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Full text of "Biblioteca Italiana"

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BIBLIOTECA  ITALIANA 


O    SIA 


GIORNALE 

LETTERATURA,  SCIENZE  ED  ARTI 

COMPILATO 

DA     VARJ      LETTERATI. 


ToMo  XXXVII, 

ANNO     DECIMO 

Qeniiajo,  Febbrajo   e  Marzo 
1825. 


J->«€4 


MILANO 

PRESSO    I,A    DIREZIONE    DEL    GIORNALE 

Contrada  del  Monte  di  Picta  n."  1354 
Cnsn  Caj  dir^itjictlo  al  Borpo  JYuovo, 


IMl'ERIALE    EKCIA    STAMPERIA. 


II  presente  Giornale  ^  con  tutti  i  volumi  preccdentl  ^  e 
posto  sotto  la  salvaguardia  della  Lcggc ,  csscndosi 
adeinpluto  a  ipianto  essa  prescrive. 


BIBLIOTECA  ITALIANA 


PARTE    I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Opcre  del  cavaliere  Carlo  Castone  coiitc  dclla  Torre 
dl  Rezzonico  ,  patrlzio  Comasco  ,  raccolte  e  pub- 
blicate  da  Francesco  Mocchetti  ,  prof,  nell'  I.  R. 
Liceo  dl  Como.  —  Como,  iSaS,  i8ao,  presso  lo 
starnpatore  provinciale  Carlanlonio  Ostinelli ,  in  8.^ 
Vol.  i.'^  air  a."  Prezzo  ital.  llr.  3o  78,  in  carta 
velina  lir.  65   16,  in  carta  velina  in  4.°   106  56. 


D 


A  nobilissima  famlglia  nacque  in  Como  Caston 
Rezzonico  nell' anno  1742.  Dieci  anni  dopo  seguito 
il  padre  a  Parma  ,  dove  pel  corso  di  un  liistro  at- 
tese  agli  studj  in  quel  reale  collegio  in  cui  il  Betti- 
nelli  era  maestro.  Air  eta  di  quindici  anni  si  trasferi 
a  lloma,  accolto  ed  onorato  non  poco  fra  gli  Arcadi. 
Da  Roma  n'  ando  poi  a  Napoli ;  e  di  quivi  si  ricon- 
diisse  a  Parma  ,  liorente  allora  pel  soggiorno  che  vi 
facevano  il  Condillac ,  il  Paciaudi  e  il  Frngoni.  Qnesto 
poeta  si  riverito  e  celebrato  da'  suoi  contemporanei , 
ma  ora  si  obbliato  dalla  piu  vicina  posterita ,  pose 
graudissimo  amorc  al  giovine  Rezzonico ,  lo  chiamo 
costantemeiitc  siio  ligUo  ,  e  morcndo  commise  a  lui 


4  OrFRK    DEI-    CAV.    CARLO    TV  STONE 

tntti  i  suoi  nianosciitti.  Chr  anzi  il  Rezzonico  stio- 
codcttc  al  Friiii^oiii  iu;ll;\  carica  di  scj^rctario  del- 
r  Accailcmia  Panneiisc  di  hcllc  arti.  Jl  resto  detia 
sua  vita  poi  (  clic  non  dnro  oltrc  air  anno  1796) 
lo  Consacio  ai  viago;!.  Qncstc  notizie  crcdemmo  nc- 
ccssario  di  mandare  iiinanzi  al  nostro  articolo,  parte 
porchc  la  vita  di  cjucsto  Autorc  la  crediamo  ancora 
ignorata  da  molti ,  e  parte  perche  qnrsto  consiglio 
ci  2;iova  a  far  pin  prol)al)ili  neir  animo  de'  nostri 
Icttori  alcune  di  (picllc  cose  chc  noi  appresso  di- 
rcmo. 

Caston  Rezzonico  fii  profondo  erudito  ,  dottissimo 
conoscitore  delle  arti  ,  e  pocta  :  e  sotto  questi  tre 
aspctti  noi  dobbiamo  togliere  di  preseute  a  consi- 
derarlo. 

Utilissimo,  cd  anzi  necessario  stromento  airacqui- 
sto  della  vera  crudizione  crediamo  il  perfetto  conosci- 
niento  delle  lingue  nelie  quali  parlarono  e  scrissero 
i  pill  sa])icnti  ed  i  pin  potenti  popoli  della  terra. 
Perocclie  se  da  una  parte  la  sapienza  delle  nazioni 
vuol  r  opera  degli  ernditi  clie  la  disvelino  alia  tarda 
posterira :  dall"  altra  ,  anche  la  forza  dei  vincitori 
stampa  sovente  cotali  ornie  fra  i  vinti  ,  clr  e  bello 
ed  utile  sapervi  leggere  i  casi  ai  quali  andaron  sog- 
£;etti  coloro  die  noi  chiamiamo  gia  antichi.  Se  non 
die  la  storia  delle  nazioni  ci  presenta  uno  spettacolo 
assai  lusinfT;liiero  ,  la  sapienza  dominatrice  :  e  come 
neirindividuo  V  animo  tienc  la  signoria,  ed  il  corpo 
iibjjidisce  ;  cosi  anclic  in  questa  perpetua  contcsa 
dei  popoli  fra  di  loro  ,  i  «:entili  e  sapienti  mao;- 
giorec;giarono  scmpre  sni  barbari  ed  ignoranti.  Quindi 
tutta  la  sapienza  desidcraliile  da  conoscersi  asi;li  Eu- 
ropei ,  la  troviamo  depositata  negf  idiomi  dei  Greci 
e  dei  Romani,  die  furono  in  iin  niedesimo  i  piii 
dotti  e  i  piu  forti  popoli  della  terra  :  e  se  qiiesti 
ultimi  snpcrarono  i  Greci  dei  quali  erano  meno  culti, 
non  poterono  toglier  loro  ne  ia  divina  favella ,  ne 
il  |)regio  della  sapienza  :  e  se  i  barbari  volsero  in 
basso  la  grande  anzi  1' inmicnsa  possanza  di  Roma, 


COKTE    BELLA.    TOHRE    DI    REZZONICO.  5 

nou  (lisdegnarono  per  aUro  die  i  nionumenti  delle 
stesse  loro  vittorie  si  foncUisscro  iiella  linj>;ua  del 
vmto  ;  e  vergognarouo  quasi  di  tarsi  conoscere 
povcri  com'  crano  nelle  doti  delF  ingcgno  ,  mentre 
teaevano  il  niondo  in  amminlzioiie  colle  operd. 
del  loro  valore.  Nasce  di  qui  uua  doppia  conse- 
guenza:  1' una  assai  conioda  agli  studiosi,  cioe  chc 
nella  cognizione  della  lingua  greca  e  latina  c  riposte 
il  fondameiito  di  ogni  utile  erudizione;  T  altra  assai 
grave  a  que' miseri  che  vorrebbono  coglier  le  rose 
della  sapienza  e  non  incoutrar  fluica  di  sorte ,  che 
senza  un  lungo  e  compiuto  studio  di  queste  lin2;ue 
6  ridevole  vanka  il  dar  opera  alFautiquaria  ,  ed  a 
quelle  altre  parti  delF  uniano  sapere  che  quasi  per 
antonomasia  si  dicono  di  crudlzlonc.  Ma  a  queste 
lingue  avea  posto  grandissimo  studio  Gaston  Rez- 
zonico ,  ed  alio  studio  conseguitarono  in  lui  quei 
progressi  che  mai  non  vengono  meno  alF  ingegnd 
volonteroso  di  apprendere. 

Ne  la  sola  qualita  di  poliglotti  e  sufficiente  a  col- 
locarci  nella  schiera  degli  eruditi.  ]\[a  la  storia ,  le 
religioni ,  i  costumi ,  le  arti  e  le  scienze  di  quelle 
genti  dclle  quali  vogliamo  interpretare  i  monuraenti, 
non  debbono  esserci  ignote :  altriinenti ,  che  pro 
aver  tormentata  la  memoria  onde  stamparvi  uno  o 
due  straiiieri  vocabolarj,  se  tutta  qnesta  nostra  fotica  e 
tutto  ([uesto  gravoso  sapere  non  vale  a  dischiuderci 
alcun'  utile  dottrina  ?  Pero  a  tuttc  queste  cose  ebbe 
apphcato  Tingegno  il  llezzonico;  e  le  pin  dillicih  parti 
deir  antica  storia  ,  e  le  piu  recondite  latebre  della 
profana  niitologia  ,  e  le  dottrine  insegnate  dai  iilosoii, 
tutto  era,  per  cosi  dire  ,  dinanzi  alia  sua  mente,  ed 
m  pronto  per  ajutare  alle  sue  ricerche  ,  non  meno 
che  per  cingcre  di  molti  e  forti  argomenti  le  sue 
opinioni.  Ed  ecco  il  fontc  di  quella  maravigliosa  va- 
rieta  che  s'  incontra  nelle  Opere  di  questo  scrittore; 
e  di  quella  stiq)enda  Taoilita  colla  quale  sapeva  pas-' 
sare  da  un  soggeuo  ad  un  altro  (lisparatissnno ,  e 
di  tutti  trattare  con  tanta  erudizione ,  che   <Al\  nort 


6  OPFRE    nr.T.    C\V.    C\RtO    C.ASTONE 

sarcbbe  scarsa  per  chi  ad  im  solo  di  essi  si  fosse 
consacrato  in  tutta  la  sua  vita :  di  che  noi  invitia- 
mo  i  nostri  Icttori  a  rercar  le  prove  ne'  Viaggi  dei 
<|uali  il  Rezzoiiico  ci  ha  lasciate  minutissimc  descri- 
zioni  (i).  Qiiesti  Viaggi  sono  scritti  a  niodo  di  gior- 
nali,  senza  ponipa  di  stile  e,  se  non  errianio,  senza 
pretcnsione  di  sorta ;  dircsti  che  sono  un  rcperto- 
rio  onde  conipor  si  puo  un'  opera  ,  piuttosto  che 
r  opera  stessa  :  e  forse  TAutore  medesinio  dava  loro 
r  ultima  niano  ,  se  la  niorte  non  lo  coglieva  assai 
presto.  Ma  se  puo  dirsi  che  vi  sono  scarsi  gli  or- 
nanienti ,  nuo  alFerniarsi  eziandio  che  vi  abbondano 
Ic  utili  cognizioni  ;  e  quella  niedesima  seniplicita 
con  cui  r  Autore  ti  vien  raccontando  i  suoi  passi , 
2;li  02;2;etti  che  i^U  si  paran  dinanzi,  e  i  pensieri  e 
gli  alletti  di  che  gli  sono  cagionc  ,  giova  mirabil- 
mente  a  stamparti  nell'  animo  un'  inimagine  vivissima 
delle  cose  descritte,  donde  quasi  direbbesi  che  chi 
leuge  nel  llezzonico  viaggia  conlui,  confortato  dalle 
sue  £;randi  cognizioni.  Ad  ogni  passo  ch'  ei  move  , 
ccco  gli  si  atlaccia  un  soggctto  di  filosofiche  inda- 
gini  ;  c  sempre  ti  accorgi  di  ascoltare  la  voce  di 
im  gran  filosofo ,  ossia  che  venga  esaminando  le 
lave  del  Vesuvio  c  delT  Etna  ,  o  che  dischiuda  i 
reconditi  sensi  di  greche  e  latine  iscrizioni ,  o  che 
ti  faccia  conoscere  gli  usi  e  gli  uffici  di  alcuni 
avanzi  d'  antiche  fabbriche ;  o  sia  finalmente  che 
parlandoti  del  Dio  Serapide  e  di  altri  antichissimi 
culti  voglia  aprirti  il  tesoro  di  eruditissime  cogni- 
zioni. Con  tutto  cio  il  iilosofo  che  senza  predile- 
zione  di  studj  vorra  leggere  ([uesti  Viaggi^  dorrassi 
per  avventura  di  un  dilctto  che  anche  a  noi  parve 
gravissimo ;  vogliamo  dire  di  quel  perpctuo  silcnzio 


(i)  Negli  otto  volunii  fiiior  piiblilicati  si  trovano  i  viaggi  a 
Napoli  ,  nella  Sicilia,  in  Inghilterra  e  Malta.  L'  editore  ci  av- 
visa  die  si  Btanno  ora  staiiipando  gli  iiliiuii  dun  volumi ,  i  quali 
comprendeiaiino  la  sua  corrispondenza  epistolave  ,  ed  alcuni 
estratti  de  viag;;i  fatti  nell'  Oiaiida  e  nella    Gcrmania. 


nONTE    DELI. A    TORRE    Dl    REZZONICO.  7 

in  cui  il  dottissimo  Autore  lascio  le  leggi  ,  i  co- 
stumi  e  la  politica  condizionc  dei  popoli  da  lui  de- 
scritti.  E  verainente,  poiche  ogui  studio  debb'csser 
volto  air  ntilita  dell'  uniana  razza  ,  nial  sapremmo 
indovinare  come  mai  possa  imprendersi  a  descrivere 
un  paese,  senza  quasi  far  parola  di  coloro  che  V  abi- 
tano  ;  e  come  il  lilosofo  die  reputo  vantaggiosa  la 
cognizioue  dei  climi  ,  dei  tei'reni  e  degli  oggetti 
che  vi  fruttificano  ,  non  credesse  poi  pregio  del- 
r  opera  lo  spendere  qualche  fatica  per  indagare  e 
descrivere  i  costumi  di  coloro  die  vivono  sotto  quel 
climi  e  su  quei  terreni :  quando  e  bello  e  giove- 
vole  sopra  ogni  cosa  conoscere  a  quali  patimenti , 
a  quali  piaceri,  a  quali  passioni  la  fortuna  commet- 
tesse  ne'  varj  paesi  questa  umana  famiglia ,  che  nella 
sua  superbia  sogna  create  per  se  sola  Y  universo  , 
e  air  universo  e  spettacolo  di  tribolazioni  e  di  guai. 
Ricchissima  invece  e  la  messe  die  il  conte  llez- 
zonico  in  questi  Viaggi  presenta  agli  amatori  delle 
arti ;  delle  quali  dicemmo  esser  egli  stato  dottissimo 
conoscitore.  Gia  fin  da  giovinetto  egli  avea  rallegrati 
i  scveri  suoi  studj  coUa  musica  e  col  disegno :  c 
della  prima  si  mostro  conoscentissimo  nelle  Osser- 
vazioni  cli'  egli  scrisse  intorno  ad  un  suo  dramma  = 
Alessandro  e  Timoteo  ==;  ed  al  disegno,  o  piu  vera- 
mente  alle  arti  die  dal  disegno  traggono  nascimento, 
attese  poi  per  tutto  il  tempo  del  vivcr  suo  con  quel- 
I'amore  di  cui  lascio  testimonj  tanti  pres>;evoli  scritti. 
Noi  se  non  temessiino  di  olleudere  la  fama  debita 
a  questo  raro  ingegno,  che  solo  basto  ad  abbrac- 
ciar  queilo  che  a  molti  altri  dotti  insieme  raccolti 
e  soverchio ,  diremmo  che  appunto  a  questa  nia- 
niera  di  stud)  egli  era  nato  piu  che  ad  ogni  altra. 
Donde  poi  ( come  suole  avvenire  a  chi  tratta  cose 
alle  quali  la  propria  natura  lo  inclina  )  egli  non  e 
mai  tanto  eloquente,  ne  tanto  inge^noso,  come  quan- 
do o  parla  in  gencrale  delle  arti ,  o  va  indagando  i 
pregi  e  le  ras;ioni  di  esse  in  qualche  opera  par- 
ticolare    de'  grandi    maestri    che    cor|    piu    lode    le 


8  OPFRE    DEL    C\V.    T.  \RI.O    CA STONE 

coltivarono.  A  questa  naturale  inclinazione  si  aggiuil- 
sero  due  cose  utilissimc,  ed  anzi  essenziali,  a  cliiiin- 
quc  propoiigasi  di  ragionare  delle  arti  •,  vogliamo 
dire ,  uno  studio  diligeiitissimo  nelle  Opere  di  tutti 
coloro  clic  sono  in  fania  d'  averne  scritto  piu  dirit- 
tamente  ,  e  xin  s>;ran  miiuero  di  via<i2;i  che  z\i  die- 
dero  occasione  di  vcdere  co'  proprj  occhi  quanto 
r  Europa  vanta  ed  animira  in  fatto  di  arti  belle. 
Che  innanzi  tutto  e  necessario  aver  da  natura  in- 
clinazione e  capacita  ;  poi  vuolsi  edncare  la  niente 
alia  scuola  de'  giudici  piu  sicnri ;  e  liiialmente  cer- 
care  la  prova  del  raziocinio  e  dci  precetti  degli 
scrittori  nelle  grandi  opere  degli  artisti.  E  questa 
rdtinia  parte  credianio  anzi  tanto  essenziale,  clie  piu 
facilmente  daremmo  fede  ai  giudizj  di  coUii  che 
senza  precetti  di  sorta  avesse  educate  F  animo  al 
hello  guardando  continuamente  nei  capolavori  dei 
piti  celebrati  maestri,  di  quello  che  a  colui,  il  quale 
senza  aver  niai  avuto  dinanzi  agli  occhi  un  bel 
quadro  od  una  bella  statua  ,  si  fosse  posta  in  capo 
tutta  la  storia  delle  arti  o  i  precetti  dei  piu  inge- 
gnosi  scrittori.  Cestui  non  potra  esser  mai  se  non 
solaniente  uno  stucchevole  ripetitore  di  quello  che 
gia  gli  altri  hanno  detto ;  e  se  gli  porrai  dinanzi 
r  opera  di  un  graude  maestro ,  la  sua  mente  sfol- 
gorera  di  dottrine ,  ma  il  suo  cuore  sara  aeo'hiac- 
ciato  ;  perclie  1  uorao  non  si  compiace  e  non  s  m- 
namora  se  non  di  quello  ch'  egli  medesimo  fa  o 
discopre;  e  costui  sarebbe  inetto  a  trovar  pure  una 
bellezza  oltre  a  quelle  gia  notate  da'  suoi  maestri. 
]Ma  nel  conte  Rezzonico  Jindaron  del  pari  le  tre 
qualita  poc'  anzi  accennate :  e  la  sua  naturale  ten- 
denza  a  ({uesta  maniera  di  studj ,  e  le  ottime  dot- 
trine  onde  aveva  informato  Tanimo,  e  Taver  avuta 
opportunita  di  vedere  egli  stesso  le  piu  grandi  opere 
che  neir  Europa  si  trovino ,  tutto  concorse  a  fargli 
acquistare  quel  grado  di  eceellenza  che  ne'  suoi 
scritti  si  ravvisa.  I  suoi  Viaggi  sono  pieni  di  si  mi- 
nute e  si  esperte  descrizioni  dci  capolavori    d'  ogni 


COISTTE    DEI.I.  \    TORRE    DI    REZZON^ICO.  9 

tnaniera,  die  quasi  par  cli  trovarsi  iu  una  pcrpe- 
tua  £;alleria;  e  le  sue  doscrizioni  sono  poi  accompa- 
e;uate  da  si  squisiti  giudizj  ,  clie  certo  nou  discon- 
verrebbero  a  qualsivoe;lia  maestro.  Doude  lo  spirito 
del  lettore  si  erudisec  per  assai  piacevole  via  ;  e 
r  animo  si  coiupiace  niirabilmente ,  pensando  die 
tutta  intiera  V  Europa  risuona  del  nome  italiano , 
perdie  Y  Italia  piu  d'  02;ni  ahro  paese  fece  riviverc 
le  maraviglie  delle  arti  greciie,  o  quella  parte  di 
esse  almeno  ,  die  dopo  le  mine  e  la  barbaric  dei 
bassi  tempi  poteva  esscrne  ridestata.  Ne  solamente 
nei  Fiaggi^  ma  aiiclie  in  altri  suoi  scritti  il  Fvezzo- 
nico  si  la  ad  esaraiuare  alcune  produzioni  dellc 
arti :  e  le  sue  Riflessioni  siillc  pitta?  e  di  Raffacllo 
e  del  Coreggio  ,  e  la  Lettera  a  Dlodoro  Delfico  sul 
gruppo  dl  Adone  e  di  Venere  del  Canova ,  e  i  Ca- 
ratteri  del  pittori  piii  celebri  sono  tutti  scritti  assai 
preziosi ,  e  da  esser  letti  e  tenuti  carissimi  da  co- 
loro  die  danno  opera  a  questa  condizione  di  studj. 
A  questi  poi  voglionsi  aggiungere  i  Dlscorsi  arcade- 
mici^  nei  quali  non  gia  qual  scmplice  amatore  va 
rintracciando  le  bellezze  in  c[ualdie  opera  speciale 
delle  arti,  nia  ne  tesse  la  storia,  e  cerca  le  cagioni 
de' loro  progressi  e  della  loro  decadenza,  e  detta  pre- 
cetti  a  guisa  di  nn  grande  maestro.  Vero  e  die  c(uesti 
Discorsi  sono  anteriori  ai  viaggi  dei  quali  abbtamo 
citate  finora  le  descrizioni :  ma  toccammo  pero  net 
principio  di  questo  articolo,  die  il  Rezzonico  jninui 
di  portarsi  la  seconda  volta  a  Parma  avca  gia  di- 
niorato  alcuni  anni  in  Roma  ed  a  Napoli ,  die  e 
quanto  dire ,  avea  gia  viaggiata  1"  Italia  ,  e  veduto 
un  gran  numero  di  egregie  produzioni  dell*  arti. 
Clie  se  a  malgrado  della  poca  eta  e  della  poca  spe- 
rienza  deirAutore,  que' suoi  Discorsi  sono  pur  pieni 
di  cosi  belle  e  chiare  e  sicure  dottrine  ,  si  fara  ad 
un  tempo  stesso  e  piu  vera  la  nostra  sentenza,  chc 
il  Rezzonico  sortisse  dalla  natura  una  forte  inclina- 
zione  a  si  fatti  studj ,  e  piii  manifesta  la  perspicaeia 
del    sue    ingcgno.    Questi    Discorsi    sono    tre  :    due 


lO  OrtnE    DETL    CAV.    CARLO    OASTONE 

intorno  al  disegno  ,  1'  altro  intorno  al  colorito.  Col 
testinionio  di  Tacito  attribniscc  agli  Egizj  I'inven- 
zion  del  disegno  ,  c  sulla  fede  di  Plinio  accusa  di 
crrore  que'  Greci  clie  posero  il  ]ninio  loro  pittore 
iiella  novantesima  Olimpiade ,  mentre  nella  ottaute- 
siniaterza  Uori  Paneo  iiell'  Elide,  Noi  ,  senza  recare 
in  dubbio  la  testinionianza  di  Tacito,  diremo  cssere 
il  disegno  una  di  quelle  arti  die  trovansi  presso  tutte 
le  nazioni ;  e  che  se  fu  vana  la  pretensione  dei 
Greci  d'  averla  pei  prinii  inventata  ,  men  vera  pro- 
babilnientc  sarebbe  I'asserzionc  di  clii  diccsse  ch' e' 
Febbero  appresa  dalFEgitto.  Dedalo  poi  fra  i  Greci 
fu  il  primo  che  alle  fio-ure  desse  attesieiamenti  e 
senibianza  di  vita :  con  che  un  nuovo  canipo  fu 
aperto  alio  studio  degli  artisti ,  e  i  progressi  furono 
meravigliosi.  I  pittori  e  gli  statuarj  cominciarono  dal 
copiare  perfettanientc  le  umane  forme  dal  vcro  ,  e 
questa  imitazione  tolse  dalle  arti  la  rozzezza  di 
prima,  Non  gnari  dopo  increbbe  agli  artisti  di  ve- 
dere  olTese  le  loro  opere  da  ([uei  difetti  die  i  loro 
modelli  avevano  sempre  in  se,  e  volsero  il  pcnsiero 
a  trovar  modo  d'imitare  non  la  natura  in  generale, 
ma  si  la  bcUa  e  la  perfetta  natura,  Quindi  la  dili- 
genza  di  Zeusi  die  da  cinque  belle  fanciuUe  tolse 
le  parti  che  gli  erano  necessarie  a  comporne  una 
Diva  che  fosse  bella  in  tutte  le  sue  parti  ,  e  dir  si 
potesse  il  fiore  di  ogni  bellezza.  Questa  e  Torigine 
del  bello  ideale,  pel  quale  i  Greci,  dice  T  Autore , 
acquistarono  il  merito  delF  invenzione ,  e  vinsero 
cosi  la  natura  cui  mal  potevano  superarc  imitando. 
Ed  era  da  dire  ,  se  non  crriamo  ,  imitando  partico- 
lari  individuL :  perche  ad  ogni  modo  V  arte  debbe 
imitar  la  natura;  e  Tuomo  puo  aegiun^ervi  soltanto 
r  accorgimento  di  eleggore  da  varj  individui  tante 
parti  perfette  che  se  no  compon2;a  un  tutto  pcrfetto, 
quale  in  natura  o  troppo  ditVicilmente  o  forse  non 
mai  si  rinviene,  E  veramente  fu  questo  un  consiglio 
non  meno  utile  che  nccessario  alia  perfezione  delle 
arti ;    dacclie    basterebbe    a   guastare  la  bellezza  di 


CONTE    DELL.V    TORRE    Dt    REZZONICO.  I  I 

una  statna  di  Venere  anche  im  solo  t1i  qnei  difetti 
clie  lion  di  rado  scorgiamo  nelle  donne  clie  piu 
hanno  voce  di  belle  :  perche  nelle  nostrc  donne  cer- 
chianio  la  bellezza  colla  mente  occnpata  da  quella 
legge  clie  dice,  nluna  cosa  esser  peiTetta  quaggiii ; 
nia  nelle  opere  delle  arti  non  pei'doniamo  alio  scul- 
tore  se  non  conobbe  nel  suo  modello  i  diietti  che 
ne  gnastavano  la  perfezione,  c  non  cerco  un  qualche 
modello  in  cni  queste  parti  fossero  secondo  qnella 
forma  clie  dal  comnne  giudizio  e  predicata  perfetta. 
Se  non  che  noi ,  procedendo  in  qnesto  discorso , 
porrenimo  il  piede  sovra  un  canipo  in  cni  giostra- 
rono  valorosi  atleti ,  e  dove  tnttora  e  indecisa  la 
vittoria;  e  gia  forse  v'entramnio  piu  clie  a  noi  non 
si  conveniva  ;  ne  piu  possiamo  ritrarcene ,  senza  il 
pericolo  clie  taluno  congetturando  da  queste  poclie 
parole  la  sentenza  deiranimo  nostro  ,  non  ci  abbia 
gia  condannati.  intanto  dopo  clie  gli  uomini  ebbero 
appresa  V  arte  di  astrarre  da  piu  soggetti  le  forme 
acconce  a  comporne  uno  clie  fosse  toko  dalla  natura 
e  dal  vero  nelle  sue  parti,  ma  nelfintioro  poi  fosse 
opera  delfartc,  poterono  di  leggieri  pensare  a  nuove 
proporzioni,  alio  statue  gigantesclie,  ai  colossi:  dove 
la  natura  da  gli  elementi  delle  forme  e  delle  pro- 
porzioni, e  Tarte  moltiplica  o  ingrandisce  le  misure 
de'  corpi  umani  senza  alterarne  la  simmetria.  Dopo 
di  cio  TAutore  si  fa  a  parlare  di  tre  doti  cbe  os- 
servar  si  possono  principalmente  nel  disegno  dee^li 
antichi ;  la  simmetria  ,  la  semplicita  ,  il  caratterc  : 
poi  della  grazia  e  dcU'espressione;  e  cliiude  il  primo 
Discorso  atlermando  che  queste  doti  s'  incontrano 
nelle  opere  greche  perche  i  loro  autori  erano  uo- 
mini squisitamente  educati  in  ogni  miglior  disciplina. 
Nel  secondo  Discorso  il  dottissimo  Autorc  ci  mette 
innanzi  la  storia  delle  arti  risorte  dopo  i  secoli  di 
mezzo;  e  sebbene  una  nota  ci  avverta  ch' eeli  dopo 

•      1  I    •  •  •  ■  •  T  ^  1      "■ 

1  suoi  lunghi  viaggi  aveva  in  ammo  di  mutarne  al- 
cnnc  parti  per  sostituire  il  proprio  o;i"dizio  alle 
altrui  opinioni ,  pure  questo  ragionamento  e  si  ricco 


!a  orr.nE  del  cav.  c.vrlo  castone 

di  utili  notizie  e  d'inges;nose  sentcnze,  da  pregiarsene 
non  nieao  un  artista  che  im  iilosofo.  E  ((uindi  siamo 
d'  avviso  clie  sebbene  la  storia  pittorica  del  Lanzt 
debba  esser  letta  da  cliiuiufuc  vuol  parlare  dellc 
nostre  art! ,  dei  capo-scuola  o  dci  loro  seguaci,  pure 
anclie  dopo  (piella  lettura  potia  tornar  varitaggiosa 
qiiella  del  presente  Discorso,  priiicipalmcnte  dal  lato 
di  una  cotal  Hlosofia  piu  universale  e   piu  franca. 

1/ ultimo  Discorso  reritato  dalFAntore  I'anno  1781 
neir Arcadia  s'intitola  del  coZo/v^o,- pur  non  presents, 
come  alcuni  potrebbono  credere,  i  precetti  intorno 
a  questa  dilncile  arte  del  colorire,  ma  si  unicamentc 
un'  ernditissima  serie  di  riccrche  spettanti  alia  storia 
deir  arte  nicdesima.  Nelle  qnali  ,  perche  la  pittura 
ha  per  fondameuto  il  discgno ,  dovette  ripetere  di 
necessita  alcune  di  quelle  cose  che  avea  dette  trat- 
tando  di  questo  nel  prinio  Discorso.  Ma  queste  cose 
ci  bastino  a  provare  quanto  fosse  il  valore  del  Rez- 
zonico  nel  fatto  delle  arti ;  nel  che  direnio  che  il 
Vasari,  il  Lanzi  e  il  Visconti  non  potrcbbero  adon- 
tarsi  se  noi  alia  loro  schiera  lo  aggiuno;iamo.  Questi 
tre  Discorsi  e  il  Ragionamcnto  intorno  alia  volgar 
poesia ,  di  cui  parlerenio  fra  poco  ,  sono  le  prose 
dal  nostro  Autore  piu  elaborate.  11  sno  stile  e  no- 
bile  e  vigoroso ,  ma  non  senza  gravi  difetti  :  fra  i 
quali  voghamo  notare  principalmcnte  lo  studiato  e 
faticoso  2;irar  dei  periodi ,  ed  uu  soverchio  abuso 
di  latinismi  e  grecismi  ,  donde  talvolta  poi  cade 
nel  pedantesco  e  nella  oscurita.  Per  ultimo  restaci 
a  dire  come  il  Rezzonico  fosse  poeta. 

Gia  in  sul  principio  del  nostro  articolo  accen- 
nammo  die  il  giovanetto  Castone  fu  per  cinque  anni 
educate  in  Parma  in  un  collegio  in  cui  il  Bettinelli 
era  maestro;  che  in  Roma  fu  dagli  Arcadi  onorato, 
e  che  a  Parma  poscia  si  ricondusse,  e  fu  al  Fru- 
goni  carissimo.  Laonde  i  nostri  lettori  gia  posso- 
110  in  parte  indovinare  il  giud.zio  clic  noi  faremo 
delle  poesie  di  liii.  Perocche  se  il  Bettinelli  e  il 
Frugoui  ebber  possanza  di  trascinare  cou  loro  quasi 


rONTK    DEI.I.  \    TORRE    BI    REZZONICO.  l3 

tntta  I'  Italia ,  qiianto  non  e  da  credere  die  fos- 
sero  segnitati  piu  ardeiitemente  da  un  giovane  cre- 
sciiito  cd  educato  in  gran  parte  fra  loro ,  e  dalle 
loro  lodi  amnialiato  in  (juella  eta  che  qnanto  piu  e 
desidcrosa  di  gloria  c  di  fama,  tanto  piu  facihnente 
si  adagia  nei  consigli  di  coloro  che  gliene  dipingono 
agovole  e  gia  quasi  conseguito  Tacquisto.''  E  vera- 
nientc  fa  maraviglia  come  un  uomo  avvezzo  a  bearsi 
in  quella  perpetua  seniplicita  onde  furono  belle  le 
arti  dei  Greci  ,  non  conoscesse  poi  in  quale  intem- 
])eranza  di  stile  erano  andati  que' suoi  maestri ,  che 
il  tumore  e  il  rimbombo  avean  posto  in  luogo  della 
ma2;nificenza  e  deir  armonia.  Di  die  noi  saremmo 
quasi  tentati  di  negar  fede  a  quella  solenne  sen- 
tenza  di  Tullio  ,  clic  tutte  le  arti  air  umanita  per- 
tinent! dice  congiunte  da  un  comune  legame  ,  se 
non  sapessimo  che  ai  dcttati  dei  grandi  filosofi  non 
bene  contrasta  chi  si  fonda  su  brevi  e  particolari 
traviamenti.  ]\la  chi  mai  potrebbe  persuadersi  che 
queir  uomo  il  quale  ])redic6  in  tutto  il  tempo  di  sua 
vita  le  lodi  dei  greci  artisti,  e  levo  a  cielo  il  Canova, 
perche  gia  faceva  rivivere  i  niiracoli  di  quegli  antichi, 
quel  medesimo  poi  atiermasse  che  le  lettere  italiane 
ripigliavano  V  ottimo  senticro  sotto  la  scorta  del  Fru- 
goni,  ed  appcna  osasse  di  dire  che  V  itallca  poesia 
lion  era  estinta  til  morire  di  si  copioso  poeta  '( 

11  Pvezzonico,  siccome  creatura  del  Bettinelli  e  del 
Frugoni,  fu  amantissimo  de'versi  sciolti:  in  essi  scrisse 
la  ma2;gior  parte  de'  suoi  poetici  componimenti ,  o 
senza  dubljio  i  piu  gravi :  ne  a  cio  contento,  tolse 
a  difenderii  in  un  Ragionamento  sulla  volgar  poesia, 
contro  le  opinioni,  o  piuttosto  coutro  gli  scherzi  del 
Baretti.  «  1  passi  dello  spirito  uniano,  dice  TAutore, 
»  sono  srm[)re  umfornii  in  tutte  le  discipline ,  c 
»  prima  di  avauzarle  se  ne  perfezionano  gl'  istro- 
»  menti.  Non  ist'uggi  al  profondo  Neutono  una  ve- 
»  rita  si  importante ;  e  pero  tanta  cura  egli  pose 
5>  intorno  ajle  matematiche  ,  e  \  intricate  filo  svol- 
j>   gcndo   di  sottihssimi  calcoliT   all'antro  si  condusse 


14  OPEIIE    DEL    C.VV.    CARLO    CASTONE 

»  solitario  ed  oscuro  die  abitava  la  difficil  naturh  , 
»  e  I'iportonne  vittorioso  i  segreti  c  le  leggi.  Nel- 
»  ristessa  guisa  i  piii  illuminati  maestri  della  poetica 
5>  si  accorsero  che  il  verso  sciolto  era  il  mezzo  piu 
»  acconcio  ad  imitare  Ic  bellezze  tutte  dcir  idea 
M  universale  ed  arclietipa ,  oude  V  oggetto  formasi 
■»  dell'arte,  giiista  il  dialogo  del  Navagero.  »  Gosi 
rAiitore:  ma  non  sarel)be  difficile  dimostrare  la  fal- 
lacia  di  qiiesto  paralello  tra  T  nfficio  della  matema- 
tica  iielle  itidagini  del  lisico,  c  ([uello  del  verso  nelle 
poetiche  fatitasie  ,  se  a  noi  non  bastasse  il  porre 
in  considerazione  de' nostri  lettori,  come  questo  ar- 
gomento  ci  condurrebbe  a  conchiudere  die  Y  Ali- 
ghieri  e  il  Petrarca  e  I'Ariosto  e  il  Tasso  errarono 
lontani  dal  diritto  sentiero  ,  avendo  tessuti  i  mara- 
vigliosi  loro  poemi  prima  che  I  piii  illuminati  mae- 
stri della  poetica  avessero  trovato  nel  verso  sciolto 
il  mezzo  piu  acconcio  ad  imitare  quelle  bellezze  die 
sono  oggetto  dell'  arte.  E  gia  non  vogliamo  noi 
dilimgarci  dal  Rezzonico  per  seguitare  quella  con- 
traria  sentenza  che  piacque  al  Baretti;  ma  soltanto 
abbiamo  voluto  notare  queste  parole ,  affinche  i  leg- 
gitoi'i  ci  dian  fede  senz'  altre  prove  ,  se  direm  loro 
che  il  nostro  Autore  reco  in  questa  misera  quistione 
dei  versi  sciolti  e  delle  rime  tanta  erudizione  e  gra- 
vita,  die  non  sarebbe  poca  a  chi  ragionasse  per  la 
salvezza  delle  mogli  e  dei  tigli.  Ne  il  Baretti  ,  a 
nostro  giudizio,  erro  gridando  contro  i  vej'si  sciolti 
de' suoi  tempi;  e  forse  non  bandiva  la  croce  cosi 
generalmente  addosso  ai  versi  sciolti ,  se  non  avesse 
veduto  che  di  que'  giorni  era  questa  la  divisa  di 
tutti  coloro  che  seguitavano  la  sciiola  del  Bettinelli 
e  del  Frugoni ,  contro  alia  quale  avea  ben  ragione 
<li  esercitare  la  sua  frusta.  E  veramente  prima  del 
Parini  pare  anche  a  noi  die  poclii  versi  sciolti  po- 
tesse  vantare  F  Italia ;  e  nessuno  igiiora  per  quale 
immenso  spazio  il  Parini  si  dividesse  dal  Frugoni  e 
dal  Bettinelli.  IMa  la  ragione  prevalse  air  entusiasmo: 
e  il  niunero  castigato  e  quieto  del  cantor   milanese 


CONTE    DELI.V    TOHRE    DI    HEZZONlCO.  1 5 

cterno  il  vituperio  del  Lombardo  Sardanapalo,  nien- 
tre  giacciono  gia  nelF  oblivione  colore  dei  quali  il 
Frugoni  vantavasi  eternar  la  memoria  co'  romorosi 
suoi  carmi.  Ne  e  da  credere  clie  il  Rezzonico  gia 
avesse  concetta  nell'  animo  questa  semplice  perfe- 
zioiie  del  verso  sciolto ,  e  che  mentre  si  batteva 
col  Baretti  non  approvasse  neppure  le  poesie  Fru- 
goniane ,  c  nieditasse  egli  medesimo  quel  nuovo^e- 
iiere  che  dal  Pariiii  fu  aperto,  e  dal  Monti  poi  re- 
cato  a  soninia  perfezione.  Perciocche  del  contrario 
ne  accertano  e  le  espresse  parole  del  gia  citato  Ragio- 
naniento ,  e  il  testimonio  de'  suoi  versi.  Aprasi  il  vo- 
lume de'  suoi  poemetti,  c  leggasi  nella  prima  pagina: 

O  candldo  Censor  di  quante  vergo 

Di  iigile  lucerna  al  cheto  lume  , 

O  sul  roseo  mattin  delfiche  carte , 

Caro  alle  Muse  ed  al  cetrato  Apollo^ 

Del  mio  Ubero  canto  oggi  tu  sei 

V  auspice  degno  ,  e  nel  sermon  de'  Numi 

M'  udrai  narrarti  qual  tessendo  inganno 

lo  vada  agli  ozj  del  pornoso  autunno 

In  questa  solitudine  tranquilla. 

Dove  incolta  natura  offremi  intorno 

Sparse  sul  monte  antiche  selve  e  case, 

Rustica  vista, 
Cercliisi  YEsillo  a   Tamarisco  Alagonio ,  e  leggasi 
nel  principio: 

0  Tamarisco ,   s'  egli  e  ver  die  possa 

Col  suono  lusinglievole  de'  carmi 

Le  tristi  cure  allevuir  la  Musa  , 

Oggi  te  meco  per  I'  ascrea  pendice 

Trarrb  dolente  in  lungo  canto ,  e  forse 

L'  esule  affanno  spargerb  d'  obblio. 

Me  sulla  balza  di  petron  ferrigno 

Serra  Compian  fra  le  sue  torri  ,  a  cui 

Fra  Z"  edra  e  il  musco  pel  girevol  fiance 

Va  lo  squallor  de'  secoli  serpendo  , 

E  I'  odio  accresce  alle  solinghe  mura 

Che  porgon  legge  a'  passi  miei.  Ma  quale 

Grata  pub  mai  di  ferree  verghe  ,  o  porta 

Lungo  stridentc  sui  gelosi  pcrni 


i6  oi'r.mc  nix  c  vv.  cvulo  cvstone 

//  libcro  arrestar  verso  die  sdcgna, 

Non  c.h'  nltro  ,   il  fren  delt  eccheggianti  rime  ? 

La  nella  parte  pin  agli  Dei   vicina 

Ergesi  il  figlio  cle' farUasnii ,  e  moke 

Coir  armonico  rombo  delle  penne 

L'  aurc  a  tondo  aggirate.  I  modi  miei 

Or  sempre  tali  non  saran  :  T  acerho 

Diiol  che  nel  logo  del  mio  riior  rixtagna 

D'  atri  pensier  con  lenta  nebbia  assale 

II  lihrato  siti  {•anni  ardito  carme , 

E  pigramenle  lo  richiama  al  suolo. 
Esc  V  lia  alciino  a  cui  qiieste  prove  noti  bastiiio,  trovi 
VAgatodemoue ^  e  legga  nel  principio  del  primo  canto: 

Se  del  possente  immaginar  suW  ale 

M'  alzo  Iciddove  si  sottragge  e  perde 

Di  lieti  colli  in  fertile  pendio 

II  Ligure  Appennin  I'  erte  nevose  , 

E  il  guar  do  volgo  al  bel  terren  che  riga 

Nicia ,  Parma  ,   liidon  ,  Po  ,    Trebbia  e   Taro , 

Tiuto  mi  par  di  Numi  pieno ,  e  mille 

S'  addensan  di  poemi  alti  subbietti 

E  chieggon  vita  alia  sospesa  penna. 

Non  sa  ragion  de'  vagabondi  spirti 

Il  tumulto  freriar.  Nuovo  inqmeto 

Elettrico  vapor  ni  agita  e   scalda , 

E  fuor  delle  dischiuse  ime  latebre 

Loquace  turba  di  fantasmi  elice, 

E  di  pensier  die  turbinando  in  giro 

Par  che  rapisca  e  insiem  confonda  ed  urti; 

Mentre  a  quel  tocco  la  febea  scintilla 

Scossa  nel  bujo  delle  miste  idee 

Fa  giorno  all' alma  repentino   e  scoppia. 
Api'asi  linalmente  il  sesto  canto  tlello    stesso  Agato- 
detnoiie  e  leg2;«isi  il  primo  framniento : 

Salve  ,  o  Commercio  ,  irrequieta  prole 

Deir  alma  industria  ,  o  di  ricchezze  ed  arti 

Auspice  e  padre,  o  di  possanza  eterno 

Fonte  alt  Europa  in  mar  tonante  ,   ond'  ella 

Fa  daW  orto  all'  occaso  ,  e  daW  irsuto 

Tar  taro  err  ante  al  barbaro   Ottentotto 

Su  cento  prore  veleggiar  suoi  doni , 

E  Ic  nxinacce  non  mai  vuote ,  e  I'  ire. 


CONTE    DELL  A.   TORHE    !>!    REZZONICO.  1 7 

Salve ,  0  DaCor  di  nuova  vita ,  o  Name 

Dal  bcl  cintigUo  cT  oro  ,  onde  congiuiue 

Furono  in  nodi  d'  amista  le  genu 

Cui  I'  invida  natura  invan  frappose 

Gelo  ed  ardor  d'  inospitali  cliini , 

Muti  deserti ,  sitibonde  arene 

E  di  negre  paure  oscure  selve  , 

Ma  pill  per  mostri  e  cieca  rape  in/ami 

Spazj  di  mar.  Tu  ecc. 
II  Rezzouico  adunque  ne^  versi  sciolti  prese  a  nio- 
dello  il  Frugoni ;  e  quindi  e  da  fare  di  liii  ([uel 
giudizio  clie  del  sno  esemplaie ;  ne  accade  clie  noi 
vi  spendiaino  parole.  Al  Frugoni  si  accosto  pure  in 
gran  parte  anclie  nelle  poesie  liriche ,  sebbene  ci 
scnibri  che  in  queste  gli  appartenga  piu  presto  il 
nome  di  Arcadico  clie  di  Frugoiiiauo.  Perocche  que- 
st'ultimo  per  la  vigoria  deiringcguo  che  gli  abbondo, 
e  per  la  feracita  del  pensicro  che  a  lui  fu  moltis- 
sima  ,  non  di  rado  spiego  V  ali  ad  altissimi  voli ;  e 
a'  suoi  ardimenti  e  airiiupeto  della  sua  veua  acqui- 
stava  perdono  ,  e  talvolta  anche  lode  ,  il  furore  ch'  e 
fondaniento  alia  lirica  poesia.  IMa  il  Rezzonico  o  non 
voile  o  non  pote  in  questa  parte  coiitendere  col 
maestro ;  e  quindi  nel  piii  de'  suoi  componlmenti 
accusa  la  scuola  Arcadica  piuttosto  che  gli  ardimenti 
Frugoniajii.  Noi  non  ignoriamo  per  certo  ne  Fottimo 
fine  a  cui  fa  instituita  V  Arcadia  ,  ne  F  altezza  di 
que'dotti  che  a  lei  hanno  appartenuto.  Ma  e  si  nota 
la  storia  di  quelFAccademia  e  del  sno  rapido  deca- 
dimento ,  che  non  e  meraviglia  se  ci  duoliamo  di- 
vederla  troppo  seguita  anche  in  coniponimenti  scritti 
forse  cinquant' auni  addietro,  o  mcgho.  Pertanto  se 
il  nostro  Rezzonico  vuol  cantare  il  console  Sempronio 
che  passo  la  Trebbia,  ecco  egli  personitica  il  tiiune 
e  ti  dice  che : 

Infino  al  petto  usci   Trebbia  dell'  onda 

E  al  corridor  del  console  Romano 

Clie  di  guerrier  nitrito  einpiea  la  sponda 

Il  fren  riienne  coUa  glaiica  nuuio. 
Bibl.  ItaL  T.  XXXVll.  3 


1 8  OPKRE    DEL    C\V.    OVULO    C A.STONE 

Se  toclie  a  celebrare  V  Anno  secolare.  cV Arcadia  ,  du 
persona  anche  air  anno  e  ti  dice  che: 

Un  vecchio  egU  e  ma  di  I'ccchiezza  verde , 
Cui  vend  lustri  non  han  domo  o  stanco ; 
L'  inequicto  pie  vigor  non  pcrde 

Se  il  crine  e  bianco. 
Qual  di  si[onia  neve  iniatta  falda 
La  barba  irta  discende  a  mezzo  il  petto  , 
Apollineo  furor  gli  anima  e  scalda 

II  diva  aspetto  ; 
e  soltanto  dopo  vcntiquattro  versi  ti    svela   chi    sia 
questo  veccliio,  e  ti  dice  cli' egli  e  il  sccolar  d' Ar- 
cadia anno  giidivo. 

Se  celebru  il  parto   d'una  prmcipessa,  egli  si  finge 
in  una  valle  suUa  riva  del  Lario,  e  ti  dice  com'' era 
gia  presso  a  toccar  la  cetra, 
Quando  sfumar  di  nuvole 
Vide  ogni  vel  repente , 
Dolce  aleggiando  in  aria 
L'  aurette  di  ponente  ; 
E  il  fervid'  Eto  c  Piroe 
Di  lunghi  crini  adorno 
Sparger  dall'  ampie  ignivomc 
Nari  piii  largo  il  giorno. 


11  carro  ecco  di  Venere  ^ 

Che  fra  gli  Amor  seguaci 
Lieve  pel  del  traevuno 
1  passeri  procaei. 

Nella  canzone  pel  piimo  parto  di  altra  priucipessa 
ti  vien  diccndo  come  parevagli  d'csscrc  sul  verlicc 
dcir  EUcona , 

Dove  coll'  unghia  solida 

Dalle  riposte  vent 

Fece  scoppinr  giii.  Pegaso 

La  garrula  Tppocrene. 
Quando  al  sonoro  margine , 

Ombrato  il  crin  di  mirto  '' 

Presso  si  fe'  Lucrezio , 

Armonioso  spirto. 


CONTE    BELLA    TORRE    DI    REZZONIGO.  I9 

III    mm' akra    canzone    celebrando    T  acclaniaziono    in 
Arcadia  del  principe  Federico    d'  Inghilterra   sotto  i 
iionii  di  Sebastc  Cotilio  ,  cost  da  principio  : 
lo  vidi  Apolline  . 

Dal  hel  crin  cV  oro  ' 

Segnar  nel  cortice 

D'  un  vecchio  alloro  , 

Gia  membra  caste, 

Vieni ,  o  Sebaste. 
Amor,  die  in  aniino 

Gentile  e  lodo  , 

E  turde  a  sciozliere 

Le  Grazie  il  nodo 

Gian  fra  le  3fiise 

Miste  e  confuse. 
E  il  tronco  in  faeili 

Molli  catene 

Di  rose  aviohcro 

E  di  verhene 

Che  agli  Dei  care 

Accerchian  I' are. 
E  cosi  di  visioni  e  di  apparizioni  va  pieua  la  niag- 
gior  parte  de' lirici  componinienti:  ne  di  questc  ar- 
cadiche  iiiezie  sono  immuni  neppure  i  poemetti,  dei 
quali  parlanimo  gia  innanzi.  A  dire  pertauto  qugllo 
clic  noi  sentiamo  del  merito  poetico  di  Castoa  Rez- 
zonico ,  non  dubiteremo  di  allermare  cli'  egli  ebbe 
da  iiatiira  vigorosa  fantasia  c  imniaginazioiie  ric- 
chissima:  die  se  fosse  vissato  iii  altii  tempi  avrcbbe 
potuto  essere  un  pocta  :  ma  iiicontratosi  ad  un""  eta 
traviata  e  lontaiia  dalFimitazione  degli  ottimi,  e  non 
avcado  aviita  possanza  di  resistere  alia  corrente  nella 
quale  i  piii  erano  travolti ,  non  fii  altro  die  un  facile 
c  vigoroso  versc2;2;iatore.  La  quale  sentcnza  se  forse 
parru  scvera  e  forte  ai  nostri  Icttori,  gia  non  sem- 
brera  iiigiusta  a  cliiun([iic  Ic^;^!;:!  le  opere  poetiche 
del  llczzouico :  c  ccrtanieutc  il  dover  riuscire  a 
questo  giiidizio  a  poclii  piu  die  a  noi  csser  poteva 
gravoso  ;  die  abbiamo  coinuue  colfAutore  la  patria 
cui    vorrcmnio    illustrare  colla  virtu  dei    trapassati , 


20  Ol'KKK    DEL    CW.    rAFxLO    CASTONE    CCC. 

poiclic  noil  ci  prende  speranza  clie  i  poster!  la  di- 
cano  c,loriosa  per  qucsta  nostra  eta.  Del  resto  ne'  li- 
rici  coniponimenti  non  nieno  clie  nei  poemetti  tro- 
vansi  qua  ^  la  alcuni  alti  e  vigorosi  concetti  che  ti 
sforzano  a  dire :  costui  senti  fortemente  la  vita :  e 
ti  rccano  a  compiano^ere  la  condizione  di  tanti  inge- 
gni  che  vannn  perdiiti  per  la  stolta  su[)erbia  dc'  mae- 
stri ai  cpiali  soiio  connucssi.  Aggiungi  die  niolte  poe- 
sic  del  Rezzoaico  sono  piene  di  belle  cognizioui,  e 
corredate  di  utilissimc  note:  di  sorte  clie  se  non  vo- 
gliaino  che  i  giovani  ccrchiiio  in  questi  volunii  un 
modello  da  seguitare  per  farsi  poeti,  non  vorremmo 
per  altro  clie  senza  riserbo  alciino  rigettassero  que- 
ste  poesie,  come  se  tiitte  e  'senipre  fossero  o  dan- 
nose  od  inutili.  ISlel  clie  avremmo  data  lode  all'Edi- 
tore  se  in  servigio  dclla  gioventu  italiana  non  meno 
clie  della  fama  del  suo  Aiitore ,  avesse  con  piu  se- 
vcro  giudizio  iiegato  luogo  nella  sua  llaccolta  ad 
alcimi  poetici  compouiinenti  clie  mal  rispondono  al 
iiome  del  Tvezzonico ,  e  cli'  egli  medesinio  non  vor- 
rebbe  fare  di  pubblica  ragioiie  se  vivesse  ai  di  no- 
stri.  E  ben  poteva-por  mano  sicuramente  a  questa 
scelta  il  dotto  Editore ,  di  cui  conosciamo  il  dititto 
giudizio  confortato  da  un  lungo  studio  dei  classici 
e  da  un  lodevole  esercizio  nelFarte  delpoetare.  Se 
non  clie  egli,  rivolto  a  studj  piu  severi ,  attese  in- 
vcce  ad  arriccliirc  i  volunii  di  alcune  belle  ed.  eru- 
dite osservazioni ,  colle  quali  ora  discopre  qualclie 
errore  in  cui  cadde  V  Autore  ,  ora  aggiunge  alia 
dottrine  del  testo  i  trovamenti  di  questo  secolo,  ed 
ora  tinalmente  acquista  fede  al  Rezzonico  col  testi- 
nio"nio  di  altri  autori.  L'  edizione  e  assai  bella  e 
conioda  ,  di  qualita  clie  se  V  Editore  avesse  voluto 
aggiungervi  alcune  tavolc  ,  non  lascerebbe  luogo  a 
ncssuii  desidcrio. 


2T 


Dellc  sciciizp  statlstichc ,  lihri  dodici  di  Antonio  Pa- 
DOFANI ,  professor e  ordinaiio  nelV  I,  R.  Universitd 
di  Pavia.  Tomo  i.°  —  Pavia,  1824,  dalla  stam-. 
peria  di   Valeria  Fiisi  e  Camp.,  in  8.',  di  pag.  804. 


L 


E  Tavole  statisticJie  del  Gioja  e  gli  Elementi  del- 
t  arte  statistica  del  Gagnazzi  sono  le  clue  niigliori 
opere  e  Ic  piu  rccenti  che  vanti  1'  Italia  su  questo 
aigomento;  nia  le  Tavole ,  a\.  dixe  del  nostro  autore, 
sono  fatte  per  coloro  che  sanno ,  e  gli  Elementi  la- 
sciano  assai  cose  a  desiderare.  «  Laoude,  prosegu'  egli , 
emmi  pariito  potersi  dar  luogo  ad  una  tei-za  opera, 
alia  quale  sia  proposto  spccialmente  lo  scopo  di  for- 
mare  il  criteria  statistico  nella  studiosa  o;ioventu,  die 
nel  pruno  anno  degli  studj  legali  a  queste  nobxlis- 
sime  discipline  si  accosta ,  acciocclie  si  accenda  in 
amore  di  esse.  E  mettendo  Tanimo  in  questo  inteu- 
dimento  ho  tolto  ad  esaniinare  tutti  quanti  gli  ele- 
menti ,  che  alle  scienze  statistiche  appartengono ,  nei 
rispetti  della  ricchezza,  della  sicnrezza,  della  morale: 
perocche  tenni  senipre  la  sentenza  dilungarsi  dal  vero 
coloro  i  quali  non  vollero  ponderarli  che  dal  canto 
della  ricchezza ,  quasi  non  sieno  da  desiderare  poi 
la  sicurczza  e  la  morcde.  Delle  cose  discorse  ho  ar- 
recato  in  mezzo  le  ragioni  probabili ,.  stimando  er- 
rare  la  via  coloro  che  si  tengono  contenti  alle  pure 
quantita :  perche ,  a  dir  vero  ,  in  che  pro  mai  tor- 
iiano  elle?  Che  se  taluno  avvisera  spettare  alcune 
cose  per  mt  dette  ad  altra  scienza ,  lo  prego  che 
voglia  fare  accurata  considerazione  al  mio  proponi- 
nicnto ,  e  vedra  che  non  doveano  quelle  csser  pre- 
terniesse.  Nel  che  fare  di  leggieri  ho  consentito  al- 
r  opinionc  di  due  ingegni  prcstantissimi,  che  molto 
avanli  scntirono  in  cotali  cose ,  alia  quale  pur  e 
mcstierc  acqnetar  V  anirao  quando  piu  ne  cagtia  della 
scienza  che  di  noi  stessi ,  e  sono  il  nostro  Genovesi 


aa  DELLt:  scienze  .statistiche, 

e  il  Sinclair.  ITo  aniato  ezia'iidio  di  adornav  V  opera 
di  tcsti  dc  piu  cclehri  classici  autori  gioci  c  latini 
clie  alia  ra2;ionata  materia  erano  pertineuti:  pcrcioc- 
clie  parnii  sia  ricliiesto  a  clu  scrivc  il  ricordare  alia 
niemoria  akrui  i  dettati  dell'  antico  seuno  e  uoii  gia 
passargli  in  silenzio  e  quasi  parere  irriverenti.  » 
Fin  (pii  il  sig.  I'adovani  al  discreto  lettore.  Segue 
r  introduzione  nella  quale  primamente  Y  autore  si 
]a2;na  clie  eoloro  i  qnali  il  preredettero  in  qiiesto 
aringo,  di  niuna  cosa  altra  si  pigliassero  pensicro  clie 
dclle  orioinl  delle  statistiehc  discipline  ,  della  loro 
dcjiiiizione  e  partizione ,  del  nietodo  con  clie  gli  ele- 
ment! ad  esse  attinenli  vogliono  essere  ordinal! ,  delle 
fonti  a  che  attingerli ,  delle  diffcrcnze  tra  esse  e  le 
scienze  colle  <£uali  hanno  relazione,  delle  ittilitd  che 
lie  derivano  e  il  loro  fine,  nelle  cjuali  investigazioni 
tutti  gli  scrittori  poscro  \  animo  senza  avvedersi , 
die'  egli,  clie  nientre  alV  omhia  tenevano  dletio  per- 
devano  di  i^ista  il  coipo  della  scienza. 

L' autore  passa  conipendiosamente  a  rassegna  tutti 
i  siiccennati  punti  dando  su  di  essi  le  diverse  opi- 
nion!,  autorita,  congetture  e  sentenze  tanto  degli 
anticli!  come  de' modern!;  e  dalle  origini  coininciando, 
npta  come  molt!  furon  d'  avviso  aver  avuto  gli  an- 
ticli! contezza  appieno  delle  scienze  statistiche,  altri 
dandone  la  gloria  a!  Grec! ,  altri  a!  Roman!.  Molt! 
negano  questo  saperc  agli  anticlii  e  preiendono  ve- 
derne  le  prime  ornie  dopo  il  iS^i  nelle  rclazioni 
clie  2^1!  Ambasriator!  venet!  mandavano  al  Senate , 
raccolte  e  pubblicate  quasi  due  serol!  dopo  dal  San- 
sovirio ;  altri  finalmente  ne  vollcro  dar  il  merito  agli 
Ingles!  ed  altri  agli  Alemanni.  * 

Venendo  a  dire  del  nome,  dopo  un  cenno  suH'eti- 
mologia,  osserva  clie  piu  di  settanta  detinizioni  si 
contano  della  statistica ,  e  no!  vedrcmo  piu  sotto 
quella  clie  ne  porge  1  autore  come  la  piu  esatta. 

Per  c!6  clie  alle  varie  duist-oiii  appartiene  tutti 
gli  scrittori  ne  vogliono  dare  le  proprie  quasi  la 
scienza  in  essa  riposasse,  e  no!  tralasceremo  di  qui 
anuoverarle  per  amore  di  brevitii. 


LIBPJ    DOmCI   DI    ANTONIO    P.VDOVAXr.  23 

Venendo  al  metodo  da  iisare  per  T  ordinamento 
degli  elementi  statistic!,  Tautore  fa  nienzioae  di  quelle 
dello  Schlotzer  ,  del  Sinclair  e  del  Gioja ;  dopo  di 
che  passa  a  ragionare  delle  funti  alle  quali  si'  attin- 
gono  gli  elementi  statistic!  e  le  divide  in  pahhllche 
e  private,  suddividendo  queste  in  nazionall  e  stra- 
niere  ,■  dopo  le  quali  cose  osserva  conie  gli  scrittori 
procacciano  per  pin  maniere  di  mostrare  le  differenze 
die  sono  tra  la  statistica  e  le  scienze  aflini,  cioe  la 
geografia ,   la  tecnologia  ecc. 

Deir  iidlitd  della  statistica  mostra  come  a  lungo 
ed  in  pin  guise  se  ne  parlo  ,  e  spiega  com'  ella  si 
applicasse  agli  agricoltori,  agli  artigiani,  ai  mercanti, 
a  tutti  i  cittadini,  ai  governi,  agli  stranieri,  e  final- 
mente  ai  posteri. 

E  venendo  per  ultimo  a  ragionare  del  fine  alle 
scienze  statistiche  proposto  ,  nota  come  i  piu  con- 
sentirono  alF  opinione  del  Sinclair  esserne  il  civile 
perfezionamento  i  e  cpii  conchiude  \  autore  meravi- 
gliandosi  come  gli  scrittori  trattando  di  silfatte  cose 
avvisassero  di  avere  bastevolmente  detto  delle  scienze 
statistiche ,  e  si  tenessero  contenti  a  brevi  prolego- 
meni  scolastici,  scnza  aver  posto  lo  ingegno  al  cprpo 
della  scienza ,  ed  avessei'o  per  srdici  lustri  voluto 
premere  Ic  stessc  orme ,  quasi  quelle  scienze  avessero 
ibrnito  il  loro  legittimo  corso  e  piu  non  rimanesse 
die  di  adornare  e  coltivare  le  cose  gia  fatte.  II  die 
viene  dal  nostro  autore  attribuito  alia  baldanza  degli 
uni  ed  all'  inerzia  degli  altri ,  e  fu  motivo  die  2;li 
venisse  nell  animo  gia  dti  tempo  di  trattare  quelle 
scienze  come  gli  e  panito  coiivcnirsi  ,  acciocclie  se  ne 
possa  il  vera  frutto  raccorre ,  e  giugnere  cold  ope  dar-' 
rivare  s'  intends. 

A  siflfatto  suo  proponimento  comincia  a  nietter 
mano  col  discorso  preliminare  piantando  per  prin- 
cipio  niuna  cosa  potere  alle  nazioni  civili  piu  felice 
avvenire ,  quanto  die  gli  uoinini  vivano  una  vita 
agiata  c  sicura.  E  se  cosi  c,  soir2:iu'in'e'>li ,  iioi  pos- 
Biamo  termare  :   essere    la   piii  felice   conseivazione  il 


a^  DELLK    SCTKNTIE    STATISTTO.TTF  , 

fine  comune  dclle^  civili  socield ,  rid  fa  dl  mesticre 
(f^i^iiiiliici'i'  coU  (tziuJie  concordc,  pigorosa  c  contiiiuata 
dc//f  I'orze  coinuid.  Considerando  ora  nelle  sue  parti 
priiicipali  codcsto  comune  fine,  noi  ravvisiamo  di 
]c2,<iicii  due  scopi  cssere  a  cpicUo  proposti,  ricchezza 
e  siairezza. 

A  conseguire  la  ricchezza  iusiememente  adoperano 
la  nntura  e  I'nomo:  la  natura  colle  terre  e  loro  pro- 
prietd  naturalt ,  poi  colle  me  potenze  :  V  uonio  colla 
intelligcnzci ,  colla  moralitd ,  colla  robustezza. 

02;ui  corpo  civile  accio  clie  sia  durevole,  ed  ag- 
S;iuu2;a  il  line  clie  ad  esso  ,e  proposto  ,  fa  d' uopo 
che  abbia  una  forza  princlpcde  direttwa  insleme  e 
coat.tUci,  per  vigore  e  sapienza  della  quale  tutti  i 
membii  tendauo  roncordcniente ,  vigorosamente  e 
coutinuatamente  al  niedesimo  line.  Questa  loiza  (  che 
iliiaiiierenio  anche  autorita  niodcratrice  )  ad  ottcner 
il  suo  scopo  si  giova  della  religione  ed  istrnzlone  per 
iuformar  T  animo  e  la  mente  alia  virtu,  promuovere 
il  costume  ,  ralTorzarc  il  carattere  morale  del  volgo 
e  scuotere  1'  iulingardia  ;  di  leggi  pctrticolari  per  di- 
rigere  le  pubbliche  industrie  mostrando  a  cui  una 
Vi'a  a  cui  un'  altxa  ,  c  daiido  quando  un  incitamento 
a  certe  produzioui  ,  e  quando  un  altro  a  speciali 
cousumazioni ;  di  onori  e  di  pvemj  perclie  la  virtu 
abbia  ricordo  e  guiderdone ,  e  l  uomo  bramosia  di» 
emularla ;  delT  esempio  perciocche  la  mente  piglia 
meglio  per  via  dell'  esempio  la  natura  delle  cose ; 
del  soccorso  per  sostcntare  le  forze  deboli  con  pro- 
porzioncvolc  ajuto;  di  Icg^i  gcnerali  per  proteggere 
la  vita,  la  libcrta ,  la  proprieta  ,  T  onoie ;  di  magi- 
strati  clie  sieno  i  custodi  delle  leggi;  di  armi  che 
lie  assicurino  T  osscrvanza;  di  ^/zo/zze  acciocche  man- 
tengaiio  in  vigore  le  nioltjplici  forze.  Finalmente 
lautoi'ita  moderatrice  dee  cospirare  a  quel  line /Tza/z- 
tenendo  le  relazioiii  piit  favorevoli  colle  altre  potenze. 
Le  quali  forze  tutte  quante  sono  con  si  necessario 
nodo  congiunte,  clie  niente  puo  riescire  a  suo  line, 
a    riti'oso    di    quella    inconmuitabil    Icggc    che    tutto 


LTCr.I    DODICI   DI    ANTONIO    PABOVANI.  2$ 

sottopose  air  azione  reciproca  tlelle  cagioni ,  de'  mezzi 
e  (legli  elTctti. 

Essendo  le  cose  siffattamente  ordinate  in  un  corpo 
civile  il  nostro  autore  trae  occasione  di  venire  alia 
definizione  della  statistica  cli'  egli  csprime  nel  mode 
seguente ,  cioe  dicendo  die  la  sposizlonc  esatta,  me- 
todlca  e  compiiita  dello  stato  prescntc  di  tutte  le  foTze 
socially  e  pe?-  conseguente  delle  atdtudiiii,  delle  azioni 
e.  degli  effettl  delle  medesime  costituisce  V  obbietto  delle 
scienze  statistich'e.  Dal  die  si  comprende ,  die"  egli , 
assai  dilungarsi  dal  vero  coloro  i  quali  riposero  la 
statistica  nell"  enunciazione  delle  quantita ,  non  si 
pigliando  alcuii  pcnsiero  di  discorrere  le  cagioni  e 
i  mezzi  die  quegli  etfctti  partorirono.  Ed  e  aiicor 
manifesto,  soggiugn  egli ,  die  se  la  statistica  ha  per 
obbietto  di  niostrare  le  forze  di  uno  stato  per  la 
sposizione  ragionata  di  tutti  qnegli  elenienti,  die  a 
niantenerle  deggiono  cospiraie,  si  torrebbe  e  T  unita* 
della  scienza,  e  mancherebbesi  all' obl^ietto  e  allin- 
tendimento  di  essa,  se,  come  le  piu  persone  fanno, 
si  volesse  partivla  in  quelle  divisioni  di  die  abbianio 
parlato ,  perciocche  necessario  e  il  legame  di  tutte 
le  parti.  E  finalmente  ,  sostiene ,  molto  ingannarsi 
coloro  i  quali  non  vogliono  consentiae  essere  la  sta- 
tistica di  tanto  mom^nto ,  die  dir  si  uebba  principio 
e  perfezionamento  di  ogni  altra  parte  delle  politidie 
discipline.  Ma  a  farli  ricreduti ,  concliiude ,  varra  la 
trattazione  della  scienza  die  si  propone  di  fare ,  of- 
ferendo  intanto  ai  lettori  i  quattro  primi  libri  cqm- 
presi  in  questo  primo  tomo  della  sua  opera. 

Ncl  libro  I  tratta  della  topogralia ,  e  quindi  in  al- 
irettanti  separati  capitoli  della  posizione,  estensione 
e  confini  del  paese ;  della  forma  esteriore  del  suolo ; 
deir  acqua  ;  delle  strade.;  della  fertilita.  naturale  del 
terrene;  del  clima;  delle  citta,  borglii,  castelb,  vil- 
laggi ,  abitazioni  ecc. ;  e  finalmente  della  distribu- 
zione  generale  del  territorio. 

.Subliietto  del  II  libio  e  la  popolazione ,   e  quindi 
r  importanza  di  essa;  i  varj  modi  iisati  per  conoscerla; 


26  DELLE    SOIENZE    STATISTIGUE  , 

le  proporzioni  fra  i  scssi,  le  proporzioni  fVa  i  ma^ 
tiimonj  c  la  popolaziouc ;  la  fecoudita  dci  niatri- 
monj  ;  le  proporzioni  fVa  le  iiascite  c  la  popola- 
zioiie ;  T  orditie  dclla  mortalita-,  Ic  proporzioni  fra 
le  nascite  c  le  morti,  c  le  conseguuiize  die  se  no 
possono  derivare ;  la  probability  dclla  diirata  della 
vita  umana ;  la  relazione  fra  la  popolazione  e  il 
tcrritorio ;  la  relazione  fra  la  popolazione  delle  cam^ 
pa2;ue  e  quella  delle  citta;  la  partizione  del  popolo 
nelle  varic  classi  civili;  le  forzc  lisiclie  della  popo- 
lazione; le  sue  forze  intellettuali;  le  sue  forze  morali. 

Arii;oniento  del  111  libro  souo  le  industrie  agrarie 
ed  i  loro  prodotti ,  dove  in  ventisette  distinti  capi- 
toli  trattasi  i.°  delle  varie  industrie  le  quali  nella 
denoniinazioue  d' industrie  agrarie  si  comprendono; 
2."  della  caccia ;  3.°  della  pcsca ;  4.°  dclla  raccolta 
degViusetti  utili  e  delfestirpazione  de'nocivi;  5.°  dclla 
raccolta  delle  piante  spontanee  ;  6.°  delle  miniere; 
y°  delle  acque  minerali;  o."  degli  armenti;  9.°  delle 
greggie;  10. ""  del  baco  da  seta;  ii.°  delle  api :  12.°  del 
pollanie;  i'i.°  dcirestensione  delle  proprieta;  i4.''dei 
sistemi  coi  quali  si  fanno  lavorare  i  fondi;  i5."  dei 
metodi  o  sistemi  di  coltivazioiie ;  16.°  degli  stro- 
menti  agrarj ;  17.°  dei  lavori  at^rarj  ;  18.°  dei  con- 
cimi;  19.°  delle  biade,  delle  civ.  i*'  e  de' loro  prodotti; 
20.°  de'  prati  e  de'  loro  prodotti;  21.°  de'  vegetabili 
che  si  adoperano  nelle  manifatture ;  22.°  degli  orti 
e  de'  loro  prodotti;  23.°  delle  viti  e  de'  loro  prodotti; 
24.?  dcir  olivo  e  delle  altre  piante  olcifere;  25.°  de- 
gli alberi  da  frutto  e  de' loro  prodotti;  26.°  de' bo- 
sclii;  27.°  de'  fondi  coniunali  e  de' terreni  incolti ; 
2o.°  Conclusione  di  questo  libro. 

Ncl  libro  IV  tratta  delle  Industrie  manifattrici  £  va 
considerando  i.°  f  importanza  delle  arti  e  delle  ma- 
nifatture ;  2.°  la  divisione  delle  niedesinie  ;  3."  la 
situazione  e  lo  stato  materialc  delle  fabbriclie  mani- 
fiittrici ;  4.°  gf  istronienti  e  le  macchine  ;  5.°  la  di- 
visione ed  associaziouc  dci  lavori;  6.°  i  metodi  ed 
i  process!  praticati    nelle    arti    e   nelle  manifatture  5 


Lir.ni  DODiCT  r»i  antonio  padoV-ant.  27 

*r.°  le  qnaliLa ,  varieta ,  bdlezza  e  forme  delle  nia- 
nifatluro ;  0.°  la  condizione  dcgU  opciai  e  de'  loro 
salarj ;  9."  la  ([uantita  e  valore  dei  prodotti  delle 
indiistrie  manifattrici ;  ic.''  le  manifatture  rispetto 
alia  produzione  delle  materia  opportune;  ii."  Ic 
maniratture  rispetto  ai  bisogni ,  ai  comodi ,  ai  piaceri 
della  vita  ;  12."  gli  ostacoli  allWiitroduzione  c  per- 
fezione  delle  manifiitture ,  ed  i  mczzi  atti  a  promuo- 
verle  e  ristorarle. 

Data  cosi  uti' idea  generalc  dell' opera,  noi  entre- 
remo  nell'  csaine  critico  di  alciine  sue  parti. 

I.  Non  ci  garbeggia  troppo  la  definizione  clie  ci 
da  r  autore  della  statistica.  Infatti,  dire  cli' ella  e  la 
sposizione  di  tatte  le  forze  socicili,  e  presentare  una 
idea  inesatta  e  nel  tempo  stesso  troppo  ristretta ; 
giacche  le  forze  sociali^  secondo  il  comune  mode 
d'lntendere,  non  possono  essere  confuse  c olle  ybrre 
fisiche  della  natitra  (  temperatura  ,  venti  ,  'ai'({ue  , 
terrc ,  ecc.  ) ,  delle  quali  la  statistica  suole  e  deve 
occuparsi.  Esaminando  la  tavola  generale  clic  si  trova 
alia  fine  delle  Tavole  statisdche  e  le  dilucidazioni  die 
ha  dato  1'  autore  di  esse  nelf  altra  operetta  sulf  In- 
dole e  vantaggi  della  statistica,  noi  ci  siamo  formata 
la  scgiicnte  delinizione : 

cc  La  statistica  e  la  descrizione  ragionata  dei 
»  luoglii  e  delle  cose  ,  degli  uomini  e  delle  abitu- 
>)  dini ,  delle  Icggi  e  delle  autorita  pressb  le  partico^ 
3>  lari  nazioni,  onde  apprezzarne  f  aitooZe  dc]:)olezza 
5)  o  potenza ,  poverta  o  ricchezza,  corruzione  o  mo- 
»   ralita ,  barbaric  o  incivilimento.  y> 

Se  noi  non  andiamo  e^'rati ,  cpiesta  definizione 
dimostra  \  estensione  e  i  conlini  della  statistica. 

II.  Non  vedianio  troppo  chiaro  quale  vantaggi o 
sia^per  ridondare  alia  scienza  la  citazione  de'  testi  , 
antichi  e  latini  e  greci ,  massimamente  quando  non 
sono  accompagnad  da  una  traduzione  italiana  ;  non 
potendo  ragionevolmente  sup]iorre  die  tutti  i  loggi- 
tori  die  si  occupaiio  di  statistica,  abbiano  famigliari 
quelle  due  lingue ,  e  massimamente  la  grcca ,  da  non 


a8  n"ELLE    SCIENZK    PT  VTTSTICirE  , 

abbisognare  del  soccorso  di  una  traduzionc.  L'  egre- 
2;io  nostro  autore  non  o  il  primo  die  di  questa 
specie  d  onianieiito  abbia  fatto  nso  in  ItaUa;  il  Ca- 
gnazzl  non  la  dimentico  prima  di  liii.   Veggansi 

Nel  tomo  I,  e  pag.  viii,  ix,  x,  xii,  6,  7,  86. 

NeltonioII,  e  pag.  142,  i5i,  i58,  160,  167,  296. 

Ags>;iugneremo  clie  il  professore  di  Pavia  uscendo 
iin  cotal  poco  dai  contini  della  scienza ,  lia  citato 
nella  sua  opera  sulla  statistica  cpie'  testi  clie  altri  ci- 
tarono  parlando  dell'  agraria. 

111.  Senibra  che  il  dottissinio  nostro  autore  opini 
essere  stato  il  primo  a  considerare  i  singoli  dementi 
statistici  sotto  i  rapporti  della  riccliezza ,  della  sicu- 
rczza  della  morale  j  in  tal  caso  diremo  che  nelle  2  a- 
vole  statistiche  dopo  la  descrizione  di  tutte  le  fonti 
delle  ricchezze,  di  tutte  le  azioni  che  le  sviluppano , 
le  modilicano ,  le  cambiano ,  si  parla  delle  leggi  e 
delle  autorita  che  producono  la  sicurezza ,  delle  abi- 
tudini  morali  e  della  religione  clie  ne  e  il  sostegno. 
Leggendo  cid  clie  dice  il  professore  di  Pavia  della 
sicurezza  e  della  morale  alia  pag.  22  ,  28,  si  vede 
ch'  egli  segue  le  linee  tracciate  nella  VI  colonna  del 
quadra  sinottico-  delle  Tavole  suddette.  Senza  parlare 
d'  altri  scrittori  moderni ,  ricorderemo  che  Tacito  nel- 
r  operetta  De  moribus  Gcrmanoram  (che  e  un  ceuno 
statistico  sidF  antica  Germania  )  addita  e  la  ricchezza 
(  o  per  dir  meglio  la  poverta )  e  la  sicurezza  e  la 
morale  di  quelle  popolazioni. 

Noi  diremo  dunque 

a)  che  il  sig.  Gioja  diede  la  teoria  nuda  o  per 
dir  meglio  lo  scheletro  della  statistica  ; 

b)  clie  il  sig.   Cagnazzi  di  Napoli  lo  impinguo ; 

c)  che  il  sig.  Padovani    v'  aggiunse    alcuni   colori. 
Questi  colori  consistono  in  alcune  teorie    inne- 

state  qua  e  la  sulla  scienza  statistica,  teorie  che  gli 
scrittori  allcconomia  sogliono  serbare  od  all' agraria. 
Noi  facciamo  volonticri  applauso  al  suo  consiglio  di 
tmire  nelle  opere  statistiche  agli  clfetti  le  cause  che 
li  producono ;   ma  questo   metodo  .    raccomandato  in 


LTBRl    DODIGI    m    ANTONIO    I'AUOVANI.  29 

tuttc  le  Logiche,  fu  gia  da  liingo  tempo  seguito  dagli 
scrittori  ]  taliani ,  come  si  puo  vcdere  nel  Quadro 
statistlco  del  Mella ,  nelle  Osscrvazioni  sal  Scrio ,  riella 
Dlscussionc  cconomica  siil  Larlo  ,   ecc. 

Ci  sia  ora  permesso  d'  accemiare  alcuue  sviste  clie 
sfuiigirono  al  nostro  aiitore. 

§    i.°  Sviste  dl  fattO' 

I  .^  Parlamlo  del  rapporto  tra  la  popolazionc  delle 
campagne  e  quelja  delle  citta  1'  autore  dice  : 

cc  A  que  giorni  (1789)  nell' Inghilterra ,  nell  O- 
»  laada ,  nella  Lombardia  la  meta  incirca  della  po- 
»   polazioiie  si  vivea  nelle  citta  ( pag.    i38).  » 

Se  questo  lapporto  era  vero  uell'  inghilterra  e  nel- 
rOlanda,  attcso  la  copia  delle  loro  arti  e  la  prospe- 
rity del  loro  commercio ,  il  clie  per  altro  noi  iioa 
vogliamo  garantire,  noa  lo  era  certamente  in  Lom- 
bardia. Infatti  prendendo  nn  epoca  a  noi  vicina  (1810), 
cioe  un  tempo  in  eui  la  popolazione  delle  citta  do- 
veva  avere  ricevuto  aumenti,  atteso  T  aumento  delle 
manifatture,  e  volendo  estendere  il  nome  di  citta  a 
tutti  i  comuiii  iniuati ,  abbiamo  i  seguenti  dati  pel 
cessato  regno  d'  Italia. 

Popolazione  totale  del  regno 6,209,983 

Popolazione  de' comuni  murati .  .  .  .      806,701 


Resta  la  popolazione  delle  campagne  5,408,282 
Quindi  la  popolazione  delle    citta   non    era  nel 
1810  un  sesto  di  quella  delle   campagne   ben   lungi 
d'esserle  uguale. 

Nel  regno  Lombardo  Veneto  la  popolazione  delle 
citta  giungc  appena  ad  un  quinto  di  quella  delle 
campagne. 

2,°  Alia  pag.  299  ricordando  Y  autore  la  mania 
per  le  merci  estere,  e  facendoci  supporre  che  que- 
sta  affezione  non  esiste  in  Inghilterra  ,  perche  ivi 
non  e  permesso  d'  entrare  in  ccrte  feste  senza  essere 
vestiti  tli  stolFe  Hlate  ,  ordite ,  fornite  nella  contea , 
contliiude :    «  v  pcro   appo    2,1  Iii2.1esi    il    mercatante 


3ci  DELLE    SCIENZE    ST.VTISTICHE  , 

»   noil  ha  mcsticri  di  csserc,  come  lie' socratlci  vcrsi 
»   del  nostio  Parini  si  legge: 

(c  Pronto  inventor  di  lusingliiere  fole 

3)   E  liberal  di  forestieri  nomi 

»   A  merci  die  non  niai  varcaro  i  nionti.  » 

Qnest'  asserzione  e  snientita  dall'  opera  semi- 
ofl'iciale  intitolata :  Statu  dell'  amminlstrazloiie  della 
Gran  Bretagiui  alia  fine  del   1828;    ecco  il  testo  : 

«  Le  maniiractiirier  Anglois  a  non-senlement  vaincu 
«  Partisan  Francois  ,  niais ,  ce  qni  .est  plus  difficile , 
»  il  s'occupe  niaintenant  dc  purger  lb  goat  national 
»  du  prej'iige  en  faveitr  des  marcJiandises  etrangercs. 
»  L'exsjiose  fait  dcvant  la  cliambre  des  lords  sur  la 
»  situation  de  cctte  branclie  dc  notrc  iudustrie  (se- 
»  terie )  ollre  un  exemple  remarquahle  de  Pentete- 
»  ment  du  prejuge  et  combicn  il  est  difficile  de  de- 
»  raciner  les  notions  rccues.  11  est  prouve  que  sur 
»  les  soies  passees  en  contrebande  ,  ncuf-dixiemcs 
»  sont  de  manufacture  anglaise,  apportees  de  Spi- 
»  teltields  ,  et  non  ])as  des  metiers  de  Lyon  ou  de 
»  Marseille  ( pag.    189,    140).  » 

A  proposito  della  mania  [)er  le  merci  cstere , 
osserverenio  eke  il  nostro  autore  non  ci  sembra  af- 
fatto  eseiite  da  quest'  alFezione.  Infatti  egli  cita  jiiii 
volte  scrittori  Francesi  a  pi'ova  d'  idee  poco  rile- 
vanti,  e  ominette  di  citarc  gli  scrittori  Italiaui  nelle 
opere  de' quali    attingc    a    piene  mani  (i).   L' autore 


(l)  Grau  parte  delle    idee    saue    del    nostro    autore    c    tratta 
dalle  segiieuti  opere  : 

Tavole  statistiche ; 

Indole  ,  estensione  ,   vantaogl  della    statisticd ; 

Sulle  manifatture  nazioiiali ,   Discorso  papolare  ; 

Nuovo  prospctco  delle  scicnze  cconnnurhe  ; 

Del  inerlto   c  dcllc   ricowiieusc  ,   ecc; 

Eieuientl  delP  arte  staiistlca  del  Cagnazzi. 

Not  avevaiuo  stesa  una  tabella  uella  quale  da  un  lato  citn- 
vaiuo  gU  argouieuti  discussi  dal  nostro  autore  e  le  pagine  della 
sua  opera,  dall' altro  i  vokimi  e  le  pagine  delle  suddette  opere 
anterior!;  uia  siccome  questa  tabella  luiiclva  troppo  kinga  I'ab- 
biamo    oine^sa. 


LiBRi  nonini  di  antonio  padovani.  oi 

ricorda  die  nell'  lagliil  terra  si  danno  prenij  a  chi 
abbia  mcglio  tinto  del  colore  proposto  i  drajipi  di 
Jaiia ,  di  seta ,  di  cotone ,  ecc,  e  non  cita  il  R.  de- 
creto  del  9  settembre  i8o5  del  cessato  regno  d'  Italia, 
tuttora  vigeute ,  in  forza  del  quale  vengono  premiate 
non  solo  le  invenzioni  e  migliorie  d'  ogni  specie , 
ma  anco  la  sola  introduzione.  Ecco  dunque  una  nuova 
prova  clic  i  preghidizj  possono  esercitarc  la  loro  in- 
fluenza anclie  suU'aninio  di  quelli  clie  li  condannano. 
3.°  Si  puo  riguardare  come  errorc  di  fatto  il  rife- 
rire  incsattamente  Ic  idee  altrui  per  procurarsi  il  de- 
stro  di  confutarle.  Nel  nuovo  Prospetto  delle  scienze 
economiclie  tonio  II ,  pag.  281  e  282  si  legge  clie 
dalla  iiotizia  isolata  del  rapporto  tra  la  popolazione 
e  il  territorio  non  si  puo  dcdurre  nissuna  conse- 
guenza  pratica ,  e  nel  caso  per  esempio  clie  la  po- 
polazione fosse  scarsa  a  frontc  dell'estensione  terri- 
toriale  ,  resta  dubbio  se  le  cause  morali  debbasene 
incolpare  o  la  sterilita  del  suolo  (  vedi  il  suddetto 
volume  alia  pag.  181  ).  —  Cosa  fa  il  nostro  autore 
per  confutare  quelf  opinione :'  Egli  dice  clie  alia  sud- 
detta  notizia  unendo  sei  o  sette  altre ,  si  dedurranno 
pill  conseguenze  con  buona  loglca.  Va  benissinio,  si 
puo  rispondere ,  ma  voi  cambiate  un  triangolo  in  un 
quadrato  e  uscite  dallo  stato  della  quistione. 

§  2.  Svlste  (II.  teoria. 

I,  Neir  avviso  al  discrcto  tcttpre  V  autore  dice : 
«;  Dclle  cose  discorse  ho  arrecato  in  {mezzo  le  ra- 
5)  gioui  probabdi,  estimando  errare  la  via  queUi  clie 
:»  si  tengono  contcnti  alle  pure  quantitu :  pcrchc  a 
»   dir  vera ,  in  die  pro  mid  tornano  elle  ?  » 

Ci  scmbra  cosa  facile  1  additare  in  clie  pro  tor- 
nano le  (juautita : 

1."  Se  due  lerreni  ricliiedcndo  la  stessa  somnia 
di  lavori,  f  uno  produce  cinque  sementi,  I'altro  dieci, 
il  legislatore  avra  ragione  tli  chiedere  un  imposta 
come  2  al   s<'condo,   se  dal  primo  ritrae  lui  imposta 


32  nELT.E    SCIENZE    ST.VTISTICHE   , 

come  1 ,  bcnclic  noa  saj)pia  (piale  sia  la  raglone  di 
quclla  divcrsa  teracita ; 

2.'^  Qiiaiid' aiiclic  la  llsica  c  la  fisiologla  non  ci 
iiulicassero  le  lagioni  probal)ili  dellt;  niortaliia  diverse 
secoiulo  le  eLa  ,  pure  ([iieste  luorlalila  ci  servirebbero 
seniprc  uel  calcoio  de  vitalizj   c  simili  contratd  •, 

3."  Suppoiictc  die  ill  lui  ospitalc  siano  stati 
come  scffuc  i  risultati  di  tre  sale. 


Sale. 

]\Iortalita 
per   100. 

Durata 

dell  a 

malattia 

gioriii. 

Costo 

gionialiero 

d'  un  ammalato. 

A 
B 
C 

10 

i5 

25 

So 
35 

40 

cent.     5 

»        lO 
»        20 

Queste  quantita  dimostrano  ad  evidenza  clie 
Tabilita  del  medico  direttore  della  sala  ^  e  massima, 
e  quella  del  direttore  della  sala  C  e  minima ;  dal 
die  r  amministratore  dedurra ,  die  fa  d'  uopo  ritenere 
il  prinio,  benche  chiegga  aimiento  d  onorario,  e  li- 
cenziare  il  terzo  quancT  anclie  volesse  servire  per 
niente. 

4.°  Qualunque  sia  stata  la  causa  dell'  inonda- 
zione  successa  in  Pietroburgo  il  19  del  p.  p.  no- 
vembre ,  e  fuori  di  dubbio  die  le  acque  salirono  a 
piedi  16  '/a  suir  ordinario  livello  :  1' amministratore 
dira  dunque :  quelli  die  in  Pietrobmgo  e  nel  cir- 
condario  abitano  il  piano  superiore  ai  piedi  16  ^fa.  , 
non  lianno  diritto  di  cliiedere  soccorso  alia  beneti- 
cenza  del  Sovrano ,  e  lo  lianno  quelli  die  abitano 
in  piano  meno  alto  ,  e  questo  diritto  debb'  essere 
calcolato  in  ragione  della  quantita  del  danno  con- 
IVontata  co.Ua  quantita  dell'  asse. 


Linni  DOBrcr  di  antonio  I'Adovani.  33 

Ragioiiaroiio  pi'esso  a  poco  in  questo  niodo  i  tii- 
buui  dclla  plebc  T  anno  'SjS  cli  Konia ;  essi  dissero: 
le  ])ubbliclic  scritture  fanno  lede  del  censo  c  del 
valsente  di  ciasouno;  i  icgistri  privati  dimostiano  il 
debito  :  dal  coiifroiito  di  queste  quantita  risuUa  clie 
una  parte  della  citta  e  opprcssa  e  somnicrsa  dal- 
r  altra.  In  questo  stato  di  cose  csporre  ]a  plebe  a 
continue  guerre  e  barbarie.  — •  Per  decidere  se  la 
miseria  de'  debitori  aveva  per  causa  la  loro  dappo- 
caggine,  i  commissar j  scelti  per  questo  oggetto  do- 
vettero  porre  a  confronto  piu  quantita  ,  il  nuniero 
de'  ligli,  le  giornate  di  lavoro,  gli  oggetti  consumati 
nelle  faniiglie ,  ecc.  II  che  ricordianio  per  conchiu- 
dere  clic  le  cause  de'  diversi  elletti  emergono  per 
lo  pill  dair  esanie  di  quantita  diverse  ,  quantita  die 
talvolta  possono  esscre  determinate  con  prccisione  , 
tal  altra  soitanto  in  modo   gencrico  e  vago. 

II.  Alle  pag.  80  e  8i  T  autore  dice  die,  siccome 
non  e  senipre  vero  die  all  incremento  della  popola- 
zione  seguiti  senipre  un  proporzionato  incremento 
di  ncchezze ,  cosi  non  vuolsi  desiderarc  se  non  cpiella 
popolazione  la  quale  sia  proporzionata  alia  somma 
possibile  dei  prodotti  dcUindustria  di  cui  c  capace 
la  nazione  ,  cc  quantunque  se  vi  avesse  una  popola- 
»  zione  sovrabljondante  un  tal'i  stato  non  jiotrcbbe 
>j  durare  chc  puc/d  gland ,  e  il  nataralc  equilibrio 
i)  J.)  res  tame  lite  si  ristabilircbbe  per  la  Icgge  dclla 
>>   neccssita.  » 

La  seconda  parte  di  questa  proposizione  e  smen- 
lita  dalla  stoiia  del'.a  China  :  Smith  stesso,  il  quale 
dichiara  ricdiissima  la  nazione  Chinese,  acccrta  che 
il  popolo  e  spesso  costrctto  a  gcttare  ne'  liumi  i 
neonati  e  pascersi  di  carogne:  tanto  e  vero  che  puu 
cojitinuare  la  popolazione  in  uno  stato  di  soprabbon- 
danza. 

Dire  che  quando  i  mezzi  di  sussistcnzii  acqiiistano 
vin  ccrto  grado  di  difiicoka  la  popolazione  s' arresta, 
non  c  distruggere  il  suddctto  riliesso  diuiostrato  dal 
fat.'O. 

ntbl   ItaL  T.   XXXVII.  Y 


3^  DELLF,    SGIEMZE    STATISTlCHE  , 

III.  Alia  pag.  i35  si  loggc:  (c  paragonando  la  po- 
5)  jiolazioiie  cli  due  Stati  di  eguale  snpcilicic  pro- 
»  duttiva  ,  qiicllo  direnio  j)iu  |iosscutc  ,  il  quale 
»  iiumticue  niaggiore  popolazioue,  |)eiciocche  e  que- 
5)  sta  esscn/.ialnieute  collegata  coUa  niaggiore  pio- 
»    spt'iiia  c   sicuivzza.  » 

(^acsta  proposizioric  non  puo  essere  ammessa  , 
oss(Muio  Jioto  clic  un  pugno  di  Spaguuoli  soggiogo 
miiioni  d' Americaiii ;  c  alia  China  poclii  Mandiuri 
viusero  niigliaja  di  Chincsi.  Per  calcolare  la  poten- 
7.a ,  la  prosperita  ,  la  sicurczza  degli  Stati  non  ba- 
sta  csauunaic  la  superl'icie  produttiva  e  1«  niassa 
degli  abitanti;  ta  d'  uopo  aggituigcrvi  le  abitudini 
deir  iiiLelletto  c  i  sentinicnti  dell' animo ;  pcrcio  uu 
agiicoltoie  od  ua  artista  inglese  produce  di  piu 
clic  un  agricoltore  od  nn  artista  egiziano ;  ed  un 
abilaute  di  Sparta  prometteva  maggior  sicurezza  alia 
sua  patiia  che  cento  sudditi  Persiaai  al  lore  re. 
Auiiibale,  benciie  vincitore  alia  Trebbia ,  a  Canne  , 
al  Trasinieno  trovo  in  Roma  uomini  jnonti  a  morirc 
per  la  Kcpubblica  :  all'  opposto  Alarico  ,  ai  Romani 
chiedeuti  cosa  loro  lasciava  ,  la  vild ,  rispose  ,  e 
qucsti  uomini  dcgenerati  si  spogliarouo  di  tutto  per 
liscattarsi;  eppure  (|uella  capitale  non  era  men  po- 
pobita  che  al  tempo  d'Annibale. 

IV.  Alia  pag.  14T  si  legge :  «  le  mo]ti])lici  ric- 
«  chezzc  sono  appresso  i  pojioli  sempre  in  lagione 
»  della  somma  dellc  fatichc  di  tutta  quanta  la  po- 
«    polazionc.  » 

Giusta  quc&ta  massinia  che  e  di  Smith  ,  di  Si- 
smoade  ,  di  Beccaria  ,  si  dovrebbe  ritrovare  uguali 
ricchezze,  ovc  e  uguale  la  somma  dclle  fatiche  ,  il 
the  e  contrario  all'  csperienza.  Nel  secolo  XVI  i  pe- 
scaiori  Marsigliesi  prendevaao  oooo  tonni  al  gtorno ; 
nel  secolo  XVIII  non  riuscivano  a  })renderne  600. 
Colla  stessa  sonmia  di  fatiche  si  ottiene  nella  Svezia 
dalle  niiaiere  di  ferro /;opt'/e  il  io,  20,  3o ,  40  per 
100,  riccke  il  5o ,  60,  70,  8c)  ed  anche  90.  Si  os- 
servano  le  stessc  dilTcrenze  ncU'escrciziO  dcllc  arti  e 


MBKI    DOniCI    DI    ANTOMO    PADOVANI.  35 

ilcl  coiiinicrcio,  soco:ido  v.'ie  souo  favorcvoli  o  <;oii- 
uaric  le  ciicostauzc  topogfuliclie  o  per  dir  mcglio 
Ic  circostanze  mtex'nc  ed  cstenie. 

V.  Dalla  pag.  icjS  alia  201  1  adtore  adduce  divcrsi 
argoinend  contio  T  opiaioue  die  dichiara  jjiii  pro- 
dutiivi  i  grand i  poderi  die  i  piccolj.  Egli  osserva 
baggiaiaentc  die  iu  {{iiesta  qiiistioue  nou  si  deve 
])reiidere  ad  esame  solanieute  ia  ricchezza ,  111a  aii- 
clie  la  sicurezza  e  la  morale ,  qaiiidi  coadiiude  : 
tc  Si  coatroati  la  sicarezza  di  die  si  gode  ia  ua 
»  paese  dove  le  proprieta  soao  divise,  con  quella 
»  die  si  lia  uei  paesi  dove  le  proprieta  soao  in 
»  podie  luaai  ri unite ,  e  vedrassi  cola  non  essere 
j»  siciuezza  ,  dove  iiua  classe  auinerosa  di  popolo 
y>  sia  ia  aaa  coadizioae  precaria  |)icaa  di  travagli 
y>  e  di  laiseria  ,  e  senza  speranza  nelT  avveaire ;  e 
V  dove  aon  e  sicarezza  aoa  puo  essere  la  morale. 
Noi  noil  faremo  risposta  agli  argoaieati  del  no- 
stro  aiitore,  giacchc  aoa  si  potrcbhe  iiaire  la  di- 
scussioae  spedilaaiente  :  ci  limiteremo  a  citare  1'  Ir- 
laada  ove  i  poderi  soao  piccolissiiai  e  divisi  in  modo 
<:!ic  ,  giusUi  il  liaguaggio  poco  seasato  del  suo  mi- 
gliore  poeta  ,  ogni  quarto  d'  acre  di  terreno  mantiene 
il  suo  uoino.  la  Irlanda  la  popolazioae  delle  cam- 
pagac  sembra  giaiUn  a  quel  puato  in  cui  i  pomi  di 
terra  possoao  essere  1'  uaico  alimeato  dell  agricol- 
tore.  Ora  sicconic  la  cokiyazioae  di  questo  prodotto 
richiede  podie  giornate ,  quiadi  qaelia  popolazioae 
e  iiel  teaipo  stesso  so^jrabboadaate,  miserabile,  oziosa, 
vagaboada ,  avida  di  liquori  ,  superstiziosa  all' cc- 
cesso  ,  prontissima  a  ribellarsi.  E  siccome  questi  vizj 
si  scorgono  aaclie  lie'  caatoai  of  6'  abltaiio  Protestanti , 
quiadi  aoa  si  jiossoao  attribuire  alia  aota  iatol- 
leraiiza  die  esclade  i  cattolici  dalle  cariclie  e  delle 
qiiali  il  paesaao  lorse  aoa  coaosce  acanclie  iaonii; 
ccco  (liLiique  un  pucsc  ul  cut  c  massirna  la  dtvlsione 
dc  poderi  e  mudina  la  sicarezza  e  la  morale.  A  quella 
causa  jiriacipale  s'  aggiuiigoao  altre  ,  e  tra  (pieste  il 
vivel'e  1  projjiietarj  liiagi  cLdla  loro   patria  ,    c  (juiadi 


S6  DF.r.LK    SCII.XZE    STATISTICUK  , 

la  manoariza  di  qiirl  patio:)  •  o  clio  i  ]iior!ricrarj  inglrsi 
cscrcilano  no'  loio  <a;in>rii  ,  giacclir  crodianio  cnarc 
]a  via  il  uostro  aiUovc  allorchr  attribnisce  la  pove- 
ra2;iia  iiitiicso  alia  c;raiulc/,za  do'  pochni  (  pac;.  200  ). 
Lc  log2;i  sid  doini(-ilio  ,  le  viccnde  comnuMciali ,  i'au- 
meiilo  drlk'  inaccliine  ,  die  sehbenc  ulilissime  alio 
Staio  ,  noil  lasciano  d'  essere  inomcntancameiitc  dau- 
nosa  ad  una  parte  di  esso  ,  come  lo  piovano  gli 
sfbrzi  della  setta  clie  le  spezza  oviiiicpie  puo ,  linal- 
niciite  le  legs;!  stesse  relative  alia  poverta  ,  sono  le 
cause  che  la  ronieutauo. 

La  proposizioiie  poi  gencralissima  clic  dove,  non  e 
siairczza  non  pnd  rsscrr  la  morale ,  ei  sctubra  una 
di  (juelle  iiiassime  che  vengono  spacciate  per  dogiiia- 
ticlic  e  cliC  si  trovano  false  in  mille  casi.  Infatti  la 
sicurezza  piio  essere  distrutta  si  da'  nemici  interni 
chc  da'  nemici  esteri  :  supponete  un  popolo  inno- 
cente  che  sia  invaso  da  corsari  (  il  chc,  a  detta  de- 
2;li  storiti,  fa  il  caso  degli  Americani  quando  fu- 
rono  invasi  dagli  Spagnuoii  ) :  in  qnesto  stato  di 
cose  la  sienrezza  deve  cessare  ;  ma  la  baldanza  de- 
gli  assalifori  prova    forse    immoral ita    negli    assaliti  ? 

VI.  Alia  pag,  204  parlando  de"  proiHietarj  che 
danno  nn  fondo  da  coltivare  ad  una  lamigija  di  co- 
loni  a  condizione  di  dividere  i  prodotti  ,  1  autore 
dice  che  «  un  tale  sistema ,  siccome  quello  che  6 
)>  pill  giusto,  presenta  molti  vantaggi  sopra  ogni  al- 
y>  fro  ,  o  si  consideri  rispetto  all'  interesse  del  pro- 
s' prielario,  od  al  vauta^gio  pubblico  ,  o  iinalmente 
5)  al  costume.  Perche  il  coltivatore  die  j^er  fiutto 
y>  del  suo  lavoro  ha  la  meta  dei  prodotti  del  fondo, 
»   mette  ogni  sua  cura  ncl  migliorarlo. 

Anche  su  qnesto  articolo  la  nostra  opinione  non. 
consuona  a  qneila  del  jnofessore  di  Pavia.  L'  atti- 
vila  intatti  e  I  nidustria ,  geneialmente  parlando  e 
le  eccezioni  a  jiarte  ,  sono  in  ragione  del  guada- 
gno  probabile  e  della  perdita  temibile.  Ora  quando 
1' agrico'tore  divide  il  orodotto  per  meta  col  pa- 
drone ,   r  attivita  e  V  industria  non  gli   fruttano    che 


LIEIU    DODICI    DI    AXTONIO    ]?AnOVANT.  ,^7 

la  iiietil  del  guadagno  ,  V  ig;noranza  e  1'  inerzia  noa 
r  assoggettaao  die  alia  nieta  delUi  perdita  ;  altioutie 
c  es))osi;o  alia  tentazioiie  di  iiibaie.  Suecede  V  op- 
posto  quaiido  il  {>aesano  paga  detenninata  quantita 
di  giauo  per  ogai  peitica  di  terreno  ,  ([ualuuque  sla 
il  jiiodotLo  ;  dalle  sue  euie  e  sollecjtudini  stiaordi- 
uarie  litrae  uii  vaiitaggio  intero  ,  come  intero  riseute 
il  damio  della  sua  tiascuraggine.  Nel  secondo  siste- 
iiia  aduuque  c  inassiivia  1  atiivita  e  nulla  la  frode  ; 
uel  ])iiuio  r  attivJta  e  ininoie  e  la  frode  larilissiuia. 
Dunque  il  prinio  sistema  e  nieno  proiicuo  alio  Stato, 
al  proprietario ,  alF  agricoltore.  Puo  esserc  benissi- 
mo  clie  la  reli2;ioae  d  aleuiie  faiDiglie  diuiinuisca  i 
difetti  di  quel  niodo  d  aniniiuistrazione ;  rua  e  luori 
di  dubbio  ch  egli  presenta  coutinui  allcttativi  alia 
frode  e  tosto  o  lardi  liesce  a  realizzarla  ,  oltre  di 
sceJiiare  1  attivita. 

Finalnieute  la  divisioue  de'  jnodotti  per  nieta 
puo  essere  ingiiista  lu  piii  easi.  Di  latto  iu  due  po- 
deri  d'  u2;uale  estensione  la  soninia  de'  lavori  noces- 
sarj  j)u6  essere  luolto  di  versa  :  dunque  di  verso  deb- 
1)  essere  anclie  il  compenso  al  paesano  clie  gli  ese- 
guisce.  Ora  se  la  meta  del  rieolto  e  giusto  compenso 
quando  il  lavoro  e  agevole  ,  il  compenso  dejjb'  es- 
sere Jiiaggiore  della  meta  quando  il  lavoro  c  piii 
faticoso.  La  parte  del  ricoUo ,  cui  ha  diritto  il 
])aesano  ,  debb' esser  uguale  alia  sojnma  delle  gioniate 
impiegate  a  produrlo  ,  valulate  secondo  i  prezzi  cor- 
renti ,  piii  un  compenso  per  la  direzione  de  la- 
vori. Ora  quella  mercede  e  (piesto  compenso  in  cir- 
costanze  di  coltura  diflicilc  possono  essere  maggiori 
della  meta  del  prodoito. 

Vn.  Noi  discordiamo  dal  nostro  autore  allorehe 
<lice  ,  ehe  si  deve  evitare  d  animdestrar  la  plebe  m 
(id  di  die  pud  far  seuza  (pag.  i5o),  anzi  portiamo 
opinione  doversi  fare  ogni  sforzo  oude  rcndere  per 
qiianto  si  pub  popolarc  ogni  ^eiierc  d  ulce  iitdi  e  pia- 
cevoll ,  accio  la  plebe  acqidid  tutta  T  istruzioiie  di  cut 
e    snscettihilc ;  (piindi ,    per    cscmpio ,    noi    faccianio 


38  PELLE    Sr.IENZF.    STATTSTTCHE, 

applanso  agli  ahitnnti  di  Sumatra  i  quali  in  botanica 
nosscggono  cogmzioni  die  sorprfridono  gli  Eiiropoi. 
la  2;cticrale  cssi  vcnjiono  instrutti ,  sin  dall  inlanzia , 
non  solo  dei  iiomi ,  ma  aiico  dclle  propi-icta  e  degli 
usi  di  ciascnn  arI)oscello  e  di  ciascuna  ))ianta.  Ncl- 
r  immonsa  vaiicta  di  vegetabili  rhc  copiono  la  loro 
isola ,  cssi  distin2;uoiio  il  sesso  di  ])arcccliic  pianto 
rd  albcri  e  dividono  diversi  geneii  in  gran  mimcro 
di  specie  come  i  nostii  prolessovi.  L'  ac(piisto  di 
tjucslc  e  millc  altrc  simili  cognizioni  lisiclic  o  mo- 
rali ,  oltre  di  fruttare  piaccrc  o  iililita,  occupa  cpielle 
ore  rhc  al  giuoco  vciTcbl)ero  consecrate  o  alio 
stravizzo. 

Vlll.  Alle  svistc  del  nostro  autorc  uuircmo  un  f'also 
mctodo  di  ragionare.  Alia  j^ag.  29  t  c  292  per  pro- 
vare  chc  quel  paese  il  (juale  da  le  ]iroprie  materie 
prime  alle  genti  estere  per  essere  lavorate,  soggiaco 
a  gravissimi  danni  ,  il  nostro  aiitore  dice  : 

In  tal  caso  cgli  maiitienc  gli  opcrai  rsLeri  per 
fahbricarlc ,  accrcscc  la  popolazionc  drgll  stjanieri^ 
aumcnta  i  modi  delT  unpiego  dc  loro  capiudi;  In  hrcvc 
accelcra  i  progrcssl  dclla  loro  ricchczza  c  possauza. 

Sembra  a  noi  che  non  si  debba  cccitare  ne' gio- 
vani  invidia,  diffidenza,  limore  per  1'  aumento  della 
ricchezza  delle  nazioni  estere,  2;iacrlie  questo  au- 
mento accresce  per  noi  V  eveniualita  di  vendcre 
e  di  comprarc.  L'  acccnnata  massima  vnole  dnnque 
essere  provata  in  modo  divcrso :  fa  d"  uopo  diino- 
strare  che,  a  misura  che  le  nostre  materie  prime 
vengono  lavorate  tra  noi ,  s'  accrescono  vantaggi  ai 
nostri  propiietarj  ,  capitalisti,  dotti ,  intiaprenditori 
qualunque,   operai  ed    alio   stcsso  fisco. 

§  3."  AUcrazioni  alle  tcorle  volgnrmerite.  note. 

I.  Giusta  r  antico  priucipio  nosse  ,  posse,  vclle  fu- 
rono  ridotte  a  trc  le  forzc  produttrici  delle  ric- 
chezzc  ,  potcre  ,  cognizione ,  volontd.  11  potere  In  di- 
viso  in   immediato    e    lisico,    e    comprcnde  tutte    le 


LIHRI    nODICI    DI    ANTONIO    PADOVANI.  3n 

fbrze  della  natura  c  dclF  uomo  si  attiiali  che  precli- 
spostc ;  in  niediato  c  morale  c  comprentic  il  danaro 
e  il  cicdito. 

II  prolcssore  di  Pavia  ha  cani])iai:o  quelle  tic  foize 
nelle  segucuti ,  intclllgcuza  ,  moraUtd  ,  rohitstczza  , 
(  pag.  19),  e  a  nostro  giudizio  lia  guastato  la  teoiia 
economica.  Infatti  tiuti  samio  die  aiico  le  personc 
immorali  aiano  i  carupi .  escrcitano  Ic  aiti  ,  dirigoiio 
il  conimercio  ecc.  I  Caitaginesi  ,  seuza  cssere  ne 
conquistatori,  ne  ladri  ,  si  procacciarono  niolte  ric- 
rhezze ,  benclie  la  fedc  punica  non  fosse  sinonimo 
di  buona  fede.  E  ottiino  consiglio  Y  associare  1'  idea 
della  ricchezza  all'  idea  della  moialitd  chc.  c  un  ramo 
del  lolere,  ma  sembrcrebhc  uomo  strano  chi  volesse 
cscludere  dal  novero  delle  riccliczzc  ceiti  panui  , 
stoffe  ,  tele  od  altro  pcrclie  eseguiti  dai  condannati 
ai  lerri  in  vita.  La  jiaiola  poi  robustczza  prcsenta 
un'  idea  lisica  sotto  la  quale  si  dura  Aitica  a  ridurre 
i  soccorsi  chc  nella  produxione  delle  ricehczze  ci 
prcstano  il  danaro  e  il  credito,  cioe  i  banchi,  i  va- , 
glia,   Ic  cambiali,   ecc. 

II.  La  popolazione  era  stata  divisa  in  due  gcneri , 
e  ciascun  gcnere  nelle  sue  specie  ,  come  segue  : 

/       Questo    gencre    comprende    sci 

I  specie  :     proprietarj  ,     capitalisti  , 

Primo    gencre :  \  dotti ,    intraprenditori    qualunque  , 

viventi    con    ca-loperai,   niagistrati. 

rato   neirazienda\      Queste  sei  specie  si  dicono  jyro- 

Bocijile.  jduttrici  perche  il  moto  dell'azienda 

j  sociale  risulta  dall'  azione  simulta- 

\  nea  di  tutte. 

/      Questo    gencre    comprende    due 

Sccondo  gencre:  \  specie  : 

viventi  scnza  ca- )      Viventi  senza  carato  con  assenso 

rato   ncirazienda  jdc' caratisti,  classi  povere. 

socialc.  I      Viventi  senza  carato  contro  1' as- 

(,  senso  de' caratisti.  classi  ladre  (i). 

(t)  Sidle   nianifatture   naziou.ili  pag.   1. 


40  DELLE    SCIENZE    STATISTICIIF,  , 

II  professore  di  Pavia  ha  cancellato  la  tlistinzione 
dc'  gcneri  cd  iudicando  solo  le  specie  ha  confiiso 
insicmc  Ic  chr^si  produttrici  e  le  nou  produttnci 
(  pap;.  141  5  142  )  •  dope  rpiesta  coufusione  riuseira 
])iu  difficile  ai  2;iovani  il  Tare  risposta  ai  noti  soiisnii 
di  Smith  e  di  Si  ,moude ,  i  quali  cacciarono  i  dotti, 
i  masi;istiati  c  il  loro  se2;uito  dalle  classi  produttrici , 
perche  nell'  officina  sociale  uon  compariscono  colla 
seme  o  col  martello  in  niano. 

§  4.°  Maucaiiza. 

In  questo  paragrafo  ci  tcrremo  ristretti  giacche 
ci  sarehhe  difficile  il  dire  tutto. 

I.  TopogTafia.  11  nostro  autoje  parla  a  lungo  del- 
r  influsso  deir  umidita ,  della  rngiada  ,  della  neve, 
del  calore ,  suUa  vegetazione  ( pag.  53  ,  63  ),  e  non 
dice  nulla  dell'  influsso  del  clinia  sulla  costruzioue 
delle  strade  ,  sull'  esercizio  delle  arti,  sui  moti  del 
comniercio ,  sulla  quantita  de'  consumi ,  sulla  qualita 
delle  religioui ,  sulle  epoche  del  matrinionio,  sulla 
sorte  della  piu  amabile  e  piii  infelicc  nieta  della  specie 
uniana :  incliniamo  a  credere  die  Y  autore  ad  alcune 
di  quest?  uiancanze   supplira  forse  in  seguito. 

II.  Popolazioiie.  L'  autore  parla  delle  proporzioni 
tra  i  sessi,  elcniento  statistico  clie  presenta  risidtati 
poco  fecondi  in  Europa  ,  e  dinientica  i  uiovimenti 
delle  popolazioni  die  escono  od  entrano ,  niovinicnti 
che  hanno  rapporto  coll'  agricoltura ,  colle  arti ,  col 
commercio ,  colla  sicurezza ,  e  provano  talora  dipen- 
denza  tra  le  pianure  e  le  inontagne  ,  talora  niiseria 
o  iutolleranza ,  talora  dispotismo  in  uno  stato  o  li- 
beralita  in  un  altro  ,   ece. 

III.  Agricoltiua.  L' autore  vuole  che  lo  statista  dica 
il  niodo  onde  si  fa  seccare  il  lieno ,  osservando  se 
si  faccia  seccar  piu  presto  che  si  puo  ecc.  (pag.  226), 
e  non  gli  raccouianda  di  prendere  ad  esame  il  niodo 
con  che  si  misura  I'oncia  d'  acqua  per  le  bocche  d'  ir- 
rigazione ,  modo  che  e  diverso  nellc  varie  provincie , 
e  sul  quale  discordano  tuttora  i  maestri  dell'  arte. 


LTT5RI    DODICI    DI    ANTONIO    PADOVANI.  4 1 

L'  autorc  vuolc  die  lo  stadsta  veriridu  il  tcmp6 
nel  quale  si  fa  la  vendemmia,  e  dimentica  di  ricor- 
dargli  di  verilicare: 

1°  II  tempo  in  cui  le  vid ,  gli  ulivi  e  gli  altri 
alberi  frutdteii  rimangono  senza  dar  iiutto  ,  tempo 
in  cui  il  capitale  iinpiegato  in  piantagioni  e  terreni 
non  presenta  iiiteiesse ; 

2."  II  tempo  die  durano  le  viti.gli  ulivi  e  gli 
altri  alberi  liiittileri,  pev  cui  si  riproduce  piu  presto 
o  piu  tardi  la  necessita  delle  spese  per  ripiantarli. 

L'autore  ricorda  die  gli  iinlizioni  soprintendevano 
alia  custodia  e  conservazione  de'  bosclii  e  delle  fo- 
reste  ecc. ,  e  trascura  poi  d'  indicarc  alio  statista  il 
metodo  con  cui  calcolare  T annua  rendita  dunbosco 
die  venga  tagliato  dopo  regolarc  pcriodo  di  anni,  ecc. 
Alia  pag.  'j:5S,  256  T  autorc  esponendo  la  forinola 
pel  calcolo  della  spesa  e  del  prodotto  nell'  agricol- 
tura ,  ommettc  i  seguenti  elementi  die  ci  seiiibraao 
essenziali: 

i.°  L'  onorario  del  direttore  de  lavori,  il  die  non 
puo  essere  conruso  coi  salarj  e  colle  mercedi  gior- 
naliere  -, 

2.°  Le  spese  per  iirigazioiie  ove  esiste  e  come 
si  usa  sempre  per  le  risaje  e  spesso  pc'  pi-ati ; 

3.°  Le  deduzioni  per  infortuuj  celesti,  le  quali , 
come  c  noto,  voglioao  essere  diverse  si  per  la  qua- 
lita  delle  specie  coltivate  ,  die  per  la  posizione  in 
piauura   o  in  moiitanna; 

4."  Le  deduzioni  per  imposte  nazionali ,  provin- 
dali ,   distrettuali ,   coinunali ; 

5.°  L'  egregio  autore  ha  ommesso  d'  additare  al 
giovine  il  modo  con  cui  si  calcola  il  prodotto  me- 
dio ,  quantita  che  dipende  dalla  ruota  delle  scmi- 
nagioni,  la  quale  non  e  la  stessa  in  tutti  i  fondi. 

Finalmente  un  omissione  generale ,  e  die  a  noi 
sembra  rimarclicvole ,  si  e  il  non  avere  T  autore 
metodicamente  a  suo  luogo  acccnnato  le  cose  e  le 
azioni  die  i  legislatori  sogliono  conteniplare  nclle 
leggi ,  con  cui  or  bene  or  male  niodilicano  le  varie 


4a  DELI.E    SCIENZE    STATISTICITE,    CCC. 

fonti  dclla  produzione ,  lege;!  relative  alia  caccia  , 
alia  pcsca ,  alia  nielallargia,  allagricoltura,  allc  arti: 
prcscntaudo  uu  bi\vc  cstialto  di  qucstc  Icggi  al 
giovlne  statista ,  lo  avrcbbe  diretto  iicllc  sue  inda- 
gini  e  abituato  a  scoprire  riiiflusso  della  legislazione 
suUe  vicende  dalle  ricchezze.  Questo  lavoro  uon  era 
molto  difficile ,  giacche  si  vcggono  di  gia  tracciate 
le  prime  liiice  nelle   Tcwole  stadstichc. 

I  poclii  difetti  che  abbianio  rimarcati  ncll'  opera 
del  prof.  Padovani  noii  isceniano  i  niolti  pregi  che 
la  distin2;uono,  e  ti-a  questi  notererao  la  coj)iosa  cru- 
dizione  ,  la  buona  Filosoiia ,  la  facile  esposizione,  lo 
stile  terse ,  f  ordine  nelle  parti  finora  sviluppate ,  e 
soprattutto  T  abitudine  di  ridurre  i  calcoli  statistici 
agli  elementi  clie  compongoiio  la  spesa  e  il  prodotto, 
unica  guida  che  conduce  con  sicurezza  nel  labirinto 
delle  scienze  ecouomichc ;  quindi  opiniamo  che  si 
debba  concedere  al  nostro  autore  la  lode  di  giudi- 
zioso  conipilatore. 


43 


Memoric  raccolte  da  Francesco  Canvelliert  intorno 
alia  vita  cd  allc  operc  del  pittorc  cavnlicrc  Giuseppe 
Errant E  di  Trapani ,  defnnto  in  Roma  ai  \b  di 
fcbhrajo  nclV  anno  182 1.  —  Roma  ^  1824,  presso 
Fiances  CO  Bourlie,  i«  S.*^,  di  pag.  220,  c  una  ta- 
vola  in  rame. 


Oi  potrebbe  quasi  dire  degli  artefici  cio  che  Vol- 
taire disse  delle  donne  «  la  loro  vita  e  sempre 
xm  romarizo  ».  Se  non  clio  nclla  vita  di  qiieste 
r  aniore  e  Tintrigo  forniano  la  tela  principale,  e  di 
<[uclli  noil  altro  clie  una  certa  siravaganza  di  carat- 
tere  e  per  lo  j)iu  nn'  imniaginazione  esaltata  ne  rende 
strane  le  awenture.  Pochi  romanzi  mcritano  questo 
noine  piii  della  vita  di  Ccnvcnuto  Cellini  ,  c  poclii 
libri  sono  piu  istruttivi  del  suo  almeno  per  chi  studia 
gli  uomini  e  la  storia  non  delle  battaglie,  ma  dei  co- 
stumi  de'  tempi.  L' abate  Cancellicri  e  .1  racer  utorc 
delle  ]\Ieniorie  che  annunziamo.  Ei  conobbe  in  Roina 
il  pittore  ,  gli  fu  amico,  e  non  contento  di  essergli 
liberale  do'  suoi  consigli ,  de'  suoi  lumi  quando  quegli 
vivea,  voile  giovare  alia  lama  di  lui  dopo  eh' egli  fu 
rapito  alle  arti.  Chi  non  conoscc  la  dottrina  e  Tania- 
bilita  dcir  abate  Cancellieri  :!  Non  ci  ha  viasgiatore 
istruito  che  visiti  la  eitta  eterna  e  che  non  sia  sol- 
lecito  di  conoscere  di  persona  il  Ictterato  piu  distinto, 
piu  cortege ,  piii  conuinicativo  in  qnella  Uietropoli.  Pi\i 
viag2;iatori  d'ogni  nazione  hanno  espressa  anche  a 
noi  la  loro  ammirazione  per  Y  abate  Cancellieri.  Noi 
abbiamo  reso  conto  schiettamente  di  varie  opere  di 
lui  ,  e  ncir  epilogare  anche  questa  non  ci  dipartire- 
mo  da  qnella  liberta  di  giudizio  che  sola  puo  ren- 
dere  utile  e  conimendevole  il  nostro  peiiodieo  lavoro. 
L  autore  sara  veridico  ed  esatto  per  cio  che  risguarda 
le  notizie  di  Konia  e  de'  pacsi  vicini ,  ma  in  quella 
parte   che    ispcca   la    vita    delF  Errante  a   Milano   ha 


44  MEMOUIE    RACCOLTE    DA    F.    C\NCELLIEKI 

lasciato  corrcrc  qualrhc  inavvcrtenza  chc  ci  faremo 
calico  di  notare.  Veniamo  al  libro. 

Nacqiie  Giiisepjje  Errante  il  IQ  marzo  i~6o  iicUa 
citta  di  Trapani  ia  Sicilia.  Suo  padre  Giuseppe  mei'- 
cadaute  di  pclli  e  di  suole  voleva  istii.dare  il  ligliuolo 
per  la  sicssa  proi'essionc ;  ma  lino  dalla  [)ucrizia  una 
prepoteute  inclinazione  alia  pittura  lo  divago  e  ne  lo 
rese  contrario  e  restio.  E^U  di  continuo  andava  colla 
niatita  scgnando  e  delineando  liiiiue  dapi^crtutto  ,  e 
con  ferrctti  e  stili  sopia  le  pelli  c  le  suole  della  sua 
botte2;a ,  di  modo  clie  quella  popolazione ,  sino  a  certo 
tempo  ,  use  chiamarlo  col  soprauaome  di  Quastacuoi  ,• 
e  perlino  nclle  pared  della  Chiesa  die  solea  Irequen- 
tare  faceudovi  in  graziosc  caricature  i  litratti  somi- 
gliautissimi  de'  preti  e  de'  cherici  die  1  ufliziavaiio , 
da  costoro  indispettiti  vcuiva  rimproverato  perche 
non  coltivasse  piuttosto  la  professioiie  del  [)adre.  Ma 
quando  di  soli  9  aimi  ebbe  ritoccato  e  colorito  la 
ligura  al  naturale  di  uu  Cristo  risuscitato ,  quegli 
stessi  preti  e  que'  dierici  ebbero  ben  presto  a  dis- 
dirsi,  e  il  capitolo  della  collegiata  di  S.  Pietro  e 
r  arciprcte  D.  Francesco  Morello  tanto  operarouo 
presso  i  geuitori  del  giovinetto  die  linalmente  ot- 
tennero  ch  ei  fosse  mandato  alio  studio  di  Domenico 
Nolfo  scultore  di  quella  citta. 

1  suoi  progressi  furono  i-apidissimi  e  non  avea 
die  12  anni  quando  cessato  aveudo  di  vivere  uno 
de'  piu  distinti  patrizj  di  Trapaiii  (  il  cav.  Don  Be- 
rardo  XI  di  Ferro  )  secondo  il  costume  del  luogo 
fu  cliiamato  un  pittore  a  fargli  il  ritratto.  Gostui , 
Dio  sa  die  pit  tor  fosse,  comincio  il  lavoro ,  ina  tro- 
vossi  a  mezzo  cosi  impicciato  die  non  ne  pote  uscire; 
fu  cliiamato  f  Errante  e  voltatagli  la  tela  a  ritroso  , 
fu  messo  a  dipingere  il  volto  di  quel  morto  colla 
stessa  tavolozza  lasciata  dall  imperito  artdice ;  ed  ei 
benche  tuttora  iuesperto  e  poco  pratico  del  maneg- 
gio  de'  colori  riiisci  a  coglierne  la  somjglianza  ma- 
ravigliosamente  ,  di  modo  die  si  procaccio  molta 
fania  e  buone  protezioni :  si  puo  dire  die  da  questo 


INTORNO    AL    PITTORE    CA.V.    G.    ERRA.NTE.  45 

primo  buon  successo  ne  A'^enissero  tutti  gli  altri.  Fra 
<|ue8ti  e  da  iiotarsi  un  qnadrO  d'  invenzionc  (  il  tran- 
sito  di  S.  Giuseppe  )  clie  gli  fu  subito  commesso  e 
ch'  egli  non  teniette  d'  aocettarc  ,  riuscendo  in  esso 
tanto  al  di  sopra  di  un  altio  vccchio  pitLore,  pari- 
niente  di  Tiapani,  clie  cestui  ne  divenne  geloso  e 
il   perseguito  anclie  lontano  come  vedrcmo. 

Non  cosi  r  onorato  ed  ingenuo  suo  maestro  Do- 
jiieidco  JSfolfo  ,  i!  cpialc  conoscendo  le  sue  poclie 
Ibrze  e  conlessandole  ,  insinuo  ai  parenti  del  gio- 
vine  allievo  di  mandarlo  a  Palermo  sotto  maggior 
iiomo  ch'  egli  non  era.  Del  che  \  Errante  conservo 
cosi  e;rata  memoria  ,  die  nel  1817  (  35  anni  dopo  ) 
fece  inualzare  tutto  a  sue  spcsc  un  ricco  e  nobil 
deposito  in  marmo  nella  cliiesa  di  Trapani  ove  fu 
sepolto  il  Nolfo  ,  deposito  di  cui  1  amoroso  disce- 
poio  avea  fatto  il  diseciuo  ,  con  le  fi2;urc  della  sif'n- 
titudiiie  e  del  rispctto ,  e  a  cui  furono  apposte  due 
iscrizioni ,   una  iu  latino  e  V  altra  in  italiano. 

Ma  anclie  in  Palermo  il  nostro  Errante  capito  in 
cattive  mani ,  poiche  fu  raccomandato  alio  studio  di 
lui  Cappuccino ,  il  padre  Fedele  di  S.  Biagio ,  di  cui 
il  discepolo  conobbe  ben  presto  la  niediocrita ,  e 
cpiindi  poco  dopo  frequentando  egli  piuttosto  lo  stu- 
dio di  altro  pittore  meno  cattivo  (  Qioachiiio  Marto- 
rcaia,  tutti  nomi  ignoti  alle  arti  )  n' ebbe  proibizione 
dal  frate  sotto  pictesto  che  il  Martoraiia  puzzava 
d'  eretico.  Tomato  a  Trapani ,  dipinse  un  secondo 
quadro ,  la  B.  Vergine  del  Carmelo  in  atto  di  liberare 
le  anime  pwgand,  die  si  conserva  2;e]osamenie.  Ivi 
eli  fu  olVerto  iiu  vantao-g-ioso  matrimonio ;  ma  la 
pittura  poteva  in  lui  pin  di  cfuello  die  potessero 
le  domic  e  h;  fortuna ,  e  quindi  dicliiaro  die  se 
avesse  trovato  clii  fosse  disposto  a  mantenerlo  in 
Pvoma  ove  jiotesse  perfezionarsi  nelf  arte  sua  avrebbe 
inipegnata  la  sua  parola  di  sposare  dopo  un  certo 
tempo  ia  giovaiie  propostagli.  Cosi  fu  fatto  ,  e  il 
nostro  Errante  trovossi  felicc  a  Roma  in  mezzo  a 
tanti  monmncnti  di  ogiii  genere  sullo  studio  de'  quali 


46  JtEMORIK    RACCOLTE    VS.    I'.    CA.NGELLIE1U 

andava  I'orniauclo  il  siio  gusto  e  la  sua  inanici'a  tli 
fare.  Quivi  imparo  la  prospctdva,  1' arte  di  ristaurar 
autichc  pitture ,  c  studiossi  ancora  di  acquistar  luiui 
scieutilici  col  consorj;io  dcgli  uomiiii  piu  eruditi.  Sc 
lion  die  avendo  T  abilita  audie  di  cantare  cou  molta 
grazia  le  cauzouctte  siciliane  e  di  accompaguarsele 
col  salterio  ,  nc  era  spesso  ricliiesto  da  liete  com- 
pagiiie  di  suoi  iiazionali,  e  andava  la  sera  a  cantare 
e  suonare  in  (jualche  geniale  conversazione.  Dalla 
([lude  circosfanza  prolittando  l'  invidia  dell'  olleso  e 
incttb  pitiore  di  Trapani  lece  col  mezzo  di  un  suo 
fratello  die  studiava  pittnra  a  Roma ,  pcrvenire  let- 
teie  ai  parenti  delWEnante ,  colle  qnali  dicevasi  mali- 
gnamcnte  die  il  ligliuolo  non  facea  die  il  dissipato  e  il 
2:ozzovilj;liatore,  badando  alle  rasiazzc  e  al  bel  temiio 
e  niente  piii  alia  pittnra.  Quest'  accusa  intorbido  mo- 
mentaneainente  la  qiiiete  del  gioviiic  artellce,  ma  la 
verita  venne  ben  presto  a  galla  ,  e  i  suoi  protettori 
gli  concessero  con  doppia  eiiergia  il  lor   favore. 

II  nostro  Errantc  cominciava  gia  ad  aver  nonie,  c 
molti  lavori  gia  compiuti  avea  non  solamente  a  Roma, 
ma  chiamato  anche  fuori,  e  portatosi  a  Civitavecchia 
vi  dipinse  la  cupola  della  chiesa  dcllci  Mortc.  Pare 
die  in  mezzo  a  tante  occupazioni  dimenticasse  vo- 
lentieri  la  sposa  e  le  promesse  di  matrimonio ,  ma 
la  signora  D.  Giuseppiiia  Vidtaggio  c  i  parenti  di 
lei  non  vollero  aspettare  piii  oltre :  il  nostro  pittorc 
i'u  chiamato  all'  adempimento  della  sua  parola ,  cd 
egli  celebro  le  sue  nozze.  «  Ma  dopo  tre  mesi  di 
lieto  ed  amoroso  trattcnimento  (  cosi  dice  il  biogiafo  ) 
si  divise  dalla  sua  sposa  che  lascio  alHittissinia  pel 
troppo  sollccito  suo  distacco  ,  e  che  per  le  conse- 
cutive vicende  non  pote  mai  piu  avere  la  sorte 
di  rivedere  ».  Questa  separazione  ,  della  quale  piii 
non  si  parla ,  sembra  un  po'  troj^po  laconica  e 
precipitata  ,  ed  il  lettore  avrebbe  I'orse  braiiiaio  di 
studiare  il  carattere  dell'  Errantc  col  conoscere  le 
cagioni  di  cotcste  matrimouiali    scissure.    Recatosi  a 


INTORNO    \L    PITTORE    CAV.    O.    ERRXNTE.  47 

Napolj    c  presciitatosi  al  Re  ottenne  cli   essere  man- 
dato  a  Roma,   ove  prosegui  ne'  suoi  stiulj. 

Lc  turbolenze  politiche  colpirono  d  infoi'tunio  il 
iiostro  trapanese  arteHce,  e  rupjiero  il  filo  anche  de- 
gli  stiulj  suoi;  imperciocche  mentre  era  in  Napoli  per 
dipingere  uno  de'  saloni  del  palazzo  di  Caserta  ac- 
cadde  cbe  uii  giovine  compatriota  dell  Errante  teuto 
d'  cccitare  una  rivoluzione  in  Trapani ,  e  quindi  lu 
dato  ordine  di  arrestailo.  L'  Errante  ch'  eragli  amico 
c  saputolo  in  tempo ,  di  concerto  con  un  imprudente 
religioso  trapanese ,  incantamente  s  indusse  a  scri- 
vergii  una  lettera  clie  lo  avvisava  di  liiggire.  Questa 
leltera  venne  intcrcetta  e  fermo  il  corso  agli  onori 
e  alia  fortuna  die  si  paravano  innanzi  al  nostro  pit- 
tore.  Costretto  a  iiiggire  travcstito  si  mise  in  mare 
sopra  un  battello  ;  ma  svcnturatanicnte  jireso  in  so- 
spetto  da' marina  j  ,  lu  harbaramente  spogliato  de'  suoi 
abiti ,  gli  lu  rubato  tutto  il  danaro ,  e  venne  get- 
tato  a  lorza  nelF  onde.  Sapendo  per'buona  sorte  nuo- 
tare  si  salvo  in  una  delle  isolette  vicine  a  Napoli. 
Una  capanna  da  pescatore  lo  accolse:  vestito  da  ma- 
rina jo  torno  nascostamente  a  Napoli ,  ottenne  un 
passaporto  sotto  il  falso  nome  di  Giuseppe  Pcllegrino 
calabresc ,  maestro  di  scherina  c  dilettante  d'  antiqua- 
ria ,  c  si  volse  verso  \  alta  Italia.  Venne  a  Roma , 
poi  ad  Ancona,  dove  ammalatosi  nelT  albergo,  fn 
comunicato  per  viatico  ed  anche  munito  dell'  estrema 
unzione  ;  ma  riavutosi  contrasse  amicizie  e  prote- 
zioni,  e  colla  scherma  in  cui  era  valentissimo ,  e 
colla  pittura  potc  procacciarsi  da  vivere  decoro- 
samente.  11  cardinale  Vincenzo  Runuzzl^  governa- 
torc  di  Ancona ,  gli  diedc  commissioni  ,  c  il  condusse 
seco  a  Smigaglia  dove  volcva  giovarsi  de'  suoi  con- 
sigli  per  V  acquisto  di  qualche  quadro  in  occasion 
delta  liera.  U  Eiraatc  g-iunto  a  Siniciafflia,  dai  ne2;o- 
zianti  di  quadri  lit  conosciuto  e  salutato  col  suo  vero 
cognomc  mentre  girava  per  la  liera  col  cardinale, 
chc  lo  conosceva  solo  [K;r  Pellegriuo-.,  temendo  per- 
cio  di  qualche  binistro  accidcnte ,  si  avviso  di  partirc 


48  MEMORIE    UA.CCOLTK    OA    F.    CANOELLIERI 

repcutiuainento ,  lasciaado  im  Ijiglietto  di  scusa  al 
suo  pvotcttore. 

Si  porto  direttamcnte  a  Milaao  ;  ove  ginnse  al  fine 
d'  agosto  del  i~<.)S.  Qui  a[)puato  fece  le  sue  opeic 
])iii  rinoniato.  Vciiuti  i  Fiancesi ,  fu  da  essi  enia- 
nato  im  online  the  scacciava  tutti  i  forestieii  dalla 
citta  e  gli  obbligava  a  restituirsi  al  loro  pacse.  Er- 
raiitc  si  porto  sid^ito  da  Mlassena  per  chiedere  gi'a- 
zia ;  il  generale  lo  accolse  ottimanieute  e  desidero 
di  veder  qualclie  suo  lavoro.  L'  Eirante  gli  fece  por- 
tarc  la  replica  di  uu  quadro  di  Angelica  e  Medoro 
che  avea  f'atta  pel  cav.  Locatclli  medico  di  cortc. 
11  generale  lodo  assai  quest'  opera  e  gli  fece  inteii- 
dere  clie  se  l'  avcsse  a  lui  ceduta  I'  avreJjbe  somma- 
nientc  gradita.  L'  Errante  non  esito  ad  assecondare  i 
desiderj  di  lui,  e  n'  ebbe  una  borsa  di  luigi  che 
tutta  intera  lascio  ia  anticauiera  al  canieriere  del 
generale. 

Ritornati  gli  Austriaci  a  Milano,  fu  da'  suoi  invi- 
diosi  accusato  di  glncobinlsmo  e  fu  posto  in  gravi 
angustie  ,  dalle  quali  lo  tolsero  gli  aniniiratori  ed 
amici  suoi ,  e  fra  questi  adoperossi  specialuiente  il 
virtuosissimo  architetto  sig.  niarchese  Cagnola ,  che 
peroro  la  causa  di  lui  c  lo  salvo  da  ogni  dispiacere. 
Tornati  i  Francesi ,  iiisorsero  nuovc  molestie  ed  ei  fa 
accusato  di  arlstocrazm ,  ma  ne  usci  sempre  vitto- 
riosamente  e  n'  ebbe  oiiori  e  distinzioni  lusinghe- 
volissinie. 

Tra  le  altre  sue  abilita  avea  quella  di  saperc  egre- 
giameate  iniitare  lo  stile  de'  piu  eccellenti  pittori.  11 
cav.  Sommariva  ne  acquisto  un  dipinto  alia  correg- 
gesca ,  e  invito  alia  sua  niensa  i  piu  accreditati  pit- 
tori.  Fiiiito  il  pranzo  li  coudusse  in  un  gabiiietto 
ove  loro  mostro  questo  quadro ,  cercaudo  di  quale 
autore  lo  credessoo  ;  e  tosto  il  piii  rinomato  di  essi 
scosso  da  improvviso  entusiasmo  si  gitto  in  ginoc- 
chio  e  baciando  per  riverenza  il  quadro  esclamo  , 
c  clil  inai  pad  avcrlo  fatto  se  non  il  divino  Correg- 
gio  ?  Sommariva  ben  sapcnda  1'  astio  che  covava  cosfui 


INTORNO    AL    riTTOKE    CAV.    G.    EHKAISTE.  49 

coutro  di  Errante ,  non  pote  contenersi  dal  dirgli  : 
Ebbcne  i^oi  fate  guerra  a  chi  e  capace  di  dlpingere 
come  Cor?-cgglo.  Sappiate  che  esso  e  di  Errante.  Alle 
quali  parole  inipallidi  il  livale  c  tutti  gli  altri  ri- 
masero  confusi  e  amniutoliti.  11  Somniariva  dopo 
di  qiiesto  ajieddoto  che  paleso  pur  all  Errante,  com- 
mise  a  lid  stesso  aiiche  il  suo  graa  quadro  del 
Coiicorso  dclla  Bcllezza  che  fece  taiito  parlare  di  se, 
e  die  fra  i  molti  applausi  ebbe  \  ouore  anche  di 
uii  bel  poenietto  in  versi  sciolti  del  nostro  biblio- 
tecario  consigliere  Robustiano  Gironi. 

Noi  non  possiamo  scguire  minutamente  ne  la  sto- 
ria  ne  il  catalogo  di  tutti  i  quadri  e  delle  niinori 
operc  del  nostro  artefice  come  la  il  dotto  Ijiograf'o, 
il  quale  riportando  c[ua  e  la  de  brani  di  lettera  or 
dell  Errante  stesso,  or  di  altre  persone ,  ne  fa  op- 
portuaan>ente  conoscere  il  giudizio  ed  i  pregi  in  che 
si  tenevano  quelle  pitture  dai  contemporanei.  Ci  ar- 
resterenio  piuttosto  so]ira  di  un  passo  che  tocca  dav- 
vicino  il  nostro  niilanese  Esculapio ,  il  quale  ferito 
nella  riputazione,  e  conie  medico,  e  come  onest'uomo, 
non  ha  creduto  di  tacere ,  ma  ci  ha  iudiritta  una 
lettera  apologetica  che  i  nostri  letturi  troverauno  alia 
line  di  quesio  cpiaderno.  11  passo  e  il  seguente: 

«  In  tutto  il  tempo  dclla  sua  dimora  in  Milano  , 
avea  tenuto  in  ailitto  un  appartamento  del  medico 
cav.  LocateUi ,  il  cjuale  avendo  con  lui  forniato  an 
vitalizio ,  penso  di  fabbricargli  a  bella  posta  uno 
studio  piu  grande  con  una  luce  migliore  e  piii  adat- 
tata  per  potervi  comodainciite  dipingere  qualunque 
gran  ([uadro  ».  E  piii  sotto. 

cc  L  appartamento  del  medico  LocateUi  fu  teiiiii- 
nato  nel  iebbrajo.  Egli  pero  (  V  Errante  )  avea  lis- 
sato  j)rudeiueniente  di  passare  ad  abitarvi  soltanto 
nell  autunno  ,  affinchc  il  calore  di  tutta  T  intera  sta- 
gione  estiva  avesse  avuto  forza  di  ben  asciugare 
tutto  r  uniido  della  calce.  ]\Ia  il  medico  incautamentc 
lo  assicuro  die  al  principio  d'  aprile  si  sarebbe  po- 
tuto  andare  senza  alcun  pericolo  ;  e  che  per  togliergli 

Bdd.  iLuL   T.  XXXVII.  4 


So  MFMOIUE    llAGCOI.rK    DA    1.     0  VNGELLUiUI 

(jiialiin([iic  scintjolo .  si  sarrl)l)e  uiiito  cgli  btesso, 
stMiza  la  iniiiinia  diHicolta,  a  climorarvi  in  sua  com- 
pao;nia.  7\rccrtato  cosi  dalla  supposta  tapacita  ed 
fspcrienza  del  siio  ospitc  od  aiiiico  .  s  indussc  ad 
aiidarvj.  ]\Ia  dopo  \m  senicstie  che  v'  inipiego  di  as- 
sidinj  lavoio  juvr  abhozzare  e  preparare  g,li  stud] 
del  suo  gran  ([nadro  ,  in  sorpieso  fatal mente  da  un 
iortissimo  rciiiiui  goiicralc  .  die  i^Vi  atracxo  anrlie  la 
vista,  e  per  cui  nniase  quasi  cieco  per  quaianta  gioriii. 
Gli  furono  fatfc  ventidue  eniissioni  di  sangue ,  posti 
i  vcscicatorj  cd  i  seiiapisnii  .  con  lutti  gli  altri  ])iu 
<'(lioari  rimcdj  dell  aitc  medic  a  .  suggenii  dai  piii 
A  alcnti  profcssori  di  Milano  e  di  Pavia  ,  ehiamati  a 
consuho.  ]\Ia  I'u  previsto  da  alcuno  di  rssi.  che  V  ec- 
ressiva  abbondanza  di  sangne  rlie  gli  era  stata  cavata, 
eli  avrebbe  I'atto  coutiuuare  il  renma  alia  cute,  come 
par  troppo  accadde ;  giacche  lln  da  quell  cj; oca  sem- 
pre  riniasc  molestato  ed  alflitto  da  dolori  rcumatici, 
die  1  ban  finalniente  strascinato  al  sepoloro.  5> 

Oualclie  altra  inesattezza  e  corsa  nella  parte  che 
lisguarda  la  Aita  di  Errante  a  IMilano,  c  ne  acceii- 
nereino  alcuna. 

Falsissimo  ,  p.  e.,  e  cio  che  Y  autore  afferma  alia 
])ag.  2o,  cioe  che  1  Errante  si  assumesse  T  iucarico 
di  dipignere  lo  stemnia  austrjaco  secondando  i  de- 
siderj  del  superiore  dcgli  Oblati ,  il  quale  ajjporlo 
volea  suUa  porta  della  propria  Congregazione.  L  Er- 
rante bramoso  di  dar  ])rova  di  sua  gratitudine  al 
Governo,  da  cui  state  era  benignaniente  sottratto 
alle  persecuzioni  de'  suoi  nemici ,  intraprese  sponta- 
neanieiite  cotal  lavoro  e  ne  fece  dono  all"  animini- 
strazioiie  dei  fundi  di  Reuidonc .  di  cui  era  direttore 
1  cgicgio  D.  Pietro  Minretti.  Lo  stemina  in  iatti  fu 
collocato  nella  liinetta  che  sta  sopra  alia  porta  della 
tasa  vicina  a  S.  Giovanni  alle  case  rotte  ,  o\c  ora 
sono  gli  Uiiicj  dell  Intendenza  e  della  Censura .  ed 
ove  allora  trovavasi  la  suddetta  Ainministrazione. 
Esso  rapprcpentava  un  Aquila  in  tutta  la  sua  maesta 
e  si  Hiirabiiiiienic  coiidotta  che  senibrava  a  iva  e  non 


INtOKNO    AL    VITTORH    CK\.     C.    T.nn^^S^^.  J I 

(lipinta.  Air  un  lato  di  essa  ernno  alciini  libii,  all'al- 
(ro  varj  sacri  arredi  ;  siniboli  e  gli  imi  e  gli  altri 
della  stessa  Amininistrazione.  Falso  c  pure  rhe  1"  Er- 
rante  in  I\lilano  abbia  seinpre  diinorato  nclla  casa 
del  cav.  Loratelli.  Noi  stessi  1  abliiam  veduto  al- 
ineno  in  tJiujue  altre  aliiiazioni  ,  in  ciascuna  delle 
quali  aveva  il  suo  sludio  e  dai  nostii  e  dai  fore- 
isticri  frequentatissimo.  Sccvro  di  verita  e  cio  che 
si  atierma  del  sig.  Vincenzo  Ferraiio.  Egli  ha  bensi 
(operto  molie  cariclie ,  ma  non  fu  niai  Ministro  di 
I'olizia.  E  per  dire  akresi  qualche  cosa  delle  opere 
fatte  dair  Errantc  in  IMilano ,  non  troviamo  accen- 
nati  neir  elenco  clie  di  esse  aggiuase  il  Cancellit-ri , 
ne  la  Tavola  ilonata  dali  Errante  al  <ons.  Gironi, 
stiinatissinia  anclie  dai  ceK'])errinu  Appiani  c  Bossi , 
sebbene  dell  Errante  non  molto  aniici ;  ne  il  bellis- 
simo  ritratto  della  moglie  del  sig.  Giuseppe  Nova 
grande  aniico  dell' Errante,  c  presso  del  quale  con- 
servavasi  pure  Y  abbozzo  dell'  Antigone ;  ne  flnal- 
mentc  1  ininiagine  d'  un  guerriero  della  Croazia  t"e- 
rito ,  di  tui  il  pittore  ail'  atto  della  sua  partenza 
dalla  nostra  citta  i'ece  dono  al  stiddetto  sig.  Ferra- 
rio.  A  proposito  del  qua!  dipinto  crediani  bene  di 
qui  aggiugnore  un  altro  curioso  aneddoto .  onde  si 
vegga  quanto  siano  talvolia  fidlaci  i  giudizj  anclie 
de'  j)iu  valenti  maestri  dc  IT  arte.  11  posscditore  del- 
r  anzidetto  Croato  invito  uno  de'  j)iii  distinti  uostri 
artclici ,  celebre  specialmentc  per  1  arte  sua  ncl 
i-estaurare  le  antiche  pitture  e  nel  jirolferire  giu- 
dizio  intoruo  agli  autori  di  esse ,  pei'clie  esaminar 
volessc  un  <]uadro  cli  egli  presso  di  se  conservava. 
Vcnne  il  jnttore,  e  non  appena  vide  il  Croato 
die  iiiarcanlo  le  ciglia  esclamo  :  Cosa  stupcnda! 
(Jaesta  e  opera  di  antico  peiiiidlo.  11  posseditore 
lascio  cli"  egli  ben  l)ene  ammijasse  in  ogni  sua 
parte  il  dipmto,  e  Hnalmente  gli  disse:  Sappiate 
che  quest.!  c  opera  di  Errante.  Allora  1'  artehce  ar- 
rossendo  sputnccliio  dispcttosamente  sul  quacko  e 
ntir  alio  qiKisi   di  liiggirc  dis%e:  \ohva  hen  dirlo  io  ' ! ! 


5a  MEMORIE    RA.CCOLTE    DA    F.    C.VNCELLIERI 

E  qnanto  all' Errante  in  Milano,  e  d'uopo  avvertii-e 
ch'ejili  ne'  priiiii  anni  fu  (lai  nostri  slessi  pittori  an- 
che  (li  niasiiiior  lama  inualzato  sino  al  teizo  cielo; 
raa  pox,  nou  hcii  sa|)rcnimo  per  qual  lagione,  venne 
da  que'  nieclesinii  f!;ettato  negU  abissi.  Forse  cio  po- 
trebbe  in  £;ran  parte  attxibuiisi  al  poco  socjabile  ed 
altcro  suo  carattere ,  del  qual  difetto  cgli  date  aveva 
pi-ove  non  dubbie  anche  nelle  altre  citta ,  piocac- 
ciandosi  per  tal  suo  contegno  non  fautori  ,  ma  im- 
placabili  nemici.  Ne  dee  negarsi  die  alcune  delle 
sue  opere  aijbiano  perduto  ben  presto  di  quclla  forza 
e  vivacita  di  colorito,  onde  maravigliose  senibravano 
appena  condotte  al  loro  compimento.  Bloke  altre 
iiondimeno  ,  c  fra  queste  le  annoverate  poo'  anzi , 
si  conservano  bellissime,  e  come  sc  fossero  or  ora 
dipiute.  Fra  quelle  che  sgraziatamente  soggiacquero 
a  tale  smarrimento ,  deve  compiangersi  il  celebre 
Coacorso  della  bellezza. 

L'  Errante  fu  sempre  ammalato  e  cagionevole  dopo 
il  suo  viaggio  da  Milano.  Ebbe  non  solo  raille  in- 
viti  lusinglievolissinii  e  mille  oIFerte  dalle  principali 
persone  di  Sicilia  e  di  Napoli ,  ma  ancora  cariche  e 
commissioni  e  danari  dal  re  Gioacliino  ,  dal  quale 
fu  fatto  professore  aatorizzato  a  stabiUre  in  Napoli 
una  scuoLa  per  istiidre  la  gtovenui  studiosa  delle  belle 
arti  ,•  ma  egli  arrivato  a  Roma  non  seppe  o  non 
pote  risolversi  a  proseguire  il  viaggio,  e  preferi  ri- 
manersi  private  ,  nascosio  e  cagionevole  sempre  di 
salute  in  questa  citta  fino  a  che  rese  \  ultimo  so- 
spiro  il  giorno  i6  febbrajo  del  182 1.  Nella  sera  susse- 
guente  in  tras])ortato  il  suo  cadavere  vestito  in  abito 
di  cavaliere  con  magnilica  pompa  scortato  dalla  sol- 
datesca  alia  sua  Chiesa  parrocchiale  cli  6\  Salvadore 
in  Onda,  noiulmente  apparata  a  lurto  ,  col  suo  stem- 
nia  fuor  dclla  porta  espriiuente  il  cognome  della  sua 
famiglia.  Oltre  di  questo  dispendioso  funerale  gli  fu 
fatto  ultimamente  auclie  innalzare  un  nobile  deposito 
in  un  elegante  bassorilievo  rappresentante  la  Rico- 
noscenzct  piangente  Jimauzi  al  bustodi  hii,  eseguito  dal 


INTORNO    AL    PITTORE    C.VV.    C.    ERRA.NTE.  53 

valente  scalpello  dello  scultore  siciliano  sig.  Leonardo 
Pennino.  L'  abate  CanceUieri  ne  compose  T  iscrizione 
che  si  lesgie  nella  base  del  monumento,  e  die  in- 
sieme  al  disegno  di  esso  e  riportata  in  una  tavola  in. 
rame  incisa  elegantemente  a  contorni ;  tavola  dedicata 
alio  stesso  abate  CanceUieri  biografo  dell'  Errante  in 
qiiesti  termini  :  Francisco  CanceUieri  liro  omnigeiia 
eruditione  et  suasitate  ingend  clarissinw  vidua  dolens 
Errantis  D.  D.  D.  Dalle  quali  parole  prendiamo  oc- 
casione  di  fare  all  abate  CanceUieri  !e  nostre  con- 
gratulazioni  e  nello  stesso  tempo  domandianio  il  per- 
messo  di  fargli  un  rimprovero.  Ne'  prirai  fog;li  della 
vita  deir  Errante  abbiamo  imparato  a  conoscere  una 
signora  donna  Qiuseppina  Vultaggio  die  fu  sposa  del- 
r  Errante  per  tre  soli  mesi ,  senza  dirci  il  segreto 
di  cosi  breve  connubio;  e  air  ultimissime  righe  della 
stessa  vita  ci  si  presenta  la  si2;nora  Madlde  Gattarella 
vedova  sua  consorte  da  lui  sposata  in  seconde  nozze, 
senza  dirci  ne  dove,  ne  quando  rimanesse  vedovo 
r  Errante,  ne  il  luogo,  ne  il  tempo  in  cui  contraesse 
il  secondo  nodo ,  ne  clii  fosse  e  di  qual  patria  la 
seconda  donna :  di  modo  che  il  lettore  trova  scom- 
parsa  la  prima  troppo  presto ,  e  la  seconda  nominata 
neir  ultima  scena  troppo  tardi  e  solamente  al  pro- 
posito  de  funerali. 


P  A  R  T  K    \  I. 

SCir.NZK  tD  ART!  MECCANICHE. 


Continuazione  dcgll  Attl  dell' I.  e  11.  Accai/fmia  econo- 
mico-agraria  del  Georgofili  Jt  Firenze.  Tomo  S."*  — 
Firrnzc^  i8a3  , />res.yo  Gnglielmo  Piatli,  dl pag.  492, 
in  15."  (  //  Estrattu.  Vedi  U  primo  uel  tomo  32.", 
pag.   no). 

Memoria  siigl' ingrassL  del  professore  Gioachino  Taddbi,  alia 
quala  dallii  Deputazione  giiidicante  fu  decretalo  I' onore 
dellii  stain  pa. 


lOl  alibinmo  dato  im  estrstto  cosi  circostnnziato  e  dif- 
fnso  ilella  Memoria  del  sigiior  Lamljrusciii  scpra  questo 
stesso  argonicnto,  che  noii  possiamo  senza  staucai'e  i  nostri 
lettori  trattenerci  lungaiiieiite  snlla  prcseiite,  tanto  piii 
cij' essa  conibiiia  quasi  in  tntto  co' priiicipj  della  prima. 
Nel  precedeiite  articolo  abbianio  dato  per  esteso  il  pro- 
gramma ,  ossia  il  quesito  deirAccadeniia ;,  esso  e  dlviso  in 
cinque  jiaragrafi  o  quesiti  sulsalterni.  II  sig.  TnJdei  divide 
pariii'entc  !a  sl'.li  Rleiiioria  in  cinque  parti,  rcme  e  diviso 
il  prograninia  medesiii'io  i  cioe  tratta  nella  pi'inia  dclla  leorid 
degl' uigrassi  e  de.la  niUrizione  deile  piante ;  nella  seconda 
dell'  injlnenza  degl'  ingrassi  sul'a  {^egelazione  ;  nella  terza  della 
concintazione  del  terreni;  nella  quarta  dello  staLo  in  cui  si 
devono  appUcare  gt ingrassi  sui  terreni;  nella  qninta  ed  ul- 
tima della  custodia  ed  econoinica  conservazione  degF  ingrassi. 
L\'intore  parte  dagii  stessi  princijjj  :  le  piante  attraggono 
il  nuiriniento  colle  radici  dal  terreno,  coUe  foglie  dalT  at- 
mosfera ;  uia  il  nutrimento  non  puo  essere  assorbito  se 
non  e  loro  omogeneo,  cioe  se  non  contiene  gli  elementi 
onde  sono  composte  le  stesse  piante  ^  i  principal!  di  sif- 
fatti    elementi    sono   il  carbonio,    I'idrogeno,    P  o=sie;eno  e 


ATTI    DEM,    t.    F,    n.     \COADEi\T(  V    OCC.  OO 

r  azoto  ,  i  quail  modificatl  e  combinati  in  varie  guise 
danno  Inogo  alia  fonnazione  della  sostaiiza  legnosa ,  della 
gomma ,  della  t'ecola ,  dello  zncchero ,  della  resiaa ,  degli 
olj  ,   ecc. 

Le  iiiaterie  dunque  piii  atte  a  somiiiiaistrare  alimeato 
alle  piaiite  sono  tutte  quelle  dL  provenienza  organica,  o 
animali  o  vegetabili,  le  qnali  per  mezzo  d'una  decompo- 
slzioue  artiliciale  o  spontanea  sono  suscettibili  di  risolversi 
neglL  eleiiienti  sopra  enusiciati.  Dal  clie  risulta  clie  assai 
numei'osa  e  la  seiie  delle  materie  che  iinplegate  a  questo 
uopo  si  distinguono  col  nonie  d'  ingrnssi  ,  o  di  conciini. 
L'  autore  da  un  quadro  ntetodico  di  quest!  ingrassi ,  il 
quale  quantuuqne  sia  a  nostro  avviso  incompleto ,  pure 
preseuta  a  un  colpo  d' occliio  e  clas«i!lca  le  diverse  so- 
stanze ,  e  facilita  il  niodo  di  rilevarne  la  maggiore  o  nii- 
nore  attivita  fertilizzante ,  secondo  11  posto  piimo  o  se- 
condo ,  o  terzo  clie  occupa  ne'la  sua  classe.  Credismo 
f[uinili  far  cosa  grata  a'  uostri  lettori  qui  riportandolo 
per  iiitero. 


56 


ATTl    dell'  I.    t    R.    A.COAX)EMU 


Gentrr 

1    Colombina 


a   Pollins 


3    Orina  uma- 


4  Orina  <lf- 
gli  auimali 
domeslici 

5  Pozio  nero 


6    Scolo  delle 
scuderie    e 

delU  stalls 


C  L  A  S  S  E     I. 

INGRASSI     AN-IMALI 


I    Stereo     u- 
uiano 


a    Degli    ani- 
mali     car- 


Jci   maiali 


4    Pecorino 


5   Caprino 


6   Cavallino 


Or.DiKE   3. 

Coituuiti 
(la  parti  moUi 

e  liquiile 
degli   i.iiiiutli. 


Cadaver! 
degli  ani- 
mall 


2  Ventrigli 
degli  ani- 
raali  macel- 
lati 

3  Scoii  e  fo- 
gne  delle 
macellerie 


4  Crisalidi 
dci  \erna 
da   seta 


Or-DiNE   4. 

Cnstituiti 
da  parti  dure 
degli  animali. 


1  Oisa  raaci- 
natc  o  ra- 
spate,  rita- 
gli  d'  ani- 
mali   ec. 

a  Corna  e 
unsrUie 


5   Peli  e  piu- 
me 


4  Cimatura 
di  lana  , 
borra    ec. 


DKI    CEORGOFILI    RI    FIRENZE. 


I    II. 

ID-ANIMALI 

i'rdine   a. 

I    DelU 
lanifatture. 


C  L  A  S  S  E     III. 

INCRASSI    YEGETAEILI 


C  L  A  S  S  E     IV, 

INGRASSI  VEGETO-MINERALI 


Okdine    I. 

Facilmente 
fermentaHli. 


Or.DIKE     2, 

Uiff-cilmente 
jermentabili. 


Otdike    I. 


Naturali. 


OHDIKE    3.. 


ArtiJicialL 


Cojacci  e 
ritagli  dl 
pelli  con- 
ciate. 

Strncci 
delle  lane 
lavorate. 


I  Lupini  ma- 
cinati,  oto- 
staii  o  bol- 
liti 


2    Leguiui     e 
cereali  ava- 


/^  Erbe  palu- 
stri  e  ter- 
rose 

5  Erbe  fai- 
ciate  prima 
della  fiori- 
tara 

6  Radici  del- 

r  erbe  pe- 
rennl  nel 
dissodamen- 
to 

7  Scopature 
delle  case  e 
delle  strade 


I    Paglia  d'o- 
gni   sorta 


3       Stopple , 
lische   cc. 


3  Segatura 
e  frantunii 
del    leeno 


4  Grasp!  e 
vinacce 

5  Foglie  sec- 
cl>e 


6    Sa 


7  Alghe  ed 
altre  pian- 
tc     marine 

8  Lische  del- 
la  canapa  e 
del   lino 


Terriccio 
cU  bosco 


2  II  fondo  li- 
maccioso  dei 
lag  hi  e  delle 
peschiere 

3  Ricavature 
delle  fogne  e 
dei  raacera- 
toi  di  cana- 
pa e  lino  ec. 

4  Terra    dei 
salnitrai 


1  Carbone  di 
le^na 


2  Fuligeiae. 


.Ort  \TTI    DEM.'  I.     K    H.     ACnADEMr.V 

Col  precedents  (jnadi-o  cliiiide  T  antore  la  sua  priiiin 
parte.  Qnaiito  nU  influenza  dc\>i' Ini^rassi  siilla  vcgeiazione  ^ 
die  c  oggctto  dolla  soconda  parte,  dopo  aver  niostrato 
con  l>ellc  ragionl  ed  esperliiieiiti,  come  L  concimi  sieiio  per 
lo  pill  dannosi  o  poco  prolicni  al!a  geriiiiiiazioue  ed  alle 
piante  nella  prima  eta,  disccudo  a  niostrare  come  sieiio 
indispensabili  e  neoessarj  qiiaado  la  piauta  e  gia  atlulta  e 
sta   per   metter  fiori  e  frutli. 

Nella  terza  parte  dove  discorre  de'.la  conciniazione  del 
tcrreni  PaiUorc  considerando  come  noa  tntti  i  terreiii  si 
trovino  ugualmente  capaci  d''  imlieversi  de'  priucipj  ferti- 
li/.zanti ,  ne  di  riteiierli  imhevnti,  ne  di  sommiiiistrarli  ai 
vegetabili,  cosi  crede  indispeasaljile  di  preudere  iii  esame 
la  natura  de' terreni  diversi ,  seiiza  di  clie  iiou  potrassi  mai 
determinare  coa  esattezza  1' opportiuiita  della  loro  appli- 
cazioiie;  e  [)er  verita  qnesta  parte  c'le  ad  alcani  potra 
semljrare  troppo  miiiiua,  non  ea  nostro  avviso  meno  im- 
portante  delie  altre. 

Nella  quarta  parte  rautoro  e  perfettaiiiente  dell"  avviso 
del  celehre  Dany  e  del  sig.  Gazzerl ,  e  di  tutti  grilliimi- 
nati  moderiii,  come  pure  del  sig.  Lamlsruschiiii  medesiiiio  , 
<^  sostieiie  la  tesi  delP  applicazioae  degl"  ingrassi  nella  loro 
iiitegrita,  o  consideva  come  nociva  o  iiieconomica  la  fer- 
mentazioue  die  gli  antidii  agrlcoltori  Iiaiino  sempre  lodata 
e  siig'^erita,  e  die  i  moderui  Iiaiiiio  con  cieca  imitazione 
«empre  eseguita.  Clii  noa  e  tenace  de'  suoi  pregiudizj  trarrk 
niolto  prolitto  da  qnesta  lettura. 

Nella  quiiita  parte  T  autore  urta  negli  stessi  scogli  e 
diviiicolasi  nelle  sfesse  difficolta  del  sig.  Laa-iljntschiai.  Am- 
iiiessa  rutilifa  del  letame  fresco,  e  la  penlita  daanosa 
prodotta  dalla  sua  fermeiitazioiie  ne''  letaniai ,  come  si  t'a 
ad  iinpedlrla  ?  L'antore  e  fortissimo  e  persuadeatissimo 
quanto  al  primo  argomeato ,  ma  cl  sembra  debole  anciie 
egli  quanto  al  suggerimento  de' riniedj.  Noi  amiamo  I'agri- 
coltura  specalativa,  essa  forma  soggetto  delle  nostre  cure, 
delle  nostre  iadagini,  trovlamo  cl-.e  si  puo  trarre  niolto 
profitto  in  varie  occasioai  dalla  rlcognizioae  del  pregiudi- 
7,io  di  rivoltare  i  letami ,  ma  ia  mokissimi  altri  non  tro- 
"viamo  rimedio  clie  sia  praticabile  con  interesse.  I  ripetiiti 
tentativi  ed  i  suggerimenti  ingegnosi  ciie  ne  potranao  dare 
iu  seguito  gli  agricoltori  i^truiti  nelle  scienze  Hsiciie  ,  e 
pratici    nelio    stesso     tem^w .   potraano  anchc  agevolarne  i 


DEI    CKORGOFJU    Dl    FIREN^E.  Sq 

liniedj  i  ma  fiuora  questo  vofo  non  e  esaudito.  Scrivlaniv) 
questo  estratto  alia  campagna  e  siamo  ai  3  di  dioeinbre. 
I  conciini  raccolti  ne'  tre  niesi  precedeati  sono  stati  distew 
?ui  j-irati ,  nia  tutti  qnelli  clie  si  raccolgono  in  inverno  fiiio 
alia  seniiiia  del  giano  turco  si  riseriiaiio  per  questo  ce- 
reale  o  per  altre  piante  in  primavera.  Piove.  I  campi 
sono  tntti  inzuppati  d' acqua.  II  nostro  letamajo  cresce 
tiitti  1  giorni,  perclie  abbiamo  in  questo  [  odere  otto  bo- 
8tie  bovine,  un  cavallo  e  un  niajale,  cd  una  conigliera 
di  oltre  settanta  conigli.  I  suggerimenti  delTautore  di  far 
distendere  il  concime  perche  si  secchi  non  ci  e  praticabile 
n  nialgrado  die  nbbianio  c  molti  portici  cd  una  grande 
area  al  coperto;  il  suggerimento  di  Dauy  di  pavimentarc 
it  suolo  dandogli  una  inclinazione  verso  il  centre  riusci- 
rebbe  vano,  perche  lo  stereo  e  tahuente  imbevuto  di  orine 
die  appena  ammuccliiato  fermenta  tosto.  II  concime  intanto 
fuma  e  diminnisce  di  qnantita  e  di  peso  ,  e  pevde  la  parte  ' 
piu  prcziosa.  Lo  sappiamo;  ce  ne  duole;  ma  non  sap- 
pianio   impedirlo. 

Sugli    awicendamend.    Memoria    del    sig.    Sirnone    Manozzi 

TouiNT.   Che  riporlo  il  preniio. 

II  programma  dell'Accademia  die  I'autore  !ia  impreso  n 
irattare  e  il  seguente :  <.  Previa  T  esposizione  de' fonda- 
»  menti  scientifici  sopra  i  quali  e  appoggiata  la  teoria 
»  generale  dcgli  avvicendainenti ,  avvalorata  da  esempj  di 
"  diversi  paesi  esteri,  e  di  alcuni  luoghi  della  Toscana 
"  dove  sono  in  uso„  si  espongano  i  uietodi  piii  convenienti 
»  da  adottarsi  in  Toscana  ,  avuto  riguardo  alle  tante  e 
»  SI  varie  qualita  di  suolo,  di  esposizione  ecc,  e  se  ne 
"  compili  una  cliiara  e  precisa  istruzione,  adattata  alia 
»    capacita   ed   all' intelligenza   degli   agricoltori.  " 

Quantunque  il  quesito  riguardi  particolarniente  la  To- 
scana, i  lettori  troveranno  in  questa  Memoria  niolte  co- 
gnizioni  uti'i  per  tntti  i  climi  ,  per  tutti  i  paesi.  Ci  di- 
splace clie  la  brevita  coniandataci  dngli  stretti  limiti  del 
nostro  Giornale  non  ci  permetta  di  darne  un  e«tratto  cir~ 
costanziato. 

Suite    Maremme.   Memoria  del  inatenuitico   regio  sig.   Dottore 
Pietro  Fh.TinjRi. 

Chi  crederebbe  cbe  quella  parte  di  Toscana  oggidi  ina- 
bitabile  per  la  inicidia'.e  sua  insalubrita  fosse  un  tempo  U 
piu  rioreute,   la  pin  ricca,   la  piii  popolosa  ?  Eppure  quiyi 


60  ATTI    dell'  1.    E    R.    ACC\DEMI\ 

sorgevano  le  citta  fVimose  cU  Roselle ,  Saturnia,  Populonia , 
Cossa ,  Ancctlonia,  die  tutte  vantavaiio  terme ,  templi, 
aniiteatri ,  de'  qnali  restano  aniora  poclii  vestigi !  Soggio- 
gate  a  poco  a  poco  dopo  la  presa  di  A'ejo^  duio  tuttavia 
la  fama  di  Tclaiuoiie,  di  Soaiia  ,  di  Massa  e  del  portuoso 
jiionte  Argomario  f,  e  dopo  caduto  auclie  1"  iinpero  lloiiiano 
e  durante  1  irnizione  de"  barljari  noii  si  scordarono  mai 
le  sue  selve  d' alto  t'listo ,  i  siioi  bagni ,  le  sue  miniere , 
il  Porto  Pisano ,  la  Gala  celelire  di  Yoltena  e  i  suoi  ric- 
clii  filoni  di  sale  e  di  alaliasti-o,  II  tempo  e  gli  uomiai 
cospirarono  a  niaadar  tutto  in  rovina.  II  tempo  e  gli  uomini 
possono  far  tutto  risorgere  alia  prirniera  prosperita.  L' au- 
tore  e  coudjtto  a  questi  lieti  aiigurj  dalT  eseinpio  di  Li- 
vorno ,  dalle  esperienze  Leopoldine  e  dalla  fiducia  nella 
magtianimita  del  Principe  die  governa  felicemente  la  To- 
scana,  al  quale  non  pno  tornare  indifFerente  la  gloria  di 
trasforniare  in  sorgenii  di  vita  alcune  parti  almeno  degli 
immensi  sepolcri  die  attualmente  rattristano  il  littorale 
toscano.  Questa  rigenerazio.ue  e  a  Ini  riservata  dalla  prov- 
videnza  dopo  die  nella  I'istaurazione  della  legittimita  gli 
fu  attribuito  V  inipero  della  marina  dalla  foce  del  Serchio 
iino  quasi  a  quella  della  Fiora  presso  Montalto.  L"  autore 
suggerisce  di  non  cominclare  i  Ijonificamenti  dal  centro 
deserto  delh;  infezione ,  ma  dai  confini  de' luoglii  popoiati 
e  gia  sani.  Questa  massima  insegnata  gia  dal  Torricelli 
rivendico  la  Valdichiana  dall'  iuipero  delle  acque ,  e  se 
fosse  stata  sempre  praticata  dopo  le  conquiste  di  Volterra, 
Pisa  e  Siena  non  si  avrebbe  adesso  a  deplorare  la  per- 
dita  fatta  di  tante  colonic  e  di  taato  danaro  in  quelle 
niiserande   contrade. 

Del  Cciffe  come  succedaneo  della  China-china  nella  ciira  delle 
febhri  intermittenti .    Memoria   del    dott.    Spirito    Costanzo 

Man-najoxi. 

L'  autore  ha  provata  efficace  la  qualita  febbrifuga  del 
cafFe  crudo,  e  dopo  molti  fatti  ed  esempj  tanto  suoi  pro- 
prj  die  d'  altrui  conchiude  dicendo  a''  suoi  collcglii  acca- 
demici.  —  «  Potra  pertanto  la  perspicacia  vostra  gludi- 
care  fino  a  qual  pmito  sia  conveniente  di  ci'edere  un  vero 
acquisto  per  la  niediciua  speriinentale  Tavere  assicurato 
nel  caffe  crudo  l'  esistenza  della  vlitu  febbrifuga  e  corro- 
borante;  poicbe  quand"  anche  ,  crescendone  le  richiesle  ed 
il  consiimo  per  questa  can?«  .  il   suo   prezzo  che  d'ordinario 


DEI    GEORGOFILI    DI    FIRETSTZE.  6 1 

^  cinque  volte  minore  di  quello  uella  chlna-chiiia  infe- 
riore  di  cui  possiamo  in  oggi  disporre  ,  e  le  dosi  clie  si 
sono  trovate  bastanti  a  troiicare  il  periodo  delle  febbri 
intermittenti  ,  persuadereljbero  a  preferiilo  ,  se  non  aliro 
col  fine  di  liniitare  sempre  piii  il  consumo  della  ]3uona 
china-cliina  ,  e  riserl)arla  nella  sua  legittimita  pei  casi  piu 
virgenti.  I  caratteri  specifici  dei  semi  di  caffe  non  lasciano 
luogo  a  snpporre  gran  diversita  nella  sua  efficacia,  qua- 
lunque  ne  sia  la  provenienza  ;  laonde  la  certezza  della 
sua  costante  identita  ,  e  dei  caratteri  estrinseci  die  lo  di- 
stinguono  ,  si  debbono  riguardare  come  autenticiie  testi- 
monianze  delle  sue  intrinseclie  qualita.  Oltre  a  cio  la  co- 
gnizione  clie  i  piii  idioti  lunno  in  oggi  di  qnesta  mercanzia 
ne  rende  nioralmente  impossibile  ogni  falsificazione ,  di- 
niodoche  si  deve  credere  immune  da  tutti  quei  pregiudizj, 
ai  quali  va  inevitaljilmente  scggetta  la  china-c'iina  ;  e  ser- 
vono  percio  tanti  motivi  riuuiti  a  ricliiamave  in  favore 
deir  nso  di  esso  come  rimedio  i  voti  di  tutti  coloro ,  che 
in  falto  cii  drogbe  medicinali,  nientre  graJiscoao  Pagevo- 
lezza  del  prezzo  ,  teraono  saviameute  la  falsificazione  della 
njercanzia.  >i 

Discorso  recitalo  nelt  adunanza  soJeime  del    i."  ottohre  i  020 , 
dal  cai\    Uberto  de  Noeili. 

