato  in  un  libro  di  record ì  de  yuar- 
darolxi  del  150:ì  (  c.  58  )  che  Ercole  Strozzi,  il  notissimo 
poeta  latino  figlio  di  Tito,  ebbe  tra  le  mani  uno  «  smiraldo 
(c  grande  tauola  ligato  in  Uno  librizolo  smaltato  cum  3  per- 
«  lete  per  signaculo  »  ^  ).  Questo  smeraldo  fu  dato  allo  Strozzi 
da  Federico  Gondi  insieme  a  due  altri  gioielli  e  a  due  baiassi. 
Il  13  ottobre  1503  lo  stesso  Ercole  teneva  due  ricchissimi 
gioielli  «  i  quali  se  li  prestò  per  sovignire  il  Chonum  di 
«  Ferrara  e  a  trovare  dinari:  i  quali  zuielli  sono  de  la  111.' 
«  M.^  Luchrezia  ». 


G(dcotto.  Alcuni  di  (|uesti  aziili  erano  preziosissimi.  In  nii  inven- 
tario del  1494  trovò  ricordato  a  e.  66:  «  uno  azullo  da  libra  de 
«  arzente  de  filo  lauorato  a  la  paresina  futo  dorato:  pesa  rotaui 
«  sei  e  luezo  ».  —  Altro  figlio  di  Amadio  da  Milano  fu  Battista 
«  oreuese  ».  In  certi  recordi  de  yuardaroha  del  1495  è  detto:  «111." 
«  M."  Anna  de'hauere  adj  9  de  zenaro  per  li  apresso  arzieuti  ha- 
«  imdi  da  trancia  da  ÌHUjnuchaualo  e  dati  a  hati>fta  de  Amadio  hore- 
«  uexe  per  refarli  »  ecc. 

Nel  1499  si  trovavano  in  mano  di  un  altro  orefice  Michele  Spa- 
(jnnJo  «  dui  librizoli  suuiltadi  straforadi  che  lia  fatto  fare  la  Ex.* 
del  N.  S.  per  donarli  ».  Si  ofr.  anche  una  nota  di  A.  Ventuiìi,  Gh- 
ijliemo  dei  Magro,  miniatore,  minia  j)cr  Cecilia  Gonzaga  un  officiolo  : 
.Imadio  da  Milano,  orefice,  ne  orna  la  lefiatnra,  in  Ardi.  .stor.  dell'Arte, 
II,  pag.  186. 

')  I  «  signaculi  »  o  segnalibri  erano  talvolta  preziosi.  Nel  lieg. 
di  finardaroha  1471-79,  e.  10',  ne  trovo  descritti  due  :  «  Signachulo 
«  uno  grande  da  Messale  laorato  de  oro  et  de  seda  dato  a  Don  Lu- 
«  tiano  et  a  Don  MariiU)  Capelani  de  lo  Ill.mo  D.  S.  N.  de  comis- 
«  sione  de  la  8.  E.  per  mettere  al  messaleto  de  epso  N.  S.  che  li 
«  dicti  Capelani  adoperano  ».  E  ancora:  «  Signachulo  uno  grande 
«  da  Messale  cum  la  testa  lavorata  cum  perle  e  certi  robini  con- 
«  trafacti  et  ornamenti  de  aregento  sottili  dorati  cum  le  cordeline 
«  de  seda  crimisina  scliiesa  cum  li  caiii  lasorati  a  tìocheti  ». 


16  CAPITOLO    II. 


E  qui  dobbiamo  fare  una  breve  parentesi  per  notare  con 
un  senso  di  tristezza  che  nella  corte  d'  Ercole  I  non  è  pur- 
troppo molto  rar(j  il  caso  di  prestiti  e  di  pegni  di  gioie  e 
di  oggetti  preziosi  per  ricavar  danaro.  Si  impegnava  a 
Ferrara  e  fuori  di  Ferrara:  e  tutto  ciò  per  sodisfare  in 
qualche  modo  la  prepotente  smania  pel  lusso  e  per  le  feste 
dei  Principi  d'Este. 

Cosi  r  arte  del  trascrittore  come  il  mestiere  del  cartolaio 
spesso  passavano  dal  padre  al  figlio.  E  per  vero  quel  Nicolò 
dei  Nigrisoli  cartolaro  che  nel  1453  legò  per  Borso  una 
Spagna  e  un  «  Tihulo  de  grandeza  de  foljio  »  e  nel  1454 
uno  Svetonio,  era  succeduto  a  .un  certo  Nigrisolo  dei  Nigri- 
soli; e  cosi  al  sullodato  «  Gregoro  cartolaro  »  tenne  dietro 
il  figlio  Aliprando. 

«  Aliprando  de  (iregoro  »  ci  si  presenta  la  prima  volta 
nel  1476  in  credito  di  lire  6  per  copertura  di  un  Theseo 
«  che  lui  rechuperse  de  montanina  rosa  et  poseglie  azuli, 
«  broche  »  e  per  legatura  di  un  Plinio,  in  formato  grande, 
a  stampa. 

Quella  munificenza  che  Bors(j  dimostrò,  non  badando  a 
spese,  verso  gli  artisti  e  gli  artefici  di  quella  sua  celebrata 
bibbia,  mirabile  per  la  rara  morbidezza  e  qualità  delle  mem- 
brane, per  l'eccellenza  della  scrittura,  per  la  finezza  e  l'ab- 
bondanza delle  miniature  e  infine  per  la  bellezza  dei  fregi 
esteriori,  del  panno  d' oro,  della  cornice  e  dei  fermagli  di  ar- 
gento dorato,  si  può  ancora  sorprendere  e  ammirare  in  Er- 
cole I  che  gareggiò  col  suo  predecessore  in  splendidezza  e 
sontuosità  ordinando  un  breviario  di  eleganza  e  di  pregio 
non  minori. 

Ma  ormai  l'esercizio  della  miniatura  andavasi  limitando 
sul  cadere  'del  secolo  ai  messali,  ai  breviari,  agli  offici,  agli 
antifonari,  ai  corali,  ai  libri  insomma  del  culto  e  j)erdeva 
della  sua  eccellenza  e  comi)iutezza  ;  ma  pure  il  breviario 
d'Ercole,  il  messale  di  Ippolito  e  quello  di  Anna  Sforza 
vanno  ancora  ascritti  tra  le  più  ricche  opere  che  vanti 
r  arte  della  miniatura. 

Il  messale  di  Anna,  prima  moglie  di  Alfonso  I,  si  distin- 
gue per  avere  uno  splendido  fregio  rappresentante  insieme 
le  arme  degli  Sforza  e  quelle  degli  Estensi  (cod.  est.  lat. 
n.  438).  Ora,  io  trovo  in  un  inventario  di  {iiiardaroUn  del  1 107 


GLI   .VMANUliNSI    I)'  i;i;coLi-:   1.  IT 


menzione  di  alcuni  libri,  tra  i  quali  «  un  messale  cum  arme 
«  e  deuise  de  milan  e  de  la  cliaxa  da  Est  ». 

Ammessa  cotesta  identilicazione,  anche  i  libri  che  seguono 
possono  ritenersi  tutti  di  Anna  Sforza: 

1.  Libro  uno  de  chugnìtione  de  pechati,  in  bona  charta 
chuperto  de  raso  lionatto. 

2.  Libro  uno  la  passion  de  Ch  visto. 

3.  Libro  uno  le  pi.stollc  e  uaiuiellj,   in   charta   banba- 
sina,  chuperto  de  brasilio. 

4.  Libro  uno  il  Transito  di  S.  Giraolimo,  a  stampa. 

5.  Libro  uno  la  vitta  de  C/i risto  e  di  nostra  Dona. 

6.  Libro  uno  Sii  aio,  chuperto  de  churame  stampato. 
Seguono  poscia   alcuni  »  oHziolli  »  e  diversi   messali.  Si 

tratta  insonmia  di  libri  esclusivamente  religiosi,  e  per  questo 
riguardo  può  dirsi  che  il  carattere  della  piccola  collezione 
di  libri  di  Anna  sia  identico  a  quello  della  più  copiosa  li- 
Ijreria  di  Eleonora  d'Aragona. 

Nell'età  della  rinascenza,  quando  nelle  Corti  italiane  pare 
penetri  potente  il  soffio  della  rinnovata  paganità,  troviamo 
persistente  e  radicato  negli  animi  il  sentimento  religioso 
che  si  manifesta  nel  favore  con  cui  i  jtrincipi  circondano 
gli  oggetti  di  culto,  e  nella  protezione  accordata  agli  uomini 
del  clero. 

E  non  solo  Eleonora^),  ma  anche  Ercole  I  ebbe  grande 
cura  dei  libri  di  culto.  Nel  1496  donò  tra  varie  altre   cose 


^)  Addì  27  de  setteiubre  14?^4  a  <.<  Don  ile  CriiguiioU)  capelaiio 
«  de  la  Ex*  de  Madama  »  fu  dato  un  Itraccio  «  ile  raso  alexaiidrino 
«  per  fare  fare  una  soprascripta  a  uuo  offieiolo  de  la  prefata  M."  » 
E  nello  stesso  giorno:  «  A  Cola  agnolo  da  Napoli  Braza  V.,  de  taf- 
«  fetado  verde  per  fodrare  una  sopracuperta  de  uno  offieiolo  de  la 
«  Ex."  de  madama  »  BeijMro  di  fiuardarolm  del  1484.  E  nello  stesso 
iTifMi-o  il  dì  80  Ottobre:  «  A  la  Ex."  de  Madama  liraza  '/^  de  bro- 
«  eato  doro  eremesino  e  br.  \  .j  de  tati'etado  incarnato  per  fare  fare 
«  una  sopracuperta  a  uno  offieiolo  che  manda  sua  Ex."  a  Napoli  a 
«  M."  Beatrice  tiola  de  la  Ex."  del  N.  8.  ». 

Lo  stesso  Colagnolo  tla  Napoli  provvide  nel  14b!4  (  refiistro  di  M. 
(iaìeotti)  «  una  sopraclioperta  che  haudò  fudrata  de  taffetà  negro 
«  per  uno  officiollo  de  la  Ex.*  de  madama  ». 

Nel  1484  sua  Ex."  mandò  a  Napoli  «  uuo  officiollo  »  con  una 
«  sopraco])erta  de  broeadoro  a  lu*  làatrice  fiolla  del  N.  S.  ». 

In  un  comptd  de  dchilori  del  J4!)4,  e.  7'  si  parla  di  un  taglio 
di   «  veliido  negro  »  per  una  c«)[>erta  di   un  officio  di  8.   Ex." 


IR  fAPITOI.O    II. 


al  isiio  familiare  Beltrame  Constabili  «  uno  ofìziollo  desli- 
gado  »  V)  e  nella  sua  manìa  religiosa  sempre  si  interessò  di 
innari,  graduali  e  antifonari  per  la  sua  Cappella,  per  la  quale 
nutrì  ognora  la  più  sincera  e  viva  predilezione. 

Chiamò  cantori  dei  più  riputati,  si  circondò  dei  migliori 
cappellani  e  fece  scrivere  nel  1476  un  antifonario,  un  innario 
f(  principiato  insino  de  lo  anno  1474  »  e  rilegare  da  Fran- 
cesco Gigli  «  uno  libro  de  canto  ».  Il  3  dicembre  dell'anno 
1476  il  Gigli  aveva  finito  il  lavoro:  il  libro  era  «  de  carta 
«  de  banbaso,  cuperto  de  nouo  de  montanina  rossa  per  bi- 
((  sogni  de  la  dieta  Capella  :  il  quale  lib.'^  fé  religare  et  coprire 
«  et  hebe  fra  Zohane  Bibas  maistro  di  dieta  Capella  »  -). 

Di  mano  in  mano  che  i  progressi  della  stampa  si  accen- 
tuano, le  ordinazioni  di  copie  da  parte  degli  Estensi,  si 
fanno,  com'  è  da  aspettarsi,  più  rare.  Nel  1472  rilevo  un  im- 
I)ortante  documento  che  risguarda  i  «  libri  se  fanno  scri- 
«  vere  per  lo  111.'""  D.  S.  N.  »=*). 

V'ha  menzione  di  un  «  Dione  principiato  »;  di  dodici 
quinterni  «  de  caprito  dati  ad  Andrea  da  le  Vieze  scriptoro 


')  Nel  1496  Ercole  I"  donò  a  Beli  rame  Con-ftahili  tra  varie  cose: 
«  uno  oficiolìo  deslkjado  »  Keg.  di  Guardaroba  del  1496,  e  XV. 

-)  Pubblico  più  oltre  il  doc.  — Dò  qui  l'indicazione  sommaria 
(li  alcuni  monasteri  ai  quali  Ercole  I  faceva  larghe  elemosine  di 
legumi,  pesci,  ceci,  ecc.  «  Il  Corpo  di  Cristo.  —  San  Guglielmo. 
«  —  8.  Antonio.  —  Santa  Catelina.  —  >S.  Silvestro.  —  S.  Gabriello. 
«  —  San  Rocco.  —  L' Annunciazione  alla  dia'  bianca.  —  Santa 
«  Maria  di  Grazia.  —  Santa  Caterina  da  Siena.  —  Santa  Maria  di 
«  Grazia.^  —  .San  Vito  ».  Di  nuove  elemosine  dan  conto  i  Registri 
dei  mandati. 

Non  mancano  prove  di  liberalità  dei  princii)i  verso  suore,  ve- 
scovi ed  u<miini  del  clero.  In  un  catal.  del  1494,  di  mano  di  Gio- 
vanni Ziliolo,  leggo:  «  per  una  tela  grande  ha  fatto  depinzere  in 
«  burges:  la  quale  è  Christo  (juando  fu  batezato  quando  monta  in 
«  cielo  cum  li  maghi  et  certi  altri  misteri:  la  <|uale  ordinò  la  111.""' 
«  madama  per  le  Suore  del  Corpo  de  Christo.  Costò  ducati  cinque 
«  et  grossi  (juindese  ». 

BaìV  lìirentario  (e.  19)  di  Lucrezia  Borgia  (1.502-3)  imparo  che 
di  una  «  baschina    di    broohato    piano    celestro  fodrata  di  tella  ce- 

«  lestra se  feze  uno  palio  d'altare  a  le  monache  del    Corpo  de 

«  Christo  da  comissione  de  la  S."  ». 

")  Spesa  de  io  off.  de  M.  Galeotto,  147:^,  e.  67'. 


GLI   AMAMEN^I    D'  ERCOLE   L  10 


«  die  à  la  cliura  de  fare  scriuere  dicto  libro  »;  di  a  Apinvo 
H  tradiieto  per  m.  Candido  al  prel'acto  X.  S.  ;  »  e  di  un  libro 
i<  chiamatto  Poìihio  »,  ecc.  '  ). 

Neil' anno  seguente  si  tini  di  scrivere  il  D/une  già  ricor- 
dato e  le  Kp/stoìf-  ili  S.  Ciei/orio  in  volgare'). 

Più  importanti  sono  le  notizie  che  ricavo  da  un  registro 
camerale  del  147.").  Impariamo  che  Gregorio  cartolaro  legò 
una  traduzione  dei  ("ouiuieniari  di  Cesare  dovuta  a  Carlo 
di  S.  Giorgio^)  un  k  Ovidio,  de  <trte  ainondi  »  (>  un  libm 
«  chiamato   Tachoin')  in  mcdeaina  ». 

Un  po' meno  avari  di  accenni  ai  manoscritti  estensi  sonn 
i  reaistri  del  147(;. 


*)  Il  lilno  (li  Aiipiaiio  e  la  xt-isioiu'  di  Candido  Dcreiuhrio  tMni- 
servata  nel  coil.  est.  di  dedica:  «.  K.  3.  18.  Il  codice  è  intitcdato  : 
ni  Ilhixtìc  ('araìivvc  et  cjcclxii)  niynorv  m.  Hercule  estense,  ecc.  Kiiiro- 
diico  la  pairc  riiuaiifiir»'  del  docnmento: 

«  Per  imo  liliro  cliiaiaaro  Ciro  (sar.à  la  versione  della  Ciroi)edia 
di  M.  M.  Boiardo  fonteiinta  nel  eod.  est.  originale  3c.  (t.  (ì,  :.' .'  Si 
Itadi  però  ehe  in  fondo  ad  esso  sta  scritto  «  Mattaeiis  de  Coiitugiis  » 
di  Volterra)  e  scrittnra  e  miniatura  del  detto  L.  32;  s.  8. 

Conii»iiiiento  de  uno  libro  cliiaiuato  Conuiio  Tacito  del  pref. 
X.  S.  principiato  iianti  che  sua  Ex.  fosse  facto  Ex."  da  Andrea  da 
le  Vieze.  L.  36.  s.  1.  den.  (i. 

Libro  lino  in  carte  de  capreto  in  pruosa  vulgare  cliiaiuato  la 
ultima  deca  de  Biondo  scripto  et  miniato  alaiitirpia  cum  asse,  clin- 
l)erto  de  trasilio  stami)ito:  puiitezato  de  stagnolo  rosso,  cniu  quattro 
azuli  lissadi  et  earte  ine.sse  de  oro  stampade . . .   E.  37.  s.  12. 

Per  uno  libro  cliiamato  .ìiixupho  (sic)  de  antiquitatc  traducto  e 
scripto  per  ni.  Batista  da  S.  l'old  a  la  Ex.  del  N.  S.  il  (lualle  è  in 
limosa  de  littera  l)asrarda  <insi\a.  Per  miniatura  e  legatura  E.  Ili 
s.  7.  (Hegiatro  cit.  ). 

-)  HKmiAXX,  02).  cit..  pag.  150. 

■')  Il  copista  fu  Niccolò  Mascarino.  Ecco  il  documento: 

«  Gregoro  cartolaro  de'  liauere  adj  ij  ile  Marzo  E.  8.  s.  1.^  de 
«  den.  i»er  li  appresso  seripti  liliri  jier  lui  ligadi: 

«  Per  ligailura  ile  uno  liliro  in  carta  bona  forma  jtiii  <die  re- 
«  gistro,  scrijituia  er  miniatura  antiiiua.  chiamato  li  (.'omcnturij  de 
«  Cexaro  in  vulgare.  traducto  da  Carlo  da  S.  Zorzo  a  lo  lU.mo  N.  S. 
«  scripto  per  Xic.  Mascharino  scriptore  cum  asse  avanzate  chuperte 
«  de  Ijrasilio  stainpa<lo .... 

«  Per  ligadura  de  due  lilii'i:  <)ui<lio.  de  arte  <(iii<nidi  in  carta 
«  liinia.    lilfcra    liastaida.    diuiterro    di    uumtaniua    biauclia    «uni   Id 


50  r  Ar'iToi.o  II. 


Andrea  da  le  Vieze  ^  occupato  a  scrivere  un  Innario 
per  la  Cappella  di  l\rcole  P);  <Tregorio  cartolare  pi*esto  lo 
lega  e  insieme  ricoi>re  «  uno  Breviario  <la  ('amara»,  fa  ra- 
sare dieci  pelli  di  capretti,  rilega  ])ur('  un  libro  stanipatf) 
«  che  tracta  di  tuti  li  papi,  iniperadvn-i  et  signori  del  mondo  ». 
Aìiche  un  Antifonario  (^  un  Messah^  della  ('ap])('lla  sono 
consegnati  a  (Gregorio  -  ). 

Il  cartolaio  Francesco  (iigli  non  sta  in  (jzio:  deve  infatti 
legare  un  »  lihvo  de  canto  »'■'),  mentre  Aliin-ando  liiilio  di 
Gregorio  ricopre  mi    Tr.se'j,  rilega   un  Plini(j*\. 


«  broclie  piat»-  et  uno  .■i/.iilo.  —  'J'((cli(>iii(i  in  iitvdrxiiiit  in  cailu  lionu 
«  cluiperto  (lo  nioiituiiiuii  lossii  l'iun  4  aziili  e  10  lìiodic  piutc  li 
«  qiiiilli  fosì  lii>;uli  iichc  Carlo  dr  San  /orzo  ».  /khit.  <■  rndil.. 
1475.  e.  44'. 

')  Aiidrva  da  le  l'k'zc  tSciiptiiiv  de  liancir  adi  ij  <1«-  Zi-naro  L.  ol 
s.  1  (le  drn.  |(rr  le  ai»rt'sso  .st-riptc  cose  pose  a  i'aic  uno  .liumiio  \n-Y 
la  C'alleila  dei  uro  111.""  S.  jii'iucijiiato  de  lo  ano  1474  in.siciNf  cuui 
uno  altro  clic  tuta  \ia  se  uà  fornendo:  il  (pialh'  .finiario  :  lo  for- 
nito et  coin]»ito  a  <li  passati  et  dato  a  li  ca])tdani  de  il  prei'ìicto 
X.   S.   ]icr  I)iso,i;iii   de   dieta   cMpclla   (  />rliil.   e  credit..   1476.  e.  36. 

-' )  (irajoi-o  ('((lidlaro  de  liaiicre  adi  ij  de  Ajirilc  L.  dcxcdotto 
s.  wdc  dell.  Iter  le  ajircsso  ii,i;adure  de  liliri  per  lui  libati  in  idìi 
\olte  a   ili   jiassati  : 

1.  Li<;adura    de    uno    lirciiidiin    da   Ck  iit(ir((  :    fu    c(Uiiiiiciato    fin 
dal  tempo  di  1    Duca  Horso. 

2.  Lij;'.   de   uno  liliro  da  Chiesa  della   Ca])clla  d<d   nostr<i   111.'"" 
S.  chiamato  Jiinaiio. 

3.  liassadura  de  capriti    IO   per  coin|iirc  dicto   JiiiHirin. 

4.  l'er  li<;adnra  de  uno  liliro  facto  a  stani|ia  de  carte  de  liauliaso 
di'   l'oio  reale  (•/((■  Iriicid  di  luti  li  pupi  impvradari  et  Siijìniri  del  nniiuli). 

.').   Per  lej>atnra  di   uno  splendido   .liitij'oiiario. 

6.    Ter  co]>ertura  di   un   iiicssaìc  didla  ('ai)iiella   (  id.  e.    ISO') 

')  J47(i.  iHliit.  e  credit.  M.  <l(il(i)t1i>.  e.  i:;0'.  Frtnic.  dui  Zifi/i 
cai'tolaro  de'aiiere  aili  ii.i  de  de\enil>rc  L.  una  s.  dixc  de  deli.  ]ier 
lino  lili"  de  cauto  di-  grande  forma  elio  ipiasi  uno  palino  de  carta 
de  hanliaso  de  l:i  Capella  d.-  lo  111. \.  S.  idic  Ini  a  icl  i^alo  inco- 
iate tute  le  carte  et  ciipeilo  de  nono  de  ci'laiiiiia  rossa  Jier  liisoj;ni 
de  la  dieta  Capcdla:  il  (|ii.illc  lili."  le  relci;ari'  ci  coprii'e  et  lidie  fra 
Zollane    Hiltas   iiiaìstro  de   dieta   ('apella   et  ]iost.  a  spesa    L.   —  s.   X. 

^)  I  t7()  i<l.  id.  e.  II."»'.  .Ilii>r<iiidi)  de  (iriijori)  (-((rtoldrn  de  liaiiere 
ailj    lllt.    tic    de\enil)re    L.    1  \"    de    dell.    \HV    le    i  n  f  laser  i]  iti'    cose. 

l'er  co|ii-idiira  de   uno   lili"  cliiaiiialo    'l'Iicsco  in    carta    Ikuiu    lil- 


OLI    AMAXIENSI    D'  KRCOLE    I.  51 


Nel  1484  tlebbono  essere  state  ricopiate  diverse  opere  e 
la  biblioteca  dei  Duchi  deve  essersi  assai  arricchita,  perchè 
trovo  memoria  di  trecentociii(|uaMtacinquo  pelli  di  capretto 
comprate  per  scrivere  libri  ^  ). 

L'opera  pii'i  attiv;i  di  Andrea  da  le  \'ieze  cade  nel  1502 -). 
Ma  già  la  stampa  fa.  sentire  ovunque  i  suoi  effetti.  Se 
nessun  libro  stampato  trovo  in  un  inventario  di  guardaroba 
del  1494^),  parecchi   ne  rilevo  in  quello  preziosissimo  e  ve- 

tei'ii    iiKtdcriia    Nulj^arc    clic    hii    iccliiqicrsc    <lc    moiifaiiiii.i    insa    ci 
l)(),seglie  aziili,  hroclic  ecc..   \j.   1   s.   10. 

Per  ligadura  de  iiiut  liliio  cliiaiuatti  p/iiiii)  factu  a  staiiii>a 
viilg'are  in  carta  de  hauliiiso  in  foriiia  grande  che  lui  (•liui)ers('  de 
uioiifauiiia  forniti»  de  azuli  et  l)ro(die  de  ottone  <lel  prefato  S.  N. 
L.  2  s.  10. 

^)  «  Uno  coiui»to  de  capriti  da  scdirinere  de  dai-e  adj  iilt.  de 
desend)i'e  eai)riti  trcxeiitoein([via]itiiciu((ue  »  —  Jlc<i>xlr<i  de  M.  (id- 
I cotti  del  14S4.  <■.  114'.  —  Nel  1179  trovo  ricordati:  «  nno  libro 
«  chiiimato  .Iridilo  (die  a  tradncto  in.  Nicolò  da  Ijuniidio  al  ])rei'ato 
«  nostro  Signore:  (|ninteriii  10  de  carte  de  caitretto:  nno  libro 
«  (diianiato  de  ii(li«iitii  (iottiinnii  (die  tradnse  Batista  da  S.  l'olo: 
«  mio  xiilmÌKta  un  Iniiariu:  un  libro  vnlgare  i'acto  a  stanijia  in 
«  rima,  (die  lega  (Jregoro  cartolaio  :   » 

■-)  Si  cfr.  il  Libili  delie  l'itiiite  di  tale  anno  seini>re  in  Ardi. 
est.   di  Modena. 

■' )  di  iìirentdriii  di  (iiKirddruhii  del  1494.  «die  registra  a  e.  ISO 
i   seguenti  libri  : 

l.  lhn>  libro  in  eliarta^  bona  di  bona  littera  coperto  di  raso 
uerde  euiu  quattro  azuli  di  arzento  et  due  rosete  (diiaiiiato  eìirext. 
Ldiidiiii  de  diiiiiid. 

'2.  Un  altro  Libro  in  bona  (diarta  co]>erto  di  ciiranie  rosso 
stampito  Clini  <|uatro  azuli  di  otoiie  (diiainato  Anliniid  ('iiriidcdini  de 
la  iiilefiiild  de  Idrte  viiìittire. 

;>.  Un  altro  Libro  in  bona  «diarta  cliiaiiiato  l'Idiita  cnperto  d«' 
brasille  rosso  staniidto. 

I.  l'ii  altro  Libi«>  in  b«>iia  «diarta  ciiiierto  di  Brasilh'  i«)ss«>:  le 
leixtiirie  di   Alexdiidni    Miieediniieii. 

■">.  Ino  Libro  in  «diarta  di  baiiibas«>  «■iip«'rl(>  di  iiioiitauina 
verde:   M.  C'aiidid«>  in   \nlgar«>  in   \'erso. 

H.  Un  altro  Libro  in  «diarta  di  baiiiliaso  a  la  Iraiicese  cliia- 
niato  ijiinnie. 

7.  Tu  altr«>  Libro  Fraii«'«'se  in  bona  carta  «'11111  le  alene  seii/.a 
cnraiiH'. 


r-APITOr.O    II. 


ramerite  degno  d'essere  con  cerni  diligenza  piil.)blicato  di 
Lucrezia  Borgia  ^  ). 

Il  libro  a  stampa  ormai  si  impone  all'uso  comune  e  l'arte 
del  miniatore  e  dell'amanuense  entrano  nel  periodo  della 
loro  decadenza. 

Siamo  nel  151(i  e  un  celebre  <<  scrittore  ",  .Sigismondo  de'.Si- 
gismondi,  deve  ricordare  al  Duca  estense  la  sua  valentia 
esperimentata  a  Firenze  e  altrove  nel  trascrivere  grandi 
codici  di  lusso,  quale  ad  es.  la  Bibbia  di  Belem,  per  essere 
ammesso  al  servizio  della  Corte  di  Ferrara-). 


8.   l'ii  liiliTizdlo  i>i/.()l(i  in    lioiia    elnirta    de    (Ifuntioiic    vuIumil- 
coiìcrfo  (K-   i)r:isilli-  uimi   dui   .i/iili   ili   aijifiito. 

!».    Tuo  (lauti  JiLstoiiatii   in   lioua  cliai'ta  cuiu   il    «-ninuiculo  :   co- 
juTto  ili   uuiutauiua  l'ossa. 

10.    l'un    Lihri)    (li    hdua    cliarta    i-liiaiiiatu    mniicd    ili    jKi/ixIorin 
(•i)|ii-iro  (li   ui(iur;iuiua   rossa. 

')  l'uhl)lico  la  parto  ri.sguardautc  i  libri  nel  W  capitolo,  l'ag-.  'J'2. 
Tutto  l'iuvt'utiirio  sarà  ]tr(.'Sto  edito  •■  illustrato,  da  ]iar  suo.  dal 
Coutc  L.  A.  (iaudiul. 

-)  1/ Jni]>oi-taut<'  lettera  di  .'^igisniondo  e  da  me  piilihlleata  ìu 
l'ondo  alla   .lj>in'ii(l.   Ili   di   (|iiesto  lavoro. 


ni. 

La  librerìa  ducale  e  i  cortigiani  estensi. 

I  i-ortigiaui  .si  jjiuvaiio  dei  codici  della  lilireria  dei  Duchi.  —  l,a 
libreria  ducalo  e  la  <i)lfura  estense  —  T.a  eortigiauìa  estense. 
—  Prestiti  di  liliri  a  ('.  di  S.  Giorgio,  O.  dell'Assassino.  B.  Fa- 
cino, (i.  Biancliini.  X.  Strozzi,  ('•.  V.  l'ieo.  ecc.  —  In  Plinio 
perduti».  —  Due  codd.  di  Dione  Oa.ssio.  —  I^a  biblioteca  dei  l'ico 
della  JOranciola.  —  Li>  studio  d'Ercole.  — Nuovi  prestiti  a  cor- 
tigiani e  a  celebri  dotti  estensi,  —  Guarino,  G.  Capello.  (4.  Au- 
rispa,  N.  l'alinieri.  —  l'restiti,  scambi  e  doni  di  liltri  tia  ('urte 
e  Corte.  —  T'^na  lettera  di  Pellegrino  l'risciano. 

I  niapiiifici  codici  della  bihli(it(:'ca  lineale,  tanto  più  va- 
.yheggiati  e  cari  ai  Princi}ti,  quanto  più  ricchi  e  preziosi  per 
rarità  di  contenuto  o  per  bellezza  di  fregi  e  miniature,  non 
sono  con  tale  eccesso  di  gelosia  e  di  spilorceria  custoditi, 
da  essere  inaccessibili  sempre  ai  cortigiani  estensi  ^  ). 

Invece,  tutta  la  dotta  ed  elegante  Corte  ferrarese  attinge 
spesso  da  essi  nuovi  e  fecondi  succhi  di  sapere.  Per  i  poeti 
e    i   letterati  la   collezione   estense  di   libri   s'adorna    degli 


^)  Di  rado  i  niss.  uscivan  di  Ferrara.  Ricordo  che  P.  Candido 
Deeenibrio  ricorse  alla  lilireria  di  Leonello  per  la  Uipuhhlica  di 
Platone.  Il  codice  estense  era  andato  smarrito  e  I^eonello  rispose: 
«  Bibliotheeam  ineam  reuolui  feci  \\\  tua  Platonis  l'olitia  re]>eri- 
«  retur:  illa  vero  niisquani  reperta  est.  In  inventario  scriptum 
«  erat:  Politia  Plaionix.  volumine  mediocri,  literix  ««/(</«/«.  cojìertuia 
«  ìuhea,  ecc.  »  Si  efr.  M,  Borsa,  P.  C.  /Jvccmhri  e  P  nmaniumo  in  Lum- 
hardid.  in  .In-li.  stur.  hniih..  XX.   pag.  oTH.    //.  :">. 


CAPITOLO    III. 


splendidi  fiori  della  nascente  primavera  classica  latina  ;  per 
gli  storici  s'arricchisce  di  nuove  cronache  o  documenti;  è 
fornita  per  i  giuristi  di  Digesti  e  di  Siiuime,  conserva  per 
tutti  opere  per  dilettare,  per  istruire  o  per  educare. 

Così,  per  la  iiiunillcenza  dei  Principi,  i  benefìzi  di  una 
larga  e  multiforme  coltura  si  diffondono  nella  (!orteedalla 
biblioteca  estense  j)rivata  emana  e  splende  un  raggio  gen- 
tile di  studi. 

(i)uando  il  raffinato  e  perspicace  cortigiano  estense  non 
pure  ammira  le  preziosissime  opere  della  libreria  dei  Duchi, 
ma  di  esse  anche  a  piacer  suo  si  giova,  riesce  impossibile 
allo  storico  considerare  le  vicende  e  gli  asì)etti  della  ari- 
stocratica coltura  ferrarese  senza  congiunger  questa  e  con- 
netterla idealmente,  nella  sua  natm^a  e  nel  suo  incremento, 
alla  privata  libreria  di  ('orte. 

Qual  maraviglia  se  in  Ferrara  nacquero  e  da  Ferrara 
batterono  gloriosamente  l' ali  le  dilettevoli  fantasie  del  Bo- 
iardo e  dell'  Ariosto,  quando  la  biblioteca  dei  Duchi  splendeva 
per  ricchezza  di  codici  contenenti  le  favole  di  Francia?^), 
o  se  la  rinverdita  lirica  latina  giunse  con  gli  Strozzi  a  tanta 
e  mirabile  squisitezza,  quando  i  cari  i»rediletti  modelli  eran 
sempre  a  loro  dis])osizione  nella  libreria  del  Duca':' 

La  novissima  coltura  cortigiana  s'orienta  nella  luce,  che 
le  viene  dalla  nascente  biblioteca  principesca:  e  questa  non 
di  rado  s'accresce  di  libri  preferiti  dai  dotti  di  corte,  e 
spesso  accoglie  e  custodisce  l' opere  di  quei  medesimi  let- 
terati, ch'essa  ha  contribuito  a  nutrire  di  forti  ed  eleganti 
studi.  Ne  segue  che  la  libreria  estense  debba  di  necessità 
assumere  e  mantenere  il  colore  e  l' aspetto  proprii  della 
Corte;  debba  cioè  essere  aristocratica  e  varia,  conservare 
accanto  a  libri  di  filosofìa  e  di  diritto  trattati  sulla  scherma 
e  sul  giuoco  degli  scacchi  e  fiorire  cosi  di  opere  religiose  e 
morali,  come  d'opere  classiche  e  profane. 

Tale  il  cortigiano  estense:  vivace  e  cortese,  esperto  nei 
modi  della  galanteria  più  fine   e  della  gentilezza   più   com- 


'  )  Anche  le  fonti  del  Boiardo  sono  state  ultimamente  indagate 
da  [C.  Searles,  Boiardo' >ì  Orlando  Inn,  u.  seinc  Bezichuìificn  zur 
aìtframoH.  erzahl.  iJieht.  Berger,  1901]  e  da  G.  Kazzuli,  Ber  le  fonti 
dell'  «  Urlando  Innamorato,  »  Milano  1901. 


i.A  Mni;i;i;iA  ukwìA:  i.  i  (onrK.iwi  ksti.nsi  .,.> 

j)ita;  sa  oortepririaiT'  o  amare  in  latino  e  in  volfrare;  pieno 
(li  imagini  colorite  e  classiche,  piega  reverente  il  ginocchio 
e  china  il  capo  alla  squilla  del  vesi)ro.  Devoto  al  Duca,  n)a 
non  servile  quanto  il  cortigiano  aragonese;  meno  completo 
e  nv'ìì  iiKiilerno  dell'ideai  tipo  castiglionesco,  a  questo  è 
strettamente  congiimto;  riconosce  i  doveri  che  lo  legano 
alla  Corte;  ama  i  Principi,  li  onora,  ma  è  severo  e  co- 
sciente ilella  propria  individualità.  Delle  argenterie,  dei 
gioielli,  dei  liljri  di  Corte  si  serve,  quando  gli  aiigrada,  con 
grande  facilità. 

In  un  solo  anno,  nel  1157,  più  di  venti  endici  fnroii  jire- 
stati  dal  Duca  ai  suoi  cortigiani. 

.Tra  gli  altri,  T'arlo  di  S.  Giorgio,  letterato  e  camerlengo 
prediletto  di  Borso,  ebbe  «  imo  libro  dito  f/eontf/nt/a  »^); 
Galeotto  dell'Assassino  un  libro  francese');  Kosseto  un 
Dante,  un  «  libro  de  le  famose  done  »  e  «  un  Fiiostrato  •' ); 


')  Memoriale  14~)7-()S.  e.  1'  «  Carlo  ih'  San  (Jioiyio  liaiu-  uno 
«  liln'o  dito  jj;eoniantia  adj  1"  fclthraro  ».  Nei  rcfiixtii  dei  Manddti 
troviamo  spesso  ricordo  di  C.  «li  S.  Giorgio.  Talora  i  Principi  lo 
sovvengono  di  lieni  e  di  danaro,  talora  si  giovano  de'snoi  servigi. 
Nel  marzo  del  14r)ti  il  Duca  Borso  gli  dona  200  libre  niarcliigianc 
{lietj.  l-iòd,  e.  ;-{6).  Credesi  clie  Carlo  di  8.  Giorgio  altri  non  sia 
che  quel  l'olismagua  dei  tempi  di  Borse  che  fu  anche,  a  quanto 
))are.  miniatore.  (Atti  e  Mem.  dell  a  Dep.  di  Si.  Patria  di  Modena  e 
L'arma,  II.  pag.  501).  Ma  in  verità  io  non  so  adattarmi  a  questa 
opinione:  mentre  Carlo  di  S.  Giorgio  si  dichiara  bolognese,  Poli- 
smagna  atterma  (diiaramente  d'  essere  di  j)atria  ferrarese.  Cod.  est. 
a.  P.  6,9. 

-)  Mem..  cit.  «  liane  uno  lil>ro  t'ranchois  <'ouerto  de  coro  ucr<lc 
«  il  (piale  lui  dixe  esser  suo  adj  v  de  feblir.  ».  Nel  WM:  Galeotto 
era  ufficiale  deputato  alle  spese  della  Corte.  Entrata  e  xpesa.  1434, 
e.  3'.  Forse  in  forza  del  suo  officio,  nello  stesso  anno  fu  inca- 
ricato di  contare  le  lettere  della  hibhia  francese  miniate  da  Gia- 
comino d'Arezzo  e  di  riferire  circa  la  spesa  (id.  e.  149).  Tolgo 
infine  dal  /.'<y/.  dei  Mand.  143!).  e.  'SI:  «  Vos,  factor  generalis, 
«  dari  l'aciatis  nobili  uiro  Galaoto  (Iclassassino  familiari  suo  gra- 
«  tissimo  niodios  duos  frumenti  ».  e  «a  e.  58:  «  dari  faciatis... 
«  pagam  suam  mensis  Decembris  ».  Altre  notiziole  in  L'e(j.  144:.', 
e.  179.  ecc. 

')  Mem.,  cit.,  e.  2"^  «  liane  uno  Dante,  uno  libro  de  le  famose 
«  done  et  uno  pliilostrato.  adj   1"  de  marzo  ». 


5G  (  A  ['ITOLO    ili. 


Bartolomnieo  Facino  una  «  cronaca  vecliia  «^V,  Giovanni 
Biancliini  ebbe  la  k  inuestexon  del  \)n\m  Nicola  »-);  Gia- 
como Ariosti  «  la  ci'onica  uezia  »  la  cronica  nova  »  ^  )^  e 
un  Mr'litidiise  ^)\  Niccolò  Strozzi  ottenne  una  cronaca  e 
K  una  charta  de  genologia  ■' )  ;  Bertolaccio  de  Pizzolbeccari 
«  uno  fioro  ablireuiatore  »  ''  )  ;  messer  Taddeo  da  Imola  un 
Corbaccio,  mi  Filostrato  e  un  Ninfale  ');  madama  Con- 
tessa Strozzi  un  «  marco  pollo  »'^i;  maestro  Rinaldo  tap- 
pezziere un  Sidrac  in  francese^);  il  conte  Ludouico  de 
Canno  ebbe   un  Gnliot  le  Briin^^^):  Anselmo  Salimbeni  un 


')  Mevi..  (ir.,  e.  ;-ì'  «  liane  una  croiiii-ii  ut'cliia  adj  XIII  de  aprilo: 
«  portola  il  zampa  ».  Nel  1439,  nel  quale  anno  figura  come  cancel- 
liere di  Borso,  fu  inviato  dalla  Corte  a  Venezia  {lìvij.  e.  27):  nel 
1456  a  Mantova  sempre  «  prò  negociis  d.iù  »  {Jicij.  e.  52). 

-)  Mem.,  ni.,  «  Zolianne  Bianchini  liane  la  lini.,  del  ]»ai)a  Ni- 
«  cola:  jiortala  Carlo  da  Bologna  (cioè  Carlo  di  S.  (riorgio)  wii 
inazo  ».  Ricliissimi  sono  i  Befii-sfri  dei  Maviìafi  di  noti/.i<-  intorno 
al  Biancliini. 

"•  )  Mem..  cit.,  «  lacoiiio  de  Ariosti  liane  la  cronica  iiegia.  — 
«  liaue  la  cronica  nona  xiii  Luio  ».  Sarà  quel  Giacomo  Ariosto, 
tiglio  di  Folco,  che  nel  1415  giostrò  a  Venezia  in  occasione  delle 
feste  celebrate  per  1'  elezione  del  doge  Tommaso  Mocenigo.  E  ri- 
cordato insieme  a  Lodovico  Casella  nel  lìefi.  dei  Mand..  1447,  e.  6. 
Nel  14.55  ebbe  in  prestito  un  Meliaduse.  Memoriale  delle  eoxe  pye- 
xtate  1453 -.'56,  e.  18. 

*)  Mem..  cit..  «  liane  uno  libro  Francois  dito  meliaduse.  » 

•'■)  Mem..  cit.,  —  <S  ottobre  14.57.  —  Fu  fratello  di  Tito  Strozzi. 
.Si  cfr.  R.  .Sabbadixi,  La  scuola  e  qli  studi  di  Gtiarino,  cit.,  pag.  158. 
Nel  14.50  fu  mandato  a  Caraerino  «  prò  negociis  d.ni  »  (lieji..  e.  12); 
nel  14.56  fu  mandato  a  Cesena,  Pesaro,  Turbino  :  «  (lari  faciatis 
«  tiorenos  septuaginta  auri  spectabili  et  claro  equiti  Nicolao  de 
«  Strozziis  prò  eundo  Cesenam.  Pisanrum,  ITrbinnnì....  »  lìefi., 
e.  148. 

'■)  Mem..  cit..  «  liane  uno  Horo  abreuiatoie  ».  K  menzionato  nel 
Ileii.  dei  Mand.,   1447,  e.  81^ 

')  Mem.,  cit.,  «  111.'""  messer  Thadio  de  Imola  liane  uno  libro 
«  dito  corbazo  et  uno  philostrato  et  uno  libro  dito  le  iiiiii]die:  adj 
«  XIII  de  ott.  ».  È  Taddeo  Manfredi  da  Imola. 

*)  Mem..  cit..  «  M.'  Contessa  de  Stroza  liane   uno  inairtipidlo  ». 

«)  Mem..  cit. 

'")  Mem..  cit..  «  galioto  le    bruno    et    uno    liljro  de  piii  favule  ». 


I.A    Lir^RKHIA    Drr-AI.K    E    I   fORTICIAM    KSTENSI 


«  libro  dito  Lanzeloto  ^  ì  »:  il  Tonte  Oio.  Francesco  Pico  un 
Florio  *  )  ecc. 

Dell'opere  prestate  si  teneva  dunque  esattamente  me- 
moria e  di  rado  esse  andavano  perdute  in  causa  dello  zelo 
e  dell'amore,  che  i  principi  nutrivano  jìer  esse. 

Un  giorno  un  Plinio  voh'i  dalla  biblioteca  ducale,  né  più 
fece  ritorno.  Ecco  Borso  farne  attive  e  lunghe  ricerche  e 
Carlo  di  S.  Giorgio  scrivergli  in  data  17  gennaio  MOT  da 
Venezia  ^  i  : 

<f lo  ho  fatto  mfdte  arti  per  uolere  intendere  chi  ha  il 

K  Pìinio  de  la  8.  V.  qui  a  Vinesia.  Fra  le  altre,  perchè  la 
«  V.  Ex.  me  nominò  Messer  Leonardo  Sanudo  io  cussi  a 
«  domestica  glie  ho  adimandato  questo  libro.  Lui  me  ha  ditto 
«  non  hauerlo,  et  che  1'  è  ben  nero  lui  il  fece  adimandare  im- 
«  prestij  a  la  S.  V.  ma  che  lui  noi  possete  mai  liauere.  An- 
«  dando  io  pur  tuttavia...  et  interuenendo  mo  da  questo,  mo 
«  da  quello  dove  l' animo  me  pendeva  cum  buoni  modi  par- 
«(  landomi  cum  ^L  Antonio  Talentino,  me  dixe  che  uno  nostro 
«  ferrarese  nommato  Pedo  Antonio  facti  ire,  credo,  de  li  gen- 
«  tilhuomini  dal  Sacrato  parlando  de  questo  libro  dixe  ad 
«  esso...  che  el  vide  questo  libre  »  a  messer  Ugolino  o  sia  messer 
«  Agostino  da  Rimine  ^  i  suo  figluolo,  il  quale  il  retrasse  qui 


'-)  Mfm..  cit..  «  Il  ^l.""  Conte  Gio:  Fitniyesf"  de  la  Mirandola 
«  liane  nno  tìovo  abioiuiitore  ».  E  ancora:  «  Mr.  Francesco  da  .sa- 
«  crato  liane  dnj  chatastri  et  la  charta  et  la  division  de  IH.'""  S.  da 
«  Est.  nltiuio  de  febhr.  —  Trisciano  fattore  liane  nno  libro  liane 
«  privilegi  et  cliarte  da  la  Tbore.  —  111.'""  N.ro  S.  duca  liane  nno 
«  libro  de  le  famose  done  :  portalo  a  fosso  dalbaro  adj  3  settembre  ». 
"■)  Carteggio  degli  oratori  e-^tensi  a  Venezia.  Bnsta  1." 
*)  Di  Ug(dino  e  Agostino  da  Bimini  bo  trovato  parecchie  volte 
ricordo  nei  docnmenti.  da  me  esaminati,  nell'  Arcliivid  estense  di 
Modena.  Nel  14fò,  Agostino  era  lettore  allo  .Studio  di  Ferrara  in- 
sieme a  Michele  Montecuceoli  rettore,  Teodosio  Specia,  Francesco 
Portelino,  Bart.  Ercolani.  Ugo  e  Alberto  Trotti,  Bart.  Beleueiui. 
(ilo:  Maria  Kimmaldi,  Nicoh»  Bardelli.  ecc.  Xel  1468  Borso  si  in- 
teressa del  sno  stipendio  e  gli  fa  ottenere  un  ulteriore  assegno. 
lleg.  dei  Mandati.  —  L'  8  Agosto  1453  il  Duca  fa  ad  UgoKno  una 
elargizione  di  danaro  per  aiutarlo  nel  sostentamento  di  tre  fan- 
ciulli eia  lui  raccolti:  «  Miser  Ugolino  da    lìimiuo   per   pietate    ra- 


58  rAt'iTOi.o  [II. 

«  in  Venesia  da  uno  gentilliomo  eli' ci  haiieua  conduto  t'adiga 
«  a  ritrarlo  ot  ditto  Polo  Antonio  gliel  nide  in  quella  volta  et 
((  fu  quando  dicto  M.  Agostino  o  sia  suo  padre  uene  qui  per 
K  non  scio  che  differcntia  de  forniento.  p't  questo  è  vero 
«  perchè  io  me  racordo  clic  Messer  A.yristiiio  da  Rimine  me 
«  parloe  de  questo  libro  sotto  el  palazzo  d(d  i)odestà  de  Ker- 
«  raria  apresso  la  cartolarla  de  Bei'nardo  cartolaro....  »  '  ). 

Anche  ad  Ercole  I  non  va  tolto  il  merito  di  aver  avuto 
molto  a  cuore  i  suoi  liliri  e  la  sua  biblioti^ca.  Meritan  d'es- 
sere riferite  a  questo  projìosito  alcune  notizie  intorno  a  due 
codici  —  Fimo  greco,  l'altro  volgare  —  di  Dione  Cassio. 

Era  venuto  a  conoscenza  di  Lorenzo  il  Magnifico'-')  che 
in  Ferrara  presso  Battista  Guarini  si  trovava  un  bel  codice 
greco  di  Dione.  Il  mezzo  più  semplice  e  più  efficace  per 
ottenerne  copia  era  quello  ili  rivolgersi,  mediante  l'oratore 
estense  Aldobrandino  (iuidoni,  al  Duca  d' Est(\  Così  fu  fatto; 
ma  Battista  Guarini,  geloso  del  suo  cimelio,  non  volle  ce- 
derlo. Il  27  settembre  McSN  scriveva  allora  Aldobrandino  ad 
Ercole:  «  L' Ecc.  V.  si  può  ricordare  quante  volte  il  M.''° 
<(  Lorenzo  mi  ha  fatto  scrivere  i)er  volere  se  gli  mandi  di 
«  qua  quel  Dione  historico  greco  di  Battista  Guarino;  e, 
«  inteso  sempre  quanto  mi  ha  risposto  Y.  Ecc.,  ho  fatto  di 
«  contiiuio  intendere  ad  (^sso  M."'  Lorenzo  che  Battista  Gua- 
K  rino  non  vuol  mandare  detto  libro  qui;  mai  si  se  si  manda 
«  uno  scrittore  greco  a  Ferrara...  Per  il  che  esso  M.'"  Lo- 
ft renzo  ha  accettata  quesf  ultimo  partito  ».  Oltre   a   ciò,   il 


«  (luxo  in  casa  .sua  uno  jnadlo  fratello  del  Kocfore  de  li  legisti 
«  elle  è  morto  ed  uno  e()iMi)agn()  et  iriio  ragazo.  Li  qualli  gli  ue- 
«  uero  a  casa  cussi  eoiiie  ,si  frouano  senza  prouisione  del  niuere 
«  et  solo  cuni  li  panni  del  dosso...  »  /'«/.  e.  12.S'.  Si  veda  anelie 
il   Beijhtro  dei  Marni.,  1466,  e.  90. 

1)  K  Bernardo  Carnieri  o  Caneri,  libraio  di  Ferrara. 

-')  A  pag.  4:->  n.  1,  toccando  del  cod.  volgarizzato  di  Dioiu'  pos- 
seduto da  P^rcole,  ci  accorgiamo  d'esserci  attenuti  all'opinione 
corrente  e  d'aver  stampato  il  nome  di  Ludovico  il  Moro  in  luogo 
di  Lorenzo  de'  Medici.  Esaminate  meglio  le  cose  e  studiati  i  car- 
teggi estensi,  abbiam  rilevato  che  la  richiesta  del  cod.  di  Dione 
devesi  veramente  al  Magnifico  e  non  a  Ludovico.  Si  veda  anche 
A.  Cai^pelli,  Lettere  e  nothie  di  Lorenso  de'  Medie i,  in  Atti  e  Meni, 
delia  Dep.  di  St.  l'atiia  di  Mod.  e  l'aniia,  1.  304. 


r,A    LIBRERIA    1)1  TALK    L    I    fORTIOIAM    IvSTENSI  50 


Gnìdoni  domandava  puro  jior  il  Magnifico  "  per  qualche 
«  giorno  il  Dione  volgare,  quiilc  In  tradotto  da  Maestro  Xi- 
«  colò  da  l>()nig(i  ». 

Conservasi  nell'  Archivio  estense  ili  Stato  la  niinuta  du- 
cale di  risposta^).  Guarino  trovav;isi  nel  Veronese,  ma  presto 
sarebbe  ritornato  presso  la  Corte  e  il  copista  greco  avrebbe 
avuto  allora  agio  di  esemplare  in  Ferrara  il  prezioso  ma- 
noscritto, (guanto  al  Dione  volgare,  Ercole  lo  teneva  gran- 
demente caro,  e  quasi  ogni  giorno  lo  leggeva.  Tuttavia  i)er 
tare  cosa  grata  a  Sua  Mag.''",  ne  avrebbe  fatta  fare  una 
copia  e  r  avrebbe  inviata  a  Firenze.  Il  IS  novembre  la  copia 
era  pronta  e  per  mezzo  dei  «  cavallari  de  le  poste  w  era 
mandata  a  Lorenzo,  con  un  patto:  h  che  noi  non  vorressimo 
«  che  detto  libro  si  mettesse»  fuori,  né  che  fosse  fatto  a 
<(  stampa  »  -  ). 

Abbiam  veduto  il  (!onte  Giovai)  Francesco  Pico,  padre 
del  famoso  Gir)vanni,  ricorrere  alla  libreria  dei  Duchi  estensi. 
Aggiungiamo  che  il  2\  febbraio  1 101  egli  ottenne  anche  dai 
Principi  d' Kste  «  uno  libro  de  cento  novelle  in  cliarta  l)am- 
baxina  »  "  ). 

F  non  è  certo  di  poco  conto  sapere  che  i  Picc»  attinge- 
vano talvolta  alla  raccolta  estense  di  libri  i)er  farsi  forse 
ricopiare  alcun  j)rezioso  codice  e  ornarne  la  loro  bellissima 
biblioteca.  In  questa  pu(»  lo  storico  ammirar  davvero  lo  spi- 
rito del  rinascimento  con  le  sue  eleganze,  con  le  sue  splen- 
didezze, coi  suoi  colori.  Cosi  agile  di  form(^  architettoniche, 
così  artisticamente  dipinta  da  Cosmè  Tura,  essa  doveva  es- 
sere un  graziosissimo  gioiello  della  rinascenza  ^  ). 

L'imagine  della  Poesia  —  il  volto  coperto  di  un  velo 
color  di  fiamma  —  le  nove  Muse  in  danza  porgenti  corijiie 
a  cantori;  (;)rfeo,  Esiodo,  Virgili(j,  le  Sil)ille  eran  tutte  pit- 
ture del  Tura,  che  ben  dieci  tavole  aveva  apprestate  ])er  la 
sontuosa  biblioteca. 


')  Si  c'fr.  Gh))/(.  .s?f)/-..  XXXIII.  pay.  24. 

-)  Sopra  altre  richieste  di  libri  e  di  cronache  da  ])avte  di  B.  S.-ala. 
si  veda:  Cappelli,  oj>.  cy7..  pag.  2J^1. 

')  Mem.,  cit. 

*)  Si  cfr.  A.  Ventchi,  L'urte  ftrraiese  nel  pt riodo  di  Borsa,  iu 
Eir.  -itor.  itaì..  II.  pag.  "IL 


60  •    CAPITOLO    III. 


Esagera  certo  il  Giraldi  quando  ne  descrive  con  forti 
colori  le  artistiche  bellezze  ^  )  ;  ma  un'  idea  alquanto  vaga 
])ernietton  pure  di  formarsi  le  sue  parole:  ogni  tavola  era  di 
forma  rettangolare  o  quadrata  f<  limitata  da  due  colonne 
i<  corinzie.  Sui  capitelli  si  stendeva  un  architrave,  il  (jualc 
«  tanto  da  una  parte  che  dall'  altra  reggeva  due  mensole 
«  sporgenti  all' infuori,  (^  su  <li  esse  girava  un  archivolto  a 
«  semicerchio  ornato  di  corone  e  nel  cui  timpano  erano  di- 
ci pinte  altre  figure  »  -  ).  E  la  mano  era  di  ("osmè  Tura,  di 
quello  stesso  Tura  che  orini  di  pitture  raffiguranti  figure 
iiiuude  di  donna  fo  studio  di  l'>C(jle  l '^  i. 

Ritornando  alla  nostra  estense  libreria,  troviM-emo  facil- 
mente menzione  di  altri  codici  prestati  lil)era]mente  ai  cnr- 
tigiani  dei  Principi  d'  l''ste. 

Nel  115<S  Bartolomiiieo  Facino,  già  da  noi  ricordato,  ebbe 
la  "  chrouica  uechia  «M;  lo  stesso  Facino  la  «  chronica 
e  ]iizola  de  Ferrarla  et  la  Snrnma  (ìe  (jrainaticn  e  uno  Ju- 
«  siino  et  uno  Leonardo  Aretino,  de  primo  belìo  punico  ■•]; 
Scalabrino  da  Faenza  «  lo  itinerario  da  Parixe  »'');  un  certo 
Don  Fazolo  ebbe  l'itinerario  de  M.  Niccolò');  Costantino 
Lardi  una  f<  chronica  vecchia  »  e  altre  cose**);  Anidriiui  ili 
Francia  un  SirJrac,  ecc.  ''  ). 


')  L.  G.  GiUAi.Di.  Ojiennii  <jiku-  ijttinl  (niniiiiìn.JÌ.  liasilcac.  1.">S(). 
pag.  2  seg. 

-)  A.  VEXTri:i,  Op.  <-it..  pag.  TI-"). 

■'■)  A.  Venitiu.  L'  ftrtc  fcridrcif  mi  pciiodi)  ti'  h'rroìi  l.  cil.. 
pag.  392.  ' 

^)  Mem..  i-it. 

•*)  Mem..  cit. 

'•)  Mcìiì..  i-it. 

')  Mem..  <-it. 

■*  )  Meni..  v\t..  «  liane  im  privilegio  imi)crial<'  ciun  la  Ixilla  ddin 
«  et  iiiu)  privilegio  cniu  la  Itolla  de  cera  et  una  iliiunica  vm-liia 
«  e  un  itrivilegio  ])er  iiiaiidare  a  Modena  ». 

")  Mem.,  oit..  «  Amor,  de  Fraiiza  tai)ezero  in  eorte  liane  nm. 
«  lihro  dito  Sidrae  adj  1"  iioveinl)re  14.58  »  Aggiungo:  «  Kosseto 
«  eanierlongo  de  111.""'  S.  X.  Duea  liane  niio  lil»ro  dito  Cesariano 
«  et  uno  dito  nyiiifale  ».  —  rrisciano  Prisc-iaiii  e1>l)e  vari  fasci  di 
documenti  risgnar<laiiti  Kste.  Mellai-a,  ecc.  —  «  Missei'  Prutnnot.ario 
«  da  padoa  liane  uno  ]il)ro  de   \'iris  iJlustribus  ». 


LA    LIBRERIA    DlTALIi:    E    I   fORTIOIAM    i;sTE\si  (il 

Negli  anni  1159-60  troviain  ricordo  di  altri  prestiti:  Biir- 
tiilommeit  Carro  ottiene  «  uiki  liicio  tloro  breuiatore  »  '  )  ; 
Moreto  da  Mantova,  un  libro  francese;  Aristotele  Hruttnri, 
cancelliere  di  Borso,  un  Petrarca"');  il  ("(iute  nizzardo  da 
S.  Bonifacio  un  Riccobaldo  ^  )  ;  Ludovico  Casella,  un  luaji- 
pamondo  e  una  carta  da  naviirare  ;  Bertolaccio  di  Pizzol- 
beccari  un  Merlino  e  un  Lanrilotti»  in  francese,  <ialeotto 
da  Cainpofregoso,  una  crnnicn  ili  Francia,  un  Merlino  un 
«  Lanzaloto  »  un  "  (iin-iuic  ■>  :  Cai'lo  di  S.  (iiorgio,  un  Poni- 
[•onio  Mela;  Bartolomeo  Facino,  un  Almansor  e  i  Commen- 
tari di  Cesare;  Giacomo  di  Bondie,  col  mezzo  del  Casella, 
ebbe  <«  uno  Danti  istoriale  in  carta  de  volume  de  carta  me- 
«  zana  coi»erta  de  montanina  rossa  ».  Il  Duca  Borso  mandò 
il  paggio  Alberguzzj)  il  di  0  marzo  "00  a  prendere  un  «  lan- 
ce zallotto  in  franzexe  in  carta  de  capretto....  per  corezer  uno 
«  in  taliano  »  *  i. 

Ricorderò  ancora  cli(>  (iiacduid  Ariosti  cIìIk^  mi  "  lanza- 
loto in  franchois  »;  e  un  altro  Lancilotto  fu  C(jnsegnato  ad 
Antonello  ambasciatore  del  Duca  di  Calabria:  maestro  Pie- 
robun  astrologo  ebbe  pei-  connnissione  del  Duca  e  per  mezzo 
di  Carlo  da  S.  (iiorgio,  un  mappamondo;  (iiacomo  di  Bon- 
deno,  un  Dante  istoriato;  Alberto  dalla  Sala  ''  ),  un  libro  «  dito 
Cesariano  et  uno  Tristano,  et  uno  Filostrato  in  vulgare  »  e 
anche  un  Giustino;  .Vntonello  Scalone,  «  uno  libro  francexe 
«  de  lezende  de  santi  in  carta  menbrana,  coperto  de  dalma- 
'<  schino  crimixi  cum  alquante  esse  d'oro  et  azuli  4  de  ar- 
te gento  dorato  »,  ecc.  ''  ). 


*)  Mem..  oit.  Auclu-  «  liaiu-  il  iiiupaiiininli  ]ici  maiulair  a  Bl-1- 
«  tiore  al  iiiagii.  Ci)nte  Lorcu/.<i  [Strozzi]  ». 

-)  Mcm.,  cit.,  «  .\rist()ti'lo  cancellerò  liane  uim  lihm  de  jtefrarca  ». 

■■)  Mem.,  fìt..  «  liane  uno  \\Uii>  dirn  Kiiuhalilo  ]»r  \  iy-ore  de  mia 
«  lettera  ducale  ». 

^)  Meni.,  eit. 

■^ )  Nel  1482  Alberto  era  aiui)aseiat()re  estense  pres.so  il  Duca  di 
Calabria,  ('artetjtjio  iV  ainlnuteiatini  a  XajJoìi.  Caucell.   Ducale. 

")  Mem..  cit.  Aggiungo  che  il  '^  giuguo  1460  furou  lìortati  nuovi 
lii)ri  alla  Torre  col  mezzo  di  «  (Tuieliao  facbino  ».  —  l'erecino 
del  Bondeno  restituisce  «  uno  Tbeseo  in  vulgare  de  v<ilunic  de 
«  (diarta  reale.  —  Maistro  aniuiorino  liane  uno  liliro  in  trancese 
«  <diianiar<)  rioiano.  —  l'anlo  ('oslabiji   liane....   1    des<ripliire  jier  la 


CAPITOLO    111. 


Ci  si  presentano  anche  alcuni  dei  cortigiani  più  noti  : 
quali  Francesco  Accolti,  che  ebbe  dalla  libreria  ducale  un 
Merlino,  un  Meliaduse,  un  Lanciotto,  un  Saint  Graal  ^  )  ;  Giro- 
lamo da  Castello,  medico  degli  l<]stensi,  che  si  le'  prestare 
un'Etica  di  Aristotele,  le  opere  di  Ovidio  e  un  Sofocle  ^ì; 
Giovanni  Sadoleto,  che  ebbe  «  uno  digesto  nono,  uno  Bar- 
te  tolo  sopra  Infortiato,  uno  Baldo  sopra  InJ'ortiato,  mio 
«  Dino  in  dui  volumi  et  la  Soma  de  Azone  ■»'^). 

Documenti  ancor  più  interessanti  sono  i  seguenti,  cii<' 
riguardano  quattro  umanisti,  che  ebbero  ottime  relazioni  coi 


«  rlifferentiii  ile  Arzeiita.  —  Niculu  di  Srioza  liane  nim  liliicto  de 
«  ]«'  coiiHiie  (le  Modena  ».  Di  Paolo  Costabili  scrive  il  Kodi  uè'  suoi 
Aiinali,  II,  e.  284  (ms.  estense  7.  H.  3,8:  «  Addì  2  Geuaro  fu  fatto 
«  giudice  de' savij  [1451  j  Paolo  Costabili,  come  si  vede  nel  libro 
«  intitolato  Registro  delle  lettere  di  d.°  tein]K>  al  f.°  47.  posto  nel- 
«  1'  Ardi,  del  Comune  ». 

')  Meni.,  cit.,  «  Francisco  tli'  Arctio  liane  uno  .Merlino  et  uno 
«  Meliaduxe,  un  lanzaloto  in  gallico  —  liane  nm>  libro  francese 
«  dito  San  Gradale  —  liaue  uno  libro  franchois  senza  nome  —  e 
«  un  altro  libro  franchois  »  —  eh'  egli  ottenne  il  2.3  marzo  1460 
e  restituì  il  31  agosto  1461. 

-)  Meni.,  cit.  L' Oridid  era  in  «  bona  <liarta  »  cioè  in  membrana  : 
Sofocle  in  «  charta  Itombaxina  ».  Girolamo  Castelli  fu  protetto  da 
Borso  e  investitr)  dal  Principe  di  molti  livelli  a  S.  Felice  e  di  una 
l)ossessione  e  d'  altre  terre  a  Cavezzo.  Un  documeuto  importante, 
al  (|uale  allude  il  Tiraboschi  (VI.  P.  II.  484).  è  questo,  che  tolgo 
dal  eod.  ist.  a.  H.  1.13:  «  Yos.  factores  generales,  poni  faciatis  in 
«  bulleta  ad  ratioueiu  lib.  quiugenfarum  singulo  anno  incipieudo 
«  ad  diem  18  pre.seutis  mensis  Excelleutem  Artium  et  Medicin<< 
«  Doctorem  et  omnibus  bonis  artibiis  eruditissimnni  ^irnni  ^lag. 
«  Hieronimum  de  Castello  Kx.tic  D.ni  N.ri  1  >it<is  l'li,\  sieiiiu  lidelis- 
«  simum.  XXI  Oct.  14.">8  ». 

^)  Mfin.,  cit.  «  jjcr  commessiuii  de  IH.'""  nostro  S.  <(ime  ai)))are 
«  per  sua  littera  ».  Traggi)  dal  7ic;/.  dei  Mand.  I-Jiis.  e.  14."):  «  Vos 
«  fact.  gen.  davi  faciatis  doctissimo  uiro  (l.iin  .1.  de  Sadoletis  lil>r. 
«  centuiii  111.  (|iias  ]>ref.  d.nus  sua  solita  liberalitate  fretus  sibi  gra- 
«  tiose  donar  ad  ]irei)arand(>s  houores  futuri  c(muentus  et  docto- 
«  ratns  i])sius  d.ni  .Joannis:  »  e  dal  7v'«/.  dei  Mand.,  1470.  e.  12 
questo  ddiiiiii.  del  13  Gennaio:  «  \'os  factores  generales  restituì 
«  laciatis  exiinio  et  clan»  Legnili  Doctori  d.no  ,Ioau.  Sad<deto  ])agam 
«  (|uaiii  jussii  lel.  S)).  NLuuns  ])rouisnr  in  curia  eadem  retineri 
«  feeir   de  anim   146i'  ». 


LA    LIBRERIA    DIT AI.L    E    I    CORTIGIANI    E^^TENSI  63 


Principi  il'  Este  :  Guarino,  G.  Capello,  l' Anrispa  e  Nardo 
Palmieri. 

Messer  Guarino  ebbe  dalla  biblioteca  principes^ca  il  2  set- 
tembre 1457,  '<  uno  Statili,  de  Tliebe  »;  Guglielmo  Capello 
«  uno  Dante  pizolo  »  ;  Nardo  Palmieri,  un  «  Donato  soi>ra 
Terentio  »,  la  genealoiria  de'  Dei  e  tre  libri  greci  ^  ). 

Nardo  Palmieri  è  noto  per  esser  stato  il  fortunato  erede 
ili  alcuni  codici  di  (rii>vanni  Aurispa.  Questi,  offerti  dal  Pal- 
mieri al  HessariDue,  provocarono  dal  celebre  cardinale  una 
lettera,  la  quale  contiene  in  lode  del  Palmieri  un  periodo  che 
mette  conto  di  riportare: 

«  Nos  quoque  te,  Narde,  et  ob  memoriam  domini  Joannis 
«  et  propter  parentis  tui  -  )  erga  nos  affectionem,  nec  non 
«  propter  bona  spem  quam  de  doctrina  et  vii-tute  tua  con- 
•<  cepimus,  te  et  diligimus  et  diligemus  »  ■'  i. 

Di  cotesti  preziosi  codici  ereditati  dal  Palmieri  abbiam 
ricordo  nei  memoriali  estensi  già  tante  volte  messi  a  itrofitto 
in  queste  nostre  jiagine.  Nel  1100,  alla  presenza  di  (iero- 
lamo  da  Castello,  Giovanni  Compagni  ^  ),  per  commissione  del 
Duca,  ottenne  «  uno  uolume  de  oratione  de  'rullio,  in  charta 
•<  de  capreto,  in  forma  reale,  de  tiuelli  che  lo  de  messer 
«  Zollane  Aurispa  »•  "'  t.  Il  VZ  agosto  dello  stesso  anno  «  Carlo 
«  de  Santo  Zorzo  de' dare  li  infrascripti  libri  de  quelli  che 
c(  fuo  de  m.  Zohane  Aurispa  a  lui  dati  de  comissione  del 
K  spectabile  Ludovico  Casella  ».  E  i  libri  sono:  —  "  uno  libro 
«  nominado   la  mfmoria   artifìziaìe   fiirurada,   in   carta   de 


')  Man.,  cit.  Kicurdd  <-lif  «  Bari.  Faziiio  »  t'hlx-  «  una  crDiiica 
«  grande  de  cliarta  de  eajnerti)...  la  quale  hauena  in."  Giiieliiio 
«  Capello  ».  >>el  1456  riero  Scliinetfi.  «  eamerario  »  del  Dina  Borso. 
eonseguò  a  G.   Capello  i  dialoiilii  di   (ìregorio.  Meni,  di  cose  presi  ai  e. 

-)  Nardo  Paliineri  tra  gciK  ki  dell"  Aurispa.  Aggiuiigd  ipii  ili'egli 
el)l)e  auelif  dalla  lilireria  ducale  «  uu  Antonio  I.,usrlu>.  sopra  aU-uut- 
«  oratione  dt-  Tulio  in  carta  iiienhrana  ». 

■'■)  Cito  da  (».  Sa L\<)-{'i )/,/.(>.  J  proposito  di  miti  iiitora  puhhlica- 
zione  su  (t.  Aurispa  ((piella  cit.  del  Saldiadini  )  in  (iioni.  sior.  dtlìa 
lotierat.  Hai..  XIX.  pag.  1^)9. 

*)  K  (jucl  (Giovanni,  a  cui  B.  (iuariui  indirizzò  uu  suo  coniponi- 
nienfco  in  versi,  l'oema  diuo  Hcnuli  dicatnin,  Mutine.  Koc.  1496.  e.  :-Jtì. 

■'•)  Meni.,  eit.  Più  sotto  è  scritto:  «  Xon  sono  de  lo  111."' "  S.  Duca 
«  «•  jicrlio  iioii   vai   niente  i|ue-sta  scrijitura  ». 


64  (Al'ITOF.O    III. 

«  capretto  de  uolume  pizolo,  coperto  de  braxilio:  —  uno 
«  Eginio  de  ^fìr/uris  steìlarum  in  astroloi/ia,  in  carta  de  ca- 
'<  pretto,  de  volume  [)izolo,  coperto  de  braxilio  :  —  uno  libro 
<<  de  ars  metricha  in  carta  de  capretto,  coperto  de  braxilio: 
«  —  uno  quinterno  d' Alfagrano  de  ([(lantitattbus  stellariim, 
'<  in  carta  de  capretto,  de  carta  pizola,  coperto  de  monta- 
«  nina  rossa  »  ^  ). 

A  Nardo  Palmieri  restituirono  pure  Giovanni  Compagni 
«  uno  Tullio  (/e  o^fficUs  »  e  Alberto  dell'Assassino  ^  uno 
K  Lucano  in  cartlia  menbrana  n  appartenuti  sì  l'uno  che 
l'altro  all'  Aurispa  ^  i. 

I  IMncipi  stessi  potevano  a  maggior  ragione  usulVuirc 
dei  codici  della  libreria  ducale.  E  v'  ha  memoria  di  Niccolò 
d'  Este,  figlio  di  Leonello,  che  nel  1457  riportò  un  libro  di 
seller  ma,  forse  l' operetta   di  Fiore   da   l^remariacco,   e   nel 


')  Mem..  cir.  E  ]>iiì  sotto:  «  Fiio  iL'Stituiti  a  li  licrcdi  de  lo 
«  Aurispa  ».  Questi  (loi-uiuoiiti  sono  ]iri-ziosi  o  \:iiiiio  aggiuiit  i  a 
(HH'll'atto  (Ifl  Luglio  1461  citato  dal  Sauuadini,  li'uxjr.  doeum.  di 
a.  JniLsjja,  cit..  pag.  143,  n.  2.  I  codd.  lasciati  dall' Anrispa  erano 
circa  setteceuto.  Interessantissima  la  lettera  di  Bartolojneo  Brn- 
uacci  sui  codd.  dell' Anrispa  ]iroposti  al  niarcliese  Lndo\"ico  (ìoii- 
zaga,  pubblicata  da  Luzio-Kksiei;.  (Honi.  stur..  X\'I.  jtagg.  l-lil-.")!. 
\  pag.  1-57  il  Sabbadini  ])ubb]ica  un  catalogo  di  codd.  deirAuris])a 
ti'atto  dal  Ucijixin)  di  iiicrxtiturc  X,  f.  27.')  iicll' Arclii\io  (-stcnsc 
di   Stato. 

'-')  Meni.,  cit.  All'anno  lltiO.  —  Kaci'olgo  qui,  in  nota,  alcune 
altre  notiziole  :  «  l'iero  l'onzeto  haue  uiui  decade  de  Tito  ],i\  io. 
«  de  hello  mdcrdouico.  —  Frate  Matto  priore  de  la  Zertoxa  de'  dare 
«  adj  IX  dito  [nov.  lltiU]  li  infrascrl])ti  libri  a  lui  dati  i>cr  littcra 
«  de  lo  IH.'""  ]).  S.  N.ro  li  ([uali  ])ort<)  Zolian  Tortelo  d«d  dito  nn)- 
«  nasterio  ((TÌovauni  'i'ortelli .')  et  sono:  —  uno  dialogo  di-  San 
«  Gregoro  in  carta  nienibrana  —  uno  scrìto  de  Boccio  in  carta 
«  membrana:  —  uno  libro  nominado  el  notabile  de  le  instoric  in 
«  carta  niembiana  ».  —  Marco  Galeotto  liane  una  cronica  de  li  tatti 
de  la  Ca.sa  da  Est.  —  112  giugno  1461  si  mandò  ])er  mezzo  di 
«  Nicolò  del  N'aro  »  un  Lancilotto  al  Conte  Gio:  Francesco  Pico: 
l'erecìno  del  Bondeuo  ebbe  una  liibbia  in  francese  e  due  Lanci- 
lotti,  uno  in  francese,  1' altro  in  volgare:  Costantino  «camerario» 
otti-niic  per  un  certo  Kigo,  tiglio  di  (iio:  Fraincsco  di'  la  canzelaria. 
«  una  cronica  \cidiia.  in  carta  nn'Uibjana.  de  \-olunic  niczan.  co- 
«  perta  de  montanina   bianca,   cnni  tri   azuli   ecc.   ». 


LA   LIFìUlilUA    DI'CALK    li.    l   COKTIGIAM    liSTENSI  O.", 

14(50  ebbe  un  Teseo  e  nel  1461  restituì  un  Decamerone  ^  ). 
Bianca  d'  Este  ebbe  un  Gothofred  de  Boion  ;  Francesco  d' Este 
una  «  cronaca  vechia,  una  geneologia  de  lo  re  de  Pranza  e 
«  dui  libri  pizoli  de  .VAinorns  Paradir  »  ;  Sigismondo  ot- 
tenne un  Tristano  u  in  carta  l)anbaxina  n  ed  Ercole  potè 
avere  «  uno  libro  dito  Epitoma  Fiori  »  -  ). 

Non  di  rado  avveniva  che  gli  Estensi  regalassero  di  libri 
i  loro  cortigiani.  Ercole  I  don<)  ad  Antonio  de  Valisnera  un 
officio;  a  Borso  Bonacossi  «  uno  libro  grande  francese  »;  a 
li  «  Eremiti  gesuati  »  le  epistole  di  S.  Gerolamo  •'  ). 

Anche  gli  scambi  e  i  doni  tra  cortigiano  e  Principe,  tra 
(lorte  e  Corte,  erano  abbastanza  frequenti.  Bartolomeo  de' Ca- 
valieri doni»  un  officio  in  membrana  ad  Eleonora  d'Ara- 
gona; il  Duca  di  Calabria  mandò  e  fece  presentare  ad  Er- 
cole I  «  duo  libri....  de  moralitade,  in  lingua  spagnuola,  in 
versi  ;>  ;  Pellegrino  Prisciano  adopero  l' astrolabio  di  Er- 
cole ^  ).  Per  il  matrimonio  del  1302  di  Costanza  d'Obizzo  III 
d' Este  con  Malatesta  Tlngaro  sembra  sian  entrati  nella 
libreria  di  Xicoh»  tre  libri  con  1'  arma  dei  Malatesta  e  degli 
Estensi  "'  i  :  dubbiosa  è  la  provenienza  di  alcuni  codici  af)- 
partenuti  a  Mattia  Corvino  "^  )  :  è  certo  invece  che  al  matri- 
monio di  Anna  Sforza  con  Alfonso  I  si  deve  la  presenza 
nella  Itiblioteca  estense  di  due  manoscritti,  che  portano 
l'arma  e  la  divisa  sforzesca:  l'uno  è  un  libro  rie  Sphern ; 
V  altro  è  il  ricordato  messale  di  Amia  ■  ). 


*)  Mem.,  cit. 

-)  Mvm..  L-it. 

*)  Rfifìstio  di  fi  Ita  rda  roba.  L471-7ti.  «  1  <»rr<il>ii-  71:  Offitiolu  uno 
«  de  nostra  Dona  che  già  liel)e  lo  prefaeto  D.  S.  passato  da  Mon- 
«  signore  Guron  da  Est  per  caul»io  de  nno  altro  de  la  sua  Ex.  che 
«  glie  tolse  il  prefaeto  uiesser  Guron  lo  yualle  offitiolo  a  donato  il 
«  prefaeto  D.  S.  N.  a  Zollane  Aut."  de  ^'alisnel•a  «lieto  Mation  ». 
Vedi  le  ce.  101'  e  131^ 

^)  Guard.,   1479,  «lo  astrolabio  grande  de  arzeuto  ». 

^)  Cfr.  i  nn.'  ;^1,  165.  201  del  catalogo  di  Xieolò  in  Giorv.  stor.. 
XIV.  pag.  1  sgg. 

'^)  Cenni  storici  dt-lla  liihì.  estenxt,  cit.,  pag.  XIU. 

^)  Si  cfr.  A.  VKNTriu,  Ilcìuzioni  artistirhi-  tra  ìc  (.'orti  di  Milano 
e  Ferrara  iu  .Inli.  xtor.  lami)..  XII  (18Xó)  pagg.  254-5.  Anche  in  due 
iiffifiuli    miniati    il   ^'enturi    riconosce   la    mano    d'un    artista    mila- 


66  CAPnor.o  itr. 


Per  tal  modo  s' accresceva  considerevolmente  la  librerin 
(lei  Duchi  e  la  coltura  estense  ognora  più  s'approfondiva, 
favorita  com'era  e  i»rotetta  dai  Signori  di  Ferrara.  Borso 
non  solo  mise  a  disposizione  di  m(^sser  Guarino  il  suo  esem- 
plare di  Stazio,  poeta  che  nella  scuola  guariniana  aveva 
una  bella  imp(ìrtanza  e  serviva  al  maestro  per  insegnare 
ai  discepoli  le  favole  della  mitologia;  non  solo  prestò  codici 
giuridici  a  Giovanni  Sadoleto,  padre  del  gran  cardinale  Ja- 
copo; ma  per  Teofllo  Calcagnini  fece  scrivere  manoscritti  e 
pagò  anche  un  certo  dottore  Gaspare  Fusari  per  avere  com- 
j)erato  per  il  Sadoleto  mia  copia  del  Codice  ^  ). 

Ho  già  detto  che  i  prestiti  di  libri  anzi  clic  (liiuinuirc 
paiono  essere  aumentati  sotto  il  governo  d' Frcole  1  ed  ho 
ricordato  una  lettera  di  Pellegrino  Prisciano  scritta  da  \q- 
nezia  il  1!)  novembre  1 185  al  duca  per  incuorarlo  a  farsi  re- 
stituire pr(jntamente  tutti  i  codici  prestati  e  a  riordinare  l'ar- 
chivio di  Gorte.  V.  giunto  il  momento  di  riprodurre  il  brano 
che    più    c'interessa,    di    cotesto    importante   documento'-'): 


nese.  Maggiori  scaiiilii  si  eliht'id  Ira  j>]i  Estensi  e  i  (Touzaga  :  J.r/.io 
Rknieh,  /  FihìJ'o  e  V  umanhiim  alla  Corte  dei  (ìonzaffa,  ili  Gioni. 
>itor.j  XVI,  pag.  ir>7,  o  Giorn.  xfor..  XXXIII,  pagg.  2")  sgg.  Traggo 
la  descrizioiif  del  inessale  e  ili  un  officio  da  loi  fJhro  de  hi  naì- 
raruha  de  la  lll.uui  madama  Ainut.  I  H) l-'.)7.  r.  14  «  La  111.""'  M/' 
«  Amia  de'  liavcic  clie  lo  portò  da  Milano  mio  inessale  da  dire 
«  messe  scripto  a  penna,  in  carta  Ikhuk  aininiato  coperto  da  \elud() 
«  eremixiiio,  fornito  tiiti  li  cantnni  et  in  luegio  e  li  aziili  de  ar- 
«  gento  dorato  straforato  et  smaltato  (piali  sono  ])ecci  vinti  de 
«  argento.  —  V^  de'  bavere  uno  otieioUo  de  ii.ia  dona  scri[»to  a 
«  penna,  in  carta  liona.  aininiat()  in  molti  liioclii.  eiini  le  albe,  tuto 
«  coperto  dentro  e  di  fora  et  dintorno  de  argento  dorato  smaltato 
«  et  straforato  cniu  uno  azulo  sollo  de  argento  dorato.  —  e.  VS: 
«  Pno  disino  da  messale  niegio  d(^  dalmasco  et  niegio  de  eetanino  ». 

')  'rii!Ai{o8Ciii,  VI,  P.  II,  pag.  581.  Il  doeiuuento,  cui  accenna 
il  Tirabosebi,  si  legge  in  copia  nel  cod.  est.  ::.  H.  1.  13.  Eccolo: 
«  Nov.  l-ttìO.  Il  Duca  Borso  fa  pagare  tloreiios  undecim  eximio  I.  V. 
«  Doetori  D.no  (iasjtari  Fusario  i)ro  jtretio  unius  voluininis  codicis 
«  eiupti  ab  co  pio  nsu  Ldiannis  Sadoleti  familiaris  prefati  Domini  ». 

■-')  Tolgo  da  A.  VENTri.'i,  L'  arte  Jena  rene  nel  periodo  d'Ercole  1". 
eit..  pag.  Ili',  in  nota.  .Sopra  I'.  Prisciano  si  veda  aiiebe:  ('.  Dal- 
X^Xlll.  J 'a rleijijio  tra  i  /ientirofil io  e  fili  /''xleii-si.  (estr.  dagli  .////  e  mem. 
della  IL  lìepat.  di  St .  l'alria  per  la  Uotiiaijua.  s.  HI.  voli.  XNTII.  XIX). 
pag.   loU,  II.  1. 


LA   LIBRERIA    DI T'ALE    E    I    fOI!T[r;lAM    ESTENSI  (JT 


«  la  Cronica  de  Zoane  villano,  la  quale  è  bella  cosa,  et 
«  la  quale  biondo  alliga  in  ni<ì]ta  parte  de  le  sue  Deche, 
«  la  non  è  in  casa:  anci  la  hanno  li  strozzi.  La  Cronaca 
<(  nona  de  ferrara  idest  quella  bella  che  fu  data  al  q.  Duca 
«  Borso  non  è  in  casa  et  qui  mi  è  stato  certato  esser  ne 
«  le  mane  de  Jac.'^  da  porto:  la  qual  ha  hauuto  de  uno  fi- 
«  glielo  che  tu  de  messer  Tomaso  negrescd,  che  tu  fratello 
«  de  piero  castaidi!  de  V.  S.  a  belfiore:  la  historia  siue 
«  Cronica  grande  de  Ricobaldo  la  qual  tanto  ho  cercato 
<<  per  mare  et  per  terra  :  per  quanto  mi  dice  messer  Al- 
«  berto  Cortese:  per  quello  ha  audito  et  sentito  alcune  fiate 
'<  de  Zoane  del  brutura:  è  appresso  quello:  la  Architectura 
«  et  prospectiva  de  quello  di  Alberti:  de  la  qual  più  volte 
"  V.  E.  et  mi  hauemo  ragionato  :  et  più  fiate  si  è  facto  cer- 
«  care:  ho  inteso  et  de  certo  esser  ne  le  mane  de  uno  Ant.", 
<<  se  ben  mi  racordo,  de  betto,  che  sta  on  al  final  on  a  San 
«  felice.  Noi  potevamo  ben  cercare.  Forza  è  che  le  cose  de 
«  quello  loco  se  recunzen(»    >. 

E  «  si  racconciarono  »  infatti,  quando  il  Prisciano  ritor- 
nato con  Giovai!  Maria  Riminaldi  da  Venezia,  ove  rimase 
solo  Alberto  Cortesi,  oratore  degli  Estensi,  si  die  con  amore 
e  intelletto  a  sovraintendere  alla  biblioteca  e  all'Archivio  dei 
Duchi  e  comperò  nuovi  codici  e  compilò  cataloghi  e  rin- 
tracci(")  manoscritti,  che  ritenevansi  omai  i)erduti. 


IV. 
La  coltura  francese  estense. 

I.  (J.  Capello  e  il  .suo  coniiiuMifo  al  loittn mondo.  —  .Niccolo  111  e  i 
loiiiauzi  francesi.  —  L'onomastica  estense.  —  l'cisistcìiza  della 
coltura  francese  alla  Corte  d'Este:  Xiccolò  e  Parisina,  Leonello. 
Borse  e  i  codici  francesi  volgarizzati.  Ercole  I.  —  II.  Frani- 
lueiiti  di  niss.  francesi  nell' .\rcliivio  estense  di  Stato.  —  Un 
inventario  di  libri  del  1474.  —  Carattere  della  coltura  francese 
estense:  la  letteratura  jirovenzale  nel  sec.  XIII:  la  letteratura 
di  Paranoia.  —  La  materia  brettone  e  la  materia  carolingica.  — 
III.  Efficacia  della  coltura  francese  sopra  le  costumanze  delia 
Corte.  —  Le  questioni;  i  dubbi  d'amore;  i  tornei  di  donne.  —  Le 
genealogie  estensi  e  le  leggende  francesi.  —  M.  M.  Boiardo.  — 
Lodovico  Ariosto.  —  V.  Bembo.  —  A.  Lollio.  —  La  coltura  S)ia- 
gnnola  e  l'inventario  di   !..   Borgia. 

1.  Nel  SUO  commento  al  Dittninondo,  (Guglielmo  Capello 
a  proposito  delle  leggende  brettoni  che  ricorrono  nel  poema, 
scriveva  :  «  Questa  parte  di  questo  capitolo,  signor  mio  Mar- 
te chese,  non  chioso,  però  che  queste  historie  francesi  sono 
«  ignorate  quasi,  e  pochi  libri  francesi  ho  veduti  non  che 
«  lecti.  E  per  lo  simile  in  la  2^  cantica  supra,  ove  fa  men- 
«  zione  di  Vtprpendragon,  lasciai  a  chiosare  ;  et  anchora 
«  perche  Xo'i,  signore,  site  copioso  e  docto  delle  diete  hi- 
«  storie,  porite  intendere  e  chiosare  a  vostro  modo  »'). 

Queste  parole  scritte  nella  prima  metà  del  sec.  XV  alla 
Corte  d' Este  e  indirizzate  a  Niccolò  III,  marchese  di  Ferrara, 


'j  .\.  (il!Al".    Miti  <■  Ii'ijijcikIi-  e  xupirstìzifnii  del  Medio  Kro, 'l\>viniK 
Loesclier.  1892;  11.  pag.  HKi. 


70  CAPITOLO    IV. 

<la  un  dotto  umanista  amico  di  Guarino  ^  )  meritano  di  essere 
riportate  nella  loro  integrità,  perchè  possono  offrire  occa- 
sione a  parecchie  considerazioni. 

E  prima  di  tutto  va  notato  che  il  commentatore  aperta- 
mente per  dichiarare  essere  merito  singolare  quello  del  mar- 
chese d' Este  di  conoscere  a  quei  tempi  le  leggende  Irancesi 
«  ormai  quasi  ignorate  »:  ignorate  tanto,  che  il  Capello 
dinanzi  ad  esse  declina  il  suo  officio  di  espositore  e  di  ese- 
geta e  confessa  francamente  la  sua  inesperienza  e  inca- 
pacità -  ). 

*)  Ecco  ciò  die  scriveva  Micliele  Saxonaiula  ili  (t.  Capello  in 
una  sua  operetta  inedita  ancora.  Attingo  dal  eod.  est.  lat.  7.  W.  6.  tì: 
«  Non  Nicolaus  ignorabat  iu  ediicandos  tilios  iu<iue  eos  (lignitieandos 
«  oinnes  curam  parenti  esse  debere:  quamobrem  arbitratus  armoruni 
«  exercitio  ad  enlnien  iiii])erii  vos  facilius  gloriosiusque  erigere 
«  posse,  animo  statuir  oiniii  sim  nixn  atque  ingenio  vos  illi  acco- 
«  inodare  sperans  in  gloriosos  ira))eratoris  ex  eo  in  posteruin  vos 
«  evasuros.  Interea,  aetatc  sic  petente,  litteraturae  vacare  vos  man- 
«  davit.  Pro  qua  adipiscenda  Gt'iEi.JirM  C.\rEi.i>r.Af.  viruni  equideni 
«  ))onis  litteris  i)reditum.  aetatc  gravem  et  inoril>ns  honestuin  vobis 
«  in  praeceptoreni  diligebafc  ».  Per  un  cod.  padovano  della  stessa 
oi)eretta,  cfr.  A.  Segaiuzzi,  ojy.  cit.,  pag.  38.  Sul  Capello,  si  veda 
anche  R.  Sahhadixi.  Jm  ncunla  e  (ili  studi  di  (Tuurino  rcrnncse.  Ca- 
tania, 1896.  pagg.  ll.'i.  n.  4,  116,  117. 

■-)  Non  così  Bernardo  Illicino  nel  suo  eonuneiito  ai  Trioìiji  de- 
dicato al  Duca  Borso  (cod.  est.  cart.  '/..  H.  3.  2).  La<ldove  il  Pe- 
trarca enumera  Arnaldo  di  Meruolli.  Arnaldo  Daniello  ed  altri 
poeti  di  Provenza  (Trionfo  d'amore.  IN),  l' Illicino  si  dimostra 
per  vero  povero  di  erudizione  sull'  antica  poesia  occitanica  e  scrive: 
«  ....  di  Sennuccio,  di  Piero  d' Aluernia....  extano  opere  venute  a 
«  nostra  cognitione  ;  degli  altri  coni essarenm  non  auerne  più  expe- 
«  dita  notitia  uolendo  piti  presto  a  insciciitia  die  a  temerità  essere 
«  ascrìpti  ».  Ma  giunto  i)oi  al  verso  : 

Vidi  Ginevrn,   Isotta  e  gli  altri  amanti 

commenta:  «  A  pifi  chiara  notitia  dei  iireeedenti  uersi  è  ila  interi- 
«  dere  che  la  storia  di  Tristano  et  degli  altri  militi  erranti  mede- 
«  simamente  et  di  Orlando  et  Renaldo  et  degli  altri  apresso  del 
«  vulgo  chiamati  paladini  non  è  al  tutto  vana...  imperò  che  quelle 
«  immense  et  inaudite  forteye,  quelle  ancora  fatali  dispositioni  tutte 
«  sono  nanamente  descrii»te  dalli  ingegni  royi  di  coloro,  che  improui- 


1,A    COLTURA    FKANCEiSK    KSTENSK  71 

Ma  esse  logij^ende  continuavano  invece  a  formar  la  de- 
lizia delle  Corti  M,  né  ancora  jiresso  il  popolo  stavano  per 
inaridire,  quando  il  Capello  rivoli^eva  la  sua  bella  lode  al 
Marchese  estense.  Onde  accade,  che  noi  dobbiam  ri,c:uardare 
le  sue  parole  come  una  cortigiana  lusinga  o  adulazione, 
ovvero  anche  considerarle  non  altriiinMiti  che  l'espressione  di 
quella  trascuraggine,  in  cui  eran  lasciate  le  l'avole  di  Francia 
dai  nuovi  eruditi  umanisti,  unbi'vuti  ili  antichità  e  solleciti 
soltanto  dei  classici  studi. 


«  saiiieiito  Imniio  canfato  in  rima  iiasfoiulo  di  <|Uf'll<'  tavole  i  popoli 
«  et  «la  loro  rioriiciido  eiiioliiiiiento.  onde  hanno  snsteiifato  poi  la  nita 
«  loro.  Ma  ucia  ('■  sicondo  i-he  scriue  Sigimlierto  Galileo. ..  in  <|uantti 
«  elle  In  K'e  Ailìi.  re  di  Britannia.  essendo  di  niente  et  di  corpo  in 
«  faeti  d'arnie  excellentissinio  liiicmiu.  desitlerava  militi  snoi  simili 
«  <a  ssè:  laonde  «inando  li  tronaua  a  sua  intentione  li  riteneua  in 
«  eorte  et  per  mostrare  che  equalmcnte  jjfli  honorasse,  gli  disponeua 
«  in  cireulo  a  mensa  acciò  che  ciascuno  fnsse  il  primo  e  l'ultimo... 
«  quando  adonque  Artìi  era  in  gnerra,  lui  et  suoi  militi  exercitaua 
«  in  essa  et  <(uando  era  senza  guerra  acciò  che  essi  fuggissero  ogni 
«  otio  gli  facena  experinientare  in  diversi  exercitj  la  donde  ]ter 
«  questo  sortirono  il  nome  di  canalieri  erranti.  Infra  (|nesti  tali 
«  adunque  furono  ]>recipui  Tristano  di  T^eouis,  I.,ancilotto.  (Mainano. 
«  Troiano  et  (ialas.so  e  quali  coninneinente  si  ehonie  furo  excelienti 
«  in  arme  così  da  amore  furono  soggiugati.  Vera  è  la  istoria  in 
«  «pianto  che  Lancilotto  am<~)  la  reina  (TÌnenara  donna  dello  R<' 
«  Artn  et  Tristano  amò  la  reina  Isotta  donna  de  lo  ]lf  Marco  <li 
«  Cornonia  per  le  (|u<ali  ciascuno  fece  jiin  prona  nello  exercitio  del- 
«  1'  arme.  Medesimamente  et  Carlo  Magno  tiglinolo  di  Pipino,  re 
«  di  Franconia.  et  da  ]ioi  di  Francia.  essen«lo  stato  per  la  sua  nirtii 
«  electo  re  dei  romani...  auendo  in  protectione  il  Cristianesimo  c«)n- 
«  gregò  nella  sua  corte  i  più  nalenti  et  experti  huomini  in  arme. 
«  in  fra  i  (piali  t'n  Milo  et  il  suo  fortissimo  tiglnolo  Eotholando, 
«  llenahlo  de  albaspina,  Ogerio  duca  di  Dacia.  Oliuerio  «luca  di  Ge- 
«  benna,  Estuto  d' Inghilterra.  Hamon  di  Baiiarin.  Tnrjnno  re- 
«  mense  et  Gornelon  di  Maguntia  »... 

Ho  attinto  dal  coft.  estense  citato,  nel  «juale  è  da  a^"\"ertirsi. 
lirecisaniente  nel  punto  da  me  utilizzato,  uno  spostamento  «li  carte, 
clic  nel  difetto  «li  numerazione  i>otrebbe  f.ar  credere  facilmente  a 
una  lacuna.  Su  B.  Illicino,  si  cfr.  Rossi.  Quattrocento,  pag.  127. 

')  Per  la  corte  dei  Gonzaga,  si  cfr.  il  catalogo  pubblicato  «la  V. 
Braghirolli  e  illustrato  «la  P.  Meyer  e  G.  Paris  in  Romania.  IX. 
pagg.  ■Iil7  sgg.  e  X()\Aii.   lìiiiiuniìd,  XIX.  ]iagg.  liil  sgg. 


~2  CAVirni.o  IV. 


Nella  Corte  d'Este  in  particolar  modo,  io  «  istorie  fran- 
cesi »  non  erano  ancor  morte,  e  di  esse  iminerosi  codici  cu- 
stodiva la  privata  lilireria  marchionale.  Grandemente  se  ne 
compiaceva  il  Marchese  Niccolò  e  talvolta  ad  esse  si  is])irava 
neir  imporre  i  nomi  ai  suoi  figli.  Così  uno  di  essi  si  chiamò 
Meliaduse  e  un  altro,  natogli  da  Filii)i»a  della  Tavola,  Maria 
Gurone.  Né  vaimo  dimenticati  i  nomi  di  Ginevra  e  di  Ri- 
naldo d'  Este.  K  alla  predilezione  degli  estensi  per  le  storie 
di  Francia  andrà  pur  riferito  il  nome  di  una  giovinetta, 
che  allora  appunto  spiegava  nella  Corte  le  sue  jirime  grazie: 
Isotta  d'Este,  che  ]iresto  dovè  abbandonare  P'errara  sposa 
di  Oddo  Antonio  di  Montefeltro  '  ). 

L' importanza  della  onomastica  nella  diffusione  delle  leg- 
gende non  può  essere  messa  in  dubbio  dopo  che  da  cosi 
fatte  indagini  si  sono  otteimti  veramente  cospicui  risultati  -). 
E  qui,  se  non  ci  inganniamo  ili  troppo,  p  il  caso  di  appli- 
care questo  procedimento,  che  trova  conferma  in  fatti  di 
carattere  diverso  e  di  diversa  origine.  V.  per  vero,  la  moglie 
stessa  del  marchese,  Parisina,  fa  ognora  pensare  colle  sue 
relazioni  amorose  con  Cgo-^)  e  coi  suoi  dolci  peccati  pieni 
di  mistero,  nel  timore  di  non  lontane  disavventure,  a  figura 
di  donna  penetrata  di  amore  e  quasi  inconsciamente  e  sot- 
tilmente pervertita  dai  romanzi  jìieni  di  passione  cavalleresca 


')  È  noto  che  Bianca  <!' Estc  teneva  i)ress()  di  se  un  Gothofred 
ik  lìoioìì  (Mf)XXiEE,  Le  Quatir.,  cit.,  II.  pag.  348),  forse  quello  stesso 
che  tignra  nel  catalogo  dei  lil)ri  di  Xiccolò  III.  e  clic  il  CA:Mrs. 
Xotices  et  extraits  dex  rnsu.  frane,  de  Modène.  ]>ag.  22.  in  nota,  vor- 
rebbe identificare  col  cod.  estense  —  fondo  straniero  —  n."  29.  con- 
tenente un  Via(j(jio  di  Carlo  Magìio  in  Terra  Santa,  la  Storia  delia 
conquista  di  Gernsaìemme,  ecc.  Anche  nell'inventario  della  libreria 
di  Borso  pubbl.  dal  Cittadella  è  ricordato  lo  stesso  manoscritto.  Io 
pensavo  di  risolvere  facilmente  la  qiiestione,  ricorrendo  all'  origi- 
nale del  Cittadella  eh' è  munito  per  ogni  manoscritto  del  ninnerò 
delle  carte;  ma  iier  rap])unto  n"è  ]irivo  il  nostro  codice:  sicclic 
r  opinione  del  Camus  resta  sempre  una  congettura. 

-)  Alludo  agli  articoli  del  R.\.jxa,  Gli  eroi  hrettoni  ucl!'  ouoma- 
xtica  italiana  del  «ec.   XII.  in  Bomania,  XVII,  161  e  36r>. 

")  Per  ciò  che  riguarda  Parisina,  rimando  ad  A.  Solkimi.  l'ijo 
e  Parigina,  storia  e  lefigenda  secondo  nnori  documenti,  in  \uora  Anto- 
logia del  1893. 


l.\    roi.TlRA    FRANCESI-;    EslENSK  73 


che  eran  venuti  d"  oltr' Alpe.  E  ancora  non  sarà  forse  arri- 
schiato afierniaro  che  la  ("orte  dei  principi  d' Este  può  essere 
considerata  come  il  tramite,  pel  quale  le  leggende  francesi, 
passate  con  gran  favore  nel  ^>neto,  si  addentrarono  nella 
Toscana  e  quivi  perdettero  la  l.x^lla  ed  elegante  forma  di 
Francia  ^  ). 

È  del  resto  cosa  naturale  che  la  ("orte  estense  si  sia  mo- 
strata grande  conservatrice  della  coltura  francese  e  l' abbia 
favorita  anche  quando  essa  andavasi  spegnendo.  Tra  le 
sue  mura  giacevano  —  negli  appartamenti  dei  principi,  o 
nella  loro  libreria  privata  —  i  monumenti  della  piacente 
letteratura  d"  oltr' Alpe.  I  codici  francesi,  abbelliti  di  minia- 
ture, elegantemente  istoriati,  raccolti  da  Niccolò  III  e  dai 
suoi  predecessori,  eran  sempre  de[)0sitari  delle  istorie  fiorite 
della  Tavola  rotonda  e  stavano  pur  \ì\  a  serbarne  ricordo. 
E  per  essi  forse  si  rallegravano  gli  ozi  della  Corte,  quando 
non  imì)erversavano,  come  di  consueto,  le  guerriglie  e  le 
lotte  tra  signore  e  signore. 

Se  Guglielmo  Capello  si  dichiarava  incapace  di  illustrare 
nel  DiWanondo  le  allusioni  alle  storie  di  Artù;  intorno  agli 
stessi  Estensi  vivevano  però  altri  letterati,  cli<>  risentivano 
un  po'  r  eflfìcacia  della  aristocratica  coltura  cortigiana.  Ba- 
sterà ricordare  che  F.  Accolti,  lettore  di  diritto  allo  Studio  di 
Ferrara,  ebl)e  dalla  libreria  principesca  un  Saint  Grani,  le 
profezie  di  Merlino,  un  Meliadiise  e  un  Lancilotto  ^  ). 

La  temperie  intellettuale  della  Corte  d'  Este  era  dunque 
impregnata  nella  prima  metà  del  sec.  X^'  di  leggende  fran- 
cesi, che  parevano  scolorire  e  svanire  dinanzi   al   luminoso 


')  Sentd  il  l)i.soi;no  di  attenuare  uii  po' (jiiesto  eoiieertó  speci,il- 
ineiite,  iu  riguardo  a  ciò  ehe  fu  osservato  dal  Cn>>ciNi,  iJi  una 
data  importante,  cir.  piìi  sotto,  \n\gg.  12-16.  —  Vivi  erano  i  rapporti 
"tra  Toscani  e  francesi  particolarmente  in  forza  dei  connnerci,  ed 
('•  i»()ssiliile  che  tìn  dalla  line  del  dugento  e  dal  i>rincipio  del  tre- 
cento i  Toscani  conoscessero,  rielaborate  nella  loro  forma,  le  leg- 
gende dei  cicli  epici  francesi.  Per  la  prosa,  conforta  questa  oi>i- 
nione  il  Tri.stano  riccardiano  edito  dal  l'arodi.  Il  Crescini  non 
crede  a  due  flistinti  periodi  franco- veneto  e  toscano,  ma  piuttoslo 
a  due  «  svt)lginienti  contemporanei  della  stessa  materia  francesi-, 
«  nell'alta  Italia  l'uno,  nella  Toscana  l'altro  »  (pag.  20). 

■-')  A.  Ventcui,  liiv.  stor.  ital.,  II,  1)92  e  Kus^s^i,  Quatti-.,  pag.  312. 


74  f.\rrror,o   i\. 


fantasma  della  civiltà  latina,  ma  che  piovevano  ancora  tanta 
soavità  (l'imagini  e  tanta  dolcezza  di  coiimiozioni  nel  seno 
della  Corte. 

Ripensava  forse  il  marcliese  le  liinglie  tirate  franco-ve- 
nete, nelle  (piali  Foresto  d'  l'aste  coiìilìatteva  in  nome  della 
fede  gloriose  battaglie  e  lo  coadiuvavano  pieni  di  vita  e  di 
ardore  i  giovinetti  Accarin(j,  Alfarisio  e  Moroello  d'Este;  e 
la  Marchesana  dolcemente  pensosa  udiva  talvolta  ripetere 
da  qualcuna  delle  sue  donne  di  corte  alcuna  ist(»ria  sempre 
bella  se  ben  nota. 

Tacevan(j  l'altre,  intente  a  mirare  alcun  ricco  tappeto, 
fiorito  di  nuovi  ricami,  opera  di  Giacomo  d' Angelo  di 
Fiandra  M,  stupite  dinanzi  alle  belle  rappresentazioni  di  ani- 
mali, case,  alberi  e  frutta,  e  ludl' ampia  sala  del  castello  si 
sperdeva  tremula  la  femminile  voce. 

Anche  i  figli  lasciavano  ]»er  im  istante  i  giuochi  dtdlc 
carte  "  )  e  udivano  silenziosi. 

Era  una  che  narrava:-')  «Erano  i  Cavalieri  assisi  tutti 
comunemente  intorno  alla  'l'avola  Rotonda,  essendo  già  ora 
grande  di  sera,  per  cenare,  ((uando  si  ud'i  allo  improvviso 
un  lungo  e  pauroso  tuono  con  mugghj  e  scosse  che  mo- 
strava volesse  il  palazzo  discoscendere;  appresso  ciò  roppe 
la  scurità  un  bellissimo  raggio  che  pareva  sole  e  che  git- 
tava  intorno  moltissimo  risplendore,  e  poi  ecco  discendere, 
come  sopra  di  lui,  il  santo  Graal  coverto  di  un  bianco  scia- 
mito,  e  tutto  campato  in  aria  e  riposando  pure  sulla  luce 
senza  opera  d'uomo,  ed  ecco  insieme  iuunantenente  le  tavole 
di  squisite  e  preziose  vivande  covrirsi  e  la  sala  empirsi   di 


'  )  Fu  lino  dei  pi'iiui  arazzieri  della  Corte  estense  e  venne  ad 
a1)itai<'  in  Ferrara  sotto  Niceolò  III.  Si  cfr.  G.  Campoiìi,  TJ  Arazzerio 
(■■stiline,  in  .Itti  e  Mem.  delia  fk'jìutaz.  di  Sturili  l'iifriii  pvr  ti'  prov.  di 
Modctia  r  l'arma,  T.  ^'III,  pag.  419. 

-)  «  \'olenio  elle  vili  faciafi  (M)ni])rare  doa  para  de  earteseJle... 
«  (la  gingare...  che  le  nolemo  \h'v  la  nostra  fiola  ».  Dispaceio  di 
]\arisina  in  Atti  e  Memorie  cit.,  T.  VII,  i>ag.  181. 

■')  Adopero  (jui  nu  artiticio.  di  cui  fece  già  uso  il  Galvani  in  nna 
dello  sue  Lezioni  accade mielie,  Modena,  1839,  (|uando  tessè  eon  ma- 
teria di  Franeia  certi  suoi  racconti.  Cfr.  voi.  I.  pag.  301.  donde  ri- 
porto il  brano,  eh'  e  tra  (tue   virgolette. 


T.A    rOLiri^A    FRA.xrivSK    IvSTKNSE 


odori  nuovi  e  soavi.  T)<)\u)  c\\(\  il  Santo  Graal  impari,  (m1  il 
re  0  i  cavalieri  riniasci-n  tutti  pieni  di  gioia  nel  cuore  ". 

Altre  volte  la  Marchesana,  così  amante  della  caccia  e 
dei  falconi,  indugiava  sulle  pagine  di  un  libro  «  francese  de 
ucceli  )i,  cli(^  la  libreria  estense  possedeva;  o  anche  aitriva 
un  ricco  codice  in  forma  reale  di  «  (ìirone  il  Cortese  »  e 
leggeva^):  —  "  Lors  dit  li  sire  a  la  madanioiselle:  Da- 
te nioiselle,  pour  dieu  et  jtour  coi-toisi(\  puisipie  cist  sires 
«  qui  ci  est  ne  me  vuelt  conter  comant  vous  fustes  deliure 
<(  des  niains  Eschanor  et  comant  Eschanor  fu  desconfit  par 
«  le  cop  d'une  espee,  ie  vous  pri  que  vous  le  me  contois.  La 
«  damoiselle  qui  bien  avoit  veu  coment  elle  fu  delivre  e 
«  par  les  mains  de  Guron,  quant  elle  entent  la  proiere  que 
u  li  sires  li  fait,  eie  dit  a  Guron:  Sire,  vous  plest  il  que  ie 
«  le  conte  ceste  aventure  en  tei  guize  come  elle  estavenue? 
«  Et  il  res])ont:  Damoiselle,  vos  poez  taire  vostre  plesir,  mes 
((  la  chose  n'a  pas  este  si  grant  ne  si  merveilleuse  que  Fon 
u  doie  tenir  mont  gran  parlemant ». 

Ma  se  facile  riesciva  e  i)iacevole  alla  principessa  la  lingua 
armoniosa  di  Francia,  non  così  accadeva  per  tutta  la  Corte. 
Fors' anche  le  stesse  donzelle  avide  di  istorie  francesi,  non 
erano  tanto  esperte  del  linguaggio  d'oltr'Ali)e  da  gustarne 
la  finezza  e  l' eleganza  e  amavano  apprendere  le  colorite 
fantasie  cavalleresche  dalla  bocca  di  qualche  girovago  [ooeta 
(j  cantastorie. 

Pensiamo  per  un  momento  dinanzi  al  castello  di  Ferrara 
uno  di  quei  non  pochi  cantambanchi,  che  nella  loro  eser- 
citata memoria  sapevano  ritenere  tante  storie  dell'  antichità, 
del  Xuoro  e  Vecchio  Testamento,  tante  leggende  risguar- 
danti  i  fatti  di  Troia,  di  Tebe,  di  Roma,  tante  favole  della 
materia  di  Carlo  e  di  Artiì. 

Eccolo  attorniato  da  un  pubblico  vario  e  pieno  di  curio- 
sità: da  uomini,  donne,  veccia,  fanciulli:  invano  il  clero  si 
lamenta;  invano  Michele  Savonarola  impone  al  confessore 
di  riprendere  il  penitente  «  se  delectato  se  è  de  audir(> 
((  inutili  canti  e  suoni  amorusi  ...  se  grande  tiunpo  consu- 


')  Tr;iug()  questo  )>rauo  da  4  memhraue  dell' Areliivio  di  Stato 
ili  Modeua  ohe  rappresentano  il  resto  di  un  ma uoscritto  estense  dei 
Girone. 


rAPITOI.O    IV. 


