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Full text of "Biblioteca Italiana"

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BIBLIOTECA  ITALIANA 


O    SIA 

GIORNALE 


LETTERATORA,  SCIENZE  ED  ARTI 

COMPILATO 

DA      VARJ      LETTERATI. 


ToMO    LV. 


ANNO    QUATTORDICESIMO. 

LugUo ,  Agosto  e  Settembre 
1829. 


c^ef^Q^^ 


MILANO 

»KESSO     LA     DIREZIONE    DEL    GIORNALK. 


IMFEKIA.LB    RBGI\    6TAMPERIA. 


II  presente  Q'lornale ^  con  tutti-  i  volumi precedenti^  e 
posto  sotto  la  salvaguardia  della  Legge ,  esseridosi 
adempiuto  a  quanto  essa  prcscrivc. 


BIBLIOTECA  ITALIANA 


PARTE    I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Intorno  gV  Intii  Sacri  dl  Alessandro  Manzoni ,  dubbj 
di  Giuseppe  Salvagjnoli  March etti.  —  Roma, 
1829. 


Q. 


.uando  il  Manzoni  nell'  Urania  scriveva : 

profondo 

Mi  sollecita  amor ,  che  Italia  un  giorno 
Me  cle  suoi  vati  al  drappel  sacro  aggiunga, 
Italia  ospizio  ddle  Muse  antico ; 

significava  un  desiderio  die  non  poteva  fallire  a  buoa 
fine,  perche  la  poctica  vocazione  era  in  lui  da  na- 
tura.  E  quando  egli,  uniiliatosi  a  scolaro  di  tale  die 
non  diede  vivendo  nessun  indizio  di  poetico  inge- 
gno ,  pregava : 

deh  i'ogli 

La  via  segnarmi,  onde  toccar  la  cima 
lo  possa  ,  o  far  che  s'  io  cadrb  sii  I'  erta 
Dicasi  almen  :  Su  I'  orma  propria  ci  giace ; 

mostrava  la  via  di  ei  batterebbe  nel  recare  ad  ef- 
letto  qnclla  vocazione  ,  e  nel  conseguire  quel  posto 
del  quale  questi  splendidi  versi  lo  dichiaravan  gia 
degno.  Sc  poi  1  aver  voluto  stampare  un'  oinia  sua 
propria  gli  abbia  giovato  o  nuoriuto  ;  s"  egli  dovea 
riuscire  miglior  poeta  seguitando  la  strada  per  la 
quale  crasi  messo  r[uando  cantava  la  Visione  e  1"  U- 
rania ,  o  volgendosi  a  quclla  su  cui  ha  dettati  i  suoi 


4  INTOnNO    CL'  INNI    SACRl    DI    A.    M.VNZONI 

Iiini ;  se  Y  Italia  avrebbe  avuto  in  lui  un  maggior 
uagico  nel  sistema  di  Sofocle  o  dell'  Altieri ,  di  quello 
ch'  egli  mostrossi  facendosi  imitatore  degli  oltramon- 
tani ;  sono  controversie  delle  quail  e  da  lasciaisi  , 
crediamo  ,  il  giudizio  a  coloro  che  verranno  dopo 
di  noi.  Perocche  la  storia  diniostra  che  i  contempo- 
ranei  non  sono  quasi  mai  buoni  giudici  delle  inno- 
vazioni  nelle  arti ;  e  quando  gli  animi  dei  piu  gla 
sono  A'olti  al  contendere,  non  e  agevol  cosa  ne  Tas- 
sicurarsi  di  entrare  nella  controversia  senza  una  qual- 
che  prevenzione  ,  ne  il  trovare  chi  porga  orccchio 
a  un  discorso  dotato  di  tutta  quella  quiete  che  si 
conviene  al  parlatore  imparziale.  Qui  poi  dovendo 
le  nostre  parole  liniitarsi  ai  soli  Inni,  sarebbe  forse 
da  doniandare ,  non  tanto  se  le  novita  del  poeta  sian 
buone  ,  quanto  se  v  abbiano  veraniente  novita  di 
qualche  importanza ,   o  in  die  sian  esse  riposte. 

II  libro  del  Salva2;noli  risponde  in  parte  a  questa 
donianda;  e  noi  ncl  venire  esaminando  le  osservazioni 
di  questo  coraggioso  censore,  avremo  forse  occasione 
di  aggiungere  qualche  cosa  noi  pure  a  sciogliniento 
di  un  tal  quesito. 

II  Salvagnoli  comincia  dal  censurare  i  metri  de- 
gl' Inni  Sacri,  dicendo  che  « la  brevita  dei  versi,  la 
X  vicinanza  delle  troppe  rime ,  Y  alternar  degli  sdruc- 
))  cioli  c  dei  tronchi  nccessariamente  restringono  in 
y  poche  parole  i  grandi  concetti  ,  rompono  il  largo 
3)  corso  dei  ])elli  e  dignitosi  modi  di  dire,  troncano 
5)  la  gravita  di  un  suono  lento  e  maestoso,  e  non 
»  hanno  percio  corrispondenza  ne  convenienza  di 
y>  cspressioni  e  di  nuniero  alia  dignita  di  un  Inno 
>i  sacro.  »  Potrebbe  innanzi  tutto  domandarsi  dove 
il  critico  abljia  trovata  la  legge  che  gl'  Inni  sacri  deb- 
bano  aver  sempre  un  suono  lento  e  maestoso  :  ma 
supponendo  anche  verissima  questa  legge ,  gli  do- 
manderemo  se  il  metro  risulta  unicamente  dal  numero 
delle  sillabe  di  che  si  compongono  i  versi,  e  dal- 
r  ordine  con  cui  le  rime  si  rispondon  fra  loro.  Se  cio 
fosse ,    donde   nascerebbe   niai   diuique   la  dilYerenza 


DUBBJ    DI    C.    9ALVACN0LI.  5 

che  trovasl  fra  le  ariette  del  Metastasio  e  le  odi 
del  Parini,  fra  le  anacreontiche  del  Vittorelli  e  la 
canzone  del  Monti  al  Signorc  di  Rlonrgolfier  ?  Dentro 
uno  stesso  numero  di  sillabe,  sotto  una  stessa  cadenza 
di  rime,  puo  trovarsi  per  moke  cagioni  una  quasi 
infinita  varieta  di  niovimento  e  di  suono :  e  quando  lo 
scrittore  c  un  vero  poeta ,  nessuno  puo  giudicare  me- 
glio  di  lui  quale  sia  la  forma  piii  accoucia  a  signifi- 
care  i  suoi  concetti  e  i  suoi  scntinicnti.  Ardiremmo 
anzi  dire  die  nol  giudica  neppur  egli ;  ma  come  sente 
cosi  csprime:  e  quando  X  animo  suo  e  tocco  e  raosso  ad 
un  certo  modo  dal  tenia  cli'  ei  prcnde  a  cantare ,  i  suoi 
concetti  s  informano  naturalmente  al  metro  die  piii 
consuona  con  essi.  E  dove  questa  consonanza  sia  stata 
raggiunta,  e  indarno  il  ricorrere  all' autorita ;  la  quale 
poi,  cominciando  da  Pindaro  e  discendendo  fino  al- 
r  Alamanni ,  al  Chiabrera  ,  al  Blazza ,  al  Parini  ed 
al  Monti ,  offrirebbe  ancli'  essa  grandi  testimonianze 
contrarie  all  assunto  del  Salvagnoli.  Ne  alcuno  vorra 
negare  die  nel  Manzoni  non  trovisi  la  corrispondenza 
del  metro  (  cioe  del  suono,  del  movimento  e  del- 
r  ordine  delle  parole )  col  carattere  predominante 
ne  suoi  Inni  ,  i  quali  tengono  assai  piu  del  senti- 
raento  die  della  maestosita ,  e  sono  piuttosto  patetici 
ed  elegiaci,  die  pindarici  e  gravi  (i).  Che  se  qualclie 

(i)  Avevatno  scrltte  gia  queste  poche  osservazioni  quando 
c'l  venne  alle  mani  1' Antologia  di  Firenze  (maggio  1829) 
nella  quale  uno  scrittore  di  forte  ingegno  ragiona  assai 
lungamente  dei  metri  uianzoniani.  A  quell'  articolo  noi  ri- 
inettiamo  assai  volentieri  i  nostri  lettori ;  e  certo  ce  ne 
sapran  grado,  quand'anclie  accadesse  a  loro,  com' e  acca- 
duto  a  noi ,  di  trovarvi  qualche  abuso  di  principj  e  d'  in- 
gegno. Nella  prima  pagina  di  quel  fascicolo  lo  stesso  scrit- 
tore, annunciando  T  estetica  del  P.  Pasquali ,  ha  voluto  al- 
ludere  con  parole  molto  onorevoli  all'  articolo  che  noi  ne 
ahbiam  dato  nel  giugno  dell'  anno  scorso,  ma  ci  accuso 
di  avere  confuse  le  osservazioni  coi  precetti ,  e  l' estedca  collti 
retlorica ,  trasportnndo  alia  filosofia  delle  arti  le  accuse  troppo 
giustc  che  soglionsi  apporre  alia  pedanteria    delle    regale  :    e 


6  INTORNO    GL'  INNI    SACRI    Vt    A.    MANZONI 

volta  i  modi  del  nostro  poeta  non  sono  dotati  di 
tutta  la  lirica  dignith,  e  contorta  e  la  sua  sintassi,  e 
accennato  piuttosto  che  espresso  il  pensiero,  noi  non 
sappiamo  perche  se  ne  voglia  recare  al  metro  la 
colpa.  II  Manzoni  con  questo  metro  ha  vestite  per 
certo  di  perfetta  dignita  e  chiarezza  moke  nobili  e 
forti  idee ;  e  se  di  quando  in  quando  queste  due  qua- 
lita  gli  mancarono,  ricordiamoci  che  anche  il  Petrarca 
nelle  sue  grandi  strofe ,  e  I'Ariosto  ed  il  Tasso 
nelle  loro  ottave,    non  furono  sempre  immuni  dalle 

questo  perche  dicemmo  (  cosi  almeno  e  paruto  alio  scrit- 
tor  di  Firenze  )  che  una  buona  scelta  de  precetti  di  Longino 
e  di  non  so  che  altro  retore  antico  valeva  megUo  di  tutte 
le  estetiche  della  Gennania.  Ma  in  quell' articolo  in  vece  ab- 
biam  detto  che  le  poetiche  e  le  rettoriche  non  si  debbono 
confondere  coUa  estetica ;  ne  dopo  di  cio  potevanio  mai 
sostenere  che  i  precetti  dei  retori  valgano  meglio  di  tutte 
le  estetiche,  quand'  anche  ignorassimo  ciie  cosa  signilichi 
estetica.  Dicemmo  soltanto  che  anche  nei  trattati  alemanni 
di  estetica  le  cose  nuove  non  sono  si  numerose  qiianto 
potrebbe  credere  chi  giudlcasse  dai  nomi,  tutti  nuovi  per 
noi;  e  soggiungemmo  che  a  togliere  quest' inganno  farebbe 
cosa  utllissima  clii  dalle  opere  di  Platone ,  di  Longino,  di 
Orazio,  ecc.  eleggesse  quei  brcvi  e  lucidi  precetti  che  for- 
mano  pure  il  succo  delle  moderne  estetiche ,  e  U  scrivesse  ia 
fine  dei  nuovi  trattati  d'  ipscologia  e  di  calleologia.  Qui  dun- 
que  s' intendono  non  tutti  i  precetti,  non  quelli  contro  ai 
quali  avevamo  parlato  noi  stessi  nella  prima  parte  del  no- 
stro discorso,  non  quelli  in  soiuma  ampliati  e  snaturati  dalla 
pedanteria  ,  ma  quelli  soltanto  i  qnali  dimostrano  che  anche 
gli  antichi  si  erano  sollevati  a  molte  fra  le  considerazioni 
filosofiche  degli  estetici  moderni.  E  ci  ricorda  aver  letto  (gin 
sono  forse  tre  anni )  nel  Jalirbitcher  un  Inngo  articolo  so- 
pra  una  nuova  estetica  ,  dove  il  giornalista  dopo  Innghi 
estratti  delT  opera  confrontava  le  nuove  dottrine  cogli  scritti 
di  que'  vecchi  maestri,  e  trovava  appunto  in  nn  verso  di 
Orazio  le  langhe  paglne  deU'cstetico  recente.  Del  resto  noi 
non  abbiamo  parlato  della  scienza  ma  delle  opere ;  e  delle 
opere  scrltte  finora,  non  di  quelle  che  si  faranno  o  che 
si   potrelibero  fare. 


DUBBJ   r»I    C.    SALVAGNOLI.  j 

contorsioni  e  dalle  oscurita.  In  ogni  componlmento  che 
noil  sia  bievissimo  debhe  incontraisi  per  certo  qual- 
clie  pensiero  a  cui  il  metro  adottato  non  sara  il  piu 
acconcio  che  eleggere  si  potesse  :  ma-  quando  non 
vogliasi  rinnovare  X  eseinpio  del  Guidi  ,  non  sarii 
lecito  trarre  argomento  da  alcuni  passi  isolati  contro 
la  bonta  di  un  metro  che  ben  risponda  in  generate 
ai  concetti  dello  scrittore. 

Da  quello  che  qui  abbiam  detto  apparisce  adun- 
que ,  che  noi ,  mentre  rigettiamo  la  censura  del  Sal- 
vagnoli  contro  i  metri  manzoniani ,  ci  accostiamo  per 
altro  con  lui  nelF  accusarc  il  nostro  poeta  di  oscu- 
rita. Non  diremo  col  Salvagnoli  di  non  avcre  intesi 
que'  versi  della  Pentecoste  :  Cid  fa  donato  in  copia  - 
Doni  con  volto  ctniico ,  -  Con  qnel  piacer  pudlco  -  Che 
accetto  il  don  ti  fa;  ma  ben  diremo  che  pochi  po- 
tranno  affermare  d'  avere  intesi  gV  Inni  Sacri  senza 
aver  mai  avuto  bisogno  di  rileggerne  parecchi  luo- 
ghi;  pochissimi  poi  potranno  dire  di  aver  sempre 
raccolto  con  facilita  qual  sia  il  fine  dell'  autore  , 
cjuale  il  sentimento  ch'  ei  vuole  destare  nel  popolo, 
o  il  vizio  ch'  cgli  corregge,  o  la  virtu  che  promove. 
Sia  lecito  al  Gothe  il  dire  clu^  non  v  ha paroLa ,  non 
frase  in  questi  Inni  che  non  sia  familiare  all  italiano 
fin  dagli  anni  piii  teneri  ,•  perche  anche  agli  uomini 
grandi  e  perdonabile  la  vanita  di  farsi  credere  pro- 
fondi  conoscitori  di  una  lingua  straniera :  purche  non 
ci  s'  imponga  la  legge  di  credere  all'  autorita  del  Go- 
the contro  la  propria  nostra  esperienza.  D'  altra  parte 
il  Gothe  medesimo  in  qualche  sua  traduzione  fece 
conoscere  che  le  parole  usate  dal  Manzoni  non  gli 
furono  lutte  ben  conosciute.  Se  non  che  le  diflicolta, 
massimamente  quelle  del  concetto,  quando  siano  su- 
perate,  sono  possenti  a  produrre  un  effetto  coutrario 
a  quello  che  ordinariamente  se  ne  dovrebbe  aspettare. 
II  vedere  finalmente  la  luce  dove  altri  si  duole  di 
tenebre  e  come  una  prova  che  il  nostro  ingegno 
vince  quello  dei  piii ;  e  quasi  un  testimonio  che 
noi  ci  accostiamo  ineglio  degli  altri  aU'altezza  dello 


8  INTORNO    GL'  INNI    SACRI    PI    A.    MANZONI 

scrittore :  e  questa  piccola  vaniti  segretamente  ci  affe- 
ziona  anche  ai  difetd  di  lui.  Ma  della  popolarita  non 
sono  giudici  i  pochi  e  i  sapienti ;  ed  e  vano  lo  spen- 
der parole  per  sostenere  che  facilmente  puo  inten- 
dersi  cio  che  la  moltitudine  accusa  di  oscurita.  E 
questo  al  parer  nostro  e  il  vero  difetto  degU  Inni 
Manzoniani ,  anzi  quasi  vorremmo  dir  1'  unico ;  per- 
che  fra  le  molte  censure  che  il  Salvagnoli  vien  loro 
movendo  ci  seinbrano  vere  principalmente  quelle  che 
a  questo  difetto  si  riferiscono.  Di  che  vogliam  fare 
esperienza  esaminando  i  duhhj  da  lui  posti  in  canipo 
contro  il  Natale. 

Qual  masso  che  dal  vertice 

Di  lunga  erta  montana 

Ahhandonato  all'  impeto 

Di  romorosa  frnna , 

Per  lo  scheggiato  calle 

Frecipitanclo  a  voile 

Batte  sul  fondo  e  st.a  ; 
La  dove  cadde  immobile 

Giace  in  sua  lenta  mole ; 

Ne  per  mutar  di  secoU 

Fia  che  rivegga  il  sole 

Della  sua  cima  antica , 

Se  una  virtude  arnica 

In  alto  nol  trarra  : 
Tal  si  giaceva  il  misero 

Figliuol  del  fallo  prima  ^ 

Dal  di  che  una  ineffabile 

Ira  promessa  ,   all  imo 

D'  ogrd  mcJor  grnvollo , 

Onde  il  superho  collo 

Fill  non  potea  levar. 

i<  Il  masso  ahhandonato  all'  impeto  di  romorosa  frana ,  du- 
"  bito  sia  sbaglio  di  giudizio;  perche  1' erta  non  fa  ini- 
"  peto  sul  masso,  ma  cede  e  si  abbandona  al  peso  e  al- 
«  r  impeto  del  masso  che  le  sta  sopra  e  che  la  fa  fi-anare. »» 

A  noi  pare  che  questo  dubbio  sia  tolto,  quando 
si  consider!  che  il  poeta  voile  descrivere  un  masso 
il  quale   si  stacca  dal  vertice    di    un  erta    perche  il 


DUBBJ    DI    C.    SALVAGNOLI.  9 

terreno  g!i  si  frana  di  sotto ,  e  abbandonato  all'  impeto 
(  cioe  alia  rovina  ,  alia  velocita  )  della  frana ,  cade 
con  essa  c  sovr'  essa  sul  fondo  dove  batte  e  si  ferma. 
"  Per  lo  scheggiato  calle:  dubito  sia  questo  ua  falsare 
"  le  idee  e  le  parole ,  e  cambiar  natura  alle  cose  :  poiclie 
"  dove  r  erta  e  franata  non  vi  e  piii  via  alcnna  pratica- 
"  bile  i  e  percio  frana  e  calle  non  sono  sinonimi ,  ma  T  uno 
"  r  altro  distrugge.  " 

E  verissimo  che  dove  il  terreno  sia  franato ,  ivi  e 
distrutto  ogni  calle  ;  ma  e  vero  akresi  clie  il  poeta 
puo  chiamar  calle  quel  liiogo ,  qualunque  egli  sia  , 
pel  quale  discorre  un  niasso  preiipitaudo  da  uu 
monte.  II  concetto  del  poeta  e  chiarissimo :  e  quan- 
d'  anche  la  precisione  dei  vocaboli  non  fosse  quale 
potrebbe  richicdersi  ad  un  prosatore ,  dobbiam  ri- 
cordarci  che  il  Manzoni  scrive  Inni  e  non  prosa.  Per 
la  stessa  cagionc  a  noi  pare  di  nessun  valore  un  al- 
tro dubbio  del  Salvaguoli  intorno  alle  parole  preci- 
pltando  a  valle  batte  sul  fondo,  parendo  a  lui  che  non 
vi  sia  diversita  fra  valle  e  fondo  trattandosi  di  quel 
piano  che  si  allarga  alle  falde  di  un  monte.  Peroc- 
che  donde  sa  cgli  che  i  monti  abbiano  alle  fiilde 
un  piano,  e  non  possano  in  vece  iinire  in  una  vera 
valle?  E  supponendo  quest' ultimo  caso,  non  diciamo 
noi  tutto  di  il  fondo  della  icdlc ?  Oltrcche  il  modo 
avverliiale  precipitare  a  valle  non  vuol  gia  dire  pre- 
cipitare  nella  valle  ,   nia  solo  precipitare  all  ingiii. 

It  In  sua  leiita  mole:  dubito  sia  di  assai  duro  a  inten- 
"  dersi.  La  lentezza  e  una  delle  raodificazioiii  die  piio 
>>  avere  il  moto;  ma  un  masso  che  sta,  e  immobile  giace 
"  non  ha  moto  alcuno,  e  in  conseguenza  non  e  ne  lento 
»  ne  rapido :  sicche  dovea  dirsi  i/ierte  e  non  leuta  mole.  » 
E  forse  appunto  nel  senso  d'  inerte  il  JIanzoni  uso 
qui  la  voce  lenta:  e  Virgilio  che  disse  tii  Tityrc 
lentus  in  umbra  etc.,  e  Orazio  che  chiamo  lento  lo 
sppttatore  se(huo  al  teatro ,  gliene  diedcro  proba- 
bilmcnte  V  esempio.  Tuttavolta  ci  pare  che  questo 
fraslato  del  quale  non  c'  era  bisogno.  perche  la  pa- 
lola  propria  era  bella    e    poctica  ,  2;cncri    oscurita  e 


lO  INTORNO    GL*  INNI    SACRI    DI    A.    MANZONI 

non  61  possa  difendere  intieramente  dalla  ccnsura 
che  il  Salvagnoli  gli  ha  mossa. 

f<  II  sole  della  sua  cima  nndca :  nasce  dubhio  se  il  sole 
»  che  illumina  la  cima  deir  erta  sia  qnello  stesso  che  il- 
i>  lutnina  la  valle ,  o  se  in  questa  non  possa  mai  pene- 
«  trare  un  raggio  di  quel  sole  che  pur  batte  sulla  cima 
>;    del  soprapposto  monte.  " 

Questa  censura  Y  abbiamo  tiascritta  unicamente 
per  dimostrare  come  chi  si  propone  di  criticar  tutto 
e  costretto  di  cadere  di  quando  in  quando  in  pue- 
rili  ca villi. 

II  Se  una  virtude  arnica  in  alto  not  trarra.  Non  so  qua! 
"  virtude ,  ne  quale  amicizia  debha  affaticarsi  a  riportare 
»  un  masso  sulla  cima  di  un'  erta  franata.   " 

Anche  di  questa  censura  potrebbe  dirsi  a  un  di 
presso  cio  che  dicemmo  della  precedente.  Ma  perche 
la  parola  virtii,  nel  sense  in  cui  qui  c  usata,  appar- 
tiene  alle  scuole  e  alle  srienze  piii  che  a!  parlar 
comune  e  alia  poesia ,  1' cspressione  non  puo  essere 
popolare ,  e  quindi  non  giova  punto  alia  chiarezza 
del  concetto. 

11  Figliuol  del  fallo  primo  :  voleudo  noiuinare  il  priniii 
"  uomo ,  Adamo ,  con  una  frase  clie  tenesse  luogo  di  no- 
>i  me  generico  e  appellativo ,  e  clie  la  specie  tutta  in  se 
»/  conienesse ,  T  uomo  non  potea  esser  detto  Jiglio  del  fallo 
»  primo;  poiche  Adamo,  che  come  un  masso  precipitate 
"  a  valle  rovino  alt  imo  d' ogni  malore,  sicche  in  lui  tutti 
"  peccammo,  ebbe  solo  1' origine  da  Dio,  e  Tebbe  inno- 
»  cente,  e  non  fu  figlio  ma  padre  del  peccato.   " 

L'  espressione  del  poeta  estendesi  a  tutti  quegli 
uomini  i  quali  nacquero  dopo  il  peccato  di  Adamo 
jfino  alia  venuta  del  Redentore  -,  a  tutti  coloro  insomnia 
che  dal  vertice  della  felicita  caddero  all'  imo  d'  ogni 
miseria  pel  fallo  del  primo  padre.  Dunque  non  e  da 
dire  che  il  poeta  cercasse  una  locuzione  colla  quale 
nominando  Adamo  potesse  comprendere  anche  tutta 
r  umana  specie :  egli  per  lo  contxario  cerco  un  mode 
che  comprendesse  tutta  la  specie  umana  ,  e  non  esclu- 
desse  Adamo ;  e  il  consegui  colla    frase  figHuolo  del 


DUBBJ    DI    C.    SALVAGNOLI.  I  j 

fallo  prlmo ,  perche  in  essa  c  compreso  tutto  il  o-e- 
iiere  uinano,  coniinciaiidosi  anclie  da  Adajno,  noii  gia 
da  quel  giorno  in  mi  Dio  cicollo  innorcnte ,  ma  si 
da  quando  il  peccato  fu  cagione  della  sua  caduta. 

"  Ineffabile  ira  promessa:  Dio  promesse    (sic)    la    pena 
"   alia  colpa,  e  non  T  ira :   ne  qnesta   pena  pno   dirsl  incf- 
»  fabile,   clie  Dio  stesso  la  predisse  e  la  fece  intendere  ai 
»'   primi  genitori.  Ineffabile  potea  e  dovea    dirsi    la   colpa : 
"   e  allora  era   convenlente    anche    1' attribuire    alia    colpa 
"   il  peso  di  tutti  i  niali  di  cui  fuomo  fu  gravato:  poiche 
"   la  pena  non  fu  cagione ,   ma  conseguenza  della  colpa.  » 
La  locuzionc  ineffabile  ira  promessa  pare  a  noi  che 
soggiaccia  meritaraente  alia  censura  die  f[ui  le  vien 
^!'"^".  ^^^"^  anche  a  noi  che  a  malgrado  d'ogni  auto- 
rita  il  poeta  debba  fuggire  d'attribuir    Y  ira  a  Dio; 
e  che    contrasti  coUa    ragione    e    col  vevo  il    partire 
dall'tra  punitricc  anzi  die  dalla  colpa  onde  quell' ira 
fu  provocata ,   rarcontando  la  storia  dell  uniano  deca- 
dimento.  Sopra  tutto  poi  e  certissiaio  che  que^ta  inef- 
fabile ira  proincssa  costringe  ad  un  lungo  raziocinio  il 
Jettore    prima   ch'  ei    sia    chiarito    del  vero   concetto 
voluto  signiticar  dal  poeta ,  e  cosi  nuoce  aHa  perspi- 
ciatd.  Del  resto  non  arriviamo  neppure  a  comprendere 
perche  la  colpa  si  potesse  anzi  si  dovesse  dire  ineffa- 
bile,  come  asserisce  T  autore  dei  dubbj. 
Qual  mai  fra  i  nati  all'  odio , 
Qual  em  mai  persona  , 
Clie  al  Santo  inaccessibile 
Potesse  dir :  Perdona  ! 
Far  nuo^o  patto  eterno ! 
Al  vincitore  inferno 
La  preda  sua  strappar? 

Non  possianio  intendere  come  il  Salvagnoli  abliia 
posto  in  dubbio  se.  sciolto  il  nuniero .  rcstcrebbe  piu 
poesia  nei  priini  cinque  vcrsi.  Vero  e  bene  che  quel 
rnodo  qual  persona  era  mai  che  potesse  dire ,  ecc.  non 
e  il  migliore  che  il  poeta  avesse  in  suo  ari)itrio;  ma 
il  concetto  e  per  se  stesso  di  tanta  grandezza.  che 
nniarrebbe  sempre  poetico  sotto    qnalsivoglia    veste. 


12  INTORNO    GL    INNI    SACRI    DI    A.    MANZONI 

Dove  poi  il  critico  nota  clie  I'attribuire,  oltre  V  ira, 
anche  V  odio  alia  divina  bonta ,  e  il  generalizzare  per 
odio  quella  pe?ia  a  cui  tutti  nasciamo  piitc  di  gian- 
seidsmo ,  confessiamo  di  noii  conosccre  punto  queste 
distinzioni. 

Ecco  ci  e  nato  un  ParvolOy 

a  fii  largito  un  Figlio : 

Le  awerse  forze  tremano 

Al  mover  del  suo  ciglio  .• 

A  V  uom  la  mano  Ei  porge , 

Che  si  rawiva  e  sorge 

Oltre  V  antico  onor. 
Da  le  magioni  eteree 

Sgorga  una  fonte  e  scende ; 

E  ncl  borron  dei  triboli 

Vivida  si  distende: 

Stillano  mele  i  tronchi: 

Ove  copriano  i  bronchi  ^ 

Ivi  germoglia  il  fior. 
O  Figlio ,  0  Tu  cui  genera 

i'  Eterno  eterno  seco , 

Qual  ti  pub  dir  de  secoll: 

Tu  cominciasd  meco? 

Tu  sei:  del  vasto  cmpiro 

Non  ti  comprende  il  giro  : 

La  tua  parqla  il  fe. 
E  Tu  degnasti  assumere 

Questa  creata  argilla? 

Qual  merto  suo ,  qual  grazia 

A  tanto  onor  sortilla  ?  , 

Se  in  suo  consiglio  ascoso 

Vince  il  perdon ,  pietoso 

Immensamcnt.e  Egli  e. 
Oggi  Egli  e  nato :  ad  Efrata 

Vaticinato  ost.ello  ,  ,  .  - 

Ascese  un  alma   Verginc , 

La  gloria  d'  IsraeUo  , 

Grave  di  tal  portato  : 

Da  chi  'I  promise  e  nato , 

Dond'  era  atteso  usci. 

II  Salvagiioli    trova,    com' egli  si  esprime,    anticipato 


DUBBJ    DI    C.    SALV-VCNOLI.  l3 

di  ('.lie  strofFe  il  secondo  dei  versi  die  qui  abbiamo 
trascritti ,  parendogli  die  nou  si  dovesse  dire  ci  fa 
largito  wi  Figlio ,  se  non  quando  fosse  stata  gia 
delta  qiialdie  cosa  sulla  generazione  e  sull"  oiigine  di 
lui.  Dotule  poi  giudica  chc  quando  il  Manzoni  ripete 
oggi  Egli  c  nato ,  ritorni  indietro  le  niille  luiglia ,  e 
cammini  alia  rovescla.  Ma  lasciando  di  dire  die  que- 
8to  audamento  e  ordinario  presso  i  lirici ,  ed  e  spesso 
confornie  a  quell'  impeto  die  li  governa  nelle  loro 
creazioni ,  qui  ci  pare  lontano  da  ogni  oscurita ,  e 
inaccessibile  affatto  alia  censura.  Dopo  avere  dipinta 
la  miserabil  caduta  deiruomo,  e  T  impossibilita  die 
qualdie  uniana  persona  potesse  accostarsi  a  Die  e 
far  nuovo  patto  di  salvamento  con  lui ,  il  poeta 
e'  accinge  a  dime  come  il  prodigio  della  redenzioue 
si  operasse.  Ma  1'  accennare  la  nascita  del  Salvatore 
trae  seco  niille  grandi  idee  die  tutte  a  gran  forza 
gli  commovono  Tanimo,  e  fanno  impeto  per  voler 
essere  si2;nilicate.  Qnal  meraviglia  pertanto  se  il  li- 
rico  interrompe  alcun  poco  la  sua  narrazionc  per 
dirne  almeno  una  parte  di  que'  grandi  concetti  che 
gli  si  volgono  per  la  niente;  poi  la  ripiglia  e  la 
conipie,  tosto  die  ha  ubbidito  al  bisogno  di  espri- 
nicre  1'  ammirazione  e  la  riconoscenza  di  die  lo 
riempic  quel  fatto?  Ben  siamo  in  vece  d'accordo  col 
critico  ncl  credere  soverchiamente  ardita  qnella  mc- 
tafora  dd  borron  del  triboli,  e  nel  ri^irovare  Tan- 
fibologia  e  l  oscurita  di  que'  versi  Se  in  sua  consigllo 
(tscoso  —  Vincc  il  perdon,  pietoso  —  Iinineiisaniente 
Egli  c. 

La  mira  Madre  in  poveri 
Panni  il  FIgliuol  compose, 
E  nell  uinil  prcaepio 
Somemenw  il  pose, 
E  I'  adorb  :  bcatn  .' 
Innanzi  al  Dio  prostraui 
Che  il  puro  sen  le  apri. 

Due  cose    non    piacciono  cjui  al  Salvagnoli :    la  frase 
la  mil  a  madre;  poi  la  diinsa.  Ddlc  (pudi  censure  a 


14  INTOUNO    GL    INNI    SACRI    DI    A.    MANZONI 

noi  pare  giusta  la  prima,  non  solameutc  per  la  dii- 
rezza  del  suono  che  haniio  in  se  le  parole  mira 
nuidre ,  ma  si  ancora  perche  quel  latinismo  divide  il 
concetto  da  ogni  popolarita. 

L' Angiol  del  delo  agU  uomini 

JVunzio  cli  tanta  sorte, 

Non  dei  potenti  volgesi 

A  le  vegliate  porte ; 

Ma  fra  i  pastor  devoti 

Al  dura  mondo  ignoU 

Subito  in  luce  appar. 
E  intorno  a  lui  per  I'  ampia 

None  calati  a  volo 

Mille  celesd  strinsero 

II  fiainmeggiante  volo , 

E  accesi  in  dolce  zelo 

Come  si  canta  in  cielo 

A  Dio  gloria  cantdr. 
L'autore  dei  dubbj  crede  fuori  di  luogo  I'aggiunto 
fUi'oti.,  perche  que"  pastori  neppur  sapevano  ailora 
il  divino  porteuto :  gli  pare  che  troppo  di  raziocinio 
richiedasi  a  ben  intendere  il  signiticato  di  quella 
frase  duro  mondo  ,•  e  trova  gli  ultimi  tre  versi  della 
seconda  strofa  cosi  prosaicl  e  rimessi ,  da  star  megUo 
in  umile  canzonetta  da  strada ,  che  in  maestoso  inno 
di  lirico  poeta.  Noi  non  crediamo  che  quella  voce 
divoti  si  riferisca  a  quel  tempo  nel  quale  avvenne 
la  nativita  dell'  Uom  Dio ,  ne  signiFichi  divoti  di  Cri- 
sta;  ma  stimiamo  che  il  poeta  abbia  voluto  e  potato 
con  quella  voce  significarc  che  in  tutta  F  umana 
schiatta  i  poveri ,  come  sono  i  pastori ,  so2;lion  essere 
pill  propensi  degli  altri  alia  pieta  ed  alia  divozione. 
In  quanto  al  traslato  con  cui  il  poeta  chiamo  duro 
il  mondo,  non  esitiamo  a  dichiarar  cavillosa  1' osser- 
vaxionc  del  Salvagnoli ;  perche  non  solamente  e  con- 
forme  al  linguaggio  lirico,  ma  e  anche  chiarissirao, 
dicendosi  fcuito  di  un  ciior  duro,  un  uomo  duro ^  nel 
senso  in  ciii  uso  qui  il  poeta  codesta  frase. 

V  allegro  inno  seguirono  '  "    • 

.  Tornando  al  firniamento  :         ;    :, 


DUBBJ    1)1    C.    SALVAGKOLI. 


i5 


Fra  le  varcatt  nuvole 
AllonCanossi ,  e  lento 
II  suon  sacrato  ascese , 
Fill  die  pill  nulla  intese 
,  La  compagnia  fedel. 

Senza  indugiar  cercarono 
V  albergo  poveretco 
Que' fortunati ,  e  videro  , 
Siccome  a  lor  fu  detto , 
Videro  in  panni  awolto 
In  un  presepe  accoUo 
Vagire  il  lie  del  Ciel. 

In  qncste  due  strofe  avverte  il  critico  che  quelle 
parole  la  compagnia  fedel  sono  troppo  lontane  dal 
loro  soggetto ,  ipastori;  e  questa  censura  non  e  priva 
per  certo  di  fondamento.  Soggimige  poscia  :  «  Dubito 
lorte  che  ne  la  dizione  ne  le  parole  (della  seconda) 
tengano  punto  alia  poesia,  )j  Noi  non  osiamo  dir 
tanto .  nia  certo  ci  pare  che  la  frase  senza  indugiare 
c  qucir  altra  siccome  a  lor  fa  detto  non  siano  punto 
notabili  per  poetica  dignita. 

Dormi,  o  Fanciul ,  non  piangere , 

Donni,  o  Fanciul  celeste ; 

Soira  il  tuo  capo  stridere 

Non  osin  le  teinpesce , 

Use  su  r  empia  terra , 

Come  cavalU  in  giierra 

Correr  dinanzi  a  Te. 
Dormi,  o  Celeste :  i  popoli 

Clii  nato  sia  non  sanno  : 

Ma  il  di  verra  che  nobile 

Retaggio  tuo  saranno ; 

Che  in  quell'  uniil  riposo . 

Che  nella  polvc  ascoso 

Conosceranno  il  Re. 

It  Noteremo  da  prima  esser  riuella  deprecazione  (  cosi 
•'  il  Saivagnoli  )  di  sonno  e  di  nou  piaaj:;ere  cosi  trita  9 
"  ricanlata ,  che  non  e  di  leggieri  scusabile  in  autorc  che 
■'  niira  all'  originaliia.  " 


l6  INTORNO    GL'  INNl    SACRI   DI    A.    MANZONI 

Trita  e  ricantala  e  V  idea ,  ma  ella  e  quasi  parte 
della  religiosa  tradizione.  Quel  dormi,  o  Fanciul,  non 
piangere  toccliera  il  cuore  a  migliaja  di  leggitori , 
perche  ridesta  in  tutti  la  ricordanza  degli  anni  gio- 
vauili ,  e  la  forte  e  nobile  impressioue  clie  tutti'  ri- 
ceviamo  nella  prima  eta  dalle  feste  della  Chiesa.  Gerti 
concetti  sono  belli  e  di  grande  effetto  appunto  perche 
sono  antichi ,  qualora  lo  scrittore  sappia  innestarli  in 
luogo  opportune  e  con  dignita.  E  T  ufficio  del  poeta 
e  gia  grande  abbastanza  quand'  egli  e  destinato  a 
conservare  e  ringinvenire  fra'  suoi  concittadini  i  sen- 
timenti  che  risguardan  la  patria  o  la  religione. 

<•  Se  le  tempeste    sono    use    a    correre  dlnanzi  a  te ,  o 

M  FanciLillo  celeste,  e  inutile  I'augurio  che  non  osino  stri- 

»  dere  sopra  il  tuo  capo.  Ma  come  sono  elle  use  a  correre 

»  dlnanzi  a  te,  se  tu  mo' nascesti.  E  se  corrono  come  ca- 

»  valli  in  guerra  dinanzi  a  te ,  certo  tu  non  dormi  bambi- 

'I  nello  nel  presepio ,  ma  scorri  sulL'  empia  terra  a  guidarle 

"  o  a  metterle  in  fnga.   »• 

Molta  arte  adopera  qui  il  Salvagnoli  per  confon- 
dere  un  passo,  che  a  malgrado  di  tutti  i  suoi  dubbj 
rimane  ancora  chiarissimo.  II  poeta  non  canta  il  Na- 
tale  fra  popoli  ignari  del  gran  mistero  ch'  esso  e ,  ma 
sibbene  fra  popoli  i  quali  sanno  che  il  Bambino  e  Dio 
umanato :  e  per  conseguenza  e  sicuro  d'  essere  inteso 
deprecando  da  lui ,  fatto  uomo ,  lo  stridore  delle  tem- 
peste le  quali  sono  use  dal  principio  dei  secoli  a  correr 
dinanzi  a  lui  come  Dio.  Dove  poi  il  critico  dubita 
se  il  correr  delle  tempeste  dinanzi  a  Dio  signitichi 
civ  egli  le  guida  o  elf  egli  le  mette  in  fuga ,  noi  lo 
esortiamo  a  pigliar  la  parola  in  tutta  Y  ampiezza  del 
suo  signiticato ;  perche  Y  onnipotenza  puo  e  guidar 
le  tempeste  alio  sterminio  de"  rei ,  e  volgerle  in  fuga 
per  deviarle  dai  buoni:  una  stessa  mano  aperse  al 
diluvio  le  cateratte  del  cielo ,  e  descrisse  fra  le  nubi 
r  arcobaleno  a  sicurta  del  rinnovato  gcnerc  umano. 

"  Dubito  finabiiente  che  quest'  Inno  sia  un  composto  di 
"  parti  fra  loro  disgiunte  senza  formare ,  in  armonia  di 
»  principio,  di  mezzo  e  di  fine,  un  sol  tutto.  L'  idea  da 


DUBBJ    DI    G.    SALVAGNOLT.  IJ 

"  cui  prende  il  suo  incominciamento  e  abbandonata  n/Fatto 

"  alia  meta  dell'Inno,  che   va  protraendosi   iiiutilinente,  e- 

«  il  pill  delle   volte  con    iiTegolarita    e   con    cUsordine,  su 

"  varj  oggetti,   e   die  non  tonia  alia  pi-iuia   idea  neppure 

»'  neir  ultima  strofe ,   ove  era  tauto   facile   il  ricliiamarla.  >' 

Ardita  ma  non  vera  sembra  a  noi  questa  acciisa. 
=  L'uoino  2;iaceva  caduto  nel  fondo  d'og;!!!  miseria,  ne 
per  se  stesso  poteva  riguadagnar  c[iu'iraltezza  donde 
era  precipitate.  Ma  e  nato  tin  Pargoletto  terror  delle 
forze  neiniche;  il  quale  porge  all"  iioiiio  la  iiiaiio  sol- 
levandolo  piii  ad  alto  cite  non  fu  mai :  e  per  lui  la 
miseria  del  inondo  convertesi  in  leliciia.  Egli  e  lEtei- 
no,  rOnnipotente,  il  Creatore,  il  quale  imnieasamente 
pietoso  <li  noi  e  nato  in  Etrata  come  e  dove  e  da 
chi  er#  state  promesso.  Egli  e  nato  in  umile  prese- 
pio :  fa  annimciato  dagli  Angioli  non  ai  potenti  ma 
ai  pastori,  che  si  portarono  ad  adorarlo,  linche  vena^a 
il  giorno  in  cui  tntti  i  popoli  in  lui  conosceranno  il 
Re.  =  Questo  a  noi  pare  uu  procedimento  cosi  ordi- 
nate, die  il  mag2;iore  appena  potrebbe  desiderarsi 
in  una  prosa :  e  sc  Tlnuo  nou  llnisce  nelT  idea  da 
cui  comincia,  quando  mai  fn  imposta  ai  lirici  codesia 
legge  ?  Quante  sono  le  odi  di  Piudaro  e  di  Orazio, 
alle  quali  non  si  potesse  fare  un  soniigliante  rimpro- 
vero?  Pero  Tlnno  manzoniano,  a  malgrado  d'alcuuc 
mende  incoutrastabilmeute  avvertite  dal  Salva^uoli  , 
e  d'  alcune  akre  che  aggiungere  si  potrebbero  ,  sara 
semprc  collorato  in  bellissimo  posto  fra  i  mio^liori 
nostri  lirici  compouimenti.  Restereblje  da  considerarc 
al  jircsente  quauto  sia  vero  che  questi  inni  del  Maii- 
zoni  siano  originali ,  e  in  che  consista  la  loro  qua- 
lunqne  siasi  novita. 

11  Salvagaoli  accenna  opportunamente  la  distin- 
zione  fra  la  novita  dci  soggctti  e  la  novita  dei  mez~ 
zi^  delle  quali  la  priuia  e  lodevole  seuipre,  la  se- 
<onda  e  pcricolosa.  e  cjuasi  semprc  a  danno  del  gusto 
iiazioualo  ([ualora  si  voglia  iutrodiuTe  appo  un  popolo 
dove  le  letlere  siano  state  gia  cohivate  da  sommi  lu- 
pjCgui  die  lien  couobbcro   la  propria  Inigua  c  1"  nidoie 

nibl.  Ilul.  T.   LV.  2  ' 


lb  INTORNO    GL    liSNI    SACRI    DI    A.    MANZONI 

do"  loro  coucittadini.  E  jjoiche  gli  sembra  di  poter 
dire  che  tutta  la  novita  degP  Imii  manzoniaui  consi- 
6te  nei  mezzl,  cioe  nello  stile  e  nelle  figure ,  per cio 
egli  nega  al  poeta  la  lode  della  vera  originalita.  Giu- 
dica  poi  riprovevoli  in  generate  le  novita  da  lui  in- 
trodotte  nello  stile  pel  troppo  ardimento  delle  me- 
tafore  e  per  quelle  altre  ragioni  che  sianio  venuti 
fin  cpii  esaminando.  II  discendere  a  considerare  par- 
titaniente  tutte  le  idee  e  tutte  le  immaeini  di  che 
si  compone  quest' Inno,  per  dire  se  non  furon  mai 
tocche  da  nessun  altro  poeta ,  quand'  anche  si  tro- 
vasse  Tuonio  fornito  della  necessaria  erudizione,  non 
basterebbe  per  nostro  avviso  a  stabilire  un  ragione- 
vol  giudizio.  D'  altra  parte  noi  non  sappiamo  come 
un  poeta,  nel  canipo  della  religiorie,  potrebbe  asp hare 
alia  novita  dei  soggetd,  se  pure  con  questa  parola 
si  voile  signitlcar  novita  di  argomenti.  Tutta  volta 
non  sianio  Ira  coloro  che  per  lodare  il  Manzoni  cre- 
dono  necessario  di  predicarlo  originale  m  ogni  sua 
parte;  e  stiniiauio  anzi  che  spesso  manchi  a'  suoi  Inni 
appnnto  quella  novita  di  cui  si  loda  comuncmente 
la  scuola  che  presso  di  noi  lo  riconosce  a  maestro , 
vogliamo  dire  la  popolarita  e  la  cura  di  ringiovenire 
gli  antichi  argomenti  trattandoli  nella  maniera  voluta 
dalla  prcsente  condizione  de'  tempi. 

L'lnno  del  Natale ,  se  ne  leviamo  la  similitudine 
dalla  quale  comincia ,  va  tutto  nella  narrazioue  di 
un  fatto.  Questa  narrazione  e  assai  ricca  di  vera 
bellezze  poetiche ,  ma  nel  suo  coniplesso  non  diffe- 
risce  punto  da  quella  che  far  si  poteva  diciotto  secoli 
addietro,  perche  il  poeta  non  ebbe  nessuna  consi- 
derazione  all'  immensa  distanza  in  cui  noi  ci  troviamo 
da  quel  grandissimo  avvenimento.  Egli  ci  ha  traspor- 
tati  con  forte  e  irresistibil  possanza  a  quel  primo 
rinascimento  del  gencrc  uinano,  ci  ha  fittto  vedere 
r  Uom  Djo  avvoho  in  poveri  panni,  ci  ha  fatta  sen- 
tire  la  gioja  della  terra  e  del  cielo  nella  melodia 
degli  angioli,  la  cui  descrizione  a  noi  seml)ra  di  non 
superabil  bcllezza;  ma  tutto  questo,  noi  lo  ripetianio, 


DUBBJ    DI    G.    SALVAGNOLI.  I9 

tiitto  questo  poteva  esser  narrato  di  tal  nianicra 
anche  diciotto  secoli  innanzi  al  Manzoni.  Eterna,  iiu- 
niutabile  e  la  religione ,  e  santa  la  costumanza  della 
Cliiesa  di  rappresentar  sempre  sicconie  nuovi  i  suoi 
grandi  fasti :  ma  T  uomo  cli'  e  nato  tauti  secoli  da 
ch'  essa  ha  cominciato  a  dilToadere  le  sue  beneficenze , 
dovra  cgli  parlarne  sempre  come  ne'  jjrimissimi  tem- 
pi ?  Alia  promessa  gia  succedettero  i  fatti;  la  mera- 
viglia  si  e  convertita  in  ricouosccnza;  dalT  umilta 
del  pastori  Imo  alfaltezza  dei  principi ,  tutto  si  e 
inchinato  diiianzi  al  prodigioso  Fantiullo;  c  noi  come 
testimoni  di  umi  religione  che  gia  si  e  fatta  si  grande 
dobljiamo  provare  per  certo  sentimcnti  diversi  da 
quelli  ch'  ebbero  tiue'  pastori  a  cui  Gristo  voile  lar 
grazia  di  se  prima  che  ai  potent i.  Essi  vedevano 
allora  il  prime  passo  airavveramento  di  una  grande 
antica  promessa;  noi  la  scorgiauio  al  presente  com- 
piuta  ,  e  possiamo  attestarne  i  beneiici  clTetti.  Per6 
r  inno  ai  di  nostri  dovrebbe  cominciarc  doude  linisce; 
non  dovrebbe  aununciarc  che  un  giorno  i  popoU 
conosceranno  il  Re  nel  Fanciullo  a  cui  allora  pochi 
pastori  prcgavauo  tranquilli  sonni,  ma  dovrebbe  mo- 
strarci  avverato  gia  queiranuunzio,  dovrebbe  dipin- 
gerci  la  grandezza  del  E.e,  rimmensita  de' suoi  be- 
neficj  ,  e  ricondurci  a  considerare  da  che  scmplici 
cominciamcati  sia  nata  una  tan  la  grandezza.  Questa 
sarebbe ,  al  parer  nostro,  una  via  da  ringiovanirc  un 
antico  ar2;omcnto;  e  qiialora  questo  concelio  fosse 
cspi'esso  con  parole  chiare,  con  tigure  e  meiafore 
conformi  all" indole  dclla  nostra  lingua,  e  non  troppo 
difficili  ad  essere  intese,  allora  potrcbbe  dirsi  popo- 
lare  questa  poesia  manzoniana,  la  quale  a  noi  sem- 
bra  assai  bella,  ma  popolare  pero  non  ci  sembra,  no 
nuova ,  so  non  forse  in  alcunc  piccolc  parti.  No 
questo  dcbb*  csscre  interprctato  come  una  censura  al 
Manzoni,  e  neppure  come  un  diminuimcnio  della 
vera  sua  gloria.  Pcrocche  dopo  tanti  pocti  dovcva 
cssergli  al  certo  piuttosto  desiderabile  che  possibile 
lo  siampare  uii  oiina  sua  propria  ^  o.  in  una  eta  quasi 


ao  INTORNO    GL   INNI    6\CBI,    CCC. 

schiva  di  poesia  e  prova  non  dubbia  di  molto  ingegno 
(•  di  molto  nierito  il  non  avere  palesato  indarno  quel 
desiderio  d'  essere  ascritto  al  sacro  drappello  de'  poeti 
nazionali.  Dcntro  questi  limiti  (  che  certamente  non 
sono  ne  angusti  ne  ignobili)  non  crediamo  che  alcuno 
possa  mover  mai  dubbio  contro  la  fama  del  nostro 
poeta.  II  pavlare  di  originalita,  di  nuova  scuola, 
d' ingegno  divino,  di  culto,  e  un  sostituire  I'entu- 
siasmo  alia  ragione ,  un  traviare  il  giudizio  de'  gio- 
vani,  e  dar  nascimento  a  quelle  tante  poesie  che  il 
Manzoni  non  vorrebbe  al  certo  aver  fatte  e  nemmanco 
approvate,  e  nou  di  meno  si  credono  manzoniane. 


31 


Istoria  della  vita  e  delle  opere  dl  Raffaello  Sanzio 
da  Urhino  del  sig.  Quatremere  de  Quincy ,  voltata 
111  itahano,  corretta,  illustrata  ed  ampliata  per  cura 
dl  Francesco  Longhena:  adorna  di  xxin  tavole 
e  dl  im  fac-simile.  —  Milano ,  1829,  per  Fran- 
cesco Sonzogno  qu.  G.  B.,  tipografo-calcografo ,  stra- 
done  a  S.  Ambrogio  n°  a 700,  m  8.°,  di  pa<r.  xii 
e  844,  oltre  la  dedica  dcllo  stumpatore  al  Gonfa- 
lonier e  €  memhri  della  comunitd  di  Urhino,  V avUso 
del  tipografo  medesinio  e  I  indice  delle  tavole.  Prezzo 
fr.^  25  in  carta  velina;  fr.  So  per  gli  esemplari  in 
4.°,  carta  velina  pin  sostennta.  Pei  pochi  esemplari 
in  carte  colorate  fr.  5o  in  8.",  e  fr.  100  in  4." 

Allorche  il  soggetto  della  storia  o  della  Liogralla 
appartiene  alia  sicra  di  quegli  uomini  che  in  una 
data  scicnza  od  arte  a  cui  si  soiio  applicati  sovra- 
stanno  a  tutti  gli  altri ,  i  piu  niinuti  particolari  die 
gli  risguardano  non  ricsrono  giammai  sovcrchj  ne 
infruttuosi.  Chi  e  tratto  da  pioprj  gcnerosi  sentinieiui 
a  veiierarli  braina  e  ad  uu  tempo'  si  sforza  di  cono- 
scere  le  cause  che  contrihuirono  al  loio  inualzamen- 
to,  ([iiindi  li  richiede  con  ansieta ;  perche  ogni  mi- 
nima ciiTOstanza  ratlrontata  colle  grandi  giova  bene 
spesso  alia  scopeita  del  vero.  Osservata  sotto  questo 
rapporto  T  istoria  della  vita  e  delle  opere  di  Raf- 
faello Sanzio  da  Urbino  del  sig.  Quatremere  de  Quincy 
voltata  in  italiano,  corretta ,  illustrata  ed  ampliata 
dl  Francesco  Longhena,  non  puo  che  tornare  vantao- 
giosa  e  gradita  ad  ogni  colto  leggitore,  e  speciaT- 
mente  a  coloro  che  le  arti  belle  professano,  o  sono 
di  esse  amanti  ed  intelligenti. 

Del  pregevolissimo  or'iginale  delV  illustre  autore 
francese  abbiamo  dato  un  sunto  in  questi  nostri  fo^^U 
fino  dal  marzo  del  iSaS,  num.  CXI;  arcingendoci 
ora  a  tenere  ragionamento  di  questa  illustrazione 
ed  amphazione  diremo  prima  di  tutto  che  il  tra- 
duitore  ualiaiio    non  rispanmo  cure  e    fatiche    ondc 


aa  ISTORIi    DELL  A    VITA    B    DELLB    OPEKB 

ragglugnere  il  suo  6copo .  die  ei  era  quelle  di 
raccoglicre  le  notizie  tutte  che  avessei'O  relazione 
Colle  operc  dell'  Urbinate ,  di  cui  si  professa  caldo 
ed  appassionato  amniiratore.  A  coadjuvarlo  in  qiiesto 
suo  djvisamento  ci  avverte  Teditore  che  sopra  di  lui 
invito  corteseniente  corrisposero  diveisi  letterati  ed 
intelligenti  in  fatto  di  belle  arti.  Fra  questi  concorse 
ben  di  buon  "ii'^do  anche  lo  stesso    autore    francese 

O  ....  - 

a  far  parte  di  quelle  ulterion  notizie  che  gli  venne 
dato  di  raccogliere  dopo  la  pubblicazione  del  suo 
lavoro.  e  questo  tratto,  che  sommamente  lo  onora, 
hastcrebbe  da  solo  per  raccomandare  la  presente 
edizione.  L'  esito  dellc  predette  pratiche  ed  investi- 
gazioni  mentre  ne  ritardarono  la  stampa,  produssero 
un  acrresciinenlo  di  due  terzi  di  piu  dell'  originale 
volume.  Risultando  da  cio  nella  massinia  parte  una 
fattura  italiana  ,  ben  s"  avviso  1"  editore  di  dedicarla 
al  Munifipio  di  quclla  citta  ch' ebbe  la  sorte  di  dare 
i  natali  ad  un  cssere  tanto  straordinario  e  privile- 
giato  ,  vogliamo  dire  di  Urbino  ,  i  di  cui  fasti  per 
Raffaello  dureranno  eterni.  Non  intendiamo  pero  con 
questa  digressione  di  detrarre  un  nienomo  atomo  di 
quella  gloria  che  pertiene  all'  istoriografo  francese , 
giacche  sostanzialmente  1'  impresa  del  sig.  Longhena 
ronsisteva  in  origine  nella  versione  dell'  importante 
di  lui  lavoro.  Ora  di  questa  favellando  ci  pare  che 
di  leggieri  si  riscontri  in  essa  il  possesso  della  lin- 
gua ,  come  per  le  note  illustratorie  e  le  aggiunte  ei 
dimostri  un  retto  discernimento;  la  critica  ove  1' 02;- 
getto  la  richiede ,  e  franca  bensi  ,  ma  dignitosa  e 
scevra  sempre  da  qualunque  animosita ;  non  meno 
ronservata  si  scorge  una  scrupolosa  osservanza  di 
riguardi ,  per  le  quali  cose  tutte  opiniamo  che  ben 
acrette  saranno  le  sue  fatiche.  Toccando  poi  dello 
stile ,  si  trova  generalmente  disinvolto ,  robusto  a 
quando  a  quando ,  ed  animato  cjuale  si  conviene  al 
subhletto.  Non  e  pero  ch'  ei  vada  sempre  libero 
<iftatto  di  alcune  forme  troppo  ricei'catc  e  poco  esatte. 
Di  questo  genere  ne  pajono  quelle  nel  descrivere  il 
vezzo   del    v(jlto  di    S.    Barbara   nel    famoso   quadro 


ni    nVFFVELLO    SANZIO.  a3 

della  COS!  detta  Madonna  di  S.  Sisto ,  esistente  nella 
galleria  di  Dresda :  la  smorfia  celestialc  e  virginea 
che  tf  innamora ,  cosi  II  putto ,  parlando  di  Gesu  bam- 
bino, che  spira  un  sacro  spavento.  Questi  nei  pero, 
che  noi  abbiamo  creduto  di  rilevare  al  solo  scopo 
di  prevenire  la  pedantesca  critica  di  qualche  schifil- 
toso  ,  per  nulla  deturpano  il  complesso  del  veto  me- 
rito  deir  opera ,  perche  attratti  e  dispcrsi  da  moke 
bellezze  di  proprieta  e  giustatezza  di  espressione. 
Anzi  qui  cade  in  acooncio  1' appalcsare  uu  altro  t'itolo 
di  lode  che  al  sig.  Longhcna  e  dovuta  pel  linguaggio 
familiare  dell'  arte  da  lui  adoperato,  linguaggio  che 
si  acquista  nello  svolgere  i  relativi  libri  e  ch'  egli 
apprese ,  come  agevolmente  si  scorge ,  non  solo  in 
questa  ma  in  ben  altre  congiunture. 

Non  e  nostra  intenzione  il  far  conoscere  ai  leggi- 
tori  di  questi  fogli  quanto  d'importante  sia  in  laito 
di  notizie  che  di  erudizione  contiene  il  volume  del 
quale  facciamo  parola ,  giacche  mal  sapremmo  sdebi- 
tarci  colla  brevita  che  si  esige  da  un  giornale  ,  c 
d'  altra  parte  verrebbe  scemato  quel  piacerc  che  ac- 
compagna  la  curiosua  c  precede  !a  speranza  di  tro- 
vare  cose  nuove.  Per  dimostrare  pero  di  aver  di- 
scorso  le  oco  pagine  di  cui  e  composto,  accenneremo 
soltanto  che  tVa  le  piu  iniportanti  notizie  ,  aggiunte 
a  quelle  dateci  da  Qualremere,  havvi  la  storia  del 
quadro  rappresentaigfte  il  Riposo  in  Egitto  clV  esisteva 
un  tempo  nella  sagrestia  dclla  chiesa  di  nostra  Signora 
presso  S.  Celso  in  Milano  ,  e  che  or  a  forma  uno 
dei  piu  begli  ornamcnti  delV  I.  R.  galleria  del  Bel- 
vedere in  Vienna.  Ci  consta  per  essa  della  sua  ori- 
ginalita  e  provenienza:  che  desiderato  da  Giuseppe  II 
nel  1779,  mentre  vi'.ito  queste  contrade ,  gli  venne 
da  que'  fabbricicri  olTerto  in  dono ,  m  ricambio  del 
quale  fu  dall'  Augusta  munihcenza  arricchita  la  Chie- 
sa di  preziosa  suppellettile,  e  furono  dalf  augusta 
genitrice  Maria  Teresa  in  allora  regnante  istituite  due 
tioti  di  lir.  jSo  ciasruna,  le  quali  tuttora  si  distri- 
buiscono  dalla  Fabbriceria.  II  dispaccio  relativo  a  tale 
sovran  a  concessione  fu  recentemente  pubblicato  nella 


24  ISTOKl.V    DFXLA    VITA    E    DELLE    OPERK 

Siazzetta  cli  IMilauo  da  un  anoaimo  onde  rettificare 
la  ciicostaiiza  clie  quell' atlo  generoso,  quantuiique 
di  famlglia ,  era  staLo  esercilato  dallaugusta  madre  e 
noil  gia  dal  tiglio  ,  come  per  le  citate  inforniazioni 
avute  lia  esposto  V  dlustratore. 

Cosi  pure  fra  i  dipinti  delF  Urblnate  non  ancora 
pubblicad  ci  sianio  arrestati  sul  ritratto  che  rappre- 
senta  un  fanioso  sonatore  di  violino  che  viveva  alia 
corte  di  Giulio  II ,  e  che  attualmente  si  osserva  nella 
galleria  della  principesca  faniiglia  Sciarra  in  Roma. 
Qiiesta  notizia  si  raccoo;lie  per  una  nota  del  chiaris- 
suiio  Missirini  posta  a  pie  della  citazione  e  per  uu 
contorno  del  ritratto  medesinio  che  correda  il  volu- 
me. Dair  esame  si  dell  uno  che  delV  altra  einerge  una 
disrrepanza  fra  la  cosa  rappresentata  e  la  descritta. 
II  Missirini  ci  descrivc  il  personaggio  in  atto  di  so- 
nare;  nel  tipo  uon  si  riscontra  che  una  sola  mano,  e 
qucsta  tiene  impugnato  il  solo  arco  unitamente  ad  un 
ranio  di  alcunc  frondi  che  sembrano  di  alloro ,  sinibolo 
forse  del  di  hii  valore  nel  suono  di  quello  stromento. 

Abbiamo  altresi  provata  compiacenza  fra  i  diversi 
ritratti  di  mano  del  Sanzio  o  a  lui  attribuiti  dei 
quali  va  fregiata  quest  opera  nel  vedere  quello  del 
Tibaldeo,  o  Tebaldeo  come  scriveva  I'Ariosto,  di- 
pinto  mentre  quel  giureconsulto  e  poeta  era  nel  fiore 
deir  eta  sua.  L'illustrazione  che  T  accompagna  scritta 
da  dotta  penna  ci  fa  sapere  ch^  cpiesto  ritratto  esi- 
steva  un  tempo  nella  ducale  galleria  di  ]\Iodena .  che 
passo  poscia  per  le  passate  vicende  nelle  mani  del 
professore  Ceretti ,  c  che  da  questo  il  chiarissimo 
professore  Scarpa  ne  fece  1"  acquisto. 

Non  men  degno  di  citazione  trovanimo  T  articolo 
sulle  fiibbriche  dei  vasi  Metaurensi  effigiati  di  raf- 
faellcsche  composizioni.  Con  esso  ,  oltre  che  vitto- 
riosamente  il  Longhena  rintuzza  quanto  d'  improprio 
contro  di  KalTaello  trovasi  nella  Felsina  pittrice  del 
Malvasia,  rivendica  1'  onore  del  Passeri,  il  quale  si 
e  data  la  cura  di  ricercare  con  tiuta  la  diligenza, 
di  vedere ,  di  esaminare  tutte  le  memorie  o  docu- 
nienti  rimastici  della  fabbrica  dei  detti  vasi.  Al  qual 


m    RAFFAELLO    8ANZIO.  sS 

pioposito  COS!  61  esprinie:  «  Non  vogliamo  tacere  ad 
»  onore  del  Passcri  e  della  verita  die  nel  n.°  5i  del 
»  Kunsblatt  venae  pul}])licato  uii  articolo  trovato  iVa 
»  le  carte  iiieditc  di  Fioiillo,  contcriente  prerisamente 
»  il  surcinto  della  Storia  dcllc pilturc  in  mnjollca,  data 
»  dal  Passeri ;  e  rhe  quei  sigaori  rcdattori  non  hanno 
»  avuto  la  sinceiita  di  annunciare  die  il  Fiorillo,  stu- 
»  dioso  ed  avvediUo  raccoglitojce  delle  notizie  altrui , 
»  aveva  estratto  dal  Passeri  quell  articolo  per  ser- 
»  virsene  air  opportunita.  Ci  reca  poi  ancora  piu. 
»  maraviglia  Taver  letto  nel  n.°  55  dell'Antologia  di 
»  Firenze,  ristampato  lo  stesso  articolo  senza  riven- 
5)  dicare  al  nostro  Passeri  il  merito  dovutogli  per 
»  averne  il  prinio  somininistrato  tutta  la  materia.  » 
Noi  non  seguiremo  piu  oltre  X  autore  nelle  sue 
notizie ,  giiinte  ,  illustrazioni  e  citazioni  die  ad  ognL 
tratto  a  pie  di  pagina  corredano  la  storia  per  lui 
tradotta.  II  desiderio  di  mostrare  o  for  conoscere  gli 
stud)  per  lui  fatti  in  quest  opera  lo  ha  forse  con- 
dotto  ad  eccedere ,  perclie  qualche  volta  ne  pare 
che  il  testo  vada  naufrago  nellc  note ,  molte  delle 
quali  non  servono  che  ad  indicare  i  fonti  a  cui  at- 
tinse  le  notizie  P  autore  fraricese.  Avremmo  altresi 
dovuto  far  parola  dell  ordine  e  delle  diverse  opere 
aggiunte  che  veugono  attribuite  al  Sanzio ;  e  delle 
quali  si  in  seno ,  che  nell  appendice  si  trovano  i 
dintorni  e  le  descrizioni.  Qualunque  possa  essere 
r  opinione  degrintelligeuti  intorno  a  queste,  il  Lon- 
ghena  non  ha  osato  di  pronunziare  con  tuono  di 
asseveranza  •,  ma  si  e  prudentemente  spaJleggiato  col 
giudizio  di  qualche  artista  e  letterato  di  rispettabile 
fama.  E  perche  non  gli  venisse  apposta  taccia  di  so- 
verdiia  condiscendenza  o  parzialita,  ha  voluto  che 
r  editorc  avvisasse  il  pubblico  delle  sue  intenzioni. 
Checdie  ne  sia,  gli  artisti  e  gP  intelligenti  piu  csperti 
dccideranno  dietro  la  loro  convinzione;  ma  gli  ama- 
tori  gli  sapranno  senipre  buon  grado  di  queste  giunte 
che  danno  raggnaglio  di  niolta  erudizione,  e  di  ope- 
re ,  qualunque  ne  fosse  P  autore  ,  deguc  di  essere 
couosciute. 


art  ISTOUIA    DET.I.V    VITA,    ei'C.    DI    nAFr.VKMO. 

Ci  resta  flnalmente  a  dire  dflV  edizione,  e  questa 
a  dir  vero  si  i-accomanda  per  nitidi  tipi  e  per  gli 
altri  pre2;i  tipogralici.  Ventiquattro  iritagli ,  parte  a 
contorno  e  parte  condotti  con  cliiaro'^cnro  a  generr 
diverso,  ne  accrescono  il  valore  e  T  importanza.  Ne 
deve  ommettersi  di  dichiarare  che  la  sola  Appendice 
formerebbe  ua  volume  prezioso  massimamente  per 
quelli  che  le  arti  belle  cohivano  e  tengono  in  pre- 
gio.  Oltre  alcune  lettere  ed  altri  scritti  risgiiardanti 
diverse  opere  che  appartengono  a  Raffaello ,  o  che 
si  avviciiiano  alia  di  Ini  maniera  ,  come  abbiamo  di 
sopra  annunciato  ,  si  trova  1'  iadicamento  di  alcuni 
suoi  disegni  originali  ,  od  a  lui  ragionevolmente  at- 
tribuiti  ,  esistenti  qua  e  la  nelle  diverse  pubbliche 
e  private  gallerie  d'  Italia  e  taori.  A  questo  conse- 
guita  un  quadro  generale  delle  sue  pitture  colla  in- 
dicazioiie  dei  luoghi  dove  si  trovano ,  e  degl'  inta- 
gliatori  che  le  hauno  pubblicate ,  e  finalmente  un 
indice  generale  delle  materie  contenute,  cio  che  prova 
essersi  provveduto  al  comodo ,  al  diletto  ed  al  van- 
tajygio  tanto  degli  artisti  ,  quanto  dei  leggitori ,  po- 
tendo  quest'  opera  servire  qnal  guida  cosi  dal  lato 
del  gusro ,  come  da  quello  dell  interesse. 

Noi  chiuderemo  queste  nostre  parole  colle  prime 
impiegate  dal  signor  Quatremere  de  Quincy  nella 
sua  prefazione :  «  Trecento  cpattro  anni  trascorsero 
i>  da  che  RalTaello  mori ;  or  chi  direbbe  quante,  in 
»  si  lungo  tratto  ,  furono  c  ambizioni  e  pretese  e 
»  prove  e  sforzi  onde  produrre  un  irigegno ,  il  f[uale 
»  reggesse  a  paraggio  dell'  Urbinate  ?  Tuttavolta  come 
»  si  oserebbe  contrapporgli  veramente  un  rivale  (i)?  » 
Al  qual  qnesito  ne  aggiungiamo  un  altro  che  po- 
tre])be  servire  di  riscontro.  Havvi  artista  che  dotato 
di  un  eguale  ingegno  e  sentimento  abbia  percorso 
le  medesime  vie  di  studio  .  e  sia  stato  assistito  da 
aitrettanti  mezzi  di  operarc  ?  Le  grandi  occasioni 
sviluppano  i  grandi  ingegni. 

(i)  Traduzione  del  signor  Longhena. 


La  torre  di  Capua,  Novella  di  Giovanni  Torti.  — - 
Milano ,  1829,  per  Vincenzo  Fcrrario,  in  8.°,  di 
pag.  yiii  e   12'i.  Prezzo  lir.  1.    17  ital. 


A 


nessuno  forse  rincresre  del  pari  die  a  noi  il 
rimescolare  la  quistioue  del  romanticismo.  E  gia  e 
gran  tempo  che ,  per  quanto  e  in  nostro  potere , 
fiiggiamo  persino  i  nomi  di  classici  e  di  roniantici, 
intorno  ai  quali  da  amendue  le  parti  le  parole  gi^ 
furono  troppe ;  ne  v'  ha  piu  cagion  di  tenierc  die  il 
mondo  so  ne  lasci  ahbagliare.  Le  regole  o  vere  o  snp- 
poste  di  Aristotele ,  e  i  nomi  di  Omero  e  di  Sofocle, 
lion  ponno  piii  citarsi  a  salvaguardia  della  pedan- 
tcria ;  ne  d'  altra  parte  la  letteraria  licenza  o  I'  asso- 
Inta  inrapacita  di  scrivere  secondo  le  etenie  l^ggi 
del  bello  e  del  vero  non  puo  piu  sostenersi  abusando 
rautorita  di  Sakespeare  o  di  Schiller,-  ne  affaticando 
stranamente  1'  ingegno  per  porre  nuovi  princi]))  alia 
filosoHa  delle  arti ,  o  per  dar  nuovi  nomi  alle  antiche 
idee  si  puo  venire  oggimai  in  fama  di  savj.  In  quanto 
a  noi ,  sebbene  alcuni  ci  accusatio  come  avversi  a 
tutto  il  romanticismo ,  anzi  come  fautori  de'  pregiudizj 
letterarj  o  peggio,  possiamo  ciononostante  atiermare 
con  franco  animo  di  avere  professata  semprc  una 
tcmperata  sentenza.  O  se  qualche  volta  le  nostre 
parole  parvero  dilungarsi  da  quella  moderazione  fuor 
della  quale  non  puo  quasi  iiiai  trovarsi  la  verita , 
siamo  sicuri  di  non  aver  mai  assalita  la  dottrina  in 
quella  parte  in  cui  essa  e  lodevole  o  dcgna  alnieno 
che  se  ne  faccia  esperienza:  ma  ci  siamo  limitati  sem- 
pre  soltanto  a  notare  gli  errori  evidenti  nei  quali 
alcuni  trascorsero  a  lidanza  di  questa  scuola,  ch'cssi 
volevano  tramutare  in  un  totale  sovvertimento  delle 
lettere,  del  giudizio  c  del  gusto  nazionale.  Finche  il 
romanlicismo  combatte  contro  coloro  che  vo2;lion  te- 
ller divise  le  lettere ,    non   solamente  dal  volgo ,  ma 


aS  L.V    TORRK    DI    CAPUA, 

ben  anco  da  tutta  la  nazione ;  finrlid  proclama  clie  ai 
fa  in2;iuria  alia  o;entilezza  deiruonio  neeando  alTinoie- 
gno  di  lux  la  facolta  di  trovar  nuovi  tonti  e  niiove 
vie  di  diletto  e  d'  interesse  nelle  aid ;  tiiiche  grida 
contro  Tabu  so  della  mltologia,  c  rimprovera  la  noa  cu- 
ranza  in  cui  mold  lasciaroiio  quasi  sempre  la  storia 
moderna,  e  la  religioue  e  la  hlosolia  del  tempo  lu 
cui  vissero ,  per  trasportarsi  ad  una  eta  troppo  Ion- 
tana  e  troppo  indilTerente  pei  lore  concittadini,  noi 
ci  ver£:o2;neremmo  di  muover  parola  in  contrario: 
e  sappiamo  die  in  questo  non  potremmo  contendere 
coi  romantici  d'  oggidi  senza  ribellarci  allc  opinioni 
ed  anclie  all'esempio  di  quegli  scrittori  clie,  sotto  il 
nome  di  classici,  tengono  i  primi  seggi  nella  patria 
letteratura.  Ma  quando  per  mettere  in  onore  la  nuova 
scuola  si  tenta  di  screditare  Y  antica ,  e  gridando  alia 
schiavitu  di  chi  seguita  i  Latini  ed  i  Greci,  procacciasi 
d'avviare  la  gioventu  suUe  tracce  dei  Tedesclii  e  degli 
Inglesi ,  perche  dubiteremo  di  levarci  per  quanto  e 
in  noi  a  combattere  contro  la  falsa  e  puerile ,  e 
dannosa  innovazionc?  Pero  dicemmo  pin  volte  chela 
materia  delle  arti  si  debbe  mutare  col  variarsi  dei 
tempi,  ma  non  gia  Tarte  in  se  stessa,  la  quale  quando 
abbia  toccata  una  volta  la  sua  perfezione  ,  si  fonda 
naturalmente  sidle  leggi  immutajjili  del  cuore  umano: 
dicemmo ,  clie  per  accostare  le  lettere ,  come  suol 
dirsi,  alia  vita  non  si  doveva  trascorrere  a  sower- 
tire  il  gusto  nazionale;  e  che  questo  potcva  l)ensi 
in  Italia  somi^liare ,  e  confondersi  anche  in  gran 
parte  ,  con  quello  dei  Latini  e  dei  Greci  per  le  ca- 
gioni  che  tutti  sanno;  non  gia  con  quello  dei  set- 
tentrionali  che  si  crearono  una  letteratura  tutta  lor 
propria ,  e  conforme  a  quell"  indole  che  loro  e  in- 
fusa  dal  suolo  e  dal  cielo,  diversi  affatto  dai  nostri. 
Con  queste  opinioni  da  noi  chiaramente  professate 
ci  siamo  divisi  per  certo  da  colore  che  dicono  mo- 
striiosa  la  tragedia  storica ,  che  pretendono  dai  mo- 
derni  V  osservanza  delle  unita  non  conosciute  da 
Sofocle,  che   negano    ai   nostri    il    diritto    di    trovar 


NOVELLA    DI    G.    TOUTI.  Sgi 

nuove  maniere  di  rappresentazione  ,  e  lodan  TAlfjeri 
credendo  die  il  suo  sistenia  sia  una  cosa  stessa  con. 
quelle  dei  Gieci.  Non  sappiamo  poi  se  in  alcun  altro 
giornale  siansi  lodati  niai  tanto  come  nel  nostro 
Sakespeaie ,  Schiller  e  Gothe ;  e  quel  Lessing  che 
ris2;uaidar  si  potrcbbe  come  il  primo  banditore  del 
romanticismo.  Ma  dalla  dottrina  al  modo  di  eff'et- 
tuarla  o  di  trasferirla  da  una  nazione  ad  un'  altra 
rimane  ancora  un  gran  passo.  E  poiclie  alcuni  mal 
conoscendo  i  pregi  del  tragico  inglese  ne  vollero 
imitare  i  difetti;  altri  per  fuggire  i  modi  troppo 
etudiati  e  peregrini  d'  alcuni  poeti  sbandiiono  ogni 
distinzione  fra  il  linguaggio  della  prosa  e  quello 
della  poesia ;  altri  mentre  accusavano  i  classici  di 
ft-asportarci  in  un  mondo  ideale  e  favoloso,  credet- 
tero  di  aver  raggiunta  la  perfezione  dell'  arte  con- 
fondendo  qualche  storica  verita  colle  invenzioni  della 
loro  fantasia,  e  sostituendo  alia  bella  e  simbolica 
mitologia  dei  Greci  le  streglie ,  i  fantasmi ,  e  gli 
spettri  onde  fiirono  impauriti  i  nostri  padri  in  una 
eta  rozza  ed  incolta ;  e  tutti ,  qual  piu  qual  nieno , 
si  adoperavano  non  a  ristorare  le  lettere ,  ma  sibbene 
a  snaturare  il  gusto  nazionale,  sara  nostra  la  colpa 
Be  non  abbiamo  potuto  lodare  le  opere  di  coloro  la 
cui  dottrina  abbiamo  ammessa  in  gran  parte  e  pro- 
clamata  noi  stessi  ( i )  ? 

(i)  Siamo  taato  lontaui  dall'  essere  parziali  contro  il 
romanticismo ,  che  il  Salvagaoli  INlarchetti  iu  un  articolo 
del  Giornale  arcadico  asseii  ciie  siamo  romandci  per  la 
pelle,  e  ci  chiama  lupi  in  veste  di  agnelli ;  parendo  a  lui 
che  i  classici  siano  agnelli,  e  i  roniantici  lupi,  secondo 
un  suo  linguaggio  si  gentile  e  si  costumato  che  un  tran- 
steverino  ubbriaco  se  ne  farebhe  coscienza.  Egli  difende 
le  prose  dell'  Odescalchi  siccome  cose  degnissime  di  stare 
in  una  biblioteca  scelta ,  e  glura  nella  prefazione  del  tipo- 
grafo  uiilanese  con  tanto  calore ,  che  diresti  esser  quelli 
prefazione  uno  scritto  mandate  da  lui  hello  e  fatto  d.% 
Roma  a  Milano ,  e  la  battaglia  veramente  inuibana  ch"  ei 
prend«    con  r.oi  csser  quiudi   pro  ans   et  fotis.    In  <jiuinto 


3o  LA    TORRE    DI    CAl'UA, 

Dopo  gl*  Inni  del  jMauzoni  si  crede  da  molti ,  ch.e 
a  fondare  il  roinanticismo  in  Italia  si  destinassero  il 
Carmagnola  e  YAdelchi ,  il  Serglanni ,  i  Lomhardi  e 
la  Novella  della  quale  dobbiamo  parlare  al  presente. 
Le  tragedie  del  i\Ianzoni  ( proseguono  a  dire )  fuiono 


alle  prose  delF  Odescalchi  non  vogliamo  ripeter  parola. 
Se  ci  siamo  ingannati  nel  dire  die  cjuello  stile  e  vaao 
piuttosto  clie  nobile ;  se  abbiamo  commesso  un  grande  er- 
rore  non  sapendo  che  mostrar  visca  e  un  bel  modo ,  per- 
che  suoiia  (  come  dice  il  nostro  censore  )  fia  sui  patiboli ; 
siamo  almeno  sicuri  di  averlo  scontato  tollerando  con  ani- 
mo  rassegnato  i  vitnperj  die  il  Salvagnoli  ce  ne  ha  detti. 
Dobbiamo  per  altro  pregarlo  a  sostenere  con  non  dissimil 
rasseo-nazione  una  gran  verita  che  siamo  per  dirgli  ,  ed  e 
cir  ei  non  sa  quello  ch''  ei  grida  qnando"  vnol  farsi  a  par- 
lare di  romanticismo.  Se  cio  non  fosse,  come  potrebbe  egli 
asserire  che  Y  Odescalchi  diceiido  =  nelle  tragedie  tedesckc 
ed  in"lesl  ci  si  porgono  fatti  si  grandi,  che  per  esser  con- 
dotti  a  termine  abhisogaerebbcro  liuighissimi  anni  =  tocc5 
Y  essenza  della  qnistioae ,  auzi  \n  corpo  e  in  anima  tntta 
la  cruistione  siiUa  drammatica?  S' egli  avesse  o  meditate 
da  se  o  letto  almeno  quanto  da  molti  si  e  scritto,  saprebbe 
che  le  uiiita  di  tempo  e  di  Uiogo  farono  violate  dai  Greci 
quanto  dai  moderni  romaiitici:  sapreblie  che  T  uiiita  di 
azione ,  rispetto  all' impressione  che  la  tragedia  dee  fare 
suUo  spettatore ,  ed  all"  interesse  che  in  lui  delibe  destare, 
non  va  sempre  perduta  in  una  tragedia  che  ab!)racci  un 
tempo  molto  piii  lungo  delle  ventiquattro  ore :  saprebbe 
die,  per  esempio ,  nella  Maria  Stuarda  i' interesse  e  vi- 
vissimo  e  seinpre  rivolco  ad  un  medesimo  oggetto ,  ad  un 
medesimo  fine  ,  quantunque  il  dramma  abbracci  tre  mesi : 
saprebbe  che  e  cosa  puerile  T  aver  sempre  alle  mani  il 
compasso  delle  regole,  e  il  non  sapersi  elevare  un  po- 
dietto  al  di  sopra  dei  banchi  scolastici  per  giudicare  se 
sia  possibile  o  no  che  un  poeta  ci  diletti,  ci  commova  e 
ei  ammaestri  per  altre  vie  die  non  sono  quelle  battute 
finora.  Di  tutte  queste  cose  non  sa  nulla  il  signor  Salva- 
gnoli ,  e  percib  sostlene  che  sono  ideali  e  fuori  deUci  ragione 
la  Maria  Stuarda  e  le  altre  piii  belle  tragedie  di  Federico 
Schiller.    Noi    duaque    lo    consigliamo    a   studiare    anziche 


NOVELLA    DI    G.    TORTI.  Si 

destinate  a  trapiantare  in  Italia  il  sistema  delte  tra- 
gedie  storiche ,  quali  presso  a  poco  le  troviamo  in 
Federico  Schiller.  II  Sergianni  doveva  aggiungere  al 
dramnia  stoiico  ( clie  si  piesumeva  radicato  in  Italia 
tosto  die  il  Manzoni  ne  avesse  dato  T  csempio  )  quel 
tniscuglio  del  bull'onesco  coll'  eroico  clie  incontrasi  qua 
e  la  nello  Sakespeare.  Verrebbero  poscia  i  Lombardi 
a  fondare  una  nuova  specie  di  epopea,  che  consuonasse 
colla  dottiina  del  teatio  gia  rinnovato.  E  fmalmente  la 
Aoiella  del  Toiti  unendosi  all'  Ildegonda  fonderebbe 
la  pocsia  narrativa :  e  bando  al  Tasso  e  airAllieri. 
Tutte  queste  innovazioni  avrebbero  senza  dubbio 
(  dicevasi )  un  fclice  successo :  pcrche  si  credevano 
cose  conformi  al  bisogni  del  tempi  e  richieste  dal 
nuovo  inciviliniento  i  draninii  storici,  la  poesia  nar- 
rativa, il  miscuglio  del  ridicolo  col  severo ,  e  persino 
il  por  gli  ubbriaclii  in  iscena  al  cospetto  delle  regine. 
Di  questa  giiisa  ,  se  e  vera  1'  opinione  di  molti , 
fu  ragionato  dai  promul^atori  del  ronianticisnio  in 
Italia  :   o  se  c^uesta  e  una  semplice  presunzione,  certo 

perdere  ii  sno  tempo  nel  difeiiclere  le  prose  dell' Odescalchi 
e  la  prefazione  de!  tipografo  milaiiese.  Solamente  per  qiie- 
sto  iiiie  aljlnaino  voluto  rispondere  al  sno  articolo :  e  d' ora 
innanzi  egli  ci  regali  pure  le  sue  inglnrie  plebee ,  die  noi 
gliele  perdoniamo  gia  innanzi  tratto.  E  come  potremmo 
noi  dolerci  di  essere  sinistraniente  giudicati  da  uno  scrit- 
tore  c!ie ,  dopo  aver  dato  il  sunto  dei  Promessi  Sposl, 
coachiude :  n  Queste  sono  dottrine  che  rovesciano  ogni 
"  legge  divina  e  umana ,  e  che  riducono  la  societa  ad  una 
»  selva  di  bruti ,  ove  chi  ha  j)iu  danari,  e  in  conseguenza 
"  piu  forza ,  o|iprime ,  strazia  e  divora  il  suo  fratello , 
»*  insultando  all'  umana  giustizia :  persuaso  che  la  divina 
»  non  lia  saette  per  coloro  che  hanno  fisso  in  cuore  di 
"  ritornare  a  Dio  quando  snranno  tutte  sbramate  le  voglie 
»  e  tutte  spente  le  passioni.  Oh ,  la  divina  morale !  "  — 
Se  il  signer  Salvagnoli  avesse  dovuto  essere  un  personag- 
gio  della  Noi'dla  del  Torti ,  lo  vedremmo  i-apprescntato 
noil  in  Italia,  ma  iiella  Spagna ;  e  non  sare})be  il  conte 
Aloiizo  per  certo. 


3a  I-A.    TORRE    DI    CAl'UA, 

ha  grande  ecrnbianza  di  verita,  e  moke  circostanzc 
concorrono  ad  acquislarle  credenza.  Questo  poi  e 
fuori  di  ogni  dubbio,  clie  gli  autori  de'  nientovati 
componiinenti  si  p«nsarono  di  stabilire  una  nuova  poe- 
sia;  e  mentre  alcuni  conteudevano  di  precetti,  s'im- 
nia2;inarono  di  veder  Tltalia  dinienticare  i  suoi  grandi 
poeti  ,  rapita  dalla  irresistibile  forza  de"  lore  esempi. 
Ma  oramai  si  puo  dire  seuza  esitanza  quale  sia 
state  il  successo  di  quell'  alto  proponimento :  puo 
afferniarsi  che  2;li  esempi  non  valsero  ad  aecreditare 
i  precetti  neppure  in  quella  parte  in  cui  sono  veri. 
In  quanto  alle  tragedie  del  Manzoni  (alle  quali  pel 
forte  ingegno  del  loro  autore  non  potevan  mancare 
niolte  vere  bellezze  )  non  dubitiamo  di  affermare  che 
le  parti  migliori  non  sono  quelle  che  legansi  piu  intima- 
rnente  alia  nuova  dottrina.  Del  Scrgianni,  chi  avreblie 
creduto  di  udirue  parlare  mai  piu  ,  se  non  fosse 
piaciuto  ora  al  Torti  di  ricordarlo?  Ne  i  Lombardi 
lian  sinora  fatta  bugiarda  la  profezia  colla  c[ualc 
abbiam  chiuso  Farticolo  che  ne  scrivemmo  in  questo 
giornalc,  sebbenc  desideriamo  tuttavia  che  il  Joro 
autore  confermi,  battendo  miglior  sentiero,  quella 
opinione  di  poetico  ingegno  che  V  Ildcgonda  gli  aveva 
acquistata.  Dovremo  ora  credere  che  la  Noi-ella  del 
Torti  sia  per  produrre  il  miracolo  del  la  letteraria 
conversione  a  cui  furono  visibilmente  rivolte  le  fa- 
tiche  di  questi  scrittori?  Noi  non  ci  arroghiamo  di 
poter  risolvere  cjuesto  problema;  ma  diremo  quel 
che  a  noi  pare  di  questa  nuova  produzione. 

Nella  guerra  che  Luigi  XII  re  di  Frantia  e  Fer- 
dinando  il  Cattolico  re  di  Spagna  portarono  contro 
il  regno  di  Napoli  neir  anno  looi,  la  citta  di  Capua 
venue  per  tradiniento  in  rnan  de'  Franccsi  ai  (piali 
erasi  a2;2;iunto  Cesare  Boraia  , 

Uoni  prode ,  iniqiio  ,  feniminier  ,   vclente 

In  quelle  itale  guerre  astute  e  ladre  ; 

Di  sua  vnsta  perfidia  e  pariinente 

Terribil  dtlV  altrui ,  nato  c/'  ua  padre 

t'lie  a  sommo  in  terra  di  potcr  levoste , 

Ma  non  e  bello  ricordar  chi  fosse. 


NOVELLA,    DI    G.    TORTI.  35 

La  citLa  fu  trattata  coa  incrcdibil  rigore. 
Furiava  la  ruba  entro  le  case, 
E  la  strage  nel  chiuso  era  piii  grande 


Ma  chl  dira  le  strida  e  la  tcnzonc , 
L' ansante  rduttar ,   I' accapigliarsi 
Di  i'ergirii  pudiche  e  di  mairone 
Con  quel  feroci  in  ogni  asilo  sparsi? 
E  come  dkinghiando  le  persone 
Fur  si  spiccan  piii  d'  una ,  e  per  sottrarsi 
Molte  agli  amplessi  abbominandi  e  sozzi 
Gill  da  finestre  gittansi  o  nei  pozzl  ? 

Pero  fii2:2:eudo  la  rabbia  dci  vincitori  niolte  donne, 
giovaiti  tul.tc  e  la  pile  parte  belle,  s' eran  ridotte  per 
nil  soueiraiieo  tragetto  a  una  torre  autica  e  deserta , 

Esortate  a  cansar  del  petulance 
Gavazzar  <ie'  uemici  il  prinio  istanie. 

Ma  I'Aubigny  fecc  uscirc  un  comaudamento , 

the  I'  vneicu  e  lu  vita  si  risparnii ; 
E.offrettata  giovb  pur  cuii  dirot.t.e 
Piogge  e  bufera  e  grandini  la  iiotie. 

Dal  trambusto  del  saccheggio  si  riposa  finalmentc 
la  terra  in  una  cjuiete  erina ,  tenehrosa  ,•  ma  perche 
le  acque  dlluviando  di  traverso  avean  piena  ogni 
cosa  entro  la  torre, 

Molli ,  agghiadate  tremano  in  pensosa 
Ansia  le  donnc ,  e  chi  spossata  giacque 
Dove  prima  trovb  paglia  o  sti-amazzo. 
Quale  accosciata  si  poso  nel  guazzo. 

La  notte  sedeva  ancora  alta ,  sinistra  e  truce  di  nu* 
goli  vaganti  in  cielo ,  quando  ecco  entro  nella  torre 
il  Borgia  accompagnato  da  un  suo  giiiUare.  Egli 
occhiuto  squddrn  ad  una  ad  una  quelle  attonite  (cioe 
le  doiiiie  nominate  ventotto  versi  innanzi )  e  sce- 
gliendo  di  niano  in  niano  quelle  che  piii  gli  piac- 
ciono,  comanda  che  si  radunino  in  un  androne ,  dove 
cosi  ne  fece  raccogliere  ben  quaranta.  Intorno  al 
dekstirio  di  queste  donnc  suona  un  grido  grave  di  vero 
Bihl.  Ital.  T.  LV.  3 


34  I' ^    TORRE    PI    C\PU/V, 

e  di  sospctto ;  nia  si  crede  clie  in  generale  capitassero 
peggio  die  le  schiave  de''  serragli  tiuchi : 

Pill  vagheggiiita  clal  ladron  sol  una 
Corse  per  varj  casi  altra  fortuna. 

Costei  e  iMatilde  ,  la  quale  finche  si  trovo  nclla  lone 
fu  sostenuta  da  lui  cotal  suo  coragglo  di  virginea 
fidanza , 

Ma  fuor  tra  via  ,  come  di  vezzi  oltraggio 
Le  ft  il  proteno,  la  fanciuUa  svenne ; 
Che  mortal  dell  instance  vitupero 
Le  balenb  neW  anima  il  pensiero. 

AUora  il  Bois:;ia  impone  alia  masnada  di  far  alto ,  e 
vedendo  clie  la  fanciulla  non  puo  per  nessun  mode 
procedere  ,  tolta  la  targa  ad  un  sergente , 

Due  ne  reggan  gli  estremi  ,  e  due  comanda 
Faccian  dietro  spalliera ,  e  sopra  quella 
Adagiata  ne  portin  la  donzella. 

Ma   soprari  ivandole    poscia    un    tremito ,    raio    stolto 
Iravolger  di  pupille ,   ////.'  ansa  (  che  niai  noa  manca  ) 
iin  diro  aggrajiparsi ,   ed  altre  consimili  cose ,   sicche 
ogni  argomento  riesce  vano  a  portarla,  pensa  di  farla 
riroverarc  in  un    monistero  ,    commettendone    la  cu- 
stodia  alle  monache  per  ([uanto   liauno   cara  la  vita. 
Intorno  al  monistero  poi  lascia  una  forte  eletta  d'ar- 
cieri  sotto    il   coniando  del    suo  tidato  giuHare.  Invia 
fpiindi  alia   lanciuUa  wi  medicaiite,   ed  egli  va  muli- 
nando    come    possa    ciujmaiia  di  ben  coiitcste  fole^   e 
recarla  cosi  ciurmata    ai  proprj   voleri.  Innanzi  tutto 
domanda  nolizie  di  lei ,   e  viene  a  sapere :   Che  Ma- 
tilde  nata    in  Arimino  iiei  giorni   di  Pandolfo  Mala- 
testi ,  avea  avuti  genitori ,   i  quali  onesd  in  alto  loco  , 
falliaa  da  quella  etade  scellerata^  ma  iiirono  giuclicati 
a  niorte  per  pretesti,    si  ch' ella  era  poi  sempre  vis- 
Buia   presso  una  sua  zia  in  Capua:  Che  quivi  essendo 
piaciuta  a  un  certo  Glierardo  si  sarebbe  sposata  con 
Jui  se  non  arrivavano  in  mal  punto  i  ncniici:  Che  costui 
quando  i  franchi  entrarono  in  Capua,  dopo  aver  tatta 
nobile   resistenza ,  fuggendo    pervenne   al  campo  dei 


NOVELLA    DI    G.    TORTI.  35 

vinritori,  rassegno  la  sua  spada  al  rortpse  IJhrrto 
di  Marsiglia  ,  c  presentatosi  per  introduzioiie  di  liii 
nella  teiida  delFAubigny,  aveva  impctrato  die  faccsse 
por  fine  alle  stragi  e  al  sacoheggio.  II  Borgia  infor- 
mato  di  tiitto  qucsto  pensa  di  trucidare  Gherardo, 
e  intanto  col  mezzo  del  medicante ,  che  non  sa 
puntjo  di  questi  inganni  ed  e  uomo  da  bever  grosso , 
fa  sperare  a  Miitildc  che  Gherardo  verra  per  lei 
quanto  prima.  Gherardo  iutaiito  uoii  si  puo  torre 
Y  ansla  dal  ciiore:  ode  Iniciuarsi  il  caso  del  la  torre: 
ne  domanda  Ubcrlo  (divenutogli  amicissimo)  temendo 
per  la  sua  Rhuilde ;  c  quei  gii  dice  che  il  Borgia  il 
di  iiinanzi 

Esalando  la  mente  ncquitosa 
Nella  gioja  avventata  de  bicchieri 

vantavasi  d'  averc  fra  le  captive  una  giovaiie  che 
ai  contrassegui  mostrava  appnnto  d  esser  Matilde. 
Laondc  i  due  aniici  dclibcrano  di  lapirla  ai  satelhti 
del  Borgia,  il  quale  iiidarno  diode  iacumbenza  a  duo 
prezzolati  sicarj  di  tcnere  la  ptiiita  dcgli  sdli  notturni 
alle  spalle  di  Gherardo.  I  sicarj  lo  perdou  di  vista, 
da  che  egli  si  e  sguisato  si  che  ogii  uom  lo  crcda  uii 
franco.  I  due  amici  si  danno  la  posta  a  certi  casolarl 
disertati :  ma  se  sperano  di  ben  riuscire  nel  loro 
proposito ,  non  sanno  poi  dove  possano  condurre  in 
sicuria  la  fanciulla,  Gherardo  in  quel  frangente  ri- 
corre  a  fra  Callisto  domenicano,  che  gli  era  ffual 
])adre,  e  blando  aveva  a  lul  faiiciidlo  isdtidta  la  mciitc; 
uomo  nernico  d  ogiii  dotta  baja,  il  quale  iucoraggiau- 
doli  a  insangidnare  la  terra  (  e  questa  e  cosa  natu- 
ralissima,  perche  il  buon  frate  imparo  nella  Scrittura 
che  tutto  sta  ncl  vivere  ainando).  Andate  dice,  togliete 
Matilde  ai  satclliti,  scacciateli  tutti  sicche  non  ne 
resti  pur  uno  che  possa  spiare  i  vostri  passi  (cose 
tutte  agevoli  ad  eseguirsi  come  son  belle  a  desiderar- 
si ) ,  poi  venendone  a  San  Domenico  fate  d  entrar 
non  visti  in  sagrestia ,  e  del  resto  lasciate  il  pensiero 
a  uic.    Ubcrto  e  Gherardo   se  ne    vanno  ai  disertati 


36  J.X    TORRE    DI    CAPUA, 

casolari  posti  in  due  tord  chiassetd  infrequentad  ^  e 
(jiiivi  stanno  aspettando  Y  istante  di  conipiere  la  loro 
imprcsa.  Finalinente  ua  iiomo  con  mi  cappuccio  di 
liriino  colore  Viene  al  chiostio  ,  fa  an  cenno  della 
mano  ,    Varca  la  soglia ,  e  il  segue  una  sclierano.  Indi 

A  un  calcolato  indugio  ne  succecle 
Uii  altro  e  un  altro  ; 

poi  cscono  colla  ciurmata  Matikle.  Glierardo  e  Uberto 
coi  loro  compagni  piombano  sui  rapitori;  i  quali, 
benche  fossero  gente  da  saper  c[uello  die  puo  arri- 
vare  in  simili  congiunture ,  noiidimeno  sopraffatd  al 
nuovo  assalto  gittan  tutti  le  spade ,  e  chieggono  la  vita ; 
altrinienti  fra  Callisto  sarebbe  stato  iiidarno  aspet- 
tando nella  sagrestia  del  suo  convento ,  dove  poi  egli 
raccolse  cosi  Glierardo  e  Matikle.  Di  cola  con  tacite 
pedate  li  conduce  a  una  cappella ,  passando  ( e  son 
cose  necessarie  a  sapersi )  per  una  lace  di  porpora 
e  cilcsti'a  che  scendea  dalV  alto  per  la  vctrate  fra  i 
rabcschi  di  fenestra  ant'ica  ed  ampia :  riniove  dalF  al- 
tare  la  predella  sotto  cui  al  toccar  d'  una  niolla  si 
scliiude  il  varco  ad  una  scala  la  quale  cogV  irni  gradi 
esce  ( ed  a  noi  pare  in  vece  che  entri )  in  un  sot- 
terraneo  sepolcro.  Quivi  fra  Callisto  sposa  Glierardo 
e  Maiilde;  testimonj  i  morti.  Capita  iion  guari  dopo 
Anselnio ,  lui  dabhcn  laico  discrcto  ,  Messo  la  sera  a 
parte  del  segreto,  il  quale  poi  introduce  Uberto.  Quegli 
viene  ad  annunciare  che  I  Auliigny  lo  rnanda  colla  sua 
squadra  ad  Aversa ,  e  die  il  Borgia  cerca  infuriato  di 
loro.  Uberto  ha  portato  lux  soldatesco  abito  franco  per 
Matilde,  die  se  lo  indossa  senza  oflfendere  la  nio- 
destia  di  fra  Callisto  ne  del  discrete  laico  Anselnio, 
tracndosi  in  disparte  dietro  una  base  di  piiL  braccia 
quadre.  Fra  Callisto  poi  da  loro  una  lettera  comnien- 
datizia  per  una  grande  signora  presso  la  quale  sta- 
ranno  fuiclie  eo-li  od  Uberto  ne  dian  loro  altro  avviso: 
e  cosi  I\Iatilde  e  Glierardo  se  ne  partono  confusi  coi 
soldati  che  vanno  ad  Aversa.  II  male  si  e  die  Ma- 
tilde non  pud  canimjuare  a  piedi ,  e  posta  sopra  un 


NOVELL.\    Dl    C.    TORTI.  S" 

mansueto  uhino  iiitido ,  carezzoso  e  dl  pel  bianco ,  scelto 
da  Glierardo  come  atio  a  lei,  vacilla  per  niodo  clie 
a  uon  volerla  abbandonare  tra  via ,  tutta  la  squadra  e 
necessitata  di  piocedeie  assai  Icntamente:  ma  pur  giun- 
gono  in  Aversa  prima  di  uotte ,  e  il  di  scguente  gli 
sposi  si  dividouo  dal  loro  Uberto,  per  recarsi  da  colei 
a  cui  fra  Callisto  li  aveva  raccomandati.  II  Borgia 
frattanto  ,  veduti  i  suoi  ritornare  seiiza  Madlde, 
11  Oh  die  avvenne?  .  .  .  La  donna  ov'e?  diss'ci, 

»  E  voi  ciurnuvj,Ua  vil  cost  venuii'^  .  ■   . 

»    Vol  vki  innanzi  a  me  senza  di  lei?  .   .   . 

»  E  or  die  mi  slate  qui  stolidi  e  mud?   ..." 

Poi  scntendo  T  occorso  spedisce  in  ogni  parte  in 
traccia  de"  fuggitivi ;  cd  egli  stesso  ne  va  al  convento, 
alia  casa  di  Ghcrardo ,  a  quella  della  zia,  che  s'era 
pero  nascosta  altrove ,  doA-auque  insomma  aveva  qiial- 
che  speranza  di  ritrovarli. 

Dal  braccheggiar  le  case  finalmente 
Tomb  sniaccato  e  dolorosa  il  cane, 
E  di  vendetta  cupido ,   ogni  cura 
Volse  i  fili  a  cercar  de'da  congiura. 

Confisco  i  beni  di  Glierardo  ,  e  lasciando  in  Capua 
chi  per  lui  attendesse  a  cercar  Matilde ,  sc  ne  ando 
a  Napoli.  Ma  gia  i  due  sposi  sono  giunti  al  castello 
della  contessa  Beatrice  (  grande  della  persona,  di 
nobil  passo  .  hella  della  sua  eta  d'  oltre  a  tre/if  anni), 
la  quale  veduta  la  lettera  di  fra  Callisto ,  li  piglia 
cntranibi  sotto  la  sua  protezione  ;  e  quivi  si  stanno 
sicuramente ,  pcrclie  il  general  francese  avea  dichia- 
rato  immune  da  ogni  ostile  oU'esa  il  caslello  di  lei. 
Indarno  aduiu|uc  s  arrabatta  per  Capua  il  lurfante 
deputato  dal  Borgia  a  cercar  di  Matilde ;  il  quale  in- 
gannando  la  credula  zia  di  lei  ben  viene  a  sapere 
che  fra  Callisto  s'era  ingerito  nella  fuga  della  fancmlla 
e  di  Glierardo  ,  ma  non  gia  dove  si  trovino.  Callisto 
prevcdendo  cpiel  che  poieva  avvcnirgli  ordino  alhi 
zia  dl  nascondersi  un"  altia  volta  ;  cd  cgli  s  imbarro 
per   Siviglia.    Di    quesia    partenza    ebbcr   notizia  gli 


38  LA    TORRE    DI    CAPUA, 

enosi,  perche  fra  Callisto  mando  loro  il  lalco  An- 
selmo  travestito  da  contadino ,  clie  vi  giunse  in  quella 
clie  stavano,  non  senza  pianger  di  tenerezza,  rileg- 
gendo  giovenilmente  insieme  le  lettere  amorose;  delle 
qnali  c  natnralissima  cosa  clie  non  si  fosse  dimen- 
ticata  Matilde ,  quando  si  liparo  nella  torre ,  di  dove 
passo  alia  sagrestia,  di  quivi  al  cimiterio  sotterraneo, 
e  da  quello  ad  Aversa  senza  poter  vedere  niai  piu 
la  sua  casa.  E  gia  erano  passati  due  mesi  dacclie 
Glierardo  e  ]\Iatiide  se  ne  stavan  sicuri  nel  feudo  di 
Beatrice ,  quando  al  giovine  venne  in  fastidio  Y  an- 
gustia  di  quel  confine.  Comincio  ad  uscir  solo  alia 
caccia ;  poi  voile  aver  seco  anche  Matilde ,  Ja  quale 
facendo  donnescamentc  seggio  dell  arcione  scorre  lie- 
tamente  con  lui  i  campi  e  le  forcste.  Ma  nel  nono  di 
chVs«;i  uscivano  a  quella  caccia  ecco  vcnir  galoppando 
un  lancjullo  die  sakua  IMatilde  per  nome,  le  presenta 
una  gemma  the  fu  2;ia  di  sua  zia,  dice  che  reca  da 
lei  ad  essi  ogni  piu  bel  saluto  ,  e  dispare.  Chi  sia 
questo  fanciullo ,  ne  come  avesse  la  gemma  nol  dice 
Tautore;  e  chi  e  curioso  suo  danno.  L' importante  si 
e  clie  dopo  quel  fanciullo  apparvero  qua  e  la  parec- 
chi  masnadieri,  e  gli  sposi  si  accorsero  che  costoro 
venivan  per  essi.  Ma  i  rei  falldr  di  tempo ,  e  1"  as- 
salto  usci  a  voto.  Glierardo  usci7^  fe  la  niiniigia  per 
la  pancia  al  primo  df  ebbe  vicino  ,  e  poi  si  diede 
a  briglia  sciolta  a  fuggii'e  con  Matilde;  e  biion  per 
lei  che  nel  castello  doveva  aver  prese  lezioni  di 
cavallerizza ,  altrimenti  come  avrebbe  potuto  reggere 
alia  velocita  di  un  buon  destrier o  leardo  una  giovine 
che  due  mesi  prima  vacillava  al  lento  trotto  di  un  uhino 
mansucto  e  di  pel  bianco?  Non  poteron  per  altro  rien- 
trare  nel  castello  di  Beatrice :  clie  una  mano  di 
scherani  ne  assediava  la  via.  Allora  volsero  altrove 
i  cavalli,  e  Fiiggir  fin  che  sal  fosco  cdla  lontana  Fra 
i  colli  il  tocco  udir  d'  una  campana.  Essi  tengono 
dietro  al  tarda  metro  della  sqndla  perseverante  in 
lungo ,  e  inl'me  riparano  all' abituro  di  un  romito, 
Un  uom  die.  ha  gli  occhl  vivi,  adunco  ilnasc,  Bianca 


NOVELLA     1)1    G.    TORTI.  DQ 

la  barba  ed  il  cocuzzol  raso,  e  die  tiene  okre  a  rio 
a'  siioi  blsogni  in  stalla  Uii  ben  tarchiato  c.iuco  e  una 
cavalla.  Sul  volto  gli  leggeresti  la  gioja,  il  buoii  cuore 
e  alcun  che  di  scaUrito ;  e  dispensarido  storie  e  santini , 
e  con  uti  ceito  fantasma  nottuino  da  spaventare  i  piu 
creduli,  procacciavasi  di  che  vivere  allegramente.  Di 
questo  fantasma  si  valse  qiiella  notte  a  vantaggio 
de'  suoi  ospiti ;  perche  essendo  capitati  cola  alcuui 
de' persecutori,  ne  li  niando  spnventati.  DalTospizio 
dell  astuto  ereniita  si  trast'criscono  al  di  la  di  Bencvento 
Ove  ha  sua  sUuiza  un  ricco  sfondolato  -  Cm  la  zia  di 
Matilde  avea  sfaniato  ,•  uomo  usuriere  e  perverso  che 
a  IMatilde  fa  giiadagnare  a  forza  di  lavoii  donneschi 
il  misero  vitto  ch'egli  concede  a  lei  ed  a  siio  marito. 
Finalmeiite  poi  volendo  1"  usurajo  mandar  Gherardo 
come  castaldo  ad  un  suo  podere  in  maremma  ,  dove 
pel  inalvagio  aere  e  breve  e  faslidiosa  la  vita ,  se  ne 
fuggono  e  vanno  a  Siviglia  dove  (come  aveaiio  aviito 
speranza)  trovarono  fia  Callisto,  il  quale  acconcio  Ghe- 
rardo con  un  coute  Alonzo  in  qualita  di  scgretario  e 
scrivano.  Quivi  IMatilde  spose  poi  un  baiiibiiio;  di 
che  la  2,ioja  di  Gherardo  fu  soninia :  e  parevagli 
di  dover  quivi  oraniai  riposare  per  sempre  dalle 
sventure  quando  un  suo  discorso  non  colpevole ,  ma 
poco  prudcnte  .  lo  fe'  cadere  nelle  mani  del  santo 
ufizio.  Dopo  una  procedura  tutta  propria  di  que'  ma- 
gistrati,  e  daU'autore  desrritta  con  istorica  precisio- 
ne ,  fu  sentenziato  alia  prigione  in  vita  come  fautore 
confesso  d  eresia  ,  confesso  opposUore  al  santo  ufizio 
e   sospetto  di  fe  mentita. 

=  Sc  taluno  e  di  10/  senza  peccato  , 

Mo'^asi  il  priino  a  lapidar  costci  = 

Fu  la  sentenza  orarf'  ebbe  condannato 

Crista  la  donna  in  faccia  a  farisei  •■ 

E  cassate  ha  con  questo  siudicato 

Le  sanguinose  IfSgi  degli  Ebrei : 

Nt  e  nel    Vangelo  ond'uom  si  persuada , 

Che  ai  discepoli  suoi  dessc  la  spada. 


40  LA    TORRE    DI    CAPUA, 

Di  mo  capo  in  tal  guisa  argonientando , 
JVel  santo  ufizio  noii  vedea  Callisto 
Che  urC  opra  dejle  ienebre,  al  comando 
Opposta  ed  alio  spirito  di  Crislo: 

e  pel 6  si  pose  in  cuore  di  voler  sottrarre  Gherardo 
air  acerba  sentenza  da  cui  «ra  stato  colpito.  Cosi 
potesse  il  buoii  frate  nascondere  all'  infelice  Matilda 
la  sentenza  del  mar j  to  linch"  e2;li  ne  abbia  condotta 
a  tine  la  liberazione !  Ma  viene  tal  circostanza  che 
rende  vana  in  questo  ogni  sua  cnra. 

Nella  Spagna  un  devote  atto ,  uno  sfogo 
Di  pieta  si  stiniava,  un  sagrifizio 
Dare  alle  for  che  il  di  statiuo  e  al  rogo 
Quei  che  avea  designati  il  santo  ufizio 
Era  una  poinpa  ,  un  pio  trionfo  al  luogo 
Condurli  e  far  lettura  del  giudizio ; 
E  a  quel  riio  tid  noine  ivi  si  diede , 
Che  suona  in  volgar  nostro  atto  di  fede. 

Ora  dovendo  venire  in  Siviglia  il  re  Cattolico ,  fu 
deliberate  di  festejigiarlo  con  un  atto  di  fede  gene- 
rale  ,■  e  come  anche  Gherardo  doveva  esser  condotto 
a  qiiella  terribile  pompa  dove  sentirebbe  leggersi  la 
sua  sentenza,  cosi  fu  necessario  che  fra  Callisto  ed 
il  conte  Alonzo  ne  dessero  a  Matilde  qualche  sento- 
re.  —  Assicurandola  pero  che  non  v'  era  dubbio  della 
vita,  la  persuasero  ad  allontanarsi  dalla  citta.  Ter- 
minata  quella  strana  e  terribile  festa ,  Gherardo  e 
ricondotto  alia  sua  prigione,  dove  fra  Callisto  s"  in- 
troduce come  confessore ,  e  gli  reca  egli  niedesimo 
uno  scarpello  e  una  lima  con  cui  Gherardo  si  scava 
un  nascondiglio  nel  muro ,  e  fora  il  pavimento  per 
indurre  i  carcerieri  a  crederlo  gia  scampato  per  quella 
parte.  In  quella  che  i  carcerieri  s'accorgono  del  foro 
e  sospettano  dclla  fiiga,  Matilde  fa  vedersi  fuor  del 
castello  travestita  per  modo  ch''  essa  e  creduta  Ghe- 
rardo. I  guardiani  le  sono  dictro  come  veltri;  Tuno 
di  essi  che  ha  le  chiavi  vorrebbe  riserrar  Timposta, 
ma  faltro  che  sa  il  bisogno  del  poeta ,  Un  pitnzone 
appiccandogli    cdla    spalla :   Bestia !    scappati    i   biioi 


NOVELLA    DI    G.    TOUTt.  4 1 

chindcr  la  stalla !  Cosi  il  buon  Gherardo  esce  del  car- 
cere,  ragglungc  i\Iatilde,  e  tutti  e  due  se  ue  liiggoa 
di  Spagna  sotto  abito  di  incrciaj  :  fra  Calllsto  fugge  au- 
di' egli  colla  cameriera  e  col  ilgliuoletto  loro ,  e  tutti 
se  ne  vengouo  iu  Italia  ,  dove  essendo  gia  niorto  Papa 
Alessandro  e  caduta  la  potenza  del  Borgia ,  non  re- 
stava  pill  ad  essi  veruna  cagion  di  timore;  sicche 
Glierardo  riebbe  i  suoi  beni  e  visse  poi  sempre  felice. 

Questa  Novella  appartiene  visibdiuente  a  quelle 
che  furono  raccontate  sotto  il  reggimento  di  Filome- 
na ,  ragiouandosi  di  coloro  che  da  diversi  casi  infe- 
stati,  oltre  alia  loro  speranza  riusciroiio  a  lieto  fine. 
In  esse  Fingegno  dell' aiitore  consiste  nel  saper  ac- 
cuniulare  con  probaliilita  molti  accidenti ,  i  tjuali  se- 
condo  r  antica  scuola  dovrebbero  dilettare  non  senza 
qualche  istruzione ;  secondo  i  moderni  debbono  in 
vece  istruire  non  senza  qualche  diletto.  E  T  intenzione 
del  Torti  dcbb'  essere  stata  quella  di  niostrarci  le 
persecuzioni  e  i  pericoli  onde  potevan  essere  afflitti 
anche  i  buoni  in  una  eta  di  militar  prepoLenza  e 
di  superstizione :  perche  i  roniantiri  rappresentano 
sempre  il  lato  o  piii  vile  o  piii  affliggente  di  quella 
eta  dalla  quale  piglian  materia  di  canto.  La  dottrina 
(  gia  lo  sappiamo )  non  esige  cjuesto  da'  suoi  seguaci ; 
ma  qui  si  parla  di  quello  che  si  e  fatto  sinora  fra  iioi. 

II  geuere  della  Novella  e  1  intenzione  dello  scrit- 
tore  esigendo  pertanto  varieta  di  casi ,  e  quasi  sem- 
pre per  conseguenza  anche  varieta  di  luoghi,  appena 
sarebbe  stato  possibilc  che  il  titolo  date  dal  Torti 
al  siio  coniponimento  gli  fosse  opportuno.  L'azione, 
chi  crede  al  titolo,  dovrebbe  limitarsi  alia  sola  Torre 
di  Capua;  o  in  quella  torre  almeno  se  ne  dovrebbe 
compiere  la  maggior  parte:  ma  egli  c  come  se  Vir- 
gilio  dvesse  intitolata  TEneide  II  monte  Ida,  perche 
SIX  quel  monte  ricovro  Enea,  e  di  cola  primamente 
si  inosse  alia  volta  del  regno  che  i  Fati  gli  avevan 
promesso  in  Italia.  Pure  la  sconvenienza  del  nome 
non  puo  diminuire  gl"  intrinseci  pf^gi  di  Una  poesia; 
e  pero  c  da  venire  considerando  piuttosto  se  questa 


42  LA    TORRE    DI    CAPUA, 

Novella  del  Torti  noil"  orditara,  ne' caratteri ,  nello 
stile,  nel  verso  abbia  quelle  doti  che  sono  richieste 
a  un  perfetto  componiniento. 

Innanzi  tntto  ci  pare  che  manchi  in  questa  nar- 
razione  quclFarte  che  sa  collegare  una  grande  quan- 
tita  e  varieta  di  casi  per  modo  che  la  verisiraiglianza 
sia  piena ,  non  tanto  nei  fatti  in  se  stessi,  come 
ancora  in  quella  successionc  clio  al  poeta  abbiso- 
gna.  Lasciamo  di  dire  che  lamicizia  del  niarsigliese 
Uberto  verso  Gherardo  nasce  con  una  rapidita  quasi 
prodigiosa ,  e  che  il  modo  ond'  egli  dice  di  aver  sa- 
puto  che  il  Borgia  teneva  fra  le  sue  captive  una 
riminese  non  e  conforme  ne  al  carattere  di  quel 
famoso  malvagio.  ne  all' artilicio  con  cui  dice  il  poeta 
ch' egli  procedeva  in  questa  faccenda:  pen  he  il  Bor- 
gia non  troviamo  che  fosse  ubbriacone;  e  gli  uomini 
avvezzi  com'  egli  era  alle  frodi  debbon  essere  piii 
che  ubbriachi  per  maiiifestare  una  cosa  cui  s'abbian 
proposto  di  tenere  segreta.  Ma  che  diremo  poi  del- 
r  avere  il  poeta  supposto  che  Uberto ,  fi-ancese  ,  si 
unisse  con  Gherardo  ad  assalire  ed  uccidere  i  soldati 
del  Borgia  ,  luogotenente  generale  del  re  di  Francia? 
Non  guardiamo  al  pericolo  in  cui  egli  mettevasi :  ma 
guardiamo  al  rispetto  delF  onore  che  un  buon  soldato 
debbe  aver  sempre;  guardiamo  alio  spergiuro  in  cui 
egli  cadeva,  alia  taccia  di  ribelle  che  si  tirava  ad- 
dosso.  Iniqua  era  Tazione  del  Borgia,  si  che  Uberto 
sapeiidola  poteva,  anzi  forse  doveva  cercar  d'impc- 
dirla ;  ma  a  lui  non  era  per  nessun  modo  concesso 
di  armarsi  contro  gli  alleati  del  suo  re;  e  se  Gherardo 
ricorreva  per  consigli  al  frate  che  gli  era  qual  padre , 
il  leal  guerriero  avrebbe  dovuto  rivolgcrsi  in  vece  al 
suo  capo,  e  interporre  gli  uffici  e  la  \)oicaza.  di  Be- 
rardo  Obigiii  dace  dell  armi.  Questa  e  la  prima  dif- 
ticolta  che  a  noi  si  presenta  rispetto  a  quel  fatto  che 
e  come  base  di  tutti  quegli  altri  pei  quali  si  avvolge 
la  Novella.  Posto  poi  che  Uberto  si  fosse  sconsidera- 
tamente  con^iunto  a  Gherardo  per  liberare  Matilde, 
pote  questa  essere  agevole  impresa  in  una  citta  vinta 


NOVELLA    Dl    G.    TORTT.  4,3 

e  plena  til  neniiri?  e  oontro  una  forte  cletta  ill  arcieri 
lasriata  clal  B()ro;ia  a  guarilia  dclla  lancmlla  .''  Ne  cio 
solo.  Ma  le  nioiiaclic  allc  (juali  il  rapitoie  avcva  coni- 
niesso  di  nistodirc  IMatilde/>e/- gfza^to  cuevaii  carala 
vita,  nou  la  conscgnarono  ceruunente  al  giuUare  dal 
cappuccio  nero  seuza  esscre  inforniatc  ch'  egli  veniva 
da  parte  di  quel  temuto ;  e  quando ,  assalito  quel 
messo  ed  uccisi  o  cacciati  in  fuga  i  compagni  di  lui, 
Matilde  rientro  nel  cortile  del  nionastero,  come  non 
chiusero  suhitanicnte  la  porta  per  impedire  die  la 
fanciulla  andasse  sniarrita  senza  sapere  nelle  mani 
di  rlii  r  Per  tutte  qucste  cagioni  a  noi  pare  clie  nian- 
tlii  in  questa  liberazione  cli  Matilde  quella  probabi- 
lila  clie  non  puo  esserc  mai  trascurata ,  meno  poi 
in  que"  fatti  clic  scrvono  di  fondamento  a  tutta  una 
storia. 

Cosi  ci  senibra  lontano  dalla  verlsimiglianza  chc 
Cherardo,  il  fpiale  potrebbe  rimanere  tranqnillo  e 
sicuro  nel  castello  di  Beatrice,  csca  insiem  coUa  sposa 
alia  caccia,  sapeudo  di  esscre  in  luogo  privilegiato 
bcnsi,  ma  tutto  attorniato  da'  suoi  ncmici.  Nelle  cose 
d'  iuvenzione  quelle  circostanze  dalle  quali  procede 
una  peripezia  od  un  rivolgimeuto  nella  fortuna  dei 
personaggi  principali  debbon  essei'e  tratte  con  luiis- 
simo  accorgimento  dalle  viscere  stesse  del  fatto.  Se 
non  Iianno  una  qualche  apparenza  di  necessita ,  vi 
«ii  scorge  manitestamente  Tarbitrio  del  poeta,  e  Tef- 
letto  di  tutti  i  casi  chc  ne  dipendono  va  perduto  in 
gran  parte.  Quando  poi  qucsto  arbitrio  dell'  autore 
degrada  il  carattere  dc"  personaggi,  sicche  le  sven- 
ture  alle  quali  soggiacciono  possano  giustamente 
rimproverarsi  ad  una  troppa  loro  ignoranza  o  im- 
prudenza ,  lo  scapito  dal  lato  della  compassione  e 
tlelV  interesse  e  ancora  molto  maggiore.  E  questo  e 
appunto  il  difetto  in  cni  ci  sembra  che  sia  caduto 
il  Torti,  faccndo  clie  Gherardo  senza  necessita  di 
sorta  e  con  somma  sconsideratczza  abbandoni  1  asilo 
apertogli  dalla  fortuna.  Aggiungasi  chc  IMatilde  scor- 
rendo  i  campi  e  le  valli  sopra  un  destricro,  ci  ricsce 


44  LA.    TORRE    DI    CAPUA, 

un  personagglo  tlel  tutto  nuovo;  e  questo  e  un  nii- 
racolo  non  conceduto  a  nessun  autore.  Sappiamo  che 
i  romantici  non  ammettouo  quell'  antico  precetto  in- 
terpretato  par  troppo  da  molti  pedantescamente :  ser- 
vetur  ad  imum  qiialis  ab  incepto  processerit  et  sibi 
constet:  nia  una  tanciulla  educata  come  Matilde,  una 
giovine  che  vacilla  sul  dorso  d'  un  mansueto  ubirio^ 
si  e  tutta  cambiata  se  poco  dopo  scoric  le  valli  ed 
i  campi,  stancando  dietro  le  Here  un  generoso  de- 
striero,  e  se  vola  fra  gli  stcrpi  ed  i  sassi  senza  ne 
accennar  mai  di  cadere.  L'  invenzione  del  poeta  sa- 
rebbe  stata  al  parer  nostro  men  difettosa,  se  avesse 
immaa^inato  che  Gherardo  solo  fosse  uscito  alia  cac- 
cia.  E  se  per  questa  imprudenza  di  lui  avessero 
cominciato  di  qui  i  due  sposi  a  trovarsi  I'uno  dal- 
I'altro  divisi,  Tinteresse  di  tutto  il  componimento 
non  ne  avrelibe  srapitato  per  certo.  Qual  vantaggio 
trasse  Y  autore  dal  personaggio  di  Matilde  in  tutto 
il  resto  della  narrazione ,  tranne  il  poco  verisimile 
ajuto  da  lei  prestato  a  Gherardo  nel  fuggire  dalla 
prigione? 

In  alcune  altre  parti  di  somigliante  importanza  ci 
parve  poco  felice  T invenzione  dell' autore,  e  soprat- 
tutto  neir  avere  supposto  che  il  Borgia  conoscendo 
Gherardo ,  ed  avendogli  posti  alle  spalle  due  armati 
sicarj  si  coatenti  di  farlo  ormare  da  essi  Hnfanto 
che  lo  perdon  di  vista ,  e  non  lo  faccia  in  vece  o 
imprigionare  od  uccidere  secondo  che  aveva  dclibe- 
rato  ( tracidar  chi  V  ama ) ,  e  com'  era  conforme  al 
carattere  di  quel  malvagio.  Ne  vi  ha  molta  verisi- 
miglianza  che  quando  i  carcerieri  non  trovano  piu 
Gherardo  lascino  aperta  a  bello  studio  la  prigione. 
Ben  pud  darsi  che  in  un  tranibusto  di  quella  fatta 
cio  accada  ;  ma  I'ascrivere  questo  errore  a  delibe- 
rata  volonta  ,  piuttosto  che  a  scusabile  smemoratag- 
gine ,  non  ci  pare  opportuno. 

Dopo  la  vcrisimiglianza  de'  fatti  e  da  considerarsi 
la  loro  convenevolezza :  nel  che  noi  non  faremo 
che   accennare    a   modo  di    dubbio    alcuni    luoghi  i 


NOVELLA    DI    G.    TORTI.  40 

nnali  ci  parvero  sconvenevoli   o   contrarj  al  decoro. 

Frjniainente    quel    matrimonio    clandestino    fatto    nel 

sotterraneo  cimiteiio  scnza  aspettare  neppure  il  laico 

Anselnio  ed  Uberto  i  quali  Callisto  sapeva  clie  doveano 

6oprariivare  tra  breve,  e  potean  esserne    testimoni: 

poi   quel    travestimento    di    Matilde    nella    raedesima 

stanza ,  anzi  nella  medesima  sepoltura  dov'  e  il  frate 

Callisto,  non  ci  pajono  cose  clie  abbiano  in  se  dignita; 

c  ci  ricsce  ridicolo  il  complimento  clie  fa  Gherardo  a 

Matilde,    non    sappiamo    se   da  senno   o    da    scherzo, 

quando    la    vede  vestita   del  soldatesco    abito  franco. 

Ben  gli  sarcbbe  convenuta  in  vece  una  cpialche  forte  e 

ir;enerosa  esclamazione  quando  gli  fu  conceduto  di  sa- 

Intarla    sua    sposa  :    ma  cgli  allora  si  tace  ,    come  se 

quello  non  fosse   il  compimento   dc'  suoi  dcsiderj    e 

1  oggetto  pel  quale  s'era  peri2;liato  contro  Tastuzia  e 

la  potenza  del  Borgia.   La  sccna  del  fantasma  e  troppo 

evidentemente  staccata  dalla  narrazione,  ne  si  vede  a 

qual  fine  la  introducesse  il  poeta.   Non  certo  per  di- 

niostrarc  clie  vcri  lantasmi  non  fmono  mai,  e  clie  tutti 

iiacquoro  dalfaltrui  impostura  :  e  nemmanco  per  iscre- 

ditare  la  falsa    picta    di  alcuni  eremiti ,    i  quali  de- 

generati  dalla  prima  loro  istituzione,  eran  santi  del- 

r  altrui  ignoranza,  e  co'risparmj  de'semplici  contadini 

impinguavano    e    si    davan    buon    tempo.    Perocche 

queste  cose  clii    le  ignora  ai    di   nostri?    Aggiun^asi 

lo  sconcio  die  vicne  da  quc?to  episodio  alia  Noieila : 

perocche  si  avvilisce  senza  necessita  un  personaggio 

principale,    facendo  clie    un  soldato    giri    per  la  non 

sua  toppa  una  chiave,  intanto  che  un  frate  impostore 

sotto  1  aspetto  di  notturno  fantasma  lo  salva  da"  suoi 

vigliacchi  persecutori.  La  dimora  dei  due  sposi  presso 

Tingrato  conosccnte  della  loro  zia  sara  giudicata  inop- 

portuna,  e  contraria  anche  all'  interesse    del  compo- 

niniento,  da  chiunque  creda  (come  sarebbe  pur  ras^io- 

nevole)  che  questa  Novella  sia  fatta  per  raccontarci  la 

etoria  dci  due  sposi:  non  pero  da  noi  che  nella  storia 

dei  due  sposi  consideriamo  soltanto  foccasione  trovata 

dal  poeta  per  dipingerci  tutti  i  vizj  e  gli  errori  che 


46  LA    TORRE    DI    CAPUA, 

di  que' tempi  infestavan  1"  Italia.  Noi  inoltre  abbianio 
gia  detto  che  T  autore  per  1' indole  del  suo  conipo- 
nimento  accumula  tutti  i  casi  che  possono  attraver- 
sarsi  a'  suoi  personaggi ,  afFinche  il  buon  tine  al  quale 
liescono  giunga  poi  tanto  piii  inaspettato  e  piacevole 
a'  leggitori  ;  e  sotto  questi  rispetti  non  sapremmo 
rimpioverare  al  Torti  questa  sua  invenzione.  Solo  ci 
sembra  male  ideata  la  cagione  della  partenza;  perche 
riesce  vicino  al  ridicolo,  auzi  che  dcgno  di  com- 
passione ,  un  soldato  posto  intra  due  o  di  farsi  ca- 
staldo  in  niaremma,  o  di  fuggire.  Non  sarebbe  stato 
pill  ragionevole  od  almeno  piu  decoroso  al  carattere 
di  Ghcrardo,  se  la  sua  partenza  fosse  provenuta  da 
una  giusta  indegnazione  occasionata  dai  vili  e  fati- 
cosi  lavori  a  cui  rusurajo  condannava  Matildc  per 
guadagnarne  il  prezzo  del  miserabil  ricovero  che 
loro  dava  ? 

Sono  queste  le  principali  osservazioni  che  ci  oc- 
corsero  intorno  ai  iatti  raccontati  in  questa  Novella: 
dobbiamo  ora  consideraila  dal  lato  deirinteresse.  Se 
r  autore  si  fosse  proposta  un' azione  unica,  sarebbe 
vera  1'  osservazione  di  chi  disse  che  1'  interesse  di- 
minuisce  a  misura  che  1'  azione  procede ;  che  la 
nostra  compassione  pci  due  sposi  si  scema  quando 
li  vediamo  cliiusi  nel  castello  di  Beatrice;  e  che  ogni 
ansieta  poi  si  spegne  quand'  essi  afferrano  il  porto 
a  Siviglia,  dove  la  prepotenza  del  Borgia  non  si  sten- 
deva.  Ma  al  di  la  del  mare  cominciano  nuove  dis- 
avventure.  Un  nemico  niaggiore  del  Borgia  si  attra- 
versa  alia  felicita  degli  sposi ,  e  comuuque  la  ca- 
gione  siasi  cambiata  ,  cgli  e  pur  vero  che  noi  con- 
tinuiamo  senipre  ad  esscre  commossi ,  auzi  siauio 
allora  commossi  piii  vivamente  di  prima  per  questi 
infelici.  II  soggetto  del  componimento  non  e  la  per- 
secuzione  del  Borgia  contro  Gherardo  e  Matilde,  ma 
bensi  la  dolorosa  successione  delle  sventure  onde  fu 
lungamente  sospesa  o  interrotta  la  pace  di  due  sposi 
innocenti.  Se  la  mancanza  della  vera  unita  d' azione 
%\  potesse  con  giustizia  rimproverare    al  Torti,    gia 


NOVELLA    Dl    C    TORTI.  47 

sarebbcro  condannate  quasi  tutte  le  Novelle  che  I'l- 
talia  possiede :    e    il    maestro    do  iiovellieri  avrebbe 
in  cio  eirato  piii  di  tutti,  prinripabnente    in    quoUa 
giornata  di  Filomcna,  nella  quale  i  casi  di  Gberardo 
e  di  Ma  tilde  sarebbonsi   potuti   raccontare   acconcis- 
simamentc.  Pero  noi  crediamo  in  vece  die  I'interesse 
in  questa    Novella    sia    scarso    per    cagione   di  quel 
niatriiuouio  conchiuso  da  fra  CalUsto ,  e  pel  quale  il 
desiderio  dei  due  amanti  e  compiuto.   Sul  coniinciar 
del  racconto    noi    vediamo    due    giovani    innamorati 
c  gia  vicini  alle  nozze  1'  un  dall'  altro   divisi  per  la 
prepotenza    del    Borgia :    ma    poiche    eglino   si  sono 
riuniti ,  e  gia  sposi  trovano  via  di  uscire  da  Capua, 
come  non    debbe    il    nostro  interesse    in  gran  parte 
diuiinuire  ?    Ben    resta    ancora    il    pericolo  di  cadere 
nelle  mani    del    Borgia  :  ma    il  mondo  si  apre  tutto 
diuanzi  alia  nostra  immaginazione  ,    e  non  sappiamo 
persuaderci  clie  in  tutto  il  mondo  non  vi  abbia  un  asilo 
dove  possano   viver    sicuri  due   sposi   che    non  aspi- 
rino  a  far    parlare    di    se.  Quindi  a  noi  pare  che  il 
vero    interesse    del   leggitore   non    duri  se  non    lino 
al    cimitorio   del   convento ,    e    non   rinasca  mai    piii 
se  non    quando  in  Siviglia    Ghcrardo  e    diviso  dalla 
sua    IMatilde.    Nel    viaggio    da    Capua   al    castello   di 
Beatrice,   e  da  questo  al  porto  dove  s'imbarcano  alia 
volta  di  Spagna ,  noi  possiamo  partecipare  al  tremore 
che    a    seconda    dei  casi  provarono  i  due  sposi ;  ma 
dobbianio  anciie  partecipare  a  quella  consolazione  che 
trovauo  scnipre  due  cuori  innamorati  tinche  non  viene 
una  mano  leroce  che  li  disunisca. 

11  Torti  provide  per  certo  qual  sareblie  1'  elFetto 
di  quel  malrimonio  ,  ed  avrebbe  architettata  diver- 
samente  la  sua  Novella  se  avessc  voluto  die  1'  in- 
teresse de'  leggitori  si  Ibudasse  principalmente  nella 
compassloue.  Ma  i  romantici  vogliono  co'  loro  poemi, 
pill  c\\  altro ,  instruire ;  e  il  Torti  spero  che  quando 
la  compassione  per  Gherardo  e  Matilde  verrebbe 
meno ,  durerebbe  cio  non  ostante  1'  interesse  de'  suoi 
leggitori  ai  quali  egli  vieue  insegnando  che  nel  1 5o  i 


4?)  LA.    TORRE    DI    CAPUA, 

trovavansi  in  Italia  uomini  prepotenti,  spergiuii  , 
iisurieri ;  eremiti  impostori;  soldati  vili;  amici  in- 
grati  ;  donnicciuole  facilmente  ingannate  dai  furbi  , 
e  qualche  buoii  frate  domenicano  die  sapea  vincere 
e  la  scaltrezza  dei  furbi  di  professioiie  ,  e  la  dili- 
genza  de'  carcerieri  del  sauto  ufizio ,  per  salvare 
cui  egli  era  qual  padre  (i).  Noi  dobbiam  confessare 
die  queste  cose  noil  ci  han  dilettad  gran  fi\tto,  prin- 
cipalniente  perclie  V  istruzione  die  il  Tord  ci  mette 
innanzi ,  generalmente  par  land  o  ,  non  ha  tiore  di  no- 
vita  ,  e  non  e  punto  unita  colF  argomento.  Soltanto 
nella  proccssura  del  santo  ufflzio  pno  trovarsi  una 
istruzione  non  indegna  die  il  poeta  se  ne  faccia  pro- 
mulo^atore ,  e  capace  di  produrre  qualche  interesse ; 
priniamente  perclie  la  storia  interna  di  quel  tribunale 
uon  e  diffusa  ancora  ncl  popolo ,  sebbene  popolari 
ne    siano    il    terrore    e    T  abborrimento  ;    poi   perclie 


(i)  E  notaljile  clie,  traniie  frate  CalUsto ,  nessnn  italiano 
in  questa  novella  fa  una  linona  azione.  Ubertp  e  francese, 
Beatrice  e  francese ,  il  conte  Alonzo  e  spagnuolo :  e  la 
buona  azione  del  frate  e  climinuita  in  gran  parte  clall'es- 
ser  egli  addetto  a  quell'  Ordine  stesso  a  cui  apparteneva 
r  Inquisizione,  e  dall' abuso  cli' ei  fa  del  privilegio  di  en- 
trare,  qual  frate  e  confessore,  nel  carcere  di  Gherardo.  — 
Noi  vorremmo  poi  domandare  se  negli  anni  i5oo  e  i5oi 
r  Italia  era  proprio  tale  sentina  d' iniquita  da  non  trovar- 
visi  neppure  un  uomo  dabbene ;  sicche  si  possa  dire  die 
il  Torti  ci  fa  conoscere  pienamente  que'  tempi  dipingendone 
i  soli  vizj  ,  come  se  delle  virtu  fosse  stata  spenta  fin  la 
radice.  Ma  (si  dira)  il  Torti  ha  voluto  farci  conoscere  le 
turpitudini  di  quegli  anni ,  e  s'  egli  ha  conseguito  il  sue 
fine  ogni  censura  e  indarno.  E  noi  non  diciamo  che  il 
Torti  non  abbia  raggiunto  il  suo  scopo ,  ma  contrastiamo 
a  chi  afferma  che  questi  componimenti  nei  quali  si  parla 
soltanto  degli  scellerati  rappresentino  la  storia  nella  sua 
verita  ;  perche  il  mondo  per  buona  ventura  non  fu  mai 
cosi  brutto  come  si  compiacciono  a  dipingerlo  i  nostri  ro- 
mantici ;  e  i  nostri  padi-i  non  furono  tutti  assassini ,  usu- 
rieri ,  spei'giuri  ,  vigliacchi. 


NOVELLA    DI    C.    TORTI.  4() 

r  iiijriustizia  di  queirarbitrario  conscsso  aggrava  la  nii- 
seiia  di  uno  dti  piotagoiiisd,  e  percio  quella  descri- 
zione  ci  si  presciita  non  tanto  come  un  episodio  in- 
trodotto  arbitrariamcnte  dal  poeta  ,  ma  come  una 
parte  de'patimenti  sostenuti  da  ([uel  peisonaggio.  Ma 
la  descrizione  in  vece  deW  atto  di  fede ,  comun({ue  sia 
dilijicnte  e  non  manclii  d'alcuni  luogllii  assai  belli,  non 
c' iuteressa  gran  fatto:  anzi  non  viene  per  nosfrro  av- 
viso  se  non  a  rall'reddare  gli  animi  naturalmente  de- 
siderosi  di  coaosccre  (jual  line  avranno  le  svcnture  dci 
due  sposi  alle  quali  quclla  tremcnda  solennita  nulla 
aggiunge ,  pcrche  la  sentenza  di  Gherardo  gia  ci  e 
conosciuta. 

Non  potremmo  insistere  da  vantaggio  su  questo 
argomcnto  senza  abbandonare  del  tutto  il  nostro  pro- 
posito  di  tencrci  possibilmente  lontani  dal  rimestare 
1  antica  quistione  del  romanticismo.  Poniamo  pure 
clie  r  istrnzione  e  non  il  dilctto  sia  il  Hue  della 
poesia  ;  poniamo  clie  questa  Novella  del  Torti  sia  ricca 
di  I)uona  e  non  ordinaria  istruzione;  ch' cssa,  rispetto 
alia  materia,  alFoidine  c  al  line  cui  tcude  sia  un  modello 
di  perlezionc:  ma  clie  direm  noi  delle  imagiai,  dello 
stile,  del  verso?  Diremo  bella  od  eletta  con  poetico 
giudizio  1  imagine  dellc  d^ide  del  campo  le  quali  fVu- 
gando  con  atroci  studi  i  parinl  e  i  rudi  lerci  visi  e  le 
mani  imniondc  di  sangue,  tentano  se  s'asconde  dell'oro 
indosso  ai  vinti  clie  giacciono  o  moribondi  o  niorti  ? 
o  cjucir  altia  delle  dounc  clie  accosciate  si  posaiio 
iiel  gitazzo  t  o  cpiella  di  Glierardo  die  pensando  a 
liberare  Maiilde  sqnassa  ainbo  ipagni,  saelta  in  alto 
un  obldujuo  sgunrdo  e  soffia  fuori  pel  riiigluo  il 
dcnso  rcspiro  ,  ne  ricordasi  della  spada ,  die  il  d"Au- 
bigny  gli  ha  rcstituita  ?  o  quella  dell'  cremita  clic 
tiene  a'  snoi  l/isogni  un  ben  tarchiato  ciuco  e  una 
cacalla  ?  Queste  e  molt''  altre  consimili  cose  ben 
ponno  esser  vcre  o  possibili  alnieno ,  ma  non  per 
questo  il  poeta  le  debbc  andare  cercando.  Lo  stonco 
puo  qualdie  volta  trovarsi  neccssitato  a  narrarle :  il 
poeta  fugiie  queste  spiaccvoli  e  ributtanti  uarticolarita, 

JSibl.  huL  T.  LV.  \ 


5o  LA    TORRE   m   CAPUA, 

e  vi  supplisce  con  alcuni  grandi  ed  energici  tratti  dai 
quali  la  sua  descrizione  acquista  forza  ed  evidenza, 
senza  che  il  leggitore  ne  sia  ributtato.  Ben  e  il  vero 
che  di  queste  colpe  troviamo  nell' Alighieri  qualche 
esempio  ;  ma  la  gentilezza  de'  teinpi  venuti  dopo  di 
lui  non  comporta  ch'  egli  s'  imiti  in  quello  ch'  ei  tenne 
dalla  rozzezza  dell'  eta  sua. 

In  quanto  alio  stile  troviamo  nel  libro  del  Torti 
spinta  al  suo  ultimo  grado  quella  dottrina  roraantica 
la  quale  vorrebbe  distruggere  ogni  distinzione  fra  il 
linguaggio  poetico  e  quel  della  prosa.  Questa  dottrina 
non  puo  appoggiarsi  per  nessun  niodo  sull' autorita , 
giacche  i  Greci,  i  Latini  ed  i  nostri  riconobbero 
sempre  la  distinzione  predetta.  Non  useiamo  dall'  Ita- 
lia ,  e  pigliamo  1'  Alighieri  in  esempio.  Chi  vorra 
dime  cli'  egli  usasse  un  medesimo  stile  nel  Convito 
e  nella  Diviua  Commedia?  Chi  non  riconosce  la  di- 
versity ch'  egli  pose  fra  le  splendide  sue  canzoni  e 
le  prose  colle  quali  le  vien  rischiarando  ?  E  TAriosto, 
e  per  sino  il  Metastasio  scrissero  eglino  i  loro  versi 
nel  linguaggio  de  prosatori?  Questa  dottrina  dunque 
e  del  tutto  nuova ;  si  fonda  su  quei  bisogni  del  tempi 
a  conoscere  i  quali  e  richiesto  un  ingegno  molto 
Biaggiore  del  nostro.  II  t^ero  si  e  che  con  questa 
dottrina  gV  innovatori  strappano  dalle  radici  la  poesia 
italiana :  perocche  se  il  poeta  puo  narrare  e  descri- 
vere  tutto  quello  che  trovasi  nelle  storie  e  uelle 
cronache  piii  nmili ;  e  se  debbe  usare  quel  medesimo 
stile  die  usano  i  prosatori,  noi  non  sappiamo  dove 
si  trovera  piu  poesia.  II  peggio  si  e  poi  che  i  roraan- 
tici  contraddicendo  alia  loro  propria  dottrina ,  mentre 
fuggono  il  linguaggio  poetico  de  nostri  classici,  non 
sanno  per  altro  risolversi  a  trasportare  ne'  loro  com- 
ponimenti  poetici  il  vero  linguaggio  prosastico,  e 
gli  hanno  sostitiiito  un  gergo  che  non  s  intende ,  un 
abuso  di  metafore  ardite,  un  miscuglio  di  parole 
e  di  frasi  che  in  poche  linee  ed  in  un  solo  concetto 
ti  ricordan  lo  stile  dei  tragici  e  quello  delle  com- 
medie   tiorentine,    le    anticaglie    del    duecento    e    il 


NOVELLA   DI   C.    TOIITI.  5 1 

neologismo  di  alcuni  moderni.  Gergo  noi  chiamianio 
il  coraggio  della  pirginea  fidanza ,  lo  stolto  travolger 
di  pupille,  le  spensierate  marcie  dolorose,  la  gioj'a  av- 
ventata  de  bicchieri,  la  donna  bella  della  sua  etd  di 
oltre  a  treni  anni ,  le  misere  die  s'  arretran  dalla 
muraglia  stupide ,  dementi,  la  notte  truce  di  nugoli 
vagand,  lo  stiiolo  che  s  aduna  quatto  a  terreno  ,  le 
spose  chiare  d  agi  nclla  cittd ,  il  grido  grave  di  veto 
e  di  sospetto ,  i  vani  coi/ipensi  della  rabbia ,  V  arcana 
fidanza  e  il  credalo  pensiero ,  e  la  pensosa  ansia  e  la 
lieta  aspettanza,  e  il  lurido  misfatto  e  cento  altre  con- 
eimili  espressioni  versate  a  piene  mani  per  entro  al 
componimento  cosi  del  Torti  conic  di  tutti  gli  altri  di 
quella  scuola,  e  delle  quali  iiou  troviamo  poi  che  si 
valgano  ueppur  essi  nelle  loro  prose,  come  il  Torti 
non  direbbe  in  prosa  per  certo  che  la  rotonda  luna 
stendeva  qneta  il  suo  Candida  stiato  sulla  cittd.  In 
quanto  poi  al  miscuglio  delle  parole  e  degli  stili, 
troverai  qui  in  un  fascio  1'  oro  che  fallo  e  1'  istinto 
che  siutse^  lo  squallid  occldo  che  s' intende  nei  sol- 
dali  e  le  ostie  che  restarono  riversate  nel  sangue;  il 
Borgia  che  e  risoluto  d  averla  (Ma tilde),  e  manda  (i) 
alia  decente  cura  femminea  di  rilassarle  il  petto ;  Glie- 
rardo  che  dice  all"  Inquisitore  giudicatemi  e  basta,  e 
r  Inquisitore  che  risponde  reddite  al  carcere;  i  sommi 
capi  dclU  accusa  ardcolatamente  digeriti,  e  i  soldati 
con  minaci  alabarde  e  gl'Inquisitori  che  incedono  a 
cavaUoi  Gherardo  che  sosdene  T aspettare ,  e  fra  Cal- 
listo  che  venuto  a  \\%  domanda  come  procede  la  fat- 
tura,  ed  altre  somiglianti  mischianze  in  gran  uumero 
delle  quali  se  ne  veggono  molte  anche  nel  sunto  che 
abbiamo  da  to. 


(i)  n  verbo    mandcarey  quando    la  persona  a  cui  si  co- 
tnnada  e  presente,  non  sappiamo  se  si  usi.  Fra  le  parole 
poi  che    piu    contrastano    colla  popolarita  di  stile  aftcttata 
oggidi  notcremo  anche  alcuno  per  niwno  in  quel  versi : 
/"  se  par  diamo  in  chi  Matilde  adocchi^ 
Due  loro  per  Dio  che  alcun  la  tocchi. 


52  LA    TORRE    DI   CAPUA., 

Conforme  alio  stile  si  e  il  verscggiare,  il  quale  a 
iioi  seiiibi-a  die  si  accosti  a  quello  del  Passeroni  assai 
pill  clie  all' Ariostesco.  Nel  Passeroni,  e  cosi  aiiche 
iiel  Torti  e  in  ({ualohc  altro ,  scorgiamo  una  facilita 
creclibilissima  ■,  nell' Ariosto  quella  sua  facilita  ci  pare 
niiracolosa  :  e  il  miracolo  consiste  in  questo  clie  Fan- 
tore  non  ha  lasciato  alcun  se2;no  di  quelle  dillicolta 
ell'  egli  ha  superate  per  ridurre  i  snoi  versi  e  le  sue 
ottave  a  quella  perfezione  eh  esse  lianno ,  senza  pri- 
varle  punto  della  scorrevolezza  die  noi  sempre  vi 
troviamo.  Nel  Torti,  come  nel  Passeroni,  la  scorre- 
volezza e  grande ,  ma  non  e  grande  la  perfezione : 
a2;2:iuno;;asi  die  nel  Torti  non  sono  rare  le  sintassi 
slbrzate  e  confuse,  ed  e  frcquente  il  difetto  di  te- 
nere  in  sospeso  il  nominativo  per  tre  o  quattro  versi, 
e  frequeiite  lo  scontro  di  brutte  assonaiize,  come  in 
qucIla  ottava :  Altrove  come  i  casl  e  le  paure  —  AUre 
ajutar  di  subitl  coiisigll  —  Fug^te  al  guardo  riparar 
sicure  —  In  facill  improvvisi  nascondigll . . .  Ne  dalla 
foga  s'involar  degll  empj  -  Quelle  die  ecc. 

Tutti  questi  difetti  noi  troviamo  nello  stile  e  nel 
verseggiare  del  Torti  die  nei  Scpolcri  si  e  niostrato 
scrittor  si  pulito  e  si  elaborate  architettore  di  versi 
<[uale  si  conveniva  che  fosse  un  lodato  discepolo  del 
Parini.  E  il  Parini  fu  piu  romantico  di  tutti  i  nostri 
rispetto  alia  dottrina  verissima  di  applicar  la  poesia 
alia  vita.  Tratto  la  satira ,  la  quale  o  e  una  vanita 
letteraria  od  e  necessariamente  romantica ;  e  nella 
lirica  chi  piu  romantico  di  1^  in  quelle  odi  die 
s  intitolano  la  Scdnbritd  dell'  aria,  \  Iiinesto  del  vaj'uo- 
lo ,  il  Bisogno ,  la  Musica,  a  Silvia?  Ma  volgendo 
la  sua  musa  ad  argomenti  di  pubblica  utilita,  nou 
dispogliolla  per  altro  de'  suoi  ornamenti.  Concediamo 
die  qualche  volta  il  suo  stile  e  il  suo  verso  contra- 
stino  coUa  popolarita  dell  intenzione,  sicdie  f  utilita 
delle  sue  poesie  non  puo  estcndcrsi  a  niolti ;  ma 
j)er  fuggire  qualdie  parola  soverdiiamente  divisa  dal 
popolo ,  qualche  verso  troppo  studiato  die  incontransi 
in  quclfautore  era  forse  necessario  cadere  in  questo 


NOVELLA    BI    C.    TORTI.  53 

estremo  di  prdestre  poesia  ?  II  Manzoni  (  a  cui  tutti 
guardauo  quaiulo  si  parla  di  romaiiticismo)  ha  dato, 
se  non  eniaino,  in  questa  parte  ua  notabile  eseinpio  a 
cliiuuquc  <onsideii  come  neWJdelchl  il  suo  verso  e  il 
suo  stile  soiio  pin  nol)ili  clie  nel  Carinagiiola.  E  questo 
esenipio  noi  dcsideriamo  che  sia  iinitato  dal  Torti,  sic- 
cli'  egli  ci  faccia  setitire  di  nuovo  qiiella  musa  clie 
piacque  cantando  fra  la  p;iave  lirica  d  Ugo  e  la  mesta 
armoiiia  del  Piiidcmuute.  Perclie  dovremmo  noi  citare 
al  presente  alciine  poche  ottave  belle,  dignitose,  efficaci 
che  s"  incotitrano  nella  Torre  di  Capua ,  e  sopra  tutto 
in  quella  parte  che  risguarda  V  Iiiquisizione ,  mentre 
e  pur  forza  il  dire  che  le  pin  souo  dimesse,  senza 
varieta,  senza  energia?  11  Torti  potra  fare  tanti  ])ci 
versi  quanti  egli  vorra :  ma  seguitando  la  strada  pin- 
la  quale  si  eniesso,  gia  puo  indovinare  dall  esein[)Jo 
altrui ,  quale  sara  la  tortuna  delle  sue  produzioni. 


54 


PARTE   II. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECCANICHE. 


JJiblioteca  agraria  compilata  sotto  la  direzione  del 
professore  Giuseppe  Moretti.  Volume  XIV,  com- 
prendente  un  Trattato  deU  amministrazione  rurale 
ricavato  dalle  opere  stampate  e  dagli  scritti  inedid 
di  Melchiorre  QiojA  con  varie  note  ed  un'jippen- 
dice  conceruente  la  pratica  amministrativa  del  ca- 
valiere  Luigi  Bossi.  —  Milano,  1829,  presso  il 
negozio  di  libri  di  Antonio  Fortunato  Stella  e  figUy 
in  1 6.°,  di  pag.  xvi  e  626,  oltre  xviii  module 
di  registro  rurale  postevl  in  fine. 


A  er  queir  altissima  ragioiie  da  pochi  considerata  e  da 
un  minor  numero  compresa  che  V  umano  sapere  e  iino  ed 
indivisibile ,  ne  viene  che  la  scienza  agraria  trovisi  in  con- 
tatto  con  tutte  le  scienze  fisiche  ed  economiche  dalle  quali 
essa  prende  a  prestito  alcune  verita  ben  dimostrate :  ma 
pure  la  scienza  agraria  non  e  ne  storia  naturale ,  ne  astro- 
nomia ,  nfe  geografia ,  ne  chimica ,  ne  perizia  sui  rapporti 
e  sui  valori  delle  cose  che  servono  a  rendere  agiato  e  pia- 
cevole  il  vivere  degli  uomini.  La  scienza  agraria  e  propria- 
mente  I'arte  di  avvicendare  le  seminagioni  e  disporre  per 
esse  i  terreni  in  mode  che  da  questi  si  possa  averne  il 
massimo  prodotto  netto ;  e  poiche  gli  elementi  che  entrano 
nel  problenia  variano  quasi  ad  ogni  punto  della  terra  col 
variare  della  natura  e  profondita  di  un  dato  suolo,  della 
sua  latitudine  ed  esposizione,  e  delle  condizioni  politico- 
economiche  del  paese  stesso;  cos\  e  chiaro  che  la  soluzione 
del  detto  problema,  posti  per  base  alcuni  generali  principj, 
S!  ottiene  in  ogni  localita  col  mezzo  dell'  osservazione  e 
deir  esperienza ,  da  cui  risulta  una  varieta  dei  molti  elementi 


BIBLIOTEOA    AGRARIA.  o5 

die  vi  cntrano,  varieta  la  quale  non  e  adattablle  ad  un*al- 
tra  localita  anche  assai  coatigua. 

Premessa  questa  generica  definizione  della  sclenza  agraria 
che  ci  sembro  iadispensabile  onde  chiarire  quanto  siamo 
per  soggiungere  sull'  accennato  volume ,  protestiamo  di  non 
voler  essere  annoverati  fra  coloro  che  giudicano  avere  la 
Biblioteca  agraria  del  professore  Moretti  invaso  gia  coa 
poco  profitto  del  pubblico,  il  dominie  di  molte  scienze.  Dalla 
stessa  definizione  pero  riterremo  come  dimostrata  rutilitache 
ne  verrebbe  ,  se  in  ogni  provincia  fossero  sopra  una  norma 
generica  descritte  le  diverse  pratiche  agrarie,  ed  esposte 
al  cribro  delLi  critica  onde  persuadere  ai  privati  possessor! 
rescluslone  di  quelle  meno  ragionevoli  e  la  sostituzione  di 
altre  piu  proficue  che  dovrebbero  in  ogni  ipotesi  essere  con- 
validate  da  risultamenti  di  ben  guidate  esperienze.  Da  un  tal 
lavoro  che  non  poca  gloria  procaccerebbe  a  chi  lo  intra- 
prendesse,  risulterebbero  altrettante  guide  particolari  di  ope- 
razioni  agrarie  quanti  possono  essere  i  prodotti  principali 
di  ogni  provincia :  quindi  V  abltatore  dei  colli  Briantei  non 
sarebbe  costretto  a  comperare  quattordici  volurai  per  leg- 
gere  alcune  pagine  sulla  cultura  dei  gelsi  e  delle  viti ,  ne 
r  abitatore  del  basso  Mantovano  verrebbe  forzato  alio  stesso 
dispendio  per  imparare  unicamente  cio  che  concerne  la 
coltivazione  e  la  raccolta  del  riso. 

Air  argomento  dell'  amministrazione  rurale  si  e  fatto  ser- 
vire  con  molte  mutilazioni  ed  alcune  note  la  parte  seuima 
ed  ultima  del  A^uoco  prospetto  delle  scienze  economiche  del 
Gioja,  stata  scritta  per  V applicazione  delle  teorie  economidie 
alia  stima  dei  fondi,  e  con  essa  occupasi  quasi  Tintero  vo- 
lume di  cui  pariiamo.  E  qui  toma  a  proposito  una  seconda 
volta  il  gia  ricordato  principio  dell'  unita  dell'umano  sapere, 
ma  non  si  puo  tralasciare  di  ripetere  che  I'arte  di  cono- 
scere  e  valutare  i  terreni  e  tutt'alra  cosa  che  1' ammi- 
nistrazione rurale,  la  quale,  nel  senso  comunemente  ricevuto 
e  praticato,  e  il  metodo  disgiunto  dalle  operazioni  tecniche, 
con  cui  ogni  proprietarlo  tiene  registro  delle  cose  sue 
quando  non  lo  affidi  ad  un  Castaldo  j  metodo  tanto  estraneo 
air  agricoltura  quanto  1'  occupazione  del  merciajuolo  dal- 
r  arte  di  trattare  i  metalli  e  la  spola.  Questa  piu  precisa 
dichiarazione  in  che  conslsta  1'  amministrazione  rurale  era 
Indispensabile  per  non  generare  una  confusionc  d  idee , 
e  ci  pare  ben  giustiiicata  dal  solo  titolo    dei    capitoli    che 


OO  BIBLIOTEC.V    AGRARIA. 

riportlamo  a  pie  di  pagina  (i)  in  confronto  coi  capitoli  Jel 
Gioja  onde  vedasi  In  die  stanno  i  troncanienti  al  bel  la- 
voro  di  un  tanto  scriuore. 


(I)       PARTE  SETTIMA. 
Jlpplicaziune   delle  teorie   economiche 
alia  sllma  de'  fondi. 

UBRO  PRIMO. 

Produzione  suscettibile. 

Seeione  rr.iMA. 

Circnstame  estrinseche  che  estfndono 

o  ristrtngono  la  produzione. 

Articolo  I. 
Clrcostr.nze  atmosferiche. 
Capo  I.   Temperatvira. 

§   I.  Azione  clella  tetnperatur*. 
a.  MoiliCcazioni  cui  soggia- 
ce  Ja   teniperalura. 
II.   Esposizione. 
HI.   Uniidlti. 

IV,  Azione  dei  diversi  g:as,  vi- 
cende  dell' atmosfeia  ,  elettri- 
cismo  ,  esalazioni  ed  altre 
Cause  lion   ancora  Len   note. 

Articolo  IT. 
Circoslanze   tcrreitri. 
Capo   I.    Comhinazioni   favorevoli. 
II.    Conibinazioni    contrarie. 
III.   Corabinazioni  che  possono  cs- 
sere   favorevoli   o   contrarie. 

Seziokf.  seconda. 

Cireostanze  intrinseche  che  accrescono 

o  ristringono  la  produzione. 

Articolo  I. 
Qualita  delle   terre. 
Capo  I.    Oaservazioni  prellniinari. 


II.    InOue 
produz 


III. 


del  terriccio 
le  suscettibile. 
deir   argilla 


Infli 

produzione  suscettibile. 


uUa 
sulla 
sulk 
sulla 


IV.    InHuenja    della    sabbia 
produzione   suscettibile. 
V.    Influenza     della     calce 
produzione   suscettibile. 

VI.  Influenza  della  profondita  del 
suolo  eulla  produiioue  su- 
scettibile. 


LIBRO  PBTMO. 

Produzione  suscettibile. 

Sezione   I. 

Cireostanze  estrinseche  che  estendono 

o  restringono  la  produzione. 

Articolo  I. 
Cireostanze   atmosferiche. 
Capo  I.   Temperatura. 


II.   Esposizione. 

III.  UmiditA. 

IV.  Azione  dei  diversi  gas,  ti- 
cende  dell'atmosfcra  ,  eletlri- 
ci^mo  ,  esalazioni  ed  altre 
cause   nou   ancora   ben  note 

Articolo   II. 
Comlinazioni  ierrestri. 
Capo    I.    Combinazioni  favorevoli. 
II.    Comljinazioni    contrarie. 
ill.    Combinazioni  che  possono  es- 
sere   favorevoli    o    contrarie. 

Sezione   II. 

Circoslanze  intrinseche  che  accrescop,a 

0  ristringono  la  produzione. 