RoppoTlo    del    sig.    Giuseppe    Raddi  intorno   alle  crLsalidi  di 
alcLini  insctti  dannosi  at  grano. 

11  dott.  Zauli,  socio  corrispondente  di  Modigliana,  mando 
air  Accademia  varj  culmi  tii  grano  danneggiato  ed  alcune 
crisalidi  degP  insetti  autori  del  danno ,  invitandola  ad  esa- 
niinar  gli  uni  e  le  altre,  ed  a  suggerire  ,  se  fosse  possi- 
bile,  qualclie  rimedio.  L"  Accademia  incarico  il  dott.  Raddi 
di  siffatto  esame  ,  ed  egli  riconolihe  esser  questa  una  nuova 
specie  di  tipula ,  che  scgueado  la  divisione  del  celebre  en- 
tomolago  Latreille  dovrebbe  riporsi  fra  le  cecidomie.  L'  in- 
dole e  le  abitudiai  cognite  di  quest'  insetti  ,  dei  quali  al- 
cune specie  vivono  nell"  acqua,  altre  come  questa  ,  sotto 
la  terra,  ove  trovano  cio  clie  conviene  al  loro  nutrimento, 
lo  convinsero  avere  le  larve  loro  danneggiati  i  culmi  del 
grano,  non  gia  rosicandoli  ,  ma  col  nascondersi  per  ese- 
guire  la  loro  trasformazione  fra  le  guaine  di  quelle  foglie 
che  abbracciano  le  basi  dei  culmi  medesimi.  Egli  rilevo , 
com  era  gia  noto  nella  scieiiza,  e  confermato  per  le  os- 
servazioui  di  Reaumur  e  d'altri,  gravi  damii  esseie   stati 


6a  iiii  DKLi,"  I.   r   K.   Aoc^DBMU   ecc. 

j>iu  volte  lecati  alle  j)iatfrie  ed  ai  bassi  cainpi  di  graiio 
da  (jneste  larve ,  non  j,ik  perclie  rodcssero  le  jjiantc ,  al- 
inciio  in  fjuella  paite  di  loro  die  sovrasta  alia  terra  ,  ma 
in  (jiianto  ,  j)cr  V  irreqiiieta  A'ita  che  luenano  ,  o  pel  con- 
liuno  loro  cangiar  di  sito  tutta  ])ucheraiio  la  terra  clie  ac- 
coglie  le  radici  recideiidone  alciine  ed  cspoiiendo  le  altre 
air  iiiteiiiperie  della  stagione. 

Poiclic;  tali  l.irve  abitauo  iiel  torreao,  c  i.i  csso  trovauo 
il  loro  sostentaivji'ato  1'  aittore  conclude  che  bisogna  ten- 
tare  di  disiruggerle  per  mezzo  alia  terra  stessa  ,  imcndovi 
qualclie  sostanza  capace  d'licciJerle.  Egli  projjoiie  a  qaest'ef- 
Tetto  la  calce  ,  come  qnella  die  ojipoi'tunamente  ammiai- 
siraia  ,  nicntre  c  avvrrsa  ai  piccioli  eiseri  animali  ,  e  non 
solo  innociia^   ma    vantaggiosa  alia   vegetazione  dello   piante. 

Sulla  neccssita  che  it  e  in  Toscana  dC  un  pronto  prowcdi- 
nienco  a  rigiiardo  del  corso  del  fiumi  e  del  torrenti.  Me- 
inoriu  del  dott.   Francesco  FocAcci. 

DcW  influenza  dello  spirito  <i'  associazione  negli  stabilinienti 
di  puhhlica  hcneficenza.  Memoria  del  sig.  marchesc  Cosiino 

RiDOLFl. 

Discorso  rccitaio  dal  sig.  awocato  Lorenzo  Colltni  lasciando 
I' nfficio  di  consen'aiore  il  di  3  dicembre    1820. 

Sioria  de.gli  studj  accadanici  neW  anno  ]8ao  letta  dal  iignor 
awocato  Aldobrando  Paouni  facente  funzione  di  segreta- 
rio  degli  Atti. 

Elogi  di  tre  fra  gli  occadeniici   niorii  ncW  anno.,   rccltati  dal 

sig.  awocato  suddetio. 

Qnesti  tre  accademici  sono  Bartolomnieo  Zuccagai  ,  An- 
to.'iio   Marcliioiini   e   Francesco  jBrnni. 

Elogio  del  cai'.   do.   Dc  Baillou  letto    dull'  aviocuto  Lorenzo 

COLlAA'l. 

Rapporto  degli  studj  accademici   dcW  anno     1820-ai  ,    letto 
neW  adunanza  del  dt   16  dicembre    1821,  dal  prof.    Gni- 
scppe  Gaz/.er!  segretario  degli  atti. 
llapporto   ben  fatto    e  del   quale   abbiaaio   profittato   nel 

rendere   cento   ddia  Memoria   del   sig.    Raddi. 

Elo^i  di  tre  accademici  dtfunti  mil'  anno  accadcmico    3820- 

ai  ,  leiti  dal  professore  Gazzeei  suddelto. 

J  defunti  sono  i!  dott.  \incenzo  Chiarugi,  il  dott.  Giuseppe 
Sarcliiaiii,  il  marciicse  senator  Francesco  Ubaldo  Feroni  pre- 
»Jdente/(ol  quale  elngiy  lernu.ia  questo  volume  dpgli  Atti. 


(-3 


Afurismi  mcdico-filosofici  sulla  scieiiza  dclla  vita ,  e 
riflessioni  critiche  sulla  teoria  dell  infiammaziune 
del  profcssore  Tommasini ,  e  sulla  doltrina  del 
dottorc  Broussais.  Del  profcssure  e  dottore  colle- 
giato  Giuseppe  Agostinu  Amoretti  jnembro  di  va- 
rie  accademic .  pasture  della  Dora  ccc.  — Milano, 
18:24,  coi  tipi  di  Giovanni  Pirott;i ,  vol.  2,^8.", 
di  pag.   266-334. 


c, 


(ki  si  presenta  nl  ]>ul)])]ico  conio  autorc  di  im' opera 
che  porta  in  fi-onte  uii  titolo  lusiiiglievole  e  specioso ,  se 
pub  (lestare  una  preventiva  attenzione  jiiii  osseqniosa  di 
ijuella  die  agli  altri  d' ordinario  e  accordai;i,  de\e  ahresi 
aspettarsi  d' essere  sottO|:iosto  a  jiiii  rigoroso  serutinio. 
L' iir.portanza  soiiima  dell' intraprcsa  ivi  amiunziata  eccita 
i  Juoi  iettori  a  ricercarvi  wa'  eccellenza  in  projjorzioae 
delle  diflicolia ,  cni  dessi  b"  immaginano  ."vere  egii  siipc- 
rate,  o  del  forii  e  celebri  conijietitori  ,  cni  suppongoiio 
a\ere  cgli  condjattmi  e  I'espiati.  Un  tale  elFetto  iia  sopra 
di  noi  operato  il  iVontispizio  dell'  ojiera  clie  abbiamo  fra 
le  mani  ,  e  con  relativa  cnriosita  ed  iiupoguo  ci  siaiiio 
apjilicati  alia  lettiira   ed   esaiae  della  uiedesiuia. 

11  signer  Amoretti  aveva  in  divers!  snoi  scritti  palesato 
delle  idee  contrarie  ai  principj ,  i  qnali  servirono  di  base 
alle  varie  riforaie  fatte  dagl'  Italian!  e  dai  Tedeschi  alia 
dottrina  uiedica  di  Brown.  I  snoi  nuovi  elenienti  sparsi 
t]iia  e  la  non  furono  del  cnsto  di  cert'  iini,  i  quali,  non 
potendo  occultare  tin  palate  troppo  sqnisito  nelie  uose  di 
medicina,  la  i'ecero  da  crlticl  inipugnandone  alia  palese  o 
colla  uiaschera  alia  I'accia  1"  agginstatezza  e  F  entita.  Ilin- 
crebbe  al  signer  Amorctd  tlie  data  gli  fosse  noja  da  co- 
lore J  ai  tjuali  avrebbe  soniniamente  desiderato  di  piacere, 
Egli  crede  die  Ic  olibiezioni  niosse  a'suoi  pensauientl 
traessero  origine  da  mal  aniino,  e  dal  non  cssere  ab- 
bastanza  intese  le  niassinic  generali  a  cui  sono  appog- 
giati ,  jiorclie  sconnesse  e  niancanti  di  necessarie  illusLra- 
zioni.  Quindi  jier  salvare  aJ  ogiii  niodo  la  sua  rijjutazione 
tece  divi'^aniento  di  e?ooiTe  in  corpo  le  sue  iilee  sulla 
\iin    Hcllo   ttr'.Lc   sano  e  moilioso,  corredanjolc    di   tiittc   le 


64  AFORIPMt    MEDICO-FILOSOFICI 

diluciJazioiii  possibili,  onde  siano  cos'i  di  fondameuto  plu 
chiaro  alia  nnova  riforma  ,  cui  si  e  prelisso  a  scopo  di 
intiodurre  nella  teoria  c  pratica  della  niediciiia.  Ma  pre- 
vcggeiido  clio  r  iimalxamento  del  suo  nuovo  edifizio  doveva 
essere  combinato  colla  rovina  degli  altii  sistemi  dominanti, 
non  trascuro  di  urtarli  ad  ogni  passo ,  usaado  di  qnalun- 
qiie  sorla  di  raziociaio  e  di  un  nietodo  senz'  ordiiic  per 
diinostrare  clie  i  pi-incipj  sui  quali  fni-ono  Ijasati  11011  sono 
altro  clie  <;ratiute  supposizioui  e  congliiettiue  ,  font.i  iue- 
sauste  di  lepugnaati  ipotesi.  Egli  e  percio  ,  clie  ,  oltre 
avere  ea,li  dedicate  tutto  il  secondo  volume  dell"  opera 
alle  snddetfe  riflessionl  criticlie ,  puo  dii>i  Intieramerite 
cridco  anclie  il  prime  ,  in  cui  furoiio  da  lui  esposti  gli 
aforisuii  niedico-filosofici  suUa  vita ,  e  dei  quali  intendiamo 
di  qui  oflFrire  uii  brevissimo  compeiidio.  Piu  per  la  strada 
negativa  clie  dimostrativa  ,  e  con  un  dalle  .dalle  di  infinite 
ripetizioni  piacque  nlPautore  di  arrivare  al  punto ,  in  cui 
s'  iminagino  di  poter  dire  jarnque  opus  exegi. 

II  lavoro  e  diviso  in  quattro  parti  :  la  i.*  tratta  della 
vita  in  geiierale  e  dello  stato  di  sanitci:  la  2/  della  vita 
nello  stato  di  malattia :  la  3.'  comprende  le  riflessioni  cri- 
ticlie sulIa  teoria  deW  infiammazione  del  professore  Tomma- 
sini :  la  4.  '  le  riflessioni  critiche  sulla  dottrina  del  dottore 
Broussais. 

Parte  I.  Della  vita  in  generale  e  dello  stato  di  sanitd. 
La  vita  ,  dice  il  professore  Amoretti,  e  un  niodo  specifico 
di  esistere  degli  esseri  organizzati.  I  loro  germi  lavorati 
con  particelle  vive  dagli  oi-gani  raaterni  ,  preesistono  alia 
fecoiidazione  con  tutti  i  primitivi  rudimeiiti  della  organiz- 
zazioiie,  vale  a  dire  sono  individui  perfetti  nella  niassima 
loro    piccolezza  (i).    11    polline    o    lo    spernia    vi   imprime 


(i)  Questa  opinione  e  ora  condannara  da  tutti  i  fisiologi.  Le 
osservazioiii  di  Holier  ,  di  Arveo  ,  e  le  recentissiuie  dei  medici 
ginevriai  ,  e  sopra  tutto  quelle  del  dott.  Ruscani  di  Pavia,mo- 
stranii  ad  evidenza  che  i  germi  jjvpesistenti  alia  fecondazione 
nelle  leuiniine  constano  di  un  iiniore  ,  dt  una  specie  di  niuco 
alijuanto  deuso,  omogeneo  nella  uiaggior  parte  degli  aniiiiali  ed 
in  cui  non  e  possibde  di  ravvlsarvi  ,  aiiche  col  soccorso  dei 
niigliori  nucrosropj  ,  ncpjnue  un  niininio  indizio  di  rudiuienti, 
o  di  liiieaiiienti  della  futura  organizzazione.  Consulti  il  signer 
Ainoreiti  la  iMeiuovia  del  sud'Jetto  Eusconi  clie  lia  per  titolo  : 
Amours  des  Salamaadres  aquatiques,  colle  annesse  tavole  splen- 
didissiuic  ,   e  iie  restera  imimaaieiite  periuaso. 


SUM. A    SCIENZA    DELL.V    VITA,    CCC.  65 

solt.iiito  r attitiuliiie  alia  vita,  die  in  essi  si  risvej!,Iia,  qnanilo 
sono  esposti  all' influenza  ilegli  agenti  necessaij.  Dunque 
la  vita  e  T  efFetto  di  dne  potenze,  agente  Tuna,  reagente 
r  altra.  La  prima  consiste  negli  enti  esterni  cd  interni  , 
r  altra  e  propria  della  iibra  organizzata.  Quindi  si  scorge 
che  la  reazione ,  strettainente  parlaado,  costituisce  la  vita, 
la  quale  cessa  al  cessare  della  reazione  per  mancanza  cTi 
agenti  necessarj  ,  o  per  la  perdita  della  sua  proprieta 
reagente  (i). 

Qiicsta  proprieta  della  fibra  dipende  da  un  principio 
positivo ,  specifico ,  trasmesso  nei  genni  per  la  feconda- 
zione,  inerente  alia  sostanza  nervosa  die  e  parte  inte- 
grante  della  fibra  organizzata  ,  chiauiato  vitalita  o  princi- 
pio vitale  ,  esauribile  coll'  uso  della  vita ,  e  die  si  i-ipro- 
duce  niediante  la  nutrizione.  Esso  e  una  niodilicazione 
specifica  dei  prlncipj  della  materia  ,  operata  dai  soli  esseri 
organizzati ,  perclie  eglino  solaniente  banno  la  facoka  con 
forze  e  leggi  proprie  dl  combinare  e  inodilicare  i  principj 
SLiddetti  ,  da  citi  un  ente  speciiico  risulta ,  estraneo  ai  corpi 
inorganici ,  causa  di  tutti  i  feuoineui  vitali  per  la  facolta 
coinunicata  alia  libra  di  reagire  agli  agenti  impressionati. 
Dunque  il  principio  vitale  e  un  ente  distinto  dall'  organiz-^ 
zazione  ,  sebbene  inerente  alia  iiiedesiina:  esso  non  e  cio 
che  da  Ippocrate  fino  a  noi  fu  con  diversi  iiomi  cliianiato  : 
non  e  un  lluido ,  un  iniponderabile  od  altra  elficienza 
separata  nel  cervello,  nel  midollo  spinale ,  ne' nervi ,  al- 
trimenti  1'  elTetto  avrebl)e  preceduto  la  causa  :  non  e  una 
proj)rieta  della  filira  organizzata,  una  forza  risultante 
dair  ordine  e  miscuglio  della  materia  organica ,  o  una  spe- 
ciale  niodilicazione  delle  forze  primarie,  altrimenti  non 
potrebbe  spiegarsi  il  fenonieno  della  niorte  naturale  o  suc- 
cedente  a  uiolte  malattie  ,   superstiie  Tintegrita  organica  (2). 

(i)  La  pro^'rieta  reagente  della  fibra  orgaijizzatr,  ,  gli  agenti 
impressionanti  ,  la  reazione  ,  o  sia  la  vita  ,  non  sono  altro  che 
1' eccitabillta ,  gli  stiiiioli  e  1' eccitament)   di   Brown. 

(2)  II  sig.  Ainoretti  insiste  fcu'teaiente  siilT  esistenza  di  cjuesto 
arcane  princi|)io  comunicato  dalle  sperma  ,  o  dal  polline  ,  al 
germe  prcesistente  ,  e  donde  eniana  la  proprieta  vitale  della 
libra.  Wa  egli  deve  rilletteie  die  essendo  la  materia  del  ger- 
me preesistente  coniposta  di  partlcelle  tuc ,  e  un  assurdo  il 
dire  ,  clie  nel  £,erine  stesso  e  tramaiidato  il  pri/iciuio  vitale  ,  o 
I'  attitudine     alia    vita  ,    ))er    mezzo   della  fccondazifine.    ^d   una 

Bibl.  Ital.  T,  XXXVIL  ■  5 


66  AIOIUSAJI     Ml.DK^O-l  IIOSOFIGI 

La  vita  comincia  colla  niiiior  dose  di  vitalitii  e  di  ageiifi 
jnipressionanti.  Col  progressive  sviluppo  ed  aiiniento  del 
corpo  crcsce  pure  la  vitalita  ,  c  percib  la  sua  capacita  a 
maggiore  qtiantith  di  agenti  inipressionanti.  Tale  condizione 
sceina  al  contrario  col  decrescere  della  nutrizione  e  dclla 
vitalita  dope  il  coiii|)iuto  uaturale  auuiento  del  corpo  e 
nella  tcndenza  dell'  iiidividuo  alia  naturale  sua  distruzione. 
Quanto  piii  energica  e  la  vitalitii  ,  tanto  piu  la  flbra  e 
capacc  per  gli  siimolie  resiste  alle  cause  morl)Ose.  La 
vitalita  adunque  c  in  ragione  diretta  dello  stimolo  nello 
stato  medio  o  naturale:  canone  contrario  a  quello  stabi- 
lito  da  Brown. 

La  celluHre  ,  i  vasi  ,  i  nervi  sono  gli  dementi  organici 
della  flbra ,  dal  cui  coiuplesso  rlsulta  un  unico  sistema 
rcasiente.  La  fibra  del  vegetaljiii  e  dei  zoofiti    e  reasiente , 


materia  viva  noii  piio  essere  di  nuovo  tiasmessn  In  vitalita.  Del 
vesto  ,  siccoiiie  noi  abljianin  gia  annunziato ,  clic  i  gfrmi  conetano 
di  una  materia  per  lo  piu  omofrenea  ,  priva  di  iiualunf[iie  in- 
dizio  di  rudimenti  ori^anici  ;  cooi  non  pud  ammettersi  die  per 
la  fecoiidazione  sia  trasmesso  d  supposto  principio  vitale  nrlla 
sostanza  nervosa  parte  integrante  della  fibra  organizzata.  Dalle 
osservazioni  fatte  d^l  diMtor  Rusconl  sulla  fecondazione ,  e  suc- 
cessivo  sviliipjio  dr-lle  uova  dflle  salaniandre  .  delle  rane  e  di 
aliri  aoiiiiali  risulra  che  in  seguito  all'  azione  tlello  (<|)t'niia,  quando 
lion  nianclii  1'  influenza  degli  altri  agenti  m-ct-gsarj  ,  come  sono 
il  calorico  ,  1'  aria  ,  1'  acqua  ecc.  si  formanQ  dei  solclii  ,  dell« 
conipressioni  nelT  uovo  ,  e  si  risveglia  un  niovimenro  intestino 
nella  materia  ivi  conrennta.  Questa  si  altera  a  puco  a  poco  nel 
colore  ,  e  una  porzione  piu  cstcrua  e  piu  offusrata  estendesi 
gradataniente  per  abhracciare  una  materia  piu  biancastra;  indi 
stringendosi  niultu  da  origine  al  tube  alimentare  ,  le  cui  circon- 
voiuzioiii  vanno  successivamente  sviluppandosi.  Nella  etes^a  nia- 
iiiera  la  materia  preesistente  genera  i  rudinjenti  dell'  addonie  , 
del  capo,  iudi  del  petto,  delle  visccre  e  degli  arti  ,  opera  mm 
g;ii  di  un  solo  istante  ,  nia  di  |  iii  o  men  giorni,  Seuibra  quindi  , 
J."  die  la  materia  iiifornie  <lei  geruii  possieda  giii  T  attitudine 
alia  vita  ;  i."  die  lo  sjiernia  sia  uno  stimolo  specifico  ,  uu'  ef- 
ficienza  particol.ire  die  induce  nella  materia  del  gcriiie  una  con- 
diziime  ,  posta  la  tjuale  ,  essa  a  tempo  debito  ,  e  sotto  1"  influenza 
dfcgii  agenti  necessarj  ,  si  muove,  «i  moddica ,  assume  una  for- 
ma spocialc  ,  e  nel  tempo  sresso  (juelia  forza  arcana  ,  donde 
lianno  origine  tuiti  i  ienomeni  della  vita  manifesta.  Non  a  lorto 
e  pcifio  la  geueraziuue  cunsiderata  o  delta  una  specie  di  cri- 
stalluzazione. 


SfLL  V    Sr.IENZV    DEM,  V    A  ITV  ,     CCC.  1)7 

cjniiidi  devest  snpporre  clie  anclie  in  essi  esista  una  so- 
sianza  nervosa  ,  o  simile  ed  analoga  (  cio  die  non  verra 
provato  giamiiiai  ).  I  pi'incipj  e  le  molecole  dei  suddetti 
dementi  organici  ci  sono  ignoti ,  giacche  i  prodotti  die  si 
]ianao  per  1'  aiialisi  cliiniica  delle  sostanze  lluide  e  soUde 
dopo  la  niorte,  non  sono  gli  stessi  (  addio  cliimica  animale 
e  vegctabilel)  die  esistevano  dni'antc  la  vita. 

I  nervi  presiedono  alle  a/ioni  si  organiche  die  aniinali. 
La  vita  consiste  essenzialiiiente  nelle  prime,  ed  e  identica 
negli  aniinali,  nci   zooliti  e  uci  vegetaljili. 

I  nervi  lianno ,  indipendcntemente  dal  cervello ,  la  loro 
propria  potenz.a  ,  per  il  cui  inllnsso  si  eseguiscono  le  {iin- 
zioni  organiche  :  viceversa  il  cervellu  lia,  indipendente- 
mente  dai  nervi ,  la  propria  attivita  ,  per  cui  F  aniina 
cseguiscc  certe  funzioni  risirette  a  questo  organo  solaniente. 
Nondimeno  i  nervi  trasmettono  al  cervello  le  impressiojii 
degli  agenti  su  di  essi,  e  da  quello  alle  parti  i  cenhi 
della  volontii ;  e  per  I'intima  comunicazione  loro  ed  oiiio- 
geneita  le  funzioni  aniinali,  i  pateini,  ecc.  possono  turbare 
le  funzioni  organiche,  ed  i  vizj  di  queste  alienare  quelle 
deir  anima  (i). 

I  nervi  trasmettono  le  impressioni  nella  aiaccliina  ani- 
male per  reazione  ,  per  moviniento  e  trasmissione  di  esso. 
La  reazione  po-i  non  e  altro  die  una  nnitazione  ,  una 
coiitrazione  ,  un  moviniento :  la  cessazioiie  di  essa  costi- 
tuisce  lo  stato  di  morte.  La  proprieta  reagente  della  iibra 
emana  dal  principio  vitale  alia  medesinia  inerente  ;  e  di 
la  trae  pure  origine  quella  forza  arcana  a  cui  si  deve 
tutto  il  lavoro  dell'  assimilazione.  Ne  T  una  ,  ne  F  altra 
possono  attribuirsi  ad  una  forza  risultante  dalF  ordine  e 
miscuglio  della  materia  organica  ,  ne  spiegarsi  coUe  leggi 
lisiche  e  chimiclie ,  giacche  cessano  colla  morte,  Integra  ri- 
inanendo  la  disposizione  e  modilicazione  della  niedesima  (3). 

La  proprieta  vitale  o  sia  reagente  della  libra  amniette 
due  modi ,  passivo  uno  ,  attivo  F  altro  :  il  prlmo  e  la 
iinpressicnabitit.a ,  F  altro  la  reattivud  propriamente  dctta  (3), 


(1)  Questo   ci  e   insegnato   da   tutti   i   inoderni  fisiologi. 

(2)  Supposizione   gi-atuita    al     par    di    ciuella    che    riguarda    la 
fornia  individiia  ed   organizzata  dei  geriiii  innanzi  la  fecondaz'iDne. 

(3)  Nouil  dolcissimi ,    cui    ptac(]ue    aiT  aiuore    di  sostieuire    a' 
i|iieUi   di   f  rcitaljilita  ,    di   seiisibilita   ^d   irritiibihtii  ,   di    coatratu 
lit  a,    di   toult-ita  ,   di   turgor   vitale,   di  uiso  foriDativo   etc. 


68  ArORlSMI    MEtHCO-FILOSOFiCI 

n  eui  si  rlilncono  in  ultima  annlisi  tntte  le  propriety  viuli 
diversanioate  cliiamate  nci  varj   sisteuii  cli  fisiologia  (i). 

La  vita  c  itlentica  in  tntti  gli  esseri  organizzati  ,  seb- 
bene  non  tutti  la  nianif^stino  collie  stesse  fnnzioni  ,  per 
lion  esser  tntte  essenziali  alia  vita  niedesinia,  Qnindi  e  un 
errore  il  dlstinguere  la  vita  in  animale  ed  organica  ,  in 
sensifera  ,  i'Cgetadvn  e  motrice  ,  polche  non  si  accenna  una 
diversiiii  cli  vita  ,  ma  soltanto  di  funzioni. 

La  scnsibilitd  e  propria  soltanto  dell'  anima ,  poiche  essa 
sola  perccpisce  V  impressione  iatta  dagli  agenti  sui  nervi. 
La  sensibllita  non  e  altro  die  la  pc.rcettivita ,  il  senso  at- 
tnale  La  percezione ,  e  la  sensazione  V  impressione  degli 
agenti  sivi  nervi  percopita  dall'  aniuia.  Percio  gli  organi 
de'  sensi  potrebbonsi  denominare  organi  (T  impressione  per~ 
ceui\-a  ,  ed  il  cervello  organo  di  percezione  e    di   volizione. 

II  principio  vitale ,  sparse  in  tutto  Tindividao  e  mate- 
riXle  ,  diverso  dall' anima  immateriale  e  indivisibile,  non 
agisce  da  per  se  indipendenteinente  dagli  agenti  impres- 
sionanti.  La  reazione  in  rjnalunqiie  parte  e  sempre  1"  efFetto 
della  impressione  di  cjuesti  snlle  iiljre  dotate  del  la  proprieta 
vitale,  clie  emana  dalla  vitalita  inerente  alia  sostanza 
nervosa.  Essa  e  nn  movimento  di  divcrsa  nianiera  ,  se- 
condo  la  struttura  delle  fibre  diversa  nei  diversi  organi. 
Qnesto  poi  e  sensibile  nelle   une  ,  insensibile   nelle  altre. 

Gli  agenti  non  fanno  tutti  sulla  iibra  la  stessa  impres- 
sione ,  ed  ella  non  reagisce  a  tutti  egualmente.  Oltre  cio 
non  si  trova  sempre  nelle  stesse  ciixostanze  e  condizioni , 
giusta  le  quali  diversamente  reagisce  alio  stesso  agente. 
Quindi  e  un  errore  il  considerare  ne'  I'imedj  e  negli  altri 
agenti  la  sola  qualila  stimolante,  controstimolante  ed  irri- 
tativa  ,  giacche  ,  se  vi  fosse  qnesta  identita  di  azione,  si 
dovrebbe  ayere  un'  identita  di  effetti ,  il  che  e  falso  e 
contraddetto  dai  fatti.  h'  azione  di  qualunque  agente  e  in 
ragione  della  sua  qualita  speciHca  e  delle  condizioni  della 
fibra  ,  giusta  le  quali  e  diversamente  impressionata ^  e  su- 
bisce  inodifjcazioni  diverse  ;     6  di  qui  dcbbonsi   ripetere  i 


(i)  Su  cio  siamo  d'  arcordo  con  Brown  e  coll'  autore ;  ma 
ijon  ci  par  conveiievole  T  escludsre  alcune  di  tali  denoniina- 
zioni  ,  perclie  ccn  esse  si  esprimono  vaij  lenomeiu  della  vita  , 
iliversi  tra  di  loro  j)er  la  diversita  delle  parti ,  del  grado  e  dej 
luodu  con  cui   ci  ai  prescutauo. 


SUIX;V    SCrENZ,V    t>ELL\    VITA,    CCC.  C)g 

diversi  effetti  tlell'  agente  istesso  ne'  divers!  inJividui  e 
neirindivldiio  medesiaio  posto  in  circostanze  diverse.  Tutto 
e  relalivo  nella  niaccliiaa  aiiimale ;  e  quiadi  soiio  fallaci  i 
fondamenti  ,  sui  quali  e  stabiliia  la  distinzione  suddetta  , 
e  vuol  amiueuersi  1'  indicazione  varla  dei   niedicanienti. 

Tutto  cio  che  rignarda  la  peculiare-  seiisibilita  organica , 
il  gusto  specilico  degli  orgnui,  Tazioiie  elettiva  degli  agentl, 
^  ipotetico.  La  varieta  dei  fenoiiieni  dipende  dalle  due 
cause  suddetie.  Cosi  la  secrezione  noii  dipciide  da  cio , 
die  ogni  orgauo  dotato  di  un  gusto  specitico  proprio 
estragga  dal  saiigue  certi  priucijjj  ,  altri  ne  rigetti ,  e  quelli 
caagi  ill  uu  dato  prodotto  ,  ma  dalla  diversa  iinpressioue 
die  il  sangue  dlversamente  niodificato  eserclta  sugli  organi 
secerneuti.  Imperocclie  il  sangue  circolando  pei  vasi  subisce 
continuamente  delle  niodiJicazioni  atteso  le  continue  per- 
dite  ,  aggiunte,  e  la  diversa  reazione  dei  vasi ;  deve  quindi 
esercitare  un*  impressione  diversa  sugli  organi  secernenti, 
a  cui  corrispondono  diverse  niodificazioni  e  reaziorii  delle 
loro  fibre,   e   percio  diverse  secrezioni   (i). 

La  varieta  delle  impressioni  e  la  causa  di  tutte  le  mo- 
dificazioni  die  la  proprieta  vitale  della  fibra  subisce  nei 
periodi  e  stati  della  vita;  e  le  niodificazioni  diverse  della 
fibra  soiio  la  causa  per  cui  le  stesse  impressioni  ora  man- 
tengono  la  sanita  ,  ora  producono  la  malattia  ,  ora  ricon- 
ducono   da    questa    alio    stato   sano. 

Tutti  gli  esseri  organizzati  sono  abbastaaza  perfetti  nella 
loro  specie  perclie  non  inancano  di  cosa  alcuna  per  compire 

(l)  Tutto  questo  va  bene,  uia  se  il  fenonieno  delle  secrezioni 
dipeudesse  dalla  diversita  soltanto  tielle  impressioni,  sart-bbe 
etata  inutrle  la  diversa  strutfura  degli  organi  secerneuti.  Del 
vesto  ,  quale  niodificazione  puo  uiai  subire  il  sangue  che  per 
le  diverse  arterie  nascent i  dalT  aorta  addominale  si  dirige  ai 
varj  organi  secernenti  ,  nell'  addoine  raccliiusi  ,  da  produrre  su 
quest!  un"  impressione  tanto  diversa  e  risvegliarvi  una  reazioue 
«i  varia ,  clie  se  ne  abbian  prodotti  cotanto  differenti  ,  come 
sono  tra  loro  d  succo  gsstrico  ,  I'  uinor  pancreatico  ,  V  orina  ecc? 
Perche  mai  il  pericdrdio  ,  la  pleura,  che  riccvono  il  latice  vi- 
tale si  viciuo  alia  sua  uscita  <lal  cuore  ,  seccrnono  un  uniore 
non  diverso  da  quello  che  si  secerns  dal  peritoneo  ,  dalle  nie- 
niugi  ,  dal  tessuto  cellulave  delle  niani  e  dei  piedi  ?  Fra  le 
diverse  opiiiioni  ininiaginate  per  ispiegare  il  tenomeno  delle  se- 
crezioni ,  quella  del  sig.  Amoretd  e  la  piu  debole  ,  la  meno 
soddisfacenie. 


"C  AFOKISATI     iMEDTCO-rTrOPOFTCT 

il  periodo  ilella  loro  vita  e  ti-asnietterla  in  altii  indi- 
vidiii.  II  principlo  senziente  o  sia  V  aiiiiua  costituisce  la 
linoa  di  separazioiie  tra  il  regno  anuiialc  ed  11  vegetabile ; 
e  le  fnnzionl  aniniall  rt-ndono  liensi  piu  manifesta  la  vita, 
nia  non  ne  canihiano  1"  ossen/.a.  La  rcattivita  ,  proprieta 
carattoristica  dclla  vita  ,  e  comune  tanto  agli  animali  die 
ai  vogctnbili,  L' aninia  ha  sedc ,  in  tntti  gli  animali  ver- 
teljiati  ,  nel  ceiv«llo;  in  tutti  gli  altii  ,  nei  quail  sonovi 
nei'vl  visihili  e  ganglj  ,  rlsiede  in  qualche  loro  organo 
tentrale  :  i  zoolili  ed  i  vegotalnll  sono  privl  di  sistem.i 
iiervoso  visiliile  ,   <[uindi   altresi   di   funzioni   animali. 

La  modificazione  della  proprieta  vitale  della  liln-a  indotta 
dnfli  an;enti  impvessionanti  e  quella  varletii  di  condizione 
oi-caiiico-vitalc  die  trae  seco  una  diveisita  di  reazione  e 
di  j'eiiomeni  die  caratterizzano  tutti  i  gradi  della  sanita 
<*  della  iiialattia.  La  vaiietii  di  essa  dipende  dalla  diversa 
dose  di  principio  vitale  alia  stessa  fdira  inerente.  Cosi 
gli  agenti  die  per  la  loro  tjuantith  o  qualita  ,  o  per  amen- 
due  insieme  ianno  una  piii  forte  iiupiesslone  sulla  lil)ra , 
cngionano  un  niaggior  esauriniento  del  principio  vitale, 
secondo  il  quale  la  proprieta  della  fibra  snbisce  una  variri 
jnodi/icazione  ,  per  cui  si  altera  la  reazione  della  fibra 
jiiedesinia  ,  cioe  si  accresce  o  si  diminuisce.  II  difetto  poi 
o  la  caitiva  qualita  degli  agenti  necessarj  alia  nutrizione 
produce  un  minor  grado  d'  impressione  ,  per  cui  la  fibra 
e  resa  meno  atta  agli  agenti  impressionanti  ed  a  resistere 
alia  loro  azlone  ,  non  die  una  scarsezza  di  niolecole  ri- 
jjaratrici  la  sostanza  organica   ed  il  principio   vitale. 

Secondo  la  diversa  dose  di  principio  vitale  la  proprieta 
tiella  fdira  o  conservasi  nello  stato  medio  (stato  dl  sanita), 
o  pure  si  esnlta  o  si  diminuisce  (  stato  di  malattia ). 
Nella  esakazlone  della  impressionaljilita  la  fibra  e  piii  o 
iTieno  intoUerante  degli  agenti:  nella  depresslone  reagisce 
meno ,  c  rruindi  si  ricliiedono  dosi  proporzionatamente 
inaggiori  di  agenti  atti  a  ristaurare  il  principio  vitale  e  la 
nutrizione. 

Tutti  gli  agenti  die  impressionano  la  libra  sono  stimoli  i 
e  quegli  agenti  venelici  ,  nemici  della  vita,  voluti  contro- 
stimolanti ,  fanno  re;igire  ancli'  essl  la  filjra  eccitandola  , 
qitaudo  non  siano  in  dosi  eccedenti  da  indurre  la  depres- 
slone con  un  prontlssimo  esauriniento  del  principio  vitale. 
Questa   verlta    «*  confennata    dagli    eflVttl    non  diversi  da 


SULL\    SOIENZA    DELj%     VIT\,    CCC.  ^I 

quelll  del  cotitrostimolo  ,  die  talvolla  sono  iudotti  da  sti» 
nioli  potentissinii,  quali  soiio  il  vino,  1"  alcool  ,  1"  oppio  , 
la  replezione  de"  cihi  ,  l'  eletti'icith  ,  senza  che  vi  preceda 
il  niinlmo  aumento  di  reazioiie.  Tutto  e  relative  nella 
inaccliiiia  animale ;  e  percio  gli  ageuti  stessi  producono 
efFetti  diversi  in  diversi  organismi  ,  perche  diverse  souo 
le  loi'o  condizioni  organico-vicali  :  la  libra  dlversamente 
iiiodificata  ,  vieiie  diversaiiieute  impressioaata  dall'  agente 
stesso.  Quindi  per  iion  ammettere  due  forze  opposte  nello 
stesso  agente  ,  hisogna  dire  che  ne  sia  relativa  l'  azione 
di  tuCti,  e  diversificare  secondo  le  condizioni  diverse  della 
fibx"a  su  cui  agisce. 

L'  unica  distinzione  che  puo  farsene  ,  e  quella  di  distin- 
guerli  in  agenti  aniinali  ed  orgunici.  Tutte  le  operazioni 
deiraaiaia,  i  patemi  ,  ecc.  appartengono  ai  primi ;  giacche 
I'  aninia  per  le  sue  operazioni  ed  emozioni  agisce  col  mezzo 
dei  nervi  suUa  libra  e  ne  provoca  relative  reazioni ,  a  cui 
corrispondono  relatlvi   efFetti. 

Parte  II.  Della  i'ita  iiello  staio  di  malattia.  —  La  rea- 
zione  della  libra  costituisce  iuimediataniente  la  vita.  La 
sanita  consiste  nella  nioderata  e  sufiiciente  reazione  die 
da  luogo  ad  un  libero  esercizio  delle  f'unzioni  ;  la  malattia 
in  una  accresciuta  o  diminnlta  reazione  che  porta  seco  lo 
sconcerto  od  anche  la  cessazione  delle  funzioni.  Di  qui  la 
distinzione  delle  malattie  di  reazione  accresciuta  e  di  rea- 
zione diininuita,  alle  quali  due  forme  si  riferiscono  anche 
le  malattie  locali.  La  distinzione  delle  malattie  in  iperste- 
niche  cd  iposteiiiche  e  erronea  ,  perche  niolti  fenomeni 
di  accresciuta  reazione  sono  comuni  alle  une  ed  a  parecchie 
delle  altre ,  ed  in  queste  ed  in  quelle  havvi  intolleranza 
degli  stinioii.  Del  resto  la  forza,  il  vigore  sono  proprj 
soltanto  dello  stato  di  sanita  ,  e  quindi  non  puo  ammet- 
tersi  che  un  loro  aumento  costituisca  la  natura  essenzia'.e 
di  una  classe  di  malattie  (i). 


(i)  Abbiamo  gia  avvertito  ,  clie  la  reazione  amiuessa  dal  si- 
cnor  Ainoretti  non  e  alticj  che  1'  eccitaineiito  di  Iifoivn.  Ova 
dalle  cose  si>|)ra  esposte  si  compvende  ahres\  ,  che  Ic  due  for- 
me di  mal.ittie  da  lui  stnbihte  non  differiscouo  in  essenza  dalla 
iperstenia  e  dalla  ipusteuia  dei  uioderni,  quaiido  in  luogo  di 
qufste  deniiniinazioni  si  adotiasscro  viuelle  di  eccitaaiento  ac- 
crrsciuto  ,   e  di   eccitamento   Jiiuimiiio  ,  allt   quali    corrispoadono 


<--)  AFORISMT    MEDICO-FILOSOnCI 

I 

L'  ecccsso  degli   stinioli    imiute    la    nialattia   iiiodiiicanilo 

la   propi-ieta  della  fibra  o  piii   o  meno    esanrendo   la  vit.a- 

litii.   C()s\   1  violentl  esercizj  ,  le  faticlie  iiisolite  ap|)ortaiio 

la  clebolezza  e  perfino   la  niorte  per  il  grande  esauiiiiieuto 

della  vitalita.   Del  pari  tutte  le  cose  eccitanti ,   clie  aumea- 

tano  la  reazione  della    fibra  seiiza    accrescerne    a    propor- 

Tione  la  mitrizione  ,    disperdono   il  prlncipio    vitale.    Non 


invece  le  forme  inorbose  di  stlmolo  e  di  controstimolo.  Rico- 
nosciamo  noi  pure,  clie  la  forza  e  la  robiistezza  sono  proprie 
soltanto  della  sanita,  poiclie  dipendono  senza  dubblo  dal  farile 
c  uariirale  esercizio  delle  fimzioni  della  vita,  e  die  (juindi  ogni 
«leviazione  da  quello  stato  <leve  ,  vigorosamente  pailando  ,  es- 
sere  seguito  dalla  debulezza.  Se  vogliasi  non  ostaute  capire  nelle 
■voci  i|)erstenia  ed  ipostenia  non  altro  die  i  due  modi  stiddetti 
di  alienazione  dell'  eccitamento  dallo  stato  medio  ,  la  differenza 
tra  la  pafogenia  biowniana  e  quella  del  nostio  antore  sta  so- 
lamente  nelle  parole.  Cio  viene  confcniiato  ancl.e  in  tutto  il  re- 
stante  ,  ove  si  vaiutino  le  correzioni  fatte  alia  patoloj;ia  di  Brawn. 
guardanfi  la  rii>ioducibilita  della  propriela  vitale  ,  1'  estensione 
della  diaiesi  alle  malattie  locali  ,  la  trasniigrazione  di  una  forma 
morbosa  nell'  ultra  ,  e  si  considerino  fiualmente  ,  come  peusauo 
taluni ,  malattie  di  stimolo  ,  ossia  di  eccitamento  accresciuto 
tutte  quelle  clie  dal  sig.  Aiiiorctti  sono  chiamate  di  reazione  ac- 
cresciuta, 

Pertanto  ,  se  la  rifovnia  dalTautore  immaginata  non  e  altro 
die  quella  di  Brown  siffattamente  corretta  ,  ne  offre  anclie  gli 
stessi  difetti  ,  ed  e  suscettiva  delle  medesime  obbiezioni.  In 
primo  luogo  col  saecorso  di  tale  patogenia  non  si  possono  com- 
prettdere  ,  ne  si  puo  dar  ragione  delle  malattie  della  produ- 
zione  e  riproduzione  organica,  come  eono  Ic  cachessie.  Obbie- 
zione  poi  di  qualche  peso  e  quella  die  non  tutte  le  malattie  si 
possono  riferire  a  certi  supposti  gradi  dell'  accresciuta  o  dimi- 
nuita  reazione  ;  poiche  nella  stessa  maniera  die  nelle  malattie  di 
stimolo  e  di  controstimolo  vi  ha  coesistenza  di  fenonieni  da  esal- 
tato  e  da  depresso  eccitamento  ,  nelle  malattie  di  accresciuta 
reazione  ammessa  dalT  autore  ,  mentre  ci  si  offrono  tlei  feno- 
nieni indicanti  iin  tale  stato,  altri  a  quesro  pure  uecfssarj ,  anzi 
indispensabili,  o  mancano  del  tutto  ,  o  indicano  tutt'  altro  die 
un  aumento  della  reazione.  Altra  sorgente  di  errore  comune 
tanto  alia  patogenia  browniana,  che  a  quella  del  sig.  Ainoretii^ 
e  la  considerazione  fatta  esclusivamente  ai  gradi  dell'  eccitamento 
o  della  reazione  in  organi  particolari  ,  o  in  tutto  il  sistenia  , 
nulla  attrlbuendo  all'  alterazione  loro  di  qualitii ,  o  sia  a  un  certo 
canibiamento  della  manifestazione  vitale  diverso  dall' alienazione 
di  grado  ,  indotto  iu  una  parte  o  nel  sistema  universale  dalla 
potenza  nociva. 


Sl'LLA    SCTENZA    DELI,  V    YIT\,    CCC.  ^d 

Jiversauiente  operano  le  reazloni  eccesslve  e  moibose  , 
come  le  febbrili  ,  le  flogistiche ,  le  convulsive  ecc.  II  ful- 
niine  poi  ,  le  dosi  uiassime  di  acido  prussico  ,  di  acqua 
di  lauro-ceraso  ,  lo  spavento ,  la  gioja  sonima,  ecc.  disper- 
dono  il  principio  vitale  rapidamente ,  senza  die  abbiavi 
lenipo  di  notai-si  1' accresciuta  rcazione. 

Qnindi  le  persoiie  robuFte,  essendo  provvedute  di  mag- 
rlor  qnaiitita  di  principio  vitale  ,  lianiio  una  niaggiur  ca- 
pacity per  gli  agenti  iiiipressionanti ,  e  cose  uguali  nuocono 
alle  coslitnzioni  delioli ,  nientre  nessun  cattiyo  efi'etto  pro- 
ducono  nelle  prime. 

Le  cause  morbose  o  attaccano  sem[jlicemente  la  vitalita 
seuza  oflendere  il  tessuto,  o  imniediatamente  questo  e  coii 
esso  la  vitalita  iuseparabile  dal  medesimo.  Le  piime  pcro 
possono  alterare  indirettamente  il  tessuto  risvegliando  pro- 
cessi  morbosi  locali  ;  e  le  seconde  otFendendo  il  tessuto 
inducono   o  ponno  indurre  un   processo  morboso  universale. 

La  potenza  agente  devia  la  reazione  dallo  stato  di  sa- 
nita  quando  sia  eccessiva  o  deficiente.  Essa  dividosi  in 
ordinaria  ed  in  istraordinaria.  La  i .°  e  costituita  dagli  r.genti 
die  sono  necessarj  alia  vita:  la  2.'  si  suddivide  in  agenti 
medicanientosi  ed  in  agenti  infensi  alia  vita.  La  i."  nuoce 
per  eccesso  o  per  difetto  ^  i  medicanienti  sono  nocivi  se 
usati  mal  a  proposito  ;  gli  altri  sono  iutrinsecamente  tali. 
L'  unica  difFerenza  die  si  possa  stabilire  tra  le  potenze 
per  accidente  morbose  e  le  iutrinsecamente  tali ,  consists 
in  cib  che  le  prime  d'  ordinario  piix  non  esistono  ,  e  rimane 
la  sola  inodificazione  della  proprieta  vitale,  mentre  le  se- 
conde sono  il  pin  delle  volte  permanenti  ,  come  i  con- 
tagi ,  i  veleni ,  i  corpi  estranei,  le  lesioni  organiche,  ecc. 
Di  qui  nasce  la  difficolta  di  sradicare  le  malattie ,  cbe 
secondo  1'  opinione  dei  riformatori  italiani  traggono  ori- 
gine  da  cause   morbose  irritative. 

Le  cause  luorliose  disponendo  o  inducendo  la  nialattia 
esauiiscono  il  principio  vitale  perche  sono  al  medesimo 
nemiche  per  natura  intrinseca  o  per  accidente.  Quindi  la 
causa  predisponente  delle  malattie  tutte  della  proprieta  vi- 
tale e  resaurimento  della  vitalita  ^  la  causa  prossima  ,  o 
sia  la  condizione  morbosa  o  patologica  in  generate  e  T  al- 
terazione  della  proprieta  vitale  inerente  alia  libra,  die  si 
appalesa  o  coUa  accresciuta  o  coUa  diminuita  reazione 
della  medesima.   II  i.'diquesti  due  stati  puo  naturaimente 


"4  AFOniSMI    MEDTCO-FILOSOriCT 

o  per  mezzo  ilell'  arte  far  passaggio  al  a,"  e  viceversa  per 
mezzo  (.K  rimedj  energici.  Per  la  morbosa  esaliazicnie  la 
iibra  e  meno  atta  a  sostenere  le  impression!  anclie  de^  so- 
liti  afijenti ,  e  quiudi  accresce  le  sue  reazioni  anche  sotto 
le  minime  loro  dosi.  All'  opposto  la  depressione  reiide  la 
libra  iiictio  atta  a.  rispondere  alle  impiessioni  degli  agenti 
ordinarj  .  e  pcrcio  diininnisce  e  s'  illanguidisce  la  sua  rea- 
zione  (i). 

(l)  Pcrcli^  siano  intese  le  massime  fisiologiche  e  patologiche 
del  uostro  autore  ,  bisogna  riflettere  clie  la  sua  impressionabilith 
vuol  essere  concepita  in  un  senso  affatto  contvario  a  quello  in 
cui  dai  fisiologi  si  concepisce  Y  idea  dell"  eccitabilita  ,  della  sen- 
sibilita  ed  irritabilita  ,  della  rlcevibilita  ecc.  QiifSli  con  dire  die 
la  /ibra  e  niolto  eccitabile  ,  initabile  ,  seusibile  ,  capace  agli  sti- 
nioli  ,  intendono  non  altro  ,  se  noa  clie  la  fibra  si  risente  e 
reagisce  alio  stimolo  con  piu  proiitezza  e  vivacita ,  che  negli 
altrl  casi  ove  e  meno  sensibile  ed  irritablle,  per  cui  si  esige 
una  maggior  dose  di  stimolo  onde  ottenere  un  effetto  uguale  : 
il  sig.  Amoretti  invece  stabllisce  ,  che  la  fibra  e  piii  impressio- 
nabile  quando  toilera  1'  azione  degli  agenti  ,  e  die  1'  inipressio- 
nabillta  e  minora,  ove  la  fibra  facilmente  ^  alFetta  dall'  agente 
impressionante,  e  risponde  con  una  reiativa  reazione.  Ci  pare, 
die  prendendo  la  cosa  in  questo  senso  ■,  non  troviamo  piu  la 
retca  corrispoudenza  di  causa  e  di  effetto.  Se  la  nota  caratte- 
jistica  di'gli  esseri  ortanlzzati  e  la  reazione  anli  agenti  inijiressio- 
nanti ;  sc  1'  inipressionabilita  della  fibra  eniana  dal  prmcipio  vitale 
ad  essa  inerenie  ,  sembra  giusto  il  dedurre  ,  che  la  reattivitk 
sia  in  ragione  delT  inipressionabilltk ,  come  lo  e  questa  in  ra- 
gione  diretta  del  principio  isissso.  Come  potreuio  coucepire 
che  la  reazione  della  fibra  si  esalti  ove  ne  sceiiia  1'  inipressio- 
nabilita atteso  r  esauriniento  del  principio  vitale,  se  la  reattivita 
della  fibra  da  questa  fonte  solaiuente  scaturisce  ?  Ove  dovessimo 
concepire  il  rapporto  dell'  inipressionabilita  colla  vitalica  nel 
iiiodo  stabilito  dal  sig.  Amoretti^  potremmo  credere  che  il  torpido 
cretino  ,  iusensibile  (  sit  veiiia  verba  ^  sig.  Amoretti)  alle  vicende, 
ajle  intemperie  dell'  atmosfera  ,  al  freddo  rigoroso  ed  al  sole 
cocente  ,  alle  persuasioni  ed  alle  niinacce  ,  agli  avvenimenti  e<l 
alle  cose  tutte  che  comniovono  ,  tollerante  della  cattiva  qua- 
lita  degli  alinicati  ,  di  cui  e  costretto  clbavsi  ,  sia  dotato  di 
niaggiore  vitalita  ,  che  il  fcUiciu4lo  vivace  ed  irrequieto ,  sen- 
sibile a  tutte  le  cose  capaci  di  destare  il  piacere  od  il  do- 
lore,  che  non  soS're  inipunementc  le  vicende  atiiiosferiche 
Jie  quelle  di  caldo  e  freddo  ,  ne  I'  uso  di  cibi  grossolani  e 
di  bevande  insalubri.  Una  statua  di  brouzo  ,  die  non  si  scuote 
air  urto   di   tuttl   gli   agenti     iinpressionanti   la   filjra    organizzata  , 


SULLA.    SCIENZA    DELL  V    A'lTV ,    CCC.  --5 

La  I.'  forma  di  reazione  accresciuta  si  divkle  in  tre  classi. 
La  prima  e  di  reazione  accresciuta  per  ecccsso  di  stiinolo 
assoluto.  Comprende  essa  le  malattie  flogisticlie  cosi  dette 
dei  soc;getti  forti  e  i-obusti ,  accompagnate  o  no  da  infiam- 
mazione.  Li  questa  classe  T  esaurimento  del  principio  vitale 
comincia  coll'  azione  delle  cause  nocive  e  prosegue  col 
progredire  della  malattia.  —  La  seconda  cliiamasi  di  rea- 
zione accresciuta  per  eccesso  di  stimolo  relativo.  Comprende 
le  malattie  stesse ,  ma  in  soggetti  die  Irovansi  in  opposte 
condizioni,  cd  in  cui  il  principio  vitale  e  la  massa  degli  nmori 
sono  piu  o  meno  scarseggianti  prima  dell' azione  delle  cause 
nocive.  —  La  terza  dicesi  di  reazione  accresciuta  per  C  azione 
dei  soli  stimoli  ordinarj.  Questa  forma  ha  Inogo  negP  indi- 
vidui  la  di  cui  fibra  trovasi  in  tali  condizioni  ,  clie  dai 
soli  residui  stimoli  ordinarj  ,  divcnuti  lelativamente  ecce- 
denti ,  e  eccitata  la  morbosa  reazione. 

Queste  tre  classi  ,  in  cui  sono  comprese  tutte  le  ma- 
lattie febbrili ,  infiammatorie ,  convulsive  ,  spasmodiche,  ecc. 
lianno  dei  2;radi  intermediarj  indefiniti  ,  e  sono  d""  indole 
diversa  per  la  varia  dose  di  principio  vitale  inerente  alia 
fibra  ,  e  di  massa  nmorale  circolante  nei  vasi ;  esigono 
quindi  relative  difFerenze  nel  nietodo  di  ciira.  Nella  i.«  si 
richiede  per  es.  un  regolato  metodo  debilitante  ed  eva- 
cuante  energico;  nella  2..'  lo  stesso,  metodo  usato  colle 
niassime  precauzioni  e  tutta  la  prudenza  ,  specialmeate 
circa  le  sottrazioni  di  sangue ;  nella  3.' debbonsi  adoperare 
ancora  niaggiori  precauzioni ,  e  si  debbono  evitare  i  me- 
todi  troppo  deprimenti  dei  controstimolisti  e  gli  opposti  dei 
broa'nianc. 

Nella  forma  di  reazione  di/ninuita  liavvi  la  classe  sola 
di  depressione.  Qui  la  fibra  trovasi  o««5a,  rintuzzata ,  sordA 

sarebbe  fornita  di  vitalita  piu  della  fabbrica  uuiana  ,  perch^ 
lia  la  capacita  fV  iinpuaemeiite  resistere  agli  effetti  della  !ora 
azione.  11  sig.  Pring  nella  sua  critica  alia  tisiologia  e  pato- 
logia  browaiana  lia  diaiostrato  Ja  somuia  nece»ai(a  di  distin- 
guere  la  quantita  dell'  eccitauiento  dal  grade  ,  e  uoi  dircino 
clie  ncllo  studio  dei  fenonieni  vital!  ,  e  nel  dar  ragione  delle 
aooinalle  clie  osserviauio  negll  effetti  prodotti  neli'  organisnio 
degli  agenti  impressionanti  ,  piu  che  alia  quantita  devesi  porre 
attenzione  alia  qualita  cui  il  principio  vitale  e  suscettivo  di  as- 
suniere  ne'  suoi  variati  rapporti  colle  potenze  ,  die  sopra  di  lui 
esercitnao  alcun  niflusjo. 


^6  ArORISMI    MEDTCO-riLOSOnCI 

piu  o  meno  all*  inipressione  degli  agent!  (i)  ,  ontle  meno 
reagisce  alia  loro  azione.  Puo  esscre  prodotta  da  stimoli 
■violent!  o  troppo  protiatti  ,  dai  veleni ,  dai  contagi ,  dalle 
gravi  fatiche  ,  da  reazioni  eccedenti  e  protratte  febbrili  , 
flogistiche,  convulsive ,  dall'  inedia  ,  dai  patenii  deprimenti  , 
da  perdite  di  uuiori  ,  da  lunglie  e  lente  malattie  ,  ecc. ; 
in  una  parola  ,  da  tutto  cio  che  esaurisce  la  vitalita  senza 
lipararla,  e  di  troppo  esercita   e  stanca  la  fihra. 

Le  lualattie  locali  appartengono  pure  all'  una  o  all'altra 
delle  stabilite  due  forme  :  la  loro  cura  non  puo  essere 
quindi  diversa  da  quella  die  conviene  nelle  malattie  uni- 
versali.  Cio  non  ostante  giova  dlstinguere  le  une  dalle 
altre  per  applicare  la  cura  generale  o  la  locale,  o  amen- 
dne  secondo  la  loro  occorrenza  e  complicazione  (2). 

Compendiate  cosi  le  idee  fisiologico-patologlche  general! 
del  sig.  Antoretd  ,  ci  licenziamo  per  ora  dall'  opera  in  cui 


(i)  Non  h  lo  stesso  che'dire,  1'  impressionabilita  della  fibra 
e  diiuinuita  ?  E  cio  non  k  forse  una  aianifesta  contraddizione 
a  quanto  ha  poc' anzi  inteso  di  dive  colla  medesiina  espressione? 
Del  resto  vorremnio  che  il  sig.  Ainoretti  ci  spiegasse,  come  raai 
m  un  caso  1'  esaurimento  del  principio  vitale  e  la  causa  della 
susseguente  reazione  accresciuta  ,  o  sia  dell'  inloUeranza  degli 
etiuioli ,  nientre  nell' altro  e  la  causa  per  cui  la  fibra  e  ottusa  e 
sorda  all'  im)irpssione  del  ^ledesimi. 

(2)  Nello  stabilire  ed  illustrare  le  massime  che  formano  la  base 
delle  sue  dotirine  fisiologico-patologlche  ,  il  sig.  Ainoretti  non 
trascuro  ,  come  abbianio  gia  detto,  d'  inipugnare  a  tempo  e  luogo 
i  principj  fbndamcntali  della  teoria  medica  di  Brown  e  delle  ri- 
forme  fattevi  specialmente  in  Italia.  Giunse  egli  cosi  ad  inferii-e 
clie  debbonsi  rigettare  le  pretese  diatesi  ipersteiiica  ,  ipostenica, 
ed  irritativa,  la  neurostenia  di  Giannini ,  non  che  le  teorie  del 
ccntrostimolo  e  dell'  irritazione  ,  le  norme  drsunte  dai  diatesi- 
nietro  ,  la  legge  de'  contrarj  ,  la  distinzione  degli  agenti  tutti 
delle  cause  morbose  ,  e  dei  medicamenti  in  stimolanti  ,  in  con- 
trostimolaati ,  ed  irritativi.  Con  un  lavoro  siffattamente  condotto, 
oltre  la  sposizione  delle  sue  idee  sulla  scieuza  della  vita  ,  ha 
creduto  egli  di  aver  risposto  e  pienaniente  sciolto  il  quesito  pro- 
posto  ntl  niese  di  maggio  1819,  dalla  Societa  iraliana  delle 
scienze  residente  in  Modena. 

I  uoslri  liuilti  non  ci  haniio  permesso  di  dare  un  circostan- 
ziato  ragguaglio  delle  critiche  mosse  contro  i  principj  di  tali 
rifijrme.  D' altronde  abbiamo  anclie  giudicato  inutile  fatica  il 
trattenere  i  nostri  lettori  con  materie  sulle  quali  e  in  Italia  e 
fnori  si  e  gia  detto  e  scritto  tanto  ,  die  non  si  puo  dire  e  icri- 
vere  di  piu. 


SULLA    SCIENZA    DELLA    VITA,    CCC.  77 

trovansi  esposte.  La  nostra  opinioiie  sul  nierito  tlella  nie- 
desima  potra  essere  interpretata  dalle  poche  aniiotazioni 
fattevi  e  dalle  seguenti  conclusion!  : 

a)  L'  idea  die  il  sig.  Arnoretti  ci  da  del  principio  vi- 
tale  fe  ipotetica. 

b)  La  legge  ,  da  lui  stabilita  ,  guardante  i  rapporti 
degli  agenti  impressionanti  e  della  proprieta  vitale  dell'  or- 
ganismo  ,  e  contraddetta  dai  fatti  e  dall'  autorita  dei  nii- 
gliori  fisiologi  e  niedici  di  tutti  i  tempi. 

c)  Le  due  forme  morbose  di  reazione  accresciuta  e  dirai- 
nulta ,  non  essendo  in  essenza  che  le  due  diatesi  browniaue  , 
ne  ofFrono  anche  tutti  i  difetti  ,  piu  quelli  die  deriviamo 
dai  loro  rapporti  coll'  inesatto  primo  elemento  patologico, 
e  colla  supposta  azione  di  stimolo  in  tutti  gli  agenti  im- 
pressionanti. 

d)  Le  conseguenze  di  cjuesti  errori  nella  base  fislo- 
logico-patologica  si  estendono  e  si  fanno_vie  piu  manifeste 
nella  generale  e  nelle  speciali  indicazioni  fondate  sulla 
medesima. 

e)  Le  innovazioni  di  nessuna  entita ,  I' inutile  cangia- 
mento  di  parole  ,  le  incalcolabili  modilicazioni  della  pro- 
prieta vitale  ,  la  specifica  e  relativa  azione  di  tutti  gli 
agenti  ,  gl'  indefinlti  gradi  intermediarj  delle  forme  di  rea- 
zione accresciuta,  la  non  liiai  bastante  sapienza  del  medico 
(  e  non  vi  basterebbe  al  certo  quella  di  Salomone )  in 
conoscere  le  une  e  distinguere  gli  altri ,  traggono  la  teoria 
medica  del  sig.  Amoretti  al  destino  fatale  di  dover  morire 
uascendo. 

Dott.  Carlo  Chiolini. 


78  ^__^^^ 

APPENDICE. 


Parte  i. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  STRANIERE. 


Ilistoire  ct  description  etc.  Storla  c  dcscrizlone  dvlla 
cuttedrale  di  Colonia ,  accompagnata  da  ricerche  sit 
r  architcttura  delle  antlcjte  cattedrcdi ,  di  Sulpizio 
BoissEREE.  —  Stuttgard,  1828, /'re^.?o  Cotta:  dcdla 
stamperia  di  Firmino  Didot :  Farigi.  Gran  foglio 
con  tavole  m  rame. 

I.\|oN  e  in  Italia  soltaiito  Invaso  il  costume  di  illustrare 
e  di  nioItiplicaFe  anclie  coa  una  specie  di  lusso  le  descri- 
zioni  delle  cattedfali  piu  magnifiche  ;  alcmie  ne  vedemmo 
fatte  recentemetWe  delle  cattedrali  della  Fraiicia  ,  dell'  In- 
gliilterra  e  della  Gerniania  ,  e  tra  qneste  primeggia  certa- 
iiiente  qnella  clie  ora  annanziaino  della  cattedrale  di  Co- 
lonia. 

In  una  breve  prcfnzione  1'  autore  rende  raglone  dei 
motivi ,  clie  indotto  lo  hanno  a  scegliere  cpiesto  monu- 
mento  come  un  tipo  delT  arcliitettura  delle  antiche  cat- 
tedrali. Queir  architettura  ,  die'  egli  ,  ijiipropriamente  no- 
niinata  gotica  ,  si  distingue  per  la  riunione  piii  armonica 
di  elementi  ,  che  a  prima  vista  sembrano  diametralmente 
opposti;  gigantesca  ne' suoi  concepinienti  ,  nrdita  e  solida 
nella  sua  csecuzione,  essa  inspira  a  prima  vista  lo  stupore, 
quindi  rapisce  sino  all'  aiumirazione  ,  allorclie  si  scopre 
ciie  un  principio  unico  ,  originale  ed  ingegnoso  dispone 
tiitte  le  niinime  parti,  e  scendendo  anclie  alle  piii  minute, 
tutto  rcsrce  e    a  tutto  comunica    la    iorza   c    la    "irazia.   Di 


kVW    VARTE    STRANIERA.  79 

quest"'  arcliitcttura  la  storia  non  ci  adJita  1'  origine  ,  raa 
cioinino  essa  uell'  Europn  dal  XIII  secolo  sino  al  XVIII  , 
e  sgraziataiuente  noa  ebbe  an  Vitruvio  cbe  ne  ihdicasse  le 
regole ,  e  ne  raccogliesse  i  priticipj  \  non  ci  rimangono 
adiinque  se  non  cbe  i  monunienti  ,  e  questi  ancora  in  gran 
parte  impeifetti  ,  alcuui  altresi  compostL  di  parti  etero- 
genee,  appartenenti  a  disegni  di  epoca  difFerente.  La  cat- 
tedrale  di  Coloiiia  ,  uno  dei  piu  vasti  c  piu  l)elli  ediiizj 
di  questo  geiiere  ,  bencbe  forse  piu  dell'  altre  soggetta  a 
triste  ■  vicende  ,  ha  questo  pregio  particolare ,  cbe  i  suoi 
fondamenti  e  tutte  le  parti  die  sono  terminate  ,  veggoasi 
cosirutte  sopra  un  solo  e  medesiuio  disegno  ,  del  quale 
tuttora  si  conserva  la  delineazione  originale  ,  cosiccbe  unen- 
dosi  qnello  cbe  e  fatto  con  quello  cbe  fare  si  dovrebbe  , 
si  puo  ottenere  vin  complcsso  di  arnionia  e  di  unita  pcr- 
fetta  ,  quale  immaginato  lo  aveva  I'ingegno  dell' arcbitetto. 
L'  autore  ha  duuque  voluto  reiidere  un  omaggio  alia  me- 
moria  dei  costruttori  di  questo  edifizio  ,  ed  un  servigio  a 
tutti  gli  aniici  delle  arti  ,  stndiandosi  di  terminare ,  aliueno 
colla  delineazione  ,  quel  uionumento  cbe  tempi  infelici  e 
circostanze  fatali  impedirono  di  compiere  realmente.  Egli 
lia  crednto  altresi  di  poter  presentare  una  liase  sicura 
per  sciogliere  iinalmente  la  qaistione  ,  agitata  lungamente 
tra  i  dotti,  su  1' origine  e  sul  sistema  di  quell" arcbitettura  ; 
giaccbe  non  si  jouo  giugnere  alia  scoperta  di  que'  principj , 
e  seguitarne  lo  sviluppamento  sino  alia  decadenza  dell" arte, 
ne  esporne  il  sistema  in  tutta  la  sua  estensione ,  se  non 
die  coir  esanie  accurato  e  ninutissimo  di  uno  dei  princi- 
pali  monuraenti  di  quello  stile  e  di  quella  maniera. 

L'  autore  ba  pigliato  egli  stesso  tutte  le  niisure  dell"  edi- 
fizio  5  ba  abboftzato  i  disegni  coUe  necessarie  restaurazioni, 
o  si  e  ancbe  esteso  ad  ampie  ricercbe  su  T  arcliitettura  e 
la  storia  delle  anticlie  cattedrali  :  egli  si  reputa  felice  di 
avere  ottenuto  la  sos^ieta  del  sig.  Coita  ,  il  quale  dai  piu. 
al)ili  artisti  ba  latto  eseguire  tanto  i  disegni  ,  quaiito  gli 
intagli  in  ranie,  Dopo  un  assiduo  lavoro  di  piu  di  dodici 
anni ,  egli  si  trova  in  grado  di  coniinciare  la  pubblicazione 
deir  opera  ,  cbe  comprendere  dee  cinque  fascicoli  ,  dei 
qnali   non   abbiamo    sott'  occbio   se   non   cbe   il  primo. 

Qucbto  comprende  la  storia  e  la  descrizione  di  quella 
celebre  catledrale  ,  e  in  essa  si  sviluppano  i  principj  ,  le 
proporzioiii    e    le    regole  ,    cbe    si    soao    osservate    iiella. 


bo  A  r  r  K  N  D  I  C  E 

costrn/ioiie.  Nclla  seconda  parte  1"  autove  limont.i  all' idea 
ed  air  ordiiiameiito  degli  edilizj  crciti  al  culto  cristiano  , 
e  (juiiidi  dai  primi  tempi  del  cristianesimo  venendo  alle 
epoclie  posteriori ,  presenta  un  compendio  storico  dell'  ar- 
chitcttura  dclle  cliiese  sino  al  sorgere  di  quel  genere  ,  uia- 
Ininente  detto  gotico  ,  e  impropriameiite  derivato  dall'  ar- 
c!iitetiura  niorcsca.  Nella  terza  parte  V  autore  esamina  T  ori- 
gine  degli  archi  acnti  sotto  il  regno  di  Fcdcrico  I  di  Sve- 
yia,  e  mostra  come  quel  gusto  architettonico  sviluppossi  e 
si  sparse  rapidamente  in  tutta  Europa  sotto  gl' impefatori 
successivi.  La  quarta  contiene  la  storia  compeudiosa  di 
qucir  arcliitettiira  uiedesima  nei  secoli  XIV  e  XV  ;  e  nella 
quinta  1' autore  sviluppa  il  sistema  e  T  ordine  di  quell' ar- 
chitcttura  colle  sue  piii  iniportanti  variazioni.  Egli  la  pone 
in  confronto  coir  architettura  religiosa  degli  anticiii  orien- 
tal i ,  delta  Grecia  e  dell' Italia,  e  si  studia  di  assegnarle  il 
posto  clie  ad  essa  e  dovuto  nella  storia  generale  dell' arte; 
affine  di  reudere  questa  parte  piu  chiara  e  compiuta ,  egli 
Yi  lia.  aggiuate  alcune  tavble  ,  clie  contengono  le  dimen- 
sion! ,  le  piante  e  le  elevazioni  dei  priucipali  monumenti 
di  quel  genere  da  esso  menzionati. 

Originario  tedesco  ,  egli  sciisse  nella  sua  lingua  il  testo, 
ma  tutte  le  niaggiori  cure  presto  alia  traduzione,  riveduta 
da  nn  letterato  francese  ,  vantaggiosamente  conosciuto  per 
Teleganza  del  suo  stile;  egli  .dichiara  per  ultimo  di  essere 
del)itore  a  molti  dotti  amici  dei  docunienti  necessarj  alia 
conqiosizione  di   quest'  opera  grandiosa. 

Comincia  la  storia  di  quella  cattedrale  col  donativo  ad 
essa  fatto  da  Federico  I  delle  supposte  reliquie  dei  Re 
Magi  ,  ottenute  da  quel  sovrano  nella  conquista  da  esso 
fatta  di  Milano  nell'anno  1 162  ;  pio  trofeo,  clice  lo  storico, 
e  prezioso  deposito,  clie  Topinione  di  quel  tempo  assomi- 
gliava  ai  piu  ricchi  tesori.  Quel  donativo  contril)ui  di  molto 
ad  aumentare  la  inagnificenza  e  la  celebrita  di  una  chiesa , 
che  riguardare  potevasi  come  una  delle  sedi  piii  anticlie 
del  cristianesimo  nella  Germania ,  annessa  ad  una  capitale 
nella  quale  ancora  s' incoronavano  gl*  iuqjeratori.  Qui  T  au- 
tore si  estende  sul  culto  che  ai  Re  Magi  prestavasi,  spe- 
cialmente  come  protettori  dei  peregrini  e  dei  viandanti 
in  generale.  Gl' iuiperatori  che  recavansi  da  poi  a  rice- 
vere  la  corona  in  Aquisgrana  ,  non  tralasciavano  mai  nel- 
J'  andata    e   nel    ritonio    di    visitare    quella    cattedrale  ;  e 


1"\UXE    STRVNIErv\.  8l 

Fcdcrlco  iicir  arrlccliirla  clelle  reliquie  toUe  a  Milano,  voile 
lorse  noil  solo  secondare  la  devozlone  de'  suoi  tempi, 
ma  anche  iiigrandire  Y  idea  die  allora  si  aveva  della  di- 
s;nita  impeiiale ,  sul  principio  acceiiiiato  nella  cronaca  di 
Ottone  Frisingense ,  clie  coUa  adoraiioue  dei  tre  re ,  Gesu 
Cristo  ei'a  state  niostrato  all'  universo  come  domiiiatore 
supremo  della  terra. 

L'  antica  cattedrale  era  uii  edifizio  costruito  al  tempo 
di  Carlomagno;  allora  naccjue  il  peiisiero  di  erigere  uii  mo- 
uumento  piii  vasio  e  piii  niagiiilico,  e  Tarcivescovo  Engel' 
herto,  vicario  deU'imperio  sotto  Fcderico  II,  concepi  V  idea 
tli  queir  opera  grandiosa.  Egli  ofFeri  molto  danaro  ,  ed  esorto 
il  siio  clero  a  concorrere  a  qnelP  impresa ,  ma  assassiiiato 
da  luio  de' suoi  congiunti,  nou  j>ote  coiuinclarla.  Neiraiiiio 
1248  ua  incendio  cousumo  totalmeute  1'  aiitica  cattedrale,,. 
e  allora  1'  arcivescovo  Corrado  ,  uomo  di  alto  iiigegiio  e' 
che  grande  iiillneaza  esercitava  nelle  cose  pubbliche  della 
Germaala  ,  ordiao  clie  si  foriiiasse  il  disegno  di  una  cliiesa  , 
la  quale  in  vastita  e  in  ])eltezza  saperasse  tutte  le  altre 
allSra  esistenti.  Nell'  anno  medesimo  fu  posta  la  prima  pie- 
tra  del  nuovo  edifizio,  ed  essendo  stato  eletto  iniperatore 
Guglielino  coute  d'  Olanda ,  benche  graademeate  contra- 
stata  fosse  la  sua  elezione,  egli  voile  assistere  in  persona 
a  quella  cerimonia  ,  e  testimoiij  ne  furono  varj  priucipi 
della  Germania.  L' autore  la  descrive  a  luiigo,  e  nota  che 
dopo  un  discorso  proaunziato  dall'  arcivescovo  publjlicossi 
una  l)olla  del  papa  ,  nella  quale  indulgeaza  di  ua  anno  e 
quaranta  giorui  accordavasi  a  tutti  coloro  "clie  ,  o  colle  loro 
faticlie  e  colla  loro  industria  ,  o  coa  donativi  in  daaaro , 
contribuireljl)oao  all'  inaalzameato  di  quell'  edifizio.  I  doni 
giunsero  da  ogai  parte  ,  e  sino  Enrico  III  re  d'  laghil- 
terra  maudo  12000  marche  d'argento:  in  appresso  egli 
ne  diede  altre  5oo  ,  ed  una  niitra  tutta  ornata  di  pietre 
preziose  ,  e  si  pennise  ai  coaunissarj  dcUa  cattedrale  di 
Colouia  di  raccogliere  danaro  in  tutta  V  Ingliilterra.  Molto 
giovaroao  all'  impresa  le  ricchezze  della  citta  istessa  di 
Colonia  ,  allora  fiorentissima  pel  suo  traflico  e  la  sua  na- 
vigazione  ;,  tuttavia  ,  irattandosi.di  ua  edifizio  che  doveva 
avere  5oo  piedi  di  lunghezza  ,  180  di  larghezza  pel  coro 
e  la  nave  ,  e  390  pel  Ijiacclo  clie  16  attraversava  ,  e  le 
di  cui  volte  dovevano  elevarsi  piii  di  aoo  piedi  ,  plu  di 
3oo  letorri,   sopra  uaa  l)ase  di    100  piedi  di  largliezza ,  1 

U.bl.  ItaL  T.  XX XVII.  6 


o2  A  P  1'  E  N  D  1  C  E 

lavori  J  malgrado  1'  attivita  ed  il  numeio  degll  opcraj  ,  si 
continuarono  con  lentezza  ,  tanto  piii  clic  non  facevasi  uso 
ill  qaella  costruzione  se  non  clie  di  pietre  regolarmente 
tagliate.  Qneste  traevansi  da  una  roccia  di  arenaria  per- 
iiriuca  di  colore  grigio  verdastro  ,  die  faceva  parte  della 
catena  detta  delle  Sette  Montagne  :  vi  si  frammischiarono 
pure  alternativamente  alcuni  pezzi  assai  lunglii  di  basalte , 
clie  traevansi  da  una  niontagaa  posta  dirimnetto  alle  giii 
nominate.  Quelle  colonne  basaltine  ,  collocate  ori/zontal- 
mente  su  gli  strati  delle  altre  pietre  con  ottimo  cemento, 
formavano  Tunione  piii  solida ;  e  I'autore  stesso,  essendo 
sceso  sino  a  44  piedi  di  profondita  sotto  la  torre  del  sud , 
non  giunse  ancora  a  scoprire  il  principio  dei   fondamenti. 

IMei  priuii  nove  anni  credonsi  poste  non  solo  le  fonda- 
menta  niedesiine  ,  ma  anclie  alzata  una  gran  parte  della 
base  deir  edifizio  ;  in  quell'  epoca  trovasi  premiato  col  do- 
nativo  di  un  fondo  certo  maestro  Gerardo  lapicida ,  diret- 
tore  della  faljbrica ,  die  V  autore  nostro  e  tentato  di  cre- 
dere il  primo  ardiitetto  e  I'inventore  del  grandioso  discgno. 
Itlolto  speciosi  sono  gli  argomenti ,  coi  fjuali  egli  si  stucBa 
di  provare  la  sua  tesi ;  e  singolarmente  all'  o1)hiezione  die 
nascere  potrebbe  dall'  essere  quel  Gerardo  ne'  documenti 
indicato  come  tagliapietre ,  risponde  con  niolta  erudizione, 
mostrando  in  quale  con-to  tenuta  fosse  i  n  que' tempil' arte 
di  tagliare  Ic  pietre  ,  la  quale ,  riguardata  come  base  di 
tutte  le  arti  architcttoniche ,  doveva  essere  esercitata  e 
professata  da  cliiunque  aspirava  a  diventare  arcliitetto. 

L' arcivescovo  Corrado  peusava  frattanto  a  di  venire  pa- 
drone assoluto  di  Colonia,  il  die  suscitato  aveva  nella  citta 
discordie  intestine;  egll  moin  in  mezzo  ai  suoi  disegni  am- 
liiziosi ,  ina  questi  promossi  furono  con  nuovo  ardore  dal 
suo  successore  Engclbcrio^  cbe  i  cittadini  forzo  a  rivoltarsi 
contro  di  esso  e  a  conquistare  la  loro  liberta.  Una  serie 
vi  cbbe  quindi  di  guerre,  nelle  quali  quella  citta  fu,  piu 
volte  assediata  ;  e  sel)beae  la  fabbrica  delia  cattedrale  in- 
contrasse  niolll  ostacoli  ,  esercito  tuttavia ,  come'  osserva 
r  autore  ,  grandissiina  influenza  sul  perfe^ionamento  del- 
1'  arcbitettura  ,  perclie  formaia  erasi  per  quell'  opera  una 
scuola  dalla  quale  uscirono  eccellenti  architetti  ,  cbe  il 
buon  gusto  deir  arte  nei  piu  lontani  paesi  propagarono.  I 
lavori  non  pcrtanto  di  quell'  edifizio  non  furono  mai  del 
tutto  interrotti,  bencbe  le  somme  ero2:ate  dacili  arcivescovi 


PARTE    STRANIERV.  «)3 

c  dal  clero  npUe  guerre,  ralleiitati  gli  nvessero  per  niodo  clie 
nello  spazio  di  quarant'  anai  noii  pole  essere  conipiuto  il 
coro.  Finalmente  1'  arcivescovo  esorto  i  suoi  diocesaiii  a 
risovvenirsi  nelle  testamentane  loro  disposizioni  di  quel- 
1' impresa  religiosai  spedi  ecclesiastici  eloquentissiini  a  rac- 
cogliere  danaro  in  tutta  la  Gerniania  ;  foruio  uaa  specie 
di  coiifraternita  d' uomiai  e  di  doniie ,  die  obbligaronsi  a 
pagare  aniiualmente  una  specie  di  coatriljuzioae  ;  niolti 
jirincipi  iiiterveniiti  alle  coronazloni  degl'  imperatori  che 
rapidamente  succedettero  a  Rodolfo  ,  gareggiaroao  ne'  loro 
donativi,  e  .nel  i3a2  si  pote  coiisacrare  il  coro,  il  quale 
solo  compreiideva  due  quinti  della  lunghezza  del  monn- 
niento  ,  giusta  il  disegiio  originait';  gia  a  quell' epoca  una 
doppia  iila  di  colonae  sosteneva  la  volta  principale  ,  che 
maestosameuie  inualzavasi  sin  dove  poteva  giuguere  lo 
sguardo. 

II  tetto  fu  coperto  di  lamine  di  plomlio ,  disposte  in  modo 
che  servivano  di  ornamento  ,  e  in  caratteri  grandissiuii 
presentavaiio  alcuni  versi  in  onore  dei  Re  Magi.  Alcuui  vi- 
dero  in  quelle  lamine  F  e (Tetto  di  un  inagnifico  dainasco ; 
altri  le  raffiguraro-no  ad  una  tenda  piantata  su  V  alto  di 
una  inontagna  ,6  1'  inimaginazione  esaltata  credette  di  rav- 
visarvi  la  tenda  dell'  antico  taljernacolo  ,  die  il  santuario 
racclnudeva  degli  Elirei. 

II  coro  fu  chiuso  allora  dalla  parte  dell'  occidente  con 
una  leggiera  muraglia  ,  che  sparire  doveva  allorche  termi- 
nata  fosse  la  nave;  si  alzo  pure  al  disopra  del  tetto  una 
torricella  che  deinolire  ilovevasi  ,  allorche  costruito  fosse 
UQ  campanile  sn  la  volta  principale  del  braccio  di  tra- 
verse :  lion  si  obblib  di  porre  nell'  angolo  del  frontone 
uaa  gi'ande  stella  dorata  ,  simliolo  di  quella  die  guidati 
aveva  i  tre  Re  a  Betlemnie.  La  solenne  dedicazlone  si  fece 
I  nel  giorno,  27  di  settembre  i32a, ,  nel  gionxo  niedesiino  in 
cui  era  stata  dedicata  1'  antica  cattedrale  nell'  ^JyS.  Noi 
non  seguirenio  V  autore  nella  luiiga  descrizione  di  quella 
solennita ,  e  accenneremo  soltanto  il  rito  singolare  con  cui 
si  sparsero  ceneri  su  tuLto  il  pavimento,  e  quindi  1' ar- 
civescovo ,  afline  di  mostrare  che  quella  casa  era  cousa- 
crata  alia  dottrina  di  cui  G.  C  era  il  principio  e  la  iiae, 
1'  alfa  e  1'  omega  ,  colla  punta  del  sno  bastone  poutificale 
scrisse  sn  quelle  ceneri  tutte  le  Icttere  dell'  alfabeto  greco 
dall'angolo  sud-est  a  qucllo  iiurd-ovc5t-,  c  quelle  dclF  alfabeto 


o4  A  1'  1'  E  N  D  1  O  K 

latino  ill  una  llnea  cUrctta  agli  angoli  opposti  ,  coslcctu- 
quel  caratterl  t'oniiavano   una  croce. 

Da  queir  epoca  in  pol  si  continuarono  Ic  opere  con 
nuovo  ardore ;  si  acconlarono  prlvllec;i  alle  persone  eil 
allc  coi'porazioni  che  raccolto  avreliljono  danaro  per  quel- 
I'inipresa;  essi  furono  confeimati  dal  Papa,  e  11  piu  sin- 
golare  di  que'  privilegi  era ,  clic  la  persona  conlemplata 
poteva  cssere  solennemcnte  sepjjellita  in  luogo  sacro,  inal- 
}i,rado  gP  interdetti  ,  allora  frequcntissinu  per  le  contesta- 
zioni  quasi  continue  tra  gl'Imperatori  ed  i  Papi.  I  doni  e 
le  ofFerte  erano  graduate ,  ed  il  nuniinuni  era  quello  di  un 
sacco  di  frumento  o  di  sei  soldi  d'  argento  ,  sebbene  poi 
anclie  donl  piii  piccoli  si  aminettessero.  Non  niancarono  , 
come  all'ordiaario  ,  iionuni  scaltrissinil ,  tanto  ecclesiastici, 
quanto  laici  ,  ed  ancbe  alcune  femmiae ,  cbe  scorsero  la 
Germauia  sotto  il  pretesto  di  mendicare  per  la  cliiesa  di 
Colonia  ,  e  grandi  somme  a  benefizio  loro  accumularono , 
cosicclie  dovettero  puliblicarsi  editti  onde  frcnare  quel- 
I'abuso,  e  finalmentc  abolirsi,  come  vedremo,  le  collette 
c  i  coUettori.  • 

L'  arcivescovo  GugUclino  verso  la  meth  del  sccolo  XIV 
fece  costruire  nella  cattedrale  un  grande  altare  di  marnio 
noro  ,  ben  proporzionato  ,  se  non  alia  dignith  ,  alracno 
alia  grandezza  deir  edifizio  ,  percbe  la  sola  tavola  era  lunga 
pill  di  1 5  piedi  e  larga  7  ,  con  alcune  statue  di  maraio 
bianco  che  1'  altare  adornavaiio :  nei  giorni  solenni  vi  si 
coUocavano  pure  le  statue  della  Vergine  e  dei  dodici  Apo- 
^toli  d'  argento  dorato  ,  e  ai  quattro  angoli  a  piccola  di- 
stanza  dall'  altare  sorgevano  quattro  colonne  di  bronzo  , 
die  sostencvano  Augioli  portanti  fiaccole  acccse.  Ignorasi 
il  nome  dell'  artclice  di  que'  lavori  ;  V  autore  poro  dubita 
die  quciilo  fosse  un  clttadino  di  Colonia  ,  molto  lodato 
nelle  sue  Memoric  dal  uostro  celebre  Lorenzo  Ghiberti  , 
autore  dclle  belle  porte  della  cappdla  battosiuiale  di  I'i- 
renzc.  Quell' artefice  Colouiese,  secondo  le  uotizie  die  ue 
lia  date  il  conte  Cicogiiara,  aveva  seguito  in  Italia  il  duca 
d'Angio,  c  dopo  la  di  lui  caduta  rilirato  erasi  in  una  so- 
litudinc  ,  aila  quale  ancora  molti  accorrevano  onde  pro- 
iittare  de' snoi  inseguamenti.  ,Doloroso  riesce  che  la  storia 
conservato  non  ci  abliia  il  nome  di  quell' artista;  osserva 
tnttavia  1'  autore  che  il  Cicognara  ingannossi ,  annoveran- 
dolo   tra  gli  arlibti  del  XIII  sccolo,  uientrc  il  duta  d'Angio 


PAnTE    STRA.N!ERA.  o5 

scefio  non  era  In  Italia  se  non  che  nel  i382;  conviene 
dnnque  credere  die  il  Ghiberti  non  atesse  notizia  di  qucl- 
r  uomo  se  non  die  per  relazione  di  cjue*  giovani  die  vi- 
sitato  lo  avevano  nel  suo  ritiro. 

Sarebbe  pure  tentato  T  autore  di  attribuire  all'  artlsta 
niedesinio  le  sculture  del  tal)ernacoIo  di  quella  cattedrale, 
che  aveva  la  forma  di  una  torre  di  60  piedi  di  altezza  , 
ed  ornato  era  di  gran  numero  di  figure  ;  ma  quel  taber- 
nacolo  era  forse  di  epoca  piu  recente  ,  e  gia  da  piii  di 
5o  anni  e  state  distrutto  »  sebbene  i  veri  amici  dell'  arte 
ne  compiangano  tuttora  la  perdita  ,  come  di  opera  ele- 
gantissima.  In  questo  luogo  scende  1'  autore  a  parlare  di 
altri  distinti  artisti  Colonies!,  di  Giovanni  HiiUz,  che  con 
nuovo  disegno  innalzo  la  parte  superiox"e  della  celebre  torre 
di  Strasburgo,  e  di  Giovanni  di  Colonia,  che  alcuni  tempj 
grandiosi  costru'i  nell'OIanda,  e  si  servi  del  disegno  della 
cattedrale  stessa  della  sua  patria,  Incoragglati  essendo  i 
lavori  di  quella  cattedrale  ,  continuati  furono  con  grande 
attivita  ,  e  si  pose  mano  persino  alia  costruzione  di  una 
delle  due  enormi  torri  comprese  nel  disegno  ;  gli  abusi 
pero ,  dei  quali  si  fe  gia  fatta  menzione,  costrinsero  1' ar- 
civescovo  ad  annuUare  tutte  le  patenti  dei  collettori  ,  e 
le  opere  in  proporzione  dei  donativi  di  nuovo  si  rallen- 
tarono.  Vennero  in  appresso  le  guerre ,  nelle  quali  involti 
trovaronsi  quegli  arcivescovi.,  e  soltanto  nel  1437  fu  con- 
dotta  sino  al  terzo  piano  la  fabbrica  della  torre,  cosicche 
vL  si  poterono  collocare  le  campane.  Era  allora  1'  archi- 
tetto  della  fabbrica  certo  Nicolo  di  Buren  o  Benren ,  e  sotto 
di  esso  dirigeva  le  opere  altro  arcbitetto  nominato  Cristiano. 
Fioriva  allora  grandcmente  la  scuola  coloniese  e  T  arte  dei 
tngliapietre ,  cosicche  Alfonso  ,  vescovo  di  Burgos  ,  con- 
dusse  scco  in  Ispagna,  afline  di  coinpiere  i  lavori  della 
sua  cattedrale  ,  Giovanni  e  Simone  ,  padre  e  iiglio  ,  archi- 
tctti  colonies!.  In  Francia  si  voile  trarre  partito  dal  dise- 
gno della  cattedrale  di  Colonia ,  e  una  chiesa  fa  eretta  a 
Clialons  su  la  Marna ,  riducendosi  pero  quel  disegno  a  piu 
piccole  dimenslonl,  e  spogliandosi  di  una  gran  parte  degli 
ornamenti.  Se  ne  fa  autore  un  Inglese  detto  Patrice,  ma 
o  si  e  pigliato  un  tedesco  per  un  inglese,  o  quell' inglese 
e  uscito  dalla  scuola  di  Colonia. 

Al  de  Buren  succedette  1'  arcbitetto  Corrado  Kuyn  ,  al 
quale  accoidati     furono     grandi    onori:,    all' eta    sua    pero 


86  '  A  P  P  E  N  n  1  O  E 

furono  soltanto  rifuse  due-  canipane  ,  e  poco  si  lavor6  al 
coinjumento  dclla  torre  del  niezzodi  e  della  nave,  mentre 
ffiiella  del  sottentrione  noii  sorgeva  clie  all'  altez/a  di  27 
jiicdi.  Alia  niorte  di  quel  Corrado  scnil>ra  essere  sottentrato 
alia  direzionc  dolle  opere  Giovanni  di  Franckenberg.  Tro- 
Tasi  pure  memoria  di  un  direttore  delle  opei'e ,  nominato 
Enrico,  clie  fu  riceviito  nella  corpoiazione  dei  lapicidi  nel 
1478  ,  ed  ancora  prestava  1'  opera  sua  al  coniinciare  del 
secolo  XVI.  Allora  trovandosi  la  nave  portata  sino  aU'al- 
tezza  dei  capitelli  ,  si  couiincio  la  volta  della  parte  che 
guarda  a  settentrione  ;  si  continuo  pure  la  costrnzione  della 
torre  scttentrionale,  e  si  ornu  quel  lato  di  niagniiiclie  in- 
vetriate  dqiiute.  Fortunataineute  V  arte  della  pittura  era 
giuiita  ill  que'  tempi  al  j)iu  alto  grado  di  splendure  nella 
Cermania  ,  e  T  arclvescovo  Germano  ,  e  il  cajiitolo  ^  e  la 
citta^ele  persone  piii  distinte  riunironsi  per  far  eseguire 
le  dijjinture  di  que'  vetri  dagli  ailisti  piu  celebri  ;  una 
parte  pero  di  quelle  invetriate  fu  dipinta  in  epoca  niolto 
posteriore,  e  I'autore  si  duole  con  ragione  del  deviamento 
fattosi  dallo  stile  conservato  nei  piii  antichi  lavori  di  quel 
genere. 

Qucsto  coinpcndio  storico  si  cliiude  coll' annunziare  clie 
a  quell'  epoca  ces^arono  i  lavoi'i ,  e  clie  da  trccent'  anni 
quel  iiionunicnto  imperfetto  attcsta  la  forza  dell'  ingegno 
die  lo  lia  concepito,  e  la  sinistra  influenza  delle  discordie 
civlli   clie   ne   lianno   impedila   1'  esecuzione. 

Segue  la  seconda  parte  dell' opera  cbntenente  la  descri- 
zione  dell'  edifizio.  L'  autore  si  colloca  nella  sitnazione  di 
nn  arcliitetto  il  quale  ,  dovendo  rendere  conto  dell'  opera 
interrotta  di  altro  artista  ,  dee  ,  a  norma  dei  disegni  che 
lia  sotto  gli  ocelli  e  delle  costriizioni  esistenti,  indicare 
quello  clie  i-iniane  a  farsi  pel  compimento  della  fabbrica. 
In  cjuesta  qualita  egli  preseiita  al  pubblico  i  disegni  di 
quella  cattedrale,  eseguiti  da  valenti  artisti ,  colle  dinien- 
sioni  da  esso  pigliate  sul  Inogo ;  ma  siccome  le  sue  dimo- 
strazioni  hanno  per  base  la  vista  medesima  degli  oggetti 
o  dei  disegni,  i  cjuali  nelle  arti  come  nelle  scienze  iisiclie 
sono  il  mezzo  principale  di  facilitare  1'  intelligenzai  siccome 
egli  suppoue  clie  il  lettore  abbia  sotto  gli  occIii  tutte  le 
tavolei  COS!  noi  non  potremo  in  queste  dimostrazioni  se- 
guitarlo  .   e   soltanto  espriminmo  il  nostro   veto  ,  perclie  gli 


PARTIL    STKANIERA.  87 

ai-tisil  e  i  verl  amici  dell' arte  non  trascurlno  dl  osservare 
attentamente  que'  disegai  ,   ottimaniente  delineati. 

Giovera  tuttavia  notare  che  phi  fortunaii  i  Colonlesi 
dei  Milanesi,  coaservano  tiittora  nei  loro  archivj  una  parte 
del  disegai  orij^iiiali  di  quel  maestoso  edifizio.  Quello  di 
una  delle  due  torri  priiicipali,  e  della  facciata  die  le  torri 
rinnire  doveva,  delineato  sopra  un  rotolo  di  pergamena 
lungo  quasi  i3  pledi,  fu  pubblicato  dal  gesuita  Cronibach 
ill  forma  assai  piii  piccola  verso  la  nieta  del  secolo  XVII,  ^ 
in  una  voluminosa  storia  dei  Re  Magi ,  e  vi  si  aggiunse 
un  disegno  di  tutto  I'edifizio,  che  non  si  sa  bene  donde 
sia  stato  pigliatoi  forse  fu  in  parte  delineato  su  Tedifizio 
medesimo  ,  in  parte  su  i  disegni  antichissimi-che  tanto 
di  tutta  r  opera  quanto  di  diverse  parti  o  electa gU,  conser- 
vavansi  presso  la  corporazione  dei  tagliapietre.  Essendo 
statl  que'  disegai  dispersi  in  diverse  epoche ,  e  massime 
air  arrivo  dei  Frances!  in  Colonia  nel  17945  ne  furono 
fortunataniente  trovati  alcuni ,  e  tra  questi  la  deliaeazione 
geuerale  della  torre  del  inezzodl  colla  facciata  del  mezzos 
pill  recentemente  si  scopri  anclie  quelia  della  torre  set- 
tentrionale  coUa  parte  della  facciata  corrispondente. 

Comincia  T  autore  la  sua  descirizione  dall' interno  della 
chlesa  ,  che  dall' architetto  fn  diviso  in  cinque  parti  prin- 
cipal! :  i.°  il  vestibolo  che  servire  doveva  al  battesimo  , 
ed  air  assoluzione  dei  catecnnieni  e  dei  penitenti ;  2°  la 
nave  ;  3.°  la  parte  trasversale  destinata  ai  fedeli  che  assi- 
stevano  ai  semioni  ed  al  servizio  divino;  4.''ilcoro;  5.°  le 
cappelle  disposte  intorno  al  coro  medesimo.  Tutto  T  edifi- 
zio  veane  pure  dall'  architetto  distrlbuito  nella  sua  gran- 
dezza  in  cinque  navi,  il  clie  gli  diede  luogo  a  sviluppare 
in  quattro  ordiai  il  piii  splendiJo  colonnato  ;  la  parte  di 
travcrso  pero  non  fu  divisa  che  in  tre  navi.  L' architetto 
medesimo  si  servi  della  misura  del  piede  romano ,  che 
r  autore  ha  ragguagllato  coll"  antico  piede  francese  ,  e  col 
piede  del  Reno  ,  o])bliando  sgraziatamente  di  ridurlc  al 
piede  attuale  di  Parigi  o  al  metro.  Inutile  riesce  adunque 
r  iadicare  a  quanti  piedi  fosse  origlnariameate  stabilita 
la  larghezza  della  nave  principale  ,  e  soltanto  puo  rite- 
nersi  ,  die  la  distanza  da  una  ad  alti'a  tolonna  ,  pjgliata 
dalla  Ijase  ,  agguagha  la  r.ieta  della  larghezza  Uella  nave 
principale. 


8R  A  P  P  E  N  D  I  C  F. 

II  coro  si  rliialsce  Iinnieiliataiuente  nl  qnaJrato  della 
parte  cli  traverse,  ed  ha  quattro  arclii  per  parte  in  linea 
retta ,  termiaati  da  sctte  che  fonnaiio  uii  seinicerchio  pro- 
lungato  e  quindi  un  dodecagoiio ;  ia  quegli  arclii  collocate 
furono  sette  cappelle  ,  die  al  di  fnori  protrassero  ancora 
il  semicerchio  siuldetto.  La  largliezza  della  nave  principale 
trovftsi  tre  volte  contenuta  nella  largliezza  di  tutto  I'edi- 
iizio  ,  e  la  largliezza  totalc  e  parimente  tre  volte  conte- 
nuta nella  totale  lungliezza  delT  interne  della  chiesa.  La 
nave  pure  ed  il  coro  aggnagliano  a  un  dipresso  la  lar- 
gliezza totale  deir  edilizio.  II  vestiljolo,  il  quadrato  risul- 
taiite  dalla  linea  trasversale  e  le  cappelle  con  un  circuito 
o  una  nave  piu  bassa  die  le  sepai-a  dal  coro,  sono  eguali 
ciascuna*  parte  in  largliezza  alia  nave  pi'incipale  ,  e  tutte 
<{iieste  parti  riunit*  aggungliano  la  totale  largliezza  dell'edi- 
iizio.  La  largliezza  della  linea  ti'asversale  e  alia  totale  lun- 
gliezza come  2  a  3  ,  e  la  sua  lunghezza  e  come  5  a  9 
alia  largliezza  di  tutto  il  tcnipio. 

La  sola  parte  interamente  compinta  e  il  coro  ,  e  da 
qucsto  puo  argomentarsi  quale  sarebbe  stata  con  si  belle 
proporzioni  la  elevazione  ben  calcolata  di  tutto  Tedifizio. 
La  volta  di  mezzo  del  coro  medesimo  fu  innalznta  sino  a 
i5o  piedi  ,  fatta  eguale  per  conseguenza  alia  largliezza  to- 
tale del  tempio.  Le  volte  lateral!  e  quelle  dclle  cappelle 
non  si  elevano  se  non  che  a  due  quinti  dclP  altezza  indicata. 
Le  colonne  hanno  seite  piedi  di  diametro.  L'altezza  della 
nave  di  mezzo  trovasi  quindi  divisa  in  tre  parti:  i .°  II 
colonnato  co'  suoi  arclii  sluo  al  cornicione;  2.*  le  fincstre 
al  disopra  del  cornicione  medesimo  ;  3.°  la  volta  stessa  ; 
una  eguale  distribuzione  si  osserva  nelle  nnvi  laterali  e 
nelle  cappelle  ,  se  non  die  la  prima  parte  e  formata  dal 
basamento  dclle  finestre  ,  la  seconda  dalle  finestre  luede- 
sime  ,  la  terza  dalla  volta. 

L'  autore  entra  quindi  a  ragionare  delle  volte  fatte  ad 
arcbi  ncuti;  delle  forme  fondamentali  e  delle  regole  prin- 
cipali  della  costruzione ,  die  uoi  non  potremmo  esprimere 
senza  il  sussidio  di  alcune  figure  geometridie  ;  delle  co- 
lonne e  delle  volte  ,  e  degli  ornam«nti  cite  egli  ha  indi- 
cate sotto  il  nome  generate  di  decorazioni.  Quest"  ultimo 
oggetto  egli  si  e  dato  a  considerare  sotto  diversi  aspetti  , 
e  quindi  ha  lungamcnte  parlato  dclle  opcre  dci  tagliapietre, 
di    quelle    del     vctrai  ,    di    quelle   dcgli  srultori  ,   o  poscia 


PARTE    STRANTFRV.  8<) 

tlegli  ornamcnti  dl  pittur.i,  che  tuttl  ha  trovati  In  arnionia 
colla  niagnil'icenza  deir  edilizio,  e  specialmentc  delle  inve- 
triate.  Tratta  pure  ditlusaniente  delT  ordinaniento  di  tntto 
redilizio  per  quelle  che  concerne  il  servigio  divino;  quindi 
del  santuario ,  degli  stalli  del  coro,  delie  cappelle,  e  sino 
della  sagrestia. 

Passa  poscia  a  descrivere  le  parti  deiredifizio  non  coni- 
piute,  e  prima  di  tutto  la  parte  trasversale  ,  la  quale  , 
mancaudo  totalinente  ,  non  puo  da  esso  indicarsi  quale 
fosse  orio;inariamcnte  nel  disegno,  se  non  che  colla  osser- 
Tazione  della  parte  niedesima  eseguita  in  altre  cattedrali 
costruite  in  queir  epoca.  La  nave  principale  o  di  mezzo 
e  finita  in  tutte  le  sue  parti,  ma  soltanto  sino  all"  altezza 
dei  capitelli  delle  navi  laterali ;  sono  pure  finite  le  quattro 
\'olte  inferiori  nel  lato  ciie  guarda  a  settentrione.  Tutte 
le  finestre  sono  munite  di  vetri  dipinti ,  e  alia  nave  prin- 
cipale si  e  sovrapposta  una  volta  a  semi-cerchio  ,  fabliri- 
cata  di  tavole.  Esistono  le  quattro  grandi  colonne  del  cen- 
tro ;  dodici  se  ne  veggono  nella  trasversale,  sei  da  ciascuii 
lato  ,  dieci  in  tutto  nella  nave  principale.  Tutte  le  co- 
lonne sono  ornate  di  statue  ,  e  semhra  che  11  disegno 
originale  ne  richiedesse  dappertutto.  II  vestiljolo  forma 
Tinterno,  o  la  parte  che  rimane  in  mezzo  alle  due  torri 
principali ;  ma  non  avvi  che  la  parte  del  mezzodl  termi- 
nata  ,  e  a  questa  mancano  ancora  le  volte  di  due  navi  e 
le  invetriate  delle  finestro.  Le  colonne  del  vestiholo  sono 
pill  masslcce,  il  che  era  necessario  al  sostegno  delle  torri. 
II  vestibolo  non  comunica  direttameute  colla  chiesa  se  non 
che  per  mezzo  di  tre  porte  ,  una  che  mette  alia  nave 
principale  ,  le  altre  due  che  conducono  alle  prime  navi 
da  ciascmi  lato  ;  tre  porte  dovevano  pure  trovarsi  nella 
facciata  principale,  ma  ora  sono  murate,  e  per  altre  non 
descritte  si  entra  immediatamente  nella  nave.  Le  masse 
destin^te  a  sostenere  le  due  torri  ,  ciascuna  piu  aha  di 
Soo  piedi  ,  sono  quasi  egnali  agl'  intervalli  che  formano 
la  nave  principale  ,  e  che  si  trovano  tra  le  iinestre. 

Venendo  I'autore  a  descrivere  Testerno,  rammenta  1"  in- 
gegnosa  osservazione  di  Forster  ,  rhe  ha  paragonato  V  in- 
terno  delle  antiche  cattedrali  ,  dette  goticlie  ,  alle  volte 
ombrose  delle  antiche  foreste:  su  questo  principio  egli  ha 
creduto  di  potere  paragonarc  1'  esterno  della  cattedrale  di 
Golonia  ad  uno  scoglio  coperto  d'  all^eri  e  di  arbusti  ,   ed 


r)0  APTENDICE 

ha  citato  lo  Schlegel,  che  credette  di  vedere  in  essa  una 
prodiglosa  cristalliz/azione,  e  il  Coctlie  clie  nella  torre  di 
Strasburgo  ravviso  un  grand'  alljcro  divino  ,  che  con  ral- 
gliaja  di  rami  e  di  foglie  annunziava  da  Kingl  la  magni- 
iicenza  del  Creatore.  In  qaell'  esterno  e  forza  di  ricono- 
scere  certamente  una  profusione  di  ornamenti  ;  quella 
riccliezza  di  esecuzione  clie  risulta  dalla  ripetizione  e  dalla 
variazione  sino  all'  infinito  di  poche  forme  fondamentali , 
ed  una  specie  di  organizzazione  che  sempre  conseguente 
a  se  stessa,  trova  in  se  stessa  tutte  le  sue  regole ,  e 
sembra  stendersi  all'  infinito  come  nolle  produzioni  della 
natnra. 

Considera  quindi  T  autore  la  distribuzione  generale  di 
tutto  il  complesso  dell'  edifizio  ;  la  torre  di  mezzo  ,  della 
quale  manca  persino  il  disegno  ,  come  quello  pure  delle 
facciate  della  linea  trasversale;  il  coro  che  e  la  parte  piu 
compiuta;  e  quindi  scende  ad  esaminare  le  dlfFerenze  che 
passano  tra  I'  architettnra  esterna  ed  interna.  In  ({uesto 
esame  entrano  i  contrafforti  e  i  pilastri  che  servono  di 
sostegno  ,  i  frontoni  e  le  torricelle.  Segue  un  ragionamento 
SLil  carattere  principale  dell'antica  architettura  del  templi, 
sul  sistema  piramidale  ,  sn!  carattere  che  egii  nomina  ve- 
getale ,  presentando  il  sistema  dell' ornatb  un'analogia,  che 
egli  dice  la  piii  perfetta,  colla  vegetazione ;  in  particolare 
su  i  fogliami,  su  le  larve  o  le  niasclierc  di  flgura  umana, 
intorno  alle  qiiali  nascono  i  fogliami;  su  le  fignre  grotte- 
sclie  degli  sgocciolatoj ,  o  dei  canali  che  scaricaUo  le  acque 
pluviali;  su  le  figure  dei  santi  ,  o  pluttosto  su  le  statue 
degli  angioli,  collocate  sn  i  pilastri  dclle  cappelle  del  coro, 
su  di  altre  ca]ipelle  situate  nella  parte  superiore  delle 
torrl,  su  le  scale  e  su  le  comunicazioni  dal  basso  all' alto; 
questo  ragionamento  si  chiude  con  alcuue  conslderazioni 
sul  compimento  clie  dare  si  potrebbe  a  qnclla  magnifica 
cattedrale. 

Nelle  ultime  paglne  del  volume  si  trova  la  spiegazlone 
delle  tavole.  Nella  vignetta  del  frontispizio  si  e  esposta 
una  veduta  di  Colonia  ,  atta  a  far  conoscere  la  situazione 
della  cattedrale  relativamente  alia  cltta ,  e  quella  della 
cltta  relativamente  alia  campagna.  Le  tavole  seguenti  con- 
tengouo  la  veduta  esterna  della  cattedrale,  la  pianta  del- 
r  edifizio ,  1'  alzata  laterale  ,  la  facciata  principale  e  le 
torri  ,  e  lo  spaccata  del  coro  sopra  la  sua    larghezza.    La 


rAKTF.    STR\N1ER\.  Ql 

spiegazione  Jella  tavola  rappresentante  la  facciata  e  le 
torri  contiene  iiiolte  notizie  importanti ,  massime  relati- 
vamente  ai  fondamenti  loro  ,  alia  loro  costruzione  e  alle 
loro  dimensioni  ;  da  queste  risnlta  die  1'  altezza  totale 
della  facciata  dal  pavlmento  della  chiesa  sino  alia  croce 
formata  di  foglianii ,  e  di  53a  piedi  ,  4  pollici ,  mentre 
nel  disegno  originale  era  di   536   piedi. 

Come  gia  si  disse  da  principio ,  noi  non  abbiamo  sot- 
t'  occhio  se  noa  che  il  piimo  fascicolo  i  possiamo  pero 
assicurare  che  le  tavole  finora  pubblicate  sono  escguite 
coUa  niaggiore  precisione  ed  eleganza  dai  piii  valenti  ar- 
tisti  della  Germania  ,  i  di  cni  nomi  soao  registrati  nelle 
spiegazioni  di  esse  tavole;  e  che  tutta  l' opera  e  stampata 
coil  un  lusso  ,  forse  eccessivo,  che  incomodo  oltreinodo 
lie  rcnde  il  maneggio  ,  e  assal  difficile  l'  acqulsto  agli  ar- 
tisti,  alia  istrnzloue  dei  qiiali  sembra  particolarmeute  de- 
stlaata.  Non  dissimuleremo  tuttavia  che  ia  mezzo  ad  un 
lusso  cosl  grande  nelhi  carta,  nei  caratteri ,  negli  oraa- 
inenti  diversi  e  nell'  intaglio  deile  tavole  ,  in  mezzo  alle 
cme  che  V  autore  narra  di  essersl  pigliate  per  la  piii  esatta 
esecuzione  dell'  opera ,  alcnne  scorrezioni  abbiamo  con 
dolore  osservate  ,  massime  nelle  citazioai  degli  autori  la- 
tini  poste  a  pie  di  pagina. 

Occasione  piii  opportuiia  di  questa  non  potrebbe  a  noi 
presentarsi  per  far  conoscere  nn  libro  rarissimo,  nel  quale 
linigamente  si  parla  della  cattedrale  di  Coloiiia  ,  si  trat- 
teggia  la  storia  di  quel  magnifico  edifizio ,  e  si  espongono 
altresi  in  alcune  tavole  intagliate  in  rame  "la  pianta  della 
cliiesa,  il  prospetto  della  facciata  e  delle  due  torri  late- 
rali  ,  e  quindi  la  cassa  nella  quale  credonsi  racchinsi  i 
corpi  dei  tre  Re  con  tutti  i  suoi  lati,  e  le  geir.me  incise 
contenute  nei  varj  ornamenti ;  libro  che  sebbene  stampato 
a  Bonna  nella  staaiperla  Elettorale  nelP  anno  178 1  ,  noa 
sembra. essere  stato  veduto  dal  s\g.  BoLsseree  ,  11  quale 
non  ha  citato  se  non  che  1'  antica  nojosa  storia  dei  Re 
Magi  del  Crombach.  II  tltolo  di  quest'  operetta  curiosa  e 
il  scguenie  :  Colleccioii  des  pierres  antiques  dont  la  diassc 
des  SS.  Trois  Eois  Mages  est  enrichie  dans  I'eglise  metropo- 
■litaine  a  Cologne,  gravees  apr'es  Icurs  ernpreini.es  ,  avec  un 
■dlscours  historique  analogue  par  J.  P.  N.  M.  V.  II  vola- 
metto  e  di  forma  in  4  ",  e  le  tavole  poste  alia  fine  sono 
in  numero  di  dodici ;  nel   frontispizio  ,    intagliato  pure   in 


92  ArPENDICE 

raino  ad  acqiiaforte  ,  veggonsl  varj  stemml  blasonlci ,  pro- 
babiliiiente  degli  arcivescovi  e  caiionici  colonies!  ,  e  .per 
entro  agli  ornamenti  medesimi  leggonsl  le  baibave  pai'ole: 
Maxim.  Fricter  illustravit ,  Philip,  transtnlic ,  Max.  Ilend. 
decoravit ,  Reinaldus  attulit ,  11  che  niostra  T  importanza 
che  si  e  data  a  qnesto  lavoro ,  e  rende  tanto  pin  strarvo 
11  fatto  die  incogaito  fosse  al  recentissimo  Ulustratore  di 
quel  monumento.  Sotto  la  maggior  parte  delle  tavole  leg- 
gonsi  le  parole :  Dess.  et  gravd  par  Diipuis  offlcier.  Sarebbe 
sommainente  desiderabile,  che  Indicato  si  fosse  in  qualche 
luogo  donde  ricavatl  si  fossero  que'  disegnl  ,  e  quelli 
niassime  della  pianta  e  del  prospetto  della  cattedrale ,  non 
die  delle  due  torri,  i  quail  totalmente  non  combinano  con 
quelli  espostl  dal  Crombach. 

La  prefazione  di  quell'  operetta  splra  soltanto  la  devo- 
zione  e  la  grande  venerazione  degli  autorl  per  le  rellquie 
del  Magi  ^  raa  nella  introduzioae  storica  prellmlnare  si 
comincia  dal  declamare  contro  1  Milanesl  ,  1  quali  non 
cessano,  come  in  essa  e  detto ,  dl  sostenere  altamente , 
die  nel  reclnto  delle  lore  niura  ancora  posseggono  quelle 
sante  rellquie.  Ad  essl  si  oppone  1'  autorita  dei  loro  isto- 
i-lografi  ,  1  quali  (  sebbene  con  molta  acrlmonla  ,  come  si 
legge  in"quella  introduzione  ),  confessano  sinceramente  cbe 
quel  sacro  tesoro  fu  trasportato  a  Colonia  sul  Reno  ,  e 
tra  questi  di  Andrea  Alciato  e  di  Carlo  Torri ,  autore  del 
Jlitratto.  di  Milano.  Si  riferlscono  le  parole  origlnall  del 
Torri,  nelle  quali  si  asslcura  clie  in  una  cappella  della 
clilesa  dl  5.  Eustorgio  dedicata  a  5.  Stefano ,  ancora  si 
conserva  ,  come  egli  dice  ,  il  tuniulo  dei  Regi  adoratori  ; 
lua  egli  accorda  die  le  rellquie  conservavansl  in  altro  avello 
di  niarmo  ,  indiiuso  nella  tomlia  medesinia.  Si  ripete  il 
racconto  die  quelle  rellquie  erano  state  dal  clttadlni  na- 
scoste  nel  camp.Tnlle  della  collegiata  di  5.  Giorgio  al  Pa- 
lazzo ,  e  scoperte  per  1'  Iniprudenza  dl  vuia  vecchla  in- 
scnsata ,  rlmasero  preda  delP  iinperatore  i^ederico.  Si  tesse 
a  Inngo  la  storla  dei  fattl  di  Fedcrico  in  Italia  ,  e  dei 
motivi  die  lo  spinserp  a  desolare  la  cltta  dl  Milano  ,  e 
si  cerca  di  giustlficare  in  ogni  modo  la  sua  crudelta  ;  si 
nota  finalinente  die  I'arcivescovo  dl  Colonia  7i//2a/(/o ,  nella 
divislone  generate  delle  reliquie  ottenne  in  sua  porzione  1 
corpl  dei  sette  fratclli  Maccaljei  e  della  loro  madre  Salome, 
quelli  dei  SS.   martiri  Nahorre  e   Felice,  e  di  S.  Apollinarc 


I'ARTE    STUANIEUA.  f)3 

vescovo  di  Ravenna  (l)enclu!  i  corpi  cU  que' SS.  niartiri 
sieno  tuttora  veneratl  in  Milano  )  ,  oltve  molti  altri  tesori  di 
questo  genera,  e  per  ultimo  1  corpi  del  Magi,  clie  invano 
contrastati  gli  furono  da  Enrico  vescovo  di  Liegi.  11  Torre 
aveva  taciuto  il  nome  della  vecchia  che  rivelo  dove  i 
covpi  dc'  Magi  trovavansi  nascosti;  in  qaesta  introduzione 
pero  ,  su  la  fede  del  Cranzio  ,  cronicliista  della  Sassonia, 
e  del  gesuita  Crombach ,  si  accenna  che  quella  fu  una 
sorella  del  conte  di  Anghiera  ,  la  quale  scopri  quel  teso- 
ro ,  non  all' imperatore,  ma  all' arcivescovo ,  afline  di  sal- 
vare  la  vita  a  certo  Viviano  o  Galvagno ,  solo  fratello  die 
le  restaya ,  essendo  stati  tutti  gli  altri  decapitati  d'  ordine 
di  Federico.  Que'  tedeschl  trassero  apparenteniente  quella 
notizia  dagli  Antiali  di  Cremona  del  Cavitellio  ,  ma  s'  in- 
gannarono  a  partito,  supponendo  che  quella  donna  fosse 
abhadessa  del  monastero  di  S.  Giorgio,  ove  monache  non 
furono  giamniai.  Si  cspone  poscia  1'  itinerario  del  trasporto 
di  quelle  reliqule  a  Colonia  ,  accompagnate  nel  viaggio  da 
alcuni  Agostiniani  milanesi ,  i  quali  introdussero  cola  il 
loro  ordine  ;  si  accennano  la  solennita  con  cui  furono  in 
ogni  luogo  ricevute  y  e  i  contrasti  che  per  caglone  delle 
medesime  ebbe  a  sostenere  Rinaldo,  e  quindi  si  viene  alia 
conipendiosa  storia  dell' edificazione  della  cliiesa,  nella  quale 
non  sempre  gli  autori  sono  d'  accordo  col    sig.   Boisseree. 

Essi  stabiliscono  la  lungliezza  del  tenipio  di  piedi  385, 
la  larghezza  di  1 6o  ,  e  alia  parte  tra^versale  che  forma 
la  croce  ,  assegnano  loo  piedi  di  lunghezza  ,  a5o  di  lar- 
ghezza ^  non  ammettono  che  i  lavorl  interrotti  fossero  tra 
gli  ^nni  layS  e  i3o3,  e  notano  che  I'arcivescovo  Enrico 
di  Virnenburgo .  non  solo  consacro  il  coro,  ma  anche  tutte 
le  cappelle  all'  intorno ;  notano  pariinente  che  T  area  ove 
credonsi  riposti  i  corpi  de'  TNIagi ,  fn  soltanto  provvisoria- 
niente  collocata  nella  cappella  dietro  il  gran  coro ,  perche 
secondo  il  discgno  originale  riposare  dpveva  sotto  la  prima 
volta  fuori  del  coro  medesimo.  Si  riferiscono  pure  per 
esteso  le  iscrizioni,  e  quelle  assai  barbare  in  versi  leoni- 
ni  ,  che  si  leggono  sn  1'  area  e  in  altre  parti  del  deposito 
delle  reliquie. 

Ci  siamo  alquanto  estesi  nel  rendere  conto  di  quest'  o- 
peretta ,  onde  aver  luogo  di  rintuzzare  1'  accusa  data  ai 
Milanesi  di  vantare  tuttora  il  possedimento  di  quelle  reliquie. 
Questi  cittadiiii   non  potevano  inai   parlare    un   linguaggio 


(■^4  ATPENDICE 

diverso  da  cjuello  del  loro  istoriografi ,  tie  mal  in  alcuna 
delle  anticlic  o  recentl  descriz.ioni  di  Milano  si  e  preteso 
che  altro  alia  citta  riinanessc  fuorchfe  1'  area  rozzissima 
di  niaruio ,  nella  quale  per  tradizione  que'  corpi  si  coa- 
servavano.  Non  potrebbe  ne  pure  asserirsi  a  rigore  die 
gli  storici  abbiano  con  asprezza  e  rancore  parlato  del 
trasporto  di  que'  corpi  ;  e  quanto  agli  aneddoti  coiicei- 
neutl  la  sorella  del  coiite  d'Anghiera,  sianio  fondati  a 
credere  che  per  la  maggior  parte  sieno  favolosi.  E  per- 
donabile  agli  scrittoi'i  tcdeschi  lo  zelo  col  quale  si  studiano 
di  giustificare  ,  o  almeno  di  scusare  lo  barbarie  di  Fede- 
rico  Barbarossa;  ma  a  riser v.i  di  alcuni  passi  di  Ottone  e 
di  Radevico  FrLsingeiiii ,  ben  poche  storie  potrebbero  essi  ci- 
tare  a  loro  favore,  e  niolto  meno  riuscirebbono  a  trovare 
seguaci  uegli  enconij  prodigati  alia  prudcnza  e  alia  dolcezza 
deir  arcivescovo  Rinaldo  ,  e  dcgli  altri  messi  imperiali , 
spediti  da  Federico  xiella  Lombardia. 


r\RTE    ITALIA.NA.  96 

PARTE   II. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANE. 


So]j?a  le  Sciciize  e  gli  stahllinieati  scientifici  della 
Lombardia.  Discorso  delt  abate  cavaliere  Angela 
Cesaris  ^  priino  Astronomo  delV  I.  R.  Osservatorio^ 
Dlrettorc  dcllc  due  classl  delV  I.  R.  Istituto^  letto 
in  occasione  della  solenue  distribuzioiie  de  premj 
cT  indiistria  seguita  in  Mduno  II  gior/io  4  ottobre 
I&24. 

OoNO  giii  due  aiinl  die  1' al-ate  Cesaris  in  altra  consl- 
inile  solennita  espose  e  dimostro  quanto  contrihniscauo 
alia  I'iccliezza  T  al3l)ondanza  e  la  qnalita  dclle  materie 
prime,  e  cjuanio  la  riccliezza  iiiedesiiiia  yenga  accresciuta 
dalle  arti  operatrici  (Vedi  Biblioteca  italiana  torn.  XXVIII, 
pag.  2^5) :  oiM  in  questo  suo  dlscorso  passa  a  rassegna  le 
epoclie  piii  gloriose  della  storia  letteraria  della  Loaibardia, 
jntendendo  con  cio  di  dimostrare  como  le  scienze,  fiorenti 
quasi  in  pioprio  terreno  spoiitaneo,  concorrano  al  perfezio- 
namento  delle  arti  e  dclle  luanifatture.  L'  abate  Cesaris 
lia  assunto  un  argomsnto  troppo  vasto  per  un  discorso 
da  recitarsi  in  tale  solennita  e  alia  pTesenza  di  tanto  con- 
corso  impaziente  di  vedere  piuttosto  le  nostre  glori&  pre- 
seati  clie  di  udire  le  passate;  egli  ha  qnindi  dovuto  sfiora- 
re  di  aoIo  la  materia  e  non  arrestarsi  die  sui  punti  prin- 
cipali  del  suo  assunto.  All'  lasubria  appartengono  i  piii 
belli  ingegai  d'  Italia.  Virgilio,  i  due  Pluij,  il  tenero  Catullo 
sono  nostri;  e  ne' tempi  piii  vicini  il  gran  Torquato ,  il 
Tirabosdii  ,  il  Parini ,  11  Fracastoro  ,  il  MafFei,  il  Morcelli  , 
i  Giovj,  il  Gafluri ,  il  Vida,  il  Castiglioni,  Manfredo  Set- 
tala,  Girtlamo  Cardano ,  Bonaveutura  Cavalieri  ^  Ivlaria 
Gaetana  Agnesi ,  Benedetto  Caslelii,  Giasone  del  JMaino  , 
r  Alciati  ecc. ,  sono  tuiti  Louijjardi.  I'assando  I'autoreagli 


0)6  A  r  V  K  N  r>  I  r.  E 

stabiliinenti  sclentifici  ricorcla  come  nientre  Roma  proscrl- 
veva  i  filosofi  ed  i  retori  col  clecreto  rifeiitofda  Sveto- 
nio ,  Milaiio  capitale  della  Gallia  togata  coltivava  i  pacilici 
stiulj ;  e  ramiucnta  una  pnliljlica  blblioteca  e  stabiliiiieiiti 
cU  pubblica  c  gratuita  istruzione  pei  fanciulli  e  i'aiiciullc 
del  popolo  5  stabilinienti  in  graa  parte  dovuti  alia  liberalitii 
dc*  cittadini,  fi\i  I  qiinli  e  da  annoverarsi  Pliiiio  stesso  ,  clic 
iiel  suo  testa inento  lego  in  aliinenta  pacrorwn  et  puella- 
runi  plebis  urbancE  sestertia  centum  ;  in  tutelani  bihliotlieccc 
sestcrtia  centum.  Una  depiitazione  milanese  fti  spedita  al 
Console  Romano  Simmaco,  onde  avere  un  precettore  di 
rettorica.  La  provvldenza  destino  il  grande  Agostino  ad 
esser  maestro  de'  ligli  de'  nostri  antenati  insieme  a  di  ve- 
nire ei;U  stesso  discepolo  del  Vescovo  Amlirogio.  E  qui 
prende  occasione  1'  autore  di  ricliiamare  alia  memoria  dei 
suoi  concittadini  die  dove  la  Yettabbia  attraversa  T  antlca 
fossa ,  ed  a  maggior  sicurezza  de'  cittadini  e  ora  ampliata 
la  strada  ,  non  sono  molti  anni  si  vedeva  1'  avaazo  della 
torre  detta  dell'  Imperatoie  e  del  contiguo  palazzo  in  cvii 
abito  ed  insegno  Agostino.  Dove  al  presente  s'  innalza  il 
pubblico  arcbivio  nell' anno  iai3,  dopo  la  barbaric  dei 
secoli  ferrsi  precedentl ,  e  dopo  1'  eccidio  di  Barbarossa  , 
Oldrado  di  3.odi  ,  podesta  di  Miiano  eresse  il  nuovo  pub- 
blico palazzo  e  vi  pose  le  scranne  de'  giudici  e  vi  ria- 
pri  le  aule  de' professori,  i  qiiali  per  sapere,  per  fama  e 
per  generosa  protezione  loro  accordata  sotto  Timpero  dei 
Yisconti  e  degli  Sforza  proseguirono  a  liorire  nobilissimi: 
ivi  le  Scuole  palatine  furono  trasportate  verso  il  i38o,  e 
pill  tardi  poi  vennero  cresciute  di  nuove  catted  re,  e  della 
elegante  aula  cui  diede  il  nome  di  Canobiana  il  beneme- 
rito  fondatore  Paolo  Canobio.  Cento  anni  dopo  essendo 
vicario*  di  provvigione  Pier  Giorgio  Borri  se  ne  rinnovo  in 
miglior  forma  il  fabbricato,  e  sull' arco  principale  si  de- 
dicarono  le  statue  del  console  e  poeta  Ausonio,  che  tanto 
inagnilico  le  nostre  grandezze,  e  lo  stesso  Agostino  colP  epi- 
grafe  Augustinus  hie  liumana  docens  divina  didicit.  Quando 
la  tipograiia  fu  inveatata  in  Germania  noi  fummo  tra  i 
primi  ad  emulare  quel  miracolo  dell' arte ,  e  certamente 
il  primo  lil^ro  greco  ed  in  greci  caratteri  fu  stampato  in 
INlilano  ,  c  i  primi  caratteri  ebraici  furono  fusi,  e  la  prima 
edizione  in  ebraico  de'  codici  sacri  fu  fatta  da  noi  iiella 
terra  de'  marcliesi  di   Souciuo.    Che    se    qualche    libro    di 


I'AKTE     ITA.LI\N\.  VfJ 

niinorc  inomeiito  stampato  in  SuhI)iaco  ed  in  Veiiezia  ci 
contrasta  la  sapremazia  di  anteriorita  in  Italia,  iiessuiio 
pero  reg2;e  al  conftonto  delle  prime  edlzioni  di  Milauo 
per  le  classiche  opere  clie  vi  furono  puhljlicate,  per  la 
correzione  delle  niedcsime  ,  per  la  niiidezza  clei  caratteri 
e  per  gli  altri  pregi  tipogratici.  Passa  a  rassegiia  le  isti- 
tuzloni  benefiche  di  S.  Carlo  Borromeo  e  del  Cardiiiale 
Federico  suo  emnlatore  magaanimo  ,  cni  sono  dovute  la 
Biblioteca  Ambrosiana  e  le  scnole  ili  S.  Alessaiido,  dotate 
poscia  riccaniente  da!  patrizio  nostro  Arcimboldi  ;  aiiiio- 
vera  parimetite  le  opere  del  niilaiiese  Papa  Pio  IV,  e  del 
Santo  successore  di  lui  Pio  V  ,  al  primo  de'  quali  e  do- 
vuto  il  collegio  Gliislieri ,  all' altro  il  colleglo  de' Nobili 
giurisperiti,  il  quale  oUre  due  secoli  diede  gli  Arcivescovi 
alia  nostra  sede  nietropolitana  ,  ed  i  caadidati  alle  piii 
cospicue  magistrature  civili  c  giudiziarie,  dal  cui  seno 
useirono  quo' geiierosi  patrizj  che  col-  dotto  Argelati  e 
coll'  eruditissiino  IMuratori  formarono  la  celebre  Societa 
palatiaa.  Finalniente  discendendo  alle  epoclie  nostre  «  che 
dire  non  dovrei  del  materno  iiiipero  di  Maria  Teresa  ,  la 
quale  (  cosi  conchiude  1'  autore  )  nell'  altezza  del  proprio 
consiglio  e  nella  generosa  efFusione  del  suo-  amore ,  col 
mezzo  d'  illumiaati  ministri  fece  ritornare  1'  aureo  secolo 
delle  nostre  scienze,  e  le  nostre  scuole  elevo  alia  fama 
delle  piii  cospicue  d'  Europa  ,  chiauiandovi  da  ogni  parte 
professori  di  priino  ordine ,  arricchendole  di  jjiblioteca , 
di  orto  ,  di  laboratorio ,  di  maccliiiie,  di  prodotti  i  pii'i  rari 
della  natura ,  di  preparazioni  le  piii  istruttive  dell' arte  , 
opere  munlllcamente  conservate  e  vie  piii  accresciute  da- 
gii  Augusti  successori  ?  Clie  dire_  non  dovrei  degli  staliili- 
menti  raccolti  in  questo  palazzo  aperto  alle  scienze  ,  alle 
belle  arti ,  all'  incoraggian^iito  delle  opere  d'  industria  e 
d'  ingegno  ,  in  cui  un  Istituto  forniato  da'  primi  dotti  del 
Regno,  un'  Accadeniia  ,  della  quale  a<l  ogni  passo  si  ve- 
dono  i  frutti  nelle  fabbriclie  e  negli  ornament!  della  citta, 
una  galleria  di  begli  esemplari  greci ,  una  pinacoteca  di 
scelte  originali  dipintnre  ,  una  biblioteca  cbe  pei  libri  di 
USD  e  di  scienze  i  pii'i  rari,  i  piij  dispendiosi,  i  piii  utili 
e  superiore  a  qualsiasi  altra  d'  Italia-,  un  prezioso  meda- 
gliere  ,  un  giardino  botanico ,  iiu'  insigne  specola  astt'ono- 
mica :  oggetti  che  come  destano  rammirazione  dello  stra- 
niero  che  gliosserva,  cosi  devono  destare  in  noi ,  die  ue 
BiU.  hal  T.  XXXV II.  7 


98  A  r  1'  E  N  D  I  C  E 

gotllamo,  1  sonilnienli  d'l  viconoscciiza  ,  ili  fcJelth  ,  cramore 
verso  r  ottimo  Sovrano ,  il  quale  impiega  assiduamente 
la  niente,  il  cuore ,  le  cure,  i  tesori  a  tutelare  le  sclenze, 
le  arti,  l' industria  dalle  umili  scuole  del  volgo  sino  alle 
sublimi  istitUzioni  de"  sapienti.  >> 


Estratto  del  gliullzj  dell'  I.  R.  Istituto  dl  scicnze , 
lettcre  ed  arti  per  I'  nggiudccazionc  de  premj  alle 
arti  ed  alV  industria  iiaziurialc  nclla  solcnnitd  del 
dl  4  ottohre ,  onomastico  di  S.  31.  I.  R.  A. 


R, 


.ICCO  e  numeroso  al  pari  del  precedente  fu  in  questo 
anno  il  concorso  degli  artisti  e  nianifattori,  i  quali,aspi- 
rando  ai  prcmj  clie  la  Sovrana  mnnificenza  impartisce  in 
questo  di  solenne  ,  produssero  i  saggL  della  loro  industria 
e  delle  loro  invenzioni.  Ne  mono  si  mostro  soUecito  T  Isti- 
tuto nel  satisfare  alP  incarico  disottonietterli  al  piii  attento 
esame  e  pronuncinre  giudizio  £u  di  essi. 

A  questo  fine  ,  e  coU"  assistenza  di  valenti  iisici  e  nia- 
teniatici  chlamati  a  preader  parte  agli  esami ,  1'  Istituto 
ha  tenuta  la  prima  dclle  sue  radunanze  nel  giorno  if) 
dello  scorso  luglio  e  le  lia  continuate  ne"  giorni  successivi. 
I  giudizj  che  dopo  le  piii  mature  riflessioni  ne  uscirono  , 
dannosi   epilogati   nclT  elenco   che   segue: 

Peemj  della-  medaglia  d'  oro. 

Bernardo  Bellini.  Nel  precedente  concorso  ai  preraj  il 
signor  professore  Bernardo  Bellini  e  il  signer.  Giacinto 
Zarnbriini  ottennero  la  medaglia  d'  argento  per  nuovo  ri- 
trovaniento  di  stereotipia.  L'  Istituto  si  astenne  allora.  dal 
fregiarli  del  maggior  premio  nella  speranza  di  vedere 
<jue'  prinii  e  felici  tentativi  divenir  la  base  d'  uno  stabili- 
mento  stereotipo  atto  a  produrre  le  piii  copiose    edizioni, 

Grazie  alle  cure  del  siiUoJato  professore  e  del  nuovo 
socio  di  lui  Luigi  Demicheli  le  spcranze  e  i  desiderj  del- 
r  Istituto  sono  soddisfatti,  ed  il  pubblico ,  come  ebbe  gia 
per  saggio  le  edizioni  AeW  Ariosio  e  dell" /4//?eri,  avra  fra 
non  molto  a  modico  prezz^o ,  con  bei  caratteri  e  colla  pin 
perfetta  correzioue  la  raccolta  dei  Classici  nostri  anticlii 
c  nioderni. 


PARTE    ITALIANA.  ^C) 

Egli  e  lieii  vero  die  alciuie  delle  e<-iizioiii  esegnite  la- 
t^ciauo  liiogo  a  cjualclie  ulteriuro  miglioranieiito  dal  Iati» 
della  uiiifoi'inita  iiella  distribuzioue  dell'  inchiostro ,  della 
dirittura  delle  liiiee ,  e  dell' eguagliaiiza  degli  spazj ;  ma 
il  saggio  di  alcuae  stampe  peifettaiiieiite  riiiscite  in  graiidi 
fogli  iinperiali  bastano  a  far  vedere  ciie  ai  concoiTenti 
11011  iiiaucano  i  luczzi  pei*  acclngersi  ad  euiulare  le  nitide 
edizioni  stercotipe  del  IVancese  Dulot.  L'  Istituto  noii  ha 
quiiidi  esitato  ad  aggindicar  loco  il  pieuiio  proaiesso  della 
iiiedaglia  d'  oro.  —  (  Abitanii  in   Creiuotia  ). 

Gaelano  Cairo,  Ghiunque  abbia  qualclie  pratica  delle 
operazioni  censuarie ,  conosce  ■  di  quanta  iaiportanza  si 
renda  un  luetodo  p^*  la  iiiisiira  della  supeiiicie  ,.  il  quale 
conibiiii  coUa  ueccss'?iria  csattezzi  la  speditezza  e  la  faci- 
lita.  Qufslo  dopjiio  scojx)  lia  feliceaieiile  rag2;innto  il  si- 
gnor  Gaerano  Cairo  col  suo  auovo  tacliiuietro  ,  il  quale 
gia  oiioraio  di  apjjrovazione  e  di  jireiiiio  dalle  buperiori 
Aiitorita,  ed  adottato  uegli  U/fici  dclT  I.  R.  Ciunta  •  del 
Ceusinieato  ,  se  non  escliide  affatto  Tiinpiogo  di  akri  me- 
todi ,  luesce  iiella  piii  parte  de'casi  d'l  singolare  vantagaio 
])ev  essere  facilrueute  applicabile  alle  ligia-e  le  piu  Irrego- 
lai'l  ,  segnaiido  da  se  stesso  i  risultati  liaali  ,  e  liberaiido 
quasi  da  ogiil  applicnzione  T  iaielletto  dcU'  opcratore.  ■ — ■ 
(Inipicgato    presso   TL    R.    Diiezioae  del   Ceaso  in  ]\lilano ). 

Claudio  Cernuschi.  Se  l"  Italia  noa  puo  esimeisi  dal  tri- 
])uto  clie  paga  alP  esteio  per  1'  iatroduzioae  delle  luefci 
coloniall  ,  giova  alaieno  clie  liailtaudo  1'  iatroduzioae  alle 
sole  uiatei'ie  piiiiie ,  si  studii  di  far  sue  proprie  tutte 
quelle  preparaZvioai  clie  dipeudoao  dall' arte.  A  questo  iiue 
iaiportantissiaio  tende  la  iiuova  raffiaeria  di  zuccliero  con 
uotabil  dispendio  stabilita  ia  IMilaao  dal  sigaor  Claudio 
Ccniusdii  e  Compagiu  ,  ed  in  ispecial  liiodo  fdvorita  dal- 
Y.  I.   R.   Goverao. 

L'  I.  R.  Istituto  ba  trovati  degai  di  couiinendazioae  gli 
zucclieri  cristallizzati  di  prima  e  secoada  qualita,  dei  quali 
luolte  migliaja  di  quintali  si  fabbricaao  ogai  uiese :  die 
se  quoUi  delle  qualita  iaferiori  noa  gli  parvero  tucti  egual- 
lueate  lodevoli,  uoa  dubita  die  il  sigaor  Cernuschi  col- 
r  applicazioae  de'nuovi  nietodi  piaticati  in  Fraacia.  cd  in 
Iiigliilterra  ,  ai  quali  ba  gia  rivolti  i  suoi  studj  ,  riuscira 
ad  eaiendare  anche  in  questa  parte  le  notate  iaiperfezioai. 
i«—  (  Milaao  5  Stradoae  di  S.  Prassede   n.°    i  i'6  ). 


1 00  \PPENDICE 

Dlrta  Jaquer ,  Roux  e  Compngni.  Gih  da  qiialclie  trmpo 
i  signori  Jaquet,  Koux  e.  Compngni.  versano  nel  commercio 
nna  quantita  notabile  di  stoft'e  di  loro  fabbricazione  ,  die 
per  la  cura  costante  da  essi  impiegata  puo  dirsi  che  no  i  • 
ricscono  inferior!  ne  pel  colorito  ,  ne  per  la  consistenza , 
no  pel  lavoro  a  quelle  cbo  ci  venivano  dagli  stranieri. 
Devesi  a  qncsta  benenierita  societa  la  prima  introduzione 
del  nuovo  nieccnnismo ,  ora  diffusa  presso  molti  fabbrica- 
tori ,  detto  dai  Frances!  Usage,  che  serve  a  tVaforare  colla 
niaggior  esattezza  i  cartoni  l-ettangoli  ,  dai  qnali  e  con 
certa  legge  regolato   il   moto  dei  telai  detti  alia  Jaquard. 

I  nuovi  nieccanismi  per  via  di  combinazioni.  variatl 
quasi  air  infmito  somministrarono  ai  fobbricatori  il  niodo 
d'  imitare  quattro  specie  di  stoffe  ricercatissime  die  la 
Francia  lia  nnovamente  prodotte.  —  (Milano,  contrada 
di  S.  Radegonda  n.°   964.  ). 

Ignazio  PizzagaUi.  Degna  di  singolare  encomio  si  e  tro- 
vata  la  raccolta  di  fnnghi  di  grandezza  naturale  imitati 
in  ccra  dai  signor  PizzagaUi ,  come  qnella  die  presenta  , 
Rieglio  assai  the  non  faiino  le  iigure  incise  e  colorate ,  il 
niodo  di  conoscere  la  loi-o  specie  e  varieta.  La  raccolta 
si  limita  alle  specie  nostrali  esculente  ed  a  cjuelle  fra  le 
vcnefiche  che  lianno  colle  prime  una  inganiievole  somi- 
glianza.  Per  tal  modo  il  signor  PizzagaUi  si  propone  di 
diminuire  e  togliere  quegli  accidenti  die  non  rare  volte 
costano  la  sa'nie  e  la  vita  di  molte  persone.  la  fatti  an- 
che  la  scmplice  ispezione  di  qneste  imitav.ioni  puo  bastare 
nl  volgo  onde  distinguere  le  specie  innocenti  dalle  mici- 
diali ;  i  dotti  ]ioi  avranno  con  cio  sotto  gli  occlii  i  carat- 
teri  piit  evidenti  della  stessa  natura ,  che  congiuati  ai  lumi 
scientifici  concorreranno  al  perfezionamento  di  questo  ra- 
mo  iniportante  della  storia  naturale.  —  (  Milano ,  al  ponte 
di  Porta  Orientale  n.*   6i3  ), 

Premj  della  medaglia  d"  argento. 

Carlo  FayoUe.  II  signor  Carlo  Fajolle  ha  receutemente 
costrutto  un  graiidioso  telajo  per  la  fabbricazione  del  cosi 
detto  tiill  a  maglia  fissa.  Questo  meccanisino  e  specialmente 
notaljile  per  la  facolta  che  porge  di  variare  prontamente 
ed  a  piaceie  le  opere  e  i  colori,  e  per  la  precisione  con 
cui  tutte  le  parti ,  ancorche  di  massa  assai  rilevante  , 
soao  coatrappesate  e  rese  agevoli  al    nioto.   Esso   avrebbe 


PARTE    IT\L1\N\.  lOl 

facilmente  nieiitato  il  preiiiio  uiaggiore  se  T  Istituto  nou 
avesse  giudicato  coiiveniente  di  vederne  coU'  iiso  sempre 
pill  comprovato  1' effetto  e  il  vantaggio ,  attribuendo  in- 
tanto  air  ingegnoso  iiiventofe  H  distiativo  della  medaglia 
d'argeiito.  —  (Milaijo,   corso  di  Porta  Romans  n.°  5565  ). 

Ambrogio  Seregni.  Nel  coiicorso  deiraiiao  1822  il  signer 
Ambrogio  Seregni  ebl)e  il  preiuio  della  medaglia  d'  argento 
per  una  nnova  stoft'a  di  seta  ridotta  con  una  particolar' 
preparazione  a  rassomigliare  i  panni  piix  lini.  La  quantita 
graude  di  delta  stofFa  gia  uscita  da'  suoi  telai  e  pronta 
alio  smercio  e  il  grado  di  perfezionamento  a  cui  la  nuova 
nianifattura  e  stata  condotta  erano  nuovi  argomenti  pei 
quali  il  Seregni  polevasi  riputar  degno  del  maggior  premio; 
cio  nou  pertanto  1'  Istituto  ha  voluto  attendere  dal  tempo 
una  maggiore  conferma  si  della  durevolezza  del  tessuto  e 
della  sussistenza  del  colori ,  quanto  dell'  aggradimento  coa 
cui  potra  essere  ricevuto  dal  pubblico  e  ricercato  nel 
trafTico.    ' —   (  Milano  ,   contrada  de'  Cappellai   n.°  4043  ). 

Pietro  Gos.  I  residui  della  seta  conosciuti  sotto  il  nome 
di  cascanii  o  moresche  da  qualche  tempo  non  vengono 
pill  come  in  passato  ricercati  dagli  esteri ,  e  trovandosi  so- 
prabbondantl  al  conswmo  die  se  ne  fa  nello  State  nostro, 
rimangono  senza  risorsa  diinenticati  presso  i  filatorl.  Degna 
di  ogni  rlguardo  fu  percio  riconosciuta  1'  industria  del 
signor  Pietro  Goi ,  il  quale  ha  riv^lto  questa  materia  ad 
un  qualche  uso ,  appllcandola  alia  falibricazione  di  coperte" 
da  letto.  Queste  si  distinguono  tanto  per  la  loro  morbi- 
dezza  e  per  la  vivezxa  de'  colori ,  che  per  la  modicita 
del  prezzo  a  cui  sono  vendute,  e  possouo  sostituirsi  coa 
vantaggio  a  quelle  di  lana  e  di  cotone.  — (Milano,  con- 
trada della  Lupetta  n.°   8980  ). 

Filippo  Durbadi.  Emulo  del  sunuominato  il  signor  Fi' 
lippo  Diirbach  si  e  pure  rivolto  a  trarre  profitto  dagli 
avanzl  della  seta  ,  anzi  dalle  qualita  piu  infelici  de'  nie- 
desimi  e  di  cui  non  si  faceva  per  lo  piu  alcun  uso , 
tranne  quelle  di  guernirne  i  calamai.  Con  metodi  suoi 
proprj  di  niacerazione  e  riuscito  a  ridurre  queste  materia 
ad  una  specie  di  cotone  morbidissime ,  che  filato  prima  , 
indi  tessuto  ha  date  delle  stofFe  della  piu  bella  apparen4a. 
L  estetisioae  che  ha  preso  nelle  mani  del  signor  Durback 
questo  genere  d'  industria  rilcva  maggiormente  il  pregio 
della  sua  invenzione.  —  (  Impiegito  presso  1'  I.  R.  Dire- 
r.ione  de'  Tabacchi   in  Milano). 


IC2  A   P  r  E  N  D  T  C  F. 

Ducros  pcidrr  c  fiiillo.  ]\Tancava  alio  Stnto  niia  maiiifat- 
tura  di  gOantl  paragonal)ili  a  qnelli  di  Grenoble.  I  signori' 
Ducros  da  otto  annl  stabiliti  in  ]\liIano  vi  lianno  introdotto 
c  portato  ad  un  grado  notrtljile  di  perfezlone  questo  ranio 
d'  industria.  II  loro  stabiliniento  produce  giii  giornalmeate 
cento  cinquanta  paja  di  gnanti ,  e  da  speianza  di  conti- 
nuo  accrescimento  si.\  dal  lato  della  cjuantita  del  lavoro , 
sia.da  quello  della  perfezione  di  esso.  —  (  Milano,  vi- 
colo  della  Pace  n.°  91  )• 

Doineiiico  Brlani.  II  signor  Dornenico  Briani,  altre  volte 
fabliricante  di  stoffe  di  seta  ,  lia  rivolto  ora  le  sue  cure 
alia  fabliricazione  delle  bianclierie  operate  da  tavola  ,  ed 
lia  congegnata  una  maccliiua  coHa  quale  fnblirica  sal  viette , 
to\-ac;liuoli  e  tovaglie  anche  di  straordinaria  grandezza  con 
disegni  variati  d'  ogni  manlera.  Questo  stabiliniento  ,  die 
va  crescendo  di  glorno  in  giorno  ,  potih  forse  col  tempo 
emulare  i  tanti  rinoinati  lavorl  delle  Fiandrc.  — (Milano, 
strada   del   Molino   delle   arnii  N.°  4386  ). 

Paolo  Uboldi.  L'  indefesso  fabbricatore  di  niaglie  Paolo 
Uboldi  ba  im'itato  coi  proprj  telai ,  ojiportunamente  niodi- 
licati,  le  raaglie  inglesi  spigate  ,  e  le  ha  portate  ad  un 
notabil  c;rado  di  perfezione.  II  nuovo  nieccanismo  lavo- 
rando  per  la  sola  orditvira  porge  anche  il  niezzo  di  fal)- 
hricare  inolte  spighette  di  diverso  colore  con  grande  facilitii 
ed  esattezza.  —  (Milano,  conrrada  del    Cappcllo  n.''4c3i). 

Francesco  Ferrario.  Una  diversa  niodilicazione  del  telajo 
comune  inunaginata  dalF  ingcgnoso  giovine  Francesco  Fer- 
rario gli  ba  soniministrato  il  niodo  di  eseguire  certe  sotto- 
vesti  di  cotone  o  di  lana  che  ci  venivan  dall"  estero  ,  le 
cpiali  ,  per  la  qualitii  della  inaglia  oltremodo  elastlca  e 
facile  a  prendcre  le  forme  del  corpo ,  sono  gencralniente 
ricercate  In  commercio.  —  (Milano,  convento  del  Carmine). 

Enrico  Charansonney .  Il  fabbricatore  di  pelli  inverniciate 
Enrico  Charansonney ,  corrispondendo  agli  eccitamcnti  avuti 
dair  Istituto  neir  atto  che  premio  con  medaglia  d'  oro  la 
sua  industria  per  pelli  tinte  in  diversi  colori  e  fatte  lu- 
cide  a  specchio ,  ha  presentemente  proposto  al  concorso 
wna  manifattui-a  di  cappelli  di  feltro  pure  coperti  di  ver- 
ni(^  lucida  ed  imitanti  quelU  di  Francia.  I  cappelli  usciti 
da  questa  nuova  fabbrica  sostengono  il  paragone  degli 
esteri  qnanto  alia  bellezza ,  ed  hanno  su  di  essi  il  van- 
taggio   del  minor  prezzo.   L"  esperienza   di  nlcuni  anni  potra 


I'ARTE    ITALTVNV.  I03 

sola  somminlstrare  clei  dati  certi  sulla  loro  (lurevoIe^zR. 
■ —  (Milano,  contrada  de"  Yetrasclu  n."   38  1 6). 

Andrea  Molina.  II  sigiior  Andrea  Molina.,  proprietario 
d'  una  cartiera  presso  Varese  ,  dopo  aver  miglioi-ata  la 
fabbricazioiie  della  carta  coniuue  da  scrittura  e  da  stampa , 
si  e  accinto  a  quella  della  carta  da  disegno  tiiita  in  pasta 
di  varj  colcri.  Con  molti  tentativi  egli  e  ginnto  a  pro- 
dnrne  di  qnella  di  colore  nnifonne  ,  die  riceve  conye- 
nienteniente  i  segni  della  niatita  ,  che  regge  all"  acqiierello, 
e  die  per  conseguenza  puo  sostenere  il  confronto  delle 
migliori  die  ci  veogon  di  Fraacia.  —  (Milano,  contrada 
di  S.   Orsola  n."   2828  ). 

Angela  Oslo.  Alia  scarsita  senipre  cresceate  della  materia 
prima  per  la  fabljricazione  della  carta  ha  opportunamente 
supplito  il  signor  Oslo  coll'  uso  iiitrodotto  di  sostanze  nieno 
costose  ,  qnali  sono  la  paglia  e  le  alghe.  Questo  genere 
d'  industria ,  ora  appresso  di  noi  appena  nascente  ,  parve 
air  Istituto  di  tale  importanza  che  non  diibiterebbe  di 
fregiarlo  di  iiiaggior  premio  quando  vedesse  il  niiovo  sta- 
bilimento  condotto  a  maggior  estensione  ed  atto  a  pro- 
durre  della  carta  fina  da  scrittura  e  da  stauipa.  —  (Mi- 
lano,  cmitrada  della  Dogana  n."  4032). 

Donienico  Urio.  La  fabbricazione  della  ccralacca  e  stata 
resa  piu  facile  e  piii  sicura  dal  signor  Donienico  Urio 
coir  impiego  di  forme  di  bronzo  entro  alle  quali  egli  getta 
la  materia  fusa.  Le  canne  cosi  formate  ricevono  Timpronto 
di  varj  eleganti  disegni,  e  riescono  senza  ulteriore  prepa- 
razione  perfettamente  lucide.  La  brevita  delle  operazioni  e 
il  cons.eguente  risparmio  della  mano  d'  opera  pongono  il 
fal)bricatore  in  grado  di  A'endere  la  sna  ceralacca  a  prczzo 
notnbilmente  niinore  di  quella  die  si  lia  in  commercio.  — 
(  IMilano ,   contrada  della   Lupa  rt.°   3257). 

Teresa  Gaggia.  Prima  ad  introdurre  nel  Rejrno  il  colore 
conosciuto  in  commercio  sotto  il  nome  di  glaldolino  niine- 
rale  fu  la  signora  Teresa  Gaggia:  Siccoine  questa  non  dif- 
iicile  preparazione,  ntilissima  nella  dipintnra  massime  nelie 
Ternici  ,  ti'aevasi  negli  anni  scorsi  dalT  estero  ,  fu  giudi- 
cata  (iegna  de'  inaggiori  encomj  1"  industria  di  questa  fali- 
bricafrice ,  la  quale  ,  lasciate  le  piii  comuni  occupazioni 
propria  al  suo  sesso  ,  ci  ha  saputo  francare  dal  tributo 
che  da  noi  si  ]iagava  alle  straniere  nazioni.  —  (Milano, 
corsia   del  Duomo  n.°    1024). 


j6^  appkndioe 

.Sacerdote  Ciuscppe  Madenui.  Alcune  mostre  di  seta  tinte 
in  diversi  coloii  e  presentate  dal  sacerdote  Giuseppe  Ma- 
derna  furono  gUulicate  degnc  di  qualclie  considerazione 
perche  tratte  da  sostanze  indigene  e  di  poco  costo  ;  ma 
lode  assai  maggiore  egli  si  e  uieritata  per  una  tintura  nera 
sulla  lana  ottcnut.a  senza  T  uso  della  galla  6  d'  un  ossido 
di  ferro  ,  la  cjuale  si  e  ritrovata  resistente  non  nieno  al- 
r  azione  degli  acidi  die  a  quella  degli  alcali.  —  (Milano, 
strada  di  S.  Sofia  n.'  44 1 1  ). 

LuiQ,i  Deer  is  to  for  is.  La  conservazlone  dei  vini  riposti  in 
]>ottiglie  dipende  principalniente  dalT  escludere  qualuncjne 
adito  alia  evaporazione  e  t(ualanqne  coniunlcazione  del 
liquido  coir  aria  esterna.  Ad  ottenere  piii  compiiitamente 
qnesto  intento  nn  distinto  coltivatore  delle  cose  nieccani- 
clie,  il  signor  Don  Luigi  Decristoforis ,  ha  immaginata  una 
luaccliina  pregevolissima  per  la  sua  semplicita  e  per  la 
sicurezza  dell*  efFetto.  Per  essa  i  taraccioli  di  sugliero  si 
fanno  passare  a  forza  per  un  cono  cavo  di  bronzo  ,  dal 
quale  come  da  una  trafila  escono  in  uno  state  tale  di 
conipressione ,  clie  possono  entrare  nel  coUo  d"una  hotti- 
glia  sebbene  d''  una  o  due  linee  piii  stretto ,  e  tutto  lo 
sforzo  die  si  esercita  ,  non  comunicandof.i  in  alcun  niodo 
al  recipiente  di  vetro  ,  qucsto  non  corre  alcun  pericolo 
d' infran^ersi.- — (Milano,  corso  di  Porta  Nudva  n."    3494)- 

Dotlor  Ignazio  Lomeiii.  Da  niolto  tempo  si  declama  con- 
tro  r  nso  dei  vendenimiatori  di  sdiiactiare  le  uve  coi 
piedl  ,  e  molti  nieccanismi  sono  gia  stati  proposti  come 
atti  alia  pigiatura  delle  uve  medeaime;  in  tutti  perb  si 
sono  trovati  dei  gravi  difetti  ,  e  si  sono  per  la  maggior 
parte  abbandonati  perche  o  l?sCiavano  libero  il  passaggio 
agli  acini  non  plgiati ,  oppure  schiacciavano  insieme  con 
essi  i  vinacciuoli  ed  i  graspi.  II  valente  agronomo  signor 
Doctor  Lonieni  e  meglio  d'  ogni  altro  riuscito  a  togliere  di 
mezzo  i  due  suddetti  inconvenienti  con  un  nuovo  pigiatore 
composto  di  due  cilindri  scanalati  di  legno  ,  col  quale  si 
eseguisce  con  grande  celerita  c  precisione  questa  opera- 
zione  essenziale  dcUa  vendeuunla.  —  (  Milano,  piazza  di 
S.   Sepolcro   n.°   S174). 

Giuseppe  Leonardl.  Alia  nilglior  confezione  e  conserva- 
zlone del  vino  tendono  pure  diversi  nieccanismi  recente- 
mente  proposti  dal  niacchinista  itiranlico  Giuseppe  Lconardi, 
Egli    ha  applicato  il  printlpio  sn  cui  era  costrutta   la  sua 


P\RTE    ITALIA.N\.  Io5 

tromba  premeiite  ,  gla  altre  volte  preiiiiafa  dalP  Istituto  , 
tanto  all' operazione  della  svinatura,  quaiito  al  "trayasa- 
niento  del  vino  da  fiasco  a  fiasco;  ha  fatto  inoltre  un' utile 
aggiunta  alia  valvola  da  applicarsi  alle  botti  iinmaginata 
dal  signer  Oiulio  Ferri ,  per  ultimo  egli  ha  pensato  al 
niodo  di  togliere  il  difetto  delle  couiuni  tronibe  idrauliclie 
procedeate  dall'  obbliquita  con  cui  e  spinto  ed  innalzato 
il  pistone  ,  convertendo  con  uno  degli  artificj  gla  applicati 
alle  tronibe  a  vapore  il  moto  rotatorio  prodotto  dal  nia- 
nubrio  in  un  moto  rettilineo  e  verticale.  —  ( Milano  , 
piazza  di  S^   Vittore  al  Teatro  n.°   aSaS). 

Carlo  Raja.  Sebbene  sia  cosa  comune  il  veder  impiegato 
il  filo  di  ferro  nei  giardini  per  sostegno  delle  pianticelle 
od  anche  dei  tralci  delle  viii,  devesi  al  signer  Don  Carlo 
Raja  ,  parroco  di  Busto  Garolfo  ,  V  averne  considerate 
r  use  come  un  oggetto  di  campestre  economia.  Egli  lia  a 
tal  iine  sostituito  ai  ijli  lenti  e  contorti,  irregolarmente 
condotti  fra  pale  a  pale ,  fili  fortemente  tesi  a  lungliissimo 
intervallo  ,  ed  atti  a  sostenere  senza  piegarsi  il  peso  delle 
viti  cnriclie  della  piu  ubertosa  vendemmia.  Ingegnosa  e 
ben  inmiaginiHa  si  riconol^be  la  costruzione  dei  sostegnl , 
ai  quali  si  attaccauo  le  estremita  dei  iili  ,  e  quelle  pure 
delle  maccbinette  che  servono  a  tenderli  ed  assicurarli. 

Giovanni  MondelUni,  II  nuovo  trebbiatojo  del  signer 
Mondellini ,  del  quale  e  state  pr^entato  al  concorse  il 
modello ,  composto  di  cinque  ruete  riunite  insieme  interne 
ad  un  asse  comune  ,  e  state  riconosciuto  d'  utilissima  ap- 
plicazione.  Negli  esperimenti  istltuiti  coUe  maggieri  cautele 
si  e  osservate  che  coll'  opera  di  due  soli  cavalli  in  quat- 
tro  ore  e  un  quarto,  interrette  solo  da  un  breve  riposo, 
si  ottennero  70  sacchi  milanesi  .di  risene ,  trevandosi  la 
paglia  egualmente  depurata  come  ne'  metodi  ordinarj  ,  il 
che  porta  un  risparmie  considerabile  di  tempo  assai  va- 
lutabile  nei   lavori  agrarj. 

Questo  meccanismo  ,  di  cui  1'  inventore  si  serve  gia  da 
due  anni,  comincia  ad  essere  adottato  da  diyersi  dei  vi- 
cini  possesseri.  ■ —  (  Casciua  llegiua-Fittarezza  presso  Go- 
degne  ). 

Giucomo  Dei.  Un  x-amo  d'  industria  importantissimo  e 
certamente  quelle  del  miglieramento  delle  razze  degli  ani- 
mali  piu  utili  all'  agricoltura  ^  ma  questo  rame  d' industria 
ben    cultivate   nclla    Loiuljardia    mancava    totalmente    nei 


If  6  A  P  P  E  N  n  I  C  E 

territorlo  Fcltrliio.  II  nobilc  signer  Giaconio  Dei,  siccome 
provaiio  gli  atli  trasmessi  dalP  I.  R.  Delegazione  dclla 
provincia  d'l  Belliino,  lia  il  uierito  cli  avere  migliorato 
ncl  distretto  di  Feltre  la  raz/a  de' buoi ,  introducendo  le 
giovenche  ed  i  tori  piu  belli  dalla  Svizzera,  ed  iacrocic- 
cliiando  quella  razza  assai  pregiata  colle  razze  nazionali. 
L'  Istituto ,  clio  noil  pub  niuov(>re  alcim  dnbbio  su  le  re- 
lazioni  della  Comiiiissione  nominata  dalla  Delegazione  sud- 
detta  ,  in  vista  dell"  importaiiza  deli"  oggetto  non  ha  dubi- 
tato  di  assegnare  al  benenierito  introduttore  il  preniio  della 
jnedaglia  d'  argento. 

Fratelli  Gciser.  I  signori  Fratelli  Geiser  hanno  presen— 
tato  nl  concorso  tre  opere  di  orologeria  consistenti  in  un 
pendolo  astronomico  munito  di  coatatore ,  in  uno  da  ta  - 
vola  collo  scappamento  li])ero  ,  ed  in  un  terzo  ad  oscil- 
lazlone  conica.  In  ciascuna  di  queste  opere  ammlrasi  la 
linitezza  del  lavoro  e  T  opportuna  combinazione  de'iuovi- 
menti  diretta  a  render  sempre  ininore  1"  influenza  della 
forza  motrice  suir  andamento  dell"  orologio.  II  terzo  ,  la 
cui  costruzione  pub  dirsi  del  tutto  nuova  ,  sarebbe  un 
oggetto  di  pura  curiosita  .se  non  avesse  il  vantaggio  di 
essere  esente  dalle  Ijattute  dello  scappamento ,  sicche  pub 
servire  utilmente  come  orologio  da  notte.  —  (  Milano  , 
contrada  del   Marino  n."   1 1 34  ). 

Enrico  Spring.  II  sig«or  Enrico  Spring ,  gla  benemerito 
per  A'arj  grandiosi  congegni  relativi  alle  arti  introdotte  in 
questo  paese  ,  recentemente  lia  stabilita  una  fabbrica  di 
viti  mordenti ,  uella  quale  impiega  un  numero  considera- 
bile  di  fancinllii  e  Ijello  il  vedere  dalle  loro  tenere  mani, 
soccorse  dagl'  ingegnosi  meccanismi  innnaglnati  dal^  signor 
Spring,  uscire  in  gran  »umero  le  viti  s\  di  ferro  che  di 
ottone  di  diverse  grandezze  ,  atte  a  tutti  gli  usi  delle  arti. 
QuestEi  fabbrica,  benche  ancora  nascente ,  pub  conside- 
rarsi  come  utilissima  al  paese,  massime  da  die  si  e  tanio 
estesa  Tarte  di  fabbricare  niasserizie  di  lusso,  nelle  quali 
pill  sovente  ai  cliiodi  si  ama  di  soslituire  le  viti.  Non 
dubitando  adunque  1"  Istituto  clie  il  signor  Spring  coll'  in- 
grandimento  della  sua  faljljrica  possa  in  avvenire  aspirare 
al  maggior  premio ,  si  e  limitato  per  ora  ad  assegnargli 
quello  della  niedaglia  d"  argento.  —  (  INIllano  ,  contrada 
della  Guastalla  n.°    102  ). 


PAnTE    ITALI\N\.  IC7 

Ciacomo  rioroni.  11  valcnte  faLbrlcatorc  di  stromenti 
chirurgici  signer  Giacomo  rioroni  fii  il  piimo  iiel  Regno 
Loinljardo— Yeneto  a  costruire  una  maccliina  alia  a  coneg- 
gere  le  vizlose  incurvazioni  della  colonna  spinale  e  delle 
ossa  delle  gambe  e  dei  piedi.  Questa  maccliina,  gia  cono- 
sciuta  ed  usata  altrove  ,  e  stata  da  Ini  seniplificata  van- 
taj^giosamente  in  alcune  parti  in  gnisa  die  rcstano  diinl- 
nnite  le  forti  compressioni  circolavi  skI  tronco  e  siille 
niemljia.  Solo  e  a  desiderarsi  clie  il  signer  Fioroni,  clie 
tanto  si  e  adoperato  a  vantagglo  de"  snoi  siniili  ,  procuri 
di  applicare  il  suo  congegno  a  qualclie  caso  jiratico,  onde 
nieglio  ne  venga  conferniata  l"  utilita.  —  (  I\IiIano  ,  con- 
trada  della  Lupa  11.'   8284  ). 

Giambatiista  Easario.  II  signer  Giainhattista  Rqsario  lia 
riprodotte  in  qnesto  concorso  le  sue  lucerne,  che  egli  lia 
munite  di  grandi  specchi  concavi,  alcuni  di  figura  si'erica  , 
altri  di  parabolica.  La  molta  luce  clie  traniandano  li  rende 
opportuni  all' illuniinaziene  di  vasti  laboratorj ,  e  possono 
ancora  xisarsi  come  segnali  a  grandissiiue  dlstanze.  L"  in- 
dustria  del  nostro  fal^bricatore  vcnne  uiilmente  inipiegata 
ad  un  oa:gptto  della  inaggior  importanza ,  quale  e  quella 
dell  illuniinazione  dei  fari.  Sei  de'  suoi  fanall  sono  gia 
stati  da  lui  applicati  alia  lanter.na  "di  Geneva ,  e ,  giusta 
r  onerevole  attestazione  degli  Edili  di  quella  citta ,  vi 
spargono  una  luce  vivissima.  —  (  Milane  ,  contrada  dei 
Profuniieri  n.*   8217  ). 

Luigi  Breiita.  Alle  Campane  di  vetro  soffiato  dlfficili  ad 
aversi  sotto  grandi  dimensioni ,  esposte  a  gravi  pericoli 
nel  trasporto  e  seoipre  di  prezze  censiderabile  si  sono  con 
Yantaggio  sostituite  quelle  composte  di  grandi  lastre,  pie- 
gate  mediante  il  fuoco  e  diligentemente  rlunite.  Questo 
artificlo  introdotto  fra  nei  dal  signer  Giuseppe  Brcnta , 
ottice  di  antica  reputazione  ,  e  stato  pcrfezionato  da  Luigi 
suo  figlio ,  die  ne  ba  esteso  considerabilmeute  lo  siuercio. 
—  (  Milan o  ,  corsia  del  Dnomo  n.*  901  ). 

CIciiidio  IFitinant.  In  diverse  tlpogralie ,  e  specialmente 
in  quella  dell'  I.  R.  Governo  ,  sonesi  con  vantag2;io  sosti- 
I  tuiti  alle  ordinarie  marginature  di  legno  dei  niargini  di 
iiietallo  ,  i  quali  rendono  piii  sicura  e  rco^olare  la  conipa- 
gine  delle  forme.  Quest'  utile  sostituzione  devesi  in  gi-an 
parte  al  fonditore  Ckiudio  Wilmant  ^  milanese ,  il  quale  e 
jriuscito  a  costruire  questi  pezzi  non  solo  con  molta  diligraza 


108  APPENDICE 

e  preciiionc,  ma  aiicora  con  notabilc  ccononiia  dl  metallo, 
la  quale  portaiido  seco  una  cliiniauzioiie  di  prezzo,  ue  rende 
r  uso  piu  gcnerale.  —  (Milario,  piazza  di  Saa  Carpoforo 
n."   188  3). 

Antonio  Cltterio.  II  fabbro  Antonio  Citterio  avendo  coa- 
dotto  a  termiiie  lo  scrigno  di  fcno  e  la  serratura  d' inge- 
gnosa  coslruzioiie  di  cui  fu  fiitto  ceniio  negli  atti  del  pre- 
cedeote  coiicorso^  otteniie  dalP  I.  R.  Istituto  il  premio 
die  gli  era  stato  promesso.  La  serratura  d'  invenzione 
iiiglese  e  stala  da  lui  perfczionata,  priucipalmente*  coU'ag- 
giunta  di  un  anello  che  forma  parte  essenziale  de'  conge- 
giii  della  chiave,  e  che,  tolto  da  essa  ,  puo  dal  padrone 
custodirsi  portaiidolo  costantemente  in  dito.  —  (  Milano  , 
piazza  di  S.   Giovanni  in  Era  n."  414  ). 

Ciuseppe  Btrnasconi,'  Fu  pure  gludicata  degna  di  premio 
una  serratura  presentata  da  Giuseppe  Bernasconi.  All'  arti- 
iicio  gia  da  altri  immaginato ,  per  cui  dalla  serratura  stessa 
scaricasi  un  eolpo  di  pistola  contro  il  ladro  che  s'  atten- 
tasse  d' introdurvi  una  chiave,  egli  ha  aggiunto  un  riparo 
che  toglie  la  possibilita  delP  esplosione  quando  il  proprie- 
tario  si  accinge  ad  aprlrla  colla  sua  propria.  —  ( Fenegro , 
provincia  di   Como  ). 

Luigi  Eosa,  Un  altro  valente  meccanico  ,  Luigi  Rasa , 
ha  presentato  uno  strettojo  applicabile  a  diversi  usi ,  nel 
quale  se  nan  si  e  potuto  riconoscere  merito  d' invenzione , 
parve  non  pertanto  degno  di  premio  per  la  solidita  e  pre- 
cisione  con  cui  e  costrutto.  Due  viti  parallele  spinte  da 
una  sola  ruota  o  pignone  producono  un  efFetto  grandissimo 
di  compressione  senza  afFaticare  le  spalle  del  torchio ,  come 
succede  in  quelli  clve  sono  pin  comunemente  in  uso.  — ■ 
(  JMilano ,   locale  di  S.   Spirlto  n."    i3iS  ). 

Giacomo  Anghileri,  CoUa  scorta  del  dlsegno  ricavato  sul 
luogo  ed  ingegnosamente  supplito  dal  rinomato  architetto 
Bovara  del  tainoso  tempio  di  Tivoli  ,  detto  comunemente 
della  Sibilla^  T  abile  intagllatore  Giacomo  Angliileri  esegui 
in  legno  ,di  sughero  un  compluto  modoUo  ,  miraljile  per 
r  esattezza ,  per  1'  eleganza  e  per  la  liaitezza  del  layoro. 
Questo  modo  di  rappresentare  i  piu  importanti  monumenti 
portato  a  un  tal  grado  di  perfezione  puo  giovare  moltis- 
«imo  agli  artlsti  ,  ai  letterati,  ed  in  gcnerale  alle  persone 
intelligenti  dclle  belle  arti ,  e  divenlre  ancora  un  oggetto 
di  ornamento  dclle  camere  e  delle  mense  de'  piii  agiati 
cittadini.   —  (  la  Lccco  ). 


TAnTF,    ITALIA.N\.  IO9 

Pietro  Clicruhini.  II  sign6r  Ple.tro  Chernhini  toscano  , 
da  niolti  anni  stabilito  in  qnesta  citta  ,  vi  esercita  con 
molta  intelUe;enza  1'  arte  di  scolpire  in  alabastro.  I  lavori 
che  escono  dal  suo  studio  sono  generalmente  ricercatl ,  ora 
niassimamente  che  si  e  niolto  difFnso  il  gusto  delle  statuette 
e  degli  ornati  d'  ogni  maniei'a  formati  della  materia  sud- 
detta.  II  Cherubini  e  inoltre  benemerito  del  nostro  paese 
per  aver  formato  dlversi  allievi  fra  gli  alunni  dell'  orfa- 
notrofio  civile.  —  (Milano,  corso  di  Porta  Orientale  n.°  ^60). 