«  malo  ha  iu  cantare  e  stonare,  se-  le  feste  stato  è  più  V(jluii- 
«  tiera  aldire  cantare  di  romanzo  clia  in  giesia  cantare  il 
K  u aspro  »^  ). 

Tutti  sono  avidi  delle  belle  narrazioni  e  tendono  ansiosi 
r  orecchio  alla  improvvisa  sfilata  d'argomenti  h  di  nomi, 
clie  via  via  con  sorjirenilente  rapidità  il  cantastorie  pi'opone 
agli  ascoltanti. 

E  i  nomi  e  gli  argr>menti,  senza  alcun  ordine,  così  come 
s'offrono  alla  mente  del  canterino,  s' inseguono,  s'incalzano, 
senza  mai  intermittenza,  risvegliando  nell'uditorio  un'onda 
di  rimembranze  e  disseppellendogli  n<dr  animo  il  ricordo  di 
commozioni  [)assate. 

—  Volete  le  istorie  di  Artù,  Carlomagno,  Rolando  f  <> 
quelle  di  Davide,  di  (  tesare,  di  Enea,  di  Alessandro  M  )  i 
fatti  di  Lancilotto,  Tristano,  (juidone,  il  selvaggio  figlio  della 
bella  d'Avignone':"  Scegliete  ciò  die  più  vi  aggrada. 

Ma  il  po[)olo  più  amava  le  narrazioni  di  Rinaldo  ili  Mon- 
talbano,  (ii  Uggeri  il  Danese,  o  l'Ancroia  o  la  favola  franco- 
veneta di  Bovo  d'Antona. 

La  Corte  di  Ferrara  leggeva  nei  suoi  ricchi  codici  istoriati 
quelle  favole,  che  il  popolo  imparava  dai  cantastorie;  ma 
spesso  anche  il  castello  non  era  inaccessibile  all'  improv- 
visatore. E  allora  i  regali  di  stoffe  sontuose,  i  doni  e  le  ri- 
compense non  mancavano,  se  veramente  il  poeta  sapeva 
intrattenere  la  Corte  con  la  grazia  dell'invenzione  e  con 
la  eleganza  dell'  esposizione. 

Sotto  il  brevissimo  governo  di  Leonello,  nel  rigoglio  degli 
studi  umanistici,  la  coltura  francese  parve  un  poco  sfiorire 
a  Ferrara;  ma  essa  troppo  s'era  radicata  negli  animi  per 
iscomparire  senza  lasciare  tracce  profonde  di  sé. 

La  lingua  di  Francia  non  appariva  forse  più  tanto  ac- 
cessibile alla  Corte  d'Este  quanto  ai  tempi  di  Niccolò,  che 
si  compiaceva  di  far  miniare  codici  «  in  lingua  gallica  »  '); 


')  CofL  est.  a.  S.  7.7  (■(inteiientt-  il  ('oufvxx'nnitth  di  M.  Saxonu- 
lolii.  e.  21"^.  Leggo  aldire  in  luogo  di  al  dire:  niii  <|ut.-st' ulfiiiia  le- 
zione non  sarebbe  fors' anco  da  rigettarsi  dei  tutto. 

-)  Fece  miniare  nel  141^4  una  «  biblia  gallica  ».  (Questa  e  le  .suc- 
cessive citazioni  traggo  dalla  si-ric  di  dnciiinciii  i  imlililii-ata  da  .1. 
Hkkman'X,  oj>.  cit.,  in  ai^iiendice. 


I.A   ror.TlRA    FRANfF.>;F.    ESTENSE 


ma  in  compenso  l' ibrido  linguai>gio  franco-veneto,  nel  quale 
rivivevano  le  imatiinose  fantasie  di  Francia  era  ancora  di 
facilissima  intelligenza  ^  ),  e  ben  anche  più  accette  erano 
alla  corte  le  nuove  volgarizzazioni  delle  favule  francesi. 

Vedremo  cosi  Borse  d'  Este  far  legare  da  Xiccolò  Nigri- 
solo  «  cartolaro  »  una  Spanna  in  volgare  ;  far  alluminare 
da  Gherardo  Ghisileri  "  un  libro,  in  vulgari  sermone,  chia- 
mato Lanzalotiiriì  »  e  istoriare  dal  celebre  Taddeo  Crivelli 
«  un  libro  de  Cronache  de  Franzo  »  sempre  in  volgare. 

Quando  avremo  aggiunto  che  lo  stesso  Borso  ordinava 
di  trasportare  in  italiano  il  Mainetto,  che  tratta  delle  storie 
di  Pranza  e  avremo  detto  che  la  sua  libreria  conteneva  due 
codici  del  Bovo,  un  Guerrin  Meschino,  un  Aspromonte,  ecc., 
ci  saremo  fatto  un  concetto  del  favore  goduto  ancora  a  mezzo 
il  sec.  XV  dalla  letteratura  romanzesca  francese  in  Ferrara. 

Le  imaginose  fantasie  di  Francia  non  si  spensero  nep- 
pure sotto  il  ducato  d' Ercole  I.  Oltre  i  codici  radunati  dai 
suoi  predecessori,  questi  possedette  un  «  libro  di  canto  fran- 
cese »  -  ),  accolse  presso  di  sé  due  ciechi  canterini:  Fran- 
cesco d' Antonio  da  Fiorenza  detto  1'  <c  inproviso  »  e  Gio- 
vanni Cieco  e  ne  protesse  un  terzo  di  mirabile  ingegno, 
Francesco  Bello  autore  del  Mamhriano. 

E  a  maggior  suo  vanto,  alla  coltura  francese  estense  di 
quell'età  vanno  debitrici  le  lettere  italiane  dei  due  grandi 
capolavori,  che  up  costituiscono  1'  eco  gloriosa  e  immortale. 


II.  Vìi  fatto  che  merita  grande  considerazione  é  questo: 
i  codici  estensi  di  materia  di  Francia  lunglr  esso  il  secolo  X\' 
non  andarono  diminuendo,  come  facilmente  si  potrebbe  sup- 

')  V.  Crescini,  ih  una  data  importante  nella  .■storia  dtììa  epopea 
franco-veneta,  in  Atti  del  K.  Istituto   Veneto,  1896. 

-)  Sopra  nu  «  a><peio  monte,  in  vulgaie.  in  prosa.  »  clu'  ebbe 
Eleonora  «U  Aragona  per  Ferdinando  iV  Este.  si  cfr.  la  nostra  Append.. 
Ili,  n."  20.  Sigi.sjiiondo  eblie  nel  suo  stuilio  un  «  Liber  gestoruiii 
laneiloti,  in  niemltranis.  ceduto  ]ioi  al  Duca  Ercole.  Si  cfr.  Aj}- 
pend.  III.  n."  27.  Per  Giovanni  Cieco  che  rallegrò  col  suo  cauto  i 
banchetti  offerti  da  Ercole  agli  Sforza  si  veda:  IHarium  Fenarienxe. 
M.  T.  S..  XXIV.  211.  2.-S-!. 


78  CAPITOLO    IV. 

porre;  ma  invece  aumentarono;  e  ciò  è  provato  dai  eata- 
lop-lii  esistenti  nell'Archivio  estense  di  Stato'). 

L' illustre  studioso  che  li  esaminò  nella  parte  concer- 
nente la  letteratura  francese  "),  fondandosi  sopra  validi  dati, 
concluse  essere  stata  a  un  cei*to  tempo  la  coltura  estense 
quasi  più  francese  che  italiana.  (Questa  frase,  che  potrebbe 
parere  ad  alcuno  arrischiata,  cessa  di  sembrar  tale,  a  chi 
esamini  rnìi  attenzione  altri  nunvi  ddcumenti  estensi.  Ciò 
sono  due  mazzi  di  pergamene  ai)])artenutc  a  preziosi  codici 
francesi  distrutti  nel  sec.  XVI. 

In  cotesto  secolo,  svanita  ormai  completamente  quella 
prei^otente  attrattiva,  che  esercitò  per  Iumììo  tempo  la  lettera- 
tura cavalleresca  di  Francia,  mutatesi  anche  le  asi)irazioni 
della  nuova  società,  i  manoscritti  francesi  perdettero  agli 
occhi  dei  loro  possessori  ogni  valore,  e  furono  del  tutto  trascu- 
rati o  anche  in  qualche  modo  utilizzati:  poiché,  ridotti  a  fram- 
menti, servirono  di  copertura  a  registri  della  ('amera  ducale. 

Queste  povere  pergamene,  più  o  meno  lacerate,  rai)pre- 
sentano  l' ultime  reliquie  di  tutto  un  tesoro  sottratto  dall'  in- 
curia degli  uomini  e  dalla  edacità  del  tempo  alla  nostra 
erudita  curiosità  e  ognuno  di  noi,  dinanzi  ad  esse,  non  sa- 
prebbe svestirsi  da  un  senso  di  tristezza  che  sempre  ne  as- 
sale alla  vista  di  un  misero  naufragio  di  cose  belle  e  preziose. 

Sono  questi  gli  avanzi  di  quei  riguardevolissimi  codici 
che  troviamo  qualche  volta  ricordati  nei  registri  di  spesa 
per  la  Camera  ducale,  e  di  quei  libri  francesi  contenenti 
battaglie,  istorie,  e  favole  dei  paladini  di  Francia  tanto  cari 
alle  Marchese  e  alle  Duchesse  d' Este.  Scegliamone  qualche 
brano  eil  esaminiamolo  in  breve. 

Dagli  inventari  di  libri  estensi  sapi»iamo  che  sin  dai 
tempi  di  Niccolò  III  la  biblioteca  marchionale  possedeva  un 
«libro  chiamato  Bovo  de  Antliona,  in  francexe,  in  mem- 
'<  brana  cum  alene  et  uno  frjiidelo  uerde  »  ^  ). 


')  Quest' osservaziimo  è  di  J.   C.vMrs.   Xoticcs  ut  rjtraitx  (/ex  iii-ss. 

fran<;aìH  de  Modèlle,  1891,  pag.  \i. 

■-)  K.v.iNA,  Bomania,  II,  49  s^g.  e  A.  Thomas.  Jìonuntia.  XVIIJ.  29H 
")  Cn  inventario  più  tardo  di  libri  registra,  come  ho  già  detto, 

due  i-(>])ie  del  Jioio.  Cl'r.  C'ittadkll.v.  //  Castello,   eit..   in   append. 

Il   i-ixl.   di   Niccolò  porta  il   n."  L'I    lu-l   c.-ilalo.no  cdilo  dal   (a  rrKi.i.i. 

(iiorn.  .star.,  cit.   XI^'.  pag.  27. 


LA   ror.TIRA    FR ANrEsl%    ESTENSI".  70 


Le  poche  reliquie  di  questo  codice  membranaceo  conser- 
vansi  ora  nel  mazzo  primo  delle  suddette  pergamene  fran- 
cesi e  C(jnsistono  in  due  carte  scritte  a  due  colonne,  di  ni- 
tidissima scrittura  e  assai  bene  conservata. 

La  lingua  del  frammento  ha  una  sua  particolare  tinta 
veneta  e  fa  pensare  alla  dittusi(me  che  il  Bovo  (l'Antona 
dovè  avere  per  un  certo  tempo  nel  Veneto  e  nella  Marca  '  ). 

Ne  riproduco  un  breve  l)rano: 

Au  [Kilt  de  Aiit()»iue  uit'iit.   lì.  :iu  «li  r  iiis. 
Peleriu  triieue  iipreste.s  et  gariiis. 
Qdf  ivurie  luer  uait  \>er  lamor  ieu.siieiis. 
Deiiiamlc  fu  li  uaxel  eu  ]tlis. 
Mult  li  fu  l»iax  (jue  suut  de  sou  i>ais. 
Asoli  heinage  ot.  B.  eoiisoil  pris. 
Enz  la  uef  luist  lidauioi.sel  iley»iis. 
Leti]/.  .snil»uHt  le  jiieu  et  le.s  ardis. 
Et  i»ue  aprcs  le  bueii  destrer  iinis. 
Panni  AntoHue  est  eiifoice  li  cris. 
Plus  dune  leue  fu  l)ien  le  dtiel  «is. 

Quaut.  B.  enz  la  nef  arestes. 
Ses  graut  lieiuage  estoit  in  tot  les. 
Et  il  est  atuit  adex  eouuiudes. 
Au  coHgiez  ])eure  fu  li  graut  oris  leues  .  .  .  -  ). 

l^n  secondo  codice  trovasi  registrato  in  un  iuventarir) 
estense  di  libri  del  1488  colle  seguenti  parole:  Liher  Croni- 
carum  Reyum  Francie  et  'jestoruni  eornm,  in  iiipmhr(inÌH, 
di  carte  360. 

Che  questi)  ms.  fosse  scritto  in  francese,  par  certo,  chi 
eonsideri  che  esso  trova  vasi  custodito,  secondo  V  indicazione 


')  A  uua  redazione  perduta  fraueo- veneta  ilei  Bovo  ])eusò  il 
K.v.rXA.  Zeitxihrift  f.  niman.  Phiìoìoijie,  XII.  pagg.  468  sgg.  Si  ofr. 
anclie:  Ka.txa.  Ricerche  intorno  ai  Reali  di  Fraiwia,  1878,  T.  I. 
pagg.  114  sgg..  e  Cr.  Nyuop.  Storia  della  epopea  francene.  (trad."" 
(iorra).    l'orino.   1888,  pag.  277. 

-)  Sarò  parco  nelle  illustrazioni  di  ipiesti  frainuieuti.  ijereliè  ho 
veduto,  ijuaudo  io  a^■evo  già  eoiupiuto  il  mio  studio,  nel  Bullettiìio 
(Mìa  aocictà  Jilol.  romaua  di  (ìenuaio,  amiiinciato  un  lavoro  sojira 
i  brani  estensi  di  t-odd.  fi-.aucesi.  A.spettando  lo  studio  promesso, 
mi  liniitu  ;i  puclii'  noti-relle. 


80  rAPiTOLO  i\ . 


dell'inventario,  iieir'(  armario  XXI  >\  il  rpialo  contonova  mia 
bella  raccolta  d' opere  francesi. 

Ora,  nell'Archivio  estense  ^  )  conservasi  un  numero  ri- 
levante di  frammenti  memliranacei  in  francese,  che  appar- 
tennero, c(nne.  dimostrano  la  dimensione  loro  e  la  loro  scrit- 
tura, a  mi  solo  codice  e  che  permetton(j,  a  [ìarer  nostro, 
d'essere  identificati  coli' opera  sopra  mentovata.  (Jgni  per- 
j^amena  è  suddivisa  in  tre  colonne,  con  iniziali  colorate  e 
di  amplissiuKj  tonnato;  i  fotjli  sono  in  numero  di  ventitre 
e  dovevano  appartenere  a  un  liellissimo  manoscritto,  forse 
a  quello  stesso,  cui  Niccolò  III  fece  Morirò  le  lettere  ca- 
pitali ^). 

Esso  conteneva  le  così  dette  C/ironiijne  <le  Saint  Denin. 
Xe  riproduco  qui  soltanto  alcune  righe: 

[e.  7.']  ComiìKiit  il  ciiKoid  ala  i>hccìIc 
CrotiUh    ii»<i((iiK  anaiit  ([u'  il  I' ('njjiiitNast.  .rrj. 

Ci  apres  diro/ts  commcnt  il  fu  conuertis  a  la  foi  crestiennc 
et  comnanit  il  prist  fame  Ila]  niece  au  roi  Gondebaut  de 
Bourgoigne:  sainte  dame  des  le  iour  de  s'enfance  crotilde 
estoit  apellee.  Li  rois  emuna  ses  messages  a  Gondebaut  le 
roi  de  Bourgoigne  pour  pes  et  pour  aliances  fermer  e/<semble, 
si  comme  li  ancien  iirimc  souloient  taire.  Quant  il  orent 
parfaite  la  besogne  pourquois  il  estoient  e^nioie  il  garderent 
le  pales  si  uirent  la  pucelle  crotilde  qui  moult  estoit  piane 
de  gran  biaute:  il  demanderent  qui  elle  estoit  et  de  quelle 
gent  elle  estoit  iiee  . .  .^). 

Dobbiamo  anche  aggiungere  che  dallo  stesso  esame  più 
approfondito  degli  inventari  può  trarsi  un  nuovo  e  forte 
argomento  p(U'  dimostrare  il  largo  e  crescente  favore,  di  cui 
fu  circondata  per  tutto  il  quattrocento  la  materia  di  Francia 
alla  Corte  d'  Este. 


^)  Fé rfjamenr  frati cckì.   Mazzo  I,   ii."  S. 

-')  11  (locmii.  die  si  riferisce  a  mi  lilno  di  ( 'loiiaclir  Iraiiccsi  si 
legge  ili  .1.   Hkkmaxx,  oj).  rif.,  pag.  131. 

^)  Questo  Inailo  rorrisponde  alla  narrazioni-  rlir  leggisi  in 
HorijiM'Vi,  lUciiiil  ilcs  liisfarUìis  des  (ianics  et  de  la  l'ratice,  V.  III. 
pag.    Ui7. 


LA   COLTURA    FRANTRSE    ESTENSE  81 


Più  ricco  d'oiìni  altro,  perciò  che  ris:uarda  i  codici  fran- 
cesi, è  un  catalogo  di  libri  del  1471  che  serba  ricordo  di 
sessanta  cinque  manoscritti  d'<tltr' Alpe,  tra  i  quali  quattro 
LaneHotii,  due  Spa'/nf',  due  (iutijre  rio  Boion,  due  storio 
fli  A/es.saJifIro,  un  rf/'f/osto,  le  Kpiiiitole  di  S.  Paolo,  V  F.ran- 
f/olio  ffi  S,  Crioranni,  due  lil)ri  rie  ref/imino  iirincipuin ,  un 
Sidrac,  un  Boozio,  ecc.  ecc. 

Vista  cos'i  largamente  rappresentata  nella  Corte  di  l-Cr- 
rara  la  letteratura  francese,  resta  ora  che  no  indaghiauid  il 
carattere  e  gli  aspetti,  sotto  cui  ci  si  pres<'nta  dal  sec.  XIII 
alla  fine  del  XV. 

In  modo  vario  e  nudtiCornie  si  svolge  la  coltura  di  Francia 
alla  Corte  dei  principi  d' l'Iste.  Accanto  a  cronache,  a  viaggi 
e  a  favole  bibliche  troviamo  anche  la  lirica  francese;  ac- 
canto a  numerose  narrazioni  l^rettoni  non  mancano  reda- 
zioni di  leggende  tlerivate  dal  tronci»  ferace  della  materia 
carolingia. 

K  se  risaliamo  il  corso  dei  secoli  per  sorprendere  alle 
sue  origiin  cotesta  copiosa  e  bella  coltura  estense  francese 
troviamo  nel  dugeuto  \m  vero  rigoglio  di  lirica  occitanica 
alla  Corte  d'Este. 

I  Marchesi  si  dilettano  delle  squisite  strofi  di  Pi-ovenza  e 
proteggono  con  amore  i  trovatori,  che  scendono  nella  marca  di 
'l'revigi,  si  spargono  per  il  veneto  e  cercano  nelle  aule  dei 
•Signori  e  dei  principi  quella  protezione  che  loro  ormai  manca 
nella  natia  (  )ccitania.  I  poeti  di  Provenza  portano,  insieme 
alla  dolcezza  delle  loro  canzoni,  all'impeto  dei  loro  serven- 
tesi,  alla  soavità  delle  albe,  alla  leggiadria  delle  retroenno 
e  delle  stampite,  la  bella  e  varia  esperienza  di  chi  molte 
cose  ha  viste  e  conosciute  e  recano  le  notizie  più  nuove  e 
gradite.  E  cosi,  se  la  Corte  vuol  sapere  che  cosa  macchini 
il  Conte  di  S.  Bonifazio  e  vuol  conoscere  le  avventure  di 
Cunizza  e  vuol  udirne  il  vero;  è  presto  fatto:  il  giullare  ha 
saputo  da  Ce  de  Saint  ("ire,  uno  dei  trovatori  più  cari  ai 
Signori  da  Romano,  tutta  la  storiella  galante  della  fuga  di 
Cunizza,  ha  ottenuto  dai  famigli  le  più  scerete  confidenze 
ed  è  giunto  a  ritessere  in  pensier  suo  la  seducente  trama 
della  interessante  avventura. 

Gli  dia  ora  la  Corte  un  nuovo  mantello  scarlatto  o  anche 
un  mulo  o  una  ricca  e  nuova  veste,  ed  egli  racconterà  tutto 


82  CAPITOLO    IV 


per  ordino   fiorendo  oprni   particolaro  colla  sua  fervida  fan- 
tasia. 

Vi  sarà  chi  incolperà  la  bella  Cunizza  e  pronuncierà  un 
severo  giudizio  sui  suoi  amori;  ma  vi  sarà  anche  un  trova- 
tore, forse  italiano,  Peire  Guilliem  de  Luzerna,  che  si  dichia- 
rerà i)ronto  a  ilifenderla,  col  verso  e  colla  spada: 

Qui  na  Ciiuiza  guerreia 
Per  \-iltat  o  per  enveia 
Koldaf  fai  gran .... 

(  Cfr.  l'odi/,,  di  P.  E.  Gnarncrio  ). 

F,  non  mancheranno  lodatori  dt'lle  bellezze  e  dolio  virtù 
di  Selvaggia  Malaspina,  di  Adelaide  di  Vidallana,  ecc.  ecc. 

Le  principesse  si  compiacevano  singolarmente  delle  dolci 
rime  di  Provenza  e  amavano  essere  celebrate  nel  grazioso 
linguaggio  d' oltr' Alpe. 

Aimeric  de  Peguilhan  cantò  in  diversi  suoi  componi- 
menti Beatrice  d'Este  figlia  di  Azzo  VI,  e  ne  celebr*')  il 
nomo  nello  tornarle  di  alcune  sue  canzoni: 

Bel  Paragoii.  eiim  'ini   jiliis  soven  ve 
Xa  Biatriz  d'Est,   pln-  li    v.,1   .le  l>c. 

(  (Od.   i-st.  i'.  HI  :    r<r  f«ilnf:  ). 

V.  altrn   volta: 

\a   Biatri/,  d'Est,  tau  es  fin' e  t'ei'ina 
'/ne"l  vostre  seiiz  uo's  ranja  ni's  desferina  : 
Don  vostre  laus  ,si  meilliir' e  s' aterina 
1",  ])ui)is  iiios  fan/,  e  nios  di/,  o  ix'feima. 

(('od.  cit.  t'.  (iT'''.   ICìi  amor). 

E  i>er  essere  breve,  la  stessa  Beatrice  trovò  un  altro  poeta 
in  Rambortino  Buvalelli,  che  la  dicliiarava  "  la  nioillor  q'anc 
fos  »;  mentre  Giovanna,  prima  moglie  d"  .\zzo  \'II,  fu  col(>- 
brata  dal  De  Peguilhan  o  da  Guglielmo  do  La  Tor: 

Xa  .Ioana"  1   rics  n-ssos 

ed  pret/  I)os 

r|U'cs  de   ^os 
fili    lo   iKiiii    d'  Est   ciihalos. 

i  < 'lifnisini  ah  aaix  m<t1:). 


LA   COLTURA   FRANCESE   ESTENSL  83 


E  Costanza  iV  Este  sentì  cantar  le  sue  ]o<ii  da  Ralmonz 
Bistorz  d'  Arles: 

Qui  vo]  vezer  bel  cori)s  e  beu  estan 

]•;  voi  vezer  on  fis  pretz  cars  s'es  lues, 

I-",  voi  vezer  on   tìiia  beiitatz  es, 

1".  voi  vezei'  on  uais  e  vin  oiiranza. 

K  \ol  vezer  on  uais  joi  e  jovens. 

K  voi  vezer  on  es  valors  e  seus 
Veugua  vezer  Madonna  na  Costanza. 

E  ancora: 

Cansou.  vai  fe'ii  a  la  «^enzor  (pie  sia. 
A  na  Costanza  d'  Est,  on  tut  l>en  van  : 
Qne  tan  bella  non  sai  ni  tan  prezan. 

Anche  pli  stessi  Marchesi  estensi  si  trovan  ricordati  con 
onore  nelle  poesie  dei  provenzali.  Giovanetto  d' Albusson, 
T'avaire,  Ibrs' anche  Sordello  visitarono  la  loro  Corte  e  Ai- 
ineric  de  Peguilhan  per  la  morte  di  Azzo  VI  (  1212)  com- 
pose un  pianto,  la  cui  prima  strofa  è  la  seguente  : 

Za  non  cui<lei  que-ni  pogues  oblidar 
Lo  ilan  e' ai  pres  d'amics  e  de  seguor.s; 
Mais  los  grauz  dauz  oblid'  om  pels  niaiors 
E  aizo  es  dauz  que  uo"s  pot  emendar. 
Que-1  nieillor  eors  del  mond  el  luels  apres 
Lays  ni'o;  que  tut  sabez  ben  del  Marques 
D'Est,  eals  era,  uo  vos  cai  laudar  ges; 
Morz  es:  mas  eu  non  ere  q'e  negun  temps 
Morisson  tan  de  bon  costuiu  e8eni]>s. 

.Accolti  onorev(_)l mente  nella  Corte  d' Este,  i  trovatori  sa- 
pevano cattivarsi  la  benevolenza  dei  principi  con  le  loro 
eleganti  poesie.  Le  quali  turon  [)resto  raccolte  su  belle  mem- 
brane insieme  a  molti  componimenti  ricopiati  da  un  altro 
codice  di  rime  provenzali:  quello  ormai  perduto  e  noto  sotto 
il  nome  di  fihro  di  Alberico,  perchè  posseduto  da  Albericn 
da  Romano,  fratello  del  terribilmente  celebre  Ezzelino. 

All'amore  per  l'armi  Alberico  aggiungeva  quello  delle 
lettere  gentili;  poeto  egli  medesimo  in  provenzale  e  scambi*') 
con  Ser  Ardizzone  una  cobijola  a  projiosito  di  Sordellu. 


84  CAPITOLO    IV. 


La  predilpzione  per  la  poesia  occitanica  giunse  alla  Corte 
({'  Este  a  tal  punto  che  sul  finire  del  sec.  XIII  i  poeti  di 
Provenza  che  si  recavano  presso  gli  Estensi  avevano  la  grata 
sorpresa  di  sentirsi  salutare  da  un  trovatore  italiano  in  versi 
provenzali  improvvisati.  Ferrarino  da  Ferrara  fu  trovatore 
dei  migliori  di  Lombardia;  cortese  uomo  fu  della  persona 
e  servì  volentieri  ai  baroni  e  ai  cavalieri;  seppe  molto  ben 
poetare  e  quando  avveniva  che  i  Marchesi  facevano  festa 
e  corte  e  i  giullari  venivano,  che  s' intendevano  nella  lingua 
provenzale,  andavano  tutti  a  lui  e  lo  chiamavano  loro  maestro. 

Con  maestro  Ferrarincj  decade  la  prima  fase,  tutta  pro- 
venzale, della  coltura  francese  estense. 

Le  mirabili  fantasie  francesi,  non  ignorate  del  tutto  da 
gran  tempo  in  Italia,  erano  scese  frattanto  con  grande  fa- 
vore e  avevano  trovato  propizio  terreno.  Succedute  alla 
lirica  di  Provenza,  esse  penetrano  nella  Corte  d'Este  per 
due  strade:  l'una  popolare,  l'altra  dotta  od  aristocratica. 
Vi  j)ervengono  cioè  e  vi  penetrano  sia  per  mezzo  dei  canta- 
storie e  dei  canterini,  sia  per  mezzo  dei  codici  di  materia 
di  Francia,  tra  i  quali  primeggiano  i  manoscritti  contenenti 
favole  l^rettoni. 

Queste  favole  cruiKj  infatti  adatte  più  delle  curolingir' 
alla  società  colta  ed  elegante  <li  una  corte,  che  cercava  nella 
lettura  nulla  più  di  un  diletto  inn  ned  iato. 

I  marchesi  estensi  si  sentirono  S])inti  iirrpotentemente 
verso  le  belle  invenzioni  brettoni  e  la  loro  libreria  privata 
fiorì  di  romanzi  di  Brettagna.  Tralasciando  di  parlare  di 
quel  breve  frammento  di  poema  sopra  Faramond  ed  Artù, 
che  fu  scritto  verso  la  fine  del  trecento  in  seguito  alle  i>r»esie 
francesi  del  codice  estense  [«rovenzale  ^  ),  è  certo  che  i  Mar- 

')  Si  ricordi  elie  il  coil.  ]>ri)\ cu/.,  fstfiisc  (■ontifiic  una  lunga 
scric  «li  liriche  francesi,  alcune  di'Uc  (piali  iircziosissiiuo  ]>crclic 
uuiclic.  l^ucstc  furono  pulihlicatc  «la  A.  .Ikanuo'S'.  Chanmiix,  jcìt.r 
partix  et  refrain»  hiMilx  dn  XIII.'  KÌèch-.  Extr.  ile  la  Berne  de»  ìnìuj. 
romane»,  189l5-fH)2,  1  sgg. 

l'n  lihro  de  canto  francese  possedette  Krcolt;  I.  Non  so  ])oi  se  sia 
p<>ssil>ile  fare  risalii'e  agli  antichi  fondi  «[«-Ila  hihlioteca  «•st<'iise  il 
cod.  lai.  u."  ó6X  con  notazione  ninsicah'.  coid«'ncnte  hallatc  «■  hrevi 
poesie  latine,  francesi,  italiani-,  l'na  «'an/one  «T  anioii-  in  l'rancesc 
è  ricor«lata   mU' in\'eiitari«)  «li   lihii  dei    l  111.').    .IjipiinL.    \ì-.  'u . 


I.A   fOLTLr.A   FKANrivSE    tSTKNSE  '^•'i 


diesi  d'  Este  possodevano  nel  sec.  XV,  oltre  i  Lane/lotti  ri- 
cordati, un  Lifjer  nntiritatis  Tri  stani  Pt  mortis  suae,  di 
carte  UT;  due  Liber  T rista  ni  :  uno  di  ce.  16(i  l'altro  di 
ce.  124;  un  Liher  dictus  ìe  romani  de  Tristano  «li  ce.  118, 
un  Liher  in  raernbranis  rlictns  S.  firadafis  dì  ce.  78;  tre 
/i/)7-i  duroni,  un  Liì)er  Meri  ini  in  membranis,  di  ce.  19(5,  ecc. 

Le  storie  di  Troia,  le  narrazioni  classiche,  le  leggende 
religiose,  le  opere  morali  e  didattiche,  le  cronache,  i  viaggi 
si  trovano  rappresentati  nella  collezione  estense  di  libri  e 
Così  vi  figurano  due  Romanzi  <lella  Rosa  e  diverse  opt're 
scritte  in  franco-italiano. 

La  coltura  francese  estense  fu  dunque  assai  vasta  e  pro- 
fonda; si  estese  dalle  cronache  ai  romanzi;  da  questi  ad 
opere  didattiche  e  morali  ;  si  manifestò  persincj  nelle  fogge 
del  vestire. 

E  sopratutto  notevole  fu  l' uso  di  portare  divise  risp«jn- 
(lenti  a  questa  o  a  quella  storia  di  F'rancia.  Cinque  donzelle 
di  Madonna  Isotta  ne  i)ortavano  sulla  manica  una  che 
sonava:  Loiaumant.  Vnoil  finir,  ma,  vie:  Bianca  Maria 
aveva  trapunte  d'oro  in  un  vestito  di  panno  le  seguenti  pa- 
role: nul.  ìden.  sans  poine.  Un'ancella  di  Maria  d'Aragijna 
recava  la  scritta:  o  mors  o  mersi^).  Ma  vi  fu  di  più.  Quella 
cortigiana  coltura  francese  che  condusse  Isabella  d' Este 
Gonzaga  a  discutere  saggiamente  se  sia  da  preferirsi,  tra  i 
paladini  di  Carlomaitno,  Orlando  ovvero  Rinaldo  -  ),  che  fece 
sollecita  Eleonora  d'Aragona  sì  da  provvedere  la  propria 
guardaroba  di  libri  di  Erancia,  si  fii  sentire  anche  negli  usi 
e  nelle  costumanze  della  Corte. 

E  forse  ai  giuochi  partiti  si  riconnettono  quei  dubiti,  quei 
quesiti,  quei  casi,  quelle  questioni  d' amore,  intorno  a  cui 
vediamo  nel  secolo  successivo  esercitar  l' intelletto  le  Du- 
chesse e  i  personaggi  della  Corte  •'  ). 


')  Venturi.  Ilir.  stor.  itaì..  I.  i»ag.  627. 

-)  Lrzio-KEXiKii.  Delle  relazioni  d' Ixaheìla  iV  Este.  i'<<-..  tir., 
l»ag.  99  e  Ea.jxa.  L'  Orlando  Innamorato,  in  Studi  ««  .1/.  .1/.  iloiardo, 
Bologua.  1894,  pag.  131. 

=*)  8i  efr.  A.  Solkiìti,  Ferrara  e  la  Corte  estense,  eh.,  pag.  123. 
Gaspaiìy,  II,  3111  «'  IvEMER,  Giorn.  stor.  cit.,  XIII,  pag.  382. 


80  CAPITOLO    IV, 


III.  Sono  aristocratici  passatempi,  cari  agli  eleganti  ca- 
valieri, arbitri  e  maestri  d' ogni  cortesia,  e  pivi  cari  alle 
dame  che  ricercano  in  essi  il  modo  di  far  risplendere  l'acume 
del  loro  intelletto  e  la  sottigliezza  del  loro  intuito  lennninile. 
Sono  giuochi  e  trastulli  di  società  che  richieggono  per  es- 
sere convenientemente  apprezzati  uno  splendido  apparato 
esteriore:  finezza  di  tratti,  sontuosità  di  abbigliamenti,  ma- 
gnificenza di  mobili  e  di  sale.  Son  deliziosi  trattenimenti 
che  tengono  1'  ufficio  d'  un  libro  di  novelle  o  d'  un  romanzo 
d'  avventure  :  son  mezzi  di  ingannare  gli  ozi  della  Corte,  di 
abbreviare  le  giornate  in  villa,  di  allontanare  la  noia  di 
lunghi  viaggi  in  nave  per  fiumi  o  per  canali. 

Sono  infine  gli  ultimi  prodotti  e  l' ultima  eco  di  una 
coltura  già  spenta;  rappresentano  anche  in  parte  quell'ef- 
ficacia che  le  lettere  esercitano  spesso  sulla  vita. 

Così  le  novelle  del  Boccaccio  e  le  Porrettane  invitano  i 
cavalieri  e  le  dame  a  ragunarsi  tra  i  mirti  e  le  rose,  a  lato 
alle  fontane,  a  creare  Re  e  Regine,  a  inghirlandarsi  il  capo 
di  fiori,  a  piacevoleggiare  insieme,  a  raccontare  di  avven- 
ture e  d'amore.  Lussureggiano  intorno  i  prati  e  i  giardini, 
ridono  i  cieli,  cantano  in  mezzo  al  verde  i  rosignoli. 

Cosi  il  ricordo  persistente  di  tornei  e  di  castelli  d'amore 
incita  le  dame  a  provarsi  tra  loro  in  giostre  e  duelli  e  a 
fingere  assalti.  Ma  i  colpi  sembrano  non  ferire,  ma  una 
soavità  di  profumi  investe  come  d'una  leggera  nube  le  com- 
battenti. Folgoreggiano  i  nuovi  abbigliamenti  ;  d'  una  sottile 
ebrietà  s'accendono  le  pupille  delle  dame;  l'ora  trascori-e 
fulminea:  lo  scopo  è  raggiunto. 

E  così  i  novelli  dubbi  amorosi  sono  ispirati  alle  antiche 
tenzoni  e  ai  partimenti  d'  oltr'  Alpe. 

La  loro  serie  è  infinita:  «  Qual  sia  maggior  difHc(dtà, 
«  fuggir  amore,  ovvero  amando  dissinmlare  di  non  amare; 
«  qual  sia  maggiore  incitamento  a  virtù,  o  l'onore  <>  il  disfo 
«  di  piacere  all'amata;  se  amante  possa  morire  per  tr()}ipo 
«  amore  ;  se  amore  sia  più  possente  passione  dell'  odio  ». 

Ma  le  questioni  possono  essere  d' indole  })iù  grave  e  ge- 
nerale; possono  aggirarsi   intorno    alla   bellezza  o  ad  argo- 


LA    COLTURA    FUANCl-.SI-;    F.STENSL-;  87 


menti  di  HlosoHa.  E  allora  occorrono  le  intelligenti  soluzioni 
della  Contessa  di  Sala  o  i  perspicui  raiiionamenti  di  Fran- 
cesco Patrizi. 

Non  basta:  1"  union'  per  le  belle  storie  di  Francia  è  cosi 
saldamente  radicato  nel  Veneto  e  nella  Marca,  che  a  Padova, 
liià  nel  sec.  XIV  vive  ima  tradizione,  che  ricongiunge  gli 
Estensi  a  (iano,  a  Ferrara  un'  altra  che  li  fa  provenienti  di 
Fi'ancia  ma  non  ne  rielii;iiii;i  h'  oi-ìì;ìmì  al  traditore  ili  K(Hi- 
cisvalle. 

'<  Narrasi  comunement<'  —  scriveva  Giovanni  di  Nono 
"  intorno  al  1325  —  che  i  nobili  Marchesi  d'  Kste  siano  della 
'<  stirpe  di  Gano  traditore.  Splende  nei  loro  scudi  l'aquila 
Il  bianca  in  campo  azzurro,  la  quale  dovrebbe  veramente 
<(  essere  un  falco,  ma  così  la  ridussero  i  pittori  »  '  i. 

I',  accanto  a  cotesta  tradizione  francese  altre  ne  sorgono 
non  meno  vaghe  e  fantastiche. 

Siamo  sul  principio  del  sec.  X^'I  e  ancora  le  magniliche 
sale  del  castello  di  Ferrara  sono  tutte  animate  dalle  leggere 
visioni  colà  portate  dalla  letteratura  di  Francia. 

F,  vivo  ancora  il  ricordo  del  Conte  Matteo  Maria  Boiardo 
e  il  suo  poema  fatto  di  cortesie,  materiato  di  eleganze, 
scritto  da  un  gentiluomo  per  una  Corte  delle  più  squisite  è 
presente  a  tutta  la  società  colta  di  Ferrara.  Non  strofi  trojìpo 
levigate,  non  assoluta  forbitezza  di  frase,  non  impeccabilità 
di  lingua  e  di  stile;  ma  una  grande  potenza  coloritrice  di 
imagini,  una  grande  e  bella  e  ingenua  ispirazione,  una  fan- 
tasia, che  svolge  la  sua  mirabile  tela  dipinta  di  nuovi  casi 
e  di  sorprendenti  avventure  con  una  ricchezza  veramente 
singolare  e  con  grande  diletto  del  poeta  e  degli  ascoltanti. 
F  questi  sono  principesse,  dame  e  donzelle  delle  più  esperte 
nell'arte  di  farsi  corteggiare  e  d'amare,  letterati,  dotti  e 
poeti  che  sanno  giostrare  e  caracollare  destramente  sul  loi-o 
cavallo,  che  vanno  alla  caccia,  che  riportane^  il  pregio  dei 
tornei,  che  amano  la  nuisica,  i  balli,  i  conviti. 

Il  Boiardo  scrive  per  essi:  e  perciò  le  sue  figure  hanno 
r  eleganza  e  la  grazia  delle  pitture  di  Cosmé  Tura  e  Fran- 


')  P.  Kajxa,  La  urUfute  delle  t'atiiùjiie  Padvcane,  ei-e.  in  Jiomavia, 
I\',  Uil.  Ricordo  (|ui.  una  volta  iti'v  tutte,  le  lua.siistvali  pagine  sugli 
Esteusi  ik-1  111  capitolo  ik-lle   Fotiti'-   del   Kajua. 


88  fAPITOI.O    IV. 


eesco  Cossa  nel  palazzo  di  Schifanoia.  Sono  attraenti,  sono 
squisite  come  una  fine  opera  dell' orefice  Franza  da  Bohjgna, 
Come  un  arazzo  lavorato  d'argento  e  d'oro.  E  le  scene  sono 
svariate  e  piene  sempre  di  gentilezze:  si  svolgono  nel  riso 
vergine  della  natura,  tra  il  verde  dei  giart'^ini,  tra  il  pro- 
fumo delle  rose.  E  gli  eroi  tutti  del  poema  ubbidiscono  ;ille 
norme  più  corrette  e  severe  della  cavalleria  e  paiono  [xMie- 
trati  da  quel  senso  di  cortesia,  che  domina  nella  Corte 
estense.  Anche  Brunello,  che  è  figura  volgare,  che  s' abban- 
dona dinanzi  a  Marflsa  a  un  turpe  lazzo  ricorda  i  bufibni 
degli  estensi  e  le  loro  varie  prodezze').  In  quella  medesima 
Corte  in  cui  fioriscono  le  costumanze  più  gentili,  s' alzancj 
talvolta  suoni  sc(jnci  di  risa  e  i  bassi  istinti  trovano  sl'oiìo  in 
un  trionfo  di  senso  e  di  lussuria. 

La  donna,  che  nella  Corte  d'  Este  ha  tanta  e  cosi  preziosa 
parte,  e  vive  d'  una  vita  delicata  e  gentile,  quasi  inaureo- 
lata  di  una  nuova  e  raggiante  idealità,  campeggia  nel  poema 
del  Boiardo.  (  )rigilla  è  di  estrema  beltà  e  piena  di  malizia, 
'l'isbina  è  molle  e  tenerina  e  Angelica  cosi  bella  e  leggiadra 


')  Il  \'ers()  :  «  Mo.strando  il  iiikIo  sotto  delle  rene»  ulliidc  ;i  inia 
volgarità,  vuWn  iiieuzion  della  (|ualc  si  chiude  una  lettela  dello 
Scocolii  in  Hrij.  dei  Mniìd..  1466,  e.  166.  —  Celebri,  tra  i  Imtloiii 
estensi,  sono- i  due  Giumella  e  cotesto  «  Scocliula  »  o  «  .Seopula  ». 
com'è  cliiauiato  nei  Megintri  dei  Mandati.  Su  di  es.si  .si  veda  :  Lrzio- 
Kkmei:,  Buffoni,  nani  e  schiavi  dei  Gonzaga  ai  tempi  di  Inahella 
d'E-ste,  ìnX.  Antol.,  CXVII,  pagg.  628-29.  Dai  reg.  di  Guardarohu  s'im- 
para che  lo  Scocola  aveva  un  fratello  frate'.  Si  veda  a  questo  ])ro- 
posito  :  L.  A.  Gandini.  Viaggi.  cardUi.  ecc.  eit..  pag.  89  dell' estr.  — 
Non  va  (liiuentieata  la  receiis.  R[k.mki:]  in  Giorn.  xtor..  XXII. 
pag.  3.00  di  F.  G.vuono.  La  epopea  del  Imffbne,  Bra,  1893.  —  Hica\<j 
dai  documenti  estensi  eh'  egli  aveva  una  moglie  di  nome  .Maria, 
la  (juale  nel  1470  si  ritrovava  «  in  extremità  de  dodese  Itoelie.... 
«  comjmtala  la  fante  cum  tre  tigli  »  {Jleg.  Mand..  e.  11).  e  soi>ra 
tutto  imparo  che  il  «  povero  e  meschino  Scocola  ».  jx-r  ([uaiito  «  uo- 
«  bile,  facetissimo  e  soavissimo  buffone  »  era  sempre  indebitato 
colla  Camera  ducale  e  coi  Giudei.  Povero  Scocola  «  tapino  ».  che 
negli  atfreschi  di  Schifanoia  ai»])are  così  allegro  e  smancero.st)  I 

Aggiungo  anche  che  nel  1437  è  ricordato  negli  stessi  Jìegialri  un 
gestieolatoìe  che  fece  inirdbili  e  stupendi  gesti  del  corpo  alla  picKeuza 
dì  Leonello  (e.  158")  e  nel  1466  trovo  menzione  di  un  buffone  multo 
(e.  169). 


LA   rnr.riRA    FRANniSl-,   IvSTKNSK  'Sr> 

e  dotata  di  lusingJie,  così  fresca  di  grazia  o  di  ijiovenilità 
non  potova  essere  [)ensata  elie  in  una  Corte  lussuosa  e  ele- 
ijante  come  quella  di  Ferrara  :  e  quale  eonipiacimento  do- 
veva la  ammirevole  eroina  suscitare  nelle  dame  e  nelle 
principesse,  che  riconoscevano  in  essa  ritratti  alcuni  atteg- 
i^iamenti  e  alcuna  parte  di  loro  stesse. 

E  quanta  dolcezza  e  quanto  stupore  dovevano  tenere  una 
disile  più  delicate  d(ìnzelle  di  Corte,  Fiordispina  —  triste  e 
malaticcia  M  —  ogni  qualvolta  udiva  sonare  il  suo  nome  nel 
cerchio  d'oro  dell'ottava  bodiardesca. 

Isiiigono  significativo  della  coltura  estense  francese, 
M.  M.  Boiardo  padroneggia  da  signore  la  materia  carolingia 
e  di  Brettagna,  suggella  con  una  grande  opera  d' arte  la 
fusione  dei  due  cicli  e  ne  trae  una  favola  varia  e  dilettevole, 
un  nuovo  romanzo  d'avventura. 

Così  il  Cieco  nel  suo  Maivhriano  piglia  ovunque  può  la 
materia  ;  qualche  volta  senza  rettitudine  di  intuito  poetico  ; 
sempre  con  grande  efficacia  e  vivacità. 

Ma  lo  stile  è  disadorno,  la  lingua  è  bastarda,  la  espres- 
sione non  di  rado  troppo  dialettale,  la  frase  manca  semjjre 
di  studio  e  di  lima. 

Neir  età  successiva,  gli  siiiriti  più  equilibrati  pn^tende- 
ranno  la  salda  compagine  dello  stile  congiunta  alla  vivezza 
della  imaginativa.  Sorgerà  allora  il  poeta  temprato  nello 
studio  dei  classici,  perito  delle  più  ascose  difficoltà  della 
forma,  quegli  che  saprà  infondere  nella  bella  materia  ili 
Francia  1'  anima  serena  della  classicità. 

Se  le  scene  del  Boiardo  rassend^rano  i  dipinti  di  Cosmé 
Tura,  il  nuovo  e  grande  jioeta  ricorderà  la  esuberanza  di 
colore  e  la  vivacità  e  la  correttezza  del  Tiziano. 

A  Ludovico  Ariosto  conclude  la  maravigiiosa  coltura 
estense  francese. 

L' animo  pieno  di  ricordi  classici,  l' orecchio  inteso  ai 
modi  perspicui  e  severi  di  Orazio,  di  Ovidio,  di  Catullo  — 
largamente  rappresentati  nella  biblioteca  dei  principi,  — 
egli  attinge  copiosamente  a  quei  libri  di  Francia,  che  godono 


')  Traggo   questa   uotizia   da   diversi   Hcyititri   di   spesa   dell' xVr- 
chivio  est.  di  Stato. 


90  CAPITOLO    IV. 


il  favore  della  Corte  e  ne  illustrano  la  lil)reria  i»rivata.  Dal 
(ìirone,  dal  Bret,  dal  Lancilotto  Ludovico  Ariosto  trascej^lie 
scene  ed  episodi,  inquadra  nell'  une  gli  altri,  collega  fatti, 
coordina  idee  derivanti  dalla  materia  di  Francia  e  scrive 
il  massimo  poema  del  Rinascimento. 

La  leggenda  d'Orlando  ha  ormai  compiuta  la  sua  grande 
parabola.  Ad  Orlando,  come  già  ad  Ercole,  divenuto  pazzo 
per  esagerazione  delle  sue  più  belle  qualità,  è  ormai  riser- 
bata la  sorte  di  divenir  presto  oggetto  di  riso  e  materia  di 
comica  poesia. 

Se  r  ottava  cristallina  dell'  Ariosto  serba  in  vita,  come 
dentro  una  fulgida  raggerà,  le  leggende  francesi,  non  può 
dirsi  che  nella  Corte  di  Ferrara  sia  del  tutto  spenta  la  poesia 
di  Provenza. 

Essa  è  ancora  richiamata  a  tarda  ed  effìmera  vita  quale 
arida  materia  di  erudizione.  Che  l' idea  di  dedicarsi  allo 
studio  del  provenzale  sorgesse  nel  Bembo  alla  Corte  estense, 
è  ipotesi  sostenuta  da  un  mastro  insigne  studioso  e  ricerca- 
tore ^),  ed  è  ipotesi  che  parrà  ([uanto  mai  sensata,  quando  si 
pensi  che  la  biblioteca  dei  principi  custodiva  i  tesori  della 
lirica  occitanica  ed  invogliava  altri  ad  occu])arsi  <li  lingua 
e  letteratura  provenzale. 

Ili  cultore  di  studi  provenzali  ancora  ignoto  è  Alberto 
Lollio,  poeta  e  letterato  dell'  età  di  Alfonso  II,  degno  certa- 
mente di  maggior  considerazione  e  di  maggior  studio  di 
molti  altri  cinquecentisti  più  conosciuti  "-). 

Inedito  è  ancora  un  suo  vocalìolario  provenzale  conser- 
vato a  Ferrara  nella  Idblioteca  comunale  ^  ). 

E  avrei  cosi  finito,  se  non  mi  premasse  di  volgere  il  di- 
scorso a  un  nuovo  ordine  di  studi,  che  nella  Corte  d'Este 
non  trovò  grande  favore,  ma  non  fu  certo  del  tutto  negletto 
o  dimenticato. 

Sul  finire  del  sec.  XV  le  felici  Corti  italiane  echeggiavano 


')  V.  Ci.vN,  Vn  decennio  della  ritti  di  M.  l'ietro  /innìio,  Tkiìih), 
IXSr),  pilo-.  66. 

'-)  E.VKoTTi,  I,  :m"i.  Jtti  della  Dep.  ferrar.,  voi.  XIII  e  Hass.  ìiiiil., 
IX,   11-12. 

^)  Si  ve(l;i:  U.  AntoNELM,  Indice  dei  maiioxcritti  della  ciciea  bi- 
blioteca di  Ferrara,  Ferrara.  1«84,  1.  n."  'ò'óH.  piig.  172. 


LA   COLTURA    FRANCLSE    ES'IEN.SE  91 

bene  spesso  del  suono  allei^ro  dei  liuti  e  del  cant(j  festoso 
di  ballate  e  brevi  pcjesiole  e  componimenti  scritti  in  varie 
lingue:  italiana,  francese,  e  assai  di  sovente  spagnuola. 

La  lingua  di  Spagna  non  era  allora  del  tutto  sconosciuta 
neir  Italia  superiore  e  chi  esamini  le  collezioni  musicali 
d(d  tempo  è  indotto  facilmente  a  credere  a  una  diffusione  di 
essa  maggiore  di  tfuello  clie  a  tutta  prima  possa  parere. 

Nei  tempi  che  ci  interessano  nella  Corte  dei  Gonzaga 
erano  ricercati  e  molto  apprezzati  i  romanzi  e  le  opere  di 
Spagna  e  la  Corte  d' Este  certamente  possedette  uno  splen- 
dido codice  delle  Siete  Partidas,  i  frannnenti  del  quale  ho 
io  potuto  con  tutto  agio  esaminare  nell'Archivio  estense  di 
Stato. 

Ippolito  d'  Kste  amava  adoperare  un'  impresa  col  motto  : 
\'o  HUj'vo  man  de  lo  que  puedo,  ed  Eleonora  d'Aragona  di- 
scendeva da  ima  Casa  in  cui,  manco  dirne,  tenacissima  vi- 
veva la  tradizione  spagnuola.  Alfonso  V  pai-lava  e  scriveva 
in  catalano  e  in  castigliano:  spagnuolo  era  il  linguaggio 
della  sua  Corte  e  della  cancelleria;  si)agnuoIa  la  letteratura 
cortigiana  di  Napoli  ').  E  quando  al  castigliano  si  sostituì 
il  volgare,  questo  abb(jndò  di  spagnolismi.  E  spagnolismi 
ricorrono  nel  Galeotto,  nel  Del  Tuppo,  in  Diomede  Carata, 
n(^]  Passaro,  nei  rimatori  napoletani  del  (Quattrocento. 

Se  la  moglie  d'  Ercole  I  portò  alla  Corte  d'  Este  un'  eco 
della  nuula  e  della  lingua  di  Spagna,  vero  è  tuttavia  che 
soltanto  a  Lucrezia  Borgia  spetta  il  vanto  di  aver  diffusa  in 
Ferrara  una  più  larga  conoscenza  della  letteratura  spagnuola. 

E  qui  mi  è  caro  di  far  noto  agli  studiosi  che  il  canzo- 
niere spagnuolo  estense,  celebre,  tra  l'altro,  per  contenere 
la  firma  del  gentile  poeta  (Galeotto  del  Carretto  ''),  fu  ])ortat(j 


')  Sì  cfr.  B.  CuocK,  La  Corte  upuijnuola  di  Jlfom^o  d' Armjomi  a 
Napoli,  in  Atti  dell'  Jccad.  Pontaniana,  voi.  XXIV. 

-')  Una  tavola  del  nostro  codice  fu  presentata  da  jtoco  ai  lettori 
delle  Uoììianinche  Forschunfien,  X,  pagg.  401  sgg.  da  K.  Vollmollor. 
Il  codice  proviene  certo  dalla  .Spagna,  ove  fu  scritto  con  bella  let- 
tera, sopra  carta  filigranata,  con  grande  sovrabbondanza  di  or- 
namentazioni nelle  capitali  e  con  quegli  intricati  meandri  delle 
iniziali  che  sono  una  caratteristica  dei  mss.  scritti  in  Ispagna. 
Galeotto  ilei  Carretto  ebbe  certo  tra  mano  il  canzoniere    e   oltre  a 


•)2  r  Apiroi.o  n- 


a  Ferrara  dalla  Borgia,    l^sso   figura   infatti   nell'  inventario 
di  questa  celebre  principessa  ^  ),  descritto  qual  era  nella  sua 


iiiij)riiiHT\i  il  suo  mmic.  \i  lascio  <li  suo  ]iu.<i'iio  alcuni  conijioiii- 
iiicnti.  clic  furono  scji'nalati  come  suoi  dallo  Sjiotoiiio.  pubblicati 
ilal  ca\".  A.  (r.  S))iiiclli  (nozze  Muratori  -  N'aiidcUi.  INfH  )  e  ritenuti 
del  Dal  Carretto  da  Y.  (4ab(>tto.  dal  Verga  e  dal  Croce.  IS'e  ilubitò 
il  N'ollnitUlcr  e  (piasi  conteinporarieamente  giungevano 'a  toglierli  a 
Galeotto  del  Carretto,  G.  ilaiiacorda  néll'o]).  cit.  più  sotto,  pag.  S2 
e  la  sign.  C.  Michaklis  dk  A'ascoxckllos.  I!omani>icìie  Fornvhun<ieii. 
XI,  pag.  201  e  217  :  alla  (piale  seda  veramente  conviene  attribuire 
il  merito  di  avere  addotte  ])rove  vere  e  reali.  Certo  e  jiero,  a  parer 
mio.  che  il  Del  Carretto  scrisse  (iirei  versi  a  memoria  e  moditicr>  (jua 
e  là  l'originale:  la  (piai  cosa  non  va  trascurata  nella  i>re.sente  ipie- 
stione,  perchè  è  una  novella  ]iro\'a  did  fa\(n-c  ottenuto  dalla  jioesia 
di  Spagna  in  Italia. 

')  l\i])ro(luc()  la  ]iarre  d(l  magnitieo  inventario  riguardante  i 
libri  della  Eorgia  (Jiiniit.  1  r,()i> -  1  .-iO.l.  e.  li'T).  1  (piali  d<d  resto 
non  sono  sconosciuti.  Cf'r.  (ii!K(;()i!()\irs.   A.   li.,  jiag.  oli. 

1.  Tuo  lil>ro  de  Co]»]de  (leggi:  coble)  a  la  si)agnola  in  carta 
bergamina.  luto  miniato  d'oro,  coperto  de  veliito  carniexino.  con 
cantoiure  et  atachagli  de  argento,  in  una  borsa  de  camosso  rosso. 

2.  Ilio  libro  de  epistole  de  Santa  Catelina  da  Siena,  a  stani]»a. 
co\crto  de  coro  ('(destro  con   suoi  cantonieri  et  atachagli  d'  otone. 

?<.  Ilio  liliro  de  pistole  et  eiiangcdij  iiolgari,  a  stampa,  couerto 
de  coro  morato,  con  suoi  cantonieri  et  atachagli  d'  otone. 

I.  Uno  libro  tdiiamato  el  dodexe  d(d  cristianno.  in  lingua  iia- 
leiitianna.  (piadcrnato  in  taiiole.  con  suoi  t'orniiueiiti  de  liotoiie  —  lo 
tieli    (d    Dindia.   — 

.").  l'ii  liiiro  Sdito  a  nianno  de  canzone  sitag.le  de  diuersi  autori, 
td  principio  del  (jualc  sono  li  pronerbi  de  donidigo  (.s/c)  lo  pis 
cojierto  de  c.(»ro  rosso,  con   suoi   caiitoni(>ri  et  atachagli   d' otone. 

tì.  Ino  libro  a  stami»a  de  Taipiila  volante,  coiìcrto  de  coro  mo- 
rato, con  suoi  cantonieri  et  atachagli  de  otone. 

7.  Ino  nitro  chianiJito  suplimento  de  cr(miclie  vulgare,  a  stani]ta. 
coperto  de  coro  pauonazo,  con  suoi  cantonieri  et  ata(diagli  de  otone. 

8.  Uno  libro  chiamato  spedilo  de  la  fede,  stampato,  vulgare. 
couerto  de  coro  pauonazo,  con   suoi  cantonieri  et  atachagli  de  oton. 

H.  Uno  d.anti  comentato.  a  stampa,  coiterto  de  coro  pauonazo  con 
suoi  cantonieri  ed  atatdiaj  de  otonne. 

10.  Uno  libro  vulgare  de  tiloxofia.  in  \iiigaic.  (he  comenza  pei- 
clic  il  xiqjeichio...  coperto  de  coro  paouazo  con  suoi  cantonieri  et 
azuli  d"  otoue. 


LA   COLTURA   FRANCESE    ESTENSE  93 


antica  legatura:  «  Fn  libro  scrito  a  maiino,  do  canzone 
'(  spag.'''  (le  diversi  autori:  el  jirincipio  del  quale  sono  li 
'<  i)rouer!)i  de  Don  Iiìig'o  Lopis,  coperto  de  coro  rosso  con 
'<  suoi  cantonieri  et  atacliaiili  d'  otone  ». 

E  ciò  non  farà  nuiraviiiiia  quando  si  pensi  che  al  papato 
di  fallisto  111  e  di  Alessandro  VI  deve  la  litiiiua  s|iaiiiiuola 
il  suo  ra])i(lo  diffondersi  ])er  Roma'M. 

Galer)tto  del  Carretto  potè  avei-e  tra  maiin  il  codice  e 
segnarlo  del  suo  nome  quando  nel  1402  si  rec('i  a  K^anacon 
r  ambasciata  milanese  ad  offrire  al  papa  Alessandni  VI 
l'omaggio  di  Ludovico  il  Moro  -  ).  Accompagnavano  allora 
il  Del  Carretto,  Baldassare  Taccone  e  <iiason  del  Maino. 


11.  Uno  libro  do  la  Iczciida  do  santi  \ul<;:ii"i-  '•oiii-rto  dr  laiudlr 
con  suoi  aznlli. 

12.  Uno  liliio  di'   ventina   \  ccliio. 
IH.  l^no  Donato  coinTlo  de  raita... 

14.  Una  aita  Clirist^i  in  spagnolo,  in  <-aita  lianiliaxii,  in  c|Uarlii 
foglio,  copoi'to  (le  ciiranic  pauona/.o.   con   snoi   aznli. 

l."i.  Uno  ])ctiarclia  in  l'orma  i)iclH)la.  in  carta  ])ccliorina.  sclirito 
a  nianno.  cojxn'to  de  coro  rosso,  con  oto  (diioldi  et  snoi  a/nli  de 
otone. 

')  B.  ClioCK,  La  livfliKi  spdfiiniold  in  Ihi/ia.  mu  ai>pendiee  di.\. 
Farinelli,  Eonia.  1S9.Ó,  ])ag.  9. 

-  )  (tII's.  ManacoHD.v,  (ìalcolto  /><!  Currc/lo.  pinta  lirico  e  drain- 
iiKiticii  monfcnino,  in  Memorie  (iella  I!.  Aeeademia  di  Torino,  S.  II, 
l\   XLIX.  (1900).  iia^y.  ti:^  o  79. 


La  coltura  latina  e  greca  e  il  volgare 
alla  Corte  d'  Ercole  I. 

I.  I.;i  Ijujina  hitiiia  alla  Corte  il'  Estc.  —  L"  (•(lucazione  latina  «lei 
rriiici)»!.  —  Il  vitltraiL-  è  il  liiiifiiaggio  della  ('mtc.  —  (inalino 
a  Ferrara.  —  1/  amore  di  Leonello  por  i  liliri.  —  1/  nniaiiisnio 
ferrarese.  —  fanali  antori  latini  fo.ssero  conosciuti  e  ])reterifi 
dajjtli  Estensi.  —  I  nuovi  ])oeti  latini  della  Corte  di  Ferrara.  — 
II.  Il  greeo  a  Ferrara.  —  III.  Il  volujare.  —  M.  .\ntoiiio  da 
Ferrara  e  1'  iliridisnio.  —  La  «  lingua  ferrarese  »  e  M.  M. 
Boiardo.  —  Il  Bembo  e  la  sua  teoria  sulla  liujjua.  —  La  nuova 
forma  ili  rinascita  ferrarese.  —  Ludovico  Ariosto.  —  Il  Pe- 
ti'arca.   il    Boccaccio  i-  la  IdMioteca  ducale.  —  I  voljjarizzamenti. 

I.  .Sp  1;ì  materia  di  Francia  podè  per  luiifio  tempo  le  pre- 
dilezioni dei  Principi  d"  Este  e  fiori  rifìogliosa  entro  la  loro 
T'orte,  essa  non  vi  spense  mai  ne  vi  intiepidi  1"  amore  per 
le  lettere  latine. 

La  pof^sia  francese  tu  sempre  rijsuardata  nella  Corte  come 
una  bella  e  nuova  forma  di  lusso:  essa  sapeva  procurare  ai 
Principi  un'ora  di  svago;  era  musicalmente  soave  ;  raccon- 
tava storie  d'  amore  e  interessanti  avventure  ;  dilettava  in- 
somma con  le  sue  i^entilezze,  con  le  sue  eleganze,  con  le 
sue  cortesie.  La  lettura  di  un  bel  codice  di  Guiron  1p  aourtoifi 
prometteva  queir  aristocratico  compiacimento  intellettuale, 
che  sotto  altra  forma  scendeva  nell'animo  dinanzi  alle  splen- 
dide ftitture  del  palazzo  di  .Scliifanoia  o  alla  vista  di  mirabili 
arazzi  con  fiori,  jiiante,  case. 


96  CAPITOLO   V. 


Amarono  (luiir[iio  i  Principi  la  letteratura  d"  ultr' Aljx'  così 
come  amarono  t\itto  ciò  clic  procura  conforto  <■  pi;)c('i'(>:  lo 
villo,  1  giardini,  i  laghi,  le  danzo,  la  caccia. 

Ma  la  lingua  latina  fu  invoco  sempre  tenuta  comò  un 
elemento  indisponsabile  alla  grandezza  e  allo  sfilendore  della 
Corte  e  fu  considerata  fattore  necessario  didl' educazione  d(M 
Principi. 

Se  l'amore  per  la  caccia,  per  le  giostre,  per  le  feste  e  se 
le  cure  dello  stato  furon  causa  che  Borso  dimenticasse  la 
lingua  latina,  non  per  questo  dobbiam  credere  che  Nicolò  IH 
siasi  occupato  soltanto  dell'  educazione  di  Leonello.  Xo  certo  : 
Michele  Savonarola  ci  designa  il  Capello  quale  maestro  di 
Borso  e  la  sua  affermazione  è  confermata  da  nuovi  do- 
cumenti M;  Alberto   Maria    d' Este   ebbe  un   suo   j)recettore 


')  Giudico  t)pi)oituu<>  riproduriv  ]ter  intero  il  scg.  doi-uiii.  dr-l 
IH  Gennaio  1441  {Rerfixtio  dei  Maiid.,  1441-4:^,  e.  1.")'):  «  Bernardo 
«  Gharniero  eliartliolai'o  de'  liauere  adi  20  de  i'eltraro  ])er  iiKpiader- 
«  nare  due  naìtcrij  per  uso  de  li  fioli  de  lo  IH. ino  u.ro  S.  monta 
«  solili  ([uattro  portò  M"  Gnielnio  ("uikIId.  —  E  de' hauere  adj  oeto 
«  de  zenaro  1440  per  in(|uatlernadura  de  uno  donato  fornito  de  novo: 
«  portf»  M."  Guielnio  Capello,  s.  ^  .  —  E  de'liauere  adj  xi  de  febraro 
«  per  iiKiuadernatura  e  forniineiito  de  dui  donati  i)er  u.so  de  li  tioli 
«  del  u.ro  Ill.nu)  S.  l'orto  .Maestro  {juielnio  Capello,  s.  \  ii.r.  —  E 
«  de'liauere  adj  xx.i  de  felìraro  per  imjuadernatura  e  foru.  dt-  uno 
«  paro  de  redidc  \hv  uso  de  lo  IH. ino  Me.s.ser  Hereules,  s.  \  .  —  K 
«  de  liaiiere  adj  IM  d<-  octolire  per  uno  libreto  pizolo  de  calte  cciitn 
«  per  uso  d(-  lo  111. ino  ni.  Hercules.  Portò  lu."  G.  Cajiello.  s.  ii.i. 
«  —  E  de'  liauei'e  adj  14  de  uouenihre  ]»er  ligadura  de  iiuo  libro 
«  de  Mcdexina  da  chanaììi  eoiierto  de  uerde  euni  dui  eapreti  da  lato. 
«  euni  (juatro  a/uli  e  broelie  rcdevate  :  jioitò  M"  (iuielino  ('ai)ello. 
«  L.  I.  s.  10  ». 

Il  Sabbadixi,  La  -icuola  e  (jlì  studi,  cit.,  pag.  11.^.  n.  4  lia  os.s<'rvato 
elle  u«l  1439  Guarino  mandò  da  Rovigo  al  Capello  i  suoi  saluti. 
Aggiungo  che  il  Capello  \  ive\a  ancora  nel  l-l.")(i.  poicliè  in  tale  anno 
prese  in  i>restito  dalla  libreria  ducale  il  «  dialogo  de  *S.  Gicijoro  » 
(Memoriale,  de  le  Cose  prestati .  J45.'i-.j()  ).  «  Maistro  de  li  fioli  »  del 
Marchese  Niccolò  è  pur  cliianiato  nel  1441  nel  Be;!.  cit.,  e.  HH."  Ecco 
il  docuiueuto  :  «  Huiuihueiitc  su)ii)lica  ci  uostro  seruidore  Bernard«i 
«  Cancri  chartolaro  emù  /o  sia  cossa  che  del  anno  1438  M"  (ìuielnio 
«  Maistro  de  li  tioli  d<-  la  S.  A',  tose  da  mi  chartc  ]>cr  fare  scriuere 
«  uno  officiolo  i)er  la  111.  Madoiia  uosti'a  dona  ....  Si  nou  posso 
«  uegnire  a  pagamento  ](rego  la  .">.  \  .  se  degni  commettere  alli 
«    facturi   nostri  che  in  sia   |)agato  ». 


LA  COLTURA  LATINA  V.  P.RECA  E  IL  VOLGARE  ECC.  97 


particolare,  Giovanni  da  Piacenza  V);  Meliaduse  si  trovò  sotto 
In  disciplina  di  Giovanni  Aurispa. 

Ercole  I  fece  impartire  ai  figli  un'  istruzione  in  gran 
I)arte  latina  e  Alfonso  e  Isabella  e  Beatrice  e  (iiulio  furon 
per  questo  riguardo  affidati  a  buoni  maestri,  quali  Don  Bel- 
lino Pezzolati,  Sebastiano  da  Lugo,  Jaco[)0  Gallino  e  Bat- 
tista Guarini  '  ). 

E  per  di  più  Alfonso  ebbe  anche  a  precettore  Ludovico 
(iualenghi,  dotto  cittadino  di  Ferrara^).  Sigismondo  fu  sco- 
laro di  M."  Polmarino  Anguissoli  di  Piacenza^). 

E  del  resto  lo  studio  del  latino  era  per  i  nostri  Principi 
una  vera  necessità.  Se  il  francese  serviva  a  scopo  di  diletto, 
se  il  volgare  era  adoperato  nelle  usanze  private  della  Corte  ; 


')  Iiiii)aro  ciò  dal  L'egi-stro  dei  Mandati,  1440.  e.  219''.  La  notizia 
('  (•outeniiata  in   /»'€</.  del  1J47.  e.  14'. 

-)  Il  docnm.  riguardante  D.  Bellino  è  stato  pubblicato  dal  Ven- 
rrai,  U  arte  ferr.  nel  per.  d'  Ercole,  cit.,  i)ag.  116,  n.  3  e  da  Lrzio- 
Keniek,  Criorn.  xtor.,  cit.,  XXXIII,  2,  n.  ^^.  Il  Pezzolati,  rettore 
della  Chiesa  di  S.  Pietro  in  Ferrara.  coiui)erò  nel  1490  un  messale 
per  Isabella  (Mand.,  1490,  e.  26).  Di  Sebastiano  da  Lugo  trovo  ricordo 
in  un  indice  di  Mandati  del  1485.  Dal  cod.  est.  i'.  H.  1.  13  ricavo 
die  Eleonora  nel  1483  fece  pagare  M°  .Ioannino  Theothonico  per 
un  Donato  stampato  e  Bernardo  cartolaio  per  un  Virgilio  a  stampa 
«  prò  usn  IH. me  D.  Isabelle  estensis  ».  Nel  1485  venne  comperato 
uu  Commento  di  Donato  a  Terenzio  stampato  (Cod.  cit.).  Del 
fìallino  e  del  Guarini  parlano  Luzio-Renier  nell'  opera  cit.  :  La 
coltura  e  le  relazioni,  ecc.  in  Giorn.  stor.,  XXXV,  211  sgg. 

Aggiungo  che  il  6  Giugno  14.58  un  Jacobo  Gallino  supplicava 
Borso  di  condonargli  una  multa  intìittagli  per  aver  pescato  presso 
Finale  ne'  campi  di  Perocino  del  Bondoiio.   Mandati,  e.  147*'. 

■')  Nel  1480  L.  (Tualeughi  è  ricordato  coinè  «  familiaris  »  degli 
Estensi;  nel  1488  è  già  «  gubernator  111. mi  D.  Alfonsi  ».  Si  cfr. 
anche  lieg.  dei  Mand.,  1488,  e.  32^  Medico  di  Alfonso  I  era  nel  1497 
Ludovico  Carri,  che  scriveva  talvolta  ad  Ercole  informandolo  della 
salute  del  giovine  principe. 

*)  Si  apprende  ciò  da  una  lettera  di  Alfonso  1  ad  Ercole  con- 
servata nel  Carteggio  dei  l'rineipi  entenni.  La  lettera  è  del  31  Ot- 
tobre 1499  e  in  essa,  dandosi  conto  ad  Ercole  I  delle  decisioni  prese 
da  Alfonso  e  dai  reforraatori  dello  Studio,  circa  1'  Università  di 
Ferrara,  si  tocca  di  «  M."  Palmarino  »  o  Polmarino  «  persona  da  bene. 
«  docta  et  utile  et  che  dura  ogni  faticha  per  il  generale,  ma  in  par- 
«  ticulare  auchora  circa  lo  Ill.mo  Don  Sigismondo  ndo  fratello  ». 


08  r-APiTOLO  V. 


il  latino  era  la  lingua  del  culto,  la  lingua  dei  dotti,  quella 
che  usavasi  nelle  feste,  nelle  solennità,  nei  discorsi,  nelle 
relazioni  diplomatiche;  era  la  lingua  sanzionata  dalla  tra- 
dizione, la  lingua  gloriosa,  che  un  Principe  non  poteva 
senza  colpa  non  favorire.  E  ciò  ben  compresero  nel  loro 
acutissimo  intuito  gli  Estensi:  i  quali,  se  se  ne  eccettui  Leo- 
nello, più  che  Principi  letterati  furono  promotori  delle  let- 
tere in  altrui.  Si  illeciti  grandemente  della  loro  fama,  ebbero 
il  genio  di  comprendere  quale  gloria  dagli  studi  possa  a 
una  ('orte  derivare  e  aiutarono  i  dotti  con  sovvenirli  di 
premi  e  di  opportune  ricompense.  Amarono  inoltre  sentir 
sonare  le  loro  lodi  nella  lingua  di  Roma:  e  ciò  perchè  cre- 
devasi  essere  il  solo  latino,  così  ornato  e  dignitoso,  atto  a 
procurare  nome  immortale. 

A  questa  diffusa  credenza  si  ispirò  certamente  Eleonora 
d'Aragona  quando  per  dimostrare  il  suo  riconoscente  gra- 
dimento a  Diomede  Carafa,  che  le  aveva  dedicato  quel  libro 
pieno  d'  esperienza,  che  s' intitola  /  doveri  del  Principe  '  ), 
pens(')  (\\  far  tradurre  da  uno  dei  letterati  estensi  la  saggia 
operetta  in  lingua  latina  e  die'  l' incarico  a  Battista  Guarini. 
((  Diedi  opera  —  dice  essa  medesima  nel  bel  latino  di  Bat- 
«  tista  —  affinchè  fosse  tradotta  da  B.  Guarini,  uomo  di 
((  bella  fama  in  letteratura  e  di  fedele  obbedienza  ])er  molti 
«  indizi  sperimentata;  ]>oichè  la  lingua  latina  più  largamente 
«  è  diffusa  del  nostro  volgare  sermone  »-).  Affidato  alla  ve- 
nusta forma  latina,  il  nome  del  Carafa,  nel  pensiero  di  Eleo- 
nora ad  regioneH  longinquan  tran'smitti  posset ;  la  qual  cosa 
non  avrebbe  potuto  conseguire  il  Conte  di  Maddaloni  col 
suo  semplice  e  disadorno  volgare. 

Già  prima,  Carlo  di  S.  Giorgio,  dedicando  a  Borso  la  sua 
storia  della  congiura  dei  Pio,  si  lagnava  di  aver  dovuto 
volgere  il  suo  scritto  di  latino  in  volgare;  poiché,  a  parer 
suo,  la  lingua  latina  era  il  solo  mezzo  per  tramandare  vera- 

')  Sul  Carata  si  cfr.  B.  CuocK,  ///  I).  ('.  e  di  un  suo  optm-olo 
inedito,  ili  /i'«.s.y.  Fuijlion-,  XI,  1«94  e  .s]»eeiahueiite  :  T.  PpMisico,  D.  ('. 
e  il  Regno  di  XapoU  dei  14òS  <d  14(}6,  ni  Rma.  Xaz.  84,  \Mvgg.  17  sgg-. 
e:  T).  C.  uomo  di  Stato  e  xcnttoir  del  sce.  .VP,  Napoli,  Piciro.  1899. 
Cfr.  Jias-s.  Naz.  110,  (1899). 

-)  Cod.  est.  lat.  oc.  T.  9,  l(i.  —  LcIttMa  iiitioduttiva  di  K.  d'Aragona. 


LA  fOLTURA  LATINA  E  GRECA  E  IL  VOLGARF,  ECC.  09 


mente  ai  posteri  «.  il  glorioso  nomo  »  del  Duca  e  il  «  tradi- 
«  mento  a  d'i  passati  tractato  ^).  Purtroppo  «  la  fortuna  inimica 
«  de  ogni  virtuoso  homo  »  non  ha  voluto  agli  altri  singo- 
lari ornamenti  del  Principe  estense  «  adiungere  1'  ornamento 
<(  de  le  littere,  il  quale  è  più  excellente  che  l' huomo  liavere 
«  possa  »  1  ). 

E  Francesco  Ariosti  volendo  descrivere  convenientenionto 
una  nuova  Cappella  alla  Vergine  eretta  nella  i<  Reggia  i'er- 
«  rarese  »,  scelse  il  latino,  quantunque  sapesse  di  dover  poi 
voltare  la  sua  operetta  in  volgare  jjer  farla  intendere  ad 
Eleonora  d' Aragona  ^  ). 

Nella  Corte  estense  la  tradizione  latina  era  sempre  po- 
lente e  faceva  ognora  sentire  la  sua  efficacia.  In  Ferrara, 
[iresso  e  dentro  la  Corte,  «juarino  aveva  svolto  il  suo  pro- 
gramma d'  educazione  e  istruzione  mirabile  per  armonia  e 
solidità  di  concetti  e  aveva  disseminato  abbondanti  germi 
di  pura  classicità.  Con  Senofonte  aveva  propugnato  l'eser- 
cizio della  caccia,  che  dona  vigore  alle  membra,  che  abitua 
a  sopportare  i  geli,  la  fame,  la  sete;  s'era  richiamato  agli 
esempi  di  Cesare  e  Alessandro  per  favorire  il  nuoto;  con 
Quintiliano  permetteva  la  danza.  Latina  la  sua  educazione; 
latino  il  suo   insegnamento. 

E  sopratutto  nutriva  un  grande  amore  pei  libri,  che  ri- 
cercava, raccoglieva,  postillava,  emendava.  La  rozza  Ferrara 
s' ingentiliva  e  pareva  via  via  rinascere  a  novella  primavera. 

L'abbondanza  di  manoscritti  classici  latini,  che  possiamo 
ammirare  nella  biblioteca  privata  di  Ercole  I,  è  frutto  in 
gran  parte  di  quella  fortunata  tradizione  ferrarese,  che  deve 
la  sua  gloria  al  governo  di  Niccolò  e  Leonello  e  mette  capo 
per  r  appunto  a  Guarino  veronese. 


')  A.  Capi'elli,  Coìifiiura  (■antro  il  Duca  Boiko,  iu  Aiti  e  Mcm.  dvlla 
Deput.  di  St.  Patria  di  Modena  e  Parma,  II,  377  sgg. 

''  )  Cod.  est.  lat.  a.  W.  4,  4.  Per  ciò  che  si  riferisce  alla  istruzione 
d'  Ercole  I,  va  notato  che  il  Giovio.  Elodia,  1.577,  pag.  133  atterma 
che  il  Principe  estense  era  «  Utterarum  latinaruni  iiuperitus  ».  Cer- 
tamente. Ercole  non  dovè  essere  profondo,  ma  (iiialche  conoscenza 
di  latino  classico  iiotè  avere.  Nel  1475  si  fece  ad  es.  inviare  in  villa 
due  libri:  i  Bicta  et  facta  di  Alfonso  del  Panormita  (a.  T.  6.  11).  e 
un  «  lihreto  di  Tito  Strozi  in  laude  del  Ill.nio  S.  ».  Insomma, 
parmi  sensatissima  la  confutazione  del  Barotti  (I.  87)  dovuta  al 
Tiraboschi,  VII,  pag.  949. 


100  CAPITOLO   V 


La  venuta  di  Guarino  segna  veramente  per  Ferrara  il 
principio  d'  un  periodo  di  studi  umanistici  celebre  a  buon 
diritto  per  industri  fatiche  e  più  ancora  per  un  felice  risve- 
glio di  forze  attive  e  laboriose.  Quello  spirito  di  persuasione 
e  quella  energia  perseverante,  che  costituirono  due  doti 
essenziali  di  Guarino,  e  che  furono  l'anima  della  sua  scuola, 
recarono  in  Ferrara  inattesi  e  sorprendenti  benefici.  Col- 
l'appoggio  autorevole  dei  Principi:  —  di  Niccolò,  incline 
alla  gentilezza  degli  studi,  di  Parisina,  amante  di  ogni  cosa 
bella,  di  Leonello,  dedito  tutto  alle  lettere  ed  all'arte,  —  con 
r  amicizia  devota  dei  più  dotti  personaggi  di  Corte,  quali 
Ugo  Mazzolati,  umanista  egli  stesso  e  cancelliere  di  Niccolò, 
Giacomo  Gigi  ioli,  segretario  del  Marchese  e  appassionato 
ricercatore  di  codici  M,  Antonio  da  Brescia-),  Niccolò  Pi- 
rondoli,  Ugolino  Elia  ='  ),  Lodovico  Casella  ed  Uguccione  Con- 
trari-*),—  e  infine  colla  sua  laboriosità,  col  suo  entusiasmo, 


*)  Sopra  (j.  Giglioli  si  veda:  .S.muì.vdini,  l'Ha  di  Guarino  vcroneHc 
(estr.  dal  Giorn.  ìifiustico),  Genova,  1!S91,  passim.  Due  dei  fratelli  del 
Giglioli  ebbero  nome  Bartolommeo  e  Guglielmo  (liefi.  dei  Mand.,  1422. 
e.  30').  Giacomo  fu  forse  1'  ordiuatore  della  grande  collezione  estense 
di  lettere  guariuiane  (ood.  a.  G.  7,  4).  Cf.  K.  Saj{Bai>ini.  La  scuola 
e  (jli  studi,  cit.,  pag.  89.  Il  nome  di  (Jiacomo  Giglioli  figura  jiarec- 
cliie  volte  nel  Befiistro  estensi'  per  lo  officio  de  la  Kjaloria,  1426-7.  — 
Anche  Pa(do  Giglioli  ( -|-  1429),  tìglio  di  Giaccnuo,  amato  gi'ande- 
mente  dal  Guarino,  si  occupò  con  vantaggio  di  lettere.  A  lui  sono 
ascritti  nel  cod.  est.  a.  Q.  9,  16  (e.  124)  alcuni  versi  latini  di  Gua- 
rino :  Suscipe  ludentis  pueri,  che  compaiono  veramente  nel  cod.  sotto 
il  nome  di  Paulus  Riliolus.  Non  esito  a  correggere:  Ziliolus. 

■-')  Precettore  dei  figli  di  Giglioli.  Nel  Retfixtro  dei  Mand.,  1436-8. 
e.  132'  trovo  una  supplica  di  Antonio  Conte  di  Scalino  da  Brescia 
«  artium  et  medicine  doctor  ». 

■■' )  Generi  dello  stesso  Giglit)li.  Negli  anni  1102-;!  il  J'irundoli 
figura  come  vice-i)odestà  di  Modena  nei  Memoriali  dell' Arch.  no- 
tarile (nu.'  538,  372:  168).  Il  28  Geuiuiio  1437  trovo  ricordato  Nic- 
colò Pirondoli  insieme  ad  Esaù  Trotti  nel  lìeij.  Mand.,  cit.,  e.  91'. 
Ottengono  300  ducati  da  essi  anticipati  alla  camera  ducale. 

V)  Nel  cod.  est.  lat.  n.°  2  {'/■.  Q.  9,  16)  è  contenuta  una  >ua  IJjji- 
xtola  ad  Jllustr.  Dominum  Ducem  Mediolani,  Florentiae,  <lie  ii.j  .Ju- 
nis  1429.  Sul  Casella  si  veda:  ('.  t'KSSi,  lìricciclie  Rodigine,  ìm  Ateneo 
Veneto.  Maggio-Giugno  1900.  Anno  XXIII.  voi.  I.  fase.  3".  Molto 
altro  si  ]iotrebbe  aggiungere  giovandosi  dei  lìcgistri  est.  dei  Mandati. 


LA  COLTURA  LATINA  K  GRKCA  E  IL  VOLGARE  ECC.  101 

con  la  sua  energia  Guarino  riuscì  a  far  di  Ferrara  un  vero 
centro  glorioso  di  studi. 

Metteva  ovunque  fiore  il  germe  della  sua  parola  e  il 
nuovo  insegnamento,  tutto  dolcezza  ed  amore,  scendeva 
neir  animo  ancor  aspro  e  rozzo  degli  uomini  di  allora  a 
mitigarlo  e  a  renderlo  più  docile  e  morbido  coli'  incanto  della 
bellezza  classica  e  col  fascino  di  una  grande  bontà  paterna. 
E  Ferrara  presto  rifulse  e  vantò  nella  sua  cerchia  una  eletta 
accolta  di  insigni  studiosi.  Guglielmo  Capello  aiutò  Guarino 
nelle  sue  laboriose  fatiche  ^  )  ;  Giovanni  Lamola  suo  scolaro 
gli  fu  compagno  nell'  emendazione  di  testi  classici  e  Gio- 
vanni Aurispa,  Tommaso  Cambiatore  ^  )  e  il  Toscanella  -^  j 
fissarono  la  loro  sede  in  Ferrara,  mentre  il  Biondo,  il  Filelfo 
il  Niccoli  e  il  Valla  vollero  visitare  quella  città  fiorente 
d'  arte  e  di  studi.   K   quale  insigne  schiera  di  letterati  vi  si 


')  A  proposito  del  Capello,  traggo  dal  Ihifintro  dei  Mandati. 
lfM-.35,  e.  Ilo"  (jiiesto  docnmento  :  Vos  fact.  gencrales  dari  faciatis 
Kgregio  viro  magistro  Guilielnio  Capello  ofiRoiali  hulletariiiii  pie- 
fafi  domini  (|uicquid  restat  lial)ere  de  pagis  sms  fani  prò  anno 
preterito,  quam  prò  instanti,  retinendo  pagani  imam.  —  v.J  Giu- 
gno 143."i.  Nel  Eefiistrd  J4:J6-:iS,  e.  28'  si  legge  una  supplica  del 
Capello  de  Auleta,  dalla  quale  si  impara  che  fin  dal  1429  egli  era 
al  servizio  degli  Estensi  e  aveva  possessi  oltre  il  Po. 

-)  Dedicò  a  Leonello  il  suo  De  iudicio  lihero  et  non  libero  (cod. 
lat.  cit.  n."  224).  Sul  Cambi.atore  si  veda  R.  !:^ABBADINI.  J'ita  di 
Guar.,  cit.,  §  14.  A  proposito  del  Caml^iatore,  merita  di  essere  ri- 
portata la  seguente  lettera  di  Parisina  (liegìstro  dei  Mandati,  1424. 
e.  92').  «  Essendo  de  bisogno  a  Mess.  Thomaso  di  Cambiaduri  lo 
«  quale  de  iioluntà  del  Signore  ritorna  al  officio  de  le  a])pellationi 
«  libr.  XX  111.  per  recondurse  ad  ferrara.  me  ha  scripto  che  ni»' 
«  intrometta  ad  fargelle  hauere  a  Modena  o  a  Regio  et  per  tanto 
«  ne  prego  che  per  mio  amore  gè  li  fazadi  dare  sopra  le  sue  page 
«  dell'  anno  futuro  et  faritime  piacere  asay.  Jac[opus]  Zil[ioIus]. 
«  —  Milliarini  xxn.T  Nov.  1424  ».  11  26  Marzo  1436  le  sue  masse- 
rizie e  i  suoi  liliri  vengono  rimandati  a  Reggio  (  l'edi^tro,  143G-.'Jb^, 
e.  22"). 

■■)  Merita  d'essere  riferito  per  intero  questo  Mandato  di  Nic- 
colò :  «  Preterea  auixemo  che  (luesto  di  hauemo  dato  a  Scr  Zoane 
«  Toscanella  canzelliero  de  Borso  nostro  filgliolo  in  nome  de  esso 
«  Borso  ducati  quatromilia  d' oro.  Uolemo  che  tu  li  miti  a  suo 
«  conto  ».  Belriguardo,  2.")  Giugno  1439.  —  Ueij.  Maud.,  e.  40'  ». 


102  CAPITOLO   V, 


raccolse  in  occasione  del  Concilio  del  1435!  Il  Trebisonda, 
il  Poggio,  il  Traversari,  il  Mainenti,  G.  Pletune,  il  Bessarione 
ed  altri  ancora.  Nel  1451  vi  passò,  non  per  la  prima  volta, 
il  Panormita,  diretto  a  Venezia,  accompagnato  da  un  giovi- 
netto venticinquenne,  Gioviano  Pontano. 

Guarino  trasfuse  nel  giovine  Principe  gran  parte  del 
suo  ardore  e  della  sua  tenacia  nel  ricercare  testi  antichi 
e  nel  raccogliere  d'  ogni  dove  codici  latini.  Gran  vantaggio 
ne  venne  alla  libreria  estense,  che  s'  arricchì  a  quei  tempi 
d'  opere  le  più  preziose  e  rare. 

Leonello  teneva  ai  suoi  ordini  un  amanuense  di  Cremona, 
un  certo  Biagio  «  scriptore  »,  il  cui  nome  compare  non  di 
rado  nei  registri  camerali  estensi  *  ).  Scrisse  questi  per  Leo- 
nello «  uno  libro  de  re  uroria  »,  cioè  la  nota  operetta  di  F. 
Barbaro,  «  uno  libro  Basilio  chiamato  »,  un  Plinio,  i  Commen- 
tari di  Cesare,  un  Dittaraondo,  e  molto  altro  ancora.  For- 
niva le  pelli  di  capretto  e  in  generale  ricopriva  i  libri  dei 
Marchese,  Nigrisolo  dei  Nigrisoli  «  cartolare  »  ^).  Ma  non  man- 


')  Alcuna  volta  è  cliiamato:  «  Blasius  Buxoiii  »,  altra  volta: 
«  Blasius  de  Imbosinis  ».  Ho  pur  trovata  la  grafia  :  «  Blasius  de 
«  Bosmis  ».  Nel  Registro  dei  Mandati  di  Niccolò  leggiamo  all'armo 
«  143.5  (e.  141):  «  Carissimi  nostri.  —  Volerne  che  a  Biasio  scriptore 
«  de  Lionello  nostro  figliolo  el  quale  ci  scrisse  uno  libro  faciati 
«  dare  due.  quatro  d' oro  et  al  miniadore  el  quale  aminia  dicto 
«  libro  uolemo  faciati  dare  ducati  due  d'  oro  ».  —  Coparij  xxiii 
Sept.  —  Nel  1437  Biasio  scrisse  per  Leonello  un  Fazio  degli  Uberti. 
una  bibbia  e  una  parte  di  un  Pompeo  Festo  (  Bey.  Mand..  1437-8, 
e.  liiO').  Si  cfr.  anche  Renikr.  Liriche  ed.  e  ined.  di  F.  defili  Uherti, 
cit.,  pag.  CLViii.  —  Scrisse  anche  per  Lecmello  un  riinio  e  i  Com- 
mentari di  Cesare,  come  si  apprende  da  un  lìeffixtio :  Intra  esjìexa, 
1434,  e.  149. 

Un  altro  amanuense  dei  Tempi  di  Leonello  è  «  Franceschino  », 
che  nel  1424  era  occupato  a  scrivere  una  Bibbia  (Beg.  dei  Mand., 
1422-24,  e.  178');  un  terzo  è  Tommaso  da  Vicenza:  un  quarto  è 
Giovanni  di  Pellegrino  {Mand.,  1445-46,  e.  92');  un  quinto  Gioac- 
chino, che  scrisse  tm  EuseI)io  (id.,  e.  232'''). 

-')  Begistro  dei  Mandati,  1434-35,  e.  133'.  «  Nicolaus  Marchio  Est. 
«  —  Volemo  che  t'azati  dare  et  pagare  a  Nigrixolo  cartolare  libr.  xi.i 
«  soldi  X  march,  per  pagamento  et  satisfactione  de  le  cosse  le  (piale 
«  sono  descripte  in  lo  foglio  qui  incluso  le  ijual  cosse  se  ha  hauuto 
«  da  lui   et    da   soa    botega   per   nostri   facti.    —   2  Luglio   1435.   — 


LA  f  OLTCRA  LATINA  E  GRECA  E  IL  VOLGARE  ECC.  103 


cavano  altri  copisti  ed  altri  librai.  Così  Leonello  il  29  Agosto 
del  1439  fece  consegnare  a  (iuarino  dai  suoi  fattori  sette 
ducati  d' oro,  che  il  celebre  maestro  aveva  anticipati  ad  uno 
Stefano  cartolaio  per  legatura  di  un  codice  del  De  civitate 
Dei  di  S.  Agostino  e  per  miniatura  del  medesimo  libro'); 
e  così  nel  1423  Bartolommeo  i<  cartolaro  »  leg»>  un  Tristano 
per  Farisina  -J.  L'anno  prima,  scriveva  Niccolò  III  da  Fossa 
d'Albaro  ad  alcuno  dei  suoi  librai:  «  Volemo  che  tu  ci 
<i  mandi  per  Petruzo  nostro  correrò,  portadore  de  la  presente, 
«  doe  pelle  de  capreto  rassade  sutilissimamente  quanto  sia 
«  possibile  »  e  incaricava  pure  i  suoi  fattori  generali  di 
mandare  a  Bologna  al  figlio  Meliaduse  ottanta  ducati  per 
comperare  «  alcuni  libri  necessari  »,  le  novelle  sui  Decre- 
tali, un   Innocenzo  e   le  Clementine -M.   Lo  stesso  Giovanni 


«  MCCCCXX.XII.I.  Lo  Illiisric  Si<rn«>r  Messer  Xit-olò  .Marchese  da 
«  Est  (le  (lare  adj  x.w  iii.i  do  Aprile  a  me  Nigri.solo  de  Xigrisoli 
«  cartolaro  sol.  viii.r  in.  jter  la  ualuta  de  tre  earte  de  capreto  grande 
«  da  scrivere  ]tev  lui  a  Ser  Costantino  di  Lardi  ».  Segue  poscia  il 
conto  del  Xigrisoli.  il  (|uale  atternia  di  aver  dato  12  (juinterni  di 
carta  di  capretto  a  Tommaso  da  Vicenza  ])er  scrivere  certa  opera 
a  Mess.  Leonello,  di  aver  legato  «  uno  certo  libreto  de  Vite  »  a 
Mess.  Leonello  di  aver  ricoperto  e  racconciato  «  uno  Iireviario  » 
e  legato  «  uno  libreto  de  li  Horeti  de  Terentio  de  messer  Leonello  » 
e  di  avere  infine  consegnati  altri  diversi  (juinterni  di  membrane, 
tra  cui  alcuni  a  Biasio  «  scriptore  »  per  «  uno  lil)ro  de  Re  uxoria  » 
e  per  «  un  liltro  Basilio  chiamato  ».  Xigrisolo  il  6  Marzo  "68 
manda  al  Duca  6  quinterni  di  membrane,  nel  1437  lega  le  crona- 
che di  Merlino  ;  nel  UH  fornisce  carta  di  capretto  per  graduali  di 
Leonello  (Mand..  ce.  iT.  126^  ecc.).  Serve  anche  la  cancelleria  di 
corte  (e.  196"). 

')  Registro  dei  Mandati,  1439.  Lud.  Casella  xxviii.j  Augusti. 

-)  A.  Cappelli,  (iiorn.  ntor.,  cit..  pag.  26,  n.  1.  Xel  1437  Ber- 
nardo Carnieri  o  Canieri  lega  le  «  genealogie  »  del  Boccaccio 
i  Mandati,  e.  192'). 

"  )  lieg.  dei  Mand..  xii.J  Maggio  1422.  e.  •2><\  Xon  tocco  di  propo- 
sito dei  miniatori,  l'ubblico  soltanto  (ini  il  seguente  documento 
sfuggito  alle  oculate  indagini  del  Campori  e  dello  Hermann:  «  Vos 
«  factores  generales. ..  dari  et  solui  faciatis  Johanni  falcono  de  Flo- 
«  rentia  tlorenos  viginti  prò  mercedis  sue  integra  soluti(me  et  coni- 
«  plemento  prò  complemento  picture  unius  mappemundi  seu  cosnio- 
graphie  ptolemei.  xxi  Apr.  1435  lieg.  dei  Mandati.  Giovanni  Falconi 
minia  pure  nel  1437  un  l\)mpeo  Festo.  che  vien  dato  a  legare  ad 
«  Andrea  cartolaro  ». 


104  CAPITOLO    V 


Aurispa  inviava  talvolta  da  Firenze  le  membrane  occor- 
renti per  scriver  libri  a  Leonello  ^  ). 

Guidato  dal  maestro,  il  giovine  Marchese,  nel  suo  tra- 
sporto per  gli  studi,  raccoglieva  d'ogni  parte  manoscritti  e 
nuovi  codici  faceva  esemplare  in  Ferrara  nella  sua  stessa 
Corte  '  ). 

Appartennero  a  Leonello  un  elegante  codice  membranaceo 
de\  De  rerborum  significatione  di  Festo  •' )  e  un  manoscritto 


'  )  Beciistro  dei  Mandati,  1436-38,  e.  7'.  —  Nel  1434  Lorenzo  di 
Pala  di  Strozzi  comperò  in  Firenze  per  Leonello  40  ((ninterni  di 
pelli  di  capretto.  Eeg.  Intra  et  .yjexa,  1434,  e.  149". 

')  Gnarino  si  valse  dell'autorità  di  Leonello  per  avere  da  Roma 
il  celebre  codice  orsiniano  di  Plauto  (cod.  vaticano  3870),  che  sol- 
tanto nel  Settembre  1432  fu  trasmesso  dal  suo  possessore  a  Ferrara, 
dopo  sei  lunghi  anni  di  ripetute  richieste.  —  Il  cod.  and)rosiano 
D.  531  inf.  della  N.  Hixt.  di  Plinio  f\\  emendato  da  Guarino  e  dal 
Capello  in  Ferrara  «  in  aula  principis  »  nel  1433.  —  Il  cod.  vati- 
cano di  Gelilo  3433,  autografo  del  Lamola,  fu  da  questo  copiato 
nel  1432  nella  stessa  Ferrara  dalla  redazione  di  (iellio  guariniana 
non  pervenuta  sino  a  noi.  Il  bel  cod.  estense  di  Cesare,  miniato  da 
Giovanni  Falconi,  in  forma  reale  e  a  due  colonne  (a.  W.  1,  12)  fu 
scritto  da  Giacomo  Cassoli  da  Parma  «  in  domo  domini  Nicolai 
Marcbionis  »  e  quivi  fu  emendato  nel  1432  da  Guarino  e  dal  La- 
mola.  —  Un  ms.  Rehdigeranus  della  Farsa<ilia  fu  scritto  e  postil- 
lato da  G.  Capello  in  Ferrara  nel  1421.  (Sicfr.  ediz.  Weber,  xxxii 
e  Chr.  SCHNKiDEii,  Historia  JiiUi  C'aes.,  pag.  88).  —  Fu  forse  com- 
pilato sotto  la  sorveglianza  di  Leonello  il  cod.  est.  a.  S.  6,  1.5  con- 
tenente la  versione  di  (iuarino  delle  vite  di  Pelopida  e  Marcello 
e  dedicato  a  Leonello  nel  1437.  —  Un  Antonius  Maria  scrisse  per 
lo  stesso  Leonello  il  cod.  estense  a.  F.  2.  24,  e  forse  gli  appartenne 
il  cod.  est.  lat.  n.  233.  Così  almeno  pensò  lo  Zaccaria,  a  cui  lascio 
tutta  la  responsabilità  dell'  atfermazione,  (piando  scrisse  nel  suo 
catalogo  latino  ragionato  dei  codd.  estensi  :  «  Descriptum  fuisset 
«  sumptibus  Leonelli  Estensis  coniicio  ex  eius  stemmate  in  ima 
«  primae  tractatus  Theophoriani  ora  graphice  depicta  bisce  singu- 
«  laribus  litteris  adjectis  L.  M.  quae  sunt  initiales  Leonelli  Mar- 
«  chionis.  Quid  si  siglae  librarium  vel  pictorem  designent  ?  ».  No- 
tevole è  la  letterina,  riguardante  opere  di  Cicerone,  Valerio.  Sal- 
lustio. Ovidio,  pubblicata  dal  Sabbadini  in  Giorn.  utor.  d.  ìett.  ita/.. 
XIX,  pag.  361. 

')  Cod.  est,  lat.  a.  T.  6,  13. 


LA  COLTURA  LATINA  E  GRECA  E  IL  VOLGARE  ECC.  105 


del  De  ingenui^  ynoribuH  di  P.  P.  Vergerlo  ^  )  che  il  Principe 
donò  un  giorno  al  suo  precettore. 

Cotesto  dono  apparisce  subito  novella  prova  di  quella 
gentilezza  d' affetti  che  legò  ma(5stro  e  scolaro,  quando  si 
pensi  che  il  sistema  di  educazione  Guariniano  è  in  parte 
modellato  su  quello  del  Vergerlo  e  che  lo  stesso  Guarino 
scelse  r  operetta  didattica  vergeriana  ad  argomento  di  un 
suo  corso  di  lezioni  in  Ferrara.  Il  bonario  umanista,  che 
viveva  nella  tede  di  ottener  gloria  presso  i  posteri  anche  in 
virtù  dei  suoi  rapporti  con  Leonello  e  desiderava  esser  chia- 
mato pel  futuro  Guarinus  Leonelìi  ricevette  con  entusiasmo 
il  nuovo  dono  e  sulla  guardia  del  libro  scrisse  di  suo  pugno: 
«  Hoc  libello  me  Guarinum  Veronensem  donavit  Leonellus 
Estensis  »  ^  ).  Dolci  parole,  che  lasciano  trasparire  un  lieve 
senso  di  onesta  ambizione  sodisfatta  e  suonano  così  tenere 
e  soavi  nella  loro  brevità  !  A  grande  gioia  dovè  aprirsi 
r  animo  del  buon  Guarino  nel  1435  quando  Leonello  im- 
palmò Margherita  Gonzaga,  allieva  del  suo  prediletto  amico 
e  c<)llega  Vittorino  da  Feltre.  Guarino  volle  allora  offrire  al 
Principe  un  suo  presente  e  gli  tradusse  due  vite  di  Plutarco 
e  ^'li  indirizzò  una  lettera  piena  d'  aff'etto  e  di  sodisl'azione 
per  le  liete  nozze,  per  le  quali  s' illustrava  la  casa  degli 
Estensi  e  dei  Gonzaga. 

E  Leonello  come  ricevette  nel  giovanile  animo,  quasi  su 
terreno  vergine  e  fecondo,  i  precetti  del  grande  Maestro, 
cosi  con  entusiasmo  sincero  accolse  le  dediche  delle  sue 
eleganti  versioni  dal  greco  e  volle  possedere  riunite  in  un 
sol  codice  le  belle  lettere  guariniane  ■'  ). 

L'  età  di  Leonello,  considerata  sotto  1'  aspetto  delle  lettere, 
fu  intimamente,  profondamente  latina.  Le  ricerche  lunghe  e 
laboriose  condotte  dagli  umanisti  in  Italia  e  fuori  avevano 
trovato  nella  corte  estense  una  larga  eco  di  entusiastica 
ammirazione.  Guarino,  il  Lamola,  l'Aurispa  contribuivano 
tuttavia  a  raccogliere  in  Ferrara  le  nuove  maraviglie  dis- 
seppellite e  queste  rimasero  poi  e  divennero  uno  splendido 
decoro  della  libreria  d'  Ercole  I. 


1)  Cod.  est.  lat.  a.  M.  9.  8. 

^)  Sono  parole  di  mano  di  Guarino  scritte  in  alto,  sulhi  "uardia 
anteriore  del  cod.  citato. 

^)  Sabbadini,  La  scuola  e  (jii  ut  udì,  cit.,  pag.  89. 


106  (APITOLO   V 


Tra  gli  autori  latini  rilevo  nel  catalogo  del  1495,  quelli 
scoperti  da  Poggio  :  Asconio  Pediano  ^  ),  Lucrezio  '  ),  Ma- 
nilio-M, Firniico  Materno  V)  e  Quintiliano"'). 

Trovo  Cicerone  largamente  rappresentato:  le  Fili]tpiche'''  i, 
due  copie  delle  Verrine  ~  ),  il  De  senectute,  il  Be  amicitìa, 
i  Paradossi^),  il  De  ofìci/a''),  il  Somnium  Scipionis'^^],  le 
lettere  ^^  ),  ecc. 


')  Appi'ìul.,  Il'-',  ti.  Sin  (la  (|uau(l()  (ìnarino  ora  a  Verona  rieer- 
c'.ava  presso  Girolamo  Gualdo  un  Asconio.  ,Si  of'r.  R.  vSauuadini. 
Codd.  lat.  possed.  xcopertì  e  iììnstrati  da  (r.  V.,  in  Muneo  di  ant.  f1a>ix.. 
II.  2.  rol.  l-)77  e  dello  stesso:  n/rt  di  Guarivo,  eit..  i>ao;.  37:  La  settohi 
e  (fìi  studi,  eit.,  pag.  62. 

-')  Appcnd.,  II-'.  262.  Il  De  rerum  natura  si  dittuse  presto:  F.  Bar- 
iiaro  n"  ebbe  ad  es.  una  copia  dallo  .stesso  Poggio;  un'  altra  fu  man- 
data al  Niccoli.  .Sulla  fortuna  di  Lucrezio,  oltre  ad  A.  Hoktis, 
Studi  .sulle  opere  lat.  del  Boccaccio,  pag.  392  e  P.  i>k  Not-hac.  Vé- 
trarque  e  l' liumavisme,  Paris,  1892,  l>ag.  134;  si  veda  'S^oigt-Lku- 
NKinrr,    Wiederlìclehuììef.   I.  241,  n.  1. 

')  Appcnd.,  II'-.  337.  Gli  scopritori  di  Manilio  furono  veramente 
due:  Poggio  nel  1416  e  il  Panornùta  nel 'òO.  Si  cfr.  H.  Saiìhadim. 
1  c(»dd.  di  .)/.  Manilio  e  Lor.  Bonineontri.  in  Studi  ital.  di  Jilol. 
clas..  VII,  pagg.  110  sgg. 

')  Appcnd.,  ir-,  239. 

'  )  Append.,  Ili,  n.  5.  La  lezione  piìi  genuina  del  primo  cod.  di 
C^uintiliauo  scoperto  da  Poggio  è  rappresentata  secondo  il  Sauua- 
DiNi,  Quintiliano,  in  [iiv.  di  Jilol.  claxn.,  XX,  pagg.  307  .sgg.,  e  XXI. 
pag.  142  dal  cod.  est.  a.  F.  6.  26  (ant.  segn.  VI,  F.  21).  Questo 
cod.  non  appartenne  ai  Principi  estensi;  ma  i»enetr<)  i)iù  tardi  in 
biblioteca.  Si  apre  con  una  lettera  di  G.  Tenaglia  a  Bernardo 
Spluges. 

")  Append..  Il-,  ISl. 

■)  Append..  II-.  49.5  e  496. 

«)  Append.,  II'-,  339. 

»)  Append..  I.  108  e  II'-,  4SI  v  4X4.  Si  cfr.  II.  Sauiìaolm.  La 
critica  del  tento  del  De  Officìis,  in  Annuario  della  L'.  Unirerxità  di 
Catania,  1887-88. 

•")  Append.,  II-,  436. 

")  Sono  forse  le  ad  familiarex  scoi)ertc  dal  Salutati  nel  1392.  Le 
Orasioni  {Append.,  11^360)  diedero  occasione  a  due  scoi)erte  :  la 
prinui  a  Cluny  nel  141;"),  la  seconda  a  Langrcs  nel  1417.  Saiìija- 
DiNi.    Studi   ital.,   eit.    \'II.    p.agg.  99  sgg.    Per  le  lettere   rimando  a 


LA  COLTURA  LATLNA  E  GRKCA  E  IL  VOLGARE  ECC.      lO" 


Le  Deche  di  Tito  Livio,  la  scoperta  delle  cui  opere  affa- 
ticò per  anni  ed  anni  indarno  i  migliori  umanisti,  compaiono 
pure  nella  biblioteca  d'  Ercole  P  )  (>  anche  non  vi  l'anno  di- 
fetto Cesare  -  ),  Cornelio  Nepote  ^  ),  Tacito  *  ),  Sallustio  •"'  )  e 
Svetonio  ^  ). 

Plauto  '  ),  Terenzio  **  ),  Seneca  '')  non  mancano  ;  e  Ira  i  lirici 
iK  ìtiamo  Persio,  Properzio  '"),  Orazio  ^M.  —  Virgilio  ^-),  Stazio  ••'  ), 
Lucano  ^^  ),  non  sono  sconosciuti  e  così  Giovenale  ^■'  ),  Plinio  ^''  ), 


Saiìuadixi,  Storia  e  critica  di  alcuni  texti  hit.,  in  Musco  ital.,  cit.. 
III.  coL  323,  ove  si  fanno  rettifielie  all'opera  di  O.  K.  Schmidt, 
Die  hancUchriftìiche  (Jeherlicfcrunfi  dcr  Briefe  Cicero^  an  Atticu-s.  Q. 
Cicero,  M.  Bnitus  in  Italien,  Leipzig,  1887  e  si  discorre  dei  niss.  del 
Bruni,  di  Poggio,  del  Corvini,  di  G.  de  Becchi,  di  F.  Barbaro,  del 
Barzizza,  di  Guarino,  dell' Aurispa,  ecc.  Per  1'  Orator  e  il  De  oratore 
.si  veda  Muneo,  cit.,  II,  coli.  395  sgg.  Il  cod.  est.  a.  Q.  8,  2;")  nienibr. 
fu  scritto  a  Mantova  nel  1424  poscia  passò  a  Ferrara  in  possesso 
di  Celio  Calcagnini  :  «  Orator  ad  Brutuni  feliciter  ex]ilicit  tran- 
«  scriptus  perfectusqiie  et  ab  eo  exeniplari  cniendatus.  quod  a 
«  uetusto  ilio  codice  primum  tran.scri])tuni  correctuiiKiuc  fiu'rat. 
«  pridie  idus  Septenibr.  1424.  Mantue  ». 

')  Ap])rnd.,  Il-;  118,  462,  463. 

•-)  Append..  II,  18  e  IP^  :  70.  202. 

■')  Append.,  II-,  66. 

^)  Append.,  II'.  76. 

"•)  Append.,  U\  438,  449. 

«)  Airpend..  I.  29;  II^  448. 

■)  Appnid..  I,  104;  IP,  401. 

")  A2}2)end.,  ì,  5<ó;  II-,  466.  Noto  di  volo  clic  Eleonora  d'Aragona 
ed  Ercole  nel  148.5  acquistarono,  come  abl>iani  già  xfdiito,  un  Com- 
mento di  Donato  a  Terenzio.  Per  il  Coni,  di  Donato  e  iicr  la  ])rc- 
dilezione  che  per  esso  ebbero  Guarino  e  1' Auris])a  si  cfr.  Saiìiìa- 
DiNi,  Studi  ital.  di  Jiiol.  clafts.,  VII.  sgg. 

■')  Appena.,  I,  41. 

>")  Append.,  II^  397. 

")  Append.,  I,  36,  .55. 