Articolo  I. 
Qualitii   delle   terre. 
Capo  I.    Osservazioni   preliminnri. 

II.  Influenza  del  terriccio  sulla 
produzione    suscettibile. 

III.  Influenza  dell'  argilla  sulla 
produzione    suscettibile 

IV.  Influenza  della  sabbia  sulla 
produzione  suscettibile. 

V.    Influenza     della      calce     sulla 
produzione  suscettibile. 
VI.    influenza  del  suolo  sulla  pro- 
duzioue  suscettibile. 


BIBLIOTECA    AGR.VRI.V.  67 

Ora  faremo  an  cenno  anehe  delle  glosse  e  note  npposte 
a  detto  lavoro  del  Gioja ;  ed  in  prima  credianio  cU  noa 
aver  per  huono  il  rimprovero  fatto  al  Gioja  stesso  nel- 
Vavvcrtimento  al  Icggilori  posto  in  fronte  al  volume  di  avere 
introdotto  nel  suo  Prospetto  delle  scicnze  economiche  una  quan- 
tita  di  esempi  pigliati  la  maggior  parte  didl'Inghilterra,  da'.la 


Articolo   it. 
iTetodi  per   conoscere  le   qualicii 
delle  terre. 
Capo  I.   Osservazione. 

§   1.  Proiluzioni   spontanee. 

2.  Colore   del   suolo. 

3.  Odore  del   suolo. 

4.  Sapore   del   siiolo. 

5.  Qualita    tatlili. 

6.  Bletodo    da    seguirsl   nel- 
1'  esame  agroiioniico. 

7.  Notizie   ulleriori. 

B.  Cenuo   sulle   esjtensioni. 
II.    Speriraunti. 

5    I.  Blodi  per  conoscere  il  ter- 
riccio. 
2.  Modi     per     conoscere     le 


Articolo   II. 
Metudl  per    conoscere  le  qualita 
dcHe    terre. 
Capo  I.   Osservazioue. 


II.   Esnerinienti 


CEZIOKE     TEPZA. 

(fiialita  e   quanlita  del  prodotti. 

Articolo  I. 
Prodotti   vcgetabili. 
Capo  I.    Confronto  tra  I.i  produzione 
in  piano  orizzont.de  e  l.i  pro- 
diizifiue   in   piano    inclinato. 
IF.    Grani    c    biade. 
5    I.  Qualiti. 

2.  Quantita  dci   prodotti. 
III.    Boschi. 

J    I.  Utiliti     e     necessiti     dei 
boichi. 

2.  Specie  de'  bofchi. 

3.  Andjmento  del  la  jirodu— 
zione   boscliivn. 

4.  CauiC  rhe  licliieggono  va- 
riaiioni     nell'  epoca    dei 

-  tagli. 

5.  Influenza  dell'interesse  del 
proprietario  sulle  epoch* 
de'  tagli. 

6.  Continuaiione  dcllo  stejjo 
argoinento. 


Sezione   III. 
Qualita,  e   quantita  dei  prodotti. 

Articolo  I. 
Prodotti  vegetabii. 
Capo  I.   Confronto   tra   la  produzione 
in   piano   inclinato   •  la   pro- 
duzione in  piano  orizzontale. 
II.    Grani  e   biada. 


III.    Bojclii. 


5S 


BtBLIOTEOA   AGRilRIA. 


Prussia ,  dalt America ,  dalla  Cina ,  e  poco  o  nulla  appUcabili 
alle  circostanze  tiella  nostra  agricoltura.  II  Cioja  non  intese 
a  comporre  un  libro  provinciale,  ma  un  libro  che  conte- 
nesse,  diremo  cosi,  le  formole  general!  della  sclenza  econo- 
mica  deir  universo ,  le  quali  formole  maggior  luce  scienti- 
fica  dovevano  spargere  quaato  plu  numerose  erano  le  loro 


K  7.  Quantita  della  materia  li- 

gnosa  ,    in  ragione  della 

qaalita  de'  terreni  e  del 

periodo  dei  tagli. 

S.  Qualita  della  materia  li- 

gnosa. 
«).  Contiuuazione  dello  stciso 

argomento. 
JO.  Norme  per  le   etime   dei 

boschi. 
II.  Continoazione  dello  (teiM 
argomento. 


jUticolo  tf. 

jKTieaio  It- 

Prodotti  animali. 

froduzioni  animali 

Cap*  I.  Qaadrupedi. 

$  I.  Yacche  e  buoi. 

Capo  I. 

<jaadrup«d>. 

».  Scrofe  e  porci. 
3.  Pecore. 

4.  Riassunto    dell' 

anno    in 

prodotti  animali. 
II,   Continuaziono  dello  ttcsso  ar- 

II. 

Continuazion*  d«11a 

gomento. 
III.  Insetti. 

111. 

gomento. 
Insetti. 

USRO  sseoNDO. 

tlBRO  17. 

Spete. 

Sptte. 

AjtTieoLo  I. 
Spese  primitive. 
Capo  I.    Osservazioni   generali. 
II.   OsserTazioni  particolari. 
J  I .  Stromenti. 

A.  Bestie  da  lavoro. 

3.  Sementi. 

4.  Continoazione  dello  *tOM« 
argomento. 

AnTieoLO  11. 
Spese  di  coltivaiione. 

Capo  I.   Osservazioni  generali. 
I    1.  Lavori. 
«.  Foragji. 


AsTrcoio  I. 
Spete  primitive. 
Capo  T.  OsserTaiiont   ganerali. 
II.  Otiai'TaxioBi  particolara. 


JtrreoLO  II- 
Spelt  di  caltipaiione. 
Capo  I.    OMarTaiioni  gcawali. 


BIBLIOTECA    AGBABIA.  69 

applicflzhr.ni  a*  rasi  prlvati ,  le  cui  particolarita  egll  tolse, 
la  dove  meglio  gU  apparvero  descritte.  Da  questa  osserva- 
zioae  potrebbesi  trarre  motivo  di  cbledere  al  compllatore 
della  Biblioteca  agrarla  se  egli  la  destini  alia  sola  alta  Italia, 
od  a  quale  altro  circondario  geografico.  In  qualunque  raodo 
egli  risponda,  agevole  sarebbe  a  chicchessia  il  trovare  ia 
quella  compilazione  meade  ben  piii  rimarchevoli  del  genere 


}   3.  Concimi. 

4.  Legoami  e  piantagioni. 
i.  Irrigaziooe. 

6.  Biparazioni. 

7.  RlnnOTazioni  di  bestia. 

5.  Direzioue  de'  lavori. 

^.  Impostc  Dazionali    e    eo- 
manali. 

10.  Intcresse  delle   tpese  tn- 
nuali. 

1 1 .  Intereise  della  speia  pri- 
mittTa. 

13.  Dcduzioni  per   inforton). 
Cap.  II.    OsMrTazioni  particoUri. 
}    I.  Primo  esempio. 
3.  Serondo  esempio. 

3.  Terzo  esempio. 

4.  Quarto  esempio. 

TJsno  TEnzo. 

Mhultati  de'  llbri  antecedtnti-,  relativi 
alia  itima  td  al  valore   dei   fondi. 

SczioMB   rilHA. 
JUfiessieni  tulle  ttime  de'  fondi. 
Capo  T.   Suieettibilita  de*  fondi. 

II>  CoDtinuazione  dcllo  ttoso  ar- 
gomeato. 
III.   Spese. 

SEZtOHB    tECOHDA. 
SifltsiieHt  >ul  valore  de'  fondi. 

Capo  I.   Modi  per  dcterminare  il  va- 
lor*. 
IT.   Circostanze    ctie    influitcona 
•ul  Talore  de'  fondi. 
J    I.  Circostanze  farorCToli. 

5.  Circostanze  contrarie. 

3.  Circostanze    ehe   possons 
•ssere  faTorcroli    o   con- 
trarie. 
III.   Vicende  nel  prcico  de' fondi. 


Cap.  II.  OMarraaioni  pattieolarh 


Biiuleaei  de'  liiri  antecedtnti,  ril*ti*i 
al  valore  de'  fondi. 

Seziouc  I. 
Sifiessioni  sulle  itime  de'  fondi. 
Capo   I.    Siiscettibiliti  de'  fondi. 

II.   Continuaziona  dello  (teuo  ar- 

gomeuto. 
III.   Spne. 

Seziobe  it. 
Rijlestione  sul  valore  de'  fondi. 

Capo  I.   Modi  per  dcterminare  il  Ta- 
lore. 
II.   Circostanze    ehe    inllaiacoa* 
•ul  Yalore  de'  food). 


III.    Vi'ende  ■•!  pitzze  At  faudi. 


()0  BIBLTOTECV    AGR.VRIA. 

dl  qnella  apposta  al  Cioja.  Non  vogllamo  con  ci(!>  scemarc 
il  nierito  di  delta  compilazioue,  lua  soltanto  accennare 
r  indeciso  confine  del  suo  piano,  e  la  difHcolta  di  condnria 
in  inaniera  vcrainonte  utile  al  pnbblico  e  corrlspondente 
al  suo  titolo. 

Poco  impoi'tanti,  o  meno  esatte  sono  le  note  del  com- 
pilatore ,  sparse  qua  e  la  intorno  alle  dottrine  del  Gioja 
(e  queste  note  avrelobero  doviito  essere  in  qualclie  msniera 
distinte  dalle  tante  die  colla  medesima  collocazione  a  pie 
di  pagina  spettano  all'  insigne  autore  del  testo) :  in  confer- 
ma  ci  fermeremo  sopra  alcune  di  esse. 

I."  Parlando  del  climi  il  Gioja  dice  che  tutta  la  sponda 
meridionale  dell' Adda  e  coperta  di  vitl,  vientre  sulla  sponda 
opposta  non  crescono  se  non  se  i  castagni.  QuesCo  deve  in- 
tendersi ,  sogglnnge  la  nota  a  pag.  2S,  dei  luoghi,  ove  I' Adda 
corre  da  levante  a  ponente ,  non  del  suo  corso  verso  inez- 
zodi ,  ncl  quale  e  fiancheggiata  di  viti  dalle  due  hande.  Ma 
ove  I'Adda  corre  verso  mezzodi ,  ossia  dal  nord  a  niezzodi, 
noil  vi  e  pill  una  sponda  meridionale;  dunque  ecc. 

a."  Alia  pagina  35  si  par  la  della  quantita  d'  acqna  di 
ploggia  in  diversl  paesi  viportata  nel  testo  compendiato , 
e  si  cliiude  colla  sentenza  clie  jnolto  non  sono  attendihili 
questi  fatti  annunziati  soltanto  nella  geografia  flsica  di  Kant. 
Dal  Kant  il  Gioja  tolse  il  solo  fatto  che  la  pioggia  al 
Bengala  giunge  a  pollici  cenroventi ,  e  la  probabilita  di 
questo  fatto  riferito  da  Kant  snlla  fede  del  Magazzino  di 
Gotba  e  conferniato  anclie  da  fatti  dello  stesso  genere  rac- 
colti  da  Forster  e  Tardy.  Ci  splace  di  non  poter  airistante 
consultare  tale  Magazzino  Ji  Gotba,  fonte  della  notizia  con- 
traddetta  onde  sopprimere  ogni  xlubitazione  su  di  essa  (i). 

3.°  Alle  pagine  74  e  yS  con  una  lunga  nota  si  combatte 
il  verissimo  principio  generale  portato  nel  testo  del  Gioja 
che  il  terreno  sabbioso  secco  e  mobile  riesce  tanto  piii  fertile, 
quanto  piu  in  tutte  le  sue  parti  e  parallelo  all' orizzonte  e  si 
trova  in  sitnazione  piu,  bassa  relativainente  al  paese  circa- 
stante.    Sarebbe    vano    Tanalizzare  gli  argomenti  di  quella 

(i)  Giusta  le  osservazioni  del  sig.  Adie  la  quantita  di  pioggia 
nelTanno  1822  giunse  a  Bombay  a  pollici  104  (Edimb.  Journal 
of  science  n."  XIX).  Nell' isola  di  Cuba,  poeta  sotto  il  medesinio 
parallelo,  la  pioggia  nel  i8ai  arrivo  a  pollici  i33  (  Eibl.  Un. 
AvT,   1829). 


DTr,LIOTEC\    ACRAUIV.  6 1 

not.i  nei  qnali  sembra  clie  siasi  dimenticato  die  il  Gioja 
intese,  come  e  evidentissimo,  di  affermare  che  fra  due 
teireni  sabbiosi  a  circostanze  pari  meno  V  altezza  ,  il  piu 
depresso  e  il  piu  fertile. 

4.°  Alia  pagina  339,  ad  una  nota  sul  consutno  dei  fo- 
raggi  presa  da  altra  simile  nota  del  testo,  si  fo  V  aggiunta 
che  segue.  Domanda  Young  quanta  costi  il  lavoro  di  un. 
acre  di  terreno  ?  casta ,  risponde  egli ,  la  spesa  che  si  fa  per 
nutrimento ,  ferratura  e  cura  delle  malattie  dei  cavalli  per 
tutto  I'  anno  ;  per  salario  dei  lavoratori ;  per  mantenimento 
degli  aratri  e  degli  altri  strumenti  agrarj,  il  tutlo  diviso  per 
il  niimera  degli  acri  che  I'aratra  lavora  in  un  anno.  Sui  ri- 
sultamenti  di  questi  calcoli  influiscono  il  prezzo  deUavena, 
la  forza  e  la  salute  dei  cavalli.,  la  stagione  piii  0  meno  fa- 
i'orevole  per  i  lavori ,  tutte  circostanze  assai  variahdi.  —  Ma 
anche  rjuesta  coda  trovasi  nel  testo,  in  francese,  e  rischia- 
rata  poi  coll'  ouimesso  esempio  numerico.  In  tal  maniera 
si  possono  far  glosse  e  note  con  poca  fatica. 

Conchiudiamo  pertanto  che  di  poco  o  di  nessun  lume  sono 
le  scarse  note,  proprie  del  compilatore,  aggiunte  a  questa 
parte  del  volume ,  e  che  sarelilie  stato  miglior  consiglio  il 
riprodurre  intatto  il  lavoro  del  Gioja  perfino  coi  pretesi 
scorsivi  errori ,  che  tali  non  possono  dirsi  i  nei  in  un  la- 
voro di  grandissima  lena  e  di  un  uomo  grande.  Potevano 
tutt'al  piii  essere  emendati  gli  sbagli  nelle  cifre  annunciati 
neircr./iO  ailetlori,  e  dimenticati  o  non  osservati  poi.  Che 
se  la  relrglosa  riproduzione  di  una  si  nobile  parte  del  piii 
srandioso  concepimento  del  Gioja  non  avesse  servito  al- 
r  Ammiiiislrazione  rurale  a  cui  la  destino  il  raccoglitore 
della  Biljlioteca  agraria,  avrebbe  almeno  giovato  a  spargere 
piii  utili  lumi  sui  nietodi  di  conoscere  e  valutare  i  terreni; 
the  e,  come  gia  dicemmo,  ben  diversa  cosa  delF  ammini- 
strazlone  ruiale. 

A  qualunque  buon  amministratore  rurale  riuscira  di 
niaggiore    giovanieato    la    parte    prima    dell'  appendice   (i) 

(1)    Eoconc   la   divi^ione. 

APPENDlCi:. 
Taete   I. 
Masiime  gcnerali  direttrici  di  una   buona  amministraziont  rurale. 
If    ^1.    Introduzionc. 

IJ.    Jile.j  dcir  aoiDiiiiistrazione   rurale.  —   Scopo   della   uiedesiiiiBi 


6a  UrBLlOTECA   ACBABIA. 

contenuta  dalU  pagina  407  alia  paglna  5 1 6  usclta  tutta  inters 
e  di  getto  dalla  penna  del  cavaliere  Luigi  Bossi  con  quel- 
le abbandoao  con  cui  un  assennato  padre  di  famiglia  parla 
in  una  lunga  sera  jemale  alia  sua  prima  e  seconda  discen- 
denza  che  stanno  raccolte  attorno  al  domicial  focolare  ad 
ascoltarlo  coUa  maggiore  attenzione,  Anche  in  questa  pro- 
duzione  originale  il  cavalier  Bossi  manifesta  T  immensita 
della  sua  dotirina,  una  grande  abitudine  all' osservazione , 
e  quel  cuore  che  lo  rese  caro  a  chiuuque  ebbe  la  fortuna 
di  poterglisi  avvicinare. 

La  seconda  parte  dell'  appendice  con  cui  si  chiude  il 
volume  consiste  in  varie  module  di  registrature  delle  spese 
e  dei  prodotti  di  un  podere,  giusta  I'uso  dei  ragionieri 
lombardi,  che  non  e  quello  ne  della  buona  lingua,  ne  della 
piu  semplice  raaniera  di  registratura. 

Ci  spiace  di  vedere  quelle  module  dirette  ai  fattori  di 
campagna  la  cui  occupazione  in  registratura  yorremmo  li- 
mitata  ad  un  giornale  o  ad  una  semplice  ed  unica  prima 
nota  scritta  di  mano  in  mano  del  bisogno  in  linee  conti- 
nue ed  equidistanti  sulla  traccia  in  matita  od  acque- 
rello,  nella  quale  tutti  gli  elementi  di  prodotto  o  di  spesa 
sieno  accumulati  con  verita  e  buona  fede  e  contraddistinti 


t  III.  Divisioni  natarali  dei  podcri. 
JV.   AmminUtratori  diversi.  —  Fossetsori.  —  Fattori  o  agenti  di  cam- 
pagna. —  Campari. 
V.  Contratti Livelli  —  Affitti.  —  Metzarie.  —  Massari  e  pigionanti. 

VI.  Coloni  in  generale.   —  Abitazioni  t'urali.   —    GiDrnaiieri.  —    Sot- 

venzioni. 

VII.  Bestiami  —  Attrezzi  rurali.  —  Polli.  —  Api. 

VIII.  Diaposiiione    piu    opporluna    dei    terrcni.   —  Ctreali.  —    Semina- 
gioni.  —  Mietitoia. 

IX.   Piantagioni Geisi Viti.  —  Miglioramtnti  in  generale. 

1.   Filugelli   o  bachi   da   seta.  —  Amministraaione  della  foglia  d»'  gelii, 
XI.    Frati.  — .  Ricolta  del  fieno.  —  Pascolo. 

XH.    Vigne Vino. 

Xni.   Altri  prodotti Boschi  e  seWe. —  Loro  gOTerno. 

XiV.   Couservazione  de'  prodotti.  —  Loro  smercio.  —  Fieie  •  tncrcati.  — 
Esazioni  e  pagaraenti. 
XV.   A  vvertiinonii   generali.  —  Tenata  de'  eonli.  —  Cunclusiene. 

Pa»ie  II. 

Modelll  di  tavoU  per   U  ttnuta  de'  eond  e  per   la  fornasiane 
d'  iir%  libr*  ditto  Proviiciali. 
A  T»«rttni«   preliminnri. 
JfoduU  di  icntra  i  conti  pei  fattori  4i  caiupagnt. 


BIBLIOTECA    AGBARIV.  63 

con  un  tolo  numero  progrestivo.  Un  buon  fattore  deve 
conoscere  lo  ttato  della  sua  amministrazione  dalla  sola  pic- 
cola  sua  cassa ;  sta  poi  al  ragioniere  od  al  proprietario  a 
classificare  gli  elementi  varj  della  prima  nota  del  fattore 
con  qiiell'  ordine  che  piti  conviene  alia  natura  ,  combinata 
coir  estensione  del  podere,  e  cosi  comporre  il  registro  o 
hbro  maestro  provinclale ;  per  il  che  oltre  im  po' di  arit- 
metica  elementare  a  nulla  giova  la  scienza,  e  basta  la 
minima  dose  di  buon  seaso  e  di  pratica. 

Finalmente  ci  ha  fatto  rnaraviglia  grandisslma  cio  che 
si  annunria  nel  frontispizio  del  volume,  essersi  tolto  que- 
sto  trattato  non  dalle  sole  opere  stampate,  ma  anche  dagli 
scritti  inediti  del  Gioja.  Nessuna  cosa  d'  importaaza  ci  parve 
di  riscontrarvi  che  gia  non  sia  nelle  opere  stampate  di  quel- 
1  insigae  economista.  E  poi  cosa  notissima  che  i  suoi  ma- 
noscritti  e  stampati  e  inediti  conservansi  tutti  nell' I,  R. 
Biblioteca  di  Brera,  Ora  possiarao  cou  tutta  verita  affer- 
mare  che  non  mai  furono  essi  consultati  da  alcuno  de'  com- 
pilatori  della  Biblioteca  agraria. 


64 


Lcttera   del   sig.    Francesco    Qera    ai   dircttori    delta 
Biblioteca  italmna. 


Chiarissiini  siiiaori  Direttori. 


G 


(hi  SI  presenta  altrni  colle  stampe  h  una  specie  di  reo 
su  di  cui  tittti  haano  diritto  di  decidere  ,  scrisse  il  chia- 
rissimo  Sarcone :  percio  e  sempre  a  tacersi  sulla  natura 
del  critico  o  critici.  Non  so  poi  esservi  alcniio  die  abbia 
diritto  d' immaginare  accuse  per  condannare  un  tal  reo; 
e  se  ua  mio  ceasore  nel  dire  intorno  al  mio  Saggio  sulla 
trattura  della  seta  (Biblioteca  italiana,  tomo  53.°,  quaderno 
di  niarzo  pag.  agS  )  fra  altri  pensamenti  che  mi  riserbo 
a  combattere,  se  ne  permise  parecchie,  credo  aver  ogtii 
diritto  a  reclamo,  e  1' imparzialith  che  devono  avere  le 
signorie  loro  non  sapra  negare  un  poFto  nel  loro  giornale 
alle  seguenti  osservazioai  dettate  con  I'ordine  tenuto  nella 
censura. 

1.  Non  ho  detto  della  tessitura  prima  dell' orditura ,  ne 
la  tintura  trovasi  avanti  all'  applicazion  del  mordente, 
qualoi-a  non  si  volesse  che  prima  di  parlnre  della  forma- 
zione  dei  colori  si  fosse  scritto  dell'  applicazlone  del  mor- 
dente. 

2.  Non  ho  detto  che  si  facciano  nella  provincia  di  Como 
ooooo  libbre  soltanto  di  seta:  ma  si  bene  dissi  tal  quan- 
titativo  somministrar  dessa  del  titolo  di  2a  ai  26  d. , 
cosicche  e  certo  die  molta  puo  averne  e  ne  ha  di  altro 
titolo,  che  per  nie  non  venne  inclusa  nella  somma  suespressa. 
Inoltre  ,  e  potevasi  ripeterlo,  ho  io  pure  avvertilo  non  aver 
potuto  raccogliere  che  dati  incerti  sulla  quancita  di  pro- 
dotto  nelle  nostre  provincie. 

3.  Non  ho  detto  che  il  Piemonte  avra  forse  finito  di 
vantare  le  principali  sete  nel  supposto  che  i  soli  Piemontesi 
debljano  rimanersi  oziosi  ed  indolenti  spettatori  dei  pro- 
gress! altrui  ( lo  che  sarel^be  un  senso  troppo  odioso  di 
cui  non  sonocapace),  ma  bensi  perche  dietro  i  progress! 
fatti  in  quest'  arte  in  altri  paesi  si  ottennero  bozzoli  eguali 
ai  loro,  e  quindi  mettendovi  le  stesse  cure  non  ne  dovra 
risultare  in  Piemonte  una  seta  raigliore  che  in  codesti 
paesi. 


LETTKRA,    DEL    SIC.    F.    GEUA    eCC.  65 

4..  Non  lio  detto  die  sulla  vendita  della  nierce  sui  mei*- 
cati  di  Londra  si  rica\a  appena  ,  oltre  il  valor  primiiivo, 
I'iniportare  delle  spcse;  cioe  questa  proposizione  del  niio 
Censure  non  puo  ne  deve  risultare  dal  coiito  di  vendita 
per  me  riportato  ad  esempio,  perclie  il  Censore  stesso 
non  aveva  in  esse  conto  il  dato  a  quo  del  costo  originario. 
Sappiasi  poi  clie  il  conto  e  reale ,  e  che  lu  iiiolto  Incroso 
al   venditor  cremonese. 

5.  Non  ho  detto  che  il  labbricato  per  la  trattura  si 
costrnisca  colla  romana  gvandiosita ,  ne  I'avere  ricordato 
di  passaggio  Tesistenza  di  nionumenti  grandiosi  snrti  in 
qne'  tempi  non  costituisce  un  precetto  da  Imitarsi  nel  fab- 
bricare  una  trattura. 

6.  Non  ho  detto  che  la  volta  o  soflitta  del  portico  o 
galleria  si  tenga  alta  piii  che  sia  possibile,  perche  ho 
detto  subito  dopo  su  tal  base  doversi  esegnire  le  aperture 
del  portico  stesso.  Ora  come  potranno  qneste  essere  piii 
alte  della  soflitta  a  cui  dissi  elleno  arrivare  ' 

•7.  Non  ho  detto  che  i  fornelli  del  sig.  J^atti.  sieno  a 
lodarsi  principalmente  per  la  maggiore  seniplicita ,  per  nio- 
derato  costo  e  per  hisinga  di  una  lunga  durata.  Li  cre- 
detti  e  vero  lodevoli  ed  economici,  ma  per  i  pvegl  ora 
accennati  ho  in  vece  commcndati  principalmente  i  fornelli 
del  Santorini,  li  descrissi  minutaniente,  li  modilicai  in  piii 
luoghi ,  dettai  alcuni  cenni  sulle  singole  loro  parti  ecc. 
Di  piu  ne  ho  ripubblicato  la  descrizione  negli  Annali  di 
ogricokura ,  arli ,  ecc.  che  si  stampano  in  codesta  citta,  ed 
alcune  copie  ne  dlspensai  separatamenle  a  benemerite  so- 
cieta  ed  a  distinti  trnttori  da   seta. 

8.  Non  ho  detto  dei  niolinelli  subito  dopo  del  fornelletti, 
ma  tien  dietro  alia  descrizione  di  quelli  la  descrizione 
AgW  apparato  a  vaporc.  Ml  e  d' uopo  accennare  anche  di 
simili  cose,  perche  si  asserlsce  dal  mio  Censore  die  Tar- 
ticolo  e  scritto    con    Tordine    per    me  seguito  nell' opera. 

9.  Non  ho  detto,  o  divisato ,  di  alcuni  molinelli  ne 
ingegnosamente ,  come  si  dice,  ne  altrlmenti.  Scusi  11  mio 
sig.  Censore,  io  non  ho  mai  agognato  die  mi  si  attribuisca 
cio  che  non  e  mio  ,  ne  avra  certamente  trovato  mai  delle 
frasi  die  iudichino  questo  in  uessuno  de' miel  scrltti.  Cosi 
uon  so  perch'  egli  dica,  die  lo  accennai  soltanto  dei  nio- 
linelli compostl  ,  nieiUre  descrissi  11  molinello  piemontese 
tomune ,  delineai    un    modo  per  renderlo    piu   semplice ,  e 

Bibl.  liiiL  T.  LV.  3 


66  LETTER  A    DEL    SIG.    F.    CERA 

diss!  pur  anclie  del  molinello  fatto  con  telajo  sempllcissimo 
aveiite  una  tiliera  ed  un  naspo.  Ne  puo  il  niio  Censore 
acccnnare  di   piii  semplici  ? 

10.  Non  ho  detto  die  la  bozzoliera  dcbba  esser  niag- 
giore  glusta  il  titolo  della  seta  da  trarsi ,  la  qnantita  ecc. , 
ma  dissi  i<  die  in  generale  ha  uno  spazio  diiplice  o  tri- 
plice  del  portico  ".  Ho  solo  avvertito  clie  siniili  conside- 
razioal  possono  servir  di  guida  nello  stabilirne  rampiezza. 

11.  Non  ho  detto  dei  meccanismi  che  servono  a  cono- 
scere  i  pregi ,  a  piegare  e  conservare  la  seta  sotto  T  ar- 
ticolo  bozzoliera.  II  capltolo  ha  in  fronte  ddla  bozzoliera 
ed  altre  parti  del  fahbricalo.  Quindi  descritta  la  bozzoliera , 
cogli  utensili  che  in  essa  si  nsano,  non  pochi  paragrafi 
vengono  dope  sopra  altri  locali  del  fabin'icato  stesso ,  e 
di  poi  ove  si  tratta  della  stanza  in  cui  si  tiene  la  seta , 
ivi  trovasi  la  descrizione  degli  accennati  istrumenti.  Cosi 
la  stufa  venne  dal  raio  Censore  posta  nella  bozzoliera,  e 
non  s'  avvide  che  le  parole  colle  quali  diedi  principio  a 
trattare  di  essa,  chiaraniente  gl' indicavano  aver  compita 
la  descrizione  della  bozzoliera  stessa  ed  esser  per  passare 
altrove.  Di  fatti  io  dissi,  pag.  3o6,  fuori  della  bozzoliera 
havvi  una  stanza  nella  quale  ecc.  Ecco  il  modo  con  che 
si   segue  il  niio  ordine  !  ecc.  ecc. 

12,.  Non  ho  detto  ne  tratteimto  (*)  mai  intorno  ad  una 
niia  niaccliina  per  imballare  la  seta,  ne  so  come  mai  mi 
si  voglia  cio  attribuire  ,  aggirandosi  il  mio  discorso  sopra 
di  una   maccliina   nsata  in   varie   tratture. 

1 3.  Non  ho  detto  che  la  torba  ed  il  carbon  fossile 
sleno  la  stessa  cosa.  Che  se  al  secondo  venne  onnnesso 
per  errore  di  edizione  I'articolo,  trovansi  uello  stesso 
paragrafo  usate  sempre  le  espressioni  questi  combustihi'.i , 
queste  sostanze  ecc.  le  quali  si  riferiscono  a  pin  cose  e 
non  gia  ad  iina  sola  ed  identica. 

14.  Non  ho  detto  che  la  bozzoliera  durante  la  nottc 
debba  tenersi  aperta.  Cio  ho  soltanto  suggerito  pei  luoghi 
asciutti ,  e  dettai  le  relative  avvertenze  aliinclie  di  cio  non 
abusino  i  trattori.  Snppiasi  poi  che  fuori  di  Loniljardia 
questo  costume  in  detti  luoghi  e  comunissimo  ,  e  quindi 
non  era  a  chiamarsi  inusiUito  e  contrario   al  buoii  senso. 


(*)  Noi  ju'oduciaiiio  la  Ko(a  tal  quale  ci  e  stata  trasniefsa  :  e 
pero  evidente  che,  forse  per  errore  di  peaua  ,  il  \eibo  e  nnia- 
eto  niancante  del   suo  accusati\o. 


ED    OSSERVAZrONI    SULLA.    MEDESIM A.  67 

1 5.  Noil  ho  detto  e  quindi  ancora  nieno  soslemito  nella 
descrizione  dei  diversi  paesi,  clie  ovunnue  si  possa  util- 
luente  iilare  da  tre  in  quattro  liozzoli.  Basti  il  dire  che 
parlando  di  alcuiie  provincie  raccomaadai  di  trarre  dai 
bozzoli  soltanto  sete  rotonde,  e  fra  gli  altri  liioglii  alia 
pag.  177  trovasi  «  io  vonei  che  si  A'alessero  (  i  trattori 
da  seta)  del  inetodo  di  Vasco ,  che  a  suo  luogo  descrivo, 
e  facessero  scmpre  delle  sete  di  un  titolo  inlimo.  " 

16.  Non  ho  detto  che  nelle  trattiire  a  vupore  siavi  mi- 
nor consLimo  di  legna ,  uia  bensi  ho  posto  in  dubbio 
questo  asserito  vaatag^io ,  qnalora  si  v'oglia  fare  i  con- 
fronti  co' fornelli  plii  economici  che  abljiamo.  Ed  e  bene 
a  niaravigliarsi  come  nella  stessa  Biblioteca  italiana  ( voh 
47  ) ,  dicentlosi  snlla  mia  arte  seropedica  o  forse  sopra  altre 
cose  che  ni' appartengono  e  non  m' uppartengono ,  sia  state 
detto  con  tiitta  assicnranza  opporsi  ai  iniei  pensieri  sul 
inetodo  a  \apore  T  esenipio  costante  d' Italia  ediFraucia, 
cd  ora ,  in  \ece  di  dichiarave  il  suo  sentimento  snlla  qui- 
stione  il  mio  Censore  se  ne  scheinilsca  col  cliiedenni  110- 
velle  prove.  Ecco  uno  dei  casi  in  cui  questi  doveva  mo- 
strare  la  sua  sclenza ,  e  ribattere  o  conferniaie  qiianto 
dissi  contro  di  Ini  su  questo  punto  ed  anche  in  questo 
Snggio  istesso.  Dicasi  pure  cosi  di  molti  altri  importan- 
tissimi  argomenti  sui  quali  niolte  son  le  opinioni ,  e  che 
per  me  disci.rese,  non  vennero  iiemmeno  dal  mio  Censore 
iivvertite  :  anzi  egli  non  voile  pur  entrare  nelle  qnestioiii 
diverse,  cio  che  era  a  farsi  se  I' a  more  delfarte  era  quel 
solo  che  lo   indnsse  a  scriver  V  articolo. 

17.  Non  iio  detto  ne  descritto  meccanismi  di  mia  inven- 
zlone  inservienti  alia  tortura  della  seta.  II  mio  Censore  mi 
vnole  a  tutta  forza  un  creatore,  nia  a  Ini  ripeto  quanto 
dissi    poco   sopra. 

18.  Non  ho  detto  mai  di  levare  i  bozzoli  dalla  caldaja 
nelTatto  che  si  rinnova  la  torcitura  pel  danno  che  soflrono 
lUu-ante  questa  breve  operazione.  II  mio  Censore  legga  piii 
attentamcnte  ove,  parmi,  credette  di  trovare  tali  espressioni 
(  V'^o-  4'2  e  seg. ) ,  e  torse  torse  vedra  perchc ,  come,  in  qual 
modo  c  di  quai  bozzoli  dissi  convcnir  levarsi  dalla   caldaja. 

19.  Non  ho  detto  di  spegnere  il  fnoco  per  estingnerlo 
dei  unto;  qnpsto  vocabolo  non  ha  solo  il  signilicato  di 
smorztire  affaito  U  fuoco ,  ma  bensi  anche  Taltro  di  mo- 
dcrarlo    ossiii    di  rcnderlo    meno    ardent e ,   meno  if\o,  ecc. 


68  LETTERS    DEL    SIG.    F.    GER.V 

(Leggasi  nel  Dizionario  di  Alherd ,  neir  Ortograf.  univer. 
enciclop. ,  ecc.  alia  rnbiica  spegnere.  Che  cio  sia  lo  pro- 
vano  le  parole  dette  uello  stesso  periodo  =:=  dopo  di  che 
si  toalie  via  il  fuoco,  ecc).  II  niio  Censore  che  tanto 
iiicate  r  esattezza  e  lo  studio  della  lingua  non  doveva  ia- 
correre  in  simile  abbaglio.  Mi  consola  pero  die  in  tutte 
le  cose  cir  egli  mi  voile  iiotare  o  far  dire  nessuna  eguaglia 
r  elogio  fatto  da  lui  ad  una  stufa  per  soffocare  i  bachi. 
E  poi  ancora  a  ricordarsi  che  nel  citato  articolo ,  ricco  di 
neologisnu  .,  mostro  di  averla  trovata  nel  mio  libro  :  e  cio 
sempre  colla  solita  verlta. 

20.  Non  ho  detto  che  finlti  i  bozzoli  cominci  la  lilatrice 
a  scopettarli,  ma  bens'i  a  scopettarne  di  nuovi.  Non  so  com- 
prendere  come  non  si  voglia  leggere ,  lie  iateudere  cio  die 
pur  si  vuol  censurare  ! 

Ne  son  qneste  sole,  ne  e  la  prima  volta ,  o  diiarissimi 
Direttori ,  die  somiglianti  accuse  mi  si  dirigono  dal  loro 
giornale.  Anzi  io  avrei  anche  al  presence  tralasciato  di  ri- 
spondere  direttamente ,  se  il  mio  Saggio  appartenesse  rneno 
a  me  che  al  celeberrimo  prof.  Moreiti,  direttore  della  Bi- 
blioteca  agraria^  della  quale  fa  e  pub  far  parte. 

Mi  rlservo  poi  a  discutere  nei  sopra  citati  Annali  sovra 
i  singoli    argomenti    di   che    tratta  T  articolo ,    ^lon  die   su 
quelle    note    die    per  avventura    far  si  potessero  a  queste 
mie  osscrvazioni.  Intanto  ho  T  onore  di  dicliiararmi 
Delle  loro  signorie  ill. 

Uniil.°   devot."   servitor* 

Francesco  Gera. 
Pavia,   5  maggio   1829. 

Osservazioni  sidla  Letter  a  precedente. 

1.  II  iiegare  i  fatti  fu  sempre  il  piu  facile  ed  il  piu  co- 
medo sistema  di  difesa;  ma  basta  aprire  il  volume  per 
accertarsi  che  il  nostro  autore  parla  a  pag.  122,,  §S  82, 
83  ,  della  tessitura,  dei  licci ,  della  navicella,  delle  diverse 
specie  di  telai ,  ecc.  ed  a  pag.  laS,  §§84  e  seguenti, 
deir  orditura  ;  e  che  dopo  aver  trattato,  pag.  60  e  seg., 
non  solo  della  formazione  dei  colori ,  ma  della  loro  appli- 
cazione  (pag.  78  §  3o),  termina  T  articolo  delle  tinture 
(pag.  120)  esponendo  la  definizione  e  I'uso  de'mordenti, 
ed  aggiungeiido  alcune   parole   sui  reattivi. 


ED    OSSERVA.ZIONI    SULL.V    MFDESIAIA.  69 

2.  Intorno  alia  c|uantita  di  seta  prodotta  dalla  provincia 
di  Como  il  testo  contieiie  queste  nude  e  precise  parole  : 
Qufsta  provincia  produce  circa  cjoooo  libbre  di  seta  da  22 
a  26  dinari:  ne  il  lettore  poteva  immaginarsi  die  in  un 
capitolo  che  tratta  in  generale  delle  sete  dei  varj  paesi  , 
si  registrassero  le  niinori  qnantita  e  si  omettessero  le  mag- 
giori.  Ne  vale  la  scusa  clie  T  autore  arreca  di  non  avere 
potato  procnrarsi  die  dati  incerti,  posciadie  1' incertezza 
di  essi  dati  poteva  bene  indurlo  in  qualche  errore  intorno 
ad  alcune  centinaja  di  libbre,  raa  non  mai  in  uno  sbaglio 
COS!  enonne  qnal  e  qnello  di  cinque  sesti ;  oltie  di  che 
per  poca  cura  die  si  fosse  dato  gli  sarebbe  agevolmente 
riuscito  di  rinvenire   il  nuniero  esatto. 

3.  Anclie  qui  a  plena  nostra  giustificazione  ci  bastera. 
trascrivere  le  parole  del  testo:  Non  e  gran  tempo  che  que- 
sto  regno  vanta  le  sete  principali  e  forse  AVRA  finito  di 
vanlarle,  merc'e  i  progrcssi  che  fecero  e  fanno  allri  paesi 
d'  Italia. 

4.  So  cjuegli  ch' egli  chiama  Censore  non  ebbe  il  dato  a 
quo,  di  chi  e  la  colpa  se  non  del  sig.  Gera  •*  Egli  die  si 
estende  a  dare  consigli ,  ed  a  suggerlre  modelll  da  segnirsi, 
perciie  mai  nel  suo  conto  alle  diverse  spese  d'  imballag- 
gio,  ecc.  ila  liii  indicate  non  ha  premesso  il  valore  della 
seta  greggia  in  Cremona  od  in  Milano'  ....  Perche  la- 
sciar  in  bianco  le  spese  non  nieno  rilevanti  da  lui  sol- 
tanto  accennate  d' interessi  della  somma  di  senseria ,  di 
provvisioni,  ed  inoltre  perche  non  agginngere  il  carabio 
di  Londra,  e  poscia  fare  una  somma  totale  che  si  potesse 
mettere  a  fronte  del  ricavo  onde  scorgere  il  guadagno  fatto  ? 
Se  un  ragioniere  gli  preseatasse  il  conto  da  lui  dato  per 
modello  se  ne  chianierelibe  egli  contento  '  Cotale  conto  puo 
dunque  essere  reale  per  lui,  perche  puo  supplire  colle 
altre  sue  niemorie  alle  reticenze,  nia  sara  sempre  per  chic- 
diessia  un  vero  enigma. 

5.  Egli  ci  propone  i  Romani  a  modello,  siccome  quelli 
che  seppcro  dare  solidith  agli  edifizj  non  colla  scelta  dei 
materiali,  ma  nel  saper  far  uso  di  qualunque  specie  di 
essi.  Ma  se  i  grandiosi  nionumenti  de'  Romani  seppero  re- 
sistere  alT  urto  de' secoli ,  cio  devesi  in  gran  parte  alia 
<iualiia  dclle  materie  adoperate.  Rimane  adunque  a  deside- 
rarsi  che  raiitore  ci  riveli  il  secreto  di  costruire  coi  ma- 
teriali  romuni,  edifizj  d' una   egualc  solidita. 


yO  LETTERA    DEL    SIC.    F.    GER  V 

6.  Dicemmo,  e  ripetiamo  die  sarebbe  stato  cT  nopo  ar- 
vertire  cbe  la  volta  o  sofFitta  si  teaesse  nita  pin  cbe  fosse 
posslbile,  perocche  da  quanto  accenno  T  aiUore  nella  sna 
opera,  §  287,  la  sommitd  dedi  archi  ddle  aperture  ddla  lure 
dover  arrware  alia  soffitta ,  e  da  quanto  agginnge  nella  sua 
lettera  su  tal  base  doversi  eseguire  le  aperture  del  portico 
stesso ,  non  ae  segue  ch'  egli  abbia  indicato,  come  pur 
avrebbe  dovuto,  die  si  debba  dare  alia  soflitta  o  volta 
nn'  altezza  conveniente  alio  scope ,  trattandosi  soprattutto 
deir  erezione  di  una  nuova  filatura ;  perocche  la  soinmith 
degli  arclii  delle  aperture  potreljbero  pur  arrivare ,  come 
vuole  I'autore,  alia  soffitta,  seiiza  die  questa  otteaga  Tal- 
tezza  die  si  conviene. 

■7.  L'  autore  parlando  delle  diverse  fogge  di  fornelll  di- 
chiara,  p. '240',  die  in  quelli  del  Rattl  si  mette  a  profitto 
tutto  it  calorico  svolio  dal  corpo  die  si  mette  ad  abbruciare, 
e  poiche  c|uesto  e  lo  scopo  principale  a  cui  tendono  i  di- 
vers! miglioi'amenti ,  pareva  die  colle  parole  qui  riferiie 
egli  desse   ai  fornelli  d^l  Ratti   sopra  d' ogn' altro   la  palma. 

8.  II  paragrafo  die  contiene  la  descrizione  delPapparato 
a  vapore  comincia  colle  parole :  II  fornello  0  apparato  prnid- 
pale ,  ecc,  la  difficolta  che  qui  I'autore  ci  muove  cade  dun- 
que  da  se^,  purche  egli  sostituisca  alia  parola  forndletti, 
la  parola  fornelU  die  noi  abbiamo  rcalinente  usata  nel  no- 
stro  estratto.  Del  resto  poiche  nelP  opera  del  sig.  Gera , 
scritta  con  una  mirabile  regolarita ,  V  apparato  a  vapore 
torna  di  nuovo  in  canipo  a  pag.  388,  avevamo  riserbate 
a  quel  liiogo  i  nostri  riflessi  suU'  utilita  di  quell'  inven- 
zione. 

9.  Ci  lirnitiamo  a  riferlre  le  frasi  usate  dalT autore,  le 
quali  ci  avevano  indotto  a  credere  ch'  egli  si  attribuisse 
r  invenzione  di  diversi  meccanismi ,  alcuni  de'  quali  ci 
parve  di  poter  qualificare  per  ingegnosi. 

Pag.  279.  Tutto  esperito  e  tutto  iudarno  (  intende  dei 
meccanismi  immaginati  da  altri  autori )  peofosi  nel  1825 
all'  I.   R.  Jstituto  in    Veiiezia  una  macchinetta  ecc. 

Pag.  281.  Sopra  queste  due  cstremitd,  trovansi  i  fori  ai 
quali  10  vORBEi  die  venissero  innestuti  altrettantl  globetti  di 
porcellana  di  Reaumur. 

Pag.  284.  Sara  forse  con  quest' aggiunla  (d'un  sifone) 
che  avremo  delle  macdnne  capaci  ecc.  lo  sarei  troppo  Fon- 
TVNATO  se  questo  dovesse  avvenire  ecc. 


ED    OSSERVAZIONI    SULLA.    MEDESIMA.  7 1 

Pag.  317.  Era  d' uopo  cercare  un  mezzo  die  fosse  piii 
comodo  . . .  eccolo  . . .  alia  cassa  si  levano  prina  i  due  terzi 
superiori  che  facemmo  dlvisa,  ecc. 

Pag.  412.  Oggi  poi  che  ho  svggerito  il  sifone  di  vc' 
tro ,  ecc. 

Pag.  414.  Dettai  poscia  i  migliorainenti  che  potrebbonsi 
adottare. 

Pag.  417.  QuESTO  meccanismo  per  me  modificato  parnii 
molto  migliore  d' ogni  altro. 

10.  L'aatore,  pag.  3o3,  cosi  s' esprirae :  La  bozzoliera 
sara  tanto  piii  grande  quanto  che  il  trattore  vorrd  formare 
delta  seta  da  30,  3o,  40  e  piii  dinari,  0  trarre  per  un 
tempo  piii  o  meno  lungo ,  od  anche  in  alcurd  giorni  di  pri- 
mavera.  In  generale  ha  poi  uno  spazio  duplice  o  triplice  del 
locale  delta  trattura.  Ora  qual  cosa  deve  servire  di  norma 
air  ampiez7,a  della  bozzoliera,  se  noa  e  la  quantita  de' boz- 
zoli  che  vi  si  debbono  collocare?  Ed  il  niodo  di  avere 
questo  date,  qual  altro  sara  che  il  numero  de' fornelli ,  ed 
il  coasiuno  giornaliero  de' bozzoli  ? 

11.  Noi  siaino  sempre  della  medesima  opinione  che  I'au- 
tore  abbia  abbandonato  1'  ordlne  naturale  delle  niaterie  al- 
lorche  sotto  1'  articolo  che  ha  per  titolo  Delia  bozzoliera  ed 
altre  parti  del  fahbricato  coUocb  la  descrizione  degli  stro- 
meati  che  scrvono  a  piegare  e  conservare  la  seta.  La 
stufa  air  opposto ,  di  cui  si  parla  sotto  questo  medesimo 
articolo ,  era  realmente  al  suo  luogo ,  ed  egli  s'  imaiagina 
ua'  obbiezioiie  die   da  noi  non   gli  venue  fatta. 

12.  Veggasi  cio  che  s'  e  detto  sotto  il  n.°  9. 

I  3.  Ammesso  l' errore  di  stampa  nel  snpposto  articolo,  ci 
basta  che  l' autore  non  abbia  nulla  a  ridire  su  qnaiito  abbia- 
mo  esposto  contro  di  lui  intonio  all'  nso  del  carbon  fossile. 

14.  Noi  igaorianio  che  fuori  di  Loinbardia  i'uso  di  tener 
di  notte  aperte  le  bozzoliere  sia  comuiiissimo;  avreinmo 
percio  desiderato  che  I'aiitore  ci  avesse  messi  a  parte  di  tale 
sua  erudizione  coll' indicarcene  i  hioglii;,  a  noi  basta  pero 
il  sapere  per  una  lunga  e  costante  esperlenza ,  che  i  boz- 
zoli non  ricevono  alciin  d;inno  dalla  siccita,  che  lo  rice- 
vono  grandissimo  dall'  umidita  se  ad  essa  vengano  esposti, 
e  che  non  ]Jotrebbe  in  \erun  modo  essere  ad  essi  utile 
quell' alternaiiva  dell' asciutto  nel  giorno  e  dell' umido  nella 
notte.  Ne  crediamo  che  alcuni  de'  filandieri  Lonibardi,  i 
quali  usarono  ed  usano  tuttavia  di  filare  anche  in  prima- 
vera  i  bozzoli   dell'  anno    antecedente    senza    accorsrersi    di 


'72  I.r.TTKRA    DEL    SIG.    F.    GERA. 

vernii  progliKlizio,  sebbene  quest!  abbiaiio  avnto  tempo 
di  asciugai'si  assai ,  siano  per  appigliarsi  a  tale  di  liii  sug- 
gerimento. 

1 5.  L'autore  dice  a  p.  884  che  dalla  scelta  dei  bozzoli 
molto  dipende  la  qualita  della  seta  :  certo  c!i'  egli  qui  iii- 
tese  di  dire  dalla  qualita  dei  bozzoli,  poiche  nel  linguaggio 
dell'arte  per  scelta  vuolsi  iiitendere  il  distinguere  la  qua- 
lita ,  non  lo  sceverare  i  buoni  dai  cattivi.  Si  fa  poscia  a 
proporre  che  iii  una  filanda,  p.  e.,  di  quaranta  fornelli  la 
meta  debba  lavorare  una  seta  sopraffina  ecc.,  dieci  una  piu 
rotonda,  e  gli  altri  lavorar  quella  d' inferiore  qualita.  Non 
e  egli  questo  un  generalizzare  il  precetto ,  applicandolo 
a  qualsivoglia  filanda  •,  e  non  solamente  nn  asserire ,  ma 
ben  ancbe  uu  consigliare  clie  in  qualnnque  luogo  abbiasi, 
anzi  debbasi  lilare  da  tre  in  quattro  bozzoli  ?  Ne  osta 
cio  ch'  egli  accenna  nella  descrizione  delle  sete  di  Mantova 
a  pag.  1775  perocche  il  precetto  dato  di  sopra  e  generale: 
cio  che  dice  di  Mantova  vuol  essere  inteso  come  una  cosa 
particolare ,  un' eccezione. 

16.  Dopo  di  aver  asserito  tanto  nell' opera  di  cui  si 
tratta ,  pag.  388,  quanto  nella  sua  arte  seropedica  che 
r  introdotto  uso  del  vapore  ci  apporta  pure  dei  risparini  reali 
circa  al  combiistibile ,  ed  aver  ripetuto  a  pag.  388  ed  ag- 
giunto  a  pag.  389.  Dunque  ritengo  per  dimostrato  che  il 
metodo  a  vapore  apporta.  qualche  vantaggio  ( prima  erano 
risparmj  reali,  ora  e  un  qualche  vantaggio)  nell' econo- 
mia  del  combustibile ,  protesta  nella  sua  lettera  di  non  aver 
parlato  in  cotal  tenore,  ed  anzi  dopo  tali  chiarissime  pa- 
role pretende  d'  aver  soltanto  posto  in  dubbio  questo  asserito 
vantaggio,  e  ci  punge  per  che  non  siamo  entrati  in  rilievi  e 
confutazionl  maggiori,  che  far  si  potevano  su  tutto  cio  che 
egli  scrisse  e  massime  per  rispetto  al  vapore.  Ma  con  qual 
opinione  poteva  egli  parlare  in  favore  della  recente  appli- 
cazione  di  esso  vapore  alle  filature,  se  di  primo  slancio 
a  pag.  1 5  della  sua  opera  a  chiare  note  dichiara  essere 
questo  metodo  da  sbandirsi?  Ma  poiche  il  sig.  Gera  c' in- 
vita  a  trattare  piii  difi'usamente  quest'  argomento  ed  a  ri- 
battere  cio  ch'  egli  scrisse  contro  il  compllatore  dell'  arti- 
colo  che  fu  inserito  nel  vol.  47,  pag.  463  di  questa  Bi- 
blioteca ,  diremo  prima  di  tutto  che  non  gia  Gensoul,  come 
erroneamente  si  asserisce  a  pag.  14  del  Saggio ,  ma  bensi 
BioUey  fu  quegli  che  venne  chiamato  a  Milano  dai  si- 
gnori   Porro  Lnmbertenghi  e  Robaglia  ,    onde  assistere  alia 


F.D    OSSERVAZrONI    SULL.V    MEDESIMA.  J?> 

costrnzione  e  mettere  in  opera  il  nnovo  apparecchio ;  che 
ai  solo  Latnbertenglii  venne  allora  aggiuciicato  il  preiiilo  della 
medaglia  d'argento  (i)',  a!  quale  congiuntamente  al  sig.  Ro- 
baglia  fa  rilasciata  la  )->atente  di  privativa ,  noa  gia  ai 
fratelli  Brnni ,  ai  qnali  t'a  dai  snddetti  posteriorinente  ce- 
duta  ;  che  solo  alcuni  anni  dopo  i  Brnni  ottennero  nuova 
patente  di  privativa,  ed  uii  premio  dell"  Istltuto  non  per 
r  introduzione,  ma  per  alcuni  perfezionamenti  apportati 
alio  filande  a  vapore,  ai  cjuali  avendo  avuto  parte  il  mar- 
chese  Cusani,  fu  esso  pare  decorato  di  special  premio. 
Rettificate  queste  piccole  inesattez/e,  Aeniamo  al  panto  prin- 
cipale  e  vediamo  come  si  possa  sostenere  la  strana  e  gra- 
tuita  sna  asserzione  che  il  Piemonte  quasi  tutte  clistnisse  le 
sue  tratture  con  questo  metodo  eseguite.  A  tacere  delle  altre, 
noi  conosciamo  le  filande,  da  lui  stesso  mentovate  a  pa- 
gine  1 86  e  187,  di  Gahaldoni  e  di  Palestrini  a  Mede ,  e 
di  Gazzaniga  alia  Stradella ,  le  qaali  sono  certamente  a 
vapore,  le  due  prime  corrette,  la  terza  fatta  nuova  da 
Leoaardi :,  ed  il  loro  prodotto  e  sift'atto  da  incoraggiare  I'in- 
troduzione  del  naovo  metoflo. 

Nel  nostro  regno  poi  ci  si  faccia  conoscere  di  grazia 
una  sola  almeno  delle  lilande  nella  quale  il  metodo  sud- 
detto,  introdotto  dapprima,  sia  poi  stato  abbandonato.  /<  Nel- 
"  r  apparato  a  vapore,  segue  il  nostro  avversario,  presto 
"  cominciano  le  spese ,  e  vanno  sempre  progredendo  sino 
"  al  3o.°  o  40.°  anno;  nel  quale  conviene  rinnovarlo  presso 
"  che  tutto.  "  E  qui  conviene  intendere  cli'  egli  parli  delle 
spese  di  riparazione  :  che  esse  poi  vadano  sempre  progre- 
dendo  e  che  superino  di  gi-an  lunga  quelle  occorrenti  nelle 
filande  a  fuoco .  e  cio  che  rimane  da  provare.  Basti  qui 
il  riflettere  che  il  levare  e  rimettere  le  bacinelle  anche 
per  esaminare  ed  aggiustare  i  fornelli ,  i  condotti  del  fumo 
ed  ahri  accessor] ,  importa  un  annuo  dispendio,  il  quale 
coi  tavolini  applicati  al  vapore  viene  del  tatto  risparmiato. 
Su  qual  fondamento  poi  potrebbe  mai  asserirsi  che  al  3o." 
o  40.°  anno  debba  rinnovarsi  T  apparecchio,  se  i  primi 
eseguiti  nel  nostro  regno  non  contano  ancora  1 5  anni  di 
data?  Noi  abbiamo  quest'  anno  visitata  una  delle  piu  antiche 
filande  a  vapore  introdotte  fra  noi,  ne  vi  abbiamo  potuto 
trovare  alcan  indizio  della  supposia  ossidazione  e  distruzione 

(i)  Non   quelio   della  meda^lia  d' oro  ,   coaie  per  errore   venne 
asserito  negli  Annali  di  tecnologia,   vol.   VI,  pag.  21. 


^4  LETTERA    r>Kr.    SIC.    F.    CER  \ 

del  metallo  prodotta  dal  vapore ,  die  e  quanto  dire  dal- 
r  acqua  para  e  distillata.  Sara  forse  vero  clie  per  qnalihe 
circostanza  particolare  il  cav.  Coniello  presso  Bassano  abbia 
do\'Uto  rinnovare  il  sao  apparato:  intanto  Tha  rinnovato  noii 
isbandito,  il  clie  viene  a  diinostrare  cli'e^li  e  persuaso  del 
vaataggio  di  cotal  metodo.  Dalla  prima  di  dette  niacchine 
che  gia  accennammo  erettasi  alia  cascina  Lamberteaghi  nel 
i8i5  a  qaesta  parte  qiiaiite  correzioni  ed  aggiiinte,  quanti 
raigliorainenti  noa  si  sono  niai  iinmagiaati?  Potra  il  sig.  Gera 
essere  certo  clie  altri  e  maggiori  perfezioaamenti  noii  si 
possano  immaginare  in  avvenire  ?  Ai  iiostri  Leonardi  poi, 
ed  ai  nostri  Brnni  noii  mancaiio  le  commissioni,  ma  pint- 
tosto  manca  il  tempo  per  eseguirle ,  si  clie  fino  ad  oggi 
eglino  molte  ne  costruiscono  oga'anno,  ed  in  Lombardia 
ed  al  di  la  dell'Adige  ancora ,  e  per  qnanto  dica  il  signer 
Gera  pare  che  non  correranno  rischio  di  mancarne  in  avve- 
nire. —  Da  ragguardevolissimo  filandiere  fnmnio  assicurati 
die  sessanta  fornelli  a  vapore  consnmarono  al  giorno  cen- 
tinaja  18  di  legna  per  la  filatura  compresovi  anclie  T  oc- 
corrente  alimento  per  la  stnfa ,  il  qiial  calcolo  e  appog- 
giato  a  dieci  anni  di  non  intenotto  esercizio ;  mentre  colla 
filanda  a  fuoco  occorse  fin  adesso  poco  meno  di  mezzo 
centinajo  di  legne  per  ogni  fornello  al  giorno,  oltre  la  por- 
zione   die   dovette   servire   per   la   stufa. 

Col  metodo  a  fuoco  non  abbiamo  sempre  un  costante 
regolatore  pel  faoco  stesso  a  fornello  per  fornello ,  oltre 
la  perdita  delle  legne,  die  e  inevitabile  allorche  debbesi 
ridnrre  alia  dimensione  del  fornelletti. 

Ne  deve  ommettersi  la  maggior  proprieta  e  polizla  che 
si  ha  nel  locale  delle  filande  a  vapore,  e  la  salubrita  poi 
di  qnanti  vi  lavorano  per  entro.  Qnanto  alia  qnantita  della 
seta  ricavata,  non  si  scorge  e  vero  una  notabile  difFerenza 
fra  i  due  metodi,  ma  questa  e  ben  notabile  quanto  alia  lu- 
centezza ,  al  colore  e  alFintrinseca  qualita  della  seta.  II  va- 
pore che  di  continuo  dal  piii  al  meno  entra  dai  tnbi  nelle 
bacinelle  fa  si  die  T  acqua  rinnovandosi  si  mantenga  co- 
stantemente  piii  limpida ,  lo  che  non  ottiensi  coi  fornelli 
a  fuoco.  L' esser  tolto  ogni  pericolo  di  fumo,  allontanato 
il  polverio  che  la  cenere  ed  il  trasporto  delle  legne  pro- 
ducono ,  materie  entrambe  che  di  leggieri  si  attaccano  al 
filo  umldo  nell'atto  che  avvolgesi  e  trovasi  snl  nnspo ,  van- 
taggi  sono  tutti  che  concorrono  a  dare  migliore  lucentezza 
ed  eguagUanza  nel  colore.  La   concozione  della  seta  sembra 


ED    OSSERVAZIONI    SULLA    MEOESIMA.  ^5 

essere  piii  perfetta,  giacche  essa  riesce  migliore  alia  tiii- 
tura ,  e  masshne  nei  piu  dilicati  colori;  e  le  niaestre  e 
Taspiere  meno  distratte  attcuiler  possoiio  assai  nieglio  al 
dover  loro,  ed  alia  maggiore  precisione  e  seguentezza  del  filo. 

17.  Qiiauto  alle  iiivenzloni  che  il  sig.  Gera  vuole  che 
da  noi  gU  sieiio  attrlbuite  gratuitamente,  veggansi  i  passi 
riferiti  sotto  11  num.  9.  Aggiuiigeremo  qui  soltanto  quello 
che  avremmo  dovuto  accennare  in  allora ,  cloe  che  non  ci 
aggrada  la  sua  massima,  p.  419  <•  di  torcere  le  nostre  sete 
»  quanto  che  non  arrivi  a  togliere  la  durata  della  croce 
»  ( per )  un  piccolo  groppicino  causato  solo  talvolta  da 
"  una  breve  e  seinplice  dnphcatura  della  hava  nell' atto  di 
"  mettere  un  liozzolo  in  azione  "  e  cio  perche  stabilisce 
la  continuita  come  un  pregio  della  seta. 

Ma  a  questa  qualita  (  che  in  termine  delFarte  sarebbe 
meglio  chiamata  seguentezza )  pare  a  noi  che  debba  in 
generale  andar  innanzi  la  maggior  nettezza  e  quindi  la 
maggior  sanita  del  lilo.  E  T  au'ore  stesso  poco  dopo  sem- 
bra  venire  nella  nostra  opinione  dicendo:  quanto  maggiori 
o  piu  aciUi  sararaio  gli  aiigoli  formati  dalla  croce ,  tanlo 
maggiore  sard  la  loro  azione,  e  piii  lucida  sard  la  stta,  e 
doveva  aggiiingere  e  tanto  piii  sana. 

18.  Le  espressioni  come  intercssi  di  levarli  (i  bozzoli ) 
dalla  caldaja  toslo  die  il  filo  si  rompe  percli'e  ecc,  sono  del 
tutto  inesatte,  e  conveniva  indicare  che  rompendosi  cotali 
fili,  sia  o  no  nel  tempo  della  torcitnra ,  avessero  a  levarsi 
quando  la  maggior  parte  de'  bozzoli  fosse  terminata,  per- 
che altrimenti  facendo  ne  risulterebbe  V  inconveniente  da 
noi    esjiosto. 

If).   II   significato  di  spegnere  per  rendere   meno    ardente 
ci  sembra  assai  dubbio:  la  Crusca   lo  esclude,  e  rAlljert: 
che  lo  reca  non  lo  sostiene  con    alcuno    esempio.    Noi  ne 
citeren)o  uiio  d'autor  classico  che  prova  in  vece  il  contrario  : 
«  Benclie  non  si  vegga   onde  o  da  qual  vena 
"   Venga  Facqua  che   il  fuoco  spenga  in  parte 
"   Aniore   ha   pur  no\e  versuzie  ed  arte.  " 

(  Lor.  de  Medici,  Cant.  5.  ) 
Se  spegnere  volesse  dire  smorzare  in  parte,  il  secondo  degU 
allegati  versi  conterreblie  un  non  lodevole  pleonasmo.  Ma 
comunque  sia  ,  sono  sempre  da  fuggirsi  nelle  opere  dida- 
scaliche  .  ed  in  quelle  specialmente  che  servlr  dehbono  alle 
persone  meno  colte,  1'  uso  di  vocaboli  inusitati  oppure  di 
doppio  senso. 


76  LETTERA    DEL    SIC.    F.    GERA.    CCC. 

L'  autore  poi  va  Inngi  dal  vero  se  suppoue  die  nel 
suo  libro  siasi  da  noi  coiidaniiato  V  nso  di  frequenti  neo- 
logism!, i  qnali  sono  indispensabili  nel  trattare  delle  arti, 
e  soprattntto  d' u  11' arte  in  gran  parte  moderna,  come  e 
quella  della  filatura  della  seta.  L''  esattezza  e  lo  studio  della 
lingua  che  gli  abbiamo  raccomandata  e  gli  raccomandiamo 
di  nuovo  riguarda  la  sintassi ,  la  quale  e  necessaria  tanto 
nelle  opere  letterarie  quanto  in  quelle  che  trattano  delle 
scienze  e  delle  arti.  Per  meglio  far  intendere  a  che  cosa 
miravano  le  nostre  critiche  avevamo  creduto  che  bastassero 
i  pochi  periodi  tolti  dal  libro  del  sig.  Gera  e  riferiti  in 
nota,  nei  quali  gli  errorl  di  lingua  sono  per  se  stessi  evi- 
dent! ;  ma  sul  nostro  esemplare  ne  avevamo  segnato  un 
gran  numero  d'  altri  di  egual  conio;  come  per  esempio  i 
seguenti : 

lo  non  descrissi  poi  a  dilungo  che  quegli  apparad  di  cui 
i  trattori  fanno  generalmente  costruire  dal  piii  vlcino  muratore. 

liuggero  re  di  Sicilia  fece  parecchi  sbarchi  delle  sue 
genti  in  Atene ,  Corinto  e  Tebe  (qui  T  errore  e  di  geogra- 
fia :  Tebe  non  fu  niai  citta  marittima,  ne  dopo  il  diluvio 
d'Ogige,  alcuno  ha  mai  navigato  sul  territorio  della  Beozia). 

Un  nuovo  istromento  venne  perb  a  conoscere  questo  pre- 
gio  nella  seta  (  cosa  portentosa,  un  istromento  dotato  d'  in- 
telligenza  !  ). 

IVon  saprel  precisare  il  quantitativo  delle  sete  che  pro- 
duce r  Italia ,  ma  le  nozloni  che  si  possono  avere  (  al  no- 
minativo  nozloni  manca  il  verbo),  seinbra  che  ne  produca 
dinari ,    ecc. 

Ill  questo  esame  ho  segnito  I' or  dine  che  il  dotto  signor 
Carta  tenne  nel  suo  Manuale  di  geografia  moderna  die  gode 
ineritaniente  il  suffragio  dei  dotti ,  e  che  fralle  belle  ed  estese 
nozioni  di  cui  e  a  dovizia  fornito ,  trovasi  spesso  annovcrnto 
il  prodotto  della  seta  (  il  relative  che  domanda  un  verbo 
che  lo  sostenga  ). 

20.  Bisogna  quindi  fatta  una  scopettatura  aspettare  che 
la  trattrice  termini  quasi  i  suoi  bozzoli,  e  poi  metterLi  nel 
vaso  e  consegnarglieli  subito.  Cosi  nel  testo  a  pag.  433, 
eve  per  togliere  T  equivoco  era  necessario  avvertire  in  una 
nota  che  quel  li  non  si  riferisce  at  suoi  bozzoli,  ma  ad  al- 
tri  bozzoli  nominati   in  un   precedente   periodo. 

In  verita  ci  sembra  che  il  volere  divenlre  autore  prima 
d'  avere  apprese  le  regole  della  sintassi  sia  la  stessa  cosa 
che  il  tessere  prima  d'  ordire. 


77 


APPENDICE, 


PARTE    I. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  STRANIERE. 


Hlstolre  nalurelle  dcs  Mammiferes  avec  des  figures 
originnles  colorices ,  dessiuees  dapres  des  animaux 
vivans.  Par  BIM.  Geoffroy- Saint -Hilaire  et 
Freder.  Cuvier. —  Paris,  i8 18-1829  (  i."*  ediz. 
in  gran  fog-,   a."  in  4."  )  (i). 

Oiseaux  du  Cabinet  du  Roi  puhlie  par  MM.  Vieillot 
et  Ovdart.  —  Paris,  1819-1827.  —  Planches  co- 
loriees  d' oiseaux,  etc.  Par  M.    Vieillot.  —  Paris. 

Histoire  nnturclle  des  Puissons  par  M.  le  B."""  CuvlER 
et  par  31.  Val'^nciennes.  —  Paris  ,  1828-29  , 
I.'  ediz.  in  8.°  con  fig.  col.  (2). 


1 


mammiferi,  per  la  primnzia  loro,  soffermarono  seinpre 
in  particolar  guisa  V  attenzioue  dei  naturalist!.  Cio  uoa 
pertanto  tU  gravi  errorl  eel  inesattezze  ridondano  tutte  le 
opere  noii  receatl  che  trattano  la  loro  storia.  Le  figure  di 
questi  animali  o  perche  desunte  da  spoglie  guaste  o  mal 
preparate ,  o  perche  da  incsperta  e  fors'  anco  capricclosa 
mano  scorrettainente  eseguite ,  non  si  possono  considerare 


(i)  Delia  prima  di  qiieste  due  niagnificlie  edizioai  ,  veraraente 
degna  delle  graiidi  BiI)lioteclie  ,  si  oono  sinora  pubblicati  S()  fa- 
sciculi. Se  ue  conserva  uu  bellissiiiio  eseniplare  nell'  I.  R.  Biblo- 
tcca  di  Brera. 

(a)  Di  questa  edizioiie  non  nieno  bella  dell'  antecedente,  quan- 
tiinqiie  in  8.°,  sono  finora  pervenuti  all'  I.  R.  Biblioteca  di  Brera 
due  volumi  colle  tavole  egregiamente  miniate  ,  alciuie  iu  foglio 
altre  in   8.° 


-8  ,  A  P  1'  E  N  D  1  C  E 

sovente  che  cjuali  abbozzl  assai  imperfettl.  Le  descrizioni 
de'  inedesimi  uial  corrispondono  esse  pure  noii  di  rado  alia 
realta ,  perche,oltre  alle  iiiesattezze  c!ie  poterono  derivare 
dallo  stato  di  alterazioiie  degl' individni  sui  quali  caileva 
Tispezione,  non  si  seppero  senipre  cogliere  con  aggiusta- 
tezza  i  tratti  caratteristici  delle  slngole  specie,  male  ne 
vennero  espresse  le  difl^erenze ,  e  ne  risaltarono  per  coii- 
se<^ueiiza  ainbignita  ,  sconce  confiisioni.  Aggiuugasi  che 
molti  non  essendo  al)ilitati  ad  avere  innanzi  agli  occlii 
tutte  le  specie  di  cui  imprendevano  a  fornire  una  descri- 
7,ione  apparentemente  nuc^va,  come  meri  copistl ,  togliendo 
caratteri  da  piii  descrizioni  discordi ,  e  fors''anclie  appar- 
tenenii  a  diverse  specie  ( ingannaii  dalle  sinonimie )  com- 
posero  libri  descriventi,  in  molta  parte,  esseri  immaginarj 
o  mostri.  Le  grandi  variazioni  cui  vanno  soggette  il  piij 
delle  specie  inammifere  col  variare*di  eta,  costituiscono 
un' altra  sorijente  d' inesattezze  e  di  errori ,  avvenendo  die 
si  pi<Tlino  qualita  incostanti  per  caratteri  specilici.  Burton 
stesso ,  ingannato  da  diversita  di  tale  natura ,  moltiplico 
sino  tre  volte  diverse  specie.  Alcune  d'altronde  hanno  tanta 
somii^lianza  tra  lore  die  sarelibe  impossibile  distingiierle 
coUa  sola  descrizione ;  cosi  a  questa  deve  andar  senipre 
associata  un' esatta  tignra  colorita  :  ogni  lingua,  per  quanto 
ricca  di  vocaboli ,  trovasi  pur  troppo  inctta  ad  indicare 
con  sufficiente  esattezza  le  forme  ed  il  colorlto  degli  ani- 
niali,  e  dei  mainmiferi  in  ispecie.  Per  ottenere  pertanto  una 
storia  naturale  dei  mammiferi  scevi-a  di  graadi  mende  dal 
lato  delle  iicure  e  delle  descrizioni,  egli  e  d'tiopo  sottoporre 
diversi  loro  indlvidui  vivcnti  ad  una  protratta  osservazione. 
La  possibilita  di  cio  conipiere  non  si  pno  rinvenire  die 
entro  ad  un  ricco  parco.  Ivi  e  dove  si  possono  seguiie  le 
uioditicazioni  die  T  eta  induce  snccessivamente  •,  paragonare 
le  specie  piix  soiniglianti  die  allignano  sovente  in  contrade 
molto  disparate,  e  determinartie  le  piii  leggieri  differenze. 
Il  celebre  parco  di  Parigi  ha  ofFerto  ai  signori  Fcderico 
Cuvier  e  GeofFroy  Saint  Hilaire  T  opportunita  d"  istitulre 
le  convenienti  osservazioni  sopra  tin  numero  assai  grande 
di  specie,  ed  appunto  coi  risukainenti  ottenuti ,  per  un 
ragguardevole  periodo  di  anni,  in  quel  recinto  eglino  hanno 
estesa  la  storia  naturale  dei  mammiferi ,  non  Iia  guari  con- 
dotta  a  compimento.  —  ^gi^i  animale  vi  si  vede  rap- 
presentaLo  in   prolllo,  perche  in   questa    posizlone    si    puo 


F  iRTE    STRANlERA.  -() 

uieglio  rilevare  1'  insienie  delle  forme  e  la  fisonomia :  se  rie 
da  poi  anclie  una  liguia  di  faccia  allorquando  si  repiua 
necessario  di  osservare  cosi  raniniale  per  meglio  cono- 
scerlo.  la  cjnanto  alia  descrizione ,  s' insiste  particolaruicnte 
sui  caratteri  specilicii  \ale  a  dire  siille  speciali  parti  (detla- 
gli)  dcgli  organi  di  mandncazione,  dci  sensi,  del  nioto  e  della 
gencrazione;  siiUa  natura  ed  i  colori  dei  peli ,  e  sulle  par- 
ticolariiii  clie  oflYono  per  avventura  grintegunienti.  Si  espone 
in  segnito  qnanto  si  e  osservato  sull'uso  degli  orgaai ,  ne  si 
omuielte  di  riportare  que'  fatti  die  si  soiio  potuti  raccogliere 
iiitorno  al  carattere,  alle  abitudini  ed  all' intelligenza  :  tra 
le  osservazioni  estranee  vengono  adottate  appena  quelle  di 
uii'  autenticata  esattezza.  L'  articolo  di  ciasciieduna  specie 
viene  nobilmente  incomiaciato  con  qualclie  saggia  coiiside- 
razione  lilosolica ,  suggerita  da  una  o  plii  pariicolarlta  spet- 
tanti  alia  specie  medesiuia:  ael  clie  e  veramente  ammira- 
hile  la  felice  rinnione  di  due  qualita  hen  disparate  negli 
esinij  collal)oratori ;  cioe  una  singolare  attitudine  per  1' os- 
servazione  la  piii  minuta ,  ed  uno  spirito  peaetrativo  che 
sa  dalla  osservazione  dei  fatti  sollevarsi  alia  difficile  in- 
terpretazione  delle  jnirabili  e  spesso  recondite  intenzioni 
della  Natura.  Lo  stile  puo  dirsi  emulo  di  quelle  diBuft'on, 
ili  cui  semljra  abbiano  seguito  anclie  I'andamento  descrit- 
tivo  e  la  semplicita  del  linguaggio  tecnico:  sotto  1' Influenza 
di  tali  circostanze  scompare  tutto  cio  clie  la  scienza  puo 
avere  di  arido  e  di  uniforaie  ,  e  quindi  viene  a  rendersi 
accessibile  anclie  da  coloro  clie  rifuggono  dallo  studio  dei 
libri  troppo  raetodici,  sovraccaricati  per  T  ordinario  da  uu 
gran  fascio  di  greci  vocaboli. 

Ad  alcuno  non  andra  a  grado  di  trovare  Imitato  il  Buffoii 
ncir  oauuissione  di  ogni  classamento  e  di  sinonimia:  e  bene 
pcro  clie  si  ascoltino  le  ragioni  per  le  quali  gli  autori  si 
sono  astenuti  dal  comportarsi  altriaienti.  Ecco  come  si  esprl- 
niono  in  proposito :  —  In  un' opera  di  Zooloniia  e  iiiipossibile 
di  dispcnsarsi  da  ogni  classilicazione :  vi  lianno  delle  specie 
tra  loro  tanto  somiglievoli ,  altre  in  vece  tanto  diverse  che 
le  loro  riunioni  e  i  loro  alloutanamenti  si  fanno  quasi  in- 
volontariauieute :  lo  stcsso  Butlon  non  ha  sempre  poluto 
csiuiersi  dal  valutarle.  In  clie  pero  consistauo  le  somiglianze 
e  le  dilferenze  nol  non  abbiaaio  cercato  di  risolverlo :  il 
nostro  scopo  essendo  quello  di  dare  osservazioni  precise 
a  coloro  the   vorranno  occiiparsi    di  tali  probleiui  diflicili. 


8o  Al'PENUICE 

ci  siamo  astenuti  da  ogni  esposizione  a  tale  riguardo.  Noi 
avremmo  persino  datt  sole  monografie,  qualora  iion  aves- 
siino  incontrato  T  inconveiiiente  di  ripetere  ia  ciascuna 
le  stesse  descrizioni  e  nei  niedesinii  termini.  Abbiamo 
pei'tanto  riuiiiti  in  articoli  generali  le  particolarita  di  or- 
ganizzazione  comuni  alle  specie ,  che  per  accordo  di  tutti 
i  natnralisti  non  possono  essere  disgiunte.  Ognuno  ha 
quindi  la  liljerta  d'  impiegare  il  metodo  die  piii  gli  ag- 
grada ,  e  di  scegliere  i  caratteri  delle  divisioni  in  quel  si- 
stenia  di  organi  che  gli  piace.  E  per  lasciare  un'  indipea- 
denza  ancor  piii  grande  non  aljbiamo  dato  alle  singole 
specie  che  un  nome  proprio,  ed  il  testo  di  ognuna  di  esse 
porta  una  paginatura  particolare.  —  Non  potendosi  stabi- 
lire  una  classiticazione  di  un  merito  incontrastabilmente 
superiore  a  tutte  le  altre,  il  riservato  procediniento  degli 
esinij  collaborator]  non  puo  che  apparire  conimendevole: 
come  guarentire  d'  altronde  piu  die  un  numero  limitato 
di  casi,  la  corrispondenza  della  sinoniniia ,  in  mezzo  alia 
tanta  erroneita  in  essa  occorsa?  In  una  seconda  edizione , 
che  va  uscendo  parimente  in  Parigi ,  si  e  introdotta  una 
distribuzione  sistematica,  e  si  son  fatte  precedere  alia 
descrizione  delle  specie  le  osservazioni  proprie  al  genere 
in  cui  si  sono  riunite.  I  novizj  vi  troveranno  preferibil- 
inente  il  loro  conto.  La  prima  edizione  _,  di  formato  in  fo- 
glio  ,  riesce  d'  altronde  assai  costosa  ,  mentre  la  seconda  , 
per  essere  in  quarto,  importa  la  meta  circa ^  ne  riraane 
punto  indietro   pel   merito   litografico. 

Per  quanto  si  faccia  onde  portare  anche  iiell'  Ornitologia 
le  emendazioni  di  cui  essa  pur  grandemente  abljisogaa  ,  per 
difetti  analoglii  a  que' die  abbiamo  ricordato  nella  inammo- 
logia ;  non  e  sperabile  che  vi  si  possa  pervenire  in  guisa  che 
un  numero  ragguardevole  d' inesattezze  non  vi  si  venga  a 
discoprire  col  moltiplicarsi  delle  osservazioni.  Gli  uccelli 
vanno  soggetti ,  in  generale,  ancor  piii  dei  mammiferi  a 
grandi  variazioni  di  abito :  sorgente  vi  ha  quindi  in  essi , 
corrispondentemente,  piii  feconda  di  erronee  determinazioni. 
Incontrasi  un  insornioatabile  ostacolo  al  toglierle  per  in- 
tero  neir  impossilnlita  di  seguire  piu  che  assai  parzial- 
niente,  iiegF  individui  viventi,  le  mutazioni  indotte  dalF  eta : 
molto  pero  possiamo  attenderci  dalle  diligenti  osservazioni 
che  si  vanno  facendo  nei  varj  paesi  sugli  uccelli  loro  in- 
digeni.    Dobbiamo  in  questi    ultimi    tempi   i  piu    segnalati 


PARTE    STRANIERA.  8  I 

w€rvigi ,  per  codesto  si  numeroso  e  brillantissinio  ramo  di 
zoologia ,  al  valo»e  ed  alio  zelo  di  diversi  ornitologi:  i 
risuliamenti  della  loro  immediata  osservazione  sovra  ii  to- 
tale  delle  specie  conosciute  ci  vengono  consegnati  merce 
di  opere  grandiose.  I  sigiiori  VieiUot  e  Ondart  hanno  teste 
descritta  e  rappresentata  con  inetodica  distribnzione  una 
nunierosa  scrie  di  nccelli  appartenenti  al  ricchissimo  ga- 
binetto  del  re  di  Francia :  opportunissima  e  una  tale  opera 
per  r  istruzione  dei  principianli  :  Vieillot  ha  pubblicato 
contemporaneamente  a  Parigi  1'  Ornitologia  francese  con 
figure.  —  Un  altro  gi-ande  lavoro  ornitologico ,  non  meno 
utile  del  primo  dobbiamo  al  celebre  Temminch  ed  al  bar. 
Laugier  :  cioe  la  continnazione  delle  planches  enluminees 
di  BufFon ,  sotto  il  titolo  di  planches  colorites  d'oiseaux. 
Vi  sono  rijjortate  non  solo  le  specie  non  descritte  in 
queir  Ornitologia,  ma  anco  le  impropriamente  in  essa  de- 
lineate; caso  a  dir  vero  assai  frequente  (  Le  paradisee,  p.  e., 
vi  sono  si  mal  raffigurate ,  die  impossibile  riesce  il  fonnarsi 
una  giusta  idea  delle  forme  e  del  lusso  di  nccelli  tanto 
celebri ).  Le  riccbissime  collezioni  degli  autori  ,  quelle  di 
Parigi  e  le  piii  rinoiuate  d' Europa ,  vennero  poste  a  con- 
tribuzione:  il  diligeate  esame  comparativo  ba  fatto  distin- 
guere  molte  specie  non  ancora  note.  Alle  tavole  vanno 
conginnte   le   rispettive   descrizioni. 

Neir  Ittiologia  s' incontrano  da  un  canto  uiinori  ostacoli 
a  distinguere  e  deterniinare  con  sicurezza  le  specie,  in 
quanio  che  i  pesci ,  in  generale ,  vanno  poco  soggetti  a 
notabili  cangiamenti  nel  loro  progressivo  sviluppo  i  ma 
in  ricaiiibio,  1"  immediata  aiterazione  che  quasi  tutti  subi- 
scono  appena  tolii  al  loro  elemento,  particolarmente  nel 
colore,  e  cagione  di  non  pochi  equivoci  e  d'' infedeli  attri- 
buzioni.  Percio  i  libri  anciie  i  piii  rinomatl ,  che  trattano 
la  storia  naturale  dei  pesci  riboccano  di  errori  e  d'  ine- 
sattezze  :  mancano  tutti  d'  altronde  di  un  metodo  naturale 
di  distribnzione.  II  eel.  bar.  Cuvier,  assistito  dal  signor 
Valenciennes  ,  abilissimo  naturalista  presso  il  museo  di 
Parigi,  si  e  accinto  alfardna  impresa  di  rimoatare  coUe 
sue  osservazioni  alle  origini  prime  della  scienza ;  sotto- 
porre  ad  un  rigoroso  esame  tjuauto  fn  in  essa  operato  dai 
naturalisti  di  tutti  i  tempi ;  di  togliere  le  conl'usioni  oc- 
corse  tanto  frequentemente ,  riempiendo  in  pari  tempo 
cio  che    le    descrizioni    lasciano    di    vago  e  d'  incerto ;    di 

Bibl.  ItaL  T.  LV.  6 


82  A  1'  P  E  N  D  I  O  E 

ra\vicinare  le  specie  glusta  i  loro  piii  immeJiatl  rapporti 
cli  aiialogia,  e  di  disporre  i  loro  di^er.si  aggrnppainemi 
coil  un  ordine  al  piu  posslbile  filosofico  e  natural*;.  La 
mente  si  sbigottisce  gia  alibastanza  all"  idea  di  un' impresa 
gia  per  se  taiito  vasta,  che  ricliiede  la  revisione  la  piu 
accurata  dt  una  quaiitita  grandissiiiia  di  materiali,  il  con- 
fronto  di  un  numero  pressoclie  infinite  di  descrizioni ,  di 
figure  J,  di  citazioni!  Ma  questa  non  e  die  una  parte  del- 
r  iinponente  lavoro  del  sonimo  zoologo  francese;  in  quanto 
che ,  avuto  riguardo  all'  auniento  mirabile  die  il  totale 
delle  specie  ha  acquistato  per  le  recenti  scoperte,  ed  alia 
latitudine  che  Tautore  ha  voluto  dare  alia  storia  natu- 
rale  dei  pesci  ,  un  numero  piu  che  quadrupio  di  quello 
registrato  nelle  anterior!  opere  d'  ittiologia  ,  viene  partita- 
niente  descritto  in  tutta  T  esterna  ed  interna  struttura: 
Associate  alle  nozioni  anatomiche  opportunamente  vi  si 
rinvengono  le  fisiologiche.  L'  osteologia  dei  pesci  ancor 
pochissimo  conosciuta  al  prlncipio  del  corrente  secolo  ha 
ottenuti  in  seguito  grandi  avanzamenti.  La  miologia  e  stata 
nieno  coltivata .  ma  Cuvier  vi  ha  fatti  molti  lavori  per  la 
sua  Grande  Anatomia,  i  quali  tornano  opportuni  anche 
per  la  presente  sua  opera.  In  questi  ultimi  anni  si  sono 
pure  acquistate  molte  cognizioni  nella  nevrologia  e  nella 
splngnologia  toracica  ed  addominale.  Osservazioni  interes- 
santissiiiie  si  soiio  istituite  sugli  organi  dei  sensi  ,  e  re- 
centemcnte  y  son  fatti  conoscere  in  ogni  lor  minima  parte 
i  vasi  linfatici  dei  pesci  e  i  loro  rapporti  colle  vene.  Era 
ben  desideraljlle  che  i  frutti  di  tante  investigazioni  qua 
e  la  sparsi  venissero  con  accuratezza  radunati  e  con  ap- 
propriate coUocamento  entrassero  a  formar  parte  essenziale 
di  una  nuova  storia  naturale  dei  pesci:  il  Cuvier  rende 
pienamente  esaudito  un  tal  voto.  Verun  altro  natnralista 
piu  di  lui  era  in  istato  di  ben  condurre  un  lavoro  si 
grandioso  e  difficile  sotto  tutti  gli  aspetti,  ove  si  consideri 
che  air  incomparabile  sua  attitudine  si  sono  riunite  tutte 
le  ]iiii  vantaggiose  circostanze  per  favorire  il  mighore  buoii 
esito  della  sua  impresa.  Okie  i  musei  di  Parigi ,  tutti  gli 
altri  pill  ricchi  dell' Europa  furono  aperti  a  disposizione 
dei  zelantl  collaboratori ,  che  personalmente  li  visitarono, 
e  li  resero  tributarj  di  moltissime  ricognizioni  preziose  pel 
loro  assunto.  Giii  da  molto  tempo  il  Cuvier  andava  rncco- 
gliendo  materiali  e  istitueado   investigazioni.    Kel    1708    e 


PARTE    STJIAlNIERA,  83 

1780  suUe  coste  della  Noriiiandla  egli  ha  descritto,  aiia- 
toiiii^zato  e  disegnati  di  sua  maiio  quasi  tutti  i  pesci  della 
Manica :  una  parte  delle  osservazloni  fatte  a  cjueir  epoca 
gli  Ija  servito  pel  suo  Quadro  elcinentart ,  e  per  le  sue  le- 
zioni  d'anatoniia  coiuparata.  Nel  i8o3,  durante  un  sog- 
gionio  di  piix  mesi  a  Marsiglia ,  lia  coaiinuate  le  sue  ri- 
cerclie  sui  pesci  del  Mediterraneo  ,  che  riprese  nel  1809, 
nel  1 8 10,  e  nel  18 13  ia  diversi  luoglii  d' Italia.  Fu  a 
qiiesto  punto  che  gU  si  manifestaroiio  le  grandi  iinper- 
fezioai  di  tutte  le  opere  ittiologichc.  Cerco  dunque  di 
fare  uno  studio  coniparativo  di  tutia  la  classe  dei  poscl , 
e  rinvenne  una  i"a\orevole  circostauza  cjnando  si  tratto  di 
disporre  la  s;raude  coUezione  che  il  defnoto  Peron  aveva 
portato  dal  mare  delle  Indie.  Avcado  Lace[)ede  e  Dumeril 
asseniito  ch' egli  s' inciricasse  di  un  tale  lavoro  ,  coni- 
presc  egli  nella  sna  distri!)uzioue  gli  anticlii  pesci  del  ga- 
hinetto  del  re,  quelli  del  gahinetto  di  Staudiiouder ,  quelli 
di  Comnierson,  quelli  die  Laroclie  avea  portati  da  I\  ica  , 
e  (pieiii  clie  il  fu  Delalanile  era  andato  a  cercare  a  Tolone. 
Sii  quella  prima  rivisfa  il  uostro  ittiologo  compilo,  du- 
rante i  tor!)idi  anni  del  14  e  del  i5,  la  parte  dei  pesci 
pel  suo  Regno  aniinale ,  puhblicato  nel  17.  In  appresso 
lion  cesso  mai ,  di  concerto  co' snoi  colleglii,  i  professori 
d'  ittiologia,  d'  iinpiegare  tutt'  i  mezzi  possihili  per  arric- 
chire  ognor  piii  il  gahinetto  del  re;  i  ministri  della  marina, 
gli  olFiciali  ai  loro  ordini,  i  capi  di  colonic  corrisposero 
col  maggior  zelo  alle  prenmre  di  lui ;  e  fn  portata  in  poclii 
anni  al  sorprendente  qnautitativo  di  specie  clie  abbianio  gia 
indicato.  Questi  grandi  avanzamenti,  ottenuti  in  pari  tempo 
anche  da  altri  rami  della  storia  naturale,  sono  dovuti  prin- 
cipalmente  ai  viaggiatori  die  dal  1816,  dietro  una  propo- 
sla  del  minisiero  delT  interno  e  sanzionata  dal  defunto  re , 
hanno  pcrcorso  a  spese  del  governo  le  diverse  parti  del 
gloho.  I  viaggi  intorno  al  moiido,  di  Freycinet  e  Duperrey, 
che  abbianio  fatto  conoscere  in  questo  giornale ,  haiiuo  pro- 
curati  pesci  di  tutti  i  inari  atiraversati  da  que"  viaggiatori  (i). 

(1)  Un  via^gio  teste  couipiuto  nel  mar  delle  indie  occidentali , 
per  oggetti  gtografici ,  ha  arriccliito  ulteiiorniente  1' Ittiologia  Hi 
olirc  a  69  specie  ;  e  clii  sa  di  qual  nuiiiero  ne  aadremo  debi- 
tori  air  ulliziale  di  marina  Durville  ed  a'  suoi  dorti  compagui, 
the.  ricciii  di  cu]uo8e  culleziuni,  saruuno    giuati   a  quest'' 01a  >a 


84  A  P  P  K  N  n  I  C  E 

I  piii  valenti  naturalisti  cU  tutti  i  paesi ,  eccitati  dalla  cele- 
brita  somma  del  Ciivier  a  corrispondere,  per  quanto  era  loro 
dato ,  al  compinto  buoii  esito  di  un' impresa  di  tanta  im- 
portanza,  gF  iiiviarono  i  pesci  di  tutte  le  actjne  loro  adia- 
centi :  il  sig.  Decaiidolle,  p.  e.,  gli  ha  fatti  pervenire  quelli 
dei  laghi  della  Svizzera  e  della  Lombardia.  Con  tanta  sup- 
pellettile  di  esemplaii  il  Cnvier,  scorto  dai  lumi  deirana- 
lomia,  ha  potato  istituire  un  esame  comparative  di  pres- 
soche  r  intera  classe  ;  tracciarne  esatte  descrizioni  ^  deli- 
nearne  le  figure  le  piu  imitative  ,  ajutato  anche  da  un 
gran  numero  di  disegni  colorati ,  eseguiti  su  d'  individui 
appena  estratti  dall' acque ;  ed  elevarsi  alie  considerazioni 
le  pill  filosofiche  sui  loro  rapporti  e  sulla  loro  distribu- 
zione.  Per  dare  un'  idea  delle  grandi  imperfezioni  rinve- 
nute  dal  Cuvier  nelle  anteriori  ittiologie,  riporteremo  sul- 
I'asserzione  di  lui ,  che  nella  grand' opera  di  Bloch ,  la 
quale,  unitamente  alFaltra  non  meno  importante  del  Lace- 
pede,  ha  servito  di  base  a  tutte  quelle  pubblicate  di  poi, 
trovasi  un  centinajo  di  specie  dulsljie  o  ripetnte  due  o  tre 
volte:  i  colori  d'altronde  sono  quasi  sempre  falsi.  Maggiore 
ancor  piu  e  il  disordine  nell'  ittiologia  del  poo'  anzi  citato 
eel.  naturalista  francese  (uscita  contemporaneamente  alia 
prima),  dappoiche  interi  generi  immaginarj  vi  si  rinven- 
gono,  e  dalla  totalita  di  1463  specie  ne  vanno  sottratte 
piu  di  200  :  reca  sorpresa  1' intendere  come  frequentemente 
egli  abbia  fatta  una  specie  della  descrizione  ed  un'  altra 
diversa  del  disegno,  e  piii  ancora,  una  specie  distinta 
della  frase  caratteristica  scritta  su  di  un  disegno :  a  queste 
singolari  aberrazioni  il  Cuvier  rinviene  una  scusa  ben  va- 
lutabile  nell  avere  il  Lacepede  composti  i  suoi  articoli  in 
campagna ,  ove  il  regime  del  terrore  lo  avea  esiliato , 
Inngi  dai  libri  gia  consultati,  e  solo  con  alcune  note;  e  per- 
che  nomino  le  figure  impresse  sulle  tavole  secondo  cio 
che  credette  riconoscervi ,  e  non  dietro  cio  che  era  scritto 
sul  disegno  originate  che  non  aveva  piii  sotto  gli  occhi. 
I  slstemi  degli  anzidetti  ittiologi ,  come  qiieHi  di  tutti  glL 
altri  dei  loro  tempi ,  ancorciie  semlarino   variati  nelle    loro 

Parigi?  La  grand' opera  del  Cuvier  essendo  appena  incominciata, 
h  da  supporre  che  questi  recenti  acquisti  enireranno  a  pren- 
dervl  il  loro  posto.  Chi  sa  quante  e^iecic  vivono  tuttora  ignote 
nel  piofondo  del  marc ! 


PARTE    STRVNIERA,  8.^ 

conib'mnzioni,  non  sono  die  ripetizioni  sotto  diversi  nomi 
di  quello  di  Liniieo,  alterato  variamente  coll' introdiizione 
di  niiovi  g'wppi  o  di  descrizionl  supposte  prima  iniperfette. 
Dareino  Ino^^o  a  pochi  altri  cenni  sii  la  qualita  dell'  opera 
che  pill  davvicino  ci  ha  interesse  a  conoscere.  In  ua  quadro 
posto  innanzi  a  ciascnna  delle  varie  famigiie  ia  cui  piix 
generalmente  dividonsi  le  specie,  vedesi  la  distrlbuzione 
dei  pesci  che  vi  soao  compresi,  coUe  rispettive  *caratteri- 
stiche.  S' incomincia  1' articolo  di  una  famiglia,  di  ua  ge- 
nere,  di  una  specie  con  una  descrlzione  delle  piu  appa- 
riscenti  qtialita  diabito,  cui  tien  dietro  o  immediatamente, 
o  dopo  r  indicpzione  delle  abitudini ,  delle  localita ,  degli 
usi  ,  ecc.  una  particolare  ed  esatta  descrlzione  di  tutta 
r  esterna  ed  interna  struttura.  Alieno  dal  rigore  slstematico 
di  voler  far  entrare  tutte  le  specie  a  formar  parte  di  un 
genere  o  sottogenere  ,  T  autore  descriye  isolatanieate  quelle 
che  non  hanno  con  altre  un  assoluto  vincolo ,  in  seguito 
a  quei  gruppi  coi  quali  oflVono  il  piii  prossiino  rapporto : 
contrario  d' akronde  si  mostra  al  costume  piii  dannoso  die 
utile  di  vestire  in  tutto  alia  greca  la  terniinologia  tecnica, 
e  di  nioltlplicarla  fuor  del  l)isogno.  Noi  non  c'  intratterremo 
a  far  rile\'are  il  slngolar  lustro  che  la  uuova  storia  natu  - 
rale  dei  pesci  ottione  dalle  abbastanza  note  prerogative 
della  penna  di  quel  grande ,  che  come  sovrasta  a  tutti  i 
viventi  naturalisti  per  scienza  zoologica,  non  ha  pur  fra 
di  essi  ciii  il  super!,  si  per  I'eccellenza  dell' elocnzione  che 
per  I'ampiezza  dell' erndizione  letteraria.  II  lavoro  tanto 
tipografico  che  litografico  non  puo  tornare  piii  soddlsfa- 
cente.  Indeterminato  e  il  numero  de'  volurai.  L'  opera  es- 
sendo  in  gran  parte  estesa,  le  puntate  si  succederanno  con 
esattezza ,  e  si  sono  prese  tutte  le  precauzioni  perclie  1'  ese- 
cuzione  delle  tavoie  e  1'  impressione  del  testo  non  sofFrano 
ritardo.  Tre  sono  i  volumi  che  ci  sono  frattanto  regolar- 
mente  pervenuti.  II  primo  e  diviso  in  due  libri :  uno  e 
consacrato  alle  notizie  storiche  dell' ittiologia,  dalla  sua  piu 
remota  origine  insino  alia  pubblicazione  dell'  opera  di  cui 
si  tratta,  ed  ai  mezzi  che  si  sono  avuti  a  dispo?izione  per 
arricchirla:  trattasi  nell' altro  delle  idee  generali  sulla  natura 
e  suir  organizzazione  dei  pesci,  e  della  loro  distri})Uzione 
metodica  in  divisioni  naturali.  Nel  sccondo  volume  sono 
descritte  240  specie,  appartenenti  alia  famiglia  prima  dei 
percoidi ,  «  vi  si  veggono  inserite  di  fronte   al  testo   3i    figure 


86  A  1'  P  E  N  D  I  C  E 

rappresentanti  le  specie  le  piu  meritevoli  di  distin/ione : 
diverse  nitre  figure  Impresse  in  I'oglio ,  e  sepnrale  dal 
volunie,  offrono  r  anatomia  dei  diversi  sistfiui  di  orgaui  di 
una  delle  pill  conosciiite  specie  della  delta  fainiglia.  L'arte 
non  potendo  conservare  i  colori  dei  pesci ,  ne  avviene  ciie 
le  figure  siano  preferibili  agli  stessi  individui  diseccati  o 
mantennti  nei  rujnori.  Quelle  clie  abljiaiiio  sott'occliio  sono 
di  una  ificaitevole  natiiralezza ,  e  valgono  per  se  sole  a 
provarci  clie  il  mare  noa  la  cede  alia  terra  nella  varieta 
e   venLista  delle   sue   produzioni. 

Desiderlamo  ardenlemeute  clie  la  sincera  informazione 
da  noi  data  di  opere  clie  difFondono  suUa  storia  naturale 
delle  tre  piix  importanti  classi  di  animali  nn  si  vivo  splen- 
dore  serva  di  eccitamento  al  loro  acquisto  pei  direttori 
delle  pubbliclio  liililioteclie ,  e  pei  ricchi  anclie  noa  iniziati 
nella  scienza  ,  die  pur  vi  troveranno  facilissimo  1'  appli- 
carsi,  senza  clie  1' attenzione  sia  di  sovercliio  stancata ,  ad 
un  genere  di  discipline  in  cut  T  istruzione  la  piii  utile  e 
la  pill  nohile  catnmina  di  pari  col  diletto  e  coUa  soddisfa- 
zione  dello  spirito.  R. 


B  I  B  L  I  O  G  R  A  F I  A. 


Sperimeii  geograpldce  physica:  coniparativce ,  anctorc 
Dr.  Joach»  Fred.  ScHoinr .,  in  wiiversitate  han- 
niensi  botmiices  prof.  Ctun  tab.  litograph.  3.  — 
Hanuice  ,    1828  ,   in  4.",  Schultz. 


L' 


antore  di  quest' opera  e  d' avviso  clie  iielle  scuole  do- 
vrebbesi  alia  geografia  politica  far  scaipre  precedere  la 
j»eograEa  fisica  coaiparata :,  senza  di  clie  non  e  possibile 
il  conoscere  il  legame  che  le  morali  ragioni  colle  fisiclie 
connette.  Egli  vorrebbe  clie  quest'  importantissinia  parte 
delia  sclenza  non  venisse  si  negletta  nclle  geografie  ele- 
mentari:  osserva  che  finora  non  »?  apparso  alia  luce  verun 
trattato  generale  che  tutte  comprenda  le  piii  necessarie 
cognizioni  della  geografia  fisica  comparata  •,  clie  di  essa 
giacciono  tuttor  disperse  le  niaterie,  ottime  in  gran  parte, 
ma  non  ancora  costituenti  un  corpo  di  scienza ;  e  che 
bea  alieni  sono  dal  raggiungere  tale    scopo    que'  libri  che 


PARTE    STR.VNIER\,  Sj 

v.nnno  ogni  di  pu1jl)licandosi  col  titolo  <U  compenJj ,  o  dl 
eletmniti  di  geo2;ralia  lisica ,  i  qnali  non  contengono  clie 
geiiericlic  e  siiperficiali  nozioni  del  mare,  de"  iiiouti ,  dei 
fiuini,  de'  clinii,  ecc. ,  ina  iiessnna  divlsione  del  globo 
giasta  le  parti  sue  natnrali ,  e  qnindi  nessnn  confrouto 
tra  esse,  nesstai  rapporto  tra  le  une  e  le  altre  ■,  come, 
p.  e.,  il  cliiiia  (^ipenda  dalT  ineguaglianza  del  suolo  ,  quale 
sia  r  cfi'ctto  del  cliuia  ne'  vegetabili  e  negli  animali ,  e 
quale  forza  sull"  uomo  esercitiuo  tutte  le  cause  fisiche  o 
naturali. 

L'  illusti-e  professore  giovandosi  delle  lezioni  di  geografia 
fisica  da  lui  per  piii  anni  dettate  nell"  uiiiversita  di  Cope- 
naglien  lia  quiiidi  divisato  di  provvedere  alia  mancanza 
di  tali  compendj  col  sottopporre  all'  occhio  de'  giovani 
stndiosi  rimmagine  del  globo  terracqueo.  A  quest' oggetto 
ed  a  nieglio  rettilicare  le  sue  idee  egli  gia  intrapresi  avea 
pill  viaggi,  ed  ora ,  per  la  seconda  volta,  va  scorrendo 
per  la  penisola  nostra.  Intanto  egll  presenta  al  giudizio 
dei  dotti  nil  saggio  dell'  opera  sua  colla  geografia  fisica 
comparata  delle  tre  catene  dei  monti  die  iielfEuropa  soiio 
i  piu  notabili  si  per  esteasioiie  die  per  altezza ,  cioe  delle 
Alpi ,  de'  Pirenei  e  dei  monti  dellci  Scandinavia.  Cosa  non 
si  facile  sarebbe  il  dare  uii  suiito  di  questo  saggio.  Diremo 
bensi  cli'  esso  nulla  lascia  a  deslderave  e  per  erudizlone 
e  per  curiose  ricercbe  fisiclie  e  geologiclie ,  e  per  esat- 
tezza  di  calcoli  e  di  osservazioni ,  e  die  quindi  ci  fa 
nascerc  il  desiilerio  dell'  opera  tutta.  Dalle  osservazioni 
deH'nutore  fra  le  moltissime  altre  ed  accurate  notlzie  ri- 
sulta  che  i  nioiiti  della  Scandinavia  superano  in  estensione 
le  Alpi,  c  queste  i  Pirenei ;  clie  Ic  Alpi  ed  i  Pivenei  se- 
guono  piu  la  direzione  dell' equatore ,  i  monti  dclla  Scan- 
dinavia piu  qnclla  de' meridiani  •,  die  le  Alpi  superano  Ih 
altre  due  catene  in  altezza,  e  che  i  Pirenei  sono  piu  alti 
do'  monti  della  Scandinavia  ^  essere  cioe  le  piu  alte  clme 
delle  Alpi  di  14.  in  i5  mila  piedi  ]jarigini ,  de' Pirenei  di 
10  in  II  mila,  de' monti  Scandinavi  di  y  in  8  mila  •,  es- 
sere poi  r  altezza  media  nella  sommita  delle  Alpi  10  in  11 
mila  piedi,  de' Pirenei  v  in  8  mila,  de' monti  Scandinavi 
4  in  5  mila.  Tacere  non  dohliiauio  die  le  tavole  nelF  esem- 
plare  die  ci  fn  trasmesso  .  fanuo  bella  testiaionianza  de' 
progressi  che  la  litografia  va  facendo  anche  nel  setteutvione 
deir  Euro  pa. 


88  APPENDICE 

Collection  de  Memoires  pour  servir  d  Ihistoire  da 
regne  vegetal.  —  Paris,  1828  (29),  in  i^°  apec 
planches ,   Trcuttel  et  Wiirtz. 

II  celebre  De  CandoUe  vedendo  che  il  modo  abbreviato 
con  cui  sono  scritte  due  altre  sue  opere  gla  principiate, 
cioe  il  Prodromo  ed  il  suo  corso  di  Botanica  ( che  in  ri- 
stretto  devono  contenere  la  storia  di  tutti  i  vegetabili ) 
non  permettono  di  poter  chiarire  alcuni  punti  necessarj 
per  determinare  1' opinione  dei  botanici,  si  accinse  a  scri- 
vere  sovr*  essi  varie  ed  importanti  Memorie.  Qnattro  sinora 
sono  le  pubblicate ,  cioe  sulle  Melasomacee ,  Crassulacee, 
Onagracie  e  Paronychie.  Ognuna  puo  considerarsi  come 
una  compiuta  illustrazione  delle  famiglie  di  cui  essa  tratta; 
vi  si  trovano  difFusamente  esposti  i  caratteri  delle  fami- 
glie, del  generi ,  spiegata  1'  etimologia  dei  nomi,  e  de- 
scritte  alcune  specie  piii  importanti,  e  data  la  distrlbu- 
zione  geografica.  Queste  Memorie  sono  accompagnate  da 
scelte  tavole  che  rappresentano  i  caratteri  dei  generi ,  ed 
alcune   specie  nuove   o  molto  rare. 


Das  Leben  der  Erde ,  etc.  La  vita  della  terra ,  di 
S.  C.  Wagener.  —  Berlino ,  1828.  Amelung,  in 
8.°,  con  sette  tavole. 

L'  autoi'e  di  quest'  opera ,  il  quale  e  ministro  del  Van- 
gelo,  imprende  a  dimostrare  che  il  globo  terracqueo  gode 
di  particolari  forze  vitali,  che  ha  una  pelle,  e  quindi  traspi- 
razioni  cutanee,  e  che  il  suo  interno  e  abitato  non  solo 
da  diverse  specie  di  animali,  ma  ancora  da  uomini  ! ! ! 


PARTE    ITALIANA.  89 


PARTE  11. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANS. 

LETTERATURA    E   BELLE    ARTI. 

Rime  di  Francesco  Petrarca  col  comento  del  Tassoni, 
del  iMuratori  e  di  altri  ,  loliime  2.°,  parte  2/  — 
Padova ,  1827  (  i(\2(.)  ) ,  pel  dpi  della  Minerva, 
in  8.°  Le  due  parti  di  cpiesto  secondo  iolume  con- 
tengono  complessivamciite  pcig-   765. 


D, 


i  questa  pregiabilissinia  edizlone  parlato  ahbianio  nei 
voluml  48.°,  pag.  329,  e  Sa.",  pag.  292.  Vien  essa  com- 
piuta  col  volume  die  annmiziamo,  e  con  tiitia  asseveranza 
pub  stiniarsi  e  dirsi  se  non  la  piii  spleiidida,  certamente 
la  pill  nobile  ,  la  piii  ricca  e  la  piii  accurata  die  fino  ad 
ora  vednta  siasi  delle  rime  di  Francesco  Petrarca.  Qui  tutto 
trovasi  raccolto  cio  die  di  piii  importanie  state  era  per  lo 
iananzi  pubblicato  intorno  al  cantore  di  Laura :  qui  coa- 
tengonsi  i  comnienti  de' piu  accreditati  scrittori,  ed  altri 
ancora  che  sono  opera  del  benemerito  editore.  Comincia 
questa  seconda  parte  del  volume  secondo  da  un  Akviso  in 
cui  i  leggitori  vengono  avveriiti  de'  caugiamenti  fatti  neila 
disposizione  delle  materie,  essendo  che  i  conienti  posti 
furono  a  pie  di  ciascuna  pagina  ,  giusta  il  inetodo  dagli 
stessi  editor!  praticato  nella  loro  edizione  della  Divina 
commedia.  Precede  rargomento  2;enerale  del  Trionfi,  lavoro 
del  professore  Marsand  da  lui  inserito  nella  sua  splendida 
edizione  dello  stesso  poeta.  Ai  Trionfi  seguono  gl'  indici 
de'  componimenti  in  questo  volume  contenuti.  Trovasi  poi 
la  Giunta  alle  rime  di  Francesco  Petrarca ,  e  questa  arric- 
chita  di  qualche  nuova  poesia  e  di  non  podie  nuove  le- 
lioni ,  e  cio  tutto  per  opera  dell'  illustre  marcliese  Gian 
Giacomo  Trivulzio,  a  cui  gli  editori  credonsi  obbligati  di 
rendere  questa  pubblica  testimoaianza  della  loro  gratitu- 
dine.  Alio  stesso  sig.  marcliese  vanno  eglino  debitori  delle 


<)0  A  r  V  E  N  D  I  C  E 

notizle  bibllografiche  e  filologiche  risgnardantl  le  proposte 
correzloni  ed  aggiunte,  II  volume  cliiudesi  coll'  Indicc  dvllc 
voci  del  canzoniere  dei  capitoli  e  del  sonetti  di  messer  Fran- 
cesco Petrarca  citate  nel  i'ocabolario  della  Crusca  —  estratto 
in  copia  dalV  indice  del  conte  Mocewgo  Quest' edizione  dee 
dunqae  sovr' ogiii  altra  rinscire  utilissima  agli  stndiosi  della 
classlca  poeiia  italiana ,  e  pe' snoi  pregi  tipografici  essere 
dee  sommamente  cara  anche  ai   raccojrlitori  de'  buoni  libri. 


Poesie  di  Onofrio  PiAZZl.  —  Mllano  ^  1829,  dalla 
Societd  tipografica  de  Classici  italiani. 

Una  Cantica  intitolata  BeUezza  della  Natura  nei  campi 
italici,  ed  uii  Canne  Jn  lode  deW  immortale  astronomo  Giu- 
seppe Piazzi  compongono  qnesto  libretto.  Lo  stile  e  quasi 
sempre  corretto  e  sevei'O :  le  inunagini  noa  sono  molte, 
ma  giudiziose  e  convenient!  al  soggetto.  Nella  Cantica  ( la 
qnale  a  noi  pare  che  non  corrisponda  abbastanza  all'  ani- 
piezza  del  tenia)  e  da  lodare  la  costante  facilita  delle  ri- 
me: gli  sciolti  ci  pajono  di  tempo  in  tempo  piii  caldi  o 
pill  affettuosi,  nia  noa  sono  seaipre  ugaahnente  nol>ili  e 
spontanei. 

Poesie  di  celehri  aittori  per  novelll  Sacerdoti.  —  Mi- 
lauo  ,  didla  Societd  tipografica  de' Classici  italiani^ 
ill   12.° ,  di  pag.    107. 

Questo  volumetto  esce  per  cara  del  sig.  Giulio  Fusi , 
figliuolo  del  benemerito  tipografo ,  la  cui  stamperia  e 
alia  citta  nostra  di  tanto  onore.  II  giovane  editore  la 
voile  opportunamente  intitolata  al  sno  amatissimo  engine  , 
abate  Alberto  Fusi ,  nel  di  solenne  die  questi  novello  levita 
ascenders  dovea  I' altare  per  celehrarvi  il  primo  incruento 
sacrificio.  Egli  anzi  die  segnire  la  comune  ed  ogginiai 
troppo  vieta  nsanza  di  infiorare  con  novelle  e  non  rare 
volte  mendicate  poesie  le  virtii  degli  eletti  al  sacerdozio 
del  vero  Iddio ,  segui  il  consigUo  dell' ottimo  suo  genitore 
col  presentare  al  cugino  un  saggio  dell'  arte  in  cui  egli 
medesimo  e  iniziato ,  racchiudendo  in  vaga  edizioncina  , 
unica  sinora  nel  suo  genere ,  cio  che  di  meglio  gli  parve 
riscontrare    di    poetici    componimenti    in    simile  occasione 


PARTE    ITALIAN  v.  9  I 

pnbblicati.  La  sua  collezloiie  comiiicia  da  Benedetto  Men- 
ziiii,  e  giugne  fino  ai  poetl  dell' eta  nostra.  IMeatre  pero 
jriudichiamo  lodevole  il  divisamento  del  colto  giovane ,  e 
facciam  plans!  alia  nitidezza  dell"  edizione  ,  non  possiam 
a  meno  d'  osservare  die  scarsissima  fu  la  buona  inesse 
che  gli  avvenne  di  raccogliere  ,  e  che  qnesta  non  e  pure 
totalinente  scevra  di  loglio.  Dal  che  e  facile  il  conghiet- 
turare  quanto  difficile  sia  il  tessere  non  volgari  rime  ia- 
torno  a  sifFatto  tenia ,  e  quanto  male  si  avvisiao  que'  mo- 
derni  che  pure  vi  si  pongono  al  ciniento. 


Vcrsi  di  Fernando   Valcamonica.  —  Milano  ,    1829, 
per  Giovanni  Silvestri. 

Noi  abbiam    detto    in    altra  occasione  die  il  sig.   Valca- 
nionica  non  sara  mai  poeta  se  non  si  rigenera  affatto.  Ora 
citiamo  questi  nuovi  suoi   versi  non  solamente  per  confer- 
mare  quella  nostra  asserzione  ,  ma  per  soggiungere  ancora 
che  la    rigcnerazione    poetica    dell"  autore    non    e    cosa   da 
potersi  sperare.   Aiifiarao   giace  nuda  ombra 
A  norma  dell'  oracolo  fatale 
D'  Eli  so  nella  flor'ula  valleq,. 
II  sonetto  che    s'  intitola    Giiuhi   comincia  dall'  interroga- 
zione :   Ore    vai    con    quel    sgherri?  e  ilnisce  con  quest' im- 
magine : 

E  inentre  a  Stige  el  piomba ,  ecco  I' alteit) 
Satanno  stesso ,  die  al  mirarlo  solo 
Pel  gran  deliito  istupidisce  e  gela ! 
Encelado  non  sovrappone,   ma  unisce  Olimpo  ad  Ossa   per 
salirvi  ad  espugnar  l"  Etra  ,  finche  poi  Giove 
La  trisulca  scnglib  p:u  vampeggiante 
Folgor  sii<J.L  empi ,  e  solto  l' Etna  intero 
Copcrse  il  conduttore  tracotnnte. 
Semlraniide 

Dal  fii^lio ,  opra  de'  Numi ,  sotfo  il  fero 

Pujinal  per  cui  fu  iniqua  ehbe  la  niorte. 

Quando  Attiiio  Regolo  sostenne  gli   orribili  patimenti  ond« 

la  Cartagine  i"u  punita  l"  eroica  virtii  di  quel  verace  roman* 

Stuinn  gli  Dei  cinti  d' azzurro  velo 

Virtii  tanta  ammirando ,  infin  ch'  estirUo 
Portar  4' accordo  la  crand' alma  in  cie.o. 


92  APPENDICE 

Che  piu?  La  morte  nel  versi  del  sig.  Valcamoiiica  « 
Necessario  demento  di  natura 

Che  all'uom  prefisse ,  come  al  fior  del  prato, 

Termine  die  passare  in  vano  ei  cura. 
Detestare  la  debbe  it  malfattore , 

Soffrire  il  vil,  diianiare  il  sciagurato , 

E  fame  spregio  un  generoso  core. 
Certo  non  e  possibile  impedire  die  si  pubbllchino  di  tempo 
ia  tempo  alcani  versi  cattlvi  o  pessimi  in  un  paese  dove 
la  lingua  si  presta  si  facile  alia  vana  ambizione  di  chi 
stima  potersi  collocar  fra  i  poeti  col  saper  conduire  a 
legge  di  ritmo  e  di  rime  q^uattordici  righe  :  ma  debb'  essere 
dunque  impossibile  anclie  il  persuadere  a  questi  verseg- 
gianti  che  si  astengano  almeno  dal  toccar  gli  argomenti  gia 
egregiamente  trattati  dai  veri  poeti?  Chi  obbligo  il  signor 
Yalcamonica  a  scrivere  un  sonetto  suUa  Morte  dopo  quel 
famoso  del  Monti  ? 

Morte,  che  se' tu  dunque?   Vn  ombra  oscura; 

Un  bene,  un  male  che  diversa  prende 

Dagli  offetti  dell'  uom  forma  e  natura. 
Cosi  cantava  quel  Grande.  Ora  si  potra  aggiungere  che  la 
Morte  e  un  sublime  argomento  nelle  mani  di  un  forte  in- 
gegno :   e  cosa  poco  men  che  ridicola  sulle  corde  del  signor 
Yalcamonica. 


Teatro  nuovo  di  un  italiano  anagrammatizzato  Amici 
Protel.  Vol.  I.  —  Mllano ,  1829,  co  torch]  della 
socleld  tipografica  de  Classicl  italiani. 

Il  quaterno  al  lotto  commedia  in  cinque  atti.  Simplicio 
banchiere  di  poco  polso  vorrebbe  dare  a  Camillo  suo  nipote 
una  ricca  sposa.  Ma  Camillo  e  innamoraio  di  Eugenia  co- 
mica  di  professione.  Eufrosia  sorella  di  Simplicio  ,  e  zitella 
proceduta  gia  troppo  negli  anni ,  e  innamorata  di  Bene- 
detto commesso  di  Simplicio  ,  e  spera  che  la  fortuna  man- 
dandole  una  grossa  vincita  al  lotto  la  ponga  in  grado  di 
efFettuare  le  nozze  da  lei  tanto  desiderate.  La  sua  speranza 
e  coronata :  essa  vince  sessantamila  scudi.  Ma  non  per 
questo  si  ammoglia  a  Benedetto  i  bensi  della  sua  vincita 
approfitta  Camillo  ,  e  sposa  Eugenia,  —  Questo  e  il  sunto 
della  commedia. 


PARTE   ITALIANA.  98 

La  definizione  d"  amore.  Farsa.  II  trlbunale  ha  dichiarato 
morto  il  marito  assente  di  donna  Rosina.  Quattro  nojosi 
pretendenti  aspirano  alia  mano  di  lei :  ma  essa  e  deliberata 
di  sposare  il  gioviiie  Cesare  da  cui  era  amata  anche  prima 
delle  sue  nozze,  e  die  ai-riva  da  nn  lungo  viaggio  appunto 
il  giorno  in  ciu  donna  Rosina ,  pigliandosi  gluoco  de'  suoi 
adoratori ,  propone  di  concedere  la  propria  mano  a  colni 
die  sapra  meglio  definire  F  amore.  Quando  ciascuno  ha 
delta  la  sua,  viene  introdotto  Cesare  die  natnralmenie  sa 
definire  meglio  d'  ogni  altro :  ma  soprarriva  un  turco  ne- 
goziante  di  gioje ,  il  quale  si  scopre  poi  pel  marito  creduto 
morto ;  e  cosi  la  vedova  non  piix  vedova  I'esta  al  suo  sposo 
di  prima. 

Intorno  alia  Farsa  possiamo  dire  assai  brevemente  la  nostra 
opinione.  L'  intreccio  si  aggira  tutto  sopra  una  di  quelle 
invenzioni  le  quali  o  non  ebbero  mai  riscontro  nel  mondo 
reale,  o  poterono  averlo  soltanto  in  tempi  immensainente 
diversi  dai  nostri.  La  passlone  dell'  amore  e  la  scaltrezza 
di  una  vedova  non  manclieranno  per  certo  neppure  ai  di 
nostri  di  render  deboli  e  fors'  anco  ridicoli  alcuni  nomini : 
ma  dii  si  avvisi  di  acquistarsi  una  sposa  con  una  bella 
definizione,  non  e  certamente  cittadino  di  questo  mondo 
ne  uomo  di  questi  tempi  nei  quali  viviamo.  Questo  difetto 
di  ogni  verisimiglianza ,  questo  trasportarci  in  un  mondo 
tutto  fittizio,  e  tanto  al  di  sotto  di  quella  dignita  alia  quale 
gli  uomini  si  sono  oggimai  sollevati  o  cercano  almeno  di 
sollevarsi,  toglie  tutto  T  interesse  alia  Farsa.  Le  insolenze 
die  i  pretendenti  si  scaglian  i'un  T  altro  niancano  poi 
spesso  di  quell' arguzia  e  di  quella  moderazione  che  soa 
necessarie  a  volere   die  siano  occasione  di  ridere. 

Nella  Commedia  non  manca  la  verisimiglianza,  ma  bensi 
r  interesse.  L' amore  di  Camillo  con  Eugenia  (che  e  pure 
la  sola  passione  del  dramma )  non  puo  interessarci  graa 
fatto  ,  perche  e  senza  forti  e  veri  contrast!;  e  Camillo  per 
essere  un  mezzo  stoico ,  e  percio  qu'asi  inaccessibile  al 
dolore,  non  puo  trasfondere  negli  spettatori  quel  clie  non 
sente  egli  stesso.  Quando  poi  egli  dice  alia  sua  donna  con 
uno  s^uardo  tu  acceleri  0  ritardi  le  battute  del  mio  polso ; 
o  richiede  dove  si  possa  respirare  un  aria  piii  halsamica 
di  quella  die  esce  da  un  seno  die  manda  respiri  d'  ambrosia ; 
o  s'  inginocchia  dinanzi  a  colei  che  gia  gli  ha  promessa  la 
mano    e    die    desidera    al    pari    di  lui  il  matrimonio,  per 


^  APPENDICE 

•neaente  una  panki  eke  lo  renia  fdicc:  o  dice  finalmente 
ch'egU  coS  amurc  di  Emgada  spera  di  pr«\-€ire  fineffak.Je 
cotttentexsa  dtSa  coueaaaiza  ddLe  sue  azioni  coUe  stqmme 
le^t  dH  dosrrt  e  deUa  virtu  :  noi  aoa  sappiamo  proprio 
cfae  ooea  si  debba  peasai«  di  loi.  Qaesti  trani  fauao  ridi- 
colo  il  personajgio  accostaodolo  alle  coa  dene  caricature , 
e  finiseoao  con  per  distni^ere  ogni  interesse.  Enfircsia 
poi  dimette  troppo  presto  il  disegno  di  prender  marito  e 
per  sin  la  memoria  di  qoella  passione  per  la  quale  area 
tanto  ties  tiers  ta  la  saa  Timata  al  lotto. 

Se  r  aatore  trorera  raei<meroU  qneste  aostre  osaerva- 
zioai,  Tedra  assai  £icilaiente  quel  che  gli  resia  da  £ire 
per  mettersi  in  grado  di  dare  all^  Italia  an  Teatro  whko. 
Uscira  nel  moodo  a  stndiarri  gli  nomini,  le  passiiHii,  gli 
aTTenimenti ,  e  proctirera  di  conoscere  qnali  siano  le  c<»e 
e  le  persone  a  cni  si  possa  sperare  di  rirolgere  Tatten- 
ziooe  del  pobblico  con  boon  frnno.  Tedra  rfae  la  soa  coni- 
media  potera  appena  l»stare  aQ'  inceresse  di  una  farsa ,  e 
die  la  sna  &rsa  sarebbe  scarso  ar^omento  ad  nn  raecoato 
pe'  &Dcialletti. 

Talnno  forse  rona  domandame ,  perche  dnnqne  abbiamo 
paiiato  di  qoesto  libro  con  qnalche  ainpiezza ,  qoando  po- 
teran  basiare  poriiis$ime  parole?  Ma.  noi  l^gendo  ne!Ia 
pre&zioae  che  T  antore  e  ancor  giorine ;  redendo  ch  ejli 
e  dotato  di  molta  modestia,  siccbe  ha  Tolato  teaer  nascosco 
fl  soo  nome;  e  d'altra  parte  considerando  che  qoa  e  h. 
appariscooo  nel  sno  libro  alconi  lampi  di  drammatico  in- 
re^no,  abbiamo  credato  che  noa  sarebbe  forse  inoppor- 
(ono  il  venire  tocxando  alcnn  poco  i  motivi  pei  «piali  noa 
ci  e  piacinto  qnesto  saggio  delle  soe  prodnzioni. 


Asi^se    Fiscond,   trasedia   di    Girolamo   FiORlo.    — 
Mantoea.   18^9 .  presso  i  fratdli  Ne^etd  UbraL 

Giovaani  Caleazzo  Yisconti  .  persegoitando  tntta  la  di- 
seendenza  di  Bemabb,  a^rara  di  &Ise  calonnie  A^aese, 
fisEa  di  Beroabo  stesso,  e  n^oglie  di  Francesco  Conzaga 
signor  di  Blantora.  La  donna  infelioe  accnsata  di  s^rete 
conginre  col  soo  coperto  persecuiore;  accnsata  di  ctrfpevoli 
anori  col  proprio  segreiario  Scandiano,  cade  rittima  della 
eredolita  del  marito  e  ddla  malragia  coscienza  de'gindici 
che    pM    troppo    tardi   OHMisoof&B   il   proprio   errere.    La 


FAKTE    XTALUNJL.  n^ 

circostanza  da  cni  V  argoraeato  della  presentc  tragedla  ricere 
uaa  certa  panicolariia  capace  di  ecciiare  on  noa  ordinario 
interesse  coiisiste  nel  vedersi  Agnese  credata  fautrice  contro 
il  proprio  mariio  di  coliii  che  le  aveva  uccUo  il  padre  i 
e  nell"  e.>sere  questo  sospecto  eccitaio  a  rovioa  di  lei  da 
quelle  siesio  Gio.  Galeazzo  ii  qoale,  secoodo  che  il  cre^Jalo 
niariio  stimava ,  noa  areva  in  tutta  la  sua  corte  persona 
che  pill  di  lei  gli  fosse  arnica  e  propensa.  Qaesta  circo- 
staaza  per  alcro  (noa  potendosi  nella  cragedia  iatrodarre 
Gio.  Galeazzo )  noa  pao  recare  al  poeta  tatto  quel  van- 
taggio  che  a  primo  aspetto  parrebbe ;  e  questa  scellera- 
tezza ,  operaia  da  Galeazzo  per  mezzo  del  sue  ainbascia- 
lore  Yiicardo,  noa  prodace  tatto  qneU*  effeito  che  se  ne 
potrebbe  sperare.  Qaiadi  la  tragedia  del  sis.  Fiorio  maaca 
ia  gran  parte  di  qnel  calore  e  di  qael  movimeato  che  son 
necessarj  a  tener  viva  ranenzione,  ed  alccme  circostanze 
non  pajooo  poste  ia  tutta  qnella  lace  della  quale  sarebbe 
stato  niestieri.  A  questo  si  agsinaza  che  il  d Lai o 20  e  d*  or- 
dinario assai  freddo,  e  la  lingua  ed  il  verso  noa  hanao 
sempre  quelle  doii  che  danao  forza  ed  efficacia  al  concetto. 


Delia  statua  di  Jfarco  Jgrippa  nel  cortile  Qrimani  a 
Saiila  Maria  Formosa.  Cenni  di  storia  e  di  arte 
pubblicati  ncUe  nozze  Manin-Grimani.  —  Venezia, 
1829,  dalla  Upo^afia  di  Ahisopoii. 

Commentarj  deUa  ^erra  di  Ferrara  tra  U  Virdziani 
ed  il  duca  Frcole  d  Fste  nel  1^.82  di  Marino  Sa~ 
nuto  per  la  prima  voka  pubblicati  per  le  nobili 
nozze  Grimani-JTanin.  — -  Velieziay  1829,  ^***  ^^ 
di  Giuseppe  Picotti. 

Qaalche  volta  abbiamo  dorato  dire  che  I'  U5anza  delle 
poesie  per  nozze  dara  tnnavia  nelle  proviace  Tenete  piu 
che  ia  tutto  il  restaate  d*  Italia:  era  non  sarem  lardi  a 
coagraiul.vrci  coi  slgaori  Boldu  e  Manin.  che  a  festeg^iare 
questa  solenaita  della  vita  noa  credetiero  couveaieati  le 
scipiie  adalazioai  di  qualche  poeta  da  mensai  ma  il  priino 
voile  illustrare  una  bellissuna  statoa  che  adoroa  il  pabzxo 
Grimani  \  T  altro  dalla  geniUezza  del  bibliotecario  deUa 
Marciaoa  ottenne  di  peter  pubblicare  un'  opera  di  Marino 
Saauto  rjsgaardante  la  storia  del  proprio  paese.  Isel  libro 


96  APPENDICE 

del  sig.  Boldu  avvi  una  bella  stampa  della  statua ,  opera 
del  giovine  incisore  sig.  Yiviani;  poi,  dopo  alcune  notizie 
6toriche ,  se  ne  legge  la  descrizione  che  per  essere  del 
prof.  Luigi  Zandomeneghi ,  cioe  di  un  valoroso  artista ,  e 
precisa  e  istruttiva.  Ne'  commentarj  del  Sannto  e  narrata 
con  uno  stile  tutto  proprio  di  quell' antore  una  guerra  di 
non  lieve  importanza  ■,  e  le  particolarita  alle  quail  il  Sa- 
nuto  discende  possono  spargere  qualche  luce  non  solamente 
su  quella  impresa,  ma  ben  anche  sopra  alcuni  usi  intern! 
del  Senato  veneziano. 

Raccolta  di  prose  e  letters  scritte  nel  secolo  XVIII. 
Vol.  I.  Elogi.  —  Milario,  1829,  dalla  Societd  ti- 
pografica  de'  Classlci  italiani. 

«  Sotto  il  nome  di  prose  (  cosi  gli  Editor!  nella  lore  pre- 
fazione )  s'  intendono  comunemente  fra  noi  quegli  scritti 
nei  quali  la  bonta  dello  stile  sia  tanto  grande,  che  ad  essa 
principalmente  si  guardi  nel  darne  giudizio :  e  per  conse- 
guenza  una  raccolta  di  prose ,  in  generale ,  significa  un 
libro  composto  di  scritti  crednti  degni  di  esser  proposti  a 
modello  di  stile.  "  Una  raccolta  siffatta  (  soggiungono)  mal 
potrebbe  aspettarsi  quando  si  tratti  d'  autori  vissuti  nel 
secolo  scorso,  si  perche  non  furono  molti  gli  scrittori  ele- 
ganti  di  quella  eta,  e  si  ancora  perclie  gia  ne  furono  pub- 
bbcati  i  migliori  nella  collezione  alia  quale  appartiene  il 
volume  annunciate.  <<  Noi  pertanto  nelle  I'accolte  di  prose 
alle  quali  ci  accingiamo  ci  proponemmo  ....  di  eleggere 
dalle  opere  di  quegli  autori  dei  quali  non  si  poteva  com- 
porre  un  intiero  volume ,  quegli  scritti  che  o  per  la  ma- 
teria o  per  la  esposizione  meritassero  di  essere  conosciuti 
da  chi  vuole  forma  rsi  un  pieno  concetto  della  buona  let- 
teratura  italiana  nel  secolo  XVIll. . .  Con  questo  intendi- 
mento  ci  e  sembrato  opportune  il  dar  principio  da  una 
raccolta  di  elogi,  dei  quali  fu  abbondantissimo  il  secolo 
scorso,  come  suol  essere  ogni  eta  in  cui  sla  grande,  quanto 
fu  allora,  il  numero  deile  Accademie.  "  E  questo  consi- 
glio  a  noi  pare  lodevolissimo ,  perche  serve  alia  storia 
letteraria ,  mentre  ci  mette  dinanzi  un  saggio  sufficiente 
della  eloquenza  d'  allora.  Gli  autori  dai  quali  furono  tolti 
gli  elogi  sono  il  Cerretti ,  il  Paradisi,il  Lorenzi,  il  Frisi, 
Pietro  Verri,  il  Salandri,  il  Nicolai  e  il  Palcaui,  de' quali 


PARTE    ITALIANA.  97 

uitti  nella  [jrefazioiie  si  trovano  le  biografie  accompagnate 
da  brevi,  ma  opportuni  giudizj.  «  Cosi  da  otto  scrittori 
del  secolo  scorso  abliiamo  raccolti  undici  elogi  che  a  noi 
senibraroao  e  degni  d' essere  presentati  a  chi  viiol  coiio- 
scere  tutta  iiitiera  la  lettcratura  di  que'  tempi ,  e  sufflcienti 
a  far  conoscere  ia  che  stato  trovavasi  allora  T  eloquenza 
italiana.  "  L' edizlone  e  condotta  con  qnella  diligenza  e 
precisione  che  la  Societh  de'  Classic!  italiani  non  ha  tras- 
curata  giammai. 

Biogtafia  degli  scrittori  perngini  e  notizie  delle  opere 
loro  ordinate  e  pubblicatc  da  Gio.  Battista  Vermi- 
GLiou.   Tom.  I,    Parte  11,  BAN=:DON.  —  Peru- 
gia,   1829,  tipografia  Baduel ,   in  4.° 
Recente  e  tuttoia  la  notizia  che  noi  data  abbiamo  della 
prima  parte  di  qnesto  volume,    e   gia  abbiamo    alle    mam 
la   seconda  •   il  che  forma  una  novella  prova    deU'  infatica- 
blle    diligenza    del    signor    VermiglioU,    da   noi  gia    in  ^  quel 
primo  articolo  commendata. 

Questa  seconda  parte  continua  sulle  norme  della  prima , 
ne  potrebb'  essere  altramente ,  perche  essa  era  forse  gia 
da  Inngo  tempo  disposta.  Molti  nomi  vi  si  veggono  di 
poetini  e  poetuzzi ,  che  forse  non  meritavano  di  essere 
registrati ;  molti  claustrali  noti  soltanto  per  qnalche  pre- 
dica  o  qualche  scritto  ascetico ;  molti  non  conosciuti  antori 
che  annoveransi  solo  per  qualche  scritto  inedito ;,  molti  me- 
dici  noti  soltanto  per  qualche  lettera  o  per  qnalclie  consnlto-, 
molti  retori  amori  semplicemente  di  qualclie  orazioncella, 
tal\  olta  inedita ;  alcune  donne  letterate  il  cui  nome  noa 
iisci  faor  della  patria :  ecco  il  contenuto  della  maggior 
parte  di  questo  volume.  Non  ometteremo  di  accennare  che 
veggonsi  molti  ingegni  perngini  applicati  a  sostenere  ed 
illustrare  I' istoria  del  S.  Anello  col  quale  fu  sposata  Maria 
Vergine  da  S.  Giuseppe ,  die  si  conserva  ncl  duomo  di  quella 
citta. 

Sono  pero  commendevoll ,  perche  ridondanti  di  belle 
notizie  di  storia  letteraria  ,  gli  articoli  che  concernono 
Bariolini  Baldo  ,  celcbrc  ginreconsulto,  BarwUni  Riccardo , 
letterato  che  giustamente  si  rivendica  a  Perugia  ,  mentre 
da  alcuuo  pretendevasi  tedesco  •,  Barzi  Benedetto,  giure- 
cunsulto  anch'  esse  che  ecu  altri  scrittori  erasi  confuso  i 
Bibl.  I  Lai.  T.  LV.  7 


y8  APPENDICE 

Benedetti  Capra  Benedetto ,  giurista  esso  pure  •,  Benincasa 
Altssa/idro ,  lilosofo,  giurista  e  poeta;  Bigazzini  Girolamo  7, 
niateniatico,  del  quale  s'illustra  uno  scritto  curioso,  cioe 
un  pronostico  per  Tanno  i5a4i  Bonciario  Marco  Antonio  , 
letterato  di  altissimo  nierito ,  e  die  il  primo  forse  celebro 
in  prosa  e  in  verso  le  glorie  di  S.  Carlo  Borromeo ;  Calindri 
Serafino  ,  niateniatico  die  molto  scrisse  sulla  imniissione 
del  Reno  in  Po,  sul  porto  di  Rimini,  e  die  tra  i  primi  in 
Italia  si  occupo  nello  studio  della  orittologia ,  dei  vulcani , 
dei  teslacei,  delle  niontagne  in  generale  e  della  loro  strut- 
tura ,  e  immagino  la  grande  raccolta  italiana  degli  autori 
die  scritto  avevano  del  moto  delle  acque ,  come  pure  formo 
nn  dizionario  corografico  dello  Stato  pontificio  •,  Cameni 
Giovanni  Francesco ,  elegante  poeta  latino  del  XV  secolo  ; 
Canali  Luigi,  scrittore  di  Memorie  fisiche ,  agrarle  ,  mine- 
ralogidie,  litologiclie,  filologiche,  ecc. ,  alcune  delle  quali 
trovansi  inserite  negli  atti  della  nostra  Societa  patriotica, 
e  raccoglitore  di  un  museo  di  storia  naturale ;  Caporali 
Carlo ,  felice  rimatore ,  i  cui  versi  pubblicati  furono  piu 
volte  anclie  in  Milano ;  e  Cartolari  Gaspero  e  Girolamo , 
al  proposlto  dei  quali  s' inserisce  un'ampia  notizia  biblio- 
grafica  della  tipografia  de  Cartolari  in  Perugia  nella  prima 
metci  del  secolo  XVI,  e  di  altre  officine  tipografiche  che  vi 
furono  in  queU'epoca,  da  servire  di  supplemento  alia  storia 
della  tipografia  pcrugina  del  primo  secolo ,  gia  pubblicata 
dair  autore  Tanno  iSao.  Questa  sola  notizia,  ridondante 
di  squisita  erudizione  ,  bastereljbe  a  rendere  pregevole  il 
volume  di  cui  ragioniamo  j  al  proposito  pero  delFarticolo  di 
Carlo  .Caporali ,  yediamo  con  dispiacere  alia  pag.  268  riferite 
alcune  terzine  di  Alessundro  Allegri,  onorevoli  pel  Caporali, 
alle  quali  tosto  si  soggiugne :  un  altro  sonetto  del  nostra 
Leandro  Bovarini  e  fra  le  sue  rime ,  ecc. ,  il  che  potrebbe 
indurre  in  inganno  qualclie  lettore  die  come  sonetto  do- 
vesse  riguardarsi  anche  il  frammento  di  un  capitolo. 

Non  possiamo  defraudare  delle  dovute  lodi  gli  articoli 
die  riguardano  Castaldi  Mistoro ,  valente  pubblicista  del 
secolo  XV;  Cavallucci  Viacenzio,  illustre  letterato  del  se- 
colo XVIII ,  che  tra  molte  opere  pubblico  un  discorso 
del  mode  di  linger  la  porpora  degli  ant.ichi,  un  lessico  delle 
ioci  che  dagU  animali  si  emettono ,  e  un  esame  della  plura- 
lita  de  mondi  del  fontenclle  ;  Cenci  Lodovico  ,  valente  giii- 
reconsulto  e  poeta  •,  Ciatii  Felice,  antiquario,  storico  e  poeta; 


I'ARTE    ITALIANA.  f)C) 

Coriuo  Coniiolo ,  scrittore  di  agricoltura  del  XV  secolo ,  e 
Conu'O  Pier  F'dippo ,  celebre  proiessore  di  diritto,  pure  di 
ciiiel  secolo  i  Danti  Igiiazio ,  inatematico  del  XVI,  che  scrisse 
deir  USD  e  della  fabbricazioiie  deU'  astrolabio ,  della  sfera  , 
deir  anemoscopio,  della  prospettiva  teorica  e  piatica  ,  e  del 
radio  latino  inventato  da  certo  Orsini,  e  Danti  Pier  Vincenzo, 
ancli'  esso  niateinatico  ed  aslronomo ;  Danti  Vincenzo ,  scul- 
tore ,  pittoro,  arcliitetto  e  poeta,  die  scrisse  un  trattato 
dello  perfettc  proporzioni ;,  pul^blicato  in  Firenze  iiel  1567; 
e  Danzctta  Fabio  ,  anticjuario  e  filologo  cliiarissimo.  Coir  ar- 
ticolo  lU  Doni  Carlo  si  cbiude  il  volume  i  ma  due  pagine 
di  aggiunte  vi  si  trovano  giudiziosamente  fatte:  ad  esse 
tengono  dietro  V  indice  degli  articoli  e  quello  deile  cose  piu 
notaliili.  Vediamo  con  dolore  in  quelle  giunte  clie  al  discen- 
deiUe  del  eel.  Baldo  fu  nel  passato  anno  1828  ruljata  la 
luedaglia  originale  d' argento  di  quelF  illustre  suo  antenato, 
la  quale  luedaglia  si  pote  nondinieno  ripetere  pur  in  ar- 
gento  coll'ajuto  di  un  gettone  in   piomljo. 

Ncir  articolo  nostro ,  in  cui  parlauimo  della  prima  parte 
di  qnesto  volume,  non  potemnio  trattenerci  dal  notare  fre- 
ijuenti  errori  di  stampa ;  ora  dobbiarao  render  giustizia  al 
vero  eil  annunziare  ciie  tre  grandi  pagine  trovansi  consa- 
crate  alle  correzioni  di  questo  volume ,  sebbene  tutte  noii 
vi  siano  comprese  quelle  clie  il  volume  medesimo  ricliie- 
dereb!)e.  In  questa  seconda  parte  p.  es.  non  si  e  corretto 
r  errore  gravissimo  alia  pag.  844  ,  in  cui  si  e  fatto  scri- 
vere  in  un  epigramma  del  PorceUo  ad  Elena  Coppoli,  poe- 
tessa  perugina ,  ecciientur  in  vece  di  excitentur.  Cosi  nel- 
r  epigramma  stesso  si  e  posto  Eliconj  in  vece  di  Eliconii, 
o  piuttosto  rieliconii,  cbe  cosi  scrisse  certameute  il  poeta  ; 
alia  jiag.  333  si  e  stampato  nel  titolo  di  un  libro  Letter 
Pastorali  in  vece  di  Letlcre  Pastorali,  alia  pag.  352  Irrico 
in  vece  di  Irico,  alia  pag.  3jcf  Berlarniino  in  vece  di  Bel- 
larmino ,  ne  questi  con  molti  altri  errori ,  massime  uelle 
citazioni  latiue,  sparsi  nel  volume,  sono  stati  corretti.  Ci 
duole  pero  clie  il  sig.  Verniiglioli,  tC  cui  meriti  letterarj 
abbiamo  sempre  renduta  giustizia,  siasi  adontato  per  al- 
cunc  leggierc  osservazioui  da  noi  I'atte  sulla  prima  parte 
di  (juosto  stesso  volume  le  quali  dovevano  in  vece  mo- 
strargli  il  couto  die  faccianm  dc'  lavori  di  lui  ,  scnza  di 
die  uon  avreniiuo  frugato  ben  addentro  in  un'  opera  che 
di  qualclic  iiiteiesse  c  di  piacerc  puo  riescire  piii  clie  ad 


I  bo  APPENDICE 

altri  ai  Perngini.  Piu  aiicora  ci  daole  ch'  egli  abbia  cre- 
duto  di  ravvisare  in  noi  uno  sdegno  o  altra  sorta  dl  pas- 
sion!, delle  quali  ciascuno  di  noi  puo  dire  con  Tacito 
caiisas  procul  habeo.  Clie  in  alcuni  Giornali  siasi  scritto 
diversamente ,  questo  non  toglie  che  giuste  e  gia  fatte  da 
altri  non  fossero  le  nostre  osservazioni  ,  da  noi  modesta- 
rnente  pero  e  per  solo  amore  di  verita  esposte ,  senza 
punto  detrarre  al  merito  del  cliiarissimo  autore. 


Paneglrlco  dippollto  Pindemonte.  — Milano,  1829, 
in  8.° ,  di  pag.  56 ,  Bettoni. 

Neir  ultimo  Proemlo  ed  in  altri  Inoghi  dl  questo  Giornale 
noi  collagrimando  la  morte  di  tanti  ilkistri  Italiani  rivol- 
gemmo  parole  di  eccitamento  agli  studios!  giovani ,  dolce 
speranza  della  patria  nostra  ,  perche  battendo  le  stesse 
splendide  orme  meno  luttuosa  ne  rendessero  la  perdita , 
ed  egllno  raedesimi  degni  divenissero  di  occupare  que'  seggi , 
donde  tanta  e  si  bella  luce  da  que'  grand!  spandevasi.  Ne 
le  parole  nostre  sparse  furono  al  vento.  C!ie  non  rare  volte 
ci  avvenne  d'  infiorare  con  ben  giuste  led!  or  V  una  or 
r  altra  produzione  di  autori,  da' quali  trasparivano 
Pensier  canuti  in  giovenil   etade. 

Alia  schiera  di  tali  eletti  giovani  appartiene  1'  autore  di 
questo  ranegirico  il  nobile  sig.  Napoleone  Giuseppe  Dalla 
Riva  di  Verona.  Egli  degnaniente  lo  intitolo  alia  signora 
donna  Silvia  Curtoni  Verza,  splendore  dell' aniabile  e  leg- 
giadro  sesso,  1' arnica  dello  stesso  Ippolito  Pindemonte  che 
a  lei  aveva  sovente  consecrati  i  suo!  carmi.  E  le  parole 
di  questo  panegirico ,  risonanti  per  eloqiienza  e  per  affet- 
tuosi  sentiment! ,  piii  soavi  ci  scendono  al  cuore  ,  perche 
dettate  dal  labbro  di  un  colto  giovane ,  dal  quale  s'  intes- 
sono  laud!  al  veglio ,  all' uomo ,  la  cui  vita  fu  specchlo 
d'  ogn!  virtu ,  la  cui  bell'  anima  vivissima  sfavilla  nelle 
opere  cli'  ei  ci  ha  tramandate.  Spettacolo  raro  e  commo- 
vente  ne'  fasti  della   letteraria  repubblica  ! 

A  tre  punt!  tendono  le  parole  dell' autore ,  a  dimostrai'e 
cioe  che  il  Pindemonte  fu  iiisigne  per  lettere  e  per  dottrina, 
grande  per  umaiie  virtu,  sommo  per  religione.  Ben  ancora  da 
questo  solo  ben  sortito  compartlinento  e  facile  il  gludicare 
quale  sia  e  quanto  ben  imaginata  1' orditura  dell' orazione, 
e  come  debba    essa  andar  crescendo  per  interesse  e  forza 


PARTE    ITALIANA.  10 T 

s'lno  all'esito,  lasclamlo  Tanima  de' lettorl  commossa  e  pietiA 
di  carita  e  cP  arnmirazione  per  1'  illustre  defaato. 

II  Piiidemoiite  fa  ad  uii  tempo  leggiadro  ,  elegante  , 
affettnoso  scrittore  e  nella  prosa  e  nella  poesia.  EgU  dal- 
Tamenita  delle  iniise  passar  sapeva  agevolmente  all' an- 
stera  gravita  di  Rlinerva  e  di  Sofia  :  conoscitore  de'  tempi 
in  cui  visse ,  altamente  seiitiva  de' progressi  delle  scienze 
de' sul)limi  lavori  dell"  arti  belle,  de' politici  avvenimenti, 
delle  scoperte  ,  delle  invenzioiii ,  de'  viaggi ,  si  die  non  ci 
avea  soggetto  o  materia  su  cui  facile  ed  erudita  non  gli 
scorressero  e  la  parola  e  la  penna  ,  biasimando  da  an  lato 
chi  stima  cura  puerile  la  ricerca  delle  parole ,  e  la  scelta 
delle  frasi  pedanteria ,  e  dall'  altro  lato  alieno  tenendosi 
dal  sistema  di  coloro  clie  d'ogni  vocabolo  chiedono  licenza 
alia  Crusca.  Ben  consapevole  poi  il  Pindemonte  clie  a  co- 
gliere  il  segno  alia  poesia  predsso  parlar  conviensi  all'  in- 
telletto  e  al  cuore  plu  die  alia  sola  iramaginazione,  ne'  suoi 
versi  1' atile  accoppio  costautemente  al  dilettevole,  e  quindi 
le  passioni ,  i  doveri,  le  virtii ,  i  vizj ,  i  costnmi ,  la  sorte, 
il  line  deU'-ooiMO,  le  arti,  le  scienze,  le  eterne  leggi 
della  natara  farono  scopo  ai  voU  del  regolato  siio  iinaidnare; 
ne'  versi  suoi  apparendo  sempre,  cjual  era  nel  caore,  sem- 
plice ,  patetico ,  spirante  cjaella  soave  melanconia  die  e 
propria  delle  anime  nodrite  ai  sentimenti  della  virtu  e 
della  sciagura.  Che  in  lui  la  virtu  vivea  in  dolce  Concor- 
dia coUa  dottrina  e  coll'  ingegno :  ognor  sollecito  del  vero  ; 
di  fermo  animo  e  costante ,  di  elevata  indole  e  generosa. 
Tatto  poi  compreso  da  quella  vera  sapienza  innauzi  a 
cui  svanisce  1'  orgogllosa  uuiana  lilosofia  ,  e  propostosi  a 
gaida  (  sono  parole  dell'  autore  )  Colui  ,  seguitando  il 
quale  non  si  cammina  ndle  tenrbre  ,  fa  sommamente  plo , 
e  tanto  rifalse  in  lui  qiicsto  pregio,  die  non  bisognano 
argomcnti  a  dimostrarlo  ....  ne  divenne  pio  perche 
maturato  nelle  sciagure,  ma  tale  fa  perche  la  prospera  vita 
non  pote  torgli  dal  cuore  quella  umilta  die  ne'  seguaci 
del  Vangelo  e   principio  ad   ogni  azioue  e  ad  ogni   impresa. 

Tale  e  il  sunto  di  questa  panegirica  orazione.  Forse  a 
taluno  sembrar  jjotrelibe  di  troppo  abliontlante  in  ragione 
delle  altre  due  la  prima  jiarte ,  in  cui  trattasi  del  prosatore 
r  del  poeta  (sotto  il  qual  doppio  aspetto ,  e  con  peusieri 
non  molto  dissimili  fu  da  noi  aucora  considerato  il  Pinde- 
monte   nella   necrologia   cbe  di  lui    tessuta    abbiamo  ) :  ma 


IC2  APPENDICE 

convien  rlflettere  clie  la  dove  rigogliosa  rulonda  la  messe 
c  cosa  diflicile  il  contenere  la  falce  perclie  troppo  oltre  non 
iscorra.  Altri  bramato  torse  avrebbe  una  niaggiore  luci- 
dezza ,  fluidita  ed  ugnaglianza  di  stile  i  lua  oltraclie  la  di- 
zioa^  ci  sembra  pressoclie  senipre  robnsta ,  concisa ,  pate- 
tica,  donar  pur  conviene  qualclie  cosa  a  quel  fervore  clie 
non  si  modera  se  non  cogli  anni,  ed  a  quella  titnbazione 
che  svanir  suole  col  coiitinuato  esercizio  del  dire.  A  com- 
pimento  poi  delle  parole  nostre  crediara  bene  di  qui  rife- 
rire  due  brani  dello  stesso  panegirico ,  nelF  uno  de'  quali 
e  r  imagine  della  Rkoluzione  colle  seguenti  parole  dipinta : 
>i  E  cbi  non  si  amiiiirava  per  non  attesa  dottrina  e  dalle 
pacifiche  Lettere  dilungata ,  allorche  (il  Pindcmonte)  di- 
scorrendo  le  cagioni  de'  politici  rivolgimenti  richiamava  al 
pensiero,  assennandoci ,  la  Rivoluzioae  coprente  il  capo 
nella  prima  asseml^lea  al  terzo  stato  ^  poi  turaultuante; 
regicida ;  se  stessa  divorante  come  Saturno  i  proprj  iigli  •, 
stanca  di  cittadlne  stragi  ^  conquistatrice  dalle  Alpi  e  dal 
Reno  alle  Piramidi  ed  al  Kremlin ;  domata  sui  campi  di 
Watherloo;  ripercossa  alle  porte  d'AIessandria ,  sulle  terra 
di  Napoli ,  al  Tiocadero  ?  o  se,  passeggiando  col  guardo 
le  piu  lontane  e  tra  lor  disgiunte  regionij,  tutte  le  mo- 
strava  da' modern!  event!  ravvicinate  e  congiunte?  Ed  oli 
pur  fosse  tra  no! !  Un  sorriso  d'  allegrezza  gli  spuiitercbbe 
sul  lalibro  or  che  !  voti  e  i  sospiri  degl'  Irlandesi  Catto- 
lici ,  clie  pur  furono  i  snoi,  valsero  al  Duca  di  Wellington 
piu  gloriosa  corona  della  gia  colta  suUa  rocca  di  Badajoz, 
o  nei  campi  delle  Arapili.   " 

Opportuna  ci  semlDra  pure  la  digressione  dell'  autore 
intorno  a!  traviamenti  ed  alle  licenze  della  nuova  scuola: 
/(  £  neir  umana  natura  ( cosi  egli ,  ed  e  un  giovane  die 
parla  )  nojarsi  di  tutto;  ne  il  Bello  se  ne  franca:  ag- 
giuguesi  la  vaghezza  di  novita :  quindi  la  lisciatura ,  il 
vaffinamento,  il  tumido ,  il  falso  lustro,  i  concetti  1am- 
biccati,  le  iperboli,  le  acutezze,  le  punte  del  Secento : 
quindi  1'  asciugare  co'  fiumi ,  il  bagnar  co'  soli  ^  e  Carlo  V 
avente  il  mondo  per  tomba ,  per  tetto  il  Cielo  ,  per  la- 
grime  il  mare,  gli  astri  per  faci.  Ma  il  Marini ,  e  gli 
altri  di  quel  tempo  peccarono  nell'  ornato  :  a'  nostri  glorni 
si  feri  T  essenza  dell'  arte  sdegnando  ogiii  regola  dal  primo 
pittore  delle  memorie  antlcbe  fino  ai  Classic!  piu  recent! 
e  in  Italia  e  fuori  osservata ,  la  Poesia  riducemlo  al  iiudo 


PARTE    ITALIANA.  1  o3 

Vero,  il  Iinguag;o;io  d' Omcro  a  quello  di  T'latone ,  il  Bello 
al  solo  Tetro.  Ne  cio  l)asta ,  clie,  qual  povera  e  vile  ri- 
pudlando  la  greca  e  la  latina  eredita  .  si  limosiiiaroiio  iiu- 
niagini  e  concetti  dagli  strnnieri ,  air  italica  letteratiira  sver- 
gognatamciite  aateponendo  T  oltreniontana ,  vero  morbo  dei 
tempi  nostri.  Giii  i  settatori  di  qnesta  audace  scuola  horeale 
fastidiscoiio  i  lamenti  di  Filottete,  di  Mirra  ,  di  ]\Ierope. 
Essi  in  gelate  nel)bic  coiiversero  il  tepido  e  sereno  aere 
italiaiio,  in  cimiteri  i  giardini ;  tutti  evocarono  dai  regni 
dclle  tenebre  e  della  morte  gli  spettri,  le  ombre,  i  fan- 
tasmi ,  gli  scheletri ,  i  demoni ,  i  folletti ,  le  streghe ,  e  ne 
popolarono  gli  asili  della  giocondita  e  della  pace ;  accattar 
si  pensarono  le  eroiche  imprese  e  le  virtu  tra'  masnadieri , 
tra'  pirati ,  e  ncgli  ergastoli  i  tutte  suscitarono  le  meniorie 
di  un  barbaro  tempos  e  T  anima  ci  straziarono  con  or- 
rende  immagini  di  patimenti ,  di  paure ,  di  supplizj ,  di 
crudelth ,  di  ferocie  ,  come  se  tristi  e  dolorosi  abbastanza 
non  Iscorressero  all'  uomo  i  suoi  giorni ,  e  poclie  fosser  le 
lagrime  quaggiu  spremnte  dall'umana  malignita,  dalla  for- 
tuna  e  dalla  morte.  Brucerelibero,  eome  disse  un  mo- 
derno ,  Tito  Llvio  e  Montesquieu  per  conservare  una  vec- 
chia  cronica  di  Monaci  ignoranti ,  o  i  polverosi  registri  di 
un  Castellano  imperioso ,  non  curanti  clie  gli  uomini  si 
sgozzino  e  si  tradiscano,  purche  ti  svolgano  un' intarlata 
pergamena,  o  ti  facciano  udire  il  corno  da  una  torre  di- 
roccata.  E  sono  pure  Italian!  clie  coUa  voce  e  coll'  opera 
s' argomentano  di  svisare  l' italiana  Letteratura ,  e  porvi  al 
tutto  r  impronta  della  straniera  ,  degni  di  compassioue  se 
febbre  o  mania  li  go^erna !  Ah!  non  pensarono  clie  se  il 
ferro  erulo  ed  ostrogoto  taglio  le  penne  all'  Aquile  domi- 
natrici  del  Mondo ,  non  giunse  a  spegnere  nel  versato  no- 
stro  sanguc  quella  fiamma  divina  die  ci  avea  fatti  maestri 
d' ogni  bell' arte,  cd  ercdi  naturali  e  legittimi  della  gloria 
do'  Creci.  Clie  se  fra  le  strngi ,  e  sotto  la  caligine  di  tanta 
barbarie,  riniase  alcun  tempo  assopita ;  piii  bella  poscia 
rifulse  e  vendico  gli  antichi  siioi  vanti ,  null'  altro  lascian- 
done  agli  stranlcri,  chc  quello  di  aver  appreso  alia  sua 
scuola.   " 

Non  e  dunque  estinto  nell'  italiana  gioventii  il  scntlmento 
del  vero  e  del  bello.  Prenda  coraggio  1'  egregio  autore  di 
quosto  panegirico,  e  non  declinando  mai  dal  bel  sentiero, 
si  raminciiti  che  :   sic  ilur  cui  astra. 


104  APPENDICK 

In  morte  dl  S.  E.  il  conte  Alberto  Adamo  di  Neipperg, 
Elogio  detto  il  xxvi  febbrajo  1829  nella  Chiesa 
Magistrale  della  Steccata  da  Blichele  Leoni-  — 
Parma  ^   1829,  co' tipi  Bodoniani,  in  foglio. 

'^eW  Awerdmento  premesso  dall' autore  al  suo  Elogio, 
egli  dice,  clie  qiiesta  scrittura  avrebbe  avuto  bisogno  di 
notizie  piu  larghe  ed  esatte ,  d  una  forma  che  manco  senlisse 
della  precipitanza  con  die  fa  estesa,  e  quindi  che  se  ne 
fosse  difFerita  la  stampa  a  stagione  piu  matura.  Questo  era 
il  suo  proponlinento.  Ma  il  desiderio  di  non  render  vane  le 
sollecitudini  di  molti  vincendo  ( coineche  invero  a  suo  danno  ) 
que' prudentl  rispeui ;  lo  indusse  a  darla  fuora  com' e ,  senza 
perb  rinunziare  a  riprodurla  con  qualche  miglior  titolo  al- 
t  indulgenza  del  piihblico.  Egli  fa  profeta  ia  questo  suo 
Avvertimento.  II  pubblico  giudico  tale  scrittura  nel  modo 
stesso  ill  cui  I'avea  sentenziata  T  autore,  e  complanse 
della  sua  debolezza  che  si  lascio  sediirre  alle  bugiarde 
sollecitudini  dei  mold,  o  pochi,  non  curanti  della  sua  fama. 
La  rifaccia  da  cima  a  fondo ,  e  per  bel  niodo,  ove  aspiri 
realmeute  all'  indulgenza  plenaria  del  pubblico ;  il  quale  se 
accoglie  talvolta  di  buon  grado  sense  somiglianti  alle  ad- 
dotte  dair  autore ,  allorche  si  tratta  di  udire  un'  Orazione 
qualunque  recitata  dalla  l^igoncia,  le  ributta  sdegnoso  quando 
si  vuol  sottoporre  per  via  d'  impressione  al  suo  treinendo 
tribunale. 