Francesco  Donesana.  II  signor  Francesco  Doncsana ,  pos- 
sidente  in  Vallate  ( Provincia  di  Lodl  c  Crema),  ha  pre- 
sentati  divers!  mazzi  di  fiori  di  singolare  bellezza  lavorati 
in  cera  con  un  metodo  til  sua  invenzione.  L' Istituto  lodo 
soprattutto  1'  artlficlo  e  la  facllita  con  cui  da  una  massa 
di  cera  convenientemente  preparata  e  distinta  in  falde  di 
tinte  diverse  egli  riesce  a  distaccare  con  una  specie  di 
spatola  i  petall  de' fiori  screzlati  a  plu  colori  ,  producendo 
al  tempo  stesso  e  V  increspatura  della  superficie  e  le  den- 
tature  che  ne  fregiano  le  estremita. 

Luigia  Remondino  Folpi.  L'arte  del  ricamo,  cosi  propria 
del  gentil  sesso ,  ha  ricevuto  un  notabile  miglioramento 
nelle  mani  della  sijjnora  Luigia  VoJpi.  Essa  ha  presentato 
un  quadro  a  ricamo  ed  a  basso  rilievo  rajipresentante 
Ettore  armato  alia  presenza  di  Paride  e  di  Elena ,  tratto 
da  un  disegno  del  celebre  Flaxman.  —  (Milano,  canonica 
del  Duomo  n.°  4887  ). 

Benedetto  Bergonzi.  Nel  preccdente  concorso  ai  prcraj 
d  industria  il  signor  Bergonzi  aveva  presentato  un  corno 
da  caccia  munito  di  tasti ,  intorno  al  quale  rimase  aMora 
pendente  il  giudizio.  Le  ulteriori  indagini  dell'  Istituto  so- 
stenute  dalle  favorevoli  testimonianze  delle  persone  del- 
r  arte  lo  hanno  persuaso  che  V  applicazione  <\e  tasti  faci- 
lita  d'  assai  1"  esecuzione  niusicale  per  rispetto  a  quelle 
vocl  che  negli  altri  corni  da  caccia  si  traggono  soltanto 
col  soccorso  della  niano  ,  ha  magglor  vivacita  e  conserva 
un   eguaglianza  di   forza. 

Quantuuque  il  potere  dell'  abitudine  possa  per    qualche 

tempo  opporsi  all'  introduzione  d'  una  tal   novita  ,   e    spe- 

rabile  che  nelP  ognor  crescente    ricchezza    delle    composi- 

zioni  musicali  il  nuovo  stromento   venga  col  tempo  gener 

j    rajmente  adottato.  —  (  In  Cremona  ). 


no  A  r  p  E  N  n  I  o  E 

Ccrardo  Solari.  11  sigaor  Gcrardo  Solari  fii  altre  volte 
preniiato  per  costruzione  di  stnfe  e  tornelli  econoinici. 
Se2;acndo  sempre  i  pilncipj  dclP  illnstre  Rwnford,  egli  si 
c  ora  occupaio  nella  costruzione  d' un  forno  da  pane, 
nel  quale  T  aria  infocata  dalla  precedente  combustlone 
delle  I'egiie  ,  in  vece  d'  uscire  inuiiediatameiite  dalla  bocca, 
passa  per  alciine  aperture  nella  volta  iaterna ,  e  vi  de- 
pone la  mapgior  parte  del  suo  calore.  Qncsto  e  utilmeiite 
inipiegato  parte  ad  aumentarc  la  teinperatura  del  forno , 
parte  a  riscaldare  una  stufa  latcrale,  ove  si  forma  il  lie- 
vito  ed  uu  serbatojo  d"  acqua  dcsliuato  all'  impasto  della 
farina.   —  (  la  INlouza  ). 

Giovanni  Frina.  L'arte  d'infoncfcre  il  cafFe  notabilu\eiite 
luiglioraia  coll"  introdnzione  delle  calTettiere  a  filtro  e  stata 
iilteriornieBte  perfezionata  dal  signor  Gio^'anni  Frina,  fab- 
bricatore  di  Livori  di  latta ,  con  una  macchinetia  clie  si 
raccouianda  per  V  eleganza  del  lavoro  ,  per  la  niaggior 
]iulizia  nel  suo  uso ,  essendosi  sostituito  alia  cor.ibustione 
del  lavoro  qnella  dello  spirito  di  vino  ,  e  pel  niodo  con 
cui  senza  lasciar  luogo  ad  evaporazione  si  estrae  dal  caife 
(  prima  coll'  applicazione  del  vapore  ,  poi  coU"  infuslone 
deir  acqua  bollente.)  tutta  la  parte  aromatica.  — (Wilano, 
vicolo  delle  Mosche  n."    io83  ). 

Alti-i  lavori ,  oltre  i  gia  uienzionati ,  adornano  questo 
anno  la  pubblica  esposizione  ,  e  meritano  d'  esser  qui 
rammentati ,  sia  clie  ne  rimanga  difterito  il  giudizio  ,  sia 
che  dai  loro  autori  sieno  stati  offerti  senza  aspirare  ai  prenij, 

Il^distinto  nostro  tipografo  Bettoni  ha  iminaglnato  ua 
torchio  da  stampa  a  cilindro  ,  di  cui  gia  da  piii  mesi  si 
serve  nella  sna  stamperia ,  e  che  sembra  ofFrire  sui  co- 
muni  a  leva  ed  a  vite  dei  rilevanti  vantaggi:  principal- 
inente  quelli  dell'  ecooomia  di  costruzione ,  del  risparmio 
di  forze ,  della  celerita  del  lavoro  e  dell'  equabilita  nella 
couvpressione  de'  fogli. 

II  niacchinista  Longoni  ha  prodoLto  una  macchina  utilis- 
sima  agl"  incisori  ed  atta  a  segnare  sui  rami  con  linissiiiio 
Imlino  non  solo  le  lince  rette  e  parallele  ,  ma  ancora  le 
flessuose,   dalla  cui  riunione  si  fonnano  i  fondi  delle  stampe. 

11  fabbrlcatore  di  maglie  Giuseppe  Bellini  ha  introdotto 
nn  recente  uiiglioramento  del  filatojo  e  del  binatojo  da 
seta  gia  ricercato  da  alcuni  intelligenti  filatori,  e  c'se  po- 
trcbljc   concorrave  uJ   accresceve  ii  •nrez'o  delle  nostre  sete. 


PARTK    ITALIANA.  I  I  I 

L'  Istitnto  attende  di  veder  compinta,  per  freglaila  del 
promesso  preniio ,  la  collezione  de' frutti  in  cera,  per  la 
quale  i  sigiiori  Pizzagalli.  e  Degaspari  ottennero  la  nieda- 
glia  d'  argento  ,  e  che  venne  ora  da  quest""  ultimo  ripro- 
dotta  al  concorso  con  notabili  aumenti. 

Per  fine  deve  rammentarsi  1'  aggiudicazione  del  premio 
maggiore ,  tuttora  sospesa,  a  favore  del  signer  Barigozzi 
])er  r  arte  di  racconiodare  le  campane  fesse,  nelP  appli- 
cazion  della  quale  si  e  nuovamente  distinto,  come  provano 
le  testimontanze  da  lui  prodotte. 


Tra  -le  benefiche  istituzioai  di  Sua  Maesta  a  promuovere 
le  scienze  A'i  ha  quella  d'  ua  premio  accademico  biennale 
per  la  migliore  produzione  in  risposta  al  programma  da 
pubblicarsi  dali'  Istituto. 

Tre  furono  nel  concorso  attuale  le  Memorie  ricevute  ed 
esaiuiaate  coUe  solite  cautele,  e  quella  che  sul  rapporto 
della  Commissione  delegata  dall'  Istituto  fu  giudicata  alia 
unanimita  dei  voti  meritevole  del  premio,  si  trovo  essere 
del  nobile  signor  Don  Gabrio  Piola ,  milaaese ,  allievo 
della  nostra  Universita  e  della  nostra  Specola.  L'  02;getto 
della  Memoria  e  I'applicazione  delle  forniole  della  mecca- 
nica  analitica  del  La  Grange  a'  principal!  problemi  della 
nicccanica ,  ed  e  diretta  ad  estendere  le  nx)stre  cognizioni 
in  questo  ramo  di  niatematica  sublime. 

Sou.  ANGELO  CESARIS,  Direttore. 

C  A  R  L I N 1 5   Vicesegretario. 


(  Nel  prosslmo  quaderno  darcmo  T  elenco  dei  premj  di 
menzione  onorevole  e  degli  oggetti  preseutati  per  la  sola 
esposizione). 


\  r  r  R  N  n  I  r.  E 


OPERE  PERIODICHE. 


REGNO  LOMBARDO-VENETO. 

Gioriiale  di  fisica  cjiiinica,  s  tor  la  naturale,  mcdlcina 
ed  arti  ,  dci  professori  Pictro  Configliachi  e 
Gaspare  Brugnatelli  di  Pavla.  Bimcstre  6° 


K 


Parte  prima. 


luovE  osserv.Tzioni  e  rlcerche  fisico-chimiclie  neiracqn.i 
minerale  di  Salice ,  di  Lorenzo  *  A  iigcUni,  farmacista  di  Vo- 
gliera.  —  Nota  del  prof.  Catidlo  sopra  un  giudizio  del- 
r  abate  Maraschiiii  risgnardante  la  geognosia  del  Vicen- 
tino.  ■ —  Sugli  acidi  ftilminanti.  ■ —  Saggio  di  geogvafia  bo- 
tauica  del  cratere  o  baciao  del  JNIediterraneo  ,  di  D.  Vi- 
viani.  —  Estratto  di  diverse  Memorie  suUe  affinita  dei 
corpi  del  calorico  e  sulle  relazioni  d'  afllnita  che  ne  risul- 
tano  tra  loro  ,  di  Amadeo  Avogadro.  —  Ricerche  suUa  ma- 
teria colorante  ^eiruva  nera  ed  usi  di  essa  in  qualita  di 
reattivo  ,  del  piHjf.  Gioaccliino  Taddei.  —  Sulla  causa  delle 
combustioni  di  sostanze  gasose  per  mezzo  delle  superficie 
di  alcuni  metalli  ,  di  Ambrogio  Fusinieri.  — •  Epilogo  di 
alcune  Memorie  geologiche  del  conte  Marzari  PencatL  ^  ed 
esposizione  delle  nuove  dottrine  del  medesimo. 

Parte  seconda. 

/.  ProgressL  delle  scienze  naturali.  Atti  della  distribuzlone 
dei  premj  d' indijstria  fattasi  in  Milano  il  4  ottobre  1824.  — 
Notizie  dei  miglioramenti  apprestati  alle  ordinarie  mac- 
cbine  elettriclie  a  disco  di  cristallo  da  Ulisse  Novcllucci.  — 
Singolare  imperfezione  nella  vista.  —  Sui  fenomeni  lumi- 
nosi  die  acconipagiiano  la  cristallizzazione  di  varj  corpi 
cd  altre  azioni  iisico— chimiclie.  —  Particolare  fenomeuo 
dell"  acido  solforico  posto  sopra  il  niercurio.  —  Produ- 
zione  di  freddo  in  virtu  dell'  unione  di  certi  metalli.  — 
Osservazioni  iiitorno  all'  ossido  cistico,  —  Nuovo  reagente 
per  gli  alcali  e  gli  acidi.  —  Volcani    ardenti  nell'  iiiteruo 


PARTE    ITALI.VNA.  I  l3 

doir  Asia.  —  Intorno  al  sangne  di  alcnni  niolluschi  e  a 
im  singolare  fenomeno  delle  coachiglie  d"'  acqua  dolce.  — • 
Nuovo  rimedio  per  la  cura  del  gozzo.  —  Succedaneo  del 
cafTe.  —  Coltivazione  dei  tartull.  —  Miglioramento  nel- 
Tarte  di  produtre  il  gas  illuminante  per  mezzo  dell*  olio , 
di  Daniele    Wilson. 

II.  Libri  nuovi.  RisultamentI  otteauti  nella  clinica  lue- 
dica  deirUniversita  di  Padova  dall'  amniinistrazioiie  di  una 
china  bicolorata  per  la  cura  delle  febbri  accessionali  anco 
d'  indole  pernlciosa.  —  Saggio  della  traduzione  della  sto- 
ria  naturale  di  Cajo  Plinio  secondo,  eseguita  dall' abate  G. 
Berini.  —  Corso  di  fisica  ,  di  Ranieri  Gerbi.  —  Sistenia 
di  Stecchioiuetria  chimica  ,  o  teoria  delle  proporzioui  deter- 
luiiiate ,  del  prof.    Gioacchino   Taddei. 


GRAN  DUGATO  DI  TOSCANA. 

Antologia  di  Firenzc ,  qiiaderno  48.° 
Suir  Istituto  Pestalozziano  ,  lettera  di  Antonio  Benci.  — 
Les  herniites  ea  liberie  ,  par  Joay  et  Jay,  vol.  i.*  ( cou- 
chiusioue).  —  Rivista  letteraria.  —  Sull'  esposizione  dei  co^l 
detti  piccoli  premj  fatta  nell"  I.  R.  Accadeinia  delle  belle 
arti  in  Firenze  nel  mese  di  ottoljre  1824.  —  Sopra  P  espo- 
sizione di  oggetti  d'arte  d' industria  nazionale  in  Stutgar- 
dia.  —  Delia  pittura  in  porcellana ,  lettera  di  Pietro  Giar  ■ 
dani,  —  BuUettino  scientiiico  n.°  i5.  —  Necrologia.  L' abate 
Lulgi  Bello.  II  prof.  Borda.  L'  abate  Giuseppe  Luigi  Bia- 
monti.  II  ca\\  Angclo  dei  conti  D'  Elci.  Don  Ignazio  de 
Rossi.  Conte  Sinione  Stratico.  —  Estratto  di  una  Memo- 
ria  di  Emmanuele  Repetti ,  suUa  soluzione  naturale  della 
silice  in  seno  ai  terreni  di  natura  calcarea.  —  BuUettino 
l)ibliogralico  n.°  14.°  —  Osservazionl  nieteorologiche  di 
novendne.  —  Eduino  ed  Emma  ,  di  David  Malet  ,  vol- 
garizzamento  di  Eramanaelc  Scotto. 


Bihl.  I  lid.  T.  XXXMI. 


1  \S  A  r  P  E  N  D  I  C  E 


13  I  B  L  I  0  G  R  A  F  I  A. 


REGNO    LOMCARDO-VENETO. 

Sloria  dl  lirdano  del  coiite  Pietro  Verri,  co  tcsti  la~ 
tini  tradotti  dal  coiiie  Bossi.  —  Milano  ^  1824, 
presso  gU  edltori.  Vol.  3.^,  in  8.°,  di  pagine  352, 
3o2 ,  25 1  ,  con.  una  tav,  in  ranie  conteiicnte  la 
pianta  di  Milano. 


I 


ten*ntivi  fatti  in  qiicsti  nltiml  anni  sopra  lo  stesso  ar- 
goinento  (la  Storia  cU  Blilano )  anziclie  sceinare  la  fama  e 
il  pregio  del  lavoro  del  conte  Pietro  Verii ,  T  lianno  viem- 
inec;lio  conferniato  e  accresciuto ,  provando  al  pubblico  eel 
ai  coiicorreiiti  quanto  difficile,  e  direnio  inipossil^ile,  sia  un 
tale  arringo  per  chi  non  ha  intelletto  ,  fortemente  dotato 
di  filosofia  ,  confortato  dnl  corredo  di  tutte  quelle  dottriiie 
ausiliarie  clie  sono  indispensabili  ad  nno  storico.  —  A 
qnesta  nuova  edizionc  nitida  e  corretta  precede  la  vita  del 
Verri  ,  scritta  dal  barone  Custodi  ,  notissimo  per  la  sua 
edizione  dei  Classici  economisti ,  e  per  V  ultimo  suo  bel 
lavoro  sulla  vita  e  le  opere  del  Baretti.  Nell'  ultima  pa- 
tina del  vol.  3."  gli  editori  avvertono  che  il  canonico  teo- 
logo  Frisi ,  editore  del  a."  volume  ia  4.°,  stampato  nel 
I '-98  ,  fece  alia  iine  di  questo  capitolo  la  segueiite  osser- 
vazione. 

Sin  qui  I' originale  manoscritto  ritrovaro  presso  I' illustre  aii- 
tore  di  qnesta  storia,  il  quale  in  Milano  cessb  di  vivere  ai  28 
giugno  del  1797  in  eta  d'  anni  69,  mesi  6  e  giorni  17  , 
mentre  la  stampa  del  presentc  volume  (  II  in  4.°  )  era  di 
gi(i  principiata.  Al  conipimento  di  esso  mi  sono  dato  la  pena 
di  fedclmente  raccogUere  la  piii  parte  di  quanto  siegue  da 
alcuni  tomi  in  foglio  manoscritli  ritrovati  presso  il  dcfunto  , 
iiei  quail  ave^-a  cgli  distribuite  nelle  rispettive  epoche  Z'  am- 
massata  materia  per  la  continnazione  delta  sua  storia. 

11  liaroue  Ctistodi  nella  vita  dell"  autore  scrisse  (  vol.  i.° 
pag,  32  ,  33  della  presente  edizione  )  die  "  nel  1797  il 
coute  Pietro  Verri  uUraprese  la  stampa  del  secoado  volume 


VARTE    ITALIANS.  Il5 

ilella  Scoria  iH  Milano ,  che  venne  poi  condouo  a  tcnniiie  dal 
di  lui  nmico  il  cunonico,  teologo  Frisi,  certament^  con  pub- 
l)Iica  beiiemerenza,  se  non  si  fosse  perniesso  due  gravissimi 
arbitrj.  E  il  priino  di  aver  iiiterpolato  i  proprj  siipplenienti 
alle  lacune  lasciate  dair  aiitore  seiiza  alcuaa  iiidicazioae 
che  li  distingua  ,  contro  la  prntica  dei  Freinsemj  ,  dei 
lirotier  e  dei  piii  dotti  editor!  di  storici  antlchi  e  modenii. 
L'  altro  di  aver  viulato  la  protesta  da  lui  fatta  di  trascri- 
vere  feddmtnte  i  frammeiiti  delF  autore ,  nientre  oso  di 
miuilarli.  Qucste  arliitrarie  alteraziciii,  le  quali  avrel)l)ero 
pregiudicato  alia  fama  del  Yerri  se  dessa  stata  non  fosse 
solidainente  foadata  ,  rendono  mafjgiore  il  desiderio  di  ve- 
der  presto  esegulta  uu'  edizioiie  completa  delle  di  lui  opere, 
afrinclie  vi  si  possa  ristabilire  il  testo  della  storia  nella 
sua  iategrita ,  aggiungendovi  i  preziosi  fraiuuieati  che  esi- 
stono  per  la  coatinnazioae  di  essa  fino  al  regno  di  Maria 
Teresa.  » 

Per  rendere  niaggiorineate  iiiteressante  questa  storia  pa- 
tria,  si  chiude  il  terzo  volume  dove  termina  il  nianoscritto 
origiuale  dell'  autore  ,  e  se  ne  forma  an  quarto  per  cura 
del  barone  Gnstodi,  die  arrivera  fino  alia  morte  del!"  iuipe- 
ratore  Giuseppe  11  ,  valendosi  del  lavoro  del  canonico  Frisi  , 
c  degli  fi'tri  materiali  raccolti. 

Uscito  clie  sara  il  IV  vol.  noi  faremo  conoscere  i  pregi 
di  questa  storia  ed  il  lavoro  del  suo  continuatore. 


Dizionarlo  precettivo ,  critico  ed  istorlco  della  poesia 
vol^are  ^  del  padre  Ireueo  Affo  di  Bassetto.  Seconda 
cdlzione  con  una  tavola  in  rame.  —  Mdano  ^  1824, 
per  Giovanni  Silvestri,  di  pag.  xil  ^   4^1,  in   16.° 

Questo  volume  fa  parte  della  Biblioteca  scelta  del  Sil- 
vestri,  la  quale  ne  conta  ormai  iSo.  A  quest' edizione  e 
aggiunto  il  ritratto  copiato  da  un'  incisione  del  Rosasplna 
per  niano  di  madamigella  Cleofe,  figlia  dell' editore,  e  tro- 
vaasi  anche  alcuni  cenni  intorno  alia  vita  dell"  autore.  II 
P.  AlFo  fu  un  letterato  laborioso  ,  diligente  ,  instancabile; 
ei  merita  un  posto  fra  il  Tiraboschi  e  il  INluratori.  Era  le 
molte  sue  opere  questa  parve  la  sola  al  Silvestri  che  me- 
giio  corrispondesse  alio  scopo  che  si  e  prelisso  colla  sua 
Biblioteca  scelta,  Un  dizionario  poetico  rnancava  alia  no- 
stra lingua.   Quelli  che  portano  silFatto    titolo  sono   per  \o 


Il6  APl'ENDICE 

pill  dizlonaij  dl  luitologia.  1/  autore  concepl  it  disegno  del 
t>uo  su  quello  delle  lielle  arti  del  sig.  Lacombe  in  fianc.ese, 
se  non  clie  egli  f«  piii  largo  intorno  alle  leggi  della  litniica 
volgare ,  intorno  ai  precetii  generali  e  particolari  di  qua- 
Innqne  sorta  d' italiano  coniponimento,  e  intorno  la  storia 
di  ciascuno  di?  essi.  Al  Dizionario  premette  iin  Ragiona- 
mento  islorico  deir  origine  e  del  progresso  della  i'olgar  poesia, 
dove  con  molto  giudizio  ed  erudizione  tratta  dell'  origine 
della  lingua  italiana;  de'prinii  semi  dcUa  volgar  poesia  nei 
secoli  antichi  e  barbari;  della  norma  di  verseggiare  press 
dagl'  Italiani,  non  dai  Provenzali ,  ma  dai  Greci  e  dai  La- 
tini ;  deile  cagioni  onde  si  inossero  gli  anticlii  a  poetar 
Tolgarmente,  e  qual  gcnte  d' Italia  prima  il  facesse ;  di 
un'  antica  iscrizione  che  si  staljilisce  come  il  piii  antico 
fondamento  della  poesia  volgare  ^  deirisciizione  Ubaldina^ 
degli  avanzanienti  e  vicende  della  volgar  poesia  sino  al- 
r  anno  1280  ;  della  scuola  di  fra  Guittone ;  del  ristabili- 
mento  e  decadimento  della  poesia  lino  ai  tempi  di  Dante; 
della  scuola  di  Dante  e  del  I'etrarca  nel  secolo  XIV;  della 
decadenza  del  buon  gusto  poetico  fino  al  1480  ;  del  ri— 
sor^iniento  della  poesia  volgare  per  opera  di  Lorenzo  dei 
Medici ;  della  scuola  del  Tebalteo ,  e  dei  progressi  di  que- 
st'arte  fmo  al  iS(j5;  della  totale  ruina  del  buon  gusto 
poetico  nel  secolo  XVII;  e  finalmente  del  suo  risorgimento. 
Dopo  il  discorso  segue  il  dizionario.  La  prima  voce  e 
ACCENTO  ,  r  ultima  e  ZINGARESCA.  Molte  voci  sono  trattate 
con  molto  criterio  e  dottrina.  Tl  volume  termina  con  una 
istruzione  dell'  autore  intitolata  Metodo  di  hen  servirsi  di 
(juesto  dizionario  indirizzato  al  giovinetto  aniante  della  poe- 
sia vol<rare. 


Delia  lingua  toscaiia.  DialogJii  sette  dl  Clrolamo 
RosAsco ,  accadcmico  della  Crusca.  —  Mdano , 
1824,  per  Giovanni  Silvestri ,  a  vol.  In   16.° 

I  tempi  sono  cambiati.  Era  vuia  volta  tenuto  in  conto 
di  cosi  graude  onore  essere  ascritto  fra  gli  accademici 
della  Crusca,  che  il  Rosasco  piemontesc,  autore  del  cele- 
brate Rimario  ,  compreso  da  gratitudine  vollo  farla  uiani- 
festa  coir  opera  cl.e  abbiamo  sott'  occhio  ,  e  ciie  il  Silvestri 
acconciamente  ristam])6  per  arriccliirne  la  sua  Biblioteca 
scehu,  Wa  dopo  che  l"  Accademia    della  crusca  dormi    per 


PARTE    ITALTAXA.  1  1-7 

tanti  anni ;  dopo  clie  i  Toscani  cessarono  dt  segnalarsi 
iielle  belle  lettere;  dopo  die  gli  scrittori  piii  valenti  d'l- 
talia  del  secolo  XVIII  nou  furono  toscaiii  ;  dopo  che  ua 
Moati  fi'ugo  nel  Vocabolario  della  criisca  e  discoperse 
tanti  svarioni ,  cadde  il  prestiglo  ;  e  nou  vi  sarebhe  cer- 
taniente  oggid'i  ne  ua  Lomhardo  ,  ne  na  Piemontese  ,  ne 
un  Romano,  ne  un  Siciliano  che  vorreblie  rimeritare  I'Ac^ 
cademia  della  crusca  col  sostenere  die  toscana  debba  chia- 
marsi  piuttosto  che  italiana  la  lingua  che  si  scrive  gene- 
ralmente  dai  dotti  in  Italia.  Pedanti  non  mancano  nep- 
pur  oggidi  i  quail  credono  geninie  tutti  i  ciotoli  dell' Ar- 
no  ,  e  li  raccolgono  con  religiosa  superstizione  ,  nia  sono 
riconosciuti  per  quel  che  sono  dalla  pluralita  della  nazione. 
Le  opere  del  Perticari  e  del  Monti  hanno  allargati  i  con- 
iini  della  credenza  italiana  in  fatto  dl  lingua  ,  hanno  sta- 
biliti  de' canoni  e  de'  dogmi,  che  difficilniente  i  Toscani 
potranno  rovesciare  o  distrnggere.  In  ogni  modo  non  vi 
sara  alcuno  che  non  amniiri  il  garbo  con  che  sono  scritti 
i  dialoglii  del  Rosasco  ,  e  in  nioltissinii  luoghi  anche  I'acu- 
tezza  e  1'  ingegno  col  quale  sono  sostenute  certe  proposi- 
zionl  che  oggi  sono  tacciate  di  paradosso.  Vi  si  trovano 
poi  questioni  nioltissime  die  a'  tempi  nostri  furono  discorse 
come  novita,  e  che  dal  nostro  autore  sono  trattate  coa 
molto  niagglore  sagacita  e  dottrina :  se  non  die  egli  e 
tutto  propenso  pe'  Fiorentini ,  tutto  e  deciso  in  favor  di 
Firenze ,  ed  ai  Fiorentini  debbono  piegare  il  capo  non  solo 
tutte  le  altre  citta  d' Italia  ,  ma  anche  quelle  di  Toscana, 
come  Siena  e  Pisa  e  le  altre.  Avversi  come  siamo  a  sifFatto 
spirito  esclusivo  ,  noi  dobbiamo  pero  confessare  die  al)- 
biamo  provato  piacere  a  rileggere  questi  Dialoglii  ,  e  vi 
al)biamo  trovate  doti  tali  da  far  perdonare  all'  autore  la 
sua  prevenzione;  imperciocche  non  solamente  della  lingua 
toscana  o  fiorentina  vi  si  dlscorre  ,  ma  di  molti  altri  ar- 
gomenti  di  eloquenza ,  di  erudizione  edi  dottrina,  da  non 
lasciare  il  lettore  senza  diletto  e    senza  profitto. 


Prospetto  nominativo  dl  tutte  le  Uiigue  note  e  del  loro 
dialettl.  Opera  del  cai>.  Federlco  Adelung  ,  tradotta 
e  corredata  dl    ana    nota  sid    dialettl   Italianl.  — • 
Mllano  ^    i^^24,  per  Ciovanni  Bait.   Bianchi  c   C. 
Al  sig.   Francesco  Cherubini  siamo  debitori  della  tradu- 

zione    di    questo    libretto    destinato   a  far  conoscere  quali 


Il8  ArPENPIOE 

sono  le  lingiip  r  j  ilialetti  clie  ,  spcondo  lo  notizle  piii 
accurate,  si  parlaiio  nell"  unlverso.  II  MitJiridates  ,  opera 
conosciutissima  in  cjuesto  e;cnerc  ,  ne  annovcra  circa  due 
luila ;  e  il  preseiite  pruspctto  ce  ne  pone  innanzi  3064. 
11  traduttore  ,  diligcntissimo  coltivatore  di  cpiesta  maniera 
di  studj  ,  lia  aggiiinto  uu  prospetto  dci  dialetti  italiani:  il 
tjuale  dove  sia  confroiitato  coU"  articolo  relative  deli'  ope- 
letta,  varra  a  far  coiiosccre  e  la  dlligente  perizia  del  signer 
Cheriibini ,  e  la  nccessita  die  un  autore  il  quale  imprende 
1111  lavoro  universale  di  fpiesta  natura  sia  ajutato  dai  dotti 
di  tutte  le  parti  del  niondo,  clie  gli  somnuiiistrino  quelle 
accurate  e  precise  notizie  ,  le  quali  dai  libri  non  si  pos- 
sono  mai  apprendere  con  sicurezza.  L'  egregio  traduttore 
aggiunge  clie  fra  breve  publslicliera  il  Saggio  di  uii  Di- 
zionario  couiplessivo  di  tutte  le  voci  dei  dialetti  italiani. 


Blhliotcca  ecoiiomico-portatilc  di  educazloiic. 

Curiosissime  uvvcntare  dci  viaggiatori  antichi  e  mo- 
deriii^  raccolte  da  Pietro  Blanchard  ,  opera  vol- 
tata  dai  fiances e  in  italiano  ^  e  corredaia  di  note 
da  F.  L,  (  Tomi  I ,  II  e  III  sinora^  di  pag.  2  So 
circa  ciascuno  ^   in.   18.").  —  Milann  ^    1824. 

Le  bellczze  della  storia  ,  o  cjnadro  delle  virtu  e  dri 
vizj.  Terza  edizione.  —  Milano ,  iBaS,  in  i8.° 
dalla  tipografia  de' frateUi  Sonzogno. 

A  belle  ,  grandiose  e  veramente  utili  imprese  tipografi- 
che  vanno  da  pin  auni  dedicandoii  i  fratelli  Sonzogno  , 
tra  le  quali  primeggla  la  Coliana  degli  antichi  storici  greci 
volgarizzati  che  prosperaniente  continua.  Di  cotal  genere  , 
ma  pill  niodesta  nelle  forme,  e  percio  di  tenuissiina  spesa, 
riuscir  debbe  quest' altra  collezione,  die  sotto  il  nonie  di 
Biblioteca  economico-portatile  di  educazione  annunciarono 
essi  con  manifesto  del  prima  di  luglio  dello  scorso  anno, 
promettendone  sessanta  volumetti ,  ai  quali,  ove  la  prima 
ottenesse  il  generale  sufTragio ,  una  seconda  di  altri  ses- 
santa farebbono  succedcre.  E,  inessa  mano  al  lavoro,  tre 
Yolunii  veggiam  jiubljlicati  delle  Avventure  de'  viaggiatori , 
raccolte  dai  Blanchard,  le  quali  sole  ne  occuperanno  sette  , 
e  gia  il  volume  che  sarh  V  ottavo  di  cjuesta  Biblioteca  , 
col  titolo  di  Bellezze  della  storia,  lianno  divolgato.  I  quali 
primi  lavori,  come  pure  la  maggior  parte  degli  altri ,  nel 


PARTE     ITALI\N\.  Ill) 

citato  manifesto  liidicati,  soao  versionl  dal  francese,  giac- 
c!ie  e  oggi  in  Italia  una  sniaiiia  indomablle  di  legger  libri 
oltranioatani  e  oltramariiii.  Coatro  la  quale  sniania  uoi 
saremmo  pure  disposti  di  gridare  alcun  poco  ,  se  questa 
ce  ne  paiesse  la  migliore  occasione ,  e  se  per  era  iiou 
c' imponesse  sileazio  la  speranza  clie  nutrianio,  die  dalla 
frega  di  leggere  le  produzioni  straaiere  debba  fiaalmente 
nascer  quelia  eziandio  di  leggere  le  nostrali ,  di  die  in 
ogni  genere  di  letteratura  e  di  dottrina,  checche  altri  dica 
in  contrario  ,   ci  trovlanio   ricclussimi. 

Provvedere  ai  blsogni  della  gioventix,  istruendola  e  di- 
lettandola  al  tempo  stesso  ,  e  V  oggetto  cni  mira  questa 
Biblioteca  portatile ,  ed  e  per  certo  uii  ottinio  pensauiento, 
Le  avventure  de'  viaggiatori,  e  soprattutto  le  pin  singolari, 
le  piu  commoventi  ,  quelle  da  ciii  s*  impara  come  Tuonio 
nei  gravissimi  perlcoU  non  debba  ne  disperare  della  Prov- 
videnza  ,  ne  diflldare  di  se  medesimo  ,  ottengouo  senza 
dubl)lo  r  intento  degli  eJitori  ;  e  nessuna  opera  di  cotal 
genere  potevasi  preferire  a  qnella  di  Blanchard.  Ma  forse 
per  un  corso  di  cducazione  non  era  da  incominciarsi  da 
cio,  perocdie  podii^sinii  giovani  possono  trovarsi  nel  caso 
di  avvantaggiarsi  di  qnegli  esempj ,  e  que'  pochissimi  lianno 
pur  bisogno  di  essere  prima  forniati  e  nioralniente  isti- 
tuiti.  Delibono  i  fratelli  Sonzogao  aver  preveduta  la  pre- 
sente  obbiezione  ,  giacche  in  fronte  al  terzo  volume  di 
coteste  Avventure  preseutano  un  nuovo  manifesto ,  nel 
quale  giustiljcano  il  meglio  die  possono  T  aver  dato  prin- 
cipio  con  le  Avventure  de'  viaggiatori  ,  e  promettono  ahre 
utili  opere  (  tratte  esse  pur  dal  IVancese )  ,  die  non  ave- 
vano  annunciate  nel  primo,  Omettendo  pertanto  ogni  ul- 
leriore  osservazione  sul  nietodo  e  sulla  serie  delle  opere, 
clie  comporranno  il  tutto  insieme  d'l  cotesta  Biblioteca  por- 
tatile ,  le  quali  tutte  sono  di  gia  accreditate  ,  noi  ci  limi- 
teremo  a  fame  alcuna  sopra  ciasdieduna  di  esse,  di  mano 
in  mano  die  appariranno  alia  luce,  sia  per  notarne  i  nii- 
glioramenti  .  sia  per  avvertirne  1  difetti  ,  o\e  per  av- 
ventura  emergessero. 

Le  curiosissinie  avvcntnve  de\ia^giatori ,  di  cui  si  lianno 
gia  tre  volunii,  sono  A'cramente  lezioni  suLliml  di  pazienza, 
d'  industria  ,  di  prudenza  e  di  sagacita.  Ma  rare  volte  il 
Blanchard  si  e  dato  il  pensiero  di  citare  le  fonti  da  cui 
le    lia    tratte  ;     e    siccome   varie   ve    a'  ha  die  p«6  spesso 


J20  A  r  P  E  N  D  T  C  K 

occorrere  ill  menzionare  tanto  in  isciitto  cl»e  a  voce,  cosi 
ottinia  cosa  avrel)he  fatto  il  traduttore  a  suppiir  e^li  a 
cotosta  mancanza  ;  e  ncssuno  ,  per  quanto  a  noi  pare  ,  il 
poteva  piii  sicurainente  di  Ini ,  potendo  cgli  aver  sott' oc- 
elli le  vistose  raccolte  dc"  viaggi ,  da  cul  quelle  avvetiture 
vennero  prese;  e  le  cnl  versioni  italiane  stamparonsi  con 
tanto  spaccio  dagli  stessi  fratelli  Sonzogno.  In  qnella  vece 
ha  il  traduttore  soddisfatto  ad  un  altro  desiderio  ,  cii'  ei 
pre  vide  nel  niaggior  uninero  de''  lettori ,  clie  e  queilo  di 
presentare  in  pie  di  pagina  il  vcro  signilicato  di  molte 
voci  tecniclie  spettanti  alle  sclenze  ,  e  in  ispezialita, 
alia  marina  ,  valendosi  a  tal  effetto  del  dizionario  del  no- 
stro  illustre  Straiico,  o  d'altre  opere  di  altri  valentuomini. 
In  cio  sta  il  inerito  delle  sue  nots  ,  e  confessiamo  non 
essere  un  piccol  nierito  ,  si  per  la  diligenza  die  mostra 
tli  aver  usato  ,  e  si  per  V  istruzlone  de'  giovani  ,  ai  quali 
giova  ricordare  clie  1'  opera  e  consecrata.  Sarebbe  pero 
utile  ciie  di  tutte  coteste  voci  si  irovasse  il  catalogo  nella 
fine  dell' opera  stessa ,  con  I' indizio  del  luogo  ,  ove  se 
ne  ha  la  spiegazione. 

Ma  se  il  traduttore  avesse  una  egual  diligenza  adoperato 
nel  fatto  della  lingua  nostra,  e  nella  correzion  della  stanipa  , 
segnatainente  ne'  prinii  due  voliuni,  assai  piu  distinto  si  e- 
nunciei"el)be  il  nierito  di  questo  lavoro.  Noi  trovianio  nelle 
prime  due  pagine,  non  die  nella  settima,  nella  decima,  ecc. 
del  tomo  prime  i  buoi  salvaticlii  ,  alia  iminiera  de  salvati- 
chi ,  come  i  salvatichi ,  e  i  cani  salvalichi  in  vece  di  sel- 
vatici  o  di  selvaggi ;  troviamo  a  carte  84,  63,  ic6  e  al- 
trove  i  verbi  dasse  ,  diissero,  stasse ,  stassero,  in  luogo  di 
desse ,  dessero  ,  stesse ,  sicssero;  a  carte  61  di  esso  volume, 
alia  38  del  secondo  e  altrove  troviamo  l'  altro  verbo  eb- 
bimo  ,  anzi  clie  avcinmo ;  in  pin  pagine  dell' un  tomo  e 
deir  altro  leggiamo  noi  si.  adopernmmo  (torn,  a,  pag.  14), 
noi  vi  si  trovavamo  (pag.  aS  ,  32),  noi  si  risolvernmo 
(pag.  38),  noi  si  ai'vicinarnmo  (pag.  47  ) ,  e  cosi  moltis- 
sime  volte  usata  la  particella  si  in  luogo  di  ci  ,  che  do- 
■vevasi  usare.  Ne  possiamo  accettare  il  botdere  a  pag.  18 
del  citato  volume  ,  ne  i  rami  di  bananier  a  pag.  63  ,  ne 
il  da  per  lui  della  png.  22  ,  ne  lo  antiquato  sguaraguar- 
dare  delle  pagine  28,  71  e  107  ecc,  in  vece  di  calzolajo  , 
di  rami  di  yico  d'  India  ,  di  da  per  se  o  da  ii^ ,  e  di  sog- 
guardare,    come    andava    detto.    Impropria    direm    pure  la 


PARTE    IT\MA.N\.  T2T 

frase  die  s»a  a  pag.  36  le  corrend  ci  doi'evano  esseie  tanto 
cantrarie  che.  i  vcivi ,  cioe  quanto  i  vend ;  e  1"  altra  a  pa- 
gina  46  sopra  una  casta  la  quale  avevasi  deserta ,  cioe  per 
deserta ,  ovvero  si  credeva  deserta,  eJ  altre  qua  e  la,pei" 
tacere  di  varie  altre  voci  di  cattivo  conio,  come  il  nevajo, 
la  testimonia ,  il  sabbionoso ,  il  quartiere  di  uri  hue  e  si- 
niili,  pag.  ii5,  129  e  144.  Le  c{nali  iinproprieta  e  difetti 
di  linsina  vogliamo  attriljiiire  alia  fretta  del  tradurre  ,  e 
lion  ad  iuscienza  di  essa  ,  perocche  ia  nioltissimi  altri 
liioglii  ne  scorgiamo  anzi  snfficieiite  perizia.  Di  fatto  scor- 
rendo  anclie  il  terzo  volume  delle  Avventure  de'  viaggia- 
tori  ,  e  niolto  piii  il  volume  delle  Bellezze  delta  storia ,  vi 
abbiamo  ravvisato  meno  eri-ori,  fi'utto  sicurissimo  di  mag- 
giore  dillgenza  posta  si  nel  tradurre,  die  nel  correggere. 
Ne  dicasi  die  troppo  sottilmcnte  abbiamo  v,oluto  investigare 
su  questi  oggetti ,  e  die  la  nostra  censura  pnzzi  di  pe- 
danteria  ,  perocche  trattandosi  di  libri,  die  debbono  andar 
per  le  mani  de'  giovani ,  noi  crediamo  die  vogliasi  aver 
della  lingua  una  cura  per  sine  scrupolosa  ,  accio  quelle 
improprieta  ed  crrori  non  si  acccttino  come  buonl  modi 
di  lingua  ,  e  all'  uopo  non  si  adducano  in  esempio  e  giu- 
stificazione. 

Quanto  utili  e  dilettevoli  ,  perche  alimentano  somma- 
mente  la  cuviosita  e  movono  V  animo  de'  lettori  ,  gludi- 
chiamo  i  volumi  delle  Avventure  ,  altrcttanto  penslamo  dL 
quello  delle  Bellezze  della  storia.  Ben  e  vero  che  non  tutti 
i  fatterelli,  che  ivi  sono  ammassati  sotto  diverse  categoric, 
nieritavano  avervi  luogo,  ne  tutti  ben  corrispondono  alia 
categoria  cui  li  veggiamo  applicati.  E  ,  per  addurne  un 
esempio  ,  come  puo  riguardarsi  per  un  eccesso  giovenile 
(  che  e  la  categoria  ove  si  riporta  )  ,  se  in  veggendo  un 
fraticello  scalzo  e  a  capo  scoperto  camminare  sotto  la 
pioggia,  un  giovine  gli  dice  die  la  sua  condizione  gli  sem- 
bra  assai  deplorabile  ,  se  non  vi  fosse  un  altra  vita?  Nelle 
quali  parole  puo  forse  supporsi  un  poro  d'improntitudine, 
ma  non  evvi  ne  scherno  ,  ne  ingiuria  ,  ne  eccesso  ,  per 
cui  venisse  egli  detto  nn  giovinastro  ed  uno  stordito ,  come 
lo  dice  r  esempio.  E  neppur  la  risposta  che  al  sant'uomo 
si  attribuisce  :  quale  sara  la  tua  (  condizione  )  ,  se  v'e  un  al- 
tra vita?  ci  sembra  ne  istruttiva,  ne  giusta,  ne  da  s'lnt""  uomo. 
Per  lo  che  avremmo  voluto  die  in  questa  terza  edizione 
delle  Bellezze  della  storia  si  fossero  esclusi  siffatti  esempj. 


laa  -A  r  p  E  N  D  I  c  E 

o  fitor  cli  luogo,  o  noii  meritevoli  di  mcmorla  ,  e  che  di 
ciascun  esempio  si  fosse  citato  il  mallevadoi-e,  cioe  lo  sto- 
rico  da  cui  si  adduce  ,  onde  i  giovaui  che  fosscio  per 
giovarsene  potesscro  piu  autorevolo  testimoiiiaiiza  iiidicare, 
che  noil  e  quella  di  un  libricciuolo  iiitarsiato  di  storielle , 
di  cui  lie  il  raccoglitor  si  conosce. 

Queste  hrevi  aaiiotazioni  abbiamo  voluto  espressamente 
fare  intonio  ai  primi  volumi  della  bene  ideata  Biblioteca 
portatHe-econoinica  di  educazione  pel  conto  e  pregio  che  ne 
facciamo,  come  di  cosa  veramente  utile  s\  per  V  ammae- 
straiiiento  che  pel  diletto  ,  e  perche  siamo  persuasi  che 
clii  vi  ha  maiio ,  valutando  i  nostri  coHsigU  e  dcsiderj  , 
jx)rra  ne'  successivi  volnnii  quell'  accuratezza  e  quel  cri- 
terio,  da  cui  dipende  il  credit©  de'libri,  il  soddibfaciniento 
di  chili  legge,  e.  il  vaiitaggio  di  chi  li  scrive  e  li  stampa. 


Raccolta  di  dodlci  paesaggi  ad  iiso  di  studio  ,  dise- 
gnati  ed  iiicisi  alV  acqua  forte  da  Lorenzo  Macchi^ 
in  4.°  oblungo.  —  Si  veiidoiio  dalV  autore  e  dai 
principali  negozianti  di  stampe  in  BTilano  ,  al  prezzo 
di  dodici  lire  aiistriache. 

II  signer  Macclu  e  gia  vantaggiosamente  conosciuto  pel 
valor  sue  nel  dipingere  i  paesi  ,  del  che  fatto  ne  hanno 
testimonio  i  bei  lavori  che  di  questo  genefe  furono  da  lui 
presentati  al  colto  puljblico  colle  annue  esposizioni  nel- 
ri.  R.  palazzo  delle  scieaze  e  delle  aiti.  Or  egli  bi'auioso 
di  giovare  ai  dilettanti  ed  agli  studiosi  del  paesaggio  con- 
dncendoli  quasi  a  mano  a  uiano  dalle  prime  linee  sine 
alia  rappresentazione  di  un  intero  paese  ,  ha  nella  sua 
Raccolta  espostl  gli  elementi  e  direm  quasi  i  principj  ed 
il  procedimento  di  qui'St'  ameiiissiino  genere  di  pittnra 
tanto  fra  noi  coltivato  ed  ogo;i!nai  giunto  al  pin  sublime 
grado  ,  merce  delle  opere  del  Miliara ,  del  Gozzi  e  di  altri 
nostri  valenti  professori.  La  raccolta  del  slg.  Macchi  cl  sem- 
lira  prcgialjilissima  tanto  per  la  scelta  degli  oggetti  e  per  la 
vaghezza  delle  composizioni  ,  quauto  per  la  nitida  e  ben 
intesa  esecuzione.  Egli  e  altresi  beiiemerito  dell'arte ,  per- 
che r  Italia  maucava  di  buoni  elementi  in  questo  genere 
di  pittura. 


rA.RTE     ITALIAN  V.  123 

Qiutdro  del  prlncipcdl  popoll  cmtichl  corredato  di  una 

carta  geografica  del  mondo  antlco  di  d'Anv'dle^  del 

cav.  Gioi-anid   Tamassia.  —  Bergamo,  1824,   Stam- 

peria    Mazzoleni  ,    di  pag.    XV i    e    36 1  ,    in    i6.° 

^ir.  4  austr. 
"c. 

Cirf  si  acciiige  a  scriver  couipendj  merita ,  al  parer 
uostro ,  una  lode  alia  quale  non  aspiraiio  seinpre  i  lettp- 
rati ,  qucUa  della  modestia.  Perocclie  un  compendio  dili- 
geiitemente  condotto  e  opera  di  lunglii  studj  e  di  somma 
fatica  ,  Ilia  die  per  la  sua  stessa  natura  non  lascia  cono- 
scere  al  piii  dei  lettori  di  clie  lunglie  vigilie  e  di  che 
gravi  meditazioni  sla  frutto.  Questa  lode  pertaiito  y«gliamo 
dare  innanzi  tutto  al  cavaliere  Tamassia  ,  die  raccolse  ia 
un  volume  di  poca  mole  un  sunLo  delle  notizie  piii  co- 
umnemente  adottate  intorno  ai  popoli  deiruniverso  smo 
air  epoca  tanto  faniosa  della  caduta  dell'  impero  ccci  J  en- 
tale.  Diciamo  delle  notizie  piii  comunemente  adottate , 
perclie  le  recenti  dottrine  ,  a  cagione  di  esempi(»  «  poste 
in  campo  dai  Wadismutli  ,  dai  Niebuhr,  dai  Levesque  e  da 
alcuni  altri  intorno  alia  Storia  Romaiia ,  e  die  discordano 
in  si  gran  parte  dai  classici  greci  c  latiai,  non  lianno 
luogo  ueir  opera  del  signor  Tamassia.  Ne  potevansi  per 
avventura  seguitare  in  un  compendio  quelle  opinioni  che 
sono  ancora  sotto  il  giudizio  degli  eruditi ,  e  le  quali  noa 
possono  ancora  citarsi  senza  confortarle  di  quelle  argo- 
nientazioni  die  troppo  sono  contrarle  alia  natura  ed  alia 
Jirevita  dei  compendj.  II  signor  Tamassia  in  vece  reco 
nella  sua  operetta  tutto  quello  che  i  critici  moderati  hanno 
pubblicato  in  fatto  di  storia  ne'  tempi  a  noi  piii  A'icini  , 
studiando  principalmente  nei  classici;  e  seguito  sopra  tutto 
la  scorta  dell'Heeren ,  diligentissimo  scrittore  luaraviglioso 
iiell'  erudizione  non  meno  die  nel  giudizio.  Dietro  si  fatte 
guide  il  signor  Tamassia  ci  presenta  in  poche  pagine  una 
diiara  descrizione  di  tutti  i  popoli  antichi ;  e  mentre  lascia 
in  disparte  le  favole  e  le  aperte  contraddizioni  ripetute 
nel  corso  di  tanti.secoli  per  riverenza  di  qualclie  gran 
i  Mome  ,  non  si  abbandona  a  quello  storico  scetticismo  che 
fa  iacerte  le  cose  avute  per  vere  dalla  sapieuza  de'  nostri 
maggiori.  Dalla  lettura  del  suo  libro  si  pub  raccogliere 
quanta  sia  stata  la  diligenza  da  lui  usata  nella  scelta  dei 
fatti  e  nelle  considerazioni  conyeaienti  si  ai  fatti  medcsimi 


124  \  P  P  F.  N  D  I  n  E 

come  alia  natnra  del  suo  lavoro  ;  ed  ancho  i  piii  difficili 
confesseranno  die  il  piii  dolle  volte  quella  diligeoza  noa 
fu  disgiuata  dal  buoii  giudizio.  Qualclie  rara  voltti  pero 
Hii  niaggior  grado  di  attenzioiie  avrebb^  potuto  contlurre 
r  antore  ad  alcune  verita  delle  cjaali  niostrasi  capacissjvr  j , 
o  forse  una  inaggior  cnra  nella  scelta  delle  parole  to  lu- 
nichei"ebl)e  plii  cbira'amente  ai  lettori  rjnelle  idee  cbf^legU 
ebbe  ia  mente  scrivendo.  Cosi,  per  recare  uii  solo  esem- 
pio  ,  avrebbe  dovuto  dirsL  cbe  il  suicidio  di  Lucrezia  fti 
occasionc  e  non  gia  cagione  della  ruina  dei  Tarqniaj.  Pe- 
rocche  la  cagione  di  questa  niiaa  11  illosofo  dee  trovaria 
in  piii  alti  niotivi ;  di  cbe  gia  ne  fece  avvertiti  il  celebre 
Vico  ,  cbe  forse  pel  primo  si  dlede  a  cercare  in  questa 
famosa  storia  di  Lugrezia  quel  cb'  essa  abbia  davvero  in- 
fluito  sul  politico  caml^iamento  della  romana  repidiblica. 
Ne  si  inostra  lontano  dal  credere  cbe  i  Patrizii  i  quali 
avevano  gia  meditato  lo  sterminio  dei  Re  dessero  orlgine 
a  questo  avvenimento ,  onde  avessero  occasione  di  colorire 
il  proprio  disegno  ,  cbe  ad  ogni  modo  avrebbero  pur  re- 
cato  ad  efTetto  (  Vico  de  Uno  ecc.  ). 


Delle  iscrlzloni  vencziane  raccnlte  eel  illustrate  da 
Enianaele  Antonio  CiGoaNA.  Volume  I.  —  Vciiezia , 
182^^  presso   Giuseppe  Oi\i\nde\\i  cditore  ^   in  4.° 

Lodevole  e  certamente  il  disegno  di  un  cittadino ,  il  quale 
alia  sua  patria  intitola  un""  opera  ,  clie  i  nomi  e  i  fatti  11- 
lustri  I'ammenta  dei  Veneti.  Amor  solo  di  patria,  die' egU 
dlfatto  nella  prefazione ,  non  oggetto  di  lucro ,  ne  brama 
di  acquistare  fama  presso  ai  viventi  o  ai  posteri ,  intra- 
prendere  mi  fece  fino  da  otto  anni  addletro  un' opera  fa- 
tlcoslssima ;  cioe  la  raccolta  delle  veneziane  iscrlzloni,  le 
quali  nelle  citta  e  nelle  isole  circonviclne  dal  mllle  circa 
infino  ai  nostri  giorni  erette  furono  stabilmente  o  ad 
onorare  la  memorla  dei  clttadini  e  degli  ester!  ,  o  a  ram- 
nientare  qualsiasi  fatto  ;  raccolta  die  k  poi  corredata  di 
illustrazioni  proporzionate  alia  dinicolta  ed  alia  grandezza 
deir  argcmento. 

In  tre  separati  paragrafi  tratta  egli  delT  utillta  di  que- 
st'opera,  de"  raccoglitori  delle  veneziane  Iscrlzloni,  e  del- 
l'  ordine  da  esso  tenuto  nella  sua  compllazlone.  Le  iscri' 
zioni ,   die' egli,  recano  grandissima  luce  alia  storia,  e  le 


PARTE    ITALIANA.  I  20 

moJcrnc  nai-rano  per  lo  piu  fatti  ed  avveuimentl ,  e  nonii 
di  persona^^i  e  memorie  di  cose  ricordano  ,  che  gia  si 
conservano  iielle  pubbliclie  e  nelle  private  storie  ,  e  sono 
altresi  qualcl.e  volta  prolisse,  ma  recaiio  tnttavia  moltis- 
simo  vantaggio,  perche  riparano  alia  dispersione  frequente 
di  carte  e  docunienti  storici ,  e  spesso  nonii  ed  eventi 
rannnentaao  ,  che  invano  si  ricercherebbono  negli  archivj. 
Servono  altresi  talvolta  a  raccapezzare  il  filo  delle  rette 
discendenze  delle  famiglie,  a  rettificare  le  narrazioni  nelle 
storie  coiitenute ,  ad  appoggiare  i  dritti ,  massime  padro- 
nali ,  di  alcuni  casati.  Le  raccolte  delle  nioderne  iscrizioni 
ricoiiosciute  furono  utilissime  ,  e  talora  necessarie  per  la 
storia  ecclesiastica  ,  civile  ,  uiilitare  ,  letteraria  ,  di  Ijelle 
arti  ecc.  ,  e  quindi  avidamente  ricercate  dagli  eruditi. 
Cresce  questa  utilita  ed  importanza  relatlvamente  alia 
iscrizioai  veneziaae ,  die  appartengono  ad  una  citta  fra 
le  italiclie  antica  e  noliilissiina ,  sede  di  un  potente  e  lun- 
ghissimo  imperio  ,  madre  feconda  di  persoiiaggi ,  in  ogni 
genere  di  virtu  celeberrinii.  Molte  di  queste  iscrizioni  sono 
altresi  commendevoli  per  lo  stile  ,  e  quelle  massiinaniente 
scritte  su  la  floe  del  XV  secolo  ed  al  principio  del  XVI. 
Tra  i  raccoglitori  d"  iscrizioni  veneziane  si  annove- 
rano  il  tedesco  Giorgio  Palfero  ;  la  di  cui  collezione  ye- 
desi  ampliata  in  un  codice  della  casa  Gradenigo  ;  il  P. 
Jlocco  CurCi  ,  la  di  cui  fatica  fu  pul}blicata  con  qualclie 
aggiunta  da  Bernardo  Trevisano,  e  gli  scritiori  di  due  co- 
dici  ,  r  uno  della  libreria  Marciana ,  1"  altro  comunicato 
air  autore  dall'  in  oggi  cardinale  Zurla.  Segue  la  grandiosa 
collezione  in  quindici  volumi  in  4."  fatta  dall' abate  Gian 
Domenico  Coleii  ,  e  quella  del  cosmografo  Coronelli  con 
quelle  dell'  almte  Pivati  e  del  senatore  Flaminio  Cornaro. 
I  raccoglitori  particolari  si  dividono  in  due  classi ,  la  pri- 
ma di  quelli  che  iscrizioni  trassero  da  tntte  le  cbiese  o 
da  una  gran  parte;  T  altra  di  quelli  che  ad  una  sola  cliiesa 
o  ad  un  luogo  limitarono  le  loro  ricerche.  Tra  i  primi  si 
nominano  Lorenzo  Scradero  o  Scradeo  ;  Andrea  Calino ,  che 
publilico  parecclii  epitaffi  fantastici,  noa  maiincisi,  Fran- 
cesco Sansovino  e  il  suo  continuatore  Giovanni  Seringa , 
Domenico  MartinelU  ,  Flaminio  Cornaro  ,  Tonimaso  Arcangdo 
Zucchini ,  1"  abate  Gian  Antonio  Moscliini  ,  autore  di  una 
Guida  per  la  citta  di  Venezia ,  cd  alcuni  piii  recenti  au- 
lori ,   r  uno  di-llc  chiese  di   Venezia  descritte  cd    illustrate  , 


136  v  r  r  E  N  D  I  C  E 

r  altro  dcll.i  Collczionc  del  piu  pregCi'oU  monnmcnti  sepol- 
crali  di  Venezia.  ,Tia  gli  estcri  raccolsero  particolannente 
alcuiie  veaete  iscrizioni ,  Francesco  Su'eerzio ,  Ottonc  Aicher 
eel  altri.  Tra  i  sccoudi  si  rogistrano  Marc  Antonio  Luciano 
clie  raccolse  le  iscrizioni  della  chiesa  dei  S5.  Giovanni  e 
Paolo  ,  Giovanni  dcd^li  Agostini ,  e  il  Bergnntini ,  die  riu- 
nirono ,  il  primo  'e  iscrizioni  dl  5.  Francesco  della  Vi- 
gna ,  il  secondo  cfuclle  de""  Servi;  Agostino  Nicolai  ,  die  ' 
quelle  raccolse  della  chiesa  di  S.  Stefano  ,  Giovan  Donie- 
nico  Armano  die  ricopio  le  epigraii  della  chiesa  e  del  con- 
veuto  di  5.  Domcnico  ,  Pietro  CheccJiia  clie  raccolse  quelle 
de'  Miracoli,  Giovanni  Meschincllo  che  illustro  la  J)asilica 
di  S.  Marco  ed  il  Moschini  suddetto. 

Osserva  T  autore  ,  die  tutti  que'  raccoglitori  trascrissero 
nudaiuente  le  epigraii ,  ne  le  adornarono  di  annotazioni. 
Egli  espone  adunque  le  venezlane  iscrizioni  erette  dal 
niille  in  poi  nella  citta  e  nelle  vicine  isole  ,  escladendo 
tutte  le  temporarie  ,  quelle  che  nelle  altre  citta  dcllo  Stato  j 
Yeneto  o  degli  altrui  Stati  rimangono,  e  quelle  anterior!  al  i 
niille :  trovansi  tuttavia  iiella  sua  compilazione  alcune  iscri- 
zioni temporarie  ,  o  alnieno  credute  tali  ,  e  registrate  dal 
Pdlfero.  Egli  adduce  le  ragioni  per  le  quali  escluse  le 
iscrizioni  delle  altre  citta,  e  cosi  pure  le  gredie  e  romane 
e  le  altre  antiche  ,  riserliandosi  tuttavia  di  apporre  questo 
nobile  fregio  in  aggiunta  al  quadro  che  ora  presenta.  lu-  j 
tanto  egli  ad  onore  del  suo  paese  inserisce  i  nonii  dei  ve-  I 
neti  scrittori ,  che  lapidi  antiche  raccolsero  ,  come  Gio- 
vanni Blarcanova  ,  Andrea  Santacroce,  Benedetto  Ramberti, 
Giambattista  Rannusio ,  ed  altri  cilati  dallo  storico  della 
veneta  letteratura  Marco  Foscarini.  Dichiara  egli  di  essersi 
limitato  alle  sole  iscrizioni  ,  sotto  questo  vocabolo  inten- 
dciido  una  serie  di  parole  ,  che  da  ragguaglio  di  una  cosa, 
di  un  fatto  o  delle  sue  circostanze  :  esclude  adunque  i 
nudi  nomi  apposti  alle  ligure  ,  le  date  e  le  sigle  isolata- 
niente  scritte ,  i  motti  sacri  o  profani  ,  i  titoli  posti  in 
fronte  alle  fabhriche  ecc.  ;  facendo  tuttavia  qualche  ecce- 
zione  a  questa  regola  ,  qualora  si  tratti  d'  oggetto  d'  arte 
distinto  ,  o  i  niotti  e  le  sigle  alludano  a  qualche  circo- 
stanza  istorica  ,   iniportante  o  curiosa. 

Divise  sono  le  epigrafi  in  due  classi  ,  in  quelle  cioe  che 
sono  state  lette  e  copiate  sul  Inogo  dalT  autore ,  e  in  quelle 
che  da  csso  uoa  vedutc  furouo  da   libri   trascritte.    Gran- 


PARTE    ITALIANA.  I27 

cTisslma  pazicnza  e  fatica  egli  ha  adoperata  ia  raccogliere 
le  prime  ,  benclie  non  si  lusinghi  di  averle  tutte  insieme 
unite-)  ne  tutte  coUa  piii  scrupolosa  esattezza.  Diligentissinia 
cura  egli  ha  pure  iinpiegata  nell'  estrarre  copia  delle  nie- 
iiiorie  ,  che  soltanto  trovansi  nei  manoscritti  o  nei  libri 
stanipati  :  queste  cure  rendevaiisi  tanto  piu  necessarie  , 
quanto  che  niolte  meinorie  ,  come  altrove  ,  cosi  in  Vene- 
zia  ,  massime  uegli  uhiuii  tempi  ,  si  sono  perdute  per  la 
dislruzione  e  pel  ristoramento  degll  ediiizj  ,  con  che  ren- 
donsi  assai  piii  pregevoli  i  codici  ,  nei  quali  veggonsi  con- 
servate.  Ben  si  difende  1' autore  dairobJjiezione  fattagli  da 
alcuno  ,  che  una  interna  collezioue  di  veneziane  epigrali 
non  poteva  divenire  d'  interesse  universale  ,  massime  ove 
la  paglia  soverchiava  il  buon  grano  ;  e  ben  mostra  che 
non  e  ad  esigersi  ,  che  lutti  cliiari  sieno  i  nomi  dalle 
iscrizioni  esibiti  ;  che  altri  sono  celebri  nelle  loro  fami- 
glie  ,  altri  a  una  classe  di  persone  ,  o  di  chiesa  o  di  mi- 
lizia,  o  ad  alcuna  arte  o  mestiere  appartengono ;  che  anclie 
quelle  contenenti  manifesta  adulazione,  servire  possono  alia 
storia  dello  spirito  umano. 

Dubito  r  autore  del  metodo  che  tenere  dovesse  nel- 
lo  esporre  la  serie  delle  cpigrafi,  cioe  se  ordinarle  dovesse 
per  classi  ,  per  niaterie  ,  per  epoche  ,  per  alfabeto  di  fa- 
niiglia  ,  o  pure  per  cliiese  e  per  luoghi  pubblici  e  jirivati : 
elesse  iinalmente  1'  ultimo^  non  perclie  migliore  il  credesse,  o 
pill  agevole  ad  eseguirsi ,  ma  solo  per  amore  della  varieta, 
nei  clie  lasceremo  ai  leggitori  il  giudizio,  se  egli  siasi  bene 
apposto.  Egli  e  vero  che ,  uscendo  a  poco  a  poco  1'  opera  , 
si  troveranno  piu  classi  ,  piu  niaterie  ,  piu  epoche  ,  piii  fa- 
niiglie  in  ciascuno  dei  fascicoli.  Ad  ogni  tempio  adunque 
egli  premette  una  brevissima  storia  del  mcdesimo,  poi  le  la- 
pidi  annovera  con  progressiva  numerazione,  coniinciando  per 
lo  piu  su  le  pareti  a  dirittn  ,  indi  seguendo  a  sinistra ,  e 
poi  sul  pavimento  scorrendo  ,  conservando  sempre  il  nu- 
mero  delle  lince  e  le  ablireviature;  con  una  lineetta  per- 
pendicolare  indica  egli  il  fine  di  ogni  linea  onde  non  ac- 
crescere  la  mole  del  volume :  nota  breveniente  il  sito  , 
ove  collocate  sono  le  epigrafi  ,  e  alia  line  di  ogui  tempio 
pone  quelle  ,  clie  ne'  contonii  di  esso  si  trovano  o  si  tro- 
vavano. 

Ma  il  princlpale  merito  di  questa  raccolta  conslste  nelle 
ajacotazioni  ,  che  con  opportuno  avvisamento  V  autore  lia 


ia8  Ari'ENDICE 

aoigiuiitc  a  ciascima  iscrizione.  Parla  egli  cle'  personaggi 
iioniinati  nelle  cpigrali  ;  mostra  gli  errori  precipuamente 
di  epoclie  ,  die  si  ravvisano  in  confronto  colle  storie  $ 
iiota  gli  al)bagli  presi  da  altri  clie  le  epigrafi  trascrissero  i 
segna  le  varianii  priiiclpali  delle  iscrizioni  da  esso  non 
vedute;  soprattutto  si  sforza  di  illustrare  i  nomi  non  afFatto 
oscuri,  di  aggiugnere  cose  maggiori  di  quelle  narrate  ,  di 
porre  in  piu  bella  luce  le  persone  o  le  cose  nelle  epigrafi 
ricordate.  II  tutto  esamino  diligentemente  in  confronto  cogli 
storici  ,  e  massime  con  quelli  della  CoUana  stampata  in 
Venezia  nel  1718  ,  coi  varj  codici ,  colle  cronache  di  fa- 
miglie  die  trovan?a  stampate  o  nianoscritte  nella  Marcia- 
na,  finalmente  coi  niigliori  scrittori  delle  genealogie  patri- 
7.ie  ,  il  Barbara  e  il  Foscarini  :  brama  egli  tuttavia  ,  die 
alcuno  con  correzioni  o  con  aggiunte  rettificare  voglia  il 
suo  lavoro  ,  il  die  terra  in  conto  di  alto  favore. 

Questo  e  dunque  il  nietodo ,  die  T  autore  si  e  prefisso 
nel  compilare  quest'  opera ,  non  solo  pei  viventi  ,  come 
egli  dichiara  ,  nia  altresi  pei  futuri ;  giacche  alcune  cose 
die  potrebbono  oggidi  reputarsi  iautili,  non  lo  sarebbono 
per  r  avvenire ;  e  silFatto  inetodo  vediamo  perfettaraeiite 
osservato  in  tutte  le  iscrizioni  registrate  in  questo  volume. 
Sono  esse  quelle  della  chiesa  e  del  monastero  di  S.  Marin 
de  Servi  e  suoi  contorni ,  e  arrivano  al  numero  di  217. 
Al  line  trovasi  una  tavola  in  i"ame  portante  il  saggio  dei 
caratteri  di  un'  antica  iscrizione  ,  nella  dimensione  precisa 
dei  caratteri;  essa  e  dell"  anno  i3i8.  Segue  un  indice  dei 
noiui  e  cognomi  contenuti  nelle  iscrizioni,  e  quindi  una 
tavola  ntilissima  delle  diverse  aljbreviature.  Noi  crediamo 
quest'  opera  degna  della  comune  appro;  azione  ,  e  deside- 
rianio  di  yederla  soUecitamente  continuata. 


Eleiico  di  alcune  opcre  stampate  e  pahbllcate  nel  re- 
gno Lonihardo-Vcncto  neW  anno   1824. 

Animiaisirazione  economica  della  foglia  dei  gelsi,  di  Lomeni. 
Milano  ,   Silvestri ,   di   pagine   96,   in    18.°   Lir.    2    ital. 

Annali  della  niedicina  lisiologico-patologica  ,  conipilati  da 
Gio.  Strambio ,  dottore  in  uiediciiia.  Anno  i.°,  quad,  ic* 
e  Ji.",  ottobre  e  noveiiibre,  MilanO;,  Destefanis  ,  di 
pagine    I'iz  ciascuno,   in  8."  Lir.   24  ital.    all' anno.  Le 


PARTE    ITALIAN-*..  Iig 

associazioni    si    ricevono    dal    librajo     Giuseppe    Bocca, 
corsia    del  Duorao,  n."   980. 
Annali  umsulmaiii,  di  Gio.  B.  Ranipoldi.  Vol.  8.° — Milano  , 
dalla  tipogi'afia  di  Felice  Ruscoiii,   contrada  di  S.  Paolo, 
n.°»fi77,  di  pag.   692,  in   8."  Lir.  7.  40   ital. 
Arte    di    conservare    gli    alimeiiti ,  tradotto    dal    francese. 
JMilano,  staiiiperia  di  Conuuercio,  corsia  de'Servi  n.°  SaS, 
di  pagiue  168,  in  16.°  Lir.    i.    5o    ital. 
Biblioteca    soelta    di    opere  italiane  antiche  e  moderne.  la 
16.'    JMilano,    Silvestri,    corsia    del    Duomo.   —  Poesie 
italiane  di  niesser  Angelo   Polizlano ,  prima  edizione  cor- 
retta    e    ridotta    a    Ijtiona     lezione.     Pag.    YIII    e     aa8. 
Lir.   2.    5o   ital. 
Biografia    universale    antica    e    moderna,  ossia  Storia  per 
alfaljeto    della  vita    publilica  e  privata  di  tutte  le    per- 
sone  die  si  distinsero  per  opere,  azioni,  talenti,   virtii 
e    delitti.    Opera  aflatto  uuova  conipilata  in  Francia  da 
una  societa  di  dotti  ,  ed  era  per  la  prima   volta    recata 
in   italiauo   con  aggiunte  e   correzioni.   Volume    19."   Ve- 
nezia  ,  presso    Gio.   Battista    Missiaglia ,  dalla  tipografia 
di  Alvisopoli ,  di  pag.  480,  in  8.°  Lir.    6  ital. 
Chimica  applicata  all*  agrlcoltura  ,  del  signor  conte   G.  A. 
Cliciptal ,  tradotta  ed  illustrata  con  note  ed  aggiunte  da 
Girolanio    Prirno.    Milano ,    Silvestri.     Fascicolo    4.%  di 
pi'.g.    1 54,  in  8."  Lir.   2.   ital. 
Elogio    storico    del    P.    Pacifico    Deani.    Brescia  ,    Paslnl  , 

di  pagine  46 ,  in  8.° 
Formazioni  (suUe)  delle  rocce  del  Vicentino ,  saggio  geo- 
logico  di  Pietro  Maraschini.  —  Padova ,  dalla  tipografia 
della  Minerva,  di  pagine  aSo,  in  8.%  con  otto  tavole 
in  rame. 
Giornale  di  farmacia-cliimica  e  sclenze  accessorie ,  o  sia 
Raccolta  delle  scoperte ,  e  ritrovati  e  miglioramenti  fatti 
in  farniacia  ed  in  chimica,  compilato  da  Antonio  Cattu- 
neo  ,  cliimico  farmacista.  —  Milano  ,  Rusconi  ,  quader- 
no  12."  dicembre  ,  di  pagine  62,  in  8."  Lir.  16  austr. 
air  anno.  Le  associazioni  si  ricevono  da  Gio.  Pietro 
Giegler,  corsia  de'  Servi  n."  60 3. 
Precetti  con  metodo  teorico-pratlco  per  la  formazione  dei 
liliri  in  doppia  scrittura  del  Padre  Angiolo  Pietra  ton 
illustrazioni  ecc.  del  Ragiouiere  G.  Reina.  —  Milano,  Ri- 
volta-,  di  jjagine    296,   in  4.°  Lir.  C.   5o   ital. 

Blbl  Ital.  T.  XXXV 11.  9 


l30  A  1'  1'  E  NM)  1  C  E 

Rcgole  jiraticlie  sulT  iiso  e  siilln  scelta  deH' aria.  Blilaao, 
Moua  di  pagine  6o  ,  in    ii.*  Cent.   6o.   ital. 

Sedi  (delle)  e  cause  uelle  nialattie  anatomicamente  investi- 
gate da  Gio.  B.  Morgagni.  Libri  ciacjue.  Prima  versione 
italiaaa  di  Pietro  Muggesi ,  dottore  in  lilosofia  fi*  medi- 
cina.  Volume  5."  • — Milano,  llusconi,  di  pag.  248,  in  8." 

Storia  della  letteratura  italiana  dall'  oiigine  della  lingua 
iino  al  secolo  XIX,  del  cavaliere  Giuseppe  ^/o^e/,  regio 
bavaro  consigliere ,  professore  di  letteratura  italiana  nel 
K.  Liceo  e  R.  Paggeria  in  Monaco,  ed  accadeniico  ita- 
liano ,  padovano  ed  aretino.  —  Milano  ,  dalla  Societa 
tipografica  de' Clasaici  italiani.  Volumi  3,  di  pag.  1084 
cuui[jlet-sivamente ,  in    12.   Lir.   9   ital. 

\'iaggio  ai  tre  laghi ,  di  Conio ,  Lugmo  e  Maggiore ,  di 
Davide  Bertolotti.  —  Como  ,  Ostinelli ,  di  pagine  467,  in 
1 3.*  Lir.    3.    5o   ital. 

Zoppina  (della)  e  cancro  A'olante  di  R.  Faiivct.  —  Milano, 
Costa,    di  paglue    32,   in   8."   Cent.    67  ital. 
Incisioni. 

IRIadonna  tratta  dal  Peinigino ,  incisa  da  Giacinto  Maino , 
Lir    1 5   ital. 


S  V  I  Z  Z  E  R  A. 

Lett  ere  di  Innocente  Natanaeli  scritte  a  un  siio 
nipote.  —  Lugano,  1824,  dallor  tipografia  di 
Giuseppe  Vanelli  e  Comp.,  di  pag.   168,  in  8.° 

Queste  lettere  die  appajono  alia  luce  masclierate  sotto 
un  nonie  giudaico  ,  sono  la  piu  cara  cosetta  del  luondo  : 
parlano  d'  ogni  argomento  e  di  qualche  altro  ancora ,  cioe 
di  oggetti  campestri ,  di  poesie  classiche  ,  lomantiche ,  bi- 
bliclie ;  vi  s' incontrano  precetti  di  retorica  ,  elogi,  criti- 
che  ,  jaculatorie  ,  digressioni  ascetiche,  vi  si  parla  anche 
di  poJpette  e  d'  una  fanciulletta  figlia  della  Sandra  e  degli 
atti  difFormi  d'  un  monsignore  ecc.  ecc.  e  tutto  cio  e  schic- 
clierato  con  uno  stile  che  pizzica  del  trecento  e  del  mo- 
derno  frullone:  grazioso  tessuto  ,  in  cui  ,  o  benignissimo 
lettore  ,  troverai  il  Pindcmonte  posto  al  pari  con  Cornelio 
e  con  Alfieri  nella  tragedia,  il  Mattel  ,  il  beneuierito  tra- 
duttore  dei  canti  biblici ,  onorato  col  bel  nonie  di  Don 
Ciiisciotte  qual  pubblicatore  di  mille  fatuica    d'  ogni  sorte  , 


VAHTE    IT\LTvNV.  l3l 

1*  Abate  Cesari  posto  al  di  sopra  di  Marco  TuUio,  perche 
Cicerone,  pur  con  la  lingua  di  Emiio  e  Planto  e  Terenzio 
(  scrivesse  orazioni  o  trauati  )  ritener  non  seppe  una  mille- 
sima  parte  di  quel  trecento ,  verso  del  Cesari ,  il  quale  tutto 
ritener  seppe  il  nostro ,  di  sorta  die  leggendo  lui  legger  prc- 
priamente  credi  le  vite  de'  Santi  Fa  Iri ,  le  prediche  di  Fra 
Giordano  ,  e  i  Fioretti  di  S.  Francesco,  Cicerone !  Cicerone 
non  colse  i  fiori  piii  belli  di  que'  giardini  die  passeggiava. 
E'  pare  un  gramniatico  t.isicuzzo  ,    die  abbia   quasi  paura  a 

uscir  di  costrutto     rrammaticale  ,    ecc e  millc  altre 

preziosissime  gioje  vi  troverai  da  farti  trasecolare.  Ma  cio 
clie  pill  importa  vi  scoprirai  un  nuovo  metodo  per  veiidere 
a  buoa  dado  le  merci  tue.  Tu  hai  piu  volte  soggliignato 
al  solletico  ed  alle  lodi ,  die  certi  scrlttori  darsi  sogliono 
a  A'icenda  \  ma  non  ti  sara  mai  avvenuto  d'  incontrarti  in 
un  Ser  cotale,  che  maschei'andosi  sott' altro  nome  facciasi 
ad  encomiare  i  proprj  scritti.  Or  sappi  che  secondo  una 
certa  Crouaca  raauoscritta  ,  degnissitna  di  fede  e  della 
quale  un  giorno  daremo  forse  il  santo  ,  cotesto  Natanaeli 
non  e  altr'  uomo  che  T  autore  di  certe  favolette  e  di  certe 
tradnzioni  bibliche,  e  di  certo  trattato  de'dittonglii  italiani. 
Ebbene,  il  crederesti  tu  ?  Nataniele  versa  lodi  a  larghis- 
sime  mani  su  tali  favolette  e  su  tali  tra'dizioni  biblicbe  , 
al  paragon  delle  quali  il  lavoro  di  Mattei  fu  impresa  da 
Don  Chlsciotte  ,  e  su  tale  trattato  dei  dittonghi  che  e  ben 
altra  cosa  che  un  opera  di  mero  grammatico  !  !  ! 


CORPxTSPONDENZA. 


Prcgiatissinio  sig.  abate  Francesco   Cancellleri, 


N, 


Ielle  Memorie  da  V.  S.  raccolte  e  pubblicate  in  Roma 
nel  corrente  auno  presso  Francesco  Boarlie ,  intorno  alia 
viia  del  pittore  cavaliere  Giuseppe  Errante,  ha  azzardato 
iiiolte  asserzioui ,  le  quali  se  fossero  appoggiate  alia  ve- 
rita  farebbero  grave  torto  alia  mia  rlputazione  nella  qua- 
lita  di  luedico  c  di  uouio  onesto.  Perche  siano  rettiiicati  i 
fatii  soj)ra  i  quali  ha  preso  assoluto  equivoco  ,  sono  nella 
ue«  essita    di    esporre    a   lei    l"  uridine  ,  il  corso    ed  il    fiae 


l3a  APPENDICE 

delle  mie  relazioni  col  detto  pittore.  L'  ho  A'isitato  ainma- 
lato  in  casa  Rossetti  nella  contrada  del  Movone  al  n.°  1 1  67 
poclii  giorni  dopo  il  suo  arrivo  in  Milano ,  dietro  richiesta 
del  defunto  sig.  Giuseppe  Anloiiio  Bovgiiis.  Aveva  febbre ,  e 
si  lagnava  di  forte  dolore  alia  testa,  Dal  rapporto  delle  ante- 
cedenze  ,  congetturai  die  la  malattia  gravissima  dal  niede- 
siiiio  sofFerta  pochi  mesi  prima  ia  Ancona  fosse  riferibile 
a  cefalite ,  c  die  gli  avesse  lasciato  disposizioae  alia  re- 
cidiva,  Fortunatamente  la  caliiia  fu  presto  ristabilita  sotto 
il  trattaiuento  blando  purgaate.  Ebln  occasione  di  rivederlo 
moke  altre  volte  ,  ed  in  diverse  epoche  in  qnalita  di  me- 
dico dal  1796  al  1 80S  ,  nientre  abitava  in  casa  Pizzagalli 
sulla  piazza  di  S.  Giovanni  cjuattro  facce  al  n."  1840  , 
nella  casa  Scorpioni  al  n."  741,  e  nella  casa  Gilj  al  n.°  740 
della  contrada  Risara.  Le  sue  malattie  furono  sempre  d'  in- 
dole reumatica ,  perclie  prodotte  da  sconcerti  di  traspira- 
zione;  ai  quali  dava  luogo  d' ordiiiario  T  esercizio  frequente 
c  niolto  attivo  della  scherma  ,  dinienticando  qualclie  volta 
di  evitare  le  correnti  d\aria  fresca  inimeJiaiamente  dopo. 
II  dolore  di  testa  al  quale  andava  con  frequenza  soggetto  , 
anclie  in  istato  di  plausibile  salute,  aumentava  sempre  in 
modo  imponente  in  tali  circostanze.  Qualche  volta  di- 
ventava  necessariei  il  salasso  ,  d'  ordiiiario  il  trattamento 
puigante  e  rinfrescativo  bastava.  Non  feci  mai  graode  caso 
del  diabete  che  sofFriva  ,  e  dell'  enorme  quantita  d'  acqua 
ch' era  percio  costretto  di  bere  giornalmente,  perclie  tale 
malattia  era  in  corso  da  trent'  anni  senz'  aumento.  La  causa 
dalla  quale  dipendeva ,  era  per  me  oscura ,  ma  qualunque 
fosse,  lion  sembrava  rimovibile,  e  rendeva  soltauto  neces- 
sario  di  seguire  un  regime  diatetico  conyeniente  ad  allon- 
tanarne  1'  esacerbazione.  Le  disgrazie  che  Errante  aveva 
sofFerto  ,  le  sue  qualita  personali  e  lo  stato  della  sua  sa- 
lute eccitarono  la  mia  cordialita  ,  stima  e  conipassione. 
Lo  invilai  ad  essere  mio  commensale  qualunque  volta  po- 
tesse  fargli  piacere ,  ma  alia  mia  mensa  frugale  non  e  mai 
intervenuto  alcun  ministro  ,  siccome  falsamente  afFerma 
il  sig.  Caacellieri,  Nel  1804  Errante  si  trovava  lual  allog- 
giato,  ()erche  abitando  al  terzo  piano  nella  casa  Gilj,  aveva 
lo  studio  nel  vicolo  dei  Cappuccini  al  n.°  6^3.  lo  aveva 
in  tal  tempo  ridotto  ad  aliitazioae  d' aftitto  il  secondo  piano 
della  mia  casa  al  n."  729  nel  borgo  di  Porta  Orientale, 
^S&iw'^ge'idovi  un    pezzo   di    niiova  costruzione   a    leyaute 


PARTE    ITALIANA.  l33 

e  mezzogloi'no  ,  il  quale  coiisisteva  in  una  spaziosa  sala  a 
{jiaii  terreno  ,  a  cui  corrispondevano  una  stanza  da  letto, 
e  dne  gabiuetti  al  primo  e  secondo  piauo.  Le  opere  da 
nmratore  erano  state  ultimate  nella  primavera  del  1804. 
Errante  desidero  di  diventare  mio  inqiiilino  concentramlo 
cosi  lo  studio  coU'  ordinaria  piii  conioda  aljitazione.  L"  unico 
adattamento  die  aljliisogno  per  dare  miglior  luce  alia  sala 
che  aveva  destinato  alio  studio  ,  fu  quello  di  aprire  una 
terza  finestra  fra  le  due  clie  esistevano  dalla  parte  di  le- 
vante.  Quest'  opera  fu  eseguita  innuediatameiite  dopo  di 
avere  sistemato  il  contralto  d'  aftitto  nel  giugno  1804.  Er- 
rante si  trasloco  nella  mia  casa  il  3o  settenibre  se2;uente, 
ed  allogglo  a  tutt' apvile  del  i8o5  in  tre  stanze  al  primo 
piano  d'  antica  costruzione  ,  due  delie  quali  erano  esposte 
a  niezzogiorno ,  per  dar  tempo  alia  completa  stagionatura 
del  suo  appartamento  ,  che  per  essere  elevato ,  pel  sue 
isolamento  e  per  la  direzione  delle  sue  aperture  ai  quat- 
tro  punti  dell'  orizzonte  fn  sollecita.  Avrebbe  potuto  re- 
stare  piu  lungo  tempo  in  tali  stanze  ,  perche  1'  occupa- 
zione  delle  medesime  non  portava  difetto  a  me.  Si  reco 
alia  nuova  abitazione  ,  persuaso  che  niente  mancava  al!a 
sua  salubrita  ,  allorclie  vide  cli'  io  colla  moglie  e  tiglio 
dormiva  nelle  stanze  sottoposte  al  primo  piano  ,  e  che 
I'altra  parte  del  secondo  piano  era  stata  in  tal  epoca  af- 
fittata  ,  ed  era  abitata  dal  colonnello  Banco  colla  sua  fa- 
niiglia.  In  tale  appartamento  egli  ha  coininciato  ed  ulti- 
mato  il  quadro  del  Concorso  della  Bellezza  ,  che  vi  resto 
esposto  per  molti  mesi  all'  aramirazione  ed  alia  critica  di 
nnmeroso  concorso  di  persone  intelligenti  e  curiose,  dalle 
quali  sara  facile  il  riscontrarne  i  dlfetti  dell'  abitazione 
del  pittore  che  avrebbero  esteso  la  dannosa  influenza  aii- 
che  al  suo  lavoro.  Nell'  estate  del  1808  egli  fu  attaccato 
da  cefalite  reumatica  ,  alia  quale  sembro  avere  data  prin- 
cipale  occasione  il  bagno  freddo  di  cui  aveva  fatto  uso , 
prolungato  piii  del  dovere.  Fn  necessario  un  trattamento 
antiflogistico  attivissimo  e  sostenuto.  L'  irritazione  del  sen- 
sorio  diininui  al  m'anifestarsi  dell'  oftalmia  ,  che  fu  allar- 
mante  ed  ostinata ,  ma  che  fini  colla  risoluzione  sotto  il 
trattamento  indicate.  Fu  visitato  qualche  volta  in  tale  cir- 
costanza  dal  professore  oculista  sig.  Magistretti,  dietro  mio 
desiderio,  e  non  si  presento  il  liisogno  di  verun  altro 
coasulto.    La  convalescpnza   fu    proporzlonata  airintensita 


l34  APPENDIOK 

ed  alia  Jnrata  tlella  malattia.  Quale  attesiato  di  aggradi- 
niento  dell'assistenza  medica  in  diversi  tempi  prestatagli 
Erraiite  mi  regnio  allora  nn  suo  l)cl  quadretto  rappresen- 
taiite  la  Leata  Veigine  die  ncl  viaggio  d'  Egitto  depone 
Pio  Bambino  per  assettarlo  .  .  .  ,  e  due  altri  rjuadri  di 
Gandenzio  Ferrari  ,  clie  figurano  V  Annunciazione  della 
Beata  Vergino.  Col  giorno  zg  settembre  1809  egli  abban- 
dono  r  appartamento  che  abitava  al  secondo  piano,  per 
cui  pagava  lire  1200  di  Milano  di  fitto  annuo  ,  e  credendo 
di  jjartire  da  una  settimaua  alPaltra  per  Napoli,  prese 
in  allitto  uii  piccolo  appartamento  al  piano  terrene  della 
stessa  casa  ,  clie  aveva  1'  esposizione  principale  a  tranion- 
tana,  per  lire  3 00.  Quest'  aliitazione  non  era  sicuramente 
felice ,  quantuncjue  fosse  stata  goduta  da  altri  per  lungo 
tempo  senza  danno  nella  salute.  lo  1'  avrei  dissuaso  dal 
Ijssarvi  la  sua  dlmora  per  molti  raesi.  ]\Ia  Errante  aveva 
allora  cinquant'  anni ,  conosceva  i  niotivi  pei  quali  erasi 
determinato  a  prendere  tale  alloggio  economico ,  e  non 
fece  caso  percio  delle  eccezioni  clie  poteva  meritare.  La 
sua  residenza  in  tale  appartamento  fu  prolungata  lino  al 
i5  settembre  18 10,  allorcbe  abbandono  Milano.  Le  rela- 
zioni  d'  interesse  cbe  ho  avuto  coir  Errante  ,  oltre  il  fitto 
nella  niia  casa,  si  riducono  al  niutuo  f'attonii  di  lire  3oooO 
di  Milano  ,  colla  rendita  in  ragione  del  cinque  e  mezzo 
per  cento,  come  da  scrittura  legale  del  3o  lugllo  i8o5  , 
di  cui  mi  fece  chiedere  la  restituzione  verso  il  fine  di 
gennajo  1810,  epoca  nella  quale  per  un  complesso  di  cir- 
costanze  imbarazzantl  le  quali  erano  pienamente  conosciute 
almedesimo,  mi  sareblje  rinsclto  difficile  P  approntare  tale 
somuia  immediatamente.  Con  atto  notarile  dell' 8  febbrajo  del 
1810  nei  rogiti  del  sig.  dottore  Francesco  Marzoni  di  Mi- 
lano ,  gli  feci  vendita  per  lire  3oooo  di  Milano  del  dlretto 
dominio  de'  beni  stabili  con  casa  nel  territorio  di  Limido 
del  distretto  d'Appiano  nella  provincia  di  Como,  coll' an- 
nua rendita  livellaria  di  lire  mille  settecento  novanta,  oltre 
gli  altri  vantaggi  dipendenti  dal  contratto  originario.  Er- 
rante realizzo  il  suo  capitale  di  lir.  3o,ooo  coll'  avere 
venduto  per  tale  somma  a  Gio.  Battista  e  fi'atelli  Casti- 
glioni  d'Appiano  le  ragioni  da  me  acquistate  con  atto  no- 
tarile del  14  giugno  1810  nei  rogiti  del  suddetto  signor 
dottore  Marzoni. 


PARTE    IT,VLI\N\.  I  35 

Air  esposto  di  sopra  non  c^sij^o  ,  sig.  Caiicellieri ,  die  dia 
nlla  niia  parola  il  peso  die  1'  Errante  preteadeva  fosse 
dato  alia  sua,  pig.  9^  delle  Meiiiorie  cli' ella  ha  scritto, 
nia  se  la  pnbblica  opinione ,  se  la  testlmonianza  delle  per- 
soiie  superstiti  che  lianno  coiiosciuto  i  aiiei  rapporti  col 
mcdeshno  noii  liastassero  a  conviiicerla  della  verita  alia 
quale  appoggia  ,  1'  invito  a  destinare  persone  di  sua  coii- 
iidenza  per  V  esame  dei  docutiienti  autentici  che  la  con- 
fermano. 

Rilevera  quindi  non  esserc  vero  che  Errante  abbia  te- 
nuto  in  affitto  uu  appartamento  nella  mia  casa  per  tutto 
il  tempo  della  sua  dimora  in  Milano  ,  che  avesse  forniato 
nieco  un  vitalizio  ,  eh'  io  avessi  pensato  a  fabbricargli  n 
bella  posta  uno  studio  ecc,  pag.  63.  Trovera  che  fu  so- 
gnato  il  pranzo  nella  mia  casa ,  a  cui  intervennero  diversi 
primarj  ministri  ,  fra  i  quali  il  sig.  "Vincenzo  Ferrario  , 
direttore  generale  della  Polizia ,  che  indirlzzo  alT  Errante 
conimensale  un  lusinghiero  coinplimento,  pag.  29.  II  signor 
Ferrario  non  e  stato  mai  direttore  generale  di  Polizia,  n^ 
e  mai  stato  in  casa  mia.  Fu  egualmcnte  sognata  la  spe- 
dizione  di  Messo  Imperiale  per  invitare  Errante  al  pranzo 
deir  Imperatrice,  mentre  sedeva  alia  mia  tavola,  pag.  3i. 
II  primo  sentore  tli  questo  lusingiiiero  invito,  e  della  ga- 
lante  risposta  die  gli  tenne  dietro  ,  I'  ho  avuto  dalle  sue 
Memorle,  sig.  Cancellieri.  II  quadro  replicato  di  Angelica 
e  Medoro  ch' ella  asserisce  fatto  per  me,  jaag.  26,  e  die 
venne  dnllErrante  regalato  nel  1796  al  generale  Massena, 
era  probabilmente  una  sorpresa  die  voleva  farmi  in  testl- 
monianza di  aggradimento  per  I' asslstenza  medica  che  gli 
aveva  fino  a   quelT  epoca  prestata. 

L' asserzione  che  T  appartamento  in  cui  alloggio  Errante 
nella  mia  casa  per  quattro  anni  fu  finito  nel  febbrajo  senza 
precisare  V  anno  ,  e  fu  dal  medesimo  occupato  neiraprile 
seguente ,  pag.  69,  e  insussistente  ed  inverisimlle.  Insus- 
sistente  pei  dettagli  di  sopra  acceanati.  Inverlsiiuile ,  per- 
d\e  se  Errante  il  quale  doveva  conoscere  i  cattivi  efFetti 
delle  fabbri»lie  di  recente  costruzione ,  a\  endo  dlpinto  a 
I'resco  ,  fosse  stato  imbecille  al  segno  di  credere  innocua 
la  sua  abitazione  nella  mia  casa  sotto  le  accennate  com- 
binazionl,  se  io  per  essere  plu  presto  esente  dal  peso  di 
un  supposto  vitalizio  fossi  stnto  tanto  maligno  di  consi- 
gliarlo    ed  incoraggirlo  a  trasferirvisi,  glacche  non  poteya 


1 36  APPF.  NDICE 

avere  altro  niolivo  per  cio  fare  ,  esistevano  ,  come  esi- 
stono  ill  Milano  rcgolamenti  di  polizia  municipale  severi 
che  avrebbero  punito  in  me  una  trasnfessione  cosi  mani- 
festa,  e  ne  avrel)l3ero  prcvennto  il  completo  eseguimento. 
Errante  era  giornalmente  visitato  da  niolte  persone,  e  dal 
suo  aniico  sig.  Pietro  Tagliorettl  che  passava  seco  quoti- 
dianamente  molte  oie,  che  prendeva  cosi  giusto  interesse 
per  la  sua  salute  ,  e  clie  aveva  bisogno  di  scrupolosi  ri- 
guardi  per  la  propria ;  sarebbe  state  quindi  impossibile 
r  occultare  al  medesimo  ,  ad  altri  ed  alia  pubblica  vigi- 
lanza  cosi  grave  disordine.  D'  altronde  se  si  potesse  pre- 
sumere  vorisimile  il  rapporto  fatto  alia  pag.  69 ,  e  che 
dopo  un  semestre  di  abitazioae  nel  nuovo  appartamento 
Errante  fosse  stato  sorpreso  dalla  malattia  ,  che  lo  trava- 
glio  tre  annl  dopo ,  e  che  lo  rese  per  quaranta  giorni 
quasi  cieco  ,  come  avrebbe  potuto  ultimare  nella  prima- 
vera  del  1807  il  sorprendente  lavoro  ,  ed  il  suo  capo 
d' opera  come  V.  S.  lo  chiama  rappresentante  il  concorso 
della  Bellezza  commendato  coi  maestosi  sciolti  dal  chiaris- 
simo  sig.  ccnsigliere  Gironi ,  direttore  dell"!.  R.  Biblioteca 
in  IMilano  ,   trascritti  dalla  pag.    36  alia  pag.  44. 

Le  lettere  (  del  sig.  Francesco  Zappala  Gemelli  e  del 
sig.  Pietro  Taglioretti  in  data  del  14  maggio  18  14)  delle 
quali  ella  da  uno  stralcio  alia  pag.  70,  cioe  quattro  anni 
dopo  che  Errante  aveva  abljandonato  Milano  e  la  mia 
casa,  sono  in  risposta  di  altre  nelle  quali  per  motivi  che 
non  conosco  attribuiva  i  suoi  incomodi  al  soggiorno  fatto 
nella  medesima.  Se  tali  querele  si  riferivano  all'  apparta- 
mento che  aveva  goduto  per  quattro  anni  al  secondo  piano, 
del)bono  attribuirsi  alle  visionl  alle  quali  i  grandi  pittori 
come  i  celebri  poeti  vanno  soggeiti  ;  se  si  riportano  al- 
r  appartamento  occupato  per  un  anno  al  piano  terreno  , 
possono  avere  qualche  omljra  di  reaha ,  ma  in  tale  scelta 
io  non  aveva  avuto  veruna  parte  ,  ed  era  stata  fatta  in 
nn'epoca  nella  quale  Errante  credeva  di  abbandonare  Mi- 
lano fra  qualclie  settimana.  Se  le  sue  trattatlve  per  ista- 
bilirsi  in  Napoli  non  ebbero  piii  sollecito  fine  per  la  di 
lui  irresolutezza  o  per  altri  ostacoli ,  se  non  ebbe  il  co- 
raggio  di  ti-aslocarsi  in  abitazione  piu  feliee  con  tenue  sa- 
crificio  pecuniario,  quale  colpa  dev' essere  a  me  attribuita? 

La  lettera  del  Taglioretti  dichiai-a  pregiudicevoli  alf  Er- 
rante le  relazioni  che    ha    meco    avute  ,   senza  precisarne 


lURTK     ITALIAN*.  1.57 

Toggetfo.  Se  le  sue  escJanjaziont  ebbero  in  vista  I'insalu- 
brita  Jelia  niia  casa  ,  hanno  gi;i  avuto  evasioiie  ;  se  teii- 
devano  a  censurare  la  convenienza  del  metodo  col  quale 
r  lio  curato  in  diverse  epoclie  ,  non  merilano  rlsposta. 
Taglioietti  era  accidioso  in  conseguenza  di  una  flogosi  ienta 
di  antica  data  ,  die  andava  producendo  disorganizzamento 
progrcssivo  all'  epigastric  ,  e  che  lo  condusse  al  line  dei 
suoi  giornl  quasi  coutemporaneamente  all'  Errante.  In 
tale  stato  di  salute  aveva  forse  idee  poco  esatte  del  buon 
criterio  in  medicina  e  della  lealta  nelle  relazioni  sociali. 
Per  quell'  incoerenza  die  acconipagna  spesso  le  uniane  pas- 
sioni  ,  uieatre  Taglioretti  pensava  cosi  male  di  me  veuiva 
a  consultainii.  Ebhe  forse  la  debolezza  d' ingiuriarmi ,  per- 
che   noil   potei  dargli   suggerimenti  di   permanente  utliitii? 

Qual  era  la  disposizione  fisica  d'  Errante  prima  che  ve- 
nisse  ad  abitare  nella  niia  casa  ?  Fino  dall'  eta  dei  sette 
anni  i  medici  disperarono  della  sua  vita  ,  e  non  crede- 
vano  die  pofesse  sopravvivere  agli  anni  i5,  p-  91-  L  ar- 
sura   contiiiua   alia   quale   era   soggetto  ,   per   cui  beveva    18 

0  20  boccali  d' acqua  per  lo  nieno  ogni  24  ore,  p.  91, 
indicava  qualclie  disordine  permanente  nel  suo  organismo. 

1  dolori  che  si  manifestavano  con  freqijenza  alia  testa,  e 
che  1'  interessavano  con  maa;gior  forza  delle  altre  parti, 
allorche  era  straordinariamente  ammalato  ,  potevano  ecci- 
tare  sospetto  cbe  tale  disordine  esistesse  nella  cavita  su- 
periore  ,  piii  tosto  che  nelle  altre.  La  cefalite  gravissima 
sofFerta  in  Ancona  ,  dopo  lunga  contenzione  di  spirito  e 
dopo  uvgente  pericolo  di  naufragio  ,  aumentarono  proba- 
bilmente  tale  disposizione  morbosa.  Le  raalattie  reumaticlie 
sofFerte  in  Milano  anteriormente  al  suo  ingresso  nella  niia 
casa  diiuostrano  ad  evidenza  che  lo  stato  della  sua  salute 
era  infelice  ,  prima  die  vi  facesse  soggiorno.  La  malattia 
grave  da  cui  fn  attaccato  nel  1808  era  riferibile  all'  abi- 
tuale  sua  tendenza  ,  ed  a  cause  occasionali  conosciute. 
L'  andamento  successive  de'  suoi  mali  ed  il  modo  con  cui 
finirono,  piuttosto  che  al  soggiorno  fatto  nella  mia  casa,  si 
attrilmiranno  da  chi  e  dotato  del  senso  comune,  al  pro- 
grcsso  regolare  di  quei  disordini  organici  die  avevano  ori- 
gine  tanto  rimota,  e  die  furono  inaspriti  da  combinazioni 
disgraziate  e  da  malattie  gravi  accidentali  ;  che  la  salute 
deir  Errante  fosse  nial  cour'a  cinque  anni  prima  che  abi- 
tasse  U  mia  casa,  risulta,   oltre  raccennato  disopra,  dal 


1 38  APPENDICE 

consnlto  Amagllo ,  inscrito  alia  pag.  7  3  in  data  del  18 
niaggio    1800. 

Le  relazioiii  niediclie  anonime  ,  e  scnza  data  trascritte 
alle  pag.  71  e  7a  furono  sicurameiite  stese  yier  servire 
alle  viste  di  convenienza  ed  Interesse  dell'  Errante  nel 
seiiso  della  lettera  cli'egli  scriveva  alTamico  Scrofaiii  sotto 
il  giorno  i5  dlcembre  181  o.  L' inesattezza  di  alcuiii  fatti, 
la  falsita  di  quelli  clie  mi  rigiiardano,  e  quella  dello  stato 
assolutamente  inahile  a  cui  si  diceva  allora  ridotto ,  meri- 
tano  r  attenzione  del  buon  critico. 

Se  Errante  nel  1809  era  ridotto  ad  uno  stato  di  salute 
tanto  deploralsile  ,  perche  si  decise  ad  abitare  un  piano 
terreno  esposto  a  tramontana,  e  perche  vi  rcsto  un  anno? 
Come  sotto  tale  condizione  gli  fu  possil^ile  in  cjuell'epoca 
di  ambire  la  carica  di  direttore  del  ristauro  de'  quadri  an- 
tlclii  della  Corona  in  Napoli?  Come  in  tale  stato  di  cose 
il  cavaliere  Questiaux  pote  appoggiare  la  Memoria  relativa 
alle  pretese  inerenti  al  suo  traslocamento  in   Napoli  ? 

Quando  Errante  scriveva  al  duca  di  Monteleone  ch'era 
da  lungo  tempo  vessato  da  ostinate  febbri  infiammatorie  , 
pag.  73,  e  che  aveva  deciso  di  abbandonare  la  mia  casa, 
perche  credeva  che  fosse  la  cagione  della  sua  malattia , 
si  era  tx-aslocato  dal  secondo  piano  al  piano  terreno  della 
medesima,  poiche  in  tal  epoca  soltanto  ebl3e  lo  studio  ia 
casa  Durini,  dove  comincio  Tabljozzo  deirAntigone.  Quan- 
do si  disponeva  ad  ubbidire  ai  medici ,  che  T  obliligavano 
a  fare  un  viaggio  neir Italia  meridionale ,  aveva,  dietro  le 
trattative  seguite  col  cavaliere  Questiaux  allora  niinistro 
del  re  di  Napoli  in  Milano  ,  ricevuto  il  decreto  che  lo 
autorizzava  a  stabilire  in  Napoli  una  scuola  di  pittura  a 
condizioni   molte   onorifiche,   pag.    87. 

Se  lo  stato  infelicissimo  di  salute  a  cui  era  ridotto  in 
Milano  era  assai  peggiorato  dal  viaggio  disastroso,  e  dallo 
strapazzo  per  recarsi  a  Roma,  pag.  91  ;  se  nel  pvincipio 
del  1 81 3  le  sue  afFezioni  reumatiche  gl' impegnavano  il 
capo  con  dolori  e  sbalordimenti  ,  i  quali  lo  mettevano  in 
pericolo  di  cadere  ,  come  risulta  dagli  autentici  attestati 
de'  suoi  medici,  pag.  90;  se  tali  gravissimi  incomodi  che 
non  gli  permettevano  di  trasferirsi  a  Napoli,  non  avevano 
migliorato  dopo  il  sogglorno  benefico  di  oltre  due  anni  in 
Roma,  come  poteva  sperarne  in  seguito  senslbile  modifi- 
cazione  ?    come  poteva    credcrsi    capace    di    escguire     un 


PARTE    ITALIA.NA..  I  89 

quadro  grande  rapprcsentaiite  il  piii  bel  tratto  della  storia 
siciliana ,  pag.  99  ,  die  doveva  istituire  coll'  osemplare 
de' suoi  pemielli,  quella  Sciiola  pittorica  napoletaiia  ,  delia 
quale  tntti  g!i  altri  popoli  negaao  V  esisteiiza  ,  ed  in  coin- 
penso  del  quale  cercava  dodici  mila  scudi,  pag.  106? 
come  dopo  la  mancata  riuscita  di  tale  progetto  poteva  ac- 
cingersi  all'  impresa  di  dipingere  un  plafond  per  una  delle 
grandi  sale  del  palazzo  di  Caserta  ,  la  quale  manco  sol- 
tanto  per  la  difFerenza  tra  il  prezzo  ricliiesto  di  dieci 
niila  scudi  ,  e  quello  ofFerto  di  otto  mila  ,  e  perche  si 
voleva  eseguito  sul  luogo  ed  a  fresco ,  mentre  Errante 
voleva  farlo  in  Koma  ad  olio  ed  all'  uso  veneto,  pag.  99 
e  lOO  ?  come  poteva  continuare  la  corrlspondenza  con 
Scrofaui  ,  Zuccari ,  Sablni  ,  Zappala ,  col  generale  Rosse- 
rol  e  col  padre  abate  Gio.  Andrea  Castello ,  in  modo 
da  sorprendere  quest'  ultimo  e  di  oljbligarlo  a  confessare 
che  restava  incerto  se  Errante  sapesse  inaneggiare  meglio 
il  pennello  o  la  penna ,  pag.  111?  Tutte  qiieste  cose  riu- 
scirebbero  sorprendenti  e  niisteriose ,  se  nel  contrasto  de- 
gli  eccitamenti  a  recarsi  a  Napoli,  e  dei  consigli  clie  lo 
dissuadevano  da  tale  risoluzione  ,  p.  89  ,  la  naturale  sua 
esitanza  non  lo  avesse  deterniinato  a  ricorrere  a  pretest! 
per  teniporeggiare,  Non  ne  aveva  uno  luigliore  dello  stato 
infelicissimo  della  sua  salute.  Ne  profitto  ,  ed  i  canibia- 
nienti  politici  occorsi  lo  tolsero  dallimljarazzo.  Ma  le  pas- 
sioni  di  Errante  erano  abbastanza  moderate,  e  la  sua  lilo- 
sofia  alibastanza  forte  per  renderlo  snperiore  ad  un  com- 
plesso  di  vicende,  capaci  di  alterare  la  salute  pii'i  ferma? 
Le  Memorie  cli' ella  ba  pubblicato  della  sua  vita,  lo  fanno 
I  supporre  di  tempra  fisica  e  morale  atta  a  resistere  a  tante 
scosse  ?  Quale  meraviglia  se  da  quell' epoca  i  suoi  inco- 
miodi  abitunli  abbiano  progressivamente  aunientato  e  pro- 
idotta  in  fme  dopo  sette  anni ,  e  nel  sessantesinio  della 
sua  eta,  la  catastrofe  disgraziata  di  cui  e  stato  vittima. 
Sarebbe  penosissimo  per  me  il  rimorso  di  avere  in  qual- 
cbe  modo  contribuito  ad  accelerarla ,  ma  sono  tranquillo 
neir  intima  persuasione ,  cbe  la  sola  calunnia  od  altri 
fini  secondarj  abbiano  potuto  ecciiare  tale  idea.  latanto 
sono  costretto  di  fare  presente  a  V.  S.,  ciie  il  pregio  piii 
bello  del  biografo  e  la  verita  ,  del  panegirista  il  buon  senso  , 
e  deir  uomo  onesto  il  rispetto  dell*  altrui  riputazione. 
Milano ,   3i   agosto   1824. 

GlACOMO   LOCATCLLl  ,    iri'-'ico. 


1  40  A  P  P  r.  N  D  T  O  E 

A  N  N  U  N  Z  J. 


M.  Vitruvil  Polllonis  Architectura  etc. ,  o  sia  Architet- 
tura  di  M.  Fitnaio  PoUione  col  tcsto  emcndat.o  per 
mezzo  delV  csame  dei  codici  ,  colle  esercitazioni  e 
con  note  novissime  di  Giovanni  Polcni  e  i  commen- 
tarj  di  diver  si,  ai  quali  sono  or  a  per  la  prima 
volta  aggiunte  le  studiose  ricerche  di  Simone  Stra- 
Tico.  —  Udine  ,  iSaS,  presso  i  fratelli  ^lattiuzzi 
nelV  ojjici/ia  Pecili.ana.  In  Milaiio  le  associazioni  si 
ricevono  da  Antonio    Tencnti  e  da  altri  librai. 


I 


L  titolo  e  qnesto  della  nuova  edizione  di  Fitrnvio ,  de- 
siderata dalla  dotta  Europa  ,  alia  quale  per  lo  spazio  di 
35  anni  insudato  aveva  il  celebre  PolenL ,  e  per  altrettanti 
forse  il  nostro  Simone  Stratico  ,  ultimamenie  defLinto.  Ben 
si  sapeva  da  tutti  ,  clie  que'  due  grandi  uomini  avevano 
fatto  uso  di  tutti  i  sussidj  ,  che  trarre  potevansi  dai  codici 
e  dagli  antichi  monuiuenti  e  dall'  indole  stessa  delle  arti  , 
giacche  la  vastissima  loro  erudizione  non  poteva  a  meno 
di  non  ricavarne  i  maggiori  lumi  all'  illustrazione  di  un 
classico,  che  tanto  per  T  oscurita  dei  vocaboli  particolari 
air  arte  sua  ,  quanto  per  la  perdita  avvenuta  di  molte 
figure  e  gli  errori  degP  imperiti  amanuensi  ,  non  aveva 
ancora  arrecata  alia  scienza  architettonica  quella  utilita  , 
clie  dall'  opera  sua  sperare  potevasi.  INIolti  scrittori  italiani 
e  stranieri ,  nell'  arcliitettura  periti  ,  le  fatiche  loro  con- 
sacrate  avevano  al  rischiaramento  dell'  opera  vitruviana  ; 
mancava  pero  tuttora  all'  Italia  un'  edizione  di  Vitruvio  , 
che  con  copiosa  dottrina  e  col  magistero  dell'  arte  ador- 
nata  ,  vantaggiosa  riuscire  potesse  per  se  stessa  ,  e  la 
gloria  deir  Italia  propagare  presso  gli  eruditl  delle  altre 
nazioni  ,  che  con  tanto  fervore  si  diedero  all'  illustrazione 
degli    antichi    scrittori. 

Le  cariche  dallo  Stratico  onorevolniente  snstenute  forse 
lo  trattennero  dal  promuovere  eg'i  stcsso  1'  inipressione 
del  suo  lavoro  ,  die  supplire  poteva  a  questo  difetto  della 
classica  letteratnra  ;  voile  egli  tuttavia  provvedere  alia 
fama    del  Poleni    ed  alia    sua  ,   alle    cure  degli    ercdi  suoi 


PARTE    ITAMA.NA.  141 

racconmndando  particolarmente  i  suoi  scritti  vitruviani. 
Quindi  1' amatissinio  di  lui  nipote  cav.  Giambauista  SlraticOy 
devoto  alia  meinoria  dello  zio  ed  ansioso  al  tempo  stesso  di 
promuovere  Tonore  delle  scienze  e  delle  lettere ,  alia  stam- 
peria  de'  fratelll  Matduzzi  in  Udine  confido  quegli  scritti 
e  di  tjuella  iiiagiiifica  edizione  ora  si  presenta  uii  saggio. 
L'  opera  sara  contenuta  in  quattro  Aolumi  in  4.%  e  pri- 
ma si  esporranno  le  esercitazioni  vitruviane  di  Giovanni 
Poleni  e  le  iiiedite  dello  Stratico ,  nelle  quali,  a  giudizio 
di  uomiui  chiarissimi ,  si  ravvisa  una  rara  perizia  della 
dottrina  architettonica,  grandissima  cognizione  della  fisica  , 
finezza  di  critica  e  perspicnita  di  elocuzione.  Seguira  il 
teste  vitruviano  restituito  alia  primiera  integrita  col  soc- 
corso  de'  niigliori  codici  e  delle  osservazioni  del  Poleni  , 
dello  Stratico  e  del  Pontedera ;  poi  verranno  le  note  intere 
di  Filandro  ,  e  quelle  tratte  dal  Barbara  ,  dal  Salniasio  , 
dal  de  Laet ,  dal  Perrault ,  dal  Galiani,  dall'  Ortiz  e  dai 
pill  recenti  interpreti  di  Vitruvio  ,  frammezzate  da  auiplis- 
simi  commentarj  del  Poleni  e  dello  Stratico.  Alle  novissi- 
me  eseixitazioui  del  Poleni ,  o  piuttosto  ad  uiia  collezione 
degli  opuscoli  di  alcuni  illiistratori  di  Vitruvio  ,  ed  alle 
nltiiTie  esercitazioni  dello  Stratico  si  aggiiigiiera  il  lessico 
A'itruviano  del  Baldo  ,  divenato  ora  rarissimo  ,  colle  ag- 
giunte  del  Poleni  e  di  altri  ,  e  i  sinonimi  italiani  e  fran- 
cesi  dei  vocaboli  tecnici ;  poi  1'  indice  generale  delle  cose 
e  delle  parole  contenute  tanto  nel  testo  di  Vitnwio,  qtianto 
ne'  commentarj  ,  e  finalmente  la  corrispondenza  ejjistolare 
intoruo  a  Vitruvio  dal  Poleni  e  dallo  Stratico  tenuta  con 
niolti  uomini  illustri  ,  tra  i  cjuali  prinieggiano  il  Muratori , 
il  3Iaffei ,  V  Avcrcampio ,  il  Fabricio,  il  Zeno ,  il  Zanotti,  il 
Manfredi,  il  Galiani  ,  il  Botlari  ,  il  Tenianza  ,  V  Ortiz  ecc. 
Dair  editore  attuale  sono  state  in  qualche  parte  ampliate 
le  esercitazioni  del  Poleni,  giusta  il  desiderio  espresso  dallo 
Stratico  ,  cosicche  la  prima  clie  tratta  delle  precedent!  edi- 
zioni  vitruviane  5  viene  susseguita  da  un"  appendice  Ijiblio- 
grafico— critica  ,  die  T  elenco  dalla  morte  del  Poleni  con- 
duce sino  ai  giorni  nostri  ;  lo  stesso  editore  confronto 
pure  il  testo  colle  recentissime  edizioni  del  Rodio  e  dello 
Schneider.  Tutta  1"  opera  sara  adorna  di  cento  venti  tavole 
incirca  intagliate  in  rarae  ,  e  di  presso  a  due  cento  figure 
incise  iit  Icgno.  Aggiugneremo  a  consolazione  dei  dotti  , 
che  il  primo  volume  e  gia  da  qualche  tempo  sotto  il  tor- 
cliio  ,  seblxne  tuttora  lijnanga  aperta  la  soscrizioue. 


142  APPENDIGE 

Signore  , 

Ho  r  onore  ili  prcveniria  die  colla  preseiite  prima  di- 
stribuzione  si  da  priiicipio  alia  Muchetologia  ,  ossia  Rac- 
colta  di  funghi  in  rilievo,  stata  sottoposta  all' approvazione 
dell'I.  R.  Governo ,  e  premiata  coUa  medaglia  d'  oro  nel- 
r  ultima  esposizione  degli  oggetti  d'arte  e  d'  industria. 

Enti-o  il  corrente  anno  iSaS  sara  distribuita  1' intera 
raccolta  composta  di  5o  specie  espresse  ne'  diversi  stadj 
della  lore  vegetazione  ,  con    i5o  pezzi  e  non  piii. 

L'  associazione  restera  aperta  iino  a  tutto  il  mese  di 
aprile  prossimo  venturo ,  e  sara  di  una  lira  italiana  al 
pezzo ,  cioe  lir.  1 5o  ital.  per  1'  intera  raccolta.  Dopo  il 
succennato  termine  il  prezzo  verra  aumentato  di  un  terzo. 

Ogni  specie  e  tutti  i  suoi  pezzi  corrispondenti  saranno 
fermati  e  disposti  sopra  altrettanti  piedestalletti  lucidi  di 
scagliuola.  II  colore  di  questi  indicliera  a  prima  vista  le 
qualita  innocue  ,  dubbie  o  mortlfere  dell'  individuo  so- 
vrapposto.  Pei  funghi  sani  ed  esculenti  il  piedestallo  sara 
verde  ;  pei  dubbj  ,  sospetti  o  pericolosi  sara  rosso  ;  pei 
velenosi  ed  assolutamente  mortiferi  sara  nero. 

II  prezzo  de'  piedestalli  sara  di  8  centesimi  italiani  cia- 
scuno  j  laonde  tutta  la  raccolta,  compresi  i  i5o  piedestal- 
li, costerii  italiane  lir.    163. 

La  raccolta  verra  in  fine  susseguita  da  un  opuscolo 
descrittivo  (die  si  pagliera  a  parte),  nel  quale  si  accen- 
neranno  le  proprieta  otHcinali  di  ciascuna  specie  ed  i  ca- 
ratreri  distintivi  botanici,  colla  sinoiiimia  scientifica  e  quella 
delle  diverse  provincie  del  Regno  Lombardo-Veneto.  In- 
tanto  ogni  distribuzione  sara  accompagnata  dal  nome  scien- 
tifico ,  dal  nome  italiano  e  dal  vernacolo  milanese  di  ogni 
individuo. 

Quelli  che  vorranno  associarsi  a  questa  raccolta  potranno 
dirigersi  alia  casa  dell'  artefice  qui  sottoscritto  al  corso  di 
Porta  Orientale,  num.  6.53,  dove  potranno  vedere  tutte 
le  specie  e  quasi  tutti  gl'  individui  belli  e  pronti ,  per  cui 
sara  tolto  cosi  qualunque  dubbio  sulla  pvmtualita  ed  esat- 
tezza  deir  impresa. 

Nell'  opuscolo  sara  stampato  1'  elenco  de'  signori  asso- 
ciati ,  i  quali  sono  percio  pregati  a  voler  inviare  al  sotto- 
scritto i  loro  norai ,  cognomi ,  titoli  ed  abitazione ,  perche 
non  nascano  equivoci. 

Milano ,  gennajo    1825. 

Ignazio  Pizzaoalli. 


PARTE    ITALIAN  A.  1/^S 

Patciid  e  prlvllegl  cscluslvi  concessl  nelV  Iinpero  Au- 
striaco  iielV  anno   1824. 

A  Francesco  Kratzer  ed  a  Carlo  Hirschfeld,  di  Vienna, 
pel   niiglioraniento  di  oggetti  di  cliincaglleria. 

A  Lodovico  Schdfer ,  di  Vienna  ,  pel  niiglioraniento  delle 
soprascarpe ,    alle    quali    si    puo   dare  qualunque  forma. 

A  Giovanni  Luigi  e  Giuseppe  Giorgio  Dauzl,  di  Vienna, 
per  r  invenzione  di  fondere  in  una  sol  volta  gli  uten- 
sili  da  niisura  composti  di    una    fina    qualita    di    zinco. 

Ad  Antonio  Baal  ed  al  di  lui  figlio  Antonio,  di  Vienna, 
per  1'  invenzione  di  una  materia  atta  ad  indurire  i  cap- 
pelli  di  felpa. 

A  Yincenzo  Giacomo  Salba,  di  Vienna,  pel  niiglioraniento 
del  bigliardo  gia  da  lui  perfezionato ,  applicandovi  un 
sostegno  onde  tenere  il  bigliardo  stesso  a  perfetto  li- 
vello  durante  il  giuoco:  la  tavola  puo  anciie  essere  ovale. 

A  Micliele  Kastner  ,  di  Vienna ,  pel  niiglioraniento  di  una 
niacdiina  per  fa!)bricare  i  chiodi. 

A  Bernardo  Gertrnan,  di  Carolinentliat ,  per  1' Invenzione 
di  quattro  maccliine  applicabili  a  tutte  le  specie  di  pelli 
colorite. 

A  Federico  Carlo  Heukel ,  per  una  nuova  qualita  di  cap- 
pelli,  ed  ai  suoi  compagni  Ignazio  e  Giacomo  Foss  pel 
niiglioramento  dei  cappelli  d' estate  e  d'iaverao. 

A  Matteo  Midler  ed  al  di  lui  figlio,  di  Vienna,  per  T in- 
venzione di  migliorare  la  claviatura  situata  al  disopra 
delle  corde  ,  onde  renderla  piu  perfetta  e  durevole,  c 
pel  niiglioraniento  del  leggio  per  le  note. 

ERRATA-CORRIGE. 
Tomo  36.° 

Pag.  292  lilt.     8   dire   sul   Spring  l<'ggi  direful  Spring 

)•    3 1 1  M    1 6   Eriseide  »  CriseiJe 

..    3i3  »    28    Ora   va  ..  Or  va 

»     3l5  >.    3o   e  ricomporte  >•  a  riconiporte 

»    33i  »      6    i82o-iti24  >•  1820-1821 


Giuseppe  Acerbi  ,  direttore  cd  cditore. 


Ossen>azioni  meuorologuhe  fane  all' I  R.  OssenHitono  di  Brera. 


G  E  N  N  A  J  0     I'oio. 


3,5 

2,6 

11,4 
6,6 


+    0,2 

+  i,o 
-  o,6 


0,3 

],2 

10,5 
11,5 

1,0 


o 

NE 
S  O  0 


28 


1,0 

1,0 

1,0 

1-7 


1,1 

1,0 

1,6 

10,0 

5,8 


0,0 
1,0 

"cj 
2,6 
1,0 

3,8 

0,4 


SeiMiebbioso. 

Nebbia. 

Neb!).8er. 

Nebbia. 

Seieno. 


+   0,6 

-  1,6 

-  1,0 

-  0,8 

-  0,6 

+  ~iT5 
4  1,2 
+  0,4 
+  1,0 
+    1,0 


0,2 

4,8 
7,0 

6  o 
0,0 

8,6 

"^ 
",? 
11,8 

0,7 
3,5 


+  1,0 
+  1,0 

+  0,8 
+  1,0 
-  0,5 


N  E 
N  O 


NNE 
N  E 


Sereno. 
Sereno. 
Nuv.  rotto. 
Sereno. 
Sereno. 


Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 


N  EE 
O 

o 

N 


+  0,8 
+  0,3 

-  1,0 

+  3,0 
+  0,3 

-  1,0 


SCO 

S  0 


Nnvolo. 
Nuvolo. 
Sereno- 
Nuv.  neve. 
Nuv.  nebb. 


1,0 


Ser.nebbloso. 
Nebbia. 
Nebbia. 
Nebb.  . .  .ser. 
Sereno. 


Sereno. 
Sereno. 
Nuv. nebb. ser 
Sereno. 
Ser.  nebb. 


No  v.poc.nev. 
Nuv.  neve. 
Nuv.  ser. 
Nuvolo. 
Sereno. 


N  E 
NN  O 

N  O 
NN  E 

N  O 
K 


Sereno. 

Sereno. 

Sereno. 

Nuv... neb. ser 

Sereno. 

Sereno. 


Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 
Ser.nebbloso 


Nuvolo. 
Nuv.rott.neb. 
Sereno. 
Nuv.  nebb. 
Nuv.rott.neb. 


+  3,6    so 


+  4,01s  s  o 


Nuv.  ser.nuv.; 
Nuv.  nebb.      j 
Nebb.  ser. 
Ser.  nebb. 
Ser.nu.neb.se 


Altezza  mass,  del  bar.  poll.  28  lin.    4,0    Altez/ 

minima »   27     »     4,0 

media "27     »  10,91 

Quautita  della  neve   e  piog£,ia 


a  mass,  del  t 
minima  .  . 
media  . . . 
lin.  8,40. 


Sereno. 

Sereno. 

Ser.nebbloso 

Ser.nebbioso. 

Sereno. 

Sereno. 

■rm.  +  6,7 
....  -  2,6 
...     +     1,91 


I 


145 


BIBLIOTECA  ITALIANA 


* 


PARTE    I. 

t-ETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Storia  delta  Ictteratura  italiana  dalV  origine  della 
lingua  fino  al  secolo  XIX  del  cavaliere  Giuseppe 
Map F EI  Regio  Bavaro  consigliere,  professore  ecc. 
Tomi  2)  in  12.°,  dl  pag.  106 3  cowplessivamente.  — 
Milaiio ,  1824,  dalla  Societd  tipografica  dc'  CLas- 
sici  italiani.  Lir.  9  ital, 

Ooiso  alcuni  argomenti  i  quali  pajono  si  acconci 
a  bella  trattazione ,  che  se  lo  scrittore  non  dice 
cose  da  pioBttarne  ed  averue  diletto  chi  legge , 
nessano  crede  di  doversi  astenere  j:lal  giudicarne 
severamente.  Ne  la  natura  delF  argoniento  nuoce 
poi  soltanto  agli  autori,  ma  ben  anche  a  chi  si  fa 
a  giudicarli.  Peiocche  V  universale  de'  leggitori  com- 
piacendosi  troppo  piu  nelle  proprie  idee  clie  nelle 
altrui ,  dispregiano  il  libro  ed  il  giudizio  cli'  altri 
ne  fa",  se  mai  veggano  che  V  autore  abbia  taciuta 
cpieirunica  notizia  della  quale  essi  si  tengon  beati 
e  superbi ,  o  che  il  censore  non  abbia  cieduto  es- 
senziale  di  notar  quel  difetto  che  al  lore  giudizio 
era  j'scnibrato  gravissimo.  Laonde  parendoci  che  a 
Bihl.  Ital.  T.  XXXVII.  10 


146  S'r01ll\    UELLA    LETTiKATLKA     ITALLVNA 

sifFatti  argomenti  apparteiiga  quello  clie  11  cavaliere 
Malfei  tolse  a  trattare,  volevanio  quasi  sottiarcL 
air  incaiico  cli  readerne  conto ;  dacche  inipaiaimno 
a  gindicaie  dl  tioi  medesimi  con  cjuella  stessa  sc- 
verita  coUa  quale  dianio  sentenza  degli  altii;  ed  a 
niisura  clie  ci  liicevanio  addentro  nella  lettura  ci 
si  dipingeva  tanto  piu  grave  e  pericoloso  il  uostro 
uO'icio  ,  quanto  piu  ci  pareva  clie  TAutore  avesse 
lodevolnicnte  compiuto  il  suo.  Se  noii  clie  ponemmo 
poi  ia  disparte  quella  ripugnanza,  pensando  clie  a 
noi  stesse  bene  il  cogliere  questa  occasione  di  lo- 
dare,  gia  quasi  gravi  e  stanclii  dcUe  iniuiicizie  dei 
censurati :  e  clie  poclii  libri  piu  del  presenJ,o  ci 
soniministran  materia  da  adoperarvisi  con  piacere. 
E  veramente  niuna  dolcezza  e  niaggiore  clie  il  sen- 
tirsi  lodati  di  patria  :  ninno  stimolo  e  tanto  pos- 
sente  ad  innanionuci  de'  buoni  studj  ,  quanto  il 
saper  cli'  eglino  soli  soprastano  alle  ruine  dellc 
citta  e  dei  regni  ;  e  che  il  teibpo  e  la  fortuna,  po- 
tentissimi  a  distruggere  ogni  cosa,  non  hanno  im- 
perio  sulle  opere  del  vero  ingegno.  Ma  qual  altro 
popolo  puo  piu  di  noi  contentarsi  delle  letterarie 
sue   glorie  ? 

La  Storia  d;lla  letteratura  italiana  e  spiendidis- 
sinia  fra  quelle  di  tutte  le  moderne  nazioni.  In 
questa  Italia  si  condussero ,  allettate  dalla  grande 
possanza  di  Roma,  le  greche  Muse,  e  rallegraronvi 
il  trono  ai  piii  grandi  monarchi  dell'  universe :  e 
qui  poi  rinacquero  assai  prima  che  in  qualsivoglia 
aitra  parte  d'Europa  le  lettere  greche  e  latine;  ed 
il  niondo  riuscito  dalla  barbaric  di  parecchi  secoli 
ricevette  da  noi  Y  amore  degli  utili  studj  e  i  mo - 
dclli   da  imitare. 

Ma  anclie  la  gloria  letteraria  fu  sepolta  per  alcun 
tempo  sotto  le  ruine  politiche :  perocche  le  lettere 
hanno  mestieri  della  possanza  che  le  protegga  ;  e 
quando  cessarono  di  esser  temute  le  Icggi  dal  Cam- 
pidogljo  dettate  ,  la  bella  ed  intemeraia  Musa  di 
Virgilio  si   tacque.  Di  qui  poi  ebbe  ooniinciamento 


DEL    <JAV.    ClUSJil'PE    MAFFEX.  1 4" 

quel  corso  di  tatiti  secoli  coperti  dall'  ignoranza , 
e  divisi  da  ogni  umano  incivilimento.  Cravissima 
cosa  e  il  peiisiero  di  quella  eta,  nella  quale  stu- 
duindo ,  r  animo  occupato  ancora  dalle  giandi  glo- 
ria latine  domanda  alia  storia :  dove  sono  i  di- 
scenderiti  di  quella  nazione  che  itidomata  regno 
per  tanti  anni  sull' universo,  e  nelle  opere  del- 
r  ingegno  si  fece  rivale  alia  Grecia  ?  E  la  storia  in 
luogo  di  risposta  e  di  conforto  gli  dice ,  die  qui 
poterono  bensi  essere  oppressi ,  ma  iion  inai  speuti 
gf  ingegni :  i  quali  in  pochi  anni  gia  ridestavansi 
al  favore  di  Carlo  ftla^ino.  Che  se  le  immense  con- 
quiste  di  quel  monarca  non  gli  avessero  tolto  il 
soggiornare  piii  a  lungo  in  Italia,  e  se  egli  (fosse 
riconoscenza  o  fosse  ragion  di  politica)  non  la- 
sciava  soverchiamente  aperto  il  campo  a  tali  mae- 
stri che  avevano  interesse  di  sterminare  dal  mondo 
tutta  la  sapienza  degli  anticlii  filosofi,  e  strappa- 
van  di  mano  agli  alunni  i  purissimi  versi  di  Vir- 
gilio  per  tema  die  ne  corrompessero  il  cuore ,  forse 
die  il  regno  della  barbarie  tiniva  tre  secoli  prima, 
e  r  umanita  avrebbe  risparmiato  un  gran  numero 
di  sanguinose  sventure.  Ma  (juello  di  die  ai  tempi 
di  Carlo  Magno  fn  concepita  speranza  doveva  esser 
prezzo  di  piu  diuturni  patimenti ,  e  raaturato  da 
pazienza  piu  lungamente  escrcitata.  Laonde  Fltalia 
avea  gia  dati  alia  Fiancia  molti  illustri  maestri  , 
quando  nessnno  ardiva  ancora  aprire  una  scuola 
nella  propria  patria ,  e  dissipare  le  tenebre  dalle 
quali  era  coperta.  Bisognava  die  gli  uomitii  da 
gran  tempo  immemori  della  loro  antica  virtu,  ri- 
pigliassero  almeno  in  parte  il  primitive  ardimento, 
si  vergognassero  di  quella  vilta  nella  quale  erano 
da  si  gran  pezza  vissuti,  ed  accogliendo  neiranirao 
il  desiderio  di  un  migliore  destino  pensassero  a 
farsene  degni.  E  questo  accadde  appunto  nei  secoli 
che  succedettero  al  mille ,  donde  ha  principio  col 
nuovo  incivilimento  la  nuova  lettcratura  verameate 
Ualiana ,  c  donde  il  cavaliere  Maffei  preiide  le 
mosse  a  corrcr  V  aringo  di   stoiico. 


148  5TOKI\    DKLLA    LKTU' K AT I'R  V    ITALIANA 

Al  politic!  commovimenti  ed  al  ridestarsi  de^li 
animi  italiani  nel  secolo  undecimo  e  consacrato  il 
priino  capitolo  delT  opera,  con  cui  Tegregio  Autore 
ci  pone  chiaraniente  dinanzi  agli  occhi  le  due  ca- 
gloni  principal!  onde  crobbero  i  buoni  studj  in 
Italia,  cioe  V  amore  di  gloria  clie  ne  sottrasse  una 
si  gran  parte  air  antico  avvilimento,  e  la  corte  di 
Federico  11  salito  sul  trono  della  Sicilia  negli  estremi 
anni  del  secolo  duodecimo.  Perocche  se  nei  liberi 
reggimenti  crescono  spontanee  le  bnone  lettere  per 
r  utilita  e  T  onore  di  che  sono  caglone  a  chi  le 
coltiva ,  anche  alia  grandezza  dei  re  niagnanimi  si 
appartiene  il  favoreggiarle  come  ornaniento  al  po- 
tere.  In  questa  corte ,  anzi  sul  labbro  medesimo 
di  Federico  e  de'  suoi  cortigiani  si  fece  illustre 
questo  idioma  italiano,  di  cui  certo  non  suono  mai 
il  piu  dolce  dopo  quello  dei  Greci.  Ma  donde 
tolsero  que' gentili  gU  elementi  di  questo  parlare  ? 
Donde  nacque  la  lingua  die  nel  corso  di  pochi 
secoli  produsse  tante  belle  opera  dclle  quali  lo 
Storico  si  apparecchia  di  render  conto  ?  11  cavaliere 
MaiTei  acceiina  brevemente  le  varie  opinioni  dei 
letterati,  poi  si  consente  con  quella  posta  in  campo 
dal  conte  Perticari  e  dal  cavalier  Monti  nella  Pro- 
posta;  e  seguitando  la  scorta  di  tanto  senno  la  dice 
nata  dal  rustico  romano.  Nel  che  questa  breve  e 
conipendiosa  storia  sara  piii  utile  di  molte  altre  , 
ricchissime  di  una  grave  erudizione  perduta  dietro 
quelle  fallaci  sentcnze  cli''  erano  combattute  e  di— 
fese  prima  che  il  forte  ingegno  del  Perticari  tro- 
vasse  quel  vero  che  la  miseria  dei  secoli  ignoranti 
teneva  celato.  Ne  il  Ginguene  stesso  pote  rapire 
questa  gloria  agP  Italiani ,  di  scoprire  le  vere  ori- 
gini  del  loro   linguaggio. 

Prima  di  Federico  adunque  appena  puo  dirsi  che 
fosse  ne  poesia  ne  lingua  italiana.  Con  quelj  mo- 
narca  poi  poetarono  il  famoso  Pier  delle  Vigne,  e 
i  regj  figliuoli,  dietro  ai  quali  si  fece  subito  nu- 
nierosa  la  schiera  si  de'  poeti  e  si  de'  prosatori  che 


DEL    nVV.    CIUSEPPK    MAFFEI.  149 

cnltivaronn  il  nuovo  idionia.  Ma  le  opere  di  Fra 
Guittone ,  di  Bruiietto  Latini  e  di  alcuni  maa;ri 
scrittoii  di  croriache  non  avevano  aiicor  tolta  alle 
fasce  ritaliana  letteratura,  quando  in  sul  declinare 
del  secolo  deciraoterzo  nacque  T  Alighieri ,  il  piu 
grande  iiigegno  per  avventura  clie  sia  mai  surto 
dopo  Omero  e  Platone.  Qiiesto  soninio  Italiano  a 
somigliaiiza  dei  sommi  Greci  fu  del  pari  buon  cit— 
tadino  die  buono  ^scrittore  ;  verso  fra  gli  uomini 
non  ineno  che  sidle  opere  dei  trapassati ;  non  fuggi 
la  gloria  delle  armi  prima  di  cercar  quella  della 
penna;  conosceva  le  sventure  della  patria,  delT  Ita- 
lia, anzi  di  tutto  il  genera  umano;  e  nel  divino 
aninio  agitava  pensieri  che  abbracciassero  I'universo 
e  componessero  in  pace  questa  umana  famiglia. 
Tutto  cio  si  raccoglie  in  generale  da'  suoi  scritti , 
dove  non  e  pagina ,  non  quasi  diremmo  parola , 
che  non  sia  piena  di  un  vivissimo  desiderio  di 
giovare  all'  umanita  •,  e  piii  forse  dalle  opere  di 
prosa  che  dal  poema.  Se  non  che  quest'  ultimo  e 
r  opera  che  piu  si  conosce  e  si  loda  di  tanto  in- 
gegno:  il  primo  poema  italiano,  nuovo  nella  sua 
forma  e  nel  suo  soggetto  ,  quanto  la  lingua  nella 
quale  fu  scritto.  Vero  e  bene  che  questa  origina- 
lita  fu  posta  in  dubbio  da  alcuni;  fra  i  quali  anche 
il  Ginguene  pare  incbnato  a  credere  che  1'  idea 
del  poema  dell'  Alighieri  avesse  potuto  derivai'gli 
dal  Tesorefto  del  suo  maestro  Latini:  «  ma  qual 
relazione  hanno  mai  (  domanda  ben  a  ragione  il 
cavaliere  Maffei )  quelle  meschine  e  grette  vlsioni 
coir  ammirando  poema  in  cui  si  descrive  fondo  a 
tutto  I'universo?  »  L' articolo  che  risguarda  1' Ali- 
ghieri e  assai  copioso  ,  e  dettato  con  grandissimo 
amore ,  dietro  la  scorta  del  Boccaccio ,  del  Mura- 
tori,  del  Gravina ,  del  Gozzi ,  del  Pelli ,  del  Pa- 
rini ,  del  Monti  ,  del  Perticari ,  tutti  dall'  egregio 
Istorico  iutcrrogati  ed  addotti  a  conforto  delle  sue 
opinioui   con  lodevolissima  diligenza  cd  ingeuuita. 


I.JO  STORIA    DFI-LA    LETTERATURA    tTAI-IANA 

11  Petrarca  e  il  Boccaccio  furono  gli  altri  due 
lumi  del  Trecento.  Se  TAlighieri  giovo  coUe  dot- 
trine  e  coir  esempio  del  pari  la  prosa  e  la  poesia 
italiana,  il  Petrarca  noii  applico  questa  lingua  se 
non  se  a  pochi  versi  ainorosi:  ma  questi  riuscirono 
tali,  clie  dope  cinque  secoli  sono  ancora  esempio 
dei  modi  piu  gentili  non  meno  die  dei  piu  delicati 
concetti.  Pure  il  vero  ingegno  del  Petrarca  e  la 
sua  grande  erudizioiie  nial  si  conoscono  da  chi  non 
legge  le  sue  opere  latine;  e  il  niaggior  diritto  che 
egli  abbia  alia  riconoscenza  dei  poster!  sta  nella 
cura  cli'  ei  pose  alT  ampliamento  dei  buoni  stud]  , 
nelle  spese  e  nei  disagi  ch'  egli  sostenne  per  rac- 
cogliere ,  far  copiare  e  copiare  di  propria  mano 
gli  antichi  scrittori  ai  quali  vedeva  la  uecessita  di 
ricondurre  la  gioventu,  e  neiravere  altamente  gri- 
dato  contro  gli  sciaurati  che  fm  da' suoi  tempi  brut- 
tavauo  con  superba  ignoranza  il  regno  delle  muse. 
Tutte  queste  cose  furono  avvertite  dal  cav.  Maffei 
nel  suo  articolo  sul  Petrarca  ;  c  se  egli  aggiungeva 
qualche  ma2:giore  ricerca  iutorno  al  carattere  che 
distingue  la  poesia  di  questo  Italiano  dagli  erotici 
componimenti  greci  e  latini,  egli  non  lasciava  forse 
cosa  alcuna  da  desiderare  neppure  ai  piu  critici. 
Nella  c{ual  parte  il  Ginguene  fece  mostra ,  se  non 
erriamo ,  di  un  delicatissimo  senso ,  congiunto  ad 
uno  squisito  giudizio  ,  e  lascio  poca  speranza  di 
novita  a  chiunque  dopo  di  lui  vorra  tentar  questa 
impresa. 

Al  Petrarca  fu  contemporaneo  il  Boccaccio,  poeta 
e  prosatore  ,  ma  conosciuto  piincipalmente  per 
quest' ultima  qualita.  Egli  era,  secondo  i  suoi  tem- 
pi, molto  versato  nella  greca  letteratura;  ed  a  lui 
del  pari  che  al  Petrarca  siain  debitori  della  con- 
servazione  di  molte  opere  greche  e  latine.  II  cav. 
Maffei  parla  con  sufliciente  ampiezza  di  tutte  le 
opere  del  Boccaccio ;  poi  principalmente  del  suo 
Decamerone,  ne  tace  i  vizj  onde  quasi  son  fatti 
pericolosi    i    pregi    di    quel    sommo    coniunemente 


DEL    CAV.    GIUSEPPE    MVFFEI.  l5l 

chiamato  il  padre  della  prosa  italiana.  Ma  prima 
di  liii  r  Aligliieri  aveva  gia  trattati  in  prosa  vol- 
«;are  argornenti  di  alia  importanza  ;  e  se  que";li 
scritii  noti  haniio  in  moke  parti  la  graiidiloquenza , 
in  moke  altre  la  delicatezza  del  Certaldese  ,  sono 
anche  lontani  da  quelle  contorte  e  violenti  costru- 
zioni ,  colle  quali  f|uel  grande  scrittore  sforzavasi 
d'imitare  i  Jatini.  E  chi  hen  considera  vedra,  die 
i  pill  lodati  prosa  tori  itallani  fecer  tesoro  dei  vo- 
caboli  e  dei  modi  dal  Boccaccio  introdotti ,  ma  si 
dilungarono  dallo  stile  per  lui  adottato ,  accostan- 
dosi  invece  assai  pin  agli  esemplari  lasciatici  dal- 
r  Alighieri ,  da  Dino  Compagni,  dal  Passavanti, 
da  Giovanni  Villani,  dei  quali  alcuni  gli  andarono 
innanzi  di  nn  mezzo  secolo ,  e  tutti  poi  sa  non 
allargarono  al  pari  di  lui  i  confini  della  prosa  ita- 
liana, mostrarono  pero  di  conoscere  assai  meglio 
la  vera  indole  del   nascente   linguag2;io. 

La  stima  in  die  il  Petrarca  ed  il  Boccaccio  ave- 
vano  collocati  gli  scrittori  della  Grecia  e  del  Lazio 
doveva  naturalmente  renderne  universale  lo  studio; 
cio  die  nel  fatto  addivenne,  ed  ebbe  una  grande 
influenza  non  solo  sopra  il  secolo  susseguente,  ma 
hen  anche  snl  carattere  di  tutta  la  letteratura 
italiana  avvenire.  Alokiplicaronsi  gli  esemplari  det 
capolavori  greci  e  latini,  prima  colla  scrittura  e 
poi  colla  stampa.  I  Principi  protessero  ed  ajutarono 
gli  sforzi  dei  letterati  in  questa  lodevole  occupa- 
zione;  e  le  opere  di  Virgilio,  di  Orazio,  di  Tito 
Livio  e  di  Cicerone  furono  onoratc  e  studiate  di 
nuovo  su  questo  suolo  (non  piu  latino)  in  cui 
nacquero ,  insieme  con  quelle  di  Omero,  di  Pin- 
daro  ,  di  Senofonte,  di  Demostene  e  di  Tucidide, 
che  le  avevan  gia  tempo  inspirate.  «.  Ma  a  misura , 
dice  il  cavaliere  Mallei,  che  T  Italia  risaliva  verso 
Tantichita,  a  misura  che  ne  ritrovava  i  m.onumenti, 
seii'hra  che  divenisse  di  hel  nuovo  tutta  latina. 
Entriamo  infatti  in  una  biblioteca,  volgiamo  lo 
$guardo  ai  volumi  composti  dagli  scrittori  di  questa 


]b2  STORIA    DELLA    LETTERATUR4    ITALIANA 

eta,  e  vcdiemo  che  Marsilio  Ficino,  Pico  della 
Jliiandola,  Leon  Battista  Alberti  dicliiararono  le 
jjiofondissime  lore  dottriwe  nella  lingua  del  Lazio... 
Nulla  diremo  dei  toologi,  dei  canonist!,  dei  medi- 
ci,  dei  giureconsulti  che  avrebhero  reputato,  giusta 
r  invalso  pregiudizio,  di  avvilire  le  lore  scienze 
trattandole  in  vol<rare.  Ma  i  filoloo;i  stessi ,  i  eram- 
niatici ,  gli  storici,  i  poeti  crcdetteio  presso  che 
tutti  di  pone  dalT  un  dei  lati  la  favella  dei  Danti , 
dei  Petrarca,  dei  Boccacci ,  dei  Villani ,  dei  Pan- 
dolfini,  per  dettare  le  lore  opei'e  nelT  idloma  dei 
Ciceroni,  dei  Vii'oiHi  e  dei  Livii.  »  Cosi  reo^rewio 
Autore,  rhe  di  questa  verita  di  fatto  vien  poi  in- 
dagando  le  principali  cagioni.  Ma  finalmente  nel- 
r  ultima  meta  del  secolo  Lorenzo  de'  Medici  fece 
risorgere  la  lingua  e  la  poesia  italiana  ;  e  dopo 
quel  Principe,  hasterebbe  il  solo  Poliziano  a  to- 
gliere  dal  quattrocento  la  macchia  di  aver  lasciato 
decadere  la  nuova    letteratura. 

Frattanto  i  grandi  lavori  degli  eruditi  vissuti  nel 
secolo  decimoquiiito  agevolarono  immensamente  i 
buoni  studj  ed  apparecchiarono  i  maravigliosi  pro- 
gressi  delP  eta  susseguente ,  nella  quale  parve  ga- 
reggiassero  la  natura  ed  i  Prindpi  ,  la  prima  a 
])rodiirre  ,  gli  altri  a  proteggere  i  belli  ingegni. 
LeonX,  i  de'Medici,  gli  Estensi,  iGonzaga,  tutti 
i  potentati  in  sonima  che  allora  si  dividevano  il 
dominio  delT  Italia,  fecero  delle  loro  corti  P  asilo 
dei  dotti  e  delle  muse;  e  spiegarono  tanta  magni- 
ficcnza  e  ricchezza  in  pro  delle  lettere  ,  quanta 
nei  secoli  posteriori  parve  soverchia  a  grandissimi 
Principi.  Ed  alia  gloria  di  quelle  corti  non  meno 
die  dei  letterati  in  esse  vissuti  il  cavaliere  Maffei 
consacra  tutto  intiero   un  volume. 

L'Ariosto  presentasi  il  primo  fra  i  grandi  uomini 
di  questo  secolo.  Ee;1i  condusse  alia  vera  perfezione 
il  Poema  rnmanzcsco  fondato  gia  dal  Bojardo  nel  quat- 
trocento*, occupo  un  distintissimo  luogo  fra  i  lirici : 
ridf  sto  la  satira    che    dopo   Orazio  non  aveva    piu 


DEL    CA.V.    GIUSEPPE    MAFFEI.  1 53 

avuti  cultori  di  ^rido,  e  fece  risorgere  il  gusto 
delle  buone  commedie.  II  giudizio  che  il  cavaliere 
MalTei  pronuncia  sulle  o'pere  deir  Ariosto  e  un 
sicurissimo  testimonio  del  suo  ingegno :  V  aiUorita 
poi  di  niolti  letteiati  ,  colla  quale  aggiunge  peso 
alia  propria  sentenza  ,  da  senipre  piu  a  conosccre 
la  singolare  modestia  di  questo  egregio  scrittore. 
Se  non  die  poi  qualchc  volta  ci  siamo  doluti  die 
per  un  sovercliio  sconfidare  di  se  medesimo  egli 
abbia  posta  Y  altrui  opinione  dove  avremnio  desi- 
derata la  sua;  e  die  mentre  dimostrasi  capacissimo 
di  conoscere  e  didiiarare  il  vero,  per  riverenza  di 
coloro  die  in  questo  aringo  Than  preceduto ,  quasi 
confermi  colla  propria  autorita  il  falso  predicate 
da2;li  altri.  Cosi,  per  cagione  di  esempio,  il  cavaliere 
MalTei  mostra  di  conoscere  ottiniamentc  le  satire 
deir Ariosto,  e  di  tenerle  in  gran  pregio-,  ma  quando 
poi  deve  compierne  il  giudizio,  s' adagia  nella  sen- 
tenza del  Corniani ,  ed  afferma  die  nello  stile  di 
que' componimenti  sentesi  la  durezza  e  lo  stento.  Ma 
o  noi  abbiamo  affatto  perduto  il  diritto  sentire,  o  il 
Corniani  erro  in  questa  parte;  ed  era  da  dire  piut- 
tosto  die  quelle  Satire  mostrano  qua  e  cola  una 
apparente  negligenza ,  die  e  poi  anzi  un  finissimo 
accorginiento,  e  die  talvolta  pajono  oscure  per  le 
malvage  edizioni  che  se  ne  hanno  finora.  Ne  questo 
giudizio  del  Corniani  poteva  sembrar  diritto  al 
cav.  Maffei  die  poco  prima,  seguitando  il  proprio 
senno,  avea  scv'nto:  le  Satire  deir Ariosto  sono  si pre- 
gevoli^  che  la  poesia  italiana  non  ha  ancor  nulla  da 
par  agonal  e  alle  medesimc  in  questo  genere. 

AlTAriosto  seguita  il  Tasso,  famoso  nou  meuo 
per  le  divine  prnduzioni  del  suo  ingegno,  die  per 
le  grandi  sventure  alle  quali  soggiacque.  La  vera 
epopea  non  ebbe  forse  in  nessuna  delle  moderne 
nazioni  un  cultore  piu  felice  di  lui:  e  cosi  pari- 
niente  la  semplicita  de'  Bnccrlici  greci  non  rivisse 
mai  altrove  si  pienamente  quanto  neirAminta  e  nolle 
rime  pastorali  di   questo    sommo    ingegno    italiano. 


/ 


l54      $TORI\.  DEI. LA  LETTER  ATUKA  ITAt.I  VNA 

Egli  fa  inoltie  altissiuio  nella  lirica,  e  si;rave  c 
splendido  uelle  prose,  nelle  qnali  verso  a  pleiie 
mam  i  teson  della  piu  soda  tdosoiia,  e  i  precefii 
deir  arte  poetica.  Qiial  animo  e  mai  tanto  freddo 
(lie  iioii  s'  inlianinii  alia  nieuiom  delle  sveiiture 
ondc  I'll  travac,liaro  il  corso  della  vita  a  qiiesto 
splendore  d' Italia?  II  cav.  MaUei  gli  consacro  un 
articolo  pieno  di  buon  giudizio  e  di  passioae:  ci 
i.inamora  deiringewno  e  delle  o[)ere  di  qnell' autore: 
ci  fa  piangere  sulle  sue  sventure  ,  e  gc'ta  nel 
vituperio  coloro  che  non  vergognarono  di  per- 
seguitarlo  vivo  e  niorto.  Ed  a  compiere  cpicsto 
ultimo  uflicio  I'  egregio  Autore  aggiunge  alle  cose 
propria  un  passo  della  Proposta  {vol.  ultimo)  in 
cui  il  cav.  Monti  dis<ie  pcrfida  e  crudele  la  guerra 
degli  Accademici  contra  il  Tasso  ,  e  colla  consueta 
forza  della  sua  eloquenza  stampo  un^  indelehile 
nota  d'infamia  in  fronte  a  quel  pugno  d'  insolenti 
sofisti  che  osarono  combattere  e  svillanneg2;iare  a 
tutto  potere  un  graiur  uomo  divenuto  Tidolo  della 
nazione,  e  andargli  rabbiosamente  alia  vita  come 
nn  gruppo  di  botoli  addosso  al  lione  quando  ha 
la  febbre. 

II  secolo  dccimosesto  ebbe  un  altro  epico,  o  me- 
glio  forse  diremo  un'  altra  epopea  ,  V Italia  liberata 
del  Trissino.  Al  Gravina  parve  degna  di  lode:  il 
giudizio  dei  dotti  la  condanno  alT  oblio :  il  uostro 
Storico  ne  parla  con  quella  brevita  che  si  addice 
alia  poca  iniportanza  delf  argomento  ,  ed  allarga 
invece  il  discorso  sul  gran  nuniero  degli  altri  scrit- 
tori  di  verso  e  di  prosa  onde  quel  secolo  si  fece 
illnstre.  Egli  rende  conto  delle  opere  del  Macchia- 
velli,  del  Giannotti,  del  Paruta,  del  Guicciardini, 
del  Giambullari ,  del  Firenzuola ,  del  Caro ,  del 
Berni  e  di  tanti  altri  dei  quali  non  potremmo  ram- 
mentare  i  nomi  senza  stancare  la  pazienza  de'  no- 
stri  lettori.  E  la  maraviglia  delio  studioso  cresce 
ad  ogni  rivolger  di  pagina,  perclie  quando  pin  si 
crede  che  il  novero    degli    scrittori    sia  compiuto , 


DBL    CAV.    GIU»EPPE    MArFF.T.  I  .>.-j 

allora  ce  ne  viene  innanzi  una  nuova  schiera,  bella 
anch'  essa  di  pregi '  tutti  siioi  proprj.  Ma  questo 
secolo  del  quale  con  tanta  r32;ione  insnperbisce 
r  Italia,  fa  egli  senza  difetti  ?  Hanno  essi  ragione 
coloro  i  qnali  vorrebbono  che  la  nostra  gioventu 
studiasse  continuamente  e  quasi  unicamente  nelle 
produzioni  di  quelT  eta  ?  Innanzi  tutta  non  e  da 
ncgare  qnello  clie  fn  pei:  molti  osservato,  che  al- 
cuni  sciittori  di  quel  secolo,  per  troppo  studio  dellc 
parole,  furono  estremamente  negligenti  nel  pensie- 
ro  ;  e  poveri  d'  ogni  filosofia  rinscirono  pin  presto 
loquaci  die  facimdi,  maestri  di  belle  e  variate  ca- 
denze  piuttosto  che  di  stile  e  di  eloquenza.  Poi  e 
da  osservarsi  che  la  condizione  in  cai  si  trovavano 
gli  scritrori  del  Cinquecento,  doveva  naturalmente 
tlar  nascimento  ad  una  letteratura  niolle  e  servile, 
non  grave  ,  non  gcnerosa.  II  perche  poi  abbiamo 
piu  volte  desiderato  che  un  qualche  dotto  pigliasse 
intorno  a  questo  secolo  quella  fatica  die  il  conte 
Perticari  compie  intorno  al  Trecento:  di  che,  se 
non  errianio,  tanto  piu  si  avrebbe  mesticri,  quanto 
piu  facile  crefliamo  che  i  giovani  siano  tratti  in 
inganno  dai  difetti  dei  cinqnecentisti  che  da  quelli 
in  cni  caddero  gli  antichi.  Itiiperocche  le  sgram- 
rnaticature  e  le  maniere  plebee  o  disusatc  di  alcuni 
trecentisti  ,  che  i  pedanti  Irvono  a  cielo,  ponno 
essere  avvertite  da  chiunqne  abbia  V  animo  edu- 
cato  air  ordine  ed  alia  civilta  ;  ma  le  mende  dei 
cinqnecentisti,  rendendo  immacine  di  bei  pregi, 
cercano  il  senno  de'  maestri  che  le  dimostrino  da 
fijggire  alia  gioventu.  Oltre  che  noi  ,  vaghissimi 
del  diletto  e  mal  tolleranti  della  fatica,  ci  ponia- 
mo  facilmente  per  quella  via  per  la  tpiale  ci 
sembra  che  altri  pervenissero  a  bella  fama  senza 
faticare  nello  studio  de'  filosoli  e  degli  eruditi  ,  no 
ci  accorgiamo  come  e  poca  la  gloria  di  coloro 
che  nelle  parole  si  fondano  anzi  che  nella  verace 
dottrina. 


1 56  STOKIA    DF.LLA.    I.ETTKR.\TURA.    ITALIANA 

E  gia  r  Italia  era  nojata  de'  parolaj  innanzi  al 
finire  del  Ciiirjiiccento  :  e  il  scrcolo  decimosesto  si 
volse  quasi  intierameute  alle  tilosoficlie  discipline. 
Le  notizie  die  il  cav.  Mallei  ci  da  del  Galileo, 
del  Torricelli,  del  Viviani ,  del  Redi,  del  Malpighi 
e  di  t.Tiiti  altri  (ilosoli  ohe  allora  applicaronsi  alle 
discipline  tisiclie  e  naturali,  sono  notevoli  per  bre- 
vita  e  chiarezza  :  di  sorte  clie  la  brevita  ricliiesta 
dalla  natnrn  delP  opera  non  nuoce  alia  necessaria 
chiarezza-,  e  qnesta  poi  presentando  sicuro  ai  let- 
tori  il  concetto  delT  autore  f;i  si,  che  noa  ostante 
la  brevita ,  cliiunque  legge  possa  ricever  nell'  ani- 
mo  una  sufiiciente  notizia  delle  dottrine  da  quei 
grandi  maestri  insegnate.  Alcuni  altri  promossero 
la  giurisprudenza  :  altri  Y  architettnra  :  altri  la 
milizia  :  e  dopo  tanti  uomini  dati  alia  filosofia  , 
clii  non  asserira  die  iiel  secolo  decimosettimo  il 
fiore  degl'  ingegni  itallani  erasi  volto  dair  amena 
letteratura  agli  studj  gravi  e  severi  ?  Ed  ecco  il 
precipuo  motivo  pel  quale  in  Italia  decaddero  al- 
lora r  eloquenza  e  la  poesia  ;  e  T  all'ettazione  fu 
posta  in  luogo  delT  eleganza  ,  Y  ampolloso  scam- 
biato  col  sublime,  il  falso  insomnia  cercato  in  vece 
del  vern;  die  sono  gll  errori  soliti  a  commettersi 
dai  miseri  ingegni.  Vero  e  bene  che  moke  volte 
udimmo  ripetere ,  il  secolo  decimosettimo  avere 
avuti  grandissimi  ingegni  in  que' medesimi  poeti  die 
ne  corruppero  il  gusto  :  ma  noi  vorremmo  dire 
piuttosto  die  a  quel  secolo  non  mancarono  uomini 
dotati  di  forte  cd  animosa  fantasia  ,  la  quale  poi 
(  appunto  perclie  mancavano  del  vero  ingegno  ) 
devio  dal  diritto  sentiero,  e  si  perdette  iiei  delirj 
dei  quali  sono  piene  le  loro  carte.  Del  resto,  men- 
tre  il  Marini  guastava  a  tntto  potere  il  gusto  ,  e 
molti  altri,  qual  piu  qual  meno,  cercavano  il  bello 
fuori  della  natura  ,  il  Chiabrera  facevasi  iniitatore 
dei  Greci ,  e  il  Filicaja  (  tranne  podiissimi  scorsi  ) 
iiniva  air  eiitusiasmo  di  una  veramente  lirica  fan- 
tasia un    culto  fclicissimo  del  Petrarca.  Donde   poi 


DEL    CAV.    GlUSEPrE    MArFEI.  167 

ncir  ultima  meta  del  secolo  veggonsi  comparire 
alcurii  poeti  alFatto  puri  da  quel  contagio.  E  quello 
che  dei  poeti  si  e  detto  vale  anche  pei  prosatori : 
perocche  se  molti  non  possono  leggersi  per  la  gon- 
tiezza  de'  loro  modi ,  alcuni  altri  saranno  sempre 
niodelli  di  ottimo  stile-,  fra  i  qnali  ci  piace  di  no- 
minare  il  solo  Bartoli  che  ia  alcune  opere  mostrasi 
offeso  alcun  poco  dal  secolo,  ma  nelle  piu  n' e  il- 
leso ;  e  nella  storia  pareggia  la  nobile  e  fiorita 
semplicita  da  Senofonte  recata  nella  Ciropedia.  Nes- 
suno  de'  principali  autori  di  questa  eta  fu  lasciato 
in  dimenticanza  dal  cav.  Mallei  ,  il  tjuale  ne  celo 
per  amore  dell' argomento  i  ditetti  de'traviati,  ne 
tacque  per  cieco  pregiudizio  i  meriti  de' buoni ;  e 
cosi  fece  utile  alia  gioventu  quel  secolo  da  cui  i 
pedanti   rifuggono  senz'  alcuna   distinzione. 

I  vizj  nei  quali  era  caduta  nel  secolo  decimosettimo 
la  maggior  parte  dei  prosatori  e  dei  poeti  italiani , 
non  furono  ne  seguiti  al  tutto,  ne  al  tutto  evitati 
nel  susseguente.  Perocche  a  dir  vero  il  Parini ,  il 
Varano  ,  il  Gozzi  ed  alcuni  altri  scrittori  diedero 
opera  per  mettere  in  onore  la  bella  semplicita  dei 
classici ,  e  scrissero  libri  rimoti  da  ogni  ampollo- 
sita;  ma  intanto  il  Cesarotti,  il  Bettinelli  e  il  Fru- 
goni  con  tutti  i  loro  seguaci  guastavano  coi  pre- 
cetti  non  meno  che  cogli  esempli  i  f'rutti  dei  quali 
que'  buotii  ingegni  spargevano  la  semente  ;  e  fon- 
davano  una  scuola  ,  che  sebbene  non  si  abbando- 
nasse  alle  ampollose  metafore  del  seicento,  poneva 
pero  nel  romore  la  bellezza  del  verso,  e  nel  verso 
la  poesia.  II  Cesarotti  predicando  una  verita  non 
combattuta  se  non  solamente  dai  piu  meschini  pe- 
danti ,  cioe  la  facolta  di  arricchire  alP  uopo  con 
nuove  parole  la  lingua,  abusava  di  questa  dottri- 
na  ,  e  poneva  il  capriccio  in  luogo  della  necessita. 
Egli  inoltre  ,  agognando  alia  fama  di  novatore , 
minuiva  nelT  opinione  de' suoi  concittadini  la  stima 
di  Omero  e  di  Virgilio  ,  e  levava  a  cielo  per  lo 
contrario  le  poesie   delP  Ossian    da    lui    con    tanto 


I  58  STOIUA    UELLA    LKTTERA  lURA.    ITALIANA. 

araore  tratlotte.  A  ({uesta  scuola  si  unirono  il  Bet- 
tinelli  e  il  Fruioni  ;  il  primo  colle  iamose  Leitcre 
Vir^diane  ,  il  secondo  co'  riniboiiibanti  suoi  veisi  ; 
ed  a  costoro  poi  teiiean  dietro  i  facilissiiui  pastoii 
d'  Arcadia  ,  e  ,  traniie  alciiui  pochi  ,  tutti  coloro 
clio  (!i  que' tempi  sciivevano  versi ,  tutti  abbagliati 
dalla  gloria  di  que'  maestri.  Ma  T  egregio  Istorio- 
grafo  ne  pone  in  luce  i  difetti  e  gli  errori  ,  ne 
tace  per  questo  quel  tanto  ch'  essi  hanuo  latto  di 
bene.  Che  verameute  il  Rlsorgimeuto  d'  Italia  del 
Bettinelli ,  il  Volgariz:zamento  delT  Ossiau  ed  al- 
cuni  Discorsi  del  Cesarotti  ,  non  souo  cose  da  es- 
sere  giutbcate  a  fascio  ne  coi  versi  perpetuamente 
vuoti  deir  abate  Frngoni  ,  ne  colle  altre  opere  di 
quegli   autori  medesiuii. 

Sebbene  pero  fosse  grande  1'  influenza  di  questi 
tre  capo-scuola,  pure  un  buou  numero  di  poeti  e 
prosatori  caniminava  arditamente  per  una  strada  del 
tutto  opposta  ;  e  ne  nominammo  alcuni ,  ed  altri 
ne  aggiungereiumo  ,  se  volessnno  diluugarci  dal 
divisamento  delT  Autore  di  non  toccare  i  viventi. 
Ma  la  vera  gloria  letteraria  del  secolo  decimottavo 
sta  nelle  Opere  del  IMetastasio,  delF  Alfieri  e  del 
Goldoni,  i  quali  se  non  fondarono  i  varj  gcneri 
di  poesia  drammatica  da  loro  coltivati  ,  hanuo  il 
vanto  almeno  di  averli  recati  dalF  infanzia  ad  una 
splendida  maturita  e  perfezione.  II  giudizio  del 
cavalier  Maffei  intorno  al  Metastasio  concorda  con 
quello  del  piii  accreditati  scrittori.  Egli  non  per- 
dona  air  illustre  autore  i  difetti  nieritamente  notati 
ne'  suoi  caratteri  e  nell"  orditura  de'  suoi  drammi  , 
ma  esalta  colle  parole  del  Baretti  quella  raaravi- 
gliosa  facilita  colla  quale  sepne  esprimere  tante 
cose  difficili  a  dirsi,  ancorche  (scrivendo  per  musica) 
fosse  cnstretto  di  rinunciare  ad  un  gran  numero 
de'  vocaboli  adottati  dalla  nostra  lingua.  E  nondi- 
meno  alcuni  negano  la  corona  poetica  al  Metasta- 
sio, c  non  saj)endo  distiaguere  i  varj  gencri  della 
pocbia,   e  Ic    diffcrenti    \cz2).  ■,    e    le    necessita    alle 


DEL    t;AV.    GIUSEPPE    MAFFEI.  I  Sq 

rjuali  ciascmio  di  essi  e  soggetto. ,  vorrebbon  tro- 
vare  nei  ilrammi  scritti  pel  popolo  e  per  essere 
intesi  da  tiitti  la  copla  delTAriosto  ,  o  la  squisita 
elegan/a  della  lirica  e  dell'  epopea.  E  g^nnge  a  tal 
segno  la  pazzia  d'alcuiii  die  asseriscono ,  essere  il 
Metastasio  un  poeta  da  leggersi  al  fuoco  dormendo  ; 
giudici  tanto  piu  ridevoli  ,  (jiianto  piii  si  mostran 
diflicili  e  severi.  Tattavolta  iioti  neglieresno  che  di 
quando  in  quaiido  i  versi  del  Metastasio  ci  sem- 
brano  soverchiamente  molli  ,  e  che  la  poesia  ita- 
liana  alia  sua  scuola  correva  pericolo  di  farsi  troppo 
effeminata.  E  fu  qiiesta  per  avventura  la  cagione 
che  TAUieri  nelle  sue  tragedie  incorse  in  un  vizio 
op[)osto  ,  nella  soverchia  durezza.  L'Allieri  fu  il 
prime  autore  veramente  tragico  ,  •  il  primo  italiano 
dope  FAlighieri  che  insegnasse  aile  muse  le  grandi 
passioni  ed  i  grandi  interessi  di  Stato:  e  sotto  questo 
aspetto  merita  che  lo  storico  cerchi  di  I'arne  co- 
noscere  pienamente  i  pregie  i  difetti.  Ne  il  cava- 
lier Maffei  venne  meno  in  questa  parte  alia  dili- 
genza  ed  al  buon  gludizio  mostrato  in  tutto  il 
restante  delT  opera :  la  sua  opinioae  e  franca  e 
sicura  ,  e  come  riferisce  le  parole  di  Alessandro 
Verri  che  ne  tesse  un  panegirico  ,  cosi  reca  in 
mezzo  anclie  quelle  del  Cesarotti  che  ne  tocca 
alcnni  dift-tti.  Ma  TAlHeri  neila  Vita  c  nt-l  Parere 
intorno  alle  proprie  tragedie  giudico  se  niedesimo 
colla  severita  di  un  censore  imparziale  e  col  senno 
di  un  grande  maestro  ([ual  ^egli  era  ;  e  per  conse- 
guenza  il  nostro  Autore  ottimamente  adopero  ci- 
tando  frequentemente  le  sue  proprie  parole  per 
giudicarlo. 

Abbiamo  detto  che  TAlfieri  fu  il  primo  vero  tra- 
gico italiyno ;  perocche  prima  di  lui  pochissimi 
avevano  fatta  qualche  lode  vol  tragedia,  nessuno  ne 
aveva  romposte  rnolte.  Ma  non  cosi  potremmo  dare 
al  Goldoni  la  lode  d'  aver  fondata  la  commedia  , 
quando  la  storia  ci  dice  che  l'  Italia  ne  aveva  gia 
avute  di  assai  belle  dal  Macchiavtlli,  dairAiiosto, 


l6o  STOUIA    DELL.\    LV.TTEK.VTUR.V    ITAM.VNA 

tlal  Firenzuola  e  da  alcuiii  altri  die  qui  non  inonta 
ranimemorare.  Cio  non  pertanto  quelle  commedie 
crano  assai  lontane  dalla  perfezione  ,  ed  ai  tempi 
del  Goldoni  poi  n' erano  invalse  alcune  troppo  infe- 
riori  a  (pielle.  Di  modo  clie  Tonore  del  teatro  co- 
mico  italiano  e  debito  al  Goldoni;  cd  alia  sua  scuola 
soltanto  e  sperabile  clic  si  forniino  perfetti  scrittori 
di  conimedic.  E<i,li  dipinse  vivamcnte  i  costumi  della 
socle ta  ciual  era  a'  suoi  tempi :  ma  esagero  qualche 
voka  i  difetti  domestici  piii  di  quelle  che  fosse  me- 
stieri  alio  scopo  morale  e  letterario,  e  non  di  rado 
per  dipi'igerc  il  vero  dimcntico  alcuni  riguardi ,  ed 
offese  la  delicatezza  degli  spettatori.  Di  qui  alcuni 
stranieri  tolsero  occasione  di  negargli  una  parte  di 
quella  lode  clie  noi  Italiani  gli  concediamo  intiera 
quasi  di  comune  conseuso ,  e  clie  il  cav.  MalFei 
dopo  un  lungo  e  diligente  articolo  gli  tributa  colle 
parole  del  Ccsarotti. 

II  Fortigucrri  che  pel  suo  Rlcciardetto  puo  met- 
tersi  col  Bojardo,  coir  Ariosto  e  col  Tassoni ;  lo 
Spolverini  ,  il  Bentivoglio  ,  il  Passeroni  ,  il  Casti  , 
sono  altri  poeti  del  secolo  decimottavo,  dei  quali 
I'egregio  Scrittore  fa  menzione.  Ma  piii  clie  a  costoro 
si  volge  agli  storici  ed  ai  lilosofii  surti  in  Italia  a 
quei  tempi.  II  Muratori  doveva  naturalmente  oc- 
cupare  il  primo  posto  fra  gli  eruditi  e  gli  storici , 
e  i  suoi  immensi  lavori,  dai  quali  noi  non  abbiamo 
ancor  tratti  tutti  que'  vantaggi  die  ponno  sommi- 
nistrarci,  ben  meritava^io  dal  nostro  Autore  quel- 
le accurate  esame  ch'  egli  ne  fa.  II  MafFei  ,  princi- 
palmente  per  la  sua  Verona  illastrata  vuol  essere 
collocate  subito  dopo  il  Muratori  ;  e  il  Giannene 
e  il  Denina  (  nelle  Rivoluzioni  d'  Italia  )  sono  due 
storici  da  pregiarsene  qualsivoglia  secolo  o  nazione. 
II  Mazzucclielli  e  il  Tirabosclii  diedero  opera  alia 
storia  della  patria  letteratura ;  il  Lanzi  scrisse  la 
prima  compiuta  storia  pittorica  clie  T  Italia  vantasse. 
La  filosofia  del  secolo  di  cui  parliamo  fu  diret- 
tamente    consacrata    alF  umanita.    Sommo    fra    tutti 


DEL    C.VV.    GIUSEPPE    MAFFEr.  l6j 

qiib''  tilosofi  e  il  Vico,  che  colla  forza  di  iin  ingegno 
singolarissimo  e  di  una  sottil  metafisica  entro,  per 
cosi  dire,  nel  segreto  della  Provvidenza,  e  vi  trovo 
le  Ifggi  colle  qiiali  e  compose  e  governa  iinmnta- 
bilmeuLe  il  mondo.  A  (juesta  scuola  si  educarono 
in  Napoli,  il  Pagano,  il  Filangeii  ed  il  Genovesi, 
i  qiiali  abb.indonandosi  nieno  a  quelle  sublimi  astra- 
zioiii  del  loio  maestro  e  concittadino ,  a[)plicarono 
i  loro  stulj  air  utilita  del  genere  iimauo  ,  e  cer- 
carono  d'insegtiare  ai  popoli  ed  ai  principi  la  ma- 
niera  di  viver  felici.  A  questo  scopo  tendevano 
intanto  in  Milano  Cesare  Beccaria  ed  i  due  fra- 
telli  Pietro  e  Alessandro  Verri;  il  piimo  celebrate 
in  tutta  I'Europa  pel  libro  Del  delitd  e  delle  pcne ; 
gli  altri  per  varie  opere  Hlosofiche.  I\Ia  pcrche  mai  il 
dottissimo  nostro  Autore  parlo  distesamente  di  Ales- 
sandro Verri,  e  di  Pietro  poi  appena  puo  dirsi  chs 
ne  fdcesse  menzione  ?  Pure  Alessandro  mal  regge 
al  confronto  del  fratello,  principalmente  dal  lato 
della  filosolia ;  e  le  opere  economiche  di  Pietro 
Verri  sono  plene  di  utili  verita ,  e  spirano  tale  un 
amore  del  pubblico  bene  che  non  lascia  quasi  rim- 
proverargli  nenpure  gli  errori  nei  quali  talvolta  lo 
trovianio  caduto.  Egli  oltre  a  cio  doveva  essere  an- 
noverato  fra  gli  storici  del  secolo  decimottavo  per 
la  sua  storia  di  Milano ,  alia  quale  non  e  da  ne- 
gare  un  mcrito  assai  distinto. 