'-)  Append.,  11^,  500.  Neil' Ardi.  est.  è  un  J'raiii.  incinlir.  cunte- 
nente  parte  del  IV  libro  delle  (ìeorgiclie. 

'^)  Ap2ìend.,  I,  11. 

'^)  Cfr.  il  pres.  lavoro,  pag.  104.  /(.  2. 

'■)  Append.,  I,  20;  II";  252. 

'«)  Append.,  II-,  379. 


108  CAPITOLO   V 


Valerio  Massimo  ^  ),  Ve^e/.io  ^  ),  Vitriivio  ^ì,  Pompeo  Pesto  V), 
Nono  Marcello-''),  ecc. 

Abbondano  gli  scrittori  sacri  latini  :  S.  Girolamo  ^  ),  S.  Ago- 
stino '  ),  Lattanzio  ^  ),  Albertc^  Magno  '■'  )  ;  gli  studi  giuridici 
sono  onorevolmente  rappresentati  ^^  i.  Trovano  il  favore  dei 
Principi  le  cronache  latine  ^M,  le  grammatiche  i"  ),  i  trat- 
tati ^^  I,  ecc.  ecc. 

E  sono  singolarmente  predilette  V  opere  latine  del  Pe- 
trarca i^)  e  degli  milanisti  in  genere.  Leonardo  Bruni'"),  il 


»)  Appena..  II-,  494. 

-)  Appena.,  I,  36. 

'■'■)  Append..  II-,  4. 

')  Appena.,  US  418. 

")  Appena.,  ir-,  345. 

«)  Appena.,  W,  147,  148. 

')  Appena.,  IP,  II,  7. 

«)  Appena.,  11%  273,  294. 

")  Appena.,  II-,  1. 

'")  I  nnnieiosi  franniienfi  di  cod.  giuridici  e.steijsi  uelP  Avoli,  di 
Stato  sono  già  stati  studiati  e  identitioati.  Si  cfr.  P.  Coglioi.o. 
GÌOHfie  lyrearcurniane.  in  Bnìleti.   [xt.  aior.  Hai.,  VI,  63  sgg. 

")  Ne  ricordo  alcune.  Il  catalogo  della  libreria  di  Borst)  (  Ap- 
pend..  I  )  s'  apre  con  una  «  Chronica  de  Alberti  Mussato  »  alla  f|ualp 
fan  seguito  altre  sette  cronache.  Trov()  anche  nien/ionato  il  l'oma- 
rium  di  Kiccobahlo  insieme  ad  una  cronaca  padovana  e  a  un'  altra 
«  niagnif.  dominoruiii  de  Carrara  »,  ecc.  Fra  le  volgari,  merita  un 
cenno  (luella  di  (TÌovanni  Villani. 

'■-)  Nel  catal.  del  1488,  edito  dal  Cittadei.i.a,  JÌ  cu-strìlo.  cit., 
App.  I,  una  particolare  .sezione  è  riservata  ai  libri  grammaticali. 
Vi  figurano  :  un  Prisciano  minore,  un  «  Liber  modi  significandi  ». 
una  poctria  di  Gualfredo  (Goflt'redo  di  Vin.sauf),  un  Dottrinaìe.  fors<^ 
lineilo  di  Alessandro,  una  «  Sumnia  di  gramatica  ». 

'  '  )  Sugli  scacchi,  sui  duelli,  sulP  arte  della  guerra,  sulla  danza,  ecc. 

^*)  Tra  P  opere  latine  del  Petrarca  possedute  dalla  privata  bildio- 
teca  diicale  cito:  le  Ejmtolae  {Append..  Il-,  158),  il  J>e  riris  illnslrihus 
{Appena.,  I,  131),  V  Itinerarium  Sijriacum  (cfr.  G.  Lumbroso,  Me- 
morie del  huon  tempo  antien,  Torino,  1889),  la  libreria  di  Ercole  con- 
servava anche:  «  Gesta  Cesaris  d.ni  F.  Petrarca,  in  «  memliranis. 
«  cum  prima  littera  deaurata  et  aliis  miniis  rubeis...  »,  la  riuale  bio- 
gratìa  è  la  piìi  completa,  storicamente  parlando,  del  De  ririx.  Si  cfr. 
P.  Dk  Xolhac,  Pétrarque  et  V  umanisme,  Paris,  1892,  pag.  247. 

'2)  Appena.,  Il-,  265,  267. 


I.A  (  OLTIRA  T.ATIXA  V.  ORE*  A  K  IL  VOLGARE  ECC.  lUO 

Panormita  1),  il  Biondo"),  riuarino  ■'),  Candido  ed  Angelo 
Decembrio  ^  I,  Paolo  Cortesi"'),  Poggio,  i  Filelfo")  e  molti  e 
molti  altri  talora  compaiono  più  d' una  volta,  nel  nostro  inte- 
ressante inventario  della  libreria  dei  Duchi  '  ).  Gli  efietti  della 
erudizione  estense  latina  si  fanno  notare  nelle  produzioni  di 
quei  letterati,  che  alla  Corte  di  Ferrara  godettero  per  alcun 
tempo  delle  grazie,  che  ai  dotti  uomini  quei  Principi  abitual- 
mente compartivano. 

G.  Cappello  scrisse  nella  Corte  d'  Este  ed  annotò  nel  1421 
un  Lucano,  che  Guarino  veronese  nel  56  ebbe  forse  in  pre- 
stito dalla  libreria  dei  Duchi  ^  ),  Angelo  Decembrio  imiti'» 
Aulo  Gellio:  Basinio  Basini  scelse  a  modello  nel  sui  i  Astro- 
nomicon  Manilio  e  compose  satire  e  sermoni  sulle  orme  di 
Orazio  ''  ).  Vuoisi  che  Io  stesso  Leonello  abbia  redatto  un 
commentario  delle  proprie  azioni,  del  quale  possiam  farci 
un'  idea  ricordando  le  sue  grandi  predilezioni  per  Cesare, 
che  rappresentava  per  il  Principe  l' ideale  di  scrittore  e 
di  capitano. 

F,  non  soltanto  all'  opere  dei  classici  latini  s'  aggiunge- 
vano via  via  nella  biblioteca  estense  quelle  dovute  agli  uma- 


1)  Append.,  II-,  113. 

■')  Append.,  II^  48.  101.  102.   187. 

'')  Append.,  II^  162.  224. 

*)  Appena..  II-,  392.  41.5. 

')  Append.,  II^  418. 

•')  Append.,  II^  177,  326.  .327.  A<;ginngo  :  il  Porcelli. >  (II-.  .3f12  )  : 
F.  Birag.)  (Ajìp.  II-.  190,  191)  .sul  quale  Mazzuckki-I-L  IT.  2.  1260; 
il  Pozzolaui  (Append..  Il-,  174):  il  Platina  (Append..  TI-.  414): 
P.  Douiizio  (Append.,  Il-,  386  —  a.  W.  2.  12  —  ).  iutoiiin  al  quale: 
D'AxcoXA,   Orig.-  II.  64.  ii.  2.  ei-i'.  ecc. 

•)  Append..  II-.  Dalla  lettura  di  cotesto  catalogo  dell' anno  1495 
potrà  il  lettore  rilevare  i  loro  nomi  e  anuiiirare  la  singolare  ric- 
chezza della  libreria  privata  d'Ercole  I. 

"*)  Dico:  forse,  perchè  la  libreria  dei  Duchi  possedeva  due  Fai- 
Haglie.  Hi  cfr.  il  catah)go  del  1436  (Giorn.  stor.,  cit.,  XIV,  un.'  101 
e  102).  Leggo  in  un  Memoriale  de  Cose  prestate  del  J4.1.j-(i:  «  Gua- 
«  riuo  de  Verona  haue  uno  scripto  de  Lucano  ». 

")  Sul  Basini  si  vedft  C.  To-si-si.  La  cHÌtura  letteraria  e  scientijiea 
in  Rimini  dal  see.  XVI  ai  primordi  del  XIX.  Riuiini.  1884.  voi.  II,  e 
anche:  \.  Lonatl  ['n  romanzo  poetieo  del  Hi nanei mento.  Brescia,  1899. 


110  r-APiTor.o  V. 

nisti,  ma  anche  quelle  dei  poeti  di  Corte.  Di  poeti  la  Corte 
estense  abbondò  intorno  alla  metà  del  sec.  X^'  ;  ma  nessuno 
d' essi,  se  ne  togliamo  Tito  Vespasiano  Strozzi,  raggiunse 
tale  altezza  da  poter  essere  ricordato  con  onore  accanto  alla 
grande  personalità  di  Guarino. 

La  poesia  ferrarese  dell'  età  di  Leonello  fu  quasi  per  in^ 
tero  latina  e  corrispose  cosi  nella  sua  essenza  e  nella  sua 
ispirazione,  come  nella  forma  e  nello  stile  al  carattere  della 
bibli(jteca  dei  Duchi.  Nei  imovi  poeti  latini  abbondano  in- 
fatti le  reminiscenze  ovidiane;  e  ciò  fa  pensare  alla  straor- 
ilinaria  ricchezza  della  libreria  estense  in  fatto  d'opere  di 
Ovidio.  Ovidio,  che  il  Medioevo  non  potè  mai  dimenticare, 
Ovidio  che  per  facile  vena  e  frase  copiosa  presta  debole  il 
fianco  all'  imitazione  può  vantarsi  di  tenere  la  palma  già 
nella  biblioteca  di  Niccolò  e  Leonello.  Il  De  arte  amandi  vi 
compare  in  non  meno  di  tre  manoscritti  e  le  Metamorfosi, 
i  Fasti,  i  Tristi,  ecc.  non  mancano  di  figurare  tra  i  libri 
preziosi  dei  due  insigni  Marchesi. 

Intorno  ai  quali  tutta  una  schiera  di  nuovi  lirici,  nei  modi 
ovidiani,  canta  in  latino  e  infilza  esametri  e  compone  di- 
stici e  bela  melanconicamente  o  gracchia  come  le  rane  delle 
paludi  ferraresi.  È  una  imitazione  fredda,  monotona  e  sten- 
tata, condita  di  ricordi  tibulliani  e  oraziani  e  priva  di  con- 
cettuosa  originalità. 

Cantano  e  si  lodano  tra  loro;  celebrano  le  virtù  del  Mar- 
chese; verseggiano  loquaci,  infaticabili;  illustrano  ogni  nuovo 
fatto  ed  avvenimento  che  riguardi  in  qualche  modo  la  corte. 
Muore  a  Leonello  uno  dei  suoi  falchi  preferiti  e  Gerolamo 
Guarini  ne  compone  1'  epitafio  : 

l'iiguibu.s  aerias  imcis  lacerare  volucres 

Ferrariisque  grues  solitus  prosternere  in  arvis... 

[Coil.  est.  Bevilacqua,  e.  149']')- 

.Iacopo  Pirondoli  e  Veneranda  Romei  si  stringono  in  ma- 
trimonio  e   subito   Malatesta  Ariosti  scrive    un    epitalamio 


')  Il   «•od.    Bevilacqua  è  ora  possefluto  dalla   Bihl.  estense,  u.  lOSO 
dei  codd.   latini. 


I.A  rOi.Tt'RA  LATINA  E  GRErv  E  IL  VOI/iAUE  Eri  .  1  11 

Icori,  cit.,  c.  43'"  1;  si  viene  a  conoscere  che  Taddeo  Man- 
fredi da  Imola  s' unisce  con  Marsibilia  Pio  e  Tito  Vespasiano 
Strozzi  non  si  lascia  sfuggir  1'  occasione  di  comporre  alcuni 
de' suoi  splendidi  distici  [cod.  cit.,  e.  59];  Basinio  Basini 
rimpatria  e  lascia  ai  suoi  discepoli  in  Ferrara  alcuni  versi 
latini  per  ricordo  ;  Francesco  Ariosti,  Ludovico  Sardi,  Lippo 
e  Gerolamo  Guarini  si  dirigon  versi.  Anche  il  medico  Son- 
cino  Benzi  ili  Siena,  in  tanto  fiorire  di  entusiasmi  poetici, 
non  sa  contenersi  e  scrive  alcuni  versi  amorosi;  ma  prima 
se  ne  scusa  con  F.  Ariosti.  Non  ci  vuol  altre»  :  l' Ariosti  piglia 
la  palla  al  balzo  e  tosto  gli  invia  una  interminabile  filatessa 
di  distici  amorosi. 

Figurarsi  poi  quando  morì  il  Marchese  Niccolò,  il  loro 
amico  protettore!  Tutti  composero  epitafifì;  ne  scrisse  Gua- 
rino, ne  scrisse  suo  figlio  Girolamo;  altri  furon  buttati  giù 
da  Ludovico  Sardi,  da  Tito  Strozzi,  da  Malatesta  Boccacci 
da  Fano,  ecc.  Persino  il  «  physico  »  di  Leonello,  Michele 
Savonarola,  ne  compose  uno  che  incomincia: 

.lam  torris  ft-ssos  Nicohiu.s  Marchio  ]i(|uir 

[Cod.  oit..  e.  llìin  ')• 

Molti  poeti  dunque:  ma  poca  poesia.  Tutti  sono  animati 
ria  una  potente  smania  di  cantare  e  tutti  sono  vuoti  di  ori- 
ginalità e  di  pensiero.  11  loro  entusiasmo  non  è  altro  che 
ima  forma  di  suggestione  che  li  pervade  e  li  domina.  Uno 
soltanto,  Tito  Strozzi  -  ),  si  eleva  per  facilità  e  scioltezza 
di  verseggiare,  per  correttezza  di  forma  e  per  gentilezza 
squisita  di  imagiue  e  di  concetto.  Spira  dai  suoi  versi  latini 
un  po'  di  quella  lene  soavità  che  costituisce  l' incanto  della 
lirica  petrarchesca:  e  questa  tenue  vena  insensibilmente  si 
sposa  a  una  freschezza  di  frase  e  di  periodo  attinta  alla 
lucid'  onda  della  poesia  di  Ovidio  e  di  Tibullo.  Cantano,  in- 


')  Si  cfr.  BoKsEiTi.  I.  48. 

*)  Su  Tito  V.  Sfrozzi,  si  veda:  Aljjjiecut  Keinhakd.  Tito  V. 
Strozza.  —  Eiu  Beitrag  zur  Geschichte  des  Huiuauismus  in  Ferrara. 
—  Leipzig.  1891.  E  ancora:  ALKKKcm  Reixhai;i>.  Iv  Poiierohicoii. 
Leipzig.  1890.  Un'  altra  copia  di  questo  ])oenietto  dello  Strozzi  è 
conservata  nel  cod.  est.  hit.  a.  G.  7.  2;J. 


112  rAPITOLO   V. 

torno  a  Tito,  Malatesta  M  e  Francesco  Ariosti-):  largo  di 
tinte  classiche  il  primo,  dolce,  soave,  e  più  ligio  e  servile 
nell'imitazione  dei  classici;  più  moderno,  più  vario  il  se- 
condo. Questi  è  uno  spirito  versatile  e  multiforme  :  sa  can- 
tare d'  amore,  sa  scrivere  un  componimento  scenico  ;  è  ca- 
pace di  descrivere  in  una  sua  operetta  <(  quelli  fructuosissimi 
«  e  tanto  laudandi  sponsalicij  tra  li  illustri  divi  Isabella 
((  preclara  e  lo  Illustrissimo  miser  Francesco  Gonzaga»-^); 
compone  un  dialogo  sopra  la  provvidenza,  un  sermone  sopra 
la  cerimoniale  solennità  della  Purificazione'');  colla  stessa 
penna  colla  quale  stende  un'  operetta  interessantissima  sugli 
olii  di  Montegibbio  esalta  all'  occorrenza  i  miracoli  della 
Vergine  o  scrive  un  trattato  di  morale-''). 

Mentre  Alberto  Pio,  Leonello  e  Ludovico  Sardi,  Carlo 
Nuvolone  e  Bonifacio  Benzi  appartengono  veramente  al 
ciclo  di  Leonello,  Francesco  Ariosti  attraversa  1'  età  di  Borso 
e  illustra  quella  di  Ercole  I*^):   e  con  l' Ariosti  s' accompa- 

')  Carducci.  Delie  poesie  latine  edite  e  iueditr  di  L.  Arioxti,  Bo- 
logna, 1875.  pagg.  40  sgg. 

Sopra  una  allegoria  ideata  da  Malatesta  e  so]»ra  alcuni  .suoi 
versi  composti  nel  1453  nell'  occasione  dell'  ingresso  di  Borso  in 
Reggio,  si  veda:  A.  Lkni.  L' iiififesso  di  Boiho  d' Extr  in  Uefifiin.  ivi. 
1899,  (per  nozze). 

^)  N.  CiONiNi,  I  podentò  di  !SaxHuolo.  Pisa,  1879-81,  pag.  34. 

■■')  L'operetta  sarà  andata  perduta.  Egli  vi  accenna,  con  le  ])a- 
role  da  noi  riportate,  nel  cod.  est.  O.  9,18. 

*)  Cod.  est.  a.  T.  6,  28. 

")  Cod.  est.,  cit.,  e.  33'. 

")  Ad  altro  ramo  degli  Ariosti  (mi  si  conceda  qut-.sta  parentesi 
non  del  tutto  inopportuna)  appartenne  Ludovico,  clic  da  Orazio  e 
Catullo  seppe  derivare  evidente  concinnità  ed  eleganza  di  stile 
per  quelle  sue  forti  liriche  latine,  nelle  quali  addestrò  e  affinò  la 
gagliardia  del  suo  giovenile  ingegno,  elio  ricercò  con  diligenza  e 
amore  la  contemporanea  letteratura  latina  e  vestì  di  nuove  l'orme 
le  spoglie  della  commedia  classica  e  che  seppe  infine  infiorare  di 
reminiscenze  latine  —  in  ispecial  modo  di  Virgilio  e  di  Ovidio  — 
il  suo  grande  poema.  Si  cfr.  Rt>.Mizi,  Le  fonti  'latiiu-  deli'  Orlando 
Furioxo,  Torino -Roma,  1896  e  In.:  L'Ariosto  e  (jli  umanixti,  in  llaxx. 
crit.  d.  letterat.  ital.,  II,  14  sgg. 

Per  varie  vie,  per  vari  modi,  il  carattere  di  tutta  la  «-oltuia 
estense  s' accL-iitra   in   Ludovico  Ariosto  e  riceve   dalla    potenza  del 


LA  COI.I  TRA  T.ATIXA  1-;  GUKCA  1-;  IL  VOI.r.ARE  ECC.  113 

guano  Ludovico  Carbone,  spìrito  bizzarro  di  letterato  e  poeta, 
stoffa  ed  animo  di  cerretano  ^  i,  Gaspare  dei  Trindjocclii, 
Battista  (iuarini  ed  altri  ancora-). 

I  letterati  estensi  verseggiano  in  latinu  e  in  latino  com- 
pongono orazioni;  pochi  adoperano  il  volgare,  se  non  se 
nella  conversazione  e  nelle  lettere  private  ;  molti  conoscono 
il  greco. 

Ma  il  greco  non  trovò  gran  favore  presso  i  Duchi  d'  Este, 
ai  quali  i  monumenti  della  letteratura  ellenica  eran  noti  at- 
traverso le  traduzioni  latine  e  volgari. 

Leonello  si  compiacque  delle  versioni  latine,  Ercole  I  di 
quelle  volgari,  ^hl,  [lotrei  dire,  nessun  manoscritto  greco 
doveva  figurare  nella  libreria  dei  Duchi  e  ben  ne  sapeva 
qualcosa  Scipione  Fortuna  ciie  addì^S  Maggio  1470  scriveva 
a  Borso:  «  rispondo  che  ne  la  thore  non  gli  ho  libro  niuno 
«  greco  et  non  gli  n'  ebi  mai.  Maisi  io  parlarò  cum  Marco 
«  de  Galaotto  se  lui  lo  hauesse  mai  dal  latto  suo:  et  ha- 
«  biandolo  se  mandarà  subito  »  ^  ). 


suo  geuio  quella  traspareute  lucidità  di  forma  die  .solo  potcvasi 
conseguire  con  una  felice  ed  elevata  assimilazione  e  con  una  grande 
maturità  di  pensiero. 

M  11  CAiiDCcei,  Ojj.  cit.,  pag.  49.  iliscorro  magistralmente  del 
("arbone.  del  suo  carattere  e  della  sua  poesia.  Egli  muove  però 
tinicameufce  fiali 'esame  della  sua  opera:  aggiungo  io  qui  qualche 
sjìigolatura  archivistica.  Nel  Dicembre  1466  il  Duca  Borso  si  inte- 
ressò di  far  spedire  a  Ferrara  «  libros.  vestes.  massaricias  et  bona 
«  dar. mi  oratoris  ac  Ex.  Artium  Doctoris  Lud.  Carboni  ».  il  quale 
ritornava  da  Bologna  allo  Studio  di  Ferrara  (Eeg.  Mand.,  1466. 
e.  266').  Una  lettera  del  Cari  ione  a  Borso  del  1469  iucomincia:  «  Non 
«  credo  punto  che  sia  intention  de  la  justissima  8.  V.  che  ne  le 
«  paghe  ritenute  de  queli  salariati  da  lato  del  Comune  si  abbiano 
«  a  comprendere  quelle  del  Studio  perchè  le  littere  deuo  pure 
«  hauere  qualche  avantaggio  da  li  altri  offltiali  idiotti  et  cussi  af- 
«  fermano  li  fattori...  ».  Mandati,  1469,  e.  135"^. 

■-)  Di  alcuni  nùgliori  toccheremo  nel  capitolo  seguente. 

■■•)  Append.,  III.  n.  14. 


114  CAPITOLO    V. 


II.  Non  inancarono  certamente  ad  Ercole  I  i  mezzi  o  la 
possibilità  di  apprendere  il  greco;  gli  mancò  invece  la  ra- 
gione determinante  :  la  necessità  cioè  di  procurarsi  una  qual- 
siasi conoscenza  linguistica  per  farsi  una  coltura  ellenica. 
In  Ferrara  infatti  una  parte  dell'  attività  e  dell'  opera  dei 
migliori  umanisti  era  diretta  a  tradurre  in  latino  pei  Signori 
d'  Este  o  a  volgarizzare  i  monumenti  più  cospicui  e  preziosi 
della  letteratura  greca;  d'  altro  lato,  i  Principi  e  la  Corte  po- 
tevano a  buon  diritto  gloriarsi  di  avere  ospitato  e  di  ospi- 
tare alcuni  dotti  ritenuti  eccellenti  grecisti,  quali  Guarino, 
l'Aurispa,  Giorgio  Valla,  B.  Guarini,  P.  C.  Decembrio,  il  Leo- 
niceno,  ecc.  ;  per  di  più,  in  Ferrara,  allo  Studio,  aveva  tenuto 
pubblico  insegnamento  uno  dei  più  efficaci  ed  utili  Greci 
venuti  in  Italia,  Teodoro  Gaza  '  ).  Le  apparenze  ilunque  erano 
salve  ed  Erct)le,  che  non  fu  del  tutto  immune  da  quell'amore 
eccessivo  per  lo  sfarzo  e  le  parvenze  esteriori  che  costituisce 
la  caratterisca  del  suo  predecessore,  poteva  bene  dispensarsi 
dallo  studio  faticoso  del  greco,  quando  aveva  intorno  a  sé 
uomini,  come  il  Leoniceno,  che  gli  facevan  volgari  1'  opere 
elleniche  ed  eruditi  quali  Battista  Guarini,  a  cui  rivolgevasi 
persino  Lorenzo  il  Magnifici  >  vinto  dal  desiderio  di  avere 
copia  d'  un  suo  Dione  ~  ). 

I  tempi  più  felici  e  fortunati  per  lo  studio  della  lingua 
greca  in  Ferrara  non  potevano  dirsi  già  tramontati  quando 
Ercole  I  salì  al  potere.  Il  Concilio  a  Ferrara  e  la  caduta  del- 
l'impero  d'Oriente  avevan  portato  anche  nella  città  degli 
Estensi  un  soffio  di  vita  ellenica,  promovendovi  una  mag- 
giore conoscenza  della  lingua.  Il  Concilio  sopra  tutto  merita 
ricordo  ;  poiché,  per  quanto  riguarda  la  ruina  dell'  impero 
bizantino,  è  da  osservare  che  molti  Greci  fuggiti  allora  in 
Italia  trovarono  più  tristo  che  a  Ferrara  un  comodo  rifugio 
a  Bologna  e  una  magnifica  dimora  in  una  cittadina,  che 
splendeva  per  virtù  dei  Princii)i  e  jier  gloria  d'arte  e  di 
studi  :  (Jarpi,  ove  traevano,,  all'  invito  dei  Pio,  dotti,  letterati 


')  Rossi.  (,>uattiocenti>.  cit..   jian.  ti4. 
*)  .Si  cfr.  il   ])re.seTito  luxoro  a   Jiag.  óf*. 


LA  COLTIRA  f-ATINA  F.  OURCA  E  If.  VOLP.ARP:  ECC.  115 

e  artisti,  ove  forse  Aldo  Manuzio  ebbe  il  primo  pensiero  di 
diffondere  con  la  stampa  per  il  mondo  la  letteratura  classica 
degli  EUeni  V). 

Ma  il  Concilio,  che  jjortava  a  Ferrara  con  altri  Greci  il 
Trebisonda,  cadeva  in  un  tempo  assai  propizio  per  gli  studi 
del  Greco.  Guarino  esperto  nelle  finezze  ed  eleganze  della 
lingua  ellenica,  oltre  a  tener  scuola  di  greco,  dava  opera  sin 
tlal  1435  in  Ferrara  a  render  latine  per  Leonello  le  vite  di 
Siila  e  di  Alessandro  di  Plutarco')  e  qualche  anno  dopo 
traduceva  quelle  di  Pelopida  e  Marcello^):  Giovanni  Aurispa 
iloveva  cooperare  efficacemente  a  un  risveglio  di  studi  greci: 
Leonello  stesso  era  in  relazione  con  profondi  conoscitori 
della  lingua  di  Grecia,  come  il  Filelfo  e  Francesco  Barbaro. 
Xonsarà  dunque  maraviglia  se  impareremo  dal  Firmin-Didot 
che  in  occasione  di  tale  importante  Concilio  «  le  marquis 
«  lui-méme  assistait  et  prenait  part,  dans  de  réunions  pri- 
«  vées,  aux  discussions  philosophiques  entre  les  Grecs  et  les 
'(  Latins  ^  ). 

Guarino  diffomleva  a  Ferrara  la  lingua  greca  non  solo 
con  l'insegnamento,  ma  anche  colla  benevolenza  con  cui 
accoglieva  e  proteggeva  quei  Greci  che  venivano  a  lui  at- 
tratti   dalla   fama   del   suo  nome.   Dalla  Francia,   dall' Alle- 


')  Anche  a  Bologna,  come  abbiaiu  detto,  atìiuivant)  i  Greci  o 
lo  studio  Bolognese  concorreva  potentemente  a  tener  desto  il  fa- 
vore per  la  letteratura  ellenica.  Consultati  a  questo  riguardo,  i 
rotali  bolognesi  danno  copiose  e  importanti  notizie,  per  le  quali  si 
veda  il  libro  di  C.  >Ial.vgul.\.  Della  rifa  e  delle  opere  di  J.  Urceo 
detto  Codro.  Bologna.  1878,  l»ag.  2.")  sgg.  —  Purtroppo  per  questa  età 
difettano  quasi  del  tutto  i  rotuli  dello  Studio  ferrarese.  Sì  cfr. 
G.  Paisdi.  Titoli  dottorali  conferiti  dallo  Studio  di  Ferrara  nei  seo. 
XF  e  jr/,  Lucca,  1901,  pag.  8. 

-)  Append.,  II-,  .501. 

")  Append..  Il-,  489.  Per  le  traduzioni  di  Guarino  dal  greco  si 
veda:  E.  Sabbadixi.  La  scuola  e  gli  studi,  cit.,  124  sgg.  Tradusse 
da  Luciano  la  Calunnia,  la  J/u-scrt,  il  Parasitua  :  da  Isocrate.  V  Era- 
(joran  e  il  A'/t'oc/cs.  che  dedicò  a  Leonello:  da  Plutarco  molte  Vite: 
ma  1'  opera  sua  per  (|uesto  riguardo  più  notevole  è  la  versione  la- 
tina di  Strahonc. 

*)  FiKMix-DiDor.  Aide  Manuce  et  /-  Helleui-one  à  rcHfV.  Paris,  187.5. 
jiag.  x\\i.^]ii. 


116  CAPITOLO    V. 


magna,  dall' Ungheria  e  dalla  Grecia  traevano  li  giovani, 
desiderosi  di  apprendere  a  Ferrara,  cosicché  Giano  Pan- 
nonio  poteva  con  ragione  scrivere  del  suo  Maestro  : 

Ad  te  permeuso  deseeiidit  Diihiiata   Ponto: 

Ad  te  Creta,  Rliodo.s.  properuvit  et  ultima  C'\  pros. 

Sole  Kliodos.  .love  Creta.  Cypios  Cytereide  fclix. 

[l'aiiffi..  Venetiis,  1554,  ])ag.  '21]. 

E  Raffaele  Zovenzoni  si  piaceva  di  annoverare  come  uno  dei 
migliori  discepoli  di  Guarino  un  Greco  di  bella  rinomanza: 
Fra'  FilipjìO  Podocataro  di  Cipro  ^  ).  Tra  i  Greci  venuti  a 
Ferrara,  non  vanno  dimenticati  Giorgio  e  Demetrio  Mosco, 
dei  quali  il  secondo  più  celebrato  fissò  colà  per  parecchi 
anni  dimora  -  )  e  infine  tra  coloro  che  in  Ferrara  nel  sec.  XV 
ebbero  una  conoscenza  assai  [jrotbnda  del  greco,  accade  di 
citare  Giovanni  Gatti  da  Messina,  che  si  recò  in  Grecia  i)er 
erudirsi  e  perfezionarsi  nella  lingua  e  fu  buon  filosofo,  teo- 
logo e  matematico  ;  Nicola  Bonaccioli,  Ludovico  Valenza,  Lu- 
dovico Pittori,  Gerolamo  Santi  di  Ferrara  e  Angelo  Decembrio 
noto  sopra  tutto  per  i  suoi  sette  libri  Politiae  Utterariae  ^). 

Professarono  ancora  allo  studio  nei  tempi  d'Ercole  I  di- 
versi dotti  molto  periti  nella  lingua  Ellenica;  Giovanni  Ma- 
nardi  '^),  Simone  Brami,  Pietro  Carreri,  uomo  insigne  nelle 
dottrine  filosofiche  e  dottore  in  medicina,  amante  dei  viaggi 
e  delle  lunghe  peregrinazioni,  e  Severo  Varini  di  Piacenza 
lodato  da  Paolo  Cortese  per  le  sue  conoscenze  greche  ■"■). 

Oltre  a  ciò,  non  dobbiam  trascurare  di  far  cenno  delle 
feraci  relazioni  tra  gli  Estensi  e  i  Bentivoglio,  tra  Ferrara  e 
Bologna,  nella  quale  ultima  città  gli  studi  greci  erano  in 
grande  onore  e  fiorivano  sopra  tutt(t  per  l'eccellenza  ilogli 
insegnanti. 


')  11  Zoveiizoui  fu  scolaro  a  Ferrara  di  Guarino,  del  (|iiale  "Sili 
cliiamavasi  tìglio,  serlìaudo  poi  il  titolo  di  avo  al  Crisolora  pereliè 
precettore  del  suo  mae.stro.  8i  cfr.  E.  Sabbadixi,  liaffavlv  Zorcti- 
zoni  e  la  xiia  «  Monodia  Clinjnolorac  »,  Catania,  1899.  \y.\ix..  11. 

■-)  B0R.SETTI,  II,  pag.  30. 

^)  M.  BoKSA,  Ardi.  xtoi.  Imiih.  X.  31-;^;i 

^)    Ba ROTTI,    I,    307.  ' 

■^)  Borsetti,  II,  pag.  82. 


LA  COLTIRA  LATINA  L  GHKCA  E  IL  VOLGARE  ECC.  Ili 


Inoltre  Ferrara  va  ricordata  tra  quelle  città  d' Italia  che 
ebbero  nel  sec.  X^'  una  serie  continuata  di  professori  di 
greco,  poiché  non  pare  che  tale  insegnamento  sia  mai  colà 
stato  interrotto.  Le  lezioni  di  Lodovico  Carbone  e  di  Battista 
Guarini  erano  frequentato  e  seguite  dagli  studiosi  con  molto 
interesse  e  con  grande  amore.  Ciò  infatti  lascia  congetturare 
una  lettera  di  Filippo  Nuvolone,  letterato  mantovano,  corti- 
giano dei  più  abili  e  raffinati,  amante  delle  ricchezze,  dei 
viaggi,  delle  avventure,  singolare  tii)o  di  studioso  e  di  poeta, 
che  si  diede  in  Ferrara,  sotto  la  disciplina  di  cotesti  due 
egregi  maestri  ferraresi,  allo  studio  della  lingua  greca  e  ri- 
corse per  libri  greci  alla  liberalità  di  Ludovico  Gonzaga. 

Il  Nuvolone  era  famigliare  di  Borso;  aveva  avuto  dal 
Duca  estense  più  d'un  benefìzio  e  d'un  favore;  il  padre  suo 
era  stato  al  servizio  dei  .signori  d' Lste  e  aveva  sostenuto 
importanti  offici  ;  onde  avremmo  ragione  di  maravigliarci 
della  sua  richiesta  d'  opere  greche  ad  un  Principe,  che  non 
fosse  il  Duca,  se  non  sapessimo  che  la  biblioteca  privata 
degli  Estensi  era  del  tutto  priva  di  classici  greci. 

La  lettera  indirizzata  al  Gonzaga  dal  Nuvolone  il  di  8  ot- 
tobre 1468  da  Ferrara,  è  per  se  medesima  di  troppo  singo- 
lare interesse  perchè  io  possa  permettermi  di  non  riprodurla 
qui  quasi  per  intero  M  :  «  Hora  prego  e  supplico  detta  V.  8. 
«  se  degni  essere  causa  aiutarmi  e  decorarmi  d'altra  veste 
u  et  habito,  che  di  questo  :  de  uno  più  gientile  et  immortale 
«  e  famoso,  eh'  io  possa  essere  capace  di  la  virtute  a  lo  im- 
«  parare,  a  la  quale  continuo,  forsi  chome  può  sapere  la 
<f  111. ma  8.  V.,  fina  negli  teneri  anni  sono  stato  dedito  et 
«  inclinato,  che  essa  se  degni  prestarmi  alchuni  libri  greci, 
H  de  li  quali  ne  è  ut  phirinuim  charestia,  perchè  questo  ili- 
ce verno  delibero  dargli  grandissima  opera,  che  Baptista  Gua- 
«  rino  e  il  Charbone  legieranno  ogni  giorno.  Per  tanto  la 
«  111.  8.  V.  se  voglia  dignarsi...  et  aiutarmi  e  prestarmi  lo  Ero- 
«  doto  e  il  Snida,  o  l' Homero,  se  gli  è,  che  certo  più  singu- 
«  lare  grafia  per  el  presente  non  potria  farmi  la  111.  8.  V.  a  la 
'(  quale  humilmente  e  devoto  mi  raccomando.  Non  altro  ». 

Per  opera  specialmente  del  Guarini,  fioriva  allora  tra  i 
più  illustri  d' Italia  lo  Studio  di  Ferrara.  Cessata  infatti  quella 


')  Archivio  «li  Mautova. 


118  CATITOLO    V. 

fiera  pestilenza,  che  costrinse  il  Duca  a  trasportare  tempo- 
raneamente ri'niversità  a  Rovigo,  Ferrara  era  ridiventata 
la  città  amante  dell'  arte  e  degli  studi  :  alla  quale  venivano 
d'  ogni  luogo  studiosi,  nella  quale  professava  colui  che  dal 
Poliziano  riceveva  prove  di  amicizia  e  d'altissima  stima  e 
da  Pico  della  Mirandola  il  titolo  di  maestro. 

Battista  Guarini  insegnò  a  Bologna  ^  )  e  a  Ferrara  e  belle 
testimonianze  abbiamo  della  sua  valentia  e  perizia  nella  co- 
noscenza della  lingua  ellenica.  Oltre  al  Nuvolone,  fu  suo 
discepolo  carissimo  in  Ferrara  -  )  Antonio  T^rceo,  che  si  vantò 
d' esser  stato  educato  «  ab  eo,  qui  linguae  latinae  grae- 
«  caeque  decus  et  specimen  uno  omnium  litteratissimorum 
«  ore  fertur  et  i)raedicatur,  Baptista  »  e  scrisse  pel  suo  cele- 
brato maestro  un  carme,  che  tutto  torna  a  sua  lode.  Allo 
stesso  Guarini  fu  poi  singolarissimamente  affezionato  quel- 
r  ellenista  famoso  che  fu  Aldo  Manuzio,  il  quale  gli  dedicò 
nel  1495  la  sua  edizione  di  Teocrito^). 

E  uomini  versatissimi  nel  greco,  che  dimorarono  per  alcun 
tempo  a  Ferrara,  furono  Giorgio  Valla,  celebre  raccoglitore 
di  libri,  medico  ed  astrologo  di  grido,  Pandolfo  Collenuccio, 
Niccolò  Leoniceno,  dei  quali  tutti  avremo  più  oltre  occa- 
sione di  parlare  ''  ). 

Giorgio  Valla  fu  in  relazione  con  Ercole  I,  il  quale  nel 
1492  incaricò  Pellegrino  Prisciano  ili  recarsi  presso  il  dotto 
piacentino,  che  abitava  allora  in  Venezia,  per  chiedergli  due 
opere  greche  forse  coli'  intento  di  farsene  apprestare  da 
qualche  suo  letterato  una  traduzione.  Era  tanto  l'amore  del 
Valla  pei  suoi  libri,  eh'  egli  pur  conoscendo  il  Prisciano   e 


')  Malagola.  Op.  di.,  pag.  62  e  172. 

'-)  Malagola,  Op.  cit..  pag.  152. 

')  Ricordo  qui:  C.  Castellaxi,  La  ntampa  in  renesia  dulìa  .v((« 
orùjine  alla  morte  di  A.  Manuzio  serdore,  Venezia,  1889. 

*)  Ho  già  ricordato  il  Carbone,  intorno  al  qnale  è  anche  a  ve- 
dersi la. prefazioneella  di  A.  K.\1)eh-.Salza,  Facezie  di  L.  C.  in  Race, 
di  rarità  stor.  e  letter.  diretta  da  G.  L.  Passerini,  n.  4.  Livorno,  1900. 
—  K.  MCELLNEii,  Eeden  und  Brtefe  itaìieniHclier  Humanistev.  Wien. 
1899,  ha  pnl)blicato  dne  orazioni  del  nostro,  delle  quali  la  seconda 
leggesi  anche  in  lezione,  eh'  è  giudicata  migliore,  nel  cod.  est.  a. 
T.  9,  16. 


LA  rOI.TlRA  LATINA  K  (iHECA  li  IL  VOLGARE  ECC.  119 


pur  essendo  devoto  al  Principe  non  seppe  staccarsi  da  una 
delle  sue  opere  greche  predilette  e  preferì  farne  esemplare 
pel  Duca  una  copia,  sotto  la  sua  sorveglianza,  in  Venezia, 
(la  un  amanuense  greco  dei  Medici  di  Firenze.  Ecco  la  let- 
tera del  PrisciaiK)  ad  Ercole  l'iprodotta  qui  rcdeluicnte  M. 


Illa.  Sig.  mio. 

(.Questa  marina  mi  lima  dtl  (l.'sciiarc  :  giunsi  (|ua  liaptista  ca- 
nal laro  de  \()stra  Kxcrllciitia  ciim  le  littere  del  .  ti .  pifscntc  :  jier 
le  quale  epsa  mi  eomuu-tteua  jier  el  desiderio  grandissimo  eh.- 
Ihaueua  de  lopere  de  Arehiniede  :  de  S^diera  et  Chylindro:  cIh- 
cmii  ogni  studio  facesse  de  liauere  da  Messer  Zorzo  Valla  ete.  Io 
suliito  ehe  el»l»e  desinato  me  ne  montai  in  harclia:  et  andemene  a 
<-asa  de  lo  Oratore  de  Millano:  td  (juale  lia  una  grandissima  et  in- 
trinseca amicitia  cuni  dioto  niisser  Zor/.o:  et  per  il  mezo  del  <|uale 
io  ancora  spesse  fiate  li  in  casa  de  Sua  Mag.""  suni  stato  cum  cpso 
ni.  Zorzo  in  dolce  dispute  :  et  ragionann»uti  :  et  contracto  assai  fa- 
miliaritate:  Giouto  lì:  subito  niandessenio  i)er  lui:  et  promise  ([uelle 
conueniente  parole  uù  jiarse:  subiungendoli  anche  lo  andiassatore 
de  Millano  molte  bone  ]>arte:  li  mostrai  le  littere  de  X'ostra  Ex."" 
Quale  lecte  (die  Uiehc  :  cum  as.sai  allegra  faccia  dixe  :  che  et  ])er 
rispecto  de  ^'.  8.  et  )Kr  amore  mio:  molto  uolentiere  uoleva  fare: 
che  hauesse  tal  opere:  ma  non  ludeva  per  cossa  di  (juesto  mondo 
che  gli  ussisse  di  casa:  i»ci-  una  trota  de  rispecti  quali  scria 
troppo  longo  scriverli  futi.  Ma  fra  li  altri:  per  essere  ligato  in 
uno  uolunie  cum  8  .  altre  o]>ere:  ]«>  (piale  adesso  lui  ogni  dì  i)er 
il  coniponere  de  la  oi)era  sua  .  qua!  fa  .  se  snianegia  et  renolge: 
item  per  una  ferma  delil>eratione  et  pro]>osito  ha  nel  animo  suo: 
de  non  dare  fora  suoi  lil)ri:  maxime  (]uisti:  li  ([uali  scmo  rari.s- 
simi  in  toto  orbe:  item  i>erch('  ancho  <iuaudo  me  li  desse  tanto 
seria  (pianto  non  li  hauesse  dati  :  i)er  essere  littera  antif|uissinia 
greca:  et  senza  accenti  :  item  et  pifi  dia  brcuiata  et  di  tal  brcniatura 
(die  homo  che  uiua  non  la  saiicria  leg(n'e:  se  non  cum  una  grande 
praticha  :  ma  clic  lui  liaucua  uno  scriptorc  in  caxa  aposta  de  Me- 
dici datiorenza  :  lo  ([iialc  subito  jxmeria  (v/c)  ascriuermele  :  et  gli 
starla  lui  in  persona  soi)ra  .  i>er  farli  intendere  et  [dgliarli  lial>ito 
et  sì  per  li  accenti  conio  per  la  brcniatura:  et  (die  seriano  dui  o 
tre  (luiuterniti  :  li  (juali  serano  scripti  jìresto  presto:  subiiiugen- 
domi  che  aniagiore  demostratione  de  lo  amore  el  mi  porta  .  me  fa- 
ceua  intendere   che   anche   haueua    Eutotio   Ascalonita  .  conimenta- 


')  La  traggo  dall' Ardi,  eslense  di  Stato.  —  Astronomi. 


120  CAPITOLO   V. 


tore  .  et  pxpositore  de  tale  oliere  et  neramente  molto  necessario:  et 
quale  anelie  me  f'aria  scrivere.  Insnmnia  :  se  bene  r(>i)licasse  (|ualclie 
cossa  per  bauere  el  libro  et  nedendo  la  tìrma  intention  sua:  le 
anche  sapendo:  che  essendo  senza  accenti  et  di  sorte  de  tal  breuia- 
tnra  quale  in  parte  me  deniostrete:  molto  male  seria  a  proposito 
de  V.  »S.  e  molto  meglio  essere  elia  se  facesse  scriuere  :  et  destese 
et  accentate:  acceptai  el  ])artito  :  e  cussi  Ini  (inesta  sira  farà  el 
mercato  eum  el  scriptore:  e  domane  cimi  d  nome  de  dio:  se  li 
darà  principio:  et  sì  al  testo  (^omo  al  comento  dopjxìi  :  et  io  de  li 
dinari  cliio  (|ui:  se  bene  siano  molto  ]iochi:  dedi  in  di  gè  ne  an- 
derò  digiindo:  di  (|nando  starò  di  (|ua.  Et  a  li]iedi  de  A'.  Ex."' 
iiK'linato  per  miUc  uolt(»  me  li   laccomando. 

Venetijs  .  Die  .  9  .  Julij  .  1492. 

Fidel.   Devot.  Servitor  l'Ki!K(;uiNrs  PiiisciAXUS. 

Abbiamo  dunque  non  dubbio  testimonianze  del  favore  go- 
duto dal  greco  in  Ferrara  intorno  agli  ultimi  anni  del  sec.  XV. 
Il  Duca  assiste  come  protettore  a  cotesto  rigoglio  di  studi 
ellenici  ;  favorisce  i  professori  dello  Studio,  li  protegge  ;  ma 
egli  nulla  è  più  d'  uno  spettatore  e  come  tale  va  considerato. 

La  sua  libreria  privata  non  s' adorna  d' opere  greche  ;  ma 
in  compenso  s'  arrichisce  ognora,  come  tra  poco  vedremo, 
di  volgarizzamenti  greci.  E  come  gli  autori  classici  greci 
non  figurano  negli  inventari  della  libreria  ^  )  del  sec.  XV,  così 
tra  i  frammenti  di  pergamene  appartenute  a  codici  estensi 
e  conservate  nell'Archivio  estense  di  Stato  non  uno  greco 
siam  riusciti  a  trovarne  in  mezzo  a  moltissimi  latini  di  storia, 
di  diritto,  ecc.  ecc. 

Il  volgare  adunque  fu  il  mezzo  pel  Duca  di  prendere  no- 
tizia dell'  opere  famose  dell'  antica  Grecia.  In  tal  modo  pe- 
netrò nella  Corte  un  alito  di  ellenica  coltura  ed  Ercole  I 
potè  conoscere  per  via  indiretta  le  storie  d'Erodoto  e  l'opere 
di  Senofonte,  di  Luciano,  di  Diod(jro,  di  Dione  Cassio.  Il  vol- 
gare adunque,  anzi  che  essere  inceppato  dagli  Studi  greci  e 
latini  in  Ferrara,  era  da  per  tutto  la  lingua  d'  uso  e  s'  av- 
vantaggiava inoltre  del  favore  e  della  protezione  dei  Duchi. 


')  Il  catalogo  del  1495  registra  al  n.  -KU  (Jppcnd..  Il'-'),  un  Dio- 
doro Siculo  in  Greco,  il  quale  fu  forse  ac([uistato  «hil  Duci  per  po- 
tersene procurare  un  volgarizzamento. 


LA  COLTURA  LATINA  !•;  CRT/'A  1^  IL  VOLGARE  ECC.  121 


III.  Neil' eutusiasnio  per  hi  lirica  latina  e  nel  fervore  pieno 
e  gagliardo  degli  studi  mnanis^ti,  il  Marchese  Leonello  non 
diinentic(")  il  volgare.  E  se  alla  sua  Corte  troviamo  uno  dei 
maggiori  fautori  della  disprezzata  lingua  italiana,  L.  B.  Al- 
berti ^l;  anche  sappiamo  che  lo  stesso  Principe  si  dilettò  di 
scrivere  gentilissimi  sonetti  e  protesse  Andrea  da  Basso,  che 
poet(')  in  volgare  a  Ferrara').  E  Lodovico  Carbone  osò  pro- 
nunciare in  una  sua  orazione  queste  ardite  parole:  «  Io  sono 
«  in  contraria  opinione  et  parmi  de  poter  afifirmare  cum 
«  veritate  che  lo  hornato  vulgare  accresca  dignitate  alla 
«  Scientia  Gramaticale  »  ■''  i. 

Erano  i  tempi  di  Borso  e  il  volgare,  protetto  dal  Duca, 
cui  le  cure  e  il  maneggio  della  pubblica  cosa  avean  fatto 
dimenticare  gli  insegnamenti  latini  di  Giacomo  Bisio,  del 
Capello  e  del  Toscanella,  faceva  gran  strada  nella  repub- 
pubblica  estense  letteraria.  Dimenticato  non  era;  che  oltre 
ad  essere  il  linguaggio  corrente  della  Corte  e  dei  cortigiani 
esso  aveva  goduto  nel  secolo  precedente  il  favore  di  Aldo- 
brandino d' Este,  il  mecenate  dei  poeti  e  cantori  franco-ve- 
neti, ed  erasi  elevato  a  una  certa  dignità  nei  cojìiosi  volga- 
rizzamenti, richiesti  e  sollecitati  dai  Principi  d'  Este. 


')  Mancini.  Op.  cit..  \nig.  189. 

-)  Si  veda  un  compouinieuto  volgare  di  Andrea  da  Jìa.sso  in 
[B.\l?UKFALi)i],  Jlime  scelte  de' poeti  ferraresi  antichi  e  moderni,  Fer- 
rara, 1713,  pag.  26.  Andrea  da  Basso  fu  eanierlengo  estense  di  Ar- 
genta. Nel  Reijìstro  dei  Mandati,  9  Gennaio  1436,  si  legge:  «  Kes 
«  ](ortande  Argentam  prò  usu  Petri  Andree  de  Basso  (e.  9")»  e  vi 
si  ))arla  di  letti,  di  casse,  ecc.  Nel  144.5  egli  era  ancora  in  Argenta 
(  id.,  e.  29).  —  Ricordo  che  nel  1444,  per  le  nozze  di  Isotta  d'Este. 
Francesco  Accolti  e  Gerolamo  Nìgrisoli  scrissero  dite  graziosi  coni- 
l>oninienti  volgari.  Per  istanza  di  Leonello,  Jacopo  Sanguinacci 
(Rossi,  Qtiattr.,  pag.  1.59)  scrisse  una  canzone  sulle  gioie  e  i  dolori 
d'  amore  e  in  un  cod.  rodigino  conservasi  una  canzon  etetiantiMfiima 
facta  per  il  marchese  Xicolò  de  ferrara  per  man  de  mcsser  Francesco 
Saniinineo  de  padoa.  Si  cfr.  il.  Vattasso,  Miscellanea  di  rime  rohj. 
dei  sec.  XIV  e  XV,  in  Giorn.  stor.,  XXXIX,  pag.  37. 

")  Cod.  Camp.  •'•  ^"-  S,  6,  24. 


122  fAPITOLO    V. 

Farmi  intanto  debba  essere  identificato  col  celebre  Mae- 
stro Antonio  da  Ferrara,  intorno  al  quale  tanto  lamentasi  il 
difetto  di  notizie  storiche,  quel  certo  «  Antoiiius  de  Beccha- 
riis  »,  che  da  Aldobrandino  III  fu  nominato  nel  1353  primo 
podestà  di  S.  Felice  sul  Panaro  >  ),  con  un  atto  dal  quale  a\)- 
prendiamo  il  nome  del  padre,  Pietro.  E  giova  trovare  in 
relazione  colla  Corte  estense  Maestro  Antonio,  cotesto  «  in- 
«  gegno  usato  alle  questioni  profonde  »  uomo  di  grande  e 
precoce  intelligenza,  degno  certamente  di  uno  studio  tanto 
interessante  quanto  pieno  di  difficoltà:  giova  sopra  tutto 
perchè  esso  ci  apre  la  via  ad  esporre  alcune  considerazioni 
intorno  a  quello  special  genere  di  volgare,  che  fiori  nel  se- 
colo successivo  presso  la  Corte  dei  Principi  d'Este. 

Tardi  assai  si  determinò  in  Ferrara  la  preminenza  di 
queir  ideal  tipo  di  lingua  toscana,  che  ammiravasi  in  Dante, 
Petrarca,  Boccaccio. 

Cotesta  vittoria  si  fece  sentire  in  tutta  la  sua  potenza 
soltanto  nel  sec.  XVI.  Prima  non  abbiamo  che  una  pura 
tendenza  a  ripolire  suU'  uso  dei  classici  la  parlata  volgare  ; 
della  quale  costituisce  il  sostrato  il  dialetto  della  regiotie. 
L' ideale  della  lingua  per  Maestro  Antonio  da  Ferrara  "  i  — 
ideale  cosi  oscillante  e  indefinito  nei  suoi  contorni,  —  ci 
presenta  uno  stato  di  cose  corrispondente  in  parte  a  quello 
che  troviamo  anche  nel  sec.  XV  a  Ferrara:  dove  il  lin- 
guaggio letterario  si  connatura  bensì  col  dialetto  ma  pur  si 
sforza  ognora  di  allontanarsi  da  esso  per  avviarsi  sopra 
una  più  nobile  strada. 


^)  P.  Costa  Giani,  Memorie  storiche  di  8.  Felice  xul  Panaro.  Mo- 
dena,. 1890.  pag.  273.  L'  autore  non  pensò,  publ>lican(l()  il  docuni. 
a  pag.  286.  a  maestro  Antonio  e  alla  possibile  iflentilicaziont-  col 
podestà  fli  S.  Felice.  Su  maestro  Antonio  da  Ferrara  ho  comjiiure 
alcune  ricerche  poco  fruttuose  nell'Archivio  estense  di  Stato:  i»o(o 
fruttuose,  perchè  esse  hanno  dato  soltanto  in  luce  il  nome  del  i\- 
gliuol  suo.  Paolo.  Questo  Paolo  è  registrato  come  figlio  del  «  ((uon- 
dam  »  Antonio  de  Beccari  in  un  atto  del  3  Giugno  1391:  Caiani  ri 
entemi,  Beg.,  H,  f.  8^ 

-)  Ra.jxa,  Una  canzone  di  Maentru  Antonio  da  Ferrara  e  V  ihri- 
di'imo  del  linguafifiio  nella  nostra  antica  letteratura,  iu  (iìorii.  xtor. 
della  Ullerat.  ital..  XIII.  1  sgg. 


LA  COLTURA  LATINA  E  GRECA  i:  IL  VOLGARE  ECC.  123 


A  questo  proposito,  io  credo  opportuno  di  citare  alcune 
parole  colle  quali  un  letterato  ferrarese  dei  tempi  di  Borso, 
Polismagna,  chiude  una  sua  versione  V): 

«.  Ma  bene  huniilrnente  te  priego  et  a  te  supplico,  caro 
«  il  mio  signore,  che  per  tua  usata  mansuetudine  te  digni 
'<  scusare  la  mia  ignorantia  cum  quelli  che  me  biasemarano 
«  et  specialmente  de  gli  vucabuli  in  questa  traductione  usati. 
«  Io  scio  che  tu  sei  ferrarese  et  io  ferrarese  et  Ferrara,  in- 
<(  dita  cita  de  Italia,  ne  lia  producti,  alevati  et  acresciuti  et 
<(  però  non  saperia  io  adriciare  la  lingua  se  non  al  ferrarese 
«  idioma,  il  quale,  secondo  il  mio  parere,  non  ha  mancho 
«  elegantia  die  alcuno  altro  italiano  parlare.  Se  cussi  a  te 
«'  piace  parmi  che  ogni  homo  sia  satisfatto  ». 

p]ppure,  chi  consideri  la  lingua  e  lo  stile  di  Polismagna, 
s' accorge  facilmente  eh'  essi  non  si  distaccano  gran  fatto 
dalla  lingua  e  dallo  stile  usati  dalla  cancelleria  della  corte 
di  Ferrara  e  adoperati  con  maggiori  o  minori  variazioni  dagli 
altri  letterati  degli  Estensi.  È  un  tipo  di  lingua  ibrido,  nel 
quale  confluiscono  più  elementi,  al  quale  cooperano  più 
rlialetti;  è  come  un'astrazione,  che  s'imponeva  a  chi  det- 
tava prose  o  versi.  Cotesto  volgare  fiorito  alla  Corte  degli 
Estensi  si  "  manifesta  subito  nelle  scritture  di  Maestro  An- 
tonio e  a  parer  mio  muove  in  gran  parte  di  là,  dalla  Corte. 
Essa  era  infatti  il  centro  del  movimento  intellettuale  d'  al- 
lora ;  era  come  la  meta,  a  cui  volgevano  d'  ogni  parte  ar- 
tisti, letterati  e  poeti  e  là  poteva  avvenire  meglio  che  al- 
trove queir  ibridismo  di  elementi  dialettali,  che  osserviamo 
nelle  scritture  di  quei  luoghi  e  di  quei  tempi. 

La  Corte  viene  dunque  ad  assumere  una  grande  impor- 
tanza non  pure  negli  indirizzi  dell'  arte  e  del  pensiero,  ma 
anche  nello  stesso  strumento  della  lingua.  Non  che  essa  lo 
determini  in  un  rarjdo  piuttosto  che  in  un  altro  ;  ma  coopera 
grandemente  a  quella  fusione  di  elementi  disparati,  che 
viene  a  costituire  l' ideale  della  lingua  scritta  d' allora. 

La  quale,  adoperata  dalla  cancelleria  e  dai  letterati  estensi, 
si  potrà  bensì  chiamare  «  lingua  ferrarese  »  tenendo  jien") 
presente  ch'essa  molto  si  diflerenzia  dal  xevo  e  proprio  dia- 


•)  Coti.  est.  a.  P.  6.  9. 


124  CAPITOLO    V. 


letto  di  Ferrara  ^  ).  Ha  carattere  più  generale  :  abbraccia  più 
regioni.  In  essa  scrivono,  tra  gli  altri,  Michele  Savonarola 
di  Padova,  Antonio  Cornazano  di  Piacenza,  Filippo  Nuvo- 
lone di   Mantova  -  ).  Ma  colui  che  eleva  a   gloria  letteraria 


^)  Cotesta  «  lingua  feirarese  »  andrà  considerata  come  nua  va- 
rietà di  quel  tipo  ibrido  di  volgare  più  vasto  e  più  noto  sotto  il 
nome  di  «  tipo  loinl)ardo  ».  In  essa  vengono  a  fondersi  elementi  lom- 
bardi, veneti,  emiliani,  toscani;  e  poiché  la  fusione  avviene  meglio 
elle  altrove  in  Ferrara,  la  denominazione  di  «  lingua  ferrarese  » 
ci  pare  possa  venire  accettata.  Questa  «  lingua  »  è  infine,  con  leg- 
gere modificazioni  dipendenti  dal  colorito  b>cale,  ([uella  stessa  clic 
si  adoperava,  ad  es..  alla  corte  dei  Gonzaga:  ma  hi  precedenza  di 
denominazione  tocca  a  Ferrara  non  foss'  altro  ]ier  avere  Ferrara 
o.spitato  il  poeta  dell'  Orlando  Innamorato,  il  qual  poema  è  l'esempio 
più  limpido  e  gustoso  di  cotesto  nostro  tipo  di  ibridismo.  Ho  detto 
che  la  «  lingua  ferrarese  »  si  slacca  molto  dal  dialetto  della  città. 
Basterà  infatti  ricordare,  per  il  confronto,  quel  Sonetto  dialettale 
contro  Nicolò  Ariosto  che  secondo  il  ('a])pclli.  il  Carducci  e  il  Fer- 
rari va  attribuito  al  Pistoia. 

-  )  Del  Nuvolone  io  potrei  discorrere  a  lungo  giovandomi  di 
molti  preziosi  documenti  dell'Archivio  Gonzaga  comunicatimi  dalla 
cortesia  inesauri1)ile  dell'  esimio  cav.  A.  G.  Spinelli,  che  mise  anche 
a  mia  completa  disposizione  una  sua  copia  del  dialogo  Folimfo.  Qui 
mi  limito  a  poche  noterelle.  Fu  tìglio  di  Agnese  e  di  quel  Carlo, 
che  trovo  nei  registri  est.  chi  mandati  inviato  assai  spesso  da  Ferrara 
a  Mantova  in  servizio  degli  Estensi  e  che  nel  1442  era  commissario 
ducale  in  Lugo  (Boxoli.  Storia  di  Lucfo.  Faenza,  1732.  pag.  467). 
Filippo  visse  alla  Corte  di  Lodovico  Gonzaga  e  (jualche  tempo  passò 
in  quella  di  Borso  d'  Este.  EI)be  pure  ottime  relazioni  con  Bar- 
bara Gonzaga  e  si  hanno  lettere  di  qualche  rilievo  al  suo  iiulirizzo. 
Questa,  tra  l'altre:  «  Perchè  la  I.  8.  V.  non  .se  desse  ad  intendere 
«  che  ciò  che  continuamente  dittasse  e  componesse  fosse  d' amore 
«  e  in  cose  vane  e  che  mai  non  drizzasse  la  niente  mia  a  Dio,  ho 
«  facto  alchune  cose  circha  il  morale  e  spirituale,  le  quale  sapendo 
«  io  la  I.  S.  V.  essere  catolicha  e  sancta  gè  le  mando....  »  —  Ex 
Pauleto  mantuano.  —  p."  novembris  1461.  —  Fomo  prestante  della 
persona,  quale  Io  descrisse  A.  Schivanoglia.  e  di  non  comuni  doti 
d' intelletto,  fu  assai  pregiato  nell'età  sua:  Colombino  veronese  gli 
dedicò  con  un  .suo  capitolo  l'edizione  mantovana  della  Dir.  Cam. 
Dopo  vita  avventurosa,  morì  di  peste  a  Venezia  nel  1478.  T'n  suo 
parente,  Carlo  Matfei.  ne  dava  in  tale  anno  notizia  a  Fe<lerigo 
Gonzaga.    Filippo  ebbe  uu    figlio    di    nome    Carlo.    Pochi    Iiauuo  di- 


I.A  fOLTt  KA  LATINA  E  OfiArA  F.  IL  VOLGARE  V/C  125 

cotesto  ibrido  tipo  di  «  lingua  ferrarese  »  è  M.  Maria  Boiardo 
col  suo  canzioniere,  pieno  di  meravigliose  cose,  e  col  suo 
celebrato  poema. 

La  sua  lingua  è  quella  di  Polismagiia  e  di  tutti  i  letterati 
estensi  contemporanei;  soltanto  egli  sa  qua  e  là  adornarla  di 
alcuni  fiori  raccolti  nei  giardini  olezzanti  del  Petrarca  o 
variarla  con  le  ingenue  grazie,  che  il  suo  fine  intuito  di 
fioeta  gli  va  suggerendo. 

Ma  quando  Ludovico  Ariosto  si  accingerà  al  suo  grande 
poema,  l'ideale  della  lingua  letteraria  si  sarà  ornai  mutat<i 
e  il  ti[io  classico  toscano,  propugnato  in  Ferrara  colla  pa- 
rola e  coir  esempio  dal  Bembo  ^),  si  imporrà  vittorioso  al 
nuovo  poeta  -). 

La  dimora  del  Bembo  a  Ferrara  cade  appunto  nel  tempo 
che  intercede  dalla  morte  del  Boiardo  alla  composizione 
deW  Orlando  Furioso^};  tempo  agitato  e  pieno  di  tramesta- 
menti nella  società  e  nel  pensiero. 

Durante  il  ducato  d' Ercole  I  la  vita  ferrarese  si  fa  in- 
fatti più  intensa  e  colorita.  Nel  pensiero  e  nell'  arte  nurivi 
germi  si  svolgono,  nuove  idee  trionfano  ;  mentre  un'  altra 
forma  di  rinascimento  piti  moderna  s'apre  gloriosa  la  strada. 


scorso  (I  toocato  del  Nuvolone:  oltre  il  Tirabo.sehi.  ricordo  un  arti- 
coletto  di  .\.  Main.vuui.  Gazzetta  di  Mantova.  1"  Sett.  IH&ò.  n.  +.">  e 
un  cenuo  di  Li  zio-Kexiek.  /  Fileìfh  e  V  unianismo  alia  (,'ortv  dii 
(ionzaiìa.  iu  Gioiti,  xtoi.,  XVI.  pag.  210.  Si  vedano  anche:  Le piiine 
iinattìo  edizioni  delia  D.  ('..  per  Lord  \'ekx<»x.  Londra.  ISìyl. 

^)  Sulla  Vohjai-  l'oexìa  si  veda  ora:  Kaina.  La  i incita  coitigiaiia, 
iu  Mise.  Aneoìi,  Torino.  1901,  295  sgg. 

"')  Son  noti  la  fatica  e  lo  zelo  adoperati  dal  poeta  per  migliorare 
la  lingua  e  lo  stile  dell' 0/7«wrf«  Furioso  secondo  le  leggi  del  parlar 
tiorentino.  Si  cfr.  M.  Diaz,  Lt  eonezionì  ai T  Orlando  Fitr..  Napoli. 
1900.  lavoro  eh'  io  conosco  soltanto  attraverso  il  cenno  riassuntivo, 
che  si  legge  in  Giorn.  stor.,  XXXVII,  pag.  166.  Se  la  prima  edizione 
del  jioeiua  reca  tracce  di  loniliardismi,  la  terza  —  coiu'  è  noto  — 
(iresenta  una  lingua  di  elegante  e  castigata  toscanità.  Si  veda  : 
Flamini,  cinquecento.  Milano.  1901,  pag.  89,  e  per  la  cojjiosa  biblio- 
grafia riguardante  l'Ariosto,  pag.  .538-4. 

■')  V.  CiAN,  Un  deeennio  della  rifa  di  m.  Fietro  Jiembo.  Torino.  188ó. 
pagg.  43  e  66  e  ancora:  Gian.  P.  Bembo  e  Isabella  d'  Este  Gonza(ja. 
iu  Giorn.  stor.  d.  Ietterai,    ital.,  IX.   pag.  83. 


126  (  AIMTOI.O    V. 

Ignote  terre,  al  di  là  dei  mari,  sono  state  seofìerto  od 
Ercole  nella  sua  insaziata  curiosità  di  sapere  ne  ricerca 
avidamente  e  ne  vuole  notizia;  la  stampa  porta  a  Ferrara 
e  vi  diffonde  con  prodigiosa  rapidità  le  idee;  gli  orizzonti 
della  mente  si  allargano  e  si  rischiarono  di  una  luce  più 
viva.  Dopo  che  il  nuovo  metodo  positivo  ha  portato  l' uomo 
a  non  più  abbandonarsi  ciecamente  a  se  stesso,  ma  a  cer- 
care leggi  più  razionali  e  a  coordinare  armonicamente 
V  esercizio  delle  proprie  facoltà  ;  quegli  squilibri,  quelle 
oscillazioni,  quei  contrasti  profondi  tra  le  aspirazioni  e 
la  realtà,  che  per  tutto  il  Quattrocento  si  fan  notare  nella 
Corte  degli  Estensi,  vanno  oramai  scomparendo  e  la  conce- 
zione della  vita  diventa  più  chiara  e  serena.  Lo  studio  dei 
modelli  classici  ha  educato  e  raffinato  lo  spirito  e  le  nuove 
idee  penetrano  e  circolano  nella  Corte  di  Ferrara. 

Alla  novità  del  pensiero  si  accompagna  la  novità  della 
lingua  letteraria.  Il  latino  cede  ormai  il  campo  al  volgare  e 
Ludovico  Ariosto  ed  Ercole  Strozzi  abbandonano  le  classiche 
eleganze  di  Orazio  e  Catullo  per  ricercarne  altre  più  nuove 
nella  lingua  italiana. 

Questa  vanta  in  Ferrara  un  glorioso  fautore:  il  Bembo, 
che  trova  gli  spiriti  pronti  a  comprendere  e  sostenere  hi 
sua  innovazione.  Il  toscano  si  imponeva  ormai  per  se  mede- 
simo in  forza  delle  sue  doti  di  pastosità,  eleganza  e  varietà  ^  ) 
e  di  opere  toscane  era  ricchissima  la  biblioteca   dei  Duchi. 


')  Già  11L-!  \>uatti()ceiiri)  il  Toscano  o-odeva  in  Ferrara  ^i^raiidc  <• 
nolnle  riputazioue  e  ]' api^i-ovazione  dei  Fiorentini  in  fatto  di  let- 
tere era  molto  ai)])rezzata.  Si  legga  inlatti  la  seguente  lettera  di 
Lodovico  Carbone  (Cod.  est.  a.  G.  Lio)  scritta  nel  1173  (juando  il 
Carbone  si  recò  con  una  eletta  (M)m))aguia  di  gentiluomini  a  ]>ren- 
dere  iu  Napoli  la  sposa  di  Ercole  I.  Questa  lettera  non  fu  cono- 
scinta  da  G.  Z.4.XNOXI,  Cfìi  riamiio  per  P  Italia  di  L.  Carhone,  in 
Eendic.  della  R.  Accad.  dei  Lincei,  Classe,  di  Scienze  Morali,  stor.  <■ 
tìloL.  s.  V..  voi.  VII,  fase,  i",  pagg.  182  sgg. 

IHustrissime  vt  excellentissime 
Dux  ac  mi  domine  benignissime. 

Benché  per  altra  via  non  dubito  esservi  noto  il  progresso  del 
andar  nostro,  non  di  meno  parnii  debito  de  alcune  cosse  dare  aviso 
a  Vo.  Hig.  Da  Bolognesi  certamente  siamo  stati  honorati  cnm  grande 
dolcezza:  alogiati  nelle  loro  più  degne  case  ornate  e  apparate  cuni 


r>.V  COLTURA  I.ATrXA  K  (;l;l:XA  E  II,  VOF/IAKL-;  V.CC.  127 


Dante  M  —  e  con   Dante  Fazio  degli  Uberti^);  —  il  Pe- 
trarca^),  il    Boccaccio^),   sono    degnamente    rappresentati 


tiiutf  tapezaiie  e  urgenti  eoiiu-  st-  tutti  fossero  stati  sij>iit)ri.  Ma  la 
oratioiie  mia  non  putesseiiio  recitare  a  Bologna  per  la  non  buona 
(lisi)osi/.ione  (lei  corpo  (li  quel  legato  :  n(»n  so  di  «piella  (lell'aninio. 
l>ii\e  io  al  logiato  lui  lassai  ilue  niej  Ncrsetti  in  laude  di  i|Ue!la  rasa 
in   <|Uesto  modo  : 

Vitalis  doimis  est  lunga  digiiissiiiui  vita 
Si  favet  exterius  hospitiinisque  patet. 

Da  Fi(»reutini  introdueti  fossimo  eum  grandissima  ponqia  :  rallio 
giorno  tiiti  gli  notal>ili  «dtadiui  veueno  ad  accom]iagnare  lo  II  In. 
M.  Sigismondo  e  andassemo  a  messa  a  la  Nnnciata  hioeo  molto  di- 
voto: e  a  cadauno  de  nostri  era  dato  uno  compagno  de  sno.  Detta 
la  messa,  andassemo  a  visitare  li  Signori:  in  una  sala  molto  a]>pa- 
rata  se  aspettavano:  o  invero  nd  parse  vedere  una  similitudine  del 
Senato  romano.  Quivi  cominciassenu)  a  tochare  la  cithara  nosti'a 
(um  gratissima  andientia:  e  accorgevame  die  volentieri  udivano  el 
jiarole  mie:  e  molto  tu  lodata  tale  inventione  ;  in  modo  idie  gli 
Signori  inandarono  un  suo  messo  a  mi  Che  andasse  a  loro:  e  ha 
Idsoguato  che  gli  lassi  la  copia:  dicendt)  pero  nd  che  non  credeva 
che  un  ferrarese  lur  eloqucntia  potesse  piacere  a  horentini  padre  de 
ogni  eloqueutia:  e  il  cancelliero  (hiamato  M.  Bartholainio  Scalla 
che  ancora  .se  ahbatete  essere  uno  de  li  Signori  rispose  che  non 
))ensava  in  Ferrara  essere  tanto  bene:  atferniando  le  co55se  mie  esser 
simile  a  l'antiche.  Certo  io  mi  glorio  esser  comendato  da  tiorentini. 
Non  vi  dico  della  moltitudine  di  (piesto  pojuilo  che  pare  non  fusse 
mai  mazore:  estimassi  che  adesso  in  Fiorenza  siano  cento  sessanta 
millia  persone.  O  Dio.  che  luochi  .sou  (juesti  (pmuto  diletovcdi  I 
•  guanto  convenienti  a  studj  nostri!  Credo  a  la  tornata  uu  bisognerà 
rimanere  in  (piesti  monticelli  dove  le  Muse  un  pareno  liabitare  ; 
ma  inanzi  che  arivassemo  a  Fiorenza  Ijcn  passati  senio  per  luoclii 
tanto  al^iestri  e  rencrescevoli  che  io  credo  ([uando  la  natura  fece 
([uesti  luoidii  volse  insegnare  agli  omini  che  volentieri  stesseno  a 
casa  e  non  andassero  tanto  travagliando  :  Vi  mando  la  co])ia  de  al 
oratione  tiorentina  aciochè  aproviati  il  iudicio  de  tiorentini.  Kl 
mnleto  vo.stro  mi  serve  a  la  ]tolita  in  mod(j  che  mai  non  ho  voluto 
desmontare  (juantunche  pericolosi  luochi  retrovassemo.  Oggi  cami- 
neremo  verso  Siena.  Mi  raccomando,  ecc. 

Florentia  Kal.  Maij  [147H].  Loixt.  Caiìbo. 

')  Appena.,  I.  124,  139. 

-)  Appena.,  I,  130  e  II-,  172. 

"')  Append.,  II-,  370. 

*)  Aj}j)end.,  1,  135,  136. 


128  rAPiToi.o  V. 


nella  privata  libreria  estense.  Nella  quale  troviamo  un 
esemplare  dell'  Acerba  '  ),  un  Novellino  ''  ),  le  lettere  di  S.  Ca- 
terina due  copie  delle  Prediche  di  S.  Bernardino^). 

Ma  tra  le  opere  volgari  tengono  il  primo  posto  le  tra- 
duzioni dal  greco  e  dal  latino,  alle  quali  incitava  Borso  i 
suoi  letterati.  «  Come  a  te,  mio  signore,  è  noto,  —  scriveva 
((  Polismagna,  nella  prefazione  alla  sua  versione  della  vita 
«  di  Filippo  Maria  Duca  di  Milano  ^  )  —  io  non  me  déti  mai 
«  a  lo  exercitio  de  tradurre  libri  se  non  da  pocho  tempo  in 
«  qua:  che  per  tuo  amore  me  glie  sum  messo.  Et  quasi  mi 
«  pento  de  essere  intrato  in  tale  lambirinto  et  hauere  pilgliato 
«  peso  tropo  graue  e  le  mie  inflrme  et  debile  spalle  ».  La 
Corte  di  Ferrara  non  solo  non  mosse  mai  guerra  né  osteggiò 
il  volgare  ^  ),  ma  può  dirsi  lo  abbia  in  certi  tempi  grande- 
mente favorito. 

Il  primo  dei  volgarizzatori  estensi  dell'età  di  Ercole  I  fu 
Matteo  Maria  Boiardo,  e  non  fu  dei  secondi  Frate  Battista 
dell'  Ordine  di  S.  Paolo,  il  quale  scriveva  al  Duca  d'  Este  '"'  )  : 
«  Non  è  donclie  se  non  laudabile  lo  tuo  desiderio  ex."""  prin- 
'<  cipe  che  hai  circa  le  historie  le  quale  sì  de  greco  come 
«  de  latino  fai  in  lingua  materna  interpretare  :  a  zio  che 
«  come  homo  più  presto  ne  le  arme  che  negli  studii  exer- 
((.  citato:  le  possi  intendere  senza  obscuritade  alcuna  ». 

Non  riesce  dififìcile  identificare  cotesto  Frate  Battista  di 
S.  Paolo.  Egli  è  Battista  Panetti  ferrarese,  uomo  di  innlti» 
nome  nelle  discipline  teologiche,  oratore  e  poeta  '  ). 


M  Appena..  II-'.  75. 

■^)  Appena.,  II-,  346. 

■■)  Appena.,  II",  390,  417. 

')  Cod.  est.  (7.  P.  6.  9.  e..  V. 

■')  8ul  conto,  in  rui  fu  riMinto  il  \oloarf  nel  jx'iioilo  (Iella  Ki- 
n.iscita,  si  veda:  D.  (ìii.vxixo,  Saijijio  d'  una  sfm-iii  ilei  vi>J(jarizza- 
menti  a' opere  (jreche  nel  sec.   XF.  Napoli,  ISMH. 

")  Cod.  est.  oc.  O.  3.  4. 

')  Sul  Panetti  si  veda  U(aii,  Scrili.  il/i(xtri.  9(5.  Nella  aufograio- 
leca  Canipori  si  couservauo  alcuni  suoi  compouiincuti  ])oetici  la- 
tini. Son  contenuti  in  cxuattro  carte  oblunghe  e  certamente  non 
api)artengono  tutti  al  Panetti.  Un  epigramma  è  dedicato:  ad  pre- 
stantisìiimum  Virmn  M.  Hicronijmum  Ca>itellum  in  optimi  vini  com- 
menaationem. 


LA  fOLTCRA  LATINA  E  r.RF.r.X  E  IL  VOLGARE  ECC.  120 


Visse  fra  il  sec.  XV  e  il  seguente,  fu  devoto  agli  Estensi 
e  die'  opera  a  raccogliere  nel  Convento  dei  Carmelitani  di 
S.  Paolo  in  Ferrara  una  cospicua  collezione  di  libri,  della 
quale  trovò  già  ricordo  il  Tiraboschi  in  un  documento,  che 
per  la  sua  importanza  merita  d' essere  riportato  :  «  F.  Baptista 
«  Panetius  de  Ferrarla  S.  Th.  Mag.  omnium  liberalium  Xr- 
«.  tium  cultor  egregius....  Bibliothecam  libris  septingeutis  et 
«  ultra  speciosissimo  ornata  decoravit  »  ^  ). 

Nella  storia  dei  volgarizzamenti  nell'  età  del  Rinasci- 
mento, il  nome  d'Ercole  I  va  con  onore  ricordato,  come  quello 
di  principe,  che  sempre  sollecitò  e  indusse  col  suo  consiglio 
e  con  la  sua  autorità  i  dotti  uomini  di  Corte  al  tradurre. 
Non  soltanto  frate  Battista,  ma  anche  il  Boiardo  nel  pro- 
logo della  sua  versione  d'  Erodoto  si  compiaceva  di  ricor- 
dargli questo  merito  con  le  seguenti  parole:  «  Prenderà 
«  dunque  la  Ecc.  V.  questa  nuova  traduttione  al  suo  nome 
«  dedicata,  acciò  che  la  lingua  italiana  sappia  hauere,  tra 
«  assai  altre  maggiori,  questa  obbligatione  ancora  a  V.  Ec- 
ce cellentia,  che  come  Dione  et  Dyodoro  et  molti  altri  hysto- 
«  rici  intesi  sono  dalle  genti  nostre  per  opera  di  V.  S.,  cosi 
«  Herodoto,  padre  della  Historia,  bora  nella  nostra  presenti  a 
«  ragionerà  italiano  ». 

E  per  opera  del  Boiardi j  «  ragionarono  italiano  alla  pre- 
senza d'  Ercole  I  »  altri  autori  greci  e  latini  :  Senofonte,  Lu- 
ciano, Apuleio,  Cornelio  Nepote  -  ).  Traduzioni  indecise  e 
malsicure  queste  del  nostro  poeta;  esaminando  le  quali, 
accade  alcuna  volta  di  meravigliarci  dinanzi  a  verbose  pa- 
rafrasi o  ad  errori  grossolani  o  anche  a  felici  ed  inattese 
letterali  rispondenze  e  di  chiederci  quale  concetto  si  avesse 
mai  allora  dell'arte  del  tradurre.  Se  concetto  vi  fu,  esso  dovè 
presentarsi  pieno  di  indeterminatezza  alla  mente  dei  volga- 
rizzatori ;  ne'  quali  tu  scorgi  caratteri  comuni  :  mancanza 
del  senso  dell'  esattezza,  sovrabbondanza  nell'  espressione  e, 
come  può  imaginarsi,  quasi  nessun  accorgimento  critico. 

Dopo  il  Boiardo,  tra  i  volgarizzatori,  che  chiameremo 
estensi  in  quanto  tradussero  per  i  principi  d'Este,  tiene  un 


')  TiKABOSCHi,  VI.  P.  I,  pag.  159. 

-)  Si  (fr.  C.  TixCAXi,  M.  M.  Boiardo  tìuduttort.  iu   Studi  xu  M. 
M.  B..  Kologua.  1894.  293  s"U. 


130  r-APiToi.o  V. 


posto  ragguardevole  Niccolò  Leoniceno,  al  quale  Ercole 
commise  le  versioni  di  Dione  Cassio,  di  Procopio,  di  Lu- 
ciano e  forse  di  Diodoro  ^  ).  Né  va  dimenticato  che  nella 
biblioteca  d' Ercole  I  figurava  la  versione  volgare  di  Pier 
Candido  Decembrio  di  Appiano.  Il  magnifico  codice  di  dedica, 
conservato  ora  alla  estense  ^  ),  s'  apre  con  un  prologo  ad  Er- 
cole, la  cui  fine  merita  d'essere  riprodotta:  «  E  cossi  de 
«  presento  a  vostra  memoria  e  laude,  illustre  et  excelso  si- 
«  gnore  mio,  se  a  dio  ftiacerà,  serano  [queste  historie]  de 
«  latina  lingua  transferite  in  sermone  materno  »  ^  ). 

Aggiungo  altre  notizie  di  minore  ma  non  trascurabile 
importanza. 

Il  catalogo  del  1495  ricorda  anche  la  traduzione  della 
Calunnia  di  Luciano  con  alcune  parole  ^  )  le  quali  trovano 
conferma  nella  indicazione  più  precisa  dell'  inventario  di 
libri  edito  dal  Venturi  :  «  Libreto  uno  picolo,  in  carte  bone, 
«  vulgare  ;  in  pruosa,  scripto  e  miniato  a  l' antiqua,  cum 
«  certe  figure  depinte  suso  una  delle  custodie;  chiamato 
<(  Bartolomeo  Fontio,  de  Calumnia  Lutiani  ;  cum  asse  cu- 
«  perte  de  brasilio  stampado:  cum  duo  azuli  de  otton  ».  Se 
non  vado  errato,  questo  codice  è  ora  conservato  nella  col- 
lezione Hamilton,  n.  416  del  cat.  inglese"). 

Un  altro  volgarizzamento  <lal  greco  ci  fa  conoscere  il 
catalogo  pubblicato  dal  Venturi").  Esso  è  dovuto  —  pare  — 
a  Carlo  Maria  Strozzi:  «  Libreto  uno  picolo  in  carte  bone, 
«  in  pruosa  vulgare,  scripto  e  miniato  a  F  antiqua  cum  cu- 
«  perte  de  carte  incolade  chuperte  de  brasilio  stampade  cum 


M  D.  ViTALiANi.  Vita  e  opere  di  \ic.  Ltoniceno,  \'eroiia.  1892, 
jiag.  1^17  sgg.  La  traduzione  di  Procopio  del  Leoniceno  è  conservata 
nel  co(L  esst.  a.  H.  4,  2  e  in  ins.  ambrosiano.  Entranibi  possono  es- 
sere ritenuti  i  codd.  di  dedica.  Cfr.  Vitaliaxi,  0]).  cit.  pag.  219, 
n.  1.  Per  la  versione  di  Diodoro  si  veda  il  presente  lavoro  a  ]iag.  27. 
n.  1.  Si  cfr.  Appnid.  Il';  103.  106. 

■■)  Cod.  est.  a.  K.  3,  18. 

■')  C.  Decembrio  prima  tradusse  Appiano  in  latino,  poscia  dalla 
versione  lat.  ricavò  il  suo  vcdgarizzamento  (cofl.  cit.,  e.  2"). 

')  Append..  11^  :^0. 

■^)  8i  cfr.  L.  BlADEXE,  /  w.s.s.  itaì.  della  rollcz.  Ildiìiiltan,  in 
Giorn.  star.,  X.  323. 

**)  VENTnil.    L'arte  Jerr.   nel  periodo  d' K reale,  cit.   ]iag.    Idil. 


LA  COLTURA  LATINA  i;  GKFXA  E  IL  VOLGARE  ECC.  131 


«  duo  seradorj  de  corezoli  de  brasilio:  intitolato  volume  de 
«  Isocrate,  del  guberno  del  principe  cirea  il  Regno:  che 
«  presentò  al  prefato  nostro  S.''   Carlo  Maria  Strotia  ». 

La  biblioteca  privata  dei  Duchi  d"  Este  possedeva  anche 
una  versione  italiana  di  Dione  Cassio,  certamente  quella  di 
Niccolò  Leoniceno,  e  un  volgarizzamento  di  Diodoro  Siculo. 
I'.  altre  versioni  dal  greco  non  dovevano  mancare  :  ricorderò 
per  ultimo  uno  Strabone,  per  il  quale  si  veda  il  documento 
da  noi  edito  a  pag.  37  n.  2. 

Mentre  per  le  versioni  dal  greco  il  Duca  doveva  tenersi 
pago  a  ciò  che  gli  presentavano  i  suoi  letterati,  non  essendo 
in  grado  —  ignaro  della  lingua  —  di  pronunciare  alcun  suo 
giudizio;  per  i  volgarizzamenti  latini  egli  aveva  invece  mag- 
giori [ìretese  e  desiderava  che  i  traduttori  non  si  dipartis- 
sero a  lor  capriccio  dalla  sentenza  dell'autore. 

E  come  la  versione  dell' Aulular i a  di  Battista  Guariiii 
non  gli  parve  in  tutto  lodevole  per  fedeltà  ed  esattezza,  non 
esitò  a  far  sapere  francamente  il  suo  pensiero  allo  stesso 
traduttore,  il  quale  discusse  poi  per  lettera  al  principe  al- 
cuni passi  della  sua  traduzione.  Certo  è  che  le  osservazioni 
del  Principe  non  andarono  a  vuoto.  Una  settimana  dopo,  il 
26  febbraio  1479,  inviando  al  Duca  il  Curculio  tradotto,  il 
Guarini  pensò  bene  di  scrivere  :  «  io  mi  forcio  andare  dietro 
«  ad  le  parole  dil  testo  ». 

L'interesse,  col  quale  Ercole  I  seguiva  la  rappresentazione 
di  coteste  commedie,  la  sorveglianza  sua  oculata,  la  sua  ma- 
gnificenza erano  note  e  apprezzate.  Nel  1491  Beatrice  Sforza 
si  dichiarava  infatti  «  certissima  che  li  apparati  et  triomphi  » 
della  Corte  estense  per  le  nozze  di  Alfonso  ed  Anna,  fossero 
«  facti  con  grande  magistei-io  et  galanteria  »  M  ;  perchè  es- 
sendo  stati  pensati  da  Ercole  I,  non   poteva   essere  dubbio 


'  )  Queste  indicazioni  sopra  le  versioui  estensi  delle  eoiii.  «li 
Plauto  sono  dedotte  e  riassunte  da  Luzio-Renier,  Giorn,  xtor.. 
XI,  177  sgg.  La  persona  di  cui  si  servì  Ercole  per  riprendere  il 
Guarini  chiaiuavasi  «  .^.ugustiuo  » .  Tosso  aggiungere  con  certezza 
eh'  essa  era  Agostino  da  Kimini.  intorno  a  cui  si  ofr.  questo  lavoro 
a  pag.  .")7,  H.  4.  Ter  le  rappresentazioni  alla  Corte  estense  }>er  le 
nozze  di  Alfonso,  si  cfr.  P.  Ghixzoni  Nozze  e  commedie  alla  Corte  di 
Ferrara  nd  t'ehliruio   ll'J  1.  in  Ardi.  ^tor.  lonih.  XI.  fase  4.  die.  li<84. 


132  fAPITOLO   V. 


che  il  tutto  non  fosse  stato  ordinato  con  somma  sapienza 
e  perfezione. 

Oltre  il  Guarini;  il  Collenuccio,  il  Berardo  ed  altri  vol- 
garizzarono e  ridussero  per  Ercole  commedie  plautine,  che 
venivano  rappresentate  con  grandiosità  sempre  crescente. 
Ercole  andava  superbo  di  simili  spettacoli  e  non  curava 
spese  pur  di  apprestarli  con  lusso  e  con  sfarzo  singolari. 
Le  rappresentazioni  del  1502  per  le  nozze  di  Alfonso  I  fu- 
rono delle  più  splendide  e  celebrate. 

Bramoso  delle  storie  greche,  il  Duca  non  si  mostrò  meno 
desideroso  delle  storie  latine  e  nella  sua  privata  biblioteca 
potevano  essere  ammirati,  sul  finire  del  sec.  XV,  i  volga- 
rizzamenti di  Tacito  M  e  di.  Sallustio  -  j. 

Accanto  ai  quali,  altri  non  vanno  dimenticati.  Ciò  sono 
quelli  di  Stazi*  1^),  di  Valerio  Massimo''),  di  Giustino"'). 

E  COSI  non  intendiamo  di  averli  tutti  passati  in  rassegna. 
I  cataloghi  stessi  non  possono  del  resto  essere  ritenuti  com- 
pleti, ammesso  il  modo  molto  corrivo  col  quale  erano  com- 
pilati. Questo  però  abbiam  messo,  ci  pare,  chiaramente  in 
evidenza:  che  la  biblioteca  dei  Duchi  era  grandemente  for- 
nita sul  finire  del  sec.  XV  di  classici  latini,  mentre  aveva 
penuria  di  scrittori  greci.  Di  qui  la  necessità  delle  volgariz- 
zazioni dal  greco  e  la  ragione  del  prevalere  di  queste  in 
confronto  di  quelle  latine. 


')  Appena.,  IP,  90. 

•■')  Appena.,  II^  437,  450. 

•■)  Appena.,  IP,  439. 

*)  Appena.,  ir-,  491.  492,  493. 

"  )  Appena.,  Il',  232.  Sopra  le  ricerche  ili  un  Giustino  volgare  fattf 
ancor  nel  1499  da  Ercole  col  mezzo  di  Bartolomeo  Contrari,  si  veda 
VKNTria,  L' arte  ferr.  nei  per.  a' Ereole,  cit.,  pag.  103. 


VI. 
Il  circolo  letterario  d'  Ercole  I. 

I.  I  maggiori  ]»()eti  d'  Ercole  I:  M.  M.  Boiardo,  F.  Bello,  il  Pistoia. 
T.  V.  Strozzi,  E.  Strozzi,  L.  Ariosto.  —  Due  ligure  sirtgolari  : 
Aldo  Manuzio,  All)erto  Pio.  —  II.  Poeti  e  letterati  che  possono 
raggrupparsi  intorno  a  Eleonora  d'Aragona:  Niccolò  da  Cor- 
reggio, Battista  Guarini,  Ludovico  Carl)one.  Pandolfo  Colle- 
uuccio,  Niccolò  Leoniceno,  Antonio  Tassino.  Antonio  Corna- 
zano,  Ludovico  Pittori,  Niccolò  Lelio  Cosmico,  l'aride  Cere- 
sara,  Antonio  Tel)aldeo  —  il  Tribraco.  —  B.  Gogio.  —  III.  Poeti 
e  letterati  dell'età  di  Lucrezia  Borgia:  (L.  Ariosto,  E.  Strozzi). 
P.  Bembo,  Sab.  degli  Arienti,  N.  Mario  Panizzato.  Celio  Calca- 
guini,  L.  G.  Giraldi,  (G.  Manardo,  G.  M.  Riminaldi,  D.  Fini). 
Jacopo  Caviceo,  B.  Torelli.  —  IV.  Storiograti  e  cronisti  estensi. 
—  IjC  storie  d' Este  del  sec.  XVI:  G.  B.  Pigna,  G.  e  A.  Sardi, 
G.  Faletti.  —  Paolo  da  Lignago.  —  I  cronisti  del  sec.  XV.  — 
Pellegrino  Prisciano.  —  Ugo  Caleffini.  —  Bartolomeo  Cavalieri. 

Splendida  per  gloria  d' arte  e  di  studi,  rifulge  Ferrara 
nel  crepuscolo  del  sec.  XV  e  mirabilmente  sorride  alla  lu- 
minosa alba  dell'  età  successiva. 

Bartolomeo  Paganelli,  in  una  sua  finzione  poetica  latina, 
chiamava  la  città  d'  Ercole  I  piena  di  delizie  e  di  banchetti  ; 
grata  a  Venere,  a  Diana  invisa  ;  fiorente  di  teneri  fanciulli 
e  di  placide  vergini  ;  felice  terra,  ove  sempre  Febo  tien  tra 
mano  la  cetra.  Per  le  strade  cantano  giovani  e  donzelle  e 
le  case  risuonano  delle  muse: 

Innumerae  tidilnrs  resonant  crepitantibus  aedes  '  ). 


')  Edizione  di  D.  Kococciola  :  Elefiiarum  libri  tres,  intorno  alla 
quale  sì  vedano  gli  Atti  e  mem.  della  De^mtaz.  di  St.  Patria  per 
V  Emilia,  N.  S.,  \o\.  X .  pag.  171. 


134  CAPITOLO    VI. 


Eppure,  quei  poeti  ferraresi  infastidivano  talvolta  il  Pa- 
ganelli, che  contro  essi  anche  volgeva  la  punta  amara  della 
sua  ironia.  Eran  poeti  troppo  garruli,  loquaci,  adulatori  ; 
sempre  pronti  a  cantare,  in  cerca  sempre  di  occasioni  per 
buttar  giù  versi. 

Ma  il  Paganelli  esagerava  nell'  uno  e  nell'  altro  caso  :  e 
quando  descriveva  Ferrara  —  schiava  dei  Duchi  e  oppressa 
dal  regime  feudale  —  quale  paradisiaco  luogo  di  delizie,  e 
quando  ne  disprezzava  in  fascio  i  poeti. 

Vero  è  clie  la  Corte  d' Ercole  I  —  grande  certamente, 
più  che  per  l'arte,  per  le  lettere,  —  in  queste  risplende  glo- 
riosa ed  emerge  su  tutte  per  opera  di  due  poeti  :  M.  M.  Boiardtj 
e  L.  Ariosto. 

Matteo  Maria  era  stretto  congiunto,  per  parte  di  madre, 
del  dolce  poeta  Tito  Strozzi  cosi  prediletto  e  caro  ai  Duchi 
d'  Este  ;  sicché  può  pensarsi  che,  nei  più  teneri  anni,  dalle 
labra  stesse  materne  il  nome  di  Ferrara  congiunto  a  quello 
dei  Principi,  sia  sceso  nell'  animo  del  giovinetto  a  svegliare 
in  lui  un  vago  desiderio  di  veder  davvicino  tanto  splendore 
di  ricchezza  e  tanta  esuberanza  di  vita. 

E  poi,  nella  villeggiatura  di  Quartisana,  accanto  a  Tito, 
fors'  anche  da  questo  educato,  quale  stimolo  per  il  giovili 
Matteo  al  poetare!  E  quale  soave  istruzione  poetica  latina, 
confortata  dall'  esempio  e  ricevuta  da  un  animo  amante  per 
natura  del  bello  I 

Se  pure,  giovanissimo  ancora,  il  Boiardo  fu  tenuto  a  studio 
a  Ferrara,  certo  è  che  i  suoi  rapporti  con  gli  Estensi  inco- 
minciarono parecchi    anni    dopo  M.    Nel    1471    accompagnò 


"  )  Traggo  alcuni  documenti  riguardanti  il  Boiardo  dai  Registri 
dei  Mandati:  —  nel  1466  (o.  219")  scrive  M.  M.  Boiardo  una  siip- 
plica  a  proposito  di  una  possessione  chiamata  ìe  Giare  e  comprata 
da  Feltrino  Boiardo.  —  16  Dicembre  1468  (e.  11"):  «  Vos  factores 
«  generales  fieri  faciatis  hulletas  opportnnas  latori  nuntio  specta- 
«  hilis  et  generosi  Mathei  Marie  l»oiardi  comitis  prò  extraondo 
«  ferrar,  et  conducendo  Scandianuni  pondera  (luadragiuta  quinque 
«  lini  s])adolati  per  omnes  passus  et  loca  prefati  d.ni  n.ri  ».  Nel 
Luglio  del  1469  (e.  132")  M.  M.  Boiardo  mandò  a  Borso  due  cani 
bracchi  «  ad  computum  feudorum  ».  —  1"  Ottobre  1469  (e.  181'): 
«  Borsius  Dux.  Non  costrengiti  M.  Tliadio  di  Manfredi  ni  el  Conte 
«  Mathio  Maria  boiardo  per  il  eapsoldo.  Peruenirà  a  la  nostra  Ca- 


IL   CIRCOLO    LETTliHARIO    d' ERCOLE    I.  135 

Berso  a  Roma  fra  una  così  magnifica  e  cospicua  accolta  di 
cavalieri  e  fra  tale  sontuosità  di  equipaggi  che  tutti  ebbero 
di  che  maravigliarsi  ;  ma  molto  più  che  per  Borso  egli  nutrì 
per  Ercole  sempre  la  più  gentile  e  costante  devozione. 

Ne'  suoi  versi  latini  Ercole  ad  ogni  passo  è  ricordato  : 
sia  che  il  poeta  ne  celebri  la  giovinezza  condotta  nella 
Corte  d'Aragona  tra  i  giuochi  d'arme  e  le  battaglie,  o  sia 
che  alluda  al  suo  ritorno  negli  stati  estensi.  E  presso  Er- 
cole il  poeta  trovò  appoggio  e  protezione  quando,  sfuggito 
per  avventura  a  una  fosca  tragedia  domestica,  si  rifugiò 
in  Ferrara  e  al  principe  d'  Este  chiese  giustizia  ^  ). 

Dal  poeta  stesso,  alla  Corte  di  Ferrara,  Isabella  d'  Este 
potè  aver  udito  qualche  episodio  dell'  Orlando  ;  ond'  essa 
poi,  intuendone  forse  le  maravigliose  bellezze,  si  mostrò 
ancor  sedicenne,  sposa  appena  al  Marchese  di  Mantova, 
tutta  desiderosa  di  leggere  quelle  parti  del  f)oema,  che  il 
poeta  andava  man  mano  componendo.  Il  !•  Agosto  1491  essa 
pregava  il  Boiardo  di  volerle  mandare  la  parte  dell'  ()rlando 
novamente  composta  e  aggiungeva:  «  scorsa  una  volta  che 
«  r  haveremo,  subito  ve  la  remetteremo  et  non  ce  potresti 
«  fare  maggior  piacere,  offerendone  sempre  »  '  ),  ecc. 


«  mera  de  la  vendita  del  molino  fece  epso  M.  Tliadie  a  dicto  Conte 
«  eomo  sapeti.  perchè  gli  haliianio  donato  epso  capsoldo.  Maisì  che 
«  nogliamo  che  chi  tiene  el  molino  sia  astrecto  a  tore  la  inuesti- 
«  tura  et  cossi  se  li  è  scripto  ».  —  Per  i  rapporti  con  Taddea  Boiardo 
si  vedano  i  Registri  cit..  1469,  ce.  12  e  31.  —  Per  ultimo  riferisro 
il  principio  della  seguente  supplica:  1470  (e.  175):  «  Humilmente 
«  supplica  il  pouero  n.ro  seruitore  fidelissirao  Mathio  Scandiani  da 
«  lo  Agusello  lavoratore  del  Conte  Mathio  Maria  de  li  buiardi,  al 
«  presente  lui  si  è  stato  condensato  in  liuere  cinque  marchig.  »  ecc. 
Altre  notiziole  sul  Boiardo  in  Reg.  dei  Decreti,  voli.  IX  (un.'  8  e  1.5) 
e  X  (ce.  28  e  92).  Imparo  dalla  mise,  estense  a.  H.  1.  10  che  nel- 
l'Arch.  di  Scandiano  si  trova  una  lettera  del  Boiardo  alla  moglie 
in  data  9  marzo  1493.  Conto  di  ritornare  altrove  sopra  M.  M.  Boiardo. 

')  Del  docum.  comunicato  dal  Catelani  e  pubblicato  dal  Ferrari 
a  jiag.  33  sgg.  degli  Studi  •>«  11.  M.  Boiardo.  Bologna.  1894.  era  già 
stata  data  notizia  in  Jtti  della  Deput.  di  Storia  Patria  per  le  pror. 
moden.  e  parm.,  S.  IV,  voi.  IV,  pag.  xxxviii. 

-)  A.  Luzio,  Isaielja  d'Este  e  l'Orlando  Innamorato,  iu  Studi,  cit.. 
pag.  149  sgg. 


136  CAPITOLO    VI. 


La  predilezione  d' Ercole  I  per  il  delizioso  poema  boiar- 
desco  si  può  facilmente  arguire  dalla  sollecitudine  eh'  egli 
spiegava  per  farlo  ricopiare  dai  suoi  amanuensi  e  per  ornarne 
la  sua  libreria  ^  ).  Sicché  può  imaginarsi  quale  grave  dolore 
apportasse  ad  Ercole  e  a  Isabella  la  morte  del  grande  poeta. 

E  con  forte  commozione  rileggiamo  la  lettera  pietosa 
colla  quale  il  13  aprile  1504  la  Marchesana  di  Mantova  rac- 
comandava al  Duca  la  vedova  del  Boiardo.  E  un  documento 
che  serve  una  volta  di  più  a  dimostrare  la  sincerità  della 
mirabile  principessa  nella  sua  grande  simpatia  per  gli  studi  e 
per  i  cultori  di  essi  :  —  «  Lo  amor  qual  porto  a  M."''  Thadea 
«  Boiarda,  consorte  q.  del  Conte  Mattheo  Maria  boiardo, 
«  pouera  uidua,  et  a  le  figliole  puitille,  et  la  compassione 
«  grandissima  che  gli  ho  per  li  mali  tractamenti  che  in- 
«  tendo  gli  fa  il  Conte  Zoan  boiardo  hauendole  spogliate  de 
«  tutti  li  beni  mobili  et  immobili  del  predicto  q.  suo  con- 
ce sorte  et  padre  et  anchor  de  la  dote  de  la  p.""  m.-'  Thadea, 
«  et  tali  beni  hauendo  messi  in  litigio,  che  lei  et  le  figliole 
«  restano  prive  de  li  alimenti  a  lor  necessari  per  il  viver 
«  suo,  cosa  digna  de  compassione,  et  anche  essendo  lor  di 
«  qualche  parentato  attenente  a  lo  111.'"°  S.  mio  consorte  : 
«  mi  moueno  ad  raccomandarle  a  la  Ex.  V.  Et  mi  rendo 
«  certa  che  se  la  S.  V.  hauesse  inteso  tal  cosa  pocho  onesta 
«  la  non  l'haueria  comportato:  unde  prego  quella  strictis- 
«  simamente  uogli  commettere  gli  siano  dati  dicti  alimenti 
«  senza  cauillatione  alcuna,  comò  meritamente  debbono 
«  hauere:  che  ultra  che  la  farà  cosa  di  gran  pietade,  a  mi 
«  sera  anchor  di  singular  piacere  et  grande.  Et  in  questo 
«  et  in  ogni  altra  lor  necessità  la  Ex.  V.  per  amor  mio 
«  hauerà  essa  M.-'  Thadea  et  filiole  per  raccomandate  come 
«  le  cose  mie  proprie.  Et  in  la  bona  gratia  sua  sempre  me 
«  raccomando  »  -). 


^)  Si  veda  il  dooum.  piil)blicato  a  pag.  27,  n.  2.  Nel  catalogo 
del  1495  l'Orlando  è  ricordato  al  u.  228.  Appena.,  II-.  Per  le  poesie 
latine  si  vedano  i  nu.'  329  e  375  dello  stesso  catologo  in  Append.,  cit. 

^)  La  lettera  fn  pubblicata  in  parte  da  A.  Venturi,  L'  arte  fer- 
rarese nel  per.  d'Ercole  I,  cit..  pag.  100,  n.  2,  da  G.  Fehraki,  in  Studi 
mi  21.  M.  Boiardo,  cit.,  pag.  59  e  da  Luzicj-Rexiek,  Giorn.  stor.,  cit., 
XXXV.  pag.  225.  Per  la  prima  volta  essa  è  (jui  pubblicata  per  intero. 
Si  conserva  nel  t'arte<j<jio  dei  Principi  eiiten-si  nell'Areli.  est.  di  Stato. 


IL   CIRCOLO    LETTERARIO    D'  ERCOLE    L  137 


Ercole  non  poteva  non  far  buon  viso  alla  pietosa  e  gen- 
tile raccomandazione  della  amantissima  figliuola.  Il  nome 
di  M.  M.  Boiardo  dovea  suscitare  nel  Duca  mille  cari  ri- 
cordi e  mille  dolci  pensieri.  Il  Boiardo  era  stato  il  poeta, 
che  meglio  d'ogni  altro  aveva  cantato  le  azioni  della  sua 
giovinezza  e  che  aveva  posto  tutto  il  tesoro  della  sua  dot- 
trina nel  compiacere  il  principe  coi  suoi  volgarizzamenti 
degli  storici  greci. 

E  inoltre  il  Boiardo  aveva  lasciato  col  suo  poema  nella 
corte  estense,  tra  i  dotti  e  i  letterati,  un  profondo  ricordo 
di  se  medesimo.  L'  Orlando  Innamorato  rispondeva  troppo 
alle  esigenze,  alle  qualità  e  alle  aspirazioni  dei  cortigiani 
estensi  perchè  l'avvolgesse  l'oblio:  i  principali  episodi  erano 
nella  corte  letti  ognora  con  compiacimento  e  ricordati  e 
Gaspare  Sardi  uno  dei  più  eleganti  ne  tradusse  in  latino: 
quello  di  Prasildo  e  di  Tisbina  ^  ). 

Siasi  il  Boiardo  o  no  ispirata)  per  cotesta  sua  novella  a 
fonti  orali  ''■),  certo  è  che  il  Sardi  fece  grandissimo  uso  della 
redazione  boiardesca  e  a  questa  quasi  sempre  si  attenne  con 
moltissima  fedeltà. 

Hiroldns  quantum  patitur  natura  puellam 
Dilexil  (jua  nulla  fuit  formosior:  illa 
Hiroldi  et  pariter  mutuo  flagrabat  amore. 

Così  incomincia  il  Sardi  con  modi  virgiliani  la  sua  no- 
vella versificata,  nella  quale  segue  pedissequamente  il  Boiardo 
Cdsì  quando  fa  discendere  Prasildo  da  nobile  stirpe: 


4  .  nomine,  fama 

Insignis  olaro  et  proavorum  sanguine 

come  quando  conduce  Tisbina  per  diletto  in  un  giardino  e 
fa  eh'  essa  medesima  inviti  il  giovine  a  giocare. 

Annuit  et  lubens  percussit  forte  jacenti 

Cum  dextra  juTcnis  sorte  e.st  inventus  :  et  alto 
Dum  caput  in  gremio  Tisbynae  involuit,  acerbns 
Occupat  bunc  subito  calor. 


')  Ori.  Inn.  I.  e.  XII.  La  versione  lat.  del  Sardi  è  contenuta  nel 
cod.  est.  a.  O.  6,  15. 

'-)  Savj-Lui'EZ,  Ilacc.  di  ut  udì  dedic.  ad  A.  d'Ancona,  1901,  pag.  4.56. 


138  CAPITOLO    VI. 


Non  così  rispondeva  alle  levigate  eleganze  della  Corte 
il  poema  per  altri  rispetti  notevole  di  Francesco  Bello.  Vi 
sono  forse  buone  ragioni  per  credere  .ch'esso  non  sia  stato 
composto  né  a  Ferrara  né  a  Mantova,  ma  in  una  delle  corti 
secondarie  dei  Gonzaga;  certamente  non  dovè  esser  scono- 
sciuto agli  Estensi,  nella  cui  città  il  Cieco  era  nato  e  coi 
quali  anche  si  trovò  in  relazione  ^  ). 

Accanto  alla  rima  fiorita  del  Boiardo,  suona  nella  Corte 
d'  Este  la  bizzarra  e  giocosa  poesia  del  Pistoia. 

Ma  mentre  per  Ercole  il  poeta  scandianese  è  l'uomo  di 
corte  elegante  e  perfetto,  a  cui  debbonsi  da  parte  del  prin- 
cipe le  maggiori  preferenze  e,  fra  tutti,  la  miglior  retribu- 
zione-), il  Pistoia  invece,  benché  dai  poeti  contemporanei 
apprezzato  e  imitato,  è  per  gli  Estensi  nulla  più  di  un  uomo 
povero  e  vile,  che  ha  il  compito  di  intendere  forse  ai  lavori 
della  cucina  ^  ),  che  siede  a  mensa  coi  buffoni,  che  fa  da 
servo  e  da  cavallaro,  che  vien  mandato  a  Reggio  al  capi- 
tanato di  Porta  S.  Croce  in  una  torre  che  sta  per  crollai'e 
senza  danaro  e  senza  viveri. 

Niimo  in  Corte  comprende  il  significato  della  sua  jìoesia; 
ninno  subodora,  sotto  lo  scherzo,  la  satira;  ma  tutti  colgono 
soltanto  il  Iato  ridevole  dei  suoi  faceti  sonetti.  Ed  egli  rido 
0  scherza  di  tutto:  della  sua  miseria,  della  sua  nidiata  di 
figliuoli,  della  sua  nuda  stamberga  piena  di  mosche  e  di 
ragni;  talvolta  piglia  un  atteggiamento  buffonesco,  si  dipinge 
laido   e  deforme,  ride   dei  suoi   vestiti  malconci  e   del  suo 


^)  Si  veda  la  preziosa  foraunicazioiie  di  (4.  Rua,  PostUìe  su  tre 
poeti  ciechi,  in  Giorìi.  -sior.,  XI.  294-8,  e  anolie:  In.,  NoreUe  dei 
«  Mamhriano  »,  Torino,  1888,  \m^.  5. 

-)  Ciò  si  impara  dai  BecjistH  estensi  dol  tempo.  Lo  stipendio  del 
Boiardo  era  il  maggiore  dopo  (picUo  di  Ambrogio  Contrari.  Si  veda: 
VKNTriii,  L'Arte  ferrar,  nel  per.  d' PJreole  I,  cit.,  pag.  100,  v.  1. 

■')  A.  Cappelli  e  S.  Feri? ari.  Rime  edite  ed  inedite  di  Ant.  Cain- 
ìnelli,  Livorno,  1884,  pag.  xxvii.  Abbiam  posto  in  dubbio  questa 
affermazione  del  Cappelli  percliè  crediamo  che  quel!'  Antonio,  che 
figura  addetto  alla  cucina  degli  Estensi,  non  sia  il  nostro  poeta. 
Il  re(jistro  dei  Decreti  segnala  in  Corte  un  Tommaso  tìglio  di  un 
Antonio  Cammelli  Pistoiese,  il  quale  morì  prima  del  1491.  Cfr. 
voi.  XI,  n."  4:  «  Prosequeutes  non  mediocri  earitate  spectafum  oame- 
«  rarium  n.rum  Tlumium  f.  (j.  Antonij  de  Cumellis  pistorieusem...  ». 


.IL   CIRCOLO    LETTERARIO    D'  ERCOLE    I.  139 


lacero  mantello;  ma  spesso  mena  violentemente  la  sferza: 
sui  poeti  M,  sui  legulei  -),  sulla  stessa  Corte  estense  ^). 

«  Faccio  cose  da  gioco  »  dice  egli  medesimo  ;  ma  veglia 
le  notti  per  scrivere  sonetti,  ma  troppo  impeto  e  troppa 
violenza  egli  infonde  nella  sua  poesia  per  essere  facilmente 
creduto. 