Elogio  di  S.  E.  il  conte  Alberto  di  Neipperg  letto  da 
Ferdinando  Maestri  agli  ufficj  funebri  celebrati  nel- 
V  Oratorio  di  S.  Qidrino  dcdla  Diicale  Accadcmia 
de Filarmonici  il  2'j  marzo  1829. — Parma,  1829, 
co^ tipi  Bodoniani,  in  foglio  ed  in  8.° 

Signorilmente  impresso  e  questo  Elogio  in  ambo  le  edi- 
zioni.  Alia  niaggiore  e  premesso  il  gia  conosciuto  ritratto 
del  conte  di  Neipperg  intagliato  da  Paolo  Toschi,  ed  An- 
tonio Isac. 

Nobile ,  dignitoso ,  vero  e  il  racconto  delle  gesta  di 
questo  illustre  Personaggio.  Se  volessimo  riferirne  i  passi 
piu  iniportanti  per  facondia  ed  eleganza,  ci  sarebbe  d'uopo 
di  ristampare  quasi  per  intero  1' elogio,  perche  poco  vi 
abbiauio  rinvenuto  die  non  sia    degno    di    raolta    lode ,    e 


PARTE    ITALIANA.  TOO 

pocliissime  vi  sono  le  mende.  E  lavoro  studlato,  non  ha 
avuto  quincli  bisogno  1'  autore  di  niendicare  con  iscuse 
r  indulgenza  de'  leggitori ,  come  fece  infruttuosamente  chi 
il  precedette. 

La  Naunia  descritta  al  viaggiatore,  —  Milano ,  1829, 
dalla  Socictd  tipografica  de  classici  Italiani,  in  8." 
gr. ,  di  pag.   1 04  ,  coll'  epigrafe 

Voraere  duroi 
Exereent   coUes,    atque    horum   gsperrima  pajcunt. 
Vise. 

( Assai  nitida  e  bella  cdizione  adorna  di  sette  tavole 
litografiche  e  d  uiia  carta  topografica  in  rame. ) 

II  Un  fiume  ingrossato  da  forse  venti  fmmicelli  e  rlga- 
ti  gnoli,  un  cercliio  aaiplissimo  di  monti ,  ricoperti  in  mas- 
»/  sima  parte  di  praterie  e  di  foreste-,  colli  e  piani  e  poggi 
"  e  Valletta  senza  numei'o,  ove  tutto  verdeggia  di  belle 
"  macchie,  di  prati ,  di  cam  pi ,  di  vigne,  di  gelsi ;  alcuni 
"  romitorj ;  presso  a  venti  castelli ;  piii  di  novanta  villaggi 
»  che  tutti  possono  ammirarsi  da  soli  tie  o  quatlro  luogiii, 
»  quasi  vedette  dalla  natura  a  bella  posta  formate  per 
V  chi  e  amante  del  bello;  piu  di  quaranta  mila  abitanti 
>i  che  haano  dialetto  e  costumanze  loro  proprie ,  in  mas- 
"  sima  parte  agricoltori  laboriosissimi  che  emigrando  nella 
"  fredda  stagioiie  riportano  in  prlmavera  e  naove  cogni- 
»  zioni  ed  estero  danaro  ■■>  molte  e  molte  famiglie  di  no- 
"  bilta  antichissima  e  storica ;  vm  clero  in  generate  colto 
"  e  operoso ;  nomlni  dotti  in  gran  numero  d'  ogni  condi- 
11  zione  ....  questo  e  la  Naunia ,  qiiesto  la  Naunia 
>>   contiene   .   .   .   ". 

Per  tal  modo  il  sig.  Giuseppe  Pinamonti ,  autore  della 
pregevole  operetta  die  noi  annunziamo ,  descrive  con  ra- 
pidi  tocclii  il  soggetto  ch' ei  viiol  trattarc ;  ne  in  questo 
mirabile  cpiadro  di  agreste  natura,  clie  si  facilmente  potrebbe 
parere  abbellito,  avvi  pur  una  parola  die  non  sia  conforme 
alia  verita  piii  rigorosa.  San  Vigilio  che  t'u  vescovo  del 
Trentino,  a  cui  appartiene  la  Naunia,  scriveva  un  tempo 
a  S.  Giovanni  Giisostomo  essere  quelle  un  naturale  teatro, 
oi'f  a  moilo  di  speltucuh  sori:ono  i  casctlli  da  ogni  parte  a 
incoronare  la  vallc  ,  ed  ora  questo  aspctto  mcdesimo  arresta 


I06  APPENDICE 

ad  ogai  passo  il  viaggiatore  maravigliato ,  die  clove  aspet- 
tava  una  scena  canipestre  capace  appena  tU  rallegrare  lo 
sgnardo,  si  vede  scrgere  inaanzi  quasi  una  rivelazione  del 
medio  evo  che  sfoiza  T  intelletto  a  tornare  su  quel  tempt 
fierissimi,  non  meno  famosi  per  grandi  virtii ,  che  per 
grandi  delitti.  II  perche  e  da  lodarsi  molto  il  sig.  Pinanionti , 
il  quale  indovinando  nel  suo  cnore  il  sentimento  che  dovea 
nascere  alia  presenza  di  que'  laogiii  cosi  reraoti  dai  nostri 
nsi  e  dai  nostri  costumi ,  voile  intramraettere  alcun  cenno 
brevissimo  che  ricordasse  o  gli  avvenimenti  che  illustrarono 
quelle  contrade ,  o  gli  uomini  insigni  che  movendo  da  quelle 
rupi  divennero  coUa  gloria  delle  sciehze  o  dell'  armi  con- 
cittadini  di  tutta  I'Europa.  E  perclie  ogni  descrizione  ,  se 
anche  si  rinvigorisce  colla  storia ,  e  ancora  morta,  ove  il 
linguaggio  dell'  aninia  non  la  ravvivi  col  vero  ed  immor- 
tale  sno  faoco,  il  sig.  Pinamonti  non  ha  mancato,  quando 
la  materia  lo  acconsentiva,  d' infondere  al  suo  gentile  ar- 
gomento  quella  temperata  passione  che  sopra  ogni  virtii 
deir  ingegno  raccomanda  agli  uomini  gli  scritti  e  i  pensa- 
menti  dell' uomo.  Cosi  per  esempio,  quando  neli' appres- 
sarsi  alia  valle  gli  si  fanno  dinanzi  dite  piccole  ville  coi 
nomi  di  Meta  longobardica  e  di  Meta  teiuonica  —  QuaiUe  me- 
morie ,  egli  esclama,  quante  memorie  non  risvegUano  soli 
questi  nomi !  In  ascoltarli  semhra  ancora  vedere  due  potenti 
nazioni  rinnovare  qui  le  battnglie  accertate  da  mille  sepolcri, 
e  segnare  questi  confini  col  sang  te.  Ma  il  tempo  e  passato 
sopra  ogni  cosa ;  anclie  il  Dio  Termine  ha  dovuto  cedergU , 
e  le  stesse  nazioni  si  sprofondarono  sotto  la  terra,  per  la 
quale  combatterono  tanto.  E  altrove  parlando  di  due  castelli, 
dei  quali  piix  non  si  scorgono  nemmeno  i  vestigi,  la  sua 
mente  e  tratta  al  piii  afFettuoso  riscontro.  Etiam  periere 
ruinoi !  Egli  dice :  /  castelli  cadono  sotto  la  mano  del  tempo, 
e  pill  non  risorgono  :  le  umili  capanne  non  sono  meglio  rispet- 
tate ,  ma  la  paziente  industria  del  contadino  le  riedifica  il 
pill-  delle  volte,  perche  egli  trova  dolce  il  vivere ,  dove  i  snoi 
padri  vivevano.  Ne  meno  commovente,  benche  piu  ardito, 
e  queir  altro  passo ,  in  cui  1'  autore  ne  conduce  al  santua- 
rio  di  S.  Romedio ,  e  dopo  averne  descritta  la  via  disa- 
strosa,  ma  piena  di  dolce  melanconia,  semhra  quasi  arre- 
starsi  a  meditare  suUa  sua  situazione.  Si  sente  propria 
che  vassi  ad  un  romitono ,  e  i  piii  sublimi  peiisieri  affol- 
landosi   a'la   mente ,  avvertono    che   V  uomo  piccolo  e  debole 


PARTE    ITALIANA.  107 

anilrcbbe  smnrrito  neW  iinmensita  dcUa  ruttura ,  se.  Dio  non 
(ivesse  posto  in  lid  qualchc  cosu  ill  piu  grande  ancora  chc 
r  universo ! 

Noi  non  possiamo  moltiplicare  in  sifTatte  citazioni  ,  nia 
i  leggitori  troveranno  ad  ogni  tratto  il  conforto  cU  sonii- 
glianti  seiitenze ,  e  se  alcuna  volta  dovramio  lagnarsi 
che  lo  stile  riesca  alquanto  disuguale  e  quasi  negletto , 
non  manchera  mai  a  compensarli  queir  aurea  semplicita 
e  quel  candore  che  gia  sembrano  quasi  alFatto  sbanditi  dai 
libri.  Le  sette  tavole  litografiche  le  quali  rappresentano 
con  fedelta  alcune  fra  le  plu  belle  vednte  della  valle  , 
accrescono  pregio  a  questa  edizione ,  e  la  carta  topografica, 
che  disegna  con  tutta  esattezza  i  paesi  descritti ,  e  lavoro 
assai  notabile  e  degno  di  grandissiraa  lode.  Quello  pero 
onde  vogliamo  principalmente  commendare  questa  scrittura , 
e  r  infinita  carita  della  pati-ia ,  che  si  manifesta  eviden- 
tissima  in  ogni  parola ,  e  tnttavia  precede  cosi  schietta  e 
sincera ,  che  nessun  viaggiatore  avra  mai  a  dolersi  di  ea- 
sere  stato  deluso   nella   sua  aspettazione. 

E  la  stanipa  medesima  di  questo  bel  volumetto,  e  tutti 
i  fregi  che  la  dlstinguono,  sono  audi' essi  un  altro  mo- 
numento  di  si  nobile  ailetto,  che  ha  voluto  erigere  a  pro- 
pria spese  r  illustre  sig.  Consigliere  Aulico  cavaliere  De 
Torresani ,  il  quale  con  tanto  consenso  di  pubblica  ap- 
provazione  auimiaistra  la  Polizia  generate  del  regno  Loin- 
bardo. 


II  nuovo  teatro  di  Parma  rapprescntato  con  tavole 
intagUatc  ncllo  studio  di  Paolo  Toschi  e  descritto 
per  brevi  cewu  da  G.  B.  N.  —  Parma,  1829, 
CO  dpi  Bodoniani,  in  foglio  grande,  carta  vclina. 
Franchi  8. 

Veramente  splendidissima  e  questa  edizione,  benclie  sla 
posta  a  si  mite  prezzo,  veramente  dcgnissinia  deirAugusta 
Sovrana  a  cui  si  deblie  1"  innalzamento  di  cost  suutuoso, 
nobile,  elegante  edilizio,  che  mcrita  a  ragione  di  essere 
collocato  tra'  piii  lodati  della  moderna  architettura. 

h  dedicata  dal  celcbre  inlagliatore  Paolo  Toschi,  onore 
della  sua  patria  e  d"  Europa  ,  al  Barone  Lucio  Bolla  Po- 
desta  di  Parma.  Alia  dedicatoria  succede  un  Awcrtimento 
intorno    alio    scopo    di    qu€sto  libro.    Dope    1'  Avverdmcnto 


I08  APPENDIOE 

viene  la  descrlzlone  in  tlodici  facclate  precediite  da  un 
titolo  speciale ;  essa  dicesi  scrltta  da  G.  B.  Nicolosi.  Indi 
si  trovano  otto  tavole  numerate  ,  intagliate  molto  accura- 
tamente  in  rame ,  e  precedute  dalla  Veduta  prospettica 
del  Teatro.  La  prima  e  la  seconda  lianno  ciascuna  naa 
spiegazione  in  foglio  separato.  Queste  due  contengono  VJco- 
nografia  s^enerale  del  plan  terreno  e  del  primo  piano ;  la  terza 
r  Ortografia  interna  ,  e  la  facciata  del  Teatro ;  la  quarta 
le  Sezioni  del  Salone  ( che  e  magnifico ,  egregiamente  di- 
pinto  ed  ornato  con  finissimo  gusto )  i  la  quinta  i  Fartico- 
lart  delta  Volta  del  Salone ;  la  sesta  la  Sezione  parziale 
delta  Platea;  la  settiuia  la  Volta  delta  Platea ;  e  i'ottava  il 
Sipario. 

Ritornando  alia  descrizlone  diremo,  clie  essendoci  questa 
venuta  tra  mani  al  primo  nostro  giugnere  in  Parma  avanti 
di  aver  veduto  quell'  ediiizio ,  e  dopo  averne  udito  molto 
sfavorevoli  giudizj  durante  la  nostra  momentanea  fermata 
in  Piacenza,  ci  parve  dettata  da  un  soverchio  amore  di 
patria.  Veduto  poscia  il  teatro  e  minutamente  esaminatolo 
in  ogni  sua  parte ,  niuna  esagerazione  trovammo  in  questo 
scritto;  e  dovemmo  conchiudere  non  essere  que'  giudizj  che 
un  niiserabile  dettato  dell' ignoranza  o  dell'invidia,  che  dile- 
guasi,  come  per  vento  nebbia ,  davanti  il  lampo  della  piu 
imparziale  verita.  Non  negheremo  che  non  s'  incontri  nei 
partlcolari  di  quella  gran  mole  qualche  inavvertenza,  che 
sarebbe  giovato  T  evitare  per  renderla  perfetta ,  ma  qual 
e  opera  umana  che  si  possa  chiamar  tale  ?  Vbi  pliira  ni- 
tent  .   .  .  non  ego  ,  ecc. 

Lodiamo  col  signor  Nicolosi  che  il  plttore  Azzi  per 
r  argomento  della  sua  tela ,  volgarmente  delta  Comodino , 
abbia  preferito  di  rappresentarci  luoghi  e  costuini  del  nosti-o 
bet  paest  d'  Italia ,  anziclie  andare  tra  ghiacci  e  sotto  un 
del  nubiloso  a  ritrarre  la  natura ;  ma  ci  pare  non  ostante 
che,  senza  ch' ei  siasi  trasferito  al  polo  glaciale ,  abbia 
soffiato  costantemente  sul  suo  pennello  una  si  gelata  tra- 
montana  che  quasi  non  ci  sia  panto  di  questo  lavoro  che 
non  dia  segno  d'  ingratissima  freddura.  Ma  grnn  compenso 
a  questo  gelo  la  ritrovi  poi  nel  Sipario  del  Borghesi  tutto 
pieno  di  vita ,  di  calore ,  di  fuoco ,  spleudentissimo  per 
invenzione,  per  colorito ,  per  dottrina  pittorica.  Vada  lieta 
la  bella  Parma  di  questo  suo  giovine  artista ,  che  ci  ri- 
corda  i  tempi  del   Parmigianino  e  della  sua  scuola. 


PAHTE    ITVLIANA.  IO9 

Lc  isole  dclla  lagiina  di  Venezia  ,  rappresentate  e  de- 
^scritte.  —  Venezia,  1829.  Finora  il  fascicolo  1° 
Chi  ha  vediite  una  volta  le  isole  die  circonrlan  Venezia 
non  puo  certamente  obljliarle  inai  piii ;  tanta  e  la  bellezza 
che  loro  cliecle  la  natura ,  e  tanti  sono  gli  oggetti  ciie  le 
racconianJano  alia  nostra  memoria.  Pero  e  ragionevole  la 
nieraviglia  dell'  editore  signer  Alessandro  Zanetti ,  che  uiuno 
abbia  niai  toko  a  descriverle  tiitte  con  quella  diligenza  di 
che  sono  degne ,  e  solo  se  ne  trovi  fatta  ricordanza  ia 
alcune  opere  a  tutt'  altro  fine  dirette.  Pero  si  projjose  egli 
di  pubblicai'le  in  dodici  distribuzioni ;  e  gia  ne  abbiamo 
dinanzi  la  prima,  la  quale  comprende  le  isolette  di  San 
Micliele,  di  S.  Lazzaro  e  di  S.  Clemente ,  ed  e  im  buoa 
saggio  deir  opera.  L'  isola  di  S.  Lazzaro  fu  descritta  dalla 
ch.  signora  Giustina  Renier  Michiel ,  autrice  delle  Feste 
i'cneziane ,  e  noi  desideriamo  die  non  siano  scarse  le  sue 
descrizioni.  E  necessario  die  nei  libri  di  questo  genera 
Tcrudizione  non  si  disgiunga  dal  sentiinento.  «  Forastiere 
( ella  dice ) !  Allorche  ti  ricondurrai  alia  tua  patria  e  nar- 
rerai  quanto  hai  vedato,  non  dimentica  di  aver  trovato 
un  monastero  di  asiatici  ed  una  tipografia  orientale  in  una 
delle  piccole  isole  di  questa  un  giorno  si  celebre  e  si  de- 
cantata  repubblica.   " 


La  Statilegia ,  ossia  nuovo  metodo  cT  insegnare  a  leg- 
gere  in  brevissimo  tempo ,  analizzato  ed  applicato 
alia  lingua  italiana  did  Ras^ioniere  Lodovico  Giu- 
seppe Crippa.  —  Mila/io ,  1029,  dalla  tipografia 
Ri volta,  pag.   24. 

Nei  secoli  dell'  ignoranza  e  della  harbarie  si  sarebbe , 
alia  vista  dei  uiirabili  lisultamenti  di  cotesto  metodo,  gri- 
dato  alia  magia  :  fra  noi  si  e  gridato,  senza  volerlo  prima 
conosccre,  all' impostura.  Pero  il  dispregio  e  le  beflfe  il 
colpirono  nei  suo  uascere,  ed  annunciato  fin  dall' agosto 
dello  scorso  anno,  si  rimase  linora  neiroblio.  Ma  chi  non 
sa  come  il  volgo  sia,  o  per  indolenza  o  per  forza  di  co- 
stume, ritroso  ad  ogni  Ijclla  novita ,  e  scliifo  torca  il  viso 
da  clii  gli  si  accosu  per  fargli  del  bene  i  talche,  a  riit- 
etirvi,  d' uopo  e  sovente  usargli   violenza' 

Al  iulgar  dtbile  ingegno 

Sempre  il  noio  c/i'e  grarule  appar  menzogna. 


IIO  APPENDICE 

Cosi  dal  Parini  cout'ortato  resse  il  sig.  Crippa  alie  iiinlc 
accoglienze  fatte  al  suo  annuiicio ,  e  come  clii  persiiaso 
di  sua  niissione  non  cura  umaiii  riguai\li,  e  tranquillo 
prosegue  ia  suo  viaggio,  distese  e  publilico  la  dicliiara- 
zione  del  nuovo  nietodo  da  essolui  proposto,  rimettendo 
air  irresistibile  forza  del  vero  il  far  le  sue  parti ,  ed  il 
rispondere. 

Ecco  dunque  con  raro  esempio  di  disinteressc  svelato 
nn  ritrovameiito  di  cui  il  sig.  avvocato  Laffore  fatto  avea 
un  venale  mistero;  e  cio  coinpensi  in  parte  lo  svantaggio 
che  noi  potremmo  avere  ove  si  ponesse  a  confronto  1'  itir 
grate  trattaniento  che  quel  metodo  eblie  fra  noi  ed  il  tras- 
porto  d' ammirazione  con  cui  venne  in  Francia  rlcevuto, 
tostoclie  il  sig.  Francoeur,  uiembro  dell' Istituto  di  Parigi, 
ne  diede  notizia  con  sua  relazioiie  del  febbrajo  1828 
alia  Commissione  d'  incoraggiaiiiento  dell'  istruzione  ele- 
mentare.  Clie  se  nell'  annuncianie  la  pubblicazione  ci  gode 
I'animo  sopramniodo  per  quell' amoi^e  che  ne  scalda  per 
ogni  utile  vero,  ci  reca  non  ineno  di  maraviglla  la  somma 
semplicita  dell'  idea  primigenia  da  cui  quest'  inslgne  ritro- 
vauiento  scaturi.  =  Perche  si  vorra  nel  rilevar  le  conso- 
nanti  spiccate ,  onde  awiarsi  al  leggere ,  pronunziarle  altri- 
menti  da  quello  che  suonano  congiunte  nella parola? ■='Ecco 
la  riflessione  su  cui  poggia  il  metodo.  Di  qui  un  ben  me- 
ditato  studio  suUa  forniazione  e  suU'  analogia  delle  artico- 
lazioni ,  e  percio  una  nuova  divisione  e  disposizione  dei- 
I'alfabeto,  una  nuova  denomlnazione  delle  consonant!  non 
piii  arlntraria  e  convenzionale ,  ma  dedotta  dall'  intrinseca 
natura  dei  suoni  e  delle  articolazioni  (^vocali  e  consonand) ; 
di  qui  una  nuova  e  semplicissuna  teoria  delle  articolazioni 
composte,  spontaneamente  emersa  ;  di  qui  tolto  il  bisogno 
del  compitare ,  si  molesto  perche  assurdo  ed  in  continua 
contraddizione  tra  i  mezzi  ed  il  fine ,  tra  la  causa  e  1'  ef- 
fetto  ,  tra  1'  insegnaniento  precedente  e  la  successiva  ap- 
plicazione  di  esso ,  tra  1' opera  dell' arte  e  quella  della 
natura ;  di  qui  una  regola  semplice  ed  unica ,  applicabile 
a  tutti  i  casi ,  per  dividere  prontamente  ed  esattamente 
qualunque  sorta  di  parole  in  slllabe  •,  di  qui  in  fine  spianata 
ogni  dillicolta  ortografica ,  e  fatto  il  leggere  opera  del  sem- 
plice atto  di  pronunziare  le  articolazioni  unite  ai  suoni  , 
quali  separate  si  apprese  a  pronunziarle.  La  quale  osser- 
vazione,  a  chi  ben  ponga  iiiente,  basta  per  sc  sola  a  rcndere 


I'AUTE    ITALIAN  \.  ]  1  1 

agevolmente  credlbili  gli  effetti  die  dalla  Statilegia  si  otten- 
t'ono,  tolia  essendo  la  vana  occupazioae  di  avere,  secondo 
il  veccliio  metodo ,  a  coiioscere  le  coiisonaiiti  ad  un  niodo 
per  poi  valerscne  ad  un  altro,  e  toltc  ad  un  tempo  tutte 
le  dublnezze  die  nella  formazione  delle  sillabe  iie  veni- 
vaiio,  con  grave  dispendio  di  fatica  e  di  tempo  e  con 
soninio  fastidio  dell'  aUinuo. 

Tutto  cio  e  con  molta  precisione  dimostrato  nel  modesto 
opuscoletto  del  sig.  Crippa,  il  quale  se  noa  ha  11  vaato 
d'  essere  stato  V  inventore  del  nuovo  metodo ,  ha  pero 
quello  di  averlo  saputo,  da  alcuni  cenni  ottenuti  a  voce, 
interpretare ,  e  merce  di  giudiziose  e  sagaci  considerazioni 
ridurre  le  quasi  presentite  idee  ad  un  conveniente  siste- 
matico  sviluppamento,  e,  superando  tutte  le  dirticolta  che 
nel  generalizzare  le  sue  teone  devouo  certamente  esserglisi 
afFacciale,  fame  Tapplicazione  alia  lingua  nostra.  Con  die 
venae  ad  adempiere  al  voto  die  la  reale  Accadeniia  delle 
Scienze  di  Torino  formava  nel  rendere  puljblico  conto 
(aprile  i8a8  )  delle  mirabili  prove  di  questo  metodo 
reiterate.  Quello  pero  die  il  sig.  Crippa  con  nessuno 
divide,  si  e  (  amiamo  ripeterlo)  il  merito  di  aver  genero- 
snnicnte  sagriiicato  alia  publjlica  uiilita  il  fortunato  friuto 
delle  sue  invesiigazioui ,  e  di  avere  rivendicato  con  virtuosa 
lealta  V  onore  della  scoperta  al  verace  sue  autore  tosto 
che  n'  ebbe  cognizione.  Deve  questl  aver  fornito  non 
solo  i  principj  della  Statilegia  al  sig.  Laflbre ,  ma  bea  an- 
che  le  luminose  idee  per  V  istruzione  de'  sordi-nati  al  sig. 
abate  di  Lepee,  che  di  lui  fa  cenno  nelle  sue  opere ,  e, 
pagato ,  se  non  dal  secondo,  dal  prlmo  certamente,  di 
scortese  silenzio,  par  die  voglia  di  nuovo  confermarci 
come  i  dotti  di  Francia,  mentre  sono  sagacissiini  nel  ri- 
volgere  alP  increiuento  d' ogni  utile  od  amena  disciplina  in 
un  colle  loro  le  faticiie  degli  stranieri,  ottusi  alquanto  si 
uiostrino  bene  spesso  nel  ricordare  i  nomi  di  questi.  E 
ua  cosi  fatto  autore  Corrado  Amman,  medico  Olandese , 
die  stampo  per  la  prima  volta  in  Amsterdam  (1692)  ua 
libretto  intitolato  =  Surilus  loqueiis,  sen  inclliodus  qita  qiii 
surdus  muus  est  loqui  discerc  possit,  =  Volendo  e<»li  del 
suo  metodo,  dicui  fatto  avca  fclice  sperimento,  dar  con- 
tezza,  svolge  coa  profondissimo  discorso,  in  queir  opu- 
scolo,  la  natura  della  voce,  qnell.i  delle  lettcre  e  la  ma- 
uiera  di  prouunziarle :  posto  il  solcune  priutipio  die  Icgcre 


113  APPENDICE 

est  literas  successive  tantwn  pronunciare ,  e  posta  la  solenne 
distinzione  dei  suoni  e  delle  articolazioni  {K'oce.s  et  spiritus), 
suggerisce  una  nuova  divisione  dell'  alfabeto ,  lo  ordina  se- 
condo  la  naturale  fonnazione  delle  lettere,  ragiona  intorno  alia 
riunione  delle  articolazioni  e  dei  snoni ,  ed  insomma  espone 
con  tanta  esattezza  ed  evidenza  le  teorie  del  nuovo  lue- 
todo ,  die  di  necessita  ne  discende  la  conseguenza  che  le 
trilustri  vigilie ,  onde  il  sig.  avvocato  LafFore  si  die  vanto 
nel  cospetto  di  Francia ,  e  delle  quali  il  huon  sacerdote  di 
Temi  chiese  da'  suoi  nazionali  ed  ottenne  si  larga  niercede 
di  gloria  e  di  danaro,  altro  non  sieno  che  11  frutto  spon- 
taneo  della  lettnra  del  surdus  loquens ,  e  specialmente  nella 
seconda  edizione  (  Leida  1727),  affinche  per  avventura  si 
vedesse  il  benemerito  Olandese  destinato  a  risorgere  prima 
in  Francia  coll'  opera ,  indi  in  Italia  col  nome. 

Ma  sia  che  vuolsi ,  chiunque  tenga  in  pregio  i  progress! 
deir  incivilimento  non  potra  al  certo  dissimulare  a  se 
stesso  i  beneficj  d'  vin  metodo  che  rendera  universale 
I'arte  del  leggere.  Lo  stato  delle  nazioni  va  di  pari  passo 
coUa  coltura,  e  1' alfabeto  fu  sempre  il  piu  potente  neinico 
della  barbarie.  E  tanto  piii  merita  cotesta  utile  novita  di 
trovar  grazia  presso  ogni  gentile  persona  nelle  nostre  pro- 
vincie ,  ove  la  pubblica  istruzione ,  e  specialmente  1'  ele- 
mentare  e  dalla  Sovrana  beaeficenza  con  ogni  maniera  di 
provvide  instituzioni  protetta,  delle  quali  gia  sentono  le  piii 
umili  classi  del  popolo  gli  utili  efFetti.  Ne  vogliarao  in 
questo  proposito  tacere  come  la  Statilegia  potrebbe  soprat- 
tutto  nelle  scuole  di  campagna  con  vantaggio  introdursi, 
ove  gli  allievi  impediti  or  dalla  stagione  invernale,or  dai 
bisogni  rurali  di  giovarsi  di  una  continuata  istruzione ,  sono 
costretti  d' interniettere  tratto  tratto  lo  studio^  talche  dal- 
r  una  all'altra  ripresa  dimenticando  Timparato,  trovansi 
quasi  sempre  da  capo.  11  che  riesce  a'  principianti  funesto, 
che  dalle  stesse  difficolta  lungamente  stancati,  e  dal  poco 
profitto  scoraggiati  prendono  lo  studio  in  fastidio  ed  av- 
versione. 

Noi  lasciamo  al  filosofo  le  dotte  meditazioni  suU'  inven- 
zioue  e  suUa  formazione  del  linguaggio  articolato,  alle  quali 
potra  la  teoria  di  questo  nuovo  metodo  condurlo ,  ed 
amiamo  piuttosto  che  altri  con  noi  pensi  ai  vantaggi  di 
esso  immediati,  e,  per  cosi  dire,  popolari.  Ne  fia  questi 
sono  ultiini  il  ievar  via  per    sempre    da    quella    cara    eta 


PARTE    ITAtlANA.  Il3 

deir  Innocenza  e  della  giovialita  ogni  tristo  seme  di  noja 
e  cU  stento,  cd  il  fur  si  die  il  noine  di  scuola,  gia  di  si 
formldato  augiirio  a' fanciuUi ,  or  giadito  siioni  e  scevro 
d'  ogni  idea  di  dillicolta  e  di  fatica.  E  non  e  pure  a  ta- 
cersi  come  col  favore  dcUa  Statilegia  potranno  oniai  essere 
ammessi  ai  vantaggi  del  saper  leggere  anclie  gli  adulti 
cui,  mancata  essendo  la  prima  educazione,  rinunziato  gia 
vi  aveano ,  come  a  cosa  per  la  sua  difficolta  inaccesslbile 
ad  un'  eta  matura.  Senza  pretendere  di  trasformare  il  volgo 
in  un  popolo  di  dotti ,  senza  dire  come  si  scliiuda,  uierce 
della  lettura,  ad  una  moltitudine  di  persone ,  morte  ai  privi- 
legi  degli  esseri  pensanti,  una  sorgente  di  sconosciuti  piaceri 
e  di  nuove  seusazioni ,  e  loro  si  procacci  un  efficace  mezzo 
di  dirigersi  all' utile  ed  all' onesto,  tenendole  lontane  dalle 
distrazioni  a  cui  s'  abbandonano  o  per  ingannare  la  noja 
di  un' oziosa  ignoranza,  o  perche  nell' ozio  stesso  e  nella 
niancanza  d'  idee  piii  si  fanno  gagliarde  sentir  le  passioni ; 
chi  non  vede  come,  col  rendere  I'arte  del  leggere  di  si 
agevole  possedimento ,  potra  trovare  una  guarentigia  1' in- 
teresse  di  que'  disgraziati  clie  ora  mancandone  sono,  nelle 
contrattazioni  scritte  cui  pe' lore  aiFari  intervengono ,  del 
continuo  esposti  alia  frode  ed  alle  insldie  di  clii  voglia 
abusare  dell'  ignoranza  loro  'f  Pericolo  ,  contro  il  c{uale  non 
bastano  sempre  i  provvedimenti  di  legge  e  le  lormalita 
da  essa  richieste.  Questi  soli  vantaggi  sono  di  tanta  evi- 
denza  clie  ognuno ,  il  quale  abbia  flor  di  senno ,  e  co- 
stretto  ad  applaudire  a  si  preziosa  novita.  Possa  pertanto 
la  Statilegia  metter  radice  ancbe  fra  noi ,  ed  universalmente 
propagarsi ,  e  sia  questo  il  voto  d'  ogni  persona  ainica  del 
pubblico  bene !  Clie  se  gli  anticlii  popoli  riconoscenti  dei 
vantaggi  che  arreca  la  scrittura ,  consegnarono  ad  eterna 
fama  il  nome  de*  loro  fondatori  clie  dato  lor  aveano  1'  al- 
fabeto ,  non  c  men  degno  di  un  tributo  solenne  di  gratl- 
tudine  chi  mirabilmente  agevolando  1'  arte  del  rilevare  lo 
scritto,  e  percio  di  valersene,  preparolla  a  divenire  uni- 
versale, ne  sia,  per  la  sua  parte,  di  questa  gratitudine 
fraudato  anche  colui  die  primo  fra  noi  1'  introdusse. 


£ibL  kuL  T.  LV. 


114  APP.    PARTE    ITALIANA. 

Le  attratuve  dell  infanzia  e  le  dolcezze  delV  amore 
materno ,  di  L.  F.  Jaaffret.  Prima  versione  itallana 
di  Francesco  Gandini.  Seconda  edizione.  —  Cre- 
mona^  1829,  dcdla  tipografia  de  fratcUi  Manini. 

or  iiHllj  del  Jauffret  sono  pieni  di  afFetto,  di  belle  im- 
tnagitii ,  di  ginste  osservazioai.  Noa  sono  seaipre  seiiipli- 
cisslmi,  ne  sempre  natnrali ,  ma  possono  perdoiiarsi  facil- 
meiite  alciuii  piccioli  nei  dove  il  libro  nel  siio  complesso 
e  buono  e  rispoiidente  alT  intenzione  dell'  autore.  A.  noi 
per  esempio  non  piace  clie  un  giovinetto  vedendo  l'  al- 
Joro  piantato  da'  snoi  geiiitori  ricordi  la  valle  di  Tenipe  e 
le  spoiide  delPeneo^  ma  qnelF  idillio  ci  sembra  iiondimeno 
assai  bello  e  pieao  di  sentimento.  Non  ci  par  vcrisimile 
clie  un  fancluUetto  il  quale  coile  sue  picciole  mani  intrec- 
cia  a  stento  un  paniere  di  vimini ,  paragoni  la  rugiada  a 
perle  inargentnte ,  ma  chi  vorra  dire  clie  nel  restante  di 
quel  breve  idillio  non  si  trova  una  incantevole  sempliciia? 
Pero  fu  bello  il  consiglio  del  sig.  Gandini  di  tradar  questo 
libro;  e  noi  annunciamo  e  raccomandiamo  assai  volen- 
tieri  qn.esta  ristampa  della  sua  lodevole  versione. 

V  A  R  I  E  T  A. 


ARCHEOLOGIA. 

kDopra  un  anello  Longobardo  e  suit  origine  del  titolo  di 
Marchese ,  Dissertazione  di  Sebastiano  Ciampi.  —  Tra  i  mol- 
tissimi  cimelj  degni  delta  stima  degii  arclieologi  e  tra  le 
rarita  conservate  dal  sig.  marchese  Gian  Giaconio  Trivulzio 
e  r  anello  d'oro,  del  quale  presento  qui  il   disegno. 


e  che  nel  rifare  i!  pavimento  della  chiesa  di  S.  Ambrogio  in 
Milano  fu  trovnto  dentro  una  cassa  di  pietra   contenenle  i 


VARIETA.  II^) 

rest!  d' un  cadavere  e  varj  oggettl  ad  esso  spettanti,  cioe 
un  pettine,  le  forbici ,  nnii  lancia ,  lo  stocco,  la  sciabola, 
gli  sproni  ed  una  crocetta  a  qiiattro  spicclii  di  soitilissima 
laminetta  d' oro  a  somiglian/a  del  talco.  Da  quesii  arncsl 
e  niaaifesto  che  quel  sepolto  era  un  cavaliere  o,  come  dl- 
ceasi,  un  milite.  In  fatti  il  pettine  e  le  forbici  indicano  il 
governo  del  ca\aIloi  Inncia,  sciabola  e  stocco  ne  sono  le 
armi;  gli  sproni  spiegano  I'atto  del  ravalcare;  Tanello  la 
digniia  i  la  croce  Toggetto  della  milizia  a  cui  il  milite  era 
addetto  o,  se  vuolsi,  la  professione  della  fede  cristiana. 
Essere  egli  state  longobardo,  mc  lo  fa  credere  1"  iscrizione 
che  e  intorno  alia  figiira  del  cavaliere  nelT  anello  effigiato, 
la  quale  in  lettere  latine  dice  cosi:  MARCHE  BADVSVIV: 
la  voce  Marche  nclla  sua  radice  e  celtica,  e  poi  diventata 
teutonica  ed  era  alemanna,  e  come  vedremo,  con  poca  va- 
riazione  e  anclie  italiana.  Nella  lingua  de'  Celti,  per  testi- 
nionianza  di  Pausania  (in  Phocicis ,  cap.  19)  M'Ji;^v.xv  si- 
gnifico  cavallo  i7:z'j)v  to  oyojict.  jjixpv.xv  ltto  twv  v.i?.TU'v  equo- 
rum  nomen  Marka  apud  Celt  as  i  e  Tpiuxpv.iGtxv  un  corpo  di 
mille  cavalieri  (i).  Nella  lingua  franco-gallica  ed  alemanna 
de'  tempi  di  mezzo  si  trova  nei  derivati  di  quella  voce  un 
senso  analogo  al  datole  da  Pausania  (2). 

Nei  capitolari  di  Carlo  il  Calvo  (apud  Silvacum,  c.  XIII ) 
Morascakus  e  prcrftctus  vel  curator  equorutn,  ed  anclie  coc- 
chiero.  In  una  legge  alemanna  tit.  79 ,  leg.  iv.  =  Si 
Mariscalcus  qui  super  xii  CabaUos  est,  occiditur ,  xl  solidis 
contponatur.  I 

(l)  11  Facio  osserva  clie  il  Camprario  in  vece  di  Mapxav  e 
rpi/jyfy.'t'yiav  vuo!  che  si  legga  McJppav  e  Tpi/japoiaiav ,  e  adotta 
quesie  lezinni  suH'  autor.ta  del  codice  di  Mosca.  I\la  sircotne 
diceasi  Mdhre  e  March  e  Marach  dai  Longohardi  ,  dai  Fianco- 
galli  e  dagli  Aieiuanni  ,  Mar  dagl'  Islandesi  ,  cosl  pote  dir«i 
Mctpxa/  o   Mappac   dai    Celti    per   dialetco   loro. 

«  Marc<'ii)nnni  dicuntor  a  Marca  ,  quod  equum  significat. 
Equorum  sou  stabuli  iDaglstrum  MarcksulUr  etinni  nunc  appel- 
lauuis  ,  et  er[tiituni  pia:ff ctuiu  Marckgrafen  ;  niditaris  eoim  di- 
gnilas  et  oflit.ii  nonien  est  iHrtiiiicjue.  >>  (  V.  Scolia  Jacobi  Spie- 
grlii  in  Vll  iibruiii  Austriados  Richnrdi  Bartolini  pcrusini.  Haa- 
novii«  ,    1619,   in   collecr.   Justi    Reuherii.  ) 

(a)  Cosi  uel  Dizionano  tedesco  di  Adelung  Walire  caballus  , 
cquus.  Coiif.  March  imo  et  Marach  leguni  allcm.  et  bavaric. 
UUndice  Mar  Pausania  tfste  eqiuun  vocabaiit  IMapxai'.  Conf. 
Mnrichal   Mariscatco  ,  Marstall  Stabutuui  aulicum  equurum. 


rro  VARIETA. 

Nella  lingua  tedesca  moclenia  Marsch  significa  avaiiza- 
niento,  cammlno  di  esercito  ;,  Imperciocche  presso  gU  aii- 
tichi  Nordici  gli  eserciti  per  la  maggior  parte  si  compo- 
neano  di  cavalleria ,  donde  ne  venne  il  marcher  del  Fran- 
cogalli  ed  il  marciare ,  e  la  marcia  degl'  Italiani ;  nel  qual 
senso  i  Latini  del  buon  tempo  dissero  equitare ,  i  Latini 
bassi  caballare  e  cabaiicata ,  gl'  Italiani  cavalcnre  e  caval- 
cata  la  significato  di  scorrere  od  invadere  o  di  procedere 
con  esercito  contro  il  nemico. 

La  voce  Mark  ha  pure  un  altro  significato  che  a  prima 
vista  sembra  essere  afFatto  diverso  dal  precedente  ;,  anzi  diro 
meglio,  ha  pure  altri  sensi ,  e  sono  : 
Mark      i."  Signiim ;  Anglosaxonice  Mearc ;  Persice  Marz. 

2.°  Confines.  Apud  Keronem  (8.^'  Saeculi )  Marcho, 
3.°  Locus  et  regio  notata  Signo  confinium.  Marca. 
4.°  pondus  signatum.  Marca. 
Dal  significato  del  n°  i.°  hanno  anclie  gl' Italiani  Marchiare , 
Marcare  e  Marca.,  cioe  notare,  improntare,  segnare,  im- 
pronta ;  del  n."  2.°  e  del  n."  3."  Marca,  paese ,  contrada  ; 
come  la  Marca  d'Ancona,  di  Treviso,  ecc. ;  dal  n.°  4.° 
Marca  e  Marco  e  Marchia  in  senso  di  moneta. 

Se  mi  si  domandasse  come  sia  avvenuto  che  dalla  parola 
March  o  Mcirkan  cavallo  siano  derivati  gli  altri  significa- 
ti ,  risponderei  cosi : 

E  noto  che  anticamente  il  bestiame  costituiva  e  rappre- 
sentava  la  ricchezza  degli  uomini.  Quindi  e  clie  allor  quando 
s' incomincio  ad  improntarsi  od  a  marchiarsi  la  moneta, 
che  era  la  rappresentazione  delie  ricchezze ,  vl  si  rappre- 
sentb  ora  una  pecora,  ora  un  bue,  ora  un  cavallo,  e  come 
dal  pecude  impressovi  ebbe  nome  pecwiia ,  e  dal  numero 
de'  buoi  che  la  moneta  rappresentava  fu  detta  decabeo , 
icosabeo,  ecc,  cosi  da  March,  cavallo,  fu  detta  Marca. 
E  di  fatto  anche  a  Napoli  e  una  moneta  chiamata  cavallo, 
perche  forse  in  principio  ebl)e  T  impronta  di  questo  ani- 
male ,  come  gia  T  ebbero  le  monete  della  Tessalia  e  della 
Macedonia. 

Segnata  una  volta  la  moneta  con  1'  impronta  del  cavallo, 
e  percio  chiamata  Marca,  questo  nome  divento  sinonimo 
di  segno,  e  se  ne  fece  il  verbo  Marchiare  o  Marcare,  come 
in  latino  T  impronta  incisa  negli  anelli  e  nella  moneta  prese 
il  nome  di  segno  e  sigillo ;  donde  venne  il  verbo  sigillare., 
signare ,  aes  signatum,  vocaboli  equivalenti  a  marcare  ed 
a  marca. 


VARIETA.  II- 

Peixlie  i  confini  e  le  sepai-azioni  delle  terre  ,  de*  paesi , 
iU'2,li  Stati  sogliono  indicarsl  da  un  segno,  da  un'arme, 
liirono  denominate  MarcJie  i  confini,  cioe  segni  del  confine  i 
ed  estensivanieiitc  presero  nome  di  Marche  i  territorj  con- 
teniiti  dentro  certi  confini.  Innunierabili  passi  di  antichi 
scrittori  de'  tempi  di  mezzo  potrei  portare  a  conferma  di 
questo  significato  della  parola  Marca;  ma  basteranno  alcuni: 
f  Herioltluis  rerum  gerendaruoi  nimis  cupidus  condictam 
et  per  obsides  firmatani  pacem  rupit ,  incensis  ac  direptis 
aliquot  Normannorum  villis.  Quod  audientes  filii  Godefridi, 
contractis  subito  copiis  ad  Marconi  Acniunt ,  et  nostros  in 
ripa  Egidoroe  fluminis  sedentes  ,  ac  nihil  tale  opinantes , 
transit©  flumine,  adorti  castris  exuunt,  eisque  in  fugam  actis 
cuncta  diripiunt  ac  se  cum  omnibus  copiis  suis  in  castra 
recipiunt.  "   (Annal.  Rerum  gestar.  a  Ludov.  Pio  an.  838  ). 

/'  Qui  trans  Ligerim  manent  atque  in  Hispaniam  profi- 
ciscl  debent,  montes  pyrenasos  Marcam  esse  cognoscant. 
(  Sirniondi  Notce  ad  cap.   Caroli  Calvi.) 

<'  Volumus  proxima  asstate  exercitum  nostrum  ad  Mar- 
chani  nostram  niittere ,  ut  ibi  praeparatus  sedeat  donee  vos 
mandetis  quando  promovere  debeat.  "  (  Epistola  Einhardi 
quae  est   39.) 

A  custodire  queste  Marche  o  confini  erano  destinatl  conti , 
duclii  ed  altri  grandi,  e  talvolta  anche  de' semplici  co- 
mandanti  d'  arnie ,  i  quali  aveano  sotto  gli  ordini  loro  buon 
numero  di  soldatesche  e  principalmente  di  cavalleria ,  con 
giurisdizione  e  comando  in  tutti  i  paesi  contenuti  nella 
Marca ,  e  furono  chlamati  custodes  limitum ,  e  poi  Marchio- 
nes ,  e  Marc}dsh  donde  vennevo  i  niarchesi. 

11  Relictis  tantum  Marchionibus ,  qiti  fines  regni  tuen- 
tcs,  omnes  si  forte  ingruerent,  hostium  arcerent  incursus.  » 
(Vita  Ludovicii  Pii  an.   786.) 

<i  Quin  vero  longum  est  istos  ad  praesentiam  regis  ad- 
ducere,  vel  periculosum  est  longius  a  Marcha  eos  abdu- 
cere  ,  domnus  Rex  commendalnt  (i)  suo  Marchioni ,  qua- 
liter  eos  distringat,  atque  castiget.  "  (  Capit.  Caroli  Calvi, 
reclaniatio  Episcopi  barcinonensis  apud  Attiniacum  cap.  i.) 

Ecco  dunque  P  origine  de'  Marchesi ,  che  in  processo  di 
tempo  salirono  a  tal  grado  di  potenza  da  nsurpare  indi- 
pendentemente    la   giurisdizione    sui    territorj    che  a   titolo 

(1)  Di   (jui   il   veilio  iialiano  comandan:. 


Il8  V  A.  n  I  E  T  a'. 

di  Marche  o  confin'i  custodivanoi  lo  che  avvenne  speclal- 
mente  da  Carlo  Magno  in  poi. 

Anclie  i  conti  e  i  duchi  verso  il  mille  preferirono 
spesso  il  titolo  di  mardiese  a  quelle  di  coiite  e  di  duca  ; 
lo  che  seiiibra  essere  stato  fatto  dai  Franclii  per  contrap- 
posto  ai  Loiigobardi,  i  cjaali  noa  coiiobbero  clie  soli  conti 
e  dnclii;  ed  i  Franchi  pare  die  volessero  per  qiiesta  ra- 
gione  cbiamare  niarcbesi  e  marclvebati  i  conti  e  le  contee, 
i  duchi  e  i  ducati :  all' opposto  i  Longobardi ,  finche  duro 
la  loro  dominazione  ,  continuarono  a  far  uso  di  que' titoli  i 
e  percio  i  duchi  e  (5iicati  di  Spoleti,  di  Narni  ,  di  Bene- 
vento  ,  scacciati  i  Franchi  da'  Longobardi,  ebbero  il  nome 
di  marchesi  e  di  marchesati. 

Ma  ritornando  al  nostro  Anello,  1' iscrizione  Marc/ze  j5a- 
dusuiu  puo  interpretarsi    i.°  Slgnuni  o  Sigilliun  Badusui  (i). 

a.°  Marche5;<5  od  eques  Badusuiu5 ,  cioe  custode  della 
frontiera  o  cavaliere.  La  voce  Mardiesus  non  e  senza  esem- 
pio  nei  secoli  barbari.  I  Gallo-fraachi  dissero  Marchise 
scrivendo  Marquise  secondo  1'  uso  tuttora  praticato  di  pro- 
nunciare  chi  la  sillaba  qui ;  uso  comune  anche  agl'  Italiani 
in  moke  parole  scritte  in  latino  qui  e  que;  come  quicura- 
que  chiunque ,  qui  chi,  quae  che,  ecc. ,  e  gli  antichi  dis- 
sero chiunche   per  cliiunque,   qualunche  per  qualunque. 

In  quanto  al  nome  Badusuiu  in  vece  di  Badusuius ,  e  ovvio 
I'incontrare  nomi  longobardi  o  franchi  latinizzati  e  scritti 
nel  caso  retto  con  la  finale  V,  soppressa  la  s  come  A'givlfv, 
Tavderadv,.Tachipenv,  WiUpertv,  Karvlv,  Asprandv ;  nomi  che 
alle   volte  si  trovano  scritti  Aigivlfvs ,  Tavdenuhs ,  ecc.  (2). 

Che  Badusuio  fosse  milite  croce-signato  apparisce  tanto 
dalla  croce  sopra  descritta ,  quanto  da  quella  che  tiene  in 
cima  del  capo  sopra  una  specie  di  berretto.  Dalla  storia 
della  prima  crociata  scritta  da  Roberto  monaco  sajjpiamo 
che  i  croce-signati  portavar.o  quell' insegna  taluno  in  fronte, 
talaltro  in  petto,  e  chi  era  in  cammino,  rivolgevala  dietro 
le  spalle  (3). 

(1)  Veggasi  cii  che  inrorno  a  questo  niedesimo  argomento 
si  h  pure   drscusso  nella  Biblioteca  italiana  toui.  48  ,   pag.   Soy. 

(7,)  Meuiorie  e  nionuaienti  per  servire  alia  sroria  del  ducaco 
di  Lucca,  tom.  IV.  Lucca,   i8i3. 

(3)  La  guerra  pei  Principi  cristianl  guerreggiata  contra  i  Sa- 
racini  ,  ecc.  in  lacmo  ,  dicliiaraia  per  Ruberto  Monaco  ,  e  tras- 
Jatata  in  volgare  per  urio  da  Pistoja.  Firenzc ,  iSaS  ,  pel  Ciar- 
detti ,  a  pag.   6, 


V  A  R  I  E  T  A*.  119 

Che  Badasuio  debba  ascriversi  al  tempo  della  prima 
crociata  sembra  probabile  se  facciasi  attenzione  all'  anti- 
chita  e  rozzezza  del  lavoro,  alia  forma  delle  lettere ,  che 
nulla  presenta  della  cosi  delta  maniera  gotica.  Ma  queste 
medesime  ragioni  possono  farlo  rigiiardare  aiiche  per  piii 
antlco  ;  ed  io  incUno  a  tale  opinione.  In  fatti  la  somma 
rozzezza  conviene  piii  al  secolo  IX  che  all'  XI ;  la  maniera 
di  scrivere  il  noma  di  Badvsviv  e  simile  agli  esempi  che 
ho  portati,  i  quali  appartengono  all' VIII  ed  al  IX  secolo. 
La  forma  dc-Ue  lettere  e  perfettamente  romaua ,  la  quale 
nel  secolo  XI  avea  cominciato  a  prendere  un'  incliaazione 
al  cosi  detto  carattere   gotico. 

La  fignra  di  Badusnio  presenta  il  carattere  longobardo, 
cioe  la  barba  lunga.  «  Longobardos  vulgo  fernnt  nomina- 
tos  a  prolissa  barba,  et  numquam  toasa.  (Isidore  de  Gen- 
tium  vocabulis,  lib.  IX,   cap.    12.) 

Per  longobardo  ce  lo  fa  credere  anche  il  nome  11  quale 
pel  modo  ond'  e  scritto  si  nianifesta  analog©  ad  altri  di 
quella  nazione.  I  Longobardi  nel  secolo  XI  eraao  quasi 
estinti  in  Italia  (1). 

(i)  Uno  de'  nos'ri  collaborator!,  die  vide  ed  esamino  gia  da 
niulto  tempo  r  anello  d' oro  die  rinveniito  fu  nel  rifare  il  pa- 
viniento  dt-lla  Cliiesa  di  S.  Aiubrogio  in  Milano,  e  che  era 
trovasi  tra  le  preziose  antidiita  posscilute  dal  signnr  niarchese 
Trivulzio  ,  ci  ha  con  qualche  trepidazione  comunicata  una  sua 
o))inione  ,  gia  da  qualche  tempo  emessa  intorno  quell'  anello  , 
la  quale  sebbene  interaniente  si  stacdii  da  quella  del  dnttissimo 
Ciampi  y  e  rovesci  presso  a  poco  tutto  I'edifizio,  che  coUa  scorra 
di  quel  njonumento  egli  ha  fondato  sd  T  origine  del  titolo  dt 
marcliesc  ,  nui  crediaaio  tuitavia  degna  di  qualthe  atten?inne  , 
tanto  piu  cli'  eali  si  espriine  con  tutta  la  niodestia  ,  e  crerle  di 
not!  f.ir  torto  con  questo  alia  ricca  erudi.^ione  di  cui  il  Cianipi 
lia  f.itto  sf(>gsio  nell.i  sua  Dissertazlone.  Gia  di  quella  Irggenda 
BIARCHE  BADVSVIV  non  si  erano  niostrati  contend  a'cuni 
ardieologi  ,  e  il  dottor  Labtis  dubiio  che  leggere  si  dovesse 
Marce.  Badus.  VUas.,  altri  sospctto  persino  die  in  quell' anello 
ra)ipresentato  fosse  Batdovino  conte  (  piuttosto  die  uiarchese ) 
di  Fiandra  ,  estinto  dai  Saracini  ,  nienrre  all'  imperatore  Alessio 
recava  la  notizia  della   presa  di  Anriuchia. 

Ora  il  nosiro  collaboratore  dubita  da  prima  ,  che  V  anello 
propriaiueiue  non  sia  longobai-do  ,  non  presentandosi  alcuoa 
prova  dimostrativa  di  quella  origine  o  di  quella  pertinenza  ,  e 
lo  stpsso  Ciainpi  non  diasente  del  tutto  dal  crederlo  non  piu 
•ntico   del  secolo  XI. 


I20  V  A  R  I  E  T  A  . 

A  crederlo  p'lu  antico  del  secolo  XI  potra  fare  ostacolo 
la  qualita  die  si  presenta  di  cavaliere  croce-signato.  Ma  ne 
anche  questo  e  sufficiente  argomento.  In  primo  laogo  sap- 
piamo  che  a'  tempi  di  Carlo  Magno  era  una  specie  di  ca- 
valieri  o  militi  i  quali  creavansi  con  alcune  cerimonie.  Ne 

Egll  fa  paritnente  osservare  che  ne'  sigilli  di  quella  eta  in— 
vano  si  cercherebbe  ortografia ,  invano  si  vorrebbero  trovare 
interpunzioni  ,  poco  si  potrebbe  ancora  contare  su  la  liogua  o 
su  la  gvammatica  ,  e  che  il  leggere  le  loro  iscrizioni  quali  si 
veggono  su  que'  monumenti  ,  ri  condurrelobe  ad  imniaginare  le 
maggiori  stravaganze  del  niondo.  Queste  cose  attestano  le  col- 
lezioni  dei  eigilli  medesimi  che  si  trovano  stampate  ,  quell' am— 
plissinia  del  Manni ,  quelle  di  molti  scrittori  tedeschi,  V Eineccio 
e  lutti  gli  antiquarj  che  si  occuparono  intorno  alia  sfragiscica  , 
non  omniettendo  ancora  le  dissertazioni  su  varj  di  que'  uionumenti 
del   medio   evo   del   nostro   Muratorl. 

Perrhe  niai  dovra  dunque  meccanicamente  leggersi  MARCHE 
BADVSVIV,  il  che  in  fine  del  cento  non  ci  fornirebbe  alcuna 
decisa  indicazione  ?  Sta  bene  che  la  voce  marche  sia  celtica 
uella  sua  origine,  divenuta  poi  teutonica  ed  ora  alemanna  ;  ma 
quel  marche  non  potrebb'  essere  al  piii  se  non  che  1'  abbrevia- 
zione  di  marchensis ,  che  non  tanto  faciluiente  prenderebbesi  in 
sinonimo  di  marchio  o  marchese  ,  quanto  come  addiettivo  di 
inoneta  baronale.  Peggio  e  poi  quel  nome  proprio  di  BADVSVIV 
o  Badusuius  ,  del  quale  in  tutti  i  tempi  barbari  non  si  potrebbe 
raccapezzare  il  peggiore  barbarismo. 

Ora,  premessa  P  avvertenza  che  in  que' sigilli  invano  si  ri- 
cerclierebbero  ortografia  ed  interpunzioni ;  ecco  come  leggere 
vorrebbe  quella  iscrizione  il  nostro  collaboratore  :  M.  ARCHE- 
BADVS.  VIV. 

La  M.  puo  significare  egualmente  viagnus  ^  maximus ,  miles, 
magnificus  o  anche  marchensis  (  non  raai  marchesus  )  ,  e  queste 
due  ultime  supposizioni,  benclie  poco  ammissibili,  sarebbero  fa- 
vorevoli  al  sistema  del  Ciampi.  Archehadus  si  sarebbe  forse 
scritco  dair  artefice  ,  anche  dal  Ciampi  riconosciuto  sommamente 
rozzo,  in  vece  di  Archebaldus  o  Archibaldus  ^  nome  comunissimo 
neir  XI  e  XII  secolo  tra  i  Franchi ,  donde  vennero  gli  Archam- 
haut  e  gli  Archembauld  di  Francia  ,  gli  Archibaldi  frequentis- 
simi  in  Inghilterra  ,  e  gli  Arcimboldi  famosi  in  Italia  ed  anche 
nella  Lombardia. 

Le  parole  poi  VIV  possono  significare  vivit ,  o  vivat ,  o  vivas  ; 
e  questa  formola  della  quale  potrebbero  addursi  infiniti  esempi , 
conviene  ottiniamente  anche  col  sentimento  del  Ciampi,  che 
giudico  essere  quelle  un  anello  signatorio,  di  cui  il  marchese 
o  il  militc  viveute  si  servisse  anche  nelle  cose  appartenenti  alia 
sua  giurisdizione.    Potrebbe   notarsi    che    la    voce  Badus  trovasi 


V  A  R  1  E  T  A  .  12  1 

fa  menzlone  V  aiitico  autore  della  vita  dl  Luigl  Debonaire 
air  anno  791,  clie  nell' eta  d' anni  i3  fu  solennemente  ar- 
mato  da  Carlo  M.  nel  castello  di  Rensbourge.  Lo  stesso 
Carlo  M.  da  giovanetto  riceve  V  ablto  militare :  u  Galafrus 
ilium  adornavit  liabitu  militari  in  palatio  Tolletae.  »   (i). 

presso  il  Muratori  negli  Scritlori  delle  cese  italiche  ,  e  senibra 
essere  stato  un  vaso  d'  oro  ,  sebbene  al  Du  Caiige  non  sia  pia- 
ciiito  di  dicliiararlo. 

Vedesi  anche  in  questa  Biblioteca  ,  torn.  XLIII ,  pag.  809  , 
che  Baldus  si  scrisse  aicuna  volta  nel  medio  evo  anche  Badus ^ 
e  cosi  Badoinus  per  Baldovinus  ,  il  die  niilita  a  favore  della 
nuova  proposta  lezione  Archibaldus  ,  diflicilniente  potendosi  am- 
mettere  che  il  Marche  possa  interpretarsi  Marchensis ,  e  che 
il  Badus  sigoifichi   Baldovino.  (  Nota  degli  editori.  ) 

(i)  Vita  CarolL  M,  et  Rollandi  Joanni  Turpino ,  ecc. ,  vulgo 
tributa  ;  ed  ivi  le  tnie  note  a  pag.  IC7  ,  edizione  di  Firenze  1822: 
Medio  in  primis  cevo  frequentissima  in  Germania  ,  aliisqae 
Europce  regnis  solcmnitas ,  qua  juvenes  celso  loco  natl  et  nobilis- 
simi  heroes ,  qui  egregii  inclaruerant  factis  ab  imperatore  ■,  vel 
rege  ,  vel  principe  quodam  cingulo  militari  acciiigebantur  ,  et  ita 
ad  equestrein  evehebantur  dignitatem  ,  ut  hi  ipsi  non  solum  ,  sed 
et  alii  advirtutem,  et  fortitudinem  excitarentur.  Sollcmnia  ■,  quibus 
hie  actus  celebrabaiur ,  pro  diversitate  lemporuin  erant  diversa. 
Quod  si  tempore  pads  susciperetur  milituin  ,  seu  equituia  ,  creatio  y 
hcec  plerumque  ita  ordinabatur:  honorum  equestriuin  candidati  pri- 
die  quain  inaugurarentur  ,  balnea  ingrediebantur  ,  indeque  loti  et 
mundi  prodeuntes  ac  ^estibus  mutatis  ,  sub  vesperam  sacra  pera- 
gebant  religiosissiine ,  totam  noctem  vigiliis  et  pils  orationibus 
transigentes.  Subsequente  luce  solemnitatem  ipsain  in  aede  quadain 
sacra  ausplcabatur  missae  liturgia.  Inter  sacros  ritus  tirones  ,  di- 
gnitatis i/iilitaris  candidati  ,  solemni  obstrincebantur  Sacramento  , 
numquam  ab  officio  probi  strenuique  militis  transversum  unquam 
sese  esse  discessuros. 

Quo  facto  glcdiuin  altari  antea  impositum  atque  conceptis  verbis 
consecratum  accipiebat  Imperator  ,  Rex  ,  Princeps  ,  Episcopus  ,  aiU 
quis  alius  ,  qui  jure  miliies  creandi  gauderet ,  eoque  candidati  in 
genua  procumbentis  humeros  una ,  i.el  quod  sequiori  oevo  in  rnorem 
venit ,  trina  vice  percutiebat  ,  eumque  inilitem  solemni  forma  no- 
minabat ;  denique  balteo  militari  gladioque  ille  accingebntur ,  et 
aurris  vel  auratis  exornahatur  calcaribus.  Actum  hunc  honorificum 
insequebantur  convlvia  splendida  ,  ludi  equestres  ,  aliaeque  hilari- 
tates  ,  non  sine  maxima  sumtuum  profusione  .  . .  tempore  belli  au- 
tem  minori  rituum  apparatu  militum  sive  equitum  creatio  absolve- 
hatur  in  casiris  sub  initium,  <,el  exitum  pugnae  ,  aut  in  fortalitiis 
urbibusque  obsidione  cinctis  periculosa.  Omnium  tamen  sive  sacris 
live  bellicis  ritibus  in  crdinetn  equestrein   e^ectorum   cequalis   erat 


I  2  Jl  A'    A  R  I  E  T   A  . 

Ma  se  quest!  cnvalieri  o  militi,  com' erano  chiamati  i 
soldati  a  cavallo  a  distinzione  della  fanterla  ,  facessero  im 
orditie  cavalleresco  privilegiato  e  distinto  da'  comuni  sol- 
dati di  cavalleria  ,  e  fossero  una  specie  di  que'  che  i  Ro- 
mani  chiamavauo  equites ,  noii  e  facile  il  determinarlo. 
Certo  e  die  Badusuio  noa  dovette  essere  deli'  ordiae  co- 
muae  de' militi  pei-  I'anello  d' cro  che  lo  distinguea,  e  di 
cui  pare  che  dovesse  essersi  servito  a  sigillare  non  solo 
privatanienie,  ma  aache  per  uso  pubblico,  o  di  giurisdi- 
zioiie   militare. 

La  croce  non  si  oppone  ad  un'  antichita  maggiore  del 
secolo  XI.  Anche  nel  secolo  IX  e  nel  X  combatteasi  coa- 
tro  i  Saraceni  ,  e  non  e  improbabile  che  i  militi  o  cava- 
lieri  prendesseio  1'  insegna  della  croce ,  che  poi  nella  pri- 
ma crociata  fu  presa  da  ciascuno  de'  combattenti  L'  uso 
di  seppellire  i  cadaveri  de' militi  con  la  spada ,  e  con  al- 
tre  insegne    analoglie ,  fu  comunissimo  nei  tempi    del  cosi 

existimatin ^  omnibus  amplissiiui  uhique  decernebantur  lionores;  oin- 
nes  medio  cevo  appellabantur  milites  et  receii'.iorl  cevo  Equites  au- 
rati  a  calcaribus  inauratis. 

Oi  i^o  aiiteiiL  hujus  solemnitatls  in  antiquiorlbus  quaerenda  est 
tewporibus,  Testatur  euiin  Cornelius  Tacitus  de  Moribus  Genna- 
noruiri  lih.  XI 1 1  ,  anna  sumere  non  ante  cuiquaiii  moiis  ,  quant 
ci^itns  sufferturum  probaveril.  Tarn  in  ipso  Concilio  te/  Principuin 
oliquis  ,  vel  Pater  ,  vel  Propinquus  scuto  frainenque  Juvenem  or- 
nar.  Haec  apud  illos  toga  ,  hie  primus  Javentae  honos  ,  ante  hac 
domus  pars  videbatur  ,  nunc  reipublirce. 

(Ex  Joannis  Georgii  Ciameri  Coiiimentariis  de  juribus  et 
prasrogativis  Nublliratis  avit.-B  ,   etc.  Lipsis  ,    lySt)   ) 

Al  tempo  di  Fetlerigo  II  la  dignita  di  uiilite  non  era  con- 
ceduta  oiJinarianienre  a  chi  nun  discfodcva  da  padre  niilite  , 
come  si  rileva  dalla  lettera  17  del  lib.  VI  dclle  lectere  di  Pietro 
dalle   Vigne  : 

Notum  facimus  universis  qund  A.  de  N.  Majestati  nostras 
knmiliter  supplicavit  ut  cum  velit  fieri  Miles  et  Pater  suus  miles 
non  esset  ,  sibi  exinde  largiri  licentiam  digjiaremur.  Nos  auteiit 
ut  fidei  sues  meritum  et  subrum  per  imperialis  gratiae  proe:uium 
imperialiter  compensemus  supplicationibus  ipsius  benignius  inc'i- 
nati  de  potestntis  nostrae  plenitudine  sibi  concedimus  potestatem 
quod  quamquam  pater  suus  miles  non  fuerit  ,  et  noftris  constitu- 
tionibus  cavcatur  quod  Milites  fieri  nequeant  qui  de  genere  mili- 
tum  non  nascuntur :  ipse  lamen  de  culininis  nostri  licentia  decorari 
valeat  cingulo  militnri  mandamus  :  quatenus  nullus  est  qui  ipsum 
super  hoc  de  caetero  molestare  vel  iinpediri  prcesuiaat. 


V  A  R  I  E  T  a'.  ia3 

detto  medio  eto  e  cio  faceasi  ad  decus  Qiristi  et  proboe  mi- 
lit  ice  ejus  (i). 

Un  cadavcre  con  insegne  cavalleresclie,  e  con  la  croce 
simile  a  qnella  in  lamina  d' oro  die  sopra  ho  descritta, 
ma  senza  fanello,  fu  ritrovato  intorno  al  1808  nelle  vi- 
cinanre  di  Lucca. 

Sia  dunqne  clie  piaccia  di  ascrivere  Badusuio  al  se- 
colo  IX,  al  X  od  air  XI,  non  e  da  porsi  in  dubbio  che 
fosse  un  cavaliere  di  rango  (2)  distinto,  od  uno  di  que' 
marcliesi  clie  abbiamo  descritti. 

Dopo  avere  esposto  qnel  che  plu  direttamente  avea  che 
fare  colP  anello  di  Badusuio,  non  sara  inutile,  ne  disgra- 
devole  1'  awwiunta  di  alcune  osservazioni  ed  illustrazioni 
anaioghe,  le  quali  contribuiranno  a  mostrare  quanto  ne- 
cessaria  sia  non  che  opportuna  la  conoscenza  delle  lingue 
settentrionali  per  la  niaggiore  e  piu  profonda  notizia  del- 
r  origiue,  isioria  ed  etiniologia  dclla  lingua  italiana ,  massi- 
mamente  per  colore  clie  ne  seggono  giudici  e  regolatori , 
e  ne  fanno  dizionarj  ,  cd  aggiudicano  prenij  agli  scrittori 
viventi   che   libri   puhblicarono   in  purgata   favella  italiana. 

Che  tra  le  lingue  straniere  inolto  contribuissero  alia  for- 
mazione  della  nostra  i  varj  dialetti  slavi,  e  come  cio  av- 
venisse ,  gia  lo  feci  conoscere  in  diverse  circostanze:  le 
osservazioni  che  vcrro  esponendo  serviranno  a  dare  ua 
breve  si,  ma  sufflciente  saggio  intorno  alle  antiche  lingue 
nordiche,  le  quali  son  ora  mescolate  colla  lingua  franco- 
galiica  ed  alemanna,  ed   in  pincola   parte   coU' italiana. 

II  Menagio  volea  derivare  il  verbo  marcher  de'  Franco- 
galli  ed  il  mnrciare  italiano  dal  verbo  iar'care  de'  latini ; 
solite  etimologie  fatte  da  coloro  che  dal  greco  e  dal  latino 
tirano  le  origini  di  tutte  le  voci  eirusche,  latine,  italiane 
non    sapendo    ond'  altrimenti    cavarle.    lufatti    se  in  Italia 

(1)  Fita   CarvU   M.   et  Rollaiull. 

(2)  Ranso.  A  propoiito  di  qursta  voce  creduta  d'  origine  fran- 
cese  non  voglio  tacere  che  essa  denva  da  ring  ,  cerchio  ;  e  tale 
fu  detta  r  asseiiil:)lea  teuuca  dai  LongobarHi ,  donde  ringhipra 
(  arringhiera  )  aringnre  ,  aringa.  Se  aringa  e  voce  italiana,  per- 
che  non  puo  e»8cre  rango  senza  tiraria  dal  francese  ?  Nolle  voci 
Coniunt  al  popolo  italiano  e  francese  sono  come  le  tame  coniuni 
a'  Greci  ed  a'  La'ini  venute  da  surgente  comunc  ,  e  ora  dagli 
uni  passate  agli  altri  ;  c  lo  steaso  dicasi  di  niolte  coDiuni  agli 
Italian!  ed   ai  Latini. 


134  VAKIETA. 

furono  longobardi,  franco-galli  eel  alemanni,  costoro  avran- 
novl  iatrodotto  quel  vocabolo  seiiza  clie  se  ne  ilel)ba  im- 
niaginare  la  derivazione  latina  o  da'  modenii  linguaggi 
alemanno  o  francese.  E  poi  non  so  qual  analogia  di  let- 
tere  e  di  senso  ravvisare  si  possa  tra  il  varicare  latino  ed 
il  marciare  italiano  od  il  francese    marclter. 

Neppure ,  come  dissi ,  concedo  clie  dal  moderno  fran- 
cese sia  passato  nel  linguaggio  italiano:  bensi  gli  antichis- 
simi  Celti ,  i  Longobardi  od  i  Franco-galli  ed  i  Teodischi 
poteron  introdurvelo ,  come  altre  voci  italiane  nianifesta- 
mente  sono  dovate  loro.  Per  esempio  herherger  in  antico 
franco-gallo  e  teodisco  trovasi  nel  barbaro  latino  dei  ca- 
pitolari  di  Carlo  M.  e  di  Carlo  Calvo,  nel  senso  di  albergare 
Hospido  excipere  ed  heribergum  per  albergo  ed  ospizio. 

La  voce  italiana  aja  deriva  dalla  lingua  teutonica,  e  si- 
gnificava  milltare  vallum  ed  ancbe  luogo  chiuso  da  riparo 
c  munizione  o  muro  qualunque.  Lifatti  le  nostre  aje  dei 
contadini  sono  di  sovente  rinchinse  da  un  muro  od  almeno 
da  una  siepe  o  da  uno  steccato.  II  P.  Sirmond  illustrando 
questa  voce  nei  capitolari  di  Carlo  Calvo  cosi  scrive : 
Haias ,  clausuras.  Haice  nobis  ( Gallis  )  hodie  sunt  scepes 
qucelibet ;  olim  ut  hinc  apparet ,  pro  militari  vallo  et  muni- 
tione  usurpatce  (i).  II  medesimo  autore  :  /<  Sdiach  lingua 
teutonica ,  et  hodie  Germani  latrocinium  vacant.  Otto  Imp. 
legum  longobardicarum  tit.  LV,  lege  3j.  =  De  furto  aut 
schacho  si  ultra  sex  solidos  fuerlt,  similiter  ut  per  pu- 
gnam  Veritas  inveniatur  prEecipimus.  =:r  Inde  scbachorum 
ludus,  Indus  iatrunculorum.  " 

Lascio  di  parlare  d' altre  latino-barbare  voci  di  franco- 
gallica  o  teittonica  origine  passate  nella  lingua  italiana  da 
quel  barliaro  latino ,  come  werro  guerra ,  warnitus  guer- 
nito  ,  caciare  cacciare ,  guntfanonarius  gonfaloniere  (2) , 
aringare ,  ringliiera ,  parlare  0/  pubblico .  luogo  dove  sta 
V  oratore  a  parlare  (3). 

(i)  TaluQi)  potrebbe  crederla  derivata  dalla  voce  latina  ^rea  ,• 
111a  oltre  che  I'  area  e  luogo  anche  aperto  o  site  nel  quale  e 
contenuto  ua  edificio  ,  1'  haia  de'  Franco-galli  era  luogo  circon- 
dato  di  muro  o  da  altro  riparo;  bisogna  aweitire  clip  le  lettere  r 
ed  e  ia  area  le  danno  ua  caiattere  radicale  diverso  da  quello 
deir  aia  italiana. 

(2)  V.  la  mia  Dissertazione  sulla  origine  e  suil'  U80  delia  pa- 
rola  Gonfaloniere. 

(3)  Gloss.  Teut.  di  Giovanni  Scliilferio. 


V  A  K  I  E  T  A  .  l:2D 

Clie  sino  tlai  tempi  lontanlssimi  dalle  invasioni  de'Goti, 
Longobardi  ed  altri  settentrionali  si  mescolassero  ne'dialetti 
italiani ,  e  nella  lingna  del  Lazio  voci  di  lingue  analoghe 
alle  inoderne  settentrionali  non  e  da  porsi  in  duljbio.  A 
questo  proposito,  cosi  mi  sci-isse  il  ch.  padre  Francesco 
Appendini ,  autore  di  dottissimi  scritti  sul  confronto  delle 
lingue  nioderne  colla  greca ,  coUa  latina  e  co' dialetti  slavi 
specialmente  con  T  illirico.   /<   Kagusa,   26   ottolire    1822.  " 

"  Ho  fatto  qualclie  studio,  nol  niego,  intorno  alia  filo- 
logia  ed  antichita  della  lingua  illirica  o  slava  ,  ma  non  ho 
inai  potuto  abbandonarmi  del  tutto  a  tali  ricerclie  di  cui 
mi  diletto  al  sommo ,  e  clie  credo  essenzialissime,  anzi 
uniche  per  conoscere  le  prime  origini  delle  lingue  e  del 
popoli  di  Europa  e  di  una  gran  parte  dell' Asia.  Quindi 
sebbene  sembri  ch'  io  abbia  fatto  qualclie  cosa  in  tale  stu- 
dio, tuttavia  deggio  confessarle  d'aver  fatto  pocliissimo  sc 
si  riguardi  cio  die  resta  da  farsi. 

Senza  dubbio  gli  antichi  popoli  dell'  Illirico ,  o  piuttosto 
della  Tracia,  agnati  degli  Scito-sarmati  da  una  parte,  e 
dei  Galli,  Etrusciii ,  Eneti  dalfaltra,  ebbero  relazione  gran- 
dissinia  cogli  antichi  Greci  e  Latinif,  seppure  la  stessa  an- 
tica  Grecia  ed  il  Lazio  primitivo  non  sono  stati  popolati 
da  vere  colonic  di  lingua  slavo-tracia  od  illirico  slava.  Cio 
si  deduce  i ."  da'  passi  degli  antichi  storici  e  geografi ; 
a."  dair  accurate  esame  e  confronto  della  lingua  slava  coa 
la  greca  e  coll' italiana ;  5."  dall' interpretazione  degli  an- 
tichi nomi  geografici;  4.°  dalle  scoperte  tavole  eugubine 
e  da  altri  monumenti  dell'Ercolano  e  di  Pompeja;  dagli 
scritti  deir  accademia  di  Cortona  ,  di  Velletri  ,  ecc.  Cose 
clie  io  coniinato  in  questo  remote  angolo  del  niondo  af- 
fatto  fuori  di  mano  per  essere  al  giorno  dell'  ultime  sco- 
perte non  ho  niai  potuto  consultare  ;  ma  die  so  di  certo 
die  contengono  dei  rottami ,  diro  cosi  ,  die  fanno  al  pro- 
posito. EUa  e  in  istato  d'  osservare  ogni  cosa  c  di  chia- 
mare  a  rigoroso  sindacato  cio  die  si  e  scritto  dal  Lanzi 
e  da  tanti  altri.  Si  affacci  pure  alia  storia  de'  Cclti  di  Si- 
mone  Pelloutier  ;  alle  osservazioni  su'  popoli  l)arbari  del 
Peysonnel  ed  altri ,  ecc.   " 

Gia  Io  studio  delle  lingue  asiatiche  ed  il  confronto  delle 
lingue  settentrionali  ed  alire  di  Europa  rendono  pieua  testi- 
nionianza  al  sistenia  del  padre  Appendini  dal  quale  aspet- 
tianio  con  impazicnza   il  Varronc  illirico  frutto  do'  suoi  studj 


ia6  V  A  R  I  E  T  a'. 

di  sopra  a  venti  amii.  Ma  ad  oiita  del  progredimeiito  di 
questa  specie  di  filologlci  moderni  studj ,  sonovi  degli  ar- 
cheologi  i  qnali  non  sapemlo  che  di  greco  e  di  latino  re- 
stano  attaccati  a  questi  soli  come  all'  ara  unica  d'  ogiii  sa- 
pere,  ed  a  quelle  lingue  ricorrono  per  ogni  etimologia  di 
etrusco  o  d"  italiaiio  linguaggio  ! 

Qual  sia  I'analogia  di  moltissime  voci  dell' antico  latino 
coi  dialetti  slavi ,  lo  mostrai  gia  dopo  il  cliiai-iss.  padre 
Appeudiai  ed  altri  nelle  mie  Osservazioiii  sui  moderni  sistemi 
iniorno  a'le  antichita  etrusche  (i). 

Ne  riferiro  qui  alcune  d'altre  lingue  analoghe  alia  lon- 
gobarda  ,  franco-gallica  e   teutonica. 

E  poiche  parlainmo  della  parola  marka,  non  voglio  omet- 
tere  un' osservazione,  quakuique  sia  ii  peso  die  dare  le 
si  voglia.  Pausania  nel  iuogo  citato  ove  dice  clie  i  Celti 
chianiavano  rptjjixpy.lGixv  nn  corpo  di  dieri  mila  uoinini  a 
cavalio  o  cavalieri  con  la  stessa  disciplina,  parla  d' altro 
simile  corpo  che  era  tenuto  dai  Persiani  i  quali  ancli'  oggi 
chiamano  Marz  quel  die  gli  anticlii  dissero  Mark  o  Mahre 
equus  signum.  Sarebb'  egli  un  sogno  il  dire  die  Mars,  il  Dio 
Marte  presso  i  Latini,  fosse  yeniito  dalla  medesima  radice  di 
Malire  o  Mark  cavalio,  donde  poi  cavaliere,  si  die  Mars 
null"  altro  volesse  dire  se  non  il  Cavaliere ,  il  combattente  da 
cavalio?  Hippius  lo  cognominarono  gia  i  Greci :  Conso  i  Ro- 
mani  a  tempo  di  Romolo,  e  dissi  gia  die  il  Dio  Conso  o 
Nettuno  equestre  potea  esser  denominato  dalP  antica  voce 
tracica  e  poi  lUirica  o  slava  Koni  cavalio  e  Koniac  cava- 
liere (2). 

Lama  laguna  e  voce  latinissima,  usata  anche  da  Orazio: 
Viribus  uteris  per  clivos  fluinina  ,  lamas  (lib.  i,  epod.  i3, 
v.  10).  Festo  la  spiega  Lacuna  aquce  collectio  quam  alii 
lamam ,  alii  lustrum  dicunt.  II  Forcellini :  pozzanghera,  pa- 
lude  ,   laguna,  locus  liumidus ,  palustris ,  voraginosus. 

Nella  cronaca  di  Sigeberto  all' anno  480  si  legge :  «  Ho- 
rum  Longobardorum  fuit  rex  secundus  Lamissio  sic  dictus 
quod  a  Lama ,  idest  voragine  fuit  extractus  ;  nam  mater 
ejus  septeni  uno  partt\  enixa  cum  eos  in  piscinam  proiecisset 

(l)  Anche  1'  eruditissimo  sig.  dottore  Domenico  Valerian!  pub- 
blico  ,  non  ha  moltu  ,  nel  Giornale  pisano  eruditissimi  scritti  eu 
quegto  argomento. 

(a)  V.  Osservazioni ,  loc,  cit. 


V  A  R  I  E  T  A  .  la^^ 

et  rex  Agelmundus  iter  faciens  eos  liasta  revolveret , 
is  hastam  ejus  firmiter  tenait.  »  Qualnnque  sia  la  verita 
del  fatto  raccontato  tia  Sigebcrto,  non  senibra  da  negar- 
glisi  (ede  intorno  al  nonie  del  ve  Lamissio ,  baibarainente 
forse  latinizzato.  Sigcberto  scrivea  in  nn  tempo  nel  quale 
molte  notizie  si  sapeano  della  lingua  de' Longobardi ,  onde 
se  scrisse  la  tradizione  deirorigiiie  di  quel  nonie  esser 
venuta  Aa  Lama  voragine ,  ecc.  bisogna  credere  clie  questo 
vocal)olo  fosse  tenuto  come  di  use  nella  lingua  longobar- 
dica  ed  originario  d'  altra  antichissiiua  dalla  quale  deri- 
vasse   ncU'antica   latina. 

Lo  stesso  vocabolo  si  mantiene  tuttavia  nella  lingua  ita- 
liana.  Ma  il  Yocabolario  della  Crusca  lo  dicliiara  per  pia- 
nura ,  canipagna ,  per  traslato  pias.ra  di  fcrro  o  d' altro 
metallo ,  e  per  la  parte  ddla  spada  fuori  deW  elsa  e  del 
porno.  In  conferina  del  prinio  significato  cita  i  versi  di 
Dante  nell"  Inferno,   canto   20. 

Non  molio  ha  corso  die  irova  una  lama  (  11  fiumc  Mincio  ) 
Nella  qual  si  distende  ,*  e  la  'mpaluda 
E  suol  di  state  talor  esser  grama  . 
aggiunge    il    comento    del  Buti  :    Lama  e  luogo  pendente   e 
non  pari  (Inferno,  canto  20).  Lama  c  Lacca  e  luo^o  cori- 
cavo  e  basso  (Purg. ,   canto  7). 

Da  questo  balzo  meglio  gli  atti  e  i   volti 
Conoscerete  ioi  di  tutti  quanti 
Che  nella  lama  giii  tra  essi  accolti. 
£cco  una  nuova  testimonianza  del  bisogno    di   saper    bene 
1' etimologie  ed  il  significato    dei    vocaboli  introdotti    nella 
lingua  italiana  e  presi  da  altre  lingue  morte  o  viventi !  Dalle 
parole  di  Sigiberto  si  vede  cbe  era  luogo  fondo,  voragine  ; 
da  quelle  d''  Orazio  similinente  si   viene  a   capire    clie    do- 
vea  esser  luogo  da  raccoglier  acqua :  per  fluinina  ,    lamas. 
Festo  S|)iega  lacuna,   aquce  collectio ,  o  /» 5; ru/?i  tana,  covile. 

II  primo  luogo  di  Dante  si  adatta  benissimo  a  luogo 
basso  e  concavo,  atto  a  raccogliere  acque  come  e  il  lago 
di  Mantova  fatto  dal  Mincio.  II  secondo  corrisponde  al 
mcdesimo  signiticato  di  luogo  fondo,  voragine,  bolgia. 
Or  come  nel  prime  caso  puo  cbiamarsi  pianura ,  canipa- 
gna? Ma  da  lama  voragine,  luogo  concavo,  ecc.  come  se 
mai  ne  fa  lama  piastra  di  ferro  od  altro  metallo,  e  lama 
di  spada ,  di  coltello  ,  ecc.  cbe  probabilniente  e  un  tron- 
cainento  di  lamina^  Lamina  e  lama  furono  forse  cosi  dette 


128  V  A  R  I  E  T  A*. 

dalla  simllltudlne  deiracqna  colata  nelle  lame  o  ne' luoghi 
bassi  e  fondi  ove  d'  inverno  si  gela  e  fa  una  superficie 
luceate  e  piaiia  come  il  metallo  liquefatto  die  si  raffredda 
ne'  recipient!  ov'  e  colato.  Ma  cio  basti  intorno  a  questa 
digressione  a  cui  rai  ha  richiamato  la  voce  Marche  scritta 
neH'anello  di  Badusuio. 


Lettera  del  professore  Baldassare  Foil  ai  colli  e  dotd 
ItalianL 

II  chiai-issimo  estensore  dell'  articolo  inserito  in  codesto 
Giornale  della  Blblioteca  italiana  n.°  162  dello  scaduto  mese 
sul  secondo  volume  del  raio  Corso  di  filosofia ,  voile  in- 
coraggiarmi  anche  con  troppo  benevola  fiducia  ad  un  la- 
voro  suit  educazione  inttlleUuale ,  di  cui  egli  col  profondo 
e  ben  noto  suo  sapere  delineo  in  quel  succinto  articolo 
le  massime  fondamentali.  Com'  io  abbia  accolta  cosi  gentile 
proposizlone  ed  in  qual  conto  io  tenga  le  giuste  osserva- 
zioni  da  cui  venne  accompagnata ,  il  dimostri  la  presente 
lettera  colla  quale  m'  addirizzo  a  tutti  i  colti  e  dotti  Ita- 
lian! ond'  essere  coadjuato  in  un'  impresa ,  la  quale  se  su- 
pera,  a  non  dubitarne ,  la  tenuita  delle  mie  forze ,  non 
supera  certamente  il  desiderio  che  e  in  me  di  veder  pro- 
spere  e  liorenti  anche  tra  noi  tutte  le  lilosofiche  discipline. 

E  qualche  tempo  che  sto  raccogliendo  materia  per 
un'  opera  da  intitolarsi :  Scienza  della  pedagogia  o  educa- 
zione teorica  e  pratica  ad  uso  degV  Italiani.  la  quest'  opera 
pill  che  nel  corso  di  filosofia,  nel  quale  ho  gia  assunto 
r  ofFertomi  argomento ,  quando  dissi  che  a  formare  codesto 
corso  entrar  doveano  molte  scienze ,  e  tra  le  altre  la  pe- 
dagogia  (i),  potrei  discorrere  pin  alia  distesa  e  con  piu 
di  proposito  suU'  educazione  intellettuale ,  e  sul  modo  di 
svilnppare  e  rendere  attiva  la  facolta  di  pensare,  piii  che 
su  qiiello  di  addottrinare  e  di  erudire.  Ma  a  questo  intento 
m'  e  di  estremo  bisogno  la  cooperazione  de'  colti  e  dotti 
Italiani  per  quelle  notizie  di  fatto ,  che  niancano  assoln- 
tamente  e  che  senza  di  loro  non  potrei  da  me  stesso  in 
verun  modo  conseguire. 

E  certo  che  in  Italia  fatti  non  si  sono  finora  i  piii  grandi 
progress!  nella  scienza  dell'  educazione  teorica  rispetto  alle 

(j)  V.  i  preliniinari  dcU" opera,  toni.  l/,  Saggio  u' uu  corso 
di  filosofia ,  pag.    viii. 


V  A  R  I  E  T  a'.  I  a() 

altre  nazlonl.  E  certo  ez.iancUo  che  nella  pratica  non  ci  ha 
uinto  da  invidiare  quanto  ci  possa  essere  da  correggere  e 
da  ridiure.  L"  arte  dell' educazioiie  nostra  e  tutta  empirica, 
e  guidata  piii  die  dalla  ragioiie  da  una  cieca  e  pertinace 
consuetudine :  sicclie  ove  si  eccettui  la  educazione  fisica 
siilla  quale  plu  direttamente  influiscono  le  scienze  mediche, 
tutto  il  resto  e  ancora  sparse  ed  ingombro  di  erronei  prin- 
cipj,  di  fallaci  nietodi,  di  errori  e  di  pregludizj  volgari. 
A  toglierci  pertanto  a  si  gran  danno,  ed  a  migliorare  pos- 
sibilmente  la  nostra  pedagogia  e  d'  uopo  riiiunciare  ai  si- 
stemi  fantastici  ed  ai  principj  aerei  od  insussistenti  •,  e 
d'  uopo  correggere  le  male  usanze  sostituendo  le  buone ;  e 
d'  uopo  dirt'ondere  i  lumi  in  tutte  le  classi  alio  scopo  sa- 
lutevole  d'  un  universale  miglioraniento.  Quindi  voglionsi 
conoscere  a  parte  a  parte  tutti  i  nostri  usi  pedagogici  si 
buoni  die  cattivl ,  e  dedurre  dai  fatti  che  abbiam  sott'  oc- 
diio  i  principj  d'  un  cosl  fatto  uiiglioramento.  A  tale  scopo 
mi  parrebbe  indispensabile  d'avere  la  statistlca  di  tutti  questi 
usi  ne' singoli  paesi  d""  Italia ,  nelle  classi,  nelle  famiglie  ;  e 
su  di  questa  stabilire  le  massinie  irrefragabili  d'  una  sclenza 
applicata  iminediatameate  al  nostro  vero  perfezionamento. 
Questa  statisticn,  ch'' io  non  potrei  stendere  da  me  solo, 
e  die  non  mi  riuscirebbe  mai  cost  perfetta  come  a  chi 
nato  in  luogo  abbia  tutto  T  agio  di  riflettere  e  di  osservare 
ripetutaniente  e  per  lo  minuto ,  e  quella  per  la  quale 
prego  tutti  i  colli  e  dotti  Italiani ,  nflinclie  si  prestino  a 
coinpilarla  in  quella  parte  cli'  eglino  meglio  conoscono ,  e 
ia  cui  possano  meglio  adoperarsi.  Essa  potrebbe  essere  ri- 
dotta  presso  a  poco  al  modulo  che  qui  in  nota  io  pre- 
sento  (i)i  ed  allora     io    e    cliiunque    altro  di  me  migliore 


(j)  StatlstUa  degli  usi  pedagogici  nel  regno,  nella  citta  .  . 
stato  di  .  .  .    . 


rifll'  educazioue 
lisicn. 


Usi 

nelP  educazione 

intelleltualf. 


Usi 
1  educazione 
ninrale. 


Osservazioni. 


Queste  varie  stati-ticlie  dovrebbero  essere  conijiilate   con   tntta 
esattezza   e    con    tuita    precisione.    Eae    debbouo    compreiidere 

BibL  iLal.  T.  LV.  o 


l3o  V  A  E  1  E  T  a'. 

lii-amassc  scriverc  avremmo  in  pronto  tutto  il  matcriale 
alia  coniposiziono  tlolla  siuldetta  opera  veramcntc  neces- 
saria  alia  nostra  nazionc.  Supposto  die  le  altre  nazlonl 
facessero  altrettanto ,  tale  statistica  cliverrel)l)c  atta  a  tutto 
le  peilagogie  pratiche  uiodificate  no'  prlncipj  tcorici  a  sc- 
conda  de'  rapporti  interni ,  reali  e  da  conscrvarsi  in  cia- 
schedun  paese.  Cosi  T  educazione  in  tiitta  T  Enropa  sarcbbe 
l)en  presto  inigliorata  ed  accresciiita  secondo  i  diversi  Iji- 
sogni  c  secondo  le  diverse  circostanze^  a  dettanie  non  piii 
di  teoriclie  astratte  ed  impraticabili ,  nia  d'  una  soda  ed 
universale  esperienza. 

Ecco  il  grandiose  e  vasto  progetto  ch'  io  vo  ruminando 
nelle  niie  iilosofiche  astrazioni.  Deh  !  che  non  mi  tocchi  la 
sorte  dc^  progetiisd !  Sta  ai  colli  e  dotti  miei  connazionali 
aniatori  sinceri  del  bene  de'  loro  simili  a  non  rendcre  vano 
ua  cosi  lii^on  volere  che  e  il  volere  di  tutti.  Sta  ad  essi 
il  coniunicare  al  pubblico  col  mezzo  de'  Giornali  e  di  opere 
tjueste  partlcolari  statistiche  degli  usi  pedagogici  de'  varj 
nostri  paesi :  allora  sorgeranno  ben  molti  tra  noi  a  det- 
tare  la  vera  scienza  die  reclii  la  nostra  pedagogia  al  mag- 
gior  grado  dclla  sua  perfezione. 

Milano,  il   ao  luglio    1829. 

ARTI  SIECCANICHE. 
Carrozze  a  vapore.  —  II  Giornale  inglese  delle  arti  ecc. 
(  genn.  1828)  riguai'da  la  quistione  della  possibilita  di  sta- 
Lilire  delle  carrozze  o  dilli^enzc  a  vaporc  come  gia  da 
lungo  tempo  negativamente  risoluta ,  e  tutti  i  fastosi  an- 
nunzj  che  vanno  ogni  di  pubblicandosi  su  quest' oggetto, 
come  mezzi  per  ingannare  il  pubblico ;  giacche  non  ci 
ha  persona  che  costruire  non  possa  somiglianti  carrozze: 
ma  aggiugne  che  tutta  la  quistione  si  riduce  al  conoscere 
se  i  trasporti  con  tal  mezzo  saranno  si  pronti,  si  facili  e 
ti  poco  costosi ,   come   lo  sono  i  mezzi  ordinarj. 

tutti  gli  iisi  si  buoni  che  cattivi  di  ciasclipdun  paese  j  ma  seiu- 
jire  nella  loro  niaggior  latitudine  ed  estensione.  La  casella  delle 
osservazioni  puo  contenere  tutti  gli  schiarinicnti  sull' origiiie  ,  sugli 
fih-tti,  e  6ui  rnppoili  cosranti  e  niutabili  di  quesci  usi,  come 
sono  il  cliuia ,  il  sesso,  I'eta,  la  classe ,  le  leggi  ,  la  religione, 
ed  ogni  altro  oggetto  co' quali  essi  in  cliiascliedun  paese  si  tro- 
\ino  in  dijK-ndeiiza  c-d  in  relazione.  Ciascheduno  Statu  o  douii- 
niii   di-ir  Italia  potrebbe  porgere  una  statistica  separata. 


V  A  U  I  E  T  A.  . 

STATISTICA. 
ropolazionc  tlclt Impcro  Austriaco. 


i3i 


PtioviNoin- 

Siinerlicie 
in  niij^lia 
iju.iilr.ite 

di  60 
al  grade. 

Popolasionc 
ncl 

1825 
c  1826. 

dcllc 
citta. 

dfl 

l.or- 
gl.i. 

S'uniei  0 

dcllc 
ville. 

dcllc 
case. 

1.  Kcgiio    Loni- 

li.i  do-Vciielo. 

2.  n,>lm:.zia 

3.  Ti-olo 

4.  llli.io 

5.  Sliiia 

6.  Austria 

7.  IJoemia 

8.  Moravia 

9.  Cali^ia 

10.  Unj;I,eria 

1  1.  Ti-.iiiiilvania  .  . 
12.  Frontiira    mi- 

litarc 

Somnia.  . . 

i3,63i 

4,38o 

8,263 

8,3i6 

6,390 

11,338 

15,247 

7,705 

24,768 

66,906 

17,613 

9,755 

4,237,301 

323,112 

789,835 

1,121,240 
824j5o5 
2,008,970 
3,698,506 
1,068,713 
4,293,488 
9,471,263 
2,000, oi5 

907>453 

4a 
9 

21 
54 
20 
52 
286 
119 
95 
62 

i3 

12 

281 

J4 

22 

5; 

96 

352 

275 

178 

194 

644 

64 

i3 

5,40  I 

988 

1,558 

6,848 

3,539 

1 1,126 

11,924 

3,673 

6,043 

1 1,695 

9,566 

7i5 

66,017 

542,543 

49. 175 

98,689 

167,0  12 

i63,o5o 

274,997 

541,074 

288,91. 5 

633,709 

1, 1 26,007 

256,629 

89,669 

4,1  3 1,459 

194,312 

30,744,40  I 

70  J 

2200 

La  popolazione  deirarciducato  trAastria  e  del  Salisbur- 
gliesc,  ossia  dci  paesi  al  di  sopra  e  al  di  sotto  dell' Ens, 
ascendeva  nel  1820  a  1,897,417-,  nel  1825  a  2,008,970, 
e  nel  1827  a  2,075,335  individui.  Da  cio  risnlta  die  in 
7  anni  cssa  si  e  aumentata  ^i  227,918  aninie  (^Statistik  des 
Oestreichischen  Kalsertlaims ,  etc.  Statistica  dell' Inipero  Au- 
striaco, di  Giuseppe  Rohrer ,  professore  a  Leaiberg. ). 


METEREOLOGIA. 
Pronostici  dclla  tanpcratura  atmosfcrica  indicata  dagli  au- 
gelli  c  dngli  aliri  aniinali.  —  Gli  angclli ,  sebbcne  posti 
-per  la  loro  stessa  organizzazione  in  un  grado  iai'eriore  a 
qnello  de' mamniiferi,  sciulji-ano  noadimeao  piii  di  (jualsi- 
voglia  altro  aniiiiale  sensitivi  alle  variazioni  cd  agli  influssi 
dell  atiiiosfei'a.  E  gia  presso  gli  anticlii  popoli  erano  essi 
presagio  di  felicita  o  di  sciagiua ;  stndiava.si  il  lor  volo, 
SB  ne  tracvano  indiizioai  o  ('a\  orevoli  o  sinistre  ,  e  nioUi 
erano  pcrsiuo  oggetto  di  aliissimo  ciilto.  Le  loro  predizioni 
ri-putavansi  dagli  abitantl  dcllc  canipagne  come  altrcttanti 
oracoli    dalta    divinita    stessa    euiauati.    Nc    i    soli    aii^ieili 


i3a  V  A  R  I  E  T  a'. 

attratta  aveano  V  attenzione  degli  uomini  per  tutto  ci6  che 
risguarda  T  avveuire  i  nia  auclie  gli  altri  animali  sommini- 
straroiio  osservazioni  e  pronostici ,  e  non  solamente  all'  abi- 
tante  della  campagna,  ma  ancora  al  naturalista ,  al  filosofo 
il  quale  ha  ricoiiosciuto  che  gli  animali  dal  piu  vile  in- 
setto  sino  alf  essere  il  piu  fortemente  costituito  ebbero  un 
preseiitimeato  del  cangiarsi  de'  tempi  molto  prima  che  dal 
baroinetro,  dal  termometro  o  da  qualsivoglia  altro  mete- 
reologico  stromento  vcnisse  indicata  la  piu  piccola  varia- 
zioae  dell' atmosfera.  II  navigatore  spesso  li  consulta,  ed  e 
dai  loro  pronostici  rai-e  volte  ingannato.  Di  tale  lore  pre- 
rogativa  ha  pur  dovuto  accorgersi  il  cacciatore  ed  ogni 
altra  persona  che  pel  proprio  stato  costretta  sia  a  passare 
ne' boschi  una  parte  della  sua  vita. 

L'  aria  penetra  pressoche  in  tutto  il  corpo  degli  augelli : 
gli  organi  della  respirazione  continuano,  per  cosi  dire, 
nelle  loro  ossa.  Da  cio  consegue  una  piu  forte  ossidazione 
del  sangue ,  un  piu  attivo  sviluppamento  del  calor  animale. 
Sicconie  poi  Y  esperienza  ci  dimostra  che  gli  augelli  fra 
tutti  gli  altri  animali  hanno  il  piii  forte  presentimento  del 
cangiarsi  dell'  atmosfera ;  cosi  e  a  credersi  ch'  essi  noa 
dalla  sola  mancanza  del  nutrimento  costretti  siano  ad  ab- 
bandonare  que'  paesi  clie  sino  a  quell'  istante  aveano  loro 
somministrato  con  che  nutrirsi ,  ma  ancora  dall'  elettricita  o 
dalla  pressione  piu  o  meno  forte  dell'  atmosfera.  L'  inverno 
apporta  al  certo  una  grande  penuria  ai  volatili ,  special- 
mente  a  quelli  che  vivono  d'  insetti ,  ma  dall'  esperienza 
si  ha ,  ch'  essi  se  ne  partono  non  meno  allorquando  dai 
fiumi  e  dai  boschi  vien  loro  tuttavia  ofFerto  un  abbonde- 
vole  nutrimento.  Hartmann  e  IMayer  trovato  ha.mo  che  le 
penne  degli  augelli  sono  grandemente  elettriche.  Da  sifFatta 
loro  prerogativa  ci  si  spiega  assai  di  leggleri  la  loro  sen- 
sibilita  ad  ogni  cangiamento  di  tempo.  A  simile  influenza 
vanno  soggetti  non  i  soli  volatili  che  vivono  liberi ,  ma 
quegli  altri  ancora  che  stanno  nelle  gabble  racchiusi ;  spe- 
cialmente  poi  all'  epoca  delle  emigrazioni.  Cosa  difficile  e 
nondlmeno  il  definire ,  per  mancanza  d' osservazioni  fatte 
a  questo  proposito  ,  tutti  gl'  indizj  onde  conoscere  per 
mezzo  degli  animali  le  variazioni  della  temperatura.  Eccone 
alcuni  che  servir  potrebbero  di  norma  per  altre  esperienze. 

Pronostici  del  tempo  bello.  i."^  Dagli  augelli:  allorche  i 
tordi  marini  (  martins -pecheur s ,  Alcedo  hispida)  e  le  anatre 
abbandonano  la  terra ,  e  rifugiansi  verso  il  mare :  i  nibbj 


V  A  R  I  E  T  a'.  i33 

ed  1  torahusi  ( butors )  volano  gridan Jo ;  le  romVinelle  vo- 
lano  assai  altauiente  ( essentlo  clie  allora  le  uiosclie  solle- 
vansi  esze  pure  alle  regioni  superior!);  le  rondini  di  mare 
inseguonsi  di  sera  le  une  le  altre  con  vivacita  e  con  gran 
rnmore ;  i  corvi  e  gli  sparvieri  gettano  spesse  ed  acute 
grida ;  le  tortore  geniono  e  volteggiano  lentainente ;  11  pet- 
tirosso  si  solleva  uell' aria  e  canta;  i  gufi  gridano  ;  i  reat- 
tini  (  SjA'io;  troglodytes)  cantano  dalle  9  alle  10  del  mat- 
tino ,  e  dalle  4  alle  5  pomeridiane;  passato  quejto  tempo, 
il  lor  canto   annunzia    la   pioggia. 

2."  Dagli  altri  animali :  cjiiando  le  rane  raccliiuse  in  vasl 
di  vetro  ascendono  la  scala  ■,  le  lucciole  voltegginao  di  sera 
in  gran  numero ;  gl'  insetti  e  le  mosche  aleggiano  nelP  aria 
quasi  giocando  dopo  il  tramontar  del  sole;  i  pipistrelU 
nppajono  tardi  ossia  a  sera  innoltrata  ;  i  ragni  filano  tran- 
quilli  ed  estendono  ampiameiite  le   loro  reti. 

Pronostici  della  pioggia.  Dagli  augelli :  quando  i  gab- 
biani  neri ,  gli  augelli  acquatici  e  generalmente  i  volatili 
di  qualsivoglia  specie  si  avvicinano  ai  fiumi ,  agli  stagni 
e  vi  si  bagnano  rumoreggiando;  le  anatre  ,  le  oche ,  i  polli 
acquatici  si  tulFano  nell'acqua,  dibattonsi  strepitando  ;  le 
oche  salvatiche  volano  assai  in  alto  e  con  disordine ;  i 
pivieri  diventano  inquieti ,  volano  qua  e  lii  e  fanno  in- 
tendere  i  loro  suoni  acuti  •  i  corvi  si  uniscono  quasi  in 
gruppi  ed  air  istante  dividonsi ;  i  corvi  di  mattlna  e  le 
cornaccliie  di  sera  gracchiano  continuamente  e  muovonsi 
solitarj  sulla  sabbia ;  le  rondini  volano  basso  e  quasi  ra- 
dendo  il  suolo;  le  gazze  schiamazzano  molto,  benclie  pas- 
sato sia  il  tempo  de' lor  amori  •,  gli  augelli  domestici  si 
sollazzano  nella  polvere-,  le  pernici,  i  colombi  e  gJi  au- 
gelli pill  piccoli  vanno  molto  razzolando  nella  sabbia ;  i 
galli  cantano  immediatamente  dopo  il  tramontar  del  sole 
( ed  al  contrario  al)liiamo  un  segno  die  la  pioggia  sta  per 
cessare ,  allorclie  il  gallo  va  sotto  di  essa  quasi  passeg- 
giando);  quando  il  fringuello  va  spesso  replicando  il  suo 
melanconico  grido ;  T  allodola  de' boselii ,  i  fanelli ,  i  pas- 
seri ,  i  pettirossi  gridano  o  cantano  di  continuo  comin- 
ciando  dal  mattino;  i  pavoni  e  i  gufi  gridano  di  notte  piii 
forte  e  piii  sovente  dell"  ordiuario ;  i  polli  cercano  per  piu 
lungo  tempo  i  loro  piJocclii ,  essendo  die  quest'  insetti 
penetrano  allora  piii   profondamente   nella  loro   peile. 

Dagli  alni  aniniali :  allorclie  i  hestiami  abboccano  T  aria 
verso  il  mczzodi ;  i  montoui  e   le   cnpre  saltano  molto  e  si 


t34  V  a  r  I  e  t  a'. 

provocano  helando  ^  i  porci  trastullansl  o  spandono  1  lor 
alimcntl  f,  i  gatti  si  strofinaiio  il  v^olto  o  lo  orccchic  :,  i  cani 
divengono  iuquleti ,  grattano  la  terra ,  iiiangiano  tieircrba, 
brontolano  semilatraiido;  le  volpi  alibajano^  i  Itipi  nrlaiio ; 
le  talpe  sollevano  la  terra  piu  altaniente  ilelP  onlinario  \ 
le  rane  gracidano  sovercliiamente  e  rlfngiaiisi  sui  prati  ^  i 
pipistrcUi  all'  avvicinarsi  della  sera  non  abbaiidonano  i  lor 
ritiri ;  i  ragni  lavorano  poco ,  niandano  fill  cortisslmi  e 
ritirans!  ncUe  lor  tane ;  le  mosclie  pizzicano  alle  gambe 
de'  cavalli  e  del  bestiamo ,  agitansl  e  volano  tuinnltuosa- 
mente ;  i  pesci  intorbidano  1'  acqna ,  ed  il  verme  di  terra 
fa  sollevare  delle  strisce  dal  suolo. 

Proiiostici  del  veiito:  quando  gli  angelli  del  mare  o  delle 
maretmne  volano  ia  massa  verso  la  riva ,  ed  ivi  sollaz- 
zansi  specialmeiite  di  mattino;,  gli  angelli  di  tenipesta  ri- 
fngiansi  suUe  navi ;  le  oclie  selvatiche  volano  altissimo , 
divise  in  bande,  dirigendosi  verso  T  oriente ;  i  polli  d' ac- 
qna gridano  od  agitansi ;,  le  upnpe  stridono  fortemente ;,  il 
tordo  marino  fngge  verso  terra ;  il  corvus  fru^ilegus  ( spe- 
cie di  cornaccliia  che  si  suol  pascere  di  vermi )  fende 
rapldamente  1'  aria  o  si  trastnlla  snlla  sponda  delle  acque. 
E  noto  cbe  le  lepri  presentono  11  vento ,  e  spesso  dieci 
ore  prima  coricaiisi  suirangolo,  ossia  snl  luogo  dove  deiibe 
esso  solTiare.  (Del  signor   JValdeck.) 


Memoria  per  scrvire  alia  storla  naturale  dei  crittocefali  e 
delle  clitre.  Del  dott.  G.  Gene ,  dclla  Facolta  fdosofica  di  Pa- 
via,  ecc.  —  E  noto  gla  da  Inngo  tempo  che  le  larve  delle 
clitre  e  dei  crittocefjili  vivono  entro  un  tabo  c'dindrico  die 
seco  trascinano  ad  ogni  passo  a  somigllanza  delle  larve  delle 
friganee ,  delle  psichi  e  delle  tignaole.  Olivier  pare  cssere 
stato  1!  primo  se  non  a  conoscere  posltlvamente  ,  almeno 
a  preseatire  questo  fatto  cnrioso  e  del  tutto  nuovo  nella 
stoi'la  del  coleotteri :  lo  osservarono  di  pol  Fnessll  e  J.  G. 
Hnbner ,  Latreille ,  Wandouer ,  e,  or  sono  qulndlci  annl , 
Leone  Dufour,  il  qnale  ne  pnbbllco  nna  notizla  abbastanza 
estesa  negli  Annali  delle  scienze  fisiclie  (i).  I  cltati  natu- 
ralisti  e  gli  altri  die  in  seguito  fecero  parola  di  siffatta 
osservazlone  ojihiarono  die  qnei  tubl  fbsser  composti  di 
terricclo  insicnie  rinnito  per  mezzo  di  (jnalclie  umore  fornito 

(1)  Aiiiiales  g('nt'i\iles  di^s  sciences  pliysiques,  par  MM.  Bary 
de  S.   Vincent,  Drapiez  et  Van  Mons.   Vol,  6,  pag.  Soy. 


V  A  R  I  E  T   X.  I  35 

(Inlht  l.irva  a1)itatrice :,  no  per  verita  si  sarcl)bc  potato 
immagiiiaro  mi<;liore  spic^azione  da  clii  non  aveva  avuto 
occasioue  di  vedcrli  co"  proprj  occlii  a  costruire.  lo  ebbi 
qaesta  clie  cliiaincr6  piccola  fortiiiia ,  c  siccoiiic  quaato  mi 
accaddc  di  osservare  c  assai  loiitaao  dall'  accordarsi  coUa 
citata  opiiiioiie,  clic  presso  luolti  pare  oniai  tener  luogo 
di  vcriia  posiiiva^  cosi  credo  di  far  cosa  grata  agb  entomo- 
logi  c  propria  alf  avan/amento  dclla  storia  parziale  di  questi 
insctti  col  pul)l>Iicarnc  una  rclazioae ,  lueglio  che  per  me 
si  possa ,  accurata. 

Nella  primavera  del  1827  io  aveva  raccolto  siil  troQCo 
di  una  qiiercia  sette  larve  provvedute  ciascuna  di  un  tubo, 
appareiitemeate  terroso,  clie  esse  trascinavano  seco  nelle 
loro  mosse  non  altrimenti ,  per  servirmi  di  una  compara- 
zione  piu  famigliare,  di  quello  clie  facciano  le  chiocciole 
col  loro  nicchio.  Non  essendomi  nota  la  specie  a  cui  tali 
larve  dovessero  riferirsi ,  benclie  non  tardassi  a  riconoscerle 
siccome  spettanti  ad  uno  dei  due  generi  sopra  citati ,  le 
portai  mcco  a  casa  e  le  cbiusi  in  una  scatoletta  con  foglie 
verdi  di  querela,  desideroso  di  trarle  sino  alio  stato  di 
perfezione.  Io  osscrvava  di  spesso  i  miei  prigioni  che,  senza 
niostrarsi  gran  fatto  nialcontenti  della  nuova  abitazione,  ro- 
devano  i'alimento  apprestato  e  passeggiavano  qua  e  la  non 
mandando  fuori  dal  fodero  che  la  testa  e  le  zampe.  Pero 
ad  ogni  visita  che  loro  faceva ,  crescevano  in  nic  ccrte 
curiosita  die  mi  si  erano  risvegllate  iin  dal  loro  primo 
vedcrli.  Pungevami  desiderio  di  esaminare  la  forma  toialc 
del  loro  corpo  iiascosta  dal  fodero ;  di  conoscere  per  quali 
attacchi  il  corjio  aderisse  al  fodero  stesso ,  e  la  natura  di 
quest'  ultimo.  Per  giungere  a  tutte  queste  mete  in  nn  tempo 
prcsi  il  partito  di  sacrificare  alcuno  dei  sette  individui,  e 
COS!  fu  fatto.  Segato  il  tubo  per  lo  lungo  in  due  parti 
eguali,  queste  non  mostrarono  di  avere  col  corpo  alcun 
punto  di  aderenza  e  mi  lastiarono  la  larva  perfettamente 
scoperta  ed  isolata.  Essa  rassomiglia  interamente,  jjcnciie 
piu  piccola  di  circa  la  meta ,  a  quella  descritta  ila  Leone 
Dufour,  dalla  quale  usci  in  ultima  raetamorfose  la  clylhra 
pubescms  ,  Duf.  A  somiglianza  dclle  larve  dcgll  oritti,  delle 
nielolonte,  ecc,  essa  sta  ricurvata  a  cerchio,  di  modo  che 
la  j)arte  cstrema  delf  adilomine  vedesi  riuscire  tra  le  zaiiqx^ 
e  fm  quasi  sotto  al  UK-nto.  II  suo  corjfo  e  conq>osto  di 
tredici  anelli ,  il  primo  ilei  ((uali  e  il  capo.  Questo  e  cro- 
siacco,  scluacciato  assai  dall  iunaiizi  allindieiro,  circolarc. 


I  36  V  A  R  I  E  T  a'. 

colla  faccla  anteriore  pianissima  e  fornlta  alPliitorno  di  un 
piccolo  iiiargine  rilevato :  il  suo  diametro  e  tale  die  ottura 
perfettameate  la  bocca  del  fodero  allorche  Tanimale  vi  sta 
tranquillaiuente  ritirato.  Verso  i  lati  sonovi  le  antenne, 
cortissime ,  coniche ,  composte  di  tre  articoli ,  dei  qiiali  il 
primo  assai  grande ,  il  terzo  piccolissimo ,  acuto ;  alia  base 
del  secondo  sta  impiantata  uii'  appendice  conica ,  lunga 
quanto  T  articolo  medesimo,  e  che  fa  apparire  bifido  Tapice 
delle  antenne :  secondo  la  recente  nomenclatura  proposta 
dal  sig.  Strans-Durclikeim  (i)  si  dovrebbero  forse  cbiamare 
antenne  a  uncino  (antennes  a  croc).  La  bocca  e  fornita  di 
due  mandibole  robuste,  triangolari,  bidentate  o  piu  tosto  in- 
cavate  all'  apice ,  concave  nella  faccia  inferiore :  i  palpi 
nei  loro  niovimenti  egnagliano  in  lunghezza  le  mandibole 
e  sono  conici :  al  luogo  poi  del  mento  havvi  nna  piastra 
crostacea ,  la  quale  molto  si  avanza  e  fornisce  nna  specie 
di  appoggio  agli  organi  della  masticazione.  II  secondo  anello 
e  ricinto  da  una  piastra  semlcircolare  crostacea:  il  terzo 
ed  il  quarto  sono  moUi ,  nudi ,  biancastri  al  di  sopra ,  di 
sostanza  alquanto  dura  e  nericcla  verso  1'  origine  delle 
garabe  :  gli  altri  sono  interamente  moUi,  biancbi,  corrugati 
e ,  a  qnanto  mi  parve ,  dotati  di  squisita  sensibilita.  I  piedi 
sono  molto  allungati,  sottili ,  terminati  da  un' ugna  acu- 
tissima ,  \\n  po'  ricurva  e  quindi  opportunissima  per  attac- 
carsi  ai  corpi  verticali  o  mobili ,  quali  sono  i  tronchi  e  le 

(i)  Considerations  generales  sur  I'anatomie  comparee  des  anitnaux 
articules  ,  auxquelles  on  a  joint  V anatomic  descriptive  du  inelo- 
lontha  vulgaris  donnce  coinine  exeniple  de  I' organisation  des  co- 
leopteres.  Paris,  1828,  Levrault.  —  Non  nii  e  possibile  di  citare 
quest'  opera  senza  fame  elogio.  La  sola  di  egual  genere  clie  le 
si  possa  mettere  a  fianco,  e  la  celebre  anatomia  del  Bruco  del 
Salcio  di  Lyonnet :  ma,  facendo  c[ni  astrazione  dalle  circostanze 
e  (li  tempo  e  di  niezzi,nelle  quail  trovaronsi  i  rispettivi  autori, 
la  prima  seuibrami  di  grandissimo  tratto  sujieriore  alia  seconda 
per  la  estensione  molto  maggiore  della  materia  presa  in  esame, 
per  la  copia  dei  lumi  clie  ad  ogni  pagina  diffi)nde  sulle  parti 
piii  oscure  della  notomia  e  della  fisiologia  degli  articolati  in  ge- 
nerale,  e  per  la  meravigliosa  bellezza  delle  tavole  che  la  ac- 
compagnano.  Questo  lavoro ,  uiio  dei  piii  splendidi  monumenti 
scientifici  di  cui  possa  gloriarsi  I'eta  nostra,  fu  coronato  nel 
1834  dair  Istitiito  reale  di  Fraacia,  il  quale  altresi  decreto  che 
a  proprie  spese  venissero  incise  le  tavole  sui  disegni  originali 
dell'autorc,  couiiuettendone  1' esecuzioae  agli  abilissimi  signori 
Schmeiz  e  Legrand. 


V  A  R  I  E  T  a'.  187 

foglie  tiegli  albei'l ,  sul  qnali  ranimaletto  e  destinato  a  v*- 
vere.  La  lunghezza  del  corpo  nella  sua  naturale  positura 
curvilinea  e  di  circa  sel  millimetri  e  nella  distensione  puo 
forse  arrivare   ad   uii  terzo   di  piii. 

La  larva,  quale  ora  fu  da  me  descritta ,  e  come  ho  gia 
piu  sopra  acceunato ,  non  aderisce  per  alcun  ligamento, 
ne  per  altra  qualsiasi  maniera  d'  immediata  comuaicazione 
col  fodero.  La  struttura  della  prima  e  la  forma  del  second© 
sono  cause  baste voli  perche  quella  stia  fermamente  com- 
presa  in  questo.  Di  fatto  il  fodero  e  molto  piu  ristretto  verso 
I'estremita  aperta  die  uon  all"  opposta  o  cliiusa;  cosi  pure 
la  larva  nella  sua  positura  naturale  curvilinea  presenta  mag- 
gior  diametro  alf  indietro  die  non  all'innanzii  quindi  nasce 
che  la  parte  posteriore  della  larva  essendo  piu  grossa  della 
parte  anteriore  del  fodero,  quella  non  puo  interamente 
sbarazzarsi  da  questo,  ma  soltanto  uscirne  colia  testa  e 
col  torace.  E  realmente  tutte  le  volte  die  voUi  cavarne 
qualcbe  larva  pei  varj  bisogni  delle  mie  osservazionl  ho 
provato  non  leggiera  resistenza  e  ful  sempre  ol)bligato,  per 
non  lacerare  le  larve  stesse ,  di  rompere  all'  iatorao  e  di- 
latare  1'  apertura  del  fodero. 

Poiche  ebbi  ben  conosciute  le  forme  dell'  animale ,  mi 
posi  a  indagare  di  qual  sostanza  e  con  qual  arte  venisse 
fabbricata  quella  sua  casuccia  portatile.  Prenietto  un  breve 
cenno  sulla  sua  figura.  S'  immagini  un  tubo  somlgliante  ad 
un  anello  da  cucire  o  ditale ,  alquanto  rigonfio  alia  meta  , 
di  color  nerognolo  o  di  terra,  colla  superficie  disseminata 
di  piccole  prominenze  irregolari  e  di  tale  consistenza  da 
resistere  alia  forte  pressione  delle  dita  •,  lo  si  riduca  alia 
dimensione  di  circa  sette  millimetri  di  lunghezza  ed  a  quat- 
tro  pel  maggiore  diametro ,  e  se  ne  avra  un'  idea  assai 
prossima  al  vero.  —  II  colore ,  la  struttura  ed  una  certa 
fragillta  parevano  a  prima  giunta  persuadere  che  ella  fosse 
materia  terrosa ;  se  non  che  la  polverizzazione  di  uno  di 
essi,  e  I'attento  esame  della  polvere  che  ne  ottenni  mi  fe* 
nascere  il  pensiero  che  fosse  legno  minutlssimamente  tri- 
turate e  insieme  cementato,  similmente  a  quanto  si  pratica 
dai  Calabroni  per  la  confezione  di  quel  cartoiii  che  rive- 
Btono  i  loro  favi.  Ma  non  ando  guari  che  un  felice  acci- 
dente  mi  tolse  andie  da  questa  credenza ,  e  mi  pose  sulla 
via  per  iscoprire  il  segrcto  die  andava  rintracciando.  Sul 
principlo  delle  mie  osservazionl  io  aveva  rotto  colla  punta 
di  un  ago  il  margine  dell'  apertura  di  un  fodero  ad  oggetto 


1 38  V   -V  n  I  E  T  A  . 

(li  potcr  ncttamentc  ossorvare  la  testa  della  larv^a  die  lo 
abitava ,  scnza  esscrc  obliligato  di  cavarncln.  Dopo  tliio 
giorni  mi  vcnne  tra  mano  quello  stesso  iacUviiluo  e  con 
graiide  sorpresa  mirai  clie  i  guasti  da  me  innanzi  fatti 
eraao  gia  stati  in  piii  laoglii  della  circonferenza  riparati 
con  materia  cvidcntemente  identica  a  quella  del  restante 
del  fodero,  e  solo  divcrsa  per  un  colore  alqnanto  piii  cliiaro 
e  verdiccio.  Nella  scatola  non  eravi  traccia  di  terra ,  ne 
le  sue  pareti  eran  tali  da  poter  esserc  facilmcnte  corrose: 
qual  era  adanque  e  dondc  presa  questa  materia  ?  Per  chia- 
rirmi  di  un  nuovo  e  piii  ragionevole  sospetto  die  allora 
mi  sorse  nella  mente,  guastai  in  varia  guisa  T  orlo  di  altri 
foderi ,  e  mi  posi  a  spinre  i  movimenti  degli  animali.  Dopo 
lungo  e  pazientissimo  intender  d' occlii ,  vidi  come  il  ma- 
teriale  impiegato  pel  rappezzamento  erano  ie  feci ,  die  al 
loro  uscire  dall'  ano  venivano  dalf  animale  stesso  raccolte, 
poste  a  luogo  e  modellate  colle  mandibole.  Per  qiialche 
tempo  la  parte  rinnovata  conservava  il  colore  verdognolo 
proprio  degli  escrementi  di  fresco  rigettati  ^  indi  si  andava 
a  poco  a  poco  annerendo  ,  finche  assumeva  il  colore  scuro 
perfettamente  eguale  a  qucUo  della  veccliia  porzione  di  fo- 
dero. Qnesta  scopex'ta,  che  pago  ad  usura  il  tedio  dell'os- 
servazione,  pose  in  mio  arbitrio  di  rimirare  quantunqne 
volte  il  desiderai  lo  spontaneo  e  successivo  accresclmento 
del  fodero ,  clie  sempre  vidi  eseguirsi  nel  modo  sopra  in- 
dicato,  e  fjni  col  farmi  accorto  del  motivo,  per  cui  la 
natnra  ha  di  tanto  curvata  in  questi  animaletti  la  parte 
posteriore  del  corpo  sino  a  fame  riuscire  1'  estremita  a 
contatto  della  bocca. 

Piii  non  restava  alia  mia  curiosita  die  di  veder  trasfor- 
mate  in  insetti  perfetti  queste  larve  indnstriose.  Verso  la 
meta  di  maggio  due  delle  piii  grosse  chiusero  V  apertnra 
del  fodero  formando  col  solito  materiale  un  sepimcnto  per- 
pendicolare  all'  asse  del  fodero  stesso ,  e  ombilicato  nel 
mezzo.  Ai  quindici  di  giugno  poi  sorti  da  uno  di  essi  il 
crittocefalo  a  dodici  punti  [  Cryptocephalus  12-panctunis , 
Fabr. ).  Ne  il  modo  col  quale  usci  fu  senza  porgere  argo- 
mento  di  meraviglia:  egli  non  si  trasse  gia  fuori  rompendo 
il  sepimento  pur  ora  menzionato  ,  ma  il  fondo  del  fodero 
o  sia  la  parte  opposta  al  sepimento,  staccandone  un  pezzo 
tagliato  perfettamente  a  cerchio.  Questo  uscire  a  rovescio, 
die  tale  propriamente  non  e  se  non  rapporto  al  fodero  ed 
alia  px)sizione  in  cui  trovavasi  dapprima  la  larva ,  giacdie 


V  A  R  I  E  T  A  .  139 

rirrsptto  pcrfctto  osco  mnntlando  innnnzi  In  trsta,  fu  09- 
scrvnto  anclie  da  Loonc  Dufour  per  la  sua  clitra,  cd  io  ho 
niotivi  (U  crcdcrlo  indnliitatamcnte  una  propricta  comune 
a  tutte  le  specie  di  cutrambi  rjnesti  geucri. 

L'acccnnato  cambiamento  di  posltnra  non  puo  aver  Uico 
se  noil  dopo  il  cliiudimento  del  fodero  c  prima  cbe  la  larva 
passi  alio  stato  di  ninfa.  Una  osservazione  die  vione  ia 
appoggio  di  rjuanto  asscrisco  si  e  chc  le  spoglie  dcUa  larva 
trovansi  costantemente  coniinate  ed  applicate  contro  il  se- 
pimento  in  guisa  che  le  parti  della  testa  guardano  la  parte 
opposta :  d' altronde  egli  c  certo  chc  una  compiuta  inver- 
sione  in  tanta  angustia  di  spazio  non  potrebbe  eseguirsi 
dair  insctto  perfctto  pcrche  dnro  ed  inflcssibile  ,  meno  poi 
dalla   ninfa  perche  incapace  pressoche  d'ogni  aiovimento. 

Cosi  dunqne  nolle  crisomcline  (i),  famiglia  alia  quale 
appartengono  le  clitrc  e  i  crittocefali,  havvi  esempio  di  una 
economia  o,  si  dira  meglio,  di  un  istlnto  che  per  certo 
puo  annoverarsi  fra  i  piu  stravaganti.  Molti  fra  gl'  iusetti 
che  dnlla  natnra  non  sortirono  fennezza  di  membra ,  aci- 
lita  od  altra  lisica  dote  valevole  a  scamparli  dalle  insidie 
o  dalle  aperte  persecuzioni  deiloro  nemici ,  ebbero  largo 
compcnso  ncUa  fmezza  dell'  istinto.  Alciuii  s'  immergono 
negli  steli  dclie  piante ;  altri  contorcono  intorno  a  se  Ic 
foglie  dci  vegctabili  sa  cui  vivono  e  se  ne  formano  ua 
padiglione^  altri  destinati  a  vita  piii  noniade  si  tessono 
quali  una  lorica ,  quali  un  intero  abito  con  fusccUetti ,  con 
sassolini  ed  altre  matcrie  accattate  qua  e  la  ed  insicme 
riunite  con  glutine  o  seta.  L'  idea  d'  innicchiarsi  nelle  pro- 
prie  sostanze  escrementizie,  di  lavorarle  avvisatamente  e 
convertirlc  in  una  casuccia  ,  e  tuito  propria  ed  a  quanto 
pare  esclusiva  di  questa  famiglia.  Con  tutto  cio  non  e  a 
credersi  che  quest'  arte  vi  esista  scnz'  altro  rafUnata  quale 
r  nbbiamo  teste  veduta.  L' originc  ,  i  progress!  e  il  perfe- 
zionnmento  dcllc  arti  die  derivano  dalla  ra2;ione,  si  tro- 
vano  nei  varj  pcriodi  d'  incivilimento  o  per  lo  meno  nelle 
varie  eta  dcUe  socicta  umane ;  1'  origine ,  i  progressi  e  i! 
porfezioiiameiito  delle  arti  istintUe  gradatamente  si  riscon- 
trano,  se  mal  non  mi  appongo,  nolle  varie  specie  d'ani- 
mali  ,     die,    per     cosi    espriniermi  ,     profcssano    un'  arte 

(i)  Vi'v  ijiK'sic  luie  Dsservazioiii  truvo  ojiponuuo  di  atuan-TUii 
>M  uiftodo  indicato  dal  sig.  Latieillc  nell' opera  intitolata:  Genera 
crustacewun  et  insectorum. 


1 40  V  A  p.  I  E  T  A  . 

medesima.  L'arcliltettnra  dell' ondatra  non  e  Ingegiiosa  quanto 
qnella  del  castoro :  alia  squisitezza  di  lavoro  die  ammirasi 
nel  nido  del  pendolino  ( Parus  pendulitius )  arrivasi  per 
iaiiumerevoli  gradi  di  minore  industria  in  altrl  uccelli  ;  si 
direbbe  quasi  che  le  api  perfezionaroiio  la  costruzione  del 
loro  favi  dietro  1'  ispezione  di  quelle  meno  esatte  in  che 
vedianio  tutto  di  afFaticarsi  le  yespe ,  i  bombi  e  tanti  altri 
imenotteri ,  ecc.  Cosi  e  dell'  arte  di  cui  favelliamo :  essa 
trovasi  nata  fra  le  casside ,  condotte  a  miglior  termine 
dalle  leme,  perfezionata  dai  crittocefali ,  e  si  direbbe  quasi 
ingentilita  dalle  clitre.  Le  prime  non  formano  cogli  escre- 
menti  che  una  specie  di  parasole  che,  sostenuto  e  conipreso 
fra  due  appendicl  collocate  all' apice  deiraddomine  e  mo- 
bili  a  volonta  dell' ani male  ,  era  copre,  ora  lascia  a  nudo 
il  dorso  di  essa ;  le  seconde  sanno  applicarseli  in  modo 
che  il  dorso  e  i  fianchi  ne  riescono  intonacati;  pero  questo 
intonaco  non  acquista  mai  consistenza,  ne  vien  ridotto  ad 
alcuna  forma  regolare :  i  crittocefali  poi  e  le  clitre  costrui- 
scono  con  essi  un  fodero  compiuto ,  consistente ,  regolare 
e  portatile  che  serve  non  solamente  a  proteggere  la  larva, 
ma  anche  la  ninfa.  Se  non  che  le  clitre  lavorano  con  mag- 
giore  maestria  codesto  fodero.  lo  ne  possiedo  esemplari  di 
varie  dimensioni,  il  maggiore  dei  quali,  perfettamente  eguali 
a  quello  descritto  da  Leone  Dufour,  fu  da  me  raccolto 
nello  scorso  autunno  suUe  vette  basaltiche  di  Csobantz  la 
Ungheria,  e  contiene  in  istato  di  crisalide  I'anlmaletto.  La 
loro  forma  e  piu  allungata  ed  elegante ;  le  pareti  sono  pid 
sottili,  diligentemente  lisciate  ;  nella  parte  inferiore  scorre 
nel  mezzo  da  un  apice  all' altro  una  linea  o  leggiere  sca- 
nalatura  che  d'  ordinario  e  di  color  nero  lucente  ^  finalmente 
suir  estremita  convessa  sono  coUocati  due  tubercoletti,  che 
saremmo  qiaasi  tentati  di  credere  meri  ornamenti.  —  Con- 
fesso  che  dall'  industria  delle  leme  a  quella  dei  crittocefali 
havvi  im  salto  anziche  un  passaggio :  egli  e  pero  da  no- 
tarsi  che  nella  famiglia  delle  crisomeline  trovansi  molti 
generi  esotici ,  per  la  maggior  parte  ancora  sconosciuti  dal 
Lato  dei  costumi :  e  quindi  assai  probabile  che  in  essi  ab- 
biansi  un  giorno  ad  iscoprire  quegli  altri  gradi  intermedj, 
che  la  considerazione  delle  opere  istintive  in  generale  pare 
che  c'  induca  ad   immaginare. 

Nell'  esposizione  di  queste  entomologiche  osservazioni  io 
ho  sempre  attribuito  alle  clitre  lo  stesso  istinto  dei  crit- 
tocefali ,    quello    cioe    di    adoperar  come    questi   i    proprj 


V  A  R  I  E  T  A  .  141 

escreraenti  per  costruire  i  loro  tubi.  Or  qui  faro  meravigliare 
piii  d'  uno  de'  miei  lettori  col  dire  die  tale  mia  asserzione 
non  si  appoggia  ancora  sopra  rigorose  osservazioni  di  fatto, 
e  die  ill  una  parola  non  e  die  una  raera  congettura.  Nis- 
suno  dei  naturalist!  die  videro  e  diedero  notizia  del  tubo 
deile  clitre  fu  testimonio  della  sua  formazione,  e  ne  e  prova 
Jjen  evidence  f  opinione  da  loro  spiegata  su  questo  propo- 
sito  e  die  venne  da  me  riferita  sul  principio  di  questa 
Memoria :  io  pure  die  in  questi  ultirai  due  anni  ho  appli- 
cato  con  qualclie  parzialita  alle  preseiiti  ricerclie ,  e  die 
trovai  molti  e  varj  tubi  o  gia  chiusi  o  gia  abbandonati 
dair  insetto  ,  non  ebbi  per  anco  la  sorte  di  abbattermi  in 
una  clitra  alio  stato  di  larva,  sulla  quale  sperimentare , 
coine  il  feci  sui  crittocefali ;  ed  e  cio  ben  singolare  se  si 
ponga  mente  alia  quantiia  rimardievole  di  questi  coleotteri, 
che  in  istato  perfetto  rinvengonsi  nei  prati  e  nei  bosclii 
del  nostro  paese.  Con  tutto  cio  porto  ferma  credenza  che 
tnttl  quelli  die  conoscono  la  strettissima  affinita  di  questi 
due  generi ,  e  molto  piii  quelli  die  prenderanno  ad  esame 
anclie  superficiale  i  tubi  suddettl ,  non  tarderanno  un  istante 
ad  abbracciare  senza  alcun  riserbo  la  mia  opinione.  Le 
differenze  che  io  bo  notate  sono  di  forma,  non  di  sostanza, 
e  la  principale  di  esse  non  consiste  che  in  una  raaggiore 
sottigliezza  e  lisciatura  delle  pareti:  cio  per  altro  annunzia, 
a  creder  mlo,  niente  piii  che  una  maggiore  perfezione 
degli  stroraenti  coi  quali  il  tubo  vien  costruito ,  e  rimet- 
tendomi  anche  qui  al  future,  son  d' avviso  che  le  mandi- 
bole  delle  clitre  abliiansi  a  trovare,  da  chi  avra  occasione 
di  esaminarle ,  piix  appianate  e  meno  incavate  air  estremita 
di  quelle   dei   crittocefali. 

Ora  io  p.Tsso  ad  illustrare  un  altro  punto  assai  interes- 
sante  della  storia  naturale  di  questi  animaletti ,  sul  quale 
nissuno  ha  per  anco  fatto  parola.  Esso  risguarda  il  nascer 
loro  e  la  maniera  con  che  prendono  posto  fra  gli  altri 
viventi.  Secondo  quanto  abbiamo  veduto  sarebbe  oltremodo 
svantaggiosa  per  Tindividnale  sicurezza  delle  larve  la  forma 
e  la  natura  del  loro  corpo,  se  non  fosse  protetto  dal  fo- 
dero.  Ma  chi  le  difende  alf  uscir  loro  dall'uovo,  nei  primi 
passi  della  vita ,  nei  giorni  in  cui  la  propria  debolezza 
crea  pressoche  d' ogni  oggetto  esterno  un  ainiico?  Egli  e 
chiaro  che  fra  V  uscita  dalT  novo  e  la  costruzione  di  un 
primo  fodcro  dovrebbe  aver  luogo  la  ricerca  dciralimento. 
Ora ,  come  potrebbero  queste  larve  trascinarsi  sui  vegetabilj 


1 42  YAUIETA. 

con  quol  loro  addonuno    alFatto  molle  c  siffattaniente  toti- 

fornlato    da     rendcre    penosissinia    la  piogressioae ,    senza 

cader    vittima    degU    dementi    o    dci  carnivori ,   che  ncUa 

classe   desV  inseiti  sono  a  larcia  niano  franimisti  ajili  erbi- 

o  *D  O 

vori  ?  La  natura  vL  provvide  con  un  tratto  di  singolare 
predilczione.  I  crittocefali  e  le  cliire  ritevono  airuscir  loro 
dal  ventre  niaterno  un  fodero,  ed  e  la  madre  quella  che 
glielo  fornisce.  Questo  e  un  fatto  che  non  ammette  alcun 
dujjbio,  e  che  io  ho  replicatamente  osservato  si  negli  uni, 
che  negli  altri  dei  citati  coleotteri.  Mano  mano  che  I'uovo 
spunta  dair  ano ,  la  madre  vi  spinge  all'  intorno  tanto  dei 
proprj  escrementi ,  che  Y  novo  ne  risulta  compiutaraente 
inviluppato :  la  larva  poi  rompendo  a  sno  tempo  V  una 
delle  estremita  dell' novo  rompe  anche  la  parte  sovrapposta 
dell'  inviluppo,  e  questo  vien  allora  tramutato  in  un  fodero 
perfetto,  come  e  facile  per  chicchessia  di  comprendere. 

La  deposizione  delle  uova  colle  circostanze  sopraddette 
fu  da  me  veduta  nell' ottobre  del  1827  su  varie  femmine 
del  crittocefalo  a  dodici  punti.  Trovavansi  esse  suUe  foglie 
del  nocciuolo  avellano  (  Corylus  avellana  ) :  dal  primo  spun- 
tare  di  ciascun  novo  fmo  al  cader  suo  dalf  ano  scorreva 
un  lunghissirao  intervallo  di  tempo ,  cioe  piu  che  di  sei 
ore :  durante  questa  lenta  uscita  la  femmina  rodeva  di 
quando  in  quaudo  la  foglia  su  cui  posava,  e  cio  senza 
dubbio  per  procacciarsi  il  materiale  con  cui  invilupparle. 
VoUi  assicurarmi  se  1'  invilnppamento  facevasi  per  appo- 
sizione  successiva  di  escrementi ,  o  se  trovavasi  gia  com- 
piutamente  operate  nel  corpo  stesso  della  femmina :  a  tal 
line  tagliai  in  modo  convenevole  1'  addomine  di  una  fra 
esse ,  cui  cominciava  ad  uscir  un  uovo  dall'  ano :  la  parte 
nascosta  era  alFatto  nuda ,  bianca  e  lucente,  il  che  prova 
ad  evidenza  che  hanno  luogo  successive  apposizioni,  come 
io   ho   gia  annunciato. 

L'  uovo  compiutamente  rivestito  e  lungo  circa  un  milli- 
iiietro ,  di  forma  perfettamente  ovale  ed  oruato  di  cinque 
ordini  di  prominenze  laminiformi  che  scorrono  alquanto 
cbl)liquamente  dall' un  aplce  alFaltro:  ogni  femmina,  al- 
meno  nella  specie  da  me  osservata ,  ne  depone  da  sei  a 
sette ,  e  slccome  non  vengono  attaccati  alle  foglie  con  ghi- 
tine  od  altro  mezzo ,  cosi  sogliono  cader  a  terra  al  primo 
agitarsi  delle  foglie  medcsime.  Presso  le  clitrc  le  cose  vanno 
un  po'  diversaimnite.  Le  uova  vengono  deposte  in  massa, 
debolmente  riuuite  con   uuior  glutinoso  k-  une   sulle  altre, 


A    A  U  I  K  T    V  .  I  -f .) 

cil  nttaccatc  con  quosto  stosso  mez70  ai  rami  od  agli  steli 
ilello  piantc.  La  foniia  loro  e  cilintlrica ,  assai  alliingaia ;, 
r  inviiiippo  tli  colore  giallognolo ,  iiiolto  sottile  e  liscio.  11 
loro  niinicro  e  iiiaggiore  d' assai  die  non  nei  cx-ittocclali : 
nclla  state  passata  io  vidi  la  clitra  lowj^imuna  deporne  vcn- 
timo  snl  ganibo  di  una  poa :  in  capo  a  dodlci  giorni  le 
larvc  oiano  gia  sbncciate  e  caniminavano  con  molta  vivezza 
traendo  seco  il  piccolo  fodero.  Io  le  destinava  ad  un  se- 
guito  di  accurate  osservazioni ,  ma  ricusarono  ogni  alimento 
die  cljbi   cura  di  loro  apprestare  ,  e  niorirono. 

Cliiiulo  qiiesta  breve  Memoria  col  far  menzione  di  un 
accidentc  di  forma  carattcristico  del  sesso  nei  crittocefali , 
e  coir  accennare  dei  principal!  ncinici  di  questi  insettl.  11 
prime  tonsistc  in  una  fossetta  circolare  ,  marcatissima , 
posta  nei  mezzo  dell"  ultimo  anello  addominalc  immediata- 
inentc  sotto  all'  apcrtura  dell'  ano  :  esso  caratterizza  la  fem- 
niina  ,  e  Io  riscontrai  costante  e  facilissimo  ad  esscre  os- 
servato  in  tutte  le  specie  della  mia  numerosa  coUczlone. 
Vero  e  die  anche  i  niaschi  hanno  una  inipressione  nel- 
r  istesso  luogo ,  ma  questa  e  assai  meno  profonda ,  spesse 
volte  a  pena  discernibile  ,  e  longitudinale  anziche  rotonda. 
Non  lio  potuto  accorgernii  a  quali  usi  sia  destiiiata.  Quamo 
ai  ncmici  di  «juesii  aninialetli  industriosi ,  qnelli  die  vera- 
aienie  possono  dirsi  capitali,  sono  gli  icneumoni.  E  noto 
r  istinto  die  lianno  qiicsti  imcnotteri  d'  imniergere  nei  corpo 
d'  altri  insetti  le  proprie  uova ,  perclie  in  esso  trovi  ali- 
mento la  prole :  due  dclle  larve  da  me  nudrite  perirono 
in  tal  gulsa  divorate ;,  e  poi  grandisslmo  il  numero  dei  tubi 
da  me  in  ogni  tempo  rinvenati  sotto  ai  sassi  e  sotto  ai 
musci  degli  alberi,  die  trat'oiati  in  ogni  verso  e  nulla  piii 
contcnendo  fuorclic  gli  avanzi  dclle  larve ,  attestano  aver 
queste  soggiacluto  alio  stesso  genere  di  morte.  Cos!  in  na- 
tura  non  v'lia  mezzo  di  difesa,  comanque  ingegnoso,  die 
escluda  aflatto  la  possibility  dclle  olfese  ,  e  cosi  mantiensi 
quella  guerra  tra  vivente  e  vivente,  die  sarebljc  un  difetto 
ncir  ordiiie  della  crcazione,se  non  avesse  per  iinc  I'equi- 
librid  dclle  cose. 


Enata-Corrigc.  —   Tomo  53.*^ 

Tag.  373  liu.  >j  I.  e.  vicissitudine!  ,  etc.  Icjigi  i,  e.  mundus  externus ,  alte- 
ram veto  intrrnus  nosier  sta- 
tus ,    i.   e.  vUiisitutlines  ,   etc. 


A'.  GJi.OA'/.  F.  Clnu.vi  c  I.  Fv^iagalli  .  dircnon  edfililvri. 


Osservazioni  meteorologiche  fatte  all' I.  R.  Osservatorio  dl  Brera. 


L  U  G  L  I  O     1829. 

Mattina  ore  5. 

Sera  ore  3.                       1 

6 

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del  ciclo. 

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del  clelo. 

poll 

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0 

poll.       lin. 

0 

I 

27 

9,0  1+14,0 

NE 

Ser.  nuv. 

27    9,0 

+21,0 

SE 

Ser.  nuv. 

2 

27 

8,81  +  16,0 

0 

Sereno. 

27  8,7 
27  8,4 

+20,3 

S 

Nuv.  ser. 

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27 

8,6|+i6,6 

0 

Ser.  nebb.  nuv. 

+20,4 

£ 

Ser.  nebb.  nuv. 

4 

27 

8,0 

+ib,6 

N  0  0 

Sereno. 

27    8,0 

+22,7 

SO 

Nuv.  ser. 

I5 

27 

8,0 

+  17,0 

0 

Nuv.  ser. 

27    7,2 

+22,5 

OS  0  [Sereno.               || 

27 

7,4 

+16,8 

0 

Sereno. 

27    4'7 

+25,5 

s  0 

Sereno.                    ' 

7h7 

94 

+16,0 

NE 

Ser.  nuv. 

27     9->^ 

+21,8 

so 

Sereno. 

8 

27 

9,0 

+  16,0 

NE 

Sereno. 

27     7,8 

+23,0 

0 

Sereno. 

9 

27 

6,6 

+17,8 

so 

Nuv....  Ser. 

27    4,5 

+20,0 

0 

Temp,  pioggia 

10 

27 

b,b 

+i5,o 

0 

Sereno. 

27     6,8 

+21,7 

NNo|Sereno.               11    1 

1 1 

27 

7,0 

+  i5,5 

N  N  ojNuv.  ser. 

27     7,3 

+21,5 

SSE 

Nuv.  nebb.  ser. 

12 

27 

7,D 

+16,5 

0 

Nuv...  pioggia 

27     7,7 

+18,7 

£ 

Sereno.                     ' 

I J 

27 

8,0 

+i6,b 

NO 

Sereno. 

27    9,3 

+20,7 

0 

Sereno. 

14 

27 

10,6 

+i6,5 

£ 

Sereno. 

27  10,7 

+22,7 

so 

Sereno. 

lb 

27 

1 1,0 

+17,0 

N 

Sereno. 

27  10,4 

+24,2 

s  0 

Sereno. 

16 

27 

10,0 

+19,0 

E  N  E 

Ser.  nuv. 

27     8,8 

+25,4 

s  0 

Ser.  nuv.  uebb. 

!  '7 

27 

9'0 

+18.0 

E 

Sereno. 

27     9,0 

+23,8 

S....O 

Ser.  nuv. 

18 

27 

9,9 

+17,8 

s 

Sereno. 

27    9,0 

+  20,0 

s  0 

Sereno. 

19 

27 

8,7 

+17,5 

0 

Sereno. 

27     8,2 

+23,2 

SSE 

Sereno. 

20 

27 

8,0 

+17,5 

NO 

Sereno. 

27     8,2 

+23,7 

NNO* 

Sereno. 

21 

27 

10,5 

+i5,o 

N 

Sereno. 

27    II,0 

+22,3 

N 

Sereno. 

22 

27 

12,7 

+i5,o 

E 

Sereno. 

27   11,8 

+21,2 

S 

Sereno. 

2  J 

27 

11,8  +i4,5 

NE 

Sereno. 

27  10,7 

+22,3 

SO 

Sereno. 

24 

27 

10,6 

+i5,7 

E 

Sereno. 

27  10,0 

+2  0,0 

S 

Sereno. 

26 

-^7 

11,0 

+i7'4 

N  N  E 

Sereno. 

27   10,6 

+20,7 

s 

Sereno. 

26 

27 

10,8 

+18,2 

E 

Sereno. 

27   10,6 

+25,0 

0 

Nuv.  piovoso. 

27 

27 

9'« 

+18,2 

0 

Ser.  nuv.  piov. 

27     9,0 

+20,7 

SSE 

Sereno. 

2827 

9,2 

+17,5 

E 

Nuvolo. 

27     9,^5 

+i5,5 

E....N 

Tern.  piog.  nuv. 

29 

27 

8,8 

+14,5 

0 

Nebbia...  sereno 

27     8,5 

+20,0 

0 

Ser...  temp. 

00 

27 

8,6 

+16,0 

N...E 

Ser.  nuv. 

27    8,5 

4.17,4 

NE 

Temp,  piogga. 

01 

27 

8,i 

+i5,o 

N  0 

Nuv.  ser. 

27     9->^ 

*'i9,4 

NO 

sereno.                    ■; 

1 

Altezza  mass,  del  bar.  poll.  28  lin.     0,7     Altezza  mass,  del  term.  +  26,4      |  f 

media »  in       »     0,1  r                 media +  iQji4          i 

Qiiantilii  dclla  pioggia  linee  24,71.                                           I'l 



T  ^^ 


BIBLIOTECA  ITALIANA 

PARTE    I. 

LETTER  ATUR  A  ED  ARTI  LIBER  ALL 


Delt  italiana  Arcldtcttara  durante  la  dominazione  lon- 
gobarda.  Ragiotuimento  del  cav.  Glullo  Cohdero 
de  Coiui  di  S.  Quiiiti.no,  Consmatore  del  R.  Mnseo 
egizio  in  Torino  ,  preniiato  dcdl'  Atenco  hrcsciuno 
nel  1828.  —  Brescia^  182^,  per  Nicolo  Bettoiii , 
di  pag.  319  ,  in  8." 


G. 


''ia  del  pi02;ranima  del  bresciaiio  Ateneo.  oiid'cl^be 
il  prcinio  qiit-sto  ra2;ionain(iito,  parlamiiio  alia  [>a2;-  3 
e  segiKMiti  del  volume  Llll,  (|iiadenio  di  gonnaio 
1829  di  qucsta  Biblioteca,  I'ciulcndo  conto  di  altro 
scritto  che  meritato  avea  per  parte  deU'Atcneo  me- 
desimo  lonorevoie  nienzioiie.  Sara  tuttavia  opportuno 
il  presentarlo  di  nuovo  ai  nostri  leggitori  tal  quale 
vcdesi  proposto  in  capo  al  ragionaniento  che  ora 
preiidiaiiio  ad  esamiiiare:  «  Deterniinare  lo  stato  del- 
»  r  arcliitetlura  ado])erata  in  Italia  all  epoca  della 
»  dominazione  Longoharda.  —  hivestigare  se  questa 
»  architcttiira  abbia  uu'  ori2;iiie  particolarc.  —  Sta- 
»  l)ilire  i  caratteri  peculiari  che  la  disluiguono,  spe- 
i)  cialniente  nella  costriizionc  de'  tenipli ,  tanto  in 
»  riguardo  alia  decorazione  interna  che  esterna  di 
»  essi,  come  nella  distribuzione  della  pianta ;  e  nella 
y>  scelta  ed  uso  de'  niateriali  per  fabbrirarli.  —  No- 
»  tare  rtnahnente  i  principali  odilizj  di  tale  arr!..- 
»    tcttura   in    Italia  >>.   RispctLObisbinii    aoi   verso    quel 

Bibl  ItuL  T.  LV.  10 


146  dell'  ITALIVN.V    ARCniTETTURA 

bcnemcrito  Ateneo ,  avremnio  l)rainata  una  maggiore 
precisione  in  quel  programnia :  i.°  perche  i  prinii 
(juesiti  riducevansi  sostanzialmente  al  punto  di  cri- 
tica ,  se  i  Lon2;obardi  avessero  introdotto  un  nuovo 
sistcnia  d'arcliuetlura  ,  o  iion  piuttosto  adottato  quello 
clic  allora  era  vigente  in  Italia  ;  e  se  quella  aichi- 
tettura  avesse  acquistato  cio  che  propxiamcntc  puo 
aj>pellarsi  stato;  2.°  perclie  le  sussegucnti  inchieste 
rirerivansi  soltauto  alia  supposizioue  del  primo  caso, 
cioe  di  una  peculiare  origiue  di  quella  arcliitettura  •, 
3.°  perclie  indivisibile  era  questa  ricerca  dall'  esame 
dci  principali  edilizj  che  ricoirosciuti  si  fossero  colla 
scorta  di  autcntici  documenti  ,  o  supposti  colla  sem- 
plice  ispezione  o  col  conlronto  monumenti  di  quella 
architcttura ,  e  quindi  poco  nieno  die  inutile  veniva 
a  riuscire  la  doniauda  i'lnale,  nella  quale  pure  con 
maggiore  studio  di  precisione  si  sarebbe  potuto 
cspriniere  se  quegli  edilizj  dovevano  essere  prova- 
ti ,  o  soltanto  creduti  di  quell  epoca.  Con  tutto  cio 
noi  riguardiamo  quel  programma  come  iniportante 
c  degnamente  scelto  dal  corpo  scientilico  die  Y  ha 
pro])(>sto  •,  ma  riconosciamo  altresi  che  assai  difficile 
era  il  rispondere  in  modo  soddisfacente  a  c^uelle 
complicate  domandc,  il  che  dee  accrescere  Y  onore 
di  chi  venue  rcputato  meritevole  del  premio  ,  e  di 
chi  lia    conseguita  Y  onorevole  menzione. 

II  cav.  di  S.  Quindno  comincia  il  suo  ragionamento 
coir  abbozzare  la  storia  dell'  arte  di  edificare  in  Italia : 
accennandone  quindi  il  decadiniento  dopo  la  ruina 
del  Ilomano  inipero ,  dice  che  anche  ne'  giorni  di 
servitii  e  di  l^arl^arie  si  fabbrico  con  solidita,  selibene 
gli  edilizj,  alcuni  de' quali  vasti  e  grandiosi,  fossero 
costrutti  cogli  avanzi  delle  precedcnti  distruzioni, 
senza  rcgolarita  di  ordini,  senza  uniformila  ,  senza 
scelta  di  forme  e  di  ornamenti.  Questa  condizione , 
soggingne  cgli ,  dell'  arcliitettura  diiro  sin  oltre  il 
secolo  XI  ,  ma  in  qnel  periodo  di  rimiovellamento 
r  arte  pigiio  qualdie  vigore  ,  e  lussnreggio  nelle 
turri,  ue^palazzi,  iicile    caitcdrali  e  ne' battistcrj  ,  a 


DURANTE  L  V  DOMINVZIONE    LONCOBARDA.  I  47 

norma  cli  ([iicllo  stile  straniero  chc  fu  poi  detto  go- 
tk'O  ,  il  (|iialo  lion  aveva  pcT  basi  la  rag;ione,  1  ai*- 
iiiouia,  Ic  i:;iiiste  proporzioiii;  c  quiiidi  gP  Italiaiii 
die  sempic  di  nial  animo  vi  si  eraiio  assoggcttati  , 
furono  i  j)rinii  a  &l)aiuliilo.  Scttc  piiiicipali  peiiodi 
distingue  f  autorc  urlla  storia  dell' aiclutettiua  ita- 
liana:  il  [)iiiiu)  die  compieiide  lulte  le  opere  degli 
antiehi  pojioli ,  iV-lasglii,  Osclii,  [Jiii!)ii,  Elriisdii , 
Gicci  e  ivoiiiani  cd  altri  aljitatori  della  pcnisola  dai 
tempi  pill  renioti  sino  alia  caduta  della  Iloniana  li- 
herta ;  il  secoiido  die  si  [nokuiga  sino  al  priiieipio 
del  regno  di  Dloclczlauo  sul  linire  del  111  seeolo,  e 
die  si  puo  dire  dell'  areluu>ttura  ilaliaiia  adulta  ,  beu 
ordinata  e  perl'etta ,  heiulic  eoniinciasse  a  deeliuare 
a'' tcinj)i  di  Sctdmio  Scvero\  il  tej  zo  <  he  eoiiiin(  ia  eol 
regno  di  Dlocleziauo  c  eonliiuia  sin  dopo  la  iiiela 
del  VI  seeolo  e  la  vennta  de'  Loiigu];ardi ;  periodo 
del  traviameuto  e  tlella  eoiruzione ,  in  cui  una  nia- 
iiiera  di  costruire  e  di  ornavc  propria  delF  Orientc 
comineio  tra  di  iioi  a  eonlaiMinare  la  purila  degli 
ordiui  greci ;  il  (juarto,  in  eni  T  arte  aiido  jxggio- 
rando  ,  c  In  (piello  della  poveria  e  del  aii;;ggiore  ;  no 
sradiniento  ,  jirepaiato  eolle  iiivasioni  de^li  Eriili  e 
de^  Goti ,  e  eompiato  da  Lon2,oi)ardi,  Leuelie  dire 
non  si  potesse  di  assoluta  harbarie,  uon  eessando 
1' arcliitettura  ill  csscre  grcra  o  roniana,  e  di  eoiiser- 
vare  in  (pialdie  parte  T  antiea  dignita,  tuttoche  lidotta 
ad  una  nu>ra  praiiea,  e  ad  una  servile  ed  imperfetta 
inii(azi(»ne.  II  (piinto  periodo  lia  principio  eolla  rovina 
del  regno  Loiigobaido ,  e  da  Qttio/nas/io ,  eioe  dal 
cadere  del  seeolo  Vlll,  si  steiide  sino  a  Fcdcnco  II, 
verso  la  iiieta  del  Xlll  ;  e  in  t[iK>to  periodo  ebbc  ori- 
giiie,  ineremento  e  line  in  Italia  la  piii  antiia  ina- 
iiiera  dell  ardiitettura  gotica  elie  Tautore  chiauia  ar- 
chUcttnra  gotica  a/ifeiiore,  per  distinguerla  da  t[uell;i 
di'egli  i\\)\HA\A  gotlcd  inodcriKi.  o  poatfiiorc ,  eararte- 
rizzata  dall"  uso  eostante  ilell  areo  di  sesto  aeiilo , 
dalTardimento,  dalla  leggerczza  e  dalla  lieeu/.a  delle 
&ue  cobtrui:ioui ;   e   ipiebta  e  tpiclla  die  occu[)a  tuliu 


J  48  DELL  ITALIA.NA    ARCHITETTUR.V 

il  sesto  periodo ,  die  olti-emonti  non  ebbe  fine  prima 
del  secolo  XVI  innoltrato.  L'  ultimo  periodo  ebbe 
fra  noi  cominciamento  dal  risor2;ore  dclF  arte  colle 
opere  delF  Orcagna.  del  Brunelleschi,  i^cWAlbcrd,  ecc. 
che  toruati  erano  di  gia  su  le  classiche  tracce  degii 
antichi.  Con  ragione  osserva  pero  V  autore  ,  che  nimia 
eta  rimane  rosi  oscura ,  quanto  qiiella  che  corrisponde 
al  regno  de"  Longobardi ,  e  che  non  era  cosa  con- 
venevole  die  quel  periodo  importante  della  storia  della 
nostra  architettura  rimanere  si  dovesse  senza  con- 
veniente  illustrazione  ;  e  a  questo  fine  appunto  di- 
retto  si  vede  il  programma  del  bresciano  Ateneo ,  e 
composto  questo  ragionamento ,  nel  quale  si  prende 
ad  esaminare:  i.*',  se  sia  da  tenersi  per  ben  fondata 
ed  autorevole  1'  opinione  invalsa  presso  molti  intorno 
alia  maniera  d' arcliitettare ,  usata  in  Italia  durante 
la  signoria  de'  Longobardi;  2.*^,  se  sia  vero  o  almeno 
probabile,  che  quelhi  nazione  portasse  seco,  veuendo 
in  Italia,  un  raodo  di  costruire  e  di  ornare  le  fabbriche 
o  suo  proprio,  o  gia  ricevuto  da  altri,  o  pure  se  piut- 
tosto  si  giovasse  di  qiiello  die  presso  di  noi  gia  era 
in  uso ;  3.°,  cpiali  siano  i  principali  edilizj  de'  Lon- 
gobardi che  tuttora  trovinsi  in  Italia,  o  nel  primiero 
loro  stato,  o  bastantemente  conservati ,  onde  per  essi 
possano  determinarsi  con  certezza  i  caratteri  distiii- 
tivi  deir  architettura  propria  di  quell'  eta. 