Di  questa  guisa  noi ,  seguitando  la  traccia  del 
cav.  Maffei,  abbiamo  discorsa  per  sommi  capi  P  ita- 
liana  letteratura;  e  frammettendo  qua  e  la  il  no- 
stro giudizio  alle  cose  di  questo  valente  Scrittore, 
manitestamiuo  abbastanza  qual  conto  facciamo  delle 
sue  opiuloni.  Ora  poi ,  a  raccogliere  in  poclie  pa- 
role quello  die  noi  pensianio  di  questo  libro,  ili- 
reuio  die  il  cav.  iMaltei  rese  un  iniportantc  servigio 
air  Italia ,  a  cui  manct.va  per  anco  una  storia  let- 
teraria  che  abbracciasse  tutti  i  sccoli  ,  senza  ec- 
cedere  nella  mole  e  nella  \naniera  della  tratta- 
zione  la  capacita  di  coloro  ai  quali  i  conipendj   son 

BibL  Ital.  T.  XXXVII.  11 


l6a       STORIA    DELLA    IKTTERATURA    IXALlANA  CCC. 

destinati.  Ci  piacqiie  V  accorginiento  deirAutore,  die 
noil  potendo  favellare  di  tutti  gli  scrittori  ,  elesse 
diligentemente  que'  princlpali  che  nelle  diverse  eta 
o  prinieggiarono  per  altezza  d'  ingegno  ,  od  eser- 
citarono  per  qiialsivoglia  altra  cagione  una  singo- 
larc  influenza  sui  loro  conteinporanei.  Lodanuno  la 
rcttitudine  de'suoi  giudizj  e  ringciiuita  con  cui 
viene  indicando  i  fonti  ai  qnali  attinse  le  noti- 
zie  e  le  opinioni  espresse  iiel  sue  libro.  E  nel 
render  cento  di  quest'  operetta  ci  godea  Y  animo, 
jiensando  che  le  nostre  glorie  Ictterarie  erano ,  per 
cosi  dire  ,  cantate  alT  oreccliio  deir  augusta  nostra 
Imperadrice,  la  quale  sul  trono  ama  le  muse  (i).  E 
la  gioventu  alemanna  quanto  nan  debiy  ella  esser 
grata  al  cav.  Mallei  die  le  pone  dinanzi  cosi  que- 
sto  libro  un  tesoro  di  utili  coguizioni  facilissime 
a  conseguirsi?  A  lei  diresse  T  autore  principalmente 
le  sue  fatiche  ,  ed  a  lei  quindi  si  fa  debito  il  sa- 
pergliene  grado :  siccome  noi  siamo  desiderosi  di 
far  manifesta  la  nostra  gratitudine  a  tale  cli' e  strct- 
tamente  di  sangue  congiunto  al  cav.  Mallei,  e  con 
lungo  e  faticoso  amore  si  apparecchia  di  dare  vol- 
garizzato  all'  Italia  uno  dei  pin  grandi  poenii  ale- 
inanni. 


(i)  L' opera  del   cav.   MalTel  e   clrclicata  a  S.  M.  I' impeiatric« 
d' Austria  ecc. 


i63 


Intorno  alle  inesattezze  e  falsitd  die  si  leggono  nelle 
relazioni  de  viaggiatori  e  in  certi  Giornali  stra- 
nicri  rispetto  all' Italia^  e particolarnicnte  alia  Lom- 
bardia. 


E 


RA.  nostra  meiite  gia  da  gran  tempo  di  far  cono- 
scere  a'nostri  lettori  con  quale  iiitenzioneT  esattezza 
e  diligenza  certi  stranieri  visitino  T  Italia,  e  reduci 
poi  a  casa  lore  pubblicliino  colle  stampe  le  rela- 
zioni del  loro  viaggio  ,  relazioni  clie  Icggonsi  con 
tanta  credulita  ,  e  smerciansi  con  tanta  fortuna. 

Volevamo  principalmente  notarc  Ic  prette  fulsita, 
gli  sbagli  pill  grossolani,  gli  errori  di  ogni  manieva 
che  risguardano  le  arti ,  la  statistica,  la  topografia; 
ma  fummo  scoraggiati  dall'esubcranza  della  niesse  , 
poiclie  ristringcndoci  anche  alia  sola  Lonibardia  ,  e 
alia  sola  citta  di  Milano,  il  volume  sarebbe  cresciuto 
fuor  di  misura. 

Vi  fn  in  fatti  qualche  letterato  fra  noi  clie  no- 
tando  gli  errori  di  un  solo  viaggiatore  intorno  a 
una  sola  citta  fcce  un  lavoro  a])bastanza  voluminoso. 
11  signor  Catenazzi  scrisse  un  volume  notando  gli 
spropositi  veramente  ridicoli  di  Lady  Morgan  intorno 
alia    sola    citta    di    Como    (i).    II    signor    Pczzana  , 

(i)  Lettere  sopra  le  falsitd  di  fatto  al  capitolo  Como 
neW  Italia  di  Lady  Morgan ,  del  prof.  Luigi  Catenazzi.  Co~ 
mo,  182.2  ,  presso  Pasqiiale  Ostinelli  ,  in  8.°,  di  pag.  i3o, 
( imito  air  elogio  del  conte  Gio%'io  ).  Lady  Morgan  vede 
Como  circondato  da  un  giro  dup'ice  di  mura;  amniira  nel 
Duoiuo  certi  freschi  che  iion  vi  esistetlero  ginmmai ;  pi- 
gliando  il  Ijusto  di  Pliiiio  il  seniore  per  quelle  di  un  santo 
che  stava  a  simetria  (  en  pendant  )  con  quello  di  Plinio 
il  giovane  esce  con  motti  e  spiritosita  le  pin  piccanti  del 
mondo  ;  prendc  le  foglie  di  un  ornato  suUa  facciata  del 
Duoino  per  tanti  griphons  hideux !  Nomina  due  volte  con  en- 
tusiasmo  le  isole  deliziose  del  lago  di  Como.  Chiama  la 
polenta  minestra  fatta  col  niais  e  la  farina  di  castagne,  ecc. 


164        mF.SATTEZZK    E    FALSITa"'    CHB    SI   1E0G0T<0 

blbliotecario  a  Parma,  fece  argoniento  cli  una  lun- 
gliissima  lettera  inserita  negli  Opuscoli  letterarj  di 
Bologna  gli  crrori  pi'onunciati  intorno  a  ciuella  sola 
rltta  c'al  celcbre  Icttcrato  c  antiquario  Millin  (i). 
II  fjtiale  nou  fu  avaro  fli  siffatti  giojelli  parlando 
eziaiulio  della  cittii  di  ]\Tilano  ,  iniperocchc  intorno 
alia  sola  cliiesa  di  S.  Anibrogio  niolti  nc  rilcvo  il 
nostro  dott.  Giulio  Ferrari  mlla  sua  bclF  opera  teste 
pubblicata  (2) ;  e  non  sono  uiolti  anni  clie  si  vide 
iiel  Giornale  ItaUano  \m  errata  intorno  a  ua  opera 
clie  2;odeva  moltissima  riputazione  ,  dove  dicevasi 
francamcnte  che  la  chiesa  di  S.  Alessandro  e  di  una 
bella  arcliitettura;  che  Finterno  della  chiesa  di  San 
Celso  e  gottico  ;  che  la  chiesa  di  S.  Fedele  e  fuori 
di  jAlilano ;  che  la  statua  di  Gastone  di  Foix  e  a 
Santa  ]\Iarta;  che  a  Milano  v' e  una  Universita;  che 
dietro  la  Bibliotcca  Anibrosiana  vi  e  un  giardino 
botanico  (^3),  ecc.   ecc.   ecc.   ecc. 


(j)  II  CIV.  Milliii,  nieiubro  ilell' Istltuto  reale  e  ronser- 
vatore  del  R.  <iabiaetto  delle  nie(]a2,lie  e  delle  anticliita  ia 
Parigi ,  dopo  aver  publ)licato  il  suo  Voyage  dans  la  Savoye 
€t  dans  le  Piemoni ,  piiljblico  il  Voyage  dans  le  Milanais  ,  a 
Plaisance ,  Panne,  ecc.  Le  osservazioni  del  sig,  Pezzana 
niostrano  come  il  jMillin  abbia  scritto  valendosi  piii  di  vec- 
chi  libri  e  di  indica/.ionl  iiicsatte  che  della  testimoaianza 
degli  occhi  suoi  proprj.  Sarebbe  impossibile  dar  qui  un'' idea 
dei  grossi  suoi  gi'anchi.  Veggasi  il  fascicolo  V  degli  Opuscoli 
letterarj.   Bologna,    18 18,  dalle   staiupe   di  Annesio   Nobili. 

(3)  Vedi  r  opera  intltolata  Monumend  sacri  e  profani 
dell'  I.  e  R.  Basilica  di  S.  Ainbrogio  rappresentati  e  descried 
dal  dottor  Giulio  Ferrario.  Milano,  1824,  dalla  tipografia 
deirautore,  in  4.°  grande  ,   ornato  da   33   tavole   miniate. 

(3)  Itineraire  coinplet  de  I' Empire  Frangais ,  ecc.  Parigi, 
1011,  3  vol.  in  12.°,  seconda  edizione.  Vedi  Giornale 
Italiano  20  niarzo  iSia,  num.  80.  Pochi  sanno  forse  a 
Milano  che  il  celebre  astronomo  l-a  Lande  nel  suo  viaggio 
frettoloso  in  Italia  vedendo  nel  cortile  della  Biblioteca 
Anibrosiana  una  specie  di  palma  capricciosa  fatta  di  rame 
dipinto  in  verde ,    cgli    la    preae    per  un   vcro   albero  ,  e 


IN    CERTI    ClORNALI    STRANIERI    eCC.  1 65 

Ma  siCHitti  errori  finalmente  non  fanno  male  a 
nessuno  :  essi  sono  elTctto  delT  ignoranza,  della  leg- 
gerezza ,  della  dabbenaggine  o  della  pigrizia.  Ve 
ne  sono  di  qiielli  che  procedoao  da  fontc  piu  im- 
pura  e  che  sono  piii  pericolosi;  e  sono  tali  quando 
derivano  dalla  malignita ,  dal  desiderio  di  nnocere 
alia  riputazione  delle  nazioni  e  de'  governi  ,  caliin- 
niando  i  loro  costnmi,  le  lore  istitnzioni ,  le  loro 
lc2;2;i.  Di  silTatti  tesori  riboccaao  le  ojjere  di  Lady 
Morgan,  VHermlte  en  Italic  e  alcuni  Giornali  stra- 
nieri ,  e  particolanpente  ino;lesi  clie  si  piibblicano 
a  Parigi  ,  a  Londia  e  a  Edimbiirgo.  Vogliamo  qui 
oiTerirne  qnalche  saggio,  cui  sottopoiTemo  ia  forma 
di   nota  le  relative  correzioni. 

In  un  numero,  p.  e.  ,  del  Galignanis  Monthly 
Review  and  Magazine  parlaiido  della  Lombardia  dice 
che  «  tutti  gl' inipieghi  pubblici  vi  sono  dati  come 
»  ricompense  agli  antichi  sudditi  delTAustria  (  s'  in- 
y>  tende  sudditi  non  italiani ),  mentre  gF  Italiani  non 
>•  godono  della  reciproca  ncUe  antiche  proviiicie  della 
5>  Slonarchia.  Vi  e  appena  un  posto  die  non  sia 
»   coperto  da  un  austriaco  »   (i). 

Parlando  della  censura  ch'  ei  paragona  al  Santo 
Uffizio  deiriuquisizione  dice :  «  Nessun  autore  puo 
»  servirsi  ne' suoi  scritti  dei  termini  costitnzinne  ^ 
»  patria,  libertd ,  indipendenza ,  liberalitd  senza  in- 
»   correre  nelFira  degF  Inquisitori  (2). 

Parlando  dell'Universita  dice  che  a  Pa  via  un  pro- 
fessore  austriaco  (3)  «  e  cntrato  in  luogo  di  Borda  e 


scrisse  che  il  cliina  di  Milaiio  era  dolcissimo  ,  puisque  lex 
pnJmiers  croissaient  en  plain  air  (Vedi  Voyage  en  Italie  etc.y 
par  La  Lande ,  prima  edizione  ). 

(i)  A  coiifntare  questa  bugia  hasta  vedere  T  Alinanacco 
Jmperiale  ove  sono  registrati  tutti  gP  iinpiegati.  Noii  vi  e 
forse  il   5   per  mille  d'  impiegati  austriaci  non  ital'aui. 

(2)  Queste  parole  sono  state  usate  le  migliaja  di  yaUc 
in  questa  nostra  Biblioteca  ,  e  non  hanno  mai  spaventato 
ne  adirato  alcuno   inquisitore. 

(3)  II  professore  di  cui  si   parla    e   11  ?ig.   Hildeliranrl. 


1 66        INESA.TTEZZE    K    FALSITa'    CHE    II    LKOGO>ro 

3»  vi  si  rendc  ridicolo  recitando  lezionl  siigli  anm- 
»   leti  »   (i). 

Parlando  delle  iiltimc  sciagurate  circostanze  della 
rivoluzionc  del  Picnionte  e  degli  arresti  die  ne  se- 
2;nirono  e  de'  process!  ia  Lombarflia  dice:  «  clie  tntti 
»   i  niudici    eiano    aiistriaci  ,    i2:aoraiiti    al    massimo 

c?  .  .  .  .     ^ 

»  grado  della  lingua  iii  cui  si  trattavano  i  processi, 
»  e  si  dice ,  clie  fiirono  scelte  pei-  la  rcclusione 
»  de'  liberali  quelle  prigioni  in  cui  sapevasi  cli'  essi 
»  si  sarebbero  trovati  maggiormentc  esposti  alle  pin 
»   grandi  privazioni  (isiclie   e  niqrali   »    (2). 

In  uu  numero  recentissimo  deW J^dimhtcrgh  Review 
le£2;onsi  Ic  seguenti  asserzioni  espresse  con  una 
sicurezza  veramente  ammirabde. 

«  Tutti  i  giornali  stranieri  sono  proibiti  in  An- 
•»  stria  (3").  1  diversi  Stati  ond''  e  composta  la  Mo- 
»  narcliia  non  hanno  clie  un  solo  giornale,  il  quale 

(1)  Quest' asserzlone  e  piii  ridicola  ancora  degll  amuletl 
e  della   loro  y'lvth  medicinale. 

(2)  Quanto  sia  maligna  questa  menzogna  tatti  lo  sanno 
fra  noi.  I  giudici  ei'ano  pressoche  tutti  italiani  e  conosce- 
vano  tutti  perfettamente  la  lingua  italiana,  e  non  essendovi 
appunto  prigioni  abbastanza  pulite  per  ricevere  individui 
di  coiTiplessione  piu  dilicata  ,  il  Governo  fece  riattare  a  sue 
spese  stanze  comode  e  salubri  per  recludervi,  durante  il  pro- 
cesso,  quelle  persone  ch'  ebbero  la  sventura  di  essere  legal- 
mente  indiziate  come  colpevoli  di  alto  tradimento,  o  di  mac- 
chinazioni  rivoluzionarie ,  dichiarate  delitto  non  solamente 
dal   Codice  austriaco  ,  ma  da    tutti  i  Codlci  dell' univcrso. 

(3)  La  ridicolaggine  di  quest'  asserzlone  e  notoria.  Ba- 
sti  a  smentirla  l'  elenco  a  stampa  intitolato  Specifica  delle 
Gazzette  nazionall  ,  ester e  ,  pclitieJiC  e  letter arie  che  la  Spe- 
dlzionc  delle  Gazzette  presso  I'  I.  R.  Direzione  centrale  delle 
Paste  della  Lombardia  pub  fornire  franche  di  porto  per 
tutto  t  Impcro  Austriaco  ed  alle  frontiere  dell'  estero.  Questa 
specifica  contiene  per  1' anno  corrente  i  02S  novaiita  quattro 
giornali  tra  nazionall  e  stranieri.  Alia  Societa  d'  Incorag- 
giamento  di  Milano  arrlv-''-no  llberamonte  piii  di  40  gior- 
nali tra  politici  e  letterarj.  L"  Edimburgh  Review  e  del 
numero. 


1^    CERTl    GTORXALl    STRA.N1ERI    CCC.  16;- 

■»  pnrainente  anmiiicia  di  seconda  mano  gli  oracoli 
»  respon^ivi  deWOsscrvatorc  Anstriaco  stampato  nella 
»  capitale.  Qualche  volta  la  gazzetta  di  una  pro- 
»  vincia  c  pubhiicata  in  un  altia  (i).  Nel  182 1  la 
»   jrazzetta  di  Milano  era  piTljblicata  in  Vienna  »  (2). 

Parlando  de'  poeti  Cesarei  dice ,  che  i  due  primi 
instituiti  dalla  corte  di  Vienna  furono  Apostolo  Tezio 
(  sic )  c  .Metestasio.  Ila  voluto  dire  Apostolo  Zeno. 
(c  Al  presente  ,  soggiugu''  cgli ,  anche  qncsta  inc- 
»  schina  niuniticcn/.a  iii  tnlta.  II  Governo  sospcse  !a 
»  pensionc  del  poeta  Parini  che  moil  cpiasi  in  nii- 
»  seria  (3) ,  e  tolse  le  splendide  ricompensc  die  Bo- 
M  naparte  avea  conferito  al  vivente  poeta  ftlonti  »  (4). 

In  un  altro  luogo  volendo  pure  calanniare  il  no- 
stro  Governo  di  bax-barie  e  di  oscurantismo ,  non  sa 
come  combinare  questa  accusa  co'  nostri  rc2;olamenti 
di  puliblica  istruzioiie  cli'  egli  non  lia  osato  mostrar 

(i)  Ristritigeado  il  sigailicato  di  Giornale  a  quello  di 
Not'czie  politiche  ,  noii  uoo  ,  ma  moltissiini  soao  i  Giurnali 
die  si  stauipano  nei  diversi  Stati  della  Moiiarcliia  anstriaca. 
Nel  solo  regno  LombarJo-Veneto  ,  oltre  quelli  di  Venezia 
e  quelli  di  Milaiio  ,  ogui  citta  di  provincia  pub  avere  il 
9110  ,  e  lo  liaiiao  iafatti  varie  citta  come  Bi'escia  ,  Lodi  , 
Yerona  ,  ecc.  ccc.  Nel  seiiso  poi  di  Giornale  letterario- 
scienci/ico  se  ne  publilica  uno  a  Padova  ,  uno  a  Treviso  , 
uno  a  Pavia  e  otto  a  Milano,  vale  a  dire  se  ne  stampano 
piu  nel  regno  LomljarJo-Veneto  che  in  tutto  il  resto  d' Italia. 

(2)  Questa   biigia    e   nota   a  tntti. 

(3)  U  celel)re  poeta  Parini  e  morto  settuageiiario  sotto 
il  Governo  aitsti'iaco  nel  1799  in  attualita  di  jjrofessore 
(f  eloquenza  e  colla  pensioiie  di  professore.  Non  e  morto 
ricco  5  ma  neppnre  in  tuiseria. 

(4)  II  vivente  poeta  cav.  Vincenzo  TNIonti  non  ha  per- 
diito  che  r  onorario  lV  Istoriografo  del  regno  d' Italia,  per- 
-che  col  regno  d'ltalia  e  caduta  anche  la  carica  di  lui;  ma  gli 
restano  e  gli  sono  regolarmente  pagate  tntte  le  altre  pen- 
sioai,  c  come  cavaliere  della  Corona  ferrea.ecome  nieni- 
bro  deir  Ibtitnto,  e  come  professore  emerito,  die  in  tntte 
ammontano  a   quasi  7000   lire  milinesi. 


1 68        INESATTEZZE    E    FAI-SITA.'    CHK    SI    LEOCONO 

d'  igiioraie.  Kon  gli  restava  (liuiqiie  altro  che  aiu- 
mettere  queslc  istitnzioni  Lenefichc  ed  utili  per 
ravanzamrnto  della  clvilizzazlone  gencrale,  ma  ne- 
2;are  chc  sieno  poste  in  csecuzione  c  in  attivita. 
Cosi  cgli  infaLti:  «  Ne'fuoi  legolamenti  di  pubblica 
»  istiuzioiie  trovianio  una  f"arra2;ine  pomposa  di  licci 
»  e  di  sciiole  elenicntari  di  diver&o  2;cncre  (i).  Ogni 
»  villaggio  deve  esserc  provveduto  di  iin  maestro 
»  di  leggere  e  scrivere,  ed  i  genitori  die  non  man- 
»  dano  i  loro  figliuoli  alia  sciiola  sono  soggetd  ad 
5^  aiiicnda  (2).  Ma  il  fatto  sta  che  niente  di  tutto 
»  qiicsto  fu  giammai  messo  in  pratica  sopra  la  niag- 
x    gior  parte  del  regno  (3). 

liiclinato  sempre  per  malo  animo  a  dcprimere   la 
saviezza    del    Govenio    austriaco    dissinuila    tutti    i 


(i)  Se  noa  \i  fossero  qucste  istituzloni  si  gridcreblje 
alia  l^arljarie  :  ci  sono  ,  e  si  cliiamano  ironicaiiicute  una 
farragme  pcrnposa  !  ! 

(2.)  Questo  e  verissimo  e  prova  la  cleterminazione  fernia 
in  cui  e  il  governo  di  favoi'ire  T  istruzione  del  popolo.  Le 
spese  poi  di  questo  ranio  di  amministrazione  piil>ljlica  noii 
furono  niai  in  nessuna  epoca  piii  ragguardevoli :  esse  si 
estendono  anche  alia  magniiicenza  degli  edificj  ,  e  nou 
nomineremo  fra  i  niolti  die  P  ala  intera  teste  fabbricata 
ed  aggiunta  all'  Univei'sita  di  Pavia,  le  fabbrlche  de'  Licei 
in  Coino  ed  in  Brescia  ,  le  sale  vagamenie  dipinte  nel  pa- 
lazzo  delle  scienze  di  Brera,  oltre  i  generosi  snssidj  pro- 
digati  alia  Bilslioteca  dello  stesso  pal^izzo  ,  per  cui  pote , 
arricchirsi  di  tante  opera  laoderne  e  costose  da  uon  invi- 
diare  alcun'  altia  Bibliotcca  d'  Italia. 

(3)  Questo  e  notoriaracnte  falsissimo.  Tutto  e  gia  or- 
ganizzato  nel  regno  Louibardo-Yeneto  ,  e  neile  sole  pro- 
vincie  Lombarde  piii  di  i3a  niila  fanciuUi  d' ambo  i  sessi 
prolittano  del  bcneiicio  de'  nuovi  regolamenti.  Questi  fan- 
ciuUi non  vengoiio  soltanto  istrutti  nel  leggere  e  scrivere , 
uia  eziandio  in  quelle  altre  niaterie ,  delle  quali  ciascuno 
abbisogna  nell"  umaaa  vita ,  e  specialmente  si  coltiva  la 
loro  nioralita  con  una  saggia  istruzione  religiosa  onde  for- 
niarli  uomini  dabbene. 


W    CERTl    G70RNALI    STUANIERI    CCC.  ifc) 

beneficj  che  emerscro  dalle  sue  gciicrose  riforme,  e 
dice  clic  «  YAstrlctio  glebce  tuttavia  esiste  in  Un- 
»   glicria ,  in  Galizia  e  in  Croazia  )i   (i). 

I  Principi  di  IModcna,  di  Toscana,  di  Parma  e  di 
Lucca  ridcranno  dell'  accusa  seguente  :  «  1  Principi 
J)  Italiani  pajrano  alPAustria  un  annuo  tribute  per  i 
»  Bascialicati  delle  loro  provincie  »  e  poco  piu  sotto 
«;  UAustria  tratta  i  Principi  Italiani  come  noi  (  in- 
>j    glesi )  trattianio  i  Nabol)  ed  i  Rajah  delle  Indie.  » 

In  un  akro  .numero  dello  stesso  Edimbwgh  Review 
leg2;iamo  intorno  allc  nostre  leggi  crirainali  e  alle 
punizioni  dal  nostro  codice  st^bilite  la  notizia  clie 
riportcrcmo  cpti  sotto.  Non  toccava  veramente  a  un 
giornale  inglese  il  biasimare  la  nostra  legislazior.e 
criminale,  quando  lo  stesso  Parlaniento  d'Inghilterra 
ha  confessata    P  imperfezione    e  Pinsulficienza    delle 


(i)  U  astrictio  gleboe !  Sanoo  bene  i  conipilatori  delTJ?- 
dinihurgh  Review  die  cosa  signiiichi  e  in  che  consista  ? 
Sanao  essi  prima  di  tutto  che  cjuesta  specie  di  viucolo 
foiadiario  e  una  conseguenza  costituzionale  dell'  Ungheria 
principalmente  e  della  Croazia,  e  che  nelle  provincie  ove 
esiste  non  e  una  servitu  persoaale,  ne  una  servitii  fon- 
dlaria  niente  piu  severa  dell'  eafiteusi  in  Italia  ?  Confon- 
derebl^ero  forse  i  conipilatori  1'  astrictio  glebce  col  glcbce 
addictus?  Giovi  loro  sapere  che  la  prima  consiste  in  qne- 
sto  solamente  ,  che  il  Signore  (  Dominns  )  del  fondo  non 
lia  clie  il  dominio  dirotto  ,  il  possessore  il  dominio  utile. 
II  dominio  utile  passa  per  dlscendeiiza  diretta  agli  eredi 
piu  prossimi  ,  i  quali  non  hanno  altro  vincolo  se  non 
quello  di  non  poter  \endere  a  uu  terzo  senza  chiedere  e 
ottenere  il  permesso  dal  Signore  ,  e  senza  pagargli  un  lau~ 
demio.  I  conipilatori  della  Review  ignorano  poi,  o  fingono 
d'  ignorare  clie  la  classe  dei  contadini  ])OSSessori  de'  fondi 
succennati  e  specialmente  tutelata  dall'  autorith  del  Capi- 
tanato  del  Circolo ,  alle  cui  incumbenze  e  aggiunta  la  cura 
di  proteggcre  quella  classe  ,  ascoltarne  le  lagnanze  ,  farle 
giustizia ,  approvare  o  disapprovare  T  opposizione  de' Si- 
gnori ,  ed  accordarne  il  permesso  ex  officio  ogni  cpialvolta  il 
rifiuto  sia  capriccioso  e  non  fondato  sopra  motivi  legittinii. 


I-O        I?<r.S.VTTKZ7.E    S    F\LSIT\     CUE    SI    LECGOXO 

lt'o;gi  inp;lcsi,  dove  si  provvede  al  bcii  csserc  de'ca- 
vnili  o  dcgli  altri  aiiiniali ,  e  per  la  sicuvezza  de2;li 
uoniini  e  della  societa  si  sta  attaccati  a  'f'ilgi  victc 
e  baibarc  ,  e  noii  adattate  ai  lumi  del  secolo  ed  ai 
progressi  della  civilizzazione;  ma  in  ogni  modo  leg- 
giamo  ed  impareremo  delle  cose  niiovc  e  peregrine. 
<c  Un  libello  politico  o  un  discorso  sediziosp  nel- 
»  r  Italia'  austrjaca  c  per  la  prima  volta  pnnito  col 
D  carcerc  duro  per  un  tempo  indcfinito  (i):  il  clic 
i)  si(>nirica  la  reclnsioiie  solitaria  in  una  se^reta  priva 
»  di  Ince ,  la  cjuale  non  illnmina  quel  bujo  se  non- 
50  che  in  quclla  niezfiz  ora  del  o^iorno,  in  ciii  il  car- 
»  ccriere  a|)porta  il  pane  e  V  acrjua  al  paziente,  ca- 
»  rico  di  catene  di  un  peso  moderato  ,  e  provve- 
D  duto  a[)pena  di  pa2;lia  sopra  cui  coricarsi.  Ne'casi 
»  recidivi  s'  infli^ge  il  carcerc  durissimo ,  nel  cni 
»  bnjo  la  Ince  e  il  cibo  non  entrano  clie  una  volta 
y>  02;ni  due  giorni,  ed  il  condannato  vi  e  oppresso 
»  da  catene  di  nn  peso  clie  possa  portarlc  senza 
■y>  immediato  pcricolo  della  vita;  ed  e  legato  in  una 
»  giacitnra  da  non  potcrsi  in  alcuna  maniera  cori- 
y>  care ;  nia  prender  solamente  nn  po"  di  riposo  se- 
y>  duto  od  appoggiato  a  un  cippo  o  ad  una  colonna 
»  di  sasso.  La  stretta  esecnzione  di  questa  legge  ci 
»  viene  assicnrata  da  testimonianze  oculari  di  per- 
»  sone  di  prinio  rango.  Magistrati  fnrono  perfino 
»  censnrati  e  de2;radati  per  aver  cednto  alia  minima 
3>   connivenza  o  rilasclamento   di  siifatti  rigori  »  (2). 


(i)  Quatite  inesattezze  in  poclie  vighe  !  Non  e  espress.i 
nel  Codice  ne  la  prima,  ne  la  seconda  volta;  e  non 
vi  sono  mai  pene  per  un  tempo  indejiriito  ;  nia  tntte  le 
pene  sono  staMlite  e  determinate. 

(3)  TiMscriveremo  qui  esattamente  i  due  parr.gra..  del 
Codice  che  descrivono  le  due  pene  surriferite  acciocche  i 
nostri  lettori  gindichino  dell' esattezza  del  Cerisore  inglese. 
^  1  3.  II  condannato  alia  pena  del  carcerc  di  secondo 
grado  (  carcere  duro  )  verra  assicurato  con  ferri  ai  piedi , 
nutvito  "iornalmente  con  una  vivanda  calda  ,  escliisa  perb 


m    CBRTI    GIORTfALI    6Tn\NlELRI    CCC.  \~l 

II  bujo  illuminato  dalla  mezz  ora  dl  lace ,  e  la 
colonna  dl  sasso ,  eel  i  magistrati  degradati  per  la 
loro  connwenza  sono  tiitti  parti  delF  immaginazione 
poetica  dello  scrittorc;  sono  tiitte  spiritose  inven- 
zioai  su2;gerite  tlalP  animo  di  denigrare  la  legisla- 
zionc  austiiaca. 

Eppure  se  si  avessc  da  istitiiire  nn  confronto  tra 
i  diversi  Codici  penali  di  Enrona  ,  il  nostro  non 
discapitrrebbe  qnaiito  ci  vorre])be  far  credere  VEdim- 
burgh  Review.  Sono  tutte  opere  uniane ,  e  quindi 
non  possono  uscire  perfette  ad  un  tratto  dal  capo 
del  legislatore,  come  Minerva  usci  tutta  armata  dal 
cervello  di  Giove.  Non  v'lia  chc  il  tempo  e  Tespe- 
rienza  che  sappia  indicare  le  modificazioni  ntili.  la 
ogni  modo  non  vi  sara  alcnn  uomo  di  senno  che 
vorra  tacciarc  la  nostra  leiiislazionc  di  crudelta.  Se 
ci  fosse  lecito  emettere  un'  opinione  diremmo  che 
r  eccesso  non  sta  nel  rigor  (/cZZ« /?^rt«i  ma  piuttosto 
nel  rigor  delle  prove ,  eccesso  che  onora  il  cuore  del 
Icgislatore  pcrchc  lo  mostra  inclinato  piii  a  proteg- 
gere  V  innocente,  che  a  pnnire  il  reo.  Ne'  delitti  poi 
di  Stato  e  di  lesa  Maestd^  per  qnanto  rigorose  sieno 
le  leggi  (e  lo  sono  presso  tutti  i  Governi  del  mondo ), 

la  carne,  il  letto  consistera.  in  nude  tavole,  ne  gll  sara 
permesso  colloqnio  con  alti-e  persone  ,  eccettuate  quelle 
che  ablMano  imniediata  relazione  alia  sua  custodia. 

5^  14.  II  carcere  durissimo  ,  o  sia  la  pena  di  tcrzo 
grado,  consiste  nel  custodire  il  condannato  In  una  prigione 
separata  da  ogni  comunicazione  ,  nella  quale  vi  entri  pero 
tanta  luce  e  siavi  altrettanto  spazio  quaato  possa  essere 
necessario  per  conservarsi  in  salute  ,  e  nel  tenerlo  conti- 
nuamente  con  pesantl  ferri  alle  nianl  ed  ai  piedi  ,  e  un 
cerchio  di  ferro  intorno  al  quale  vien  assicurato  con  una 
catena  eccettuatone  il  tempo  del  travaglio  ;  il  nutrimento 
consiste  in  pane  ed  acqua ,  e  nel  cibo  caldo  ogni  secondo 
giorno  ,  escluse  sempre  le  carni.  II  suo  letto  consiste  in 
nude  tavole,  e  non  gli  verra  accorJato  alcun  coHoquio 
(  Codice  (lei  delitti  e  delle  gravi  trusgressioni  politirhe ,  ru- 
pitolo  H.  ). 


IJ%        INESATTEZZB    B    FAIBITA.     CHE    SI    LEGGONO 

in  pratica  sono  rarissimi  i  casi  della  pena    capitale. 
Le  sentenzc  cli  niortc  prominciate  clalla  Prima  Istanza 
dehbono    passare    per    tntte  le  scale  degli  akri  tri- 
hiinali  (  dcU'Apello  e  del  Supremo  )    ed  essere  con- 
fermate  da  essi    prima    di    giugnere  al  trono ;    e  Ki 
siede  sempre  a  canto   della   Maesta   ministra    fedele 
e  soUecita  la  clemenza.   Gli  augusti  e  solenni  esempj 
clie    ne    ha    dati    Francesco  I    feliceracnte    regnante 
bastano  a  chinder  la  bocca  a'  piii  ostinati    ed    acca- 
niti    censori.    Ma    pur    trojipo   le  vcrita  piii  notorie 
sono  inutili  a  convertire  gli  scrittori    malevoli    ed   i 
viaggiatori  determinati  a  non  vedere    e   a  non   dire 
che  il  male.   Somigliano  costoro  ai  corvi  infausti  die 
non  isvolazzano  che  fra  i  cimiteri  in  cerca  di  cada- 
ver!. Cosi  accarezzando  pensieri  funesti    tingono    la 
loro  fantasia  di  color  nero,   ed  in  nero  vedono  tntti 
gli  oggetti.  Di  dove  che  lord  Byron  contempla  Tlta- 
ha  e  passa  a  rassegna  le  provincie,  le  citta,  le  ca- 
stella ,   ecc.  ?    /   stood    in     Feiiice    on    the  Bridge    of 
Sighs  (i).   Seduto  sul  poate  de' sospiri  di  Venezia;   su 
quel  ponte  ove  passarono  per    V  ultima  volta   molti 
rei  di  Stato    per    andare    al    supplizio.    Colle    stesse 
prevenzioni  Lady  Morgan  visita  la  Francia  e  T Italia, 
e    pubbHca    la    relazione  de'  suoi  viaggi.    E   intanto 
siffatte    relazioni  servono  di  fondamento    alle   operc 
di  geografia,  ai  trattati  di  statistica,   e  cosi  si  ripe- 
tono,  si  propagano  e  si  perpetnano  i  pregiudizj.. . . 
Ma  sia  pace  alT  ombra    del    Byron    ed    alle   lugubri 
sue  fantasie  !  La  malinconia  fu  mai  sempre  nna  corda 
prediletta  della  lira  de'  poeti ,    il  cui  suono  penetro 
dolcemente  i  profondi  recessi    del   cuore.  La  natura 
non  ha  sempre  bisogno  de'  lieti  e  svariati  colori  dcl- 
riride  per  essere  imitata  piacevolmente,  essa  e  vaga 
anche  sotto  la  matita  del  disegnatore  e  sotto  il  pen- 
nello  monocrono  deiracrpierellista.  Nelle  cose  d'im- 
mawinazione  e  di  alFetto  le  orradazioni  del  sentimento 


(i)  Vedi  11  Childe  Harold  Canto  IV  di  lord  Byron. 


IK    CERTI    GIORNALI    6TRANIERI    CCC.  170 

sono  infinite,  e  le  opinioni  contrarie  sono  argomento 
piuttosto  di  meditazione  clie  di  censura.  Non  e  die 
nelle  cose  positive  e  di  fatto  dove  gli  sbagli  gros- 
solani  meritano  la  sferza  della  critica  ,  pegglo  poi 
cjuando  sono  pronnnciati  con  presnnzione  orgogliosa 
e  con  intenzioni  sospette.  In  un'  epoca  in  cni  le 
passioni  e  i  partiti  politici  non  sono  ancora  calmati, 
non  pno  mai  essere  sovercliia  la  cautela  di  chi  si 
arro2;e  ii  diritto  di  sedere  a  scranna  e  gindicare  dei 
governi  e  delle  leggi  delle  nazioni.  In  tal  caso  e 
dovere  di  chi  scrive  V  attingere  a  fonfi  sicnre ,  stn- 
diare  quelle  leggi  e  non  lidarsi  delle  snpposte  testi- 
monianze  ocularly  altrimenti  cadra  in  errori  grosso- 
lani  e  pericolosi,  e  fara  palese  pin  clie  la  sna  legge- 
rczza  le  prave  snc  mire  d'ingannare   e  di  nuocere. 


174 


aafiaBTfviwtat^n 


Vlaggio  di  Anacarsl  il  gioviiic  nclla  Qrecia  ecc. ,  tra~ 
dazionc  corrctta  c  corrcdata  di,  note  da  Giuseppe 
Belloni^  aiidco  militare  iLaliano.  Tomi  14  i/i  12.°, 
cori  rami.  —  Jllilaiio^   182C-1824,  dalla  tipografia 

■  ^  Sonzogno. 


1  r,    Viaggio  cF  Anacarsi ,   sc  non  errlamo  ,  e   uno  dei 
libri  piu  conosciuti.    Perocclie    ha   il    prcgio    vera- 
niente  rarissiaio    di  potere  csser  letto    utilmente  da 
ogtii  maniera  di  persone  ;  c   tiuti  vi   trovano  di  che 
coiitentarsi ,  coniinciando  dai    piu  gravi  pensatori  , 
e  discendendo  fino  alle  signore  che  leggono  unica- 
mente  per  passatempo.  Noi  pertanto    noa   vorremo 
spendeie  a  vuoto  parole  intorno  al  merito    intiin- 
seco   di   un  libro    giudicato   gia    in  Europa    con    uii 
coiisenso  universale  e    costante  :  e    cosi  parimente 
non  ci  fermeremo  gran  fatto  a  parlare  della  tradu- 
zione ,  perche  anch'  essa  e  gia  conosciuta  it>  Italia, 
ne  le  correzioni    del    sig.*  Belloni    v'  hanno   recata 
tal  novita  ,  da  doyerla  chianiare  un'  altra  volta  ad 
esame.  Diremo    unicamente  che    questo  antico   mi- 
litare ,  il  quale  nelle  note  mai  non  si  stanca  di    ti- 
rar  colpi  alle  spese  del  sao  autore,   ebbe  poi    una 
soverchia    compassione    alT  antico     volgarizzatore  : 
donde    trovanimo    nello    stile    un    gr;in    nunieio    di 
spini  e  di  nodi  che  avrebbono  meritata  non  gia  la 
gentilezza   della  spada  ,   nia  si  la  niazza  e  la  clava. 
Ma  il  sig.  Belloni  ,  volendo   attendere    alT  edizione 
deW  Anacarsi  piu  presto    in   qualita  di    filosofo  che 
di  semplice  letterato ,    non    pose  niente    gran  fatto 
alle  parole  ,  e  tutto  si    diede  a    correggere   gli  cr- 
rori  deir  autore.  A  correggere  gli  eirori  delV  autore? 
dira   taluno  :  se  ne  trovano  dunque  niolti  nelT^/za- 
r.arsi?  ^cW  Anacarsi  ^   per  nostro  avviso  ,    non  sono 
molti  gli  errori ,  ma  pur  ve  ne    sono  :  e  il    nostro 


\IA.GGIO    DI    ANACAIUI    IL    GIOViNE.  173 

antico  militarc  ne  ha  trovati  alcuiii  ,  ed  alcuni  nii- 
che  ne  ha  imniaginati.  Del  resto  ,  qual  nieraviglia 
che  il  sio;nor  Belloui  abbia  trovato  di  che  ridire 
assai  spesso  siiUe  opinioni  delT  autore  di  questo 
libro  ,  quando  egli  nan  dubita  di  asserire  che  il 
Botta  ha  iinpastlcciata  an  opera  (  la  storia  d'  Ame- 
rica )  cd  ha  bruttntc  le  sue  scrUtare  di  tal  lordume 
^he  c  stato  proj^riamcnte  per  noi  una  scuidalo  ?  C!ie 
Platone  dimostrava  non  mhiore  arroguiiza  die  imbe- 
cillitd  spacciando  per  recondite  e  sicnre  dottrinc  le  cose 
del  suo  Tuneo?  Che  pienamente  imbccilli  erano  coIlto 
che  rii'ere/itemente  lo  ascoltavano ,  e  quelli  che  di  poi 
Jianno  stadiate  codeste  favole  tcnendole  per  altrettante 
intcrpretazloni  di  veritd  ,  e  simili  altre  bagattelle  da 
"far  tremare  la  peniia  nelle  raani  a  qualsivoglia 
scrlttore  ?  Non  vuolsi  credere  pero  che  il  siguor 
Belloni  mcni  sempre  una  Sj)ada  simile  a  quella  de- 
scritta  dal  Tasso  ,  la  quale  sempre  che  tocchi  fa 
piaga;  ne  che  le  piaghe  da  lui  impresse  siaao  tutte 
irrimediabili.  Se  noi  noa  avessimo  in  aninio  di 
scrlvere  un  articolo  che  ci  costi  poca  fatica  ,  lo- 
gliendo  appuato  V  csempio  dalle  note  del  signer 
Belloni  ,  ci  fermcremmo  forse  alcnn  poco  a  gio- 
strare  con  lui  ;  e  crcdiamo  che  non  di  rado  lo 
costringercmmo  a  confessare,  che  vinto  dalla  foga 
ha  qualche  voka  ecceikito  nel  nuniero  non  meno 
che  nella  misura  de'  suoi  colpi.  Con  tutto  cio  il 
signer  Belloni  norr  ista  gia  sempre  sulle  olYese  , 
ma  di  tempo  in  tempo  si  piace  anche  in  quel  bel- 
lissimo  uflicio  del  lodare  ,  ed  encomia  in  piii  pa- 
gine  certo  suo  compagno  d'  armi  e  di  lettere  il 
quale  sa  trovare  il  vero ,  dove  altri  ( taceremo  i 
nomi  )  non  sa  addurre  che  magrc  ragioni.  Noi  ab- 
biam  fatte  le  meraviglie  per  tutte  quelle  lodi  ,  non 
gia  perche  le  stimassimo  troppe  al  merito  del  lo- 
dato  ,  nia  perche  non  le  attendevamo  punto  da  un 
uamo  che  agnzzo  il  ferro  contro  i  maggiori  dotti 
deir  antichita.  Se  non  che  un  nostro  amico  reci- 
tando   una    leggc    rotaana    intorno    ai  patroni  e    ai 


1-6  VIAGOIO    UI    AX\C\asi    li.    GlOriXE. 

Uberci ,  e  toccante  principalmcute  la  2;fatitHdine  clic 
qucsti  ultimi  dcbbono  avere  ai  priini,  pretendeva 
di  s[)iee;arc  con  essa  la  vera  ca2;ione  di  queste  lodi. 
Cliiuiujiie  sia  preso  da  tale  curiosita  potra  di  leg— 
filicri  investijrare  so  fra  il  sis;.  Belloni  e  V  encomiato 
sciittore  siano  que'vincoli  sui  qaali  e  fondata  qiiella 
Icgge  romana  :  iioi  in  vece  conchiuderemo  dicendo 
clie  r  Anacaisi  dei  sigriori  Sonzogno  e  niigliore  di 
mohi  altri  per  la  cura  tipogralica ,  per  1'  accurato 
e  copioso  atlante  oad'  e  arvicchito,  ed  anche  per 
alcniic  correzioni  the  il  sic;.  Belloni  ha  fatte  al- 
r  antica  versionc.  Che  le  note  nou  sono  tutte  inu- 
tili  ;  che  taluna  fors'  anco  piio  riuscir  fruttnosa  ; 
ma  che  le  piu.  spargendo  duhbiezze ,  senza  mo- 
strare  alcana  via  che  condur  possa  alia  verita  ,  ac- 
cusano  lo  scetticisnio  storico  o  la  voQilia  di  filosofare 
piuttosto  ch' essere  indizio  di  vera  iilosofia.  II  signor 
Belloni  alTerina  che  cl  vital  poco  ad  essere  o  ciarla- 
taiio  o  pedaiite  o  erudito  o  grecista'^  taluno  forse  gli 
doniandera  se  ci  vaol  niolto  ad  essere  un  coraen- 
tatore  iilosotiinte  par  sue. 


177 


Caracalla  ,  tragedia  di  Giovanni  Battista  Marsuzi 
Romano  —  Roma,  1824,  presso  Vincenzo  Poggioli. 
OpiLscolo  in  8.° 


u, 


NA  tragedia  die  s'  intitola  Caracalla  richiama  al 
pensiero  de'  leggitori  il  Polinice  dclF  Alfieri-,  e  que- 
sto,  se  non  errianio,  debb'essere  imo  spavento  attis- 
simo  a  stogUere  chi  che  sia  dull'  idea  di  scrivere. 
E  veramente  questi  due  soggetti  hanno  si  grande 
soniiglianza ,  clic  chi  ue  tratta  iino  deve  di  he— 
cessita  trovaisi  in  alcune  paiti  a  uno  strettissimo 
confronto  con  chi  T  akro  abbia  preso  a  trattare ; 
e  il  lettoi'e  poi  assai  f'acihiiente  h  reca  al  paragone 
fra  loro.  Perocche  iiell'  uuo  c  nelP  altro  caso  veg- 
2;onsi  due  fiatelli  che  danuo  al  mondo  quel  terribile 
eseinpio ,  di  mettere  il  trono  iunanzi  ai  piu  sacri 
doveri  ed  ai  piu  cari  legami  del  sangue;  nelP  uno 
e  neir  altro  caso  avvi  una  niadre  che  s'ingcgna  di 
piegar  alT  amore  ed  alT  osservanza  del  2;iiisto  i 
crudeli  animi  de'  figliuoli ;  e  quindi  in  amendue  le 
tragedie  sono  uguali  i  fouti  della  compassionc  e  del 
timore.  Cio  non  pertanto  chi  sottilmente  considera, 
sono  in  questi  t'ue  soggetti  alcune  essenziali  dilTe- 
renze,  che  dove  siano  ben  usate,  possono  produrre 
due  assai  diverse  tragedie ,  e  sottrarre  i  moderni 
scrittori  a  (jucl  terribile  confronto  delP  Alfieri.  E 
innanzi  tutto  nel  Polinice  la  maledizione  ondc 
era  gravata  la  discendenza  di  Edippo ,  rendendo 
quasi  latale  V  odio  dei  due  fratelli  e  la  ruina  del 
trono  da  loro  occupato ,  da  ai  due  principali  pcr- 
sonaggi  della  tragedia  un  carattere  tutto  proprio, 
che  debbe  farli  diversi  intieramente  da  Geta  e 
da  Caracalla.  Vero  e  bene  che  ,  cessata  quella 
rcligiosa  crcdenza  ,  e  copcrta  dopo  lunghissinia 
eta  dair  oblio  la  storiu  di  quel  famoso  casato ,  lo 
Ucbl.  lud.  T.   XXXV II.  \i     ^ 


178  CVRAOALI,  V  ,    TR\aEDI4 

scrittore  non  puo  trarrc  da  tal  circostaiiza  quel 
vantaggio  die  un  greco  scrittore  avrebbe  potuto 
cavarne  mentre  clie  quella  tiazione  era  tuttavia  in 
fiore ;  ma  nou  pertanto  non  e  impossibile  trarne 
ancora  qnalchc  giovanieato:  e  nei  due  fratelli,  qnali 
ci  furono  rapprcseatati  dalFAllieri,  ravvisi  non  so 
(jnal  forza  supcrna  clie  li  move  a  quegli  odj  ,  a 
c[uel  sangue  ,  e  clie  scnza  oQendere  nc  le  tiie  cre- 
denze  ne  la  tua  rngloiie  ,  quasi  ti  fa  possibile  a 
credersi  queir  orreuda  nialedizione  pionibata  pel 
delitto  del  padre  sui  ligliujoli  di  Edippo.  Oltre  a 
cio  la  madre  dei  due  greci  fratelii  quanto  non  e 
diversa  dalla  madre  di  Caracalla  e  di  Geta  ?  (^ual 
partito  alTatto  diverso  non  del^be  trarne  uao  scrittor 
di  tragedie  ?  Giocasta  e  madre  c  moglie  di  Edippo ; 
essa  hen  sa  clie  Edippo  e  nome  tal  eke  a  disfar  siioi 
figU  per  se  basta\  sa  clie  quell'  ira  de'  figli  e  castigo 
air  infando  pcccato  de'  genitori ;  sa  clie  i  iigli  po- 
trebbono  accagionarla  delle  proprie  sventure ;  e  tutto 
cio  ^  fa  esserla  dilferente  da  ogni  altra  madre  clie 
avesse  due  lic^liuoli  contendenti  fra  loro. 

Mandate  cosi  innanzi  ([ueste  considerazioni ,  fac- 
cianioci  ora  piu  dappresso  alT  esame  delle  due  tra- 
gedie. Se  r  Alfieii  avesse  dovuto  scrivere  fra'  Greci 
in  tempi  vicini  alle  sventure  di  Edippo ,  la  religiosa 
credenza  sareb]>e  stata  probabihnente  la  maccliina 
principale  del  suo  coniponimento  :  e  di  qiiesta  va- 
lendosi,  avrebbe  rappresentato  fodio  dei  due  fratelli 
senza  bisogno  d'introdurre  alcun  altro  fomite  a  quel 
per  verso  litigio.  Ma  conoscendo  clie  fra  gli  uoniini 
pei  (piali  egli  scriveva  nessuno  avrebbe  crednto 
giammai  clie  dall'  incesto  di  Edippo  traesse  origine 
il  sanguiaoso  odiarsi  di  Eteocle  e  di  Polinice  ,  non 
voile  neppute  clie  fosse  attribuito  intieramente  al 
desiderio  del  trono ,  e  introdusse  lo  zio  Creonte 
clie  per  brama  di  farsi  re  alinienta  segretamente 
r  odio  fraterno  ,  iiato  in  parte  dalla  celeste  nialedi- 
zione ,  ed  in  parte  dalla  sniania  di  reguar  soli. 
Quest'  arte     a    noi    [)arc    lliiissinia  :     ([uando    T  odio 


DI    GIO.    liVTTlSTA    i\I\USUZI.  1 79 

fraterno  e  si  bassa  ed  infame  passione,  die  a  farlo 
crecUbile  c  co\iiportabile  noii  poimo  inai  esser  troppe 
le  molle  :  e  due  fratelli  clic  pel  solo  desideiio  del 
trono  insidiatisi  a  mortc ,  e  clie  senz' altri  die  li 
dis2;iun2;a  nou  sanno  piegarsi  alle  lagrime  di  una 
madre  die  supplicandd'  vorrebbc  indurli  alia  pace 
e  air  aniorc,  sono  uno  spettacolo  piu  presto  atroce 
die  tragico ,  die  avvilisce  assai  piii  die  iion  ara- 
maestri  questa  uniana  famiglia.  11  sig.  Marsuzi  non 
voile  iniitare  rAlTieri:  ma  non  ci  pose  neppur  esso 
dinanzi  due  frateili  die  si  odiano  e  si  uccidono  non  <la 
altro  eccitati  die  dal  perverso  loro  desiderio  del  trono, 
e  introdusse  il  personaggio  di  Faustina  aniata  da  Geta, 
e  contesagli  da  Caracalla.  Ma  oltredie  nella  tragedia 
questa  aniorosa  passione  non  ci  senibra  abbastanza 
sviluppata  peralic  potesse  produrre  TetFetto  a  cui  era 
diretta,  vuolsiTarc  un' aitra  osservazione  die  a  noi 
pare  di  2;ra\e  moniento.  Le  segrete  arti  usate  da 
Creotite  non  nnocono  all'  iiuita  d'  affctto ,  perche 
tendono  ad  alimeatare  iiei  IVatelli  il  perverso  loro 
desiderio  del  trono ,  e  la  disposizione  nefanda  di 
salirvi  anclie  lordi  del  sangue  fraterno :  ma  1'  amore 
per  Faustina  svia  Y  animo  dal  fondamento  principale 
delta  tragedia;  pone  due  alTetti  in  luogo  di  nn  solo, 
cio  die  per  legge  psicologica  dimiuuisce  la  forza  di 
amendue ,  e  nuoce  a  quelF  unita  alia  quale  non  si 
potra  mai  rinunciare  senza  die  ne  vada  perduta  la 
vera  tra2;edia.  Ma  perche ,  come  dicemmo ,  nella 
tragedia  del  signor  Marsuzi  F  amore  per  Faustina 
(  ne  quel  verace  di  Geta,  ne  quel  iinto  di  Caracalla  ) 
non  e  spinto  innanzi  gran  fatto  ,  non  diremo  clF  ei 
guasti  assaissimo  la  ridetta  unita,  ma  non  diremo 
neppure  die  (jucsta  donna  tenga  luogo  di  Creon;:e 
neir  clTotto  teatrale.  Vero  e  oho  Faustina  in  fine 
per  ([uesto  amore  si  uceide ;  ma  qucsto  tremendo 
passo  non  e  preceduto  da  cose  die  dar  possano 
orisinc  al  sano-uiiioso  odio  di  Geta  e  di  Caracalla  ; 
e  piu  presto  piangiamo  in  Faustina  la  vittima  r.i 
iin' iufdice  passione,  di  (judlo  die  riconosciamo  in 


l8o  CAIUCALI.A,    TKAGEDIA 

Ici  una  nioUa  clie  accresca  Todio  gia  nato  c  nudrito 
dalla  gelosia  di  regno.  E  pai-e  clie  anclie  il  sigtior 
IMarsuzi  o  noii  conlklasse  piu  clie  tanto  nella  sua 
Faustina ,  o  sentissc  alnicuo  il  grandissimo  ell'etro 
di  quel  Creoute  alfieriano ;  e  percio  pose  anch'  cgli 
in  iscena  un  Leto  (capo  dellt;  guardie  d'Augusta)  e 
gli  diede  «n  cotal  sinudato  caiattere  che  nudre  se- 
gretamente  le  ire  e  le  ininiicizie  fraternc.  Ma  perclie 
questo  Leto  non  e  altro  die  uuo  di  quc'niolti  e  scia- 
gurati  bricconi  (de'  quali  nelle  corti  dei  re  nialvagi 
lion  e  penuria  giamniai)  clie  fan  prezzo  dei  proprj 
-delitti  la  grazia  dei  loro  signori,  TeHetto  de'  suoi 
raggiri  e  pocliissimo  per  se  stesso  ,  nuUo  se  si 
paragoni  a   quel  di  Creonte. 

Questa  e  V  osservazione  principalissima  clie  ci 
parve  di  dover  fare,  siccome  qucUa  ^plie  tocca  I'or- 
ditura  e  il  fondamento  per  cosi  dire'^'  della  tragedia. 
Perclie  noi  trovammo  scnipre  maraviglioso  V  artificio 
usato  dair  Altieri  nel  carattere  da  lui  dato  a  Creonte; 
e  quando  ci  pouemmo  a  le2;gere  il  Caracallu  del 
signor  Marsuzi  ,  e  vedenimo  starvi  in  quella  vece 
il  personaggio  di  Faustina,  didiitammo  di  subito  se 
r  elietto  potesse  esserne  uguale.  Veaendo  ora  a  piu 
particolari  considerazioni  diremo  ,  che  il  mettere 
sulla  scena  Caracalla  col  pugnale  sguainato  sul  petto 
di  Faustina  per  iiidur  Geta  a  ritornare  nei  patti  di 
prima,  e  un  artificio  troppo  frequenteniente  ripe- 
tuto  nelle  tragedie,  nei  drammi ,  nelle  commedie  e 
perfnio  nei  balli.  Poi  ci  pare  iiiopportuno  il  porre 
sul  labbro  di  Caracalla  quelle  infami  parole 

si  tali 
Fratelli  siam  che  in  tuCio  altro  discordi 
Comune  ahbiam  la  /era ,  ardente  ,  immensa 
Smania  nata  con  _  noi ,  con  noi  cresciuta , 
E  solamente  da  finir  con  noi    , 
Di  svenarci  I'  un  I' altro.  II  vcr  si  dica. 
Air  ira  fratricida  essa  ci  sprona 
E  non  il  trono  c  non  la  sposa  ^  s'  era 
II  retaggio  patcrno  una  capanna , 


DI    CIO.    BATTISTA    MARSUZI.  l8l 

La  suit  iiscio  conteso  armati  cV  essa 
Piit  die  di  ferro  disperntamente 
Ci  saremmo  azzuffati ,  e  sulV  estinto 
Sarebbe  entrato  il  vincitor. 

Perocclie  il  motivo  storico  drll'ira  di  cjuesti  due  fra- 
tcUi  fa  Veramcntc  il  trono;  al  poeta  piacque  di  aggiun- 
gere  anche  la  2;eIosia  amorosa:  a  cjiial  uopo  dunque 
recarne  in  mezzo  un  akro,  ne  definito  ne  credibile? 
L'Alfieri,  che  ,  come  notammo,  avrcbbe  potato  fondar 
la  tragedia  sii  qnclF  innato  abborrimento  che  doveva 
trovarsi  nei  fjgli  delF  incestuoso  Edippo ,  pure  non 
fece  nscire  nessuao  de'  suoi  personaggi  in  parole 
simili  a  quelle  usate  qui  da  Carnralla;  ed  appcna 
^infelice  Giocasta,  veggcndo  i  tigli  correre  incvita- 
biimente  al  ferro  ,  dice  ad  essi : 

quel  ferro 

■    Volgete  in  me ;  son.  vostro  sangne  anch'  io  , 

Einuli  al  mal  oprar  (T  Edippo  figli , 

Nad  al  delitto  ,  ed  al  delitto  spinti 

Dalle  furie  implacabili ,  qui ,  qui 

Torcete  i  brandi. 

Finalmente  poco  ci  garba  quel  pensamcnto  del  signor 
Marsuzi  di  far  si  clie  Caracalla  non  uccida  il  fratello , 
ma  die  soltanto,  mentre  i  Pretoriani  compiono  il  de- 
litto da  Ini  meditate,  accorra  per  ajutarli  neH'opcra, 
cieco  dair  ira  ferisca  invece  in  una  mano  la  madrc 
accorsa  per  impedire  quell' atroce  misfatto.  NelTOre- 
ste  deir  Alfieri  moke  ragioni  concorrono  a  far  plau- 
sibile  nn'invenzione  a  cui  questa  del  signor  Marsuzi 
pare  ligliuola,  ma  nessnna  di  quelle  ragioni  ha 
hiogo  nel  Caracalla'.  e  senza  necessita ,  od  almeno 
senza  lo  scopo  di  ottenerc  un  maggior  effetto  tea- 
trale  ,  non  sappiamo  a  qual  pro  siasi  volute  mol— 
ti])licare  gU  accident!  ed  il  sangue. 

Dopo  queste  nostre  censure  alcuni  si  maraviglie- 
ranno  che  il  teatro  romano  (cosi  TAutore  nella  sua 
lettera  dedicatoria)  rlsiionasse  di  altissimi  applaiisi 
ucUa  rapprcsentazionc  di,  questa  tragedia  ^  e  la  me- 
ravigha  crescera  se  noi  medesinii  dircmo,  clic  qncsti 


1 82  CVKACALLV  ,    TUAGEDIA    CCC. 

applausi  iion  farono  indegiiamente  coUocati.  Pcrocclie 
noi  stimianio  clie  t^uesta  trageiUa  sia  da  annoverare 
fra  le  niif!;lioii  dei  nostii  giorni ,  ed  attesti  nell'  au- 
tore  una  felicc  disposi/.ione  a  ben  pcrcorrere  Taringo 
pel  quale  si  c  niesso.  E  gia  mostrammo  la  stinia 
in  che  lo  tenghianio  giudicando  il  suo  lavoro  col 
confionto  di  iin  classico ;  e  soltanto  ci  provammo 
di  mostrargli  ,  secondo  le  nostre  forze ,  con  quali 
picciole  ditlerenze  talvoka  i  graudi  maestri  conse- 
guiscano  una  lode  che  basta  a  farli  inimortali.  Del 
resto  vorreuimo  clie  egli  nc  per  gli  applausi  si 
inebbriasse ,  iie  per  le  nostre  o  le  altrui  censure 
spaventato  lasciasse  la  sua  magnanima  impresa 


0 


i83 


Delia  Polltica  militare ,  libri  quattro ,  dl  Giuseppe 
Cridis.  —  Torino,  1824, /;er  Z'Alliana,  in  8.°, 
di  pag.  338. 


E. 


jcco  un  buon  libro  che  noi  prendiamo  a  censu- 
rare  pel  solo  desiderio  che  fosse  riuscito  migliore. 
II  nonie  del  sig.  Cridis  ci  fu  sinora  ignoto  ,  come 
ne  ignoriamo  la  condizione  ;  ma  veggiamo  che  sa 
esaminare  con  precisione  le  cose ,  sa  esporre  con 
chiarezza  le  questioni ,  sa  rapidamente  discuterlc : 
e  tutto  cio  non  e  piccolo  merito.  Se  poi  le  sue 
opinioni  non  coincidono  con  altre  che  noi  crediamo 
piu  giuste ,  o  se  palcsano  alcnn  piegiudizio ,  die 
cjnindi  le  rende  fallaci  ,  per  cpianto  a  noi  sembra  , 
non  e  percio  che  da  noi  sin  d  ora  non  si  protesti 
che  il  solo  amore  del  vero  ci  move  a  quelle  cen- 
sure die  ci  cccorrera  fare  al  siio  libro.  Le  quali 
sarebbero  forse  in  minor  numero ,  se  e£;li  avesse 
manifestato  con  piu  franchezza  le  sue  decisioni  nei 
problemi  che  va  sponendo. 

E  prima  di  tutto  trovianio  specioso  il  titolo  di 
qucsta  nuova  opera ,  e  a  parer  nostro  incsatto.  La 
sciei!2a  politica  ,  assolutamente  detta,  abbraccla  au- 
che  la  scienza  militare  •,  e  se  nella  scienza  militare 
avvi  tal  parte,  die  per  ap[)rossiniazione  di  idee  po- 
tesse  chiamarsi  politica,  essa  appartiene  o  alia  lc2;is- 
lazionc  militare,  o  alia  strate2:ia,  o  alia  stratao^eaio- 
logia ,  e  molto  impropriamentc  direbbesi  la  politica 
militare.  Di  fatto  sol  che  si  osservi  su  quali  oggetti 
ed  articoli  versi  tutta  iutei  a  quest' opera ,  troverassi 
ch'  clla  appartiene  o  alia  poiitica  di  Stato  in  genere, 
o  ad  alcuno  de' rami  della  scienza  militare  sopra 
enunciati,  die  potrebbero  assumere  cotal  nomc ,  se 
gia  non  ne  avessero  nn  altro.  Piu  esatto  per  con- 
segucnza  sarcbbo  stato  lo   intitolarla :   Della   scienza 


184  DKLLA    rOLITICA    MILITARE 

politica  applicahile   alio    stato    milltare ,    ovvcro    al- 
r  arte  della  gucrra. 

In  quattro  libri  c  divisa  T  opera  del  sig.  Cridis , 
e  il  primo  capitolo  del  primo  libro  tratta  dci  motivi 
di  far  giierra ;  e  cinque  ne  accenna,  sui  quali  non 
v'  e  nulla  a  ripetere.  Proniove  poi  la  questionc  se 
convenga  far  la  guerra  per  le  piccole  offesc ,  e  la 
risolve  in  qucsti  termini :  «  A  nie  pare  che  il  piu 
y>  delle  volte  sia  bene  dissimularle,  o  fame  soltanto 
»  qualche  leggiero  rimprovero  airollensor.e ,  o  con- 
•»  tentarsi  di  tpialunqvie  scusa.  Per  altro,  se  le  pic- 
»  cole  offese  fatteci  hanno  per  cagione  V  odio  o  il 
»  disprezzo,  o  se  sono  frequenti,  oppure  se  il  tol- 
»  lerarle  scrvirebbe  d'incitamento  a  farne  delPaltre; 
»  in  tali  casi,  quando  ci  vien  ne2;ata  la  dovuta  sod- 
»  disfazipne  ,  non  e  cosa  contraria  alle  niassime 
»  dclla  politica  il  dicliiarar  la  guerra  alF  offensore  , 
5)  purclie  la  grande  infcriorita  delle  forze  nostre 
»  non  ci  persuada  di  astenerci  dalle  armi.  »  In 
nionte  la  questione  e  saviamente  risolta  ;  nia  ri- 
mangono  alcune  considerazioni  clie  F  autore  ha  vo- 
luto  scliivare:  la  prima  delle  quali  cade  sulla  natura 
di  codeste  piccole  offese ,  supposto  pure  clie  nelle 
offese  clie  un  o;overno  o  un  sovraiio  faccia  ad  un 
akro  si  possa  ammettere  la  gradazione  di  ma2;G;iore 
e  minore  ,  di  £>;rande  e  di  piccola  ;  perocchc  dalla 
natura  o  qualita  di  tali  oHese  nascc  la  convenienza 
di  simularle  o  di  risen tirsene.  Piu  forte  ancora  e  la 
considerazione  delPonore,  che  mover  debbe  PolTeso 
a  chiederne  risarcimento,  ma  questa  pare  che  si 
sottintenda  nelle  parole  di  odio  o  disprezzo,  la  cui 
tolleranza  darebbc  luogo  ad  altre  ollese;  tuttavia 
codesta  voce  ma2;ica  di  onore ,  sulla  quale  e  basato 
il  principale  pilastro  d'  oo;ni  edilicio  [)olitico  ,  e  su 
cui  si  foada  tutta  la  politica  e  tutta  la  morale  del- 
r  uomo  di  guerra  ,  andava  qui  rammentata  ,  peroc- 
che  in  essa  consiste  tiitta  la  forza  e  la  ragion  mi- 
litare. 


DI    GIUSEPPE    CRmiS.  l85 

Termina  questo  capitolo  con  un  graa  biasimo  alia 
passionc  della  gloria  militare.  Si  direbbe  die  T  au- 
tore  non  aspira  a  farsi  loggere  da  cfuelli  die  pro- 
fessano  la  carriera  deirarnii,  ma  soltanto  dai  freddi 
calcolatori  die  ne'  taciti  gabinetti  bilanciano  i  lispet- 
tivi  diritti ,  o  dai  piii  freddi  filosoii  ,  die  intendono 
ridiirre  ogni  cosa  alle  piti  scniplici  teorie  della  ra- 
gione  umana.  Non  e  dubbio  die  di  grandi  mali  ha 
prodotto  e  produrra  mai  sempre  la  passione  della 
gloria  militare  :  ma  se  voi  la  togliete  dai  ciior  dei 
guerrieri ,  se  in  vece  di  animaria  la  vituperate  ,  se 
i  mali  die  possono  da  lei  provenire  indicate  ed 
esagerate,  e  ne  tacete  i  vantaggi,  voi  non  siete  piu 
ne  militare,  ne  politico,  e  la  vostra  politica  non 
serve  piu  ne  ai  gabinetti,  ne  agli  Stati-maggiori. 

In  tre  sezioni  e  diviso  il  secondo  capitolo  ,  ove 
si  tratta  di  solclatl  nazlonali  c  dcgli  stranieri ,  e  si 
esaminano  tutti  i  vantaggi  e  tutti  i  danni  die  deri- 
var  possono  dall'^ccettarc  al  servizio  gli  stranieri. 
Questo  punto  e  trattato  rapidamentc ,  e  sotto  tutti 
gli  aspetti ,  e  con  cliiarezza.  11  parere  die  F  autore 
manifesta  di  formare  coi  discrtori  stranieri  varj  pic- 
cioli  corpi  separati,  e  ben  sostenuto-,  e  noi  potremmo 
addurne  qualdie  esempio  in  difesa ,  p.  e.  i  Polacchi 
nella  Cisalpina ,  ma  ci  sarebbe  agevole  il  rappresen- 
tarne  al  tempo  stesso  gl'  incorivenienti. 

Nel  terzo  capitolo  si  cerca  se  sia  meglio  die  i 
soldati  sieno  volontarj  ,  ovvero  arrolati  per  forza. 
E  sebbene  colla  testimonianza  del  Macdiiavello  e  di 
Mirabeau  Tautor  vegga  quanto  raramente  buoni  sol- 
dati riescano  i  volontarj ,  e  qual  corrompimento  e 
frode  porti  seco  1'  uso  del  reclutare  (  omai  dimenti- 
cato  e  bandito  dai  piu  sag2;i  Governi  ) ,  pur  egli 
dicliiarasi  manifestamente  contrario  alle  leve  forzate, 
e  dei  volontarj  e  de'  reclutanieuti  assai  parti2;iano. 
La  quale  opinione  (  per  dir  cliiaramente  cio  die  ci 
sembra  )  ne  induce  a  credere  die  T  autore  non  sia 
ne  uomo  di  Stato,  ne  uomo  militare,  perocche  ove 


1 86  r>ELL\  roLiTip.v  miotake 

air  una    o    air  altra    di    qticste    classi   appartenesse  , 
pensiamo  clie  prolvssercbbo  V  opinione  contraria. 

Riconoscendo  pero  cgli  la  necessita  di  una  leva 
(([uando  i  volontarj  non  bastano )  tratta  nel  capitolo 
(piarto  dei  cpiattro  diversi  modi  clie  possono  ado- 
perarsi  per  eseguirla.  Giuste  e  savie  sono  le  osser- 
vazioni  che  fa,  non  meno  che  le  ragioni  per  cui 
vorrebbe  che  I'eta  della  coscrizione  si  confinasse  tra 
i  diciotto  e  i  ventidue  anni.  Manca  a  qnesto  capi- 
tolo r  esame  del  tempo  che  dovrebbe  assegnarsi  al 
servizio  de'  coscritti :  oggetto  del  cpiale  e  militari  e 
pubblicisti  non  delibono  dimenticarsi  giammai ,  per 
gli  ell'etti  che  ne  derivano  alia   societa. 

Non  dissomi^liante  dai  precedent!  e  il  quinto  ca- 
pitolo, in  cui  si  espongono  le  diverse  opinioni  degli 
scrittori  o  in  favore  della  fanteria  o  in  quelle  della 
cavalleria.  E  qui  non  trovasi  nulla  che  fernii  parti- 
colarmente  1'  attenzioue  de'  lettori ,  ne  che  contenga 
molta />o/i^Jca  sia  militare,  si  i  stilistica ;  essendo  a 
tutti  noto  che  un  esercito  non  e  conipiuto,  se  tutto 
sia  di  fanti  o  tutto  di  cavaiieri ,  e  che  la  propor- 
zione  tra  questi  e  quelli  puo  bensi  qualche  volta 
dipendere  da  un  calcolo  ben  ragionato  ,  nel  qual 
parimente  gli  scrittori  anche  tattici  non  vanno  d'ac- 
cordo,  ma  per  lo  piu  dipende  da  circostanze  locali, 
o  da  econouiiche ,  o  da  altre  di  simile  natura ,  che 
sarebbe  inutile  d'  investigare. 

La  nomina  alle  cariche  inilitari  forma  il  soggetto 
del  sesto  capitolo ,  e  in  cio  veggianio  che  la  scienza 
politica  puo  e  debbe  aver  parte  piu  forse  che  in 
tutti  2;li  altri  sos:2,etti  sin  qui  presi  ad  esame.  Ma 
Tautore,  dimenticandosi  al  solito  di  entrare  maestro 
negli  argomenti  di  cui  preade  a  parlare  (perocche 
owni  trattatista  di  qualunqne  scienza  o  arte  assume 
le  funzioni  di  maestro),  non  fa  che  riferire  le  opi- 
nioni degli  altri  ,  seaza  determinarsi  piu  per  l'  una 
che  per  T altra,  ne  tutta  intera  esaurisce  la  materia 
di  questo  capitolo ,  perocche  si  limita  ai  soli  primi 
c;radi    d'  uffiziaie    sino    a  quello   di  capitano  ,    che  a 


•■r,' 


DI    GIUSEPPE    CRIDIS.  1 87 

senso  nostro  noii  meritano  il  nome  di  cariciie  mill- 
tari ,  fiiorclie  iiel  caso  in  ciii  alciino  di  cotesti  uffi- 
ziali  trovisi  distaccato  ed  eserciti  un  comando  iso- 
latamente.  Ne ,  per  vero  dire,  e  questo  un  soggetto 
che  possa  interamcnte  discntersi  in  sole  sei  pagine, 
quante  son  quelle  del  presente  capitolo,  che  per 
cio  solo  noi  ripufcremmo  iniperfettissinio ,  ove  altre 
iniperfezioni  non  ollerisse. 

Direbbesi  che  F  autor  prevedendo  di  A^enir  cen- 
surato  per  siiTatte  iniperfezioni  abbia  vokito  in  qual- 
che  maniera  prevenii*  la  censura ,  col  dichiarare  spon- 
taneaniente  che  le  cose  asSf\i  note  nella  materia  che 
ei  tratta  le  esclude  dal  suo  libro.  Questa  dichiara- 
zione  leggesi  al  principio  del  cap.  VII  che  tratta 
delV  importanza  del  buon  costume  ne'  soldati  ,  ove 
dice  clie  volendo  tralasciare,  come  ha  fcttto  sin  qui, 
e  fard  sino  alia  fine  della  presente  opera ,  cio  die  e 
ahbastanza  nolo ,  ristringerd  il  suo  dcs^orso  cd  co- 
stumi^  alle  scienze  ed  (die  letter e.  Che  pero  non /b^^e 
abbastanza  noto  ai  politici  ed  ai  niilitari  ( pei  (piali 
soltanto  e  fatto  il  suo  libro  )  cio  di  che  ha  faveliato 
sin  ora  ,  credo  che  egli  solo  il  dira. 

Ma  vediamo  il  cap.  VII  che  e  intitolato  DelV  im- 
portanza del  buon  costume  ne'  soldati.  h'nntor  vuoie, 
e  tutti  il  vorrennno  ,  che  i  comandanti  e  gli  uffi- 
ziali  sieno  probi,  e  sei  motivi  ne  adduce,  tutti  per 
dir  vero  pre2;evoli ,  ma  non  tutti  strettamente  po- 
litici ^  ne  strettamente  militari ,  giacche  pur  troppo 
il  vizio  e  V  iniqnita  possono  trovarsi  in  compagnia 
deir  intrepidczza  c '  del  valore.  JMa  altra  cosa  e  la 
probita  ed  altra  il  buon  costume  ,  dandosi  spcsse 
volte  il  caso  che  uno  sia  proijo  e  dissolnto,  Taltro 
sia  ben  costumato ,  ma  improho  ;  e  qui  avcndosi 
prcso  a  trattare  del  buon  custunic  non  si  dovcva 
ricordare  la  probita  se  non  riguardandola  come  una 
delle  moke  emanazioni  e  conseguenze  del  buon  co- 
stume. Oltre  a  cio,  per  qual  ragioue  vuol  egli  Tau- 
lore  che  probi  sieno  i  comandanti  c  gli  uffiziali  sol- 
tanto, come  se  probi  parimcntc  nou  potessero   essere, 


1<^P>  DELL\    rOLITICA    MILITARK 

c  Tion  giovassc  chc  fosscro,  c  soventi  volte  non 
sieno ,  piu  anclio  de' capi  loro  ,  i  semplici  soldati  i^ 
Ma  egli  pare  chc  rautorc  coiisidcri  come  una  stessa 
e  identica  virtu  si  la  probita  che  la  costuniatezza  , 
imperocche  gli  esempj  che  adduce  di  Aristide,  di 
Scipione  e  di  Gustavo  Adolfo  non  appartengono  alia 
probita  ,  nia  bensi  alia  continenza.  Cio  poi  cli'  egli 
dice  snlla  neccssita  del  buon  costume  ne'  semplici 
soldati  ,  ncfii  animctte  eccezione ,  e  cio  ch'  egli  ag- 
gingne  sul  finir  del  capitolo  intorno  al  lusso  ,  che 
debbesi  allontanar  dalle  trnppe  e  savissimamente 
detto.  lo  pero  mi  sarei  aspettato  che  in  qucsta  oc- 
casione  avesse  anche  a  parlare  di  alcun'  altra  morale 
virtu  ,  che  anche  in  mezzo  al  tumulto  dell'armi  ed 
air  orgoglio  delle  vittorie  non  raramente  si  trova  , 
cioe  della  pieta  verso  i  vinti ,  del  rispctto  alle  cose 
sacrc  ,  della  protezione  agli  oppressi  ed  ai  deboli , 
di  quci  scntimenti  insomma  che  sono  frequentissimi 
negli  eserciti  delle  nazioni  civilizzate  ,  e  che  ren- 
dono  generaimente  bugiarda  quelF  atroce  sentenza 
del  poeta : 

Nulla  fides  ptetasve  viris  qui  castra  seqnuntur. 
I\Ia'  di  cio  non  si  vede  qui  cenno. 

Inutile,  a  mio  avviso ,  e  percio  oziosa  o  almeno 
intempestiva  e  la  questione  die  1'  autore  prende  ad 
esaminare  nel  cap.  VIII,  se  le  lettere  reudano  poco 
atte  alia  guerra  le  nazioni  che  le  coltivano.  Ai  tempi 
in  cui  viviamo  ,  ne  i  pohtici  ,  ne  i  militari  movc- 
rebbero  dubbio  su  cio  ,  e  appena  si  lascerebbe  pas- 
sare  quest^  argomento  in  un  esercizio  di  retorica , 
ovc  uno  scolaro  difcnde  V  una  opinione  e  V  altro 
r  altra.  Al  solo  atFacciarsi  della  questione  egli  e  im- 
possibile  che  in  pari  tempo  non  torniuo  alia  memoria 
i  nomi  immortali  di  Giuiio  Cesare  ,  di  Luigi  XIV  , 
del  gran  Federico  ,  del  maresciallo  di  Sassonia,  del 
Montecaccoli,  e  di  piu  altri  sommi  uomini  stati  in- 
siemcmcnte  insisiui  liuerricri  c  insisini  dotti ,  anzi 
pure  insigni  sci'ittori ;  ed  e  pure  impossibile  il  uon 
ricordarsi  che  in  tutti  i  mc^lio  ordinati  stati  d'  Europa 


I 


Di  ciusKrrE  cniDis.  189 

si  lianno  scuole  militari ,  nelle  quali  si  acldottri- 
naiio  nelle  lettere  e  nelle  scienze  colore  che  sono 
destinati  alia  professione  dell'  armi.  La  questione 
adunque  e  gia  decisa  per  universale  consenso  e  dei 
politici  e  dei  militari,  ed  era  inutile  di  riproporla 
in  un  libro  che  tratta  della  politica  militare.  «  L'arte 
»  della  gnerra  (sono  parole  delFautore,  a  pag.  61 ), 
»  e  le  sue  diverse  parti,  la  tattica,  la  scienza  degli 
»  stratagenuni,  quella  dell'  artiglieria,  e  Tarte  della 
»  fortilicazione  non  possouo  tiorire  presso  una  na- 
))  zione  immersa  nelT  ignoranza  »;  e  con  queste  parole 
poteva  il  sig.  Cridis  tinire  il  suo  capitolo  ,  giacclie 
aveva  creduto  di  fame  uno  in  proposito  ,  rispar- 
miandosi  a  niiglior  uopo  T  erudizione  ,  di  che  ha 
voluto  arricchirlo  senza  veruna  necessita. 

Nel  capitolo  IX  si  tratta  della  diirata  del  servizio 
militare ,  argomeiito  che  a  niio  parere  andava  trat- 
tato  dopo  quel  deila  leva ,  come  di  sopra  avvertii. 
Esse  e  diviso  in  due  sezioni.  L'  autore  e  d'  avviso 
che  il  servizio  militare  venga  limitato  ad  alcuni 
anni;  e  qucsto  e  ccrtamcnte  il  comune  avviso  d'ogni 
politico  ,  e  il  comnnc  uso  d'ogni  governo.  Tuttavia 
ne'urandi  Stati  che  hanno  grandi  e  pernianenti  eser- 
citi ,  non  solo  frequentissimo  e  il  caso  di  coloro  che 
abituati  pel  corso  di  varj  anni  alia  vita  militare ,  e 
resi  inetti  ai  mestieri  che  esercitavano  prima,  amano 
continuare  in  essa ,  lusing'iti  pure  dalla  speranza 
de'  premj ,  ma  e  per  lo  piii  necessaria  non  che  con- 
veniente  la  conservazione  di  vecchi  soldati,  modello, 
esempio  e  giiida  de'nuovi,  ed  e  lodevoiissima  pra- 
tica  che  ai  lidi  veterani  si  dieno  in  guardia  i  hiofj;hi 
piu  gelosi ,  pin  importanti ,  pin  ricchi ,  o  anche  le 
persone  piu  ragguardcvoli  e  le  vite  piu  preziose. 
Quindi  e  che  la  polidca  suoie  bensi  assegnare  un 
termine  al  militare  servizio ,  tanto  per  non  renderlo 
vitalizio ,  quanto  per  la  necessita  di  rinnovare  ad 
ogni  termine  con  nuovi  soldati  il  quinto,  o  il  sesto 
o  akra  porzione  delF  esercito  permanentc ,  ma  per 
lo    p;u    non    riliuta    ia    contiuuazione    del    servizio 


19<^'  Drr,L  V    POLITICA    JMILITAKE 

mcdesimo  a  coloro  niassimamcnte  die  si  dlstinscro 
per  buona  coiidotta,  per  valore,  [)er  cognizioni  e  per 
allezioue  al  mestiero  deirarnu;  i  quali  conipongono 
poscia  que' In-avi  veterani,  di  che  ogni  ben  ordinate 
governo  si  pregia ,  e  que' rispettabili  invalidi  che 
la  sovrana  gratitudine  e  muniliccnza  con  ntilissime 
dimostrazioni  di  affetto  ricovera  ,  assiste  ed  onora. 
Onindi  c  parimcnte  die  alquanto  ozioso  e  quasi 
inutile  convien  giudicare  andie  il  presente  none 
capitolo  ddla  polidca  militarc  del  sig.  Cridis ,  per- 
clie  riportando  secondo  il  solito  le  ragioni  che  so- 
stengono  nn' o[)iiuone  e  quelle  che  difendono  Fopi- 
nione  contraria  ,  e  non  risolvendo  giamniai  la  que- 
stioue  delinitivaniente ,  ma  soltanto  col  parmi  ,  col 
semhra  e  con  altre  voci  dubitative,  non  conipie,  ne 
ottieiie  il  suo  scopo  ,  come  farebbe  decidendosi  as- 
soUitamente  per  T  uno  o  per  F  altro  parere  ,  e  ad- 
ducendo  diniostrativamente  i  motivi  die  a  tal  deci- 
sione  lo  inducessero  ,  e  che  ogni  lettore  avca  diritto 
di  aspettaisi. 

hi  quattro  sczioni  e  distinto  il  decimo  ed  ultimo 
capitolo  del  primo  libro,  e  vi  si  paria  degli  eserciti 
permanenti ,  adducendosi  dapprima  i  vantaggi  che 
dalla  permanenza  dellc  truppe  derivano,  poscia  espo- 
nendone  i  danni,  quiiifli  la  convenienza  di  una  mi- 
lizia  locale  esereitata  periodicamente ,  e  per  ultimo 
r  opinione  delF  illustre  Rogniart ,  dalla  qual  si  de- 
duce che  giovano  si  le  milizie  locali ,  come  le  forze 
permanenti,  proporzionatamente  alia  grandezza  degli 
Stati.  L'  autore  seguendo  il  suo  costume  non  esprime 
dal  canto  suo  verun  parere,  ma  tanto  dice  intorno 
ai  danni  che  si  attribuiscono  alle  truppe  staliili,  che 
e  fiicil  coniprendere  esservi  egli  contrario ,  giugnendo 
persino  ad  avvcrtire  ( pag.  98  )  «  che  T  armata  per- 
•»  inanente  ha  un  interesse  diverso  da  quello  del 
n  popolo  ,  c  puo  servire  di  stromento  per  opprimere 
i>  la  nazioiie:  ma  Tinteresse  della  milizia  universale 
))  e  lo  stcsso  die  T  interesse  del  popolo.  »  E  perche 
nci   i>en  ra^ionatn  sistema   di  lU)2;iiiart  si  conchiade 


DI    GIUSEPPE    ClUDIS.  I9I 

suirindispcnsabilita  di  una  forza  permanente,  di  clie 
ogni  uoino  di  Stato ,  ed  ogtii  scrittor  di  politica , 
che  al  pari  di  llogniart  esamini  la  natura  dei  po- 
poli ,  vive  ai  di  nostri  persuasissimo ,  ha  l*  autore 
trovato  a  contrapporvi  dieci  ragioni ,  di  poca  so- 
stanza  per  vero  dire ,  ma  sufFicienti  a  convincere 
ciascun  lettore,  cli' ei  non  vorrebbe  eserciti  perma- 
nenti ,  ma  solo  milizie  locali.  II  qual  voto  sarebije 
lodevolissimo,  massimamente  dal  lato  dell' economia 
politica ,  ma  non  essendo  realizzabile  ftiorclie  nel 
caso  in  cui  tutte  le  potenze  convenissero  di  scio- 
gliere  ciascnna  i  proprj  eserciti  (  cosa  non  meno 
improvvida  che  impossibile  )  ,  cosi  diventa  strava- 
gante  anzi  pure  impolitico  e  inattendibile. 

Fin  qui  il  sig.  Cridis  ha  parlato  della  politica 
militare  applicaljile  agli  uomiui.  Nel  secondo  libro 
prendc  a  parlare  di  cpiella  che  e  applicabile  alle 
cose.  Noi  ne  faremo  argomento  di  un  secoudo  ar- 
ticolo. 


192 


La  Gcrusalcinme  lihcrata, pocma  dt  Torquato  Tasso 
lidotnt  a  ml^ilior  Iczionc ;  apgiuntovl  il  confronto 
dclle  variantl  tratto  dalle  piu  celcbri  cdizioni^  con 
note  critiche  snpra  Ic  mcdcsime.  —  Flrcnzc^  i^24i 
presso  Giuseppe  Molini.  Volumi  2  in  8." ,  di  pa- 
gine  ijSo  cojnplessivamente. 


u, 


NA  bella  e  niolto  accurata  edizione  della  Geru- 
salemme  venne  cscguita  in  sul  linire  del  1828  dalla 
tipogratia  dei  Classiici  Italiani  in  Milano  ,  e  questo 
giornalc  ne  resc  conto  (V.  il  torn.  XXXil,  pag.  809) 
con  quelle  lodi  cli'eran  dovute  alia  diligenza  dcgli 
editori  ed  alio  squisito  i^iudizio  del  sig.  dott.  Giovanni 
Glierardini  che  per  la  *  parte  letteraria  la  diresse. 
Quclla  edizione  ebbe  per  fondamento  il  testo  bodo- 
niano  ;  nia  da  quel  testo  si  dilungarono  gli  editori  , 
milanesi  ogni  qual  volta  parve  loro  di  poter  sosti- 
tnire  qualche  lodevole  variante ,  clie  giovasse  o  I'ar- 
monia  del  verso  ,  o  la  ragione  granimaticale  o  ii 
concetto  :  ne  qui  staremo  a  dire  quali  nornie  se- 
guitassero  in  qneste  loro  sostituzioni ;  clie  gia  abba- 
stanza  ne  fa  parlato  allora. 

Un'  altra  edizione  della  Geriisalcmme ,  eseguita 
nello  scorso  1824  dal  sig.  Molini  di  Firenze ,  ci  si 
presenta  ora  da  essere  annnnziata ;  e  se  da  un  la  to 
basta  iin  brevissimo  esame  per  conoscere  che  qnesta 
nuova  ristampa  non  e  punto  povera  di  pregi  tipo- 
grafici ,  dalF  altro  la  prefazione  deir  editore  ci  as- 
sicura  clie  fu  condotta  con  tal  diligenza  da  o-arec;- 
giare  con  tutte  le  precedcnti  nella  correzione  del 
testo  e  nel  niiglioranicnto  della  lezione.  Qnesta  ri- 
stampa ha  per  fondamento  T  edizione  deir  Osanna 
confrontata  coUa  bodoniana,  e  con  quella  di  Erasmo 
Viotto  del   1 58 1. 

Una  dura  e  lunga  impresa  ci  piglieremmo  se  voles- 
simo  fare  \m  ragguaglio  di  tutti  i  luoghi,  uei  (juali 


LA    GERUSA-LEMME    LIBER.\TA  ,    CCC.  1 93 

queste  due  edizioni  discordano  Tuna  dairaltra;  ma 
per  servire  da  una  parte  alia  brevita  ,  e  per  dare 
dair  altra  qualclie  prova  del  giudizio  che  siamo  per 
fare  di  queste  due  edizioni  riferirenio  qui  alcuno 
dei  luoo;hi  nella  milanese  emendati,  e  notati  ffia  in 
questo  giornale  da  chi  ne  rese  conto;  e  lo  porremo 
al  paragone  coiredizione  attnale  del  Molini. 

Canto  III,  stanza  70. 

Impara  i  vod  omai,  che  a  te  porgiamo , 
Raccorre  ,  e  dar  soccorso  ai  nostri  mali ; 
Tu  di  vittoria  annunzio  -^  a  te  devoti 
Solverern  trionfando  al  tempio  i  voti 

Cosi  leggesi  nelle  stampe  comuni ;  ma  il  sig.  Ghe- 
rardini  vide  che  da  quel  tii  di  vittoria  annunzio  non 
poteva  cavarsi  c(Atrutto;  ne  contentandosi  delle  va- 
rianti  introdotte  dal  Remondini  o  da  qualche  altro 
editore ,  si  fece  a  consultare  la  Qerusalemme  Con- 
quistata,  vi  lesse  Tu  la  vittoria  annunzia,  e  questa 
variante,  a  servigio  della  chiarezza,  introdusse  nella 
edizione  a  lui  aliidata.  Ma  in  quella  del  sig.  Molini 
troviamo  tuttavia  seg;uita  la  lezione  comune. 

Canto  XIX ,   stanza  64. 

Ben  ei  darci  cib  che  per  te  si  chiede  , 
Ma  congiunta  Z'  avrai  d'  alta  mercede. 

A  questa  lezione  che  a  mal  grado  di  un  evidente 
errore  si  legge  nella  niaggior  parte  delle  edizioni , 
il  sig.  ]\Iolini  ha  sostituita  la  seguente : 

Ben  ei  dara  cib  che  per  te  si  chiede , 
Ma  con  giunta  I'  avrai  d'  alta  mercede  , 

otfertagli  da  una  stampa  di  Casalniaggiore.  Ma  il 
sig.  Gherardini  preferi  a  questa  lezione  quella  che 
gli  presento  la  Gcrusalemme  Conquistata  che  legge: 
Ma  congiunto  f avrai  d' alta  mercede^  e  ben  disse  il 
vero  al  parer  nostro,  alTerniando  d'aver  data  a  que- 
sta la  preferenza  come  quella  che  oltre  al  portare 
Bibl.  ItaL  T.  XXXVII.  i3 


194  l-A    CERUS\LEMMF.    LinBR\TA  , 

r  ultimo  sigillo  <lel  Tasso  mcdesimo ,  ha  un  non  so 
che  di  piu  dignitoso  die  ogiii  orecchio  gentile  potra 
sentire. 

Da  questi  due  soli  esempli  puo  trarsi  una  cou- 
seguenza ,  chc  redizioue  niilanese  essendosi  giovata 
anche  della  Qcrasalcmme  Conquistata  ha  potuto  qua. 
e  la  liberarsi  da  alcuue  viziose  lezioni  che  col  sus- 
sidio  dclle  sole  altre  stanipe  non  si  possono  evitare. 
11  sig.  I\Iolini ,  o  chi  per  lui  scrisse  le  annotazioni 
alle  varianti ,  seguito  una  strada  alquanto  diversa 
da  quella  battuta  dal  sig.  Cherardini,  il  di  cui  lavoro 
per  altro  non  gli  era  ignoto  :  ma  (ci  sia  perdonata 
la  nostra  sentenza  )  per  soverchio  scrupolo  talvolta 
non  coglie  quel  vero  a  cui  potrebbon  condurlo  la 
molta  erudizione  e  Tottimo  gindizio  onde  si  mostra 
fornito.  Egli  pone  questa  massiniiv,  che  uella  emen- 
dazione  di  uii.  testo  vlziato  quaiito  e  minore  la  mu- 
tazlone  che  ci  si  fa ,  tanto  minore  e  il  pericolo  di 
scostarsi  da  cid  che  V autore  avea  f alto  prima;  e  che 
la  Gerusalemme  Conquistata  pud  valere  a  confermar 
cid  che  nell'altra  si  trova,  quand' esse  v anno  ins i erne 
d'  accordo ;  ma  non  mai  a  farci  trasportare  in  questa 
cid  che  trovasi  in  quella,  quando  non  sono  uniformi. 
Ma  noi  crediamo  ,  e  Y  esperienza  ce  n'  e  maestra  , 
che  siccome  dove  e  vizio ,  quivi  non  ha  parte  Tau- 
tore  ,  cosi  talvolta  puo  accadere  che  quella  emen- 
dazione  sia  piu  sicura ,  la  quale  piu  arditamente  si 
allontani  dal  testo ;  e  che  non  di  rado  chi  meno  se 
ne  dilnnga  altro  non  faccia  che  studiarsi  di  conser- 
vare  almeno  una  parte  dcllo  storpio  introdotto  da 
un  qualche  ignorante  copista.  Quanto  poi  al  sussidio 
che  si  puo  trarre  dalla  Gerusalemme  Conquistata^  non 
arrivammo  ad  indovinare  sopra  quale  r^iziocinio  I'edi- 
tore  tiorentino  tondasse  quella  sua  risoluta  sentenza, 
che  da  questo  poema  non  si  debba  mai  trasportare  ; 
neir  altro  nessuna  variante.  In  qnei  casi  adunque  j 
( come  ncl  primo  da  noi  recato  )  nei  quali  le  edi- 
zioni  tutte  della  Gerusalemme  Liberata  appajono  vi-  , 
ziate,  non  sara  egli  biion  consiglio  ricorrere  piuttosto  ; 


POEM.V    DI    TORQUATO    T^SSO.  IqS 

air  altro  poenia  del  Tasso  che  al  giudizio  di  qual- 
sivoglia  editore  ?  Senza  dubbio  queste  nostre  opi- 
nioni  vog-lion  essere  intese  con  alcuni  limiti :  ne 
vorrenimo  che  ciascuno  ponesse  di  proprio  senno 
Ic  varianti  che  a  lui  piu  talentano  ,  o  travasasse  la 
Gerasalemme  Conquistata  nelT  altra :  ne  senza  una 
dose  non  comune  di  buon  giudizio  sara  niai  possi- 
bile  che  alciino,  qualunque  siasi  la  via  che  piii  gli 
piace  di  battere ,  conduca  a  lodevole  fine  Y  edizione 
di  un  classico.  Del  resto  di  buon  giudizio,  e  di 
bella  erudizione  accompagnata  da  lodevolissima  di- 
ligenza  mostransi  dotati  amcndue  gli  editori  di  Mi- 
lano  e  di  Firenze ;  di  sorte  che  sebbene  vorremmo 
conchiudere  che  la  stampa  di  Milano  ci  senibra  piu 
purgata ,  pure  crediamo  che  il  leggere  le  annota- 
zioni  alle  varianti  ed  ai  luoghi  dubbj  delF  edizione 
del  Molini  potra  tornare  di  molta  utilita  a  chiunque 
desidera  porsi  in  grado  di  giudicare  con  qualche 
sicurezza  intoino  alia  vera  e  genuina  Iczione  del 
Tasso. 


196 


PxiRTE    II. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECCANICHE. 


DclV  Ibisco  ,  pianta  puliistre  e  comime  ne  contorni 
delta  cittd  di  Mantova ,  e  precisamente  delV  Hibi- 
scus roseus  Thore  proposto  dal  sig.  Barbieri  co- 
me pianta  tigliosa  da  rivaleggiare  negli  usi  dome- 
sticl  la  stessa  cariapa. 


£ 


antico  il  rimprovero  (  e  nou  sempre  ingiusto )  die 
si  fa  ai  professor!  di  botanica  e  di  agraria ,  cioe  di  occu- 
parsi  soverchiaivente  de"  vegetaljili  esotici  di  sterile  cu- 
riosita  ,  e  trascurare  poscia  lo  studio  delle  piante  indigene 
che  possono  offrire  niateriali  utili  allearti,  airagricoltura 
ed  alia   doniestica    economia. 

Non  e  cosi  del  sig.  Paolo  Barbieri  conservatore  dell'  I. 
R.  Orto  botanlco  di  Mantova.  Premiato  egli  due  anni  sono 
colla  menzione  onorevole  dall'  I.  R.  Istituto  di  Milano  per 
alcuni  suoi  tentativi  onde  mantenere  alle  piante  secche 
degli  erbarj  botanici  i  colori  naturali  tanto  delle  foglie 
come  de'iiori,  sta  ora  occupandosi  di  un  oggetto  che  po- 
trebbe  aprire  un  nuovo  ramo  all'  agraria  economia  de'  la- 
ghi ,  utilizzando  una  pianta  che  abbonda  infinitaraente 
nelle  paludi,  e  che  trascurata  ,  disprezzata  ,  non  serve 
che  a  far  fascio  colle  ignobili  canne  per  essere  abbruciata 
con  esse  nelle  fornaci. 

Questa  pianta  e  Y  Ibisco.  Erborizzando  il  sjg.  Barbieri 
anni  sono  attorno  alia  citta  fu  sorpreso  in  vedere  la  quan- 
tita  immensa  di  cosi  bel  fusto  ornato  da  piu  bel  iiore. 
Confrontato  coi  caratteri  botanici  indicati  dal  Linneo,  dal 
Wildenow,  dal  Persoon ,  trovo  che  le  loro  descrizioni  non 
combinavano  intieramente  coll'  individuo  mantovano.  Egli 
incline  a  crederlo  piuttosto  una  Ijella  yarieta  del  palustris 
Lin.  anziche  una  specie    distinta ;    ma    questo    dubbio    fu 


DELL  IBISCO,    PIANTA.   PALUSTRE    CCC.  I97 

sclolto  allorclie  visito  a  Bologaa  1'  esiiiiio  professore  di 
hotanica  sig.  Bertoloni  a  cui  porto  coii  niolte  altie  piante 
acquatiche  anche  1"  Iljisco  in  quistione  ,  die  Jl  professore 
Bertoloni  non  esito  a  riconoscere  pel  vero  Hibiscus  roseus 
Thore.   Cio  fu  sul  finir  dell' agosto    1823. 

Nel  successivo  anno  1824  visitando  a  Pa  via  il  celebre 
professore  Moretti  e  1'  erbario  sul  quale  sta  preparando 
la  Flora  Italica ,  ebbe  ragione  di  confermarsi  nello  stesso 
gindizio  esternatogli  dal  professore  di  Bologna  ;  giudizio 
corroboraio  coll' appoggio  di  opere  botaniclie  recenti,spe- 
cialmente  da  quella  delT  insigne  prof.  De  CandoUe  ,  clie 
meglio  di  tutti  stalsilisce  i'  caratteri  distiativi  delle  specie 
d'  Ibisclii  clie  per  la  loro  affinita  e  son.iglianza  erano  stati 
fin  qui  confusi  e  presi  gli  uni  promiscuanieate  per  gli  altri. 
Quando  il  sig.  Barbieri  trovo  per  la  prima  voka  I'lbisco 
roseo  non  avea  ancor  veduta  la  luce  la  bella  e  niagaifica 
Flora  ItaJiana  del  chiarissinio  professore  Gaetano  Savi  di 
Pisa,  dove  quella  pianta  e  disegnata  e  colorata  stupenda- 
niente.  Essa  cresce  pure  in  abbondanza  nelle  vicinanze  di 
Pisa,  nei  terreni  bassi  ed  umidi  di  Tombolo  e  di  Coltano. 
La  descrizione  clie  il  professore  Savi  ne  da  e  la  seguente: 
"  La  sua  radice  e  perenne ,  ramosa,  grossa  e  carnosa. 
I  fusti  spuntano  nel  maggto ,  sono  annul,  seniplici ,  ed  ar- 
rivano  all'  altezza  di  deciinetri  otto  in  nove.  Le  foglie  al- 
terne  sparse,  picclolate  ,  ovate  acute,  non  sono  cordate, 
hanno  tre  lobi  appena  distinti,  e  sono  accompagnate  da 
stipole  linear! ,  subulate ,  caducbe.  I  peduncoli  sono  ter- 
minal!,  semplici,  aggruppati ,  articolati  al  di  sopra  della 
uieta  della  loro  lungbezza.  II  calice  esterno  e  di  dieci  o 
undici  pezzi  lineari ,  acuminati ,  e  il  calice  interno  e  piu 
lungo,  quinquelobo  ,  con  lobi  triangolari  acuti,  clie  si  apre 
regolarniente  nella  cima.  La  corolla  e  di  un  vago  color 
di  rosa ,  lunga  circa  decimetri  1,167,  ^P^i'ta  a  campana  , 
con  petali  ottusi  e  inegnalmente  crenati.  Lo  stilo  e  ascen- 
dente  ,  quinquefido  ,  con  stimuli  globoso-depressi ,  bianco 
giallognoli.  II  tulio  degli  stami  e  iiiolto  piii  corto  del  pi- 
stillo :  le  antere  sono  pedicillate  ,  gialle ,  ed  emettono  pol- 
line  glallo.  La  cassula  e  lunga  centim.  a-^giS,  glabra, 
ovato-globosa,  torosa,  ristretta  e  acuminata  in  cinia  ,  con 
logge  polisperuie,  interamenite  pelose,  ed  i  pell  eretti  verso 
le  suture.  I  semi  sono  suhglobosi ,  conipressi  e  dritti  dalla 
parte  delP  ouibelico ,  di  colore   scuro  ,  con    maccbie  lineari 


198  dell'ibisco, 

pallide  armate ,  e  aspersi  di  piccolissimi  puntl  callosi ,  ri- 
levatl  ferrigni.  Tutta  la  pianta  e  di  color  giallo  pallido , 
c  tutta  coperta  di  bi'evissima  e  finissiiiia  lanuggiiie,  in  par- 
ticolar  niodo  visilnle  nella  pnglna  inferiore  delle  foglie. 

"  Comincia  a  fiorire  dopo  la  meta  di  luglio  e  continua 
per  tutto  Tagosto.  II  seme  maturasi  nel  setteinbre,  e  nel 
novenibre  si  seccano  i  fusti. 

»  Nascono  i  seini  con  molta  facilita ,  e  le  piante  nel 
secondo  anno  iioriscono.  Si  nioltiplica  ancora  dividendone 
le  radicl.  >» 

Da  questa  descrizlone  rilevasi  che  V  Iljisco  roseo  dei 
contorni  di  Pisa  non  cresce  a  tutta  quell'  altezza  che  scor- 
gesi  ne' contorni  di  Mantova  dove  se  ne  trovano  degli  steli 
(  e  noi  gli  abbiarao  veduti  )  di  piii  di  tre  nietri ,  e  sono 
longltudinalmente  vestiti  di  una  sostanza  tigliosa  coperta 
di  una  finissima  epiderme  verdegiallognola.  Dal  celebre 
professore  di  Pisa  non  e  notata  questa  particolarita,  ed  egU 
sentira  con  piacere  come  cotesta  pianta  che  abbonda  nelle 
luaremme  pisane  possa  diventare  un  oggetto  interessante 
per  I'  agraria  economia  anche  delta  Toscana. 

Gli  antichi  conoscevano  1'  Iblsco ,  ma  non  ne  hanno 
niai  cavata  alcnna  sostanza  tigliosa  per  fame  cordaggi  o 
tele ,  od  altro  come  il  sig.  Barbieri  propone.  Secondo  Vir- 
gilio  i  pastori  ne   tessevano  canestri : 

Dum  sedet,  et  gracili  fiscellam  texit  hibisco.  Virg.  Egl.  X,  71. 

Infatti  quando  e  ancor  verde  conserva  una  certa  tenacita 
che  lo  rende  proprio  a  questo  uffizio.  I  suoi  lunghi  steli 
e  diritti  servivano  anche  ai  pastori  per  verga  onde  gui- 
dare  gli  agnelli ,  verga  leggiera  ,  innocua  ,  colla  quale  an- 
che battendo  le  pecore  non  si  corre  rischio  di  ofFenderle  : 

Hadonimque  gregem  viridi  compellere  hibisco.  Egl.   Ill,   3o. 

E  questo  e  il  senso  nel  quale  intender  si  dee  quel 
passo  ,  e  non  gia  come  lo  spiegano  molti  conmientatorl  , 
i  quali  ponendo  V  Ibisco  fra  le  piante  nialvacee  e  niedi- 
cinali ,  fanno  alle  greggie  pascolare  1' ibisco,  forzandole  i 
pastori  quasi  ad  entrare  per  forza  ne'  luoghi  eve  cresce  , 
e  cosi  medicarsi  da  loro   medesime. 

Nel  tardo  autunno  del'o  scorso  anno  (  1824)  avendo 
noi  visitato  1'  orto  botanico  di  Mantova  ,  e  1'  ottimo  ed 
aitivo  sno  conservatorc  sig.   Barbieri  ,    egli     ne  fece  parte 


PIANTA    PALUSTRE,    OCC.  lyC) 

Ji  qnesti  snoi  stutlj  e  de'  moiti  tentativi  clie  aveva  fatti 
per  ti'ar  profitto  dall'Ibisco  roseo  ,  del  quale  raccolse  una 
certa  quautita  ,  ia  uiio  stadio  pero  di  vegetazione  troppo 
avanzato  ,  cioe  quando  avea  niatui-ata  ed  anche  perduta  in 
parte  la  semente,  per  cni  la  sostanza  tigliosa  era  divenutapiii 
ruvida  e  grossolana  di  quello  die  sarel^be  stata  se  le  piante 
si  fossero  raccolte  piii  presto.  Alcuni  steli  infatti  clie  erano 
nieno  maturi  somministrarono  uu  tiglio  piii  fine  e  piii 
atto  a'  lavori  piii  dilicati;  e  questo  e  proprio  della  stessa 
caiiapa  ,  la  quale  dev' essere  raccolta  non  afFatto  niatura , 
ma  subito  dopo  clie  ha  perduto  il  fiore. 

Incoraggiamiiio,  per  quanto  fii  innoi,il  signer  Barbieri 
a  proseguire  alacremente  nelle  diverse  prove  che  si  pro- 
poneva  di  fare ,  e  rinaovaiidogli  un  altra  visita  in  questo 
anno  (  1828  )  trovammo  con  vero  nostro  piacere  eh'  egli 
era  riuscito  felicemeate  ad  impiegare  il  tiglio  dell'  IIjIsco 
in  tutti  gli  usi  ai  quali  serve  quello  della  canapa  ,  cioe 
tessendone  non  solamente  corda  e  tela  e  maglie  euc. ,  ma 
anche  fabbricandone  ottima  carta  da  scrivere  e  da  involgere. 

II  sig.  marchese  Benzoni  I.  R,  Delegate  di  Mantova  , 
personaggio  che  alia  coltura  delle  belle  lettere  accoppia 
r  amore  di  tutti  gli  utili  studj  anche  scientifici ,  procuro 
al  sig.  Barbieri  1'  onore  di  poter  far  conoscere  a  S.  A.  I. 
il  nostro  Vicere  i  risultati  della  sua  scoperta  e  di  umiliare 
alFAltezza  Sua  in  occasione  del  suo  passaggio  per  Mantova 
alii  6  febbrajo  di  questo  anno  i  seguenti  oggetti  che  noi 
pure  abbiamo  vednti  e  che  ci  sono  sembrati  degni  di  es- 
sere annunciati  in  questo  nostro  Giornale  ,  se  non  altro 
per  asslcurare  al  sig.  Barbieri  il  raerito  di  anteriorita  nel 
caso  che  qualcun  altro  dopo  di  lui  pensasse  a  trarre  dal- 
r  Ibisco  gli  stessi   yaniaggi. 

In  quest!  oggetti  umiliati  a  S.  A.  I.  il  sig.  Barbieri  ha 
inteso  di  presentare  la  storia  de'  suoi  esperinienti  ,  comin- 
ciando  dalla  pianta  disseccata  ,  e  cosi  di  seguito  fino  alia 
fabbricazione  della  carta  : 

I ."  Pianta  disseccata  da  parecchi  anni ,  col  fusto ,  col 
fiore  ,  coUe  capsule  e  coi  semi ; 

2.*  Cortecce  verdi  macerate  che  diedero  un  filo  bianco 
lucente. 

3.'  Cortecce  raaceratesi  naturalmente  sul  luogo  e  per 
opera  della  stagione  onde  mostrare  come  il  tiglio  si  stacca 
e   si  purga  da  se,  e  rendesi  suscettibile  di  porsi  in  opera; 


200  DELL   iniSCO  ,    I'UNT.V    PALUSTRE ,    eCC. 

4-*  Filo  ottenuto  da  fusti  alti  fino  sette  biaccia  ,  e 
diversi   prodotti   lavorati  con  esso  ; 

5."  Filo  ottenutosi  seiiza  niacero  mediaiite  la  niac- 
chiiia  ossia  cilindro  scanellato  del  dottor  Sacco  ; 

6."  Cordami  di  varia  qualita  ,  iinezza  e  grossezza 
fabbricati  con  esso  ; 

J."  Tessuto  di  tela  ,  ed  una  calzetta  fatta  con  detto 
filo;  ' 

8."  Carta  con  colla  e  senza ,  e  cartoncino  colorito 
naturalniente  di  un  verdognolo  sbiadito  attissimo  pei  dise- 
guatori. 

Fra  tiitte  le  carte  die  alibiamo  vedute  fatte  con  succe- 
danei  ai  cenci  questa  ci  scndira  assolutaniente  prefcribile , 
ed  e  ottinia  anche  da  scrivere  ad  uso  di  minute,  per  di- 
segnare  alia  uiatita  e  all'  acquerello  ,  e  per  coprir  cartoni 
Ai  libri  legati ,  p.  e.,  alia  Bodoniana,  perciie  il  suo  colore 
verdognolo  grigio  e  grato  all'  occliio  ed  eguale  ,  ben  fuse 
e  senza  macchie. 

11  sig.  Barbieri  spera  di  trarre  dalla  parte  legnosa  del 
fnsto  un  altro  vantaggio.  Consideratane  la  grossezza  ,  la 
spngnosita  e  leggere^za  ha  pensato  abbruciandolo  (  dopo 
coltone  il  tiglio  )  di  fame  carbone  eccellente  per  la  fab- 
brica  delle  polveri  da  cannone  e  da  caccia  ,  giacche  la 
leggerezza  si  e  appunto  la  qualita  dei  vegetabili  die  si 
ricerca  per  slfFatto  uso.  Noi  saremo  avv^ertiti  del  success© 
anclie  di  questa  prova,  e  ci  faremo  debito  di  comvinicarlo 
al  pubblico.  Intanto  non  vogliamo  tralasciare  di  tributare 
alio  zelo  del  sig.  Barbieri  la  dovuta  lode  ,  e  desideriamo 
che  implori  ed  ottenga  incoraggianienti  di  fatto  ,  mentre 
noi  uon  possiamo  soccorrerlo  che  colle  parole. 


I 


Amministrazione  economica  della  foglia  de  gelsi  nella 
coltwnzioue  de  bachi  da  seta.  Memoria  del  dottore 
Ignazio  Lomeni  ,  con  appendice  J'elativa,  ai  gelsi 
cd  ai  bachi.  —  Milan o ,  1824,  per  Giovanni  Sil- 
vestri ,  opuscolo  in  8.°,  di  pag.   96. 


L. 


;a  coltivazione  de' bachi  da  seta  e  dei  gelsi  e  argomento 
di  SI  grande  impoi'tanza  in  cjuesti  tempi ,  clie  noii  bisogna 
preterire  e  trascurare  nessuno  de'  consigli  die  tendono  al 
perfezionaniento  e  all'  econouiia  di  uii  prodotto  cosi  utile 
e  il  solo  ormai  che  mei-iti  tutte  le  cure  delP  agi'icoltore. 
II  sig.  Lomeni  e  alquanto  prolisso  nell'  esprimere  le  sue 
idee  ,  e  questo  opuscolo  di  96  pagine  ne  contiene  almeno 
due  terzi  d'  inutili  per  chi  cerca  nel  suo  lavoro  cio  che 
e  suo  e  cio  cRe  risguarda  il  titolo  della  Memoria,  V Am- 
ministrazione economica  della  foglia  de''  gelsi.  Noi  daremo 
a'  nostri  lettori  tutto  il  succo  di  essa  ,  risparmiando  loro 
tutti  i  preamboli  e  tutte  le  ripetizioni  e  le  declamazioni 
contro  gli  abusi  pressoche  generali  nel  consume  della 
foglia  (1).  Egli  non  comincia  ad  entrare  in  materia  che 
alia  pag.  38.  fl  verissimo  che  il  valore  de' bozzoli  va  cal- 
colato  pel  proprietario  in  ragione  della  quantita  della  fo- 
glia stata  consumata  nella  coltivazione  de'  bachi ,  e  che 
pill  guadagnera  colui  che  ha  ricavati  piu  bozzoli  col  minor 
consumo  possil^ile.  Dalle  esperienze  e  dai  calcoli  fatti  sap- 
piamo  che  da  un'  oncia  di  semente  di  bachi  ben  governati 
si  ricavauo  da  70  ad  80  libbre  di  bozzoli ,  col  consumo 
di   908   libbre  di  foglia    mondata    (2).    Una    libbra   dunque 

(i)  Soiio  corsi  in  questa  edizione  moiri  error!  di  lingua  che 
forse  sono  dello  stampatore.  Per  esenipio  I'autore  confonde  co- 
stantemeiite  il  le  per  il  gli  e  adopera  1'  uno  per  1'  altro  :  vedi 
j;ag.  13,  lin.  i3  e  19,  ove  il  le  e  11  pli  stanno  in  vece  di  loro, 
F'ag.  43,  lin.  9,  pag.  45,  lin.  9  e  i5,  pag.  64,  lin.  19,  pag. 
58,  lin.  I,  pag.  60,  lin.  j;  ove  le  sta  invece  di  /oro,  pag.  65  , 
1  n.  9  e  16  ecc,  ecc.  aggiungasi  poi  notrizie  per  nutritizie  ,  co«- 
pescere   ptT  couiprimere   ecc.   ecc.   ( Nota  del   Coinpilatore ). 

(2)  Tutti  i  pesi  di  ciii  si  fa  parola  in  quest' articolo  sono  mi- 
1-inesi ,    cioe  calcolata  la  libbia  a  38   once  (Nolo   dell'  Autoie).    ~ 


•20a  A^rMlXTSTn  \ZIOXF.    ECONOMrCA 

di  hozzoli  esige  circa  libbre  i3  di  foglia  monJata.  Da 
cjuesto  (lato  parte  1'  autorc  pei  successivi  siioi  calcoli ;  e 
noi  facciamo  astrazioiie  da  piccole  niodilicazioiii  da  lui 
accennate  e  che  non  sono  indispensabili  alio  scopo  che  ci 
sianio  prefissi.  Ora  ecco  qualL  sono  i  suggerimenti  del  si- 
gner  Lomeni. 

II  proprietario  dopo  die  avrii  fatti  nascere  i  Ijaclii ,  da 
persone  a  cio  destinate  farh  cogliere  glornalmente  la  quantita 
approsslmativa  di  foglia  die  ])ot.ra  occorrergli  airindomani 
ed  anciie  per  due  o  tre  giorni  di  seguito  ,  a  norma  della 
stagione  o  della  distanza  de'  gelsi  dalla  casa  padronale. 

Tutta  la  foglia  raccolta  verra  trasportata  alia  casa  pa- 
dronale ,  ove  verra  riposta  in  freschi  ed  asciutti  locali , 
pesandola  previamente  e  registrandone  1'  ammontare  in 
apposite  llbro-magazziao  ,  nel  quale  si  notera  pure  di 
giorno  in  gionio  1'  uscita. 

Le  spese  della  sfogliatura  si  porranno  a  carico  de"  sin- 
goli  coloni  in  proporzione  della  quantita  totale  che  fij  loro 
somministrata. 

I  coloni  durante  tutto  il  corso  della  coltlvazione  de'ba- 
chi  dovranno  ogni  giorno  in  una  determinata  oia  presen- 
tarsi  alia  casa  padronale  per  ricevervi  la  quantita  di  foglia 
occorrente  per  le  seguenti  ventiqnattr'  ore  al  nutrimento 
de'  baciii  da  essi  tenuti. 

I  coloni  non  potranno  servirsi  della  foglia  loro  sommi- 
nistrata ad  altro  uso  che  a  quello  del  nutrimento  de'bachi, 
dal  padrone  aflidati  loro,  sotto  pena  di  dover  compensar- 
gli  i  danni  recatigli  dalla  contravvenzione  a  quest'  obbligo. 

II  proprietario,  o  suo  agente ,  in  occasione  della  dlstrilju- 
zione  o  consegna  de'  baclii  a'  suoi  coloni  fara  una  nota 
distinta,  nella  quale  indichera  per  approssimazione  la  quan- 
tita di  bachi  a  ciascun  colono  affidati  sul  dato  approssi- 
mativo  della  quantita  in  peso  della  semente,  e  per  questa 
nota    veggasi    la    tabells    A    (i).    CoUa    scorta    di    queste 


(i)  Siccome  la  quantita  de' baclii  nati  clie  si  dispensaao  ai 
coloni  socidali  forma  il  punto  dal  quale  dee  partire  ogni  altro  cal- 
colo ,  cosi  i  nostri  lettori  comprenderanno  quanto  dilicato  e  impor- 
tante  sia  questo  primo  passo  ,  e  quanto  debba  essere  diretto  ia 
modo  da  inspirare  fiducia  anziche  proinovere  diffidenza.  Le  pa- 
role approssimativo  ed  approssiniativamentc  usate  dall'  autore 
non   ci   contentano   ditnque  molto  ;   ri  sembra  eziandio  che  tro'pj)© 


i 


DELL\    FOCLIA.    De'  GELSI,    CCC.  203 

notlzie  e  seguendo  le  indica/ioni  espresse  nella  tabella  B , 
sara  facile  il  giudicare  dcUa  proporzione  o  sproporzione 
della  relativa  domanda  di  foglia  nelle  giornaliere  soninii- 
nistrazioni  ,  e  si  potra  all'  uopo  correggerne  il  peteiite 
indiscrete. 

La  foglia  die  verra  cosi  distribuita  sara  esattamente  pe- 
sata  a  vista  del  colono  stesso  die  la  riceve ,  e  verrti  ogni 
volta  registrata  in  sua  presenza  sopra  apposito  libro  ,  in 
cui  saranno  esposte  tante  partite  separate  colle  intestazioni 
de'  singoli  coloni   coi'ne  alia  luodnla  C  (i). 

Ultimate  le  parziali  somministrazioni  della  foglia  ed  ag- 
giimta  a  ciascuna  partita  la  quota  spettante  al  calo  sofFerto 
pel  magazzinaegio  (2),  ogni  partita  colonica  rappresentera 

si  abbandoni  la  cosa  alia  buona  fede  del  proprietario  o  del- 
r  agente.  Sarebbe  a  nostro  avvieo  necessario  clie  i  coloni  soci- 
dali  che  si  sottopongono  alle  condizioni  che  vuole  V  aulore,  e 
che  si  diranno  in  seguito  ,  avessero  il  diritto  d'  invigdare  ed 
aesistere  alia  nascita  di  quella  porzione  di  seniente  clie  e  loro 
destinata ,  e  cio  appunto  per  assicurarli  della  precisa  quantita 
( non  dell' approssimativa )  dl  seniente  ctie  loro  e  toccata  da 
allevare  e  nutrire  fino  aU'epoca  di  niettere  i  bachi  al  lavoro  ; 
assicurato  cosi  il  primo  dato ,  tutti  gli  altri  calcoli  clie  da  questo 
dipendono  trovei-anno  meno  difEcolta  ed  opposizioni  {Nota  del 
Compilatore  ). 

(i)  II  paesano  e  diffidentissimo  in  ogni  paese  ,  quind;  non  si 
eccede  niai  nelT  assicurarli  della  inipossibilita  d'ingannarli.  Non 
basta  dunque  a  nostro  avviso  clie  il  proprietario  od  agente  noti 
sopra  apposito  libro  alia  presenza  del  colono  la  quantita  di  fo- 
glia somniinistratagli  ogni  volta,  ma  sara  nieglio  die  il  colono 
stesso  abbia  uq  libretto  che  portera  e  terra  seco  ,  nel  quale  il 
proprietarii>  notera  la  souiministrazione  giornaliera.  11  colono 
potra  in  tal  guisa  procurarsi  anche  la  soddisfazione  di  verificare 
in  sua  abitazione  il  peso  della  quantita  di  foglia,  e  tutto  questo 
giovera  a  predisporl)  alle  condizioni,  ai  pesi  e  ai  prenij  die 
si  diranno  in  appresso   (  ISota  del  Compilatore  ). 

(2)  II  calo  pel  niagazzinaggio  s  ra  facilmente  liquidabile  dal 
confronto  dell' entrata  e  sorlita  registrata  al  libro-magazzino , 
per  cui ,  verificato  V  amiuontare  di  esso  calo  in  ragione  di  cento 
libbre  ,  si  dara  debito  di  esso  a  ciascun  coltivatore  in  propor- 
zione della  quantita  di  foglia,  die  le  (gli)  sara  stata  sonnuini- 
strata  ;  e  la  soninia  della  foglia  fornita  e  dell'  ammontave  del 
calo  di  niagazzinaggio  rappresentera  il  totale  della  foglia  rispet- 
tivamente  consuniata  ,  considerata  appena  tratta  dall'  albero , 
giacche  i  calcoli  portati  dalla  tabella  D  si  riferiscono  appunto 
a  foglia  appena  raccolta  {Nota  dell'  Auiote). 


204  AMMINISTAZIONF,   ECONOATIC  A. 

il  totale  individaalmeiite  soiuininistrato  in  foglia  natnrale, 
cioe  appena  spiccata  dair  albero:  la  somma  di  quest!  totali 
registrata  a  suo  luogo  m-lla  tabella  A  indicliera  il  vero 
aiumontare  di  tutta  la  foglia  impiegata :  e  qnesto  servira, 
priino  a  calcolare  il  verosiiiiile  vaccolto  in  peso  di  bozzoli; 
secoi:^do  a  stabilire  per  approssiniazione  il  prezzo  d'  ori- 
giiie  per  ciascnna  libura  di  Ijozzoli,  ed  a  lissare  una  pi'e- 
cisa  nozione  sulla  quantita  di  foglia  raccolta  dai  beni  della 
possesiione. 

In  vista  delle  stagioni  e  delle  influenze  meteoriche  ,  la 
stessa  foglia  non  da  ogni  anno  il  medesimo  rlsultato  ne 
di  qnalita  nutritiva ,  ne  di  maturanza  ,  per  cui  resta  in- 
certo  il  tempo  da  iinpiegarsi  all'  intero  corso  della  colti— 
vazione  de'  bachi.  Si  dovra  quindi  staliilire  dal  proprietario 
o  dall  agente  il  termine  presumibile  di  consumazione  ,  o 
sia  la  quantita  di  foglia  per  adequato  necessaria  in  quel- 
r  anno  per  ottenere  una  libbra  di  bozzoli.  Per  giugnere 
alia  verificazione  di  questo  termine  1'  autore  indica  tre 
mezzi,  ossia  tre  esperimenti  da  eseguirsi  con  diligenza  nel 
decorso  della  durata  della  raccolta  della  foglia  ;  uno  cioe 
al  termine  della  prima  eta  de' bachi :,  il  secondo  al  principio 
della  quarta  eta ;  il  terzo  a  meta  circa  della  quinta  eta. 
Tali  esperimenti  consister  devono  nel  sottoporre  ad  esatta 
niondatura  libbre  loo  di  foglia  per  ciascnna  volta  (i), 
onde  rilevare  quale  sia  la  perdita  clie  la  foglia  subisce  in 
mondature :  la  somma  dei  tre  risultati  di  perdita  divisa 
per  tre  dara  T  adequato  annale  di  calo  in  mondature  ,  e 
questo  adequato  sara  la  vera  radice  pel  rinvenimento  del 
termine  ricercato  ,  al  che  servira  la  tabella  D  ,  in  cui  e 
contrapposto  a  ciascun  adequato  di  calo  il  necessario  quan- 
titatJvo  di  foglia  naturale  tanto  per  la  nutrizione  de' bachi 

(i)  La  niondatura  della  foglia  per  gli  esperiiiientl  deve  vaviare 
a  seconda  dell'  eta  de' bachi :  in  conseguenza  nel  priiiio  espe- 
riniento  si  fara  attentamente  separando  tutti  i  frutti  ed  i  piccioli 
ramicelli  in  niodo  che  non  riinangauo  clie  le  pure  foglie  co' suoi 
picciuoli;  nel  secondo  si  leveranno  sohanto  i  frutti  ed  i  rami- 
celli o  virguhi  piu  rilevati;  e  nell'  uhimo  non  si  sottiarranno 
che  i  virguhi  ed  i  gruppi  numerosi  di  frutti,  riducendola  cosi 
alia  condizione  in  cui  viene  naturalmente  adoperata,  giacche 
r  estrenio  delle  libbre  908  che  si  dissero  abbisognare  alia  nu- 
trizione di  un'  oncia  di  bachi  e  appunto  fondato  sulla  foglia 
niondata,   giusta  la  pratica  ordinaria  di  use    (  Nota  delC  Autore). 


DELL  A    FOCI  I A    De'    CELSI,    CCC.  2o5 

procedeiiti  da  nu' oncia  di  semente ,  quanto  per  ottenere 
da  essi  Imchi  ciascuna  lilibra  di  bozzoli.  Questo  terinirie 
verificato  si  inscriveua  pure  a  suo  luogo  nella  tabella  A 
e   nel  lil)ro  C. 

Raccolti  i  bozzoli ,  e  verificato  il  totale  consegaato  da 
ciascun  coloiio,  si  registrera  esso  tanto  alia  pai-tita  di  lui 
e  nel  libro  C,  quanto  all' apposita  colonna  nella  tabella  A. 
Cosi  opeiando  le  partite  del  libro  riusciranao  altrettanti 
specciii  diuiostratori  della  quantita  della  semente,  del  peso 
della  foglia  iiupiegata,  del  relativo  raccolto  di  bozzoli,  e 
per  conseguenza  del  qiiantitativo  di  foglia  impiegata  dal 
colono  per  produrre  una  libbra  di  bozzoli.  La  tabella  A 
pol  mostrera  il  paragone  del  maggiore  o  minor  consumo 
di  foglia,  e  a  colpo  d' occliio  indicliera  quale  fra  i  coloni 
sia  stato  il  plu  esperto  ,  il  piii  bravo  ,  il  piii  economo ,  come 
in   pari   tempo   notera  il   piu   indolente   e   il   piii   zotico. 

L' autore  contempla  il  caso  di  sjragnuola ,  e  dice  clie  se 
<{uesta  e  devastatrice  obbliga  il  proprietario  od  a  gettare 
i  ])aclii  od  a  far  provvista  di  nuova  foglia,  e  in  tal  caso 
non  merita  aicuna  considerazione;  ma  se  poi  non  fa  clie 
alterare  in  parte  il  tessuto  della  foglia,  si  dovra  in  pro- 
porzioae  del  danno  fare  all"  adequato  di  cousumo  1'  addi- 
zione  di  una,  due  o  piii  liljbre  di  foglia  a  norma  delle 
circostanze,  e  principalmente  delP  epoca  in  cui  sara  acca— 
duto  r  infortunio ,  per  avere  considerazione  a  quanto  di 
seccume  .jjresentar  possono  i  bordi  lacerati  della  foglia  : 
lo  stesso  si  praticbera  in  occasione  clie  la  foglia  abbia 
sofferta  la  maccliiatura  (i). 

Istituito  il  confronto  coi  mezzi  sopra  indicati  fra.  1'  ade- 
quato di  consumazione  presuntiva  ed  il  consumo  reale, 
si  dara  debito  a  ciascun  colono  della  quantita  di  foglia 
clie  avra  consumata    inutilmente,  poiclie    tale    eccesso    di 


(l)  Clii  per  iscliivare  ogni  anno  di  venli(  are  con  esperliiieiiti 
il  calo  della  ioL^li.i  in  iiumilatuia  onde  stabilire  1'  adequato  pre- 
ventivo  di  consumazione,  e  per  sottrarsi  pure  alle  dillicoUa  ed 
allc  variazioni  offerte  dalla  gragnuola,  dal  seccume  ,  dalla  uiac- 
chiatura  ecc.  ,  amasse  lueglio  di  ritenere  un  adecjuatu  costante 
catcolato  sul  novennio ,  lo  potrebbe  benissimo  fare,  e  il  nostro 
autore  opina  die  17  o  al  piu  18  libbre  di  foglia  naturalc  per 
riascuna  libbra  di  bozzoli  sarebbero  uu  calcolo  equo  (Nota  dcl^ 
Compilacore  ). 


2C6  AMMINISTRAZIONF,    ECONOMICA 

consmuo  noa  puo  attrihuirsi  die  alia  trascuranza  e  al  cat- 
tivo  impiego  cle'  buoni  nietodi  di  governare  i  bachi  ,  op- 
)>ure  a  riprovevole  spensieratez/.a  nell'  uso  della  foglia  , 
oil  a  frocli  usate  sn  tpiesta  o  sui  bozzoli.  II  valore  di 
sifFatto  conipenso  si  sialjilira  dietro  il  prezzo  stato  prati- 
cato  nel  coniniercio  della  foglia  sul  luogo. 

All'  opposto  per  aniinare  sempre  piii  i  coloni  socidali 
air  esatta  osservanza  delle  leggi  di  buon  governo  de'  ba- 
chi, e  ad  una  saggia  economia  della  foglia  ,  ogni  proprie- 
tario  in  proporzione  delle  sue  facolta  e  dell'  ampiezza 
delle  sue  tenute  stabilira  la  distribiizione  ogni  anno  di 
due  prenij  pecunjarj ,  il  piimo  de'  quali  sara  il  duplicate 
del  secondo. 

Al  niaggior  preniio  avranno  diritto  que'  coloni  die  sa- 
ranno  riusciti  a  produrre  la  libbra  di  bozzoli  con  un  quan- 
titative di  foglia  niinore  del  precisato  nell'  adequate  di 
consnniazione ,  e  sara  sempre  fra  questi  preferito  clii  ne 
avra  iiupiegato  di  meno  in  confronto  de'  snoi  colleglii 
aspirant!. 

Al  secondo  premio  concorreranno  tutti  gli  altri  coloni  , 
e  I'otterra  clii  avra  prodotta  la  libbra  di  bozzoli  con  minor 
consume  di  foglia  di  tutti  gli  altri.  Nel  case  di  parita,  tanto 
pel  priiuo  die  pel  secondo  premio,  la  sorte  decidera.  1  varj 
gradi  di  diritto,  o  la  parita  si  desumeranno  dai  risultati 
registratl    uella   tabella   A. 

La  distribuzione  de' succennati  premj  avra  luQgo  in  un 
giorno  determinate  uon  piu  tardi  del  decimo  dope  fatto 
il  raccolto  de' JdozzoH.  In  tal  giorno  si  con  voclieranne  nella 
casa  padronale  tutti  i  coloni  socidali  e  ad  alta  voce  si 
leggeranne  lore  i  risultati  registrati  nella  tabella  ^4 ,  e  si 
cenferiranno  i  rispettivi  premj ,  numerandone  I'ammentare 
premesso.  II  premiato  col  secondo  premie  rimarra  esente 
eziandie  dal  compensare  il  quantitative  di  foglia  consumate 
oltre  il  termine  preventive  di  censumazlone,  quando  pero 
r  ammontnre  di  questo  e  del  preniio  assegnato  riunni 
lion  giungano  a  parificare  la  totalita  del  prime  preniio , 
nel  qual  cnso  sarii  tennto  esente  soltanto  dalla  met.^  di 
esse  compenso. 

L'  autore  centenipla  il  case  di  qualclie  frode  per  parte 
de'  coloni ,  sia  nella  tlandestina  sestituzione  di  altra  se- 
mente  ,  o  nella  sottr^zionc  de'  bozzoli,  e  stabilisce  sotto 
la  forma  e  iiatura    di    patto    delle  penali  .   o  coinpensi    da 


DELIA    FOGLIA    DE    CKI.SI,    ecc.  207 

esigersi  senza  ricorrere  a'  tribunali.  Lu  cjual  cosa  per  ve- 
rita  snppone  una  docilita  e  boiiarieta  ne'  coloni  piu  tco- 
retica  die  pratica  :  e  noi  crecHanio  prima  di  tutto  ardua 
e  difficile  la  prova  della  frode ;  difficile  la  coafession  nel 
contravventore;  difficilissima  la  condiscendeiiza  in  lui  di 
sottoporsi  alia  pena.  In  ogni  modo  1'  autore  trova  prati- 
cabilissinio  cjuanto  propone. 

Passa  r  autore  a  fare  1'  apologia  del  suo  sistema  econo- 
niico  niostrandone  i  buo^ii  efFetti,  ma  quelle  che  piii  im- 
porta ,  cgli  dice  ,  die  avendone  comunicate  le  sue  idee  a 
certi  signori  Conti ,  essi  lo  misero  in  praiica  in  una  loi'o 
tenuta  nel  couuine  di  Arluno.  Egli  da  quindi  i  risultamenti 
delle  loro  esperienze  con  una  tabella  eseguita  giusta  il 
sistema  dell' autore,  la  quale  tabella  porta  seco  un  nuovo 
grado  di  liducia  e  d'importanza  ,  poiclie  i  dati  in  essa  re- 
gistrati  non  sono  ipotetici,  ma  di  fatto.  Ecco  dunque  come 
r  autore  espone  gli  esperiinenii  ■  del  signor  Gio.  Battista 
Cond  eseguiti  sotto  la  soprintendenza  del  cugino  di  lui 
Carlo  Beretta ,  gio  vane,  die' egli,  di  abilita,  zelante  e  pa- 
ziente. 

Ultimata,  die' egli ,  la  covatura  della  semente  ,  furono 
divjsii  baclii  In  tredici  porzioni,  dodici  delle  quali  furono 
distriljuitc  ad  altrettanti  coltivatori,'  ed  una  fu  educata 
dallo  stesso  signor  Carlo  Beretta  nella  casa  padronale. 
Questa  partita  che  si  regolo  a  tutto  rigore  di  arte,  e  per 
la  quale  pure  era  scrupolosamente  osservato  ii  sistema 
nmministrativo  dell"  autore,  fu  destinata  a  servire  di  crite- 
rio  per  gli  altri  coltivatori,  ed  era  percio  ad  essi  osten- 
sibile  in   qualunque  ora  del  giorno. 

I  risultati  linali  di  questa  coltivazione  vedonsi  registrati 
nella  seguente  tabella. 


208                      AMMINISTRAZIONE   ECONOMICS 

V 

RjAssuNTo    delle   partite    coloniche 

rlferibill    alia 

c» 

nel   comune  i 

Cognomc   e   Nome. 

Bachi 
ill  ragione 

Foglia 
(li   gelso 
soniniini- 

Bozzoli 
raccolti. 

Coiisunio   vero 

di  foglia 

ogni    libbra 

Ac 
di  c 
zioi 

cli  seme. 

strala. 

cli    bozzoli. 

espe, 

on«     dtn. 

libbrc         once 

iibb. 

once 

lib.            once 

/;6. 

Casa  Padronale  .  . 

I      13 

i33i    14 

98 

14 

i3  i3   y.„ 

1 5; 

Saleri  Gio.,massaro 

2     lO 

33i8     7 

148 

— 

i5   18  73/;^^ 

Bdttini  Paolo,  pig.' 

I      12. 

1393  ■ — 

88 

14 

1 5  20  '%,, 

Cassani  Giuseppe  . 

I         8 

1234     8 

76 

— 

16     6  73/^^ 

Nebulone  Giovanni 

I      12 

1407  — 

84 

14 

16   18   ^y_^^ 

Morazzoni  Yincen. 

20 

863  — 

5o 

— 

17  7  ^y.o. 

Cassani  Carlo .  .   . 

—   i8 

783   14 

43 

14 

n    8  'V.oo 

Cattaneo  Francesco 

23 

1018  — 

58 

14 

17  "-y-oe 

Barate  Carlo   .  .  . 

1 

1134     9 

60 

— 

18     30     «/.„, 

Barate  Antonio  ,  . 

I     4 

1 1 38  — 

57 

— 

19  37  — 

Antonino  Giuseppe 

33 

1133     30 

54 

14 

20  17  ^y.„o 

Cassani  Pietro    .  . 

—  i8 

848     20 

41 

— 

20     19     ^V.oo 

Rosa  Carlo  .... 

33 

ioo3     7 

47 

— 

2  1         9    "/.oo 

l5     13 

15544  1 5 

906 

14 

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DELI.V    FOGLIA    UJi    CELSI ,     CCC.  20Q 

ij  de'  bachl  nclla  posscssioiie  del  sl^nori  fratelll   Conti 
tV  anno   1824. 


Foglia 

piu   consumata 

da 

conipciisarsl. 


OSSERVAZIONI. 


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220 

283 


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Ba  qiiesto  quailro  emerge  primo,  che  Saleri  e  Bottlni 
lianuu  meglio  ilcgll  altri  coitivatorl  seguite  le  legole  di 
biicjii  governi),  c  quelle  (11  amiuiuiitraziojie  ecojiomica 
deila  fiiglia;  e  che  iiel  caso  dell'asieguamento  di  pre- 
mio ,  il  preniio  secondo  sp«ltterel)be  a  Saleri,  non 
avendo  luogo  pel  piesente  anno  1' assegnamen'to  del  pri- 
mo pi-emio,  non  amnietlcnvloii  a  coucorso  la  partita  Pa- 
droniilc  Secondo  che  Cussani  Carlo  e  Caltaneo  Francesco 
hanno  consunto,  e  vero,  maggior  foglia  del  bisogno  ;  nia 
con->iderando  che  per  la  niiuacciata  scarsezza  di  foglia 
hanno  cpiesti  dovuto  gettare  1/24  circa  de'  loro  baclii  al 
termine  della  cjuarta  eta,  e  che  il  j}febulone  ebbe  ad  osscr- 
varc  fra'  suoi  bachi  alcuni  giuLlonl ,  non  e  il  loro  consn- 
mo  gran  co;a  cccedenlc:  lo  ste^so  riflesso  e  applicabile 
anche  a  Borate  Antonio,  Ant onino  Giuseppe  e  Rosa  Carlo, 
i  quali  avendo  gettato  all' incirca  1/16  dei  bachi  come 
sopra,  il  loro  consumo  si  avvlcina  scnsibilmentc  ad  una 
mi^ura  plii  proporzionalc.  Non  c  percio  che  non  debhano 
metterii  in  avvertenza  per  1'  avvcnire,  e  sorvejliarli  nel 
venturo  anno.  11  Cassani  Pietro  che  non  ha  gettati  hachi 
e  il  pin  riprovevole.per  I'eccedente  consumo,  e  dovra 
piu    degli   altri   sorvegliarsi  ,  e  frenarsi  per  1'  avvenire. 

Alcuni  vollero  sj)iegarc  il  loro  consumo  col  titolo 
di  avere  essi  delle  abitazioni  frcdde  ,  e  di  aver  iii- 
contrate  neil'  ultima  eta  de'  liachi  le  frcdde  e  ven- 
tose  giornate  del  mezzo  giugno.  Ma  quejsta  scusa  non 
c  logittima,  giacchc  il  buon  coltivatore  sapendo  che 
in  ba^fa  temperatura  i  bachi  non  maiigiano  con 
grantle  voracita  ,  deve  andar  pii'i  guardingo  ,  e  piu 
ccoiionio  nella  quantita  di  foglia  che  assegna  a  cia- 
scun  pasto,  onde  non  si  abbiano  ad  avere  grandi  rc- 
sidni  di  foglia  non  mangiata  che  aumeatano  il  volume 
dc'lctti,  cd  cfpongono  a  gravi  pericoli  la  collivazione. 

Jl  tolale  raccoko  de'  bozzoli  sta  qui  in  ragione  ili 
li'-'bre  58,  once  14  per  ogni  oncia  di  seme,  questu 
sendirera,  ed  e  difatto  scarso ;  raa  a  questa  scarsczza 
ha  in  molta  parte  contribuito  1'  aver  dovuto  l^isci.ire 
i  bozzoli  sul  bosco  alT  incirca  giorni  i5,  gli  ultinii 
de'  (jii.di  ventosi ,  hanno  portato  ini  eccessivo  ]>i-o- 
sciut;-;nicnto  ,  in  modo  che  per  adequate  furono  iie- 
cessarj   bozzuli  420  a  costituire   una  libbra  donee  28. 


Wihl.  iLuL  T.  >.XXV1!. 


14 


2IO  A>UMIN1STRAZ10NE    ECONOMICA 

Ncl  premesso  riassunto  si  vede ,  die  la  perdita  in  inon- 
dature  della  foglla  de' gelsi  eiiiersa  al  sigaor  Beretta  fu  di 
lilib.  l5,  one.  12  circa  pev  cento,  per  cui  T  adequato  di 
consiunazione  risnlto  di  lihb.  i5,  cue.  9  di  foglia  naiurale 
per   oi^ni   llbbra   di   bozzoli. 

Nella  casa  padronale  si  ottenne  la  lilibra  di  bozzoli  con 
sole  libb.  T3,onc.  1 3  e  a/'ioo  di  foglia;  e  presso  i  coloni 
Soieri  e  Botti.ai  che  fiuono  i  piii  docili  ed  economi  ,  il 
consume  reale  non  ha  ecceduto  clie  di  j^oclie  once  1'  ade- 
qnato   slabilito. 

Dobbiamo  conipiangere  una  circostanza  che  toglie  al- 
quanto  alia  fiducia  ed  esattezza  di  questi  calcoli  ,  ed  e 
quella  gia  accenaata  uelle  osservazioni  della  taljella  ,  cioe 
di  aver  fatti  geitare  ad  alcuni  coloni  de'  bachi  per  la  nii- 
iiacciata  scarsezza  di  foglia,  per  cui  non  si  possono  con- 
siderare  piu  che  come  approssimative  le  risultanze  di 
alcune  partite.  Nulladimeno  non  si  puo  negare  die  questa 
tabella  non  ofFra  utili  lumi  per  le  altre  partite  non  sog— 
gette  a  tale  inconveniente ,  e  principalmente  per  quella 
coltivata  dal  diligente  ed  esperto  sigoor  Beretta;  il  quale 
con  one.  i5,  den.  12  di  semente  consumando  libb.  i5544, 
one.  i5  di  foglia  ha  prodotte  libb.  c)o6  ,  one,  14  di  bozzoli 
da  n."  420  per  libbra.  Ha  dunque  libb.  1002,  one.  24 
circa  di  foglia  per  oiicia  di  semente  contro  il  raceolio  di 
libb.  58,  once  14  di  bozzoli,  ciascuna  liljbra  de' quali  e 
costata  in  monte  poco  piii  di  libb.  17,  one.  4  di  foglia 
naturale.  Se  i  suoi  bozzoli  fossero  stall  del  peso  di  36o 
])er  libbra  (come  avviene  de' migliori )  egli  avrebbe  avuta 
la  soddisfazione  di  raccogliere  collo  stesso  numero  di  ba- 
clii ,  lib]}.  68,  one.  7  di  bozzoli  per  ogiii  oneia  di  seme,  ed 
in  allora  questi  bozzoli  non  gli  sarebbero  costati  die 
libb.    14,  one.    ao   circa  di  foglia  per  libbra  (i). 


(1)  Faremo  qui  osservare  al  nostro  autore  che  se  i  bozzoli 
del  sig.  Beretta  avessero  avuto  iiiaggior  seta,  e  per  consegiienza 
inaggior  pe.so  ,  prubTbilinente  i  bachi  avfebbero  mangiata  una 
quantita  uiaggiorc  dl  foglia,  ed  avrebbero  quindi  portata  una 
difFerenza  nel  siio  calcolo  i])Otetico  ;  imperciocche  genf raln-.ente 
jarlando  il  bozzolo  quarido  e  duro,  consisterite  e  ricco  di  60- 
stanza  stiica ,  lo  e  sei  ipre  in  proporzione  della  salute  del  baco 
e  della  quantita  di  ioi:Ua  da  csso  mangiata  (  Nota  del  Com-' 
pilaCure  ). 


DEtLA   FOCLIA.    DE    CEL8I  ,    eCC.  3  1  I 

Se  dunque  dal  consumo  reale  di  foglia  verlficatosi  ia 
lib.  17,  one.  4  per  ogai  libhra  di  bozzoli  raccolti  si  fac- 
ciano  le  opportune  deduzioni  per  la  porzione  di  foglia 
inutilmente  maiigiata  dai  bachi  gettati  a  periodo  inoltrato 
di  eta,  e  se  si  faccia  riflesso  al  numero  di  bachi  che  do- 
vettero  lavorare  e  formare  una  libbra  di  bozzoli ,  si  vedra 
dice  I'autore,  che  le  risultanze  pratiche  di  questa  coltiva- 
zione  assai  ragionevoliiiente  si  avviciiiano  agli  estremi  ia- 
dicati  nel  proposto  metodo  di  ammiaistrazione ,  e  consi- 
derare  si  possono  non  come  ideali ,  ma  aveiiti  la  sanzione 
deir  esperieiiza. 

La  difFerenza  poi  che  passa  tra  il  consumo  vero  del 
Soleri  e  del  Bottini ,  e  quello  dei  tre  ultimi,  Antonino , 
Cassani  e  Rosa  mette  il  suggello  in  conferma  dell'  utilita 
del  sistema  dell'  autore.  I  bozzoli  raccolti  dal  Saleri  e  dal 
Bottini  sono  costati  fra  libb.  i5  ,  one.  18  e  le  libb.  i5  , 
one.  21  di  foglia;  mentre  gli  altri  sono  ascesi  oltre  le 
libb.  20  ,  one.  ^'J ,  e  le  libb.  31  ,  one.  9,  che  e  qnanto  dire 
cinque  buone  libbre  e  mezzo  di  foglia  di  piu.  Se  1'  ade- 
quato  di  consumazione  non  fosse  stato  congruo  ,  come 
avrebbero  potuto  i  due  primi  avvicinarsi  di  tanto?  E  se 
questi  lianno  saputo  dare  una  libbra  di  bozzoli  col  suc- 
cennato  consumo,  perclie  non  lo  potevano  e  non  lo  do- 
veano  anclie  gli  altri  che  ebbero  sulle  giorualiere  sonniii- 
nistrazioni   foglia    di  (juaiita  eguale  a  quella  de'loro  colleghi? 

lliportereuio  qui  le  tabelle  delle  quali  si  e  fatta  parola 
nel  corso  di  questo  articolo,  lasciandovi  come  sono  anclie 
le    dilucidazioni   dclT  autore. 


21  J 


AMMIA'ISTR.VZIONE    I'CONOMICA 


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DELL  A    FOCLIA,    DE  GELSI,    OCC. 


2l3 


Tabella  induaiUc  t  approssimativo  conswno  giornaliero  di 
foglta  natiiralc  per  la  nutrizione  de  bachi  nati  da  uii  oucia 
dl  seme  ncl  giro  delle  sue  cinque  etd ,  ritenuto  il  di  lei 
calo  in  moiidature  al   i5  per   cento. 


Prima 

eta. 

Seconda  eta. 

Terza   eta. 

Quarta   eta. 

Quiiita 

eta. 

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lib.  18  on.  14 

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7  on.  14 

lib 

i63on.— 

lib 

800 

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1 

RIASSUNTO. 

Prima  eta lib.  7 

Seconda  eta »  18 

Terza  et.\ »  56 

Quarta  eta »  168 

Quinta  eta »  8co 

Totale   lib.  ic5o 


one.    14 

»    14 


La  presente  tabella  si  e  redatta  con  poche  variazioai  dlc-rro  la  scoKa 
tlelP  immortale  opera  Dell'  arte  di  governare  i  bachi  del  celebre  conte  Dan- 
dolo ,  che  con  somma  peispicacia  ha  indicata  e  stesa  la  storia  naturale  di 
questi  utilissimi  bruchi.  Non  vi  fu  fenoraeno  atteneutc  al  loro  modo  di 
esistere  ,  che  da  esso  non  sia  stato  con  grande-  accuratezza  osservato  e  de- 
scritto.  Dandolo  fu  un  genio  in  varie  parti  dell' agricolciira ,  e  specialnienie 
in  fjuesta  :  le  di  liii  opere  che  mentre  egli  viveva  non  gli  procacciaroiiii 
da'  8U0I  concittadini  la  stima  e  la  gratitudine  uieritata  ,  saranno  forse  1111 
testo  assai  piu  venerato  nella  posterita  :  e  qiicsta  la  sorte  riservata  in  ge- 
nerale  agli  autori  viventi  ,  e  tanto  piu  a  c[uelli  che  con  franchi  voli  tra- 
scendono  la  linea  dclla  niediocrita  :  io  doveva  all'  amicizia  ed  alia  bonia 
con  cui  I'illusrre  defunto  mi  onorava  rpiesto  teaue  tribiito  alia  di,  lui  teuera 
ricorilnnza. 


214 

C 


AMMIXISTBAZ.IONK   SCONOMICA 


Dare. 

Garibolcli  Paolo    pigionante. 

i8a   .  .   . 

Bachi  consegnati  in  ra- 
glone  di  semente  one.    i  '/,, 


FogUa  somministrata. 

Maggio  4 lib. 

5 " 

6 / 

7  ••••••  " 


Totale  foglia  som- 
ministrata lib.    1259.21 
Compctenza  con- 

troscritta     .  »    1026.  — 


Foglia    da    com- 

peii'^arsi  .   liit.      i33.  a  I 


A  V  B  R  E. 


Bozzoli  raccolti  e  con- 
segnati ....  lib.   65 


Ritenuto  T  adequate  di 
consumo  emerso  nel 
corrente  anno  dagli 
esperinienti  a  lib.  1 5 
once  22  di  foglia 
ogni  libbra  di  boz- 
zoli, ne  spettano  al 
raccoltodilib.65  lib.  1C26 


DKLLA.    FOCLIA    DF.'  GEL9I   ,    eCC, 


ai5 


D 

Tabblla  diinosrrathia  del  comumo  di  foglia  vaturale  per  nutrire 
i  hachi  di  un  oncia  di  seme  col  prodouo  di  sole  libbre  70  di 
hozzoli  ,  per  ritrovare  qaanco  se  ne  debba  consumare  approssi- 
maiivamente  per  ciastuna  libbra  di  bozznli  diecro  le  diverse  pro- 
porzioni  di  calo  ,  cui  la  foglia  naturole   soggiace  in.  mondaCure. 


\ 

Calo   in   raondaturc 

Foglia   naturale 

Quota  di  foo 

lia  naturale 

ogni    libbre    lOO 

ocrorreaie  per  uii'oncia 

per   ciascu 

na    libbra 

al    foglia    iiitilralc. 

di    seme   di   bachi. 

di  boz 

20li. 

Libb.     5  per   100 

L.bb.       955    7%i 

Libb.  ]3  one,  18      j 

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„     14 

>.     16 

V     13 

>.     I03l     7^88 

»     14 

>.     20 

„    i3 

,.     1043    59/87 

»     14 

>.    25 

»  14 

»   To55  70/85 

»  i5 

»  02 

»    i5 

»    1068   "/as 

>.   i5 

..  07 

»    16 

«      1080    «°/84 

„   i5 

»     12 

„   17 

»     1093    8./-83 

„   i5 

»     17 

«   18 

,.     I  107    ''/sa 

„  i5 

»     23 

.      ,.    19 

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»    • 

„  20 

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«   21 

>.     I  149    -9/^, 

«  16 

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»  23 

»     I  I  64      %» 

>.  16 

»     17 

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>>     1179    -7/,, 

»  16 

„     23 

>,  24 

»     I  1 96      'Vyfi 

"  17 

>)    03 

,.  25 

7.     I2I0    =7„5 

5>        17 

,.    08 

«  26 

«     12  27      V,^ 

).   17 

,,     14 

»  27 

"     1243    ^•/,3 

«  17 

«     21 

»  28 

>.     I  26  I      V,o 

,.  18 

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»  29 

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,.  18 

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»      1297    '0f.„ 

,.  18 

»     14 

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>.   1 3, 5  «/„ 

,.  18 

»     23 

„     33 

>.    1 335  -/68 

r,      19 

»    02 

.  33 

'.    1 355  >V67 

„  19 

»     10 

>.  34 

"    1375   5  0/^^ 

»  19 

„     18 

„  35 

>.     1396    6cf^s 

"   '9 

„     26 

>.  36 

»     1418    48/64 

>.  20 

r,      07 

>.     37 

>>     I44I     '7f(,i 

«  20 

»      16 

>.  38 

«     1464    3>/6, 

J.    20 

,.    25 

..  39 

"     1488    3=/,, 

«    21 

-  07 

>.  40 

»     l5l3    "/60 

>.    2  1 

"  17 

2l6  AIVIMlNISTUAZIOjSE    EOONOMIC.V 

Si  (";  (|ii\  calcolato  il  c.nio  ia  moiidature  soltanto  in  Hu- 
meri intieri ,  cioe  cU  libbra  in  lil)|)ra  ,  evitando  il  contegji,io 
di  tntte  le  intprmedie  fVazioni  ,  giacclie  ,  oIti-e  al  riusciic 
assai  lungo  ,  sarebbe  stato  di  poco  ntile.  Non  conviene 
pei-6  ti-ascnrarle  in  tutto;  e  prrcio  bnstera  di  tenerne  conto 
allora  soltanto  ,  che  il  nnniero  delle  once  arrivi  ad  uno  , 
due  o  tre  quarti  della  libbra ;  ed  il  calcolo  riuscira  poi 
anche  facilissimo  :  presentandosi  uno  di  questi  casi  ,  ecco 
come  dovra.  regolarsi  per  rinvenire  il  quoziente  clie  si 
ricerca.  Si  scriveranno  Tuna  sotto  Taltra  le  quote  attri- 
buite  a  ciascuno  de"  due  nuaieri  intieii ,  fra  cui  emerge  la 
frazione,  e  si  marcliera  la  dilTerenza  cbe  passa  fra  di  esse. 
Di  questa  difTerenza  si  fara  aggiunta  del  quarto ,  della 
meta  o  dei  tre  quarti  alia  quota  spettante  al  numero  in- 
tiero  ininore ,  e  si  avra  il  totale  ricercato  come  al  seguente 

liseinpio. 

Sia    da    ritrovarsi    la     quota     spettante    al     calo 
del    i5  '/j  per    loo  :    i  due  numeri  intieri,  fra 
cui  e  posta  la  frazione    sono    il    i5   ed   il    i6. 
Al  calo    1 5   corrisponde   la   quota   di    .    .    libb.    i5.     7 
Al   calo    16 >•    1 5 .  1 2 


DifTerenza  libb.   — .     5 
io  dovro  dunque  aggiungere  la  meta  delle  one.  5, 
cioe  once   2  '/^  alle  libb.    i5   once  7  ,   ed  avro, 
die  la  quota  spettante  al  calo  di    libb.    i5  '/, 
sara  di  liblire    1 5   oace   9  '/-,  . 

Le  cifre  della  prima  colonna  indicanti  il  calo  in  mon- 
dature  ogni  libbre  i to  di  foglia  rappresentaao  la  scala 
degli  adequati.  Stabilito  in  ogni  anno  coi  tre  prescritti 
esperimenti  quale  sia  V  adequate  die  gli  appartiene  ,  si  trova 
tosto  alia  colonna  terza  la  corrispondente  quota  in  foglia 
naturale  per  ogni  lihbra  di  bozzoli, 

I  totali  esposti  nella  colonna  seconda  in  foglia  naturale, 
ossia  quale  e  tratta  dall'  alljero  ,  si  ragguagliano  tutti  a 
libbre   908    di   foglia    mondata. 

Neir  assegnare  alia  colonna  terza  la  quota  di  foglia  na- 
turale competente  ad  una  libbra  di  JjozzoH  ,  si  sono  tras- 
curate  le  frazioni  di  oncia,  ronducendo  il  loro  calcolo  ^a 
risultati  poco  significanti. 


nEIXV    FOCLIA.   DE    CFX«;i  ,     OCC.  217 

Chiudc  r  autore  rjnesto  opuscolo  con  mi' appendice  li- 
sguardaute  due  oggetti  impoi-tahti  de''  quali  ragguaglierenjo 
esattanioiite  i  nostri  leggitori.  L'  aiitore  cliiaiiia  crronea  ed 
inntilmente  costosa  la  pratica  oniiai  universale  presso  i  piu 
diligent!  coltivatori  di  gelsi  ,  di  vestirne  cioe  il  loro  fusto 
con  canne  ,  o  paglia  od  altro  ,  dicendo  clie  il  gelso  e  nna 
pianta  esotica  ,  proveniente  dalla  Cina  ,  die  e  quanto  dire 
da  un  clima  dove  il  sole  e  niolto  piu  ardente ,  e  che  puo 
e  deve  gradir  meglio  i  cocenti  raggi  di  esso  che  non  I'om- 
bra  della  fasciatura.  L' autore  non  dissinmla  i  vantaggi  che  c 
si  decantano  e  suppongono  dai  segaaci  di  siiFatta  pratica, 
ma  li  contraddice  tutti  e  sostiene  che  le  piante  parasite 
che  nascono  sul  tronco  de'  gelsi  lasciati  scoperti  sono 
efFetto  della  cattiva  coltivazione  ,  cioe  della  troppo  indi- 
screta  ed  ingorda  sfogliatura ,  delle  ofFese  fatte  coll'  in- 
conslderato  contorcimento  de'Ioro  rami,  colle  piaglie  fatte 
al  pedale  del  tronco  ,  col  poco  diligente  piantainento  of- 
fendendone  le  radici  o  ponendo  i  gelsi  in  terreno  poco 
fecondo  o  ingrato  alia  loro  vegetazione  ,   ecc. 

Siccotne  questa  opinione  si  oppone  ad  una  usanza  cre- 
duta  da  niolto  tempo  salutare  e  clie  da  moltl  agricoltori 
si  considera  anzi  come  1'  indizio  essenziale  di  una  dili- 
gente coltivazione,  avremmo  desiderato  che  I'autore  I'avesse 
corroljorata  con  molte  esperienze  e  con  molte  prove  di 
fatto  sue  proprie  ;  nia  dobbiam  confessare  clie  in  questa 
parte  non  e  molto  provveduta  la  sua  Memoria,  Vero  e 
che  alia  pag.  82,  dice  =  «  Da  molti  anni  ho  fatte  nume- 
>>  rose  piantagioni  di  gelsi  ,  che  ho  allevatl  senza  yestia- 
"  rio  ,  ed  iio  di  presente  confront!  tali  ne' miei  poclil  beai, 
yi  ed  in  qnelli  de'  limitrofi  possessor!  da  convincere  anche 
»  i  piu  ostinati,  che  lo  sfrondamento  troppo  sollecito  dei 
')  gels!  d!  recente  piantagione  ,  con  quant' altro  di  malfatto 
>i  v!  consegue  ,  e  la  causa  forse  unica  e  vera  del  ritar- 
)/  dato  sviluppo  de'  glovani  tronchi  ,  anzi  del  loro  intri- 
"  stimento  ,  e  del  predominio  sovr'  essi  de'  licheni  e  dei 
"  nmsclii  ,  per  cui  non  presentano  che  un  tutto  avvizzito, 
>>  inveccliiato  anzi  tempo  e  prossiino  rjnindi  a  divenir  preda 
"  delle  iiamme  ,  a  thspetto  anche  del  vestiario  che  se  Ic 
»  va  ( che  si  va  loro)  ogni  anno  rianovando  o  rattoppando 
"    con  inutile   e  gettato  dispendio.  •* 

"  II  gelso  di  nuova  piantagione,  soggiugn' egli ,  cui  con 
"    niano    prudeiite  ,     annualmente  ,    o    in    antunno    od     in 


aiii  AMMIXI^TRAZtOXE    ECONOMICA 

>i  prlmavera  si  limitlno  i  rami  Insciandolo  pero  d"  anno  in 
>>  anno  pii'i  ricco  fino  a  darle  (  dargli  )  una  conioda  ,  sim- 
»  metrica  e  soddisfacente  disposizione  ,  cio  die  si  ottiene 
ti  nel  giro  di  sei  in  sette  anai  ,  ingrossa  rapidamente  il 
"  proprio  fnsto ,  e  presenta  nella  superJicie  e  ne'i'ami  un 
>i  tutto  iiisieme  di  robnstezza  e  rigidita  die  si  oppone  alia 
"  invasione  de'  lidieni  ,  e  resiste  Tiiaravigliosaiiiente  agli 
"  estremi  delle  stagioai,  senza  ohbligare  il  proprietario  ad 
"  estranee  spese  pel  sno  vestiario  :  a  cjnesto  punto  di  eta 
ff»>  ( di  sei  o  sette  anni  dopo  la  piantagione  )  e  di  vegeta 
»  salnte  egli  e  sfrondabile  senza  teina  di  nocumento,  sem- 
"  predie  soltanto  per  T  avvenire  se  le  (  gli )  vada  pe- 
"    riodicnmente   accordando   qnalclie   annata   di   riposo    ». 

Ma  noi  avremmo  desiderate  die  P  autore  circostanziasse 
alquanto  piii  particolarniente  coteste  prove  di  fatto  ,  e  ci 
dicesSe,  p.  e.,  se  alibia  provato  sopra  qualclie  centinajo  di 
geisi  posti  in  un  terreno  eguale ,  in  una  posizione  eguale, 
in  circostanze  eguali  a  lasciarne  vestiti  alternativamente 
e  s vestiti  alcuni  ,  e  se  dal  confronto  siasi  potnto  rilevare 
la  verita  della  sua  massima.  Noi  pertanto  die  non  disprez- 
ziamo  in  nessuna  nianiera  e  1' asserzione  dell' autore  e  le 
ragioni  die  adduce  in  sostegno  di  essa  ,  ahliiamo  ordinate 
sui  nostri  fondi  un  sifFatto  esperimcnto  a  datare  di  questo 
anno  (iSaS),  e  ne  renderemo  ragione  a  tempo  opportune. 
Imperciocdie  invalsi  noi  delP  utilita  di  vestire  i  geIsi , 
pratidiiamo  con  amlDizione  e  con  molta  spesa  questa  co- 
stumanza  ,  e  ci  sarcbbe  caro  trovarla  erronea  e  svantag- 
giosa. 

L'altro  oggetto  di  questa  Appendice  trae  argomento  da  una 
nota  del  prof.  Gioliert  di  Torino  ,  apposta  aile  Istnizioni 
rlementari  d' ngricoUura  (]el  Fabbroni ,  nella  quale  parlando 
de"  1-iacbi  si  esprime  come  segue  alia  pag.  280  (  edizione 
del  Silvestri  di  Milano  ).  Ciovn  qui  di  avvisare  che  allora 
quaido  dopo  la  quarta  niuia  i  hachi  da  seta  hanno  man- 
giato  due  0  tre  giorni  soltanto  ,  e  non  sono  per  conseguenza 
mnturati  a  quel  segno  indicato  dall'  autore  ,  quando  a  que- 
st' epoca  manca  la  foglia  di  tjioro  ,  0  che  e  ad  un  prezzo 
eccessivo,  e  un  errore  gettar  via  i  vermi;  si  chiudono  esat- 
tamente  con  tele  ,  e  senza  ulteriore  alimento  montnno  e  for- 
mono  il  loro  hOzzolo.  Quesio  fatto  fu,  in  questi  ultimi  tempi 
confcrmato  presso  di  noi  da  infinite  esperienze.  = 


DFLL.V    FOGLIA    DK    CELSI  ,    CCC.  STQ 

II  nostro  aatore  fa  colpito  alia  lettnra  dl  qnesta  postill.i 
e  non  vi  presto  fede,  e  A'olle  colP  esperienza  conoscerne  It 
verita.  Ma  aiiche  ia  questo  suo  tentativo  tutte  le  rircostanze 
noa  favoriscono  quell'  iiitera  fede  crltica  che  si  desidei'a 
alio  scioojlinieiito  di  un  fatto  contrastato  da  due  diverse 
opinioni.  -L'autore  scelse  24  baclii  de' meglio  costituili  ,  mn 
la  scelta  fu  fatta  tra  Jjachi  generalmente  poco  vispi  e  poco 
robusti  per  csserne  stata  la  cura  precedente  |ioco  esatta 
ed  attiva.  In  ogni  modo  cglL  vi  pose  i  24  bachi  ia  appo- 
site panierino  e  li  ando  nutrendo  con  5  pasti  al  giorao 
di  ottima  foglia  nei  tre  giorni  successlvi  air  ultima  niuta ; 
vi  aggiunse  due  pasti  di  piu  al  maggior  teruiine  iadicato 
dal  prof.  Giobert  ,  poscia  praticato  all'  ingiro  del  panie- 
rino un  leggiero  bosclietto  di  rrramigna  cliiuse  il  coperchio 
o  pose  il  tutto  sotto  cnstodia  alfincbe  nessuno  avcsse  a 
recarvi  molestia.  Nel  settimo  giorno  il  silenzio  interno  del 
paniere  eccito  1'  autore  ad  aprirlo  per  sapere  se  nasoesse 
dair  avere  i  bachi  formate  i  bozzoli ,  o  fosse  silenzio  di 
niorte ;  egli  li  trovo  inerti ,  inacilenti,  moribondi  ^  quattro 
giorni  dopo   erano  fatti  cadavere. 

Ad  altri  12  bachi  destinati  alio  stesso  esperimento  ofFri 
il  .solite  pascolo  non  per  tro  soli  giorni  ,  ma  per  sei  dopo 
la  quarta  niuta.  Aperto  il  paniero  dopo  Tottavo  giorno  di 
reclusione  e  prigionia  ritrovo  due  soli  bachi  morti ,  e  dieci 
bozzoletti  ,  due  de'  qitall  imperfetti,  ed  otto  di  tessitura 
assai    debole ,  ma  tuttavia  migliore  degli  altri   due. 

Altri  12  bachi  fnrone  rinchiusi  dopo  sette  giorni  intieri 
di  nutrizione  come  sopra  ,  e  questi  lavorarono  dei  bozzo- 
letti alquanto  piu  voluminosi  e  di  un  tessuto  sensiljilmente 
piii  conipatto  de'  surriferiti. 

Tutti  gli  altri  bachi  fratelli  di  questi  furono  nudriti  fine 
al  termine  regolare  della  quinta  eta;  montai'ono  sananiente 
i  boschi ,  e  lavorarono  bozzoli  dl  tessuto  mediocre,  colorati 
quaii  in  gialle  ,  quali  in  verde  piii  e  nieno  oscuro  ,  ed 
il  rimanente  bianchi.  Bisogna  notare,  cio  che  T  autore  ha 
indicate  da  principie  ,  e  che  noi  abliinmo  oniesso  ,  cloe 
che  la  semente  era  originaria  della  Spagna  ,  e  che  si  col- 
tivava  per  vederne  la  qualita.  L'  autore  non  ne  rimase 
contente  ,  e  dice  che  siffatti  bozzoli  non  hanne  altro  me- 
rite  che  di  essere  di  straniera  provenienza.  Non  si  dimen- 
tichi  perb  che  la  coltivaziene  di  essi  fu  soggetta  ne'  suoi 
primordj    a    qnalche    disordine    e    trascuratczza  ,    la    quale 


U0.O  AMMIXISTR\ZI0NF.    EOONOMICA    CCC. 

puo  essere  stata  originc  audio  della  trista  salute  do'  baclii 
e  della  scadente  qualita  del  loro  prodotto. 

L'  antore  entra  in  scguito  nol  ragguaglio  liidividuale  del 
peso  de' bozzoli  stati  prodotti  no"' suoi  esperimciiti,  e  noi 
crediamo  inutile  entrare  in  cosi  minute  particolarita ,  con- 
tentandoci  al  nostro  scopo  de'  rlsnltati  ,  i  quali  non  sono 
favorevoli  airasserzione  del  professore  di  Torino.  Per  ve- 
rita  e  accaduto  qualclie  volta  anclio  prcsso  di  noi  die  i 
baclii  fossero  niandati  al  bosco  digiuni  degli  ultimi  tre  o 
quattro  pasti  per  estrema  penuria  di  foglia  ;  ma  piu  fu- 
rono  i  pasti  negati ,  piii  deboli  e  leggieri  fnrono  sempre  i 
bozzoli ,  e  dove  mancarono  piu  di  quattro  o  cinque  pasti 
il  raccolto  fu  quasi  nullo. 


a2.i 


Metodo  per  correggcr-c  le  altezze  eccessive  delle  Pescaje , 
e  per  migllorare  gV  idraidlcl  edlfizj  per  mezzo  prln- 
cipalmente  dl  catcratte  osciliaiiti,  pioposto  dal  dottor 
Francesco  Focacct  ,  pubhlico  professore  dl  matemati' 
che  pure  cd  appUcate  nclV  I.  c  R.  Accadcrnia  delle 
belle  artl  dl  Firenze.  —  Firenze ,  1 8 1 6,  presso  Gu- 
glielmo  Piatti,   in  4.° 


N. 