Il  Pistoia  così  laido  e  stracciato  è  uno  dei  maggiori  e 
più  importanti  poeti  d'Ercole  I,  e  la  corte  ha  il  grave  torto 
di  non  avvedersi  di  lui  e  di  disprezzarlo.  Occorreva  allora 
l' intuito  felicissimo  di  Isabella  estense  per  comi)rendere  il 
valore  delle  sue  poetiche  bizzarrie  e  per  compiacersi  dei 
suoi  versi  raccolti  in  un  prezioso  manoscritto  ^). 

Sul  maggior  poeta  della  corte  ferrarese  e  sulle  sue  rela- 
zioni con  gli  Estensi  non  gioverà  sofifermarci  qui  lunga- 
mente, sia  perchè  cotesti  importanti  rapporti  son  già  stati 
con  minuziose  ricerche  indagati  e  chiariti  •'  ),  sia  infine  i)erchè 
Ludovico  Ariosto  sfugge  veramente  all'età  che  ci  interessa 
e  riempie  della  sua  gloria  i  tempi  d'Alfonso  I. 

Ciò  nulla  di  meno,  sotto  il  ducato  d' Ercole  cade  una  non 
trascurabile  parte  dell'  attività  dell'  Ariosto.  In  Ferrara,  presso 
la  Corte  del  nostro  Duca,  il  poeta  trascorse  i  suoi  migliori 
anni  giovanili,  e  colà  fu  tratto  ad  amare  gli  studi  e  a  svol- 
gere un'  energia  mirabile  di  intelligenza  e  di  operosità  eser- 
citata tutta  nel  comporre  poesie  latine. 


')  Per  l'inimicizia  del  Pistoia  col  Bellincioni.  che  tanti  carat- 
teri comuni  ha  col  Cammelli,  si  veda:  Reniek,  I  sonetti  del  Fi- 
xtoia  giusta  l'apografo  trivulziano,  Torino,  1888,  pag.  xxxiii. 

-)  Notissimi  sono  quei  sonetti  anonimi  contro  Niccolò  Ariosto 
contenuti  nel  cod.  est.  a.  W.  2,  11  (Segn.  ant.  VI.  C.  34),  attribuiti 
:il  Pistoia  dal  Cappelli  e  ritenuti  suoi  dal  Carducci. 

')  Nella  l'anfiìa.  Hi  veda:  Cappelli  e  Fekh.\ki,  op.  cit.,  pag. 
481  sgg. 

*)  Luzio-Kexiek,  Giorii.  star.,  XXXIX.  pag.  196  sgg. 

■')  Il  Campori  trovò  ricordato  insieme  a  Niccolò  Ariosto  sin 
dal  1499  un  «  suo  fiolo  »  che  veramente  può  essere  con  tutta  pro- 
ba)>ilità  Ludovico,  Notizie  sulla  vita  di  Ludovico  Ariosto  in  Meni. 
della  B.  Accad.  di  Scienze,  Lettere  ed  Arti  in  Modena.  T.  VII,  jiag.  56 
(ristamp.  in  Bill.  crit.  della  Ietterai,  ital.,  n.°  10. 

Più  d'  una  decina  d'  anni  prima  del  "99,  trovo  ricordati  i  tigli 
di  Niccolò  in  un  decreto  d'  Ercole  I.  Registro  dei  Decreti,  voi.  V. 


140  CAPITOLO    VI. 


In  queste  egli  ebbe  un  valoroso  compagno  in  Ercole 
Strozzi,  a  cui  le  varie  cure  e  occupazioni  ^  )  non  tolsero  di 
procurarsi  nome  così  nella  dramatica  "  )  come  —  e  sopra 
tutto  —  nella  lirica  latina,  nella  quale  giunse  per  comune 
consenso  a  superare  la  gloria  del  padre  ^  ). 

Vissuti  nella  medesima  temperie  intellettuale,  cresciuti 
in  una  buona  e  grande  intrinsichezza,  Ludovico  Ariosto  ed 
Ercole  Strozzi  vanno  considerati  quali  i  due  migliori  poeti 
dell'  età  d' Ercole  I  *  ì. 


')  Non  ho  potuto  vedere  un  recentissimo  lavoro  di  C  Mox- 
TEFOiriK,  E.  Strozzi.  Catania,  1896,  ohe  la  critica  piìi  competente  ha 
dichiarato  insufficiente  per  (|uanto  condotto  con  amore  e  con  garbo. 
Credo  sia  passata  a  tutti  inosservata  una  notizia  che  si  legge  in 
un  TÀhro  de  Limoxine  del  1302  in  Arch.  est.  di  Stato.  Nell'Ottobre 
e  nel  Novembre  di  tale  anno  P^rcole  era  a  Comacchio  e  di  là  in- 
Adava  a  Ferrara  certa  cjuantità  di  pesca  da  dispensarsi  a  parecchi 
monasteri  di  suore.  «  Mag.'="  in.  Erchule  Strozo  de'hauere  adì  7 
«  ott.  per  li  a}},  ziualli  (cefali)  mandati  da  Comacchio  ecc.  ». 

-  )  Che  Ercole  Strozzi  abbia  composto  comedie  si  apprende  da 
una  lettera  di  Isabella  a  Frane.  Gonzaga  del  10  maggio  1493:  «  Dojìo 
«  disnar  fu  representata  una  comedla  novamente  composta  per  M. 
«  Hercule  Strozo  cum  certe  moresche  in  mezo,  che  fu  de  gran 
«  piacer...  ».  Luzio-Eexiek,  Mani,  e  Urbino,  cit.,  pag.  66.  n.  1. 

")  Luzio-Renier,  Giorn.  stor.,  XXXV,  pag.  237,  n.  1.  La  sorte  d'Er- 
cole Strozzi  fu,  come  è  ben  noto,  delle  più  sventurate.  Caduto  forse 
in  disgrazia  del  Duca  Alfonso,  «  adì  6  Zuguo  [1508]  —  lascio  par- 
«  lare  Paolo  da  Lignago  (aut.  in  Arch.  est.,  e.  178")  —  fu  morto 
«  de  notte  e  non  si  sepe  da  chi  ;  ma  fu  atrouato  morto  inuilupato 
«  in  lo  suo  mantello  longo;  el  quale  hauea  cuni  sieco  in  dosso...  ». 

L' opera  sua,  che  ci  è  pervenuta,  rappresenta  soltanto  parte 
della  sua  produzione.  Nel  catal.  del  1495  è  registrato  un  codice  di 
versi  latini  dello  Strozzi.  Cfr.  Appena. ,  II*.  164. 

*)  Viveva  ancora  Tito  Vespasiano  Strozzi  ;  ma  ormai  egli  aveva 
oltrepassato  il  periodo  della  sua  piena  gagliardia  poetica  ed  aveva 
ceduto  il  «  grido  della  latina  lingua  »  al  figlio  Ercole.  Ciò  non 
ostante,  pur  durante  le  cure  del  suo  officio  di  Giudice  dei  Savj, 
Tito  non  tralasciò  di  scrivere  versi  e  persino  per  Lucrezia  Borgia 
ne  compose.  Racconta  Fra  Paolo  da  Legnago  (e.  152)  che  nel  1483, 
per  r  ingresso  di  Ludovico  Sforza  a  Ferrara,  «  alla  intrata  del  pa- 
«  lazzo  del  Ducha,  sopra  1'  archo  frascato,  erano  questi  versi  in 
«  lettere  grosse  fatte  per  messer  Tito  Strozzo  nobile  caualiero  : 


IL   CIRCOLO    LETTERARIO    d' ERCOLE    I.  141 

Lo  Strozzi  si  distingue  per  la  forbitezza  e  la  facilità  di 
elocuzione,  per  la  sobrietà  della  frase,  per  la  sua  evidenza 
pittrice,  che  raggiunse  una  notevole  perfezione  nel  carme 
sulla   caccia^    e    per   la   ispirazione   talvolta  religiosa,    che 


<•<  Princeps  Maure,  tuas  intra  et  coniugis  aetles: 
«  Excipimus  leti:  Ictus  et  ingredere  ». 

Dei  versi  di  Tito  paiia  cou  giuste  lodi  il  tìglio  Ercole  nel  suo  Epl- 
(vdium.  nel  quale  tocca  anche  di  poesie  pastorali  gustosissime  coni- 
])oste  dal  padre.  Posso  dire  che  coteste  composizioni  pastorali,  la 
cui  perdita  lamentava  il  Baiiotti.  I.  147,  sono  in  parte  contenute 
nel  codicetto  cartaceo  Camp.  '(.  A.  t3.  16.  In  esso  si  dovrebbero 
leggere  sei  egloghe:  ma  piirtropito  alcune  sono  andate  perdute. 

Riproduco  t|ui  sotto  alcuni  versi  della  prima:  i  quali  basteranno 
a  mostrar  i»alese  qiiell'  imitazione  costante  di  Virgilio,  che  anche 
si  manifesta,  com'  è  noto,  nelle  egloghe  del  Boiardo  e  in  quelle  del 
Guarini  : 


Krigidus  intepuit  Zephyris  ubi  raollibus  aer 
Et  rodiens  uirides,  Chronidon,  uer  protulit  herbas: 
Pomposiae  lucos  et  apricae  pascua  Cellae 
Liquimus:  et  siniul  huc  aniieiita  reduximus  ambo: 
Nune  placida  aaibiguas  nobis  discordia  raentes 
Distrahit:  utra  niagis  pars  sit  laudabilis  anni. 
Alter  enim  ex  nobis  hiemem;  contrarius  alter 
Aestatem  praefert:  neque  adhuc  conuenimus  :  hanc  no.« 
Docte  senex.  cupimus  dirimi  te  indice  litem. 


Gratulor  aduentu.  Zepliyriiie  et  Orione-,  uestro. 
Quos  meus  absentes  huc  saepe  uocabat  Jolas: 
Difficile  est  causae  de  qua  contenditis  ambo 
Judicium:  id  uero  ad  pastoria  rannera  partim; 
Et  partim  ad  durum  Agricola  spectare  uidetur. 
Ut  poterò  tamen,  et  quantum  experientia  rerum 
Porriget,  ex  aliis  et  quae  niihi  dieta  recordor 
Commemorans.  aliquid  breuius  neque  inutile  tangain: 
Sub  patula  mecuni  interea  considite  quercu... 

Aggiungo  (pii  una  uoticina  che  ricavo  dal  Ecgisfro  dei  Mand., 
1470,  e.  132':  il  21  Maggio  Tito  Strozzi  ottenne  dalla  liberalità  di 
Berso  dngento  cinciuanta  lire  marchesane.  Si  cfr.  per  i  versi  di  Tito  : 
AjìjJtnd. .  II-  :  476,  485. 


142  CAPITOLO  VI. 


costituisce  una  delle  sue  principali  caratteristiche.  Egli  non 
corre  dietro  all'orme  di  quei  poeti  che  nuli' altro  fanno  che 
imitare  lo  stile  dei  classici  latini,  che  invocare  i  loro  dei 
medesimi  con  le  stesse  frasi  pagane,  che  usare  pur  quelle 
parole  adoperate  dagli  antichi  ;  ma,  elegante  cultore  della 
forma,  sa  piegare  il  verso  latino  a  nuove  espressioni:  a  ma- 
gnificare la  natività  di  Cristo,  la  purità  della  Vergine,  le 
feste  infine  della  Chiesa.  Può  dirsi  che  lo  Strozzi  sia  il 
miglior  rappresentante  di  quelle  ti^orie,  che  intorno  ai  poeti 
dettava  Girolamo  Savonarola. 

La  poesia  latina  dell'Ariosto  è  più  forte  ed  energica,  più 
studiata  e  più  dura.  Essa  par  quasi  un  mirabile  esercizio  e 
uno  sforzo  sorprendente  d' ingegno.  Si  sente  che  lo  studio 
indefesso  e  continuo,  non  la  naturale  facilità  del  poeta,  l'ha 
creata. 

E  a  dimostrare  con  quale  ardore  Lodovico  coltivasse  gii 
studi  nei  suoi  anni  giovanili  basterà  riprodurre  alcune  righe 
di  una  sua  lettera  latina  del  1498  indirizzata  ad  Aldo  Ma- 
luizio  :  <(  Cum  Sebastianus  Aquila  vir  bonarum  artium  se- 
«  dulus  cultor,  qui  apud  nos  praeter  medicinam  quam  pu- 
«  blico  stipendio  docet,  Academicum  dogma  profitetur,  Pla- 
«  tonem  in  Timaco  diebus  festis  maxima  audientia  legat  ; 
f(  non  mediocre  desiderium  studiosis  incidlt  habendi  libros 
«  Marsilii  et  aliorum,  qui  aliquid  de  hac  secta  a  graecis 
«  scriptum  latine  transtulerunt  ^  )  ». 

E  qui  cade  opportuno  ricordare  due  uomini  illustri  che 
con  la  Corte  d'  Este  ebbero  importanti  relazioni  e  per  alcun 
tempo  vissero  e  studiarono  in  Ferrara;  due  uomini  per  pro- 
fondità d' ingegno  e  per  magnificenze  d' idee  e  acutezza  e 
grandezza  di  vedute  veramente  degni  di  quella  ammirazione 
e  di  quella  non  minore  gloria  che  il  temix)  anzi  che  meno- 
mare è  di  buon  diritto  andato  accrescendo. 

Aldo    Manuzio   prese  ad   educare  Alberto  Pio  ■  )   quando 


')  A.  Cappelli,  Lettere  di  Lodovico  Ai  ionio,  Milano,  18S7,  pag.  1. 

■-)  Aldo  ottenue  dalla  famiglia  Pio  il  diritto  di  aggiungere  al 
suo  il  cognome  dei  .Signori  di  Carj)i.  A  Ferrara  ehbe  tra  i  suoi 
scolari  Ercole  Strozzi  di  cui  impresse  i  versi  ;  nel  1497  per  Com- 
missione di  Ercole  I  pubblicò  l'opera  di  Lorenzo  Maioli,  Epiphil- 
lidtn,  ecc.  Si  cfr.  FiKMix-DiDor.  Aide  Manme  et  /'  Hélleìiisme  a  ]'e- 
ime,  Paris,  1875,  pagg.  3  e  90. 


IL  rinror.o  li-.tti-.rario  d'  ERfOLE  i.  1 13 

questi,  giovanetto  ancora,  cominciava  a  dar  prova  di  quel 
folicissimo  talento  per  gli  studi  che  dovea  poi  innalzarlo  ai 
[)iiì  alti  onori.  Gregorio  da  Spoleto,  il  celebre  maestro  del- 
l'Ariosto M,  contribuì  pure  in  Ferrara  alla  istruzione  del 
fortunato  Principe  e  fomentò  in  lui  quell'ardore  per  le  let- 
tere in  virtù  del  quale  egli  fu  indotto,  in  età  non  ancor 
matura,  a  raccoglier  libri  d'ogni  maniera  e  a  concorrere  a 
sostenere  Aldo  nelle  pul:)blicazioiii  eleganti  e  corrette  degli 
antichi  scrittori.  Alberto  contava  vent'anni  appena,  quando 
Aldo  gli  intitolò  la  mirabile  edizione  dell' (Jrgano  d'Aristo- 
tele, nella  cui  prefazione  troviam  già  lodata  la  scelta  biblio- 
teca del  Pio.  —  Nulla  ti  manca  :  —  scrive  Aldo  —  non  l' in- 
gegno, del  quale  in  verità  abbondi;  non  l'eloquenza,  di  cui 
sei  fornito;  non  i  libri  latini,  o  greci  o  ebraici,  che  tu  con 
somma  cura  e  studio  ricerchi  ;  non  dottissimi  precettori,  che 
sai  con  grande  liberalità  compensare. 

Se,  prescindendo  dagli  eccelsi  meriti  di  Alberto  in  molti 
ordini  di  fatti,  come  nell'arte,  di  cui  fu  sommo  intenditore; 
nella  filosofia  e  filologia,  in  cui  fu  singolarmente  versato;  nella 
]»olitica,  in  cui  fu  oculatissimo  diplomatico  e  sagace  reggi- 
tore "  )  ;  abbiam  fermato  il  discorso  sulla  sua  eletta  libreria, 
non  creda  il  lettore  che  ciò  sia  senza  ragione.  Sfugge  all'  in- 
dole del  nostro  studio  la  molteplice  e  maravigliosa  attività 
di  Alberto;  non  isfugge  già  la  sua  predilezione  pei  libri, 
poiché  alcuni  di  essi  preziosissimi  pervennero,  dopo  al- 
quante vicende,  alla  Biblioteca  estense,  ove  sono  tuttora 
conservati. 

')  Si  veda:  Tnt.vHoscui,   liihlititvca  Mvdciioic,  1\ ,  161. 

-)  Sulle  obliga/ioui  che  ha  Caii)i  verso  Alberto  Pio  si  cfr.  Sem- 
PKK-ScHULZE,  Carpi,  eia  Furutermtz  dar  Renahii.,  Dresden,  1882,  sgg. 
—  Per  le  relazioui  del  Pio  coi  Gonzaga,  si  veda:  Bkaghiuolli, 
Lettere  dei  Pio  ai  Gonsaya  in  Meni.  stor.  di  C'arjji,  I.  E  per  i  raiiporti 
col  Manuzio,  si  cfr.  P.  De  Nolhac,  Lex  correnpondanis  d'Aide  Ma- 
nuee,  Roma,  1888,  nu.'  10-13.  —  Notevolissima,  perchè  contiene  un 
accenno  all'Ariosto,  è  una  lettera  di  Leonello  Pio  ad  Ercole  I  d' Este 
del  21  Aprile  1506  da  Carpi.  In  essa  il  Pio.  essendo  venuto  a  cono- 
scenza che  il  Duca  cercava  un  <-avallo  gli  oltre  un  giumento  della 
sua  stalla:  «  Essendo  lì  et  parlaud»)  cum  messer  Lrj)<)Vi(<>  Ariosto 
«  el  me  disse  come  V.  S.  faciva  cercare  ad  uno  Zauetto  per  alcune 
«  sue  caiiallc  Iczere...  ».  Ardi,  esftusc.    Carteggio  Pio. 


14  1  CAPITOLO   VI. 


Sono  documenti  senza  pari  della  munificenza  di  Albert(ì 
nel  provvedersi  di  libri  la  nota  di  molte  partite  di  danaro 
da  lui  speso  per  far  legare  molte  opere  greche  e  latine  ^  )  e 
l'atto  splendido  col  quale  egli  comperò  la  biblioteca  di  Giorgio 
Vallai). 


')  Il  oav.  A.  G.  Spinelli  ebbe  la  cortesia  di  far  ricerche  i)er  me 
nell'Archivio  Gnaitoli  e  nell'Archivio  Pio  in  Carpi.  Posso  perciò 
aggiungere  al  Tiraboschi  alcuno  notiziole.  Nel  1499  Alberto  Pio 
spese  L.  475  per  legatura  di  libri.  Del  10  Agosto  1499  è  una  nota  «  de 
«  uinti  volumi  de  libri  mezani  conseguati  a  misser  Baptista  de 
«  Pavia  »,  tra  i  quali  noto:  ini  Silio  Italico,  un  Filelfo,  Vitru- 
vio,  P.  Vergerio,  Luciano  e  parecchi  libri  greci.  —  Sul  cartone 
della  lilza  16  dei  rogiti  del  notaro  Lud.  Parmesani  era  la  seguente 
memoria:  «  Vachetta  per  tenere  li  conti  de  la  Libraria  de  lo  Ill.mo 
«  Sign.  Conte  Alberto  Pio  Conte  de  Carpi  peruenuto  a  le  mani  de 
«  mi  Bortolomeo  Parmesano  de  Carpi  de  1'  anno  1.522  adì  otto  de 
«  Marzo...  ».  È  una  nota  in  Arch.  Guaitoli,  Filza  107,  f.  4.  Nella 
stessa  filza  è  notizia  di  libri  tolti  da  maestro  Lorenzo  da  Valenza 
«  librare  in  Ferrara  ».  Neil' Arch.  Pio  ho  avuto  io  stesso  tra  mano 
nn  documento,  dal  (jnale  si  desume  che  nel  1471  fu  trattata  una 
proposta  di  matrimonio  tra  Alberto  e  una  figlia  di  Nic.  da  Cor- 
reggio. Aggiungo  qui  poche  bricciche  sopra  Aldo  raccolte  in  Carpi 
nell'Archivio  Guaitoli.  Il  5  Agosto  1480  Aldo  compera  una  casa  in 
Borgo  S.  Antonio  (filza  27,  fase.  16).  Il  5  gennaio  1489  Gherardo 
di  Baviera  fa  testamento  e  fra  i  presenti  compare  Aldo  «  praeeeptor 
«  pref.  Magnifici  Alberti  ».  Aldo  figura  jjure  come  teste  in  una 
vendita  di  un  fondo  fatta  da  alcuni  dei  Bellentani  ai  Brusati 
(31  Genn.  1505).  Il  28  Marzo  1508  Leonello  Pio  nomina  suo  man- 
datario a  Venezia  Aldo  Pio  Manuzio:  il  18  Die.  1509  Aldo  stampa- 
tore è  teste  in  ima  vendita  di  terre  fatte  da  ]\Ianfredo  Rossi  ad 
altri  Rossi.  Quest'  ultime  notizi»'  sono  desunte  dai  rogiti  di  Giac. 
Maggi,  Cristof.  Carnevali,  Melchiorre  del  Bombice  nell'Archivio 
notarile  di  Cari)i. 

■-)  .1.  L.  Heiijerg,  J}i'itra<i('  zar  (Icxchk-ìitc  Geoi-f)  Vaila' -s  und  xcixer 
Bihliùthek,  in  lìeihefte  zum  Ccntralhlatt  filr  lìiìiliofheksu'esen.  XVI.  pag. 
108.  Quivi  trovasi  per  intero  i>ubblieato  (pagg.  108-26)  l'inventario 
dei  libri  appartenuti  ad  Alberto  conservato  nel  cod.  Barberiniauo 
XXXIX,  12  e  già  edito  in  parte  dal  Dorez,  Ber.  des.  hihllothèque-s. 
II,  382  sgg.  Sopra  alcuni  codici  orientali  e  greci  di  A.  Pio  si  veda 
la  Notizia  letteraria  del  Cavedoni  in  Mem.  di  reli(j.  di  morale  e  di 
letterat.,  S.  Ili,  T.  XVII,  pagg.  212-230  e  sui  codd.  greci  si  cfr. 
PiTN'i'oNi,  Indice  dei  codd.  ifreci  della  Bihl.  e-steu,sc  di  Modena,  cstr. 
dagli  Studi  ital.  di  filai,  class.,  voi.  lA^,  Firenze,  1896. 


II.   riRCOLO   I.ETTICRARIO    D'  ERCOLD    I.  145 

M.  M.  Boiardo,  il  Pistoia,  Ercole  Strozzi,  Ludovico  Ariosto, 
Aldo  Manuzio  e  Alberto  Pio  sono  le  gemme  più  fulgenti  di 
quella  corona  di  letterati,  che  Ercole  I  potè  compiacersi  di 
avere  intorno  a  sé  a  maggior  gloria  della  sua  corte. 

Accanto  a  questi,  altri  letterati  di  grande,  sebben  minore, 
fama  dobbiam  studiare:  i  quali  contribuirono  tutti  col  loro 
nome  a  render  più  reputata  e  celebrata  Ferrara  e  con  le 
loro  opere  ad  arricchire  la  biblioteca  del  Duca  e  a  far 
sonare  alto  il  grido  della  Casa  d'Este.  Per  maggior  como- 
dità di  studio,  li  divideremct  in  due  gruppi  e  gli  uni  radu- 
neremo intorno  ad  Eleonora  d'.\ragona,  gli  altri  intorno  a 
Lucrezia  Borgia. 

Se  co.sì  adoperando,  incorreremo  talvolta  in  qualche  in- 
congruenza, ci  tenga  per  iscusati  lo  studioso,  al  quale  non 
potrà  isfuggire  la  non  piccola  difficoltà  di  ordinare  e  coor- 
dinare in  modo  sistematico  tanta  varietà  e  disparità  di  ma- 
teria. 


II.  La  mattina  <lel  3  luglio  1173  P'errara  più  del  consueto 
animata  e  festosa,  abbellita  di  fiori,  pavesata  di  drappi, 
aspettava  con  ansia  l'ingresso  trionfale  di  Eleonora  d'Ara- 
gona, sposa  d'  Ercole  P  ». 

Giungeva  preceduta  dalla  fama  della  sua  bellezza  e  delle 
sue  gentili  maniere  e  accompagnata  dai  più  valenti  gen- 
tiluomini della  Corte  estense  e  scortata  dal  più  ricco  equi- 
paggio che  imagi nare  si  possa. 

Appariva  al  popolo  entusiasta  sotto  un  baldacchino  con 
frapponi  artisticamente  dipinti  e  a  tutti  sembrava  graziosa 
e  bellissima,  qual  era.  Non  invano,  quand'essa  si  presentò, 
durante  una  sosta  a  Roma,  a  Sisto  IV  che  l'accolse  con 
grandi   feste  -  ),  parve  a  Teofìlo   Calcagnini  di  mirare  «  un 


^)  L.  A.  G.Ì.NDIN1,  Isabella,  Beatrice  e  Alfonso  infanti,  cit.,  1  sgg. 

*)  G.  GoiiVi.siKiu,  Il  trionfo  romano  di  Eleon.  d'Aragona,  iu  Arch. 
della  Soc.  lìom.  di  St.  Patria,  X.  629-688:  L.  Gekìer,  iu  ZeitseJirift 
f.  die  cergleich.  Litteraturfieschivhie  u.  Benains.-Lifteratur,  Berlin,  188. 
I.  153.  Si  verta  anche:  Pastor.  Storia  dei  Papi  (trart.  Benetti). 
Trento,  1891,  II,  419. 


146  CAPITOLO   VI. 


angelo  »,  vedendola  cosi  «  adornata  da  infinite  perle  et  gioie  » 
nel  suo  severo  abbigliamento  di  velluto  negro  '  ). 

Non  mancarono  i  discorsi  d'occasione-);  non  mancò  la 
musa  dei  poeti  ^  ). 

Fra  i  quali,  uno,  Gian  Marsilio  Pio,  prigione  nel  castello 
di  Ferrara,  udiva  nella  solitudine  e  nella  penombra  del  car- 
cere r  eco  delle  grilla  festose  e  della  rumorosa  allegria  alla 
quale  s'abbandonava  il  popolo  di  Ferrara  e  cantava: 

Lp.V  de  Itelloza  ;ivuu/.a  ci   cliciiil)!]!!!. 
Ne'inay  fo  visto  doiuia  i)iii  i>ÌL-tosa: 
SiJero  me  trarrà  quella  del  castello  *). 

Ma  la  nota  mesta  del  Pio  languiva  nella  tetraggine  del  car- 
cere, mentre  tutto  il  castello  risonava  dei  canti  lieti  dei 
poeti  ferraresi.  Alcuni  di  essi  erano  già  noti  alla  soave  \mn- 
cijìessa  aragonese. 

Durante  il  viaggio  da  Napoli  a  Ferrara,  Eleonora  d'Ara- 
gona avrà  certamente  avuto  agio  di  intrattenersi  famigliar- 
inente  e  di  stringere  dimestichezza  con  alcuni  dei  migliori 
letterati  di  Corte.       • 

L'  accompagnavano  M.  M.  Boiardo,  Tito  Vespasiano 
Strozzi,  Ludovico  Carbone  ed  altri  ])arecclii  scelti  con  quella 
cura,  che  i  principi  d'Este  spiegavano  nell' eleggere  uomini 
di  grido  per  le  grandi  occasioni.  Eleonora  avrà  notato,  fra 
tutti,  non  senza  un  certo  compiacimento,  un  perfetto  cava- 
liere e  cortigiano,  di  tratto  elegante,  di  maniere  pronte  e 
vivaci,  di  nobile  aspetto  e  di  piacente  persona.  Egli  era  un 


»)  Ms.  243  della  Bibl.  di  Padova. 

'-')  Un'orazione  lat.  di  Giovanni  Hnisati  per  le  nozze  »F  Eleo- 
nora conservasi  nel  cod.  5'J  della  Bihl.   universitaria   di    Valencia. 

")  Mattia  Canale  diresse  ad  Eleonora  nn  Inngo  eomponimentt) 
latino,  clic  si  imù  leggere  nel  cod.  est.  di  dedica:  a.  O.  7.8.  Snl  Ca- 
nale si  veda  anche:  Mazzatinti,  La  JiihJ.  dei  J!c  (V ArmjdiKt  iv  Xa- 
poli,  Rocca  S.  C'asciano,  1897,  i)ag.  ~>:^-À. 

*)  Traggo  (|uesti  versi  dal  canzoniere  inedito  di  G.  M.  Pio.  Qnesti 
si  raccomandava  altra  volta  ad  Eleonora  di  intercedere  grazia  presso 
il  Duca  con  un  hingo  serventese  mandatole  col  mezzo  del  paggio 
Alberglietto.  Anclie  Gio.  Marco  Pio  ])rigione  degli  Estensi  com])o- 
neva  versi.  Si  cfr.  .////  r  Meni,  dclhi  Ih'iml.  di  st.  l'atiia  di  Modena 
e  Parma,  11,  4ill. 


IL   CIRCOLO    LETTERARIO    d'  ERCOLE   I.  147 

abile  verseggiatore,  ricco  e  costumato,  maestro  ueir  arte  del 
torneare,  appartenente  a  principesca  casa  imparentata  cogli 
Estensi.  Eran  celebri  i  suoi  tratti  cortesi,  la  sua  valentia 
neir armeggiare,  il  suo  amore  per  le  danze,  per  le  feste,  pei 
conviti  e  la  facilità  stupefacente  con  la  quale  dettava  ma- 
drigali e  motti  per  imprese. 

Chiamavasi  Niccolò  da  Correggio  M:  era  ritenuto  il  più 
Completo  di  tutti  i  cortigiani  e  le  sue  rime  apprezzate  e 
gustate  andavano  man  mano  ad  arricchire  la  biblioteca  di 
Corte  '  ). 

Nelle  leste  e  nei  tripudi,  che  [ler  le  illustri  nozze  aveva 
apprestati  Ferrara,  egli  avrà  certo  trovato  modo  di  farsi 
ognora  piiì  ammirare  \)ev  la  prestanza  del  corpo  e  per  la 
sua  solita  e  bella  disinvoltura. 

Cessati  poscia  i  tumulti  e  ricondotto  il  castello  alla  calma 
consueta,  la  nuova  Duchessa  avrà  imparato  a  conoscere  con 
gradito  stupore  l'eletto  gruppo  di  dotti  e  di  poeti,  di  cui 
s'illustrava  allora  la  corte  degli  Estensi.  L'no,  fra  gli  altri, 
grave  di  modi  e  meritamente  onorato,  era  destinato  a  di- 
venire il  precettore  della  prole  della  principessa  aragonese. 
Da  celebre  famiglia  legata  di  devozione  agli  Estensi  discen- 
deva Battista  Guarini,  uno  dei  letterati  prediletti  da  Eleonora 
d'Aragona,  maestro  di  Isabella  e  segretario  di  Alfonso^). 


'■)  81  veda  lo  studio  esauriente  di  Luzio-Rexieiì,  Niccolò  da  Cor- 
n'flflio.  iu  Gioru.  xtor.,  XXI.  pag'.  210.  A  dimostrare  in  qual  conto 
tenessero  gli  Estensi  Niccolò  i)ossono  servire  le  jìrime  righe  di  un 
decreto  emanato  da  Ercole  I  il  1"  a])rile  1489.  Beg.  dei  Decreti,  X, 
e.  94:  «  Vix  possemus  uuquani  tot  tuntisque  lionoribus  et  beneficiis 
«  Magnif.  et  generosuni  Equiteni  et  Coniiteni  D.uuni  Nic.  de  Cor- 
«  rigia  Nepoteni  nostrum  dilec.""""  prose<]ui  quot  ({uantisque  eum 
«  dignum  esse  eognoscinnis  sive  geuus  sive  prudentiam.  sive  l»o- 
«  narum  litteraruni  coguitionem,  sive  integritatem  sive  fidem  ipsius 
«  in  oinues  praesertim  erga  nos  consid(>rare  veliiuus  ». 

-)  Append.  IP.  349. 

')  I  rapporti  soavi  del  (in.irini  con  Isabella  sono  stati  chiariti 
da  Luzio-Rkniei!.  Giorn.  xtor.,  XXXVII,  212-218.  Sin  dal  luglio  del 
1491  B.  Prosperi  partecipava  ad  Isabella:  «  M.  Baptista  Guarino  è 
«  facto  secretarlo  del  lll.mo  Don  Alfonso  ».  (  (>j>.  cif.,  ]»ag.  213,  n.  2), 
Aggiungo  che  nel  1492  il  Guarini  accompagnò  Alfonso  a  Roma,  ove 
il  principe  si  recò  in  tale  anno  )>er  accontentare  il  desiderio  d' Er- 


148  CAPITOLO    VI. 


Eleonora  ebbe  sempre  per  il  dotto  umanista,  poeta,  eru- 
dito e  celebratissimo  professore  in  Ferrara,  la  più  verace 
stima  contraccambiata  con  non  minore  zelo  e  con  grande 
affetto  ^  ).  N'  è  ijrova  la  garbata  letterina  che  Battista  inviò 
ad  Isabella  nel  1493  per  condolersi  della  morte  della  madre. 
In  tanto  comune  dolore,  pareva  al  Guarini  di  doversi  rat- 
tristare i)iù  che  molti  altri  per  i  benefici  ricevuti  e  per  la 
benevolenza  sempre  dimostratagli  da  I']leonora  e  mentre  ne 
ricordava  a  Isabella  le  virtù,  dovea  sospendere  la  lettera, 
((  che  le  lacryme  non  lo  lassavano  passare  più  oltre  -  )  >i. 

Sfogo  gentile  di  dolorosi  sensi  trovò  il  (iuarini  nello 
stendere  in  una  sua  funelire  orazione  la  vita  della  pietosa 
Duchessa.  Con  istile  sobrio  e  con  dizione  elegante  ne'  toccò 
i  meriti  e  le  magnanimità:  illustrò  l'amor  suo  per  lo  sposo, 
celebrò  le  sue  cure  per  educare  i  figli  alle  buone  arti  e  ai 
più  civili  costumi,  e  non  dimenticò  di  parlare  di  quel  suo 
vivo  ascetismo,  che  lei,  ricca  e  favorita  dalla  sorte,  condu- 
ceva nella  solitudine  della  stanza  ad  abbandonarsi  alle  'la- 
grime pregando^). 

Molti  e  vari  benefici  il  (iuarini  aveva  ottenuti  dalla  corte 


cole  elle  voleva  «  largii  veder  del  mondo  ».  C'osi  lo  stesso  Alfonso 
si  esprime  iu  ima  sua  letterina  alla  madre  (('avtv(j<jio  dei  Principi 
estensi).  Con  lettera  del  33  nov.  1492  Alfonso  annuncia  da  Konia  al 
padre  la  sua  visita  al  papa:  «...  uene  iu  la  anticamera  del  papa 
«  mons.  Ascauio  incontra  et  me  condusse  dentro  solo  cum  lo  S. 
«  Borso  et  cuiu  Bai)tista  Guarino  ...»  {hi.  id.). 

'  )  Il  Guarini  compose  un  epitalamio  per  le  nozze  di  Eleonora 
(cfr.  A.  Nani,  Medaglioni  entenxi:  Eleon.  d'A.,  pag.  7)  e  una  «  con- 
gratulatio  »  in  rima  ])er  la  nascita  di  Alfonso.  Poema  diro  Herenli 
die.,  ])ag.  106.  Il  Bauotti,  II,  pag.  56  parla  di  un  suo  trattato  De 
lìefjno  admiiiixt randa  «  in  cui  egli  ragiona  (iontiiiuamente  con  una 
«  Duchessa  di  rn»me  Eleonora,  che  a  tutti  i  segni  sembra  Eleonora 
«  d'Aragona  ». 

■-)  Luzio-Keniek,  Op.  rit.,  pag.  216. 

^)  Baptistae  GriAHixi,  funel>rix  oratio  in  ExveUentiii.nma)n  h'e- 
(jinam  Eleonoram  Araijoniam.  Adoi)ero  1'  esem))lare  estense  della  ediz. 
Rocaciolo,  1496:  a,  &.  2,28.  Dodici  anni  dopo  <loveva  il  Guarini 
conunemorare  la  morte  di  Ercole  I.  Ho  sott'  occliio  il  cod.  est. 
a.  O.  6.1.".. 


II,  fiRroi.o  i.irr TEUARio  li  Kijroi.L;  i.  1 1'.' 

d' Este  1  ).  Per  esempio,  nel  1466,  il  Duca  aggiunse  al  suo  sa- 
lario «'  libbre  dieci  marchigiani^  mensili  »  per  «  quella  sua 
«  prestanza  e  virtù,  clic  lo  rendevan  carissimo  alla  corte  -  )  » 
e  nel  1470  fu  concessa  tm'  esenzione  di  dazi  alla  moglie  del 
«  chiarissimo  uomo  »  Battista  Guarini,  ecc.  •'').  F)bbe  per  di 
più  importanti  ed  onorevoli  incarichi;  nel  69,  provvisto  di 
un  burchiello  «  ad  (|uattuur  remos  »  fu  inviato  a  Mantova 
ai  Gonzaga^);  dieci  anni  dopo  Ercole  gli  commise  la  tradu- 
zione di  talune  comedie  di  Plauto  da  rappresentarsi  a  Fer- 
rara; il  principe  Alfonso  fu  affidato  al  (ruarini,  come  a 
secondo  padre. 

Amato  e  protetto  dalla  Corte,  Battista  godè  l'amicizia  e 
i  favori  dei  personaggi  più  potenti  di  essa.  «  .Suo  benefat- 
tore »  cliiamava  egli  ijuel  Paolo  Antonio  Trotti,  al  quale 
dirigeva  due  versi  molto  significativi  : 

Panie,  memor  nostri.  ])rovas  fVire  Principis  aures 
Rponteque  ciirreiiti  snbijce  calcar  equo^). 

E  delizia  di  Borso  egli  chiamava  Teofilo  Calcagnila  e 
versi,  componeva  in  lode  del  Carro,  di  Luca  Ripa,   del   Pri- 


')  Che  il  Guarini  ricorresse  talvolta  ad  Eleonora  i>er  impetrare 
favori  presso  il  ilnca  ]mò  sosjìettarsi  da  questo  snt»  biglietto  (cod. 
est.  a.  G.  1,16),  che  a])partiene  forse  al  1491:  «  IH. ma  et  Ex. ma 
«  Madama.  —  Se  possibile  fosse,  senza  disturljo  de  la  Vostra  Ex. 
«  io  gli  dirla  uolontiera  alquante  parolle  inanti  che  la  se  partissi- 
«  da  questa  ferra.  —  Baptista  Guar.  ».  —  Altra  volta  si  rivolgeva 
al  Principe  stesso  :  «  Perchè  harei  I)isogno  de  alcuna  recreationc 
«  prego  la  V.  E.  sia  contenta  eh'  io  vadi  alcuni  giorni  in  veronese 
«  et  poi  forsi  ad  Venetia .  .  .  —  17  sept.  1190  ».  —  (cod.  est.,  cit.  ). 

-)  Ecco  il  Mandato  {Rc<i.  del  1466,  e.  196'):  «  Vos,  factores  ge- 
«  nerales,  ponifaciatis  in  bulleta  eruditissimum  et  eleganteni  uirum 
«  Baptistain  Guarinum  ultra  salaria  sua  ad  prouisionem  mensualem 
«  lil)r.  decem  m.  quas  sibi  sua  Gel.  addit  et  constituit  de  solita 
«  sua  lilteralitate  et  propter  prestantiam  et  virtutes  quae  efficiunt 
«  ipsuni  sue  dominationi  carissimum  —  XX.T  aiig.  ».  —  Per  una  se- 
conda donazione,  si  veda  lo  stesso  Reg..  e.  272. 

')  Eeij.  dei  Mand..  1470,  e.  171.  Aggiungo  che  altre  notizie  sul 
Guarini  si  possono  ricavare  dai  Decreti,  voi.  IX.  e.  64. 

*)  lieg.  dei  Mand.  1469,  e.  207.  Si  veda  anche  per  i  rapporti  coi 
Gonzaga:  Lczio-Ekxiki:.  Gior.  stot-.,  XVI,  612  sgg. 

'=■)  Cod.  est.  a.  G.  1.  16. 


150  CAPri'oi.o  \i. 


sciano,  del  noto  Pietrobono  citaredo.  Nei  suoi  versi  ammi- 
riamo insomma  un  riflesso  della  vita  di  corte  e  slam  sorpresi 
di  non  sentire  in  essi  alitare  quello  spirito  di  adulazione, 
che  allora  era  tanto  sfacciatamente  in  voga. 

La  devozione  del  (juarini  per  la  Corte  ili  Ferrara  fu 
sincera  e  piena  di  quella  b(  marietà  con  la  quale  egli  sapeva 
suir  orme  gloriose  del  padre  raccendere  nei  giovini  tuie 
ardore  di  studi  da  rendere  grandemente  profìcuo  e  prezioso 
il  suo  insegnamento  a  Ferrara. 

La  sua  grande  ambizione  di  celebrare  le  azioni  degli 
Estensi^)  proveniva  da  un  senso  di  gratitudine  e  di  ammi- 
razione verso  i  magnifici  suoi  protettori,  ai  quali  fu  così 
affezionato  che  può  dirsi  che  i  rapporti  del  buon  precettore 
con  il  principe  Alfonso  ricordino  un  poco  quelli  del  padre 
con  Leonello. 

A  Pavia,  a  Cremona,  a  Serravalle,  a  Genova,  a  Roma 
accompagnò  il  Guarini  il  giovinetto  Alfonso  e  durante  i 
viaggi  egli  dava  conto  al  Duca  e  ad  Eleonora  dei  portamenti 
e  degli  atti  suoi.  Dolcissima  una  sua  lettera  a  quest'  ultima 
da  Serravalle,  il  dì  10  d' Agosto  del  1492  :  «  Non  credo  poter 


^)  Il  desiderio  di  onorare  coli' opera  sua  i  Duchi  di  Ferrara,  (>gli 
luauifestò  anche  nel  seguente  biglietto  col  quale  inviò  un  opigraiunia 
latino  ad  Ercole  I  : 

Ex.*  ecc.  —  Quando  il  mi  accade  alcuna  occasione  de  commen- 
dare qualche  uirtuoso  facto  de  la  Ex.  V.  lo  facio  uolontiera  quanto 
bastano  le  mie  i)icoole  forcie.  >Siccome  a  li  dì  passati  fu  morto 
quello  cenziaro  il  quale  haueua  ferito  lo  cauallo:  et  perchè  quello 
Hercule  antiquo  anchora  lui  amaciò  uno  cenziaro  nel  monte  Ery- 
luantho  mi  è  parso  fare  un  epigramma  picolo  et  lo  mando  a  la  V. 
Ex.  a  la  quale  di  continuo  me  raccomando.  —  Ferr.  V  martij  149.3.  — 

fìdeliss.  seruulus  Bap.'*  Gt^akincs. 

Ho  ricercato  1'  epigramma  e  1'  ho  rinvenuto  nel  Poema  Diro  Hvr- 
cHÌi  dk-atiim,  pag.  149.  Eccolo: 

De  apro  rabioso  Interfecto. 

Uum  rabiosus  aper  iiicos  percurreret  urbis: 

Uia  velocis  fulmine  rupit  equi. 
Noxia  sed  miseris  fera  ne  mortalibus  esset  : 

Confìgi  Alcides  Ilia  iussit  apri: 
Non  Erymanthei  canitur  nunc  fabula  montis; 

Diana  sed  Herculeo  est  nomine  vera  salus. 


IL  (iRfOLo  ll-:tti;hauio  i/ eiì<  ole  l  151 


((  dare  migliore  novella  a  la  V.  Ex.''  che  lo  S.  nostro  essere 
«  sanissimo  et  D.  Alphonso:  lo  quale  continua  portarse  bene: 
<(  in  dire  lo  officio,  in  conversar  gravemente  cum  Signori  et 
<«  Ambasciatori  et  gentilliomini,  in  stare  ad  sedere  con  loro 
«  et  tre  et  quatro  liore  :  ne'  mai  se  ha  sentito  de  la  sua  bocca 
«  una  dishonesta  parola:  beri  mi  disse  molto  teneramente 
«  che  quando  sarà  ad  Genua  vele  scrivere  di  sua  mano  a  la 
<(  V.  S.  perchè  non  pare  «li  parlare  cum  quella  quando 
«  scrivo  io ...  1  )  ». 

In  virtù  del  suo  officio  di  precettore  dei  figli  dei  Princii'i 
e  della  lama  in  Ferrara  e  l'uori  meritamente  procacciatasi, 
è  naturale  che  la  Corte  estense  ricercasse  le  sue  opere  -  )  e 
eh'  egli  godesse  un'  alta  e  singolare  riputazione  presso  i 
Duchi,  ai  quali  egli  ricorreva  in  ogni  occasione  con  grande 
frequenza.  Ora  si  trattava  di  spese  riguardanti  terreni  da 
lui  posseduti  a  Mellara  ^  ),  ora  di  certo  danaro  che  il  Giudice 
dei  Savi  voleva  detrarre  dal  suo  stipendio.  Scriveva  allora 
al  Duca  di  Ferrara:  dalla  Comunità  della  città  avere  una 
provvigione  annua  di  lire  cento  «  per  cagione  del  studio 
et  del  suo  legere  »,  essere  non  conveniente  il  divisamento 
del  giudice  e  aver  il  Duca  Borso  altra  volta  rifiutata  una 
simile  proposta  dietro  lettera  di  Lodovico  Carbone  ^  ). 

E  il  Guarini  diceva  il  vero.  Nel  1469  aveva  scritto  L.  Car- 
bone a  Borso  :  ■">  i  «  Non  credo  punto  che  sia  intention  de  la 
«  justissima  S.  V.  che  ne  le  paghe  ritenute  de  queli  salariati 
((  da  lato  del  comune  si  abbiano  comprendere  quelle  del 
<(  Studio  perchè  le  littere  deno  pure  bavere  qualche  avan- 
«  tagio  da  li  altri  offitiali  idiotti . . .  ». 

Di  Ludovico  Carbone,  del  suo  molto  e  vario  sapere,  del 
suo  bizzarro  carattere,   de'  suoi  amori   con  Francesca  Fon- 


'  )  Ardi.  est.  di  Stato.  Buste  dei  letterati. 

-)  Nel  catalogo  di  libri  del  1495  figurano  un'orazione  volgare 
del  Guarini  sulla  morte  di  Lodovieo  Casella  e  un  liV»ro  di  versi. 
Cfr.  Append.  Il';  32,53. 

■")  Lettera  del  Guarini  ad  Ercole  (U9())  in  Aiitografotecji    Caiii- 

\MTÌ. 

*)  Mqiistro  dei  Mand..   147:^,  e.  50". 

')  lh-(jistro  dei  Mand.,  1409,  e.  135'''.  Cfr.  il  i)res.  lavoro  a  pag.  Ilo. 
n.  1. 


152  CAPITOLO  vr. 


tana')  altri  ha  magistralmente  discorso^).  Resta  a  me  ri- 
cordare ch'egli  fu  grandemente  caro  a  Borso  e  a  Ercole, 
de'  quali  soventi  volte  ebbe  occasione  di  sperimentare  la 
liberalità  e  la  cortesia-'),  e  di  aggiungere  che  commentò 
con  un  pubblico  discorso  la  morte  di  Battista  Guarini  ^  ). 

Oltre  al  Carbone,  ci  piace  di  ricordare  accanto  a  Bat- 
tista Pontico  Virunio,  che  dobbiam  menzionare  non  soltanto 
per  essere  stato  in  Ferrara  diligentissimo  discepolo  del 
Guarini  ■'  ),  ma  per  aver  preso  parte  a  una  disputa  accesasi 


')  Fu  da  lui  cMamata  Fontauiiia  e  si)osò  Fraucesco  Aridsti.  zio 
(li  Ludovico.  In  un  capitolo  anonimo  in  lode  delle  nobili  donne 
ferraresi,  accanto  a  Domicilia  Ranu-oni,  moglie  di  Tito  Strozzi,  a 
Leona,  nioo;lie  di  Roberto  Strozzi,  ecc.  è  ricordata: 

Francesca  Fontanese,  almo  splendore, 
Richa  ci'  hiimanità,  uota  d'  orgoglio, 
Fructo  senil  in  su  giouenil  fiore... 

[Cod.  est.  y..  W.  -2,11]. 

■'')  G.  CAKmjcci,  Le  poesie  lat.,  cit.,  pag.  49. 

5)  Nel  cod.  est.  a.  L.  9,27  (18)  si  leggono  alcuni  estratti  dai 
Mandati  estensi  che  riguardano  il  Carbone.  Per  es.,  nel  1464  il  Duca 
Borso  fece  dare  in  prestito  102  tiorini  e  mezzo  a  Lud.  «  egregio 
«  Artium  Doctori  »  ;  il  17  die.  1466  si  facevano  portare  a  Ferrara 
i  libri,  le  vesti  e  le  masserizie  del  Carbone  «  redeuntis  ex  Bononia 
«  ad  studium  ».  Dallo  stesso  cod.  riportiamo  in  Append.,  III.  n.  4 
una  lettera  di  Borso  die  si  riferisce  al  Carbone. 

Il  catalogo  dei  libri  d'Ercole  registra  un  Dialogo  del  Carbone 
{Append..  II-).  una  sua  traduzione  dal  greco  {Append.,  Il'),  e  un 
libro  di  versi  {Append..  II-).  Il  Dialogo  era  scritto  in  lode  di  Er- 
cole 1  e  trattava  della  felicità  di  Ferrara,  come  si  apprende  dal 
catal.  cit.  edito  dal  Venturi,  pag.  110. 

^)  Questa  orazione  è  C(mservata  in  un  cod.  dell'Ardi,  di  Stato 
in  Modena  e  fa  seguito  alla  versione  Guariniana  del  trattato  ricor- 
dato dd  Carafa;  trovasi  anche  in  un  ms.  della  Estense:  a.  T.  9,16. 
Fu  pubblicata  recentemente  da  K.  MrELi.NKn.  Beden  u.  Briefe  itu- 
lien.  Humanisten,  Wien,  1899. 

■')  Al  Pontico,  a  Simone  Bombasi,  a  Dionisio  Bertocchi  e  a  Be- 
nedetto Manzi  devesi  l'edizione  dei  celebri  Erotemata  Guarini.  Sì 
cfr.  N.  Campanini,  Pontico  Virunio  lettore  publico  di  lett.  (jreche  e 
lat.  a  Ueijgio,  in  Atti  e  2Iem.  della  Dep.  di  St.  1'.  per  le  prov.  Mod. 
e  Farm.,  S.  Ili,  voi.  VI,  pag.  578. 


IL   CIRCOLO    LKTTERAUIO    d'  ERCOLI-:    I.  153 

fra  due  letterati  devoti  aijli  Flstensi  ed  in  jiarticnlare  ad 
l^rco]e  I  afilezionati. 

Trovandosi  in  disaccordo  Pandolfo  Collenoccio  e  Nicolò 
Leoniceno  per  causa  di  certa  operetta  da  quest'  ultimo  pub- 
blicata 1  ),  Pontico  Virunio  prese  la  parola  e  assalì  violen- 
temente con  un'invettiva,  che  si  ha  alle  stampe,  il  Colle- 
uuccio. 

Dopo  una  vita  varia  e  avventurosa,  Pandolfo  Collenucci(j 
aveva  trovato  una  più  sicura  dimora  presso  la  Corte  d'  Este. 
Sostenne  in  questo  periodo  gravi  e  dignitosi  offici:  fu  in- 
viato da  Ercole  a  Massimiliano  imperatore,  poi  a<l  Ales- 
sandro VI  2)  e  ancora  a  Massimiliano-'),  quindi  a  Roma  con 
Ippolito  d'  Este. 

Da  Roma,  il  dì  di  Natale  del  1497,  scriveva  teneramente  al 
Duca  a  proposito  di  Ippolito,  che  allora  contava  un  vent'anni: 
«  Hora  dico  così  che  liberamente  V.  Ex.  se  po'  quietar  ne 
«  r  animo  de  questo  111.'"*'  Giouene  qual  fin  questo  dì  ha  facto 
«  prona  de  maturissimo  vecchio  in  ogni  sua  actione  :  et  tucto 
«  senza  pedag<jgo  e  senza  scuola:  Intanto  che  per  mia  fede 


^)  In  Ferrara,  intorno  al  1493,  pensa  A.  Saviotii,  Pandolfo  Col- 
lenuecio  umaninta  jìcsartse  del  set-.  XV,  Pisa,  1888,  pag.  62  sgg.  abbia 
il  Collenuccio  presa  la  difesa  di  Plinio  contro  X.  Leoniceno.  La 
stima,  nella  qnale  era  tenuto  Pandolfo  a  Ferrara,  è  attestata  da 
un  compcuiiniento  di  (raspare  Sardi,  il  quale  cantava  per  la  sua 
venuta  : 

D.    PANDLf.FO     PlSAlIRENSI. 

yuod  moilo  tu  optabas  venit,  Ferr;iria.  numen  : 

Auxiliumque  ferens  imperijque  clecus. 
I.aeta,  precor,  gamie;  pullas  dimittito  vestes... 

[Coil.  est.  a.  0.  6,1.t]. 

■-)  A  ((uesta  missione  devesi  riferire  il  seguente  mandato  in  Re- 
ijÌNtro  del  1494,  e.  164"^:  «  Vos  fact.  generalis  dari  et  solui  faciatis 
«  Mag.'^"  D.no  Pandulfo  Collenutio  ducatos  sexaginta  auri  et  in  altro 
«  prò  expensis  per  eum  faciendis  in  eundo  Romam  prò  negotijs  Ex. 
«  Sue  cum  sex  equi  et  quin((ue  famulis.  XVJ  Oct.  1494  ».  Accanto 
al  mandato  è  scritto:  «  Non  hal>uit  locum  ». 

')  Lettera  di  Ercole  I  ai  fattori  in  Mecj.  Mand.,  1497.  e.  óO' : 
«  Mo  che  messer  Pandolfo  da  Pesaro  è  retornato  de  la  legatione 
«  sua,  uolemo  faciali  fare  la  ragione  de  le  spese  clie  ha  facto  in 
«  tiuesto  suo  uiazo  ».  La  ragione  delle  spese  è  data  in  Begistro, 
1498,  e.  32^ 


154  CAl'ITOLO    Vi. 


«  me  ha  facto  star  stupefacto  hauendo  io  uoluto  subtilissi- 
«  mamente  considerare  ogni  suo  gesto  ^)  ». 

Altra  prova  del  verace  affetto  nutrito  dal  Collennuccio 
pel  Duca  si  può  ricavare  dalle  parole  colle  quali  il  celebre 
pesarese  si  rammaricava  da  Roma  della  morte  di  Anna 
Sforza:  «  Tanta  letitia  non  ha  potuto  essere  senza  mixtura 
«  de  fele  per  la  partita  che  ha  unluto  Dio  che  faccia  la 
«  111."'^  M.-'^  Anna  da  noi:  Esso  sia  laudato  da  tucti.  —  Non 
«  a  savi],  non  ad  experti,  non  al  Duca  Hercole  bisogna  dir 
((  più  parole...  ». 

Minore  cordialità  di  relazione  non  ebbe  il  Collenuccio 
cogli  officiali  più  reputati  della  Corte  estense  ').  E  merita 
senza  dubbio  un  cenno  l'amicizia  buona,  onde  fu  stretto  a 
quel  Gerolamo  Giglioli  «  niaistro  della  Saluarobba  »  che  ab- 
biamo ricordato  nel  capitolo  sulla  libreria  d'Ercole  P). 
Da  Venezia  *  ),  il  27  Marz(3  1491»,  gli  annuciava  il  matrimonio 
pattuito  tra  Ginevra,  sua  figlia,  e  Guido  Antonio  da  Saiano 
gentiluomo  di  Pesaro.  Lo  incaricava  di  interessarsi  della 
cosa  e  aggiungeva  :  «  Ve  ho  voluto  significare  el  tutto  perchè 
«  so  ne  barite  piacere  per  lo  amore  che  me  portate  ». 

Ottime  relazioni  egli  dovè  pure  avere  con  uno  dei  per- 
sonaggi più  importanti  della  Corte  estense,  Francesco  Ariosti, 
col  quale  fu  mandato  nel  1493  a  Massimiliano  d'  Austria  a 
chiedere  titolo  ducale  e  investitura  imperiale  di  città  e  terre 
annesse  di  recente  agli  stati  di  Modena  e  Reggio  ■'  ). 


')  Ardi.  est.  di  Stato.  —  Buste  ilfi  Letterati.  — 

-  )  E  ciò  è  naturale  in  virtù  del  suo  ufficio,  obe  fu  quello  di 
Consigliere  Ducale,  (quindi  di  Capitano  di  Giustizia.  Nel  Giornale 
del  Soldo  del  1494  nell'Archivio  estense  è  nominato  più  d'una  volta 
un  «  m.  pandolfo  da  Pesaro  »  e  nua  volta  un  tijjlio  di  «  ni.  pau- 
dolfo  da  pesaro  ». 

")  G.  Giglioli  teneva  lo  stes.so  officio  aucova  nel  laOO.  Lihro  d'.lin- 
ministr  azione.  —  Caxa.  —  7.700. 

*)  Buste  cit.  dei  letterati.  La  lettera  è  pubblicata  in  Saviotti. 
op.  cit.,  pag.  260.  Questa  lettera  viene  a  iutegraiv  1'  altra  del  Col- 
lenuccio edita  dal  Malagola,  Della  vita  e  delle  ojyere  di  Anionio 
Urceo  detto  Codro,  Bologna,  1878,  pag.  450. 

^)  .S.\ VIOTTI,  0}).  cit.,  pag.  80.  Nota  giustamente  il  .Saviotti  (pag.  81) 
che  la  comitiva  mandata  da  Ercole  I  pare  avesse  anche  lo  scopo 
di  seguire  Bianca  Maria  Sforza  e  il  suo   corteo   nuziale   e   di   rife- 


IL   riRCOLO    LHTTl^RARIO    iV  ERCOLI;    l.  155 


Tradusse  per  Ercole  1°  l' Anfitrione  rappresentato  alla 
corte  di  Ferrara  nel  Gennaio  del  1487  e  scrisse  il  suo  Joseph 
«  ad  instantia  »  del  Duca,  al  quale  anche  dedicò  i  suoi 
Apologi,  pieni  veramente  di  allusioni  all'  Estense,  e  il  suo 
Compendio  come  a  colui  che  nella  Corte  di  Napoli  aveva 
trascorso  il  flore  della  giovinezza. 

Fu  tanto  1'  amore  che  il  Collenuccio  nutrì  per  i  principi 
d'  Este  che  ricercò  le  storie  di  Ungaria  di  «  Maestro  Gii  >- 
hanne  de  Thwrocz  »  e  ne  tradusse  in  volgare  un  capitolo, 
nel  quale  si  fanno  le  lodi  e  si  celebrano  le  virtù  di  alcuni 
de'  più  antichi  Signori  di  Ferrara  ^  ).  E  in  fine  al  Duca  Ercole 
il  Collenuccio  intitolò  la  sua  Defensio  Pliniana  contro  Ni- 
colò da  Lonigo. 

Il  Leoniceno  fu  pure  devoto  agli  Estensi  e  passò  parte 
della  sua  vita  a  Ferrara,  ove  diede  opera  a  erudire  in  vari 
rami  di  sapere  gli  scolari  dello  Studio  e  a  volgarizzare 
opere  storiche  per  Ercole  I. 

rime  al  Duca.  Piìi  t'iie  al  Duca,  le  uotizie  erauo  mandate,  coiu'  è 
naturale,  ad  Anna  Sforza,  alla  quale  scriveva  in  proposito  da 
lunsbruch  Barbara  Crivelli,  in  data  24  gennaio  94,  una  lettera  du- 
lia qualche  periodo  interessante  per  la  storia  del  costume  :  «  .  .  .  dirò 
qualcosa  de  nono  de  li  jiiaceri  hauemo  in  Alamania  cum  la  8er.""' 
«  Regina  n.ra  sorella.  lucommenzando  al  primo  giorno  che  intras- 
«  simo  in  questa  terra  la  M.''"  sua  fu  recevuta  cum  triumphatis- 
«  sinii  honori  et  feste  da  questa  111.™"  Duchessa  de  Austria  ...  La 
«  sua  8."^'"  balla  benissimo  franzese  italiano  et  tedesco,  pur  el  liallar 
«  tedesco  è  facile  :  però  ohe  sem^ire  è  un  medesimo  andare  simile 
«  al  ungaresco.  El  conuersare  de  (jnesti  homeni  è  tanto  domestico 
«  quanto  sia  possibile  essere  :  non  meno  licentia  ha  la  mane  de 
«  palpare  et  la  lingua  de  dire  quanto  1'  ochio  ha  de  uidere  ».  A 
cotesta  licenza  accenna  un'  altra  lettera  da  Innsbruck  senza  tirma  : 
«...  le  todesche  sono  più  belle,  piìi  domestiche,  più  liberale  .  .  . 
«  Imo  li  gioueni  todeschi  se  sono  lamentati  che  le  done  lombarde 
«  sono  tanto  salvatiche  che  non  uoleno  pure  lassarse  tochare  le 
«  mane  con  ciò  sia  che  le  sue  habeant  nihil  pro^ìrij  sed  omnia  fere 
«  sunt  communia  ».  —  Arch.  di  Stato  in  Modena.  —  Ambasciat.  iu 
Germania.  — 

')  Arch.  est.  —  Letterati.  —  «  Per  memoria  de  la  111."'"  et  glo- 
«  riosissima  Casa  da  Este  jier  mi  Paudolpho  da  Celdenose  in  Hala 
«  de  \ii\  de  Eno  iu  Alemagna  ».  È  pubbl.  iu  Saviotti,  op.  eit., 
pag.  257. 


156  f. M'ITOLO    M. 


La  sua  vita  e  la  sua  molta  attività  son  note  per  essere 
già  state  oggetto  d'indagini  e  di  studio  \);  cosicché  sarà 
conveniente  sorvolare  su  cotesto  interessante  tipo  di  letterato 
e  soffermarci  puttosto  sopra  un  altro  umanista  legato  agli 
Estensi  da  non  minore  devozione. 

Tra  le  donzelle  di  Eleonora,  una  carissima  alla  Duchessa, 
era  sorella  di  un  letterato  ferrarese  -  ). 

Antonio  Tassino  è  stato  sin  qui  riguardato  quale  uomo 
politico  di  astuzia  e  di  sagacia  senza  pari  e  quale  cortigiano 
favorito,  per  le  sue  arti,  e  confìdentissimo  della  Duchessa 
Bona  di  Savoia.  Nel  suo  officio  di  ducale  consigliere  ce  lo 
presentano  d'accordo  gli  storici  sotto  luce  sinistra:  ambi- 
zione e  vanità  lo  avrebbero  tratto  a  far  uso  dei  più  sottili 
accorgimenti  per  cattivarsi  1'  animo  della  Duchessa  e  sopra 
tutto  egli  avrebbe  trovato  il  più  forte  stimolo  degli  atti  suoi 
in  uno  sfrenato  desiderio  di  facili  onori  e  di  ricchezze  -^  ). 

Tutti  hanno  fin  qui  considerato  il  Tassino  come  un  mo- 
dello di  malvagità  e  di  ipocrisia  ;  nessuno  ha  pensato,  eh'  io 
sappia,  a  redimerlo,  almeno  in  parte,  dalle  accuse,  che  gli 
storici  milanesi  gli  mossero  contro. 

Antonio  Tassino,  figlio  di  quel  Gabriele,  che  godette  la 
protezione  più  larga  e  sincera  degli  Estensi,  fu  da  giovane 
molto  onorato  in  Ferrara  e  coltivò  con  serietà  gli  studi  dimo- 
strando ingegno  forte  e  precoce  nel  comporre  versi  latini  "*  ). 

^)  D.  ViTAi.iAXi,    Vita  e  o})erv  di  Xiecolò  Leoniavo,  Verona,  189^. 

"-)  Cbiainavasi  Antonia  Tassini.  Si  cfr.  in  Ardi.  est.  il  libro  dei 
Prouisionati,  1483,  e.  46. 

^)  Muratori,  Annali.  IX,  r>;^t)  e  Aììì.  est.,  II.  288.  Giui.iNi,  .1/^- 
morie  npettanti  alla  .storia,  al  (joverno,  ecc.  di  Milano,  Milano,  18ri7, 
pag.  636,  ov'  è  da  correggersi  il  nome  del  Testino  in  Ta»xino. 
G.  CLArtETrA,  Gli  ultimi  anni  di  Jiona  di  Sar.  diiche.ssa  di  Milano,  in 
Arch.  Htor.  ital.,  XII,  >S.  Ili,  pag.  62  sgg.  G.  Giovannini,  Le  donne 
di  casa  Savoia,  Milano,  1900,  pag.  83.  S'io  non  mi  inganno,  gli  sto- 
rici posteriori  dipendono  in  maggior  o  minor  grado  da  B.  Corio,  al 
(jnale  spetta  la  responsabilità  di  aver  lasciato  del  Tassino  un  così 
nTesohino  ritratto.  Ma  il  Corio,  ohe  non  è  certo  un  modello  di  esat- 
tezza e  di  fedeltà,  potrebbe  essere  stato  spinto  da  qualche  ragione 
d' indole  particolare.  Ammessa  la  cosa,  la  questione  luutereljbe 
tutto  il  siu>  aspetto. 

*)  Apiìend.,  Il-,  22. 


II.  ruifoi.o  r,F,TTi:RAi;io  ri  l'.ur-oi.i-:  i.  157 


Non  fu  già,  come  fu  detto,  «  uomo  di  bassissima  nascita  »  ; 
ma  appartenne  a  chiara  famiglia  ferrarese  ^  )  ;  come  appren- 
diamr»  da  un'  operetta  inedita  di  Francesco  Ariosti  nella 
(juale  si  discorre  con  tanto  cuore  del  Tassino,  che  noi  giu- 
dichiamo conveniente  riferirne  le  |)arole"). 

"  Conveniente  cossa  è  ch'io  azunza  questo  rico  exempio 
«  de  fede  e  deuotione  de  l' ingenuo  adulescente  de  preclaro 
<(  inzegno  Anthonio  Tassino  erudito  in  prima  ne  li  studij  de 
«  Immanità  e  uirilmente  studiante  in  ragion  ciuile  :  quale 
«  come  egli  è  nado  de  nobile  zente  de  Tassini  de  la  patria 
«  nostra,  cossi  in  questa  so'  zcjuenile  etadc»  e  robusta  si  forza 
«  a  tuta  so'  possa  cum  l' inzegno  illustrarsi  de  ciascuna  ge- 
«  neratione  de  uirtude:  per  che  egli  è  d'una  molto  egregia 
«.  indole  e  elleganti  costumi  et  accuratissimo  ;il  studio:  per 
«  le  qual  parte  promette  a  la  so'  prosapia  et  a  la  floren- 
«  tissima  patria  nosti'a  farsi  uno  lume  de  bontà  e  de  uir- 
«  tude  ». 

Narra  poscia  1'  Ariosti  che  il  Tassino  tanto  si  infervorò 
degli  studi  da  perdere  la  salute  si  che  «  uogliendo  a  le  uolte 
K  scriuere  non  podea  menare  el  calamo  :  e  ciò  dicono  et 
'(  anche  estimano  proceduto  che  egli  se  era  tanto  acceso  a 
«  studij  ciuili  essendo  per  anche  de  tenera  etade  e  tanto  di 
«  e  nocte  uigilaua  sostegnendo  fame,  sete,  caldo,  fredo  e 
«  sinestri  non  hauendo  rispecto  a  ueruno  incomodo  pur 
'(  eh'  el  uedesse  quantunque   egli    fusse   adulescente  podersi 


^)  Uh  Ferrarli  si  allonlauò  il  Tassino  col  padre  p(-a\  recarsi  a 
MìlaiH).  donde  scriveva  assai  spesso  al  Duca  estense,  raccoman- 
dandogli la  sorella  Antonia,  una  delle  donzelle  di  Eleonora  d'Ara- 
gona. Il  12  feltbr.  148  scriveva  Eicole  I  al  Tassino  di  abbracciare 
«  Anna  Maria  nostra  dolcissima  ligliola  e  nuora  »  e  <li  Antonia  ag- 
giungeva: «  speremo  reuscirà  una  donna  da  bene....  essendo  nata 
«  de  boni  parenti  et  hauendo  uni  et  li  altri  fratelli  cussi  uirtuosi 
«  et  rta  bene,  come  tuti  siti  ».  Cancelleria,  minutario  eronoloijico.  — 
Riguardo  all'  opera  del  Tassino  intorno  al  matrimonio  di  Ludovico 
e  Beatrice,  rimando  a:  J.  CAUXWKianT,  Op.  cit.,  pag.  9. 

-)  Cod.  est.  a.  W.  4,4:  «  Origine  e  Sito  del  Nono  Sacello  dedi- 
«  cado  ad  lionor»;  e  ]ier  reiiereiitia  de  la  gloriosissima  uerzene  Madre 
«  de  Jesu  Cristu  .Salvaclore  nostro  intro  el  magno  e  magnifico  pal- 
«  lazo  Ducale  de  Ferrara,  »  ecc.  Quivi  l'Ariosti  descrive  una  serie 
di  miracoli  compiuti  dalla  X'ergine. 


158  CAPITOLO   VI. 


«  proiialere  on  almeno  equipararsi   a    mazori   ot   a  ]n\\  pro- 
K  uecti  di  se  nelli  studij  litterarij  ». 

Ricorse  il  Tassino  per  la  guarigione  di  cotale  sua  infer- 
mità alla  Vergine  venerata  nella  nuova  Capella  ducale  e 
scrisse  per  la  ricuperata  salute  la  seguente  laude  latina,  che 
dovea  forse  figurare  nel  libretto  di  versi  ricordato  al  n."^  22 
dell'  inventario  d'  Ercole  I  e  che  1'  Ariosti  riferisce  nel  capo 
34  della  sua  operetta: 

Virgo,  (leous  coeli,  iiiea  lux,  luea  sola  voluptas, 
Nuuc  genibus  iiexis  te  precor  atque  rogo  : 

Vt  quasdaiu  possili!  merito  tibi  se  ribere  laiides: 
Tu  micbi  uunc  pandas,  maxima  Virgo,  viam. 

Me  tibi  priva  meae  supplex  nani  causa  sahitis 
Nunc  Yoveo  et  nostra  crimina  nostra  leves')... 

Parecchie  operette  ili  Antonio  Cornazano,  ingegno  ver- 
satile e  multiforme  e  scrittore  non  del  tutto  spregevole, 
custodiva  la  biblioteca  d' Ercole  I.  Ricordo  il  libro  «  de  l' arte 
militare  in  vulgare  -  )  »  conservato  ora  nello  splendido  esem- 


')  Pubblico  qui  per  intero  la  versione  clie  ne  dà  l'Ariosti:  «  Ver- 
«  zeue,  bonor  del  cielo,  luce  mia  mentale,  dilecto  mio  spirituale, 
«  bora  geuuflexo  ti  priego  et  exoro  cbe  mi  doni  gratia  poderti 
«  scriuere  questa  laude.  Io  mi  ti  rendo  et  aduodisco  tuto  supplice 
«  supplicando  cbe  come  sei  cagione  (h-  la  mia  salute  cossi  ancbe 
«  dignati  leuarmi  dal  profondo  dr  jicccati  mei:  Tu  sei  unica  e 
«  ferma  speranza  de  cui  baiiiio  mpto  in  mare  e  senza  uela  on  altro 
«  aiuto  uengono  agitadi  da  la  fortuna:  Tu  come  clemente  signora 
«  doni  conforti  a  tuti  gli  atììicti  :  le  gt'iite  non  banno  indarno  ri- 
«  corso  a  la  to'  sacra  inaiestade.  O  nera  madonna  madre,  li  pec- 
«  cadixri  e  li  innocenti  inuocano  la  to'  dininità  e  fan  vioti  de  molte 
«  facta  offerte.  Tuti  li  angelici  ordeiii  cum  quelle  sancte  sedie  de 
«  beati  al  continuo  ti  cantano  laude  Icuando  ci  to'  digno  nome  al 
«  cielo.  Tu,  sunima  .Signora,  doni  luce  al  sole  ;  Tu  illustri  la  luna; 
«  per  la  to'  eterna  uirtude  ci  rcsplaiiddiio  le  stelle:  Tu  alma  pon- 
«  celleta  rinouasti  il  mondo  parturiendo  ci  saluador  nostro  inte- 
«  merada:  Tu  sei  fonte  de  giusticia:  Tu  immensa  piatade.  Tu  tir- 
«  inainento  de  la  fede  nostra.    Tu  sicurissimo  nostro  siibsidio  ». 

-')  Sul  (Joiiiazano  ric()r<lo  le  jiagine  del  PodGiALi,  Mem.  per  la 
Kloria  hit.  di  l'i(ictii:((.  l'iaccnza.  ITNil.  pag.  tU  sgg.  e.  tra  gli  studi 
recentissimi.   Lizio-KiiNiKi:.  (Honi.  xlor.,  cit.  XXXVIII.  pag.  67. 


n.   CIRf  OI.O    I,ETTI".RAr;IO    d'  ERfOLF.    I.  150 


piare  di  dedica  all'  estense,  intitolato  al  Duca  Ercole  I  ^  ). 
S'  apre  con  un  interessante  preambolo  nel  quale  1'  autor  si 
scusa  dell'  ardimento  che  ha  avuto  di  presentare  l' opera  sua 
«  nuda  e  spogliata  della  dignità  latina  »  a  una  Corte  fiorita 
qua!  era  quella  d' Este,  «  ove  l'elegantia  del  dire  fra  tutte 
r  altre  de  Signori  d'  Europa  senza  una  controuersia  ottien 
la  palma  -  )  ». 

Prodigiosa  davvero  dev'  essere  stata  la  facilità  con  la 
quale  il  Cornazano  sapeva  scrivere  versi  e  prose.  Ma  se 
bene  egli  manifesti  qua  e  colà  doti  non  comuni  di  espositore, 
certo  è  clie  un  giudizin  conqdessivo  sull'opera  sua,  che  fu 
molta  e  varia,  non  può  tornar  tutto  in  sua  lode.  Le  sue 
scritture  volgari,  alle  quali,  più  che  ad  altro,  egli  deve  il  suo 
nome,  meritano  per  più  rispetti  considerazione,  essendo  in 
ispecial  modo  degne  di  riguardo  quelle  rilevanti  che  recano 
nuovi  contributi  alla  storia  del  costume^);  ma  in  esse  tutte 
si  nota  certa  rozzezza  di  forma  e  certa  ineleganza  d'  espres- 
sione, che  rendono  il  Cornazano  assai  inferiore  a  quel  poeta, 
che  tutti  sorpassò  quanti  alla  corte  estense  si  diedero  in 
queir  età  a  coltivare  il  genere  prediletto  dal  nostro  letteratr» 
piacentino. 

Per  Antonio  Tebaldeo,  il  Cornazano  già  maturo  d' anni 
nutrì  molta  simpatia  e  forse  intuì  subito  dalle  prime  prove  del 
giovine  poeta  la  gagliardia  e  la  vivacità  del  suo  ingegno  : 
ed  è  forse  di  mano  del  Cornazano  un  sonetto  indirizzatr) 
alla  Cancelleria  del  Duca  e  intitolato  «  al  nobilissimo  gio- 
vane Antonio  Tebaldeo  ».  Esso  incomincia  : 


*)  Appciid.,  II-;  19.  25.  Si  veda  aiiclie  :  AjijmikL.  IT.  29. 

-)  Non  pure  Ercole  I  fu  celebrato  flal  C()rnazauo.  laa  pure  Borso. 
ed  Eleonora  d'Aragona.  Mi  i)iace  riferire  il  principio  di  una  tra- 
duzione in  versi,  clie  lo  .stesso  autore  fece  del  suo  J)e  exccUcnliiim 
vironim  2)iincipihH><  già  noto  per  essere  stato  in  parte  i>ulib]icato 
e  conservato  nel  cod.  di  dedica  iicll;i  Iiil^l.  estense.  La  versione  si 
legge  nel  codice  a.  P.  6.4: 

Principe  excelso  e  glorioso  Borse, 
Re  (li  iusticia.  cui  fortuna  irata 
Mai  non  piegò  dal  suo  naturai  corso... 

•'' )  Renikk,  Oxserrazioni  xulla  vnnioloiiia  di  mi' opera  dei  Coni.,  in 
Giani,  stor..  XVII.  pag.  142. 


IfiO  cAPiTor.o  VI. 


Kiiiifiiilirafi  (li  noi  tu  che  trascendi 

Con  ]'  ali  isnclle  d'  un  stil   raro  e  hello 
Dal  mondo  al  cielo:  tal  che  (|uesto  e  (]uello 
Stupiscou  dil  gran  lieu  che  fra  noi  prendi...  '  ). 

Nello  stesso  codice  ora  nienzionato  conservasi  un  alM-(t 
sonetto  di  Jacopo  Corso  colla  scritta  «  sia  data  al  Tebaldeo 
o  vivo  o  morto  -  )  ».  Novella  prova  questa  del  grande  nome 
goduto  da  cotesto  letterato,  che  per  aver  sempre  rappre- 
sentato la  vecchia  generazione  abbiam  voluto  registrare  fra 
questo  gruppo  di  poeti  più  tosto  che  fra  quelli  raccolto  in- 
torno a  L.  Borgia. 

Presso  gli  Estensi  si  trattenne,  cortesemente  trattato, 
P.  Candido  Decembrio,  che  in  Ferrara  passò  alcuni  de'  suoi 
ultimi  anni,  grandemente  onorato  dai  dotti  uomini  per  la 
celebrità  delle  sue  opere  e  forse  tutto  inteso  ancora  ai  suoi 
prediletti  studi  ^  ). 

Colà  egli  era  fatto  segno  alla  stima  dei  dotti  pili  reputati 
e  alla  devozione  dei  giovini,  alcuni  dei  quali  ricorrevano  a 
lui  per  ottener  la  sua  lode  o  il  suo  consiglio.  Così  Nicoh'i 
da  Correggio,  giovanissimo  ancora,  «  si  appellava  al  suo 
senno  e  al  suo  giudizio  »;  e  Gaspare  Tribraco,  suo  amico, 
sottoponeva  al  suo  parere  le  sue  satire  e  lo  invitava  a  pro- 
nunciarsi. 

Tanto  gentile  appoggio  gli  accordò  Borso  in  Ferrara,  che 
il  Decembrio  vagheggiò  il  disegno  di  dettar  la  vita  del  Duca 

')  Cod.  est.,  3t.  T.  9,li;l.  Per  Antonio  Tebaldeo  e  per  le  indica- 
zioni <-he  lo  riguardano  rimando  a  Luzio-Kenieh,  Giani,  -slor., 
XXXV,  193,  e  C.  Frati,  Leti,  di  (!.  Tirahoschi  al  padre  l.  Affi). 
Modena,  1895,  pag.  577  sgg. 

'^)  Il  sonetto  così  fiidsce  : 

mi  (loglio  thaloiu  e  laiiieiito 

Vedendo,  Antonio,  da  te  superata 

De  l'uno  e  1'  altro  tosco  la  eloquentia; 

Da  l'altra  parte  poi  resto  contento 

Che  se  Fiorenza  di  gloria  hai  priuata, 
Orni  la  patria  mia  d'altra  excellentia. 

^)  M.  Borsa,  l'.  ('.  />.  e  l' iimaiif^iiud  in  Lniiihardia  in  Arch.  slor. 
tomi).,  XX.  pagg.  410-13. 


IL  rrncoLo  lctterahio  n'  ercole  l  161 


e  il  Duca  stesso  volle  arricchire  dell'  opere  del  celebre  uma- 
nista la  sua  biblioteca  ^  ). 

La  quale  si  accresceva  ognora  dei  frutti  dell' ingegno  e 
della  laboriosità  di  tutti  quanti  erano  eruditi  e  letterati 
uomini  di  corte:  quali  Ludovico  Pittori"),  Fino  Fini^),  ecc. 

Neil'  Archivio  estense  di  Stato  trovasi  tuttora  un  fram- 
mento cartaceo  di  un  codice,  che  dovè  contenere  mi  liei 
mimerò  di  componimenti  latini  dovuti  a  letterati  vissuti  in 
molta  o  poca  relazione  con  Ferrara^). 

Vi  primeggia  Nicolò  Lelio  Cosmico  il  quale  intorno  al 
1496  era  senza  dubbio  a  Ferrara  presso  i  Principi  d'  Este  ■'  ). 
Maestro  di  grammatica,  poeta,  accademico  romano,  godè 
molto  nome  presso  i  contemporanei  ;  da  alcuni  fu  singolar- 
mente innalzato  al  di  sopra  de' suoi  meriti  reali;  da  altri  fu 
energicamente  aggredito  con  satire  violente.  Ma  in  verità  il 
pregio  delle  sue  comi)Osizioni  non  par  giustificare  il  romore, 
ch'egli  levij  di  sé.  Molto  dell'opera  sua  deve  essere  scom- 
parso: in  ispecie  per  ciò  che  riguarda  le  sue  poesie  latine,  di 
cui  pochissime  —  e  forse  non  1p  migliori  —  son  giunte  a 
nostra  conoscenza. 

Non  è  improbabile  che  un  altro  padovano  sia  stat(j  in 
relazione  con  gli  Estensi:  Antonio  dei   Conti  di  S.  Martino, 


>)  Appena.,  II-,  -òTÒ. 

'')  Cahdiicci,  Op.  cit.,  pag.  '->!.  Le  migliori  notizie  sul  Pittori 
si  leggouo  in  Boksetti,  II.  :329  e  Baimjtti.  II.  'SI.  Dal  Befiixtrn  dei 
Decreti  eiitensi,  voi.  IX.  u.  16  imparo  «lie  Ludovico  Pittori  ebbe  tre 
fratelli:  Gio:  Maria,  Paolo  e  Giacomo  e  che  nel  1177  aveva  possedi- 
menti in  quel  di  Fusignano.  terra  go^■ernata  da  Teotilo  Calcagnini. 

=  )  Bahotti,  I,  133  sgg 

*)  I  componimenti  di  N.  L.  Cosmico  esistenti  in  ([uesto  ms.  fu- 
rono piibblicatl  da  V.  Rossi,  Xiocolò  L.  Cosmico,  in  Giorn.  >itor.,  XIII, 
pag.  153  sgg.  Altri  pochi  componimenti  latini  del  Cosmico  sono  nel 
cod.  est.  a.  R.  9,5.  Uno  è  indirizzato  ad  «  Hieixmymum  medicum  », 
cioè  a  Gerolamo  Castello.  Un  suo  epit.  riguarda  un  fanciullo  «  a 
matre  depf)situs  atque  a  canibus  dilaceratus  ». 

■')  V.  Rossi,  Op.  cit.,  pag.  116.  Aggiungo  che  sin  dal  1191  il 
Cosmico  era  a  Ferrara.  Leggo  infatti  nel  Giornale  del  Soldo  di  tale 
anno:  «  A  m.  Cosmico  da  Padoa  L.  cinquanta  m.  pagò  Alfonso 
Trotto  ». 


1(32  CAPITOLO   VI. 


che  fu  singolarmente  devoto  ad  Isabella  d' Este  '  ).  Forse  ad 
Antonio  devesi  attribuire  1'  operetta  menzionata  al  n.  237  del 
catal.  del  1495  :  [De]  Institutione  vitae,  il  cui  autore  è  espres- 
samente indicato  neir  inventario  edito  dal  Venturi  dal  quale 
può  forse  desumersi  che  l' opera  sia  stata  presentata  ad 
Ercole  I  dallo  stesso  Antonio. 

Paride  Ceresara  -  ),  Timoteo  Ben<ledei^),  Luca  Ripa  od 
altri  pur  degni  di  nota  s'  aggirarono  per  la  Corte  d' l^rcole  I, 
della  quale  Paolo  Hermano  Lusitano  cantava  \)  : 

(^Inid   Tliclialdci   dirain    )ilfi-t  ruiiii|iic   l\raiiH|U('.' 

<^uid  Paiiuizafi  diNiiia   pnciiiara  '.  (|uid<|ii<- 
Ba]itista  fttuiulit  :? 


Ricordo  in  fine  un  poeta  bolognese  di  nobile  estrazione,  G.  B. 
Refrigerit)  •')  che  indirizzò  ad  Ercole  il  seguente  sonetto: 

Iiudito  Ak-ide.  in  cvii  l'alto  \alort' 
De]  glorioso  autieo  illustre  piove: 
Donde  iirocerle  ogni  virtude  e  dov<- 
S'  exalta  ci   latin   nome  e   '1   suo  splendore. 

Tn   sai  la   fama  e   '1   scmiiiterno  lionore 
I  )cl    li(dlÌeoso   zenito   di    (iiove  '=)... 

Buon  poeta  latino,  fecondo  ed  elegante,  fu  Gasjtare 
de'  Trimboechi,  detto  Tribraco  modenese  '  \.  ¥n  per  più  anni 
maestro  di  Lettore  nella  sua  città  natale,  ove   ebbe,  tra  gli 


')  Su  Antonio  <li  S.  Martino  si  veda  ora:  Lrzio-EKXiEi!.  Gioiti, 
xtor.,  XXXVII,  pag.  229.  Si  efr.  il  eatal.  edite)  dal  Venturi,  pag.  109. 

-')  Sul  Ceresara  si  veda:  Lr/.n»- ÌJkmei;.  Giont.  sfor..  XXXIV. 
S6  sgg. 

■'•)  Si  efr.  Lizio-Rexiek,  (ri(»ni.  xtur.,  XXXV.  pag.  19tì,  «.  1. 

^  )  Tolgo  dalla  autograf.  C'ani]>ori.  Busta  del  .sec.  XV. 

'  )  Sul  Refrigerio  oltre  le  noiizic  il<d  Kamizzi,  VII,  176  sgg.  si 
veda  V.  D.vllaui.  CartcfHiid  cit..  l'agg.  ;!2(t-l.  in  Atti  e  meni,  per  lo 
B.    Ikp.   di   St.    Patria  pei'  le  Jì'oiihkiiic.  S.    III.    V(tl.    XVIII. 

")  Autografoteea  Campori.  —   Hnsta  dei    see.   XA'. 

•)  Del  Tribraco  discorre  il  TiiiAnoscHi.  Hihl.  moden.,  V,  287  sgg. 
Sull'opera  sua  poetica  ])ossediam()  nn  lavoro  di  G.  Setti,  Propiuina- 
tore,  XI,  1'.  I.  S  sgg.  (si  efr.  amhc  \'.  Fix/.i.  liwx.  emiliaita,  I 
493).  e  snlla  sua   vita    ;d)l)iam(i    edite    nnuve    imjiortanti    notizie    in 


IL  f  iRCOT.o  Lirrrp.RARio  d'  ercole  I.  16:1 


altri,  scolaro  il  celebre  Codro;  passò  poi  a  Ferrara  fin  dal  1461 
e  colà  fu  accolto  con  la  consueta  liberalità  dal  Duca  Borso. 
All'  età  del  quale,  più  che  ai  tempi  d'  Ercole,  spetta  vera- 
mente l'attività  poetica  del  Tribraco;  che  noi  abbiam  qui 
voluto  menzionare  perchè  scrisse,  con  chiara  allusione  ad 
Ercole  I,  un  poemetto  sulle  fatiche  e  sulla  pazzia  di  Alcide, 
che  dedicò  a  Borso  ^  ),  e  perchè  le  sue  poesie  figuravano 
nella  biblioteca  d'Ercole  I-). 

Registriamo  qui  tra  i  letterati  d'  Ercole,  il  nome  di  Bar- 
tolomeo Gogio,  che  fu  amico  del  Tribraco,  dedicò  al  Duca 
estense  un'  operetta  che  incomincia  col  ricordo  della  morte 
di   Eleonora   d'Aragona-'),    alla    quale    fu    certamente    de- 


Luzio-Rkxiek,  (lioni.  sìor.,  XVI.  184-5.  l'ii  altro  dorumcuto,  che  lo 
riguarda,  è  in  Giorn.  utor.,  XVII,  pag.  443. 

Io  riugrazio  di  oii()re  il  caro  e  valente  amico  tir.  E.  P.  Vicini 
dell'Archivio  Notarile  di  Modena  di  aver  voluto  con  me  spogliare 
la  serie  dei  preziosi  Memoriali  notarili  collo  scopo  di  ricavarne  no- 
tizie sul  Tribraco,  poeta  certamente  dimenticato,  ma  degno  <li 
<iualche  nota  tra  i  verseggiatori  latini  del  sec.  XV.  Da  certo  Pino 
de' Turimbocchi  o  Tirimbocchi,  morto  già  nel  1419,  nacque  un  Bar- 
tolomeo, padre  di  un  Jacopo,  padre  alla  sua  volta  di  Niccolò,  Gio- 
vanni, Melchiorre.  Gaspare,  Elisabetta,  Lucia,  Costanza,  Antonia. 
Caterina.  Gaspare  è  il  nostro  poeta.  Vn  atto  del  30  settembre  146tl 
cosi  comlnci.a:  «  Cnm  hoc  sit  quod  clo(|iiens  \ir  (laspar  alias  ap- 
«  pellatus  TrilìuchuK  tilius  (juondam  ser  .lacobi  de  Trinbochis  civis 
«  civitati  mutine  »...  (Mcm.  n.  181).  E  un  altro  documento  del  18 
maggio  1470:  «  Cum  hoc  sic  ([uod  Midchior  (|nondam  ser  Jacobi  ile 
«  Trinbochi  civis  et  abitator  Mutine  obligatus  esset  Guasi)ari,  alias 
«  appellato  el  Trihacho.  filio  dicti  q.  s.  Jacol)i  »...  (Mem.,  n.  100). 
Melchiorre  fece  testamento  il  9  maggio  1493  ed  ebbe  sette  tigli  : 
cinque  dtmne  e  due  maschi.  Nello  stesso  tem]»o  a  Modena  vivea 
un  altro  Gaspare  de'  Trimljocchi  lontano  parente  al  nostro,  il  quale 
si  recò  dopo  il  1470  a  Manto\a  ad  educare  Francesco  Gonzaga.  — 
Aggiungo  che  fin  dal  1464  i  «  .sapientes  Comunis  inutinensis  »  ave- 
vano proposto  il  Tribraco  quale  maestro  di  grammatica  per  cinque 
anni.  (  Vacchette  dell' ArcMrio  del  Comune). 

'  )  È  conservato  nella  Riccardiana.  Io  stesso  V  ho  ])otuto  esami- 
nare e  posso  perciò  atìermare  ch'esso  è  il  cod.  di  dedica. 

-)  Appena.,  II-;  163,  480. 

'■)  È  un'operetta  latina  sulla  nobiltà  dell'animo  contenuta  nel 
(■od.  Camjìori  y.  >S.  6,7.  Il  Tribraco  indirizzò  al  Gogio  una  sua  elegia. 
Bibliot.   ntodcn.,   V.  pag.  'J94. 


164  CAPITOLO    VI. 


voto  1),  e  nel  1494,  per  quanto  si  può  congetturare,  fu  notaio 
«iella  fattoria  d'  Ercole  I  "  ). 

L'  affetto  che  il  Gogio  portò  ad  Eleonora  si  desume  subito 
dalle  prime  linee  del  codice  ricordato  ^  ).  Imagina  l' autore 
di  esser  stato  del  seguito,  che  accompagnò  alla  tomba  Ele- 
onora, e  caduto  in  una  grande  tristezza  di  pensieri  alla  vista 
del  Duca  avvolto  di  squallide  vesti  ricorda  il  giorno  festoso, 
nel  quale  Ferrara  tutta  si  abbellì  per  accogliere  degnamente 
la  bella  aragonese  e  si  pone  a  riflettere  sulla  condizione  degli 
uomini  e  sul  loro  stato. 

La  descrizione  dei  funebri  di  I^leonora  merita  d'  essere 
riportata  nel  latino  dell'autore: 

«  Etterebatur  nocte  hesterna  fiinus  divae  Eleonorae,  coniu- 
gis  tuae,  inclite  Dux,  cumque  una  Inter  concives  funus  se- 
querer  et  tacitus  feretro  cadaver  illius  ut  erat  habitu  compo- 
situin  beatae  dare  facibus  circumseptum  intuerer:  oculos  in 
diversa  revolvens  te  ipsum  pullum  cohopertum  veste  inse- 
quentem  natos  itidem  (deerat  Alfonsus  primogenitus,  (pii  tunc 
gravi  detinebatur  morbo)  germanum,  reliquosque  fratres  nec 
minus  cives  qui  fere  omnes  tunc  intererant  moerore  confectos 
conspicio.  Et  fateor  :  obstupui  et  vox,  acies  sanguisque  perit 
cum  te  maxime  squalidum  et  lacrimis  perfusum  intuerer. 
Horribile  namque  mihi  videbatur  te,  quem  paucis  annis 
equo  insidentem  fulgentibus  armis  apertum  Inter  tot  arma- 
torum  millia  conspexeram,  tali  nunc  veste  involutuin  cer- 
nere. Quodque  magis  animum  exagitabat  erat  illius  examine 
corpus  quam  ad  hunc  urbem  venientem  auro  et  gemniis  or- 
natam  reginam  aspexi  equo  nitente  phalesis  et  cygno  albiore 
insidentem,  ciun  totus  aether  sonis,  cantu  plausuque  reso- 
naret  modo  veste  tali  ornatam  brevi  loculo  jacentem  ». 


III.  Ivi  ora  non  molte  parole  ci  restano  a  dire  intorno  a 
un'accolta  di  nuovi  poeti,  dotti  e  letterati,  la  cui  giovinezza 


'  )  Kleonoru  aveva  tra  i  suoi  lilni  mi'  dpcra  (U-1  Gogio.  Jppciid.  11'. 

■-)  Avverto  qui  che  nei  regi.stii  della  fattoria  è  chiamato  Bar- 
tolomeo Gogò  e  non  Gogio;  sicché  mi  viene  il  (lii))l)io  che  l'iden- 
tificazione non  sia  possihile. 

')  Il  cod.  reca  iu  fondo  la  firma  autografa  di  Giovanni  Gonzaga. 


IL   CIRCOLO    LLTTLHARIO    d'  LliCOLE    I.  165 

fiorente  si  svolse  nell'  età  d'  Ercole  I,  tra  le  grazie  e  i  favori 
del  Duca.  Rappresentano  una  generazione  più  moderna  ed 
equilibrata;  sono  ardenti  e  pieni  d'aspirazioni  e  d'idealità: 
—  gli  uni  più  maturi  d'  anni  e  d' ingegno  ;  gli  altri  poco  più 
che  giovanetti  o  adolescenti.  La  loro  attività  si  manifesta 
per  vero  in  un'  età  più  intensa  e  varia,  che  sfugge  ai  limiti 
a  noi  imposti  e  invano  ne  ricercheremmo  il  nome  nel  nostro 
inventario  di  libri,  il  quale  non  oltrepassando  l' anno  1495 
non  può  rappresentare  che  lo  stato  della  biblioteca  ducale 
al  chiudersi  del  sec.  XV.  Ciò  nulla  di  meno,  ci  parve  ch'essi 
non  dovessero  essere  trascurati  in  questo  studio,  per  due 
ragioni  :  perchè  la  loro  prima  e  più  efficace  educazione  va 
richiamata  all'  età  d'  Ercole  I  e  perchè  possono  tutti  rag- 
grupparsi intorno  al  feleluv^  nome  della  nuova  sposa  di 
Alfonso,  Lucrezia  Borgia. 

Con  l' incanto  della  sua  maravigiiosa  bellezza,  con  lo 
splendore  dei  suoi  biondi  capelli  e  la  dolcezza  del  suo  sor- 
riso, con  la  gentilezza  o  1'  urbanità  dei  modi  Lucrezia  non 
tardò  ad  acquistare  in  Ferrara  la  sim[)atia  del  popolo  e 
r  amor  dello  sposo.  Sin  da  quando  con  feste  sfarzose  e  su- 
perbi e  solenni  apparati  si  mostrò  ai  cittadini  sul  suo  bianco 
destriero,  con  la  sua  gamurra  di  velluto  e  sbernia  di  broc- 
cato d'  oro,  tutta  spirante  fascino  e  seduzione,  essa  destò  la 
musa  facile  dei  poeti  degli  Estensi  ^  ). 

Il  maggiore  di  questi,  Ludovico  Ariosto,  giovane  ancora 
e  pieno  i  grand'  occhi  di  sogni,  quale  lo  descriveva  Ercole 
Strozzi  -  )  dovè  restare  abbagliato  dinanzi  a  tanta  e  così  fine 
bellezza,  per  la  quale  lo  Strozzi  dettava  i  suoi  più  laboriosi 
versi  latini  e  da  cui  P.  Bembo  pareva  subire  un  fascino 
senza  nome. 

Sabadino  degli  Arienti  bolognese  fu  cogli  Estensi  in  con- 
tinui rapporti  di  dimestichezza.  Celebrò  il  matrimonio  di 
Annibale  Bentivosrlio  con  Lucrezia  d'  Este,  scrisse  la  vita  di 


')  Lungamente  il  Rodi,  Annali,  III,  e.  131  sgg.  (C'ori,  est.  a.  H. 
3,9)  i).irla  dell'ingresso  in  Ferrara  di  Lncrezia  e  delle  solenni  e 
sfarzose  feste  per  essa  allestite.  Oltre  ciò  che  ne  dice  il  Gregorovius. 
si  veda  anche  A.  Nani,  Medafilioni  estensi,  Ferrara,  1902,  pag.  7  sgg. 

'-)  8t1!OZI  pocfuc  pater  et  Jilìus,  Aldo.  1.5i;>.  pag.  22. 


166  CAPITOLO   VI. 


Anna  Sforza;  per  le  seconde  nozze  di  Alfonso  I  compose 
una  nuova  pregevole  operetta^). 

Non  ci  sorprenderà  dunque  il  vedere  nella  libreria  estense 
una  copia  delle  sue  Porrettane  -),  dedicate  nel  1483  ad 
Ercole  I  e  un  esemplare  della  Istoria  di  Piramo  e  Tisbe  ^  i 
intitolata  al  medesimo  duca.  Questi  ebbe  per  Sabadino  una 
vera  simpatia,  che  manifestò  in  diverse  occasioni  e  in  di- 
versi modi,  particolarmente  quando  non  isdegnò  di  tenere 
al  fonte  battesimale  uno  dei  molti  figli  del  poeta  che  porto 
il  nome  di  Ercole. 

E  giacché  siamo  a  Bologna,  ricordiamo  anche  di  volo 
che  Ercole  I  protesse  pure  uno  dei  letterati  bolognesi  pivi  cari 
a  Borso:  Carlo  di  S.  Giorgio.  Questi  era  già  morto  nel  1486, 
nel  quale  anno  il  Duca  di  Ferrara  concesse  una  donazione 
alla  vedova  Maria  ^  ). 

A  Bologna  ci  richiama  finalmente  il  nome  di  un  altro 
personaggio  che  appartenne  a  nobile  e  cospicua  famiglia. 

Egano  Lambertini  è  noto  agli  studiosi  per  aver  protetto  in 
Bologna  Sabadino  degli  Arienti,  il  quale  gli  indirizzò  un'  epi- 
stola consolatoria  di  recente  pubblicata-^).  Aggiungiamo  che 


')  Sopra  S.  degli  Arienti  si  cfr.  G.  Campori,  dio.  Sai),  defili  J. 
e  gli  estevifi.  in  Atti  e  meni,  della  Deputaz.  di  St.  Patria  per  P  Emilia, 
N.  S.  voi.  IV,  ]'.  II.  209  sgg.  U.  Dallabi,  Bella  vita  e  defili  scritti 
di  Gio.  Sul),  d.  J.  in  Atti  e  mem.  della  I)ep.  di  St.  P.  per  le  lio- 
magne.  S.  Ili,  voi.  TI.  178  sgg.  e  Rexier,  Gioni.  star..  XII,  302. 
Infine:  Luzio-EENiEr:.  Giorn.  stor.,  XXXVIII.  49  sgg.  —  Notevole 
nna  lettera  inedita  ancora  di  Sabadino,  eia  Bologna  21  nov.  1482, 
nella  qnale  il  letterato  Bolognese  si  rallegra  con  Ercole  I,  cliia- 
Tiiato  anche  qui  «  compatre  ».  d'  aver  avnte  buone  nuove  intorno 
alla  sua  salute  :  «  Intendendo  essere  quiui  il  physico  Maestro  Fran- 
«  Cesco  Benci,  1"  andai  teneramente  art  trouare  per  intendere  della 
«  Vostra  Diicale  Cel."""  ».  Ardi,  di  Stato  in  Mortena.  —  Cancelleria. 
—  Medici. 

-)  Append..  IP,  348. 

')  Append.,  II-,  376.  Sulla  Storia  di  l'iranm  e  Tii<l)e  rtell'Arienti 
si  cfr.  Giorn.  -stor.,  XI,  217. 

*)  Befiistro  dei  decreti,  voi.  XII,  e.  24."  «  Deeretum  donationis 
«  tertie  partis  domus  quondam  Joannis  Baptiste  de  Nichilino  facte 
«  d.ne  Mariae  Vidue  uxori  olira  Caroli  de  Sancto  Georgio  ». 

^)  V.  FiNZi,  in  Ateneo  Veneto,  XXIV,  voi.  I,  fase.  I-III.  È  regi- 
strata nel  catal.  del  1495:  «  uno  libreto  vulgare....  in  carta  de 
«  bambaso,  in  prosa  ». 


II.   CIRCOLO    LETTI". I;A RIO    D'  IIRCOLL    I.  Vu 


un  accenno  interessante  al  Lambertini  si  può  trovare  in 
una  lettera  di  Tito  Vespasiano  Strozzi  a  Battista  Guarino  '  ). 
Riporto  il  passo  in  questione:  «  Ginevra  et  Lucretia,  Nicolai 
"  fratris...  filiae,  non  ininus  pudicitia  et  animi  boni^;  quam 
«  reliquis  praestantissiinis  dotibus  insignes,  circa  dieruni 
«  spatium  nuper  nobis  ereptae  sunt.  Illa  Kgano  Lambertino, 
«  inter  Bononienses  equiti  clarissinio,  a  quo  propter  suas 
«  innumerabiles  virtutes  mirum  in  modum  diligebatur,  paucis 
«  annis  ante  nuptui  tradita,  tres  parvulos  ex  eo  susceptos  libe- 
«  ros  in  oppidd  viri,  quod  Pijggium  appellant,  acri  post  par- 
ie tum  morbo  implicita  in  aetate  satis  iuvenili  extinta  est  ». 

E  accanto  all'Ariosto,  allo  Strozzi  ecc.,  un  poeta,  quasi 
dimenticato,  col  più  fervido  entusiasmo  magnificava  lo  spo- 
salizio di  Alfonso  e  in  una  breve  serie  di  epigrammi  espri- 
meva la  sua  ammirazione  i»er  la  Borgia. 

Era  questi  Nicolò  Mario  Panizzato  -  ),  del  quale  tocca, 
nel  suo  celebre  Dialogo,  ^  i,  Lilio  G.  Giraldi  ponendolo  con 
Pietro  Antonio  e  lacobo  Acciainoli  di  patria,  forse,  fiorentini 
ma  dimoranti  in  Ferrara,  tra  i  poeti  migliori  dell'  età  sua. 

Di  questo  più  assai  celebrato  per  protondità  e  varietà  di 
sapere  è  Celio  Calcagnini  che,  giovane,  die'  pure  alle  stampe 
un  suo  carme  latino  per  la  venuta  di  Lucrezia  in  Ferrara  ^  ). 

Cosi  nella  poesia  •"'  )  come  nelle  scienze,  riusci  a  questo  sin- 
golarissimo ingegno  di  procacciarsi  una  riguardevole  fama 
e  meritati  onori;  per  ciò  che  egli  nr»n   solo    abbia   coltivato 


'  )  La  letti'ia  è  scritta  da  Koviiro,  il  1."  fcliliiaio  1479  o  si  legjft^ 
in  REiXH.\in>  J.  Albuecht.  Die  Dreachn .  Handschrift  der  Erotica 
dex  T.   V.  Strozzi,  in  Jìomanisclic  Forschiiìiiien.  YIL  pag.  277. 

-)  BoRSF.ni.  II.  93.  Cfr.  Luzio-Rexiei;.  (fiorii,  ."tor..  XXXV. 
pag.  220. 

^)  Ediz.  Wotkr.  pag.  .óS.  Cfr.  V.  Rossi.  Gioru.  -sfor..  XXXVII. 
246,  sgg. 

')  È  pul)ltlicato  nell'Antologia  latina  del  Costa. 

^)  Sn  Celio  Calcagnini  si  veda  B.xuom.  I,  287  sgg.  e  Tiuabo- 
SCHI,  VII.  163,  237.  Indicazioni  bibliogratiche  in  Lczio-Eeniek. 
(rioni.  i<tor.,  XXXV.  240-2.  Due  coiuponimeuti  latini  si  conservano 
nelI'Arch.  est.  di  Modena  (Buste  dei  letterati)  indirizzati  ad  un 
Ercole,  che  il  Campi  nel  suo  refiistro,  non  so  con  quanta  ragione, 
crede  forcole  I.  Incominciano:  «  Ibat  ])raepetil»us  pnppis  niea  eon- 
«  cita  ventis  »,  e:  «  Sustulit  Alcides  niedijs  milii  tluctihus  igues  ». 


168  CAPITOLO    VI. 


con  alcun  amore  la  poesia  latina,  ma  alla  numismatica  ^  i, 
alla  fllosorta,  alla  eloquenza  e  persino  alla  medicina  si  sia 
applicato.  E  in  quanti  rami  di  dottrina  egli  pose  il  suo 
versatile  intelletto,  in  tanti,  adoprandosi  con  pertinacia  e  for- 
tissimo volere,  riusci  eccellente. 

Dalla  Corte  estense  fu  adoperato  in  importanti  b'gazioni 
o  ambascierie  ;  ad  Ippolito  d'  Este  fu  affezionatissinio  e  volle 
con  disposizione  di  testamento  che  i  suoi  migliori  scritti, 
esaminati  meglio  e  raccolti,  fossero  consegnati  al  Duca 
Ercole  II  - 1. 

Quando  a  Lucrezia  Borgia  s'  aprivano  un  po'  a  malincuore 
le  porte  del  Castello  di  Ferrara,  Lilio  Gregorio  Oiraldi  ^  )  con- 
tava ventitré  anni  all'incirca  ;  Giovanni  Manardo  ■•  ),  G.  M.  Ri- 
minaldi  •'')  Daniele  Fini  ")  eran  già  maturi  e  grand(unente 
stimati;  Ferrara  splendeva  insomma  per  gloria  di  studi. 

Quel  leggero  disgusto  che  il  nuovo  matrimonio  d'Alfonso 
aveva  prodotto  nella  cittadinanza,  soverchiato  da  un'  onda 
grande  di  allegria  e  dal  tumulto  delle  leste  solenni,  fu  ben 
presto  dissipato  dal  sorriso  di  Lucrezia,  la  quale  in  Ferrara 
trionfò  di  tutto  e  di  tutti. 


')  Celebre  il  suo  elenco  ilellc  nioiictc  d'oro  del  medagliere  esteiisr. 
Cfr.  Doeum.  ined.  per  xcrrirc  alla  atoria  dei  Muhì  d'Italia,  18711.  II,  100. 

-)  Si  ricava  ciò  da  un  estratto  dei  suo  testamento  in  Ardi.  est. 
di   Stato. 

■')  Sopra  L.  G.  Giraldi  si  veda:  Bauotti.  I.  '^^2X  sg»;-.  <■  si  cfr. 
V.  Rossi,  Per  la  nonol.  e  il  testo  dei  I)ialo<iki  «  Ih- poeti s  uo.slr.  tnu- 
})orimi  »,  in  Gioni.  xtor.,  XXXVII,  i>a.<>;.  24tì  sgg\ 

*)  Barotti,  I,  307. 

■')  Bakotti.  I,  107. 

")  Barotti.  Di  D.  Fini  possiede  un  codice  tutto  autografo  la 
Bihl.  di  Ferrara.  Gir.  Axtoxf;ltj,  op.  eit..  n.  187,  TroAasi  all'estense 
un  suo  poemetto  ad  Alfonso  I:  Alphonso  Ferrariae  duci  innietU»imo 
Erìdanus  amnvis.:  per  IJ.  Finum  ferrarieniiem.  Il  codicetto  («,  F.  1,10) 
è  mendn-.,  di  ce.  10.  Per  le  relazioni  eli' ebbe  D.  Fini  con  Sigismondo 
d' Este,  si  cfr.  Registro  dei  Mand.,  1490,  ce.  84,  129.  Gli  scriveva 
Sigismondo  addì  3  Die.  1490.  «  Spectate  amice  dilect.""'  El  se  sono 
«  liauute  da  vui  lire  doandllia  de  marcii,  le  (juale  liaueti  date 
«  contante  a  Niliile  da  le  lialestre  mio  camerlengo  che  sono  per 
«  coiiiiiuto  de  la  mia  prouisioue  de  lano  presente  die  me  seti  de- 
«  putato  da  la  ducale  caiuera  »  id.  ìd.,  e.  201. 


IL   CIFtCOLO    LKTTKRARIO    d'  KHCOU-    I.  16*) 


Savia  e  accostumata  non  esitò  a  chiamare  la  Borgia 
Iacopo  Caviceo  ^  j  nel  suo  Peref/riuo  e  di  lei  lasciò  un  dolce 
ritratto  Bonaventura  Pistofllo,  lo  storico  e  biografo  d' Al- 
fonso I:  <i  Fu  essa  Lucrezia  di  venusto  e  mansueto  aspetto, 
«  prudente,  di  gentilissime  maniere  negli  atti,  e  nel  parlare 
«  di  molta  grazia  e  allegrezza,  e  al  sposo  e  Signore  osse- 
«  quantissima'). 

Giova  chiudere  la  serie  dei  letterati  col  ricordo  di  una 
jìoetessa,  il  cui  valore,  a  giudicare  dal  saggio  che  solo  ci 
A  pervenuto  par  essere  stato  in  verità  tanto  e  tale  da  dare 
il  diritto  alla  critica  di  collocarne  il  nome  accanto  a  quello 
di  ^^  Colonna,  V.  Gambara  e  G.  Stampa  •'). 