La  prima  di  tali  ricerche  forma  V  argomcnto  del 
primo  capitolo ,  il  quale  in  gran  parte  e  diretto  a 
provare  che  il  tempio  di  S.  Michele  in  Pa  via  non 
e  altrimcnti  opera  dei  Longobardi,  benchc  per  esem- 
plare  del  loro  modo  d'  arcliitettare  sia  proposto  dal 
celebre  (T  Jgincourt.  Versa  di  fatto  tutto  il  lungo  §  i.^ 
su  quella  basihca,  e  primieramente  si  fa  vedere  che 
se  per  inolte  autorita  rendesi  manifesta  f  esistenza  di 
quel  tempio  in  Pavia  al  tempo  de'  LongoJjardi ,  ed 
anche  durante  il  secolo  X  e  sul  principio  delfXI, 
jiou  ne  segue  che  sia  cosa  egualmcnte  dimo strata 
che  quel  tempio  non  sia  stato  distrtitto  c  quindi  nuo- 
Vani^nte    edilicato,    aiidie    con   divcrsa    architetttira, 


DURANTE  L\  DOMIN\ZIONE    LONGOBARDA.  I  49 

ncl  pcriodo  corso  tra  il  rejjno  di  Grimoahlo  e  ([uello 
(U'lr  imperatorc  Enrico  II ;  e  iiiolto  meno  die  la 
diiesa  attuale  di  S.  IMichele  sia  ancora  quella  stessa 
ch^  era  cola  al  tempo  de'  l.ongobardi ,  e  che  poste- 
riormerite  fii  detta  l\Iaggiore.  Ccrto  e  che  nelle  lut- 
tuose  vicende  alle  qiiali  soggiacqiie  la  citta  di  Pavia, 
quarantatre  cliiese  fuiono  abbiuciate  e  distrutte ,  e 
se  sottratta  si  fosse  a  quelle  ruiae  la  chiesa  di  S.  Mi- 
chele  ,  ugual  cosa  dovrebbc  dirsi  di  S.  Giovanni  in 
Rorgo,  di  S.  Pietro  in  Cielo  d"  oio,  di  S.  Maria  Ro^ 
tonda ,  di  S.  Agata ,  di  S.  Romano',  di  S.  Ambiogio 
e  di  altrc  ,  Ic  quali  tutte  dovrebbono  rigiiardarsi  come 
opere  de"  Longobardi ,  e  quell' aichitcttura  dovrebbe 
mostrarsi  di  vario  carattere,  secoudo  la  diversita  dei 
secoli ,  e  noa  tutta  di  maniera  uniforme  come  in  ([uelle 
fabbi'iche  si  ravvisa.  Fino  a  noi  non  e  pervenuto  il 
nome  di  un  solo  arcliitetto  de'  secoli  Longobardici. 
Risorse  rarchitettura  ira  noi  nelU  XI  secolo ,  su  basi 
pero  ben  diverse  da  quelle  degli  anticlii .  allorclie  de- 
pressa  la  lendalita.  miglioiata  la  pubblica  ammini- 
strazione  sotto  Ottoiie  /,  moliiplicatc  le  scuole ,  ria- 
nimato  il  commercio.  anclic  le  arti  del  disegno , 
sempre  seguaci  della  pubblica  felicita,  non  tardarono 
a  dar  segni  di  vita.  Ripararonsi  allora  in  ogni  citta  le 
anticlie  mine;  s' innalzarono  cattedrali  ed  altri  ma- 
gnilici  edilizj  in  Venezia  e  in  Pisa,  e  il  loro  esempio 
seguirono  Aiicona.  Modena ,  Lucca,  Ferrara ,  Verona, 
Bergamo,  iMilano ,  Pistoja ,  Roma,  Parma,  Piacenza 
e  tutte  le  citta  [)iii  cospicne  di  quell' eta.  tra  le  quali. 
Pavia  opulcntissima .  come  lo  mostra  il  corso  este- 
sissimo  della  sua  moneta  in  que' tempi,  pote  riedi- 
licare  dai  fondamenti  la  sua  basilica  di  S.  IMichele 
nel  modo  in  ciii  si  vede  al  presente.  E  di  fatto  Ot- 
toiie Fiisln^eiise  narra  che  coronato  fu  nel  wiio  Fe- 
dcrlco  I  nella  chiesa  di  S.  Mi<liele  ,  ov  era  \  antico 
palazzo  de'  re  Longobardi.  Non  sap[)iamo  come  questa 
conclusione  potra  essere  ricevuta  dagli  eruditi  Pave- 
si ,  i  ([uali  probabilmente  vorranuo  sostencre  una 
niaggioic  antichiia  di  quel  tcmpio ,   e  si  ricuscranuo 


i5o  dell"itali\n\    AnCIIITETTUnV 

ad  ammetterc  cosi  fiirilmcute  la  loliilc  distraz:ione 
(Telle  chicse  loro  dojio  il  ic^^no  di  Griinoaldo.  L'au- 
tore  pero  si  stadia  di  niostrare  ncUc  pagiiie  succes- 
sive essere  il  parer  suo  ben  fondato ,  poncndo  ad 
csame  lo  stile  ed  i  particolaii  dell'  architettiira  di  quel 
tenipio,  nel  quale  la  mauicra  nou  e  ancora  quella 
del  2;otico  moderno  o  posteiiore,  bciK'hc  piu  non  sia 
romaua  o  s^ieca ,  ma  possa  dirsi,  giusta  F  avviso  di 
liii ,  apparteuente  al  goti.co  aiitcriore  o  rn/dco  che  ia 
Europa  ill  iu  uso  due  secoli  dopo  il  mi  lie. 

Quel  2;otico  auteriore  pero  ebl)e  in  Italia  due  di- 
verse mauiere,  la  prima  delle  quali,  comime  nei  piu 
antichi  tempi  alV  Egitto ,  alia  Persia ,  all'  India  e  al- 
r  Occidente  ,  ebbe  poscia  in  Grecia  la  sua  perfezione  , 
cd  accolta  dai  Romani ,  fu  per  essi  lodcvolmente 
escrcitata  e  sparsa  per  tiitta  Tampiezza  del  loro  im- 
]iero;  la  2."  ejjbe  princi])io  iiclle  proviucie  orieutali 
dclV  impeio  llomano ,  prima  che  la  scde  iic  fosse 
tiasportata  in  Bizanzio,  derivo  dalla  mescolanza  del- 
rarchitettura  asiatica  con  quella  degli  anrlclii  Greci , 
iiori  ai  tempi  di  Guistliilaiio ,  c  dicdc  origiue  alia 
basilica  di  S.  Sofia  e  ad  iiu  modo  di  arcliitettaic 
che  detto  fu  poscia  Bizaiitino.  Questo  adottato  dagli 
Arabi  conquistatori  della  Siria ,  c  da  essi  portato 
neir Egitto,  siiUe  coste  dell"  Africa,  uella  Spagna  e 
nella  Sicilia ,  clivento  comiiue  ovunf[uc  si  estcse  il 
poterc  dcllc  loro  armi ;  sc  non  che  penetrati  essendo 
que""  conquislatori  tiuo  al  ceiitro  dell"  India,  s' innesto 
col  Bizantino  amhe  lo  stile  indiano  ,  c  lie  trasse  ori- 
gine  quella  architettura  che  detta  Araba  o  Daniascena 
da  prima ,  nominossi  poscia  IMoresca  o  Saracena,  donde 
i  Normauni ,  forse  i  primi,  dcrivarono  iu  diversi  pe- 
riodi  e  a  grado  a  grado  quel  nuovo  sistema  di  co- 
struzione  leggiero  e  gigantesco  ad  nn  tempo,  debole 
ia  apparenza ,  main  realta  robustissimo,  avente  per 
caratteri  la  ligiira  piramidale ,  il  triangolo  equilatero, 
e  r  arco  acuio  ,  al  quale  sistema  fu  dato  inqiropria- 
mente  dagU  okramontani  il  norae  di  arcliltcUiira  go- 
tica^  forse  pcrche  riguardata  come  bariiara  a  IVoiue 


nURVNTE  L\  DOMTNAZTONE    rONnonSHDV.  l5l 

rlcUa  rof^olaiita  (IclF  arte  grcca.  I"  Goii  conqnistatori 
(Icir  Ualia  noil  csercitarono  2;ennalinciite  alu-a  nianicra 
<li  fal)l)iiraie  sc  noii  larouiana,  quale  pratiravasi  in 
(flic' fcin|)i  das;!*  Italiani ,  c  ia  qucsto  couvcn2;oiio  il 
Muratori,  il  Muffei,  il  iV ALsiiicouit  ed  altri  dolli  scrit- 
tori  di  queslo  Jiiatcrie.  I  Loiigol)ardi,  nazioiio  fcroce 
ed  incolta ,  bcii  lontaiia  era  certamente  dal  tarsi  emula 
delle  arti  do'  suoi  nemiri ,  anzi  die  valcrsi  dell'  in- 
gegno  e  dell'  opera  degl  Italiani ,  siii  qiiali  avevano 
dominio;  essi ,  non  akramente  clio  i  Goti,  nulla  inuo- 
varono  nclT  infclire  nianicra  di  edilicare  clic  in  quel 
tempo  in  Ilalia  si  praticava.  Carlo  Magna  neirottavo 
secolo  innalzar  fcce  un  tcmpio  iu  Aquisgrana  a  canto 
del  suo  pala/.zo;  ma  sebljene  per  sentcnza  dell' autore 
conoscesse  egli  I'  eccellenza  del  la  grcca  e  dclla  romana 
antica  architettura ;  o  perche  I  archiiettura  orientale 
o  hizantina  era  allora  la  sola  clie  fosse  in  estiuiazione, 
o  pcrclie  mancasse  di  arcliitetti  atti  a  far  uso  di 
uno  stile  piii  regolare  e  piii  conforme  airanlico,  si 
a[)pigli6  di  prcl'eicuza  alia  fnggia  strauiera  dcgli 
Arabi  o  alia  orientale  ,  e  tale  e  infatti  per  la  massima 
parte  la  basilica  tuttora  esistcnte  di  A'[ais2;rana. 
Belle  sono  le  o^servazloni  dell'  autore  sulla  gcncsi 
deir  arco  acuto,  die  forse  per  la  prima  volta  si  vide 
posto  in  uso  allora  nell'  occidente ,  probabilmente 
per  accomodarsi  alia  strettezza  del  site,  e  secondare 
al  tempo  stesso  la  forma  acuminata  della  cupola; 
se  pure  cpiclle  fincstre  di  forma  oblun2;a  acuminata, 
die  due  sono  soltanto,  nientre  I'altre  tutte  terminano 
in  arco  scmicircolare,  sono  eontemporance  alia  fon- 
dazione  di  quella  fabbrica:  belle  sono  pure  le  osscr- 
vazioni  sulla  forma  delle  cu^jole  dell' India ,  degli 
Arabi  c  del  tempio  di  Aquisgrana,  se  pero  tuite 
possono  rettamente  cupole  nominarsi. 

La  rotonda  di  Carlo  Magiio  e  di  architettura  gotica, 
ma  di  nn  gotico,  (jualc  do\  eva  essere  nel  suo  nascere, 
nioderaiissimo.  Audie  nell' Italia,  nel  nono  e  deciuio 
secolo  masslmaniente  ,  si  reudette  comuuc  il  nuovo 
modo  di  edilicare,   derivato  dalf  acco/^zamcnto  c  dalla 


l52  DrLL'lT\LTAN\    ARCHITF.TTURV 

mescolanza  della  c;re(a  antica  maniera  c  dell'  orientale 
dei  Bizaiitini  e  dec,li  Aral)! ;  e  questo  e  ([uello  clie 
Tautore  noniina  piimo  stile  del  gollco  anterlore,  affine 
di  distinguerlo  dal  secondo  stile  dello  stesso  gotico 
anteiiore  clie  solo  sottentio  al  priino  sul  declinare  del 
decimo  sccolo.  Queste  distinzioni  riescono  opportune 
per  2;in2;iiere  ad  assegnare  con  qualche  certezza  1'  eta 
di  ciascun  monnmento  ,  e  per  procedere  con  chiarezza 
in  queste  ricerche,  massime  che  all' architettura  pro- 
pria di  que'  due  secoli  gli  scrittori  imposero  diversi 
nomi  e  1  appellarono  Romana ,  Blzandna ,  Greco- 
Romana ,  Romano-barhura  ,  Romano-Bizaiitina  ecc. , 
mentre  altri  la  chianiarono  Gotica,  Lombarda  ,  Sas^ 
sane  ecc,  il  che  non  fece  se  non  se  generare  gran- 
dissima  confusione.  Una  delle  principali  particolarita 
che  distin2;uono  2;li  ediiizj  sacri  del  nono  secolo , 
consiste  neila  forma  e  nel  numero  minore  o  maggiore 
delle  linestre,  che  ampie  e  numeiose  erano  nelle  ba- 
siliche  dai  tempi  di  Costaudno  lino  a  Carlo  Magna  , 
ma  verso  la  mcta  del  secolo  ottavo  si  vollero  pan 
strette ,  oblunghc,  talvolta  angustissime,  piii  scarse 
d' ordinario  di  numero,  e  t'atte  coi  lati  divergenti  a 
modo  di  cuneo :  esse  nel  volgersi  che  fece  di  poi  il 
gotico  anteriore  verso  il  secondo  suo  stile,  comincia- 
rono  a  riacquistare  alcun  poco  della  primitiva  gian- 
dezza  ,  ma  non  mai  si  videro  cosi  ampie ,  come  quelle 
delle  piu  antiche  basili(  he  cristiane,  se  non  che  nelle 
fabbriche  del  2;otico  moderno.  Opina  l"  autore  che  assai 
piu  clie  non  \  amore  al  raccoglimcnto  desse  molivo  al 
ristrio;nere  e  al  dare  forma  di  feritoje  alle  iuiestre, 
il  difctto  o  la  scarsita  dei  vetri  e  delle  pietre  spe- 
colari ,  onde  chiudcre  e  riparare  i  templi  dall'  incle- 
menza  delle  stagioni.  Forse  pote  dar  luogo  a  quel 
ristrignimcnto  anche  lo  studio  della  pubblica  sicu- 
rezza ,  giacche  non  di  rado  gli  abitanti  delle  citta 
e  de' villaggi  rifuggivansi  nei  tempj  e  nelle  chiese , 
e  la  strettezza  delle  aperture  rendeva  piti  difficile 
r  accesso  e  pni  comoda  la  difcsa ,  mentre  frcquen- 
tissime  erano  le  aggiessioiii  ostili.   A  qualclie  esanie 


DURANTE  LA  DOMINAZIOXE    LONCOBARDA.  I  53 

darcbbe  canipo  il  passo  di  Anastasio  Bibliotecario , 
citato  in  queslo  luogo ,  ncl  quale  si  dice  che  nella 
basilica  Costaritiniaua  le  iinestre  dell'  apside  furono 
chiusc  con  vetri  di  diversi  colori,  e  che  le  altre 
finestre  riparate  furono  ex  metallo  cyprino.  Dal  vedere 
adopcrati  i  vetri  di  diversi  colori  potrebbe  dedursi 
che  r  arte  vetraria  in  que' tempi  fiorisse,  e  che  non 
raro  fosse  generalnicnte  il  vetro  :  quanto  poi  al  me- 
tallo ciprino,  forse  un  errore  incorse  per  isbaglio 
del  copista,  perche  quelle  finestre  non  sarebbero 
state  acconciamente  riparate  col  rame  ;  ma  come  nella 
stessa  vita  di  Leone  III  e  scritto,  dee  leggersi  ex 
metallo  cypsino  o gypsino ,  cioe  di  gesso,  di  selenite 
o  pictra  specolare,  il  che  notiamo  soltanto  di  pas- 
saggio ,  nulla  cio  toglicndo  al  merilo  dell  opera  che 
abbiamo  per  le  mani. 

Alia  pag.  ii5  si  parla  dei  capitelli  e  delle  cornici, 
che  sono  le  opere  di  scultura  piti  comuni  nelle  chiese 
del  nono  e  del  decimo  secolo ,  e  di  alcune  altre  piu 
rare  di  gusto  moresco  od  orientale ,  condotte  in  uno 
stile  di  stiacciatissimo  rilievo,  con  gruppi,  fogliami 
ed  altri  simili  rabeschi,  stile  che  molto  fu  adoperato 
nel  settimo  cd  ottavo  secolo  a'  tempi  dei  Longo- 
bardi.  Queste  sculture  non  sempre  spregevoli ,  se 
per  un  canto  non  sono  da  porsi  in  confronto  con 
quelle  degli  antichi ,  sono  pero ,  dice  1  autore ,  me- 
no  barbare  assai  e  rozze  di  cjuelle  orrende  figu- 
raccc  di  mostri,  d'  uomini  e  d' animali  contraflatti , 
che  do|)0  il  niille  venncro  si  sovente  a  deturpare  le 
decorazloui  dei  sacri  tenipj ,  e  sul  cominciarc  del 
secolo  duodecimo  furono  da  5.  Bernardo  censurate. 
Ad  alcuno  piaccpie  di  ri2;uardarli  come  simboli,  sotto 
il  velo  dei  ([uali  possano  accennarsi  alcune  vcrita  au- 
guste  della  religione ;  ma  a  tpiest'  avviso  non  presta 
alciin  appoggio  il  decreto  di  6'.  Carlo  Borromeo  nel 
quarto  sinodo  provinciate,  il  quale  approvo  soltanto 
la  scultura  dei  leoni  sulia  porta  delle  chiese.  ad  inii- 
tazione  del  tempio  di  Salonione ,  ncllc  cui  basi  ve- 
devansi  i  leoiii  scolpiti,  aHinche  la  vigilauza  indicasseio 


1 54  dell' ITALIA.NA.    AECniTETTUR.V 

de'  sacordoti.  Convieiie  non  di  mono  Y  autorc  die  se 
simboliche  possouo  credersi  alcune  rappresentazioni, 
la  maggior  parte  pero  di  quelle  sculture  non  e  parto 
se  non  clie  della  strana  fantasia  dei  rozzi  artelici 
di  cpicU'eta;  e  noi  ci  siamu  gia  mostrati  altre  volte 
del  sno  avviso. 

Altro  carattere  delle  basiliche  di  que'  secoli  e 
quello  di  avere  talvolta  una  delle  navi  minori  alquanto 
pill  larga  dell'  altra;  altro  quello  di  iin  notabile  rial- 
zamento  del  piano  a' picdi  della  tribuna,  che  trovasi 
praticato  in  non  poche  cliiese  costrutte  nello  stile 
della  seconda  maniera  del  gotico  anteriore  verso  il 
mille,  mentre  nelle  piu  anticlie  la  tribuua  si  trova 
appcna  piu  alta  di  iino  o  due  scalini  sul  rimancnte 
del  piano ;  altro  linalmente  die  nei  sacri  edilizj  dei 
tempi  di  Carlo  Magno  e  dei  secoli  nono  e  decimo 
rari  sono  quelli  che  presentino  in  pianta  la  iigura 
della  croce  latina,  la  quale,  sebbene  talvolta  osser- 
vata  nelle  basiliche  delle  eta  precedenti,  non  comiucio 
a  diventare  comune  nelle  cliiese  di  maniera  gotica 
se  non  dopo  il  mille ;  come  ne  pure  era  invalsa  lino 
a  quel  tempo  la  pratica  d  impicgare  le  colonne  per 
sola  decorazione. 

In  separato  paragrafo  tratta  1  autore  della  seconda 
maniera  del  gotico  anteriore  in  Italia.  Quella  maniera 
o  quello  stile  s' introchisse  dalTOriente,  prima  per  la 
via  dclFAdriatico  neir  Istria  ed  in  Venezia ,  poi  per 
quella  delTArno  ncl  centro  stesso  dclU  Italia.  Mil  nei 
sacri  edilizj,  specialmeutc  della  Lombarclia,  die  Fan- 
tore  crede  cjnasi  tutti  iniialzati  nei  corso  del  sccolo 
duodecimo ,  quella  nuova  maniera  di  fabbricare  erasi 
gia  a  parer  sno  alloutaiiata  assai  dalla  semplicita  e 
dalla  moderazioiie  della  Bizantina ,  e  il  gotico  aute- 
riore  gia  adulto  toccava  da  presso  i  coalini  del  mo- 
derno;  e  questa  nuova  modiiicazione  dell' ardiitettura 
ei  crede  venuta  a  noi  per  la  via  delle  Alpi ,  pro- 
pagata  singolarmente  dai  Norman:il :  per  la  (pud  rosa 
quel  modo  di  architettare ,  conosriuto  di  la  dalTAlpi 
col  nome  di   sille  lombardo .    fu  detto    iu   apprcsso  e 


DURANTE  L\  DOMllSrAZIONE    LONCOBARDA.  1  55 

si  ilire  ancora  normanuo.  Queslo  pero  pcrdcttc  bcii 
tosto  la  sua  scvorita,  e  per  uno  studio  iniporfiino  di 
clccanza  si  accrelibcro  p;li  ornamcnti  anclic;  di  sciil- 
tiira,  s'  iniitarono  i  rabcsclii,  gli  arrlii  coniposti  cd 
i  tiitnini  drji;li  Aial)i;  c  cosi  prcsso  i  Norniamii  stessi 
si  prt'paro  il  passa2;p;io  dall'  antico  al  inodenio  go- 
firo  stile.  La  scultura  de2;li  ornati,  sinaolarmentc  in 
Italia,  si  niantenuc  anclie  nei  periodi  piii  tenebrosi 
dal  VI  air  XI  secolo  in  una  condizione  talvolta  plau- 
sibile ;  ma  (piella  dclla  figura  umana  cadde  del  tutto 
anche  nei  ba^isirilievi,  e  in  cpialche  periodo,  come 
nel  secolo  VII,  pare  die  il  suo  esercizio  fosse  total- 
nicnte  interrotto.  Nell'  architettura  normanna  invalso 
era  T  uso  nel  secolo  XI  di  scolpire  teste  nmane  sotto 
le  mensole  e  le  cornici ,  e  su  la  fronte  dci  modioilioni 
e  delle  chiavi  de2;li  archi;  e  di  cpiesto  costume  A^e- 
dcsi  cpialche  vestigio  nella  chiesa  di  S.  Alessandro 
in  Lucca,  sebbene  la  statua  di  cjuel  santo  vescovo 
clic  si  osserva  sa  la  porta  di  quel  tempio  sia  dal- 
r  autoi'e  giudicata  la  prima  opera  della  statuaria  clic 
si  conosca  do[)o  quella  serie  di  secoli  tenebrosi.  Ven- 
nero  allora  praticatc  le  p;alleric  sopra  le  minori  na- 
vate  ncir  interno  di  alcune  basiliche;  i  peristili  cicclii 
<>  praticabili,  scavati  nella  grossezza  dei  muri,  su  le 
facciate,  intorno  allc  cupola  e  alle  torri ,  dietro  le 
apsidi,  ecc;  le  (incstrc  duplicate  o  triplicate  sotto 
ad  iin  medesimo  arco  semicircolare ;  modi2;lioni  sotto 
le  corniri,  ed  aiiche  talvolta  fregi  coutinuati  di  pic- 
cioli  arclii ,  in  vcce  di  cornici,  ed  altri  simili  orna- 
mcnti; cosi  pure  pilastri  iinpio2;ati,  oltre  le  colonne, 
a  sosteguo  degli  anlii,  e  que*  pilastri  ora  quadrati , 
ora  poligoni  con  colonne  iucassate  tutto  all'  intorno 
nelle  loro  lacce  e  alcune  di  quelle  colonne  spinte  sino 
{igli  ultimi  orilini  degli  cdilizj,  con  altre  pin  piccole 
che  cuivandosi  in  alto  danno  ori2;inc  alle  costole  di 
rilievo,  formaiui  crociera  sotto  le  volte;  mentre  sotto 
il  toro  di  altre  <olonne  veg2;onsi  zamjie  o  teste  di 
auimali,  die  sembrano  rcggere  tutto  il  peso  dclle 
colonne  nicdesimc.   Numcrobi  sono  gli  c&empi  clic   di 


1 56  DELL'iTALIA.NA.    ARCIIITETXURi 

questo  stile  adduce  Tautore,  pigliati  in  Francia  e  in 
Inghiherra,  e  sempre  arcompagiiati  dal  coni'ronto  con 
edirizj  italiani;  ma  il  suo  oggetto  piincipale  quello 
era  di  mostrare  in  questo  luos;o,  die  si  I'atta  archi- 
tettura  nata  uon  era  nella  Norniandia,  ma  doveva 
essere  cola  pervcnuta  da  altra  contrada,  e  cpiesta  in 
Europa  non  poteva  essere  se  non  die  1"  Italia. 

A  questo  intento  giova  il  fatto  riferito  dell'  abate 
Gualielmo,  gia  abate  di  6^.  Benigno  in  Digione,  nato 
in  Piemonte ,  il  c[uale  cliiamato  verso  il  i  o  i  o  da  Ric- 
cardo  II  duca  di  Normandia ,  benclie  da  prima  ri- 
cusasse  di  audarvi,  dicendo  die  cjuo"  duclii  fatti  erano 
piuttosto  per  distrusaerc  i  templi  die  per  edilicare, 
vi  giunse  con  buon  nuniero  di  monaci  italiani,  fondo 

o  _  ^  ... 

da  quaranta  nuovi  monasteri  e  restauro  gli  anticlii, 
e  foi'se  diede  i  primi  esempi  di  un  arcliitettura  die 
cola  fu  detta  allora  lombarda  o  sia  italiana.  Nunie- 
rosissimi  sono  gli  edifizj  anclie  ragguardevoli  per 
tutta  Italia ,  ma  nella  Lombardia  particolarmente  , 
fabbricati  con  arcliitettura  somJ2;liante  a  quella  di 
San  Micliele  di  Pavia,  ed  anzi  cpiasi  tutti  quclli  die 
appartengono  alia  seconda  meta  del  secolo  XII  o  al 
principio  del  XIII,  mostrano  2;ia  o  con  arclii  di  sesto 
acuto  o  in  altro  modo  il  passaggio  dal  gotico  antico 
al  moderno:  la  loro  arcliitettura  e  piii  svelta  di  quella 
del  suddetto  tempio  di  Pavia ,  migliori  ne  sono  le 
proporzioni  e  gli  ornamenti,  e  meno  gotTe  le  scnl- 
ture;  le  cliiese  per  la  mag2;ior  parte  sono  coronate 
da  una  cupola,  e  cpieste  sono  cupole  vere,  cioe  volte 
emisferiche ,  posate  sopra  un  tamburo  per  lo  piii  ot- 
tangolare  o  leggermente  elittico.  Trova  all'  iucontro 
r  autore  pesante  e  grossamente  decorata  la  gotica  ar- 
cliitettura di  S.  Micliele  ]Ma2;2;iorc,  e  di  altre  cliiese 
di  stile  somigliante  die  sono  o  erano  in  Pavia,  le 
quali  per  conseguenza  non  possoao  essere  contem- 
poranee  di  quell  arcliitettura  piu  leggiera  e  prossima 
alia  maniera  del  2;otico  moderno ,  propria  soltanto 
degli  ultimi  lustri  del  secolo  XII.  Lasciando  noi  da 
parte  tutto  (peilo    die    potraiiuo    addurre  e  die  gia 


DURVNTE  LA.  DOMINAZIONE    LONGOBARDA.  \Sj 

forsc  stanrio  preparando  gli  eruditi  Pavesi  a  clifesa 
deir  auiit hita  e  del  lombardicisiuo  del  loio  S.  Michele 
o  di  altri  loro  edilizj  ,  lorse  a  quello  contemporanei, 
iiotcremo  soltanto  die  X  autore  e  stato  condotto  a 
qucsta  conrlusione  aiirlie  da  alcunc  iscrizioui  gia  in- 
tagliate  su  le  scidture  della  cliiesa  stessa  di  S.  Michele, 
eseguite  con  piu  alto  rilievo  ed  ia  modo  alYatto  di- 
verso  da  quello  delle  srultiire  dei  tempi  longobardici. 
Nel  cap.  II  si  esamina  se  i  Longobardi  abbiano 
portata  seco  in  Italia,  o  esercitata  una  nianiera  loro 
propria  di  fabbricare ;  e  si  prova  che  avanti  T  inva- 
sione  dei  Longobardi  Imo  dai  tempi  di  Dioclcziano 
e  di  Costantino ,  non  altra  architettura  esercitarono 
gV  Italiani  clie  quella  ]mii  o  nieno  degenerata  degli 
antichi  Greci  e  Romani ,  dal  clie  puo  inferirsi  che 
anclie  nei  due  seroli  VII  ed  VIII  del  dominio  lon- 
gobardo  qneir  architettura  fosse  in  vigore  nelle  no- 
stre  comrade.  A  cio  si  aggiugne  la  barbarie  pro- 
fonda  e  la  cecita  anco  in  fatto  di  religione  e  di  co- 
stunii ,  colla  quale  i  Longobardi  vennero  in  Italia  a 
speguere,  anzi  che  akro,  la  civilia  europea,  e  quasi 
a  rinnovarne  la  popolazione ,  giacche  non  essendo 
<pie' popoli,  come  molt' alti'i  invasori ,  se  non  che 
soldati  e  pastori ,  nomadi  ed  erranti,  possedere  non 
potevano  la  scienza  del  fabl)ricare .  liglia  soltanto 
della  pace  e  dell'  opulenza.  Gente  di  tale  uatura  non 
poteva  certamente  farsi  maestra  fra  noi  di  un  nuovo 
genera  di  architettura ;  che  anzi  rcgnando  sul  prin- 
cipio  da  feroci  con([uistatori,  altro  non  fecero  che 
distruggere  e  spogliarc,  onde  ncfriudlsslma  gcntc  detti 
I'urono  da  Felagio  II,  tiista  nazionc  da  5.  Gregoiio 
M(ig/io ,  benche  una  distinzione  fare  si  debba  tra  i 
barbari  ed  idolatri  condotti  da  Albolno  ,  e  i  Longo- 
bardi convertiti  alia  fede  e  soggiogati  t;uito  dalla 
soavita  della  morale  evangelica,  quairto  dalla  dolcezza 
del  nostro  clima  e  dei  nostri  costumi  che  ben  presto 
li  fecero  diventare  anch'  essi  italiani  e  discepoli  nostri  , 
non  mai  maestri,  nell*  a2;ricoltiua  e  nelle  arti.  Kc 
poircbijc  ragionevolnicale  supporsi  che  i  Longobardi 


l58  dell' ITALIANS    ARCIIITETTURA 

stessi  (lai  Crcci  attigncsscro  i  prinii  elementi  del- 
l'  architettura  oiicntale ,  la  quale  poscia  avessero 
sparsa  nelle  loro  provincie  d'  Italia ,  aiitcponcudola 
alia  romana;  perche  ia  qiiesto  oaso  queir  arcliiteltura 
avrebbe  coiitiuuato  a  sussistere  fra  noi  anclic  dopo 
la  caduta  del  loro  regno.  Questa  supposizioue  si  reude 
aiicora  piii  mancaute  di  tondamento ,  perche  i  Loii- 
gobardi  poterono  beiisi  valersi  nelle  loro  edilicazioni 
di  maestri  italiani,  nia  non  niai  ricorrere  ai  Greci, 
coi  quali  mai  non  ebbero  pace.  Parla  a  questo  pro- 
posito  r  autore  di  varie  basiliclic  ,  di  palazzi,  di  nio- 
nasteri  ed  altri  edilizj  innalzati  dai  re  e  duchi  lon- 
2;obardi  nelle  citta  d'  Italia,  da  die  convertiti  erano 
alia  religione  cristiana;  parla  del  palazzo  ediiicato 
in  IMonza  da  Teodolinda ,  e  dei  fatli  di  qucUa  na- 
zionc  die  rapprescntati  erano  cola  in  pittura ,  come 
pure  della  basilica  a  canto  a  quel  palazzo  imialzata; 
parla  della  basilica  del  Salvatore  edificata  dal  re  Arl- 
berlo  presso  ra\  ia ,  di  quella  di  S.  Giovanni  in  Pavia 
piu'e  eretta  dalla  regina  Qwidlherga^  di  cliiese  e 
monasteri  cola  fondati  dal  re  Bertarido  con  Rodo- 
linda  sua  moglic ,  di  altre  basiliclie  erette  da  Liut- 
praiido ,  dci  templi  innalzati  presso  Benevento  dal 
diica  Arigiso  ecc. ;  e  venendo  al  battistero  di  Firen- 
ze,  osserva  die  in  esso,  come  in  c[ucllo  del  Latcrano 
a  Roma,  opera  probabilmente  di  Onorlo  o  di  Valeii- 
tiniano  ///,  primeggia  tuttora  Tuso  delV  architrave, 
mentre  a  questo  nelle  fabbriihe  de'  Longobardi  ve- 
desi  costantemente  sostituito  Y  arco  girato  sulle  co- 
lonne :  oltre  di  die  nella  struttura  di  qucir  edificio 
vc'i'ionsi  indizi  del  2:usto  Bizantino  che  ci  richiama 
assai  pill  ai  giorni  di  Tcodorico  o  di  GiiLStliuano ,  che 
non  alFepoca  de' Longobardi,  i  quali  alcun  monii- 
mento  di  certa  data  non  ci  lasciarono  che  scnta  di 
quelle  stile. 

Nel  cap.  Ill  si  esamina  se  in  Italia  susslstano  tut- 
tora edilizj  innalzati  nei  secoli  della  signoria  de'  Lon- 
gobardi. Poiche  nella  citta  di  Pavia  gli  edilizj  di 
qiieir  epoca    che    cola    piii    che    altrove    trovavansi , 


DURANTE  LA  DOMTNAZIONE    LONCOBARDA.  169 

furono,  conic  gia  si  noto,  assni  piii  che  altrovc  sotto- 
posli  a  distnizionc ,  V  aulore  c  costretto  a  volgere  in 
altra  parte  le  sue  riccrchc,  Non  trovando  egli  alcuna 
traccia  delle  fal>l:)riclie  piii  celebrate  di  Arigisu  iie  in 
Bcnevento ,  ne  in  Salerno,  si  attacca  ad  alciini  mo- 
nunienti  dell' arrhitettura  di  (juei  secoli  eh' egli  credo 
di  vedere  in  Torino,  a  Brescia,  in  alcuni  luoglii 
della  provincia  di  Milano  e  soprattutto  in  Lucca,  lla- 
giona  egli  (piindi  in  separati  paragrafi ,  anche  col 
corredo  di  stpiisita  erudizionc  ,  del  tempio  di  S.  Fre- 
diano  in  Lucca ,  nel  quale,  benche  nella  sua  struttura 
non  diverse  dall'  arcliitettura  romana  praticata  in  Ita- 
lia e  in  tutto  1'  occidente  nei  secoli  precedenti,  non 
ravvisa  piu  tuttavia  regolarita  di  ordinc  veruno,  ma 
vi  trova  adoperati  alia  rinlusa  le  niodanauire  ,  i 
nicrabri,  le  proporzioni  di  tutti  gli  ordini;  del  tem- 
pio di  S.  ]\licliele  pure  in  Lucca;  dci  sacri  editizj 
fondati  dai  Longobardi  in  Brescia  e  nella  diocesi  di 
Milano ,  tra  i  cpiali  distinguesi  la  cliiesa  dell'  antico 
nionastero  di  S.  Pietro  di  Clivate  o  Civate  •,  finalniente 
deir  antico  [)alazzo  delle  torri  in  Torino,  del  cpiale 
cspone  anche  una  conipendio-^a  iconogralia  intagliata 
in  ranic ,  benche  tuttora  possa  rimanere  cpialche  dub- 
bio  se  realmente  a"  Longobardi  appartenga  cjueir  edi- 
llzio  che  non  presenta  in  vero  caraLleri  che  dire  si 
possano  distintivi,  e  che  in  varj  tempi  ha  subitc  le 
piu  considerabili  variazioni.    . 

Ecco  come  il  dottissimo  cavaliere  conch iude  il  siio 
ragionamento.  Dopo  di  aver  egli  dimostrato  die  i 
Lonciobardi  barbari  ancora  ed  is^noranti  allorche  sce- 
sero  in  Italia,  non  avevano  architctli  loro  proprj  , 
ne  alciine  loro  propiie  manierc  di  eihlicare,  ne  de- 
duce che  quel  poj)olo  in  tutto  il  peiiodo  della  sua 
sovianiia  in  Italia,  se  essa  protrarre  vogliasi  ancora 
oltre  la  resa  di  Pavia ,  lino  alF  estinzione  dell'  ultima 
dinastia  longolvirda  nel  ducato  di  Bcnevento  nell"  XI 
secolo ,  non  piatico  mai  altri  modi  di  labbricare  se 
non  (pielh  alloia  in  uso  presso  gl  lialiani ;  che  (hi- 
rante  il  regno  di  (piella  nazionc  ,  dvdla  uieta  del    \1 


l6o  dell' ITALIANS    ARCHITETTURA. 

secolo  fin  oltre  la  ineta  dell' VIII  in  tutta  Tltalia , 
eccettuate  le  provincie  occupate  dai  Greci,  non  si 
esercito  mai  altra  qualita  di  arcliitettura ,  se  non  quella 
deir  antica  Grccia  e  di  Roma ,  altcrata  pero  e  scor- 
retta ,  come  gia  lo  era  nei  secoli  precedent!;  che  nel 
corso  di  que'  tie  secoli  la  forma  delle  cliiese  e  lo 
scompartimento  del  loro  disegno  non  fu  punto  diverse 
da  quello  delle  basiliclie  cristiane  dei  tempi  antece- 
denti ,  e  che  in  que'  secoli  medesimi ,  specialmente 
nel  VI  e  nel  VII,  nelle  decorazioni  degli  edifizj  sacri, 
e  talvolta  ancora  di  quelli  destinati  ad  usi  pubblici 
o  privati,  quasi  sempre  veggonsi  impiegati  raateriali 
tolti  dalle  mine  di  altre  fabbriche  pin  antiche.  Egli 
aveva  pure  dimostrato  nel  corso  dell'  opera ,  massime 
coll'esempio  della  cliiesa  di  S.  JMinhele  in  Lncca,  che 
verso  la  meta  dell'  ottavo  secolo  1  arcliitettura  italiana 
del  medio  evo,  quale  dai  Longobardi  praticavasi, 
comincio  a  volgersi  alcun  poco  verso  lo  stile  degli 
orientali ,  portato  allora  nnovamente  dagli  Arabi  in 
occidente ,  dai  quale  ebbe  poi  origine  quella  prima 
foggia  antica  del  cosi  detto  gotico,  die  sotto  Carlo 
Magna  comincio  a  diffondersi  lentamente  non  meno 
in  Italia  che  nel  rimanente  deU'Europa:  parimente 
aveva  fatto  vedere  come  dopo  la  meta  del  secolo  X 
lo  stile  oricntale  o  bizantino,  presentandosi  lui  altra 
volta  air  Italia ,  massime  per  la  via  dell  Adriatico , 
era  fra  noi  subentrato  alia  romana  arcliitettura  dei 
secoli  antecedenti,  rimasta  in  quel  torno  quasi  senza 
esercizio ,  e  quindi  propagaudosi  rapidamente  all- 
elic oltremonti ,  dato  aveva  principio  ad  una  se- 
conda  maniera  del  gotico  anteriore,  gia  assai  pin 
lontana  che  non  la  prima  dallo  stile  greco  o  romano 
antico ,  sulla  norma  della  quale  nel  corso  delF  XI  e 
del  XII  secolo  furono  poi  innalzate  le  chiese  di  Pa- 
via  e  le  altre  somiglianti  a  quelle  ;  e  comimemente 
reputate  opere  dei  secoli  de'  Longobardi.  Notato  aveva 
egli  akresi  che  gli  editizj  italiani  dei  secoli  di  mez- 
zo, ma  particolarmente  quelli  del  tpnipo  dei  Lon- 
gobardi,   si  distinguono    per   solidita  di  costruzione, 


DURANTE    LA  DOMIN'AZIONE    l,ONCOBVUD\.  l6l 

c  sovciitc  amora  per  ct-rla  nuigniliccnza  prodotta 
»lair  uso  coslante  dclle  colonne ;  pr^^gi  pero  scinpre 
arrompaiinati  dall  icuoranza  e  dalla  coiifusioiie  dcgli 
ordini  antichi ,  e  da  ua'  estrema  poverla  d  ogni  iiia- 
iiicia  di  decorazione  che  conteniporanea  fosse  dclla 
piLiiua ,  della  stuliura  o  del  iimsaico.  In  confcniia 
del  suo  assunto  C2,li  lia  acuennati  o  descritti  alciuii 
edilizj  italiaiii ,  i  (jiiali ,  come  si  raccoglie  da  do- 
niineuli  irretVagaljili,  vcnuero  itinalzati  mciitre  fra 
noi  regnavano  i  Longoljardi,  e  sono  [jmicipalinente 
fpielli  descritti  nel  capitolo  III,  e  bastano  soli,  g,iii- 
sta  ravviso  dell"  autore,  a  soddisfaie  ai  quesiti  pro- 
posti  dal  brcsciano  Atenco.  Qticsto  preclarissimo 
Istituto  ha  solennenieiite  proiiuiiziato,  e  noi  quasi 
dolendori  di  aver  portata  qualche  osservazione  sul 
prograintna  stesso,  noii  faremo  clic  applaudire  al 
pronimziato  giudizio,  e  con2;ratiihuei  siiiceiameutc 
coll  illustre  persona^gio  die  lia  riportaui  la  palnia. 

Pure  iidianio  una  voce  che  ci  rirhicdc,  se  realniente 
sia  stato  sciolto  in  tutte  le  sue  parti  il  projjleuia , 
come  sicno  state  rieuipiute  Ic  domande  dai  diversi 
com'orrenti ,  i  cui  lavori  abbiamo  avuti  sott"  occhio  , 
e  lino  a  ([ual  grado  possa  dirsi  riscliiarato  il  pnnto 
critico  importautissinio  dello  stato  dell'  italiana  archi- 
tcttura  durante  il  periodo  dclla  dominazioue  luiigobar- 
da.  Noi  tanto  non  ci  arroiliiamo ,  onde  poter  piena- 
niente  rispondere  a  quesle  iuLcrpelbzioni;  ed  in  parte 
ci  siamo  gia  verso  il  pubbli.-o  b.d{'bitati,  prcsentando 
cpialclie  idea  dcgli  scritti  spcdui  al  coacorso  c  latii 
di  pubblica  lagione,  e  non  delVaudando  di  an  giusto 
triliuio  di  lode  le  ingegnose  riccrclie,  gli  stndj  c  le 
fatiche  certamente  non  risparmiale  da  ([uegli  eruditi 
scriltori.  Pur  tutta"\ia  non  ci  e  grave  il  tornare  per 
u\i  istaiitc  sul  progrannna,  d>i  noi  gia  rifcrito  cd  esa- 
niinato,  cd  il  soggiu2;uere  akuue  nostre  brcvissime 
osservazioni,  le  quaii,  senza  punto  detrarrc  al  n:e- 
lifo  delle  opcre  esaminate  e  de'  loro  rispetlal»ili  au- 
tori,  potramio  portar  qualciic  lume  sul  iatto  dt^la 
suluzione  de'  quesiti  del  bicsciano  Atcueo. 

JJiOl.  Itul.  T.  LV.  II 


]62  DELLITALIANA.    ARCIIITETTURA 

Tra  qnesti  uno  ci  aveva  in  cui  chiedcvasi  non  so- 
lamcnte  clic  stabilili  fossero  i  caratteri  peculiar!  del- 
r  architettura  adoperata  in  Italia  neir  epoca  de'  Lon- 
gobardi ,  tauto  riguardo  alia  costruzionc  degli  edifizj  , 
quanro  riguardo  alia  loro  decorazioue  interna  ed 
csterna  ed  alia  distribuzione  della  pianta,  ma  che 
si  dcsse  aiioora  uotizia  della  scelta  e  dell  uso  de'  ma- 
tcriali  adoperati  per  fabbricarli.  Abl^astanza  a  chiun- 
cpie  al)bia  appena  di  volo  adoccliiati  i  monunienti 
d'  architettura  de'  bassi  tempi  e  noto  che  in  molti  edi- 
lizj  ,  costruiti  principalmente  durante  il  periodo  della 
domiuazione  de'  barbari ,  si  e  fatto  uso  frequente- 
niente  de'  matcriali  risultanti  dalle  rovine  di  altri  edi- 
lizj  precedentcmente  distrutti.  Cosi  doveva  necessa- 
riamente  avvenire  in  un  paese  come  V  Italia ,  dove 
ad  ogni  passo  incontravansi  ruderi  preziosi  attestanti 
il  buon  gusto  c  la  magnilicenza  de"  Greci  e  de'  Ro- 
mani;  e  quegli  avanzi  di  eccellenti  materiali  oilrivano 
un  piu  facile  e  pin  spedito  mezzo  di  costruzione  agli 
indotti  ed  inesperti  artellri  di  cpie  popoli  e  di  cjuel- 
la  eta.  ]\Ia  questa  osservazione  bastar  I'orse  non  po- 
trebbe  a  soddisfare  la  domanda  deirAteneo  propo- 
nentc ;  e  noi  medesirai  nel  rendere  conto  del  lavoro 
di  due  valenti  giovani  che  ottennero  1'  onorevole  men- 
zione  (  T.  LIII ,  pag.  d>  )  non  ci  mostrammo  piena- 
mente  contenti  dei  poclii  cenni  da  essi  esposti  su 
r  arenaria  e  su  i  mattoni  ,  sccondo  quegli  scrittori 
adoperati  d'ordinario  nelle  fabbriche  durante  lo  sca- 
dimcnto  dell'  arte ,  ed  esternammo  il  desiderio  che 
acccnnate  si  fossero  le  cave  dell'  arenaria  de'  tempi 
longobardici ,  e  si  fosse  pure  fatta  parola  della  forma 
e  della  struttura  dei  mattoni,  della  tcnacita  dei  ce- 
menti ,  dei  nmri  ripicni  o  formati  nelf  interno  con 
grossi  ciottoli  versati  alia  rinfusa  e  Icgati  con  calce 
a  risparmio  dei  matcriali  piu  costosi,  ecc. 

Nulla  a  questo  proposito  con  qualche  nostra  sor- 
presa  trovato  abljianio  nel  ragionamcnto  del  cavaliere 
di  5.  Quinli/io^  e  poiche  cnuati  siaiuo  in  questo  dj- 
scQibO  ,   oijieacre  non  vogUamo  una  nostra  particolarc 


DURANTE  LA  DOMIN\ZIONE    LONCOBAUD  A.  I  63 

idea.  Nclla  sraisczza  grandissiina  di  inomimenti  chc 
air  Ota  longobardica  possaiio  ragioncvolincntc  asse- 
griarsi ,  ci  la  quasi  luaraviglia,  come  akuno  non 
abbia  nicazionaio  T  arco  per  aiitica  tradizione  dctto 
di  Alboiiio  m  Pavia  die  recentcinente  si  credette  op- 
portimo  di  distriijigeic :  niomiincnto  chc  se  iniialzato 
non  era  dal  citiiqiiistaLorc  mcdosimo,  come  la  tradi- 
zione e  il  nome  conscrvato  Hno  ad  /ora  sembrano  iii- 
dicare,  ei'a  ben  di  poco  aiiteriore,  e  ccrtamcute  edi- 
Jicato  alia  line  del  V  secolo  o  al  principio  del  VI,  se 
vuolsi  prcstar  Icde  ad  alciuie  crouache ,  ncllc  quali 
e  scritto  clie  caduto  era  sotto  quest'  arco  sulle  ginoc- 
chia  il  cavallo  del  viucitore  lougobardo  nel  suo  iu- 
gresso  in  qucUa  citta.  Oia  da  una  preziosa  notizia  , 
inscrita  ])er  la  priuia  volta  in  c[uesta  Biblioteta  dal 
celcbre  G.  B.  Broccid .,  avaiui  ch'  ci  lasriasse  per 
r  uliiuia  volla  TEuropa  onde  rccarsi  nci  dcscrti  del- 
r  Africa  ,  ovc  pcii  vJttiiiia  del  suo  zel«)  ardeiuissimo 
per  le  srienze  (  T.  XXVII,  J'f'g-  344),  si  raecoglie 
die  quclfarco  era  costrutto  di  alcuni  massi  di  lava  ; 
die  una  parte  apparteneva  certainente  alia  lava  feld- 
spatica  dcgli  Euganci ,  comuncnicnte  dctta  JllusegJia, 
la  (piale  poteva  sid  Bacehiglioue  imbarcarsi  a  Mon- 
selice ,  e  di  la  con  brcvissimo  tra2;itt(>  marittimo 
condursi  alia  foce  del  Po,  e  quiudi  [)er  que- to  liume 
cd  il  Ticiuo  a  Pavia  ;  (he  altra  sorta  di  lava  fu  ri- 
trovata  nellc  nuuaglie  di  ([uelT  arco,  cioe  una  lava 
bigio-uerastra ,  cellulare,  sparsa  di  grosse  am<igene 
o  Icueiii  die  serbano  Y  apj)arenza  vitrea ,  c  taluna 
ancora  la  foruia  cristallina;  lava  die  copiosissima  tro- 
vasi  ad  Ac(pia[)eudeute ,  nc' contorni  di  Eolsena  e  di 
Pvonriglioue ,  lie' luouli  Ciuiini  e  a  Borghctto ,  vc- 
dendosi  anche  in  luogo  a  noi  piu  prossiuio  nella  mon- 
tagna  di  Pvadieot'aui.  Sia  chc  ,  come  opiua  il  ilottis- 
siino  Brocchi ,  le  lave  porose  in  generate ,  e  seifiia- 
tamente  le  auiligeniclie,  fo'^sero  dagli  antichi  adopc- 
late  ncUe  marine  a  prefercnza  di  qualunquc  allra 
pictra  ;  sia  che  ila  Konciglione  o  tla  Bolscua  con 
breve    tragitio   si   iraspoiUisbc    tpiclLi   lava    al   luaro 


16^.  dell' ITALIA.NA    ARCIIITETTURA 

Mediterraneo,  e  qiiinJi  alia  costa  tli  Geiiova,  doiide 
poteva  spargersi  in  coniinercio  per  le  fabbiiclie,  il  die 
scmbra  piii  probabile  ;  questa  osservazionc  ci  pre- 
senta  la  prova  di  iin  fatto  abbastanza  notabilc,  ed  e 
che  ia  quel  pcriodo  di  decadiaieiito  delT  architcttura 
si  fece  uso  noii  solamcnte  di  mattoni  e  di  arenaria  , 
ma  in  vece  di  licorrcre  alle  calcarie  grossolane  che 
le  montagne  piu  vicine  potevano  somministrare ,  si 
adoperaroao  anche  le  lave  durissime  e  le  cosi  dette 
selci  di  cui  lastricate  vedevansi  le  antiche  vie  del 
Lazio,  di  alcune  delle  quali  menzionandosi  chi  ordi- 
nata  ne  aveva  la  costruzione,  dicevasi  nelle  lapidi : 
sdice  stcrucndam  curailt. 

Di  poco  conto  parra  forse  ad  alcuno  questa  osser- 
vazione;  ma  noi  non  temiamo  di  ripetere  die  in 
mezzo  a  tanta  inopia  di  nionumeiiti  attribuibili  a 
quella  eta,  avremmo  pure  bramato  di  vedere  da  al- 
cuno rammeiitarsi  \  arco  di  Alboino. 

Cliiesto  avea  riualmente  il  bresciano  Ateiieo  die  si 
registrassero  i  piiiicipali  edirizj  dell  architcttura  in 
Italia  adoperata  iiell  epoca  della  doniinazione  Longo- 
barda.  Forse  un  troppo  2;ran  numero  ne  accennarono 
nel  loro  saggio  laborioso  i  valenti  giovani  die  con- 
seguirono  V  onorevole  menzione ,  e  che  piu  vaste 
ricerche  intraprescro  e  tuttora  vanno  contiiiuando 
sulla  condizioue  economica,  morale  e  politica  degli 
Italiani  nc'  bassi  tempi.  All'  incontro  \  illustre  scrittore 
che  ottennc  il  premio ,  ci  sembra  essere  stato  parco 
ecccssivaniente  nel  novero  di  quegli  edifizj ,  veden- 
dosene  quattro  soli  mcnziotiati  nel  suo  ra2;ionamento  , 
tra  i  quali  uno  di  cui  non  ben  certa  ci  sembra  tut- 
tora la  data  e  la  pertincnza.  Ben  loutani  siamo  dal- 
r  opporci  ai  savj  ragionamenti ,  co'  quali  il  premiato 
autore  ha  voluto  esdudere  dal  novero  dei  monu- 
raenti  eretti  nel  tempo  della  doniinazione  Longobarda 
molti  edifizj,  e  segnataniente  varie  chicse,  ch'egli 
crede  di  assegnare  ad  un'  epoca  posteriore;  non  pos- 
siamo  aUronde  se  non  die  commendare  il  suo  avvi- 
fcaaiciiLo  di   non  assegnare   all'  epoca  de'  Longobardi 


nnUANTK    L\  DOMINVZIONF    lOXCOB  \RDA.  1 65 

sc  noil  que"  nioininiciiti  soli  rlie  a  ([iiclla  cia  o  a 
ijiiel  prriodo  ven^ouo  ag;jr;iudi(ati  da  irrel'ragahili  do- 
cumeiiti.  Con  tiitto  cio  non  possiamo  sgombiare  af- 
fatto  la  niciite  nostia  da  uii  Icp;2;iei"o  diiI)bio,  clic  con 
pill  estcsc  riccrche  si  sareblic  ioi  se  potiito  riiivcnire 
qualche  altio  cdifizio  di  quclla  modcsinia  eia,  ondc 
meglio  soddisfare  al  proposto  quesito ;  e  qucsto  no- 
stro  scntinuMito  dubitativo  esponianio  con  tanto  mi- 
norc  trcpiilazione,  (jiianto  clie  alciina  cosa  a  f[acsto 
ri^iiardo  abbiamo  2;ia  acccunaia  neH'csame  del  Sajraiio 
snirarcliir'-ttiira  dc' Lon2;obardi  che  riporto  1' onore- 
volc  nicnziv^uc  (  Tom.  LIU ,  p(tg-  7  di'  qncsta  Bl- 
bliotcca  ). 

Riguardo  alio  stato  dell'  arcliitettura  adoperata  in 
Italia  durante  quell"  cpoca,  alV  origine  ed  ai  caratteri 
particolari  di  quclla  arcliitettura,  alia  pianta  e  distri- 
buzione  deii;li  edilizj  ed  alia  loro  interna  ed  esterna 
decorazione,  noi  non  possiamo  che  applaudire  ai  savj 
principj  stal)iliti  dall' autore  premiato  uel  suo  ragiona- 
niento,  e  con  siuccra  aimnirazioiic  a!)biamo  vcdute 
le  dislinzioni  da  esso  introdotte  tra  la  prima  c  se- 
conda  nianiera  del  2;otico  auteriorc  in  Italia ,  dalle 
quali  grandissinio  Iinue  si  riflette  sal  gcnere  dellar- 
cliilettura  adoperata  in  Italia  in  quel  periodo,  e  suUa 
vera  origine  della  medesima.  Esposti  essendo  quel 
prinripj  colla  ninggiore  chiarezza  e  precisione,  seni- 
l)ra  ([uasi  die  1"  aulore  nvrcbbe  potato  dedurne  piii 
laciluKMite  e,  quasi  dircl)hesi.  naturalmcntc  le  conse- 
guenze  piu  luuiiiiose;  nia  gia  abl)iamo  suflKicutcmente 
niostralo  con  ([iialc  ordine  egli  passa  alia  conclusionc 
del  suo  ra2;iouanicnto. 

L"  autore  dovendo  ad  ogni  istantc  servirsi  del  vo- 
rabolo  di  gotico ,  sia  applicandolo  all"  arcliitettura  in 
generale,  sia  per  indicai'c  lo  stile,  la  maniera,  il  go- 
tico antcriore  ed  il  inotkM  no .  ceo. ,  allctia  senipre  nel 
suo  ragionainento  di  sorivcre  goltiro,  sebbene  nrgli  an- 

ticlii  nostri  scrittori  vesa^i^'i  P''i  <"onuiaemente  usato  il 

111' 
vocabolo  di  gnfico  con  una  scjuplice  f,  e  soltanto  for^c 

per  la  prima  volia  da   Leonardo    Braid    Aretlno    sia 


1 66  dell'  ITALIAN ,\    ARCITITKTTUnA  ,    CCC. 

stata  Jntrodoita  la  dnplicazione  di  qiiclla  lettera  tanta 
uel  nonie  dei  Goti  die  in  quello  di  gotico ,  mentrc 
Y Albcrd  scioccamonte  ha  reputato  il  gottico  aggiimto 
di  wi  ordine  d  architcttura  tcnuto  nel  tempo  de  Goti. 
Noi  ci  asteremo  dal  fare  alcun  rim|)rovero  all  autoi'e 
intorno  a  questa  sua  raaaiera  di  scrivere.  Che  forse 
lia  e2;li  operato  in  questo  modo ,  onde  allontanare 
ogni  dnbljio  die  quel  vocabolo  lileriie  si  potessc  ai 
Goti,  e  confermare  maggiormente  la  sentenza  da  essa 
macstrevolmente  esposta,  die  i  Goti  intiodotta  non 
avcvano  alcuna  ardiitettura ,  e  che  male  a  proposita 
un  gencre  d'  architettura  era  state  ad  essi  attribuito 
dagli  oltramoiiLani ,  opinione  die  gia  era  stata  lumi- 
nosamente  stabilita  da  altri  celebri  scrittori. 

PS,  Soggiungiaino  a  questo  articolo  la  notizia,  forse  in 
questo  momenio  importante ,  clie  Tinglese  sig.  Turner,  II 
quale  viaggio  per  varj  anni  in  Italia,  e  singolaraiente  si 
tratteniie  in  Pavia,  sta  per  pul)l)licare  una  sua  grand" opera 
snirarchitettura  de' Norniatini,  alia  quale  siamo  accertati  die 
egli  ascrive  anclie  la  cliiesa  di  S.  Micliele  in  Pavia,  la  quale 
per  conseguenza  sareblie  di  un'  epoca  posteriore  a  quelia 
clie  ad  essa  fu  assegnata  ila  alcuni  scrittori  pavesi,  e  piut- 
tosto  potrebhe  riferirsi  al  secolo  XI,  come  ne  duljiia  il  cav. 
S.  Quiiuino ,  sebliciie  in  quelhx  costruzione  possano  essersi 
adoperati  niateriali  appartenenti  alia  Cliiesa  die  da  prima 
esisteva  sotto  quel  tiiolo  ,  o  anche   ad  altri  edifizj. 

Al  tempo  stesso  ci  giova  di  poter  annunziare  clie  varj 
pezzi  della  lava  degli  Eugaaei ,  o  della  cosi  delta  maseiina 
sparsa  di  leucld,  osservata  dal  eel.  Brocrhi  nella  sua  Memo- 
rla  suir  arco  di  .4/6o,7ZO  (i),  sono  stati  scoperti  nelle  anticlie 
mura  della  cltta  di  Pavia,  clie  la  cignevano  dalla  parte  di 
ponente  e  settentrione ,  le  qunli  andavano  appunto  a  col- 
legarsi  col  detto  aixo  di  Albuiiin ,  e  probabiliiiente  possono 
repntarsi  di  costL-uzloiie  loagobai-dica ,  cosicche  sempie  piix 
si  illustra  il  panto  crltico  dei  materiali  adoperati  da  quelia 
nazione  nelle  sue  costrnzloni ,  ed  il  principio  clie  i  Lon- 
gobardi  non  traevano  i  niateriali  per  fabbricare  dalle  cave 
vicine  o  dalle  nioutagne  granitiche  o  calcaree ,  ma  prefe- 
riv^ano  di  far  condurre  a  questa  volta  la   lava  dagli  Euganei. 

(l)   Vedi   Bijjj.   iuil.    toni.    27,   pag.   844. 


iG- 


Delia  volgarc  cloqiicnza ,  llbrl  due.  del  cav.  Angela 
Maria  Ricci  del  S.  O.  G.  Tomi  I  e  II.  —  Rieti, 
1820,  dalla  tipografia  di  Salcatore  Trinchi .  in  8.° 
di  pag.   469  complessivamente ,    con  approvazione. 


risiiscitaie  tra  noi  il  poema  epico.  Noi  non  ricoiclcremo 
qui  la  fortuna  incoiitrata  presso  i  loro  contemporaiiei ,  ne 
profcteremo  sii  cjiiella  che  possauo  iiicontraie  presso  la 
Ventura  generazione.  Ben  direiuo  die  il  cav.  Angela  Maria 
Ricci  il  quale  si  e  distinto  in  questo  teatativo  con  doppia 
prova ,  ha  per  lo  meno  il  nierito  di  aver  meglio  degli 
altri  sentita  la  dignita  del  genere  che  voleva  trattare.  II 
grande  mutainento  della  fortuna  d'  Italia  preso  da  lui  a 
soggetto  del  primo  sue  tentative  ^,8  1'  ojiera  dcIT  incivili- 
niento  d'Europa,  che  ha  tbrmato  1' argoniento  del  secondo, 
considcrati  da  inente  pensatrice  non  possono  non  assicu- 
riirgli  iin  eminente  posto  d' onore  neila  storia  lilosollca 
tlfUa  nostra  lettcratura ,  pel  suo  giusto  e  iiaiico  sentirei 
e  s'  egli  e  vero  che  ahljia  dovuto  cedere  alia  grandezza  del 
tenia  ,   e   ineno  suo ,   die   publjlico   infortuuio. 

Egli  ci  ha  dati  era  qnesti  due  libri  della  Volgare  Elo- 
quenza  corredati  d'  esempi ,  che  quando  li  dettava  nelle  sue 
lezioni,  professore  nclla  K.  Universita  di  Napoli ,  ailegava 
a  viva  voce;  e  corredati  egualmente  di  analisi  paragonata  , 
tlic' egli ,  alia  regola  ed  ai  modi  d' aitri  autori  greci ,  latiai 
o  straaieri.  A  Ijuona  ragione  possono  dunque  considerarsi 
come  un' opera  pressoche  nuova ,  e  tanto  piu  presjevole , 
qiianto  die?  stampata  poco  nieno  die  ncl  ceutro  d' Italia 
potra  agevolmente  pervenirc  alle  mani  degli  studiosi  gio- 
vani ,  a'  quali  le  opere  di  tale  argoniento  possono  essere 
jneno  care,  ]-)erclie  inipertette ,  se  parlianio  di  antiche,  o 
perdie  non  nazionali,  se  dehbasi  alhidere  ad  alcuna  che 
giustninente  ri|)utata ,  per  circolare  tra  noi  ha  avuto  bi- 
sogno  d"  Interpreti  o  di  coiiK-ntatori.  Piace  poi  la  niodesta 
dichiarazione  con  cui  T  autore  chiude  il  breve  suo  discorso 
agli  ainntori  deUe  le.tiere  iialiane.  «  lo,  die' egli,  non  mi 
reputo  tale  da  fornir  dovizla  di  luini  che  in  me  non  lio.  . .  . 
Avvezzo  a  collivar  le  lettcre    nelle  quali  niuno   puo  esser 


l68         DELL  A  VOLCARE  KLOQUI'.NZA  , 

sicuro  tli  piacere  a  tntti  in  tanta  varieta  sempre  iiuitabile 
dl  gusti ,  noil  saprei  clove  fondar  T  orgoglio  die  persuade 
agli  nomini  d' essere  iofallibili ,  quando  non  veggono  nep- 
pur  la  meta  del  loro  cammino.  Mi  rincresce. ...  1'  affetta- 
zione  clie  trasforma  in  automa  la  piu  hell' opra  di  Dio, 
e  die  fu  sempre  il  veleno  del  gusto  e  il  lUtetto  onde  si 
crea  il  ridicolo,  e  T  uomo  e  respinto  dalT  uomo.  Quincli 
rl^uardo  alio  stile  io  non  cercai  di  farmi  studiare  ( odiosa 
pretensione  di  dii  si  erode  imporre  ai  contemporanei  to- 
gliendo  in  prestito  le  parole  da'  morti  die  piii  loiitani  vis- 
sero  da  noi ) ,  ed  ardiro  solo  farnii  scudo  con  clii  ricliie- 
desse  altra  scelta  di  vocaboli  o  di  frasi ,  ripetendo  con 
Bembo  ,  cJi  io  non  creclci  doi^er  esprimere  le  idee  ed  i  bi- 
sogni  di  lui  secolo  colla  lingua  d'  un  allro.  »  E  in  fine 
deir  opera ,  parlando  della  cura  da  lui  posta  in  iscriveria  , 
dice:  n  Procurai  d' esser  breve  in  tanta  messe  per  ricor- 
dare  ad  illnstri  amatori  ed  artisti  le  regole  dell' arte ,  die 
forse  non  eldie  altVa  rcgola  die  1' ispirazione:,  e  nell' invi- 
tarli  a  rivedere  le  orme  cli' essi  calcarono,  pensando  egual- 
mente  a  quel  A"  Orazio  die  voleva  istruir  giovani  e  vecclii 
senza  recar  fastidio  ne  a  questi,  ne  a  quelli,  senza  farsi 
precettor  dispotico  in  un'arte  tanto  libera  ne' suoi  gludizj , 
quanto  e  variabile  il  guslo.  .  .  .  E  poiclie  di  leggiera ,  noii 
di  grave  opera  ( tranne  1'  argoinento )  io  mi  ieci  aucore  o 
piuttosto  compilatore ,  abbiasi  per  buona  scusa  ,  io  prego  , 
qnella  favoletca  die  da  un  anonimo  greco  tradusse  il  si- 
sinorPfttffi,  e  die  il  soavissimo  i?erfo/a  con  pari  Ingenuita 
tradusse  in  volgare.  =  Una  fanciuUa  venditrice  di  fiori  in 
Atene  .  . . .  portava  attorno  narcisi,  garofani ,  gelsoiiiini  e 
iTiille  belle  cose.  S' imbatte  in  una  bella  dama  die  brusca- 
mente  le  disse :  Non  so  che  farnii  de' tuoi  mazzetti :  die 
sara  appena  sera  ,  e  queste-  tue  lielle  cose  languiranno  tutte. 
E  la  povera  fanciulla :  Signora !  io  non  inganno  il  com- 
pratorp  :  io  non  dico  die  i  tiori  siano  imrnortali.  =  "  Or 
conoscinto  I'animo  dell' autore ,  fareoio  conoscere  coinpen- 
diosamente  1' opera  sua,  onde  ognuno  vegga  e  la  natura 
delle  cose  cli'egli  ha  preso  a  trattare  ,  e  1' ordine  coa  cui 
trattandone  egli  procede. 

LiBBO  I.  Pane  I.  Cap.  I.  Origine" delle  lingne  vulgari.  Cio 
che  sostanzialmente  si  e  detto  da  altri  in  questo  argomen- 
to,  trovasi  qui  congiunio  ad  alcunl  cenni  o  particolari 
riflessioni  dell' autore. 


LIBRI    DUE    DEL    C\V.     \.    M.    lUCCI.  1 69 

Cap.  II.  Floquenzn  ifaliona  in  geriere.  Poiclie  (  tali  sono 
i  sentinienti  dell' autore  )  i  Goti  e  i  Longobanli  stabilitisi  in 
Italia  ,  e  vinti  dalla  clolcezza  del  clima  divennero  ancir  essi 
italiani,  e  cercarono  una  maniera  di  dire  piii  propria,  istruiti 
dai  monaci  e  dal  clero  sui  libri  santi  ( die  soli  studiavansi 
allora  )  attinsero  quasi  inscnsibilmente  da  questi  le  forme  di 
una  jiiii  ornata  e  molle  eloquenza.  Tutti  i  loro  discorsi  per- 
venuii  a  noi  lianno  in  f[uel  rozzo  latino  il  sapore  della  frase 
scritturale ,  e  presentando  quasi  le  sfuinature  e  le  p;radazioni 
di  una  stessa  tinta ,  rassoiuii^liano  ai  prinii  tratti  d'eloquenza 
prosaica  italiana  die  comparve  ne'  prinii  tempi  sotto  la 
penna  del  grande  Allghieri  nella  lettera  ad  Enruo  di  Lus- 
semburgo  imperatore.  L'  eloquenza  italiana  fino  a  tutto  il 
secolo  X  non  pote  occuparsi  die  de'  publilici  aflari,  sog- 
getto  in  cui  nieno  ricercansi  1' eleganza  e  la  forma.  Nel  XII 
ritornata  in  Italia  per  le  mani  deali  Ai-aLi  la  filosofia  ari- 
stotelica,  regolando  essa  il  metodo  di  tutte  le  istituzioni  con 
formole  secclie  ed  oscure,  anzi  die  giovare,  fece  argine 
al  libero  carattere  dclP  elotjuenza.  Gli  studiosi  d'' Aristodle , 
sorpresi  della  dottrina  di  si  grande  ingegno,  adottarono 
ciecamente  i  modi  di  lui ,  parlarono  com' egli  avea  parlato, 
non  com'  egli  voleva  die  si  parlasse  ;  cercarono  la  sapien- 
za ,  e  non  curarono  1' abito  di  essa.  Pero  alia  meta  di 
quel  secolo  sursero  in  Bologna  e  in  Padova  specialmeaie 
maestri  cclebratissimi  die  cospirarono  feliccmente  al  pro- 
gredimento  delf  elocjiienza  italiana.  Nel  secolo  XIII  vi  con- 
tribuirono  i  concilj  di  Ferrara  e  di  Firenze  riordlnando  i 
seminar],  lo  svolgimento  della  musica ,  della  pittura  e  delle 
altre  arti  invocate  dal  culto,  I' istituzioae  de' gradi  acca- 
demici,  la  corte  di  Federico  II  e  poi  Dante.  Nel  se- 
colo XIV  r  eloquenza  italiana  die  da  Dante  avea  giit  rice- 
vuta  forma  e  roliustezza,  ebbe  dal  Petrarca  le  grazie:  e 
dal  Boccaccio  la  maestosa  dittusione  e  la  pompa  della  la- 
tina.  Coi  Greci  rifugiaiisi  in  Italia  nel  XV,  gustate  con 
pill  amore  le  opere  e  la  lilosoHa  di  Platone.  nuovo  sussidio 
in  piii  modi  ebbe  feloquenza  italiana,  die  sdegnata  sino 
allora  nolle  chiese ,  sicclie  S.  Bernardino  di  Siena  non  ar- 
diva  usarne  die  fuori  del  tempio,  in  esse  le  vendico  ono- 
rato  posto  F.  Giordano ,  e  piii  tardi  il  Saionarola.  II  secolo 
d  ore  della  letieratura  nostra  die  corre  dal  pontificaio  di 
Leon  X  sino  a  quello  di  ( Icmcnte  Vlll ,  fu  piii  propizio 
air  eloquenza   poetica     the  alia   prosaica,    pel    poco    studio 


170        DFXL\  VOLCAREE  LOQUENZ \  , 

prempsso  della  filosofia.  II  Castigliouc  e  11  Guicciardini  ci 
avrchhero  dato  soltanio  V  eseuipio  di  una  bella  ed  ia- 
geuua  difFasione ,  se  il  Macchimelli  noii  ci  avesse  fatto 
vedere  di  quanta  forza  fosse  aacora  capace  V  italiana  elo- 
quenza.  Nel  secolo  XVII  Teloquenza  poetica  retrogrado ,  cer- 
candosi  per  altra  via  un  sentiero  di  gloria  da  clie  disperavasi 
di  emulare  con  buona  riuscita  i  preceduti  sommi  ingegni. 
Pero  se  il  Marino  ruino,  il  Testi ,  il  Guidi,  il  Filicaja,  il 
liedi,  lo  Zapjd  seppero  asslcnrarsi  sede  onorata,  e  il  Tas- 
soni  dare  all"  Italia  un  nuovo  genere  die  i  Latini  non  co- 
nobbero.  La  filosofia  allora  avea  incominciato  a  farsi  largo, 
e  r  eloquenza  prosaica  fn  per  opera  del  Galileo,  del  Ma- 
galotti,  del  Redi  e  d' altrl  begl' ingegni  nudrita  di  dottrina 
e  d'idee,  e  ben  si  acconcio  alia  convenevolezza  e  alT  ele- 
gatiza  delle  parole.  II  Bentiioglio  e  il  Davila  diedero  di- 
gnita  alia  storia.  Bella  ingenuita  le  diede  il  Sarpi  :  il 
Segncri  poi .  sebbene  non  afFatto  esente  dai  difetti  del  tempo, 
porto  r  eloquenza  del  pulpito  ad  un  grado  di  elevazione 
distinta.  Gli  scrittori  del  seicento ,  non  ostante  tutti  i  lore 
difetti,  prepararono  ed  agevolarono  la  via  all' elo(|uenza 
pill  ragionevole  del  secolo    die  succedette. 

Cap.  IV.  Del  Sublime.  Cost  cliiamasi  tutto  cio  die  porta 
in  noi  una  rapida  e  profoada  impressione ,  niista  di  pia- 
cere  e  di  stupore.  Esso  viene  dalT  autore  considerate  i.° 
negll  oggetti  i  2.°  nelle  azioni;  3."  nello  scrivere.  Dante 
tra  tutti  i  classic!  italiani  ha  toccata  particolarmente  la 
linea  del  sublime.  Yi  si  oppongono  i."  il  prolisso ;  2.°  il 
freddo ;  3.°  1"  ampolloso.  11  vantaggio  morale,  die  risulta 
dal  Siiblime ,  .e  quello  di  purgar  gli  animi  dalle  basse  in- 
cliaazioni.  Cosi  esso  fa  nell' epopea  e  nella  tragedia. 

Cap.  V.  Del  Bello.  Esso  consisle  nell' armonica  propor- 
zione  delle  parti  col  tutto,  ossia  nella  varieta  congiunta 
air  unita.  Considerate  iielle  azioni  compreiide  quelle  die 
non  sono  ne  taato  rare,  ne  tanto  comuni,  die  supj->on- 
gono  maggior  dolcezza  cbe  forza  d'aniiuo,  non  dinicili  a 
trovarsl  tra  le  coke  nazionl ,  e  die  lasciano  il  desiderio 
e  la  speranza  di  una  felice  imitazione.  L' alTettazione  in 
generale  e  il  difetto  cb.e  si  oppone  al  bello  scrivere  e  die 
ne  degrada  le  forme.  Ncgli  scrittori  de"  secoli  colli  piii  die 
il  Sublime  si  manifesta  11  Bella,  nia  rare  volte  scevero  da 
certa  metaiisica  sottit>Hezza. 


LIBRT    DUE    DKL    C\V.    A.    T\T.    RICCT.  I7I 

Cnp.  VI.  Del  Custo.  —  Modo  di  acqnistarlo  c  perfezio- 
nnrlo.  —  Sue  variazioni.  —  Modelli  che  corrispoiidono  al 
e;usCo  unhersale.  I  Latini  lo  chiamavano  con  ginsta  proprieta 
Judicium :  noi  ci  serviamo  per  indicarlo  di  una  metafora. 
E  la  facolta ,  per  cui  sentiamo  piacere  dalle  bellezze  della 
natura  e  deir  arte.  "  Sembra  ,  dice  T  antore  ,  coniposta  dal 
senso  fisico  del  Bella,  che  dipende  dalle  naturali  disposi- 
zioni  e  dal  senso  morale ,  per  cui  colla  riflessione  T  uomo 
scopre  la  convenicnza  delie  parti  in  che  il  Bcllo  consiste.  " 
Noi  racconiandiamo  la  lettura  di  questo  capitolo ,  dall'  autore 
ordinato  in  quattro  paragrafi  distinti,  a  tntti  i  giovani  che 
vogliano  in  qnesta  materia  formarsi  giuste  ed   utili   idee. 

Cap.  VII.  ^eZ  Genio.  Esso  <ie  quella  facolta  (dice  Tan- 
tore)  che  ci  rende  atti  a  rinscire  felicemente  in  qualclie 
cosa.  DifFerisce  dal  Gusto ,  perclie  qnesto  consiste  nella 
facolta  di  sentire,  e  qnello  nelF  attitudine  di  produrre.  >» 
Pregevole  ci  sembra  questo  capitolo  per  le  dottrine  estctiche 
di  cui  e  sparse.  Vi  si  parla  delle  epoche  piii  feconde  di 
genj ,   delP  iniitazione,   ecc. 

Cap.  VIII.  Degli  Ornamcnti  del  iliscorso  ,  ossia  delle  Jigure. 
V  lianno  figure  i .°  che  servono  ad  eccitare  il  sentinientoi 
2,"  die  parlano  all""  imniaginazioue ;  3.°  che  agevolano  la 
percezione;  4.°  che  sono  disposte  a  dilettare  1' udito.  I  loro 
vantaggi  sono  i.°  di  arricciiire  la  lingua  ;  a."  di  farci  ve- 
dere  una  cosa  nelTaltra  senza  confusione ;  3."  d' inipron- 
tare  in  certo  niodo  colori  fisici  e  sensibili  sulle  idee  astratte 
e  sulle  cose  morall;  4.°  di  dare  una  certa  dignitli  al  di- 
scorso  speciahnente   nelle  lingue   \iventi. 

Assai  bene  scrisse  di  questa  materia  il  signer  Paolo  Costa 
nel  suo  libro  della  Llocuzione.  Ma  noi  portiamo  opinione  che 
chi  avra  letto  quanto  quel  coltissimo  uomo  n' ha  scritto ,  non 
si  peniira  d' avervi  aggiunta  la  lettura  di  questo  capitolo 
del  signor  cav.-Ricci,  compreso  da  lui  in  cinque  paragrafi , 
neir  ultimo  «lei  cjuali  trovato  avendo  ovvio  proposito  di 
parlare  dcWArmonid  ,  con  molta  nggiustatezza  la  divide  in 
armonia  i."  d' aspetto  i  2.°  di  cadenze  •,  3."  d'imitazioue  ; 
nel  (|ual  proposito  accortamente  osserva  die  so  fosse  pos- 
sibile  determinare  con  precisioue  la  scala  niusicale ,  essa 
sarebVie  a  un  di  presso  compresa  in  suoni  i.°  gravis 
2."  spezzati;  S.*^  stridenii ;  4.*  rapidi ;  5.°  scorrevoli  e  dolci. 
E   ne  somministra  partitamenie  gli  esempi. 


172  DELL\    VOLCAFxE    FLOOUKXZ  A  , 

Cnp.  VIII.  Dcllo  Stile  e  sue  qualita  gencriclie.  Noii  e  lo 
stile  die  qiiella  parljcolar  maniera  che  uno  scrittore  aclo- 
pera  ad  esprimere  i  proprj  sentimenti.  "  E  poiclie  qnesti , 
dice  1"  autore ,  preiidono,  sccondo  il  carattei-e  fisico  e  mo- 
rale dello  scrittore,  e  secondo  il  soggetto  di  cui  si  tratti , 
gradazioni  di\-ersef,  cosi  del  pari  lo  stile  deve  segnire  nio- 
dificazioiii  diverse.  »  Noi  non  segiiiremo  il  valeate  au- 
tore ill  tiUto  cio  clie  di  quest' importante  materia  espone 
con  succosa  lirevita  e  con  sagace  diligenza.  Avvertirenio 
piuttosto  die,  coniunque  pur  siasi  di  carta  particolare 
maniera  notaliile  ne'  migliori  nostrl  prosatori  ,  se  fatta 
eccezione  del  Boccaccio,  tol2;aiisi  il  crudo  Davanzati  e  il 
dispettoso  Bnonafetle  ,  negli  altri  anche  migliori  certa- 
mente  non  apparisce  la  difFerenza  che  veggianio  no'  clas- 
sic! latini.  Cicerone,  Sdlln.siio^  Cornclio  Nipo:e ,  Cesarc ,  Tito 
Livio  si  riconoscono  a  due  o  tre  periodi  die  ne  udiamo. 
Diflicilmente  riuscirebbe  questa  prova  coi  nostri  cinque- 
ceatisti ,  se  cio  non  fosse  per  avventura  a  cagione  di  quai- 
clie  loro  difetto ,  come  sarehbe,  p.  e.,  il  vuoto  cicalainento 
del  Casa  o  1'  intemperante  lungaggine  del  Guicciardiai.  Di 
qui  nasce  la  poverta  nostra  in  fatto  di  opere  in  prosa , 
die  dare  si  possano  a  leggere  per  diletto.  Ma  come  mai 
i  nostri  pittori  lianno  potuto  presentarci  tanta  varieta  di 
stili  nelle  loro  opere,  e  si  poca  i  nostri  scrittori!  Noi  ere- 
dianio  che  cio  deliba  attribuirsi  ad  un  malinteso  spirito 
d'  iiuitazione ,  e  ad  una  non  ben  ragionata  riverenza  ai 
piu  acclamati^  effetto  di  cattiva  educazione,  forse  renduta 
piii  cattiva  dalT  autorita  della  Criisca ,  die  ha  contriljuito 
a  stabilire  un  monopolio  di  frasi,  le  quali  non  hanno  per 
lo  piu  servito  die  ad  inceppare  gl' ina;e2;ni.  Cosi  si  e  spent.i 
r  originalita ,  solo  e  yero  principio  dello  stile:  la  quale 
originalita  ,  ove  sia  sosteauta  da  certa  proprieta  ,  pu- 
rita.  e  precisione ,  da  ad  ogni  scrittura  un  carattere  singo- 
lare  e  faolluiente  distina;uibile :,  ne  a  tanto  vale  qualuaqae 
studiato   nitore   od   eleganza.   Ma    di   cio   basti. 

Parte  II.  Idee  ]>artico'ari.  Ne' sei  capitoli  compresi  in  que- 
sta II  Parte  del  I  libro  ,  1' autore  parla  dello  Sf/Ze,  episiolare 
(  caji.  IX),  dello  Sij'e  de' Dialoglii  (cap.  X),  (]e]  Di.ilasra- 
,iro  (cap.  XI),  dello  Storico  (cap.  XII")  ,  deli"  0;7;for/o 
(cap.  XIII)  e  di  qncllo  delle  Nr.velle  e  de'' Bomanzi  (cnp. 
XIV  ).  Noi  gli  facciani  plauso  ]iei  buoni  prlncipj  da  lui 
esposti  in  (jiesii  \ai-j  argoiuenti ,  ma    ci   avreauiio  dcsiderato 


LIBRI    DUE    DKI,    OAV.     A.    TNI.    KICCI.  I  "O 

iiiitioi'  deferenza  verso  certi  noii  troppo  l>en  ponderatl  gin- 
tlizj.  P.  e.  egli  dice  nel  cap.  IX  die  "  luoltissiini  souo  gli 
scrittori  di  letteie  italiane;  ma  die  se  si  rifletta  die  le 
inigliori  versano  sopra  sogo;etti  e  qnistioni  erudite  piut- 
tosto  die  famigliari  ,  forza  e  conchiudere  col  cliiarissiino 
P.  Andres  die  T  Italia  e  ancor  povera  in  taiita  copia. 
Bcinbo ^  Casa,  Annibcd  Caro.,  iJiigalotd,  Jledi,  Zeno  sono 
i  pill  distinti  scrittori  di  lettere ,  ma  il  loro  stile  luanca 
per  lo  pill  di  quella  disinvoltiira  e  iiaturalezza  die  do- 
vrehlse  formarne  il  pregio  priiicipale  ,  ecc.  "  Avreljhe 
niiiioaato  bene  VAndres  e  bene  ragionerebbe  il  nostro  au- 
torc ,  se  iimiiato  avessero  il  loro  discorso  alle  lettere  ia 
nddietro  stampate.  Ma  oltre  a  qiieste  ,  luiglior  copia  n"  lia 
J"  Italia  ( e  non  poclie  fiirono  recenteineiite  andie  pub- 
blicate  coUe  stanipe )  scritte  massimamente  dalla  meta  del 
secolo  passato  fin  fjiii ,  pieue  d' ogni  varieta  di  carattere, 
e  distinte  per  quella  naturale  originalita  della  quale  par- 
lammo  di  sopra.  Cinquant'  anni  addietro  il  conte  Giulio 
Torritano  corse  per  tntta  Italia  ,  riportando  ad  Uderzo  va- 
ne casse  di  lettere,  e  fii  tanto  lo  svaligiamento  die  clii 
avea  proposto  in  Venezia  una  RaccoUa  di  lettere  del  se- 
colo XVIII ,  ebbe  generate  rlsposta  da  moltissimi  valentuo- 
inini ,  ai  quail  s' era  rivolto,  die  tutte  erano  presso  V  Opi- 
tergino.  E  quando  si  rivolse  a  questo ,  die  pure  gli  si  nio- 
strava  amico ,  udi  essere  tanta  massa  passata  nelle  niani 
di  iin  Inglese  die  forse  pago  per  oro  mokissiiiia  scoria, 
poidie  r  Opitcrgino  ne  avea  scelto,  ne  per  avveiitui-a  poteva 
scegliere.  Ben  diremo  die  il  P.  Paccuiudi  ,  don  Gaeiano 
Misliore,  Settiinio  Cedri ,  Tab.  Qaliani,  Francesco  Zarcluroli , 
]>er  non  far  qui  troppo  luaga  diceria ,  scrivevauo  all' epoca 
luentovata  lettere  iiiirnbili,  clii  per  gravita  e  forza  ,  dii 
jier  brevitii  ,  delicatezza  ed  arguzia  ,  clii  per  nobile  fraa- 
diezza  ed  cleganza  ,  clii  per  gentilezza  ,  facilita,  calore. 
E  noil  iscrivevaao  questi  ,  come  i  precedenli  ,  teneudoae 
copia  f,  e  non  tutii  quelli  die  le  ricevevano,  le  salvarouoi 
oud'  e  difficilissima  cosa  il  rinvenirne  oggi.  Ed  e  pur  forza 
dire  dclla  si  cattiva  educnzione  degF  Itallaai,  alia  quale 
sola  conviene  ascrivere,  fuori  di  alcune  eccezioni  ,  il  poco 
conto  die  di  tal  genera  tli  produzioni,  e  di  alcuii  ajtro, 
si  e  fatto  generalinente  e  si  fa.  ]\Ia  non  prova  gia  questo 
die  1  Italia  sia  ancor  povera  in  materia  episio'.are,  per- 
ciocclic  puo   giustameutc  ailcrmarsi    elf  cssa    lia  a  migliaja 


1^-4         DELLA  VOLGARE  ELOQUENZA  , 

clii  tutto  giorno  niantla  su  e  glu  per  la  penisola  lettere , 
uiigliofi  assai  tU  quelle  die  corroiio  a  staiupa :  considerato 
poi  anche  come  la  coltui'a  e  da  mezzo  secolo  grandeinente 
diffusa  in  paragone  di  quella  che  era  prima  ,  e  che  il 
maggior  nnmero  di  quelli  che  scrivono  lettere,  non  pre- 
teiidendo  a  foma  letteraria  ,  segue  francamente  11  proprio 
genio,  nulla  badaiido  ad  imitare  ne  il  Benibo  ,  ne  il  C'aro  , 
ne  altri,  e  che  niolti  de'  letterati  medesimi ,  i  quali  qnando 
si  occupano  a  scrivere  in  altri  generi  mettono  a  tortura 
il  loro  spirito,  scrivendo  lettere  si  abhandonano  ad  una 
libera  espansione  che  sola  da  il  carattere  vero  ai  senti- 
nienti  che  voglionsi  annunciare.  E  cosi  fanno  le  donne  le 
quali  non  tanto  per  la  naturale  loro  delicatczza,  quanto  per 
la  ninna  loro  pretensione,  scrivono  lettere  da  far  vergogna 
a  taluno  de' piu  colti  uoniini ,  e  niolte  in  ogni  nostra  citta 
pur  clnquant' anni  addietro  viveano  ,  degnissime  da  essere 
prese  a  modello  dello  stile  epistolare  ,  come  molte  vivono 
anche  oggi  a  quelle  in  questo  genere  non  inferior!.  E  bene 
intanto  il  sapere  che  tra  il  1787  e  il  1798  all'  incirca  fuvvi 
un  ajjate  fiore^itino  che  giro  V  Italia  con  molta  galanteria 
insinuandosi  presso  le  pin  chiare  dame  delle  varie  citta, 
loro  levando  di  mano  quante  lettere  di  donne  aveano,  col 
jiretesto  di  pnljlilicarne  una  RaccoUa.  II  quale  secondo  sva- 
ligiaiueato  fu  per  noi  perduto  come  quello  dell'  Opitergmo. 
Parlando  il  nostro  aatore  de' D/aZoir/ji ,  e  giudiziosamente 
avvertendo  alle  l)elle  qualita  die  debljono  avere  per  pia- 
cevolmente  intratteaere  chi  legge ,  noi  confessiamo  volen- 
tieri  che  non  troppa  industria  troviamo  negli  antichi,non 
perclie  non  vengano  ben  trattate  le  materie  die  ne  fanno 
la  sostanza ;  ma  perclie  poco  o  nulla  veggiamo  in  essi , 
se  per  certi  riguardi  si  eccettui  il  mordace  Luciano ,  di 
quanto  per  noi  si  approssimi  alio  spirito  di  conversazione, 
alia  vivacita,  alia  sveltezza,  che  vogliam  vedere  ne' colloquj 
delle  persone,  nelle  quali  insieme  coUa  scienza  desideriamo 
incontrare  le  finezze  della  civilta,  e  le  vaghezze  di  bella 
iminaginazlone.  Quindi  insistendo  sugli  avvertimenti ,  non 
accennercmnio  ai  glovani  per  modello  ne  Cicerone  tra  i 
Latini,  ne  tra  i  nostri  antlchi  D«/Ue  ncl  suo  Co/uw/o ,  nomi 
SI  gravi  e  rispettaljili,  ma  piuttosto  Torquato  Tasso  e  il 
Caro ,  ne  porremmo  a  confrouto  die  come  scolare  e  mae- 
stro VAlgaroUi  con  Francesco  Maria  Zanotti:  die  splendido 
e    copioso  5    0  padrone    della    sua  parola  e  questi ;   V  altro 


LIBRI    DUE    DEL    C\V.     A.    M.    RICCI.  1-5 

timido,  Irnh.irazzato,  stcntato,  come  qiiegli,  clie  poco  sicuro 
•lelle  sue  forze,  stiidia  ogni  periodo,  e  va  in  busca  di  spi- 
rito,  racconiaDdaiulosi  alle  sue  reniiniscenze ,  dappoiclie 
cio  die  oa;2;i  diciaui  genlo,  che  e  il  talento  veio,  in  lui  non 
al)l)ond6  giammai.  A  prova  del  nostro  detto  citianio  f  ulti- 
ma cdizione  del  iwulonianismo  ,  da  kii  diligeatissimaniente 
suulinta.  Sovr' ogiii  altro  poi  e  degli  antlclii  e  de' inoderni 
dareuimo   in  questo  genere  la  premineuza  a  Vincenzo  Monti. 

Ove  parhi  dello  stUe  storico  sarebbeci  piaciuto  ch'  egli 
avessc  date  niaggior  rilievo  alia  distinzione ,  die  oggi  e 
d' uopo  fare  de'  due  principali  generi  di  storia:  quello 
die  e  di  seniplice  iianativa  (per  comunicare  la  serie  de' 
fatti ) ;  e  r  altro  die  si  occupa  de' fatti  per  giungere  a  piu 
alto  iine;  cioe  a  guidare  dii  legge  con  piu  grave  istru- 
xione  nel  secreto  delle  cause  che  condussero  avveuinieati 
e  uoniini.  Puo  dirsi  che  Tacito  e  Plutarco  tentassero  in 
qualche  modo  cjuesto  gencre  :  maggiore  intenzione  vi  mi- 
sero  tra  i  nostri  il  Sarpi  e  il  Giaimone:  uia  ebl)ero  circo- 
stanze  piii  favorevoli  Voltaire,  Montesquieu  e  Gibbon.  Noi 
ci  arresteremo  a  questi  podii  ceani ,  dovendo  dar  conto 
del  libro    11  dell' opera. 

Per  una  nazione  si  poetica  come  la  nostra  diiunque  vo- 
glia  jiarlare  delhi  volgcire  eloquenzn ,  dovra  scmpre  molto 
estendcrsi  sulla  Eloqncnzn  poetica.  A  questa  il  nostro  autore 
lia  consecrate  tutto  il  secondo  touio.  Noi  non  ci  fcrmeremo 
a  considerare  con  esso  lui  come  sia  naturale  all'uomo  I'ia- 
clinazione  alia  poesia ,  giacche  veggiamo  la  tutte  le  eta 
essersene  dilettati  i  popoli  di  (jualsivogba  dima  ,  ilulla  Scan- 
dinavia alia  Ncgrizia.  Lascianio  pero  da  un  canto  T  asser- 
zionc  del  Quadrio,  troppo  Ijuonamente  dall'autore  riferita , 
che  Adanio  cd  Ek(1  i'ossero  i  prinii  e  piii  eccellenti  poeii. 
Simiimente  compatir  voglianio  tanti  de'  nostri,  die  od  hanno 
gridato  contro  1' uso  della  riiua,  od  hanno  pcrduto  il  loro 
temjio  a  dare  ai  nostri  versi  i  metri  de'  Creci  e  de'  Lati- 
iii.  SilVatti  uoniini ,  jicr  tanti  altri  titoli  dea,ni  della  nostra 
siiiiia  ,  non  consultiirono  ccrtamentc  il  loro  buon  senso  : 
come  non  lo  consuharono  tutti  coloro,  che  in  tanto  nuinero 
si  feccro  imitatori  iniseraliili  del  Fetrurca ;  ne  lo  consul- 
tano  {|uelli ,  che  fanno  perdere  gli  ntili  frutti  dell"  ingegiio 
alia  nostra  gioventii,  aliusaudo  della  sua  docilita- con  una 
seduzione,  che  tradisce  i  piu  cari  interessi  e  di  essa  ,  e  della 
Uiizionc.  L' istrnziouc  [luu   suiljilirc  i  principj    ncccssarj   per 


17^  BELLA.    VOLGARE    ELOQUENZA, 

lieu  gluJicare  ilellc  produzioni  poetiche,  e  per  preparare 
f'elici  al)itiuiiai  ne'  pochi  die  la  natara  abljia  lavato  nelle 
acque  d'  Ippocreiie  al  niomento  tli  tiarli  alia  vita :  ma  la 
natnra  sola  e  arbitra  cli  si  alta  destinazione.  L'  inimensa 
turba  clie  tra  noi ,  dacche  risorsero  le  lettere  ,  si  applico 
alia  poesia ,  noii  I'u  ella  pei-duta  pel  migliori  stndjd'arti 
e  di  scienze?  E  con  quale  compeiiso?  Con  quello  di  una 
umiliante  luediocrita  la  tanti  generi.  Ma  lasciate  queste 
iiiortificanti   coiisiderazioui ,   seguiaiiio   Tautore. 

Cap.  II.  Poesia  desaittiva.  Essa  e  quella  clie  ci  dipinge 
quanti  oggetti  materiali  possano  presentarsi  ai  nostri  seusi  , 
mediante  la  scelta  opportuna  delle  circostauze.  Ma  queste 
non  debbono  essere  si  comuni ,  die  la  mente  del  leggitoi-e 
le  Indoviiii  prima  che  il  poeta  le  indidii,  ne  si  minute  e 
riposte  die  bisogni  attenzioae  in  cercarle.  Essi  debbono 
partlcolarizzare  F  oggetto  descritto,  fortemente  segiiaiidone 
i  contonii  e  le  prospettive.  In  fine  vuolsi  concisione  e  no- 
bile  semplicita.  Varj  ed  ottimaniente  scelti  sono  gli  esempi 
che  ne  reca    T  autore. 

Cap.  III.  Poesia  pastorale.  La  Bucolica  e  la  letteratura 
cio  die  in  pittura  e  il  genere  del  paesaggio.  Alcuni  1'  lianno 
creduta  sterile  di  soggetti,  perdie  scarse  di  accident!,  poco 
variate,  e  sempre  ricorrenti  sullo  stesso  giro  di  azioni  e 
d'  idee  sono  le  scene  attive  della  vita  pastorale.  Questa 
sterilita ,  dice  Tautore,  non  piio  attribulrsi  clie  alia  servile 
imitazione  degli  scrittori.  Le  sue  forme  principal!  sono 
singolarmeute  V  Egloga  e  V  Idillio.  Chi  crede  questo  genere 
facile   non  lo   conosce. 

Cap.  IV.  Poesia  lirica.  Essa  e  destinata  a  rialzare  g!i 
aniiiii  oltre  il  iivello  ordinario,  e  a  rammoUirli  con  senti- 
iiienti  soavi  e  piacevoli.  Al  primo  scopo  canta  le  lodi  della 
divinita  ,  le  iiiiprese  dogli  eroi ,  i  grancli  sentimenti :  al  se- 
condo  si  trae  prendendo  il  linguaggio  delle  passioni  teni- 
perate,  deplorando  le  sciagure,  applaudendo  alia  fortuiia 
degli  amici ,  coronaiido  le  niense  e  le  tomlie.  Nel  primo 
caso  tenta  commozioni  vive  e  profoiide ,  toccando  i  limiti 
del  suljlime;  nel  secondo  spiega  le  dovizie  di  una  fantasia 
pittoresca  e  vivace;  e  si  dirige  al  Bello.  L' autore  rlducendo 
a  cinque  classi  i  componimenti  lirici,  con  osservazioni  e 
con  esempi  di  ciascheduna  paria  con  molt'  accortezza 
nei 
pni 


^.   -.   ^„i...    ..,„.o   > — ^ — , 

ji   giucHzj    che   da  dei    varj   nostri  lirici  degli   nltimi  tempi 
U"e  a   uoi  piu  felice   di  parccdii  ,  the  auior  di  patria  ha 


LIBRt    DUE    DEL    C\V.    A.    M.    RICCl.  1 77 

traditi.  Parlando  egli  di  quel  genere  di  poesia ,  a  cui 
nppartiene  il  poeiiia  al  quale  posero  uiano  cielo  e  terra, 
e  clie  ha  fatto  giandi  Aljieri  e  Monti ,  meiiire  da  buon  co- 
noscitore  vorreblie  pur  persuasi  i  giovani  iialiani  della  ne- 
cessita  di  studiarlo  jjrofoadamente ,  non  inanca  di  avvertire 
con  eguale  sagacita ,  die  tion  tuito  qadlo  die  usci  dalla 
penna  di  Danie  potrehhe  prtcisamentt  culattarsi  al  nostra  me- 
todo  di  scntire  e  di  pensare  ,  poichc  il  tempo  mula  il  valor 
degli  of^i^etti ,  ed  altera  la  stessa  umana  sensibilita.  II  quale 
giustissiino  concetto  con  giuste  considerazioni  egli  ragioaai 
€  sarehbe  bene  il  ragionarlo  anche  piii  dillusaniente,  onde 
fossero  i  nostri  giovaui  salvi  dal  danno  della  esagerazione , 
con  die  taluni  iu  quesii  ultiini  tempi  iaavvedutaniente  hanno 
loro  prepaiati  periuoli  e  inciampi.  Bello  e  giustissimo  f"u  il 
pensiero  del  Bianconi ,  che  assoniiglio  quel  poenia  ad  uno 
stravagante  edilizio  gotico,  in  cui  rarcliitetto  avesse  collocato 
a  capiiccio  sotto  ad  un  brutto  sasso  acuto  il  piii  gentil 
colonnato  die  siasi  fatto  a  Corinto  ,  e  talvolla  in  i\n  an- 
golo ,  dove  nieno  T  aspettassinio,  la  piii  venusta  statua  di 
Fidia,  o  il  pin  studiato  giuppo  di  Frassitele.  E  bello  pure  e 
giustissimo  e  T  avvertimento  del  nostro  autore  die  gli  scrit- 
tori  classici  d'ogni  nazione  sono  tali  perdie  toccarono  per 
diversi  rispetti  nei  loro  generi  ilperfetto,  ma  non  gia  per- 
che  per  altri  rispetti  sieno  andaii  esenti  da  ogni  impertezione. 
Passando  1^  autore  a  parlare  nel  Cap.  V  della  Foesia 
didascalica,  e  aanoverando  quanti  anticlii  e  moderni  si 
occuparono  di  questo  genere,  tratta  ancora  dell'  Episiola, 
della  Satira,  indi  delle  JSovelle ,  delle  Javole,  degU  Apolo- 
ghi.  —  Nella  Salira  i  Latini  vinsero  certamente  i  Greci : 
ma  i  Latini  non  ebbero  un  Maltino,  e  un  Mezzogiorno,  come 
abbiauio  noi.  Nelle  A'oitile  i  Greci  furono  ad  essi  superiori. 
Noi  possiamo  in  questo  genere  ripiitarci  superiori  ai  Greci. 
Se  poi  scnza  Idopo ,  senza  Fcdro ,  senza  Avieno  potesse 
dirsi  die  ne  i  Francrsi  avrebbero  avuto  il  Lafontaine ,  ne 
iivrcmiiio  noi  con  Fignoiti  tanti  altri,  che  ben  riuscirono 
con  assai  varieta  lavoleggiantio.  E  di  qual  terra,  se  non  dalla 
nostra  vennero  tuora  gli  Anmudi  Farlaiuii  Andie  il  Cali- 
no,  autor  poco  noto  del  secolo  XVII,  da  cui  il  sig.  cav. 
Mirci  pensa  die  il  Caiti  traessc  il  disegno  di  quel  suo 
.poema  ,   In   uomo   italiano. 

Cap.   \  I.   J'otsia  epita.   Mi'ritcrcbbe  rpu'sto  solo  Capitolo 
un  lungo  estraito;   lanta  e  la  copia  dclf  ar^oinento  e  delle 
liibl.  IiaL  T.  L\.  ij 


J  "8  nr.LL.V    VOLG.VRE    FXOQUENZV, 

ben  pensate  cose,  die  T  autore  tocca  con  acutezza  e  bre- 
vita.  insieme,  si  rispetto  ai  principj  direttivi  nel  genere, 
che  rispetto  al  relativo  esame  de'' capi  il' opera  ,  clie  anti- 
chi  e  niodenii  ci  haano  lasciati.  Crediamo  notal)ile  qnesta 
sentenza  sua.  «  La  politica ,  la  iilosolia ,  la  tattica ,  le  ariiii 
da  fuoco  lianno  estinti  tutti  i  prodigU  dell'  iiigeguo  e  del 
\alor  personate  ....  Qaindi  sorge  la  diificolta  pressoclie 
jtisuiierabile  di  comparire  a' nostrl  giorni  epico,  non  solo 
per  soggetti  viciiii  die  escludono  il  macclunisino,  ina  bea 
anche  per  soggetti  da  noi  lontani...  Gli  scrittori  epici ,  se 
niai  ne  sorgeranno  a""  di  nostri ,  delibono  con  umilta  aspet^ 
tare  appena  la  lode  dello  stile  tra  i  vivi ,  e  1'  assoluzione 
deir  opera  tra  i  morti.  »  Noi  non  faremo  allusione  alcuna 
a  lai  per  la  parte  del  gindlzio  cli'  egli  accorda  a'  suoi  con- 
tcmporanei :  ina  ben  cbiuderenio  nel  nostro  seno  il  ram- 
^larico  amaro  d'  aver  veduta  inutilmente  V  epica  tromba  in 
^iiano  di  cbi  potato  forse  avrebbe  se  non  porsi  in  mezzo 
aW  Ariosto  e  al  Tasso ,  almeno  accostarsi  al  loro  seggio  se 
coll'  avvilnppare  la  sua  fantasia  nei  laberinti  di  una  preci- 
2:>itata  imitazione,  e  riaunciando  al  merito  altissimo  della 
prigiiialita ,  perduta  non  avesse  la  niiglior  gloria  a  cui 
pareva   destinato. 

L'  aggiustatezza  de'  gindizj  deU'  autore  sui  piii  celebri 
poeml  epici  si  vede  usata  anclie  riguardo  ai  poemi  ro- 
jnanzesclii.  Crediamo  pero  cb'egli  alabia  risparmiato  qual- 
c'le  assai  grave  punto  di  critica  riguardo,  per  esempio, 
ipUa  Scccliia  rapita :  perciocdie,  se,  com' egli  dice,  si 
sarebbe  in  essa  desiderata  una  ma2:giore  invenzione ,  piti 
varieta  nelle  descrizioni  e  nel  coniliattimenti ,  piii  forza 
di  ridicolo  ne' caratteri ,  e  connessione  col  suggetto  prin- 
cipale,  non  puo  dissimularsi ,  che  nessuno  si  rallegrera, 
iiiai  il'  incontrare  nelle  barufle  de'  Bologne^i  e  Moiloucsi 
Y  intervento  di  Gioi'e ,  di  Mercurio  e  di  tali  altri  dei,  nel 
poncetto  di  que'  popoli  gia  da  troppo  luugo  tempo  falliti. 
Qltre  cio   poi  il   Tassoni  pecco  del  peccato    del  Bracciolini. 

Cap.  YII.  Forsia  drammatica.  Cap.  \'11I.  Ddla  I'luigedia. 
Cap.  IX.  DcUe  (  ommedm.  Considerando  quest'  Opera  come 
il  complesso  di  Lezioni  da  un  Professore  date  in  una  graiule 
TJniversiui ,  noi  non  possiamo  non  nieravigliarci ,  ch'  egli 
pljbia  lasciato  ccrrere  scnza  esaine  la  citata  quistione  se  il 
soggetto  della  tragedla  deblia  sei^pre  esscre  un  prrsonaggio 
jjlustre ,   il  cui  pericolo ,    o    I4  cui  svemura  sia  di  un  pui 


LIBRl    DL'F,    DFI-    CAV.    A.    M      niCCI.  i  JC) 

terribile  csenipio  ;,  ovvero  se  l)asti  al  line  tlella  tragedia , 
coiir  egli  dice  avere  i  nioderni  crediUo,  scuotere  g;li  uo- 
inini  coll' csempio  del  jiericolo  e  della  sventiira  cajjionat.i 
dalla  colpa ,  qualiinque  ne  sia  la  vittiina ,  facendo  al  piii  la 
distinzione  ia  tracjedia  eroica  e  in  tragedia  urbaiia.  Ogntino 
cotivenir  dee  ,  clie  alT  istitiuo  delT  Opera  troppo  poca 
cosa  e  il  scmplice  cenno  di  tale  qnistione.  Altri  poi  giu- 
dicliera  tiella  seiitenza  nia^istrale,  die  rigiiardo  alio  stile 
della  tragcdia  1"  aiitore  rllVrisce  avere  udita  dal  jSapoli  Si- 
v,iiorelii  y  cioe  <•  clie  T  Italia  desidera  ancora  uii  tragico, 
die  serva  di  niodcllo  deciso  a  tutti  quelli  die  vorranno 
scrivere  tragedie,  il  quale  arrivi  a  congiungere  con  lo  stile 
di  Monti  e  di  rimlnnoiite  ^  e  col  lore  colorito  tizianesco, 
la  grandczza  e  la  penetrazione  deW  Aljicri ,  il  patetico  e 
la  disinvolta  delicatezza  di  Mctastasio  ....»»  Non  manchera 
siciiramente  clii  sorriiia  a  qnesto  delirio  del  biion  Napoli 
HignorcUi.  II  nostro  antore  parlando  della  coinniedia ,  dopo 
avere  detto  "die  quelle  del  Maccliimclli,  dnW  Arioslo ,  del 
Cnro  hanno  snniclente  condotta,  poco  interesse,  e  talvolta 
iiiolta  liceiiza  •,  die  quelle  del  FagiuoH  e  del  JVeoli  sono  pre- 
gevoli  per  la  lingua  piii  die  per  altro  "  aggiunge  del  GoZ- 
doni,  c\\  egli  "  pieno  dl  forza  comica  condnsse  la  Couimedia 
italiana  a  piii  alto  grado  tli  nierito,  sjiecialmente  per  la 
festiva  dipintiira  de'  caratteri  \  ma  poiclie  la  coinniedia 
deve  esserc  senipre  contcniporanea  e  cittadina  per  riscno- 
tere  gli  applansi  del  tempo  ,  le  prodnzioni  di  Ini  coniin- 
ciano  a  sentire  oniai  gli  scambiamonti  ilel  gusto.  "  E  di  cio 
egli  contcnto  non  si  da  alcnn  pensiero  di  osservare  die, 
ecccltuati  podiissinii  casi,  i  caratteri,  i  vizj ,  le  deholezze 
d' ogni  maniera,  die  il  Goldoiu  ci  dipinge,  sono  le  cose 
die  tutlo  giorno  veggiamo  sotto  i  nostri  occlii,  perclie 
costituenti  il  fondo  morale  delle  jiiii  comiini  contingenze 
della  vita  civile.  Percio  ancir  oggi ,  essendosi  giudiziosa- 
niente  ridiiamatc  sui  nostri  tcatri  le  migliori  conimedie  di 
luL ,  iiniversaliiiente  piacciono  sopra  la  piii  parte  tielle 
nnove.  Soggiungendo  poi  egli  die  tra  i  piii  recenti  si  sono 
distinti  il  niarcli.  Albergdti ,  il  cav.  Ghcrurdo  dc' Hosii.  e  il 
conte  Qimud ,  non  gli  <lonianderenio  p.-rche  taccia  del 
Sosiraffi  e  del  Nota ;  ma  hensi  perclie  non  accenni  almeiio 
lo  scwnhi I imrnto  die  ne' caratteri ,  ne' vizj ,  nellc  debolezze 
possa  essere  succeduto  dal  Coldoiii  sino  ad  o'j;gi  nella  civiliA 
nostra  ,  oadc  o  cumprovaro  la  [>iu    cunvcuieute  dili'ereuia 


]8o       DELL.V  VOLGVRE  ELOQUENZ.V  ,  CCC. 

clie  passa  tra  le  conimecUe  cU  Ini  e  quelle  de'  plu  recenti, 
o  inciirizzare  ai  nuovi  tipl  qiielli  clie  aljljiano  vocazione  a 
scriverne. 

Cap.  X.  Dramnia  musicale.  Favola  pastorale.  Dramma 
sentimentalc.  Poclie ,  ma  sensate  cose  il  nostro  autore  dice 
tanto  del  soggetto  e  della  trattazione  generale  del  Dramma, 
tjnanto  delle  sue  parti  distinte  in  recitativo  semplice ,  ia 
recitative  obbligato ,  in  arie  e  in  pezzi  concertati.  Ma  la 
pill  cara  forse  delle  invenzioni  dell' umano  ingegno,  a  cui 
tutte  sono  cluamate  a  concorrere  le  belle  arti ,  e  divenuta 
un  mostro,  clie  facilmente  mette  in  delirio  la  piii  eletta 
parte  delle  colte  nazioni.  Quesca  mortificante  considerazione 
lia  per  avventura  trattenuto  Tautore  dal  fare  alcun  cenno  dei 
niezzi  opportuni  a  restituire  al  Dramma  musicale  la  dignita 
che  non  avrebbe  dovnto  mai  perdere.  Egli  ha  disperato  di 
Troja.  —  Iiitorno  alia  Favola  pastorale  accortamente  av- 
verte  che  se  essa  produrre  si  dovesse  a'  tempi  nostri,  meglio 
sarebbe  adattarla  alia  forma  dello  stile  metastasiano.  Chi  non 
si  addormenterebbe,  ifdendo  la  storia  dell' amore  di  Aminta 
quantunque  scritta  dal  Tasso?  —  Cliiamasi  Dramma  sen- 
timentale  i;na  specie  di  azione  passionata,  iatrodotta  dai 
moderni ,  talvolta  mista  in  alcani  incidenti  di  un  moderate 
ridicolo.  DilFerisce  dalia  tragedia,  perclie  volge  per  lo  piii 
a  lieto  fine,  e  perclie  non  ama  ne  tntta  la  sua  forza,  ne 
tutta  la  sua  magnificenza.  Si  scosta  dalla  commedia  perche 
non  si  propone  di  riprendere  i  leggieri  difetti ,  ma  di  niet- 
terci  sott'  occhio  le  funeste  conseguenze  di  sregolate  pas- 
sioni.  Cosi  1' autore  che  lo  chiama  parto  abortivo  di  Mel- 
jiomene ,  comunque  sia  consecrato  dalla  moda  ,  e  ben  ac- 
colto  dalla  nioltitudine  clie  ama,  die' egli,  una  commozione 
media,  e  che,  secondo   noi  ,  e  male   istrutta. 

Rimangono  gli  nltimi  tre  capitoli  dell'  opera  :  1"  XI  delta 
Trailuzioiie ,  il  XII  deW  Imit azione ,  il  XIII  Awertimentl  ge- 
iicrali  per  ben  comporre.  —  Noi  raccomandiamo  la  lettura 
di  questi  tre  capitoli  che  non  iiiancano  di  singolari  pregi, 
e  ne'  quali  si  vede  il  buon  giudizio  e  il  buon  gusto  del- 
r  autore.  Eccederemmo  troppo  i  limiti  accordatici  in  questi 
fogli ,  se  imprendessimo  a  notare  le  migliori  cose  in  essi 
contenute.  Conchinderemo  col  dire  che  quest' opera  ,  seb- 
bene  non  contenga  tutto  oro  jxirissinio,  e  lasci  qualche 
cosa  a  desiderare ,  pub  non  di  mt-uo  collocai'si  tra  le  piu 
prege\oli  che  intorno  alia  vole,are  eluqueu^a  siate  siajio 
a'  di  nostri  puljjjlicate. 


iHl 


Suir  originc ,  la  significazioiic  e  gli.  nsl  che  si  attri- 
buiscono  ai  mcmbn  nirhUcttonici.  Rlfiessioiii  di 
Francesco  Taccani^  arcliitetto.  —  Blilano  ^  lo-ic) , 
dalla  tipogrnfia  di  Angela  Bnnflmti,  corsia  de  Senl 
n.°  6oi  ,  di  pag.    i36,  con  una  tavola  in  ranie. 


L. 


Jo  scopo  dell' autore  e  quello  tli  dare  una  jiiii  ginsta  e 
pill  convincente  spiegazione  suirorigine,  com' egli  stesso 
vicn  annunziando,  sidla  significazione  e  svi  gli  usi  che  si 
attribulscono  ai  membii  arcliltettoaici.  Imperocche  dagli 
altri  che  prima  di  lui  ne  parlarono  veane  foadata  cotale 
origlne  sopra  chinieriche  siipposizioiii  •  non  avendola  eglino 
dedotta  dai  veri  e  raglonevoli  principj.  Egli  diniostra  diin- 
que  che  non  la  capanna;,  ne  la  forma  naturale  de' legui 
di  essa  diedero  la  prima  idea  onde  rinvenire  quella  dci 
]Meiid)ri  Architettonici ,  ne  i  tronclii  delle  piante  sommi- 
nistrarono  1"  idea  delle  colonne,  ma  che  esse  idee  sommi- 
nistrate  fnrono  dal  solo  c  naturale  ingegno  degli  uomini , 
i  (juali  avendo  jier  isiiato  di  sempre  cercare  cose  nuove, 
i  primi  inventando ,  gli  altri  aggiungendo  j  e  col  giiidizio 
migliorando  sempre,  vennero  anche  a  formare  i  memhri 
architettonici,  senza  niai  piii  pensare  ne  alia  forma,  ne 
ai  legni ,  ne  al  niodo  ond' era  costrutta  la  prima  capanna. 
Clie  se  cosi  non  fosse ,  noi ,  siccome  1'  autore  osserva , 
non  potreiiuno  vedere  le  piii  antiche  fabhriche  che  ci 
rimangono,  di  un  tempo  quasi  indeterminato,  cioe  le  Egizie  , 
formate  di  Massi  tali  die  allontanano  le  mille  niiglia  il 
pensiero  della  capanna  •,  peggio  la  forma  e  leggierezza  del 
loro  costrutto,  se  osassimo  nietterne  a  confronto  1  sostegni 
coir  enorme  grossezza  delle  colonne.  Per  lo  che  e  dimo- 
strato  essere  1'  uomo  inventore  di  tutto  cio  che  riguanla 
le  arti.  E  di  fatto  se  la  capanna  dovea  servirgli  di  staliile 
modcllo  per  le  sue  ubitazioni ,  egli  non  ne  avreblje  mai 
cangiata  la  forma,  somigliante  cosi  agli  uccelli  die  non  mai 
alterarono  la   forma   de"  loro  nidi. 

Fondata  dnll"  autore  sopra  un  tale  prInci|iio  la  vera 
origine  delle  cose  artiliciali :,  non  che  quella  dcila  significa- 
Kione  e  degli  usi  die  si  attribuiscono  ai  memhri  arcliitetto- 
,niei,  imprende  con  cio  a  toglicre  alcuni  errori  o  pregiuduj 


i8a     sull'origtne,  ecc.  cnr,  si  ATTRinrisooNO 

die  deiivano  apimnto  da  una  falsa  snpposizione ,  imagi- 
nata  eil  es[)Osta  pi-imieramcnte  da  Vitruvio;  pol  ciecamente 
seguita  dai  Precettoii  d' aiclutettura ,  clie  la  tengono  come 
cosa  infalliljile ,  e  la  insegnano  come  il  primo  canone  fon- 
dameiitale   dell"  arte. 

Viene  poi  il  sig.  Taccani  a  parlare  dei  precetti  archi- 
tettonlci,  ed  alcuai  ne  vori-ebbe  cambiati  ed  altri  modifi- 
cati ,  secoiido  le  sue  ragioiii  che  crede  bastevolmente  va- 
levoli.  Ma  iion  andaiido  noi  pieoamente  coa  lui  d'  accordo 
riportercuio  dalT  opera  que'  pocbi  scjuarci  su  cul  cadono 
le  nostre  diOicolta,  sovr'' essi  iiiauifestando  il  nostro  qua- 
lun([ue  siasi  sentimenio. 

Dice  dunque  T  autore  alia  pag.  loi.  "  Non  si  porranno 
»  due  ordini  nell'  estenio  di  quelle  fabbriciie  cbe  nell'  in- 
»  lerno  sono  composte  di  uii  sol  piano.  Nemuieno  si  porra 
>i  mi  ordine  solo  contenente  piu  piaui.  Trovo  il  primo 
>>  precetto  ragioiievole  e  giusto ,  perclie  dovendo  T  esterno 
»  cori'ispondere  airinterno  ed  essere  col  inedesimo  in  giusta 
»  relazione ,  col  fare  diversamente  verrebbesi  ia  certo 
»   cjual  modo  a   produrre  una  menzogna.   " 

Alien!  noi  dalf  approvare  un  tale  precetto  di  niassima , 
che  non  si  debbano  cioe  fare  esternamente  due  ordini , 
uiio  sopra  delfaltro,  quando  nelf  interao  dello  stesso  edi- 
licio  trovisi  un  sol  piano  ^  come  sono  generalmente  co- 
strutti  tutli  i  tempj  che  hanno  un  sol  ordine,  benche  que- 
sto  precetto  sia  dato  dai  classici  maestri,  che  plii  facil- 
mente  scrivono  di  quello  che  adempiano,  ci  seuibra  di  potere 
contr' esso  COS!  ragionare :  La  maggior  parte  de' ])ravissimi 
architetti  cinquecentisti  non  si  curarono  di  osservarlo ;  e 
fra  i  molti  e  Iniiiinosi  esempi  che  abbiamo  di  insignissinii 
tempi  con  maravigliose  facciate  a  due  ordini,  bastera  il 
far  un  cenno  di  quelli  die  ci  presenta  la  citta  nostra.  Tali 
sono  il  l)ellissimo  esterno  della  Chiesa  di  S.  Fedele ;  ediJicio 
interno  sublime  e  nel  disegno  e  nell' esecuzione ,  ma  di 
tin  solo  ordine,  selibene  due  se  ne  veggano  al  di  fuori ; 
quello  della  Rotonda  di  S.  Sebastiano  parin'iente  costrntto 
con  due  ordini,  come  che  nell' interno  ne  abbia  un  solo, 
se  pure  ordine  secondo  non  si  deliba  o  si  possa  chiamare 
I'attico  interno,  die  ne  ha  quasi  la  forma;  tempj  entranibi 
del  celebre  Pellegrini ;  il  fianco  e  la  piii  che  bella  facciata 
della  Cliiesa  di  S.  Paolo-,  la  mirabilissima  farciata  del 
Terapio  della  Madonna  presso  S.  Celso  del  celebre  architetto 


Ai  wrnvrnRT  ARCTnTrTToxinr.  i83 

Cnleazzo  Alessi;  la  qnnle  ml  ontn  ilella  sn.i  trita  divisione 
clejjli  ordiiii ,  slida  chiiinque  ail  accorgoiii  al  priino  en- 
trarc.  clie  iniernamentc  abbia  essa  piii  piani  :  oltre  tanti 
altri  simili  esempi  in  t'amosiss'iini  esterni  de'tcmpj  clie 
soiio  sparsi  in  niille  Inoglii,  e  che  troppo  liiniio  sareljlie 
il    nominaro. 

Pro£;rcdendo  ora  nclla  nostra  osservazione ,  cliieilercnio 
se  in  tntti  cjuesti  tenipj  nessuno  siasi  inai  sognato ,  ciie 
al  veilere  ostcrnanicnte  due  ordini  abbia  pensato  dover 
esservi  neU'  interno  divisione  di  jiiano  a  gulsa  di  apparta- 
niento,  e  qnindi  noa  trovandola  ncir  entrarvi  crediiLo  siasi 
ingannato  dalla  nienzog;na  dciresterno.  ]\la  (juando  aiai  ta- 
Inno  vi  fosse,  ciie  al  sol  vedere  dne  ordini  nell' esterno , 
l>otesse  snir  istante  credere  clie  nelT  interno  vi  sia  pnr 
divisione  ili  piano,  jmo  anche  credere  con  an  niomento 
ili  rillessione  die  vi  sia  qualche  anibnlacro  interno  in  giro 
nl  Tenqiio  che  corrisponda  ajipnnto  a  qnella  divisione  deL 
due  ordini ;  come  di  fatto  t'n  pratic;ito  nell"  interno  del 
nostro  S.  Fedele  nella  grossezza  della  nuiraglia  ed  in  cor- 
ris|)onden?a  anclie  al  piano  lormato  dallo  sporto  del  cor- 
nicione  dcU"  online  interno:  anibnlacro  necessarissimo  die 
serve  per  aprire  le  iliicstre  deiralto;  e  per  tutti  qne'  bi- 
sogni  die  sogliono  o  possono  occorrcre  in  simili  gran- 
diosi  fabljricati.  Ma  volendosi  anche  lasciar  da  parte  tutte 
le  ragioni  aiUlotte  in  dilesa  dei  due  ordini  estcrni ,  e  ri- 
chiedere  che  in  ogni  iiiodo  far  si  debba  sempre  un  or- 
dine  solo  nelT  esterno,  quando  internamente  non  vi  sia 
divisione  di  piano  e  tntto  appaja  di  un  sol  ordine ,  acclo 
I'  apparenza  ilol  di  fnori  non  iiiai  possa  contraddire  a  ([uella 
deir  interno;  e  d'  uopo  considerare  che  spesso  e  di  ne- 
ressita  il  tlover  introdnrre  due  ordini  nella  costruzione 
csterna  di  un  tempio.  Iniperocche  il  piu  delle  volte  non 
e  possibile  il  coinbinare  tutta  1' altezza  interna  coU'ester- 
na,  per  ragi«inc  dell' altezza  della  volta  di  tutto  il  lem- 
pio  la  quale  forma  una  parte  dalT  ordine  distinta  piu  e 
meno  secondo  la  grandiosita  e  ligura  del  tenqiio  stesso, 
e  viene  r[iiindi  a  lasciare  estcrloruiente  una  gran  parte  di 
muro  vnolo  che  non  si  sa  come  riempire  o  come  oonnet- 
tere  nc  colla  ricchezza  e  col  caralierc  del  <lisotto,  se 
vi  o  ordine,  ne  con  un  attico,  perche  troppo  cccede 
sempre  T  altezza  della  sua  proporzione.  Da  cio  risulta  die 
tanio  spazio  c   tanta  altezza  non   lorua  bene    che    per    ua 


184       SULL' OnTGINE ,  eCC.    CTTK    SI    ATTRTBtTISCONO 

secondo  orcVine,  si  per  la  iiiagglor  armonia  dell*  insleme 
che  si  viene  a  tbrmare  per  una  e  plii  complta  ilecorazione, 
e  si  ancora  per  noti  lasciare  tanta  nudita  di  muro ,  ebe 
taglia  meschiiiainente  in  due  parti  tutto  1'  ornata  esterno. 
Ne  giova  il  compirlo,  come  si  pratica,  con  cjualche  trabea- 
zione,  giacclie  non  si  vede  a  qual  ordine  cjuesta  apparten- 
ga,  ed  in  ogni  niodo  segna  sempre  un  secondo  ordine 
aenza  volerlo. 

Ma  voleiido  uoi  unlrcl  per  un  memento  ai  fautori  di 
iin  sol  ordine  nelf  esterno,  per  tntte  qnelle  ragioni  gia 
spiecate,  col  prendere  per  niodello  il  si  rinomato  Pan- 
teon  di  Roma,  e  coU'esemplo  del  suo  maestoso  esterno, 
suppongasi  che  sul  modello  di  ua  tanto  iiionnmento  ri- 
formar  si  volesse  V  esterno  della  nostra  bella  Koionda  di 
S.  Sebastiano ,  col  toglierne  il  secondo  ordine,  e  tutta 
qnella  parte  di  mnro  da  esso  occupato ,  si  che  non  altro 
ornamento  presentasse  che  la  stessa  grave  semplicita  die 
si  vede  nell' esterno  del  medesimo  Panteon.  Chi  non  vede 
(tual  brutta  cosa ,  ossla  qnal  brntto  disordine  succedere)ibe 
in  tiitte  le  proporzioni  di  questa  graziosissima  rotonila , 
e  qual  meschino  insieme  ne  verrebbe  con  un  ordine  solo? 
Ci  si  permetta  ora  portare  il  pensiero  sui  due  sontuosi 
tempi  rotondi  che  si  stauno  attualmente  terminando,  Tuno 
in  un  villaggio  divenuto  celeljerrimo,  1"  altro  (  il  piii  va- 
sto  )  in  una  delle  piii  grandi  Metropoli  ,  gli  architetti 
dei  quali  nell' esterno  presero  per  modello  11  senqire  fa- 
inoso  Panteon.  Questi  due  gran  tempj  avrnnno  bensi  tutto 
il  cai'attere  di  una  gra\ita  imponente,  come  lo  hanno  tutte 
le  cose  grandi  in  si  fatta  maniera  costrutte ,  non  mai 
avranno  jjero  quello  di  una  piii  maestosa  e  compita  bel- 
lezza  in  tutte  le  sue  parti  ,  coine  avrebl)ero  se  fossero 
stati  costrut(i  come  il  nostro  S.  Sebastiano,  perche  allora 
e  la  maesta  e  la  ricchezza  avrebbero  insieme   trionfato. 

L'autore  seguendo  T  ordine  dei  precetti  arclutettonici  e 
parlando  di  quello  che  riguarda  il  frontispizio ,  dice  alia 
pag.  io3  :  "  Risultando  il  frontispizio  dall'  inclinazione 
»  del  tetto ,  accio  1'  acqua  possa  liberamente  scorrere ,  ne 
»  risulta  i.°  ch' esso  puo  esprimersi  o  no  a  seconda  della 
"  forma  che  si  da  al  coperto  della  casa  ^  2.°  che  la  sua 
»  inclinazione  e  dipendente  dal  clima :  quindi  nel  setten- 
»  trione  si  usano  molto  acuminati ,  in  Italia  assai  nieno, 
"   in  Grecia  erano  bassissimi ,  ed  in  Egitto  dove  non  mai 


AI    MEMBRt    AncniTETTONTCT.  1 85 

w  nevica  o  piove  non  si  conoscono;  3."  clie  alio  scopo 
II  di  lasciare  facilinente  catlere  T  acqua ,  possono  essere 
11  ragionevoll  anclie  suUe  iincstre  e  siille  porte,  qnalora 
I)  queste  siano  niolto  lontane  dal  tetto ;  4.°  clie  V  uso  di 
I'  rappreseiitarli  nell"  interno  non  puo  attribuirsl  che  ad 
II  una  smania  aoverchia  di  ornare;  5."  finalmente  clie  se 
"  r  architettura  greca  puo  essere  imitata  in  qualunque 
>i  clima  nelle  altre  parti ,  non  lo  potrebbe  essere  nel 
II  tVontispizio,  che  con  danno  della  solidith  della  faljbrica.   " 

La  proporzione  del  tVontispizio  va  dunque  considcrata 
sotto  due  aspetti.  II  primo  quando  e  legata  all' altezza  etl 
air  inclinazione  assoliita  del  tetto,  ed  allora  vale  la  ragione 
del  chma  clie  obbliga  il  frontispizio  ad  avere  piu  o  nieno 
di  pendio,  come  il  tetto  medesimo,  cioe  a  seconda  della 
quantita  della  neve  clie  cade  in  quel  Uiogo :  che  pero  do- 
vendosi  sopra  una  stessa  base  costruire  il  tetto  seinpre  piii 
alto,  quindi  piu  acuto ,  ed  anche  il  frontispizio  dovendo 
segnire  la  stessa  alterazione  del  tetto ,  non  puo  farsi  a 
meno  die  la  sua  fignra  prenda  la  I'orma  di  un  triangolo 
troppo   ripugnante   al   hello   architettonico. 

11  secondo  e  quando  il  frontispizio  non  ha  ohVjligazione 
alcnna  col  tetto,  ne  altra  ragione  di  simile  coprimento. 
In  tal  caso  la  sua  proporzione  di  altezza ,  in  qualunque 
clima  si  costrnisca,  sia  pur  quello  del  Settentrione ,  o  della 
Grecia  ,  od  anche  dell' Egitto  ,  aver  dee  sempre  quella  grata 
proporzione  che  si  bella  appare  ne'  frontispizj  dei  piu  ce- 
lebri  edilicj  anticlii  di  greca  romana  architettura,  oppure 
in  quelli  de' nostri  insigni  architetti  cinquecentisti.  Qiiindi 
hi  proporzione  del  frontispizio  dee  stabilirsi  invariabile  in 
^talunque  luogo  si  costrnisca,  purche  altra  funzione  nou 
faccia  clie  quella  di  ornnmento. 

Alcuni  poi  vogliono  die  non  si  debba  mai  fare  il  fron- 
tispizio ne' luoglii  interni ,  ne  dove  cader  non  possa  la 
pioggia ,  e  tale  sembra  essere  il  sentimento  dell'  autore  il 
quale  va  dicendo  i<  che  1' uso  di  rappresentarli  nell' interno 
II  non  puo  attribuirsl  die  ad  una  soverchia  smania  di 
II  ornare;  >/  e  la  loro  ragione  e  che  il  frontispizio  figu- 
rando  un  tetto,  diventa  inutile  ne'  Inoglii  gia  per  se  co- 
perti :  ma  pure  non  negano  die  il  frontispizio  medesimo 
non  sia  anclie  un  puro  ornamento.  E  di  fatto  se  cosi 
non  fosse,  ncssun  altare  ucllc  cliiese  averlo  potrebbe  quasi 
a  maestoso    linimcnto,    Considerato    dunque    il  frontispizio 


i86     sull'ortgine,  ecc.  che  si  attribuiscono 

come  piira  parte  ornamentale ,  possiamo  altres'i  conside- 
rarlo  ugnale  a  qnaluncjuc  altra  cosa  die  si  faccia  o  si 
possa  fare  per  solo  abbellimento.  E  cio  tanto  e  vero  clie 
nelle  facciate  delle  case  esso  frontispizio  si  fa  sempre  in 
senso  opposto  all' aada memo  natnrale  del  tetto,  e  quiiidi  si 
vede  non  csser  fatto  che  per  sola  ragioiie  di  ornamciito,  e 
non  per  verun  Ijisogno;  colla  dilFerenza  die  in  arcliitet- 
tnra ,  sempre  parlando  di  ornamento,  non  ne  abbiamo  ne 
il  pill  grande  ne  il  piii  maestoso  di  quello  del  frontis|iizio. 
E  perclie  dnnque  il  farlo  neir  interno  dovrk  attriliiiirsi  a 
soverchia  sniania  di  ornare  e  non  ad  un  plausibile  desi- 
derio  d' introdurre  un  maggior  bello  oviinque  si  possa, 
quando  vedlamo  formare  esso  iino  de'  migliori  iiniiuenti 
avcliitettonici  die  mai  fare  si  possano.  Dicasi  piattosto 
che  il  frontispizio  non  si  faccia  ne'  Inoglii  mescliini  o  ne' 
troppo  angusti,  perclie  indicando  esso  maesta,  la  sua  figura 
sembrerebbe  contraddetta  dal  Inogo  niedesimo.  Ma  dove 
Tardiitetto  vede  di  poterlo  collocare  dignitosamente,  lo 
faccia  pure  e  nell'  interno  e  nell'  esterno  come  gli  piace , 
e  lasci  in  abbandono  il  sogno  <li  fantasia,  die  dove  non 
piove  non  si  debba  mai  fare  frontispizio.  Cosi  vediamo 
die  il  fecero  lilieramente  anclie  i  jjiii  celebri  arcliitetti  si 
antidii  die  moderni  e  nell' interno  e  nell' esterno,  riden- 
dosi  eglino  della  ragione  di  coloro  die  sanno  1'  arte  di 
togliere  il  buono ,  non  quella  di  saper  sostltuire  11  meglio. 
Dalle  cose  iin  qui  dette  pare  potersi  condiindere  die 
non  si  debba  mai  dare  per  precetto  assoluto  tutto  cio 
die  in  belle  arti  possa  essere  in  contrasto  fra  il  gcnio  cd 
una  pnra  opinione  ^  ma  tutto  del:iba  lasciarsi  piattosto  in- 
deciso,  onde  ognuno  possa  liberamente  determinarsi  a  quel 
partito  die  piii  gli  piace,  e  possa  cosi  sciolto  da  ogni  vin- 
colo  far  meglio  spiccare  il  jjroprio  genio ,  se  mai  ne  fosse 
foriiito.  Forse  allora  potremino  sperare  di  veder  vinascere 
altri  Bramanti,  altri  Sanmidieli,  eSansovini,  e  Palladj ,  e 
I'ellegrini,  e  tanti  altri  sublimi  maestri ,  die  da  alcuni  dei 
moderni  cbiamansi  scorretti  e  licenzio&i,  sebbene  far  non 
sappiano  meglio  di  quelli.  Un  vero  precetto  liensi  diremo 
essere  quello  die  prescrive  cose  si  fatte,  die  11  farle  o 
r  omettcrle  riesce  agli  occhi  difettoso.  Ne  valga  contro 
del  nostro  dire  la  crednla  spiegazione  die  si  fa  da  alcuni 
]>recettori  sull'  origine  e  sngli  usi  del  mcmliri  die  coin- 
pongono  r  insieme  dell'  ardiitettura  ,   per  mutilarli  o  toglierii 


AI    MEMBRI    ARCHITETTONICI.  1 87 

in  an  laogo  e  lasclarli  neU'altro,  o  contraddirne  gll  us» 
piii  naturali  colla  solita  cieca  autorlta  vitriiviana;  ina  tutto 
in  vece  si  faccia  colla  ragione  di  una  vera  e  naturale  ar- 
monia ,  die  non  esiga  prima  una  strana  spiegazione ,  ma 
da  se  mostri  il  bello,  senza  dover  prima  andar  meadicando 
altre  ragioni  per  crearlo  dove  non  sussiste. 

Chiuderemo  coll'  aflfermare  schiettamente  che  1'  opera  del 
sig.  Taccani  ci  sembra  benissimo  raglonata ,  e  con  pari 
bravura  sciolto  in  essa  tutto  cio  che  V  aiitore  si  e  propo- 
sto  di  sviluppare  ^  che  pero  la  crediamo  utilissima  agli  ar- 
chitetti ,  e  loro  la  raccomandianio  onde  convinti  dalle  ra- 
gioni clie  in  essa  adduconsi  possano  liberarsi  da  que'  vin- 
coli  pe'  tjuali  sono  tante  volte  costretti  a  guastare  le  loro 
produzioni.  Ma  forse  i  seguaci  di  Vitruvio,  trovando  che 
le  dottrine  dell'  autore  non  sono  conform i  a  quelle  del  loro 
8ommo  ed  unico  maestro  ,  asterrannosi  dal  continuarne  la 
lettura,  o  la  proseguiranno  con  dispetto.  Ma  siccome  tante 
medicine,  ad  onta  della  nostra  ritrosia  nel  prenderle,  ope- 
rano  il  loro  buon  efTetto;  cosi  giova  sperare  ch' egUno  tro- 
vandovl  ragioni  convincentissime  (  come  sono  a  noi  sem- 
bra te  )  sentirannosi  risanati  da  tante  cose  difettose  senza 
che  pure  a  questo  salutevole  divisamento  tendessero  col  lor 
pensiero. 


1 88 


PARTE   II. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECCANICHE. 


Bihlloteca  agrarla,  ecc.  Del  Vino.  Sua  fabhiicazlone  ^ 
conscrvazione  e  degeiierazioni.  TraUato  teorico-pra- 
tico  del  dottor  Ignazio  Lomeni. — ■  Milano  ^  1829, 
presso  Antonio  Fortunato  Stella  e  figli,  in  \6° gran- 
de ,  di  pag.  323,  con  5  tavole  in  raine.  Lir.  4.  18 
ital.  per  gli  associati  ,•  pei  non  associati  lir.  5  ital. 

T  ' 

J-J  egreglo  Lomeni  gla  erasl  reso  benemerito  per  utili 
invenzioui  onorate  rla  pubblico  preniio ,  per  numerosi  spe- 
rimeiiti  etl  osservazioni ,  per  iscritti  interessaiiti  ed  istrut- 
tivi  di  cui  con  lodevole  frequenza  fregio  un  accreditato 
giornale  (  gli  Anaali  di  tecnologia  ed  agricoUura  pubblicato 
dal  Lampato )  :  questo  valente  enologo  acquista  ora  nuovi 
diritti  alia  stima  ed  alia  riconosceuza  di  clii  si  occupa 
d'  agricoUura  colla  pubblicazione  del  Trattato  die  ora  an- 
nunziamo ,  opera  bensi  di  poca  ampiezza,  ma  ricca  d' 11- 
tilissiini  precetti.  Essa  fa  parte  della  Blblioteca  agraria  di- 
retta  dal  chiarissimo  professore  Moretti ,  intorno  alia  quale 
abbiam  piu  volte  ragionato. 

Fra  i  molti  libri  d' Enologia  sci'itti  ia  varj  tempi,  pooh i 
sono  tali  da  poter  servire  di  guida  sicura  alle  persone  clie 
si  occupano  dell'  importantissima  fabbricazione  del  vino. 
Alcuni  di  essi ,  dettati  da  rinomati  chimici  e  da  dotti  agro- 
nomi ,  presentansi  sotto  un  aspetto  troppo  grave  e  troppo 
scientifico,  si  che  intimidiscono  1' agricoltore  ed  ogni  uomo 
d' indole  gentile,  o  da  men  severi  oggetti  occupato ,  o  tol- 
gono  loro  la  volonta  ed  il  coraggio  d"  intraprenderne  lo 
studio :  altri  all'  opposto  contengono ,  senza  teorico  critc- 
rio,  una  congerie  di  regole  empiriche ,  molte  delle  quali 
o  contraddittorie ,  od  incerte,  od  applicabili  a  straniere 
regioni,  ma  non  all' italico  suolo.  Non  di  meno  incontransi 


BIBLIOTECA    ACRAMA.  189 

c  negli  un'i  e  negli  alti'i  non  pochi  pregevoli  rltrova- 
mentl  e  savj  consigli ,  come  pure  se  ne  incontrano  nelle 
Memorie  sulle  varie  parti  dell'  enologia  sparse  nelle  raccolte 
scientifiche  e  ne' periodici  opuscoli.  Richiedevasi  adunque 
il  lavoro  d'  un  uomo  il  cnL  ingegno  ,  corredato  di  fisico- 
cliimiche  dottrine ,  ed  ajutato  da  una  pratica  lUuminata , 
capare  fosse  non  solo  di  scegliere  le  cose  buone  contenute 
nelle  opere  e  negli  opuscoli  anzidetti,  di  ordinarle  con  metodo 
regolare  e  di  sottometterle  ad  un  severo  esame  critico,  ma 
di  ricorrere  ben  anco  agli  sperimenti  ne'  casi  dubbj.  Per 
buona  ventura  s'acclnsc  all' opera  1' autor  nostro,  fornito 
a  pieno  di  tali  prerogative,  a  cui  aggiunse  quella  di  avere 
perl'ezionato  con  belle  invenzioni  alcuui  processi  princi- 
pali  deir  arte  di  cui  si    tratta. 

Comeche  oggetto  principale  del  libro  del  sig.  Lomeni 
sia  la  fabbricazione  del  vino,  nulladimeno  "  siccouie  1' uva 
"   ( cosi  egli )  e  la  materia    prima    della    quale    ci    servia- 

"   mo e    cosa    sommamente    iinportante    alia  buqna 

"  riuscita  di  questo  la  produzione  di  essa  materia  prima 
"  che  possegga  le  piu  perfette  qualita,  al  cbe  assai  influisce 
»/  il  modo  di  coltivazione  delle  viti ;  cosi  ho  creduto  ne- 
»»  cessario  di  prendere  le  uiosse  dalla  descrizione  di  questo.  " 
li  libro  e  diviso  in  sette  capi  ^  il  primo  de' quali  tratta 
della  coltivazione  delle  viti,  il  secondo  della  vendemmia, 
il  terzo  della  fabbricazione  del  vino ,  il  quarto  della  con- 
servazione  sua  ^  il  quinto  de'  vini  di  lusso ,  il  sesto  delle 
degenerazioni  de'  vini ,  1'  ultimo  di  varj  prodotti  die  dal 
vino  o  dair  uva  si  ricavano. 

II  capo  primo,  suddiviso  in  cinque  sezioni ,  raccliiude 
le  migliori  regole  die  date  furono  dagli  agronomi  si  anti- 
clii  die  moderni  per  iscegliere,  propagare,  educare  e  coa- 
servare  le  viti.  Nelle  due  prime  sezioni  sono  esposti  alcuni 
brevi  cenni  sull' influenza  della  natura  del  terreno ,  della 
esposizione  del  clima,  e  suUa  relativa  scelta  delle  viti. 
Nella  terza  trattasi  della  propagazione  loro,  e  l"  autore,  ri- 
gettando  i  metodi  per  seme  e  per  iniiesto ,  perche  troppo 
lenti  ed  incerti ,  s' attiene  ai  due  plii  generalmente  usati , 
cioe  a  quello  per  magliolo  ed  a  qnello  per  barbatelia ,  e 
da  la  preferenza  al  primo,  fiiorchc  i<  quando  trattasi  di 
"  riparare  alle  eventu;di  uiancanze  che  ]">er  casi  fortuiti  o 
"  per  morte  di  alcuni  individui  si  verificano  nelle  pian- 
"   tagioui    "ia    falte ,    e    niassimc    in    atio    delle    triennali 


190  BIBLIOTECA    AGRARliW. 

»  conclmazioni  die  loro  si  compartono  nel  piii  dei  vigneti 
»  durante  la  loro  infanzia.  "  Le  due  ultinie  sezioni  trat- 
taiio  della  piantagioue ,  dell'  educazione  e  della  conserva- 
zione  delle  viti.  Rispetto  alia  piantagioue ,  1'  autore  dice 
come  disporre  si  debbano  le  viti,  o  secondo  il  raetodo  a 
illari  liiieari  o  di  gabbioli,  oppnre  con  quelli  a  festoni,  a 
pergolati,  rampicanti  sugli  alberi ,  a  ganibl  isolati  e  nani; 
espone  utili  precetti  applicabili  specialmente  al  primo  me- 
todo  5  indica  le  pratiche  che  seguir  si  devono  dope  la  pian- 
tagione;  esaniina  come  in  piii  modi  possano  essere  eoste- 
iiute  le  viti ,  e  soggiunge  die  n  recentemente  con  sane 
'I  viste  agronomiche  ed  economiche  si  e  introdotta  la  pra- 
)'  tica ,  per  altro  non  nuova ,  di  appoggiare  le  viti  de' 
>>  filari  lineari  e  de'  pergolati  a  sostegni  di  ferro.  II  pre- 
t>  conizzatore  di  questa  pratica  lodevole  fu  il  benemerito 
»»  A.  Raia,  parroco  di  Busto  Garolfo;  ed  io  cola  in  ispecie 
»  ho  esaminate  con  vero  piacere  delle  estese  coltivazioni  di 
»>  viti  sotro  questo  regime  anche  migliorato  presso  de'  si- 
»  gnori  Luca  e  Battaglia,  che  possono  convincere  chiunque 
»  intorno  la  di  Ini  utilita.  "  Ragiona  poi  de' concimi,  indi 
della  potatura ,  della  spoUonatura  e  della  sarchiatura  •,  e 
per  ultimo  delle  cause  che  arrecano  danno  alle  viti ,  sic- 
come  sono  le  piante  estranee  ingomlsranti  il  vigneto ,  gli 
insetti  noclvi,  la  rigidezza  dell' invenio ,  le  brine  e  le 
gragnuole. 

II  secondo  capo  s'aggira  intorno  le  cose  spettanti  la 
vendeamiia.  L' autore  raccouianda  prim^mente  clie  le  uve 
si  colgano  nello  stato  di  inaturita  possiliihiiente  perfetta  j 
enumera  i  segni  indicatori  di  questa  matnrita ,  ed  opma  che 
r  intcrvento  d'  un  Magistrato  per  determinare  il  tempo  pre- 
cise della  vendcmmia  sia  piu  nocivo  che  utile  '-,  paria-  poi 
di  alcune  pratiche  proposte  per  accelerare  la  mattu'ita:,  e 
specialmente  dellincisione  annulare:  "  Queste  pratiche,  dice 
>i  egli,  debbono  a  niio  avviso  essere  considerate  come 
'I  parti  di  Ijegli  ingegni  ad  ornaniento  della  storia  naturale 
»»  de'  vegetabili ,  raa  non  mai  entrare  nei  progetti  del  vero 
"   agronomo   e   tanto   piii   nelle   operazioni   del  vignaluolo.  " 

L' autore  snggiamente  prescrive  clie  la  raccolta  delle  uve 
del)ba,  generalmente  j^arlando,  eseguirsi  in  ora  calda  ,  cioe 
dopo  la  scomparsa  della  rugiada  matiutina  ed  avanti  la 
cadnta  della  vespertina  ;  che  i  grappoli  siano  recisi  colia 
^orbice,   pel  siauo  dilii.^entemente  luondau^  che  i  piii  perfetti 


BIBLIOTEC\    AGRARIA.  I91 

e  niaturl  siano  separatL  dagli  altri :  atl  eseguire  questa  se- 
parazionc  giovcranno  due  specie  ili  canestri  liene  distinti. 
E  uso  d\iiimiiiccliiare  le  uve  raccolte  sul  nudo  terreno  ed 
alio  scopcrto  ove  si  lasciano  per  alcuni  giorni  prima  di 
trasporlarle  alia  tinaja  ^  egli  biasima  quest""  uso  e  a  lal  uopo 
su2;c;prisce  di  costruire  uii  hiogo  coperto  di  tetto  e  selciato, 
oil  ahneao  di  coprire  teinporariaaiente  le  aje  a  cio  desti- 
nate  con  graticci  di  viniini,   con  istuore  e  lenzuola. 

II  capo  terzo  e  in  ispecial  luodo  consacrato  alia  fabbri- 
cazionc  del  vino.  L'  esposizione  delle  operazioai  tecniclie 
die  ad  essa  appartengono  e  preceduta  da  brevi  nozioni 
teoriclie  sui  componeuti  dcUe  uve  e  sull"  interna  disposi- 
zione  dcgU  acini;  la  prima  di  queste  si  e  la  pigiatura, 
la  (|iiale  comunemente  si  ridiue  all'  uso  di  scliiacciare  le 
uve  coi  piedi,  uso  contrario  alia  pulitezza  e  per  piu  altri 
inotivi  difettoso.  II  celebre  Gliaptal  propose  d'  impiegare 
alia  pigiatiu'a  la  ]iressione  dello  strettojo.  Quosto  suggeri- 
niento  venue  adottato  in  varj  luoo;lii  della  Francia  ed  in 
ispecie  nella  Sciampagna ,  e  meriterebbe  d'  essere  pure 
sperimontato  in  Italia  niassimamente  ne""  piccoli  poderi.  Ad 
uso  delle  possessioni  piix  cstese  ii  sig.  Loineni  invento  ua 
pigiatore  meccanico  coniposto  di  due  cilindri  scanalati  di 
legno  col  quale  si  eseguisce  con  gran  celerita  e  precisione 
quest"  essenziale  opcrazlone.  La  niaccliina  di  cui  si  tratta 
fn  premiata  con  medaglia  d'argcnto  dalf  I.  R.  Governo  di 
Milano  nel  concorso  d' industria  delFanno  1824  presso 
ri.  R.  Istituto  «ii  scienze,  lettere  ed  arti.  L"  autore  la  de- 
scrivc  niinutamente  nella  sezione  2,.^  di  questo  capo  (i), 
ed  aflcrma  cli'' essa  produce  i  vantaggi  se^ucnii  :  "  Le  uve 
"  assoggettate  all'  operaziono  della  niaccliina  sortono  dalla 
"  medesima  esattamente  pio,iate,  Gli  acini  inatnri  o  sono 
"  intieramentc  tosto  svuotati  o  per  lo  uieno  vengono  fessi 
"  d' una  in  altra  cstremita:  taluni  di  essi  per  efletto  di 
>f  reagente  clasticita  vcggonsi  scorrere  pel  canale  di  estra- 
"  zioiie  come  fosscro  tuttavia  intieri.  Questi  diversi  ri- 
"  suliainonti  eniergono,  piii  die  da  altro,  dalla  difl'erenza 
"  die  passa  fra  le  uve  circa  il  grado  di  resisieuza  cau- 
»  Sato  dal  piu  e  dal  meno  lii  albumina  vejretale  o  limine 
</  die  contengono :  il  solo  smo\ere  la  niassa  pigiata  j^er 
»»   caricarnc   le   brcnte    produce    il    linale    vuotauiento    degit 

r— ■ . . — . . — - 

J. (I)  Vedi  lumo   38.",   jiag.   aSo  di  questa  hiblioteca. 


192  BIBLIOTECA    AGRARIA. 

"  acini,  le  cui  biicce  percio  appajono  lacerate  e  compiu- 
"  tamente  vuole.  Gli  acini  immaturi  ali'opposto,  perche 
u  assai  meno  voUmiinosi  degli  altri  e  piu  resistenti ,  ri- 
>/  mangouo    iutatti ,    e    nessuiia    parte    del    loro  agresto  si 

V  comunica  al  mosto  ed  al  vino.  1  graspi  si  mostrano 
"  'pogli  dei  loro  acini ,  de'  qnali  al  piu  conservano  ade- 
>/  renti  alcune  bucce  vuote  o  soltanto  dei  frammeiiti  di 
»  esse  i  ma  il  loro  organic©  tessnto  semilegnoso  non  sof- 
>/  fre  alterazione  di  sorta :  i  semi  pure  si  presentano  in- 
II  tieri,  e  nulla  percio  di  aspro  o  di  stittico  amarognolo 
»  prestano  al  vino.  Tutto  cio  si  ottiene  in  mezzo  alia 
»  piu  scrupolosa  mondezza.  E  vero  che  nella  comune  opi- 
>/  nione  non  sblo  degli  agricoltori  ma  della  maggior  parte 
)/  ben  anco  de'  fabbricatori  e  de'  mercanti  di  vino  e  iisso 
St  il  principio  che  la  fermentazione  a  cui  passano  le  uve 
»/  purghi  il  fluido  vinoso  da  qualsivoglia  impurita ;  ma  la 
)/  falsita  di  questo  principio  e  riconosciuta  e  sanzionata 
»/  dair  unanime  avviso  degli  enologi  illuniinati,  i  quali 
>/  sanno  invece  che  qualunque  iniroduzione  di  sostanze 
>/  eterogenee  e  solubili  nel  mosto  rende  sempre  i  vini 
ti  meno  perfetti.  La  pigiatura  eseguita  con  questo  mec- 
u  canismo  consuma  una  terza  parte ,  ed  anche  meno ,  del 
»  tempo  che  d'  ordinario  s'  impiega  usando  i  piedi  del- 
j>  r  uomo  secondo  1'  antico  sistema ,  e  ritenuto  che  alia 
>/  macchina  si  scaricano  le  uve  di  un  solo  carro  j  ma  la 
»  pigiatui-a  nieccanica  riesce  perfetta  in  modo  che  se  al- 
>i   trettanto  volesse    ottenersi    coi   piedi  dovrebbero  gli   uo- 

V  mini  continuare  le  loro  scalpitazioni  pel  doppio  alnieno 
yi  del  tempo  che  consumano  per  T  ordinario  •,  quindi  e  che 
il  la  macdiina,  a  risultamenti  pari,  economizza  piu  di  y^ 
"  del  tempo.  In  conseguenza  di  tanta  rapidita  di  efFetto, 
>i  questa  macchina  nello  spazio  di  un'  ora  rende  pigiate 
>/  cinque  mila  libbre  metriclie  di  uva ,  per  lo  ciie  una 
>i  sola  potra  soddisfare  le  occorrenze  contingibili  ad  un 
>i  possedimento  die  raccolga  da  due  a  tre  niila  quintali 
>;  di  vino.  Per  le  cose  anzidette  qiiesta  macchina  puo  otti- 
II  inamenie  servire  anche  alle  viste  di  que'  fabbricatori 
II  che  nel  pensiero  di  ottenere  vini  delicati  amassero  di 
II  escludere  i  graspi  dalla  fermentazione  siccouie  si  usa , 
II  piii  che  altrovc,  in  uiolti  luoghi  della  Francia.  Kel  qual 
II  caso  non  vi  Iia  altio  a  fare  se  non  che  aggrappare  i 
II   graspi  col  mezzo  di  ra&lri  deutati  di  Icguo  nel  recipieute 


BIBMOTKCA     ACltARIV.  IqS 

"  nel  quale  si  raccolj^ono  le  iive  j)i;;iate,  ed  estrarneli  i 
»  opimre  vcrsare  qiicste  sopia  reti  cli  corLliceila  applicale 
>)   ai   tiiii   cd   altri   vasl  lU  fennentazione.   " 

Delle  tinaje  e  de'  vasi  di  fefinentazione  tiatta  1"  autdie 
nella  sezione  terza.  Le  tiuaje  tro|)po  aperte  preservano 
bensi  daj^li  accldeati  clie  suol  prodarre  lo  stac;naineiito  del 
gas  acido  carboiiioo,  ma  csponp,oiio  le  live  in  lennentazioue 
alia  pre^iiidlcevole  Influenza  degli  alihassaiuenti  di  tcnipe- 
ratura ;  Topposto  succede  nolle  tinaje  troppo  chiuse :  e 
niestieri  adanqne  di  tcneie  la  via  di  mezzo.  I  tini  sono 
o  di  legno  o  di  ceaiento  o  di  pietra :  alia  feniieutazioiie 
delle  live  servono  usaialmente  e  forse  meglio  le  liotti.  La 
lernientazione  vinosa  ed  i  varj  nietodi  di  vinificazione  foi- 
inano  il  soggetto  delle  dne  sezioni  (jiiarta  e  qiiinta.  Sic- 
come  la  fernientazione  vinosa  richiede  alineno  la  tempera  - 
tiifa  di  lo  gradi  reaiuiiurianl,  cosi  alcuni  euologi  proposero 
lie'  mezzi  artiliciali  per  riscaldare  la  massa  clie  feruienta 
in  caso  di  temperatiira  troppo  bassa.  L'aniore  ,  dopo  avere 
parlato  di  questi  mezzi,  riferisce  gli  sperimenti  dimostraati 
die  sebljene  T  aria  inllulsca  siilla  fermentazione  colT  ac- 
celerarne  il  corso ,  tuttavia  la  sua  prescnza  non  e  neces- 
saria  alio  sviluppo ,  al  progresso  ed  al  termine  di  qiiesta. 
Esaminatc  poi  le  varie  circostanze  della  fermentazione , 
parla  de^  melodi  di  vinificazione  e  ne  ifistingue  due  prin- 
cipali :  il  primo  essenzialinente  consiste  nel  lasciare  die 
le  live  fermentino  a  libero  e  picno  contatto  coir  atino- 
sfera,  il  secondo  all' opposto  nelT  esclusione  dell' aria  ilai 
il  vasi  di  fermentazione.  Quest' ultimo  teoricamcnte  parlando 
<j  e  preferiiiile-,  ma  presentava  alcuni  inconvenienti  die  bene 
1  non  si  sapevan  scliivare ,  fra  i  qnali  annoverare  si  deve  la 
I  tnancanza  di  coloramcnto  nel  vino.  L'antore  accenna  i  varj 
j  I  euggerimenti  proposti  per  togliere  tali  inconvenienti  e  ne 
dimoslra  T  iusullicienza  •,  egli  atferma  die  i  metodi  detti  di 
condensazione  proposti  dalhi  Gervais,  ila  Grisetti,  da  Burel, 
da  Hiiber,  essendo  stati  riconosciuti  inutili  o  per  lo  uieno 
di  nessuna  importanza,  sono  caduti  in  perfetta  oblivione. 
"  Nessuno  de' varj  mezzi  (  soggiunge  I'autore)  stati  lin 
w  qui  proposti  e  praiicati  onde  perfezionare  la  vinificazione 
«  corrispoiide  compiiiiameuie  al  necossario  duprn:e  eHetto, 
f  di  condiinare  cioe  la  custnnte  diiiisnia  de'  recipionti  di 
«  fabbricazione  coll*  andamento  pin  regolare  e  piu  uniforine 
'/  della  fermentazione,   e  coirelfeito  d' imprimere  ue'  viui 

BM.  ItaL  T.  LV.  i3 


194  BiBLiOTEC.v  40R.vra.\. 

"  il  raaggiore  possihile  coloramento    ed  il  piii  til  aroma  e 

»  di  corpo,  come  in   tntta  T  intensith  e  colla  niassima  fa- 

>i  cilita  si  ottiene    col    metodo  di    fabbricare  a  vasi  aperti 

"  niediaiice  1'  esecnzioae    de2,li    ammostamenti  a  fermeata- 

f>  zioiie    stante.    la    coiiseg'uenza    di    queste   considerazioni 

V  voUi  io  pare  teiitare  di  riiivenire  qualclie  meccauico 
*>  artifizio  per  mezzo  del  quale  fosse  possibile  di  operare 
"  dair  esterno  sulle  masse  delle  uve  fermentaati  nelf  in- 
>i  teriio  de'  vasi  chiusi  in  rnodo  di  obbligarne  le  parti  so- 
"  lide  soprannotanti  alle  fluide  a  discendere  per  porzioni , 
"  iminergersi  a  sufliciente  profondita ,  e  quiadi  lavarsi  nel 
>>  mosto    quante    volte    puo    piacere  o  tornare  opportnno , 

V  affinclie  avvenga  in  esso  Io  scioglimento    non    solo  della 

V  sostanza    colorante,    ma  di  altra    qiialunqne    proficua  ai 

V  villi  cbe  aderente  trovisi  ai  fiocini ;  e  tutto  cio  senza 
»  alterare  Io  stato  di  permaneiite  chinsura  de'vasi,  onde 
"  ottenere  si  possano    vini    spiritosi    davvero,  e  colorati , 

pt  aromatici  e  sostanziosi  in  tutta  T  intensita  permessa  dalle 
>i  rispettlve  qualita  delle  uve.  Qnesti  miei  tentativi  furono 
"  coronati  da  un  esito  corrispondente  ai  desiderj  nell'  in- 
»  venzione  di  un  meccanlsmo  nulla  coraplicato  consistente 
»  in  un'  asta  di  legno  la  quale,  passando  per  un  foro 
il   praticato  nel  centro  del  copercliio  del  tino ,    porta  nel- 

V  r  interno  del  medesiino  due  rami  annestati  ad  angolo 
*'  ottLiso  ,  mentre  la  porzione  esteriore  di  essa  costituisce 
"  un  braccio  di  leva,  inediante  il  quale  pei  due  movi- 
«  menti  ,  ondulatorlo  cioe ,  e  rotatorio  di  cui  e  suscetti- 
ti  bile  a  vicenda ,  si  ajjbassano  e  si  rialzano  i  rami  in- 
"  terai  al  tino,  ed  i  rami  stessi  dlslocandosi  orizzontal- 
>.'  mente  agiscono  a  riprese  sopra  T  intiera  circolare  super- 
"  ficie  del  cappello.  Essi  due  movimenti  si  eseguiscono  per 
»  opera  di  un  piccol  asse  di  ferro  die  attraxersa  1' asta  di 
XI  legno  appena  superiorinente  alia  di  lei  inserzione  nel  co- 
"  perchio,  il  quale  asse  porta  due  perni  sporgenti  clie  ser- 
1,1  vono  di  punto  lisso  sul  piano  del  copercliio ,  ch'  e  ar- 
"  mato  di  un  circolo  di  ferro  per  la  prima  specie  di  mo- 
>,>  vimento  ,  e  si  aggirano  orizzontalmente  e  circolarmente 
i'   in  apposita  cavita  per  cni  ha   luogo  il  moviniento  di  ro- 

V  tazione.  L' apertura  che  da  passaggio  all' asta  di  legno 
y  si  mantieiie  chiusa  col  mezzo  di  una  borsa  conica  di 
^t  materia  flessibile  esattanienie  Intata  die  impcdisca  ogni 
^  ^o.rtn    di    evaporazione  J    ed    e    as^curata.    alia    base     e*^ 


RIBLIOTECV     \GR,\ni\.  1()5 

')  aireslremita  siiperioi:o  in  apposite  ninarc.  Tale  o  il  niec- 
V  cniiisino  da  nie  donomiiiato  Anparalu  lolUuorc  od  anuno- 
•/!    statore.   " 

Segue  una  distiiita  descrizione  di  qiiesto  ritrovamento 
che  fii  preniiato  colla  niedaglia  d"  argento  nel  concorso 
degli  oggetti  d"  iudustiia  piesso  V  I.  R.  Istituto  di  Rlilauo 
uel    1826. 