EGLi  Otto  aniii  da  die  questo  libretto  fu  fatto  pubblico, 
niuao  si  e  occupato  d'  esarainai-lo ;  e  noi  forse  non  ce  ne 
occuperemmo  adesso  se  non  si  trovasse  intiodotto  in  una 
Raccolta  d' autori  die  trattano  del  moto  delle  acque  (*),  che 
deve  servir  di  norma  agl"  Italiani  nell' arte  difficile  di  go- 
vernarle.  Ne  a  cio  fare  ci  muove  la  premura  di  sindacare 
gli  altrui  scritti,  e  di  contrastare  all' onore  che  piacque  a 
taluno  d'accordar  loro;  ma  bensi  T  altra  di  tenere  in  guar- 
dia  i  meno  cauti  dalF  affidarsi  serapre  a  quelli  per  tal  mode 
apprezzaii  e  distinti :  premura ,  piix  che  in  altri  tempi 
nel  nostro  opportiina ,  in  cui  le  rnccolte  in  genere,  pro- 
digiosamente  moltiplicate  cd  estese ,  sembrano  divenute 
1' oggetto  piu   tosto  della  privata,  che  della  publjlica  utilita. 

il  priino  rilievo  che  avvenga  di  fare  Icggendo  il  libro 
del  signor  Focacci ,  e  la  trascuratezza  dello  stile,  e  si  e 
riscossi  dalle  frasi  la  societa  degli  uotnini  (3)  (**) ;  V  uso 
di  Qustare  ....  non  gustoso  ne  convenience  (4):  d'Apulejo, 
e  degli  asini  suoi  compagni  (8).-  mulini  a  braccia,  ed  a 
bestia  (9) .-  rawolger  nella  mente  il  pensiero  di  fare  il  ten- 
tativo,  onde  vedere  di  trovare  (41):  per  la  gid  patria  del 
gran  luminare  (43);  orizzontarsi ,    o  cadere  (62),  ecc.  ecc. 

La  sintassi  yI  e  generalmente  intricata  e  contorta,  e  s'abbia 
di  cio  un  esempio  nel  parngrafo  4.3  che  riportiamo  per  in- 
lero.  i<  Questi  edifizj  conosciuti  coi  nomi  di  Midin  nuovo 
»  di  Ponte  ad  Elsa ,  di  Capo  Cavallo,  delle  Volpi  o  del  Co- 
»   mune ,  ossia  di  Bocca  d'Elsa,    quattro  de' quali,   cioe  il 


(*)  Raccolta  degli  autori  moderni  ecc.  Vol.  II  pag.  ii3.  Bo- 
logna,  1824. 

(**)  I  miim-ri  arabi  cbiusi  fra  pareiitesi  riportano  i  paragi'afi 
deir  opera. 


■2'J.-i.  IIETUDO    I'LR    COlUtEGGKKK    IE    ALTEZZE 

>i  Midin  nuovo ,  del  Ponte-a-Flsa ,  delle  Volpi  ,  e  del  Co- 
!)  mune  spettano  ciascuno  respettivamente  alle  nobilissime 
•J  iioreiitine  fniniglic  ile'conti  Bardi,  degli  Arlandini ,  dei 
•>  Ivondinclli  e  de'Pazzi,  e  T  altro  di  Capo-Cavallo  alia 
!)  f.iuiiglia  Bucalossi  di  que'  dintorni  stata  per  il  passato 
>>  assai  conloda,  e  dimorante  al  presente  in  una  ahitazione 
!•  annessa  all' istesso  inuliao;  per  essere  soi)ra  uii  iiume 
>>  ablioiidante  d' acque  peienni ,  e  quasi  silnato  nel  centro 
>,  del  Yaldarno  di  sotto ,  e  precisauierite  all'  iuihoccatura 
!i  delle  due  rej^ie  stratle  Livornese  e  Travcrsa-Romaiia, 
II  clie  jjassa  pel  Cabtel-Fioreatino,  e  per  Certaldo,  ossi.i 
•>  j  er  la  gi.i  patria  dei  gran  luniinare  &opravvertito  (  il 
»  Boccaccio  "),  celebri  oraniai  son  diveiiuti  fra  noi,  noii 
('  tauto  per  la  loro  amichita,  mentre  raniuieiitati  vedoiisi 
»  in  varie  carte  notariali  dei  bassi  tempi ,  e  nella  storia 
>'  della  lunga  gnerra  di  Seniifonte ,  Fortilizio  ora  diruto 
i>  nelle  viciuanze  di  Petroguano ,  qiiauto  ancori  per  la 
!i  cospicua  toro  rendita  ,  e  per  aver  dato  luogo  a  coa- 
>i  tese  e  litigj  dispendiosissimi  ih\  due  secoli  a  quests 
>/  parte;  preceduti  sempre  da  accessi  giudiciall  ,  assistiti 
>j  da  valentissimi  idraulici  e  mateuiatici  insigui ,  e  da 
y>  allivellazioni  e  niappe  di  quel  troiico  dell'Elsa  di  7  in 
»  8  iniglia  circa  per  la  lungliezza  di  cui  son  postij  atteso 
»  r  essere  i  niedesimi  di  massima  utilita ,  tanto  pul>blica 
^>  die  privata:  perclie  son  dessi  i  c^uali  provvedono  di 
»  farina  la  suddetta  popolosa  provincia  non  solo,  nia 
V  Pisa  e  Livorno  pur  anche,  e  clie  ai  bisogni  della  ca- 
i>  pitale  ancora  nelle  eslive  stagioiii  bene  spesso  suppli- 
»  scono.  »  Questa  sintassi  manca  poi  afFatto  ne'  paragraii 
4-4  e   57.         ^      ^ 

Le  espressioni  noa  Iiarino  spesso  ne  rigore  ne  conve- 
uienza;  e  vi  s' incoatra  :  le  riccrche  dirttie  al  vantnggio 
universale  degH  uomini  formano  il  migliore  cd  il  princij>ci!e 
oggelto  delle  idraulLche  osser^HizLOrii  (  tle<tic.  ).  Cl' idrau/ici 
che  accoglieranuo  il  ritrwato  (  dell'autore  )  pih  in  graziit 
di  coloro  ai  qnali  e  dedicalo,  die  de  mcriti  inlrinscci  del 
hworo  (  ivi  j.  Lo  spirito  umano  che  e^rrcica  il  propria  in- 
gegno  ....  che  soddisfa  ugV  iinponenti  bisogni  della  sua 
consenuzione  (i).  La  scoperta  e  t  acquislo  del  frwnento  (3)  ,• 
hi  forza  del  vento  per  porre  in  azionc  (lualunijiie  mac  china 
utile  alia  vita  sociale  (11).  I' Elsa  fiu-ne  ....  quasi  silniUu 
neieentro  dtl  I'nldarno  di  solto  e preciscmiente  till'  tmboccaturet 


Ke^E^SIVE  delie  i'EScaje  ,   ecc.  220 

delle  rciiic  stradc  ecc.  (43)/  rienipimento  del  fuime ,  oltremodo 
rilevantissiino  (44),  cateratte  die  s' aprono  ]>er  I' opera- 
zione  (46),  e  per  f  cjfelio  (48)  tleiracqna:  gll  anelU,  o  Staf- 
ford (5i),-  la  desolazione ,  ovi-ero  I' eslerminio  (68),  ecc.  ecc. 
La  grammatica  e  la  lingua  non  vi  sono  risparmiate , 
ed  il  sig.  Focacci  scrive:  di  Dei  (2)  lavece  degli  Dei, 
offrirli  (ivi)  per  offi  ir  loro ;  valgoiLO  (iS)  per  vagliano; 
perse  (40)  ripetuto  uel  testo ,  e  nell"  errata  per  perdute : 
fosse  stato  (4.5)  per  fosse:  ringolfi  (47)  per  rigonfianienti : 
iiuociano'{i^'j)  per  rmocuno:  cadere  (61)  iiel  senso  sostan- 
tivo :  oscillaine/uo  (65)  per  oscUluzione :  smussatura  (56) 
per  smusso :  di  quarito  mat  non  varra  (6a)  per  di  quaiilo 
mai  varra:  confonne  pub  diinostrare  (65)  per  confonne  pub 
diniostrarsi:  rimovere  (70)   per  abbassare ,  ecc.    ecc. 

INe  manca  laogo  a  qualtlie  coiitraddizione.  Si  parla  nella 
ileJica  dclle  sollecitc  cure  (de' ):)roprietarj  snli"  Elga  )  ado- 
prate  per  inettere  ia  esecuzione  il  progetto  delie  cateratte, 
e  poi  in  un  luogo  si  dice  die  si  va  (da  loro )  prcpnrando 
cib  die  occorre  per  portarlo  ad  effetto  (69);  in  un  altro  die 
essi  non  turderanno  a  dicliiurarsi  esser  pronti  a  far  qua- 
hinque  spesa  per  tale  oggetto  (ivi);  in  un  terzo  final- 
luente  che  nulla  gli  resta  a  bramare  (alTautore)  che  di 
i'cdere  il  tutto  portato  ad  effetto  (ivi).  Trattando  dell' al- 
tezza  delle  cateratte  si  previene  che  I' annatura  forma  la 
(loro)  vera  altezza  (5  3),  indi  prescrive  d'adattarvL  delle 
tavoie  sopravanzanti ,  o  sporgenti  I'  annatura  medesiina  dalla 
jiarte  superiore  alia  linea  de' perni  (ivi).  L'autore  asserisce 
*in  un  luogo  non  gli  esser  sembrato  die  alcuna  niutazione 
o  catnbiamento  dalla  quale  sperar  se  ne  possa  un  vantaggio 
sensibile  posset  idearsi  e  proporsi  per  i  meccanisnii  de'  iiiu- 
hni  a  acqua  (3^),  e  poi  ve  ne  jiropone  due  essenzialis- 
sifui,  r  auiuento  del  diaraetro  delle  ruote  e  ia  riduzione 
del   fondo   delle   corsie   (wi). 

Alcune  idee  dell' autore  mancaiio  di  precisione;  couie 
iiaeWei  die  r acqaisto  (del  grano  )  dovette  cangiar  costwni  e 
vita  ....  alle  popolazioni  italiane ,  le  quali  cercato  ave- 
vano  il  loro  nutrunento  nella  rozza  quercie  (2),  clie  gli 
uoinuii ,  divenuti  possessori  delle  granaglie  creassero  I' agri- 
coltura  (4) :  che  i  iiuiiii  df  corso  stabilii.o  ....  sono  piii 
vicini  alle  magglori  popolazioni  (35):  che  V  arte  di  comer- 
tire  il  graao  in  farina  debba  riguardarsi  come  necessaria 
per  I' cHstcnza  dclle  cn-iU  societa  (68),  ecc   ecj. 


•2-2/^.  ME'IODO    I'KR    C01U;r.(;GKUK    1,E    ALTKZZE 

Altre  poi  soiio  destitute  di  vcrita;  come  per  esempio : 
die  gli  uomini  consacrassero  la  qiiercie  ul  priino  degli  Dei 
per  essersi  cibati  di  ghiande  (2) :  clie  11  grano  fissava  gli 
uomini  al  suoh  oce  erano  nati  (3):  die  la  cattiva  farina 
ottennta  coll' n so  de'niortari  fa  causa  che  gli  uomini  s  oc- 
cupassero  nel  fare  il  tentativo  di  scoprire  i  mulini  (7);  die 
I' agricoltiira  e  una  scienza  (3),  ecc.   ecc. 

Egli  e  poi  da  rimproverarsi  Pabuso  col  quale  quel  pro- 
fcssore  interpreta  gli  autori  die  gli  occorre  dl  cltare.  A 
parte  quello  di  Bacoue  die  serve  d' eplgrafe  alT  opera,  e 
die  in  nulla  si  rlfcrisce  alle  cateratte  osclUanti^  come  de- 
sume  egll  da  Ovidio  che  gli  uomini  si  iiutrivano  sokanto 
di  ghiande,  quando  11  poeta  parla  in  genere  di  frutti 
spontanei :  cibis  nidlo  cogente  creatis ,  arbutos  foetus  ecc.  ? 
Perche  Xenofonte  disse  videbatur  agricu.ltura  excitare  ani- 
mos,  ed  altrove  quum  agricuUura  prospere  succedit ,  etiam 
artes  cccterce  omnes  vigent^  era  forse  discreta  cosa  il  fargli 
dire  che  gli  uomini  acquistassero  per  essa  ardire  e  che  donii- 
natori  si  facessero  d' o^,iu  altra  cosa  creata  (4)?  Posldonio 
loda  il  sagglo ,  perche  rerwn  naturam  imiiatus  panem  ccepit 
facere  ■■  P  autore  fa  sogglungere  a  Posldonio  11  niotivo  di 
qnesta  Imitazione,  ed  e  perclic  il  ciljarsi  del  grano  tale 
qnal  era,  o  seniplicemente  arrostito  non  era  assolutamente 
}ie  gustoso,  ne  convmieiite  (4.   5). 

Passiamo  alia  matematica ,  giacche  Tautore  e  professore 
di  matematiche  pure.  Ed  a  dire  il  vero ,  cio  che  a  tal  pro- 
poslto  sgomenta  da  prima  e  il  linguaggio.  Parlando  delle 
niacini  egli  le  dice  pietre  circolari  (07) ,  mentre  non  sono 
che  clllndroidi  a  basi  concava  e  convessa,  e  definisce  la 
superlore  come  ordinata  a  girure  e  scorrere  intorno  al 
propria  centra  (18),  e  sorretta  parallelamente  alia  gia- 
cente  (ivi),  mentre  avrebbe  dovuto  dire  intorno  al  proprie 
asse,  lo  stesso  che  quello  dell  altra  giacente.  Espresslwie 
pill  singolare  el' altra  die  le  loro  snperficie  sono  respett.iva- 
mente  concave  e  convesse  alia  sbnilitudme  d' un  cono  (19),. 
(fuasi  che  tutta  quella  dimenslone  sia  espressa  da .  una  delle 
basi,  e  che  un  cono  possa  paragonarsi  ad  una  superficie  !  II 
seuso  e  die  lo  spazio  determinato  dalle  superiicie  concava 
e  convessa  delle  due  macini  e  cOniigurato  allafoggia,  non 
d'un  cono,  ma  d" una  conoide,  dilFerenza  di  due  coni  della 
stessa  base  e  dello  stesso    asse. 


ECCESSTVE    UELLE    PESCAJE  ,    CCC.  2^5 

La  ruota  idraulica  non  e  nieglio  trattata  della  maciiie. 
Per  dirci  die  essa  e  estesa  in  grossezza,  sulla  quale  sono 
regolarniente  clisirilmite  le  pale,  o  cassette,  s'  usa  dal  sigiior 
Focacci  la  frase  die  /«  circonfcrenza  e  rifasciata  da  un 
gran  cerchio  .  .  .  .  il  quale  serve  di  fondo  alle  pa'e  ecc. 
(33),  istriienduci  de' uuovi  teoivmi  geoiiietrici  die  ««  gran 
cerchio  pub  rifasckire  una  circonferenza,  servir  di  fondo,  ecc. 
Le  cassette  poi  vi  si  dicono  una  volta  scatole  (33),  una 
volta  armille  (ivi),  alitiso  di  voci  singolarissimo,  le  une 
indicando  de' recipienti  chiusi  di  qualiitiqne  forma,  le  altre 
de"  bmccialetti  I  Niiovo  snggio  di  rigor  matematico  ci  ofFre 
r  autore  stesso,  allorclie  proponeado  di  rendere  il  fondo 
delle  corsie  de'  mulini  sottoposto  alle  mote  leggermente 
incavato  e  confi^uraio  alia  fosgia  delle  ruote  stesse,  chia- 
nia  questi  fondi  porzioni  di  cerchio  (  Sg  5."  )  e  li  vuole 
quasi  tangenti  ai  periinetri  di  quelle  ruote.  Si  coatinua 
colV  operazione  delT  gcqua  (46)  in  luogo  d' azione  ^  col 
fondo  delle  superficie  del  fluido  ( 48  nota )  per  denotarae 
il   liinite   piu  basso,   ecc,    ecc. 

S'aggiimga  a  tutto  questo  un  andamento  afFatto  trascu- 
rato  ed  illegittimo  nelle  formole  ordiuarie  die  si  riportano. 
In  un  luogo  s' introducono  delle  coordinate,  senza  indicare 
I'origine  e  la  direzione  degli  assi  ai  quali  si  rifemscono  (60): 
in  un  altro  si  fa  uso  delle  notazioni  del  calcolo  ditferen- 
ziale  ed  integrale  senza  seguirne  lo  sviluppo  (48);  altro ve 
all'  integrazione  d'  una  funzione  si  fanno  precedere  i  valori 
costanti  ciie  convengono  alle  variabilis  quell' integrazione 
comjiita  (60)  „  ecc.   ecc. 

Gli  eiTori  di  lingnaggio  non  vanno  disgiunti  da  qnelli 
di  dottrina.  Infatti  la  convessita  della  niacine  inferiore 
d' un  niulino,  e  la  concavita  della  superlore  sono  uiisurate 
dal  signor  Focacci  dalle  superficie  respettive  (19)5  e  ci6 
in  onta  alia  geometria  elenientare ,  la  quale  insegna  che 
Tuna  e  I'aitra  sono  rappresentate  da  solidi  tenninati  da 
quella   superficie. 

E  con  qual  dimensione  si  paragonano  mai  quelle  super- 
ficie alle  quali  cosi  erroneamente  si  riportano  que' solidi? 
Ad  un  raggio  I  Una  superlicie  niisurata  con  una  lineal  anzi 
(  seguendo  la  logica  deirautore  )  un  solido  con  una  liiiea  I 
Perclie  poi  )ioii  possa  dubitarsi  che  tale  (a  il  suo  modo 
di  coniparazione  ,  egli  stesso  ce  lo  assicura  diceadoci  , 
che  la  superficie  convessa  (cioe  la  convessita)  della  macme  , 

HibL  luiL  1.  .XXXVII.        •  10 


2:^0    Mr  rcDo  fer  cokreggere  le  altezzk 

inferiore  noa  eccede  rnai  la  quarantasettesinia  parte  del  rag- 
gio ,  e  clie  la  concctva  {\a.  concavhh)  della  siipcriore  nori  suol 
mat  oltrepassare- la  irentesima  parte  del  medesimo  (19). 

Se  poi ,  clati  due  muneri  nella  ragione  del  laS  al  96,  si 
desidemsse  sapcre  qnnl  altra  ne  passa  fra  la  loro  somma 
e  la  loro  differenza  ,  si  sare!)be  ingannati  dairaiUore  il 
quale  la  fa  delT  ii  all'unila,  luciitre  I^eu  calcolando,  ri- 
sulta  poco  iiiaggiore  del  7  alF  unita  luedcsima. 

Scendiaiuo  alia  lisica,  giacche  il  sig.  Focacci ,  iusieme 
colie  mateinatiche  ]jnre  professa  anclie  le  applicate;  e 
progredendo  al  solito ,   incoiiuiiceremo   dal  linguaggio. 

Le  macini  sono  per  esso  adattate  I' una  suit' altra ,  quasi 
senza  toccarsi  (17),  comeche  toccandosi  aache  in  un  sol 
punto  esse  fossero  capaci  d''agire;  si  continua  col  delinire 
depressione  delle  falde  (  dell'  acqua  )  sid  punto  della  discesa 
]jer  la  sommita  d'  una  pescaja  (56)  il  suo  naturale  assot- 
tigliamento  su  quella  sommita  dovuta  alia  velocita  conce- 
pita,  sceiidendo  per  il  di  lei  dorso;  quasi  che  quelle  cosi 
dette  falde  d' acqua  altro  esprimano  che  gli  strati  ideali , 
e  elemeiiti  del  fluido  stesso^  o  clie  questi  elerneuti  siano 
condensahili,  o  come  1' autore  dice,  depriniibdi;  pelo  sii- 
periore  deW acqua  (60),  la  sua  superficie,  quasi  che  ne 
esistesse  il  pelo  inferiore;  momenta  della  forza  rovesciante 
TefFetto  d' una  pressione;  come  clie  quello  d' una  forza 
viva  potesse  rappresentarsi  con  un  momento  statico,  ecc. 
Sono  da  notarsi  i  momeniL  che  si  manifestano  (60),-  i  mo- 
menti  delle  parti  inferiorl  (67) ,  ecc.   ecc. 

L'  abuso  delle  voci  preyiene  poco  favorevolmente  delle 
dottrine ,  e  noi  anderemo  esaminando  per  ora  quelle  emesse 
dair  autore,  e  che  non  riguardauo  immediatamente  il  suo 
ritrovamento  (14),  delle  cjuali  ultime  fra  poco. 

E  seguendo  il  suo  stesso  ordine  hon  possiamo  esser 
certamente  contenti  di  quelle  che  ci  fa  note  sull'  azione 
della  macine;,  dicendoci  egli  che  si  viene  in  cognizione  del 
suo  effctto  dalla  considerazione  del  suo  movimento ,  il  quale 
resulta  dalla  velocita  con  cui  giri ,  e  da  una  parte  del  suo 
peso  asMhuo ,  e  cio  perche  siccome  nel  girare  viene  la  me- 
desima  rettci  e  sostenuta  a  tocco ,  e  non  tocco  coW  inferiore 
dalt  albero  che  la  sorregge  nel  centro  (  avrebbe  dovuto 
dire  nell'  asse  )  ,  cosi  e  evidente  che  la  di  lei  gravitazione 
non  pub  per  intero  operare  per  la  macinazione  de'  semi  .... 
parte  che  non   poco    diminuir  deve   per  la  rotazione  che  la 


ECCESSIVE    DELLK    PESCAJE  ,    CCC.  227 

anirna.  La  teoria  c  assicura  di  tali  verita,  ma  non  ci  sug- 
gerisce  i  mezzi  necessarj  per  conoscere  con  prccisione  qiial 
parte  del  peso  sia  quella  che  in  cib  concorre  (ai).  Cio  die, 
a  pnrer  nostro,  e  clir  iiiente.  Iiifatii  clie  la  inacinazione 
accada  per  il  movimento  della  niacine  e  evidente,  perclie 
una  macine  imtiioljile  non  fa  farina;  e  che  quel  movimento 
derivi  da  una  velocita  e  da  un  peso  e  tanto  necessario  , 
che  senza  il  concorso  di-  questi  due  elementi  non  esiste- 
reblie  movimento.  Clie  poi  non  tutto  il  peso  della  macine 
agisca  sulla  macinazione  e  del  pari  evidente  ;  perclie  il 
peso  totale  e  pioprio  della  macine  in  quiete  ,  state  in 
cui  ,  come  avvertimmo ,  non  si  da  azione.  Cio  dunqiie 
che  r  auto  re  poteva  dirci ,  che  pero  non  ci  ha  detto,  e 
che  la  comnne  teoria  gl' insjegnava,  e  non  la  qnantita,  che 
cio  poco  rileva,  ma  il  modo  con  ciii  il  peso  della  macine 
interessa  la  macinazione  ;  ed  e  notorio  che  la  niacine  su- 
periore  scorrendo  la  prima  sopra  i  grani  disposti  nella 
regione  piii  bassa  del  dorso  deli' inferiore,  s' eleva  tennis- 
simamente;  indi  rotti  que'  grani  d'altrettanto  s' abbassa : 
quest'  ultimo  nioto  comunicato  al  trave  inferiore  su  cui 
r  alljero  di  quella  macine  e  appoggiato  ,  v'  induce  una 
leggiera  flessione  restituita  dall'  elasticity  del  trave  stesso ; 
alternativa  successiva  e  continua  per  cui  la  triturazione 
de'  grani  risulta  piena  e  perfetta.  E  clie  cio  sia  lo  mostra 
r  esjjerienza  :  infatti  ,  sostituito  al  trave  un  appoggio  in- 
flessibile  ,  I' azione  di  quel  nieccanisrao  s'  indebolisce  e 
vien  meno. 

Ed  a.  ragione  quel  professore  fa  parola  di  questo  trave 
o  pinnetta  ,  un  estremita  della  quale  mentre  reggesi  da '  un 
appoggio  stabile,  sostiensi  V  ultra  mediante  an  as ta  pendente 
dal  piano  ove  trovasi  la  macine  (3i):  ma  egli  cade  in  un 
grave  errore  definendo  il  vette  per  tal  modo  forinato  di 
terzo  genere  (ivi),  mentre  a  vero  dire  e  di  secondo.  In  fatti 
tutti  i  liljri  elementari  di  meccanica  insegnano  che  di  tal 
genere  dicesi  quello  nel  quale  la  direzione  della  resistenza 
si  trova  fra  quella  della  forza  ed  il  punto  d,' appoggio, 
come  r  autore  stesso  ci  avverte  accadcre  nel  caso  nostro. 
Ed  anche  senza  il  comune  insegnamento  doveva  persua- 
derlo  di  cio  la  cosa  stessa ,  giacche  la  niacine  moljile , 
pesantissiina  per  se  stessa  ,  mentre  nel  sistenia  attuale 
oppone  una  reazione  ad  esserv  mossa  minore  della  meta 
del  sno  peso,  in  quello  asscrito  dairautore  lie   csercitcrebl'S^ 


aa8         IMFTODO  teu  coureggkre  le  altezze 

una  niaggiore  del  iloppio  ,  cio  clie  renderebbe  necessarlo 
un     secondo    meccanismo    all'  oggetto    di  governarla  ,  ccc. 

Fra  i  migliorameiUi ,  die  come  fnuto  </e'  siioi  indcfessi 
sludj  e  delle  sue  utili  ed  importanti  ricerclie  (Dedic. )  il 
sig.  Focacci  propone  per  gli  edituj  idraulici  esistenti ,  e 
quello  di  procunire  tf  ottenere  dalL'  acqiia  ordinata  a  porli 
in  azione  il  mnssimo ,  o  totale  urto ,  o  iinpulsione  di  cui  es- 
ser  possa  capace  (39).  E  s'  avvcrta  die  1'  autore  iutende 
con  qnesto  ,  non  gia  di  procnrare  all"  acqna  la  suscetti- 
Liliti  a  dare  qnesto  massiino  urto  per  comunicarne  poi 
alia  ruota  la  porzione  conveniente  ,  ma  bensi  di  ridurre 
quella  ruota  in  istato  di  coucepire  quell'  urto  massinio  e 
totale.  Infatti  il  miglioramento  si  riporta  a  quest'  ultima  e 
si  condanna  in  ^eguito  la  grave  perdita  0  inutil  consumo 
della  forza  motrice  (ivi).  Cio  posto,  esigere  die  una  ruota 
idraulica  concepisca  il  massimo  e  totale  urto  o  impulsione 
di  cui  r  acqua  possa  esser  capace,  e  lo  stesso  die  A^olerla 
costituir  veloce  quanto  1'  acqua  stessa ,  o  in  altri  termini , 
incapace  di  concepirne  1'  urto ;  un  corpo  qualunque  non 
rendendosi  atto  al  moto  ,  se  non  resistendo  a  riceverlo. 
Per  tal  modo  1'  cfFetto  del  miglioramento  proposto  si  ri- 
durrebbe  a  rendere  inattivo  I'edifizio  a  cui  fosse  applicato. 
La  velocita  piii  opportuna  che  debba  procurarsi  alle  ruote 
di  questa  specie  e  quella  die  induce  il  maggior  moto  uni- 
forme  nella  resistenza,  e  Tosservazione  ed  il  calcolo  lianno 
dimostrato  die  questa  velocita  ragguaglia  presso  a  poco  al 
terzo   di   quella   della   corrente. 

Ma  giova  combattere  il  presagiod'un  avveniinento  sinistro 
con  cui  il  sig.  Focacci,  forse  per  un  eccesso  d'amore  pel 
suo  ritrovaniento  proposto  come  un  espcdieute  onde  preve- 
nirlo  ,  Yuole  sgomentarci.  Niuno  certamente ,  egli  dice,  esser 
vipub  il  quale  non,  s'avveda,  come  giornalmente  si  vada  in- 
lontro  adun  tempo  (  edahi,  con  quanta  celerita per  noi  To- 
scani  specialniente !  )  in  cui  si  dovra  per  necessita  restar  privi 
del  maggior  hencfizio  che  ritrar  sogliamo  dalle  acqiie  correnti, 
e  che  tanto  penarono  gli  antichi  per  conoscerlo  e  per  pro- 
fittarne.  Ed  infatti:  come  non  dovra  avvenir  cio,  mentre 
col  successivo  ,  e  scmpre  crescente  riempimento  deW  alveo  dei 
fiimii  si  scemano  le  loro  pendenze  e  vanno  a  perdersi  ancor 
del  tutto  le  pill  alte  cadute  d' ccijua.,  perche  si  sotterrano , 
ed  affogano  le  pescaje  cLe  le  producono  ?  E  quanti  mai  non 
sono  i  mulini    (per  tacere    delle  altre  macchine  idrauliche  ) 


ECCESsivE  d£i.l:e  FESCUE  ,  ecc.  2^9 

che  in  piii  luoghi    del    Granducato   si  sono  per  si   (  dovrebbe 
dirsi  perdute  )  per  tali  motivi  da  varj  secoli  in  qitd  conpre~ 
giudizio  de' panicolari  e  del pubblico   (40)?  Lungi  pei"  altro 
dal    restar    couimossi     da    qaeste    miiiacce  ,    doinaadcrcmo 
conto   piuttosco    al    sig.    Focacci ,    come   egll    che   professa 
la  scienza  delle  acque  correiiti,  e  che  iie  sciive  i  precetti  (*), 
abbia  coraggio   di  farseiie  proinotore.  Perche   gU  alvei  vanno 
riempiendosi  ,   i  llumi  scemano  per  qnesto  di  pendenza?  No. 
A  misura  che   questa  peiideaza   per  V  azione    d'  uaa   causa 
qnalnnqiie    diniuiuisce  ,    altre    cause    concorrono    tosto    ad 
aumeatarla,   come    ne    opererebbero  la  dimiauzioae  se  av- 
venuto   ue   fosse   1'  auraeiito ;   ei  in  cio   consiste   quello   che 
dicesi   in   idraulica   lo  stabilirsi    de' fiunii.    Clie    importa    che 
delle   pescaje    si  sotterrino    od    affogh'no  ?    Altre   ne    sorge- 
ranno  ,   ed   egualmente   attive  al   loro  luogo.    Getti  il   signer 
pi'ofessore  un*  occliiata  sopra  la   maggior  parte  delle  estese 
pianure    contigue    ai  grandi   liumi.    Queste     pianure    furono 
gia  vaUI    profondissime ,  ove  forse  esistevaao  degli    ediiizj 
idrauhci     e   delle    pescaje  ,    ora    sepolte   sotto    le   imniense 
alluvioui   che   le  hanno   ripiene:    e   nonpar   questo  mancano 
oggi   pescaje   ed   ediiizj    sulla  loro   attual   superficie.    La  dot- 
trina  delle   pendenze   de'  liuini ,  coUa   quale    T  autore    sem- 
bra   essere   in   opposizlone   manifesta  ,   disvela    il    fenomeno 
di   questa  alternativa   portentosa.    Un  liume   d'  una   tal  por- 
ta ta,   e   sopraccaricato   di   materia   d' una  tale   specie,  ed  in 
tal   quantita    esige   per   correre   una   pendenza  determinata. 
Un  ostacolo   invinciljile  ,  sia  locale,  sia  estraneo  ,  T  altera 
forse  in  qualche  modo  ?  Egli   vi    si  sottopone:   ma  frattanto 
quelle    cause    restando  le    stesse  ,    un   nuovo    stabilimento 
deir  alveo    incomincia  ,     e    si    compie    sotto    una    pendenza 
eguale  alFantica.  Gosi  agiscono  le  alluvioni   trattenute  agli 
sbocchi ,  le   platee  de'  ponti  ,  le    pescaje ,   ecc.  E   frattanto 
che   questa  restituzione   avviene,   le   campagne   adjacenii   la 
secondano,   o   ricolmate   naturalmente   dalle  inondazioni ,  se 
aperte,  o  artificialmente,  e  con  Televazione  contlnua  delle 
opere  di  difesa  ,    se    arginate.    Avviene    di    qui,    che    ben 
lungi  dal  restar  privi  del  bL'iiefizio   che  ritrar  sogliamo  dalle 
acque  correnti ,  ne  saremo  sempre  in  possesso  ,   e   che  (ino 
a  tanto  che  esistera  il  bisogno  di  far  uso  degli  ediiizj  idraulici, 

(*)   II   sig.   Foc.icci    ha   scritto   uu    Trattnto  del   modo  di  dirigere 
e   di  recolnre  i  fiunii.  Firenze  pregso   il  Cavli. 


230     METOnO  I'EK    CORUEGOEUE  LE  ALTEZZE 

avreino  scMupro  a  tlisposizioiie  ciclle  concntl  cnpaci  d: 
nioverli.  II  timoie  che  ,  i  inoiiti  cUspoglianclosi  ed  ele- 
A'andosi  le  pianiire  ,  le  acque  ccsseranno  di  corrcre  e 
d'  agire  ,  e  uii  errore  del  volgo  ,  a  cui  chinncpie  istruito 
nelle  leggl  della  natura  e  del  magistero  sublime  c!ie  le 
costitnisce  eterne  ed  iaalterahili  fara  plauso   gianimai. 

Tutto  cio  come  nii  prclimiiiare  all  oggetto  principale 
deir  opera  di  correggere  le  altezze  eccessive  dclle  pescaje  per 
mezzo  di  catcratte  oscillanti ,  e  di  migliorare  gl'  idraulici 
edifizj.  Al  proposito  di  questo  mighorainento  due  souo  i 
suggerimenti  dati  dall"  auiore ,  giacclie  tali  nou  reputiamo 
quelli  di  costruir  bene  i  rottami  e  di  poili  bene  in  ceu- 
tro  (  3o  3.°),  di  dispartir  bene  i  denti  e  le  pale  (ivi  3.°), 
di  ben  collocare  i  perni  degli  alberl  sulle  bronzine  ( ivi  4.°) , 
cose  tutte  raccomandate  in  una  costruzlone  qualunque.  E 
di  questi  due  suggerimenti  il  primo  consiste  nell"  accrescere 
il  diametro  delle  ruote  (89  i.").  E  facile  infatti,  osservando 
r  azione  d'  una  ruota  ,  di  giudicare  a  prima  vista  che 
quest'  azione  sara  di  tanto  maggiore  e  tanto  piu  efficace 
qnanto  il  suo  diametro  sia  maggiore.  Ma  infatti  non  e  cosi. 
La  necessita  di  coordinare  opportunamente  ciascuna  parte 
doll' edifizio  al  maggiore  efFetto  che  debbe  ottenersene,  sta- 
bilisce  fra  gli  elemeati  tutti  che  costituiscono  la  sua  azione 
un  rapporto  costante  ,  che  tutti  i  libri  d'  idrometria  inse- 
gnano  ,  e  che  inutil  cosa  sarebbe  ripetere.  Ora  se  i  pra- 
tici  non  hanno  abusato  di  questi  princijij  nello  stabilire 
le  dimension!  di  quelle  ruote  (el'  autore  noa  rilevo 
quest' abuso  ) ,  esse  sono  le  sole  che  convengono  all'ar- 
inonia  dell'  insieme ,  ed  ai  dati  locali ;  e  qualunque  varia- 
zione  che  vi  si  apportasse  dovrelibe  riguardarsi  come  ar- 
bltraria  ,  e  come  in  dispregio  delle   dottrine   ricevute. 

Non  place  poi  al  sig.  Focacci  che  le  corsie  sulle  quail 
pendono  verticali  le  ruoie  abbiano  piani  i  loro  fondi ,  ma 
vorrebbe  le  loro  estremita  disposte  in  porzioni  di  ctrchio 
concertiche  ed  anco  quasi  tangenti  ai  perimetri  delle  ruote 
(39  3.°  )  ;  o  piuttosto  ,  come  meglio  rilevasi  dalla  iigura 
citata  ,  terminate  in  una  leggiefa  concavita,  dove  un  pic- 
colo seginento  della  ruota  penetrasse,  all'  oggetto  che  1'  acqua 
discendendovi ,  desse  alia  ruota  stessa  un  urto  maggiore. 
Ma  questo  secondo  mighorainento  non  merita,a  nostro  pa- 
vere  ,  maggiore  attenzione  del  primo.  J,"  acqua  scorrenJo 
lungo  le  forsie  per  efFetto  della  velocita  iinpressa.  e  nulla. 


ECCF.SSIVE    DELLE    PESCAJE  ,    eCC.  23 1 

o  pocliisf iaio  per  qiiella  dovuta  al  suo  peso ,  essa  dovrebbe 
perdere  tutta  qnesta  velocita  ,  urtaudo  nolle  palette  supe- 
riori  della  niota,  per  abbaiidouarsi  all' azioae  di  quest''  ul- 
timo ,  la  sua  aatica  direzione  nou  poteiido  cangiarsi  nella 
nuova  che  per  tal  modo  :  di  qui  uu  ritardo  ed  uq  re- 
^urgito  presso  la  ruota  stessa ,  che  s'  estenderebbe  ad  una 
distanzj^  notabile  iiella  rcgione  superiore.  E  qual  sareljbe 
r  effetto  sulie  palette  iuferiori  di  qnesto  strato  sottilissimo 
d'  acqua  else  scorrerebbe  luugo  il  foudo  curvo  ridotto  alia 
sola  azione  del  suo  peso  ,  aumetitato  al  piu  dalla  pressione 
del  fluido  regurgitate?  Una  correiile  d' acqua  e  ella  forse 
un  corpo  contiuuo  e  flessibile ,  clie  si  conforaia ,  senza 
alterarsi ,  alia  superilcie  su  cui  trascorre  ?  S'aggiuuga  che 
la  maggior  velocila  acquistata  dal  flniJo  uella  parte  discen- 
dente  di  quella  concavita  si  distruggerebbe  neirascendente, 
cd  aiicor  per  questo  motivo  nuovo  ritardo  ,  nuovo  regur- 
gito,  ecc.  ;  talche  ci  sembra  di  potere  asserire  che  il  mi- 
glioramenLo  proposto  ,  applicato  che  fosse  ,  si  cangerebbe, 
air  efFetto  di   cui  si   tratta  ,  in  un   notabile  peggioramento, 

Frattanto  eccoci  alle  cateratte  oscillantL  U"  idea  di  queste 
cateratte  non  e  nuova  ,  e  si  trovano  proposte  in  varj  li- 
l)ri  elementari  d'  idrometria  ,  e  particolannente  negli  Ele- 
menti  di  fisica-matematica  de'' ¥F .  Cauovai  e  Del-Ricco  (*), 
stampati  tre  volte  in  Firenze ,  e  cio  credianio  pin  per  eser- 
cizio  degli  studiosi  ,  che  per  un  oggetto  d' applicazione  e 
di  pi'atica. 

II  sig.  Focacci  ha  avuta  un' idea  piu  estesa:  ed  animato 
dal  desiderio  di  por  gli  uomini  al  siciiro  di  non  perdere  quel- 
V  inimenso  benefizio  che  dagli  edifizj  idraulici  presenteinente 
ritraggono  (40) ,  ha  iramaginato  d'  applicare  le  cateratte 
oscillanti,  le  quali  (non  sappianio  quanto  modestamente  ) 
riguarda  come  sua  invenzione  (46)  a  sostenere  ed  a  uioderare 
r  inipeto  de'  iiuiui  ,  annunziando  che  ,  laddove  esse  fos- 
sero  istituite,  le  torbe  danneggiar  non  potrebbero  i  terreni 
adjacenti  (70) ,    e    che    le    cadute  ,    o    caricld    d'  acqua  pci 

(*)  «  Costruir  di  fiance  ad  un  fiume  una  cateratta  regolare , 
>>  die  poteudosi  liberamente  nioversi  intorno  a  due  perni  stin 
»  cbiusa  da  se  niedesiaia  nello  stato  permanenre  del  fiume  ,  e 
II  da  se  stessa  s'  apra  ne'  soli  tempi  ,  o  di  plena,  pei-  colmare 
»  un  terreno  ,  n  d'  aridita,  per  irrignrlo.  »  Edizione  terza,  vol.  i." 
png.    ao2. 


a33  METODO    PER    COURKCJGKKE    LE    ALTEZZE 

mulini  saranno  notabilniente  accrcsciiite  (ivi)  ;  rilevant.issimo 
essendo  poi  e  quasi  infinito  il  benefizio  cht  gU  uoniini  ri- 
trar  potrcbbero  da  tale  scoperta  (ivi). 

Ma  sedotto  da  uii'  immaginaziotie  vivace,  che  gli  faceva 
travedere  estesa  cosi  lungi  V  utility  della  sua  applicazione  , 
il  sig.  Focacci  diinentico  qualclie  preliininare  avverteaza, 
che  poteva  farlo  guardingo  suila  dillicolta  dell'  applicazione. 
Infatti  ,  nieditando  snir  idea  prima  di  c(aeste  specie  d'  or- 
degni  ,  egli  avrebbe  rilevato  che  essi  eraiio  proposti  come 
regolatori  de'  diversivi  destinati  a  tratteaere  le  acque  rae- 
die ,  ed  a  dar  passaggio  alle  elevate  ed  alle  basse  ,  nel 
primo  caso  per  colmare  i  terreni  adjacenti  ,  nel  secondo 
per  irrigarli;,  efFetti  ai  quali  e  sufficiente  la  pressioiie  delle 
acque  stesse  correnti  in  direzione  ad  essi  normale.  Ma  ri- 
movere  queste  cateratte  dalle  sponde  d'  ua  fiume  ,  tra- 
versar  con  esse  il  loro  alveo ,  esporle  al  giuoco  delle  grandi 
escrescenze,  ecc,  ell'  era  tal  cosa  da  porne  in  soggezione 
r  analista  e  l'  idranlico  piii  sperimentato  per  prevederne 
e   per  garantirne   il   regolare    movimento. 

E  tuito  ci6  nell'  ipotesi  che  la  scienza  ofFrisse  mezzi 
all'  idranlico  ed  all'  analista  di  rlsolvere  1'  astrnso  pro- 
blema  ;  che  cosa  dovra  dirsi  poi  se  rileviamo  che  questo 
problema  ,  non  piii  discendente  dalle  seniplici  dottrine  idro- 
statiche,  si  avvolga  neile  teorie  dell' urto  de' fluidi  ,  teorie 
piii  speculative  ciie  fisiche  ,  di  rado  ed  incertamente  mo- 
derate da  una  difficile  esperienza  ?  E  sarebbe  egli  uii 
prnmovere  il  pubblico  e  privato  bene  (7)  ,  ed  il  vantaggio 
delf  industria  georgica  (76)  il  far  dipendere  1' attivita  di 
costosi  edifizj,  e  la  sicurezza  de'  terreni  adjacenti  da'  resul- 
tati  d'una  tal  teoria  ,  che  possono  non  convenire  con  quelli 
della   natura  ? 

D'  egual  peso  fu  pel  nostro  autore  la  dimenticanza,  che 
quelle  cateratte  si  proponevano  disposte  lateralmente  ai 
fiumi  ^  perche  ,  stabilitasl  quivi  la  corrente ,  ne  rendeva 
costantemente  espurgata  la  soglia  :  altrimenti ,  fatto  luogo 
alle  ordinarie  deposizioni  lungo  la  soglia  stessa,  per  quanto 
rigoroso  e  legittimo  fosse  il  modo  di  prevedere  e  di  va- 
lutarne  1'  azione  ,  qnesti  ostacoli  indeterininabili  ed  even- 
tuali  ne  distnrberebbero  1'  attivita  e   1'  esercizlo. 

E  tale  appnnto  e  la  coiidizione  alia  quale  il  sig.  Focacci 
le  sottopone  col  suo  progetto.  lafatti ,  collocate  nella  re- 
gione  dove  quelle  allavioni  trascorrono  piii    elevate  e    piii 


KCCESSIVE    DELLB    PESCAJE  ,    CCC.  a35 

gravi,  e  la  material  presenza  di  que' riparl  costltuendo  ap- 
punto  il  motivo  piii  iminediato  e  piii  efficace  che  puo  ia- 
durle  a  cadere  al  loro  piede  (  ed  avremo  occasioiie  d'  iii- 
sistex"  su  cio  fra  poco  )  egli  va  esponendo  le  sue  cateratte 
tnobili  al  vizio  d'  mi''  assoluta  immobilit.a. 

Qualunque  per  altro  sia  stato  il  consiglio  dell'  autore 
nel  sottoporre  queste  macchine  a  dej^li  usi  praticl  diversi  da 
quelli  (  se  pure  s'  ebbe  giammai  qiiesta  mira  )  ai  quali 
senibravano  da  prima  dirette ,  esposti  prima  i  motivi  che 
lo  indnssero  a  rivolgenie  nella  iiiente  il  pensiero  di  fame  il 
tentativo  (/\.i),  e  T  epoca  ia  cui  sperb  che  gli  fosse  riuscito 
di  corrispondervi  (4f>)  ,  passa  a  darne  in  succinto  la  de- 
scrizione  e  la  teoria.  Noi  non  ci  tratterremo  a  far  parola 
dell'  ordine  con  cui  nianifesta  le  sue  idee  a  questo  riguardo 
(41-71  )  ,  che  a  taluno  sembrar  potrebbe  saltnario  e  scon- 
volto;  ne  della  disposizione  data  ai  pochi  calcoli  die  vi 
s'  inconti'ano  (  48  ,  60  ,  61  )  ,  spesso  diversa  dalla  con- 
sueta ;  ne  del  suo  mode  di  dimostrare  qunlche  volta  az- 
zardato  e  violento  (  S8  ,  61,  65  ecc.  )  ^  limitandoci  piut- 
losto  a  seguirlo  nelle  sue  dottrine  ,  ed  a  ricordare  1'  ar- 
tifizio   con   cui  le  deriva   e   le   espone. 

E  quest'  artifizio  non  potiel^be  abbastanza  dellnirsi  sem- 
plice  e  leglttimo  ch' egli  fosse,  dovreljbe  dirsi  che  1' au- 
tore avesse  penetrato  il  segreto  di  ridurre  al  sommo  spe- 
dito  ed  elementare  lo  sciogliinento  d'  una  quistione  che 
interessa  1'  alta  e  difTicile  idrometria. 

Quest' artifizio  consiste  jirima  nell'ipotesi,  che  un  fiume, 
per  qunnto  esteso  ed  inipetuoso  egli  sia ,  pervenuto  alia 
regione  delle  cateratte  ,  si  cangia  ad  un  tratto  in  una  massa 
di  fluido  immobile  e  tranquillo.  La  sua  azione  contro  quest! 
ostacoli  rldncendosi  aliora  ad  una  semplice  pressione ,  e 
valutata  in  questo  stato  ;  cio  che  da  mezzo  all'  autore  di 
dimostrare  ,  che  sotto  una  tale  altezza  d'  acqua  le  cate- 
ratte resteranno  chiuse  ,  e  s'  apriranno  sotto  una  niaggiore. 
Indi  invitando  il  lettore  a  riflettere  che  esse  non  sono  or- 
dinate a  tenere  in  collo  ,  0  a  far  ri'igolfare  (  doveva  dire 
rigonfiare  )  acque  stagnanti ,  ma  hensi  a  far  argine  ,  ed  a 
stare  a  fronte  di  quelle  che  sono  in  moviinento  (62)  v'  in- 
teressa r  azione  dell'  urto.  Frattanto  crederebbesi  ch' egli 
s'occupereijlje  a  discutere  ed  a  valutare  questa  nuova  forza: 
ina  no.  Ponendo  in  carapo  I'argoniento  che  dicesi  a  fortiori, 
si  lusinga  che  og7}uno  vtda  ,  che  non  la  sola  pressione,  mq 


234  aiETODO    PER    CORr.EGOF.RE    LE    ALTEZZE 

I'  urto  ancora  deve  per  necessUa  unirsi  a  procurarne  il  ro- 
vesciamento  (62)  ;  e  die /ad/  cosa  sara  I'accorgersi  cli  quanto 
mai  non  varra  ( doveva  dire  di  quanto  varra  )  ad  accre- 
scere  in  ordine  al  presence  riflesso  il  momento  della  forza 
roi'esciante   (ivi). 

Ma  il  sig.  Focacci  sara  egli  tranqiiillo  su  i  resiiltati 
dedotti  da  tale  ipor.esi  ?  Crediamo  die  no  ;  come  non  lo 
siamo  noi  lettori.  Le  difTicoIta  d'  ogni  genere  die  attor- 
niano  la  tcoria  de'  fluidi  permettono  e  vei-o  di  conside- 
rarne  gli  stati  diversi  moderati  da  qnaldie  particolar  cou- 
dizione,  o  per  snpplire  al  difetto  del  nostro  inodo  di 
concepirli ,  o  per  sottoporii  ai  nostri  modi  di  dlscnssione  , 
1' analisi  ed  il  calcolo ;  T  esperienzu  somministrando  al- 
r  uopo  il  modo  di  rettificanie  e  di  correggerne  le  dedu- 
zioni  per  tal  via  ottenute.  Ma  qnest'  arbltrio  opportuno  , 
allorche  limitato  agli  accidenti  della  questione,  diviene  sor- 
gente  di  grandi  errori  se  partecipa  alle  sue  qualita  essen- 
ziali,  e  se  ne  contraddice  1'  indole  e  lo  scope.  E  per  li- 
mitarsi  al  cnso  attuale :  se  una  corrente  animata  dalla 
discesa  e  dall' inipcto  preconcepit6  investe  ed  urta  le  cate- 
ratte  disposte  suUa  cresta  d'una  pescaja,  intenti  a  deter- 
minare  gli  efFetti  di  qnest'  azione  ,  e  non  volendo  compli- 
carne  la  ricerca  con  valntare  gli  angoli  delle  incidenze 
parziali  di  ciascun  liletto  fiuido  ,  gli  sr.pporremo  tutti  iir- 
tanti  sotto  un  angolo  stesso ;  e  noa  valendo  ad  esprimere 
come  le  particelle  die  hanno  gia  esercitata  la  loro  per- 
cossa  partecipino  all'  altra  di  quelle  die  sopravvengono , 
potremo  supporre  qneste  particelle  o  inattive  ,  o  sconi- 
parse,  ecc;  riserbandoci  a  conoscere  con  un  esperimento 
particolare  qual  effetto  inducano  queste  omissioni  ne'  re- 
sultati  die  se  ne  ottennero.  Ma  se  ,  all'  oggetto  d'  evitare 
le  indagini  difficili  die  ci  presenta  la  valutazione  di  que- 
st urto,  pongliiamo  la  supposizione  die  quella  corrente, 
per  quanto  violenta  essa  discenda  dalle  parti  superiori , 
pervenuta  die  sia  al  contatto  delle  cateratte  in  quistione , 
si  trasformi  in  una  massa  di  fiuido  inerte  ed  immobile  , 
egli  e  evidente  die  la  pressione  die  esercitera  contro 
di  esse  non  esprimera  1'  azione  d'  un  fiume  in  nioto  , 
come  avevasi  in  niira ,  ma  bensi  quella  d'  una  gorga  in 
quiete  ,•  ed  il  ritrovainenio  (14)  destlnato  a  inoderare  del- 
r  acqua  in  corso  risnltera  applicato  a  sostenerla  stagnante* 


ECCES?1VE    DELLE    PESCAJE  ,    eCC.  233 

Ne  meno  slngolare  ci  sembra  I'idea  d' associare  1' effetto 
di  questo  stato  all'  altro  opposto  ,  resultante  dal!'  azione 
del  flnido  in  moto  ,  o  come  T  autore  pretende  ,  die  non  la 
sola  vressione ,  ma  I' urto  ancora  debba  unirsi  per  nccessita 
a  produrre  il  rovescuitnento  (62)  di  quelle  cateratte.  Niuno 
ignora  die  i  fluidi  sono  riguardati  come  premeuti  quando 
niuna  velocita  coucorre  a  disturbare  T  azione  del  loro  peso, 
e  come  urtanti ,  quando,  distrutta  quest' azione  dal  londo 
de'  recipienti  entro  i  quali  corrono  ,  sono  in  plena  ]jalia 
della  loro  velocita.  Onde  sostener  clie  una  correate  pi'eme 
(  nel  senso  statico  )  ,  ed  urta  un  ostacolo  nel  tempo  stesso, 
concorda  col  dire  clie  si  danno  pressione  senza  concorso 
di  peso ,  urto  senza  concorso  di  velocita  ;  doe  pressione 
senza  pressione,  nrto  senz'urtoj   contraddlzioni  manlfeste. 

Percio  niuna  convenienza,  e  nluna  leglttlmlta  nel  nie- 
todo  del  sig.  Focacci.  Aggiunglamo  ,  niuna  ver:ta  nelle 
dottrlne  die  ne  dipendono.  Per  dimostrarlo ,  seguitlamo 
r  autore  nel  suo  modo  dl  ragiouamento  si\\  fiume  stagnante, 
e  sul  fiume  in  cor  so. 

La  prima  deteruiinazlone  a  cni  discende  e  quella  del 
panto  di  pressione ,  ossiu  del  punto  per  cui  passa  la  resul- 
taate  di  tutte  le  pressioni  contra  tutti  i  punti  della  facc'ia  del 
piano  della  cateratta  (48  not.  2  :  con  espresslone.  piii 
tecnica  avrebbe  dovuto  dire  de'centri,  o  deW  asse  di  pres- 
sione), die  in  parte  assume  come  dlmostrata,  ed  in  parte 
dimostra.  Ed  e  in  questo  luogo  die  c'  istruisce  die  puo 
elirainarsl  di  sotto  al  segno  sommatorio  una  quantita  ,  nou 
gia  perche  e  costante  ,  ma  percbe  e  comune  con  un'  altra 
alia  quale  quell'  espressione  sonimata  s'  eguagli. 

Pervennto  con  questo  mezzo  a  mostrare  die  le  sue  ca- 
teratte delibono  Impernlarsl  su  i  loro  appoggi  nel  terzo 
delle  loro  altezze ,  contando  dalJe  estremita  inferiori  ,  e 
che  ,  disposte  in  tal  modo,  esse  resteranno  diiuse  fino  a 
tanto  die  1'  acqua  s'  elevi  alia  loro  sommlta  ,  il  sig.  Fo- 
cacci ,  air  oggetto  d'  aprlrle  ,  non  ha  voluto  affidarsi  al- 
r  urto  die  1' acqua  stessa  ,  aun.entata  d'altezza,  imprime- 
rebbe  loro  versandosi  dal  loro  laldiro  ,  urto  ,  che  (  come 
e  noto  )  comunldiereljbesi  per  qualche  tratto  al  dl  sotto 
del  labbro  stesso ,  ma  ha  preferlto  d'  anmentarne  1'  altezza  , 
che  potrebbe  dirsl  d'equilibrlo,  e  che  chlama  i'era  (53),  d'  un 
sesto  dell' altezza  totale  (»'j);  e  cio  con  poco  accorgimento  ; 
giacche  se  per   un' eveuiualita  qualunque  (ed  egli  doveva 


a36  MKTODO    PER    CORRKGGERE    LE    .VLTEZZE 

dubitare  almeno  delle  eveatualith  )  cpielle  cateratte  restas- 
sero  chiuse  nella  ciicostaiiza  di  qualche  grande  escrescenza, 
i  daiini  resultanti  ag,!!  editizj  ed  ai  terrenL  superiori  at 
quali  colle  sue  lunghe  e  studiose  ricerche ,  die  per  gcnio  c 
per  dovere  dirige  mai  sempre  al  solo  fine  di  cooperare  al 
piibblico  bene  (6c)) ,  sarebbero  stati  piii  coasider'abili  e  piii 
estesi. 

Cio  disposto,  r  aatore  s' accinge  a  dimostrarci  ,  che  , 
pers'eiiuta  T  acqna  a  premere  coiitro  questa  parte  addi- 
zionale  delle  cateratte ,  esse  s'  apriranuo  o  affatto ,  o  in 
parte  (S'l),  e  daranno  adito  al  di  sopra  ed  al  di  sotto  di 
esse  alie  acque  ciie  loro  sovrastaao. 

Ma  aiiclie  in  quest'  occasioiie  piace  all'  autore  d'  iiino- 
vare  sulle  regole  scritte,  e  meiitre  i  libri  eleineiitari  daaiio 
la  formula  della  pressioiie  coiitro  uii  piano  immerso  in  un 
fluido  tranquillo  combinata  necessariamente  colla  gravita 
specifica  del  fluido  stesso,  egli  la  riporta  indipendente  da 
qnesto  essenziale  elemento  (60).  Ne  ci  replicbi ,  che,  trat- 
tandosi  d' un  corpo  immerso  nelT  acqna  ,  e  la  gravita  spe- 
cifica di  questa  assnmendosi  come  unita  di  misura  di  quelle 
degli  altri  fluidi ,  si  e  dispensati  dall"  avervi  riflesso.  In- 
fatti ,  senza  far  conto  die  1' autore  si  diporto  diversaraente, 
allorche  si  tratto  di  determinare  i)  centra  (  cioe  I'asse)  di 
pressione  di  qnesto  piano  (48,  not.  a),  egli  e  da  avver- 
tirsi  in  genere  che  le  ipotesi  introdotte  nelT  applicazione 
d' una  dottrina  non  hanno  alcuna  relazione  colla  dottriua 
stessa,  e  che  qneste  ipotesi  non  possono  essere  ricevnte, 
se  non  sieno  state  da  prima  convenientemente  avvertite. 
Quanto  poi  al  caso  particolare  di  cui  si  tratta  ,  se  le  co- 
muni  tavole  di  gravita  specifiche  stabiliscono  come  unita 
di  misura  quella  dell'  acqua  di  pioggia,  cio  avviene  per 
mera  eventualita  ,  potendo  esse  variare  nei  modo  di  re- 
dazione  ,  ed  assegnare  alia  gravita  dell' acqua  espressioni 
semnre  diverse. 

Con  qneste  premesse  I'  autore  jierviene  a  stabilire  che 
le  acque,  superata  Taltezza  pera  (53)  delle  cateratte,  pre- 
meranno  le  parti  superiori  ed  inferiori  ai  perni  che  le 
sostengono  con  due  forze  rappiesentate  da  laS  e  96  i  ed 
appunto  perche  il  primo  supera  V  altro  ,  quelle  cateratte 
dovranno  cedere  ed  aprirsi  (62). 

E  qui  hanno  luogo  niolte  osservazioni.  Primieramente 
sembra  che  il  sig,  Focacci ,  condotto  il  fiume    stagnante  a 


ECCESSIVB    DELLE    PESCAJE  ,    CCC,  2 3/ 

superare  1'  altezza  de'  suoi  meccanismi ,  abbandonl  il  pen- 
siero  di  considerare  il  suo  modo  d'  azione  iielle  diverse 
altezze  al  di  sopra  di  essi,  e  che  le  cateratte  s"  aprano 
nel  modo  stesso ,  qnalunque  qneste  altezze  voj^liano  sup- 
porsi;  e  cio  a  torto ;  giacche,  fatta  questa  considerazione, 
egli  troverebbe  che  il  suo  i-apporto  di  ia5:  96,  supposto 
costante,   vaira  con   quelle  altezze. 

In  secoiido  luogo  1'  autore  pretende  che  la  tendenza 
o  il  momento  con  cut  I'  acqua  tende  n  far  rovesciare  le  ca- 
teratte e  tanto  maggiore  di  qiieVo  col  quale  le  terrehhe  clause , 
quanto  128  e  maggiore  di  56  (61)  ;  e  neppur  cio  e 
vero.  Posto  ancbe  die  tutte  le  cose  asserite,  o  dimostrate 
fin  qui  riducessero  la  questione  a  questi  tei'niini  ( e  A'e- 
demmo  e  vedreino  quanto  debba  considerarsi  notabilmente 
distante),  egli  e  evidente  che  nel  caso  preveduto  la  leva 
a  cui  piace  all'  autore  d'  assimilare  la  sua  cateratta ,  si 
costituira  in  movimento  :  ma  la  tendenza  a  questo  state 
non  sara  espressa  dal  rapporto  di  queste  due  qviantita  , 
ma  da  uno  niinore.  Egli  e  nolo  infatti  clie  le  condizioni 
d'  vnia  macchina  prossima  al  nioto  sono  notabilmente  di- 
verse da  quelle  del  suo  equilibrio  ,  e  che  fra  uno  stato 
e  r  altro  ve  ne  sono  altri  molti  pei  quali  non  si  da  mote. 
E  sarebbe  siata  ottima  cosa  clie  il  sig.  Focacci  si  fosse 
occupato  di  questa  ricerca  ^  giacche  sarebbe  state  avver- 
tito  che  anche  nel  modo  suo  proprio  di  trattare  il  pro- 
bleina ,  esse  non  pud  esser  disciolto  seuza  T  elemento 
deir  altezza  assoluta  delle  cateratte  ch'egli  lascia  indeter- 
iiiinata   (47). 

JMa  la  cosa  piu  importante  dimenticata  al  proposito  dal 
sig.  Focacci  e,  che  allorquando  per  effetto  della  pressione 
superioi'e  maggiore  deir  inferiore  la  cateratta  s"aprisse,si 
staliilire'^be  al  di  sotto  di  essa  un  emissario  d'  una  luce 
consideral^ile  dalla  quale  V  acqua  uscirelibe  con  una  ve- 
locita  dair  alto  in  Jjasso  proporzionale  presso  a  poco  alia 
radice  dell' altezza  del  piaro  di  livello  sul  centre  di  gra- 
vita  di  quella  luce.  La  nnova  corrente  investendo  col  suo 
urto  il  piede  della  cateratta  elevato  all' iiidentro  vincerebbe 
la  forza,  respettixamente  tenue,  che  la  ridusse  a  questa 
posizione  e  V  obblighereljbe  a  chiudersi.  Tornerebbe  al- 
lora  in  azione  la  causa  che  valse  precedentemeute  ad  aprir- 
la  ,  e  vinta  di  nuovo  la  cateratta  chiudcrebbesi  una  se- 
conda   vohii,  e  cosi  di  seguito.  Di  luodo  die  anche  conccdut^o 


a38  METOUO    IKR    CORKECGEKE    LE    AL1EZ2E 

tutto  air  autore  e  rapporto  al  nietodo  ,  e  rapporto  alle 
dottriiic,  le  cateratte  proposte,  in  cio  veramente  oscillami, 
ariJerebbei'o  sottojioste  al  piu  ad  ua  moto  alteniativo  di 
elevarione  e  di  caduta.  E  poiclie  la  corrente  rapida  in 
cni  si  siabilisce  11  iiimie  in  plena  trapassa  con  una  pron- 
tezza  niaggiore  di  quella  con  cni  quel  nioto  vicendevole 
si  eseguireblje,  quegli  onlegni ,  Inngi  dal  pi-ccurarne  1'  ab- 
bassamento  e  dal  sollecitarne  lo  scarico,  concorrcrebbero  ad 
accrescernc  il  regurgito  e  la  difFusione 

E  tanto  per  T  azione  delle  cateratte  ndTipotesi  del 
fmme  stagnante.  Discendiamo  coll'  autore  a  considerarlo 
urtante  ed  in  moto  ,  giaccbe  a  cio  ridncesi  ,  come  dicem- 
mo  ,  il  suo  metodo.  Ed  ancbe  in  quest'  occasione  il  sl- 
gnor  Focacci  s'  aflida  a  singolari  ragionamenti.  Sostenendo 
che  //  massimo  urto  o  percossa  d'  iin^  acqu:i  corrente  a  ri- 
giiardo  d'  iin  piano  dalla  medesima  investito  forz  e  che  si 
effhttui  in  quel  silo  del  piano  in  cui  trovasi  corrispondere  la 
inassiina  velocita  d.elt  acqua  fluente  (63),    e  che  questa  re- 

locita  vien  data  dall'  oracolo  infallibile  deW  esperienza 

presso  il  mezzo  della  sua  altezza  PiVa  ( ivi ) ,  conchiude  cbe 
sara  facil  cosa  I'  accorgersi  di  quanto  mai  non  verra  ( cioe 
di  quanto  mai  verra)  ad  accrescersi  il  momento  della  forza 
roi'esciante  (ivi),  cbe  in  circostanze  di  plena  spingera  le 
cateratte  stesse  ad  aprirsl.  Ma  tutto  cio  non  e  ne  rigo- 
roso ,  ne   vero. 

Lunga  e  tuttora  indecisa  e  la  questione  snlla  scala 
delle  Yelocita  d'  una  corrente ,  ed  a  qual  llmlte  della  sua 
altezza  debba  considerarsi  come  massima  e  come  media  ; 
ne  forse  si  glungera  a  rlsolverla  se  non  si  distinguera 
praticamente  quella  derivata  dalla  caduta,  dall' altra  pro- 
pria della  pressione  del  fluldo  soprincrmbcnte;  e  asserire 
con  slcurezza  che  la  massima  e  data  dall'  oracolo  infallibile 
delt  esperienza  presso  il  mezzo  della  sua  altezza  viva ,  e  lo 
stesso  che  clilauiar  fallibile  quell'  oracolo  o  fallita  la  sua 
luterpretazlone.  Ed  anche  clie  quel  fatto  si  A'erilicasse  nei 
canall  artefatti  d' acqua.  chlara  ,  potrebbe  forse  farsene 
r  appilcazlone  ai  fiumi  in  plena  ,  J'  acqua  de'  quali  soprac- 
carlcata  di  gliiaja,  d' arena  ,  di  terra,  di  sostanze  vege- 
tabili  ecc.  varia  in  tutti  gli  strati  la  sua  speciiica  gravlta? 

E  cio  unicamente  per  tar  dlffidenti  sopra  un'  asserzlone 
assoluta  e  gratuita.  Rltornando  alle  cateratte;  credercltbe 
forse  il  sig.    Focacci    clie    11    piano    de'  filetti    fluidi   della 


KCCESSIVB    DEU.E    PESCAJE  ,    CCC.  a39 

massima  velocita  delta  corrente  cadendo  al  di  aopra  della 
linea  de' perni ,  avvenga  per  qucsto  die  la  loro  azione  o 
il  lovo  urto  result!  quivi  inassimo  fra  tutti  gli  altri  ?  No: 
perclie  quest'  urto  dipende  ad  un  tempo  da  quella  velo- 
cita e  dalla  niassa ,  e  pero  dalla  gravita  specifica  di  quel 
filetti ;  cosicclie  i  filetti  piu  densi  possoao  esser  capaci  di 
urto  niaggiore ,  sebbene  anlmati  da   niiiiore  Yelocita. 

Crede  pure  il  signer  Prof'essore  clie  sebbene  il  piano 
de'  filetti  piii  deftsi  si  coailiinasse  con  quello  de'  filetti  della 
massima  velocita  T  efFstto  del  loro  urto  sarebbe  massimot 
No:  niuno  ignorando  che  queRt' effetto  rcspettivaniente 
massimo  dipende  non  tanto  da  quell'  urto ,  quanto  da'Ia 
distanza  dell'  asse  di  nioto  alia  quale  e  esercitato. 

Finahnente  crede  il  sig.  Focacci  che ,  posta  anclie  questa 
terza  condizione ,  che  il  massimo  effetto  abbia  luogo  nel 
piano  stesso  del  massimo  urlo ,  quest'  effetto  sarebbe  poi 
massimo  a  i-jguardo  dell' apriniento  voiuto  delle  cateratte? 
Per  la  terza  volta  no:  giacche  quest' p^«o  massimo  per 
produi^re  quel  fenonieno  accaderebbe  nel  piano  ove  si 
cond^ina  la  risultante  di  tutti  gli  efFetti  parziali  ordinati 
a   vincere   quest'  ostacolo. 

Cosl  nulla  vale  al  proposito  il  raziocinio  sulla  massima 
velocita  e  sul  massimo  iirio ,  se  non  saranno  dimostrati 
r  una  e  1'  altro  diretti  al  conipimento  dell'  a&ione  die 
vuolsi  ridotta  massima  col  loro  mezzo. 

Frattanto  1'  autore  senibra  inquieto  suU'  azione  della 
jiarte  del  peso  della  cateratta,  che,  mancate  le  forze  che 
la  elevarono,  deve  restituiria  verticale ;  e  ci  avverte  che 
per  ottener  cio  e  necessario  che  il  tnomento  d' inerzia  d' una 
de'  bracci  della  cateratta  (  considerata  questa  al  solito  e 
colla  solita  convenienza  come  una  leva  di  primo  genere) 
riesca  un  poco.  maggiore  del  momento  dell'  altro  (63).  E 
qui  niuno  perdonera  all'  autore  medesimo  un  grave  ab- 
baglio,  d'aver  confusa  cioe  I'espressione  del  momento  sta- 
tico  d' una  forza,  daio  dal  prodotto  della  forza  stessa  nella 
distanza  dal  suo  centro  o  asse  di  moto  ,  coU'  altra  dina- 
mica  del  momento  d'  inerzia  rappresentato  dall'  elemeiito 
del   sistema   in    moto   per   il   quadrato   di   quella    distanza. 

Questa  confusione  inopportuna  di  dottrine ,  che  dimc- 
strauuno  gia  cosi  familiare  al  signor  Focacci,  continua  nella 
descrizione  del  modo  con  cui  quel  suo  momento  d'' inerzia 
del  hraccio   inferiore  della   leva    deve    prevalere    a    quellp 


2^0  METODO    PEIl    CORliEOGERE    LE    ALTE22E 

del  superiore,  Quando  un  vi'tte ,  egli  dice,  t  bene  equili- 
brato  nel  suo  piinto  d'  appoggio  ,  siccome  lo  e  aUnrquando 
le  masse  costituenti  le  due  braccia  sono  reriproche  dclle  loro 
lungliezze  siipposte  uniformi ,  o  dclle  distanze  di  percossa 
dal  fukro ,  ognuno  sa  ,  ecc.  (64).  EiTori  ripetuti.  Errore, 
perclie  una  leva  noii  e  in  equililirio  allorclie  le  masse 
costituenti  le  sue  brdccia  sono  rcciproche  daUe  loro  lunghezze^ 
nia  quando  tali  sono  le  distanze  dal  fulcro  de"  loro  centri 
di  gravita;  errore  perche  non  si  da  niodo  di  paragone  , 
ineno  die  per  un  istante,  fVa  un'  azione  invariabile  quale 
e  quella  d'  una  uiassa ,  ed  una  variabile  quale  e  quella 
d'una  percossa;  errore,  perche  le  percosse  rappresentando 
appunto  delle  forze  variabili  non  possono  riguardarsi  come 
equilibrate  successivamente  in  una  leva ,  se  le  posizioni 
de'  loro  centri  non  si  suppongono  variate  nella  ragione 
reciproca  delle  distanze  dal  fulcro,  cioe  sotto  speciali  con- 
dizioni  dell' urto ,  ecc.  ecc. 

Ma  la  singolarita  de'  ragionamenti  del  signor  Focacci 
giunge  al  suo  colnio  allorche  perviene  a  stabilire  11  niodo 
con  cui  deve  deterniinarsi  la  posizione  di  que'  centri  di 
percosse  del  fiunie  in  corso  contro  le  sue  caferatte. 

E  direbliesi  die  le  dilTicolta  numerose  incontrate  finora 
nella  determinazione  di  questo  eleinento,  sia  colla  teoria , 
gia  coll' esperienza,  non  gliene  imposero  per  niodo  alcuno  j 
giacche ,  apertasi  una  nuova  strada  a  questa  ricerca,  at- 
tende  a  diniostrarla  agevolissimamente  nel  modo  seguente  (65): 

Si  suppongano  tali  braccia  ( le  due  parti  superiore  ed 
inferiore  della  cateratta  )  divise  in  un  infinila  di  piccolissimi 
dementi  .  .  .  ;  i  momenti  di  queste  infinitesime  parti  ri- 
spetto  al  centra  del  moto  e  evidente  che  si  troveranno  nel 
medesimo  rapporto  fra  loro  di  quello  delle  varie  pressioni 
dell'  acqua  esercitate  orizzontalmente  sopra  tutli  gli  elementi 
assegnabili  daW  alto  al  basso  in  un  piano  verlicale  per  tutto 
quel  tratto  medesimo  per  cui  resta  esposto  al  di  lei  contatto. 
Ora  siccome  il  centro  di  pressioni  in  questo  trovasi  ai  due 
terzi  di  dist.anza  dell'  altezza  a  contare  dal  pelo  o  piano 
superiore  dell'  acqua ,  cost  e  cldaro  che ,  ripetendo  nel  caso 
attuale  un  simile  ragionamento ,  si  troverehbe  pure  il  centro 
di  percossa  pel  braccia  superiore  lontano  per  due  terzi  ( in 
alto  dal  centro  di  moto  ) ,  e  pel  braccio  inferiore  per  due 
terzi  (in  basso  dal  centro  stesso  )  (65). 


KCCJr??ITK    DELLB    PFSCAJK  ,    C«C,  2^1 

E  noil  V  ha  dubbio  che  il  problema  non  sia  stato  age- 
volissimaniente  trattato ,  ed  il  risultato  agevolissimaniente  ot- 
tenuto.  Ma  a  pnrlaf  seriamente  ;  pensare  e  scrivere  per 
tal  niodo ,  non  e  egli  an  volere  illiulere  se  stessi  ,  e  con 
se  stessi  que'  molti ,  che ,  o  indifFerenti  al  tiiodo  con  cui 
de'  resiiltati  rurono  dcdotti  ,  o  incapaci  per  loro  stessi  di 
meditarlo,  s"  aOidano  alia  fede  dello  scrittore  ed  al  sem- 
plice   loi'o   eiiuiiziato? 

Osservo  passando  che  non  e  vero  cio  che  1'  autore  as- 
serisce  che  il  centra  di  pressione  d'  an  piano  verticale  per 
tutto  il  tralto  in  cui  resta  esposto  al  conuitto  (delFacqua) 
trovasi  ai  due  terzi  di  distanza  delt  altezza  a  contare  dal  pelo 
o  piano  superiore  deW  acqua ;  cio  avvenendo  solo  quando 
questo  pelo  o  piano  sUperiore  si  combiaa  coll'  estreuiita 
egnalniente  superiore  del  piano  stesso,  condizione  esclusa 
dal  caso  attuale  in  cui  la  sorpassa. 

]\Ta,  questo  a  parte,  il  signor  Focacci  imprende  a  trat- 
tar  qui  una  questione  inopportuna ;  ed  anclie  opportuna 
che  essa  si  voglia ,  ne  deduce  delle  conseguenze  affatto 
straniere  ed  incompatibili  colla  questione  medesima.  Pri- 
mieramente  la  ricerca  del  centro  di  percossa  e  un  proble- 
ma meccanico ,  ove  il  fluido  ambiente  il  piano  percosso 
e  interessato  come  mezzo  resistente,  non  come  forza  mo- 
trice  ;  in  quest'  ultimo  caso ,  che  e  quelle  delle  cateratte , 
il  problema  riferendosi  a  detenninare  il  centro  di  resistenza 
d' un   solido   contro   un  fluido,   o    viceversa. 

In  secondo  luogo ,  quand' anche  voglja  darsi  al  fluido 
che  urta  le  due  braccia  della  leva  la  sola  azione  d'  un 
mezzo  resistente ,.  e  supporsi ,  con  strana  concessione  ,  le 
forze  urtanti  qttelle  braccia  come  estrinseche  ,  la  ricerca 
di  quel  centro  non  sarebbe  della  facilita  quale  1' autore 
la  presenta ;  giacche ,  interessando  la  dottrina  de'  veri  roo- 
menti  d'  inerzia  ,  degli  assi  principali  di  rotazione  ,  delle 
velocita  angolari  ecc.  si  riporta  alle  indagini  d'  alta  idro- 
nietria.  E  soltanto  nel  caso  in  cui  quella  leva  agisse  uel- 
r  aria  (  e  le  nostre  cateratte  sono  immerse  nell'  acqua  )  , 
fluido  rarissimo  che  poco  ne  altera  il  peso  assoluto  e  spe- 
cifico,  del  pari  die  la  velocita  acceleratrice  di  rotazione,  ecc, 
i  due  centri  d'  oscillazione  e  di  percossa  trovandosi  fra 
loro  A-icinissiiiii  ,  puo  farsi  uSo  del  raetodo  f;icile  con  cui 
8i  determina  il  primo  per  conoscere  con  una  certa  siru- 
rezza   la   posizione  del   secondo,  respcttivamente  al  centrQ 

BibL  Iial.   T.  X:KXVn.  i6 


U^-2  JIETOUO    I'ER    CORREGGEKK    LE    ALTEZZK 

del  nioto.  Aiizi  se  Ic  forze  alle  cjuali  la  rotazione  c  dovuta 
possano  paragoiiarsi  a  de'  pcsi  ,  questa  ricerca  puo  stalDi- 
lirsi  col  processo  anclie  piii  facile  per  fissare  il  centro  di 
gi:avita  di  quella  leva,  i  ceiitii  d' oscillazione  ,  di  percus- 
sione  e  di  gravita  combinandosi  insienie  in  questo  caso. 
La  questioae  limitata  a  questi  tennini  (e  ciascuno  com- 
prende  quanto  immensa  sia  la  distanza  fra  questa  e  quella 
che  il  sig.  Focacci  s'  occupa  a  risolvere  )  ,  allora  soltanto 
s  avvera  che  una  leva  di  grossezza  uaiforiue  ha  il  suo 
centro  di  percossa  ai  due  terzi  della  sua  lunghezza  dal 
centro  di  uioto. 

l\Ia  tutto  cio  non  liniita  ancora  1'  arl^itrio  e  la  violenza 
di  diinostrare  del  nostro  idrometra.  Deterniinato  il  centro 
di  percossa  nel  hraccio  superiore  della  sua  leva  ( e  gia 
vcdenimo  in  qual  niodo  )  ai  due  terzi  della  luogliezza  dal 
fulcro ,  ne  assegna  con  un'[analogia  felicissima  un  secondo 
al  braccio  inferiore,  ancb'  esso  ai  due  terzi  dal  fulcro 
stesso  della  lunghezza  di  questo  braccio  (65) ;  istruendoci 
per  la  prima  yolta  che  in  un'  unlca  leva  ruotante  si  pos- 
sono  considerare  due  centri  d'  oscillazione ,  due  di  per- 
cossa e  due  di  gravita  1 1 1 

Ma  che  cosa  dovreaio  poi  pensare  della  l/izzarria  inau— 
dita  di  derivare  il  centro  di  percossa  del  piano  urtato  dal- 
V  acqua  dngli  stessi  eleuienti  the  ne  assegnano  il  centro  di 
presslone?  Noi  non  lo  sapremmo  certauiente ,  a  meno  che 
non  vogliamo  figurarci  che  il  nostro  autore ,  sorpreso  dalla 
soiiiiglian/,a  de'  due  risultatl,  siasi  illuso  col  credere  che 
i  due  fenomeni  si  coaipissero  colle  stesse  leggi ,  e  siasi 
lusingato  di  perveaire  a    svilupparii  cogli   stessi  mezzi. 

Ed  ecco  come  il  sig.  Focacci  e  giunto  a  farci  teorlcamente 
quasi  toccar  con  niano  I'  inimancabilita  del  rovesciamento 
delle  cateratte  osciUand  prima  che  I'  acqua  pervenga  a  pa- 
regguirne  le  altezze  (6i)! 

Dato  sfogo  cosi  felice  alle  dottrine  del  suo  Ritrovamen- 
to  (71),  Tautore  s' accinge  a  prevenire  le  oljbiezioni  alia 
sua  esecuzione ;  per  altro  discutendo  e  concludendo  colla 
stessa  fortuna.  AIT  occasione  di  plene  ,  egli  dice,  le  cate- 
ratte sono  necessariamente  aperte  (67)  (  sebbene  poco  sopra 
abbia  avvertito  che  non  si  apriranno  se  non  dopo  perve- 
nute  le  acque  oltre  ai  due  terzi  al  disopra  dell'  iuipernia- 
tura  (56)):  percio  le  materie  natanti  che  galleggiano  alia 
superficie    sono  piii    elevate    delle    cateratte  medesime   (ivi) ; 


ECCESSlVr,    DELLE    PESCAJE  ,    CCC.  ^43 

onde  que  meccanismi  noii  potraniio  essere  danneggiad ;  idea 
verameate  inesatta  tie'  galleggianti,  die  iion  si  limitano 
alia  superflcie  de"'flaicU,  ma  trascorrono  insieine  con  essi 
per  tutte  le  loro  altezze.  E  quante  volte  avviene  che  uno 
stesso  corpo ,  specilicanieute  uieno  grave,  dall' una  alTaltra 
delle  {sue  esti-euiita  rade  il  foado  con  una  ,  ed  emerge 
djilla  superlicie  con  1"  altra ;  come  sareljlje  un  albero  svelto 
dalle  radici  ?  E  questa  specie  di  galleggianti  non  danno 
spesso  tal  mole  e  tal  direzione  da  occupar  per  ogni  dove, 
non  diro  la  luce  d'una  cateratta  ,  ma  di  piu  prese  iasieme? 
Le  materie  scorrenti  o  sbriscianti  sul  fondo  dell'  alveo  (  pro- 
segue  il  sig.  Focacci)  rimanendo  inferiori  all' altezza  delle 
cateratte ,  avvenuto  il  loro  rovesciamento ,  sono  iinpossibi- 
litate  a  fermarsi  tanio  sidle  creste  delle  pescaje ,  quanto  da- 
vanti  alle  colonnette  o  sostegai  delle  cateratte  medesime  (5 7): 
asserzione  gratuita  e  non  vera  ,  perclie  de'  sostegni  ripe- 
tuti ,  distanti  di  ti'e  in  tre  braccia  e  larglii  un  terzo  (5o), 
comunque  si  vogliano  suiussnti  e  ridotti  a  squarciacque  (5i), 
sia  per  loro  stessi,  sia  pel  patttime  die  vi  resta  aderente, 
sono  ostacoli  capaci  a  irattener  le  gliiaje ,  ed  a  formare 
avanti  di  loro  degli  estesi  ridossi.  E  quanti  niai  non  se 
ne  vedono  elevati  da  resistenze  considerabilmeate  minori, 
non  gia  locali  e  permanenti ,  ma  spesso  istantanee  ed 
avventizie  ? 

Ma  due  casi  sono  sfuggiti  a  questo  proposito  alia  sa- 
gacia  del  nostro  professore :  il  priiuo  allorquando  soprav- 
vengono  nol  iiume  Ijasso  delle  piccole  pieae  die  esigono 
un  qualdie  tempo  per  snperare  le  altezze  delle  cateratte 
die  incoatrauo  chiuse.  Che  cosa  avviene  delle  ghiaje ,  delle 
arene  ,  delle  terre  trasportate  da  queste  pieae  in  quell' ia- 
tervallo  ?  Esse  cadono  al  piede  di  quell' ostacolo  mede«iiuo, 
e  vi  si  elevano  a  tanto  maggiore  altezza  quanto  quell' ia- 
tervallo  e  piu  lungo.  E  se  avvenga  che  quest'  altezza 
superi  quella  dell' acclivita  in  cui  1' alveo  suol  disporsi  in 
questa  regioae ,  qual  pressione ,  qual  uno  per  libei^are 
quell' ostacolo  e  per  rivolgerlo  ?  Si  dira  die,.giuata  la 
correate  a  quelle  cateratte,  non  vi  si  rende  immediata- 
mcnte  stagaante ,  ma  che ,  agitandosi  qua  e  la  in  vorticc, 
onde  distruggere  la  velocita  inqjressale  ,  aache  per  un 
qualclie  tempo  successive  al  suo  arrivo  piio  sostcaeie 
sospese  le  proprie  ailuvioni.  Passi  j  e  passi  aacora  die  quci 
due    tempi    sieno    d'  egual    durata.    Ma  come ,    trattaaJoii 


a44         msroDo   per  cokueggeuk  jlb  at,tezz« 

della  sicurezza  cli  graiidi  stabiliinenti  e  tiella  salute  di 
fertilissimi  tei'reni,  aflidarsi  al  giuoco  if  un  fenomeno  scm- 
pre  incerto  ,  senipre  vario ,  c  di  cui  niuno  seppe  deter- 
niinare  tinora   T  indole  e  gli  cffetti  ? 

L"  altro  e  T  arrivo  d'  una  pieaa  sopi'abbondante  e  nota- 
hilmciite  sa|ieriore  alTaltezza  dclle  cateratte.  Cliiunque  non 
afFatto  straniero  ai  iiuini,  e  die  comprese  con  quale  im- 
petuosita  trascorrono  in  queste  occasioni,  giudica  faciliuente 
qual  sarejilie  la  sorte  di  quegli  ordegni.  Ma  sieno  pur  essi 
di  quella  robustezza  die  ne  garantisce  I'  Inalterainlita  e  Tesi- 
stenza :  una  mole  iminensa  di  fluldo  die  precipita  da  una 
altezza  considerabile;  agitata  da  questa  causa  suprema 
d'  akerazionc  e  di  disordine  ,  dovra  ella  considerarsi  come 
quella  corrente  nniforme  die  permette  ai  suoi  filetti  di 
premere  e  di  percuotere  in  un  niodo  invariable,  e  sotto 
un  angolo  detenuinato  e  costante  le  superficie  die  le  si 
oppongono,  ad  oggetto  di  variarne  in  un  modo  assegnato 
la  posizione,  e  die  strisciandone  le  estreinita  superiori  (67) 
passerebbe  avanti  quasi  senza  accQrgersi  di  quel  piccolo 
ostacolo  (56)  ,  ovvero  come  la  meteora  fatta  pii'i  disordinata 
e  pill  violenta  dagli  oggetti   die  le  resistono  ? 

Concludasi  die  T  invenzione  (46)  delle  cateratte  oscillanti 
e  un' applicazione  viz^osa  ai  liumi  d' un' idea  conosciuta  , 
e  diflicilmente  applicabile  ai  diversivi;  die  lo  scritto  die 
ri porta  11  Metodo  per  correggere  le  altezze  eccessive  delle 
pescnje ,  e  per  tnigliorare  gV  idraulici  edifizi  col  loro  mezzo ^ 
oltre  peccar  di  continue  di  trascuratezza  di  stile  e  di  sin- 
tassi ,  di  vigore  e  di  convenienza  d' espressioni ,  di  preci- 
sione  d' idee ,  d' abuso  d'interpretazione  d\'iutori  citati,  e 
qualche  volta  di  contraddizione ,  e  fiorito  d  errori  di  lin- 
gua, d' errori  di  gramatica  ,  e  d' errori  di  matcmatica  pura 
ed  applicata  ,  sia  di  tecnica  locuzione  ,  sia  di  dottrina  ; 
die  per  quanto  poi  concerne  la  teoria  di  fpielle  cateratte, 
fondata  su  delle  ipotesi  incompatibili  colP  azione  de'  fluid! 
in  mote  ,  ed  in  aperta  repugnanza  co'  principj  di  quella ' 
scienza ,  essa  ne-va  continuamente  divergendo,  o  piuttosto 
uon  le  appartiene  in  alcun  modo  ;  e  die  in  fine  T  illusione 
sn  1  A'antaggl  infinit.i  (70)  di  quegli  ordegni  risulterelibe 
I'atale  a  cbi  ne  avventurasse  T  esecuzione. 

Tcrminiamo  con  due  osservazioni  :  T  una  diretta  al  si- 
gner Editore  della  raccolta  di  Bologna :  die  libri  sciitti 
per  *al    modo    non    meritano    di    trovar   luogo   fra    qnelii 


HGCESSIVE    DELLE    PESCAJE  ,    CCC.  245 

de'  Largna,  de'  Tadlni,  de'  Fossombroni,  de'  Paoli,  de'  Men- 
go  tti ,  ecc.  ecc.  L' altra  al  sig.  professore  Focacci:  che 
dopo  avere  scritti  e  pubblicati  libri  di  tal  sorte  noii  si  e 
in  diritto  di  tacciare  tutti  i  periti  idraiilici  di  tutte  le  De- 
putazioni  alle  imposizioni  de'  fiumi  della  Toscana  come 
degl'  ignoranti  e.  come  degl'  IMPOSTORI  ,  i  quali  le  inganna- 
rono  e  le  ingannano  ,  egualmente  che  il  pubblico  tutto  ,  e 
di  quelle  e  di  qiiesti  iinpiinemente  hanno  rovinato  e  rovinano 
i  pill  sacri  inleressi  (*). 


(*)    Continuazione    degli    Atti    dell'  Accadcmia    de'  Georgofili, 
Vol.  Ill,  p.   367. 


24^ 

J.PPENDICE. 


PARTE   I. 

SCIENZE,  LETTEREED  ARTI  STRANIERE. 


T 

JL     H 


BIBLIOGRAFIA. 


ISTORIA   NATURALE. 


HE  naturalist's  Companion  eic,  cioe  Mamiale  del  naturalista, 
ossia  Introduzione  ai  diversi  rami  dell'  istoria  naturale  coi 
metodi  dl  raccogliere  e  conservare  gli  oggetti  di  zoologia, 
dl  hotanica ,  di  mineralogia  ecc,  di  G.  Graves.  Londra, 
1824,  Longman.,  in  8.%  con  fig.  ,  prezzo  scellini  14,  e 
con  fig.  color  ate  lir.    i   sterlina  e  scellini    i5. 

The  natural  history  of  the  Bible  etc. ,  cioe  Storia  naturale 
della  Bibhia,  ossia  Descrizione  de' quadruped i ,  uccelli ,  pesci, 
rettili ,  insetti ,  alberi ,  piante  ,  fiori  e  pietre  preziose  delle 
quali  e  fatta  menzione  nella  Sacra  Scrittura.  Di  Tom. 
Mason  Harris.  Londra  ,  182,4,  in  8.*,  Longman ,  prezzo 
scellini   1  o . 

BOTAKICA. 
liechcrches    anatomiques    et   physiologiques    sur    la    structure 

interne  des  animaux  et  des  veg^taux  ,  par  M.  Dutrochet. 

Paris,   182,4,  in   12,  de  2.33   pag. ,  avec  un    tableau    et 

deux  planches. 

(  La  fisiologia  animale  e  la  vegetale  soiio  due  secret! 
della  natura  sui  quali  essa  ha  steso  un  velo  e  appena  per- 
mette  clie  si  tolga  un  lembo  qua  e  la  per  iscoprirne  i 
niisteri.  Bisogna  dunque  conoscere  gli  ultiml  lavori  e  non 
trascurare  T  esame  degli  sforzi  e  delle  coiigettui'e  di  chi 
si  afFatica  intorno  un  argomento  clie  fonua  la  jiase  della 
scienza  della  botanica  e  delP  agricoltnra.  ) 


APP.    PARTE    STRANIER\.  347 

Observations  stir  la  nomenclature  et  le  classement  des  roses, 
suivies  da  catalogue  de  celles  cultivees ,  par  J.  P.  Vibert, 
a  Cheneviere-sur-Marne.  Paris,    182^,  brock.,  in  8.°,  S/r. 

(  La  passione  die  si  e  introdotta  in  Francia  e  in  Italia 
per  le  rose  giustifica  gli  elogi  clie  ripetutamente  Anacreonte 
fa  di  questo  fiore  ,  ed  Anacreonte  non  ne  conosceva  cer- 
'amente  clie  pochissime  varieta.  Egli  resterebbe  molto  me- 
lavigliato  vedeudo  clie  ]M.  Vibert  ne  registra  865  varieta 
r.el  sue  catalogo  distriljuite  in  29  classi.  Siamo  assicurati 
che  un  inglese  a  Milano  ne  possede  un  numero  maggiore, 
«d  un  altro  private  sul  corso  di  porta  Ticinese,  il  signer 
I'estalozza  ,  ne  lia  una  raccolta  che  nierito  Tonore  lo  scorso 
amo  di  essere   visitata  da  S.   A.  I.   il  nostro  Yicere.  ) 

Geologia  e  Mineralogia. 

Ar,  Abstract  of  a  /lew  Theory  etc.  Estratto  di  una  nuovn 
teoria  della  formazione  della  terra  ,  per  Ira  Hill.  Opera 
di  pag.   ail.   Baltimora  ,   i8a3. 

[  Gli  Europei  hanno  fabbrlcato  il  mondo  in  tante  ma- 
niere  e  con  tante  congetture  di  lore  invenzione,  ch'  egli 
e  ten  giusto  che  anche  un  Americano  metta  in  caiiipo  le 
sue.  L'  autore  e  un  vulcanista  nioderato  che  accorda  niolti 
efFetti  anche  all'  acqua,  ) 

Geschichte  der  Ur welt  etc.   Istorla  del  mondo  pritnitivo,  abboz- 

zata.  da  F.  I.  Kriiger ,    arcliitetto   provinciate    e    ispettore 

de.  demanio.   Cuedlinibourg  e  Leipzig ,  parte  prima ,  1822, 

in  8.°,  di  pag.  428:,  parte  seconda,    1823,  di  pag.  966. 

(  II  prime   volume    e    consacrato    alia    descrizione    della 

terra  e  della  sua  crosta  esteriore;  il  secondo  a  quella  del 

differeiti  fossili   stati    scoperti    fjnora.    Quest'  opei'a    e    ini- 

portantisslma  per  la  sua  erudizione    e    per    la    rassegna  e 

r  avvicinamento   di   tutte    le    opinioni  ,    di    tutti    i    sistenii. 

Meritertbbe  1'  onore  di  una  buoiia  traduzione  italiana.  ) 

Ideer  zu  einem  vulcarnschen  Erd-Qlobus  etc.  Idee  intorno  un 
globo  tprrestre  vulcanico  0  intorno  una  rappresentazione 
di  tutti  i  polcani  antichi  e  moderni  d.ella  superflcie  della 
terra  e  :ui  risultati  filosofici  che  ne  derivano,  di  F.  Sickler. 
Weimar,  in   8."  di  pag.   84,  con  un  mappamondo. 

(  L'  autore  dimostra  con  raolta  erudizione  che  fiho  dalla 
pill   lontap.a  antichita  si  c  attribuito  alia  terra  delle  catastroli 


248  APPEND   ICE 

e  de'  fenomeni  vulcanlci  considerabili.  Fa  osservare  ia 
segiiito  che  tutti.i  dlstretti  vulcaiiici  si  trovano  (  tranne 
pochissime  eccezioni )  distribniti  sopra  delle  linee  piii  o 
meiio  Innghe  o  larghe,  e  distingue  9  nieridiani  e  3  pa- 
ralleli  vulcanici.  Conchiude  da  cjnesti  fatti  che  la  forza 
vulcanica  e  piii  forte  sotto  i  poli ,  ch'  ella  e  sparsa  per 
tutto  sotto  la  zona  equatoriale  ,  e  che  le  zone  tempeiate 
non  offrono  alcini  parallelo   vulcanico.  ) 

Charakteristik  dcr  Felsarten.  Caratteristica  delle  rocce ,  p«r 
C.  C.  De  Lionhard.  Heidelberg,  1824,  torn.  2,  in  8.°.. 
di  pag.   698. 

(  Questa  e  uii' altra  di  quelle  opere  che  dovrebbeio 
essere  tradotte  in  italiano  perche  la  scienza  fosse  tenuia 
anclie  nella  ncjtra  lina;ua  a  livello  delle  cognizioni  che  si 
propagano  nelle  altre  nazloni.  In  questa  nostra  bibliograia 
preferiamo  P  annuncio  delle  opere  generali  o  de' libri  ee- 
nientari,  ed  omettianio  I'infinith  di  opuscoli  e  di  Memo'ie 
parziali  risguardanti  qualche  localita  o  fenomeno  partieo- 
lare  ,  essendo  nostra  intenzione  di  cosi  indicare  agli  s:u- 
denti  ed  alle  pnbbliche  biblioteche ,  quali  sarebbero  i  liDri 
da   preferirsi   pei   loro   acqaisti.  ) 

Naturgeschichte  des  Mineralreichs.  Storia  naturale  del  re^no 
minerale.  Libra  eleinentare  pei  gimiasj  e  Ic  scuole ,  di 
G.   C.  L^onhard.   Heidelberg. 

(  E  sotto  i  torchi  quest'  opera  che  sara  utilissima.  Sara 
divisa  in  due  parti,  la  prima  trattera  delF  orittognosii  che 
comprendera  i  caratteri  de' niinerali ,  la  classificazions,  la 
denoniinazione  ,  la  descrizione  e  la  serie  de^  minera!i.  La 
seconda  parte  trattera  della  geognosia  e  della  geologia.  ) 

Introduction  a  la  mineralogie ,  ou  Expose  des  princpes  de 
cette  science  et  de  certaines  proprietes  de  minerciuc ,  con- 
sideries  prinripale.ment  dans  la  vrdeiir  qu'on  pent  leur 
attribuer  comme  cnracteres ,  par  Al.  Brongniart,  membre 
de  tAcad.  de  sciences.  Paris,  1824,  in  8.°,  de  i58 
pag.  ,  avec  pi.  Levrault. 

(E  un  aiticolo  del  Diclion.  des  sciences  iiaturelles  staM\- 
pato  a  parte,  e  del  quale  si  fanno  i  piii  graiidi  elogi  nel 
Bullet.   Univ.  de!  barone  di  Ferrussac.) 


PARTE    8TRANIERA.  249 

Description  du  goniometre  perfectionne  de  M.  Adelmann , 
gardien-aide-mineralogiste  de  la  collection  mineralogique  par- 
ticuUere  du  roi  ,  par  M.  le  cointe  de  Bournou.  Paris  , 
1824  ,  in  8." 

(  Dopo  aver  vicordati  brevenieate  i  vaiitaggi  e  gl'  in- 
convenietiti  clegli  stromenti  impiegati  fin  qui  a  niisurare 
gli  angolL  de'  cristalli ,  il  conte  di  Bournon  fa  coiioscere 
un  goiiiometro  di  nuova  invenzione  die  peimette  di  con- 
tare  sopra  nil'  esattezza  quasi  eguale  a  quella  del  gonio- 
metro  a  riflessione,  e  die  ha  sopra  di  quest' ultimo  il  van- 
taggio  di  poter  essere  applicato  a'  cristalli  clie  non  hanao 
ne  piccole  dimensioni  ,  ne   superficie  riflettenti.  ) 

Traite  elcmentaire  de  mineralogie ,  par  F.  S.  Beudent  sous- 
directeur  du  cabinet  de  mineralogie  du  roi,  professeur  de 
mineralogie,  meinbre  de  plusieures  societ^s  savantes.  In  8.*, 
avec   10  planches  ,  chez   Verdiere  a  Paris. 

(  Quest'  opera  e  compdsta  di  quattro  parti ,  ossla  libri 
distintl.  II  prinio  comprende  le  rognizioni  e  le  osservazioni 
che  formaao  la  base  della  scienza.  Nel  secondo  1'  autore 
si  e  occupato  della  classificazione.  Nel  terzo  si  tratta  della 
giacitura  de'  luinerali.  Nel  quarto  si  discorre  dell'  impiego 
delle  sostanze  miaerali  uelle  arti  e  negli  usi  della  vita.  ) 

An  Elementary  Introduction  to  the  Knowledge  of  Minera- 
logy etc.  Introduzione  eleinentare  alia  cognizione  della 
mineralogia ,  contenente  alcuni  rag^uagli  del  carattere  e 
parti  elementari  de'  minerali ;  spiegazioni  de''  termini  usati 
comunemente  j  descrizioni  di  minerali  colla  notizia  del 
luoghi  ove  si  trovano  ,  di  Will.  Phillips.  Terza  edizione. 
Londra  ,  in  8.° 

(  U Edimburgh-Eeview  nel  n.°  78  a  pag.  5oo  ,  dopo  di 
aver  dato  un  estratto  di  quest'  opera  notandone  i  suoi 
difetti  ,  condiiude  dicendo  die  quantunque  essa  non 
adempia  alle  condizioni  die  il  giornalista  vorreblje  inipoire 
in  un  lavoro  di  tal  genere ,  nulladimeiio  vi  si  contengono 
per  entro  inolte  uiilissinie  inforuiazioni  esposte  in  un  iiiodo 
conciso  (in  a  condensed  form  ).  I  suoi  difetti  sono  coni- 
pensati  dai  niiriuti  ragguagli  cristallografici  ond'  e  arric- 
cliito  questo  volume.  Ad  ogni  specie  sono  annesse  figure 
che  olTrono  le  forme  primitive  colle  sue  modificazioni,  ed 
il  valore  de'  diversi   an^oli  e  dato  distesaaientc  nei  mar2,ini.. 


2  So  APPENDIOK 

Per  coloro  che  liramano  di  faniigliarizzafsl  coi  carattcri 
ci'istallografici  de*  niiaerall  quest''  opera  rinscira  £;i-atissima 
ed  utilissima,  II  sig.  Pliillips  in  generale  ha  adottata  la 
nonieiiclatuia  di  Werner.  ) 

AgRaRIA  ,    OrtICULTURA    ED   EcO^rOMIA   DOMESTICA. 

Meinoire  sur  la  coupe  prematuree  des  moissons  ,  par  M.  le 
cointe  Louis  de  Villeneuve  ( Jouni.  des  propr.  ruraux 
aout   1824  ). 

(  Qual  e  11  niiglior  consiglio  ;  mietere  le  biade  molto 
mature  o  poco  mature  ?  Questo  e  il  quesito  che  il  signer 
Villeaeuve  cerca  di  sciogliere  e  che  fu  agitato  prima  da 
opinioni  molto  contrarie.  II  sig.  Viileneuve  crede  che  vi 
sia  molta  esagerazione  da  una  parte  e  dall'  altra  e  con- 
chiude  che  non  bisogna  tagliar  le  raccolte  ne  troppo  pre- 
sto ,  ne  troppo  tardi  ,  e  che  in  cio  come  in  tutte  le  cir- 
costanze  agricole  bisogna  consultare  le  localita  ,  le  terre  , 
le   variazioni  dell'  atniosfera  eec.  ) 

Meinoire  sur  une  nouveUe  methode  pour  I' extraction  des  grain 
et  graines ,  de  leur  cellules  ou  enveloppes  par  M.  G.  Tor- 
boulic. 

(  L'  autore  vorrebbe  che  snbito  tagliata  dal  picde  la 
messe  nel  campo  se  ne  ritagliassero  e  raccogliessero  le 
sole  spia;he  ,  ossia  le  estremita  superiori  della  messe  nic- 
deslma.  E£;li  suggerlsce  a  questo  proposito  uno  stromento 
che  ne  facilita  1'  operazione.  Noi  indichiamo  di  volo  una 
idea  che  a  aiolti  parra  tosto  ineseguiljile  ;  ma  non  e  la 
prima  volta  che  un  cenno  vago  di  una  invenzione  non 
approvata  ha  suggerito  un'  altra  idea  piu  utile  e  di  piu 
agevole  esecuzione.  ) 

Das  Game  der  Landwirthschaft.  II  complesso  dell'  agricol- 
tura  ,  di  J.  Fr.  Mayer  riveduto  e  corretto  da  J.  E.  Von 
Reider  ,  con.  un  supplemento  contenente  I'  arte  i'eterinaria 
del  dott.  Weidenkeller .  Terza  edizione.  Nuremberg,  vol.  2, 
in  8.%  di  53  fogl. 

(  Nella  prima  parte  di  quest'  opera  si  tratta  della  qua- 
lita  del  suolo  ,  dei  principj  dell'  equilibrio  agrario  ,  del 
trattamento  de'  bestiami  ,  del  miaiUoramento  delle  terre  , 
della  parte  dell'  istoria  naturale  e  della  fisiologia  delle 
piante    e    della    chimica    appartcnente    all'  agricoltura.  La 


PAUTE    STRANIERA.  2bl 

seconda  parte  «1  occnpa  cle*concimi,  dellc  raccolte,  della 
conservazione  delle  messi,  delTenologia  e  dell"  edncazione 
deiragricoltore.  Un  trattatello  di  veterinaria  terniina  I'opera.) 

Calendrier  dii  hon  cultivateur ,  on  Manuel  cle  ragriruheur 
praticien,  par  C.  J.  A.  Matftieu  De  Dambasle.  Secondieme 
^dit.  Paris,  31.  Huzard 

(  Quest'  opei'a  si  divide  in  2  parti.  La  prima  coiitieiie 
il  ragguaglio  de'lavori  campestri  proprj  ad  ogni  niese  nel- 
1'  ordine  in  cui  vengono  eseguiti.  La  seconda  sotto  il  ti- 
tolo  di  Pieces  d^tachees  oifre  delle  considerazioni  suU'  iiso 
e  sui  vantaggi  de'  diversi  stromenti  d'agricoltura  perfezionati 
e  siii  principali  mezzi  di  prosperita  agricola.  II  volume  e 
terminato  con  un  opnscolo  intitolato  La  rididsse  du  culti- 
vateur, ossia  Les  secrets  de  Jean  Nicolas  Benoit  par  A.  L.) 

Nuovo  trebbiatojo  {  Landwirthschaft :  Zeitung.  Gennajo,  1834, 

pag.    i5). 

(  Fra  tanti  trebbiatoi  inventati  finora  in  Germania  ^  in 
Francia  ,  in  Inghilterra,  in  Italia,  qual  e  il  niigliore  con- 
siderato  sotto  V  aspetto  delT  econoniia  del  tempo  e  della 
spesa  ?  Non  si  potrebbe  rispondere  a  questa  domanda  senza 
raolte  pagine  e  senza  il  confronto  di  molte  figure.  Giuseppe 
Plenk  di  Meisenbach  in  Baviera  ne  propone  uno  cli'  egli 
crede  il  migliore  di  tutti ;  uia  nel  Bullet.  Vriivers.  troviamo 
clie  non  e  una  uovita  e  che  sia  quelle  stesso  introdotto 
nel  Yorksbire  nel    1767   da  M.  Evers.  ) 

Traite  sur  la  culture  de  la  vigne  telle  qu''elle    se  pratique  a 
la   Ve^ix  Canton  de   Vaud.  Par  Brun-Chappuis ,  de  Vevey. 
Geneve,  PascJioud  ,  in  8.°,  c.   60. 
(  Di  questa  interessante  operetta  se  u'  e  dato  un   Inngo 

estratto  nel  Bullet.   Univers. ,  e  ne  darenio  una  traduzioue 

forse  ancor  noi  nella   nostra  Biblioteca.  ) 

Hortus  gramineus  Woburnensis  ;  or  ax  Account  of  the  res- 
suits  of  various  Experiments  etc.,  dot  Esperienze  sul  pro- 
dotto  e  sulle  qualitd  nutritive  delle  diverse  erbe  cd  altre 
piante  che  servono  di  nutrimento  agli  aniinali  donicstici  , 
con  un  appendice  nella  quale  sono  indicate  le  diverse  erbe 
che  possono  servire  alia  fabbricazione  de'  cappelli  di  pa- 
glia.  Di  C.  Sinclair  giardiniere  del  Duca  di  Bedford. 
Londra,  1824,  Ridgway  ,  in  8.%  con  60  tavole  colorate, 
prczzo  lir.    1   sterl.  e  scell.    10. 


202  A  1'  P  I.  N  D   1  C  E 

Manuel  tlitorique  et  pratique  du  Jardinicr ,  ouvrage  or  tie  Je 
planches,  dcdie  a  M.  Tliouin  par  M.  C.  Bailly  son  eleve  etc, 
Paris,    1824,  vol.   2,  in    12,  Roret  e  Mad.   Hazard. 

( Qiiosroper-i  puo  essere  considerata  come  una  compiuta. 
analisi  del'e  dotte  lezioni  teoriclie  e  praticlie  di  M.  Tliouia 
snlla  scienza  del  giardinagglo.  L'autore  noii  ha  trascurato 
di  attingere  anche  ad  altre  fonti  oidinando  il  tutto  siste- 
niaticamente  e  coa  uii  nietodo  clie  rende  piii  facile  ,  piii 
chiaro  e  prolicuo  qucsto  studio.  11  priiuo  volume  e  con- 
secrato  ai  giaidini  di  utilita  ;  il  secoudo  ai  giardini  di 
piaceie.  ) 

Effets  dune  haute  temperature  sur  quelques  especes  de  plantes, 
par  Knight,  (^Mag.  der  Pharinac.  ,maggio,  1824,  p.  221). 
(In  uua  serra  la  cui  teiuperatura  montava  a  ino  gradi 
di  Fahrenh.  V  autore  ha  colli vato  diverse  piante  studian- 
done  i  feuor.ieiii  dello  Eviluppo.  II  poppone ,  p.  e. ,  cresceva 
dapprima  con  vigore  straordinario  ,  nia  i  suoi  fiori  non 
potevano  ottenere  ia  seguito  il  suo  compimento.  II  coco- 
mero  ha  presentato  uu  accrescinieato  non  inferiore  ,  ma 
tutti  i  suoi  fiori  si  souo  trovati  di  sesso  mascolino.  Uit 
freddo  continuo  fece  produrre  alia  stessa  pianta  de'  fiori 
iemniinini.  II  solo  fico  e  senibrato  prosperare  in  una  teni- 
peratura  calda.  Esso  ha  somministrati  frutti  eccellenti  ed 
anticipati  di  mold  mesi.  ) 


INVENZIONI  E  SCOPERTE 

IN  FATTO  DI  ECONOMIA  RURALE  E  DOMESTICA. 


L^Lanieha  di  presen'are  le  verze  ed  altri  legumi  dai 
bruchi  e  da  altri  insetti.  Seminate  della  canapa  attorno  alle 
ajuole  ove  volete  piantare  le  verze  o  i  cavoli  od  altri 
erbaggi;  e  sarete  meravigliato  in  vedere  che  quantunque  il 
terreno  sia  infestato  dai  bruchi  ,  pure  le  ajuole  ricinte  di 
canapa  rimarranno  illese  dai  danno.  Questo  accade  o  per 
Tavversione  che  hanno  sifFatti  insetti  per  la  canapa,  o  per- 
che  la  canapa  attlrando  gli  uccelli  come  pianto  ad  essi  grata, 
gli  uccelli  distruggono  anche  i  bruchi.  II  Bullet.  Unii<ers. 
ropia  questo  fatto  dall'  American  Former.  L"  esperienjia 
fara   vfdeie   ^e  la  cosa  corr.1  in  Italia   come  in   America. 


PARTE    STR.VXIERA.  253 

Modo  di  levare  al  latte  ed  al  burro  il  sapore  di  rapa. 
Fate  sciogliere  un  po'  di  nitro  nell'  acqiia  fresca  e  versa- 
tene  utia  piccola  tazza  in  48  piiite  circa  di  latte  appena 
niunto   (  ibid.  ). 


Maniera  di  conservare  fresche  per  lungo  tempo  le  pntgne. 
Quaudo  le  prugne  sono  mature  se  ne  stacca  un  ramo  clie 
ne  sia  molto  carico  e  se  ne  conficca  1' estremita  staccata 
nel  huco  di  un  muro  della  cantina.  Le  prugne  cosi  si 
conservano  sul  ramo  ilno  alia  prossima  priniavera ,  e  fre- 
sclie  come  se  fossero  appena  colte  dall"  albero  (  Wochenlsl. 
der  Landw.  Yer.  in  Baiern  la  octob.  1824  p.  68  citato 
dal  Bullet.   Univers.  Nov.   stesso  anno  ). 


Lo  spiedo  economico.  Prendete  delle  allodole  od  altri 
piccioli  uccelletti,  inlilzateli  in  un  ramo  di  nocciuolo 
tagllato  di  fresco,  ed  esponeteli  dinanzi  un  buon  foco.  A 
capo  di  cjualche  niinuto  il  tutto  insieme  comincera  a  vol- 
tare  proprio  motii.  Cio  accade  per  la  dilatazione  del  suco 
che  nel  nocciuolo  e  disposto  sopra  una  linea  spirale  intorno 
a!  cuore  del  legno,  e  die  successivamente  attirato  dal 
calore  gl'  imprime  il  movimento  di  rotazione  (  Weekly 
Register  Paris.  3i  octob.  1824  p.  385.  Bullet.  Univers. 
deccmb.   stesso  anno  (i)  ). 


Scopa  di  foglie  di  plno.  Ognun  sa  die  in  ottobre  i  pini 
jierdono  le  foglie  le  quali  coprono  abbondantemente  la 
terra.  M.  De  Plancy  ha  immaginato  di  utilizzar  queste  foglie 
p  d^  inipiegarle  alia  preparazione  delle  spazzette  e  delle 
scope  die  tei  fabbricano  con  radici  di  graminacee.  Ha 
presentato  diversi  saggi  di  cosi  fatte  spazzette  i  quali 
semlirano  ottenere  lo  scopo  (  Societa  centr.  d' agricoltura. 
Saine  et  Oise,    1824,   p.    3".  Bullet.  Univers.  ibid.). 


Maniera  pronta  di  fare  il  burro.  Versate  uno  o  due  cuc- 
dilaj     d'  acquavite     nella     zangola     quando  il  iior  di    latte 


(l)  Abbiaiiio  fatto  due  volte  1' esperimento  di  questo  spiedo, 
ma  non  ci  (■  riuscito.  Non  snppiamo  pero  se  cio  sia  accatliKo 
}jfr  nostra  poca  destrezza  o  perclie  gracuita  e  falsa  sia  I'asser- 
.zior.e  dal  tinrnaliita  inglese.  (Nora  del  Diiettoie  r  compilatore 
Hi   qticgia  Biblioteca). 


aD4  A.I'1>ENDICE 

s'aJiIcnsa.  Vol  abbrevierete  inolto  l' operazlone  senza  che 
la  qualita  del  burro  soffra  nieiioniainente  (  Woclieii-Blatt 
dcr  L;uiJ\v.  Vereias  in  Baiern.  Munich.  18  no  v.  18a  3, 
n.    7,  p.    i34.vcr  Bullet.  Univ.  ibid.). 


Nutrimento  de  vitelli.  Si  e  ossefvato  che  (juando  si  la- 
sciano  poppare  di  troppo  i  vitelli  ne'  primi  giorni  della 
loro  nascita  essi  digeriscono  male,  sovente  si  ammalano 
ed  e  difficile  allora  d'ingrassaili.  Si  riniedia  a  cosi  fatto 
inconveaieiite  nioderando  la  loro  ingordigia  nelle  prime 
settimaae ,  nia  quando  sono  nrrivati  ad  una  certa  epoca 
si  lasciano  poppare  quanto  vogliono  ed  anclie  sotto  divei'se 
vacche  ogni  volta.  Solaaiente  che  negl'  intervalli  si  rin- 
chiudono  in  una  stalla  particolare  e  si  porge  loro  in  una 
p.ccola  niangiatoja  de"  pezzetti  di  creta  ch'  essi  raangiano 
benissimo  alia  dose  di  circa  10  a  la  once  nl  giorno. 
Pare  che  questa  sostanza  sia  destinata  a  neutrnlizzare  gli 
acidi  che  potrebbero  risultare  dalla  grande  quantiia  di 
latte  ch'essi  bevono.  I  coltivatori  delle  vicinanze  di  Lon- 
dra  assicurano  che  i  vitelli  nudriti  in  tal  guisa  s'  iiigras- 
sano  pill  prontaniente  e  che  la  carne  fe  molto  piii  bella 
e  piii  ricercata  d' ogni  altra.  (Mem.  de  la  Soc,  centr. 
d' agr.  et  des  arts.  Seine  ed  Oise  ,  1824,  p.  ag.  Bullet. 
Univers.    ibid. 

Conservazione  del  latte.  Abbiamo  parlato  altrove  di  questa 
scoperta,  ma  eccone  la  ricetta  piii  chiaramente  esposta. 
Pigliate  delle  bottiglie  di  Francia  che  teagono  una  pinta 
all'incirca,  che  sieno  bene  asciutte  e  senza  odore  di  sorta : 
versatevi  il  latte  appena  munto :  che  le  bottiglie  sieno 
piene :  otturatele  con  turacciolo  di  sughero,  che  fermerete 
con  spago  o  filo  di  ferro.  Stendete  un  po'  di  paglia  sul 
fondo  di  una  caldaja  e  collocatevi  le  bottiglie  piene,  frap- 
ponendo  altra  paglia  fra  di  loro.  Riempite  la  caldaja  con 
acqua  fredda ,  ponetela  sul  fuoco  ,  e  quando  comincera 
a  bollire,  levateci  il  fuoco  di  sotto  e  lasciatela  rafFroddare 
lentamente.  Quando  le  bottiglie  saranno  fredde  afFatto  si 
rltirano  e  s"  iacassano  con  paglia  o  segatura  di  legno  per 
poscia  collocarle  in  foado  a  un  l)astiinento,  o  pure  a  terra 
in  una  buona  cantina.  Si  pretende  che  il  latte  si  conserva 
in  tal  guisa  freschissimo  e  come  appena  munto  per  la  ed 
a>ich«   18   mesi. 


PARTE    ITALIA.NA.  aSS 


PARTE   II. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANE. 


A 


Fine  delV  clenco  de  premiatl  per  oggetti  cT  industria 
nclla  dlstiilmzionc  fattasi  in  Milano  nel  1824 
(  vedl  qncsto  volume ,  pag.  96  ). 

Premj  di  menzione  onorevole. 

Don  Giacomo  Daverio  di  Milano,  per    torchio  econo- 
niico. 

A  Giambatlista  Solar i  di  Milano,  per  vasi  di  gres. 
A  Carlo  Bernardi  e   Giacomo    De    Luigi    di    Milano,  per 
chiavi  applicate  al  corno  da  caccia  (  giudizio.  sospeso   per 
la   medaglia  d'  argento ). 

Ad  Andrea  Comezzoli  di  Milano,  per  la vori  di  parrucche. 
A   Gaetano  Provaggi  di  Milano ,  per  parrucche  niigliorate. 
Ad  Andrea  Spinelli  dl  Milano ,   per    paglie    tinte    ad    use 
di  strati  da  camere. 

A  Rosa  Melh  di  Melegnano ,  allieva  dell' I.  R.  Collegio 
delle  fonciulle  in  Verona,  per  cjuadro  a  ricanio  in  bianco 
a  cliiaroscuro. 

A  Francesco  Tacchi  di  Como,  per  fornello  da  iilar  la 
seta  utihnente  niodificato. 

Ad  Antonio  Parazzoli  di  Lodi ,  per  quadro  intagliato  in 
legno  a  basso  rilievo. 

A  Vinccnzo  Sassi  di  Monza,  per  estesa  fabbricazione  di 
creps  della   Cina. 

A  Carlo  Riva  di  Milano  ,  per  disegni  di  figure  eseguiti 
coi   capelli   sopra  T  avorio. 

A  Giambattista  Giiyon  di  Lione,  stabilito  da  lungo  tempo 
in  Milano,  premiato  nel  concorso  dell' anno  1822,  per  lo- 
de vole  costruzione  d'  un  orologio  a  pendolo  e  d"  uno  da 
tasca. 

A  Luigi  Ripamonti  di  Milano,  per  quadro  intarsiato  in 
li'guo  con  jignic. 


a.V)  A  F  r  E  N  D  1  C  K 

A  Giuseppe  Ronchetti  e  Figli  da  molti  anni  jtabiliti  in 
INIilano,  premiati  nel  concorso  dell' amio  1822,  per  petlini 
da  telajo  all'  iiia,lese. 

A  Pietro  Citterio  di  Mllaiio  ,  per  fornello  coa  girarrosto 
jnosso  dalla  corrcnte  d'  aria  riscaldata. 

A  Giovanni  Ponzini  di  Milniv  ,  per  nietodo  d'  appresta- 
zione  del   lull  (giudir.io   sospeso  per  la  medaglia  d'argeiir.o). 

Ad  Antoma  Sirtori  di  JMilano,  per  cjuadro  di  figure  a  ri- 
canio  in  oro. 

A  Francesco  Castagnoli  di  Milano  ,  per  qnailro  di  figure 
a   ricamo. 

A  Gicvanni  Merlini  ingegnere  in  Monza,  per  Ijarca  niossa 
contr'  acqna   dalla   forza  della  correute. 

Ad  Augusto  Blitmenfeld  da  varj  anni  stabilito  in  Milano, 
per  pettini   da   telajo   all'  inglese. 

Ad  Antonio  Guglielmini  proprietario  della  Ditta  Castagna 
e  Comp.  di  Milano,  per  tinture  di  seta  in  nero  di  Fran- 
cia   niigliorate. 

A  Giuseppe  Martini  di  Milano ,  premiato  nei  concorsi 
degli  anni  1^20  e  1822,  per  baklacchino  riccamente  rica- 
niato   in   oro. 

A  Giuseppe  Marioni  di  Cusano ,  provincia  di  JNlilano  , 
per  canne   da   scliioppo   internaniente   smerigliate. 

A  Davide  Maini  da  molti  anni  stahilito  in  IMilano  ,  per 
macchinetta  atta  a  fal^bricare  il  cordlno  in   ispiga. 

A  Giovanni  Manzoni  di  Caravaggio,  provincia  di  Berga- 
mo, per  congegno  con  cui  si  aprono  e  chiudono  le  imposte 
delle  finestre. 

A  Clemente  Pozzi  di  Como ,  per  serratura  di  semplice 
costruzione. 

A  Carlo  Bolognini  da  varj  anni  stabilito  in  Milano  ,  per 
basso  rilievo  di  figure  in  bronzo  dorato. 

A  Girolamo  Aniedeo  di  Como ,  per  prodotti  chimici  tratti 
dalle  ossa. 

A  Pietro  Sassi  di  Monza  ,  per  estesa  fajjbricazione  di 
creps  della    Cina. 

Ad  Aquilino  Ripanionti  di  Dugnano  ,  premiato  nell'  anno 
182a,  per  miglioramento  al  torchio  da   olio. 

Sott.  STRASSOLDO. 

Angelo  Cesaris,  Direttore. 

Il   Vicesegretnrio  dell'  I.  R,  IsUtut» 

C  A  RI.  I  \-  I. 


PAKTE    ITALI.VNA.  sSt 

Elenco  degli  oggetti  d'  industria  che^  oltre  quelli  per- 
niiati  ,  furoiio  presentati  alcuni  pel  coiicorso ,  ed 
altri  per  la  sola  esposizione. 

Varie  mnccliiiie  presentate  all'  esposizione,  del  signer 
cavaliere  Ciovsznni  Aldini ,  uiembro  dell'  I.  K.  Istituto  di 
scienze ,  lettere   eJ  arti. 

Diversi  congegni  per  rendere    intermittenle  la  luce  del  fari. 

Occukatore  formato  da  un  piano  verticale  e  mosso 
da   una   leva   idraulicn. 

Occultatore  ,  mosso  come  sopra,  girevole  da  quattro 
lati,   a  dati  intervallL  di  tempo. 

Occultatore,  mosso  come  sopra,  formato  da  due  piani 
metallici,  che  si  aprono  e  si  cliiudono  a  dati  intervalli 
di   tempo. 

Occultatore,  mosso  come  sopra,  in  forma  ciJindrica  , 
che  rende  ad  un  tratto  visiljili  le  iiamme  dei  fari  da  ogni 
parte   per   un   dato  tempo. 

Occukatore  che  fa  le  veci  di  contra^jpeso  della  leva 
idraulica   e  che  agisce  tanto  a    valvola  clie  a  canale  aperto. 

Congegno  per  rendere  intermiitente  la  luce  dei  fari 
illuminati   col   ijas. 

Rtiota  idraiilica  ridotta  alia  maggior  sempUcita  e  mossa 
dair  urto   dell'  acqua   cadeiite   da   un   serbatojo. 

Due  specclii  di  rame  "inargentato  di  non  ordinaria 
grandezza ,   e   niobili   in   diverse  direzioni. 

Altri   specchi   di   stucco   inargentato. 

Lucerna  aW  argand  a  sei  fiamme,  producente  i  colpi 
di  luce   vivace,  in   sostituzione  dei  fuochi  del  Bengala. 

Apparecchi  die  servouo  ad  estrarre  il  gas  illuuiinaute. 

Macchine  diverse  pel  segamento  de'marini. 

Modello  di  una  sega  mossa  dalla  leva  idraulica  tanto 
a   valvola  quanto  a   canale  aperto. 

Modello  di  una  sega  pure  a  leva  idraulica  che  miio- 
vesi  in   pochissiaia    distanza  dal  livello  del  serbatojo. 

Congegno  per  dirigere  e  versare  1' acqua  e  l' arena 
sopra  la  sega  a  dati  intervalli  di  tempo. 

Modello  d'  una  macchina  pel  segamento  dei  niarmi  a 
pill  tagli  mediante  Tazione  di  un'  altalena ,  evitando  il 
contrappeso. 

Bibl.  Jtcd.  T.  XXXVII.  J- 


258  A  V  I'  E  N  D  X  C  E 

Congegiio  jTer  regolare   il   movimento  delle  seglie. 

Congegno  aiialogo  al  prccedente,  nel  qiinle  si  fa  uso 
d'l   una   carrucola  sospesa  all"  estremita  tiella   Iev;i. 

Comliinazione  di  due  secclii  attaccati  alT  estremita 
di  una  leva,  sui  quali  agisce  alteniativainente  una  stessa 
corrente  d"  acqua. 

Conibina?ione  di  due  leve  idrauliclie  senza  eontrappeso, 
con  cui  una  stessa  quantith  di  acqita  esercita  in  due  volte 
la  sua  azione  sopra  una  inedesima  resisteoza. 

]\lodello  operativo  a  doppia  leva  idraulica  applicato 
alia  segatura  dei  niarnii. 

Macchine  ed  istromenti  diversi  prescntati  dal  signor 
Carlo  GrindcJ ,  maccliinista  dellT.   R.   Osservatorio  di  Brera. 

Un   sestante   ed   un   circolo   a   riflessione. 

Cannoccliiale  acromatico  col  micrometro  di  Rochon. 

Cannoccliiale  da  notte. 

Microscopio  a   lampada. 
Altri    stromenti    fabbricatl    dal    suddetto     Gruidel   e  dai 
suoi    allievi. 

Pirometro,  stiomento  die  serve  a  niisurare  la  dila- 
tazione  dei   luetalli. 

Macchina  funicolare,  clie  serve  nelle  scuole  di  fisica 
a   diniostrare  la  composizione  delle  forze, 

Barometri,  termoiiietri  ed  altri  piccoli   stromenti. 
Orologio  a  pendolo  con  soneria  dipendetite  da  una  sola 
ruota  ,  del  signor  Gioachino  Alberti,   di  Milano. 

Due  dinamometri  ed  un  modello  d' un  bilanciere  di  nuova 
costnizione ,  del  signor  Cristoforo  Sieber  ^  maccliinista  del- 
1"  I.   R.    Zecca. 

Elettromotore  dsl  signor  professore  Zainboni ,  eseguito 
dal   signor  Eusiachio    Vrlandi,  di  Yerona. 

IMaccliinetta  fatta  per  niisurare  il  fieno  ammuccliiato , 
di   Fuustino  Bozzoni ,  di  Santo   Zeno  provincia  di   Brescia. 

Piccola  campana  saldata  con  nuovo  metodo  e  raodelli 
delle  cilia  velle  clie  s' impiegano  nella  suddetta  operazione , 
dei  signori  Domenico  ed  Erniano  padre  e  figlio  Barlgozzi., 
di  Villpfranca  ,  provincia  di  Verona  (giudizio  sospeso  per 
la    niednglia   d'oro). 

Modello  di  maccliina  clie  serve  a  ridurre  in  faldelle 
i  legni  ad  uso  de'  tintori ,  e  legno  gia  ridotto  in  fal- 
lUIle  e  disposto  per  I'uso,  del  s'lgnov  Giuseppe  Pinella ,  di 
Brescia. 


I'AKTK    ITALIANS.  289 

Disegiio  d' uu  uiiovo  torchio  a  iiiannbrio ,  del  macchl- 
nista  signor  Enrico  Spring. 

Modello  d'uii  torcliio  da  stampa  a  ciliadro,  del  tipografo 
signor  iVicold  Betloni  (  giudizio  sospeso  pel   preinio  ). 

Modello  di  l)ilancia  a  ponte ,  del  aieccaiiico  signor 
Luigi  Rosa. 

Planetario  die  rap[)reseiita  diversi  movimeati  de'corpi 
celesd,   del   fa   signor    Ubaldo    Villa. 

Cariglione  applicaVnle  agli  orologi ,  del  sigaori  fratelU 
Cciser ,  staljiiiti  in  Milano. 

Modello  d' un  fraiitojo  da  ulive,  di  Aqnilino  liipamonti, 
di    Wilano. 

Maccliina  per  formare  i  fondi  delle  incisioni  in  rame  anche 
con  linee  curve,  del  signor  Antonio  Longoni  (giudizio 
sospeso   pel   preniio  ). 

Diversi  cainpioni  d' acciajo  di  cementazione  e  di  fiisione, 
del  signor  don  Giuseppe  Fismara,  professore  neU' I.  R. 
Liceo  di   Cremona   (  giudizio  sospeso  ). 

Candelabro  di  bronzo  dorato,  arricchito  di  figure  e  di 
ornameiiti,  della  fabbrica  del  signor  Luigi  Manfredini,  di 
Milano. 

Bronzi  dorati  della  fabbrica  de'signori  Strazza  e  Thomas 
in  Milano  ,  cioe  : 

Un  cesto  portato  da  tre  Baccanti. 
AUro   cesto   portato   da  tre   Zefliri, 

Un  orologio  a  pendolo  con  figura  rappresentante 
r  amore  uiaterno. 

Dtie  vasi  a'la  maniera  etrusca  con  bassi  rilievi  e 
ghirlande. 

Un  calamajo  co""  suoi  pezzi  relativi,  rappresentante 
un  Araorino. 

Una  testa  di  cavallo. 

Griipijo  di  Venere  ed  Amore  in  una  concbiglia  por- 
tata  da  due  delfinl,  gettato  in  bronzo  con  patina  di  verde 
antico. 

Ornaniento  d"  orologio ,  di  ])ronzo  dorato  rappresentante 
la  nascita  di  Venere,  nianifattura  di  Luigi  Scorzini,  ili 
Milano. 

Quattro  lucerne,  delle  quali  due  con  piede ,  con  orna- 
ment!  dornti,    di   Giantbattista.   Rasario ,   staliilito  in  Milnno. 

Due  lucerne  con  piede,  ornate  come  sopra  ,  di  Giovanni 
e  Giuseppe  fratelli  Frina,  stajjiliti  in  Milano. 


260  APPENDIOE 

Areoiiietro  e  campioiil  cU  verde-vite  e  di  oijj'imento,  di 
nuova  iabbricazione ,  di   Francesco  Fornara  ,  di   Milano. 

Due  serraturc  a  coiigegiii,  di   Giuseppe  ^ri/u,  di  Pontita. 

Stoflfe  per  tapjiezzei'ie  a  disegao  di  vario  genere,  alciiiie 
delle  qiiali  tessute  coa  oro  e  seta  sopra  maccliine  alia 
Jaquard ,  dell'  I.  R.  fahbrica  privilegiata  deJ  signer  Fran- 
cesco  Reina,  di  Milaiio. 

Velluti  e  stofFe  ad  iiso  di  Francia  e  alia  Jaquard^ 
scialli  crops  e  di  ogni  altra  sorta  in  seta,  della  fablsrica 
di   Ciuscj)pe   Osiiago ,  di   Milano. 

Velluti,  StofFe  lisce  ed  a  disegni ,  in  seta  ed  in  oro, 
scialli  ,  ecc.  della  faljbrica  de'  signori  Degregori  e  Coinpa- 
giii ,   di   INlilaiio. 

StofFa  di  seta  coU'  efTigie  del  Canova  ,  della  fabbrica  del 
signor  Eliseo  Barioli,  di  Milano. 

StofFa  di  seta  nera  col  pelo  iiiiitante  la  felpa,  di  Angela 
Videmari ,   di  Milano. 

Veli  creps  di  varj  colori ,  della  Fabbrica  privilegiata  dei 
signori  Coatz  e  Quinqueton ,   in  Milano. 

StofFe  di  cotone  e  scialli  stauipati  ,  dell'  I.  R.  Fabbrica 
privilegiata  dei  Fratelli  Kramer  in   Milano. 

TuU  nero  a  iiiaglia  iissa ,  della  Faljbrica  di  Gaetano  Ber- 
retta   in  Milano. 

Diversi  lavori  di  inaglia  ,  del  signor  Giuseppe  Ponzio , 
di   Milano. 

Miiglie  diverse  ,  del  signer  Paolo   Uboldi ,  di  Milano. 

Coperte  da  letto  a  varj  colori,  FabbricaJe  coi  cascanii 
(ielia  seta  ,  ed  altre  siiinli  di  cotone  ,  di  Giovanni  Fran- 
cesco  Thevenet ,   stabilito  in  Milano. 

Felpa  di  capelli  e  reti  Fabbricati  coi  medesimi  per  uso 
delle    parruccbe  ,   di  Felice  Bosiz ,   stabilito   in  Milano. 

Parrucclie,  rlcci  di  lino  e  di  seta,  e  varj  altri  oggetti 
da  parruccliiere  ,   di  Felice  Bosiz  suddetto. 

Pelli  liicide  a  speccliio  di  piii  colori  ,  e  cinture  d'  ogni 
scrta  tanto  per  donna,  come  per  uso  de'militari,  Fabbri- 
cate  coUe  pelli  suddette,  ed  altri  oggetti  della  stessa  nia- 
niFattura ,  di  Cuglielmo  Enrico  Charansonney  ,  stabilito  in 
Milano. 

Scarpe,  stivali,  coturni,  galosce  ed  altri  oggetti  lavornti 
da   Eugenio  LocateUi ,  di  Milano. 

Galosce  di  nuova  Fabbricazione  ,  di  Gaetano  Turconi  , 
di  Milano  (  giudizio  sospeso  ). 


PAKTE    ITALIA.NA.  a6l 

Cinghle  elastiche  o  bretelle  di  nuova  forma ,  di  Felice 
Bosiz  snddctto. 

Cinti  elastic! ,  di   Giuseppe  Restani,   di  Milano. 

Filati  tratti  da  una  piauta  iiidigeua,  seta  e  penne  tinte 
con  piante  parimente  indigene  coniuni,  del  sacerdote  Don 
Giuseppe  Madenia  ,   di  Milano. 

Colori  ad  iiso  dei  floristi  tratti  da  vegetaljili ,  del  chi- 
mico  signor  Gaetano  Rosina  ,  stabilito   in  Milano. 

Terra  gialla  ad  uso  de'  pittori  ,  del  signor  Ansaldi,  di 
Cremona   (  giudizio   sospeso  ). 

Olio  ad  uso  de'  pittori  proposto  da  Felice  Bosiz  suddetto 
(  giudizio   sospeso  ). 

Vasi  di  majolica  e  terr.iglia  con  vernici  varie,  ed  anchc 
iniitanti  lo  spiendore  metallico  ,  cioe  vasi  da  fiori,  animali , 
zuccheriere  e  cafFeitiere  resistenti  al  fuoco ,  della  fabbrica 
del  signor  Giuseppe  Dalt  Aglio  a  Masi  ,  distretto  di  Mon- 
tagnana  ,  provincia  di  Padova  (  premiati  nel  concorso  dello 
scorso   anno   in    Venezia). 

Disegno  di  macchina  per  fare  il  vino  ,  del  signor  Vin- 
cenzo  Huher. 

Modello  in  legno  dello  spaccato  del  teatro  di  Sondrio 
con  cassa  armonica  praticata  sotto  T  orchestra  ,  del  signor 
Alfonso   Gessagn. 

Tavoletta  di  legno  di  frassino  ridotto  a  Incido,  A\  Luigi 
JRipnmonti ,  di   Milano. 

Cornici  di  legno  tinte  in  nero  lucido,  di  Giuseppe  Brenta, 
falegname   in   Milano. 

Portaorologlo  e  cornice  di  un  piccolo  specchio  lavorati 
in   snghero  da   Giacomo  Anghileri ,  di  Lecco. 

Soffietti  doppj  ,  portafogii  e  borse  da  donna  ad  uso  di 
Francia,  di  Felice  Luca ,  di  Milano  (glunti  tardi  al  con- 
corso ). 

Piante  secche  preparate  per  la  loro  conservazioae  ,  del 
sig.   Barhieri  ^   custode   dell'l.    R.  Orto  botanico  di  Mantova. 

Raccolta  di  frutti  in  rilievo  esegniti  in  cera ,  sotto  il 
titolo  di  Pomona  in  rilievo ,  presentata  dal  signor  Carlo 
Degaspari  (  giudizio  sospeso  per  la   niedaglia  d'  oro  ). 

Vetro  filato  di  diversi  colori ,  termometrografo  ed  altri 
istrometit!  di  vetro  sofHato,  del  signor  Jgnnzio  Pizzagalli , 
stabilito   in   Milano. 

Immagine  del  Redentore  coronato  di  spine ,  in  busto  di 
cera  ,  presentata   dal   signor  Carlo   Degaspari  suddetto.     ^ 


202  A  r  P  E  N  D  I  C  E 

Qiiatlri  in  ricnmo  presentali  dnlla  s'lgnova  Luigia  Remon- 
dino-Volpi  come  lavori  delle  sue  allievej  cioe  la  Dea  Flora 
cU  Giuseppa  Binndd ,  la  Venere  sdrajata  ed  il  riposo  in 
Egitto  di  Maddalena  Gaiijiurdi. 

Quadro  in  ricanio  rappresentante  S.  Maico ,  di  Antonia 
Sinori  ,  di   Milano. 

Scatolette  rlcamate  di  Donna  EUsaheLta  di  Hoffmann. 

Quadro  parte  eseguito  a  ricamo ,  parte  in  disegno  a 
colori  ,  rappresentante  varj  oggetti  mescolati  detti  a  Parigi 
Quodlibets ,  della   medeslnia. 

Piccola  vettura  a  due  ruote  con  ornamenti  diversi  ,  e 
niolle  e  sostegni  di  nuovo  genere,  del  sigaor  Don  Antonio 
Bottigella  ,  di  Pavia. 

Gabbia  di  grande  dimensione  con  diversi  compartinienti, 
rappresentante  vin  palazzo ,  di  Giainbaltista  Carho/uni ,  di 
Lodi. 

Serratura  egiziana  migliorata  da  Pietro  Corbella,  di  Milano. 

Meccanismo  applicabile  alle  ruote  per  tenerle  continua- 
mente  umettate  di  olio,  di  Giovanni  .Martina ,  d'l  Cremona 
(  giudizio   sospeso  ). 

Macchinette  per  tagliare  il  sapone  in  pezzi  cnbi  ,  del 
suddetto. 

Grotta  cumana,  piccolo  quadro  con  figure  mobili  di 
Domenico  Zamboni ,   oriolajo  in  Verona. 

Serratura  a  combinazione,  di  Pietro  Citterio ,  d'l  Milano. 

Pillole  per  caricare  le  armi  da  fuoco  e  specialmente 
gli  schioppi  da  caccia ,  composte  e  perfezlonate  dal  chi- 
iinco-farmacista  Luigi  Croce ,  di  Milano. 

Siroppo  di  cafFe  fabbricato  e  posto  in  commercio  ,  del 
signor  Francesco  Donesana  ,  di  Vallate  ,  provincia  di  Lodi 
e  Crenia. 

Due  pitture  all' encausto,  del  signor  J) on  Luigi  Maineri  , 
di   Lodi   (  giudizio  sospeso  ). 


PARTE    IT.\LT.V?CV.  26^ 


OPERE  PERIODICHE. 


REGNO  LOMBARDO-VENETO. 

Qinrnale  dlfisica,  chimica,  storia  natiirale ,  medlcliia 
ed  artl,  del  professorl  Pietro  Confioliachi  e  Ga- 
spare Brvgnatelli  dl  Pew  la ,  blmestre  i .° 


E, 


Parte  prima. 


JSTF.ATTO  della  II  Memoria  sal  calore  speclflco  de' gas 
coniposti  para^onato  con  quello  de"  loro  gas  componenti 
del  cav.  Amadeo  Avogadro.  —  Sul  rapporto  die  esiste  fra 
r  eiiergia  dej;li  apparati  elettromotori  ed  i  loro  efFetti  sn- 
gli  aghi  calaniitati,  del  prof.  Stefano  Marianini.  —  Saggio 
di  alcune  esperienze  aaalitiche  tentate  sopra  un  fluido  lat- 
teo  reso  dalle  vie  urinarie  d"  una  giovane  donna,  di  Giaiii- 
battista  Canobbio.  — -  Saggio  analitico  della  corteccia  di 
una  china  detta  bicolorata,  del  P.  Ottavio  Ferrarlo.  —  Sulla 
solubilita  del  carbonato  di  magnesia,  apparentemente  mag- 
giore  neir  acqua  fredda  ,  che  nella  calda,  di  L.  Angelini.  ■ — 
Snir  esistenza  delP  iodio  nelle  acque  niinerali  sulfuree,  e 
jjarticolarmente  in  quelle  di  Castelnuovo  d'  Asti,  del  dottor 
Cantit.  ■ —  Alteraziont'  neir  alcool  prodotta  dalla  calce,  di 
G.  Menici.  —  Fine  della  Memoria  sopra  le  rocce  zooliti- 
che  di  sedimonto  inferiore  delle  provincie  Austro-Venete  , 
di  J.  A.  Ciitulo.  —  Flora  italica  seu  destriptio  plantarum 
omnium  ,  quae  in  Italia  sponte  nascuntur  e  systemate  se- 
xuali  distributaruni ,  /.  Morettl.  —  Use  medico  interno  del 
cloruro  di  calce  del  D.   Poggi. 

Parte  seconda. 

/.  Progressi  delle  scienze  naturali,  Seguito  degli  estratti 
delle  radunanze  dell'  I.  K.  Istituto  di  scienze  ,  lettere  ed 
arti  ill  Milano,  —  Azloae  del  rauie  suU' ago  calamitato.  — 
Osservazionl  intorno  alia  quantita  di  calorico  die  svilup- 
pasi  nella  combustione  ,  del  sig.  JVelter.  —  Sulla  caus.i 
deir  odore  del  gas  idrogeno  ,  del  sig.  Berzelius.  —  Pro- 
cesso  per  riconoscere  le  pin  piccole  quantita  di  fosfato  di 
calce.  —  Nuovo  genere  di  combinazioni .   del  sig.  Voider.  ^ — 


264  A  P  P  F.  N  U  I  c  r 

Delia  gcnerazione  dei  manimiferi ,  e  del  ptimi  indizj  dello 
svilnppo  dell'embrione ,  teiva  Memoria  di  Prevost  e  Dm- 
mas^ —  Piodiizione  naturaie  dell  acido  benzoico  cristalliz- 
zato.  —  Nnovo  fliiido  auimale.  —  Sniracupuiitura.  —  Sul 
rltrovato  delT  applicazioue  dcUe  semenze  oleose  per  pro- 
durre   il   gns   illnmiuaiite. 

//.  Libri  nnnvi.  Opere  del  CoccJd.  — Memoria  sulParros- 
simento  straordinario  di  alcuiie  sostanze  alimentose.  — ■ 
Schiarimenti  del  doctor  F.  Scorticagna  sopra  lui  pesce  esi- 
steate  nella  Biblioteca    Bartoliniana  di  Vicenza. 

///.  Premio  proposto  dal  coate  Paoli  conferito  al  signer 
Angelini ,  atitoi-e  della  Memoria  snlTacqua  niiiierale  di  Salice. 

IV.   Cenno  necrologico  del  prof.  cav.   Siro  Borda. 


GRAN  DUCATO  DI  TOSGANA. 
Aiitolog/.a  di  Firenze,  quaderno  49.° 
Agli  assoclati  corrispondenti  deirAntologia  il  direttore  ed 
editore  Vieusseiix.  —  D' una  scelta  di  prosatori  itaiiani , 
lettera  di  Pietro  Giordani.  — ■  Sulla  dottrina  e  pratica 
agraria,  discorso  di  Pietro  Feironi  matematico  regio.  — 
Alcuni  peasieri  suU' economia  agraria  della  Toscana,  del 
generale  CoUetta.  —  Conversazioni  di  lord  Byron  raccolte 
dal  capitano  Medwin.  —  Lettera  alT  autore  dell'articolo  in- 
torno  alle  Poesie  di  Labindo.  —  M.  Corneiii  Frontoais , 
et  ]\1.  Aurelii  impcratoris  epistola? ,  ■  etc.  etc.  —  Elogio 
accadeniico  di  Francesco  Foggi ,  professore  neirUniversita 
di  V'ls^.  —  Intorno  al  codice  Bartoliniano ,  Urbano  Lam- 
predial  Direttore  deirAntologia.  —  Sulla  dominazlone  degli 
sti'anieri  in  Sicilia ,  discorsi  due  di  Saverio  Scrofani  sici- 
liano.  —  Bullettiao  scienti.lco,  n."  i6.°  —  Bullettino  biblio- 
grafico  n."  i5.°  —  Osservazioni  tneteorologiche  di  dicembre. 


STATI  PONTIFICJ. 
Qiornale  Arcadico  di  Roma,  quaderrf^  71." 
SciEKZE.  Risposta  al  tenia  proposto  dalia  societa  ita- 
liana  delle  scienze  residente  in  Modena  sulla  eccitabilita  e 
suir  eccitamento  ,  di  Luigi  Einiliani.  —  Sulla  condizione 
patologica  delle  febbri  biliose,  nuovi  fatti  e^posti  dal  prof. 
Domenico  Mell.  —  Storia  delle  febbri  intermittenti  e  per- 
niciose  di  Roma  ,  di  F.  Puccinort.i.  • —  Corrispondenza  medica 


VARTE    ITALIANS.  26S 

del  dottorl  Sinibaldi  e  Tonelli.  —  Sulle  cagloni  e  sulla  na- 
tura  delle  fel>bri  periodiche ,  lettera  cli  V.  Ottaviani.  —  Sag- 
gio  di  legislazion  penale,  delP  avvocato  Giacomo  Pagnoncelli. 

Letteratura.  Intonio  al  ragionamento  del  marcliese  Ce- 
sare  Luccliesinl ,  suiristitiizioiie  della  vera  tragedia  greca 
per  opera  d'  Eschilo.  —  Memorie  istoriclie  di  Cori,  di  Sante 
Viola  (  coiitinuazioiie  )  —  Versl  della    sigtiora    Franceschi. 

Belle  arti.  Intorno  alle  belle  arti  che  si  coliivano  ia 
Modena. 

Varieta'.  De  Antonio  Onuphrio  Roma  ad  Urbem  Ma- 
rlni  reduce,  Cassaris  Pliilodii  carmen.  —  Sulle  imprese  di 
Anna  Perotta.  —  Versi  del  marcli.  Girolamo  Zappi  alle  il- 
lustri  nozze  della  principessa  Elisa  Napoleona  Bacciocchi  col 
conte  Filippo  Camerata  Passionei.  —  Versi  del  dott.  Luca 
StulU  ,  di  Giovanni  Nobile  de  5/;;sarro ,  e  del  padre  lettore 
Angelo  Maslac  ,  ragusei  ,  pel  giorno  natalizio  di  Fran- 
cesco I  d' Austria  Imperatore  e  Re.  —  Lettera  del  praf. 
Meli  ,   sul  presente  alauso  del   salasso. 

Necrologia.  Antonio  Corradini.  —  Osservazioni  idrauliche 
di  iiovenibre. 

Glornale  Arcadico  di  Roma  ,   quad.   72." 

SciENZE.  J.  B.  Burserii  Institutiones  medicinae  practic;e 
emendatse  cura  V.  A.  Brera.  —  Risultanieati  ottenuti  nella 
clinica  medica  dell'  Universita  di  Padova  dalla  c'lina  bico- 
lorata,  —  Sopra  alcuni  pezzi  di  granito  e  di  lave  antiche; 
osservazioni  di  C.  Cemellaro,  —  Elogio  del  cav.  Giuseppe 
Gioeni   de'duchi   di   Anglo. 

Lettera  ri'RA.  Seconda  centnria  di  osservazioni  nuinisma- 
ticbe  di  B.  Borghesi. —  Memorie  istoriche  di  Cori,  di  S.  Viola 
( continuazione  ).  —  Memoria  di  L.  Nardi  sopra  alcune 
parole  italiane  e  sopra  una  terzlna  di  Dante.  —  Delia 
politica    militare  ,  di  G.   Cridis. 

Varieta."  IMeriti  di  Pio  VII  e  del  clero  verso  la  let- 
teratura. —  II  tesoretto  e  il  favoletto  di  Brunette  Latini.  — 
Epigramma  latino ,  di  F.  Giiadagni.  —  Dell'  amor  della 
prole  ,  di  Plutarco.  —  Epistola  del  conte  A.  Malacari.  — 
Epigramma  di  G.  C.  di  Negro  e  traduzione  in  latino  di 
L.  Biondi.  —  Iscrizione  del  Schiassi.  —  Opinioni  di  pa- 
recchi  scrittori  su  gli  studj  elementari  e  specialmente  sulla 
uianiera  d"  insegnare  la  lingua  latina  ,  con  alcune  idee  e 
riflessioni  del  raccoglitnro.  —  Osservazioni  idrauliche  di 
dicer.ibre. 


2^)6  APPENDICK 


BIBLIOGRAFIA. 


REGNO    L  O  I\I  B  A  11  D  O  -  V  E  N  E  T  O. 

Dl  alciLiie  osservazioni  di  lingua  fattc  sopra  le  ultinic 
poesle  di  Lorenzo  de  Medici  detto  II  Magnlfico , 
Lettera  dl  Pier  Alcssandro  Paravia  Jadrense  alV  ec- 
cellentissimo  slg.  inarch.  D.  Qlo.  Jacopo  Trividzio. 
—  Trevlso^  1824,  presso  Francesco  Andreola  , 
tipografo. 


L, 


JORENZO  cle' Medici  fu  uno  dei  piu  gi'andi  uomiai  die  s"iii- 
contrino  nella  storia  italiana.  Colle  arti  della  j^olitica  noa 
solo  sigiioreggio  Firenze  sua  patria  ,  ma  fu  riverito  in  tutta 
ritalia  ;  e  per  quanto  lo  compoi-tavano  la  condizione  dei 
tempi  e  le  animosita  irreconclliabili  de'potentati  italiani , 
procaccio  eziandio  di  giovare  all'  universale.  Negli  studj 
poi  fu  uomo  di  bellissimo  ingegno  e  di  gusto  scjuisito , 
e  verseggiando  occupo  uii  seggio  distintissimo  nella  scliiera 
de'  patrj  poeti.  Fu  inoltre  proteggitore  de'  buoni  studj  e 
di  tutte  quelle  arti  che  tanto  contribuiscono  a  far  beata 
la  vita  ;  e  qaiiidi  i  contemporanei  lo  dissero  Magnifico  , 
e  la  posterita  fece  plauso  a  quel  titolo  di  onore  noa  det- 
tato  dal  terrore ,  non  veiiduto  dall' adulazioae  ,  ma  debito 
air  altezza  dell'  animo  ed  alle  buone  qualita  del  cuore. 
Ma  in  un  secolo  in  cui  1'  erudizione  aveva  per  cosi  dire 
agghiacciate  le  fantasie  italiane  ,  non  vuolsi  credere  che 
questo  Principe  occupato  in  tante  altre  faccende ,  divise 
quanto  appena  puo  dirsi  dall' amenita  degli  studj ,  riuscisse 
perfettissiino  verseggiatore.  Perb  le  sue  poesie  sono  inferiori 
a  quelle  dell'Aligbieri  e  del  Petrarca  anclie  dal  lato  della 
lingua  e  della  grazia  ,  sebbene  potrebbe  credersi  clie  in 
questa  jiarte  avesse  dovuto  vincerii  ,  come  1'  eta  in  cui 
egli  fiori  vinceva  d' incivilimento  I'eta  di  que' due  sommi 
uscita  ajjpena  dalla  liarbarie.  Con  tutto  cio  si  puo  stu- 
diare  utilrnente  nelle  poesie  di  Lorenzo  de'  Medici ,  prin- 
cipalmente  da  cbiunque  vi  cercbi  scliiettezza  di  modi  e 
non  so  quale  nativa  eleganza  di  frasi  :  donde  avvenne 
che  i  compilatori  della   Crusca   non   lasciarono   inosservato 


PARTE    ITALIAN: A.  Q.C)-' 

codesto  rnmpo.  Ma  alcune  poesle  del  Magniflco  giaciute 
fiaora  nella  Ijiblioteca  Laurenziana ,  e  jjuljljlicate  ulliniii- 
mentc  dal  tliiarissimo  Roscoe ,  porsero  occaslone  al  sig.  Pa- 
ravia  cU  cercarvi  alcuni  modi  non  ancora  r%2;istrati  nel  ri- 
detto  vocaliolario ,  o  nuovi  esempli  di  vocaboli  e  di  modi 
anclie  prima  d' ora  adottati.  L'autore  accenaa  in  fine  della 
sua  o]ieretta  clie  alcnne  delle  sue  osservazioni  sono  fatte 
piu  presto  in  sei'vigio  dell'  erudizione  die  in  pro  della 
lingua  i  e  con  cio  previene  un'accusa  cite  da  taluno  poteva 
per  avventura  essergli  mossa.  C!ie  veramente  i  vocaboli 
acervo  e  disacervo  per  acerbo  e  d'sacerbo  ,  e  aurea  ed 
cscubia  per  aura  e  per  sentinella  sarel^hono  troppo  me- 
scliina  cosa  da  presentarsi  ai  nostri  moderni  scrittorl.  In 
generale  pero  le  osservazioni  che  vien  facendo  il  signor 
Paravia  mostrano  il  buon  gusto  ed  il  diritto  giudizio  dello 
scrittore  ;  e  queste  doti  appajono  eziandio  in  tutta  qnella 
parte  dell' operetta  con  cui  egli  invia  qnesta  sua  produzione 
al  marcbese  don  G.  Jacopo  Trivulzio  ,  cbiarissinio  favo- 
reggiatore  de*  buoni    studj. 


Qrammaire  italieune  elemciUcdre    et    raisonnce   suivie 
d'un  traite  dc  lapoesie  italieune  ^  ouvrage  appruiwe 
par  VInstitut  de  France.   Par   Q.  Biagioli  ,    auteur 
d'un  nouveaii  commcntaire   historique    et    litteraire 
snr  le  Dante ,    le    Petrarque ,   etc.    Cinquieme    edi- 
tion.   —   Milan,     1824,    de   V imprimerie  de    Jean 
Silvestri.    Un  vol.  in  8.°  di  pag.   408. 
L'  esito  die  lia  avuto   in  Francia  questa  granimatica   ba 
determinato  il  Silvestri    a    fame    una    edizione    ancbe    fra 
noi  ^    e    non   sappiamo    se  il  signor    Biagioli    teiTa  questo 
fatto  come  una  testimonianza  di   stima  ,   o  come   una   sug- 
gestione  dell' interesse.  La  gramuiatica   italiana  di  lui  ebbe 
in  Francia  una  testimonianza  ben  piii    lusingbiera    e  fu  il 
vote    favorevole    die    ne    die    1*  Istituto    per    T  organo  del 
sig.   Domergue  ,   voto  cbe    e    stampato    in  fronte  anche  di 
questa  edizione   e  che   veramente  e  ben  ragionato    e    van- 
taggiosissimo.   Vogliamo   qui  notarne  i  punti  principall  sotto 
i  qnali  e  riguardata   quest'  opera. 

"  i.°  11  piano  deir opera  m' e  sembrato  ben  conceplto; 
tutte  le  parti  s'  intrecciano  felicemente  e  si  prestano  una 
chiarezza  reciproca.   Rincrcsce  solaniente  die  I'autore  non 


268  \PPr.  NDICE 

abbia  adottato  il  nietodo  .Tnalitico ,  il  solo  ricoiiosciuto 
buono,  sia  per  acquistare  cognizioni,  sia  per  comunicarne 
ad  altri  (Uantore  profitto  ill  quest' osservazioiie  e  fecc 
moiti  cambiamenti  jiriina  di   publ)Iicare  il   sno   lavoro  ). 

II  2."  Le  regole  del  grammatico  soiio  dfidotti  dai  priucipj 
delta  scienza  grammaticale  ed  antorizzaCe  con  esempj  tolii 
dai  classic! :,  ma  qui  il  sig.  Bingioli  adotta  troppo  facilmente 
il  pregiiidizio  italiano  cbe  proclaiiia  T  infaliibilita  de'  clas- 
sic!. A  norma  di  qiiesto  pregiudizio  tutte  le  frasi  di  Dante, 
del  Petrarca  e  del  Boccaccio  sono  corrette  ,  mentre  la  no- 
stra rat^ione  ci  fa  trovar  qnalcbe  maccbia  negli  scritti  im- 
mortali  di  Boilean,   di  Bossiiet  ,  di  Racine  e  di  Feaelon. 

II  3.°  L*  autore  si  occnpa  coii  successo  a  investigare  la 
ragione  dell'  uso  e  ad  applicarlo  alle  regole  generali. 

11  4.*  Le  numerose  anonialie  de'  verlii  italiani  banno  ils- 
sata  particolarinente  V  attenzione  del  sig.  Biagioli  e  sem- 
brano   non   offrire   piii   difficolta   alcnna. 

II  5."  Varie  idee  poco  conosciute  e  sovente  nnove  si 
fanno  notare  nel  capitolo  delle  preposizioni  e  in  quello 
degli  acccnti. 

'/  L'  opera  termina  con  un  trattato  sulla  versificazione 
dove  scorgesi  il  poeta  e  1'  nomo  di  gusto  illuminare  il 
grammatico.  Qnesto  articolo  fatto  con  diligenza  e  proprio 
a  far  sentire  Tarmonia  de' versi  italiani  e  a  dare  1' into- 
nazione  giusta   della  voce  nelia  detlamazione  e  nel  canto.  " 


Elenco  di  alcune  opere  stampate  e  puhblicatc  nel  regno 
Lombnrdo-Veneto  nel  corrente  anno   18:2 5. 

Annali  della  medicina  fislologico— patologica  ,  compilati  da 
Gio,  Strambin,  dottore  in  medicina.  Anno  1.°,  quad.  12.° 
dicembre.  Milano  ,  Destefanis  ,  di  pag.  i32,  in  8.' 
Lir.  24  ital.  all'  anno.  Le  associazioni  si  ricevono  dai 
lilirajo   Giuseppe  Bocca  ,   corsia  del  Duomo,  n."  c)8o. 

Annali  universali  di  medicina  e  cbirurgia  ,  del  dottor  An- 
nlbale  Omodei,  Milano,  stamperia  Destefanis,  in  8.°, 
quaderni  97.%  98.°  gennajo,  febbrajo,  con  tavole.  Lir.  24 
ital.  air  anno. 

Annali  universali  di  statistica  ,  economia  pubblica  ,  storia 
e  viaggi.  Milano  ,  presso  glieditori,  a  S.  Gio.  alle  quat- 
tro  facce  n.'  i838  ,  in  8."  fascicoli  6.°  all' 8.%  dicem- 
bre 1824,  gennajo  e  febbrajo  iSaS  ,  di  circa  pag.  100 
ciascuno.  Lire    18   ital.   all' anno. 


PARTE    ITALIANA..  269 

Bililioteca  scelta  di  opere  italiane  antiche  e  niotlerne.  In 
i6*  Milano  ,  Silvestri  ,  corsia  ilel  Duoiiio.  —  Prose  e 
versi  delP  abate  Ilario  CasaroUi  Veronese,  dipag. '432, 
Lir.    3.    3 5   ital. 

Collana  degli  aiitichi  storici  greci  volgarizzati.  Milano , 
fratelli  Soiizogno  ,  in  8."  ed  in  4.° — Le  vite  degli  uo- 
mini  illustri  di  Piutarco  ;  versione  itrxliana  di  Girolamo 
Pompei  ,  con  note  di  piii  celeliri  letterati ,  ora  riunite 
per  la  prima  volta  in  qnesta  edizione.  Vol.  4.°  e  5.°, 
in    8.°   lir.    18.    64,   in   4.°   lir.    3o.    58   ital. 

Collezione  delle  opere  classiclie  italiane  del  secolo  18.* 
Vol.  loS.",  a.°  ed  ultimo  delle  opere  scelte  di  Antonio 
Cenovesi.  Milano ,  dalla  Societa  tipografica  de'  Classici  ita- 
liani   (Fnsi  e  Comp.),  in  8.°,  di  pag.    396.  Lir.  4.  66  ital. 

Continuazione  (  terza )  della  serie  cronolcgica  delle  rap- 
presentazioni  poste  suUe  scene  dei  teatri  di  Milano. 
Vol.  4.°  Milano,  Silvestri,  di  p.  296,  in  i6.°  Lir.  2.  61  ital, 

Enciclopedia  domestics,  o  raccolta  di  ricette ,  istruzioni  e 
nietodi  concernenti  le  arti  ,  Teconomia  rnrale  e  dome- 
stica ,  ed  applicabili  a  tntti  gli  stati  e  in  tutte  le  oc- 
correnze  della  A'ita  ,  estratti  dalle  opere  speciali  de'  si- 
gnori  Appert,  Berthollet,  Bouillon,  Lagrange,  Buclian, 
Buch'oz,  Chaptai,  Fonrcroy,  Olivier  de  Serre,  Farmentier, 
Rozier  ,  Sonnini  ,  Thenard  ,  Virey,  ecc.  da  A.  F. ,  con 
una  tavola  alfabetica  minntamente  circostanziata  ,  inse- 
rita  neir  ultimo  volume  ,  e  indispensabile  cosi  per  la 
spedita  ricerca  di  tntti  gli  articoll  come  per  F  ordina- 
zions  delle  uiaterie  che  appartengono  al  medesimo  ge- 
nere  d'  industria.  Tradnzrone  dal  francese.  Vol.  5.°  Mi- 
lano ,  per  P.  E.  Giusti,  fonditore-tipografo,  di  pag.  286  , 
la    12." 

Famiglie  celelu'i  italiane,  del  cav.  Pompeo  Z/ffa.  Fascicolo 
14.°,  Scaligeri  di  A^erona,  parte  prima.  Milano,  presso 
I'antore,  piazza  S.  Angelo  n.°  1486,    in  foglio.  Lir.   16  ital. 

Flora  veronensis  cjunm  in  prodromum  Flora;  Italise  septen- 
trionalis  exhil^et  Cyrus  FoUinius.  Tomus  tertius  cum  ta- 
bulis  ::  neis.  Veronce  ,  typis  et  expensis  Societatis  typo- 
grapliiccc  ,   in  8.°,  di  pag.   898.  Lir.    11.   5o   ital. 

Giornale  di  farmacia-ciiimica  e  scienze  accessorie  ,  o  sia 
raccolta  delle  scoperte  e  ritrovati  e  niiglioramenti  fatti 
jn  farniacia  ed  in  cliimica  ,  compilato  da  Antonio  Cat- 
tiintv  ,   cliimicn    ^arnl;lc^^ta.  ]Milano  ,   Rusconi.    Qnaderno' 


•2~0  A  I*  1'  i:  N  D  1  O  E 

13.",  gciiiiajo  1828,  ill  8."  L'lV.  16  aiistr.  alP  anno.  Le 
associazioni  si  ricevouo  da  Gio.  Pietro  Gicgler ,  corsia 
do"  Scrvi  n.°  60 3. 

Icouogralia  grcca  di  Ennio  Quirino  Viscoiul  ,  tradotta  dal 
dottor  G'lO  Lubus.  Fascicolo  i2.°]MiIano,  presso  gli  i-di- 
tori ,  in  8.°  Lir.  4  ital. ,  in  4.°  lir.  8.  In  due  edizioni , 
in  italiano  ed  in  franoese.  Le  associazioni  si  ricevono 
dalla  Societa  tipogi-afica  de'  Classici  italiani  per  1'  edl- 
zione  italiana  ,  e  ila  G.  P.    Giegler  per   rpiella  in  francese. 

Lettera  del  piof.  civ.  Antonio  Scarpa  al  cav.  Luigi  Bossi, 
sopra  un  elnio  di  ferro  squisitamente  lavorato  a  cesello. 
Pavia ,  dalla  tipografia  di  Pietro  Bizzoni  ,  in  Ibglio ,  di 
pag.    2",   con  due  tavole   in  rame. 

Lettpie  da  Telgate  ,  o  sia  viaggio  in  Valcaleppio  al  lago 
d*  Isco  e  ne"  dintorni,  di  Davide  Bertolotti.  Milano  ,  presso 
Giusejipe  Bocca  ,  librajo  ,  corsia  del  Daonio  n.°  980  , 
in    12.°,  di  pag.    180.   Lir.    2.    5o   ital. 

Medico  (il)  di  se  stesso,  ovvero  avvertimenti  al  popolo  ecc, 
del  dottor  Luigi  Carrara,  Milano  ,  Onio1)ono  Manini  , 
contrada  dei  Tre  Alljerghi,  di  p.  88,  in  8."  Lir.  i .  25  ital. 

Memoria  storico-naturale  sulP  arrossirnento  straordinario 
di  alcnne  sostanze  alinientose  ,  osservato  ne'ila  provin- 
cia  di  Padova  P  anno  18 19  ,  di  Vincenzo  Sett.e  ,  ine- 
dico-cliirurgo  ,  ecc.  Venezia,  dalla  tipografia  di  Alviso- 
poli  ,    in    8."   di   pag.    63. 

INIoniUDenti  sacri  e  profani  dell'  L  Pv.  Basilica  di  S.  Aai- 
brogio  in  Milano  ,  del  dott.  Ginlio  Ferrario ,  in  4.° 
grande ,  di  pag.  224.  Milano,  dalla  staniperia  Ferra- 
rio suddctto.   Lir.    120   ital. 

Novelle  antiche  (  le  cento)  secondo  P  edizione  del  i525, 
corrette  ed  illnstrate  con  note.  Milano  ,  per  cura  di 
Paolo  Antonio  T(.>si  ,  dalla  tipogralia  di  Felice  Rusconi, 
in   8.*.   di   pag.   XX  e    i5o. 

Origine  (  storica  )  del  giuliileo  e  delT  anno  santo  ,  con  una 
cronoloiiica  descrizione  di  tutti  i  giuliilei  dalP  origiao 
delP  istitnzione  fin  qui  pioclamati,  ecc.  Milano,  col  tipi 
di  Gio.   Pirotta  ,   in   8.°,  di  pag.    77. 

Osservatore  (P)  niilanese  die  serve  d'  interprete  al  nazlo- 
nale  ed  al  forestiere.  IMilano  ,  Brainliilla,  contrada  di 
S.    Giuseppe,  in    1 6.°,  di  pag.    3io.   Lir.    2.   So   it^al. 

Palazzo  (11)  di  Scauro  ,  ossia- descrizione  d' una  casa  ro- 
niana  :   frammento  d'  un   viairsio  tatlo  a  Roma   verso  la 


PARTE    ITALIANA.  271 

fiae  della  repubblica  da    Meroveo  principe  ilegli  Svevi. 
I'rimo    volgarizzainento  fntio   sulla  seconcla   edizioiie  fraii- 
cese  da  F.  L.   Milano,   coi  torchi  de' fratelli    Sonzogno  , 
stradone  di  S.   Amhrogio  n."  aySS  ,  in  o.",  di  pag.   xxiv 
e   240  ,  con   rami.   Lir.    6  ital. 
Prospettiva  (d^la)  e  sua  applicazlone  alle   scene    teatrali  , 
con  appendice  di  Francesco  Taccani ,  ecc.  Milano  ,  Giusti  , 
di  pag.    3o6,    in   8.°,    con    un    fascicolo    di    35    ta\ole. 
Lir.    3.    5o.   ital. 
Rapporto  de'  jjrofessori  Carininati  e  Palletta  sulla   corteccia 
aaiericana  detta  diina  bicolorata.  Milano ,  Destefanis  ,  di 
pag.    24 ,   in    8.° 
Storia  d' America,  di   Carlo  Botta.   Vol   a."  e   3.°  (  facente 
parte  della  Biblioteca  portatile  latina,  italiana  e  francese  ) 
in    16.*'  IMilano ,  Bettoni.   Lir.    i.    So  ital.   al   vol. 
Storia  dell' arte  col  mezzo  dei    monumenti ,   dalla   sua   de- 
cadenza    nel    4.°    secolo    fino    al     suo    risorgimento    nel 
6."  di  G.  B.   L.    G.   Seroux    (T  Agincourt ,   con    aggiunte 
italiane.  Milano,  per  Ranieri  Fantani.   Fascicolo     1.°,   in 
foglio :  cent.  20  ital.   al  foglio  e  Lir.  i    per  ogni  tavola:   il 
testo  si  stampa   anche   in   8." 
Storia   scientifico-letteraria  dello   studio   di  Padova  ,    del  cav. 
Francesco  Maria  Colle  nobile  bellunese.  Vol.  a.".  Padova, 
dalla    tipografia    della    Minerva  ,    in    4.°,  di  pag.   Xlll   e 
2  If).   Lir.    5,   o5   ital. 

Incisioni. 
Carta    geografica    della    Dnbuazia    e  Stati    vicini.  Milano  , 

presso  Pietro  e  Giuseppe  Vallardi.  Lir.  2.  5o  ital. 
Certosa  (la)  di  Pavia  disegnata  ed  incisa  dai  fratelli  Du- 
rdli  e  Giuseppe  Bramati  ,  in  foglio.  Fascicoli  9.%  io.° 
e  ii.°  ciascuno  di  tre  tavole.  Lir.  4  ital.  al  fascicolo. 
Milano  ,  presso  i  fratelli  Durelli  .  contrada  di  S.  Pro- 
taso  al  Foro  ,  n."  2244. 
Eruzione  del    Vesnvio  il  2a   ottobre    iSaa,   di  giorno,  del 

sig.   De  Andrea.   Lir.   4.   ital. 
Jdem  ,   di  notte.   Lir.   4  ital. 

Raccolte  di  anticliita  grecbe  e  roniane  ,  disegnate  ed  in- 
cise da  Gio.  Bignoli.  Milano  ,  presso  1'  autore  a  S.  IMar- 
cellino ,  corsia  del  Broletto  ,  n.°  1874.  Fascicolo  8.°, 
in  4.° 
Ritratto  di  S.  M.  I.  R.  A.  Francesco  L  ,  inciso  da  Jiados. 
Milano,  presso  Fincisore.  Lir.   6. 


27^  ArP£NDICE 

T  I  R  O  L  O. 

Volgnri.zzainento  dclla  Vita  di  S.  Girolamo ,  emendato 
con  varj  maiioscrUti. — Rovereto  ,  1024,  dalVI.R. 
stamp cria  iMarchcsani. 

Le  Yite  dei  Santi  Padri  sono  in  amove  a  tntti  coloro 
che  daimo  opera  alio  studio  della  buona  liiigna  italiana  , 
ed  a  quelli  priiicipalinente  che  aborrono  dalT  iisanza  di  noa 
pochi  iiiodeini ,  di  goiifiar  le  parole  ancbe  dove  il  soggetto 
sia  umile  e  dimesso.  Le  edizioni  piii  accreditate  di  tjnesto 
liljro  sono  quelle  eseguite  in  Firenze  1' anno  1739  e  in 
\erona  nel  1799  :  ma  sebl^eue  in  quelle  stampe  siasi  recata 
lodevole  diligenza,  riuscita  a  non  dispregevole  eflfetto , 
pure  le  Vite  dei  Santi  Padri  hanno  niestieri  ancora  di  clii 
le  stampi  con  piii  cura  e  forse  con  crltica  piii  ardita.  Di 
clie  ci  pare  che  sia  non  uieno  un  sicuro  testiiuoalo  che 
lui  buon  esempio  la  Vita  di  S.  Girolamo  puljblicata  uello 
scorso  anno  dal  IMarchesani  ,  ed  emeadata  suUa  fede  di 
sei  manoscritti.  Noi  non  vorremnio  farci  niallevadori  che 
tutte  le  lezioni  seguitate  dal  nuovo  editore  siano  sincere 
di  ogni  vizio  ,  ma  ben  possiamo  afFermare  che  questa  Vita, 
([uale  ci  vien  presentata  in  questa  ristampa  ,  non  sola- 
mente  fix  purgata  da  un  gran  numero  di  sgrammaticature, 
di  ambiguita  ,  e  diremo  anclie  di  passi  invincibilmente 
oscuri  onde  le  altre  edizioni  son  piene ;  ma  ch'  e  ricca  •• 
eziandio  di  molte  eleganze  che  in  quelle  non  trovansi.  Di 
tutte  queste  cose  poi  fa  sicurissima  fede  una  tavola.  dal 
IMarchesani  aggiunta  al  suo  volume  ,  nella  quale  v'  ha  un 
ragguaglio  fra  le  lezioni  da  lui  adottate  e  quelle  dal  Manni  • 
sesuite. 


PARTE     ITALIA.N.i.  2^5 

CORRISPONDENZA. 

Rafaele    cT  Urbino    al   chiarissimo    sig.    PleLro    Gior- 
dani  (i). 

Dai  Cnmpi  EUsi  ,  il   i."  febhraja   i8a5  (i). 