Barbara  Torelli  fu  doinia  di  elevatissimo  ingegno  e  di 
una  grande  nobiltà  di  sentire,  di  cui  die  prova  dettando, 
in  occasione  della  infelice  e  misteriosa  morte  del  consorte 
Ercole  Strozzi,  un  vibrato  sonetto  spirante  tutto  fuoco  e 
passione.  Con  dignità  e  comjìostezza  la  Torelli  imprecò  al 
fato  e  al  tradimento,  di  cui  fu  vittima  il  marito;  e  dando 
chiari  segni  di  ben  conoscere  l'autore  del  misfatto  rifuggì 
dal  nominarlo,  quasi  temesse  di  riaprire  la  ])iaga  della  sua 
sventura.  Cotesti  vigorosi  versi  paiono  indirizzati  a  qualche 
non  volgare  persona^)  e  sono  un  documento  prezioso  a  di- 
mostrare r  amore  che  dovè  legare  la  Torelli  al  gentile  poeta 
latino.  Unite  dal  vincolo  del  matrimonio,  le  loro  nobili  anime 
dovettero  ognora  più  stringersi  e  fondersi  insieme  nell'am- 
mirazione alta  del  bello. 

Se  il  riso  delle  muse  allietò  la  vita  della  Torelli,  ben  le 
mancarono  invece  i  favori  e  le  grazie,  di  che  è  prodiga  la 
sorte  ai  suoi  prediletti.  La  morte  d'Ercole  fu  seguita  da 
discordie  famigliari  e  da  liti  che  ridussero  la  disgi-aziata 
poetessa  a  rivolgersi  al  Duca  pregando  di  soccorrerla  in 
tale  estrenntà  :  n  Mi  rendo  certissima  che  V.  Ex.*'-^  non  sapia 


')  A.  RoxCHiNi,  .Jacopo  Caviceo,  in  Atti  e  nniii.  (h-ìla  Deputaz.  di 
St.  Patria  di  Modena  e  Panna.  IV,  pag.  209  ,sg<f.  A.  Alukiìtazzi, 
lìonmmieri  e  romanzi  del  cinq.  e  dei  seicento,  Bologna.  1891.  7  sgg. 

-')  Atti  e  Mcììì.  della  I)ep.  di  St.  Patria  di  Mod.  r  Panna.  Ili, 
pug.  493. 

")  Flamini,  Cinquecento,  cit.,  pag.  197. 

*)  CAitDUCCi.  Le  j>o(-.s(V  hit.,  cit..  pag.  195. 


170  r.\i>rroLo  vi. 

«  gli  stracij  e  cauila[tioni  |  che  son  usate  a  Cesar  figlio  dil 
«  quondam  M.'^*^  Hercole  Stroza  iii|io|  Consorte  in  la  causa 
«  che  nertesse  inanti  al  V.  M.'"  consiglio....  fra  le  figlie  del 
«  ((.  M.''°  M.  Camillo  Strozza  e  ditto  Cesar....  »  ^  )• 

Il  bisogno  e  la  povertn  di  Barlìara  debbono  essere  stati 
COSI  forti  da  olibligarla  a  rivolgersi  ai  figli.  Ciò  appare  da 
una  lettera,  a  lei  indirizzata,  che  suona  -  )  :  c<  Io  recepeti  la 
«  littera  de  V.  S.  a  me  gratissima  ((uanto  dir  si  possa,  (.'osi 
«  la  suplico  a  perseuerare  in  el  modo  comenciato  che  la 
((  non  mi  po'  fare  magior  sa.tisfatione  et  in  litere  alcuna  non 
«  scrina  Y.  S.  quello  sarà  fato  né  altro  atio  le  litere  non 
«  siano  uiste:  basta  che  ^^  S.  fazi  lo  eff'ecto.  Subito  ho  scrito 
K  a  Bologna  che  per  una  uia  o  per  una  altra  sia  mandato 
«  30  ducati  alla  tesaureria...  Porsi  N.  S.  Dio  ne  darà  gratia 
«  che  per  lo  aduenire  seremo  in  megliore  termine.  Voria 
«  che  V.  S.  me  scriuessi  1'  ultima  resolutione  de  quello  la 
«  u(jle  dal  S.''  Galiazo  atio  che  fusti  una  uolta  fori  de  queste 
«  diaularie...  Mia  moglie  sta  in  un  istante  assai  bene  poi 
«  in  un  momento  se  amala  che  ni'  è  di  grandissima  afflic- 
u  tione  »,  ecc. 

(Josì  adunque  passò  vita  triste  e  agitata  questa  singoliu-c 
(loiinn,  clic  fu  si»osa  di  uno  dei  migliori  poeti  latini  dell' et. 'i 
suii  (^  nel  culto  della  poesia  cercò  e  non  trovò  forse  rimedio 
o  conforto  alle  sue  sventure. 


IV.  Al  sec.  XVI  appartiene  per  vero  il  vanto  di  aver  dato 
a  Ferrara  un  numero  riguardevolissimo  di  storici  estensi. 
Fra  tutti,  tiene  il  primo  posto  Gio:  Battista  Pigna,  uomo 
tra  i  più  addottrinati  dell'età  sua;  segretario  e  confidente 
di   Alfonso  II,  esperto  e  astuto  così  nei  maneggi  della  [lul)- 


M  Ardi.  est.  di  Stato.  —  Partirolaii  :  Tovolli.  —  La  lettera  e 
autografa  e  reca  la  firma  «  Taurella  S.  »  La  luntilaKioiie  del  nome 
e  di  parte  della  lettera  dipende  dagli  effetti  di  un  incendio,  a  cui 
iiou  ]>ofè  sottrarsi  chissà  (piai  ]>arfe  dell' Ardi,  estense. 

-')  Ardi,  di  Stato.  —  l'articolari.  —  La  data  par»^  :  6  Agosto  ir);ì(). 
L'indirizzo  è:  «  Alla  111. ma  S."  m."  mia  matre  barbara  Stroza 
Taurella  ».  Non  v'ha  lirma. 


IL   CIRCOLO    LETTERARIO    D'  ERCOLE    I.  171 


blica  cosa  come  nell'  arte  di  procacciarsi  i  favori  e  le  grazie 
del  Duca;  poeta  di  qualche  considerazione,  buon  letterato 
e  cortigiano  dei  più  ingegnosi. 

E  intorno  al  Pigna,  altri  storici  si  possono  raggruppare  : 
Gerolamo  Paletti,  Alessandro  Sardi,  G.  B.  Giraldi.  Tutti  però 
risentono  1'  efficacia  di  certe  particolari  condizioni,  alle  quali 
non  poteva  allora  sottrarsi  in  Ferrara  chi  dettasse  per  la 
Corte  una  storia  della  Casa  estense.  La  questione  della  pre- 
cedenza tra  gli  Estensi  e  i  Medici  s'  agitava  in  quei  tempi 
con  grande  interesse  e  con  viva  partecipazione  dei  conten- 
denti; onde  gli  storici  tutti  di  Corte  s'adoperavano,  con 
iscapito  grande  della  obbiettività  e  del  vero,  a  far  trionfare 
le  ragioni  dei  loro  Signori. 

Uno  storico  soltanto,  chiuso  tra  le  mura  di  un  convento 
di  carmelitani,  lontano  dalle  ambizioni  e  pretenziosità  cor- 
tigiane. Fra'  Paolo  da  Lignago,  con  mente  calma  e  con  se- 
renità di  giudizio  scriveva  nel  1557  una  cronaca  di  Casa 
d'  Este,  mirando  non  già  a  scopi  e  fini  particolari,  ma  te- 
nendosi rigorosamente,  come  poteva,  alla  realtà  dei  fatti. 

Fra  Paolo  da  Lignago  può  essere  considerato  fra  i  cro- 
nisti degli  Estensi,  come  il  successore  di  Pellegrino  Pri- 
sciano  ^  ).  Il  quale  non  fu  stimolato  da  alcun  tendenzioso 
intendimento  a  comporre  la  storia  dei  Principi  di  Ferrara, 
ma  fu  mosso  soltanto  dall'  amore  per  i  suoi  protettori,  dalle 
sue  belle  doti  di  ricercatore  e  di  studioso  e  certo  ancora 
dalla  favorevole  condizione  in  cui  lo  poneva  il  suo  ufficio 
di  bibliotecario  ed  archivista  di  Corte. 

Io  potrei  facilmente  dilungarmi  intorno  a  Pellegrino  Pri- 
sciano  di  Prisciano  con  trar  profitto  dal  suo  copioso  car- 
teggio coi  Principi  e  dai  molti  documenti,  che  in  via  diretta 
o  indiretta  lo  riguardano. 

La  grande  riputazione  goduta  dal  padre  presso  Borso 
d' Este  dovè  contribuire  a  rendere  in  Corte  bene  accetto 
Pellegrino,  che  sostituì  presto  il  genitore,  se  non  nelle  ca- 
riche, per  lo  meno  nella  sua  qualità  di  familiare  dei  Duchi  -  ). 


')  Sopra  il  Prisciano,  si  veda  Borsetti.  I,  13ó;  B.\r!oTTi.  IL  :;i 
e  Luzio-Rexier,  Giorn.  stor.,  XXXV,  252. 

-)  Prisciano  Prisciani  fu  fattor  generale  e  consigliere  tli  Borso; 
Pellegrino  fu  eletto  conservatore  J«r/«w  Ducalis  Cameiae  tt  Comunis 


172  fAPiroLO  VI. 


Ebbe  tre  fratelli  per  lo  meno  :  Matteo,  Giovan  Battista  e  Sci- 
pione; fu  discepolo  di  Giovanni  Valla  e  del  Regioniontano  ; 
sposò  una  figlia  di  Lancellotto  Zoffi  nobile  ferrarese,  di  nome 
Maurelia;  la  quale  morta,  impalmò  una  certa  Beatrice,  figlia 
forse  di  (iio:  Luca  Pontremoli,  segretario  ducale  V).  Ebbe 
parecchi  figli,  di  cui  il  })rimogenito  si  chiamò  Ludovico.  Fu 
uomo  di  molta  e  varia  dottrina  :  astrologo,  matematico,  ret- 
tore, storico,  poeta,  buon  intenditore  delle  lingue  classiche, 
lettore  allo  studio  di  Ferrara  ^  ).  Nella  sua  vita  e  nelle  sue 
relazioni  manteime  sempre  qualche  cosa  di  pedantesco  e  di 
professorale.  Lna  sua  lettera  a  Paolo  Antonio  Trotti  tratta 
della  magnificenza  del  creato  ;  una  seconda  ad  Eleonora 
d'Aragona  s'aggira  intorno  a  questioni  astronomiche;  con 
un  preambolo  greco  s'  apre  una  terza  al  Duca,  la  quale  per 
riferirsi  alla  sua  carica  di  archivista  gioverà  riprodurre  in 
parte.  È  del  19  Agosto  1475^):  «....  Nicolò  Bruza...  si  è  tran- 

Ferrariae,  «  cioè,  se  non  fallo.  —  dice  il  B.A.KO'n'i,  II,  34  —  tìscale 
«  della  Camera  e  del  Couiiiue  ».  8i  l'ifeiivsce  a  questa  .sua  carica  il 
seguente  niandato,  che  tolgo  dal  re(jiMro  del  1488,  4  gennaio  :  «  Vos 
«  factores  generales  poni  ef  descrihi  faciatis  in  biiUeta  Salariatoruni 
«  spectatuni  Equitcm  d.  ))eregrinuni  pri.scianum  conseruatoreni 
«  electuin  .Jnrium  illiu.s  Camere  ac  etiani  Communis  Perrariae  ad 
«  rationem  librarnm  uiginti  vdtra  alias  libras  uiginti  quas  liald- 
«  turns  est  ab  ipso  communi  Ferrarie  singido  mense  et  ita  de  ipsis 
«  uiginti  libris  ipsi  L).  peregrino  responderi  faciatis  incipiendo  in 
«  Kal.  huius  mensis  ».  Secondo  il  Rodi,  Annali,  (ms.  in  Bil>l.  est. 
Ili,  e.  77),  il  padre  di  l'ellegrino  era  ancor  vivo  nel  1479,  nel 
quale  anno  Ercole  gli  confeniin  le  donazioni,  che  gli  avea  fatte  il 
Duca  Borso. 

'  )  Il  nome  di  Maurelia  è  dato  dal  Barotti  e  dal  cod.  est.  a.  H. 
1.13.  Il  nome  di  Beatrice  si  ricava  anche  dalla  seguente  lettera 
{Iteg.  dei  Marni.,  1497,  e  221'):  «  La  u.ra  Ex.  per  sua  benignità 
«  et  gratia,  per  il  megio  del  magnif.  patre  mio  m.  Zoannelucha. 
«  douete  a  li  anni  passati  a  m.  Peregrino  mio  lionor.  Consorte 
«  quelle  terre  et  feudi  de  Villanoua  marchesana  »... 

^)  Come  lettore  di  astrologia  percepiva  lo  stipendio  di  liorini  ;">(). 
Tolgo  questa  notizia  dal  cod.  est.  ital.  a.  H.  1,13. 

^)  Cancelleria.  —  Letterati.  —  l^na  scrittura  di  Pellegrino  in- 
torno al  monastero  di  S.  Antonio  da  Este  e  alle  due  beate  Beatri<d 
—  1'  lina  figlia  di  Azzo  VI,  l'altra  di  Aldobrandino  II  —  si  legge 
nel  cod.  est.   y..   \\ .  (5.28. 


IL  fiRroi.o  r.F.TTERAKio  d'  ercoi.l;  I.  173 

«  sferto  da  mi  cum  le  littere  che  io  scrissi  a  dì  passati:  et 
«  per  parte  de  V.  E.  mandato  dal  mag.  Paulo  Antonio  [Trotti  | 
"  mi  ha  richiesto  quilli  libri,  compendij  et  ricordi  che  io 
'(  liaueua  et  de  che  io  haueua  scripto  ad  y.  Celsitudine.  Et 
«  essendo  io  in  lecto  mandai  epso  Ser  Nicolò  in  la  mia 
«  saluarobba  ad  veder  tutti  li  libri  non  tanto  di  camara, 
«  ma  ogni  libro  che  facesse  a  proposito  de  ^^  S.  et  cussi 
«  lui  tolse  quilli  che  li  parse....  ■>. 

La  voluminosa  storia  estense  di  Pellegrino  Prisciano  non 
fi  giunta  integralmente  sino  a  noi.  Alcuni  libri  sono  andati 
smarriti  e  forse  perduti;  i  rimanenti,  e  cioè  itomi  1,  4,  7,  S 
e  9  si  conservano  nell'  Archivio  di  Stato  in  Modena. 

La  cronaca  del  Prisciano,  pur  essendo  qua  e  là,  in  ispecie 
[>er  i  teuipi  più  ^lontani,  destituita  di  valore,  è  tuttavia  una 
delle  buone  fonti  per  la  storia  della  Casa  d' Este.  Scritta 
senza  preconcetti  e  intendimenti,  che  forzino  la  verità,  di- 
stesa in  un  facile  latino,  composta  con  studio  e  fatica,  essa 
godè  presto  di  una  buona  fama.  Nel  secolo  seguente  Gio; 
M.  Barbieri  ne  faceva  forse  ricerca  per  inviarla  a  Roma, 
donde  eragli  stata  domandata  ^  ). 

Il  proemio  è  dedicato  al  Duca  Ercole  I  e  un  sunto  di 
esso  è  già  stato  dato  dal  Barotti,  presso  il  quale  possono 
trovarsi  giudiziosi  apprezzamenti  sulla  storia  del  Prisciano. 
Il  Campi  nel  suo  registro  di  letterati  estensi  - 1  non  esita  a 
scrivere  che  Pellegrino  dovè  imprendere  la  sua  narrazione 
circa  il  1495,  aggiunge  che  egli  la  volle  intitolare  De  Fer- 
rariensium  rebus  e  sulle  vicende  di  essa  dà  qualche  inte- 
ressante particolare. 

Ni»n  accade  di  doverci  intrattenere  a  lungo  sopra  L'go  Ca- 
lefììni,  notaro  e  autore  di  una  cronaca  rimata  di  Casa  d'Este  ^). 
Fu  protetto  <la  Borso  e  da  Ercole  I,  il  quale  lo  volle  sino  dal 
primo  anno  del  suo  governo  notaio  della  spenderla  Ducale  *). 


■)  G.  C'A.Mi'oiji.  Lettere  di  xcriit.  ital.  del  xec.  AT/.  in  Scelta  di 
cur.,  ecc.,  CLVII.  pag.  23. 

^)  Ms.  nelI'Aich.  <li  Stato  in  Modena. 

')  Fu  pubblica  «la  A.  C.\l'PKr,i.i,  Notizie  di  U.  falerni,  in  Alti  i- 
meni,  della  J)ep.  di  St.  Patria  di  Modena  e  Parma.  II.  267  sgg. 

*)  Alcune  sue  lettere  si  conservano  nell' Arcbivio  di  Modena. 
«.Quattro  Uf  piibbliii»  il  L'.wvkiaa.  op.  r/7..  :^)x-9.  Per  dare  un'  idea  ilei 


174  CAPITOLO   VI. 


La  sua  cronaca  è  interessante  per  alcuni  minuti  parti- 
colari, che  qua  e  là  si  rilevano  e  per  i  quali  essa  tiene  al- 
cuna volta  le  veci  dei  documenti;  ma  in  generale  è  scritta 
con  intento  apologetico  e  con  versi  molto  poveri  e  rozzi.  La 
maggior  parte  di  essi  risulta  di  ipermetri  reali  e  tali  da  far 
credere  che  1'  autore  li  abbia  cosi  voluti  non  per  deficienza 
di  orecchio  o  di  studio  ma  per  iscopo  d'arte:  forse  per  dare 
maggior  colore  di  popolarità  alla  sua  cronaca. 

Non  di  rado  l' espressione  ricorda  per  ingenuità  e  per 
freschezza  la  poesia  popolareggiante  e  la  frase  par  attinta 
dalla  bocca  di  un  improvvisatore.  Si  senta  infatti  come  Ugo 
parla  di  Leonello  : 

Co.stiii  parea  l'  arco  che  iu  cielo  uase. 
Sì  era  bello,  biondo  e  colorito. 
Uno  bon  signore  li  era  de  pase; 
Tu  non  lo  vedevi  mai  sinarito  : 
Le  cative  parole  sempre  le  tase  ; 
In  alcuna  crudeltade  el  non  era  fito  ; 
Sempre  parea  e]  sole  che  ridesse  : 
Quanto  li  piaceva  li  vespri  con  le  messe  ' 

Minori  notizie  si  hanno  intorno  a  Bartolomeo  Cava- 
lieri, 1)  storico  estense,  del  quale  nessuna  opera  noi  non 
abbiani  mai  potuto  vedere.  Egli  viene  comunemente  lodato 
per  la  sua  valentia  nell'  armi,  nella  diplomazia  e  nelle  let- 
tere. Fu  chiamato  presso  la  Corte  estense  nel  1478  ed  ebbe 
allora  modo  di  farsi  apprezzare  per  la  sua  sincerità  e  fe- 
deltà grandissima  da  Ercole  e  da  Alfonso  I. 


servigi  ai  (]uali  tn-d  cumainhito  il  Calcttiiii  riproilurrò  il  princii)i<)  di 
un  suo  biglietto  inedito  a  Borso,  24  maggio  1463:  «  L'è  (juesto  dì 
«  ad  ore  xvii.J  ariuato  lo  Sp.  Caiialiero  et  doctore  de  lege  Messer 
«  Theodoro  di  l'iatis  zentilhomo  da  Millano  cuin  cinque  famegli  et 
«  sey  Canali  al  hostaria  del  Anzolo  [osteria  assai  nota,  nella  (juale 
«  alloggiavano  talvolta  i  cantambanchi,  che  si  recavano  presso  gli 
«  Estensi];  compagno  del  Ill.nio  Conte  Galeaz  da  Milano  il  quale 
«  viene  per  aiubasadore  da  la  111. ma  S.""  de  Vinexia  et  domatina 
«  se  partirà  per  transferirse  nerso  Millano  ».  Altre  notizie  su  Ugonc 
Caleffini  ho  trovato  nei  Bcgi-stri  dei  Mandati  del  tempo  di  Ercole  I. 
')  Sul  Cavalieri,  si  cfr.  GuAiuNi,  IV,  283;  Bellini,  pag.  43: 
LiHA.Noui,  III,  .52,  col.  2;  I^(ìhi.  pag.  124  e  A.  Cappelli,  .-itti  e 
ntein.  della  Ihp.  di  t^l.   l'ut  ria  di  Mud.  e  l'arma,  II.  pag.  424,  n.   1. 


IL  rir.Tor.o  i.f.tti.r ahio  d'  Ei;roLL  i.  175 

È  noto  eh'  egli  si  recò  nel  1481  in  Ispagna  come  can- 
celliere del  Duca  di  Ferrara  ^):  posso  aggiungere  che  nel  1503 
era  inviato  alla  Corte  d' Inghilterra  '  )  e  che  già  dal  1482  egli 
trovavasi  in  discordia  con  Pellegrino  Prisciano,  come  si  ha 
da  una  lettera  di  questo  indirizzata  a  Niccolò  Ariosto  ca- 
pitano generale  del  Polesine  di  Rovigo^). 

Scrisse  la  Storia  e  successi  della  guerra  e  difesa  di 
Rocca  Possente  e  una  Vita  d'  Ercole  I  :  delle  quali  opere 
dicesi  si  siano  giovati  Gaspare  Sardi  e  il  Pigna. 

Fu  certamente  personaggio  di  gran  conto  :  in  relazione 
eoi  Bentivoglio  \)  e  con  altre  case  principesche;  protetto  do 
Eleonora  d' Aragona,  singolarmente  amato  da  Ercole  I. 

Cosi  abbiamo  rapidamente  passati  in  rassegna,  se  non 
tutti,  certo  la  maggior  parte  dei  letterati  che  ebbero  qualche 
rapporto  di  rilievo  coi  Duchi  di  Ferrara  •'  i.  Ma  con  ciò  non 


')  A.  Cappelli.  Oj>.  cit.,  1.  cif. 

■-')  G.  Ca.mpohi,  (ìli  oroìngieri  defili  Jixtenxi,  in  AUi  e  inem.  dvUu 
lh'l>.  di  St.   l'afria  dell'  Jùniìia,  N.  S.  voi.  II,  pag.  7  dell' estr. 

•■')  Tolgo  ([uestii  iiotiziu  dal  l\<'gistro  dei  letterari  d«d  Campi.  — 
Areh.  est.  di  Stato. 

')  r.  Dallari.  ('arte<iiji(i  eit..  pag.  96.  n.   I. 

')  Aggiungo  ([ui  in  nota  jioelii  cenni  infoino  ad  alcuni  letterati, 
(die  pur  essendo  stati  in  rajtporto  col  Duca,  non  possono  essere  ri- 
tenuti parte  del  suo  circolo  letterario.  —  Cogli  Estensi  fu  certa- 
mente in  relazione  Frate  Francesco  da  Ferrara,  intorno  al  quale  : 
Lezio -Ren'Iku,  tìiorn.  ator.  XXX\',  245  sgg.  —  Anche  si  trovò  con 
essi  in  dimesticliezza,  soi)rattutto  con  Ercole  ed  Eleonora,  (luelP  in- 
signe canonista  e  infaticabile  studioso  (die  in  Felino  Sandeo.  (Si 
cfr.  Bakotti,  I,  pag.  18  e  Tiiìahoscmi.  VI,  t)24).  Xell'Arcli.  est. 
di  Stato  (Aml)asciat.  a  Homa)  si  conservano  molte  sue  lettere,  che 
danno  prova  de'  suoi  buoni  rapporti  col  Duca.  Per  la  morte  di  Eleo- 
nora, Felino  scrisse  ad  Ercole  parole  di  conforto:  «Se  Dio  ha  chia- 
«  mato  a  sé  la  candida  anima  de  la  mia  Ducissa.  non  mi  pare  da 
«  dolersi:  piti  presto  è  da  ringraziare  I)io  <lic  naiici  la  sua  noca- 
«  tioiie  li  habia  date  tute  le  alegreze  che  lei  jtoteua  desiderare  a 
«  (juesto  miindo:  N'iiuin  in  priucipatu  triumphantein  :  tilios  ad 
«  quae<iue  magna  aptos  ....  tilias  in  nobilissimis  doiuil)us  collo- 
«  catus  ».  Ma  in  \'crit;'i  un  glande  dolore  non  ]i(ire  non  cagionare 
al  Sandeo  la  mortt^  della  Duchessa:  la  ([iiaU^  s'era  occupata  talvolta- 
in  sua  vita  di  Felino  e  delle  cose  sue  (Cfr.  lett.  in  Ardi.  est.  di 
stato).  —  .\   l-'errara  soggiorno    ])iiie    Bernardo    Heiiibo    rappreseli- 


176  CAPITOLO   VI. 


possiam  dire  di  avere  illustrata  convenientemente  la  coltura 
della  corte  estense;  restano  ancora  molti  altri  ddtti  uoinini 
che  richiamano  ognora  la  nostra  attenzione. 


raiitc  fli'llii  Ke})ubblica  di  Veuezia  (Ciax,  Gioru.  xtor.,  IX,  pag.  Tà), 
iutriu.sei'o  degli  (Strozzi  e  amico  degli  Estensi.  Uiproduco  a  questo 
proposito  parte  di  una  lettera  di  Ercole  I  ad  Alberto  Cortesi  oratore 
a  Venezia  (28  maggio  1480):  «  ...  unde  credenio  che  tra  per  il  ])ar]are 
«  nostro  tra  jkt  quello  liauerà  referito  il  M.*"'  in.  Bernardo  Bembo 
«  per  le  parole  gli  dicessimo  (|ni  :  perchè  cnm  sua  M."'  haucssimo 
«  lungo  ragionamento:  quella  brigata  doueua  assettare  l'animo  suo 
«  ])er  il  facto  nostro  che  iu  nero  ha  per  institicatione  in  se:  I>ene 
«  liaressimo  grato  intendere  (juale  relatione  hauera  facto  (lieto  m. 
«  Bernardo  la  oltre  et  clic  ragionamenti  sene  scrauo  facti.  Sì  che 
«  uediti  de  inuestigarlo  destramente  et  aduisatine  del  tuto  ».  (Ardi, 
di  Stato  —  Aiiib.  a  ^'(■nczia).  — Tra  gli  storiografi  merita  jini  d'es- 
sere ricordalo  (pici  irate  Battista  l'anezio  o  Panetti  carniclirain». 
del  quale  abliiaui  già  discorso  a  pag.  128-9.  Egli  .scrisse  una  storia 
latiua  ili  jirosa  della  Contessa  Matilde  conservata  nel  cod.  est.  a. 
\'.  y.  7.  che  si  trovò  ili  possesso  di  Alessandro  Sardi. 


VII. 


Alcuni  cenni  sulle  Scienze  e  sulle  Arti 
alla  Corte  d'  Ercole  I. 

Lettere  e  scienze  alla  Corti-  di  Fernira.  —  Francesco  Ariosti.  — 
Niccolò  Leoniceuo.  —  1'.  l'risciaiu).  —  (ili  studi  arelieolof^ici  : 
Felice  Feliciano  u  Ferrara.  —  (tIì  studi  «icografici.  —  Le  scienze 
giuridiche  :F.  Accolti,  ('.  l'assetti.  A.  H.  Barhazza.  —  La  Medi- 
cina: Francescliino  da  Verona,  Soncino  Benzi,  G.  Castello.  Bat- 
tista Piasio,  Ludovico  Carro,  ecc.  —  L'Astrologia:  Pietro  Bono 
Avogario,  Giovanni  Arquati,  ecc.  —  Le  Arti  in  relazione  colle 
lettere.  —  La  pittura.  —  A.  Mautegua  e  F.  Nuvolone.  —  Cosine 
Tura  e  T.  V.  strozzi.  —  Lo  Speraudio.  —  La  miniatura.  —  La 
Musica.   —  La  danza.  —  I  giuochi,  ecc. 

La  società  colta  ferrarese  è  costituita  non  soltanto  di 
letterati,  di  storici  e  di  poeti,  ma  ancora  d'  un  gruppo  eletto 
di  scienziati  e  di  artisti. 

Le  scienze  come  sono  degnamente  rappresentate  nella 
libreria  principesca,  cosi  sono  protette  ed  appoggiate  dai 
Duchi.  Medici,  giuristi,  astronomi,  astrologi,  archeologi  s'  ag- 
girano nel  Castello  di  Ferrara  insieme  agli  eleganti  uomini 
di  lett(  ire  :  godono,  C(jme  questi,  le  grazie  dei  Signori  ;  tro- 
vano, come  questi,  i  Principi  disposti  ad  ascoltare  le  loro 
pregliiere,  i  loro  C(jnsigli  e  propensi  conumque   a   favorirli. 

Le  condizioni  di  coltura  del  tempo  permettono  anche  tal- 
volta ai  letterati  di  riuscire  singolarmente  competenti  in 
vari  ordini  di  sapere,  e  nella  Corte  quelli  appunto  sono  i 
preferiti  che  all'ornamento  della  poesia  e  degli  studi  più 
vaghi  e  gentili  sanno  accoppiare  la  gravità  d'una  vasta 
erudizione  nelle  discipline  scientiliche. 

12 


178  r.vPiTOLn  VII. 


Troviamo  perciò  nella  Corte  estense  alcuni  singolari  eru- 
diti, che  i)OSSono  essere  consultati  cosi  sopra  questioni  di 
filosofia,  come  sul  merito  d'  una  composizione  letteraria,  che 
sanno  dilettare  con  un  ingegnoso  sonetto  un'  accolta  di  dame 
e  di  cavalieri  e  possono  trattare  questioni  di  medicina,  o  di 
astronomia,  o  di  diritttx 

Sono  piccoli  portenti  di  sapere  tenuti  in  Corte  come  ma- 
raviglie; adoperati  negli  uffici  più  diffìcili  e  delicati  e  pre- 
feriti, fra  tutti,  dai  Duchi. 

Uno  di  cotesti  uomini  pel  loro  tempo  enciclopedici  è 
quel  Francesco  Ariosti  ferrarese,  del  quale  ahbiam  già  ri- 
cordato la  sorprendente  versatilità  d'ingegno.  Non  riusc'i 
eccellente  in  veruna  cosa;  ma  in  tutte  non  mancò  di 
procacciarsi  qualche  rinomanza.  Fu  giureconsulto,  medico, 
poeta  e  uomo  capace  di  sostenere  ambascerie  di  non  lieve 
momento;  scrisse  di  religione,  conqiose  una  interessante  e 
vaga  rappresentazione  latina  '  )  ;  esereit(')  l' officio  di  podestà 


')  h' Iside  di  F.  Ariosti  pii<>  dirsi  ilei  tuffo  sconosciuta.  Ne  toccò 
il  Baruffaldi  nella  Vita  di  L.  Ariosto  (pag.  129),  e  ne  parlò  jiurc 
l)reveineiite  il  Cakducci,  l'oexie  lat.  cit.,  pag.  38,  al  qnale  uni- 
camente si  attenne  il  D' Ancona.  Olivini-,  II,  132.  Non  so  se  il  cod. 
di  Reggio,  fonte  del  Barulfaldi.  deliba'  essere  veramente  ritenuto 
quello  ste.sso  che  trovasi  ora  in   òild.  estense  {ry..  Q.  7,32). 

L' Iside  fu  rappresentata,  di(-e  una  nota  finale,  dinanzi  a  Leo- 
nello, alla  Corte,  alla  nolnltà  ferrarese,  e  a  gran  numero  di  citta- 
dini. L'esito,  a  sentir  gli  epigranind  scritti  in  quell'occasione  da 
Girolamo  Ca.stello  e  da  altri,  fu  dei  \nh  felici.  I  personaggi  paiono 
essere  cincjue  —  o  forse  quattro:  —  i  protagonisti  sono  Iside  e  Ca- 
rino. Cu  prok)g(^  e  un  avvertimento  di  un  banditore  aprono  la  rap- 
presentazione, la  (juale  cousta  di  due  elegie  e  nuli' altro:  la  prima 
è  detta  da  Carino,  la  seconda  costituisce  la  risposta  di  Iside.  Carino 
si  lamenta  di  trovar  triste  e  al)I)andonata  la  casa  di  Iside  allegra 
per  il  jiassato  di  .suoni,  di  canti  e  di  risa;  ]ioicliè  traevano  i  giovani 

ad  essa 

....velut  Mil  Haclii  solcnuiiu  sacra  (|iJotaiiiii-> 

(irecia  directo  tramile  teiulit  iter. 

Anche  Iside  è  artlittu  e  desolata  e  <l:i  segui  evidenti  <li  grande  coster- 
nazione:   si    straccia    le  vesti,  si  batte  il  ]ietto.  si  strappa  i  caiielli  : 

Insontes  crucias  artus  laceras(|iie  capillos  ? 

La  vaga   fanciulla   risponde    piena  di   mestizia  e  dice  che  non  ])iii 
vengono  gli  amatori  alle  sue  case  —  non  il   bel    «Julus»    neppure 


ALCI'NI  rnXNI  SfLI^E  srinXZE  E  SfFJ.E  ARTI  F.rc.  170 


in  vari  luoghi:  a  S.  Felice,  a   Sassuolo,  a   Montecchio  o   a 
('astellarario  Strozza  ^  ). 

Tu  dì  gli  accade  di  gettar  gli  occhi  su  Eusebio;  lo  legge, 
lo  ammira,  ne  spreme  molte  e  varie  sentenze  e  ne  ricava 
un  dialogo,  nel  quale  due  illustri  personaggi  della  forte 
estense  sono  posti  a  ragionare:  Teofllo  Calcagnini,  che  bra- 
moso di  sapere,  propone  le  questioni;  Gerolamo  Castello, 
che  per  essere  uomo  di  grande  dottrina  è  chiamato  a  ri- 
solverle'-). Altra  volta  imagina  che  la  «venerabile  Suor 
Idea  »  deblia  tenere  un  sermone  cerimoniale  sopra  la  Puri- 
ficazione della  Vergine  alle  consorelle  del  Convento  di  Santa 
Chiara  nel  sacro  monastero  del  Corpo  di  ("risto.  Ne  scrive 
un  lungo  discorso  in  volgare  e  conclude  :  «  Unde  poi  la  nocte, 
((  uegnesse  mo  donde  si  uolesse,  mi  uenne  sj)irito  di  trouare 
«  questo  magno  nuome  ydea  et  inponerlo  a  una  di  queste 
«  diuote  sorelle  fingendo  epsa  la  pronunciasse  vulgare  per 
«  obedientia  a  questo  nitidissimo  choro  nostro:  laqual  parte 
<(  doue  si  sia  aprouada  da  le  obseruande  charità  nostre, 
«  bene  la  lassiarò  ne  gli  propri]  termini,  la  unde  autem  non 


il  caro  giovinetto  «  Marcelliis  »  —  perchè  essa  è  ormai  decisa  n 
darsi  a  penitenza  e  confessa  clie  la  ])arola  di  un  santo  nomo  l'ha 
convertita  : 

Diviniis  veiiit  nostras  orator  ad  oras 

Nuper  et  hic  mundum  temnere  me  docuit. 
In  luctus  inonuìt  cotivertere  gaudia  sanctus. 
'  Gatidia  si  quaerat  vita  futura  pia: 
Panoque  vel  limplia  maestam  depascere  corpus, 

Jeiuno  saepe  veiiter  domare  meum. 
Kt  docuit  vaiios  velis  operire  capillos 

Vincta  purpiireas  stringere  sponte  genas. 
Ornabant  bullis  gemmisque  monilia  frontem  : 

Pro  bulla  et  gemmis  cru\  niihi  sancta  datar... 

T/  Ario.sti  nel  prologo  chiama  la  sua  rappresentazione  «  fabnlam 
veridicani  »,  né  farebbe  stupore  che  il  poeta  avesse  realmente 
adombrato  ne' suoi  versi  uno  di  tinei  casi  di  eonvertimenti,  dovuti 
a  sacerdoti  o  predicatori,  tutt' altro  che   rari  ne!    Qnattroòeuto. 

')  Bakotti,  II,  12-13.  Poche  notizie  sulPAriosti  danno  il  Maz- 
ZUCHELLI,   I.   1>.    II.    10.58-9   e   il    TlRAHOSCHI,    VI,    185. 

-)  Cod.  est.  a.  T.  6,  28.  e.  HV. 


180  CAPITOLO   VII. 


«  gli  andasse  per  mente  ecco  presto  sarò  a  radurla  nella 
«  pristina  soa  forma  »  '  i. 

Più  nota  è  la  sua  originale  operetta,  scritta  per  Borso, 
sull'olio  ili  sasso,  nella  quale  spone  le  qualità  e  le  virtù 
d' un  petrolio  che,  secondo  le  varie  esperienze  fattene,  opera 
guarigioni  e  compie  miracoli.  Lo  stile  è  pieno  di  piacevo- 
lezza e  di  abilità  ;  la  materia  non  è  prìxa.  di  qualche  inte- 
resse ;  si  che  questo  scritterello  meritò  d' essere  stampato 
più  d'una  volta  e  ottenne  anche  una  discreta  fortuna  2). 

Per  Eleonora  d' Aragona  scrisse  V  Ariosti  nel  1480  un  va- 
ghissimo resoconto  in  latino  di  un  suo  viaggio  a  Mantova  : 
«  ho  descripto  —  dice  egli  medesimo  nella  lettera  introdut- 
«  tiva  ad  Ercole  —  la  fausta  andata  a  Mantoa  de  la  111.™'  \'. 
«  e  fìdelissima  consorte  Madama  Heleonora  :  la  felice  sua 
«  dimora  in  Mantoa:  il  fortunato  e  prospero  suo  ritorno 
«  cuin  tanti  festareci  gitjrni  »  ■'  ). 

In  Mantova  1'  Ariosti  avrà  riveduto  Isabella  d"  Este,  eh"  egli 
certo  dovè  conoscere  bambina  e  dovè  teneramente  amare 
a  giudicar  dalla  dolcezza  con  la  quale  in  un  suo  scritto, 
già  da  noi  ricordato,  sopra  una  nuova  Cappella  eretta  per 
Eleonora,  ricorda  che  lungo  la  faccia  di  una  parete  amvni- 
ravasi  l'imagine  della  consorte  d'Ercole  I  «  hauendo  a  li 
«  piedi  su  uno  cossino  de  broccado  la  dolce  ydea  de  Ysa- 
«  bella  infante  so'  primogenita,  so'  delicia,  so'  coresino  fabri- 
«  cade  per  mane  de  Bartolomeo  Pallazo  pletore.  »  *  ) 

Se  l'opera  sua  varia  e  interessante"')  è  abbastanza  cono- 
sciuta, non  cosi  accade  dei  casi  della  sua  vita.  Riesce  an- 
zitutto assai  difficile  allo  studioso  distinguerlo  sempre  da 
un  altro  Francesco  Ariosti,  che  visse  nel    medesimo   tenii)0 


')  C()d.  cit. 

-)  Nel  600  (la  01iji,«'no  Jacoheo.  professDre  ut-li' Ateneo  di  Co- 
peuhagben,  e  nel  700  da  B.  Kaniazzini.  Si  efr.  A.  M.\(;<;hh;a.  L'uixia 
ifiienica  di  II.  lìamazziui,  Modena  .  1902,  pag<^.  25  e  72. 

»)  Cod.  est.   "x.  ().  It.   IS. 

*)  Cod.  est.  X.  W.  4,  1.  Si  cfr.  Vkni  ri:i.  /."  .Irle  fcnar.  ini  jxr. 
d'  Ercole  1,  cit..  pag.  39."). 

'")  Altri  suoi  eoniponiiiieuti  md  cod.  Hi-vilae<|ua.  Si  cfr.  Anto- 
Nelli.   Indice  cit..  mi.  7(1.  o.'vì.  ;>97.  VM. 


ALCCNI  (  F.NM  SULLK  sclKNZI-;  K  srLLt:  ARTI  i:(  C.  181 

presso  gli  estensi,  che  fu  siniscalco  di  Korso  ed  è  a  conside- 
rarsi zio  di  Ludovico  ^  ). 

Farmi  tuttavia  possa  essere  riferito  al  nostro  letterato, 
pel  modo  col  quale  esso  è  concepito,  un  mandato  di  paga 
emanato  in  favor  suo  da  Horso  il  1466  •  ).  Borso  amò  gran- 
demente Francesco  Ariosti  e  della  ducale  benevolenza  a  suo 
riguardo  resta  un  documento  curioso  nella  letterina  che  il 
Principe  gli  scrisse  per  ringraziarlo  della  dedica  dell'  ope- 
retta sull'olio  di  sasso:  «  Le  uostre  littere  habiamo  lecte 
«  cum  dolcezza  et  piacere  assai,  per  che  elle  sum  ellegante 
«  et  ornatissime.  El  libreto  ce  hauiti  mandato  cum  epse  ni 
«  è  acceptissimo  sì  per  la  materia  sì  per  che  è  tuto  gentile 
«  e  limato  e  terso  e  digno  d' ogni  principe  et  così  ve  com- 
«  mendiamo  del  studio  e  lucubrati(ìne  gli  hauiti  posto  et 
«  anche  ui  hauemo  gratia  del  presente  tuto  nobile  e  polito  »  ^). 

Pieno  di  varia  erudizione  fu  un  umanista  vicentino  molto 
caro  ad  P-rcole  I:  Nicolò  Leoniceno.  Dotto  nella  medicina, 
nella  filosofia  e  nella  storia  naturale,  eccellente  conoscitore 
della  lingua  greca  e  latina,  professore  a  Padova,  a  Ferrara, 
a  Bologna,  fatto  segno  alla  pivi  costante  e  devota  ammira- 
zione dei  contemporanei,  egli  fu  un  vero  arsenale  di  varia 
erudizione. 

Si  accinse  ad  opere  le  più  svariate  per  soggetto  e  per 
intendimenti,  come  a  traduzioni  dal  greco  di  Storia  e  me- 
<licina  e  musica;  compose  un'operetta,  qual  è  quella  sugli 
errori  di  Plinio  e  d'altri  autori,  che  fu  allora  prova  di  una 
grande   sapienza   e    più   ancora   di   un   grande  coraggio.  In 


')  Debbono  infatti  iiferir.-JÌ  a  cotesto  seroudo  Francesco  Ariosti. 
insignito  in  Corte  di  onorevoli  distintivi,  le  notiziole  ch'io  sono 
linscito  a  trovare  in  nn  Libro  di  mas-saria  di  Modena,  1409-62,  in 
un  lìedistro  di  massaria  1474,  e  255.  e  nei  Caiastti  J-Jsfoifi.  FG.  171 
(2  Febbr.  1470)  e  D.  E.  247  (5  Genn.  1474). 

-)  Reg.  dei  Mand.,  1466,  e.  110.  «  Vos  fact.  gener.  solni  faciatis 
«  spectato  Doctori  et  doctissinio  Viro  d.no  Francisco  de  Ariostis 
«  libros  trecentas  ni.  ex  iis  qnae  exigentur  ex  condemnationibus 
«  Camere  dncalis  ».  —  Si  riferisce  invece  all'altro  Francesco  nn 
documento  che  si  legge  in  lieti.  Mand.  1466.  e.  189.  Quivi  viene  in- 
fatti nominato  un  suo  fratello  Ludovico.  Cfr.  Litta.  Atiosti.  tav.  III. 

=*)  Ho  tratta  la  lettera  dal  cod.  Campori  :  y.  5.  6.43.  e.  60^  ^'edi 
anche  Maggiora.  Ojj.  cit.,  pag.  73. 


182  CAPITOLO   VII. 


essa  non  si  fece  scrupolo  ili  discutere  passi  di  antichi  scrit- 
tori sino  allora  citati  come  autorità  infallibili  e  sollevò  colla 
sua  franchezza  e  col  suo  ardimento  dispute  violente  e  utili 
discussioni.  Insegnò  pure  allo  Studio  di  Ferrara  e  seppe  al- 
levare discepoli,  il  cui  nome  suona  a  gloria  del  maestro  ^  ). 

Superiore  all' Ariosti  per  profondità  di  dottrina  e  per  gra- 
vità di  pensiero,  ma  certamente  meno  noto  del  Leoniceno 
è  quel  Pellegrino  Prisciano,  che  ad  ogni  ora  incontriamo 
sul  nostro  cammino  e  che  fu  veramente  uomo  per  l' età  sua 
enciclopedico.  Nella  corte  estense  seppe  elevarsi  a  una  re- 
putazione incondizionata  in  virtù  della  sua  competenza  in 
fatto  di  affari,  di  libri  e  sopra  tutto  di  antichità.  Fu  uomo 
di  molta  fama  in  Ferrara  e  fuori  e  il  suo  nome  era  pur  co- 
nosciuto con  onore  da  Alfonso  d'Aragona,  che  di  lui  scri- 
veva agli  Estensi  con  frasi  di  ammirazione  °  ). 

L'amore  delle  antichità,  se  non  fu  cos'i  vivo  come  in  Leo- 
nello, tuttavia  si  manifestò  in  Ercole  I  con  buoni  effetti. 
Sappiamo  che  il  Duca  donò  dodici  immagini  di  imperatori 
romani  in  marmo  fino  al  Comune  di  Ferrara:  comperò  me- 
daglie d'oro,  cammei,  antiche  monete,  statuette  di  bronzo, 
gemme  incise^),  ecc. 

In  tal  modo  il  principe  andava  arricchendo  ed  aumen- 
tando il  suo  ricco  medagliere  e  la  sua  collezione  di  cose 
antiche,  per  le  quali  egli  nutriva  quella  predilezione  che  in 
Ferrara  destavano  le  nuove  preziosità  disseppellite. 

In  Ferrara  si  fermò  infatti  un  umanista  «  antiquario  w,  che 
fin  qui  non  è  stato  fatto  oggetto  di  studio  particolare:  Felice 
Feliciano,  tipo  singolarissimo  di  erudito,  curioso  d'  ogni  cosa, 
pieno  di  una  grande  esperienza  acquistatasi  viaggiando  in 
Italia  e  fuori,  letterato  e  scienziato,  per  quei  tempi,  dei  più 
interessanti. 

Amanuense^),   miniatore-^),   poeta   originale   e  autore  di 


')  Sul  Leoniceno  ho  jjià  <-it.  in  altro  luogo  lo  studio  coscienzioso 
efl  utile  ili  D.  Vitaliani. 

'•'  )  Arch.  di  Modena.  —  Letterati  :  Prisciano. 

•■■)  Venturi,  L'arte  ferr.  nel  periodo  d'Ercole,  cit.,  pag.  115. 

*)  Fu  scritto  dalle  sue  mani  il  cod.  est.  Cabassi  :  a.  N.  7,28. 

')  F.  Carta,  Codiei  corali  e  lihri  a  stampa  miniati  della  Biblioteca 
Nazionale  di  Milano.  Eoma,  1891,  pag.  61. 


ALCUNI  CENNI  SULLE  SCIENZE  E  SULLE  ARTI  ECC.  183 

disperate  ^  ),  venerato  dagli  uni,  scliernito  dagli  altri,  pieno 
di  dottrina  e  sempre  povero,  egli  merita  in  verità  una  con- 
siderazione particolare  come  esperto  nella  scienza  archeolo- 
gica ^).  Di  cotesto  suo  amore  per  le  antichità  egli  ha  lasciato 
testimonianze  non  dubbie.  Raccolse  iscrizioni  e  p(M'  di  più 
in  un  codice  bresciano,  che  lo  riguarda,  troviamo  queste 
sue  righe  ad  un  amico,  che  recavasi  in  Grecia  -^  )  :  «  et  d' una 
«  cosa  ti  prego,  che  nella  tornata  tua  mi  porti  alcuni  libri 
«  essendo  la  Grecia  matre  et  doctrina  de  li  nostri  studij  et 
((  io  manco  de  libri.  D'altra  parte  te  ricordo  et  pregt)  elio 
«  pigli  copia  di  quelli  eiiigrammati  che  troverai  per  li  muri 
«  antiqui  e  nelle  torre,  porte  e  ponti:  et  nelli  simulacri  et 
«  in  qualunque  altra  parte  perchè  tu  sai  bene  quanto  mi 
«  saranno  grati  ». 

Rispondeva  l'amico  suo  Calisto  Montano:  «...li  libri,  li 
«  quali  mi  ademandi,  se  mi  capitarano  te  ne  portare,  perchè 
«  desidero  te  servire...  et  quanto  più  potrò  epigramati  ra- 
«  gunare  latini  e  greci  te  ne  arecar(")  justa  copia,  perchè 
«  simile  cose  acte  e  leggiadre  fanno  per  la  tua  virtù...» 

E  si  senta  con  quale  strana  vivacità  il  Feliciano  parlava 
delle  sue  scoi^erte  di  codici  antichissimi  ■■  )  :  «.  Il  mio  appe- 
«  tito  il  quale  doppo  nacqui  ho  sempre  cognosciuto  insacia- 
«  bile  mi  ha  conducto  da  Roma  infìno  in  Liguria  per  vedere 
«  alcuno  antiquo  volume  inteso  per  relazione  dil  mio  amico. 
«  Et  gionto  a  Papia  nell'antiqua  bibliotheca  di  s.  Hilario 
«  ritrovai  molti  fragmenti  de  libri  longobardi  et  una  insti- 
«  tutione  scripta  in  cortic*^  di  arbore,  et  un  libro  in  lingua 
«  arabica  il  qual  tracta  de  Sideri  del  cielo  et  uno  altro  scripto 


^)  Flamini.  La  lirica  toxcana  del  Rinascimento  anteriore  al  tempi 
del  Maijnijico,  Pisa,  Nistri,  1891,  pag.  532.  8i  veda  anche:  G.  B.  Giu- 
liani, Della  Ietterai,  reron.  al  cadere  del  xec.  XF,  Bologna.  1867. 
pag.  62.  E  si  cfr.  T.  Toui-ek.  Bihlioijraphia  (reograjìhica  l'alestinae, 
Leipzig,  1876,  pag.  49.  —  L)i\erse  notizie  sul  Felieiano  sono  state 
raeeolte  di  recente  da  G.  Rossi,  Giorn.  star.,  XXX.  p.ag.  17.  n. 

'■')  MoMMSE.v,  Corpus  Inscrijìtionnm  Latinarum,  ecc..  III.  I.  ]>ag. 
XXIV  e  V,  2,  pag.  xvii. 

')  Cod.  C.  II.  14,  e.  26.  Mi  valgo  di  alcuni  estratti  desunti  da 
cotesto  codice  dal  cav.  A.  G.  Spinelli.  Contiene  disperate  del  no.stro 
il  cod.  Marciano  ital.  IX,  257. 

•*)  Cod.  brese.  cit.,  e.  79'. 


184  CAPITOLO   VII. 


«  in  coio  (le  montone  in  lingua  hebrea  oue  nidi  grandissima 
«  parte  del  Talmuch  e  nello  extremo  de  ditto  liliro  ritrouai 
«  la  festiiiitade  de  Judei,  come  nel  primo  giorno  de  setteml)rt' 
«  fanno  cenno  de  la  creation  di!  mondo  e  danno  principio 
«  a  li  anni  suoi  »  ecc. 

Amante  delle  lettere  e  della  poesia,  il  Feliciano  a] (prezzò 
anche  la  musica  e  ad  un  amico  suo  egli  scriveva  in  tal 
modo  :  «  Sententia  è  di  tutti  i  Philosophi  che  la  musica  el 
«  sonare  el  cantare  sia  alimento  del  V  anima  e  per  questo 
«  habiamo  testimonio  che  ella  uengi  dalle  sedie  del  cielo 
«  oue  ogni  armonia  sempre  risulta.  Io  le  ho  udito  tante  volte 
«  modulare  la  cytara  cum  (piella  Suauità  che  non  mi  seria 
<(  stato  in  quel  puncto  graue  il  morire.  Tuti  gli  afficti  mei 
c(  spiriti  si  rallegrano  nella  tua  lettera,  tutti  li  mesti  pen- 
«  sieri  da  me  sgombrano  in  quel  punto  che  le  tue  angele  dite 
i<  toccano  le  coi'de.  Tutta  la  mia  infirmità  corporale  si  di- 
«  mentica  la  sua  passione,  perchè  io  credo  che  nullo  nie- 
«  dico,  nullo  Esculapio,  nulla  herba,  nulla  parola  o  pietra 
«  potrà  farmi  uscir  sano  che  la  dolcezza  del  tuo  bel  sono  ». 

Felice  Feliciano  fu  senza  dubbio  a  Ferrara.  Egli  stesso 
scrivendo  forse  a  una  sua  amica,  dice:  «  io  non  meno  di 
«  abbracciarti  desidero  e  ])erchè  mi  sento  occupato  i)er  for- 
ce nire  alcuna  facenda  in  Ferrara,  non  uenendo  io  te,  uenerà 

«  la  presente  littera  in  Venetia  a  ritrouarti e  dirotti  come 

«  tornato  sia  de  Germania...  che  io  aspetto  uenirti  a  uederti  in 
«  quelle  aque  Adriana  e  porterotti  la  gallica  storia  di  Dru- 
«  siilo  flolo  del  conte  Rodolfo,  la  qual  ho  tirata  in  luce  et 
«  idioma  materno  et  al  tuo  splendido  nome  destinata  ». 

Dopo  r  archeologia,  diremo  poche  parole  della  Geografia 
prima  di  passare  a  discorrere  di  due  discipline  fiorenti  in 
Ferrara  nel  sec.  XV:  il  Diritto  e  la  Medicina. 

Gli  studi  della  Geografia  '  )  erano  alla  Corte  estense  fa- 
voriti dalla  smania   dei  viaggi.  A  San  Giacomo  di   Compo- 


')  Tra  le  molte  ])ergamene  frainraentarie  esistenti  nella  estense 
sotto  la  segnatura  :  a.  X.  3,7  (1).  una  ne  ho  rinvenuta  contenente 
il  principio  del  canto  III  della  Sfera  del  Dati,  per  la  quale  opera: 
Flamini.  Giorn.  stor.,  XVI,  pag.  2.  Sono  sei  ottave  e  corrispondono 
quasi  per  intero  a  quelle  edite  in  Studi  lìihl'KKjrafici  e  biografici  sulla 
storia  della  Geografia  in  Italia,  Eoma,  1875,  pag.  .319-21. 


ALCUNI  (ESSI  SLLIJ-:  SflKNZl-:  E  SUI.Lt;  ARTI  KCC.  IS.' 


stella,  a  Parigi,  a  Gerusalemme  ^  )  si  recarono  i  Duchi  con 
isplendidi  cortei  e  con  gravi  spese 

L'amore  ch'ebbe  Niccolò  III  per  i  viaggi-)  si  trasmise 
ai  figli:  Meliaduse  si  rec(")  nel  1440  in  'l'erra  Santa  ^  i  ed 
Ercole  considerò  il  viaggiare  un  couipleuient(»  dell'educazione 
di  Alfonso  ^  ). 

Un  codice  Campori  ■"'  )  contiene  infine  una  Topografia  di 
Terra  Santa  dedicata  a  Borso  e  scritta  da  un  certo  Niccolò 
Ariosti,  che  ho  buone  ragioni  per  non  identificare  col  noto 
padre  di  LudoviC(j  e  per  credere  invece  un  frate  minorità 
a  Ferrara. 

Air  T'niversità  di  Ferrara  furono  grandemente  in  flore  gli 
studi  giuridici  e  parecchi  dei  professori  allo  Studio  troviamo 
in  relazione  coi  Principi  d' Este.  Abbiam  già  veduto  Fran- 
cesco Accolti  provvedersi  di  libri  francesi  dalla  biblioteca 
ducale;  possiamo  aggiungere  ch'egli  ebbe  altre  prove  di 
simpatie  da  parte  dei  Signori  di  Ferrara  e  in  particolare 
da  Leonello,  che  nel  1450,  considerando  la  fama  a  cui  era 
salito  l'Accolti,  volle  con  un  decreto  molto  onorifico  e  di- 
gnitoso accrescergli  notevolmente  lo  stipendio  ''  i. 

Tre  lettere  conosciamo  del  giureconsulto  Cosimo  di  Lo- 
dovico Passetti  dirette  l' una  a  Borso,  l' altre  ad  Ercole  nelle 
quali  e  gli  invoca  la  protezione  dei  Duchi  per  ottenere  lo  sti- 
pendio, che  tardava  più  del  consueto").  «  Più  fiate  —  egli 
«  scriveva  1'  8  Agosto  1472  —  ho  suplicato  a  Vostra  Ex.'''* 
«  chomo  tuto  questo  anno  ho  lecto  rason  ciuile  cum  grande 


')  Appena..  I;  144.  145. 

-)  Si  ofr.  il  sxio  Viafifiio  a  Gentsaltmme,  in  Colle-,  di  opere  inedite 
o  rare  dei  wcc.  XIV  e  XV.  Torino.  1861. 

')  3C.  U.  6,  34  e.  1'':  «  Qui  dentro  si  vserà  notado  el  viagio  del 
«  sanoto  sepolero,  facto  per  lo  illustre  misere  iiiilliaduxe  esfensc. 
«  etc.  e  per  lo  magnifico  caualiero  miss,  folco  contarino  e  don  do- 
«  menego  cai)pellano  del  fleto  Miser  milliaduxe:  notado  de  dì  in 
«  dì  e  de  loco  in  loco  segondo  che  iclio  per  la  sua  misericordia 
«  concederà  ». 

■*)  Si  cfr.  il  presente  lavoro  a  pag.  147.  n.  3. 

'')  Cod.  a.  3.  6,43. 

")  C.  Dk'Savkìxy,  storia  dei  Diritto  romano,  Torino.  1857,  II, 
pag.  718. 

")  Ardi,  di  Stato  in  Modena  —  Legali  —  Lett.  P. 


180  CAPITOLO    VII. 


«  sudore  et  afano  et  anciiora  non  lio  hal:)iuti)  mio  dinaro  del 
«  mio  salario  ...  ». 

E  al  Duca  Borso  ricorreva  pure  V  11  Dicembre  1461  Menco 
Jacopo  dal  Pozzo.  Gli  effetti  dello  studio  del  Diritto  in  Fer- 
rara non  potevano  non  farsi  sentire  nella  libreria  privata 
dei  Duchi,  la  quale  si  accrebbe  ben  presto  dei  codici  giuri- 
dici raccolti  e  posseduti  da  Giacomo  Giglioli  e  delle  opere 
dovute  a  quei  professori  che  in  Ferrara  insegnavano  o  ave- 
vano insegnato. 

Il  catalogo  del  1495  registra  infatti  un'opera  del  Bar- 
bazza  1  ),  chiamato  a  leggere  il  gius  canonico  all'  Università 
di  Ferrara  dal  Duca  Niccolò  o  da  Leonello^)  e  i  frannnenti 
membranacei  di  codici  giuridici  estensi  posseduti  dall'Ar- 
chivio di  Stato  ^)  sono  una  prova  palese  del  favore  ottenuto 
ila  cotesti  studi  presso  i  Duchi. 

Con  tutto  ciò  dobbiamo  dire  che  se  gli  Estensi  ebbero 
per  i  giuristi  quella  liberalità,  di  che  sempre  non  furono 
avari  coi  dotti  uomini  in  (Qualunque  dottrina  fossero  versati, 
non  pare  tuttavia  che  degli  studi  di  Diritto  si  occupassero 
essi  medesimi  e  se  ne  interessassero  con  particolare  predi- 
lezione. 

I  Duchi  amarono  sopratutto  i  mezzi  di  allettamento  e  di 
conforto  e  negli  studi  cercavano  quel  piacere  intellettivo  e 
spirituale,  che  invano  potevasi  allora  sperare  dalle  disci- 
pline giuridiche,  che  in  forza  delle  tradizioni  scolastiche  e 
del  dogmatismo  assiomatico,  entro  cui  erano  confinate,  eran 
volte  allora  a  decadenza  ■•  ). 


^)  Append.,  Il'',  422. 

■^)  F.  Giorgi,  Roilrujo  Bnìujia  allo  Studio  di  Bologna,  in  Atti  e 
meni,  della  lì.  Deput.  di  St.  Patria  per  le  pror.  di  Romafina,  S.  ITI, 
voi.  Vili,  pag.  173-174.  Sul  Barbazza  oltre  al  Mazzuciiklij,  II,  P.  I, 
pag.  282  e  al  Tiuaboschi,  VI,  P.  Il,  pag.  554,  si  può  consultare: 
U.  Datxaui,  Carteggio,  cit.  pag.  17.  Il  eod.  cart.  est.  a.  W.  3,2  con- 
tiene la  liepetitio  in  ruhrivam  codicin  «  qui  admissi  ad  honorum  po- 
■sessiotiem  postini  »  e  forse  può  essere  identificato  coli 'opera  possc- 
<luta  dalla  libreria  d'Ercole.  Si  cfr.  la  nota  precedente. 

■'')  P.  COGLIOLO,  Glosse  prearoirsianc.  in  IliiU.  dell'  Ixtit.  slur. 
ifal..  VI,  pag.  63. 

*)  G.  Salvigli,  Mannaie  di  Storia  del  Diritto  italiano,  3."  ediz., 
Torino,  1899,  pag.  108. 


ALCUNI  CENNI  SULLE  SCIENZE  E  SULLE  ARTI  ECC.  187 

Per  ragioni  più  pratiche  e  positive,  i  Principi  d'Este  fa- 
vorirono più  largamente  la  Medicina. 

Lungh'esso  il  sec.  XV  la  Medicina,  {irolessata  da  insigni 
uomini  allo  Studio,  In  in  Ferrara  molto  in  onore.  Gli  Estensi 
poi  mettevano  una  particolare  cura  nello  scegliere  i  pi'opri 
medici  e  amavano  circondarsi  anche  per  questo  riguardo 
di  personaggi  di  celebre  nome.  Tralasciando  pur  di  ricor- 
dare che  già  Azzo  Vili  chiamò  a  sé  Pietro  d'Abano  \)  e  ve- 
nendo subito  ai  tempi  che  formano  l'oggetto  del  nostro 
studio,  diremo  che  sin  dal  principio  del  secolo  XV  ci  si 
fanno  innanzi  alcuni  nomi  <li  medici  non  del  tutto  ignoti. 

In  Franceschino  da  Vei-ona  fu  chirurgo  di  Niccolò  III  ''  i 
e  Filippo  Tassoni  di  Modena  ^  ),  e  Giacomo  Antonio  di  Mon- 
tagnana  furono  ambedue  medici  di  Leonello  *  ).  Intorno  al 
1450  Branceschino  da  Verona  insegnava  collo  stipendio  di 
libre  cento  venti  all'Università  di  Ferrara  insieme  a  due 
altri  medici  di  più  chiaro  nome:  Soncino  Benzi  e  Gerolamo 
Castello  -'  ). 

Ma  quegli  che  in  questa  età  tutti  superò  per  valentia  e 
e  per  fama  fu  Michele  Savonarola'"),  avo  di  Girolamo,  che 
troviamo  in  Corte  in  relazione  con  altri  medici:  con  Fran- 
cesco della  Noce  '  i  e  col  Benzi,  già  ricordato,  col  quale  si 
recò  nel  1441  a  Milano  '^  ).  Fu  egli  veramente  il  «  fisico  »  più 
celebrato  di  Leonello   e  di    Borso  e  le  sue  opere,  ricercate 


')  Di  Pietro  d'Abano  la  bihL  d' Ercole  I  possedeva  il  trattato 
De  venetiin  {Api)end.,  II-,  304).  Ricordo  qui  che  l'Archivio  estense 
di  Stato  conserva  tuttora  (  Medici,  Busta  .3."  )  il  De  preservatione  ah 
epidemia  dell'anno  1360  di  Maino  de  Maineri,  sul  quale:  Ra.jxa. 
Intorno  al  cosidetto  «  Dialoffun  vreaturarum  »  in  Giorn.  ator.,  X.  67-113. 
e  ancora:  Ka.jxa,  Giorn.  star.,  XI.  478. 

'-)  «  Frane,  de  Verona  cirogico  »  —  Reg.  dei  Mand..  14:^9-40.  e.  li:^"'. 

")  Cod.  est.  a.  L.  9.27.  n.  18. 

<)  Refiistro  dei  Mand.,  1436.  e.  25.^  e  e.  159. 

')  Cod.  est.  cit.  Ricordo  altri  diie  medici:  Giovanni  Arcoli,  let- 
tore nel  14.50  allo  Studio  di  Ferrara  regalato  da  Borso  nel  1451  di 
mille  ducati  e  Guglielmo  Caleffini,  che  leggeva  intorno  allo  stesso 
anno  «  praticam  medicine  extraordinarie  ». 

*')  Ho  già  ricordato  sul  Sav.  l'opus,  del  Segarizzi. 

•)  lied,  dei  Mand.,  1436.  e.  63^ 

s)  Reg.  dei  Mand.,  e.  133". 


18'S  CAPITOLO   VII. 


dai  Principi  i»er  la  loro  biblioteca  privata  ^  ),  dovrebbero  es- 
sere prese  a  base  delle  nostre  indagini,  se  volessimo  farci 
un  concetto  dello  stato  della  Medicina  in  Ferrara  circa  la 
metà  del  sec.  XV  -  ). 

Dicono  gli  storici  della  Medicina  che  questo  secolo  nella 
sua  prima  metà  ebbe  un  carattere  oscillante  e  la  scienza 
medica,  coltivata  da  ingegni  perduti  dietro  le  tracce  della 
scolastica,  rimase  stazionaria  entro  i  ristretti  confini  in  cui 
l'avevano  condotta  gli  antecessori,  che  ritenevano  colpa  il 
dipartirsi  dalla  lettera  di  Ippocrate  o  Galeno,  in  Ferrara, 
come  del  resto  in  tutta  Italia,  la  Medicina  nella  seconda 
metà  del  sec.  XV  avanzò  notevolmente  per  le  nuove  con- 
dizioni di  coltura  e  per  i  progressi,  che  portava  alle  scienze 
la  sco[)erta  della  stampa  "'  )  e  anche  pel  favore,  eh'  essa  tro- 
vava pr(^sso  i  Duchi. 

Sappiamo  infatti  da  un  passo  di  una  lettera  di  Gerolamo 
Molino  che  Borso  usava  fornire  il  cadavere  per  le  sezioni 
anatomiche  che  ogni  anno  si  facevano  nello  Studio.  Il  Mer- 
lino era  medico  e  professore  a  Ferrara  e  scriveva  al  Duca 
il  20  Novembre  1461  :  «  La  cagione  di  questa  è  per  notifl- 
«  care  a  la  Ex.*"'  Vostra  comò  haviamo  per  statuto  che  sin- 
«  giilis  arijiis  a  beneffìcio  et  utilità  de  li  scolari  si  faga  una 
«  anothomia  dummodo  hauiamo  el  subiecto  el  quale  per  lo 
«passato  sempre  hauenio  impetrato  da  la  prefacta  Ex.''" 
«  Vostra  )j  ■*  >. 

Ma  i  tempi  migliori  per  la  medicina  a  Ferrara  furono 
senza  dubbio  quelli  di  I'>coIe  I.  Non  intendiamo  con  ciò  di 
dire  eh'  essa  accennasse  a  incamminarsi  rapidamente  sulla 
via  di  quei  miglioramenti,  ai  quali  giunse  poi  nel  secolo  se- 
guente; ma  nell'età  d'Ercole  troviamo  un  nuovo  risveglio 
di  studi  e  vediamo  alcuni  medici  dare  o]>ora  ad  apprendere 


')  Appena.,  II-.  343. 

-)  Un  giudizio  sfavorevolissimo  dell'opera  del  Savonarola  diede 
il  PccciNOTTi.  Storia  delia  Medieina,  Livorno,  1859,  voi.  II,  P.  II. 
pag.  580.  Cfr.  anche  jiag-.  652.  Sul  Savonarola  si  veda  aiiche  S.  Di-; 
Kkxzi,  Storia  della  Medicina,  Napoli,  1845,  11.  .347. 

■')  C.  Si'HKXZEL,  storia  prammatica  della  Medicina,  1812,  T.  1\', 
pag.  359, 

*)  Arch,  est.  di  Modena  —  Medici. 


ALCUNI  fE.N'NI  .SCLLE  Sf  lE.NZE  E  SULLE  ARTI  ECC.  180 

con  perfezione  il  greco  quasi  per  rifarsi,  siccome  fece  An- 
tonio Benivieni,  ai  modelli  greci  originali  M.  Paiono  cos'i 
fliradarsi  un  poco  le  fitte  tenebri^  della  superstizione  portate 
sopra  tutto  dagli  arabi. 

Nella  superstizione  trovava  pur  sempre  la  disciplina  me- 
dica un  grave  ostacolo  al  suo  avanzamento:  l'astrologia  e 
r  alchimia  si  consertavano  con  essa  e  bene  spesso  i  medici 
erano  in  pari  temilo  astrologi.  Seguiva  da  ciò  una  grande 
confusione  di  intendimenti.  Ammesso  che  le  operazioni  della 
vita  dovessero  essere  tutte  regolate  dal  moto  ilegli  astri, 
r  esercizio  della  medicina  per  riuscir  vantaggioso  a  chi  la 
professava  doveva  sottostare  a  certe  speciali  condizioni,  alle 
quali  non  potevasi  senza  gravi  conseguenze  trasgredire  -  ). 

Il  ricorrere  direttamente  alle  fonti  greche  era  per»'»  di 
grande  giovamento  alla  scienza  e  poteva  considerarsi  quasi 
una  preparazione  a  un  più  fortunato  periodo  di  progresso. 
Buon  conoscitore  del  greco  ai  tempi  d' Ercole  fu  un  medico 
ch'ebbe  relazione  con  Ludovico  Ariosto,  di  nome  Sebastiano 
dall'Aquila.  Questi  godette  la  protezione  di  Alfonso  I,  che 
nel  1490  si  adoprò  presso  il  padre  perchè  non  passasse  im- 
punito un  malaugurato  feritore  di  Sebastiano  •'  ). 


')  Alcuni  di  ijuesti  gret-isti  abliiaiim  già  rirordati  :  Ludcivicu  B<i- 
iiacioli,  the  fu  nel  1.50Ó  medico  di  Lucrezia  Borgia,  della  cui  salute 
dava  conto  ad  Alfonso  con  lettera  del  10  luglio  (.\rcb.  cit.,)  e  Pietro 
Carreri. 

-)  Ecco  il  priiiciiiio  di  un  docuiiu-iito  esistente  in  Ardi,  di  Stato 
in  Modena:  —  Giorni  infau>fii  j)i'i'  le  medicazioni  —  «  Uies  infortn- 
«  nati  in  quibus  cauendum  est  iter  incipere  meilii-inam  ilare  llo- 
«  botouùaiu  tacere  nec  aliijiiod  uliud  o]ius  cuius  (jueritur  bonitas 
«  finis,  1472: 

.lannarius.       1.       ti.       9.       IH.       -2^^.       L«l.       SI. 

Feliruarius.     2.       4.       ó.       14.       Iti.       26. 

Martius.  1.       2.       6.       1.5.       Iti.       19.       28.       29.  ec. 

■'' }  Lettera  di  Alfonso  ilei  14  Diceiulire.  —  Arcb.  estense.  —  Me- 
<lici.  —  «  Vostra  Ex.''"  debe  hanere  in  meiuoria  il  tristo  et  deslio- 
«  nesto  acto  fatto  a  di  passati  ne  la  persona  de  Maestro  Sabastiano 
«  dall' Aijnila  per  la  ferita  clie  gli  fu  data  et  sino  (jui  la  cosa  è 
«  passara  impunita  per  non  se  hanere  potuto  intendere  chi  sia  stato 
«  il  malfactorc  . . . .  »  Sull'opera  di  Sebastiano  si  veda:  S.  Dk  Hf.xzi 
<>p.  rit..  IL  pag.  :'.t)?<. 


100  TAPITOLO   MI. 


l'no  dei  medici  favoriti  da  Ercole  I  fu  Lodovico  Carro  ^  ), 
al  quale  il  Duca  diede  a  curare  Alfonso  e  Sigismondo  -  )  e 
nel  1502  Lucrezia  Borgia.  Il  Carro  fu  anche  poeta  e  alcuni 
suoi  versi  latini  custodiva  la  biblioteca  degli  Estensi  ^  )  :  forse 
quelli  medesimi  che  ora  si  leggono  in  un  codicetto  mem- 
branaceo di  dedica  sotto  il  tit(jlo:  Divo  Hereuli  amoris  in- 
ijeniorum  excitationis  gratta  *  ).  Ne  riproduco  questi  pochi, 
che  mi  paiono  di  non  lieve  interesse  perchè  si  riferiscono 
agli  spettacoli  sfarzosi  di  cui  si  compiaceva  la  Corte  d'  Este 
e  perchè  contengono  un'  allusione  palese  al  Cefalo  di  Nic- 
colò da  Correggio  ■''  )  : 

Undique  spectandi  studio  veueie  remotis 
Fi]iitimi.s(|ue  locis  geiite.s:  i-oiuoedia  luagiiis 
Suiuptibus  et  cultu  fuiu  te  reuovata  dei-oro 
Saepius  hic  agitur:  luira  iiiessenius  arte 
Uum  loqiiitur  superaus  reliquos  aurora  vanendo 
Cuiu  eei)haluin  mulcet  lacrimas  luiserabilis  anni 
Dum  uiovet  et  Procris  populo  de  more  eauentes 
Cuui  f'aiiui  in  scena  saliunt  satyrique  biformes 
Ore  nouos  eduntque  sonos  eannaque  palustri. 
Nunc  ea  mirantur  populi  :  uuuc  fulgura  iiiittit 
Jupiter  et  cuuctis  eoeli  speetautibus  aula 
Panditur . . .  "  ) 


')  Sul  Carro  si  efr.  aueiie  :  FouCAiti),  Enpotiizionc  di  dorumcìiti 
■storici  dall'  Vili  al  XIX  .wc.  e  di  una  speciale  raccolta  di  altri  spet- 
tanti alla  medicina  e  alla  chirunjia,  ecc.,  Modena,  1882. 

■-')  .Scriveva  Sigisni.  al  padre  il  3  ott.  1499:  «  La  Vostra  8.  ])oteva 
«  restare  consolata  per  essere  uà  cum  ogni  diligentia  e  da  Maestro 
«  Lodovico  e  da  Maestro  Polo  Marino  Gobornato  ».  —  Id.  —  Medici. 

^•)  Append..  II-.  304. 

*)  Cod.  est.  X.  P.  7.  14. 

'■)  D'Ancona.  <hi(j:-,  IL  6-7  e  Lrzu)-KEXiKi;.  (iior.  sfor..  XXII. 
pag.  88. 

")  Il  Carro  ebbe  varie  e  inijiortanti  relazioni.  Fu  anclio  in  rap- 
porto COTI  Cassandra  Fedele,  alla  ({uale  indirizzava  alcuni  versi,  cbe 
si  leggono  nel  cod.  Caini>oii  ','.  A.  6.  l(ì  : 

Diceris  egregia  specii-  superare  Diaiiam 

.■Uijue  pudicitia  vincere  Penelopeni. 
Uexteritate  manus  cloctae  tibi  ceiiit  Arachiie 

Cedit  et  ingenio  diva  Minerva  tuo. 
Sed  raagis  admiror  quod  pieno  discutis  ore 
.  Quae  l'Iato  quae  magnus  tradii  Aristoteles. 


ALCl'M  CENNI  SULLE  S*  lEXZE  E  SULLE  ARTI  ECC.  191 


Da  un  decreto  del  1481  ^  )  sappiamo  che  Ludovica  era 
liylio  di  Bartolomeo  Carro  «clarus...  ingenio,  moribus,  inte- 
«  gritate  et  prudentia  -«  e  fratello  di  Pietro  Antonio  e  Fran- 
cesco. II  22  Maggio  14<S3  la  Duchessa  Eleonora  fece  pagare 
le  spese  necessarie  per  condurre  a  Modena  «  magistrum  Lu- 
«  dovicum  a  Carris  Ph.vsicum  una  cum  Medico  111.™'  D."' 
«  Ducis  Calabriae  prò  restituenda  valetudine  111.""'  Isabellae 
«  Estensis  »  °  ). 

Non  di  rado  accadeva  che  i  Principi  mandassero  in  segno 
d' affezione  i  loro  migliori  medici  presso  altre  corti.  Quando 
nel  1478  Xiccolt)  da  Correggio  si  ammalò,  Ercole  I  gli  inviò 
tosto  il  suo  medico:  il  30  Aprile  1474  Gerolamo  Castello  fu 
inviato  al  Principe  di  Calabria  ^i  ;  nel  1484  Francesco  Benzi 
si  mosse  <la  Bologna  e  si  rec()  a  Ferrara  per  assistere  Eleo- 
nora d'Aragona.  E  il  3  Febbraio  1480  Pino  degli  Ordelaffi 
scriveva  al  Duca  che  per  essere  stato  a  caccia  e  essere  stato 
offeso  dal  freddo  era  «.  auidissimo  de  hauere  a  la  sua  cura 
«.  il  clarissimo  Phisico  Maestro  Francesco  Benci.  Infine, 
Maestro  Carlo  da  Castel  Gonzaga  il  25  Agosto  1485  veniva 
a  Ferrara  per  curare  la  medesima  Duchessa  Eleonora  ^  ) . 

Altri  medici  d' Ercole  I  io  posso  facilmente  menzionare  : 
Agostino  Benzi,  affezionato  ad  Ippolito  d'  Este,  Zambotto  Zac- 
caria, Orazio  Gironili,  Luigi  Marliano,  Gio:  B.  Montacchiese 
e  Gerolamo  Neri,  che  nel  147(1  scriveva  ad  Alberto  d'Este: 
«  io  voglio  al  presente  comprar  un  Auicena  el  qual  mi  co- 
«  starà  torsi  ducati  40  d'oro:  haueria  caro  vostra  S.  mi  so- 
i<  coresse  cum  quatro  parole ...  ». 

Ricordo  ancora  Battista  Piasio  da  Crenidiia  "' i,  e  Antonio 


')  Arch.  est.  di  Stato.  —  Decreta,  IX,  u.  89. 

-)  Si  cfr.  TiUABOSCHi,  lA',  P.  II.  pag.  484,  it.  a. 

")  Sul  Castello  si  vedano  i  Ee(ji>itri  dei  Mandati,  lUiS.  e.  ;-!.  o  i 
Decreta,  IX,  n.  79.  Nel  Settembre  del  1462  egli  curava  Beatrice, 
sorella  di  Borso. 

■*)  Cod.  est.  a.  L.  9,27.  //.  IX. 

■')  Si  cfr.  sul  riasio  1'.  Giacosa.  Maijixtri  Salernitani  nondum 
editi,  Toriuo.  1891,  pag.  708.  Scrive  il  Borsetti  (II,  28)  ch'egli  i!i- 
segnò  Filosotia  e  Astronomia  a  Ferrara  nell'età  di  Leonello: 
«  scripsit  vero  iJefemionvm  (ierardi  Sahioneta  adrerfuix  Joannem  de 
Monte  Heijii)  (ù  rinanaiii  :  Sermones:  Kpixtoìae  ae  Opuscoli  alia. 


192  CAPITOI.O    VII. 


Cittadini  da  Faenza  ^  )  e  registro  per  ultimo  il  nome  di  Bat- 
tista Massa  di  Argenta  le  cui  operette  mediche  figuravano 
nella  biblioteca  d' Ercole  I  -  ). 

Per  le  ragioni  sopra  esposte  non  ]iossiaino  disgiungere 
dalla  medicina  lo  studio  della  «  astrologia  »  alla  Corte  di 
Ferrara. 

Quanto  l'astrologia  fosse  in  fiore  ^  )  e  quale  importante 
ed  essenziale  fattore  essa  divenisse  della  vita  morale  e  in- 
tellettuale del  Quattrocento  ^  )  non  è  chi  non  sappia.  Essa 
era  parte  costitutiva  della  filosofia  di  queir  età  ;  trovava  in 
tutti  gli  ordini  di  pèrsone  appassionati  cultori  o  tanto  erasi 
radicata  nella  coscienza  generale,  che  a  nulla  riuscivano 
gli  sforzi  singolari  di  un  Pico  della  Mirandola  e  di  pochi 
altri  per  dimostrare  quanto  cotesta  scienza  si  prestasse  alle 
ciurmerle  dei  disonesti. 

I  princìpi  di  Ferrara  tesero  facile  V  orecchio  ai  prono- 
stici degli  astrologi  e  nella  loro  città  accolsero  parecchi  di 
essi  e  li  favorirono  con  quella  liberalità  che  avevano  per 
costume-').  Borso  ed  Ercole  I  ascoltavano  e  seguivano  i 
capricciosi  consigli  dei  loro  astrologi. 


')*Fra  i  codd.  Camixiii  è  iiua  lettera  di  Auttmiu  diicrra  ai  do- 
dici Savi  :  «  Sono  couteiito  siano  fatti  boni  fiorini  quindexe  al  rxiuiio 
«  doftore  de  legie  iidss.  (ìolfi-edo  a  Cniito  di  mei  salaiy...»  H 
Nov.  1490. 

-)  Appvnd..  Il'-:  l!3.  34,  36.  Aggiungo  (jui  in  Jiota  die  nella  eorte 
esten.se  si  fecero  pur  sentire  gli  ettetti  di  (luella  estesissima  epi- 
demia che  fu  allora  il  inai  francese,  sul  <|ualf  si  veda:  Luzio- 
Renier,  Contiiì).  alla  storia  del  mal  franrixc.  ecc.  in  (liont.  .stor.  X, 
40  .sgg.  Don  Sigismondo  d' Este  morì  di  sitilide  (A.  Cappelli,  Iaì- 
tere  di  L.  Ariosto,  cit..  pag.  Lxviii).  Nel  Jieg.  dei  Mand.,  1505.  e.  38''. 
leggesi  la  seguente  lettera:  «  Huinelemente  supi>lica  ci  vostro  tìde- 
«  lissimo  servitore  di  ({nella  Zan  .Jacomo  da  l'adita  medico  del 
«  inalfranzoso  lialiitadore  a  Feriaria  <-ouio  de  lo  anno  jtresente  fu 
«  facto  {juerella...  »  ecc. 

■')  Per  le  o])ere  astrologiche  clic  liguia\  ano  nella  hihliotcca  d'  Er- 
cole, si  cfr.  Append..   Il-  ;  -J.  S.  !».  20.  T.s.  20N,  •2ii[),  310. 

*)  Si  cfr.  F.  (ìABorro.  L' astrolof)ia  nel  (Juatiroceìiti)  in  idjipmid 
(olla  vìriìtò.  in    Uiv.  di  Jilos.  scientifica  Vili,  377  sgg. 

•"')  l'er  r«  astrologia  »  ai  tempi  di  Leonello,  uotc\ole  (|ucsfo 
iiiaiidarif.     ncijixtio    14-11-1'J,  e.    80'.  <■<   \'os    factorcs   gciicralcs  ilari 


ALCUNI  CRXXI  SULLE  SCIENZE  E  SULLE  ARTI  ECC.  193 

Giovanni  Maria  Albini  scriveva  al  Duca  il  25  Novembre 
1495:  «...  Vostra  Signoria...  sia  sagace  inanti  che  passi 
'<  la  constellatione:  et  questo  per  certi  spiriti  quali  io  haueua 
«  incluso  in  una  ampolina  et  se  bene  se  aricorda  la  S.  Vostra 
«  quando  quella  uene  da  Roma  che  ella  uoleua  andare  a 
'<  Sam  Jacomo  de  (jalicia  incontinente  cum  la  fu  ariuata  in 
«  Ferrara  io  gè  reuelai  in  lo  zardino  che  el  signore  Ludo- 
«  vico  se  farla  duca  de  Miliario  »  M  . . .  E  Pietro  Bono  Avo- 
gario  '  )  astrologo,  che  passò  lunghi  anni  in  corte,  affezionato 
ai  Duchi  Borso  ed  Ercide,  usava  indirizzare  a  quest'ultimo 
i  pronostici  o  giudizi,  che  ogni  anno  faceva,  prima  di  daidi 
alle  stampe.  Nel  1497  ne  pubblicò  uno  —  conservato  mutilo 
nell'Archivio  estense  di  Stato  e  intitolato  ad  Ercole  —  che 
parla  del  Duca  di  Ferrara  con  parole,  che  mette  conto  di 
riferire  : 

«  Lo  Excellentissimo  Duca  de  Ferrara,  signore  mio  sin- 
«  gularissimo  :  per  la  beniuolentia  de  lo  influsso  de  le  stelle 
f(  nel  anno  presente  se  alegrarà  per  una  sorte  più  felice  : 
«  niente  demancho  non  passarà  senza  grandi  dispendii  e 
«  sempre  la  sua  Excellentia  sera  intento  aquistare:  e  ala 
«  stabilità  del  suo  imperio  con  lo  altorio  de  le  stelle  conse- 
'(  guirà:   niente   demancho  guardasi  la  excellentia  sua  de 


«  faciatis  Henrico  de  Alaiaauea  scriptori  libr.  uovem  in.  prò  sua 
«  mercede  scribentli  librum  unum  iu  Astrologia  appellatum  Qua- 
«  tripertituiii  ptolonuiei  prò  lU.uio  D.  Leonello  quem  postea  d.no 
«  dedit  Antonio  de  la  Camera  fannliari  magnifici  ac  potentis  d.ni 
«  Arimini  ».  —  26  Agosto  1441.  —  E  da  Copparo  il  15  Gennaio  1439 
Nicolò  ordinava  ai  suoi  fattori  ;  «  Nui  uolemo  che  niaudiati  ad  Vi- 
«  nezia  moza  quattro  stala  dieci  de  bono  fromento  ad  donare  per 
«  parte  nostra  ad  Nicolò  liardo  Astrologo  ».  —  7iVf/.  1430-40,  e.  4'. 

')  Arcb.  (li  Stato  in  Modena.  —  J-strologia.  —  La  lettera  è  stata 
]inbblicata  per  intero  da  F.  Gaboxto,  Xuore  ricerche  e  documenti 
suìP  asiroìoiiia  alia  Corte  defili  Estensi  e  degli  Sforza,  Torino,  1891. 
pag.  7. 

^)  È  quel  «  Pierobon  »  ricordato  nel  prcs.  lavoro  a  pag.  61.  Ot- 
tavio Cleotilo  nel  suo  opuscolo  Epixtolaruìu  Hhellaa  [1480  .'J  (Com. 
Spinelli)  —  diretto  a  una  accolta  di  letterati  ferraresi:  B.  Guarini. 
Antonio  Cittadiid,  Nicolò  J^eoniceno,  Pietro  Bono,  L.  Carboni,  L. 
Riva,  Aristotilo  Manphredi,  Beltramo  Constaldli,  L.  l'ittori —  chiama 
P  Avogario  «  astro! ogorum  decus  ». 

13 


194  r  APITOLO   VII. 

'(  Liiagi  per  aqua  perchè  più  presto  per  aqua  che  per  terr;i 
i(  starà  a  periculo  e  percliè  el  loco  de  lo  iiiqjerio  e  de  la 
«  decima  casa  del  cielo  in  lo  suo  regno  liauerà  l'elicità  e 
«  stabilità  indubitatamente  »  ^  ). 

Altri  astrologi  in  relazione  coi  Principi  d' Este  furono 
Giorgio  Valla,  Pellegrino  Prisciauo  -  ),  Carlo  di  S.  Giorgio  ■*  ) 
e  Giovanni  Arquati  '  )  ;  ma  su  tutti  si  innalzò  l' A  vogarlo  il 
quale  i'u  forse  colui  che  inspir(')  gli  artisti  degli  atl'reschi  del 
palazzo  di  Schifanoia  "'  ). 


'  )  La  protezione  accorilaia  dagli  Etstcìisi  a  l'ietro  Bono  è  (-(ni- 
fermata  da  due  lettere  sue  ad  Ercole  e  ad  Eleonora.  Nella  ])rinia 
parla  di  una  «  ditt'erentia  »  di  un  suo  genero  cou  un  eerto  Giovanni 
del  Pozzo  a  proposito  di  certa  casa,  che  pretendeva  il  genero;  la 
seconda  ineoiniucia:  «  Trego  la  V.  I.  S.  che  me  faci  jìagare  a 
«  Maistro  Jacomo  maistro  de  lo  111."  Don  Alphonso;  el  quale  me 
«  deue  dare  libre  (juatordexe  et  a  Pas<jua  ]>roxinia  serano  lil)re 
«  veutiquatro  »... 

-)  Luzio-Renieu,  Glorn.  utor.,  XXXV.  pagg.  2ril    iS. 

')  GaÌìotto,  Op.  cit.,  pag.  5. 

^)  Dk  Kknzi,  (>j).  cit.,  II,  315. 

'  )  A.  Vextukj,  Atti  e  Mem.  della  Ikp.  di  SI.  l'ahia  per  ìe  jnor. 
di  llomiKjna,  S.  Ili,  voi.  Ili,  pag.  3^>7.  Una  descrizione  minuta  degli 
atfresclii  è  data  dal  Gbuyeiì,  ()p.  eif..  Il,  57.5-596.  —  Il  Venturi  con 
opportuno  pensiero  ha  posto  in  relazione  le  ])ittnre  di  8cliii'anoi;i 
con  alcune  splendide  miniature  di  un  cod.  di  Splieia.  v\\v  trovasi 
uella  biltlioteea  estense  (a.  X,  2,11).  (Jgni  miniatura  può  conside- 
rarsi distinta  in  due  parti;  nell'una  si  ammira  la  divinità  pagana 
e  il  .segno  zodiacale;  nell'altra  si  ha  la  varia  rappresentazione 
dogli  influssi.  Ad  ogni  neqiui  si  leggono  alcuni  \ersi  che  voglion 
dare  un'idea  di  ciò  che  si  ]iu<)  ^■edere  nella  miniatura.  l*ul)h]ico 
([ui  i  versi  : 

Saiurnv  huomiiii  tarili  et  rei  produce 

Ruhbadini  et  biiziardi  et  assassini 

Villani  et  vili  et  senza  alchuna  luce 
Pastori  et  zo|)pi  et  simili  meschini. 

Benegno  è  wue  de  uirtù  pianeta 

Produce  mathematici  e  doctori 

Tlieologi  et  gran  sauij  ne  diueta 
Alchuna  gentil  cosa  o  grandi  horiori. 

Il  bellicoso  Marte  sempre  in(iania 

Li  animi  alteri  al  guerreggiare  et  sforza 


ALCUNI  fF,N\I  SLLLl')  SCIl^NZE  E  SULLE  ARTI  ECC.  lOH 

Dei  pittori  che  lavorarono  a  Scliifanoia  e  di  quelli  molti 
elio  freiiiarono  dell'opera  loro  il  Castello  e  le  altre  delizie 
estensi,  non  è  qui  il  luogo  di  parlare  distesamente.  L'  argo- 
mento sl'ugge  del  resto  ai  limiti  del  nostro  lavoro,  né  sa- 
remmo noi  in  grado  di  svolgerlo  con  sufficiente  competenza. 
Ma  non  possiamo  tuttavia  tralasciare  di  accennarne  almeno 
in  breve:  perchè  gli  artisti  dei  Principi  si  adoperarono  tal- 
volta a  colorire  le  scene  e  gli  archi  per  le  celebri  rajìpre- 
sentazioni  d'Ercole  I  e  perchè  alcuni  di  essi  si  trovarono 
in  relazione  d'amicizia  e  di  intrinsichezza  coi  letterati  che 
frequentarono  la  corte  di  Ferrara. 

Tra  questi  ultimi,  io  ricordo  FilipiJO  Nuvolone  che  fu 
stretto  di  dimestichezza  con  Andrea  Mantegna,  al  quale  in- 


Hor  (jiiestn  lior  (|iiello  ne  satia  sua  brama 
In  r  ac(|uistar:  ma  più  sempre  rinforza. 

Il  Sole  ad  honor  luliomo  (sic)  et  gloria  s|iniiia 

Ut  dogni  leggiadria  si  dilecta 

Di  sapienza  porta  la  corona 
i;i  di  religion  produce  secta. 

La  gratiosa   Vener  del  suo  ardore 

.\ccende  i  cuor  gentili  onde  in  rantarr 
Et  danze  et  uaghe  feste  per  amoro 

I. induce  col'  suaué  vagheggiare. 

Ucrcurio  di  ragion  lucida  stella 

Produce  deloquenza  gran  fontana 
Subbili  ingiegni  et  ciaschun  arte  bella 
•  l'^t  è  nimico  dogni  cosa  uana. 

La  Luna  el  nauigar  molto  conforta 

Et  in  pescare  et  ucejlare  et  l'accia 

A  luti  i  suoy  figliuoli  apre  la  porta 
Et  anche  al  solazzar[e]  che  ad  altri  piaccia. 

Oltre  agli  studi  astrologici,  fiorirono  presso  gli  Estensi  quelli 
asfronomici.  Pellegrino  Prisciano  scrisse  V  Orthoixi.sca  (cod.  est. 
a.  X.  1,(3  )  ;  Niccolò  Germanico  dedicò  a  Berso  la  sua  CoHmoqraphta  : 
.\utonio  Leonardi  e  Giovanni  Itanexe  di  Piacenza  offersero  pure 
opere  loro  a  Borso  (Hermaxx,  Op.  df..  pag.  74).  Almeno  cinque 
opero  astronomiche  furono  stampate  sul  finire  del  (|uafctrocenfo  a 
Ferrara.  Le  enumera,  togliendole  dall' Antonelli.  il  Gr.UYER,  Oj>. 
<it..  II.  ]iag.  r)Ofl. 


196  fAPiTor^o  VII. 


dirizzò  anche  alcuni  interessanti  suoi  versi,  in  cui  vibra  ve- 
ramente una  nota  di  affetto  sincero  : 

(Jouueré  cli'el  tiglii)!  di  Citliaiea 

Me  liaiicsse  uiu(/to  e  colligato  el  cuore, 
S' io  dovesse  esser  condecente  auetore 
Scriuerti  in  Rima,  o  glorioso  Andrea. 

Ma  <inel  dolce  die  in  te  sempre  parea 

Mentre  iusiem  erauani,  quel  grande  aiiioir 
M'insegna  farti  reuerentia  e  lionorc 
E  a  te  scriuendo  tutto  mi  recrea. 

Si  che  tu  fonte  d'  ogni  inzegno  altiero 
In  cui  natura  lien  (juell'  arte  puose 
.Sopra  gli  aml)i  roman  Parasi  e  Ai)el]c: 

A  te  mie  rime  drizzano  il  sentiero 
Seco  portando  mille  altre  mie  cose 
Forse  -indigne  a  te  docto  a  me  alte  e  belle. 

E  fa  che  ti  sien  <juelle 
.Jocoudc  e  grate  come  io  te  le  mando 
l'na  persona  zentil   scmjirc  artectaiido  '  ). 

Cosmè  Tura,  uno  dei  più  illustri  pittori  di  Ercole  I,  si 
accinse  intorno  al  147.5-77  a  decorare  di  tavole  di[)inte  ad 
olio  lo  studio  del  Duca  ^i;  tu  protetto  e  favorito  dagli  Estensi, 
e  Cu  amico  di  due  poeti  di  corte:  'l'ito  V.  Strozzi  e  Ludovico 
Pittori  ^).  Lo  Strozzi,  la  cui  effigie  fu  fors(!  ritratta  dal  Tura, 


'  )  T(dgo  il  sonetto  dal  cod.  est.  a.  X.  7,  '2X.  nolo  sotto  il  nome 
di  coti.  Cahassi.  Si  cfr.  1'.  Gi'aitoli,  Cartaj<iiu  fra  ÌWh.  'Jlr((l>(»<i-hi 
e  r  arr.  E.  Cahufìfii,  in  Mcm.  Stor.  e  docuiu.  sulla  (Mila  e  I'  ani.  princiji. 
di  (Jarpi,  voi.  \T,  pagg.  f  e  229.  Esso  fu  già  pubblicato.  i»er  nozze, 
dal  cav.  A.  G.  Spinelli,  e  non  jìosso  accertarmi  s'esso  si  legga  pure 
nell'ediz.  tedesca  dell'opera  su  Mantegna   del   Kristeller. 

-  )  Il  Docum.  si  legge  in  Hetc.  l,  EpiHtoìav  —  Mandato  del  b"i 
Nov.  1470  —  e  fu  i)ul)l>licato  dal  Cami'oim,  I  pittori  defili  Jìstcìifii 
nel  .scc.  Al',  in  .Itli  e  mem.  della  Depili,  di  SI.  l'atria  per  le  prov. 
nioden.  v  parmensi,  S.  Ili,  voi.  Ili,  pag.  .")62  :  «  Cosme  depintore  ..  . 
«  de  tre  figure  nude  de  feiuine  dejdnte  ad  olio  et  de  la  reconza- 
«  dura  de  quattro  tavole  depinte  cum  (piatro  figure  (U-  temine  ad 
«  olio  poste  nel  studio  del  ])refato  N.  S.  ». 

■')  VKNiria,  L'  arte  ferrai-,  nel  periodo  d' Ereole  I,  rìt.,  pag.  'Stìd. 
Il  Venturi  a  pag.  870  cita  due  versi  del  Pittori  scritti  ])cr  una  cassa 
d'organo  di])inta   nel  T  ancona  dei   Uoverelli. 


ALCUNI  CENNI  SULLE  SCIEN/^E  E  SULLE  ARTI  ECC.  197 

scrisse  tutta  un'elegia  in  onore  del  nostro  artista'),  nella 
t[aale  iliscorre  di  una  donna  desiderosa  d'essere  dipinta  dalla 
sua  abilissima  mano  S()tt(t  varie  forme: 

Nuuo  ciipit  exfernis  pingi  velata  capillos 
Ciiltiims.  et  nuda  iiuno  lilict  esse  coma. 

Conje  non  ci  è  perveiuito  il  ritratto  di  'l'ito  do^♦uto  al 
Tura,  così  non  è  giunto  insino  a  noi  quello  dipinto  da  Bal- 
dassarre d'Este.  Lo  Strozzi  infine  ebbe  anche  famigliarità 
con  un  terzo  pittore  che  si  trovò  alla  corte  degli  Estensi, 
col  Boccaccino,  che  nel  149'S  aveva  a  pigione  ima  casa  di 
Tito  -  ).  Di  Ercole  Grandi  ed  Ercole  Roberti  toccò  nel  suo 
Virirlario  Gio.  Filoteo  Achillini:  furono  essi  pittori  assai 
celebri,  in  ispecie  il  secondo  ;  il  quale  con  Lorenzo  Costa 
può  considerarsi  il  maggiore  rappresentante  della  genera- 
zione pittorica  di  Ercole  I  ^  ).  Lo  .S[)erandif>  fuse  medaglie 
per  Prisciano  Prisciani,  ]ier  Ludovico  Carbone,  per  Pietro 
Bono  Avogario,  per  Andrea  Barbazza  e  per  Niccolò  da  Cor- 
reggio *). 

Nel  1500  maestro  Fino  <la  Verona  e  un  suo  fratello  si 
adoprarono  a  dipingere  molte  scene  e  oggetti  per  le  rappre- 
sentazioni di  corte:  come  centauri,  un  alicorno,  bastoni  ■'  ),  ecc. 
Parecchi  anni  prima,  per  le  feste  nuziali  di  Isabella,  lo 
stesso  maestro  Fino  avea  dovuto  lavorare  intorno  a  ma- 
schere ^  ),  ecc. 

I  pittori  degli  Estensi  furono  qualche  volta  adoprati  per 
ornare  di  miniature  taluni  dei  più  splendidi  manoscritti  du- 
cali. Così  abbiam  ricordo  di  Cosmè  Tura,  che  miniò  le  Ta- 


')  Strozat-  patir  et  Jiìius,  ediz.  cit..  h'ioticoii,  IV.  pag.  óó''.  «  Ad 
Cosmuin  Pictorein  ». 

-)  Campori,  Op.  cit..  pag.  576. 

")  Venturi,  Op.  cit..  pag-.  3)^0.  si  cfr.  anche:  Id..  Lorenza  Costa 
in  Arch.  utor.  dell'Arte,  1.  421  sgg. 

■*)  Armani),  Lc-s  Mi'dailtcurx  italieiìx  dex  qniìì'iì'nic  et  xerzicme 
xiccles",  Paris,  1883,  63  sgg. 

')  VKNTrni,  L'  Arte  ferr.  nei  per.  d'  Ere  cir..  pag.  :M). 

")  Tolgo  dal  KetjiMro  dei  Mand.,  1491:  «  Il.mo  Uucha  de  fci- 
«  rara  de'  dare  ad  nd  Galeaz.  Per  tanti  pagati  a  tino  depintore  per 
«  una  mascara  per  l>isogno  d<'  sua  8ig."  quando  la  111. ma  Mad. 
«  Marchesana  andò  a  marito  ». 


198  CAPITOLO    VII. 


vole  astrononiiahe  di  rrinvanni  Bianchini  presentato  da  Borso 
a  Federico  III  '  ). 

Della  miniatura  ferrarese  e  della  eccellenza  di  essa  ab- 
biamo già  altrove  toccato,  né  ci  fermeremo  ora  a  discor- 
rerne, accontentandoci  di  l'imandare  al  pregevole  e' recente 
hivoro  dello  Hermann  -  ). 

Riccft"deremo  soltanto  che  della  fama  procacciatasi  ai  loro 
tempi  dai  maestri  ferraresi  abbiamo  una  bella  prova  nel 
fatto  che  l' opera  loro  fu  richiesta  e  apprezzata  da  altre  case 
principesche,  come  ad  es.,  dai  Montefeltro,  alla  cui  corte 
Guglielmo  e  Alessandro  Giraldi  furono  chiamati  •  da  Fede- 
rigo per  fregiare  della  loro  mano  un  magnifico  codice  della 
Dir.  Com.  conservato  ora  nella  Vaticana  •'). 

Insieme  ai  Giraldi,  altri  miniatori  di  scuola  ferrarese  fu- 
rono certamente  ad  Urbino  e  contribuirono  a  diftrmdere 
anche  per  questo  lato  la  fama  di  Ferrara  e  della  sua  Corte. 

Accanto  alle  lettere  e  alle  scienze  1'  arti,  liberali  furono 
dunque  coltivate  con  entusiasmo  e  ardore,  dai  Principi 
d' Este.  La  musica  era  una  delle  più  deliziose  e  delicate 
occupazioni  di  Isabella  d' Este,  che  educata  a  quest'  arte,  a 
quanto  sembra,  da  D.  Giovanni  Martin,  sapeva  con  ogni 
grazia  e  valentia  accompagnare  col  liuto  garbati  madrigali 
e  gentili  ballate  •*  ).  Il  liuto  era  pure  lo  strumento  prediletto 
da  Alfonso  e  Giulio;  Eleonora  d'Aragona  sonava  1' arpa -M, 


')  Baeotti,  I,  118. 

■-')  Hermann,  Op.  cit..  in  .fahrhmii  dcr  KnnsthiNtoriNcli.  Sttm- 
mìniujen  don  allerhòchsten  Kaiserhauscfi.  B.  XXI,  paug.  117  sgg.  La  lii- 
lilioteca  estense  possiede  anche  alcuni  codici,  le  cnì  miniature  deli- 
bonsi  all' Attavante,  sui  quali  sono  a  vedersi  i  lavori  del  Vkntciìi. 
Ueher  einige  Miniaturen  roti  Attarantes,  in  Kuììffffrcuvd,  XX,  310  sgg. 
e  di  J.  CsoNTOSi.  Corrininche  Handwhriften  nm  Attur..  in  ('vniralMuil 
f.  Bihliothelsìvesen ,  III,  209  sgg. 

■■')  Hei^manin,  Le  Miniature  fcrvarcxi  della  Bìhìioteea  ìutiemni, 
in  IJ  Arte,  III,  (1900),  341  sgg. 

■*)  Per  il  trasporto  di  Isabella  ])rr  la  iiuisioa.  si  efr.  8.  Da'Saui. 
Jlir.  star.  Mant.,  I,  55. 

'")  ì^eW  inrentarin  di  Eleonora  è  anclic  notato:  «  uno  claiiarrm- 
«  baio  picolo  cum  la  sua  capsa  ».  Coil  ogni  verosinugliaiiza  può 
credersi  che  si  debba  ad  Eleonora  la  Aenuta  in  corte  di  maestro 
lachetto  (li  Lorena.  Si  efr.  Da\  aiìi.  Ojj.  cit.,  pag.  61.  ».  1. 


ALr  INI  fE.NM  SCLLE  .SfIi;NZE  K  SULLE  ARTI  ECC.  ITUì 

e  il  Duca  faceva  venire  di  Fiandra,  d'Olanda,  di  Francia 
cantori  di  non  oscuro  nome  per  la  sua  Cappella  M  e  si  com- 
piaceva in  corte  di  abilissimi  e  celebri  sonatori. 

La  musica  serviva  a  rallegrare  i  conviti  e  a  raddi)lcire 
i  piacevoli  intrattenimenti,  che  dava  la  Corte  ai  Principi, 
che  si  recavano  a  visitarla,  o  era  usata  come  intermezzo  di 
teste  e  di  rappresentazioni,  accompagnata  o  no  dalla  danza. 

Anche  la  danza  fu  uno  dei  più  graditi  passatempi  della 
Corte  e  Isabella  d' Este,  ancor  liaml)ina,  sapeva  danzare  con 
una  prontezza  e  vivacità  mirabili  e  certamente  dovè  pur 
servire  il  soggiorno  in  Ferrara  a  inspirare  al  Cornazano  la 
sua  graziosa  e  importante  operetta  sul  ballo. 

Tra  i  giuochi,  erano  poi  preferiti  quelli  degli  scacchi  e 
del  tarocco.  La  biblioteca  del  Duca  possedeva  più  d'un  trat- 
tato sugli  scacchi-);  M.  M.  Boiardo  componeva  versi  per 
il  giuoco  dei  tarocchi  ^  )  ed  altri  per  lo  stesso  scopo  eran 
pur  composti  da  un  verseggiatore  anonimo^). 

Sul  finire  del  Quattrocento  Ferrara  viveva  d' una  vita 
febbrile.  Gli  stranieri,  die  dalle  lontane  regioni  del  Setten- 
triiiup  o  dalla  greca  Cipro  o  dalla  ferace  Sicilia  traevano, 
dt!SÌ(lerosi  d' imparare,  alle  rive  del  Po,  godevano  il  magni- 
fico spettacolo  di  una  città  vibrante  d'entusiasmo  e  di  vita, 
visitata  dagli  uomini  più  dotti  e  celebrati,  protetta  da  un 
Principe  che   ad   una  grande   energia   congiungeva   l'amor 


*)  Mi  limito  a  rimaiidare  a  L.  V.  Valdkighi,  Capiulìe,  concoti 
e  mu-fichc  di  Casa  d' J-J-str,  in  ^^tti  e  incm.  delle  Deput.  di  St.  Patria  pel- 
le j)ror.  moden.  e  parm.,  S.  III.  voL  II.  P.  II,  pagg.  415-494  e 
voi.  III,  pagg.  .">07-523.  Per  la  collezione  mnsifale  della  Idblioteca 
estense  rimando  a  A.  G.  Spinelli,  Della  raceolta  muMivale  entense. 
in  Meni,  della  Jl.  Accad.  di  Scienze.  Lettere  ed  Arti  di  Modena,  8.  II. 
voi.  IX.  pagg.  XXII -XXXI  (lelli-  Belfizinni  defili  Atti  Aicndemici. 

-)  Append.,  li-,  124. 

■')  Eexiek,  Studi  xìi  M.  M.   Hoiardo.  cit..  pag.  229. 

*)  Cod.  est.  Of.  W.  2,  11.  Riporto  alcuni  ver.si  :  Il  «Mondo».  La 
sign.  Violante  Trotti  :  Il  tutto  reggerà  per  sua  sapienza.  —  La 
«  Justitia  ».  La  sign.  Lodovica  Giliolla  :  Oiu.ste  tien  le  bilance  e  il 
ciel  rimira.  —  L'  «  Agnolo  ».  La  8ign.  Diana  Trotti  :  Questa  per 
sua  beltà  fatta  è  diuina.  —  Il  «  Sole  »  La  Sign.  Virginia  Trotti  : 
Accieca  col  si)lendor  chiunque  la  mira,  ecc.  —  Il  «  Carro  »  La 
Sigli.  Isabella  d'Lste:  Trionfa  sol  costei  per  sua  grandezza,  ecc. — 


200  CAPITOLO    VII. 

degli  studi.  Spettacolo  pieno  d' un'  insolita  grandezza  !  Dal- 
l'Alpi  scendevano  le  genti  francesi  portando  rovina  e  deso- 
lazione all'Italia;  lo  spirito  della  riforma  si  propagava, 
come  un  immenso  fremito,  pel  mondo;  le  ultime  grandi 
scoperte  aprivano  alle  genti  nuovi  indirizzi;  il  medio  ev. i 
crollava  e  sorgeva  l'età  moderna  e  Ferrara  sjtlendente  pel 
genio  dell'arte  si  adornava  dei  fiori  immortali  della  poesia 
e  dava  all'età  novella  Ludovico  Ariosto. 


Conclusione. 

I  Principi  (l'Esfe  e  la  hildioteca  di  Corte.  —  Erfolc  1  .•  l'educa- 
zione de' suoi  figli.  —  I  «  maestri  della  Salvaroha  »  e  la  lihrcria 
estense.  —  Pellegrino  Prisciauo.  —  I^a  biblioteca  «•  la  cultura 
ferrarese.  —  La  vita  douu>stica  ilei  l^rincipi.  —  La  maina  reli- 
giosa <P  Ercole  L  —  Eleonora  d'Aragona  e  il  suo  ascetisiuo.  — 
Il  contrasto  della  vita  privata  e  dell'arte  a  Ferrara.  —  (lim- 
iamo Savonarola.  —  Ludovico  Ariosto. 

Raccogliamo  finalmente  le  vele.  —  Al  sorgere  e  fiorire 
(li  una  biblioteca  privata  nella  Corte  degli  Estensi  contri! »ui- 
rono  grandemente  le  ricchezze  e  il  lusso  dei  Principi  ^  ). 

Senz'essi,  Ferrara  forse  non  sarebbe  divenuta  un  centro 
di  coltura  così  glorioso,  né  Guarino  avrebbe  potuto  spargervi 
con  tanta  copia  i  semi   fecondi  e  novelli  della  Rinascenza. 

Leonello  fu  egli  medesimo  poeta  delicato  e  gentile,  in- 
namorato degli  studi  e  dell'arte;  gli  altri  Estensi  furono 
invece  grandi  protettori  e  promotori.  A  tutti  [lerò  s'addice 
senza  dubbio  il  merito  di  aver  compartito  il  loro  favore  a 
quanti  uomini  dotti  avvicinarono  e  ospitarono  nella  loro 
città.  Gli  effetti  di  una  cosi  larga  protezione  non  mancarono 
d'essere  dei  più  segnalati;  Ferrara  s'ingentilì  continuando 
sulla  via  di  un  fortunato  progresso;  la  Corte  s'illustrò  di 
celebri  personaggi  nell'  arte  e  nelle  lettere;  1'  T'niversità 
fé' sonare  alto  il  suo  nome  e  attirò  studiosi  da  remote  contrade. 

')  Ho  già  toccato  a  pag.  3,  n.  1  dello  sfarzo  e  delle  ricchezze 
della  Corte.  Sullo  stato  delle  tinanze  estensi  merita  molta  conside- 
razione un  la\oro  di  P.  SiTT.v.  Le  Jinancc  atenei  ^  Ferrara,  1895. 