Nella  sezione  6.°  trattasi  del  gas  acido  carbonico  al  quale 
r  autorc  attribuisce ,  oltre  le  note  proprieta,  cjuella  di  di- 
niiiiuire  il  colorauionto  de'  vini  ne**  vasi  di  fernicntazionc 
eniielicameute  cliiusi.  Per  si  fatto  motive ,  come  pure  per 
iscliivare  gli  accidentl  d' esplosione ,  consiglia  di  fare  in 
inodo  die  il  gas  eccedente  ablna  nii''  agevole  uscita  o  me- 
diante  il  tubo  del  Bassi,  oppure  mcdiante  quello  del  Fer- 
rario  pel  quale  pro|)Oiie  alcune  modilicazioni.  Cio  ciie  e 
relativo  alia  svinatura  forma  1"  oggetto  della  sezione  7.°, 
.nella  quale  ragionasi  pure  della  cliiarificazione  col  mezzo 
tlelia  colla  di  pesce  o  delle  cliiare  d'uova,  od  anche  del 
solforamt'nto. 

La  sezione  8."  e  consacrata  agli  strettoj  ;  ivi  1' antore 
descrive  minutamente  un  torcluo  a  tirhetto  ch'  egli  imma- 
^ino  per  sostituire  ai  troppo  voluminosi  strettoj  a  gran 
leva ,  siccome  ancora  agli  usuali  strettoj  a  dclietto  combinati 
(Con  un  argano,  i  quali  richiej;gono  frequenti  sospensioni 
,per  ricaricare  1' argano:  egli  cbbe  lo  scope  di  costruirlo  in 
mode  che  occupasse  piccolo  spazio  e  clie  suscettivo  fosse 
d'  agire  preniendo  senza  interruzione,  cio  che  iion  puo  ot- 
•teaersi  nei  torclii  comuni.  Ma  quantun(|ue  persnasi  siamo 
che  il  signer  Lomeni  inventato  abbia  verainente  le  stret- 
toje  di  cui  si  tratta ,  nondjmeno  la  giustizia  e  la  verita 
ci  ohbligano  a  dichiarare  che  e  (juasi  simile  a  quello  che 
,gia  anni  sone  fu  presentato  da  M.  Huguet  di  Wacon  alia 
5ocieta  delle  scienze  di  quella  citta  che  lo  premie  con 
una  medaglia  d''oro.  Quella  socicta  proposto  avea  un  pre- 
anio  a  chi  avesse  inventato  uno  strettojo  che  combinasse 
Ja  forza  e  la  selidita  coll'  economia,  e  che  sopra  tutto 
dispensasse  daU'inipicge  de' legnami  di  forti  dimcnsioni ; 
riciiiedeva  inoltre  che  fosse  capace  di  premere  le  vinaoce 
d'un  tine  di  treuta  e  di  trentasei  barili.  Lo  strctloje  di 
M.  Huguet  riempie  in  gran  parte  le  condizionl  proposte : 
■«sso  e  poco  voluuiinoso,  richietle  una  moderata  forza  mo- 
ivicc;  la  spesa  che  imporla  fu  ricouostiuta  uiiuore  di  quelU 


Io6  EIBLIOTECA    AGIl.VRTA. 

ricercata  Jalla  niagcjior  parte  tiegli  strettoj  ortlinarj.  Alcuni 
giornali  di  quel  tempo  ne  faiino  nieiizioiie ,  eel  e  pure  de- 
scritto  iiel  volume  Machines  d'  agriculture  del  trattato  di 
iiieccanica  di  Borgiiis,  ove  pure  e  delineato  ( tav.  24,  fig.  2). 
Nella  sezione  g."  il  sig.  Lomeni  insegna  come  sottomettere 
si  debljano  le  vinacce  alio  strettojo :,  poi  neile  due  ultime 
sezioni  del  capo  terzo  parla  de' viiii  economici;,  dell'acqua- 
rello ,  della  posca ,  e  finalraente  insegna  come  si  fabbrichino 
i   vini  bianchi. 

Trattasi  nel  capo  quarto  deila  conseryazione  de'  vini. 
Percio  1' autore  dice  in  primo  luogo  come  debbano  essere 
costruite  le  cantine  ,  iiiassime  ne' luoghi  umidi  e  sortumosi, 
come  distribuite  ed  esposte ;  da  le  norme  per  istabilirvi 
una  opportuna  ventilazione  ,  e  mantenervi  uniforme  la 
temperatura,  soggiungendo  quanto  importi  di  tenerle  lon- 
tane  dalle  pozzanghere ,  fogne  ,  latrine ,  macelli ,  fossi  di 
concinii  ed  altri  simili  luoghi.  Quanto  alle  botti,  meritando 
esse  particolari  riflessioni ,  T  autore  insegna  come  debljano 
essere  conformate,  come  prima  di  fame  uso  convenga  di- 
ligentemente  lavarle  e  prepararle ,  e  quali  avverteaze  siano 
iiecessarie  per  bene  conservarle. 

La  perfetta  conservazione  del  vino  richiede  indispensa- 
bilmente  innanzi  tutto  la  pulitezza  delle  botti:  la  svina- 
tura  poi ,  il  trasporto  e  la  riposizione  dei  vini  nelle  botti 
eseguite  colla  massima  economia  delle  parti  spiritose  sono 
le  altre  operazioni  che  vi  concorrono.  L'  autore  indica 
dunque  come  debbono  essere  eseguite ;  descrive  una  specie 
di  sifone  utile  ne"  travasi ;  consiglia  di  colmare  esattamente 
le  ]]otti ,  di  visitarle  di  tempo  in  tempo  e  di  far  uso  a 
tale  elletto  de'  cocchiumi  traforati  gia  proposti  dal  Dandolo. 
A  riconoscere  poi  senza  esplorazione  lo  stato  delle  botti 
serve  1' elattenometro  del  sig.  can.  Stancovicli.  Le  scosse 
non  che  le  forti  agitazioni  atijiosferiche  sono  nocive  ai 
vini :  egli  a  tal  proppsito  riferisce  la  costumanza  di  to- 
gliere ,  in  occasione  di  sopravvegnente  temporale ,  il  coc- 
chiume  alle  botti  e  di  sottrarre  qualche  parte  del  vino 
dalla  cannella  iuferiore  e  rimetterla  poi  nella  botte  stessa 
per  la  via  del  cocchiume. 

II  sig.  Lomeni  discorre  nel  capo  qiilnto  de'  vini  di  lusso  , 
la  cui  fabljricazione,  altrevolte  afl'aito  negletta  in  Lom- 
^jardia,  va  estcndendosi  di  giorno  in  giorno  maggiormente 
]TiQn  solo    ill    questa    riguardcvole    porziuiie    d'  Italia ,    ma 


BIBLIOTECV    AGIIARIA.  1^7 

port  nella  rimanente  parte  di  cssa.  A  tine  specie,  dice 
egli,  possono  ridiirsi  i  vini  di  lusso ;  la  prima  comprende 
quelli  falibricati  colle  uve  appena  raccolte  od  al  piu  so- 
leirgiate  per  poclii  giorai;  la  seconda  quelli  per  la  cui 
]-)i-odnzioae  e  d' uopo  d' impiegare  uve  da  huigo  tempo 
rarcclte  e  lasciate  appassire  :  per  V  una  e  per  V  altra  specie 
r  d' uopo  impiegare  le  uve  migliori  esattamente  rimondate. 
I  modi  di  fabbricare  Ic  molte  varieta  di  vini  apparteiienti 
alle  due  indicate  specie  sono  esposti  nelle  sezioni  i.*  e  2."  ; 
nella  3.'  parlasi  delle  daiiiigiane  e  delle  bottiglie  ;  iiella  4. 
di;'' turaccioli ;  nella  5.°  delle  niaccliine  per  turare  le  bot- 
(ii;lie,  fra  le  quali  distinguesi  quella  del  signor  don  Luigi 
Do  Cristofori  clie  ottenae  il  premlo  d' industria  nell'anno 
ji!24presso  T  I.  R.  Istltuto  di  Milano ;  nella  6.'  insegnasi 
come  debbono  essere  imbottigliati  i  vial,  ed  iyi  descri- 
\ csi  1'  imbuto  coperto  del  signor  Leonard! ,  il  quale  man- 
tiene  il  vino  difeso  dal  contatto  delP  aria  atmosferica  senza 
impedire  la  libera  escita  deU' aria  contenuta  nella  botii- 
glia.  L' autore  fa  pur  cenno  delle  eleganti  nuove  cartelline 
ill  applicarsi  alle  Ijottiglie  clie  i  signori  Uljicini  a  Mdano 
Nciidono  a  discreto  prczzo.  Gli  stromcnti  chiamati  cava- 
turaccloli  sono  descrilli  nella  sezioae  y.'j  fra  i  quali  il 
cava-tnracciolo  inglese  lia  la  proprieta  di  sturare  le  bot- 
tij,He  senza  scosse ;  il  cava-turacciolo  a  cannella  vale  pure 
jier  estrarre  il  vino  da  una  bottiglla  merce  dell*  introduzione 
Ji  un  tubo  o  canucllo  pel  centro  del  turacciolo :  questi 
ilue   utili   stromenti   sono   inoltre  delineati  nelle  tavole. 

I  varj  gradi  di  degenerazlone  del  vino  sono  accurata- 
niente  esaminatl  nel  capo  sesto,  la  sezione  1."  del  quale 
tratta  dell'  acetosita  e  la  2.°  del  guasto.  Fiualmente  11  capo 
ultimo  contiene  alcune  nozioni  sopra  varj  prodotti  del 
vino  e  deir  uva ,  cloe  sopra  T  aceto ,  lo  spirito  di  vino ,  il 
tartaro,   11  verderame  ed  il  siropo  d' uva. 

Molta  cliiarezza  congiunta  coUa  brevita  ;  bell'  ordlne 
nella  distril)uzione  delle  matcrie  •,  suflicientc  corredo  scien- 
tifico  senza  lusso;  erudlzione  nioderata  senza  afFittazione 
sono  i  pregi  die,  a  parcr  nostro,  deliboao  rendere  il  llbro 
del  sig.  Lomeni  ben  accetto  ai  culiori  delle  arti  utili  e 
dell   agronomia  in  ispccie. 


198 


Aid  dclV  Accademla  Gloenia  dl  scicnze  nnturali  in 
Catania.  Tom.  IT.  —  Catania,  dai  torchi  dclV  Uni- 
vcrsitd  degli  Studj  di  pag.   235 ,   in  4.'' 


D. 


ella  fonclazione  dell"  Accademia  Gioenia  in  Catania , 
e  de"  prinii  lavori  da  essa  pnbblicati  noi  al:)bIamo  reso 
conto  nel  tomo  XLVIII ,  quaderno  di  novembre  1827, 
pag.  ai8  di  questa  Biblioteca.  Pervenutoci  non  e  molto 
un  secondo  voiuine,  di  bnoii  grado  ne  verrenio  Ijrevemente 
presentando  il  contennto.  Dieci  Rlemorie  o  Dissertazioni 
vi  si  riscontrano,  cint|ue  delle  qnali  appartengoao  al  prinio 
semestre  ossia  alia  seconda  nieta  dell'anno  i8a5,  e  cinqne 
al  secondo  semestfe ,  die  sono  cioe  i  prinii  sel  niesi  del- 
r  anno    182,6. 

Srmestre  primo.  Mcmoria  snpra  Z'hedyssarum  coronarinm 
del  socio  Fei-dinando  Cosentino,  regio  profcssore  di  bo:a- 
nica  e  di  materia  medica,  ecc. 

II  signor  professore  Cosentino  innanzi  tutto  non  dissi- 
mula  clie  d^W  hedyssariiin  coronarinm  ,  o  sudda  come  diconlo 
i  Siciliani  (  suUa ,  lupino ,  lupinello ,  lupino  dal  lior  ros- 
so), fecero  gia  nienzione  i  botanici  tutti  ,  e  lo  coni- 
mendarono  qnal  buon  foraggio.  Ed  appnnto  questa  pianta 
e  adattata  ad  ogni  erbivoro,  ed  ha  in  se  gi-andi  qualita 
nutritive ;  spontaneamente  poi  ed  abbondevolmente  cresce 
in  ogni  luogo  nlella  Slcilia,  ma  in  ispecie  con  «  profu- 
sione  imniensa  dal  Sinieto  a  Catania.  "  Egli  si  indusse  a 
discorrerne  onde  ricliiamarvi  T  attenzione  delf  agroiiomo, 
il  quale  puo  senza  dubbio  ritrarne  agevohnente  grandis- 
simo  proiitto.  Mette  innanzi  da  prima  i  caratteri  e  le  pro- 
prieta  fisiciie  di  esso,  indi  ne  fa  vedere  le  eccellenti  qua- 
lita ,  poiclie  di  leggier!  cresce ,  corrisponde  buon  prodotto, 
e  vale  di  ottimo  nutrimento,  niassime  pel  bue.  In  fine 
non  tralascia  d'avvertire  i  danni  ed  1  mali  clie  talvolta 
puo  arrecare ,  andando  V  hedyssarum  coronariwa  soggetto 
ad  una  morljosa  condizione,  niotivo  dell'arresto  della  ne- 
cessaria  traspirazione  ,  onde  riescono  i  sughi  suoi  deleter] 
e  micidiali.  A  scliivare  il  qual  inconveniente,  nota  il  signor 
Professore    Ic     regole    pratiche    del  tempo    in     cui    questa 


ATTI    DTXL' ACCADEMT  V    CIOF.NIV.    CCC.  1 99 

pianta  vnol  esscre  tagliata ,  ilel  come  rioonosccre  il  per- 
fetto  stato  tli  sua  salute,  e  del  come  coaservaila  di  buona 
qualita. 

lielazione  rli  nn  fp(o  mostruoso,  del  socio  corrispondenle  dottor 
di  nitdicina  Francesco  Scavonp,  di  Aggira. 

£  questo  feto  mostruoso  una  banil)ina  di  sei  in  sette  mesi 
d'  eta ,  naia  morta  ,  e  con  indizj  clie  sih  da  alcun  tempo 
avesse  perduto  la  vita  nell'  utero  materno.  Tutta  la  mostruo- 
sita  couslsteva  nella  testa,  la  quale  per  la  preternatnrale  sua 
conformazione  s' assomigliava  a  quella  di  un  rospo,  e  che 
appunto  per  la  testa  di  un  rospo  essendo  pigliata  dagli  as- 
sistenti  al  parto,  quest!  spaventati  gittarono  il  mostruoso 
corpicino  in  un  pozzo,  donde  venne  cavato  per  ordine 
del  Sindaco  del  luogo.  Per  la  mancanza  del  collo  e  della 
parte  occipitale  pareva  clie  la  testa  stesse  attaccata  al  petto 
e  al  dorso,  rivoltata  la  faccia  airinsu,  liaitendo  la  fronte 
lii  dove  in  via  naturale  sono  le  ossa  parietali :  gli  occhi, 
clie  per  la  protitberanza  schizzavano  quasi  fuora  dell'  orbi- 
ia ,  parevano  impiantati  nel  capo.  Per  non  essere  poi  le 
ossa  temporali  e  parietali  teaute  in  sesto  dalF  occipitale 
die  mancava,  s*  allargavano  dai  lati  del  cranio  a  guisa  dl 
all,  e  davano  ad  essa  testa  una  forma  schiacciata  e  piana. 
Aperto  il  cranio,  non  fu  rinvenuto  alcun  vestigio  di  cer- 
vello,  ne  di  cervelletto,  ne  di  nervi;  non  v' aveva  purd 
alcun  canale  vcrtelirale,  non  midoUa  allangata ,  non  nervi 
spinali ,  non  vertelire  cervicali,  e  le  vertebre  dorsali  e 
lomliari,  sclibene  moiiili  e  mezzo  articolate,  formavano  co- 
me un  corpo  massiccio  e  non  punto  cavo.  Delle  altre 
parti  e  viscere ,  solo  il  fegato  si  allontanava  dallo  stato 
naturale  a  cagione  delP  enorme  volume,  riempiendo  tre 
quarti  della  cavita  addominale.  Questo  caso  di  anancefalia 
moverebbe  diverse  questioni  di  fisica  animale ,  le  quali 
pero  il  sig.  Dottore  Scavone  ama  meglio  lasciare  intatte , 
contentandosi  (//  anitninire  Ucinisieriosa  possanza  dclla  natura. 

Coruinunzionr  del  rmrtnto  dci  boscld  ddV  Etna,  del  socio  Vice- 
direttore  S.    Scuderi. 

Nci  due  precedenti  capi  clie  stnnno  md  priuio  toino  il 
signor  Scuileri  ebbe  consulerato  gli  allieri  di  qut-lli  regione 
selvosa  solo  per  rispetto  alia  specie ,  e  come  se  fo-;>cro 
da  se     isolali  i    in  qucito    icrzo  discorre   in   vece    doi   \oio 


200  ATTI    DELL   ACCADF.MIV    ClOENtA 

aggnippamenti ,  dei  cUversi  boschi  cioe  cJie  formano ,  fe- 
rantlone  !a  clenoininazione,  la  pertinenza ,  la  situazione, 
i  confini ,  T  esposizione ,  la  snperilcie,  la  natura  e  la  va- 
rieta  del  suolo  ,  il  numero  approssimativo  degli  alberi,  le 
servitii  e  i  diritti  di  uso  ,  la  distanza  dal  mare,  le  strade 
die  vi  inettono,  ecc,  faceiidone  cosi  una  Ijuona  statistica. 
Le  piante  di  alto  fnsto  sarebbero  sempre  pini  salvatici , 
quercp,  elci  ,  faggi  e  alcuna  betula  in  tra  le  qnali  vi 
avrebbe  altresl  per  lo  pii:  peri  e  potni  salvatici,  ginue- 
stre,  ecc.  In  fine  percbe  il  leggitore  possa  farsi  una  giusta 
idea  di  tali  boschi  il  sig.  Scuderi  dispose  un  qiiadro  iinot- 
tico  da  cui  ricaverebljesi  die  in  una  superficie  di  saline 
legali  17,784  e  bisacce  2,  v'avrebbe  715, 863  tra  queree 
ed  elci,  841,356  pini  salvatici,  78,414  faggi,  in  tutto 
1,635,633  piante  di  alto  fusto.  In  questa  statistica  rimane 
il  desiderio  die  date  si  fossero  con  precisione  la  natui'a, 
le  f|ualita  fisiche  e  cliimiclie  dei  diversi  snoli ,  indicandosi 
Cfuali  alberi  di  preferenza  crescano  in  ciascuna  speciale 
sorta  di  terreno  ,  e  con  quale  rigoglio  di  vegetazione. 

Sopra  il  bnsalto  e  gli  effetti  delta  sua    decoinposizione  nalii- 
rale.  Memoria  del  socio   Carlo  Gemmellaro. 

E  gran  discrepanza  di  pensamenti  tra  i  naturalist!  circa 
la  formazione  ,  la  strutlura  ,  i  coini)oncnti  e  la  natnra  del 
basalto,  cosa  die  a  delta  del  sig.  Gemmellaro  interviene 
dair  avere  eglino  osservato  /<  o  solo  nei  terreni  nettunici, 
o  solo  nei  volcanici.  "  A  vedere  di  cessare  siiiiili  divergenze 
rnpporta  il  nostro  natnralista  le  diverse  osservazioni  da 
lui  fatte  in  diflerenti  siti  per  rispetto  alia  giacitura,  all"  an- 
dnmento,  alio  spazio  cir  esso  basalto  suole  occnpare  ne' ter- 
rinii  ne'  qnali  e  contennto  ,  ai  difl'erenti  carattcri  e  alle 
A'arieta  de'  componcnti  snoi  ,  alia  decomposizione  cni  sog- 
giace,  non  die  ai  dlfferenti  tritnml  e  passaggi  in  altre 
rocce;  concliiudendo  essere  grande  la  diircrenza  die  passa 
tra  la  natnra  del  vero  basalto  e  la  natnra  della  lava,  con 
cni  alcnni  lo  vorrebbero  confondere,  essendo  il  basalto  una 
roccia  di  prima  formazione,  primigenia,  e  la  quale  capi- 
tando  in  an  volcano,  il  fiioco  di  qnesto  vi  polrebbe  ope- 
rare   in  niodo  da  ridnrlo  in  lava  prismatica. 


DI    SnniNZE   NATURALI    IN    CATANIA.  20  1 

Snggio  di  una  flora  medica  catanese ,  ossia  cntalogo  dellc 
principali  piante  inedicirudL  che  spontaneamente  crescono 
in  Catania  e  ne'  suoi  contorni ,  con  I'  indicazione  delle 
loro  mediche  azioni ,  del  Dott.  Carmelo  Maravigna ,  Se- 
gretario  gencrale  dell'  Accademia ,  e  professore  di  chimica 
generale  c  farmaceutica  nell'  Universita  di  Catania ,  ecc. 

II  sig.  professore  Maravigna  tocca  in  ristretto ,  ma  quanto 
basta  air  uopo,  delle  piante  medicinali  d' incontrastaliile 
possa  die  spontanea uiente  germogliano  nel  suolo  spettante 
a  Catania,  e  qnindi  in  uno  spazio  non  piia  clie  di  cinque 
miglia  airingiro  di  questa  citth.  Nella  sposizione  egli  non 
voile  a  giusta  ragione  seguire  questa  o  queila  classifica- 
zione  ritratta  dalle  virtii  ad  esse  piante  assegnate,  poiche 
tall  classilicazioni  sono  stabilite  per  lo  piu  solo  in  forza 
d'  ipotesi  e  della  seguita  teoria :  ma  a  schivare  ogni  scoglio 
die  la  preferenza  al  metodo  alfabetlco.  Judicata  la  classe  cul 
ciascun  vegetabile  appartiene  secondo  il  sistema  sessuale 
itiodificato  di  Persoon ,  non  clie  il  naturale  corretto  da 
Ricbard,  rapporta  i  caratteri  fisici ,  indi  accenna  le  piii 
accertate  virtu  medicinali,  ed  i  principj  atiivi ,  nel  case 
cbe  la  cbimica  gli  ahbia  fatte  conoscere ,  e  in  fine  gli  usi 
rispettivi.  Sarebl)e  desiderabile  cbe  un  tal  catalogo  si  esten- 
desse  alia  Sicllia  tutta  ,  poicbe  egli  e  verissimo  cbe  quel- 
r  isola  va  sommamente  ricca  di  piante  oflicinali ,  tal  cbe 
in  gran  parte  potrebbe  anche  far  senza  di  pareccbie  eso- 
ticbe ,  le  quali  oltre  all'  essere  assai  costose  banno  fania 
piu  percbe  vengono  dl  lontano ,  cbe  per  vera  eflicacia 
medicinale. 

Semestre  secondo.  —  Notizia  medica  sopra  cinque  nuove 
forme  di  malattie  prriodiche  apiretiche  per  la  prima   volta 

,  nel  iSaS  e  nel  1826  osservate  per  lo  socio  Dottor  France- 
sco Fulci ,  gia  professore  di  fvsiologia  e  d' i^icne ,  ora  di 
medicina  pratica  nella  R.  Universita  degli  studj  di  Catania. 

Noi  non  ncglieremo  certainente  al  sig.  Professore  cbe 
in  riandando  gli  scritti  dell'  arte  medica  ci  abbatterenimo 
in  casi  cbe  forse  d' assai  a  questi  da  lui  rapportati  s'asso- 
migliano ,  ma  i  quali  per  essere  noudiuianco  rari ,  meritano 
tV  essere  descritti.  La  prima  di  tali  forme  morbosc  c  una 
hlenorraaia  sifdiiica  terznna  cbe  il  sig.  Fulci  chiama  nel  suo 
linguaggio  uretritide  iirulenta  periodica  terzanaria.  Appariva 
qucUa  blcnorragia  con  luttc  le  guise  di  forte  iuliammazione 


aoa  ATTI    DELL   ACOADEMIA    ClOENIA 

locale;  infuimniazione  chiamata  dalF  antore  capillnrltiiic ^ 
perclie  in  essa  noii  si  trattava  che  di  esiiltazione  vitale  cU  i 
vasi  capiilarl  e  forsc  del  nervi.  Si  clibe  quimli  ricorso  alle 
mignatte,  ai  bagniuoli  emollienti,  alle  ])evaiit1e  mucilagl- 
nose  dilneiiti  ed  emulsive.  La  tlimane  noii  vi  aveva  piii 
alcun  sintomo  raorboso  al  segno  che  F  autore  credette  die 
non  fosse  stata  che  un'effimei"a  irritazione  deiruretra.  Ma 
il  terzo  dl  ricomparve  tutto  il  prlmo  apparato  morlioso , 
onde  il  sig.  Professore,  accei'tatosi  della  pigliata  infezlone , 
non  esito  piii  oltie  a  giudicare  essere  vera  blenorragia 
venerea  intermittcnte.  Durante  la  reinissione  adopero  per 
conseguenza  a  titolo  di  perturbatori  le  sclilzzettature  satur- 
nine aggiuntovi  solfato  di  mortina,  e  per  1'  interno  la  so- 
luzione  d'  idriodato  di  potassa.  Ricomparso  alia  sua  volta 
il  male  co' snoi  accidenti  infiammatorj,  ma  piu  miti,  ad 
ammansare  questi  fu  ripigllato  per  lo  istante  la  medicatura 
cmolliente,  indi ,  cessato  Taccesso,  fu  data  di  nuovo 
ma  no  alf  idriodato  ed  alle  injezioni.  II  male  da  terznnario 
camhib  allora  in  qmirtanario ,  e  in  seguito  alT  aver  durato 
nella  stessa  medicatura,  dopo  due  di  questi  assalimenti 
termino ;  mostratosi  percio  in  quattorJici  di  con  quattro 
accessi  due  terzanarj  e  due  quartanarj.  Noi  non  seguiremo 
r  autore  nel  rcndere  che  fa  ragione  de' succeduti  fenomeni 
niorbosi ;  accenneremo  soltanto  ch'  egli  siegue  appuntino  i 
principj  di  Broussais ,  annestativi  eziandio  in  parte  quelli 
deir  omiopatia  di  Hahnemann.  —  La  scconda  osservazione 
e  una  neuralgia  ci'rvico-broncldale  a  periodo  quotidiaiio  dii- 
plicato  ,  ossia  giusta  il  sig,  Fulci ,  nearitide  traclicdo  hron- 
chiale  pcrioilica  quotidiana  duplicata.  Per  soppresso  sudore, 
che  veniva  mantenuto  ad  arte  a  cagione  di  cronica  bron- 
chite,  sopraggiunse  in  un  gentiluomo  forte  dolore,  che 
partenJo  dalla  regione  vertejjrale  cervicodorsale  pigUava 
il  lato  sinistro  del  corpo,  terminando  all'omero,  e  come 
giugneva  aW  apice  di  sua  forza  dilungavasi  all'  antibrac- 
cio  ed  alia  mano  corrispondente.  II  cruccio  era  ora  lungo 
la  dirumazione  del  nervo  brachiale  cutaneo  esterno,  ed 
ora  riusclva  con  guise  di  doglia  placida  e  sopportablle, 
ora  intensa  ed  insofFrlbile ,  ora  di  sensazione  di  freddo , 
ed  ora  di  bruciore ,  ora  di  laceramento,  ora  di  Irafit- 
tura ,  e  in  fine  di  forinicolio,  e  d' intorpldimento  e  di 
convulzioni  all'  estremita  corrispondente  ,  con  abbassa- 
niento    di     due     gradi    (  T.    K,   )     del    naturalo     calorico. 


DI    SCIENZE    NiVTUn.VLI    IN    C\TANt\.  203 

Quest'  infcrmita  intcrmetteva ,  cliiaramenle  riaccendendos' 
gli  arcessi  ,  clue  volte  ia  24  ore ,  e  duramlo  per  ben 
tre  ore.  Parendo  al  signor  Professore  die  «  la  soppressa 
')  irritazioue  dermica  producente  abituale  dispendio  di 
"  umori  depuratorj  trapiantata  si  fosse  a  quel  nervi  sot- 
>i  tocutanei  e  avesse  arrecata  la  neurilitide  ",  pensava  ad 
opcrare  in  maniera  da  riuscire  a  ricliiamarla.  Iiioltre  ri- 
iletteiido  die  tale  neuritide  bradiiale  i<  succedesse  sinto- 
"  niaticamente  per  P  intermezzo  del  nervo  pneuino-gastrico  " 
e  d'  altra  parte  coesistendo  a  suo  dire  anche  una  gastro- 
cnterite,  ricorse  alia  cura  die  Broussais  prescrive  per  si- 
mile congiuntura.  Ma  a  nulla  giovo,  e  bisogno  applicare 
replicataiiiente  le  mignatte  alia  parte  dolente  dando  anche 
internamente  una  mistura  mucilaginosa  con  podie  gocce 
di  tintura  stibiata,  e  scarsa  dose  d' estratio  di  bella  donna, 
col  die  in  capo  a  venti  di  venne  interamente  cessata  ogni 
guisa  di  male.  II  correre  di  questa  malattia ,  gP  indizj  e 
fenomeni  suoi ,  il  uietodo  curativo  riuscito  rafFerinerebbero, 
a  detta  del  sig.  Professore,  la  natura  infiammatoria  delle 
neuralgie.  —  Fa  il  terzo  caso  una  pazzia  iiitennittente  ter- 
zana  triforme  o  mening^o  cen;hrite  periodica  terzanaria  a  tre 
specie  di  dclirio.  Una  gentildonna  stata  gia  pazza ,  nia  da 
gran  tempo  risanata  die  abusava  del  vino,  mostravasi  una 
mattina  all'  improvviso  fuora  di  senno.  Venne  creduta  bria- 
ca.  II  di  vegnente  era  pienamente  in  se,  per  poi  uscirne 
ancora  il  terzo  di,  tornar  sana  il  quarto,  impazzare  fu- 
riosamente  il  qninto.  II  sig.  Fulci  vedeva  in  essa  /<  i  ca- 
»»  ratteri  cvidenti  della  cosi  detta  mania  dei  sintomatologisti 
"  procacciata  da  forte  irritazione  del  cervello  e  de'  suoi 
"  involucri  "  ;  e  la  quale  operava  ora  sotto  forma  di  de- 
menza ,  ora  di  mania,  ora  di  lipomania.  Per  la  furiosa  sma- 
nia  non  essendosi  potato  riuscire  ad  applicare  le  nii2;nattP, 
fu  prescrltto  alcun  catartico  e  le  polveri  risolventi ,  le 
quali  a  nulla  giovarono  continuando  il  male  coUa  stessa 
forza  e  coUo  stcsso  periodo.  I.aonde  il  sig.  Professore  ri- 
conobbe  allora  chiarnmente  «  P  indicazione  medica  di  per- 
»»  tuibare  quella  cerebrite  periodica  colle  pi-epaiazioni 
"  diinidie  »  e  la  dose  fn  di  24.  acini  in  tre  prese ,  es- 
sendo  stato  trascelto  il  solfato  di  cliinina.  Scemo  questo 
rimedio  la  forza  del  sopravveguente  accesso ,  e  un' altra 
consimilc  dose  la  fe"  cessaro  del  tutto.  II  sig.  Fulci  nel  rai;ii)- 
nare  intorno  a'morbosi  I'cnomeui  di'ebbe  a  curare  s'atiitnc 


204  ^'^'^^   DELL  AnCADEML^.    CIOENIA 

interamente  alle  teorie  cU  Spiirzheim  e  di  Bronssais,  c 
solo  al  diverso  grado  d'  irritazioiie  cercbrale  attriljuisce 
la  svariatezza  del  delirio.  —  Caso  di  ascite  intermittente 
mensile  e  la  quarta  osservazione.  A  gentil  donzella ,  comin- 
ciarono  per  ispavento  a  scemare  a  poco  a  poco  le  orine  , 
e  a  maiiifestarsi  T  ascite,  il  quale  scompariva  del  tutto 
allorche  sgorgavano  le  purghe  meiisuali,  per  proiitameiite 
ritornare  terminate  queste.  II  slg.  Professore  rinveniva  in 
questa  giovane  n  risentimento  e  vigore  nelle  funzioni  ge- 
>i  nerali  nervose  circolatorie  ",  ^  ponendo  meiite  ai  vaiitaggi 
die  arrecavano  i  proflavj  sieroso-saaguigni  non  istette 
punto  in  dubbio  sulIa  n  natura  irrltativa  dell'  affezione 
"  ch'  era  lleve  peritonite  esalante  un  flaido  sieroso.  >> 
Questo  raale  ricliiedeva  a  sue  parere  dieta  ab-irritante , 
applicazione  di  mignatte ,  di  frizioni  colcbiche ,  scillitiche, 
antimoniali  alia  parte ,  le  mncilagiiii ,  gli  acidetti ,  i  nitrati 
air  interno.  Ma  1  malnati  principj  Browno-Rasoriani  di  al- 
qiianti  die  consigliavano  la  paziente  furorco  di  forte  ostacolo 
a.  quelle  prescrizioni,  e  quiiidi  s'  ando  senza  que' buoni 
risultamenti  die  il  slg.  Professore  indubbiamente  s'  aspet- 
tava.  Dal  die  ne  avveniie  poi  die  ad  onta  d'  ogni  guisa 
di  riuiedj  die  diedero  e  medici  ed  emplrici,  il  male  dura- 
va  al  punto  in  cui  scriveva  Tautore,  da  ben  sei  anai.  II 
slg.  Fulci,  fermo  sempre  ne'  principj  broussesiani ,  rende 
con  essi  anclie  in  quest'  incontro  i-agione  de'  morbosi  feno- 
iiieni  apparsi ,  e  della  necessaria  cura. 

L' ultima  osservazione  risguarderelibe  una  neurosi  intermit' 
tente  anomcda.  Comincio  essa  sotto  specie  di  dispnea  ,  della 
quale  volendo  il  sig.  Professore  disaminarne  la  condizione ., 
ricorse  alia  prova  della  percassione  e  della  auscultazione ,  e 
gli  parve  n  v'  avesse  qnalclie  sturbamento  nella  costruttura 
»/  cardiaca  die  ofl'endesse  la  liberta  de'  suoi  moti ,  di  cui 
»  fosse  cagione  la  ])letora  sangnigna  non  die  un  esalta- 
;/  mento  dell' organo  cardiaco  arrecando  congestlone  san- 
"  guigna  polmonare.  »  II  salasso  venne  pertanto  stimato  il 
vero  ed  unico  rimedio.  Ma  la  neurosi  si  tenne  ferma  coll  ag- 
giunta  anzi  di  altri  fenoineni,  i  quali  parevano  indicare 
1' angina  di  petto.  Si  prosegui  la  stessa  ir.edicatura,  aggiu- 
gnendo  la  digitale  internamcnte  e  P  applicazione  di  ve- 
scicanti  al  petto.  AUora  tacque  la  dispnea,  ma  si  suscito 
tormentosissimo  dolore  die  dipartiva  «  dalla  quarta  e  quinta 
"  costa  sterno-vertebrale  sinistra  e  scrpeggiava  fra  gli 
»   spazj   costali  vicini  »   durando  cost  sei  minuti  di  tempo  e 


DI    SOIENZE    NATURALI   IN    C\T\NIA.  200 

riconiparendo  prcsso  a  poco  ad  eguali  intprvalll  due  volte 
al  di.  Le  niignatte  alia  parte,  11  tiidace,  Ic  inisture  nm- 
cilaginose,  i  rivulsivi  initanti  agli  ai-ti  addouiinali  furono 
i  riniedj  che  scemarono  ed  in  capo  ad  otto  di  fiigarono 
qiiosto  male  i  il  quale  trapassati  ire  giorni  ricomparve,  ma 
con  nuova  forma,  sotto  specie  cioe  di  dolore  atroce  ca- 
loroso  alia  spina  lombare ,  convulsioni  agli  arti  inferior! , 
senso  di  frcddo  dair  anguinaja  alia  punta  del  piede ,  son- 
nolenza  ,  leggier  vaneggiare ,  durando  questi  accidenti  circa 
sei  ore,  e  ripigliando  il  di  appresso  all' ora  medesima, 
c  ancora  uella  terza  glornata ,  miuacciando  maggior  ferocia. 
Fu  dato  inano  alia  clunina,  ma  senza  buon  risultamento, 
onde  venne  sostituita  1'  acqua  di  latluca  alterata  colla 
tintura  d*  assa  fetida  e  di  castorio  clie  riusci  a  vincere 
il  male.  Ma  trascorsi  due  di  ap^iarve  una  ucurilitide  sciatica 
a  sinistra  die  addolorava  la  notte  e  cessava  il  di.  In  vano 
6i  adoprarono  i  narcoticl :  le  niignatte  al  sito  dolente,  i 
bagni  tiepidi,  il  linimento  di  Pott,  i  vescicatorj  e  la  bella 
donna  animansarono  ,  tua  non  vinsero  l' atroce  doglia  die 
interamentc  in  fine  cesso  coll'  olio  di  trementina  pigliato 
per  bocca,  mattina  e  sera.  Pcnsa  il  sig.  Fulci  die  questa 
nialattia  sarebbesi  detta  risedesse  nel  generalc  sistema  dei 
nervi ,  se  le  recenti  osservazioni  non  ci  moslrassero  all'evi- 
denza  die  a  movere  tanle  molestie  basta  da  se  1"  aftezioue 
dello  spinale  midollo ;  per  le  cui  diramazioni  nervose  eglL 
poi  spiega  ogni  maniera  degli  apparsi  sintomi.  Esscndo 
lo  spinale  midollo  nel  presente  caso  ,  giusta  ii  sigiior 
I'rofessore  ,  in  istato  di  stimolo  e  d' irritamento,  ne  con- 
seguitava  die  la  malatlia  fosse  caratterlzzata  per  micli- 
tidt  periodica  quolidiana  polifornie ,  dcUa  cui  interniittenza, 
siccome  del  pari  di  quella  delle  precedenti  irrltazioni  o 
flogosi  el  tralascio  di  ragionarne,  siccome  di  fenomeno  di 
ditlicile  spiegaaioae.  Clilude  il  sig.  Fulci  questa  sua  JVotizia 
mt'dica  av\ertendo  ch'  ei  «  corrcdava  ciascuna  osservazione 
»  di  tutti  quei  pensieri  anatomlci  e  fisiologici  non  meno 
>'  die  patologici  e  terapeutici  die  ha  potuto  suggerirgli 
"  la  scienza  nello  stato  d'  oggi  colanto  per  molte  parti 
"  illustrata  dalle  laboriose  faticbe  del  cliiarissimo  Broussais: 
»»  canimino  egli  facendo  sulle  orme  del  Morgagni  e  <it'l 
M  Bicliat  liassi  renduto  per  tauti  titoli  fondator  benemerito 
"  della  medicina  organico  lisiologica ,  a  cui  dopo  breve 
M  lotta  si  e  dovuta  arrendere  la  malintesa  ciurma  degli 
u  Empirici,  Browuisti  c  Rasoriaai,  » 


2o6  ATTI    DKLL'ACCADEMIA    GIOENIA 

Breve  descrizione  geognostica  de  contorni  di  Contessa  c  d'  una 
porzione  della  valle  di  Mazzara  del  socio  Carlo  Gemmel- 
laro ,  ricaviUa  dalla  coUezione  delle  rocce  fatta  in  quella 
parte  di  Sirilia  dal  Conte  T.  BefFa  Negrini,  socio  corri- 
spondente  dcW  Accademia  Gioenia. 

Nell' accennare  die  gia  noi  facemmo  (V.  Torao  soprac- 
citato)  le  diverse  parziali  relazioiii  geognostiche  intorno 
la  Sicilia  riferite  nel  tomo  i."  degli  atti  dell' Accademia 
Gioenia ,  mostramino  il  desiderio  die  veuissero  continuate, 
poiche  di  tal  maiiiera  sarebbesi  di  leggleri  riuscito  ad 
avere  1'  intera  geognosla  di  quella  importante  isola.  Ora 
qui  abbiaino  in  fatto  quelle  die  il  sig.  Conte  Bella  Negrini 
ne  partecipo  coacernenti  lo  spazio  di  suolo  ch'  e  da  Par- 
tinico  e  Castellamare  sino  a  Sciacca  e  a  Girgenti ,  con 
niandare  altresi  al  gabinetto  dclTAccademia  i  diversi  saggi 
delle  rocce  die  ivi  raccolse.  Rltraesi  dalla  relazione  in 
proposito  distesa  dal  sig.  Gemmellaro  die  le  diverse  nion- 
tagne  che  vi  si  riscontrano  non  preseiitano  die  forinazione 
secondaria  ;  die  le  rocce  sono  divtrse  guise  di  calcare ;  e 
che  forniazione  terziaria  riuviensi  ne' bassi  terreni,  e  nelle 
valli  inferiori  frapposte  ai  monti  di  calcaria  secondaria. 
Delia  quale  forinazione  terziaria  I'argilla  sare]3be  la  roccia 
principalmente  dominante,  e  dopo  qucsta  la  calcaria;  il 
gres  od  arenaria  abl^onderebbe  nella  vallata  di  cui  Contessa 
forma  il  termine  meridionale  i  il  gesso  si  mostrerebbe  alio 
scoverto  in  piccolissiini  strati,  e  lo  zolfo  apparterrebbe  alia 
formazione  del  gesso. 

Ricerche  sidV  azione  specifica  della  chinina  sopra  gli  organi 
deW  iidito  del  socio  atiivo  Domenico  Orsini^  dottore  in  filo- 
sojia  e  medicina. 

II  sig.  Orsini  e  del  pensamento  che  la  diversa  stnittura 
e  la  varia  conformazione  dei  tessuti  inodiiichino  i  fenotneni 
risultanti  dalfapplicazione  degli  ageiiti  esterni ,  rinfrancan- 
dosi  in  questo  coUe  autorita  e  coi  fatti.  Tra'  quali  fatti 
inetterebbe  egli  innanzi  quello  della  peculiare  azione,  die 
la  china  e  le  preparazioni  sue  mostrerebbero  in  suU'organo 
deir  udito.  Eragli  gia  le  tante  volte  occorso  di  udire  che 
chi  guariva  di  febbre  interniittente  per  via  della  china  la- 
gnavasi  durante  la  convalescenza  per  alcuni  giorni  di  leg- 
giera  alterazione  nel  senso  dell' udito,  n  rassoraigliante  a 
CHpo  romoreggiar  di  vento,  al  mugghiaie  di  mare  in  bu- 
rasca ,  al  cadere  di  acqua ,  ecc.  "  Fatto  poi  use  del  solfatp 


DI    SCtENZR    NATURAL!    IN    G.\T\NIA.  207 

tli  cliinina,  cotale  niorbosa  alterazlone  si  fece  plu  uotabile 
c  costaiite,  appena  die  un  po'  rilevante  fosse  la  dose  del 
riiuedio  ,  e  sempre  piu  forte  in  ragione  diretta  di  qnesta , 
gingiiendo  sino  a  parere  una  scossa  elettrica  clie  tratto 
tratto  repliclii ;  e  durando  cosi  alcnni  di,  e  prodacendo 
temporanca  leggiera  sordita,  disturbi  delle  faazioni  della 
mente,  cefalalg'ia  frontale,  non  che  leggiera  alterazione  nel 
sistema  circolatorio.  Le  prove  a  bella  posta  istituite  dal 
sig.  Orsini  anclie  sovra  personc  sane  diedero  lo  stesso  ri- 
sultainento,  tanto  essendo  adopcrati  i  sali  di  cbinina,  che 
la  cliinina  pura  ,  nella  dose  ripartita  di  una  ventina  di 
grani.  La  ciiina  l)icolorata  non  produsse  alcuno  de'  sovra 
notati  elfetti ,  forse  perche  non  contiene  o  solo  in  picco- 
lissinia  dose  la  cbinina  ,  sicche  parreljbe  che  fosse  questa 
soltanto  che  li  niovesse. 

Memoria  i«ZZ' a crosticuni  catanense,  pianta  ultimamente  sco- 
pertd  nel  contorni  di  Catania,  del  socio  Ferdinando  Gosen- 
tino ,  regio  professore  di  botanica  e  materia    medica ,  ecc. 

Mirbel  ed  altri  botanici  sostengono  che  V  a^rosticum  noa 
sia  una  pianta  d""  Europa ;  Tattenzione  pero  che  il  signor 
Cosentino  iiiise  nel  passare  a  rassegna  tutte  le  specie  di 
felci  indigene  dell"  Etna ,  lo  porto  a  scovrirne  una  raris- 
siuia  fra  i  crepacci  dcUa  lava  che  da  levante  sta  di  fianco 
a  Catania,  e  la  cjnale  era  sfugirjita  agli  S2;iiardi  suoi  non 
solo  dopo  che  per  l)en  trent'  auni  assidnainente  per  que' 
Inoghi  erliorizzava ,  ma  ai  tanti  naturalist!  e  siciliani  e 
forasticri  che  pure  que'  diiitorni  disaininarono.  A  non  la- 
sciare  alcun  diiljljio  della  sua  scoverta  il  nostro  liotanico 
reca  appuntino  i  caratteri  tntti  della  pianta  ,  cssendosi 
valnto  eziandio  del  microscopio  per  qiielli  che  sfu2;gono 
nil"  occliio  nudo.  Volendola  poi  dietro  tali  caratteri  classi- 
iicare ,  gli  parve  cl»'  essa  n  entrerebbe  in  qiiclia  gran  classe 
"  fisiologica  delle  piante  vascolari ,  non  inai  delle  cellulari 
"  couie  si  crede ,  iion  sarebbe  una  crittogama ,  ma  appar- 
»»  terrel)be  alie  fanerogame ;  non  sareiilje  ermafrodita  ,  ma 
M  nnisessile  monoica.  "  E  ralTrontando  le  descrizioni  dogli 
acrostici  date  dai  diversi  autori ,  a  cagione  delle  evideuti 
diversita  che  dalla  pianta  da  liii  scoverta  presentansi ,  ri- 
coaobbe  essere  una  nuova  specie  di  acrostinun,  e  dalla  si- 
tuazione  in  cui  fit  trovata  crede  doverla  dire  arrostiaun 
cqCanrnsf.  Una  tavola  in  ranic  da  il  complesso  della  pianta 


208  ATTI   DELL*  ACCADEMIA    GIOENIA,    ecC. 

e  d'  alcune  parti  ingrandite  col  iiiicroscopio  a  maggior  in- 
telligenza  della  descrizione. 

Cenni  patolop,ici  sopra  una  derinorragia  sanguigna  del  socio 
Aiatonio  di  Giacomo,  protoineJiro  generals  di  Catania, 
prima  promotore  della  facoltd  medica  e  regio  professore  di 
patologia,  ecc. 

Rara  malattia  sono  in  vero  i  sudori  di  sangue.  II  caso 
die  al  signer  professor  di  Giacomo  occorse  fu  in  un  fan- 
ciullo  di  qnattr' anni  d'eta.  Portava  questi  congenito  il 
contagio  sililitico ;  aveva  ostruzioni  alia  niilza  ed  al  me- 
senterio;  battevalo  febbriclattola  cotidiana,  dimagrando  ogni 
di,  e  uiostrando  ederaazia  generate  e  peteccliie  ed  ec- 
chimosi  in  sulla  persona ,  con  totale  pervertimento  delle 
funzioni  gastro-intestinali.  Una  raattina  dopo  che  da  due 
di  era  apparso  rlgonfianiento  alia  snperiore  parte  del  capo, 
svegliatasi  la  madre  il  trovo  che  colavagli  dal  capo  rosso 
sangue,  essendone  intrisi  i  capelli  ed  inzuppati  i  pannilini. 
Chiamato  il  medico ,  questi  riconobbe  esser  caso  di  cmor- 
ragia  cutanea,  e  jirescrisse  bagnuolo  di  soluzlone  nell'acqua 
di  solfato  di  aliumina  che  in  fatto  da  It  ad  alcuni  minuti 
fe'  cessare  queir  einorragia.  Trascorsi  due  di  «  cadevano 
t'acilniente  ed  a  piccolo  tocco  i  capelli  ed  in  abbondanza  »  ,  , 
e  r  atrotia  proseguendo  a  gran  passi,  e  la  flogosi  cronica  . 
intcstinale  crescendo,  il  piccolo  infermo  spiro.  II  raro  di 
quest""  emorragia  sarebbe  ,  giusta  il  sig.  Professore ,  1'  essere 
stata  limitata  alia  calvarie ,  V  avere  dato  sangue  rutilante  , 
e  r  essere  sintoma  di  gastro-enterite ,  studiandosi  egli  di 
cio  rinfrancare  con  esempi  ed  autorita.  Non  sapremnio 
pero  se  cosi  di  leggieri  altri  vorra  ridursi  al  pensamento 
suo  per  rispctto  a  quest' ultima  parte,  sebljene  nello  svol- 
gerlo  faccia  anche  giuocare  alia  spiegazione  del  fenomeno 
r  ostruzione  della  milza  ,  posciache  le  ragioni  da  lui  messe 
innanzi  siccome  credute  sufiicienti  all'  uopo,  possono  di  vero 
andar  soggette  a  non  poche  eccezioni,  ed  immaginario  attatto 
puossi  ritenere  il  trasporto  dell' irritazione  dalle  iiieiiiijrane 
gastro-enteviche  alia  cute  capelluta.  Giusta  inline  anzi  che 
no  parci  la  denominazione  di  derinorragia  sangnigna  adope- 
rata  dal  sig.  Professore  a  disegnare  questa  malattia,  in  vece 
di  ematopedesi ,  di  epidrosi ,  ecc. ,  siccome  quella  che  indica 
la  parte  da  cui  quel  sangue  sgorgava ,  quando  non  fosse 
stato  ancor  piii  spiccia  e  couseguente  la  parola  dermoe-. 
fBorragia.  ]M.  F. 


2CiJ 


APPENDICE. 


PARTE    I. 

SGIENZE,  LETIERE  ED  ARTI  STRANIERE. 


Oesterrcichischc  mditdiisclic  Zeitschrlft,  etc. 


u, 


a  gioinalc  luilitarc  esce  pure  niensualinente  nell'  impeio 
nnstriaco  sotto  il  titolo  di  Gionuilc  militarc  austriaco,  e  coa 
e.;nale  ioj;olai-itii  va  in  un  con  altri  gioinali  tli  oltremonte 
ai  t  rescenilo  le  tlottriiie  tli  gucrra  dall' anno  1811  in  cui 
M'tio  gli  anspicj  ilolf  1.  R.  Stato-niaggiore  generale  lia  preso 
01  igine  neir  al)l)()nilaa7.a  de''  fatli  storlci  di  quelF  epoca  si 
s(  giialata ,  e  nella  doviziosa  serie  di  prcziosi  docuinenti  dclle 
!;iicrre  antcriori  lasciati  negli  arclii\'j  da  nn  Wontecuccoli , 
ila  un  Eiigenio  e  da  niolli  altri  illiistri  capitani  clic  nei 
icnipi  men  rimoti  seppcro  lottaie  degnaincnte  contra  il 
j;,rantle  Fedcrico  o  contra  la  Potenza  Ottoniana. 

Noi  percorrendo  le  niaterie    trattate    in  questo    giornale 
periodico   dalla   sua   origine   in  poi   vediamo : 

I,  Neir  Ordinc  sciciiti/ico  discusse  le  varie  Istituzloni 
militari  delP  cscrclto  austriaco  c  dcH'  accademia  medico- 
cliirurgica  eretta  ni  Yienna  da  Giuseppe  II,  come  liave 
le  istituzioni  di  altri  eserciti  di  nazioni  vicine ,  e  in  ge- 
nerale cio  clie  spetta  al  miglioraniento  della  forza  mili- 
tante  in  gnerra  e  assicurante  in  pace  1' ordine  pubblico. — 
Un  separate  articolo  di  letteratura  o  censura  di  opere  nuove 
relative  a  tali  materie  ( in  cui  fignrano  i  nomi  di  un  Berg- 
luayr  e  di  un  Isfordingk )  ci  mostra  con  quanto  sapere  vi 
si  vada  discutcndo  tutto  cio  die  alia  niilizia  si  conviene 
sotto   i   riguardi  legislativi  ed  econoniici. 

II.  Nel  rauio  iVra/cij/a  e  7\iiii<ii  vediamo  ventilati  con 
diverso  stile  e  sempre  proprio  al  soggetto  luolti  <asi  di 
gaerra    olleusiva  c  dil'ensisa,    i   piaui    dclle    operaziuni   in 

Bibl.   ItuL   T.  LV.  14 


2IO  APPENDICE 

geiierale  e  1  motVi  tuttl  oade  applicare  coiiveiiientemente 
le  diverse  ariui  a  seconda  de'  laoglii  e  dclle  forze  couibat- 
tenti ,  sicclie  si  apprenda  e  a  fur  nn  uso  convenevole  delle 
tuasse  nelle  combinazioni  strategiche  e  a  dare  il  vero  iiu- 
pulso  lina'e  a  tutte  le  parti  di  un  esercito  ia  un  giorno 
di  batta^'lia.  —  Le  opere  del  Ventnrini ,  del  gen.  Bisiuark 
e  quelle  soprattntto  di  Federico  II  e  di  uii  augusto  pria- 
cipe  viveute  spargono  sui  principj  di  strategia  i  veri  lunii 
che  nella  letteratura  militare  risultaiio  si  preziosi. 

III.  Vediamo  siiiinuzzati  gli  argomenti  che  riguardano 
I."  la  fanteriai  2."  la  cavalleriai  3.°  T  artiglieria  j  4.°  lo 
stato   maggiore   ed  il   genio. 

II  diverse  uso  delle  anni  da  ferir  d"  appresso  o  da  lon- 
taao ,  la  distinzione  della  fanteria  e  della  cavalleria  ia  corpi 
pesanti  e  leggieri ,  e  la  diversa  loro  applicazione  ai  casi 
di  guerra ,  T  istituzloae  parimente  dell"  artiglieria  in  masse  . 
di  posizione  o  di  moto  ,  e  di  moto  misurato  o  accelerato 
al  passo  della  fanteria  o  della  cavalleria ,  vi  sono  in  arti- 
coli  diversi  manegglati  con  molt'  arte  da  persona  dotte  ed 
esperte  in  ciascuno  di  questi  rami  di  guerra. 

Articoli  importauti  gettano  molto  lume  suU' arte  del  for- 
tificare  con  permanenza  o  no  le  poslzioni  od  i  perni  plu 
essenziali  di  un  teatro  di  guerra ,  sul  modo  di  gettar  ponti 
e  agevolar  passaggi  agli  eserciti ,  liualniente  sul  vero  ser- 
viglo  che  attendere  si  debba  dagli  ufilziali  dello  stato  mag- 
giore  cosi  in  guerra  ,  come  in  pace. 

Giovano  ad  illustrazione  di  queste  abbondanti  materie 
sotto  il  titolo  Letteratura  le  opere  di  un  Bismark ,  di  un 
Ilauser  Werklein ,  di  un  Gravenitz  ,  di  un  Ilogniat  e  di 
un  Cai'not,  come  pure  i  Memoriali  dell'  artiglieria  e  del 
genio   che   si  compilano  nel  i-egno  di  Francia. 

IV.  Trovianio  sotto  1"  indizio  di  Gencrall  istkuzioiii 
sckmtifichc  trattate  con  niolta  scienza  le  teorie  del  rllievo, 
le  iiorme  pratiche  per  le  ricognizioni  militari ,  le  varie 
mauiere  del  rappresentare  il  terreno ,  alcune  idee  sui  te- 
legrafi ,  sulla  litogralia  ,  suUe  voci  di  comando  ,  iiaalmente 
diverse  applicazioni  descrittive,  come  su  la  Servia,  la  Bosnia , 
la  Dalinazia,   i' Italia ,  la  Spagna  ,  ecc. 

I  Lehmann,  Winkler,  Hauler,  Lenkur  e  raolti  altri  buoni 
autori  della  Geniiania  sono  sotto  I'articolo  Lcit.eralura  csa- 
luiiiati   a    schiarimento   delle   materie    varLe   ivi    indicate. 

V.  Troviamo  sotto  il  noine  iT  Isiitiizioni  di  eserciti  stra- 
jlieri  cio  die  du  lume  snlla  I'orza  e  snlla   varia  ripartizione 


PARTE    STUANIERV.  211 

(lelle  ariui  presso  le  estere  potenzc,  come  fra  T  altre  la 
Tnrcliia,  la  Russia,  la  Svezia ,  la  Danimarca  ,  la  Prussia, 
la  Sassoiiia ,  Wiuteinlicrg ,  ccc.  —  A  cio  sejiiic  una  scrie 
di  liegli  articoli  sulf  imjiurtaiitc  viagglo  del  Dupia  in  lu- 
gl  111  terra. 

VI.  Vedianio  fniahnente  sotto  il  titolo  di  Storia  rntli- 
tarc  nioltissiine  importanii  dcscrii^ioni  di  fatti  d' arnie  o 
noti  o  appcuia  nicuziouati  ncllc  storie  degli  aiiticiii  e  dei 
niotleriii  scriltori ,  degal  pero  tntti  di  (jucir  illustrazione 
die  la  scienza  ricliiede  e  T  arte  sa  produrre  coii  caratteri 
distinti  j^er  lume  de'  present!  e  do'  futuri.  Evvi  dalla  Lat- 
taglia  di  Canne  sino  a  quella  di  Waterloo  una  serie  di 
grandi  avvenimenti  e  fra  gli  altrl  ia  presa  di  Costantiuo- 
poli,  le  guerre  di  Cliioggia  e  della  lega  di  Canibray ,  la 
spedizione  di  Tunisi ,  la  liattaglia  di  Pavia ,  Tassedio  di 
Vienna,  le  campague  di  Montecnccoli  c  di  Eugcnio,  quelle 
de'  sett' anni ,  1' alt  re  nelle  Fiandre,  sul  Keno  o  in  Italia 
dalla  rivoluzione  alia  ristorazione  del  regno  di  Fraucia 
appoggiate  ai  piii  autentici  docunienti  con  queH'  iniparzia- 
lith  clie  e  propria  di  chi  scrive  per  la  severa  posterita. 
Sono  distinte  le  operazioni  nellc  guerre  di  niontagna,  e 
questa  parte  e  pure  luaneggiata  come  vuolsi  dai  piu  saui 
principj  dell'  arte  niilitai-e. 

Fanoo  ricchissinio  corredo  a  questa  parte  periodica  del 
Giornale  che  segue  i  progressi  della  scienza  nelle  opere 
die  si  vanno  tuttodi  puljblicando  jircsso  i  popoli  j:iiu  colli , 
le  annotazioni  molte  soprattutto  suUe  storie  scritte  dalf  Hor- 
niayer,  da  Schels ,  da  Butturlin,  da  \'acani ,  da  Jones, 
spettanti  a  lotte  meniorande  e  a  sanguinose  lezioni  pei 
principi  e  per  le  nazioni. 

Qua  e  la  troviamo  poi  articoli  necrologici  di  general! 
austriaci  estinti ,  ma  non  morti  per  V  esenipio  di  im  po- 
liolo  guerriero  e  leale  :  una  collezione  di  tali  noiizie  e  pure 
inijjortantissima  cosa  per  la  storia  niilitaro. 

Noi  osservianio  per  ultimo  die  i  casi  plii  spcciali  di 
gnerra  sono  corredaii  di  piani  o  carte  a  cliiariniento  ,  il 
die  oggidi  e  fatto  si  indispensaMle  e  diremmo  andie  men 
ilifticile  dope  la  molta  appiicazione  die  rlce\e  1*  incisione 
e  la  stess' arte ,  inolto  piii   niiova ,  della   lito^ralia. 

Insomnia  e  da  conimendarsi  questo  Giornale  e  come  pro- 
duzione  storica  e  come  T  elemento  pei-iodico  die  traccia  le 
scopcrte  vaala^j^iose  ad  ogui  ramo  delia  scienza  uiilitare. 


3ia  APPENDICE 


Memoria  sulla  letaj-gia  cd  in  gcncrale  suU  azione  del 
freddo  negll  atdinali. 


I, 


.1  sig,  Flowens  ha  letto  all'  Accademia  delle  scieiize  in 
Parigi  ( Radnnanza  del  i5  dello  scorso  giugno )  una  Me- 
moria sovr'alcuni  effeiti  del  freddo  negli  animali.  Egli  diede 
jTrincipio  con  generali  considerazioni  intorno  all'  influenza 
che  dair  ineguale  ripartiniento  del  calore  esercitasi  sulla 
economia  dcU'  universe.  Tale  influenza  determina  i  climi ,  e 
costituisce  le  stagioni :  da  essa  i  climi  e  le  stagioni  trag- 
gono  tutta  ijuella  infinita  varieta  di  produzioni  e  vegetabili 
e  animali,  che  le  caratterizza  e  distingue.  L' autore  viene 
quindi  rammentando  le  ricerche  del  sig.  d'  Humholdt  sulla 
geografica  distribuzione  dei  vegetabili  e  degli  animali. 

II  freddo  opera  non  col  solo  deterrainare  la  distribuzione 
generale  degli  esseri  alia  superficie  del  globo  f,  ma  opera 
ancor  in  ciascun  organo,  in  ciascuna  funzione.  Esse  inoltre 
sovra  ciasciuio  di  questi  organi ,  sovra  ciascuna  di  queste 
funzioni  produce  efi'etti  suoi  proprj  o  speciali.  L'uno  di 
tali  efl'etti,  e  forse  il  piix  singolare,  e  quello  che  chia- 
masi  letargo.  —  Dicesi  letargo  o  letargia  (^hibernation)  nella 
storia  naturale  quello  stato  di  assiderazione  o  stupore ,  nel 
quale  alcuni  mammiferi  de'  nostri  climi ,  per  esempio  le 
marmotte ,  passano  quasi  tutto  il  tempo  della  fredda  sta- 
gione.  —  Imniagiaiamoci  degli  animali  freddi,  insensibili , 
immobili,  rotolaii  alia  foggia  di  palle,  che  passano  ben  tre 
o  quattro  mesi  di  seguito  senza  mangiare,  senza  here,  con 
una  circolazione  quasi  estinta :  facciamoci  di  pin  a  consi- 
derare  che  questi  animali  soggetti  al  letargo  dilFeriscono  in 
nulla  (almeuo  in  nulla  di  bastevolmente  sensibile )  da  altri 
animali  ad  essi  di  natura  vicinissiml  e  che  non  sono  a  tale 
fenoineno  soggetti ;  che,  per  esempio,  a  lato  del  ghiro,  del 
topo  bianco  e  di  altri  animali  letargici  si  tro\ano  il  sorcio, 
lo  scojattoio,  venti  animali  della  stessa  specie  die  non  sono 
letargici;  che  d' mi  altro  lato  gli  animali  letargici  mostransi 
come  dispersi  e  vagamente  sparsi  nelle  faiiiiglie  le  piu  dif- 
ferent!, in  quelle  degli  inseltivori ,  come  il  riccio,  il  pipi- 
btrello ,   ecc,    in    quelle    dn^  rwniuanu  _.  come  il  ghiro.    la 


rXTlTE    STR\NIF.P.\.  2l3 

marmottn,  ccc,  die  finalmente  se  nei  nostri  climl  gli  ani- 
niali  non  vnnno  die  d' inverno  soggctti  a  Ictargia  ^  sotto  la 
zoaa  torriila  nl  contrario,  la  quale  lia  pure  il  suo  aniinale 
letargico ,  il  tanrec ,  questo  non  si  addormenta  e  stupidisce 
fuordie  nel  tempo  de'plii  forti  calori.  Dope  tutto  cio  noa 
avremo  ancora  die  una  hen  piccola  idea  e  delle  curiose 
particolariia ,  e  degli  elfelti  insoliti ,  e  delle  dinicoltii  quasi 
indissoluliili,  e  di  tutto  cio  insoinma  die  da  questo  mera- 
viglioso  fenonieno  ci  si  prcsenta. 

L'  autore  offre  quindi  alcune  idee  de'  lavori  cli'  egU  in- 
traprese  sugli  aniinali  letargici  ad  oggetto  si  di  retiilicarne 
die  di  spiegarne  i  fenonieni.  —  Gil  antidii  non  lianno  su 
di  cio  fatto  die  appena  qualdie  studio.  Pallas  e  Spallan-' 
zani  applicarono  pei  primi  alio  studio  degli  animali  letar- 
gici il  luetodo  deir  espericnza  e  dell'  osservazione.  Ma  spe- 
cialinente  vei'so  il  principio  di  questo  secolo,  in  conseguenza 
d'un  concorso  aperto  dalia  parigina  Accadeinia  delle  scienze, 
vennero  fatte  su  tal  fenomeno  non  poclie  ed  iniportanti  ri- 
cerdie.  II  sig.  f/ourc/ii  cita,  quanto  alFAlemagna ,  le  opere 
de"  signori  Ilcroid  e  Rcijjin;  quanto  alf  Italia,  quella  del  sig. 
M(in<;Ui:  in  Francia,  quelle  de'  signori  Sdissj ,  Priindle ,  ecc. 
Le  csperienze  del  signor  rionrens  scrvono  di  continuazione  a 
quelle  de'  su^ldetti  dottissimi  osservatori.  Tali  esperienze 
furono  da  lui  t'atte  in  Francia  sul  topo  bianco ,  die  e  una 
specie  di  gliiro.  Egli  comincia  daH'indicare  raplJamente  il 
vero  stato  in  cui  trovasi  T  aniniale  assiderato  e  le  condi- 
zioni  del  suo  risveg!iai-si :  due  punti  sui  quali  gli  osserva- 
tori die  lo  precedettero  lianno  lasciato  pochissiino  a  desi- 
derare. 

Nel  letargo  I'animale  ha  una  posizione  orhlculare  e  re- 
golaruiente  piegata ,  tenendo  il  muso  litto  sul  ventre,  le 
zaiupe  posteriori  spinte  all'  innanzi ,  le  anteriori  situate 
contra  il  petto,  gli  orecclii  coricati  lungo  i  lati  dcUa  testa, 
gli  occhi  strettamcnte  cliiusi,  tutto  il  cor[)0  quasi  ramuiuc- 
cliiato  alia  foggia  di  gomitolo,  e  la  coda  rivolta  tutt' al- 
r  intorno  del  corpo.  — ■  L'animale  non  e  risvegllato  che 
da  un  forte  eccitainento.  — •  II  fenomeno  presenta  due  gradi 
distinti :  neH'uno,  il  Ictiirgo  iniprrfetto ,  si  vede  sospendersi 
la  resplrazioae  e  poi  a  vicenda  rinnovarsi  ogni  tre,  qnattro 
e  cinque  minuti:  al  contrario  nell' altro  ,  il  letnrg:o  perfctto, 
la  respirazioae  vi  e  iuteramentc  aholita.  II  signor  Fhu- 
rens    ha    spesse    volie    vcduta    sussistere  per    piii    ore  tale 


214  APPFNDICE 

nboll/ionc.  Ej^li  e  arnlato  ancor  pin  oltre.  Sulle  iiormc  tlello 
Spallniizani  lia  sottoinessi  piii  animali  nello  stato  <li  letarno 
airazione  ill  Llivorsi  gas  niefitii-i:  i  risnltamenti  di"  eg[i  ne 
otteniie  s' accordano  con  cjuelli  del  sno  illnstre  predeccs- 
sore,  conducendo  essi  a  togliere  ogni  dubbio  sulla  totale 
sospensione  del  respiro  nel  Ictargo  pcrfctto.  In  tale  stato  la 
circolazioae  e  sospesa  al  pari  della  respirazione.  A  prima 
vista  non  si  scorge  alcuna  j^ulsazione  nelle  arterie  de'  uiem- 
Jjri :  se  aprasi  una  vena  od  un'arteria,  o  non  ne  esce  del 
tutto  il  sanguc ,  o  ne  escono  solamente  alcnne  gocce  d'un 
sangne  nericcio^  se  toccbisi  il  cuore ,  non  vi  si  trova  clie 
tjualcbe  dcljoilssimo  e  raro  niovimento.  — ■  La  temperatura 
degli  animali  letargici,  cbe  come  qnella  degli  altri  animali 
trovasi  a  38  gradi  centigradi  nello  stato  di  veglia ,  discende 
a  5,  a  4,  ed  ancbe  3  gradi  nello  stato  (U  letargo.  L' au- 
tore   passa   quindi  all'  esterne   condizioni  della  letargia. 

II  freddo  ,  almeno  ne' nostri  climi ,  costituisce  la  prima 
di  tali  condizioni,  cui  e  d'uopo  aggiugncre  il  difetto  d' cc- 
citazione  degli  agenti  esteriori.  Fu  gia  detto  cbe  la  luce 
opporsi  ])otea  alia  letargia;  e  cio  fa  detto  degli  aliment! 
ancora.  Le  esperienze  del  sig.  Ilourens  banno  dimostrato 
cbe  1' influsso  di  queste  due  cause  diviene  (almeno  pe' topi 
Ijiancbi )  o  nnllo  o  debollssimo.  ti  Giungo  ( continna  Tan- 
tore)  alle  condizioni  interne  od  organiclie.  Ben  si  vede  di 
quanta  importanza  sareljbe  il  determinare  innanzi  tutto  da 
cjuale  organo  o  da  qual  particolare  ed  organica  modilica- 
zlone  dipenda  la  letargia,  e  poscia  qual  sia  il  meccanismo 
di  questo  fenomeuo.  Ora  la  scienza  su  questi  due  punti 
non  ofFre  tuttora  cbe  semplici  congetture :  e  quanto  al 
primo ,  non  ci  l\a  quasi  alcun  organo  cui  rivolte  non  siansi 
a  vicenda  tali  congetture.  Ma  i  due  organi  cbe  spccialmente 
si  elibero  di  mira  soiio  1' encefalo  ed  il  thymus:  Tencefalo 
a  cui  i  fisiologi  gia  da  lungo  tempo  riferiscono  tutto  cio 
cb' eg!ino  spiegare  non  possono  aitrimenti;  ed  il  thymus, 
corpo  glanduloso ,  posto  al  dinanzi  del  corpo ,  penetrante 
slno  al  petto ,  ed  il  qitale  per  la  maniera  stessa  del  sue 
sviluppaniento  sembrava  cbe  avesse  pariicolnri  diritti  a  pro- 
movere,  come  causa  prima,  la  letargia.  Quest' organo  di 
fatto,  cite  trovasi  al  pin  alto  grado  del  suo  aumento  al- 
r  istante  in  cui  Fanimale  s' intorpidisce ,  va  appassendo 
all' epoca  in  cui  T  animalc  sta  per  risvcgliarsi ;  la  dove 
presso  gli  altri  mammileri  quasi  totalmente  sparisce  aU'etii 


r\RTK  PTn\Nirr.  \.  2i5 

atliiUa,  e  non  si  sviliip|in  die  nci  fcti ,  il  cni  stato,  nel 
seno  clella  inailre,  si  avvicina  per  cotanti  pnnti  alio  stato 
(Icir  aniinalc   in  letnrgia. 

4i  Qneste  cine  congettnre  lien  meritavano  d'essere  sotto- 
poste  all"  esperienza,  ora  specialmenie  clie  il  nieiodo  espe- 
rimentale  ha  |::;ia  tlato  Inogo  a  tanti  alti-i  fenomeni ;  eel  era 
chc,  pef  acccnnare  qui  le  ^iroprie  mie  esperienze,  esso  e  per- 
vennto  a  ilistingneie  nelF  encefalo  un  organo  per  le  seii- 
sazioni ,  un  organo  pei  niovimenti  locali  ,  un  organo  pei 
moviincnti  ili  conservazioae ;  ed  ora  die  lia  trovato  hen 
anclie  un  piinto,  die  Iia  appena  qualclie  linea  d"  csten- 
sione,  al  cjnale  Ijasta  die  attaccata  sia  una  qualsivoglla 
parte  del  corpo,  perdie  I'animale  possa  vivere ,  e  basta 
die  questa  qualsivoglla  parte  ne  venga  staccata,  perdie  ne 
sottentri  la  niorte ,  11  qual  punto  viene  cosi  a  costitnire  il 
centro ,  ossia  il  punto  vitale  dell' economia.  —  Essendo 
stato  sur  un  topo  bianco  in  letargia  denudate  le  carotidi 
con  un"  operazione ,  die  senibrava  dover  esscre  dolorosa  , 
o  nondluwno  nulla  o  quasi  nulla  risentendosene  I'animale, 
lio  trovato  cli' esse  non  davano,  ben  anclie  dopo  1' opera- 
zione, die  da  nove  a  dieci  pulsazioni  per  minuto.  Qualclie 
tempo  di  poi ,  tendendo  I'animale  a  vie  piii  svegliarsi  e 
la  respirazione  a  rinascere  in  esso,  le  carotidi  davano  venti, 
poi  trenta,  poi  quarantacinque ,  poi  cento,  e  (inalmente 
centodieci  pulsazioni  in  ogni  minuto,  quando  la  respira- 
zione stata  era  del  tutto  ristabilita.  Avend'  io  allora  sotto- 
niesso  il  topo  bianco  all' azione  delfreddo,  vidi  ailievolirsi 
a  poco  a  poco  la  sua  respirazione  ,  e  le  sue  carotidi  non 
hattere  da  principio  die  cento,  poi  sessantacinque ,  poi 
cinquanta ,  poi  quarantasette  ,  poi  trenta,  poi  venti,  e  fi- 
nalmente  da  otto  a  nove  pulsazioni  ancora  per  minuto, 
f(uando  la  respirazione  fn  di  nuovo  totalmente  ahollta,  c 
I'animale  totalmente  assidcrato. 

ti  Curioso  fenomeno  era  a  vedersi  se  Tartificinle  sospen- 
sinne  del  rcspirare  non  prodnrrebbe  un  eflfctto  simile  a  fjucllo 
die  dal  letargo  prodncevasi.  La  respirazione  fu  dunque 
artificialmente  sospesa  sur  un  topo  bianco  svegliato.  II  san- 
gue  delle  carotidi  si  fecc  ben  tosto  negro,  ed  11  numero 
delle  jiulsazioni  venne  vie  piii  ristrignendosi.  Al  f|uarto 
minuto  piii  non  si  aveano  die  trentadue  pulsazioni^  niez- 
z' ora  piii  tardi  non  se  iv  cbbe  piii  alcana:  sollanto  il 
cuore  dava  da  otto  a  nove  pulsazioni  ogni  minuto,  e  qucsto 


2l6  APPKNDICE 

pra  appunto  il  nnmero  cir  io  osscrvato  avea  ])attersi  drll 
cnore  iieir  animale  in  plena  letargia.  In  quest"  esperienza 
col  sospendcro  la  rcspirazione  io  avea  riprodotto  lo  state 
clella  circolazione  nella  letargia  stessa ;  giacche  alio  stato 
della  circolazione  corrisponde  sempre  quello  del  rimanente 
deir  economia  animale.  —  La  respirazione  fu  in  seguito 
snccessivamente  sospesa  sovra  diversi  topi  bianchi ,  di  piii 
in  piii  profundamente  assiderati ;  ed  ecco  le  osservazioni 
che  mi  avvenne  di  fare.  Pi^esso  di  tntti  la  circolazione 
sopravvisse  per  qualche  tempo  alia  respirazione  ^  presso  di 
tiitti  questo  tempo  fa  altrettanto  piii  lungo,  qiianto  piii 
profondo  era  il  sopimento,  e  qnanto  piii  propria  alia  le- 
targia erane  la  temperatura.  Finalmente  col  mezzo  di  una 
sospensione  tratto  tratto  interrotta  e  ripresa  dalla  rcspira- 
zione giunsi  a  rendere  letargico  V  animale  sotto  gradi  di 
freddo  minori  di  quelli ,  de'  qnali  esso  avrelibe  avuto  bi- 
sogno  per  diventarlo  con  una  libera  respirazione.  Tntte  le 
qnali  cose  dimostrano  che  nella  letargia  it  freddo  opera  per 
mezzo  della  respirazione  e  delle  intermcdie  sue  inodificazionl 
su  questa  funzione. 

»  Io  passo  (  cosi  lo  stesso  signor  Floarens)  ad  un  altro 
ordine  di  esperienze  ^  e  mi  afFretto  ad  aggiungere  agli  an- 
zidetti  ciiriosi  risultamenti  alcnni  altri  di  maggiore  e  piii 
imraediaia  utilita.  "  Qm  T  aiitore  ricliiama  gli  esperimenti 
da  lui  fatti  sulP  influenza  die  dal  freddo  si  esercita  sovra 
alcuni  animali,  e  particolarmente  sngli  uccelli.  Noi  trala- 
sceremo  di  riferire  qnesta  ^arte  della  sua  Memoria ,  come- 
che  importance.  Diremo  bensi  cli"egli  ha  da'  suoi  esperimenti 
dedotta  T  importantissinia  conseguenza ,  essere  I' esposiz'Oiie 
ad  un  freddo  prolungaio  la  pia  possente  dede  cause  die  de- 
tenninar  possono  la  fiisia  polinonare ;  ed  al  contrario  Z'  abi- 
tazione  in  un  luogo  caldo  essere  contro  di  qursta  ma'attia  un 
mezzo  SI  possente ,  ch'  esso  solo  hasta  a  ridonare  la  salute  , 
quando  il  male  non  e  gia  di  troppo  innoltrato. 

L'antore  prendendo  occasione  da  quest' impoi-tantissimo 
risultnmento,  cui  ginnse  per  mezzo  delle  sue  esperienze 
iiitorno  ai  briiti ,  insiste  sal  partito  che  dalla  osservazione 
sulle  nmlattie  dei  brutl  trarre  potrebbesi  a  pro  dell' umana 
patologia  ,  e  qnanto  torto  avrehbesl  col  trasciirarla  o  col 
disdeguarne  lo  studio.  Merce  di  esse  provocarc  e  chiarire  si 
potrebbero  nei  bruti  le  diverse  malattie  che  nell'uomo  osser- 
vausi  •,  e   quindi ,  cio  clie  iioii  e  possibilc  di   praticarc    su  di 


PAnTE    STRANIER\.  21  7 

lui ,  tali  malattie  si  potrcl)1ipro  sovr'  essi  studinre  in  tntte 
le  loro  fasi ,  sotto  time  le  loro  forme ,  e  in  tutti  i  loro 
graili,  e  sotto  la  comparata  azione  dc' diversi  e  piu  ardi- 
mentosi  medicamenti.  —  Bnftbn  ha  detto  die  se  non  sus- 
sistessero  i  hruti ,  la  natura  dell'  uomo  sarebbe  tuttora  la  pia 
iiicomprensibile .  Cio  specialmente  si  avvera  quanto  alia  na- 
tura delle  uniane  nialattie.  Che  pero  degnissima  cosa  di 
una  nazione  che  ha  dato  il  primo  esempio  di  tante  altre 
utili  istituzioni ,  sarebbe  il  dare  qnello  ancora  di  un  sif- 
fatto  studio  veramente  sperimentale  dei  mali  che  affliggono 
r  unianita  ,  e  di  compiere  per  tal  modo  il  voto  del  gran 
medico  BagUvi,  che  giii  siuo  dal  deciniosettimo  secolo  chle- 
deva  la  foadazione  di  special!  istituti  ospedali  ove  studiare 
si  potessero  le  nialattie  dei  bruti  collo  scope  di  chiarire  e 
perfezionare  le  cognizioni  che  si  lianno  intorno  a  quelle  degli 
uomini.  Baglivi  aggiugneva  che  in  avvenire  merce  soltanto 
di  tali  istituti  potuto  sarebbesi  alia  scienza  assicurare  ra- 
pidi  e  contiauati  progressi. 

Del  resio,  oad'  aver  un'  idea  di  tutto  do  di  che  la  me- 
dicina  andar  potrebbe  un  giorno  debitrlce  alle  esperienze 
sui  bruti,  basta  il  rivolo-ere  uno  sguardo  su  cio  che  loro 
gia  dee  la  iisiologia.  E  di  fatto  non  e  Ibrse  vero  che  dagli 
esperinienti  di  Harvey,  di  Hunter,  di  Haller ,  di  Peaumur, 
di  Spallaiizani,  di  Bicliat  provennero  tntte  cotali  scoperte, 
non  iiieno  ammirabili  die  inaspettate  ?  A  siffatti  esperinienti 
non  debbonsi  forse  la  circolazioae  del  sangue ,  il  corso 
della  linfa ,  la  proprieta  che  i  nervi  hanno  di  trasmettere 
la  sensiliilita ,  quella  che  hanno  i  muscoli  di  contrarsi , 
r  azione  de'  iluidi  gastrici  nella  digestlone ,  le  opposte  qua- 
lita  del  sangue  rosso  e  del  sangue  nero  ecc.  ?  ti  lo  non 
]iarlo  (dice  il  sig.  Hourens  )  di  venti  altre  scoperte  fatte 
a'  di  nostri :  e  noto  che  una  scoperta ;,  perche  possa  am- 
mettersi ,  debb"  essere  di  gia  vecchiaj  ed  avere  ,  come  ci 
avverte  il  padre  Mallvbranche  .  una  barba  veneranda.  — 
Tutto  dee  farci  sperare  ( cosi  egli  conchiude )  die  le  idee 
da  me  ora  esposte  intorno  ai  progressi  che  la  medicina 
umana  ottener  potrebbe  dalle  esperienze  sui  bruti,  non 
saranno  male  accolte ;  giacchc  a' di  nostri  non  ci  ha  al- 
cuno,  il  (juale  ignori,  che  nella  vitale  economia  coUegansi 
le  malattie ,  le  funzioni ,  gli  organi ,  ecc;  che  operare  non 
si  puo  sulle  malattie  se  non  colle  funzioni,  ne  sulle  fun- 
zioni se  non  cogli  organi-,  e  che  quindi  la  terapeutica  fon- 
dasi  sulla  Iisiologia ,  e  questa  suir  ecououiia.   " 


2  1 8  A  T'  I'  r.  N  n  I  O  E 


BIBLIOGRAFIA. 


Xaiscrliche  Kbnigllclie  Bilder-  Qalleiie  etc.  Galcrie 
Impcrialc  -  Royalc  etc. ,  cioc  Qalleria  Imperiale  e 
Reale  di  Belvedere  a  Vienna  sui  dlsemi  del  si": 
Sigismondo  di  Ferger  etc.  —  Vienna  e  Praga, 
presso  Carlo  Haas,  gr.  infoglio,  col  testo  alcmanno 
e  francese. 


Di 


'i  qnesta  veramente  magnifica  collezione  clie  va  pnbbli- 
cantlosi  sotto  gli  ansjDicj  di  S.  M.  I.  R,  A.  I'Aiiffnsto  nostro 
Imperatore  e  Re  parlato  abl)iamo  nel  volume  5i.°,  pag.  5i. 
Essa  progredisce  felicemente ,  giunta  cssendo  oraina'i  al 
fascicolo  52.  II  prezzo  di  ciascuii  fascicolo  e  di  3  fiorini, 
nioneta  di  conveazione,  prezzo  tenne ,  quando  si  consider! 
clie  ogiii  fascicolo,  oltre  il  testo  nitidauiente  impresso  nelle 
due  liugiie  tedesca  e  francese,  coniiene  quattro  stanipe 
condotte  a  bulino  e  ad  intera  iiicisione. 


Jonrnal  des  soiirds-muets  etc.  Giornnle  dc  sordo-mutl 
e  de'  ciechi^  di  M.  Bebian^  direttore  dclT  istituzione 
speciale  dc'  sordo-mnti.  —  Parigi,  presso  Hachclte 
libra] o,  e  Treitttcl  e  Wilrtz,  in  o.°  {Prezzo  d asso- 
ciazione  a  Parigi  per  un  anno  a  dodici  fascicoli 
fr.  24). 

Sette  nmneri  fnrono  gia  pnbblicati  di  qnesto  giornale. 
Esso  contiene  le  piii  importanti  e  praticbe  osservazioiii  in- 
torno  a  tali  due  iafelici  classi  della  societa ,  mi  esame  com- 
paratlvo  de'  diversi  metodi ,  varle  notizie  storiclie  sulle 
scitole ,  noil  ineiio  che  sni  pin  celebri  istitutori,  un'espo- 
sizione  de' piii  utlli  metodi  d' insegnamento ,  ed  insomma 
tutto  cio  die  si  riferisce  alia  cura  ed  alia  educazione  de 
ciechi  e  de' sordo-muti.  Ottimo  dnnqne  e  il  sno  scopo , 
tendendo  esso  a  propagare  e  reiidere  perfetta  la  pratica 
di  nn' arte  che  restituir  dee  niigliaja  d^  inlelici  alia  vita 
sociale  .  all'  industria  ed  alia  rcligione. 


rAFxTK    ITM.T\N\.  219 


PARTE  II. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTl  ITALTANE. 

LETTERATURA    E    BELLE   ARTI. 

Dizionario  del  Dinlctto  Vcncziaiio  di  Giuseppe  Boerio. 
—  Venezia,  io2(;,  coi  dpi  di  Andrea  Santini  e  figlio, 
ill  4."  giande  di  pag.  802  e  xvi  di  prefazione. 
Prczzo  lire  austriache  26.  5o.  —  Edito  per  cura  di 
Danicle  Mania. 


X—l  una  vera  compiacenza  per  noi  ogni  volta  die  ci  ac- 
cade  di  speadere  parole  intorno  ad  opere  le  quali  siano 
volte  a  procacciare  utile  ed  onore  a  cjnesta  nostra  patria  , 
e  non  gia  a  confermarle  quel  garl)ato  appellativo  che  al- 
ciini  geografi  lianno  tolto  a  prestanza  da  qualche  celebrato 
Ronchetti  de'  tempi  loro  per  dipignerla  di  slancio  alia  mente 
altrui.  Fra  quelle  prime  ci  senibra  che  possa  essere  con 
ogni  buon  diritto  noverata  1' opera  che  ora  annunziamo , 
della  quale  facemmo  gia  alcun  cenno  all'  apparire  de'  priuii 
fascicoli  di  essa  (i)  ,  e  che  oggidi  ha  veduto  T  intiero  suo 
compimcnto. 

Ognuno  sa  che ,  dopo  1'  idloma  toscano  il  quale  e  base 
alia  lingua  scritta  d' Italia ,  il  d'laletto  veneziano,  fra  i 
tanti  parlati  nella  nostra  penisola,  e  quello  che  piu  co- 
munenicnte  e  conosciuto  ed  inteso  per  ogni  parte  d'  Ita- 
lia ed  anclie  oltremonti.  Esso  e  altresi  uno  de'  piii  aflini 
neir  essenza  delle  voci  all' idioma  toscano  (2);  allinitiv   cui 

(i)  Veggansi  le  pag.  210  e  seg.,  tomo  46,  quaderno  di  mag- 
gio    1R27  di  questo   Giornale. 

(2)  Per  clii  non  prt-stasse  pronta  fede  a  questa  souima  affiniti 
del  vent-to  dialetto  colla  lingua  coita  della  nazione  a  discinzione 
di  quasi  tutti  gli  altri  dialetti  italiani  ,  ne  accenneremo  qui  a!- 
cuni  esenipi.  Qual  differenza  non  passa  a  cagion  d'  csempio  fra 
il  milanese  erhlon,  il  bresciano  roxajott  ,  il  friulano  cesaron,  la 
bolognese  arveja  c  i  piscllL  italiani  ?    Poca  o  iicssuna  fra  questi 


220  APPENDTCK 

per  avventura  c  da  ascriversi  quella  graz'ia  clie  lo  Speroni 
ed  il  Bemlio  trovarono  s'l  facile  appo  i  custodi  del  fiore 
di  nostra  favella  e  die  fu  si  a  lungo  contrastata  all'  Ariosto 
ed  al  Tasso.  Non  lieve  impronta  si  riconosce  pariinente 
in  esso  delle  lingue  orieiitali  come  ce  ne  assicura  Apostolo 
Zeno ,  e  soprnttutto  della  lingua  latina  e  della  greca  (i) 
coine  ce  iie  convince  in  cpiesto  sue  libro  il  signor  Boerio 
clie  di  siffaite  analogic  spesse  volte  dottamente  discorre. 
Tutti  questi  prcgi  pero  ,  ancorche  cresciuti  a  senipre  mag- 
gior  consistenza  per  Tazione  esercitata  snl  dialetto  dal 
foro  5  dal  teatro  e  dal  principato  di  Venezia  ,  non  lo  fe- 
cero  esente  da  qvtelle  piii  o  men  grandi  difFerenze  fra  esso 
e  la  lingua  scritta  d""  Italia ,  le  qnali  rendono  utili  agli 
studiosi  i  dizionarj  confrontatori  di  quelle  varieta  e  dlfTit- 
sori  della  lingua  comune  della  nazione.  Venezia  non  per- 
tanto  fu   1*  ultima    in  ragion    di    tempo  a  procacciare  a  se 

ultimi  e  i  blsl  venezlaiii ,  quasi  )iiu  ancora  che  fra  essi  e  i  pois 
pieaiuntesi  e  i  poisci  genovesi.  —  Dindlo  e  assai  piu  prossinio 
al  pnlln  d' India  di  quello  che  non  siano  il  pollin  milanese,  il 
tuclieln  boldgnese  ,  il  piton  niantovano  ,  il  libin  genovese.  —  II 
vangil  padovano  e  veneto  e  fratello  carnale  dell'  italiano  vangile 
da  cui  sono  lontani  le  nidle  niiglia  \\  gainber  milanese,  la  bolo- 
gnese  ferleta ,  la  posca  bresciana.  —  E  chi  e  che  non  vegga 
affatto  iraliane  o  bt-n  jiioco  svariaiitine  le  voci  Rio  ^  Melenso , 
PennalciiO  1  Margotta  ,  Corba  ,  Novizza  ,  Piantazeiie  ,  Sgretolar, 
Sialaquar  ,  Estirpar  ,  Coltra  ,  Pilacara  ,  Ansar  ,  Cubatcol ,  Gastald, 
Aiuoriid  ,  Hatticegola  o  Fiordeli-fo  ,  Calza  ,  Elera  ,  Ramengo  i  Re- 
vendicolo,  Latar,  Parscmolo  e  niille  altre  che  qui  e  uopo  soppri- 
mere  ppr  non  riescn*  di  tedio  ai  lettori  ? 

(i)  Non  fa  bisogno  di  abbacar  piu  che  tanto  alia  foggia  dei 
Henagi  e  de'  Ferrari  per  riconoscere  le  voci  latine  Cicindcla  i 
Tannes  ^  Follis  ^  Pisa,  Glomus,  Alveolus,  Planus  pes,  Phalangoe 
ne' vocaboli  veneziani  Cesendelo  ,  Tarma  ,  Fdlo,  Bisi  ,  Gemo  , 
Albol  ,  Pepian  ,  Palanze  e  in  parecchie  altre  siiFatte  come  Populo  , 
Profiigar  ,  ecc.  La  voce  Palanze  segnataniente  non  ci  rappre- 
senta  essa  la  navale  architettura  veneta  flgha  della  latina  o  forse 
anco    nieglio   della   orientale? 

Di  greca  origine  sono  certaraente  le  voci  Mcgdlo  ,  More  , 
Magari  ,  Proscinb  ,  Proto  ,  Pite  ,  Proton  ,  Protopapa  ,  Enota  enota 
enio  ed  altre  niolte  siffatte  che  leggonsi  a'  lor  luoghi  in  Cjuesto 
Dizionario.  Lo  stesso  sig.  Boerio  ci  avvette  clie  Pontico  Virunio 
ne'siioi  Commentarj  alia  Grammatica  greca  del  Guarino  non  dubito 
d' asserire  che  si  riconosce  nel  dialetto  veneziano  la  maesta 
della  ereca  favella,  e  di  uotar  parecchie  desinenze  di  voci  si- 
niili  al  dialetto  ionico. 


PARTE    ITALIVNA.  22  1 

stessa  il  siissiJio  dl  un  dizionario  sifTntto  (i),  forsp  pcrchc 
di  poco  utile  potca  tornarle  allora  ipiando  il  priniato  ch'  essa 
teiieva  fra  i  prliicipati  italiani  reiideva  nioiicta  corrente  il 
suo  dialetto  in  tutte  iiucUe  region!    clie  le  crano    soggette. 

(i)  Priiuo  ia  Italia  a  dar  T  esempio  di  simili  Dizionarj  di 
dialetto  fu  il  niilanese  Giuseppe  Capis  clie  sul  finir  del  secolo 
16."  conipil!)  un  cataloghetto  di  voci  milanesi  uiorte  oggidi  ia 
cilta  e  vive  soltanto  nei  colli  di  Briaiiza.  Ad  esso  terine  dietro 
il  iMoiiialbaiii  o  sia  il  Bumaldi  colie  sue  Origiiii  del  dialetto  bo- 
lognese.  Ma  auibcdue  qiusci  catalogtii  suno  diretti  dalla  sola 
volonta  di  magnificare  cpie'  due  idioini  derivandone  le  origin! 
dalle  lingue  dotte.  A  provvedersi  d'  un  Vocabolario  clie  per 
mezzo  del  confi-onto  del  proprio  veniacolo  tendesse  ad  agevo- 
lare  la  cognizione  della  lingua  generale  d'  Italia  fu  Brescia  la 
prima.  Ad  essa  tenne  dietro  Mantova  coll'  Indice  die  alle  opere 
di  Teofilo  Folengo  ap))OSe  il  Tarenga  ;  indi  Napoli  a  cui  il  ce- 
lebre  Gatlianl  douo  a  tal  iiopo  una  sua  bclia  ed  erudita  faticaj 
il  Pipino  diede  poi  al  Piemonte  un  sifiatto  sussidio  ,  come  dopo 
di  lui  con  esimio  e  grandioso  lavoro  uno  ne  soaiministro  alia 
Sicilia  r  abate  I'ascjualino  ;  ed  ultima  nel  secolo  scorso  ad  otte- 
nerlo  fu  la  Provinria  padovana  cui  il  Patriarclii  diede  quel 
dizionaiio  di  cui  abbiamo  tre  successive  edizioni  le  quali ,  forse 
per  capriccio  de'  tipografi  ,  portano  pero  ua  titolo  clie  contrasta 
colla  realia  dell'  opera  e  colle  dichiarazioni  dall'  autore  mede- 
simo  fatte  nella  sua  prefazione.  Nel  corrente  secolo  poi  piii 
ricclii  od  esatti  dizionarj  vernaooli  ottennero  il  Piemonte  pt-r 
opera  del  Capello  di  Sanfranco  e  dello  Zalli  di  Cliieri  ;  Brescia 
jier  opera  del  IMelchiorri ;  Bologna  per  mano  del  Ferrari ;  alcun 
saggio  n'  ebbe  il  Friuli  nelT  indice  fnulano  dal  Zorutti  aggiunto 
all'opere  del  Colloredo  ;  alcuno  Verona  negl' indicetti  del  Venturi 
e  dcir  Angeli  ,  e  Cremona  uell'  indicetto  del  Vercelli.  E  di 
nuovo  pure  s' ebbero  i  lor  dizionarj  vernacoli  Ferrara ,  Milano, 
Wantova  e  Panua  per  opera  del  JSauniui ,  del  Cherubini ,  del 
Pescliieri.  A  tutti  questi  tenne  dietro  Venezia  come  so])ra  di- 
Gnmuio.  Cio  die  e  singolare  e  il  vedere  ancora  sprovvisti  dei 
loro  dizionarj  vernacoli  la  Sardegna ,  il  Friuli,  il  Genovesato  e 
la  Calabria ,  paesi  tutti  die  [ler  la  gomma  discordanza  corrente 
fra  i  loro  dialetti  e  la  lingua  colta  della  nazione  avrebbero  piu  di 
niohi  altri  avuto  bisogno  di  nn  siH'.itto  sussidio.  Bla  forse  1' eseiu- 
pio  del  nostro  Boerio  sara  sprone  sulliftiente  ad  alcun  dotto  di 
que'  paesi  per  donare  cpiando  clie  sia  alia  patria  sua  un'  npera 
ill  cosi  estesa  utihta.  (NB.  Era  gi;i  scriita  ipiesta  nota  allorclie 
venae  a  cogniziou  nostra  andie  uii  piccolo  Dizionario  domestico 
paveac  ,  publdicato  a  questi  ultiaii  gioriii  ,  del  quale  darcmO 
contc/za  in   alcuao  de'  prossiiiii  fasciculi.  ) 


223  APPENDICE 

111  oggi  senti  essa  il  bisogno  lIi  consimlle  ajuto,  e  trovo 
nel  signor  Boerio  chi  le  ne  fece  aiupia  ragione  donaiidole 
nil''  opera  clie  luerita  senza  fallo  iV  essere  anteposta  a  quaiite 
altre  d' eguale  natiua  vantaiio  sin  qui  le  altre  piovincie 
italiane. 

Noi  non  vorrcmino  pero  che  chi  avra  ad  nsai'e  di  que- 
sto  bellissimo  libro  del  signor  Boerio  fosse  del  niimero  di 
que'  noil  poclii  i  quali  ,  abituati  ad  inferlr  giudizio  della 
buona  pasta  d'  un  uomo  dalla  polvere  di  Cipri  in  cui  quel 
tale  uomo  alFoghi ,  sogliono  anche  giurare  del  nierito  d'  un 
libro  nella  prefazione  di  quello.  A  questi  silTatti  noi  ri- 
corderemo  che  se  frequenti  sono  in  societa  i  visi  promet- 
titori  di  menti  faiissime  e  d'  ottiuii  cuori  e  mantenitori 
alia  prova  del  contrario ,  non  manco  e  penuria  nelle  bi- 
blioteche  di  prefazloni  promettenti  niari  e  monti  clie  rie- 
scono  spesso  alia  prova  rivoli  e  renai.  Piii  presto  troviamo 
pioni  zeppi  di  cose  que'  libri  che  si  stanno  content!  a 
poche  parole  d' anticamera ,  anziche  quelli  i  quali,  sfia- 
tandosi  in  sulla  porta  per  avvertirci  cli'  ei  ci  recano  V  on- 
niscienza  in  casa ,  non  hanno  poi  parole  e  non  ritrovano 
pill  se  stessi  allorche  ci  sono  in  camera  per  mantenerci 
il  promesso.  Cosi  pure  nella  prefazione  di  questo  esimio 
suo  dizionario  non  si  sbraccia  punto  il  signor  Boerio  per 
prometterci  le  mille  cose  che  il  libro  ci  mantiene  senza 
pill  a  cento  doppj.  Premesse  alcune  parche  ma  giudizlose 
notizie  storiche  sul  veneto  dialetto ,  e  date  le  debite  lodi 
alia  letteratura  del  vernacolo  veneto  (i),  I'autore  discorre 
brevemente  sulla  utilita  del  suo  lavoro ,  e  quindi  con  noa 
molte  ma  ben  ponderate  parole  discorre  delle  norme  alle 
quali  ei  s'  atteane    nell'  accettar  delle    voci  e  nel   modo  di 


(i)  Carlo  Luigi  Fevnow  ne'  suoi  Romische  Studicn  (torn.  Ill  , 
pacg.  398  e  seg.  )  pnrla  esso  pure  a  lungo  e  coi  debiti  elogi 
della  letteratura  di  questo  dialetto  ,  e  assevera  clie  nessun  aliro 
idioiiia  fu  cosi  spesso  e  feliceuietite  introdotto  sul  teatro  come 
il  veneziano;  e  di  fatto  noi  tutti  anco  oggidi  rivedianio  con 
ijiacere  le  venetc  commedie  delT  iauiiortale  Goldoni  allorche  ne 
son  porte  da  cuuiici  valorosi  e  coiiuscitori  di  quel  dialetto.  Lo 
stesso  Fernow  accenna  ricco  questo  idioiua  di  loinposizioni  poe- 
ti<.-lie  d'  ogni  specie  ,  del  die  ognuuo  puo  conviiicersi  colla  sola 
Jettuia  della  Coliezioue  di  poesie  ve«ete  iuipressa  iu  Veuezia 
pochi   aaui  sono   ui    J2   vuluuietti. 


PARTE    ITALl.VNA.  223 

presentarle  cosl  come  la  pioniinzia  suggerlsce  (i),  Dopo 
di  cii>  r  autore  coiicliiiule  col  ringraziare  chi  lo  giovo  di 
c[iialclic  notizia  utile  al  suo  scopo  (2) ,  ed  entra  senza  piix 
in  materia.  A  questa  prefazione  impertanto  e  al  dizioiiario 
die  le  tien  dietro  noi  rimaadereiiiino  volontieri  ( s' ei  non 
avessero  aviito  troppa  fretta  d' andarsene  di  lit)  quel  Pi- 
piiii  e  quei  Tavenga  e  (piegli  altri  loro  confratelli  i  qnali 
del  notissimo  epigfamma  di  Staligero  sui  Lessicograii  fecero 
scudo  a  cpie'  loro  sclieletri  di  vocabolarj  coa  piu  ciie  troppa 
iiidiilgenza  per  le  agiate  signorie    loro.  Bla  basti  di  cio. 

Troppo  malagevole  cosa  e  il  dare  una  piena  idea  d'  un 
dizionario  in  un  giornale  destinato  di  sua  natura  a  non 
troppo  lunghe  e  non  aride  discnssioni.  Pure  ne  diremo 
qui  non  il  molto  die  si  dovrebbe ,  ma  quel  poco  clie  basti 
a  fare  in  parte  conoscere  1'  importaaza  di  questo  ottimo 
lavoro  del  signor  Boerio. 

Un  dizionario  di  dialetto  allora  tanto  piii  si  approssima 
alia  perfezione  quanto  piii  facilita  ci  porge  di  voltare  ogni 
nostra  vernacola  espressione  nella  lingua  colta  della  na- 
zione.  A  cotal  fine  c  d'  uopo  ch"  esso  tutte  contenga  le  voci 


(i)  Per  questo  lato  il  sig.  Boerio  segui  con  lodevole  prudenza 
piuttosto  r  iiso  da  lunga  pezza  consicrato  clie  non  le  nuove  , 
ancorclie  inpegnose ,  idee  rlie  il  sig.  Alvera  da  Vicenza  ■venne 
pro])oneado  in  un  suo  opusroletto  di  recenre  jiubblicato.  Clii 
conosce  quanto  dillicili  siano  gli  ocdii  nostn  ad  ogni  novita 
nelle  tipidie  rapiiresentazioni  della  favf  lla  ,  sajira  certaitiente 
Luon  giado  al  sig.  Boeiio  di  questo  sagrilizio  da  lui  fatto  all'uso, 
e  cli'  egli  stesso   accenna   come  tale. 

(2)  II  non  frequente  csempio  di  modestia  col  quale  1'  egregio 
coiiipilatore  )iubblicainente  tributa  riconoscenza  a  clii  gli  fu  cortese 
d'  ajuto  in  quesra  sua  bella  impresa  ,  prova  ch'  egli  e  tra  quei 
poclii  i  quail  banno  a  guida  delle  loro  faticlie  non  gia  la  niatta 
passione  di  rinomanza  toruientatrice  de'  volgari  letterati  ,  ma 
eibbene  1' aa!ore  di  giovare  alia  scienza,  tranquillo ,  noblle  e 
cousolante  aniniatore  dei  veri  dotti,  Ci  e  quindi  grato  di  qui 
Jqietere  con  lui  die  per  la  zoologia  marina  gli  furono  larghi  di 
notizie  cosi  il  ch.  prof.  Stefano  Andrea  Renier  come  il  ch.  sig. 
dott.  Giovanni  DoiU'iiico  Nardi  di  Clliioggia,  e  per  P  ornitologia 
d  N.  U.  Niculo  Contarini  del  fu  Dci tuc<:i ,  e  che  d' un  giudizuiso 
♦•saiiie  cntico  dell' opera  stessa  antlo  egli  con  suo  profitto  debi- 
lore  agli  egregi  signori  Coiiitiiis^arj  drll'  Atenco  veueto  Ciovd/irii 
Francesco  Avesani  ,  dott.  Fi'ii>i>o  Scolari ,  abate  Pieiio  Pasinif 
e  segiiatamcnte   al  Segretario   Jolt.   Paolo  Zanuird. 


224  ArPENDTCE 

e  le  frasl  proprie  cV  un  dato  cUalctto  die  piu  o  meno  di- 
scoi'tlano  da  c[iiclla  lingua  die  e  propria  degli  scrittori  e 
dei  ben  parlanti  i,  die  esso  ce  Ic  presenti  scritte  cosi  die 
noil  ci  occorra  il  filo  d'  Arianna  per  rintracciarle :,  die  per 
Ijella  e  Ijuona  lingua  ei  non  ci  venda  a  cliius''  occhi  ogni 
voce  die  sia  scappata  di  sotto  la  penna  degli  scrittori  i 
die  ci  dia  modo  a  non  errare  canibiando  nioneta  nobile 
con  igiiobile  o  inversamente  ^  e  die  in  quella  parte  sovra 
tiitto  ci  ajuti  la  quale  riesce  di  maggiore  didicolta  a  clii 
non  nacque  in  Toscana ,  cloe  die  esattamente  ci  soniini- 
nlstri  tutte  quelle  voci  italiane  d' arti  e  d' usi  famigliari 
delle  quali  noi  a  mala  pena  sappianio  i  corrispondenti  nel 
vernacolo  nostro.  Tutti  questi  scopi  ci  e  seuibrato  siano 
stati  conseguiti  dal  signor  Boerio  in  questo  suo  dizionario  ; 
e  a  darne  qui  magglor  prova  di  quello  die  non  potremnio 
con  di  troppe  e  piii  presto  nojose  die  dilettevoli  parole 
serva  qualche  esempio  die  qui  inseriremo. 

Nasce  bisogno  ad  un  Veneziano  di  rainutamente  descri- 
vere  una  camicia ,  e  di  descriverla  per  modo  da  essere 
inteso  da  chiunque  cui  sia  fainigliare  la  colta  lingua  d'  Ita- 
lia. Vogliamo  noi  dire  die  siano  per  corrergli  tosto  alia 
mente  le  esatte  voci  italiane  die  ci  dipingono  le  varie 
parti  di  essa,  o  non  piii  presto  le  vernacole  sue  non  in- 
tese  die  da'  suoi  compatriotti  ?  E  se  alcune  andie  gli  se 
ne  affacciano  senza  fatica ,  vogliamo  noi  dire  clie  tutte? 
Clii  e  di  memoria  si  certa  die  possa  promettersi  da  tanto  ? 
Ora  ecco  in  qual  modo  il  vien  traendo  d'  iinpaccio  il  si- 
gnor Boerio : 

<i   CAMISA  ,   s.  f.   Camicia  o   Camiscia;  le  cui  parti  prlnci- 
pali  sono  le  seguenti: 

CoiiPO  DE  LA  CAMISA,  Corpo  della  ccimicia — ■  Ver- 
TAURA  I)A  COLO,  SparcUo  da  collo  ,  se  da  uoino^  ScoUo  , 
se  da  donna  —  Vertaura  de  LE  maneghe,  Sparo  delle 
maiurhe  —  Da  colo  ,  Solino  da  collo  —  Da  mani, 
rohini  o  Solini  delle  mardche  —  ScoETl ,  Gheroni  — 
Spalete,  Spallette  —  Scoetini  a  basso,  QuaJreUetti — . 
CoRESiN,    Ciioricino.    V.   Crespa  ,    Manegheto  ,    Bo- 

CHETA  ,    PlETINA.    " 
A  quel  mcJesimo  Veneziano  occorre  di  voltav  nella  lin- 
gua  generale   d'  lialia  quel   grazioso    dettato    vernacolo   che 
gli  corre   priiiio  alia  lueiite  Aver  bocca  che  vusLu,   11  s.lgnor 
Boerio  gli  suggeriscc   toslo : 


PARTE   ITALIANA.  o^j 

«  AvI;r  bocca  CHE  VUSTU ,  Aver  la  pern  mezza,  Essere  in 

felicitii  ,    in    ahbondanza.    Aver    latte    di  i^alliaa  ,•    Aver 

nova  e  pippioni ;  Aver  tre  pani  per  coppia.  » 

Vuol  egli  nominare  la   MotacilUi   Troglodytes    di  Linneo  ? 

Gli  corre  tosto  alia  inente   il  vernacolo  Jleat.in  ,  e   non  cosi 

la  voce  italiana    corrispondente.    Apre  il  Dizionario    vene- 

ziano  c  vl  trova : 

/(  REATIN  o  RosllTO,  s.  m.  T.  de'  nostri  Uccellatori ,  Scric- 

cio'o  o  Jic  di  inacclda  ,  detto  anche  Forasicpe  o  Sbuc- 

cidfratte:  da  Linn.  Motacilla  TrOi^lodytes  e  da  Temminck 

Sylvia    Troglodytes.     Uccelletto    piccoUssiuio    che    tiea 

serapre  la  coda  ritta;   la  sua  voce  e  piuttosto  un  pi- 

golio  che  un  canto,  die  fa  Cric ,  onde  gli  e  derivato 

il  nome  di  Scricciolo.    I    Veronesi  lo  chiamano  anche 

Imperatore,  i  Friulani  SCRIS  e  Favita,    in  qualche 

luogo    del   Vicentiao    Sgarela,  e  i   Bergamasclii  Fo- 

RABOSCO.    " 

Vuole    un   Veneziano    favellare    di  due    specie    di   grant 

ch'  egli  conosce  soltanto  sotto  i  nomi  di  Senza  spigarolo  e 

Mulo ,  e  favellarne  italianainente.     Ecco  in  quale  niodo  ne 

lo  venga  ajutando  il  signor  Boerlo: 

«    FORMENTO     DURO     O    SENZA     SriGAROLO,      ToSettO ,     doUO 

anche   Tosello  o  Zucco ,  Aggiunti  clie  si  danno  ad  una 

sorta  di  Grnno  cosi  appunto  nominato  dalf  essere  senza 

veste  ,  ed  e  una  varieta  del  Gentile. 

FoRMENTO  MULO ,   Frumento  gentile  o  Grano  gentile,  Di- 

cesi  di  quella  Pianta  di  frumento  la  cui  spiga  e  senza 

reste ,  onde  i  granelli    risaltano    da   un  capo  non  co- 

perto  dal  guscio.  V.  Spigarolo.  " 

Dagli  esenipi  qui  recall  agevol  cosa  e  il  farsi  una  qual- 

clie ,    benclie    tenuissima ,    idea  del  vantaggio    che  arrecar 

pub  ad  un  Veneziano    studioso    1'  aversi    da  lato    un  lijjro 

quale  e  questo  Dizionario    in  cui    alia  utilita    dollo    scope 

va  congiunta  la   perfezione  dell'  eseciizione.    E  allorche  di- 

ciaiuo  qui  perfezione,  intendiamo  di  quella  che  in  siflatte 

opere    s'lia    diritto  a  pietendere ,    giacche    non    v' ha    chi 

ignori  che,    sia  pel  continuo  oscillare    d' una  favella  qua- 

lunque,    sia    per    la  fralezza    delle    uinane    forze ,    nessun 

Dizionario  v'  ebbe  niai  il  quale  stabilmente  vantar  potesse 

in  se  raccolta  tutta  tutta  quella  lingua  ond'  esse  tratta.  Una 

vote,  e  cento  ancora,   che  un  occhio  non  dalP  enorine  peso 

deir  intiero  lavoro  alTaticato  osbcrvnr  posaa  niancanti  in  uu 

Bibl.  Ital.  T.  LV.  ]5 


2^6  A  r  1'  K  N  D   I  C  E 

Vocaliolario  qnalaiique,  noii  basteraniio  mal  per  dargli  nota 
di  grave  imperrezionc,  come  non  la  reclieranno  a  qnesto 
del  si2;nor  Boerio  qnelle  po'  dl  voci  che  ad  alcnn  curioso 
iiidagatore  noii  venissero  ritrovate  iii  esso  e  nelle  coplose 
accurate  Appendici  onde  fu  gia  daU'autore  stesso  arriccliito. 
Forse  rimarra  desiderio  in  alcuiii  che  per  que'  vocalDoli 
italiaiii  che  il  sigiior  Boerio  contrappose  ai  veneti  toglieii- 
doli  a  prestanza  non  dagU  alfal)etici  usitati  Registri  della 
nostra  favella,  nia  siljliene  agli  scrittori  o  alia  viva  parlata 
de'Toscani,  fosse  qui  iudicata  una  tale  circostanza  a  ras- 
sicuramento  de'  coscienziosi  amatorl  della  purezza  della 
nostra  lingua;  e  a  cio  fare  in  una  seconda  edlzione  noi 
pure  volentieri  esorteremmo  11  ch.  autore.  Ma  intanto  non 
lasceremo  di  qui  avvertlre  che  noi  opiniamo  possa  ognuno 
starsi  di  buon  aniuio  al  detto  da  lui  che  ci  rlsulto  a  prova 
dillgente  ed  esatto  anche  in  questo  proposito  in  tutte  quelle 
conslnilli  voci  che  pur  volemmo  riscontrare  e  che  seuipre 
trovammo  da  sincera  fonte  procedenti.  Delia  quale  nostra 
asserzione  slano  garanti  ai  lettori  gli  esempi  seguenti  : 

Nella  voce  Cuinicla  qui  addietro  rlportata  a'  vocaboli  ve- 
neti SpaJcte  e  Scoetinl  a  basso  troviamo  contrapposti  gli 
italiani  Spallette  e  QuadreLletti.  Ne'  Dlzionarj  italiani  non  si 
trovano  queste  ulthne  voci  a'  lor  luoghi  alfabetici ;  nia  in 
Caniicia  dell'  Alberti  enciclopedlco  esse  trovansi  registrate 
appuntino ;  e  forse  la  sola  morte  delF  Alberti  stesso  acca- 
duta  intanto  che  la  stampa  del  Dizionario  suo  appena  era 
pervenuta  alia  meta,  fu  motivo  dell' omissione  di  que' vo- 
caboli ne'  loro  luoghi  rispettlvi.  —  In  Reatiii  troviamo 
Sbucciafratte ,  voce  non  registrata  ne'  lessici  italiani  ;  ma 
essa  e  di  natura  tutta  itallana ,  d'  uso  comune  in  Toscana 
e  negll  autori  della  Ornitologia  fiorentina  del  1776.  —  E  in 
suir  andar  di  qiiesti  mllle  altri  esempi  di  siffatta  slcurezza 
potremmo  di  leggleri  qui  recare  se  troppe  altre  cose  non 
ci  rimanessero  a  dire  intorno  a  questa  bell'  opera. 

Non  meno  di  3o  mila  voci  contlene  questo  dizionario 
per  quanto  ci  parve  calcolando  la  cosa  in  di  grosso ;  e 
questo  rilevantlssimo  numero  da  fede  assai  facllmente  an- 
che ai  non  Veneziani  che  se  non  tutte  afFatto ,  quasi  tutte 
almeno  sono  qui  registrate  le  voci  venete  piii  dlscordanti 
dalle  italiane ,  e  in  un  col  resto  fa  testimonianza  della 
possiblle  perfezione  di  questo  lavoro.  D'  alcune  artl  poco 
coltivate  in  Venezia  per  la  particolar  sua  poblaione  poche 


PARTE    ITALIANA.  SS^ 

voci  reca  in  mezzo  cjuesto  libro ;  ma  clil  cei-(;;issc  in  csso 
i  vocaljoli ,  pogniani  caso ,  clie  souo  propij  ilcl  sellajo,  e 
non  ve  ne  trovamlo  alcuni  apponesse  percio  nota  cli  man- 
cante  a  questo  lUzlonario ,  nou  che  sceinar  oaore  a  chi  lo 
compilo,  parrebbe  .a  noi  da  assomigliarsi  a  qnel  buon 
uomo  che  dell'  cntrar  rlncnloni  in  gondola  facea  gran  de- 
litto  ai  Veneziani  perche  sul  suo  Verbano  non  aveva  niai 
veduta  una  pccca  sitratta.  I  dizionarj  vernacoli  hanno,per 
cosk  dire,  il  diritto  di  essere  mancanti  di  quelle  voci  die 
sono  i  rapjircsentativi  d'  oggetti  igiioti  iielle  diverse  pro- 
vincie  per  le  qiiali  son  fatti  j  e  chi  p.  e.  cercassc  nel  Di- 
zionario  veneto  o  nel  inilaiiese  o  nel  parinigiano  o  nel 
iiiantovano  la  Ferula  communis,  daria  segno  di  non  cono- 
scere  clie  di  questa  pianta  non  e  in  quelle  provincie  ([uel- 
1'  abbondanza  che  e  in  Sicllia  ed  in  Calabria  j  ch'  essa 
quindi  riesce  ignota  ai  piii ,  e  che  se  ne  vitol  piu  presto 
domandar  conto  al  Vocabolario  siciliano,  il  quale  non  nian- 
cher.i  di  dirgli  che  cosa  sla  la  Fcrra  che  gli  antichi  usa- 
vano  per  tare  le  incannucciatc  ,  od  ai  botanici  che  di  ogni 
jjaese  fauao  patvia  alF  opere  loro.  Cosiffatte  mancanze  in- 
dispcnsal)ili  nelle  opere  di  questo  genere  si  riconoscono 
nei  dizionarj  degl'  idiomi  piii  aflini  tra  loro  ,  e  a  torto 
quindi  sarcl)l)ero  rimproverate  in  quello  di  cui  ora  par- 
liauio.  A  questo  pero  esso  supplisce  coU'  inmiensa  ricchezza 
die  presenta  alia  stessa  parlata  generale  dcUa  nazione  nelle 
tante  voci  che  per  le  produzioni  marine ,  per  le  pesche 
vallive ,  per  la  cereria,  per  T  arte  vetraria  e  per  la  iiia- 
rincria  Venezia  ha  il  quasi  esclusivo  diritto  di  soinmini- 
strarlc.  Delle  quali  voci  nessuii  piii  ampio  tesoro  che  que- 
sto del  Dizionario  veneziano  potranno  un  di  ritrovare  i 
compilatori  del  codice  di  nostra  linti;ua,  se  pur  verra  iin 
di  in  che  essi  vorranno  accordare  ad  ogni  provincia  d'  Ita- 
lia il  diritto  di  soinmintstrare  alia  lingua  generale  dclla 
nazione  i  rappresentativi  di  fjuegli  oggetti  naturali  o  del- 
i' arte  onde  esse  hanno  esclusivo  possesso.  E  frattanto  ci 
giovera  somriiamenie  questo  vocabolario  per  intendere  al- 
quanto  queir  unico  i-egistro  del  Grisellini  e  del  Fassadoni 
che  per  tutta  tecnologia  possiede  fin  qui  1"  Italia  ,  il  quale, 
scritto  in  lingua  piii  presto  vcneziana  die  italiana,  pre- 
senta ad  ogni  passo  voci,  come  Grisiola ,  Otda,  ecc.  a 
capir  le  quali  e  forza  che  ogni  non  Veneto  abbia  pur  alle 
mani  il   Boerio  so  vuol  trarsi  d'  intrigo. 


228  A  r  r  E  N  n  I  c  E 

Oltre  a  qnesti  intrinseci  pregi  ,  di  moltl  altrl  accessor] 
placque  al  signor  Boeiio  di  adornare  il  suo  lavoi-o.  Con 
ottimo  accorginiento  egli  accenna  sempi-e  le  oiigini  plau- 
sibili  delle  voci  veneziane  f,  distingue  le  antiche  dalle  mo- 
derne  :,  e  segna  T  epoca  dell'  introduzlone  di  queste  iiltime 
nel  dialetto.  E  questo  amerebbesi  pur  tanto  di  rinvenire 
anclie  nei  lessici  della  lingua  nostra ,  ne'  quali  con  questo 
solo  mezzo  per  avventura  potrebbesi  far  cessare  una  volta 
queir  eterno  contrasto  fra  la  lingua  d' un  tempo,  ch'essici 
porgono  come  viva  ed  esclusiva  padrona ,  e  qviella  real- 
niente  parlata  a' di  nostri  ch' essi  quasi  sempre  ripudiano; 
contrasto  die  ci  obbliga,  per  esempio,  a  cbiamar  col  di- 
zionario  diatribe  le  dissertazioni  di  Platone  .  assorellandole 
cosi  neir  idea  nostra  d'  oggigiorno  con  quelle  caritatevoli 
lavate  di  capo  che  si  diedero  mezzo  secolo  fa  Agatopisto 
e  Aristarco.  Spessissime  volte  ai  vocaboli  veneti  e  italiani 
rappresentatori  degli  oggetti  proprj  dei  tre  regni  naturali 
il  signor  Boerio  fa  tener  compagnia  dalle  voci  corrispon- 
denti  dei  dialetti  Veronese,  padovano ,  vicentino,  rovi- 
gliese ,  friulano ,  bresciano ,  ecc. ;  la  qual  cosa  non  e  pic- 
ciolo  preglo  in  questo  libro  per  chi  sa  quanto  giovi  tal- 
volta  al  ritrovamento  d'  alcuna  voce  il  sussidio  di  parec- 
cliie  sinonime  d'  ogni  procedenza ;  oltra  di  che  rende  essa 
questo  Dizionario  utile  non  alia  sola  provincia  di  Venezia, 
ma  ben  anco  a  quelle  di  Verona,  di  Vicenza,  di  Padova, 
di  Rovigo,  di  Treviso  e  del  Friuli.  Pregio  grande  poi  repu- 
tiamo  in  questo  libro  la  memoria  esattissima  cU'  ei  ci  con- 
serva  di  tntto  clo  che  alia  veneta  dominazione  d'  altrl  di 
particolarmente  si  riferisce ,  dandoci  esso  a  conoscere  in- 
sieme  coUe  voci  proprie  del  dominie  della  storia  anche 
r  idea  di  cio  che  esse  importavano.  Egli  e  vero  che  molte 
di  sifFatte  voci  furono  anche  nel  codice  della  nostra  favella 
allogate,  come  sarebbero  a  dire  la  gazzetta ,  il  inattapane , 
il  Fregadi,  la  Sensa,  i  DiecE  (Diese  )  e  tutta  quanta  la 
famiglia  cmogaresca ,  ecc.  coa  una  parziallta  negata  alia 
parpajola  genovese  ,  alia  berUnga  milanese ,  alio  stralicoto 
messinese ,  al  casso  friulano  ,  alia  Sacra  Coscienza  siciliana , 
alia  Gnoccolara  Veronese ,  e  insino  al  ConsigUo  del  Cento 
di  Firenze  ed  ai  Terzierl  di  Lucca  con  forse  otto  o  nove 
inila  altre  voci  su  questo  andare.  Ma  le  voci  venete  regi- 
strate  da  quel  codice  sono  prcssoche  un  nulla  a  petto  alle 
infinite  che  iie  reca   in   questo  suo  libro    il  signor  Boerio.. 


PARTE    ITALIANA.  229 

come  sare1)l)cro  Strettczzc  ,  CoJlcg^i ,  Dogalina  ,  ecc. ;  eel  aaco 
quelle  poclic  non  seinpre  sono  con  esatte/.za  di  valori 
esposte ,  e  talvolta  auco  soao  travisate  affatto ,  cosi  come 
avvenae  gl;i  all'  AIIktiL  di  voltare  un  Ilio  di  Venezia  in 
un  liione  di  Roma.  Noa  cosi  accade  in  questo  libro  del 
signer  Boeiio  nel  quale  le  voci  sifFatte  sono  con  ogni  mag- 
gior  esattezza  spiegate ,  e  ti  ajutano  maravigliosamente  ad 
intendere  i  libri  del  Lastcsio ,  del  Paruta,  del  Nani ,  del 
Morosini  e  di  tant' altri  veneziani  scrittori.  Un  simile  pre- 
gio  allresi  torna  singolarmcnte  vantaggioso  ai  di  nostri  per 
r  intelligenza  di  quelle  opere  nelle  quali  viene  posto  a 
soggetto  delle  nostra  riflessioni  non  piii  T  uomo  di  tutti  i 
tempi  e  luoglii ,  ma  quello  bensi  di  alcuni  brevi  tratti  di 
tempo  6  d'  alcuni  particolari  paesi.  In  questo  Dizionario 
veneziano  per  es.  potra  un  lettore  della  Signora  di  Monza 
riconoscere  facilmente  clii  si  fossero  quei  Tre  dei  quali 
tanto  temeva  quello  sciagurato  d'  Egidio ,  come  in  un  vo- 
cabolario  de'  dialetti  toscani  troverebbe  forse  niodo  a  ca- 
pire  che  cosa  fossero  gli  scagnozzi  e  i  fiandrotd  e  i  casi- 
glianl  e  le  cocchc  de  greinbiali  e  i  cozzl  de  inesciroba  e  si- 
uiili  altre  faccende  che  si  trovarono  alle  mani  le  persone 
messe  in  ballo  da  quella  Signora.  Delle  quali  voci  per 
nessun  modo  e  dalo  a  un  non  Toscano  di  conoscere  Jl  va- 
lore  ancorchc  ei  si  trovasse  da  fianco  quanti  mai  tlizionarj 
italiani  uscirono  alia  luce  del  sole  inlin  qui  dal  Pergamino 
e  dalla  Fabbrica  del  Mondo  delPAlunno  venendo  giii  giii 
infmo  alia  Patavina  Risuscitatrice  della  Piazza  universale 
del  Garzoni. 

Noi  siamo  pertanto  d'  avviso  che  questa  liclF  opera  del 
signor  Boerio  non  ai  soli  Veneziani,  ma  anco  al  restante 
degl' Italiani  sara  per  tornarc  utilissima ,  e  cio  infino  a 
tanto  che  rimarra  insoddisfatto  il  desiderio  die  tuttora 
nutriamo  d'  un'  enciclopcdia  e  d'  un  dizionario  d'  arti  e  me- 
stieri  e  d'  un  buon  dizionario  generale  della  lingua.  E  sem- 
pre  plix  vantaggiosa  verra  essa  divenendo  quando  al  gia 
compiuto  lavoro  attuale  vorra  il  signor  Boerio  aggiungere 
rindlce  italiano-veneto  di  che  egli  ci  lascia  speranza ,  e 
a  publilicare  il  quale  noi  vivaniente  lo  confortiaiuo.  La  nou 
comune  costanza  colla  quale  egli  condusse  a  si  felice  coin- 
pimento  r  attual  suo  lavoro  iii'quella  eta  nella  quale  so- 
gliono  i  pin  darsi  in  l^raccio  al  riposo  ci  e  caparra  del 
vederci    presto    donato    questo    secondo    utilissimo  oussidio 


23o  A  P  P  K  N  D  I  C  E 

letterario ,  e  di  vetlercelo  donate  da  la'i  die  megl'io  di 
chlunc[ue  per  le  prcccdutc  faticlie  il  pno  fare.  Ad  ogni 
alt.ro  (c  gli  ardimentosi  son  molti !  )  potrel)1je  a  prima 
froiite  sembrar  nuesta  un' assai  facile  inipresa  ^  ma  ai  ferri 
cli' e' si  venisse,  si  vedreblje  per  avveiitura  die  iioii  coUa 
debita  perfezione  ,  e  non  senza  triplice  impiogo  di  tempo 
e  fatica  verreljlie  fatto  altrui  di  presentarcelo. 

Noil  finirenio  senz'  acceiinare  die  quest'  opera  costo  al 
sl<Tnor  Bocrio  2  5  anni  di  lavoro.  Questa  circostanza  ,  no- 
tabilissima  nel  secolo  nostro  che  uno  scrittore  oltraniontano 
diiama  con  verita  le  siecle  expeditif  qui  met  tout  en  serre- 
chaude ,  pno  essere  ottlma  lezione  a' giovani  i  qnali,  de- 
siosi  per  solito  di  cignersl  alia  presta  ui^' aureola  qual 
di' ella  si  sia,  s' inducono  ben  sovente  a  supporre  die  il 
genio  teiiga  luogo  d' ogni  cosa  nel  mondo,  e  (cio  cli' e  anco 
peggio)  che  ogni  po'  di  sapere  ch'  esca  un  tantino  di 
rjga  volgare  sia  di  quel  genio  siffatto.  Ma  s'  e'  non  si  con- 
servano  talpe  quanto  lor  dura  la  vita,  s' avveggono  pure 
una  volta  che  a  tante  pin  incognite  pno  itn  uomo  speran- 
zarsi  di  penetrare  nel  regno  dello  sclbile  umano  quante 
piu  cognite  ei  s''  ha  gia  in  poter  suo ;  cognite  T  acquisto 
delle  quali  e  bensi  agevolato  dal  genio ,  ma  accordato  sol- 
tanto  alio  studio  e  alio  studio  pertinace.  Pochissimi  sono 
i  cervelloni  che  regger  possano  con  buon  esito  al  miraco- 
loso  sbrigamento  di  cui  e  andazzo  nel  secolo  nostro  ;  e  di 
slfFatti  cervelloni  uno  solo  ne  vedemmo  per  avventura  a'  di 
nostrl  fra  noi;  ma  anche  quell' uno  (che  tnttora  piangiamo 
toltoci  miseramente  al  nascere  di  quest' anno)  s' era  pur 
venuto  formando  nello  stitdio  taciturno  di  35  anni.  Enrico 
da  Gamodia,  o  Marco  da  Campione  ch' ei  si  fosse,  si  mise 
certo  lo  expeditif  sotto  ai  piedi  allorche  disegno  quella 
mole  che  e  il  piu  grandioso  monumenio  della  nostra  Mi- 
laao;  ma  della  vista  di  tale  monumento,  da' fronzoli  in 
fuori,  godranno  senza  dubbio  le  generazioni  inilanesi  di 
qua  a  lien  3o  secoli  ,  se  pur  3o  secoli  concederanno  a 
questo  globo  suljlunare  le  secolari  ricorrenti  predizioni  di 
quelle  Ijenedetie  donniccinole  die  son  le  ombre  del  quadro 
sociale.  L' Arco  del  Sempioue  non  A'iene  sorgendo  in  tre 
di  come  gia  surse  qualclie  porta  di  Milauo  ;  ma  esso  terra 
ferma  compagnia  a  quel  prinio  monumento,  e  (  benclie  per 
inversa  ragione  al  par  di  esso  svantaggiato  dal  puiito  ov'e' 
siede )   nianterra  viva  a' pin  tardi  uostri  ncpoti  la  inemoria 


rVHTE    ITALIANA.  23 1 

del  nillinosp  Tnlladio.  I  caleidoscopj  airinvecc,  i  veloci- 
pcdi  e  cciit'altre  Jjagattelle  di  quella  fatta  nate  il  mattino 
fur  morte  a  vespro ;  cosi  come  vedeiumo  tra  nol  noii  po- 
clu  palazzotti  sorti  in  meno  di  sei  Inne  venir  rafTazzonati 
sei  volte  in  mono  di  sei  Instri.  Noi  non  sapremmo  cjuindi 
raccomandar  tanto  die  hasti  a  chi  ha  troppa  furia  di  far 
vedere  per  le  piazze  il  proprio  cervello  d'  avere  spesso 
presence  Tcscmpio  di  questo  esiniio  compilatore  del  Dizio- 
nario  veneziano,  alia  cui  opera  promettono  lunga  e  fernia 
durata  que'  venticinque  anni  cU'  ei  vi  spese  dattorno  ,  come 
ferma  e  vcgeta  la  vanno  mantenendo  al  Codice  della  lati- 
nita  quegli  undici  lustri  che  il  Forcellini  ebbe  pazienza  di 
consacrargli. 


Rivista  lettcraria  del  lihri  chc  si  stamparono  in  Torino 

negli  anni  1827  e  1828.  —  Torino,   1829,  per  gll 

crcdi  Botta ,  in  8.°,   di  pag.  428 ,  oltre  I  avviso  ai 

Icttori  ,  I  indicc  ed  un  Inugo  Errata  ,  ital.  lir.  3.  5o. 

Questo  libro  ci  sembra  modellato  suUa  Rivista  del  nostro 

chirnrgo  Franco  Splitz ;   gli    articoli  non    vi    sono    sempre 

sceveri  da  prevenzione  o    da   spirit©   dl    parti,    talvolta  si 

risentono  auche  di  una  tal  quale  sempre  ridicola  saccenteria. 


Opere  del  contc  Gasparo  Gozzi  vinizinno ,  vol.  XX, 
—  Bergamo,  \?ii<) ,  presso  Tommaso  Fantozzi  cdi- 
tore  {Brescia  coi  dpi  dl  Gaetano  Venturini),  in  16.°, 
di  pag.  2-7. 

Con  qnesto  volume  si  compie  1' edlzionc  delle  opere  del 
Gozzi,  della  quale  parlato  abbiamo  ncl  volume  47°,  pag- 
437.  Esso  contienc  le  Lettere  familiari  e  le  poesic  riinaste 
ineditc  fino  nil' cpoca  1820,  con  I' aggiunta  di  alcnnc  le 
quali  non  si  compresero  ncll'  edizione  di  Pndova. 


*Encide  di  Firgilio  ,  tradnzinne  di  Enfrosina  JIFas- 
soNr.  —  Lucca,  1029,  dalla  ducale  dpografia  Bcr- 
tini  ,  in  12.°  {E  in  lersi  sciold). 

Enetde  di  Virgilio  ,  volgarizzata  da  Bartolommeo  Bc- 
V  ERIN  I.  —  Liicca ,  1829  ,  presso  BcnccUiii  e  Rocclii . 
torn.  I  in  \'2.^ 


232  APPENDICE 

*  Opcre  di  monslgnor  Jacopo  Benigno  BossuET  ve- 
scovo  di  Mcaiix ,  cdizione  piit  csatta ,  pia  compiuta 
€  megUo  ordinata  di  ogni  ultra  prcccdentc ,  ccc.  ■ — 
Brescia^  1828-1829,  in  12.°,  per  Gaetano  Ventu- 
rini.  Finora  vol.  3.  Prczzo  centesimi  12  austriaci 
per  ciascun  foglio. 

Quest'  opera  e  dedicata  a  nionsignor  Gabrio  Maria  Nava, 
zelantissinio  vescovo  di  Brescia.  II  primo  volume  non  altro 
contiene  clie  il  Discorso  procmiale ,  ecc. ,  in  cui  si  raccol- 
gono  moke  circostanze  istoriche ,  le  quali  sen'oiio  di  apparato 
alia  Itttura  de'  libri  di  cost  grande  prelato. 

*  Scelta  d'iscrizioni  niodcriie  in  lingita  italiana.  — 
Fesaro,  1829,  Nobili,  in  12.°,  di  pag.  xxix  e  201 
oltre  gl'  indici. 


Geschichte  des  etc.  Stojia  dell  impero  osmano ,  opera 
originate  tedesca  del  signer  Giuseppe  cnv.  de  Ham- 
mer,  CCC'  ,  prima  traduzione  italiana  di  Samuele 
Bom JN INI.  —  Venezia,  1829,  dai  tipi  di  Giuseppe 
Antoiielli.  Finora  vol.  4. 

II  cav.  de  Hammer  volgendo  le  sue  grandi  cognizionl 
filologiche  al  fine  piu  nobile  a  cui  si  possano  indirizzare 
siffatti  studj ,  ha  dettata  una  Gloria  dell'  impero  osmaao , 
tratta  per  la  uiaggior  parte  da  manoscritti  iinora  non  mai 
interrogati  da  niuno.  Di  tale  storia  si  lessero  gia  molti 
elogi  ne'  piu  accreditati  giornali  d'  Europa ,  e  parecchi  saggi 
ne  furon  levati  a  testillcame  V  importaaza  e  la  novita.  In 
Italia  poi  dove  lo  studio  della  letteratura  tedesca  si  e  gran- 
demente  allargato,  quest' opera  di  ua  uonio  cotanto  illustre 
doveva  essere  prontamente  tradotta^  e  questo  fece  infatti 
il  sig.  Romanini,  della  cui  versioae  abbiamo  fatta  parola 
altre  volte.  Ora  vogliamo  trascrivere  anche  noi  qualche 
saggio  dell"  opera :  e  poiche  la  storia  del  Veccluo  della  nion- 
tagna  riferita  da  un  giornale  straniero  fu  gia  fatta  cono- 
sceie  dal  Ferticari  inolti  aniii  addietro  uel  Giornale  Arca- 
dico ;  e  lo  splendido  regno  di  Suleimano  scrvi  di  saggio 
alia  Bibiioteca  Universale .  noi  fai'euio  conoscere  come  I'au- 
tore    racconti   la  storia    di    Tiiuur  o  Tamerlano,  e  la  sua 


PARTE    ITALIAMA.  233 

guerra  con  Bajezul,  e  la  cestui  prigionla ,  clie  alcunl  scrit- 
tori  e  la  popolar  tradizione  avvolseio  nelle  favole. 

11  cav.  dc  Hammer  entrancio  a  pailaie  di  un  grande 
conquistatore  quale  si  fu  Tamerlano  comincia  da  alcune 
generali  e  notalnli  osservazioni  intorno  ai  personaggi  che 
piu  s'  illustrarono  in  qucsta  carriera  si  splendida,  ma  spesso 
pero  troppo  rovinosa  al  geueie  umano.  L*  eroe  del  quale 
egli  si  acclnge  a  parlare  vince  gli  altri  conquistatori ,  per- 
che  non  solo  scppe  rovesciare  parecchi  regiii ,  ma  ben 
anche  foiidarne;  e  vinse  anciie  Alessandro,  perche  senza 
essei"  nato  al  pari  di  lui  sul  trono ,  senza  avere  avuto  ne 
I'esempio,  ne  gli  anunaestrauienti,  ne  la  potenza  ereditata 
da  un  padre  qual  fu  il  re  FilippO;,  seppe  elevarsi  all' al- 
tezza  del  trono,  consolidarlo  sulle  rovine  di  molti  altri,  e 
trasmetterlo  a'  suoi  successori  c!ie  ne  godettero  lungamente. 

Tiniur,  clie  significa  ferro  ,  fu  T  origiuario  nome  di  questo 
eroe :  avendo  egli  poi  riportata  una  ferita  che  lo  rese  zoppo 
fu  detto  Timurlenk  e  quindi  da  noi  Tamerlano.  Fu  d'  alta 
statura ,  con  fronte  spaziosa  ed  aperta ;  con  capegli  bianchi 
fin  dalla  nascita ;  di  carattere  serio  e  cupo;  nemicissimo 
d'  ogni  bugla  ;  tenacissimo  de'  suoi  propositi.  Non  amava  i 
poeti ,  ma  tenea  cari  i  medici ,  gli  astronomi ,  i  giurecon- 
sulti :  la  sua  dottrina  si  liniitava  al  saper  leggere  e  scri- 
vere :  stimava  sopra  tutto  il  libro  della  legge  di  Genglscliaa 
conosciuto  sotto  il  nome  di  Tora ,  al  quale  egli  fece  alcune 
aggiunte  importanti  rispetto  al  regolamento  degli  eserciti , 
agP  impieglii  di  corte  e  di  Stato,  ed  alia  interna  ammini- 
strazione  dclla  giustizia  e  delle  finanze.  «  Senza  la  iilosofla- 
>/  d'Antonino  (dice  V  illustre  autore),  senza  la  dotta  pedan- 
*'  teria  di  Costantino  ,  contengono  i  suoi  statuti  molte  istru- 
»  zioni  profondamente  meditate  sul  governo  militare  e  sopra 
"  una  ben  regolata  sistemazione  dello  Stato,  e  formano  il 
"  grande  originale  cui  si  son  procurati  d' imitare  due  de' 
"  suoi  discendenti  sovrani  dell' India,  cioe  lo  sciah  Buher 
>'  fondatore  dei  Gran-lMongoli ,  e  lo  sciah  Ekber  che  fu  il 
»  piii  grande  fra  questi ,  coi  commentarj  e  cogli  statuti  da 
»   loro  lasciati.  " 

Gli  anni  giovanili  di  Timur  erano  stati  un  continuo 
esercizio  di  guerre ,  di  caccia ,  di  rapine.  In  eta  di  venti- 
sette  anni  presto  si  rilevanti  servigi  all'  emir  Husein  contro 
Timurtogluck  Clian ,  che  per  ricompensa  n' ebbe  in  nioglie 
la  principessa  Tiirkaa  Chan,  sorella  del  medosimo  Huscia, 


3  34  APPENDICE 

Qnattro  annl  dopo  qnesta  sposa  morn  ed  allora  cbbc  prin- 
clpio  la  guerra  di  Tamerlano  contro  Huseiii  signore  del  Co- 
rasaii  e  della  Transoxana.  Varie  fiirono  le  vicende  di  quella 
guerra;  nia  ucciso  finalmente  Husein  dagli  Erairi ,  nulla 
pill  si  oppose  all'  innalzamento  di  Tamerlano  al  soglio  reale. 
La  sua  residenza  fu  Saraarcanda,  cui  cgli  fortifico  di  mura, 
e  abbelli  di  palazzi  e  di  giardini.  «  L'  adunanza  popolare 
"  dei  Tataii  (Kurultai)  proclamo  il  vincitore  sovrano  del 
>'  trono  da  lui  rovesciato;  lo  sceicli  Bereket  die  gli  aveva 
n  predetto  il  dominio,  ne  lo  rivesti  delle  insegne,  cioe  di 
"  bandiere  e  tamburo,  ed  aggiunse  al  suo  nome  Timur, 
>'  ferro ,  postogli  dal  padre  a  causa  della  sua  fortezza , 
"  quelli  anche  di  gran  lupo  (  Gurgan  ) ,  di  signore  del  tempo 
»  ( Ssabi])kiran )  e  di  conquistatore  del  mondo  (Gihangir): 
»  quattro  nomi  il  cui  felice  presagio  egli  pienamente  av- 
»  vero  ne'  trentasei  anni  del  suo  dominio.  "  In  questo  lungo 
regno  egli  uni  sul  proprio  capo  le  corone  di  ventisette 
paesi,  appartenenti  prima  a  nove  dinastie.  Dalla  nuiraglia 
della  Cina  sino  alle  spiagge  del  Mediterraneo,  dal  cuore 
della  Russia  sino  ai  conftni  dell'  Egitto ,  Tamerlano  con- 
quisto  e  domino  (dice  1' autore )  come  gran  lupo  facendo 
uso  del  ferro,  il  tempo  ed  il  moudo. 

Dopo  alcune  guerre  felicemente  riuscite  pote  conoscersi 
manifesta  la  passione  di  Tamerlano  per  le  conqniste  ,  e  la 
sua  brama  di  farsi  padrone  dell'  universo.  Egli  ripetea  spesso 
le  parole  di  un  poeta,  che  siccome  un  solo  Dio  e  in  cielo, 
cosi  un  solo  sovrano  debb'  essere  in  terra ;  e  che  questa 
con  tuttl  i  suoi  regtii  non  liasta  a  far  paga  1'  ambizione 
di  nn  gran  principe.  Noi  non  intendlamo  di  tener  dietro 
air  autore  dov' egli  narra  con  molta  precisioue  e  chiarezza 
le  numerose  spedizioai,  e  le  battaglie  di  Tamerlano,  e  le 
paci  da  lui  concbiuse,  e  le  citta  ora  prese  d'assalto  e 
distrutte ,  ora  edificate  e  abbellite  col  lusso  di  un  grande 
conquistatore :  che  queste  cose  non  potremmo  accennarle 
nemmeno  per  sommi  capi,  senza  riascir  troppo  langhi; 
ma  ci  trasportiamo  alia  guerra  cU'  egli  ebbe  col  cclebre 
Bajezid,  dal  cavaliere  de  Hammer  narrata  colla  solita  sua 
precisioue ,  e  non  senza  alcune  importanti  novita. 

II  ricovero  accordato  da  Bajezid  ad  alcuni  vinti  nemici 
di  Tamerlano  dlede  occasione  alia  guerra  che  si  agito  fra 
questi  due  principi  si  famosi.  Nell' anno  140x3  Tamerlano 
intimo  a  Bajezid  che  dovesse  o  far  morire  o  imprigionare 


I 


PARTE    ITALIANA.  2o5 

o  cacciar  almcno  in  esilio  Karajiisuf,  tnrcomano  del  mon- 

tone  nero,  suo  nemico.  L' intlugio  frapposto  da  Bajezid  al 

rispondere  a  quest' ambasciata,  c   il  inodo    altieio  con  cui 

poscia  rispose ,   tolsero    ogni  speranza  di  pace.   Tanierlano 

raccolse   il  projirio  esercito ,  e  con  sediziosl  consigli  distolse 

da  Bajezid  uiolti  (atari  die  si  trovavano  sotto  di  lui,  ed  al 

,    quali  riusciva  gravosa  la  severita  di  quel  principe.  Indarao 

I   le  persoue  piii  vicine  o  per  gi-ado  o  per  sangne  cercarono 

j    di  persuadere  a    Bajezid    di  amicarsi    1'  esercito  colP  cssere 

;   pin  afl'aliile  e  col  disti-ibuire  una  parte  de'  suoi  molti  tesori : 

indarno  lo  consigliarono  ad  evitare  una   Ijattaglia  in  aperta 

campagna  contro    T  esercito    di    Tanierlano  sette  volte  piu 

nunieroso    del    suo.    I    due    eserciti  si    ordinarono  in  quel 

medesimo  sito  in  cui  Ponipeo  aveva  battuto  Mitridate:  fra 

Uitti    e    due    sommavano  a    poco    nieno  di    un    milione  di 

'    soldati ,  e  d'ambe  le  parti  stava  un  gran  principe,   Tamer- 

'    lano  il  gran  htpo ,  e  Bajezid  il  fol^ore.  La  battaglia  coniin- 

'   cio  alle  sci  ore  del  niattino  :  nia  Bajezid,  abbandonato  da 

una    parte    de'  suoi    comliattenti    nel  fervor    della    pugna , 

I    vide  ben  presto  disoi'dinato  il  suo  campo,  e  decisa  in  favore 

del  suo  nemico  la  vittoria.  Mentre  tutti  fuggivano,  ecli  con 

dieci  mila    gianizzeri  si    tenne    fermo  sopra  un  altura  cbe 

aveva  occnpata.     /(Era    il    giorno  si  ardente ,  come  quello 

"  di  Honain,  in  cui    il    profeta     resistette   con  si   gran  va- 

"   lore  alia    superiorita    di   forzc    degl'  infedeli ;    si  ar(lente 

"   come  quello  suUa  pianura    di  Kerbela ,   in  cui  Husein  e 

I   «   i  suoi  figli ,    illanguiditi    dalla  sete ,  caddero  nelle  mani 

V  dei  loro  nemlci.  Bajezid  seppe  resistere  come  il  profeta 
H  c  SUO  nipote  Husein ;  i  dieci  mila  suoi  fidi  erano  inorti 
w  di  sete  o  sotto  il  ferro  dei  Tatari.  Venuta  la  notte ,  e 
»  sollecitato  dalle  persuasioni  di  Minnetbeg ,  tento  alfine 
»»  di  fuggire ;  ma  cadutogli  il  cavallo  fu  fatto  prigioniere  da 
u  Malimud  chan  discendente    di   Gengisclian ,  clian  titoiare 

"  del    Giagatai Pretende    lo  storico  bizantino  Duca 

"  clie  Tamerlano  giocasse  a  scacchi  con  suo  liglio  Sciaii- 
»'  roch  ,  allorche  gli  fu  condotto  nella  tenda  Bajezid  jirl- 
«  gioniero^  ed  aggiunge  clie  quando  qucstl  comparve  alia 
w  soglla,  caiiibiasse  appunto  il  suo  scinh  (re)  colla  rorre; 
»  e  quindi  derivasse  il  soprannonie  del  suddetto  figlio  da 
«  questo  memoral)ile  momento  ,  in  cui  lo  sciak  dcgli  Osmani 
w  cambiava  il  trono  colla  torre  o  prigione.   Gli  storici  pei*- 

V  siani ,  turclii  c  greci  vanno  pero  d'accordo  nellasscrire 


236  APPENDICE 

>t  die  il  primo  accoglimento  fatto  da  Timur  al  sultano 
»  vinto  e  prigioiiiero ,  fu  generoso  e  noljile.  »  Gli  assegao 
tre  magnifiche  tende,  lo  assicuro  die  nulla  avrebbe  a  te- 
niere  della  propria  vita;  fece  ricercare  de'  snoi  figli  dei 
quali  si  trovo  il  solo  Musa;,  gli  diede  una  guardia  d^  onore 
affidata  a  raggiiardevoli  personaggi.  Ma  in  processo  di 
tempo  la  prigionia  di  Bajezid  divenne  assai  piu  rigorosa  ; 
e  si  dlvulgo  persino  di'  ei  fosse  miserameiite  guardato  in 
una  gabbia  di  ferro. 

II  terzo  dei  ligliuoli  di  Bajezid  salvatosl  dalla  battaglia 
fnggendo,  cerco  di  render  possibile  anche  la  fnga  del  pa- 
dre ,  alloi'a  poco  guardato  nel  campo  di  Tamerlaiio.  Alcuni 
minatori  turdii  scavando  tina  strada  sotterra  gia  s'  erano 
quasi  condotti  alia  tenda  di  Bajezid ;  qnando  1  opera  sot- 
terranea  fu  scoperta.  I  minatori  poterono  fuggire,  ma  Ta- 
merlano  ordino  die  il  suo  prigioniero,  di  giorno  fosse  cu- 
stodito  da  doppia  guardia ,  e  di  notte  fosse  tenuto  in  catene. 
"  Da  questo  nuovo  rigore  e  daU'equivoco  della  parola  turca 
t)  Kofes  die  non  solo  indica  una  gabbia ,  ma  anclie  una 
>i  camera  con  ferriate  o  una  lettiga  ingraticolata ,  ha  avuto 
>i  origine  la  favola  della  gabbia  di  ferro,  raccontata  per 
It  lungo  tempo  da  tutti  gli  storici  europei  die  seguirono 
»  il  bizantino  Franza  ed  il  sirio  Arabsciali.  '>  II  ch.  autore 
entra  colla  sua  grande  erudizione  e  con  uno  squisito  giu- 
dizio  ad  esaminare  questo  punto  di  storia,  e  reca  in  mezzo 
alcune  antorita  di  somma  importanza  ignorate  anclie  dal 
Gibbon.  Le  testimonianze  sono  dal  cavaliere  de  Hammer 
divise  in  quattro  classi:  europei  conteinporanei ,  bizantini, 
storici  orientali  di  Timur,  e  linalmente  gli   Osmani. 

Sdiiltberger  scudiere  bavarese  ,  il  quale  nella  battaglia 
di  Angora  fa  preso  dai  Tatari  e  posto  come  schiavo  al 
servizio  dei  figli  di  Timur,  racconta  la  prigionia  di  Ba- 
jezid, ma  non  fa  punto  luenzione  della  gabbia  di  ferro.' 
Boucicault  nelle  sue  niemorie  scritte  a  que'  tempi  conten- 
tasi  di  affermare  die  Bajezid  fini  di  dura  morte  nella  sua 
prigionia i  dal  die  (dice  il  ch.  autore)  nulla  si  puo  con- 
chiudere ,  imperciocdie  una  morte  in  cattivita  e  sempre 
dura,  quand' anche  sia  naturale,  come  fu  quella  di  Bajezid. 

Dei  tre  bizantini  die  raccontano  la  prigionia  di  questo 
sovrano  i  due  piii  degni  di  fede ,  Duca  e  Calcondila ,  non 
parlano  che  di  catene ,  e  il  primo  di  essi  dice  die  gli 
venivaiao    poste    soltanio    di  notte   per  luaggior    sicurezza. 


PARTE    ITALIANA.  287 

rt  Non  v'  ha  che  il  solo  Franza  ,  autore  die  ove  trattasi 
»/  di  oggettl  cU  storia  orientale  e  quasi  sempre  inesatto , 
»  da  cui  si  abbia  la  narrazione  di  una  camera  di  ferro 
»/   (^v.ovfiovv.Xiov  iy-  ciS-f\pov  froir^Gxq).  » 

Gli  storlci  persiani  di  Tiiiiur  non  fanno  cenno  della 
gabl)ia,  e  neppure  gli  storici  arabi  contemporanei ;  «  e  il 
»  sileiizio  di  costoro  (dice  il  cli.  autore)  basta  a  smentire 
M  il  calligrafo  Aral)sciali  di  Slria,  clie  avendo  sempre  di 
w  iiiira  gli  oltraggi  intitola  ogni  capitolo  con  una  voce  in- 
»  giuriosa  per  Tiiimr,  e  sceglie  e  coUoca  le  sue  parole 
M  solo  a  norma  dell'  esigenza  delle  copiose  rime  sparse 
»/  nella  sua  prosa  sonora  e  con  gran  arte  lavorata.  "  Egli 
cita  poi  finalmente  il  racconto  della  lettiga  ingraticolata  in 
cui  Bajezid  fa  portato  da  dne  cavalli  :  la  quale  lettiga  da 
alcuni  scrittori  di  aneddoti  fu  scambiata  in  una  galobia  di 
ferro  per  T  anfiljologia  della  parola  A'o/es,  e  sulla  fede  del 
rimatore  di  Siria.  Ma  il  grande  istoriografo  dello  Stato  nella 
sua  Corona  delle  slorie  cosi  si  esprime  sn  questo  pixnto. 
II  Quanto  raccontano  alcuni  favoleggiatori  in  qualche  storia 
»  turca,  che  fosse  rinserrato  nella  gabbia,  non  e  che  un' in- 
>»  venzione.  Se  tal  trattamento  avesse  avuto  luogo,  Mewlana 
"  Rerefeddin  (  come  panegirista  di  Timnr )  T  avrebbe  lo- 
>*  dato  e  a  gran  fatica  ostentato.  Siccorae  la  vista  a  lui 
»»  (Bajezid)  odiosa  dei  Tatari  eccltava  la  sua  coUera  , 
M  scelse  di  farsi  portare  in  una  lettiga.  Chi  si  puo  met- 
♦»  tere  nella  sua  situazione  comprendera  aver  egli  difatti 
"  viaggiato  in  questo  modo ,  e  sentira  essere  stato  impos- 
»»  sibile  al  suo  animo  troppo  esacerbato  di  sopportare  a 
»  tutte  r  ore  1' aspetto  dei  nemici.  Quclli  che  non  sanno 
»  distinguere  la  lettiga  dalla  gabbia  di  ferro,  appartengono 
M  a  qucUa  turba  di  sciocchi  die  sono  capaci  di  coulondere 
»  fra  loro  telo  e  cido.  •> 

Di  questa  inaniera  il  cav.  de  Hammer  mette  in  pienis- 
eima  luce  la  falsita  di  questo  racconto  della  gabbia  di  ferro  ^ 
ed  alle  storiche  testimonianze  gia  citate  aggiange  alcune 
ottimc  congetture  di  raziocinio ,  le  quali  servono  di  sug- 
gello  a  tutta  questa  erudita  ricerca.  Noi  abbiam  dato  in 
essa  un  piccolissimo  saggio  dell'  opera  del  ch.  tilologo  ale- 
manno  nella  quale  V  eruilizione  cd  il  buon  giudizio  vanno 
sempre  del  pari.  La  traduzione  ,  approvata  dalf  autore,  e 
dilijjeutc  e  purgala :  T  cdizioue  c  corretta. 


238  APTENDIOE 

Epitome  dclla  Stoiia  dl  Maiitova ,  di  Basdlo  Soresina. 

—  3I(uitova  ,   i8i8  ,  co'  dpi  iirgilia/u  di  L.  Gara- 

nenti,  in  fog.  imp.  di  pag.  43.  Bella  cdizione. 

Quest' opera,  sotto  il  modesto  tltolo  cU  Epitome,  comprenile 

i  piu  iiuportaatl  avvenimenti  della  Storia  di  Mantova,  dalla 

tondazlone    di    quella    cltta     sino  a'  di    nostrl.   Sotto   colale 

aspetto  essa    merita    i    safTragi    del    colto  publjUco.  Ma  lo 

stile  con  cni  e    scritta    si    riseiite    noii    rare    volte  di  una 

tal  quale  disgustosa  rlcercatezza.  Una  briittn   incisione  rnp- 

presentante  la  vednta  di  Mantova  le  fii  ignobile  corred». 


Cronologia  storica  dei  Vescovi  Olivolensi  detd  dappoi 
Castellani  e  succcssivi  Patriarcld  di  Vcnczia  ,  cor- 
redata  di  annotazioni  illiistrnnti  V  ecclesinstico-civdc 
veneia  storia,  di  Alcssandro  Orsoni  .,  vcucziaiio. — 
Vciiezia  ,  1828-1829,  tip  ografia  G  a  spa  ri  S .  Felice  , 
in  8.°,  fasc.  i.°  c  2.°,  ciascimo  cd  prczzo  di  Ur.  2. 

A  forniare  il  piu  perfetto  corpo  di  storia  ecclesiastica 
molto  gioverebbero  certamente  ie  particolari  cronologiclic 
narrazioni  delle  gesta  de'  pontelici  di  ciascuna  cliiesa  vesco- 
vile.  Che  appunto  dall'  unione  delle  singole  cliiese  ortodosse 
viene  a  cosiitnirsi  qiiella  die  cattolica  ed  universale  cliia- 
uiiamo.  Qnindi  e  clie  S.  Carlo,  glorioso  nostro  arcivescovo, 
nel  terzo  slnodo  provinciale  da  lui  celebrato  nel  1673  ,  ai 
suoi  sulTraganei  racconiandava  di  registrare  in  un  libro  a 
cio  destinato  tutte  le  notizie  ch'  eglino  raccorre  potessero 
de'  loro  predecessori ,  onde  all'  uopo  prendere  norma  e  gio- 
vamento  dalle  cose  die  quegli  operato  aveano  intorno  alP  ec- 
clesiastica disciplina.  Ne  di  siftatte  storie  e  totalinente  priva 
la  penisola  nostra,  giacclie  non  poche  qui  annoverare  ne 
potreiumo,  e  fra  esse,  come  una  delle  piii  erudite  ed  im- 
portanti  e  per  isqnisitezza  di  latinita  ad  ogn'  altra  supe- 
riore ,  quella  die  Baldassare  Oltroccbi  col  titolo  di  Ecclcsice 
mediolanensis  Historla  Ugiisdca  dedico  all'inclita  Arciduchessa 
Maria  Beatrice  d'Este  (  Mediolani ,  1796,  vol.  2  in  4.°): 
e  ne  lianno  ancora  negli  Stati  veneti  e  Yerona  e  Vicenza 
e  Mulamocco  e  Chioggia  e  Padova.  Ma  pure  la  patriarcale 
di  Venezia  si  celebre  nel  luondo  cattolito  uiancava  tuttora 
d' una  compiuta  cronologia  storica  de' suoi  ponteilci ,  co- 
meche  non  poclii  ed  insigni  scrittori  illustrata  ne  abhiano 


PARTE    ITALIANA.  u3() 

or  Tuna  parte  or  I'altra,  sicclie  quanto  nlla  scrie  de' ve- 
scovi  e  paU'iarclu  dl  qncir  insigiic  luotropoli,  noii  altr'  opera 
coiisultarsi  potea  clie  la  troppo  voluminosa  del  Coniaro, 
la  quale  per  la  stessa  sua  inole  e  perche  scritla  in  latino 
noil  trovasi  che  tra  le  inani  di  pochi.  Opportnnissiuia  esce 
dnni|ue  quest' opera  del  signor  Orsoni ;  ne  Tautoro  per  la 
puhijlicaziono  di  essa  coglicrc  potea  migliore  circostanza  , 
quanto  qnella  dolT  elezione  deU'  ottimo  nionsignor  INIonico 
ill   patriarca  di  Venezia. 

L'  opera  di  cui  parliamo  c  in  due  parti  distinta.  La 
]iriaia  comprendc  la  Storia  del  veneto  vescovaio ,  e  la  5ene 
dci  Fescovi  Olkolensi  e  successivi  Castellani  ,•  cosi  deltl  i 
priiui  dair  isola  di  Olivolo  dove  al  cadei'e  del  secolo  VIII 
stali  erano  stabilitl ,  Castellani  glj  altri  dal  castello,  onde 
til  qneir  isola  uuinita  verso  la  fine  del  secolo  IX.  La  se- 
conda  contiene  la  Storia  del  vcncto  patriarcato ,  e  la  Serie 
del  patriarchi  di  Venezia.  Ma  siccome  il  veneto  patriarcato 
ebbe  origlne  dal  Gradense,o  questo  dalVAqiiilejesc;  cosi  Tau- 
tore  tcsse  la  serie  de' pontedci  di  quelle  due  cliiesc  ancora, 
comlnciando  dall'  evangelista  S.  Marco.  Egli  poi  ci  avverte 
die  a  corredo  della  sua  opera  aggiiignera  anclie  la  Crono- 
logica  scrie  dei  priinxerj  della  ducale  basilica  di  S.  Marco  , 
il  diritto  e  1'  esercizio  della  quale  sacra  dignita  apparte- 
iieva  un  tempo  al  doge  stesso;  ed  inoltre  ci  avverte  die 
r  opera  sara  pur  arricchita  di  annotazioni  illustranti  T  £c- 
clesiastico-civile  veneta  Storia. 