JT  INCHfe  il  niio  riti'atto  videsi  eretto  suUe  basi  del  Paii- 
teoti ,  e  ill  quel  monumento  che  Roma  e  gli  amici  con 
molte    lagrinie  a  me    consacrarono  ,    in  luogo    si    cospicuo 

(i)  Siccoiiie  tutte  le  lettere  pittoriche  vanno  sempre  corredate 
di  note,  per  la  niigliore  iiuellii;enza  di  quel  passi  che  sono  resi 
difficili  dair  eta  ,  dalla  posizione  o  da  altia  circosranza ;  cosi 
ci  siamo  data  ogni  cura  di  fame  aclorna  ancoi-  la  presente,  affiu- 
che  possa  un  giorno  essa  pure  passar  tutta  inciera  ad  accrescne 
quella   celebre   collezione. 

(2)  Questa  data  niettera  forse  un  poco  in  orgasmo  tutti  co- 
loro  che  all'  esattezza  geografica  dedicarono  i  loro  studj.  E  per 
verita  noi  non  sappiamo  precisaiucnte  da  quali  Cainpi  Elisi  giun- 
gesse  a  noi  questa  lettera.  Ma  e  noto  ad  ognuno  niediocremeiue 
erudito  ,  che  quelli  descritti  da  Virgilio  erano  sicuati  ,  come 
La  provato  un  moderno  scrittore  ,  nelle  vicinanze  dl  Napoli. 
Altri  se  ne  mostrano  a  Tivoli  nella  villa  Adriaua.  I.nieglio  con- 
servati  pero  si  vedono  a  Parigi.  11  lettore  dunque  pwjtra  sceglierc. 
£he  poi  un  quondam  abbia  scritto  una  lettera,  oh  questo  si 
che  formera  il  soggetto  di  piii  seria  discussione  e  di  n)aggior 
difficoka  !  E  vero  che  don  Giovanni  fu  invitato  a  cena  dalla 
statua  ,  rna  cio  fu  fatto  in  tutta  conlideuza.  Ce  ne  dispiace  as- 
sai ,  perche  altrimenii  avreniiuo  un  saggio  di  un  invito,  die  da 
Orazio  Flacco  fine  a  noi  si  e  praticato  seaipre  di  farlo  in 
iscruto.  Ma  che  i  trapassati  abbiano  realmente  scritto  in  certe 
occasioni  ,  ci  pare  che  sia  fiior  d'ogni  dubbio.  Se  cio  non  fosse, 
in  cpial  niodo  sapreiumo  noi  che  niolti  dialoghi  di  Luciano,  os- 
iia  da  Luciano  spacciati  per  suoi ,  non  sono  poi  tali  ,  come  al- 
cuni  sagaci  rritici  hanno  provato  ?  In  fine  :  come  si  saprebbero 
tutti  i  fatti  di  Caronte  ,  ed  inclusive  di  quel  giorno  che  fecc 
vacanza  ,  e  ando  a  diporto  pel  mondo  ?  Come  si  saprebbero  le 
gesta  di  Minosse,  di  Radamanto  e  di  Eaco  ,  e  tanti  e  tanti  pct- 
tegolezzi  accaduti  ai  campi  Elisi  ,  ed  altrove?  Singolarissima  poi 
e  vrramente  di  gran  rilievo  e  la  notizia  che  qui  riportianio,  e 
die  abbianio  avuta  nei  tempi  nioderni  pei  dotti  lavori  degli  ac- 
cademici   di   Calcutta.  Esai   dicono  ,  nelle  loro  Ricerclie  usiatiche, 

Bill.  Ital  T.  XXXVIL  .8 


i-4  APPENDIGE 

e  forse  ancora  oltreniodo  onorevole ;  benclie  sclolto  mi 
lossi  gla  da  gran  tempo  tlall'  ingombro  mortale  ,  e  liljerato 
cosi  da  tutte  le  perturbazioni  del  vostro  mondo  ;  era  tut- 
tavia  dalle  umane  vicende  qualche  volta  costretto  a  sop- 
portare  alciine  piccole  Koje.  Iniperocche  troppo  spesso  e 
fuor  di  proposito  A'eiiiva  V  ombra  mia  evocata  a  compiere 
qualche  mal  coacepito  sonetto  od  altra  cattlva  composi- 
zione  poetica ,  da  ogni  Ijenche  minimo  poetastro  tessuta 
in  lode  di  qnalsivoglia  pittura  che  fosse  in  quel  tenipio 
agli  ocelli  del  pubblico  esposta  (i). 

di  avere  ecoperto  un  anticliissimo  codice ,  il  c[uale  si  crede  es- 
gere  duemila  anui  piii  antico  dell'  eta  di  Coafucio.  Questo  e 
scritto  in  lingua  Pali  che  e  la  lingua  sacra  dei  Birmard  ,  e  in 
foglie  di  palnie ,  come  tutti  gli  antichi  libri  che  contengono  i 
poemi  samscriiici,  e  contiene  un  commento  dottissimo  sul  Kam- 
7nuva  1  il  libro  sacro  pei  Birmani  medesimi ,  e  che  e  un  trat- 
tato  luetafisico  teologico  suU'  ordinazione  dei  Tatapoini  del  se- 
cond' ordine  ,  chiaaiati  Pinzen.  II  dotto  cominencatore  di  questo 
libro,  ripescando  nel  bujo  dell' antichita  piu  reniota  le  origini 
dei  riti  e  degli  ordini  religiosi ,  in  quelle  celebri  region! ,  fissa 
certi  punti  di  crouologia  ,  soggetto  intrlcatissiuio  ,  e  presso  che 
disparato  nelle  storie  di  tutte  le  nazioni  ;  e  dice  in  sostanza  , 
di  aver  letto  in  un  libro  ,  di  cui  non  riferisce  il  titolo  ,  lua  che 
sostiene  essere  molto  piii  antico  di  quello  cli'  egli  comnienta  ,  e  ci 
fa  sapere  che  tratta  di  cose  dell'  altro  mondo  ,  e  vi  si  legge 
che  allorquando  le  aninie  che  soggiornano  nei  Canipi  Elisi ,  de- 
vono  scrivere  a  qualcuno  del  mondo  nostro  ,  usano  la  cro- 
nologia  per  le  date  degli  anni  ,  dei  mesi  e  dei  giorni  che  si 
usa  presso  la  nazione  alia  quale  appartennero  in  vita,  Ed  ag- 
giunge  che  tutto  questo  si  fa  per  tradizione  fra  i  Brahmani,  in 
grazia  di  una  rivelazione  fatta  dall'  ombra  di  un  Gran  Lama  del 
Tibet  ad  un  ex-Talapoino  Peguano ,  che  niori  ( dicesi )  circa 
cinqueniila  anni  prima  dcH'  eta  •  di  Alfredo  il  grande  re  d'  In- 
gliilterra  ,  e  che  odorava  di  santita  nel  suo  paese,  Ecco  la  ra- 
gione   della  data  di  questa  lettera. 

(i)  E  cosa  noia  che  i  quadri  rappresentanti  sacre  istorle  erano 
esposCe  in  Roma  nella  chiesa  della  Rotouda  (  1'  antico  Panteon  ) , 
ov'  erano  collucati  i  busti  di  moiti  uouiini  illustri.  I  poeti  die 
per  istrazio  delle  ben  costrutte  orecchie  scrivono  sonetti  e  ana- 
creontiche  su  tutti  i  soggetti  ,  ne  fecero  nioltissimi  anche  nel- 
r  occasione  d'  ognuna  di  queste  esposizioni  ;  ed  i  novanta  per 
cento  finiscono  tutti  coll'  apparizione  dell'  ombra  di  Rafaele 
d'Urbino,  che  viene  a  compiere  le  lodi  dell' autore  del  qiiadro 
esposto  ,  a  vaticinarsi  in  esso  un  competitore  ,  ed  a  fare  altn 
simili   sciogiimenti,  Alcuni    anai  addietro    pero    tutti  quei    busti 


PARTE    ITALI\N\.  2^5 

lo  lascio  considerare  a  lei,  coitese  signoi'e,  quante  cose 
contro  il  niio  propi'io  sentire  dovetti  pronvinziare  in  si- 
mlli  circostanze  per  bocca  di  tali  vati  !  E  principalmente 
nel  cominciaie  del  passato  secolo  ,  e  non  di  i-ado  ancor 
nel  presente. 

La  mia  immagine  pero  fu  di  cola  tolta ,  e  divenne  cosi 
muto  questo  mio  falso  oracolo  :  ed  io  rimasi  nella  mia 
pace  assai  piu  contento  ,  credendomi  di  essere  in  cio  di- 
menticato  per  sempre.  Ma  da  una  di  quest'  ombre ,  cui 
sta  r  onor  mio  molto  a  cuore ,  mi  fu ,  non  ha  guari ,  pre- 
sentata  una  sua  lettera  ,  perch'  io  la  leggessi  ,  per  vedere 
se  in  quella  mi  venisse  appropriata  qualcbe  opinione,  aliena 
dai  miei  pensamenti ,  come  avviene  talvolta.  Io  la  lessi  di 
fatto ,  e  trovai  che  sono  in  quella  da  lei  emesse  molte 
idee  ,  le  quali  piace  a  lei  di  supporre  che  siano  passate 
un  tempo  per  la  mia  mente.  Ora  non  essendo  cio  vero  , 
mi  trovo  obbligato  a  darlene  un  cenno  in  risposta ,  nel- 
I'atto  di  ringraziarla  del  bel  modo  da  lei  usato  nell'esporle: 
cioe  5  che  tuito  quello  ch'  ella  pensa  di  me  intorno  all'  arte 
ch'  esercitai  quando  vissl  ,  non  lo  fa  prcferire  a  me  diret- 
tamente  ,  ma  lo  presenta  in  forma  d'  ipotesi.  Per  questa 
sua  non  comune  urbanita  ,  la  quale  mi  ha  fatta  leggere 
con  maggiore  attenzione  la  sua  lettera  stessa ,  le  faccio 
sapere  in  ricambio  ,  che  quanto  ella  si  fa  suo  idolo  in 
quello  scritto  ,  e  ben  lontano  da  cio  ch'  io  pensava  deci- 
samente  su  tal  proposito  ,   sono  gia  da  tre  secoli. 

Io  non  mi  sono  mai  contiistato  perche  le  opere  alle  pa- 
reti  o  alle  tele  dal  mio  peunello  affidate  non  gareggino 
nella  durata  con  quelle  che  dal  marrao  si  fanno ,  poiche 
nulla  giova  contro  il  dispotismo  distruttore  del  tempo  ! 
Di  fatto  molte  opere  di  quello  che  dovrel^b'  essere  stato 
r  oggetto  della  mia  invidia  ,  benche  affidate  alia  durezza  del 
marmo ,  ed  anche  del  bronzo ,  sono  gia  da  gran  tempo  perite 
e  si  cercano  indarno  da'  suoi  ammiratori.  Per  conseguente 
debolissima  barriera  potra  opporre  al   tempo  la  porcellana. 

Si  richiami  ,  di  grazia  ,  alia  meaioria  1'  infortunio  del- 
I'  ottimo  araico  mio  Lorenzo  Nasi ,  allorche    sfaldandosi    il 


furono  tohi  dal  Panteon  ,  e  trasportati  in  una  camera  del  Caiii- 
pidoglio  ;  e  1'  ouibra  dell'  Uibinate  piu  non  comparve  a  far  la 
coda  ai  sonetti.  L'  esposi/iioni  si  fanno  preseuteuiente  in  altro 
locale  a  ciy  destiuato. 


2-6  APPENDICE 

jTionte  gl'  inabisso  la  casa ;  e  converra  facilmente  con  me , 
che  se  il  quadro  cli'ei  coiiservava  da  me  dipinto  per  luL  , 
in  contrassegno  della  mia  amicizia  ,  fosse  stato  di  porccl- 
lana,  ella  non  lo  avrebbe  di  certo  presente  adesso  agU 
occhi   suoi   cbe    in  minutlssimi   pezzi. 

Avendo  pero  sentito  dalla  sua  lettera  ch''  ella  parla  di 
xina  bella  scoperta  in  pittura  ,  del  perfezioaaniento  del 
meccanismo ,  ed  in  fine  di  una  nuova  maniera  di  rappre- 
sentare  od  esprimere  gli  oagetti  in  quest' arte,  mi  parve 
die  cio  meritasse  la  pena  cb""  io  venissi  a  vederlo.  E  per- 
cio  ,  preso  congedo  da  queste  ombre  felici ,  feci  partenza 
dal  mio  beato  soggiorno  ,  ed  andai  vagando  per  poco  nella 
bella  Firenze  da  me  tanto  amata  quando  era  tra  i  vivi  (i). 
Cola  glunto  ,  ebbi  ocoasione  d'  aminirare  di  fatto  il  valore 
del  novello  artista  da  lei  lodato  ,  cbe  oso  il  primo  di  por- 
tare  a  dimensione  si  grande  la  pittura  chiamata  a  sinalto. 
E  questo  e  ben  degno  di  lode  e  di  essere  incoraggiato  , 
come  so  cbe  un  gran  monarca  va  fomentando  cotali  inco- 
raggiamenti  e  fa  bene  (2,). 


(i)  Circa  T  era  nella  quale  possono  le  ombre  dei  niorti  andar 
vagando  ,  e  venire  a  visitare  il  mondo  dei  vivi  ,  se  ne  trova 
r  indicazione  precisa  in  Pmperzio  lib.  IV,  eleg.  VII,  verso  89; 
ed  in  Virgillo,  Eneide  lib.  3.",  verso  267  e  seg.,  ove  l' ombra  di 
Ettore  si  presenta  ad  Eiiea  per  fargli  spetcncolo  degli  strazj 
ch'avea  vicevuti  sotto  le  mure  di  Troja.  In  aUri  luoghi  pure  di 
quel  poema  se  ne  puo  leggere  la  conferma ,  ove  1'  ombra  di 
Anchise  va  a  dare  dei  cousigli  o  dei  comandi  ,  oppure  a  far 
dei  rimproveri  al  figlio  ,  perch'  ei  marciscft  in  ozj  amorosi  piut- 
tosto  che  volare  in  cerca  delle  rive  d' Italia,  ed  aitri  poeti  pure 
nc  parlano.  E  slccome  il  vagar  di  quest'  ombre  accadeva  sempre 
di  notte  ,  come  succede  anche  adesso  ,  cosi  e  presumibile ,  bea- 
che  cio  non  sia  detto  ,  che  andassero  e  vadano  ancora  preniu- 
niti  di  buona  lauterna  od  almeno  di  qualciit  lumicino  fosforico 
per  non  rischiar  d'  inciampare  e  cndere.  Ma  gia  non  e  poi  cio 
tanto  necessario,  perche  noi  vediamo  un  gran  nuniero  di  vivi  i 
quali  non  ci  vedono  neppure  di  mezzo  giorno  ,  e  nondimeno 
caiiiminano  ,   e   vanno  e   vengono  contuiuamente  ! 

(2)  Convien  credere  che  1'  ombra  di  Rafaele  sapesse  tutte 
queste  cose  prima  ch'  esse  accadessero  ,  perche  secondo  1  as- 
serzione  di  Dante  nel  suo  Inferno  le  anime  dei  trapassati  (  al- 
meno quelle  dei  dannati  )  sannn  tutte  le  cose  di  questo  mondo 
prima  che  avvengano  ,  o  quand'  eilcno  sono  ancora  future  ;  ma 
j^O!  dal  moniento  rhe  divengono   presenti  ,  non  ne  snnno  piu  nulla. 


PARTE    ITALIANA..  377 

Ma  quello  stesso  monarca  ,  come  gl'  illustri  suoi  prede- 
cessori  ,  ordina  moltissimi  quadri  a  olio  ;  e  dal  nostro  col- 
lega  Cirodet ,  sceso  receiitemente  quaggiu  fra  noi  ,  abbia- 
nio  sentito  dire  che  aveva  ,  non  ha  guari ,  nominato  Ba- 
rone  il  sia;.  le  Gros  ,  per  avere  eseguite  delle  belle  pitture 
a  fresco.  Ed  aggiungeva  che  generalmente  parlando  il  flo- 
rido  suo  regno  e  forse  il  solo  paese  d'  Europa  ,  ove  la 
pittura  sia  presenteniente  incoraggiata  davvero.  E  pure , 
benche  non  maiicliino  cola  rinomate  fabbriche  d'l  porcellana, 
nondimeno  non  si  sa  che  finora  vi  siano  state  eseguite 
cos'i   grandi  opere  ,   come  fn  da   lei  progettato    (i). 

Tutti  sono  persuasi  che  questo  genere  di  dipingere 
non  e  suscettibile  di  vera  perfezione ,  benche  lo  sia  di 
quella  che   e  sinonima   di  fir.itezza  ,  poiche   nello    suialto  si 


(1)  Dalla  gazzetta  di  Pekino  ,  e  dai  giornali  scientific!  e  let- 
terarj  di  quella  gran  metropoli  perveniiti  ultimamente  alia  So- 
cieta  asiatica  di  Parigi  ,  abbiamo  sicure  noiizie  che  quel  so- 
vrano  ,  sapendo  in  quanto  pregio  e  tenuta  presso  di  noi  la  por- 
cellana ,  e  volendone  senipre  rivendicare  1'  antichita  e  la  perfe- 
zione al  suo  iinpero  ,  avuto  anclie  riguardo  allc  nioli  enormi  e 
maravigliose  cola  costruttevi  aflinche  le  altre  nazioni  non  pos- 
sauo  avvicinarsi  neppuve  nelle  pitture  in  porcellana,  a  qnello 
che  vi  fanno  i  pittori  chinesi  ;  ha  ordinate  al  suo  prirao  pittore 
di  corte  ,  chiamato  Mii-Ya  ( albero-scheletro  )  ,  un  dipinto  da 
eseguirsi  in  una  parefe  di  un  niiglio  e  mezzo  della  nostra  niisura, 
nel  quale  si  dcbhono  partitamente  rappresentare  le  storie  delle 
dinastie  da  Vii  fiiio  a  Kb-nii-tang.  Questa  straordinaria  ordina- 
zione  nierita  pero  confernja  :  benche  eseguendosi  ancora ,  sari 
sempre  una  pittura  Chinese. 

Anche  i  giovnali  di  Nanguasaqui  nel  Giappone  assicurano  che 
il  Cuba  ed  il  Dacri  di  quell' impero  abbiano  comniesse  delle  grandi 
pitture  in  porcellana  essi  pure  ;  e  si  dice  che  in  una  di  queste 
debbano  rappresi;ntarsi  in  serie  cronologica  e  di  grandezza  al 
doppio  almeuo  del  naturale  ,  tutti  i  Gran-Lama  Ai^\  Tibet,  dalla 
loro  origine  fino  al  presente  ,  e  nelP  altra  tutti  i  Gran-Kam  dei 
Tartari  ,  \estiti  a  gran  gala.  Debbono  essere  assai  grandi  ancor 
questi !    Una  tal  notizia  la  danno  anche  i  giornali   Tatari-Mantcik. 

Se  cio  si  verifica  ,  noi  resterenio  sempre  inolto  addietro  an- 
che nel  dijiingere  in  porcellana  in  faccia  agli  Asiatici.  E  biso- 
gnera  avervi  pazienza,  avendoci  essi  preceduti  in  ogni  genere 
di  civilizzazione   e   di   coltura. 

Non  si  sa  ancora  se  gli  Americani  abbiano  fatto  in  cio  ve- 
run  tcntativo.  Degli  Affricani  non  se  ne  parla  perche  in  oggi 
sono  astolutaiuejite  barbari   quasi  tutti. 


278  APrENDICE 

finiscc  anclie  troppo :,  ma  il  troppo  fuiko  e  strada  itiolto 
fallace  pei*  glungere  alia  pcrfezloiie  ,  la  quale  bene  spesso 
dipenile  da  pochissimi  tratti  di  pennello.  Anzi  una  delle 
critlche  solite  a  farsl  ad  ogni  plttore  troppo  fiorito,  e  quella 
di  dire   che  le  sue  opere  souiigliano  alia  porcellana. 

Ella  mi  dira  forse  ,  clie  quelle  dell'  artista  da  lei  lodato 
somiglinno  perfettamente  all'  originale,  ed  io  senza  dlspu- 
tar  molto  sul  perfettamente  ,  glielo  voglio  accordare  :  ma 
hramerei  die  se  ne  mosti*assero  ,  non  gia  copie  ,  ne  ri- 
tratti,  che  sempre  si  fecero  in  questa  maniera  e  perfetti 
da  gran  tempo  e  piii  e  meno  grandi  (i),  ma  bensi  opere  di- 
pinte  dal  vero ,  ed  iuimagiaate  ed  eseguite  dall'  artista  me- 
Uesimo. 

E  se  io  avessi  esercitato  suUe  porcellane  il  mio  pennello, 
allora  si  clii  sa  mai  quante  cose  avrebbero  dette  di  me 
i  miei  nemici  ?  Se  per  avere  taluno  iniitati  i  miei  dise- 
gni  sopra  qualche  stoyiglia ,  vi  fa  chi  mi  volse  in  ridi- 
colo  ,  chiamandoml  il  Boccalajo  Urbinate !  (2)  senza  ri- 
cordare  le  strane  farse  nelle  quali  mi  hanno  rappresen- 
tato  per/ino  facendo  il  friseiir  air  usanza  di  Parigi,  benclie 
il  ritratto  ch'  io  feci  della  Fornai'ina  non  sia  neppur 
pettinato!  (3)  A  meno  che  non  si  voglia  ostinarsi  ad  in- 
sistere  su  quello  che  ne  fece  il  veneziano  Giorgione  >  e 
che   credesi   mio. 

Le  accordo  che  questa  manifattura  era  al  mio  tempo  an- 
cora  bambina  ,  perche  tin  grande  ostacolo    ne    impediva  i 

(1)  Sono  conosciute  le  picture  in  ismalto  ,  ricercate  dagli  ama- 
tori  ;  e  nierita  di  essere  rinordato  a  questo  riguardo  il  celebre 
Petitot  :  si  dice  die  anclie  Mengs  ne  facesse  delle  bellissinie  e 
clie  fosse  cio  il  geruie  di  un  difetto  nel  siio  colorito  ,  die  gli 
venue  spesso  rluiproverato. 

(2)  Malvasla  Fclsina  pitirice  ,  Bologna  1678,  104.",  pag.  47' 
delle  prime   copie. 

(3)  II  sig.  Coupin  de  la  Couperie  ha  esposto  un  quadro  a 
Parigi  ==  Raphael  coiffant  la  Foriiarlae  avant  dc  la  peindre  =  , 
soggetfo  grazioso  e  felice  ,  dice  la  Revue  encyclopedlque  Ai  diceni- 
bre   1824  ,   a  pag.   691. 

Noi  vogliamo  credere  die  come  pittnra  il  quadro  del  signor 
Coupin  de  la  Couperie  sia  la  piu  bella  cosa  del  mondo  ;  ina 
parra  strana  a  moUi  la  scelta  del  soggetto  ,  in  un  paese  ,  ove 
un'  opera  classica  com'  e  quella  di  Quatreinere  du  Quinci  do- 
vrebbe  far  dimenticare  affatto  tutte  queste  miserabili  caricature  j 
e  ricliiaraare  gli  artlsti  a  far  U50  di  inij^lior  senno. 


PARTE    ITILIANA.  279 

progress! ;  c  quest'  ostacolo  ei'a ,  clic  nessuno  avrebbe  vo- 
luto  allora  cambiare  grosse  somme  cli  danaro  in  cose  co- 
tanto  fragili.  Ed  all'  incoiitro  ,  dal  piii  vicco  al  piii  me- 
diocre in  beni  di  fortnna ,  tutti  amavano  i  quadri  ;  e  chi 
non  poteva  ambire  al  possesso  degli  originali,  si  contentava 
di  copie  piii  e  mcno  perfette ,  come  la  fortuna  gllel  per- 
nietteva.  E  niolti  di  quegli  oscuri  aiiiatori  sono  ora  quaggiu 
ombre  vanagloriose  e  superbe ,  perche  le  copie  da  lor 
possednte  si  tengono  presso  di  voi  per  originali  ,  e  si 
ammirano  sotto    lo  specioso    titolo    di  repUche. 

Non  pretendo  pero  con  questo  ,  che  s'  impedisca  una 
tale  manifattura ,  se  pure  il  lusso  lia  sanzionate  cosi  splen  ■ 
dlde  suppellettili  pei  comodi  della  vita.  Siano  pure  conti- 
nuate,  ma  saranno  senipre  una  ramiticazione  anche  lontana 
delle  belle  arti. 

II  volerne  poi  formare  un  genere  clie  possa  stare  a  li- 
vello  colla  vera  pittura,  ognuno  che  ha  fior  di  senno  con- 
verra  facilmente  meco  nel  dii'e  che  e  troppo.  Tutto  quello 
che  si  puo  concedere  a  chi  n'  e  araatore  ,  e  di  metterla 
al  pari  colla  piccola  e  grande  niiniatura.  E  T  eta  vostra 
eccessivamente  ammiratrice  di  ambidue  questi  generi  ne 
dev'  essere  ben   soddisfatta.  • 

Ne  trovo  strani  i  prezzi  clie  si  pagano  per  questi  la- 
vori ;  ma  sono  anzi  d'  avviso  che  dovrebljero  essere  au- 
mentati  in  un  tempo  in  cui ,  per  quanto  ci  narrano  le 
ombre  che  scendono  di  tanto  in  tanto  fra  noi ,  si  pa- 
gano carissime  tante  bagattelle  e  tante  piccole  inezie  t!.e 
non  servono  a  nulla.  Ma  il  voler  mettere  a  confronto  coa 
queste  le  opere  di  Appiani  o  d'  altro  vero  pittore,  questo 
dispiacque  a  tutti  gli  abitatori  del  fortnnato  Eliso.  E  quel 
luogo  della  sua  lettera  fu  letto  a  voce  bassa ,  affinche  non 
lo  ascoltasse  colui  che  piii  lontano  si   stava   (i). 

Chi  neir  arte  del  copiare  era  celebre  al  mio  tempo  , 
pochissima  fama  otteneva  ,  ed  una  grandissima  difFerenza 
si  frapponeva  fra  I'inveuzione  e  la  copia;  e  quella  per 
figlia  ,  come   questa  per  nipote  della  natura  tenevasi. 

Le  sembrera  forse  ch'  io  dia  troppo  poca  importanza 
a  quella    nuova    vita  clie    1"  artista  da    lei  lodato  ridona  , 


(i)  Pare  che  sia  vpro  quauto  si  lepge  in  una  comuiedia  di 
Avistofane  ,  che  le  ombre  nei  Canipi  Elisi  stiano  nioho  r.ttap- 
cate  air  eticlietta  del  post!  di  onove.  Anclie  Dante  ne  fece  c(iial- 
che    cenno  riguavdo  a  qiiello   dell'  Inferno. 


aoo  A  V  V  r.  N  D  I  G  K 

secoiido  lei,  a  qualche  mia  opera;  ma  esso  e  giunto  troppo 
tardi  per  coglierne  il  fiore  ,  ed  e  troppo  modesto  per  pren- 
dersi  T  assuiito  di  readerlo  a  sno  niodo.  Non  tutti  sa- 
pranno  nelle  future  eta  (supposto  che  il  caso  lo  con- 
servi  )  quaiiti  secoli  precorsero  fra  lui  e  me ;  e  si  dira 
senipre  ,  ecco  una  copia  fedele  di  uii  qnadro  di  Rafaele. 
Anzi  niolti  per  le  ripetute  siauipe  si  saranuo  foriiiata  uaa 
idcale   iiiimagine  di  niaggior  perfezione  I 

Ma  dicasi  il  vero  ,  e  spiegliiamoci  nieglio  :  noi  mette- 
ramo  assai  minore  iniporianza  nel  meccanisnio  di  quello 
che  pensano  i  nostri  nipoti  ,  perclie  sapevamo  benissimo  , 
che  questo  in  allra  eta  si  sarehbe  presto  o  tardi  perfe- 
zionato  ;  e  se  molti  ostacoli  fniora  concoriero  a  ritardarlo , 
giungera  pure  un  tempo  in  cui  questo  accadera  senza  fallo. 
E  pero  noi  ponevamo  ogni  cura  nella  parte  piii  sublime 
deir  arte  ,  nell'  invenzlone  cioe  ,  nell'  espressione  e  nel  di- 
segno.  E  tutte  queste  parti  spariranno  sempre  ,  non  dico 
gia  dalle  copie ,  ma  dalle  ripedzioni  pur  anco  ,  qualunque 
siensi  piii  lontane  dall'  opere  nostre. 

Ed  in  qneste  parti  appunto  era  vivamente  solleticata 
la  mia  nobile  gelosia  verso  le  opere  di  Michelangelo ,  e 
non  gia  nella  loro  materia.  Con  queste  riempii  la  mia 
niente  di  stupore,  allorcbe  vidi  per  la  prima  volta  quella 
niaravigliosa  pittura  della  cappella  Sistina  ,  immensa  piu 
pei  pensieri  che  per  la  mole ;  e  gareggiando  con  quelli 
immaginai  la  visione  di  Ezeccbiello  ,  1'  Isaia ,  le  quattro 
Sibille,  e  tutte  quelle  opere  che  dispiacciono  oggi  ai  falsi 
scguaci  di   Giotto   (i). 

Ma  lasciamo  qualunque  controversia  :  la  sua  buona  VQ- 
lonia  mi  compensa  di  tutto  ;  e  se  voile  cogli  eleganti  e 
coi'tesi  modi  della  sua  lettera  promovere  maggior  calore 
verso    le    arti    belle ,     continui    pure    nella    sua    nobile  e 

(i)  Per  buona  sorte  questi  seguaci  della  priniitiva  pittura 
non  sono  sparsi  nelle  scuole  d' Italia,  ma  si  contengono  dentro 
i  confini  di  qualche  nordica  nazione.  Si  trovano  dunque  cola 
iniitatori  della  secchezza  di  Alberto  Duro  ,  e  non  del  sue  sapere; 
e  contraffaitori  delle  composizioni  di  Giorto  ,  e  non  mai  delle  sue 
espressioni.  E  cosi  di  tante  altre  vecchie  nianiere.  I  piu  nio- 
drrati  e  coraggiosi  ad  un  tempo  giungono  fine  a  Pieiro  Peru- 
eirto  ,  e  coinpiangono  vivamente  il  iiiomento  in  cui  qucUa  scuola 
fu   corrotta  dalla  seconda  maniera  di  Rafaele. 

Siamo  stati  obbligati  a  far  queita  nota,  perche  noa  tutti  po»- 
sono  essere  al  fatto  di  tali  inconseguenze  dcUo  »pirito  pittorico 
dci   giorni  nnttri. 


PARTE   STUANIERA.  a8l 

magnanima  impresa ,  die  sara  sempre  dcgna  tU  niolta  lode. 
Ma  la  prego  caldamente  di  far  sapere  a  tutti  quelli  che 
scrivono  sulle  arti  senza  conoscerle,  ch' io  desidero  che  non 
venga  mai  piii  interpellato  il  mio  giudizio  intorno  a  queste 
faccende;  e  che  il  luio  cestamento  e  affidato  all'opere  mie  (i). 

NECROLOGIA. 


Giuseppe    Carpani. 

:I_JA  Biblioteca  italiana  e  chianiata  dall'  amore  di  patria 
e  dalla  gratitudine  a  spargere  di  ilori  la  tomha  di  ua 
dotto  italiano ,  di  un  leggiadro  scrittore ,  di  nn  collaboratore 
zelante  e  benevolo  niancato  in  Vienna  nella  notte  del  a  t 
al   32   gennajo  del  corrent.e   anno    i8a5. 

Giuseppe  Carpani  nacque  il  a8  gennajo  del  lySa  da 
Giacinto  Carpani  ,  stato  ufficiale  nelle  iniperiali  regie  ar- 
mate,  e  da  Orsola  Ripamonti ,  ambo  di  civilissima  stirpe, 
a  Fillalbese ,  delizioso  villaggio  posto  alle  falde  del  monte 
che  difende  dalla  tramontana  il  Plan  d'  Erba ,  distretto 
amenissimo  della  Brianza.  Ei  fu  mandate  dal  padre  a  Mi- 
lano  per  la  prima  educazione ,  e  compilla  in  Brera  alle 
scuole  in  allora  fiorenti  de'  Gesniti.  Ginnto  all'  eta  che  un 
giovane  bisogna  che  si  decida  per  una  professione  liljerale, 
il  nostro  Carpani  dovette  sceglier  quella  che  conduce  alia 
toga,  senza  avere  per  essa  alcuna  inclinazione.  Mandate 
air  universita  di  Pavia  egli  vi  attese  a  tutt'  altro  clie  alio 
studio  de'  libri  di  Giustiniano;  e  tomato  a  Milano  fu  rac- 
comandato  dal  padre  ad  un  avvocato  ,  allor  celebre  (I'av- 
vocato  Villata  ) ,  perclie  si  avviasse  all'  esercizio  di  patro- 
cinatore.  Ma  poco  essendo  il  corredo  delle  sue  cognizioni 
legali  acquistate  all'  Universita  ,  e  per  natura  propenso  ai 
divertimenti ,  alia  giovialita  ,  alle  facezie  ,  egli  era  piii  di 
distrazione  che  di  esempio  a'  suoi  coUeghi  che  frequenta- 
"vano  lo  studio  dello  stesso  avvocato. 

(l)  Noi  braniei-emmo  che  neppure  i  cattivi  ed  i  mezzi  artisti 
parlassero  mai,  ne  sci'ivessero  di  arti  ,  perclie  non  v'  e  razza  cfe 
piii  presuntuosa  ,  ne  piu  maligna  di  quella.  E  come  fanno  in 
letteratura  i  niezzi  letterati ,  e  singolarmente  i  mezzi  poeti  ,  cosi 
ancor  questi  trovano  da  ridire  su  tutto  in  materia  di  arti  e  pro,fe- 
rigcono  con  estrema  franchezza  inauditi  spropositi  ogni  volta  did 
aprono  la  J)occa,  o  prendono  (Dio  ci  guardi!)  la  pcnna  in  mano. 


202  A  P  1'  E  N  n  I  G  E 

La  musica,  la  poesia,  le  belle  lettere ,  Ic  belle  arti 
eraao  le  occupazioni  alle  quail  plii  si  sentiva  tlisposto ,  e  a 
poco  a  poco  tanto  prevalsero  clie  postergato  ogni  riguardo 
abbandono  iiiteramente  la  carriera  alia  quale  il  padre 
avealo  destinato.  Ecco  dunque  il  nostro  Carpani  lanciato 
nel  bel  mondo  della  capitale  con  tutte  le  attiattive  della 
gioventu ,  Ijcllo  delln  persona  ,  agile  e  pronto  negli  eser- 
clzj  cavallereschi,  vivace  e  brillante  di  spirito ,  dividere 
tutto  il  suo  tempo  fra  le  lettere  e  i  letterati ,  fra  le  arti 
e  gli  artisti. 

Fu  in  quest'  epoca  fortunata  della  sua  vita  clie  scrisse 
una  farraggine  di  sonetti ,  di  canzoni ,  di  poesie  d'  ogni  ma- 
niera,  or  italiane ,  or  milanesi,  il  cai  catalogo  riempirebbe 
molte  pagine  d'  inezle,  gludicate  tali  da  lui  medesimo  ia 
una  eta  piii  provetta.  II  licre  delP  educazione  italiana 
conslsteva  allora  in  queste  arcadiche  quisquiglie,  ed  anche 
a  Milano  ,  dove  vivea  un  Parini ,  niolti  erano  i  verseg- 
giatori  e  poclii  i  poeti.  II  nostro  Carpani  non  mancava  di 
sensibilita  e  d' immaginazione ,  ed  avrebbe  potuto  correre 
nella  poesia  una  carriera  piu  cosplcua  se  1'  impazlente  suo 
spirito  fosse  stato  capace  di  piii  seria  e  piu  soda  appllca- 
zione.  Appunto  11  grande  Parini  spero  bene  di  lui  quando 
lesse  i  sei  sonetti  clie  il  Carpani  pubblico  in  morte  dell'  im- 
peratrice  ]\Iaria  Teresa  ,  i  quail ,  benche  scritti  in  dialetto 
milanese,  girarono  per  tutta  T  Italia  tradotti  in  buona  lin- 
gua, e  tnerltarono  clie  il  Parini  stesso  scrivesse  al  Car- 
pani un  sonetto  parlinente  in  raeneghino  ,  clie  per  essere 
inedito  noi  riporteremo  qui  appiedi(i).  Ei  si  provo  anche 

(l)     .41  sur  Isepp  Carpati 

SONETT 

Bravo   Carpan  !   Hoc  vist  quli  ses  Sonett 
Cir  avli  faa  per  la  ruort  de  la  Regina. 
Hin  plen  de  bei  penser,  liin  plea  d'afett, 
Fan   onor  a  la  iengua  meneghina. 

Alto  ,  andee   innanz  ,   studiee  sira  e  matina. 
La  natuva  1'  e  lee  clie  fa  el  prim  lett; 
Ma  r  art  1'  e  quella  che  tutt  coss  rafiaa : 
Tra  r  una  e  1'  altra  ve  faran  perfelt. 

Chi  toeu  consei  da  tugg  no  fa  nagott; 

Chi  no  '1  toeu  da  nessun  de  rar  fa  ben  : 
Toeujl  da  quaighedun ,  ma  che '1  sia  dott. 

In  sta  manera  rivarii  a  fav  claar 

Tra  1  boa  poetta;   e  pront  a  favv  del  ben 
Trovarli  i  protetor ,  benche  gicn  rar.  Parini. 


PARTE    ITALIA.NA.  283 

nella  commedia  e  vi  riusci  felicemente ;  e  poclii  sanno 
Ibrse  oggi  un  seci'eto  die  noi  possiamo  con  fondamento 
disvelare  ,  e  si  e  che  la  tanto  lodata  commedia  d&  Conti 
d'Agliate  e  di  lui ,  quantunque  sia  passata  finora  sotto  il 
nome  del  Padre  Molina,  Ma  dove  piu  si  esercito  fu  nel 
melodramma ,  ed  a  questo  il  portava  la  doppia  inclinazione 
sua  per  la  poesia  e  per  la  musica ,  ed  ebbe  molte  e  fre- 
quenti  occasioni  di  occnparsene  dalla  liberalita  e  prote- 
zione  di  S.  A.  I.  rArciduca  Ferdinando  e  deir  Augusta 
sua  sposa  Maria  Beatrice  d'  Este  che  si  servivano  della 
sua  penna  per  le  operette  in  musica  colle  quali  rallegra- 
vano  il  teatro   dell"  imperiale  villeggiatura  di  Monza. 

II  Carpani  conduceva  una  -vita  beatissima.  Amato,  fe- 
steggiato  da  tutti ,  occupato  sempre  di  cose  geuiali ,  di 
studj  amenissimi ,  coglieva  facili  allori  ed  applausi  conti- 
nuaniente.  Ma  i  tempi  non  erano  tali  da  lasciargli  noa 
interrotte  tante  dolcezze.  La  rivoluzione  di  Francia  era 
scoppiata ,  e  le  massime  sovvertitrici  dell*  ordine  sociale 
e  della  riverenza  de'  troni  romoreggiavano  minacciose  ai 
confioi  d'  Italia.  II  Carpani  fu  dalle  circostanze  invitato  ad 
abbandonare  le  muse  per  consacrarsi  alia  politica ;  ed  ec- 
colo  fatto  compilatore  della  Gazzetta  di  MUano  (nel  1792)  , 
meglio  conosciuta  in  allora  col  nome  di  Veladino:  Gazzetta 
che  fra  quanta  vedevano  la  luce  in  quel  tempo  fu  certa- 
mente  la  piii  accreditata  e  quella  che  si  fece  leggere  piu 
A'olentieri  e  per  la  varieta  delle  materie ,  e  per  la  vivacita 
e  piacevolezza  con  cui  era  scritta  ,  e  per  la  forza  e  vee- 
iiienza  colla  quale  venivano  combattute  le  false  promesse 
e  le  esagerazioni  pericolose  de'  demagoghi.  11  Carpani  duro 
in  questa  sua  impresa  lino  al  maggio  del  i'j()(^ ,  cioe  fino 
air  invasione  de' Frances) ,  ed  abbandono  Milano  seguitando 
I'avversa  fortuna  di  que' Principi  che  lo  avevano  sempre 
amato  e  onorato.  Recatosi  a  Vienna,  ivi  rimase  fine  a  che 
la  pace  conchiusa  col  trattato  di  Campoforraio  cedette 
air  Austria  gli  Stati  Veneti;  e  allora  fu  nominate  da  S.  M. 
r  Imperatore  Francesco  capo  della  censura  e  direttore 
degl'  imperiali  regj  teatri  di  Venezia.  Una  forte  oftalmia 
che  il  minaccio  di  togliergli  la  vista,  obbligollo  a  tornar- 
sene  a  Vienna  per  cercarvi  i  soccorsi  di  un  celebre  ocu- 
lista  tedesco  cola  staliilito  ,  e  cambiatesi  intanto  le  circo- 
stanze politiche  fu  cola  ritenuto  e  provveduto  di  decente 
pensione  da  S.  M.  che  colmollo  sempre  di  bcnelicj. 


184  APPENDICE 

Fioiiva  in  quel  tempo ,  anzi  era  al  colmo  della  sua 
gloria,  il  celebre  Giuseppe  Heyden ,  maestro  e  compositore 
di  nuisica.  Carpani  il  conobbe  e  1'  amo ,  ma  piii  di  tutto 
s'  invaghi  e  divenne  entusiasta  della  sua  musica.  Col  pre- 
testo  dunque  di  scrivere  la  Vita  di  Heyden  ei  fece  P apo- 
logia delle  sue  composizioni  ,  e  stese  un  trattatello  direin 
quasi  di  estetica  musicale.  Grandissimo  successo  ottenne 
questo  lavoro  esteso  in  forma  di  leitere,  le  quali  ebbero 
il  noma  di  Hey  dine, 

Nel  1809  fu  invitato  da  S.  A.  I.  TArcIduca  Giovanni 
a  far  parte  del  suo  Stato  maggi<ire  ed  a  seguirlo  nelia  sua 
spedizione  in  Italia.  II  Carpani  partecipo  di  lanto  onore 
e  tenne  di  qnella  spedizione  un  giornale  miiiuto  ed  esat- 
to  ;  ma  sia  ch'  ei  sentisse  i  difetti  di  qnello  scritto  ,  sia 
ch'  ei  giudicasse  sconveniente  palesare  i  secreti  di  quella 
sua  missione,  ordino  col  suo  testamento  18  settembre  18  la 
che  trovando  quel  manoscritto  fra  le  sue  carte  dovesse 
essere  consegnato  alle  fianime.  E  conviene  ch'  egli  stesso 
eseguisse  poscia  questo  suo  comando,  poiche  alia  sua  morte 
il  manoscritto  non  si   trov/). 

Terminata  la  guerra  nel  18 14  e  tornati  gl' ingegni  in 
seno  agli  studj  all'  ombra  del  pacifico  ulivo ,  il  Carpani 
vide  con  piacere  istituita  in  Milano  la  Biblioteca  Italians  , 
ed  invitato  da  noi  a  contribuire  coll'  opera  sua  aU'andamento 
di  questo  giornale,  e'  ci  fu  cortese  di  varie  lettere  ora  in 
lode  della  musica  rossiniana  contro  le  censure  di  alcuni 
giornalisti  stranieri ,  ora  in  difesa  del  bello  idcale  nella 
pittura  contro  lo  scritto  del  cavaliere  Majer(i),  ora  com- 
battendo  e  criticando  la  storia  della  musica  del  conte  Orlof. 

II  signor  Majer  rispose  alle  lettere  del  Carpani  con  una 
Apologia  (2)  nella  quale  mette  in  dubbio  la  buona  fede 
del  critico  ed  avviluppa  ne'  suoi  sospetti  anche  il  direttore 
d^Ila  Biblioteca  Italiana.  II  Carpani  ha  provato  al  signor 
Majer  che  non  era  guidato  ne'  suoi  giudizj  da  nessuna 
personalita ,    da  nessuna    inimicizia,    da  nessua  livore.    La 

(!)  Dell' imitazione  pittorica  e  delT  eccellenza  delle  opere  di 
Tiziano   ccc.  Venezia. 

(2)  Apologia  del  libro  dell'  imitazione  pittorica  e  delT  eccel- 
lenza  delle  opere  di  Tiziano,  di  Andrea  Majer  venezlano,  contro 
tre  lettere  di  Giuseppe  Carpani  a  Giuseppe  Acerbi  inserite  nei 
fascicoli  di  settembre,  novenibre  e  dicembre  i8ig  della  Bi- 
blioteca Italiana.  In  Ferrara  1820,  dai  torchi  di  Francesco  Po~ 
u.atdii ,   in   8.%   di   pag,   264- 


PARTE    ITALIANS.  285 

prova  consiste  in  queste  due  riglie  espresse  nel  suo  codi- 
cillo  ill  data  del  ai  gennajo  i8i5:  Item  lascio  al  cavalier e 
Majer  veneto  II  mlo  busto  di  Canova  (  raandatogll  da  quello 
insigue  scultore  medesimo  )  in  attestato  di  vera  stima  ed 
amicizia.  Questo  tratto  siagolai'e  che  tanto  appalesa  ii  bel 
cuore  del  nostro  Carpaiii,  merita  di  essere  tramandato  alia 
posterita;  rna  lo  merita  eziandio  il  rossore  che  lia  provato 
alia  notizia  del  dono  il  cavalieiv  Majer,  e  cli'  egli  ha  manil'e- 
stato  con  una  lettera  comnioventissima  all'erede  deldefunto. 
I  limiti  che  abbiamo  prefisso  a  questo  cenno  non  ci  per- 
niettono  di  entrare  in  maggiori  ragguagli  intorno  alia  vita 
di  quest'  uomo,  la  quale  fu  aljbastanza  burrascosa  e  variata 
per  poterne  tessere  un  lavoro  di  piii  lunga  lena  coU'appoggio 
de'  molti  inanoscritti  che  ne  ha  lasciati,  e  che  dati  in  luce 
potrebbero  servire  a  chiarire  molti  fatti  della  storia  de'  suoi 
tempi.  II  Carpani  avea  viaggiato  tutta  T  Italia  poiatamente 
e  da  uomo  che  studiava  le  arti  e  i  costumi  della  sua  pa- 
tria.  Yiaggio  gran  parte  ancora  della  Francia  e  della  Ger- 
mania.  A  Vienna  era  legato  in  amicizia  co'  priiiii  perso- 
naggi  del  corpo  diplomatico ,  e  le  molte  lettere  che  ha 
lasciate  mostrano  quanto  ei  fosse  stimato  ed  amato  da'  piii 
cospicui  letterati  d'  Europa.  L'  amenita  del  suo  spirito , 
I' originalita  del  suo  dialogo,  la  sua  vivacita  ed  cloquenza 
naturale  lo  rendevano  caro  e  desiderato  da  tutte  le  con- 
versazioni. I  suoi  discorsi  erano  sempre  castigatissimi ,  e 
noa  sacrifico  mai  la  riputazione  di  alcuno  alia  intempe- 
ranza  di  un  motto  ,  di  un  giuoco  di  parole,  di  un  equivoco. 
Ei  fu  sommamente  pio  e  religioso ,  e  queste  due  virtu 
consolarono  gli  estremi  della  sua  vita.  Ei  mori  la  morte 
del  giusto.  La  sua  patria  ha  perduto  un  itomo  dabliene  , 
alle  lettere  manco  un  cultore  felice  ,  alle  arti  un  amator 
passionate  ,  alia  religione  un  cristiano  esemplare  ,  alia 
causa  dei  re  un  campione  zelante  ,  alia  Monarchia  au- 
striaca  un  suddito  segnalato  per  costanza  e  per  fedelta : 
due  doti  deiranimo  che  erano  natura  in  lui,  e  ch' ei  for- 
tifico  coir  abborriniento  di  questi  tempi  sciagurati  in  cut 
sovente  la  lealta  fu  senza  gloria  e  la  defezione  senza 
iarnominia. 


Elenco  delle  opere  di  Giuseppe  Carpani. 
Dio  saUi  Francesco.   Parafrasi  italiana  del  cantico  naziouale 
tedesco  in   onore  dell' imperatore  Francesco  II,   posto  in 
niusica  dal  celcbrc  llevden.   II  metro  italiano  c  obbli^ato 


a86  APPENDICE 

alia  melodia  che  il  composltore  di  musica   adattb  orlgl- 
naiiamente  alia  poesia  tedesca. 
Amore  vlnce  pregiudizio.  Cominedia  con  musica  tradotta   in 

tedesco  e  rimasta  su  quel   teatro. 
La  Camilla.  Dramma  per  musica ,  edito  e  posto  in  musica 

dal  Paer. 
L'  uni forme.  Dramraa  edito  posto  in  musica  dal  Weigl. 
Jl  miglior  dono.   Cantata  per  S.  M.  I.,  edita  ,    musica  del 

Weigl. 
La  creazione.  Traduzione  dal  tedesco  coUe  parole  adattate 

alia  celeb  re  musica  del  maestro  Heyden  ,  edita. 
L"  amore  alia  pcrsiana.  Drarama  in  due  atti,  edito. 
La  vita  del  cane  di  Peppoli ,  edita. 

La  passione  di  N.  S.  Oratorio  posto  in  musica  dal  Weigl. 
Lettera  su  di  un  quadra  di  mad.  Le  Brun  ,  edita. 
Descrizione  delle  picture  delta  cupola  di  S.  Celso  ,  stampata 

nelle  Memorie  della  Societa  patriotica. 
La  scuola  delta  maldicenza.   Commedia  in  4    atti    tolta    da 
quella  di  Sheridan  e  adattata  al  teatro  italiano ,  inedita. 
II  giudizio  di  Febo.  Cantata  per  S.  M.  I.,  edita,  posta  in 

musica  dal  maestro   Stefano  Pavesi. 
L' iricontro.   Cantata  per  S.   M.  I.,   edita,  e  posta  in  musica 

da  Ignazio  Gerace. 
Lettere  di  un  forestiere ,  edite  ,  a  Venezia. 
L'allievo  dclt'Orsa.  Dranima  in   3   atti  ,  inedito. 
Spiegazione  drammatica  del  mausoleo  di  Canova  per  la  R.  Ar- 

ciduchessa   Cristina  ,   edita. 
Pilade  ed   Oreste.   Dramma  inedito. 
L'  indovinel.   Poemetto  per  le  nozze  Soncino  ,  edito. 

Opere  teatrali  tradotte  dal  francese  per    V  I.  R.  Teatro 
di  Monza  e  sono  le  seguenti  : 
Ricardo  cuor  di  Leone. 
La  dote. 
La  Nina. 
Rlnaklo  d'Aste. 
La  Lodovislia. 

Lo  spazzacammino  principe, 
Raollo  di  Crequi. 
L'  effctto  dell' amore  e  del  caso. 
La  caravana  del  Cairo. 
I  due  ragazzi  savojardi. 
La  lezLon  d' on  di.  Commedia  in  idioina  tiiila'icst-  per  S,  A.  R. 
/  conti  d'.4gliate.  Commedia. 


PARTE    ITALIANA.  287 

G!i  andquarj  dl  Palmira.  Opera  buffa  in  tee  atti. 

Dissertazione  intorno  la  maniera  e  lo  stile  manierato. 

La  concia  desturbada.  Poemetto  in   3  caiiti    in   idioma  ml- 

lanese. 
OtCave  milanesi  pel  ritorno  a  Milauo  delle  LL.  AA.   RR. 
La  bellezza.  Poemetto  italiano  in  3  canti. 
II  giuoco  delle  red.  Poemetto. 
Piano  generale  per  tutte  le  pitture  del  qiiattro  appai'tamentl 

del  palazzo  Serbelloni. 
Soneui  milanesi  in  morte  di  Maria  Teresa  (  lodati  dal  Parini  ). 
La  figlia  del  sole.  Imitata  dal  tedesco,  con  un  atto  aggiunto. 
L'Alcade.  Tratto  dallo  spagnuolo. 
Didone  in  America.  Dramma. 
Formosa.  Dramma  in  due   atti. 
Jl  principe  invisibile  ,  in  4  atti. 

Le  Heydine.  Lettere  intorno  la  vita  e  la  musica  di  Heyden. 
Le  Rossiniane.   Lettere  apologeticlie  intorno  alia  musica  del 

maestro  Rossini  ,   scritte  per  la  nostra  Bil^lioteca. 
Le  Majeriane.  Lettere  pittoriche  clie  confutano  certe  opinioni 

del  cav.  Majer  veneziano  intorno  la  imitazione  pittorica 
^  , .  e  le  opere  di  Tiziano ,  scritte  per  la  nostra  Biblioteca. 
"  NB.  Delle  Heydine  ,  delle  Rossiniane  e  delle  Majeriane 

se  n'  e  fatta    vina    edizione    recentemente  a  Padova ,    della 
quale    abbiamo    parlato    nella    nostra    Biblioteca    italiana  , 
tom.    34.°  5  pag.    109  ,  e   36.°  pag.    200. 
Lettere  su  i  giardini ,  ossia  Descrizioue  dell' I.  R.  giardino 

di  Monza   con  molti  rami ,  inedite. 
I  bagni  di  Baden.  Sestine  edite. 
Per  le  nozze  di  S.  E.  il  jirincipe  Auersberg  coil  S.  A.  la 

principessa  Lobkrovitz.  Sestine  edite.   (i). 

(i)  Si  omettono  in  questo    catalogo    molti    sonetti ,    businate , 
apologia  in  versi  e  in   prosa,  editi  ed  iuediti,    che  furono    fatti 
per  circostauze  del  momento  e  la  luaggior  parte  stanipati  in  Mi- 
.<,,<,•  lano  ,   Venezia  e   Vienna. 


Giuseppe  Acerbi  ,  direttore  cd  cditorc. 


JIUuno  .  dull'  1.  R.  St'jnq)aia. 


Osservazioni  meceorologiche  fatte  all'I.  R.  Osservatorio  di  Brera. 


F  E  B  B  R  A  J  O     i8a5. 


M  A  T  T  I  N  A. 


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Stato 
del  cielo. 


Sera. 


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Scato 
del  cielo. 


3,0 

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I  1,3 

4.0 

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-  o,6 
+  o,5 
+  o,5 

+    1,0 

+    1,0 


N 

N  O 
N  NO 


Sercno. 
Ser.  neb.  ser. 
Ser.  .  .nebb. 
Sercno. 
Sereno. 


1,4 
o,o 
8,6 

5,o 
5,o 


+  4,0 
+  4,6 
+  5,o 
+  7,6 
+  4,0 


o 

s  s  o 


NNO 


Sereno. 
Sereno. 
Nav.rott.neb. 
Sereno. 
Nuv. nebb. ser 


27     6,0 


10,6 

1,8 

11,8 

2,0 


-  1,3 

i,S 

1,5 

-  2,0 

-  3,0 


s  o 

N  E 


Ser.  neb.  ser. 

Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 
Sereno-. 


27  8,i 

28  0,5 
28  0,2 
28  0,1 
28  2,1 


+  3,9 

+  4,4 

+  2,5 

+  2,3 

+  5,0 


N  E 
S...  O 


Sereno, 

Sereno. 
Nebb.  ser. 
Sereno. 
Sereno. 


3,0 

2,5 

0,6 
10,4 

0,3 


],0 

1,9 

1,8 

2,0 
2,0 


-  0,.-) 

0,5 

+  1,0 

+  1,8 

>  4,8 

+ 

4 


s  o 

N  E 


Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 
Nuv.  ser. nuv. 


28  2,8 

28  1,3 

27  11,4 

3T  10,3 

128  0,0 


2,0 

0,0 

1  1,0 

11,4 
10,6 


9,1^ 

10,0 

7,8 


N  E 
E 


Nuvolo. 
Nebb.  ser. 
Nuvolo. 
Ser.  nebb. 
Sereno. 


Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 
Nuv.  ser. 
Nuvolo. 


28 

1,3 

28 

2,0 

28 

1,6 

28 

2,0 

28 

2,2 

+  5,0 
+  8,0 
+  7,0 
+14,0 
+  7,3 

7,5 
6,4 
6,7 
7,0 
7,2 


S  E 
O 

NNNO 
E 


Sereno. 
Nebb.  ser. 
Sereno. 
Sereno. 
Sereno. 


O 

s  0 


Nuvolo. 
Ser.  nuvolo. 
Nuv. . . .  ser. 
Sereno. 
Sereno. 


28  1,2 

37  10,6 

27  1 1,0 

37  10,8 

37  10,3 


7,6 
8,0 

7,5 
6,6 
5,8 


s  o  o 
s  o 


Sereno. 
Sereno. 
Ser.  nuvolo. 
Nuv. ser.  nuv. 
Ser.  nuvolo. 


+   1,0 
-    1,6 

+  0,7 


Nebb.  ser. 

Sereno. 

Nuvolo. 


27  9,1 
37  9,6 
37     5,0 


+  b,o 

+  4,0 

+ 


s  o 
s  o 


3,5 


Sereno. 

Ser.nebbioso. 

Nuvolo. 


Altezza  mass,  del  bar.  poll.  28  lin.    3,0     Altezza  mass,  del  term.  +  14,0 

minima «   27     «     5,0  minima -  3,0 

media »37     »  11,407  media +  3,441! 

Pioggia  =ss  o { 


a89 

BIBLIOTECA  ITALIANA 


PARTE    J. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Aunali  musulmani  di   Qio.  Batt.   Rampoldi.    Vol.    VI 
e   VII.  —  Mllano ,   1828-24,   tipografia  Rusconi , 

JAendiamo  conto  ad  an  tempo  di  due  volumi  di 
questa  grand  opera  ^  i  quali  per  quanto  a  noi  sem- 
bra,  destano  maggiore  interesse  dei  precedenti,  non 
tanto  pel  periodo  a  noi  piu  vicino  die  essi  percor- 
rono ,  giiignendo  fm  verso  la  Jnne  del  secolo  XII  , 
quanto  per  1"  iinportanza  degli  avvenimenti  die  vi 
si  narrano  ,  coilegati  piu  sovente  colle  circostanze 
politiche  delT  Europa  ,  e  per  le  frequenti  osserva- 
zioni  tilosofidie  e  politiche,  die  vediamo  dalTautore 
piu  abbondantemente  sparse  nel  testo  e  nelle  note. 

Comincia  il  volume  VI  colF  anno  974  delF  era  vol- 
gare ,  e  gingne  sino  alia  fine  del  secolo  seguente, 
comprendendo  il  regno  di  cinque  calilli ,  dei  quali 
in  una  tavola  cronologica  premessa  si  indica  il  giorno 
deir  esaltaziotie  e  la  durata  del  reggimento. 

Si  espongono  da  principio  i  foadamenti  del  go- 
verno  degli  Arabi ;  lo  stato  della    religione    e    dell« 

mbl.  Ital.  T.  XXX VII.  19 


^gO  ANNALI    MUSULMANI 

scienzc  fra  i  IMusulmatii;  e  si  vieiie  alia  proclaiua- 
zione  del  califfo  Thay  Lilla/i.  Osserva  giudiziosa- 
mentc  V  atitore  ,  che  colla  decadenza  delT  Arabo  im- 
pero  si  oscuro  in  parte  atiche  lo  splendore  della 
religione ;  clic  V  islainismo  f'u  in  ogni  parte  lacerato 
da  sette  e  da  scismi  ;  die  gli  anti-califli  turbarono 
sovente  la  pace  religiosa ,  e  piu  ancora  quelTiuipe- 
rio  squarciarono  le  iniprese  dc'  Crociati  ,  c  la  po- 
tenza  ognora  crcscente  dci  Turclii  ;  linalnicnte  clie 
in  una  cosa  sola  fcrmi  mostraronsi  i  Musulniani  , 
cioo  nel  nou  ridiirre  V  oggetto  dclla  devozione  loro 
troppo  confornie  ai  seiisi  ed  all' inunaginazione  de- 
gli  iioniini.  Osserva  pure  che  in  queirepoca  sce- 
uiossi  tra  gli  Arabi  F  amore  per  le  scienze  ,  e  alle 
opere  originali  dei  piu  cbiari  ingegni  succedettero 
fredde  e  servili  imitazioni :  F  ingegiio  dei  Persiani , 
non  nieuo  che  la  loro  lingua  ,  protetti  furono  sol- 
tanto  dalle  tre  dinastie  dei  Buidi.  In  qnelF  anno  me- 
desimo  974  il  traHico  de'  Cristiani  in  Oriente  vienc 
j)rotetto  dai  principi  Fatiniiti-,  si  accresce  il  cohcorso 
dei  peregrini  orientali  ed  occidentali  al  santo  Scpol- 
cro  ;  s' istituisce  in  Gerusalemme ,  e  precisamente 
Kul  Calvario  una  Hera ,  e  i  rnercatanti  italiani  fon- 
dano  un  convento  ed  un  ospedale  dctto  di  5.  Gio- 
vanni ^  culla  delF  ordine  che  poscia  domino  iu  Rodi 
id  in  I\Ialta.  In  quelF  anno  pure  muore  il  deposto 
caiillo  Al  3Iothi^  e  la  citta  di  Bolgar  o  Bnlgar  viene 
incendiata  dai  Faissi.  Di  la  trae  il  nonie  di  Bulgaro 
il  niarrocchino  del  Levante ,  nominato  talvolta  e  spe- 
cialmente  dai  Turchi  vacca  di  Russia. 

I  Turcomanni  eransi  portati  con  un  esercito  verso 
Waseth  contra  un  Buide,  che  di  la  minacciava  di  re- 
cuperare  Bagdad;  il  capo  loro  Af-Tekm  dovette  ei 
stesso  ritrarsi  a  Bagdad,  ma  ne  fn  cacciato,  e  questo 
o  F  unico  importantc  avvenimcnto  delF  anno  976 , 
in   ciii  niori  anche  F  imperatore   Gibvauni  Zimisce. 

JNelF  anno  scguente  vedesi  vma  parte  della  Siria 
m  preda  dei  Turcomanni,  e  da  essi  sconfitto  un  vi- 
sir  contra  di  essi  sp^dito;  veggonsi  Sidone  occupata 


PI    «HO.    BA.TT16TA    RA.MP0LD1.  39I 

e  poscia  abbandonata  dai  Greci ,  il  Khowarazm  in- 
vaso  dal  Khan- o  piincipe  di  Turkestan,  e  la  niorte 
di  varj  uomini  celcbri  o  per  potenza  o  per  lettera- 
tura.  Nel  977  ha  luogo  una  sanguinosa  battagUa  presso 
Eamla ,  e  il  suddetto  Af-Tekin  vien  fatto  prigione ; 
msorge  la  guerra  tra  i  tre  fVatelli  Buidi  ,  e  il  ca- 
liflfo  sposa  una  tiglia  di  Adhad  principe  persiano. 
Kahus  principe  della  dinastia  de'  Dilemiti ,  che  re- 
gnava  in  varie  provincie  lungo  il  mar  Caspio ,  pi- 
gliata  aveva  la  protezione  di  Fakhar  al  Doulat^  se- 
condogenito  di  Assan  ^  signore  delT  Irak  persiano; 
ma  neir  anno  978  venne  cacciato  dal  terzo  di  quei 
fratelli ,  chiamato  7!/o«i«rf,  signore  di  Ispahan.  L'ln- 
dostan  trovossi  allora  invaso  da  Sebek-Tekin  ,  dalla 
condizione  di  schiavo  passato  a  cpiella  di  coman- 
dante  supremo  e  sovrano  dei  Samanidi.  Molti  Kajah 
o  re  di  piccoli  Stati  furono  allora  costretti  ad  ab- 
bracciare  T  islamismo  ,  e  quell'  Adhad ,  del  quale  si 
e  parlato ,  riusci  dopo  aspra  guerra  a  far  prigione 
Az  hgliuolo  di  un  suo  cugiiio,  che  dominava  nel 
Kernian  e  anche  in  Bagdad. 

L'  anno  9~9  e  celebre  per  molti  onori  conferiti 
alio  stesso  Adhad  ,  e  tra  gli  altri  il  titolo  di  Gran 
monarca  re  dei  re,-  pai  ancora  per  1' erezione  di  due 
grandiosi  mausolei  ad  Ali  genero  di  Maometto ,  e  ad 
Hossein  liglio  di  Ali.  Si  esegui  pure  dalT  E^nir  di 
Sicilia  uno  sbarco  in  Italia  ,  e  devastata  fu  la  Lom- 
bardia  inl'eriore  o  sia  la  Campania  ,  die  non  vor- 
reramo  vcdere  ristretta  nel  ducato  di  Benevento  , 
giacche  ,  se  esente  ando  da  quella  scorreria  il  ter- 
ritorio  di  Napoli ,  i  drappelli  degl' infedeli  corsero 
dalla  Calabria  tino  alle  porte  di  Roma.  II  calitib  Fa- 
timite  proteggeva  in  quelT  epoca  i  Cristiani ;  sposata 
aveva  egli  una  bellissima  cristiana  nelT  Egitto  supe- 
riore ,  e  siccome  questa  aveva  due  fratelli  monaci 
in  un  nionastero  del  mar  Rosso,  furono  essi  innalzati, 
r  uno  per  nome  Geremia  al  patriarcato  di  Gerusa- 
lemme,  T  altro  detto  Arsenio  a  quello  di  Alessandria^  ^ 
e  qucj-li  fu  il  primo  che  ima  chiesa  eresse  nel  Cairo. 


39^  INNILI    MUSUI.I«tA.XI 

II  wi'i  nominato  Jlfouiad  ottiene  di  nuove  vittorie, 
ma  Scbek-Tekin  ^  fuggito  tlalla  prigione  ,  portasi  in 
soccorso  dei  Samatiidi ;  il  calilYo  conduce  in  isposa 
altra  figlia  di  Adliad^  e  in  siffatta  occasione  distri- 
buiscc  donativi  ai  giandi  e  copiose  limosine  ai  po- 
veri;  i  Fatiniiti  solTiono  di  grandi  perdite  ueirEgltto; 
Costantino  figliuolo  di  Romano  imperatore  di  Costan- 
tinopoli ,  ed  Ottoiie  figlinolo  di  altro  Ottone  re  di 
Gei-mania  ,  aspirano  entrambi  alF  inipero  di  Roma  , 
e  il  primo  cliiama  in  suo  ajuto  i  Maomettani  di  Si- 
cilia,  i  quali  riportano  grande  vittoria  a  Rasentello, 
e  con  questo  fatto  ,  e  coUa  morte  di  alcune  per- 
sone  illustri ,  termina  V  anno  980.  Una  nota  apposta 
in  qiiesto  luogo  c"  insegna ,  die  le  famiglie  arabe 
abitanti  lungo  V  Eufrate  ed  il  Tigri ,  discendono  (  o 
piuttosto  discendevano  )  per  quei  fiumi ,  lasciandosi 
trasportare  dalla  corrente  ,  appoggiati  ad  otri  en- 
fiati,  e  nuotando  coi  piedi  ed  anche  con  una  mano 
allorche  volevano  accelerare  il  camniino.  I  bambini 
e  le  persone  incapaci  di  nuotare  da  soli  erano  le- 
gati  su  le  spalle  degli  altri  nuotatori,  i  quali  non 
impiegavano  piu  di  un'  ora  a  percorrere  006  mi- 
elia.  I'oco  credibile  sembra  ,  che  neg-li  otri  stessi 
potessero  rinchiudersi  le  provvigioni  pel  viaggio  , 
perche  minore  in  proporzione  della  quantita  di  que- 
ste  divenuta  sarebbe  la  loro  capacita  a  sostenere  le 
persone.  I  quattro  anni  seguenti  non  sono  feraci  di 
grandi  avvenimenti.  11  Khorasan  pero  si  ribella  con- 
tra il  suo  signore  o  Padischah  ;  Adhad  rende  navi- 
gabile  il  Hume  Bendebir;  i  Maomettani  riportano  vit- 
torie nella  Spagna  e  nell' Italia.  Sebek-Tckin  e  fatto 
governatore  del  Khorasan  •,  il  califfo  riconosce  il  so- 
vrano  di  Batiha  ;  a  Costantinopoli  viene  spedito  un 
ambasciatore  arabo,  che  ricusa  di  prostrarsi  innanzi 
air  imperatore  de' Greci ;  per  la  morte  di  Adhad  il 
regno  di  Persia  viene  diviso  tra  i  di  lui  figliuoli;  i 
Mu&ulmani  sono  vittoriosi  nella  Calabria  ;  alcuni 
|.)rincipi  di  Batiha  vengono  uccisi ;  muore  parimente 
il  sovrano  di    Persia   Mouiad  AI  Doulat ,    e    Fakhr 


DI    CIO.    BVTTISTA    RAMrOLDI.  4^5 

ingrato  mostrasi  verso  Kabiis  principe  di  Dilem ,  il 
quale  assistito  lo  aveva  nella  contjuista  di  varj  do- 
minj ;  una  rubelUone  nasce  in  Masvvel,  ma  ben  presto 
viene  repressa. 

Di  grande  potenza  presso  il  calillo  era  intanto 
divenuto  certo  Samsam  Al  Doiilat ,  die  nelT  anno 
985  il  privilegio  ottenne  di  su[)remo  Imam  ,  e  di 
potere  ufficiare  in  tutte  le  raoschee  ;  in  Batiha  al 
tempo  stesso  venne  cacciato  il  legittimo  principe  da 
im  usnrpatore,  e  i  Karmaziani  che  assediavano  Kuffa, 
battuti  furono  presso  Waset  e  interamente  sconfitti 
da  Samsam.  Giuiisero  in  quelT  anno  dal  Turkestan  i 
Seljnki  o  Seljukidi ,  e  quella  famiglia  fondo  poi  tre 
potenti  imperj  tiirchi.  Nota  a  questo  proposito  Tau- 
tore ,  clie  le  piu  potenti  famiglie  turclic  furono  i 
Toulonidi  nell'  E2;itto  ,  i  Gaznavidi  al  mezzodi  della 
Persia ,  ed  i  Samanidi  nel  Korasan  e  nella  Transo- 
xana;  che  i  Seljuki  discendevano  ,  secondo  uno  sci'it- 
tore  arabo  ,  da  un  re  del  Turkestan  ,  il  quale  era 
stato  in  continua  guerra  coi  re  di  Persia  della  pri- 
ma dmastia ,  sebbene  altro  scrittore  discendere  li 
faccia  da  SeVmk  capo  di  un'  orda ,  die  espulso  fii 
dal  Turkestan  per  essersi  introdotto  nel  serraglio 
di  un  principe  ;  che  finalmente  le  dinastie  dei  Se- 
ljuki regnarono  lungo  tempo  nelP  Irak  ,  nel  Kerman 
e  nel  paese   di  Rlioum  o  sia  dei  Romani. 

Nel  986  i  Greci  sono  respinti  dalT  Emir  di  Aleppo; 
neir  anno  seguente  Bassora  e  conquistata  da  Scharf— 
Al-Doulat  fratello  di  Samsam  ,  e  Mansur  toglie  ai 
Cristiani  nella  Spagna  dopo  una  grande  battaglia  la 
citta  di  Zamora.  L'anno  988  e  pieno  delle  prodezze, 
o  piuttosto  delle  crudelta  di  Scharf.,  il  quale  mand6 
prigione  il  fratello  Samsam  e  usurpo  le  sue  cari- 
che;  ma  non  gode  lungo  tempo  della  sua  grandezza 
perche  mori  nelFanno  seguente  di  apoplessia  ,  e 
quindi  i  di  lui  fratelli  tornarono  in  liberta.  Tro- 
vasi  in  quest'  epoca  il  donativo  fatto  da  un  private 
al  sovrano  della  Persia ,  di  un^a  medaglia  d'  oro 
del   peso    di    looo    dramme  arabiche ,    »u  la    quale 


394  \yiiXLl    MUSU1.MA?(I 

trovavansi  intisi  alcimi  versi  persiani  composti  tlal 
donatore.  Dopo  la  morte  di  Scharf  insorse  grave 
contesa  tra  i  Deleniiti  e  i  Turclii  in  Bagdad,  e  una 
congiura  stiscitossi  contra  il  caliil'o  da  persona  che 
aspirava  alia  sovranita,  e  clie  poscia  vi  giunsc.  Questi 
chiamavasi  Ahid  Abas  ,  cd  avvertito  in  tempo  fnggi 
e  ricoverossi  in  Batiha ;  nia  la  ricchezza  del  calitlo 
alletto  il  sno  niinistro,  cioe  Bahad  Al  Doitlat^  a  bal- 
zarlo  dal  trono.  Entrato  essendo  questi  di  fatto  con 
alcuni  seguaci  nella  sala  dclle  udienze  ,  il  califfo  I'u 
tolto  dal  suo  seggio  ,  inviluppato  in  un  pezzo  di 
tappezzeria ,  staccata  dalla  parete  ,  e  portato  al  pa- 
lazzo  del  ministro  stesso,  dove  fu  costretto  a  sten- 
dere  una  rinuncia  alia  sua  dio;nita  ,  e  ridotto  ad 
uno  stato  private ,  visse  ancora  per  cinque  anni. 
11  ministro  rapi  tutt'  i  tesori ,  e  fece  proclamare  ca- 
lifib  qneir  AbalAbas  fii2;2;itivo  ,  che  il  noma  assnnse 
di  Al  Khader  Billcdi  ,  cioe  il  forte  in  Dlo.  II  motto 

0  la  divisa  sua  incisa  anche  iiel  su2;gello  era  la  se- 

guente  :  il  forte  nella  fede  crede  in  Dio  unico.  Quel- 

1'  anno    Qgi   e  celebre  per  le    osservazioni    astrono- 

miche    che    si    fecero  ,    massinie    nclT  equinozio    di, 

primavera  e  nel  solstizio  di  estate ,  sulla  iiuova  spe- 

cola  di  Bagdad  ,  costruita  d'  ordine  di    Scharf.  Nel- 
...  -^ 

1  anno  seguente  veggonsi  i  Greci  correre  a  soste- 
2;no  deir  emir  di  Aleppo  ;  nella  Siria  si  sentono  orri- 
bili  tremuoti ;  i  Maomettani  riportano  nnove  vitto- 
rie  nella  Sicilia,  e  devastaao  ancora  le  provincie  tra 
il  Tevere  ,  il  Garigliano  e  il  Volturno  ;  illese  pero 
rimangono  Salerno,  AmaUi,  Gaeta  e  Napoli,  le  quali 
presentano  un  aspetto  imponente  ai  pirati  e  fanno  ri- 
spettare  le  loro  spiag»e.  I  Greci  tornano  al  soccorso 
di  Aleppo  neir  anno  99S ;  il  capo  dei  Fatimiti  di  la 
cacciato  s'  impadronisce  di  Damasco  ;  Sarnsam  ri- 
porta  nnove  vittorie  contra  i  suoi  cugini  die  gia 
aveva  fatti  imprigionare  ;  e  in  una  nota  inserita  in 
cfuesto  luogo  intorno  ad  ano  scienziato  detto  Abitl 
Kassen  Imael .,  non  vedranno  i  leggitori  senza  quol- 
che  intereste ,   ch'cgli  lascio  morendo  una  biblioteca 


DI    GIO.    BA.TTISTA.    RIMPOLDI.  i^S 

di  1 1  7-COO  voliiml  ,  che  ne'  suoi  viaggi  formava  il 
carico  di  p\h  di  400  cainmclii.  Scritto  cgli  avcva  intor- 
no  allc  orijiiiii  della  iiiiwua  araba,  e  intorno  ;.ir  uffi- 
cio  de2;li  Imam,  ia  oltre  la  storia  dci  visiri ,  T  arte 
di  poetare  ,  ed  un  trattato  del  modo  di  scrivere  le 
lettere  o  pinttosto  i  diplomi.  Bagra-Khan  invade  la 
Transoxana  negli  anni  994  e  996  :  nel  secondo  di 
qiiegli  anni  Al  Mansur  ottiene  compiuta  vittoria 
presso  vSantaren  sopra  i  Cristiani  della  Navarra  e 
della  Castiglia  ;  convertonsi  pure  nelT  anno  mede- 
siimo  air  islamismo  gli  Ogouziani,  tnrclii  in  origine, 
dai  rniali  disease  Othman  fondatorc  deirimpcrio  ora 
detto  dcgli  Ottomani.  Nella  nota  (16)  coiitengonsi 
di  molte  erudite  notizic  intorno  la  persona  di  Ogouz 
e  r  orda  Ojiouziana. 

Continnano  negli  anni  seguenti  !e  vittorie  dei 
Musulm.ini  nella  Spagna  ;  la  citta  di  Leone  e  rovi- 
nata  (\^  Man^rir ;  da  esso  vicne  pure  distrutta  Com- 
poslclla  ;  intanto  la-  Persia  e  governata  da  una  don- 
na; Kabus  ricupera  il  Jorian  e  il  Mazanderan;  sorge 
il  primo  impero  dei  Tnrclii  detto  de'  Gaznavidi; 
nell'  AtTrica  si  stabilisce  il  princi[)ato  degli  Zciriti; 
nella  Persia  regna  un' orribile  pestilenza ;  Samsam 
viene  iicciso  da  un  figlio  di  Bakhtiar;  una  congiura 
formasi  contra  Kabus ^  che  viene  cacciato  priwione; 
gli  Spagnnoli  non  respirano  che  per  una  battaglia 
vinta  presso  Calataguazor ,  e  per  la  morte  del  feroce 
Al  Maiisur ;  col  finire  del  secolo  X  ha  pure  fine  la 
monarchia  dei  Samanidi.  Nelle  note  si  parla  di  molti 
letterati  morti  in  quelT  epoca ;  di  uno  che  dotato  di 
prodigiosa  memoria  recitava  a  mente  molti  anti(ihi 
poemi;  di  altro  che  scrisse  un  metodo  per  niighorare 
I'intelleito:  di  altro  grandissimo  geometra,  che  scrisse 
nn  Almagcsto  ad  imitazione  di  quello  di  Tolomeo;  di 
uno  storico  delT  Egitto ,  die  illiistro  anche  la  geo- 
gfafia  di  quel  paese ;  di  altro  finalmente  che  scrisse 
su  le  cose  congiunte  e  disparate  ,  su  le  coerenti  ed 
incoerenti.  In  quelle  note  si  danno  altresi  piu  distinte 
notizie  di    Almansur  ^   piu   comunemente    conosciuto 


396  ANNALI    MUSCLMANI 

sotto  il  nome  di  Almanzorre ;  notizie  precise  della 
dinastia  dei  Samanidi;  e  ancora  si  accennano  illustri 
arabi  scrittori,  cioe  T  autore  di  una  spiegazione  dei 
sogni,  qiicllo  di  un  diziouario  arabo ,  an  poeta  lu- 
dicro  ,  im  tilosofo  e  medico  che  prevenne  Aviceiina^ 
un  astronomo  osservatore  di  movimenti  planetarj  e 
costruttore  di  niiovi  striimenti  uiatematici. 

Coniinciano  col  sccolo  XI  le  graadi  iinprese  dei 
Turchi  ,  tra  i  qiiali  si  rende  celcbre  Mahmmoud ;  i 
Turchi  s'  innoltrano  nella  Persia ;  lo  stesso  Mahm- 
moud  invade  V  Indostan  ,  riporta  2;randi  vittorie  e 
concjuista  Moultan ;  cgli  assume  finalmente  il  titolo 
di  sultano  ,  del  quale  molto  eruditamente  ragiona 
r  autore  nella  nota  (28).  Al  tempo  stesso  la  flotta 
africana  si  avvicina  al!e  coste  delF  Italia  col  dise- 
gno  perfino  di  saccheggiare  Roma;  V  Emir  di  Sicilia 
e  cacciato  prigione  dai  Palermitani  ,  e  i  sobborghi 
di  Pisa  sono  incendiati  dalP  arabo  Muse/: ,  die  do- 
minava  nella  Sardegna ;  nella  Spagna  pero  comin- 
ciaao  tra  gli  Arabi  medesimi  le  guerre  civili.  Mahm- 
moud  prosegue  il  corso  delle  sue  vittorie  nell  In- 
die ;  i  Turchi  di  Ilek  invadono  la  Trrinsoxana :,  la 
meta  del  Cairo  viene  incendiata  per  solo  trastuUo 
di  un  califfo  ;  il  sultano  di  Gazna  vince  la  battaglia 
di  Balck ;  intanto  nella  Spagna  vengono  detronizzati 
1'  uno  dietro  alT  altro  due  Emiri ;  Capua  e  assalita 
invano  dai  Musulmani  della  Sardogna ,  e  in  quel- 
r  epoca  ,  cioe  nelV  anno  1008,  P  autore  fa  cadere 
r  origine  delle  crociate ,  formate  da  prima ,  come 
egli  espone  ,  affine  di  vendicare  i  torti  fatti  dal- 
V  insensato  califfo  Fatiinite  Al  Hakem  ai  Cristiani 
d'  Egitto  e  di  Siria  ,  ed  ai  peregrini  die  i  luoghi 
snnti  visitavano. 

Mahammoud  conquista  nelle  Indie  una  fortezza 
nominata  Beheslm  ,  e  conchiude  la  pace  col  gran 
Raja  delle  Indie ;  sconfigge  in  seguito  Oleto-Khan , 
e  non  contento  di  tutte  queste  vittorie,  torna  per 
la  quarta  volta  nelle  Indie  ,  dove  conquista  molti 
clefanti,   e  ne  impone  a  diversi  principi  un  tributo , 


DI    GIO.    BATTISTA    RAMPOLDI.  %^J 

servendosene  da  poi  con  grandissimo  vantaggio  nelle 
sue  spedizioni.  Celebre  e  questo  periodo  anche  per 
le  controversie  religiose  -,  le  opinion!  del  Sanniti 
vengono  abbracciate  dagli  Ouguziani;  sorge  la  setta 
dei  Marabonth  ;  neVC  anno  400  delF  Egira  si  cele- 
brano  feste  secolari  :  lo  stolto  calilFo  Fatimite  vuol 
farsi  credere  Dio ,  e  le  sue  stravaganze  sono  ben 
descritte  nella  nota  (3i);  Al  Darar  spacciasi  per 
profeta  di  quel  nuovo  Dio ,  ma  viene  ben  presto 
ucciso ;  i  Fatimiti  sono  dichiarati  non  discendenti  da 
All ;  infelici  sono  intanto  le  vicende  dei  Cristiani 
nell'  Oriente  ,  perche  il  sepolcro  di  Cristo  in  Geru- 
salemme  viene  distrutto  nelF  anno  loio ,  e  Geru- 
salemme  viene  abbandonata  nel  101 3  al  furore  dei 
Bedoini.  Nella  Spagna  e  saccheggiata  Cordova,  nel- 
r  Italia  incendiata  Capua  dai  Musulmani  di  Sicilia; 
i  Normanni  pero  di  Salerno  si  muovono  contra  gli 
Arabi  predatori.  Benche  la  letteratura  venga  dal- 
r  autore  rappresentata  in  uno  stato  di  decadenza 
presso  gli  Arabi  ,  molti  uomini  illustri  per  dottrina 
veggonsi  in  questo  periodo  estinti  ,  tra  gli  altri  il'* 
celebre  i^oeia  Al  Salemi  ^  autore  di  un  poema  intito- 
lato  Chiave  delle  speranze  ,•  un  grammatico  detto  il 
Giojelliere ,  forse  a  cagione  delle  pregevoli  sue  pro- 
duzioni  ;  altro  grammatico,  autore  di  un  dizionario 
e  di  un  compendio  della  storia  persiana ;  un  mate- 
matico  die  tratto  della  dramma  e  del  danaro ,  e 
molto  rischiaro  la  materia  delle  monete  ;  un  mora- 
lista  ,  autore  di  un  trattato  dei  vantaggi  della  po- 
verta  ;  uno  storico  della  citta  di  Ispahan ;  il  cele- 
bre geografo  Al  Vardi  ;  un  coUettore  dei  discorsi 
pill  eloquenti  del  suo  secolo ;  il  poeta  Al  Massissi ; 
un  teologo  die  scrisse  su  la  giustizia  e  V  elemosina 
tanto  in  prosa ,  quanto  in  verso ;  il  poeta  Al  Sege- 
stani  ^  panegirista  dei  Samanidi;  un  tradizionista  o 
commentatore  delle  tradizioni  ;  un  maestro  digiu- 
risprudenza ,  che  ebbe  fino  a  700  scolari ,  200  dei 
quali  gia  decorati  di  titolo  corrispondente    a  quello 


298  ANNALI    MUSULMANI 

dei  nostri  avvocati  •,   tm    celebre    mctafisico ,    molti 
altri  poeti ,   grammatici,  medici  ecc. 

Sotto  1' anno  1016  nel  (|a:ile  fii  ricostriuto  in  Ge- 
rusalemme  il  scpolcro  tli  Cristo ,  cade  V  ori^^ine  dei 
Drnzi  o  Drusi  ,  e  in  una  nota  spiega  I'autore  come 
rinteresse  comnne  li  colle2;asse  coi  Maroniti  ,  seb- 
bene  diverse  fossero  le  loro  opinioni  religiose.  Ne- 
gli  anni  segnenti  si  registrano  Ic  con(juiste  del  re 
di  Leone  nel  Portogallo,  quelle  dei  Pisani  e  dei  Ge- 
novcsi  nella  Sardegna  ,  dei  Normanni  nella  Pnglia. 
LoMano  intanto  tra  di  loro  i  Buldi ;  i  Tartari  Mo- 
golli  SI  niostrano  nel  Turkestan  ;  Mahmmond  entra 
nel  paese  dei  Kinnogi ;  SejJa  recupera  il  rcggimento 
della  Persia  del  quale  era  stata  privata,  e  pone  sul 
trono  il  sue  ligliuolo  Maid  ,•  ma  nella  Sicilia  co- 
minciano  le  civili  discordie.  L'  Oriente  e  tutto  in 
guerra,  massime  per  le  contese  dei  fratelli  Buidi  , 
e  per  le  frequenti  rihellioni  dei  comandanti  e  dei 
governatori ;  ha  principio  nelP  anno  1020  la  dinastia 
dei  Mardaschidi,  e  di  la  a  due  anm  Mahmmond  tovnsi 
per  la  scsta  volta  nelle  Indie.  Bagdad  viene  saccheg- 
giata  dai  Turchi  nel  1026;  nel  1029  niuore  la  ce- 
lebre Sejda;  Maid  Al  Doulat  viene  detronizzato  dal 
sultano  di  Gazna :  si  estineue  il  secondo  ramo  dei 
Buidi,  e  neir  anno  seguente ,  mentre  i  Turchi  Gaz- 
na vidi  sono  scacciati  dal  Khorasan,  i  Seljuki  si  con- 
centrano  in  un  piccolo  stato;  Bagdad  c  inutilmente 
assalita  da  Abu  Kaliar ,  e  la  Libia  viene  unita  agli 
stati  Ahmediti  ,  ma  muore  il  sultano  3IahmmoiuL  In 
(juel  periodo  i  Kabileah  sono  espuisi  dalla  Spagna, 
ma  il  re  di  Leone  stende  le  sue  conquiste  in  Por- 
togallo -,  un  Miramolino  di  Spagna  viene  ucciso  com- 
batteudo  ,  ma  sorgono  a  dominare  in  quella  provin- 
cia  due  sedicenti  califfi ;  Al  Kasseii  e  cacciato  da 
Cordova ,  ma  Siviglia  e  saccheggiata  da  Yahia.  II 
miramolino  Al  Hesam  c  pure  cacciato  da  Cordova, 
ma  Alfonso  re  di  Leone  ucciso  rimane  alP  assedio 
di  Viseu  ;  in  Italia  Musek  e  sconfitto  dai  Pisani ,  e 
i  Normanni  si  stanziano  in    Aversa.  Miiojono   anche 


DI    OIO.    BATTISTA    KAMPOLDr.  SQQ 

in  questo  periodo  diversi  poeti,  tra  i  qiiali  il  cele- 
bre  Al  Ferdousi ,  aiitore  di  liuighissimi  pocmi  epici 
o  piuttosto  istorici;  miioiono  nioialisti,  cominenta- 
tori  del  Corano,  grammatici  ,  ed  tino  tra  (juesti  clie 
peri'ezionata  aveva  la  lingua  e  I'aUabeto-,  T  autore 
di  una  storia  universale  ,  lo  scrittore  delle  vite  di 
molti  uomini  ilkistri  ,  finalmeutc  uno  scrittore  di 
gencalogia  e  di  opere  di  eloquenza ,  che  sopranno- 
minato  f'u  il  Nobile  fra  i  Tolomei.  Curioso  riescir 
dee  il  flitto  narrato  solto  T  anno  1024,  die  un  mao- 
inettano  furihondo,  in  mezzo  al  concorso  de' perc- 
grini  alia  Mrcca  si  slancio  con  un  pugnale  e  pro- 
flino  o  percosse  con  tre  grandi  colpi  la  faniosissima 
pietra  nera^  gridando :  «  e  tino  a  quando  questa  pie- 
»  tra,  come  y^xwie  Maometio  ed  ^Zi ,  saranno  essi  gli 
»  oggetti  del  nostro  culto?  Poniamo  line  a  questa 
»  sacrilcga  idolatria ,  distruggiamo  questo  tenipio  , 
»  e  r  islamismo  rimanga  sepolto  sotto  Ic  sue  ruinel  » 
Quel  profonatore  fa  ucciso  da  un  peregrino  ,  e  quindi 
fatto  a  brani  e  gettato  al  fuoco. 

Muore  neir  aniio  io3i  il  calitlo  Al  Kadlier  Billah  ^ 
e  in  vece  sua  e  proclamato  califfo  Al  Kliayem  Beam- 
rillah.  11  sultano  3Iasud  succeduto  a  Mahmmuud  ^ 
assunto  aveva  tutto  I'imperio  Gaznavide,  ma  ad  un 
fratello  ,  al  ([uale  promessa  aveva  da  prima  la  con- 
servazioue  degli  stati  suoi  ,  aveva  fatti  cavare  gli 
occhi  e  coufinato  lo  aveva  in  una  prigionc ,  dopo 
di  che  esempi  terribili  di  severita  dati  aveva  contra 
tutti  i  suoi  avversarj  ed  anche  contra  quello  che 
contribuito  aveva  maggiorraente  a  farlo  proclaniare 
sultano.  Alcune  ribellioni  si  destarono  contra  quel 
iiuovo  sovrano,  ch"  e2;li  pero  riusci  a  cornprimere; 
passo  cgli  quindi  nell'Indostan,  ove  riporto  di  gjandi 
vittorie,  e  verso  (pielT  epoca,  cioe  neiranno  io36, 
ebbe  principio  Timperio  de' Turchi  Seliucki  deli'Iran, 
e  neir  anno  seguente  Mern  fu  fatta  metropoU  di 
queir  imperio.  II  sultano  Masud  si  mosse  di  la  a 
poco  contra  i  Seliuki  ,  e  una  grande  battaglia  fa 
data  tra  i  d;ic  partiti  a  Fariab ,  ma  nel    icSc;    quel 


300  A.NN.VLI    MUSULMA.NT 

sultano  fu  deposto  dal  trono,  e  il  Klioarazm  fu  oc- 
ciipato  dai  vSeliiiki.  Contimio  tiittavia  la  guerra  tra 
essi  c  i  Gazuavidi,  c  sotto  T  atiiio  1041  vedesi  T  ab- 
dicazione  di  uii  sultano  cicco  di  Gazna,  e  la  morte 
di  tre  successivi  sidtaiii.  I  Scliuki  s'  innoltrano  rielle 
coiiqiiiste  loro,  e  ottengoiio  perliao  dal  calitfo  Tin- 
vestitiira  dell'  Irak  e  del  Kliorasan  •,  uno  dei  loro 
principi  entra  iiella  Mesopotamia  ;  vincono  essi  di 
niiovo  i  nemici  loro  a  Fariab  ,  e  molti  raja  si  ribel- 
lano  contra  i  Gaznavidi.  Nelia  Sicilia  intanto  conti- 
nuano  tra  i  IMusulmani  lo  guerre  civili  •,  i  Pisani  lot- 
tano  ancora  contra  3Iaset  ;  un  prefetto  delT  Italia 
eseguisce  uno  sbarco  in  Sicilia  ,  e  quell  isola  e  po- 
scia  invasa  dai  Greci ;  la  Puglia  al  tempo  stesso  e 
conquistata  dai  Normanni  ,  e  la  Sicilia  viene  poi 
divisa  in  molti  principati.  Nella  Spagna  arde  pure 
la  guerra  civile  tra  gli  Arabi ,  e  questi  nelP  anno 
1046  vengono  cacciati  dalla  vecchia  Castiglia.  L' au- 
tore  ci  senibra  oltremodo  accnrato  nelT  annoverare 
i  fosti  della  letteratura  araba  :  nota  egli  in  questo 
periodo  la  morte  di  un  celebre  storico ,  di  un  me- 
cenate  de'  letterati  persiani ,  di  un  celebre  commen- 
tatore  del  Corano ,  delT  autore  di  una  geografia  fisica 
del  paese  di  Baliarein,  di  un  chiarissimo  ginrecon- 
sidto,  di  varj  poeti  ,  dell' autore  di  un' antologia  o 
di  un  florilegio  ,  del  grandissimo  filosofo  e  medico 
Avicenna  ^  del  quale  a  lungo  ragiona  nella  nota  (5g), 
registrando  ancora  alcune  stravaganze  dei  biografi 
arabi  di  quelP  uomo  insigue  ;  accenna  pure  i  meriti 
di  uno  scrittore  ,  che  V  istoria  compose  degli  amici 
o  dei  fratelll  sinceri  ,  di  un  famoso  astrologo ,  di 
un  .  geometra  ,  il  quale  pretendeva  di  fertilizzare 
r  Egitto  in  qualunque  stato  si  trovasse  1'  acqua  del 
Nilo  ;  di  un  grammatico  che  pretese  di  scoprire  i 
mister]  contenuti  nelle  lettere  delT  alfabeto  ,  di  altro 
che  scrisse  per  l'  iutelligenza  della  lingua  araba  ecc. 
Al  proposito  dcir  astrologo  Al  Birouni  inseriremo 
due  osservazioni  :  la  prima  e  ,  che  malgrado  la  ce- 
lebrita   de'  professori  di  quel  la   scienza ,    now    accofT 


Dl    GIO.    BATTISTA    RAMPOLt)!.  Zot 

deremo  che  Abu  Thaher  predetto  avesse  con  pre- 
cisione  il  tempo  in  ciii  avvenne  un  orribile  tremuoto 
neir  anno  1041  ,  che  desolo  la  Natolia  ,  la  Siria  , 
r  Armenia  ,  la  Mesopotamia  ecc.  ;  la  seconda  e ,  che 
di  Al  BiroiLid  V  autoie  racconta  un  fatto  ,  che  per- 
fettamente  eguale  trovasi  nella  storia  degli  Scali- 
geri ,  cioe  che  avendo  a  quello  domandato  un  sul- 
tano  se  saprebbe  indovinare  da  tjual  parte  egli 
uscirebbe  da  ({uel  luogo  ,  V  astrologo  gli  consegno 
un  biglietto  sigillato ,  e  nscito  essendo  il  sultano 
per  un  buco  fatto  nel  muro,  si  trovo  scritto  nel 
biglietto  che  uscito  sarebbe  per  una  breccia.  Una 
cosa  simile  narrasi  anche  delFimperatore  Federico  11^ 
e  tutti  questi  racconti ,  che  probabilmcnte  hanno 
r  origine  loro  nelle  favole  arabichc  ,  meritano  la 
stessa  fede. 

Guerre  atroci  veggon$i  suscitate  in  appresso  tra 
i  Fatimiti  e  F  Emir  di  Aleppo  ,  guerre  domestiche 
tra  i  Buidi  ,  guerre  dei  Alarabouth  nel  W^arkelan , 
guerre  dei  Turchi  neir  Irak  Arabi ;  i  Seliuki  inva- 
dono  i  tf  rritorj  romani  ,  e  stabiliscono  la  monar- 
chia  loro  nel  Kerman  ;  i  Gaznavidi  perdono  alcune 
provincie  delle  Indie ;  ma  il  sultano  loro  Abd  Al 
Raschld  esercita  cattiva  ;imministrazione  ,  e  quindi 
nmore  nell'  anno  io53.  <ili  Egizj  vfengono  sconfitti 
dalV  Emir  di  Aleppo;  un  principe  dei  Seliuki  viene 
in  ajuto  del  calillo  ,  e  riceve  da  questo  grandissimi 
onori ;  Bagdad  e  saccheceiiata  dai  Turchi  :  il  turco 
Bassasiri  entra  neil'  Irak  Arabi ,  e  poscia  e  scacciato 
da  Kulfa ;  sorge  la  monarchia  Almoravidc  neir  anno 
1067,  e  cade  neir  anno  stesso  quella  dei  Buidi;  il 
principato  di  Aloj)po  viene  riunito  alia  monarchia 
egizia  ,  ma  il  caliilo  stesso  e  fatto  prigione  da  Bas- 
sasiri ,  tradotto  nel  castello  di  Iladitah ,  ne  liberato 
viene  dalla  prigione  se  non  da  Tkogrol-Bek^  quello 
stesso  principe  Seliidco  che  venuto  era  da  jjriina  in 
di  lui  soccorso.  Bassasiri  aveva  saccheggiata  Bag- 
dad ,  ma  il  califf'o  vi  entra  solennemente  ,  e  quel 
turco  vaioroso  riinaue    sconfitto    ed  ucciso ,    mcntre 


Sea  ANNALI    MUSBLMANI 

tentava  la  fuga,  Nell'  Europa  V  Emir  di  Toledo  si 
rende  tributario  del  re  di  Leone ;  Miiset  invade  di 
niiovo  la  Sardegna,  ma  sconfitto  ed  ucciso  viene 
presso  Cagliari ;  i  Nornianni  nclT  anno  loSa  inva- 
dono  per  la  prima  volta  la  Slcilia  ,  ove  fanno  coUe 
arn'.i  loro  2;randiosi  pro2;ressi  ;  Roberto  Gnlscardo 
nporta  grandiose  vittoric  nella  Calabria;  i  IMaomet- 
tani  sono  cacciati  da  Cnma ,  e  in  qiiella  provincia 
cade  totalmente  la  potenza  loro.  Tra  i  letterati  di 
((ueir  epoca  contansi  certo  Abd  Al  Khadcr^  die  scrisse 
a  fine  di  riconciliare  i  Maomettani  colla  musica  e 
colle  accademie  musicali ;  altro  dotto  die  tratto  delle 
hevande  permesse  e  proibite  ,  non  die  delle  cause 
ddle  discordie  e  de' mezzi  di  evitarle;  il  pocta  detto 
Al  Maliarari  o  Al  Ami  ,  cioe  il  Cicco  ,  pcrclie  gli 
ocelli  perdette  all"  eta  di  tre  anni ,  e  amviiirabile 
riusci  ne'  suoi  poemi  descrittivi  ;  un  ginreconsnlto 
die  scrisse  su  i  regj  diritti  e  su  i  costami  del  se- 
coIot  un  commentatore  di  libri  anticlii,  ed  altri  dotti. 
Non  lasceremo  di  osservare  in  questo  luogo  la  lilo- 
solia  di  (|uel  cieco ,  die  censuro  apertamenl'c  i  dogmi 
di  Maometto  ^  derise  le  preghiere  de' suoi  compagni, 
tlisse  die  tra  tntte  le  sette  alcuna  non  ve  ne  aveva 
in  cui  si  fruisse  piu  o  men.)  del  sole  o  della  luna , 
i  Gindei  tratto  xla  niummie ,  i  magi  da  pazzi  e  de- 
liranti  ,  e  concliiuse  die  la  religione ,  della  quale 
egli  parlava,  era  fatta  per  gl'  ignoranti.  Ma  mentre  si 
parla  dei  letterati  di  qneir  eta ,  doloroso  riesce  il 
vedere  incendiata  dai  Turclii  in  Bagdad  una  pre- 
ziosa  bibiioteca  ,  die  conteneva  pin  di  100,000  vo- 
Jumi  ,  tra  i  qnali  niolci  codici  antichissimi  ,  arabi  , 
persiani ,  indiani  e  cinesi. 

Picni  di  guerre,  di  ribdlioni ,  di  stragi  e  di  cruddta 
iono  le  storie  degli  anni  segnenti.  Noteremo  sol- 
tanto  che  neir  anno  1062  ha  tine  la  dinastia  Om- 
miade  nella  Spagna-,  die  nelKanno  scguente  TEmir  di 
f-'iviglia  si  fa  tributario.  al  re  di  Castiglia ;  die  nel 
jc66  ,  dopo  r  estensionc  dell' impero  Seliukiano  di 
Iran  ,   si  fonda  V  impero  dei   Seliuki  medesimi    detto 


DI    GIO.    BATTISTA    RANPOLDI.  3oS 

Al  Rhcnm^  e  che  in  quell' anno,  in  cui  treina  orri- 
bilniente  la  Siria  ,  Y  Africa  occidentale  viene  con- 
quistata  clai  ]\Iaraboulli;  die  nell' anno  seguente  in 
Egitto  si  nianiresta  una  terribile  caresLia  seguita  dalla 
peste  ;  clie  poco  dopo  gli  Zeiriti  soiio  cacciati  dal- 
r  Africa  occidentale  ;  che  nel  1070  si  fonda  la  citta 
di  ]\Iarocco  ,  nientre  1"  iniperatore  Romano  Diogcne 
estendc  le  sue  conquiste;  che  nel  1074  ha  fine  il 
principato  degli  Hamdani,  e  che  nelf  anno  seguente 
muore  il  calilFo  Al  Khaiem ,  al  quale  succede  Al 
Moktadi.  Yedesi  sotto  f  anno  1068  un  marchio  igno- 
niinioso  iniposto  ai  Cristiani ,  sebbene  non  sia  questo 
troppo  bene  iiidicato  nella  storia ;  nel  1070  pero 
una  carovana  di  peregrini  nunierosissima  giugne  a 
Gerusaleninie,  benche  lui  quarto  di  que' divoti  non 
tornasse  nell'  Europa ;  vedesi  Romano  Diogene  fatto 
prigione  dai  Turchi  ma  poi  liberato ,  e  singolare 
riesce  nel  1072  l'  anno  solare  computato  come  si 
trova  al  presente,  da  un  astronomo  detto  Omar  Al 
Kheynam.  Fiorivano  allora  e  morirono  in  quel  pe- 
riodo  ,  un  poeta  che  scrisse  anche  su  la  mansuetu- 
dine ;  T  autore  di  un  libro  iutitolato  gZi  esperimenti-., 
uno  scrittore  di  controversie  tra  i  Giudei  e  i  Cri- 
stiani ;  un  biografo  dei  dottori  Schaft  iani ,  un  cele- 
bre  poeta  detto  Al  Zciduiui ,  autore  di  un  poema , 
i  di  cui  versi  tutti  finivano  colla  lettera  n ,  raolti 
teologi ,  giureconsulti ,  storici  ecc. 

Nell'  Egitto  insorte  erano  grandissime  discussion! 
politiche  ,  e  intanto  la  Siria  era  invasa  da  uno  dei 
capitaui  del  sultano  Malek-Schah .,  e  questo  conqui- 
stava  anche  Gerusalemme ;  i  Seliuki  tentavano  inu- 
tilmente  d'  invadere  la  Siria  ,  ma  Siileyman  altro  dei 
loro  c  'pitani  conquistava  Iconi.  II  suUano  continuava 
le  sue  imprese  al  di  la  del  Sihouri ;  i  Musulmani 
stabilivansi  nella  Nubia ,  ed  ai  Turchi  cedevansi  le 
provincie  romane  asiatiche.  Si  strigne  allcanza  tra 
Malck  ed  il  sultano  di  Gazna  ;  i  Seliuki  giungono 
ad  iaipadronir&i  della  Siria,  ad  eccezione  di  Ge- 
nisalcnime :     1    IMaraboiith    occupano     tutta  i'  Africa 


304  ANIiALl    MUSULMiNJ 

occidentale,  e  nelf  anno  1080  ha  fine  il  principato 
dei  ]\Iardascliidi,  Un'  alleanza  vedesi  contratta  tra 
Alessatidro  Cotnncno  ed  il  sultano  Sideyman^  i  Scliuki 
si  dichiarano  in  favore  dell'  impeiatore  Alessioi  ma 
i  Normanni  col  loro  valore  si  segnalano  nel  Le- 
vante;  Qaiscardo  vince  la  battaglia  diAzio,  e  il  di 
lui  figliuolo  Boemondo  assedia  Larissa  ,  dai  Turclii 
pero  liberata.  Nicea  diventa  la  capitale  del  sultano 
Seliuke  Al  Rhoum ,  e  Laodicea  viene  tolta  air  im- 
pero  greco  per  sorpresa  di  Suleyman ,  che  narrasi 
avere  percorso  coUa  sua  armata  600  miglia  in  dodici 
gionii.  L'  imperatore  Alessio  cade  nel  1084  prigio- 
niero  di  Malek ;  si  conchiude  la  pace  tra  gV  imperi 
Romano  e  Seliuke  ;  i  Maraboutli  o  Almoravidi  giun- 
gono  nella  Spagna ,  e  Roma  assediata  dalP  impera- 
tore Enrico ,  viene  liberata  dai  Musnlmani ,  ritenuti 
a'  suoi  stipendj  da  Roberto  Giuscardo,  Nella  Spagna 
gli  Almoravidi  fon{lano  nel  io85  il  loro  imperio  , 
benclie  dai  Cid  conquistata  venga  Toledo;  i  Musul- 
mani  pero  sono  neir  anno  medesimo  quasi  intera- 
mente  espulsi  dalla  Sicilia.  11  califfo  conduce  sposa 
di  la  a  due  anni  una  figliuola  di  Malek ,  ma  ben 
presto  la  congeda,  ed  allora  ha  principio  l' imperio 
dei  Seliuki  al  Rhoum.  Gli  Ismaeliani  stabiUscono 
verso  queir  epoca  il  loro  principato  in  Persia  \  i 
Turchi  Gaz  si  stendono  nella  Palestina  ;  ma  nella 
Spagna  gli  Emiri  di  Huesca  e  di  Saragozza  si  fanno 
vassalli  de'  Cristiani ,  ed  ha  fine  nella  Spagna  me- 
desima  la  dinastia  Ebadiah.  In  Bagdad  domina  la 
setta  Hanifita ;  muore  nel  1092  il  sultano  Malek  ^  e 
SI  (Iistrugge  totalmente  il  dominio  de' Musulmani  nella 
Sicdia.  Nella  Spagna  il  Cid  conquista  Lisbona  e  Cin- 
tni.  Nel  1094  muore  il  califfo  Al  Muktadi  ^  e  in  di 
lui  voce  e  proclamato  Mostader  Billah.  Muore  nel- 
r  anno  medesimo  il  califfo  Fatimite  ,  e  muore  altresi 
r  ultimo  principe  Buide  :  cade  nelT  anno  medesimo 
jI  viaorwio  a  Gerusalemrae  deireremita  Pietro  d' Acheri^ 
e  questi  e  quel  Pietro  che  tanto  figura  nel  poema 
tlclla  Gerusalemme  liberata. 


©I    r.lO.    BA.TT1$TA    RA,MPOLDr.  3o5 

Fonnasi  uell'  anno  seguente  una  lega  degli  Occi- 
dental! contra  i  Masulmani,  e  TEuropa  tutta  vedesi 
nel  1096  armata  contra  gV  infedeli ;  capo  dei  primi 
crociati  e  Pietro  ,  ma  i  di  lui  seguaci  si  disonorano 
trucidando  oviinqne  i  Giudei.  Mentre  una  soUeva- 
zione  generale  formasi  contro  i  Turchi  nella  Nato- 
lia  ,  e  la  guerra  civile  scoppia  nelF  imperio  di  Iran 
e  neirEgitto,  Gualtierl  conduce  un  nuovo  esercito 
di  crociati,  e  intanto  i  Mori  di  Spagna  rimangono 
dai  Cristiani  sconfitti.  Periscono  i  primi  due  eserciti 
de'  crociati ,  e  qui  F  autore  paria  di  Qojfredo  e  de- 
gli altri  illustri  capitani  di  quella  spedizione  ;  egli 
spiega  altresi  1'  astuta  politica  de'  Greci  riguardo  ai 
Latini ,  e  dopo  la  conquista  di  Nicea  e  la  battaglia 
di  Dorileo ,  espone  T  elezione  di  Baldovino  fatta 
dal  principe  Teodoro,  e  il  primo  principato  de'Fran- 
chi  in  Edessa  .  che  coincide  col  principio  delF  im- 
pero  Kouarazmiano.  Nella  Spagna  il  re  di  Castiglia 
e  sconlitto  dagli  Almoravidi;  i  Crociati  conquistatio 
bensi  Antiochia  nell' anno  1098,  ma  T  esercito  di 
Goffredo  e  superato  in  giornata  campale  ,  e  i  Cro- 
ciati in  Antiocliia  trovansi  a  cattivo  partito  ;  ricou- 
fortati  pero  dalle  predizioni  delT  eremita,  o  piutto- 
sto  di  ccrto  Pietro  Bartolo  prete  di  Marsiglia  (  piii 
probabilmente  italiano  ) ,  anziche  dalla  pretesa  sco- 
perta  del  bastone  di  5.  Pietro  ,  ripigliano  T  offen- 
siva  e  riportano  alcune  vittorie.  II  sultano  Barkiarok 
e  costretto  nel  1099  a  fuggire  da  Ispaltan;  i  Turchi 
sono  cacciati  da  Gerusalemme  dai  Fatimiti ;  poscia 
quella  citta  e  assediata  e  presa  dai  Crociati ,  che 
con  orribili  strasi;i  disonorano  la  loro  vittoria.  Ter- 
tnina  questo  volume  con  Qoffredo  primo  re  di  Ge- 
rusalemme ,  e  coUa  divisione  della  Palestina  in 
contee  e  principati. 

Un  curioso  avvenimento  di  quest'  epoca  e  la  cor- 
rezione  fatta  nelT  anno  1079  del  calendario  persiano  , 
detto  anche  Jelaleano  ,  sul  quale  calendario  ,  come 
pure  su  la  ritorma,    su  le    intercalazioni   iutrodotte 

Bibl.  hah  T.  XXXVIl.  20 


3c  6  4NNALI    MUSULMANI 

c  su  rastroiiomia  degli  Arabi  in  generale,  assai  dot- 

tamentc  ragiona  Y  autore  ncUa   nota  loc) ,   tessi-ndo 

una    storia  di  quella  scienza  sotto  le    diverse   dina- 

stie,  ciie  forse  non  erasi  mai  vcduta  taiito  compiuta. 

Tra  i  dotti  in   quel  periodo  si  registrano  Al   Whacdi 

commentatore  del  Corano  ;  certo  Nadham  visir    del 

sultana  Malek  ,    chc    in    Bagdad  ,  sede    alloia    delle 

scienze    e    dei    dotti    di  tutto    T  Oriente,,    stabili  lui 

magnilico  collegio  ,   e  per  direttore  vi  pose  uno  dei 

piu  grandi  dottori  di  c[uella  eta  detto  Firoiizabadi,-  Al 

JaviiL^  illustre    dottore  csso    pure  e    intendente    dei 

due  templi  di  Mecca  c  di  Medina;  Abiil  Hassan^  detto 

auclie    Gloria  del    Masulmanisjno    a  cawione  di    una 

.  .  .  ^ 

opera  ni   undici  grossi  volumi ,  clie  e  un  corso  intero 

di  teologia  maomettana  ;  finaUnente  Nezom  Al  Moulk  ^ 

del  quale  si  narra   che  in  eta  di  dodici  anni  sapeva 

a    niente    tutto   il   Corano ,  e  pubblico  poi  avvisi  ai 

principi  per  ben  condnisi ,  ed  un  libro  intitolato  il 

maestro  della  gente  dabbene. 

In  (jiiesto  luno;i  tratto  della  storia  ninsulmanica  ve- 

dianio  pure    assai    commendevoli    non    solo  le   note 

concernenti  I'araba  astronomia,  ma  quelle  pure  nelle 

cjuali  si  narrano  aneddoti  del  sultano    Malek  ,•    si  il- 

lustra  il  nome  di  Cid^  che  in  linoiua  araba  sip;nilica 

Signore  ;    si    indica  con  precisione    quali  fossero  gli 

Ismaehani  ;  si  parla  a  lungo   degli  Assassini  e  della 

origine  del  nonie  di  quel  popolo  ;  si  dichiara  1'  uso 

del    nome    Jebal  ^    die    proprianiente    significa  nion- 

tagna  ;   si  danno  piu  ampie  notizie  di  Nezam  e  delle 

sue  istituzioni ,  non  die  della  sua  caduta;   si  esami- 

nano  con  diligeuza  i  motivi  e  il  modo  con  cui  for- 

niaronsi  le  prime  crociate  ;  si    rischiara  la  cerimonia 

deir  adozione  di  Baldovlno  fatta  da  Teodoro  die  pas- 

sar  fece    quel    figliuolo  adottivo  tra  la    sua   camicia 

e  la  nuda  carne ,    e   in    quella    situazione    baciollo, 

formalita  clie  il  auovo  principe  ripetere  dovette  coUa 

vecchia   moglie    di    Teodoro  medesimo.    Noa  puo  lo 

scrittore   di  questi  annali  ,    pieno    altronde    di  belle 

doti ,    essere   tacciato  di  parzialita ,    perchc  in    una 


DI    CIO.    BATTISTA    R\MPOLDI.  307 

ch  quelle  note  egli  mostra  apertameiite  la  poca 
fede  die  dare  potevasi  al  snpposto  litrovamento 
del  bastone  di  S.  Pietro  e  del  fcrro  della  lancia  che 
trapasso  il  costato  di  Gristo  ,  ed  in  altra,  anziche 
scusare  i  Crociati  per  gli  orrori  da  essi  commessi 
in  Gerusalemme  dope  la  conquista  ,  ne  accenna 
anzi  colla  scorta  di  un  poeta  arabo  i  furori  ,  le 
stragi ,  i  saccheggi ,  le  rapine  e  gl'  incendj. 

Quest'  opera  ,  atta  certamente  a  destare  interesse 
f  a  portare  i  lumi  piu  estesi  nelia  storia  di  un 
popolo  ,  che  forse  non  e  stata  mai  conosciuta  a 
pcrfezione  ,  progredisce  con  niolta  celerita  ,  e  gia 
abbiamo  nelle  mani  il  tomo  8."  ,  del  •  quale  ,  come 
pure  del  j.^  la  di  cui  analisi  non  potrebbe  capire 
in  qnesto  articolo ,  renderemo  conto  nei  successivi 
fascicoli  di  questa  Biblioteca. 


3c8 


BattagUa  del  Ticuio  tra  Aunibale  e  Scipione  ^  ossia 
Scoperta  del  campo  dl  P.  C.  Sciplone ,  dclle  vesti- 
gia del  ponte  snl  Tlcino  ,  del  sito  della  battaglia  , 
e  delle  tombc  de  llomani  e  de  QalU  in  essa  periti , 
del  professore  Qio.  Battista  Giani.  —  Milano , 
18:^4.,  dull  I.  R.  Stamperia.  Un  Volume  di  pag. 
^24  in   y.'',    con  died  lavole.   Lir.   6  aust^ 


Articolo  1. 


A, 


.RDuo  e  periglioso  iiitraprendiniento  fa  sempre  lo 
s[)ingere  i  passi  tra  le  tenebre  dell'aiiticluta,  quaado 
il  cammino  non  sia  dalla  luce  dolla  storia  ben  ri- 
^chiarato ,  e  quando  gli  ostacoli ,  die  sovente  vi  si 
frappongono ,  non  siano  si  agevoli  a  superarsi.  Impe- 
rocclie  gli  sciittori  che  delle  antiche  cose  favel- 
larono ,  non  sempre  ci  lianno  tramandate  tutte  le 
circostanze  degli  avveninienti.  Cio  vuolsi  detto  in 
particolar  raodo  di  coloro ,  die  riferlscono  i  fatti 
dei  qnali  furono  testimonio ;  perciocclie  parlando 
e^lino    ai    contemporanei    non    Grande    sollecitudine 

o  .         ,  *■        .        .  .  ^  .  ,  . 

talvolta  si  diedero  di  riferirne  con  mniute  descn- 
zioni  le  cose  die  o  o;ia  si  conoscevano  o  facili  erano 
a  supporsi.  E  trattandosi  delle  campali  battaglie , 
de'  passaggi  di  finmi ,  del  marciar  degli  eserciti  e 
di  altri  siiTatti  avveninienti  die  strettissiina  relazione 
hanno  colla  natura  del  suolo,  e  d' uopo  altresi  con- 
siderare  le  variazioni ,  alle  qxiali  nello  scorrere  di 
tanti  secoli  ando  soggetto  il  paese  ;  sicclie  ora  pa- 
scola  r  armento  ove  un  tempo  guizzavano  i  pesci , 
ora  appar  dirupato  ed  ineguale  quel  territorio  die 
anticamente  era  piano  e  dolce ;  i  fiunii  cangiato 
lianno  letto  ,  direzione  e  foce;  il  mare  stesso  ha 
dair  una  parte  ritirati  i  tempestosi  suoi  flutti ,  dal- 
r  altra  in2;ojato  floridissimi  paesi  :  altre  cagioni  die 
rendono  spesso  difficili  e  scabrose  le  ricerche  in- 
torno  alle  spedizioni  degli  anticlii  capitani.,  poteudosi 


BiTTAGLIA    DFX    TICINO    ecc.  3^9 

per  avventura  essersi  cangiate  le  circostanze  de' 
luoghi.  Lo  clie  quantV  avvenuto  fosse,  noi  ande- 
remmo  indarno  tormentandoci  il  cervello  su  certe 
espressioni  degli  antichi  storici ,  le  cjuali  ora  ci 
sembrano  nou  solo  oscure,  ma  talvolta  in  aperta 
contrarldizione  con  cio  clie  a  noi  si  offre  sotto 
r  aspetto  di  probabilita  ed  anche  di  evidenza.  Delle 
quali  cose  luminosi  esempj  abbiamo  in  ogni  paese, 
ed  in  particolar  niodo  nelF  Italia  sfettentrionale ,  il 
cui  territorio  e  di  tale  natura  die  dee  necessaria- 
mente  essere  andato  soggetto  a  straordinarie  cata- 
strofi,  e  lo  anderebbe  tuttora  se  per  poco  venissero 
mono  r  indnstria  de'popoli  ed  i  sag2;i  provvedimenti 
de'  governi.  A  tutto  cio  aggiugncrsi  vogliono  gli 
errori  e  la  trascuraggine  dcgli  amanucnsi  nel  tra- 
scrivere  i  classici  antichi.  Costoro  non  rare  volte  in- 
colti  o  presnntuosi  hanno  nelle  loro  copie  introdotte 
lezioni  dalla  retta  ragione  totalmente  aliene.  Quindi 
la  critica  e  V  ermeneutica  come  canone  loro  pro- 
prio  prescrivono ,  che  ove  iu  un  antico  scrittore 
s'incontri  alcuna  lezione  clie  si  opponga  alle  circo- 
stanze o  del  luogo  o  deir  avvenimento  ,  questa  aver 
debbasi  come  travedimento  de2;li  amanuensi ,  od 
almeno  come  sospetta;  essendo  cosa  de'  soli  gram- 
raatici  propria  Y  attenersi  servilmente  a  cio  che 
alia  Sana  critica  si  oppone.  Ottimo  ne  sembra  quindi 
il  sistema  di  Petit  Radel ,  doversi  cioe  nelle  ricer- 
che  de'  fatti  antichi  piii  clie  alle  testimonianze  dei 
libri  prestar  fede  ai  monumenti  della  natura  ed  al 
naturale  procedimento  delle  cose  ,  e  percio  dovei'si 
cotali  testimonianze  avere  di  alterazioni  o  di  errori 
sospette  quando  a  questi  non  trovansi  consentanee. 
La  quistione  clie  vien  discussa  neir  erudita  opera 
del  signor  professore  Giani ,  gia  stata  era  posta  a 
disamina  da  uomini  dottissimi  e  delle  militari  cose 
conoscitori  profondi.  Cercasi  ove  Scipione  movendo 
coiitro  di  Annibale  passato  abbia  il  Ticino,  ed  ove 
avvenuto  sia  lo  srontro  dei  due  capitani.  La  piu 
parte    degli    anfecedenti    <crittori  ,    e    fra    (piesti    il 


3lO  BATT.VCLIA.    DEI,    TIC.INO 

2;enerale  Guillaume,  il  barone  Rogniat  e  M.  De  Luc, 
chiarissimi  nonii,  stati  erano  tV  avviso  che  si  il  pas- 
saggio  che  lo  scontro  accadiiti  fosscro  non  liingi  da 
Pavia,  Tale  oi)inione  sembrava  conscntanea  non  solo 
alle  regole  della  tattica  ed  alia  natura  del  luogo  , 
ma  ancora  ai  fossili  elefantini  (juivi  scoperti,  nio- 
nnmenti  ben  piu  autorevoli  delle  urne ,  dellc  stovi- 
glie  ed  altre  anticaglie  di  qualsivogha  specie  o  for- 
ma esse  siano.  Ora  il  sig.  professoie  Giani  animate 
dal  quel  prepotente  amor  di  patria  che  distingue 
le  anime  belle  e  virtuose,  attenendosi  alle  autorita 
di  Polibio  e  di  Livio ,  ed  ar2;omcntando  da  alcuni 
pali  che  tuttora  sussistono  nel  Ticino  dicontro  al 
Castello  Visconti,  e  dalle  tombe  ed  altre  anticaglie 
da  lui  scoperte  ne'  contorni  di  Golasecca  patria  sua, 
fassi  ingegnosamente  e  con  molta  dottrina  a  dimo- 
strare  che  il  passaggio  e  avvenuto  non  lungi  da 
Sesto  Calende ,  ove  il  Ticino  esce  dal  Verbano ,  e 
che  i  due  eserciti  sonosi  scontrati  e  battuti  nel  ter- 
ritorio  di  Galliate.  Nobile  ed  onorevole  impresa , 
qualunque  esserne  possa  il  giudizio  dei  lettori:  im- 
presa anzi  degnissima  d'  essere  imitata  anche  in  al- 
tri  paesi  della  nostra  Lombardia  fecondi  di  antiche 
e  grandi  rimembranze.  Ecco  primieramente  Tanalisi 
od  il  sunto   delF  opera. 

<c  Premesse  alcune  notizie  storiche  ,  opportune 
airiutelligenza  del  subbietto,  c  determinata  Tepoca 
degli  avvenimenti ,  cioe  T  anno  2i8  innanzi  T  era 
volgare ,  si  da  ( capo  I.  )  la  descrizione  di  una  bru- 
ghiera  sparsa  di  tumuli  e  circondata  da  collinette 
presso  il  villaggio  di  Sesona ,  non  lungi  da  Sesto 
Calende  ed  a  pochissima  distanza  dal  Ticino.  Sul- 
r  una  di  tali  collinette  s'  erge  in  forma  quadrilatera 
un  antlchlssima  tot  re  delta  volganneiite  IL  torrazzo 
di  Sesona.  La  brughiera  e  le  collinette  portano  tut- 
tora il  nome  di  Cornellane  ,•  e  Cornelia  dicesi  pure 
un  vicino  vigneto  esso  ancora  da  collinette  circon- 
dato.  Vengono  qttindi  topngraficamentc  descritli  al- 
tri   vicini   luoghi,   i  cni  noiiii  di  Grt//A«.<To ,   (V  Arsasco 


TRA     ANNIBALE    F.    SCIPIONE  ,     CCC.  3ll 

e  eimili  sembrauo  non  nieno  tli  quello  delle  Corne- 
liane  riferirsi  per  la  loro  stessa  etimologia  agli  an- 
tichi  fatti  cola  accaduti.  Nelle  Corneliaiie  ( capo  II. 
e  IX.  )  e  negli  adjaceati  luoglii  veggonsi  varie  linee 
di  grossi  ciottoloni  o  macigni  piantati  e  disposti  in 
niocio  che  ci  ha  ragione  di  credere  aver  gia  essi 
fonnato  V  orlo  o  la  base  di  tende  militari  quivi  un 
tempo  erette :  e  quivi  appunto  e  ne'  dintorni  si 
scoprirono  tombe ,  urne  ,  patere,  vasi,  militari  di- 
stintivi  e  mucclii  di  ciottoli,  schegge  e  pietre  infrante, 
sotto  le  quali  si  trovava  una  certa  terra  mcscolata 
di  ccneri  e  di  piccioli  carboni.  Tutte  le  qiiali  cose 
sono  ddigentemente  discusse  ed  in  opportune  tavole 
riferjte.  Sopra  taluno  de' vasi,  e  specialmente  de' /a- 
crimatorj  ^  veggonsi  incise  varie  cifre,  che  dall  au- 
tore  si  giudicano  etrusche  e  delle  quali  si  aggiugne 
r  interpretazione  latina.  Vengono  quindi  riportati 
(capo  11!.)  i  testi  originali  coUa  italiana  versione 
dc"  hxoghi  ove  Polibio  e  Livio  descrivono  gli  avve- 
nimenti  che  formano  lo  scopo  dell'opera.  Le  Corne- 
liaiie (  capo  IV.  )  sono  appunto  il  luogo  dove  P.  C. 
Sripione  pose  il  campo  Romano  ,  vi  aringo  la  truppa 
e  vi  stctte  durante  la  costruzione  del  ponte  siil  Ti- 
cino.  Cio  si  argomenta  i.°  dalT  espressione  di  Poli- 
bio ,  cioe  che  perduta  dai  Roniani  la  battagiia  , 
Annibale  gF  insegui  smo  a\  princ/pio  del  fiume  ed  al 
ponte  sovr'  csso  dal  Console  eretto ,  il  qual  prvici- 
pio  esscre  non  puo  se  non  il  ponte  in  cui  il  Ticmo 
esce  dal  Verbano  al  disotto  di  Sesto  Calende :  2.° 
flair  autorita  di  Livio,  il  quale  attesta  che  Tesercito 
Romano  col  passare  il  Ticino  entro  nel  territorio 
degU  Insnbri ,  il  qual  territorio  era  il  Novarese  e 
cominciava  a  Castclletto  al  di  la  del  Ticino;  in  questi 
dintorni  sono  altresi  le  radici  del'e  alpi,  sino  alle 
qnali  Scipione  presso  Livio  dice  d'  essere  perveuuto 
iricontro  ad  Annibale  :  3."  dal  nome  stesso  delle 
Corneliane  ^  cost  dette,  perche  quivi  Cornelia  Sci- 
pione pose  gli  acrampamenti  innanzi  di  passare 
il   Tirjno  ,   de""  quali    accampamenti  sono    tnttora    piu 


^la  BATTACLIV    DEL    TICINO 

che  im  Lnclizio  p;li  auzitletti  ciottoloni  o  macigui 
che  servivano  di  base  alio  tenfle  clei  Romani:  4.'^  dal 
sufkletto  toi  razzo  di  Sesona ,  die  si  prescnta  come 
nno  di  que''  fortini  detti  caslclla^  coi  quali  i  Romani 
solevano  muiiire  i  loro  allogjiiamenti:  5."  dalle  tombe, 
dalle. urne,  dalle  ceneri  e  da' militari  arredi  quivi 
scoperti:  6.°  finalmerite  da  un' abbandonata  via  qui 
pure  scopertasi,  della  quale  si  vcdono  le  vestigia  coi 
caratteri  dclla  piii  rimota  anticliitd. 

»  Dai  testi  di  Plinio  e  di  Livio  (capoV. )  si  rac- 
coglie  che  Scipione  gettar  fece  un  ponte  sul  Ticino, 
e  clie  per  maggiore  sicurezza  vi  aggiunse  un  fortino, 
castellum.  Cotal  ponte  essere  non  dovea  lontano  da- 
gli  accampamenti,  cioe  dalle  Corneliaue  ^  dove  que- 
ste  vanno  a  terminare  colla  riva  del  iiume,  e  dove 
trovansi  tuttora  le  vestigia  si  di  esse  che  del  so- 
vrapposto  fortino.  Quivi  di  fatto  nella  sinistra  parte 
del  fiume  si  veoiffono  o;rossi  maci^ni  rovinati  dal- 
r  alto  della  sponda.  Nel  mezzo  poi ,  ove  1  acqua  e 
meno  alta  ,  spnntano  varj  pali  di  altezza  diversa  , 
ad  alcuni  de'  quali  nella  parte  che  sta  nascosta  nel 
fondo  ghiajoso  trovasi  aiicora  attaccata  la  corteccia. 
Tanto  sono  essi  ben  conservati !  11  ponte  percio  era 
di  zatte  nella  parte  sinistra  a  cagione  deir  altezza 
delle  acque  ^  ma  di  pali  e  di  tavole  ove  il  fiume  e 
meno  profondo.  Nella  riva  destra  poi  del  fiume  drit- 
tamente  in  faccia  al  ponte  trovansi  le  fondamenta  di 
grossissirne  miiraglle  somiglianti  a  quelle  del  torrazzo 
di  Sesona ,  che  indicano  essere  stato  qui  anticamente 
eretto  nn  fortino  ,  ossia  la  testa  di  un  ponce ,  e  tal 
fortino,  castellum^  da' Romani  fabbricato ,  sorgcva 
senza  dubbio  la  dove  s'  erge  ora  Y  antichissimo  Ca- 
stello  Visconti  d'  Arragona ,  essendo  le  etimologie 
indizj  grandi  di  verita.  Nella  sponda  sinistra ,  la 
Ulilanese ,  veggonsi  similniente  macigni  enormi  che 
dalla  loro  struttura  o  situazione  dauno  luogo  a  cre- 
dere essere  ch  avanzi  del  fortino  dal  Console  eretto 
per  assicurare  la  testa  di  f[uest'  altra  parte  del  ponte 
da  qualsivoglia   sorpresa  .de'  GaUi    mal  sofferenti    il 


TRA    ATfNIBALE    B    SCIPIONl  ,    <'CC.  3  1 5 

giogo    de'  Romani.  Per  tal  ponte  (capo  VI.)  Scipione 
dalle    Corneliane  che  appartenevano  agli  Orobj,  nel 
cui  territorio  trovavasi  anche  Aiigcra  ,   il  forum  Li^ 
clnii  di  Plinio  ,   tragitto  nel  paese    degli  Insnbri  che 
occupavano  tutto  il  piano  Novarese  fine  a  Vercdli  , 
avanzaadosi    egli    lungo    il    fiume    in  guisa    che    ne 
avea  la  corrente  alia  sinistra,   mentre    Annibale  di- 
scendendo  lungo  la  stessa  sponda  avea    la   corrente 
alia   destra.  II  Console  nel  terzo  giorno  da  che  avea 
tragittato  il  liume  trovossi  nella  pianura  di  Galliate 
tra  Novara  ed  il  Ticino,  circa  una  marcia  dalle  Cor- 
neliane ,  e  nelle  vicinanze  del   Vlttumiilo    o   de'  Vit- 
tuniuli  (  popoli  della  regione   Vercellese  tra   i    Tau- 
rini  ed  il  Ticino),    e  cpiivi  avvenne  lo    scontro  dei 
due  capitani.    Scipione    perduta  la  battaglia  e  ferito 
pote   nondimeno  nel  niedesimo  giorno    ritornare    al 
suo    accampamento    delle    Corneliane.   L'  esercito   di 
Annibale  ( capo  VII. )    allorche    questi    giuuse   nelle 
pianure  di  Galliate ,  era    di   circa   80,000    pedoni  e 
10,000  cavalli ;   quello  del  Console    nella    medesima 
situazione  era  di  circa  82,000  fanti  e  1800  cavalieri. 
Ma   da  Annibale  non  furono  in  questa  battaglia   ini- 
piegati  che  6cco  uomini    di    cavalleiia ,  contro    dei 
quali  il  Console  mosse   7260    veliti ,    i8co    cavalieri 
Romani ,   e  3oo  cavalle2:2;ieri  Galli.   Fatto  cotal   cal- 
colo ,  e  presa  opportuna  occasione  per  un  ragiona- 
niento  intorno  alia  milizia  de'  Romani ,   si  da  la  di- 
sposizione ,   ossia  il    piano    della    battaglia.   Scipione 
dispose  le  sue  truppe  in  duelinee,  collotando  nella 
prima  i  veliti    ofesia    i    lanciatori  ,   nella    seconda    la 
cavalleria  romana  ed  alleata.   Annibale   al    contraric* 
schiero  i  suoi  cavalieri    sopra    ima    linea    sola ,  j)o- 
nendo  nel  centro  la  cavalleria  pesante ,   e    nelle   a'li 
1    cavalleggieri   Nuniidi    disposti    in    niodo    di  poter 
circondare  cd  assalire  alle  spalle  i  Romani.  II  Cart.^- 
ginese  ando  appunto  debitore  della  sua  vittoria  al!a 
ciclosi .,  nierce  della  quale   nell' ardore    della    pugna 
pote  caracollando  invpstire  furiosamente  ,   battere  c 
disperdere   i  lanciatori  nemici.   che  nella   mischia    oi 


3l4  BATTXGLIA    DEL    TICINO 

erano  ritirati  al  di  dietro  de' loro  cavalicri,  e  quesli 
aiicora  assaliti  alle  spalle  dai  Niiinidi  potc  costriguere 
a  ripiegare  e  darsi  alia  fuga.  Scipioiie  ferito  (  capo 
VIII.  )  e  rlcohdotto  nel  campo  delle  Corneliane ,  oi^e 
si  ridiicono  tutte  le  truppe  In  rltlrata :  vien  tagUnto 
il  poiite.  sill  Ticiuo ;  e  la'  riotte  appresso  i  Roniaui , 
lasciando  nellc  Corneliane.  i  morti  trasportati  dalla 
hattaglia  ed  i  ferili  mortalmente,  si  ritiraiiO'alla  volta 
del  Po.  Annihnlc  insegue  i  fuggitivi  sino  a  Castelletto 
(  borgo  vicinissimo  all' anzidetto  Castello  Visconti  ) 
sopra  Ticiuo ,  fa  prigionieri  600  ncmici  the  non  han 
tempo  a  ripassarc  il  fiume  ;  ma  non  potendo  egli  tra- 
gittare  ,  e  sentendo  die  i  Romani  si  ritiravano  al  Po  , 
volta  indietro  ,  e  da  Castelletto  rctrocedendo  liingo  il 
Ticino  arriva  al  Po  al  disopra  del  confluents  del 
Ticino  medesimo.  Nelle  Corneliane  percio  ( capo  IX.) 
e  nei  circoiiviciiii  luoghi  dopo  l,i  ritirata  di  Scipione 
vengono  seppelliti  i  soldati  romani  o  gia  estintio 
nella  stessa  notte  morti  per  le  loro  ferito.  Sul  vicia 
monte  Galliasco  vengono  pur  seppelliti  i  Galli  ca- 
diiti  in  quella  battaglia  ,  e  da  essi  il  monte  ne  ri- 
ceve  il  nome.  Di  tiitto  cio  testimonio  ne  sono  le 
tombe  e  le  anticaglie  qnivi  scoperte.  Insussistenti 
sono  dunque  (capo  X.  e  XI.)  le  opinioni  del  Claverio, 
del  Ferrari,  del  Campana ,  dello  Schweighaeuser  , 
di  Guillaum,  di  Rogniat,  di  De  Liic,  di  tutti  in- 
somnia qnegli  scrittori  che  furono  di  contrario 
avviso  ;  taluno  de'  quali  ( capo  XII.  )  ebbe  anzi  ben 
torto  di  rimproverare  Scipione  di  alcuni  errori  che 
ei  giammai  rion  commise ,  e  la  eui  condotta  viene 
aozi  vittoriosamente  giustificata  dal  luogo  ov'  egli 
passo  il  Ticino  e  dalla  pianura ,  ove  incontrossi  col 
nemico.   » 

Tale  e  il  sunto  dell'  opera  del  sigaor  professore. 
Noi,  premesse  alcune  nostre  congetture  intorno  alia 
probabile  deviazione  del  Ticino  dalT  antico  suo  corso, 
1.*'  farem  osservare  che  di  poca  o  nessuna  autorita 
essere  possono  nella  presente  quistione  le  tombe  e 
le    anticaglie    dall'  antore    scoperte  ;    a."    esporremo 


TRA.    ANNIBAI.E    E    SCIPIONE,    CCC.  Oib 

Topinione  nostra  intorno  alle  espressloni  di  Polibio 
e  di  Livio  ■-,  3.°  dimostreremo  essere  stato  lo  scontro 
de'due  capitani  non  una  battaglia,  ma  un  semplice 
combattimento ,  o  come  dir  suolsi  coi  tei'mini  del- 
Tarte,  una  ricognizione  dei  due  eserciti ;  4."  essere 
tuttavia  piu  probabile  1'  opinionc  di  coloro,  i  quali 
afFermano  che  si  il  passaggio  che  lo  scontro  avven- 
nero  nelle  vicinanze  di  Pavia.  Nelle  quali  indagini, 
scevri  da  livore  e  spinti  dal  solo  desiderio  di  verita, 
cui  si  dee 

IVon  contrastar ,  ma  dar  perfetta  fede  , 
lasceremo  alT  autore  amplissimo  campo  di  nuove 
ricerche.  Che  se  pure  non  altro  bene  proverra  dalla 
discHssione  nostra ,  avremo  almeno  intertenuta  la 
curiosita  dei  dotti  lettori  in  una  di  quelle  contro- 
versie  ch'  essere  sogliono  alia  repubblica  letteraria 
assai  pin  utili  e  gioconde  che  le  magre  e  nojose  qui- 
stioni  degli  smunti  grammatici  e  de'  pedanti. 


3i6 


Lettere  critiche  su  varj  argomenti  dl  lingua  e  letteru' 
tura^  dl  Giuseppe  Barbieri.  —  Padova^  1824, 
dalla  tipografia  Crescini ,  in  8." 

Osservazlonl  dl  N.  Tommaseo  supra  le  Lettere  criti- 
che dl  Giuseppe  Barbieri.  —  Padova.,  1824, /;ei  tlpl 
dclla  Rllnerva.  Opuscolo  in  8.° 


D, 


'el  signor  Giuseppe  Barbieri  si  tenne  discorso  piii 
volte  ia  questo  giornale  ;  e  perclie  egli  nel  volger 
fli  pochi  anni  stampo  non  pochi  volumi  dl  varie 
composizioni,  cosi  talvolta  fu  in  queste  pagine  co- 
ronato  di  lode,  e  tal  altra  ne  fa  censurato.  Clie 
non  e  possibile,  o  rarissimo  almeno,  die  un  me- 
desimo  uomo  giunga  a  buon  segno  di  perfezione 
in  cose  di  gcnere  alfatto  diverso.  E  principalrnente 
dove  si  tratta  di  ameni  stiidj,  come  non  puo  cogliere 
allori  se  non  colui  clie  li  coltiva  per  impeto  di 
natura,  cosi  non  puo  F  uomo  in  generale  promet- 
tersi  piu.  d'  una  corona  :  perclie  pochi  sono  tanto 
privilegiati  d'  essere  dalla  natura  sospinti  a  piu 
cose  con  uguale  ardore  e  con  eguale  felicita.  Ed 
anclie  al  presente  seguitando  questo  nostro  costu- 
me, diremo  liberamente  quel  clie  ci  pare  delle 
Lettere  critiche  del  sig.  Barbieri  sopra  argomenti 
di  lingua  e  letteratura. 

Questo  volume  fu  gia  segno  alle  censure  del 
signor  N.  Tommaseo;  e  per  mala  ventura  del  signor 
Barbieri  le  Osservazlonl  dettate  contro  di  lui  sono 
forse  il  miglior  frutto  clie  Tingegno  del  suo  cen- 
sore  abbia  prodotto  finora.  Pero  ci  parve  opportuno 
di  unire  in  un  solo  articolo  amendue  questi  scritti: 
affinche  non  credessero  i  nostri  lettori  clie  noi  ri 
facessirao  belli  delle  altrui  penne  dove  ia  nostra 
censura  fosse  d'  accordo  con  quelle  gia  poste  in 
campo  dal  si2,nor  Tommaseo;  ed  anclie  per  notare 
alcuni  luoglii  nei  quali  ci  parve  clie  il  censore 
non  toccasse  cosi  nel  segno  ronV  egli  si  avvisa. 


\ 

LETTERE    CRITICHE  ,    eCC.  317 

La  prima  lettera  del  signor  Barbieri  c  ititorno 
al  volgarizzamento  della  Citta  di  Dio.  L'  Autore 
porta  opinione  die  la  Crusca ,  a  malgrado  delle 
Giunte  Veronesi,  non  abbia  ancor  tratta  da  questo 
libr^  tutta  quella  copia  di  lingua  che  se  ne  puo 
ricavare;  ed  a  confermare  questa  sua  sentenza  pone 
sotto  gli  occhi  de'suoi  lettori  Tindice  de' vocaboli 
registrati  (in  era  nel  gran  vocabolario  :  ne  reca  in 
mezzo  un  buon  numero  cli"'  egli  reputa  degni  d'esse- 
reaggiunti:  riferisce  alcuni  capitoli  dell' o[)era  per 
dimostrar  colU  esempio  il  pregio  in  cui  e  da  tjenere 
quella  versione ,  e  tinisce  la  sua  lettera  toccando 
alcun  poco  la  negligenza  e  la  parzialita  con  cui 
furouo  fatti  gli  spogli  d' alcuni  libri,  e  lagnandosi 
di  quella  municipale  pretensione  de' Fiorentini  di 
credere  tutta  loro  propria  la  lingua  italiana,  e  di 
volerne  essere  i    soli  lesiislatori. 

Noi  consentiamo  col  signor  Tomniaseo  che  il 
nostro  Autore  nel  compilare  il  catalogo  delle 
voci  degne  di  trovar  luogo  nel  gran  dizionario 
cadde  in  alcuni  errori  die  non  ci  sarcmmo  aspet- 
tati  da  un  uonio  lungamente  versato  ne^  buoni 
studj ;  e  die  i  capitoli  da  lui  eletti  non  sono  i  piii 
acconci  a  farci  apprezzare  il  libro  in  questione; 
oltredie  bastava  citarli  invece  di  trascriverli.  Ma 
non  sianio  col  signor  Tommaseo  dove  egli  rispon- 
dendo  air  ultima  parte  della  lettera  dice  fastldlosis- 
sima  quella  ([uerela  ,  ed  inappellabde  V  autorita 
del  tribunal  della  Crusca.  Vtramente  V  esperienza 
di  l)cn  due  secoli  avrebbe  dovuto  insegnare  ai  let- 
terati  italiani  quanto  sia  ridevole  questa  luuppel- 
labile  autorita  della  Crusca ,  la  quale  sfolgoro  il 
Tasso  siccome  ignorante  della  propria  lingua,  e 
decreto  che  TAriosto  fosse  citato  con  discretezza, 
e  per  poco  non  niostro  d'  ignorare  che  furono  al 
mondo  il  Caro  e  il  Bartoli  e  tanti  altri  esemplari 
di  bellissimo  stile.  ]Ma  le  tirannie,  anche  letterarie, 
sono  cosa  si  acerba  che  il  signor  Tommaseo  non 
dovrebbe    poi    tanto    maravigliarsi    se    il    corse    di 


3i8  LETTKRt    CKITICHE,     fCC. 

diicent'anni  uoa  valse  a  far  cessare  questa  que- 
rela Piuttosto  sarehbe  da  maravigliare,  come  mai 
questo  iiiappellahile  tribunale  della  Criisca  non  ab- 
bia  ill  (lucent''  aiuii  imparato  a  coiioscere  la  vanita 
(lelle  sue  pretensioni  ;  come  ricalcitri  (hiram%nte 
alle  aperte  dottrine  delT  Alifi^hieri  (i),  e  come  dopo 
tanti  libri  dai  migliori  ingegni  stampati  in  contra- 
rio,  s'  induri  tuttavia  a  restringere  V  idioma  di 
tin'  intiera  nazione  deatro  ai  confini  di  una  sola 
provincia ;  di  quella  provin'ia  alia  quale  sono  stra- 
iiieri  il  Bembo,  il  Tasso,  rAriosto,  il  iMitastasio,  il 
Castiglione,  ilBartoli,  ilVarano,  TAllieri,  il  Pari- 
ni ,  il  Perticari,  il  Monti,  il  Giordani ,  e  tanti  altri 
die  coi  precetti  e  coU'esempio  hanno  giovata  e 
)llustrata  T  italiana  favella.  Ne  a  qnesti  scrittori 
certaniente  puo  esser  applicato  il  rnnprovero  del 
signor  Tommaseo  d'avere  speso  I'  opera  e  il  tempo 
ill  detrarre  al  dizionario  della  Crusca  in  vece  dt 
aggiun^ervi  iiuovi  ornamenti  e  di  adcmpiere  gl'  iiie- 
vitabili  difetti  del  suo  iiascimento.  Ne  le  querele  di 
tanti  tlotti  e  morti  e  viventi  dovevano  dirsi  ciancc 
die  non  hanno  ne  scopo  ^  ne  limiu,  iie  onore ^  uc 
frntto.  Perocche  sebbene  talvolta  il  regno  santissimo 
delle  letterc  sia  invaso  e  insozzato  da  alcuni  rhe 
quanto  pin  sono  ignoranti  tanto  piii  sono  insolenti^ 
non    si    voglion    per    altro     confondese    le    severe 


(i)  L'Aligliieii  {de  Vulg.  el.)  cosi  dice:  Veniamo  ai  Toscant 
I  qiiali  per  la  Inro  pazzia  insensati ,  pare  che  an'ogantemente  si 
littribusseano  il  titolo  del  volgare  illustre ;  ed  in  questo  non  sola- 
inente  la  oyinione  del  plehei  impazzisce  ,  ma  ritiovo  molti  uomini 
jamosi  averla  avuta,  come  fra  GuLttone  d'  Arezzo  ,  il  quale  non  ss 
diede  mai  at  volgare  Cortigiano ,  Bonagiu/ita  da  Lucca  etc.  .... 
i  delli  del  quail  se  si  a\>ra  tempo  di  esaminarll ,  non  eortigiam , 
ma  proprj  delle  loru  clttadl  esscre  si  troveranno.  Ma  conciossiacht 
i  Toscatu  siano  piii  degli  altri  in  qiiest-i  ebbrieta  furiboadi ,  ri 
imre  cosa  utile  e  degtut  ecc,  Bisogiia  diinqiie  o  chinar  la  tests  , 
•.)il  avere  il  coraggio  di  dire  :  noi  ne  srppiaju  piii  di  Dante  , 
n'li  coDosciamo  meglio  di  lui  le  origini  di  ([utita  tiugiia  ;  e 
fcito  chi   avesse  tauto    coraggio  noa  trovercbbs    cbi  gli  £«i;eM« 


Dl    GIUSEPPE    BA^fiERI.  SlQ 

ragionl  dei  tilosofi  collo  schianiazzo  della  tiirba,  clie 
sirida  per  la  speranza  di  attribuirsi  una  parte  della 
vittoria;  ed  e  hello  e  lodevole  il  costume  di  par- 
lare  onorevolnu-.nte  dei  soinmi  anclie  quando  si 
crede  clie  siauo  caduti  in  errore.  L'  Accademia 
fiorentina  poi  non  potrebbe  mai  fare  quella  ri- 
sposta  clie  il  sl2;nor  Tommaseo  s'  immagina ,  qUan- 
do ,  invitata  dall'  Istituto ,  apertamente  ricuso  di 
accopjunare  con  abri  i  suoi  lavori  per  la  compi- 
lazione  del  gran  Dizionario. 

Nella  secoada  lettera  il  signor  Barbieri  pone  una 
supplica  di  alcuiie  parole  al  tribunale  della  Crusca 
per  essere  introdotte  nel  vocabolario  italiano;  nella 
terza  parla  della  grammatica  del  Trecento;  e  il  si- 
gnor Tommaseo  nota  con  buone  ragioni  che  la  legge 
deir  analogia  suUa  quale  si  fondano  le  pretensioni 
dei  vocaboli  supplicanti  non  e  ne  taiito  anipia  nc 
tanto  sicura  qnanto  il  signor  Barbieri  mostra  di 
credere  :  e  che  le  cose  da  lui  dette  intorno  alia 
grammatica  del  Trecento  sono  troppo  scarse  alia 
vastita  del  soggetto.  Con  tutto  cio  noi  credianio 
che  non  potendosi  rigettar  tutte  in  fascio  le  parole 
dal  signor  Barbieri  proposte,  il  signor  Tommaseo 
avrebbe  avuto  un  campo  dove  mietere  una  lode 
piu  desiderabile  di  quella  che  le  censure  procac- 
ciano ,  se  avessc  occupato  il  suo  ingegno  nello 
sceverare  le  inamniissibili  da  cpielle  che  possono 
accettarsi.  E  cosi  parimente  n'  e  avviso  che  il  solo 
desiderio  di  non  darne  pur  una  vinta  al  suo  av- 
versario  inducessc  il  sig.  Tommaseo  a  credere  che 
r  escmpio  dti  Greci  valga  a  giustilicare  fra  Gior- 
dano o  il  Cesari  deir  avere  infemmlnito  Y  abisso. 
Troppe  sono  le  cose  che  nelle  diverse  lingue  eb- 
bero  un  diverso  genere  ;  ma  non  per  fjuesto  e 
lecito  ch'  altri  confonda  le  ragioni  degl'  idiomi  ;  e 
in  cio  gli  scrittori  debbono  seguitare  il  consensu 
universale   flei  loro  concittadini. 

La  quarta  lettera  contiene  ropinionc  delTAutonc 
inlorno  al   Salviiii.   e  luunta  (dice  A  sig.  Tommaseo) 


3aO  1.ETTKB*    CRlTICHr,    CCC. 

le  vecchie  accuse  che  tutti  gid  di  liii  sauna.  A  noi 
pare  che  chiunque  volesse  scrivere  1'  apologia  del 
Salvini ,  tiovrebbe  conside rarlo  siccome  un  rilolo2;o 
assai  erudito,  un  l)uon  conoscitore  della  greca  let- 
teratura,  e  un  ristoratore  instancabile  delTitaliana 
favella:  c  che  per  coiurario  chi  volesse  diminuiine 
la  fama  ,  dovrebbe  giudicarlo  unicamente  siccome 
scrittore.  Clie  il  primo,  senza  nuocere  al  vero  , 
potrebbe  cingerlo  di  una  bella  lode  ;  e  Y  altro 
potrebbe  negargli  il  nome  di  oratore.  Percio  tro- 
vamnio  severo  il  gludicio  del  sig.  Barbieri ,  che  per 
poco  non  contende  ogni  merito  al  Salvini  ;  e  leg- 
giera  la  risposta  del  sig.  Tommaseo,  che  vorrebbe 
difenderln  da  quel  lato  appunto  nel  quale  la  sua 
causa  ci  sembra  piti  disperata.  Egli  dice :  le  opere 
del  Salvini  vantano  un  migliajo  nlmeii  di  periodic  cui 
molti  scrittori ,  e  piit  del  nostra  valenti ,  non  ponno 
per  armonia ,  dignitd  ed  eleganza  vantarne  pur  una , 
una,  io  dico  ^  d'  eguale.  Ma  oltreche  queste  parole 
provano  piuttosto  Taltrui  insutficienza ,  che  il  me- 
rito del  Salvini,  noi  crediamo  che  difticilmente  po- 
trebbe trovarsi  nei  libri  di  quel  Toscano  quel  gran 
nuniero  di  bnoni  periodi  che  il  sig.  Tommaseo  qui 
accenna ;  e  che  acl  ogni  modo  la  buona  eloquenza 
non  consiste  gia  in  alcuni  felici  periodi  sparsi  qua 
e  la  negli  scritti,  ma  sibbene  in  una  perpetua  di- 
gnita  e  in  altre  doti  di  questa  nafura ,  che  in 
nessuna  delle  produzioni  Salviniane  si  trovano  a 
lungo  conservate. 

In  un' altra  lettera  parlasi  delle  voci  antiche,  c 
il  sig.  Tommaseo  trova  da  ridire  su  quella  sentenza 
delTAutore  che  la  lingua  scritta  vuol  essere  intesa  e 
gustuTa  dagli  uomini  colli ,  e  non  gid  da!  vulgari  e 
da  rozzi.  E  veramente  tocclierebbe  il  sommo  di 
ogni  perfezione  colui  che  sapesse  batter  tal  via  da 
soddisfare  ai  dotti,  e  riuscire  in  un  medesimo  tempo 
piac(  vole  ed  intelligibile  agl'  ignoranti.  Ne  crediamo 
che  il  sig.  Barbieri  senta  in  cio  divcrsamente  dal 
tig.  Tommaseo.  Ma  se  le  sue  parole  par  che  suonino 


DI    GIUSEPPE    BIRBIEKI.  321 

altrimentl ,  stimiamo  glide  dettasse  il  desiderio  di 
rispondere  a  coloio,  die  confondendo  la  lingua  il- 
lustre  degli  scrittoii  con  quella  di  die  il  popolo 
si  vale  ne'  suoi  famigliari  discorsi,  vorrebbero  die 
i  dotti  di  tutta  Italia  corressero  alia  scuola  del 
volgo  di  una  sola  provincia. 

Le  cose  che  il  sig.  Tomniaseo  poi  scrive  censu- 
raado  la  lettera  del  sig.  Barbieri  sulla  nohlltd  e 
bassezza  delle parole^  ci  sembrano  poco  felicemente 
esposte ,  non  nuove ,  ma  vere.  Pare  anclie  a  noi 
die  il  sig.  Barbieri  trattasse  questo  argomento  con 
ordine  poco  acconcio  e  con  estrema  leggerezza;  e 
iielle  Lezioni  delF  abate  Colombo  trovansi  argo- 
nienti  assai  pivi  atti  a  ben  risolvere  la  quistione 
dal  nostro  Autore  proposta. 

La  settima  lettera  e  un'  indiretta  risposta  ad  un 
glornalista,  il  quale  dando  giudizio  delle  epistole 
del  sig.  Barbieri  ebbe  detto  che  il  nostro  Autore 
avrebbe  colta  maggior  lode  se  invece  di  accostarsi 
come  fece  alio  stile  deir  elegia  si  fosse  condotto 
pill  da  vicino  sulF  orme  di  Orazio.  IMa  si  di  que- 
sta  ,  come  delle  ultime  due ,  una  ad  wi  futuro 
giornalista^  V  ultra  s id  ritratd  del  Petrarca,  non  cre- 
dianio  die  ci  sia  debito  di  render  conto:  siccome 
quelle  che  si  dividono  dair  argomento  proposto 
nel  frontispizio. 


£ibL  Itfd.  T.  XXXVI 1. 


322 


Cliiese  principali  cVEnropa  dedicate  a  S.  S.  Leone  XI T. 
P.  M.  —  Blilano ,  prcsso  gli  editori  contrada  del 
Bossi^  11."  ijbS  ,  c  presso  Ferdinando  Artaria  con- 
trada di  S.  Margherita ,  n.°  1 1  o.  In  Roma  presso 
I)e  Kouianis  via  del  cor  so  ^  e  nelle  altre  cittd  presso 
i  principali  lihraj.  Gran  foglio  atlautico.  —  Fascia- 
cola   i.*^  S.  Pietro  di  Roma. 


M-  iNo  dallo  scorso  anno  veduto  avevamo  un  mani- 
festo, nel  quale  si  proponcva  di  pubblicare  le  Chiese 
principcdi  d' Europa  rappresentate  nei  loro  piospetti., 
piante ,  spaccati ,  ecc.  con  descrizioni  storico-critico- 
pittoriche. 

In  quel  manifesto  si  fa  da  principio  qualche  cenno 
delle  vicende  deirarchitettura  e  del  suo  risorgimento, 
c  si  annoverano  le  principali  Cliiese  innalzate  dal 
secolo  IX  sino  al  XV.  Strano  pero  ci  e  riuscito  il  nou 
vedere  in  questa  serie  la  celebre  Cattediale  di  Co- 
lonia,  della  quale  si  e  fatta  luugamente  menzione  in 
questa  Biblioteca  dopo  la  pomposa  descrizione  di  quel 
tenipio  pubblicata  dal  sig.  Boisserree.,  ne  quella  pure 
famosissima  di  Toledo ,  della  quale  si  lianno  tante 
bellissime  delineazioni  •,  e  a  questo  proposito  note- 
remo  pure,  che  alquanto  cruda  ci  e  sembrata  la  frase 
contcnuta  nelle  prime  linee  del  manifesto ,  clic  le 
arti  belle  e  le  scienze,  gia  decadute  in  Italia  per 
le  irruzioni  de'  Longobardi  e  poscia  'degli  Arabia  del 
tutto  si  estinsero.  Molto  agli  Arabi  dee  certamente 
r  architettura ,  e  il  dottissimo  Andres  ha  bastante- 
mente  mostrato  di  quanto  andassero  ad  essi  dcbi- 
trici  le  scienze. 

Sebbene  non  molto  esatta  sia  la  enunierazione 
data  in  appresso  dci  piu  celebri  architetti ,  nella 
quale  sono  omessi  anchc  molti  nomi  onorevolissimi 
per  r Italia;  ben  con  i-agione  si  osserva,  die  stu- 
dio   pieao    di    vaghezza  e  di  curiosita    e  \\   scguire 


CHIEEE    PRINGIPAM    I>'  liUROPA.  320 

I'architettiira  ne'suoi  progress!,  e  quiiidi  Taverc  sot- 
t'  occhio  e  il  paragonare  i  migliori  editizj  chc  esistono 
col  meditarne  le  proporzioni.  Non  s'ingannano  pure 
gli  editori  nel  notare,  che  moke  descrizioni  del 
capi  d'  opera  delF  arte  sono  per  lo  piu  sovercliia- 
rneiite  ristrette  e  compendiate  ,  talvolta  ridondanti 
di  errori,  tal  altra  di  un  sesto  troppo  piccolo,  per- 
che  svilnppare  si  possano  convenevolnieiite  le  parti 
diverse  e  gli  ornamenti  applicati. 

Questo  fece  nascere  il  pensiero  negli  editori  di 
pubblicare  trentasei  Chiese  delle  piu  ragguardevoli 
deU'Europa,  e  unanimemente  reputate  capi  d'  opera 
nci  loro  generi ,  e  modelli  di  moke  altre.  Nella  se- 
rie  di  queste  vediamo  inchiusa  anche  la  suddetta 
Cattcdrale  di  Colonia.  Con  f[uesta  pubblicazione  si 
lusingano  cssi  di  somministrarc  air  avidita  degli 
studiosi  e  deajli  amatori  il  iiore  di  tutto  quello  che 
Tarchitcttura  produsse  dal  suo  rinascimento  sino  ai 
nostri  giorni.  Una  prova  delT  inipegno  degli  editori 
e  della  brama  loro  di  mcritare  colla  loro  esattezza 
r  approvazione  degU  intelligenti ,  vedesi  manifesta- 
mente  nclla  risoluzione  da  essi  pigliata  di  spedire 
artisti  di  riconoscinta  perizia ,  e  gia  celebri  per 
altri  importanti  lavori  di  questo  genere,  a  disegnare 
dal  vcro  sui  luoghi ,  e  misuvare  scrupolosamente 
le  parti  csterne  ed.  interne  di  ciascun  tempio;  a  le- 
vare  le  respettivc  piante  e  gli  spaccati,  e  a  ritrarre 
i  monumenti  e  tutto  quello  che  nelle  varie  parti 
dcir  edifizio  merita  speciale  osservazione.  Quegli  ar- 
tisti debbono  cssere  altresi  accompagnati  da  persona 
colta  e  versata  nelle  belle  arti,  alia  quale  e  allldata 
la  parte  descrittiva  dell'  opera  ,  ed  a  questa  e  com- 
messo  di  vcriBcare  su  i  luoghi  tutte  le  notizie  im- 
portanti ,  cosi  in  fatto  di  storia  politica ,  come  di 
pittorica ,  che  spettar  possono  a  ciascuna  Chiesa. 
A  noi  sembra  che  per  quello  che  conccrne  la  Cat- 
tcdrale di  Colonia ,  quella  di  Winchester  ed  altre 
in  cgual  modo  illustrate,  potrebbono  gli  editori  ri- 
sparmiare  una  parte  di    (piel    gravoso   dispendio. 


324  CMIESE    PRINCIPALI   d' EUROPE. 

Ora  abbiamo  sott' ocdiio  il  piimo  fascicolo ,  e 
possiamo  con  migliore  fondamento  parlare  dcir  an- 
damento  di  quest'  opera  ,  bellissima  per  se  stessa , 
grandiosa  cd  importante.  Dopo  la  dedicatoria  al 
regnante  Pontefice ,  si  presenta  la  descrizione  della 
Basilica  di  S.  Pietro  di  Koma.  Si  premcttono  alcune 
erudite  iiotizie  intorno  al  niontc  Vaticano  ed  all'  an- 
tico  sue  stato ;  c[uindi  si  accennauo  la  prima  edifi- 
cazione  di  qnella  Basilica  comniciata  nell'anao  ^24, 
e  la  sua  riediFicazioue  iinmagiiiata  da  Nicculo  F,  e 
intrapresa  da  QiuUo  II.  Si  tesse  breveniente  la  storia 
dei  lavori  e  degli  architetti  die  si  succedettero 
nella  direzione  di  quella  fabbrica  maravi2;liosa  ;  si 
descrivono  la  piazza  e  i  due  porticati  clie  la  cin- 
gono  ,  r  obelisco  clie  sta  nel  mezzo,  poi  la  facciata, 
le  porte ,  V  atrio  o  il  vcstibolo  del  tempio  ,  e  tinal- 
mente  P  interno  del  tempio  medesimo,  £:;li  ornamenti 
delle  volte,  la  statua  di  bronzo  del  Principe  degli 
Apostoli,  la  confessione  del  medesimo,  altre  statue 
degne  di  osservazione  ,  la  cupola  magnitica  e  sor- 
prendente,  il  gruppo  del  Bernini  posto  in  fondo 
del  tempio  ,  i  monumenti  funebri  posti  ai  due  lati 
della  cattedra,  i  quadri  a  musaico ,  altri  depositi , 
le  cappelle  degtie  di  osservazione,  ecc.  Molto  chiara 
e  ben  tessuta  ci  sembra  questa  descrizione  ,  e  sin- 
2;olarmente  noteremo  a  lode  dej^li  editori,  clie  colla 
maggiore  esattezza  sono  esposte  le  dimensioni  in 
palmi  romani,  ridotte  assai  opportunamente  al  tipo 
piu  generale  del  metro.  Si  nota  per  ultimo,  die  le 
colonne  nelT  interno  solo  giungono  al  numero  di 
128,  parte  di  misdiio  moderno ,  parte  di  granite 
orientale ;  e  die  la  spesa  totale  di  quelF  edilizio 
ascendeva  gia  ne'  tempi  addietro  a  46,800,498  scudi 
romani,  non  comprese  Ic  suppellettili  d'oroed'ar- 
gento ,  i  doni  fatti  dai  Sovrani,  e  molti  altri  oggetti 
prcziosi,  die  soli  former ebbero  altra  somma  enorme. 
La  descrizione  si  cliiude  con  queste  notabili  pa- 
role: «  Nessun  tempio  ne  per  vastita,  ne  per  ma- 
gnificenza    puo    reggere   al  paragone   della  Vaticana 


CIIIKSE    PRlNCiy.\LI    D    EUHOPA..  525 

Bj<si11ca  ;  e  come  Roma  e  sede  del  Principe  del 
moudo  cristiano ,  cosi  qncsto  insigne  tempio  e  il 
piu  maestoso  Santuario  di  Dio.  Non  vi  ha  animo  si 
forte ,  in2;e2;uo  cosi  sublime  ,  clie  seiiza  stupore 
considerar  possa  quest'  opera  ,  clie  non  solo  ad 
ese^uirsi ,  ma  anclie  ad  immaginarsi  richiese  incon- 
cepibile  ardimento.   )j 

Fin  qui  abbiamo  parlato  del  discgno  di  questa 
opera  e  del  testo  descrittivo  del  primo  fascicolo : 
ora  ci  rimane  a  parlare  delle  tavole  publilicate. 
Rappresentano  queste  la  pianta  del  tempio  Vaticano, 
la  piazza  e  i  portici ,  altra  pianta  del  solo  tempio  , 
la  elevazione  geometrica  della  facciata  ,  il  fianco  del 
tempio  niedesimo ,  lo  spaccato  su  di  una  linea  dia- 
gonale  ,  lo  spaccato  su  la  linea  trasversale ,  i  mo- 
numenti  di  tlrhano  VIII ,  di  Paolo  III-,  di  Leone  AY, 
di  Clemente  X,  di  Clemente  ^III  e  di  Inaocenzo  XI; 
r  interno  del  tempio  stesso  diligentcmente  ombreg- 
giato  ,  come  lo  e  pure  una  magniiica  vcduta  della 
Basilica  e  della  piazza  con  cui  si  chinde  il  fascicolo. 

Se  commendato  al)biamo  il  disegno  di  quest' opera, 
grandemente  dobbiamo  pure  encomiarne  la  esecn- 
zione  riguardo  alia  parte  tipogralica  e  calcogralica  , 
massime  per  le  tavole  clie  abbiamo  sott'occhio.  Ve- 
diamo  in  esse  una  scrupolosa  diligenza  osservata  in 
tutte  le  parti,  una  esattezza  sini^olare  nei  contorni, 
iin  taglio  franco  ed  ardito,  \\n  chiaroscuro  piacevole 
e  non  caricato  nelle  tavole  ombrcsigiate,  molto  buon 
gusto  neMi  accessor) ,  e  nersino  nelle  iisiure  a2;2;iunte 
neir  ultima  tavola  atfatto  pittoresca;  tutti  que'pregi 
in  somma  che  gia  abbiamo  ammirato  in  altri  lavoi'i 
di  questo  genere  del  signor  Rupp ,  che  tutti  questi 
oggetti  disegno  dal  vero ,  il  che  certamente  molto 
merito  aggiugne  alf  opera  in  se  stessa.  Questa  puo 
quindi  riuscire  di  grande  utilita  agli  studiosi  dell' arte, 
e  noi  desideriamo  ardentemente  che  essa  diflbudere 
si  possa  con  rapidita  a  vantaggio  delFarte  medesima, 
ed  a  gloria  degli  editori  e  deif  Italia. 


3a6  cniESK  ptiit^cipaxi  d'europa. 

Osserveremo  a  ((ue«to  proposito  die  trentasei  sono 
i  fascicoli  promessi ,  da  pubblicarsi  nel  periodo  di 
sei  anni ,  e  che  ciascnno  di  essi  in  carta  velina 
sopraffina  ,  contencntc  dicci  discgni  con  precisione 
ed  esattezza  intagliati  a  contorni,  e  rappresentanti 
la  pianta  ,  le  vediue  esterna  ed  interna ,  le  orto- 
grafie  o  le  clevazioni  della  facciata  c  dei  fianchi , 
le  sciografie  o  gli  spaccati  per  lun2;o  e  per  traverse, 
i  monnmenti  e  i  dettagli  piix  importanti,  non  die 
la  storia  e  la  descrizione  di  ciascun  sacro  edifizio , 
stampata  anclie  in  diverse  lingue  a  comodo  degli 
stranieri ,  non  costera  se  non  che  franclii  1 5  ;  20 
colle  vedute  interna  ed  esterna  ombreggiate  airac- 
((na  tinta ,  e  3o  colle  niedesime  diligentemente  mi- 
niate. Questo  prezzo  di  associazione  ci  sembra  assai 
tenue  in  vista  del  Insso  col  quale  e  escguita  que- 
st' opera ,  e  col  quale  tjjtte  dovrebbero  esserlo  le 
opere  di  belle  arti ,  massime  descrittive,  alcune  delle 
quali  pubblicate  di  recente  in  Inghilterra  e  in  Fran- 
cia ,  arrivano  a  prezzi  cosi  elevati  che  superano 
t^lora  le  flicolta  econoniiche  dei  privati. 


Sermoni  sacrl  in  terza  rima  dl  Ciaiicarlo  ni  Negro.  — 
Gciiova  ^    iSaS,  dalla  tlpografia  Poathenier,  i/i  4/ 


X^LATONE  c<)nsigliava  Senocrate  di  sagrificare  alle 
Grazie  prima  di  accingersi  a  scrivere  ;  non  lanto, 
crediamo ,  affitiche  le  opere  di  quel  tilncofo  riuscis- 
sero  elaborate  ed  eleganti ,  qiianto  alBnclie  dalle 
sue  dispntazioni  si  rimovesse  ogni  selvatichezza 
ed  acerbita.  Ne  perche  noi  tjualche  volta  abbiamo 
aniato  di  scrivere  anche  quel  vero  clie  a  taluno 
pote  sembrare  odioso,  stimiaino  di  aver  contraf- 
latto  al  consiglio  di  quel  divino  lilosofo :  da  die 
sempre  cercamroo  die  le  nostre  parole  non  fos- 
sero  gravi  ne  acerbe  piii  di  qnello  die  la  neces- 
sita  richledeva.  I\Ia  era  piu  die  niai  ci  siamc) , 
per  cosi  dire,  stanipata  nelT  animo  qnella  beata 
sentenza :  e  se  in  verun  tempo  fiimmo  desiderosi 
die  la  nostra  penna  imparasse  cortesia  e  piacevo- 
lezza  di  modi ,   egli  e  appanto  al  presente. 

Fii  veramente    deo:na    del  franco  e  nobile  aiiimo 

o 

di  Pintlaro  quella  sentenza  die  la  ri.cc/iezza  dalla 
virtu  ornata  e  astro  falgidissimo ;  verace  lame  al~ 
r  iiomo ;  fonte  di  ogiu  uianiera  di  beiii ,  alimentando 
profoiido  amor  del  sapere  e  deW  onore.  Laonde  seb- 
beue  Seneca  paragonasse  il  sapiente  povero  agli 
Iddii  die  son  nucli  e  nulla  lianno  e  pur  sono  di 
ogni  cosa  datorl ,  non  crederemo  men  vero  il  det- 
tato  del  lirico  grcco :  ma  vorrem  dire  piuttosto 
die  il  fdosofo  studiavasi  di  consoLir  la  sapienza 
fra  i  patimenti  di  questa  vita;  e  il  poeta  scio- 
glieva  un  l)ellissinio  voto ,  di  veder  la  riccliezza 
studiosa  e  sapiente.;  die  e  quanto  dire,  di  veder 
gli  uoinini  complutaniente  felici.  Che  il  sapiente 
povero  ha  in  tutta  la  vita  an'  aspra  battnglia  da 
sostenerc  per  couservarc  immacolata  la  propria  di- 
gnita;  e  il  dovizioso  ignorante  non  pntendo  gianimai 


3i8  SFRMONI    SACK!    IN    TKRZA    FTMV 

consolarsi  iralcun  pregio  veramente  siio,  niai  non 
gusta  dolcezza  tU  lode  ineritata;  siiiiile  in  tutto  a 
pecora  die  ingrassi  perclie  trovasi  nata  a  caso  in 
terreuo  ricchissimo  d' erbe.  E  parlando  il  vero  cre- 
diamo  bensi  esageiata  la  querela  di  alcuni  i  quali 
gridaiio,  come  se  la  sapienza  non  si  vedesse  mai 
conglunta  colla  ricchezza,  ma  diremo  pero  con 
sicuro  animo  die  qiiesto  laniento  non  e  si  ingiusto 
quanto  alcuni  pretendono  e  quanto  vorremmo  noi 
stessi.  E  dovrebl)on  essere  i  ricchi  i  perpetui  cu- 
stodi  della  sapienza  nnzionale  contro  T  avversita 
della  fortnna  o  la  prepotenza  degli  uomini:  ed  e 
colpa  di  loro  soltanto  se  la  sloria  dimostra  die  la 
fortuna  e  gli  uomini  hanno  anche  il  terribile  potere 
di  sradicare  dagli  animi  la  gentilezza  dei  costumi, 
r  amore  del  bello ,  la  carlta  della  patria,  e  per 
sino  il  desiderio  di  vivere  lunganiente  per  fama. 