202  CONCLUSIONE 


Leonello  protesse  gli  studi  con  1'  entusiasmo  di  chi  li 
comprende  e  li  ama;  Borso  li  considerò  forse  un  ornamento 
indispensabile  allo  splendore  della  sua  Corte;  Ercole  ebbe 
quella  curiosità  di  conoscere  e  di  sapere  che  costituisce  il 
[ìrimo  impulso  verso  l' apiirendere  e  l' impartire,  ma  non  ebbe 
il  tempo  o  l'agio  o  la  natui-a  incline  alla  ingenuità  delle  let- 
tere. Alcunché  di  rozzo  traspare  dagli  atti  della  sua  vita:  egli 
ama  le  guerre,  le  giostre,  i  tornei  ^);  si  compiace  di  spiegar 
sempre  in  ogni  sua  azione  una  grande  e  rude  energia;  è  uomo 
intelligente  e  acuto;  conosce  le  esigenze  del  suo  temfio  e  la 
impartire  ai  suoi  figli  una  fine  ed  eletta  educazione"). 

Ma  Alfonso  I  eredita  dal  padre  quella  vivacità  di  carat- 
tere e  quella  turbolenza  di  affetti  e  di  sentimenti  che  lo  por- 
teranno a  divenir  talvolta  astioso  e  crudele;  gli  altri  figli 
portano  piire  nella  loro  natura  i  tratti  di  una  natia  fierezza 
e  rudità. 

Ma  Isabella  e  Beatrice,  cresciute  sotto  le  cure  della  pia 
madre,  allevato  a  una  grande  bontà  di  costumi,   ritraggono 

'■)  L'amore  <V  Ercole  i)er  1' armeggeric,  per  le  eorso  eoe.  è  tro]>po 
noto  perchè  io  mi  iiirlugi  (ini  a  rieordarlo.  Eiprodurrò  soltanto  il 
principio  (li  nna  grida  del  27  Aprile  1499  (Areh.  est.  di  Stato  — 
Corse  e  cavalli.  —  «  Si  manifesta  per  la  presente  crida  come  ex.''' 
«  per  recreatione  sua  et  de  qualonqne  uorà  interuenire  a  quanto 
«  se  contene  qui  de  sotto,  ha  deliberato  et  statuito  de  fare  correre 
«  li  infrascripti  palij:  il  primo  die  de  magio  proxinio  uonturo.  ohe 
«  sera  la  festa  de  li  sanctissimi  apostoli  laoobo  et  ]^hilii)po  fra  xx.r 
«  et  xxi.r  bore  nel  banchetto  de  sua  Gel.'""  che  è  in  terra  nenia  el 
«  (juale  corso  se  farà  per  modo  de  oirouito  a  la  forma  de  bippo- 
«  dromo  ecc.  ». 

■-')  Abbiamo  già  toccato  altrove  delle  premure,  onde  Eleonora  ed 
Ercole  circondavano  i  loro  figli.  Aggiungiamo  <|ui  ohe  nel  1491  fu 
])agato  Agostino  Carniero,  o  Caniero,  «  cartolaro  »  per  legatura  e 
nuniatura  di  un  IJiurno  per  Alfonso.  Chi  esamini  i  registri  di  (Sjw.sYf 
de  io  Officio  1479,  del  Galeotti,  si  avvede  subito  delle  attenzioni 
usate  sopra  tutto  ad  Isabella  e  ad  Alfonso  in  ciò  ohe  riguarda  il 
vestire.  Per  Isabella  si  sceglievano  di  solito  stoft'e  di  color  scuro: 
l>anno  verde  bruno,  velluto  nero,  raso  turchino  e  nero,  ecc.  Nel 
1479  fu  ac((uistato  per  Alfo^iso:  «  uno  fornimento  da  cavallo  la  mi- 
«  tade  chuperto  do  ueludo  nero,  1'  altra  mitade  chuperto  de  uelludo 
«  erimisino  che  uà  ornato  cuiii  (ìoohi  de  oro  e  seda  e  ouu  altro  gen- 
«  tileze  per  Alfonso,  ecc.  ». 


CONCLUStONE  203 


(la  un  lato  l' intelligenza  del  genitore  e  dall'  altro  la  serenità 
e  la  soavità  della  regale  genitrice.  L'anima  loro  femminile 
rifugge  dalle  discordie,  dai  tradimenti,  dalle  congiure,  dagli 
assassini,  di  cui  non  va  esento  Ferrara;  trema  paurosa  di- 
nanzi ai  fatti  di  sangue  del  tempo;  ha  una  strana  indeter- 
minatezza ed  una  vaga  aspirazione  verso  cose  migliori  e 
quando  Isabella  d'  Este  sarà  portata  sul  Mincio,  nella  Corte 
dei  Gonzaga;  allora  più  libera,  quasi  sottratta  a  un  incn])o 
che  i)areva  sempre  presente  nell'aule  del  Castello  estense, 
la  novella  Marchesana  spiegherà  tutte  le  sue  grazie  e  dif- 
fonderà tutto  il  profumo  della  sua  anima  eletta. 

Magnificenza,  sontuosità,  liberalità  —  le  sirene  tutte  delle 
Corti  —  erano  note  da  gran  tempo  ad  Isabella.  Ercole  se- 
guiva in  ciò  1'  orme  di  Borso  e  a  volte  dava  prove  gran- 
diose del  suo  splendore.  Raccontasi,  ad  es.,  che  egli  crei') 
cavaliere  Giulio  Tassoni  gentiluomo  della  sua  Corte  e  per 
mostrargli  in  tale  occasione  tutti  gli  effetti  del  suo  amore 
gli  regalò  un  palazzo  ornato  di  tapezzerie,  di  arazzi  e  di 
drappi  di  seta,  con  letti,  padiglióni,  mobili  e  suppellettili, 
con  granaio  carico  di  grani,  con  la  stalla  fornita  di  venti 
cavalli  tra  corsieri,  ginnetti  e  frisoni,  e  con  la  cantina  piena 
di  preziosi  vini. 

La  munificenza  dei  Principi  giovò  senza  dubbio  all'  in- 
cremento della  libreria  ducale  ;  furon  scritti  magnifici  codici 
in  Ferrara  e  sorsero  allora  ammanuensi  e  cartolai  ;  furon 
tradotte  in  latino  ed  in  volgare  opere  greche  ;  da  Venezia 
e  da  Firenze  furono  ricercati  e  comperati  manoscritti  ;  })er 
varie  ragioni  insomma  la  biblioteca  estense  notevolment(> 
si  accrebbe. 

Essa  sorse  a  poco  a  poco,  quasi  senza  che  i  Princifii  se 
ne  avvedessero  e  si  arricchì  oltre  che  dei  codici  ognora 
acquistati,  dell'  opere  dovute  agli  uomini  di  Corte  e  ai  let- 
terati estiMisi  e  divenne  subito  una  delle  pivi  magnifiche 
raccolte  principesche  di  libri  in  Italia. 

Per  quasi  tutto  il  secolo  XV  un  vero  e  proprio  ufficiale 
addetto  alla  biblioteca  di  Corte  non  fu  creato  dagli  Estensi 
e  noi  abbiam  già  avuto  modo  di  vedere  che  coloro  che  ne 
avevano  la  sovraintendenza  erano  nell'  istesso  tempo  «  mae- 
stri della  Guardaroba  »  cioè  incaricati  della  custodia  dei 
vestiti,  dell'  arme,  dei  quadri,  ecc. 


204  CONCLLSIONE 


Cotesti  «  maestri  »  eran  scelti  però  tra  i  migliori  uomini 
di  Corte  e  si  comprende  coni'  essi  fossero  assai  adatti  al- 
l' officio  di  bibliotecario  ;  sapevano  valutare  il  valore  e  l' ec- 
cellenza di  un  codice,  aveano  anche  per  esso  quel  rispetto 
che  ne  ha  sempre  1'  uomo  di  lettere  o  di  scienze. 

Tali  furono  Scipione  Fortuna,  Francesco  Putti,  Xiccoli'i 
Tossici  ^),  Marco  Galeotto  e  Gerolamo  Giglioli.  Più  dotto  di 


')  Del  Tossic-i  abbiaiii  discorso  ili  altra  parte  di  questo  lavoid. 
11  codice  est.  a.  H.  6,1  (ant.  segn.  X.  *.  84:  si  cfr.  la  tav.  in  (limii. 
xtor..  XXX.  1  sug.  )  (•oiiscrva  alcuni  suoi  sonetti.  N^t-  riiMiidiici)  inin  : 
il  secondo  (e.  Tf). 

Mi:0[.AIS    TOSICIS 

Mai  fabbricar  potei  si  duro  morso 
Di  ferro  o  ver  d'azale  o  d' aLiricalco 
Che  tenesse  il  destrier  cli'ognhor  naiiaiid 
Dal  suo  maluagio  e  distinato  corso. 

Cosi,  senza  sperare  alcun  soccorso, 
.Son  qual  augel  seguito  dal  girfalco 
E  i  sax!  che  piangendo  cu(ni)i  pie  calco 
Per  me  chiaman  mercede  a  un  cor  d'un  orso. 

Ma  se  raccolto  il  fren  uia  mi  straporta 
Ciascun:  «  tien,  tien,  aita!  »  grida  indarno, 
In  sin  che  per  stracchezza  non  se  stanca: 

E  se  talhor  nei  fianchi  i  spron  gli  incarno 
Morte  mi  sfida  e  amor  poi  mi  conforta 
E  l'un  m' hatrista  il  cor.  l'altro  Ilio  aflVanca. 

Già  il  QuADKió,  VII.  99  notò  che  nel  cod.  estense,  donde  è 
tratto  il  precedente  compouiniento,  Niccolò  Tossici  o  Toschi  fer- 
rarese compare  con  cinque  sonetti.  Aggiungo  che  il  verseggiare 
del  Tossici  è  alquanto  petrarcheggiante.  Il  quinto  sonetto  comin- 
cia (e.  88'): 

0  guanti  ornati  de  sì  bel  lauoro, 
Che  r  occhio  col  mirami  si  confonde. 
Assai  meglior  beltade  in  uoi  s'asconde 
Che  a  perle,  zoie,  scita,  argento  et  oro 

Nel  jiiccolo  patrimonio  poetico  del  Tossici  non  tutto  è  a  liiasi- 
mare:  qua  e  là  s'incontra  qualche  po' di  (juella  grazia,  di  che 
s'  adornano  i  garbatissinù  sonetti  del  Boiardo.  Co.sicchè  (jnesti  ul- 
timi, ognor  pili  si  comprendono  conoscendo  (juelli  del  nostro  ca- 
merlengo di  Corte. 


roXCI.LSIO.NE  205 


ossi,  bibliofilo  per  natura,  fu   Pellegrino  Prisciano  1'  archi- 
vista di  Corte. 

Questi  si  occupò  anche  della  biblioteca  e  ricercò  codici 
smarriti  e  ne  acquistò  di  nuovi  per  I'>cole  I  e  fece  compi- 
lare cataloghi  ed  inventari  coll<j  scojio  di  sorvegliar  meglio 
la  nascente  e  preziosa  raccolta  estense  di  libri. 

I  cortigiani,  gli  uomini  più  dotti  e  noti  di  Ferrara,  i  pro- 
fessori allo  Studio  potevano  attingere  alla  libreria  dei  Duchi. 
Dei  libri  prestati  si  teneva  nota  nei  Memoriali,  i  quali  ser- 
vivano anche  per  registrare  ])restiti  d'  altro  genere  :  come  di 
masserizie,  di  vesti,  di  arazzi,  di  tappeti.  Così  almeno  sinn 
a  Pellegrino  Prisciano. 

II  Prisciano  incomincia  la  serie  di  quelli  che  possono 
esser  detti  veri  (^  propri  archivisti  e  bibliotecari. 

La  libreria  dei  Duchi  d' Este  contribuì  non  poco  a  in- 
gentilire e  perfezionare  gli  studi  in  Ferrara  e  ci  è  i)arso 
perciò  prezzo  dell'  opera  ricercare  i  rapporti  eh'  essa  viene 
ad  avere  con  tutta  la  coltura  ferrarese. 

Nella  biblioteca  dei  Principi  infatti  sono  rappresentati 
gli  studi  coltivati  in  Ferrara  ;  non  vi  mancano  oliere  scien- 
tifiche, di  medicina,  di  astrologia,  di  diritto,  ecc.,  vi  abbon- 
dano, com'  è  naturale,  gli  scritti  d' indole  letteraria. 

La  coltura  franoese,  la  coltura  latina,  la  coltura  volgare 
trovano  la  loro  base  nella  biblioteca  dei  Principi,  che  serba 
e  custodisce  i  monumenti  delle  varie  letterature  francese, 
latina  e  volgai-e. 

Ma  la  coltura  ferrarese  dipende  da  diversi  ordini  di  cose: 
dalle  condizioni  politiche  e  civili  della  città,  dal  grado  di 
liberalità  e  di  munificenza  dei  F*rincipi,  dagli  usi  e  dalle 
costumanze  del  tempo. 

È  stata  percit't  nostra  cura  di  pt)rre  in  relazione  o  per  lo 
meno  di  non  considerare  distinta  la  coltura  della  rinascita 
a  Ferrara  da  quel  com  [desso  di  elementi  e  di  fattori  che  ven- 
gono a  costituire  la  temperie  intellettuale,  etica  e  filosofica 
di  queir  età. 

Nella  quale  in  tutta  Italia  insieme  a  un  grande  splendore 
d'arte  e  ili  stmli  non  mancarono  tristissime  vicende  civili  e 
religiose. 

E  nella  stessa  Ferrara  quante  discordie,  quanti  tradi- 
menti, quante  tui-[)itudiiii  in  (juesto  memorando  periodo  I 


206  CONCLUSIONE 


E  quale  squilibrio  potente  tra  la  splendida  Corto  e  la  mi- 
sera gente  di  Ferrara! 

La  vita  dei  Principi  —  varia,  lussuosa,  magnifica:  soi-- 
risa  dai  fantasmi  dell'arte,  rallegrata  dal  canto  dei  poeti, 
fiorente  di  ricchezza,  alimentata  da  una  sfrenata  smania  di 
feste  —  è  in  pieno  contrasto  con  la  vita  umile,  triste,  di- 
messa del  popolo. 

Questo  a  Ferrara  sciìmpare  dinanzi  alla  gloria  dei  Ducili. 
Asservito,  come  uno  schiavo,  alla  Corte,  si  allieta  delle 
sue  gioie,  s'attrista  dei  suoi  dolori;  sopporta  nelle  gravi 
imposizioni  e  nelle  dure  gabelle  le  conseguenze  del  lusso 
dei  Signori;  ammira  con  stupore  passare  innanzi  a  sé  spet- 
tacoli sorprendenti:  bucintori  che  discendono  sull' acqua  del 
Po,  come  maravigliosi  sogni,  sonanti  di  canti  e  di  stru- 
menti, pieni  d'  un  gaudio  festoso,  splendenti  tra  il  verde 
delle  rive:  lunghe  cavalcate  con  equipaggi  vari  di  mille  co- 
lori, con  folgorio  d' argento  e  d' oro,  con  gran  pompa  di  stoffe 
rare  e  preziose:  feste  sontuose  e  mirabili  per  ricchezza  di 
addobbamenti,  per  grandi  archi  trionfali,  per  giuochi  di  fune, 
per  suoni,  per  balli. 

Ma  a  notte  il  popolo  ascolta  gemere  nei  cupi  sotterranei 
del  castello  i  prigionieri  o  rabbrividisce  all'ululo  dei  tortu- 
rati o  al  rantolo  dei  giustiziati. 

Allora  la  folla  negletta,  povera,  stracciata,  «luelia  folla 
che  per  un  istante,  come  vinta  da  una  sottile  ebrietà  di  gioia, 
ha  esultato,  nelle  feste,  della  letizia  e  del  gaudio  dei  Principi, 
sente  il  giogo  dell'  oppressione  ;  e  non  si  ribella  apertamente, 
non  irrompe  con  impeto,  ma  trama  invece  nascostamente 
congiure. 

1  contrasti  più  vivi  e  [diì  forti  si  verilìcan(j  anche  nella 
stessa  corte  degli  Estensi.  Accanto  a  manifestazioni  di  vita 
pagana,  una  grande  mania  religiosa  regna  nelle  costumanze 
e  negli  usi  privati  dei  Principi.  Ercole  I  vien  celebrato  dagli 
storici  come  uomo  devoto,  edificatore  di  chiese  e  di  mona- 
steri, dedito  alle  pratiche  del  culto,  liberale  in  elemosine  ai 
conventi  della  città  M;  Eleonora  d'Aragona  s'interessa   che 


')  ]*cr  li-  iiKiIttplii-i  richieste  e  piM- gli  offici  d"  Eii-olc  vcr.-io  Suor 
Lucia  (la  Xaiui  affiuobè  si  recasse  a  Ferrara,  si  cfr.  L.  A.  Gandinj, 
tSuUa    venuta    in    Ferrara   deìla    Beata    Suor    Lucia    da    Narni,   Mo- 


roNcu;sioNE  207 


Alfonso  reciti  ogni  giorno  l'officio  religioso,  supplica  il  paj>a 
(li  concedere  grazia  a  certo  numero  di  suore  venute  da 
Reggio  per  erigere  un  monastero  a  Ferrara  :  e  poco  dopo 
la  sua  morte,  nell'inventario  delle  sue  robe  i  cancellieri  di 
Corte  debbono  registrare  diversi  palii  d'altare  da  lei  pos- 
seduti e  cuscini  di  raso  da  messale  per  la  sua  Cappella  e 
ampolline  da  altare  di  argento^  e  un  «  presepe  con  figure 
de  releuo  »,  ed  altri  molti  oggetti  di  culto  ^  ). 


(lena,  1901.  Dalla  nostra  Appiud..  II-,  51  ai»i)ieudiaiii()  eli»'  Eic-olc  le 
donò  lina  sna  biljbia.  Tolgo  infine  da  una  lettera  di  Isaliella  <lel 
25  \ov.  1500  (Areli.  est. -Carteggio  dei  Principi:)  «  ....  la  Venerabile 
«  Sore  Osana:  eum  la  <|uale  hauendone  parlato  dice  che  ])er  nisi- 
«  tare  la  Tener.  Sore  Lucia  et  fare  cosa  grata  a  V.  Ex.  et  a  ine 
«  fariii  ogni  extreinità  ».  —  Si  j)uò  consultare  ora  sopra  Suor  Lucia 
un  recentissimo  o])uscoletto :  L.  A.  Gasdi^i.  Fpinodio  stoiico  inedito 
intorno  Lucrezia  Borgia,  Bologna.  1902  (estr.  dagli  Atti  e  mem.  delia 
lì.   Dvput.  di  ,St.  P.  per  la  Boni.,  Voi.  XIX.  fase.  I-III). 

')  Inventario  di  Eleonora  (1493):  «  Un  sechielo  de  acjua  sancta 
«  facto  a  la  francese  de  argento  dorato  cum  smalti  de  oro  cum  dui 
«  putini  de  releuo  con  il  suo  asperges  apicato  con  una  cadenella. 
«  —  Una  croce  de  argento  dorata  et  smaltata  col  pede  grande  col 
«  erucifixo  de  releuo  et  n.ra  dona  col  figliolo  in  Iiraze  et  cuna  diece 
«  figure  de  releuo.  —  Dui  candellieri  de  argento  da  altare  dorati 
«  et  smaltati  cum  tri  pedi  de  lione  a  cadauno  et  cuin  le  arme  de 
«  la  Casa  da  Este  de  smalto.  —  Una  nauicella  de  argento  dorato 
«  et  smaltata  da  incenso  cum  le  arme  de  madama  et  de  la  casa 
«  cum  lo  angelo  et  nuntiata  de  n.ra  dona  de  releuo.  —  Doe  am- 
«  i)oline  de  altare  de  argento.  —  Una  faceta  da  comunicare  sacrata 
«  de  argento.  —  Un  ]ialio  de  altare  de  raso  de  grana  col  friso  de 
«  brocato  ilorn.  —  Un  altro  palio  de  altare  da  oratorio  de  cendale 
«  listato  morcsclio.  —  Una  piane<la  de  damasco  biancho  cum  li  fiori 
«  doro  cum  la  croce  recamata  cum  oro  et  ueluto  cremesino  suxo 
«  damasclio  turchino.  —  Una  filza  de  ])aternostri  de  diaspese  et 
«  calcidonio,  ecc.  ecc.  ». 

Tolgo  da  un  inrentarin  di  Anna  Sforza  (e.  10'):  —  «  Una  croce 
«  cum  lo  suo  i)e  cum  lo  erucifixo  confi<-to.  —  Uno  secliio  da  acqua 
«  santa.  —  Una  nauixella  da  incenso,  ecc..  ecc.  ».  —  Per  Lucrezia 
Borgia  licordo  soltanto  clic  Fra  Borfolomeo  di  S.  Marco,  trovan- 
dosi a  Ferrara,  fu  incaricato  «lalla  I>ucliessa  di  dipingerle  una  testa 
del  Salvatore.  Si  cfr.  G.  Cami'oki,  liei az.  defili  studi  fatti  neìV  Arch. 
Palat.  di  Modena  presentata  alla  Dep.  di  8t.  I'.  nella  tornata  del  17 
Gennàio   IS6i\  pag.  31  dell'estratto. 


208  coxrLusioNE 


<Jh,  neir  intimità  della  Corte  quanto  tesoro  di  vita  affet- 
tiva e  quanta  dolcezza  di  pensieri  e  di  sentimenti  sa  recare 
la  mite  figura  di  Eleonora!  Essa  si  studia  di  aprire  con  ogni 
soavità  di  madre  l'animo  dei  figli  alla  pietà  e  ai  più  onesti 
costumi,  li  educa  ad  un  grande  scambievole  amore,  li  in- 
fiamma di  carità,  li  fa  scrupolosi  nel  dovere.  I  germi  di- 
schiusi da  Eleonora  nel  cuore  dei  Principi  non  mancanrt  di 
presto  fiorire.  Isabella  all'  udire  la  nuova  della  morte  della 
sorella  scrive  al  padre:  «  De  (|uanto  dolore  me  sia  stata 
((  questa  infelice  nuoua,  la  quale  tutto  el  tempo  de  la  ulta 
((  mia  me  tornerà  in  mesticia  :  non  poteria  né  cum  calamo 
«  né  cum  lingua  esprimere  ricordandome  essere  priua  de 
«  cussi  amoreuole,  honoreuole  et  unica  sorella  M  ».  E  ad 
I[»polito  con  ogni  soavità  scrive:  «  Scio  che  a  la  S.  V.  R. 
«  summamente  piaceno  le  fiore  de  cetro.  Perho  gli  ne  iiuiio 
"  per  il  presente  messo  uno  cistello  insieme  cum  alcuni  de 
«  li  fructi  nati  nel  mio  giardino »  -  ). 

Ma  se  il  carattere  delle  Principe.sse,  entro  le  mura  del 
Castello,  si  svolge  sereno  e  innnune  da  ogni  empietà,  non 
così  accade  pei  maschi:  nei  quali  la  turpitudine  e  la  forza 
dei  tempi  e  delle  circostanze  jxossono  più  della  soave  edu- 
cazione ricevuta  nell'  intimità  della  vita  domestica.  Nel- 
l'animo loro  l'età  turbolenta  presto  agita  ire,  invidie  e  ran- 
cori e  spegne  il  sentimento  della  pietà  per  risvegliarvi  quello 
della  tirannia. 

Quei  turbamenti. di  coscienza  e  quelle  indeterminate  oscil- 
lazioni dello  spirito,  che  son  proprie  di  cotesto  periodo,  pre- 
dominano in  Ferrara;  ove  abbiamo  un  grandioso  contrasto 
fra  l'arte  e  la  vita:  la  prima  piena  di  splendore,  fiorente 
di  grazie  classiche  e  pagane,  protetta  dalla  munificenza  dei 
Duchi;  la  seconda  i-attristata  dal  governo  feudale  e  oppressa 
dalle  esigenze  dei  Principi,  che  i)er  radunar  ricchezze  o 
sodisfare  la  propria  ambizione  discendono  talvolta  ad  atti 
i  più  crudeli. 

Ercole  stesso  è  salito  al  [ìotere  attraversando  la  strada 
a  Niccolò  e  spai'gendo  le  vie  di  sangue.  Ond'  egli  ha  sempre 

')  Ardi.  est.  (li  Stato.  —  ('artcgjj'io  dei  I'iiiici))i.  —  J.otteri» 
<lel  1497. 

-)  Id..  i(l.,   k'tt.   (k-1   1:3  8ettL-mbic  lóOl. 


CONCLUSIONE  200 


nuovi  timori  di  novelle  congiure  e  non  può  rallentare  il 
freno  del  suo  governo.  Il  popolo  tutto  è  schiavo  della  Corte  : 
le  donzelle  delle  Duchesse  appartengono  alle  più  nobili  fa- 
miglie, ai  Tassini,  ai  Trotti,  ai  Costabili;  i  consiglieri  du- 
cali, i  fattori,  gli  oratori  estensi  sono  i  personaggi  più  noti 
e  pregiati  di  Ferrara  ^  ). 

D' altro  lato  le  officine  della  città  faticano  tutte  por  i 
Principi;  il  popolo  ha  bisogno  di  essi;  un'aperta  solleva- 
zione è  adunque  impossibile. 

In  questo  stato  di  cose,  l'oppressione  si  presenta  come 
un  tormento  senza  mai  fine  e  senza  speranza  alcuna  di  li- 
bertà e  allora  le  condizioni  della  vita  Ferrarese  preparano  a 
poco  a  poco  una  grande  coscienza:  Gerolamo  Savonarola'). 

Sentivasi  in  Ferrara,  come  altrove,  potente  il  bisogno  <li 


')  Abbiamo  già  visto  (]U!into  fossero  legati  alla  Corto  i  letterati 
a  (•(iiiiiiK-iare  dai  loro  corifei,  come  cad  es.  Antonio  Tebaldeo.  Sog- 
giungo che  da  niss.  del  Telialdeo  derivano  due  codd.  estensi  con- 
fcncnti  per  gran  parte  componimenti  indirizzatigli  da  poeti  contem- 
]>oranei  :  7.  G.  4.15  e  a.  T.  9,19.  Uno  di  questi  mss.  è  già  stato 
utilizzato  da  noi  a  pag.  160.  Per  essi  si  veda  anche:  F.  Flamini. 
Iaco2>o  Corsi  e   il  Teiaìdeo.  in  Giorn.  star.,  XVII,  390-99. 

'-)  Che  le  condizioni  della  vita  ferrarese  siano  state  la  causa  che 
determinò  il  Savonarola  a  fuggir  dalla  casa  paterna  e  ad  abban- 
donare Ferrara,  pensa  il  Villari  nel  primo  capo  della  sua  niagi- 
sti'ale  opera  sul  grande  Domenicano.  Intorno  al  quale  in  questi 
ultimi  tempi  gli  studi  si  sono  succeduti  con  prodigiosa  rapidità. 
Qui  non  accade  di  dover  volgere  1'  attenzione  che  alla  sola  giovi- 
nezza del  Savonar»da.  Rimando  tuttavia  per  copiose  indicazioni  bi- 
bliografiche al  volume:  Gerolamo  Savonarola  e  la  critica  tedesca, 
(trad.  di  A.  Giorgetti  e  C.  Benetti.  con  pref.  di  P.  Villari  e  introd. 
di  F.  Tocco),  Firenze,  1900. 

Ercole  s' interessò  sempre  del  Savonarohi.  Nel  1495  gli  scriveva 
di  porgere  orazione  a  Dio  acciocché  «  ne  ])resti  grazia  di  poter  fare 
«  l)one  opere  ». 

L'  anno  seguente  Girolamo  scriveva  :  «  Io  manilo  alla  Excellentiu 
«  Vostra  el  libro  de  la  Simplicità  de  la  Vita  Christiana  anchora 
«  inperfecto:  tanto  è  il  desiderio  mio  che  la  S.  V.  viva  come  per- 
«  fecto  cristiano  »,  ecc.  (Ricorro  direttamente  alla  fonte:  cod.  est.  a. 
G.  1,18). 

Aggiungo  qui  che  la  biblioteca  <P  Ercole  I  possedeva  diversi 
scritti  del  Savonarola.  Si  cfr.  Append.,  II-,  184,  186,  187. 

14 


210  CONCLUSIONE 


un  nuovo  regime  di  vita,  più  moderno,  più  equilibrato;  pre- 
sontivasi  anzi  l'avvento  di  una  civiltà  migliore. 

Elevarsi  dagli  squilibri  e  dai  contrasti  del  presente  verso 
una  forma  più  eletta  di  vita  era  l'aspirazione  di  tutti  gli 
animi. 

Era  necessario  pem  rompere  1'  ultime  tenebre  del  Medio 
Evo;  attraversarle,  camminare  in  esse  senza  meta,  forse  in- 
consciamente, ma  camminare. 

E  Gerolamo  Savonarola,  sospinto  da  una  grandi'  forza 
occulta,  abbandona  Ferrara  e  sfida  le  tenebre  di  un  avvenire, 
che  gli  si  presenta  tutto  collo  spavento  dell'ignoto. 

Colle  condizioni  turbolente  della  vita  privata  contrastano 
quelle  dell'arte.  Se  frate  (ierolamo  è  interprete  delle  prime, 
le  seconde  trovano  la  loro  apoteosi  in  Ludovico  Ariosto,  il 
quale  accoglie  in  sé  ed  elabora  tutta  la  magnifica  e  varia 
coltura  della  Rinascita  ferrarese.  E  mentre  Gerolamo  Savo- 
narola è  atteso,  dopo  il  suo  viaggio  fortunoso,  dalle  fiamme 
del  rogo,  a  Ludovico  Ariosto  l' arte  e  la  poesia  compongono 
invece  un  serto  imperituro  di  gloria. 


APPEiVlJICE  I 


I. 


Frammento  di  un  catalogo  della  Libreria  di  Borso  d°  Este 
1407. 


Inventarium  et  descriptio  librorum  et  voluminiin)  existentiiim  in  ISibliotecba  Turis 
Magne  Palati)  Ill.nii  l'rineipis  et  d.ni  n.ri  «1.  liorsij  Ducis  Mutine  et  Kegij,  Marcbionis 
Estonsis,  ecc.  in  civitate  Ferrane,  reiiertoruni  ibidem  per  spectabileni  virimi  Xico- 
LAOM  DK  Thosicis,  et  egregium  virum  .Scipiosem  Fortusam.  camerarios  et  officiali-s 
deputatos  etc.  Scriptum  et  anotatum  per  me  .Tacobum  do  Curio  etc. 


Capitulum  liìiroruni  hitinorum. 

1.  (lonicba  de  Alberti  Mussati  in  Carta  membrana  in  forma  reali 

in  littera  moflerna.  C'oboperta  braxilio  rubeo.  cani  fiuattnor 
azuli,  co 124 

2.  Cronicha  vet.  in  Carta  mediocri  membrana   (M»bo)>erra    monta- 

nina alba  cimi  tribus  azulis.  ce 196 

3.  Croniclia  Nona  in  Carta  membran.  in  ter."  mediocri  cum  uno 

fondello  Montanine  all)e  et  tribus  azuli,  ce 120 

1.  Croniclia  in  Carta  membran.  in  for."  plusquam  mediocri  partim 
in  columnis  et  partim  non  cum  Aibis  et  uno  fondello  monta- 
nine niridis  et  duobus  azulis  tractatus  de  gestis  jiadue,  ce.  86. 
r>.  Alia   Cronicità   in    folio    liombicinc)   mediocri    vocata   Cronicha 
Johannis  Villani  cum  albis  et  uno  fondello   montanine  albe 

et  duobus  azulis,  ce 151 

6.    Alia    Cronicha    M."""""    dominornm    de    Cararia    ect.    in    cart. 
membran.    parnis    partim    et    partim   in   carta    bombicina   a 


1  )  Jli  <•  parso  conveniente  ripubblicare  la  prima  e  più  importante  parte  del  catalogo 
del  11C7  edito  già  dal  Cittadella  in  app.  al  suo  Casteìlo  di  Ferrara,  ivi,  IST.i.  pag.  63  sgg. 
Oltre  a  gravi  onimissioni  di  parole  e  parecchi  errori,  si  verifica  nella  pubblicazione  del 
Cittadella  una  deplorevole  mancanza  che  riguarda  il  numero  delle  earte  dei  rass.,  uno 
dei  primi  sussidi  per  l' identificazione  dei  codici.  Per  la  restante  parte  del  catalogo,  com- 
pilata più  frettolosamente  e  senza  indicazione  di  carte,  il  libro  del  Cittadella  può  ba- 
stare :  mi  dispenso  per  ciò  di  ripubblicarla. 


214  APPENDICE    I 


])arte  posteriori  partim  iu  fohimnis  et  parfim  non  cuni  Albis 
et  fundelo  rubeo  et  uno  azulo.  co 182 

7.  Alia  Crouicha  in  cart.  nieinltran.  vocata  Cronicha  fratris  Jo- 
liacliini  .Tanuensis  «le  Voragine  in  forma  parua  littera  mo- 
derna iu  Columnis.  Cohoperta  Coreo  Eubeo  cum  (luobxis 
azulis  Signata  super  Alliis  de  duobus  columnis,  ce.    .     .     83 

X.  Alia  Chronioha  sui»er  Editìcatioue  ferarie  in  eartis  membran. 
]iaruis  Coboperta  Vìraxilio  rubeo  cum  duobus  azulis  signata 
unycornio,  oc 19 

9.  Hystoria  Regum  francoruni  et  Impcratorum  a  Karolo  Magno 
usque  ad  Albertum  in  carta  membranacea  forma  reali  et  lit- 
teris  modernis  in  columnis  piotis  Colioperto  Corio  Rubeo 
(•uni  4  azulis  Signata  duabus  Columnis  pictis  super  tabula, 
oc 200 

10.  Chatholicon  Super  Vocabulis  in  carta  membranacea   in    l'orma 

reali  in  columnis  Cohopert.  montanina  alba  Script.  Litteris 
modernis  ciim  4  azulis,  ce 3.")2 

11.  Galienus  in  Cai't.  membran.  in  forma  reali  in  columnis  in  Lit- 

tera moderna  Cohopert.  montanina  Alba  cum  4  azulis,  ce.  273 

12.  Franciscus  Petlirarca  super  rebus  familiaribus  et  ad  Socratem 

et  ceteros  iu  Cart.  membran.  in  Columnis  littera  moderna 
Coliopcrt.  montanina  alba  Cart.  int.  scriptus  et  non  scriptas. 
ce IHO 

13.  Pontificale  secundum  Consuetudinem  Ecclesie  Romane  in  cart. 

membran.  in  forma  mediocri  et  littera  testuali  moderna  cum 
litaniis  colio]iert.  montanina  zalla  cum  4  azulis  argenteis  '  ), 
ce Ut) 

14.  Scriptum  Dantis  in  Cart.  membran.  in  fornfa  mediocri  in    co- 

lumnis Cobopertum  Coreo  rubeo  cum  duobus  azullis,  ce.     160 
lìì.  Grecismus  in  cart.  bomlnc.  in  forma  mediocri    glosatus   Coho- 
pert. montanina  alba  cum  duolius  azullis.  ce 116 

16.  Liber  usus  theologicus  intitulatus  liber  Albertini  et  Aristotelis 

de  Scientijs  in  membranis  Litteris  modernis  in  colunmis  Co- 
hopert. coreo  rubeo  veteri  absque  azulis  cart.  int.  scriptas 
et  non  scriptas,  ce •">•' 

17.  l'aulus  Orosius  de  plagis  mundi  in   eart.    membran.    in    forma 

plusquam  mediocri  Littera  nmderna  in  cohimnis  Cohopert. 
montanina  aH)a.  Cart.  int.  scri]>tas  er  non  scriptas  '-  )      .     '>\ 


1)  Tra  il  n.  12  e  13  v' è  uno  spazio  bianco  e  la  numerazione  nel  ms.  va  da  12  a  11; 
segno  evidente  che  manca  qui  l'indicazione  di  un'opera.  Codesti  numeri  ordinali  si  leg- 
gono nel  margine  destro  dell'inventario,  ma  pei  caso  nostro  non  hanno  alcun  valore. 

2)  Tra  i  un.  IG  e  17  manca  l'indicazione  di  un'altro  codice,  poiché  la  numerazione 
nel  nostro  ms.  salta  da  1(3  a  IS. 


APPENDICE    I  ?15 


IS.  Frater  petrns  oriolus  in  Meml»ranis  super  Compendio  totius 
«linine  seripture  Cohopert.  montanina  uiiidi  veteri  eum  duo- 
Iius  aznllis  in  colnmnis  Liffera  moderna.  Cart.  int.  scriptas 
«^f  non  scriptas 151 

Ul.  Ars  generalis  super  Theologia  in  membranis  Litteris  modernis 
in  eolumnis  Cohopert.  montanina  rubea  veteri').  oc.    .     142 

20.  Pootria  Gnalfredi.  Ovidius  siue  titulo,    Juuenalis   Medulus   in 

uno  uolumine  ligati  in  eart.  bombic.  forma  mediocri  Littera 
moderna  cum  albis  et  uno  fundelb)  alito  et  uno  azullo.  ce.  224 

21.  Frontinus  de  re  militari  in  cart.  membran.  in  forma  mediocri 

in  coluranis  Littera  moderna  cum  minijs  deauratis  et  cum 
\'irtutibus  pictis  et  Ar|uila  in  prima  facie  Cohopert.  monta- 
nina rubea  veteri  cum  4  aznllis  et  Brochis  Cart.  int.  scriptas 
et  non  scriptas.  ce 50 

22.  Frontinus  Stratagematicon  in  Cart.  mendtran.  in  eolumnis  Lit- 

tera moderna  cum  minijs  deauratis  cohopert.  coreo  rubeti 
veteri  cum  duobus  aznlis  Cart.  int.  scriptas  et  non  scriiitas  HO 

23.  Leonardus  aretinus  in  Comentarios  de  primo  Bello  punico   in 

cart.  membran.  Littera  moderna  in  for."  parua  cohopert. 
montanina  uiridi  cum  Brochis  et  tribus  azulis,  ce.     .     .     64 

24.  Homerus  de  Bello  Troiano  —  Alexandri   Maximi   gesta.  —  In 

Cart.  membranis.  In  metris  forma  mediocri  Colioperti  monta- 
nina viridi  veteri  cum  principijs  lilnorum  in  minijs  deauratis 
cum  Aquila  ])icta  cum  4  azulis  et  lirochis.  Cart.  int.  scriptas 
et  non  scriptas 86 

25.  Pomponius  biella  de  Cosmographie  in  Cart.    membran.    in   eo- 

lumnis Littera  moderna  cum  minijs  deauratis  cum  Aquila 
pietà  unicornio  et  Balzana  pict.  in  jtrima  facie.  Cohopert. 
coreo  rubeo  veteri  cum  4  azulis  et  Brochis  et  cum  aquila  et 
Balzana  pict  etc.  ce 24 

26.  Commentarium  super  L.'    Augusriiii  de   Ciuitate    Dei   per  .... 

Hem -)  predicatorem  in  Cart.  membran.  in  Colnmnis  Littera 
moderna  cum  principijs  capitulorum  in  litteris  deauratis  cum 
Aquilla  super  prima  facie  pietà  et  uno  fine  predicatornm  in 
principio.  Cohopert.  montanina  Rubeo  cum  4  azulis  et  Bra- 
chis.  ce 72 

27.  Opusculum.  I.  Liber  qtiidam  congregans  aliqnas  historias   ve- 

teris  testamenti   continentes   (xir)  ,Tus  Canonicum  in  Cartis 


1  )  Qui  pure,  tra  19-20.  v'  ha  nno  spazio  bianco  e  manca  l' indicazione  ai  un'  opera. 
Questo  stesso  fatto  si  veritìca  dopo  i  nostri  numeri:  i8;  .31.  dopo  cui  mancano  2  opere; 
3tì  ;  OS.  dopo  cui  difettano  altri  dne  codd.  ;  So  (  altre  2  opere  )  ;  ^  :  92.  Dopo  il  n.  108  man- 
cano diverse  opere  e  nel  ms.  v'  è  circa  una  pagina  bianca.  Fanno  difetto  .3  opere  dopo 
il  n.  125;  e  un'altra  manca  dopo  1:62. 

2)  Cosi  nel  ms. 


216  APPENDICE    I 


boiiib.  forma  mediocri  Littera  moderna  f-nm  All>is  et  foiidelo 
Corei  ruliei  et  uno  azulo.  oc 8(j 

Die  Sahnti  XI  ms.  Julii  predicfi. 

iJS.  J^utiaiius  ex  graeco  traslatus  per  Bertlioldum  in  iiicmliranis  in 
forma  mediocri  Littera  moderna  in  Colnmni.s  cniii  AHiis  et 
fundelo  montanine  viridis  cum  uno  azullo  '  ),  ce.   ...     14 

29.  (lains  Svetoniiis  Tranquillus  de  Vita  Caesarum.  Ncmus  et  pul- 
eher  in  art.  membranis  in  forma  mediocri  littera  antiqua 
cum  principiis  deauratis  ad  formam  antiquain  cum  Armis 
et  devisis  111.'"'  d.  n.  ducis  Borsij  in  prima  facie  ipsius  libri. 
Colmpert.  Braxilio  rul)eo  cum  (juinque  Brochis  magnis  super 
unaque  alba  et  quattuor  azullis  deauratis  Cart.  in  totum  168 

8U.  Suiuma  fratris  Thome  in  Cart.  membranis  A-eteribus  in  Co- 
Inmnis  forma  parua.  Colio])ert.  •  Coreo  rubeo  cnni  duoluis 
azullis.  ce 161 

:>1.  Expo.sitiones  Lil»rorum  Declamationum  .Senece  in  cart.  mem- 
I)ranis  in  Columnis  littera  moderna  cum  principijs  librorum 
deauratis  cum  Aquilla  et  tiguris  in  prima  facie  pictis.  Coho- 
pert.  montanina  all)a  veteri  cum  4  azullis.  Cart.  int.  scriptas 
et  non  scriptas 96 

32.  Inventio  Troyane  historie  dict.  Crec:  et  Daris  (sic)  plirigii  in 

membranis  in  Columnis  Littera  moderna.  Cohopert.  coreo 
rubeo  veteri,  cum  Brocliis  et  duobtis  azullis  et  cum  ditabus 
columnis  aureis  pict.  super  ambabus  albis  Cart.  in  totum  42 

33.  Boetius  de  Consolatione   in   cart.   membranis   in   forma   parva 

littera  moderna  textuali  CohoperT.  coreo  rubeo  et  duobus 
azullis,  ce 60 

31.  Vigetius  de  Re  Millitari  cum  gestis  .lulij  Caesaris  in  membranis 
in  forma  mediocri  in  columnis  Littera  moderna  textuali  cum 
prima  littera  deaurata  cum  a(|uila  pietà  Colio])ert.  montanina 
alba  veteri  cum  4  azullis  et  Brocliis.  ce 66 

3.^>.  Calendarium  fratris  Fulci.  —  Liber  Computi  seduni  ecclesia- 
rum  —  Liber  miraculorum  —  Liber  secundi  philosoplii.  — 
Isidorus  —  Pontificale  Archipresbiteri  Ravennatis.  —  In  uno 
volumiue  in  membranis  in  Columnis  Littera  moderna  ciim 
litteris  in  principio  deauratis  cum  Aqiiila  pietà.  Cohopert. 
mcnitanina  rubea  veteri  cum  quattuor  azullis  laceratis,  ce.  98 

36.  Ode  Oratij  in  meml>ranis  in  forma  mediocri  Cobopcrt.  coreo 
rulieo  Litteris  modernis  glosat.  cum  miuijs  rubeis  et  azuris 
et  uno  azullo,  ce 96 


1)  Segue  lo  spazio  per  un  libro. 


APPENDICE    I  21' 


37.  Cronica  Ricobaldi  in  membranis  in  forma  reali  Liftera  mo- 
derna in  Colniunis  Coli<)]>crta  iiioiiraniiiu  alba  cuiii  4:  azul- 
lis  '  ),  cp 122 

SS.  Vegetiiis  super  medicamine  aiiinm  et  animalium  in  membranis 
in  columnis  Cohopert.  montanina  veteri  rubea  cum  4  azulis 
et  Brocbis  cum  uno  falcone  et  uno  equo  pictis  super  am- 
babus  tabulis  Cart  int.  scriptas  et  non  scriptas     .     .     .     112 

Hft.  Lutius  Aneus  Florius  in  membranis  Littera  moderna  in  co- 
lumnis eobopert.  montanina  rubea  veteri  cum  multis  Brocbis 
.et  4  azulis  in  forma  parva  cum  Aquila  ])icta  super  ambalnis 
tabulis,  ce 'M 

40.  Florns  et  Titus  Livius  Littcris  modernis  in  liiembranis  C'oliopert. 
montanina  alba  duobus  azullis  in  forma  i>arua.  ce.    .     .     r)6 

4J.  Tragedie  Senece  in  Cart.  papiri  forma  mediocri  Littera  ciirsiua 
Cobopert.  montanina  alba  cum  brocbis  et  uno  azullo  cum 
aliquibus  Epistolis  Pauli  ad  Senecam  et  Senece  ad  Pau- 
lum.  ce 227 

42.  M.'  Petrus  Tusignano  in  membranis  in  forma  pania  Littcris 
modernis  in  Columnis  cum  Aquila  et  insign.  de  Malatestis 
in  prima  fatie  Cohopert.  montaninn  Eultca  cum  Tirochis  et 
tribus  azullis,  ce 12 

48.  Kicardus  de  Penitentia  in  Cart.  bond>ic.  forma  parua  Littera 
cursiua  tristi  cobopert.  carta  pecudina  alba.  ce.     ...     91 

44.  Epistole    S^exti   Julij    Frontini   in   Cart.    bombic.   forma   parua 

Littera    cursiua    parui    iialoris    cum    tabulis    nudis    et    uno 

azullo.  ce 19S 

ir>.  Dialogorum  Gregorij  —  Epistola  Bernardi  —  Xatiiiitas  Costan- 
tini imperatoris  —  Liber  Secundi  philosopbi  —  Diffiuitio 
Albini  de  liomine.  In  uno  uolumine  in  cartis  meml>ranis 
Littcris  modernis  in  columnis  pulcber.  miniat.  cum  Aquila 
et  multis  tiguris  in  prima  facie  Cohopert.  montanina  ru1»ea 
ueteri  cum  duobus  azullis  et  brocbis,  ce ";") 

46.  Sextus  .Julius  Frontinus  Stratagematum  in  Cart  membran.   in 

forma  parua  Cohopert.  montanina  Rubea  ueteri  cum  duobus 
azullis  et  multis  Brocbis  et  cum  dualms  Columnis  ])ictis  super 
ambabus  albis.  ce -^7 

47.  Ludus  Schacorum  in   Cart   bomliic.    Littera   cursiua    in   fornui 

mediocri  cum  albis  nudis,  ce 38 

45.  Calendarium  fratris  Fulci   ordinis  minorum   in  membranis    in 

Columnis  Littcris  modernis  forma  mediocri  cum  tiguris  planc- 
tarum  pictis  cum  Acjuila  in  prima  facie  Cohopert.  montanina 
uiridi  veteri  cum  4  azullis,  ce 8 


1  )  Segue  uno  spazio  bianco. 


218  APPENDICE    I 


49.  «Siiiiiiiia  Dictamiiiis  M."'  Giiidonis  Aurei  veterrima  iu  Cart.  uipui- 
l>raiiis  in  Coluiiniis  litteiis  tristiltiis  cimi  alliis  iiudis.  oc.  64 

óu.  Itiiierariiiiii  Franeisci  Pefraice  ad  Sepulcruiii  in  Cart.  nieni- 
hranis  in  forma  pania  partim  in  sermone  vulgari  et  partim 
literali  Coliopertuin  hraxilio  Ruheo  cnni  dnalius  ooluninis 
pictis  suiier  ambalnis  alhis  cinii  multis  Broehis  et  duabns 
a7,ullis,  co 22 

'il.  Autor  Modorum  signiticandi  iu  meuiUranis  iorma  ])arua  Lit- 
teris  modernis  cum  albis  nudis,  ce 24 

n'i.  Ouidius  de  arte  amandi  et  de  Remedio  amori.s  veterrimus  in 
inemltranis  forma  jìarua  Littera  tristi  Coliopert.  coreo  albo 
ueteri,  ce. 4S 

ó3.  Priscianus  minor  in  meml)ranis  forma  parna  Litteris  anticpiis 
Cohopert.  montanina  niridi  cum  hrocliis  et  uno  azullo,  ce.  '.^A 

i')4.  Franciseus  Petrarcha  de  Mribus  (.sic)  illustrihus  ad  M.*"""  d. 
Frane,  de  Cararia  in  membranis  forma  parna  cum  minijs 
Colio))ert.  montanina  Rubca  veteri  cum  duobus  azullis,  <c.  2S 

">").  Poctria  Oratij  poetae  in  mcnil)ranis  cum  Epistulis  eiusdem 
Oratij  in  forma  parna  ('olio])ei't.  Coreo  rulieo  veteri  cum 
brocliis  et  uno  azullo.  t-c ^>l 

r>(i.  'Tcrentins  After  in  Cart.  bomliic  veterrimus  in  l'orma  parna 
<'um  fondello  Corei  rubei  veteri  cum  uno  azullo.  co.    .     loti 

I)i«  Lune  Xiij  Julij  predìvti. 

~>1.  Doctrinale  veterrumim  in  iiicmbranis  in  forma  mediocii  mo- 
dici valoris  cum  all>is  nudis,  ce •">2 

.">S.  Summa  gramatice  M.''  Cesaris  in  membranis  in  Columnis  Lit- 
teris modernis  cum  fnndello  viridi  et  uno  azullo.  <•(■.     .     (il 

59.  Ruffus  Sextus  vir  eonsularis  in  membranis  forma  parvula  lit- 

teris modernis  Colioi)ert.  montanina  viridi  cum  Brocliis  et 
uno  azullo,  ce 2J 

60.  Ouidius  de  arte  amandi  cum  alijs  suis  operibns  in  membranis 

forma  parna  Cohopert.  montanina  az.nra  cum  Brocliis  et  uno 

azullo,  ce ó4 

(.il.  Augustalis  M."  Benvenuti  de  Rambaldis.  (jui  dicitur  Codex 
Imperatorum  in  memliranis  forma  parvula  Colio]ìert.  coreo 
rubeo  veteri  cum  uno  azullo,  ce IH 

62.  Marcus  Paulus  de  Venetijs  de  conditionibus  et  Consuetudinibus 

de  (sic)  Orientalium  Regionum  in  membranis  Litteris  mo- 
dernis tristibus  in  Columnis  Cohoi)ert.  montanina  alba  cum 
uno  azullo,  ce 41 

63.  Dant.  de  natura  faleonum  et  de  Remediis  animalium  in  mem- 

l)ranis  Litteris  nu)dernis  forma  pania  Cohopert.  Coreo  rubeo 
cum  brochis  et  uno  azullo,  ce 46 


APPENDICI".    I  2U) 


64.  Genmatia  Eleticorum  in  meinbranis  forma  parua  rtinersisqiie 
litteris  scripta.  Cohopcrfa  montaiiiiia  ruboa  iicferi  cniii  Um- 
fliis  et  fUiobus  aziillis,  ce 146 

(j;").  Sniimia  dìctaminis  M."  Laurentij  ile  Aquilegia,  in  eartis  meni- 
hranis  forma  minori  mediocri  litteris  bastardis  Colioperta 
montanina  crocea  lacerata  sine  azullis,  ce H!S 

(ili.  Ovidius  de  vetula  veterrimns  in  meni1»rauis  litteris  aiitif|uis 
(■r  diversis  forma  parua  C'oliojiert.  montanina  allm  cuni  Bro- 
chis,  ce 'S'A 

07.  Klucidarius  de  Trinirate  in  nienibianis  lumia  i)arua  litt(n'is 
eursivis  tristil)us  cimi  fundello  viridi,  ce 'A- 

(iX.  l^atantius  uidelicet  Scriptum  su])er  Statio  Tlieliaydo.s  in  mt^m- 
branis  litteris  modernis  in  columnis  forma  pania  cimi  minijs 
deanratis  Colio])ert.  braxilio  rul>eo  cum  Brocliis  et  diiobns 
azullis  '),  ce IIN 

tiJl.  Poetria  nouella  Gualfredi  in  menibranis  forma  mediocri  nona 
Clini  fundcllo  montanine  niridis  et  uno  azullo,  ce.      .     .     3?< 

7(1.  Ephitoma  Floreij  in  membranis  forma  parva  litteris  eursivis 
Cohopert.  montanina  viridi  cum  Itrochis  et  uno  azullo.  ce.  71 

71.  Ouidius  de  Arte  et  Eemedio  Amoris  in  membranis  forma  me- 
diocri litteris  modei'uis  Cohopert.  coreo  albo  veteri  et  lace- 
rato cum  fuudello  albo,  ce 47 

12.  Ordinarius  super  diuinis  Offlcijs  in  membranis  forma  ]>aiiiii 
litteris  antiquis  veterrimns  sine  ]irinci)iio  «uni  albls  nndis. 
ce 14r> 

7H.  Scrii»tum  Latantij  in  Cartis  l)oml>icinis  litteris  eursivis  forma 
pania  cimi  fiindello  corei  rubei  et  uno  azullo,  ce.    .     .     181 

71.  Icanoniea  Aristotelis  et  ])oetsia  Oratij  cum  Glosis  in  membranis 
forma  pania  diuersis  litteris  cum  fuudello  Corei  rubei  et 
uno  azullo,  ce.  28.  —  .loliannes  de  Ranena  de  dilectio.  Re- 
gnantium  in  membranis  forma  pania  litteris  eursivis  in  Co- 
lumnis Ccdiopert.  montanina  rnbea  veteri  cum  Brocliis  et  uno 
azullo,  ce 32 

7-^.  Liber  Bellicosus  verat.  Florins  friuiolen.  docens  for.  Aetoruni 
dimicandi  in  duello  Litteris  eursivis  in  mem1)ranis  forma 
])arva  tiguratus  diversis  inodis  in  plnrirais  et  diversis  cartis 
cum  litteris  super  figuris  cum  Aquilla  tilba  et  dnobiis  cime- 
rijs  pictis  sui>er  prima  carta  Cohopert.  montanina  alba  cum 
Brochis  et  uno  azullo.  Cart.  inter  scriptas  et  non  scriptas,  08 

16.  Summa  Gramatice  M.'  Cesaris  vetustissima  in  membranis  lit- 
teris modernis  in  Columnis  enni  albis  nndis  modici  nal- 
loris,  ce 42 


1)  Segue  uuo  spazio  per  due  libri. 


22U  APPExN'DICE    I 


77.  Statius  Thebaydos  in   papiro  forma  reali  litferis  grossissiiui.s 

modernis  Colio))ert.  Coreo  rubeo  veteri  cniu  Brocliis  et  iiuo 
azullo,  ce 19") 

78.  Commentarium  Cesaris  in  eartis  nicniliranis  forma  reali  in  co- 

himnis  litteris  modernis  enm  ]»rineipijs  librornm  miniatis 
Cobopert  montanina  viridi  eum  4  azullis  eignatum  in  fine 
manu  Gnarini  Veronensi  Cart.  int.  seriptas  et  non  seri]>tas  8B 

79.  Almansor  Smeresis  in  medicina  in  membranis  forma  reali  lit- 

teris modernis  in  colnmuis  Cobopert.  montanina  rnbea 
uova,  oc 117 

80.  Epithoma  Floreij  Abbreniatoris  Titii   Linij  in  viilgari  in  mem- 

branis forma  ])]nsqnam  mediocri  litteris  modernis  in  colniimis 
(■uni  A(]ni]l:i  et  cinivrio  alltis  in  niijnio  prime  facili,  «uni 
duobus  imicornijs  sn])er  aniltalins  tabnllis,  ce IX 

81.  Liber  Secretorum  Aristotellis  de  pro])rietatil)ns  T.,nmine  et  signis 

de  morte  Aristotellis.  —  l'hysonomia  Almansoris  in  inem- 
Itranis  in  forma  mediocri  litteris  modernis  in  columnis  cnm 
]>rincipijs  librornm  deanratis  Cobojiert.  montanina  rnbea  \c- 
teri  cnm  Brochis  et  4  azullis,  ce (30 

82.  Lil)er   de   Sestis    Alexandri    Imperatoris  in   membranis   form.a 

]>arua  litteris  inodernis  in  coluiunis  Cobopert.  montanina  all)a 
(um  duobns  azullis  Cart.  iut.  seriptas  et  uou r)0 

83.  Loyclia  Ari.stotellis  iu  membranis  forma  parua  litteris  mixb'rnis 

in  columnis  et  uno  azullo,  ce 42 

84.  Liber  ludi  Scacorum  in  membranis  forma  parvula  litteris  mo- 

dernis in  columnis  ])ulcberrime  miniatus  et  deauratus  cum 
tiguris  cum  Aquilla  alba  pietà  in  prima  facie.  Cobopert.  mon- 
tanina rubea  veteri,  cum  Brocbis  et  uno  azullo.  ce.  .     .     6>< 

85.  Loycba  Petri  Hispani   in   m(>ml)ranis  forma   parvula  vetustis- 

sima modici  valoris  Littera  cursiva  diversa  Cobopert  mon- 
tanina alba  veteri  sine  aziillis,  ce 4.") 

86.  Lectura  quedam  super  Jure  civilli  in  meml)ranis  forjua   reali 

in  columnis  Litteris  modernis  absque  principio  et  tine  et  di- 
versis  litteris  cum  albis  nudis.  ce 1.32 

87.  Summa   notarle   d.    Eolandini   passageri    in    membranis   forma 

pluftquam  mediocri  Litteris  modernis  in  columnis  cum  fnn- 
dello  alto  veteri,  ce.       . Ili 

XH.  Uecollect  notarie  super  Contractibus  partim  in  papiro,  partim 
in  membranis  diversis  litteris  in  forma  plusquam  mediocri 
parvi  valoris  cnm  albis  tuidis  et  fractis,  ce 10.") 

89.  Flos  testamentorum  in  membranis  in  columnis  litteris  t];ins;il- 
pinis  in  forma  plusijuam  mediocri  cum  fundello  viridi  cum 
duobus  azullis,  ce 30 


APPENDICE    I  221 


90.  Tractatus  Thìl>eri(lis  in  papiro  secundmii  <1.  Baitliolamcum  dr 
Saxoferrato  in  forma  luediocri  littera  cuisivii  tristissima  cum 
fuiidello  corei  rubei,  ce 1^<^ 

i»l.  Flos  testameiitorum  M."  Rolaiidiui  in  cartis  meml)raiiis  forma 
plus(iuam  mediocri  litteris  diversis  cum  albis  nudis  et  uno 
azullo.  ce -- 

it2.  Liber  sectiiidus  Cousiliorum  seeuudum  Iiiuocentium  in  papiro 
in  forma  mediocri  diverais  litteris  script,  ciim  fuudello  corei 
rubei  ^),  oc. 83 

9o.  Postille  B.'  Thome  super  8.  Luca  iu  membranis  non  liyat.  lit- 
tera moderna  in  Columnis  non  suut  enim  complete  et  sunt 
quinterni  n.  9  citm  pulcherrimis  minis  deaurato,  ce.       .     90 

94.  Scriptum  super   Angustino   de   Civitate   dei   littera  cursiva   in 

columnis  i>apiri   Coliopert  Cart   pecudina  sine   albis,  ce.  70 

95.  Epistolle  francisei  pliilelphi  ad  Leonardum   Aretinum   in   ser- 

nume  vulgari  in  cartis  bombicis  forma  parva  Colioperte  Cart. 
pecudina  absque  tabulis  Cart.  int.  scriptas  et  non  scriptas,  22 

9H.  Liber  in  Arte  Duelli  in  cartis  membranis  forma  parva  littera 
cursiva  in  columnis  editum  per  Florium  friuiolens.  Cohopert. 
Cart.  pecudina  sine  t<al>ullis.  ce 15 

97.  Liber  Bellatorius  iu  papiro  foliis  i)arvis  littera  cnrsiva  in  Co- 
lumnis Cohopert.  Carta  pecudina  sine  tabnllis.  ce.     .     .     22 

9S.  Liber  Magnamiuitatc  (.We)  Jllu.  d.  Azzonis  Marebionis  in  mem- 
branis forma  parva  in  metris  cum  aliquibus  fignris  ])ictis. 
Cohopert.  montanina  rubea  veteri  sine  tabulis,  ce.     .     .     21 

i)9.  Liber  Mareschalc.  iu  membraiiis  forma  parua  littera  eursiua 
Cohopert.  carta  pecudina  sine  albi.s.  ce H-l 

10(1.  Scriptum  Thome  Anglici  super  Angustino  de  Cinitate  dei  in 
papiro  forma  parua  Litteris  modernis  Cursiuis  Cohopert. 
Carta  pecudina  sine  tabnllis.  co HS 

101.  Ordo    celebrandi    Missam   secumhim   eeclesiàm   in   membranis 

forma  parua  Litteris  luodernis  sine  tabnllis  ]>cr  ])ontificem 
Cohopert.  Carta  pecudina,  ce 54 

102.  Liber  Alexaudreydos  in  membranis  forma    parua   Litteris   an- 

ti(iuis  vetustissimis  glosatns.  Cohopert.  carta  iieeinlina  sine 
tabnllis,  ce 71 

108.  Exopus  fabulosus  non  eo  modo  quo  suut  illi  quibus  ntimnr 
sed  diuerso  Versil>us  exametrns.  —  Ovidius  de  medicamine 
faciei  —  Ovidius  Hiliim  —  In  membranis  forma  parvula 
litteris  anti(iuissimis  in  uno  vc^himine  sine  tabnllis,  ce.     32 

104.  Amphytrion  in  membranis  Litteris  modernis  forma  parua  in 
metris  sine  tabullis  vctustissimus  Cohopert.  carta  pecu- 
dina, ce 12 


1  )  Segue  lo  spazio  bianco  per  una  aunotazione. 


222  APPENDICE    I 


10r>.  Qucdaiu  Carmina  ad  111.'""'"  d.  Nicolaum  estensem  por  Ber- 
uarduin  de  Messaltis  edita  in  uuo  folio  reali  iu  diiabiis  fa- 
oiebns  oum  ^iriiua  littera  .  P  .  deaerata  et  piilclierriiue  mi- 
niata iu  qua  est  figuratus  idem  111."""  Marchio  oum  duabus 
tabullis  nudis  et  tribus  azullis,  oc 2 

106.  Tropinus  Rameusis  de  miraculis  in  meiubranis  litteris  modoruis 

iu  forma  parna  oum  albis  et  fuudello  montanine  uiridis  cum 
uuo  azullo  oum  aliquiltus  uietris  gallicis  a  parte  poste- 
riori, oc 48 

107.  Clomentum  super  Danto  poeta  vulvari  in  luembranis  forma  me- 

diocri in  columuis  litteris  modernis  oursiuis  bouis  direotum 
ad  111.  Principem  d.  Nicolaum  estensem  cum  Aquilla  alba, 
balzana  uuicoruio  ac  pluribus  tiguris  jjiotis  iu  principio  dicti 
volumiuis  Coho]iertum  coreo  rnbeo  veteri  cum  brocliis  et 
l)ostis  azullorum,  co 237 

lOS.  Lectura  una  super  Notulis  Notarle  in  diapiro  forma  reali  in 
columnis  Litteris  cursiuis  modernis  Coboperta  coreo  nigro 
cum  brocbis  et  uno  azvillo  ao  postis  i  azullorum,  oc.    .     12f( 

lOtM).  Genologie  deorum  gentilium  iu  menibranis  litteris  pulcber- 
rimis  in  columnis  cum  principio  deaurato  cum  una  tigura 
dootoi'is  m — 

110.  Instictuta  cart.  membrane  coperta  duabus  cum  fundelo  ruboo 
cum  azulis  tribus  oc Ili 

111 in  carta  membrana  coiiortus  carta  pecudiua  glosatiis  .   . 

112.  Tacuynus  Sauitatis  iu  Medicina  forjua   plusquam   mediocri    in 

membranis  litteris  modernis  diversarum  maueritrarum  cum 
rubricis  multis  et  quadris  descriptis  de  rubeo  et  nigro  cum 
principio  deaurato  oum  aliquibus  iiguris  cum  duabus  targis 
cum  una  crnce  deaiirata  in  utraque  iu  ]>rima  fatie  cohopert. 
montanina  uiridi  cum  1  postis  azullorum,     ce.      .     .     .     101 

113.  Genologie   deorum   gentilium   in    membranis  litteris  nu)deruis 

pulcherrimis  in  columpnis  (;um  principio  deaurato  oum  una 
tigura  doctoris  in  primo  minio  cum  diuersis  iiguris  foliorum 
in  pluribus  locis  copert.  coreo  rubeo  oum  quatuor  azulis  et 
quatuor  angularibus  et  duabus  rosis  in  medio,  co.    .     .     162 

114.  Ricobaldus   super   Cronica   diuersarnm   rerum  rex   principum 

et  ciuitatum   iu    meiubranis   forma   parua  litteris   modernis 

oum  repertorio  capitulorum  autom  vetus,  co 189 

11.5.  .Tosapbus  (sic)  de  bello  .Judaico  in  membranis  iu  columpnis  iu 
forma  mediocri  litteris  uujdernis  minio  deaurato  iu  i)rima 
facie  cum  cimerio  aquile  albe  et  iu  alijs  pluribus   locis  Co- 


1)  I  1111.  lUil-Ul  sono  rli  altro  caiatteit:  e  sarauno  stati   aggiunti   ijosteiioinionte.    Non 
riesco  a  decifrare  la  prima  parola  del  ii.  111. 


APPENDICE    t  223 


pcrtnui  luontaiiiua  riibea  cnm  (iiiatuor  aziilis  Cart.  Itili  iiif. 
scriptas  et  non  scriptas. 

liti.  ')  Uosta  .Tnlij  Caesaris  iu  incnibrauis  in  coluiiipnis  littcris  iiio- 
flcriiis  iiiinio  (leauiato  in  prima  facie  in  fpruia  plusciiiaiii 
mediocri  Oopert.  montanina  juhoa  cnm  (]uatiior  aznlis  et 
cum  acjuila  sni)er  albi.s,  ce 42 

117.  .)oise[)lin8  de  Bello  Jndaico  in  membranis  iorma  pi usiinam  me- 
diocri litteris  modernis  iu  eoliiini)nis  cum  deanratis  minijs 
cuiu  tigiira  doctoris  in  ])rincipio  librorum  cnm  A<ivii]la  alba 
et  Cimorio  in  ])rima  lacie  Colioi)ert.  montanina  rnbea  veteri 
cum  4  azullis,  ce 161 

1 IX.  Tiilius  de  Offitijs  et  de  Senectute  et  Orationes  Ciceronis  Duae 
inuetive  .  s.  Salustis  et  Ciceronis.  —  In  papiro  fornui  parva. 
la(;eratus  et  tristis  cum  albis  non  cohopert.  et  uno  aznllo 
nujdici  ualloris  Cart.  int.  scriptas  et  non  scriptas     .     .     217 

Ili).  Gesta  Caesaris  domini  Fraucisci  Petraroe  iu  membranis  forma 
]ilus(j[uam  mediocri  Litteris  moderuis  in  Cohimnis  cum  prima 
littera  deaurata  et  alijs  minijs  rubeis  et  azuris.  Cohopert. 
unnitaniua  rubea  veteri  cum  albis  et  super  una  aciuilla  alba 
cum  brocliis  parvis  et  super  altera  rotta  cum  brocliis  parvis, 
Coho2)ert.  montanina  rubea  veteri  cum  4  azullis,  Cart.  iut. 
scriptas  et  non  scriptas 41 

120.  Geumautia:  In  meudjranis  litteris  Jiiaguis  modernis  in  colum- 

nis  ce 114 

121.  Oracio    d.ni    Bernardi    Beulii    venecti    in    i'unere    M.'  Bertoldi 

p]stensis  Cobopertum  braxilio  rubi'o  tloreutino  more  signa- 
tuin  cum  duobus  aznlis  argenteis  cum  insigiiis  domini  Teo- 
fili Calcagiiini.  ce HH 

122.  l'rodicio  Joanuis  Ludovicii  l'ij  in  carta  memltrana  forma    me- 

diocri eopertuni  montanina  rubea  cum    Itrocliis   (iuin(|ue   ab 

utroque  latere,  ce; 18 

12;>.  Decretale  in  forma  reali  carte  membrane  litteris  moderuis  cum 
minijs  deanratis  in  cohimnis  cum  repei'torio  capitoloruui 
ulosatum  ]tnleherrimum  et  ordinatum.  Copertum  montanina 
rubea,  ce , 132 

[('(qjit Illuni   librorum   rulfiarium  ]. 

124.  Dantes  xlldigerius  iu  meudìranis  i'orma  plus(jiuim  mediocri  lit- 
teris modernis  in  cohimnis  cum  minijs  deanratis  historiatus 
cum  liguris  variarum  colorum  in  multis  et  diversis  locis 
cum  test,  et  commento.  Cohopertus  montanina  rubea  uova 
cum  quattuor  azullis,  ce 328 


I)  Sui  luuneri  UC  e  U7  sono  stati  tirati  ilue  freghi  ili  peuiia. 


224  APPENDICE   I 


12o.  Liber  Caiit.  in  ]iapir<j  forma  plasquam  inediocri  cuiii  fignris 
rationuiii  Caut.  Cobopertus  coieo  rulieo  veteri  cuiu  (luibusdaiii 
brocbis  et  aziiUis.  Cart.  iuter  scriptas  et  non  scriptas.      Id'J 

l'2tì.  Liber  Metlicaiuinum  equorum  in  membrauis  forma  plusquam 
mediocri  in  columnis  et  partim  in  prosa  cum  diuersis  figuri s 
boniinum.  cabalorum  animalium  diversorum  eolorum  Cobo- 
pert.  montanina  azura  veteri  cum  aliquibus  azullis.  ce.     loti 

127.  Cesareanus  in  jiapiro  forma  reali  litteris  cursiuis  parvi  valoris 
cum  albis  nudis  Oart.  int.  non  scriptas 3.^ 

l'^X.  liil^er  uuus  regiminis  et  medicamiuis  equorum  in  memliranis 
abs(iue  tìguris  forma  mediocri  litteris  cursivis  moderuis. 
Cobopert.  coreo  rubeo  ueteri  cnm  brocbis  et  duobus  azullis 
cum  equo  signato  super  prima  all>a,  ce (i(l 

r_'!l.  l'vatica  M."'  Bonifacij  super  medicandne  Equorum  in  incin- 
brauis  forma  mediocri  cum  tìguris  diversis  equoriiiii  in  .  .  . 
designat.  cnm  pluribus  tìguris  morsoruui  azur.  a  parte  jio- 
steriori  pict.  Cohopert.  montanina  viridi  littera  cursiva  mo- 
derna cum  4  azullis  et  Brocbis.  ce 7>i 

i:>0.  Fatius  de  Ubertis  super  divisione  mundi  in  meml>ranis  forma 
mediocri  litteris  moderuis  in  columnis  cum  aliquibus  nùnijs 
deauratis  iii  piinciidis  lil)roruiii  in  luetris  cum  insignis  scuri 
Aquille  et  Scbacberi  super  ]irini;t  facie.  Cobopert.  moutauina 
all)a  cum  4  azullis,  ce 92 

131.  Frane.  Petrarcba  de  Viris  Illustribus  in  mcndjraiiis  littera  mo- 

derna in  Columnis  in  forma  mediocri  cum  minijs  deauratis 
cum  diversis  iusignibus  domus  estensis.  Cobopert.  coreo  rubeo 
cum  4  azullis,  ce 214 

132.  Li1)er  unus  rationum  Caut.  in  membrauis  forma  mediocri  cum 

minijs  deauratis  litteris  moderuis  trausalpinis  jiartim  latinus 
et  jtartim  Tbeotbouicus.  Cobopert.  montanina  rubea  cum  3 
azullis  Signat.  Cineis  zenapr.  et  intitulatus  Liber  d.ni  Bel- 
trandi.  Cart.  iuter  et  non  scriptas 192 

133.  Cosmogratìa  Poinponij  in  meud)ranis  forma  ])ar\a  litteris  mo- 

ileruis  de  Descriptione  mundi  cum  duobus  Cintijs  et  otto 
aureis  et  argeuteis  in  prima  fatie.  Cohopert.  coreo  rubeo  cum 
multis  brocbis  super  albis  et  4  azullis,  ce i6 

134.  .Justinus    historiograi)bus   in   meuibranis   forma    parva    litteris 
*  modernis  in  columpuis  cum  principijs  librorum  tìguratis  et 

deauratis  et  cum  aquila  alba  uuicornio  et  balzano  in  facie 
Itrima  argeuteis.  Colio])ertus  brasilio  rubeo  designato  cum 
quatuor  azullis,  ce 112 

135.  Philostratus  in   memljranis   forma  j>arva   litteris   cursivis   mo- 

dernis tristibus  in  metris  vulgaribus.  Cobopeit.  coreo  rubeo 
veteri  designato  ciiui   1  azullis.  ce 110 


APPEXDirE    I 


Diti.  Corhatius  d.  Jobanuis  Boceatj  in  papiro  fol.  parvis  littera  cur- 
siva  tristi  in  colnninis  t-nni  albis  et  fnudello  corei  rnbei  ve- 
teris  cniu  uno  aznllo.  <•<• 2S 

\'M.  Lilier  iinus  rationnni  Cant.  in  impiro  forma  jtarvu  partiin  Jiio- 
(lernis  et  partini.  Teotbonicis  litteris  liugna  italia  (-m-)  Gal- 
lica et  Teotbonica  cnni  albis  ot  t'undello  rnbeo  cuni  uno 
azullo,  ce 12X 

llìN.  Ellegia  lianiinte  in  iiienibrauis  forma  i)arva  litteris  modernis 
cursivis  cani  luinijs  rubeis  et  azur.  cnm  albis  et  t'undello 
viridi  fract.,  ce "ìS 

Ioli.  Dant.  Aldegerins  in  meml)ranis  in  nietris  sine  Glosis  forma 
))arva  litteris  nioderni.s  vulgaribns  in  colunmis  cum  albis... 
nudis.  ce 100 

110.  Defensus  Episeopus  de  miraculis  Beate  Marie  Virgiuis  in  luem- 

branis  forma  jiarvula  litteris  seininiodernis  partini  in  co- 
lumnis  partim  non  delectus  in  claustro  in  certis  locis  Cobo- 
pcrtus  montanina  viridi  veteri  cum  2  azullis,  ce.  ...     52 

111.  Uber  erlitieafionis  Kome  in  ])a]>iro  fol.  ])arvis  litteris  cnrsivis 

in   etduiiinis.  ce — 

112.  Floravantes  —  Aspronioiites.  In  papiro  fol.  parvis  littera  cur- 

siva  tristissima.  C()lio])ert.  Cart.  jiecndina  sine  tabulis.  Cart. 
int.   seriptas  et  non i>.ó 

ll;->.  Liber  (juidam  Teotbonicns  X'oealiulorum  vulgarium  in  papiro 
fol.  parvis  non  comiilet.  Cobopert.  carta  pecudiua  sine  ta- 
bullis  Litteris  cursivis  Teotbonicis.  ce 24 

114.  Liber  Itinerar.  ad  Illu.  d.  Nie.  J^stens.  et  eius  Societatem  ail 
Scpulcrum  anno  1413  in  papiro  forma  parvula  Litteris  cur- 
sivis. Cobopert.  cart.  ])ecudina  sine  tabulis.  Cart.  inter  ot 
non  seriptas 38 

1  L'i.  [..iber  Itinerarij  Illu.  d.  Xic.  Marcbionis  Esten,  ad  Parisium 
anno  1414  in  pajiiro  forma  parvula  litteris  modernis  carta 
])ecndina  cobopert..  ce .")2 

1  l(i.  Libellus  Epistole  M."  d.  Galeatij  Mareseotti  ad  111.  d.  ncjstrum 
Dueem.  Cobopert.  nuiutanina  rubea.  ce 18 

147.  Libellus  alius  Itinerarij  Illu.  i)riu.  d.ni  d.  Nic.  Marebion. 
Estens.  ad  Sepnlcrnm  in  jyapiro  cum  albis  Ligueis  litteris 
modernis  in  vulgari.  Cart.  inter  et  non  seriptas     .     .     .     nO 

lis.  Libellus  quidam  in  funere  M.'  Bertboldi  Esten.  Edit.  per  d. 
Beruardum  membum  (sic,  leggi:  Bemhnm)  et  directus  ad 
M."""  d.  Tbeopbilum  Calcagninum  Cobopert.  coreo  rnbeo 
deauratus  cum  duobus  azullis  argenteis  forma  parvula. 
Cart.  36  inter  et  non  seriptas. 


APrElXDIOE  IT 


La  Libreria  di  Eleonora  d'  Aragona. 

{.Ircìiirio  di  Stati)  in  Mmhiui.  Inventarili  <Ict  l-i'.l.'i,  <■.    134"  '«JiJ.). 

1.  l'nd  Tlinin  vnlji'uit'  a  sf;uii])a  ligato  (-(Ui  le  allic  de  Icono  l't 
uno  ii»n(l<'lln  cf  suoi  aznlli    in  rarfa   l>anil)asiiia. 

'1.  Ino  Hvcviaiio  da  Camera  iiraiule  scripto  in  eluirta  da  l'a- 
|)reto  '  )•  "'•''■•  (sedile   una   minuta  descrizione  esterna). 

:!.  Ilio  Jirexiario  <;raiide  de  cliarta  <le  caiircto  scripto  a  penna 
nieniato  et  instoriato  co]>ei-to  de  raso  morello  et  la  so])ra- 
l'ojierta  de  ]>ropato  d'oro  nujrello  l'odrata  de  raso  cremesino. 
Cnni  (lue  aziili  de  oro  smaltati. 

I.  Uno  Breviario  jiicolo  scripto  a  penna  in  <'ai>reto  ineniato.  ecc. 

"i.  l'n  altro  Hreviavio  picinino  de  ca.i)reto  scrijito  a  penna  miniato: 
coperto  de  raso  .ilexandrino ;  la  so])ra-eo])erta de  vtludo  uio- 
ridlo  t'odrata  de  dalniasco  hiretino  cniu  una  (•oidèllina  de 
oro  intorini:  cuni  dui  azuli  de  ari>'eiito.  Il  (piale  .idoiiei'ax  a 
madama  ogni  giorno. 

(.i.  Uno  messale  scripto  in  (diarta  de  ca]ireto  a  ]ienna  minialo,  co- 
jyertcv  de  raso  hiretino.  ecc. 

7.  Un   messale  coperto  de  carta   de  pecora   nnuiato.   ecc. 

8.  Uno  messale  in  cliarta,  ecc. 

1).  Esdra  projiheta  in  carta  hiiona  soripto  a  penna  co])erto  ile  ve- 
ludo  nigro  cum  dui  azuli  de  argento  dorado. 

10.  Uno  messale  iu  idmrta  buona  scripto  a  penna  luiniato  de  lua- 
silio:  la  sopra-coperta  d*'  vehulo  nigro  i'odrata  di  canzanle 
cum   li  azuli  de  ottone  :  il   (piale  tiene   lo  lll.nio  don  Allonso. 


1)  Reputo  opportuno  per  maggior  l)r(3vità  tralasciare  alcuna  volta  la  descrizione  tutt;i 
esteriore  fieli' opera;  tiene  spesso  io  riporten'i  la  intera  illustrazione  flel  libro  perelu' 
abbia  moflo  il  lettore  di  ammirare  la  eleganza  veramente  straordinaria  della  biblioteca 
di  Eleonora  d'Aragona. 


230  APPENDICE   II 1 

11.  Il  Genesis.  iu  charta    Imona;  fo]tfifa  de  veliido   nigro  con  dui 

azulì  de  argento  dorati. 

12.  Il  Te.stamento  Nuovo  in  eliarta  hnona  scripto  a  iicnua  :  coperto 

de  velndo  nigro  euiu  due  azuli  d'  argento. 

18.  Leggende  de  Sancti  in  charta  buona  scripto  a  penna:  co])(rt(i 
de  veludo  alexandrino  cum  due  azuli  de  argento  doralo. 

11.   Liliro  de  la  immortale   anima,   facto  a  in  charta    liaiidia- 

sina,  coperto  de  alexandrino  veluto.  cum  uno  a/.ulo  de 
argento. 

1.5.  L'  opera  de  Fazio  degli  Cberti  cum  lo  chomento  scripto  a  penna 
in  charta  de  capreto  coperto  de  montanina  rossa.  La  sopra- 
coperta de  tela  vecchia  cum  li  azuli  de  ottone. 

16.  Epistole  et  Evangelij  in  charta  de  hamhaso  a  staiiqia    \ulgari  : 

coperto  de  hrasilio. 

17.  Opera  de  Santa  Catherina  da  Siena  vulgart-  a  stam])a  iu  charta 

bambasina. 

18.  Commentario  de  Caesare  iu  charta   de  capreto  scripto  a  ]ieuua. 

miniato  et  ligato,  coperto  de  veludo  alexandrino  cum  i|uatro 
azuli  de  argento. 

19.  Uno  Officio  de  Nostra    Dona  in  charta   de   capreto   miniato,  hi- 

storiato,  coperto  de  curame  nigro  ;  la  sopra-coperta  de  raso 
morello  fodrata  de  cendale  biretino  cum  una  cordellina 
d'  oro  intorno  et  dui  azuli  de  argento  dorato.  Il  quale  douoi- 
Barth    de'  Cavalieri  a  Madama. 

20.  Legende  de  Sancti in  charta  de  capreto   scripto  a  jtenua. 

ligato  et  niiniato.  coiierto  de  braxilio  cum  due  azuli  de 
argento. 

21.  Leggenda   de  la  lieata  Catherina  da  .^iena  in  vulgare,  scripto  a 

penna,  coperto  de  citanino  e  velutado  de  piìi  colori  cum  dui 
azuli. 

22.  Tuo  officio  de  nostra  dona  in  charta  de  caiireto    miniato  et  lii- 

storiato.  coperto  de  I)rasilio;  la  sopra-co])erta  de  veludo 
nigro  foderata  de  cendale  nigro. 

'2?>.  Uno  officiolo  de  nostra  dona  de  charta  de  capreto  tinta  in  mo- 
r<'llo.  scripto  a  penna,  de  littere  de  oro  et  de  argento  co- 
]icrto  de  raso  cremesino :  forniti  li  cantoni  de  argento  do- 
rati cum  il  capo  de  sopra  de  li  signaculi  de  argento  smal- 
tati; la  sopra-coperta  de  veludo  nigro  foderata  de  raso  mo- 
rello cum  una  cordellina  d'(«'o  in  torno  in  torno  et  dui  azuli 
de  argento  cum  una  anuntiata  de  mezo  relevo. 

21.  In  diurno  de  charta  de  capreto  scripto  a  penna  coperto  de  cu- 
rame morello  camuzato;  cum  la  sopra -coperta  de  veludo 
cremesino  fodrato  de  camzante.  Cum  dui  azuli  de  argento. 


APPENDICE    II  '  231 

25.  Uno  libro  del  timore  filiale  scripto  a  penna  in   chai'ta  de  oha- 

preto  miniato,  coperto  de  veludo  alcxandrino  cuni  «lui  azuli 
de  argento  dorato. 

26.  La  disciplina   di   spirituali,    in   cliarta  buona  in  latino   coperto 

de  veludo  verde-scuro,  cuiu  due  aziili  de  argento  dorati. 

27.  Un  tractato   intitolato   Via   de   Paradiso,    in    carta   de   capreto 

scripto  a  penna,  coperto  de  veludo  verde  cum  dui  azuli  de 
argento  dorato. 

28.  .Stinnilo   de   amore   in   .Jesù  Christo.  in  cliarta  l)uona,  scripto  a 

jicnua  iiiiTiiato  coperto  de  veludo  nigro  cuni  uno  azulo  di- 
argento  dorato. 

29.  Il  Cornazano.  in  carta  de  capreto  scripto  a  penna,  in  lirtere  de 

argento  tute,  miniato,  coperto  de  raso  creniesino.  cum  re- 
cami suso  li  cordoni  et  in  niezo:  de  velino,  cum  due  azuli 
de  argento  smaltati. 

:•{<).  l'ili)  itsalniista.  ovvero  lilivo  d;i  iisalmi.  et  nrafort'.  in  cliart:i 
bona  scripto  a  penna,  i-uiii  dui  azuli  ile  argento  coperto  de 
veluto  verde. 

81.  Uno  diurno,  scripto  a  penna  in  caiueto.  miniato  et  legato:  co- 
perto de  curarne  rosso  cum  il  i-apo  de  signaculi  de  argento 
et  oro  tirato:  la  sopra-coperta  de  veludo  nigro  fodrata  de 
<-endalc  nigro.  cum  lo  azulo  de  argento  dorato  l't  la  coi-ezola 
de  argento  tirato. 

;'>2.  Saucto  Hieronimo.  del  drito  vivere,  in  charta  de  chapreto  mi- 
ni.ato.  cojterto  de  veluto  nigro.  cum  due  azuli  de  argento 
dorato. 

:^:-!.  Uno  psalmista  o  libro  de  ])salnii.  in  cliarta  buona  scripto  a 
penna,  ligato  et  miniato;  cojn'rto  de  raso  nion'llo  rum  uno 
azulo  de  .argendo  dorato. 

;W.  Abreviatione  del  psa[l]terio.  in  \  ulgare.  scripto  a  penna,  in 
capreto  miniato  :  ligato  et  coperto  de  dalmasco  morello  cum 
uno  azulo  de  argento. 

lió.  Confessionario  in  capreto  scripto  a  penna  :  cojierto  de  raso  nigro 
cum  uno  azulo  de  argento  dorato. 

'■%.  Uno  officiolo  de  Nostra  Dona,  de  littere  ultramontane,  in  charta 
buona,  miniato,  liistoriato.  coperto  de  curame  rosso  stam- 
pato a  la  damaschina  cum  dui  azuli  de  argento. 

:57.  Uno  liI)ro  de  S."  Hieronymo  in  vulgare.  in  carta  de  capreto. 
coperto  de  curame  morello  camurato  alla  damascliina.  do- 
rato, cum  tri  azuli  de  ottone. 

3X.  Uno  oificio  sopra  il  psalterio  de  Xotra  Dona  in  capreto.  scripto 
a  penna,  miniato,  ligato  et  coperto  de  curame  stampato  a 
la  damaschina  cum  uno  azulo  de  argento. 


232  APPENDICE    II  1 

1^9.   Tuo  officio  (lo  Notia  Dona,  vecliio,  in  fapreto.  .sciii)to  a  penna. 

coperto    (le   cendale  rosso  ;  la  sopra-co]K»ita  de  velnto   nigro 

fodrata  d*^  zcnilalc  nigro. 
lU.  Bibbia  a  stampa,  in  hambasina.  ligata.  coperta  de  cuiamc  rosso. 

stampita  a  la  damaschina,  cnm  li  contorni  de  ottone  et  aznli. 
U.  Legendario  de  lo  advento,  in  band>asina.  a  stampa,  ligato  cimi 

nno  fondello  rosso. 
42.   l'no  libro  de  l'albero  de  la  Croce,  scrijìto  a  penna,  miniato  et 

historiato,  coperto  de  l)raxilio  stampato  a  la  daniascliiua. 
4;^.  Vieta  de  .Sancti  Padri,  in  vnlgare,  a  stani]»a.  cojìerto  de  braxiiio 

stampato  a  la  damaschina. 
41.  Prediche  di  Frate  Roberto,  a  stam]ia.  in   banibasina.  cfiperto  de 

curame  rosso. 
4.").  Libro  de  miracli  de  Nostra  Dona,  in  clKura  de  hanibaso  scriiita 

penna;  coperto  de  braxilio  rosso. 
16.  Libro  de  S."  Bernardo,  de  la  cosoimtia,  in  diarta  buona.  scrii)to 

a  penna. 
47.  L'n  altro  libro  de  la  jiatientia  de  S."  Padri  scripto  a  ))enna   co- 

I)erto  de  montanina  rosa. 
18.  Spechio  de  la  Croce,  in  charta  buona,  scripto  a  penna,  cuperto 

de  montanina  rossa. 
49.  Uno  libro  de  vita  de  8ancto  Hieronymo  et  altre  co.se,  in  cliarta 

bona,  scripto  a  penna,  coperto  de  montanina  rossa. 
•óO.  Transito  de  la  morte,  in  bambasina,  stampito  (.s/c).  co]»erto   (b- 

brasilio  stampito. 
.^1.  Fiorito  de   la   Bil»bia.    in    charta  de  bambaso,    scrijito  a  ])enn;i. 

oum  albe  de  carta  coperta  de  chnrame  biancho. 
.02.  Fioriti  de  S.*°  Francesco  scripti  a  penna,  in  cliarta    liuona.  co- 
perto de  cnrame  bianco. 
03.  Fioriti  de  la  Bilibia,  in  bambasina.  scripti  a  ]>enna. 
ól.  Boetio,    de   consolntione,   in   charta  bnona.   scripto  a  ])enna.  in 

franzexe,  coperto  de  brasilio  stampito. 
.").  Kegnla  de  dire  1' officij,  scripto  a  penna  in  charta  bnona. 
.">tì.  Comandamenti  de  Christo.  in  francese,  scripti  a  i>enna  in  niein- 

1)rana,    miniati   et   ricordati    historiati:    cojierto    de    liraxilio 

stampito. 
.")7.  Oratione   sopra   la   ]).as8Ìone  de  Christo.    in    bambasina.  co)ierto 

de  curame  zallo  stampito. 
ó8.  Honori  de  Cesare,  in  bambasina.  scri])ti  a  peniiii.  cuni  albe  de 

ligno  fondello. 
.")9.  Libro  de  la  guerra  de  Ferrara.    scri])to  a  i)enna  in  bambasin.i. 
liO.  Libro  in  francese,  vecchio,  .scripto  a  penna  e  strazato. 
61.  Libro    composto    per.  messer   Ba[r]tolomeo   Gogio,    de   landibus 
mnlierum. 


APPF.xmrE  II 1  233 

62.  Memoria  artificiale  a  stampa,  in  l)aml)a8iiia. 

63.  Oratione   de   Nostra   Dona   in    uno   lilìreto   soripto   a    jn-nna    in 

cliarta  buona;  coperto  (le  Uraxilio  stampito. 
61.  Fno   eonfessionale   vulvare   del    lieato   Antonio,    arcivescovo   di 

Fiorenza,    a    stamjia.    in   hainliasina.    cuni  le  albe   de   legno. 

fondello  <le  curarne. 
6.">.  Fii)riti  de  la  Bibia  historiati  in  cliarta  de  banibaso.    a    stanijia. 

cuni  le  albe  de  ligno  et  fundelo  de  curarne. 
ti{^.  Uno  libreto  a  st.ampa  de  Linde  del  S.  Re  Ferramlo. 
67.  Tractato    de    Don    Michele,    in    cliarta    de    baiiibaso.    scripto    a 

penna. 
6N.  Sper.a  materiale,  in  cliarta  linoiia.   scripto  a  iicima  :  coperto  de 

brasilio. 
&).  l'no  libro  in  francese,    in   baiiibasina.   staiii])iro.  lioato.  coperto 

de  curarne  rosso  stampito. 
7().   Le  dodese  articnli  de  la  fede,   in   cai)reto.  scrii)ti   a  ])ciina.  Cniii 

albe  de  cliarta. 

71.  Tuo  libreto    in    versi    latini,  de  le  laudi'    de    iiiadaiua  .scripto   a 

penna  et  in  capreto. 

72.  Laude  de  Nostra  Dona,  in  capreto,  scripto  a  penna. 

73.  Officio  de  la  Sancta  Trinità,  in  cliarta  buona,  scripto  a  penna. 

74.  Orazione   prò    venia    impetranda  per   peccatis    (v/c).    scripto    a 

])cnna.  in  (•ai)rct().    ligato;    coiierto   de    raso   cremesinn   itun 
uni)  a/ulu  de  ari)cnti)  dorato. 


II-. 

La  Libreria  d'  Ercole  l. 

(1495). 


luiieiitario  fatto  per  lo  Sp.  (iiroiiimo  ziliolo  ile  li  libri  the  si  tioiiaiio  uè  loratorio  de  la 
ijxcelleutia  del  Signore  et  egli  stato  Aiirtiea  fla  h-  \'czc  et  lieitlioloinio  Migrixolu  et 
il  fra  <la  la  guardaroba  1  ). 


A. 

1.   Alberto  Maglio  in   latino  c'o))cito  de  luasilio  staiuiialo. 
•J.  Aiiliuclii)  in  latino  coperto  de  hrasilio  staniimto. 

5.  Aulinelio  nn  altro  in  latino  de  natatilius  (s/c)  coperto  de  bra- 

silio  stampato. 
i.  Architectnra  in  latino  cimi  t'ondelo  de  hrasilio. 
.'>.  Ariano  in  vnlgaro  di  gesti   de    Alexandre    co])erto   de    luasilio 

stampato. 

6.  Asconio  pediano  in  latino  co])erto  de  hrasilio  in  cartoni. 

7.  Agiistiuo  de  retratationum  (xic)  in   latino   coperto   de    l>rasilio 

stampato. 

8.  Alplionse  de  strologia  eum  fondello  de  montanina  uerde. 

il.  Alphondol  de  merezilij  (nic)  de  strologia  in  latino  coperto   do 
montanina  rossa  in  cartoni. 

10.  Aiigiistimis  ile  lingna  dolosa  in  latino  cojierto  de  ueludo    car- 

mesino. 

11.  Asiimptio  beate  M."  Uerginis  cuiii  ligenda  de  sancta  Catelliiia 

in  vulgare  eum  fondello  de  brasilio. 

12.  Amici  et  .asentatores  in  latino  <'operto   de    nioiitaiiin:i  rossa    in 

cartoni. 
18.  Antonio  papo/.o  in  uersi  uulgare  coperto  de  brasilio  in  cartoni. 


1  )  Riproduzione  strettamente  diplomatica. 


236  APPENDICF.    II 


14.  Aurlreas  ng-.v/.o  in  latino  <M)))t'it(i  de  brasilio  stampato  in. cartoni. 
1.').  Amore  in  Rime  in  fiaiuese  aiiolto  in  montanina  ixeide. 

16.  Al)  origine  mundi  in   Rima    «oiìcrto   de    raso   carmesini)    Kc.-a- 

mato. 

17.  Aimero  di  conti  in  uuigare  eoiierto  de  verde  stanijiato. 

15.  Appiano  in  vnlgare  coperto  de  lirasilio  stampato. 

19.  Antonio  da  oornazaiio  in  vnlgarc  de  larto  militare  coi>crtu  de 

hrasilio  stam]iato. 
L'd.   Astrologia  coperto  de   montanina   rossa  stampato. 

21.  Amore  de  Paris  et  lielena  in  mrsi  coperto  de  brasilio  stam])ato. 

22.  Antonio  tassino  in   latino  coperto  dalinasco  alcxandriiio  in  car- 

toni. 
^2'^.  Aniianns  coperto  de  montanina   rossa. 
24.  Arte  <le  Mnsica  cojierto  de  hrasilio  stampato. 
2.^.  Antonio  corna/.ano  delorigine  del   mondo  in  carte  disligato   in 

alligare. 

26.  Aii])iano  in  unlgare  coperti»  d<'  hrasilio  stampato. 

27.  Ajioolialipsi  in  latino  coperto  de  nerde. 

28.  Asino   doro   in    nnlgaro   apcna   co)terto    de    tir.-isilio   stampato: 

etiam   ditto  Lntiano  et  fahulc  greche. 


2!l.  Hoctio  de  consolatione  in  francese  co]>erto  de  uohido  carnic- 
sino. 

;ì().   liartliolomio  de  calunia  in  unlgare  coiierto  de  lirasilio  stamjiato. 

'M.  Hattihecclio  de  misser  Mi(diele  Sauonarohi  cimi  fondello  de  hra- 
silio in  unlgare. 

:>2.  lia]itista  guarino  in  uulgaro  de  la  mt>rte  de  Ludoiiico  c:i\ella 
coperto  dalmasco  bianco. 

3;^.  Baptista  massa  de  ueneno  in  uulgaro  coi>erto  de  l>rasilio  stam- 
pato. 

:}i.  Baptista  darzenta  de  friictibns  in  latino  coperto  de  hrasilio 
in  latino  stampato. 

l->r>.  Bassinne  (sic)  de  morte  meleagri  in  versi  latini  co]terto  de 
brasilio  stampate). 

:')6.  Baptista  darzenta  de  la  condutione  de  l'rutti  in  unlgare  co- 
perto de  montanina  rossa  in  cartoni. 

'.'u.  Briuiarij  dni  de  la  indulgentia  de  ]ia]ia  liniocentio  coiiciti  de 
uerde  stampato. 

38.  Briiiiario  uno  coperto  de  corame  rosso  cimi  uno  drapexello. 

39.  Briuiario  uno  jiicolo  coperto  de  corame  uerde. 

40.  Briuiario  grande  coperto  de  brasilio  stampato. 


APPENDICE    II'  2S~i 


11.  Briuiiirio  coperto  «le  oarmisiiio  (dal  lato  siuistr.  :  «loiiato  a.  il. 

Rinaldo  estense  ). 

12.  Briuiario  coi»erto  de  neludo  cainiesino  in  nna  Imsta  de  coiauK' 

rosso. 

i'.i.   Briniario  de  la  Indnlgentia  cojjerto  de  uelndo  carnicsino. 

14.  Briuiario  grande  eol)erto  de  Urasilio  sraiui)a1"o  :  s'adopera  la 
septeniana  saueta. 

t.">.   Briuiario  pieolo  coperto  ile  Ijrasilio  stanijiato  de  la  ludnlgcnlia. 

46.  Braiti  in  francese  coperto  de  montanina  morella. 

17.  Brunetto  latino  in  francese  eoi)erto  de  brasilio. 

4>t.  Biondo  da  forlì  in  latino  coperto  de  brasilio  stampato. 

49.  Bibia  bella  in  duj  uolumi  coi»erti  de  iielndo  carniesino  forniti 
darzento. 

."io.   Bibia  un  altra  coperta  de  iieludo  carniesino  fornita    darzento. 

."il.  Bibia  un  altra  in  uulgare  cum  fondello  de  corame  zallo  (Do- 
nata a  suore  Lucia). 

Tì'J.  Bernardo  de  conscentia  coiierto  de  corame  rosso. 

.">o.  Baptista  Guarino  in  uersi  latini  coperto  de  lirasilio  stampato. 

."i4.  Bartliolomio  Fontio  in  uulgaro  coperto  de  brasilio  stam]iato. 

."i.'S.  Biondo  in  latino  cojierto  de  brasilio  stampato. 

•">6.  (Bibia  un  altra  simile  remissa  in  loco  della  soprascritta  donala 
a  Suore  Lucia  tutta  coperta  de  brasilio  stamparci  ). 


C. 

•"i7.  Canzone  in   Francese  coperto  de  carniesino  recamato  a  litlere. 
ó><.  Confessionario  de   fra   piero   da   Trani    eo]ierru    ile    i>aiio   doro 

uerde. 
"i9.  Carlo  maria    strozi   da    regno  eojierto   de  brasilio  stam]iari>  in 

cartouj. 
HO.  Cbristofano  lanfradini  in   uersi  coperto  de    corame  stampato. 

61.  Crouiclie  uapolitane  coperte  de  corame  uerde. 

62.  Concordie  testamenti  coperto  de  brasilio  stampato. 

63.  Colla  Spagnolo  coperto  de  neludo  carniesino. 

64.  Colla  Spagnolo  un  altro  simile  coperto  de  neludo  eariiiesino. 
6.5.  Claudiano  in  uersi  latini  coperto  de  montanina  rossa. 

66.  Cornelio  uepos  coperto  de  corame  negro  stampato. 

67.  Cicerone  opera  terza  coperto  de  corame  stam]»ato  in  latino. 

65.  Confessione  de  fratomaso  in  uulgare  coperto  de  d.ilniasco  mo- 

rello. 

69.  Cosmogratia  ptliolomei  coiierto  de  corame  negro  stanijiato. 

70.  Comentarij  de  Cesare  coperto  de  brasilio  stamiiato. 

71.  Cyrro  Ke  de  persia  coperto  de  lirasilio  stamjiato. 


238  APPENDICE   II' 


72.  Coineuto  sopra  li  tiiuiuphi   del   petrart-lia   roiicito   ile   luasilio 

stampato. 

73.  Codego  coperto  de  ueludo  uerde  in  francese. 

74.  Croniche  de  fra  martino  in  latino  coperto  de  Inasilio  staiiiiialo. 

75.  Ceccho  dascoli  coi^erto  de  brasilio  stampato. 

76.  Cornelio  tacito  in  latino  coperto  de  corame  rosso  stamiiato. 

77.  Cose  de  s.co  Hieronimo  inuolte  incliai^ta  pecorina. 

78.  Calendario  et  altre  cose  astampa  coperto  de  montanina   rossa. 

79.  Confessione  de  frate  Antonio  in   uulgare   astampa    coi)erto   de 

montanina  nmrella. 

80.  Canzone  in  canto  coperto  de  Inasilio  in  cartone. 

81.  Carlo  Maria  Luciani  in  latino  co])erto  de  montanina   rossa    in 

cartoni. 

82.  Confessione  nona  de  fra  .Jacoiuo  coperto  de  Itrasilio  stamjtato. 

83.  Cornelij  epitholami  in  jtrosa  coperto    de    mcmtanina    ncrdc    in 

latino. 

84.  Comentarius  primi    lielli    punici   in   latino   cui>crto   «le   corame 

giallo. 
X5.  Comedia  de  uerardo  coperto  de  braxilio  stampato. 

86.  Croniche  uenetiane  in  latino  coperte  de  corame  azuro. 

87.  Christofano  landino  de  anima  coperto  de  raso  nerdc  in  latino. 

88.  Canzone  damcne  in  rima  (luiuterni  dui  picoli. 

89.  Centonouelle  coperto  de  montanina  morella. 

90.  Cornelio  tacito  in  uulgare  coperto  de  brasilio  stauiiiatn. 

91.  Canis  in  latino  coperto  de  l)ra8Ìlio  in  cartoni. 

92.  Catalogus  .Sanctorum  in  latino  cum  fondello  rosso. 

93.  Comentariolum  in  latino  coperto  de  montanina  ro.ssa. 

94.  Confessionario    di    frati    de   la   certoxa   coperto  de    montanina 

rossa. 
9.5.  Candido  in  versi  uulgari  copertcj    de  montanina  nerdc. 

96.  Contra  li  uicij  in  latino  cum  fondello  de  coi'ame  bianco. 

97.  Fra  Celso  Masco  frate  de  S.ca   Maria  in  porto  coperto  de  br:i- 

silio  stampato  in  cartoni. 
9X.  Cronicha  al)  origine  mondi  in  latino  cum  fudello  r(»sso. 
99.  (^'omedie  ed  altri  quinterni  de  Spera  astami)a   cum   altre   cose 

strazacte  da  nulla  posti  ne  larmsirio  signato.  Q.  jioste  poi  in 

una  capsa  bianca  in  dicto  loco. 


D. 

1(M1.  Deitieafio  del  Duca  Borso  in  Rima  coperto  de  dalmasco  uerde. 

101.  De<ha  prima  <le  Inondo  in  uulgare  coi>erto  de  brasilio. 

102.  Decha  de  biondo  secunda  in  uulgaro  coperto  de  brasilio  stam- 

pato. 


APPENDICE    II  -  239 


103.  Diocloro  sicbulo  iu  nulgare  coperto  de  brasilio  stampato. 

104.  Del  Duca  liercole  et  sua  matre  et  consorte  coperto  de  brasilio 

in  cartoni. 
lO.ó.  Donato  azaioli  coperto  de  brasilio  stampato. 

106.  Dione  bistorico  in  nulgare  coi>erto  de  brasilio  stampato. 

107.  Dante  coperto  de  ueludo   nerde   in  una  coperta  de  cartoni   di 

l)rasilio  stampato. 
lON.  De  supplicationilius    marijf   in    cartoni    (•oi)crto   de  montanina 
rossa. 

109.  De  decem  preceptis  coiicrto  de  l)rasilio  rosso  in  cartoni. 

110.  De  Ecbo  iu  latino  coperto  de  moutauiua  rossa  in  cartoni. 

111.  De  cede  ottonis  in  latino  coperto  de  montanina  rossa. 

112.  De  regimine  principum  coperto  de  ueludo  morello. 

113.  Dieta  et  facta  regis  Alpbonsi  in  latino  coperto  de  corame  /.allo 

stampato. 

114.  Dialigo  de  miss.  Ludovico  carl>one  in  latino  coperto  de  neludo 

cremesino  in  cartoni. 

115.  De  re  uxoria  in  latino  coperto  de  braxilio  rosso. 

116.  Dictionarium  in  latino  coperto  de  corame  negro. 

117.  Dessigni  de  più  inzegui  cum  fondello  de  montanina  rossa. 

118.  Deccbe  di  tit()  Livio  cum  fondello  de  montanina  rossa. 

119.  Del  Ke  Meliadux  in  francexe  coperto  de  coramazo  veccbio. 

120.  De  la  uirtu  et  uitij  in  vulgarc  coperto  de  recamo  iu  una  cap- 

setta  de  brasilio  stampato. 

121.  Diodoro  Siculo  in  vulgaro  coperto  de  lirasilio  stami>ato. 

122.  De  oxelli  coperto  de  montanina  uerde  in  nulgare. 

123.  De  diuinatione  in  latino  coperto  de  brasilio  rosso. 

124.  De  Scbaccbi  et  tauole  in  latino  coperto  de  montanina  uerde. 

125.  De  mesurare  liunii  et  edifìcij  co]>erto  de  brasilii>    stampato   in 

cartoni. 

126.  De  beniuolentia  priucipis  iu  latino  coperto  de  azurro   con   un 

aquila  iu  cartoni. 

127.  De  legibus  Tulij  coperto  de  montanina  rossa. 

128.  De  petitione  consolatis  in   latino  coperto  de  montanina  rossa. 

129.  De  uarietate  fortune  in  latino  coperto  de  corame  stampato. 

130.  De  creatione  mundi  in  uulgare  coperto  de  lirasilio  rosso. 

131.  Disi)utati()  maioris  diguitatis  coperto  de   brasilio   stamiiato    in 

latino. 

132.  De  li  facti  del  Ke  Alpbonse  coi»erto  de  montanina  rossa. 
1313.  Dictionario  in  latino  coperto  de  montanina  rossa  in  cartoni. 

134.  De  origine  mundi  coperto  de  raso  carmesino  recamato. 

135.  De  auibus  coperto  de  montanina  rossa. 

136.  Dante  bistoriato  coperto  de  montanina  rossa. 

137.  Decba  de  Biondo  terza  coperto  de  brasilio  stampato. 


240  APPENDICE   II  2 


Iris.   Del   nascono  do  liKjnila  in  latino  coixTfo  <lc  luasilio  slanipato. 
i;-)i).    De  laiidil)us  sacr.  niatris   iic   uxoris  Illu.'"'   Dufis  licrcnlis   co- 
perto (le  hrasilio  stampato  in  cartoni. 
Ilo.   Denotiono  in  uixlgare  coperto  de  hrasilio  stanqtato. 

141.  l)i(Kloro  Siculo  in  latino  cum  fondello  de  corame  liiaiiclio. 

142.  De  la  diuina  proiiidentia  in  vnlgari^  co^ierto  de  lirasilio  slani- 

])ato  in  cartoni. 

E. 

14l->.    lOligia  Naldi  in  versi  latini  coperto  de  /.andale  \('](lc  in  cartoni. 

144,  Epigramata    in    ^•ersi    latini    co])erto    «le    hi'asilio   stampato    in 

cartoni. 

145.  Etates  mnndi  coi>erto  <le  montanina   rossa. 

14t>.  Epistole  tle  Santo  (xironimo  in  vnlgare  cojierte  de  hrasilio 
stampato. 

147.  Ex)ivStole  do  Santo  (lironimo  in  latino  co])erte  de  lirasilio  stam- 
pato. 

14H.  Epistole  d<'  Santo  Gironimo  in  latino  coi)erte  de  hrasilio  stam- 
pato. 

149.  Epistola  Tiilij  ad  Atti(dinm    in    latino   co])erto   de    velndo   car- 

niesino. 

150.  Euxel)io  CBxariensis  in  latino  co]»erto  de  hrasilio  stanziato. 

151.  Epistole  de  Seneclia  in  latti)io  co])erto  de  montanina  nn)rella. 
153.  Euchlide  in  latino  coperto  de  hrasilio  stampato. 

1.54.  Epitomatnni  petri  candidi  in  latino  coperto  de  hrasilio  stam- 
]iato. 

155.  Enangelistorum  in  latino  coperto  de  hrasilio  zalo  stampato. 

156.  Epistolario  in  sacra-pagine  coperto  de  hraxilio  negro  vecchio. 

157.  Expositione  de  li  vangelij  in  iiiilgare  cum  fondello  de  corame. 

158.  Epistole  del  petrarclia  senza  nome  coperto  de  corame  negro  in 

latino  in  cartoni. 

159.  Edicione  sopra  li  Amforisnd  Ipocrate  cojierto  de  tnrchino  cum 

I  A(iuila. 

160.  Ercdiulea   in  versi  latini  cojierto  de  hrasilio  roso  (  sic  )  staaii))aÌo. 

161.  Enrico  co])erto  de  hrasilio  rosso  stampato. 

162.  Epistole   de   Guarino    Veronese   in    latino    co]>crto    de    hrasilio 

stampato. 

163.  Eligia  trihacdii  ;il    Duca  Borso  in   versi  latini  co])cito  de    mon- 

tanina tur(diina. 

164.  Erchule  stroza  in  versi  latini  coperto  de  raso  mojello  in  cliar- 

toni. 

165.  Kpistole  de  Sauto    Gironimo    in    uulgare    a   stanqta  coperte    de 

hrasilio  in  carta  bona. 


apit: XDK-P.  II  -  241 


I(i(i.  E|)istolc  (le  Santo  (iiroiiiiiu)  in  latino  in  caria  nienihrana  scrii)to 
a  ]icnna  le  ([uale  Kc^sl'  et  lino  da  Kiano  clic  li  jtresto  luisst'r 
(ialcazo  trotto  cotìcrto  de  hrasilio. 


Iti7.  Frauci.scns  Ariostis  de  l)alnco  Sassoli  co])crto  de  hrasilio  slam- 

]»ato. 
UiS.  Franoiscns  Ariostns  de    halneo  niontegihij  co]>erto   di-  lnasilio 

stampato. 
Itì9.  Filodoxeos  i'ahnla  in  latino  cnxida  in  carta  rossa. 

170.  Felicita  de  Ferrara  in  latino  coperto  de  raso  morello. 

171.  Filili]»)  lapa/.ini  in   rima  coperto  de  hrasilio  in  cartoni. 

172.  Facins  de  nhertis  in   Kima  coperto  dt'  hrasilio  rosso  stampai n. 

173.  Filocolo  in  vnlgaro  coperto  de  hrasilio  stampato. 

174.  Francesco  pnt<'olani  in  latino  eo])erto  de  lirasilio  stampato. 
17.Ó.  Filocolo  in   vnlgaro  co])erto  ile  montanina  rossa. 