Pregevole  ci  sembra  quindi  il  piano  di  quest'  opera  e 
adatto  anclie  alia  capacita  de'  lettori  nelle  teologiche  iacolia 
non  versati  ;  e  dai  prinii  due  fascicoli  possiaino  giusta- 
nicnte  argonientate  ch' essa  raggingnerii  lo  scopo  cui  e  di- 
retta.  Solo  branieremmo  una  maggiore  accuratezza  di  lingua 
c  di  stile  ,  uscendo  ess.t  in  tenqji  ne'  quali  ogni  benche 
piccola  luenda  di  locuzione  riescir  suolc  disdicevole  e  in- 
grata. 

Ma  cliiudere  non  dobbiamo  qucste  parole  senza  espri- 
mere  prima  un  giusto  nosti-o  desiderio,  perche  dai  cliia- 
rissimi  Dottori  dell' Aiubrosian.a  venga  sino  a' di  nostri 
continuata  la  suddetta  Storia  Hgustica  dell'  illustre  loro  pre- 
decessore  ,  la  quale  non  giugue  che  sino  al  vescovo  Teo- 
doro  II  ,   Obbia  sino  all'  anno  740. 


240  APPENDICE 

Per  le  nozze  Crlmani-MIaidn.  Illustrazlonc  dl  una 
greca  scidtura,  di  Ennio  Quirlno  Visconti.  ■ — 
Vcnezia ,   1029,  Picotti,  in  4.° 

Tra  gli  addobbi  che  adornano  le  ricche  stanze  all'  inclita 
damigella  destiriate  nella  casa,  in  ciii  viene  da  Imcneo 
condotta,  fa  dl  se  bellissima  mostra  una  testa  d' Apollo , 
provenuta  da  Atene ,  raaggiore  del  natui'ale ,  di  niarmo 
greeo  di  quella  specie  che  s'avvicina  al  pario.  Qual  piu 
nobile  soggetto  poiea  mai  dedicarsi  alia  nobilissima  sposa 
per  le  sue  ben  augurate  nozze ,  quanto  1'  illustrazione  di 
si  prezioso  monumento  ?  II  Visconti  vi  riscontra  una  tal 
quale  somiglianza  coUa  testa  del  famoso  Apollo  di  Belve- 
dere :  '(  somiglianza  ( dice  egli )  non  tale  da  stabilire  che 
una  delle  due  sculture  sla  copia  dell'  altra  ;  ma  tale  nem- 
meno  da  "potersi  decidere  che  siensi  combinate  a  caso, 
senza  che  gli  arteiici  avessero  presente  agli  occhi  o  alia 
fantasia  il  medesimo  originale.  » 

Nella  dedicatoria  ci  vien  detto  che  all'  Illustrazione  tro- 
vasi  unita  la  copia  di  si  sublime  escmplare ,  delineata  ed 
espressa  dal  bulino  di  un  valoroso  giovane  artista.  Nulla 
noi  aggiugnere  possiamo  ne  dell' annunciata  copia,  ne  del 
bulino  del  valoroso  giovane  ,  giacche  1'  esemplare  trasmesso 
per  Gesarea  legge  a  questa  I.  R.  Biblioteca  di  Brera  noa 
ne  e  corredato;  ne  sapremnio  chi  mai  incolpare  si  dc]j]ja 
di  si   fatta  mancanza. 


Monumentl  dl  pittura  e  sculuira  trasccld  In  Mantova 
o  ncl  sno  territorio.  • — Mantova,  1829,  dalla  tipo- 
grajia  aW Apollo  di  F.  Yn\ac\um,fasc.  rii  ed  viii, 
in  4.°  gr. 

Anclie  di  questa  pregiabile  e  dagli  amatori  delle  belle 
arti  desideratissima  collezione  parlato  abbiamo  nel  volu- 
me 5o.°,  pag.  3()i.Essa  va  lodevolniente  pi'ogredendo ;  ma 
ci  sembra  che  nella  parte  artistica  manchino  talvolta  alcuni 
di  que'  pregi  che  da  noi  accennati  furono  nel  suddetto 
volume ;  e  per  esempio  le  tavole  di  questi  due  fascicoli 
in  qualche  liiogo  risentonsi  di  una  tal  quale  dnrezza  di 
tratteggi.  Lo  stile  poi,  ossia  la  parte  descrittiva,  lascia  tut- 
tavia  qualche  cosa  a  desiderare ,  non  sempre  progredendo 
esso    con    quella    semplicita    e    nitidezza    che    in    si    fatto 


PARTE    ITALIAN 4.  24  I 

genere  discrltti  ricliiedonsi.  Servano  cli  prova  i  due  seguentl 
periodl,  co'  quail  si  da  priaclpio  alia  descri/ioiie  della 
stampa  iS.''  n  Meniorablle  ne'  fasti  della  patria  andeiii  sem- 
)/  pre  la  scuola  di  cjueU'  Andrea  Maiitegna  che  ciiirjuanta 
»  e  piu  auni  qui  dimorato  nelT  aiuore  di  im  Lodovico 
"  Gonzaga;  licne  lasciava  a  IMaatova  di  die  superbire, 
"  poiciie  i  miracoli  di  qivel  pennello  divlao  impreziosito 
"  r  aveano  sino  alle  pietre.  Ma  le  sciagure  de'  tempi  sper- 
"  sero  la  massima  parte  di  quelia  ricchezza  clie  ia  uno 
>i  coUe  opere  non  lueno  egregie  di  una  sclilera  di  discepoli 
»  dovea  sovvenire  alia  poverta  de'  posteri  piix  lontani.  » 
Le  rapprcsentazioni  conteniite  in  questi  due  fasclcoli  sono 
la  Caduta  di  i'risto  sotto  la  croce ,  tela  di  Francesco  Mon- 
signori ;  un  BassoriUeiO  delta  chiesa  di  S.  Scbastiuiio ;  un 
Dipinto  a  fresco  di  Giulio  Romano  in  casa  Bioadi ;  ed  uu 
Monumento  ad  Alessandro  Andreasi. 


Gallcria  omciica    o    Raccolta    di    moniancnti    antichi 

csibita  dal    cav.    Francesco    Inghirami  per  senire 

alio    studio    dell'  Iliade    e    dell  Odissea.  —    Dalla 

poligrafia  Fiesolana,  iii2().  fasc.  26,   2~  c  28,1/18° 

Di  quest'  importante  collezione  parlato  alDbianio  nei  vo- 

luini   49-°,   pag.    399,  e   Si.",  pag.   22.    Essa    precede  colla 

prlnilrra    accnratezza  nel    testo  e  iriaestria  neile  incision! , 

con    que'  pi"egi    insoinma ,    co'  quali    e    apparsa    ne'  primi 

fascicoli.    Ne    essere  dovrebbe    gran    clie    lontana    dal  suo 

compiinento,  gia  pubblicata  essendosene  la  tavola    143." 

Dcscrizione  dclle  incdaglie  antiche  greche  del  museo 
Hcdervanauo ,  dai  re  di  Soiia  fiiio  a  quel  delta 
Mauritania ,  con  altre  di  pia  musci ,  comprese  in 
otto  tavole  incise  in  rcane ,  distribuite  secoiido  il 
sistenia  geografico-numisinalico  ,  per  Domenico  Se- 
STiNl.  Parte  terzu.  — Fircnze,  Piatti,  1829,  in  8.° 
Qnesta  parte  terza    contieue  la    continuazlone  dellc  me- 

daglic  della  Siria  sino  alia   Persia ,  e  quelle  dei  re  d'Egitto 

lino  ai  re    della    ]Mauritania,    non    oaimesse    Ic   intermedie 

provincie  dell' Africa. 


Delle  pietre  antiche  libri  cpLUttro  ,  di  Faustino  CoRsi  ra- 
mano.  —  Roma,  1828,  Salvinucci,  in  o/,  di  p.  224. 
Bibl.  Itcd.  T.  LV.  16 


242  A  P  P  K  N  ]i  1  V.  E 

*  Atd  delCI.  R.   Accadeitiia  dnlla   Crusca.  —  Fiiaizc, 

1829,  Piatti ,  i/i  ^f   Volume  sccondo  e  terzo. 

*  Sagglo   di  pocsie   di  Pictro    Sterbini.   —    Roma , 

1829  ,   in  8." 


S  C  1  E  N  Z  E. 

Delia  sacra  eloquenza ,  discorso  di  Felice  Deder  , 
professore  nclV  Istitiito  di  Desenzaiio.  —  Brescia , 
1829,   Bettoni,   in  8.° 

A  qnesto  Discorso,  in  cni  contengonsi  le  piii  sngge  dot- 
trine  intorno  alia  sacra  eloquenza,  e  clie  vorrcmnio  veilere 
tra  le  mani  di  que'  giovaul  ecclesiastici  da'  quali  battesi  la 
via  del  pergamo ,  precede  una  dedicatoria  del  sacerdote 
Girolamo  Bagatta ,  benemerito  Direttore  delf  Istituto  di 
Desenzano,  a  monsignore  Giuseppe  Crasser  assunto  da 
quella  di  Treviso  alia  sede  vescovile  di  Verona.  Ed  a  noi 
pare  cli'  egli  in  si  solenne  occasicne ,  senza  ricorrere  alle 
solite  ed  oggimai  stucchevoli  Raccolte  di  poesle  ( delle 
quali  gli  era  forse  agevole  il  raccogliere  doviziosa  messe 
dagli  stessi  suol  alunni )  meglio  operar  non  potesse  clie 
col  presentare  in  omaggio  all'  egregio  pi-elato  un  libro, 
in  cui  si  danno  all' ecclcsiastica  gioventu  le  istruzio'ii  per 
ntiliiiente  frangere  a'  fedeli  1'  evangelico  pane.  Ne  la  sua 
dedicatoria  soflcrniasi  soltanto  nelle  viriii  di  monsignore-, 
111a  va  discorrendo  ancora  sulIa  penuria  in  cui  ora  ci  tro- 
\iamo  di  valenu  catechisti  e  predicatori,  e  va  ad  un  tempo 
rintracclando  le  cause  di  tale  penuria.  E  tra  sifFatte  cause 
egli  ri]jorta  come  principalissima  1'  erronea  dottrina  di 
alcuni  banditori  di  novita  e  stravaganze  (clie  la  sacra 
eloquenza  ancora  ha  i  suoi  romajttici)  i  quali  brigansi  di 
persuadere  ai  giovani  iniziati  al  niinistero  della  diviua 
jiarola  ,  essere  vano  anzi  perniciosissimo  lo  studio  dell' elo- 
quenza ;  doversi  ad  ogni  arte  preferire  una  predicazlone 
eh' eglino  con  ridevole  ed  ingiurioso  scambio  di  nome  cbla- 
niano  lul'  apostolica:  «  quasi  dando  a  credere  die  siano  per 
discenderc  dal  cielo  e  posar  ancbe  sal  capo  di  questi  no- 
vellini  ed  inespcrti  banditori  del  vangelo  le  lingue  del  fuoco  : 
vogliono  fame  degl'inspirati,  ed  altro  non  uc  fanno  inian'.o 
clie  dci  presuntuoiii.  »  Dottrina  funcstissiuia  clie  i  giovani 
distoglie  dallo  studio  dcU'arte  non  solo ,  ma  anclic  dc' veri 
modelli   si   sncri   <  lie  jnulaui '   Quindi  poco  o  ncssun   ordinc 


PARTE    ITALIANA.  2^3 

nel  loro  dire;  nessuno  allettamento  d'l  slile  die  attragga  I'at- 
tenzione  degli  iiditori  j  nojosc  lunglieric;  farraggine  indigesti 
ili  erudiz.ioiie  atta  piii  a  sovercliiare  che  ad  istriilre  la  luente 
de' iedeli ;  ncssuiia  caatela  iiel  dipigiiere  i  costiuiii  i  nes- 
suiia  pradenza  nel  toccare  ccrti  dilicatissiiiii  punti  i  e  percio 
scandalo  aiizi  clie  santa  cdiCicazioae  ncgli  uditori ;  gran 
rumore  alle  orecchie : 

E  r  (dine  ?  vote  vanno  al  teinpio  e  fuori 
Escon  piene  di  verito  e  dl  parole. 

II  Ci  e  di  peggio  ( cos!  giustaniente  egli  lagnasi )  •,  a  tal 
siaiiio  giunti  da  dover  sentire  con  gli  oretchi  nostri,  che 
uon  ci  Iia  liuoni  esemplari  di  sacra  eloquenza  ne  inoderni, 
ne  anticlii,  siano  latini,  siano  pur  greci.  Qnesta  sentenza 
panni  clie  passi  troppo  al  di  la  d''  ogni  romaiiticisnio.  Come 
parlano  poi  essi  dal  pergamo  i  nostri  nuovi  esemplari?  Col 
f'atto   rendono  alia  verita  la  piu  esidentc    testimonianza.  " 

Tali  soao  le  cose  che  il  sig.  Bagatta  viene  opportuna- 
niente  c  con  eloquenti  parole  svilnppaudo  nella  sua  dedi- 
catoria.  Delle  quali  cose  abbiauio  voliuo  far  lui  cenno,  noii 
perclie  nella  patria  nostra  totalmente  nianchino  i  buoni 
catcchisti  e  predicatori ,  che  anzi  ne  ha  di  valenti;  ma 
ad  annnonizione  de'giovani  presnntiiosi  oratori ,  e  ce  ne 
lia  pur  di  (juesti  e  non  jioclii ,  i  tjuali  credono  d' aver  rag- 
ginnto  il  pin  sublime  scopo,  allorciie  sclolti  da  ogni  freno, 
e  bbracciandosi  versano  dal  pergamo  tutto  cio  clie  hanno 
nella   monte   alfastellato. 

L'  opuscolo  del  sig.  Prof.  Deder  piii  che  un  dlscorsu 
accademico  puo  constderarsi  come  un  uieiodo,  ossia  uu 
concise  c  ben  orJito  trattato  di  cio  clie  praticarsi  dovrebbe 
neir  istruzione  degli  ecclesiastici  alfesercizio  della  sacra  elo- 
quenza iniziati.  L' an  tore  pone  per  base  rcsempio  e  T  use 
trasmessoci  dai  Padri  della  Cliiesa  e  speclahuente  da  S.  Ba- 
silio  e  da  S.  Atjosiino,  che  dcbliasi  cioe  insieme  coaoin- 
^uerc  lo  studio  della  profana  con  ipiollo  della  sacra  elo- 
quenza, riferendo  tuttavia  quella  a  qnesta,  e  quella  usando 
a  ministra  e  ajutatrice  di  (jnesta.  Imperocclie  non  e  a 
presumersi  che  alcuno  divenir  possa  "  sulliciente  dicitore 
da  pergamo ,  se  oUre  alia  necessaria  scicnza  ed  erudizioue, 
non  a!)l)ia  con  aniore  e  con  attitudiue  coltivaii  uei  teneri 
anni  le  lettere  umane ,  e  non  siasi  abiiuato  alia  natnrale 
cliiara  copiosa  dicitnra ,  collo  studio  de*  classici  italiani 
(aggiungasi  c  i^rcci  e  laiiui ) ,  e  coU'esercizio  Uello  scnveie 


244  APl'ENDICE 

e  del  comporre.  »  E  cio  vien  egli  confermaiicio  con  un 
lumiiioso  sqnarcio  di  S.  Agostino,  in  cni  tntti  conten- 
gonsi  le  parti  delF  elotjuenza  dall' invenzione  sino  alF  elo- 
cuzione.  Ad  isti-nire  un  giovane  alia  predicazione  bastera 
diinque  r  applicazione  de'  precetti  della  profana  alia  sacra 
dicitnra.  «  Di  fatto  si  tramuti  ( cosi  T  autore )  la  lllosolia 
tanto  raccomandata  da  Cicerone  all' oratore  ,  nella  filosofia 
evangelica ;  T  erndizione  della  storia  profana  nella  sacra 
massimamente ;  la  lettura  de'  classici  profani  in  quella  dei 
santi  Padri  eloquenti ,  la  bonta  della  vita  richiesta  da  Quin- 
tiliano  assolutamente,  nella  cristiana  carita :  ed  eccovi  for- 
mato  il  sacro  oratore.  >>  Egli  passa  quindi  a  parlare  della 
parte  forse  la  piii  iniportante  nella  sacra  eloqiienza ,  cioe 
del  destare  e  del  reprimere  gli  aft'etti. 

Ma  siccome  a  persuadere  ed  a  commovere,  unico  scopo 
d' ogni  eloquenza,  conviene  far  si  che  i  ragionamenti  stiano 
11  piu  che  sia  possibile  ristretti  alle  persone  cui  parlasi , 
nel  clie  i  profani  oratori  av^eano  un  sicuro  vkntaggio  sovra 
i  sacri  •,  cosi  vien  egli  a  quest'  uopo  esponendo ,  quasi  a 
foggia  di  canoni,  alcune  considerazioni  snggeritegli  dall'  espe- 
rienza  stessa  non  che  dallo  studio  da  lui  fatto  su  Cicerone 
e  ad  un  tempo  sul  Grisostonio.  Noi  crediara  bene  di  qui 
accennarne  1  capi :  «  In  priino  luogo  non  si  piglino  per 
soggetto  dei  sermoni  argonienti  generali  od  astratti  e  piix 
adatti  all' istruzione ,  che  alia  persuasione  ed  all' impnlso 
del  cuore  —  Secondo,  la  maniera  di  trattare  i  temi  di 
persuasione  e  di  azione  scenda,  il  piii  ch' essere  possa , 
al  particolare.  — ■  Gioveranno  in  terzo  luogo  le  descrizioni 
e  le  narrazioni  che  si  chiamano  pramrnatiche ,  le  quali 
trattenendo  per  convenevol  tempo  la  mente  e  la  riflessione 
dell'uditore,  e  alle  particolari  circostanze  discendendo,  e, 
ove  e  luogo,  amplificando ,  faranno  quando  in  una,  quando 
in  altra  parte  nentrare  in  se  medesimo  1'  ascoltatore  e  in 
altrui  riconoscere  se  stesso ,  e  gli  feriranno  la  fantasia  e 
il  cuore.  Di  questa  f;itta  esser  devono  le  prediclie  sulla 
morte  del  peccatore,  sul  giudizio,  ecc.  —  Le  paralaole  in 
quarto  luogo  sono  valevoli  ad  appllcare  il  discorso  alle 
persone,  e  danno  materia  di  amplilicazione  su  quel  deter- 
minati  soggetti  che  vi  vengono  introdotti.  —  II  quinto 
mezzo  di  trattenersi  sullc  persone,  e  quindi  determinar  la 
materia  e  lo  scegllere  qualche  azione  di  storia  sacra  od 
ecclesiastica,  adatta  al  soggetto  die  si  vuol    trattare,    alia 


PARTE    ITALIANA.  2^S 

massima  die  si  vuol  itnprimere ,  al  vizlo  clie  si  vnol  cor- 
reggere ,  alia  virtu  die  si  vnole  iiisinuare.  —  Da  ultimo 
una  gran  sorgeiite  ed  inesaiista  cP  ogni  maniera  d'affetti, 
sconosciuta  a  tutto  il  moado  profano,  porge  a  noi  la  Per- 
sona Diviiia  di  Gesii  Crislo.  Dalla  sola  passione  di  lui 
scaturir  possono  a  larga  piena  gli  affetti  tutti  piu  teneri 
e  piu  forti  in  quel  maggior  grado,  di  cui  e  capace  il  cuore 
uniano.   » 

Dalle  quali  sue  osservazioni  e  dal  metodo  da  lui  esposto 
vien  egli  alia  prova  esaminaado  un  brano  di  eloquenza 
sacra  in  confronto  della  profana  sovra  due  noa  dissimili 
argomenli :  T  uno  del  Grisostomo  il  quale  per  hocca  di 
Flaviano  commovere  vorrebbe  a  pieta  Teodosio  cruciato 
contro  della  nietropoli  d'  oriente,  die  atterrate  e  spez- 
zate  avea  le  statue  di  lui  •,  T  altro  di  Cicerone  che  placar 
vuole  Cesare  adirato  contra  il  re  Dejotaro.  Cosi  V  autore 
aggiugne  al  precetti  Tesempio  e  la  pratica ,  e  diniostra  come 
si  possa  far  in  modo  die  Teloquenza  sacra  abliia  un  non 
dubbio  vantaggio  suUa  profana ,  sejobene  da  questa  prenda 
e  sussidj  e  modelli.  «  Da  siffatto  metodo  ( concliiude  1'  ati- 
tore ,  e  noi  siamo  pienamente  con  lui  concordi )  verrebbe- 
ro ,  pare  a  me ,  plii  vantaggl  agli  stndiosi  cccleslastici 
die  sono  da  cio.  I  precetti  applicati  si  apprendono  e  si 
ritengono  con  maggior  forza  e  senza  noja.  II  confronto 
rlesce  sempre  dilettevole,  perclie  ritien  1' animo  nell'aspet- 
tazione  di  vedcre  clil  vince.  Per  questo  sono  cosi  gradlti 
i  confrontl  che  fa  Plutarco  degll  viomini  illustrl :  cos'i  e 
diletto  veder  due  valentl  combattere  e  contendere  fra  loro. 
Avvezzl  1  giovani  alia  bellezza  e  verita  dl  questi  esempi , 
formano  11  legittimo  senso  e  la  giusta  estimazione,  come 
inte»viene  a  dil  ha  sempre  sotto  gli  occhi  e  fra  raano  i 
capl  lavorl  dell' arte.  Pieni  la  mente  e  11  cuore.  di  queste 
vere  forme  di  eloquenza,  le  trasfonderebbero  a  poco  a 
poco  ne' loro  sermoni :  e  cosi,  tolta  lafredda,  concettosa, 
fncata,  fantastica ,  si  rlmetterebbe  in  lioro  la  vera,  soda, 
commovente  eloquenza  ad  onor  della  Religionc,  e  frutto 
non  ordinarlo  de'  fedeli  ascoltanti.  » 


246  APPT7,  NDICE 

De  mitra  episropormn,  Acrnasis  Antonii  Marice  Cal- 
CAGNI  S.  Th.  Doct.  Canomci  Honor.  Clodiensis 
et  Prof-  Juris  ac  lust,  rcdesiastica'  etc.  —  Vcne- 
tiis   ii'^29,   ex  typogr.  Jos.  Molinari  ,  in  4.° 

Al  sig.  canonico  e  professore  Calcagni  gia.  contribuito 
abhianio  le  ben  dovute  lodi,  nllorclie  parlnmmo  della  sua 
erudita  dissertazione  iatorno  al  pallio  de'  ineti-opolitani. 
Yeggasi  questo  nostro  Giornale ,  torn.  41,  pag.  42.5.  Ora 
egli  ci  anannzia  d' aver  divisato  di  comporre  altrettante 
dissertazioni,  (|nante  sono  le  vesti ,  e  qnauti  i  distintivi 
de'  pontefici ,  de'  sacerdoti  e  de'  cherici  della  Santa  Chiesa 
Cattolica  i  veggendo  die  sino  da'  tempi  apostolic!  usavasi 
d'nno  speciale  e  distinto  abito  nel  ministero  deU'altare, 
e  giustamente  lusingandosi  di  fare  con  siiFatto  Livoro  utilis- 
sima  cosa  masslme  agli  cccleslastici.  E  noi  facciamo  plauso 
al  divisamento  sue ,  merce  del  quale  aver  potrenio  una 
desiderata  e  non  voluniinosa  coUezione  di  notizie,  clie 
importantissime  sono  per  la  liturgia  della  Chiesa  cattolica  , 
e  clie  altrimenii  ben  apprendere  non  si  potrebbero  se  non 
con  un  lungo  e  non  si  agevole  studio,  cioe  col  rintrac- 
ciarle  qua  e  cola  nolle  opere  de'  Santi  Padri  e  ne'  grossi 
volumi  degli  erclesiastici  scrittori.  Ne  al  certo  poteva  egli 
per  la  publ)licazione  di  queste  sue  ricerche  sulla  mitra 
episcopale  cogliere  piu  fa\'orevoie  circostanza,  quanto  quella 
in  cui  monsignor  Bernardo  Antonio  Sqnarcina  entrava  so- 
lenneniente  al  possesso  della  cattedrale  chiesa  di  Cencda.  Che 
questo  e  il  piii  opportune  modo  di  celebrare  cogli  scritti  le 
sagre  inaugurazioni  de"  nuovi  pontefici.  Le  poesie  d' occa- 
sione  svanisc^no  col  passare  dell' occaslone  stessa ,  ma  le 
opere  di  bella  o  peregrina  erudizione  durano  pereni»i ,  e 
perenne  conservano  la  memoria  delF  avvenimento  onde 
ebbero  occasione ,  siccome  altrove  avvertimmo. 

L'autore,  fatte  priraiei-aniente  alcune  indagini  snll' uso 
della  mitra  presso  quasi  tutti  gli  antichi  popoli ,  ed  ac- 
cennatene  le  varieta,  sebbene  col  nome  di  mitra  sempre 
s'intendesse  un  adornato  coprimento  di  capo  (forse  cosi 
chiaraata  dal  greco  ju/rc<;  ,  filo,  perclie  di  fili  tessuta  ) , 
osserva  che  nei  primi  tenqii  della  Chiesa  era  propria  spe- 
cialmente  delle  vergini  e  delle  divote  matrone.  Passa  quindi 
a  ricercare  I'epoca  in  cui  i  vescovi  cominciarono  a  iarno 
USD,  e  tra  le   varie  sentcnzc  preferisce  qucUa  del  Martene 


PAUTE    1TALI.\NA.  2^J 

e  Jcl  Mal;illoii ,  cioe  clie  sino  dni  tempi  apostolic!  ne  aa- 
tlassero  i  vescovi  adorn! ,  scbVieiie  foss' essa  di  tint' altra 
forma  da  qnella  cli' ebbe  i>o!  ne'secoli  posteriori.  Epifanio 
racconta  clie  Tapostolo  Glacomo ,  come  vesco"'o  di  Geru- 
salemme,  era  solito  portare  in  fronte  una  lamina  o  foglia 
d' ore ;  e  semlira  clie  di  tale  lamina  usasse  anclie  Giovanni 
r  evangelista  come  vescovo  di  Efeso,  del  clie  ci  lasciarono 
nn  cenno  Policrate  vescovo  pine  di  Efeso,  e  S.  Girolamo. 
E  di  non  dissimile  ornamento  usarono  pure  i  vescovi  ne'  po- 
steriori secoli,  giusta  la  testimonianza  diEusebio,  di  Gre- 
gorio  Nazianzono ,  di  Eunodio  e  di  altri.  Ma  siccome  ac- 
cadde  degl!  altri  episcopal!  abiti,  la  mitra  ancora  ando  coi 
secoli  canglando  di  forme,  finclie  verso  il  secolo  XI  divenne 
dalle  odierne  non  iiiolto  dissimile.  Da  alcune  clie  tuttora 
piamente  conservansi  in  qualcbe  sacro  mnseo  e  da  quelle 
clie  veg2;onsi  nelle  imagini  di  anticbi  vescovi  puo  di  leg- 
gier! dedursi  clie  prima  del  suddetto  secolo  esse  fosseio 
rotonde  in  modo  pero  clie  a  guisa  di  berrctte  in  alto  ri- 
stringevansi  terminando  quasi  in  un  cucuzzolo ,  essendo 
cbe  tolta  erasene  la  forma  dalla  ^tiara  del  vecclilo  testa- 
mento.  Non  tutt!  pero  i  vescovi  usavano  anticamente  della 
mitra,  ma  quell!  soltanto,  a!  quali  per  pri\ilegio  stata 
era  dal  romano  Pontefice  accordata.  Sembra  c!ie  solamente 
nel  secolo  XI  I'uso  di  siiFatto  coprimento  cominci;tto  abbia 
ad  essere  a  tutt!  i  vescovi  comune  nella  Chiesa  occidcntale; 
cio  die  assai  piu  tard!  avvenne  nella  chiesa  d'  Oriente , 
forse  per  rispetto  de'  bl/antini  imperatori,  die  pure  ne 
andavano  adorn!. 

Siccome  po!  tutte  le  sacerdotal!  vest!  hanno  una  mistica 
significazione ,  cosi  f  autore  passa  a  dimostrare  die  giusta 
il  pontilicale  romano,  e  rinsegnameuto  d' Innocenzo  III 
la  mitra  siguilica  f  elmo  della  salute ,  pel  quale  il  vescovo 
diviene  tremendo  contra  i  nemici  della  verita,  e  significa 
ancora  la  magnificenza  di  Cristo,  di  cu!  il  vescovo  fa  le 
vecl :  i  due  corn!  od  npici  esprimono  la  scienza  di  ambi- 
due  i  testament! :  le  due  fasce  pendent!  sugli  omeri  sono 
il  simbolo  dello  spirito  e  delle  lettere  ne' dlvini  librl  asco- 
ste ,  essendo  die  il  vescovo  dee  suUe  proprie  spalle  por- 
tare cio  die  coila  bocca   insegna. 

Egli  parlando  poi  di  que'prelati,  die  sebbeae  di  episco- 
pate carattere  non  insigniti  lianno  non  di  meno  I'uso  della 
mitra  per  particolarc  privilcgio  dc'  somm!  pontelicl  ,  osserva 


248  APPENDICE 

die  probabilmeiite  1  semplici  canlinali  noii  ne  nsarono 
prima  del  secolo  XII  •,  clie  sino  dal  secolo  XI  ne  fu  ac- 
cordato  1'  oiiore  a  qualche  abate  d'  insigne  nionastero  ^  che 
nel  medesiino  secolo  trovnsi  accordato  un  simile  pi-ivilegio 
auche  ad  altre  ecclesiastiche  dignita ,  non  che  ai  canonici 
di  alcnno  de'  piii  illustri  capitoli ;  ai  qnali  canonici  per 
decreto  della  sacra  Congregazione  de' riti  fa  poi  nel  160a 
ingiunto  clie  quando  non  celebrano,  ma  soltanto  asslstono 
al  coro  od  al  vescovo ,  delibano  da  se  medesimi  porsi  e 
levarsi  la  mitra ;  cio  che  appnnto  vediamo  in  questa  me- 
tropolitana  nostra  praticarsi.  L'  autore  cliiude  la  sua  dis- 
sertazione  coll'  osservare  che  1'  uso  della  mitra  fu  talvolta 
accordato  anche  a  qualciie  principe  secolare.  Alessandro  II 
la  concesse  nel  1068  a  Vratislao  duca  di  Boemia,  Luca  II 
al  principe  di  Sicilia  nel  11 44,  Innoceuzo  III  al  re  d'Ara- 
gona  nel   1204. 

Tutti  questi  argomentl ,  de'  quali  esposto  non  abbiamo 
che  il  sunto,  vengono  dall' autore  trattati  con  ogni  cor- 
redo  di  critica  e  di  erudizione. 


Corpus  Juris  civilis  quo  Jus  universum  Jusdnianeum 
comprehenditur  editio  tertia  Taurinensis.  Tom.  I 
e  IL  —  ^"o*  Tawinorum,  1O29,  edld.  heredes  Se- 
bastiani  Bottas,  in  4.°  gr.  di  pug.  1471  complcssi- 
vamente.  Prezzo  in  carta  ordinaria  lir.  46  italiane , 
in  carta  fina  lir.  55. 

Noi  ci  afFrettiamo  a  tener  discorso  di  questa  edizione  che 
ci  pervenne  iatiera  nei  primi  giorni  dello  scorso  luglio 
con  lettera  dell"  editore  sig.  GiOK'anni  Calza  del  29  giugno 
1829.  E  primieramente  lodar  dobbiamo  la  nitidezza  e  bel- 
lezza  dei  minuti  caratteri,  come  altresi  il  disegno  di  rinno- 
vare  la  stampa  di  si  fatto  tesoro  della  romana  sapienza. 
L'  editore  ci  avvisa  «  che  gli  errori  da  lui  rilevati  nell'  edi- 
»  zione  Torinese  del  178a,  e  corretti  nella  presente  oltre- 
»  passano  i  cinquemila  ch' egli  e  in  grado  di  far  constare 
»  al  pubblico  merce  de!  paralello  da  lui  fatto  e  conservato.  » 
Quest'  edizione  abbraccia  il  cosi  detto  Corpus  Juris  Giusti- 
nianeo.  II  primo  tomo  contiene  le  Instituzioni  ed  i  Di- 
gestif il  secondo  comprende  ii  codice  di  Giustiniano  colle 
novella  di  lui  e  colle  solite  di  alcutii  altri  imperatori,  come 


PARTE    IT\LIA.NA.  249 

per  esemplo  dl  Giustinlano,  Giustino  e  Tlberlo  nnlti ,  di  Ze- 
none  f,  i  cosi  detti  canoni  ilci^li  Aposioli  falsamcntc  attrilmiti 
al  Papa  Cleiiiente  piunio;  le  consuetudini  fendali  divise  ill 
quattro  libri ;,  il  liliro  iatitolato  dc  Pace  ConstanticE ;  i  fram- 
menti  delle  leggi  delle  dodici  tavole;  alcuni  titoll  di  UI- 
piano,  di  Paolo,  e  delle  istitnzioni  di  Cajo.  Tutte  queste 
cose  sono  comprese  come  al  solito  nel  volume  secondo  ia- 
titolato   Codice   di   Ginstiiiiano. 

Se  si  trattasse  di  nn' opera  di  mera  erudlzione,  fosse 
pur  anclie  come  essa  e  di  giurisprudenza ,  noi  ci  conten- 
teremmo  di  qnesto  lireve  cenno  clie  onorere]>be  1'  editore. 
Cosi  per  esempio  opcreremiuo  se  ci  fosse  dalle  stampe 
italiane  consegnato  Pautico  codice  di  Menu  conservato  dagli 
Indiani.  Ma  lo  studio  della  romana  originale  giurisprudenza 
lungi  dall'avere  cessato  di  essere  utile  a  fronte  dei  nuovi 
codici  di  alcune  europee  nazioni ,  e  anzi  divenuto  assai  piii 
importante  per  lo  studio  stesso  delle  nuove  legislazioni. 
Nei  nuovi  codici  si  rltrova  ridotto  a  principj  ed  a  canoni 
eminenti  lo  spirito  direttivo  delle  romane  leggi.  Ma  siccome 
colle  viste  generali  sarebbe  assai  malagevole  guldare  le  par- 
ticolari  applicazioni,  cosi  ncUa  collpzione  delle  leggi  romane 
s'incontrano  i  corollarj  e  Ic  regole  subalterne  necessarie 
air  applicazione  medesima  dei  nuovi  codici.  In  quegli  stati 
poi  ne'  quali  il  Fvomano  diritto  ha  forza  di  legge ,  cresce 
assai  piii  la  necessita  dello  studio  profondo  di  esso. 

Ma  questo  studio  esige  circa  il  tcsto  medesimo  illustra- 
zioni  storiche  e  filologiche,  delle  quali  mancarono  i  giure- 
consulti  del  medio  evo  •,  e  percio  malgrado  un  retto  senso 
di  giustizia  ed  un  mirabile  acume  d'  ingegno ,  essi  noa 
poterono  riescire  ad  essere  sempre  fedeli  interpreti  del 
senso  positivo  del  testo  romano.  Grozio  parlando  di  tali 
comentatori  li  qualilico  dlcendo:  Optimi  juris  conderuil  aii- 
ctores ,  etiam  ciun  couditi  mali  sunt  interpretes  ■■  Fu  quindi 
necessaria  la  nuova  scuola  lllologica  fondata  dal  milanese 
Alciato ,  recata  in  Francia  dallo  stesso  Alciato,  e  da  ie- 
retto  toscano,  dalla  quale  nacquero  poi  i  Uunrc/ii ,  i  Cujaci, 
i  Donclli,  i  Brissonj  ed  indi  piu  tardi  i  due  Gottofredi, 
e  altrove  gli  Halovandri ,  gli  Agosiiid,  ecc. ,  e  finalmente 
gli  storici  dclP  origine  e  del  progresso  delle  romane  leggi, 
come  il  Gravina,  il  Terasson,  ed  in  oggi  il  Aicbuhr ,  ed 
il  Savigny. 


25o  APPENDICE 

A  comodo  per  altio  degli  stndiosi  del  testo  del  romnno 
diritto,  o  dirom  ineglio ,  a  soccorso  necessario  per  la  par- 
ticolare  intelligenza  dei  rispettivi  pass!  e  per  la  concordia 
delle  leggi  snrsero  i  Comentarj  dei  due  Gotofredi,  uuo  al 
codice  Teodosiano  e  1'  altro  alia  coUezione  di  Giustiniaiio. 
Chinnque  !ia  dovuto  nianeggiare  sia  nello  studio  sia  nel 
pratico  eserclzio  i  testi  della  collezione  giustinianea ,  sa 
quanto  utili  riescano  le  note  di  Dioni^i  Gotofredo,  am- 
pliate  in  ultimo  coUe  aggiunte  fatte  nella  grande  edizione 
pubblicata  da  Simone  Van-Leeuwen  nclT  anno  i633  in 
Amsterdam  colle  stampe  di  Giovanni  Blaeu ,  Luigi  e  Da- 
niele  Elzevir,  ai  quali  fn  associato  Francesco  Hackio  li- 
l)rajo  di  Leida.  Essa  fn  rinnovata  da  una  moderna  por- 
tante  la  data  di  Colonm-MunatiancR^  sumptihus  .  .  .  Fratrwn 
de  Tournes  1790.  Quest' ultima  edizione,  la  piu  compiuta 
e  la  pin  magnifica ,  porta  in  fronte  anche  la  storia  e  la 
cronologia  del  diritto  civile  roniano,  opera  utilissima  a 
chiunque  non  si  contenti  di  essere  semplice  Legulejo,  ed 
ami  di  conoscere  le  origini  del  piii  grande  fenomeno  del- 
r  umana  civilta  nato  per  opera  del  tempo  e  di  singolari 
circpstanze  di  moderazione  (i). 

(i)  Ecco  il  frontlspizio  di  questa  egregia  edizione.  «  Corpus 
3>  juris  civilis  romani  in  quo  institutiones ,  digesta  ad  codicem 
>>  florenrinum  eaiendata  ,  codex  ec  novellas  nee  non  Justiniani 
»  edicta,  Leonis  et  aliorum  iniperatonim  novella,  canones 
>y  apostoloruni  ,  feudorum  libri  ,  leges  xil  tabb.  et  alia  ad 
»  jurisprndentiam  ante  Justiriianeani  pertinentia  scripta ,  cum 
»  optiniis  (luibiigiiue  editionibus  collata  e.xliibentur  cum  notis 
>»   integris  Dionysu  Gothofredi. 

«  Quibus  Francisci  Modii  et  ahae  aliorum  Juriscoiisultorum  ce- 
»  leberriniorum  Pauli  receptie  sentential  cum  selectis  notis  I 
»  Cujacii,  et  sparsini  ad  universuai  eor|ius  Aiitonii  Anseimo  A. 
»  F.  A.  N.  Ic.  Antuerp.  observationes  snigulares  ,  Reiiiissiones  et 
>»  NotK  juris  civilis  cationici  et  novissiini  ac  in  Praxi  recepti  diffe- 
»  rentiam  contini-nte  accesserunt.  Opera  et  studio  Siiiionis  Van 
>>   Leeuwen  Ic.   Lugd.  Bat. 

»  Additi  quoque  locis  convenientibus  indices  titulorum  ac 
»  legum  eniendatissimi,  prjeuiissa  est  historia  et  chrooologia  juris 
»  civilis  rouiaiii  (\i\ds  singular!  nietbodo  Ifgum  latarum  tempus 
3>  desigoat.  —  EJitio  nova  onini  qua  bcuit  cura  atque  labore 
»  indefesso  in  notis  piJEcipue  accurate  et  diligenter  examinatis 
>>   a  quampluriuiis  niendis    falsisque    allegalionibus    repurgata    et 


PARTE    ITA.I,T.VNA.  a5l 

AU'anaunzio  ila  no!  I'atto  Jella  torine';e  edi/ione  forse 
i  lettori  si  aspettcranno  ili  vederla  inodellata  su  1"  an/idetta 
d'  Olancla ,  e  loise  per  esscre  questa  a  cjuella  posteriore 
augureranuo  dl  vederla  ancor  pin  perfetta.  Ma  egliao  sareh- 
bero  dekisi  iiella  loro  aspcttazioue;  giacclie  nella  torinese 
ristanipa  altro  non  si  rlscontraao  die  secche  ckazloul  di 
legffi  correlative,  osfia  le  cifre  numeriche  e  compendiate 
di  queste  leggi.  Tutto  il  riinauente,  d'altronde  necessario, 
fu  sbandlto,  talche  incoitrandosi  qualclie  tratto  allusivo  ad 
usl  od  a  fatti  roinani  men  iioti,  manca  ogni  luce  per  intea- 
dere  il   gennino  e  positivo  senso  dei  testi  delle  leggi. 

Dobbiamo  noi  forse  attribuire  cotale  mancanza  di  com 
mentarj  e  d'  illustra/ioiii  alia  niira  del  piii  facile  aequislo 
e  della  piii  estesa  ditfiisioiie  degli  eseinplari  stanipati  ?  Ma 
coloro  die  amaao  davvero  d'  istruirsi  pienamente  del  senso 
e  delle  origini  del  romano  diritto,  o  quegli  altri  die  ne 
abbisognano  nelf  esercizio  dell' avvocatura  e  delle  giudica- 
ture,  dovrannosi  riputare  cosi  poco  zelantl  del  sapere  e 
della  giustizia  die  sagrificar  vogliano  a  poclilssimi  danari 
di  piu  la  niiglior  cognizione  delle  romane  leggi' 

Per  buona  sorte  il  pulililico  in  oggi  vivente  non  si 
trova  ne  per  senno,  ne  per  mezzi  pecuniary  al  disotto 
dei  padri  nostri  ^  e  slccome  la  seconda  e  grande  edizione 
sopra  riferita  eblie  un  tale  credito  ed  una  tale  concorrenza 
di  compratori  die  fu  contraffatta  in  Venezia ;,  cosi  se  coloro 
die  consigliarono  gli  eredi  di  Sebastiano  Botta  avessero 
meglio  pensato  o  fossero  stati  meglio  istrutti ,  avrebbero 
ia  vece   suggerito  d'  interanieute  rinnovarla. 

«   correcta  .  et  in  (juatuor  tonios  distvibiua.  —  Colonire  Miiiiatiana; 
>>   eutnpcibus   Vratriim   de  Touines    1 790.  » 

Se  al  tempo  di  Simone  Fan-LEEUW*EN  fosfecro  state  scopeite 
altre  reliquie  delle  lecg.i  impfriah  e  la  legislazioue  dl  Teodorico 
re  dei  Visigoti  doaiinante  nel  niezzodi  della  Francia  pubblicate 
per  CDva  di  Giovan  Ciistoforo  Amaduzzi  colla  liella  edizione  in 
foglio  fatta  nell'  anno  IT^'?  in  Roma  dalla  stauiperia  dello  Zem- 
pellid  a' spese  del  librajo  Venanzio  INInnaldini  .  noi  potrctmiio 
conpettnrarp  rlie  alia  gvande  edizione  del  Van-I,eeinven  sarebbe; 
itato  atigiunto  il  \oliiuie  pubblirato  ed  illiiBlrato  fi  degnanienie 
dair  Amaduzzi.  Ceitaniente  <piesta  ginnta  non  debb' essere  di- 
nientirata  dai  cu'iori  della  giui  itin  laknza  i  quali  aniauo  di  se- 
guire  le  fasi  della  legislazioue  rouiana  fin  dove  fii  spinta  ed 
adottata  nel  medio  evo. 


252  APPENDIQE 

A  quest' impresa  sarebbero  statl  vleppiii  uicoraggiati  se, 
come  si  dice,  nella  Fraiicia  stessa  ritorna  in  onore  lo  sta- 
dio  del  romaiio  dirltto:  poiche  se  an  tempo  esso  ridondo  a 
tanta  gloria  di  qaella  iiazione ,  potrebbe  in  oggi  essere  infi- 
nitameiite  proticuo  per  Tapplicazioae  delle  nuove  leggi.  Ci 
dnole  di  dover  sulla  nuova  edizioiie  Torinese  fare  quests 
osservazioni,  e  c[aiiidi  auguriamo  die  il  risparraio  tipogra- 
fico  eseuuito  colla  mira  di  avere  uno  spaccio  maggiore 
non  vada  fallito  nelle  sue  aspettative ,  ne  si  rivolga  a 
daano  degli  editori.  Cio  die  certamente  osservar  dolibiamo 
si  e  die  in  molti  e  molti  casi  i  possessori  della  Torinese 
edizione  dovranno  ricorrere  ad  altre  fonti  onde  dicifrare 
alcuni  testi  die  abbisognano  non  di  semplici  concordanze 
con  altri  testi,  ma  di  illustrazioni  storiclie  e  filologidie.  Noi 
sappiamo  die  il  ricercare  queste  illustrazioni  suppone  die 
si  conosca  il  bisogno  di  averle  ;  e  la  persuasione  di  que- 
sto  bisogno  sentesi  da  pochissimi.  Ma  se  tali  illustrazioni 
sono  necessarie ,  non  ne  viene  forse  il  pericolo  die  per  la 
loro  mancanza  o'  non  s'  intendano  le  leggi  o  veugano  mala- 
mente  interpretate  ?  Quali  sono  le  conseguenze  clie  seguire 
ne  debbono  ?  E  facile  T  indovinarle. 


Raccolta  di  Opnscoli  medici  di  G.  A.  del  Chiappa  , 
professore  di  medicina  pratica  e  memhro  della  fa- 
coltd  medica  nelV  I.  R-  Universitd  di  Pavia.  Vo- 
lume i.°  — ■  Pavia  ^  1828,  dalla  tipografia  di  Pictro 
Bizzoai  ,  di  pag.  278 ,  in  8." 

Otto  sono  gli  opuscoli  compresi  in  qaesto  volume  ,  due 
inediti  e  sei  giii  stati  altra  volta  stampati  o  con  particolari 
edizioni  o  ne'  giornali  scientifici.  II  sig.  professore  Del 
Chiappa  si  ridusse  a  venirneli  ora  cosi  insieme  raccogliendo , 
poiche  questi  ultimi,  "  qual  che  ne  fosse  la  cagione,  anda- 
rono  di  errorl  e  di  meiule  tipogratiche  fieramente  contami- 
natl;  >f  e  cosi  a  tacitamente  rimproveravano  T  autore  di 
cotanti  falli  e  negligenze,  onde  si  mostravano  quasi  che 
svisati.  )'  Inediti  troviamo,  i.°  una  prolusione  alle  lezioni 
di  medicina  pratica  per  I' anno  1822-23,  il  cui  soggetto 
e  Del  vcro  clecoro  nella  medica  proftsslone ;  2.°  un  Discorso 
della  vlcendevole  dipendenza  tra  la  morale  e  la  medicina. 
Gli  aforismi  medico-politici  di  Knips  Macoppe  valsero  di 
scorta  al  sig.  professore  per  la   sua  Prolusione ,  nella  quale 


ICv 


PARTE   ITALIANA.  253 

cl  semlira  essere  egli  in  ultirno  uscito  di  via  dilungandosi 
intcramente  dal  soggetto  e  mcttendo  innanzi  e  magniticando 
la  biiona  fbrtuiia  della  sua  clinica  niedica  pe' chinirglii,  onde 
far  nolo  clie  la  A'uoia  dottrina  ualiann  ebbe  la  sua  nascita 
nella  ticinese  Universita ,  e  cosi  tesserae  le  lodi  e  dicliiarare 
cli'  egli  si  trovn  obbligato  a  doverla  seguire  siccouie  «  quella 
die  consentendo  colla  piu  saua  dottrina  degli  anticbi  mae- 
stri ,  della  quale  e  irrcfragabile  conferma  .  .  .  .  ,  siccome 
quella    che    nacque ,    maturb ,    e    perfezionossi  al  letto  del 

malato ,  e  che  la  cotidiana    esperienza    ognl  di 

piu  conferma  e  suggella.  "  Venendo  ora  al  Discorso,  esso 
lia  per  iscopo  quello  di  provare  die  la  morale  e  la  medi- 
cina  si  dan  la  mano,  vanno  perfettamente  d' accordo,  sono 
interaniente  all'  unisono  ne'  precetti  iatorno  al  sanare  i 
mali  ed  al  conservare  la  salute  delF  uomo.  Male  percio 
parci  corrisponda  al  contesto  di  esso  Discorso  A  titolo 
appostovi  5  se  trattasi  di  colleganza  non  giii  di  dipendenza. 
Inoltre  parci  pure  che  a  un  punto  sla  stata  fatta  confusione 
della  dottrina  morale  o  della  moialita  colla  cura  morale  , 
cioe  dello  spirito,  la  quale  si  convieiie  nelle  pazzie,  cose 
tra  se  intieramente  diverse,  disparate  e  in  questo  caso  di 
nessuna  attinenza. 

Delia  metasincrisi. ,  ossia  Metodo  pertnrbatore  dei  moderni; 
Jppocrate ,  Modello  dei  medici ;  Del  carattere  morale  che  si 
svUuppa  nelle  malattie ;  Hulla  conmnicazione  vitale  che  ha 
luogo  pel  contatto  fra  'klue  individid ;  Elogio  di  Leonardo 
Targa ,  sono  i  titoli  degli  opuscoli  gia  editi.  Se  la  Meta- 
sincrisi e  a  detta  del  sig.  Professore  il  metodo  periurbaiore 
de'  moderni,  non  era  mestiero  ch'  egli  scai^asse  fra  le  rovine 
deW  antica  medicina  per  rinvenire  questa  preziosa  cosa  ob- 
bliata  e  negletta ,  e  richiamarla  a  nuova  luce ;  poiche  stava 
gia  alia  mano  dei  medici  tutti,  non  essendovi,  agiustodire, 
in  fatti  medico  alcuno  che  in  qualche  caso  non  abbia  ado- 
pcrato ,  o  non  adoperi  nel  farsi  a  curare  i  mali  il  metodo 
veraniente  perturbativo.  E  nel  leggere  questa  scrittura  ci  ac- 
corgemnio  die  il  nostro  clinico  la  dove  staljilisce  le  affe- 
zioni  nelle  quali  a'  di  nostri  usar  si  potrebbe  la  metasin- 
crisi, non  e  conseguente  a  se  stesso ,  ma  in  vera  opposi- 
zione.  La  metasincrisi,  die' egli  da  prima  (  pag.  41  ),  hi- 
sogna  usarla  in  quelle  «  die  non  riconoscono  alcuua  dlatesi 
predominante,  in  quelle ,  lo  quali  senza  pur  essere  organi- 
che  cliinarsi  non  vogliono  ne  all'  iino ,  ne  all'  altro  governo 


264  APPEND  lOE 

di  cura  corroljoraiite  o  tleljilitaute,  <>  e  in  apprcsso  cliiude 
col  dire  (  png.  55  ):  "  Nell' usare  della  cara  metasincrkica 
uiestieri  e  riguardare  senipve  alia  diatesi,  cioe  ad  una  od 
altra  di  quelle  condizioiii  o  disposlzioni  sotto  cui  militano 
le  uialattie ,  la  cjviale  par  vigesse  aiicora  non  lueiio  nspetto 
alia  doininante  alFezioiie  clie  al  teiuperameato ;  e  secoiido 
questa  mettere  in  uso  di  que'  rimedj  metasmcritici  clie  haniio 
in  parte  della  virtii  contraria  alia  vigeute  coiidizioiie  del 
male.  A  questa  qualita ,  natura  o  condizione  adunque  si 
riguardi  niai  senipre ,  uientre  difficile  si  e  ciie  non  ne  pre- 
domiui  alcuna  ecc.  >/  L'  orazione  inaugurale  intorno  ad 
Ippocrate  non  ne  e  die  l' elogio  di  questo  souimo.  Qui 
riavenianio  die  il  sig.  professore,  diirienticata  la  Nuova 
Dottrina  italiana,  invoca  T  assistenza  dello  spirito  del  grande 
di  Coo  neir  esercizio  clinico ,  in  cui  dice  sempre  seguirne 
le  orme,  e  didiiara  "  professare  amore  ed  osservanza  al- 
r  auree  dottrine,  le  quali  vincendo  la  pruova  del  tempo 
sono  pervenute  insino  a  noi.  »  Trapassereiuo  di  leggieri 
il  discorso  sulF  eloquenza  del  medico,  clie  non  e  die  uno 
svolgimeato  inaggiore  di  quanto  gia  a  tale  proposito  scrisse 
Monti  in  quella  sua  orazione  Sulla  necessiia  ddl' eloquenza; 
siccome  anche  intorno  alia  susseguente  scrittura  ci  linii- 
teremo  ad  accennare  cli'  essa  e  non  piii  die  una  ennme- 
razione  degli  effetti  ed  accidenti  die  si  osservano  succedere 
nel  carattere  morale  delle  persona  in  seguito  a  diverse  ge- 
neral! llsiclie  affezioiii ,  senza  die  ne  veuga  dalP  autore  ten- 
tata  alcuna  plausibile  maniera  di  spiegazione.  Due  persone 
col  lungo  giacersi  a  mutuo  contatto  partecipano  T  una  1' al- 
tra le  rispettive  buone  o  cattive  quahta  e  condizioni  ina- 
teriali  del  corpo.  II  sig.  professore  avvisa  die  cio  succeda 
perclie  viene  ad  essere  mutuauiente  assorbito  il  principio 
vitale ,  oude  egli  die  al  suo  scritto  quel  titolo  di  conuini- 
cazione  vitale,  il  quale  titolo  non  saprommo  pero  se  espri- 
jiia  bene  l' idea  die  vi  si  voile  attaccare.  Il  caloiico  tra- 
mandato  dalla  persona  non  puo  non  jjortare  con  se  parti- 
celle  delle  sostanze  componenti  la  persona  stessa,  le  quali 
vengono  dalla  vicina  persona  assoi^bite ,  onde  1' elfetto  che 
ne  conseguita  in  questa  e  a  norma  della  buona  o  cattiva 
qualita  e  condizione  di  esse  partlcelle  esalanti.  Cosi  almeno 
la  cosa  venne  fin  qui  veduta  dai  medici.  L'  elogio  fiaal- 
luente  del  Targa  fit  riprodotto,  onde  emenJarlo  di  alcune 
inesattezza  occorse  nella  prima  edizione    del     1824,  e  che 


PAllTE    ITALIANA.  255 

si  riconobbero  In  seguito  alia  vita  die  di  esso  Targa  pub- 
blicu   nel    1826    il   dottor  Zoppl. 

Term  i  acre  mo  (luest'articoio  toccando  qualchc  cosa  della 
dizione  e  dello  stile ,  in  cui  a  parer  nostro  1'  antore  si  mostra 
alcana  volia  foise  troppo  studinto,  ricercato  e  artifizioso, 
non  rinveneiidosl  altresi  tal  fiata  anche  tutta  la  proprleta  e 
raggiustatczza  nell' espressioni ,  e  una  intera  coUeganza  di 
idee ,  al  die  vagliano  oltre  ai  brani  sovra  rapportati  aadie 
i  segiieiui  escmpi  "  Coaviene  di' egli  (il  medico)  sia  pro- 
fondaiiieiite  dotto  in  tutto  die  si  appartieiic  alia  uiedica  fa- 
colta,  ma  nella  cliiiica  poi  emineiitemente  scaltrUo  ....  La 
natura  travadia  sempre  dietro  un  modello  ed  an  tipo,  e 
ove  con  occhio  lilosolico  la  si  rigiiardi,  agevole  iia  il  rico- 
noscere,  cli'ella  opera  in  tiitti  i  siioi  maglsteri  colle  stesse 
leggi  e  cogli  stessi  fenomeni  ....  Fra  i  inezzi  spettanti  al 
goi-erno  del  ikere  atli  a  produrre  questa  metasincrisi ,  io  ri- 
ferisco  le  friziord,  non  guari  diversamente  dalla  foggia  de 
Morlacchl ,  i  ipiali  pero  nsanle  ecc.   "  P.  S. 

Formidario  per  la  preparazione  e  V  uso  di  mold  mc- 
dicamcntl  niioii  di  F.  Magendie  ,  ecc.  Tmdnzione 
con  appeiidice  ittdiana  e  note,  per  curd  di  A.  Cat- 
tan  Eo  Duttorc  in  ambc  le  leggi ,  Maestro  privato 
di  Economia  rnrale ,  o  sia  d  agraria ,  covipilatore 
del  Cionii/le  di  farniacia-cldniica ,  gid  contpdatore 
del  Giornale  d  agricoltara ,  arti  e  commcrcio  ,  chi- 
viico  farmacista  ,  premiato  piic  lolte  dull'  I.  7?.  Go- 
yerno  di  Milano  .  membra  del  Collegia  dei  dottorl 
della  facoltd  politica-lcgale  neW  I.  e  R.  Uniiersitd 
di  Pavia,  ecc,  ecc. ,  ecc. ,  quarta  edizioncfatla  sulla 
sesta  di  Parigi ,  e  su  l  edizione  Spa^mola  del  sig. 
J.  L.  Casasecn.  —  Milano,  1029,  lUisconi ,  in 
12.°  con  tai-.   in  rame. 

Sei  edizioai  in  Francia ,  non  e  cio  un  niiracolo  per  un 
lihro  die  raccolga  i  sntlragj  dc' leggitori.  E  noto  die  tuna 
la  colta  Europa  prende  pane  alia  letteratura  franuese.  Ma 
quatiro  edizioni  italiaiie  in  podii  anni  c  cpiesto  lui  lavore 
assai  raro,  luassiine  ove  traitibi  di  opera  scieatillca.  II  me- 
rilo  iutrinseco  dell' opera  die  annunciamo  e  dunqiie  coiii- 
provato  abbastanza  ,  nc  gl"  Italiaiii  sono  i  soli  die  F  abbiano 


256  APPENDICE 

apprezzata.  La  presente  edlzlone  pero  si  raccomaitla  da 
se  stessa  sopra  le  antececlenti  e  per  le  aggiunte  del  me- 
desiiiio  sig.  Magendle ,  e  per  alcniie  giudiziose  note  che  il 
sig.  Cattaneo  ha  tratto  dalla  tradnzione  spagnuola  del  sig. 
J.  L.  Casaseca;  soprattatto  poi  per  T  appeudice  e  per  le 
aiiiiotazioni  oiKr  e  arriccbita ,  lavoro  e  qnella  e  queste 
dello  stesso  sig.  Cattaneo.  In  esse  aiinotazioni  stanno  rac- 
colte  le  priiicipali  e  plu  importanti  scoperte  che  la  chi- 
mlca  ha  potato  far  riverberare  sa  la  terapeutica  in  que- 
sti  ultimi  aiini.  Ma,  dobbiamo  dirlo  francaniente  ,  il  sig. 
Cattaneo  si  e  forse  lasciato  andare  un  po'  troppo  oltre  col 
sue  fervore  scientifico,  ed  ha  ingrossato  il  volume  con 
alcune  uiaterie  che  apparteiigono  ad  altri  rami  della  medici- 
ua.  Come  mai ,  p.  e. ,  possono  qui  trovar  luogo  le  idee 
patologiche  dello  Strainbio  juniore  sii  la  sede  e  la  natura 
delle  febbri  intermittenti  e  T  acupuntura  di  Cloquet,  e  la 
litotritla  di  Civiale?  Son  queste  al  certo  ottime  cose,  ma 
noa  erat  hie  locus.  II  formulario  per  la  preparazione  ed  uso 
di  mold  mcdicarnenti  iiuOKi  non  puo  essere  decorato  che 
dalle  novita  cliimico-farmaceutiche  recentemente  introdotte 
ill  medicina  i  T  estenderlo  piii  oltre  e  aprirsl  un  orizzonte 
troppo  vasto  perche  trovar  possa  opportune  luogo  sul  qua- 
dro  che  il  sig.  Magendie  voile   rappresentai-ci. 

Nel  confroutare  la  traduzioue  col  testo ,  oltre  a  varj  nei 
che  ci  sono  sembrati  incorsi  per  colpa  deireditore,  ne 
abbiamo  pur  ravvisati  alcuiii  die  appartengono  sicuramente 
al  traduttore  medesimo.  La  conosciuta  perspicacia  del  sig. 
Cattaneo  li  fara  certamente  scomparire ,  se  avverra  cli'  ei 
proceda  ad  altra  ulteriore  edizioue,  e  con  cib  egli  rendera 
un  pill  slcuro  servigio  alia  scienza.  E  se  non  temessimo 
d'  apparire  un  po' troppo  sever!,  vorremmo  pure  che  la  tra- 
duzioue di  questo  benemerito  nostro  coucittadino  serljasse 
la  scrupolosa  fedelta ,  a  cui  si  vede  ch' egli  ha  mirato,  ma 
seutisse  meno  la  sintassi  francese,  lo  che  nou  sarebbe 
riesclto  difficile ,  ov'  egli  si  fosse  talvolta  emancipato  dal- 
r  ordine  materiale  delle  parole ,  e  avesse  virgolati  e  pun- 
teggiati  i  periodi  nel  modo  che  lo  spirito  della  nostra  lingua 
potea  dettargU. 

Noi  nou  intendiamo  con  cio  di  menomare  il  pubblico 
accogllmento  ad  un' opera  che  e  gia  tanto  sparsa  per  1"  Ita- 
lia. Anzi  pouiamo  questo  libro  nel  numero  di  que'pochi, 
i    quali   provano     all'  evidenza    i    progress!    che    V  arte  di 


rAKTK    ITALIANS.  257 

«anare  va  faceiido ,  e  lo  raccomandiamo  coa  fervore ,  tanto 
pill  clie  per  cui-a  del  sig.  C'attaneo  quest'  arte  lascia  ora 
ben  poco  a  desiderarsi  di  tntto  cio  ch'  e  necessario  a  cono- 
scersi  per  auiministrare  senza  pericolo  di  nnocere  una  serie 
di  potentissimi  medicaineiiti ,  i  quali  trattati  dall'  igiiorante  e 
dair  audace  potrebljero  diveiiire  pericolosi,  come  le  aciuii- 
sime  arnii  in  niano  de'  fanciuUi. 


Trattuto  di  Cldmica  appllcata  alle  arti ,  del  similar 
Dumas.  VoLunie  priino.  —  Jllilaiw  ,  Stella  c  jigli , 
in  8.°  fig. 

Un  trattato  di  cliimica  applicata  alle  arti  mancava  tut- 
tora  air  Italia,  !j;iacche  quello  del  ctl.  ihaptal,  piii  volte 
piiblilicato  in  italiano ,  Innganiente  e  con  iinpazienza  atteso 
dai  fabliricatori  e  iiKuiifattnritri  di  Francla,  d"  Italia  e  di 
«gn' altra  nazione,  non  clie  dai  dotti  di  tiitta  1' Europa  ,  non 
aveva  per  certe  particolari  circostauze  riempiuta  I'aspet- 
tazione ,  ne  sodtlisfatto  alT  ntiiversale  desiderio,  e  giacche 
in  mezzo  alle  pin  belle  e  piu  Inminose  dottrine ,  molte  arti 
chimiclie  non  vi  trovavano  nella  pratica  quella  siciira  guida 
e  quelle  cbiare  indicazioni  cbe  i  vastissimi  liimi  e  il  lungo 
pratico  esercizio  di  qnel  grand'  uomo  semljravano  proniet- 
tere.  Riuscire  potrebbe  dnoqiie  utilissima  la  versione  clie 
ora  si  piibblica  della  chimica  applicata  alle  arti  del  signor 
Dumas,  se  qiiesta  appagare  potesse  il  comiine  desiderio. 
massime  in  un  tempo  in  cni  molte  arti ,  anche  tra  noi , 
Iianno  cominciato  ad  estendersi  e  ad  arriccliirsi  considera- 
bilmente   coi   lumi   di   cpiella  niedesijna  scienza. 

Brevissima  e  la  prefazione  del  Dwnas ,  suUa  qu^ie  tut- 
tavia  crediamo  opportuno  di  trattenerci  un  istante.  L"  au- 
tore ,  sottentrato  come  prol'essore  di  cbimica  nelTAteneo 
reale  di  Parigi  al  valentissimo  signor  Robiqact ,  sceise  un 
]iunto  diverso  dal  suo  ,  e  presento  i  fatti  in  altro  ordine 
disposti;  poscia  persuaso  clie  in  una  massa  di  uditori  i 
quali  non  si  cambiano,  sia  d'  uopo  di  riunovare  il  sog- 
getto  o  Pargomento,  si  avviso  nel  suo  secondo  corso  trien- 
nale  di  aggiugnere  alia  cliimica  geaerale  anclie  la  chimica 
applicata  alle  arti.  Determinatosi  quindi  ad  esporre  al 
pubblico  il  suo  lavoro,  ebbe  lasinga  che  quest' opera  for- 
mare  dovesse  un  punlo  di  paragone  pei  giovani  cbimici 
sparsi  ormai    in  quasi  tutta  T  Eiuopt  ,    e   clie    il  deiiderio 

Bibl.  IiaL.  T.  LV.  1-7 


2  58  A  1'  P  E  N  1)  I  C  E 

di  rettificarne  le  inesattezze  dovesse  tiar  vita  a'  lavori 
luili  air  intlustria  e  vaiitagglosL  ad  una  nuova  edlzione 
deir  opera  siessa.  Alcniai,  die' egli ,  opineranno  ch' io  mi 
sia  troppo  diffuso  nella  cliinuca  pnra^  cli"  io  non  dovessL 
trattaie  teoricaiuente  le  questioiii  d'arte,  e  per  ultimo 
aoii  dovessi  far  uso  degli  atomi.  A  queste  obbiezioni  egli 
rispoude  die  il  suo  libro  e  destinato  ai  giovaiii  e  non  ai 
fabljricatori  gla  format!  dall"  istruzione ;  ch' egli  non  voile 
gia  descrivere  la  pratica  delle  arti ,  nia  bensi  rischiararne 
la  teorica ;  e  cbe  quelle  particolarita  scientifiche ,  atte  a 
spaventiire  1  fabbricaiori  di  una  certa  eta  ,  diventeranno 
pei  figli  loro  un  guioco  ,  allorche  questi  avranno  imparato 
alle  scuole  un  poco  piu  di  mateniatica  e  un  poco  meno 
di  latino,  un  poco  piii  di  fisica  e  di  cliimica,  e  un  poco 
meno  di  greco.  Noi  lasciamo  die  ciascuno  faccia  le  sue 
riflessioni  sulla  giustezza  di  quelle  risposte  e  di  queste  pra- 
tiche  osservazioni.  Conveniamo  pero  coll'autore  die  per 
trarre  qualche  profitto  dalle  cognizioni  esatte  della  chimica 
onde  farne  T  applicazione  alf  iudustna ,  e  indispensabile  lo 
studiaria  a  fondo,  giacche  le  piii  minute  particolarita  ac- 
quistano  un  interesse  maggiore  allorclie  si  opera  sopi-a 
grandi  masse.  Bla  egli,  afliae  di  adattarsi  al  comodo  di  cia- 
scua  manifattore  die  non  potrebbe  accordare  un'  eguale 
attenzione  a  lutti  i  rami  del!a  chimica  pura,  si  e  SLudiato 
di  di\idere  1'  opera  in  modo  tale  da  poter  riunire  in  alcune 
classi ,  alle  quaii  non  troviamo  molto  propriamente  appli- 
cato  il  nome  di  u,ritppi  ,  quelle  arti  clie  hanno  alcune  basi 
comnni,  e  la  storia  cliimica  delle  materie  ad  esse  relative. 
Deviando  egli  dalU  naturale  divisione  fondata  sui  tre  regni 
della  natnra,  e  venuto  a  forma  re  ,  com' egli  dice,  una 
classifjcazione  die  a  lui  semjjra  la  piii  semplice  ed  a  noi 
pare  in  vece  la  pin  complicata. 

Oscurissiina  e  quella  del  primo  gruppo ,  composto  dei 
forpi  non  metallici,  e  dei  prodotti  o  delle  arti  die  dai 
niedesimi  derivano  ,  vale  a  dire  1' acqua  ,  i  principal!  acidi 
(e  come  separarli  dagli  altri  ?  ) ,  i'ammoniaca,  1' aria  at- 
mosferica,  le  diverse  varieta  del  carjione ,  la  torba ,  il  ri- 
scaldamento  e  1' illuiiiinazione.  Ogniiao  vede  die  quando  si 
])arla  di  corpi  non  metallici ,  troppo  scarsa  e  questa  no- 
uienclatura ,  e  forse  ancora  riesce  piii  maucante,  e  im- 
possiljile  a  compiersi ,  ijuaiido  si  parla  dei  prodotti  o 
Uelle   arti  cUc  da  quei   corpi  derivano.    11   secondo  gi'iipi^o 


PARTE    ITALIVTSX.  269 

coiniene  i  metalli  dt-lle  teire  e  (lej;Ii  alcali ;  il  terzo  !a  storia 
coiiijiiiua  lie' metalli  onlinarj ,  come  il  f'erro ,  il  rame,  il 
pioiiibo,  ecc.  E  perche  luai  si  soiio  separati  fjne' primi 
uietalli  da  fpiesti^  Finaiiiiente  il  iinarto  gruppo  compreiiJe 
tutti  i  prodotti  della  natiua  orp.aiiica  e  le  applicazioni 
numerose  die  ne  ilipcndoiio.  Oj!;ttiin  vede  f|uanto  gigantesco 
riuscir  debha  questo  grupjio ,  alihracciaudo  tutto  il  regno 
animate  e   tutto   il   vfgeiajjile. 

Noil  puo  negarsi  tuttavia  cite  ntile  cosa  noii  abbia  fatta 
il  Dumas,  ponendo  ia  testa  di  ciascuna  f'abbricazione  im- 
portante,  o  anclie  alia  fine  in  forma  di  ricapitolazione ,  al- 
cune  generalita,  col  ciii  mezzo  cjualunque  fabbricatore  puo 
sludiare  i  priiicipj  cbiinici  del  suo  ramo  d'industria,  bea- 
che  non  conosca  a  t'ondo  la  storia  della  cbimica  generale^ 
e  noi  troviamo  assai  migliore  questo  metodo  die  non  quello  , 
forse  da  altri  proposio,  di  coordinare  quelle  generalita  e 
porle   in   testa   al   pruno  volume. 

A  questo  pero  si  premette  una  lunga  introduzione  nella 
quale  si  espongono ,  1."  le  definizioni  generali  della  clii- 
inica ;  2."  i  diversi  stati  Jella  materia,  cioe  dl  solidita, 
ili  li(juidita  ,  di  vapore  o  di  gas;  3.°  la  nomenclatura;  e 
qui  vediamo  i  metalli  tratti  dalle  terre,  come  ralluminio, 
il  bario ,  il  calcio,  il  magnesio  ,  ecc,  registrati  coU'anti- 
nionio,  coirargento,  col  bisnuito ,  col  ferro  ,  coll' oro^  col 
inercurio,  ecc,  il  die  serve  a  giustiljcare  la  nostra  sor- 
presa  di  vedere  que"  metalli  di\isi  in  due  gruppi  ;  4.°  i 
numeri  proporzlonali  die  formano  la  base  della  teorica 
atomistica;  5."  la  teorica  atomistica  stessa  ,  la  quale  con 
ragione  temiauio  die  riuscir  possa  imbarazzante  pei  uostri 
faVjliricanii  e  manlfattori  i  6.°  la  combinazioue  dei  corpi; 
7.°  i  corpi  composti;  8."  la  rcazione  dei  corpi  gli  uni  su 
gli  altri  i  9.°  fiaalmente  un  esauie  generale  dei  corpi  nou 
metallici. 

Segue  il  libro  primo ,  coiiiprendeute  ajipunto  i  detti  corpi 
non  metallici;  e  qui  vediamo  nel  capitolo  i,°  1' idrogeno 
j)osto  a  lianco  dell' aerostato;  nol  2."  T  ossigeno  colT  acqua 
e  coU'acqua  ossigenata;  nel  3.^^  il  cloro  coif  acido  idro- 
tlorico,  r  acido  clorico  ,  1"  acido  perdorico  e  gli  ossidi  di 
doro;  nel  4.°  il  bromo  coll' acido  idro-bromico ,  l' acido 
broiuico  ed  il  doruro  di  bromo;  nel  5.'^  T  iodo  coif  acido 
idriodico,  1' acido  iodico  e  i  cloruri  e  i  bromuri  di  iodo ; 
utl  6/  il  iluore  e  1' acido  idro-tluo:  ico  ;    nel   -?."  il  solf'o  e 


260  APl'ENDICE 

r  acido  iJro-solforico ,  coll' idruio  cli  solfo ,  coll' acklo  sol- 
foroso ,  coll'  acicio  ipo-solforoso  ,  coll'  acido  solforico  ed 
ipo-solforico,  col  clornro,  col  bromni'o  e  coll' ioduro  di 
solfo  •,  e    qui   terminano   i   tre   fascicoli   (inora   piil^blicati. 

Noi  alibiamo  volute  accennare  qiiesti  titoli  de'  libri  e 
de' capitoli ,  soltanto  per  fai*  vedere  1' ordiqe  tenuto  dal 
signor  Dumas  e  gli  oggetti  sni  quali  ha  portato  special- 
mente  le  sue  ricerche.  Troviamo  pero  alcuni  di  questi 
articoli  degiii  di  considerazione,  e  quello  specialmente  che 
concerne  I'acqua,  steso  con  metodo  e  con  cliiarezza.  In 
esso  si  presentaiio  tre  tabelle  ,  l'  una  delle  densita  dell'  ac- 
qua  a  diverse  temperature  secondo  le  sperienze  di  De  Lnc  , 
jiella  quale  peru ,  non  sappiamo  per  qual  motivo  ,  sono 
stati  ommessi  i  termini  corrispondenti  ai  gradi  al  di  sotto 
di  3oi  la  seconda  della  forza  elastica  del  vapor  acqueo 
valutata  in  mlllimetri  giusta  le  sperienze  di  Dalton  ;  la 
terza  della  temperatura  del  vapore  stesso  sotto  diverse  pres- 
sioni  da  una  fino  ad  8  atmosfere^  cose  ntilissime  nell' appli- 
cazione  a  diverse  arti.  Con  egual  diligenza  vediamo  trattati 
gli  articoli   che   concernono   gli   acidi   solforoso  e   solforico. 

Pub  dunque  questo  libro  utile  riescir  agli  artisti ,  o 
almeno  contenere  una  quantita  di  notizie  importanti  pei 
medesimi ,  esposte  coUa  maggiore  chiarezza  e  precisione ,  e 
che  giovar  possono  sovente  nelT  uso  pratico  dclle  diverse 
materle.  Con  diligenza  ci  sembra  fatta  altresi  la  traduzione 
italiana  :  notate  abbiamo  tuttavia  alcune  espressioni  che  jl 
traduttore  potrebbe  riformare,  come  quella,  p.  es.  ,  della 
f  ombinazione  di  un  corpo  ad  uii  altro ,  che  meglio  direb- 
besi  con  un  altro;  notata  abbiamo  pure  nella  pag.  7  1' u- 
nione  delle  strazze  colle  stoviglie,  col  vetro  e  cogli  smalti, 
puro  idiotismo  dei  nierciaj ,  tratto  da  una  lingua  straniera , 
per  indicare  una  specie  dei  cosi  detti  hrilU  o  vetri  o  cristalli 
faccettati,   che  troppo  male  sonerebbe  nella  lingua  italiana. 


Aiialisi  dcir  acqiia  mincrale  di  Cornioiis ,  letta  aWAte- 
jieo  di  Venczla  il  i.°  inaggio  1828  di  O.  Tjglia- 
LEGNi ,  maestro  di  farmacia  e  socio  dellAccademia 
di  Udiiie.  —  Udiiic ,  1829,  pci  fratelli  Mattiuzzi, 
nella  tipografia  I'ecile  ,  in  o.'' 

Soltanto  da   jjoco  pin  dl   un   anno  nel   tcrritorio  di   Cor- 
1(1100)5.  lll^rivo,   circolo  di  Corizia,  su  di   una  piccola  strada 


PARTE    ITALIAN  \.  26 1 

ilett.i  del  rujt't ,,  in  liiogo  Jistantc  dal  paese  a  nn  cii  presso 
uii  quarto  di  niigllo,  si  ossorvo  una  piccola  scaturigine  di 
acqua ,  c!ie  senza  interruzlone  contiauava  a  maiid;ire  una 
specie  di  stillicidio.  L"  odore ,  il  sapore,  il  modo  e  il  luogo 
di  fjuclla  sorgente  destaroao  in  alcuni  V  opinione  che 
queir  acqua  dotata  fosse  di  virtix  iiiedicinali  ,  e  qaindi  se 
ne  cominise  T  analisi  al  Taglialcgiii ,  maestro  in  farmacia 
ed  accadcmico  di  Udine. 

Procedette  questi  all' esanie  diligentissimo  di  qnell' acqua 
sul  iinire  dell' agosto  dcllo  scorso  anno,  e  trovo  die  il 
suolo  tutto  air  iiitorno  era  costituito  da  una  terra  arenoso- 
selciosa  e  niamoso-calcarea  (clie  non  saprenimo  come  potuta 
siasi  l)en  coudnnare),  e  clie  il  terreno  da  cui  inmiediata- 
niente  scaturiva  la  fonte,  era  di  natura  maruoso-argillosa.  La 
presso  vide  pure  crescere  molte  piante  medicinali ,  come 
il  tauaceto,  il  millefogllo  ,  la  poligala,  il  serpillo,  l"  issopo, 
la  dulcamara,  il  meliloio,  ecc.  Noi  non  seguiremo  il  cliimico 
nella  luiiga  serie  delle  sue  esperienze ;  noteremo  soltanto 
clie  in  ogni  libbra  medica  dell' acqua  di  Croraons  trovo 
pgli  colla  sua  prima  analisi  gr.  5,35o  di  idroclorato  di 
calce,  gr.  0,760  di  magnesia,  gr.  i.85o  di  carbonato  di 
soda,  gr.  o,35o  di  acido  siliceo  e  gr.  o,73o  di  silicato  di 
soda,  oltre  una  quantita  inapprezzabile  di  gas  azoio  e  di 
materia  estrattiva  vegetale  ^  non  dubito  quindi  di  dichiarare 
che  quelFaccjua  poteva  nominarsi  acqua  miiierale ,  salina 
fredda.  Altre  analisi  istituite  in  segnito  dallo  stesso  clii- 
mico ofTrirono  a  un  di  presso  i  medesimi  risultamenti. 
Da  alcune  osservazioni  de"  medici  si  dedusse  poi  che  I'uso 
terapeutico  di  quell'  acqua  possa  presumibilmente  conve- 
nire  come  blando  lassativo  e  disostruente ,  e  quindi  tro- 
var  luogo  nelle  affezioni  svariatissime  e  lente  del  tubo  ga- 
stro-enterico,  e  in  quelle  principalmente  che  occasionano 
stitichezza  e  borborismo;  nelle  atYezioni  ippocondriache , 
nella  clorosi ,  uegli  sconcerti  di  menstruazione  ,  nelle  cro- 
niche  aflezioni  del  sistema  linfatico  glandulare  e  in  alcuni 
ciisi  simili ;  in  conferma  di  c!ie  si  soggiungono  sette  esempi 
di   guarigioni    colF  uso   di  quell'  acqua   ottenute. 

Essendo  Cornions,  come  nella  Meiiioria  si  accenna,  una 
piccola  e  ben  ordinata  citta,  po.sta  in  fellce  sitnazione,  in 
nn  clima  temperato,  in  aria  quasi  sempre  asciutta  e  in 
territorio  che  a!)bondantemente  foraisce  ogni  sorta  di  ricolte, 
e  da  desiderarsi   che  si  coiiducano  presto  a  fine  i  lavpri  gia 


26a  APT  FN  DICE 

intrapres'i  cT  orcVme  di  quel  Mimicipio,  tenilenti  a  rentier*" 
]iiu  copioso  il  getto  e  a  giianMitirlo  clalla  accidentale  me- 
scolanza  colle  acqnc  pluviali  o  ill  inliltrazione  ,  il  die  potra 
arrecare  il  vaiitni^gio  di  un  copioso  coiicorso  di  forestieri 
a  quel  comuae. 


Importaiite  scopcrtn  per  conscrvare  fresrJdsslmc  dellc 
jnioUfqa  di  novii  per  l  hiverno ,  ccc.  da  [)****  X****. 
—  Mdaiio ,  Ciacomo  Agnelli,  in  12.°  Prezzo  ceii- 
tcsinii  ^5. 

//  Commesso  della  BibUoteca  ed  Ansehno  Hiverulitore  di  libri. 

A.  Amico ,    sono    qui    con    nn    opuscoletto    die    sara    pan 

unto   per  Rladonna   la   tna    Sigiiora.  —   Ne  lio   rilevate 

dugento  copie  ribattendone  il   3o   sul    100   del   pre/zo 

originale. 
C.  Prendi  diinqiie  nn  bacio,   Anselmone  mio.  Siamo  ora  si 

poveri  di  bnotii  libri ,  die  la  e  proprio  una   dispera- 

zione  il  trovare  con  clie 

A.  Leggi  leggi,  e  iascia  le  diiacchiere:  Importante  scoperta 

per  conservare  freschissitne  delle  niigliajd  d'  nova ,   ecc. , 

con  un  soldo  di  sprsn  e  nessuna  fatica:    apri  bene  gli 

occhi .   con  un  sohlo  di  spesa , 
C.  E  nessuna  fatica ,  cioe  coU*  aci{ua  di  cake ,  ecc.    Non  e 

cosi? 
A.   Appunto.   E   non    ti    par  qiiesta   nn'  utilissiina   scoperta' 
C.   Utilissinia   si,   ma   da   non  veiidersi  come  nno\a,  fnorclie 

ai   barbagianni. 
A.  Ell,  lo  so  ancir  io   die  questo  metodo  ferzne /^er /a  pn'nza 

vo'ta  menzioiuito  iwl   1821   dul  sig.  Cadet,  valrnte  chi- 

mico  di  Parigi ,    ma    un   gran  niimero  di  persone  igno- 

rano  tut  tor  a  affatto  quest  a  utilissima  scoperta. 
C.  Vnttene  alia   buon' ora.    Tu    sei  un  uomo  daldiene,  nia 

non  vedi  piii  in  la  della  punta  del  tuo  naso.    Questo 

luetodo  ne'  nostri  contadi  e   noto  persino    alle    frutta- 

jnole   ed   alle   pescivendole. 
A,  Non   mi  fare   il  saccentone.  Che  a  farti   montare  in  cat- 

tedra   non   basta   la   polvere    die    annasi    spazzando   Io 

scrittojo   di   Madonna. 
C,  Oil    uomo,   cni   si   fa   notte   innan?!   sera!    Leggi   dunqne 

qui  qui,   Blbl.   Ital.   vol.   37,   pag.    107   (anao    1822.  ) 


PARTE    ITALIANA.  263 

la  nota  (t),  sotto  rannnnzio  della  maniera  cU  con- 
servare  le  uova ,  ili  M.  Cadet:  La  maidera  di  coriser- 
vare  le  nova  neW  ncqua  di  mice  e  presso  di  noi  and  - 
chissima.  Ne  usano  i  parrochi  e  le  cost  dene  massaje. 
Un  pnrroco  della  Brianza  ne  ha  conservate  con  tal 
inetodo  per  hen  due  anni ,  ed  io  stesso  ne  ho  mangiate. 
M.  Cadet  adunque  vende  come  nuova  una  vecclda  mer- 
canzia.  E  male  a  proposito  Paiuore  del  tuo  lihric- 
ciuolo  vende  questa  inedesinia  mevcanzia  come  tuttora. 
affatto  igiiota  a  grnn   iiuinero  di   persone. 

Mi  liai  fatto  stralnliare :  ma  tn  alineno  mi  concederai 
clie  e  liene  il  ricordare  tratto  tratto  colla  stampa  le 
utili  scoperte.  Se  cosi  e ,  f a  duiique  che  quest' opu- 
scolo  gia  da  tanti  giornali  aaannzlato ,  lo  sia  pure 
dal  tuo. 

Eccoti  servito,  e   vanne   in  pace. 


Prlncipj'  di  arkmetlca  e  di  algebra  di  Serafino  Belli  y 
pubblico  professorc  di  geometria  nell  I.  R.  Vniver- 
sitd  di  Siena.  — Siena,  1820,  presso   Qiddo  Mucci. 

Annunziamo  quest' opera ,  henclie  pubblicata  gia  fino  dal 
1835,  perche  pervenutaci  da  poco  tempo:  ci  e  poi  sem- 
brata  tale  da  poter  essere  utilmente  conosciuta.  Essa  e 
scritta  bensi  secondo  1'  ordinario  sistema  degli  Elementi  di 
mateniatica,  sistema  da  cui  crediamo  che  si  dovrebbe  see- 
star  quasi  del  tutto  chl  volesse  comporre  un  ben  ideato 
corso  elementare  clie  tuttavia  manca  alia  repubblica  lette- 
raria  ^  ma  varj  pregi  di  cui  va  adorna  ne  rendono  com- 
mendevole  la  lettura,  in  alcune  parti,  anche  a  clii  e  al- 
quanto   avanzato   nella   scienza. 

Neir  aritmetica  ha  Tautore  egregiamente  dimostrato  con 
quel  grado  di  generalita  di  cui  sono  capaci  i  ragiona- 
menti  fondati  sopra  esempi  partlcolari  numerici  (  dal  che 
non  pub  prcscindersi  nell' aritmetica  ) ,  T  indlpendenza  del 
prodotto  di  due  numeri  dal  posto  che  essi  occupano  nella 
funzione  di  fattori^  pioprieta  essenziale  a  rigorosamente 
stabilirsi,  da  molti  scrittori  taciiameate  supposta  ,  da  altri 
dichiarata  (e  non  lo  e)  evidente  in  se  stessa,  e  da  alcuni 
pochi  troppo  leggermente  conteiuplata.  Ci  piaccpiero  alcune 
proposizioni  sul  pnssaggio  dalle  frazioni  ordinarie  alle  de- 
cimali   esposte    nel    trattare  di   qucste  ultime.    L'  autore   ia 


264  A  T  V  E  N  D   T  O  E 

luogo  Jl  coUocarle  nc' principj  d' aritmetica  ove  fu  costfetto 
nd  Impiegare  anticipataiiieute  le  nozioiii  algebrlclie  che 
s' iiisegnano  pol  dopo,  avrclibe  servito  meglio  all"  esatto 
ordine  didascalico  riserbandole  a  luogo  opportune  dopo  i 
necessarj  i-ndimenti  d'  algelira.  Accade  bene  spesso  che 
r  indole  delle  materie  in  un  trattato  scientifico  esiga  che 
alcune  proposizioni  si  pongano  le  une  in  seguito  alle  altre, 
mentre  la  concatenazione  delle  teorie  che  si  vanno  svol- 
gendo  non  lo  permette,  mancando  ancora  nel  sistema  di- 
uiostratlvo  adottato  le  necessarie  nozioni  per  renderne  ra- 
gione  :  in  tal  caso  e  sempre  niiglior  consiglio  abbandonarc 
un  ordine  domandato  dalT  afllnitk  delle  cose  per  segnire 
quello  voluto  dai  mezzi  logici  impiegati :  ma  non  e  piccolo 
pregio  in  uno  scrittore  il  sapere  scegliere  quella  connes- 
sione  d' idee ,  secondo  la  quale  T  ordine  d' analogia  degli 
oggetti  tvattatl  si  accordl  il  meglio  die  sia  possibile  col- 
1'  ordine   didascalico. 

Neir  algebra  trovasi  dimostrato  che  //  prodotto  cli  pia 
fattori  e  lo  stesso  qiiahmque  sia  I'  ordine  col  quale  i  fattori 
strssi  si  coinbinano  insieme.  La  diniostrazione  e  in  sostanza 
quella  dl  Gasparo  Bacliet  riportata  dal  giudizioso  Franchiiii 
(Vedi  la  Srienza  del  calcolo ,  torn.  x°\  Calcolo  algebrico , 
paragrafo  44.°  )  i  nia  il  professore  di  Siena  estese  il  discorso 
del  commentatore  di  Diof:sato  anclie  al  caso  in  cui  i  fat- 
tori, ainieno  uno,  fossero  frazionarj  :  e  cio  era  necessario. 
La  dottrina  delle  false  posizioni  e  presentata ,  secondo  noi, 
con  niaggior  lunie  die  non  facciasi  da  altri.  E  nuovo,  per 
qnanto  ne  pare,  e  pregevole  per  la  semplicith  ed  eleganza 
il  modo  con  cui  si  trovano  le  forinole  generali  pel  valore 
delle  incognite  nelle  equazioni  a  piii  incognite  e  del  primo 
2,rado.  Cosi  trovaniiiio  ben  discusso  il  pi-oblema  dell'  esira- 
zione  delle  radici  quadrata  e  cubica  dai  nnmeri ,  su  cui 
pochi  si  splegarono  con  snfliciente  esattezza.  Licontrammo 
una  nuova  dimostrazione  della  notissima  formola  per  lo  svi- 
luppo  della  funzione  (x+a)'"",  contemplata  in  tutta  la  gene- 
ralita.  II  discorso  delPautore  consiste :  1."  nel  dimostrare  che 
lo  sviluppo  dl  (i+j)™,  a  cui  riducesi  il  probleiiia  ordinate 
secondo  la  j',  precede  sempre  per  potenze  intere  e  positive 
di  questa  quantita ,  e  cio  egli  tenta  di  fare  istituendo  un 
ragionamento  simile  in  parte  a  quello  con  cui  Lagrange 
prova  la  stessa  proprieta  riguardo  alio  sviluppo  di  f(oc+i) 
ordinato  secondo    T  indeterniinata  i:  a.°  nella  ricerca  della 


PAHTt:   ITALIAN \.  2  65 

Icgge  de*  coefficient!  delle  successive  potenze  di  y.  Esanii- 
nainmo  con  qiialche  atteazione  il  raziociaio  del  sig.  Belli  \  e 
(lo  diciamo  temendo  d'ingannarci)  ci  parve  non  aljbastanza 
fermo  nella  prima  parte ,  sicuro  nella  seconda  :  ma  T  espo- 
sizione  de'  nostri  dnhlij  ci  trarreljbe  oltre  i  limiti  della  pro- 
postaci  Ijrevitn.  L' ultimo  cajiltolo  dell' opera  e  dedicate  ad 
alcune  proposizioni  siilla  teoria  de'  numeri  dovute  al  celebre 
Gauss:  sono  tutte  interessaiitissime ,  e  costituiscono  a  no- 
stro  avviso  un  pezzo  d'  analisi  che  puo  leggersi  con  niolto 
IVutto. 

Amici  del  vero  non  vogliamo  dispensarci  dall'  osservare 
die  i  Principj  del  prof.  Belli  ci  senibrano  mancanti  dal 
late  della  cliiarezza.  Varie  idee,  massimamente  fondamen- 
tali ,  non  sono  ^sposte  con  intiero  sviluppo  •,  sono  appena 
abbozzate,  son  presentate,  diciam  cosi ,  in  iscorcio :  si 
vede  (  da  clii  gia  sa  le  cose  )  cib  che  V  autore  vole^a  dire. 
Per  averne  una  specie  di  prova  pratica  abbiamo  confiontato 
alcnni  luoglii  del  Trattato  elementare  d' aritmetica  del  mar- 
cbese  Landi  (i)  ( il  meglio  concepito  fra  quanti  ne  abbia- 
mo letti )  cogli  analoglii  dell' aritmetica  del  nostro  autore: 
e  lo  spirito  nostro  non  eslto  un  moraento  a  clii  dovesse 
dare  la  preferenza.  Clii  scrive  un'  opera  nel  genere  dimo- 
strativo  deve  immedcsimarsi ,  jjer  quanto  gli  e  possibile, 
colla  mente  del  lettore  che  ancora  non  sa^  deve  esaminare 
s' egli ,  posto  in  quello  state  intellettuale ,  concepirebbe  o 
no  le  idee  nel  modo  in  cui  sta  enunciandole.  Questo  e  un 
principle  essenziale  della  diflicil  arte  di  comunicare  altrui 
con   cliiarezza  i  projjrj   pensieri. 

Elcmentl  di  matcmatica  ad  uso  degl'i  studenti  nella 
diicale  U)dverslta  dl  Purina.  —  Parma,  1828, 
dalla  slampcria  Carnugnani. 

Contengonsi  in  quest'  opera  successivamente  in  un  sol 
volume  gli  elementi  dell' aritmetica  ,  della  cjeometria ,  del- 
1  algebra  e  della  tricioaometria  piana.  Per  esercitare  I'at- 
tivita  dei  lettori  vengono  proposte  in  ciascuno  di  questi 
rami  varie  question!,  e  per  norma  di  ess!  alia  fine  dei 
— , 

(I)  Puo  legftersi  nel  volume  i."  del  Corso  di  laateinat'ua  del 
sig.  abatr.  Bossut  tradolto  dnl  francese  ,  ed  arricchito  di  aggiunie 
dal  P.  Andrea  Mozzoni,  stampato  in   Piacen^a  nel    1802. 


O.CC  APPENDICE 

relntlvi  trattiti  ne  e  accennato  lo  sclogllmento.  Alcuni  Ji 
cjnestt  prolilemi  condncono  ad  altrettaiiti  teorcmi  ommessi 
a  bello  studio  nel  corso ,  affiae  di  obljligare  piu  utilmeute 
Fallievo  a  ben  poiiderare  le  esposte  dottrine. 

L' aritinetica  ci  sembra  la  parte  meglio  sviluppata  :  se 
noa  die  pensiamo  che  la  teorica  delle  propoi-zioai ,  e  le 
sue  varie  applicazioni ,  avrebbero  dovuto ,  come  a  luogo 
pill  opportano ,  riserbarsi  all'  algebra  ;  iinperciocclie  gli 
student!,  cui  e  destinato  il  corso,  non  dovendo  limitare 
i  loro  studj  inatematici  alia  sola  aritmetica,  meglio  e  clie 
ritrovino  cotalL  dottrine  ov' esse  lianno  piu  natural  seggio, 
e  dove  con  maggior  cliiarezza  e  generalita  ponno  insegnarsi. 

Molto  ci  spiace  il  veder  die  1' autore  si  scosta  dalla  via 
di  Euclide  e  di  Legendre,  per  seguire ,  con  alcnni  moderni  , 
nn  certo  ordine  di  proposizioni,  e  una  carta  foggia  di  argo- 
mentazioni,  per  cai  non  e  si  facile  il  dire  quanto  ne  scapiti 
di  nerbo,  di  lucidezza  e  di  eleganza  la  bella  sintesi  degli 
anticbi.  Cotesti  trattati  di  geometria  gracili  e  slombati  fa- 
voriscono  a  maraviglia  la  renitenza  della  gloventu  ad  una 
continuata  operosa  applicazione  mentale :  ma  a  somiglianza 
di  que' rimed)  die ,  moUemente  blandendo  T  infermo,  poco 
o  nulla  giovarono ,  e  lasciano  il  bisogno  d' una  novella 
cura  poderosa ,  i  metodi  troppo  facili  d' insegnamento  non 
servono  a  formare  T  intelletto  dello  studente ,  il  quale  sara 
poi  costretto  a  ricostrnirsi  lo  spirito  ricorrendo  a  niigliori 
maestri.  Ne  meno  ci  duole  il  vedere  die  nell'  opera  di  cui 
parliamo  (  e  cost  pure  in  molte  e  molte  moderne  )  si 
omette  di  far  conoscere  alcuni  de'  ritrovati  del  gran  geo- 
metra  di  Siracusa  sul  cllindro  e  suila  sfera  ,  e  quella  mi- 
rabil  foggia  di  ragionare ,  prezioso  monumento  del  suo 
in'^e^no,  aureo  luo^o  per  la  geometria,  tesoro  per  la  lo- 
gica  ,  in  cui  gli  studiosi  cjuanto  maggior  piacere  provano, 
tanto  maggior  argomento  banno  di  credere  d'  essersi  avan- 
zati  nella   scienza. 

Avremmo  pur  voluto  cbe  il  nostro  autore  si  fosse  nel- 
r  algebra,  con  Lacroix  e  qnaldie  altro,  accostato  piu  die 
al  metodo  ordinario,  a  quello  d'  invenzione;  ed  avesse 
fatte  nascere  le  teoricbe  di  mano  in  mano  dal  bisogno, 
nnzi  die  scbierarle  cosi  senza  nesso  1"  una   dopo  1   altra. 

In  generate  egli  poco  felice  ci  sembra  nello  stabilire  le 
definizioni:  ma  in  cib  anche  per  T  uomo  piu  perspicace 
le  difticolta    sono    tante  e  tali  cbe  siaivso  indotti  a  credere 


PARTE    TTALIANA.  2^7 

impossiblle  il  superarle  tutte ,  per  alcuni  molivl  clie  qui 
non  giova  espori'e.  Trovainnio  pero  qua  e  Ici  alcunc  buone 
idee;  ma  tluoici  die  rantore  per  la  propostasi  brevita  non 
abbia  potuto  esporle  con  maggior  cstensione. 

A  qneste  poche  osservazioiii  dettate  dal  solo  amor  del 
vcro  ben  altr'i  ne  aggiungeremnio  se  non  temessimo  d'  es- 
ser  prolissi. 

Intanto  c  un  fatto  incontrastabile  die  un  buon  corso 
elementare  d'l  matematiclie  astratte  adattato  al  breve  pe- 
riodo  d' nn  anno  scolastico  e  alio  stato  attuale  delle  scienze 
manca  tuttavia.  Comporlo  come  si  dovrebbe  vuol  dirj 
accingersi  a  scrlvere  ben  altrimenti  da  quello  cbe  fa  la 
tiirba  del  trattatisti :  e  impresa  die  tutti  esige  i  lumi  e 
gli  sforzi  di  un  niatematico-filosofo ;  non  e  lavoro  dozzi- 
nale.  Finclie  un  tal  lavoro  non  compaja ,  miglior  consi- 
glio  sarebbe  valersi,  con  alcune  modificazioni,  dei  trattati 
die  gia  si  possedono  scritti  dai  piii  accreditati  autori.  Anzi 
die  aggiungere  Elementi  ad  Eli'ini'iiti,  dal  cui  numero  ,  omai 
stralioccbevole ,  ci  libera  fortunataniente  T  obblio  in  cui  gli 
uni  dopo  gli  altri  vanno  tosto  perdendosi. 

G.  C. 


Proposizioni  teorlclic.  e  pratiche  trattate  in  iscuola  dal 
profcssorc  Antonio  Bordoni  e  raccolte  dal  dottor 
Carlo  Pasi  ,  fascicoli  dnc.  — •  Pavia ,  1829,  dalla 
tipogrnfia  Bizzoni, 

La  brama  dl  far  cosa  utile  alia  gioventu  studiosa  delle 
niatematiche  suggeri  al  dottor  Pasi  il  pensiero  di  raccogliere 
coteste  proposizioni,  nuove  in  parte,  in  parte  presentate 
con  nuovo  metodo,  ed  esposte  con  bella  cliiarezza  e  pre- 
cisione. 

Gli  amatorl  del  calcolo  ddle  fwizioni  demntc  lo  vedranno 
ivi  con  piacere  applicato  per  la  prima  volta  ad  alcune 
questioni  re!ati\'e  alia  dottrina  drs^Ii  interessi  romposu  con- 
tiimi.  Vedranno  essi ,  non  senza  curiosita ,  come  coi  prlncipj 
del  calcolo  stesso  abbia  il  professore  Bordoni  cercato  di 
dimostrarc  in  modo  semplice ,  nella  sua  parte  piu  delicata, 
il  principio  (  gia  da  tanti  in  tame  guise  trattato  )  del  pa- 
ralielogrammo  delle  forze.  Merita  poi  specialnieiite  d' esser 
letta  la  perspicua  ed  elegante  trattazione  del  prol^lema 
dcll.i  ortograjia  dci  cassettoni  delle  co/te  eniisfcriche. 


a68  APPENDICt 

Sill  prodigloso    fanciallo     Vine.    Zuccaro ,  discorso  al 

decwionato  di  Palermo,  dell avvorato  Fll.  Fodera  . 

—  Palermo,    1829,   tlpografia  Giordano,  in  8.° 
Sopra  il  famoso  fanciallo   Vine.  Zuccaro  ,   epistola  di 

Ferdin.    Malvica.  —    Palermo,    1820),    tipografia 

Dato ,   in  8.° 

Di  questo  niaraviglioso  fanciullo  deir  eta  di  meno  clie 
sette  anni  die  con  incomprensibile  rapldita  e  sicurezza  ese- 
gulsce  le  pill  difficili  operazioni  d' aritmetica ,  gia  parlato 
ne  haniio  bastevolmente  non  pochi  gioraali  e  d' Italia  e 
d  oltramoiite.  Ne'  due  annuiizlati  opnscoli  si  dan  no  curiose 
e  particolari  notizie  intorno  al  carattere  di  lui  si  fisico  che 
morale,  intorno  al  prime  svilnpparsi  di  tal  sua  prodigiosa 
attitudine  alia  scienza  del  calcolo,  ed  intorno  alle  accade- 
mie  nelle  quali  egli  fu  esposto  a  pubblico  cimento. 


Compendio  de'  Regolamenti  d'  istruzione  e  d'  esercizio 
per  II.  JR..  Fanteria  anstriaca  adottati  per  le  truppe 
dei  Ducati  di  Parma  ,  Piacenza  e  Quastalla ,  con 
tavole  in  ranie ,  tradazione  dal  tedesco  ,  di  C.  Pides, 
Sotto-tenente  nel  rcggiinento  ilTaria  Lnigia.  —  Bfi- 
lano ,  1829,  Bernaidoni ,  vol.  2,  in  8.°  Prezzo 
fiorini  2  e  5o  kar. 


*  Adante  geografico ,  fisico  e  storico  del  Qranducato 
di  Toscana ,  di  Attilio  Zuccagni  Orlandini.  — 
Firenze  ,  stamperia  Qranduccde ,  in  fol.  sopra  imp. 
Di  quest' opera  non  abbianio  finora  avuto  sotto  gll  occbi 
che  tre  tavole  nitidaniente  impresses  e  sono  la  V,  1' YIIl 
e  la  X  dell' atlante,  il  quale  dovra  in  tutto  comprenderne 
venti.  La  V  (^Corso  tZeZZ'^rno  )  Valdarno  casentinese ,  T  VIII 
Val  di  Sieve;  la  X  Firenze.  L' autore  ha  dato  in  questo 
suo  atlante  la  preminenza  alia  dlvisione  fisica,  come  la  piii 
semplice,  la  meno  variabile,  la  piu  certa :  tranne  poi  alcnne 
modificazioni ,  ha  desso  pure,  sulle  orme  dei  chiarissimi 
Antonio  Cocchi  e  Giovanni  Targioni-Tozzetti ,  ripartito  il 
suolo  toscano  per  valli.  f  Primieramente  (  cosi  leggesi 
nel  manifesto)  ei  considera  la  superlicie  del  Gi-anducato 
come  divisa  in  territorio  trarispennino  ,  territorio  cispennino 
e  isole ;  cio  che  sara  fLicilmente  da  tutti  approvaio.  II  ter- 
ritorio   transpenniuo    comprende    la    pi  11    alta    parte    delle 


PARTE    ITALIANA.  269 

valli ,  lU  cionilnio  granducale,  irrigate  da' fuuiii  clie  discen- 
doiio  air  Adriatico  \  al  territorio  cispennino  appartengono 
le  valli  dei  cinque  principal!  finmi  die  iiiiboccano  nel 
Mediterraneo,  la  Hagra  e  il  Serchio  in  parte,  VArno ,  la 
Cccina ,  V  Oinbrone  ed  il  Tcvere  nella  piii  alta  parte  della 
sua  valle;  le  iio/e,  ad  osclusiono  della  iapraja,  sono  quelle 
tlie  formano  T  Arcipelago  del  Mar  toscano.  —  NelPadot- 
tata  divisioiie  per  w/Z/,  1"  autore  chiama  pri/narie  quelle  che 
prendoa  uoiiie  da  uno  dei  ciaque  soprindic.iti  fiuiiii,  e  se- 
coiidarie  le  altre  clie  sono  irrigate  d'  acqiie  tributarie  di  imo 
di  essii  considera  poi  come  adiaccnti  alia  piu  vicina  valle 
])rimaria  quelle  attraversate  da  ilumi  di  breve  corso ,  seb- 
bene  libero  sino  al  mare.  —  II  territorio  transpennino 
debbe  riguardarsi  come  un  aggregato  di  valli  priniarie  Tune 
alle  altre  adiacenti,  e  verra  conijireso  in  una  tavola  •,  le 
nitre  valli  priinarie  verranno  delineate  e  descritte  in  vtna 
o  piu  tavole  secondo  la  lunghezza  di  corso  del  loro  fiume; 
alle  secondarie  di  vasta  estensione,  e  che  appariscono  come 
siaccate  dalla  primaria  cui  appartengono ,  verra  assegnata 
un'  intiera  tavola  ■,  le  adiacemi  avran  luogo  nella  tavola 
della  valle  primaria  ch' e  loro  piii  vicina.  A  Firenze ,  come 
capitale  ,   sara  dedicata  un'  intiera  tavola.  » 

Le  tavole,  giusta  le  norme  di  molte  altre.  delle  quali 
parlato  abbiamo  in  qucsfo  Giornale,  sono  in  due  parti 
distinte ,  cioe  nella  descrlttka  e  nella  gcografica.  La  descrit- 
tiva  ne  e  la  parte  principale  e  contieue  un  quadro  storica^ 
e  le  diverse  notizie  concernenti  una  data  valle  o  provin- 
cia.  Le  mappe  topografiche  sono  incise  a  bulino,  e  cio 
con  saggio  divisamento,  giacche  il  bulino,  meglio  che  la 
niatita  liiograllca,  prestasi  ad  opere  di  questo  genere. 
L'csperienza  ha  oggnnai  dimostrato  che  troppo  facilmente 
e  presto  svaniscono  i  lavori  geografici  eseguiti  in  litografia. 
II  prczzo  d' associazione  e  d\  fwrlni  tre  per  ogni  tavola. 


RaccoUa  dclle  circolarl  dell  azienda  econojuica  dell  iii- 
terno  sidV  ammiidstrazione  dei  boscJd  e  dellc  selve  — 
Torino,  182^,  1828.  Tre  lolami  in  due  torni  in  8.", 
comprendenti  le  circolari  puhblicate  dal  1823  al 
iSu^  i'lcliisiii ,  dalla  stampcna  di  Giuseppe  ¥i\va\c. 

Di  questa  prcgevole  raccolta  abbiamo  desiderato  di  par- 
larne  prim.i  d'ora,  ma  ue  parlcremo  iutalhuiteuicme  in  iiao 
dei  prossimi  fascicoli. 


a^O  APPENDtCE 

* Esposizione.  topografica  del  viagglo  israelitico  nel 
deserto  giiistificata  con  analoghc  illustrazioni  geo- 
grafico-aitlche-w orally  del  prete  J/igeln  CjcNOLAy 
CaiLonico  della  cattedrale  di  Lodi,  dedicata  a  S. 
E.  il  signor  Cavdinale  Zurla,  ecc.  — -  Lodi,  1829, 
tlpografia  Orcesi  ,  in  8.°,  di  pag-  XI  c  a3i  ,  con 
due  tcwole  ,  lir.  5  austi\ 


Codice  della  civiltd ,  cioe  Manuale  compiiito  dei  modi 
e  degli  itsi  della  societd  civile ,  colle  norme ,  le  re- 
gale,  ecc.^  traduzione  dal  f ranee se  di  Filippo  Del- 
PiNo.  —  Milano ,  1829,  presso  Pirotta,  in  12.°, 
di  pag.  207.  Prezzo  lir.    1.   5o. 

Sunt  bona  mixta  malis.  II  Pirotta  col  presente  Codice  ci 
porge  vin  correttivo  della  mediocrlta  del  trattato  di  ginna- 
stica   teste  passato  a  rassegna. 

Abbiamo  riscoatrato  in  qiiesto  Manuale  cle'  modi  e  degli 
usi  della  Socittd  molte  giudiziose  i-iflessioiii,  alcuni  noa 
triviali  aneddoti,  e  piu  frizzi  uon  inopportuni.  L' autore 
francese  ha  una  maiiiera  facile  d' esprimersi,  ed  il  signor 
Delpino  noil  gli  e  inferiore  nel  tradurlo.  A  png.  47  si  serve 
egli  del  vocaholo  precettare  i  fiacres.  Amiiiiriamo  il  corag- 
gio  di  questa  licenza ,  ma  non  possiamo  legittimarla.  Con- 
getturiamo   ch'  ei  abbia  voluto  dire  accaparare  i  fiacres. 

I  capitoli,  siii  qnali  ci  siamo  trattenuti  con  qualche  pia- 
cere ,  sono  (jneili  -  delle  Feste  di  ballo  -  del  Baitesimo  - 
de^  Concerti  -  della  Sepoltura  -  de'  Parenti  attempati  - 
de'  Viaggi    -   e   dell'  Urbanita   dei   gioriialisti, 

Fedeli  pero  al  nostro  debito  diesporre  seinpre  e  nullaltro 
che  la  verita ,  poniamo  in  avvertenza  il  lettore,  cbe  qne- 
sto  galateo  parigino  contiene  qnalclie  concetto  poco  casti- 
gato.  Ci  contentiamo  d' indicare  il  consiglio  5.°  die  si  da 
a  pag.   34,  capitolo  del  tete-a-tete. 

Lezioni  di  civiltd  per  nso  della  gioventu ,  dettate  da 
Serafino  Gatti.  —  Milano  ,  1829,  per  Nicolo  Bet- 
toni ,  t'oZ.  2  ,   in   it.",  di  pag.  3,25  complesstvamente. 

Le  annunciate  lezioni  sono  destinate  daiPeditore  a  tar 
parte  della  sua  Bibltotcca  popolare,    Basterebbe  questa  sola 


PARTE    TTALIANA.  a""! 

circostnnza  ad  impriniere  un  certo  gratio  d*"  iinportanza  ail 
ua  lavoro  tendente  a  fine  cotanto  salmare.  II  iiostro  Gior- 
iialc  noil  ricusera  mai  lode  ed  incoraggiamento  a  clii  scen- 
dera   in  cjuesta  uiodesta  si ,   nia  noljile  arena. 

A  lie  lezioni  precedono  alcuni  articoli  nei  qnali  si  ragiona 
di  religione  e  morale  con  principj  i  piii  puri  ed  irrefra- 
gabili.  Esse  poi  sono  per  la  massima  parte  un  estratio 
del  nuoio  Galateo  del  cliiarissimo  Gioja.  Del  die  il  signor 
Gatti  ci  avvisa  spontaneainente  nel  suo  discorso  prelimiuare , 
convincendoci  in  siffaita  gnisa  die  T  uoiiio  di  lettere  puo 
renders!  vieppiii  commendevole ,  non  separando  dalla  sua 
professione  la  lealia  e  la  buona  fede,  e  serbandosi  fedele 
al  Iribuere,  ogni   vulta  die  occorre,  unicuique  suuni. 


Prime  lezioni.  di  Maria  Edgeworth  ,  tradotte  da  Bianca 
MiLEsi  Mo  JON ,  in  12.",  di  pag.  2g5.  —  Milano  , 
1829,  per  Antonio  Fontana.  Prezzo   i.  76  italiaiie. 

Cliiarissimo  nonie  si  e  quello  della  signora  Edgewortli 
si  in  Inghilterra ,  come  presso  ogni  colta  nazione ,  dacclie 
ella  ba  sjieso  la  niiglior  parte  de'  siioi  anai  investigando 
jirofoiidamcnte  T  uinana  natiira  onde  staljilire  le  basi  di 
UQ  bnon  slstema  di  pratica  educazione ,  tale  da  condarre 
r  iiomo  a  cjnel  jnnito  di  ]Jossibile  felicita  e  cousiderazione 
ciii  e  cUlamato  dalLi   sua  premiiienza  sugli  altri  esseri. 

E  cjiieste  noa  i'acili  investigazioiii  dovevano  principal- 
iiiente  ri\olgersi  ai  priooi  periodi  della  vita,  siccome  cjuelli 
die  ben  diretti  possono  essere  fecondl  di  ottimi  resulta- 
meiiti ,  tanto  in  online  alio  sviluppo  della  meute ,  qiianto 
alle  tendenze  del  cuore.  Consegaenza  di  tale  sua  giustissima 
nianiera  di  vedere  sono  diverse  sue  opere ,  scritte  spccial- 
nieiite  per  T  istriizione  del  popolo  e  delf  adolescenza  sotto 
il  modesto  titolo  di  novelle,  racconti  morali ,  dialoghi  ecc. 
Appartieue  alio  stesso  geaere  cjuella  die  qui  annunciamo  , 
dicliiarandoci  grati  alia  colta  ed  illustre  nostra  concittadlna, 
la  quale  non  isdegno  le  briglie  e  la  noja  d' una  versioue, 
sel)bene  aljituata  a  piix  gravi  studj ,  di  cui  ci  diede  gia 
l>ella  testimonianza  coll' applaudito  suo  eloglo  della  celebre 
Ag.iesi,  altro  insigne  e  pereune  ornamento  delF  avventii- 
rata  nostra   patria. 

Queste  prime  lezioni  hanno  il  merito  delP  ordlnc  ,  ilc!l.x 
diiarezza  e  della   verita  •,    lianuo   iuoltre   il  secondo  lucnto 


272  ATPENDICE 

tli  ofTrire  iin  (juailro  di  famiglia  anlniatlssimo  ed  Inte- 
ressante,  perciocche  fu  accorto  divisamento  dell' autrice 
di  mettere  in  azioiie  due  ottimi  geaitori  co'  proprj  loro 
figlinoletti  dell'  eta  di   6   in   7   anni  all'  incirca. 

Si  coglie  r  occasione  di  una  passeggiata  ,  dl  una  vislta , 
dl  nn  quaiunque  fortuito  incontro  per  soddisfare  a  moke 
naturali  interrogazioni  de'  due  fanciulli ,  col  quale  ovvio 
mezzo  le  tenere  loro  menti  acquistano  una  progressiva 
istruzione.  L' ollicina ,  a  cagion  d'esempio,  di  un  fabbro 
ferrajo ,  o  di  un  falegname  ^  una  fornace  di  mattoni  i  un 
mulino  a  vento  ■,  I'accesso  ad  un  giardino,  ad  un  podere 
ben  coltivato,  al  gabiaetto  fisico  di  uno  zio ;  una  cola- 
zione  e  simili  circostanze  porgono  argomento  di  ragionare 
con  termini  appropriati  alia  loro  intelligenza  della  qualita 
de'metalli,  di  meccanica,  di  disegno,  di  combustione  , 
di  aria,  acqua,  vapori,  di  maccliina  pnenmatica  ,  di  fiori 
e  botanica,  di  vegetazione ,  di  bestiame,  di  latte,  di  lino, 
di  farfalle  e  delle  api  e  delle  non  meno  industri  formiclie  , 
delle  gravita  de' corpi ,  della  velocita ,  di  tempo,  di  moto, 
d'aritmetica  ,   e   perlino   di   giustizia   distribiitiva. 

Ma  secondo  noi  il  raerito  maggiore  delle  suddette  le- 
zioni  si  e  la  freqitenza  ed  opportunita  de'  morali  riflessi , 
tendenti  ad  istillare  nell' animo  de' fanciulli  I'avversione 
alia  menzogna  ,  1'  amore  del  prossimo  e  della  giustizia , 
il  rispetto  alia  roba  d'  altri ,  la  pieta  verso  gl'  infelici  ,  la 
•^ratitudine ,  la  moderazione  delle  proprie  branie:,  tutte  in 
somma  quelle  piii  commendevoli  c[iialita  ciie  formar  deb- 
bono  un  uomo  probo ,  colto  e  compito. 

Sia  indulgente  il  lettore  se  a  fronte  di  questa  ridondan- 
za  di  buone  cose  ,  avesse  egli  ad  incontrare  qualtlie  im- 
magine  meno  nobile ,  o  qualclie  descrizione  eccessivamenle 
minuziosa ,  e  condoni  in  grazia  dell'  eccellente  spirito  con 
cui  e  dettata  l' operetta  delfillustre  e  dotta  irlandese,  se  a 
patina  35  e  detto,  clie  n  la  polvere  gialla  clie  cade  giu 
dalla  sega  cbiamasi  segatura.  "  E  se  precedentemente  a 
pag.  3a  leggesi  che  «  la  polvere  bianca  di  cui  servesi  il 
cuoco  per  fare  la  pasta  cbiamasi  farina.  "  Per  la  stessa 
ragione  ci  lusinghiamo  ch'  ei  non  vorra  sdegnarsi  della 
triplicp  insulsa  esclamazione  cbe  trovera  a  pag.  104  di 
udle  Ponipeo  ,  nome  del  cagnolino  di  casa ,  il  quale  ncu^ 
pera  un  guanto  smarrito.    ' 


PARTE    ITA.LI4NA.  278 

Om  pnrlrtr  dovremmo  dclla  traduzlone.  Ritenuta  per6 
r  evideate  utilitii  di  tjnesta  fatica  ed  incliiwado  noi  a  va- 
liitare  tutte  le  diflicolta  di  lodevolmente  volgarizzare  ua 
libro  inglesc  pieno  zeppo  di  vocaboll  famlgliari  e  tecnici, 
noti  defrauderemo  del  dovuto  encomio  la  diligenza  e  le 
buone  intenzioni  dell'  cgregia  traduttrice.  Ma  temiarao  che 
a  taluno  noii  possa  andar  a  garbo  qualche  ricercatezza  di 
lingua,  trattandosi  di  un  lijjro  aiFatto  elementare  e  desti- 
nato  air  infanzia,  del  quale  difetto  ci  avvisano  le  meluzze 
per  picciole  mele  a  pag.  6,  lo  stccchito  e  riarso  a  pag.  128 
per  diseccato  e  adusto  •,  i  greiniti  di  foglle  a  pag.  148 
jjer  ricoperti ,  sparsi  ecc.  II  gramolare  il  lino  a  pag.  laS 
in  luogo  do'  piii  usitati  verbi ,  maciullare  e  dirompere ; 
il  fiaiiwLcggiare ,  poetico  a  pag.  a54  in  vece  di  ardere,  di- 
vanipare. 

Essa  ]5oi  scrive  ,  in  onta  delle  piu  comuni  regole  di 
buona  ortografia  alia  prosa  prescritte,  gioco  e  giocare,  Ca- 
gnolo,  sonare ,  scotere  (V.  a  pag.  149,  i65)  in  luogo  di 
giuoco  ecc.  ecc.  Ama  scrivere  semplicemente  Ferrajo  , 
soppriniendo  il  FaUbro  ,  tenagUe  per  tanaglie ,  e  panna 
per  fior  di  late  o  crema.  V.  pag.  197.  E  preferlsce  di 
dire  a  pag.  205  Massajo,  voce  che  rigorosameute  signiiica 
custode  di  robe  e  luasserizie ,  e  non  gia  il  raezzadro  o 
mezzajuolo.  A  pag.  Sj  ella  dice  scarlati,  e  non  scarlatti 
col  t  duplicato.  Altrove  a  pag.  124  si  legge  u  mangiar 
malamcnte  »  in  luogo  di  mangiar  sconciamente.  La  prima 
di  dette  locuzioni  ci  rattristereblie  coif  idea  di  nutrirsi 
male,  di  vita  angustiata.  Leggesi  pure  cwimonlaco  in  vece 
del  sostantivo  ammonidca  usato  in  chimica. 

Per  ultimo  siamo  chiamati  dal  nostro  istituto  a  porre  in 
guardia  il  lettore  sopra  un  glossario  di  So  pagine  intro- 
dotlo  dair  autrice  nel  lil)ro  che  esamlniamo,  avvertendolo 
ch'  esso  racchiude  non  poche  inesattczze ,  alle  quali  una 
sc'vera  logica  ed  una  purgata  lingua  non  possono  far  grazia. 

Avremmo  desidcrato  che  la  volgarlzzatrice  ci  avesse 
prevenuti  in  questo  uflicio,  cominciaudo  d;il  riformare  il 
troppo  fastoso  titolo  di  glossario ,  che  ci  pare  esclusiva- 
mente  riservato  a  I'arraginosi  comenti  di  lingue  antiche, 
e  procctlendo  indi  ad  una  rcttilicazione  delle  inentovate 
inesattezzc.  Che  essa  a  parer  nostro  tutta  ne  avca  la  ca- 
pacith  .^  tutto  il  diritto. 

IJibl.  Ital.  T.  LV.  18 


274  ArVENDICE 

Dal  canto  nosti'o  ck  limiteremo  pei-  Icgge  cU  brevita  ad 
iuilicare  soltanto  alcuiii  de'  priucipali  vocaboli  del  glossariOy 
die  avrebbero  dovuto  esser  raeglio  definiti  ed  illustrati  da 
traduttore  italiano  a  pubblico  italiano. 

ri  Bastare  -  Caplre  -  Contare  -  Conversazione  -  Curare. 
Guadagnare  -  Opportunita  -  Pagare  -  Precedente  -  Prezioso  - 
Pronto  -  Ragnatelo  -  Rammemorarsi  -  Rivoluzione  -  Rottura  - 
Leso  -  Tanto  cjnanto  -  Tenere  -  Timore  -  e  Zoppo.  »» 

Lasciamo  arbitro  il  lettore  d' intertenersi  piii  a  lungo, 
se  lo  credera  conveniente ,  sopra  il  detto  glossario.  Forse 
non  avra  egli  nemmanco  bisogno  di  consultare  lessici  od 
autori  per  rilevare  le  iraperfezioni  cbe  lo   deturpano. 


La  ginnastica  pei  giovani,  o  sia  Trattato  clementare 
del  differcnti  esercizj  aid  a  rafforzare  il  corpo,  man- 
tcncTe  la  salute  e  preparare  una  buona  complessione , 
adorna  di  33  tavole  in  rame ,  dal  francese  in  ita- 
liano recata  da  N.  P.  —  Milano ,  1829,  press o 
Pirotta,  in  24.°  Prezzo  austr.  lir.  3. 

Questo  libro  ha  esso  pure  la  sua  prefazione  e  non  breve, 
iu  confronto  delle  sole  5o  pagine  che  compongono  il  trat- 
tato tcorico. 

Altre  5o  pagine  all' incirca  sono  impiegate  nella  spiega- 
zione  di  33  tavole  rappi-esentanti  diverse  ginnastiche  evo- 
luzioni. 

Tutto  considerato,  ci  sembra  una  produzione  di  pochis- 
sirao  conto ,  d*  annoverarsi  fra  quelle ,  dalle  quali  e  lo 
staiiipatore  ed  il  traduttore  si  ripromettono  qualche  loro 
vantaggio  personale.  Non  ci  e  permesso  pertanto  di  dirne 
di  piu ,  eccettoclie  non  possianio  passare  sotto  silenzio  la 
grave  omissione  commessa  da  entrambi ,  di  avere  cioe 
puliblicato  in  Milano  un  opuscolo  di  ginnastica  senza  mo- 
strarsi  consapevoli  della  cospicua  ed  applauditissima  opera 
del  nostro  benemerito  sig.  Golonnello  Young  e  della  gior- 
naliera  pratica  applicazione  ch'  egli  ne  fa  nell'  I.  R.  Gol- 
legio  militare  di  S.  Luca ,  il  quale  ormai  puo  essere  ad- 
ditato  come  modello  degl'  istituti  di  qnesto  genei-e ;  lo  che 
attesta  luminosamente  la  speciale  Cesarea  benignita  e  nia- 
nificenza  verso  quegl"  Interessantissimi  giovanetti ,  non  che 
r  intclligenza  e  lo  zelo  con  cui  le  sovrane  intenzioni  se- 
condate  ven2;ono  dal  sovralodato    siz.  Colonnello  Direttorc. 


PARTE   ITALIANA.  ayS 

CalUstenia  o  Ginnastica  per  le  giovani ,  o  sia  Trattato 
clemcntarc  del  dlffercnti  csercizj  atd  a  rafforzare  il 
corpo,  mantcnere  la  sedate  e  preparare  una  huona 
complessione ,  adorna  dl  aS  tavole  in  rame^  dal 
francese  in  italiano  recata  da  N.  P.  —  Milano , 
1829,  coi  dpi  dl  Giovanni  Pirotta ,  in  12.°,  di 
pag.   IC2,  llr.  3  austr. 

E  questo  il  titolo  di  un' operetta,  in  cui  si  discorre  di 
varj  esercizj  corporei  atti  a  rinvigorire  la  complessione  ed 
a  svilnppare  la  bellezza  del  sesso  gentile.  Ci  parve  savio 
consiglio  il  cliiamarla  Trattato  elementare  delle  dette  mate- 
rie,  perciocche  essa,  con  buona  pace  dell  editore,  il  nostro 
Pirotta ,  e  una  produzione  che  appartiene  a  quelle  tante 
futilita  che  abbiamo  I'abitudine  d'importai'e  dalle  rive  della 
Senna.  Noteremo  di  passaggio  che  I'autore  ha  posto  fra 
i  pill  utili  ed  indispensabili  esercizj  di  ginnastica  anclie 
il  nuoto.  L'articolo  relativo  e  molto  diffuso.  Sono  addotte 
niille  ragioni  collo  scopo  di  superare  la  femminile  renitenza 
a  conimettersi  aW  Lnfido  ehmento.  Noi  dubitianio  pero  che 
le  idee  spartane  dello  scrittore  parigino  possano  trovare 
un  grosso  partito ,  non  ostanteche  ramnienti  egli  alle  sue 
future  Amazzoni  che  «  un' augnsta  princlpessa,  degna  di 
"  essere  imitata  per  molti  altri  titoli,  abbia  dato  recente- 
"  mente  V  esempio  di  esercltarsi  al  nuoto. » 

L'  opuscolo  di  cui  favelliamo  e  corredato  di  aS  tavo- 
le ,  dirette  naturalmente  a  vieppiii  agevolare  l'  intelligenza 
dei  prccettl  ginnastici,  se  pero  non  osta  a  slfFatta  buona 
intenzione  il  inodo  troppo  economico  e  raeschino  col  quale 
sono  esse  eseguite. 


V  A  R  I E  T  A. 


LETTERATURA. 

Saggio  d' ima  traduzione  inedita  delV  Odissea  dOmero. 


L 


a  gcntilczza  di  un  anouimo  cl  ha  inviato  il  primo  li- 
bro  dell'  Odissea  tradotto  in  versi  sciolti.  Egli  desidera  che 
noi  gli  inanifestiamo  la  nostra  opinione,  secondo  la  quale 


2/6  V  A  K  I  E  T  a'. 

protesta    di   volere  o  abbandonai'e    1'  impresa   o  recarla   a 
compimento. 

La  versioniG  dell'  anonimo  confrontata  con  quella  del  Pin- 
demonte  ha  il  doppio  pregio  di  avere  risparmiati  novantadue 
versi  sopra  quattrocento  quarantaquattro  del  testo ,  e  di 
avere  conservate  assai  piii  fedelmeiite  le  figure  dell'  elocu- 
zione,  nel  che  il  Pindemonte  (e  sia  detto  con  pace  di  molti 
che  giudicano  forse  senza  darsi  la  briga  di  esaminare)  ha 
veramente  p.issato  il  segno  della  licenza  conceduta  ad  un 
traduttore.  Ma  dircmo  per  questo  che  la  nuova  versione 
vincera  quella  dell'  autore  delle  Poesie  campestri  ?  A  noi 
|3are  veramente  che  no :  perche  la  lingua  poetica  ci  sem- 
bra  qui  piu  scarsa  che  nel  Pindemonte,  il  ritmo  assai  meno 
qraerico,  ed  a  malgrado  di  molti  luoghi  piu  fedelmente  tra- 
dotti,  questa  versione  ci  sembra  lontana  dalF  indole  ome- 
rica  molto  piu  che  quella  del  Pindemonte.  Eccone  un  saggio : 
L'accorto  (i)  Eroe,  Musa,  di'  tu  (2)  che  tanto 

Qua  e  la  sbalzato  errb ,  poichd  di  Troja 

Ebbe  le  sacre  mura  a  terra  sparse , 

E  cT  assai  genti  le  cittadi  vide 

E  i  cosiumi  conobbe:  e  affanni  mold 

Sid  mare  in  cor  sostenne,  a  la  sua  vita 

Ed  al  ritorno  de  compagni  inteso  (3). 

(i)  L' uomo  puo  essere  accor/o  eenza  eesere  n'jAuTpCTjs;  quiadi 
il  concetto  non  h  pieno. 

(2)  Di'  tu  :  olire  all'  esser  duro  perde  anche  V  affetto  die  tro- 
Vasi  nel  fiH  evvifrs  ,  die  mihi.  II  Monti  avea  tradotta  (  non  sap- 
piamo  6e  prima  o  dopo  la  vei-sione  del  Pindeuionte )  la  protasi 
d«ir  Odissea ,  e  ee  la  memoria  non  c'  inganna  il  sue  primo  verso 
era  questo;  Dimmi,  o  Musa,  i' Eroe  di  vario  ingegno.  So  avverri 
che  questa  protasi  da  noi  veduta  co'  proprj  nostri  occbi  rinvengasi 
nelle  carte  di  quel  grande,  si  fara  manifesto  come  si  lagnino 
a  torto  coloro,  ai  quali  parve  ingiurioso  cli' altri  abbia  detto  in 
questo  giornale  essersi  il  Monti  astenuto  dal  tradur  l' Odissea 
pensaudo  che  troppo  earebbe  incresciuto   al  buon  Pindemonte. 

(3)  II  rerbo  apvu/uEvay  nella  sua  semplicita  significa  forse  qual- 
che  cosa  di  piii  :  oltreche  la  frase  inteso  alia  sua  vita  non  ci 
pare  abbastanza  precisa.  Piu  soggetta  ad  amfibologia  ci  sembra 
ancora  la  frase  si  fean  pasto  de"  bovi  d'  Iperione.  Direbbesi  die 
si  fece  pasto  de'  leoni  chi  ,  per  eserapio ,  cacciatosi  solo  ed 
inerme  net  deserti  dell'  Africa  fosse  stato  cola  divorato  da 
quelle  belve.  11  testo  dice  chiaramente  manginrono  i  huoi  del 
sole  iperione. 


V  A  R  I  E  T  A  .  ^77 

Ma  ffuesti  invnn  talvi  far  voile:  mnrti 
Da  loro  insania  e' fur.  Stolti !  dt  bovi 
Pasto  si  fean  d'  Iperion  che  tolse 
A  la  tornata  il  di  (i).  Cib  in  parte  alcuna 
A  noi  pur ,  Dea,  figlia  di  Gioae ,  or  narra. 
Gia  i  Greci  tutti  che  la  cruda  morte 

Fuggito  mean,  del  mar  fuora  (a)  e  dellarmi, 

Erano  in  patria.   Veneranda  Ninfa 

Calipso ,  Dea  di  Dee,  sol  dal  ritorno 

E  da  la  sposa  dentro  cavi  spechi 

Ulisse  ritenea  (3)  che  a  se  marito 

Far  des'iava.  E  col  girar  dcgli  anni. 

Come  dai  Numi  destinato  il  tempo  (4) 

Del  suo  ritorno  in  Itaca  fu  pieno , 

Da  le  fatiche  tra  i  medesmi  amici 

Ne  allor  si  sprigionb  (5).  Di  lui  pietade 

Tutti  sentian  gli  Dei ,  saho  Nettuno , 

Irato  sempre  contra  il  Divo   Ulisse 

Anzi  che  al  suol  natio  reduce  fosse. 

Ma  qucgli  ai  lontanissimi  Etiopi  ' 

(  Vltinii  de  le  genti,  in  due  partlti , 

A  V  orto  altri  del  sole ,  altri  a  V  occaso  ) 

A  un  ecatombe  tratto  avea  di  tauri 

E  d'arieti.  Quindi  a  mensa  assiso 

Prendea  diletto.  De  V  olimpio  Giove 

Gli  altri  Dei  ne  la  reggia  erano  accolti. 

Primo  il  Padre  degli  uomini  e  de'  Numi 

(i)   Tolse  il  d)  alia    tornata.    Meglio    senza  dubbio  nel  testo  :  ■ 
tolse  loro  il  dt  del  ritorno. 

(2)  A  noi  non  par  bello  quel  fuori  del  mare  e  dell'arml: 
nitpivyoTSs  fi'ggiti »  scampad ,  indica  non  solo  il  presente  Btato 
di  sicurezza,  lua  ben  anche  il  passato  pericolo. 

(3)  Qui  Paver  niutata  sintassi  toglie,  al  parer  nostro,  gran  parte 
della  bellezza.  Dope  aver  detto  che  tutti  erano  in  patria,  la 
prima  idea  nella  quale  ,  pel  contrapposto  ,  risiede  la  belta  del 
concetto,  si  h  quella  che  il  solo  Ulisse  era  ritenuto,  ecc.  PerA 
nel  testo  il  periodo  coiuincia  con  tutta  semplicita  ma  con  gran- 
dissinio  efFetto ,  tsv  J  oio/ ,  ecc,  e  eoltanto  dopo  di  ci6  viene 
la  pouiposa  descrizione  della  Kinfa  Calipso. 

(4)  Questa  sintassi  ci  pare  viziosa. 

(5)  Sprigionarsi  dalle  fatiche ,  non  ci  pare  omerico ;  e  forse 
neppur  d'  altro  autore  -  Tra  i  medesmi  amici  non  e  precisamente 
lo  stcggo  che  tra  i  luai  amici. 


2y8  V  A  R  I  E  T  a'. 

Parlb:  che  rlinembrava  il  hello  Egisto 
Spento  per  man  del  glorioso  Oreste  : 

Or  veh  come  il  mortal  gli  Eterni  incolpa! 
Da  noi  sccndcre  i  mali:  ed  oltra  il  fato 
Da  lor  follie  per  se  medesmi  han  danno  (i). 
Oltre  il  fato  cost  la  sposa  tolse  i 

D'  Agamenno-ne  Egisto :  e  ancor  che  d"  aha 
Jluina  conscio,  reduce  lid  spensc  (2.). 
Che  V  Argidda  esplorator  Mercurio 
Per  noi  mandato  gV  intimb  (3).  N'e  quello 
A  morte  trar ,  ne  tua  fame  la  sposa  : 
Che  come  il  fior  de  la  lanugia  prima 
In  volto  mostri  ed  a  suo  drltto  intenda  (4) , 
fara  d' Atride  la  vendetta  Oreste  (5). 
3Ia  di  Mercurio  il  huon  consiglio  Egisto 
Non  persuase  (6).  Or  tutto  in  uno  ei  scorUa. 
Le  postille  che   siamo    venuti    scrivendo    ad    alcuni  luo- 
ghi  di  quest!  versi    possono  servir  di  misura    a   chi  vorra 


(i).  Qui  ci  pare  troppo  contrario  all' indole  otnerica  F  anda- 
mento  del  verso  e  la  frase.  Nel  verso  susseguente  il  traduttore 
lia  tralasciato  1' avverbio  vuv  (Ora)  che  a  noi  pare  necessario. 
Giove  reca  in  conferma  del  suo  detto  un  esempio  recentissiuio 
allora  e  grandissimo.  La  locuzione  greca  poi  vTrl^  /mi^iv  noa 
pare  chiaramente  tradotta  nell' italiana  oltre  il  fato ,  e  uieglio 
direbbesi  contro. 

(3)  Reduce  lui  spense  ,  h  duro  ;  e  chi  non  ha  il  testo  dinanzi 
credera  che  Oreste  reduce  abbia  ucciso  Agamennone ;  questa 
aluieno  6 ,  secondo  la  grammatica ,  la  uaturale  interpretazione 
di  queste  parole.  Lui  reduce  sarebbe  sintassi   piu  chiara, 

(3)  Che  noi  inviandogli  Mercurio  gli  dicemmo  ecc. 

(4)  Noi  siamo  ancora  nell'  opiuione  altre  volte  espressa  ,  che 
quando  una  figura  dell'  orazione  e  frequenteuieute  usata  da  ua 
autore  bisogna  conservarla  dov' 6 ,  ma  non  introdurla  dove  I'au- 
tore  non  l'  ha  voluta.  Pero  trovaiidosi  spesso  in  Omero  la  peri- 
frasi  della  lanugine  per  significare  la  puberta ,  non  crediamo 
opportuno  il  valersene  dove  il  testo  dice  semplicemente  quando 
Oreste  sara.  fatto  adulto.  —  La  frase  poi  itUendcre  a  suo  dritto 
h  di  quelle  che  s'  interpretano   a  discrezione, 

(5)  II  modo  greco  ix  ya^  'Opstfraa  T(ff/i  taairai  'Arpgi^aj  puo 
suggerire  al  traduttore  un  uiodo  men  trito  del  consueto  :  lette- 
ralmente  suona  cosi :  chk  da  Oreste  sara  la  vendetta  di  Atride^ 

(6)  Cos'i  disse  Mercurio ,  ma  consigliandogU  il  bene ,  non  per- 
suase t  animo  di  Egisto. 


I 


V  A  U  I  E  T  A  .  279 

eiudicare  la  fedelta  della  nuova  tradnzionc.  Spesse  volte 
abbiaiuo  sentito  dire  che  se  alcuno  pigliasse"  a  consideraro 
di  questo  modo,  verso  per  verso.,  le  nostre  piu  accreditatc 
traduzioni,  cadrebbero  quasi  tuite  da  queiia  faiua  in  cui 
sono;  ma  oltreche  questa  obbiezione  a  noi  non  par  vera, 
vuolsi  anche  notaro  die  certe  minute  e  particolari  infe- 
delta  non  nuocono  alf  ef  cellenza  di  alcune  traduzioni ,  Ic 
quali  poi  net  loro  complesso  ritraggono  plenamente  i  ca- 
ratteri  principali  del  testo.  Dove  lo  stile,  il  fraseggiare, 
le  figure,  il  verso  in  generale  sian  tali  che  ciasclieduno 
vi  trovi  rimprouta  dell' autore  tradotto ,  sarebbe  opera 
pedantesca  T  andare  appuntando  qua  e  la  pochi  luoghi  nci 
quali  la  rispondenza  della  traduzione  col  testo  non  fosse 
letteralmente  perfetta.  Ma  quando  dal  leggere  1'  intiera  tra- 
duzione non  ci  vieue  nell'  animo  quest'  immagine  dell'  au- 
tore originale,  allora  non  e  senza  motivo  ne  senza  frutto 
il  richiamare  1"  attenzione  del  volgarizzatore  a  que'  luoghi , 
dove  ci  pare  che  siano  state  da  lui  neglette  certe  difFe- 
renze ,  le  quali  comunque  siano  tutte  picciole  per  se  stesse, 
non  di  ineno  somniate  insieme  contribuiscono  forse  non 
poco  a  render  disslniile  la  verslone  dal  testo.  E  il  saggio 
die  noi  abbiamo  levato  dal  nianoscritto  die  I'  anonimo  ha 
voluto  inviarci,  puo  essere  un  ottimo  testinionio  alia  no- 
stra opinione :  perche  nessuno  vorra  negare  die  dove  se 
ne  togliessero  le  cose  da  noi  notate  non  fosse  per  divenire 
pill  omerica  questa  nuova  traduzione.  Essa  ha  bisogno 
sopra  tutto  di  quella  facilita  che  in  Oniero  non  viene  mai 
meno  •,  di  quella  schietta  slntassi  che  non  lascia  mai  dubbio 
il  lettore ;  di  quel  verseggiare  spontaneo  senipre  e  lontano 
da  ogni  artilizio,  per  modo  che  spesse  volte  diresti,  il 
concetto  assai  piii  die  il  consiglio  dell'  autore  aver  voluto 
quel  numero  c  quel  ritmo  con  cui  lo  troviamo  significato. 


In  funcre    Vincentu   Moiidl,    Antonii  ChersjEj  Epi~ 
grammata  (i). 

I. 
Quod  (longos  jacuit  qua;  vel  male   spreta  per  annos, 
Oblita  antiqui  vel  decoris ,  misere 

(1)  E  oggimai  aU'Europa  tutta  notissiino  die  tra  i  cultori  della 
romana  classica  letteratura  giunsero  ad  altissiiuo  grado  e  tuttora 
vi  si  conaervsno  i  Ragusei;    e    noi    in   tiuesto    Giornale    abbiam 


28o  V  A  R  I  E  T  a'. 

SqualeJjat,  tricie  gandens  nugisque  canorls) 

Itala  se  superis  continuo  intnlerit 
Musa  choris,  serto  criae3  pra3cincta,  quoil  olli 

Ma3onia  Dantes  nexuit  ex  hcdera ; 
Seque  super  solio  primes  fiilgcnte  locarlt 

Vatiun  inter;  summo  digaa  placere   Jovi , 
Carmine  digna  suo  mensas  hilarare  Deorum; 

Muneris  id  totum  est ,  Montie  magne ,  tui. 
Et,  cui  non  multos  similes  tulit  inclyta,  cui  fors 

Hand  feret,  haud  unquam  fors  habitura  parem  est, 
Non  te  perpetu6  memoret,  non  optet,  ademtum , 

Dum  etetei-it,  quanta  est,  non  fleat  Italia? 
II. 
Salve ,  o ,  qui  primus  Latias  colulsse  Gamoenas 

Jussisti  certis  me  juvenem  monitis ; 
Jnssisti  Tuscae  studiis  vigilare  Minervae 

Fratrem,  aderat  mecum  qui  tibi  nempe,  memn!  (i) 
Est  tuum ,  in  Italia  quod  claret  scilicet  ille , 

Nobilium  docto  dum  sedet  in  numero 
Scriptorum ,  illustris  Patriae  astrum  dulce :   Latina3 

Quod  placui  Arcadiss   ( si  placui )   ipse ,  tuum  est. 
Salve,  o  Chersiadum,  quanta  est  ea  cunque ,   tuorum 

Fam^e  auctor ;  salve ,  o  inclyte  Montiade ! 


//  veto  autore  dell'  Iliade  e  dell'  Odissea.  —  Ci  si  annunzia 
un' opera  curioslssima,  della  quale  fu,  non  Iia  guar! ,  pub- 
blicato  un  sagglo  a  Londra.  Essa  porta  il  titolo  dl  Ulysses 
Homer,  ossia  Scoperta  del  vero  autore  dell' Iliade  e  ddV Odis- 
sea ,  di  Costantino  Koliades ,  professore  neW  Universita  Jonia. 
Quest'  opera,  gia  al  suo  compimento  condotta  e  adorna  di 

avuto  piu.    volte    occasione   di    tributar   loro  ben   giusti  applausi. 
Ci  e  quindi  di  singolare  compiacenza  il  poter  qui  pubblicare  due 
epigra'tumi    clie    fanno    bella    testimonianza    delle    nostre   parole. 
L'egregio    antore  ,  fratello    dell' iUustre    Tomaso  Chersa  ,  ha  gik 
dato  altre  pubbliche  e  non  dubbie  prove  del  valor  suo  nella  poesia 
latina,  E  ben  era  a  desideravsi  die  alcuiio   coiridioina  del  Lazio, 
idioma  eterno,  spargesse  Cori  sulla  tomba  di  quel  grande,le  cui 
opere  viveranuo  pure  eternamente,  perche  il  bello  ,  il  vero 
Chiaro  una  volta ,  fia  chiaro  in  eterno. 
(Gli  editori.) 
(i)  Hoc  fuit  Mediolani    anno    i8o5,    quum    auctor    ageret    24 
wt.itis  sua:  annos  ;    Thomas    ver6  frater  ejus    esset  annorum  22, 


V  A  K  1  E  T  a'.  a8i 

tavole  rapprc«enranti  vedute  e  piani ,  ton<le  dnrvjiic  a  pro- 
vai-e  die  Llisse  b  il  vcro  aiitoro  dell' Ilia>le  o  ik'U'O'li.ssea. 
II  saggio  siidJetto  ofTre  non  dubbie  prove  dclP  ingcgno  e 
delle  cognizioni  dell'  aiitorc  ^  e  ci  dimostra  ancora  clie  fjue- 
sti  ha  coil  sonima  attenzioiie  visitati  tutti  i  luoglii  ne'  due 
poemi  rainuientati.  Egli  trae  profitto  da  tutte  le  piu  par- 
ticolari  cose  die  gli  venne  fatto  d'esaminare;  le  ravvicina, 
le  confroiita  con  ingegnosa  sagacita  ai  testi ,  ed  ai  monu- 
nieiiti  relatlvi  alia  guerra  di  Tioja,  II  suo  sistema,  comeclie 
non  debba  si  tosto  e  si  di  leggieri  ammettersi,  merltera 
almeno  d'  cssere  posto  ad  esame  ,  giacche  non  si  ebbe  a 
vile  qucllo  die  I'u  pul)])licato  in  Germania  nel  1795,  e 
die  sembrar  poteva  piu  strano  ancora.  Che  se  fu  leclto 
il  sostenere  die  1'  Iliade  e  V  Odissea  non  sono  die  colle- 
zioni  di  brani  originalmente  staccati  e  fnggitivi,  ravvicinati 
poi  e  posti  in  ordine  ;  e  se  Jien  anche  si  c  dubitato  del- 
r  esistenza  stessa  d' un  poeta  nomato  Omero,  perche  mai 
non  sarh  permesso  di  congettmare  die  I'uno  degli  eroi  del 
prlino  di  qiicsti  poemi  ed  il  principal  personaggio  del  se- 
coado,  sia  Tautore  dell'  uno  e  deU'aUro?  Sembra  che  I'opera 
contencr  debba  un  gran  numero  di  topograliche  descrizioni, 
del  genere  di  quelle  che  con  tanto  piacere  leggonsi  nel 
Viaggio  della  Troade.  del  sig.  Le  Chevalier.     (/.  tieiS.  ) 


PB0GRKS3I    dell'  INCIVILIMENTO. 

Terra  di  Van-Diemen.  — •  Sono  appunto  quarant'  anni 
(  1788  )  da  che  giunsero  a  Boiani-Bay  i  primi  Inglesi  con- 
daunati  alia  rileg^.zione.  Nello  spazio  di  quindici  anni  al- 
cuiii  di  questi  coloni  divennero  bastevolmcnte  ricdii ,  onde 
neccssario  fosse  di  proteggere  i  diritti  della  proprieta  coUo 
stabiliincnto  d'  una  colonia  di  classe  inferiore  destinata  a  ri- 
cevere  i  nuo\  i  delinquenti ,  pe'  cui  perversi  costumi  poteva 
solTerirne  danno  il  buon  ordine  che  cola  cominciava  a 
regnare.  Che  pero  nel  febbrajo  1804  ^^  terra  di  Van-Die- 
men fu  dlvisa  fra  867  prigionieri  maschi  e  la  donae 
lilicre.  Ora  la  sua  popolazione  e  di  2c,ooo  anime  ,  coin- 
presi  i  rilegati.  Ad  onta  dei  gencrali  lamenti  sulla  grande 
scarsezza  delle  donne  e  sul  riprovevole  sistema  di  governo , 
nel  1826  le  iatroduzioni  di  cose  di  piacere  e  di  lusso  im- 
portarono  99,747  lire  sterline ,  essendosi  esse  in  nn  anno 
.aumentate    del    3o    per    100.    IIohurts-Town ,    capitale    del 


282  V  A  R  1  E  T  a'. 

Van-Dienien ,  conticiie  circa  un  migliajo  di  case,  e  sette  mila 
abitantl.  Qimndo  giudicare  si  voglia  da'  nnovi  cdiiicj  die 
vi  si  vanno  alzando ,  dal  numero  de'  faiiciulU  e  dalla  quan- 
tita  di  migi'anti  e  di  condannati  che  vi  giungono  ogni 
giorno,  la  citta  e  la  popolazioiie  crescei-aiiiio  per  lo  nieiio 
del  doppio  fra  poco  tempo.  I  nuovi  edificj  sono  pressoche 
tutti  di  mattoni  o  di  pietre.  La  chiesa  di  San-David  ha 
un  campanile ,  un  orologio  ,  un  organo  ,  e  puo  contenere 
ben  mille  persone.  Questa  nascente  citta,  creazione  di 
venticinque  anni ,  ha  strade  ben  selciate,  ha  pooti,  una 
posta  per  le  lettere ,  scuole  di  cafita,  banchi,  pensioni  e 
quasi  tutti  quegl""  istituti  di  puliblica  e  privata  utilita  che 
trovansi  nelle  meglio  sistemate  cittii  d'  Eitropa ,  oltre  le 
riuuioai,.  le  accademie  di  musica,  i  balli,  ecc.     (i2.  E.) 


GEOLOGIA. 
II  piit  piccolo  vulcano  del  globo  terracqiieo.  —  Non  ^  qne- 
sto  che  la  sommlta  di  un  vulcano  sottomarino  che  sorgo 
dalla  superficie  del  mare.  Esso  fu  vednto  e  disegnato  dal  sig. 
Tilesius,  che  in  qualita  di  naturalista  accompagnava  il  ce- 
lebre  viaggiatore  Krusenstem  nella  navigazione  di  lui  in- 
torno  al  globo.  La  spedizione  ritornando  dal  Giappone  e 
passando  presso  del  capo  Saagar  per  attraversare  le  isole 
Corili,  incontro  le  due  isolette  vulcaniche  d'' Oosima  e  di 
Coosinia.  Chi  non  conosce  se  non  i  grandi  vulcani  del 
continente  o  quelli  delle  isole  molto  elevate  al  di  sopra 
del  mare,  come  il  pico  di  TeneriflPe,  rimarrebbe  nieravi- 
gliato  nel  vedere  un  si  piccolo  vulcano :  perciocche  puo 
esso  scorgersi,  per  cosi  dire,  nel  suo  insieme  al  primo 
sguardo,  non  presentandosi  che  come  una  punta  sporgentc 
dall'  acqua  ond'  e  circondato  e  stretto  da  tutti  i  lati.  L'  una 
di  queste  isole ,  Coosima ,  e  sotto  la  forma  di  un  pico  che 
manda  sempre  fumo ;  la  sua  sola  sommita  s*  innalza  sul- 
r  acqua  e  soltanto  a  i5o  piedi.  Questo  e  probabilmente 
il  pill  piccolo  vulcano  del  nostro  globo:  giace  tra  il  41.° 
grado  di  latitudine  ed  il  120°  14'  45"  di  longitudine  :  e 
nudo ,  sterile ,  d'  un  colore  azzurrognolo.  Non  vi  si  scorge 
una  sola  pianta,  non  un  filo  d'erba:  gli  orli  sono  com- 
posti  di  niaterie  rossicce  e  porose  in  dissoluzione  e  for- 
manti  diversi  strati  di  lava  che  sorgono  quasi  a  scaglioni 
sulla  superficie  del  mare  sino  alio  stesso  cratere.  L'altr'isola, 
detta  dai  Giapponesi  Oosima,    e   che  troyasi  non  lungi  da 


V  A  ii  I  E  T  a'.  '  a83 

roo*/>7irt  potrchb'  csscrc  la  puntn  di  nna  nioiitapna  a  questa 
appartcnentc ,  quando  si  supponga  che  Ic  dai;  montagne 
non  foriniiio  che  una  sola  isola  sotto  il  mare.  Essa  e  la 
piu  grande  e  tiovasi  aW onesc  deU'altra.  (Memoir  de  I'acad. 
wiper,  etc.  de  Petersbourg,  torn.  X,   1826,  pag.  309.) 


EIBLIOGRAFIA. 

Fu  noil  ha  guari  calcolato  in  5, 000  il  unmero  delle 
nuove  opei'e  che  vanno  ogiii  anno  pubblicandosi  in  Germa- 
nia,  cd  in  40,485,000  il  numero  de'fogli  che  annnalmente 
impriinonsi  uella  sola  citta  di  Lipsia.  Siccome  ciascun  foglio 
non  lia  meno  di  a  6  poUici  di  lunghezza  sovra  ai  di  lar- 
ghezza ,  ossia  una  supei-ficie  di  846  pollici  quadrati ,  cosi 
coiupiendosi  il  calcolo  ne  risulta  c!ie  tutta  questa  carta 
coprirelibe  un  quadrate  di  due  raiglia  e  tin  tcrzo  per 
ciascun  lato ,  cioe  uno  spazio  piu  grande  che  la  citta 
stessa  di  Lipsia  uaitaraente  al  sue  distretto.  Gio  posto , 
non  sara  cosa  dliricile  il  dlmostrare  che  questa  medesima 
carta  se  venisse  minuzzata  in  modo  che  unire  si  potes- 
scro ,  capo  a  capo ,  tutte  le  righe  di  ciascuna  pagina ,  e 
tuttc  le  pagine  di  ciascun  volume,  dareldDe  una  lunghezza 
maggiore  del  doppio  della  circonferenza  dell'  equatore  ter- 
restre.  E  tanto  si  stampa  in  una  sola  citta,  anzi  in  una 
citta  di  secondo  o  piuttosto  di  terzo  ordiue !  Ghe  ne  ri- 
sultcrebbe  poi ,  se  accumular  si  volesse  il  lavoro  di  tutte 
le  stamperie  ? 

Ghe  se  taluno  chledesse  quale  giovamento  da  tanta 
farragine  di  nuove  edizioni  ne  provenga  alle  lettere ,  alle 
scienze  ed  alle  arti ,  noi  non  sapremmo  clie  mai  rispondere, 
Molte  di  sifl'atte  opere  che  vendonsi  come  nuove ,  non  sono 
che  iraduzioni  o  ristampe  ^  e  ristampe  sono  pure  gene- 
ralmente  le  nuove  edizioni  de'  classici  si  greci  che  latini , 
alle  quali  dar  si  vorrebbe  grande  importanza  per  la  giunta 
di  qualche  varlante  di  poca  o  nessuna  utilitu :  molte  poi 
versano  su  frivoli  argomenti,  su  teologiche  qnistioni",  altre 
non  sono  che  rancidumi ,  ed  altre  non  contengono  che  ro- 
manzi ,  o  fuggitive  c  nojose  ])oesie.  Laonde  se  dalle  mol- 
tissime  scevrare  si  volessero  le  poche  veramente  nuove , 
a  che  mai  si  ridurrebbe  il  loro  numero?  Ghe  se  da  que- 
ste  poche  ancora  scevrar  si  volesse  cio  che  contengono 
di  veramente  nuovo  od  utile ,  forse  non  ne  risultcrebbe 
ehe   un  solo  c  non  grosso   volume  ^    e    forse    la    letteraria 


284  V  A  R  I  E  T  a'. 

repubblica  assai  piii  guaclagnerclibe  con  qiu>sto  solo  voUnne 
che  con  tanta  moliitaclino  tU  stainpe.  Questo  nostre  osser- 
vazioni  applicare  si  potreljbero  agevolraente  alia  multipli- 
cita  delle  opere  che  ogiii  anno  rigiirgitano  pure  dalle  etam- 
perie  della  citta  nostra. 

EDUCAZIONE. 

Annunzio  d'  una  scuola  di  educazione  e  di  ammaestramento 
de  fanc'mlU  dagU  anni  due  ai  sei,  aperta  in  Cremona  con  go- 
vernativa  approvazione  del  giorno  24  gennajo  1829.  Tipografia 
FeraboU.  —  Ci  gode  veramente  Tanimo  nel  pubblicare  que- 
st'annunzlo ;  poiclie  da  esso  si  ha  prova  che  anche  tra  noi 
Italiani  si  va  prendendo  un  po' plii  di  gusto  e  d'interesse  a 
tutto  cio  che  tende  a  promovere  e  migliorare  la  nostra  educa- 
zione. Era  vergogna  il  mostrare  per  viste  di  Incro  tanta  sol- 
lecitudine  e  tanta  intelligenza  nella  cultura  de'  gelsi ,  nell'  al- 
levaniento  dei  baclii  da  seta,  delle  pecore  e  di  molt' altre 
specie  d'animali;  e  poi  essere  indifferent!  e  abbandonare 
quasi  al  caso  la  primissima  educazione  de'  nostrl  figliuoli. 
Gli  efTetti  tristissimi  di  cosi  riprovevole  noncuranza  gli 
abbianio  sott'  occhio  ogni  giorno  nei  tanti  ragazzi  e  uomini 
sciancati,  stoi'pj ,  gibbosi  e  affetti  da  gracilita  e  da  rachi- 
tide,  i  quali  popolano  le  classi  inllnie  delle  nostre  citta, 
ed  i  quali  piu  che  alle  fasce  debbono  la  loro  sventura  alia 
negligenza,  al  poco  amore,  alia  sbadata  ignoranza  e  al  pravo 
costume  delle  scuole  ordinarie  del  minuto  j^opolo,  ove  si 
condannano  i  fanciuUi  a  stare  immobili  per  tante  ore  sulle 
sedie  perforate,  e  a  respirare  un'aria  appestata  dall' alito 
e  dal  puzzo  di  tanti  altri  fanciulli  malsani  ed  infermlcci 
che  vi  si  veggono  stipati.  A  simile  disordine  sarebbe  ben 
tosto  riparato  ove  si  distendesse  in  tutte  le  altre  citta  la 
scuola  di  Cremona,  il  cui  metodo  e  piano  vogliarao  qui 
far  noti  perche  se  ne  vegga  T  utilita ,  perche  si  abbia  uno 
stimolo  air  imitazione  ,  e  perche  sia  vana  la  scusa  o  non 
dannosa  la  necessita  in  che  sono  i  nostri  artigiani  ed  operaj 
di  afiidare  altrui  la  custodia  de'  loro  piccoli  figliuoli. 

Tale  scuola  siccome  preparatoria  alle  scuole  elementari 
minori,  per  le  quali  si  richiede  il  sesto  anno  di  eta,  e 
fondata  sui  principj :  1°  degli  ammaestramenti;  a.°  degli 
esercizj  corporei.  I  prinii  consistono  nelle  preci  quoti- 
diane,  negli  esercizj  sul  piccolo  catechismo,  nella  spiega- 
zione  di  carte  rappresentajiti  i  fatti  dell'Istoria  sacra,  nella 


V  A  n  I  E  T  if.  2(35 

nonV!nclnturft  di  voci  di  Imona  lingua  indicant!  gli  oggetti 
piii  usuali,  nclla  calcolayione  nientale,  nclla  cognizione  del- 
l'  alfabeto ,  negli  eserci/j  di  memoria ,  ed  in  tutto  cio  che 
proporzionato  sia  ad  una  vita  tutta  di  sensi,  e  che  non 
possa  recare  verun  pregiudizio  allc  facolta  mentali  troppo 
tenere  cd  appena  acconce  a  germinare.  I  secondi  visguar- 
dano  i  giuoclii  o  gli  esercizj  adattati  alia  fisica  costltuzione 
de'  fancluUi;  per  esempio  i  passi  rcgolari ,  la  corsa,  il  giuoco 
della  racclietta  e  simili.  E  altresi  massima  in  questa  scuola 
che  i  giuochi  prevalgano  agli  amniaestramenti ;  che  negli 
ammaestramenti  non  s'  impieghi  mai  piu  di  niezz'  ora  di 
continuo,  per  la  poca  forza  e  pcrseveranza  dell' attenzione 
puerile;  e  che  I'orario  sul  totale  d' ogni  settimana  sla  par- 
tito  in  guisa  di  favorire  singolarmente  1'  edncazione  fisica 
della  quale  i  fancIuUi  a  quest' eta  sono  anche  piu  J)isognevoIi. 
Sia  lode  al  maestro  di  questa  scuola  e  all'  uoui  saggio 
e  filantropo  che  ne  detto  primo  il  piano  ed  il  nietodoj  e 
sia  lode  ancora  alia  citta  di  Cremona,  ond' essa  vie  piu 
concorra  al  mantenimento  d' un  cosi  provvido  istituto,  da 
cui  puo  tornare  tanto  vantaggio  alia  ventura  sua  popola- 
zionc,e  tanto  dccoro  a  lei  stessa  per  essenae  stata  la  fou- 
da  trice. 


BIBLIOGRAFIA. 
L'  ill.  eig.  cav.  prof.  Sebastiano  Ciampi ,  chlamato  sine 
dal  1817  con  invito  onorevolissimo  alia  R.  Univcrsita  di 
Varsavia  dall'augusto  fondatore  di  quella  1' imp.  e  re  Ales- 
sandro  I ,  conccpi  lin  d'  allora  il  pensiero  ^li  rendere  ser- 
vigio  alia  sua  patri.a  naturale ,  T  Italia  ,  ed  a  quella  di  ado- 
zione ,  la  Polonia ,  con  raccoglicre  quantc  notizie  avesse 
potuto  trovare  degl' Italiani  letterati,  medici,  diplomatic! 
ecclesiastici  e  civili,  milltari ,  pittori,  architetti,  musici 
ed  altri  di  varie  professioni,  che  ne'  lontani  e  ne'  vi- 
cini  tempi  soggiornarono  in  Polonia  con  gloria  d'  Italia  i 
non  meno  che  le  notizie  de'  Polacclii  i  quali  si  dlstiusero 
in  piu  manlere  dimorando  in  Italia. 