A  Gian  Carlo  di  Negro ,  patrizio  genovese,  tende 
il  nosrro  discorso;  il  ([uale  delle  ricchezze  fece 
stromento  agli  stiulj  ,  e  cogli  studj  poi  fa  beate 
e  le  ricchezze  e  la  vita.  Coloro  die  di  persona  il 
conoscono  lo  dicono  di  piacevolissimi  modi,  d'animo 
ingenno  e  leale  ,  amico  non  cupido  della  fama, 
favoreggiatore  de'  letterati.  E  della  sna  casa  ragio- 
nano  quasi  come  Pindaro  favellava  della  opulenta 
e  beata  reggia  di  Jerone,  il  quale  coglieva  le  cinie 
di  tutte  virtu,  e  s' allegrava  nel  fior  della  musica, 
ed  aveva  d'  intorno  alia  niensa  uti  buon  numero 
di  sajiienti.  A  noi  poi  i  suoi  versi  attestano  le  ottime 
qualita  del  suo  cnore  del  pari  die  quelle  della  sua 
mente  ;  e  ci  niostrano  die  se  il  primo  e  stanza 
alle  niigliori  virtu,  T  altro  non  e  povero  di  qnelle 
dofi  clie  la  virtii  stessa  possono  fare  e  piii  utile 
e  piii  bella.  E  gia  il  snlo  divisamento  di  consacrare 
si  lung;a  fatica  di  versi  ad  ar2;omeati  sacri  e  un 
,  sicuro  e  lodevole  lestimonio  della  modestia  deirAn- 
tore;  quando  e  nota  non  meno  che  vera  quella 
sentenza  che  il  inoiido  corre  Id  dove  plk  versi  di  sue 
dolrezze  il  htsiiis^Jiier    Parnaso ,    ed    e   fresco  ancora 


DI    GIANCARtO    Dl    NEGRO.  S2() 

V  esemplo  ili  Alfonso  Varano,  il  quale  a  mal  grado 
di  nn  forte  ingegno  e  di  uno  stile  attinto  alle  poesie 
deir  Aligliieri ,  forse  unicamente  per  avere  calcato 
questo  sentiero  ottenne  una  fama  di  lunga  mano 
niinore  a  quella  di  niolti   altri. 

Coloro  pertanto  i  quali  vorranno  dar  sentenza 
del  Sermoni  del  sig.  di  Negro ,  guardiusi  dal  recare  a 
colpa  delTAutore  se  scarsi  forsevi  appajono  i  poetici 
ornamenti,  Perocche  quello  che  nelle  materie  pro- 
fane e  mitologiche  si  terrebbe  in  luogo  di  abbel- 
limento  e  di  vezzo ,  disouesterebbe  il  piu  delle 
volte  la  gravita  di  un  sacro  argomento  :  ne  alcuno 
vorra  mover  censura  alF  Autore  s'  egli  voile  esser 
piuttosto  maestro  di  virtu  che  modello  di  ornata 
poesia.  La  virtu  adunque  e  lo  scopo,  e  diremmo 
quasi ,  la  musa  del  sig.  di  Negro  :  i  suoi  argometiti 
sono  la  Morte  ^    il  Qiiidizio   universale^  il  Paradiso , 

V  Inferno  ,  la  Miscricordia ,  i  dolori  di  Maria  ,  ecc, : 
i  snoi  modi,  il  suo  stile,  i  suoi  versi  non  dissuo- 
nano ,  per  va2;liezza  di  ornarsi ,  dalla  natura  di 
questi  argomenti.  Noi  ne  diamo  alcuni  esempj.  Se 
egli  vuole  mostrarci  la  vanita  delle  umane  speran- 
ze ,   esclama : 

Ahi  nulla  giova  die  in  sembianza  lieta 

Da  moW  anra  si  mostri  a  te  fortuna  , 

E  piit  ricche  le  messi  ognor  ti  mieta  ! 
Ve'  Faraon  ch'  arnii  ed  artnati  nduna , 

Ma  tronca  Morte  in  mar  la  sua  speranza , 

iV^e  di  lui  pill  riinan  gloria  i'cruna. 
Ve'  Baldassar  che  i-ile  in  sua  baldanza 

Vede  scritta  sua  morte  in  la  parete , 

E  dal  convito  nulla  t.omba  ha  stanza. 
Ve'  Gezabel ,  ch'  empia  di  sangue  ha  sete  , 

Piombar  dull'  alto  ,  e  fatta  esca  de'  cani 

Pria  che  morte  V  cnvolga  ntlUi  rete. 
All  fidlace  sentir  de'  petti  umani ,  ecc. 

Se  tocca  le  vie  onde  V  On^nipossente  scorge  gli 
uomini  alia  virtu ,  cosi  viene  spiegaudoci  il  suo 
pensiero: 


330  JERMOKt    SACRt    IN    TKRZA    BIMA 

Per  varj  modi  e  per  sender  dU'erso 

L'  aline  guUia  a  virlii  con  vol  sublime 

Sciolte  dcd  fango  del  mondo  perversa. 
Or  de  C  Orebbe  sovra  V  crte  cime 

Sceglie  Mose  legislatore  e  duce 

E  i  dommi  a  lui  delta  sua  legge  csprime  ; 
Or  fra  i  portend  Cedeon  conduce 

Del  Madianite  a  trionfar  sicuro, 

Che  invan  Heche  falangi  in  campo  adduce  ; 
Or  Davidde  da  wnil  rozzo  abituro 

Inalza  sul  regal  trono  di  Giuda  , 

Altro  a  for  mar  di  regi  ordin  venturo ,  ecc, 
Se    r  ari^omento    lo    giiida    a    parlare   dei    torment i 
infernali,    ecco   di    qual   nianiera    egli    si    fa    a  di- 
pingerli  : 

Oh  come  son  di  Dio  gli  arcani  immensi ! 

Ok  immagine  terribile  di  lutto! 

Mortal ,  dunque  al  tuo  fin  perclie  non  pensi  ? 
Quanta  la  terra  ,  il  mar  ,  il  mondo  tutto 

Offrir  puonno  d""  orribile  e  tremendo 

Nello  infernale  carcere  e  ridutto. 
Quel  foco  nl  soffio  dell'  Eterno  ardendo 

In  vorticose  fi^mme  si  dllata 

Di  negro  fwnn  I'  acre  tingendo  : 
Jvi  del  pcccator  l'  alma  dannata 

Conosce  ,  ahi  conoscenza  acerba  tanto  ! 

V  enorme  peso  delle  sue  peccata  ; 
E  fra  V  angoscia  ,  le  slrida ,  il  compianto 

A  forza  tratta  a  rammentarsi  Iddio  , 

Sente  piii  acuto  il  duol ,  piii  amaro  il  pianto ,  ecc. 

Viiol  e2;li    finalmente    metterci    innatizi    i  dolor!  di 
Maria?  Cosi  apresi  Tadito  a  questo  grave  argomento: 

Qual  donna  e  questa  che  non  fa  lamento  , 
Ma  inunobil  stassi  d'  una  croce  al  piede 
Donde  pende  f  amato  figlio  spento  ? 

Quanta  intorno  ella  ascolta  ,  e  quanta  vede 
Delle  lagrime  sue  chiude  la  fontc 
Per  I'  intenso  martir  die  il  cor  le  fiede. 

Piange  per  lei  natura  ,  il  sol  la  fronte 

Copre  ,  €  sanguigna  appur  la  lima   in  ciclo: 
Trenw  forte  la  valle  e  balza  il  monte. 


PI    CIANCABIO    m    NEGRO.  35 1 

In  due  parti  del  tempio  t  scisso  il  veh, 
Tutto  intorno  e  converso  in  triste  aspetto , 
Di  morte  nelle  tombe  e  sciolto  U  gelo. 
Ben  la  rawiso  ;  dal  bel  germe  elctto 
Di  Davidde  Ella  nacque ,  ed  ah  eterno 
Delia  divina  idea  fu  primo  ohhietto. 
E  poiche  Adam  di  noi  fe'  il  mal  governo 
Prescelta  venue  a  concepir  I'  Uom-Dio 
Entro  del  virginal  grembo  materno. 
Ed  or  neW  atto  sovrumano  e  pio 
In  lei  brilla  virtu  tanta  ed  amore, 
Che  invan  dirlo  s  attenta  il  labbro  mio,  ecc. 
Tali  sono  i  versi  del  sig.  di  Negro ,  intorno  ai  quali 
non   crediamo    di    dovere    aggiuneer    parole   al  sia 
detto.  oo      c       r  fe 

Precede  all'  opera  un  ritratto  deirAutore  dise- 
gnato  con  maestria  e  (  per  quello  ne  vien  detto  ) 
con  verita  di  somiglianza  da  Bianca  Milesi ,  ed  inciso 
dal  celebre  professore  Longhi.  L' edizione  e  ma- 
gnifica. 


332 


V  Aminta  e  Rhine  scelte  dl  Torquato  Tasso.  —  Mi- 
laiio  ^  1824,  dalla  Socicul  tipugrajica  de  Classici 
italianl  ^   in  8.° 

J_jA.  tipografia  tlei  Classici  italiani  ha  pubblicato 
il  quarto  volume  delle  Opere  di  Torquato  Tasso , 
nel  quale  contengonsi  X  Aminta  ,  V  Amor  fuggitii-o , 
alcune  Poesie  pastorali  ed  una  scelta  di  Fuesie  liriche. 
«  La  lettera  dedicatoria  del  cav.  Vincenzo  Monti 
(  dice  la  prefazione  ),  nierce  delle  piu  squisite  bel- 
lezze  che  tutta  la  infiorano,  lia  si  strettamente  as- 
sociato  il  nome  di  lui  con    quello    delT  autor  del- 

V  Aminta  ^  che  pare  oramai  stabilito  per  universale 
consenso ,  non  dover  Tun  componiniento  andar 
piu  scompp.gnato  dall'  altro.  y)  E  questa  sentenza  e 
si  vera  che  sarebbe  senza  dubbio  male  accolta  in 
Italia  un'  edizione  ^t\V  Aminta  a  cui  non  precedes- 
sero  questi  versi  coi  quali  il  cav.  Monti  dedicava 
quella  favola  alia  marchesa  Anna  Malaspina  a  no- 
me del  tipografo  Bodoni.  Ne  a  cio  contenti  i  nostri 
editori,  scorgendo  che  in  quelTaureo  componimento 
alcune  lezioni  parevano  poco  sincere,  ebbero  ri- 
corso  alia  bonta  del  chiarissimo  autore  ,  ed  otten- 
nero  di  presentarlo  al  publilico  «  si  perfetto,  come 
desidera  il  sommo  poeta  che  sia  tramandato  ai  po- 
ster) ,  e  come  non  si  trova  in  nessuna  delle  stampe 
anteriori.   « 

L'  edizione  AqW Amlnt.a  che  ne  diede  il  Bodoni 
nel  1789  e  assai  pregevole  ,  come  quella  che  dal 
Serassi  fu  omendata  col  riscontro  dell'  originale  del 
Tasso  c  delle  prime  e  piu  stimate  edizioni.  cc  Ma 
in  quella  guisa  ,  prosegue  dicendo  la  Prefazione, 
che  siam  proccduti  nell' attendere  alia  impressione 
della  Gerusalemme  ,  abbiam  voluto  parimente  cer- 
tificarci  delT  operato  dal  Serassi  nell'  emendazionc 
(\t\V Aminta,    collazionaado    ancora    uoi    verso  per 


h    AMINTA    E     EIME    SCELTK    Dl    T.    TASSO.  333 

verso  reilizloni  da  esso  accennate:  e  mediante  que- 
sta  fatica  e  diligenza  n'  e  riuscito  di  correggere 
alcuni  errori  che  scapparono  dalT  occliio  del  cele- 
bre  tipngrafo  ,  e  di  ndurre  certi  luoghi  a  miglior 
lezione  che  non  e  quella ,  al  parer  nostro  ,  accet- 
tata  dal  Serassi.  •»  E  gia  noi  rendeiido  conto  della 
Getusalemme  e  delle  Prose  mostramnio  a  che  buon 
fine  riuscisse  la  diligenza  dei  nuovi  editori ;  e  ne 
coronanimo  di  bella  e  meritata  lode  il  dottissimo 
sig.  Giovanni  Gherardini,  al  quale  hanno  essi  com- 
messa  la  cura  di  dare  alT  Italia  nna  ristampa  di 
quasi  tutte  le  opere  del  Tasso ,  pcsaie  alia  bilancia 
del  suo  diritto  giudizio.  ^e\V  Aminta  ^  per  vero  di- 
re,  non  s' incontrano  tali  srorpj  quali  nelle  prose 
di  queir  illustre  italiano  :  ma  non  e  pero  questa 
favola  si  purgata  e  sincera  da  ogni  vizio  nelle 
edizioni  correnti,  che  la  buona  critica  del  sig.  Ghe- 
rardini non  potesse  in  piu  parti  esscre  necessaria 
per  confortare  gli  editori  nella  preferenza  da  darsi 
alle  varianti  offerte  loro  dalle  diverse  stampe.  Ne 
a  questa  sola  scelta  limitossi  T  uficio  del  sig.  Ghe- 
rardini :  ma  ([ualche  volta  trovando  erratc  rutte  le 
edizioni  coUa  scorta  della  ragione  ,  che  i  soli  pe- 
danti  vogliono  serva  aU'autorita,  introdusse  qualche 
nuova  lezione.  Di  che  non  vogliamo  lasciar  di  re- 
care  il  seguente  esempio  per  tutta  lode  di  ([uesto 
letterato. 

Atto  IL,   sc.    Ill,,  v.   91   e  seg. 
Am.  E  chi  m  accerta 

'  Che  '/  suo  desir  sia  tale  ? 

'         TiK.  Oil  mentecatto ! 

Ecco ,   tiL  chiedi  pur  quella  certezza 
Ch' a  lei.  displace,  e  che  spiacer  le  deve 
Dirittamente ,  e  tu  cercar  non  dei. 
Ma  chi  t'  accerta  ancor  che  non  sia  tale '( 
Or  s'  ella  fosse  tale ,  e  non  v  andassi  ? 
Eguale  e  il  duhbio  e'l  rischio. 

«  L' errore  che  vogliamo  notare  e  nel  penultimp 
verso  del  passo  allegato ,  dove  si  trova  un  clla  che 


334  i^'aminta  z  rime  sckltk 

a  nostro  g,iudizio  si  conviene  cambiare  in  egli.  Di 
fatto  ,  Anuuta  viiol  sapere  chi  mai  lo  accerta  che 
il  desire  di  Silvia  sia  talc  ^  cioe  d'  essere  sorpresa 
da  lui  mentre  si  ba2;na  nel  fonte  di  Diana :  e  Tirsi 
gli  rispontle  beirandolo  ,  ch'  cgli  non  dee  cercare 
quella  certezza  clie  dirittamente  spiace  a  Silvia ; 
tuttavia  soggiunge :  Ma  chi  t'  accerta  ancor  che  non 
sia  tale  ?  cioe  che  tale  non  sia  il  suo  desiderio  ?  e 
poi  conchiude  dicendo  :  Ora  se  tale  fosse  (  cioe  se 
tal  fosse  il  suo  desiderio )  e  tii  non  andassi  a  sor- 
pienderhi  ,  non  vcdi  tu  che  sarcsti  il  piii  sciocco 
uomo  del  niondo?  Se  questo  adunque  e  il  piano 
discorso  di  Tirsi ,  si  fa  manifesto  che  Y  aggettivo 
tale  del  penultimo  verso  si  riferirce  a  desire  come 
vi  si  rifensce  pnr  qnello  del  verso  avanti ;  e  quindi 
il  pronome  che  lo  precede  stando  invece  di  desire^ 
vuol  esser  egli  e  non  ella.  Ritenendo  il  pronome 
clla^  non  veggiamo  che  ad  altro  e' potesse  rifcrirsi 
che  a  Silvia  ,  ma  ne'  versi  arrecati ,  qual  diritto 
sentiniento  si  potrebbe  cavar  mai  dalle  parole :  Or 
s' ella ,  fosse  tale'i  cioe  se  Silvia  fosse  tale!'  Laonde, 
non  ostante  che  tutte  le  stampe  da  noi  vedute  si 
riscontrino  coUa  bodoniana  nel  leggere  ella  ,  ci  sia- 
mo  risoluti  alia  lezione  che  ne  venia  mostrata  dalla 
critica.  »  E  qnesto  ragionamento  a  noi  pare  cosi 
diritto  e  verace  che  nietteremnio  pegno,  T  aulore 
avere  scritto  egli  e  non  ella:,  e  lo  riferimmo  per 
intiero,  siccome  baon  esempio  del  modo  che  vuolsi 
tenere  in  cosi  fatti  esami  da  chiunqne  cerca  aver 
voce  di  diligente  editore.  Con  tutto  cio  abbiamo 
per  fermo  die  qualche  gran  pedante  fara  il  mai 
viso  alia  critica  dietro  la  qnale  il  sig.  Gherardini 
si  fa  ardlto  di  cambiare  un  ella  in  cgli  a  malgrado 
di  tutte  le  edizioni,  e  per  solo  servigio  del  senso!! 
E  gia  ndimmo  dire  ad  nn  di  costoro  ,  il  senso  es- 
ser chiarissimo,  fermo  Y  ella;  e  il  verso  =  Or  a' cZZa 
fosse  tale  e  non  v'  andassi  =  doversi  interpretare 
cosi  :  Se  Silvia  fosse  talc  da  dcsideriire  di  csscr  sor- 
presa e  tn  non  vi  andassi^  Di  che  gli  venga  dai 
nostri  lettori  quella  lode  ch'  ei  merita. 


1)1  TORyUATO  I'ASSO.  335 

«  Non  diiemo  per  quesfo  (  cosi  nella  prefazione  ) 
cr  aver  linalmeiite  ridotto  V  Atrdnta  alia  vera  lezio- 
iie  :  cio  disse  il  Serassi  in  fronte  alT  edizione  bo- 
doniana ,  e  le  nostre  postille  dimostrano  abbastanza 
quanto  fosse  immodesta  quella  asserzione  :  1'  esem- 
pio  suo  pertanto  ,  s'  altro  noa  fosse ,  ci  dee  far 
mettere  in  guardia  a  non  ci  lasciar  levare  in  simili 
borie.  Ma  davvantaggio  noi  medesimi  stiamo  tuttora 
in  forse  della  sinceriia  d' alcuni  passi,  i  quali  non- 
dimeno  non  abbiam  voliito  toccare,  non  ranto  rat- 
tenuti  dalla  Concorde  lezione  delle  stampe  niigliori , 
quanto  perche  ben  vedevanio  clie  a  un  bisogno 
non  potrebbero  mancar  ragioni  per  difenderli.   v 

Neir  j^/nor  fiiggidvo  gli  editori  seguitarono  in  tutto 
r  edizione  bodoniana  die  n'  e  correttissima  :  ma  non 
cosi  poterono  seguitarla  nelle  Pocsie pastorali  e  spe- 
ciabiiente  nel  coniponimento  die  s'  intitola  il  Rogo 
dl  Coruina.  Questo  coniponimento  «  e  cosi  guasto 
nelle  edizioni  e  vecchie  e  recenti  da  noi  esaminate, 
che  troppo  lunglii  sareinmo  a  voler  tiuti  indicare  i 
difetti  clie  abbiam  procacciato  di  medicarvi.  A  fine 
pero  di  dare  a'  lettori  alcuna  testimonianza  delle 
cure  da  noi  impiegare  per  meritarci  qui  pure  il  loro 
a2;gradimento,  abbiamo  di  quando  in  quando  notato 
a  pie  di  pagina  gli  errori  pin  massicci  da  noi  rimos- 
si ,  o  le  magagne  die  lianno  bisogno  di  maggiore 
industria  die  non  e  la  nostra,  ad  essere  sanate.  » 
La  quale  modestia  e  tanto  pin  lodevole  ,  quanto 
pill  vediamo  utili  i  frutii  della  critica  del  sig.  Glie- 
rardini  ogni  qualvolta  gli  piaccia  di  esercitarla.  Cosi 
avessero  avuta  una  maggior  dose  di  questa  virtu 
alcuni  editori  saliti ,  non  sapremmo  perche  ,  ia 
grande  fama  ,  i  quali  disperati  d'  ogni  dottrina  e 
poveri  aLlatto  d'  ingcgno,  parvero  tanto  piii  arditi 
nel  mauomettere  le  opere  altrui ,  quanto  meno  eran 
capaci   d'  intendeile  c  di   giudicarle. 

L'  ultima  parte  (  ed  e  la  maggiore  )  del  volume 
fu  dagli  editori  riserbata  alle  Pocsie  liriche  ,  delle 
quali    alcune    sono    sacre ,    altr^    croichc ,    cd    altre 


336  t'  AMINTA    K    RIME    SCELTE   Dl    T.    TAS50. 

amorose.  Le  canzoni  vennero  tutte  ristampate  «  fuor 
solamente  d'  alcune  poche  le  quali  ci  lianno  viso 
<!'  essere  de'  primi  sperimenti  giovanili  ,  o  che  la- 
sciano  molto  dubitare  della  loro  legittimita.  »  Dei 
Sonetti  il  Tasso  ne  compose  moke  centinaja ,  e 
quindi  gli  editori  poterono  presentarcene  un  buon 
numero  ancorche  ne  lasciassero  tutti  cpielli  die  noa 
sembrano  corrispondere  pienamente  alia  fama  e 
air  ingegno  cli  quel  sovrano  poeta.  «  Questa  scelta 
otterra  ella  1' approvazione  del  pubblico?  Lecito  e 
sperarlo  ;  tenersene  certi  sarebbe  temerita :  che 
dove  entrano  a  dar  sentenza  i  gusti  degli  uomini, 
il  trovare  concordia  e  quasi  una  impossibile  cosa. 
Quello  per  altro  che  possiamo  osservare  si  e  che 
non  peidonammo  a  fatica  ed  a  meditazione  per  ot- 
tener  d'  uscire  con  qualche  onore  dalla  nostra  im- 
piesa.  »  E  veramente  non  vorrenimo  farci  nialle- 
vadori  che  tutti  i  componimenti  omessi  in  questo 
volume  siano  di  merito  inferiors  a  ciascuno  di  quelli 
ai  quali  vi  fu  date  luogo:  nia  ben  atTermeremo  che 
nessuno  niai  ebbe  pubblicato  tinora  un  canzoniere 
del  Tasso  piii  copioso  insiememeute  e  piu  corretto 
e  piu  scelto  di  quello  che  ci  si  presenta  in  questo 
volume.  Ne  lasceremo  di  notare  come  ci  sembra 
utile  e  lodevole  la  fatica  impresa  dagli  editori  di 
porre ,  com'  essi  dicono  ,  un  poco  di  argomento  a 
ciascuna  poesia  :  nel  che  se  essi  dicono  an  poco  , 
noi  diremo  che  ne  posero  quanto  all'  uopo  bastava 
e  resero  un  bel  servigio  ai  lettori.  11  volume  final- 
mente  si  compie  eon  alcune  aggiunte  ed  emenda- 
zioni,  alcune  delle  quali  attestano  una  rara  pcrizia 
del  loro  autore  in  questa  maniera  di  lavori. 


337 


Proposta  di  alcuiie  correzioni  ed  oggiuiite  al  Vocabo- 
lario  dclla  Crusca.  Volumi  tre  divisl  in  sel  paid.  — 
MilanOy    i3 17-1824,  dtdV  I.  R.   Stamper  la,  in  8.° 


Q 


UANDO  Vincenzo  Monti  sotto  uii  titolo  modestis- 
simo  pnbblico  T  opera  immortale  cui  si  volge  il 
nostro  discorso  ,  tutta  da  ogni  confine  applaudi 
r  Italia  al  suo  s^encroso  ardimento-,  c  se  alcuni  po- 
clii  ed  oscuri  maledissero  con  ira  municipale  all' alto 
suo  ingegno,  quegli  scritti  riescirono  cosi  vuoti  di 
ogni  dottrina,  cosi  lordi  d'  ogni  vilta  che  i  buoni 
ne  torsero  disdegnosi  fa  fronte,  e  la  villana  mal- 
vagita  di  quelle  parole  resto  in  abbominio,  finche 
il  tempo,  giuclice  giusto  di  questa  plebe  scrivente, 
in  brevissinia  ora  sprofoudi  nella  dimenticanza  gli 
svergognati  libelli.  Credette  dapprincipio  il  Direttore 
di  qucsto  Giornale  che  la  nobilissima  lite,  che  stava 
allora  per  ridestarsi,  dovesse  produrre  alcun  frutto 
degno  del  nome  italiano,  e  percio  a  tutti  promise 
libero  il  canipo,  q  tutti  concedette  esprimere  per 
mezzo  suo  francamente  la  propria  opinione :  ma 
ben  tosto  s' a  wide,  che  dove  la  guerra  si  fa  contro 
i  pedanti ,  anche  chi  resta  nentrale  non  ne  puo 
trar   che  ver2;02:na. 

II  primo  scritto  fu  avverso  alia  Proposta ,  e  la 
Biblioteca  Italiana  nel  pubblicarlo  indico  die  veniva 
da  un  Fiorentino',  onde  a  questa  norma  potesse  sti- 
marsi  quanto  lo  studio  di  parte  vi  avesse  contri- 
bnito.  Senza  liberta  di  letterarie  opinioni  e  impos- 
sibile  la  scoperta  del  vero ,  ed  a  questa  liberta 
s'attiene  strettamente  il  modo  con  cui  V  opinione 
e  ddir  uom  pronunciata  :  da  cio  e  derivato  ,  se 
in  quegli  articoli  corse  qualche  dura  parola,  che 
dalle  costtunate  persone  fu  meritamente  abborrita. 
Ma  quegr  insuiti ,  che  per  ccrto  si  sarebbero  tolti 
se    avessero    assalito   qualche    ingegno   nascente    da 

BibL  Ital.  T.  XXXVII.  22 


338        PROPOSTA  DI  ALCUJIB  COBKKZ.  ED  ACGIUNTR 

doversene  scoraggiare  ne''  prinii  suoi  past'i ,  si  po- 
tcrono  senza  tenia  soffrire ,  quando  Tuonio  iade- 
gnamente  oltraggiato  stava  nella  sua  dignita  so- 
pra  tutte  Ic  ingiuiie.  Tuttavia  la  nostra  intcnzione 
fu  male  interpretata,  pcrclie  si  ci'edette  essere  il 
Ciornale  avverso  al  Monti,  lavorire  la  causa  de' Fio- 
rentini.  Qiiindi  le  soiitture  piu  pazze ,  (jiiindi  le 
satire  piii  vibaldc  ne  fiuono  da  certi  luoghi  addxiz- 
zate,  e  il  nostro  nome,  ahi  dolorc  !  fu  meschiato  a 
quelle  dei  vili ,  che  detrar  vollero  alia  fama  del 
Grande :  c  forse  tento  apporci  questo  raarchio  cVin- 
famia  quello  stesso,  die  col  villano  sao  scritto  avea 
data  occasionc  a  questo  riniprovero.  Ma  la  Proposta 
e  oraniai  veiiuta  felicemente  al  suo  termine,  e  quel 
dubhio,  die  del  nostro  sentire  in  sifl'atte  niaterie 
ancora  durasse,  puo  altine  dalla  sincerita  liberissinia 
delle  nostre  parole  venire  levato.  Che  se  ad  alcuno 
esse  paressero  qualche  volta  troppo  forti  ad  udirsi , 
noi  lo  preghiamo  che  voglia  considerare  a  dii  sieno 
dirette,  perche  in  altro  modo  vuolsi  parlare  a  Tci- 
site,  die  getta  ogni  verecondia  assalendo  i  niiglioi'i, 
in  altro  al  buon  Nestore,  die  mette  opportuno  i 
consigli  di  pace.  Che  niolti,  perche  rargoniento  era 
gravissimo,  vollero  sperinientare  se  tutte  reggessero 
alia  prova  le  opinioni  del  Monti  e  del  Perticari, 
e  in  clo  tare,  se  anclie  nacquero  in  terra  Toscana, 
mostrarono  come  venian  veramente  dal  buon  seme 
romano.  Ne  a  questi  appartiene  il  nostro  discorso, 
ova  rompera  a  ragionevole  sdegno:  die  ben  sappia- 
mo  abbondare  gentilezza  presso  quel  popolo  lelice 
e  tranquillo,  ne  Dio  ci  confuse  tanto  1' ingegno  da 
mescere  siffattamente  insienie  i  frutti  della  nobile 
pianta,  e  Pabbietto  strame  di  Fiesole.  Parra  forse  ad 
alcuno,  che  sarebbe  nieglio  discorrere  sulla  inipor- 
tante  quistione  della  lingua  con  mente  pacata,  per- 
che poca  fede  si  acquista  a  parlar  con  animo  risen- 
tito  e  quasi  vinto  da  interna  passione ;  ma  come 
doppio  e  Pargomento  ucl  quale  ci  dobbiamo  occu- 
pare ,    altra   sara   la  manicra    con  cui  veadichcremo 


AL    VOCABOLAMO    DELLA    CKUJCA.  339 

•econdo  il  iiostro  scarso  potcre  le  oflese  fattc  al- 
r  onore  italiano,  altra  quella  cou  clie  verremo  espo- 
nendo  la  nostra  opiaione  still' antica  controversia , 
che  pare  oramai  definita.  In  questa  i  nostri  detti 
saranno  moderati  e  pacific!,  come  i  buoni  studj  con- 
sigljano  e  la  teinpra  dell'  animo  ne  suggerisce,  in 
quella  permetterenio  alia  verita  spiacente  usar  le 
parole,  che  la  presenteranno  "piu  aperta ,  perche 
troppo  di  rado  senza  offendere  puo  ribnttarsi  V  of- 
fesa,  e  se  qiialclic  volta"  si  puo  sollrir  con  pazienza 
la  for  tuna  che  ne  opprime,  il  cnore  si  sollcva  seni- 
pre  contro  V  insolcnza  clie  ne  calpesta. 

La  quistioae  se  la  nostra  lingua  debba  cKiamarsi 
fiorentina  o  italiana ,  parra  forse,  a  chi  non  guarda 
bene  addentro,  frivola  e  oziosa,  come  quella  che 
sembra  cousumarsi  sul  nome  della  cosa  e  trasandar 
la  sostanza:  nia  questa  apparentc  leviia  di  materia 
sparisce  quando  si  pensa  che  dal  vario  modo  con 
cui  viene  giudicata  questa  lite  di  nomi,  dipendc  se 
noi  avremo,  come  tutte  le  altre  nazioni,  una  lingua 
universale  cd  illustre,  o  se  dovremo  intesi  da  po- 
chi  balbettare  in  un  dialetto  plebeo.  Queste  batta- 
gUe  furono  combattute  altre  volte,  ma  gli  uomini 
che  pugnarono  per  la  buona  causa ,  sebbene  va- 
lessero  molto  d'  ingegno ,  non  furono  provveduti 
di  armi  che  potessero  abbattere  un  pregiudizio  an- 
ticato.  Quando  la  verita  e  Terrore  vengono  insieme 
a  coutrasto  sopra  un  campo  nuovo  ad  entrambi , 
il  trionfo  della  verita  e  pronto  c  sicnro ,  perche 
tutti  le  siamo  ausiliari,  tutti  cerchiamo  avidamcntc 
questo  bene  supremo  delT  iutelletto ,  ma  quando 
r  errore  sotto  mentite  sembianze  pote  in  lunghi 
anni  coprirsi  di  gagliarde  trincee  ,  lunga  e  dilH- 
cile  a  terniinarsi  gloriosamente  e  la  guerra.  Non 
era  questa  un'  impresa  per  quei  buoni  scrittori  del 
cinqu€C?nto  ,  che  pur  vollero  con  niolto  coraggio 
tenlarla  :  c[uale  pazienza  potea  durare  contro  la 
noja  de  loro  dettati  r  E  come  attrayersare  quel  lago 
di    vane    parole    ch' essi    d' ogui    parte    versavano  .■' 


34^        PROPOSTA  DI  AICTJNB  CORREZ.  ED  AGGIUNXE 

Rispetto  c  gratltudine  vuolsi  quincli  tributare  a  quei 
voloaterosi  caiupioni  del  nome  italiano  :  ma  deesi 
ad  nil  tempo  compiangere  ,  chc  non  fosse  lore 
conceduta  dalla  natura  (juolla  viva  e  vobusta  eio- 
qucnza  che  il  tempo  csigeva.  I  sacri  iiomi  di 
Dante ,  del  Petrarca  e  del  Boccaccio  ,  beiiclie  stra-- 
iiamentc  allegati ,  ciatio  come  una  magia  clie  le 
aride  parole  del  Trissino  e  de'  smii  compagni  non 
potean  superare.  A  tanto  non  era  possibile  riescire 
die  con  un'  altra  magia  :  cpiella  onnipotente  della 
parola  ,  chc  sjmiie  alia  Balisarda  di  Ruggero  basta 
coir  incanto  proprio  a  tagliare  ogni  incanto.  Ma 
molti  e  moki  anni  doveano  passare ,  prima  clie 
nascesse  quelF  nomo  ,  eui  era  riservata  V  illustre 
vittoria,  perclie  Ic  doti  diversissime  ,  che  pur  crano 
necessarie  per  conseguirla,  troppo  erano  dillicili  ad 
unirsi  in  un  solo  ,  divise  fra  piii  era  qnasi  im- 
possibile ,  clie  una  sola  volonta  le  animasse.  Inge- 
gno  caldo  e  risoluto  ebbe  aiiclie  Girolamo  G-igli , 
ma  le  sue  parole  correano  troppo  neglette  ,  ne 
potea  dirsi  eloquente  quella  collcra  irapetuosa  clie 
lo  trasportava.  Che  se  aiiche  fossero  stati  meno  i 
difetti ,  se  anche  piu  largo  avess'  egli  potuto  spie- 
gare  il  suo  volo  ,  non  per  questo  sarebbe  venuto 
alia  buona  causa  molto  profitto :  clie  in  sostanza  il 
Gigli  cercava  solo  di  tramutare  la  sede  dell  imperio 
da  Firenze  a  Siena ,  e  volcva  al  piu  clie  la  lingua 
avesse  a  dirsi  toscana ,  non  iiiai  che  per  una  spe- 
cie di  ]c2.ze  Giulia  fossero  tutti  <yV  Italiani  chiamati 
alia  cittadinanza.  Fn  veramente  strano  e  pazzo  spet-- 
tacolo  vedere  in  varj  tempi  la  guerra  civile  spargere 
ie  sue  discordie  fra  i  I'oscani ,  e  i  Toscani  dispu- 
tarsi  a  palmo  a  palmo  il  terreno,  simili  a  quei  vil- 
lani  deir  Ariosto ,  che  coi  pali  alia  niano  conten- 
deano  dei  confini  d'  un  prato.  Essi  teneansi  tanto 
sicuri  del  loro  usurpato  dominio ,  che  gia  ve.niano 
a  divisione  pel  primato  d'  onore  ,  c  stavano  fra  di 
se  battagliaudo  ,  come  se  il  resto  delT  Italia  avesse 
<i  -^opportare  senza  contrasto  la  h'gge  del  vincitorc. 


AL    VOCABOLAKIO    DEtTA     CKUSCA.  04! 

Aitro  non  mancava  a  conipiere  la  nostra  vergogna^ 
se  nou  clic  per  fjnire  le  loro  Ijattaglie  gettasscro 
le  sorti  sulle  nostre  spoglie,  e  mandasser  comando 
che  cli  qua  dalK  Appeiiuino  la  lingua  si  cliiamassc 
toscana ,  di  la  fiorentiiia.  Ma  il  bisogno  delF  unione! 
venne  in  tempo  a  manifestarsi  a  que''  dotti ,  c  fu 
per  iin  tacito  accordo  oonvenuto  fra  essi  che  la 
lingua  sarebbe  detta  fioreutiua  ,  pcrclie  questo  ri- 
stretto  accarnpaniento  era  pin  facile  ad  esser  difesOi 
e  se  mai  per  disavventura  vi  fossero  stati  sforzati, 
aveano  ancora  alio  spalle  Tintera  Toscana  da  porvi 
un  canipo  novello ,  e  ritentare  la  guerra.  Sottile 
era  V  avvertimento ,  e  poderoso  e  accortissimo  vo- 
leva  essere  il  capitano  che  avesse  vinii  di  schermo 
gli  scherniidori.  E  oramai  sembrava  che  i  Fiorentini 
potessero  starsi  trancpiilii ,  che  il  loro  possesso  non 
sarebbe  turbaro:  niolti  aniii  di  pace  gli  aveva  ren- 
duti  pin  sicuri,  ne  poteano  immaginarsi  che  T  uomo 
destinato  a  vincere  il  pregindizio  fosse  gia  nato. 
A  gnardare  per  Y  Italia  vedean  essi  alcuni  ingegni 
potenti  ,  che  conservavano  V  eredita  dell'  antica 
grandezza ,  ma  non  ne  poteano  trarre  argomento 
di  tema  ,  perche  seml^ravano  piuttosto  intenti  a 
quegli  stndj  severi  onde  si  giova  la  vita  ,  che  a 
quegli  altri  [)iii  uniani  ond' ella  si  allegra.  Che  so 
alcnno  dilettava  la  mente  nelle  arti  mi^liori,  e  mo- 
strava  spniti  pronti  ed  accesi,  si  vedea  pero  in  lui 
troppo  palese  il  dlfetto  di  quelF  universale  sapienza 
che  tutto  abbraccia  il  regno  delle  lettere ,  e  col- 
r  innalzaric  fino  a  se  maivniHca  le  cose  piu  tcnui. 
Un  uomo  ,  che  nella  sua  gioventu  avea  rinverdito 
r  alloro  di  Dante  ,  e  nella  sua  vecchiezza  trapian- 
tato  fra  noi  quello  di  Omero  ,  sedea  quasi  in  dis- 
parte  dagli  altri;  e  sembrava  che  ginnto  alia  som- 
iTia  altezza  volesse  riposarsi  del  sno  glorioso  viag- 
gio.  L'  ammirazione  degli  Jtaliani  V  aveva  chianiato 
secondo  Alighieri ,  ma  questo  nome  gli  era  dato 
soltanto ,  perche  ciascuno  vedeva  dcrivata  in  lui 
r  insuperabile  forza  d'ingegno,   con  mi  qnel   somniy 


l)j\y        TROPOSIA   Dl    \LCUNK   CORJ\EZ,.   KD   ACGIUNTS 

fii  preseiue  a  tiitt' i  tempi,  ed  esigliato  tla  Fiorenza 
si  fe'  cittadino  a  tre  moiidi :  ne  in  vero  pareva 
ch'  ei  (lovcssc  aver  corauni  con  esso  anche  la  di- 
fesa  della  favcUa  illustre  c  1'  odio  dei  Ficsolani. 
Chi  potea  credere  che  quella  spleudida  fiintasia 
potessc  incurvarsi  alia  dura  paziciiza  delle  gram- 
maticali  cpiistioni,  e  come  immaginarsi  che  la  mente 
inspirata  dalle  Muse  volessc  fra  si  angusti  limiti 
moderare  il  suo  volo  ?  Dante  poteva  opporsi  con 
poche  parole  a  ([uellc  prime  usurpazioni,  e  cpieste 
parole  dovevan  iiscire  come  una  sentenza:  ma  ben 
altra  fatica  era  richiesta  a  chi  voleva  in  questi  tempi 
faSRitile  impresa :  fatica  gravissima ,  e  da  potersi 
difficilmente  portare  da  cpialunque  roljusta  vecchiez- 
za.  Doveansi  studiare  le  origini  di  molti  dialetti  , 
le  origini  di  linguc  straniere ,  doveansi  consultare 
codici  dispersi  per  lontane  citta,  e  stancare  gli  oc- 
elli e  logorare  il  petto  sopra  carte  difficili  e  di 
quasi  disperata  lezione.  Ne  Dante  stesso  saria  ba- 
stato  air  incarico,  se  vi  avesse  sottoposte  le  spalle , 
quando  nella  stanchezza  de'  suoi  iiltimi  anni  avea 
preferito  Ravenna  alia  patria  che  non  se  gli  volea 
rendere  che  al  prezzo  d'una  vilta.  Ma  un  tanto  osta- 
colo  che  jiarea  dover  impedire  al  Monti  il  compi- 
mento  delle  sue  2;cnerose  intenzioni ,  si  vide  tosto 
svanire  quando  gli  si  .fece  al  fianco  quel  bennato 
giovine  ,  che  solo  parve  degno  in  Italia  d'  essergli 
figlio.  Giulio  Perticari  avea  nelF  intimo  cuore  e  nel 
secreto  del  suo  ingegno  tutte  quelle  doti  che  fanno 
grande  lo  scrittore  e  immortale ,  ma  i  germi  che 
poi  doveano  fruttare  si  rigogliosi  giacevano  occniti, 
e  parean  quasi  aspettare  una  voce  gagliarda  che 
loro  comandasse  d'  uscire.  Questa  voce  sono ,  e 
tutto  ad  un  tratto  si  vide  il  Perticari  scendere  nel- 
Tarena,  simile  a  quegli  eroi  tlegli  antichi  romanzieri, 
de'  quali  s'  ignora  anche.  V  esistenza ,  finche  non  si 
vedono  pieni  di  valore  e  di  gentilezza  ferire  tor- 
neamcnti ,  e  vincerc  le  piii  disuguali  battaglie.  Noi 
ci-ediamo  di  non  errare,  se  diciam  che  I'Ttalia  delibe 


LL    VOCABOLARIO    DEI.I.A    CHUSCV.  343 

al  IMonli  il  suo  Perticari  ,  ma  ae  pare  altresi  di 
non  ingaunarci ,  se  aggiuguiamo  die  l'  Italia  al  Per- 
ticari dee  la  Proposta.  Questi  due  alti  intelletti  furono 
appena  nniti  in  fe'.ice  alleau/a,  che  meditarono  come 
fossero  linalmente  a  por^i  in  vigore  le  anticlie  dot- 
trine  di  Dante  ,  e  sottrarre  alia  tiramiia  d'  alcuni 
faziosi  la  piu  bella  lingua  che  era  si  parli  nel  mondo. 
A  questa  meta  comune  essi  camminarono  per  due 
strade  diverse.  Vide  il  j\Ionti  die  tutta  la  forza  dei 
Cruscanti  era  posta  nel  Vocibolario,  e  die  moki 
senza  nulla  esaniiuare  s'incliinavano  rivereuti  a  quei 
maestri  die  V  avevan  compilato  :  quindi  mostro  , 
com'  essi  fossero  digiuni  d'  ogni  huona  filosoiia  , 
retori ,  sofisti,  e  piu  che  tutto  pedanti  :  e  prese  il 
Vocabolario  e  lo  aperse ,  e  ne  rilevo  mille  e  mille 
brutture :  la  sua  eloquenza  ora  fa  scherzevole  ed 
era  sdegnosa,  e  se  alcuni  nomi  gli  parvero  con 
pericoloso  prestigio  nuocere  al  vero ,  ne  fece  se- 
vera  giustizia  e  li  butto  sprezzati  nel  fango.  11  de- 
coro  d'  Italia  fu  da  lui  sopra  ogni  cosa  ccrcato  ,  e 
se  la  sua  mano  qualche  volta  si  aggravo  sopra  al- 
cuno  fu  sempre  ,  quando  gli  parve  che  superbe 
pretensioni  ne  volessero  far  ridicoli  agli  stranieri  : 
allora  egli  sorse  in  tutta  la  sua  potenza  ,  ed  insc- 
gno  come  debba  trattarsi  chi  sacritica  alia  sua  pri- 
vata  anibizione  la  nobilta  della  patria  comune.  E 
incredibile  a  dirsi  come  in  questo  lavoro  di  sua 
natura  tanto  nojoso  egli  spandesse  tiitt'  i  tiori  del 
leggiadro  discorso,  e  rinscisse  a  iuvaghire  i  lettori 
di  cio  che  altrimenti  ad  ogni  sofferenza  sarebbe 
paruto  soverchio.  Ma  questo  gran  passo  che  avea 
fatto  il  Monti ,  pognamo  pure  che  fosse  somigiian- 
te  a  quelli  delle  omeriche  divinita,  non  bastava 
ancora  a  raggiugner  la  meta,  perche  se  anclie  il 
Vocabolario  era  cosa  imperfetta  ,  se  anche  i  com- 
pilatori  di  esso  eran  uomini  di  troppo  scarsa  lilo- 
sofia ,  non  per  questo  il  vanto  de' Fiorentini  era 
provato  bugiardo  :  che  la  ])outa  della  causa  potea 
J>ene    ofiuscarsi  per  la  dappocag<iine    dei   difcnsora  . 


344        TROrOflTA  DI  ALCUNE  C0RRE3C.  ED  AGOIUNTE 

raa  le  ragioni  del  vero  non  si  preschvono  mai ,  c 
pu6  in  ogni  tempo  farsi  appello  al  senno  natu- 
rale  dei  popoli.  II  Perticari  si  alzo  a  terminare  per 
sempre  oj;ni  quistione  :  o;iaccIic  le  sue  opere  degli 
scrittori  del  trecento,  e  dclT  ainor  patrio  di  Dante 
sparsero  tanta  luce  su  questa  materia,  die  chi  non 
la  vede,  non  vede  il  sole.  Nella  prima  egli  insegno 
con  die  giudizio  si  avessero  ad  accostare  quei 
trecentisti  ,  e  venne  niostrando  la  via  per  ciii  at- 
traverso  i  loro  niohi  difetti  si  poteva  andare  a 
bellezza  :  le  dottrine  di  Dante,  del  Petrarca  e  del 
Boccaccio  si  fecero  evidenti  ad  ogni  sguardo ,  e  clii 
voleva  accusare  quel  primo  ,  quasi  parlasse  contro 
la  sua  patria  troppo  iraconde  parole  ,  e  lo  cliiamava 
maligno  e  vendicativo  per  lo  dolor  delFesiglio,  dovette 
tacersi  quando  vide  consentire  alia  sua  sentenza 
quei  due  felici ,  ai  quali  Fiorenza  era  stata  -cos'i 
larga  ed  arnica.  Che  se  alcuno  fa  si  gliiotto  d'  in- 
famia  da  voler  tuttavia  calunniare  il  santo  petto 
deir  Aligliieri  ,  e  dirlo  sentina  di  vili  passioixi ,  e 
per  poco  dargli  accusa  di  tradimento ,  il  Perticari 
nella  seconda  sua  opera  non  solFerse  die  del  suo 
autore  e  maestro  si  proferissero  cosi  scellerate  be- 
stemmie ,  die  il  finger  colpe  agli  uomini  somnii 
non  e  iuiquita  da  potersi  accorre  al  perdono ,  ne 
altro  nome  die  di  pubblico  avvelenatore  ci  sem- 
bra  meritarsi  colui  die  disg-iunsendo  a  forza  e  con- 
tro  verita  la  virtu  dalP  ingegno  fa  si  die  privata 
di  tanto  splendore  ella  riesca  a  poclii  desiderabile 
e  cara.  Quindi  il  figUp  del  secondo  Aligliieri  voile 
una  volta  per  tutte  levare  ogni  pretesto  a  quella 
vile  calunnia  ,  e  lo  fece  con  tauta  forza  d'  iavitte 
ragioni ,  e  con  si  magnanima  e  schietta  eloquenza 
che  in  avvenire  non  potra  pronunciarsi  il  nome  di 
Dante ,  cbe  il  pensiero  non  corra  a  quel  giovine 
illustre  che  ne  libero  per  sempre  il  sepolcro.  Egli 
raostro  die  V  uomo  accusato  come  un  partigiano 
fazioso  era  iavece  il  poeia  della  rettitudine,  e  tutti 
senza    distinzione  e    ri2;uardo    tracva    avanti    di    se 


AL    YOCABOI.ARIO    nEM,.V    CKUSC\.  ^^^} 

ainici  e  niniici  ,  souiis^liante  jjiii  che  a  cusa  umaaa 
alia  guistizia  ilivina.  In  qiielia  taiita  inansiietucUnn 
di  costumi ,  con  qnella  solenne  gravita  di  parole 
fu  bello  sentire  il  Perticari  difender  lo  sdegno  clie 
procede  dalla  viitii,  c  cliiamarlo  una  virtu  nobi- 
lissima  anch' esse.  Ne  fu  coiitcnto  a  questo.  cli'cra 
pur  molto  ,  ma  voile  provare,  sicdie  ogni  disputa- 
zione  fosse  finita ,  come  ic  dottrine  di  Dante  eran 
vere ,  e  in  cio  non  si  tiegno  vincere  cogU  esempi  di 
grandissimi  i!io;t'crni^  clie  si  aderirono  in  ogni  tempo 
a  quel  sommo:  ma  prese  coi  fiitti  e  colla  ragione  a 
definir  la  gran  lite  :  che  la  forza  delle  autorita  e 
sempre  combattuta  ed  incerta ,  alia  ragione  non  si 
possono  opporre  che  dispcrati  solismi ,  e  i  fatti 
non  e  potere  umano  o  divino  clie  possa  mutarli. 
Quindi  sali  alle  prime  ori2;ini  della  nostra  favella , 
e  fe'  manifesto,  che  avanti  2;li  anni ,  onde  comincia 
la  snperbia  de'Fiorentini ,  era  gia  in  Italia  una  lin- 
gua comune  ed  illustre,  e  la  in  Sicilia  se  ne  facea 
uobile  uso  da  quel  fiore  di  gentili  intcUetti  che  la 
corte  del  secoado  Federigo  rendeano  si  splcndida. 
Sembra  che  il  Perticari  coll'  alto  suono  della  sua 
voce  susciti  le  ombre  de2;li  antichi  poeti  e  prosatori 
italiani,  e  queste  si  presentino  ad  attestare  la  vera- 
cita  delle  sue  parole,  e  vendicme  in  un  tempo  a  se 
stesse  la  gloria  d'  aver  creato  questo  dolce  e  forte 
linguaggio  :  ogni  citta  d'  Italia  manda  i  suoi ,  e 
Fioreaza ,  che  poi  dovea  sorgere  prima  fra  tutte,  non 
si  mostra  allora  piu  ricca  delle  altre,  ed  anzi  se  il 
vero  e  vero,  dee  cedere  a  molte.  Ne  qui  s'arresta 
il  difensore  di  Dante ,  che  va  ancora  piu  adrlentro 
per  li  tempi ,  e  si  afljda  tutto  sc  cnro  a  strade  non 
ancora  tentate ,  e  fa  tali  confj  onti  del  nostro  idioma 
col  rustico  romano  c  col  provcnzale  antico,  che  la 
pretensione  de'  Fiorentini  riescc  strana  ed  intolle- 
rabile  anche  ai  meno  veggenti ,  e  tutti  domandano, 
come  e  perche  quella  ciancia  trovasse  per  tanti  anni 
si  facile    orecchio ,     c    ([uale    pervorsita    di    giudi/.j 


■546         rROPO«TA   DI   AI.CtlNE  COllREZ.  KD   AOGirNTT; 

abbisoirnasse    per    sostcnciia    a    scapito    dell'  onore 
italiano. 

Qiiando  abbo'vla  la  forza  ,  I'  uomo  suole  voleti- 
tieri  abasarc  della  vittoiia  •,  chc  troppo  e  difficile 
trattenere  in  mezzo  al  corso  il  carro  trionfale:  tut- 
tavia  in  qneste  opero  il  Perticari  seppe,  direm  cosi, 
iisar  nobilniente  dolla  fortuna  ,  c  scl)bene  vedesse 
che  le  sno  dottiine  non  si  potean  ripn2;nare ,  c 
r  Italia  tiuta  gli  veniva  compagna  ncllc  opinioni , 
non  disease  niai  da  ([uella  compostczza  di  maniere 
e  di  stile  che  lo  fa  sina;olare  da  og-ni  scrittore.  II 
padre  suo  avea  gia  adoprate  ,  e  adoprava  quelle 
armi  cui  non  e  dato  resistere  :  necessita  gliele 
avea  poste  alle  niani  ,  ne  alia  sua  battaglia  egli 
abbisognava  d'  ajuti.  Quindi  il  Perticari  non  usci 
inai  dalla  parte    che  gli    era    stata    commessa  ,   e 


in 


tutta  la  oontesa  il  suo  volto  fu  severo,  ma  placido 

e  grave  ,  come  a  vedersi  sarebbe  quel  della  legge. 

II  Monti  porto    solennemente    in  faccia    alT  Italia  la 

piibblica  accusa  ,    e    provoUa  verissima  :  il  Perticari 

fra  r  universale  applauso    de'  sapienfi   pronuncio    la 

sentenza.  Chi  vorra  dirla  inginsta,  non  merita  d^  es- 

ser  nato  italiano. 

l\Ta   se  jrli  stranieri  ne  dimauderanno    come  fosse 
&  ... 

ricevuta  qnesta  luce  da  coloro  cai  riesciva  molesta, 

che  dovrcm  noi  rispondrre?  Per  certo  potrcmo  dire, 

e    questo   e  un  grande  conforto,  che  molti  Fiorentini 

ndirono  volentieri  la  verita ,  e  credettero  abbastanza 

hello  il  vanto   d'  aver  ingentilita    la  lingua  ,  vanto, 

di  "cui  puo    appagarsi    ogni    superbia  ,    se    Dante  vi 

stette  contento.  Aggiugneremo  anche  con  lieto  cuore 

che  alcuni  volendo  pur  combattere   per  un  autico  , 

benche  falso  ,   onor  della  patria  vennero    in    campo 

contro    il  Perticari    ed    il    Monti    a    visiera    aperta, 

con   armi   eguali  come   s'  addicc  a   buoii    cavaliero  : 

anche  senza  fperanza  di  vittoria  si  puo  gloriosamente 

combattere  ,   c    se   V  amor    della   verita  dec  vincere 

Tamer  della  patria,  anche  questa  e  un  nome  grande 

e  5antis«imo,   c  clii  ne  difende  con   onesto  'ardire  la 


AL    VOCABOI  AKIO    DELI.  \    CRUSCA.  54'' 

gloria,  sia  pur  ingliistamente  acf[uist:ata,  e  sicuro  cho 
tutti  gli  pcrdonino,  molti  anclic  gli  applaiulano.  Ma 
con  che  fronte  direm  noi  ]a-  vergogna ,  oiide  vo!- 
lero  lordare  la  cortese  Fiorenza  cjuei  pochi  che  non 
chiamati  veancro  a  giostra  colle  arnii  di  Ciuda  ,  e 
nc  avv'elenarono  iniquan.cnto  la  pnnta^  Noi  noa 
nomiaerenio  nessuno ,  perclie  1' isloria  leiteraria  ha 
2;ia  nomi  abbastaaza  con  cui  srsinare  (tnasi  con 
impronta  d' infanjia  chi  trasgredisce  tiitti  i  termini 
del  pudore,  tntte  le  leggi  della  gentilez/.a  e  dcH'o- 
nesta.  A  chi  non  puo  consolarsi  di  belle  amicizie 
sia  permesso  cercar  Tinimicizia,  ottenere  il  disprezzo 
degli  uomini  grandi.  IMa  pure  se  V  ignominia  non 
fosse  gia  pubblica,  chi  vorrebbe  credere,  die  in 
tanta  civilta  di  costnmi  si  andasse  alia  sciiola  del 
bordello  c  del  trivio  per  rubarne  ogni  vitnpero  di 
parole  e  gettarlo  sul  Perticari  e  sul  Monti  ?  Si  do- 
veva  aspettare  una  tranqnilla  risposta  ,  c  si  udi  un 
tumulto  di  contnmelie  plebee  ;  si  dovean  aspettare 
decorose  scrittnre ,  e  si  senti  come  un  cocchiere 
nbbriaco  che  parla  il  gergo  de'  barattieri.  II  Monti 
fu  detto  imbccille,  rinibainbito  ,  golTo  ,  e  se  lo  ri- 
niando  a  studiar  Y  alfabeto  ;  tutta  la  sua  fania  in 
alcuni  sciolti ,  nel  resto  uonio  da  nulla.  A  che  si 
ostina  egli  a  difendere  il  Tasso  ,  se  forse  i  suoi  avi 
ne  furono  i  manigoldi  ?  Le  dottrine  del  Perticari 
che  feono  inai  fuorche  miseri  abbozzi  ?  E  il  Perti- 
cari stesso  in  die  modo  dee  trattarsi  se  non  come 
un  pctulante  fiinciuUo  ,  cui  la  debolezza  fa  perdo- 
nar  V  insolenza  ?  Alia  Proposta  troppo  onore  si 
rende  col  confutarla  ,  e  questo  solo  la  salva  dalla 
dimcnticaiiza  pcv  qualche  monsento.  Al  sentire  qucste 
bcstemmie  si  conosce  veramentc,  che  chi  le  pronun- 
cia  ha  mcsso  il  callo  ad  ogni  obbrobrio  e  fa  suo 
ddetto  del  sedere  alia  gogna.  Ma  pure  al  serpentc, 
eh'  e  condannato  per  sempre  a  strisciarc,  potrebbe 
concedersi  che  mandasse  vanamente  il  suo  fischio 
labbioso ,  s«  non  volesse  Michc  infettarci  col  sii6 
mortale  veleno.  I  confini  dellc  ^'lerre  Ictterarie  sonrt 


'6^6         PROrOSTA  DI  ALCUNE  CORllEZ.  ED   ACGIITNTE 

spguati ,  ne  V  onore  e  bi  j)oco  bene ,  che  si  possa 
avventurare  all'  inccrtezza  delle  volgari  opinioni  : 
quindi  r  ingiuriare  anclie  vilniente  cntro  i  termini 
della  dottrina  e  della  sapienza  cpielli  che  difendono 
le  sentenze  illustri  di  Dante ,  sebbene  sia  vana , 
stolta ,  co^arda  intrapresa,  non  si  dice  ancora,  che 
passi  il  segno  di  remissione.  Ma  cjnando  si  vede  alcuno 
sotto  letteraiio  pretesto  assahre  i  bnoni  dritto  nel 
cuore,  lacerarU  nella  ripntazione  moiale,  disonestarne 
con  cahmnie  la  vita ,  oh  allora  se  lo  sdegno  noii 
rompe  a  piu  ficra  vendetta ,  bisogna  lingraziare 
la  Provvidenza  che  quel  ribaldo  sia  un  insozzatore 
di  carte ,  perche  altrimenti  sarebbe  un  assassino. 
Se  non  che  qual  altra  cosa  si  poteva  mai  aspettarc 
da  gente  che  dopo  piu  di  due  secoli  rinnova  gli 
oltraggi  alia  menioria  di  Torquato  ,  e  con  audacia 
non  credibde  loda  le  persecuzioni,  che  Tlnfarinato 
e  r  Inferrigno  niossero  a  quella  gloria  del  genera 
umano  ?  Questa  razza  vituperosa  opero ,  com'  era 
degno  della  brutta  sua  indole  ,  e  s'  ella  segui  il 
suo  malvagio  costume,  noi  possiamo  bene  averne 
dolore ,  averne  maraviglia  noi  non  possiamo.  Vanni 
Fucci  squadra  le  fiche  a  Dio  fin  giu  nclF  inferno. 

Non  ci  e  nascosto  che  i  niigliori  ingegni  ,  onde 
1'  Accademia  della  Crusca  si  pregi ,  detestano  una 
tanta  viha  ;  noi  crediamo  anche  fermamente  ,  che 
r  Accademia  tutta  rioiuardi  come  un  insulto  ,  che  tali 
campioni  a  questo  modo  combattan  per  lei  :  ma  per- 
che non  s' appiglio  ella  al  facile  c  dignitoso  partito, 
che  potea  nobilitarla  in  faccia  a  tutta  TEuropa  mo- 
strando  ch' ella  condannava  quelle  bieche  scritture? 
Perche  non  decreto  con  geiierosa  giustizia  il  suo 
premio  annuale  alia  Proposta  del  Montir  L' Accade- 
mia Di2;ionese  ebbe  un  tempo  il  coraggio  di  pre- 
raiare  Giangiacomo,  che  Ic  avea  detto  in  faccia, 
com'  ella  fosse  dannosa  ai  buoni  costumi  ed  alia 
vita  felice.  E  si  questa  imputazione  era  gravissima, 
e  quelle  splendido  sotista  avea  dannosamente  abu- 
sato  il  prodie;voso  suo  ingegiio  a  manifesta  mcnzogna: 


Kt,    VOCAEOrAKIO    DELL  V    CKL'SCA.  849 

jl  Monti  pronuncio  una  verita  irrepugnabile  ,  de- 
corosa  .  lUilissima  ,  e  V  eloqiieuza  fii  pari.  Che  se 
gli  accadeuiici  ciclla  Crusca  non  gli  sapcan  perdo- 
nare  (.V  aver  ubbidito  ai  comandi  della  necessita 
spargendo  di  ridicolo  i  loro  vecchi  predecessor!  , 
perche  almeno  non  adoprarono  quel  dono  della  so— 
vrana  munilicenza  a  porre  in  mezzo  alP  Accademia 
un  monumento  al  buon  Perticari  ?  Del  quale  non 
ebliero  niai  nemmeno  un  pretesto  a  dolersi ,  se  non 
si  voglion  dolere  del  vcro  proferito  con  dignita  e 
senza  sdegno.  In  vece  fii  dato  un  preniio  alle  prose  di 
Mario  Pieri.  Chi  ez}i  si'ii  2;h  stranieri  lo  domanderanno 
air  Italia,   T  Italia  lo  doniandera  a2;li  Accademici. 

Ne  piangc  il  cuore  che  la  paite  piu  nobile  di 
quel  popolo  illustre  abbia  lasciato  sfuggire  una  si 
bella  occasione  di  riparare  colla  nuova  giustizia  gli 
antichi  suoi  torti :  chc  i  sovrani  intcUetti  forniano 
tutti  insieme  \ia  eccelga  faniiglia  ,  e  gli  onori  ren- 
duti  al  nipote  conipensano  fino  gli  avi  piu  lontani 
delle  sollerte  in2;iustizie.  Sor2;a  ahiieno  un  qualche- 
duno  fra  gli  accademici ,  e  con  parole  convenienti 
compatisca  alT  Itaba  per  la  gran  perdita  del  suo 
Perticari  ,  che  niuna  lode  certajnente  sali  in  cielo 
piu  cara  a  Torc[uato  di  quella  die  il  buon  fiorentino 
Giacomini  gli  diede  pronunciando  in  una  pubblica 
accademia  che  la  ma2;2;ior  parte  de'  Toscani  confes- 
sava  avere  dalF  opere  sue  imparato  eloquenza  e 
dottrina.  E  Giovanni  de'  Medici  applaudiva  a  queste 
vere  i)arole ,  e  Alessandro  Pvinuccini  v'  aejiiuornea 
francamente,  che  morto  il  Tasso  gli  eroi  dovean 
cercar  lodatori  fuori  d'  Italia.  I  Fiorentini ,  di  qua- 
lunque  virtu  sia  discorso  ,  hanno  sempre  domestici 
esenipi  da.  imitare  ,  e  vuolsi  quindi  a  buon  diritto 
sperarne  ,  che  quando  questo  prinio  impeto,  questo 
primo  concitamcnto  de^li  animi  si  sara  dileo-uato , 
niun  popolo  sara  jnu  concorde  e  piii  pronto  del 
Toscano  nelie  lodi  del  IMonti  e  del  Perticari.  Seb- 
bene  noi  lo  eccitiamo  a  tanto  piuttosto  per  1"  onor 
£uo,   che  per  la  gloria  di  qucsti   due  sonimi,   i   quali 


35o        PROPOSTA  DI  ALCUNE  COKIIEZ.  ED  AGOIUNTR 

oiaiiiai  sono  ciicondati  d'  uiio  sulendore  ,  clie  andra 
crescendo  per  tuLti  i  tciii[)i,  fiiichc  bastera  il  nome 
italiano  ,  ed  anchc  (juaiido  la  nostra  lingua  fatta  an- 
tichissima  terra  luogo  deila  greca  c  della  latina  alle 
rinnovate  nazioni. 

Allorclio  luomo  e  arrivato  a  questo  segno  di  glo- 
ria le  lodi  per  lui  sono  superfliie  ;  ma  pure  ,  se  in 
noi  fosse  ingegno  pari  alia  volonta  ,  ii  cuore  ne  gri- 
dercbbe  di  tentare  una  difficile  inipresa.  Del  Monti 
non  vorrcmmo  parlare  :  ne  ci  asterrebbc  dal  farlo 
inia  bassa  [>anra ,  cli'  essendo  egli  vivo  ne  venisse 
taccia  di  adulatori  da  quei  nialigni ,  clie  possono 
vedere  la  vunu  senza  inchinarla.  La  coscienza  ne  fa- 
rebbe  scciui ,  perchc  ogni  nostra  parola  fu  tratta 
sempre  dal  cuore ,  il  quale  crediamo  fonte  come 
della  piu  alta  poesia ,  cosi  della  piu  uniile  prosa. 
jMa  perche  le  nostre  lodi  sariano  dirette  ad  incitare 
col  poter  degli  esempi  1'  ingegno  de'  o;iovani ,  pin 
crande  ne  si  farebbe  sentire  il  bisosino  di  rivolnerci 
a  I  Perticari  ,  del  quale  potremmo  considerare  uni- 
ramentc  le  prose,  nientre  pel  ]\Ionti  sarcbbe  da  unirsi 
il  pronator  soniaio  al  sublime  poeta,  e  si  avrcbbe 
a  tcmere  clie  i  n^iovani  senza  ben  consultare  la 
j)ropria  vocazione  cedessero  alia  maggiorc  dolcezza 
nioltiplicando  la  noja  e  il  dispetto  cle'  versi  cattivi. 
A  rimuovere  questo  pericolo  gioverebbe  assai  mo- 
strare ,  quanta  necessita  abbia  F  Italia  di  chi  sap- 
pia  usare  la  sciolta  orazione  a  vera  eloquenza :  cbc 
poeti  grandissimi  noi  possiamo  opporre  a  ogni  gente; 
scrittori  eloquenti  di  prosa  non  sappiamo  c|uanti 
})rima  del  Perticari  si  possauo  addurre.  In  lui  prin- 
cipalniente  si  vogliono  studiare  imiti  quei  pregi, 
clie  in  altri  sono  troppo  divisi,  in  lui  la  grandezza, 
la  schiettezza,  la  verita ,  la  novita  ,  la  forza;  c  chi 
del  i)erictto  prosatore  italiano  volesse  [)arlare  ,  ne 
si  fermasse  a  lungo  sul  Perticari ,  potria  difHcilniente 
olTrire  una  scusa  accettabile. 

E  (^icsto  giovine  cosi  caro,  cosi  gentile ,  cosi  vir- 
tuoso,  aniabile  a  chi  lo   vedeva,   niaraviglioso  a  clij 


AL    \OCABOI.AIUO    DRLLA    CRUSCA.  35 1 

lie  leggcva  gli  scritti,  nel  piu  bel  I'.ore  del  desiderj 
o  delle  speraiize  raori :  nioii ,  quaiido  la  vita  del- 
r  ingC2;no  era  plena,  ({uando  quegli  alti  sf.udj  ,  c 
tpiella  oinata  parola  proinettevano  alP  Italia  un'isto- 
ria,  (juando  egli  potea  ricreare  qaegli  antichi  e  quasi 
dinienticati  niiracoli  dei  Grecl  e  dei  Latini.  E  questa 
morte  fu  veramente  di  srandissimo  Intto ,  e  z\i  ven- 
nero  aiichc  innalzati  monumenti  d'  onore  ;  m:i  Y  af- 
flizione  parve  quasi  piivata  c  Y  altezza  del  pubblico 
dolore  noa  fu  aucora  manifestata  abbastanza.  Noi 
certo  vorrcinmo  ,  se  non  ne  mancasser  le  forze , 
provarci  a  questo  cimeuto,  uoi  mostrando  un  tanto 
spleiidore  sve2;liare  le  tVesche  ed  animose  rnenti 
de'  giovani ,  noi  spia2;erli  colle  lodi  del  Peiticari 
a  quella  carriera,  che  appena  aperta  seiubra  dictro 
di  lui  volersi  iiuovamente  rinchiudere.  E  crediamo, 
che  il  I\Ionti  stesso  per  quell'  immenso  amore  che 
porta  al  sue  Giulio,  per  quel  dolore  che  ueU'anima 
gli  tieu  luogo  del  figlio  perduto ,  udrebbe  piu  vo- 
lentieri  queste  lodi,  che  quelle  date  a  se  stesso, 
perche  nissuna  gioja  cguaglia  in  dolcezza  le  lagri- 
me ,  che  per  consolazione  si  versano  sulla  lodata 
virtu  de'  figliuoli.  Se  uou  che  il  Perticari ,  che  pur 
fa  da  2:randi  in^ejini  lodato ,  ncl  noa  ottenere  chi 
di  lui  a  lungo  e  per  coinune  utilita  degnamcnte  scri- 
vesse ,  ebl)£  sorte  comuae  al  Canova  (i),  e  questo 
lie  pud  ])cisuaderc ,  che  perdite  si  gravi  ed  irrepa- 
rabili  rendouo  niuti  coloro,  che  scntendole  ncl  cuore 
profondo  potriano  soli  degnamente  conipiangerle.  In 
tanta  mestizia  noi  chiudiamo  volcnticri  le  nostre 
parole,  perche  Tanirna  pensando  come  tutti  facciano 
cosa  propria  la  sventura  de'  buoni,  si  va  in  questo 
conforto  dimenticando  i  nialvagi,  e  si  apre  alie  care 
affezioni ,  e  si  fa  pietosa  e  aruorevole.  Cosi  dallp 
sdegno  giusto ,  che  la  vika  de  tristi  aveva  in  noi 
suscitato,  siamo  vennti  a  quella  c[uiete,  ch' e  iKjces- 
saria  per  V  ultra  parte  del  nastro  discorso. 

(i)   E  fama  che   il   Cano\a  avra  iu   breve  i\n  loclatorr  per  no- 
bilia  d'  eloiiuen^a  degiio   dell'  Italia  e   di  lui. 


352 


PARTE    11. 

SCIENZE  ED  ART!  MECCANICHE. 


Ossenazionl  rnicologiche  ed  rnnmerazioiU;  storica  di 
tiitd  i  fant^^ki  dclla  proviiicia  pavese  ,  coi  caratteri 
ondc  distiiiguere  le  btioiie  dcdle  re'e  specie ,  e  va- 
rictd  loro .  Stntomi  dell'  avveleiiamento  ,  con  i  mi-' 
gliori  soccorsi  che  prestar  dcbbonsi  in  simili  casi, 
deldottor  fisico  Giuseppe  Berg  am  asch  I ,  assistente 
alia  cattcdra  di  hotanica  nelV  I.  R.  Univeisitd  di 
Pavia  (Fine.  Vedi  torn.  27.°  pag.  68  e  228,  So." 
pag.  92,  3i.°  png.  63,  33.''  pag.  70  c  34.°  pag. 
69  e  206  di   qiiesta  Biblioteca ). 

Sezione  X. 

CortinarIjE.  Persoon. 

Char.  Anulus  in  fila  aracnoidea  solutiLS :  stipes  solidus ,  spo- 
ridia  subochracea  ,  copiosa.  \ 


Q. 


UESTA  ciasse  di  agarici  non  ha  volva ;  d  peduncolo 
centrale :  lamelle ,  clie  non  amieriscono  in  vcccinaja,  che 
sono  ricoperte  in  gloventu  da  una  menilirana  inconipleta , 
fhe  lascia  sullo  stipite  un  anello  filamentoso  qual  tela 
d'  aragno. 

55.  Agaricus  cortinaria  aranensus. 

Ag.  obscure  violaceiLS  ,  aut  castaneas  ,  pileo  villoso  ,  squa- 
moso ,  lamelUs    distantibus  connexis ,    stipite   spongioso. 

Ag.  araneosus.  Bull,  D.  C.  f.  2.  p.  lyB.  Am.  Lam.  Enc.  2. 
p.    ic6.  . 

Cortinarice.  spe.  Persoon.  Syn'.  p.  276.  Fries.  Ohs.  2.  p.  87. 

Ag.  hercinicus.  Persoon.  Syn.  p.  277,  278.  Ag.  araneosus 
viol.  Bull.   tab.    2S0  !   698  ,  fig.    2.  A. 

«<•  Agaricus  \'Lolaceits.   Bull.  tab.   200  et  talj.   G44.  F.  II. 


ossxRYiziorfi  ecc.  351 

/8.  Agar,  crassipes.  Bull.  tab.   96. 

>.  Ag.   nicidus.   Bull.  tab.   43 1  ,  fig.    i. 

i.  Agar,  proteus.  Bull.  tab.   43 1,  fig.   a. 

i^- Ag.   heh'co'us.  Bull.  tab.   43 1,  fig.   5. 

Agaricus  glaucopiis.   Schosffer.   Fung.   tab.   83, 

II  sig.  Dccandolle  nella  Flora  francese  alia  famiglia  di 
qnesti  i'unghi  suiresempio  di  Bullinrd  riuni  sotto  una  stessa 
denomiiiazione  speciiica  V  Agaricus  araneosus  ad  una  specie 
di  agarici  in  apparenza  diversi,  nia  in  realta  ravvicinati 
da  un  caratteie  di  Icggieri  i-iconoscibile,  Nella  gioventu 
questo  agarico  ba  i  lenibi  del  cajjpello  collegati  al  peduncolo 
per  una  debolissitna  membi'ana,  che  sembra  una  tela  d'  ara- 
gno  ,  o  da  una  sostanza  cotonosa  rossigna  ,  che  si  stende 
anco  suUe  lamelle :  il  peduncolo  pei"6  e  cilindrico  piu  o 
meno  rigonfio  alia  base  ,  munito  di  alcune  fibrille  radlcali 
picciolissime.  II  cappello  prima  e  emisferico,  ma  qua  e  la 
compresso ,  indi  i  suoi  lernbi  s'  incurvano  alf  indentro  , 
ed  a  poco  a  poco  si  piegano  ,  restando  pero  sempre  il  cap- 
pello convesso  :  il  color  suo  e  di  un  violaceo  diluto  ,  o 
di  un  color  marronato  :  lamelle  numerose,  ineguali,  di  co- 
lore di  cannella.  Varia  assai  e  nella  grandezza  e  nella  di- 
mensione  ;  il  sapore  suo  e  amaro  disgtistosissimo.  Cresce 
in  autunno  a  mazzi  da  3,4  nell'erba,  nei  prati  del  borgo 
Ticino  a  sinistra  fuori  del  ponie.  E   velenosissimo. 

56.  Agar,  cortinaria  psamnocephalus. 
Ag.  spadiceus  ,  pilen  crasso,  campanulato  ,  furfuraceo ,  squa- 
muloso  ,    lamelUs    latiusculis   emarginatis ,   stipite   squa- 
moso  ,    apice  lavi  tenuiori,  D.  C.    Syn.    829.   Persoon. 
Syn.  p.   293.  Bull.  tab.   53 1   et   586  ,  fig.    i. 
Ag.  arenatus.  Persoon.  Syn.   293. 

11  colore  di  questo  agarico  e  di  un  fulvo  chiaro  ,  qual- 
ehe  volta  un  poco  ingrossato  alia  base  ,  e  segnato  da  al- 
cune scaglie  cotonose  e  brune  :  il  cappello  e  prima  emi- 
sferico ,  poscia  convesso,  carnoso  ,  continuato  collo  sti- 
pite ,  avente  superiorniente  delle  maccbiette  o  scaglie  pul- 
verulenti.  Le  lamelle  sono  ineguali  ,  un  poco  larglie  ,  ri- 
coperte  in  gioventu  da  una  membrana  ,  che  scompare  , 
lasciandone  appena  alcune  tracce  sopra  il  peduncolo  , 
che  e  glabro  al  di  sopra  del  colletto,  lungo  4  rentim.  II 
trovai  solitario  sul  suolo ,  ed  anco  cespitoso  ,  ma  non  ,e 
mangiabile. 

Jiihl.  ItaL  T.  XX.WII.  2  3 


3^4       •SSERVAZ.  eCC.  SC^PRA  1  SINTOMI  VELENOSI 

Sj.  J^aricus  cortiiiaria  hoematochelis . 

Ag.  subolivaceus ,  seu  lutescente  fuscus ,  stipite  oblongo  ,  sub- 
bulboso  lutescente  ,  linca  ambiente  rubra  scepe  notato  , 
lamellis  marginatis ,  lutescente-cinnamoineis.  D.  C.  Syn. 
n.*  535.  Ic.  Bull.  t.   596. 

fi.Agaricus  notatus.  Versoon.  Sya.   296. 

Questo  agarico  ha  uii  color  fulvo  cliiaro ,  il  peduncolo 
e  cariioso  ,  pieiio  ,  cilindvico  ,  lungo  12  ceiitim.  giallastro 
alia  Ijase,  segaato  Ja  uaa  macclua  rossa  semiciixolare  posta 
nel  mezzo  della  sua  Imigliezza:  il  cappello  prima  con- 
vesso  ,  diviene  poscia  piano  ,  e  acquista  8  ed  aiico  10 
centim.  di  dia metro.  Le  himelle  sono  del  colore  della  rug- 
giae  ,  ineguali  ,  noii  decorrenti  sopra  il  peduncolo  ,  rico- 
perte  nella  gioventu  del  fungo  da  una  finissima  memljrana  , 
die  lascia  poscia  nella  sonnnita  del  peduncolo  un  anello 
gracilissimo.   Cresce  in  autunno  nei  bosclil.   Non   e  buono. 

58.  Agarlus  cortlnarla  lanugiaosus. 

Ag.  pLleo  subcurnoso  convexo  ,  squamuloso-villoso  ,  lamellis 
liberis ,  stipiteque  solldo  tenui  fibrilloso  paUidis.  Vaill. 
p.  t.  1 3.  fig,  4  ,  6.  Bull.  tab.  370.  fVith  arr.  4.  p.  aSa. 
D.  C.  F.  2.   p.    199.  Fries.  Ob».    i.  p.   2.0. 

Questo  agarico  lia  un  peduncolo  pieno,  lungo  4  centim. 
cilindrico ,  lievemente  bruno ,  portante  un  cappello  egual- 
n)ente  bruno  ,  ricoperto  d'  una  sostanza  lanosa  assai  folta 
specialmente  In  gioventu:  allorche  si  avvicina  al  sue  ter- 
mine  il  cappello  non  e  piii  lanuto  ,  che  nel  centro  ,  ed  il 
reStante  e  lucido  :  il  cappello  prima  e  sferico,  poscia  a  cam- 
pana  ,  indi  coiiico ,  flnalmente  i  suoi  lenibi  si  rivolgouo 
fendendosi  :  le  lamelle  sono  fulve  ,  ineguali  ,  libere  ,  al- 
largate  :  i  lemlii  de;l  cappello  sono  in  gioventu  coperti  in- 
sieme  al  gambo  da  una  laiiuggine  clie  sembrano  fila  di  ra- 
gnatele ,  die  resta  poscia  attaccata  in  parte  al  cappello  , 
ed  un  poco  al  gambo.  Cresce  in  primavera  nei  boscbl  , 
ed  anco  in  autunno.  Trovasi  solitario  sopra  le  foglie  mar- 
cite   a  S.  Leonardo.  Non  e  buono. 

59.  Agariais  cortincaia  tarhinatus, 

Ag.   mollis ,  pileo  viscoso  Icevi  flavo  ,    lamellis  confertis   inte- 
genimis  e  flavescenti  cinnamomeis  ,  st.pile  bu/bo^o  albo. 
Agnricus  caliochrous.  Per  soon.  Syn.   28  ?>  '( 


NK    rUiSGHI    NKL    PAVBSK.  355 

Amanita  turbinata.    Lam.    Diet,     i  ,    p.     106.    Am.    Haller. 

Helv.  n.°   241 1.  Ag.  turbinatus  Bull.  tab.    110.    Fries. 

Obs.  2,  p.  66. 
II  peduncolo  di  questo  fungo  e  pieno,  cllindrico  ,  d' un 
bianco  cattlvo,  avente  un  anello  filamentoso,  rossigno  e  fu- 
gacissinio ,  rigonfio  alia  base,  in  nn  tubercolo,  che  ha  presso 
a  poco  la  figura  d'  un  pero ,  con  scaglie  si  prominent!,  che 
possono  essere  prese  per  avanzo  d'  una  volva.  II  cappello 
e  convesso  ,  carnoso,  d'un  giallo  dilavato,  lungo  da  i5  a 
30  centiiii,,  la  superricie  e  arida,  suscettibile  d' essere  de- 
corticata.  Le  lamelle  sono  rossigne  ,  ineguali  ,  numerose  , 
aderenti  ,  ma  non  decorrenti  sul  ganibo.  Questo  agarico 
si  avvicina  assai  all'  Ag.  ferrus;ineus.  Persoon.  Disp.  Meth. 
fung.  p.  6a.  Cresce  in  estate  nei  boschid'alto  fusto.  Noit 
e  buono. 

60.   Agaricus  cortinaria  nwlas. 
Ag.  gregarlus ,  pileo  tenui  glabro  lilacino-rufescente ,  lamdlis 

roiundatis  dilate  violaceis,  stipite  solido  cp.quali ,  nudo. 
Fungus  cceruleus  minor.    Buxb.   1.  c.  t.    32.  fig.    i.  Agaricus 

nudus.  Bull.   t.   439.   Persoon.  Syn.   p.  277.  D.  C.   Fr. 

2.  p.  195.  Ag.  quadrifarius.  Schuni.  p.  298. 
Questo  agarico  ha  uno  stipite  ciliadrico,  piii  spesso  alia 
base  che  alia  sommita,  glabro  senza  anello  ne  scaglie,  ne 
volva:  il  cappello  prima  emisferico,  indi  fassi  convesso,  di- 
venendo  poscia  irregolarmente  concavo.  Nel  centro  e  molto 
carnoso  e  sprovisto  di  scaglie:  le  lainelle  numerose,  strette, 
ineguali,  che  si  attaccano  al  gambo.  La  varieta  a  e  volva- 
cea  ,  il  cappello  diviene  fulvo,  e  poscia  le  stesse  lamelle 
divengono  rossigne.  La  varieta  S  e  tutta  quanta  rossa,  o 
fulva,  allorche  nasce.  II  peduncolo  arriva  da  5  a  6  centim. 
di  lunghezza.  Egli  trovasi  in  ogni  epoca  dell'  anno  nei 
boschi,  ed   e  assai  sospetto.  Dicesi  volgar.  Fungo  Vedovo. 

61.  Ag.  cortinaria  glutinosus  Schoeffer, 
Ag.  pileo  obtiiso  glutinoso,  purpureo-fusco,  lamellis  albido- 
cinereis.  Ag.  lubricus-scopol.  Carn.  p.  447.  Am.  Halter. 
ITelv.  n."  2369.  Agaricus  glutinosus  Schceffer  tab.  36. 
Sowerb.  t.  7.  flor.  Dan.  t.  1247.  Agaricus  Uniacimis. 
Dicks.  Ag.  velatus  With  1.  c.  p.  i63.  Ag.  visridus.  Per- 
soon Syn.  p.  291.  Gomphus  glutinosus.  Fries.  Sys,  my- 
folog.  7.   I.  pag.   3 1 5. 


356       OS9ERVAZ.  CCC.   80PRA  1  9INTOMI  TELENOSI 

Questo  agarico  di  leggier!  lo  si  riconosce  da  uaa  lu- 
cente  miicilagiiie  che  il  ricopre  tutto  quanto  ,  al  qual 
glutine  s'attaccano  le  foglie  ed  altre  sostanze.  11  cappello 
e  del  colore  di  caiinella  che  il  niantiene  siuo  al  deperimento 
sue.  Lo  stipite  e  un  poco  ingrossato  alia  base,  ed  e  lungo 
da  6  a  lo  centim.  con  macchie  ncre.  II  cappello  convesso 
lievemente  rinlzato  nelcentro,  ed  i  lenibi  suoi  divengono 
poscia  irregolari  e  pieghettati:  le  lamelle  bianche  ineguali 
decorrenti.  Avvene  una  varieta  a  color  giallognolo  coUo 
stipite  rossigno :  io  1'  osseryai  in  autunno  sopra  alcune 
piante  di  Alni  a  niazzi  da  12  sino  a  ao  e  piii  individui 
uniti.   Ha  un  odore  piacevole ,  ma  e  molto  sospetto. 

szzions    xl 
Lepiota. 

Fung.  cap.  V.  Batt.  p.  2.().  ad  part.  Ag.  volvatr.  Batsch. 
p.  5i.  Lepiotce.  spec.  Persoon.  Syn.  p.  aSy.  Aman. 
Spec.  Nees.  Syst.   p.    189. 

Char,  velum  universale  simplex  cum  epidennide  pilei  conti- 
guum  et  concretum:  rupt.um  annulum  inferum  subinde 
fugaccm  sistens.  Stipes  cavus!  intus  floccis  plus  minus 
contexds  farctus  cequalis:  hasi  iricrassatus ,  fibrilJosus. 
Pileus  plus  minus  carnosus  non  vero  compactus ,  junior 
ovatus,  mox  campanulatus ,  dein  expansus  umbonatus  : 
epidermide  a  velo  formata.  Caro  alba ,  mollis :  lamellce 
incpquales  numquam  distantes,  decurrentes.  Color  lamellcs 
albus  in  variet.  quibusdam  flavus. 

Questi  agarici  non  hanno  volva ,  il  loro  stipite  e  cen- 
trale ,  e  le  Innielle  inveccliiando  non  anneriscorio,  e  sono 
ricoperte  in  gioventu  da  una  raeinbrana  clie  si  lacera, 
lasciando  un  anello  membranoso  sopra  il  gambo. 

62.  Ag.  lepiota  caiidicinus. 
Ag.  cccspitosus ,    congestus ,  pileo  umbonato    piloso  squamosa 

fuligineo ,  lamelUs  subdecurrentibus  albidis  pallesccntibus  , 

stipite  annulato  conico ,    olivaceo ,    cinereo.    Bull.  herb. 

tab.    377.  et   543. 
Ag.  obscurus  Schcefftr    tab.    74.  ag.  fusco-palUd.  Bolt.    tab. 

1 36.  Ag.   congregatus    id.   t.    140.  Ag.  stipitis.    Sowerb. 

t.    101.  Ag.  polymices.   Persoon.  Syn.  p.   269. 
Jm.    Hall.   n.    2399.   Agaricus  melleits.  Flor.   dan.   t.    ici3. 


NE'  PUNGHI    NEL    PATESe.  $5f 

Questo  agarlco  e  di  nn  colore  oscuro,  il  suo  peduticolo 
«  canioso,  cilindrico,  sovente  un  poco  ricurvo  alia  base, 
lungo  da  9  a  lo  centim.  muiiito  di  un  anello  intiero 
ravvolto  in  forma  di  calice.  II  cappello  e  convesso,  un  poco 
prominente  verso  il  centre,  segnato  da  macchie  oscure 
nella  varieta  « ,  e  glabro  iiella  varieta  j3.  I  lenibi  sono  ia- 
tieri,  ed  un  poco  sinuosi:  ie  lamelle  sono  giallastre,  o 
bianclie  ineguali,  e  discendono  Uevemente  sal  gambo.  Tro - 
vasi  in  autunno  sopra  le  radici  o  al  piede  de'  salici  dei 
gelsi  e  degli  olnii  in  gran  mazzl. 

Varia  questo  fungo  nel  colore  e  nella  grandezza.  Al 
piede  de'  morti  gelsi  \e  ne  ha  una  varieta  die  e  graditis-- 
sima  al  palato :  hanno  un  colore  giallo  o  scuro  special-- 
mente  sul  cappello,  e  sotto  una  membra na ,  che  sta  attac- 
cata  ai  Icmbi  del  cappello,  e  ne  circonda  il  gambo ,  per 
cui  non  si  scorgono  le  lamelle;  crescendo  pero  il  fungo  ella 
si  lacera  lasciandone  le  tracce.  Ve  ne  ha  un'  altra  varieta 
alia  radice  degli  olmi  che  ha  un  color  oscuro  tanto  il 
gambo  che  il  cappello,  e  v'ha  quella  che  si  trova  al  piede 
de' salici,  che  e  la  piii  fibrosa  ed  insipida.  Dicesi  volgar- 
mente  gaberolo.   Gabbreu  dai  Pavesi. 

63.  Ag.   lepiotct  procerus. 

Jg.  magnus  pileo  carnoso  umbonato  squamoso  rufescente , 
cinereo ,  lainellis  rcmotissiinis  albidis,  stipite  bulboso 
longissirno ,  anulo  mobilL  Persoon.  Syn.  p.  157.  D.  C. 
Syn.   n."   553. 

Ag.  procerus  Schmffer-fung.  tab.  22,  aS.  Persoon  Syn.  t.  aS7. 

Agaricus  colubrinus.  Bull.   tab.   78.   et  583. 

Ag.  variegatus.  Lam.  Flor.  Franc,    i.  p.    149. 

Questo  fungo  descritto  e  delineate  da  molti  autori,  sio- 
come  puossi  vedere  in  Oflfnian.  Fung.  i.  p.  84.  35,  e  spro- 
veduto  di  volva ,  ma  il  suo  peduncolo  e  rigonlio  alia  base. 
Ei  si  alza  da  3  a  ij.  centim.,  e  cilindrico,  iistoloso ,  mac- 
chiato  di  bianco  e  bruno.  II  cappello  e  ovoideo  in  gio- 
ventvi,  poscia  i  lembi  si  rialzano,  e  divlene  un  poco  con- 
vesso. La  sua  carne  si  rialza  qua  e  la  a  guisa  di  lamelle, 
che  lo  rendono  scaglioso.  Le  lamelle  sono  biancastre,  poco 
numerose,  ineguali,  terminanti  in  punta  innnnzi  d'arrivare 
al  peduncolo,  e  sono  coperte  in  gioycntu  da  una  mem- 
brana ,  che  staccandosi  dal  cappello  e  dal  peduncolo  forma 
un    anello    mobile.     Cresre    nei    hoschi    e    nelle    rampagiit 


358        096EUVAZ.  eCC.  SOl'Rl   1   SINTOMl  VBLBNOSI 

a  ride  e  silicce  In  estate.  Al  dir  di  BuUiard  e  huono  a 
niangiarsi ,  e  molti  popoli  della  Gerniania  lo  niangiano  avi- 
tlamente  (i).    Volg.   dicesi  fungo  pelicione. 

64.  Ag,   lepioui  mesomorpkus. 

Ag.  pileo  sicco  Icevi,  lamelUs  liberis ,  stipite  glabra,  annula 
erecto.  Bull.  t.  5o6.  f.  i.  Peis.  Syn.  p.  362.  D.  C. 
Fr.   2.   p.  3o5.  Nees.  f.    169. 

Lo  stipite  di  qnesto  agarico  e  gracile,  cilindrico,  fisto- 
loso ,  liiancastro ,  glahro  ,  lungo  da  5  ceiitiiii.  Porta  un 
anello  scavato ,  iiitiero,  ma  assai  jjiccolo.  II  cappello  si 
rialza  a  forma  d''  una  gemma ,  poscia  iiivecchiando  i  suoi 
lembi  diviene  quasi  piano  ,  ma  sempre  protuljerante  nel 
centro.  II  cappello  e  glabru  rossigno,  largo  y.  centim.,  poco 
carnoso :  le  lamelle  Ijianclie  assai  lar^he.  Cresce  in  terra 
a   mazzi  nel  mese  di  luglio   etl  agosto. 

65.  Ag.  lepiota  togidaris. 

Jg.  flavescens  suhargillaceo,  sen  dilute  ferrugineus ,  lamellis 
subventricosis ,  deinutn  liberis  stipite  longiusculo,  cavo , 
annulo  reflexo.  Fersoon.  Syn.  2.6%.  n.'  584.  ic.  Bull. 
tab.    S^S.   fig.   3. 

Questo  agarico  ha  il  peduncolo  vuoto,  cilindrico,  lungo 
da  5  ad.  8  centim.,  giallognolo  nella  sua  parte  inferiore, 
bianco  al  vertice,  munito  d"  un  anello  che  scompare  col- 
r  eta.  II  cappello  prima  e  globuliforme ,  poscia  convesso  , 
indi  piano,  d'un  giallo  rossigno ,  glabro  di  4  a  6  centim. 
di  dianietro.  Le  lamelle  sono  dello  stesso  colore  che  il 
cappello,  non  aderenti  a!  peduncolo,  ritonde  alia  base,  ine- 
guali  fra  loro,  ricoperte  in  gioventii  da  una  membrana 
bianca  clie  t'ornia  poscia  1'  anello.  Nasce  solitario  ed  a 
mazzi  di  3  ,  4  individui  uniti  insieme  alia  base,  ed  e  olire- 
modo  sospetto. 

66.  Ag.   lepiota  clypeolarius . 

Ag.   inodorus ,   pilei    tpidermide    in  squamas    rupta,    lamellis 

approxiinatis ,  stipite   floccoso   squamoso ,  annulo  fugaci 

Michel,   t.   78.   f.    6.   Male.   Hall.  Helv.    137a.  Ag.   cly- 

..,i      peolarius.  Bull.   t.   4o5.   5o6.  f.   2.  Soii>.  tab.    14.    var. 

^fj...   JD.  C.  Franc.   2.  p.  ao6  Agaricus  obscurus  Vill.  p.  10  1 5. 

,  Ag.  colubr.  Per  soon.  Syn.   p.  .258. 

(i)  Baumgavtner.   Flor.   lips.   i.    p.   810. 


KE    rUNCni    NE.L    TAVESK.  55() 

II  prdiiucolo  e  cilinJrico,  biaaco,  lungo  da  ra  a  i5  cen- 
tim.  ,  fistoloso  nudo,  ordiuariamente  cotoiioso  al  di  fuori 
sino  ove  i  lembL  del  cappelJo  toccano  il  pednncolo  iiinaazi 
lo  svilnppo  del  fungo.  II  cappello  e  prima  bianco,  di  forma 
ovoidea  allungata,  poscia  i  lembi  si  raddrizzaao  in  tnodo 
da  di  venire  il  cappello  sin  anco  concavo,  uia  pero  il  piii 
sovente  protuberante  e  carnoso  nel  mezzo.  La  superficie 
e  rlcoperta  da  una  sostanza  lioccosa,  rossigaa,  e  cio  sem- 
pre  pill  nella  gioventu  dell'  agarlco.  I  suoi  lenibi  poi  si 
feudouo  in  lobi:  le  lamclle  si  raanifestano  biancliissime , 
ineguali  e  libere,  e  di  leggieri  gli  si  puo  levare  I'  epi- 
dermide.  Varia  assai  neirabito,  per  cui  qualche  volta  e 
npparente  T  anello ,  tal  altra  non  lo  si  riscontra.  Esso  e 
comunissimo  intorno  a  Pavia  neir  autunno ,  e  lo  si  ri- 
scontra appena  fnori  Porta  Milano  per  anJare  a  S.  Giu- 
seppe  ed  a  Campeggi. 

67.  Jg.  lep'ota  aiinularius. 

Ag,  ccespitosus  congestus ,  pUeo  umboriato ,   piloso ,    squamosa 

ocliraceo    fuligineo ,    kinidlis    subdecurrcndbus    albidis , 

palescentibus ,  stipite  fistuloso ,  annulato  ,  conico,    olha- 

ceo-ciitereo.  D.  C.  Syn.    548. 

Jor.   candicinns  ccespitosus ,  stipite  squamosa.   Var.    a.   Sp.    3. 

Ic.  Bauh.  XL. 
Ag.  mutnbilis.  Scliceffer  t.  9.  Ag.  xylophilus.  Bull.  tab.  53o. 
f.  3.  Ag.  annularius.  Bull.  tab.  643.  f.  0.  P.  A.  Ag. 
caudicinus.  Per  soon  ,  p.  271. 
Questo  agarico  e  di  un  color  fulvo ,  o  rosso  :  lo  stipite 
e  carnoso,  cilindrico,  sovente  un  poco  rlgoniio  alia  base, 
lungo  da  9  a  10  centim.,  munito  d' un  anello  intiero,  rac- 
colto  a  foggia  di  doccia ,  glabro,  o  guarnito  di  picciole 
scagiie  nella  varieta  ^.  II  cappello  e  convesso  un  poco 
prominente  verso  il  centro ,  segnato  da  piccole  scagiie  ne- 
rastre  nella  varieta  a,  i  lembi  sono  intieri,  ed  un  poco 
sinuosi.  Le  lamelle  giallrstre,  o  bianche  ineguali  e  lieve- 
ircnte  discendono  sul  peduncolo.  Trovasi  in  autunno  nelle 
foreste  sopra  i  veccbi  tronchi  e  radici  scoperte  dei  salici 
e  qualche  volta  a  mazzi  assai  numerosi.  In  alcuni  paesi 
dicesi  raccogliere  questo  fungo  come  alimento ,  ma  io  lo 
credo  oltremodo  sospetto  specialmente  allorche  vecchio , 
avendo  un  sapore  per  vrro  dire  buono  in  prima,  ma  po- 
scia rimasticato  ne  jvolge  un  acre  che  siringe  le  f^nci.   E»i» 


36o        OSSERVAK.  eCC.  SOl'RA  I  SINTOMI  VELENOSI 

pu6  cU  leggieri  essere  confnso  col  Gaberolo ;  di  fatto  il  volgo 
lo  coiiosce  sotto  il  nome  di   Gaberolo  falso  {Cabbareu  fals). 

68.  Agaricus  lepiota  aureus. 

A.  fuk'us ,  pileo  carnoso  ,  squamis  rariorihus  pilosis,  lamellis 
adnexis  ,  stipite  farcto  glabra,  annulo  parvo.  Matusch. 
Sil.  p.  35 1.  Bull.  tab.  92.  Sowerb.  t.  77  Persoon. 
Syii.  p.   269  ? 

Qnesto  fongo  e  di  un  fulvo  dorato  ,  ad  eccezione  delle 
lamelle  che  sono  liianclie :  il  pednncolo  e  glabro  ,  cilin- 
drico,  pieno  ,  un  poco  attenuato  e  ricnrvo  nella  parte  sua 
inferiore,  Inngo  da  6  a  7  centim.,  munito  d'un  anello  intiero, 
ma  poco  visibile:  il  cappello  e  carnoso,  prima  globuloso, 
indi  convesso ,  segnato  da  punteggiature  fioccose  ,  largo  4 
centira.  Le  lamelle  sono  bianclie  ,  ineguali ,  assai  strette  , 
coperte  in  gioventii  da  una  niembrana  che  resta  aderente 
al  peduncolt).  Cresce  in  estate  nei  bosclii  ombrosi  ed  uinidi, 
ha  un  sapore  amaro  salato  ,  ingratissimo  ,  ed  e  oltreraodo 
Te&efico. 

Sezione  XII. 

Amanita. 

Fung.  ord.  Michel,  gener.  p.  18 3,  188.  Fung.  Cap.  IV.  Batt, 
p.  27.  Agarici  tnberosi.  Scop.  Cam.  p.  4i5.  Ag.  voh'ati  C. 
Batsch.  El.  p.  57.  Aman  spec.  Persoon.  Syn.  p.  346. 
Nees.  Syst.  p.    189. 

Char,  velum  duplex  .•  universale  volva  ,  a  pileo  discreia  , 
fungum  juniorem  ovatum  totum  involucrnns,  deirt  stipite 
protruso  rupta ,  partira  ad  basini ,  partlm  in  pileo  re- 
manens  verruciformis:  stipes  e  floccis plus  minus  con- 
textis  farctus .  dein  subcavus  squamoso-fibrillosus ,  hasi 
incrassatus.  Pileus  disco  carnosus  margine  tenuis,  e  cam- 
ponulatO' planus  ,  subverrucosus ,  vcrrucis  discretis ,  mol- 
libus  secedentibus  ,  epidcrmule  diu  irrigata  viscosa.  Caro 
alba ,  lamellcp.  postice  attenuato; ,  liberce ,  antice  la- 
tiores,  venticosoe ,  confertce ,  parum  imequales  sub  anthesi 
denticulate;  —  Color  varius ,  lamellarum  albus ,  in  una 
specie  etiam  luteus. 

Amaniti. 
Qnesto    genere    d'  agarici    ba   una    volva    o   borsa  ,    che 

gl'involge  inticramente  allorche  giovani,    lasciandone  poscia 

•nliorche  si  lacera  le   traccc   sue   sopra   il  cappello. 


Ke'  rUNGHI   NEL    PAVESK.  36 1 

69.  Amaniia  vaginaia.  Ag.  vagiiuitus. 

Jg.    vaginatus ,  pilei   margine   sulcata  ,   lamellii    albis ,    sti^ 

pile  fistuhso  attenuato  subniido ,    volva  vaginali.  Buxb. 

Cent.  IV.   p.    13,  t,    19.  Michtl.    t.  76,  fig.    i.  Batt. 

fung.  t.   5.  A.   C. 
Agaricus  vaginatus.  Bull.  t.   5ia,  98.  Am.  vagin.  et  invohit. 

Lam.  Ertcycl.    i,  p.    106,    109. 
a.  Amanita  livida  spndicea.  Persoon.  Syn.  p.   347  ,   148. 
Agaricus  hyalinus.   Schaffer  t.   244. 
Ag.  pulvinatus.   Bolton.   49.   Ag.   badius.   Scho'ffer   345. 

Questa  specie  varla  molto  e  pel  colore,  e  per  la  gran- 
dezza ,  ma  o2;nnno  la  riconosce  costantetnente  dalla  volva 
in  forma  cli  guaina  cilindrica ,  clie  in  gran  parte  sta  sotto 
terra,  o  allungata  alia  base  del  suo  stipite,  die  e  fisto- 
loso  ,  un  poco  conico  ,  bianco,  e  si  alz.a  sino  a  j5  ceii- 
timetri.  II  cappello  prima  e  convesso,  diviene  poscia  piano, 
largo  da  6  ad  8  centim. ;  ora  rosjo  oscuro,  o  fnlvo  in 
gioventii,  livido  in  eta  provetta  ,  sempre  striato  ai  lembi. 
Le  lamelle  bianciie  Ineguali  ,  raggianti  aderenti  alia  sommita 
del  peduncolo.  Qualcbe  volta  trovansi  tracce  di  volva,  che 
formano  delle  macchie  sul  cappello.  lo  lo  trovai  in  au- 
tunno  a  Belgiojoso.  Dicesi  che  venga  niangiato  dai  Mosco- 
viti ,  io  pero  lo  rltengo    velenoso. 

70.  Amanita  piisilla.  Ag.  puslllus. 

Ag.  pileo  tenui  sicc.o  albido ,  lamellis  roseis ,  stipite  fUuloso. 
volva  Inxa.  Mich.  9  ,  p.  182.  Ag.  volva.  fi.  Bull.  tab.  53o. 
Amanita  pusiUa.  Persoon.  Obs.  2,  p.  36.  Syn.  p.  249. 
Fries.   Obs.    i  ,  p.   2.  Dec.  Fr.   2.  p.   212. 

Questo  agarico  ,  che  partecipa  delle  pratelle  ,  il  di  cui 
tipo  principale  e  1'  Ag.  campestris ,  sorte  da  una  borsa 
nerastra ,  che  si  apre  alia  sommita  in  quattro  o  cinque 
divisioni,  ma  persistente  alia  base  del  peduncolo,  che  e 
cilindrico  ,  trasparente ,  pieno  ,  qualclie  volta  vuoto  ,  e 
biancastro ,  lungo  da  2  a  3  centim.  II  cappello  e  emisfe- 
rico  ,  sormontato  da  una  prominenza  mamillare  in  tutta 
la  sua  vita.  Egli  e  biancastro  ,  con  linee  nere  ,  raggianti 
e  ricoperto  da  una  lanugine  continuata  sullo  stipite.  La- 
melle larghe  poco  numerose ,  ma  carnose  ,  assai  distanli 
dallo  stipite,  ineguali,  d"  un  color  rosso  allorche  adiilto 
il  fungo.    Crpsre    in    antuimo    nei    giardini    e     nei    bosclii. 


3^)3       OSSERVAZ.  eCC.   SOPRA.  I  SINTOMI  VELEXOST 

71.  Amanita  hulhosa.  Ag.  bulbosus. 

Ag.  pileo  obtuse  unibonato  glaberiusculo  spadiceo,sicco  cestaceo, 
lamellis  cinnamoineis,  stipite  longo  bidboso  veloque  alhido. 

Am.  Hall,  liclv.  ii.°  2443,  Ag.  bulbosus.  Sow.  t.  a3o.  Per- 
soon.  Syn.  p.    i^S.  Fries.  1.  c.  p.   60. 

Qnesto  agarico  si  alza  da  i5  a  18  ceiitlm.  la  gloveritu 
e  intieramente  coper  to  dalla  volva  ,  die  poscia  fendesi  , 
persistendo  alia  base  del  peduiicolo  ,  lasclando  sovente  dei 
pezzi  di  essa  aderenti  al  cappello.  I!  gaiubo  e  ciliiidrico  , 
rigoiifio  alia  base  ,  sovente  ricurvo  in  vecchiaja.  11  cap- 
pello pill  o  nieno  convesso  non  mai  diviene  concave  :  la- 
melle  nunierose  ,  ineguali ,  liianclie,  ricoperte  in  gioveatu 
da  una  meuibrnna ,  che  si  stacca  dai  lenibi  del  cappello,  e 
rimane  aderente  in  alto  alpeduncolo^  sotto  forma  d' anello 
intiero  o  scallito.  L'  intiero  fungo  e  d"  un  bianco  gial- 
lastro  ,  che  divien  bruao  invecchiando.  Qualche  volta  il 
cappello  e  viscido.  Cresce  in  autunno  nei  bosclii  ,  ma  e 
oltrenioJo  venelico. 

Caratteri  di   confronto   clie   distinguoao 

L' Agaricus  bulbosus  dalV Agar icus  campestris ,  et  eduHs.  Var. 
che  di  leggieri  si  confodono. 


Agarico  bulboso. 

Volva  completa,  persistente, 

peduncoio    bulboso    e    pieno, 

anello  grande  niolto  approssi- 

mato  alle   lamelle,  lenibo  in- 


A^arico  campestre. 
Niuna  volva  o  borsa ;    pe- 
duncoio    appena     ingrossato 
alia    base  :    anello    grande    e 
cadnco  :   lainelle   esuali  bian- 


tiero ,  regolare,  persistente;  la-lche  ,  allorclie  giovane  ,  ros- 
melle  brevissime  sempre  bian-|Signe  quando  adulto  :  cap- 
che :  cappello  la  cui  pelle  non|])e!lo  con  epidermide  di  leg- 
e  staccabile,  senza  che  si  la-|gieri  staccabile  :  polpa  non 
ceri    la    sostaaza  del    fungo  :  molto   consistente,   che  posta 


odore  disaggradevole ,  polpa 
soda ,  che  non  si  altera  nel 
colore.  E  comune  fuori  della 
P.  Ticiao  aU'Acqua  Nera  ,  ma 
trovasi  pure  in  altre  parti 
nei  diatorni  di  Pavia.  E  ve- 
lenoso  :  e  si  avvicina  ucgli 
eflFetti  air  Ag.  pipfratus ,  per 
«ni  posto  in  bocca  svolge  bru- 
eJore  alle  fauci  ed  alia  lingua. 


in    bocca     prende     un     color 
vinoso ,  dicesi  volg.   Raggeta. 


ne'  funohi  nel  pavbs*.  363 

7a.   Amanita  aurantiaca.  Ag.  aiirantcaxus. 

Ag.  pileo  campanulato  aurantio-ruhio  ,  renellis  ventricolis 
aureis  ,  stipite  albo.  D.  C.  Syii.  t.    362. 

a.  Amanita  aurantiaca.  Lam.  diet.   p.  41. 

Agariciis  auiantiacus.  Bull.  tab.  120.  Scliceffer.  Fung.  4, 
p.   64,  tab.   267.  Michel,  gener.    186,    t.   67  ,    f.      1. 

y.  Agaricus  ovoideus  Albus.  Bull.  tab.  364.  Agaricus  ccesa- 
reus.  Allion.  flor.  Pedem.  p.   33^,  f.    i. 

Qucsto  agarico  dopo  il  Qimpestris  e  il  piu  usitato.  Era 
egli  conosciuto  dagli  antichi  Roman!  ,  i  qnali  lo  dicevaao 
Fungorum  princeps.  Appaie  sotto  la  fonna  d"  ovo  chluso 
in  una  Ijorsa  niembranosa  ,  bianca  ,  che  poscia  apresi  al 
vertice  mostrando  una  superficie  gialla  cbe  mano  niano 
apresi  collo  svolgersi  del  cappello  ,  che  cOntinca  ad  al- 
zarsi  siiio  a  10  ,  12  centim.  di  dlametro  :  la  superficie  e 
arida  ,  facile  a  decorticarsi.  La  carne  continua  col  pedun- 
colo ,  il  quale  e  lievemente  rigonfio  alia  base  ,  duro  e 
consistente.  Lamelle  un  poco  fimbriate  ,  composte  di  due 
lamine  ,  assai  adereuti  alia  carne.  II  vero  fungo  auran— 
ziaco  ha  il  cappello  d' un  rosso  ranciato,  e  le  lamelle  ed 
il  peduncolo  giallastri.  L'  auranziaco  giallo  e  tutto  d'  un 
egaal  colore  e  la  vai'ieta  bianca  e  pur  tale  :  le  lamelle 
sono  in  tutte  ricoperte  da  una  membrana  ,  che  nfe  forma 
poscia  r  anello.  Questo  agarico  lo  si  trova  da  noi  ,  ma 
pill  comune  al  suolo  di  Lumellina  ,  e  plu  ancora  al  Mi- 
lanese ,  cio  non  ostante  in  autunno  sui  nostri  niercati  lo 
si  vede  di  spesso  ,  ed  ognuno  e  invogliato  ad  acquistarlo 
pel  gusto  suo,  non  che  per  I'odore  soavissimo  che  nianda. 
Convien  ben  riflettere  a  non  confonderlo  col  falso  cocco 
che  e  veienosissimo.  L'  agarico  descritto  dicesi  volg.  fungo 
cocco  ,  fungo  ovo.  Fung.  ceuf. 

73.   Amanita  muscaria.   Ag.  muscarius. 

.4g.  pilci  marginc  striata,  lamellis  candidis,  stipite  subfarcto 
bulboso  ,  volva  squamosa.  Clus.  p.  2.80.  Fung,  mu- 
scarius. Trag.  Ic.  Bauh.  XL.  c.  5i.  Michel,  t.  78, 
f.  2.  Ag.  muscarius.  Linn.  Suec.  12 35.  Schceffer  t.  37, 
aS.  Am.  pseudo-aurant.  Bull.  t.  132.  Am.  muscnrin. 
Per  soon.  Syn.  p.   2  53. 

Questo  agarico ,  che  dicesi  ovolaccio,  cocco  falso,  fuwgo 
tignoso,  cocco  maledico  ,  i-assomiglia   molto  all'.^g'.  ccrsareus. 


564     ojsEnvAi.  ecc.  sopra  i  sintomi  velenosi 

Linn,  gia  descritto,  volgcirmeiUe  detto  fungo  cocco ,  die 
e  uno  dei  piu  buoni  a  innngiai'si ,  ma  sovente  m'  ac- 
cadde  di  osservare  ,  che  insieme  al  sopra  descritto  recasi 
sulle  piazze  confuso  nil  altro  ,  die  fe  il  niuscario  ,  fungo 
atrocissimo ,  die  dicesi  inebbriante  perdie  da  alcunl  popoli 
Nordici  fassi  con  esso  e  1'  epilobio  angnstifolio  una  be- 
vanda  die  lia  tale  proprieta.  Credo  quindk  non  inoppor- 
tuno  il  darne  i  caratteri^di    confronto. 


Agarico   muscario  ,   o  falso 
cocco. 

La  borsa ,  da  cui  sorte  il 
fungo  e  incompleta ,  subro- 
tonda  ,  di  superficie  inegua- 
le  ,  biancastra,  qualche  volta 
oscura. 

Lo  stipite  ossia  gambo  bul- 
boso  alia  base  ,  cavo  nel 
mezzo  ,  con  superficie  squa- 
mosa, anello  grande ,  bianco, 
membranoso,  perslstente,  la- 
melle  solitarie  dimezzate  e 
bianche. 

II  cappello  se  e  giovane  ha 
la  forma  d'  una  campana  , 
piano  ,  dilatato  se  adulto  : 
pelle  non  staccabile  dalla  car- 
ne.  Sapore  e  odore  corrispon- 
dono  fra  loro  ,  ed  e  questo 
il  maggior  inganno. 

74.  Amanita  procera.  Ag.  procerus. 
Ag.  sordido  albiis ,    pileo  piano  medio  subdepresso  vcrnicoso , 
aspero  ,    lamellis    lads  ,   pcdiculo  minime   adnexis  ,  sti- 
pite pleno  5  erecto  bulhoso,  squamoso.  D.  C.  Syn.  n.*  5o6. 
Ic.  Bull.   tab.   78   e  Sg3. 
Questo    agarico    e   di   un    bianco    sordido.    Lo    stipite    e 
dritto ,   lungo   da    12.   a    i5   centim.   i3ieno  alia  base ,   fornito 
di  scaglie  ,    che    sono    gli    avanzi    della    borsa    incompleta 
che    lo   ricopriva    in    gioventu.    II   cappello    e    presso    che 
piano  ,  con  un  lieve  infossamento  nel  centro  :    arriva    dai 
la   ai    J  5   centim.   di   larghezza  ed   e   scgnato    da    verruche 


Agarico  cesarco,  o  fungo 
cocco. 

Volva  completa,  ossia  bor- 
sa 5  che  ha  per  lo  piii  cin- 
que divisioni,  allorche  e  sbuc- 
ciato  il  cappello ,  ed  innanzi 
e  oviforme  ,  con  una  super- 
ficie liscia  siccome  pelle  ,  e 
d'  un  color  latteo. 

II  ganibo  d'  egual  dimen- 
sioue  in  tutte  le  sue  parti , 
lievemente  rigonfio  alia  base, 
pagliarino  all'  infuori ,  solido 
allorche  giovane,  cavo  ,  adul- 
to: anello  grande,  pagliarino , 
caduco  allorche  invecchiato  : 
lamelle  pagliarine,  dimezzate, 
solitarie  :  cappello  emisferico 
se  giovane,  poscia  convesso, 
pelle  sottilissima,  c  di  leg- 
gieri  staccabile. 


ne'  funghi  nel  pavesb.  365 

proiuinenti  e  sparse  ,  die  sono  le  tracce  della  volva  :  lo 
lamelle  sono  larghe  ,  spesse  ,  noii  contigue  col  gambo, 
sopra  del  quale  lasciano  la  loro  traccia.  La  niemhrana 
che  li  ricopre  si  ravvolge  in  forma  d'  anello  sopra  il  pe- 
duncolo.  Cresce  in  estate  nei  bosclii.  E  di  un  gusto  squi- 
sitissimo  ,  e  suolsi  niangiare  da  noi  suUa  cosi  delta  gra- 
ticola ,   unto  innanzi  coll'  olio  ,   o  burro  fresco. 

75.   Amanita  aspera.  Agaiicus  asper. 

Ag.  pileo  subumhonato  ,  verrucis  acutls  scabro  ,  margine 
Icpvi ,  stipite  farcto  attenuato  squamuloso.  Buscb.  cent.  V. 
t.  48  ,  f.  I.  Aman.  Haller.  Helv.  n."  2365.  Agaricus 
verrucosus.  Bull.  t.  3 16.  Ag.  myodes.  Bolt.  t.  i3().  Ag. 
asper.  Abb.  D.  Scha<^.  3.  Decand.  fr.  a.  p.  208.  Amor 
nita.  Persoon.  Syn.  p.   a56. 

Questo  agarico  ha  una  borsa  incompleta  ,  che  sconiparc 
nella  prima  eta  ,  e  lascia  sul  cappello  delle  prominence 
sovente  a  punta.  II  peduncolo  e  spesso  alia  base  pieno, 
lungo  da  5  a  6  centim.:  il  cappello  prima  eraisferico  c 
stretto  termina  col  divenire  concave  e  largo  da  7  ad  8 
centim. :  le  lamelle  bianche  ,  numerose,  ineguali,  ricoperte 
in  gloventii  da  una  membrana  ,  che  si  ravvolge  a  foggia 
d'  anello  persistente  sopra  il  peduncolo.  La  carne  e  bianca 
o  rossigna.  Trovasi  in  estate  nei  nostri  boschi ,  ma  e  so- 
spetto. 

76.  Amanita  verrucosa.  Agaricus  verrucosus. 

Am.  stipitata  ,  pileo  convexo  cinereo  verrucosa,    verrucis  la- 

mellisque  albis  ,  stipite  basi  bulboso.  Huds.  Flor.  Angl. 

p.  6i3. 
Amanita  umbrina.  Pileo  planiusculo ,  fuligineo  ocraceo  opaco , 

verrucis ,  lamellis ,  stipiteque  albidis.  Disp.  Metli.  fung. 

p.   67. 
Amanita  citrina.  Persoon.  Syn.   25 1. 

I  suoi  caratteri  sono  d'  avere  una  borsa  incompleta,  della 
quale  non  rimane  vestigio  veruno  ancorciie  svilnppato. 
L'  anello  e  persistente  menibranoso  ,  talvolta  ondeggiante  : 
il  gambo  bulboso  alia  radice.  E  per  lo  piii  solitario  ,  e 
lamelle  pure  solitarie  ,  intiere  ,  bianchiccie  :  il  cappello  da 
prima  emisferico  ,  indi  piano,  finalmenfe  concavo  ,  e  la 
di  lui   polpa    contigua    col    gambo  ,   la    di   cut    superticie  « 


366     ossEnvAr.  ecc.  sopra  i  sintomi  velenosi 

coperta  da  inimite  proniineiize  ,  sopra  un  fondo  rossiccio: 
carne  biaiica  ,  ed  or  lossigna  noii  alterabile  nel  colore , 
odore  iioa  dispiaccvole  ,  sapore  alquanto  salato  ,  ma  ri- 
tiensi  per  velonoso.  Esso  piesenta  niolte  varieta,  le  quali 
da  taluno  vennero  confuse  sotto  il  nonie  di  Ag.  myodes. 
Ag.  maculatus.  Ag.  citrinus.  Ag.  fulvus. 

Trovasi  nei  boschi  di  querce  nella  vallata  del  Ticino, 
e  men  furono  presentati  anco  in  quest*  anno  moltissinii 
esemplari  raccoiti  nell'  autunno  fuori  di  P.  Ticino  al  luogo 
detto  il  Rottone ,  volg.   dicesi  Bisacan, 

Blorchella. 

Char.  Pileiis  carnosus  ,  areolis  laciinosis. 
MorcheUa.   Persoon.  Bol.  fuss.  Lain.  Plial.  sp.   Linn.  Morcb. 
Bulliard  ,  tab.    i  ,  pag.   68  ,  t,   a.   Gen.   XIV. 

Spiignole. 

Sono  provviste  di  borsa  ,  d'  un  peduncolo  cilindrico  , 
portante  un  cappello  ovoideo  chiuso  alia  sommita  con  cel- 
lule che  lianno  una  figura  poligona  ,  ed  ivi  sono  riposti 
i  grani  semlniferi.  Juss.  Lam.  Persoon.  Distinsero  le  spu- 
gnole  dai  satiri  ,  non  aventi  essi  borsa  ,  ed  essendo  i  loro 
semi  involti  in  un   viscido  umore. 

J.  MorcheUa  esculenta. 

M.    Stipite    hrevi ,   pileo  celluloso  ,  rugoso.    Vent,  in    mem. 

p.   5o8. 
Phallus  csculentus  suai^eolens ,  stipite  nudo  ,  hrevi ,  fistulosu, 

pileo  cum  stipite    adnata  ,   cellulis  profondissimis.    Mor. 

esculenta  Persoon.  Syn.   6i8. 
Phallus  csculentus  Linn.  Sp.    1648.  Bull.  Champ,    p.   ^74, 

t.   a  1 8. 

La  spugnola  commestibile ,  che  in  vernacolo  dicesi  spons- 
gneulle.  Spugnuolo  bucno  ,  tripeto  dei  Piemontesi ,  ha  un 
peduncolo  cilindrico  ,  ma  ineguale  ,  qnalclie  volta  pieno  , 
ma  pill  sovente  crasso ,  ma  vuoto  e  bianchissimo.  II  cap- 
pello ovoideo  ,  fatto  a  cellule  poligone  :  ha  un  odore  pia- 
cevole  ,  e  sen  distinguono  tre  varieta  pel  colore.  La  pri- 
ma in  gioventu  e  di  un  bianco  latteo ,  e  divien  poscia 
giallo-pallida ;  la  seconda  e  prima  grigia  ,  diviene  in  poi 
«r  ua  color  fuligginoso  ^  la  terza  c   di  un  grigio  bruno,  che 


I 


Ne'  FUNGHl    NEL    PAVESE.  36^ 

diviene  ucroguola.  Crescotio  esse  in  priinavera  sotto  i  filari 
delle  viti ,  e  lungo  i  pergolati,  variando  assai  iiella  forma  e 
iiella  grandezza.  Esse  mangiaiisi  verdi  ,  ma  anco  essiccate 
senza  pericolo  veruno  ,  sebbene  possano  divenire  funeste 
allorche  raccolte  dopo  lungbe  piogge  o  per  non  essere 
state  ben  pulite  dngl'  insetti  ,  che  sovente  annidano  nelle 
loro  cellule ;  siccome  possono  essere  iiocive  allorclie  ram- 
moUite  dalla  veccbiaja  ,  al  dir  dl  Gilbert ,  uomo  celebra- 
tissimo  neir  arte  medica  (i). 

2.   Morchella  crassipes. 

M.  stip/te  crasso  ,  alho,  rimoso  et  covernoso  ,  pileo  plicato. 

Michel,  f.  8.  tab.  7.  Phallus  crassipes.    Vent.  Mem.  inst. 

I.  c.    1.  p.   509  ,  f.   a, 
Morchella  crassipes.  Persoon.  Sya.   261. 

Questa  spugnola  recasi  sulle  piazze  ,  e  si  distingue  dalla 
precedente  pel  peduncolo  rigonfio  alia  base  ,  e  piu  pic- 
colo alia  sommita.  11  peduncolo  e  quattro  volte  piu  lungo 
del  cappello  ,  il  quale  e  bruno  ,  celluloso  ,  conico ,  ler- 
minato  in  punta.  Trovasi  nei  dintorni  di  Pavia  ,  ed  io 
lo  trovai  alia  Motta  S.  Damiano  ,  alia  Vella  ,  a  Scarpone 
sotto  i  filari  delle  viti,  specialmente  in  prima  vera. 

Satyrns.  Phallus. 

Char.  Pileus  cellulis  reticulatus ,  aut  tuherculatus . 

Phalli. 

Questo  genere  si  presenta  con  un  cappello  alzato  sopra 
un  peduncolo  ,  inviluppato  in  un  sacco  alia  base  ;  cap- 
pello forato  aU'apice,  e  la  superficie  fntta  a  cellule  po- 
ligone,  dalle  quali  sorte  un  umore  viscbioso,  puzzolente , 
misto  a  dei  grani  neri  e   verdognoli. 

I.   Phallus  impudlcus. 

P.  fcetidissimus.,  sdpite  lorigo  ,  volvaceo  ,  cribroso  ,  pileo  brevi , 
nee  cum  stipite  adnato  ,  cellulis  vix  cavatis.  Hab.  t.  i8a. 

Phallus  impuJicus.  Linn.  Gen.  plant,  fung.  P.  Schrrffer  , 
fung.    196. 

Phallus  fcrtidus.   Lam.   flor.    fran.    1.    p.    121.   Morille  fetide. 


(t)   D6moasti«t;on   elemcntaire   de  botanique,  t.   3,   p.   304, 


868     ossKRVAz.  ecc.  sorRA.  I  sintomi  velenosi 

Fungus  fixtidas  ,  penis  immaginem  referens.  C.  B.  Lin.   374. 
Phallus.  Pileo  o^ato  cetluloso  ,    stipite  riudo  ,    rugoso.    Linn. 

flor.    Snec.    n."    455.    Boh.  lung.    f.    g5.   Yolg.   dicesi 

sponsgneulle  falsa. 

In  gioventii  qaesto  fnngo  e  molle,  ovoideo,  giallastro  , 
ma  poscia  apresi  il  sacco  ,  e  ne  sorte  il  cappello  col 
gambo,  che  e  cavo,  ciliadrico,  alfjuanto  rappicciolito  alia 
somniita,  Mancastro  e  tutto  quanto  pertugiato  qual  spu- 
gna.  Air  apice  del  pednncolo  v'  ha  vm  cappello  conico  at- 
travcrsato  dal  gambo,  ma  non  aderente,  formato  egli  pure 
da  tante  cellule  poligone  ripieue  di  un  uiuor  viscido ,  ver- 
dognolo  ,  ed  oltremodo  fetido.  Questo  fungo  si  alza  da  10 
a  12  centim.  ,  ed  e  di  breve  durata.  Trovasi  sul  finlre 
dell'  estate  ,  e  da  lungi  si  manifesta  col  suo  fetido  odore  , 
c  in  tutti  gli  anni  io  il  trovo  viciiio  al  Campo  Santo  fuori 
di  porta   Cremona. 

2.  Phallus  caninus. 

P.  rnfescens  ,  minor  ,  pileo  coUiculoso ,  stipiti  contiguo.  Per- 
soon.  Ob.   mycol.    i.  p.   7,  in  Scho'ffer ,  p.    i3o. 

P.  Caninus.  Sdicpffer.  Ind.  p.  i35,  i36.  Curtis.  Flor.  Lond. 
t.  235.  Vent.  Diss,  sur  le  gen.  Phallus,  in  mem.  inst. 
p.    69. 

Questo  fungo  non  ha  odore  ,  e  assai  picciolo  in  con- 
fronto  al  precedente  ,  e  noi  lo  trovammo  assai  volte  vi- 
cino  ai  tronchi  marciti  dei  pioppi.  Volg.    dicesi    Pissacan. 

Clatlirus. 

Char.  Litotecii  hymenio  demum  deliquescentc.  Pileus  acaulis 
ramis  anostomosantibus.  Bull.  Cliamp.  t.    i  ,  p.   68. 

I.   Clatlirus  cancellatus. 

Clat.    volvaceus ,    sessilis  ,    ramis    coralloideis    concameratim, 

dispositis ,  volva  uivea  erumpens.  Bull.  Champ,   p.  140, 

t.  441. 
Clathrus  cancellatus.  Linn.  Sp.    1548.  Clark,    ruber.  Michel. 

gen.   214,  tab.    93.    Persoon.    Syn.     241.   fl.    Clathrus 

flavescens.  Persoon.  Syn.   242. 

Questo  fungo  e  sessile  ,  e  sta  fisso  al  suolo  merce  sl- 
«une  minute   fibrille.   E  globiiloso,   ovoideo  ,   bianco ,  gross* 


me'  fungiii  nel  pavese.  369 

sicconie  una  grossa  palla  da  bigliardo.  Iiitoraameiite  coii- 
ticne  una  sostanza  mucilaginosa  ,  clic  si  osserva  allorclic 
rompcsi  il  sacco  ,  dal  quale  sortc  il  cappcllo  ,  chc  e  fatto 
a  guisa  tli  canccUo  d'  uii  bel  rosso  ,  nella  di  cui  parte 
interna  scorgesi  tutto  fatto  a  cellule.  II  cancello  e  fatto 
come  una  volta  ,  ossia  globo.  Dopo  parccclii  giorni  sbuc- 
ciato  scorgesi  nelle  cellule  sopraddette  i\n  liquor  fetentissi- 
1110  ,  indi  passa  in  deliquescenza.  lo  credo  clie  il  fungo 
(lescritto  dal  sig.  Malacarne  ,  clie  dice  aver  trovato  a  S.  Ze- 
none  ,  non  sia  altro  clie  il  clatro  caucellato  di  cui  par- 
lasi.  Li  alcuni  paesi  v"  lia  il  pregiudizio  ancor  vigente  nel 
volgo  die  clii  tocca  11  n  tal  fungo  vien  preso  da  cancro  , 
cpiinci  scoperto  cgli  da  taluno  ,  costumasi  seppellirlo  al- 
1  istante  (i).  lo  lo  trovo  in  ogni  anno  nel  bosco  del  giar- 
dino  botanico. 

Trighia 

Dermatocarpi. 

Char.  Fungi  membranacci ,  coriacei  ,  aut  villoso  iiitus  pul- 
vere  farctis.  Trichia  Ilaller.  Peridium  rigidiwi  super- 
.sistens  ,  capillitium  suhcompactum  basi  adiintum  ,  ela- 
stice  se  expandens .  Bull.  loc.  cit.  t.  i  ,  p.  68  ,  tab.  i  , 
gen.  4.  Trichia  conferta  flava  aurantiaca  ,  nitida ,  pe- 
ridio  sphcBrico  ,  scepe  sessilis  persistente.  D.  C.  Syn. 
n.°   643.   Ic.   Bull.   loc.  cit.  tab.   417,  iig.   4. 

I  peridj  di  questo  genere  di  fungbi  sono  sessili  o  pe- 
duncolati  o  portati  in  comune  sopra  una  ineuibrana  ap- 
j)arentissima  allorclie  giovani.  Raccbiudono  dei  filamenti, 
clie  sono  attaccati  al  peduncolo ,  o  alle  pareti  del  peridio, 
cbc  portano  dei  globeti  pulverulenti  nuinerosissimi.  [1  peri- 
dio dclle  tiicbie  e  dei  sferocarpi  e  ovoideo,  o  sferico,  sessile, 
o   peduncolato  ,  clie  rompesi  da  se. 

I.    Trichia  gymnospcmia. 

T.  snbrotundii  ,  sessilis  ,  spndicea  ,  pulvere  iiudo.  Persoon. 
Tab.  6.  Iig.  I .  Sphcerocarpus  sessilis  orbicularis  ,  cxUis 
fusco  nigricans  „  intiis  aureus  ,  reticulo  fibrosa  fugaci 
vix  perspicuo.   Bull.   Cliamp.   pi.   417,  f.    5. 

(l)   Tiiove   dans   son   Cliloiis   du   dt'-j>;tilciiionl  des   Landes. 


Bibl.  hal.  T.  XXXVlf. 


-4 


370        OSSERVAZ.   CCC.   SOPUA  I  SINTOMI  VELENOSI 

II  pcrklio  ili  qucsto  fnngo  c  sferico  ,  luccntc  all"  csterno  , 
ordiiiaiiaineiUe  d"  uii  glallo  tloi-ato  ,  qualche  volta  Ijruua- 
stro  o  plnnibeo  ,  sovente  sessile  ,  qualciie  volta  portato 
sopra  un  corto  pctkuicolo  e  ciliadrico  :  la  membraua  della 
liase  e  bianca  assai  apparente,  I  perldj  si  aprono  irre- 
golarmente ,  e  la  loro  parte  infcriore  rimane  ordinaria- 
iiiente  come  un  calice  lacerate  :  la  reticclla  filamentosa  , 
c  la  polvere  soiio  d' nil  giallo  dorato.  Cresce  in  agosto  so- 
pra i  tronchi  degli  all^eri  niorti,  c  io  lo  trovai  vicino  al- 
r  oratorio  di  S.   Damiano  ,   stradale  di  Belgiojoso. 

GE  A  STRUM. 

Char.    Volva   radlcatim  faso  ,  peridium    loeve    (  acuule  )   ore 
piloso  dehiscens. 

1.  Geatrum  hygrometricum. 
G.  radio  muhifido  nifescente  ,  peridio  sessili  ,  glabra  pnlU- 
diore.  Persoon.  Disp.  Meth.  fang.  p.  6.  Geastrum.  Bull. 
loc.  cit.  f.  I  ,  pag.  68,  t.  I.  Gen.  6,  fig.  29.  Ly- 
coperdon  radiatum.  Batsch.  Elen.  fung.  p.  i5t.  Flor. 
Dan.  tab.  36o.  Bolton,  fung.  t.  179.  Geas.  hygrome- 
tricum. Persoon.  Syn.    i35. 

L"  inviluppo  esterno  di  questo  fungo  e  un  bruno  rosso 
e  dividesi  in  6  o  7  raggi ,  che  si  ravvolgono  alT  iuiljasso. 
II  suo  dianietro  allorche  e  esteso  e  di  7  centini.  circa.  II 
peridio  e  dello  stesso  colore  che  la  base  :  e  sessile  ,  sfe- 
rico alia  soinmita  ,  e  fa  centre  alia  base  da  una  volva  ta- 
gliata  in  piii  parti  segnata  da  strie  retifornii.  Questa  specie 
lia  la  proprieta  ,  che  il  suo  involucre  esteriore  e  raccar- 
tocciato  all'  indietro  allorche  la  stagione  e  secca  ,  e  tro- 
vasi  in  un  niodo  opposto  allorche  1'  atniosfera  e  uniida. 
Cresce  nei  boschi  ,  e,  soprattutto  ne'  luoghi  ombrosi  e  sel- 
ciosi ,  ed  io  il  trovai  nel  bosco  della  villa  Eleonora ,  pro- 
prieta  Paleari  ,   fnori   delle  mura  della  nostra  citta. 

TULOSTOMA'. 

Char.  Peridium  stipkatum.,  ore  cylindrico ,  cartilagineo.  Tulost. 
Squamosum.  Var.  fi.  Persoon.  Syn.  139.  Tulost.  Fi- 
laiwn.  Bull.  Champ,  tab.  471.  F.  T.  Lycoperdon  pe- 
dunculatum  var.  j3.  Linn,  spec.  1 6S4.  Bull.  Cliamp. 
p.  161  ,  tab.  294  et  471,  iig.  a,  Batsch.  Elen.  fung.  3, 
tab.  29.  fig.    167. 


Nlf  FUNGIir    NEL    TAVESK.  3/1 

I.    Tulostoma  bramale. 

T.    Peritliuin   stipitatutn  :    ore    cylindrico    cardlaginco.    Bull. 
Vol.    I  ,  p.    68  ,   tab.    I.   Gen,   VJ.  lig.    39. 

Qiiesto  fiingo  ha  uri  coloi'e  l^iancastro  ,  il  peduncolo  ci- 
linJrico  ,  ordinariaineiite  glabro  ,  qualche  volta  scaglioso  : 
luiigo  tre  centiinetri,  vuoto ,  e  qualche  volta  attraversato  in 
tutta  la  sua  lunghezza  da  un  filo  longitudinale  slccome  si 
scorge  in  diversi  agarici.  11  suo  pcridio  e  globoso  aperto 
alia  sonimita  con  un  foro  ritondo  lieveniente  prominente. 
Cresce  nei  luoghi   sabliionicci  in  inverno  ed  in  primavcra. 

Lycoperdon. 

L.  peridium  caulescens  ,  apice  demum  ruptiun  ,   vcrrucls  dc- 

ciduis  obsitum. 
Lycoperdon.   Bull.   loc.   cit.  tab.    i.   p.   68. 
Lycoperdon.   Syiec.   Lin,   Bull.   —  Bovina  —  Scltcrodermn  et 

Lycoperdon  Per  soon. 

Licoperdi. 

Carattcri.  =  Questl  funghi  sono  formati  con  un  peri- 
iTio  ordiaariamente  globuloso  ,  ripieni  in  gioventu  d'  una 
<ai-np  solida ,  biancastra ,  d"  odore  fragi'antissinio;  poscia 
ingiallisce  ,  si  decompone  in  una  sostanza  marcida  ed 
uniida,  chc  poscia  essiccando,  cangiasi  in  una  polve-fulva 
o  vcrdognola  abbondantissima  mista  a  filamenti.  AUorche 
sono  niatnri  si  aprono  all'  apice  piu  o  nieno  regolarmente  , 
espcllendo   questa  finissima  polvere  a    guisa  di   fumo. 

I.  Lycoperdon  caelatwn.  Bull, 

L.  magmtm  obconicum  paJlescente  alhidum,  squamis  latiuscuUs 
subtus  plicatuni  ,  radice  ccespkosa.  D.  C.  Syn.  n°.  71.3. 
Persoon.  Syn.  p.  141,  n.°  2.  Bull.  Champ,  p.  i56, 
tab.    480. 

L.  gcmmatuin.   Schcfffer.  Fung.  4.  p.    i3o.   tab.    189. 

Lycoperdon  bovista. 

Questa  specie  e  assai  grossa  in  forma  di  trottola ,  riton- 
data  alia  somniita ,  e  sta  fissa  fortemente  al  suolo  nierce 
gran  copia  di  fibiillc  radicali  :  la  carne  prima  e  bianca , 
poscia  giallastra  ,  prende  una  tinta  bruna  assai  carica  ,  e 
cangiasi  flnalmente  in  una  polvere  di  colore  I'uligginoso.  11 


6y2      ossrnvAz.  ccc.  sorRA  i  sintomi  velenosi 

suo  jierJdio  gi'.icllc  ,  prinia  bianco  ,  dopo  cenero^nolo  ,  o 
rosuastro  ,  finaloientc  d''  un  l)runo  pin  o  iiicno  carico.  La 
siipcrficic  di  rado  c  liscia  ,  nia  piu  spesso  coperta  da  punte, 
allargate  alia  base  ,  fonnanti  dcllc  screpolature  a  guisa  di 
tanti  poligoni.  Trovasi  in  luglio,  ed  anclie  in  autunno  avau- 
zato  sul  suolo  al  caiiipo  Maizio  fuori  di  porta  Stoppa. 
Dicesi  volgarmente  Pet  de  Louf.  Allorcbe  giovane  niangiasi 
da  tutti  avidaniente  ,   essendo  gnstosissimo. 

2.  Lycopcrdon  gigautciun. 

L.  suhacaule  ,  glohosuin  maximum  ex  alhido-pallescens  sqiia- 
mulis  sparsis  subosoletis.  Persoon.  Syn.  pag.  140.  D.  C. 
Syn.  n.°  712. 

Lycoperdon  Bovista  maximum  globosnm  ,  came  alba  semini- 
bus  subfuligineis,  pcricarpio  tamui ,  flacido,  radice  gra- 
cillima.  Bull.  loc.  cit.  tab.  164  et  447.  Schaffer  fung. 
Bav.  tab.  191.  Batsch.  elenc.  fung.  tab.  i65.  Clus. 
hist,   a   p.    188. 

Qucsto  fungo  e  costantemente  ritondo  e  presso  che  sfe- 
rjco.  Arriva  dai  i5  ai  3o  centimetri  di  diameti-o.  La  sua 
radice  e  estremamente  piccola  :  la  carne  prima  liianca  , 
poscia  d' iin  glallo  verdastro  ,  prende  in  ultimo  un*  color 
bruno  grigio ,  cangiandosi  in  una  polve  fuligginosa.  II  pe- 
ridio  in  gioventii  e  biancastro,  poscia  rosso ,  indi  cencro- 
gnolo  e  delicato,  sovrattutto  verso  la  parte  superiore ,  ove 
egli  presenta  delle  areole  irregolari.  La  superJicie  e  liscia 
ed  un  poco  piumosa.  Cresce  sul  suolo  in  autunno  e  noi 
il  trovammo  nei  prati  vicino  a  Scarpone  ,  a  S.  Leonardo 
alia  sinistra  del  Ticino, 

3.  Lycoperdon  excipuliforme. 

L.  magnum  albidum,  peridio  subgloboso,    verrucis   spinulosis 

sparsis ,  caule  subt.ered  longo  plicato.  Persoon.  Syn.  p. 

145.   D.  C.  Syn.   n.°   809.   Ic.  Bull.   loc.  cit.  tab.   480. 

iig.   2.  Sclicpffcr.   Fung.   Bav.  tab.    187  et  290  ,   296. 
Lycoperdon  excipuliforme.  Var.  a.  Persoon  loc.  cit. 
Lycoperdon   proieus    excipuliforme.    Bull.    Cliamp.    ]).    148, 

140.  fig.   2. 

Questo  fungo  al  dire  del  signor  Decandollc  dilFerisce  da 
tutte  le  varieta  del  L.ycopcrdon  Proteus,  dappoiclie  il  suo 
j)eduncolo,  che   e  assai   lungo ,.  si  rigonfia    alia    Ijase,  e  si 


Ne"'  FUNGIII    MEL    I'AVESE.  ^j3 

ristrino;e  alia  sommlth ,  mentre  accade  air  opposto  nel  L. 
pioieus.  II  peridio  e  globuliforme ,  liscio,  un  poco  iloccoso„ 
prima  d''  un  bianco  giallogaolo ,  e  poscia  Ijruiio.  Cresce 
sopiM  il  suolo  in   luogo  arenoso  ed  asciutto. 

4.  Lycoperdori  Proteus. 

L.  Peridio  hemisphoerico  Iceviusculo  ,  priino  alho  ,  demwii  griseo 
rufescente ,  verrucis  paucis ,  sdpite  brevissiino  ,  racUce  par- 
va.  D.  C.  Syn.  n.°  74.  Ic.  Bull.  loc.  cit.  tal).  435. 
fig.   2  ,  tab.    340. 

a.  Lycoperdon  proteus  caepeformis.  Bull.  Champ,  p.  148, 
I  35,  fig.   2. 

Lycoperdon  praten^e  Per  soon.  Syn.    142. 

^.   Lycoperdon  ovoideum.   Bull.  loc.   cit. 

7.  Lycoperdon  piriforine  var.  J3.  Persoon.  Syn.  148. 

0.  Lycoperdon  hiemale.  Ball.  tab.  72. 

$.  Lycoperdon  lacunosum.  Bull.  tab.   62. 

Questo  fungo  ora  e  ritondo ,  ora  a  guisa  di  trottola , 
prolungantesi  in  fine  in  un  peduncolo,  un  poco  rappicciolito 
alia  Ijase.  La  carne  prima  bianca ,  cangiasi  poscia  in  pol- 
vere  Ijruna.  11  suo  peridio  bianco  in  gioventii  grigio , 
rossiccio  diviene  allorche  adulto,  .finalmente  bruno  in  vec- 
chiaja,  e  diviene  floscio  allorche  emette  la  semente.  La 
superficie  qualche  volta  e  liscia,  tal  altra  cotonosa ,  so- 
vente  munita  di  punte ,  o  papille  di  figura  variatis>sime. 
La  radice  e  piccola,  e  la  base  del  fungo  presenta  sovente 
delle  f'enditure  o  depressioni  irregolari.  Questa  specie  ci 
si  ofFre  sotto  molti  aspetti,  ma  nou  sono  clie  semplici  varieta. 
Cresce  in  terra  nei  prati  aridi  e  luoglii  sabbionicci. 

5.  Lycoperdon.  gossypinum. 

L.  gregariuin  minutuluni  glabro-turbinatum ,  subliinuginosnin 
palUdnm.  Persoon.  Syn.  p.  i5c.  D.  C.  Syn.  n.°  710. 
Ic.  Bull,  loc.  cit.  tab.  435.   fig.    i. 

Questa  specie  e  la  piu  piccola  di  cpxante  noi  al)l)ianio 
La  sua  forma  e  quella  di  una  trottola  presso  clie  gloljulosa. 
La  superficie  sua  e  fioccosa.  La  carne  prima  bianca  si  cau- 
gia  poscia  in  una  polve  bruna.  II  suo  peridio  e  delicato, 
flessibile,  molle  prima  d'un  bianco  lattco  ,  poscia  giallastro^ 
finalmente  d'un  bruno  chiaro.  Cresce  sopra  i  logni  morti , 
carattere  die  sarebbe  bastante  a  distin^juerlo  dalle  alt  re  spe- 
cie conceneri  die  costantcinentc  crcscono   in   terra. 


374        OSSliRVAZ.  eCC.  SOI-HA   1  SlNIOMl  VELENOSl 

6.  Jjycoperdxni  andrnsiaccum. 

L.  subglobosum  ccesio-griseum  laive  subtus  plicatwn ,  cor t  ice 
tenui,  corne  finna,  rubra  pulvere  subnigra.  D.  C.  Syn. 
n."  708.  Persoon.  Syn.   p.    i  Sy ,   n."   3. 

BovLsta  plumbea,  subglobosa  ccesia.  Persoon.  Syn,    iSj. 

Qnesta  specie  rnsson^iglia  assai  alia  lycogola  miniata.  Sic- 
rome  essa  e  sprowista  cli  scas;;lie  e  tuberco'.i  sopra  il  glolio  , 
ma  in  luogo  cVessere  ripiena  in  gioventii  d'un  sugo  liquii.lo, 
oflVc  una  solida  carno  d' un  colore  rossigno ,  clie  essiccando 
cangiasi  in  una  ])olve  lu'iina  ,  framniista  a  dei  filamenti.  II 
pcridio  e  gi'acile ,  coriaceo,  flessibile ,  bianco  in  gioventii, 
d'un  gvigio  azzurrognolo  in  niaturanza.  Si  apre  alia  som- 
niita,  e  poscia  si  disti-ngge.  Trovasi  in  autunno  sul  suolo 
ed  in  ogni  anno  io  lo  trovo  nel  bosco  della  Villa  Subur- 
liana  Paleari  fuoii  di  porta  Cremona.  Male  a  proposito  il 
signer  BuUiard  dice  trovarsi  questo  licoperdon  sopra  i  legni. 

7.  Lycopcrdon  pediinculatnm.  Lin. 

L.  stipite  longo,  capitulo  globoso  glabra,  ore  cylindrico  in- 

tegerriino.  Pull.  Herb.  tab.   17. 
lyroperdon   pedunculat.um.    Far.  fi.  Lin.    spec.    1654.   BulL 

Champ,   p.  161,  tab.  294,   et  tab.  471,  fig.  2.   Batsch 

Elenc.   fung.    3,  t.    29,  fig.    167. 

Mi  accadde  di  trovare  questo  fungo  nello  scorso  anno  in 
primavera  sopra  il  inuro  d' nn  giardino  cbe  e  posto  a 
fronte  al  nostro  castello.  Avea  un  color  oscuro,  un  pe- 
duncolo  cilindrlco ,  scabro  ,  lun£>;o  5  centiinetri  ,  avente 
alia  base  delle  jiicciole  radici.  II  siio  peridio  globirornie ., 
apcrto  alia  sonnnita  da  un   foro  perfettamente   sferiro . 


Anno  cUnico-mcdico  compilato  dal  dottor  Carlo  Spe- 
RANZA ,  gid  I.  R.  medico  proviiicicde  nel  regno 
Lombardo-Vencto  ,  ed  or  a  professors  di  terapia 
spccicdc  c  dl  clinica  medica  nclla  diicale  Uiuvcrsitd 
di  Parma;  pr ernes sa,  una  prolasione  sui  fondamcnti 
della  mcdicina  teorico^pratica.  Anno  accademico 
1822-23.  —  Parma^  1824,  dalla  tlpogiafia  ducalc, 
in  8.*^,  di  pag.  204. 


I 


L  piano,  giusta  il  quale  il  prof.  Speranza  lia  compilato 
I' anno  clinico-metlico  suddetto,  ci  sembra  ,  a  dire  la  verita  , 
niolto  lodevole,  e  merita  certamente  I'approvazione  di  tutti 
coloro  i  quali  haiino  una  giusta  idea  dello  scopo  a  cut 
londoiio  i  lavoii  di  simil  fatta.  Egli  nel  presentare  al  pub- 
blico  i  risnltamenti  delle  cure  fatte  nell'Istituto  clinico  di 
Panna  durante  il  nienzionato  anno  accademico,  non  ha 
voluto  liniitarsi  ad  una  semplice  sposizione  delle  medesime, 
nia  avricchire  il  suo  lavoro  di  numerose  ottinie  conside- 
razioni.  Esse  ,  mentre  appalesano  il  niodo  di  vedere  in 
niedicina  del  nostro  autore,  e  le  eminenti  sue  qualitk  come 
medico  pratico,  rendono  senza  dubbio  le  osservazioai  ivi. 
raccolte  grandemente  utili  alle  pcrsone  della  professione , 
e  vie|ipiii  ngli  iniziati  nella  medesima.  I  fatti ,  quando  non 
siano  ridotti  ai  lore  priiicipj  col  soccorso  del  raziocinio  e 
della  induzione ,  non  sono  altro  che  i  ciechi  ajuti  del- 
r  einpirismo. 

Gli  ammalatl  ricevuti  nell'  Istituto  clinico  durante  1'  anno 
accademico  sono  ascesi  al  numero  di  i53  colla  perdita 
del  9  1/19  per  100.  Questa  proporzione  tra  i  guariti  ed 
i  morti  ,  che  segna  una  mortalita  minima  ,  quando  sia 
posta  a  confronto  con  quella  registrata  nelle  tavole  dei 
risnltamenti  ottenuti  in  molti  spedali  e  cliniclie  mediclie  , 
fornisce  la  prova  piii  sicura  della  somma  abilita  e  pru- 
denza  del  clinico  di  Parma.  Ma  gli  uomini  periti  della 
scieiiza  nicdica  avranno  opinione  di  lui  ancora  maggiore , 
quando  riflcttano  che  nel  numero  totale  dei  morti  sono 
tompresi  sei  individui  ,  contro  le  malattie  dei  quali  la 
terapia    ncssun    vantaggio     poteva    arrecarc.    Due    di    cssi 


o 


76  ANNO    CTJNlCO-MF.DICO 


attaccatl  da  polmonito  gravissima  niorirono  nel  seconJo 
jliorno  dal  loro  ingrcsso  nella  cliiiica  ;  due  altri  erano  affetti 
da  gflstrilc  e  da  disseiiteria  croiiica  passala  alia  esulcerazio- 
ne;  gli  ultinii  due  erano  doiuie  animalate  di  polmonite  non 
grave  ,  di  rccente  sviluppo  ,  prolvaljllmente  capace  di  giia- 
rigione  ,  die  niorirono  in  conseguenza  dei  vapori  del  car- 
hone.  Detratti  pei'cio  al  nnmero  totale  del  niorti  i  quattro 
incurabili  ,  e  Ic  due  sventnrate  vittime  degli  indicati  va- 
pori, la  proporzione  niortuaria,  come  lo  stesso  professore 
Speranza  fa  osservare  ,  non  oltrepasserebbe  il  6  per  100, 
proporzione  cui  e  dilliclle  di  riscontrare  nelle  tavole  di 
siniili  risultati, 

II  prof.  Speranza  distribuisce  i  casi  di  nialattie  curate 
nel  corso  delle  sue  cliniclie  esercitazioui  sotto  i  seguenti 
ordini :  1°  febhri;  3.°  infiainmazioni  :  3.°  affezioni  conta- 
piose;  z^."  profiiaj  ;  b."  idropi;  6."  neurosi ;  7.°  scolorimentL ; 
S."  emaciazioni  ;  9.°  intumescenze.  Egli  non  lia  creduto 
opportune  di  dare  le  storie  di  tutti  i  casi  morbosi  cbe 
el)be  a  trattai-e  ,  ma  si  e  limitato  alia  sposizione  di  quelle, 
cui  le  condizioni  peculiar!  degl"  individui  ammalati  ,  la  sin- 
golarita  e  1"  andaniento  dei  fenomeni  uiorbosi ,  gli  effetti 
dei  presidj  impiegati  nella  cura  ,  od  anclie  le  alterazioni 
organiche  trovate  per  la  sezione  dei  cadaveri  reiidevano 
necessarie  ed  istruttive.  Del  resto ,  anzi  clie  dare  ai  sin- 
goli  fatti  quella  scolastica  nojosa  cstensione  ,  di  cui  ve- 
tliamo  tin  troppo  spesso  ingonibrate  le  opere  di  questo  ge- 
nere ,  gli  ha  menzionati  per  la  maggior  parte  in  una  nia- 
niera  aftatto  coacisa  ,  indicando  appena  quei  c.tratteri  die 
sono  cssenziali  j)er  la  diagnosi  <]olle  varie  forme  morliose 
e  loro  natura  ,  non  die  gli  effetti  otteauti  dal  metodo  di 
cura  o  da  un  dato  rimed io. 

Mentre  dal  canto  nostro  ci  dicliiariamo  soddisfattissiini 
di  una  tale  condotta  dell'  autore  ,  non  possiamo  a  meno 
altresl  di  lodare  le  giudizlose  riflessioni  ,  di  cui  lia  saputo 
corredare  presso  die  tutti  i  generi  di  malattie  da  lui  trat- 
tate  e  riferibili  agli  ordini  nosologici  suddetti.  Esse  ten- 
dono  specialmente  ad  illustrarne  la  genesi  e  T  essenza  ,  a 
spiegarne  ia  niodo  plausil^ile  1"  andaniento  e  le  anoinalie 
in  questo  osservate ,  a  spargere  auova  luce  suU'  azione 
delle  potenze  nocive  e  dei  rimcdj  ,  in  fine  a  perfezionarue 
il  metodo  curativo.  Tanta  erudizione  e  sagacita  troviamo 
impiegata    nella    loro    esposizione ,     die    se    da    una    parte 


nOMPlLATO    DAL    DOTT.    CARLO    SPERANZA.         877 

abljlanio  in  esse  il  testimonio  iiidubitato  del  pi'ofontlo  sapere 
clell'antore  nolle  diverse  teorie  mcdiclie  antiche  e  moderne, 
e  della  retta  pppllcazione  cli'  egli  sa  fame  alia  pratica ; 
dair  altra  11011  esitiaino  ad  asserire  ,  clie  un  anno  clinico 
ill  sillatta  nianicra  compilato  ,  liingi  dalT  essere  un  sem- 
plice  ragguaglio  dei  risultamenti  otteuuti  nella  cura  delle 
malattie  per  questo  o  quel  metodo,  per  un  rimedio  piut- 
tosto  die  per  vm  altro  ,  e  un  coiiiplesso  di  sane  istruzioni 
patologiche  e  terapeuticlie  ,  clie  lianno  la  loro  prova  nei 
fatti  uiedesimi ,  a  scliiarimento  dei  quali  furoiio  introdotte 
ed  esposte. 

Premessi  questi  cenni  generali  suU"  opera  clie  aniiunzia- 
nio,  e  fatta  manifesta  cosi  ai  lettori  la  nostra  opinione 
sill  merito  della  niedesima  ,  ci  resterebbe  ora  d"  Intrapreii- 
derne  la  rivlsta  analitica ;  ma  noii  permettendo  i  nosti'i 
limiti  di  occuparci  a  parte  a  parte  di  tutti  i  casi  morbosi 
in  essa  registrati  ,  ne  delle  riflessioni  aggiuntevi ,  abbiamo 
scelto  per  questo  estratto  il  solo  articolo  febbri. 

Tehbri  intermittenti.  Quattoi-dici  febbri  periodiche  furono 
trattate  nello  stabilimento  clinico  durante  V  anno  accade- 
mico  1823-23.  Otto  di  esse  erano  terzane  seinplici  ,  sei 
delle  quali  nate  in  priniavera  ed  in  asciutta  regione  ,  due 
in  autunno  ed  in  umido  suolo.  Cinque  delle  vernali  ce- 
dettero  al  salasso  ed  ai  purganti ;  la  sesta ,  ribelle  a  questi 
prcsidj  ,  fu  vlnta  col  solfato  di  cliinina  ,  che  val.se  pure 
a  tioncare  il  corso  delle  due  terzane  autunnali  ,  previo 
un  pnrgante  nelP  una  ,  e  T  eiiietico  nell' altra.  —  Tie  al- 
tre  terzane  presentavano  i  sintomi  della  larvaia  peripneu- 
monica  ,  o  sia  dell"  orgasrno  vascolare  al  polnione  ,  nate  in 
soggetti  di  temperamento  robusto ,  nel  mese  di  maggio  ed 
in  citta  d'  aria  salubrc :  furono  imniantinente  troncate  col 
suddetto  rimedio  ,  previo  un  salasso  in  uno  dei  tre  casi 
soltaiito.  —  Le  ultime  tre  decorrevano  a  tipo  di  quar- 
tana  semplice  :  due  vernali  nate  in  luogo  eminente,  in 
soggetti  di  buon  temperamento  e  seiiza  indizio  di  alFe- 
zione  al  basso  ventre  ,  scomparvero  sotto  T  uso  dei  pur- 
ganti:  nel  tcrzo  caso  a  nulla  giovarono  il  salasso,  i  pur- 
ganti ,  il  pepe  nero  :  la  tronco  il  solfato  di  cliinina.  < — • 
Epicrisi.  La  giornaliera  osservazione  lia  dimostrato  che  le 
febbri  periodiche  non  sono  proprie  soltanto  dei  luoglii  pa- 
ludosi ,  di  un'  aria  nialsana  e  delT  autunno  ;  ma  che  soi*- 
prendoiio  piii  o  meno   anche  gli  abitami   delle    moiiiagne  , 


?,y8  ANNO    CLINIOO-MEDICO 

«i  un' ntmosfera  jwrissiina  ,  ed  in  qualunqne  stagionc.  Noii 
ostante  si  o  j^roteso  dai  iiiedici  lU  quasi  tutti  i  tempi,  chc 
circa  al  carattcre  ed  alia  natura  loro  fossero  lien  diverse 
le  febbri  perioJiclie  veriiaii  d;dle  autunaali  ,  e  quelle  dei 
luofflii  asciutli  dalle  altre  dei  luogiii  uinidi ,  o  originate  da 
niiasmi  paludosi.  Ha  in  seguito  accreditato  non  poco  questa 
opinione  il  vedere  ,  die  mentre  le  periodiche  vernali  ,  e 
delle  regioni  asciutte  cedevano  al  salasso  ,  ai  purgaiiti , 
agli  antiflogistici  ;  le  autunaali  e  quelle  dei  luoghi  palu- 
dosi il  pill  delle  volte  ribelli  a  sifl'atti  prcsidj ,  ricliiede- 
vano  r  azione  tonica,  corroborante  della  corteccia  peru- 
viana. Qniudi  nacque  la  distinzione  delle  febljri  intcrmit- 
tenti  in  iiifianiniatorie  e  nervose ,  o  sia  iu  istenlche  ed 
asteniche  ,  poscia  iu  ipersteniche ,  iposteniche  ed  irritative. 
Onde  si  possa  determinare  con  qualche  precisione ,  se  una 
tale  difFerenza  eslsta  tra  le  une  e  le  altre  ,  il  prof.  Spe- 
ranza  ne  esaniina  i  fenomeni  morbosi  ciie  esse  presentano 
dal  suo  ingresso  fino  alia  declinazione,  noii  che  il  nietodo 
curativo.  Ei  di  proposito  riflette  ,  i .°  che  1' apparato  fe- 
nomenologico  e  simile  in  tutte  ,  e  la  une  e  le  altre  ci  of- 
frono  i  medesinii  sintomi  di  afFezione  alio  stoniaco  ,  al  fe- 
gato,  alia  milza,  indipendentemente  ancora  da  gastrica  com- 
plicazione  ,  di  esaltaniento  morboso  delle  priucipali  fun- 
zioni  dcir  organlsnio  e  specialmente  del  sisteraa  sanguifero , 
degli  organi  respirator]  e  secernenti  ,  non  clie  delle  stesse 
facolta  intellcttualii  2.°  die  tanto  nelle  vernali,  quanto 
nelle  autunnali  vedonsi  indistintamente  .".taccati  gl' indivi- 
dui  di  qualnnque  condizione  e  stato;  3."  che  durante  la 
reazione  febbrile  convengono  in  tutte  le  bevande  subacide 
antiflogistiche ,  e  nell' apiressia  gli  euietici  ,  i  purganti,  il 
salasso  ,  e  se  questi  non  giovano  ,  la  corteccia  peruviana, 
o  il  solfato  di  chinina ;  4.°  che  le  recidive  sono  comuni 
tanto  alle  one  quanto  alle  altre  ,  e  tutte  producono  col 
rinnovarsi  degli  accessi  delle  niorbose  altei-azioni  ftei  vi- 
sceri  splancnlci,  le  quali  danno  origine  poi  a  nuova  febbre 
remittente  ,  non  piii  domaljile  col  febbrifugo  rimedio.  Dun- 
que  ne  V  apparato  fenoinenologico ,  ne  le  cause  ,  ne  il 
nietodo  curativo,  ne  le  nialattie  secondarie,  ne  i  vizj  po- 
stunii  ci  illuminano  sulla  pretesa  difFerenza  essenziale  delle 
intermittent!.  <i  Sarebbe  desiderabile  ,  prosegue  1'  autore  , 
>>  che  air  indicate  scopo  si  potesse  colle  sezioni  cada- 
»    veriche    rilevare    la    condizione    patologica    delle   febbri 


C03SIPILATO    DAL    DOTT.    C  VUI.O    SPEPvANZA.  OJ() 

I)  periodiche ,  pel*  vedere  se  qualclic  varieta  sussistc  fra  di 
"  esse  ill  forza  dolla  localita  e  dclla  stagionc.  Ma  la  di 
»  loro  facilita  di  terminare  in  guarigione,  o  di  sviluppare 
>t  malattle  secondarie  ha  sempre  tolto  ai  medici  1'  occa- 
»  sione  di  scoprirne  la  vera  essenza.  n  Le.  congestion!  di 
sangne  osservate  all' intorno  dei  precordj  d' Individ ui  inorti 
durante  il  freddo  febbrile  e  un  efFetto  della  condizione 
in  cui  si  trovano  le  arterie  ed  il  sistema  capillare  in  tale 
stadio.  Le  ostruzioni ,  le  flogosi  croniche  troyate  dopo 
inorte  nei  visceri  addominali ,  non  costituivano  V  essenza 
della  febbre ,  ma  ne  erano  eiFetti  secondarj.  Essa  non  puo 
riporsi  nella  gastro-enterite,  o  nelie  inlianiuiazioni  di  diversi 
sistenii ,  poiclie  1'  interniittenza  della  flogosi  non  e  ancora 
jsrovata,  e  spesse  volte  la  febbre  intermittente  cede  al- 
y  USD  di  rimedj  die  sarebbero  pinttosto  atti  a  produrla 
che  a  guarirla.  Tra  le  fa  vole  devesi  jjoi  ascrivcre  1'  opi- 
nione  ,  secondo  la  quale  ne  e  incolpata  una  specie  d'  in- 
setti  di  natura  cfiniera.  Escluse  tutte  queste  idee  sulla 
condizione  patologica  della  feljbre  intermittente  ,  il  pro- 
fessor Speranza,  appoggiato  a  varie  considerazioni  si  teo- 
riche  che  pratiche  ,  1'  ammette  con  altri  «  in  una  altera- 
>i  zione  del  sistema  epato-sjilcnico  ,  e  consisteiite  in  una 
"  congestione  o  turgore  nell'  organo  piu  l^iliare  die  san- 
"  guigno,e  cagionata  da  un  leggiero  stimolo  od  irritazione 
»  del  medeslnio.  "  Posto  un  tale  principio,  esclude  la  forma 
rpostenica  dclle  febbri  periodicbe,  delle  quali  tutte  giudica 
iJentica  la  natura  ,  e  vere  soltauto  le  differenze  acciden- 
tali,  Egli  niega  che  il  miasma  paludoso  ne  sia  V  occasione 
esclusiva  ,  potendo  esse  avere  origine  da  moltiplici  cause 
atte  a  indurre  la  detta  condizione  patologica  ,  e  special- 
mente  dall'  umidita  ,  che  tanto  influisce  in  alterare  il  cir- 
colo  del  sangne  nel  fegato  e  nella  uiilza  ,  e  la  secrezionc 
della  bile.  In  appoggio  di  tale  opinione  sulla  natura  ed 
ossenza  dolle  feld)ri  periodithe  adduce  anche  la  pratica 
dei  medici  antidii ,  ed  anche  di  alcuni  moderni  ,  di  cu- 
I'are  cioo  queste  affezioni  col  salasso ,  coi  purganti ,  cogli 
ometici  in  qnalunque  stagione  e  luogo.  II  primo  di  silFatti 
jircsldj  ,  sobbcne  non  reputato  assolutamente  necessario  , 
lo  crcde  poro  convenevole  nci  casi  di  periodiche  ,  che  si 
}irpscntano  coir  nspetto  d"  inllammazioni  o  di  ueurosi  ( feb- 
liri  pcrniciose  )  ,  fcmmicnl  che  non  da  altro  dipondono,  se- 
condo lui  ..   die  ila   conjrestionc  san'ruijina  e  da   turgore  nci 


38c  ANNO    CI.INIGO-MEDICO 

visceri  ili  cjualclie  cavita  per  .n;li  effettl  della  inornmlo  dl- 
stiibnzionc  del  saiigue  durante  lo  stadio  del  freddo  e  del 
calore  febhrile.  11  salasso  ne  impedisce  il  progresso  a  lenta 
llogosi  ed  alio  svilnppo  di  fcbbre  remitteiite  ,  die  ren- 
dono  poi  iautile  aiizi  dannoso  1'  uso  delta  corteccia  peru- 
viana. Gli  emetir.i  ed  i  purganti  camljiano  la  coudizione 
]:)atologica  del  sistenia  epato-spleiiico  togliendo  lo  stiinolo 
die  induce  11  suddetto  turgore  od  orgasuio ,  o  sia  quello 
stato  da  cui  si  fa  pas^aggio  alia  flogosi  col  rinnovarsi  de- 
gli  access!  febl)rili,  Quindi  si  spiega  ,  dice  egli ,  perche 
nella  niaggior  parte  del  casi  recliino  vantaggio  troncando 
la  febbre  o  iaducendo  1'  opportunita  per  1'  azione  antipe- 
riodica  (  non  corroboraiite  o  tonica  come  alcuni  preteu- 
dono  )  della  corteccia  peruviana  ,  o  del  solfato  di  cbinina, 
die  reclde  il  corso  delle  periodiclie  si  vernali  die  autun- 
nali ,  si  de' luoglii  asciutti  che  umidi,  e  nate  in  individui 
jiosti  sotto  qualunque    circostanza. 

Febbri  irritative  seinplici.  Furono  curate  sei  febbri  di 
questo  carattere  ,  -alcune  di  tipo  interniittente  ,  altre  di 
remittente ,  ma  in  tutte  irregolare  ,  prodotte  da  vermi- 
nazione  complicata  col  gastricismo,  Cedettero  feliceniente 
all'  uso   degli   enietici   e   degli   evacuanti. 

Febbri  continue.  II  prof.  Speranza  distribuisce  le  febbri 
di  questo  tipo  da  lui  accettate  neU'  Istituto  clinico  in  quelle 
die  interessano  i.°  il  sistema  sanguigno  (^sinoca  o  febbre 
nno^iotcnica).  —  a."  II  gastro-epatico  {biliose).  ■ —  3."  L' or- 
gano-encefalo  nervoso   (  nervose  ). 

Le  sinoche  o  febbri  angioteniche  furono  nove,  otto 
delle  quali  ebbero  un  csito  felicissimo  sotto  Y  uso  del 
salasso ,  del  tartaro  stibiato,  della  digit.ale ,  di  qualche  pur- 
gante^  e  delle  bevande  controstimolanti.  II  nono  caso  de- 
gcnero  in  encefalite  con  apparenza  di  tifo.  Ne  fu  sorpreso 
un  contadino  d'  anni  38  ,  di  temperainento  robusto ,  in 
dicemljre  ,  dopo  gravi  fatiche  ed  vin  viaggio  a  cielo  pio- 
voso  portando  un  carico  suUe  spalle.  Accettato  nel  gior- 
no  4.°  di  nialattia  gli  furono  successivamente  prescritti 
varj  salassi,  1'  applicazione  delle  sanguisugbe  all  addome , 
poscia  al  capo  ,  i  purganti  ,  le  soluzioni  antimoniali.  La 
malattia  ,  se  si  eccettuino  alcuni  intervalli  di  calma  ,  ad 
onta  di  cosi  fatto  trattaniento  fece  gravi  progressi ,  ed  i 
sintomi  doll'  encefalite  si  presentarono  in  chiarissima  luce. 
Fu    continuato   lo  stesso  nietodo  di  cura  ,  sostituiti  ai  riniedj 


COMPILATO    DAL    DOTT.    CARLO    SPEIlANZA.  38 1 

suilflctti  11  calomclaiio  c  In  gialajipa ,  fino  al  giorao  j  9  di 
nmlattia,  in  cui  eravi  gia  tntto  T  apparato  fenomenologico 
del  tif'o  pill  grave  con  fatale  ablianclono  delle  forze.  Si 
appljco  uii  vescicante  alia  nuca ,  e  ne!  giorao  20  di  ma- 
lattia  si  proscrissei'o  la  canfora  e  due  vescicantl  alle  co- 
^ce.  Nel  gionio  22  ricomparvero  i  sintonii  d'  iiTitazione 
e  di  morboso  eccitameato  al  ccrvello  ,  agli  organi  respi- 
rator] ,  al  tubo  intestinale  :  aljbandonata  la  canfora ,  fu- 
rono  prescritti  il  decotto  di  tamarlndo  e  1'  applicazione 
fredda  sul  ventre.  L'amiiialato  peggioro  di  niano  in  mano  , 
e  niori  nel  giorno  27  di  malattia  dope  quattro  giorni  di 
sopore  generale  e  di  uno  stato  poco  dissimile  dalla  morte. 
Per  la  sezioue  del  cadavere  si  trovo  il  polmone  ingorgato 
di  sangue ,  ed  in  qnalche  luogo  adeso  alia  pleura ;  efFu- 
sione  arquosa  nel  cavo  addominale  e  congestione  di  sangue 
nel  vasi  enterlcl ;  uno  stato  simile  ,  con  tracce  di  pre- 
gressa  flogosi  ,  del  vasi  della  dura  niadre  e  delT  encefalo, 
nel  cul  ventrlcoli  eravl  raccolta  dl  slero.  —  Epicrlsi.  II 
prof.  Speranza  seguendo  i  principj  del  modernl  riforma- 
tori  nega  la  possibllita  delle  febbri  essenziali,  e  considera 
la  sinoca  ,  o  febbre  angiotenica  ,  prodotta  da  flogosi  esi- 
stente  In  qualche  parte  del  sistema  sanguigno.  Egli  pero 
luflette  clie  non  devesi  nell'  efemera  e  nella  sinoca  mite 
supporre  dl  gia  avvenuto  un  tale  processo.  La  faclllta  e 
prestezza  con  cui  V  esaltata  reazione  vltale  in  simlli  casi 
e  per  lo  piii  superata  col  riposo  o  con  bevande  antlflo- 
gisticlie  ,  io  persuadono  a  riconoscerne  ia  condizione  pa- 
tologlca  in  un  orgasmo  snn^ulgno  e  nella  corrispondente 
reazione  ,  senza  die  al)bia  luogo  per  anco  la  flogosi. 
Quando  poi  1'  efemera  o  la  sinoca  mite  spontaneamente 
o  sotto  r  uso  dl  tai  presidj  non  cede  ,  egli  considera  fa- 
cillssima  la  dilFuslone  della  causa  irrltaute  e  lo  sviluppo 
della  flogosi  In  qualche  parte  del  sistema  sanguigno,  onde 
si  genera  e  si  sostiene  la  sinoca  pifi  o  meno  vlolenta  , 
non  clie  In  seguito  una  generale  angiolte ,  se  la  flogosi, 
non  venendo  frenata  ,  si  propaga  a  tutt'  1  vasi  sanguigni 
e  specialmente  1  maggiori.  Dletro  tali  principj,  e  dopo  avere 
rifiutata  1"  opinione  di  Boisscaa  sulla  sede  dcIUi  feiibre 
angiotenica  ,  e  dicbiarata  Incerta  quella  di  Cullcii  sulla 
genes!  della  malattia,  di  cui  fu  vittlma  II  contadlno  suc- 
cltato ,  egli  s' accinge  a  rcnderne  ragione  applicandovi 
i    principj    stessi  ,    attiuti    dalle    riflessloni    del    dinico    di 


38^  ANNO    r.JJNXr.O-MEDICO 

Bologna  suUo  iiialattic  per  llogistlca  difTusione ,  e  dagrinsc- 
gaamenti  di  IJogilson  suUa  piontczza  del  sistema  saiigiii- 
gno  a  propagate  la  flogosi.  Egli  gindico  infatti  il  suo  pa- 
ziente  assalito  da  sinoca ,  clie  estese  poscla  i  suoi  raggi 
al  cervello.  Anzi  che  attribuire  tanti  fenomeni  ccfalico- 
nervosi  ad  una  febbie  tifica  ,  o  al  passaggio  della  malat- 
tia  ad  uao  state  astenico ,  li  crede  effetto  della  flogosi 
detenninatasi  sul  cervello.  Di  la  egli  coniprese  perclie  la 
canfora  aniininistrata  per  snggerimento  altrui  esaccrbava 
i  fenomeni  morbosl  ,  o  non  valeva  aluieno  ad  impedire 
ulteriori  process!  ,  ne  a  togliere  i  gia  esistenii ,  e  contro 
i   qnali   erano   di  gia   inntili   i   soccorsi  deir  arte   salutare. 