176.  Fixoiiomia  in   latino  co]ierlo  de  montanina  rossa. 
1.77.  Francesco  lilcIpUo  in   latino  coperto  de   lirasilio   morello    sfaiii- 
jiato. 

178.  Frate  hodoricns  in    latino  eiini   l'oudello  de  corame  morello. 

179.  Felix  in  nnlgare  cnm  l'ondello  de  montanina  nerde. 

180.  Fioriti  <le  la  Bihia  in  viilgare  cnm  l'oudello  do  montaiiiua  rossa. 

181.  Felip])ice  eieeronis  in  latino  etiperto  de  montanina  rossa. 

182.  Fra  .)acomo   tilippo  coperto  de  rasa  {■sia)  negro  de   olaris   nm- 

lierihus. 

183.  Filippice  in   latino  coperto  de  corame  negro  stampato. 

181.  Fra  Hieronymo  Sanonarola   in   latino  <'o]ierto  de  corame  nerde 
stami>ato. 

185.  Francesco  de  hAlegri  in  uulgare  coperto  de  hrasilio  rosso. 

186.  Fra  liieronynio  Sanonarola  del  triiinijilio  della  croce  in  latino 

cnm  l'oudello  rosso. 

187.  Fra  liieronimo  Sanonarola   nn   altro  del   trinmplio  de    la    croce 

cnm  l'orniello  rosso  in   viilgar<-. 

188.  Francesco  de  Ariosti  in  vnlgare  cnm  fondello  rosso. 

189.  Franct;sco  de  Ariosti  in  latino  coperto  de  carta  de  pecora. 

190.  Franciscus  hiragus  ad  Dncem  bercule[m]  in  uersi  latini  coiierto 

de  raso  earmesiiu). 

191.  Franciscus  hiragus  ad  Dncem  Horsum  in    versi    latini   <'operto 

de  raso  verde. 

192.  Fahule  df  .Iso]i])o  in   uulgare  coperto  de  hrasilio  stampato. 

193.  Fiore   de    liistoric    doriente    eum    t'onchdlo    rosso  in    uulgai'o   a 

pe-niia  in   hamhaso. 

16 


242  APPENDICE    11- 

19i.  Fratcr  .I:k-()[his  pliili])]ius  Amlrniiliiliis  coiìcito  de  coiiiiiie  iicyro 

in  cartoni  l)iiss(i. 
VX).   Fahule  de  gregi  in  nnlgaro  tiadurfc  cupcrtc  de  laasilio  stani- 

])ati>  oro  e  asi-no  d'  oro  come   <•  notato  ad  A. 


G. 

VM.  Gncrrc  de   Italiani  contro  Gotti  eoi)urto  de  lira.silio  stamjtato. 

197.  Gottitfre  de  linionc  in  francese  coperto  de  corame  biauclio. 

198.  Guerre  del  tnr(dn>  in  nulgare  coperto  de    lirasilio    rosso   stam- 

pato. 

199.  Gurone  in  francese   c(i]icrt(i  de  lirasilid  rosso  stampato. 

200.  (iraleotns   in   versi   latino  (  v/c  i  co]icrto  de   lirasilio  rosso  in   car- 

toni. 

201.  (Taleotus  in   pruosa   latino  (.s/c)  eoixito  de   montanina   rossa  in 

cartoni. 

202.  Gaij  .Inlij   Cesaris  de   liello  (tuIìco  in    latino  i-o])erto  de  monta- 

nina verde. 
20y.  Galuano  in  francese  co]»erto  de   luasilio  stanijiato. 
204.  Gotifre   lioioiH-   in    francese  cojKito  de   hrasilio   roso  (-v/c). 
20.5.   Gramaticon   in   laliiu»  coperto  de   luasilio  in   cartoni. 

206.  Genologie  de   la  caxa   da   Kst  in  latino  co])erto  de  hrasilio  stam- 

l»ato. 

207.  Gian  di   procida   in   unipare  inni  fondello  de  montanina  uerde. 

208.  Galasso  nigrisolo  di  elii(o)roniantia  eoi)erto  de  raso  carmesino. 

209.  Gaio  .Suetonio  in  uulgare  coperto  de  l)rasilio  rosso. 

210.  Guere    de    Alixandro    copeito    de    hrasilio    rosso    stamiialo    in 

nulgare. 

211.  Guerre  del  Ke  Miliailuxe  discoperto  senza  fo)idello. 

212.  (ìiouan  Francesco  moro  in   uulgare  cum  fondello    de    hraxilio. 

213.  (iiouun  de  Mandauilla  cum  foud<dlo  <le  corame  rosso. 

214.  Guron  in  frani'cse  cum  fondello  de  montanina  rossa. 

215.  Giocbo  d<-  Scaccili   in   latino  co](erto  de  lirasilio  rosso  stanijiato. 

216.  Gioani  Sahailiuo  a  misser  Zoaiie   lientiuogli   in  nulgare  coperto 

de  corame  uerde. 

217.  Gioani  Sabadiuo  a  misser  Egano  lamhertino  in  uulgare  coperto 

de  hrasilio  stampato. 
211^.  Gioanui  Bochazi  (ienologie   in   latino  cojurto  de   hrasilio    rosso 
stampato. 

219.  Gioani  de  sacroltosco    de    S|iera    in    latino    l'ojx-ito    de    Itrasilio 

stami)ato. 

220.  (iioani   Sahailino  de   la   ulta   i-t   molte  de   M.'    Anna    cojieito    de 

hrasilio  staiiii>ato. 


APPF.NDirE   II-  243 


221.  Fra  Girolimo  JSauouaiula  de  .Simplicitate  Christiane  vite  coperto 

(le  brasilio  stampato  in  latino. 

222.  Fra  Giroliuio  Sanonarola  in  uulgare  coutra  li  stroloo;lii  coperto 

(le  montanina  rossa  iu  cartoni. 
22H.  Fra  Girolimo  Hanonarola  un  altro   in   unlgare   contro   li   stro- 
loghi coperto  tle  montanina  rossa  in  cartoni. 


224.  Ipotcsia  Gnarini  latino  coi)erto  <lc  montanina  rosa  in  cartoni. 
22.5.  Instinus  in  latino  cojierto  (le  lirasilio  morello  alla  daiiiascliina. 

226.  lustiniis  historiographo  in  latino  cojierto  de  l)rasilit)  staiii]iatt>. 

227.  Ioannes  grisostomns  in  latino  coi>erto  de  brasilio  stampato. 

228.  Innamoramento  de  Orlando  iu  rime  dislegato. 

229.  Istorie  tioreutine  in  nnlgare  coperto  de  corame  verde. 

230.  Itidicio  de  iacomo  maria  da  porto  coperto  de  carta  aznra. 

231.  Intantia  Salnatoris  coperto  de  brasilio  stampato. 

232.  Instino  in  nnlgare  co])erto  de  l)rasilio  stampato. 

233.  Iaconi»)  Zenaro  del  Duca  her<'ole    in    rima   coperto   <U-   brasilii) 

rosso  in  cartoni. 

234.  Imi>etratio  indulgentie  a<lc(»  coi)erto  de  lìrasilio  rosso  in  cartoni. 

235.  loaue  grisostimo  coperto  de  brasilio  stampato. 

236.  Ioane  de  monte  Regio  ditto  \i\  8]iera  iu  latino  coi)erto  de  luou- 

tanina  rossa. 

237.  Institutiune  vite  in  latino  coi)erto  de  raso  Alexaudrino. 

238.  Immagine  del  mondo  in  fiancese  copeito  de  montanina  nerdc. 

239.  Inlio  tìrmico  in  astrologia  in  latino  cnm  fondello  rosso. 

240.  losopbo    de    Bello  iudaico   in    nnlgare   cojìerto   de   montanina 

uerde  stampato  de  antichitate. 

241.  losopho  in  nnlgare  de  bello  .Tndaico  coperto  de  lirasilio  stam- 

pato. 

242.  Istorie  tìorentine  in  nnlgare  cojierto  de  brasilio. 

243.  Intinerario  de  miss.  Michele  Sanonarola  coperto  de  montaniua 

rossa. 

244.  Ibernia  et  (|uello  se  trova  iu  essa  iu  latino  coperto  de  corame 

beretino  cnm  la  tradntione. 
24.5.  Isole  nouameute  trouate  de  Sprigua  cum   t'uudello  de  brasilio. 

246.  Ioaunes  Sabadiuus  in  nnlgare  coperto  de  brasilio  rosso. 

247.  Instrumeutnui  loanues    Bianchini    coperto  de    montanina    mo- 

rella. 

248.  Isole  trouate  nouameute  in  hispauia  coperte  de  corame    zallo. 

249.  Inario  Incanto  copei'to  de  brasilio  rosso. 

2.50.  Indininare  strazato  coperto  cum  fondello  de  corame  rosso. 


244  APPENDICE    II 


•2M.  India  per  Ludovico  de  Mario  de  le  sue  cose    mirabile  coiierto 

de  luontauiua  morella  in  cartoni. 
252.  luuenale  iu  ucrsi  latini  coperto  de  coranu-  morello    stanii»ato. 
2.53.  Ioau  fraueesco  moro  cum  fondello  de  brawilio  iu  uulgare. 


2.54.  Laude  del    Duca   Borso  coperto  de   liaso  turchino  in  cartoni. 

2.55.  Laude  del  IXica  Borso  cojìerto  de  montanina  rossa  iu  cartoni. 
256.  Luciano  de  amicitia  coperto  de  lirasilio  rosso  stampato. 

2.57.  Laude  del   Duca  Borso  coperto   de    lirasilio    rosso    stampalo   in 

cartoni. 
258.   Laude  del    Duca  Borso  cojterto  de  raso  carmesino. 
2.59.  Laude  del   Duca  Borso  in   latino  co])erto    de    corame    ne,<;ro    iu 

cartoni. 
2tì0.  Laude  dtd  Duca   Borso  coperto  ile  dalmasco  morello  in  cartoui. 

261.  Laude  del   Duca  lier((d<-  in  latino  coiierto  de  l)rasilio  rosso  in 

cartoni. 

262.  Laude  del    Duca   liorso  in   latino  cojK-rto  de   raso  zallo. 

263.  Ludovicus  jyarutus  in  uul<;an'  uno  (|UÌuternetto  coiierto  di'  caria 

dei>incta. 

264.  Latantio  in  latino  coperto  de  hrasilio  stampato. 

265.  J^eonardo  aretiuo  in  latino  coperto  de  l)rasilio  stampato. 

266.  Lucretio  de  rerum  natura  coi)erto  de  corame  morello. 

267.  Leonardo  aKetiuo  sopra  le  historie  di  (iotti  co]>erto  de  hrasilio 

verde  iu  uulgare. 
26S.   Libro  in  francese  che  parla  danuire  c-operto  de    l)rasilio    rosso 
stampato. 

269.  Libro  de  Kegimiue  coperto  de  l)rasilio  rosso  stampato  in  uulgare. 

270.  Laudes  Maria  uirginis  in  versi  coperto  de  l)rasilio  rosso  stam- 

X)ato. 

271.  Lucidarlo  in  uulgare  co]>erto  de   ueludo  uerde. 

272.  Laudes  litterarum  in  latino  co}>erto  de  brasilio  rosso  stampato. 

273.  Latautio  iu  latino  coperto  de  l)rasili()  rosso  stampato. 

274.  Libro  in  francese  grande  coperto  de  brasilio  rosso  stamiiatu. 

275.  Legende  de  Sancii  in  latino  i.'operto  de  coraiue  morello. 

276.  Legende  de  Sancti  in  francese  coi)erto  de  nu)ntanina  biancha. 

277.  Libro  in  francese  de  le  virtude  S]tirituale   senza  princijiio  co- 

perto de  brasilio. 
27S.   Libro  de  arte  magica  in   latino  coperto  de  carta  pegorina. 
279.    Lil>i-o  di'  battale  in  francese  senza   )(rinci]iio  i-um    iondello    de 

coi'aine. 


Ar'Pi:Nmci-;  ii'  .  245 


280.  Liliro  che  i)arla  do  la  Terra  sancfa  in  fraiifcse  coperto  de  eo- 

raiiH-  liiaiico. 
2X1.   I^iltro  ili-  li  (lodr-x'f  conijia;:;!!!  ,[c  Santo  traiicesco  cuiii  l'oiidi-llo 

verde  in  vulgare. 

282.  Legende  de  .Sancti  in  tVaiiccse  coperto  de  montanina  hiiuica. 

283.  rjhro  de  canto  eomenzato  coiierto  de  carta  i)ecorina. 

284.  Liliro  de  canto  conn-nzato  co]>erto  de  carta  membrana. 

28.5.  Laude  de  misser  .lacomo  Ziliolo  in  latino  eo]ierto  de  iiiontaiiina 
morella  compose  missere  gnarino. 

2Sli.  Liliro  dt;  uxclli  et  de  nx'cdlare  eo])erto  di-  montanina  morella 
in  cartoni   in  vulgare. 

287.  Lamorous  ]»aridis  coi)erto  de  inoiitauina  bianca   in   francese. 

2SS.  Libro  t\r  poesia  in  vulgare  cum  fondello  de  montanina  liiancha. 

2Sft.  Libro  de  lo  adiiisamcnto  (U^lle  adnersitadi-  del  mondo  in  fran- 
cese eoi)erto  de  montanina  bianclia  rossa  et  verde. 

2H().  I^aliore  d<»  dolore  in  francese  coperto  de  montanina  verde 

29L  Lande  de  la  vita  del    Duca   Hereole  in   latino  senza   fondello. 

292.  Libro  de  canto  die  fece  do.  Beltrame  c(»]>erto  de  montani n:i 
morella. 

29;-!.   Libro  de  canto  coperto  de  corame  rosso. 

294.  Latantins  in  latino  euni  fondello  de  corame  ro.sso. 

29."!.    Libro  senza   nome  de  eai'te  9  eo]ierto  de  «'oranie  rosso  st;iiH]>atci 

in   cartoni. 
29(5.   Liliro  (le  niedecine  d<-  cavalli   in   tiulgare  coiierto  de  montanina 

verde. 
297.   Libi'o  de  canto  cum  fondello  de  eorann-  rosso. 

295.  Libro  de[l]  comenzamento  del    mondo    in    francese    co))erto   de 

corame  rosso. 
299.  Ludovieus  earbonus  tradutione  de  ouesandro  in  vulgare  coperto 

de  lirasilio  in  cartoni. 
3tX).  Liluo  grande  in  francese  de  la  morte  del    IJe   Art  use   et    com- 

])agni  co]»erto  de  Iirasilio  rosso. 
'M)l.  J^ibro  de  scacchi  in  vulgare  coi)erto  tic  corame  ro.s.so. 
802.  Libro  castiano  (?)  de  combattere  coperto  de  veludo  verde. 
80:-ì.   I^audatio  Nanis  t^trotia  in    latino   coperto   de   montanimi  rossa 

in  cai'toni. 
304.  Lndovicus   carrTis  in  versi   latini  eo]>erto  de    brasilio    rosso    in 

cartoni. 

805.  Libro  de  canto  cojierto  de  brasilio  rosso  stamiiato. 

806.  LudouicHs  parutus  in    latino   cojierto   de   zandale    fureliiiio   in 

cartoni. 
307.   Luciano  et  Asintj  doro  in   uno    volume   in    earra   bona    coperto 
de  brasilio. 


246  .  APPENDICE    II 


M. 

808.  Miracoli  de  .Santo  {jironimo  in  vnlgare  enin  fondello  rosso. 
:^09.  Matrimonio  de  la  prima  Duchessa  de  Ferrara  iu  Latino  e()])erto 

de  veludo  earmesino. 
310.  Mercurio  trismegisto  in  vulgare  coperto  de  corame  zallo. 
811.  Marrano  Gualteri  in  rima  coperto  de  l)rasiiio  rosso  (lalmaschiuK. 

312.  Messale  coperto  de  ])aii()  dar/eiito  verde  in    una    liorsa    de    cn- 

rame  rosso. 

313.  Messale  coperto  de  veludo  earmesino  in  una  liorsa  de  cdraiue. 

314.  Messale  coperto  de  zettanino  verde  et  r<»sso. 

31.5.  Messale  in  vulgare  coperto  de  l)rasilio  rosso  stamjiato. 

316.  Moralia  Cicerouis  in  latino  coperto  rosso  stani])ato. 

317.  Miracoli    della    certoxa   in    vulgare    cojKTto   de    tirasilio    rosso 

stampato. 

318.  Michele  Sarzaiiella    in    latino   cojierto   de    nniuranina    rossa    in 

cartoni. 

319.  Marcopollo  in  latino. 

320.  Meliadux  de  gestis  militus  (s/c)  iu  francese  cojiciro  <!('  Iirasilio. 

321.  Merlino  in  francese  coperte»  de  hrasilio  rosso. 

322.  Merlino  in  francese  senza  ])riucipio  coperto  de  hrasilio    rosso. 

323.  Marco  Sescalco  et  Laurio  suo  tiolo  in  francese  co]>erto  de  mon- 

tanina rossa. 

324.  Martiligioni  (s/c)  in   latino  co])erto  de  hrasilio  rosso. 
32.5.  Merlino  et  Pandregò  in  francese  coiierto  de  montanina. 

326.  Marius  tilelphns  poeta  in  Latino  coperto  de  hrasilio  stampato. 
.327.  Marius  ])oeta  in  versi  latini  coperto  de  hrasilio  rosso  stamiiato. 

328.  Miracoli  de  Santa   Catellina    da    .Siena    in    uulgare    co])crto   de 

hrasilio  stami)ato. 

329.  Mattliie  Maria  l)oiardo  in   latino  coperto  de  raso  earmesino   in 

cartonj. 

330.  Mechele  Sarzanella    in     versi    latini    co]ierto   de   zanda](>   rosso 

in  cartoni. 

331.  Mess.  Michele  Sauonarola  in  vulgare    del    mutato   ihua   Uorso 

coperto  de  I)rasilio  in  cartoni. 
3,32.  Maschino  (sic)  coperto  de  lirasilio  stampato. 

333.  Miss.  Mario  philelpho  in  vulgaro  co])erto   de    hrasilio    mon-llo 

stauii)ato. 

334.  Muscha  in  latino  coperto  de  hrasilio  morello  in  cartoni. 

335.  Michele    Sarzauella    iu    vulgare    cojxTto    de    zandah-    /allo    in 

cartoni. 

336.  Messias  contra  zudei  in  totlesco  coperto  de   hrasilio   stampato. 


APPF-NDICK   II-  247 


387.  Mfirzi   Muiiilij  asrioiKHiiicun  <M)jiprt()  de   iiionraiiiiKi   rossa. 

338.  Mpss<-  (le  canto  coix-iff  d»-  iiiontaiiiiia   rossa. 

339.  Marci  Tulij  Ciccronis  de   Sciit'ctufc  de    Ainiciria    de    paradosi- 

copevto  di'  l)rasilio  iie<>;ro  stampato. 

340.  Messe  et  oaiizoiie  de  iimsiehe  ìti  allii-  scii/.a   fondello. 

341.  Musi(dia  et  eau/.oiie  taliane  (•oj»erto  de   \chido  caniiesiiio. 

342.  Morte  de  Santo  (iironinio  in  latino  coiicrto  de  lirasilio  staui]tali 

in  eartoni. 

343.  Misser  Michele  Sauonarcda  de  relms  non  nat uraliliii>  <-o|icito  di 

lirasilio  sfainiiato  in   «artonj. 


N. 

344.   Novitade  de  misser  Nicolo  da  est  co]>erto  de  rosso  Alexandrino 

in  cartoni. 
34.5.  \onus  Maroelns  in   latino  co])erto  de  corame    ncjii'o    stamjiato. 

346.  Xonellino  eojìerto  de  montanina   rossa. 

347.  Nicolo  piciniiio  in  Jiima  co]»erto  de  hrasilio  rosso  stampato. 

348.  Xouelle  de  misser  Zoaiie  Saliadino  c(»perto  de  raso  u<>rde. 

349.  Nisser  Nicolo  da  Corre/o  in  Kima  cojM'rto  de  dalmasco  Maiiciin. 
300.  Narratione  delh'  cose  de   I  nuliilterra  copt-rto  de  carfa  pecorina 

som])ia   in   ])ai)iro. 


3.">1.  Origine  del   Ducato  de  Ferrara   Latino  et    uniparo    cojierto    de 

hrasilio  stampa[toJ. 
352.  Officio  in  francese  liistoriato  co])orto  di-  hrasilio  siaiiii>alo. 
3.53.  Officio  in  francese  coi>erto  de  uelndo  uerde. 
354.  Officio  de  la  Madona  in   Rima  coixrto  ile  hrasilio  stampalo. 

3.55.  Officio  de  la  Madomi  simile. 

3.56.  Officio  simile  eo])prto  de   velndo  carmesino  alignrato. 

357.  Officio  de  n.tra   Honna  r'o|)erto    de    corame  negro   cnm   arzeiito 

biancho. 

358.  Officio  de  nostra  Donna  co])erto  de  raso  giallo. 

359.  Officio  de  nostra  donna  coperto  de  hrocadoro  fornito  dar/.enfo. 

360.  Oratione  de  Tullio  in  latino  co])erto  de  carmesino. 

361.  Officio  de  n.tra  Donna  co])erto  de  velndo  carmesin  tornito  iTar- 

zento. 

362.  Officio  de  nostra  Donna  in  lettera  francese  coperto  de  montanina 

morella. 

363.  Origine  de  la  guerra   tra  francesi  et  inglesi  in  \  ulgare  coperto 

de  hrasilio  rosso. 


248  APPENDICE    11^ 

364.  Oratiouc  de  andare  in  viazo  coperto  ile  lirasilio  in  faitoni. 
36o.  Oratione  funebi'e  de   fiudouieo  caxella  eo]>erto  de  lìiasilio  n 
vello  in  eartoni. 

366.  Oratione  del  eardinali-  Bixarion  enni  t'ondclln  rosso. 

367.  Oratione  devota  copcito  de  velndo  nejiro. 

368.  Oratione  notina  coiitra  peste  coperto  di-  iicliidn  iic^ro. 


.S69.  Psalniista  Grego  coperto  de  I)rasilio  stanijiato. 

370.  Petrarclia  coperto  de  nuìntanina  rossa. 

371.  Psalnnsta  in  francese  coperto  de  brasilio  rosso  stanijiato. 

372.  Psalterio  de  Santo  Gironinio  coiterto^  de  raso  carniesino. 

373.  Triedro  Candido  in  vnlgare    de   la    vita    tii-aiiiclia    a    hi    pniato 

coperto  de  zetaniiio  alexandrino  in  caitoni. 

374.  Partitiones  oratorie  in  latino  coperto  de  l)rasilio  staiii]iato. 
37r>.  Pastoralia  Matio  Maria  Boiardo  in  iicrsi  latini  (■o))cito  de  raso 

nerde. 

376.  Piramo  et  Tisbe  coperto  <le  raso  carniesino. 

377.  Porcelio  in  latino  in  lande  del  Dnca  Borso  cojtcrto  de  coranie 

negro  stampato  in  cartoni. 

378.  Psalterio  in  vulgare  coperto  senza  corame. 

379.  Plinio  in  latino  co])erto  de  corame  negro  stampato. 

380.  Proprietas  lierl»arnm  in  vnlgare  coperto  de  coranu'  zallo  stam- 

pato. 

381.  Plinio  in  latino  a  stampa  coperto  <U-  hrasilio  r<»sso  staiii])at(p. 

382.  Prisciano  in  latino  coperto  de  brasilio  rosso  stamiiato. 

383.  Petrarca  in  prosa  in  latino  coperto  de  l»rasilio  rosso  staiiiiiato. 

384.  Psalmista  coperto  de  velndo  carniesino  in  una  liorsa. 
38.5.  Psalterio  coperto  de  velndo  alexandrino. 

386.  Pietro  Doniitio  in  latino  coperto  de  brasilio  rosso  stampato. 

387.  Porcellio  in  latino  in  versi  coperto  de  brasilio  rosso  stampato. 

388.  Profetie  de  Merlino  cnni  fondello  rosso. 

389.  Papia  in  latino  coperto  de  lirasilio  rosso  stami  iato. 

390.  Prediche  de  Santo  Bernardino  in    vnlgare    co))erto   de    monta- 

nina rossa. 

391.  Pulitiche  de  Aristotile  in  latino  coperto  de  brasilio  rosso  stam- 

pato. 

392.  Piedro  candido  so])ra    le    liistorie    de   .Tulio  Cesare  c(>i>crto    de 

brasilio  rosso  stampato. 

393.  Polibio  in  vulgare  coperto  de  brasilio  rosso  staniiiato. 

394.  Probo  eniilio  in  \ulgare  coperto  de  brasilio  stampato  alla  da- 

maschina. 


APPENDICE   ìl'^  249 

390.  Pillilo   ciiiilio  in  \iilji;are  de  pa]>iri)  ctnierro  de  lirusilii»  staliniani. 

396.  Pai>alista  historiado  eoiierto  de  corame  rosso  stampato. 

397.  Proiiertio  in  versi  latini  cojterto  ile  brasili»  rosso  stamiiato. 

398.  Psalterio  oum  eomenfo  coperto  de  corame  negro  stami>ato. 
399'  Psalterio  ciim  exjiositioiie  coperto  <le  lirasilio  rosso   stampato. 
+(X).  Plauto  in  vnlgare  coperto  de  lirasilio  rosso  stamjtato. 

401.  Plauto  in  latino  coperto  de  lirasilio  rosso  stam])ato. 

402.  Polistoro  in  vulgare  coi>erto  de  montanina  rossa. 
4<)3.  Plinio  in  vnlgare  coperto  de  montanina  rossa. 

404.  Prediche  de  fra  gironimo  in  vulgare  coperto  de  lirasilio  rosso 

stampato  in  papiro. 
Kl'i.   Prediche  de  fra  Hieronymo  Sanonarola  in   Itona  carta    co]ierto 

de  hrasilio  rosso. 
10(5.  Plutarco  de  la  fortuna  de  Alexaiulro  coiierto  de  lirasilio  rosso. 
407.  Procopio  in  vulgare  coperto  de  lu'asilio  stampato. 
40X.  Prologus  Sanetorum  cop<'rto  de  lirasilio  rosso  stampato. 

109.  Pai>a   Innocentius  de   miseria    conilicionis    humane    coiit-rto    de 

montanina  rossa  in  Latino. 

110.  Psalterio    grande    da    choro    nota<lo   cfijit-rto   de    lirasilio   rosso 

stjimpato. 
411.  Psalterio  grande  da  coro  simile. 
112.  M.'"  IMero  dabano  de  venenis   in    vulgare   coperto   de    Inasilio 

stam])ato. 

413.  Pompeius  festus  in  latino  coperto  de  lirasiliti  morello  .slanciato. 

414.  Platini  in  vnlgare  cum  fondello  de  corame  biancho. 
4ir>.   Politia  litterarum  in  quinterni  desligato  in  albe. 

110.  Progenies  regum  francorum  et  gesta  etirum  co])erto  de  monta- 
nina rossa  in  carta  bona  francese. 

417.  Prerliche  de  San  Bernardino  in  iiajdro  scripte  a  jienna  coperto 
de  montanina  rossa. 

Iis.  Pau(lo)  cortesi»)  protlionotari  apost<ilico  so]»ra  le  sententie  in 
latino  a  stampa  cum  fondello  de  lirasilio  ciim  «lui  a/.ulli  in 
carta  bambasina. 


119.  Recette  de  medegare  caualli  coperto  de  carta  pecorina. 

420.  Ke  Artuse  in  francese  coperto  de  montanina  nerde. 

421.  Romano  da  la  Roxa  in  francese  coperto  de  Itrasilio  stampato. 

422.  Repetitione  del  barbaza  in  latino  coperto  de  lirasilio  rosso  stam- 

pato. 

423.  Regole  de  Guarino  coperto  de  montanina  biamha. 

124.  Romano  da  la  Roxa  in  francese  coperto  de  corame  bianco. 
425.  Regni  de  Cupido  cum  fondello  morello. 


250  APPENDICE    II  ' 


426.  Kethorìca  votus  in  latino  foporto  rio  brasi  Ho  rosso. 

427.  Rothorioa  nuova  coperto  ile  lirasilio  stampato  in  latino. 

428.  Konrtel  cantiis  in  francese  coperto  de  l>rasi]io  rosso. 

429.  Recettario  in  latino  coperto  de  montanina  rossa  in  cartoni. 

430.  Rieolialflo  ferrarese  cojxrro  de  montanina  verde'). 

4HI.  Ral)i   Samuel    epistola    in    latino   co])erto    de   l)rasilio    ros.so    in 

cartoni. 
VM.   l»e  diario  in  francese  co])erto  de  luasilio  stampato. 


4H."i.  Secreto  di    cliristiani    in    viilgarc»    (.v/c)    co]>ert()    de    montanina 
rossa. 

436.  Somnium  Scipionis  in  latino  coperto  de  earmesino. 

437.  Salustio  .Jiigurtino  in  vuljjjare  coperto  de  lirasilio  stani])ato. 

438.  SiJnano  in  latino  coperto  de  I)rasilio  stampato. 

439.  Statio  in  vulgare  in  all)o  senza  fondello. 

440.  Siti  de  Aiemagna  in  latino  coperto  de  pelle  rossa  cani  cailoni. 
411.  S))cculus  aleliimie  in  latino  in  dui  quinterni  disciolti. 

442.  Sidracche  in  vulgare  coperto  de  montanina  ros.sa. 

443.  Sermoni  de  Socdirate.  in  vulgare  cojìerto   de   dalmasco   alcxan- 

drino. 

444.  Soniti  in  Kime  de  niagnaninw  Donc  coperto  de  hrasilio  lusso. 

445.  Sangradale  in  francese  coperto  de  montanina  hiancha. 

446.  Spagna  in  Rima  co]>erto  de,  hrasilio  stampato. 

447.  Stratone  in  vulgare  coperto  de  brasilio  stampato. 

448.  Svetonio  in   latino   de    la    vita    de    cesare   coiìcrto    de    liiasilio 

stampato. 

449.  Salustio  in  latino  coperto  de  corame  negro  stam)>ato. 

4.50.  Salustio  catellinario  iu  vulgare  coperto  de  lirasilio  slanipatn. 
451.  Souitti  del  Bureliiello  coperto  de  hrasilio  stampato. 
4.52.  Specchio  de  jieccati  in  vulgare  coperto  de  montanina  rossa. 
l."')3.  Satira  del  Triliaccho  in  versi  latini  coiierto  de  taffetà  nidielli) 

in  cartoni. 
4.">4.   Suiiplementum  cronieariini   in    latino    i^rande  .Istoriato  co]>eit.o 

de  corame  giallo. 
hV).  Signiticato  de  le  arnn-  et  deuise  del    Duca   Hercole  in    latino  <• 

vulgare  co])erto  de   lirasilio  stampato. 


1  )  Del)boiisi  a  mano  posteriore  le  seguenti  parole:*  l.óli; .  a;i .  ile  novemlire.  S  è 
■latto  il  soprascritto  libro  intitiilato  Ricobaldo  ferrarese  a  ni.  Vicoiicio  de  Sfoste  «le 
Commissione  del  Sig.  Duca  n.ro  per  mandare  u  nuintoa  a  m.  .Mario  cliìcolo  (.v('c)  seere- 
tario  del  sig.  francesco  Jlarehesc  di  Jlantoa  por  dare  ala  signora  Jlarchesana  eUe  li 
manda  a  donare  sua  E.KCelleatia  ». 


APPFA'DICL'.    Il  -  1^51 


456.  Scurtiiiio  iu  latino  coperto  de  brasilio  stampato. 

\'u.  Sioiv.iiula  fopcrtn  de  iiiontaiiiiui  rossa  in  cartoni. 


lóS.  Trattato  de  nyniplie  eo])erto  de  nerde    enni    arnie   raiLfonese   et 

Ducale  depinta. 
l">y.  Traet.  Spere  in  latino  co]Knto  de  brasilio  stani]iato. 
46().  Trattato    de   Michele   Sarzanella    coiicrto   de   zendale    rosso    in 

cartoni, 
kìl.    Triunipho  del  re  Aljthonso  in  latino  coperti)  de  montanina  rossa 

in  cartoni. 
ki2.    Tito  linio  ali   ['rbc  c(mdita  in    latino  coperto  de  brasilio  rosso. 
i6'A.  Titio  linio  de  bello  pnnico  in   latino  cojierto  de  lirasilio    srani- 

]>ato. 
464.  Teodoro  siculo  in  greco  coperto  de  montanina  rossa. 
46.">.  Teseo  in  unlgare  coperto  de  montanina  rossa. 

466.  Terentio  in  latino  coperto  de  brasilio  stampato. 

467.  Thonia  cambiatore  in  latino  coiterto  de  brasilio  sram)»ati). 

468.  Triompho  de  la  fama  in  unlgare  coperto  de  brasilio  stam]»at<i. 

469.  Tristano  et  compagni  in  francese  de  la  tavola  redonda. 

470.  Tristano  solo  in  francese  coperto  de  brasilio  stam])ato. 

471.  Tratato  de   ueneno   fatto   per    piero    ilabano   cuni    fondello    di- 

brasilio. 

472.  Tenori  todesclii  in  canto  coperto  de  monrauina  ut^i'de. 

473.  Titolivio  in  francese  copert<i  de  montanina  rossa. 

474.  Toscolane  de  cicerone  in  latiiu)  coperto  de  montanina  rossa. 

475.  Tragedie  de  Seneca  in  latino  coperte  de  brasilio  rosso. 

476.  Tito  stroza  in  latino  coperto  de  raso  carniesino. 

477.  Tito   linio   de    bello   macedonico   in    latino   coperto   de   coram<- 

negro  stampato. 

478.  4'inoxomia  (xic)  in  latino  coperto  de  montanina  rossa. 

479.  Tlieogenes  in  niilgare  coperto  de  montanina  rossa  in   cartoni. 
4S0.    l'ribacho   de   velocitate   tempornm   in    versi   latini    cojtcrto    de 

veludo  nerde. 

481.  Tullio  de  officijs  in  latino  coperto  de  brasilio  rosso   stampato. 

482.  Terentij  epitoma  in  latino  coperto  de  brasilio  stampato. 

4X.3.  Tradimento  de  (incili  di    pij    in    latino   cojierto   de    monranin.n 

rossa  in  cartoni. 
484.  Tulio  de  officiis  in  latino  coperto  de  biasilit)  stampato. 
185.  Tito  stroza  coperto  de  raso  morello. 


252  APPENDICE    II'"^ 


V. 

isti.   N'ersi  del  Carbone  in  latiiui  al    Duca    li. Troie    .•..perto   «le   laf- 

feta  rosso  in  cartoni. 
■ÌKÌ.  Versi  latini  avolti  in   raxo  Alexandrino. 

488.  Versi  latini  coperti  di  i)elle  rossa  al  Duca  Hercole. 

489.  Vita  pelopide  et  inarcali  (in)  latino  co])erto  de  carta  pecorina. 
190.  Xìtn  de  Santi  padri  in  uulgare  coperto  de  montaniiiii  verde. 
!91.   \aleri(>  iiiassinui  in   \iilgare  co])ertn  de  montanina  rossa. 

492.  N'altrio  massimo  in  vulgare  coperto  de  l>rasilio  rosso  stampato. 

493.  \  alerio  massimo  in  vnl.u;are  coiierto  de  l)rasilio  rosso  stampato. 

494.  N'alerii)  massimo  in  latino  coiierto  de  hrasilio  stampato. 

490.  \'(n"ine  ciceronis  in  latino  (•o]>erto  de  montanina  nerde. 

496.  Verine  ciceronis  in  latino  coperto  Ijrasilio  rosso  stampato. 

497.  Una    epistola    de    Santo     Bernardo    co])erto    de    lirasilio   rosso 

stampato. 
l'.ts.   \'ifa  et  e])istola  de  Tulio  eo]terto  de  lirasilio  stampato  in    vnl- 

gare. 
499.  \'ita  de  Santo  Antonio  in  latino  coiierto  de  montanina    uerdi'. 
.">00.  Virgilio  coperto  de  brasilio  rosso  stampato  in  latino. 
.^01.  Vita  Lixandri  in  latino  co])erto  de  l)rasilio  cum  hroche. 
.")02.  Vooal)ulorum  pro])rietas  in  latino  coi)erto  de  montanina  rossa. 
."iOB.   N'ita  del  Duca  Filippo  in  vulgarc  coiierto  de  montanina  rossa. 
.".01.   N'ita  del  re  henrico  in  uulgare  coperto  de  montanina  rossa  in 

cartoni. 
.^(F).  Vitoria  contra  N."  in  vi^rsi  latini  ]i(>r  trancisi  cum  fondi  Ho  rosso. 
.^(Hi.    N'ita  et  morte   de    liypolyto    in    vuljiare    coperto    de    montanina 

verde  in  cartoni. 
r>()7.  Vita  de  Carlomagno  in  vulgare  coperto  de  hrasilio  stan\])ato. 
008.  \'ita  Jlarionis  in  latino  coperto  de  hrasilio  stam]>at(). 
.509.  ^'ita  de  Santi  i)adrj  cum  fondello  rosso. 
510.   Vita  del  Duca  lilippo  in  latino  coperto  de  monranina   morella 

in  cai'toni. 
nil.   N'ita  clnisti  in  francese  co]icrto  de  hrasilio  neyrii  stampato. 
'>\'2.    N'ita   de  plutariM)  astampa. 


APPENDICE  lU 


III. 


Mandati  dj  paga  e  documenti  riguardanti  la  libreria  estense. 


:>(!  Ciiiiiini    I  /.',(). 

\'i)s  l';icl(ircs  ni-iicriilfs  ipsiiis  [ddiu.  LcuiirlliJ  «l;iri  ci  suini  l'acialis 
(iiiicliiio  «le  Iv'iMiia  s(ii|)lori  lil)ri|.s  vi<;iiili  I  rcs  iiiaicliis.  jud  resto 
iii<'icf(lis  siili  (Irditc  pio  transcrihoiidd  AloxaiKlriiin  de  Ilalcs  «««/«■/• 
lixdìniix   ». 

l'Ini.     B.Mld.drllS. 


.S'    (iltlìUlill     l'i.")?. 

^'iis.  l'actorcs  iroucralfs.  ilari  l'acialis  .loliaiiiii  de  Macinìi  ia  Scri- 
jitori  Ducatos  iiuiitlror  auri  jd'o  l'csidiio  incrccdis  sue.  (piia  scripsil 
uiiuin  svetoiiium  ]H'aef."  Domino  Nostro. 

(Cod.  est.  a.   H.  l.i:^). 


.5  JHceinhi(    1406. 

Mandato    111.'"'    domini    nostri    dui   Borsii    Ducis.    Marcliionis  et 
('omitis  ctc.  \'os  facfores  i<:eneialos  mittatis  Jlln.  Diio  Nicolao  esteù. 


256  APPENDICE   III 


lihras  diiodcfim  et  sdMos  «inator  M.  ot  lioc  prò  suliieiulo  it-sfmn 
cius  (^uo  coust.  uuus  liber  liietorivorm,  ('iccraiii^  .scriptus  ad  usiim 
praefati  dui  Nicolaj  et  ponatur  ad  expensas. 

(Cart.  di  Bibl.)- 


r>r<lcia   dfl    Duca   Hoiso  —  da    Padova.   — 

JC    Miiil'jio    J  J.IS. 

Diloftissiiiii  Nostri.  —  Coni(>  A'ni  sa]iiti  Magistro  liUdovit-o  Car- 
lioiic  lii'ge  Poesia  et  Arte  Oratoria  in  quello  nostro  stuilio  et  ha  ad 
hanere  ogni  anno  di  Salario  lire  cento  de  niareli.  le  qnali  se  liano  a 
snbtraliere  de'  Salarij  de'  Doetori  legenti  Medicina  et  Philoso]>liia. 
segondo  che  ordinassenio  siclie  haueno  facto  fare  e]tsa  snbtractione 
de  libre  cento  per  il  salario  de  1'  anno  presente  1458  cominciando 
a  S.  Lncha  proxinio  jiassato.  segondo  che  intenderiti  per  la  inolnxa. 

Fati  aduu(|ue  retinere  a  li  nominati  doetori  in  dieta  inclnxa  la 
quantitade,  che  uederiti  traete  fn^)ri  a  cadauno  et  responderne  a 
M."  Lndouico  ))er  il  sno  salario  del  anno  ])resente  '). 

(('od.   est.   irai.    7.    L.  9:21). 


2.3  Fchhniio   1-iÒ'J. 

l'iero.  1,"  é  de  u<dnntà  del  .S."  iiro  df  prestare  amessere  Bene- 
deto  di  Stroza  uno  sno  libi'o  che  sr  chiaiìia  Qii infoi i<nio  ci  quale  fu 
del  Marchese  LioneUn  et  ]i('r  che  ra.  Girolimo  disc  <]r  ci  fu  prestado 
ad  messer  hon.  m.  Ludouiyo  Cailtom  fateuelo  rendere  et  ^'ni  im  per- 
sona oonsignateh)  aldicto  messere  Benedeto  per  parte  del  8."*  cura 
farne  degna  memoria  per  che  (da  a  tignire  circa  sei  mesi  per  farne 
trauserinerc   uno  per  Inj.   In  hostellato  die  23  febr.   14.59. 

Laurcntiiis  de  Stro/.a.   Comes.   (C'art.   di    Hil)l.). 


1)  Questa  lettera  fu  conosciuta  dal  Tiiaboschi.  v\n-  la  ricorda  di  sfuggita  nel  T.  VI 
(  p.  935)  della  sua  Storia.  Benché  essa  non  sia  i|ui  a  suo  luogo,  ci  permettiamo  tuttavia 
di  pubblicarla  integralmente,  stimando  che  i  lettori  ce  ne  siano  grati. 


APPF.xnirF,  HI  257 


l  l   Mdizii   1401. 

Vos,  fiictorcs  gcueriiles,  daj'i  d  solvi  tViciiilis  venerabili  IValri 
Baptistac  de  Cremona  orrliiiis  ('ajiuclilaiuni  et  prò  eo  Menno  ali 
Ariuis  notarlo  tlorenos  sex  ani'i  prò  prelio  (Inorimi  lil)rorinii.  vid.' 
fjihri  ì'it.  SS.  ratinili  cf  l/ihri  l'riiniiphoniiii  l'vti-aivi.  (pios  idfiii 
f'rater  Ncndidif  et  olisi,i;na\if  iirad'."   Domino  nostro.... 

((;o<l.   est.   '/.    II.   l,i;!). 


1<'   Xd  re  ìli  bri'    1461. 

r>a  lina   lettera   a   Borso  di   SrijiiiiiK'  lùirlinid  si   ap^ncnde  elie  (ilia- 
imo  della  Torre  do\'eva  al    Dnea  un   Mcxndìc. 


;V    Otliihrr   1465. 

Ha  una  lettera  di  \ieolo  l'asini  si  impaia  (di'ej;li  a\'e\a  avn(o 
r  iiiearieo  di  <-ompeiare  «  min  deerelo.  uno  sesto  <'\  mio  paro  de 
«  (dementine  ».  (Questo  l'urini  era  uno  scolaro  (dn-  voleva  addolto- 
rarsi  a]>]iuiito  in  ((nelT  anno. 

'  (Carteggio  di  Bihl.). 


^7   (ì  ninni  II  1466. 

.fucDÌio  di'  Fiiiiilì,  serittore,  si  lamenta  di  Lorenzo  Strozzi,  elie  non 
io  ha  pagato  per  certi  suoi  lavori,  e  dice  clie  ora  sta  scrivendo 
un'  operetta  de  «  nnsser  Herenle  (die  noie  sia  finita  in  un  mese  ». 

(Ciirt.  di  Bibl.)- 

17 


258  APPENDICE   IH 


10. 

.7    Xorcinhii     I  tCC. 

....  (I;ii-j  t'uciiitis  (1.11111  l'ocre  .\iiyilo  Drcciiilnio  itiiio  ;i(l  i»ar(i-s 
Borgiiiiili.ic  lioi-ciios  (lc<'(iii  ,iiiri.  «piDS  incliliatii.s  n.ims  ixistcr  do 
sua  (-(Hisiicta  lilicralitatt-  il(>iia\it. 


(Cod.  est.  a.   H.   I.IS). 


:-':^  Xovoiiìin    lina. 

....  d.-iri  laciari.s  fuclc  1).  .Viiyclo  Dccciiiliiio  llurciuis  dcccni  miri 
iilfia  alius  dfcriii.  (le  i|iiilm.s  alt(.Tniu  iiiaudatuiii  lialmistis.  ()U(is 
[uefatuK  l).  \.  per  iii.stantiaiii  111.  d.ni  Nicolai  ostensis  et  etiaiu  ex 
nberiori  sua  lilicialitatc  lios  alios  Horeiios  decciu  doiiat  iiisi  duo 
Angelo. 

(('od.  .-st.  a.   H.   1.18). 


Ki   r.inili»   1  {(i7. 
^'ell^(Hl(p  dati   jier  ordine  di    Hoiso  al    poera  (Jiialaz/.i  de   l'eiiisii 

."i()    ducali    d'oli)    ]ier(dle    .-l    dielius     sil]ierio]'ÌliUS    ])lesellta\  it    Cel.    SIK 

(|uaudani  oiieraiii    ap]i(dlalaiii    in    terlia    rima    /><    rjcxtix   <in<iiiiitid(iii 
Cnpiintivorum   AniKiriim  (ìcOnictuniii)  '  )•. 

(Cod.   esl.   y.   H.   I.IH). 


IH. 

J46S. 

liorso  ordina   che  sian   maudati  all'oratore    estense  in    Firenze. 
Nicolò   de"  Koberti.    iX   due.    d'oro    ]ier  eouqierare  :  «  uuaiii   decani 


1)  Dei  docunu  11.  12,  13  ebbe  conoscenza  anche  il  Tiraboschi.  Il  ooil.  est.  ^.  H.  1.  13 
è  del  resto  una  «ielle  miacellanee  italiane  ordinate  dal  Tiraboschi. 


APPENDICE    III  259 


Tifi  Livii  lnsf<iii(igia|i]ii  in  )>afrinin  sennonciu  e  latino  fradncfaiu 
inu  111.    |).   AUmtIo  Kstfiisi   ». 

(Cod.  est.  X.  il.  I.IH).- 


llliislrissiiiii-  luicrps  fi    V.\."     Domini^  mi  Singiilar.'"" 

S  MtKjfiio   I  ITO. 

.Io  ho  letfuto  lurtfia  do  la  \'.  S.  jut  la  i|ualli,'  epsa  me  Si-riuc 
flio  .Io  j^li  «li'bia  mandare  il  Strahmie  in  greco  ad  che  gli  rispondo 
elle  uela  thoie  non  gli  ho  libro  ninno  greco  et  non  gli  nehi  mai. 
Mai.ssi  io  parlarli  «um  M(in<>  de  Cahiolti)  se  lui  lo  liauesse  mai  dal 
latto  suo  et  hal»iand<do  il  se  mandara  subito  ala  \'.  Ducale  S.  ala 
<iuule  <<)ntiiiuauieute  mi  racommando. 

servitor  et  Famulns 

Scirio    FoUTtNA 


11  IM  Maggio  14<'^:>  Kleouora  d'Aragona  ordino  di  pagare  a  «  Her- 
iiardo  Cartholario  »  soldi  (juaranta  march,  pel  costo  di  un  Virgilio 
a  stampa,  in  papiro,  comperato  per  uso  di  Lsabella  estense').  Il  H 
Dicembre  dello  stesso  anno  Eleonora  ed  Ercole  facevano  pagare  a 
M."  Giovannino  Theothonico  «  impressori  librorum  8.  40  march. 
«  prò  preti (>  uiiius  Donati  impressi  empti  prò  usn  111. mi  D.  .luli 
«  tilii  ». 

(Cod.  est.  a.  H.  1,13). 


16. 

r<dgo  dallo  stesso  cod.  est.  a.  H.  1,13: 

Il   23  Giugno  148.T  Ercole  ed  Eleonora  ordinano  di  pagare  Maestro 
Andrea  Fraucigeua.  jnercante  di  libri  [è  A.  Belforte].  per  la  com- 


1  )  Xon  sarà  discara  ai  lettori  questa  iiotiziola.  che  registro  i|ui  in  nota,  fi  cod.  est.  Oc. 
L.  .0,  16  contiene  una  interessante  crouogratìa  estense,  la  cui  prima  parte  è  conservata 
nella  Bibl.  Vitt.  Emanuele  (si  cfr.  Gioì:  star..  XXXVIII,  I.tO  n.  3).  Isabella  vi  compare 
infante  colla  seguente  scritta:  «  nacque  marti  adì  17  raa^o  1471  ad  bore  una  e  meca  de 
nocte  >'.  La  miniatura  dev'  tseere  di  poco  posteriore. 


260  APPENDICE    III 


pera  (li  due  volumi  «  Opcrh  TerrtitiJ  hiijìrcfsoniìn    cuni    coiiifiilo   1)0- 
«  vati....  prò  Qsu  Filiorum  ». 

Il  15  Ottobre  dello  stesso  anno  Ercole  I  faeeva  pagare  ad  Andrea 
Da  le  ^'ieze  i  segg.  libri  : 

1.  Uno  libro  da  canto  figurato  che  scrisse  e  notò  fra  Pliilipix)  da 
S.  Zorzo  chiamato  lo  respondeute  de  li  ^^'Sl^ri  de  la  Quaresima 
lavorado  d'oro  t-r  de  pennello  con  1"  arma  ducale:  di  quinterni 
XVII  di  carta  di  capretto. 

2.  Tre  libri  in  carta  <li  «-aitrctto  da  canto,  figurati.  ])cr  sua  Ex.'', 
da  portare  in  Villa. 

3.  Un  libro  da  messe  fatto  ilal  Fra  de  S.  Domenico,  accomodalo 
e  così  un  Plinio,  che  fece  M."  Nicola  da  Rovigo. 

4.  Un  libro  da  canto,  figurato,  che  scripse  e  notò  Don  Alcssan<lro 
Signorello  a  la  pifaresca,  con  un  i)rinci]>io  miniato  all'antica,  con 
l'arma  Ducale  e  con  lettere  d'oro  a  T  antica. 

o.  Un  libro  ile  Orlando,  ecc.  '  ). 

6.  Un  libro  da  Messe  da  canto  <dic  ha  fatto  Fra  Philippti  da 
S.  Zorzo  di  quint.  27  di  carta  di  capretto,  con  ininc.  arma  e  le(t. 
come  sopra. 


17. 


:24  Xonwhrc   J-JSS. 


(Lettera  in  nomi-   di  Erc<de  a   iMiiictri»  (iiiitsscìli  -  ) 
custode  della   liibliot<-ca  njiostolica). 

Venerabilis  Dileetissime  ùr.  —  Transcorrendo  <li  nono  a  ili  ]ias- 
sati  la  nota  della  Biblioteca  de  la  Sane.'"  del  S.  uro:  qual  questi 
misi  uargati  ne  mandasti:  et  legendo  una  gran  Brigata  de  historio- 
graphi:  quali  in  altro  loco  non  se  racordenn)  hauer  uisto  et  cre- 
dendo  che   facilmente  i)ote.riano   esser  historie  :  de   le    quale    ))ute- 


1  )  Il  docum.  (■  gi<à  stato  riportato  nel  libro  (  pag.  27,  u.  2).  Hi  cfr.  Hermass,  "/'•  «'•, 
p.  152. 

2)  Il  Guasselli.  a  cui  è  iniiirizzata  la  presente  lettera,  è  quel  Ueiiietrio  (Tuazzelli,  cu- 
stode della  bibl.  Vaticana,  chiamato  anche  Demetrio  da  Ijucca.  Si  cfr.  JliisTz.  I^a  hiblio- 
l.héque  du  Vaticwi  au  XVI  sìàclss,  Paris,  1880,  e  Cian,  Giorn.  stor..  IX.  pag.  150,  n.  4. 
Il  Guazzelli  fu  discepolo  del  Platina  a  Roma  e  fu  nominato  nel  1181  custode  della  Vaticana, 
Mori  nel  1511.  Importantissimo  è  un  documento,  che  lo  riguarda,  da  me  trovato  nel  h'e- 
(jVitio  dei  Ducreti,  voi.  Xlf.  e.  ;ll.  Da  esso  impariamo  il  nome  dei  suoi  fratelli  e  della 
«  madre:  «  1  Settembre  1187.  Deeretum  exemptionis  et  immuuitatis  impertite  Ven.  D.uo 
«  Demetrio  Guassello  aposlolice  labliotltecae  Custodi  et  Sanct.mi  d.n.  n,ri  familiari,  Mi- 
«  chaeli,  Gaspari.  Haptistae.  Francisco  et  Beuedicto  eius  fratribus  et  d.iie  Dominice  corum 
»  matri  Petrognaui  Vicariatus  Camporegiani  Uabitatoribus  ». 


APPHNDICE    III  261 


rt-sseiin)  ]»ilgiare   piacere  assai:  ne  haueiiio  luduto  st-riiierc   <[iu'sfe 
nostre:....  —  il  «là  ordine  di  far  trascrivere: 

Grejjorius  liistoriciis. 

Heliodorus  liistorifus. 

Souoras  bistorieiis. 

Manasses  historicus. 

Kuiiiatliius  liistorifus. 

Aeropolites  historiciis. 

Comates  historicus. 

Agatliius  historicus. 

Herodianus  De  Vitis  quorundam  Iiiijxratoruiii. 

Anastasis  bihli(ìtpcarij  historia. 

Et  ]»erche  nui  haneiiio  in  la  Bildiorecha  nra:  rinneriuni  illiul 
K.aiienatis  Kcclesiae:  che  è  o]iera  de  Ricolialdo:  et  ancora  hauenio 
in  uno  altro  (|nesta  opera  medesima  :  la  (piale  è  intitnlata  Cronica 
Ricohaldi.  Terho  ntdemo  intendere  se  ainlie  due  <|ueste  opere  de 
Kicoltaldo  sono  una  <-osa  medesima.  On  se  pur  done  scrineti  in  la 
nota  nostra  Cronica  Ricobaldi  :  sij  la  historia  grande:  uedendo  uui 
che  Pomeriuni  è  più  presto  in  l>reuiatura.  De  la  nita  antem  de  la 
Contessa  Mathelda  non  essendo  lineila  che  comunamente  si  ha  in 
uersi  uolontiero  la  uederessemo:  rendendossi  certi  che  sij  opereta 
assai  pichola  :  si  che  non  ui  sera  fatica  ad  farla  transcriuere  :  et 
mandamela:  che  subito  ni  faremo  remettere  la  merzede  del  scri- 
ptore. 

(  Cart.  di  biMiote<-a). 


IJ  Lmjlii,   14SS. 

«  Uno  mapamoiidi  in  una  guaina  grande  de  cuoio  ».  Die  xj 
.Julij  14X8:  Magister  (ialeatius  Trottus  haliuit  de  Comissione  IH.™' 
1).  Duci  nostri  et  in  ejns  ]tresentia  ])ro  imjionendo  in  studio  sue 
Eecel."'" 

luvent.  di  biblioteca 
(  Postille   marginali  ). 

U». 

Digestum  Vetus  —  Bartolus  su^Jer  loto  Inforciato  —  tJarthulu» 
siiper  toto  if.  veteri. 


262  At»PÉNDICE   III 

Istos  tres  reouperaiii  <'t  cxcgi    a    Joaimi'    Sadolctto   cui    de  anno 
1161  concessi  fiieraut. 

(Postille  niaiginali  ). 

20. 

Asolerò  monte   in  nulnair  in   i>rosa,   in   nuMnltranis. 
llalHiil    111.'"'    I).    Dneissa  ]ii(>   ili."   1).   Ferdinando.... 

(rostille  marginali  ). 


Liher  Flaiiiete  vnlgaris  in    ineiiiluanis.    Aeeoniodatus    de  C'oniis- 
sionc   1).    Diicis  Nostri   a    Mag.'    1  ).   .Ioaiine   N'eetore. 

(  l'osfillc   marginali  ). 


'22. 

IHJ  Maggio  489  i. 

Geneologie  Deorum  Joanis  boeatij  in  inend)ranis.  Die  20  Mai j  l'I.^H 
IH.'"""   D.  Dux  uoster  hahuit  et  in  studium  siio  posuit. 

Nell()  stesso  giorno  faceva  ]nir  trasportare  Ercole  I"  nel  suo 
studio  altre  opere.  Il  di  ultimo  di  Febbraio  dello  stesso  anno 
aveva  reclamato  i)resso  di  si-  uno  Svetonio  :  «  de  xij"'  Cesaribus  in 
niembranis  ». 

Accanto  a:  Marcus  l'aiilns    Veiietax  leggo: 

Halmit  IH."""'  Doniiniis  Dux  et  in  suo  studio  coUocavit  S]).  llic- 
l'onyms  Zilioliis. 

(  Ari-h.   est.   in   Modena.    Da  postille 
marginali  d'un   invent.   di   libii  ). 


23. 

l'O  Maggio  1489. 

In  margine  al  libro  «  uno  libro  dicto  genologia  deorum  »  il  nis. 
reca:  «  Has  geneologias  lialuiit  ili.  D.  Dux  uoster  die  20  maij  1489 
et  in  studium  suum  possuit  ». 

(Post,  margiuali). 


APPEXUJCI::   III  263 


24. 

E  così  al  libro:  «  uno  libro  dicto  gaio  Sut-touio  »  ( Citta dklla. 
op.  cit.  1.  cit.)  ("'  ainiotiito  dello  stesso  ('ar!itter(>  e  —  ereib)  —  indio 
stesso  anno: 

«  JIuuc  Siietonimii  liahiiit  ril.iiuis  ì).  l)ii.\  Xoster  die  iilt."  fe- 
bruarij  et  in  stiidiiiiii  siiuiii  ])osiiit  ». 


(  l-'ostille  iiiargiii.   di    mi    iiiveii(aii( 
ili  Arch.  estense). 


25. 

A  Giroìaìiio  iiitjHoli. 


i'.V  .Ujnxto   J.jO:j. 


Dib'ctissiiiie  òr.  —  Fa  de  eereliari»  in  (luardaroba  eliel  gè  debe 
essere  uno  libro  \ulgaii'  in  eliaita  de  ea)>r<'to  di-  la  liisfiiria  lio- 
reidiiia  (|iiale  ne  l'u  intil  iil.itu  a  .\ui  per  .laeoiiio  de  inesser  poggio 
et  iiiaiulaeelo  (pia  a  Heiiigiiardn  iiieontiiieiite.  pel-  (die  iioleiiio  (le- 
derlo. 

Helrig.'"  xxviij  Aug.  l.")():i. 


26. 

J()   (Hti)hrr    l.'jO.-j. 
J^ettera  dal    Moiiaslrvii  di   Xinniiitola. 

(ìli  Abati  iiiaiidaiio  un  iilirn:  «  uno  libiieiolo  :  ei()<'  una  pra- 
«  etica:  De  Coiiseruatioiie  Saiiil.atis  tempore  ]iestis  cdu'  lo  de  uno 
«  i)rete  ferrarese  ». 

Promettono  poi  una  eronac.i:  La  d'oiiirti  drlìa  ('fsnatioiir  del  Ce- 
ptro  et  del  Reiino  di   Lonfiohaiiii. 

(Cart.  di  bibl.). 


264  APPENDICE   in 


27. 

Afc-nito  ;il  lihni:  «  Lilici-  pluiiiuii  gostonuii  laiiciloti  in  uifiiiliia- 
«  iiis  »  Irgiji'si:  llalmil  1).  Sit>isiiiiiii(lus  iiriuio.  ]><isrca  HI.  1)uk  in 
studio  suo. 

(Postilla  inarj'iiiaio  di  un 
inventario  di  libri). 


28. 

Sifiixtììoiido  dr'  SUjixmoììdi  scrive  in   data  22   (icnnaio  IHld  al 
«  Uuoa  di  Ferrara  ». 

7.770. 

«  ....  Ma  por  ]iiìi  chiara  uotitia  Io  sono  stato  scrijitorc  molto 
«  tein]»[o  in]  Firenze  del  M."  Lorenzo  de  \Iedi<-i  :  et  del  Re  Mathias 
«  et  di  poi  la  exi)nlsione  del  M."  Piero....  fu[i]  serii)tore  del  re  di 
«  portugallo  in  scriuere  la  bibia  eonientada  da  nieolo  da  lira  et  tanta 
«  l)ene  ornata  et  guarn[ita]  [di]  miniature  et  ferrature  doro  Heripta 
«  tutta  a  l.ra  antiqua  ferma  che  costoe  dece  milla  ducati  conio  scia 
«  (|ui  el  Commissario  n.ro  el  quale  in  quelli  tempi  era  ancora  lui 
«  a  tìrenze  et  era  et  è  mio  amico  per  essere  i(»  na(to  et]  allenato 
«  in  ferrara  et  bora  lo  S.'  Alberto  mi  ha  mandato  dui  uolnnii  di 
«  libri  del  cardinale  di  Ro[ma]  uno  breiiiario  da  Cann-ra  in  l.ra 
«  moderna  et  l' alti'o  cbianiato  Rabi  Mdvscs  in  pjiiloso^ibia  mo- 
«  rale....  *)  ». 


1  )  L' importanza  di  questa  lettera  mi  i'  parsa  tale  da  giustificarmi  pienamente  presso 
i  lettori  d'  averla  ilata  alla  luce  sebbene  per  la  sua  data  avanzata  esca  dai  limiti,  che 
mi  sono  imposti.  Essa  si  riferisce  alla  famosa  Bihliia  di  lìelem  e  appartiene  a  un  celebre 
amanuense,  che  può  ritenersi  Uarpigiano.  per  quanto  egli  stesso  si  afferrai  per  opportu- 
nità nato  in  Ferrara.  Si  cfr.  Bradlev.  [Hctionartj  of  Miniaturisl,  ecc.  cit.,  London,  1887, 
III.  2a8-2U;  F.  Uarta,  Codici  miiìiati  della  Xa-.ionale  di  Milano,  Koma,  pag.  9/!  e  P.  Au- 
sauld?;t,  Attavantii  et  la  hible  di  Ilelem  (  Bxtrait  du  Ilihliographe  inoderne  n.  (1.  l'aria  ISitS, 
pagg.  10-12.  Il  Cav.  A.  fi.  Spinelli  mi  favorisce  alcuni  appunti  tratti  da  un  suo  copioso 
schedario  di  miniatori.  Il  fi  Aprile  1480  Sigismondo  compare  come  testimone  in  un  atto 
di  Margherita  Cecchi,  moglie  di  (xuido  (Jocca))aui.  Intorno  al  1500  incominciò  ad  eserci- 
tare r  arte  del  notaio.  Il  22  Novembre  ióUl  il  Duca  di  Ferrara  e  Alberto  Fio  ordinano  ai 
notari  di  Carpi  di  presentate  al  Sigismonili  i  loro  rogiti  affinchè  siano  registrati  nel  Me- 
moriale. Cessò  di  vivere  tra  il  14  e  il  31  Luglio  ló'lftia  Carpi  e  fu  sepolto  la  S.  Nicolò. 
Diversi  codici  da  lui  scritti  trovansi  nella  Laurenziana.  L'  Archivio  (iuaitoli  conserva 
(n.  144)  un  «  offieium  beate  et  gloriose  uirginis  »  il  cui  e.vpl.icit  suona:  «  Explic.it  officium 
die  XXI  Octobrìs  .MDXXII  in  terra  Carpi:  —  Manu  Sigismundi  >■. 


APPENDICE  TV 


IV. 

Frammento  d'inventario  dell' Arcliivio  estense  M 

(XV -XVI). 

Nota  et  orcio  rerum  omnium  in  ducali  archiuio  collocataruiii  per  me  peregrinum  pri- 
scianum  conseruatorem  iurium  «iucalis  camert':  et  comunis  ferrarle:  die  hac  Quarta 
Januarij  MCCCCLX.\XVriI. 

e.   12'].  Catastmm  colioi)ertuiii  Riibeo  corio:  cimi  cantoualihiis  car- 

tariiiii  415:  ab  auiio  1393  usque  et  i)er  fotuiu  anuiim  1394. 

Catastruiu  coliopertum  Kiibeo  corio:  (Uiiu  cantonalibiis  cai- 

tarniii  290:  ab  aiuio  1394  risque  ot  pei-  fo^u]ll  animili  1414. 


1)  Parmi  prezzo  dell'opera  por  fine  a  queste  poche  appendici  riproducendo  da  un 
catalogo  dell'  archivio  estense  alcuni  estratti  scelti  qua  e  là  collo  scopo  di  offrire  ai  let- 
tori un  tenuissimo  saggio  della  interessante  materia.  —  .Sulla  storia  dell' Archivio  estense 
nel  sec.  XV  noi  non  possiani  citai-e  che  i  pochissimi  cenni  editi  dal  (Jampi,  Cenni  storici 
intorno  V  Areldrio  secreto  estense,  in  Atti  e  Menu  ileUa  Deput,  di  SI.  P.  di  Mod,  e  Parma, 
ir,  335,  cenni  che  pur  bastano  a  dare  una  pallida  idea  dell'archivio  e  dei  primi  dotti 
incaricati  dell'ordinamento  e  della  conservazione  di  esso.  Nell'ultimo  ventennio  del 
jec.  XV  possiam  credere  che  l' Archivio  dei  Principi  d' Este  fosse  diviso  in  tre  parti  : 
Archivio  propriamente  detto,  depositario  di  carte  antiche  di  grande  importanza;  Archivio 
della  Grotta,  che  custodiva  le  minute  ducali  e  Aichivio  del  Camerino,  che  conservava 
la  corrispondenza  cogli  esteri.  Quest'ultimo  era  sotto  la  sorveglianza  di  Battista  (luarini; 
al  secondo  presiedeva  Giulio  Piganti  ;  rispondeva  del  primo  il  cancelliere  Alfonso  Moro. 
—  Il  Campi  non  fa  menzione  del  grosso  catalogo,  mutilo  in  line,  al  quale  noi  abbiamo 
attinto  per  la  presi'nte  appendice.  Esso  si  apre  coli'  inventario  della  libreria  di  Borse 
(  Append.  I  ),  ma  è  quasi  tutto  dedicato  alla  registrazione  delle  carte  archivistiche 
(  ce.  12  r  -  52  V  ).  Possiamo  anzi  dire  die  il  catalogo  dovè  trovarsi  fra  le  mani  di  Pellegrino 
Prisciano,  il  quale  vi  fece  di  suo  pugno  parecchie  aggiunte  di  molto  rilievo.  Sappiamo 
già  che  il  Prisciano  oltre  che  alla  biblioteca  attese  con  ogni  cura  all'Archivio;  può  dirsi 
anzi  ch'egli  abbia  manifestato  in  cotesto  suo  esercizio  uno  zelo  veramente  singolare. 
Basterà  ricordare  le  parole  clie  Pellegrino  adoperava  nella  prefazione  della  sua  Storia: 
«  Ducalis  Archivii  tui,  Bpiscopiique  nostri  ac  Nonantulanae  Abatiae  aperuimus;  vetust. 
«  et  plurimas  tabellas  f^ongobardis  etiani  elementorum  characteribus  conscriptas  ;  priui- 
-'  legia  Uoniauorum  Iraperatorum  Pontilicumque  ac  Kegura,  comitumque  Longobardorum 
«  multa  vidimus  »  ecc. 


26K  APPENDICE   IV 


Catastriiin  cohoperfiiin  Ruben  corio  :  cum  cantonalilms  car- 
tarum  367  :  al»  anno  1415  usque  et  per  totum  annuiu  1437. 

Catastruni  colioperfnm  Nigro  corio:  feudorum  et  libelloruin 
raellarie  :  cart.  271  anni  1437. 

Catastrnni  cohopertuni  Rubeo  eorio  cuiii  cantonalibns  car- 
tarum  276  ab  anno  1442  usque  et  per  totum  anniim  144"». 

Catastruni  eobopertuui  Ruben  corio  cum  cantonalibns  car- 
taruni  198  ab  anno  1441  usque  et  ]ier  totum  annuiu  14.">4. 

Catastrum  cobo]>ertum  Rubeo  corio  cum    cantonalilms  car- 
tarum    .371    ab    anno    14.^2    usque    et    ]icr    totum    .luiiuni 
1473  =  ) . . . 
e.  13'].  Catastrum  pecudineum  policcni    l'odigij    i-art.    1S4   ab    .umo 
1396  usque  et  per  totum   1480... 

Catastrum  priuilegiorum  ])apalium.  cart.  .32. 

Catastrum  lambertorum  quondam,  cart.  19. 

Liber  in  forma  et  folijs  niaioribus  in  capreto:  cartarum  — 
et  snnt  pacta  inter  Venetos  et  fcrrarienses  :  libei'  anti- 
qui ssimus -').. . 
r.  t(i'  |.  Tiu)  disegno  grande  in  tella  dcpinto  del  disegno  del  polc- 
sene  de  Rouigo  posto  in  una  capsa  de  legno  lunga  <• 
strecta  facto  per  m.  pelegrino  de  i>risciano . . . 

Item  uno  instrumento  signato  ])er  dui  Afa.  Itcm  uno  instru- 
mento signato  ])er  dui  ita:  item  mezo  instrumento  signato 
per  dui  uita  :  item  uno  instruniento  signato  per  dui  landa  : 
item  uno  instrum.  de  la  Contessa  Ingelarda... 

Item  uno  instrumento  signato  R    che   è   la   inuestitura    d<l 
Aroiuescoato  di  Ranena  in  li  .Signuri  da  Este... 
e.   16"^  ).  Item  uno  instrnra.  <lel  bando  de  Enrigo  imperadore . . . 

Item  uno  instrum.  el  quale  ])arla  del  Castello  di  Gnielmi 
de  Lendenara. 

Item  una  carta  signata  Mar.  che  è  una  inuestidura  facta  a 
li  signuri  Marchexi  de  le  cose  del  Marchesella. 

Itcm  uno  instrumento  de  la  Contessa  Matilda  signato.  M. 
scripto  de  fuori  Carta  bar.  et  de  alijs  locis. 

Item  una  Cronica  a.ntii|ua  in  lionu  ciita  cum  li-  albe  co- 
perte de  cuoro  rosso. . .  ciini  uno  corno  <li  sopra  intitulala 
hystoria  Reguiu  francoium  et  Imjicratorum  ctc.  La  quale 
disse  m.  |ielegrino  ])riscian()  liancrlii  liannta  dal  n.rn 
111.  Signore, 
e.   17'].    Hno  instrumento  di'   la   i)as<'  tr:i    il    Marchexe    Xicobi    et    l.i 


1)  Segue  poscia  l'indicazione  di  molti  altri  catastri.  —  I  jiiintoliiii  signilicano    i-li'  io 
tralascio  di  citare  documenti  e  passo  ad  altra  pagina  o  parte  dell'  inventario. 

2)  "  Addita  et  intromissa  cura  opere  et  propriis  evpensìs  mei  Peregrini  "• 


APPENDICE    IV  :?69 


siguoria  ile  Veuetia  sigiiato  u.'"  26  del  quale  ne  tue  rogato 
Ser  Guieliuino  che  In  ile  Ser  Tlioiuasino  da  Venetia ...'). 

l'n  altro  iustruiueuto  de  la  teuuta  del  poleseue  de  Rouigo 
tolta  per  la  signoria  de  Veuetia  signato  n."'  21  del  quale 
instr.  tue  rogato  uno  Ser  Bernardo  de  Andolo  not . . . 

Inuestisone  del  ni.  "  olini  rgoiione  de  li  Contrarij  del  ue- 
scoato  di  ferrara  . . . 

Una  Cronica  de  Carte  2H  scriiite  molto  autiqua  lon  la  co- 
perta de  carta  de  jdegora  ucchia  che  è  cronica  de  la  cita 
de  ^'erl^na  con  le  carte  de  Uanihaso  stra/ate  la  quale  dice 
hauere  hauuto  da   Bortelaniii>  da  lendcnara. 

l'na  littera  de  carta  ile  jiiegora  seu/.a  sigillo  clic  scripse  ci 
duxe  de  Venetia  al   inarcliexc  iilherto... 
■.   IT'J.   l'n  altro  instrnnicnto  suso  el  quale  de  fuori  gè  sono  scripte 
molte  cost-  ma  in   si»etie   feuduiu   in  Trecenta    antiqnum 
factum  per    Episcopum   ferrarle   secundum   usum    Curie 
Trecente  signato  n.'"  16  et  dentro  comeneia  :  in   dei   no- 
mine anno  natiuitatis  1191.  Tenijìore  celestini   pape . . . 
■.   18"^].    Lil)er   jn   paguro   lum    eohoperta    pecudinea  :   signatum   al> 
anno  1408 .  intrata  :  ussita  de  la  Caneiiaria    da    Este   per 
Cliristofero  batalgia.  Cart.  100. 
•.  28'].  Priuilegium   terrarnm    de    Comitatu    Vicentino    sign.    nu- 
mero. 4.  -  1210  -  qnod  incipit:  In  nomine  Sancte  et  indi- 
nidue  Trinitatis  etc.  et  tinit:  Datimi  ai)nd  Fnlgiiienm  non. 
.Jan.  cimi  bulla  pendente. 

?'.xciiipliuu  priuilegij  general is  L>.ni  Koilnlphi  Homanorum 
Kegis  de  lendcnara  et  ejus  Comitatu:  factum  l>.no  Obi- 
zoni  Marcliioni  Estensi  1285:  qnod  incipit:  hoc  est... 
•.  2!»"^].  rriuilegium  d.ni  Kodulphi  imperatoris  de  inuestitura  aii- 
pellationis  Marchie  Triuisanc  factum  D.no  Obi/oni  Mar- 
chioni  1281  cimi  bulla  pendente... 

l'riuileginm  d.ui  Kodulphi  Imperatoris  de  Appellatioiiibns 
Marche  Triuisane.  Monti  Silicis.  etc.  t^uod  incipit  :  Ko- 
dulphui  dei  grafia  Romanorum  Rex  etc.  et  tìnit  :  Marni. '' 
ipsius  d.ni  Regis  cuni  bulla... 
•.  SO'].  Priuilegium  Vii-ariatus  ferraria  111.'^  D.  leonelli  al>  i>apa 
Nicolai)  qnod  incipit  Nicolaus  Ej).  etc.  et  fiiiit:  Anno 
pontiticatus  nostri  anno  primo. 

Priuilegium  Vicariatus  ferrarle  111.  1).  Aldrouandino:  Ni- 
colai) ab  paj)a  deiucnte  :  qnod  incii>it  Cleniens  i-p.  Et 
tinit:   Pontiticatus  nostri  anno  xi. 


1)  Poche  righe  dopo  è  chiamata:  Thoiuasioo  da  Viceutia. 


270  APPENDICE    IV 


Piiuilegiuiu  concessum  Nobilibus  Alilrtmaiidiiio:  Nic."  ['goui: 
Alberto  Fratiibus  q.  Obizonis  ecc... 

Mli' ]  l'iiuilcgiuiu  Imi)eratoris  ottonis  factum  Bouifatio  Marcbioni 
Estensi  ut  ijossit  succedere  D.iio  Opizoui  suo  patri  :  qurxl 
incipit  :  iu  uomine  Sancte  et  individue  trinitatis  et  iìnit  : 
Dat.  MCCXIJ  indict.  XV  quarto  Idus  febr.  cum  liullo  in 
(juadaiu  Capsa  deposito  cum  cordulis  rubeis  ef^  albis. 
Littere  (luedam  in  carta  bona  Caroli  quarti  imi)eratoris  con- 
fessionis  facte  ili.  Nic.  Marcbioni  esten,  de  quadriilgentis 
et  quadraginta  floreuis  auri  prò  exst)lntione  jiignorum 
Dat.  Mantue.  Die  ultima  lulij  cum  forma  sigilli... 

'.iS'].  Littere  quedam  Illu.""'  D.ni  Ducis  Venctie  prò  111.  d.no 
Nic."  Marcbioue  e.steu.  et  ad  fauorem  eius  qui  accedere 
uolebat  ad  uisitandum  Sepulcrum.  Dat.  die  x  A])rilis  1413 
absque  sigillo. 
Istrumentum. . .  ad  facieud.  ligam  cum  fedcratione  et  unione 
<-um  Mag.'''  I>.no  Alberto  et  Maxeno  de  la  scala  et  alijs 
potentatibus  noiniuatis  in  dicto  instruni.  rogato  per  Scr 
Petrum  a  Tellis  notarium.  Anno  1331.  Indict.  14  die 
([uinto  mensis  Augusti . . . 

H'].  Priuilegium  legitimationis  Illu.  Aldrouaudini  Marchionis 
estensis  fulconis  Nicolai  Ugonis  ac  Alberti  fratrum  suo- 
rum  et  Aide  .\ilasie  Beatricis  et  Costantie  omnium  tìl. 
Illu.  d.ni  Opizonis  Estensis  et  quondam  D.ue  Lip]»-  de 
Ariostis  a  Ser.mo  D.no  Carolo  imperatore  Anno  d.ni  13.14 
indictione  septima. . . 

11»'].  Priuilegium  siue  Bulla  eiusdem  ."^ummi  [lontiticis  Bonifatij 
l»ro  Studio  Uniuersali  et  iu  quacum(|ue  facultatc  concesso 
per  suaiu  Beatitudincm  in  ciuitate  ferr.  Dat.  Kome  iiij 
Non.  Martij  pontiticatiis  eius  anno  ij."  cum  l)ullo  plombeo 
rum  cordnlis  sirici  rulici  et  crocei  coluris  diete  bulle 
ati&xo ...'). 


')  Finisco  con  dare  alcune  notiziole  sulla  iiomciichitura  clic 
riguarda  le  legature  dei  liliri.  —  I  primi  numeri  di  (piest' ultima 
appendice  recano  accanto  alla  indicazione  del  catastro  la  parola 
cantonahn,  clic  si  dovrà  intendere  i)er  rijiaro  dei  quattro  angoli 
della  copertina  di  un  libro.  I  cantonaii  potevano  essere  di  ottone 
o  di  argento  doratt):  a  volte  essi  erano  «  straforadi  »;  a  volte  in- 
tine,  in  luogo  dei  cantonali,  si  ponevano  delle  liroclie  o  bordile  ili 
ottone  o  di  argento.  —  A  pag.  20  del  presente  lavoro  io  non  esi- 
tando a  seguire  il  Venturi  (  Eir.  xior.  hai.,  I,  ])ag.  630)  ho  identi- 
Hcato  gli  (tzali  o  (tztiìli  con   h-  bordile.  Credo  ora.  ili)|i(i  piii  maturo 


APPENDir-E    IV  271 


esame,  che  gli  aziiìi  altro  uou  siano  che  gli  atacagìi  ovvero  i  fer- 
magli di  cuoio  o  d'argento  (t  d'ottone.  La  i>arola  azuìo  mi  pare 
possa  essere  un  deverbale  di  quel  verbo  aciularc  (da:  acia  «  accia, 
corda  »).  dal  quale  deriva  l'emil.  azuhi.  si  ct'r.  Flkciiia.  Arch. 
(jìott.  itili..  Ili,  178.  —  Non  mi  è  ben  chiaro  il  signiticat»»  di  /««- 
delio.  Certamente  non  colpisce  nel  segno  l'opinione  di  (i.  Tuavali. 
f'n  hncntario  di  ìihri  (liiiiidici  del  scr.  XF.  l'alermo.  1888.  i)ag.  101. 
II.  1.  il  quale  pensa  essere  il  «  fundelio  »  il  nastro  cln-  solevasi  porre 
couic  segno  nei  libri.  (Questo  segno  chiama  vasi  xi(iìiaci(Io  e  portava 
si»esso  ad  una  delle  estremità  una  o  ])iìi  perle  preziose.  Pare  pifi 
verisinùle  l'opinione  di  Adriano  (.'api)elli  (Giorn.  xtor..  W\ .  i)ag.  9 
«.  '1)  secondo  la  (|uale  fnndellii  indiclierebl)e  il  cuoio,  che  ricopriva 
il  dorso  del  libro.  Ma  in  verità  ncppur  questa  spiegazione  mi  so- 
<lisfa:  nelle  legature  del  ((uattrocento  il  dorso  non  veniva  fatto 
oggetto  di  particolare  considerazione  ed  era  generalmente  assai 
rozzo  e  semplice.  L'  artefice  poneva  invece  tiitta  la  sua  cura  nel  ri- 
legare saldamente  col  corpo  del  codice  la  coyiertina  e  a  questo  scopo 
egli  dispiegava  la  si^a  abilità  nella  lavorazione  di  (piella  striscia 
di  panno  o  di  cuoio  die  lega  le  carte  del  libro  alle  estremità 
del  dorsi).  Cotesta  striscia,  che  all'  aprirsi  del  volume  richiamava 
subito  1'  attenzione  del  lettore,  chiama  vasi,  a  parer  mio,  non  senza 
ragione,  fundelld.  —  Di  brasilio,  di  montanina,  di  corame  usavasi 
ri(()l»rire  i  codici  e  alcuna  volta  la  copertina  recava  ligure  in  ri- 
lievo. Così  uu  ofìScio  di  P.leonorà  d'Aragona  {Jjjjtend.  II  \  23)  por- 
lava  una  Annunziata  di  mezzo  rilievo.  —  f<nl  l)rasilio  e  sul  <-(>lore 
alessandrino,  adoperato  generalmente  nelle  legature,  si  vedano  i 
begli  insegnamenti  di  L.  A.  Gaxdini.  Xote  al  corredu  di  Elinahetin 
(ionzafia  Montefeliio.  in  Lu/.io-Kenieiì,  Mantova  e  l'rhino,  cit..  '2ÌW> 
sgg.  —  11  colore  morello  era  siucmimo  di  violaceo  o  }>aonazzo  e  nei 
codici  di  lusso  si  usava  tingere  in  morello  tutte  le  i>ergamene  o 
«  pelli  di  capretto  »  (Append.,  II',  23).  ovvero  se  ne  tingeva  sol- 
tanto qualcuna.  In  questo  caso,  si  sceglievano  le  guardie  del  ma- 
noscritto. —  Anche  il  cendaìe,  un  tessuto  di  seta  molto  leggero,  era 
talvolta  adoperato  per  ricoprire  le  guardie  del  codice  ;  la  cui  sopra- 
eopcrta  —  quando  c'era  —  non  mancava  d'essere  in  raso  o  in 
\clluto  <li  vario  eolorc.  —  Nel  luezzo  della  copertina  si  poneva 
Talvolta  uno  scudetto  d'argeuto  o  d'ottone  raiipreseutante  l'arma 
degli  Estensi. 


INDICE  GENERALE 


Alfano  .1"  l'i.ri<).  187.  24!». 
Acciaiuuli    Donato.    239.    -    lacoho, 

167.  -  Pietro  Antonio.  167. 
Accolti  Francesco.  'SO.  62.73. 121.  lf<'K 
Acerba,  128. 

Aohillini  Gio.  Filoteo.  197. 
Atlveutn  de  Gottornni.  51. 
Advocati  Alljerto.  25. 
Arto    Padre   Ireneo.    Lettere    di    (i. 

Tiraboscbi.  160. 
Att'rescbi  del  pahizzo  di  Schifanoia. 

11.  194. 
Aforismi,  240. 
Agazoue  Andrea,  236. 
Agostino  San.  103.  108.  215.  221.  235. 
Agnsello  da  lo  Matbio.  135. 
Aimeric  de  Pegiiillian.  4.  82. 
Aiinero.  236. 
Albauzani   Doiiato.  7. 
Albaspina.  71. 

Albe  dei  libri,  51.  m.  7S.  XI.  213  sgg. 
Alberghetti)  piaggio.  146. 
Alberguzzo  paggio,  61. 
Alber<j  de  la  Croce,  232. 
.Ubertino.  214. 

Alberti  Leon  Battista,  9.  1(1.  67.  121. 
Alberto,  214. 
Alberto  Magno.  108.  235. 
Albini  Giovanni  Maria.  193. 
Albino,  217. 
Albusson,  83. 


Alcliiniia.  250. 

Alcide,  162. 

.\lde  Mantice  et  P  Hellcnismc  à  \'(- 

nise  di  Firniin-Didot  cit..  115. 142. 
Alemagna.  115,  1-55,  250. 
Aleniagna  D'  Bernardo  aniau..  38. 
.Vlaniagna  de  Enrico.  193. 
Aleniagna  D'  Paolo  anian.,  39. 
Alemagna  d'  Simone  aman.,  39. 
Alessaudreide  221. 
Alessandria    d'   Matteo    certosino 

aman..  39. 
Alessandro.  51.  76.  99.  115.  119.  215. 

242.  252. 
Alessandro  grammatico.  108. 
Alessandro  de  Hales.  39.  255. 
Al e ve  e Ir.  albe. 
Alfagrano.  64. 
Alfarisio,  74, 

Alighieri  Dante,  si  cfr.  Daiiri-. 
Aliprando  di  Grcgoro  cartolarti.  16. 

5U. 
Allegri  Francesco,  241. 
Almansor,  61.  220. 
Alplionse,  235. 
Alveruia  D'  Pietro.  70. 
Amanuense  greco,  119. 
Amanuensi,  26.  27.  35.   49.   51.    102. 

104.  2.55.  257. 
Ambasciatori.  151. 
Ambrogi  Angela.  14. 


274 


INDICE   GENERALE 


Aiuioitia  (le,  lOB. 

Amore  iu  rima  francese,  23(5. 

Amorus  1'  Paradix.  65.  245. 

Ancona  D'  Alessandro.  13.  17S.  l!)(l. 

Ancroia,  76. 

Androtilo,  242. 

Anfitrione,  221.  -  traduzione  di  l'aii- 
dolfo  Collenuccio.  155. 

Angelica,  SH. 

Angelo,  Osteria  dell',  171. 

Anguissolà  Palmarino.  97. 

Annali  di  Ferrara  Delaìto.  25. 

Annali  del  Rodi,  oit.,  62.  165.   172. 

Annali  Mnrat()ri,  156. 

Annuario  Univ.  Catania  eit.,  106. 

Antichità  Giudaiche,  43.  Si  cf'r.  an- 
che Flavio  G, 

Antifonari,  48.  .50. 

Antimani  Paolo,  14. 

Antona,  76.  V.  anche  Boro  d'. 

Antonelli  G.,  31.  35.  90.  180.  195, 

Antonello  anihasciatore,  61. 

Antonino,  233, 

Antonio  Frate,  238.  -  Monastero  di... 
152, 

Antonio  .San,  2.52. 

Antonia,  14. 

Antonio  Maria  aiiiaii..   15,   KM. 

Apologi,  155. 

Apocalissi,  236, 

Appiano,  ,37,  38,  49.  2:>6. 

Aquila,  215,  216, 

Aquila  Ijiauca,  86. 

Aquila  volante,  92. 

A(|uila  Sebastiano,  142.  1S9. 

Aragona  D"  Alfonso,  91.  1S2.  251. 
239.  -  Jiihlioteca  dei  Ke...  146.  - 
Eleonora,  12.  14.  19.  20.  25.  47. 
65.  77.  85.  91,  97.  98,  99,  145,  146. 
156.  1.57.  159.  163. 
180.   191.  198.  207.  - 


147.  149.  150 
164.  172.  175 
Maria,  S5. 

Arazzerla,  16. 

Arazzeria    estcìis 
cir.,  74, 


ili    (i.    ('aiiiixiii. 


Arazzieri  estensi,  74, 

Archeologia,  184. 

Archeologi,  177. 

Archimede  di  Opere.  119. 

Architettura,  67. 

Architetti,  9. 

Architettura,  235. 

Archivio  Notarile  di  Car])i.    Ili 

Archivio   del   Comune  -  ^',■lcche 

dell',  163. 
Archivio  notarile  Modena,  163, 
Archivio  P^stense  di  Stato,  8,  10, 

12.  21,  22,   23.   27.  28.  29,  31. 

51.  57,  .59.  61.  64.    75.   79.  80. 

91.    107.    119.  120.    122.    136. 

143.   151.  1.52.  154.    155.    156. 

167.  170.  173.  176.  197,  208,  2: 
Archivio  Gonzaga,  117,  124. 
Archivio  Guaitoli.  264, 
Archivio  di  Scandiano,  135. 
Archivista,  205, 
Arcoli  (iiovanui,  187, 
Ardizzone  ser,  83, 
Arezzo  D' Giacomozzo.  miniai.. 
Aretino  Leonardo,  60. 
Argenta,  62,  121,  192. 
Argenta  U'  Filippo  niiiiiat.,  36. 
Arienti  Lodovico,  25. 
Arienti  Degli  Sahadino.  242.  21 

247. 
Ariosti   Francesco,   25.    42,    99. 

112,  1.52.  1.54.    157.    1.58.    MX. 

241. 
Ariosti  Falco.  .56. 
Ariosti  Giacomo,  56. 
Ariosto  Ludovico.   N 

90.    112.    125.    126. 

142.    143.    145  -  .52. 

200.  210. 
Ariosto  Nicolò.  25.  124.  139.  175 
Ariosti  .Malatesta,  110. 
Aristarco  Scannalme,  21. 
Aristotele,  62.  143.  214.  219.  220 
Arles,  S3, 
Arma  aragonese,  251, 


.  11, 

40, 

140, 
166, 
29, 


111. 
ISl. 


61. 

11. 

25.  .54.  8it 

134. 

139.    140 

165. 

167.    ISil 

IN." 


4,s. 


INDICE    GENERALE 


275 


Arma  Esteuse,  37.  45.  2;")1. 

Anna   Malateshi.  6'\ 

Ariiiaiuis.  236. 

Ai'ine  e  divise  d' Krcolc  I.  2'<{>. 

Arme  Sforzesco  -  Ksteusi.    US. 

Armaiid,  197. 

Anianldef,  264. 

Ar(|uati  Giovanni.  194. 

Arriano.  23.5. 

Ars  metrica.  64. 

Arte  de  aiiiaiidi.   49.   110.  21^. 

Arte   ferr.    nel    jier.  di    Hors»),  di  A. 

Venturi  cit..  30.  .59. 
Arte  ferr.  nel   )ier.    d'  Ere...   di  A. 

Ventnri.  29.  60.  66.  97.   1.30.    132. 

136.  1.38.  180.  182.  196.  197. 
Arte  della  guerra.  108. 
Arte  Magica,  244. 
Arte  militare  -  I^il)ro  de  1'  158. 
Arti!  re.  71.  73.  75.  76.  84.  245.  249. 
Ascalouita  Entotio.  119. 
Ascanio  Monsignor,  148. 
Asconio  Pediano,  106.  235. 
Asino  d'  oro.  26.  27.  .30.  40.  236.  242. 

245. 
Asperomonte,  24.  77.  225.  262. 
A.ssassino  Dell'  Alberto.  64. 
Assassino  Dell'  Galeotto.  .55. 
Assassino  Giovanni.  25. 
Assassino  dell'  Stella.  25. 
Assassino  Dell'  Verde.  14. 
Asse  cuperte.  130. 
Astrolabio  d'  argento.  65. 
Astrologi,  61.  173.  177.  193.   194. 
Astrologia.  64.  172.  192.  193.  235.  236. 
Astronomi,  119.  177. 
Astronomicon  di  Manilio,  109. 
Ataccagli  d'  Otone  per   legature  di 

lil)ri.  92. 
Ateneo  Veneto.  100.  166. 
Attavante,  264. 

Atti  Acc.ad.  Pontaaiano  cir..  91. 
Atti  istit,  Ven.  oit.,  77. 
Atti  e  meni,  deput.  St.  l^atr.  Emilia. 

31.  36.  133.  166. 


Atti  dep.  St.  i>atr.  Ferr.  cit.,  90. 
Arti  e  meni.  Dej).  8tor.  Patr.    mod. 

24.  29.  40.  51.  5S.  74.  99.  146.  1.52. 

169.  173.  174.  199. 
Atti  Dejtut.  St.    Patr.  K'oinagiia.  66. 

186.  194.  207. 
Attico.  240. 
Auleta,  luogo,   lol. 
Aulo  Gel  Ho.  109.  235. 
Aulularia.  131. 
.\uris])a  Giovanni.   10.  25.  63.  61.  UT. 

101.  104.  105.   107.  114.   115. 
Autografoteca  Campori,  151.   162. 
.Vustri.a  Dudiessa  di.  155. 
Austria  d'  Massimiliano.   154. 
Avicenna,  191. 
Avignone,  la  l>olla,  76. 
Avogario  Pietro  Bono.  lUH.  194.  197. 
Avogari  Filippa,  14. 
Azuli.   20.  27.  41.  42.  45.  46.  49.  50. 

51.  52.  61.  64.  66.  93.  96.  1.30.  213. 

225.  270. 
Azuli  alla  tiorentina   nelle  legatine 

dei  lil)ri.  42. 
Bagnacavallo  da  Francia.    15. 
Baili  Isotta,  14. 
Ballo,  155.  199. 
Banclietti,  17. 
Barbaro  F..  102.  107.  115. 
Barbieri  Gio.  M.,  173. 
Barbazza  Andrea,  25.  1X6.  197.  219. 
Bardelli  Nicolò,  .57. 
Bardi  Mariotto.  42.  43. 
Baretti  Giuseppe,  21. 
Barotti.90.  99.  116.  141.  UX.  161.  167. 

168.  171.  172.  179.  198. 
Bartolo,  25.  62.  261. 
Barfolomea,  14. 
Bartolomeo  cartolam.  lo:!. 
Bai'tscli  Carlo,  4. 
Barutìaldi,  121.  178. 
Barzizza,  107. 
Basilio,  102.  103. 
Basini  Basiuio,  25.  109.  111.  236. 
Basso  da  Andrea,  121. 


S76 


INDICE   GENERALE 


Battivsfca.  (la  Cremona.  2;">7. 

Battista  ili  S.  l'aolo.  ?>',).  43. 

Baviei'a,  71. 

Baviera  di  Glieraido,  144. 

Beatrice  d'Este,  si  cfr.  Este  U'. 

Beccliariis  de  Antoiiins.  122. 

Beccali  Paolo,  122. 

Becchi  de  C,  107. 

Beihefte  znm  Cenlrall)latt  l'iir  Hi- 
l)liotlieksweseu,  144. 

Beitriio-e  zur  Gescliichte  Georg  N'al- 
ia 's  und  seiner  Bibliotliok  -  1.  L. 
Heiberg,  cit.,  144. 

Belem,  si  cfr.  Bibbia. 

Belfiore,  5.  61.  67. 

Belforte  Andrea,  259. 

Bellencini  Bart..  57. 

Bellentani,  144. 

Bellincioni,  139. 

Bellini,  174. 

Bello  P^rancesco,  77.  138. 

Bello  de  Macedonico, 

Bello  de  Mitridatico,  3S. 

Bello  punico  de  primo,  60. 

Belriguardo,  17.  19.  31.  101.  263. 

Beltrame  Don,  24;"). 

BemlK.  Bernardo  175.  176.  223.  225. 

Bembo  Pietro,  90.  125.  126.  165. 

Bendedei  Filippo,  255. 

Bendedei  Timoteo,  162. 

Benetti  C,  209. 

Benivieni  Antonio.  189. 

Bentivoglio  fam.,  116.  175.  -  Anni- 
bale, 15,  165.  -  Lucrezia.  15. 

Benzi  Bonifacio,  112. 

Benzi  Francesco,  166.  191. 

Benzi  iSoncino,  111.  187. 

Berardo  Gerolamo.  13.  132. 

Berger.  .54. 

Berlino,  44.  145. 

Bernardino  S.,  128.  248. 

Bernardo  S.,  252. 

Bernardo,  217.  237. 

Bernardo  cartolaro,  58.  97. 

Bertoccbi  Dionisio.  152. 


Bertoldo,  216. 

Bessarione,  card.,  63.  102.  248. 

Betto  De  Antonio,  67. 

Bevilacqua,  cod.,  110.  180. 

Biadene  L.,  130. 

Biagio  Cremonese,  amaii.,  1(12.  1(»3. 

Bianclielli  Domenico,  25. 

Bianchini  (t.,  27.  .56.  198. 

Bibas  Giovanni,  ni.ro   di  Ca]ii)('lla, 

48.  50. 
Bibbia,  102.  232.  237. 
Bibbia  di  Belein,  40.  52.  264. 
Bibbia  francese,  55.  64. 
Bibbia  gallica,  76. 
Bibliofilo,  27. 
Bibliographia  Geographica  Palcsti- 

nae.  -  T.  Tolder  -  cit.,  183. 
Biblioteca  Apostolica.  19. 
Bibl.  crit.  della  letterat.  ital.,    139. 
Biblioteca   ducale.   Se   ne   tocca   in 

tutto  il  lavoro. 
Biblioteca  di  Leonello  d'Este.  .53. 
Biblioteca  di  Ercole  I,  158. 
Biblioteca  di  S.  Ilario,  183. 
Biblioteca    Modenese   -    Tira1)osclii. 

143.  162.  163.  167.  175. 
Biblioteca  di  Ferrara,  90.  168. 
Biblioteca  di  Padova,  146. 
Biblioteca  dei  Pico,  59.  60. 
Biblioteca  dei  Re  d' Aragona  in  Na- 
poli -  La Mazzatinti,  146. 

Biblioteca  Riecardiana,  73. 
Bibl.  Vitt.  Eni.,  Roma.  259. 
Bibliotecario  ed  ardi,  di  Corte,  171. 
Biogr.  ...  di  G.  Aurispa   di   Sabl>a- 

dini,  cit..  64. 
Biondo,  25.  67.  99.  109.  237.  238.  239., 
Birago  F.,  109.  241. 
Bisio  Giacomo,  7.  121. 
Bisticci  Vespasiano,  42. 
Boccaccino,  197. 
Boccaccio   Giovanni,   7.   18.   38.   39. 

43.  86.  103.  122.  127.  225.  242.  262. 
Boccacci  Malatesta,  111. 
Boezio  Severino.  64.  81.  216.  232.  236. 


INDICE   GENERALE 


277 


Boi.ardo  Feltrino,  10. 

Boiardo  Giovanni,  136. 

Boiardo  M.  M.,    14.   26.   27.   30.    40. 

49.  54.  87.  99.  125.  128.   129.   1.34. 

137.  141.  145.  146.  199.  246.  248. 
Boiardo  Taddea,  135.  136. 
Bolla  di  cera  e  d'oro,  60. 
Bologna,  88.  103.  113.  127.  152.  166. 

170.  181.  191. 

Bologna  da  Cristoforo,  agostin.,  40. 

Bolognesi,  .55. 

Bombasi  Simone,  152. 

Bombice  del  Melchiorre.  144. 

Bona  di  Savoia  -  Duchessa,  1.56. 

Bonacioli  Lodovico,  189. 

Bonaccioli  Nicola,  116. 

Bonacossi.  Borso,  65. 

Bonifacio,  224. 

Bonifacio  pagatore,  26. 

Bonoli,  124. 

Bondeno  Di  Giacomo.  61. 

Bondeno  Di  Perecino,  61.  64.  97. 

Bondie  Di  Giacomo,  61. 

Bonincontri  Lor.,  106. 

Bonomelli  Lodovico,  14. 

Bontempi  Candido,  20.  25. 

Borchie  d' argento  in  legature  di 
libri,  41. 

Borchie  nelle  legature  dei  codici,  44. 

Borgia  Alessandro  VI,  93.  1.53.  -  Lu- 
crezia, 15.  45.  48.  52.  145.  160. 
165.  167.  168.  169.  189.  190. 

Borgogna,  80. 

Borgo  S.  Antonio.  144. 

Borsa  M.,  .53.  161. 

Borsetti,  6.  111.    114.    116.    161.    167. 

171.  191. 

Borso,  si  cfr.  Este  D'. 
Bosmi  Biasio,  cfr.  Biagio. 
Bottigario,  25. 
Bouquet,  80. 

Bovo  d'  Antona,  76.  77.  78.  79. 
Bradley,  40.  264. 
Braghirolli,  71.  143. 
Brescia.  100. 


Brescia  Da  Ant.,  100. 

Bresciano  cod.,  183. 

Brasilio,  42.  64.  88.  1.30.  273.  2.35  sgg. 

Bret,  90.  237. 

Brettoni,  Leggende,  X4. 

Brettoni,  narrazioni.  SI. 

Breviario,  20.  24.  26.  36.  40.  41.  44. 
46.  47.  .50.  51.  52.  229. 

Bricciche  Rodicine  di  C.  Cessi,  cit.. 
100. 

Britannia.  71. 

Brizabaruzo  Gio..  mercante  ted.,  44. 

Brocato  d'oro  cremesino,  47. 

Broche,  215  sgg.  Si  cfr.  anche  :  Bor- 
chie. 

Broclie  piatte,  .50. 

Broche  rilevate,  96. 

Bronzi.  16. 

Brunacci  Bartolomeo.  64. 

Brunello,  88. 

Bruni  Leonardo,  107.  lOS. 

Bru.sati,  144.  -  Gio.,  146. 

Bruttura  Del  Gio.,  67. 

Brutturi  Aristotele,  14.  61. 

Bruza  Nicolò.  172. 

Bucintori,  17. 

Buffoni.  88. 

Buglione  Di  Goffredo,  242. 

Bull.  Soc.  filol.  rom.,  cit.,  79. 

Bullettiuo  dell' Ist.  storico  ital..  186. 

Bullettin  de  la  Soc.  des  anc.  textes 
frane,  cit..  41. 

Burchiello.  250. 

Burchiello  a  quattro  remi.  149. 

Burges,  tela  ivi  dijìinta,  48. 

Busoni.  cfr.  Biagio  scrittore. 

Buvalelli  Eanibertino,  82. 

Cabassi  cod.,  vedi  Cod.  Cabassi. 

Caccia,  6.  75.  99. 

Caduta  dell'Impero  d'oriente.  114. 

Calabria,  191. 

Calabria  duca  di,  61.  65. 

Calcagnini  Celio,  167.  168. 

Calcagnini  Teofilo.  66.  145.  149.  161. 
179.  225. 


278 


INDICE    GENERALE 


Oaleffini  Guglioluio.  187. 

Caleffini  Ugo,  11.  173.  174. 

Calendario,  216.  217. 

Callisto  III,  98. 

Calunnia,  115. 

Calunnia  de  Luciani,  130. 

Cambiatore  Tommaso,  101.  2'A. 

Camera  de  la  Antonio.  193. 

Camerari,  22. 

Camerino,  ó6. 

Camerlengo  della  Torre.  23. 

Camerlengo  di  eorte,  32. 

Cannnelli  Antonio,  138.  139. 

Cammelli  Tommaso,  138. 

Camora,  veste.  20. 

Caniosso  rosso,  92. 

Campagnola  Giiilio.  36. 

Campanini  N..  152. 

Cami)i,  167.  173.  175.  267. 

Campo  Fregoso  di  Galeotto.  30.  61. 

Campori  Cod.,  vedi  Cod.  Campori. 

Campori.  Autografoteca,  151.  162. 

Campori  Giuseppe,  9.  16.  21.  31.  36. 
37.  40.  74.  103.  166.  173.  175.  196. 
197.  207. 

Camus  J.,  72.  78. 

Canale  Mattia,  146. 

Canali  Gabriele,  14. 

Caneelleria  del  Duca.  159. 

Caneelleria  estense,  minuTario.  N. 

Cancelleria- miniitario  crniinl..  1.57. 

Candido.  238. 

Canieri,  vedi  Carnieri. 
Canno  <le  Lodovico.  56. 
Cantambanchi.  75. 
Cantara  da  pna.  41. 
Canterini  ciechi.  77. 
Cantonali,  270. 

Cantoni  delle  legature  di  libri,  ói.'i. 
Cantoniere  in  legatura  di  lil)ri.  92. 
Cantori,  199. 

Canzone  una  di  Maestro  Antonio 
da  Ferrara  e  l'ibridismo  del  lin- 
guaggio nella  nostra  antica  let- 
teratura, Rajna.  cit..  122. 


Canzone  d'amore,  238. 

Canzone  in  frane,  237. 

Canzoni  spagnole,  92. 

Canzcmiere  Spagnuolo   Estense.  HI. 

Capello  Guglielmo,  7.  63.  69.  70.  71. 

73.  96.  101.  104.  109.  121. 
Capitano  di  Giustizia.  154. 
Capitani,  14. 
Ca]>itolo  anonimo  in  lode  delle  iKt- 

liili  donne  ferraresi.  152. 
Capiiella  ducale,  42.  50.  1.58. 
Cai)pella  alla  Vergine  in  corte.  9!l. 
Caitpellani  ducali,  .50. 
Cappelle,     concerti    e     ninsiclie     di 

Casa  d'P:ste,  199. 
Cappelli  Adr.,  23.  24.  29.  78.  103.  271. 
Cappelli  Ant.,  7.  15.  .58.  .59.  99.  121. 

138.  139.  142.  173.  174.  175.   192. 
Capretti   pelli  di,  24. 

Caraffa  D.,  91.  98.  152. 

Caraffa  D.  e  di  un  suo  o]>usc.  iiied. 

di  B.  Croce  cit.,  98. 
Carbone   Lodovico,  18.  30.  113.  117. 

121.  126.  146.    151.   152.   193.    197. 

239.  243.  252.  256. 
Carbonieri  L.,  22. 
Carducci    Giosuè,    8.  112.    113.    121. 

139.  1.52.  161.  169.  178. 
Caviceo  Jacopo,  13.  169. 

Carlo  Magno,  71.  75.  76.  85.  211.  250. 

2.52. 
Carme  latino- Celio  Calcaguiui.  167. 
Carmelitani,  43.  129. 
Carnevali  Cristoforo,  144. 
Carniero  Agostino,  202. 
Carnieri  o  Carniero  Bernardo  (-.w- 

tolaro,  42.  58.  96.  10  3. 
Carpi,  114.  142.  143.  144.  264. 
Carpi,  ein  Fiirstensitz  der  Eenaiss. 

-  8em])er  -  Scliulze  cit.  143. 
Carolingiche  favole,  84. 
Carolingiche  ispirazioni.  f<ì. 
Carrara  Signori  di,  213. 
Carrara  Francesco,  218. 
Carreri  Pietro,  189. 


INDICE    GENERALE 


279 


Carretto  Galeotto  del,  91.  98. 

Carro  Bartolomeo.  61. 

Carro  Lotlovieo.  97.  149.  190.  191.  245. 

Carta  F.,  182.  264. 

Carta  ria  Baiubaso  o  Baiii'iasiua.  24. 
41.  47.  48.  50.  59.  65. 

Carta  di  ljaiul)aso  alla  traiu-e.se,  51. 

Carta  bergamiiia.  92. 

Carta  di  Capretto,  24.  37.  61.  63.  64. 

Carta  di  capretto  rasata,  41. 

Carta  in  forma  reale,  63. 

Carta  una  de  genologia.  .56. 

Carta  membrana.  64. 

Carta  da  navigare,  61. 

Carta  di  papiro,  27. 

C'arta  pecorina.  93. 

Carta  piccola.  64. 

Carta  vitellina,  28. 

Carta  reale,  61. 

Carte  da  gioco,  74. 

Carte  Xonantolane.  32. 

Carte  delle  Bouviciun.  fattore  du- 
cale, 42. 

Carteggi  ambasc.  di  Naxioli,  61. 

Carteggi  di  Biblioteca  Kstense.  21. 
22.  24.  26.  255  sgg. 

Carteggi  orat.  est.  a  Yen..  57. 

Carteggio  Bentiv.  Est.  di  V.  Dal- 
la ri,  66.  162.  175.  186. 

Carteggio  di  G.  B.  Pigna.  31. 

Carteggio  Pio,  143. 

Carteggio  dei  Princiiii  Estensi.  136. 
148.  208. 

Carteggio  fra  l'Ali.  Tiral>t>schi  e 
l'avv.  E.  Cabassi.  I'.  Guaitoli  cit.. 
196. 

Cartolaj,  26.  .37.  41.  42.  96.   1(13. 

Cartolari  Ferraresi,  77. 

Cartwright  .J.  cit..  15.  157. 

Casa  d'E.ste.  5.  145.  1.55.  171.  173. 
174.  242. 

Casa  Savoia  -  Le  d<inue  di.  (i.  (tìo- 
vaunini,  156. 

Casella  Lodovico.  .5(i.  (il.  ti:;.  Khi. 
151.  248. 


Casina,  14. 

Casola  Da  Nic»da.  5. 

Cassoli  Giacomo  amau.,  104. 

Castel  Gonzaga  da  Francesco.  191. 

Castellani  C,  118. 

Castellarano  Strozza.   179. 

Castelli  d'amore.  X6. 

Castello.  208. 

Castello  di  Ferrarli.  23.  116.  U^x. 
177.  203. 

Castello  di  Ferrara  di  L.  X.  Citta- 
della, cit..  78.  108.  213. 

Castello  Gerolamo  -  medico,  62.  63. 
12*ì.  161.  178.  179.  187. 

Castigliana  lingua,  91. 

Catalana  lingua.  91. 

Cataloghi  di  libri,  si  cfr.  inventari. 
65.  81.  106.  120.  i:^).  132.  140.  151. 
186.  -  Catalogo  1495.  106.  -  Cata- 
Itjgo  di  libri  francesi  del  1474.  81. 
-  Catalogo  dei  libri  di  Ercole  I, 
152.  -  Catalogo  di  Niccolò.  65. 

Catania.  116. 

Catania  Università.  106. 

Catarina,  14. 

Catastri  estensi.  122.  181.  267-8.  ^'edi 
anche  :  Chatastri. 

Caterina  S.  da  Siena.  48.  230.  216. 

Catullo,  89.  112.  126. 

Cavalieri  Bart..  65.  174.   175.  231. 

Cavalli,  6.  96.  224. 

Cavedoni  Celestino.  4.  144. 

Cavezzo,  62. 

Caviceo  .Jacoiio.  169. 

CeccM  Margherita.  264. 

Cecco  d'Ascoli,  237. 

Cefalo  -  Niccolò  da  Correggio.  190. 

Celio  Calcagniui,  107. 

Cenni  stor.  bibl.  Est.,  cit.,  65. 

C-ento  novelle.  38.  39.  43.  .59.  2:38. 

Ceresara  Paride.  13.  162. 

Certosa,  246. 

Certosa  di  Ferrara.  64. 

Cesare,  23.  43.  49.  61.  76.  99.  102.  lo7. 
109.  216.  220.  223.  230.  232.  237.  242* 


280 


INDICE   GENERALE 


Cesare,  Commentari,  43.  49.  61.  102. 

Cesare  maestro,  218.  219. 

Cesariano,  60.  61. 

Cesena,  56. 

Cessi  C,  100. 

Cetanino,  66. 

Cetanina  rossa.  .")(». 

Chansons...    <lu    XIII    sii-dc    ili    A. 

Goauroy,  cit..  84. 
Cliatastri,  .")7.  8i  cfr.  anche  C'atastri. 
Cliicsa  romana,  214. 
Chiodi  in  legature.  93. 
Chrestomatia  Landini  de  Anima.  .")1. 
Chrouica  nova,  22. 
Chronica  pizola  de  Ferrara.  HO. 
Chrysolorae  monodia,  116. 
Chugnitione  do  pecliati.  lihro.  47. 
Chylindro,  119. 
Cian  V.,  90.  125.  260. 
Cicerone  M.  T.,  42.  64.  104.  106.  223. 