I  nonii  dunque ,  le  gesta ,  le  opere  manoscritte  o  stani- 
pate  ,  le  rclazloni  statlstiche  si  degli  Ambasciatori,  del  Prin- 
cipi  italiani  ai  Re  di  Polonia,  che  le  ccdesiastiche  dei 
Nunzj  apostolici  a  quella  corte ;,  le  istruzioni  segrete  date 
lore  dai  Papi  e  quant'  altro  puo  richiamare  la  curiosita 
della  storift ,  tutto  avra  luogo  nella  Baccolta  che  1'  editore 


i86  V  A  R  1  E  T  a'. 

Jacopo  Balatresi  in  Lucca  ei  projione  di  dare  in  Ince  col 
ntolo  dl  Notizie ,  scritli  ed  opere  d' urie  dei^l'Italiani  illustri 
in  Polonia  e  degl'  illustri  Polacchi  in  Italia  dell'  ill.  sig. 
cai\  €  prof.  Sebastiano  Ciampi.  Terranno  Inogo  di  appen- 
dice  alcunc  notizie  di  famiglie  italiane  staljilite  in  Polonia; 
ed  una  scelta  di  Lettere  scientifiche,  politiclie  e  niilitari 
degl'  Itallani  scritte  di  Polonia  a'  loro  amici  ed  ai  gabi- 
netti  de'  principl  in  Italia  ,  specialmente  del  tempo  del  re 
Giovanni  Soliieski ,  coUa  descrizione  mandata  dai  campi 
di  battaglia  del  successo  delle  battaglie ,  ed  altre  molto 
interessanti  notizie  sul  commeicio  fatto  in  Polonia  ed  in 
Russia  dai  Fiorentini,  dai  Lucchesl  ed  altri  Italian!  die 
sono  ai  di  nostri  totalmente  ignorate. 

Quest'  opera  sara  pubblicata  in  tometti  che  potranno 
stare  V  uno  dall'  altro  diviso ;  e  le  associazioni  non  saranno 
obbligatorie  che  tomo  per  tomo ,  non  niaggiore  di  fogli 
lo,  al  prezzo  di  mezzo  paolo  per  ogni  foglio  di  pag.  16 
in  ottavo  di  carta  realetta  e  carattere  ciccro  nuovo. 

Le  associazioni  si  riceveranno  in  Lucca  dall'  editore  Ja- 
copo  Balatresi ,  in  Firenze  al  gabinetto  letterai'io  dello  stesso 
e  nelle  altre   citta  dai  pi-incipali  libraj. 

Non  vogliamo  tacere  che  S.  M.  1' imperatore  di  Russia 
Wlcolao  I  si  compiaccjne  esternare  all'  illnstre  autore  di 
fjueste  notizie  la  sua  I.  e  R.  soddisfazione ,  ed  accordargli 
una  straordinarla  riconipensa  per  le  sue  ricerche  intorno 
ai  monuinenti  inediti  di  Storin  ecclesiastica  ,  polltica  ,  mili- 
tare  c  letteraria  spetiand  al  regno  di  Polonia  (  Vedi  il 
Giornale  di  Lucca  di  quest' anno  n."  24,  alia  data  di  Far- 
savia  3o  fehhrajo). 

Lo  stesso  aittore  ha  gia  molto  inoltrata  la  Bibliografia 
ragionata  di  tutti  i  llbri  stampati  dagl'  Italiani  intorno  al 
regno  di  Polonia ,  opera ,  clie  I'  anzidetto  editore  si  pro- 
pone di  pubblicare  colle  stampe ,  quando  ne  venga  inco- 
raggiato  nella  sua  prima  impresa. 


PEOGRAMMI    ACCADEBIICI. 

Programma   delta  Societd    italiana    delle  scienzc  resi- 
dente  in  Blodena  ai  dotti  Italiani. 

Siccome  non  farono  presentate  Memorle  al  concorso 
aperto  dalla  Societa  con  programma  2  3  marzo  1826,  cosi 
ripropone  essa  gli  stessi  due  problemi ,  cioe : 


V  A  R  I  E  T  a'.  287 

I.  htiiuire  un  ragionato  confronto  tra  Ic  tarie  tcorie  sul- 
C  vquiUbrio  delle  volte  lasciatccL  claeli  autori  piu  rinomad,  c 
sccgliendo  fra  queste  la  piii  consentanea  alia  natiira  del  Pro- 
blema  dare  un' utile  applicazione  della  medesima  alia  pratica, 
esponendo  con  ordine  e  con  cidarezza  le  regale  da  scguirsi 
per  la  costruzione  specialmente  dei  grandi  archi  del  pond 
sui  fiumi,  e  per  quella  delle  cupole  tanto  ovali  che  circolari , 
in  modo  che  si  conibini  la  robustezza  di  tali  edifizj  con  V  ele- 
ganza  delle  forme  architcttoniche ,  contemplando  anche  il  caso 
degli  archi  obliqui  (die  sponde  del  fiume. 

II.  Estendendo  le  ricerche  sperimentali  del  conte  Giordano 
Riccati  intorno  ai  suoni  delle  corde  solide  e  delle  aeree ,  e 
quelle  pure  del  Chladny  sulle  lamine  elastiche,  raccogliere 
un  nuinero  di  fatti  certi  basl^anti  nelki  loro  connessione  e  nel 
loro  complesso  per  istabilire  una  teoria  acustica  che  sena  di 
base  alia  pradca  musica. 

Le  Memorle  dovranno  essere  inedite,  scrltte  in  lingua 
Italiana ,  in  carattere  chiaro  e  da  una  sola  mano ,  e  sa- 
ranno  presentate  al  sottoscritto  socio  e  segretario  in  Mo- 
dcna  entro  tutto  il  mese  d' agosto  i83i.  11  nome  degli 
autori  sara  occulto;  ogni  Memoria  poi-tera  in  fronte  un 
motto  e  sara  accomprgnata  da  un  biglietto  suggellato,  con- 
trassegnato  al  di  fuori  dal  medesimo  motto,  contenente  al 
di  dentro  in  maniera  occultissima  nome ,  cognome ,  patria, 
domicilio  e  professione  dell'  autore.  II  mancare  a  qualun- 
que  delle  antecedenti  condizioni  fa  perdere  il  premio  che 
per  ciascliednn  argomento  sara  una  medaglia  d'  oro  del 
valorc  di  zecchini  sessanta ,  e  verra  conseguito  da  qnella 
Memoria  die  nel  rispettivo  argomento  ne  sara  gludicata 
mcritevole  secondo  11  mctodo  prescritto  dallo  Statute  sociale. 
Le  dissertazioni  coronate  saranno  pubblicate  colle  stampe, 
e  2;li  autori  ne  avranno  in  dono  un  numero  sufliciente  di 
copie.  Quelle  non  premiate  si  conserveranno  originali  nel- 
r  arcluvio  dclf  Accademia ,  potendo  pero  gli  autori  di  esse 
ritirarne  a  loro  spese  una  copia. 
Modena,  2 5  agosto   1829. 

Antonio  Lombaudi,  socio  e  segret. 


R.  GiRONi^  F.  Carlini  c  I.  FcMACAZLif  direttori  ed  editori. 


Pubblicato  il  di  17  settembre   1829. 

Milano,  dolt  I.  R.  Stamperia, 


Oseeri>azioni  meteorologkhe  fatte  all' I.  IL  Osicivatorio  di  Brcra 


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1829. 

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Temp,  pioggia. 
Xuv.  pioggw. 
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minima    . 

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minima    .  .  .  .  +  1 1,5 

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Quautita  dcUa  pioggia  1 

media  ....      +  17,24 

iuee  i4»57. 

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289 

BIBLIOTECA  ITALIAN! 
PARTE    I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


La  Sacra  Scrittura  illustrata  con  monumenti  fcnico- 
assirj  ed  egiziaiii ,  dl  Blichelangelo  Lanci  fanese , 
interprete  dclle  lingue  orientali  nella  biblioteca  Va~ 
ticnna.  —  Roma,  1827,  Societd  tipografica ,  vol.  2, 
Bella  edlzione  in  4.°  grande ,  con  tavole  incise  ana- 
loghe  alle  illustrazioni  scritturali,  Scudi  6  romani, 
pari  a  lir.  82.  22. 

kJ  n  lusinghiero  elogio  di  quest'  opera  troviarao  scritto 
nell'Antologia  di  Firenze  del  giugno  1828;  e  molto  a 
ragione  ivi  si  disse  die  eziandio  per  le  scienze  ar- 
cheologiche  T  Italia  puo  vantare  grandi  e  prof'ondis- 
simi  ingegni.  Noi  scbben  tardi  (perche  ora  soltanto 
ci  venne  V  opera  fra  le  mani ) ,  non  pero  intempesti- 
vamente  credianio  di  poter  ragionare  di  essa,  giudi- 
candola  con  tutta  verita  nn  aidua  filologica  impresa, 
sicconie  la  cliiania  il  mcdesimo  sig.  Lanci  nella  sua 
dedica  al  dura  di  Blacas  d  Aulps,  paii  di  Francia.  E 
giovera  seguirlo  da  vicino  nelle  sue  principali  inve- 
stigazioni ,  non  senza  usare  delle  stesse  frasi  di  lui; 
perciorche  a  ditferenza  di  tanti  lavori  di  simil  natura , 
r  opera  del  sig.  Lanci  ci  sembra  degna  di  non  vol- 
gare  enconiio ,  anche  rispetto  alio  stile :  ma  ad  un 
tempo  ci  asterremo  dall  entrare  come  2;iudici  nelle 
Bibl.  lud.  T.  LV.  \kj 


290  LA    SACnA.    SCRITTURA    ILLUSTRATA    CCC. 

({uistioni  in  essa  discusse ,  appunto  perche  ardua  ne 
e  la  materia ,  e  scabiosa  la  via  su  cui  d'  uopo  ci 
sarebbe  il  porci. 

II  sig.  Lanci  erasi  proposto  di  scegliere  tra  le  piu 
belle  scoj)erte  egiziane  la  parte  vantaggiosa  alio  in- 
tendiniento  de'  passi  oscurissinii  della  Bib])ia ;  e  la 
sorte  gli  fu  singolarmente  propizia,  perche  gli  venne 
fatto  di  acquistare  due  frammeuti  papiracei  scavati 
dalle  arene  di  Saccara,  con  carattere  e  dialetto  fe- 
nicio.  Tali  frammenti  contenendo  tutti  gli  elementi 
alfabetici,  credette  il  Lanci  di  potersene  giovare  a 
compimento  dell'alfabeto  fenico-assirio  gia  da  lui  sta- 
bilito  quando  illnstro  la  epigrafe  di  Carpentrasso , 
ma  a  cui  mancavano  quattro  letterc  per  la  serie  per- 
fetta  degli  elementi.  Poscia  applicando  quell'  alfaljeto 
ggli  scoperti  papiri,  si  fece  a  disvilupparne  il  scnso, 
e  prendendo  a  scopo  dclle  sue  speciali  ricerche  alcuni 
nomi  nell'ebraica  favella  celebratissimi ,  vi  istituisce 
un  analisi  totalmente  nnova.  Primo  di  qnesti  nomi  e 
V Eloim  clie  occorre  nella  seconda  e  ottava  linea  del 
primo  frammento  papiraceo  e  che  vicne  adoperato  nel 
primo  versetto  della  Genesi ,  ove  si  narra  die  :  Nel 
prlncipio  creo  Iddio  {Eloim)  il  ciclo  e  la  terra.  Osserva 
il  nostro  autore  che  tutti  gli  antichi  rabbini  e  i  sacri 
interpreti  hanno  sempre  ravvisato  in  Eloim  il  plurale 
di  Eloa,  ma  insieme  han  creduto  che  esso  qui  faccia  le 
veci  del  singolare;  e  aggiugne  di  pin  essere  opinione 
di  alcuni  che  in  quella  forma  di  nome  sia  adombrato 
il  mistero  della  Trinita.  II  Lanci  non  sa  persuadersi 
come  il  sapientissimo  storico ,  tutto  inteso  ad  allon- 
tanare  dalle  menti  ebree  ogni  immagine  di  politeismo 
e  a  chiamarle  strettamente  al  culto  delPunico  e  vero 
Iddio,  fra  tanti  bellissimi  e  grandiosi  nomi  divini , 
quello  appunto  abbia  prescelto,  al  quale  era  bisogno 
di  una  eccezion  grammaticale  per  torre  gli  Ebrei  da 
un  inganno,  in  che,  uscendo  cssi  dall' idolatra  Egitto, 
potevano  agevolmente  cadere.  Pertanto  egli  distingue 
due  Eloim,  Puno,  siccome  il  plurale  di  jEZoa,  laltro 
di  indole   del    tutto   singolare   e   da   variata    origine 


DI    MICHELANGELO    IjKoCI.  29 1 

dcrivato.  Quanto  al  prinio  egli  lo  riduce  alVaraba  ra- 
dire  Lah  che ,  secondo  il  Camus,  or  signilica  splcn- 
dere ,  fol^oreg^nre ,  ed  ora,  essere  alto  cd  emiiiente. 
II  noiue  Eloa  preso  in  questo  signilicato,  se  conviene 
per  eccclleuza  al  soinnio  Iddio,  pud  con  proprieta 
convenire  anco  alle  creature,  animate  o  inanimate 
cli'elle  sieno;  talche  \o  Eloa  e  \ Eloim  applicato  agli 
uomini  signillcherebbe  gli  illustri ,  gll  splendidi ,  i 
grandly  i  magnad,  e  applicato  alle  cose  indicherebbe 
quelle  che  bnllaii  di  luce  e  sfolgoreggiano ,  siccome 
i  giojelli.  Appoggiato  a  questa  etimologia  si  studia 
r  autore  d'illustrare  il  passo  intralciatissimo  della  Ge- 
uesi  dal  verso  primo  all'ottavo  del  capo  sesto:  I  fi- 
gliuoli  di  Dio  vedendo  la  bellezza  delle  figliuole  degll 

itoiniid  ecc Ed  craiio  in  quel  tempo   de  Ciganti 

sopra  la  terra  ccc.  ( Versione  del  Martini ).  Siccome 
Eloim  puo  significare  uomini  illustri,  ecc,  egli  e  di 
avviso  che  in  primo  luogo  si  debba  tradurres  Veg- 
gcndo  i  figli  de'  JSIaguati  le  ftgHe  del  volgo  esser  belle, 
prescro  a  loro  mogli,  ecc.  Poscia  non  bene  quadran- 
dogli  queir  idea  de'  Gigaiiti  supra  la  terra ,  pensa  che 
i  Nefdim ,  secondo  1'  cbreo ,  resi  per  Gigantt  nella 
volgata ,  traggano  origine  da  Nafal,  radice  araba , 
sotto  la  ([uale  puo  esprimersi  colui  che  fa  wi  azione 
esorhitante  e  fuori  d'  ordine ,  e  che  con  tale  vo'cabolo 
la  Scrittura  intenda  di  signiticare  decentemente  quegli 
uomini  dissoluti  e  rotti  a  vizio  di  lussuria;  i  quali 
uomini ,  alqiianto  sotto  nel  testo  ebreo ,  si  chianiano 
anclie  Cluhhorim  ossia  potenti  e  famosi  ( in  opere  di 
iniquita).  E  fu  pessimo  partito,  soggiugne  T autore, 
che  i  2;randi  monassero  a  moglie  le  lemmine  del 
volgo ;  perche  alia  casta  de'  ricchi  e  magnati  gia  in- 
nanzi  quel  tempo  esistente,  era  per  civil  convenzioue 
impedito  Tunirsi  in  matrimonio  con  quella  delle  arti 
c  con  la  plcbe ;  la  qual  legge  di  socievole  ordine  non 
osservata  ncgli  ultimi  antidiluviani  tempi  fu  il  prin- 
cipio  dclla  general  corruttcla.  Perciocche ,  prosegue 
r  autore,  le  genti  ne'  gradi  loro  confuse,  scioho  il 
frcuo    alio    passioni ,    tuiio    si    fcccr   lecito ,    c  con  la 


292  L\    SACRA    SCRITTURA   ILLUSTRATA    CCC. 

turpe  liccnza  che  baldanzosa  errava  sopra  la  terra , 
provocaroiio  lo  sdegno  del  Dio  die  le  sterniino. 

Qiianto  aU'etimologia  deirEloim  preso  in  singolare, 
vuole  il  nostro  autore  che  si  sottragga  a  quel  nome 
la  prima  lettera  formativa;  e  rimanendo  soltanto  Loim, 
ne  rintraccia  il  valore  nell' araba  favella  (valore 
sfu2;2;ito  alle  indaoni  de'  Masoreti  ) ,  e  osserva  che 
una  tal  voce  contiene  in  se  gli  attributi  di  grandezza , 
di  munificenza  e  di  bontd.  Laonde ,  per  avviso  del 
sig.  Lanci ,  cosi  dovreljl^e  rendersi  con  italiane  pa- 
role il  cominciamento  della  divina  storia :  «  Nel  prin- 
cipio  (weo  il  grande  e  buono  Iddio  il  cielo  e  la  terra.  » 
Ne  meno  in2;e2:noso  ci  si  dimostra  T  autore  nelF  in- 
vestigare  X  etiniologia  ed  il  signihcato  della  voce  Aza- 
zele ^  che  si  riscontra  nel  capo  16  del  Levitico.  Quivi 
s'  inipone  agli  Ebrei  di  presentare  due  arieti ,  \  uno 
per  lo  Jeovd  ^  Taltro  per  lo  Azazele^  la  quale  voce 
soglioAo  gli  espositori  tradurre  per  capro  cmissario. 
Anzi  alcuni  giudicarono  esser  questa  voce  il  nome  di 
una  montagna ,  altri  vi  rinvennero  il  deserto^  questi,  un 
luogo  remoto  e  separata^  o  la  separazione  medesima; 
quelli  Hnalmente  il  diavolo;  e  fra  tanta  disparita  di 
opinioni  ciascuno  con  lunghi  ragionamenti  si  accinse 
a  proyare  che  vera  unicamente  e  la  sua.  11  nostro 
autore  e  d'  avviso  che  la  sola  analisi  del  vocabolo 
Azazele  e  bastante  a  torre  ogni  equivoco ;  ed  egli 
appunto  prendendo  ad  analizzarlo  e  a  rintracciarne 
il  giusto  valore  dimostra  che  Azazele  e  nome  divino 
e  vale  quanto  il  Dio  della  vittoria ;  il  qual  senso , 
egli  conchiude,  e  richiesto  dal  tenore  stesso  della 
sacra  narrazione. 

Dalla  grandezza  di  cjuesti  nomi  divini  passa  I'au- 
tore  a  ra(>;ionare  suUa  niaesta  del  culto  mosaico  e  dei 
sacri  arrcdi  del  tempio.  Ma  prima  egli  si  reputa  a 
dovere  \  istruirci  del  modo  con  cui  rail'rontera  i  mo- 
saici  arrcdi  cogli  egiziani ,  aflinche  nessuno  per  av- 
ventura  s'  induca  a  credere  che  Y  inspirato  Mose  sia 
stato  un  semplice  copiatore  dcgli  egizj  monumenti. 
E    percio    egli   riflctte    che    avauti    Mose    vi   lu   un 


DI   MICnELANGELO    LANCI.  298 

Mclcliiscdprco ,  sacerdote  di  Dio  altissimo ,  il  quale 
iniiiistrando  le  cose  di  religione  sacrilicava  e  benedi- 
oeva;  c  die  cjuindi  iin  da  quel  tempo  dovcva  esservi 
una  legp;^  santissinia  ne'  suoi  riti  ciie  dalla  divinita 
procedcva :  i  quali  riti  poscia  variati  e  disligurati 
dairumano  capriccio  passarono  tra  le  stolte  genti  al- 
r  onore  delle  bugiardc  divinita.  Solo  dunque  si  pro- 
pone Tautore  di  scoprire  e  dichiarare  I  intimo  rap- 
porto  chc  lianuo  i  sacri  utensili  dclla  mosaica  legge 
con  quclli  che  nc'  reuiotissimi  tempi  si  usavano  su- 
perstjziosamente  da'  saccrdoti  egiziani,  ma  che  da  piu. 
alta  origine  e  da  sacerdotale  divina  istituzione  di- 
scendevano.  Cio  premcsso,  comincia  a  ragionare  del 
gran  candclal)ro  mosaico  ,  pel  cui  modello  egli  crede 
necessaria  cosa  il  conoscere  la  qualita  e  varieta  delle 
are  egiziane;  ne  determina  la  forma  primiera,  forma 
da  lui  rinvcnuta  dopo  avere  coniprcsa  una  visioue 
di  Zacraria  die  e  un  altro  soggetto  d  illustrazioni. 
Dal  candelabro  si  vienc  alle  due  colonne  del  portico 
di  Salomonc  Jachln  e  Booz^  e  si  dimostra  I'analogia 
tra  il  disejrno  delle  medesime  e  la  forma  delle  are 
egizie.  Ncllo  stesso  tempo  si  entra  nell  analisi  di 
astrusi  vocaboli,  e  se  ne  applica  la  spiegazione  ad 
alcuni  versetti  della  Cantica,  mediante  la  quale  spie- 
gazione mirabilmente  e  tolta  la  presunta  licenza  di 
alcime  frasi.  In  terzo  luogo  si  discorre  suirarca  del 
Testamento ,  e  si  determina  la  forma  de'  Clieruliini , 
sulla  quale  fn  tanto  disputato ,  e  cui  fautore  con- 
ghicttura  essere  non  la  forma  di  angeli  o  giovanetti, 
a  mani  giunte  o  seuza  mani ,  suU'  area  prostrati ,  ad 
ali  distese;  non  la  ficiura  somi^liante  al  torello,  o  ad 
aniniali  volanti  non  piu  veduti,  ovvero  ad  una  nu- 
volctta  a  due  ale;  ma  si  bene  alcuni  simboli  figuranti 
il  sole  che  tramonta  e  il  sole  che  nasce ,  ossia  il 
supremo  Dio,  donatore  deirintellcttual  luce  e  di  tutti 
gli  esseri  creatore ;  i  ([uaU  simboli  non  portavano 
akra  figiu'a ,  fuori  quella  che  ne  da  il  sole ;  cioe  di 
un  disco  rosseggiante  e  con  cerchio  di  vario  colore 
ad   cspriinere   le   varie  tintc  di  luce  chc  circondano 


^94  ^^    SACRA.    SCRITTURA    ILLUSTRATA    eCC. 

il  sole  suir  orizzonte.  Parlandosi  poi  del  sacerdote , 
viene  esso  rivcstito  de'  sacri  suoi  abiti ,  siccome  narra 
la  Scrittura,  non  come  piacque  a  varj  espositori  di  de- 
scriverlo.  E  perche  gli  artisti  di  buon  seiino  possano 
formarsi  vma  chiarissima  idea  del  costume  sacerdotale 
del  Vecchio  Testaanento ,  ci  si  mette  sott*'occhio  vol- 
garizzato  il  vintottesimo  capitolo  ebraico  dell'Esodo, 
in  die  tutte  le  vesti  sacerdotali  e  levitiche  sono  prin- 
cipalmente  descritte. 

Quindi  scopo  delle  curiose  non  meno  die  erudite 
ricerche  del  Lanci  sono  i  famosi  nomi  degli  Urim 
e  Tumimj  la  spiegazione  de'  quali  tenne  a  disagio 
la  mente  di  tanti  espositori,  e  de"  cpiali  il  secreto , 
siccome  pretendono  gli  Ebrei,  gia  da  duecento  anni 
avanti  \  era  nostra  erasi  perduto.  Ma  il  nostro  au- 
tore  e  d'  avviso  die  il  semplice  esame  e  studio  del 
testo  originale  cliiaiissimamente  palesi  non  gia  il  se- 
creto, ma  la  materialitd  degli  Urim  e  Tumim.  Egli 
argomenta  die  la  denominazione  di  Urim  significhi 
gemme  brillanti,  ossia  le  dodici  gemme  poste  nel- 
r  abito  del  gran  sacerdote  e  posanti  sopra  i  dodici 
nomi  d'Israele.  Quanto  ai  Tumim,  dimostra  il  signor 
Lanci  die  presso  gli  Arabi  signiticano  cose  iiietalbclie 
lucentissime,  ovvero  specclii  metallici ,  e  presso  gli 
Ebrei  sono  oggetti  die  danno  pert'ezioiie  alia  cosa  a 
cui  si  congiungono.  Or  siccome  gli  Urim  ed  i  Tumim 
componevano  i  due  quadrati  o  castoni,  appesi  al  collo 
del  gran  sacerdote  con  due  catenelle  d'oro  e  posanti 
liberamente  ,  T  uno  sovra  1'  altro  ,  nello  scudo  o  pet- 
torale  di  lui ;  cosi  con  tutta  verita  dir  si  poteva  che 
i  Tumim  (gli  specchi  o  sigilli  metallici)  luiiti  agli  Urim 
( alle  gemme )  pcrfezionavano  la  luce  e  la  vivezza 
delle  medesime.  Con  questo  tenore  d'  interpretazioni 
si  lusinga  1'  autore  di  sciogliere  anche  gl'  intralciati 
sensi  dei  Tcrajim  cui  Racliele  aveva  involati  a  La- 
bauo ;  i  quali  Terafim  comunemente  si  hanno  per 
idoletti  di  sembianze  incerte,  ma,  secondo  il  Lanci, 
non  sono  die  una  borchia  di  pietre  preziose  per  or- 
narsene  il  collo,  cui  Lal^ano  si  studiava  di  ricuperare. 


DI    MICHELANGELO    LANCI.  2()5 

E  per  tal  modo,  sog;o;iuj>;ne  1' autore ,  sparisce  la  ido- 
latria  di  Labaiio,  sulla  quale  molti  fiuono  i  pensieri 
dep;li  interpret!. 

Le  illustrazioni  fattc  stigli  Urim  e  Tumim  di  lor 
natura  rirhiedevano  die  si  parlasse  atiche  intorno  le 
consul  tazioni  die  per  mezzo  di  quelli  facevansi  dai 
saccrdoti.  Gran  copia  di  congliietture  e  di  sti-avaganze 
venne  piibljlicata  su  questa  materia :  ma  il  nostro  au- 
tore protesta  die  ben  lontano  dal  seguitare  Y  altriii 
cammino,  solo  e  senza  guida  si  e  posto  a  riutracciare 
la  verita  di  quelle  consultazioni  tia  tanta  caligine 
immerse.  E  primaniente  egli  osservo  die  le  pietre , 
ossia  gli  Urim  onde  risulta  il  primo  quadrato ,  vl 
erano  con  un  cotal  disordine  collocate ,  ma  die  questo 
disordine  formava  una  regolar  figura ,  e  componeva 
una  cifj-a  cui  poscia  conobbe  essere  il  secreto  degli 
Urim  e  Tumim.  Non  sara  discaro  a'  leggitori  die  qui 
si  riporti  il  metodo  di  una  tale  cifra,  ridotto  a  co- 
mune  intclligenza  e  colla  sua  analoga  spiegazione. 
Cominciamo  ad  aver  sott'  occliio  due  quadrati  di  Hu- 
meri e  di  lettere  die  fiinno  le  veci  dei  dodici  ebraici 
elejnenti  iniziali  delle  pietre  ossia  degli  Urim,  e  de' 
nomi  dei  dodici  figliuoli  d'  Israele  posti  nel  pettorale 
del  gran  sacerdote. 


Quadr. 


I 

6 

I  I 

s 

U 

I 

5 

IC 

4 

A 

D 

L 

9 

3 

8 

A 

A 

E 

2 

7 

12 

I 

D 

0 

2. 

Quadr. 


«  T  immaciiQa,  o  cortcse  die  le^ci,  di  vedcre  nel  se- 
»  condo  quadrato  le  dodici  lettere  iniziali,  o  i  proto- 
»  gramnii  de"  dodici  ebraici  noini  delle  s^emme  die  le 
»  compongono:  c  nel  primo  osscrva  un  capriccioso  col- 
»  locamento  di  altrettauti  numcri  il  cui  ordine  avrai 


296  L\    SACRA.    SCRITTURA    ILLUSTRATA    eCC. 

»  da  seguitare  •,  poscia  per  via  di  questi  ti  farai  con 
»  1  occhio  alle  corrispondenti  lettere  del  secondo  qua- 
»  drato,  e  alcuna  cosa  ti  diranno.  Mira  intanto  che 
»  beir  ordine  e  in  tal  di  sordine !  e  disamina  bene  il 
»  metodo ,  con  che  i  numeri  obbliquamente  si  diri- 
»  gono  e  saltano  verticalmente,  per  trovare  gli  estremi 
y>  a  che  si  ricongiungono.  U  i  che  per  obbUqua  linea 
»  non  puo  montare ,  va  di  salto  al  2 ,  a  cui  obbli- 
»  quamente  il  3  e  il  4  si  associano;  e  la  prima  ope- 
3>  razione  e  fatta.  Per  la  secouda ,  si  torna  sotto  1'  i 
»  al  5  che  va  obbliquamente  al  6,  il  quale  giu  sceu- 
»  dendo  al  7  prende  l'  8 ,  e  la  seconda  operazione 
»  e  finita.  Per  la  terza  ed  ultima ,  si  ritorna  alP  i 
»  sotto  al  5  per  cominciare  dal  9  che  nella  sua  ob- 
»  bliquita  raccogliendo  il  10  e  F  11  ,  chiama  questo 
»  a  riunirsi  col  suo  estremo  12;  e  cosi  tutti  i  nu- 
»  meri  con  bel  giuoco  di  linee  saranno  riordinati. 
»  Se  farai  dunque  le  medesime  operazioni  sid  qaa- 
»  drato  delle  lettere,  ti  diranno:  Sia  laiule  a  Dio.  » 
Ora  si  applichi  la  cifra  non  piu  a  quadra  ti  ipotetici, 
ma  ai  veri  quadrati  che  formavano  gli  Urim  ed  i 
Tumim ,  ne'  quali  erano  scritti  gli  ebraici  element! 
con  cui  principiano  i  nomi  delle  dodici  gemme  nel- 
r  Esodo  ordinate  ed  i  nomi  dei  dodici  tigli  d'  Israele 
enumerati  dalla  Scrittura  per  ordine  di  generazioni : 
e  ne  risultera,  come  dimostra  Tautore,  che  gli  Urim 
contengono  il  motto  ebraico :  Faro  sollevare  lo  spi- 
rito  al  voler  mio,  ed  i  Tumim  l' altro  motto:  ai  ve- 
gnenti  manifestcro  il  secreto :  nel  qual  motto  deve  sot- 
tmtendersi  il  nominativo  Kodes ,  il  Santo,  inciso  nel- 
r  aureo  cartello  che  ornava  la  fronte  del  sacerdote. 
«c  Non  val  dunque ,  cosi  conchiude  1'  autore ,  piu  lun- 
gamente  sottilizzare  intorno  gli  arcani  oracoli  del 
sommo  sacerdote  che  sugli  Urim  e  Tumim  implorava 
per  Israele  il  giudizio  di  Dio.  Non  sono  idoletti  che 
parlano,  non  son  pietre  che  il  caso  fa  uscire  dal- 
1'  urna  ,  non  e  scrittura  sulle  o;emme  scolpita  ,  o  chiusa 
entro  pettorale  borsetta;  f  oracolo  e  la  promessa  di- 
viua  che  il  Signore  per  protogrammi  segno  sui  nomi 


DI    MICnEL ANGEL O    LANCI.  297 

tlelle  pietre  e  sal  nonie  dei  figli  (V  Israele ,  con  se- 
creto  a  JMose  conumicato,  e  da  JMose  al  sommo  Sa- 
cerdote ;  sccreto  che  d'  uno  in  altro  passando  duro 
a  sapeisi ,  tinche  Dio  voile ,  e  tinclie  Israclc  si  alto 
onore  mcritava.  Quando  diinque  il  sacerdote  consul- 
tava  gli  Urini,  sinibolo  delle  divine  iiici  che  dove- 
van  rischiarargli  la  mente,  leggeva  I'alta  promessa, 
il  divin  beneplacito  sopra  le  genime;  la  qual  lettura 
Ini  inetteva  con  uinile  raccoglimento  e  fervorose  pre- 
ghiere  in  profonde  nicditazioni ,  perche  il  volar  del- 
TAltissimo  si  nianilestasse  a  pro  del  suo  popolo :  e 
il  Signore  ascoltando  la  sacerdotal  prece,  niemore 
del  segnato  patto,  faceva  sentire  al  cuore  ed  alia 
mente  del  suo  Santo  la  divina  voce ,  quell'  oracolo 
che  doveva  il  sacerdote  ad  Israele  manitestare.  »  In 
tal  nianiera  il  Lanci  scioglie  le  lunghissime  dispute 
sugli  Urim.  E  quanto  alia  cifra  da  lui  rinvenuta  per 
leggere  il  segreto ,  in  che  sta  riposto  il  fondamento 
delle  sue  investigazioni,  amnionisce  altrui  che  quella 
era  una  delle  cit're  da  IMose  a  piu  altre  cose  appli- 
cata;  «  e  ne  ho  fatto  esperimento  ,  egli  soggiugne  , 
che  fjui  riferire  non  voglio,  e  che  ora  serbo  in  me 
stesso  per  quindi  produrlo  ad  opportuna  occasione 
contra  i  malevoli  e  presontuosi  che  tutto  biasiniano 
quel  che  non  fiinno  e  non  sanno.  »  Se  allora  soltanto 
che  sara  d'  uopo  rintuzzare  la  malevolenza  e  la  pre- 
sunzione  altrui ,  il  sig.  Lanci  intende  di  coniunicarci 
questi  altri  suoi  lurai;  noi,  per  quanto  lo  sappiamo 
apprezzarc,  non  vorremmo  cimentarlo  piu  oltre;  ma 
se  il  possono  recare  a  cio  anche  la  brama  di  mag- 
giorraente  giovarc  agli  studj  biblici  e  di  compiacere 
ad  una  lodevole  curiosita;  noi  il  prcghiamo  di  vo- 
lerci  essere  cortese  anche  in  cio;  massimamente  che 
la  sua  tcoria  sulV  oracolo  dcgli  Urim  potrebbe  a 
prima  giunta  sembrarc  ipotetica ,  ed  egli  con  argo- 
menti  di  induzione  e  di  analogia  piu  vittoriosamente 
confcrnicrcbbe  il  suo  assunto.  Tcrmina  Tautore  queste 
sue  riccrche  suU" oracolo  degli  Urim,  osscrvando  come 
dall' abuse   dei   niedesimi    derivo    presso    le  genti  la 


298  LA.   SACRA    SCRITTURA   ILLUSTRATA    ecc. 

superstizione  di  fingere  isciizioni  incise  in  legno,  in 
laminette  metalliclie,  in  pietre,  con  parole  raramente 
chiare,  per  lo  piu  niisteriose;  e  come  la  cabala,  ossia 
la  falsa  tradizione  degli  aicani  di  Dio ,  ponendo  al- 
I'umana  stolidezza  autorita  e  suggello  invento  amu- 
leti  die  per  ogni  dove  si  diffusero. 

Ne  con  minore  erudizioue  il  Lanci  si  pone  a  ra- 
gionare  suH'origine  dell' ebraico  alfabeto,  e  offrendoci 
una  nuova  analisi  delle  voci  Alef  e.  Tau,  fa  ravvisare 
nella  lettera  Tau  la  forma  di  iin  aspergillo,  simbolo 
di  assolnzione,  di  celeste  benedizione  e  di  salvamento; 
con  che  sviluppa  il  significato  del  Tau  impresso  suUa 
fronte  dei  salvi  ( Ezechiele ,  9,  4),  del  Tau  presso 
Giobbe  (3i,  82),  e  nel  salmo  78,  verso  41,  e  fi- 
nalmente  nel  racconto  di  Samuele ,  ove  secondo  gli 
interpreti  e  detto  che  Davide  per  salvarsi  da  Achis 
faceva  il  mentecatto  e  il  furente  (lib.  i  Regum,  21,  i3). 
Ci  fa  pur  ravvisare  nella  lettera  Alef  il  signiticato  di 
capo,  diice ,  dottore,  maestro,  amico  e  socio;  e  cjuindi 
ci  guida  ai  sensi  protogramniatici  e  simbolici  racchiusi 
neir  alpha  ed  omega ,  o vvero  nell'  alef  e  tau  dell'  Apo- 
calisse;  non  che  ai  sensi  del  Maran-dta  di  S.  Paolo 
e  del  nome  divino  At,  letto  sopra  gli  Urim.  Da  que- 
ste  ricerche  I  autore  sempre  piu  spingendosi  ne'  pe- 
netrali  1  piu  reconditi  della  Hlologia  orientale  ragiona 
deir  alfabeto  semitico  e  raoscico  ,  e  va  rintracciando 
r  origine  delf  alfabeto  fenico-assirio  prendendo  occa- 
sione  a  dimostrare  che  ne'  geroglifici ,  oltre  la  doppia 
lettura  apparente ,  era  pure  la  occulta  che  solamente 
per  cifre  da'  sacerdoti  possedute  si  comprendeva. 

Nel  presentare  a'  leggitori  cjuesto  estratto  deU'opera, 
crediamo  di  averne  accennato  ogni  punto  principale, 
affinche  si  abbiano  prove  concludenti  del  valore  ar- 
cheologico  del  sig.  Lanci.  Ne  dobbiamo  darci  gra- 
vezza,  se  talvolta  le  sue  parole  sentono  del  magni- 
fico ;  la  sua  profonda  erudizione  ne  lo  escusa  d'  assai. 
Ma  nel  tenore  delle  sue  espressioni  il  sig.  Lanci  si 
lascia  un  cotal  poco  trasportare  all'  impeto  contra 
alcuni   suoi   avversarj ,    ed    ha    sembiante    di   essere 


DI   MICHELANGELO    LANCI.  299 

vivamente  olTeso  per  qualche  anteriorc  dibattimento. 
Ma  perclie  imponc  cgli  questo  cruccio  a  se  stesso , 
e  per  avvcntura  mal  si  preoccupa  Y  animo  di  chi 
ama  un  parlare  ognor  teinperato  e  gentile  ?  Percioc- 
che  se  frivole  sono  le  opposizioni ,  non  potranno 
queste  in  veruna  guisa  scemare  il  grido  della  ripu- 
tazione  a  lui  dovuta;  e  se  taluno  ben  si  appone 
contro  qualche  sua  sentenza ,  egli  recherebbe  onta 
al  proprio  ed  illuminato  spirito ,  se  sdegnasse  di 
valutare  la  forza  de'  contrarj  argomenti.  D'  altronde 
egli  stesso  non  sempre  confida  di  aver  raggiunto  il 
vero  con  evidenza,  perche  talvolta  il  suo  raziocinio 
uon  si  appoggia  che  a  semplici  conghietture ;  le 
quali  se  a  taluno  non  quadrano  ,  il  sig.  Lanci  non 
credera  di  aver  diritto  che  quegli  se  le  accolga  in 
mente,  come  si  fa  di  cosa  profondainente  sentita. 


3oo 


Falco  della  rupe  o  la  Guerra  di  Musso ,  i-accoiito 
storico  di  Qiamhatdsta  Bazzoni,  autore  del  Castello 
di  Trezzo.  —  Milano ,  1829,  presso  Antonio  For- 
tunato  Stella  e  figli,  contrada  di  S-  Margherita,  in 
8."  di  pug,  319,   con  una  tavola  in  rame.  Lir.  3  ital. 


c 


hlunque  lesse  il  Castello  di  Trezzo  conoscendo  la 
moko  giovine  eta  dell' autore ,  presagi  che  di  quel- 
r  ingegno  nascerebbero  ,  senza  dubbio  ,  assai  presto 
frutti  pill  amp]  e  piu  degni.  II  Falco  della  rupe 
viene  ora  a  veriticar  quel  presagio  in  gran  parte ; 
e  se  il  giovine  autore  che  ha  rivelato  il  suo  noma 
ci  trovera  al  presente  piu  scrupolosi  censori  che 
prima  non  fiimmo  ,  intendiamo  che  qiiesto  sia  testi- 
monio  certissimo  della  stima  che  noi  facciamo  di  lui 
e  delle  sue  produzioni. 

In  un  capitolo  che  serve  d'  introduzione  al  rac- 
conto  il  signor  Bazzoni  toglie  a  difendere  i  romanzi 
storici  da  quelle  accuse  che  loro  sono  date  da  molti. 
«  La  storia  (  egli  dice  )  si  puo  chiamare  un  gran 
quadro  ove  sono  tracciati  tutti  gli  avvenimenti,  col- 
locati  i  grandi  personaggi  ,  e  la  serie  d'  alciini  fatti 
esposta  con  ordine  ,  ma  dove  la  moltitudine  delle 
cose  v'  e  negletta  o  appena  accennata  in  confuso  e 
di  scorcio ,  e  sole  le  azioni  piu  straordinarie  e  gli 
uomini  soinmi  vi  stanno  dipinti  isolatamente  e  quasi 
sempre  nell'  unica  relazione  dei  pubblici  interessi. 
II  romanzo  storico  e  una  gran  lente  che  si  applica 
ad  un  punto  di  quell"  immenso  quadro  :  per  esso  cio 
ch'  era  appena  visibile  riceve  le  sue  naturali  dimen- 
sioni ,  un  lieve  abbozzato  contorno  diventa  un  dise- 
gno  regolare  e  perfetto ,  o  meglio  un  quadro  in  cui 
tutti  gli  oggetti  riprendono  il  loro  vero  colore.  Non 
piu  i  soli  re ,  i  duci ,  i  magistrati ,  ma  la  gente  del 
popolo,  le  donne,  i  fanciuUi  vi  fanno  la  loro  mostra. 
Vi  sono  messi  in  azione  i  vizj  ,  le  virtii  domesti- 
che,  e  palesata  T  influenza  delle  pubbliche  istituzioni 


FALCO    DELL  A    RUPE,    ecc.  3oi 

sui  privati  costiimi ,  sui  bisogni  e  la  felicita  della 
vita,  che  e  quanto  deve  alia  fin  fine  intercssare 
r  universal!  ta  degli  uomini.  I  romanzi  di  tal  ge- 
nera sono  insomnia  i  panorama  della  storia.  Alcuni 
rigoristi  portano  loro  1"  accusa  di  franimischiare  cose 
menzognere  alle  reali ,  e  detnrpare  in  tal  modo  la 
storica  purita  •,  ma  si  potrebbe  a  questi  domandare : 
accusate  voi  i  grandi  storici  ,  come  Livio ,  Tacito  , 
Guicciardini  d'  esscre  menzogneri  perche  facciano  te- 
nere  ai  duci  d'  armate  ,  ai  principi ,  ragionamenti  in 
pubblico  od  in  privato  ch'  essi  non  hanno  di  certo 
ascoltati ,  ne  altri  ha  loro  riferiti  ?  No ,  rispondereb- 
bero  essi  ,  perche  e  probabile  e  verisimile  che  in 
date  circostanze  que'  personaggi  dovevano  consimil- 
mente  esprimcrsi.  Ora ;  perche ,  tenendosi  nei  liniiti 
della  verisimiglianza ,  non  sara  lecito ,  anzi  utilissimo  , 
intrecciare  la  storia  con  fatti  d'  invenzione  che  la 
rcndano  piii  drammatica  ,  piii  evidente ,  quiudi  piii 
studiata  e  prolicua?   « 

Intorno  alia  quistione  accennata  qui  dal  signor 
Bazzoni  fu  gia  ragionato  in  questo  giornale  qon  tanta 
dottrina  e  con  si  gagliarda  eloquenza  ,  che  noi  non 
potremmo  soggiunger  nulla  che  fosse  di  qualche  im- 
portanza.  Alle  cose  per  altro  che  il  giovine  autore 
viene  esponendo  c  naturalissima  la  risposta.  La  lente 
che  ingrandisce  al  nostro  occhio  i  tratti  di  un  mi- 
nuto  disegno ,  ne  amplia  bensi  i  piccoli  oggetti  e 
ce  Li  fa  comparire  immensamente  maggiori  di  quel 
che  sono,  ma  nulla  v' introduce  del  proprio.  II  ri- 
guardante  sa  che  il  vetro  del  quale  si  giova  ha  la 
facolta  di  accrescere  smisuratamente  alia  sua  vista 
gli  oggetti ;  pur  sa  di  certo  altresi  che  nulla  puo 
trasmettergli  alia  pupiUa  che  non  sia  realmcnte  ncl 
disegno.  ]\Ia  del  ronianzo  cio  non  puo  dirsi ;  e  seb- 
bene  uu  roiiiauziere  si  adoperi  con  tutta  buona  fede 
aflinche  gli  oggetti  riprcndano  il  loro  i^ero  colore , 
allinche  la  gente  del  popolo  co'  suoi  vizj  e  colle  sue 
virtu  douiestiche  si  mosiri  veracemente  nel  suo  libro, 
c  vi    si  vegga   I  injluetiza    dclle  pubbliche   istituzioni 


602,  TALCO    DELLA   RUPE 

Sid  privati  costumi ,  nondimeno  troppe  cagioni  pos- 
sono  concorrere  a  far  si  che  s'  inganni  egli  stesso , 
e  tiagga  altrui  in  errore.  Quanti  poi  per  private 
passioni  deducono  false  conseguenze  dai  fatti  storici ! 
L'  utilita  dunque  di  silfatti  romanzi  e  ben  lungi  dal- 
r  essere  ne  tanta ,  ne  cosi  certa ,  come  il  nostro  au- 
tore  se  la  figura.  In  quanto  poi  a'  ragionamenti  che 
molti  autori  attribuiscono  a  storici  personaggi ,  seb- 
bene  sia  certo  che  non  parlarono  mai  di  quel  modo, 
il  paragone  ci  sembra  ancor  piu.  inopportuno.  Quei 
ragionamenti  lasciano  intatta  la  storica  verita :  non 
tolgono  ,  non  aggiungono  nulla  agli  avvenimenti  ,  e 
quindi  ne  vogliouo,  ne  possono  trarci  in  inganno 
rispetto  alia  cognizione  dei  fatti  ,  e  non  ponno  per 
conseguenza  somigliarsi  alle  invenzioni  che  un  ro- 
manziere  viene  intrecciando  alia  storia.  Ne  quei  di- 
scorsi  ci  piacciono  massimamente  per  la  verisimi- 
gllanza  ,  come  suppone  il  signor  Bazzoni ;  ma  si  piut- 
tosto  per  la  sapienza  politica,  qualora  di  questa  abbia 
saputo  arricchirli  chi  li  compose.  II  lettore  del  Ma- 
chiavelli  puo  saltarne  a  pie  pari  i  discorsi ,  e  ragio- 
nare  col  suo  proprio  giudizio  sui  fatti  genuinamente 
narrati  dall  autore ;  ma  in  un  romanzo  dove  le  in- 
venzioni sono  intrecciate  alia  storia  ,  come  possiamo 
distinguere  il  vero  dal  falso  per  giudicare  se  il  ca- 
rattere  di  un  secolo  o  di  un  personaggio  ci  venne 
fedelmente  rappresentato  ?  Pero  il  signor  Bazzoni 
non  dovrebbe  chiamar  rigoiisd  colore  i  quali  pro- 
cacciano  di  trar  d'  errore  chi  stima  di  poter  sosti- 
tuire  lo  studio  dei  romanzi  storici  a  quello  della 
storia  propriamente  detta.  S'  egli  ha  sortita  una  po- 
tente  inclinazione  a  scriver  romanzi  storici,  noi  non 
tenteremo  per  certo  di  ritrarlo  da  questa  via  -,  ma 
non  ccsseremo  dal  dire  che  l'  utihta  di  siffatte  pro- 
duzioni  e  piuttosto  apparente  che  vera ,  e  sopra  tutto 
cousiglieremo  la  giovcntu  desiderosa  di  buone  e  vere 
coguizioni  a  valersi  dclla  lente  del  proprio  giudizio, 
auzi  che  di  quella  de'  romanzieri  per  istudiare  la 
storia.  Esaminando  poi  il  uuovo  romanzo  del  signor 


O    LA    CUERRA.    DI     MUSSO.  3o3 

Bazzoni  verremo  facendo  quelle  osservazioni  che  ci 
pairanno  opportune ,  senza  ritoccar  piu  la  quisdone 
die  qui  abbiamo  accennata. 

Nel  1 53 1  era  possente  sul  lago  di  Como  Gian  Gia- 
como  Medici  castellaao  di  Musso.  Nel  mcdesimo  tempo 
un  paesano  di  Nesso,  detto  Falco  della  rupe ,  eserci- 
tava  il  mestier  del  pirata  sul  lago ,  e  combatteva  gli 
Spagnuoli  e  gli  Svizzeri,  che  uniti  a'  ducali  vi  nian- 
tenevan  la  guerra  contro  il  castellano  predetto.  Nella 
casa  di  Falco  (  situata  sulla  cima  di  quella  rupe  da 
cui  precipita  l'  orrido  di  Nesso )  stavano  la  moglie 
(Orsola)  e  una  ii2;lia  di  lui,  che  il  piii  dei  giorni  vi 
dimoravano  sole,  nientre  Falco  travagliavasi  in  batta- 
glie  e  in  pericoU  d'  ogni  maniera.  Queste  donne  erano 
avvezze  al  modo  di  vivere  di  Falco ,  ne  loro  recavan 
ribrezzo  le  rapine  e  le  uccisioni  delle  cjuali  sapevanlo 
reo ,  sebbene  per  se  medesime  fossero  buone ,  di 
severa  morale ,  e  non  libere  neppure  dalle  idee  su- 
perstiziose :  contraddizione  frequeute  e  naturale  in 
que'  tempi.  In  una  notte  delle  piu  procellose  Ga- 
briele  ,  fratello  minore  di  Gian  Giacomo  Medici ,  era 
stato  sorpreso  e  fatto  prigione  dai  soldati  ducali :  ed 
essi  gia  sel  conducevano  a  Como  in  compagnia  di 
maestro  Lucio  Tanaglia ,  lettcrato  e  cancelliere  a  ]\Ius- 
60,  quando  Falco  piombo  sui  nemici  ,  ritolse  loro 
Gabriele  e  il  Tanag;lia ,  e  li  conduiSe  con  se  nel 
proprio  casolare,  ove  stettero  quella  notte  e  il  di 
appresso.  La  bellezza  di  Eina ,  ligliuola  di  Falco , 
piacque  sommamente  a  Gal)riele  ,  il  quale  da  sua 
parte  piacque  moltissimo  a  lei.  Falco  nel  giorno  se- 
guente  accompagno  i  suoi  ospiti  a  Musso,  dove  Gian 
Giacomo  considcraudo  quanto  Falco  avcva  operato 
per  lui  in  quella  ed  in  altre  occasioni ,  lo  creo  co- 
mandante  di  alcune  navi  e  capo  di  niolti  soldati  con 
ricco  stipcndio.  Falco  domanda  a  Giau  Giacomo  di 
potcr  andarne  per  qualclic  giorno  alia  sua  rupe  e 
ordinarvi  le  cose  sue  :  Gai>riele  rimane  col  pensiero 
della  Kina  nel  cuore,  e  proponsi  o  d  avcrla  in  moglie 
o  di  jnorire.  Egli  passeggiava  suUe  muia  tutto  solo  di 


3a4  FALCO  BELLA  RUPE 

notte  in  questi  amorosi  pensieri ,  quando  vide  maestro 
Tanafflia  strasciriato  da  tre  e  minacciato  di  morte  ad 
ogni  istante  se  loro  non  additasse  una  scala  segreta 
che  da  quel  luogo  calava  alle  stanze  di  Gian  Gia- 
como.  Gabriele  assali  que'  sicarj :  due  rimasero  uc- 
cisi ,  uuo  fu  preso  vivo ,  ma  non  si  seppe  per  allora 
da  chi  fossero  spediti :  solo  si  scoperse  oh'  erano 
venuti  da  Milano  per  uccidere  Gian  Giacomo  (i). 
Sventato  questo  pericolo,  un  altro  non  men  grave  , 
ma  pero  manifest6  ,  se  ne  preparava.  L'  imperatore 
voleva  che  lo  Stato  ducale  si  liberasse  dai  masnadieri 
del  Medici ,  e  una  flotta  numerosa  assistita  da  molte 
milizie  di  terra  veniva  a  dargli  I'assalto.  Frattanto 
Falco  della  rupe  era  tornato  a  Musso ,  lasciando  a 
Nesso  la  moglie  e  la  Rlna.  Ncl  giorno  21  agosto  i53i 
i  ducali  vennero  a  battaglia  con  quei  di  Musso  ,  e 
la  vittoria  fu  per  questi  ultimi.  Gabriele  vi  fece  mi- 
racoli  di  valore :  Falco  alle  altre  prodezze  aggiunse 
quella  di  salvar  questo  giovine  che  per  troppo  co- 
raggio  trovavasi  in  gran  pericolo.  La  bravura  dimo- 
strata  da  Falco ,  e  1'  aver  egli  due  volte  salvato  Ga- 
briele fecero  nascere  in  Gian  Giacomo  il  pensiero 
di  tenerselo  sempre  viciuo :  lo  spedi  quindi  a  Nesso 
affinchc  cammin  facendo  esplorasse  se  i  ducali  avean 
lasciato  presidio  in  qualche  luogo,  e  tornando  con- 
ducesse  con  se^le  sue  donne  a  Musso  e  quivi  si  sta- 
bilisse  per  sempre.  Falco  adempi  in  tutto  il  comando , 
e  torno  al  castello  colla  moglie  e  colla  Rina ,  a  grande 
ma  seereta  consolazione  di  lei  e  di  Gabriele.  Gian 
Giacomo  fece  douo  a  Falco  di  una  casa.  Questi  per 
altro  prima  di  pigliarne  possesso  voile  ritornare  all'  a- 
bituro  della  sua  rupe  colla  moglie  e  la  iiglia,  per  dare 
assetto  alle  cose  sue  ;  e  come  vi  si  fu  ricondotto  non 
seppe  vincere  il  desiderio  di  rimanervi ;  parte  perche 

(i)  Li  aveva  mandati  Antonio  de  Leyva  che  stava  a 
Milano  da  parte  delPInipei-atore  ,  sotto  pretesto  di  gnardare 
il  dncato  da  una  invasione  fraiicese ,  ina  iiel  tatto  per  te- 
aer  in  soH;q;ezione  il  duca. 


O    LA    GUERRA    DI   MUS80.  3o5 

quivi  gli  pareva  di  essere  piu  padrone  di  se  che  in 
Mnsso ,  parte  perche  aniava  i  suoi  nionti  iiativi ;  e 
{"inalinente  peiclie  non  2;li  pareva  die  allora  sopra- 
stesse  vcrun  pericolo  dal  lato  dci  ducali.  Dill'erendo 
percio  lo  spiantar  di  cola  la  famiglia ,  egli  solo  si  ri- 
condusse  al  castello  di  Mnsso.  Frattanto  nel  cuor  dcl- 
rinverno,  mentre  tutt' altro  pareva  doversi  aspettare 
che  un  assalto  nemico ,  i  ducali ,  condotti  da  Lodo- 
vico  Vestarino,  ed  ajntati  piu  die  mai  dall' Iniperatore 
presero  il  castello  di  I\Ionguzzo  facendovi  prigioniero 
via  fratello  di  Gian  Giacomo,  e  mossero  alia  volta 
di  Lecco.  Gian  Giacomo  per  impedire  quell'  impresa 
niando ,  fra  Y  altre  sue  disposizioni ,  alcune  navi  a 
Bellaggio  sulle  cpiali  erano  anclie  Galjriele  e  Falco : 
i  ducali  venuti  cola  furono  respinti ,  quand'  ecco  giu- 
gnervi  un  frate ,  nunzio  dcU  arrivo  dei  ducali  in 
Ncsso.  Falco  indovinando  quello  die  poteva  essere 
avvenuto  alle  sue  donne ,  si  mosse  tosto  alia  loro  vol- 
ta; e  Gahridc,  non  celaudo  piu  oltre  1  amore  die  por- 
tava  alia  Rina  ,  si  avvia  sulle  ormc  di  lui.  Per  buoiia 
Ventura  la  capauna  di  Falca  non  era  stata  per  anco 
assalita  dai  neniici  die  gia  avevano  incendiato  tutto 
il  paese.  Le  donne  erano  fiiggite,  e  Falco  e  Gabriele 
avendo  avuta  contezza  di  loro ,  andarono  a  ritrovarle. 
Quindi  per  vie  disastrosissime  e  piene  di  neve  ,  per 
caverne  aperte  nei  nionti ,  i  quattro  fug£;jasclii  si 
condussero  iino  al  lago  di  Lecco  :  s'  inibarcarono ,  e 
vennero  a  Musso  ,  dove  sentirono  die  Gian  Giacomo 
aveva  sconlitti  a  Lecco  i  ducali ,  e  die  nulla  a  Bel- 
lasigio  s'  era  tentato  dal  Vestarino  durante  la  loro 
assenza.  La  Rina  e  sua  niadre  furono  tosto  alluo2:ate 
nella  casa  dal  castellano  donata  a  Falco ,  ed  esso  e 
Gabriele  tornarono  a  Bella2;2;io.  Ma  nel  susseguente 
iiiarzo  si  riaccese  la  gnerra.  Gabriele  peri  in  una 
battaglia  datasi  a  Rlandello  e  il  suo  cadavere  fu  a 
stento  sottratto  ai  iiemici:  Falco  accorso  indarno  per 
salvar  Gabriele  fu  fatto  prigionierc.  I  ducali  e  i  Gri- 
gioui  assediarono  quindi  il  castello  di  IMusso.  Dopo 
venti  giorni  d" assedio  Gian  Giacomo,  venuto  a  patti 
UiU.  hid,  T.  LV.  20 


3o6  FALCO    DELL  A.    RUPE 

col  duca  ,  qbbandono  il  castello  die  fu  subito  diroc- 
cato;  ed  ebbe  grosse  somme  di  danaro,  il  marche- 
sato  di  Marignano ,  ed  altri  patti  onorevoli  assai. 
Falco  (  e  con  lui  anche  gli  altri  niussiani  fatti  pri- 
gionicri  nclla  infelice  battaglia  di  Mandello,  ma  cre- 
duti  niorti  da  Gian  Giacomo)  non  fu  compreso  nel 
numero  di  coloro  che  dovean  essere  restituiti,  e  cadde 
vittima  del  furor  dei  ducali.  Sua  nioglie ,  accorsa  inu- 
tilinente  per  liberar  colic  preghiere  il  niarito  dalle 
niani  de'  suoi  nemici ,  rimase  sepolta  sotto  le  rovine 
del  niinato  castello.  La  Rina,  condotta  da  Marglierita 
Medici  ad  Arona,  si  chiuse  in  un  chiostro  e  vi  mori 
nel  breve  giro  di  un  anno. 

Cinque  sono  i  personaggi  principali  di  questo  rac- 
conto  (  Gian  Giacomo  ,  Gabriele ,  Falco  ,  f  Orsola  e 
la  Rina)  e  uno  solo  sopravvive  alia  catastrofe.  La 
niorte  di  Galiriele  nelf  infelice  battaglia  di  Mandello 
e  storica :  storico  e  pure  il  passaggio  di  Gian  Gia- 
como da  Musso  al  marchesato  di  Marignano.  I  tre 
altri  personaggi  sono  una  creazione  del  romanziere  ; 
e  quindi  era  anche  posto  nel  suo  arbitrio  il  fine  a 
cui  gli  tornasse  meglio  condurli.  Di  Falco  diremo 
che  al  parer  nostro  meglio  sarebbe  morto  sul  cada- 
vere  di  Gabriele.  Cestui  iu  un  valoroso  montanaro , 
ma  non  fu  ne  gentile ,  ne  virtuoso  soldato.  II  suo 
coraggio  e  mirabile  ,  ma  per  la  rozza  sua  educazione 
e  per  la  mancanza  in  lui  d'  ogni  sincera  virtu  non 
c'  interessa  gran  fatto  :  ammiriamo  1'  intrepidezza  del- 
r  animo  suo,  ma  perche  quel  coraggio  non  si  adorna 
d'  alcun  fiore  di  gentilezza  ,  non  possiamo  partecipare 
piu  che  tanto  alia  sua  fortuna.  Egli  si  getta  con  uno 
smisurato  ardimento  nel  mezzo  di  tutti  i  pericoli , 
nei  quali  il  cuore  gia  c'  indovina  che  o  presto  o  tardi 
dovra  linire ;  ma  del  come  non  ci  prendiamo  gran 
cura  ,  perche  se  la  forza  e  1'  ardire  lo  fan  singolare 
da  molti  ,  non  troviamo  in  esso  per  altro  nessuna 
di  quelle  doti  che  possono  privilegiare  un  uomo  su 
gli  altri ,  ne  rcnderlo  meritevole  della  nostra  com- 
passione,  o  di  un  fine  diverso  da  quello  a  cui  puo 
soggiacere    qualsivoglia    soldato.    Egli  medesimo  poi 


O    LA    GUERUA    DI   MUSSO.  Zoj 

vicne  ripetendo  assai  spesso  che  la  mortc  lo  puo 
coglicre  qiiamlo  che  sia  eel  in  niille  modi  ;  e  con 
qiiesta  seutenza  a  lui  fiiiiiiliare  si  rolloca  nel  suo 
vero  posto ,  e  ci  apparecchia  a  vederlo  niorire,  senza 
farci  curiosi  del  modo.  Peio  I'averlo  condotto  a  tinire 
miseramente  per  la  barbaric  de' vincitori,  non  e  se 
non  un  raffreddare  il  nostro  interesse  verso  di  lui, 
mentre  forse  riinica  via  di  nobilitarlo  alcun  poco  stava 
nel  farlo  morire  sul  canipo  della  battaglia  in  quella 
virtuosa  azione  ch'  ei  fece  quando  gittossi  per  dispe- 
rato,  nia  indarno ,  a  salvar  Gabriehe.  Questa  osser- 
vazione  riccvera  niaggior  luce  e  si  fara  piii  vera , 
qualora  suppongasi  che  I'amante  della  Rina  per  sal- 
var Falco  fosse  caduto  egli  nelle  mani  dei  ducali,  e 
questi  lo  avessero  tratto  a  quella  barbara  niorte  a 
cui  soggiacque  l  imperterrito  montanaro.  Quanta  com- 
passione  non  nioverebbe  la  sventurata  giovinezza  di 
qucU'eroe?  E  il  vedere  la  crudelta  dei  vincitori  stra- 
scinare  per  barbara  sete  di  sangue  a  tal  niorte  quel 
liore  di  gcntilezza  e  divalore,  quanto  non  varrebbe 
a  dipingere  i  costumi  di  quella  eta  ?  Questa  ipotesi 
non  poteva  piacer  all'  autore,  perche  sarebbe  stata 
contraria  alia  storica  verita  ;  ma  il  nostro  confronto 
puo  valer  nondimeno  a  far  manifesto  per  quali  ca- 
gioni  sia  scarso  reil'etto  di  quella  niorte  a  cui  Falco 
soggiace ,  e  come  sia  vero  che  la  diversa  condizione 
dei  personaggi  puo  diversilicare  1  interesse  che  noi 
prendiamo  per  loro. 

Per  una  somio-liantc  cajrione  anche  la  morte  del- 
rOrsola,  per  quanto  sia  e  miserabile  e  inaspettata,  e 
assai  lontana  dal  produrre  un  notevole  effetto  sul- 
r  aninio  de'  leggitori.  La  moglie  di  un  pirata  vissuta 
senipre  col  frutto  de'  ladroneggi  nell'  orrpre  di  una 
capanna,  dove  il  marito  si  ricoverava  la  notte  a  ri- 
])osare  dalle  rapiue  c  dalle  uccisioni  del  giorno,  non 
puo  essere  oggetto  di  molta  compassione.  Da  gran 
tempo  essa  vive ,  per  cosi  dire  ,  sopra  quelle  mine 
che  poi  iinalmente  scoppiando  la  seppclliscono;  perche 
r  abitazione  di  un  uonio  (jual  era  Falco  poteva  es- 
sere  da    un    momento    all' altro  assalita,    inccndiata, 


3o8  FALCO    DELLA    RUPE 

distrutta  -,  e  nessuno  s'  immagina  che  la  vendetta  di 
tanti  crudelmente  offesi  da  iui  debba  rispai'miar  le 
persone  che  piii  gli  sono  congiunte.  Considerata  poi 
dal  lato  deir  invenzione,  a  noi  pare  che  quella  niorte, 
per  essere  dipendcnte  dal  caso ,  nou  possa  fuggire 
una  ragionevol  censura.  Essa  ci  rende  senibianza  di 
uno  di  quegli  esiti  poco  felici,  ai  cpiali  un  autore 
si  lascia  qualche  volta  strascinare ,  quando  ,  venuto 
alio  scioglimento  di  un  opera ,  si  accorge  di  non 
averue  abbastanza  premeditata  la  fine ,  o  di  non 
avcre  per  lo  meno  estesa  la  sua  previdenza  a  tutte 
le  parti  della  sua  tela. 

Anche  alia  giovane  Rina  nuoce  non  poco  Y  abbietta 
sua  condizione  :  non  gia  perclie  alia  poverta  infelice 
non  si  debba  portare  compassione,  ma  perche  inse- 
gnandoci  la  ragione  e  Y  esperienza  che  i  sentimenti 
e  le  passioni  soglion  essere  meno  profonde  e  meno  ef- 
ficaci  dove  Y  educazione  e  lontana  da  ogni  studio 
gentile ,  noi  non  possiamo  partecipare  ai  patimenti 
di  questa  giovane  se  non  in  quella  misura  nella  quale 
ci  e  dato  di  credere  ch  essa  medesima  ne  sia  tocca. 
II  sig.  Bazzoni  cio  prevedendo  ci  avverti  che  FOrsola 
e  la  llina,  comunque  compagne  di  Falco  ,  erano  pero 
buone  e  virtuose :  ma  la  bonta  dell'  animo  in  questo 
caso  non  basta  :  bisognava  che  1'  autore  avesse  potuto 
rivelarci  come  questa  giovane  montanina,  questa  figlia 
di  un  uomo  di  sangue ,  avvezza  a  mangiare  un  pane 
rapito,  pote  accoglier  nell' animo  sentimenti  diversi 
da  quelli  che  le  dovevano  inspirare  gli  esempi  del 
padre  e  de'  sanguinarj  compagni  di  Iui.  Noi  nella 
poverta  della  nostra  fantasia  ,  volendo  proporre  un'  i- 
potesi  che  valga  a  chiarire  la  nostra  opinione,  c'  ini- 
maginiamo.  per  escmpio  che  nell'  abituro  di  Falco , 
nientre  la  Eina  era  tuttora  fanciuUa,  si  fosse  rico- 
verata  una  giovane  d'  alto  legnaggio ,  fidanzata  a  qual- 
che illustre  cavaliere ,  ma  costretta  a  star  divisa  da 
Iui  per  una  di  quelle  prepotenze  delle  quali  van  piene 
le  storie  di  quella  eta.  La  buona  fanciuUa  consolando 
colic  innoccnti  sue  cure  T  illustre  perseguitata ,  ha 
ricevuto  da  lei  qualche  fiore  di    educazione;    da  lei 


O    LA    OUERR\   DI    MUSSO.  SOQ 

lia  sentlto  piu  volte  il  racconto  di  pietosc  av ventu- 
re ;  da  lei ,  senza  avvedersene ,  fu  messa  ju  quel 
mondo  di  illusioni  al  quale  vive  naturalniente  stra- 
niera  la  gente  nccessitata  di  occuparsi  niai  scmpre 
nella  realta  della  vita.  Ma  linalnieute  la  fortuna  del- 
r  ospite  illustre  e  tornata  propizia  :  cssa  ha  conver- 
tite  le  lagrime  in  gioja,  e  ab])andonando  la  casa  di 
Falco  per  raggiungere  il  proprio  sposo  ,  nella  piena 
dcir  inellabile  sua  eonsolazione  si  strinse  al  seno  la 
Rina,  e  quasi  augurando  le  disse:  «  Oh  Rina!  oh  testi- 
monio  innocente  delle  niie  lunshe  sventure,  il  Cielo 
non  invidii  alia  tranquilla  tua  vita !  Pure  questa  po- 
vera  rupe ,  queste  rozze  pareti ,  queste  armi  non 
sono  alljcrgo  dcgno  di  te:  e  forse  non  sara  inosser- 
vata  per  sempre  la  virtu  delF  aninio  tuo.  Oh  s'  io 
ti  sapessi  un  giorno  felice !  Se  il  Cielo  inviasse  a 
quest'  orrida  rape  chi  saj^esse  apprezzare  la  tua  se- 
greta  virtu !  ed  io  t'  incontrassi  una  qualche  volta  nel 
mondo  sopra  una  via  piii  splendida  che  non  e  quella 
per  la  quale  ti  ha  posta  il  destino !  Questo  solo  ,  si 
questo  solo  potrebbe  accrescere  ancora  la  niia  pre- 
sente  fehcita !  «  Queste  parole  si  sono  stampate  nel- 
r  animo  ingentilito  della  Rina ,  come  una  predizione 
che  asjietta  il  suo  compimento :  e  quiudi  la  buona 
fanciulla  e  cresciuta  suUa  rupe  di  Nesso  a  guisa  di 
un  iiore  straniero  che  attende  il  ra2;gio  del  native 
suo  sole  per  ispiegare  la  pompa  delle  sue  segrete 
bellezze.  La  sua  fantasia  le  ha  rappresentata  piu  volte 
r  immagine  di  quel  giovine  di  cui  tanto  le  aveva 
parlato  1'  arnica  della  sua  puerizia ;  la  ricordanza 
de' lunghi  allanni  ond'era  stata  2;ia  testimonio,  tutta 
fu  in  lei  cancellata  da  quella  gioja  a  cui  gli  ha  ve- 
duti  fiualmente  riuscire :  e  come  V  animo  nostro  e 
sommanicnte  inclinato  alle  maravigliose  avventure, 
cosi  la  Rina  ha  desidei'ate  piii  volte  le  travcrsic  della 
stranicra ,  purche  venissero  a  trai'la  da  quella  rupe 
clic  non  era  piti  luogo  da  lei,  dacche  aveva  imparato 
a  conoscere  un  vivere  tanto  diverso.  Con  (piesta 
disposizionc  di  animo  sarebbe  naturalissimo  che  la 
Rina  alia  vista  del  a;ioviiic  Gabrielc  sentissc  rinasccrsi 


3lO  FALCO    DELLA    RUPE 

neir  animo  tutte  le  lunghe  sue  illusioni.  Tale  ap- 
punto  ella  erasi  iuimaginato  lo  sposo  della  stianiera; 
la  quale  ora  le  torna  al  pensiero  ,  non  piu  come  ia- 
felice  e  piano;ente ,  ma  in  cpiella  ebbrezza  di  gioja 
con  cui  le  parlo  nel  giorno  della  partenza.  DaU'altra 
parte  Gabricle  scorge  nella  Rina  un  animo  educato 
assai  meglio  die  uon  qomportano  il  luogo  e  la  fa- 
miglia  in  cui  vive ;  e  i  loro  cuori  inclinano  subita- 
mente  ad  amarsi ,  siccome  quelli  che  soli  armoniz- 
zano  fra  di  loro  in  quel  luogo. 

II  signor  Bazzoni  trovera  I'orse  meschina  la  nostra 
invenzione,  e  noi  siamo  sinceramente  lontani  dal 
crederla  degna  d'  entrare  nel  suo  libro ;  ma  vorra , 
speriamo ,  persuadersi  che  questa  sua  Rina  avrebbe 
potuto  acquistare  molto  maggiore  verisimiglianza ,  e 
destare  molto  piu  vivo  interesse ,  qualora  egli  si 
fosse  curato  di  apparecchiarla  con  qualclie  maggior 
diligenza  a  sostener  quella  parte  che  nel  romanzo 
le  viene  assegnata.  Senza  di  cio  noi  non  possiarno 
applaudire  gran  fatto  all'  amore  che  Gabriele  conce- 
pisce  per  lei ,  siccome  quello  che  nasce  dal  solo 
aspetto  della  sua  bellezza ,  la  quale  nou  dovrebbe 
essere  sufficiente  a  far  si  che  un  giovine  tanto  gen- 
tile desideri  d' imparentarsi  con  un  pirata.  Ne  d'ahra 
parte  possiamo  partecipar  piu  che  da  tanto  alf  affli- 
zione  della  Rina  nel  vederla  caduta  da  quelle  care  spe- 
ranze  alle  quali  1"  amore  sconsiderato  di  Gabriele 
avevala  sollevata.  Perocche  la  iigUa  di  Falco,  nata 
in  suUa  rupe  di  Nesso ,  e  cresciuta  sempre  fra  uo- 
niini  di  delitti  e  di  sangue  non  poteva  ne  accogliere 
una  ragionevol  fiducia  di  farsi  moglie  a  si  noljile 
cavaliere ,  ne  sentir  vivamente  la  parte  migliore  di 
quella  fortuna  a  cui  Gabriele  la  destinava.  Aggiun- 
gasi ,  che  1"  autore  per  non  falsare  il  carattere  di  que- 
sta giovane  ha  dovuto  guardarsi  dall"  attribuirle  senti- 
menti  o  parole  che  dessero  indizio  d  una  educazione 
superiore  al  suo  stato.  Quindi  in  tutto  il  romanzo 
cerchiamo  indarno  un  colloquio  dei  due  amanti  che 
dir  si  possa  veramente  passionato :  e  quando  la  Rina 
dovendo  partire  da  Musso  per  i-icondursi  alia  rupe  di 


O    L\    GUERRE    DI    MUSSO.  3ll 

Nesso,  dice  a  Gabricle:  io  doveva  o  non  mai  qui  ve- 
nire,  o  scostarmeiie  mai,  queste  sue  parole  ci  riescono 
cosi  nuove ,  cosi  dissonanti  dal  caratteie  di  lei ,  e 
cosi  poco  convenienti  al  suo  grado ,  clic  pigliano  quasi 
il  colore  della  sfacciataggine.  Gal^riele  non  le  ha  fatta 
per  anco  una  vera  ed  aperta  dichiarazione  d'aniore, 
ne  le  ha  svelata  llnora  la  sua  intenzione  di  uuirsi  in 
matriuionio  con  lei:  c  quindi  a  lei,  come  fanciulla  e 
come  di  condizione  inferiore ,  non  si  conviene  il  pro- 
nunciare  una  parola  che,  non  potendo  essere  disone- 
sta,  esige  da  Gabriele  il  piu  gran  sagrifizio  ed  assicura 
a  lei  la  maggior  fortuna  che  mai  potesse  desiderare. 
Dopo  queste  osservazioni  risguardanti  i  personaggi 
d'  invenzione  ,  pochissime  cose  ci  resterebbero  a  dii-e , 
e  queste  ancora  si  lievi  che  sara  meglio  tacerle.  Solo 
noteremo  che  1'  apparizione  della  vecchia  Imazza 
nella  caverna  ,  oltre  all' essere  inutile,  acoosta  il  ro- 
manzo  a  quel  genere  assolutamente  catiivo  ,  da  cui 
uno  scrittore  giudizioso  qual  e  il  signor  Bazzoni , 
uno  scrittore  che  tende  a  sublimare  il  romanzo  ^^lla 
dignita  della  storia,  dovrebbe  con  ogni  cura  astenersi. 
E  qui  avrebbero  fine  tutte  le  nostre  censure ,  e  di- 
remmo  assai  volentieri  che  in  tutto  il  resto  ci  par 
lodevole  il  libro  del  giovine  autore  ,  se  non  fossimo 
neccssitati  di  ripetcre  rispetto  alia  lingua  quelle  stesse 
avvertenze  che  ^^  ^  facemmo  annunziandone  il  Ca- 
stello  di  Trezzo.  Qualche  volta  la  narrazione  in  que- 
sto  Racconto  e  piu  elHcace  e  le  dcscrizioni  sono  piu 
evidenti  che  nella  prima  Novella,  ma  in  gcnerale  la 
parola  ,  la  frase  e  T  armonia  del  periodo  non  accre- 
scono  punto  il  diletto ,  ne  aggiungono  alcuna  efficacia 
al  pensiero.  Non  vogliamo  per  altro  parlare  dello 
stile  propriamente  detto.  Perocche  il  signor  Bazzoni 
avra  forse  in  questo  opinioni  dillerenti  dalle  nostre; 
e  noi  fu2;giamo  assai  volentieri  X  inutile  fatira  di 
proporre  la  nostra  sentcnza  a  chi  pensa  divcrsamente 
da  noi.  AUune  cose  per  altro  non  ammettono  ne 
dubbio  ne  dilTerenza  di  opinioni,  e  di  queste  ponno 
essere  un  saggio  le  seguenti  citazioni :  Scommetto  che 
ci  SI  rovcsciavamo  —  Non  solo  se  ne  sianio  libcrati. 


3  12  FALCO    DELLA    RUPE  ,    CCC. 

ma  ecc.  —  A  ad  andiamo  appressandosi  —  Quando 
s'  accostammo  al  navicello  —  Ammansite  —  Storichc 
imponenze — Rimarcare  c  rimarckevolc — Frans^iato  — 
Ospitato  —  Govcrnare  il  battello  (  per  rattopparlo)  — 
Tento  SI  dibatteiido  di  sollevarsl  —  Vide  Rina ,  il 
pensiero  delta  di  cui  venuta  era,  ecc.  —  Qli  asliusi 
studi  degli  astri  —  Non  saressimo  capaci  di  ecc.  — 
Le  di  lei  pupille  natarono  nelle  lagrime  —  Potevi 
vederlo  senza  che  fosti  qui  venuto ,  ecc.  ecc.  Noi  sap- 
piamo  per  prova  che  il  discendere  a  somiglianti  cita- 
zioni  ci  attira  la  taccia  di  minuziosi,  e  vien  giudi- 
cata  pedanteria.  Ma  non  dovevamo  noi  dunque  dire 
che  le  regole  fondamentali  della  granimatica ,  le  rette 
conjngazioni  dei  verbi,  la  purita  dei  vocaboli  non 
si  debbono  negligentare  da  chi  che  sia,  meno  poi 
da  un  giovine  il  cui  esenipio  puo  essere  pericoloso 
per  la  stima  meritaniente  attribuita  al  suo  ingegno? 
E  senza  recarne  in  mezzo  qualche  prova  ,  coine  po- 
trebb'  esser  creduto  chi  accusasse  di  tali  negligenze 
r  autore  del  Castello  di  Trezzo  e  della  Giierra  di 
3Iusso?  Pero  in  luogo  di  scolparci  piu  a  lungo  per 
queste  minute  avvertenze  ,  apparecchieremo  in  vece 
una  risposta ,  forse  necessaria ,  a  coloro  che  vorranno 
meravigliarsi  dell'  aver  noi  citato  questo  Racconto 
come  una  prova  dei  progressi  dell  autore ,  al  quale 
poi  abbiam  fatte  di  lunga  mano  piu  numerose  cen- 
sure che  non  facemmo  annunciandone  il  Castello  di 
Trezzo.  Questa  seconda  produzione  del  sig.  Bazzoni 
dimostra  ch' egli  e  progredito  assai  bene  nell'arte  di 
ritrar  dalla  storia  I'immagine  di  una  eta,  ed  in  quella 
eziandio  di  mettere  in  atto  e  rappresentare  drammati- 
camente  gli  uomini  e  le  loro  passioni,  e  i  fatti  e  le 
circostanze  onde  furono  accompagnati.  Questi  pro- 
gressi suppongono  uno  studio  prolondo  degli  autori 
e  degli  uomini,  e  una  forza  non  ordinaria  d' ingegno, 
la  quale  dara  nobili  frutti ,  non  solamente  in  questo 
campo  dei  romanzi,  die  a  noi  pare  iufelice,  ma  ben 
anco  in  quelk)  della  vera  storia  e  della  filosoHa  mo- 
rale ,  qualora  al  sig.  Bazzoni  piacesse  di  volgersi  a 
tali  htudj. 


3i3 


PARTE   II. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECCANICHE. 


Lezioni  dl  Fisiologia  di  Lorenzo  Martini.  Tomi  V 
e  VI.  —  Torino,  1827—1828,  presso  Giuseppe 
Pomba,  in  8.°  {Terzo  estratto.  V.  t.  45.°  p.  389, 
e  t.   53-°  p.   34  di  questa  Biblioteca  ). 


D= 


'ato  fine  colla  lezione  XLIX  ai  tessuti  organici, 
entra  il  chiarissimo  prof.  Martini  colla  L,  die  da 
cominciamento  al  5.°  tonio ,  a  favellare  dcgli  itmori. 
Poiche  nella  esposizione  delle  varie  dottrine  suUa 
vita  fu  presa  in  distinta  disamina  la  condizione  de- 
gli  umori ,  per  determinare  se  sieno  dotati  di  vita , 
e  fu  pure  altrove  investigata  la  loro  azione  sui  so- 
lidi  vivi,  ingenerando  incitamento:  qui  si  toglie  a 
divisare  la  varia  crasi  degli  umori ,  la  chimica  loro 
coriiposizione.  L'ordine  della  materia  invita  a  favel- 
lare prima  del  cliilo ,  indi  del  sangue ,  poi  degli  umori 
dal  sangue  separati,  che  sono  siero,  adipe,  umori 
deiroccliio,  perspirabile  cutaneo  e  polmonare,  succo 
gastrico  ,  sinovia ,  liquore  amnio  ,  muco  ,  sego  cuta- 
neo ,  cerume ,  lagrime  ,  saliva ,  succo  pancreatico , 
bile  ,  orina ,  seme  ,  umore  prostatico  ,  latte  ,  e  per 
ultimo  la  linfa.  Presentate  in  iscorcio  le  co2:nizioni 
dalla  chimica  forniteci  sugli  umori  animali,  conchiude 
il  JMartiui:  «  Alcuni  troppo  zelanti  di  questa  nobile 
disciplina  avcano  gia  con  enfasi  promesso  ai  seguaci 
d'  Ippocrate  ,  che  linalmcntc  si  era  arrivato  a  cono- 
scere  il  magistero  delle  funzioni  e  la  virtu  de'  ri- 
med].  I\Ia  le  loro  jattanze  andarono  troppo  tosto 
fallite.  I  iisiologi  riguardano  nella  composizione  degli 
umori  un  suljlimissimo  operar  della  natura,  inarri- 
vabilc  air  iniiano  intelletto.  «  Giusta  1"  ordinc  ciii 
piacque  all  autore    di   prciiggcrsi ,    vicuc  a  favellare 


3  14  LEZIONI    DI    I'lSIOLOGIA. 

delle  potenze  o  agenti,  col  qual  nome  intendonsi 
lutte  le  cose  die  operano  sul  nostro  sistema ,  e  o  ne 
sostentano  la  vita  o  ne  temperano  la  vitale  econo- 
mia.  Laonde  nella  lezione  LI  e  ragionamento  della 
luce,  nella  LII  del  calorico  ,  nella  LIII  de\Y  elcttrico, 
nella  LIV  del  magnetismo  ,  nella  LV  del  cielo.  Distin- 
gue r  astronomia  dalla  astrologia ,  esponendo  una 
storia  succinta  di  quest'  ultima ,  indi  considera  1'  in- 
fluenza del  sole  e  della  luna  suU'  economia  vivente. 
II  sunto  dei  pensamenti  dell'  autore  intorno  a  cio  e 
il  seguente  :  «  II  sole  esercita  una  poderosissinia  in- 
fluenza per  la  sua  luce,  pel  suo  calore,  pe'  suoi  raggi 
disossigenanti.  Per  la  luce  rallegra  gli  spiriti :  e  que- 
sta  letizia  conferisce  niirabilmente  a  rinvigorire  i 
corpi.  Pel  calore  conserva  nell'atmosfera  quella  tem- 
peratura ,  die  e  una  condizione  necessaria  all'  inte- 
grita  deir  organisnio :  e  poi  e  una  potenza  di  tutt'  ef- 
ficacia.  Pe'  raggi  disossigenanti  e  cagione  della  varia 
colorazione  degli  uoniini  die  abitano  i  varj  clirai. 
II  sole  apporta  iniinite  modificazioni  nella  siccita  e 
neH'umidita  atmosferica.  La  luna  non  esercita  un'im- 
mediata  influenza  suU'uomo.  Influisce  sull' atmosfera: 
e  questa  influisce  sull'  uomo.  Ma  anche  questa  in- 
fluenza e  poco  manifesta.  »  L'  aria  e  presa  in  disa- 
mina  nella  lezione  LVl,  come  quella  potenza  die  piu 
da  vicino  e  con  maggior  costanza  opera  sul  nostro 
sistema.  Si  toccano  le  proprieta  iisiclie  dell'  aria  at- 
mosferica e  le  cliimidie  ,  indi  T  unione  dei  gas  co- 
stituenti  l'  atmosfera.  Avverte  I'  autore  die  il  gas  idro- 
geno  e  straniero  all' atmosfera ,  e  aggiunge  un  cenno 
suir  acqua  atmosferica ,  sui  corpi  stranieri  e  sulla 
meteorologia.  I  climi  e  le  stagionl  formano  T  argo- 
mento  della  lezione  LVIL  Fa  distinzione  fra  i  climi 
geograHci  e  i  climi  medici.  Assevera  die  la  coltiva- 
zione  del  suolo  rende  i  luoglii  piu  caldi  e  d'un'aria 
piu  pura ,  come  ve»;giamo  essere  intervenuto  alia 
Germania ,  le  cui  regioni ,  siccome  leggiamo  in  Taci- 
to,  erano  anticamente  freddissime  ed  inospite ,  e  sono 
di  presente  temperate,  dilettose  e  liorenti,  Entrando 
poi  a  djscutere    la  cagione   onde  la  coltivazione  del 


DI    LORENZO    MARTINI.  3l5 

terreno  puo  rendere  mite  I'aere,  afFerma  cio  in- 
tervenire  perche  «  i  viventi  godono  d"  una  parti- 
colare  teniperatura ,  cui  coiimnicano  in  parte  all  at- 
mosf'era.  Siavi  iin  concorso  di  uoniini  in  una  sala. 
Non  andra  guari  che  1'  aria  sara  calda.  La  cosa  e 
meno  manifesta ,  se  a  vere  d'  uomini  o  di  animali , 
vi  si  mcttano  delle  piante.  Ma  non  vi  ha  dubbio  , 
che  anch'  esse  hanno  una  propria  temperatura  vitale 
e  che  comunicano  del  calore  all""  aria  ambiente.  » 
Pero  che  le  piante  abbiano  un  calore  proprio ,  co- 
nieche  qui  si  asseveri  senza  dubbiezza  dal  nostro  auto- 
re  ,  egli  e  un  argomento  assai  controverso  anche  di 
presente  appo  i  lisiologi.  Le  osservazioni  e  gli  spe- 
rimcnti  sembrano  anzi  attestare  che  i  vcgetabili  non 
abbiano  altrimenti  un  calor  proprio :  ma  che  quelli  che 
resistono  al  sonuuo  freddo  e  al  sonmio  caldo  sono 
unicamente  forniti  d'  un  tessuto  dotato  della  facolta 
di  ])orsi  lentamente  in  cquilibrio  colla  temperatura 
dcir  aria ,  e  prontamente  con  quella  del  suolo.  Accor- 
dando  poi  all'  autore  che  le  piante  abbiano  una  tem- 
peratura propria  vitale,  dalT argomento  della  vetusta 
Germania  sarebbe  anzi  da  dedurne  una  conseguenza 
contraria.  Quelle  regioni  volevano  esscre  d'  un  aere 
mite  e  clemente ,  anziche  aspro  ed  aggelato;  come 
quelle  che  amniantate  da  vastissime  selve,  ora  in 
assai  parti  divelte,  quella  inimensa  famiglia  d'albcri 
sarebbe  stata  una  posscnte  pcrenne  fonte  di  calore 
per  r  aria  ambiente.  Gli  odori  e  sapori  sono  consi- 
derati  nella  lezione  LVIII,  indi  nelle  LIX  e  LX  gli 
aitinend.  I  viventi  soggiacciono  a  tal  legge.  per  cui 
debbano  incessantemente  consumarsi  e  rinnovarsi.  Le 
sostanze,  che  mcdiante  acconcia  claborazione  servono 
a  risarcire  le  perdite  del  corpo  animale  sono  gli  ali- 
nienti,  i  quali  appunto  vengono  deliniti  «  quelle 
sostanze  che  per  se  sono  suHicienti  a  riparare  Ic 
perdite.  »  Scende  T  autore  a  dipartire  gli  alimenti , 
i  quali  si  traggono  unicamente  dal  regno  organico, 
cioe  piante  cd  animali.  Acccnna  il  principio  nutriti- 
ve ,  avvertcndo  che  1  alimcnto  e  uno  e  non  imo 
siccome  ailermo  Ippocrate;   indi   ricerca   so  il  regno 


3l6  LEZIONI    DI   FISIOLOGIA 

mincrale  od  inorganico  somministri  alimenti ;  con  che 
da  fine  alia  lezione  LIX.  Nella  segiiente  prende  ad 
esaminare  quali  sia:io  i  cilji  natural!  all"  uomo  e  a 
lui  piu  opportuni.  L'uomo  e  carnivoro  ed  erbivoro, 
e  generalmente  parlando  il  vitto  piu  acconcio  c  il 
misto,  in  modo  pero  che  prevalga  il  vegetale,  sic- 
come  additarono  i  nostri  Redi  e  Cocclii,  e  la  gior- 
naliera  osservazione  conferma.  La  lezione  LXI  prende 
in  esame  le  bevande ,  prima  V  acqua  ,  indi  il  vino , 
la  cervogia ,  il  cidro ,  1'  acquavite  o  acquarzente ,  il 
te,  il  catfe  ed  altre  bevande.  Nella  LXII  favellasi 
dellc  funzioni.  L"  egregio  autore  nelle  precedent!  le- 
zioni  porse  le  cognizioni  iniziative  della  scienza;  ora 
prende  a  contemplare  i  fenomeni  della  vita  nellc 
singole  parti  ragionando  delle  funzioni.  Distingue 
con  Galeno  facolta  da  funzione.  Facolta  e  \  attitudine 
ad  operare ,  funzione  e  T  operare  dell'  organo.  L'  uso 
pero  comanda  che  sotto  il  nome  di  funzione  s'  in- 
tenda  anclie  la  facolta.  Porge  alquante  definizioni 
delle  funzioni,  e  soprattutto  quelle  deH'Adelon  e  del 
Richerand;  ma  niunii  piacendogli  propone  la  propria 
seguente  :  «  Le  funzioni  sono  Fufficio  cui  sono  de- 
stinati  i  varj  organi.  »  Le  funzioni  sono  state  piu  o 
meno  moltiplicate  dagli  scrittori,  secondoche  le  con- 
siderarono  nel  loro  scopo  o  nei  successivi  fenomeni 
od  atti ,  che  a  si  fatto  scopo  cospirano.  II  Martini 
ammette  le  seguenti  dodici:  digestione ,  assorbimen- 
to,  sanguificazione ,  circolazione ,  secrezione,  nutri- 
zione,  caloriticazione,  sensazione,  percezione,  muo- 
vimento  volontario  ,  voce  o  loquela  ,  e  generazione. 
Tutte  toglie  a  delinire,  indi  a  classiBcare  secondo  la 
reciproca  analogia  e  differenze.  Lo  scopo  cui  tendono 
le  funzioni  sembro  mai  sempre  costituire  un  punto 
preciso  di  classificazione.  Anticamente  furono  le  fun- 
zioni in  tre  classi  distribuite ,  cioe  le  funzioni  vi- 
tali ,  le  naturali  e  le  animali.  L'  autore  seguendo 
il  Bichat  diparte  le  funzioni  in  nutritive  ,  anunali  e 
genitali.  Appellasi  sanita  quello  stato  in  cui  le  fun- 
zioni si  possono  rcttanientc  cscguire.  Intcrpreta  quel 
dettato    d'  Ippocrate,    che    il    soauuo   della   sanita  e 


DI    LORENZO    MARTINI.  SlJ 

insidioso ,  e  se  la  saniia  sia  un  piinto  o  si  estenda  a 
certa  larghezza;  e  diiudc  la  lezione  col  ragionare 
della  sinipatia  o  conscnso  o  connessione  dinamica  , 
cli'  e  quclia  cotal  corrispondenza  di  azione  chc  passa 
fra  tuttc  le  parti  del  corpo  vivente,  sicclie  venendo 
una  a  subiie  un  qualclie  mutamento ,  le  altre  tutte 
ne  vengono  partecipi. 

Principia  il  sesto  tomo  coUa  lezione  LXIII.  Nclla 
distiibuzione  delle  funzioni  il  nostro  autore  piglia 
incomincianiento  dalle  assimilatrici,  cd  espone  pri- 
mamente  1  apparato  digestivo.  Gli  alimcnti  perche 
ven^ano  convertiti  in  nostra  sostanza  e  niestieri  su- 
biscauo  una  elaborazione ;  e  a  quest'  ufficio  e  desti- 
nato  il  tiibo  digestivo ,  il  quale  si  divide  in  bocca , 
farin2;e  coU'  esofa2:o,  ventricolo  ed  intestina.  Descri- 
A'onsi  a  parte  a  parte  questi  organi ,  indi  il  fegato , 
la  niilza  ,  il  pancreate  e  la  cavita  dell  addomine. 
L'  apparato  di2;cstivo  presenta  assai  varieta  nclla  se- 
rie  degli  aniniali.  Tutti  pero  lianno  un  canale  cibario 
piu  o  uieno  coniplicato ,  sicche  puo  affermarsi  essere 
questo  il  carattere  piiu  manifesto  dell  aninialila.  Ag- 
giunge  r  autore  la  notoniia  comparata ,  dando  una 
rapida  descrizione  dell'  apparato  di2;erente  nclle  di- 
verse faniiglie.  Ma  come  mai  T  animale  potra  avve- 
dersi  del  quando  e  del  come  riparare  al  proprio  or- 
ganismo?  Di  cio  viene  ammonito  dal  sentimento  della 
fame,  clie  forma  1' argomento  della  lezione  LXIV.  Si 
definisce  le  fame  «  quella  sensazione  che  ne  invita  e 
costringe  a  prender  cibo.  »  Alcuni  fjsiolo2;i  vorreb- 
bero  chiamar  senso  e  non  sensazione  la  fame,  come 
quella  ch'  e  cagionata  da  un  die  negativo  e  non  po- 
sitivo,  il  quale  solo  vorrebbero  appellare  sensazione. 
L'  autore  disvela  f  inuiilita  di  si  fatta  distinzione.  Si 
e  pur  voluto  dare  una  diversa  dcnominazione  alia 
fame  grata  ed  alia  tormentosa :  quella  prima  chia- 
mossi  appctito,  alia  seconda  si  serbo  il  nome  di  fame. 
I  pill  severi  pero  non  hanno  mai  adottato  il  termine 
di  appi'tito  a  significare  la  fame  piacevole.  Parla  della 
alterazioue  della  fame   e    de'  suoi   effetti.   Discute  la 


3l8  LEZIONI   DI   FISIOLOCIA 

questione  finche  bI  possa  protrarre  il  digiuno,  addu- 

cendo  assai    esempi    di    digiuni    singolari,    e    fra    gli 

altri  il  recentissimo  di  Anna  Maria  Garbero   di  Ra- 

conigi  in   Pienionte.    Fa    una    digressione    sui   canipi 

dell'  amena  letteratura   difendendo    Dante    intorno  al 

senso  di  quel  famoso  verso   «  Poscia  j^iu  che  '1  dolor 

pote  '1  digiuno  »   nel  patetico  quadro  della  morte  del 

conte    Ugolino.  Viene  poi    discorrendo  le   condizioni 

della  fame.  Rispetto  alia  cagione  efficiente  della  fame 

stabilisce  :    «  I  nostri  tessuti  perdono    continuamente 

molecole  che  non  sono  piii  atte  a  quell'  organismo  che 

si   richiede    all'  incitabilita :    debbono    continuamente 

prendere  dal  sangue  nuove  molecole:  il  sangue  debbe 

ricuperarle    per    mezzo    del  chilo.    Quando  niancano 

quelle  condizioni  organiche,   quelle  molecole,  ne  na- 

sce  un  mutamento  di  suo  genere,    gia  sussecutivo  a 

cpiel  primo  universale.  II  mutamento    del   ventricolo 

per  mezzo  dei  nervi  pneumogastrici  vien  propagato 

al  comune  sensorio.  )^   Pero  a  serbare   le   condizioni 

occori'enti  all'  integrita  dell'  organismo  e  alia  facolta 

di  vivere  non  bastano  gli  alimenti  ;    e    mestieri  che 

i  nostri  umori  vengano  a  quando  a  quando  annacquati. 

Ad  ammonirci  della  occorrenza  d'  introdurre  nel  no- 

stro   corpo    1'  acqua   veglia    il    sentimento  della  sete. 

La  sete ,  argiomento  della  lezione  LXV ,    si   diflinisce 

^     .  ...  . 

«  quella  sensazioue  che  ci  invita  e  costringe  a  bere.  y) 

Divide  la  sete  in  legittima ,  cioe  propria  della  sanita 

e  del  vivere   temperato ,    ed   in    illegittima   o  spuria 

che  viene  eccitata  da  cagioni    eventuali    o    morbose. 

Accenna    le  varie  guise   di    sete    viziata.    Divisa   gli 

effetti  tormentosi  che  insorgono  allorche  non  si  sod- 

disfa  alia  sensazioue  della  sete ,  producendo  in  mezzo 

varj   esempi.  Indi  tenendo  ragionamento  sulla  cagione 

prossima   della  sete    cosi    conchiude  la  lezione :   «  II 

sangue  debbe    contenere    una    certa   proporzione   di 

molecole  acquidose  o  sierose;    altrimenti  diviene  od 

uno  stimolo  troppo  forte    od    una  potenza  irritativa. 

Esso  nella  nutrizione  e  nelle  secrezioni  va  spoglian- 

dosi   di    molti    de"  suoi   principj ;    anche   delle   parti 


DI    LORENZO    MARTINI.  819 

sierose.  Debbe  ripararne  le  pcrdite.  rii\  il  eiero  del 
sangue  sembia  csser  aiizi  un  veicolo  allc  particelle 
secretox-ie  e  nutritizie  clie  scrvire  a  quisti  due  uf- 
licj.  Ma  clie?  Siccoine  tutti  gli  altri  mateiiali  del 
nostro  corpo,  si  altera  e  perde  quelle  qualita  che  gli 
sono  necessarie ,  perche  compia  il  suo  niinisterio. 
Anche  sotto  questo  rispetto  debb'  essere  rinnovato. 
Poiclie  dunque  debb'  essere  riparata  la  necessaria 
quantita  di  niolecole  acquose,  nasce  in  tutto  il  si- 
stema  nervoso  uno  state  per  cui  si  ha  una  tendenza 
al  bere ,  cioe  a  procacciarsi  quello  che  puo  soddis- 
fare  a  quel  bisogno.  Lo  stato  e  veramente  generale: 
111a  non  si  appalesa  ovunque  assolutamente  co'  me- 
desinii  se2;ni.  Nelle  fauci  produce  un  sentimento  di 
arsura:  e  quest'  ctTctto  e  vino  de' piu  notabili.  Appli- 
cando  acqua  alle  fauci ,  togliamo  per  qualche  mo- 
ruento  un  elletto  :  nia  non  cessando  il  ])isogno  del- 
r  aunacquare  il  sangue,  poco  dopo  si  rinuovera  con 
piu  forza.  Al  contrario ,  nicdiante  il  bagno  o  per 
mezzo  di  cristei,  portando  al  sangue  una  certa  quan- 
tita d' acqua,  ccssa  la  sete,  senza  clie  acqua  od  altra 
bevanda  venga  a  contatto  coUe  fauci:  perche  cessando 
la  cagione  prossiina  della  sete  debbe  pur  cessare 
r  effetto.  »  Nella  lezione  LXVI  siamo  alia  digestione. 
Gli  aniniali  sono  composti  di  principj  esistenti  in  tutta 
la  natura ,  ma  e  mestieri  che  si  fatti  principj  ven- 
gano  elaborati  per  essere  trasforraati  in  materia  or- 
ganica.  Le  prime  operazioni  spettanti  a  trasformar 
le  matcrie  estrance  in  sostanza  organica  si  esegui- 
scono  appo  gli  animali  lungo  il  canale  alimentare, 
e  queste  sono  appunto  coniprese  sotto  il  noma  di 
digestione.  Forniano  pcrtanto  obbietto  di  particolar 
discorso  il  prendimento  de'  cibi  e  delle  bevande,  la 
gustazione  ,  la  masticazione  ,  Y  insalivazione  ,  la  de- 
glutizione,  la  chimiticazione,  la  chililicazione ,  la  dc- 
fccazione ,  1'  evacuazionc  delle  fecce ,  il  vomito.  Ar- 
gomento  della  lezione  LXVII  e  la  sangulficazione.  II 
cliilo  ,  ch'  c  il  fluido  succiato  dai  vasi  linfaiici  inte- 
stinali  ncUc    sostanze    alimentose,    dopo   che    queste 


Sao  LEZIONI   DI   FISIOLOGIA   CCC. 

hanno  soggiacciuto  alia  digestione ,  nou  e  ancora 
venuto  acconcio  alia  nutrizione.  Perclie  diven^a  tale 
e  mestieri  si  trasmuci  in  sangue ;  e  la  funzione ,  onde 
il  chilo  assume  altro  colore  e  propricta ,  chiamasi 
ematosi  e  matopoesi ,  sanguificazione.  Premettesi  1'  a- 
natomia  comparativa  de'vasi  chiliferi  nelle  varie  fami- 
glie  animali.  Si  discute  se  la  natura  del  chilo  sia  identica 
o  varia ,  secondo  clie  varia  e  la  specie  degli  animali 
e  degli  alimenti,  e  secondo  die  vario  e  lo  stato  del 
corpo ,  cioe  di  sanita  o  di  malattia :  se  il  chilo  nel 
camminare  lungo  i  vasi  mesenterici,  ed  oltrepassando 
varj  ordini  di  ghiandole  conglobate,  subisca  elabo- 
razioni.  E  poiche  il  Dumas  e  fra  gli  scrittori  quegli 
il  quale  tratto  piu  prolissamente  della  sanguilicazione, 
viene  esposta  in  iscorcio  la  sua  teoria ,  aggiugnendovi 
r  autore  le  sue  considerazioni  e  la  propria  opinione. 
La  sanguificazione  consta  di  quattro  atti  ,  e  sono 
i.°  elaborazione  del  chilo  nelle  ghiandole  mesente- 
riche;  2.°  conversione  del  chilo  in  sangue  nella  vena 
sottoclaveare  sinistra ;  3.°  mutazione  cui  soggiace  il 
sangue  nel  polmone ;  4.°  mutazione  cui  subisce  nei 
vasi  capillari  die  formano  il  parenchima  nutritivo  e 
gli  apparati  escretorj.  Ma  il  sangue  acciocche  possa 
compiere  al  proprio  uflicio  di  rintegrare  rorganismo, 
apponendo  novelic  molecole  ai  tessuti ,  e  sommini- 
strando  agli  or2;ani  secernenti  varj  principj  acconci  a 
formare  i  varj  umori,  e  mestieri  die  venga  portato 
alle  varie  parti  del  corpo.  A  tal  fine  e  destinata  la 
circolazione ,  la  quale  viene  distesamente  esaminata 
nella  lezione  LXVIII,  die  da  compimento  al  sesto 
volume.  Premette  1'  autore  la  notomia  umana  del  si- 
stema  irrigatore,  cioe  del  cuore,  delle  arterie  e  delle 
vene  -,  poi  varie  questioni  sui  movimenti  cardiaci. 
Indi  entra  in  particolare  discorso  sulla  circolazione , 
sulle  varie  condizioni  del  sangue  ,  sui  varj  stati  del 
sisteraa  sanguigno ,  sulle  discrazie  ,  e  piu  tritamente 
sui  polso ,  come  sui  mi2;lior  criterio  a  conoscere  la 
presenza  delle  malattie ,  la  loro  indole  e  gravezza. 

C.  P. 


321 


Calendario  Georgico  della  Reale  Societd  Agraria  di 
Torino  per  I'  anno  1829.  —  Presso  la  tipografia 
Chirio  e  Miiia  in  via  di  Po ,  in  8.°,  di  pag.   117. 


G, 


'^li  argomenti  di  cui  si  occupa  la  Societa  Agraria  di 
Torino  hanno  tutti  lo  scopo  pia  utile,  il  raiglioramento 
cioe  delle  pratiche  locali  agrarie.  Tale  miglioi-amento  ri- 
cliiede  osservazioni  particolarissime  fatte  in  ogai  regione 
col  lume  dei  general!  principj  teorici ,  polche  ogni  regione 
presenta  tante  variazioni ,  qnante  sono  le  varie  combina- 
zioni  dei  terreni ,  la  loro  sitnazione  geografica  ,  il  loro  li- 
vello  e  la  loro  esposizione.  Niuna  istituzione  pertanto  essere 
puo  in  ogni  Stato  piu  utile  di  una  Societa  Agraria  che 
proniova  lo  studio  sui  diversi  prodotti  delle  sue  varie  pro- 
vincie  per  tentare  di  niigliorarli  onde  sciogliere  il  grande 
problema  di  trarre  da  ogni  terreno  il  masslmo  profitto  colla 
minima  spesa.  Clie  la  gia  tanto  benemerita  Societa  Agraria 
di  Torino  segua  questa  traccia  additata  dalla  ragione ,  a 
dispetto  del  letterario  fasto  che  d' ordinario  vagheggia  cose 
pill  speciose  che  utili,  ne  e  prova  anche  ii  voluraetto  che 
annunciamo. 

Esso  in  gran  parte  si  compone  di  due  Meiuorie  fra  le 
quattro  state  presentate  alia  Societa  per  la  soluzione  del 
seguente  interessantissimo  problema  da  lei  proposto  nel 
programma  27  gennajo  1827  stampato  nel  sue  Calendario 
di  queir  anno. 

Determinare  quali  pregi  distinguano  il  canape  da  cor- 
dami ,  da  quello  da  filo  e  da  tele. 

Da  quali  cagioni  o  principii  quei  pregi  dipendano. 

Sin  doi'e  v  influiscano  le  cause  accennate  {^nel  program- 
ma) dipendcnti  dai  modi  di  coltura. 

Se  alire  ne  risultino  dai  modi  di  preparazione  o  per 
V  azione  di  macchine  o  per  la  macerazione. 

Quali  in  questa  caso  sieno  le  differenze;  quali  ne  siano 
le  cagioni :  quali  i  rapporU  speciali  di  esse  al  canape  0  per 
cordaml  o  per  tele. 

La  prima  IMemoria  che  fu  la  premiata  portava  la  lilo- 
sofica  sagacissima  epigrafe  =;  La  sciaiza  e  unjimne  maestoso 

n'lbl.  Ital.  T.  LV.  21 


3a:i  CALENDARIO    GEORGICO 

che  si  sostiene  e  si  aiimtnta  col  tribiito  che  vi  portano  i  ru- 
scelli  anche  i  piii  piccoU  =  e  si  trovo  scritta  dal  conte 
cavaliere  Giorgio  Gallesio  di  Finale ,  chiaro  gia  presso  i 
cultori  delle  scienze  naturali  anche  in  grazia  della  sua  ma- 
gnifica  Pomona  Italiana.  La  Memoria  e  divisa  in  quattro 
articoll. 

Neir  articolo  I.°  il  sig.  Conte  cercando  le  qualita  die 
distinguono  la  canapa  da  tele  da  quella  da  cordaggio  le 
trova  in  un  solo  individuo,  il  Cannabis  Sativa  di  Linneo 
modificato  dalla  varia  qualita  del  terreno  e  dal'a  coltura 
in  canape  a  legno  piii  voluminoso  e  di  fibra  piii  grossa , 
ina  pill  tenace  clie  serve  alle  corde ,  mentre  alle  tele  serve 
il  canape  di  canna  e  di  fibre  piu  gentili,  adatte  conse- 
guenteniente  ad  essere  suddivise  in  piu  fini  o  minutissimi 
fili.  Nell'uno  e  neir  altro  canape  osserva  clie  i  fili  sono  le- 
gati  da  una  sostanza  gommosa  dalla  quale  conviene  sempre 
sciogliei'li  e  spogliarli  perfettamente ,  giacche  essa  trovasi 
estranea  alia  resistenza  dei  medesimi.  In  prova  quasi  che 
le  due  qualita  di  canape  si  hanno  da  un  solo  individuo , 
il  sig.  Gallesio  riferisce  che  l'  arte  converte  in  tiglio  da 
tele  la  canapa  da  cordaggi  e  che  si  possono  fare  delle  corde 
colla  canapa  da  tele;  non  aggiunge  pero  i  metodi  di  si- 
mili  conversioni  i  quali  si  risolvono  probalnlmente  nel  re- 
golare  la  macerazione  degli  steli ,  cioe  spingendola  al  niag- 
gior  grado  quasi  prossimo  alia  putrefazione ,  quando  coi 
grossolani  steli  voglionsi  avere  fili  sottilissimi ,  e  lascian- 
dola,  come  dicono  i  villici,  immatura  quando  con  deboli 
canne  voglionsi  avere  corde   robuste. 

Neir  articolo  II  della  Memoria  le  cause  clie  producono 
le  difFerenze  tra  la  canapa  a  tele  e  la  canapa  a  cordaggi 
ben  distinte  nel  commercio  sono  dall'  autore  ridotte  a 
quattro:  i."  La  natura  delle  diverse  varietd  (questa  espres- 
sione  ci  sembra  una  petizione  di  principio  seppure  non 
e  vaga  );  2.°  Le  circostanze  della  localita  ove  vive  la  pianta 
(che  reputiarao  le  piu  iinportanti  a  stabilire  la  natura 
della  varieta  in  un  solo  individuo);  3.°  /  meiodi  di  coltura; 
4.°  II  56550.  —  Rimarca  egli  successivainente  che  le  due  va- 
rieta hanno  origine  da  un  sol  tipo,  cioe  dalla  pianta  di  fasti 
alti ,  grossi ,  brancuti,  di  tiglio  denso  e  tenace,  capaci  di 
una  vegetazione  vigorosa  e  di  un  prodotto  ricco  di  semi , 
onde  serva  piii  agevolmente  alio  scopo  primario  della  na- 
tura che  e  la  propagazione    della  specie.    Le  piante  esigue 


DELLA    R.    SOGIETA.'    AGRARIA    DI    TORINO.         3:i3 

e  a  dglio  sottUe,  prosegue  Tautore,  e  le  razze  che  ne  pro- 
vengono  non  sono  che  aborti  per  la  natura,  sehhene  preferid 
claW  uomo  e  predisposd  dal  Creatore  a  suo  vantaggio  mediante 
il  sistetna  di  eccezioni  die  regge  la  formazoiie  dci  mostri^ 
e  tutte  le  altre  aberrazioni  daW  ordine  rrgolare  ddla  vegeta- 
zione.  Siamo  certi  che  1'  autore  noii  inteade  con  cio  di 
aft'ermare  che  i  inostri  fra  i  vegetabili  siaao  dal  Creatore 
destinati  aU'uomo,  e  gU  esseri  perfetti  a  tuit' altro  scopo  : 
r  analisl  di  questa  accidentale  proposizione  dell'  autore  ci 
condurrebbe   troppo  lungi  dall'  argomento. 

L'autore  esamiiiando  successlvamente  le  viceiide  dei  germi 
trapiaiitati  da  paese  a  paese  e  facendo  uii  particolare  con- 
froiito  tra  le  canape  del  Genovesato  e  cpielle  del  Piemoate 
conchiude  asserendo  che  in  capo  a  poche  generazioni  il  seme 
che  produceva  net  campi  ubertosi  del  Piernonte  piante  proprie 
oi  cordangi  produrra  nei  giardini  deVa  Liguria  canapa  adat- 
tata  a  far  tele :  opina  pure  che  tale  metamorfosL  lenta  e 
graduata  potra  verificarsi  in  senso  inverso  se  si  porteranno 
nel  Piernonte  i  semi  della  canapa  del  Genovesato,  Questa  ar- 
gomentazione  non  ci  sembra  rigorosa  ne  coerente  a  quanto 
ha  egli  stesso,  gla  detto ;  poiche  da  essa  potrebbe  conchiu- 
dersi  che  T  individuo  canape  trasportato  dal  Piernonte  al 
Genovesato  deve  costanteniente  ingentilirsi ,  come  viceversa 
deve  farsi  grossolano  quello  che  dal  Genovesato  passa  al 
Piernonte ,  il  che  potrebbe  non  accadere  in  quei  moltissimi 
casi  nei  quali  la  cura  del  coltivatore  assecondasse  una  me- 
tamorfosi  diversa. 

Non  ci  sembra  del  pari  rigorosa  1'  altra  proposizione 
deir  autore  che  una  volta  che  V influenza  del  clima  colla  sua 
azione  sui  principj  della  concezione  ha  formato  nel  corso  di 
alciine  generazioni  una  varieta ,  essa  diventa  immutabiie  e 
persiste  fino  a  che  vive  c  si  riproduce  nel  clima  medesimo ,  e 
le  cure  dell'  agricoltore  qualunque  esse  sieno  non  potranno 
cangiarla.  Cio  proverebbe  clie  i  inetodi  di  coltura  noa 
hanno  influenza  e  clie  in  una  medesima  regione  non  puo 
raccogliersi  se  nou  una  sola  specie  di  canapa,  la  qual  cosa 
e  in  opposizione  alle  osservazioni  del  sig.  Conte  Gallesio, 
ed  ai  fatti  da  lui  riferiti. 

Fra  le  diverse  terre  atte  alia  coltivazione  il  signor  Conte 
trova  che  maggiormente  influiscono  sulla  iiiiezza  della  ca- 
napa quelle  composte  con  un  terzo  di  silice ,  un  terzo  di 
cake  e  magnesia   ed   un    terzo  d'  urgiUa ;   questa  composto , 


324  CALENDAEIO    GEORGICO 

egli  soggiunge,  forma  iin  terreno  soffice ,  leggiero  die  non 
fa  crosta  e  non  s'  indura.  Accogllamo  questa  indicazione 
come  fatta  a  graacli  tratti ,  e  trovlamo  die  sarebbe  stato 
utile  conoscei'e  in  quanta  parte  ( e  non  puo  essere  cbe 
plccolissinia)  entra  la  magnesia  a  formare  coUa  calce  un 
terzo  del  tntto,  notando  altresi  che  la  calce  trovasi  ne'terreni 
sempre  nello  stato  di  carbonato. 

Fra  gF  ingrassi  riconosce  il  sig.  Conte  piii  proprj  alia  ca- 
napa  i  vegetabili  come  di  piu  facile  scomposizione  •,  il  che 
era  cosa  naturale ,  giacclie  avendo  la  canapa  una  vita  bre- 
vissima ,  niinore  di  tre  mesi  dalla  seminagione  alio  sradica- 
mento  degli  steli,  non  potreblie  sentire  beneficio  dal  con- 
cime  di  materie  animali  che  debbono  stare  piu  lungo  tempo 
sotto  terra  prima  di  scomporsi  e  prestare  alimento  alia 
piante.  II  sig.  Conte  accenna  che  per  disporre  1'  iiigrasso 
nelle  canapaje  onde  seminarle  in  aprile ,  trovo  ottimo  ed 
economico  il  sovescio  di  rape  seminate  nel  precedente  ago- 
sto.  Comunque  pero  sia  vero  in  massima  rindicatoci  risul- 
tamento  del  prodotto  di  una  canapa  pin  fina  e  con  molta 
economia  di  spesa  ,  il  signor  Conte  ci  lascia  qui  desiderare 
un  niinuto  ragguaglio  degli  elementi  della  riferita  esperien- 
za ,  i  quali  avrebbero  giovato  assai  a  chi  trovasi  in  grado 
di  porre  1'  esperienza  medesima  a  parallelo  con  altre  '•,  ec- 
citiamo  qnindi  la  gentilezza  di  lui  a  dimostrare  con  una 
piu  lunga  indagine,  ripetuta  varj  anni  di  seguito,  la  sna 
asserzioue,  meritevole  di  molte  considerazioni ,  cioe  che 
col  solo  sussidio  del  sovescio  delle  rape  possa  essere  la 
canapa  annualmente  coltivata  con  vantaggio  in  un  mede- 
situo  campo,  evitandone  1' avvicendamento  con  altri  pro- 
dotti.  Sapplamo  clie  in  molte  terre  del  Milanese  ognl  con- 
tadino  annualmente  coltiva  pel  proprio  bisogno  poca  ca- 
napa in  un  niedesimo  luogo,  detto  percio  canapajo,  per 
lo  piu  contiguo  alia  sua  abitazione  ^  sappiamo  pure  che 
quel  piccol  canapajo  e  lo  scopo  di  particolar  attenzlone 
del  coltivatore ,  il  quale  vi  consuma  una  tale  quantita  di 
concime ,  econornicamente  incompatibile  in  una  piii  grande 
estensiouc;  di  terreno. 

Nelle  piante  diecie ,  o  con  indivldui  i  cui  fiori  in  alcunl 
sono  staminei  o  sterili,  detti  percio  dai  botanici  maschili, 
ed  in  altri  sono  pistilliferi ,  o  atti  a  portare  a  maturanza 
il  seme  conservatore  della  specie,  e  qnindi  chiamati  bo- 
tanicamente  feniminili ,  rindividuo  maschio  e  generahnente 


DELLA   R.    SOCIF.TA'    AGR\R1A    DT    TORINO.         325 

pill  gracile  come  notarono  varj  botanici.  II  sigaor  Conte 
Gallesio  riprodnce  questa  osservaziotie  per  assicurare  che 
dagli  incUvicUii  maschili  della  canapa  si  ha  un  tiglio  che 
resta  necessariamcnte  piii  esile  e  susceuibile  di  essej-e  suddi- 
viso  in  parti  piii  minute  (i).  Ma  dobhiamo  qui  aggiungere 
che  gU  steli  masclii  sradicansi  per  lo  piii  e  legansi  in  ma- 
nipoli  separati  dagli  steU  femminei,  i  quali  restaiio  plij 
a  lungo  in  piedi  sul  terreno  onde  portar  possano  il  frutto 
a  perfctta  maturanza.  Quanto  vantaggio  non  avrebbesi  ove 
si  rintracciasse  un  inetodo  per  conoscere  e  separare  i  semi 
maschi  dai  femminei? 

Nell' articolo  III  il  sig.  Conte  paria  Q]e\l'' importanza  rela- 
tiva  della  canapa  da  tela  e  di  quella  da  cordaggi  neW  econo- 
mia  privata  e  neW  econoinia  pubblica  .  e  con  varie  general! 
idee  suUa  creazlone  e  siiU'  uso  dei  varj  esserl  creati  (  che 
per  verita  non  troviamo  se  non  estranee  all'  argomento , 
almeno  non  utilmente  ricordate )  stabilisce  che  la  canapa 
da  tele  e  un  essere  artificiale  degenerato  dall'  uomo  per 
dare  ad  esso  delle  qualita  che  non  aveva  ricevute  dalla 
natura,  un  essere  precario  piii  costoso  e  meno  abbon- 
dante  delT  essere  naturale  o  canapa  da  cordaggio  ,  il  quale 
trovasi  in  abbondanza  e  con  poche  spese  di  coltura  non 
solo  nei  paesi  originarj  da  dove  e  venuto  ( che  forse  non 
conosciamo  precisamente ) ,  ma  ancora  in  quelli  ove  una 
analogia  di  localita  e  di  terreno  lo  ha  naturalizzato.  ■ — •  Ri- 
tiene  Tautore,  ma  non  dimostra ,  che  la  canapa  ci  sia 
vennta  dalFAsia,  ed  anche  a  questo  proposito  generalizza 
il  discorso  e  lo  estende  alle  materie  che  servoao  all'  uo- 
mo per  vestimento  e  per  tanti  altri  usi.  Paragonando  poi 
la  canapa  al  suo  piii  forte  concorrente,  il  Hno,  crede  che 
questo  sia  ad  esso  preferibile  per  tutti  quei  tessuti  che  ri- 
chiedono  una  finezza  straordinaria  di  lili,  come  sono  i  pizzi , 
le  tele  batliste ,  ed  altri  oggettl  di  lasso  ,  la  qual  conclusione 
non  crediamo  esattamente  vera ,  jioiche  formansi  tessuti 
finissimi  anche  coi  iili  della  canapa.  Termina  T  autore  questo 
articolo  con  consideraziorii  sul  commercio  e  sulle  manifat- 
ture  degli  oggetti  che  servono  a  far  tele ,  le  quali  ci  sem- 
brano  da  un  canto  troppo  generiche  e  dall'altro  estranee  al 

(i)  II  niascliio  piii  esile  e  dal  volgo  firentino  e  lorubardo  cliia- 
mato  ffuiinjria  oppostamcnte  alia  denomina/ione  botanica,  coine 
la  femmiiia  e  dallo  stesao  volgo  chiaiuata  luaschio. 


3^6  CALENDARIO    GEORGICO 

programma  dell'  Accademia.  Mirando  egli  a  promovere  la 
coltivazione  niaggiore  del  canape  a  tele  riporta  il  sommario 
dei  dati  finali  di  alcune  esperienze  fatte  in  un  proprio 
podere  sopra  una  superficie  di  metri  quadrati  1240,  dalle 
quali  risulta  clie  il  prodotto  in  canapa  preparata  pel  com- 
mercio  fn  di  circa  dnecento  chilogrammi ,  del  valore  di  circa 
franchi  144,  del  quale  danaro  due  terzi  consumansi  in  ispese 
per  la  coltivazione  e  preparazione ,  lasciando  cosi  al  pro- 
prietario  il  prodotto  depurate  di  franchi  48 ,  prodotto 
grande ,  non  pero  straordinario  relativamente  alia  tenue 
superficie  ( meno  di  due  pertiche  antiche  di  Milano),  ma 
che  non  puo  servire  di  esempio,  appunto  perche  le  espe- 
rienze in  piccola  scala  danao  risultainenti  che  non  veri- 
ficansi  in  quelle  fatte  in  piii  largo  campo,  dalle  quali  uni- 
camente  T  agronomo  e  I'economista  devono  prender  norma. 

Dal  fatto  che  la  medesima  piccola  superficie  gli  ofFri  il 
prodotto  lordo  in  canape,  doppio  quasi  del  prodotto  lordo 
a  frumento ,  sel^bene  i  due  prodotti  depurati  dal  diverse 
rispettivo  dispendio  che  richiedono  sieno  quasi  uguali , 
sembra  il  signor  Conte  inclinato  a  concedere  la  preferenza 
al  primo  sul  secondo  genere,  ove  dice,  clie  la  coltura  del 
canape  oltre  al  heneficio  del  proprietario  avra  pagato  il  la~ 
voro  di  tanti  ahitand  che  vivono  e  consumano^  e  che  percib 
sono  un  lievito  alt  industria  e  uno  sfogo  a  tante  altre  pro- 
duzioni.  Da  quest' argoniento  non  sara  adescato  I'agrono- 
IBO  che  sa  doversi  proporzionare  T  agricoltura  alia  possi- 
bilita  di  venderne  i  prodotti ;  per  il  che  se  in  uno  State 
la  coltivazione  del  canape  si  estendesse,  oltre  un  certo  li- 
mite,  a  danno  di  quella  del  frumento  si  avvilirebbe  la  fatica 
degli  a^^ricoltori  e  danneggerebbesi  I'interesse  dei  proprie- 
tarj. 

L'  articolo  IV  ed  ultimo  parla  della  macerazione  e  delle 
macchine  inventate  per  supplire  a  questa  operazione.  L'  au- 
tore  opportunamente  stabilisce  per  principio  che  la  mace- 
razione avendo  per  iscopo  di  sciogliere  quel  glutine  che 
tiene  legati  o  costipati  fra  lore  strettamente  i  diversi  fili 
componenti  il  tiglle  della  canapa,  non  pub  essere  supplita 
da  una  operazione  meccanica.  Crede  egli  che  una  regolai'e 
macerazione  proceda  prima  per  fermentazioiie  e  poi  per  dis- 
soluzione  ;  ed  in  cio  non  siamo  con  lul  perfettamente  d' ac- 
cordo.  La  fermentazione  non  accade  se  non  con  uno  svi- 
luppo  di  calorico,    il    quale    ove  si   manifest!    nel    canape 


DELLA    R.    SOCIETa'    AORARIA    DI    TORINO.  827 

acciimulato  per  mancanza  di  sufficiente  umlJita,  lo  guasta 
sicche  lie  risulta  tin  tiglio  debole,  di  colore  meno  bianco 
o  giallastro  sporco  die  in  conimercio  ha  pochlssimo  valore. 
Per  disciogliere  la  gomma  resinosa  che  trovasi  nella  ca- 
napa  dalla  quale  vieiie  insozzata  I'acqua  dei  maceratoj , 
basta  I'azione  dell' acqua  stessa  penetrance  tutte  le  gom- 
ine ,  e  tanto  piu  facilmente  se  essa  e  scaldata  dal  sole. 
Percio  i  maceratoj,  anziche  profondi  ed  onibrosi ,  bra- 
mansi  espansi  e  soleggiali,  e  disposti  in  modo  che  ua 
leggier  filo  d"  acqua  v'  entri  a  supplire  al  consumo  del- 
r  evaporazione.  I  maceratoj  aliuientati  da  acqiie  fredde 
correnti  non  sono  reputati  i  migliori  per  la  manifattura  , 
ma  nei  paesi  di  abbondante  coltura  della  cauapa  sono 
preferiti   in   vantaggio  della  sanita  delTatniosfera. 

INIentre  ognuno  dovra  portar  tribute  di  lode  al  lavoro 
del  signor  Conte  Gallesio ,  taluno  desiderera  in  essa  piix 
particolari  elementi,  e  nieno  digression!  generali ,  che  noa 
si  direttamente  connettousi  coUa  materia  chS  ne  forma  lo 
scopo. 

L' altra  Memoria  sulia  canapa ,  inserita  nel  Calendario, 
che  alia  Torinese  Societa  parve  meriiei^ole  di  qualche  di- 
stinzione,  aveva  per  epigrafe  =  Le  scienze  e  le  arti  hanno 
per  patria  il  inondo  intero  =  ^  e  f u  scritta  dal  signor  Da- 
vide  Bourgeois ,  svizzero ,  abitante  e  possidente  nel  Bolo- 
gnese.  La  Memoria  e  divisa  in  paragrafi  a  cui  1'  autore 
neir  indice  in  fine  assegna  i  seguenti  titoli : 
§  I.  Qualita   di  terre  confacenti  alia  coltivazione  della 

canapa. 

II.  Avvertenze  circa  lo  scolo  delie  acque  pluviali. 

III.  Lavori  estivi  preparatorj ,  rifenditure. 
IV. d' autimno  consueti ,  a  vanga. 

V.  con  due  aratri. 

VI.        con  un  solo  aratro  forte. 

VII.      con  aratro  e  vanga,  cosi  detti  ravagliature. 

VIII.  Concimatura    superficiale    preparatoria    della    se- 

mentazione. 

IX.  Sementazione  ;  quantita  di  semente  ,  ecc. 

X.  Roncatura. 

XI.  Raccolta  della  canapa ;  modo  di  conservarne  il  seme. 

XII.  Cure  che  esige   la   raccolta. 

XIII.  Cure  ed  operazioni  preparatorie  alia  niacerazione, 

XIV.  Macerazione  e   modi  proposti  per  supplirvi. 


3^8  CALENDARIO    CEORGICO 

§  XV.  Modo  dl  rompere  gli  steli  della  caiiapa  macerata, 

XVI.  Gramolatura   (o  rompimeato  degli  steli). 

XVII.  lugrassi  e  sovescio. 

XVIII.  Concimi  animali  ed  altri. 

XIX.  Prezzo  e  valore  relativo  ai  suddetti  concimi. 

XX.  Avvertenze  circa  il  modo  d'  impiegare  i  concimi. 

XXI.  Amandriatura  (  o  concimatura  coUa  presenza  delle 

pecore  condotte  sul  campo  al  pascolo). 

XXII.  Avvicendamento  piii  conveniente  per  quesia  col- 

tivazione. 

XXIII.  Coltivazione  della  canapa  nei  luoghi  ove  1'  aria  e 

assai  umida. 

XXIV.  Prodotto    di  questa    coltivazione  in  una    giornata 

di  superficie. 

XXV.  Medicaja  stabillta  economicamente    mediante    una 

coltivazione  di  canapa. 

XXVI.  Piante    parassite    nemiche    della    canapa  ,    e  loro 

distruzione. 

XXVII.  Avvertenze  circa  le  sltuazloni ,  ove  questa  colti- 

vazione nieno  conviene. 

Questa  Memoria  e  propriamente  una  minuta  descrlzione 
delle  operazioni  per  coltivare  una  giornata  (  met.  quad. 
3  800)  di  terreno  bolognese  a  canapa  e  degl'ingrassi  varj 
che  vi  s'  impiegano.  E  percio  Memoria  pregevolissima , 
ricca  di  precisi  elementi  di  fatto ,  ma  1'  autore  di  essa  non 
parla  punto  del  quesito  proposto  dalla  torinese  Societa  agra- 
ria;  anzi  non  fa  pur  menzione  delle  parole  tela  e  corda 
che  sono  gli  oggetti  dal  detto  quesito  specialmente  con- 
templati. 

Faremo  ora  un  cenno  anclie  delle  altre  materie  trat- 
tate  nel   Calendario. 

I ."  Sulla  coltivazione  del  fico  in  pianura  ;  Memoria  (  di 
una  sola  pagina  )  del  conte  Luigi  Francesetti  di  Mezzenile. 
II  metodo  proposto  per  simile  coltivazione  consiste  nel 
trasportare  le  piante  di  fico  dal  giardino  in  un  sotterraneo 
neir  inverno  ,  e  dal  sotterraneo  al  giardino  nell'  estate.  Sem- 
brerebbe  che  il  merito  dei  frutti  in  tal  maniera  raccolti 
dovesse  consistere  nel  loro  niaggior  costo;  1' autore  per 
altro  assicura  che  essi  riescono  abbondanti  e  saporiti  quanto 
quelli  di  coUina. 

a.°  Esperienze  comparative  tra  la  foglia  del  gelso  innestaXo 
e  quella  del  gelso  selvntico  pel  nutrimento  dei  bachi  da  seta; 
Memoria  del  signor  Matteo  Bonafous. 


DELL\    R.    SOCIETA     AGRARIA    DI    TORINO.         829 

Quests  Memoria  ( di  pag.  9 )  non  si  presta  ad  qn 
transunto ,  essendo  zeppa  di  precisi  dati  numerici  dedotti 
dair  espei'ienza.  L'  autore  lascia  iadecisa  la  questione  ,  la 
quale  presentar  puo  diversa  risoluzioae  secondo  la  diver- 
sita  delle  circostanze  •,  egli  propende  pei'6  per  T  uso  del 
gelso  innestato ,  comunque  siavi  qualche  economia  nel 
consumo,  usando  la  foglia   tolta  dai  niori  selvatici. 

3 .°  Soj>ra  uno  straordinario  eccidio  delle  apt ;  Ossen'azioni 
del  professore  Lavini. 

L' eccidio  accadde  nell  estate  del  1828  nei  dlntorni  di 
Carmagnola  ove  tutto  fu  aridita,  essendo  niancata  1'  acqua 
di  pioggia  nei  mesi  piix  caldi ,  ed  essendosi  diseccati  i  rivi 
che  abitualmente  servono  all'  Irrigazione  dei  prati.  A  que- 
sta  mancanza  si  aggiunse  necessariaraente  quella  dei  fiori, 
da  cui  le  api  traggono  il  miele  o  1'  alimento  :  qulndi  que- 
sti  insetti ,  coasumato  il  miele  gia  raccolto  e  depositato 
negli  alveari,  dovettero  perire.  Uno  sciame ,  vuotato  il 
proprio  alveare ,  cercava  d'  invadere  quello  dello  sciame 
vicino,  dal  quale  veniva  respinto  con  guerra  a  sangue.  In 
mancanza  di  altre  materie  contenenti  1' alimento  per  le  api, 
riusci  al  signor  Lavini  di  preservare  un  resto  degli  sciami 
coir  apprestar  loro  in  vicinanza  degli  alveari  pomi  dolci 
assai  matnri  e  bolliti  nell'  acqua.  II  fatto  merita  la  mag- 
giore  attenzione  •,  e  lode  e  dovuta  a  chi  uso  opportuna- 
mente  1'  indicato  mezzo  per  diminuire  un  male  die  sarebbe 
altrimenti  rimasto  senza   rimedio. 

4.°  Relazione  di  un  caso  ttndente  a  dimostrare  che  la  rogna 
si  comunica  dagli  ammali  doinestici  all' uomo ;  con  alcune  ri- 
flessioni  del  dottore  Gio.  Battisla  Jeinina. 

In  questo  caso  la  rogna  dei  muli  sarebbe  stata  corau- 
nicata  a  chi  li  governava ,  del  che  non  ci  ha  punto  da  ma- 
ravigliarsi. 

5.°  Descrizione  di  una  tromba  A  TV  bo  mobile  immerso 
comunicata  dal  conte  Giuseppe  Pome  di  Pino. 

La  tromba  ,  di  cui  presentasi  la  ligura  ,  fu  posta  alia 
pubblica  esposizioue  nel  1827  a  Parigi  dal  sig.  Binet  fab- 
bricatore  di  macchine.  L'  acqua  introdotta  nella  canna  viene 
continuamente  accresciuta  ad  ogni  movimento  del  tubo  mo- 
bile esterno  a  detta  canna ,  il  quale  fa  1"  officio  di  siantuffo. 
Questa  macchina  fu  trovata  utile  negli  esaurimenti  per 
fondazioni  ,  nei  quali  si  ha  il  comodo  d'  immergerla  e  di 
applicarvi  la  forza  assai  prossima  al  tubo  mobile,   poiche 


330  CALENDARIO    GEORGICO 

r  acqua  debb' essere  portata  a  moderatissime  altezze.  La 
descrizione  clie  ce  ne  da  il  sig.  Conte  e  tolta  dal  fascicolo 
pel  dicenibre  1827  deW  Industriel ,  die  stampasi  a  Parigi 
affine  di  spargere  le  plu  utili  cognlzioai  (i).  II  sistema  di 
delta  troiiiba  e  una  semplice  modificazione  della  tromba  a 
stantufFo  pescante  ,  mosso  coa  una  armatura  esteriore  alia 
camera  in  cui  ha  il  movimento  ,  da  un  secolo  e  mezzo 
usata  in  Francia  e  descritta  dal  Belidor. 

6.°5u/Z'Agrostis  stolonifera  {yolgarmente  in  Pieinonte  lionza) 
ad  uso  di  foraggio ;  Memoria  del  professore  Gian  Francesco  Be. 

II  sig.  Re  ricordando  die  VAgrostis  stolonifera  e  la  piu 
prelibata  graniigna  artificialmente  coltivata  in  Inghilterra 
come  foraggio  ,  cerca  la  causa  pei*  la  quale  la  medesima 
pianta  e  detestata  dagli  agricoltori  delle  pianure  del  Pie- 
monte,  i  quali  fanno  ogni  sforzo  per  distruggerla ,  ma  in- 
vano;  giacche  coUa  maggiore  facilita  da  un  minrmo  resto 
di  quella  pianta  ne  sorge  un  ceppo  rigogliosissirao  che  sof- 
foca  le   piante  di  utili  cereali. 

Vorrebbe  quindi  il  sig.  Re  veder  coltivati  a  prato  i 
campi  die  naturalmente  vestonsi  della  lionza ,  e  destinati 
a  campi  pei  cereali  quei  prati  vecclii  che  danno  poco  pro- 
dotto  in  fieni. 

Noi  non  crediamo  che  da  questo  diyisamento  possa 
risultare  grande  vantaggio  agli  agricoltori  piemontesi,  poi- 
che  riteniamo  che  VAgrostis  non  possa  dare  in  quelle  pia- 
nure ,  soggette  ad  un'  alta  temperatura  ed  alia  siccita ,  se 
non  se  un  foraggio  duro  e  troppo  siliceo  e  percio  ingrato 
ai  bovini  ed  ai  cavalli.  Gli  stessi  semi  coltivati  piii  al  nord 
ed  in  climi  meno  caldi  danno  steli  meno  consistent!  o  piu 
erbacei,  e  questa  riteniamo  essere  la  ragione  per  la  quale 
YAgrostis  serve  in  Inghilterra  di  buou  foraggio,  mentre 
nelle  calde  pianure  del  Piemonte  non  somministra  se  non 
una  troppo  dura  gramigna. 

7.°  Sul  seme  del  trifogUo  e  dell' erba  medica;  avvertimento 
del  sig.  Paolo  Musso. 

L'  avvertimento  raanlfesta  una  frode  nel  commercio  di 
detti  semi  che  vendonsi    da    taluno  raischiati    di    arena  di 


(l)  Un  ineccanis)no  consinille  fu  presentato  all'  I.  R.  Istituto 
di  Milano  fin  dal  1826  da  certo  Giovanni  Piomei  di  Geneva,  e 
se  ne  fece  cenno  negli  Atti  della  distribuzione  de.'  preinj  di 
queir  anno  (Veggasi  la  CoUezione  di  essi  t.  IV,  p.  85). 


DELLA.    R.    SOCIETA'    AGRABIA    DI    TORINO.         33 1 

conslmlle  confignrazione,  della  quale  si  conosce  in  Pie- 
monte  una  cava  disjiosta  in  alto  strato ,  clie  vienc  sempre 
manomessa  unicamente  per  servire  a  qnesto  fraiidolento 
commercio :  fortunataiiiente  la  frode  puo  essere  facilmente 
scoperta  coif  immergere  i  semi  nelP  acrjua  suUa  quale  gal- 
leggiano ,   mentre   T  arena   precipita  al   fondo. 

8."  ConUnuazione  delle  sperienze  sulla  coUivnzione  del  riso 
secco  della  China  nei  poderi  del  sig.  conte  Michelangelo  Leo- 
nardi  nei  cinque  anni  dal   1824  al   1828. 

Le  prime  sperienze    sul    riso    secco    praticaronsi    nei 
1823  e  1823,  e  di  esse  al)biaiiio  reso  notizia  nei  tomo  34.° 
di   questa   Biljlioteca ,  fascicolo  di  maggio    1824. 
Le  esperleaze  degli  anni  successivi  proverebbero 

i.°  Clie  il  ris>o  secco  alligna  otdmamente  anche  al- 
r  umido ,  e  die  raeno  delT  ordinario  riso  va  soggetto  alia 
malattia  ben  nota ,   chiamata  brusone. 

2."  Che  e  tre  volte   piu  proficuo  del  riso  nostrale. 

3.°  Che  delle  due  specie  del  riso  secco ,  cioe  1'  una 
con  resta ,  e  senza  resta  F  altra ,  la  prima  e  piii  proficua 
dando  sino  3i  sementi,  mentre  la  seconda  non  ne  da  che  28. 

4.°  Che  le  spiciie  con  resta  danno  un  grano  che  quasi 
s'  avvicina  in  bonth  e  bianchezza  al  riso  nostrale  il  nieglio 
coltivato. 


332 


Del  modo  di  allevare  il  bestiame  bovino  e  formarne 
buone  razze  nostrall ,  di  Domenico  Berra  .  —  3Ii- 
lano  ,  1829,  per  Niccolo  Bettoni  ,  in  8.°,  di  pa- 
gine  142,  oltre  I  iiidice  e  V  errata.  Lir.  i.  74  ital. 
Si  vende  da  P.  Cavalletti  librajo  sulla  Corsia  de'Servi. 


A 


ir  autore  cU  quest'  operetta ,  che  per  lo  scopo  cui  essa 
tende  e  per  le  pratiche  utilissime  osservazioni  oiid'  e  ri- 
piena,  noi  chiameremo  anrea  ,  gia  piii  volte  triljutati  ah- 
biamo  i  ben  dovuti  elogl  in  qaesto  nostro  giornale.  Non 
pago  egli  dcUe  semplici  teorie ,  ne  di  una  scienza  che 
parli  in  astratto ;  ben  anzi  persuaso  che  la  sola  espe- 
rienza  ai  fatti  appoggiata  e  congiunta  alle  osservazioni  su 
cio  che  neir  operare  ci  e  avvenuto  di  bene  o  di  male , 
astiensi  dal  vendere  le  cose  altrui  come  sue  proprie ,  ne 
ciecamente  affidasi  alle  altrui  produzioni.  Egli  dunque  senza 
rumoreggiare  con  preludj  d'  inutili  parole  candidamente 
espone  i  metodi  da  lui  con  felice  esito  praticati  or  nel- 
I'una  parte  or  nell'altra  delle  piu  utili  fra  le  arti,  T  agri- 
coltura.  Che  pero  opportunamente  appose  al  titolo  di  que- 
st© suo  libro  il  motto  di  Varrone ,  Dicam  de  bubulo  pecore 
quam  acceperim  scientiam :  ut  si  quis  quid  ignorat ,  discat ; 
si  quis  scit,  nunc  ubi  labar  observet ,  premettendo  cosi  che 
egli  non  per  vana  ostentazione ,  ma  solo  per  giovare  altrui 
ofFre  al  pubbllco  il  frutto  de'  suoi  studj  e  della  lunga  sua 
esperienza,  pronto  sempre  a  ridirsi,  ove  chi  piii  di  lui 
istrutto  gli  mostri  qualche  scoglio  in  cui  egli  avesse  in- 
ciampato,  o  qvialche  cosa  che  da  lui  stata  non  fosse  per  av- 
ventura  avvertita.  Gratissirai  percio  all'  illustre  autore  esser 
dobbiamo  e  proporlo  quasi  modello  a  chiunque  accingasi 
ad  istruire  i  popoli  nelle  cose  che  piu  davvicino  li  risguar- 
dano  ,  e  che  sul  loro  ben  essere  hanno  un'  immediata  in- 
fluenza, come  deir  agricoltura  appunto  addiviene.  Che  in 
questa  materia  le  opera  con  gran  lena  elaborate ,  e  fastose 
per  pompa  di  frontispizj  e  di  prefazioni ,  e  per  moltitudine 
di  volumi  non  sono  fatte  che  per  pochissimi  lettori ,  ed  e 
cosa  ben  diflicile  lo  scevrare  in  esse  il  loglio  dalla  buona 
e  piu  utile  messe.  E  noi  portiamo  opinione  che  le  singole 
dissertazioni   onde  compongonsi  i  pochi  Atti  della  patriotica 


DEL  MODO  DI  ALLEY  ARE  IL  BESTIAME  BOVINO.     333 

societa ,  fondata  nella  patria  nostra  dall'  augusta  madre  dei 
popoli  Maria  Teresa  ,  fiirono  alia  Lonibardia  di  maggiore 
giovamento  di  cjuello  ch'  essere  lo  possano  le  voluininose 
collezioni  e  le  taiite  opere  georgiclie  a'  di  nostri  pnhbll- 
cate ;  perche  queste  contengono  noa  rare  volte  dottrine 
o  astruse  o  troppo  generali ,  od  a'  paesi  nostri  non  sempre 
convenevoli,  quelle  al  contrario  sono  lavori  di  esperti  agro- 
nomi ,  i  quali  piu  che  dalla  scienza  guldar  lasciavansi  da 
una  pratica  non  mai  interrotta. 

L'  operetta  del  sig.  Berra  e  tutta  sugosita ,  ed  e  quindl 
di  natura  tale  che  diflicilmente  presterebbesi  ad  una  ra- 
gionata  analisi.  Nol  percio  verremo  prima  accennandone 
le  precipue  parti ;  e  poi  alia  foggia  quasi  di  corollarj  ri- 
feriremo  quelle  cose  die  ci  serabrarono  piu  important!  e 
piu  degne  a  sapersi. 

Precede  un'  Introduzione ,  nella  quale  T  autore  ci  ram- 
nienta  die  siiio  dall'  epoca  in  cui  egli  pubblico  una  sua 
prima  Mtmoria  sul  bestiame  bovino  (i)  avvisato  erasi  di 
esporre  con  altro  scritto  il  niodo  pratico  d'allevarlo  e  for- 
marne  buone  razze  nostrali.  II  die  facendo  ebbe  egli  per 
iscopo  di  togliere  dalF  anlmo  della  maggior  parte  de'  no- 
stri agricoltori  1'  inveterata  ed  erroiiea  prevenzlone  che 
i  hovini  svizzeri  siano  i  soli  che  convengono  agli  usL  della 
coltlvazione  lombarda ,  e  die  I' allevare  i  nostrali  sia  fatica 
e  danaro  gettato.  Accenna  quindi  i  varj  errori  in  cui  cad- 
dero  intorno  al  giudicare  delle  bestie  bovine  gli  scrittori 
si  antichi  die  nioderni  ^  da  la  preminenza  agli  insegnanienti 
degli  odierni  agronomi  inglesi ,  perche  in  pratica  li  rico- 
nobbe  appoggiati  ai  piii  felici  risidtamenti  di  una  continuata 
e  lunga  serie  di  esperienze ;  ed  avverte  die  merce  delle 
sue  sollecitudini ,  e  ad  onta  di  niille  ostacoli  gli  riesci  di 
niantenere  in  una  cascina  poco  lungi  da  questa  citta  ora- 
mai  novanta  e  piii  vacche  per  la  fabbricazione,  de'  for- 
maggi ,  quasi  tutte  nostrali  e  nella  cascina  stessa  allevate. 
Propone  quindi  la  divisione  del  suo  trattato  cosi  espri- 
mendosi :  n  Diro  primamente  di  quello  che  e  piii  neces- 
"  sario ,  cioe  del  toro  e  della  vacca  da  latte ,  oggetti  tanto 
"  interessanti  particolarmente  per  1'  agricoltura  della  bassa 
»  Lombardia,  mostrando  altrui  il  prolitto  che  si  puo  con- 
"   seguire.    Indi    tratterb    del    mode    d'  allevare    le    iiteUe , 

(i)  Veggasi  questo  Giornale  t.  47,  pag.  a  18. 


334  I>EL   MODO   DI   ALLEVARE   IL    BESTIAME 

>i  iadicando  nello  stesso  tempo  i  mezzi  economici  che  si 
»  possoiio  usare  per  rendere  Taffare  meno  dispendioso  ». 
E  qui  egli  cl  promettc  che  in  altra  occasione  parlera  dei 
bovi  da  lavoro  e  del  modo  piu  facile  d'  ingrassare  il  be- 
stiame  da  macello.  Siccome  poi  le  scoperte  e  i  teiitativi 
di  qualche  iiiiportanza  ia  agricoltura  debbonsi  non  gia  ai 
volgari  e  merceiiarj  coldvatori ,  ostinatamente  seguaci  delle 
vecchie  abltndiai,  ma  bensi  ai  possidenti  ed  agli  agronomi 
dalla  comune  classe  distinti ,  i  quali  dandosi  la  briga  di 
leggere  si  faano  piu  agevolmente  ad  operare ,  giusta  il 
convincimento  die  ne  ricevono  dalle  ragioni  e  dai  fatti ; 
cosi  egli  protesta  che  a  quest'  ultima  classe  sono  special- 
mente  dirette  le  sue  parole.  In  una  nota  imprende  a  chia- 
rire  cio  ch'  egli  nella  sua  Mernoria  siil  besdaine  bovino  detto 
avea  intorno  al  florido  stato  in  cui  nel  secolo  XVI  tro- 
vavansi  le  mandre  in  alcuni  paesi  della  Lombardia,  e  con 
essa  risponde  ad  un'  osservazione  che  su  quella  Memoria 
stata  era  inserlta  negli  Annali  di  tecnologia  (  vol.  5.°,  fasc. 
di  luglio  ed  agosto    1827). 

II  testo,  ossia  la  materia,  dividesi  in  cinque  capitoli.  Ec- 
cone  i  titoli :  Delia  specie  bovina  in  generale  e  dell'  arte 
di  migliorare  le  razze  —  Del  toro  —  Della  vacca  —  Della 
rendita  annucde  della  vacca — •  De'vitelli  e  del  modo  d'  allevarli. 

Capitolo  i.°  Delia  specie  bovina,  ecc.  L' autore  dopo  di 
avere  succintamente  parlato  della  somma  utilita  del  be- 
stiame  bovino  si  dell' uno  che  dell'altro  sesso,  delle  varie 
loro  specie  ,  giusta  la  differenza  de'  climi  e  dei  paesi ,  e 
giusta  le  varieta  che  ne  provengono  dall'  accoppiamento 
delle  diverse  specie ;  dell'  eta  loro  e  de'  varj  modi  co'  quali 
distinguerla,  si  sofFerma  snWa  forma ,  siccome  il  piu  im- 
portante  oggetto  clie  vuole  aversi  di  mira  nella  scelta  del 
bestiame.  Per  forma  egli  intende  una  generale  simmetria  ed 
armonia  delle  parti,  cioe  una  uguale  e  proporzionata  unione 
di  lungliezza,  grossezza  e  sostanza,  ed  avverte  che  i  piii 
pratici  dell' arte  accordansi  nell' affermare  ,  tale  dover  essere 
la  forma  che  nessuna  parte  dell'  animale  appaja  alle  altre 
sproporzionata ,  ed  il  tutto  sia  distinto  da  una  generale 
pienezza  e  rotondita  di  figura.  Nel  che  aver  pero  debbesi 
I'avvertenza  che  alia  sola  bellezza  delle  parti  non  venga 
giammai  a  sacrificarsene  il  profitto.  II  clima  nostro  e  alle 
bestie  bovine  adattissimo :  eccellente  e  la  maggior  parte 
delle  nostra  pasture ,  e  quindi  non  molte  cautele  richiedonsi 


BOVINO    eCC. ,    DI   D.    BERRA.  335 

pel  niiglioramento  delle  forme  e  delle  complesslonl  di  sif- 
fatte  hestie. 

Migliorare  una  razza.  Per  razza  intendesi  la  serie  di  que- 
gli  aniinali ,  la  cui  specie  si  distingue  non  per  uccidentali 
varieta,  ma  per  caratteri  o  distlntivi  permanenti,  i  quali 
percio  trasmettonsi  dai  genitori  ai  iigliuoli.  Le  razze  deb- 
bono  essere  diverse  secondo  i  diversi  usi  cui  voglionsi 
destinare.  Quanto  alle  vacche,  diasi  la  preferenza  a  quelle 
razze,  nelle  quali  priuieggia  la  prerogativa  di  produrre 
ottiiiio  latte  e  nella  niaggiore  quaatita  possibile.  Fev  formare 
una  buona  razza  e  d'  uopo  die  gr  individui  destinati  al 
congiungimento  siano  i  nieno  imperfetti ;  per  migliorarla 
conviene  che  la  scelta  del  maschio  e  della  femmina  sia 
calcolata  in  modo  die  le  buone  qualita  di  un  individuo 
correggere   possano  i  difetti  dell'  altro. 

Due  sono  i  sistemi  finora  praticati  pel  miglioramento 
delle  razze.  L' uno  deW  incrocicchicvnento ,  quelle  cioe  di 
accoppiare  individui  della  stessa  specie  a  diverse  razze 
appartenenti ,  e  questo  fu  in  addietro  usato  come  T  unico 
in  Inghilterra  ed  in  Francia :  1' altro  ,  della  riproduzione 
nella  stessa  famiglia,  accoppiando  i  piii  perfetti  individui 
od  allievi  procedenti  dai  medesimi  genitori  senza  alcun 
riguardo  alia  loro  consanguinita.  II  secondo  di  questi  due 
metodi  e  ora  il  piii  comunemente  adottato  nella  Gran 
Bretagna.  Ma  T  autore  e  d' avviso  che  1' uno  e  1' altro  puo 
divenire  eccellente  secondo  le  clrcostanze  de'  luoglii,  e  piu 
ancora  secondo  la  diligenza ,  le  cognizioni  e  la  perizia  del 
proprietario  o  dell'  allevatore.  Quanto  a'  paesi  nostri ,  egli 
inclina  al  sistema  d'  incrocicchiamento  nell'  alta  Lombardia 
e  ne'  paesi  asciutti ,  ove  il  contadino  e  poverissimo  e  non 
niantiene  die  una  o  due  vacche  pel  bisogni  della  propria 
famiglia :  da  quindi  a  quest'  uopo  la  preferenza  all'  accop- 
piamento  con  tori  svizzeri  almeno  fino  a  che  le  razze 
lombarde  somministrar  possano  eccellenti  tori  indigeni ,  e 
percio  crede  che  ottimo  provvedimento  sarebbe  quello  di 
distribuirli  nelle  diverse  provincie  a  publiliche  spese  per 
tale  solo  oggetto ,  nella  guisa  che  si  e  tentato  di  fare  per 
la  razza  de'  cavalli. 

Quanto  poi  alia  bassa  Lombardia,  ove  mantcngonsi  nu- 
nierose  mandre ,  ed  ove  abbondano  i  mezzi  per  alimen- 
tarle  ,  egli  antepone  il  secondo  dei  due  sistemi.  A  questo 
uopo  moltissiaio  iniporta  che  il  coltivatore  scelga  ogoi  aauo 


336  DEL   MODO  DI   ALLEVARE  IL    BESTIAME 

dalla  propria  maiidra  le  migliori  vltelle  ed  i  migliorl  ma- 
schi  onde  coiiservare  il  nuniero  del  necessario  bestiame , 
e  per  tal  inodo  creare  a  poco  a  poco  una  razza  partico- 
lare ,  die  sino  dalla  nascita  sua  si  avvezzi  al  clima  ed 
alia  pastura  del  podere.  AUeviiisi  perclo  le  vitelle  di  vacche 
che  danno  molto  latte ;  ne  abbiasi  abborrlmento  a  scartare 
dalla  mandra  tutti  quegr  individui  che  mostrano  qualche 
essenziale  imperfezione.  Per  1'  accoppiamento  puo  quasi 
fondamentale  principio  stabilirsi  che  la  femmina  sla  ben 
conformata  e  coiivenienteineate  piii  grossa  d'  uiio  scelto 
toro.  La  corpulenza  della  vacca  e  senipre  in  ragione  della 
buona  qualita  e  della  quantita  de'pascoli:  ma  e  un  errore 
il  volerla  accrescere  senza  aver  prima  ben  ponderato  questo 
principio.  "  Non  conviene  (  dice  Tautore  )  tentar  d'  in- 
grandire  le  razze  indigene,  giacche  in  proporzione  ch' esse 
crescono  in  grossezza  peggiorano  nelle  forme ,  e  divengono 
ineno  forti  e  piu  soggette  alle  malattie.  >>  E  qui  egli  ri- 
porta  alcuni  precetti  lasciatici  dall'  inglese  sig.  Cline  intorno 
alia  forma  degli  animali  domestici.  Tali  sono:  che  V  animale 
abbia  ampiezza  di  polmoni ,  del  che  sono  non  dubbj  con- 
trassegni  esteriori  la  bella  forma  e  1' ampiezza  del  petto; 
forma  che  dovrebbe  avvicinarsi  alia  figura  di  un  cono 
orizzontale  ,  la  cui  base  sia  posta  verso  i  lombi.  Le  fem- 
niine  abbiano  larga  la  pelvi  onde  partorir  possano  con 
minore  difEcolta.  La  piccolezza  della  testa  e  un  contras- 
segno  della  baona  razza  dell'  animale.  La  lunghezza  del 
collo  sia  in  proporzione  dell'  altezza :  grandi  slano  i  mu- 
scoli  e  i  tendini :  a  nulla  glova  la  grossezza  delle  ossa. 
Quegll  animali  che  hanno  le  ossa  plii  fine  e  piii  piccole 
sono,  generalmente  parlando ,  i  meglio  conformati ,  i  piu 
sani,  i  piu  forti,  e  di  carni  migliori.  Tale  e  1' osserva- 
zione  anche  di  un  altro  celebre  agronomo  inglese ,  il  sig. 
Culley. 

Cap.  IL  Del  toro.  Alia  divisata  propagazione  della  mandra 
e  d'  uopo  innanzi  tutto  il  non  perdonare  ne  a  dispendio , 
ne  a  fatica ,  onde  aver  tori  dalle  migliori  razze  prove- 
nienti.  «  II  toro  debb'  essere  di  una  statura  mezzana  :  sia 
la  testa  non  troppo  grossa,  e  siano  picciole  le  corna;  la 
fronte  spaziosa  e  coperta  di  un  pelo  arricciato ;  le  orec- 
chie  Innghe  •,  grandi  e  vivaci  gli  occhi,  e  lo  sguardo  plut- 
tosto  fiero ;  le  nari  aperte ;  il  collo  corto  e  gi-osso  che 
esca  da  spalle  larghe    e    carnose ,    e  con  una  dolce  curva 


BOVINO    eCC. ,    Dl    D.    BERRA.  Soj 

s'  impiccolisca  la  clove  si  uiiisce  al  capo ;  il  petto  grande 
con  ampia  giogaja  die  casclii  e  scenda  sino  alle  giaoccliiai 
gambe  corte  e  nervose ;  coda  lunga  e  crinita ;  cuojo  grosso 
non  aspro,  ne  daro  a  toccare ,  ma  morbido  con  pelo  lu- 
cido.  Allorquaado  il  toro  ha  tutte  le  premesse  qualita  uaisce 
anco  la  docilita ,  s' avvicina  di  niolto  alia  peifezione ,  qua- 
lunque  ne  sia  il  colore  ,  a  malgrado  die  i  tori  die  compe- 
rano  i  Lombardi  dacli  Svizzeri  siano  sieneralmente  di 
colore  oscuro.  " 

II  toro  e  atto  alia  generazione  nel  secondo  anno  dell'  eta. 
sua.  E  un  errore  il  credere  che  quest'  animale  non  sia 
atto  alia  propagazione  prima  d'aver  compiuti  i  tre  anni. 
L'autore  alleva  ogni  anno  un  toro  scelto  fra  i  mlgliori 
uiaschi,  e  due  ne  tiene  nella  mandra  pel  coprimento  delle 
vacclie  i  r  uno  delT  eta  di  un  anno  compiuto,  T  altro  di 
due^  il  primo  pel  coprimento  deile  giovenclie ,  il  secondo, 
cioe  il  piu  vecciiio  e  quindi  il  piii  grosso,  pel  coprimento 
delle  vacdie.  Questo  dopo  il  terzo  anno  vien  destinato 
al  macello.  L'  esperienza  gli  ha  insegnato  essere  si  fatto 
metodo  il  piii  utile,  il  piii  sicuro:  e  di  fatto  la  stessa  Sviz- 
zera  si  serve  di  tori  giovanissimi.  Tale  metodo  giova  spe- 
cialinente  ne'paesi,  ove  come  nella  Svizzera  e  grande 
feracita  di  pascoli.  Aggiungasi  che  d'  ordinario  il  toro  e 
quieto  e  docile  sino  al  quarto  anno,  ma  poi  divien  tiero 
e  indomabile.  Un  toro  e  bastevole  per  3o  sino  a  35  vac- 
che  e  talvolta  anche  di  piii,  secondo  le  pariicolari  e  varie 
circostanze.  E  nocevole  1'  uso  di  prestare  il  proprlo  toro 
pel  coprunento  delle  altrui  vacche,  perclie  fannosi  esauste 
le  sue  forze ,  e  ci  ha  pericolo  ch'  esso  contragga  mali  epi- 
demici.  II  toro  vuol  essere  sempre  alimentato  con  ottiino  fo- 
raggio,  massime  nel  tempo  della  monta,  presso  la  qual  epoca, 
specialmeute  quando  e  un  solo  ad  uso  di  tutta  una  mandra, 
giova  anclie  il  dargli  qualche  pugno  di  vena  o  d'  orzo. 
L' autore  vende  i  suoi  tori  a' macellai  ordinariamente  dopo 
due  anni  di  servizio:  il  prezzo  medio  die  ne  trae  e  di 
lir.   3oo   milanesi  (  franclii   2  3o  )   per  ogni  individuo. 