Fehbri  hiliose.  «  Oggetto  della  presente  afFezione  furorio 
"  due  rolmsti  contadini,  I'uno  e  i'altro  felicemcnte  gua- 
»  viti  con  metodo  controstimolante.  »  In  uno  pero  la 
febbre  era  piu  violenta  ed  accompagnata  da  sintouii  nii- 
naccianti  flogistica  dift'usione.  Se  ue  ottenne  una  perfetta 
cnra  con  quattro  salassi,  con  due  appUcazionl  dl  sangui- 
suglie  air  ippocoudrio  destro  ed  al  torace ,  coi  purganti 
e  colle  bcAande  acide.  ■ —  Epicrisi.  G.  P.  Frank  ed  i  mo- 
derni  medici  della  Francia ,  fra  i  qnali  Piiiel  coUocano  la 
scde  della  feljbre  gastrica  o  sia  biliosa  nel  canale  gastro- 
enterico ,  attribnendone  la  condizione  patologica  alia  irri- 
tazione  della  memljrana  mucosa.  II  nostro  autore  ,  quan- 
tunque  non  ne  consideri  la  bile  quale  assoluta  cagione, 
ania  meglio  di  conservare  la  denominazione  di  febbre  bi- 
liosa, "  perche  la  prima  impressione  morbifera  si  esercita 
".  sul  sistema  epatico  per  indi  comunicarsi  al  gastrico.  » 
La  convenienza  di  sifFatta  denominazione  ,  e  la  sede  pri- 
niaria  della  malattia  sono  provate  ,  secondo  lui  ,  dalle 
tracce  d'  iniiammazione  gangrenosa  del  fegato  osservate  da 
Spigelio^  Forcsto,  Bianchi^  Falcarenglu  e  Tonimasini  negl'indi- 
vidui  morti  di  febbre  biliosa,  non  ciie  dalle  osscivazioni 
del  prof.  Meli^  il  quale  ne  riconosce  la  condizione  pato- 
logica nella  flogosi  del  sistema  vascolare  della  vena  porta , 
cliiamando  ralterazione  del  canale  gastrico  una  conseguenza 
della  prima  infiannuazione,  la  quale  si  e  comunicata 
dair  uno  all'  altro  sistema.  Cio  pusto  ,  egli  considera  la 
delta  afFezione  come  una  febbre  secondaria  e  prodotta 
da  flogosi  nel  sistema  epatico.  Quindi  e  che  la  febbre 
biliosa  pno  essere  coufusa  coll'  epatitc  acuta,  di  cui  pre- 
SPiita    iiic.Itipliii    fenomeni.    "  La    romparsa   pero   del   calore 


COMl'ILATO    DAL    DOTT.    CAKLO    SPJEUANZA.  383 

tt  urente  alia  pclle  ,  la  SQiaiiia  ,  T  ambascla  ,  T  aflanuosa 
»  inol)ilita  delP  iiifcrmo  ,  la  seto  iucstinguilaile  e  tosto 
)/  sollevata  dalle  bevaiide  dilucnti,  il  colore  itterlco  com- 
"  parso  siuo  nei  primi  istanti  della  malattia  >;  gnidarono 
il  prof.  Speranza  ,  e  saranno  di  scorta  agli  altri  nel  di- 
stinguere  1'  una  dair  altra  atFezione.  —  Se  tale  ,  come  e 
indubitato  ,  e  la  natura  della  febbre  Ijlliosa  ,  e  si  faccia 
viflessione  altresi  alia  facilita  con  cui  nel  suo  andamento 
avvengono  delle  flogosi  parziali  per  dlfFusione  flogistica  _, 
dai  nostrl  antecessor!  dette  metastesi ,  e  da  Stoll  compli- 
cazioni  biliose ,  chiaro  apparira,  diceegli,  il  profitto  che 
nella  cura  della  iiiedesima  devesi  aspettare  da  un  pronto 
ed  energico  metodo  controstlmolante  ,  hasato  prima  nelle 
deplezioni  sangiiigne  general!  e  locali  ,  poscia  ncgli  eme- 
tic! e  ne!  purganti. 

Febbre  nervosa.  Un  solo  caso  d!  febbre  nervosa  o  tifo 
acute  gii  presento  un  giovane  coutadino  d'  aun!  2 1  d! 
temperamento  robusto  ,  e  che  v!  soccombette  nel  quinto 
giorno  dal  suo  ingresso  nel  clinico  Istituto  dopo  quattro 
giorni  di  «  opportune  metodo  curat! vo.  »  La  sezione  ca- 
daverica  mostro  maccliie  gangrenose  sul  peritonco ,  sul 
ventricolo  ,  sugl'  intestin! ,  nou  die  tracce  di  ])regressa 
llogosi  nel  cervello.  Quest'  es!to  funesto  coml)iuato  colla 
espressione  opportuno  metodo  curatwo  ,  d!  cu!  1'  autore  ha 
usato,  ne  appalesano  bastantenieute  le  idee  sul  carattere 
dell'  alTezione. 

Don.   Chiolini. 


OO^ 


Maimale  pel  Droglderi ,  o  sla  storia ,  pi-ovcniciiza  c 
curallerl  fisici  ddlc  drng^he  e  di  altre  sostanze 
dcstiiiate  agli  usi  medici  cd  allc  artl ,  su  le  loro 
falsificazloiil  e  sal  modo  di.  scoprirlc ,  dl  Felice 
Ambrosionj.  — ■  Pcwia,  iS2^ ^  dalla  tipografia  Biz- 
zoni ,  due  lolumi  in  8.*^,  di  pag.  3o3-327. 


A  u6  accorlarsi  airautore  qnello  cJie  egli  dice  nella  pre- 
fazione,  clie  il  dizionario  dclle  droghe  di  Lemery  lia  pei- 
duto  a  cagione  delle  nuove  scopcrte  gran  parte  della  sua 
ntilita  ,  anzidie  della  sua  celebrita  ,  giacclie  fu  una  delle 
prime  e  piii  compiute  opere  die  su  questo  importante 
argomento  si  pubblicassero  in  Europa  ,  e  sotto  questo 
aspetto  conserva  ancora  un  nome  onorevole.  Ammettianio 
pure  die  il  Sangiorgio  abbia,  se  non  esaurita ,  almeno  lien 
trattata  in  parte  la  materia  nella  sua  Storia  delle  piante 
medicate;  sebbeue  il  siio  libro  non  sia  il  piu  adattato  pei 
negozianti  di  droghe.  Ma  1'  autore  di  quest'  opera  non 
avrebbe  dovuto  soltanto  accennare ,  die  la  descrizionc 
tielle  droglie  vegetabili  egli  !ia  concentrata  nel  suo  testo 
con  quella  di  alcuni  inetalli  ,  di  altri  fossili ,  di  qualdie 
sale  ,  ccc.  ,  ed  avrebbe  potuto  invece  annunziare  ,  die  il 
suo  libro  raccoglieva  le  sostanze  dei  tre  regni ,  conosciuto 
sotto  il  nome  di  droglie,  e  cosi  pure  die  grato  ed  istruttivo 
avreblie  potuto  riuscire  il  suo  lavoro  ,  non  solo  ai  drogliicii, 
ma  ancora  ai  farmacisti  ,  ai  profuniieri,  ai  confetturieri  , 
c  a  tutti  coloro  die  delle  diverse  droghe  fanno  uso  nelh- 
loro  arti  o  me'^tieri. 

In  generale  le  notizie  esposte  delle  diverse  sostanze  per 
ordine  alfabetico,  die  certamente  potrcbbc  riuscire  como- 
dissinio  ,  sono  chiare ,  precise  e  l^astanti  alio  scopo  al 
quale  r  opera  e  indirizzata  ;  si  potreljlie  tuttavla  deside- 
vare  quahlic  maggiore  esattezza  nci  nonii  proprj  ,  e  mas- 
sime  in  quelli  relativi  ai  luoghi  piii  vicini :  la  fabbrica  , 
per  osempio  ,  di  acido  solforico  die  iiorisce  in  Milano  , 
non  e  condotta  dal  sig.  Michele  Folcione ,  ma  Ijensl  da  I 
sig.  Michele  Fornara  ,  detto  per  sopraiinonie  il  Folcione. 
Cosi   ])urc   non    vediamu   couif   il   cunqilcs&o   o  la  scric  degU 


MANUALE    PEI    DROCHIERi,    CCC.  ooa 

ncidi  possa  noiuinarsi  una  repubblica;  come  si  parll  soltanto 
deiracqua  i*agia  ell  Provenza  e  iion  di  quella  del  Pieiuoiite, 
che  si  prepara  con  altro  luetodo  nelle  carbonaje ,  e  non 
e  punto  per  moiti  usi  inferiore  alia  prima ;  come  1'  anibra 
grigia  facciasi  provenicnte  soltanto  dalle  coste  meridionali 
deirAsia  ,  delTAfrica  c  dcirAnierica  ,  e  non  dai  paesi  set- 
tentrionali  ,  dove  pure  e  stata  trovata  e  trovasi  assai  di 
frequente ;  come  in  proposito  dell'  atlume  di  rocca  si  parli 
da  principlo  soltanto  della  sua  faljliricazione  in  diverse 
provincie,  non  altrimenti  che  se  quel  sale  fosse  dovuto 
unicamonte  all'  arte:,  come  non  si  accenni  1' identita  della 
potassa  caustira  coU'  allume  di  feccia  ,  che  e  il  nome  di 
quella  sostanza  soltanto  in  Lomljardia  ;,  come  non  si  faccia 
cenno  dell'  uso  del  risigallo  o  arsenico  rosso  ,  ed  in 
generale  dell"  arsenico  ,  nella  pirotecnia ,  ecc. 

Troppo  leggieruiente  si  confonde  pure  colla  bincca  co- 
nuine  la  biacca  o  il  bianco  d'  argento  ,  che  richiede  tut- 
t'altra  prepai'azione ,  e  die  meglio  che  in  qualunque  altro 
luogo  si  tabbrica  in  Farigi.  Che  il  bitume,  adoperato  co- 
me cemento  nelle  niura  di  Babilonia  ,  fosse  precisamente 
r  asfalto,  non  si  raccoglie  dagli  storici  e  molto  meno  dai 
viagajiatori  antichi ;  ma  1'  asfalto  serviva  certamente  agli 
Egizj  per  imbalsamare  i  cadaveri ,  e  questo  per  noi  e  un 
fatto  certo ,  aiiche  senza  1'  autorita  di  Slraboiie.  Del  rinia- 
nente  poteva  questo  Ijitume  coUocarsi  ,  o  almeno  richia- 
marsi  sotto  il  noine  suo  proprio  di  asfalto ;  e  nientre  si  e 
accennalo  il  suo  disuso  nella  farmacia ,  poteva  con  ragione 
nolarsi  1'  uso  del  medcsimo  divenuto  assai  comune  nella 
pittura.  Intorno  al  l)orace  poteva  pui'e  notarsi,  che  il  suo 
acido  e  siato  trovato  anche  nei  lagoni  della  Tosuana;  e  po-' 
teva  pure  aggiugnersi,  che  del  borace  si  fa  uso  dagli  orefici 
e  da  tutti  i  lavoratori  de' metalu  ,  non  tanto  per  facilitarne 
la  fusione  in  generale ,  quanto  per  le  saldature.  Ci  duole 
altresi  di  vedere  scvitto  Monardo  per  Monardes  ,  Muray 
per  Murray  ,  caccao  per  cacao ,  e  all'  incontro  suciiio  per 
saccino ;  castoro  per  castorto ,  giacche  il  castoro  per  se 
'tesso  non  e  droga  ,  ne  materia  medica  ;  ingtzioiu  per  iii- 
z.ionl ,  icticola  per  ictiocoUa  ,  TayLot  per  Taylor ,  Chinkon 
■  "'I-  Cliinchoa,  e  clnkona  per  cinchona,  endaco  per  iadacu, 
■'Uii.nii  (  parlandosi  della  goniina  )  per  anime  ,  bdeglio  per 
'  dcllio  3  cojipale   per  copale  ,  ecc. 

B.OL  ItaL  T.  XXXVIl.  id 


386  MANU.VLE    PEl    PXIOCIIIF.KI ,    CCC. 

Liuiitaiido  per  ora  le  osscrvazloni  nostre  sul  jjiimo  vo- 
lume, aotcremo  clie  tfojjpo  digiuno  si  c  niostrato  T  aiitorc 
ijoir  indicnre  i  cUvcrsi  usi  del  ciua))ro  iielle  arti  ,  trascu- 
ranJo  jievslno  il  piii  coiuune  die  se  ue  fa  nella  ceralaccai 
che  collo  scarlatto  tratto  dalla  cocciai»lia  noii  s'  imprimono 
gia  le  stoffe ,  ma  si  tiugouo  in  quel  colore  le  lane,  e  clie 
i!  caniiino  si  falibrica  noii  solo  iu  Francia  ,  roa  aiiclie  in 
Italia  ed  in  Germania ;  die  non  hen  s"  inteade  come  naii- 
seosissinii  sieno  gli  iisi.  del  cremor  di  tartaro,  Ijendie  nau- 
seose  possano  esserne  le  conseguenze ;  die  parlandosi  della 
fava  tOngo,  si  cita  senipre  Plinio  sccondo ,  mentre  sarebbe 
assai  meglio  nomlnarlo  Plinio  il  vccchio  ,  affindie  non  po- 
tesse  per  avventura  confondersi  con  Plinio  il  giovane^  che 
la  gonima  dragante  serve  a  ben  altri  usi  fuori  della  far- 
inacia ,  clie  non  quclli  dei  faljbricatori  di  veli  e  dei  tintori 
di  seta  ,  giacche  e  la  base  di  tutti  i  cosi  detti  appretta- 
menti  e  di  molte  composizioni  e  confetture;  die  la  gomuia 
gotta  si  iiomina  assai  comuneniente  in  medicina  gomma 
ganibogia  ,  e  non  gambogia  giitta ;  die  1'  incenso  non  si 
trae  gia  dalla  juniperus  licia ,  ma  forse  da  tutt"  altra  pianta, 
e  finnlmente  che  il  belznino  tra  le  gomiiie  e  collocaio 
fuor  di'luogo  in  ordine  alfabetico ,  trovandosi  tra  il  saga- 
peno  e  il  sangue  di  drago.  In  proposito  dell'  incenso  go- 
dianio  di  potere  comunicare  all'  autore  la  notizia  die  ,, 
mentre  da  treniila  anni  si  adoperava  quella  sostanza  senza 
punto  conoscere  1'  albero  che  la  forniva  ,  questo  e  state 
di  recente  scopcrto  iiell' India  dal  chirurgo  Tiirnbull  e  dal 
dottore  Hunter,  i  quali  riconobbero  che  era  la  LosweliiiL 
serrata^  gia  descritta  da  Roxburgh  tra  le«plante  del  Coro- 
innndel,  e  che  in  Inghilterra  si  e  ancora  propos'o  di  caui- 
liiarle  il  nome  ,  e  di  darle   quello  di   Libanus  thurifera.. 

Scorrendo  di  volo  -il  secondo  volume  csserviamo  che 
sebljcne  il  litargirio  sia  stato  conosciuto  dagli  antidii ,  non 
si  puo  asserire  ,  come  fa  confidcntcmcnte  1'  autore  <i  che 
w  la  conoscenza  degli  ossidi  risale  generalmente  alia  sco- 
n  perta  de"  metalli .  che  sono  (  o  piuttosto  servono,  )  loro 
"  di  base  >/  ;  die  il  tronco  cubiiale  di  una  pianta,  appli- 
cato  all'Agalloco  ,  non  e  sufTiciente  indicativo  di  carattere 
nel  linguaggio  botanico ,  e  che  la  preziosita  vantata  di 
quel  legno  richiedeva  che  se  ne  accennasse  qualdie  uso 
tra  gPIndiani,  e  si  notMsse  che  il  legno  alue  dcllc  aniiciie 
JjJt'z,ierie   Jiou    e   altro   die    ijualdie    fraiuiiieuty     dcilo    stclu 


m    lEUCE    AiVHUlOSlONI.  38? 

deir  agave  ameiicana  ,  o  di  qualclie  dracena  die  per  av- 
veiitura  iiiettc  liore  dopo  luiigo  peiiodo ,  donde  uacque 
la  favola  delle  piaute  centenarie  ;  clie  i  hicchieri  di  sau- 
talo  rosso  ,  se  pure  si  adoperavano  ncll'  ladie  per  una 
falsa  credenza  ,  servivano  a  scoprire  (  in  latino  dewgere  ) 
uoii  a  detcrgcre  i  veleui ;  clie  il  legno  saijto  nella  serie 
dei  legni  poteva  piu  oppoituiiauientc  collocarsi  sotto  la 
rubrica  di  guajaco  anziche  sotto  quella  di  legno  dopo  il 
santalo;  chc*  all'  articolo  magnesia  poteva  acceniiarsi  la  sco- 
perta  recentemeiite  fatta  del  solt'ato  di  magnesia  uella  Yal- 
caiuonica  i  clie  in  proposito  del  mercurio  poteva  acceu- 
aarsi  V  uso  copioso  e  freqnentissiino  die  se  ne  fa  uella 
amalgauiazione  per  1"  estiazione  dci  nictalli  noljili  dalle 
miniere,  e  tra  noi  andie  giornalinente  per  rlcavare  T  oro 
e  r  argento  dalle  terre  de'  crogiiioli  e  dalle  spazzature  dcgli 
orefici  ed  aigentieri  ;  die  forse  alcun  botauico  non  rico- 
noscera  sotto  il  uoaie  di  giitdni  i  frutti  o  i  semi  del  pepe 
lungo  ;  die  in  proposito  della  salsapariglia  ,  della  quale  si 
dice  nel  libi'o  nulla  di  positive  essersi  ottenuto  coU'  ana- 
lisi  chimica,  poteva  accennarsi  la  preparazione  nnoAaniente 
annunziata  della  piiriiina;  die  non  neli' Unglieria  soltanto, 
raa  anche  in  qnalclie  paese  della  provincia  di  Conio  si 
prcpara  1'  olio  de*  semi  di  papavero  (,  die  il  the  non  pu6 
dirsi  per  noi  una  bevanda  insidsa  e  sclpita  ,  bonche  forse 
il  the  inii;liore  non  passi  in  molta  copia  nell'  Europa  ,  e 
die  sarel>lie  stato  assai  iiieglio  1"  indicare  i  diversi  the  c\ie 
si  trovano  nel  coinmercio  enropeo  ,  come  il  the  hou  ,  il 
verde,  il  the  polvere  da  cannone  ecc.,  che  non  il  riferire 
la  distinzione  die  se  ne  fa  dai  Cinesi ,  inutile  certamcnte 
pei   nostri   droghieii. 

Degli  errori,  andie  in  qitesto  volume  frequentissimi  ,  di 
voci  e  di  frasi ,  non  noteremo  se  non  quelli  madornali  di 
bixa  orleana  in  vece  di  hixa  orellana,  donde  venne  la  no- 
stra inipropria  denominazione  di  terra  orixina  ;  di  Clifford 
per  Clifford,  di  cui  1"  orto  e  troppo  noto  ai  botanici ;  di 
Fuschio  per  Fuchsia;  di  Biranzaghain  per  Birmingham:  e 
pill  d'ogu'alira  frase  ci  lia  sorpresi  quella  die  a  un  dub- 
biuso  prisma  riduce  1'  immaginazione  dei  Finanzieri. 

Poidie  questo  libro  ,  come  accennamino  da  principio,  e 
disposto  in  ordine  ali'aljetico  ;  assai  liprovevole  ,  perclie 
incoiuoda,  troviamo  la  disposizionc  fatta  di  varie  soslanzu 
sotto    Ic    ruliridic    corWcce ,   gommc.,    legni,  radici ,    suli , 


388  MANUALE    PEI    DROCIUERI,    CCC. 

semi,  ecc.  giacche  questa  in  ultima  aiialisi  non  serve  die 
a  nioltiplicare  i  dizionarj  ,  e  confondere  i  leggitori  ,  nias- 
sinie  die  in  queste  categoric  niedcsime  si  e  sparsa  gran— 
dissima  confusione.  E  pcrdie  non  si  sono  dunque  fatte 
serie  separate  degll  acidi  ,  dei  bitumi,  dei  fieri,  delle  fo- 
glie,  dei  friitti,  delle  resine ,  inolte  delle  quali  sono  state 
annoveratc  tra  le  gomme ,  dei  solfati  ,  ecc.  ?  Perche  il 
cremor  di  tartaro  non  si  e  riferlto  tra  i  sali ,  i  vitriuoli 
non  si  sono  riuniti  coi  solfati  diveisi  ?  La  categoria  dei 
sali  ci  e  sembrata  maucante  di  niolti  articoli^che  pure  si 
vendono  dai  droghieri  ,  e  in  generale  coUa  tariffa  o  col 
dato  delle  mercanzie  alia  raano ,  si  troverebbero  nunierose 
omissioni. 

Noi  non  abbianio  stese  rapidamente  queste  brevi  note 
su  questi  due  volumi  se  non  se  affine  di  eccitare  V  autore, 
comniendevole  certaniente  pel  suo  disegno  e  in  parte  an- 
cora  per  la  sua  diligenza ,  a  ruigliorare  V  opera  sua ,  qua- 
lora  ben  presto ,  come  noi  desideriamo ,  si  trovi  in  grado 
di  disporre  una  seconda  edizione.  Questi  sono  libri  uti- 
lissimi  a  r.iolte  classi  di  persone  ,  e  per  questo  si  dee 
maggiormente  insistere  sull'  ordine  loro  ,  sul  loro  ineiodo 
e  sail"  esattezza  delle  notizie  e  delle  indicazioni  die  con- 
tengono. 


APPENDICE. 


PARTE    I. 

SCTENZE,  LETTERE  ED  ARTE  STRANTERE. 


Histnire  dc  la  vie  et  des  outrages  etc.  Stoi'la  dclla 
vita  e  delle  opere  di  Raffaello ,  adorna  di  uii  ri- 
tratto  ^  di  QuatremSre  di  Quincy.  —  Parigi  ^ 
}i\2/^,  presso  Carlo  Gosselin,  di  pag.  xv-^'j^  ■>  in  8.° 


I  MO  dalle  prime  llnee  dclla  prcfazione  1'  autore  ,  vaii- 
taggiosamente  conosciuto  per  altre  opere  relative  alle  belle 
art! ,  espone  il  suo  pensiero  die  quello  non  e  gia  <U  dare 
una  sterile  biografia  di  Raffaello,  ma  di  esporre  con  sicu- 
rezza  le  cagioni  di  un  fatto  incoiitrastablle,  il  quale  e  die 
trecento  cinque  anni  sono  scorsi  dopo  la  niorte  di  Raffaello, 
clie  immensi  sforzi  si  sono  fatti  per  fonnare  un  pittore ,  il 
quale  potesse  mettersi  in  paralello  coir  Urbinate ,  e  die 
tuttavia  non  e  possibile  il  trovare  un  vero  rivale  da  op- 
porgli.  Paila  quindi  1"  autore  dclle  ingiurie  ,  die  le  opere 
di  quell'  esimio  pittore  hanno  softVrto  dal  tempo  e  dalle 
circostanze  ;  dello  studio  che  si  e  fatto  con  un  concorso 
generale  e  progressivo  ,  a  fine  di  aumentarne  e  moltipli- 
carne  lo  splendore,  sia  coll' arte  ,  iiata  appunto  in  quel- 
r  opoca  ,  deir  Intaglio  in  rame  ,  sia  colle  copie  numero- 
sissime  eseguite  delle  sue  opere ,  sia  coll"  arte  degli  arazzi , 
con  quella  del  musaico  ,  collo  smalto ,  colla  pittura  su  la 
porcellana  ,  ecc.  Ragionando  quindi  di  quella  specie  di 
culto  renduto  dagli  artisti  a  Raffaello-,  divenuto  rappre- 
sentante  del  genio  della  pittura  ,  fa  egli  menzione  di  luolti 
quadri  destinati  a  conservare  la  memoria  delle  principal! 
azioni  della  sua  vita ;  e  qui  veggiamo  con  piacere ,  ch*  i 
jiennelli     di     Farigi    si   sono  esercitati   sopra  un   argomento 


3f)Q  A   P  P  K  N  D   1   n  E 

proposto  ilalla  nostrri  Acxadomia  di  Milnno  ,•  cioe  su  la 
presentazionc  lU  RaJfacUo  fattn  da  Bramnnte  a  GiuUo  II, 
e  pi-oveniito  avevauo  un  acradcmico  iiosiro  uella  scclta 
deir  argoiiiento  ,  da  cssi  divcrsaineiite  trattato  ,  della  morte 
di  Raffaello  medesinio. 

Venendo  peri)  ai  trlliaii  offerti  dnlla  storia  al  piii  ce- 
lebre  de'  pittori  ,  loda  T  autore  T  online  ,  1'  imparzialita  e 
la  giustezza  dei  giadizj  e  delle  osservazioni  del  Vasari ; 
ma  non  dissiinula  clie,  scritto  avendo  circa  treat' aniii  dopo 
la  morte  di  Raffiielh  ,  fa  talvolta  tradito  dalla  niemoria  , 
e  le  vite  raccoglicndo  di  nioltissiaii  pittori  ,  non  pote  a 
ciaschcdana  prestare  le  necessarie  cure  ,  e  quindi  tutti  noa 
aVjbraccio  i  lavori  dclP  Urbinate  ,  di  niolti  non  calcolo 
r  Importanza ,  ne  tutti  accompngno  colle  note  critiche  e 
descrittive,  die  ne  avrebbono  fatto  risj^iltare  il  mcrito  ed 
il  valore,  II  Lunzi  ed  il  FioriUo  si  liinitarono  ad  esporre 
compendj  della  vita  scritta  dal  Vasari,  cd  altri  si  occupa- 
rono  particolarmente  nel  commentaria  o  nell'  emendarla  , 
come  si  vede  nella  vita  inedita  pubblicnta  dal  ComoUi.  In 
Francia  altro  non  si  fece  clie  tradnrre  il  Vasari ,  e  T  au- 
tore, soltanto  dopo  avere  scritta  questa  vita,  fa  inforniato 
die  una  ve  n'aveva  pubblicnta  in  Gerniania  (Non  senza 
qualche  sorpresa  vediamo  cli' egli  ne  in  questo  luogo,  ne 
nel  corso  delF  opera  non  ha  menzionato  giammai  V  opera 
intorno  a  Raffaello  pubblicata  dal  sig.  Diippn  con  molto 
lu«so  in  Ingliilterra).  Nello  intraprendere  quest' opera  per 
suo  piacere  ,  egli  voile  anclie  oxTerire  vin  nuovo  omaggio 
ad  un  ingegno  ,  del  quale  divenuto  era  zelante  ainmiratore 
non  solo ,    nia    anche    devoto    adoratore  ,    Insinorandosi    di 

•I      •  *  '  o 

contnbune  ni  questo  modo  a  prolungare  la  sua  gloria  nelle 
eta  future. 

Molto  non  ci  estenderenio  su  le  notizie  storicbe  del  ca- 
sato,  della  nascita  e  dell' educazione  di  Raffaello,  che  eguali 
trovansi  a  un  dipresso  in  tntte  le  biografie  «;  nelle  storie 
pittoricbe ;  c  ci  arrcstcremo  pinttosto  la  dove  1' autore  parla 
con  molta  precisione  delle  sue  opere ,  delle  varie  sue  ma- 
niere  di  dipingere,  ed  aggiugne  altresi  qualche  sua  partico- 
lare  osservazinne.  Diremo  soltanto,  che  nato  Raffaello  in  Ur- 
bino  neiranno  140.3  dalla  famiglia  de'  Sa/iu  o  Sanzii,  educato 
iu  dal  padre  ,  mediocre  pittore,  e  qnindi  collocato  presso 
Pietro  Vanned  detto  il  Penigino ,  il  piii  celebrc  pittore  di 
que'  tempi  n  e  uscito  ben   presto  da  qucUa  scuola,  comincio 


I'ARTE    STRANIERV.  391 

n  in-oilnne  in  eta  ili  soli  (liclassetto  anni  alciini  qnadri  , 
rlio  scl)l)ene  si  rlseiitlssero  della  maniera  alqaaiito  sccca 
ilel  SLio  maestro  ,  tuttavia  i-iguardati  furono  come  opeie 
niaravigliose.  Noii  dissimnleremo  in  qiiesto  luogo,  clie  Tau- 
tore  espone  r.lcune  lielle  riflessioni  sn  lo  state  della  pit- 
tura  neir  epoca  in  cui  lioriva  il  Perugino^  ed  accennnndo 
la  fortunata  comparsa  dei  belllssimi  modelli  dell'  antichitii 
allora  scoperti ,  clie  ristorarono  gli  artisti  della  mancanza 
dclla  vista  abituale  del  corpo  uniano  ,  rende  un  giusto 
tribnto  di  lode  ai  Medici  ed  a  Lorenzo  il  Magnifico  ,  clie 
colle  lore  istltnzioni  le  arti  del  disegno  portarono  daU'in- 
fanzia  alia  virilita.  Nota  saggiamente  clie  la  storia  racco- 
glie  i  minimi  fatti  dell'  infanzia  o  dell'  adolescenza  degli 
uomini  celebri  .  e  clie  qnindi  iion  saprebbono  abbastanza 
considerarsi  le  prime  opere  del  principe  de'  moderni  pit- 
tori ,  colic  qnali  per  cosi  dire  egli  preludeva  a  qiie'Iavori 
immortali ,  clie  una  primazia  nell'  arte  non  mai  disputata 
gli  assegnarono.  Fortunatamente  1'  incisione,  in  Italia  pro- 
mossa  da  pi'ima  dallo  stesso  RafFaello  ,  moltiplico  e  per- 
petuo  le  sue  composizioni  ,  e  molte  ancora  delle  prime 
sue  opere,  il  clie  ofFre  alio  storico  il  vantaggio  di  potere , 
segnendo  per  quanto  e  possibile  l'  ordine  cronologico,  par- 
la  re  di  molti  quadrl  ,  non  senza  avere  sotto  gli  occhi  le 
loro  delineazioni. 

Entra  qnindi  I'autore  a  ragionare  del  quadro  dello  sp;*- 
salizio  della  Vergine  ,  clie  la  Pinacoteca  milanese  possiede, 
e  che  e  stato  ndbilmente  intagliato  dal  Longhi.  Non  d:s- 
sente  dall'  opinione  di  coloro  che  fatto  lo  credono  dopo 
r  anno  iSoi  ,  e  si  accorda  ncl  rignardarlo  come  l' opera 
nella  quale  spuntano  i  principj  di  qviel  bnon  gnsto  die 
caratterizza  la  seconda  nianiera  di  quel  celel>re  pittore. 
Vedesi  poscia  rioffaello  associato  col  Pinturicchio  nei  freschi 
che^eseguirsi  dovevano  in  Siena  ;  egli  abbandona  Siena  e 
passa  per  la  prima  volta  a  Fii-enze  ,  dove  lo  stile  delle 
sne  opere  ,  al  dire  dell'  antore  ,  non  annunzia  in  quel- 
r  epoca  r  influenza  che  alcuni  snppongono  su  di  esso  es*r- 
citata  dalla  vista  delle  opere ,  c  specialmente  del  celebre 
cartone,  di  MicheJaiigiolo.  Passa  il  pittore  a  Perugia.^  e  torna 
in  Firenze  verso  la  fine  del  1S04,  disposto  a  stabilirsi  o 
almeno  a  visiedere  lungo  tempo  in  quella  cittii;  al  tempo 
stesso  vi  si  trova  Leonardo  da  Vinci,  e  strqno  riesce  che 
la    storia    non    faccia  menzione  delle  rcLizioni  amichevult 


392  A  1>  P  K  N  D  I  C  E 

d'l  que"  line  somini  ingecini  ,  nientrc  j^nrln  tlei  legami  di 
Jlaffadlo  col  Cliirlnndujo ,  con  AristotUe  di  San  Gallo  e  con 
niolti  altri  artisti.  Legato  pure  in  ainicizia  con  Taddeo 
Taddci  e  con  Lorenzo  Nasi,  dipigne  pei*  quest' ultimo  una 
Saci'a  Famiglia  ,  clie  passata  nel  Museo  Fiorentino,  vedcsi 
tra  i  piu  pvpgiatl  intagU  del  iMorglu-n.  Ma  la  perdlta  del 
s;enitori  richiania  il  giovane  plttore  ad  Urbino  ,  e  cola 
pure  dipigne  alcnni  quadri  pier  f(uel  duca  Guido  da  Mon- 
TcfeJtroi  al  tempo  stesso  pigne  S.  Giorgio  a  cavallo,  inta-' 
gliato  dal  Laniiessin ,  e  S.  Micliele  die  coniljatte  i  mostri ; 
lascia  cpiindi  Url)ino  per  1'  ultima  volta  e  torna  per  la 
terza  in  Firenze.  Di  la  trasferitosi  di  nuovo  in  Perugia  , 
produce  tre  grandi  opere  ,  cioe  un  quadro  pei  Serviti  , 
rappresentante  la  Vergine  ,  S.  Giovanni  Battista  e  S.  Ni- 
colo,  che  passo  poscia  in  Inghilterra^  una  pitiura  a  fresco 
pet  Camaldolesi,  nella  quale  vedesi  Cristo  nella  sua  gloria 
con  molti  angioli  e  santi ,  ed  un  quadro  della  Vergine  col 
Cristo  vestlto  e  con  alcnni  santi ;  il  Cristo  non  fu  da  esso 
coperto  di  vesti  se  non  die  per  compiacere  il  desiderio 
delle  luonaclie,  e  i  frammenti  di  quel  sublime  la voro  ven- 
duti  furono  poscia  dalle  medcsinie  ,  senza  che  era  si  eo- 
nosca  la  loro  sorte.  Nota  in  questo  luogo  1'  autore  ,  die 
Raffaello  ambiva  niaggiormente  di  avere  rivali  ,  anziche 
animiratcri,  e  questo  torse  lo  ricondusse  in  Firenze,  ove 
una  coiicorrenza  trovava  ,  all' arte  ed  all' artista  utilissima. 
Raffaello  approfitta  in  quell' epoca  dei  talenti  di  Masac- 
cio  e  di  fra  Bartolomeo  di  S.  3Iarco  ,  detto  anche  Baccio 
della  Porta  ;  a  questo  egii  insegna  a  dare  maggior  vigore 
alle  sue  tinte  e  a  nianeggiare  piu  grandiosamente  il  pen- 
nello.  Alcune  npore  deU'Urbinate  inducono  a  credere ,  che 
egli  grande  vantagglo  traesse  al  tempo  stesso,  se  non  pure 
da"  precetti  o  dai  consigli ,  dallo  studio  almeno  dei  subliini 
lavori  di  Leonurdo.  Una  digrcssione  trovasi  in  questo  luogo 
deir  autore  sul  celebre  cartone  di  Michelangiolo ,  diligentc- 
mente  intagliato  dallo  Schiuvonetti,  e  Raffaello  vedesi  citato 
nel  nnniero  degli  artisti  die  attentameatc  lo  studiarono  : 
forse  ,  dice  1'  autore ,  colla  sola  considerazione  di  quella 
grand' opera ,  7?q^;e/Zo  imparo  a  dare  un  maggiore  svilup- 
pamento  alle  forme  del  suo  disegno  ,  maggiore  liberta  e 
maggiore  ampiezza  al  suo  stile,  senza  punto  cambiare  del 
suo  carattere  originale. 


PARTE    STR^NIEU.V.  3f;3 

Si  parla  sotto  quest'  cpoca  della  Sacra  Famiglia  del  jia- 
Inzzo  Rinuccini :  della  Deposizione  tli  Cristo  nella  tomba  , 
iiitagliata  ilal  Morghen;  del  quadro  della  Vcrgine,  noniinato 
la  Giardiniera ,  die  si  coiiserva  in  Parigi  e  die  fu  iiita- 
gliato  dal  Desnoyers :  del  quadro  deirAssunzioiie  ,  dipinto 
pel  monastero  di  Monte-Lucci  ,  e  ciie  ora  trovasi  al  Ya- 
ticano  ;  finalniente  di  uii  quadro.  dipinto  per  la  famiglia 
Dei,  die  rimase  soltanto  aldiozzalo,  ma  die  inostra  auclie 
iiuperfetto  a  qual  grado  di  yalore  e  di  repntazione  losse 
aliora  wiunto  Tesiuiio  pittore,  iacaricato  gia  di  una  nnan- 
tita   grandissiina  di   lavori. 

Una  sorte  piu  felice  lo  attende  pero  in  Roma.  Braniante 
lo  propone  a  GiiiUo  II,  e  nell' anno  i5o8  Raffaello  viene 
chiamato  a  dipingere  !e  sale  del  Yaticano.  Di  quest'  opera 
ragiona  a  lungo  T  aiitore ,  e  specialmente  delle  figure  alle- 
goridie  della  A'olta  della  prima  sala  ,  intagliate  dal  Volpato 
c  dal  Morghen;  della  Disputa  del  Sacramento,  della  Scuola 
d'  Atene  e  del  Parnaso  ,  incise  dal  Volpato ;  della  pittura 
della  Giurisprudenza  incisa  da  Morghen,  di  qucUa  del  pro- 
feta  Isaia  Incisa  da  Chapron ,  di  quelle  dei  profeti  e  delle 
siliille  nella  clilesa  della  Pace  ,  incise  dal  Volpato ;  final- 
niente della  pittura  della  Galatea  alia  Farnesina  e  di  un 
piccolo  quadro  della  Yislone  di  EzechieJe ,  la  prima  delle 
cjuali  rivive  col  Imlino  del  Richonime ,  il  secondo  con  quelle 
del  De  Poify.  Noa  ci  e  permesso  di  riferire  alcune  belle 
osservazloni  deir  autore  intorno  a  quelle  opere  :  ma  non 
possiamo  dissiniulare  la  nostra  maraviglia  die ,  entrando 
egli  in  molte  considerazioni  filosofiche  sul  concQpimento 
c  su  lo  sviluppamento  delle  idee  di  quelle  subliiui  com- 
posizioni  ,  e  specialmente  della  Scuola  d"  Atene  ,  non  al)l>ia 
mostrato  di  conoscere  le  idee  certamente  ingegnose ,  bendie 
forse  troppo  inimnginose ,  del  celeljre  D' HancarviHe ,  die 
in  Italia  ,  in  Ingliilterra  ed  altrove  destarono  viva  e  sincera 
aramirazlone,  tanto  piu  die  parto  erano  di  un  dotto  quasi 
nonagenario.  In  mezzo  alia  descrizione  di  queste  pitture 
fatta  dair  autore  ,  troviamo  due  ragionamenti  singolari, 
r  uno  su  la  quistione,  se  Raffaello  andasse  ddutore  a  Mi- 
chelangiolo  dell"  ingrandimeuto  del  suo  stile,  del  die  Pan- 
tor*  non  si  mostra  persuaso  ;  P  altro  sul  paraljelo  di 
Midielangiolo  e  di  Raffaello  ofierto  dalle  sibil'.e  di  S.  Ma- 
ria della  Pace,  in  proposito  del  quale  ripete  1"  autore  ^ 
che  gP  ingegni    di  que"  due  grand"  uomini  nulla    ejjbero  di 


^94  '^  p  1'  E.N  n  I  c  K 

coinnnc ,  c  olio  11  ili verso  gorino  non  poteva  produnc  fVutti 
eguali. 

Si  p;\rla  in  nppiesso  ili  altra  ojicra  cli  queirepoca ,  fattn 
pure  in  Roma,  che  e  il  cjuailro  della  Vergine  di  Fuligiio, 
inciso  dal  Dcsnoyers;  quindi  si  passa  alle  pitture  della  se- 
coiida  sala  del  Vaticauo  ,  a  quelle  del  niiracolo  di  Bolsena  , 
dvW  Eli  odor  0 ,  di  S.  Pietro  liberato  dalla  carcere ,  e  di  At- 
tila  ,  incise  dal  Volpato  e  dal  Mort^hen  ,  e  si  descrivono 
ancora  le  pitture  della  volta  ,  il  Sogno  di  Giacohbe  ,  il 
Saciilizio  d'Isacco,  il  Roveto  ai'dente,  e  T Uscita  dall'Arca. 
Soguono  le  opere  di  ornaniento  delle  logge  vaticane  ,  in- 
cise dal  Volpato ,  e  in  questo  luogo  si  nota  quale  van- 
taggio  traesse  Rdffadlo  per  la  composizione  degli  araheschi 
dalle  tenne  di  Tito  ,  allora  di  recente  scoperte  ^  si  nota 
pure  il  suo  nierito  graadissiino  dell'originalith ,  per  averc 
egli  il  priiuo  introdotta,  una  serie  di  idee  simboliclie  ed 
allegoriciie  ,  delle  quali  trovare  non  poteva  inodello  nclla 
antlchila.  Molto  a  proposito  riconosce  I'  autore  composta 
di  due  parti  distinte  l'  impresa  delle  loG:a;e  vaticane  ;  quella 
cioe  degli  arabeschi,  e  quella  delle  storie  bibliche,  e  quindi 
no  ha  egli  pure  distinta  la  descrizione  ,  senza  punto  tur- 
bare   V  ordlne   cronologico. 

Coi  lavori  dclle  logge  sembrano  coincidere  il  quadro  di 
§.  Cecilia,  intagliato  diiUo  Strange  e  dal  Massart ^  alia  prima 
vista  del  quale  si  attribitisce  da  alcuni  la  uialattia  clie 
tronco  i  giorni  a  Francesco  RaiboHni,  celel^re  sotto  il  nonie 
del  Francia  ;  e  diverse  Madonne  e  Sacre  Famiglle  ,  dclle 
quail  piu  di  venti  cita  il  Vasari,  senza  che  tutte  le  abbia 
annoverate.  La  nianiera  diversa  con  cul  sono  dipinte  quelle 
Verglni  ,  sempre  nobile  nelle  composizioni  piu  seuiplici  , 
senipre  amabile  e  graziosa  nelle  piu  subliini  ,  niostra  al 
dire  dell'  autore  i  diversi  sentimenti,  ora  di  una  pieta  te- 
nera  e  afFettuosa,  ora  di  rispetto  e  di  elevazione,  dai  quali 
era  animato  il  pittore  ne' suoi  concepiincnti.  Nelle  Madonne 
soltanto,  dipinte  o  disegnate  da  Ruffaello ,  crede  l"  autore  che 
una  storift  si  trovi  del  suo  talento  e  de' suoi  progress! ,  e 
che  su  di  esse  possa  intraprendersi  un  corso  conipiuto  di 
tutte  le  dlverie  gradazloni  di  carattere  ,  che  egli  seppe 
distinguere  o  riunire  ,  secondo  il  genere  che  V  argomento 
gli  offeriva  ,  le  idee  accoppiando  d'  innocenza  ,  di  purita 
verglnalc  ,  di  grazia  ,  di  nobilti  ,  di  santita  ,  di  divinita  , 
che  tutto  mirabiliueiite  ha  cspresse.  Si  fa  quindi  sirada  a 


PARTE    STRANIERA.  3q5 

tllfcndere  Raffacllo  clalla  ccnsnra  til  colorA,  clic  Gnido  cre- 
tloiio  ail  csso  supcriore  nella  liellczza  tlellc  teste  virginali , 
e  si  sforza  di  provare  che  Haffiiello  fissb  iii  qnesto  gencre 
r|nelIo  clie  pno  dirsi  bello  idcale.  Egli  pero  lo  delinisce  il 
liello  per  eccellenza  ,  e  in  qnesto  non  dissentircmo  pniilo 
dalla  di  lui  opinione.,  accordando  c]ie  con  sifFatto  ])rinci])io 
ciascun  gencre  di  oggetto  abbia  il  suo  ideale,  giacche  quello 
di  una  Venere ,  di  una  Giunone ,  di  una  Minerva ,  luai  non 
sarebbe  il  bello  ideale  di  una  Madonna. 

Non  seguiremo  1' autore  nclTesanie  delle  pittnre  di  iZa/- 
faeJlo  rappresentanti  la  Vergine ,  che  egli  distingue  in  tre 
classi  :  la  prima  di  quelle  in  cui  la  Vergine  si  vede  col 
Pambino,  e  talvolta  con  5,  Giovanni,  anch'  esso  pargo- 
letto;  la  seconda  di  quelle  che,  riunendo  sovente  la  Ver- 
gine col  Bandjino  ,  con  S.  Giuseppe  e  S.  Anna  ,  portano 
il  nonie  di  Sacre  Fainiglie :  la  terza  finalmente  di  quelle 
coniposizioni  in  cui  la  Vergine  col  Bambino  apparisce  ai 
luortali  o  sojira  di  una  nube  ,  o  su  di  un  trono  ,.  o  in 
altra  forma  qualunque.  Si  annoveraao  nella  prima  la  Ma- 
donna del  palazzo  Tempi  a  Firenze  ,  ed  altra  assisa  ,  che 
non  s*"  indica.  ove  si  trovi  ;  la  Madonna  della  Seggiola  , 
quella  detta  del  Pannolino  che  scopre  il  Bambino  addor- 
uientato ,  e  quella  del  dnca  d'Alba  a  Londra  ,  incise  presso 
che  tutte  dal  Dcsnoyers ,  la  prima  e  la  terza  aache  dal  i/or- 
dien ;  nella  seconda  classe  si  distinguono  la  Vergine  che 
riceve  le  carezze  del  Bambino  nella  calla,qaadro  che  tro- 
vasi  in  Parigi,  e  di  cui  si  hanno  le  stampe  del  Dcsnoyers 
e  del  Massart ;  la  Vergine,  che  da  una  gamba  alqnanto 
stesa  fa  detta  dalla  Litnga  coscia ,  e  incisa  da  Marca/itonio, 
c  la  Vergine  detta  deW  Impnnnnta :  nella  terza  classe  pri- 
moggiano  la  Vei-gine  detta  del  Baldaccliino,  circondata  dai 
Padri  della  chiesa,  di  cui  la  stampa  trovasi  nella  Galleria 
di  Firenze  5  e  la  Vergine  del  I'esce ,  parimente  incisa  d^il 
DcsJiorers ,  che  F  autore  crede  formare  il  passaggio  tra  la 
seconda  e   la   terza   maniera   di   Bajfaello. 

Mostrasi  qnindi  F  esimio  pittore  promotore  zelautissimo 
in  Italia  delF  arte  delP  intaglio  ,  e  si  accennano  i  disegni 
da  esso  fatti  per  Marc  Antonio  Raiinondi:  tra  questi  si  di- 
stinguono  11  disegno  delle  nozze  di  Rossane  ,  intagliato  da 
prima  da  Marc  Antonio  ,  poi  dal  VoJpato  ,  quello  della  Ca- 
Innnia,  il  Giudizio  di  Paride  ,  e  la  Strage  degl' Innoccnti 
che  formano  la   "loria  del  l)ulino  del    Raimondi  suddetto. 


OQ^  \PrF,  NDIC    E 

Toni^  poscin  TaMtore  alle  sale  del  Y.nticanOj  a  fine  d\ 
noil  turi)aro  1"  oivUno  croii.)lo2;'ico  ,  e  <;i  prcseuta  la  pittura 
dell'  iuceiidio  di  Borgo,  iacisa  dal  Morghen,  la  Vittorla  di 
S.  Leone  contra  i  Saraceni  ,  la  Giustiiicazione  del  papa 
Leone  III ,  e  la  Goronazionc  di  Carlonagno  ,  incise  dal- 
V Aquila :  Y>o'i  passa  a  ragionare  delle  decorazioni  accessorie 
delle  sale  del  Vatlcano,.e  della  sala  dei  dodici  Apostoli  , 
le  di  cui  pitture  intagliate  furono  da  Marc  Antonio.  Cade 
in  quosto  luog»  il  discorso  di  un  altvo  attriliuto  di  Raffaello., 
o  r  aiitore  viioie  clie  esso  si  consideri  come  pfincipe  del 
ritratto  i  dopo  dunque  di  avere  parlato  delle  teste  degli 
illnstrl  contemporanei  del  pittore,  clie  veggonsi  nel  quadro 
della  "sc-oola  d'Atene,  e  in  quelli  del  Parnasso  e  doU'Elio- 
doro,  noil  clie  nell'Attila ,  nel  ^liracolo  di  Bolsena  e  nella 
CoFTonazione  di  Carloinagno,  passa  a  descrivere  a  lungo  il 
ritratto  di  Leone  X,  quello  di  Giovanni  d'Aragona ,  incise 
dal  Morghen,  e  quelli  del  poeta  Tebaldeo ,  di  Baldassare 
CastigJioni  e  di  Bindo  Altoviti,  notando  clie  quest' ultimo  , 
inciso  dal  Morghen  ,  e  stato  da  niolti  creduto  quello  di 
Raffaello  medesimo  ,  benciie  I'  autore  oontrario  si  niostri 
a  questa  ojiinione.  Noii  dissiniula  cgli  clie  molto  interesse 
puo  trovare  la  critica  delle  opere  di  Raffaello  iie"  suoi  ritratti. 

Continua  la  descrizioue  delle  dipiiiture  a  olio  ,  e  tra 
queste  s'illustrano  il  quadro  di  Cristo  die  porta  la  Crocc, 
detto  lo  Spasinio  di  Sicilia  ,  tanto  aniniirato  dal  Mengs;  il 
quadro  della  Vcrgine  detto  della  Perla ,  die  da  Maiitova 
passo  in  Ingliilterra  e  quindi  in  Ispagna;  il  quadro  della 
Visitazioiie ,  quello  di  S.  Giovanni,  nel  deserto  inciso  dal 
Bervic,  due  altri  dello  stesso  argoniento ,  e  il  quadro  della 
Vergine  di  Dresda  inciso  dal  Midler. 

Nuova  scena  si  apre  in  questo  luogo  per  le  glorie  di 
Raffaello,  clie  rappresentato  vlene  dall  autore  come  archi- 
t^to,  come  architetto  della  basilica  di  S.  Pietro  ,  come 
autore  di  una  pianta  di  quell'  insigne  edilizio  ,  c  dei  di- 
segni  dei  palazzi  degli  Uguccioni  e  Pandolfini  di  Firenze , 
non  clie  di  A'arj  palazzi  in  Roma,  fors'  anche  della  villa 
Madama ,  delle  scuderie  di  Agosiino  Chigi ,  di  un  palazzo 
presso  S.  Andrea  della  Yalle ,  e  della  Cappella  dello  stesso 
Agostino  Chigi  a  S.  Maria  del  Popolo.  La  statua  di  Giona 
in  quella  cappella  credesi  pure  avere  ricevuto  da  Raffaello, 
sia  nel  modello ,  sia  nel  marmo ,  la  grazla  dei  contorni  e 
la  scelta   imitazione  delF  antico  clie   vi   si  ammira. 


PARTE    STEANIERA.  897 

Ed  ecco  clie  V  autore  torna  alle  pittiire  tlella  storla  della 
Bibbia  nclle  lo2;ge  Valicaue,  diffuse  nelle  stampe  delV Aquila 
e  del  Ckapron.  Non  liberi  di  seguirlo  nelle  minute  descri- 
zioni  di  quelle  pittuve,  passiamo  con  esso  alia  Farnesina  , 
cd  alia  favola  di  Psiche ,  miraljilmeute  dipinta  da  Raffaello 
in  queir  ameuo  soggiorno.  I  disegni  della  favola  di  Psiche 
sono  stati  iatagliati  da  MarcAnloiiio,  quelli  della  favola  di 
Amore  e  Psiche  dal  Dorigny.  L' autore  trova  in  que' disegni 
le  composizioni  piix  elevate  ,  piix  magnifiche  per  1'  inven- 
zione  ,  piu  ricclie  per  T  esecuzione ;  e  non  dubita  di  as- 
serire  che  Raffaello  e  giiinto  in  quelle  opere  al  sommo 
della  sua  gloria  ,  egualmente  sulilime  ed  inimitabile  allorche 
coUa  poesia  del  sue  pennello  crea  di  nuovo  i'antico  Olini- 
po ,  come  allorche  interprete  dei  cantori  ispirati  da  Dio  , 
scopre  agli  occhi  nostri  la  serie  dei  fatti  profetici  del  po- 
jjolo  eletto ,  o  interprete  dei  "Vangeli ,  dipinge  la  venuta 
del  Messia ,   i  suoi  miracoli  e  gli  Atti  de'  suoi  Apostoli. 

Succede  un  paragrafo  intitolato  la  Fornarina.  In  questo 
si  accenna  il  ritratto  di  questa  arnica  di  Raffaello  ,  che 
trovasi  tanto  nella  casa  Barberini ,  quanto  nella  Galleria 
di  Firenze,  e  clie  fu  inciso  dal  Ciinego ;  il  prime  pero  cre- 
desi  una  copia  fatta  da  Giulio  Romano  ,  e  il  secondo  si 
pretende  originale  per  la  V>ellezza  singolare  del  colorito. 
Probabile  e  altresi  che  quel  riti-atto  si  trovi  in  altre  opcre 
deir  insigne  artista  ,  e  al  proposito  del  quadro  della  For- 
narina  della  Galleria  di  Firenze,  si  fa  osservare  opportu- 
namente  che  quel  sommo  plttore  fu  sempre  fedele  alia 
decenza  ,  e  non  mai  fu  licenzioso  ne'  suoi  pensieri  ,  ne 
iinniode.sto  nelle  sue  rappresentazloni. 

Non  fr,rer)io  che  accennare  di  volo  altri  quadri  clie  in 
questo  luogo  vengono  descritti  dall'  autore  ,  aftine  di  mo- 
strare  la  dillgenza  di  Ini  nello  esaminare  tutte  le  opere 
secondo  la  loro  cronologia  ,  e  di  allettare  i  leggitori  nostri 
a  scorrere  nell'  originale  quella  vita  iniportante  ed  istrut- 
tiva.  Sono  questi  il  quadro  di  S.  Margherita,  intagliato  dal 
Thoinassin,  di  cui  piii  non  troA'asi  T  originale;  il  quadro 
di  S.  Michele  che  atterra  FAngiolo  delle  tencbre ,  intagliato 
dal  Chatilloti :  quello  della  Sacra  Faniiglia  del  Museo  Realc 
di  Parigi  ,  che  porta  la  data  del  i5i8  ,  e  fu  inciso  dal- 
r  Edclinck  e  <.\i\l  J Uchommc;  modello  squisito  di  grazia  e  di 
hellezza  ,  e  di  (|uello  che  la  pittura-  puo  produrre  di  piii 
raro  e  |)iu  perfctto.   Sc^uc   un"  crudita  di;cu5sioue   iutorno 


Oifl)  A  P  1'  E  N  D  I  C  E 

la  ristaurazione  de-^U  antlchi  cdifi/.j  di  Roma  fatta  da  Haf- 
faello  ,  eletto  da  Leone  X  soviLutcndeiitc  gcnerale  a  tutti 
gli  avtrnzi  deir  aiiticliita  ,  tauto  dei  ruderi  ,  i  di  cui  ma- 
tcriali  scrvire  potcvano  airornamento  della  Basilica  di  S. 
Fietro  ,  quanto  dci  iVaniii'ieati  die  meritavano  di  essere 
conservati.  L' A.  ha  approlittato  saggiaincnte  degli  scritti 
di  varj  letterati  italiaiii,  ed  aiiciie  dciropuscolo  stampato 
ill  Roma  nel  1799  dal  Francesconi ,  del  quale  souo  in 
(|uesto  liln'o  esposte  ed  anclie  confemiate  le  congetture , 
clie  u'la  letftera  creduta  di  Baldasmre  Caitiglioni ,  c  nella 
quale  a  lungo  si  paria  delie  antiche  ruine  di  Roma  e 
ili  nu  ampio  disegiio  di  tulti  quei  ruderi  ,  sia  piuttosto 
di  Raffaello  cT  Urhtiio. 

Seirue  la  descrizioae  dei  cai-toni  da  Raffaello  delineati 
per  gli  arazzi  del  Vaticauo  ,  e  se  ne  espone  esattamente 
la  storia  ,  non  amiucttendosi  Topinione  del  Fiichardson  ,  il 
(piale  nel  pnvallelo  delia  Galleria  di  Hamptoncourt  dove  si 
trovano  que'  cartoiii ,  colle  sale  vaticaiie  ,  seiubi-a  attri- 
Ijuire  ,  foi-se  per  zelo  patriotico  ,  qualchc  preferenza  alia 
prima  ;  sebbeiie  1  cartoni  suddetti ,  astrazioiie  fatta  dal 
metodo  della  pittura  ,  meritino  la  piii  alta  considera- 
zioiie  come  ojwre  iuimedlate  del  pensiero  e  dell'  immagi- 
nazioue  dell'  autore  ,  e  come  prove  mauifeste  della  for/a 
d'  iuvenzioiie  e  di  esecuzione,  alia  quale  Raffdello  era  giuiito 
negli  ultimi  Aue  auixl  della  sua  vita.  Si  descrivono  pure 
alcuiii  dei  cartoni  medesimi ,  tra  gli  altri  quello  in  cui  e 
rappresentato  Cristo  die  porge  le  duavl  a  S.  Fietro  , 
quelli  in  cui  si  vtggono  la  morte  subitanea  di  Anania  , 
c  S.  Paolo  e  S.  Bariiaha  nella  citta  di  Listri,  iucisi  dal- 
VAudran  ;  qutUi  di  S.  Paolo  clie  predica  in  Atene ,  della 
Pesca  niiracolosa  ,  dello  Zoppo  guarito  da  S.  Fietro  e  da 
S.  Giovanni,  .A\  Eiinia  accecato  da  S.  Paolo,  e  delfAdora- 
zlono  de' Magi ,  incisi  11  primo  da  Marc'  Antonio,  gli  altri 
tutti  dal -Dor/g;2j ;  quello  in  cui  Cristo  rlsorto  appare  alia 
Maddalena ,  f  quello  in  cui  A^edesi  assiso  a  mensa  coi 
discepoli  in  Eniaus;  la  Stragc  dcgli  Innocent!  die  forma 
due  quadri  o  due  arazzi,  senza  che  nella  doppia  compo- 
sizione  l'  A.  abbia  potuto  ripetersi ;  T  Ascensione  ,  incisa 
da  Beatrizetto,  e  i  fregi  o  i  contorni  delle  tappezzerie  ,  sii 
i  <juali  si  e  esercitato  il  bulino  di  Fietro  Santi  Bartoli.  A 
Inngo  si  ragiona  della  sorte  che  spcrinieuLata  lianno  que'  ce- 
lel)ri  cartoni,    e    gli    aiuici    delle    belle    arti    Baraniio   bca 


PARTE    STRANIERA.  3(.j() 

sodilisfalti  ili  trovaro  in  questo  luogo  uii  nrticolo  intorno 
al  lavoro  cd  alio  stato  attuale  della  manifattura  Jegli  arazzi. 
La  sala  di  Costantino  porta  il  nome  dl  Eaffaello ,  come 
le  altie  del  Vaticano,  sebhene  non  sia  stata  dipinta  se 
noa  dopo  la  di  lui  morte  da  Giulio  Romano  e  da  altri  di 
quella  scuola.  L'  A.  ne  da  quindi  la  descrizione  ,  appog- 
giato  air  asserzione  del  Vasari,  che  per  qrdine  di  Leone  X, 
Raffaelto  noa  solaniente  aveva  eseguiti  i  disegiii  delle  prin- 
cipali  pitture  di  quella  sala  ,  ma  ancora  messo  mano  al- 
r  opera  ,  mentre  ai  suoi  discepoli  aveva  prescritto  il  me- 
todo  ed  il  sistema  degli  oniamenti.  11  pittore  veneto  Se- 
bastiano  del  Fiombo^  non  conoscendo  perfettamente  Parte 
del  dipingere  a  iiesco ,  aveva  inimaginato  di  applicare  su 
r  intonaco  della  calce  la  pittura  a  olio,  e  Raffaello  aveva 
pure  volr.to  sperimeiitare  questo  nuovo  metodo,  die  se- 
condo  il  Vasuri  non  riusci  ;  cosicclie  Giulio  Romano ,  vo- 
lendo  rappresentare  la  Battaglia  di  Costantino,  tolse  dalla 
muraglia  qucir  intonaco  ,  e  sostitul  1'  onJinario  lavoro  a 
fresco.  Ma  tuttavia  nel  basamcnto  di  quella  sala  sussi- 
stono  due  belle  figure  dipinte  a  olio  da  Raffaello ,  cioe  la 
Giustizia  e  la  Clemenza  ,  die  intagliate  furouo  da  Stra/ige; 
il  tempo  cio  non  ostante  provo  clie  la  pittura  a  olio  ap- 
plicata  su  1'  intonaco  della  calce  ,  con  danno  notabile  dci 
dipiiiti   si  anneriva. 

Tratta  T  A.  degli  argouicnti  relativi  alia  storia  di  Co- 
stantino ,  specialmente  del  Battesimo  e  della  Donazioue , 
delle  quali  opere  ,  sebbene  eseguite  da  Giulio  Romano  e 
da  Francesco  Penni ,  le  invenzioni  per  testimonianza  del 
Vasari  souo  in  gran  parte  dovute  a  Raffaello;  tratta  della 
visione  celeste  di  Costantino ,  della  quale  Raffaello  aveva  ab- 
liozzato  un  disegno  a  penna  ,  veduto  <.]al  Richardson;  della 
ijattagUa  di  Costantino  incisa  dall"  ^i(y;(i7(i ,  riguardata  pure 
dal  Vasari  e  dal  Bellori  come  invenzione  e  composizione 
di  Raffaello  ;  e  quindi  passa  di  nuovo  a  ragionare  della 
rivalita  di  Michelarudolo  e  dell'  Urbinate  ,  rlfcrendo  alcuni 
aueddoti  ed  alcune  osservazioni ,  dalle  quali  risulta  die 
mentre  Michelangiolo  ricusava  di  dipingere  a  olio ,  dicendo 
die  quella  era  un  arte  da  donna  ,  Raffaello  con  I'elice 
riuscita  tutt'i  geueri  e  i  modi  di  dipingere  praticati  aveva. 

II  eatalogo  e  T  esame  ragionato  delle  opere  di  Raffaello 
si  chiiidc  col  ragguaglio  del  celebre  quadro  della  Tra's- 
iigurazionc .    chc    furaia   il    soggetto    di   uno  del    pin    belli 


400  Al'l'ENDlCK 

intngli  del  Morgken.  Quel  quadro  iii  fatto  ia  concorso  di 
Sebastiano  del  Piombo  che  fu  iiicarirat^.  di  eseguii'e  di 
eguale  grandezza  v\n  quadro  del  Risuscitauieuto  di  Lazzaro; 
c  questo  lavoro,  beaclie  vi  si  amniirassero  bellissime  parti 
e  molto  vigore  di  colorito  ,  provo  tuttavia  la  grande  su- 
periorita  di  Raffaello  ,  e  pose  il  colmo  alia  di  lui  gloria. 
Siccome  quel  quadro  comprende  due  sceae^  T  una  supe- 
riore  ,  1'  altra  inferiore  ,  si  e  riuiproverato  all'  artista  di 
avere  pectato  contra  il  principlo  fomdamentale  di  qualun- 
que  composizione,  T  unita  delf  azlone ;  ma  certo  e,  che 
inagrissiuia  riuscita  sarel?l3e  la  couiposi/ione  liinitata  alia 
iiieta  supeiiorc  ^  clie  necessario  era  il  rappresentare  ia 
juontagiia  del  Tabor  ,  e  che  per  ottenere  T  elietto  della 
pirainidalitii  della  composizione  medesima,  conveniva  riem- 
piere  di  ligure  la  parte  inferiore  ,  e  qulndi  collocare  al 
piede  del  nioate  gli  Apostoli,  che  scelti  non  erano  conic 
testimonj  della  trasljgurazione.  Altronde  in  alcun' altra  sua 
opera  5  dice  Tautore,  il  somnio  pittore  non  giunse  mai 
tanto  vicino  ai  liniiti  di  quella  perfezione  vietata  agli 
sforzi  uniani,  la  quale  consiste  nelf  avere  le  rainori  pos- 
sibili  imperfezioni.  Non  dissimula  tuttavia  V  autore  die 
alcuni  critici  ,  paragonando  le  opcre  della  terza  iUaniera 
di  Raffaello  con  quelle  della  seconda  ed  anche  della  prima, 
|)oi"tati  sai'ebljono  quasi  a  preferire  il  disegiio  scliietto  , 
r  espressione  ingenua  ,  la  composizione  semplice  e  chiara 
de'  primi  suoi  quadri ,  al  vigore  del  disegno  ,  del  pen- 
siero,  del  colore  e  del  concepimento  degli  ultimi.  Av ven- 
ue ,  die'  egli  ,  del  talento  di  Raffaello ,  come  di  tutte  le 
produzioni  della  natura,  le  quali ,  sommesse  alle  leggi  della 
|)rog!-essione  ,  nel  passaggio  da  una  ad  altra  etii ,  da  una 
ad  altra  stagione ,  perdono  il  pregio  delle  proprieta  clie 
appartengono  alia  primavera  della  vita ,  per  acquistare  la 
niaschia  bellezza  dell' eta  matura.  Gli  ariisti  studiosi  della 
correzione  nelle  parti  che  essi  cluamano  di  studio  ,  non 
si  stancano  mai  di  celebrare  in  quel  quadro  maraviglioso 
la  precisione  delle  forme ,  1'  esattezza  del  disegno  nelle 
inani ,  nei  piedi  e  piu  ancora  nelle  teste,  nelle  quali  una 
grande  verita  vede^ji  riunita  con  una  rara  grandezza  di 
carattere,  i  panneggiamenti  di  una  csccuzione  ampia  al 
tempo  stesso  e  ricercaia  ,  i  oapclli  tiattati  con  varieta 
non  nieno  clie  con  finezza ,  ed  in  alcune  figure  un'  cner- 
gia  di  espressione  .,  alia  quale  lo  sLesao  Raffaello  jjoh  era 
perveuuto  giimimai. 


PARTE    STRANIERA,  4© I 

Qaesto  i"u  1'  ultimo  dei  quadri  di  Raffaello  ,  sel.ibene 
forse  noil  fii  V  ultimo  de'  suoi  lavori  ,  giacclie  in  quel 
frattempo  dispose  altresi  i  disegiii  della  sala  di  Co5to«tmo , 
clie  Leone  X  brauiava  di  vedere  sollecitainente  compiuta. 
Sotto  il  titolo  di  alcuui  fatti  particolari  alia  storia  del- 
r  iusigne  pittoie ,  1'  A.  accenua  la  lusinga  data  dal  Papa 
a  Raffaello  di  elevarlo  alia  digiiita  cardlnalizia  ,  coiue 
narra  il  Vasari ,  qualora  compiuti  avesse  tutti  i  lavori 
delle  sale  vaticaae.  Egli  noa  e  lontaao  dal  piestar  fede 
a  questo  raccoiito  ,  osservaado  clie  Leone  X,  piu  forse 
come  uomo  di  Ijuoii  gusto  die  come  poiitefice  ,  onorate 
aveva  della  porpora  alcune  persoiie ,  solo  per  rimunerare 
i  loro  talenti  poetici.  Parla  pure  delle  ricchezze  di  Raf- 
faello, die  possedeva  viii  bel  palazzo  ed  una  bella  casa  di 
delizie,  die  occupava  una  carica  di  cameriere  nella  corte 
poiitificia  ,  e  die  viveva,  al  dire  del  Fusari ,  non  da 
pittore ,  ma  da  priiicipe  ;  al  tempo  stesso  nota  die  il 
cardinale  Bibiena  proponevasi  di  dargli  uaa  iiipote  sua  in 
isposa.  II  pittore  diiesto  aveva  tre  o  quattr'  anni  di  tempo 
a  decidersi ,  ed  ottenne  ancora  una  dilazione ;  ma  la  sposa 
jnori  avanti  die  Raffaello  inedesimo  cessasse  di  vivere , 
e  sposa  di  Raffaello  t'a  nominata  nelT  epitalfio  che  scritto 
le  fu  dal  Bembo,  dopo  die  seppellito  era  gia  Raffaello  in 
uaa   cajipella  dt;lla  Rotoada,   dove   essa   pure  fu  coUocata, 

Nei  successivi  paragrali  si  espongono  la  morte  di  Raf- 
faello ,  le  sue  tcstaraentarie  disposizioai ,  il  duolo  cagio- 
nato  ia  Roraa  da  qnella  pcrdita  irreparabile ,  gli  oaori  fu- 
nebri  readuti  alia  sua  spoglia  mortale  ,  e  quelli  die  tribu- 
tati  gli  furono  nei  secoli  successivi.  Si  preseata  quindi  il 
ritratto  fisico  di  Raffaello  ,  e  a  questo  proposito  si  ricor- 
daao  ancora  le  diverse  teste  delle  sue  pitture,  nelle  quali 
si  e  creduto  di  rlconoscere  i  suoi  liaeameati.  Al  ritratto 
fisico  succede  il  morale,  del  quale  i  principali  tratti  sono 
la  riconosceaza  da  esso  mostrata  verso  il  suo  maestro  , 
il  rispetto  coaservato  per  le  di  lui  opere ;  la  totale  man- 
caiiza  del  sentimento  dell'  iavidia  e  della  gelosia  ,  die 
dee  ben  distiagnersi  da  quello  della  aobile  einulazione;  la 
sua  amorevolezza  e  il  desiderio  di  giovare  taato  coll'  opera, 
quaato  coi  coasigli,  agli  aniici  suoi.,  la  sua  beaevoleaza  verso 
tutti ,  la  sua  carita  verso  gl'  iafelici  ,  la  sua  stiina  per 
gli  uoniiai  dotati  di  aiti  taleati  ,  liaalineate  la  mediocre 
sua  cultura    nelle    lettere  ,    beuc'nc    now    fosse    ne  torretto 

BM.  Ital.  T.  XXXMI.  a6 


40,3  A.PPENDIGE 

scrittore  ,  ne  i'elice  jioeta.  Non  eiitrereiuo  nelT  esauie 
critico  delle  qualita  di  Ruffaello  nella  pittiira ,  dell"  inven- 
zione,  della  composizione,  dell' espressioue,  del  disegno  , 
del  colorito  e  della  nianiera  di  dipingere  ,  perche  questo  ci 
condurrebbe  oltre  i  liiuiti  die  ne  sono  iniposti.  Tutio,  dice 
r  A. ,  ha  fatto  vedere  in  Raffaello  un  naturale  taato  ar- 
mouiosameate  formato  eoU'  nnione  delle  diverse  qualita 
clie  faiino  sentire ,  apprezzare  e  produne  il  bello  nella 
iinitazione  ,  die  dilKcile  riesce  lo  assea;nai'e  un  liniite  ai 
risultamenti  di  una  tanto  rara  couil)inazione.  Nell'  in- 
venzione  prova  1'  A.  Raffaello  superiore  a  tutti  i  rival! 
suol;  nella  composizione  fa  vedere ,  clie  malgrado  lo  stato 
infelice  dell'  arte  avauti  Raffaello  ,  egli  seppe  evitare  i 
due  scogli  principali ,  cioe  la  scarsezza  e  l'  eccesso  del- 
r  artifizio  ;  die  de'  doni  di  tutti  il  piu  rare  ,  quello  cioe 
deir  espressione,  la  natura  fu  piii  di  qualunqne  altro  libei'ale 
verso  Raffaello  ,  il  quale  sempre  accoppio  alia  piu  ener- 
gica  espressione  la  grazia  ;  che  se  nello  studio  approfon- 
dito  della  costruzione  del  corpo  umano  la  palma  e  dovuta 
a  Michelangiolo ,  Raffaello,  dispensandosi  sovente  dalla  au- 
dita ,  tutto  il  suo  studio  ripose  nella  delineazione  de'  con- 
torni  ,  e  quindi  perfezioticssi  altresi  ,  secondo  il  Vasarl  , 
ne2,li  studj  anatonuci,  e  forniossi  una  maniera  tutta  pro- 
]>ria  ,  e  ,  come  scrive  il  Vasarl  medesiaio ,  un  ottiino  uni- 
venalc  ,  adottando  cosi  uno  stile  di  disegno  piii  conforme 
che  non  quello  di  alcun  altro  pittore  ai  niodcili  dell'  an- 
tichita  ;  die  Dualmeate ,  partendo  dal  pin  semplice  im- 
piego  de'colori  e  maiieggio  del  pennello ,  come  praticavasi 
dal  Perugino ,  ancora  riconoscibile  nelle  prime  opere  Pial- 
faellesche  ,  egli  conserve  quel  medesimo  gusto  di  colore 
e  quella  nianiera  pura  e  preziosa  di  dipignere  ,  sollevan- 
<losi  ad  una  mapigiore  perfezione  ,  tanto  nel  sistema  del. 
colorito ,  quanto  nel  maaeggio  del  pennello  medesimo.  In 
questo  luogo  1'  A.  ricoaduce  opportunaraente  il  leggitore 
per  le  sale  del  Vaticano  ,  e  nella  prima  fa  vedere  sus- 
sistenti  i  vestigi  della  maniera  e  dei  nsetodi  del  secoli 
precedenti  ,  che  trovansi  in  perfetto  accordo  con  una  com- 
posizione tranquilla,  priva  di  qualunque  azione  appassio- 
nata  :,  nella  seconda  una  composizione  piena  di  azioni 
euergidie  ,  di  mosse  violente  c  di  cfFetii  vigorosi  ,  nella 
quale  le  ombre  sono  piii  prouunziatc ,  i  colori  piii  vivaci, 
piii    ampic  le   tintc  e  le    forme ;    ed    ammettc    per    ultimo 


PARTE    STRANIERA.  403 

clie  il  colorito  cli  liaffaello  si  sarebbe  aiicora  uiaggionuente 
pertezionato  ,  se  piii  a  lungo  avesse  vissuto.  Se  in  alcuii 
quadro  t\t  adoperato  nelle  ombre  il  nero  da  stampatore , 
fii  Giulio  Romano  che  comincio  ad  abusarne  ;  e  Raffaello 
noa  pote  avvedersi  del  guasto  portato  da  quel  colore 
air  arnioiiia  tie''  suoi  quadri  ,  perche  si  scopri  soltanto 
pochi  aniii  dopo  la  sua  morte. 

Le  ultiine  pagiae  di  questa  vita  soiio  coiisacrate  alia 
scHola  di  Raffaello,  nella  quale  si  annoveraao  Giulio  Pippi 
o  Giulio  Romano  ,  Gianfrancesco  Penm  ,  detto  il  Fattore  , 
Luca  Penni  di  lui  fratello  ,  Pierino  Buonaccorsi ,  cono- 
sciuto  sotto  il  nome  di  Perino  del  Vaga  ,  Giovanni  da, 
Udine  ,  PoUdoro  da  Caravnggio  ,  Pellegrino  da  Modena  ,  il 
Bagnacavallo  ,  Vincenzo  di  San  Girnignano  ,  Raffaello  del 
Colle ,  Timoteo  e  Pletro  della-  Vite  ,  Benvcnuto  Tisi  detto 
il  Garofolo  ,  Gaudenzio  Ferrari  ,  Jacomone  da  Faenza  ,  il 
Pistoja ,  Andrea  da  Salerno  ,  Vincenzo  Pagani  ,  Marc  An- 
tonio Rainiondi  e  fors'  anclie  Scipione  Sacco  di  Cesena  , 
Pietro  da  Bagnaja ,  Bernardino  Luino  ,  Baldassare  Peruzzi , 
Pietro  Campana  Fiaminingo ,  Mlchele  Coxis  di  Maliaes  , 
Bernardo  Van  Orlay  e  il  Mosca  ,  die  citati  sono  tra  gli 
scolari  di  Raffaello  di\\V  Armenini  ^  (XaW  Orlandi ,  dal  Bel- 
lori  e  dal  Palomino,  benclie  delT  ultiiuo  altro  non  si  dica 
se  iiou  che  dipiiise  sul  gusto  di  Raffaello.  Potrebbe  altresi 
(  e  r  A.  uoii  lo  dissimula  )  cadere  qualche  dubbio  sopra 
Vincenzo  di  San  Girnignano ,  che  soltanto  fu  lodato  coaie 
iiiiitatore  del  principe  de'  pittori ;  sopra  il  Garofolo  ,  che 
probabilr.ieiite  non  partecipo  ai  suoi  lavori  ,  e  solo  ne 
imito  perlettainente  il  (Usegno  e  il  colorito  ;  sopra  Jaco- 
mone da  Faenza  che  si  diede  soltanto  a  copiare  le  opere 
Raffaellesche  ;  sopra  Andrea  da  Salerno  che  ni-ni  altro 
ruorche  il  Doininici  assegno  a  quella  scuola  ,  e  sopra  il 
Raimondi  clie  intaglio  bensi  i  disegni  di  Raffaello  ,  nia 
che   il  solo   Malvasia  credette  pitlore. 

Presenta  per  ultimo  TA.  un'importante  considerazioiu- , 
che  egli  propone  come  il  risultato  di  tutta  questa  storia. 
Dopo  di  aver  fatto  vedere  che  tanti  talenti  e  tanti  uiezzi 
di  esecuzioiie  riuuiti,  rcnJouo  n'gione  del  numero  prodi- 
gioso  di  op'^re  che  Raffaello  in  Ijreve  tempo  piodusse ; 
a  fine  di  dare  alia  storia  uno  scopo  morale,  egli  si  studia 
di  fissare  V  attmizione  su  di  una  dclle  cause  principal!  , 
alle  quali   si  dee  Raffaello  .  o  ahneno  riiumcnso  patiinionio 


404  \PPENDICE 

che  egli  ha  lasciato  alia  posterith.  Quella  grande  niol- 
tiplicita  tli  lavori  csegniti  da  un  solo  ,  e  precisamente 
quello  tlie  distingue  Raffaello  da  tutt'  i  gi-andi  artisti  del- 
r  antichita ,  ed  anclio  da  cjuelli  dei  tempi  piii  recenti. 
Due  ragioni  se  lie  possono  allegare :  la  prima  e  clie  1' ope- 
razione  in  ciascuiia  arte  puo  dividers!  in  due  parti,  a  una 
dclle  quali  appartieiic  quello  che  dipende  dal  pensiero  , 
dair  ingegno  ,  dal  buon  gusto ,  all*  altra  tutto  quello  che 
si  comprende  sotto  T  idea  di  esecuzione  e  di  pratica,  che 
i  nioderni  direbbono  di  meccanismo;  se  dunque  all' arti- 
sta  ingegnoso  si  aflidano  grandi  e  eopiosi  lavori ,  egli  puo 
formarsi  ben  presto  molti  docili  esecutori  de'  suoi  pensa- 
inenti  ,  o  in  altri  termini ,  molti  cooperatori  subordinati , 
che  forse  non  farebbtmo  nulla  di  buono  senza  di  lui ,  ma 
senza  del  quali  egli  stesso  farebbe  assai  poco.  La  seconda 
ragione  e  riposta  nella  dilFerenza  die  passa  tra  lo  state 
antico  delle  arti  e  lo  stato  attuale  ,  spiegata  precisamente 
dalla  difFerenza  di  opinione  ,  di  uso  e  di  regime,  che 
si  oppone  alia  classilicazione  di  ciascnno  ,  secondo  il  grado 
o  la  qualita  del  suo  talento,  nella  categoria  che  gli  con- 
viene.  Allorclie  il  corso  naturale  delle  cose  non  sofFre 
alcun  contrasto  ,  e  niassinie  nell'  ordine  e  nel  grado  che 
r ingegno  e  la  reputazione  attriljulscono  agli  artisti,  cia- 
scheduno  cccupa  necessariamente  il  suo  luogo  ,  e  si  for- 
mano  superiority,  e  gradi  successivi ,  nei  quali  1'  opinione 
non  s*  inganna  giammai.  Allora  il  piccolo  nuniero  degli  uo- 
niini  eminenti  pel  doni  dell'  ingegno  e  dell'  invenzione , 
"vede  occupati  i  posti  secondarj  dal  gran  numero  di  coloro 
che  non  hanno  potuto  giugnere  se  non  che  a  gradi  infe- 
riori;  ne  a  qucsti  e  dato  di  aspirare  alle  grandi  imprese , 
ai  lavori  piii  importanti,  che  naturalmente  richieggono 
nomi  ceiebri ,  ma  divenuti  essi  abili  stromenti  nelle  mani 
di  un  capo  ,  fanno  si  che  di  grandi  cose  nascano  da 
questa  grande   riunione   di   mezzi. 

Bcnche  T  A.  non  si  sia  espresso  con  molta  chiarezza  , 
tuttavia  noi  non  crediamo  d'  ingannarci,  travedendo  nel 
suo  ragionamento  una  satira  de'  tempi  presenti ,  ed  una 
nascosta  brania  del  ritorno  di  quel  regime  che  aveva 
luogo  nel  fortunate  secolo  di  Leone  X.  Egli  difatto  si 
conipiace  nel  citare  Giidio  Romano ,  che  non  isdcgno  di 
essere  per  lungo  tempo  il  secondo  dopo  Raffaello ,  e  pri- 
meggio    dopo  la  di  lui   uiorte    in  Roma     ed    in    Mantova  , 


i 


PARTE    STRVNIEHV.  4o5 

servemlnsi  deir  opera  dei  collaborator!  del  suo  maestro 
niedesimo.  Certo  e  die  il  regime  fattizio,  come  dice  FA., 
per  cul  si  daranno  eguali  iiicoi'aggiamenti  e  si  fiira  una 
divisione  cguale  di  laA'ori,  tra  il  niaggior  numero  dei  pro- 
fessori  di  ua'  arte  medesima  ,  riuscira  favorevole  ad  una 
vegetazione  parasita  ,  dalla  quale  non  si  vedrii  elevarsi 
alcuno  sopi'a  il  lirello  ordinario  ,  e  si  otterranno  i  piii 
tristi  riiultamentl.  Nulla  avvi  altresl  di  piii  certo  di  quello 
che  r  A.  annunzia  nelle  ultime  parole  del  suo  scritto  : 
"  Se  r  esecuziotie,  die*  egli,  di  tutti  i  quadri  prodotti  da 
»  Raffaello  ,  fosse  stata  ripartita  tra  i  cinquanta  pittori 
»  che  la  sua  scuola  compouevano  ,  non  si  saprelilje  in- 
»/  dicare  ,  quali  quadri  si  avrebbono.  Quello  che  puo 
»   asserirsi  ,    e  che  non   vi  sarebbe  stato  un  Haffaello.   •> 

Neir  appendice  si  registrano  varj  documenti  storici  o 
diplomatici  sino  al  numero  di  diciotto.  Vi  si  leggono  la 
genealogia  di  Raffaello  ,  le  Icttere  di  alcnnl  principi  e  i 
brevi  di  Leone  X  al  medesimo,  alcune  di  lui  lettere  alio 
zio  ed  a  Baldassare  Castiglioni ,  alcune  iscrizioni ,  e  le 
poesie  ad  csso  attrlbuite.  Duolci  tuttavia  che  1'  A.  non 
abbia  iaserita  per  intero  la  lettera  creduta  del  Castiglioni , 
e  dal  Francesconi  ingegnosamente  riventlicata  a  Raffaello ; 
la  quale  avreblie  sparso  grandissimi  lumi  sulla  storia  del 
medesimo  ,  e  massime  sulla  sua  perizia  nell"  antiquarla  e 
neir  architettura. 

Rimane  ora  solo  a  pavlare  delle  stampe  che  accom- 
pagnano  qucsto  pregerole  volume.  In  fronte  alT  opera 
trovasi  un  ritratto  di  Raffaello ,  tolto  da  quello  esistente 
in  Firenze  nella  coUezione  de"  ritratti  de'  pittori  fatti  da 
essi  niedesimi ,  e  con  un  testo  di  Luigi  Crespi  si  \n'ova.  che 
quel  ritratto  altre  volte  dipinto  sul  muro  nel  palazzo  Al- 
bani  in  Urbino  ,  e  forse  il  piii  genulno.  L*  intaglio  vedesi 
fedelmente  eseguito  dal  sig.  Coiny.  Dopo  la  prefazione 
trovasi  il  fac  simile  del  carattere  di  Raffaello  ,  cioe  la 
copia  esatta,  litograficamente  eseguita,  di  una  sua  lettera 
alio  zio  ,  Simone  di  Battista  di  Ciarla  ,  conforme  all"  ori- 
ginale  esistente  nel  Museo  Borgiano  a  Velletri.  Alcuno 
avrebbe  deslderato  di  trovare ,  come  nobile  corredo  di 
questa  vita  ,  anche  il  ritratto  della  Fornariiia  tolto  dal- 
I'originale  della  Galleiia  di  Firenze,  che  presciitato  avreb- 
be al  tempo  stesso  una  delle  piii  belle  opere  dell'  esimio 
pittore,  e  Timmagine  della  persona  che  per  lungo  tempo 
cattivo  i  di  lui  piii  tcneri    scntimenti. 


/^C(y  APl'EKUICE 

PART  E   IT. 

SCIENZE.  LETTERE  ED  AKTI  TTALIANE. 


OPEKE    PERIODICHE. 


GKAN  DUCATO  Dl  TOSCANA. 
Antologia  di  Flrenzc^  quad,  boj" 

J->'elle  forze  commerciali  della  Gran  Brettagna,  ragguagli 
del  cav.  Dupin  ,  tratti  dalla  Bivista  Europea.  —  Prospetto 
dei  varj  musci  numismatici  d' Enropa  ,  e  descrizione  d' aU 
cune  inedaglie  greche  appai-tenenti  ai  Tiitini,  popoli  di  Ca- 
labria, di  bomeiiico  Sestini.  —  liitorno  alle  scuole  ed  ac- 
cademie  delle  belle  arti,  ed  alia  nuova  dipintura  di  Fran- 
cesco Nenci  nella  cappella  del  Poggio  Imperiale ,  fuori  le 
mura  di  Firenze,  lettera  di  A.  Benci.  —  De  rinfluence 
des  agenS  physiques  snr  la  vie  ,  par  W.  F.  Edwards.  — 
Lettera  del  conte  Leopoldo  Cicognnra  snlle  pittnre  in  por- 
cellana.  —  Sacra  Famiglia,  quadro  in  tela  del  Erioschi.  — 
Descrizione  di  Bonkiiara  e  di  Samarcanda.  —  Corrispon- 
denza  fra  T  Ingbilterra  e  T  India.  —  Notizie  d'un  viaggio 
fatto  pel  territorio  di  Arkansa  nel  1819.  —  Estratto  di 
un  viaggio  fatto  sulle  coste  del  Chili ,  del  Peril  e  dei 
Messico.  ■ —  Spedizione  del  barone  di  Wrangel  al  polo 
del  Nord.  • —  Di  alcuni  libri  elementari  delle  lingne  ita- 
liatia  e  latina.  —  Yiaggio  di  scoperta  fatto  per  ordine  del 
governo  russo  nel  3819-21  dal  cap.  BelUnghauscn  nelP  0- 
ceano  Paci/ico  ne"  mari  anstrali.  • —  L'  Italic  avant  la  do- 
mination des  Romains  ,  par  M.  3.  Blicali.  —  Lettera  del 
reco  Patrizio.  • —  SuU' utilita  dei  ir.oltiplicati  prodotti ,  delln 
generale  industria  ,  e  sul  danno  dell' opporvisi ,  anche  nel 
raso  die  i  sistcmi  proibitivi  f.nssistauo  negli  altri  p.nesi  : 
Menioria  del  commend.  Lapo  dc  Rkci.    ■ —    Lettera  di  nn 


PAUTE    ITALIANS  40" 

socio  tkir  Accadeinia  archeologica  di  Romn.  —  Bullettino 
scientifico  n."  17.  —  Bullettino  bihliografico  n."  i5.  — 
Osservflzioiii   meteorologiche  di  gennajo. 

Aiitologia  di  Forenze ,  quadcrno   51.° 

Delle  aduiiaaze  filantropiclie  nell.i  Gmn  Brettagna  ,e  in 
ispecie  di  qnella  tenuta  pel  inoiiumento  di  Watt:  rclazione 
del  cav.  Dupin.  —  Comnientario  dell*  opera  di  Filangeri  , 
tli  B.  Constant.  —  Alcune  considerazioni  sulIa  presente 
lingua  de'  Greci  ,  di  A.  Munoxidi.  —  Sulla  liberta  del 
comniercio  frumentario  :  IMemoria  secouda  del  M.  C.  RL- 
dolfi.  —  Rivista  letteraria  :  Saggi  di  U.  Foscolo  sopra  il 
Petrarca  ;  Poesie  varie  dell'  Ariosto  ;  II  rogo  di  Corinna  , 
del  Tasso ;  Saggio  sulla  statistica  di  Verona  ,  del  conte 
Bevilacqua  Lazise ;  Difesa  della  filosofia,  di  Amlirogio  Balbi: 
Caracalla  ,  tragedia  di  G.  B.  Mnrzusi  ,•  sopra  il  cvilto  di 
Vcnere  Ericina  ,  dissertazione  di  Ambrogio  Balbi :  Delle 
orazioni  funerali ,  ragionamento  di  F.  Bonciani ;  Del  bello 
jjoetico  ,  dialogo  d'Antonio  Cesari  ;  Esercizio  logico  ,  di 
M.  Cioja  ;  Scelta  di  racconti  storici  e  favolosl  tratti  da 
ottimi  testi  di  lingua  per  cura  di  Terenzio  Mazzoll ;  II 
finale  giudizio  di  Michelangelo  ,  cantica  di  A.  Mezzano'te  ; 
La  storia  romana  di  Tito  Livio  recata  in  italiano  da  Ja- 
copo  N(trdi ,  coi  supplimenti  del  Freinsemio  tradotti  da 
Francesco  Ainbrosoli  ;  Introduzione  alia  filosofia  naturale 
del  penslero  .  opera  del  Lallebasque  ;  Delle  opere  di  scultura 
uhimamente  scoperte  in  Selinunte ,  IMemoria  di  V.Pisani; 
Notice  sur  une  medaille  inedite  de  Cavarus  roi  de  Tlirace , 
par  Jan  Cnrahed ;  Per  ravvenimento  al  trono  di  Leopold©  II 
granduca  di  Toscana  ,  stanze  di  Averardo  Genovesi  ;  Sul- 
r  uso  cui  erano  destinati  i  inonumenti  egiziani  detti  co- 
muneniente  scarabei,  lettera  del  cav.  Giulio  di  <S.  Quintino 
e  Saggio  sopra  il  sistenia  de'  numeri  presso  gli  anticlii 
Egiziani  ,  dello  stesso;  Di  un  quadrante  antico  ed  inedito 
nel  niuseo  dell'  Universita  di  Perugia  ,  di  G.  B.  Vermi- 
glioli.  —  Lettera  II  di  un  socio  ordinario  dell'  Accademia 
archeologica  di  Roma.  ■ —  Bullettino  scientifico  n."  18.°  ■ — 
Bullettino  bihliografico  n."  16,  —  0?serva7ioni  nieteorolo-^ 
giche  di  febbrajo. 


4o8  APPENDICK 

S  T  A  T  I    r  O  N  T  1  F  I  C  J. 
Gioriialc  Arcadico  dl  Roma^   quaderno  73.° 

Prcfazlone  del  Direttore. 

SciENZE.  Nota  intorno  ai  sintomi  febbrili  manifestatisi 
in  seguito  cH  grave  perdita  di  sangue.  —  Di  una  para- 
plegia sanata  col  fuoco.  —  Elogio  del  dottor  Giuseppe 
Lodoli.  ■ —  Sopva  un*  abljondante  emorragia  a  cui  soprag- 
giunsero  singolari  sconcerti.  —  Leltcra  apologctica  del 
dottor  fisicQ   Gregorio   Riccardi. 

Letteratura.  Epigranimi  di  Raimondo  Ciinich  ,  pubbli- 
cati  da  Francesco  Cancellicri.  ■ —  Spiegazione  di  un  luogo 
di  Dante,  di  Agostino  PeruzzL  —  Osservazioni  numisuia- 
ticbe  di  Bartolonieo  Borghesi  ,  decade  XII.  —  Dei  pregi 
dello  studio  della  religione  cristiana  in  confronto  dello 
studio  delle  religioni  false,  ragionaniento  di  M.  Alessandro 
Lazzarini. 

Varieta'.  Lettera  di  Leopoldo  Staccoli.  —  Epigrammi 
di  Zeffirino  Re.  ■ —  Della  sintesi  e  dell'  analisi  .  discorso 
di  Paolo  Costa,  —  Prospetto  biograiico  delle  donne  ita- 
liane  rinomate  in  letteratura.  ■ —  Epigramma  latino  di 
F.  CancelUeri.  —  Di  alcune  c  principali  cagioni  delle  vi- 
cende  della  letteratura  in  Italia ,  discorso  accademico  del 
M.  S.  L.  Conti  Castelli.  —  Osservazioni  nieteorologiche  ed 
idraulicbe   di    dicembre. 


BIBLIOGRAFIA. 


REGNO    LOMBARDO-VENETO. 

II  Plutarco  ad  uso  della  gioventu ,  o  sia  massime  e 
tratti  storici  estratti  dalle  vite  degli  uomini  illu- 
stri  da  C.  Castelfbanchi.  Seconda  edizione  rwe- 
duta.  —  Milano ,  T824,  dalla  tipografia  di  Gio. 
Silvcstri,   vol.  a  in   i6.° 


N< 


ION  bisogna  confondere  quest'  operetta  con  un' altra 
pubblicata  dallo  stesso  editore  intitolata  ?(uovo  dizionario 
dcgli    uomini    Ulustri    ecc.  ,    al    quale    inganno  potrebbero 


I'ARTE    ITALIA.N\.  4C9 

essere  imlottl  i  lettori  dall'  identita  dclle  tavole  che  prcce- 
dono  questi  volunii  e  che  rappresentano  divcrsi  ritratti  di 
antichi  personaggi.  II  Niiovo  clizionario  contieiie  il  nome  e 
un  cenno  compendioso  della  vita  degli  uominl  illustri  di  tutte 
le  nazioni  anticlii  e  nioderni ,  nientre  il  Plutarco  ad  uo 
della  gioventii  non  tratta  che  de'  personaggi  menzionati  dal 
celebrate  biografo  di  Clieronea.  Le  prime  voci  del  Nuovo 
Dizionario  soiio  Aaron  d' Alessandria ,  Aaron  al  Rashid ,  Abai- 
lardo  ecc.  ;  quelle  del  Flutarco  sono  Abjilke  ,  Acufi ,  Age- 
silao,  Agide  ecc.  II  compilatoi-e  avvisa  che  ncU'esposizione 
delle  cose  non  ha  voluto  dipartirsi  daU'eccellente  versioiie 
del  Poinpei,  giacche  iuvano  ,  die' egli ,  si  sarebbe  provato 
di  emularlo  nella  purezza  ed  eleganza  dello  stile.  Noi  lo- 
diamo  il  suo  divisaniento,  e  crediamo  che  questi  due  vo- 
lumetti  possauo  utilmente  far  parte  della  Biblioteca  dei 
giovanetti,  pei  quali  la  lettura  di  Plutarco  riuscirebbe  poco 
intelligibile   e  intempestiva. 


Elementl  c?'  economia  campestre  del  cav.  Filippo  Re  , 
secojida  edizione  riveduta  e  corredata  di  note  da 
Giuseppe  Rossi.  —  Milano  ,  1824  ,  dalla  tipo- 
grafia  dei  fratelli  Sonzogno  ,   in  8.°    di  pag.    208. 

Dopo  tanti  elemeiiti  d'  agricoltura  italiani  e  stranieri  tras- 
portati  da  diverse  lingue  nel  nostro  idioma,  noi  opiniamo 
assolutamente  die  gli  Elementi  del  cav.  F.  Re  rimangono 
tuttavia  i  migliori.  L'  operetta  che  abbiam  per  le  mani  e 
un  conipendio  di  qnelli  ,  ridotti  da  tre  volumi  in  un  solo 
dair  autore  niedesimo  ;  il  quale  in  fine  di  una  breve  in- 
troduzione  dice  :  "  La  presente  operetta  non  e  che  il 
ristrctto  de'  miei  Elementi  d'  agrtcoltura  fatto  per  se- 
condare r  autorevole  invito  che  Iio  ricevuto.  Se  mi  av- 
venga  di  annunziare  alcuna  cosa  essenziale  o  taciuta  in 
quelli ,  o  nuova  afFatto,  sar.a  preceduta  da  un  *.  Sicconie 
poi  questo  libro  potrelibe  cadere  in  mano  ancora  di  clii 
amasse  vedere  trattati  con  maggior  estensione  i  varj  og- 
getti  ,  cosi  andro  talora  citando  i  fonti  ,  massimc  italiani 
a  cui  si  potra  ricorrere.  <» 


41*  .\.PPEND1(JE 

Elenco  dl  alcuiie  opere  stainpate  e  puhblicate  iiel  regno 
Lomliardo-Veneto  da  ottohre  1824  a  marzo  del 
corrciitc  anno    i8a5. 

Aiialisi  eJ  applicazioni  dell'  ocra  <li  Levico  ,  di  Pietro 
de  Col.  Padova  ,  stampcria  dclla  Minerva,  io  8.°  di  pa- 
gine   3c.   Cent,    60   anst. 

Aniinli  universali  di  mcdiclna  e  chirnrgia  ,  del  dott.  An- 
ni]):ile  Oinodei.  Milano  ,  Destefanis  ,  in  8."  quad.  99.°, 
marzo.   Lir.    24  ital.   all'  anno. 

Annali  nniversali  di  statistica  ,  econouiia  pubhlica  ,  storia 
e  viaggi.  Milano,  presso  gli  editori ,  a  S.  Giovanni  alle 
qnattro  facce ,  n.'  i838  ,  in  8.°,  fascicolo  9.°,  liiarzo. 
Lir.     18  ital.  all'  anno. 

Appendice  e  comnicnto  ai  maravigliosi  spropositi  di  Nata- 
nar  snl  Dittamondo  accennati  nell' ultimo  volume  della 
rroposta.  Udine  ,  Mattiuzzi  ,  di  pag.  ii5,  in  8.°,  con 
rame.   Lir.   2    anst. 

Appendice  interessantissima  al  Paragrandinatore  istruito  ,  del 
geometra   ScaramcUi.  Venezia ,   Casali,   in.  8.°  Lir.  i  aust. 

Biblioteca  canoviana  ,  ossia  raccolta  delle  inigliori  prose  e 
del  pill  scclti  fomponinienti  poetici  suUa  vita  ,  suUe 
opere  ed  in  niorte  di  Antonio  Canova.  Venezia  ,  Paro- 
lari  ,  in  8.  Sono  pubblicati  i6fascicoli,  tiascuno  di  64 
pngine.   Centesimi    82  anstr.   per  fascicolo. 

Ro.i  (il)  dl  Plinio  ,  congetture  suUa  storia  della  vacclna- 
zione  ,  del  cav.  dott.  Tommaso  Prelci.  Milano  ,  Deste- 
fanis ,   di    pag.    4^1-  ,    i:i   8.°   Lir.    2. 

Cagloni  ,  natura  e  sede  dclla  pellagra.  Milano  ,  Destefa- 
nis ,   di  pag.    258  ,   in   8."  Liv.    3.    5o   ital. 

Cemento  (  snl  nuovo  )  o  petrificazlone  artlflciale  ecc.  , 
invenzlone  di  Lnigi  Giuriati.  Venezia,  Andreola  ,  di  pa- 
glne   32  ,  in   8." 

Chirurgla  (  conipleta  )  secondo  il  sistema  de'  nioderni  ,  di 
M.  La  Faye.  Bassano,  Pieniondini,  Vol.  i .''  e  2.*,  in 
12.°,  di  pag.  284,  420  con  rami.  Lir.  3  anst.  al  vo- 
lume. 

Collezlone  di  leggi  e  rcgolamenti  jmliblicati  dall'  L  R  Go- 
verno  delle  provincie  Venete.  Venezia  .  Andreola,  in 
8."  Vol.  TO.%  parte  prima.  Lir.  5.  70.  Parte  seconda 
Lir.  S.  10.  —  Vol.  11.°  Parte  prima  Lir.  4.  5.  Raccolta 
di   leggi   e  regolamenti   normali  della   direzione  del  censo 


VARTE    IT  ALT  AN  i.  ^  I  r 

e   tielle    imposlzionl    dirette    dal     1819   a   tiitto    il    1821. 
Lir.    1 .  40  aust. 
Commedie     dl    Alberto    Nota.    Venezia  ,    Picotti  ,    in     12.° 

Sono   pul)blicati  5   Aolnini.  Lir.    3  aust.   ciascuno. 
Commedie  di   Carlo   Coldoni,  con  rami.  Venezia  Tasso,in 
8.°  Sono   pubblicati    18   voluuii  ,  di  circa  pag.   a8o   cia- 
scuno.  Lir.    2.   5 1    aust.   al   vol. 
Compimento  (pel)  della  chiesa  parrocchiale  di  Castenedolo, 
orazione  del  sacerdote  Pietro   Galvani.    Brescia,  Pasini, 
di   pag.    18  ,   in    16.° 
Conquiste   (delle)  celebri ,  libri  due  di  Appiano    Bonafede. 
Venezia,  Alvisopoli,  di  p.  204,  In  i^.%  con  rame.  Lir.  2  aust. 
Description  de    la    ville  d'    Este  sur  le  lac  de   Gome,  par 
Louis    Viganb.   Como ,   Ostinelli ,  di  pag.  23,   in  4.%   con 
una  incisione.   Lir.    5.   ital. 
Discorso   inaugurale  nel  porsi  la  prima    pletra   della   gran- 
diosa  torre  di    Urgnano.   Bei-gamo  ,    Mazzoleni ,    di    pa 
gine    i5  ,  in  0.° 
Dizionario  etimologico-scientifico  di  voci  clie  derivano  dal 
greco  ,  conipilalo  da   Giulio   Sandri.    Verona  ,   Socicta   ti- 
pografica ,    in    ]6.''  Sono   usciti  7   volumetti. 
Dizionario   sacro   liturgico  ,   die   coniprende   le   rubriche  del 
breviario ,   messale     e     rituale  romauo  ecc.  ,  di  D.   Gio. 
Diclic.   Venezia,  Rizzi ,  in   8.°  Sono  pubblicati  tre  volumi. 
Idem.    Seconda    edizione.   Vol.      i.°,  di  pag.   320 ,    in     8." 

Lir.    3   aust. 
Educazione    cristiana  ,    ossia    catechismo    universale    di    D. 
Santo    Cimarosto.   Venezia,    Curti ,   in   8.°  Sono    jiubbli- 
cati   34  vol.   in   8.°,  ciascuno  di  pag.   280   circa.    Lir.   i. 
7a   aust.  al   vol. 
EfFemeridi  politicbe  ,  letterarie  e  religiose.  Prinia  edizione 
italiana.   Verona,   Societa  tipografica  editrice  ,  in  8.°  Sono 
pubblicati    11    volumi,   gennajo  a  novembre.   Lir.    3.  ifo 
aust.   al   A'olume. 
Elementi  di  medicina  pratica ,  di  Guglielmo  CuUcn  :  tradn- 
•zione    dalTinglese,    arriccbita    di    varie    annotazioni    dal 
Pasquillon  e  dal   traduttore  italiano.    Venezia  ,   Ro.'r^a  ,  in 
12.°  Vol.   4.   Lir.   6.   So  aust. 
Elementi  di  storia    naturale    generale  ,    del    dott.     Gaspare 
Brugnatelli  P.   O.   di  detta  scienza  nell'  L  R.   Universita 
di   Pavia.   Volume    i."   contenente    il    trattato    del   regno 
inorganico.   Pavia.  Bi/zoni  .    in   8.%   di   pag.    336. 


4!a  APVENDICB 

Elogio  d'l  monsignor  Angclo  Maj  letto  ilalT  aliato  Piev  Au- 
relio  Mittti  iliiettore  deir  1.  R.  Liceo  di  Bergamo  nella 
pubblica  adunanza  dell'  Atcneo  di  questa  citta  il  giorno 
1 3  geiinajo  1828  ia  occasioae  die  vi  venne  inaugurato 
il  ritratto  del  celel5re  arclieologo.  Bergamo,  Mazzoleni, 
in   8.°,  di  pag.  48.   Lir.    i.    5o  aust. 

Esposizioiie  d'  uii  priiicipio  purauiente  geometrico  del  cal- 
colo  dlfferenziale ,  del  cav.  Antonio  Caccianino.  Milano  , 
Ylncenzo  Fen-arii-i  ,  di  pag,    22 ,   in    8.°    Cent.    So    ital. 

Fabbriche  (le)  di  Mlchele  Saninicheli,  ai'cliitetto  Veronese, 
diseg!iate  ed  incise  da  Francesco  Ronzoni  e  Girolamo 
LiiciollL  Verona  ,  Moroni  ,  in  foglio.  Sono  pnbblicati  4 
fascicoli  con  quattro  tavole  ciascuno.  Lir.  4  anst.  al 
fascicolo. 

Formulario  per  la  preparazione  e  Y  uso  di  molti  medica- 
menti  niiovi:  tali  sono  la  nore  vomica  ,  la  morfina  , 
Tacido  idrocianico  ,  la  strichnina  ,  la  veratrina  ,  gli  alcali 
delle  cliine  cliine  ,  1'  emetina ,  1"  lodin ,  V  ioduro  di  mer- 
curio ,  il  cianuro  di  potassio,  1"  olio  di  croton  tiliuui ,  di 
F.  Magendie ,  menibro  delT  Istituto  di  Francia.  Tradu- 
zione  dal  francese  accrescluta  di  note  ed  aggiunte  per 
cura  di  Antonio  Cattaneo  ,  dottore  in  ambe  le  Icggi  , 
maestro  privato  di  economia  rurale  ,  compllatore  del 
Gioi-nale  di  farmacia-chimica.  Nuova  edizione  fatta  sulla 
quarta  di  Parigl ,  e  su  1'  edizione  tedesca  stampata  a 
Lipsia^  con  appendice.  Milano  ,  presso  G.  P.  Giegler  , 
corsia  de' Servi  num.  6o3,  in  8."  di  pJig-  207.  Lir.  3 
aust.  —  Si  vende  anche  dal  tvaduttore  alia  sua  farma- 
cia  ,  corso  di  Porta  Romana  sail'  angolo  della  contrada 
dei   Moroni. 

Giocatore  (il)  nella  sala  di  conversazione  che  istruisce  snl 
tarocco  ecc.  Milano,  Pogliani  ,  di  pag.  a  16,  in  la.' 
Lir.    I.    1 5  ital. 

Giornale  sulle  scienze  e  lettere  delle  provincie  venete. 
Treviso  ,  Andreola,  in  8."  Sono  usciti  4a  fascicoli ,  cioe 
dal  luglio  1831  al  dicembre  1824,  un  fascicolo  al  niesg, 
di   circa   pag.   5o   ciascuna.   Lir.    i3.   79   aust.  alPanno. 

Giornale  di  farmacia-chimica  e  scienze  accessorie,  o  sia 
raccolta  delle  scoperte  e  rltrovati  e  miglioramenti  fatti 
in  fiirinacia  ed  in  ciiimica ,  compilato  da  Antonio  Catta- 
neo, chimico  farmacista.  Milano,  Rusconi.  Quaderno  14.°, 
in    8."    Lir.    16    aust.    all'  anno. 


PAKTK    ITALXANA.  4l3 

Le  associazioiii  si  ricevono  da  Gio.  Pietro  Gleglcr ,  cor- 
si.i   de'  Sei'vi. 

Giaoco  (il)  degli  scacchi  ,  trattenimeiito  tradotto  dall'  in- 
glese  ,  a2;giuntavi  la  biljlioteca  ragionata  degli  scrittori 
del  giuoco  stesso  dall'  aliate  Francesco  Cancellieri.  Ve- 
nezia  ,  ]Molinari ,  di  pag.    174,  in    12.°  Cent.   06  aust. 

Guida  (la)  sicnra  dell'  uomo  di  ogni  grado  e  di  ogni  se- 
colo  ,  ossia  I'accolta  di  scelti  pensieri  filosolici  e  niorali 
di  V.  Q.  Vol.  i.°  Vicenza,  Mosca ,  di  pag.  66  ,  in 
8.°   Cent.    5o   aust. 

Introduzione  alia  storia  della  medicina  antica  e  moderna , 
di  Rosario  Scuderi  M.  F.  Padova  ,  stamperia  della  Mi- 
nerva,  di  pag.    164,   in   8."  Lir.   a   aust. 

Introduzione  alio  studio  sacro  e  alia  morale  religiosa ,  in 
lingua  italiana  ed  ebraica.  Parte  prima.  Venezia ,  Paro- 
lari,  di  pag.   64  ,  in   8.°  Lir.    i    aust. 

Leontina  .  romanzo  in  cento  lettere ,  di  Augusto  Kotzebue  , 
tradotte  da  Pier  Antonio  Cerutti.  Tomo  i .°,  dalla  let- 
tera  i.»  alia  aS.^  Venezia,  Andreola  ,  di  pag.  12,4,  in 
ia.°  Lir.    I.    5o   aust. 

Lettere  (  tre )  sulP  ultimo  viaggio  e  snlle  particolari  circo- 
stanze  della  niorte  di  Gio.  Belzoni :  traduzione  dall'  in- 
glese.  Padova  5  stamperia  della  Minerva,  di  pag.  16, 
in   8.°  Lir.    i    aust. 

Manna  (la)  dell'anima  del  P.  Paolo  Segneri :  aggiuntovi  il 
volgarizzamento  dei  passi  latini.  Udine  ,  Murero,  in  1 6.° 
Pubblicati   6  voluuii. 

Manuale  di  patologia  e  terapla  medica ,  di  G.  Raimann. 
Pavia  ,  Bizzoni ,   torn,    i.'  e   2.°,  in   8." 

Memorie  dell'  Accademia  di  agricoltura  ,  commercio  ed  arti 
di  Verona.  Vol.  9.°  Veroua  ,  Societa  tipogralica ,  di  pa- 
gine   366  ,   in   8.°  Lir.   4  ,   So  aust. 

Notizie  statisticlie  della  provincia  di  Vicenza  per  P  anno 
1824,  di  Pietro  Maraschini.  Padova,  stamperia  della  Miner- 
va, quaderni  3."  e  4.°,  in  4.°,  di  p.  48   e   56.  Lir.   4  austr. 

Novelle  per  far  ridere  le  brigate  ,  di  varj  autori.  Vene- 
zia ,    Alvisopoli  ,   di   pag.    229  ,    in    12.°   Lir.    2    austr. 

Operette  (alcune)  di  Gaspare  Gozzi  veneziano.  Venezia  , 
Alvisopoli,  di   pag.    229,   in    12.°  Lir.    2  ,    3o   aust. 

Orazione  sulla  retta  istituzione  nello  studio  del  diritto  ,  di 
Gio.  i?ar6ey/-uc  :  traduzione  di  P.  Brozzoni.  Brescia,  so- 
cieta Bcttoni  .^  di   pag.    83  ,  in   3.°  Lir.    i.    t(.   ital. 


^lij.  IPPENDICE 

Ortografia  eiicit-lopedica  universale  della  lingua  italiana, 
Venezia  ,  Tasso,  in  8.°  Sono  pubblicati  ii  fascicoli  di 
pag.   96  ciascuno.   Lir.   a   anst.   al  fascicolo. 

Osservazioni  snll'  indole  e  snila  cura  della  tisi  polmonare  , 
(Ii  Antonio  Portal :  seconda  edizione  italiana  ,  traduzione 
di  Gaspare  Federigo.  Padova  ,  stainj^eria  del  Seminario, 
iu  8."  Vol.    2.  di  pag.  414  e   3:c).   Lir.   20  aust. 

Pandette  (le)  di  Giustiniano  disposte  con  nuovo  ordine. 
Yenezia,  Santini  ,   in  4.°,  di  pag.    340. 

Proniotori  (i)  dello  studio  delle  belle  lettere  ,  di  G.  B. 
Cremonesi.  Treviglio  ,  Messaggi  ,  di  pag.  49  ,  in  8." 
Lir.    I.    25   ital. 

Prose  scelte  di  Da.iiele  Bartoli.  Venezia ,  Alvisopoli  ,  di 
pag.   200,  in    12."  Lir.    2   aust. 

Prudenza  (della)  necessaria  nella  prescrizione  dei  salassi. 
Mllano,  Staniperia  di  coramercio,  di  pag.  116,  in  8." 
Lir.    1.    5o. 

Pvccjolamento  fondamentale  della  societa  del  teatrino  filo- 
drammatico  di  Verolanova.  Brescia  ,  Bettoni  ,  di  pa- 
gine    16 ,   in  8." 

Komanzi  (nuova  traduzione  dei)  di  Sir  Roberto  Walter 
Scott.  Vol.  i.°  —  Quintino  Durward,  ossia  lo  Scozzese 
alia  corte  di  Luigi  IX.  Venezia,  Curti ,  di  pag.  2i5  , 
in   8."  Lir.    t.   5o.  aust. 

Saggio  di  storia  della  niedicina  veterinaria ,  di  Antonio 
ZaiuiQn.XlA'me  ,   Pecile,   di  pag.    121,  in  8.°  Lir.    i  aust. 

Storia  della  letteratura  italiana,  del  cav.  abate  Girolamo 
Tiraboschi.  Ve.iezia  ,  Molinari ,  in  8.°  Sono  pidibiicati  i 
volnini    i."  al   6.°,  parte  terza.   Lir.    3.  5o  aust.  al  tomo. 

Storia  degli  imperatori  romani  di  Crevier  e  del  Jjasso  im- 
pero  di  Le  Beau.  Venezia,  Alvisopoli,  in  la."  Sono 
pubblicati  28  volunii  di  286  png.  ciascuno  ,  con  rami. 
Lir.    .3.   45   aust.   al    vol. 

Storia  ecclesiastica  ,  del  cardinale  Giuseppe  Agostino  Orsi. 
Venezia,  Picotti,  in  i  3.°  Sono  pubblicati  22  volumi  con 
rami.   Lir.    3.  40   al   vol. 

Supplemento  all'  annuale  omeletico  ,  di  P.  Carlo  noLa. 
Milan o  ,  Motta  ,  di  pag.    295,   in   8."  Lir.    3. 

Vcleni  (soprai)  arsenicali ,  e  specialmente  sul  modo  di 
diniostrare  senza  equivoco  P  esistenza  dell' arsenico  me- 
tallico  nei  composti  arsenicali :  Dissertazione  chimico-le- 
gale  di  P.  de'  Cas  di  Agordo.  Padova  ,  stainperia  del 
Si'tniiuuio.    di    pag.    j>2  ,    in    S."   Cent.    5.'    aiistr. 


PARTK    ITALIANS.  /(.I  5 

"Viat^gi  di  Eurico  Wanton  ai  regal  delle  sciuiie  e  del  ci- 
uocefali  :  opera  di  Zaccaria  Serinien ,  veneziano.  \'ene- 
zia ,   Alvisopoli  ,  in    J2.°,  vol.   a   con  rami. 

Vita  (della)  d'  Antonio  Canova  ,  di  Melcluorre  Missiriid. 
Milano,   Bettoni ,   vol.   a  ,  in   8.°   Lir.   6.   ital. 

Vita  di  Carlo  Coldoni  ,  scritta  da  Luigi  Carrer.  Venezia , 
Tasso  ,  in   8.%  vol.   a.   Lir.   6.   yo.  aust. 

Vite  dei   padri  ,  dei    martiri    e  degli    altri  principali  santi : 
opera    dell' abate  Butler,  tradotta  in   italiano.     Venezia, 
Battaggia ,    in   8."   Sono   publilicali    ii  volumi. 
Incisioni. 

La  Madonna  del  lago  ,  tratta  da  un  dipinto  di  Leonardo 
da   Vinci,   del   cav.   Giuseppe   Longlii.   Lir.    36. 

I'ianta  della  R.  citta  niurata  di  Rovigo  e  dintorni.  Vene- 
zia, Bonvecchiato,   Cent.   j5  aust. 

Regno  Lombardo-Veneto ,  carta  geogralica  incisa  dal  Fa- 
squuli.   Cent.   7 5.   aust. 

Ten!|iio  ( niaajnifico)  di  S.  Giustina  di  Padova,  incisa  dal  • 
V  Aliprandi.   Cent.    yS   aust. 


P  I  E  M  O  N  T  E. 

SidV  insegnumeuto  drllc  arti.  meccaniche  da  fursi  avcre 
a  prcfercuza  di  qualslvogl/ti  alt.ra  facoltd  ai  sordo- 
muti  allievl  del  reaie  Islituto  di  Genova.  Instruzione 
domandata  a  chi  con  ogni  premura  lo  inculca.  — 
Torino,  1828,  pet  la  vcdova  Pomha  e  figli^  di 
pag.   54  ,   in  8.^^ 

Tutte  le  umane  istituzloni,  per  cjuanto  sagge  ed  utili 
si  vogliano  immaginare  e  prima  die  siauo  ben  rassodate 
e  stabilite,  ed  anche  dope  clie  sono  al  loro  terniine  lieta- 
ineute  condotte  ,  tutte  banno  a  sostenere  T  urto  possente 
delle  passionl,  la  guerra  de'pregiudizj  e  le  calunnie  deU'in- 
vidia  e  delF  inerzia ,  acerrime  neniicbe  d' ogni  piii  saata 
innovazione,  siccbe  sino  a'  tempi  dell'  illustre  al)ate  de 
I'Epee  andavansi  pronunciando  i  Sordo-muti  niacchine  ed 
automi  incapaci  di  cjualsivoglla  ammaestraineato ,  c  la 
loro  istruzione ,  un  vano  sforzo  della  iilantropia  cuniru  i 
decreti    incommutaljlli  della    natura. 

Allorcbe  pero  dietro  T  esperienza  e  la  nieditazioue  ri- 
trovalasi  Parte   maravia;liosa  di    una    uictodica    cilu-jaziuiie 


4l6  Ari'ENDICE 

col  linguaggio  dfllo  scritto  ,  si  viiU-ro  uscire  degli  stabili- 
iiienti  dei  sordo-ninti  della  Fiancia,  delT  Ingliiltorra  e  degli 
Stati  Uniti  dei  cclclni  niatein.itici  ed  astroiiomi,  e  dei  cit- 
tadini  colti  ed  lUili  ridoiiati  r.Ila  societa  ,  alia  morale  e 
alia  religioae,  si  aimimtoliioiio  le  voci  della  disapprovazione 
e  della  inaldicenza,  col  desidcrio  che  al  perfezioiiamento 
di  tali  istituti  iiitrodotte  fossero  le  arti  meccaniche ,  come 
ijuelle  che  piii  si  alFaimo  alia  condizione  degli  allievi  che 
sortoiio  quasi  sempre  la  nasclta  tra  le  angustie  della  fa- 
me e  deirindigeiiza. 

Ora  ropuscolo,  di  cui  veniamo  a  parlare ,  tende  alio 
scioglimeiito  di  quesla  quistioiie :  se  le  arti  meccaniche  ap- 
punto  dehbano  essere  ricevute  neW  Istiluto  reale  di  Genova, 
e  con  quale  istruzione;  e  noi  dolibiamo  saper  grado  cer- 
tameiite  all'autore  che  pongasi  a  distruggere  una  cosi  falsa 
idea  quaiito  nocevole  al  bene  dell' unianita  infelice,  al- 
trettanto  capace  di  detrarie  al  merito  de'  veraci  suoi  be- 
nefattori. 

L' Istituto  dei  Sor<lo-inati  in  Genova,  il  prime  tra  pochis- 
simi  clie  esistoao  in  Italia,  e  retto  per  sovrana  autorita, 
e  dalla  regia  munificenza  ampliato  e  sostenuto  per  con- 
l,enere  cento  alunni  ,  a  venti  dei  qiiali  11  Governo  accorda 
dei  posti  gratuiti,  qualunque  sia  la  loro  condizione  e 
la  loro  fan)ig!ia ,  e  uno  st'ihiliniento ,  sicconie  osserva  il 
nostro  autore ,  d' istruzione  morale  e  di  civile  edncazio- 
ue,  per  cui  vi  si  iasegaano  lo  scritto,  come  unico  mezzo 
di  progredire  neU'uua  e  nell'altra,  la  gramatica,  la  logica , 
la  metalisica  ed  anclie  la  geogralla ,  le  matematiche ,  le 
lingue,  il  disegno  e  T  incisione ,  ginsta  la  capacita  degli 
allievi,  e  secondo  la  durata  del  tempo  prelinito  alia  loro 
dimora  nel  medesimo.  Ma  tutti  qnesti  studj  da  molti  si 
giudicano  inntili  ,  dovendosi  ammaestrare  i  sordo-muti 
secondo  la  opinione  di  costoro  nelle  sole  arti  meccaniclie 
e  nei  mestieri,  tranne  quel  poco  di  morale  che  pub  essere 
necessaria  ad  an  povero  artista. 

Le  ragloni  per  altro ,  cui  si  appoggia  siffatta  opinione 
erronea  e  pregiudicata  qualora  si  considera  nel  sno  senso 
assoluto,  non  sono  ne  pin  valide,  ne  piii  conosciute  di 
quelle  che  abbiamo  gia  accennate ,  per  cui  giova  meglio 
il  contrapporvi  quelle  die  il  nostro  autore  va  sviluppando, 
e  che  a  noi  egualmente  buggeriscoiio  ,  per  comljatteria  e 
per  distrnggerla. 


PARTE    ITALIANA.  417 

La  prima  di  tntte  e  la  segueiite :  perche  i  Sortlo-muti 
indigenti  nou  dcggioiio  partecipare  ad  un'  educazlone  intel- 
lettuale  e  civile,  quando  questa  e  una  consegncnza  ne- 
cessaria  deirinsegaaiiiento  e  dello  stato  delle  loro  f'acolta, 
e  quaiido  per  essa  riescoao  utili  e  capaci  di  distinguersi 
colla  siiigolarita  dei  talenti    e  delle  cogaizioni? 

E  una  vera  crudelta,  una  vera  barbarie  il  condannare 
questi  disgrazjati  ad  una  doppia  infcliciia ,  facendo  loro 
sentire  il  peso  di  tutta  V  ingiustizia  della  natura  e  degU 
uomini;  siccome  all'incontro  e  ottimo  e  lilantropico  prov- 
vedimento  quello  di  accoglierli  e  d'istruirli  tutti  egual- 
mente  ed  iadistintamente  ,  seliljene  escano  dalle  classi 
pill  oscure   e   ))Overe  della  societa. 

D'altronde  in  qual  uianiera  potreljljesi  togliere  a'Sordo- 
uiuti  quello  stato  maccliinale  ed  autoniatico  in  cui  si  tro- 
A'ano  per  la  mancanza  deirorgano  dell'udito,  se  non  per 
mezzo  dell' istruzione  dello  scritto,  clie  fa  per  loro  le 
funzioni  del  linguaggio  articolato?  Come  arriverebbero  poi 
a  ben  intenderlo,  a  ben  usarne,  percbe  sia  la  leva  del 
loro  spiriio ,  se  non  si  apprendessero  a  questi  allievi  i 
rndimpnti  della  gramatica  e  Jolla  logica  ?  E  come  inline 
sare|jl)ero  atti  a  concepire  chiaramente  e  nitidamenrp  Ip  irlee 
astratte  e  morali  della  religione  senza  il  soccorso  della 
nieiafisica?  E  vano  pertanto  il  pretendere  che  non  venga 
data  ai  Sordo-muti  un'  educazione  iutellettuale  necessa- 
riamente  rlcbiesta  dalia  natura  delle  cose  e  dalle  loro 
stesse  circostanze,  e  senza  della  quale  sarebbero  assai  al 
disotto  dei  fanciuUi,  e  non  iafcriori  ai  bruti ,  potendo 
quelii  per  mezzo  dell'  udito  apprendere  da  se  il  linguag- 
gio articolato,  che  sviluppa  coll' astrazione  e  colla  coni- 
]iosizione  delle  idee  il  loro  intendimeuto;  e  nou  dandosL 
niai  il  caso  per  questi  clie  giungano  al  vero  intendere  ed 
al  vero  x'agionare  pel  difetto  del  linguaggio  e  dell'  astra- 
zione onde   usarlo. 

Finabuente  non  e  egli  proyato  che  per  l'  attenzione ,  la 
fjuale  e  somma  e  maravigliosa  ne'  Sordo-muti  per  I'allonta- 
namento  d' una  gran  parte  degli  oggetti  distraenti,  niolte 
altre  lacolta  dell'  intcllctto  agiscouo  e  si  sviluppano  in 
loro  con  uu  grado  di  maggior  perfezione  di  quello  che 
iu  altri  nou  avvenga?  Perclie  aduuque  non  si  vorra  edu- 
care  la  loro  meute,  clie  spiega  tanta  attivita  e  tanta  energia , 
al   loliivauieuto    delle   science  ,   e    di    quelle    singolarmentc 

Uibl.  hal.  T.  X.XXMI.  1- 


4i8  vrrENniojt 

in  cui  si  ncliiea,i2;oiio  gli  sl'orzi  del  raccoglimento  e  della 
(onceiitrazlone  ?  BnaJito  ,  sicconie  lo  deve  essere  da  chi 
fonosce  il  processo  psicologico  delle  nientali  funzioni , 
il  volgare  pregiudizio ,  che  i  Sordo-niuti  noii  siaiio  sic- 
<  ome  noi  pei'fettlbili  iielle  Cacolta  intellettnali,  quand' an- 
«:lie  e  piii  scarsi ,  e  piu  diflicili  si  ofFiano  i  uiezzi  di  per- 
fVzionaile,  cessa  ogiii  vagione  perchc  abbiasi  a  biasimai'e 
il   sistema^^d''  istruirli  in  ogiii  geneie  di  sapere. 

A  codeste  osservazioiii  noi  potienniio  aggiugnere  la 
iudoniabilita  delle  |>ass>ioni ,  die  ne' Sordo-muti  non  edu- 
<ati  giangono  alia  ferocia  e  alia  brntalita  ,  I'  odio  e 
r  invidia  clie  andrebliero  radicandosi  profondamente  nel 
loro  aaimo  colle  distinzioni  di  un  dilFerente  sisteaia  di 
educazione,  e  Tignoranza  nelle  arci  nieccaniche  stesse,  ove 
con  una  preventiva  educazione  intellettuale  non  fossero 
scosbi  dallo  stato  della  loro  inibecillita  e  del  loro  idioti- 
sn-iO ,  noi  potreinmo  aggiugnere,  si  ripete ,  tutte  queste 
cose  se  non  vl  fossero  altresi  degli  ostacoli  insornioutabili 
neir  introduzione  delle  arti  nieccaniclie  nelF  Istituto  di 
Genova    per  tutte   queste    quistioni   che   propone   Tautore: 

"  i.'Qaali  sono  individaalinente  le  arti  meccaniche 
>>    ed   i    mestieri   che  ivi   deljbono   ammettersi  ? 

>;    3.'  Ouante  di  queste  arti  ivi  hanno  ad  anunrttersi? 

»    3.*  Dove  si  dovranno  farle  loro  apprendere? 

)/  4.' In  <]ual  tempo  dovranno  essi  applicare  alle  arti , 
>i    oisia  che  vengano  loro  insegnate  neiristituto  o  fuori  ? 

»    5  °  Con  quali  niezzi  introdurre  le  arti  nell'  Istituto  ? 

>>    6."  Con  qual  esito  per  i  ragazzi  medesinii  ? 

"  7/  Dato  ancora  che  tutte  le  precedenti  difficolta 
»  fossero  sciolte ,  dove  prendere  di  che  lavorare  finche  ri- 
»    mangono  neiristituto   (i)?  " 

Ecco  che  in  tutte  queste  quistioni  si  hanno  delle  diffi- 
colta insuperabili  per  attivare  1'  insegnamento  delle  arti 
jneccaniche ;,  infatti  (  ripetendo  le  parole  dell' autore  me- 
desiuio),  e  ovvio  che  gli  allievi  per  F  eta  ,  nella  quale 
vengono  ammessi  all' Istituto,  non  possono  aver  le  forze 
adatte  a  qualsivoglia  mestiere;  die  tenue  essendo  il  nu- 
rnero  de'  poveri  e  di  quelli  che  dair  altrui  pieta  non 
vengano  sostenuti ,  sette  od  otto  al  piu  tra  maschi  e 
femniine   sarebber  quelli  da  destinarsi  alle  arti  meccaniche  ^ 


\i)   Vedi  pagina  41    sino   a  pagiiM  46. 


fAIlTE    ITALIANA.  4  HJ 

■die  il  uiatidarli  fiiori  dell'  Istituto  ad  apprenderle  por- 
I'ebbe  a  contraddizione  le  nuove  a])itu(lini  cogl'  insegna- 
nienti  inorali  non  abbastanza  forti  e  radicati  per  preve- 
nire  il  disordine  e  la  corriizione  ;  clie  i  Sordo-nuiti  non 
avendo  che  gli  occhi,  siccome  mezzo  di  percezione,  nou 
avrc'bbero  la  capacita  di  applicare  ad  un  tempo  alPistru- 
zione  morale  e  religiosa,  ed  al  lavoro  delle  mani ,  qua- 
lora  non  vi  fosse  grande  intervallo  tra  T  uno  e  Taltro; 
che  infine  moiiterebbe  piii  la  spesa,  onde  provvedere  i 
maestri  ed  i  materiali  del  lavoro  che  non  il  profitto  degli 
allievi ,  condannati  perpetuameute  alT  umiliante  condizione 
di  garzoni  da  mestiere ,  quand' anche  avessero  a  riuscire 
«ccellenti  artisti. 

Posto  r  animo  a  tntte  queste  cose,  clie  con  sano  in- 
tend iuiento  e  pieno  di  chiarezza  l' autore  ha  ragionate, 
noi  pure  dobbiam  concludere  ,  che  e  privo  di  base  si  in 
astratto,  che  in  pratica  il  dlsegiio  d'introdurre  le  arti  ed 
i  mestieri  nelT  Istituto  dci  Sordo-muti  di  Geneva ,  come  il 
sara  in  qualnnque  altro ,  u)assimamei*te  che  non  si  sa- 
prebbero  additar  neppure  le  regole  onde  mandarlo  al  suo 
eseguimeuto. 

Ne  suppongasi  per  questo  ,  che  sia  mente  nostra  di 
sbandirne  ogni  arte  ,  la  quale  potesse  per  avventura  recar 
qualche  giovamento;  noi  riiiutiamo  il  progetto  di  conver- 
tire  quell'  Istituto  in  una  casa  di  lavoro  ,  siccome  assai 
lodevole  ne  pare  il  divisamento  dell'  egregio  suo  Direttore 
di  animettcrvi,  siccome  vi  ha  gia  ammesse  quelle  arti  e 
quel!"  istruzione,  che  mentre  riescono  compatibili  col  ge- 
nerale  sistema  dell' educazione  civile  e  intellettuale  de' Sor- 
do-muti,  provvedono  alia  loro  poverth,  come  anche  alia 
poca  attitadine  dell' ingegno ,  e  all' insufficienza  dell' edu- 
cazione  per  r  eta  loro  troppo    avanzata. 

Sia  lode  adunque  alio  zelo  e  alia  filantropia  dell"  ilhi- 
stre  P.  Assarotti,  che  eiede  fortunato  della  scienza  di  de 
1' Epee  e  di  Slcard  ,  ne  divide  tutte  le  cure  paterne , 
insieme  al  nierlto  e  alia  gloria,  cercando  coll' insegnaniento 
delle  scienze  di  vendicar  meglio  i  torti  di  tanti  iufelici 
contro  una  troppo  ninirigaa  uatura ;  sia  lode  alia  munifi- 
cenza  del  Governo  ed  all' umanita  de' Protcggitori  di  quello 
^tabilinicnto  cosi  hello  e  ccsi  (ioiente  ad  ouore  <lell'  It{i- 
lico  paese;  ed  a  queste  lodi  si  uniscauo  le  voci  delta  ri- 
ccnoscenza   e     della     conipassioue    per     rorouare     col     vo((> 


42©  A.rPENDICE 

universale  e  il  piii  liislnghiero  gli  sforzi  che  fnnno  questi 
uomini  generosi ,  onilc  concorrere  alia  giantr  opera  della 
loro  rigonerazionc. 


Almeone ,  tragedla  dl  Costantino  Piccoli.  —  Torino , 
i^iS  y  prcsso   Pletro  Marietti,   in  8° 

AI  tempo  della  guerra  di  Tebe ,  famosa  poco  meno  che 
quella  di  Troja  ,  Anfiarao  presage  di  non  poterne  uscir 
salvo,  s'era  nascosto  in  mi  antro  per  sottrarsi  alle  inda- 
gini  di  coloro  che  venissero  per  avventura  a  domandare 
di  lui.  Ma  la  moglie  Erifile  rivelo  il  nascondiglio  dello 
iposo  al  prezzo  di  una  collana  :  donde  Anfiarao  veggen- 
dosi  tratto  a  sicurissinia  morte ,  e  ben  sapendo  per  cui , 
commise  la  vendetta  di  quel  tradimento  al  proprio  iigliuolo 
Almeone  che  giuro  1'  eccidio  di  Erifile.  Venuta  poi  la  no- 
tizia  di  quella  famosa  niorte  di  Anfiarao  sotto   di  cui 

S' aperse  all' occhio  de  Teban  la  terra, 
Gridando :  Anfiarao  dove  rui  , 

Almeone  agitato  dall'  obbligo  di  compiere  la  giurata  ven- 
detta del  padre,  e  dall'orrore  di  bruLtarsi  nel  sangue  della 
propria  genitrice,  dopo  avere  alcun  tempo  dubbiato  compie 
r  orribile  giuramento ,  e  credendo  placare  Torabra  paterna 
coperse  d'  Infamia  il  suo  nome  per  fin  che  duri  meraoria 
del  fatto. 

Questo  e  T  argomento  della  tragedia  che  qui  si  annunzia , 
la  quale  principia  colle  smanie  d'  Almeone  dopo  che  gia 
era  accaduta  la  morte  di  Anfiarao.  Della  tessitura  di  questo 
componlmento  noi  non  iaremo  parola  :  cosi  neppure  dei 
versi  ne  dello  stile :  e  restringereuio  il  nostro  discorso  ad 
una  sola  osservazione  intorno  all'  argomento.  Tutta  la  tra- 
gedia si  fonda  sulle  smanie  di  Almeone  il  quale  credesi 
obbligato  dalla  religlone  del  giuramento  al  peggiore  di  tutti 
i  delitti  che  infamino  !'  umana  razza  ,  all'  uccisione  della 
propria  madre.  Forse  in  tempi  inliuitamente  diversi  dai 
nostri,  sotto  1' influenza  di  una  religlone  e  di  una  filosofia 
ugualmente  fallaci  che  miserabili ,  pote  mettersi  in  dub- 
bio  se  un  giuramento  si  malvaglo  quanto  quello  di  Al- 
meone potesse  obbligare  chi  l' avova  pronunclato:  e  dove 
la  mciltitudine  fosse  ancora    occupata    da    questi    orrori ,  il 


PAKTE    ITALIAN.V.  42V 

poeta  potrehhe  spernre  chc  la  sua  tragetlia  ottenessc  qiial- 
clie  succcsso.  Ma  ai  nostri  giorni  ,  aiizi  da  Ijeix  clue  inlla 
anni  o  nieglio  ,  non  e  piii  alcuno  clie  possa  niai  credere 
die  un  giuraiiiento  ol)blighi  il  figliuolo  ad  uccidere  la  pro- 
pria inadre.  Scellerato  fii  il  pensiero  dl  Anliarao  di  com- 
niettere  quasi  per  testainento  al  figliuolo  1"  esecuzione  di 
queir  orrendo  delit.to.  Scellerato  fu  il  voto  di  Aluieone  : 
irragionevoli  e  scellerati  i  suoi  dubbj.  Nefanda  Topera  clTegli 
fece.  In  mezzo  a  tanta  empieta  quasi  ci  si  fa  perdouabile 
Y  errore  di  Erilile  ,  die  ignara  o  non  ben  sicura  alnieno 
del  futuro  destino  di  Anfiarao  lascio  ingannarsi  alio  arti 
di  chi  la  ricbiese  di  Ini.  Ma  neppur  essa  e  dcgna  della 
nostra  piota  ;  quando  uianco  al  deljito  di  Ijuona  sposa  ri- 
velando  il  segreto  ricovero  di  Anliarao.  Quindi  in  qucsta 
tragcdia  non  troviamo  ne  virtu  oppressa  da  compiangere, 
perclie  tutti  sono  enipj  (  parliamo  naturalmente  dei  per- 
sonaggi  principali  ) :,  ne  vizio  da  odiare  ,  percbe  1' errore 
di  Erilile  quasi  e  cancellato  dal  suo  pentimento  e  dall'  in- 
felicita  in  cui  la  vediarao  ,  e  il  delitto  di  Almeone  giudi- 
cato  secondo  le  credenze  di  que'  tempi  potrebbe  credersi 
necessario.  Se  non  che  il  nostro  popolo  educato  a  luigliore 
lilosolia  non  pub  ne  pei"donare  T  eccesso  di  Almeone  ,  ne 
prender  parte  a'  suoi  dubbj  ed  alle  sue  smanie ;  ed  abljor- 
rendo  e  condannando  per  sino  il  pensiero  del  parricidio  , 
non  potra  punto  partecipare  alle  angustie  del  protagonista. 
Al  primo  comparir  di  Almeone  ,  ogni  rozzo  spettatore  gia 
1'  ha  proscioho  dal  suo  voto,  c  Y  effetto  della  tragedia  e 
caduto. 


DUCATO  Dl  MODENA. 
Delle  inflaenze  morali,.  Opera  del  s'lg.  Pietfo  Sche- 
DONi ,  terza  ediziouc  riveduta  ed  ainpliata  di  molti 
articoll  dalV  autore.  —  Modena  ^  1824,  dalla  ti- 
pografia  Cameralc ,  iol.  3  in  8»°  ,  di  pag.  3ii  , 
289  ,  219. 

Di  quest'  opera  parlarono  a  suo  tempo  i  giornali  d'  Italia 
e  di  fuori  colla  debita  lode.  Le  precedenti  edizioni  erano 
in  due  volumi.  Le  aggiunte  che  vi  ha  fatie  1'  autore  hanno 
accresciuta  la  presente  di  un  terzo  volume.  L"  autore  tocca 
le   quistioui  piii  importanti  della   vita   sociale    e    dell"  ordine 


4*2  A   1'  P  F.  N  D   I  C   E 

inoiMle.  I  lettori  nou  saranno  seinpre  d'  accordo  con  luj 
in  alcuiie  parti  speculative  e  lazioiiali  ,  iielle  quali  il 
mondo  riiiiarra  aiicor  Inngo  tempo  incerto  e  titubante ; 
ma  vog,liamo  pero  reiidergli  una  ginstizia ,  ed  e  die  fra 
due  opinion!  contrnrie,  i' autore  s' appijilia  sempre  a  quella, 
che  r  esperienza  de'  tempi  Iia  provata  la  lueiio  pericolosa 
e  la  piu  atta  a  manteaere  il  bnoii  ordine  ,  la  religioae 
de*'popoli  e  la  fedelt.i  de' sudditi  verso  il  principe,  e  1' au-' 
torita  legittiiua.  U  nltinio  volume  di  quest'  edizione  ter- 
uiina  con  un  indice  generate  delle  materie  copiosisslmo  e 
disposto   in   ordine   alfnhetico   di   pag.   LXXII. 


REGNO   DELLE  DUE  SIGILIE. 

Per  lo  stabiliniento  delta  Flora  Messinese  di  piante 
art/ficiali  in  rdievo ,  orazione  di  Anastasio  Cocco 
professore  in  medicina.  —  Messina^  \^2^ ,  per 
Giuseppe  PappaLirdo,   in  8.°,  di  pci^-    i5. 

Pieno  di  buona  volonth  per  i  proaressi  della  scienza. 
erbarla ,  T  autore  di  questa  orazione  fa  sentire  T  uiilita 
delle  opere  botaniche  flgurate ,  e  piii  ancora  quella  che; 
puo  derivare  da  una  coUezione  di  piante  formate  in  rilievo. 
Peccato,  ciie  perdendosi  in  itna  lunga  declamazione  l' autore 
non  si  sia  punto  trattenuto  sulla  sostanza  deli'argomento, 
cioe  Bulla  materia,  sui  niezzi ,  e  snlT  ordine  e  1' esteusione. 
con  cui  verreblie  effettuata  la  proposta  Flora  IMessiiiese  I 
Supposto ,  come  pare ,  che  questa  Flora  si  dovesse  ese- 
guire  in  cera ,  noi  dubitianio  assai  che  possa  convenire 
per  tutte  le  specie.  II  celebre  Fontr.ua  ha  fornito  il  museo 
di  Firenze  di  una  bella  serie  di  piante  crasse  in  cera^ 
astenendosi  dalT  imitare  iiiolte  altre  famiglie  delle  erbe , 
perche  non  riescono  niai  perfettamente  e  si  rappresentano 
mcglio  incise  e  colorate.  II  signor  dottor  Cocco  non  va- 
luta la  difficoka  che  gli  venue  Aitta  circa  la  poca  durata 
e  la  niutabilita  dei  colori:  noi  per  altro  siamo  d' avviso 
che  questa  opposizione  sia  gravissima  trattandosi  di  opere 
che  costano  molto ,  e  la  di  cui  convenienza  e  sopra  tutto 
da  calcolare  in  misura  del  facile  e  sicnro  loro  nianteni- 
mento. 


VAUTli     IT  \  LI  AN  \.  42.) 


NOTIZIE  LETTERARTE  ED   ANNUNZJ. 


Eii.'  edizionc  ({uiiita  di  Firenze  d;lle  Lc/ioni 
Eleinentari  di  matematirlie  del  sigaor  al)ate  IMiric 
tradotie  dai  sigiiori  prolessoii  Canovai  e  Del-R:cco, 
venne  iiitrodotto  al   §  8   il  segueiite  Teoreraa. 

II  iniiiimo  nuiiicro  di  n  cifre  e  io"~',  il  niassi- 
mo  ic''  —  I ,  e  la  potenza  m"""'  di  {|uclIo  lia  un  nii- 
meio  Tfi  {/I —  I  )  -t-  I  di  (ifre,  e  quella  di  ([iicsio 
ne   lia   uii  iiumero  mn. 

Ma   |)erche  si  conosca  quale  e  quaato  valore  dqb- 
hasi   applicare   al   medesinio   teoiema,    trovo   neces- 
sario  di  darne  la   dimosnazione- 
Diinostrazione. 

II  niinimo  niimero  di  n  cifie  e  T  iinita  con  n —  i 
zeri,  la  di  mi  espressione  compendiosa  e  (  lo  )"~  ' 
^:=  io"~'.  II  che  ecc.  Ora  la  potenza  m""''^  di  que- 
st'ultima  quantita  e  (  id"  ~  ' )'"  =  io"("  ~  '  ^  che  e' 
Tespressione  coinpendiosa  delT  unita  con  m  {n —  i  ) 
zeri,   e   pero  avra  cifre  m  {n —  i  )  -<-  i  ;   dunque  ecc. 

Secondariainente  il'  massimo  numero  di  n  fifre  e 
quello  coniposto  di  un  numero  n  di  (),  ossia  quell'* 
formato  dalTunita  con  ii  zeri;  dirninnito  il  numero 
d'  uno,  cioe  («-+-  i  )  —  i  cifre,  che  compendiosa— 
mente  si  espriaie  con  u"  —  i  ,  il  che  ecc.  Ora  si 
ha  altresi 

(,c"_,r=(.o"(.-^))"  =  ,o"»(,_-i_,)", 

cosi  prendendo   i  logaritmi  sara 
■iniiLxo+niAi ~ ^^- ^. 


4^4  A  P  P  Ti  N  D  I  C  E 

_  ^  /   '"  "*  ^  '«  "^  \ 

Vio"     2.io'"      3-i(>     4-io4"      S-io^"  y 

e  riteneudo  i  logaritini  tavolari   sara 

/  I  \'" 

L{io  —I)    =LiO     Ji_-_^l 

r  /   Jn  11 

=  mn~o.  43420451  — r,-< 


o^"    3.io3"    4.10-*"    5-io^" 

dove  qiiando  m  <;  ic'\  ovvero  m=ic",  il  secondo 
termine  sara  sempre  una  frazione  e  quindi  le  vinita 
nella  caratteristica  dc='l  detto  Los^aritmo  saranno 
m?i —  1  ,  cbe  e  quanto  dire  clie  il  nuniero  corri- 
.  spondente  avra  cifre  7nii\  nia  quaiido  m>  10",  non 
seinpre  il  numero  corrispondente  avra  cifre  m/z , 
nia  bcnsi  nn  numero  minore  ;  eosi  se  m  =  lo""** ', 
sara  Z  (  1  u"  —  i  )'"  =  nm  —  0,4842945x10 

-o,43.,2945(^;^.-H3— ^.^^--^ 

=  mn  —  4,  342945 

—  0,4042045      jt^TT-^  r. TJTZ--* 3,t_i-^ec.    I' 

cioe  ua  Lo2;aritmo  colla  caratteristica  di  cifre  mn  —  5, 
al  quale  corrisponde  uu  numero  di  cifre  mn  —  4, 
cosicche  il  numero  delle  cifre  della  potenza  7/1""*" 
di  10" — I  sara  tanto  minore  di  mn  quanto  sara 
vie  pin  maggiore  il  numero  tn  di  10".  Dunque  la 
seconda  parte  del  detto  Teorema  non  e  vera  ia 
tutta  la  sua  generalita,  e  pero  deve  (^scludersi  dalle 
verita  matenuitiche  ,  o  per  lo  meno  gli  si  devono 
assegnare  tiei  confmi. 

Itigegiiere  Aiigelo  Mazzola. 


PARTE    ITALTANA..  ^21) 

Flora  Ttallca  sea  descriptio  phtiitariim  omtiinin ,  qiue 
ill  Italia  spoiUe  iiascnntnr  e  sysie/nate  sexnuli  dtstn- 
butofiun. 

Italia  nostra,  res  omnibus  botanopliylis  notn  pt  niani- 
festa ,  quanijilnrinias  Floras  spcciales,  scilicet  cuidam  ex  suis 
vel  regnis  ,  vel  clitioniJjns  ,  vel  jirovinciis  circumicriptas , 
liabet.  Opus  tamen  generale,  quod  plaiitarum  omnium  in  ea- 
dem  sponte  nascentium  descriptiones  exiiibeat,  a  veris  rei 
Iierbarias  cultoribus  adhuc  desiJeratur.  Viri  de  liac  scientia 
equidem  peritissimi,  magnum  operis  istius  pondus  ac  momen- 
tum sentientes,  ipso  earn  augere  temporilms  diversis  animo 
conceperunt;  sed  liactenus  illorum ,  qui  opus  avido  pr:c- 
stolabantur,  votis  uon  annuere.  Quin  studiuin  ponamus  in 
eliciendis  caussis  ,  uade  fortasse  est  factum,  ae  ipsi  deinde 
lidem  exsolverent;  magna  cum  delectatione  liotanophylis 
nnntiamus ,  dominum  Joseph  Morertuun,  oeconomice  rurnlis 
ill  I.  R.  Atiienaeo  Ticinensi  professorem ,  multis  considera- 
tionilnis  impulsum  banc  decoris  italici  lacunam,  uti  nuperius 
suam  ad  id  curam  pollicitus  est ,  nunc  reipsa  explere  con- 
stituisse ,   optatissimam   Floram   Italicam  typis  comuiittendo. 

Opus  ex  systemate  sexuali  Liniicvi,  quod  simplex  et 
aliorum  facillimum  omnibus  ac  singulis  rei  berbariai  cul- 
toribus melius  accommodatum  illustris  auctor  conlicere 
opportunum  duxit.  Quo  autem  ad  nietlioduni  expositionis , 
ipsum  ratione  ea  est  conditum ,  ut,  classe  et  ordine  op- 
portune indicatis  ,    ordinatim  exliil^eat : 

1.  Esseutiales  generis  cbaracteres  ab  optimis  rei  lierjjarias 
auctoribus  adscltos  ,  nee  uon  indicium  familise  ad  quam 
genus  secundum   methoduni  naturalem   pertinet, 

a.  Stirpis  nomen  genericum  et  specificum ,  addito  illo 
auctoris  ,  qui  earn  post  reformationem  linnaeanam  priums 
denominaverit  atque   descripserit. 

3.  Phrasim  diagnosticam  ex  opere  auctoris,  qui  ,  plantani 
ex  vero  perscruiatus ,  ipsam  accurate  exposuerit,  elicitam  : 
si  vero  plirasium  cognitarum  nulla  videretur  satis  respon- 
dere  ad  speciem  quam  spectant^  in  earum  locum  claris- 
siaius  Florae   bujusce  auctor  alteram   proprlam   substituel. 

4.  Allegationem  primi  auctoris  antiqui  qui  speciem  de- 
nominaverit vel  efiixerit,  et  simul  nominis  eidtMU  in  Pinace 
a  Gaspare  Baulunu  impositi  ;  nee  non  synonymoruni  a!) 
auctoribus  antiriui?   modo   italicis   datorum. 


4^6  APPENDICE 

5.  Allegationem  recentloruni  ljui  speciales  Floras  kalicas 
sci-ipseruiit,  ubi  licjiiido  conslet,  ipsos  de  tali  specie  ser- 
moneiu  certe  habnisse,  qnin  cam  cum  altera  coiifuderiat, 
velmutaverint;   de   quoin   syaoiiymia   turn   mentio   incidet. 

6.  Allegationem  qnarundam  ex  optimis  iconibus^  quas 
anctores  tantum  antiqni ,  quantum  hodierni  delinearunt, 
vel   ctiam   pinxerc. 

7.  Stirpis  liabitalionem,  stationeiii  et  tempus  florcscentiae. 
a.   Ipsius    descriptionem,    plus,    minusve    pro    re   exten- 

sam  ,  et  preesertim   eo  spectantem.,   ut  species,  de   qua  est 
sermo,   ab   aliis   niagis   affinibus   per   ipsam   distingui  possit. 

9.  Breveni  de  facultatibus  niedlcis  et  oeconomicis ,  si 
species  in  iisdeni  poUeat,   mentioneHi. 

10.  Idonea  tandem  notionum  istarum  serieiii  claudet 
observatio  ,  quoticscumque  ad  generis  vel  speciei  lllustra- 
tioneni  eadem   opus  erit. 

Quam  nuntiamus.  Flora  generalis  tali  ratione  condita  c 
typis  nostris  abibit  in  volumina  de  sexaginta  foliis  divisa , 
et  quod  ad  cbartam,  forniain  et  literas  attinet,  plane  atque 
omnino  praemonito  buic  similis.  Voluminum  cuique  pretium 
lata  portione  centesimorum  ao  libellce  regni  Langol:)ardise 
et  Venetiarum  pro   singulis   foliis    constituitur. 

Subscriptiones  accipiuntur  Ticini  penes  editores  .  et 
subscriptorum  commodo  penes  etiam  prxcipuos  Italic 
bibliopolas. 

Ut  specimen  methodi  et  formss,  quibus  opus  itnprime- 
tur,  botanophylis  ofFeranius,  sequentem  e  scripto  originali 
articulum    seligere   placnit   (i). 

Datum  Ticini  Regii  tertia  Kal.   Martil   MDCCCXXV. 

Valerius   Fusi  et  Socius 
Typographi  bihliopolce   Tieinenses. 


Patenti  e  privilegi  escliis'wi  concessi  neU  Iinpero  ati- 
striaco  nel   1824. 

A  Heney  Savill  Davis  ,  in  Vienna  ,  per  T  invenzione  di 
un  nuovo  apparato  per  1'  evaporazione  dei  fluidi  conte- 
nuti  nei  sali. 

(1)  II  sesto  d el r  opera  ,  la  qualltii  dei  tipi  e  il  saggio  delle 
descrizioni  si  vedoiio  nel  manifesto  ostensibile  prt-sso  i  princi- 
pali    libraj. 


PARTIi     ITALIANA.  J^StJ. 

A  Douieiiico  Ceruii,  di  Pa  via  ^  per  rinvenzlone  di  appli- 
care  un  nuovo  appareccliio  ai  candellieri  a  niano ,  inc- 
diante  il  quale  si  accende  la  candela. 

A  Pieiro  Gos  ,  ia  Milano ,  per  !' invenzlone  di  fabbricare 
dalla  cosi  delta  strusn  una  stofFa  ,  e  particolarmente 
delle    coperte   da  letto   di   pelo   doppio  e  di  diversi   colori. 

A  Paolo  Andrea  Molina,  di  Milano,  pel  miglioramento  di 
tingere  coi  inezzi  chimici  tutte  le  carte  di  qualunque 
grandczza  ,  atte  particolarmente  al  disegno  e  meno  rx)- 
stose  delle  estere. 

A  Salomone  Leitnez  ,  di  Vienna ,  per  V  invenzioue  di  tin- 
gere di  color  turcliino  tutte  le  specie  di  f.izzoletti  di 
tela  o  di  cotone  ,  e  di  stampare  fiori  sopra  i  suddetti 
fazzoletti  senza  imbiancare  prima  i  medesimi. 

A  Giovanni  Andres,  di  Vienna,  per  T  invenzione  di  fab- 
bricare in  un  uiodo  migliore  un  forte  piano  con  una 
cassa  armonica  arcuata. 

Ad  Ernesto  Forscher  ed  a  Giovanni  Duseck  ,  di  Vienna  , 
pel  miglioramento  delle  cosi  dette  bretelle   da  lavarsi. 

A  Francesco  Eolirbach  ,  di  Vienna  ,  pel  miglioramento 
coiisistente  nel  fabbricare  dalla  lana  pccorile  couiuae 
tajjpeti   clie   tengono   assai   caldo. 

A  Francesco  Ungermann ,  di  Praga,  pel  miglioramento  del 
cosi  dettp  caffe  di  Svezia  ricavato  dall'  Astragalus  creti- 
cus,  come  anche  d&ir  Astragalus  indigeno ,  il  quale  riesce 
iiieglio  del  cafl'e  di  cicoria,  e  puo  essere  bevuto  col 
latte  o  senza. 

A  Carlo  Gio.  Battista  Accault ,  in  Milano,  pel  nuovo  mi- 
glioramento di  rafBnare  lo  zacchero  greggio  ,  consisiente 
neir  adoperare  il  solo  nero  animate,  ed  il  sangne  di 
hue,  escluso  qualunque  altro   ingredieute. 

A  Martino  Dietrich,  di  Scbarding  ,  per  un  miglioramento 
nella  fal^bricazione  della  birra ,  per  cui  si  risparmia  molto 
combustibile. 


ERRATA-GOPxRIGE. 
Tomo  37." 

^ag.     3    lilt.     8    1R25-1820  Ifggi    iSl.J-iSao 
»     iS       »     12    trn^ore  ..       riimore 

).    34      >'    3o-3i    !-i<monde  »       Sismomli 

»    40      ■•       6    bismoBile  ~      Siiiiioiuli 

»■    j^       .'12    LnmbriHclii  I.ambrmcViini 


438 

INDICE 

delle  materie  contenute  in  questo  XXXVII  volume 


PARTE  I. 

LETTERYTURA    ED    ARTI    LIBERALI. 


o. 


'PERK  del  cav.   Carlo  Cattone  della    Torrs  di  Atztomco  raccolte  e 

puhblicate  da  Francesco  Mocchf.tti:  Vol.  l.°  all' &.'   (  Vedi  un  cenno 

bibliografico  sui  due  primi  volumi  nel  tomo  6°  pag.  177  )  .  pag.  3 
Delle  scieme  statisiiche,  libri  dedici  di  Antonio  Padovani.  Tomo  i."  >•  21 
ifemorie  raccohe  da  Francesco   Cancellieri    intorno   alia    vita    ed   alle 

opert  del  pittore  Giuseppe   Err  ante.       .  .  .  .  .  »      43 

Lettera  del  dottor   Giacomo  Locatelli  al  suddetto   Cuncellieri     .  >•    1 3 1 

Storia   della  letteratura  italiana   daW  origine    della  lingua  fino     nl    se- 

rolo   19.°   di  Giuseppe  MArrF.i      .  .  .  .  .  .  >•    li^S 

Intorno  alle  inesattezze  e  falsita  che  si  leggono  nellc    relaiioni  de' viag- 

giatori  e   in  certi   giornali  stranieri  rispetto   alP  Italia   e  particolar- 

mente  alia  Lombardia  .  .  .  .  .  .  .  »    l63 

Viaggio   di  Anacarsi    il    giovane   nella    Crecia  :   traduzione    corrctta    e 

corredata  di  note  da   Giuseppe  Belloxi  .  .  .  .  »    1 74 

Caracalla  ,  tragedia   di  Gie.  Butt.   Marsvzi         .  .  .  .  »    >77 

Della  politico   mi/itare  ,   di  Giuseppe  Crivis   (  prima   estratto  )   •  >•    i83 

La   Gerusalemme   liberata  di    Torquato    Tasso  ridotta  a  miglior  lezione, 

(  edizione  del  Mollni  di  Firctize  )  .  .  .  .  .  "192 

Annali  musulmani  di  Gio.  Batt.  Ramfolvi.  Vol.  6.°  (   f.   V  estratto  dcgli 

antecedenti  nei  tomi  27.°  pug-    28     e    297,    3o/  png-    ^^  >    '     ^^•° 

pagina    34).  .  .  .  .  .  .  .  .  "289 

Baltaglia  del  Ticino   tra  Annilale   e  Scipione  ,   ossia  scopirta   del  campo 

di  Scipione   ecc,   di  Gio.   Batt.    Giaki.   {  Primo   estratto  )         .  »    3o8 

Lettere  critiche  su  varj  argomenti  di  lingua  e   letteratura ,    di  Giuseppe 

Barbibri    .  .  .  .  .  .  .  .  .  »    3 1 6 

Osservazioni  di  N.    ToitMAfxo  sopra   le  lettere  critiche   di  Giuseppe   Bar- 

lieri  ....  ......■»      ivi 

Chiese  principali  d'  Europa.  Fascicolo    1.°  .  .  .  .  »    322 

Sermoni  sacri  in  terza  rinia  di  Giancarlo    di  Nec.ro.   Tomo    i.°  >•    827 

Opere  di   Terquato    Takso.    Vol.   4  "  contenente   I'  Aminta   e   rime  scelte. 

Edizione   diretta  da   Gio.     Ghbbardiki   (  V.    i  tomi    32-°  pag.    319   e 

35."  pag.    3l8   ) »    3  3a 

Troposta   di  alcune   correzioni   ed  aggiunte  al   Vocabolario   delta  Crusca, 

di    Vincenzo   Monti     .  .  .  .  .  •  •  •  "337 


I  N  D  I  O  E.  429 

TARTE    II. 

SCIENZE    ED    ARTI    MECCANICHE. 

Coininua2ione  Jfgli  atti  della  R.   Accadtmia  dei   Georgojili  di  Fireme. 

Vol.    3.*   (   Fine  dell'  estralto.    V,   il  tomo    32.°  pag.    2i5  )      .      pag.      $4 
Jforitmi  medico-jiloiojici  ,  di  Giuseppe  Agostino  AnoRETTt  ,  >•      6S 

Dell'  III l$co   rosea,  pianta  da  rivaleggiare  colla   canapa      ■  .  »    I<j6 

Amministrazione  economica  della  foglia  dei  gelsi ,  di   [gnaiio  Lokevi  »    aol 
lltCodo  per  corrcggere   It  eceessive  atcexze  delle  pescaje  ,    di  Francesco 
FocAcci      .  .  .  .  .         .  .  .  .  .  »   aai 

Onervaiioni  micologiche     ed    enumerazione    storica    di   cutti    i  funghi 
della  Provincial,  pavese  ,   di  Giuseppe   BesicAitAiiCKt    (  Fine.  V.   i  tomi 
ay."    pag.    68   e    aa8  ,    3o°    pag.  9a,    3l.°  pag.   63,   3i.'  pag.  70, 
34°,  pag.    59    e  206  .....  .  .  >•    35a 

Anno  clinico-medico  ,    1822-1 8a3,   compitato   da   Carlo   SrCRAUzA    .   »    375 
Jfanuale  pei   droghieri  ,   di    Felice  AniBROStout  ...»    384 

APPENDICE. 


PARTE   I. 

SCIENZE,    LETTERE    ED    ARTI    STRANIERE. 

Histoire  et  description  de  Li  cathedrals  de  Cologne  ,  par  3.  BoisfSREE. 

Fascicolo   i.°  .  .  .  .  .  .  .  .  .  T'lg-      78 

Histoire  de   la  vie  et    des     ouvrages    de  Raphael  par  QvATReneRB    vs 

Qurxcr       .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  »    389 

Bibliosrajia    ..........  t    246 

Jnrenzioni  e  scoperte  in  fatto  di  economia  rurale  e  domestica        .       »  aSa 

PARTE  II. 

SCIENZE,   LETTERE    ED    ARTI    ITALIANE. 

Discorso  dell'  abate   Angela   Cesarih  sopra  le   scienxe   e   gli    stabiliinenti 
scientlfici   della  Lombardia  ,  letto   in  accasione  della  solenne  ditlribu- 
lione  de' premj   d'  indtistria  seguita  in  Milano  il  4  ptlobre  1824  pag.      95 
Premiati   colla  medaglia  d'  oro  ,  .  .  .  .  »      98 

Idem  colla  medaglia   d'  argento  .  .  .  .  •  »    100 

Idim,  colla    mcnzione   onorcvole  ......    a55 

Flenco  degli  oggetti    d'  industria  presenluti    all'  esposiziune  oltre 
i  premiati  .  .  .  .  .  .  .  .  »    a57 


43o  1  N  U   ICE. 

Vr*ii*  rtKiODicuM       ■....,.,          )"S'  '  '* 

Giornale  Ji  fiica,  cliiinica  tec.   di    Pittra    CoyrioLiACm     *   Gaspare 

Brvcsatelh  di  Puviit.  Binustre   6.°   (  anno    1824  )    .                      -  itI 

Llem.   Bi.nestre    i .°    (i8a5)              ....             .           .            «  a63 

Antelogia  di  Fircntc  ,  quadcrno  48.°                                                   .           »  ii3 

Idem,    quaderii*   49.*              ........  264 

Idem ,   qitaderno    5o.°              .           .          .            .           ,           .           .  .        »  406 

Idem  ,    quadcrno   5i.°             .           ,                      .           .           .           .           »  407 

Giornale  Arcadito   di   Roma,   quadi-rno    71.*              .           .           .           >•  A64 

Idtm ,    quaderno   7a."             ......           .-           »  a65 

'     Idem,    quaderno    j3.°              .          ,            .           .           .           .           .           »  408 

BiBLlon'RArii                        .          .           .           .           .           .           .           .           •  114 

Rfgne  Lombiirdo-Vennto       ,           .           -           .           .           .           .           »  ivi 

Storia  di  Milano    del  conte   Pietro    Kirk/  ,    co'  testi  latin:   tradotli 

dalcvnte-  Bossi                ........  ivi 

-  .  -    'Vizionario    prscettivo  ,     iritico    ed    isiorico   dclla   poesia    volgure, 

V  '       "    del  padre  Ireneo  Aero             .           ,           ,           .           .           .           »•  ii5 

Delia   lingua    toscana  ,    uialoghi    sette    di   Girolamo    RosASCO.            »  116 
Prospetto    nominatLeo   di  tutte  le  lingue  note  e   dei  loro   dialetti  , 
di  Federico     Adblvhc  ,    tradotto    e   corredato     di   una     nota  sni 

dialetti  italiani  da  Francesco   Chervbini        .           .            .           >>  i  1 7 
Biblioteca   economico-portatile     di    educa-zione.    {  Edizione    dei  fra- 

telli   Sunzogno  )  .  .  .  .  -  ■  •  »ii8 

Baccolta  di  doditi  paesaggi   ad  uso  di  studio,  di  Lorenzo  MAcrui   >>  laa 

i^uadro    de'  prin  ipali  jiopoli    antichi ,    di    Gio.    TAMJSsrA        .            >•  123 
Dflle  iscriiioni  veneziane  raccolte   ed  illustrate  da   E.   A   Cicocs.i. 

Fascicolo    I."          .           .           .           .           ■            •           •           •           >■  124 

Di  alcitne   osservazioni  di  lingua  fatte  sopra   le   ultime    putsie     di 
Lorenzo   de  Medici  ,'  lettera   di  P.   A.    Paravia  .  .  ..267 

Grammaire   italienne  elementaire  et  raisonne  ,  par   G.    BrAcroLr.  »  267 

//  Plutarco   ad  uso   della  gioventii       .          •           ■           ■           ■           »  4oy 

Elementi  di  economia  campestre  ,   di  Fitippo  Bs           .           .           «  409 
Elenco  di  alrune  opere  itampate  e  pubblicate  nel  regno  Loinbnrdo- 

Venelo   n'l    1 824-1 825            .           •           •           •           •           •           »•  128 

Idem "  268 

Idem        .....••>  o'ijii.lttv   nvivAo 'V  •           "  4'° 

Tirolv         .           .           .           .           -           .           •         ■• ■•          •           "  27a 

Volgnrizzumenlo    della  vita  di  S.   Girolamo,    ememlato           .           >>  it! 

Pivmonte                .           .           .           .           ■           •           ■           •           •           »  4IJ 

Dell'  ins'gnamento   delle  arti  meccaniche   ai   sordo-muli        .           »  »v> 

Alineone ,   tragedia  di   Coslantino   FrccoLi              .           .           ■           "  A^o 

Mvdena       .  .  .  .  .  .  ■  ■  •  •  "421 

pdle   iaflucnzr   iiiorali.    Opera   di  Pictru   Sehudvxi      j            .           "  ^" 


1    N  D  1    C  E.  481 

ffizT.tra       ..........     p»g.  iSo 

Ltttere   di  Innocentf  Natahaeli.         ..,..»  iTt 

Jttgno   delle  due   Slcilie         ........  432 

Per  lo  atabilhnento   detla  Flora  memnese  di  pianle    artijiciall     in 

rilieve  ,    ormione   di  Anastasio   Cocco      .           .           .           .           »  ivi 

COfKXSPOMDMHZ*        .........             V  373 

BAPAELe  d'  Urhino   a  Pietro   Giordani           .           .           .           .           »  iW 

K0Tt2tt    iClBHTtrlCUB    E    LT.TTERAKIK  ^     S    DI    ARTI      UBCCAKtCBM  .              »  I40 

M.    ViTRVVii  Pollionis  architectura  ecc.                .          .            .           n  iti 

Circolare  d'  Ignazio  Pizzagalli  per  I'  associazione  alia  sua  raceolta 

di  funghi  in  rilievo      .                      .           ,           .           .           .           »  14* 
Patenti  e  privilegi     esclusifi    concrssi    nelV  Impero     aastriaco    nel 

1824             .........           V  14S 

Idfin        ..........           v  436 

Flora   Itulica              .......            .           »  43$ 

Teorema  nelle  Lezieni  etementari  di  matemaliche  dell' abate    Marie, 
tradotte  dai  prof.    Canovai  e   del  Ricco ,   riconosciuto    in    parte 

erroneo  da  Angela   Mazzola             .           .           .           .           .           -^  /^nj 

NecrolO'^ia.    Giuseppe    Carpani           .           ,           .           ,           ,           .   '        »  281 

Errata  corrige          .........           i«  437 

Tavola  tnetcorologica  di  gennajo       .......  144 

Idem  di  febbrajo      .........           n  »88 

Idtm  di  marzo        ..,.....,           x  43^ 


Giuseppe  Acersi  ,  direttore  ed  editort. 


Milano^  dair  I.  R,   Slamperia, 


Ossen^uzioni  m  eteorologlche  fatle 

all' J.  R 

Osservatorio  di  Brcra. 

M  A  R  Z  0     I 

825. 

Mat 

TINA. 

Sera. 

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del  cielo. 

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del  cielo. 

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0 

I 

27 

7^'i 

-  0,5 

0 

Se.lano.pr.ne. 

27 

«^7 

+  8,3 

0 

Sereno. 

2 

27 

q,2 

+    2,3 

N  E 

Nuv.  ser. 

27 

q,0 

+  4,5 

E 

Nuv.  ..piogg. 

3 

27 

7'^ 

+    3,2 

NN  0 

Nuv.  piog. 

27 

7,') 

+  4,0 

NNO 

Nuv.  piovoso. 

4 

27 

8,4 

+  2,0 

N 

Nebbia. 

27 

9,4 

+  4,0 

S  0 

Nebb.  ser. 

5 

27 

10,6 

+    2,5 

N  E 

Nebbia. 

27 

11,0 

+  5,0 

NNE 

Nuv.  .  .piogg. 

6 

27 

11,0 

+    3,3 

S 

Sereno. 

27 

10,8 

+  7,7 

S 

Sereno. 

/ 

27 

10,8 

+    2,5 

ME 

Ser.  nuv.  ser. 

27 

10,8 

+  7,6 

E 

Sereno. 

« 

27 

11,0 

+   2,3 

N  E 

Sereno. 

27 

11,8 

+  7i7 

E 

Sereno. 

f) 

28 

0,6 

+   2,0 

N  E 

Sereno. 

28 

0,0 

+  6,3 

N 

Ser.  nuvolo. 

10 

28 

2,0 

■K   0,4 

E 

Nuv.nev.prec. 

28 

2,0 

+  4,0 

E..N0 

Nu.sp.dine.se. 

IX 

28 

1,6 

-    0,3 

N 

Sereno. 

27 

11,8 

+  6,0 

0 

Sereno. 

13 

27 

10,0 

+     1,2 

0 

Sereno. 

27 

6,5 

+  9iO 

0 

Sereno. 

i3 

^7 

6,5 

+  3,8 

S  E 

Sereno. 

27 

7,0 

+  7,^ 

N** 

Sereno. 

14 

27 

7,0 

+  2,0 

SO 

Ser.  nuvolo. 

27 

7,0 

+  7,-i 

nnC* 

Sereno. 

i"^  27 

8,2 

+  1,0 

E 

Nuv.  nebb. 

27 

8,c 

+  5,5 

E 

Sereno. 

16 

2"7 

q,3 

+  1,3 

E 

Nuv.  .  .  neve. 

27 

q,3 

+  2,0 

E 

Nuv.  rotto. 

1     17 

27 

8,8 

-  0,6 

E 

Nuv. nebb. ser. 

27 

8,8 

+  4,« 

NO* 

Nuv.  ser. 

18 

27 

10,8 

+  1,5 

0 

Nuvolo. 

28 

0,0 

+  7,6 

S  0 

Nuv.  ser. 

iq 

28 

1,0 

+  2,0 

N  E 

Ser.  nuv.  ser. 

28 

2,0 

+  8,3 

0 

Sereno. 

2C 

28 

2,0 

+    2,5 

E 

Nuv. nebb. ser. 

28 

0,9 

+  74 

s 

Ser.  neb.  nuv. 

21 

2o 

1,8 

+  1,5 

E 

Sereno. 

28 

0,5 

+  7,7 

S  E 

Sereno. 

22 

28 

0,5 

+  2,8 

N  E 

Sereno. 

27 

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Sereno. 

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E 

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27 

11,0 

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E 

Nuvolo. 

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27 

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E 

Nuv.  neb.  ser. 

27 

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+  9,0 

S 

Nuvolo. 

26 

27 

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