237,  240.   241.  216.   247.  2.50.   251. 

2.52.  256. 
Cieco,  89.  138. 

Cinquecento  -  Fhiniini.  125.  169. 
Cionini  N.,  112. 
Cipro,  116.  199. 
Ciro,  237. 
Ciropedia,  49. 
Citerà.  116. 
Cittadella  L.  >i..  5.  6.  7.  23.  26.  29. 

35.  36.  37.  39.  78.  79.  108.  213.  263. 
Città  di  Castello,  stamjie  uscite  in. 

17. 
Cittadini  Antonio,  192.  193. 
Ci  vitate  De    Dei,  103.  215.  221. 
Claretta    G.  -  Gli    ultimi    anni     «li 

Bona  di  Savoia  Duchessa  di  Mi- 
lano, 156. 
Classici  latini.  107-9.   132. 
Claudiano,  237. 
Clementine  le.  103.  257. 
Cleotilo  Ottavio.  193. 
Cluny,  106. 

Coadi  Siiiioiif  amali,   ferrarese,  39. 
Coble,  92. 


Coccapani  Guido.  264. 

Cocchi,  17. 

Codegorio  Francesco,  8. 

Codice,  66. 

Codice  Cabassi,  182,  196. 

Codice  Estense  Bevilacqua.  HO. 

Codice  Orsini  vaticano,  104. 

Codice  Kehdiger.,  104. 

Codici:  ricchezze  delle  loro  minia- 
ture, 3. 

Codici.  118.  120.  121.  123.  126.  128. 
130.  135.  137.  139.  140.  141.  178. 
179.  180.  181.  182.  183.  184.  185. 
186.  187.  190.  191.  192.  203.  ecc. 

Codici  Ambrosiani,  104. 

Codici  Campori,  21.  121.  139.  141. 
163.  181.  185.  190.  192. 

Codici  corali  e  libri  a  stampa  mi- 
niati della  Biblioteca  Nazionale 
di  Milano -Carta  F.  cit.,  182. 

Codici  Estensi,  13.  21.  23.  40.  43.  49., 
.55.  70.  72.  84.  97.  99.  100.  101.  104. 
106.  107.  HO.  111.  140.  152.  168. 
209.  -  Dedicati  a  i)rincipi  estensi, 
25.  -  Messale  d'Eleonora  d'Ara- 
gona, 20. 

Codici  ferraresi,  36. 

Codici  francesi,  54.  73.  76. 

Codici  Francesi  estensi  -  catalogo. 
29. 

Codici  Giuridici.  66. 

Codici  Greci,  58. 

Codd.  lat...  di  G.  V..  di  K.  Sabl.a- 
dini  cit.,  106. 

Codici  miniati.  18. 

Codici  Modenesi.  36. 

Coilici  Provenzali.  4.  81. 

Codici  volgari,  58. 

Codro.  163. 

Cogliolo  P..  108.  186. 

Cola  Agnolo,  47. 

Colla  Spagnolo,  237. 

Collenuccio  Ginevra.   1.54. 

Collenuccio  Pandolfo.  13.  28. 118. 1.32. 
153.  154.  155. 


INDirK    r.RNF.RALE 


2S1 


Collennccio  Pandolt'o  iiiiianista  pe- 
sarese del  secolo  XV  -  A.  Sa- 
viotti,  153.  154. 

Collezione  di  opere  inedite  o  rare 
dei  secoli  XIV  e  XV -Torino  1851, 
185. 

Colombino  veronese.  124. 

CoIona,  14. 

Colonna  Vittoria.  169. 

Coltellini  Niccolò  -  cartolaro.    11'. 

Coltura  volgare.  205. 

Comacchio,  140. 

Comandamenti  di  Cristo.  232. 

Commedie,  13.  2'SS. 

Commedie  plautine.  131.  132.  149. 

Commentari  di  G.  Cesare.  Si  cfr. 
Cesare. 

Compagni  Giov..  tì3.  (34. 

Compendio  -  Pandolfo  Collennccio. 
155. 

Componimento  latino  di  Mattia  Ca- 
nale, 146. 

Compto  de  delatori  del  1494.  47. 

Comunità  di  Ferrara.  151. 

Concilio,  102. 

Concilio  a  Ferrara.  114.  115. 

Confessionale  di  M.  Savonarola,  76. 

Confessionario.  231. 

Confessione.  238. 

Contine  di  Modena.  62. 

Ccmgiura  contro  B.  d'Este.  di  A. 
Cappelli,  cit.,  99. 

Congiura  dei  Pio,  42.  99. 

Congratulatio  -  Battista  (iuarini. 
148. 

Consigliere  ducale.  154. 

Consiglieri  ducali,  209. 

Consolatione  De  jdiilos..  216.  236. 

ConstabiU,  209. 

Constabili  Agnese,  14. 

Constabili  Beltramo,  48.  193. 

Constabili  Paolo.  61.  62. 

Conte  Galeaz  da  Milano.  174. 

Conti  di  San  Martino  -  Antonio  dei 
-  De  lustitutione  vitae.  162. 


Conte  di  Scalino,  100. 
Continente.  8. 
Contrari  Ambrogio,  138. 
Contrari  Bartolomeo,  132. 
Contrari  Uguccione,  100.  269. 
Contrassegni  dei  libri  della  Torre  43. 
Contributo  alla  storia  del  mal  fran- 
cese -  Luzio-Renier  cit.,  192. 
Contugi  de  Matteo,  anian..  49. 
Conventi  dei  Domenicani,  8. 
Convento  dei  Carmelitani.  129. 
Convento  di  S.  Paolo,  129. 
Copista  greco.  .59. 
Copparo,  193. 
Corbaccio,  .56.  225. 
Corali  ili  S.  Petronio  di  Boi.  <li  L. 

Frati  cit.,  36. 
Corame  pavonazzo,  93. 
Corame  stampato,  47.  51. 
Corio  B..  156. 
Cornazano  Antonio,  25.  51.  124.  1-58. 

159.  119.  231.  236. 
Cornazano   Antonio    -  Osservazioni 

sulla  cronologia  di  un'o))era  del 

Eenier,  159. 
Cornelia,  14. 
Cornelio,  238. 

Cornelio  Nepote.  107.  129.  237. 
Cornelio  Tacito,  38.  43.  49.  2:38. 
Cornovia,  71. 

Corpo  di  Cristo,  mon.  in  Ferrara.  48. 
Corpus  Inscriptionum  Latiuarum  - 

Mommsen  cit.,  183. 
Correggi  Giovanni,  14. 
Corte  d'Aragona,  135. 
Corte  di  Ercole  I,  14. 
Corte    d' Este.    5.    15. 

123.   126.   131.   138. 

147.   148.   149.   151. 

162.  171.  174.  184. 


.   15. 

134. 

162, 

120. 

121. 

122. 

139. 

142. 

145. 

1.53. 

154. 

1.59. 

209. 

Corte  di  Ferrara,  123.  126.  128. 

150.  192.  195.  201. 
Corte  dei  Gonzaga,  124.  125. 
Corte  d' Inghilterra,  175. 
Corte  -  Letterati  di.  147. 


135. 


282 


rNDK  F.    GF.M'.RALE 


Corte  di  Napoli,  155. 
Corte  degli  Sforza,  15. 
Corte    la    spagniiola    di    A.    d' Ara- 
gona di  B.   Croce  cit..  91. 
Correggio  <la  Niccolò.  114.  117.  Ilio. 

190.   191.  197.  217. 
Correggio    da    Niccolo  -  Luzio  -  Uc- 

nier,  117. 
C'orrespoiidaut.s  les  «l'Aldi-  Mauucc 

-  P.  De  Ncdhac  cit..  113. 
Correzioni   Le  all'  Orlando  Fnrio.so 

M.  Diaz  cit.,  125. 
Corsi  Jacopo,  160.  209. 
Cortesi  Alberto,  67.  176. 
Cortesi  Paido,  109.  116.  219. 
Cortigiano  aragonese,  51. 
Cortigiani  Estensi,  .58-55. 
Corvini,  107. 
Corvisieri  G.  -  Il  trionfo  romano  di 

Eleonora  d'Aragona,  145. 
Costa  -  Antologia  latina.  167. 
Costa  Lorenzo,  197. 
Cosmico  Nicolò  Lelio,  161. 
Cosmogratìa,  195.  215.  224. 
Cossa  Frane,  pitt.,  88. 
Costabili:  .si  cfr.  Constabili. 
Costa-Giani  P.,  122.  , 

Costantino,  217. 
Costantino  camerario.  64. 
Costanza.  14. 
Costumi  :  cfr.  Usi. 
Cremona,  150.  191. 
Cremonesi,  102. 
Crescini  V..  78.  77. 
Creta,  UH. 

Crisostcniio  (iiovjiiiiii.  211!. 
Cristianesiiiio.  71. 

Cristo  quando  fu  battezzato- tela,  18. 
Critica  del  testo   del    De  OfBciis  di 

E.  Sabbadini  cit.,  106. 
Crivelli  Barbara,  155. 
Crivelli  Taddeo.  77. 
Croce  B.,  92.  93.  98. 
Croce  Dom.  e    il    Regno  di  N:i|(.  di 

T.  Persico  cit..  98. 


Cronaca  di  Casa  d' Este  -  Fra  Paolo 

da  Lignago.  171. 
Cronaca  dei  da  Carrara.  108. 
Cronaca  di  Francia,  61. 
Cronaca  nova  de  Ferrara.  67. 
Cronaca  Padovana,  108. 
Cronaca  di  Pellegrino  Prisciano,  173. 
Cronaca  di  Eiccobaldo.  30.  67.   2.50. 
Cronaca  vecchia,  .56.  64.  65. 
Cronaca  di  Zoane  Villani.  67. 
Cronache.  108.  213.  214. 
Cronache  Ferraresi.  25. 
Cronache  di  Frauza.  77. 
Cronache  di  Merlino.  103. 
Cronache  Nai>oletaue.  237. 
Cronache  veneziane.  238. 
Cronica    dei    fatti     de    la    Casa    da 

Est,  64. 
Cronica  nova,  56. 
Cronica  di  Polistorio.  .52. 
Cronica  rimata  di  Casa  d'  Kstc  - 1  go 

Caleffini,  173.  171. 
Cronica  vezia,  56. 
Cronique  de  Saint  Denis.  SO. 
Cronisti  degli  Estensi,  171. 
Crotilde.  80. 

Crugnolo  don  cappellano.   17. 
Csontosi  J.,  198. 
Cucina,  19.  138. 

Cultura  lett...  di  C.  Tonini,  cil..  l(i;i. 
Cultura   la   e    rela/,.    d'Isabella,    di 

Luzio-Ren.  cit.,  97. 
Cnnizza,  81.  82. 
Cuuto  Golfredo,  192. 
Cuochi,  14. 
Cuoio,  214  sgg. 
Cuoio  morato.  92. 
Cuoio  pavonazzo.  92. 
Cuoio  rosso,  93. 
Cuoio  celeste,  92. 
Cuperte  de  carte.  130.  . 
Cupido,  249. 
Curculio,  131. 
Curio  De  .lacobo.  213. 
Curzio  Quinto,  42. 


INWCl-:   GENERALI-; 


2S3 


Cuscino  «la  messale.  66. 

Dacia,  71. 

namaschiiio  itìuiìxì.  61. 

Daliiiatiii.  116. 

Dallari  Uiiili<Tt.).  66.  160.   162.  17."=>. 

Dauco,  21S. 

Danese,  76. 

Daniello  AriiaUlo.  70. 

Dante,  122.  127.  214.  222.  22H.  22.".. 
239. 

Dante,  ">  e  appenil.  ]iassini. 

Dante  eonientato.  fl2. 

Dante  pizolo.  63. 

Danti  liistoriato.  .")2. 

Danza,  99.  in8. 

Da  vari  .^..  19K. 

Davide.  76. 

Debit<iri  e  Creditori  detjji  Ksten..  :>!. 

Deca,  2'SH. 

Deca  nna  di  Tito  Lixin  rrad.  in 
Italiano.  42. 

Decanierone.  6.">.  103. 

Decenibrio  .\ngelo.  109.  11(1  2.">?<. 

Defeiiil)rio  Candido.  49.  .".3.  109.  114. 
160.  240.  24X. 

Decennio  della  vita  ili  V.  B<'inl)o 
di  V.  Cian.  cit..  90. 

Deche.  67.  107.  2.39. 

Decretale,  223. 

Decreti  si  cfr.  Regi.stri  dei... 

Delaito  Iacopo,  23.  So. 

Della  Vita  Beata,  40, 

Deputazione  di  Storia  Patria  del- 
l' Emilia  .si  cfr.  Atti  e  memorie. 

Di'pntazione  di  .Storia  Parria  di  Mo- 
dena e  Parma  si  cfr.  Atti  e  me- 
morie. 

l)<'l>uta7.ioni-  di  Storia  patria  pia- 
le Rom;i<^ne  si  cfr.  Atti  i-  me- 
mfìrie. 

De  Renzi.  194. 

Descort.  4. 

Dialetti.  122.  123.  -  Veneto.  .">. 

Dialitico  di  S.  Gregorio.  64.  96.  217. 
Dialoffus  creaturarum.  1X7. 


Diana,  1.33, 

Diarium  Ferrarii-nse  rir..  77. 

Diaz  M„  12.5. 

Dieta  et  facta  Aljdi..  ^t9. 

Digesto.  2.").  ."«l.  62.  si.  261. 

Dino.  62. 

Diodoro  Sicnlo.  27.  40.  12o.  129.  i:!(i. 

131.  239.  240.  2r)l, 
Dione,   :^,   4:3.    49.   .">><.    .".9.   114.   120. 

129.  130.  131.  239. 
Diritto,  184.  -  Canonico,  21.">.  -  PnMd 

e  privato.  6.  -  Civile.  22(». 
Dittamondo,  69.  73.  102. 
Discorsi  d'  occasione,  146. 
Disegni,  16. 
Disperate,  18;^. 
Dispntatio  Dignitatis.  239. 
Diurno,  2:W. 
Divina  Commedia.  .Vi. 
Divise.  X5. 

Dizionario  latino.  239. 
Documenti  inediti  per   servire  alla 

.Storia  dei  Musei  d'Italia.  16?<. 
Dodexe  el  del  Cristiano.  92. 
Domigio,  6,  109.  248. 
Doni  di  libri,  6."».  10-5. 
Donati  Clemente.  .3.5. 
Donato.    42.  63.  93.  96.  97.  107.  2.59. 
Donato  degli  Allianzani.  si  cfr.  All>. 
Donne   di  Casa   Savoia  -  Le 

G.  Giovannini.  156. 
Donne  ferr.iresi  -  Capitido  anoiiinio 

in  lode  delle  noliili.  1.52. 
Dorez,  144. 
Dottrinale,  108.  21S. 
Doveri  del  Princi])e.  9K. 
Dubbi  amoresi.  86. 
Duca  di  Calabria,  191, 
Duca  di  Milano.  128. 
Ducato  di  Ferrara.  247. 
Duchessa  de  Austria.  155. 
Duchessa  Bona  di  .Savoia,  l.^i. 
Duchessa  prima  di  Ferrara.  216. 
Duelli,  m.  lOX.  221. 
Feo.  239. 


284 


INDICE    GEiNERALE 


Eginio.  64. 

Elegia  di  Gaspare  dei  rriiiilìocchi 
detto  Tribraco,  163. 

Elegiariim  libri  ti"es  -  Pai>iin(  Ili  H.. 
cit.,  133. 

Elenco  delle  monete  d'  oro  del  me- 
dagliere estense  -  Celio  Calca- 
gnini,  168. 

Eleonora,  si  cfr.  Aragona  D'. 

Elia  Ugolino.  100. 

Eliodoro.  261. 

Ellenismo,  114.  llii. 

Elogia  del  Giovio.  cit..  99. 

Elucidarlo,  219. 

Emilia  -  Deputazione  di  storia  pa- 
tria^deir  ....  si  cfr.  -  Atti  e  me- 
morie, 166. 

Entrate  e  spese  del  1434,  55. 

Epicedium  di  E.  Strozzi,  141. 

Epigramma  -  Battista  Guarini,  150. 

Epigrammi  -  Niccolò  Mario  Paniz- 
zato.  167. 

Epipbillides  -  Lorenzo  Maioli.  142. 

Episodio  storico  inedito  intorno  Lu- 
crezia Borgia  di  L.  A.  Gandini. 
207. 

Epist.  ad  ducem  Mediol..  100. 

Epistola  consolatoria  ad  Egano  Lam- 
bertini  -  Sal)adino  degli  Arienti. 
166. 

Epistolarum  libellus.  193. 

Epistolae  del  Petrarca,  108,  240. 

Epistole  di  S.  Caterina,  92. 

Epistole  et  euangelij,  92. 

Epistole  di  S.  Girolamo.  65.  240-1. 

EiJistole  di  S.  Gregorio,  49. 

Epistole  di  S.  Paolo.  81. 

Epitalamio  di  Battista  Guarini.  148. 

Epitaffi  per  Nicolò  III.  111. 

Epopea  di  un  buffone  di  F.  Gabotto. 
cit.,  88. 

Eqiiicola  Mario,  12.  30.  250. 

Ercolano,  21. 

Ercolano  Bart.,  57. 

Ercole  pazzo,  90. 


Ercole  Strozzi  -  C.  ilonteforte.  cit.. 

140. 
Erculea.  240. 
Eremiti  gesuati.  65. 
Erodiano.  261. 
Eroi   gli   brettoni di   Kajna. 

cit.,  72. 
Erodoto,  117.  120.  129. 
Erotemata  -  Guarini.  152. 
Eroticon,  197. 
Erymanto  -  Monte.  1.50. 
Eschanor.  75. 
Esiodo.  59. 
Esopo,  221.  241. 
Esposizione    di     documenti    storici 

dall'  Vili  al  XIX  sec.  e    di    una 

speciale    raccolta  spettante    alla 

medicina    ed     alla     cliirurgia    - 

Foucard,  cit.,  190. 
Este,  60. 
Este   D'   -  Cronaca   di    Casa   -   Fra 

Paolo  da  Lignago.  171. 
Este  D'  -  Cronaca  rimata  di  Casa... 

L7go  Caleffini.  173.  174. 
Este,  Monastero  di  S.    Antonio   da. 

172. 
Este  D'  Accarino.  74. 
Este  D'  Alberto.   5,    11.    12.    14.    21. 

24.  37.  38.  39.  41.  42.  43.  96.  259. 

264. 
Este  D'   Aldobraudino    111.    5.    121. 

122. 
E.ste  D'   Alfonso,    15.    97.    147.    148. 

149.  150.  151.    164.    185.    1X7.   190. 

198.  207. 
Este  D'  Alfonso  I,  65.  97.   131.   132. 

139.  140.  165.  167.   168.    169.   174. 

202.  229.  Si  cfr.  ancbe:  Este  d'Alt". 
Este  U'  Alfonso  II.  31.  90.  170.  171. 
Este  D'  Anna  Maria,  157. 
Este  D'  Azzo,  4.  221. 
Este  D'  Azzo  VI,  82.  83. 
Este  D'  Azzo  VII.  4.  82. 
Este  D'  Azzo  Vili,  4.  5,  187. 
Este  D'  Azzone.  24.  62. 


INDICE   GENERALI-: 


285 


Este  D'  Baldassare,  197. 

Este  D'  Beatiii-e.  4.  14.    1."..    17.    Si'. 

97,  145.  202. 
Este   D'    Beatrice   di   Aldolnaiulino 

II.  172. 

Este  D'  Beatiiee  <ìi  Azzo  VI.  172. 

Este  D'  Bertoldo.  22.3.  225. 

E.ste  D'  Bianca.  65.  72. 

Este  D'  Borgin  Lucrezia,  ci'r.  Bor- 
gia. 

Este  D'  Borso  2.  3.  7.  9.  10.  11.  18. 19. 
22.  24.  25.  28.  29.  30.  ?,2.  36.  37. 
SS.  39.  42.  46.  50.  55.  56.  .57.  61. 
62.  66.  70.  77.  96.  97.  99.  101.  108. 

III.  113.  117.  121.  123.  124.  128. 
1.35.  141.  149.  151.  1.52.  159.  160. 
163.  166.  171.  172.  173.  174.  180. 
181.  185.  186.  187.  188.  192.  193. 
198..  202.   216.   2,38.   244.    255.  2.56. 

Este  D'  Costanza.  83. 

Este  U'  Eleonora  ducliessa.  .'^i  ct'r. 

Aragona  D". 
Este    D'   Ercole   !..    10.    12.     14.    15. 

16.  17.  18.   19.  23.  24.  25.    26.    29. 

31.  32.  35.  .36.  .37.  38.   39.   40.   42. 

43.  46.  47.  48.  49.  .50.   .52.   .58.   65. 

66.  77.  96.   97.   99.   105.   107.   108. 

109.  113.  114.    115.    118.   119.    120. 

125.  126i  129.    130.    131.    132.    133. 

134.  135.  136.   137.   1.38.   1.39.   140. 

142.   143.   145-167.   172.   173.   174. 

175.  176.    181.   182.   185.   188.  189. 

190.  191.   192.    193.   194.   197.  202. 

207.  208.   209.  235.   239.   240.    243. 

244.  245. 
Este  D'  Ercole  II  Duca.  168. 
Este  D'  Ferdinando,  77. 
E.ste  D'  Foresto,  5.  74. 
Este  D'  Francesco,  65. 
Este  D'  Francesco  I^^  22. 
Este  D'  Ginevra,  72. 
Este  D'  Giovanna.  82. 
Este  D'  Giulio,  97. 
Este  D'  Gonzaga    Isaliella.    si    cfr. 

pili  sotto:  Isabella. 


Este  D'  Gurone,  14.  65.  72. 

Este    D'    Ippolito,    42.    46.    91.    153. 

168.  191. 
Este  D'  Isabella.  15.  26.  28.  .30.   31. 

44.  So.  97.  125.  135.  136.  147.  148. 

180.  191.  198.  199.  202.  203. 
Este  D'  Isotta,  72.  85.  121. 
E.ste    D'    Leonello.    2.    7.    8.    9.    10. 

18.  19.  25.  .32.  .53.  76.  SS.  99.  100. 

101.  102.  103.   104.   105.    109.    lltt. 

112.  113.  115.  1.50.  174. 
Este  D'  Lucrezia.  44. 
Este  D"  Malatesta  Costanza.  65. 
Este  D'  Marfìsa.  88. 
Este  D'  Maria.  72. 
Este  D'  Meliaduse.  72.  97. 
P^ste  D'  Moroello.  74. 
Este    D'   Niccolò    III.   6.   7.    is.    if». 

25.  29.  65.  69.  70.  73.  74.   80.   96. 
Este  D'  Niccolò.  72.  99.  1(X).  102.  103. 

104.  110.  111. 
E.ste  D'  Niccolò  di  Leouelb».  11.  64. 
Este  D'  Obizzo.  5. 
Este  D'  Obizzo  II.  4. 
Este  D*  Obizzo  III,  dò. 
Este  D'  Parisina.  72.  74. 
Este  D'  Rinaldo.  72. 
Este  D'  Rinaldo  Maria.  14. 
Este  D'  Sforza  Beatrice,  33. 
Este  D'  .Sigisuioudo.  14.   3(i.   65.   77. 

97.  168.  190.  264. 
Este  D'  Ugo.  5.  25.  72. 
E.steuse  -  Storia  della  Casa.  171. 
Etica  d'Aristotele;  62. 
Euclide.  240. 
Eusebio,  179.  240. 
Eutotio  Ascalonita.  119. 
Evangeli,  2.30.  240. 
Evangelio  di  8.  Giovanni.  81. 
Facezie  di  L.  Carbone,  cit..  118. 
Facino  Bartolomeo ,  56.  60.  61.  63. 
Faenza,  192. 

Faenza  da  8calabrino.  60. 
Falconi  Gio..  75.  103.  104. 
Falconieri.  14. 


280 


INDICE  gl;ni:ralf. 


Falotfi  Gfrolaiiio.  171. 

Fano.  111. 

Faufi  Rinaldo,  14. 

Fantiizzi,  162. 

F.iraniond,  84. 

Farinelli  A.,  93. 

Farsaglia,  Ti.  101.  l()!i. 

Fasti,  110. 

Fattori  estensi,  209. 

Fattoria  di  Ercole  I,  Kit. 

Favole  Franco- Venete.  Tti. 

Favole  francesi,  56. 

Fazio  degli  UI)erti.  si  «Ir.   l'I"- 

Fazol(»  Don.  60'. 

Fe))o,  13.S. 

Fedele  Cassandra.  190. 

Felice  San  Cinelli   in.  62. 

Feliciano  Felice.  182.  183.  184. 

Feltre  da  \'ittorino,  105. 

Ferdinando  d'Este.  262. 

Ferrara,  se  ne  discorre  in  tutta 

pera. 
Ferrara,  Castello.  1.    5.  22.  87. 

157. 
Ferrara,  connine,  45.  151. 
Ferrara  da  maestro  Ant..  122. 
Ferrara  Editicatione  de,  211. 
Ferrara  da  Giovanni,  25. 
Ferrara  Popolo  di,  146. 
Ferrara  Studio,  6.  57.  1.55. 
Ferrarese  anian.,  .39. 
Ferrari,  124. 
Ferrari  G.,  136. 
Ferrari  S.,  138.  139. 
Ferrarino  da  Ferrara.   I.  81. 
Feste,  147. 

Fendi  de  \'illanova.  172. 
Fiammetta,  262. 
Fiandra,  74.  199. 
Filadelfo,  si  cfr.  Tolomeo. 
Filelfo,  66.  125.  144. 
Filelfo  Francesco,  101.  109.  115. 

241. 
Filelfo  Mario,  25.  246.- 
Filippiche,  106.  241. 


rfi. 


116. 


123 


Filippo  Fra,  260. 

Filipjx)  Giac(»mo.  211. 

Filip])o  Maria  duca  di    Milano.   12S. 

Filo.-olo,  211. 

Filodossi,  10.  241. 

Filosotìa,  92.  168. 

Filostrato,  .55.  .56.  61.  221. 

Finale,  67.  97. 

Finanze  estensi  le  -  V.  Sitla  ci)..  201. 

Fini  Daniele,  168. 

Fini  Fino,  161. 

Finzi  V.,  162.  166. 

Fioravante,  225. 

Fiordispina,  14.  89. 

Fiorentini,  44. 

Fiore  da  l'reinariacco,  219.  221. 

Fiorenza,  160. 

Fioretti  della  liihhia,  232.  233.^211. 

Fioretti  di  S.  Francesco,  232. 

Fioretti  de  Terentio,  103. 

Firenze,    10.   26.   36.   42.    .52.  5!i.  77. 

103.  104.  119.  120.  2o:;. 
Firmico,  106.  243. 
Firmin-Didot,  115.  142. 
Fieononiia,  251. 

Flamini,  125.  169.  183.   181.  20!». 
Flaminia,  225. 

Flavio  Giuseppe,  222.  223.  243. 
Floro,  51.  56.  65.  217.  219.  220. 
Flos  testanieìitorum,  220.  221. 
Folco  Fra',  216.  217. 
Fondelli  verdi  di  legature,  7x. 
Fondello,  213.  271. 
Fondi  Giacomo,  257. 
Fontana  Francesca.  151.  !">•_'. 
Fontane  artificiali.  17. 
Fontanina,  152. 
Fonti  dell'Ori.  Fur.,  .54. 
Fonti  .  .  .  del  Rajna  cit.,  87. 
Fonti    le   latine    dell'  Ori.    Fui',    di 

Komizi  cit..  112. 
Fon  zio  Bartol.,  30.  237. 
Foresto,  si  Mr.  Este  D'  F. 
Fortuna  Scipione,  22.  21.  27.  37.  113. 

204.  213.  257.  259. 


INDICE    GF.NF.RALE 


287 


Fossu  d'Albaru.  ."iT.  KlK. 

Foucard,  190. 

Krainnieuti  cod.  giurid.  estensi.  108. 
ISlì. 

Kraiiinieuti  di  Pueiui  ln-ettoiii,  75.84. 

Fraufeschino,  ainau..  102. 

Francesco  d'  Antonio  ila  Firenze, 
cieco  cantore.  77. 

Francesco  Frate  da  Ferrara.  175. 

Francesco  libraio,  3it. 

Francesco  San,  si  ol'r.  Fioretti. 

Francesi,  41.  247. 

Francesi  codici,  54. 

Francia,  5.  18.  115.  199. 

Francia  di  Amorino,  60. 

Francia  di  lanes,  38. 

Francia,  Kaibolini,  15.  !S8. 

Franco -Veneto  linguaggio.  77. 

Franconia,  71. 

Frati  Carlo,  ItìO. 

Frati  della  Certosa,  2o8. 

Frati  di  >^.  Francesco,  25. 

Frati  Luigi,  36. 

Friedlaender.  44. 

Frizzi.  23. 

Frontino  8.  C,  215.  217. 

Frusta  letteraria,  21. 

Fusario  Casjtare.  66. 

Fusignano,  161. 

Gabelle,  12. 

Gabotto  F.,  88.  92.   102.  1!I3.  101. 

Gabriello  di  8an  Monastero  in  Fio- 
rar a,  48. 

Galasso,  71. 

Galeotti,  27.  43.  44.  .55. 

Galeotti  M.,  47.  50. 

(Jaleotti  Marco,  23.  3.s.  14.  15.  (i4. 
113.  204.  259. 

(ialeotti  Matteo.  24. 

Galeotto,  91.  242. 

Galiazo  Signor,   170. 

Galieno,  214. 

Galiot  le  Brun.  .56. 

Gallerie  naz.  ita),  di  A.  ^'enturi 
eit..  40. 


Gallico  Sigindierto,  71. 

(iallino  Jacoi>o.  97. 

Galvani,  74. 

(ìalvani  Giovanni,  1.  22. 

Galvano,  71.  242. 

Gaiubara  N'eronica,  169. 

({andini  L.  A..  6.   15.  10.  11.  52.  86. 

88.  145.  206.  207.  271. 
(ìaspary,  85. 
(iatti  Giovanni,  116. 
Geiger  Ludwig.  1.  145. 
Gelilo.  104. 

Genealogia  degli  Dei.  63.  222. 
Genealogia  de  lo  re  de  Franza.  Iti5. 
Genealogie  del  Boccai-cio.  103. 
Genealogie  estensi,  12. 
Genesi,  230. 
Gennaro  Giaconn>,  243. 
Genova,  150.  151. 
Genova  stampe.   100. 
Geografia,  184. 
Georgiche,  107. 
Gente  de  Tassini.   157. 
(Gentiluomini.  151. 
Geomantia.  .55. 
Germania,  184. 
Germanico  Nicolò,  25.   105. 
Gerolamo  San,  65.  231.  232.  238.  210. 

241.  246.  247.  248. 
Gerusalemme,  72.  184. 
Gesta  Cesaris  F.  Petrarca.   108. 
Gestis  Alexaudri  de    da  Q.  C'urzio. 

42. 
Gesuati,  65. 
Gliinzoni  P.,  131. 
Gliisileri  Gherardo.  77. 
Giacomo  d'Angelo  di   Fiandra.  71. 
Giacosa  P.,  191. 
Giano  Pannonio.   116. 
Giare  le,  134. 

Gigli  Francest-o  eartol.'iio.  41.  48.  50. 
Gigliola  Lodovico.  191. 
(iigliola   moglie  di   Niccolo  111.  7. 
(ìiglioli  Bartolomeo,  100. 
Giglioli  (Tiacomo.  25. 


288 


INDICE   GENERALE 


Giglioli  Giaoomo.  24.  100.  101.    18ti. 

245. 
Giglioli  Giovanni.  4S. 
Giglioli  Girolamo.  28.  HO.   l.")!.    204. 

235.  256.  262.  263. 
Giglioli  Paolo.  100. 
Ginevra,  70.  71. 
Gioachino,  aniau..  102. 
Gioje,  45. 

Gioje  di  Lucrezia  Borgia,  45. 
Giorgetti  A.,  209. 
Giorgi  F.,  186. 
Giornale  del  .Soldo,  154.  161. 
Giornale  Ligastico,  100. 
Giornale  Stor.  lett.  Ital.,  23.  25.  26. 

27.   28.  43.  59.  63.   64.  65.  66.  78. 

85.  88.  97.  103.  109.  122.  12&.  131. 

136.  138.   139.   140.  149.   158.  160. 

161.  183.    184.  187.   190.    192.  194. 

204. 
Giostre,  86. 
Giovanni  cieco,  77. 
"Giovanni  da  Imola,  10. 
Giovanni  di  Magonza,  255. 
Giovanni  di  Pellegrino,  aman.,  102. 
Gio.  Francesco  della  cancelleria,  64. 
Giovanni  da  Ravenna,  219. 
Giovanni  8an,  81. 
Giovannino  Tevitouico.  97.  259. 
Giove,  162. 

Giovenale,  107.  215.  244. 
Giovio,  99. 

Giraldi  Alessandro.  19i<. 
(araldi  G.  B.,  171. 
Giraldi  Guglielmo,  198. 
Giraldi  Lilio  Gregorio,  60.  167.  168. 
Girolamo    .San,    231.    232.    238.    240. 

241.  246.  247.  248. 
Girondi  Orazio,  191. 
Girone,  90. 
(jirone  il  Cortese,  75. 
Girovaghi  cantastorie.  75. 
Giudei,  88.  246. 
Giudice  dei  .Savi.  140.  151. 
Giuliani  G.  B..  183. 


Giulini  -  Memorie  spettanti  alla  sto- 
ria, al  governf»  ere.  di  Milano. 
1.56. 

Giulio.  198. 

Giullari,  81. 

Giuristi.  177. 

Giuseppe  Flavio,  39. 

Giustino,  61.  132.  224.  243. 

Giuochi  delle  carte,  74. 

Giuochi  e  passatempi,  ><i^. 

Glosse  preaccursiane  di  P.  Gogliolo. 
cit.,  108.  186. 

Gogio  Bartolomeo.  163.  164.  233. 

Gondebaut,  80. 

G(mdi  Giuliant»  mercante.  44. 

Gonnella  buifone,  88. 

Gonzaga,  138.  143.  149. 

Gonzaga  Cecilia,  45. 

Gonzaga  dei  Corte,  124.  125.  203. 

Gonzaga  d'Este  Isabella,  27.  8i  ci'v. 
Este  D'. 

Gonzaga  d'Este  Margherita.  105. 

Gonzaga  Federico.  124. 

Gonzaga  Francesco,  15.' 45.  112.  140. 
163.  2.50. 

Gonzaga  Giovanni.  164. 

Gonzaga  Lodovico.  61.   117.  124. 

Gonzaga  Margherita.  11. 

Gorra,  79. 

Gothofred  de  Bojon,  65.  72. 

Goti,  242. 

Graduali,  48. 

Graduali  di  Lionello.  103. 

Graf  A.,  69. 

Grammatiche.  108. 

Grandi  Ercole,  197. 

Grassi  Andrea,  tipogr..  36. 

Gravino  D.,  128. 

Greca  cultura  degli  Estensi.  114. 

Grecia.  116.  183. 

Gregorio,  217.  261. 

Gregorio,  cartolino.  41.  42.  43.  46. 
49.  50.  51. 

Gregorio  San.  49.  64. 

Gregorovius,  92.  165. 


INDICE   GENERALE 


289 


Grober  Gustav.  4. 

Grnyer  Gustavo.  1.  it.  MM.  litri. 

Giiaitoli  Aichivio.  144. 

Guaitoli  P..  196. 

Gualazzi  jtoeta.  2.")(t. 

Gualdo  Girol..  10(5. 

(iualeughi  Lodovico.  97. 

Gualfredo.  21.5.  219. 

Gualtieri,  246. 

Guardaroba.  203. 

Guarini  Battista.  14.  .58.  .59.  97.  98. 
99.  114.  117.  118.  131.  132.  141. 
147.  148.  149.  1.50.  151.  1.52.  167. 
193.  236.  237. 

CJuarini  Girolaum.  111. 

Guarino  7.  8.  9.  11.  25.  32.  63.  66. 
70.  96.  100.  101.  102.  103.  104.  105. 
106.  107.  109.  110.  111.  115.  116. 
174.  201.  220.  240.  243.  245,  249. 

Guariuus  Leonelli,  105. 

Guaruciio  P.  E..  E<liz.  di  P.  Giiilheni 
de  Luzeiiia.  cit..  82. 

(Tuarnieri  Antonio,  14. 

Guasselli  lìenietrio.  19. 

Guazzelli  Demetrio,  custode  della 
biblioteca  vaticana,  260.  -  Mi- 
chele. 260.  -  Gaspare.  260.  -  Bat- 
tista. 260.  -  Francesco,  260.  -  Be- 
nedetto. 260.  8i  cfr.  anche  :  Guas- 
selli. 

Guberno  del  principe  circa  il  Re- 
gno, 131. 

Guerra  di  Ferrara.  232. 

Guerrino  Meschino.  39.  77. 

Guglielmo  facchino.  61. 

Guglielmo  di  R<mia.  215. 

GvTglielmo  San  monast.  in  Ferr..  lf<. 

Guidobonati,  8. 

Guidone,  76. 

Guidone  Aureo.  218. 

Guidoni  Al<h)liraudin<i.  .59. 

Guidoni  Alessandro,  òx. 

(iuiron  le  courtois,  95. 

Gurone,  51.  61.  75.  242. 

Gutifre  de  Bojon.  SI. 


Hamilton  collezione,   130. 
Handschriftlicbe     die     l'eberliet'e- 

rung  der  Briefe  Ciceros  di  \'.  E. 

Schmidt  cit.,  107. 
Heiberg  I.  L..  144. 
Hermanin,  19S. 
Hermann   .Julius,   9.  18.    20.   to.  36. 

37.  40.  76.  80.  103.  195,  19S. 
Historia  di  Aless.  Macedone.  51. 
Hist.   J.    Caesaris   dello  Sclineider. 

cit..  104. 
Homero,  117. 
Hortis  Attilio.  7.  106. 
lacobeo.  180. 
Iconografìa  estense,  2.59. 
Ind.    mss.    bibl.    coiu.    di    Ferr.    di 

G.  Antonelli  cit.,  90. 
micino  Bernardo.  25.  70.  71. 
Imbosini  Biasio.  102. 
Imola.  111. 

Imola  da  Beltrame  amaii..  39. 
Imola  da  Taddeo.  -56. 
Imperatore  Massimiliano.  153. 
Improvvisatori,  76.  77. 
Indice  dei  codd.    greci    della  BiM. 

estense  di  Modena  -  Puntoni  cil.. 

144. 
lufortiato.  62. 
Ingegneri,  9. 

Ingenuis  de  moribus.   105. 
Inglesi.  247. 
Inghilterra.  247. 
Inghilterra  -  Corte.  145. 
Ingresso  di  Borso  in  Reggio  di   A. 

Levi  cit..  112. 
Innari.  48. 
Innario.  .50.  51. 
Innocenzo.  103.  221. 
Innsbruck.  1.55. 
Insegnamento  latino.  99. 
Intagliatori  di  stampe,  16.  31.  35. 
lntagliat<iri  e  gli  Estensi  di  G.  Cam- 
pori  cit..  36. 
Integrità  de  1'  arte  militare.  51. 
Interitu  De  Meleagri.  25. 


290 


INDICE   GENERALE 


Intorno  al  cosiddetto  Dialogus  crea- 

tiirarnm,  Kajiia  cit..  IST. 
Inventari  1502-3.  H2. 
Inventari    di   Guardarolia   del    1194. 

.01. 

Inventari  di  lil)ri  estensi.  7.  ^'^.  Iti. 

Inventari  di  <|uadri.  statue.  <lise- 
gui,  eee.,  16. 

Inventario  di  Eleonora.  22!). 

Inventario  di  guardaroba  1497.  4li. 

Inventario  di  libri.  7.  144. 

Inventario  di  Lucrezia   Horgia.   -"'2. 

Inventario  di  oggetti  da  Cliiesa.  2n7. 

Investexon  ilei  papa  Nicola.  5(S. 

Investitura  imperiale,  154. 

loseplio  de  antiqnitate.  49. 

ll)l)oerate.  240. 

Ippolito.  2.52. 

Isabella,  cfr.  Este  I)'. 

Isabella  d' Este  e  l'Orlando  Inua- 
niorato  di  Lu/io  in  Studi  su 
M.  M.  Boiardo,  cit..  13.".. 

Iside,  25.  178. 

Isidoro.  21(3. 

Isocrate,  131. 

Isole,  243. 

Isotta,  70.  71. 

Isitagua,  175. 

Istitutioue  De  vituf  -  Aiitonin  dei 
Conti  di   S.   Martino.    1H2. 

Istoria  di  l'iranio  e  Tislic  -  Sabadinn 
degli  Arienti,  HiO. 

Istorie  Romane,  41.  42. 

Italia  -  Documenti  inediti  per  ser- 
vire alla   storisi  dei  musei,  168. 

Italienisclien  Die  ScLauuiiiii/.cn  di 
Friedlaender  cii..  11. 

Itanexe.  195. 

Itinerario  lo  de  Taris,  liO. 

Itinr-rario  di   ni.   Nicolò.  00. 

Itinerarium   Syriaciim.  H)X. 

.lacomo  maistro.  191. 

.lalirbucli   dcr  Kunsl  Iiisto).,   19X. 

.lancs  Francese,   aman..    11. 

.leanrov   A..  S4. 


.lose]>li  di  Pandoiro( 'ollcuiiccio.  1.55. 

.loscplio.  43. 

.Josc])lius  de  Bello  .ludaico.    12. 

.Journal  <les  Savants.  0. 

.ludicio.  de,  li1)ero.   101. 

.Tustino,  00. 

Kri.steller  P..  9.  126. 

Lamltertini  Egano.  166-167. 

Lamola.  23.  101.  104.  105. 

Lanci  loti  liber  gestorum,  77. 

Lancilotto,  30.  57.  61.  62.  64.  71.  73. 
76.  77.  81.  85.  90.  264. 

Landino.  25.  51.  23X. 

Lanfredini  Cristoforo,  237. 

Laugres,   106. 

Laiìacini  Filipiio.  241. 

Lardi  Costantino.  60.   103. 

Lardi  Romano,  14. 

Latini  Brunetto,  237. 

La  Tor  de  Gugliehno.  !^2. 

Lattanzio.  108.  219.  244.  245. 

Laurion,  246. 

Leetura  Baldi.  24. 

Legature  di  codici  e  di  lil.ri.  r.t-2(t. 
3S.  41.  43.  14.  15.  46.  47.  49.  .5l'. 
61.  92.   144. 

Leggende  francesi,  71. 

Leggende  di  Santi.  230.  241.  215. 

Leggcmlc  e  ulte  di  santi  in  fran- 
cese. 41.  61. 

Leona,  152. 

Leonardi  Antonio.  195. 

Leonardo  Aretino,  215.  221.  214. 

Leonello:  si  cfr.  Este  D'  Leonello, 
121.  182.  185.  186.  187.  202.  2.55. 
2.56. 

Leoniceno  Nicolò,  n^.  130.  131.  1.53. 
1.55.   156.  181.   193. 

Lettera  itastarda,  49. 

Lettera  bastarda  corsiua.    19. 

Lettera  di  Battista  (iuarini  alla  Du- 
chessa  Eleonora.   150.   151. 

Lettera  moderna.  5L 

Lettera  di  Krcol.-  1  ad  Aibnld  ('or- 
lesi.    170. 


rxnici-  Gi:N"t;RAr,L-. 


391 


Lettera  di  L.  Carbone,  126. 
Lettera   inedita    di   falcidino   dt-^li 

Alienti  ad  Ercole  l.  166. 
Lettera  di  Tito  Vespasiano   SUi>/.y.\ 

a  Battista  (ruarini.  167. 
Letterati  liolojjnesi.  166. 
Letteratnrii  f'r:inc.  :   Icijuciidt-   liaii- 

eesi,  D. 
Letteratura  latina.  5. 
Letteratura  iirovenzale,  S.  4. 
Letteratura     veron.    al    cadere    del 

see.  XY. -G.  B.  (iinliani  lit.,  188. 
Lettere  antiche,  -iS. 
Lettere  di  Cicerone,  106. 
Lettere   di    G.    Tiraliosclii    al    1'.    I. 

Afto.  -  C.  Frati,  160. 
Lettere  del  Prisoiano.  UH.  17i'.  113. 
Lettere  dei  Pio  ai  (Ton/.a.na.  -   iir.-i- 

•rliircdli  cit..  UH. 
Lettere  di  S.  Caterina.  128. 
Lettere  <li  scrittori  ital.  d<d    scrolo 

XA  I.  -  (t.  Campori,  17.S. 
Lettere   di    Lodovico   Ariosto.   -    A. 

Cappelli  cit..  142.  192. 
Levi  A.,  112. 

Lezenda  de  .'^anti  vanj^eli.  US. 
Lezioni  accail.  di  Galvani  cit..  7L 
Liardo  Niccolo.  193. 
Libanori.  174. 
Lilianori  Andrea,  14. 
Liblìra  marchesana,  12. 
Liber  cronicarnm  Rej^uin    Fr;iiici<'. 

79. 
Liber  dictus  le  ronians  de  Trisrain". 

85. 
Lil)er  in  nienihranis  dicrus  S.  (ir;i- 

dalis,  85. 
Liber  Merlini.  85. 
Lil)er  modi  signiticandi.   10?<. 
Lil)er  nativitatis  Tristani.  X5. 
Lil)er  Tristani.  85. 
Lilirajo  francese  in  Ferrara.  :->9. 
Libreria  di  Ercole  I,   154. 
Libreria  Estense,  si  cir.  Bibl..  2.  26. 

28.  120.  128.  166.  ecc. 


Libreria  del  conte  AHierto  Pio.  144. 

Libreto  miniato  ;i  l'antiqua,  1.30. 

Libri  comprati  pel  duca  Ercole.  32. 

Libri  della  Torre.  57.  61. 

Libri  di  canto.  48.  .50.  245. 

Libri  di  Anna  Sforza  d'  Este.  47. 

Libri  di  Lucrezia  Borgia.  92. 

Libri  di  Nicolò  IH,  72. 

Libro  dito  Lanzeloto.    57. 

Libri  di  versi.  151.   1.52. 

Libri  francesi,  12.  30.  11.  43.  51.  .55. 
56.  61.  62.  64.  65. 

Libri  greci.  63. 

Li1>ri  miniati.  92. 

Libri  perduti.  57. 

Libri  Spagli uoli.  65. 

Fiibri  liturgici.  Vedi:  Messali.  Bre- 
viari, offici,  antifonari,  corali. 

Ubrizoli  smaltadi  str.aforadi.  45. 

rjbrizolo  di  dcvotioMe  di  Lucrezia 
Borgia.  .52. 

Libro  d'Aiimiiuistrazionc.  Casa  1500. 
1.54. 

Lil)ro  de  Delnti  e  Crciliti.  43.  50. 

Libro  del  Conto  della  Torre  della 
Corte,  41. 

Libro  dei  Crediti  e  debiti.  43. 

Liliro  dei  papi  e  imperatori.  50.    . 

Libro  de  le  famose  done.  .55.  57. 

Libro  de  Limoxine.  140. 

Libro  del  Salvatore.  20. 

Libro  del  timor  figliale,  231. 

Liltro  delle  Partite  del  1.502.  40. 

Lil)io  delle  Partite  Esten.si.  51. 

Libro  di  Alberico.  83. 

Libro  di  Boi'so  d'Este,  72. 

Liliro  di  canto  da  vesjiro,  42. 

Libro  di  canto  francese.  77.  84. 

Libro  di  credito,  37. 

l.,iIiro  francese  de  ncceli.  75. 

Libro  di  Massaria  di  Modena  1159. 
62.  181. 

Libro  di  Scherma.  64. 

Libro  di  opere  prestate.  57. 

Libro  di  ventura,  93. 


292 


INDICE   GENERALE 


Ligiiiigo  (lii  Paolo.   140. 

Liugiia  cortigiana.  Kajiia  cit..   17."). 

Lingua  ferrarese,  12H.  124.  12ó. 

Lingua  Spagniiola.  91. 

Lingua  Spagli,  in  Ita),  di  B.  Croce. 

cit.,  m. 

Lingua  toscana.  122. 

Linguaggio  ibrido  frauco-veneto.  77. 

Lira  (Iella  Niccolò,  2(U. 

Lirica  francese.  81. 

Lirica  Latina,  .54.  121. 

Lirica  la  toscana  del  Rinascimento 

anteriore  ai  tempi  del  Magnitico. 

-  Flamini  cit.,  183. 
Liriche  di  Faz.  degli  TI),  cit..   102. 
Livio  Tito,  42. 
Lodi  don  Giacomino.  24. 
Lodovico  maestro.  IHO. 
Logica.  220. 
Lollio  Alberto.  90. 
Londtardi  Antonio.  21. 
Louati  V..  109. 
Londra.  12. 
Longobardi.  263. 
Lonigo  da  Nicolò.  27.  r>l.  .5!).  Si  cfr. 

Leouiceno. 
Lopez  Ifiigo,  92.  93. 
Lorenzo  di  Aquileia.  219. 
Lorenzo  Fiorentino,  aman..  37.    13. 
Loschi  Ant.,  63. 
Loschi  Niccolò,  25. 
Luca  San,  221. 
Lucano,  64.  107.  109. 
Lncia  Suor,  207.  237. 
Luciani  C.  M.,  (?)  2.38. 
Luciano.  115.  120.  129.  130.  144.  216. 

236.  244.  245. 
Lucidario,  244. 
Lucio  Floro.  61. 
Lucrezia    Borgia    d'  Estc.     si     cfr. 

Este  D',  145.  160.  165.  ecc. 
Lucrezio.  106.  244. 
Lcjdovico  il  Moro:  si  c-Cr.  .*^forza  L. 
Lugo,  97. 
Lugo  da  Sebastiano,  97. 


Lumbroso  G.,  108. 
Lusitano  Paolo  Hermauo,   162. 
Lusso.  2.  10.  15.  132.  203.  206. 
Luzerna  de  Peire  Guilhem,  82. 
Lazio  A.,  15.  27.  28.  .36.  64.   66.  85. 

135. 
Luzio-Uenicr,  13.  15.  26.  97.  125.  131. 

1.36.  139.  140.    147.    149.    158.    160. 

162.  163.  166.   167.    171.    175.    190. 

192.  194.  271. 
Maddaloni  C.  di,  98. 
Maestro  di  gramniatic-i.   Hit. 
Matìei  Carlo.  124. 
Maggi  Giacomo,  141. 
Maggiora  A..  180.  181. 
Magia,  244. 
Magonza,  71. 

Magonza  di  Giovanni,  amau..  39. 
Magro  del  Guglielmo,  min..  45. 
Magro  del  Guglielmo,  miniatore  ... 

di  A.  Venturi,  cit..  45. 
Mainardi  A.,  125. 
Mainenti,  102. 
Maineri  de  Maino,  187. 
Maiuetto,  77. 
Maioli  Lorenzo.  142. 
Maiolica,  16. 
Malagola.  -  Della  vita  «■  delle  opcie 

di    Antonio    CrccNi   detto   Coilro. 

115.  118.  1.54. 
Malaspina  Selvaggia,  52. 
Malatesta  Ungaro,  65. 
Malatesti,  112.  217. 
Malatesti  Galeazzo,  8. 
Malatesti  Parisina,  6. 
Maniltriano,  77.  89. 
Manacorda  G.,  92.  93. 
Manardo  Giovanni.  168. 
Manasse,  261. 
Mancini,  9.  121. 
Mandati  -  Registro   dei...    149.   151. 

153.  2.55. 
Maitdato  in  favore  di  Paudolfo  Col- 

lenuccio.  153. 


INDICE   GENERALI-: 


2U3 


riandato  in  favore  di  Battista  Gna- 
rini,  149. 

Mandeville  De  Giovanni.  2V2. 

Manfredi  Aristofilo.  198. 

Manfredi  Taddeo.  .56.  111.  184. 

Manilio.  10.5.  247. 

Manilio  e  L.  Bonincontri.  <li  IJ.  Salt- 
Itadini.  106. 

Manoscritti  greci.  113. 

Manoscritti    della     collezione     Ha- 
milton, di  L.  Biadene  cit..  130. 

Mano!ser.  BiI>lioteca  di  Pa<lova.  146. 

^lantegna  Andrea.  9.  19.5. 

Mantova,  15.  27.  .30.  .56.  107.  117.  124. 
135.  i:3«.  149. 163. 180.  250.  263.  271. 
Mantova  ila  Moretto.  61. 
Mantova    e    L'rhino  -  Lnzio-Renier. 

cit..  15.  140.  271. 
Mantovano  Batt..  14. 
Mannaie  di  Storia   del    Diritto   ita- 
liano. -  G.  Salvioli  cit..  186. 
Mannzio  Aldo,  115.  118.  142.  143.  145. 
Manzi  Benedetto    152. 
Mappamondo,  32.  61.  261. 
Mappamuiulus     seu    Cosmograjdiia 

Ptoloinei.  103. 
^larca  di  Trevigi.  3.  5.  79.  87. 
Marcello,  104.  252. 
Marchesana  di  Mantova.  136. 
Marchese  di  Mantova.  135. 
Marciano  cod..  183. 
Marco,  246. 
Marco  Galeotto.  26. 
Marco  Pollo.  .56.  218.  262. 
Marco  re  di  Cornovia.  71. 
Marescalchi,  14. 
Marescotti  Galeazzo.  225. 
Maria  moglie  del  lintfone  .Scocola.  8)s. 
Marino.  26. 
Marino  don.  45. 
Mario  De  Lodovico.  244. 
Marliano  Luigi.  191. 
Marsilio.  142. 

Martin   1).  Giovanni.  42.  198. 
Martino,  Fra,  238. 


Marzio  Galeazzo,  25. 

Mascalcia,  221. 

Mascarino  Isabella.  40. 

Mascarino  Xiccolò.  amanuense.  27. 

38.  40.  49. 
-Massa  Battista,  192.  236.  237. 
Massimiliano  Imperatore.  153. 
Mas.similiano  d'Au.stria.  1.54. 
.Matilde  Contessa.  176.  261. 
Mation,  65. 
Mattia  Corvino.  65. 
Mauro,  62. 
Mazzatinti.  -  La    Biblioteca   chi  H. 

di  Aragona  in  Napoli,  146. 
Mazzolati  Ugo,  100. 
Mazzuchelli,  109.  179.  186. 
Medagliere  Estense.  182. 
Medagliere  Estense.  -  Elenco  delle 

monete  d'oro  del Celio  Cal- 

cagnini.  168. 
Medaglioni  Estensi.  -  A.    Nani   cit.. 
148.  165. 

Médaillenrs   les    italiens -    Ar- 

mand,  op.  cit..  197: 
Medici  de'.  119.  171. 
Medici    de' ,  Lorenzo   il    magnifico. 

58.  59.  114.  264.  -  Piero.  264.- 
Medici,  62.  100.  111.  177. 
Medicina.  11.  49.    50.  168.    184.    187. 

188.  222. 
Medicine  di  cavalli.  96.  245. 
Meleagro.  25. 
Meliaduse,  56.  62.  73.  103.  185.  239. 

242.  246. 
Mellara.  60.  1.51. 
Memlnana,  12.  213. 
Memoria  artificiale,  63.  2:3:^. 
Memoriale  delle   cose  i)rcstate.   .55. 

56.  63.  96.  109. 
Meni,  del  buon  teiii]K)  amico,  di  ti. 

Lumbroso.  cit..  108. 
Meni,  dell' Acc.  di  Torino,  cit.,  93. 
Mem.  della   E.   Accad.    di    Scienze, 
Lettere  ed  Arti  in  Modena,  139. 
199. 


2i)l 


tNDICF.   GENt-RAI.h 


.Mom.  ili   religioue.    di    iiioralf  <■  «li 

letfeiiiturii.  144. 
Memorie  per  la  Storia  letteraria  «li 

Piacenza.  Poggiali.  I."i8. 
Memorie    spettanti    alla    Stt)ria.    al 
governo  eoe.  di  Milano.  Giulini. 
l-'Hì. 
Memorie  storiche  di  Carpi.  U3. 
Memorie    storiche   di   S.    Felice   sul 
Panarti.    -  ]'.    C'osta    (iiani.    <it.. 
122. 
Meiigo  dalPArmi.  2.''>7. 
Mercati  G..  2."i. 
Mercurio  Trimegisto.  24ti. 
Merlino.  61.  62.  X.'>.  246.  248. 
Mernolh  de  Arnaldo.  70. 
Meschino.  246.    , 
Me.ssale.  S(1.  4."..  229.  246. 
Messale  per  la  L'appella  ducale.  .">0. 
Messale   di  Anna    Sf«)r/.a.  46-47.  6ó. 

67. 
Messale    di    I]>]i()liti)   card.    d'Kstc. 

46. 
Messale  d'  I>'al.clhi.  H7. 
Messalti  B.-niardo.  222. 
Messia.  246. 
Messina.  11-"). 
Metamorftìsi.  110. 
Meyer  1'..  71. 

Michaelis  de  \'asc<mcellos.  i-.  02. 
Michele  Don.  2aS. 
Milani..  In.  6."..  66.  110.  128.  l.">7.  174. 

187. 
Milano  da  Amadio,  orefice.  44.  -  Har- 

tista,  45.  -  Pietro.  44. 
Milano  -  Memorie  spettanti  alla  sto- 
ria, al  governo,  ecc.  ili  Ginlini. 
l.">6. 
Milliariiio.  IDI. 
Milo.  71. 
Mincio.  203. 
Miniatori.  21.  26.  27.  :ì6.  ó.'>.  77.   102. 

264. 
Miniatori    Estensi,    di  G.    Campori. 
cit.,  40. 


Miniatnra.   7.   9.    46.    108.    104.    194. 

197.  19S.  229.  -  Antiqna.  49. 
Miniature  le  ferrare.si  della  Bihlio- 
teia    V.iticana.    Hermanin..  lit.. 
198. 
Minio.  216. 

Miraroli  della  Vergine.  112. 
Mirandola.  KX 

Mirandola  della  Pico.  118.  192. 
Miscellanea  di  rime  volg.  dei  secoli 
XIV  e  XV.  M.  Vattasso.  cit..  121. 
Miseria.  206. 

Miti  legg....  di  A.   Graf.  cit..  69. 
Mitologia.  66. 

Moeenigo  Tommaso,  doge.  .">6. 
Modena.  4.    21.   60.    62.    72.    74.    7x. 

100.  101.  I.=i4.  163.  187. 
Modena  -  Archivio  notarile  168. 
Modena  -  Archivio  di  Stato.  l.">2.  l.">.">. 
Modena  da  Martino,  miniatoi'e.  .36. 
Modena.  Stampe  ivi  uscite.    19.    21. 

22.  44.  63. 
Molino  Gerolamo.  189. 
Mommsen.  188. 
Monaci  Ernesto.  4. 
Monastero   di  S.    Antonio   da    Este. 

172. 
Monete    d"  oro    del     Medagliere    e- 

stense  -  Elenco  delle C'eliu 

Calcagnini.  168. 
Monnier  Philippe.  Le  (^uattrociiito. 

cit..  1.  72. 
Montacelùese  Gio:  B..  191. 
Montagnana    di    Giacomo    Antonia. 

187. 
Monralhauo.  76. 
Montanina.  213  sgg. 
Montanina  bianca.  49.   64.    -    rossa. 
46.  i^.  .">1.  ."^2.  61.  64.  -  verdr.  .'.1. 
Montano  Calisto.  188. 
Monrecchio.  179. 
Montecirccolo  Michele.  .">7. 
Mouteforte  C  140. 
Montegihhio.  112. 
Monte  Ervniantho.  150. 


INDICE    GENERALE 


295 


Moiilcrcllio  (li   Oddo   Aiit..  72. 

Moutcrcllro  signori   di,   lilN. 

Moiilcrcgiaiio,  24o. 

Morale  triittafo  di,   llli. 

Moralitade,  libri  de',  (iri. 

Mori,  U. 

Moro  Gio.  Francesco,  212.  211. 

]\I<)ste  De  Vincenzo,  2~ìO. 

Mo(-,fi.  ili. 

Mucllnci-  K.  llcdcu  11.  Mridc  itali(  ii. 
Hunianistcu,  118.  152. 

.Mngcllo  da  Dino,  2r>. 

Mtintz  E.,  260. 

Muratori,  Annali,  l^H.  -  Ani.  <sf..  12. 

Mnsca,  11."). 

Mnsc.  .")9. 

Musei  di  Italia.  -  Documenti  ine- 
diti |)er  servire  alla  Sloria  dei... 
IHS. 

Museo  di  ant.  class.,  cit..   KKi. 

Muscuni  British.  12. 

.Musica,  28(i.  247. 

Mussato  Albertino,    1()!S.  21:!. 

Muzio,  frate,  61. 

Naldi  Naldo,  240. 

Nani   A.  -  Medaglioni    Kstensi.    US. 

16:'.. 

Napoli,  47.   126.  146.   1.5,".. 

Najìoli   Da  Marglicrita.   11. 

Narni,  2">. 

Narni  Da  Suor  Lucia.  Si  cCr.  Lucia. 

Nast>llo  Frain'csco,   11.  26. 

Natale,   irvi. 

Navi,  17. 

Neri  Gerolamo,   I!)l. 

Nicola    da    Casola,    si    dr.    Gasola 

Da  N. 
Nicola    da    \'enuia.    si    clV.    \  cr(.ua 

Da   N. 
Niccoli,    101.    106. 
Niccolò    niar<di..    121.    IS,"..   1,S6.  20S. 

222.  221-..  217.    2".,S.   Si   cJr.    anche 

Lste    D. 
Niccolo  di  Leoucll(..  2-.!'..  2.56.  Si   dr. 

anche:    Kste^l". 


Ni(!Colò  da  Ijonigo,  1.55. 

Niccolò  Papa,  .56. 

Niccolai  GincA'ra.    167.    -    Lucrezia, 

167. 
Nichiiiuo  de  .loannis   Haiitiste,  166. 
Nigrisoli   Kart.,  285.  -  (ialasso,  242. 

-  (ilcrolanu).  121.  -  Nicolò,  16.  77. 

-  Nigris<d(),   102.    -    Pietro,    67.    - 
l'omaso,  67. 

Ninfale,  .56.  60. 

Ninfe,  251. 

Nobili  donne  reirar<'si  -  Caiufolo 
anouinu.  in   lode  delle,    1.52. 

Noce  della  Fr.-inccsco,   IS7. 

Nolhac  de  1'.,  106.  lOS.  U.i. 

Nonantola,  268. 

Nono  di  Giovanni.  S7. 

Nono  Marcello.  lOS.  217. 

Notabile  il,  64. 

Notaio  della  fattoria  di  Lrcole  J ,  161. 

Nofcices....  d(M  niss.  liane,  di  Mo- 
dena, di  .1.  Camus,   cit.,  72.  78. 

Notizia  letteraria  -  Oavedoni  cit., 
144. 

Notizie  relat.  slor.  «li  Ferrara,  di 
L.   N.  Cittadella,  cit..  26.  :-ì5. 

Notizie  sulla  vita  di  jjudovico  Ario- 
sto -  Canij.oi'i  cit.,  i;>9. 

Notula  Notaria.,  222. 

Novati  Francesco.  7.  71. 

NoN'cUe  del  Mainbriano  di  (i.  Pua 
cit.,   VAH. 

Novell  in»),   12S.  217. 

Nozze  di  Alfonso  I.  181.  182. 

Nozze  di  Eleonora  -  Orazione  latina 
|)cr  le (ji(.vanni  Brusati,  146. 

Nozze  di  Lucrezia  cc.ii  A.  Hcntiv(.- 
glio.   15. 

Nozze  e  colimie(lie  alla  Corte  di 
Ferrara  nel  lel.briiio  1491.  -  P. 
(iliinzoiii   cit..    181. 

Niiuiisinatica,   Kis. 

Nuoto,  99. 

Nuvolone  Carlo.  112.  121.  -  Filipi.o. 
12.   117.  US.    121.    191. 


296 


INDICE    GENERALE 


Nvrop  Cr.,  79. 

Obizzo  II.  si  cfr.  Este  D'  ()l).  II. 
^)ccitanic;i    lirica,    70.    SI.    84,    lin- 
gua 90. 
Odorici)  Frate,  241. 
Officiali  della  libreria  estense.  22. 
^)fflcio.  66.  2'n.  232.  2.33.  247.  264. 
Officiis  de  64.  106. 
Offici<di.  47.  48.  65. 
Officiolo  «le  N.  D..  66. 
Officiolo  d'  Isabella  d'  Kstc.  44. 
Ogerio  duca,  71. 
Olanda,  199. 

Olio  di  Montegibliio.  Vedi  Petrolio. 
Olio  di  sasso.  180. 
Olivi  Luigi,  7.  14. 
Omero,  117.  215. 
Onomastica,  72. 
Opera  1'  igienica  di  B.  Kama/zini - 

A.  Maggiora  cit..  180.  181. 
Opere  toscane,  126. 
Operum...  di  L.  S.  Giraldi  cit..  60. 
Oratio  ad  ili.  Nieolauni    Estensem, 

25. 
Oratione  di  Tullio.  63. 
Orator.  107. 
Oratore  de.  107. 
Oratore  di  Milano.  119. 
Oratori  estensi.  8.  26.  67.  209. 
Oratorio  e  libreria  Estense,  28. 
Oratorio  nel  Castello  di  Ferrara,  22. 
Orazio   89.    107.    109.    112.    126.  216. 

218.  219. 
Orazione  di  Nostra  Donna.  233. 
Orazione     jiro    venia     im])etranda. 

233. 
Orazione    latina    per    le    nozze    di 

Eleonora  -  Giovanni  Brusati,  146. 
Orazione    sulla   morte  di   Lodovico 

Carbone  -  Battista  Guarini.  1.52. 
Orazione   sulla   morte  di   Ludovico 

Castdla  -  Battista  Guarini.  151. 
Ordelaffi  degli   I'ic<-o.  191. 
Orelici,  44. 
Orfeo,  59. 


Organo.  143. 
Origlila,  S'K. 
Origine  delle  fam.    l'ad.   di    Kajiia. 

cit.,  87. 
Origine  e  sito  del  Nono  Sacello  ecc.. 

di  Francesco  Ariosti,  1.57. 
Origini  -  D'Ancona  cit..  17.  190. 
Orlando.  70.  85.  135.  136.  260. 
Orlando  furioso,  90.  125. 
Orlando  innamorato.  26.  27.  37.  NX. 

124.  132.  243. 
Orologieri  degli  Estensi  -  G.  Cam- 
pori,  175. 
Orosio  Paolo.  214. 
Orsini  card.,  21. 
Orthoi^axa,  195. 
Ortona  Da  Diana.  14. 
Osimo  da  Nicobj,  37. 
Osservazioni  sulla  cronologia  di  un 

o})era    del    Cornazano  -  K'<iiii-r. 

159. 
Ostellato,  256. 

Osteria  dell'Angelo,  si  cfr.  Angelo. 
Ottone,  239. 
Ottone,  metallo,  51. 
Ovidio,  49.  62.  89.  104.  HO.  111.  112. 

215.  218.  219.  221. 
Padova.  87.  124.  146.  IM.  213.  25(i. 
Padova  da  Protonotario,  60. 
Padova  da  Zan  lacomo,  192. 
Paganelli  Bartolomeo,  133. 
Paladini,  70.  85. 
Palazzo  ducale  -  Ferrara.  157. 
Palazzo  Bartolomeo.  NO. 
Palio  da  altare.  4.S. 
Pai  marino,  97. 
Palmieri  Nardo.  63.  64. 
Palmieri  Romano.  14. 
Pandregon,  246. 
Panezio  o  Panetti  irà  Battista.  12S. 

129.  176. 
Panlila.  139. 
Panizzato  Alessau<lr().  anian..  37.  - 

Nicolò  xMario,  167. 
Panormita.  25.  99.  U»9. 


INDICE   GENERALE 


297 


Paolo  San,  217. 

Paolo  Fra  da  Lignayn.  171. 

Papa  Alessaudift  ^'I.  ló'A. 

Papa  Sisto  TV,  lir>. 

Pai»i  -  Storia    dei tiad.    Hciiciti 

-  Pastor.  145. 

Papiro,  28. 

Pamijonzelo,  cantore.  14. 

Papozo  Antonio,  23.5. 

Paradix,  65. 

Parodi,  E.  G.  73. 

Paradossi,  106. 

Parasitus,  115. 

Pardi  G.,  151. 

Parigi.  60.  184.  225. 

Paris  et  Helena.  236. 

Paris  G..  71. 

Parisina,  si  el'r.  Malatcsti.   l!l.    KM). 

103.  104. 
Parmesano  Bartolomeo.  144.    -    Lu- 
dovico, 144. 
Paruto  Lodovico,  244.  245. 
Pasini  Niccolò,  257. 
Passaro.  91. 
Passerini  G.  L.,  118. 
Passetti  Cosimo  di  Loilovico.  1S5. 
Passini  Niccolò,  aman.,  39.  41. 
Passione  di  Cristo.  232. 
Pastor,  145. 
Patrizi  Francesco,  87. 
Pavia,  1.50.  183.  248. 
Pavia  de  Baptista,  114. 
Pegni  di  oggetti  preziosi  pei-   jiartc 

degli  Estensi.  46. 
PeguiLhau,  si  cfr.  Aimeric  de  P.,82. 

83. 
Pelle  di  Brasilio.  42. 
Pelli  di   Capretto,   42.    .50.    .51.    102. 

104. 
Pelli  di  Capretto  rasate.  43. 
Pelle  montanina  rossa.  41. 
Pelopida,  104.  252. 
Peregrino  -  romanzo  di  Iaco]>o  Ca- 

viceo,  169. 
Persico  F.,  98. 


Persio,  107. 

Perugia,  24 

Pesaro.  28.  56. 

Peschiere,  17. 

Peste,  118.  263. 

Petrarca   Francesco,   5.   ;^.   39.   61. 

70.   108.    122.   125.    127.   214.   218. 

223.  224.  238.  240.  248.  257. 
Petrarcha  in  forma  i>ieho]a.  93. 
Pétrarque   et  rbumanisiiic  di  P.  do 

Nolhac.  cit..  106.   U)K. 
Petrolio,  112. 
Petruccio,  corriero,  103. 
Pezzolati  don  Bellino.  97. 
Piacenza,  97.  116.  124.  195. 
Piacenza  -   Memorie   per   la    Storia 

letteraria,  di  Poggiali,  158. 
Piacenza,  da,  Gio.,  97. 
Pianto,  cfr.  Aim.  de  Peguilhaii. 
Piasio  Battista,  191. 
Piccinino  Niccolò,  247. 
Pico  Gio.  della  Mirandola,  4l).  UN. 

192.  -  Gio.    Frane.   57.   59.    64.   - 

Biblioteca,  .59. 
Picot  E..  6. 

Picrobon.  astrologo,  61. 
Pietro  Bendjo  e  Isabella  d' Este  Gon- 
zaga -  Gian  cit.,  125. 
Pietrobono  citaredo,  150. 
Pietro  Ispano,  220. 
Pigna  Gio.  Battista.  31.  170.  171. 
Pio  Alberto.  112.  142.  143.  144.  145. 

264.  -  Gian  Marsilio,   146.  -  Gio. 

Ludovico,  223.  -  Gio.  Marco,  146.  - 

Leonello  143.  -  Marsibilia,  111. 
Pio  archivio,  144. 

Pio,  congiura  contro  Borso,  42.  98. 
Pil)arozzi  Pier  Antonio,  14. 
Pipino  re  di  Franconia,  71. 
Piramo  -  Istoria  di....  e  Tisbe  -  Sa- 

badino  degli  Arieiiti.  166. 
Piramo  e  Tisbe,  248. 
Piroudoli  Giovanni,  Mercante,  44.  - 

.Jac-opo,  110.  -  Nicolò,  100. 
Pisa,  stampa,  112. 


2m 


INDICE    GENERALE 


Pisauello,  9. 

Pisani  Vittore,  clr.  Pisauello. 

Pistoia,  13.  145. 

Pistoia,    il    efr.    Cainiiielli  124.   IHS. 

1.39. 
Pistolilo  Bonavenruia.  l.">.  Ili!), 
l'ittori  a  Ferrara,  9. 
Pittori,  13.  19.5.  196.  197. 
Pittori  Giacomo,  161.  -  Gio.  Maria, 

161.  -  Ludovico,  116.  161.  193.  196. 

-  Paolo.  161. 
Pizzolbeccari  Bertolaccio,  .56.  61. 
Platis  (li  Theodoro,  174. 
l'iatone.  53.  142. 
Plauto.  13.  42.  51.  104.  107.  131.  149. 

249. 
Pletoue.  (t.,   102. 
Plinio,  40.  46,    50.    51,   .57.    102.  104. 

107.  153.  181.  229.  248.  249.  260. 
Plutarco,  12.  105.  115.  249.  252. 
Po,  17. 

Podestà  di  ,s.  Felice  sul  l'auaro,  122. 
Podestà  di  .Sassuolo  di  N.   Cioniui, 

cit.,  112. 
Podocataro  fra  Filipix).  116. 
Poema  divo  Herculi  dicatum'-  Bat- 
tista Guarini,  63.  148.  150. 
Poemetto    ad    Alfonso   I   -    Daniele 

Fini,  168. 
Poemetto  di  Gaspare  de'  Trirnhocclii 

detto  TribraiM.,  163. 
Poesia.  .59.  167. 
Poesia  latina,  168. 
Poesia  spaglinola,  92. 
Poesie  latine  di  L.  Ariosto.  112.  1.52. 

161.  169.  178. 
Poesie  latine -Nicolo  Lelio  C^osniico. 

161. 
Poetria,  108.  215.  219. 
Poggiali   -   Memorie    per   la    Storia 

letteraria  di  Piacenza,  158. 
Poggio,  102.  106.   107.  109. 
Poggio  di  Giacomo,  19.  31.  263. 
Polihio,  88.  49.  248. 
Poli  smagna,  55.  123.  125.  12«. 


Polisofo,  dialogo  di  Nuvolone,  124. 

Polistore,  52. 

Polistoro,  249. 

Politia  litteraruiu,  249. 

Politia  Platonis,  53. 

Poliziano,  118. 

Polo  Antonio,  58.  -  Paolo  Aiil..^ 

Polo  Marco,  19.  .56.  246. 

Ptniiariuni,  108.  261. 

Pomi»eo  Festo,  102.  103.  104.  lON. 

ronipoiiio  Mela,  61. 

Ponerolycon,    in,    di     A.    Reinhard, 
cit..   111. 

Fontano  Gioviano,  102. 

Pontificale,  214. 

Pontreinoli     Beatrice,     172.    -    Gio. 

Luca,  14.  172. 
Ponzetto  Pietro,  64. 
Popolo  di  Ferrara.  146. 
Porcellana,  16. 
Porcellio,  109.  248. 
Porta  S.  Croce  di  Peggio.  13N. 
Porfido,  lavoraz.  del,  16. 
Porrcttane  -  Sahadino  degli  Arienti. 

m.  166. 

Porteli  no  Francesco,  57. 

Porto  (la  .Iacopo.  67.  -  Giacomo  Ma- 
ria. 243. 

l'ostille  su  tre  ])oeti  ciechi  -  G.  Kna 
cit.,  13IK. 

Pozzo  dal  Giovanni,  14.  194.  -  Menco 
Jacopo,  186. 

Pozzolani  Francesco,  109.  241. 

Prasildo,  137. 

Preced.   fra  gli  Est.  e  i  Medici,  di 
V.  .Santi,  cit..  31. 

Prediche  di  S.  Bernardino.  128. 

Premariacc»)  da  Fiore,  64. 

Presepo  con  ligure  de  relevo,  207. 

Preservatione    de    ab    epideiiji;t    di 
Maino  dei  Mainori,  187. 

['restiti  di  libri,  30.  57.  60.  65.  66. 

Prime  le  (ptattro  edizioni  della   D. 
V.  -  r^ord  Vernon  cit..  125. 

l'rinciitessa  Aragonese.  147, 


INDICE   GENERALE 


299 


Piint-ipi  Estensi.  146.  1.55.  -  Carteg- 
gio, 148. 

Pii sciano  graunuatico,  248. 

Prisciauo  min.,  104. 

l 'risciano  Gioran  Battista.  17'i.  - 
Ludovico.  172.  -  Matteo.  172.  - 
Pellegrino,  13.  27.  28.  29.  30.  31. 
32.  65.  66.  67.  US.  119.  120.  171. 
172.  173.  175.  182.  194.  195.  197. 
205.  -  Prisciano.  60.  -  Scipione. 
172. 

Privilegio  Imperiale.  60. 

Pr()1)0  p:milio,  248.  249. 

Procida  di  Gian,  242. 

Procopio,  130.  249. 

Profezie  di  Merlino,  73. 

Professori,  205. 

Professori  di  greco,  117. 

Properzio.  107.  249. 

Propugnatore  -  G.  Setti.  162. 

Prosperi  B.,  147. 

Prospettiva,  67. 

Provenza,  81. 

Provenzale  lingua,  54. 

Provenzale  poesia,  90. 

Proverbi  di  Don  lìiigo,  92. 

Palmista,  231.  248. 

Palterio,  231.  248.  249. 

Ptoloinaei  <iuatripertituni. 

l'nccinotti,  188. 

Puntoni,  144. 

Pupattola  del  sec.  XV  di  L.  A.  (tjui- 
dini,  44. 

Purificazione  serinono  delJa.   112. 

Putti,  27. 

Putti  Francesco.  22.  23.  24.  204. 

Quadri,  16. 

Quadriga  spirituale.  37. 

Quadrio,  204. 

Quartisaua.  134. 

Quattrocento  di  Possi,  cit..  1.  71.  73. 
114.  121. 

Quattrocento  di  Mounier,  cit.,  1. 

Quintiliano,  18.  30.  106. 

Quintiliano  di  R.  Sabbadini,  cit..  106. 


Rabi  Moyse,  264. 

Rabi  Samuel,  250. 

Raccolta  musicale  estense.  -  Si)i- 
nelli,  cit.,  199. 

Raccolta  di  studi  dedic.  ad  A.  di 
Ancona.  -  Savj-Lopez,  cit..  137. 

Ratìaele  Zovenzoni  e  la  sua  Mo- 
nodia Cbrysolorae  di  A.  Sabba- 
dini cit..  116. 

Kaibolini  Francesco:  si  <'tr.  Francia. 

Raimondi  Cosma,  25. 

Rajna,  29.  72.  78.  79.  85.  87.  122. 
125.  187. 

Ralmenz  Bistorz  d'Arles.  83. 

Ramazzini  B..  180. 

Rambaldi  De  Benvenuto.  218. 

Rangoni  Domicilia,  1.52. 

Raspadie  Giulio,  38. 

Raso  Alessandrino.  20.  47. 

Raso  Lionato.  47. 

Rassadura  de  capriti,  per  legatura. 
50. 

Rass.  bibl.,  cit.,  90. 

Rass.  crit.  d.  lett.  ital.,  cit.,  112. 

Rassegna  Emiliana.  -  V.  Finzi,  162. 

Ras.  Naz.,  cit.,  98. 

Rass.  Pugliese,  98. 

Reali  di  Francia.  79. 

Recueil  des  Hist.  des  Gaules di 

Bouquet,  cit.,  80. 

Re  d'Aragona  in  Napoli.  -  La  Bi- 
blioteca dei Mazzatinti.    146. 

Redeu  u.  Briefe  italien.  Humani- 
.sten.  K.  Muellner,  118.  152. 

Re  uxoria,  de  102,  239. 

Re  Eurico.  252. 

Re  franchi.  214. 

Refrigerio  G.  B.,  162. 

Reggia  Ferrarese,  99. 

Reggio.  101.  112.  138.  154. 

Regimine  de  principum,  81. 

Registri  dei  Decreti.  135.  138.  139. 
161.  166. 

Registri  dei  mandati.  .56.  .58.  62,  88. 
96.  97.  100.  101.  102.  103.  104.  121. 


300 


INDICE    GENERALE 


124.  134.  13.5.  141.    149.    151.  153. 

I(i8.  172.  174.  181.    187.    191.   192. 

197. 
Kegistri  dc-lla  fattitria  di  Eix-olo    1, 

164. 
Registri  di   Guardaroba  Esfen..  44. 

47.  48.  65.  88. 
Registri  estensi,  14.  1::Ì8.  193. 
Registro  Campi,  167. 
Registro  Exatoria,  lOU. 
Registro  di  massaria.  181. 
Registro  di  M.  Galeotti.  47. 
Registro  investiture  Es-teusi.  64. 
Reinhard  I.  Alhreclit,  111.  167. 
Rei.  Artist.    tra   le   corti   di  Mil.    e 

Ferr.  di  A.  ^'enturi,  cit.,  65. 
Ret.  d'Isal).  d'Este  di  Luzio-Renier. 

eit..  K"). 
Relazione  de' l'riue.  ti' Este  con  W-- 

spasiauo  da  Bisticci,  42. 
Relazione     degli     studi     fatti     nel- 

1'  Arch.    Palat.    di  Modena    ine- 
sentata alla  Deput.  di  ìSt.  P.  nella 

tornata  del  17  gennaio  1862.  -  per 

G.   Cain])ori.  207. 
Reniedijs  de  iitriusque  fortuiiac  del 

Petrarca.  38.  39.   41. 
Renaldo,  70. 

Renaldo  <li  AUiaspina.  71. 
Renata  di  Francia.  6. 
Rendic.  della  R.  Accad.  dei  l^incei. 

126. 
Reuier  Rodolfo,  si  cfr.  anche  Luzio, 

7.  15.  26.  27.  28.  64.  66.  85.  88.  125. 

131.  136.  139.  140.   147.   148.   1.59. 

160.  162.  166.  171.  190.  199.  271. 
Renzi  De  S.,  188.  1S9. 
Re]ml>l)lica  ili  Platone.  53. 
Republdica  di  Venezia.  176. 
Rerum  de  natura.  106. 
Retroense.  81. 
Rev.    dcs    liililiotlièciues.    -    Dorè/,.. 

cit.',  144. 
Revue  del  langues  rom..  cit..  S4. 
Ricaiui.  74. 


los. 


del 
cit.. 


Ricardus,  217. 

Riccardiana,  163. 

lìiccobaldo  cronista.  30.  (11.  (i7 
217.  222.  250.  261. 

Ricerche  bibl.  sulle  edi/.  )Vr 
sec.  XV.  -  di  G.  Antouelli. 
31.  35. 

Ricerche  intorno  ai  Reali  di  Fran- 
cia di  Kajna,  cit.,  19. 

Ricettario,  2.50. 

Ricette,  249. 

Ricordi  di  guardarol)a  del  1.503  degli 
Estensi.  45. 

Rigo,  64. 

Riliolus  [Ziliolus]  Paul  US.    100. 

Rime  edite  ed  inedite  di  Antonio 
Cammelli.  -  A.  Cajtpelli  e  S.  Fer- 
rari, cir..  138. 

Rime  scelte  de'  poeti  ferraresi  e 
moderni.  -  Baruffaldi,  cit.,  121. 

Riminai  di  G.  M.,  57.  67.  168. 

Rimini  da  Agostino.  .57.  58.  131.  - 
Isotta,  14.  -  Laura,  14.  -  Lucre- 
zia, 14.  -  Ugolino,  57. 

Rinaldo,  85. 

Rinaldo  tai)pezziere,  .56. 

Rinaldo  di  Montalbano.  76. 

Rinascenza  a  Ferrara.  9. 

Rinascimento,  14. 

Ripa  Luca.  149.  162. 

Riva  L..  193. 

Riviste:   Annales  du  Midi,  4. 

Riviste:  Archivio  della  Società  Ro- 
mana ili  ."Storia  ])atria.  145. 

Kivisr-e:  Ardi.  stor.  ilelPArte.   13. 

Riviste:   Ardi.   stor.   irai..   7. 

Ri\iste  :   Ardi.  stor.  Ioni..  15.  ." 

Riviste  :  Ardi.  Veneto.  9. 

Riviste:  Arte,  L'.  198. 

Rivista  di  filosofia  scientifica 

Riviste:  Gallerie  naz.  ital..  9. 

Rivi.ste:  Giorn.  stor.  lett.  ita!..  7. 
10.  13.  15. 

Riviste:  Mem.  della  R.  Accad.  di 
Scienze,  Lett.  ed  Arti  in  Mod.,  14. 


!.  131. 


192. 


IN  DICK   GENERALE 


301 


Riviste:  X.  Anfol..  15. 

Rivisto:  Kass.  euiil..  15. 

Riviste  :  Stor.  italiana.  3.  59.  7H. 

Rivisto:  Stor.  Maiit..  198. 

Roberti  Ercole.  197.  -  Xioeolò.  25S. 

Roberto  Fra.  232. 

Rocca  Possoute,  175. 

Rococciola  tii>..  tì3.   133.   UX. 

Rodi.  116. 

Rodi.  -  Annali.  62.  165.  172. 

Rodigino  cod.,  121. 

Rodrigo  Borgia  allo  Studio  di  Bo- 
logna. -  F.  Giorgi,  cit..  1X6. 

Rohindino,  220,  221. 

Rolando.  76. 

R.niia.  35.  75.  93.  1:35.  145.  U7.  US. 
15().  1.53.  154.  173.  183.  225.  264. 

Roma  da  Oaglielnio  nnian.,  39. 

IJoiiiagiic.  -    l)e|)ntazione   di   Storia 

l>arria  ]>cr  le Atfi  <'  Memorie. 

166. 

Romania,  cit..  29.  71.  72.  78.  S7. 

Romani  re  dei.  71. 

Romanisclie  Forschungen.  cit..  91. 
92. 

Romano  da  All>i*rico.  S3.  -  Ezzelino. 
83.  • 

Romano  da  Signori.  81. 

Romanzi  della  Rosa.  85.  249. 

Romanzi  della  tav.  rot..  18. 

Romanzi  ili  Spagna.  91. 

Romanzo  nn  jtoetico  del  Rinasci- 
mento ili  y.  Lonati.  cit..  109. 

Romei  \'eneranda.  110. 

Rouehini  Amadio.  169. 

Roneisvalle.  S7. 

Rondel,  250. 

Rosa,  Tomauzi  della.  85.  249. 

Rosate  da  Alberico.  25. 

Ro.sseto,  .55. 

Rosseto  camerlengo,  60. 

Rossetti  Alvise  di  Bartolomeo  aman. 
27.  37.  38.  41.  altrove:  Rosetti. 

Rossi  G.,  183. 

Rossi  Manfredo.  144. 


Rossi  Vittorio.  1.  71.  73.  114.  121. 
161.  167.  16S. 

Rotliolando,  71. 

Rotnli  dello  stndio  Bolognese.  115. 

Rovigo.  96.  118.  167. 

Rnà  G..  i:^. 

Ruffino  Simone,  mercante.  44. 

Riittus  Sextiis,  218. 

Sal)adino  degli  Arienti  Giovanni. 
165.  166.  \'edi  anche  Arieufi. 

Sabbadini  R..  8.  10.  56.  63.  64.  70. 
96.  100.  104.  105.  106.  107.  115.  116. 

Sacchetti  cantore.  14. 

Sacrato  dal,  57. 

Sacrobosco  Giovanni.  242. 

Sadoleto  Gio.,  66.  262.  -  .Jacopo.  ti(i. 

Saggio  di  una  storia  dei  volgariz- 
zamenti d'opere  greche  nel  se- 
colo XV  -  1).  (ira vino  cit..  128. 

Salano  da  Gnido  Antonio.  1.54. 

Saint  Ciro  de  Te,  81. 

Saint  Graal.  62.  73.  74.  75.  25(). 

Sala  della  Alberto.  30.  61. 

Sala  di  contessa.  87. 

Salariati  del  1494  libro  dei.  2N. 

Salimbeui  Anselmo,  56. 

Sallnstio.  104.  107.  132.  250. 

Salmista.  51. 

Sai  violi  G..  1X6. 

Salvo -Cozzo  a..  63. 

Salutati.  106. 

Sammlnngen  des  allerhiiclisrcn  Kai- 
serhauses.  198. 

Sandonnini  Tonnuaso.  5. 

San  Giorgio  di  Bianca.  14. 

San  Giorgio  da  Carlo,  41.  42.  43. 
45.  49.  55.  56.  57.  61.  63.  194.  - 
.Maria.  166. 

San  Gregorio  da  Romano.  39.  43. 

Sangninacci  Iacopo.  121. 

San  Paolo  di  Guglielmo.  37. 

San  Polo  da  Battista,  49.  51.  176. 

San  Sepolcro,  218.  225. 

San  Silvestro  monast.,  48. 

Santi  Girolamo  di  Ferrara.   116. 


302 


INDICE    GENERALE 


Santi  V.,  31. 

Saniido  Leonardo.  ó7. 

Sardi  Alessandro.  171.  176.  -  (Tusiia- 

re,  1.^7.  l.">3.  175.  -  Leonello.  112.  - 

Lodovico,  111.  112. 
Sarzanella  Michele.  24ti.  2.">1. 
Sassuolo,  179. 
Sandeo  Felino.  17.^. 
SaAd  XII,  192. 
Savi'Gindiee  (hi.  l."'l. 
Savi-Lopez,  137. 
Savigny  de  C.  IS."). 
Saviotti   A.  -  Pand<dfo   Collenuccio 

umanista  pesarese  del  secolo  XV. 

cit.,  153.  154. 
Savoia  Duchessa  Bona  di.  156. 
Savoia  Le  donne  di  Casa....  G.  Gio- 

vannini,  156. 
.Savonarola  Gerolamo.  11.  112.  209. 

210.  241.  213.  249. 
Savonarola  Michele,  11.   25.    70.  75. 

96.   111.   124.   187.    188.   236.   243. 

246.  247. 
Scacchi,  .32.  108.  199.  217.  220.   239. 

242.  245. 
Scalone  Antonello,  61. 
Scala  Bartolomeo.  127. 
Scala  della  Alberto,  270. 
Scalino  di  Antonio.  100. 
Scandiano,  134.  135. 
Scherma  libro  di.  64. 
Schiavi.  14. 
Schifanoia,  5.  SS.  95.  194.  Veli   un- 

clie  :  Affreschi. 
Schivanoglia  A..  124. 
Schinetti  Pietro.  63. 
Schmidt  O.  E..  107. 
Schneider  dir..  104. 
Scienze,  167. 
Scoccia  buffone,  88. 
Scrittori  greci,  132. 
Scrittori  illustri  -  Ughi  cit..  128. 
Scudieri,  14. 
Scuola  la,  e  gli  studi  di  G.  V.,  di  Sab- 

badini,  .56.  70.  96.  100.  105. 106. 115. 


Searles  C,  54. 

Segarizzi  Arnaldo.  11.  70. 

Segretari  ducali  Estensi.  26. 

Semper-Schulze,  143. 

Seneca,  107.  216.  217.  240.  251. 

Senectute  de.  106. 

Senesi.  25. 

Senofonte,  99.  120.  129. 

Sennuccio,  70. 

Serradori  de  core/.oli  de  basilio.  131. 

Serra  valle,  150. 

Serventese.  146. 

Setti  G.,  162. 

Sfera,  184. 

Sforziade,  251. 

Sforza,  77. 

Sforza  Anna,  15.  46.  47.  65.  66.  1.54. 

1.55.    165.   242.   -   Beatrice.  131.    - 

Bianca    Maria,    154.    -    Gio.    (ia- 

leazzo.  15.  -  Lodovico.  43.  .5S.  93. 

Ludovico.  15.   140. 
Sibille,  59. 
Sicilia,  199. 

Sidrach,  41.  56.  60.  81.  250. 
Siena,  92.  111.  127. 
Siete  Partidas,  91. 
Sifilide,  192. 
Sigismondi   Sigisiiinmli)    .iinaii..  52. 

264. 
Signorello  Alessamho.  260. 
Silio  Italico.  144. 
Siila.  115. 
Silvano  2.50. 
Sisto  IV,  145. 
Sitta  P,.  201. 
Sivieri  Siviere).  14. 
Smeraldo  in  legatura  di  liliin.    15. 
Società    Komana    di    Storia   Patria. 

Archivio,  145. 
Socrate,  214. 
Sofocle,  62. 
Soldo  Giornale  del,  154.  161. 

Solerti  A.,  17.  72. 
Somma  di  Azzone,  62. 
Sommium  Scipionis,  106. 


INDICE  GENERALE 


303 


.Souattiii.  19ti. 

Sonetti  (It'l  l'istuia  giusta  l'apograt'o 
trivulziano  -  Kenier  fit..  1.^9. 

Sonlello.  83. 

Spagna.  77.  81.  91.  2óÓ. 

Spagnola  letteratura.  91. 

Spagnolisiui,  91. 

Spagnolo  Bartol.  14.  -  Michele  ore- 
fice. 45. 

Specchio  de  la  Croce,  232. 

Specia  Teodosio.  51. 

Spectacnla.  13. 

Spera  materiale.  233. 

Speraiidio.  13.  197. 

Sphera  de.  6-^.  194. 

.Spbera  de  et  Chyliudro.  119. 

Spinelli  A.  (i..  !^t2.  124.  144.  ix;!.  19ti. 
264. 

Splnges  B..  106. 

Spoleto  da  Gregorio.  143. 

Spotorno.  92. 

Sprenzel  C.  isx. 

Staffieri.  14. 

Stagnolo  rosso.  49. 

Stampa  Gaspara,  169. 

.Stampa  in  Ferrara.  31.  37.  -  Inta- 
gliat.  di  stam]>e.  16. 

Stampa  la  in  Venezia  «lalla  sua  ori- 
gine alla  moi'te  di  A.  Manuuzio 
seniore  -  C.  Castellani,  cit..  118. 

•Stati  di  Modena  e  Reggio.  1.^4. 

Stato  estense,  amministrazione.  3.  - 
tinanze.  3.  201. 

Statue.  16. 

Stazio.  63.  66.  107.  132.  22ti.  2."i<). 

Stefano  cartolaio.  103. 

Stellarum  tìguris  de.  64. 

Stemma  Estense.  87.  104. 

."Stimolo  di  amore.  231. 

Stor.  Crit.  di  alcnni  testi  lat.  di 
K.  Sabbadini,  107. 

Storia  dei  Musei  d'Italia.  Documenti 
inediti  per  servire  alla.  168. 

Storia  dei  Papi  (trad.  Benetti)  Pa- 
stor.  145. 


j     Storia    del    Diritto    Romano    di    C- 
De-Savign_v  cit..  185. 
.^toria  della  Casa  estense,  171. 
Storia    della    «-oufiuisfa    di   Gerusa- 
I  lemme.  72. 

!     Storia  «Iella  guerra  e  difesa  di  Rocca 

'  Possente  di  Bart.  Cavalieri.  175. 

Storia  della  Medicina  di  S.  De  Renzi 

,  cit..    188.  18VI.  -  di   C.    Sprenzel 

■  cit..  188.  -  di  Puccinotti  cit.,  188. 

Storia  degli  Estensi  di  Pri.sciano.  28. 

Storia  di  Ca.sa  d'E.ste  di  Prisciano, 

32. 

.     Storia  di  Lugo  -   Bonoli  cit..  124. 

Storia    epoj».    frane,    di    C.    Nvrup. 

cit..  79. 
Storia  letteraria  di   Piacenza  -  Mc- 
I  morie  di  Poggiali.  158. 

Storia  patria   -   Archivio   della    So- 
cietà Romana  ili,  145. 
Storia  patria  -  Deputazione  dell' F> 

milia.  -  Atti  e  Memorie.  166. 
Storia   l'atria   -   Deputazione   di  di 
Modena  e  Parma.  -  Atti  e  Memo- 
rie. 146.  1.52.  169.  173.  174. 
Storia  Patria  -  Deputazione  Roma- 

gne  -  Atti  e  Memorie.  166. 
Storici  e.stensi.  170. 
.storie  di  Alessandro.  81. 
."Storie   di   T'ngaria  di  Maestro  Gio. 
de  Thwx-ocz.  1.55.  -  d"  Oriente.  241. 

-  Fiorentine.  19.  243.  -  greche.  i;>2. 
Stiabone.  37.  115.  131.  2.V).  259. 
Strozzi.  -54.  67.  -    Benedetto.   2.56.    - 

Bernardo.  30.  -  Camillo,  170.  - 
Carlo  Maria.  130.  131.  237.  -  Ce- 
sare. 170.  -  Contessa.  56.  -  Ercole. 
45. 126. 140. 141.  142.  145.  165.  169. 
170.  240.  '  Lorenzo.  18.    61.   256. 

-  Lorenzo  di  Pala.  104.  -  Nanni. 
245.  -  Niccolò.  .56.  62.  -  poetae 
pater  et  filius.  Aldo.  165.  -  Ro- 
Iierto,  1,52.  -  Tito  Vespasiano. 
21.  45.  56.  d9.  110.  112.  118.  i:i4. 
14t).  141.  146.  I.'i2.   167.    IW.    197. 


304 


INDICE   GENERALE 


-  Tito  Vespasiano  :  Lettera  a  Bat- 
tista Guarini.  167. 

Studi  bibliogratifi  e  liiografici  sulla 

storia  (It'lla  (Geografia  in    Italia. 

1S4. 
Studi  di  tilol.  (dass.  (dt..  106. 
Studi  e  doc.  di  st.  e  dir.  cit.,  25. 
Studi  ital.  di  tilol.  <dass..  107.    144. 
Studi  sullo  oi>.  di  Boccaccio  di  Hor- 

tis,  106. 
Studi   su    M.    M.    Boiardo  cit..  129. 

13.5.  136.  199. 
Studio.  2.")6. 
Studio  Bidognese.  IL"). 
Studio  d'Ercole,  2.53.  261.  262.   264. 
."studio  di  Ferrara,  113.  115.  117.  155. 

172.  182.  187.  20.5.  -  Si  cfr.  anche 

Ferrara. 
Snida.  117. 
Sumnia,  220.  -  codicis  di  Azzone.  24. 

-  de  graniatica.  60.  -  Dictaiuinis, 
•218. 

Suinnie.  54. 

Suore.  207. 

Supplemento  de  croniclie.  92. 

Taccone  Baldassare.  93. 

Tachoino  in  nied(»sina.  4i).  50. 

Tacito,  107.  132. 

Taffetà  negro,  47  -  verdi-.  47. 

Tanncci,  21. 

Tarocchi,  199. 

Tassini,  209. 

Tassini  Antonia,  156.  1.57.  158.  236. 

Tassino  Antonio  -  Opera  intorno  al 

matrimonio  di   Ludovico   e  Bt^^- 

trice,  157. 
Tassini  -  Geute  de,  157. 
Tassino  Gabriele,  156. 
Tassoni  Filippo.  187. 
Tassoni  Giulio,  203. 
Tavole  astronomiche,  198. 
Tavola  della  Filipiia.  72. 
Tavola  rotonda.  IS.  73.  74. 
Teatro,  13. 
Tebaide,  63.  220. 


]     Tebaldeo  Ant(mio.  13.  1.59.  160.  209. 
\     Tebe,  75. 

Tenaglia,  5.  106. 
Tenori,  2.51. 
Teocrito.  118. 
Teoforiano.  104. 
Teogene.  251. 
:     Teologia.  215. 
!     Terenzio.    13.   63.  97.    103.   107.    -JÌX. 

251.  260. 
Terra  Santa,  10.  72.  185.  245. 
Teseo,  39.  50.  61.  65.  251. 
Tessino,  1.56. 

Testamento  di  Ercole  II,  168. 
Testainento  nuovo,  230. 
Testamento   nuovo  e  vecclii<(.  75. 
Thomas  A..  78. 
Tlnvrocz    de    Maestro    Giovanni    - 

Storie  di  l'ngaria,  1.55. 
Tiberide.  221. 
Tibullo,  46.  111. 
Tincani  C.  129. 
Tiraboschi  Girolamo.  1.  21.  31.  42. 

62.  66.   99.    125.   129.    143.    156. 

162.  163.  167.  175.  179.  186.  191. 
l'ir.a1>oschi    Girolamo  -  Lettere    di 

al  P.  I.  Affò-C.  Frati  cit..    160. 
Tirate  Franco- venete,  74. 
Tisbe    -  Istoria    di    Piramo   e....  <li 

Saltadino  degli  Arienti,  166. 
Tisbina,  88,  137. 

Tito  Livio,  64.  107.  217.  239.  251.  259. 
Tito   V.    Strozza,    di   A.    Reiuliaid, 

cit..  111. 
Titoli   dott.  conferiti  dallo  studio  ili 

Ferrara,  di  G.  Pardi,  cit..  115. 
Titolo  ducale,  154. 
Tiziano,  89. 
Tobler  T..  183. 
Tocco  F.,  209. 
Tolomeo,  237. 
Tolomeo  Filadelfo.  7. 
Tommaso,  221. 
Tommaso  Anglico,  221. 
Tommaso  Fra.  237. 


INDICE   GENERALE 


305 


Tommaso  da  Vicenza  102.  269. 

Tcmini  C.  109. 

Topogiatìa  di  Terra  Santa.  lf<5. 

Torelli  Barbara.  169.  ITO. 

Torello  Alvise.  44. 

Tornei,  X6. 

Torre  della  Giaromo.  2.^7. 
Torre  di  Kigobello,  .sede  della  libr. 
Estense.  23.  28.  213. 

Tortelli  (tìo..  64. 

Toscanella.  121. 

Toscanella  Giov..  101. 

Toscano,  73. 

Tossici  Niccolò.  23.  204.  213. 

Trailnzione  dal  greco  -  Lodovico 
Carbone,  152. 

Traduzioni,  128. 

Transito  di  S.  (iiruoliino,  47. 

Traversari.  102. 

Trebisonda.  102.  Ila. 

Trento,  145. 

Treviso,  marca  di.  81. 

Trimbocchi  Antonia,  Bartol.,  Cate- 
rina, Costanza.  Elisabetta,  Ga- 
spare, Giovanni,  Lucia,  Mel- 
chiorre, Niccolò,  163.  -  Gaspare, 
25.  113.  162.  163.  240.  2.Ó0.  251. 

Trionti,  commentarii,  70. 

Trionfo  romano  -  Il di  Eleo- 
nora d"  Aragona,  (t.  Corvisieri. 
145. 

Tri])oli.  147. 

Tristano  di  Lconis.  71. 

Tristano  ed  Isotta,  19. 

Tristano,  61.  65.  70.  76.  85.  103.  251. 
-  riccardiaiio.  73. 

Tristi,  110. 

Troja,  71.  85. 

Trojano.  71. 

Tropino.  222. 

Trotti.  209.  -  Alberto,  57.  -  Alfonso, 
161.  -  Diana,  199.  -  Esaù,  100.  - 
Galeazzo,  241.  261.  -  Paolo  An- 
tonio. 149.  172.  -  Violante,  199.  - 
Virginia.  199. 


Trovatori.  4.  81.  82.  83.  84.  85. 
Tura  Cosraè,  59.  60.  87.  89.  196.  197. 
Turca  veste,  20. 
Turchetto  Marc'  Antonio.  42. 
Turimbocchi   ile"  Pino  o   TirimluK-- 

chi,  163.  Si  cfr.  Triml>occbi. 
Tnrpiuo.  70. 
Tnscolane.  251. 
Tnsignano  De  Pietro.  217. 
ri>aldi  Baldo,  24. 
liberti  degli  Fazio.  7.  127.  221.  230. 

241. 
Uccelli,  239.  245. 
l'ggeri  il  danese.  76. 
Fghi,  128.  774. 
l'go  e  Parigina....  di  A.  Solerti,  cit.. 

72. 
riiianesiiuo  in   Lombanlia.  -  Borsa. 

cit..  160. 
Umanista.  14X. 
Ungheria,  116.  1.55. 
Università  di  Ferrara.  97.  185.  lf<6. 

187.  201.  -  trasjìortata  a  Kovigci. 

118.  Si  cfr.  anche  Studio. 
Urbino,  15.  .56.  198. 
Urceo  Antonio,  118.  1.54. 
Usi  e  Costumi,  6. 

Vacchette     dell"  Archivio    del     Co- 
mune, 163. 
Valdrighi  L.  F..  199. 
Valentino  Antonio,  57. 
Valenza  di  Giovanni,  23. 
Valenza  Lodovico,  116. 
Valenza  da  Lorenzo.  36.  144. 
Valerio  Massimo.  104.  108.  132.  252. 
Valisnera    da    Antonio,    65.    -   Gio. 

Ant.,  65. 
Valla   Giorgio.    101.    114.    11><.    119, 

144.  193. 
Vandelli  Domenico.  21. 
Vangeli.  92. 

Varietate  de  fortunae.  239. 
Varini  SeAero,  115. 
Varo  del  Nicolò,  64. 
Vattasso  M..  121. 


3()(i 


INDICF,  gI':ni:rali:: 


Vegezio,  108.  216.  217. 

Velluti.  280. 

Volluto  cremisino.  66.  92. 

Veleno,  251. 

Venenis  rie  di  Pietro  d' Almiio.  1S7. 

Venere,  133. 

Veneto.  5.  73.  79.  81.  87. 

Venezia.  21.  .56.  57.  58.  66.  US.  119. 

149.  154.  174.  176.  184.  203. 
Venturi  Adolfo,   3.  9.  11.  13.  14.  15. 

19.  29.  .30.  31.    32.  40.  45.  59.   60. 

65.    66.    73.    85.  97.  130.  132.  136. 

138.  1.52.  180. 182.  194.  196.  197.  270. 
^'euuta  sulla  in  Ferrara  della  Beata 

Suor    Lucia    da    Narui    di  L.  A. 

CTandini,  op.  cit..  207. 
Verardi,  238. 
VerUor.  signif.  de,  104. 
Vergerio  P.  P.,  105.  144. 
Verona,  106.  109. 
Verona  da  Fino,  197. 
Verona  da  Francescliiuo.  187. 
Verona  da  Nicola,  5. 
Vernon  Lord  125. 
Verrine,  106. 

Versi  di  Battista  Guariui,  151. 
Versi  di  Lodovico  Carhoue.  152. 
Vescovo  d'Aquila,  240. 
Vespasiano  di  Filip])o  Bidello  \C(li 

Bisticci  da  Vespasiano.  42. 
Vespro,  76. 

A'ettori  Giovanni,  262. 
Via  del  Paradiso.  231. 
N'iaggi,  7. 
^  iaggi,  cavalli  «■(■(•.  di  \j.  A.  Gandini 

cit..  88. 
Maggio   a   Gerusalemme,  185.    -   di 

Carlo  Magno  in  Terra  Santa,  72. 

-  per  l'Italia  di  L.  Carlionc  Zan- 

noni  G.  cit.,  126. 
Vicenza  da  Tommaso.  102.  264. 
Vicini  E.  P.,  163. 
Vidallana  di  Adelaide,  82. 
Vifze  da  le  Andrea,  2.35.  260. 
Villani  Gio..  67.  118.  213. 


Villari  P.,  209. 

Villeggiature  Estensi,  17. 

Viusauf  di  Gottredo,  118. 

Virgilio,  40.  .59.  97.  107.  112.  HI.  259. 

N'iridixrio,  197. 

\iris  de  illustril)us.  60.   lOS. 

Virtù  dipinte,  215. 

Virunio  Pontico.  1.52.  153. 

Virunio  Pontico  lettore  pubblico  di 
lett.  greche  e  latine  a  lieggio 
N.  Campanini.  1.52. 

Viscarino  Daniele,  IL 

Visc(mti  Filippo  Maria,  252. 

Vita  Christi.  93. 

Vita  de  Cliristo  e  di  nostia  Dona. 
47. 

Vita  di  Auuii  Sforza  -  S.abadiiio 
degli  Arienti,  165.  166. 

Vita  di  Ercole  I  -  Bartolomeo  Ca- 
valieri, 175. 

Vita  di  Guarino,  di  K.  Sabb.idiui. 
cit.,  100.  106. 

Vita  di  L.  Ariosto  -  Barutfaldi.  cit.. 
178. 

Vita  ed  opere  di  Nicolò  Leoniceno- 
1).  Vitaliani,  130.  1.56. 

Vitaliani  D.,  130.  156.  182. 

Vite  dei  Santi  Padri,  232.  252. 

Vite  di  Plutarco.  115. 

Vitruvio,  108. 

V^ocabolario,  225. 

Vocabolario  provenzale.  90. 

Voigt  Giorgio,  1. 

Voigt  -  Lebnerdt,  106. 

Volgare.  121.  123.  125. 

Volgarizzamenti.  129.  130.  131.  i:i2. 
137. 

Vollmiiller  K.,  91.  92. 

Volterra,  49. 

Voragine  Da  Gioachino,  214. 

Vterpendragon.  69. 

Wahle,  5. 

Wiederbelebung,  di  \'oigt.  1.  -  Leb- 
nerdt, cit.,  108. 

Wiusaui'.  Si  cfr.  Viusauf. 


INDICE   GENERALE  307 


Zni'caria,  21.   104.  Zeitsclirift  f.  roniiiii.  ]>liil(il.,  eit.,  79. 

Ziunhotto.  191.  Zingarelli,  4. 

Zampa,  56.  Zito  vescovo,  41. 

Zanuoni  G.,  12ti.  Zoffi    Lancellofto.   172.    -    Mauiclia, 

Zcitsclirif't  f.    di.'    verni. 'idi.    Liti.-  172. 

ratiirgcscliiclite  u.  liciiaiss.  -l.it-          Z.ivéu/.oiii  Ratta. ■!.■.   lU!. 

tcratiir  .mI..  14"). 


INDICE 


PlìKl-AZloXK l»a<^.  IX 

Intkodizioxk »  1 

(■AiTiuLo        I.  —  La  lihicria  estense »  17 

»               II.  —  (ili  aiiiauuensi  fi'  Eieole  I »  Hii 

»            III.  —  La  lilireiia  dueale  e  i  eortigiani  estensi.  »  .^3 

»             l\'.  —  La  eoltura  fraucese  estense »  69 

»  V.  —  La  eoltnra   latina  e  greca   e   il   volgare 

alla  Corte  ti'  Ercole  I »  Ito 

»             Vi.  —  11  circolo  letterario  d'Ercole  1.     .     .     .  »  Ì'.V^ 
»           \'II.  —  Alcnni  cenni  sulle   Scienze  e  sulle  Arti 

alla  Corte  d'Ercole  I »  177 

CoxcLr.siuNK »  201 

Appendice  I »  '211 

I.  Frammento  di  un  catalogo  della  Libreria  di    Borso 

d'Este »  21S 

.U'PEXBICE   II »  '227 

II'.  La  Liljreria  di  Eleonora   il'Aragoua »  229 

II-.  La  Libreria  d' Ercole  I »  23ó 

.APPENDICE  III »  258 

III.  Mandati  di  paga  e  documenti    riguardanti    la    li- 
breria estense    .     .     .     *> »  2.55 

.\^PPEXDICE  IV »  265 

IV.  Frammento  d'  inventario  dell'.Vrcliivio  esteu.se.     .  »  267 

IXDICE    GEXEKALE »  273 


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