Cap.  III.  Della  vacca.  L'  autore  comincia  da  varie  ed 
opportune  osservazioni  suUe  razze  delle  vacche  svizzere, 
essendo  clic  dalla  Svizzera  proviene  la  maggior  parte  delle 
vacche  die  mantengonsi  nella  Lombardia  e  specialmeute 
ne'  paesi  svizzeri.  Le  piii  grandi  vacche  svizzere  ,  che 
danno  molto  latte  e  nieglio  servono  alia  fabbricazione  dei 

BiOl.   Ital.  T.  LV.  -21 


oio  DEL    MODO    DI    ALLEVARK    IL    BESTIAME 

nostri  fonnaggi ,  sono  quelle  del  Sinimenthal  e  di  Saaneii 
uel  cantone  di  Berna ,  e  quelle  di  Gruyeres  nel  cantone 
di  Frihiirgo :  distinguonsi  per  un  colore  bianco-rosslccio. 
Fors' anche  migliori  sono  quelle  del  cantone  di  Svitto  , 
clie  distinguonsi  particolarmente  per  la  sottigliezza  della 
pelle ,  e  per  le  ganibe  che  hanno  minore  lunghezza  di 
quelle  delle  altre.  II  valor  medio  di  tali  vacche  e  dai  20 
ai  3o  luigi  al  pajo.  La  vacca  di  razza  migliore  si  distin- 
gue per  la  testa  non  troppo  grande ,  le  corna  corte ,  le 
nari  aperte ,  il  collo  sottile,  il  petto  largo,  la  giogaja 
grande  e  pendente ,  i  lombi  larghi  e  carnuti ,  la  scliiena 
dritta  ,  le  ganibe  piuttosto  corte,  grandi  le  popjje  e  di 
pelle  sottile  coi  capezzoli  lunghi  collocati  ad  uguale  di- 
stanza ,  la  pelle  morbiccia  e  non  grossa ,  il  corpo  lungo  , 
la   coda   lunga  e    sottile. 

La  vacca  da  indizj  d'  essere  in  cnlrlo  col  muggir  fre- 
quente,  col  saltare  sopra  le  altre  vacche  ,  col  gonfiarsi  della 
sua  vulva,  e  col  niostrare  un' inquietudine  tormentosa.  Tra 
il  concepire  ed  il  parto  passano  generalinente  quaranta  o 
quarantuna  settimane.  Una  vacca,  trattone  alcune  parti- 
colari  circosfanze ,  non  partorisce  ogni  volta  cbe  un  sol 
vitello ,  di  rado  due,  ed  allora  il  piii  delle  volte  1' uno 
e  maschio  ,  T  altro  femmina.  La  stagione  piii  convenevole 
al  coprimento  delle  vacche  e  dal  maggio  a  tutto  il  giugno. 
Quanto  alle  giovenche  ,  alcuni  sono  d'  avviso  che  non 
debbaoo  farsi  coprire  se  non  conipinti  i  tre  anni  delP  eta 
loro.  Ma  anche  in  cio  abbiasi  riguardo  alle  circostanze 
del  clima  ed  alia  feracita  de'foraggi,  sicche  in  ragione 
del  clima  e  de'  foraggi  possano  sommettersi  al  coprimento 
anche  un  anno  prima.  Abbiasi  cura  che  le  giovenche  ven- 
gano  coperte  da  un  toro  giovane  e  leggiero,  giacche  i 
tori  pesanti  e  1  troppo  grossi  sono  in  cio  cagione  di  gran- 
dissimi  incotivenienti.  E  qui  T  autore  suggerisce  i  nietodi 
da  praticarsi  allorclie  la  vacca,  benche  in  calore,  ricusa 
di  lasciarsi  coprire,  e  i  metodi  ancora  co' quali  riconoscere 
se  una  vacca  abbia  conceputo,  non  che  II  vario  stato  del  feto 
a  mano  a  mano  ch"  esso  va  ingrandendo.  Egli  vorrebbe  che 
merce  del  capo  mandriano  si  tenesse  un  accurato  registro 
degli  straordinarj  accidenti  che  ogni  di  occorrono  in  una 
niandra  specialmente  nella  gravidanza  delle  vacciie  ,  ed  a 
tale  oggetto  propone,  quasi  ad  esemplare,  una  sua  tabella. 
Si  prevengano   tutte   le   cagioni    dcU' aborto.    Tali  souo  fra 


O  '>. 


BOViNO   ecc. ,   DI  D.   BF.nRA.  66r) 

Ic  altre  la  debolezza  o  la  mancanza  delle  loro  forze  ,  11 
teaerle  troppo  strette  nella  stalla ,  il  permettere  die  al 
pascolo  o  nel  heve  le  une  saltiiio  su  le  altre,  lo  spaven- 
tarle  e  farle  correre  o  saltar  fossi ,  il  costringerle  ad  iiscire 
attruppate  dalla  porta  della  stalla.  La  vacca  vuol  essere 
particolarmente  sorvegliata  quaado  e  vicina  al  parto.  E 
un  errore  il  diminulr  loro  il  natrimento  ia  tale  prossiraita: 
quest' uso  diminuisce  le  loro  forze  mnsculari,  dalle  quali 
dipende  la  necessarla  energia  per  ispignere  fuori  il  vitello. 
ladizj  deir  avviclnarsi  del  parto  sono  lo  scemarsi  del  vea- 
tre ,  il  corpo  die  fassi  vie  piii  turgido ,  1'  umore  die  scola, 
le  poppe  die  si  goafiano  e  distendono ,  ecc.  La  vacca  vi- 
cina al  parto  venga  collocata  in  luogo  comodo  e  largo; 
abbia  un  letto  abbondante  di  paglia  e  strami  asciutti :  sia 
tal  luogo  ben  arioso ;  caldo  se  nel  verno ,  ma  non  di  troppo  ; 
d' estate ,  scevro  di  mosche  per  quanto  e  possibile.  L' au- 
tore  passa  quindi  ad  indicare  quelle  praticbe  die  piu  ne- 
cessarie  sono  percbe  un  parto  felicemenle  riesca  :  osserva 
essere  in  una  gran  parte  della  Lombard  ia  assai  difettosa 
la  scienza  veterinarian  duolsi  perdie  si  ditlicile  incarco  venga 
d'ordiuario  atlidato  alia  grossolana  ignoranza  de' famigli  o 
cuslodi  delle  vaccbe,  dal  die  sovente,  oltre  la  perdita  del 
vitello,  succede  quella  ancora  della  mad  re ;  propone  i  rae- 
todi  da  praticarsi  dopo  il  parto,  e  loda  1' uso  de'beveroni 
caldi. 

Importiintlssima  e  la  scelta  dell'alimento  per  le  vacclie  , 
della  pastura  verde  ugualmente  die  della  secca.  II  foraggio 
non  puo  mil  dirsi  nniritivo  di  troppo.  Ne' paesi  asciutti, 
ove  d' inverno  mancar  suole  il  foraggio ,  si  faccia  uso  delle 
rape  e  de'  pomi  di  terra.  L'  autore  tento  la  coltivazione 
delle  rape  inglesi .  bramando  di  conoscere  se  mai  d' in- 
verno coavenisse  fame  uso  per  iiutrire  le  nostre  mandre 
da  casoiie  .  ma  1' esperimento  non  elibe  efFetto,  giaccbe 
sifTatte  rape,  prima  della  maturanza ,  vennero  di  notte 
tempo  rnbate.  La  cosa  aiido  altriraenti  nella  coltivazione 
del  cavolo  Brassica  Olcracea  s:h'estris  L.  ( thou  cavalier  dei 
Francesi  )f,  egli  pero  non  ne  consiglia  I'uso,  perche  tal  cavolo 
fa  deterioiar  il  latte  ,  dii  al  butirro  un  odor  disgustoso ,  ed 
e  a  temersi  cbe  non  lo  dia  anclie  al  formaggio.  Molto  im- 
porta  ancora  che  le  acque  destinate  ad  abbeverare  le 
vacche  siano  cliiaie  e  limpide,  non  troppo  fredde  ne  di 
estate  ne  d"  inverno.   I  mali  si  funesti    al    grosso   bestiame 


340  DEL    MODO    DI    ALLEVARE    IL    BESTIAME 

neir  alta  ed  asclutta  Lombardia  provengono  per  lo  piu 
dal  costrignerle  nell'  estate  a  bere  acque  piovane  e  limac- 
ciose  stagnaati  in  fosse  o  pozzanghere. 

Non  metio  della  buona  qualita  dell'  alimento  e  necessaria 
nella  cultura  delle  vacche  una  somma  pulitezza.  La  stalla 
percio  ed  il  cosi  detto  Barco  siano  luoghi  ben  asciutti  ed 
ariosi ,  con  paviniento  ben  lastricato  e  ammattonato  mo- 
deratamente  chino  in  gnisa  die  le  orine  non  abbiano  a 
sofFermarsi ,  raa  scolino  in  un  canaletto  Inngo  il  suolo ,  e 
da  esso  passino  in  una  cisterna  chiusa  e  fuori  della  stalla. 
Se  ne  spazzi  il  letame  due  volte  al  giorno ,  e  vi  si  ri- 
metta  il  letto  con  paglia  o  strame  ben  secco.  Errano  quei 
fittajuoli,  che  per  una  mal  calcolata  economia  tengono  i 
loro  animali  sul  nudo  terreno  tutti  di  stereo  schifosamente 
ingombri.  I  famigli  siano  ben  provveduti  di  stregghie,  e 
ne  usino  almeno  due  o  tre  volte  la  settimana. 

L'  USD  di  condurre  le  vacche  al  pascolo  nella  primavera 
non  e  scevero  di  gravi  inconvenienti :  questi  sono  dall'  au- 
tore  opportunamente  accennati.  L'  esperienza  ha  dimostrato 
che  la  vacca  e  assai  piii  proficua  quando  viene  tutto  T  anno 
allmentata  nella  stalla.  I  Tedeschi  con  replicati  esperimenti 
dimostrarono  che  due  vacclie  nodrite  tutto  1'  anno  nella 
stalla  danno  maggior  lucro  che  tre  vacche  mantenute  nei 
pascoli ,  oltre  il  guadagno  che  con  questo  metodo  ricavasi 
dal  letame.  La  vacca  suol  facilmente  nausearsi  dell'  erba 
bagnata.  Un  esperto  agricoltore  percio  debb'  essere  sem- 
pre  provveduto  di  una  proporzionata  quantita  di  foraggio 
secco  j  e  tanto  piu  quanto  che  giova  ancora  il  cangiare 
pascolo  alia  vacca  di  tempo  in  tempo.  In  qualsivoglia  si- 
stema  poi  di  mantenere  le  vacche  sia  al  pascolo,  sia  nei 
chiusi  ,  ricordisi  1' agricoltore  ch' esse  sono  dilicate  piu 
di  quello  che  comunemente  si  creda ,  e  che  il  piu  delle 
volte  risentonsi  de'  grandi  cangiamenti  dell'  atmosfera. 

La  vacca  e  molto  lattosa  «  quando  ( cosi  1'  autore )  e 
fornita  di  un  amplo  ventre  f,  di  poppe  di  pelle  sottile  e 
di  grande  capacita ,  mentre  la  natura  generalmente  pro- 
porziona  i  vasi  ai  fluidi  che  vi  debbono  capire ;  di  vene 
lattee  grosse  e  ben  marcate ,  di  capezzoli  lunghi  e  non 
troppo  vicini  gli  uni  agli  altri ;  e  sopra  tutto  quando  sia 
di  una  magra  apparenza  di  corpo  che  mostri  dlfticolta  ad 
ingrassare.  "  Egli  poi  e  d'avviso  che  traggasi  maggior 
guadagno  da  una   vacca  mezzana  die  da  una  grossa,  e  ne 


BOVINO    CCC,    DI    D.    BERK  A.  841 

dii  le  ragioQi.  L'  eta  nella  quale  la  vacca  suol  essere  piu 
utile  e  dal  quarto  anno  al  quinto,  ed  anche  sino  all'ottavo, 
purche  stata  non  sia  sforzata,  giusta  il  linguaggio  de' no- 
stri  contadini,  dalla  quantith  o  qualita  della  pastura.  E  qui 
r  autore  vieii  parlando  del  latte ;  del  grande  profitto  die 
pu6  trarsene  e  delle  cure  die  praticar  debbonsi  ond' averlo 
perfetto  e  ben  prepararlo  specialmente  per  la  fabbrica- 
zione  de'  formaggi.  Tra  le  quali  cure  ei  pone  per  la  prima, 
die  il  locale  destinato  per  riporre  il  latte  nella  state  sia  posto 
a  tramontana ,  hen  riparato  dal  sole  ,  sia  arioso ,  asciutto , 
lontano  da  ogni  iinniondezza ,  da''  letamaj ,  e  fin  anche  dalle 
stalle ,  il  cui  ambiente  non  oltrepassi  mai  il  iS  o  tutt'  al  piit 
il  16  grado  del  terinoinetro  di  Reaumur.  laiportanti  ci  sem- 
brano  pure  le  avvertenze  ch'  egli  ci  da  intorno  all'  arte  di 
faljbricare  il  formaggio.  A  parer  suo  grandemente  giova 
la  personale  assistenza  delf  esperto  ed  intelligente  agricol- 
tore :  osserva  die  la  piu  parte  de' proprietarj  di  raandre 
con  gravissinio  danno  del  loro  interesse  non  assistono  al 
niugnimento  delle  vacche  ,  operazione  della  massima  Ira- 
portanza  die  presso  di  noi  eseguire  suolsi  due  volte  ogni 
24  ore.  Abl^iasi  cura  die  tale  operazione  sia  fatta  non  ru- 
vidamente  e  colla  massima  pulitezza.  «  In  Inghilterra  (  cosi 
r autore  in  una  nota  )  prima  di  mngnere  una  vacca,  le 
donne  alle  quali  e  coraunemente  alKdata  questa  incumbenza, 
dopo  essersi  lavate  Ijene  le  mani  e  le  braccia,  principiano 
r  operazione  col  lavare  le  poppe  della  vacca  con  acqua 
fresca  tamo  nella  state  che  nell'  inverno  "  :  cosa  salutevole 
e  grata  aU'animale,  e  ad  un  tempo  opportunissima  per 
conservar  sano   il  latte. 

Cap.  IV.  Delia  rendita  annuale  della  vacca.  u  II  profitto 
(  cosi  r  autore  )  die  si  puo  ricavare  direttainente  o  indi- 
rettamente  dai  concinii  che  si  raccolgono  mantenendo  la 
vacca  i  il  danaro  die  si  ottiene  dalla  vendita  del  vitello , 
dalla  vendita  del  latte  o  dalla  fobbricaziono  del  formaggio, 
e  finalinente  quel  guadagno  die  si  fa  alimentando  un  certo 
numero  di  porci  cogli  avanzi  dello  stesso  latte  ,  costitui- 
scono  la   rendita  di  cui  si  tratta.   " 

II  prodotto  del  letame  e  di  tale  importanza  che  fra  noi 
non  pochi  ed  avveduti  agricoltori  mantengono  intere  stalle 
di  Imoi  al  solo  intento  di  ammassarne  il  concime  per  la 
coltivazione  de'  loro  terreni.  L'  autore  suUa  sua  propria 
esperienza    aflferma    che    So     vacche     mezzane     mautenute 


342  DEL    MODO    DI    ALLEVARE    IL    EESTIAME 

sempre  nella  stalla  ,  e  pel  cui  letto  s'  impiegano  annualmente 
5oo  fascl  di  paglia  ben  secca  e  ben  rotolata ,  s}\  daimo 
65oo  braccia  cubiclie  ili  letame  fresco,  il  cui  >valore  viene 
da  lui  calcolato  in  12  soldi  circa  per  ogni  braccio  cubico, 
dedotta  pero  la  spesa  della  paglia  clie  puo  valutarsi  soldi 
So  al  fascio.  Al  letame  solido  aggiugnesi  il  liquido,  ossia 
il  piscio  die  pei  canaletti  scolar  dovrebbe  nelle  sotterranee 
cisterne  fabbricate  fuori  della  stalla ;  nell'  iiso  del  qual 
liquido  prescrivonsi  dalT  autore  alcune  cautele  onde  non 
abbia  ad  essere  di  danno  alia  cotica  de'  terreni.  IMerce  del 
mantenimento  delle  vacclie  un  altro  utilissimo  ingrasso 
puo  ottenersi  col  letame  liquido  de'  porci ,  i  quali  alimen- 
tansi  cogli  avanzi  del  latte  dopo  la  fabbricazione  del  for- 
maggio.  L'  autore  viene  qui  accennando  le  cautele  clie 
praticar  delilionsi  quanto  a  siffatto  concime ,  si  nel  conser- 
varlo  nelle  tinozze,  e  si  ancora  nello  spargerlo  sui  terreni. 
Un  vitello  di  quattro  o  cinque  giorni ,  cioe  nel  tempo 
che  il  latte  della  madre  non  e  buono  che  pel  solo  man- 
tenimento di  esso  ,  non  puo  valutarsi  piu  di  12  a  i5  lire 
milanesi.  II  suo  valore  va  crescendo  in  ragione  del  latte 
che  impiegasi  per  alimentarlo  e  che  vien  quindi  sottratto 
agli  altri  piu  importanti  usi.  —  Variabile  al  sommo  e 
la  rendita  del  latte.  Ci  ha  delle  vacche  che  nel  periodo 
di  24  ore  danno  3o  e  piu  boccali  di  latte;  altre  ce  ne 
ha  che  non  ne  somministrano  piu  di  cinque  o  sei  boccali : 
alcune  ne  danno  una  prodiglosa  quantita  appena  che  ab- 
biano  partorito,  ma  poi  vanno  a  mano  a  mano  sceman- 
dolo  neir  accostarsi  ad  un  nuovo  parto.  L'  autore  fa  qui 
la  rassegna  delle  piu  rinomate  razze  d'Europa,  e  in  tutte 
riscontra  piii  o  meno  tali  varieta  nella  produzione  del 
latte.  Dalla  propria  sua  esperienza  ,  e  giusta  anche  i  dati 
che  gli  avvenne  di  procurarsi,  gli  risulto  che  una  vacca 
sul  Lodigiano  si  alto  clie  basso  produce  in  un  anno  dalle 
3o  alle  32  brente  di  latte;  sul  Pavese  dalle  84  alle  36;  e 
sul  basso  Milanese  nelle  cascine  poste  di  sopra  e  di  sotto 
della  citta ,  dalle  36  alle  40.  Dee  pero  notarsi  che  il 
latte  del  Lodigiano  supera  di  molto  in  bonta  quello  del  Pa- 
vese e  del  Milanese.  —  II  prezzo  del  latte  e  quasi  sempre 
in  ragione  di  quello  del  burro  e  del  formaggio.  In  questo 
anno  esso  puo  valutarsi  dalle  lire  7.  10  alle  8  milanesi; 
prezzo  inferlore  a  quello  degli  anni  scorsi.  L"  aittore  vien 
qui  accennando  anclie  il  comraercio   che  si  fa  del  latte  coi 


BOVINO    ere,    DI    D.    BERRA.  $43 

cos\  detti  Uittari  per  uso  della  citta  ,  noa  clie  le  consue- 
tudini  die  sono  presso  di  noi  in  vigore  per  tale  commer- 
cio.  —  Come  annuale  reiidita  della  vacca  puo  fiualinente 
coasiderarsi  la  mandra  de'  porci  die  si  alimetitaiio  col  siero 
e  cogli  avanzi  delle  parti  caseose,  estratto  die  siasi  il 
cacio  dalla  caldaja.  L'  aiitore  accenna  qui  i  metodi  die 
giusta  la  diversita  del  paesi  nostri  praticansl  nelT  alleva- 
mento  de' porci ,  il  prezzo  die  puo  trarsi  dalla  loro  ven- 
dlta  ed   il  calcolo  delle  spese   die  occorrono    neirallevarli. 

Ma  ad  ottenere  dalla  coltura  delle  vacclie  tutti  gli  aa- 
zidetti  lieneficj  occorrono  noa  pochi  dispendj ,  die  sono 
dair  autore  con  soiuma  accuratezza  calcolati.  E  priiuiera- 
niente  1'  interesse  del  capitale  die  sborsar  coiivlene  per 
racqiiisto  della  mandra.  II  prezzo  medio  di  una  vacca  da 
cascina  o  da  casone  e  di  milanesi  lir.  3 60.  Supponendosi 
die  la  mandra  consti  di  5o  vaccIie,  ne  risulterelilie  la 
soniraa  di  lir.  18000,  die  all' interesse  del  5  per  100 
])orterel)l)e  1"  annua  spesa  di  lir.  900.  A  tale  interesse  debbe 
aggiugnersi  1' annua  perdita  delle  vacche  o  per  vecdiiaja 
o  per  malattia  o  per  lo  scarto  die  convien  fame  ogni 
anno.  Nel  Lodigiano  e  nel  Pavese  sopra  5b  vacche  se  ne 
scartano  generalmente  otto  o  nove  :  iiiaggiore  e  lo  scarto 
nelle  cascine  de'  dintorni  di  Milano  ,  ove  i  prati  irrigansi 
coUe  pinguissime  acque  die  passauo  per. la  citta.  In  tutte 
qiieste  possessioni  viene  pressoche  interamente  riunovata 
la  mandra  nello  spazlo  di  quattro  anni.  Calcolato  il  pro- 
dotto  delle  vacche  scartate ,  in  ragione  del  prezzo  die  se 
ne  trace  dalla  loro  vendita ,  risulta  1' annua  perdita  di 
circa  milanesi  lir.  i5oo  sopra  una  mandra  di  5o  vacche. 
A  questa  somma  aggiungansi  lir.  5oo  per  la  perdita  pro- 
veniente  dalle  ordinarie  malattie ,  ed  altre  lir.  355  per  le 
perdite  cagionate  da  mali  epidemicl  ,  supponendosl  die 
nel  corso  di  18  anni  una  mandra  non  ne  venga  attaccata 
die  una  sola  volta.  A  tutt'  i  quali  dispendj  debbonsi  pur 
aggiugnere  il  salario  e  il  manteuimento  de'famigli,  l' iinpor- 
tare  de'  lumi  per  la  notte ,  degli  arnesi ,  del  sale  ,  delle 
medicine  e  di  molt'  altri  simill  oggetti. 

Ove  fabbricasi  il  forinaggio  ,  oltre  piii  altre  minute 
spese ,  della  caldaja ,  dello  zaflerano ,  del  sale  ecc. ,  ci  ha 
pure  quella  del  cosi  detto  Casaro ,  il  cui  salario  e  maa- 
teniinento  costiiuisce  una  somma  non  miiiore  di  milanesi 
lir.    loco.    E    questa    la    piu    importante    persona    in    una 


344  D^^    MODO    Dl    ALLEVARE    IL    BF.STIAME 

casclna  lombarda.  Gual  se  la  falibricazione  del  formaggio 
riesce  infeliceniente !  Incalcolabili  iie  soiio  i  danni ,  e  pro- 
venire  lie  puo  la  rovlwa  del  ilttajuolo.  "  Qnaado  si  con- 
sidera  ( dice  opportunameiite  T  autore  in  una  nota )  che 
le  rovinose  perdite  che  sofFrono  i  nostri  fittajuoli  a  cagione 
della  fabbricazione  sbagliata  de' caci ,  sono  per  lo  piu  da 
attribuirsi  all'  ignoraaza ,  e  talvolta  anche  alia  nialvaglta 
de'  nominati  Casari ;  quando  si  considera  che  nelle  maai 
di  tali  persone  e  posto  quasi  tutto  il  loro  avere ,  e  che 
non  poche  famiglie  si  veggono  di  tempo  in  tempo  ridotte 
alia  miseria  per  le  cattive  qualita  di  un  Casaro  ;  non  si 
sa  capire  il  perche  molti  fittajuoli  facciano  tanti  sforzi 
per  educare  i  loro  figliuoli  in  tutt'  altra  professione  ,  in 
luogo  di  quella  che  realmente  sarebbe  pur  troppo  la  piu 
opportuna  alle  loro  circostanze.  Ma  per  Dio !  in  vece  di 
avere  nella  famiglia  un  cattivo  legale  o  un  prete  ozioso, 
non  sarebbe  egli  di  gran  lunga  piu  vantaggioso  che  ua 
figlio  fosse  per  tempo  ammaestrato  nell"  arte  di  fabbricare 
il  formaggio ,  e  a  lui  piuttosto  che  ad  un  estraneo  fossero 
poi  alBdati  gl'  interessi  dell'  azieuda  ?  »  Parole  piene  di 
senno  e  di  prudenza ! 

Ma  tra  le  spese  la  piii  notabile  e  quella  del  giornaliero 
mantenimento  della  mandra.  In  cio  e  d'  uopo  innanzi  tutto 
conoscere  il  modo  di  poter  abbondevolmente  nutrire  la  mag- 
gior  quantita  possibile  di  bestiame  col  prodotto  della  minor 
superficie  di  terreno ;  lo  che  ridonda  non  poco  anche  a 
vantaggio  dello  Stato  rimanendo  molto  maggior  terreno  per 
la  coltlvazione  de'  grani.  L'  autore  espone  quindi  le  spese 
deir  annuo  mantenimento  d' una  vacca  nel  terri^orio  Inglese, 
nel  lodigiano  e  nel  milanese ;  ma  soffermasi  specialmente  sui 
prati  a  marcita  di  quest'  ultimo,  richiamando  cio  che  sul 
niedesimo  argomento  egli  ha  gia  pubblicato  in  altra  sua  ope- 
retta. Bellissmie  sono  le  pratiche  ed  ecoiiomiche  osservazioni 
che  da  lui  espongonsi  su  questo  importantissimo  oggetto,  e 
dalle  quali  risulta  che  I' annua  spesa  della  coltura  di  per- 
tiche  270,  prato  a  marcita,  e  di  circa  milanesi  lir.  6333. 
A  corapimento  di  questo  capitolo  egli  ha  aggiunte  tre  di- 
stinte  tavole,  nelle  quali  contiensi  per  approssimazione  il 
conto  di  una  mandra  di  5o  vacciie  mantenute  nel  Pavese, 
nel  Lodigiano  e  nel  Milanese.  In  una  nota  poi  assai  bene 
ragionata  imprende  a  rettilicare  alcuni  errori  del  Gioja ,  la 
dove  questi  nel  capo   5.°  della  sua  Filosofia  della  Statistica 


BOVINO    CCC.  ,    DI    D.    BERR.\.  845 

pnrla  delle  annue  spese  per  la  coltivazione  de  prati  irri- 
eiciti.  Del  clie  vog;Iiaino  av\ertiti  gli  editori  della  ristampa 
die  delle  opere  di  quel  celebre  economista  vien  ora  esc- 
guendosi. 

Cap.  V.  Dei  vitelli.  «  In  due  modi  (dice  1' autore )  si 
puo  trar  profitto  dai  vitelli :  T  uno  si  ottiene  autrendoli 
con  latte  per  un  dato  tempo,  iiidi  vendendoli  ai  macellaii 
1' altro  allevandoli  pei  difFerenti  usi  deiragricoltura.  "  Non 
ci  e  possibile  di  qui  tutte  riferire  le  praticlie  dall'  autore 
iatorno  a  si  importance  oggetto  suggerite.  Noi  ci  appa- 
gheremo  di  accennarue  alcune.  —  E  un  errore  il  perraet- 
tere  che  il  vitello  ne'  prinii  giorni  venga  nudrito  sino  alia 
sazieta ,  dal  die  nasce  la  maggior  parte  delle  malattie  che 
Id  attaccano  ne'  primi  quindici  giorni  dalla  nascita  sua. 
Ne  sia  dunque  moderato  T  alimento  in  tali  primi  giorni , 
e  si  divida  in  tre  pasti  al  giorno.  —  In  generale,  presso 
di  noi,  sei  o  sette  settimane  bastano,  perche  un  vitello 
mantenuto  a  solo  latte  raggiunga  il  peso  delle  110  alle  ii5 
libbre  di  28  once.  —  Giova  di  piii  che  non  poppi  se  non 
il  latte  della  propria  madre.  —  Appena  nato  non  si  leglii ; 
cio  suol  essere  pericoloso.  —  Tengasi  pulitissimo  con  un 
letto  abbondante  di  paglia  o  foglie  ben  secciie  e  ben 
asciutte.  —  E  bene  che  il  recinto  ove  sono  piii  vitelli  sia 
diviso  con  moblli  steccati  in  tanti  spazj  quanti  sono  i 
vitelli.  —  Neir  Inghilterra  per  conciliar  loro  la  tranquillita 
od  il  sonno ,  ottirao  mezzo  perche  ingrassino  meglio  e 
pill  presto,  si  danno  loro,  un  quarto  d' ora  da  che  hanno 
poppato  o  bevuto,  tre  o  quattro  pallottole  della  grossezza 
di  un  nocciolo  composte  di  farina  di  frnmento  e  di  alcune 
coccole  di  ginepro  schiacciate  e  pos(!ia    insieme  impastate. 

Quanto  poi  ai  vitelli  che  voglionsi  allevare  per  uso 
dell"  agricoltura ,  scelgansi  sempre  quei  che  nati  sono  da 
madri  eccellenti.  —  Abbiansi  per  essi  tutte  le  anzidette 
cure  pel  nutrimento,  per  la  pulitezza  e  pel  letto.  —  Ven- 
gano  ogni  di  leggeriuente  stroiinati :  cio  non  meno  della 
pulitezza  giova  a  tenerli  sani  dalla  scabbia  e  dalla  stizza.  — 
I  vitelli  vanno  ne'  primi  mesi  facilmente  soggetti  alia  diar- 
rea ,  malattia  il  piii  delle  volte  t'ataie  ,  che  proviene  dalla 
poca  nettezza ,  ma  piu  ancora  dall"  indigestione.  E  qui 
r  autore  annovera  i  metodi  co' quali  provvedere  a  tali 
inconvenienti ,  e  come  spoppare  si  posja  il  vitello  ed  av- 
vezzarlo  ad  altri  alimenti.   Tali  alimenti  sono  il  latte  stesso 


3^6  DEL    MODO    ni    ALLEVARE    TL    EESTIAME 

da  cu'i  gia  tolto  se  ne  sla  il  fiore  per  fanie  butirro ,  il  te 
di  fieno,  il  liiiseme ,  la  farina  dell' avena  inacinata,  le 
rape  e  i  pomi  di  terra  e  simili;  tutti  i  quali  cil5i  si  deb- 
bono  far  loollire  e  adoperare  inoderatamente  caldi.  Facciasi 
poi  ill  modo  die  1'  allievo  si  avvezzi  il  piu  presto  possi- 
bile  al  fieno  od  all' erba  secondo  la  stagione.  Ma  noi  sa- 
remmo  costretti  a  qui  trascrivere  tutte  le  parole  dell'  aii- 
tore  ,  se  riferir  volessiino  le  varle  ed  importanti  pratiche 
cbe  su  quest'  argomento  vieii  egli  esponendo.  Dalla  sua 
stessa  esperienza  poi  risulta  clie  il  totale  annuo  manteni- 
niento  di  tre  vitelle  puo  calcolarsi  in  inilanesi  lir.  35i.  ii.  9. 
Al  quale  proposito  ci  offre  due  tal)elle ,  1'  una  dell'  ain- 
montare  delle  spese  fattc  pel  manteniinento  di  un  anno  di 
tre  vitelle  di  razza  mezzana  dal  28  agosto  1827  al  28 
agosto  1828,  e  r  altra  del  progressiva  accresciinento  del 
peso  delle  dette  tre  vitelle  distinto  di  mese  in  mese.  —  Le 
vitelle  divenute  giovenche  entrano  in  calore  piu  presto  o 
pill  tardi  giusta  la  loro  complessione  e  compluto  clie  ab- 
biano  un  anno  e  sei  mesi :  sono  quindi  ammesse  al  toro , 
e  partorir  sogliono  verso  1'  eta  di  due  anni  e  tre  mesi , 
senza  die  alcuna  di  esse  sofFerto  abbia   verun   malore. 

Da  tutte  le  quali  osservazioni ,  e  piu  ancora  dalla  sua 
propria  esperienza,  I'autore  deduce  non  essere  anche  agli 
agrlcoltori  della  bassa  Lombardia  cosa  difficile  od  impro- 
pria  r  allevare  tutte  le  vitelle  die  annualmente  abbisognano 
per  la  mandra ,  almeno  in  que'  paesi ,  ove  a  quest'  uopo 
prestansi  i  pascoli  e  le  situazioni.  Risponde  quindi  all'  obbie- 
zione  da  alcuni  proposta,  essere  cioe  il  guadagno  clie 
inimediamente  si  ritrae  dalle  vacclie  forestiere  gia  frutti- 
fere  di  gran  lunga  niaggiore  di  quello  che  ottiensi  dalle 
indigene  o  nostrali :  ramnienta  die  le  vacclie  provenienti 
dalla  Svizzera  pel  compimento  delle  nostre  mandre  sono 
deir  eta  di  tre  anni  compiuti,  e  die  hanno  gia  partorito 
due  volte  o  sono  vicinissime  al  secondo  parto.  Contrap- 
ponendo  poi  le  antecedent!  sue  osservazioni  ci  da  una 
tavola  di  confronto  che  noi  qui  riportiamo  in  tutta  la  sua 
integrita. 


BOVINO    CCC-,    DI    D.    BKRRA. 


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348        DEL  MODO  DI  ALLEVARE  IL  BESTIAME  ,  CCC. 

Noi  credlamo  clie  tra'  nostri  agrlcoltori  non  ci  sara  al- 
cuno  il  quale  non  trovi  utilissima  quest'  operetta  del  signer 
Berra  per  le  eccellenti  osservazioni  e  praticlie  cU  cai  e 
ripienai  ne  vogUamo  con  cio  afFermare  die  sia  cosa  di  si 
leggier  momento  T  estendere  ad  ogni  mandra  o  possessione 
il  suo  metodo  di  allevare  le  vacclie  indigene.  Ci  e  noto 
clie  ben  altrimenti  pensano  altri  agricoltori  di  non  volgar 
nome.  Certo  clie  immenso  sarebbe  per  la  Lombardia  e 
forse  per  tntta  1"  alta  Italia  il  vantaggio,  quando  il  metodo 
da  lui  praticato  estendere  si  potesse  ne*  paesi  nostri  senza 
eccezlone  alcuna.  E  certo  e  ancora  che  la  sua  mandra  e  flori- 
disslma  e  pressoche  tutta  di  vacche  indigene  composta ,  e 
queste  belle,  fruttlfere,  e  di  tale  forma  che  taluno  de' piu 
esperti  agricoltori  distinguerle  non  seppe  dalle  poclie  sviz- 
zere  che  trovansi  nella  medesima  mandra.  Ma  pure  ci  sia  le- 
cito  il  qui  esporgli  i  seguenti  quesiti.  Siamo  noi  certi  che  le 
allleve  indigene ,  necessariamente  provenute  da  vacche  sviz- 
zere ,  non  degenerino  coUo  scorrere  del  tempo ,  siccome 
avvenir  suole  nella  propagazione  di  altri  animali  a  noi  da 
stranieri  climi  pervenuti  ?  In  sifFatta  ipotesi  ci  sarebbe 
forse  la  convenienza  del  proposto  allevamento?  —  Sappia- 
mo  che  alcuni  de'  piti  agiati  e  intelligenti  fittajuoli  del  Lo- 
digiano  nelle  epoche  in  cui  le  vacche  svizzere  erano  ad 
altissimo  prezzo,  tentarono  di  fare  allievi  nella  loro  pro- 
pria mandra ;,  ma  ci  e  noto  ancora  cli'  eglino  ben  tosto 
abbandonarono  cotal  ripiego  ,  perche  trattone  il  primo 
parto  delle  vacche  svizzere  (  dacche  le  stesse  vacche  a  noi 
pervengono  gia  fecondate ) ,  tutti  gli  altri  non  produssero 
viteile  della  stessa  corpoi-atura  e  robustez/a.  Che  se  poi 
cresciute  queste  in  eta  e  grossezza  venlvano  dalla  natura 
del  pascolo  sforzate  a  dare  una  quantita  di  latte  abbon- 
devole  od  uguale  al  prodotto  delle  altre,  snervavansi  assai 
presto  i  motivo  pel  quale  le  allieve  delle  mandre  berga- 
masche  o  bresciane  sono  in  commercio  assai  meno  ap- 
prezzate  delle  giovenche  svizzere.  L'  esempio  poi  d'  una 
mandra  che  felicemente  prospera  con  vacche  indigene , 
bastera  fors'  esso  perclie  un  tal  sistema  divenga  generale 
in  modo  che  i  nostri  paesi  piu  non  abbisognino  di  gio- 
venche svizzere?  L' immediata  produzione  del  formaggio  , 
oggetto  ne'  paesi  nostri  si  lucroso  ed  importante ,  non  e 
essa  sola  bastevole  per  supplire  alle  spese  della  compera 
e  del  trasporto  delle  vacche  svizzere  ? 


349 


APPENDICE. 


PARTE   I. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  STRANIERE. 


Narrative  of  an  official  visit  etc.  cioe:  Relazione  di 
una  visita  nfficiale  da  Messico  a  Guatimala,  di  G. 
A.  Thompson.  —  Loiidra,  1829,  in  12.°,  dipag.  528. 

Oono  ancora  s\  scarse  le  notlzle  che  abhiamo  sul  paese 
di  Guatimala  denominato  a'  nostri  giorni  Repubblica  del- 
r  America  centrale,  che  ci  facciamo  soUeciti  di  comnnicare 
a' nostri  lettori  alciini  cstratti  della  relazione  di  un  viag- 
giatore  inglese  che  ha  di  recente  visitato  qnella  si  poco 
frecjnentata  contrada. 

Era  il  signor  Tliompson  segretario  della  Commissione 
inviata  dal  Governo  Ijritannico  alia  nuova  Repubblica  con- 
federata  del  Messico.  Dopo  che  i  signori  Herwey  e  Ward 
membri  di  questa  commissione  ebber  segnato  il  trattato 
col  Messico,  Thompson  parti  qual  commissario  per  Gua- 
timala ,  a  line  d'  esaminare  lo  stato  di  questa  repubblica 
e  darne   contezza  alia  corte  di  Londra 

Thompson  si  parti  da  Messico  alia  volta  di  Acapulco  il 
di  21  d'aprile  dell' anno  1S2.S  insierae  con  alcuni  com- 
pagni  di  viaggio,  alcuni  famigli ,  e  una  scorta  di  dieci 
soldati.  Avvicinaudosi  alle  coste  discese  verso  la  parte  di 
quel  paese  detta   Terras  calientes. 

)•  lo  m'  accorsi  in  sulle  prime  del  cangiar  del  clima 
(  dice  Tliompson  )  air  effetto  che  ne  venlva  a'  nostri  poveri 
animali.  La  mula  ch' io  cavalcava  ,  comeche  bolsa,  e,  credo 
io  ,  vecchia ,  era  una  bella  bestia.  Fui  preso  da  meraviglia 
allorche  verso  tre  ore  dopo  mezzodi,  percorso  avendo  una 
ventina  di  miglia,  la  vidi  ad  un  tratto  sofl'ermarsi.  Era  cs- 
sa  ,  come  dicon  di  qua,  solcada,  vale  a  dire,  era  ofl'esa  da 


35o  APPENDICE 

un  colpo  di  sole.  Proseguimmo  per  due  leghe,  poi  cl  fer- 
mammo.  Uno  de'  soklati  avviso  clie  si  dovesse  c.ivar  sangue 
alia  mula.  Preso  un  pezzo  d' un  bastone,  tagliollo  colla  sua 
sciabia  in  punta  acuta,  e  lo  caccio  nelle  narici  al  povero 
animale^  ne  cadde  cii-ca  una  uiezza  pinta  tlL  sangue;  poi 
gli  verso  nell'  oreccliio  un  quarto  d'  una  pinta  di  acqua- 
vita.  Non  saprei  dire  qual  sensazione  cagionasse  cio  alia 
bestia,  ma  parve  che  ne  avesse  o  grandissima  pena  o 
grandissimo  dispiacere  •,  perclie  il  soldato  avenclole  lasciata 
libera  la  testa ,  essa  la  abbasso  e  violenteniente  la  scos- 
se;  «  esta  biiena,  mi  disse  egli  i>  (essa  sta  bene),  ed 
era  sulle  mosse  di  riporle  la  briglia  e  la  sella ;  ma  ne  lo 
trattenni,  e  feci  si  che  1'  animale  ci  seguitasse  colle  ba- 
gaglie  che  trovavansi  a  poca  distanza  dietro  noi.  La  mala 
non  sofFeri  piu  alcuna  cosa  durante  il  resto  del  viaggio. 
Sembra  che  il  rimedio  adoperato  in  questa  occasione 
fosse  tanto  efficace  quanto  opportuno  per  gli  accident! 
che  in  paese  si  poco  popolato  possono  avvenire  ai  viag- 
giatori.  Veder  versare  1' acquavlta  nell' orecchio,  questo 
mi  reco  poca  meraviglia ,  che  tale  e  a  Messico  il  rimedio 
usato  costantemente,  e,  io  credo,  veramente  proprio  pei  piii 
forti  dolori  di  testa ,  massime  se  dipendono  da  male  ai 
denti.  In  questo  caso  V  operatore  suole  sclilzzettarla  ,  o 
anche  piii  spesso  dalla  sua  propria  bocca  lanciarla  egli 
stesso  nell' oreccliio  opposto  alia  guancia  ove  e  il  dolore , 
e  ve  la  lascia  insino  a  che  questo  cessi.  Ho  sempre  io 
stesso  sperimentato  che  1'  esito  senza  il  miniino  dolore  ot- 
tenevasi  entro  due  o  tre  minuti ,  per  quanto  violento  fosse 
r  insulto  del  male.  II  sentimento  che  se  ne  ha ,  rassomi- 
glia  a  quel  rombare  che  sentiamo  all'  orecchio  tuHando  il 
capo  neir  acqua.  Non  saprei  ne  men  dire  se  quella  volta 
sola  in  cui  credetti  necessario  di  sottomettermi  a  tale 
operazione ,  fosse  dessa  seguita  o  no  da  un  sentimento, 
benche  leggero ,  di  sincope.  Che  che  ne  sia  ,  il  tentativo 
non  e  pericoloso ,  e  chiunque  vi  si  assoggetta  ne  ritrae 
un  immediato  soUievo.   " 

I  viaggiatori  giunsero  ad  un  luogo  detto  Zopiloto :  «  Cosi 
appellasi  un  avoltojo.  Ivi  vedemmo  circa  due  mila  di  co- 
testi  uccellacci  posati  sugli  allieri  fare  una  specie  di  po- 
sta  avanzata  per  difendere  quel  luogo  che  ben  a  ragione 
ebbe  da  loro  il  nome ,  poiclie  furon  essi  le  sole  creature 
vive  che  ci  venue  fatto  d'  incontrarvi.  Non  altrimenti  che 


I'ARTK    STRANIERA.  35 1 

avvenir  snole  dl  molte  guardie,  dormlvaa  cssi  profonda- 
meiite.   " 

Arrivarono  ad  Acapulco  descritto  gia  da  Humboldt,  dal 
capitaao  Hall  e  da  altri  viaggiatori :  <i  le  trnppe  della 
gnnniigione  sono  composte  del  rifinto  della  popoiazione 
del  Messico.  La  magglor  parte  de"  soldati ,  iii  cui  c' inihat- 
teinmo  per  via ,  e  il  cui  Uillciale  niostrossi  assai  geloso 
ia  difenderne  T  onore ,  eraiio  gente  condannata  clie  ve- 
niva  a  riempier  le  file  della  congrega  di  Bella  Speranza 
ciie  vedevasi  in  parata.  Mi  fa  riferito  die  di  tutti  co- 
storo  uno  appena  trovavasi  clie  non  fosse  reo  di  delitti 
capitali.  E  specialinente  un  tale  mi  fn  mostrato  di  presso 
a  veatitre  anni ,  miiiuto ,  di  tinta  bianca  ,  coi  capei  bion- 
di,  siccome  uno  de' maggiori  sccilerati  che  portassero  figura 
umaiia  :  mi  si  narro  ch'  egli  vantava  tredici  assassin] ,  in 
uno  de'  quali  11  suo  padre  stesso  rimasto  era  vittima.  Per 
verita ,  gli  e  un  far  uso  di  mezzi  pericolosi  per  gnarentire 
una  citta,  11  confidare  a  cotal  gente  la  guardia  di  essa  e 
di   tutti  i  forti.   " 

La  fregata  11  Tartnro  attendea  Thompson:  essa  11  tra- 
gltto  da  Acapulco  a  Sonsonate,  porto  di  Guntimala.  H 
caldo  Invito  11  viaggiatore  appena  arrlvato  a  bagnarsi. 
/(  Chiuncpie ,  dice  egli,  ha  lotto  11  viaggio  d' Anson,  ram- 
menterassi  del  delirio  provato  da''  poverl  niarinaj  allorclie 
poterono  alia  fine  metter  piede  sulla  riva :  11  narratore  11 
rappresenta  come  ripiglianti  nuova  vita  a  ognl  passo  che 
nioveano  sulla  terra  fernia.  La  gioja  loro  in  abbandonare 
11  mare  per  recarsl  sul  secco  non  poteva  essere  magglore 
della  mia  allorche  lascial  la  terra  per  iiumergormi  nel  mare. 
Non  ebl)l  mal  si  gran  piacere  nel  prendere  un  bagno; 
ma  questo  godlrnento  fu  susseguito  da  un  terriljiie  liico- 
inodo  prodotto  da  una  causa  ch'  io  non  poteva  in  verun 
niodo  prevedere.  Io  aveva  sospesa  la  camicia  ad  un  grande 
noptilo  fiorlto  ch' era  sulla  ri\'a:  molti  piccoll  dardi  acutl 
ne  circondavano  a  migliaja  1  fiorl.  Quo'  dardi  attaccatisl 
alia  camicia  passarono  sul  niio  corpo.  No,  non  e  possiblle 
iuunaginare  1  tormentl  ch'  io  sostenni  aumentati  dal  calore 
intenso  dell'atmosfera  :  vano  era  11  tentare  d'estraer  sUratti 
pungiglionl  perche,  cjuand' anclie  ne  avessi  avuto  la  pa- 
zienza ,  stato  ml  sarel)lio  Impossibile  II  riuscirvi:  essi  ade- 
rlvano  per  modo  alia  pelle  clie  stavanmi  infissi  dove  erano  , 
cd    11    lucnouio  tentative    per  cavarneli  gll    spezzava     alia 


352  APPENDICE 

superficie  dell' epidermide.  Questo  accidente,  comeche  sem- 

brai"  possa  di  nessiin  momento,  mi  fece  passare  in  un 
modo  veramente  doloroso  la  notte  e  il  di  vegnente  die  fu 
caldo  al  sommo. 

«  II  nopalo  ( aggiugne  11  viaggiatore)  e  una  pianta  la 
cui  struttura  sembra  non  poco  singolare  ad  un  europeo 
delle  coiitrade  settentrionali :  lia  un  fusto  assai  basso ,  sul 
quale  crescono  alcune  articolazioni  larghe ,  piatte  ,  spesse , 
spinose  piii  o  meno  secondo  le  specie.  Una  o  due  di  queste 
articolazioni  vengono  piantate  alia  distanza  di  due  a  tre 
piedi  I'una  dall' altra ,  in  quadro ,  e  loro  s' aiinesta  una 
cocciniglia  ,  la  quale ,  a  pena  e  necessario  il  ricordarlo ,  e 
un  insetto :  egli  e  presso  a  poco  come  se ,  presa  la  muflfa 
d' un  porno,  o  d' un  altro  albero  ordinario  qualsivoglia , 
se  ne  stropicciasse  una  particella  sopra  un  albero  esente 
da  questa  raalattia.  Da  sift'atta  operazione  seguirebbe  che 
r  albero  troverebbesi  a  poco  a  poco  coperto  di  mufFa.  Una 
piccola  quantita  del  mentovato  insetto  basta  ad  ogni  pianta, 
la  quale ,  a  misura  die  cresce  il  numero  delle  sue  artico- 
lazioni, e  coperta  d' una  raaggior  porzione  di  questi  insetti 
preziosi.  Quando  la  pianta  ne  e  pienamente  sazia,  si  ra- 
scliia  via  con  tutta  diligenza  la  cocciniglia  dalla  superficie 
delle  articolazioni.  Le  piante  pel  primo  anno  non  sono  a 
gran  prezzo :  sembra  die  dopo  il  secondo  ciascun  piede 
dia  il  ricavo  d'  una  piastra  a  una  piastra  e  mezzo.  " 

Non  ci  lia  forse  chi  ignori  essere  T  indaco  di  Guatimala 
ricercatissimo  nel  commercio,  attesa  la  sua  eccellente  qua- 
lita.  Le  analisi  ne  hanno  dimostrata  la  superiorita  su  quello 
die  si  fa  altrove. 

Da  Sonsonate  Thompson  s'incammino  verso  Acajutia 
che  ne  e  discosta  alcune  miglia.  Vi  si  va  per  una  strada 
da  carriaggio  che  traversa  una  via  coperta  di  verde  er- 
buccia  e  un  bosco  folto  die  d'  estate  e  tanto  ombreggiato 
da  riconoscere  a  stento  per  dove  si  debba  passare.  Tale 
foresta  e  infestata  da  piccoli  giagari  ( jaguars )  animale  fie- 
rissimo  del  genere  de' gatti  (i),  arditissimi;  ma,  se  non 
sono  aizzati,  assalgono  di  raro  I'uomo :  non  aspettano  pero 
d'  essere  provocati  per  gittarsi  sul  bestiame ,  specialmente 
sui  giovani  muli  e    sui  vitelli.    I  tori ,    cui  e    ben  noto  il 

(i)  Dictloniialre  classiqae  d' HUtoire  nalurelle  ■,  etc.  ^  torn.  3.*^, 
pjg.  496. 


PARTE    STnANIERA.  353 

carattere  maligno  dl  questo  feroce  aniniale,  obbliano  le 
loro  reciproche  nimista ,  per  riunirsl  talvolta  a  comune 
difesa ,  e  in  questi  casi ,  il  giagaro  se  ne  va  spesso  col 
peggio  nella  pugna. 

/<  II  guaco  clie  col  mezzo  de''  suoi  viticci  s'  arramplca 
sino  alia  sommith  de'  piii  grandi  alberi  die  sono  Uingliesso 
il  canimino,  ci  fa  sicuri  contra  la  preseiiza  de' piii  nocivi 
serpentii  perclie  al  dire  degl' Indlani  si  ha  bello  e  pronto 
nel  guaco  l' antidoto  infallibile  contro  il  loro  veleno  ovim- 
qne  essi  trovinsi.  La  radice  e  i  rami  di  questo  vegetale 
che  rassomiglia  molto  alia  vite  sfronzata ,  sono  del  pari 
eflicaci :  1' eflotto  del  guaco  e  cost  rapido  e  sorjirendente 
che  se  i  racconti  delle  sue  virtii  non  fossero  stati  confer- 
mati  da  persone  veridlclie  che  ne  aveano  fatto  prova  sopra 
di  se  stesse ,  avH'ei  durato  fatica  a  prestarvi  fede.  V  hanno 
serpenti  velenosi  a  segno  che  1'  uomo  morsicatonc  muore 
per  lo  piu  in  venti  rainuti.  Tuttavda,  se  e  munito  di  guaco, 
ne  morda  un  brano  e  applichi  la  sua  saliva  sulla  piaga ; 
inghiottisca  eziandio  per  alcune  ore  la  saliva  prodotta  dalla 
juasticazione  •,  non  ha  piii  di  che  temere,  e  perfettamente 
guarito   (i). 

n  Vn  giovane  di  nome  Rascon  che  mi  accompagno  in 
Ingliilterra ,  mi  disse  d'avere  preso  col  palmo  della  niano 
il  talmaupas ,  piccola  vipera  terribile  la  cui  morsicatura 
da  al  momento  la  morte ;  ma  siccome  egli  aveva  al  tempo 
stesso  un  pezzetto  di  questa  pianta  mirabile ,  il  rettile  di- 
venne  incontanente  inerte  e  intormentito.  Un  famiglio  mor- 
sicato  da  un  serpente  della  stessa  specie,  gia  avvicinavasi 
alia  morte  per  cancrena  sopraggiuntagli  al  braccio:  gli  si 
verso  in  gola  una  forte  decozione  di  questa  pianta  nell'ac- 
quavila ,  e  s'applicarono  fomenti  alia  parte  malata:  risano, 
ne  senti  mai  piu  il  menomo  elFetto  della  ferita.  Ora  io  do- 
mando:  di  questa  pianta  cosi  salutare  non  potrebbe  ten- 
tarsi  r  eilicacia  anche  contro  Tidrofobia?  Essa  e  altresi  utile 
nei  casi  di  febbre  iutermittente ,  dissenteria,  febbre  conti- 
nua ,   e   in  generale    in    tutte    le    malattie  a  cui    1'  uomo   e 

(l)  Dictloiinaire,  classique  etc.,  t.  XX,  p.  5.  II  guaco  e  nien- 
tovato  sotto  il  nome  di  Miknnia  Guaco  ,  nel  t.  IV,  p.  iSl'idfl- 
I'opera:  Nova  genera  plant.  d«' signorl  De  Humboldt  e  Bonplatul, 
pubbllcata  clal  signor  Runth.  La  Mikania  e  un  genere  jiroaeiiuo 
air  Eupaloi  ium. 

BibL  hal.  T.  LV.  2  3 


354  APTENDICE 

soggetto  ne' Inoghi  ove  essa  trovasi.  Dipiu,  pno  dirsi  die 
di  natnra  sua  sia  del  tutto  iniiocua ,  avendone  io  preso 
quasi  cotidianamente  seguendo  il  consiglio  e  1' eserapio  di 
parecchi  Inglesi ,  per  prev^enire  le  malattie,  e  debbo  con- 
fessare  ch'essa  produsse  quest'  effetto ,  noa  avendo  io  pro- 
vato  alcuna  indisposizione ,  sia  a  Sonsonate ,  sia  negli  altri 
luoghi  il  cui  clinia  e  giudicato  il  piu  fatale  al  teuipera- 
mento  degli  europei. 

I'  Accostmidoci  alia  capitale  ci  si  presento  una  scena 
plttoresca.  II  2;iorno  1 7  di  maggio  il  paese  die  segni  di 
uii  alto  grado  d' incivilimento  :  alcune  porta  e  chiusure  ne 
fecer  fede  che  le  terre  erano  divise ,  e  clie  si  attribuiva 
ua  prezzo  al  loro  possedlmento.  Avanzandoci  ancor  piii 
verso  la  citta,  passammo  iiiiianzi  a  piccole  case  di  cam- 
pagna  e  a  giardini ;  vedemmo  alcuni  spazj  piantati  di  no- 
palo  per  la  cocciniglia,  e  circondati  di  piccole  fosse  o  di 
muri  a  terra.  Erano  all'  incirca  le  quattro  dopo  mezzodi  \ 
r  aria  era  fresca  e  balsauiica ;  la  temperatura  somigliava  a 
quella  di  un  bel  giorno  in  sul  principiar  del  giugno  in 
Ingliilterra.  II  paese  che  andavamo  traversando  otFeriva  al- 
ternativamente  poggi  e  valli.  Nell' inoltrarci  il  terreno  ver- 
deggiante  e  tenero  parea  piegarsi  sotto  i  nostri  piedi.  Ci 
si  presentava  all'  innanzi  la  citta  coUe  sue  cupole  e  co'  suoi 
cam]ianili,  di  color  bianco  che  splendeauo  incontro  al  sole  : 
essa  sembrava  pur  anche  piu  grande  di  quelle  clie  per  av- 
ventura  non  fosse;  tanto  era  1'  effetto  delle  ombre  e  del 
fogliame  de'  begli  alberi  che  la  circondavano  o  cresceano 
nel  suo  ricinto !  A  diritta  erano  boschetti  ombreggiati ,  il 
pendio  di  alture  coltivate,  gruppi  di  colline  clie  s'  ianal- 
zavano  1'  una  sull'  altra  ,  aumentando  progressivamente  in 
dimensioni  sino  a  che  le  loro  vette  divenivano  in  certo 
niodo  la  l^ase  della  linea  d'  un  color  grigio  smunto  che 
accennava  da  lungi  il  contorno  delle  Ande :  a  sinistra  si 
distingueva  una  serie  di  piani  estesi  e  di  valli  formata 
da  ondulazioni  profonde  e  da  grandi  scoscendimenti,  e 
terminata  da  tre  montagne  vestite  di  vegetabili  lino  alia 
sommita  ....  Questo  spettacolo  era  si  hello  e  si  commo- 
vente  c!i'  io  mi  era  sofferniato  per  godere  con  mio  agio 
e  solo  il  diletto  di  contemplarlo.  Ripigliava  le  redini  per 
contiauar  il  cammino,  allorclie  vidi  un  cervetto  scherzare 
sopra  un  terreno  alto,  da  me  discosto  lueno  di  trenta 
piedi :  batteva  il  piede  ,   avanzavasi ,    ritiravasi ,   carolava  i 


PARTE    STRANIERA.  355 

poi  fermavasi  dl  bel  nuovo  e  rai  rimirava.  lo  aveva  tratta 
inacchiaa]iTiente  una  delle  ruie  pistole  dall'  arcione  della 
sella ,  e  r  aveva  armata  nell'  atto  in  cui  tenea  d'  occhio 
suL  moti  di  quel  giovane  animale.  Innocente  e  senza  dilE- 
denza  egli  s'  aflissava  co'  suoi  grandi  occlii  neri  sopra  di 
me ,  e  parea  slkiarml  allungando  il  suo  muso  nero  e  lu- 
cente.  Batte  il  piede  come  per  invitarmi  a  battaglia,  fece 
ua'  altra  capriola  e  via  se  ne  fugg\.  » 

II  nostro  viaggiatore  dopo  d'avere  stabilito  il  suo  quar- 
tier  nella  capitale,  fece  varie  escuisioni  ne' contorni.  La 
prima  fu  ad  Amatitan  ,  villaggio  poco  lontano,  ove  cele- 
bravasi  una  festa ,  e  dove  ebbe  percio  occasione  d'  osser- 
vare  i  costumi   del  paese. 

u  Quanto  piu  ci  avvicinavamo  ad  Amatitan,  tanto  piu 
il  paese  diveniva  degno  d' osservazione.  Ualla  somniita  di 
altissima  vetta  ove  le  nostre  cavalcature  giunsero  a  grande 
fitento,  la  prospettiva  apertasi  a' nostri  occlii  era  ad  ua 
tempo  e  allettatrice  e  spavente\ole :  a  diritta ,  montagne 
c!ie  elevavansi  bruscamente  dal  leinbo  di  vallate  profonde  i 
qui  boschi  cedui  sospesi  sopra  burroni  scoscesi,  i  cui 
abissi  pareano  non  aver  fondo ,  e  come  nascosti  ai  nostri 
sguardi  curiosi ;  la,  spazj  di  terre  coltivati  con  dillgenza, 
e  abbelliti  dalla  messe.  Cio  clie  mi  si  affacciava  a  sini- 
stra mi  colpi  ancor  piii :  avresti  detto  ch'  ivi  la  natura  ia 
mezzo  a'  suoi  piu  felici  sforzi  avesse  in  un  accesso  di 
fantasia  abbandonato  il  suo  lavoro,  prodigando  alia  Ven- 
tura i  suoi  pill  ricchi  materiali.  Giace  Amatitan  in  mezzo 
a  foreste  della  piii  gaja  verdura.  Le  sue  case  coperte  di 
tegole  rosse  ricbiamando  Y  idea  della  tranquillita  domestica 
e  del  contento  sociale  rinforza\ano  il  piacevole  elfetto  del 
qnadro.  Al  di  sopra  di  quest'  ammasso ,  un'  aha  montagna 
selvosa  portava  la  sua  ombra  sur  una  parte  del  limpido 
lago  situato  alle  sue  falde.  La  china  pareva  diflicile  e  sa- 
rebbe  sembrata  anco  impossibile ,  se  preso  non  avessimo 
coraggio  riflettendo  clie  altri  viaggiatori  prima  di  noi  ne 
erano  discesi.  Giii  venendo  ci  accostavamo  sempre  piu  al- 
r  oggeito  ch'  era  la  nostra  meta ;  e ,  ben  altro  da  quelli 
cui  gli  uomini  corron  dietro,  lo  trovamrao  ancor  piii  de- 
gno della  ciiriosita  nostra  di  quello  die  giii  lo  avessimo 
supposto 

<•  Tra  i  sollazzi  in  uso ,  i  combattimenti  del  gallo  oc- 
cupauo  uno  de' primi  posti.  Era  pochissiuio  tempo  da  clie 


356  APPENDICE 

mi  era  trovato  ad  uno  spettacolo  di  tal  fatta.  Incomln- 
ciava  a  peua  la  stagione  delle  piogge.  Durante  tutto  il 
mio  viaggio,  io  aveva  vednto  di  raro  cadere  alcuna  goc- 
cia  d'  acqna  :  in  questo  momento  erano  veri  torrenti  che 
precipitavano  con  tanto  impeto  che  non  mi  fu  possibile 
traversare  il  cammino  senza  essere  del  tutto  inzuppato, 
Non  vi  avea  nel  villaggio  ne  vettura,  ne  mezzo  da  tras- 
porto  i  un  oiiibrello  era  cosa  poco  meno  che  ignota  j  no- 
tabile  negligenza  in  cotesti  abitanti ,  perche  T  esperienza , 
anche  senza  T  nso  di  almanacchi,  avrebbe  potuto  bastare 
per  insegnar  loro  clie  verso  quest'  epoca  1'  acqua  doveva 
innondarli.  In  fatti,  queste  veementi  piogge  ritornano  con 
tale  regolarita  e  precisione  che  si  possono  sempre  schivare 
con  un  mediocre  orologio  da  tasca  e  un  buon  cavallo. 
Intanto  pareva  die  Toragano  non  arrecasse  scomp;glio  od 
incomodo  alcuno  alia  conipagnia  con  cui  mi  trovava :  gli 
uni  se  ne  andavano  tranquillamente  in  mezzo  al  temporale, 
altri  cianciavano  e  ridevano  sulla  soglia  della  porta  e  nei 
corridoj  della  casa ,  quasi  attendessero ,  benche  alquanto 
da  scioperati ,  clie  la  pioggia  si  calmasse.  La  terra  asse- 
tata  beveva  avidamente  Tumiditai  i  flessibili  banani  in- 
curvavansi  agitandosi ;  le  tegole  trasportate  lungi  1'  una 
dopo  I'altra  concedevano  il  passaggio  all'  acqua. 

a  Mentre  il  temporale  vie  piu  imperversava ,  ecco  due 
cavalieri  rimontar  la  strada  a  grande  galoppo ,  e  feraiarsi 
alia  porta  d'  una  casa :  eran  eglino  coperti  d'  un  gran  man- 
tello :  ciascuno  senza  scendere  da  cavallo,  prese  nelle  sue 
braccia  una  dama  che  s'  acconcio  con  mirabil  destrezza 
sul  porno  della  sella:  pioveva  ancora  a  scroscio,  ma  il 
mantello  fu  gittato  intorno  alia  dama  con  tant'  arte  e  av- 
viluppo  si  bene  lei  e  il  gentile  cavaliere  che  questi  riparti 
a  briglia  sciolta ,  e  non  dubitai  cii' ella  giunta  sarebbe  ben 
tosto  alia  propria  casa,  e  probabiliiiente  senza  grande  danno. 
I  cavalieri,  deposto  il  loro  carico,  ritornarono  proseguendo 
cosi  il  loro  cavalcare  sino  a  che  tutte  le  dame  furono  ri- 
condotte  alle  proprie  case,  o  trovarono  altri  spedienti  per 
ritornarvi.  Questa  scena  presentava  un  non  so  che  di  ro- 
mantico  e  di  classico.  Non  ci  ha  alcuno  che  non  abbia 
udito  parlare  de' cavalieri  del  medio  evo  che  conducevano 
le  loro  dame  sul  loro  palafreno  ,  e  de'  Komani  che  rapi- 
rono  le  Sabine ;  ma  per  formarsi  un'  idea  della  leggiadra 
luaniera    e    della    facilita    con    cui    puo    questo   eseguirsi, 


PARTE    STRANIERA.  35"^ 

converrebbe  essere  stato  testimonio  dell'  avvenimento  da 
me  or  ora   raccoatato ,  e  averlo  veduto  a   Gnatimala. 

/'  Ho  assistlto  ad  una  rappresentazione  teatrale 

In  una  scena  era  rappresentato,  e  non  in  guisa  spregevole, 
il  tempio  del  sole.  Un  attore  descriveva  la  gloria  immor- 
tale  d'' AiKihuac :  aveva  egli  appena  proferito  clie  lo  splea- 
dore  di  lui  non  sarebbesi  giammai  oscnrato ,  quando  ad  ua 
lampo  abbagliante,  accompagnato  da  un  colpo  di  taono , 
tenne  dietro  un  nemlio  terriblle.  L' acqua  precipitava  a 
torrent!  sul  fragile  edificio,  e  trapelava  a  traverso  alle 
fenditure  del  tetto  rovinato.  Gli  spettatori  non  diedero  piu 
retta  alle  frasi  millantatrici  degli  attori  :  tntti  quelli  che 
trovavansi  nella  platea  balzarono  nelle  logge  per  iscansare 
gli  efifetti  dell'  oragano.   "  (  A.  d,    V. ) 


Archeologie  und  Kunst.  U  archeolo^a  e  V  arte.   Opera 

periodica  che  si  pubhllca  da  C.  A.  Boettiger  insieme 

a  varj  studiosi  cd  amici  delV  archeologia  si  nazioriall 

che  stranieri.  —  Breslavia  ,  ecc,  in  3°,  con  tavole. 

Ecco  una  nuova  coUezione  intrapresa  siao  dal  cominciar 

dell'anno    scorso    dall' illustre  sig.  Boettiger.    Quest'  infati- 

gabile  veterano  delT  archeologia  in  Germania  non   niai  ri- 

stassi  dallo  spanderae  il  gusto  col   mezzo  di    opere   perio- 

diclie.  E  la   scienza  va  certamente  a  lui  deliitrlce   non  solo 

di  belle  Memorle  ad  illastrazione  di  raonumentl,  ma  ancora 

di  amene  ed  istruttive  dissertazioni  intorno  specialmente  ai 

piu   curiosi  punti  degli  usi  e  costumi  de'  Greci  e  dei  Romani. 


Systeniatischcs  Handbuch  etc.    Jlfanuale  sistematico  di 

medicina  legale   del  prof.   Giuseppe  Bcrut^    ccc.  — 

Vienna,  1828,  Wallishnaser,  in  0.°;  terza  edizione, 

di  pagine  iv  e  444-  Prezzo  talleri  1.   \i. 

Questo  manuale    venne    gia    lodato    come  perfettamente 

adatto  alle    leggi  ed    alia    civile    organizzazione  degli  stati 

austriaci,    e  percio  come   specialmente    utile  ai  medici    di 

questi  medesimi  stati.  E   convien  dire  ch'  esso  lo  sia,  poi- 

clie  consumate  gia   ne   furono  due    edizioni.   Lo  stesso   au- 

tore   pul)ldic6  nel    1827   un' importante     coUezione   di   fatti 

di  medicina  legale    die  servir    puo  di  compimento  al   sue 

Manuale  sistematico.   Tale  coUezione  ha  per  titolo:  Visa  re- 

perta  und  GerichtUch  ,  ecc,  cioe  Rapporti  niedico-le^ali ,  ecc. 

Yienaa  ,  in  8,"  pel  medesimo  Wallislmasev.  Pr.  tal.  2.  {B.) 


)58  A  p  r  r.  N  D  I  c  E 


PARTE  11. 

SCIENZE,  LETTERE  ED  ARTI  ITALIANE. 

LETTERATURA    E   BELLE   ARTI. 

Dizionario  dome stico  pave se-italiano.  —  Pavta,  1829, 
tipogr.  Bizzoni  {Uii  volumetto  in  8.°,  di  pag.  129. 
Prezzo  llr.  2  ital.). 


Q, 


.uesto  plcclolo  Dizionario  e  divlso  in  dae  parti.  Nella 
prima  di  esse  ( che  conta  63  pagine )  forse  due  mlla  voci 
pavesi  vengono  spiegate  per  mezzo  delle  corrispondenti  ita- 
liane;  nella  seconda  (che  novera  pagiue  5o  )  sono  ripas- 
sate  a  rassegna  le  medesime  voci  con  ordine  inverso.  II 
inodesto  titolo  di  Dizionario  domestico,  che  i  Compllatori 
apposero  a  qnesto  libro,  abbastanza  il  difende  da  clu  vo- 
lesse  accagionarlo  di  troppa  poverta.  Ma  gli  onorandi  nonii 
del  Caro,  del  Monti,  del  Facciolati  e  degli  Accademici  della 
Crusca ,  nella  prefazione  del  libro  ripetutamente  invocati 
auspici  e  scorta  all' opera,  meritavano  per  avventnra  mag- 
gior  diligenza  nella  definizion  delle  voci,  nella  scelta  degli 
equivalenti  e  nella  ortogralica  loro  rappresentazione.  Pochi 
forse  ci  agguaglleranno  nell' essere  propensi  a  donare  al- 
r  asprezza  di  questa  specie  di  lavori  le  mende  che  in  essi 
debbono  di  necessita  incorrere ;  ma  ragion  vuole  che  qnante 
pill  mani  vi  s'adoprano  intorno,  e  di  qnanto  men  volnme 
essi  sono,  di  tanto  decrescer  deblia  per  essi  lo  spirito 
d'indnlgenza.  Oltra  di  che  F  amore  pe' buoni  stndj  richiede 
che  ne'  libri  elementari ,  quale  all'  intitolazion  sua  si  di- 
mostra  il  presente  ,  non  s'  incontrino  errori  di  grave  mo- 
mento,  onde  non  s' incominci  dalle  fondanienta  a  tirar  su 
stortaraente  I'edifizio,  alia  quale  niagagna  ognuno  sa  quanto 
difficil  cosa  riesca  1' arrecare  di  poi  rimedio.  Le  delinizioni 
delle  voci  Cavagne ,  Cantoria,  Frambos,  Duras ,  Frugon ,  Lu- 
cidd,  Scuderia,  Segreter ,  tec.   non  ci  sembrano  esatte  cosi 


rVRTK    ITALIAN  v.  SSg 

come  il  caso  porterebhe  ;  e  per  non  ci  allungare  oltre  il 
bisogno  a  coinprovare  sur  ognnaa  di  queste  voci  il  nostro 
dire,  liastiiie  una  per  tutte.  /■  Duras  (dice  questo  Dizio- 
>i  nario)  Diiraciae.  Agglunto  d'alcnne  frutte  die  Iiaiino 
"  durezza  ».  Questa  delinizione  cosi  come  sta  vorreblje 
die  si  cliiamassero  duracini  tuiti  i  frutti  degli  alberi  no- 
ciferi  e  bacciferi ,  e  duracine  per  conseguenza  le  olive,  le 
giuggiole ,  le  coniiole ,  le  castagne ,  le  nocciuole  e  cosilTatte 
ahre  IVntte  •,  il  clie  non  e  certo  nell'  indole  della  lingua 
nostra.  Una  definizioue  silFatta  fu  sgrazlatamente  assogget- 
tata  a  quell' andazzo  di  mozzar  code  (con  ragione  o  senza) 
del  quale  a  torto  forse  lagnaronsi  alcuni  uoniini  nosiri ,  e  a 
ragione  muovon  lamento  i  cavalli,  i  gatti  ed  i  cani  sudditi 
essi  pure  fra  noi  alle  mode  oltramontane.  S'ella  si  avesse 
avuta  quella  coda  clie  ha  in  tutti  gli  altri  Dizlonarj,  cioe 
/<  frutte  che  hanno  la  buccia  e  la  polpa  ferma  si  die  regga 
"  alquanto  sotto  al  dente  ;/ ,  sarebbe  stata  d'alcun  poco 
migliore  se  non  esatta  per  l'  appunto.  E  cosi  va  con  queste 
benedette  definizioni  le  quali  esigono  assai  piu  cervello  che 
spalle  come  sognano  i  piii,  e  delle  quali  le  novanta  ia 
cento  sogUono  far  si  che  un  vocabolo  di  per  se  chiarissimo 
divcnti  la  merce  loro  assai  piix  bujo  che  non  sia  un  ge- 
roglilico  egiziano.  Duracine  parla  da  se  e  ti  dipigne  la  qua- 
lita  cli'  esso  importa ;  la  detinizione  che  te  ne  vien  data 
sdipigne  ogni  cosa.  Clii  non  ignora  die  cosa  sia  acino  e 
che  cosa  sia  duro ,  sa  altresi  die  duracine  potranno  essere 
le  sole  frutte  acinose  ogni  volta  che,  per  ras^ione  di  quel 
Yariar  onde  uatura  e  bella ,  non  al)biano  in  se  quel  mol- 
lore  die  e  proprieta  generale  delle  frutte  niedeslme ;  e  cio 
sapeiido,  conoscera  altresi  come  ogni  altro  frutto,  es'ab- 
bia  pure  la  buccia  e  la  polpa  dure  e  ferine  a  sua  posta, 
non  sara  mai  duracine  se  sara  escluso  dalla  classe  degli 
acinosi.  Rleglio  per  avventura  sareliljesi  definita  la  voce 
Duracine  dicendola  aggiunto  di  alcune  variet.d  di  frutte  aci- 
nose le  cui  bucce  e  i  cui  acini  sono  piii  fernii  e  duri  che  non 
siano  di  natura  loro  siniili  frutte.  IMa  forse  nemmen  questa 
definizione  sareblie  afFiitto  alTatto  a  capello,  giacche  tra  le 
frutte  duricorie  e  le  duracine  vorreljlie  pure  essere  inter- 
posta  dal  Codice  del  ben  parlare  quella  distinzione  che  in 
alcuni  casi  T  uso  volgare  ha  fatto  scomparire.  Questa  de- 
iinizionc  poi,  e  cosi  pure  quelle  di  Tast,  Ordi,  Padella  e 
altre  simili ,  potevano  essere  senza  danuo  tralasciate  perche 


36o  APPENDICE 

del  novero  d'l  quelle  superfine  die  i  Compllatori  avvisa- 
rono  d'aver  per  massima  geiierale  omesse.  —  Dress,  Erba 
grata,  Fraina ,  I'ranza,  Frus^on,  Qambal,  Taja  i  liher , 
Color  celest,  Scot  e  di  niolte  altre  voci  pavesi  non  trovano 
nelle  voci  italiane  coiitrappostevi  una  esatta  corrispondenza, 
e  spesso  la  trovano  errata  onninamente.  E  qnal  Pavese , 
per  esemjjio ,  vorreblje  oggi  tramntare  il  sno  Color  ctlest 
in  Color  celcstiale  dnpo  die  i  Dizionarj  tntti  a  diiare  note 
avvisano  die  Celestiale  e  lo  stesso  die  Celeste  toUotie  il  si- 
gnificato  di  colore?  Qnal  niai  mercante  vorrelibe  vendere 
il  sno  Scoto  (  Scot  pav. )  a  qnel  prezzo  medesimo  pel  quale 
daria  la  frenella  (fcinelld  pav.  )  ?  —  Delle  mende  ortogra- 
ficlie  poi  sareldie  sofisticheria  il  far  qui  parola  se  di  tut- 
t'altra  specie  di  liliro  si  trattasse;  ma  in  un  Dizionario 
il  trovare  per  simili  mende  (  d' altronde  oltr' ogni  credere 
frequenti  )  trasfigurato  un  seme  in  un  albero ,  e  troppo 
grave  mancamento;  e  tale  e  qui  il  caso  deirarticolo  Gdii- 
dolld  a  cni  si   contrappose  nocciiiblo  in  Inogo  di  nbcci.olo. 

Qnesto  llbro  del  resto  servi  a  convincerci  sempre  piu. 
die  ogni  dialetto  ha  i  suoi  pregi  belli  e  bnoni ,  e  pu6 
per  qualche  lato  venir  in  ajuto  della  lingua  generale  della 
nazione.  Rattavola ,  a  cagion  d' esemplo ,  ci  e  sembrata 
assai  piii  bella  e  dipintiva  parola  die  non  siano  la  tegnoeura 
milanese ,  il  pipistrello  toscano ,  la  sgregnapola  Veronese ,  il 
halhastrell  mantovano.  Gli  equivalenti  delle  voci  Paraboeu, 
Campagnon,  Mdrobej ,  Stracchin  ecc,  si  desiderano  tuttavia 
nel  dizionario  della  lingua  generale ,  e  almeno  per  le  prime 
due  esister  vi  dovrebbero  perche  rappresentative  di  cose 
comuni  in  tutta  Italia.  Le  ultime  due  sarebbero  p'lii  pro- 
priamente  del  nuniero  di  quelle  che  cbiameremmo  volon- 
tieri  provincial!,  e  come  tali  di  sola  appendice  al  Dizio- 
nario della  lingua  generale.  In  proposito  delle  quaii  voci 
pero  non  sembra  a  noi  che  Rogid  sia  da  mandarsi  in  ischiera 
con  esse  cosi  come  i  compilatori  del  Dizionario  pavese  van 
pensando ,  e  meno  poi  che  le  sia  per  conseguenza  da  con- 
trapporre  la  voce  lioggia  come  un  succedaneo  suggerito 
dair  uso  alia  mancanza  di  un'  identica  voce  italiana.  Di 
que'  cavetti  o  fossati  die  i  Pavesi  chiamano  Rogie  o  Rose 
e  i  Milanesi  Ronsg  o  Ronsgitt  ne  sono  per  tutta  Italia ,  e 
se  ne  vedono  anche  in  Toscana ;  e  giacche  Gore  le  chia- 
mano cola ,  e  Gore  le  dissero  e  il  Yillani  e  il  Buonarroti 
e  meglio  ancora  il  Viviani ,  Gore  e  Gorelli    ci    parrebljero 


PARTE    IT  AM  ANA.  36  I 

senz.i  jiiii  Ha.  cliiamarsi,  aflinclie  iion  movessero  Ingnanza 
e  JMantovani  e  Bresciani  perclie  fossero  state  anteposte  le 
Ilosge  milaiiesi  e  pavesi  alle  loro  Seriole ,  e  ( cio  ch' e  il 
piii  )  perclie  non  venisse  in  campo  il  Ruggine  (  roggio  )  a 
tacciarci  di  confonclitori  della  fa\  ella.  D'  uii'  altra  cosa  ci 
ha  accertati  questo  liliro ;  die  il  parlar  pavese,  cioe,  e  ua 
soddialetto  dell'  idioma  milaiiese  iielf  essenza  delle  voci 
quasi  sempre,  e  bene  spesso  anche  nelle  modificazioni  clie 
esse  siibiscono  dal  lato  graiumaticale.  Di  fatto  in  tntta  la 
lettera  A  del  Dizionario  italiano-pavese  tre  sole  voci  e  noa 
pill  (  balanga ,  gussori  e  macaia  )  sono  afFatto  aliene  dal 
parlar  milanese;  le  altre  tutte  sono  milanesi  in  sostanza, 
e  alcune  di  esse  s'accostano  mcramente  nelle  desinenze  e  aei 
rapportl  ortologici  c[nale  al  piemontese  e  quale  al  piacen- 
tino  idioma.  Da  siffatte  osservazioni  ci  e  seiiibrato  di  poter 
dedurre  clie  non  sara  diflicil  cosa  ai  Compilatori  del  pre- 
sente  Dizionario  d'  istituire  un  confronto  tra  la  parlata 
pavese  e  i  Vocabolarj  milanese,  piemontese,  parmigiano, 
e  con  cio  recare  a  pienezza  di  compimento  il  presente  la- 
voro ;  della  quale  fatica  per  certo  saranno  loro  grati  tutti 
que' Pavesi  (e  non  son  pochi  )  i  quali  amiino  di  aver  in 
questo  libro  una  sicura  e  pronta  guida  per  tramutare  il 
proprio  dialetto  nella  lingua   colta  d' Italia. 


Alfredo ,    tragedia  di  M.  I.  B.    3Iarsuzi.  —  Roma , 
1828,  in  8." 

II  glovane  Alfredo  sconfitto  dal  Danesi  va  a  rifugiarsl 
nella  solitaria  capanna  d' un  pastore  presso  il  coufluente 
della  Pawet  e  della  Tona.  Cola,  egli  intende,  die  la  moglie 
sua  ed  i  suoi  iigliuoli  sono  priglonieri  nel  campo  de'  ne- 
mici.  Incoraggiato  dal  conte  di  Derou  e  da' suoi  proprj 
sudditi  die  dispongonsi  a  respignere  i  Danesi,  si  attenta 
di  riconoscere  le  t'orze  e  la  posizione  del  nemico  trave- 
stitosi  da  bardo.  Giugne  al  campo  di  lui  nel  momento  ia 
cui  Eolida  sua  consorte  stava  per  essere  costretta  a  dare 
la  mano  di  sposa  ad  Amondo,  figlio  del  re  de' Danesi. 
Essa  abborre  tale  unione :  le  vien  intimato  die  i  suoi  figli 
cadranuo  estinti  se  tosto  non  obbedisce.  Odesi  allora  la 
melodiosa  voce  del  bardo  cbe  canta  al  suono  dell'  arpa. 
Eolida  riconoscendo  la  voce  dcllo  sposo,  chiede  l' indugio 
di  un    giorno    inaanzi    di    dar    la    iiiano    ad  Armoado.  Lo 


362  APPENDICE 

clie  essendole  accordato ,  viea  iatrodotto  il  gsovane  can- 
tore.  Eolida  coglie  una  si  favorevole  occasione  per  trat- 
tenersi  col  consorte ;  vorrebbe  all'  istante  con  liii  fuggire 
e  seguirlo  fra  mezzo  a'  pericoli.  Alfredo  1'  esorta  ad  atten- 
dere  ancora  qualche  momento,  ed  a  lasciare  a  lui  solo  la 
cura  di  liberarnela.  Vengono  sorpresi  dal  re  ,  il  quale  ap- 
pagasi  di  scacciar  T  uno  dal  campo ,  e  d'  obbligar  V  altra 
a  disporsi  alia  nuziale  cerimoaia.  Ma,  fatto  ben  tosto  con- 
sapevole  dell'inganno,  gia  si  scaglia  contr' Eolida,  gia  sta 
per  uccideria  ,  allorche  Amondo  mortalmente  fento  gU 
annuncia  clie  il  campo  venne  dagl'  Inglesi  sorpreso.  II  re 
piu  non  badando  all' intrapresa  vendetta  da  se  stesso  si 
viccide.  Nel  tempo  medesimo  Alfredo  giugne  vittorioso. 
Amondo  gli  restitulsce  la  consorte  e  muore. 

Da  qnesto  rapidissimo  sunto  si  vede  che  il  sig.  Mar- 
suzi ,  autore  di  altre  simill  tragedie ,  ha  avuto  lo  scopo"  di 
sorprendere  piuttosto  che  di  commovere  gli  spettatori. 
Qnesta  tragedia  e  dunque  del  genere  di  que'drammi,  che 
dai  nostri  comici  chiamansi  rappresentazioni  spettacolose , 
e  nelle  qaali  gli  avvenlmenti  i  piu  strepitosi  e  i  meno 
aspettati  succedono  gli  uni  agli  altri,  non  ben  si  snprebbe 
in  qual  maniera ,  per  dar  luogo  a  scene  sorprendenti  pit- 
toresche  e  maravigliose  ,  al  cosi  detto  da' comici  nostri  co/j!70 
di  scena.  Ma  il  buon  gusto  ?  Ma  il  verosimile  ?  Ma  le  im- 
mutabili  regole  del  bello Addio. 


II  Paradiso  perduto ,  Poema  dclV  abate  Q.  Antonio 
Mazzarotto  profess  ore  di  matematica  e  fisica.  — 
Verona,    1829,  tipografla  Libanti. 

Giovanni  Battista.  Tragedia  di  Lorenzo  Barichella. 
—   Vicenza ,   1829,   da  Pietro  Picotti. 

II  titolo  di  questo  libro  sarebbe  piii  compiuto  e  piu 
vero  se  al  semplice  noma  di  poema  si  fosse  aggiunta  la 
sua  qualita  di  draniniatico ;  perche  1'  autore  lo  ha  diviso 
in  cinque  atti ,  e  procede  per  dialoghi  fra  Adamo  ed  Eva 
che  ne  sono  i  soli  interlocutori.  Noi  non  vogliamo  dire 
che  il  sig.  Mazzarotto  abbia  tentata  cosa  impossibile,  ma 
certo  il  sao  ardimento  supero  quello  del  Klopstok  nella 
morte  di  Adamo;  perche  qui  la  scena  e  ancor  piii  deserta, 
e  il  inondo  e  nel  suo  primo  cominciamento ,  anzi  quasi 
potremmo  dire  e  tuttora  uel  suo  gerrae.  A  noi  sembra  poi 


PARTE    ITALI.VNA.  6bo 

die  I'antoro  abbia  stirata  tli  troppo  la  sua  tela  per  allar- 
garla  a  cincjiie  atti ;,  sicclie  niolta  parte  del  poenia  e  oc- 
cupata  dalla  descrizione  del  paradiso  con  pocliissimo  into- 
resse  dello  spettatore  a  cui  dee  snpporsi  die  la  sceaa  giii 
rappresenti  le  bellezze  niateriali  del  luogo.  In  conseguenza 
di  qnesta  lungliezza  soverdiia,  i  due  interlocutor!  diventano 
cjualclie  volta  ciarlieri ,  e  vanno  quasi  accattando  materia 
da  ragionare  fra  loro.  II  trattato  di  Adamo  intorno  alia 
podestii  di  tentare  data  al  demonio,  ed  alia  grazia  infusa 
sempre  nell' uomo  per  resistergli,  riesce  freddo  e  scoiastico: 
e  dopo  r  orrilsile  colpa  e  T  irrevocabil  senienza  la  fantasia 
del  poeta  si  niostra  veramente  inferiore  al  soggetto.  Podie 
ma  grandi  idee  varrebbero  piii  die  tutto  il  lungo  quinto 
atto  di  questo  poema,  dove  sconvengono  sopra  tutto  alcune 
immagini  leziosaraente  poetlche  nelle  quali  1'  autore  mostra 
di  essersi   in  vece  assai  compiaciuto. 

Al  poema  del  signor  Mazzarotto  facciamo  succedere  T  an- 
nunzio  della  tragedia  del  signor  Baricbella  per  questa  sola 
cagione  the  amendue  gli  argomenti  sono  tratti  dalla  Storia 
Sacra.  La  niorte  di  S.  Giovanni  Battista  non  pare  a  noi 
soggetto  da  fame  una  liuona  tragedia,  perdie  non  lia  grandi 
contrasti;,  e  il  Precursore  sebhene  sia  una  vittiuia  che  per 
la  sua  innocenza  ci  desta  compassione,  pure  per  queila 
sua  stessa  mansuetudine  per  la  quale  soggiace  volonteroso 
alia  morte,  non  puo  offerire  materia  di  un  forte  intreccio 
drammatlco.  Tutta  la  tragedia  si  aggira  infatti  suUa  dah- 
biezza  di  Erode  conibattuto  dalle  arti  di  Erodiade  e  da  un 
debole  sentimento  di  giustizia  die  tuttora  gli  resta  nel 
cuore.  Certo  un  poeta  di  molto  ingegno ,  un  di  que'  pochi 
1  quali  sanno  padroneggiare  gli  aft'etti  e  il  linguaggio  poe- 
tico ,  potrebbe  trarre  anche  da  questo  soggetto ,  se  non 
una  perfetta  tragedia,  alnieno  un  componiuiento  capace 
d' interessarci  i  ma  questo  dono  (  possiamo  dirlo  assai  fraa- 
camente )  uoii  fu  sortlto  al  signor   Baridiella. 


Oldrado  ^  Raccoiito  storico  risguardante  Milano  alia 
metd  del  sccolo  XV,  di  G.  C.  —  Milano,  1829, 
coi  torr.hj  dclla  Societd  tipografica  dc  Classici  italiaid. 

II  romanzo  storico  vuol  essere  annoverato  senza  dubbio 
fra  le  piii  diflicili  produzioni  dell"  ingegno ,  qualora  esso 
raggiunga    pienaruente    il    sue    fine ,  e    ci  faccia  conoscere 


364  APPENDIGK 

gli  uomini  di  naa  eta ,  i  loro  costuml ,  i  loro  errorl ,  i 
vizj ,  le  virtu,  il  snpere,  senza  ne  falsificare,  ne  oscurare 
la  storia  degli  nomini  stessL  e  dei  tempi.  Qaanilo  in  vece 
qnesto  romanzo  non  sia  se  noii  il  compendio  di  un  qual- 
che  libro  del  Machiavelli  o  del  Guicciardini,  al  quale  si 
ven2;a  intrecciaado  una  di  quelle  avventure  die  possoiio  ve- 
rificarsi  in  02;iil  eta  ed  ia  ogai  liiogo  •,  il  romanzo  storico  e 
una  delle  creazioai  piu  facili^  anzi  diremo  che  allora  il 
romanzo  noa  e  piii  storico  se  noa  di  noma :  e  il  libro 
che  va  sotto  questo  titolo  contiene  ordinariaraente  due 
diversi  racconti ,  1'  uno  storico  ,  T  altro  ideale ,  da  niuii"  al- 
tra  cagione  congiunti  fra  loro ,  fuorche  dall'  arbitrio  dello 
scrittore.  La  storia  debbe  sommiaistrare  al  romanziere  i 
caratteri  e  i  costumi;  ed  eg!i  conosceiido  dalla  storia  quali 
fosscro  ne2;li  uomini  i  costumi  e  i  caratteri  di  una  data  eta 
dee  immaginare  alcuni  fatti  che  in  se  ne  portino  1'  impronta 
senza  alterare  nella  sua  verita  la   storia  stessa. 

Al  romanzo  del  sig.  G.  G.  dnnqne  laon  appartiene  ,  per 
nostro  giudizlo,  il  soprannome  di  storico,  perche  gli  maa- 
cano  quelle  doti  che  distinguono  questi  componimenti  dagli 
aliri.  Considerando  poi  anche  la  sola  parte  romanzesca  del 
libro  dal  lato  dell'  invenzione  o  della  condotta ,  ci  occor- 
sero  piu  cose ,  le  quali  a  noi  parvero  non  abbastanza  pon- 
derate dair  autore.  La  dichiarazione  amorosa  fra  Agnese  ed 
Oldrado  pub  servire  di  prova.  Oldrado  sta  per  uscir  di  Mi- 
lano  e  condursl  alia  guerra.  Tutta  la  famiglia  Lampugnagni, 
presso  la  quale  egli  era  ospite ,  gli  e  intorno  a  dargli 
r  estremo  saluto.  Agnese  soprarriva  in  quell'  istante ,  porge 
ad  Oldrado  una  clarpa  da  lei  ricamata,  e  rapidamente  si 
ritrae.  Non  fia  vero  di  io  parta  senza  toccarle  la  mano  ! 
sclanib  Ohirado :  e  di  corsa  egli  mosse  verso  la  camera  di 
lei.  Cos!  dicendo  s'  avvia  alia  stanza  di  Agnese ,  senza  che 
alcuno  della  famiglia  creda  ben  fatto  di  assistere  a  quel 
toccamento  di  mano.  La  giovane  sta  ginocchioni  dinanzi  al- 
r  immagine  d'  una  Vergine  addolorata ,  e  quivi  succede  la 
dichiarazione  d'  amoi-e !  Che  diremo  poi  dell'  avere  ideato 
che  Giovanni  d'Ossona  palesasse  ad  Agnese  (i),  trovata 
lungo  le  rive  del  Lario ,  il  suo  mal  riuscito  tentativo  di 
uccidere  il  conte  Sforza?  E  che  dopo  di  questa  dichiarazione 

(i)  Noa  Bappiamo  perche  Agnese  a  pag.  So  e  5l  pigli  il  nome 
di  Luigia. 


PARTE   ITALIANA.  365 

s' IntroJucesse  I'Ossona  in  casa  Lampugnani,  e  cercasse 
la  mano  cU  Agaese ,  senza  che  questa  palesasse  mai  a  suo 
padre  il  segreto  di  cui  quel  perverso  1'  aveva  fatta  con- 
sapevole  ?  Troppe  sono  le  cose  a  queste  somiglianti  che 
incontransi  nel  romanzo  del  sigaor  G.  C. ;  alle  quali  chi 
aggiunga  uno  stile  privo  di  varieta  e  di  efficacia ,  e  di 
tempo  ia  tempo  anclie  piccliiettato  di  qualche  errore  di 
liagna ,  si  sara  fatta  ua'  idea  compiuta  del  libro  che  an- 
nunciamo. 


Vite  de'  piic  eccellentl  pittorl ,  scultori  e  architetti , 
scritte  da  Giorgio  Vasari  ,  ecc.  tomo  XIV.  —  Ve- 
nezia,  1829,  tip.  Antonelli,  in  24.°,  di  pag.  Zoo. 
Lir.  2.  61   ital.  al  tomo. 

Di  questa  comoda  edizioncina  parlato  abbiamo  nel  vol. 
52.°,  pag.  827.  Ora  ci  e  grato  T  annunciare  ch'  essa  va 
con  non  mlnore  accuratezza  progredendo. 


Lezione  di  Gregorio  LiviNl  intorno  al  diletto  dclV  im- 
parare  e  dell'  insegnare ,  ora  per  la  prima  volta 
pubblicata.  —  Venezia  ,  1829  ,  dalla  tipografia  di 
Alvisopoli. 

II  ch.  signer  Bettio,  bibliotecario  della  Marciana  ,  nella 
sua  prefazione  trascrisse  il  giudizio  che  lascio  scritto  di 
questa  lezione  1'  abate  Morelli.  /<  Sembra  essere  stata  detta 
»  in  qualche  accademia  della  Toscana  verso  la  fine  del 
«  secolo  sedicssimo.  Chi  sia  Gregorio  Livini  non  posso 
»  dirlo  finora ,  avendone  inutilmente  cercato.  »  L'  autore 
in  questo  discorso  pone  a  confronto  il  diletto  dell'  impa- 
rare  con  quello  dell'  insegnare  ,  e  conchiude  che  quest'  ul- 
timo la  vince  di  Uinga  mano  sul  primo.  L'  opuscolo  e  scritto 
non  senza  vivacita  e  con  buono  stile,  talche  si  leggera 
volentieri  anclie  da  chi  non  sara  d'  accordo  coll'  autore 
nella  conchiusione.  Di  questo  numero  confessiamo  di  essere 
noi  pure,  stimando  che  non  v'' abbia  maggior  piacere ,  ne 
piu  puro  di  quello  che  provasi  nell'  arrivare  alia  cognizione 
di  una  verita  ignorata. 


366  APPENDICE 

Le  delizie  della  vita  campestre,  da  celehri  autori 
antichi  e  moderni  descritte.  —  Venezia,  1829, 
dalla  tipografia  di  Alvisopoli. 

Lodevol  pensiero  fu  qnello  di  Agostino  Fappani  di  rac- 
cogliere  in  nil  volume  cjuanto  fu  scritto  da  niolti  autori 
ia  lode  della  vita  campestre ;  e  poiciie  i  luoghi  da  lui 
riportati  sono  tutti  pregevoli ,  quale  per  lo  stile  ,  qual 
pe' concetti,  percio  crediamo  di  poter  raccomandare  cjuesto 
libro  come  piacevol  lettura  non  disgiunta  da  qualche  utilita. 


Operette  d  istjuzione  e  di  piacere  scritte  in  prosa  da 
celebri  italiani  antichi.  e  moderni,  scelte  e  pubblicate 
per  cur  a  di  Bartolommeo  Qamba. —  Venezia ,  1829, 
dalla  tipografia  di  Alvisopoli,  i/i  i6.°  Li?:  2  ital. 
at  volume. 

Questa  lodata  raccolta  del  Gamba  s'  e  accresciuta  di  due 
belle  opere ,  cioe  delle  lettere  finora  inedite  dell'  abate 
Giuseppe  Genaari,  e  dei  Viaggi  di  Marco  Polo.  II  Gennari 
die  visse  dal  172 1  a  tutto  T  anno  1800  fu  uomo  di  molti 
studj ,  di  varia  erudizione,  amante  del  bello  stile,  e  scrit- 
tore  purgato  non  meno  che  elegante.  Le  sue  lettere  che 
il  Gamba  lia  pubblicate  erano  certamente  degnissime  della 
stampa ,  e  perche  in  esse  1'  autore  ragiona  assai  spesso  di 
cose  letterarie ,  nelie  quali  fu  si  valente ,  riescono  anche 
per  pill  conti  utilissime. 

I  Viaggi  di  Marco  Polo  sono  poi  di  tanta  celebrith,  cbe 
non  e  d'  uopo  aggiunger  parole  all'  annunzio.  Intorno  all'  edi- 
zione  del  cav.  Giambatlsta  Baldelli  da  cui  e  tratta  questa 
del  Gamba,  si  puo  leggere  nella  Biblioteca  italiana  ( giu- 
gno  1828)  un  articolo  al  quale  noi  non  dubitiamo  die 
alcuno  non  creda  di  potersi  riferire.  II  nuovo  editore  vo- 
lendo  provvedere ,  com'  egli  dice ,  ad  un  uso  piii  maneg- 
gevole  di  quest'  opera  ne  ha  fatta  una  ristampa  in  due 
volumetti,  eleggendo  e  compendiando  le  piii  utlli  fra  le 
note  che  trovansi  nell' edizioae  del  Baldelli.  Non  possiamo 
dire  che  in  questa  scelta  si  mostri  sempre  lodevole  il  glu- 
dizio  deir  editore ,  ne  taceremo  che  la  ristampa  di  una 
edizione  procurata  con  tanta  fatica  e  con  tanto  dispendio 
in  Firenze  e  un  nuovo  scoraggiamento  per  coloro  die  forse 
avrebbero  e  volere  e  capacita  d' arricchire  di  utili  libi"i 
la  nostra  letteratura. 


PARTE    ITALIANA.  867 

L' arte  dl  vciificarc  le  date  dei  fatti  storlci,  dclle  in- 
scrizlonl ,  delle  cronache  ed  altrl  antichi  monumcnti 
innanzi  t  era  cristiana,  ccc. —  Vcnezia,  i!529,  to- 
mo  i.°,  iipografia  di  Giuseppe  Gattei.  Prima  per- 
sione  italiaiia. 

Non  si  tosto  fu  pnbhlicata  in  Parigi  la  nuova  edizione 
di  quest'  opera  cosi  vantaggiosa  ed  insigne ,  che  la  Biblio- 
teca  italiana  vi  fece  plauso  ,  e  commendando  le  dottissime 
cure  degli  ultiuii  suoi  collaboratori  dimostro,  quanto  basta, 
r  utilita  che  ne  sarebbe  derivata  alle  scienze  ed  alia  let- 
tere  da  una  divulgazione  piii  estesa  di  cosi  vasto  lavoro. 
Ed  ora  mcritamente  ci  lodiamo  dell'  editore  italiano  di 
esso ,  perche  recaudolo  nella  nostra  lingua  presenta  agli 
Italian!  una  piii  pronta  e  facile  occasione  di  erudirsi.  Egli 
si  giova  della  nuova  edizione  francese  in  8°,  ed  «  ani- 
mato ,  egli  dice ,  nella  sua  impresa  dal  sempre  crescente 
concorso  de'  soscrittori  rinnova  in  faccia  al  pubblico  la 
sua  promessa  clie  ogni  mese  escira  impreteriliihTiente  un 
uuovo  fascicolo  sino  all'  esauriineuto   di  tutta  T  opera.  » 


II  Maestro  dl  disegno ,  ossia  trattato  completo  dell  arte 
del  disegiiare  ,  diviso  in  sei  lezioni  ,  opera  corredata 
di  settc  tavole  in  rame  rappresentanti  piic  di  3co 
figure.  —  Milano ,  1829,  pi  esso  V  editore  Lorenzo 
Sonzogno,  in  24.°,  di  pag.  270,  lir.   2  ital. 

II  Maestro  del  dipingere  in  miniatura ,  a  tempera  e 
ad  acquerello ,  ossia  insegnamenti  per  dipingere  in 
queste  varie  maniere  da  sc  soli ,  e  mod.o  di  fare  i 
pill  hei  colori ,  V  oro  brunito  ,  l'  oro  e  I'  argento  in 
cappette  e  la  lernice  della  CI  una.  Con  in  fine  una 
lettcra  di  Qenncr  sul  modo  dJ  imparare  a  dipingere 
paesctti.  Edizione  ornata  di  rami  colorati.  —  Mi- 
lano,  1829,  in  24.°,  di  pag.  210.  Prezzo  come  sopra. 

Questi  due  volumetti  appartcngono  alia  Bihlioteca  eco- 
nomico-porlarile  di  educazione  clie  va  con  felice  esito  puliljli- 
candosi  da  Lorenzo  Sonzogno  ,  e  die  oggimai  e  giunta  al 
vol.  67.°  E  questa  Bihlioteca  e  per  gli  stessi  utili  argo- 
ineati    sui    quali    versa,    e    per    la    qualita    dell' edizioue. 


368  ArrENDiOE 

comoJa  e  tU  tenuissimo  prezzo,  merita  d'eesere  raccoman- 
data  a  tutti  i  padri  di  faraiglia  ,  essendo  die  troveranno  in 
essa  raccolto  tutto  cio  die  alia  buona  e  civile  e  colta  edu- 
cazione  conviensi. 

Non  ci  vieii  detto  a  qual  autore  appartenga  il  Maestro 
del  disegno ;  nia  pure  da  alcuni  modi  del  dire  ci  giova  il 
congettarare ,  ch'  esso  sia  lavoro  d'  oltramuionte.  Cio  po- 
chissiuio  iniporta ;,  molto  bensi  die  le  cose  contenute  ia 
esso  siano  e  coavenevoli  ai  principj  dell' arte  e  adatte  ai 
giovani  studiosi ;  il  quale  scopo ,  se  non  andiamo  errati ,  ci 
sembra  generalmente  raggiunto  in  quest'  operetta.  —  Del- 
1'  altro  voluiiietto ,  il  Maestro  del  dipiiigere  ci  si  fa  note 
neir  avviso  ai  lettori,  essere  tratto  in  parte  da  un  elegante 
libricciuolo  francese,  ed  in  parte  da  un  pregevole  Trattato 
di  miniatura  die  vide  fra  noi  la  luce  sessanta  e  piu  anni 
sono.  Coi  quali  due  libricciuoli  I'editore  formo  il  sue  vo- 
lumetto  che ,  a  parer  iiostro,  puo  riguardarsi  coipe  un 
compendioso  ed  utile  manuale  per  gli  iniziati  all'  arte  del 
dipignere. 

Forse  taluno  ci  potrebbe  opporre  die  nelle  art!  del  di- 
scno  poco  o  nulla  giovano  i  precetti  e  gli  erudimenti  in 
iscritto",  che  il  genio,  I'esercizio,  lo  studio  sulla  natura 
e  sui  grandi  modelli  fanno  piii  die  qualsivoglia  teorico 
ed  astratto  insegnamento.  Ma  quand' aiiclie  sitFatti  libri  non 
coatenessero  die  le  sole  definizioni  delle  varie  , parti  del- 
r  arte ,  e  quella  die  diiauiasi  erudizione  dell'artista,  sa- 
rebbero  sempre  da  commendarsi.  In  ogni  raodo  cliiedere 
potrenimo :  perdie  mai  il  grande  Leonardo  e  tanti  altri 
insigni  maestri  scritto  abbiano  de'  Trattati  su  quell'  arte 
medesima  ch'  eglino  valorosamente  professavano? 


Commcntarii  delF Atenc.o  di  Brescia  per  V  anno  acca- 
deinico  1828.  —  Brescia^  1829,  per  Nicolo  Bet- 
toni. 

II  chiarissimo  signor  Monti,  Presidente  deH'Ateneo  di 
Brescia  ,  si  duole  nel  secondo  de'  suoi  Discorsi  (  dai  quali 
comincia  questo  volume)  che  alcuni  de'  socj  o  vivono  inerti, 
o,  come  non  curanti  deU'illustre  istltuto,  non  fanno  in 
quello  sentire  la  loro  voce.  E  noi  aliliiamo  volute  accen- 
iiare  questa  sua  querela ,  perche  ci  pare  nel  fondo  una 
lode  della  citta  di  Brescia,  s'ivi  e  lecito   lamentarsi   della 


PARTE    ITALIANA.  869 

inerzia  til  moltl  Iiigegni  a  malgrado  dellc  copiose  produ- 
zioni  delle  quali  viene  poi  ragionando  T  illiistre  autore 
della  Pastorizia,  nuovo  Scgretario  di  queirAteneo.  La  re- 
lazione  accademica  del  signor  Arici  comiiicia  con  alcune 
parole  die  noi  aaiiamo  trascrivcie  perche  onorano  11  suo 
cuore  non  meno  die  11  suo  ingegiio:  ti  Perche  io  fuor  del- 
"  r  USD  ml  levl  oggl,  o  signorl ,  a  parlare  fra  vol,  noa  e 
>'  clil  noil  sappla :  non  e  fra  vol  clil  alF  udlrmi  non  ne 
"  compianga  la  dolorosa  caglone.  I  maglstratl ,  i  padri  di 
»/  faiiiiglia  cercano  cjui  Indarno  11  valente  Istitutore  della 
»  gloventu^  gll  amlcl  T  ainlco ;  gli  scolari  11  ben  amato 
»  maestro.  La  citta  nostra  ha  perduto  Antonio  Bianchi  : 
»/  singolarisshno  per  sapere ,  per  slncera  modestia,  per  cari 
'>  ed  aOaljili  costuml.  II  Signore,  usando  compasslone  agli 
»  ultlrni  suoi  patlmentl  die  tacltaniente  maturavanlo  a  in- 
>'  ferma  vecchiezza  ed  agll  stentl  d"  un  lungo  raorlre ,  Ino- 
II  plnatamente  ha  chiamato  a'  siiol  riposl  la  Candida  e  con- 
"  fidente  anlma  sua.  "  L' Ariel  dopo  cjueste  ed  alcune  altre 
parole  intonio  ad  Antonio  Bianchi  (  le  quail  cl  fanno  de- 
sidcrare  di'  egll  ne  scrlva ,  come  promette ,  lo  storlco  elo- 
gio)  5  da  principio  alia  sua  Relazione ,  osservando  la  sollta 
partizione  alia  quale  soleva  attenersi  11  suo  lllustre  pre- 
tlecessore ,  delle  cose  spettantl  alle  scienze ,  alle  lettere , 
alle  arti.  AUe  scienze  appartengono  gli  elogi  del  generale 
CO.  Giovanni  Bettoni,  del  professore  abate  Giuseppe  Avan- 
zlnl  e  del  professore  Domenico  Coccoli  scrittl  dal  cavallere 
Francesco  Gambara,  e  dal  professorl  Alberto  Gabba  ed 
Antonio  Perego  •,  11  Prospetto  di  un  nuovo  corso  di  filosofia 
del  signor  abate  Antonio  Rivato;  la  Memoria  sullo  spazio 
e  sul  tempo  del  professore  abate  Francesco  Riccobelll  •,  11 
Prospetto  cliniro-medico  deW  Ospitale  maggiore  di  Brescia 
r anno  1827  del  dottore  Francesco  Girclli;  11  trattato  DeZ- 
r  arte  di  rendere  graii  i  niedicamenti  di  Stefano  Grandonl ; 
VAmdisi  chiniico-farniaceutica  della  radice  di  cinoglossa  di 
Glacoino  Attilio  Cenedclla:,  11  Sunto  di  alcuni  opuscoU  ac- 
cadeinicl  veroncsi  del  cav.  bar  one  Antonio  Sabatti  ;  la  Me- 
moria sul  ragiajuolo  delle  piante  liinowfcre  dell'  abate  Ber- 
nardino Ridoifi ;  e  le  Osservazioni  sulle  sardelle  del  Benaco 
del  prof.  Bendiscioll.  Nella  sezione  delle  Lettere  V  lllustre 
segretario  ebbe  a  parlare  di  due  Tragedie  (  Zenohia  e  Luigi 
Avogadro)  del  cav.  Francesco  Gambara  ^  di  alcune  Can- 
zoni  liriche  dell'  abate  Rivato ;  di  uu  Poemetto  con  analogo 

Bibl.  Ital.  T.  LV.  34 


370  APPENDICE 

discorso  sulln  statua  di  Brescia  dell'  abate  Antonio  Fontana 
direttore  dell' I.  R.  Liceo-,  e  finalmente  degl'/zzrai  sacri  e  di 
Due  canti  della  Genisaleinme  distrutta,  opere  del  Segretario 
stesso.  L' ultima  parte  riservata  alle  belle  arti,  arti  e  me- 
stieri  ci  parla  del  Tempio  d'Ercole  ristaurato ,  poi  della  dis- 
sei'tazione  del  cav.  Giulio  Cordero  SuU'  archkettura  longo~ 
barda  coronata  colla  medaglia  d'  oro  dall'Ateneo ;  e  per  ul- 
timo descrive  alcuni  quadri  ed  altre  opere  d'  arti  esposte 
nell'anno  1828.  La  dottrina  e  la  diligenza  con  cui  e  con- 
dotta  questa  Relazione  onorano  senza  dubbio  il  sig.  Arici; 
onorano  TAteneo  die  un  si  degno  soggetto  lia  sostituito  al 
defiinto  •,  onorano  finalmente  il  paese,  dove  non  fu  impos- 
sibile  il  trovare  chi  nell' incarico  di  segretario  deirAteneo 
succedesse  degnamente  a  un  illustre  filologo  qual  fu  I'abate 
Antonio  Bianchi. 


S  C  J  E  N  ZE. 

ThesanriLS  patTum  florcsque  doctorum  qui  cum  in  theo- 
logia  turn  in  pliilosophia  olirn  claruerunt,  etc.  — • 
Mediolani  ,  1 827-29,  apud  A.  F.  Stellam  ei  ^Zio,y, 
in  8.°,  fasc.  34.*^,  che  giunge  al  votabolo  Ritus. 
Cent.  87  ital.  al  fascicolo. 

'  Di  quest' opera  importantissima,  e  clie  ameremmo  di 
vedere  tra  le  maai  di  tutti  gli  ecclesiastici ,  gia  ragionato 
aljbianio  nel  touio  47,  P'lg-   2  85   di  questo   Gioraale. 

Annali  di  Storia  naturale.  —  Bologna,  1829,  tipo- 
grafia  Marsigli ,   in  8.°  Fasc.  J. 

L'  Italia  ricca  a'  d"i  nostri  di  opere  perlodiche ,  era  tut- 
tavia  mancante  di  una  che  alia  Storia  naturale  fosse  uni- 
camente  destinata.  La  quale  mancanza  era  tanto  piu  sensi- 
bile ,  ora  che  le  scienze  natnrali  hanno  fatto  cotanti  e  si 
maravigliosi  progress!.  A  tale  difetto  fecesi  in  quest'  anno 
a  provvedere  il  tipografo  Jacopo  Marsigli  di  Bologna  cogli 
Annali  che  annunzianio,  e  de'  quali  ci  e  pervenuto  il 
primo  fascicolo.  Essi  comprendere  deljbono  tutto  cio  che 
ci  ha  di  niiovo  nella  Mineralogia ,  nella  Botanica,  nella  Zoo- 
logia  e  nelVAnatoiiiia  comparata.  Direttori  ne  sono  i  signori 
Ranzani,  Bertoloni    ed    Alessaiidrini ,    tutt'  e   tre    professori 


PARTE   ITALIANA.  37! 

nella  P.  Unlverslth  di  Bologna,  e  tutt'  e  tre  gla  di  chiaro 
nome  nelle  anzldette  scienze.  Se  ne  pubblica  un  fascicolo 
sul  finire  d'  ogui  bimestre.  Tre  fascicoli  formano  ua  vo- 
lume di  circa  400  pagine  ia  8.°,  corredato  di  tavole  quando 
la  materia  le  ricliieda.  II  prezzo  pei  paesi  fuori  dello  Stato 
pontificio  e  d' ital.  lii%  aa.  5o.  II  prime  fascicolo  ci  da 
giusto  diritto  a  sperare  che  questi  Annali  raggliigneranno 
il  lodevoliisimo  scope  cui  rivolte  soiio  le  soUecitudini  del 
benemerito  editore. 


Filosofia  zoologlca,  ossia  Prospetto  generate  della 
strnttura ,  fiuizioni  e  classificazione  degll  animali 
del  dottore  Giovanni  Fleming.  Tradazione  dalV  in- 
glese  del  professore  Giammaria  Zendrini.  — Pavia, 
1829  ,  Fusi  e  comp.,  in  S.°  Vol.  1°  di  pag.  xxvii, 
e  629.  Vol.  2.°  Parte  1/  di  pag.  58 1".  Prezzo  com- 
plcssivo  lir.  12.  82  ital.  —  In  Milano  si  vende  da 
A.  F.  Stella   e  figli  e  da  altri  principali  librai. 

Non  occorre  1'  estenderci  ia  lodi  sul  merito  di  quest'  opera 
facendone  lo  stesso  esatto  e  diligeate  traduttore  conoscere 
i  pregi  nella  sua  dotta  prefazlone.  Per  era  rendiamo  gra- 
zie  deir  aver  presentato  agP  Italiani  un'  opera  cosi  inte- 
ressante  e  necessaria  principalmente  per  quelli  die  vogliono 
formarsi  un  l>reve  e  fedel  quauro,  .''d  avvi  "Jna  esatta 
norzione  del  regno  aniinale,  riserjiandoci  a  darne  ragguaglio 
tosto  che  sara  completa  colla  prossima  publjlicazione  della 
parte  seconda  del  secondo  volume ,  clie  risguardera  gli  ani- 
mali invertebrati. 


I 


Sui  Funghi.  Saggio  generale  di  Giovanni  Larber  con 
tavole  in  rame  cd  una  descrlzione  sinottlca  del  fun- 
ghi mangcrecci  piu  comuni  d  Italia.  Vol.  1.°^  parte 
I.*  —  Bassano  ,    1829,  tlpografia  Baseggio. 

Sembra  che  lo  studio  della  micologia  gia  da  gran  tempo 
trascurato  in  Italia  ,  era  voglia  di  nuovo  introdursi  con 
calore.  Lo  scopo  degli  scritti  linora  puliblicati  per  la  maggior 
parte  si  e  quello  di  descrivere  i  funghi  nocivi  ed  esculenti. 
Tale  pure  e  il  fine  del  sig.  Larber  di  Bassano.  In  questo 
volume  due  sono  i  capi.  II  primo  versa  suUa  fisiologia 
iiiicologica.  Ia  questo  capo,  oltre  la  Sloria  ddla  Micvlogiaf 


SyZ  APPENDICE 

trattasi  delV  origine  dei  funghi,  dell' influenza  d'  altre  mo- 
derne  investigazioni  e  principalmente  della  chimica  siii  pro- 
gressi  della  micognosia ,  posto  dei  funghi  nel  sistema  della 
natura ,  incertezza  tuttora  esistente  nella  micografia.  Qaesto 
capo  e  dotato  di  numerose  note  clie  spesso  distraggono  il 
lettore.  11  secondo  capo  versa  su  recenti  avvelenamenti 
per  opera  de'  funghi.  Gonflo  ed  afFettato  e  lo  stile  dell'  au- 
tore ,  e  quasi  sempre  prolisso.  Per  riguardo  alia  parte 
scientifica  ne  daremo  notizia  terminata  che  sara  1'  opera. 
Questo  volume  e  corredato  di  cinque  tavole  in  nero  ,  le 
cui  figure  sono  assal  imperfette :  basti  1'  osservare  la  ta- 
vola  IV,  fig.  I ,  che  rappresenta  il  Boletus  scaher ,  volgar- 
mente  detto  dai  Lombardi  rossin,  e  la  tavola  V  Boletus 
esculentus  o  fungo  ferre  per  rimanerne  convinti.  Sarebbe 
desiderabile  che  tutti  quelli  che  si  applicano  alia  micolo- 
gia,  in  vece  di  copiare  le  figure  d'altri  autori ,  ne  pubbii- 
cassero  delle  proprie  tratte  dalla  natura  :  in  allora  noa 
vi  sarebbe  tanta  confusioae  nella  sinonimia  ,  giacche  una 
cattiva  figura  spesso  induce  in  errore  anche  un  esperto. 


Memorie  medlco-chlrargiche  di  F.  M.  Blarcolini  mem- 
bro  onuraiio  delT  Accademia  di  scienze ,  lettere  ed 
arti  di  Modena,  coirispondente  della  Cesarea  regia 
di  scienze,  lettere  ed  arti  di  Padova,  della  Societd 
di  mcdicina  di  Livoruo  ,  degli  Atenei  di  Venezia 
e  di  Treviso ,  ascritto  presso  V  I.  R,  Accademia 
degli  agiati  di  Roveredo ,  vicepresidente  dell  Acca- 
demia di  Udine  ,  ecc,  con  tavole  alluminate.  — 
Milano  ,  1829,  dalla  Societd  tipograjica  de' classici 
italiani  ,  in  8.°,  di  pag.   119. 

In  una  sclenza  qua!  e  la  medicina  tutta  fondata  sui  fatti 
non  riesce  mai  vano  il  rendere  di  pubblica  ragione  le 
particolari  cliniche  osservazioni ,  allorche  sieno  esposte  con 
tutta  la  possiblle  lealta  e  diligenza,  siccoine  di  queste  sue 
altamente  protesta  il  signor  dottor  Marcolini.  Noi  quindi 
a  qui  darne  un'  idea  le  andremo  brevemente  discorrendo. 
Cinque  Memorie  racchiude  il  volumetto  che  annunziamo, 
risguardanti  casi  pratici ,  che  in  diversi  tempi  esso  signor 
Marcolini  scriveva  per  illustri  accademie  che  1'  annovera- 
vano  tra'  suoi  raerabri.    La  prima    porta    per  titolo  il  mio 


PARTE    ITALIANA.  378 

viaggio  del  giiigno  1828,  lettera  medica  al  chlarissimo  dot- 
tore  D.  Tliiene,  ed  e  la  descrizione  di  una  gita  dell' autore 
nel  Bfllnnese ,  nel  Feltrino  e  nell'AsoIano.  Tocca  egli  da 
prima  le  proprieta  chimiche  e  mediche  di  alcune  acijue  mi- 
nerali  clie  in  quelle  comrade  scaturiscono ,  rettificando  gli 
error!  in  cul  per  rispetto  ad  esse  cadde  qualche  scrittore 
niassime  de'  di  nostri  i  indi  passa  a  narrare  1'  apparire ,  il 
correre  e  il  metodo  di  cura  di  una  specie  di  mal  venereo 
die  fu  chiainata  Schrilievo  o  Falcadina  dal  nome  del  paese 
in  cui  per  la  prima  volta  venne  osservata ,  riportando  ia 
una  tavola  colorata  le  crostose  esulcerazioni  ch'  egli  crede 
una  delle  comuni  forme  di  quel  morbo.  Rapporta  nella 
Memoria  seconda  un  terribile  caso  di  avvelenamento  per 
deutoidroclorato,  deutoacetato  e  carbonato  di  rame  forma- 
tosi  dall'essersi  fatto  cuocere  gamberi  in  una  caldaja  di 
rame  con  poc'acqua,  molto  sale,  olio  di  ulive  ed  aglio.  Nel 
qual  caso  di  avvelenamento  la  cosa  piii  notabile  sarebbe  la 
maniera  pur  d'avvelenamento  che  Tautore  dice  essere  occorsa 
per  insolita  trasmissione  ;  poiche  le  persone  che  assistettero 
quegli  ammalati  mostrarono  pur  esse  segni  delf  avvelena- 
mento medesimo.  II  che  a  suo  credere  vorrebbe  ascriversi 
air  essere  elleno  state  a  pie  ignudi  in  contatto  dei  vo- 
miti  e  delle  materie  alvine  cui  stavano  mescolati  que'  ve- 
lenosi  sali  di  rame ,  e  fors'  anche  perche  le  particelle  piii 
minute  di  que'  sali  innalzatesi  e  disperse  per  V  aria  ven- 
nero  forse  per  la  via  della  bocca  e  del  respiro  introdotte 
nel  corpo  loro.  Di  maggior  momento  ci  seinbra  la  Memoria 
terza ,  la  quale  discorre  del  cancro  di  una  lupia  ingene- 
ratasi  sul  tendine  Achille ,  e  che  asportata  col  taglio  si 
rinnovo ,  e  trattata  da  ua  empirico  con  buona  dose  di 
pomata  arsenicale  di  frate  Cosimo  ne  venne  /<  lesione 
»  delle  proprieta  vitali  del  tubo  gastro-cuterico  del  cuore, 
»  de' vasi  e  del  sistema  nervoso,  e  svolgimento  di  univer- 
>'  sale  diatesi  carcinomatosa ,  mantenuta  da  processo  flo- 
»  gistico ;  "  di  maniera  che  tornata  vana  ogni  cura  T  ia- 
fermo  n'  ando  di  questa  vita.  La  qual  cosa  proverebbe 
indubblamente,  siccome  confermavasi  anche  dalla  sezione 
del  cadavero ,  che  V  arsenico  iia  un'  azione  elettiva  sulia 
membrana  mucosa  dello  stomaco  e  delle  intestina ,  e  puo 
arrecare  irreparabili  danni  adoperato  con  tanta  facilita  e 
senza  grandi  cautele,  come  alcuni  chirurghi  al  di  d' oggi 
fanao  su  parti  dcuudate  della  cute.  Di  soggetto  chirurgico 


Oj4  APPENDICE 

puossi  del  pari  dire  la  quarta  Memoria  ,  poiche  rapporta 
la  storia  di  un  enoniie  turaore  che  il  sig.  Marcolini  per 
r  esame  fattone ,  trapasrsata  essendo  la  donna  che  ne  era 
afFetta  a  forte  gastro-eiiterite,  crede  una  Inpla  steatomatosa 
che  in  progresso  sareblje  forse  andata  in  carcinoma.  «  Pog- 
»  giava  essa  Inpia  e  aderiva  alle  coste  ed  ai  muscoli  in- 
'>  tercostali  col  largo  della  sua  base  e  superiormente  alle 
>'  porzioni  rimanenti  del  levatore  della  scapola,  del  roui- 
n  boido  minore ,  dello  scaleno  medio  e  postico ,  mancando 
»  quasi  del  tutto  la  scapola ,  dacche  non  v'  era  pin  cavita 
»  glenoidea  e  il  capo  dell' omero  alio  scoverto  poggiava 
}i  al  tumore  ,  ne  di  essa  si  rimasero  in  sito  che  alcuni 
»  pezzi  del  processo  superiore  o  coracoideo ,  e  qualch'  altro 
»  del  marguie  esterno;  i  quali  pezzi  non  erano  cariati, 
»  ma  resi  spugnosi.  »  Occaslonavala ,  giusta  T  autore ,  un 
latente  principio  siiilitico,  ed  una  doglia  reumatica  la  quale 
aveva  principiato  sotto  il  lembo  del  muscolo  cucnllare  che 
si  estende  verso  deir  oniero ,  «  donde  poi  si  allargasse  e  a 
»  forza  di  compressione  e  col  mezzo  del  morljoso  rosicare 
»  degli  assorljenti  pervenisse  ad  alterare  e  distruggere  le 
»  parti  molli ,  muscolose  e  vascolari  sovrastanti  alia  scapola, 
»  indi  questa  mettesse  a  pezzi,  e  operasse  eziandio  sulle 
»  sottostanti  parti  molli,  distruggendo  posteriormente  an- 
»  che  la  cisti ,  ecc.  "  A  tutta  ragione  soggiugne  T  autore, 
che  s' egli  fosse  stato  sin  dal  principio  il  medico  della  cura , 
provato  che  non  rinsciva  la  risoluzione ,  avrebbe  saggerito 
I'estlrpazione,  e  piii  tardo,  se  alia  paziente  fosse  stata 
concednta  piii  lunga  vita ,  avrebbe  dato  mano  ai  stdagni 
ed  ai  caustici.  L'  autore  pensa  che  presieda  alia  genesi  di 
queste  sorti  di  tumori  un  processo  flogistico,  sicche  giusta 
lui  tutte  le  lupie  riconoscerebbero  un  modo  istesso  gene- 
rale  di  formazione ,  cadendo  poi  neir  andar  innanzi  per 
ignote  condlzioni  ed  accidenti  u  in  tali  degenerazioni,  che 
"  varieta  anziche  specie  diverse  costituiscano  quelle  dif- 
»  ferenze  clie  servirono  ai  nosologi  per  fabljricare  i  loro 
»  sistenii  sulle  medesime,  »  L'  ultima  Memoria  risguarda 
una  perniciosa  letargica  ,  e  il  modo  d'  azione  del  solfato 
di  chinina.  Era  questa  febbre  a  tipo  di  terzana ,  e  al 
terzo  accesso  si  ebbe  ricorso  al  solfato  di  chinina ,  che 
mitigo  tosto  il  male,  ma  fu  d' uopo  giugnere  siao  alia  dose 
di  48  grani ,  a  due  grani  per  volta ,  a  niotivo  di  alcuni 
accessi   di    febbriciattola    che    si    teuaero    saldi,    II    nostro 


PARTE    ITALIANA.  875 

autore  ravviserebbe  nell' adoperato  rimecllo,  oltre  la  facolta 
accessifuga  ed  irritativa ,  un'  altra  assoluta  coivrostimolante , 
che  parecclii  sicnramente  non  vorranno  si  di  leggieri  ac- 
coiisentirgli ,  tanto  piu  cli' egli  la  foada  suUa  diatesi  iper- 
stenica  della  letargica  febbre  in  discorso,  cio  che  sarebbe 
congettiira  sua ,  e  non  generale  condizione  indubbiamente 
provata.  In  fatto  1'  abate  Teaipesta  confutava  quella  pre- 
tesa  forza  controstiniolarue ;  e  il  sig.  IMarcolini  qui  gli  ri- 
spoude.  Ma  la  brevita  dl  un  articolo  d'annunzio  non  ci 
penuette  di  entrare  in  tanta  lite  ,  e  di  qui  recare  i  validi 
argomenti  a  sostegno  della  confutazione  del  sig.  Abate, 
de'  quali  V  autore  non  fece  die  toccarne  alcuni  lasciandone 
da  banda  altri  che  pur  ci  sembrano  di  qualche  valore. 


Variata  placent.  Tl  mazzo  variopinto  de  fiori  medici. 
La  pictra  del parngone  nelle  diverse  opinioni ,  ossia; 
Raccolta  di  opere  mediche  moderne  italiane,  com- 
pilata  in  tomi  lo.  —  Bologna  ,  1829  ,  tipografia 
IMarsigli ,  in  8.°  Tom.  VII,  VIII  e  IX.  —  In  Mi- 
lano  si  vende  da  F.  Fusi  in  S.  Margherita. 

Questi  tomi  fanno  seguito  ai  gia  annnnziati  nel  tomo 
62.°,  quaderno  di  novembre  1828,  pag.  284  di  questa  Bi- 
blioteca.  —  Importo  de'  9  tomi  pubblicati  lir.  42.  88  ital. 


V  A  R  I E  T  A. 


AUCHEOLOGIA. 


l^C 


^ca<>i  di  Ercolano  e  Pompeja.  —  II  sig.  Raoul-Rochette 
ha  letto,  non  ha  guari ,  alF  Accademia  delle  iscrizioni  ed 
a  quella  di  belle  arti  a  Parigi  una  Memoria  intorno  a'  plii 
recenti   scavi  .d' Ercolano    e  di    Pompeja.    Eccone  il   sunto. 

Si  sta  dissotterrando  ad  Ercolano  una  magnilica  abita- 
zione ,  il  cui  giardiuo  circondato  da  un  portico  a  colonnati 
e  il  piu  grande  di  quelli  clie  siansi  finora  scoperti.  Alcune 
delle  dipiuture  ond''  e  adorno  questo  portico  sono  della  piu 


3t6  V  a  n  I  e  t  a'. 

alta  importanza.  Fra  gli  altri  soggetti  mitologici  vl  si  di- 
stingue Perseo  clie  col  soccorso  di  Minerva  uccide  Medusa  *, 
Mercurio  che  sta  addormentando  Argo  onde  rapirgli  la  bella 
lo,  soggetto  rarissimo  ne' inonumenti  dell' arte  ^  Giasone, 
il  Drago  e  le  tre  Esperidi.  Ma  cio  die  in  quest'  ediiicio  si 
e  trovato  di  piu  notabile  consiste  in  alcuni  bassorilievi 
d'  argento  infissi  a  tavolette  elittiche  di  bronzo ,  e  rap- 
presentanti  ApoUine  e  Diana.  Una  quantita  d' altri  oggetti, 
di  mobili  ed  arredl  d'  uno  sqnisito  gusto  aggiunge  pure 
non  poco  alF  interesse,  che  naturalmente  ci  si  risveglia 
ben  anche  dalla  sola  scoperta  di  si  bella  e  ricca  abitazione. 

<(  Ma  in  fatto  di  pitture  andche  ( cosi  il  signor  Raoul- 
Eochette)  sembra  che  nulla  si  accosti  al  merito  di  quelle 
che  adornano  la  casa ,  non  ha  guari  scoperta  a  Pompeja. 
La  certezza  che  pei  precedent!  scavi  si  ebbe ,  essere  la 
parte,  eve  si  sta  ora  lavorando  ,  il  piu  bel  quartiere  di 
quell' antica  citta,  trovasi  confermata  ,  oltre  T  aspettazione, 
dair  ampiezza  della  casa  di  cui  trattasi ,  dall' abbondanza 
e  dnlla  perfezione  delle  pitture  end' e  ornata.  Eccone  la 
succinta  descrizione:  snl  dinanzi  vi  s' iacontra  tosto  1' atrio 
toscano,  membro  ordinario  e  per  cosi  dire  obbUgato  delle 
abitazioni  di  Pompeja.  Esse  e  circondato  da  camerette 
elegantemente  ornate ,  donde  si  passa  in  un  picciolo  giar- 
dino,  air  intorno  del  quale  sono  in  ugual  tnodo  disposti 
alcuni  appartamenti  ad  uso  degli  ospiti  della  casa.  Alia 
sinistra  dell'  atrio  trovasi  un  passaggio  che  conduce  a  spa- 
ziosi  portlci  sostenuti  da  colonne  dipinte  in  rosso,  e  sino 
alia  profusione  abbelliti  di  tutto  cio  che  1'  antica  pittura 
ci  ha   conservato   di  piu   squisito   e   di   piii   grazioso. 

"  Tra  le  dipinture  vi  si  distinguono  le  composizioni  se- 
gnenti :  Medea  in  atto  di  meditare  V  uccisione  de'  suoi 
figliuoli  che  stanno  innocentemente  giocando  ai  dadi,  men- 
tre  non  uiolto  lungi  il  loro  pedagogo  gia  troppo  consape- 
vole  del  pericolo  che  loro  sovrasta,  sembra  gemere  sulla 
sorte  che  gli  attendee  i  figli  e  le  figlie  di  Niobe  assallti 
dai  vendicatori  dardi  di  ApoIIine  e  di  Diana,  composizione 
plena  di  afFetto  e  di  varieta ;  Meleagro  che  parte  per  la 
caccia  del  cignale  di  Calidonia  •,  Perseo  in  atto  di  liberare 
Andromeda;  una  Baccante ;  alcuneMuse;  e  fra  questi  tra- 
gic! o  gravi  soggetti  grottesche  rappresentazioni ,  tra  le 
quali  un  pigmeo  che  fa  danzare  una  scimmia,  e  varie 
pitture  di  frutta  e  di  aniinali    con  somnio    gusto  eseguite. 


V  A  R  I  E  T  a'.  3/7 

Questl  porticl  servivano  unic^mente  pel  passeggl;  raccliiu- 
dono  uii  giarclinetto  ,  nel  ciii  centro  e  iin  baciiio  ,  ove  nn- 
trivansi  varie  specie  di  pcscl :  nel  fondo  trovasi  uii  vasto 
triclinio. 

It  II  ginereo,  o  parte  dell' al)itazione  alle  donne  rlservata, 
consiste  in  un  peristilo,  parliuente  cinto  di  portici  e  da 
piccioli  appartamenti  circondato ,  il  tiitto  con  gran  lusso 
di  hellissime  pittuie.  Castore  e  Polluce,  iddii  dell' ospitalita, 
vi  si  veggono  dipinti  sii  ciascun  lato  della  porta  d'  ingresso. 
Eccone  gli  altri  piii  considerevoli  soggetti :  Eco  e  Narciso ; 
Endiniione;  Achille  bamljino  che  da  Tetide  sua  madre  vien 
tufFato  nello  Stige  ;  Marte  e  Venere ;  Satiirno ;  Orfeo  ;  Ce- 
rere  ;  Marte  pacifico  ;  Giove  ospite ;  ed  un  gruppo  di  ua 
satire  e  d' un  ermafrodito,   pittura  classica. 

>/  L'  esedra,  o  membro  il  piii  importante  dell'  abltazione  , 
e  decorato  di  mirajjili  dipinture  che  rappresentano  varie 
Baccanti  d' iinpareggiabile  bellezza  i  Acliille  in  atto  di  sca- 
gliare  1' asta  contro  d' Aganicnnone  ,  e  Minerva  clie  lo  trat- 
tiene ,  soggetto  pel  quale  sembra  clie  gli  antichi  abitanti 
di  Pompeja  nutrissero  una  particolare  affezione ,  poiclie 
vedesi  ancora ,  seljbene  con  mediocre  esecuzione ,  tra  le 
pitture  del  tempio  di  Venere,  sul  foro ,  ecc;  Achille  alia 
corte  di  Licomede  travestito  da  donna  e  da  Ulisse  rico- 
nosciuto ;  Ulisse  mendicante  in  atto  di  ricevere  i  soccorsi 
dal  fedele  Eiimeo.  Lo  stile  di  cjneste  ultiine  composizioni 
sembra  vincere  quello  di  tutte  le  altre  opere  clie  in  faito 
dl  pittura  cl  furono  dagli  antichi  trasmesse.  Si  passa  final- 
mente  ad  un  terzo  giardino ,  pur  circondato  di  colonne 
dipinte  in  rosso  e  adorne  delle  seguentl  pitture:  Fedra 
che  scopre  ad  Ippolito  1' incestuoso  amor  suo;  diverse 
scene  tragiche  e  comiche  ;  la  favola  di  Etra  ed  Egeo ; 
Apolline  e  Dafne  cangiata  in  alloro.  In  fnccia  al  giardino 
sta  una  uicchietta ,  ossia  un  piccolo  sacrario ,  donde  si 
passa  nel  terzo  peristilo  che ,  siccome  pare ,  ha  servito 
d'  abltazione  a  qualche  liberto  della  famiglia.  Tra  gli  og- 
getti  trovati  in  questa  casa  annoveransl  una  cassetta ,  ricca 
per  eleganti  ornamenti  di  bronzo ,  ed  inca^rata  In  un  an- 
golo  del  ginecco ,  nella  quale  erano  quarantadue  uionete 
iniperiali  d'  oro  e  sci  d'  argento. 

'>  Non  si  puo  parlare  di  si  importanti  scoj^erte  senz'ag- 
giugncrc  ch'esse  debbonsi  specialmente  all'  infotigabile  zelo 
del  giovane    luarchese    di    Ruffe,    direttore    delle    arti    al 


378  V  A  R  I  E  T  a'. 

tninistero  tlella  casa  del  Re ,  il  quale  trova  la  plu  utile  coo- 
perazione  nel  rispettabile  slg.  Arditi ,  direttore  de'  Regj 
musei  ed  aiitiquario  di  lunga  esperienza,  e  nelf  ingegao  e 
neir  attivita  del  sig.   C.   Bonucci,  direttore  degli  scavi.   " 

Ma  chiudere  non  dobbiamo  questo  articolo,  innanzi  di  far 
pure  un  ceiino  della  magnitica  edizione  dell'  opera  iatito- 
lata  Les  Haines  de  Pompei ,  etc.  par  Fr.  Mazois ,  rammen- 
tando  le  lodi  die  le  furono  da  noi  meritamente  tributate 
nel  vol.  46,  pag.  899  di  questo  giornale ,  e  ad  un  tempo 
aanunziando  ch'essa  va  felicenieute  progredeado.  L' ultima 
distribuzioae  gia  pervenuta  a  quest'  I.  R.  Biblioteca  di 
Brera  e  la  26.* 

Anche  la  bella  edizione  del  Real  Miiseo  horhoruco  clie  va 
pubblicandosi  a  Napoli  sotto  gli  auspicj  del  re  Ferdinan- 
do  I ,  e  della  quale  parlato  abbiamo  a  lungo  nel  volume 
5i  di  questo  giornale,  progredisce  regolaruiente.  Merce  di 
essa  avremo  una  compiuta  collezione  di  tutti  i  tesori  di 
quella  veramente  classica  terra.  A  questa  I.  R.  Biblioteca 
ne  e  gia  pervenuto  il  fascicolo   17.° 


Al  Dlrettori  della  Biblioteca  italiana  (*). 

«<  II  ch.  signor  Zardetti    nel    render    conto    di    uno    dei 

»'  fascicoli    del    Museo    reale  borbonico,    mi  fa  1' onore  di 

»  fermarsi  alquanto    a    discutere  la  mia   opinione   circa  la 

"  spiegazione  di  due  celebri  statue  rinvenute  non  ha  guari 

"  in  Pompel,    e    che    io    ho  conghietturato    rappresentare 

"  Livia  e  Druso  minore  figliuoli  di  Tiberio.   Crede  il   sig. 

>i  Zardetti  che  1' effigie    di    Druso  sulle    medaglie,  e  la  di 

»  lui  statua  pubblicata  dal  sig.  Wongez    non  hanno  somi- 

"  glianza  colla  statua  del  nostro  real  museo.  Ma  su  questo 

»  particolare    io    lo    prego    a    sospendere    alquanto    il  suo 

"  giudizio  sino  a  che    non  possa  pubblicarsi    la    mia  dis- 

i>  sertazione,  che  e  tuttavia  inedita,    alia    quale  verranno 

(*)  Queste  parole  del  ch.  sig.  Avellino  risguardano  V  articolo 
che  intDrno  all'  opera  intitolata  Reale  Museo  Borbonico  fu  da 
noi  inserito  nt-1  volume  Si."  di  questo  Giornale.  Essendo  esse 
dcttate  coa  quella  urbanita  che  tutta  e  propria  delle  anime 
gentili ,  e  ad  altro  scopo  noa  tendendo  se  non  a  vie  meglio  chia- 
rire  la  verita,  ci  facciamo  un  pregio  di  qui  riporcarle. 

{Gil  Editori.) 


V  A  R  1  E  T  a'.  379 

»  agginnti  i  profili    esatti   della    statua  pompcjana  parago- 

"  nati  con  quelli  delle  niednglie  di  Druso  di  niaggior  con- 

"  servazione.    Soggiugne    poi    lo    stesso    sig.    Zardetti  che 

"  le  forme    della    statua   pompejana    sleno    troppo    ^irili  per 

If  poter  corrispondere  a  quelle  di  un  giovane  che  ancora  non 

»  avci'a    compiuto    i    quattro    lustri ,    e    clie  tale  era  Druso 

»  quando  fu  costretto  da   Caligola  ad  uccidersi  ,  non  avendo 

»  cioe  che  diecinove  anni:  qui  il  sig.  Zardetti  confoade  due 

"  persouaggi    diversi ,    cioe    Druso    liglio    di  Tiberio ,  coa 

"  Tiljerio    flglio    di    Druso.    Quest'  ultuuo    e  non  il  primo 

»  e  il   giovane  di  anni  diecinove  die  fu   ucciso  da  Caligola, 

"  secondo    le    testimonianze    di    Svetonio  ,    di    Filone ,    di 

»  Giuseppe,    di    Dione,    che    esser    deggiono  ben  note  al 

"  sig.   Zardetti.    Ora    io    non    ho    mai    attribuito    a  questo 

"  Tiberio,  nia  a  Druso  di  lui  padre,  la  statua  pompejana, 

"  e  quindi  cade    intieramente    la    critica  del  sig.   Zardetti, 

>t  Parmi    anclie    ch'  egli    non    abbia    ragione    di    desuaiere 

"  alcun  argomento  contrario  alia  inia   opinione  dalla  lieve 

"  barlia    onde    la    nostra    statua    ha   ornata  il  niento.   Egli 

"  deve   raminentarsi  die   gll  antichi  in  quella  eta  radevano 

"  per  la  prima  volta  la  barba  verso  i  venti  anni ,   e  qual- 

"  die    volta    ancora    lasciavano     crescerla    per     particolari 

"  occasioni.  Ma  di  queste  e  di  altre   congliietture  sara  piu 

»  opportuno   il  giudizio  quando  la  dissertazione  verra  ren- 

"  duta   di   puljblica   i-agione.    Ne    so   chiudere   qnesta   anno- 

"  tazione  senza   render  grazie    al  sig.   Zardetti    dell'  atten- 

>>  zione ,  con  cui  si  e  compiaciuto    occuparsi  ad  esamiuar 

"  le  niie  deboli  congliietture,    ed    anche  della  bonta ,   coa 

"  cui  mi  ha    piu    volte    nominato,    dandomi  lodi ,  che  io 

II  conosco  bene  di  non  meritare   in  conto    alcuno.   » 
ISapoli,  il  3i   agosto    1829. 

Francesco  M.  AvelUno. 


I  N  D  U  S  T  R  I  A. 
Macchine  a  vapore.  —  La  Gran  Bretagna  vanta  ora  circa 
i5,ooo  macchine  a  vapore  tutte  in  attivita ,  ed  alcune  di 
una  forza  prodigiosa.  Nella  conlea  di  Coruouaille  ne  sussiste 
una  della  forza  di  circa  600  cavalli.  Supponiamo  che  cia- 
scuna  d' esse  ,  Tuna  coIT  altra  ragguagiiando,  abbia  la  forza 
di  circa  3 5  cavalli,  supposizione  certamente  non  esagerata, 
ne  risultera  die  la  loro  forza  totale  debb'  essere  di  circa 
375,000  cavalli.  Secondo  il  calcolo  del  sig.  "Watt,  la  forza 


38o  V  A  R  I  E  T  A.'. 

di  un  cavallo  equlvale  a  quella  di  cinque  nomliii  e  mezzo. 
Dunqne  le  niacchine  a  vapore  della  Gi-aa  Bretagaa  rappre- 
senterebbero  una  forza  uguale  a  quella  di  due  uiilioni  di 
uomini.  Ciascun  cavallo  pel  suo  uianteuimento  ha  bisogno 
della  prodnzione  di  due  acri  di  terra.  Se  dunqiie  la  to- 
talita  deir  opera  o  del  lavoro  die  ora  si  eseguisce  col  mezzo 
del  vapore,  venisse  eseguita  con  quello  de'  cavalli,  la  Gran 
Bretagna  avrebbe  ySojOoo  acri  di  meno  disponibili ,  ossia 
760,000  acri  sottratti  ad  altri  importaritissimi  generi  d'  a- 
gricoltura.  (  i?.  B.) 


Chiinica  opplicata  alle  belle  arti.  —  Nella  radunanza  del- 
r  Accademia  delle  sclenze  di  Parigi,  tenutasi  il  6  dello 
scorso  luglio ,  venne  dal  sig.  Chevallier  annunziato  un  me- 
todo  per  pulire  gli  antichi  monumenti  assai  piu  ccononiico 
della  raschiatura ,  e  scevero  dai  si  noti  inconvenientl  di 
questa.  Tale  metodo  consiste  nello  strofinare  la  superficie 
che  vuol  pulirsi  con  una  spazzola  imbevuta  d'acqua  pre- 
parata  con  acido  idroclorico  nella  dose  di  dodici  once  per 
ogni  secclila  d'acqua  i^) 


Suicidj  nella  Prussia  comparadvamente  ad  altri  paesi.  — 
II  sig.  Heyfelder  ha  pubblicato  a  Berlino  alcnne  ricerche 
assai  curiose  iatorno  al  suicidlo.  Da  esse  risulta  che  e 
d' uopo  contare  ogni  anno  sovra  ioc,ooo  individui ,  14 
suicidj  nella  provincia  di  Brandeburgo;  10  nella  Sassonia ; 
9  nella  Slesia;  7  nella  Prussia  orientale  •,  7  nella  Pome- 
ranian 6  nella  Prussia  occidentale ;  5  a  Posen;  4  a  Cleves 
ed  a  Berg  •,   3   nella  Vestfalia ;   2   nel   Basso-Reno. 

A  Berlino  dal  1788  al  1797  non  avvennero  che  6a  sui- 
cidj; 12,3  dal  1797  al  1808;  e  dal  181 3  al  1822  giunsero 
sino   al   n.°  di    646. 

Nel  dipartimento  della  Senna  se  ne  annoverarono  dal 
1 816  al  1826  i  numeri  seguenti :  35 1  ,  33o,  376,  325, 
348,   317,   390,    371,   396  e   5ii. 

A  Pietroburgo ,  dove  sovra  una  popolazione  di  285, coo 
anime  non  ne  erano  stati  annoverati  che  94  dal  1808  al 
1811,  se  ne  contarono  annualmente,  dal  1821  al  1826,! 
numeri  seguenti:   986,    1069,    1066,   966,    1176. 

Ad  Amburgo  dal  i8i5  al  1822  i  numeri  de' suicidj  fu- 
rono :  2,  18,  17,  12,  10,  20,  69-,  nel  182736  ne  an- 
noverarono Oo. 


V  A  R  I  E  T  a'.  38 1 

A  Francoforte  sul  Meno ,  la  cul  popolazione  e  dl  56,ooo 
ahltanti  i   siiicidj   giunsero  al  nnmero  di    loo   nel   iSaS. 

Dalle  ricerclie  del  sig.  Heyfelder  dunque  consegne  che 
il  nuniero  de'  suicidj  va  continnamente  crescendo  [Lorresp. 
maihern.  et  pliys.  Bruxelles ,    1828,  etc.). 

Quali  altre  cagioai  potrebbero  mai  trovarsi  di  questo 
deplorabile  progresso  se  non  un  auniento  della  miseria , 
rovesci  di  fortuna,  un  dlfetto  ognor  crescente  de'  mezzi 
di  sussistenza  ,  1111  raddoppiato  furore  pel  giuoco,  per  le 
lotterie  e  sopra  tutto  la  niancanza  di  religione  e  di  buona 
morale?  Sovra  i  5ii  suicidj  dell'  anno  1826  nel  diparti- 
niento  della  Senna  abbiamo  la  seguente  proporzione  dal 
Rapporto  generale  sui  lavorl  del  Consiglio  di  salubrita  di  Pa- 
rigi,   1827. 

Motivi  de'  suicidj. 

Passioni  amorose,  querele  e  disgusti  domestlcl  ...    100 

Malattie ,  disgusti  della  vita,  debolezza  ed  aberra- 
zione   di   niente 148 

]Mala  condotta,   giuoco,  lotteria,  tiraori  di  rinipro- 
veri   o   di   punizioni 6p 

Miseria,  indigenza  ,  perdita  d' inipieghi ,   disordini 
di  affari 100 

Motivi  sconosciuti  94 — Sul  totale  dei  5ii,  184  iudivi- 
dui  hanno  attentate  ai  lore  siiorni  senza  successo. 


STATISTICA. 

Stato  odierno  dcil'Iinpero  Busso. 

Superficie  in  miglia  quadrate 5,912,000 

Popolazione 60,000,000 

Rendite  in  franchi 400,000,000 

Debiti  in  franchi i,3oo,ooo,ooo 

Arniata 1,0.39,000 

Bastimenti  da  guerra  d' ogni  grandezza  i3o 

(Dal  quadro  intitolato  i7//ipero  Russo,  ecc. 
di  Adriano  Balbi.  Parigi,    1829.) 

Modmento  della  popolazione  dell' Impero  Russo  nel  1828.  — 
Nascite  ,  1,844,779.  —  Morti  1,178,051.  —  Matrimonj 
388,377.  —  Intorno  ai  morti  si  hanno  i  risultamenti  che 
seguono :  dai  95  ai  100  anni  1,044.  —  ^^^  100  ai 
loS,  604.    —   Dai     io5   ai    110,   141.    —    Dai    110    ai 


38a  V  A  R  I  E  T  A  . 

Ii5,  104.  —  Dai  ii5  ai  120,  146.  —  Dal  120  ai 
laS  ,  3  I.  — '  Dai  i25  ai  i3o  ,  16.  — •  Dai  i3oai  i35,  4.  — 
Dai   1 35  ai   140,    I.  (/.  G. ) 


Longevitd  nelf  iinpero  Russo.  —  Lo  scorso  anno  morirono 
nella  Russia  604  individai  dell' eta  di  100  a  io5  anni ; 
141,  di  io5  a  iioi  104,  di  no  a  iiS;  46,  di  ii5  a 
I20i  3i,  di  120  a  125',  16,  di  i25  a  i3oi  4,  di  i3o 
a   1 35;  uno  di   137  ed  uno  di   160  {Galign.  Messeng). 


GEOGRAFIA. 
Bisultamento  dei  viaggi  at  polo  artico.  —  I  viaggi  di 
Franklin,  di  Ross,  di  Parry  e  di  Beecliey  si  sono  prestato 
un  vicendevole  snssidio ,  e  1'  luiione  de'  lor  lavori  ha  per 
noi  cangiato  1'  aspett.o  d'  una  parte  dei  niari  e  delle  region! 
coitiprese  fra  il  circolo  artico.  Questi  coraggiosi  e  dotti 
navigator!  contribuirono  in  dieci  anni  al  progresso  della 
geografia  deirAmerica  settentrionale  plu  essi  soli  die  tutti 
i  loro  predecessori  nel  corso  dei  tre  ultimi  secoli.  La  grande 
quisiione  del  passaggio  nord-ovest  e  ora  ai  suoi  veri  limiti 
ridotta.  Si  puo  dunque  ora  navigare  dall' atlantico  al  grande 
oceano  e  vicendevolmente ,  girando  intorno  alle  spiagge 
polari  deirAmerica?  Ecco  il  punto  in  cni  a' di  nostri  tro- 
vasi  il  problenia,  intorno  al  quale  sonosi  occupate  hen 
dieci  generazioni.  Esso  se  non  e  ora  compiutamente  sciolto, 
trovasi  per  lo  meno  sulla  via  d'  un'  intera  risoluzione  e  di 
una  risoluzione  favorevole.  Le  scoperte  del  capitano  Franklin 
sembrano  non  piu  lasciar  luogo  a  dubbio  alcuno.  I  due 
estremi  punti  del  passaggio  gia  erano  conosciuti ;  Tingresso 
e  r  uscita  non  piu  avevano  bisogno  di  ricerche.  II  capitano 
Franklin  ha  gettato  gran  lunii  sullo  spazio  intermedio;  ha 
notabilmente  circoscritta  1'  estensione  delle  coste  non  mai 
per  lo  innanzi  esplorate ;  ha  dimostrato  clie  il  mar  polare 
era  libero  dai  ghiacci  per  un  tempo  bastevole,  perche  un 
bastimento  dal  mare  pacifico  passar  potesse  nelle  baje  del- 
r  atlantico.  La  via  a  seguirsi  puo  essere  oggimai  tracciata 
dai  fatti  sinora  raccolti.  I  ghiacci  che  staccandosi  dal  nord 
ingombrano  la  penisola  Mehilla  e  le  vicine  terre,  lasciano 
probabihnente  libero  il  mare  nelle  brevi  estati  di  queste 
contrade.  II  canale  di  iiavigazione  dee  pertanto  ritrovarsi 
nello  spazio  intermeJio  e  presentare  un'  ageyole  via  onde 
per  lo  stretto  di  Behring  giugnere    all'  adito    del    Principe 


V  A  R  I  E  T  a'.  383 

Reggente  o  ad  alcnno  de'  passaggi  sia  nella  haja  di  Baffin , 
sia  ia  quella  di  Hudson.  Questa  via  non  puo  certamente 
essere  destinata  come  scala  di  comniercio.  Speciali  e  troppe 
circostanze  vi  si  opporrebbero  per  una  regolare  comuni- 
cazione :  lua  non  dee  tuttavia  trascnrarsi  di  rintracciarla. 
II  coadurre  a  compimento  quest'  impresa  apparterra  al  co- 
raggio,  alio  zelo,  alia  pcrseveranza  di  quegli  uomini  dotti 
e  benemeriti  che  non  conoscono  ne  limiti ,  ne  pericoli ,  e 
die  guidare  non  si  lasciano  da  Interessi  o  calcoli  personali. 
Frattanto  ci  si  annunzia  un  nuovo  tentativo  per  esplorare 
le  estreniita  settentrionali  dell' America.  L'emulo,  anzi  il 
precursore  dell' intrepido  Parry  ^  il  capitano  Ftoss ,  autore 
di  un  Trattato  sutla  navigazione  col  vcipore,  si  accinge  nuo- 
vamente  e  da  se  solo,  e  coi  soli  suoi  mezzi  ad  una  si  ardua 
spedizione,  a  cio  stimolato  non  da  pecuniaria  ricompensa, 
ne  da  veruna  amblzione ,  ma  dal  solo  desiderio  di  promo- 
vere  la  scienza.  Egli  inibarcasi  a  proprie  spese.  La  Societa 
reale  e  piu  altri  corpi  scientllici  posto  hanno  liberamente 
a  disposizione  di  lui  i  piii  perfetti  istruraenti.  Gia  da  sette 
od  otto  anni  quest'  alnle  niarino  va  facendo  esperimenti 
sitU'applicazione  del  vapore  a  vascelli  d'ogni  specie,  e  col 
mezzo  di  questo  possente  motore  egli  spera  di  condurre 
ad  un  felice  esito  il  suo  intraprendlmento.  La  VUtoria,  va- 
scello  di  200  tonnellate ,  vien  mossa  da  una  maccbina  a  va- 
pore ad  alta  pressione.  Con  slfl'atta  manlera  di  navigazione, 
oltre  gli  altri  vantaggi ,  qnando  si  ponga  mente  alle  circo- 
stanze di  questi  mari  ed  alia  natura  delle  coste  die  deb- 
bonsi  esplorare,  si  lia  quello  notabilissimo  di  potere  pel 
vapore  far  uso  di  qualsivoglia  sorte  di  combustibili,  della 
legna  delle  coste  settentrionali  dell'America,  od  in  loro 
manranza,  degli  olj  di  vitelli  niarini  ,  di  orsi ,  di  Ijalene  i 
i  quali  olj  ottenere  si  possono  quasi  ovunqne  trovinsi  giiiacci 
od  acque.  Lo  scopo  del  capitano  Ross,  per  quanto  dicesi, 
e  quello  di  giugnere  inuuediatamente  alio  stretto  di  Lan- 
castro  5  ed  esaminare  T  interno  della  baja  del  Principe  Reg- 
gente, ove ,  come  lu  gia  avvertito  ne' precedenti  viaggi,  pre- 
sentavansi  maggiori  indizj  d'  approssimazione  al  contiuente 
settentrionale.  Ci  sono  dunque  grandi  inotivi  per  credere 
clie  col  mezzo  del  vapore  e  de'  battelli  si  avranno  su  questo 
pnnto  iniportanti  scopertc.  Una  volta  die  per  qnesto  canale 
raggiunta  siasi  la  costa  d'Amenca  potr.i  condursi  a  conipi- 
meato  T  esame  di  essa ,  e  si  potra  coa  diligenza  osservare 


3o4  V  A  R  I  E  T  A  . 

la  porzione  del  contlneate  che  sfuggi  gli  sforzi  e  le  rl- 
cerclie  de' capitani  Franklia  e  Beechey.  II  San  Giovanni, 
vascello  di  Sao  tonnellate  ,  carico  di  carboue  da  terra,  di 
provvisioni ,  ecc. ,  accompagnera  la  Vittoria.  Gli  ecjuipaggi 
de' due  vascelli  compongonsi  di  sessant' uomini :  veati  nel- 
I'uiio,  qnaranta  neH'altro.  Essi  provvigionati  sono  per  tre 
anui ,  e  quanto  prima  porraniiosi  alia  vela. 

{A.   V.  e  R.  E.) 


ORNITOLOGIA. 

II  haya  o  frisone  indiano.  —  «  Q'nesto  piccolo  augello  as- 
sai  curioso  ( dice  ua  viagglatore )  chiauiato  baya  in  indo- 
stano ,  berbera  ia  sanscritto,  babue  in  bengalo,  cibu  in 
persiano  e  temeouit  in  arabo ,  per  la  maniera  con  cui  so- 
spende  il  suo  nido,  e  un  po'  piii  grosso  d'una  passera ; 
ha  le  penne,  la  testa  e  i  piedi  di  un  giallo  oscuro,  che 
fassi  meao  carico  sul  petto  j  il  becco  di  forma  conica  e 
fortissimo  ,  siccome  sembra  ,  proporzionalmente  alia  dimen- 
sione  delle  altre  sue  membra.  II  baya  comunissimo  nelF In- 
dia:,  va  per  la  sita  intelligeuza  quasi  del  pari  con  un  cane 
domestico;  e  fedele,  e  docile,  e  vago  della  societa  degli 
uomini,  e  quando  e  fatto  domestlco,  ama  di  stare  sulla 
mano   del  suo   padrone. 

>>  Esso  nello  stato  di  natura  costruisce  il  suo  nido  su 
gli  alberi  i  plu  elevati ,  ed  a  preferenza  sulle  palme  e  sui 
lichi  d'  India ,  specialmente  quando  questi  alberi  sorgono 
presso  di  un  pozzo  o  d'  un  ruscello.  Tal  nido  e  fatto  di 
un  tessuto  di  gambi  d'  erbe,  cui  1'  augello  da  la  forma  di 
una  grande  bottiglia  e  lo  sospende  ai  rami  in  modo  che  il 
vento  lo  agita  e  lo  culla:  il  suo  adito  e  posto  al  di  sotto, 
onde  gli  augelli  di  rapina  non  vi  possano  penetrare ;  1'  in- 
terno  e  generalmente  diviso  in  due  o  tre  camere.  Gl'  In- 
diani,  con  imaginazione  veramente  graziosa ,  credono  che  i 
vermi  fosforici  in  esse  camere  giacenti  servano  ad  illu- 
minare  Tappartamento;  ma  gli  osservatori  di  mente  meno 
poetica  pensano  die  il  baya  non  ve  li  deponga  che  per 
nutrirsene.  Quanto  a  me,  lo  confesso,  mi  sarebbe  piu 
caro  r  ammettere  la  prima  di  queste  due  supposizioni.  E 
di  fatto  sarebbe  uno  spettacolo  assai  vago  il  vedere  que- 
st' industrioso  augello  imitare  gli  abitanti  delle  sponde  del- 
rOrenoque,  che  per  illuminare  F  interno  delle  capanne 
raccolgono  nelle  lunghe  loro  zucche  i  veruii  fosforici  dei 
quali  coperte  soao  quelle  campagne. 


V  A  R  I  E  T  a'.  385 

»  Da  moltl  esenipi  ci  vien  tllmostrato  sin  a  qual  punto 
ingegnoso  sia  V  istiiito  di  alcuni  augelli ,  e  quanto  sia  esso 
jiieglievole ,  e  adattisi  agevoliiiente  alle  circostanze.  Cosi 
nell' occidente  della  Scozia,  da  die  introdotte  vi  iuroao  le 
fabbriche  di  cotone,  si  scopri  clie  gli  angelli  surrogate 
aveaao  gli  strati  di  cotone  alia  piuma ,  di  cui  prima  tap- 
pezzar  soleano  i  loro  nidi.  Questo  nella  domestica  loro 
economia  fn  un  vero  miglioramehto ,  pel  quale  cogliere 
seppero  V  opportunita  delle  circostanze :  nondimeno  mi  e 
forza  il  concedere  die  un  tal  fatto  non  e  bastevole  perche 
ammettere  si  possa  1  Ipotesi  degl' Indiani.  Una  cosa- die 
non  ammette  dubljio  si  e  die  il  baya  impara  senza  dif- 
ficolta  veruna  a  riportare  de'  pezzetti  di  carta  od  altri  pic- 
coli  oggetti  die  dal  suo  padrone  gli  vengono  indicati.  Mi  e 
altresi  piii  volte  avvenuto  di  vederlo  ad  un  dato  segnale  slaa- 
ciarsi  in  un  pozzo  per  trarne  un  anello  die  stato  vi  era 
gettato.  Un  Ijraniino  mi  assicuro  die  quest'  augello  puo 
incaricarsi  di  portare  una  lettera  ad  una  casa,  quando  questa 
gli  sia  due  o  tre  volte  indicata.  E  inutile  I'avvertire  die  io 
prendere  non  voglio  tal  avvenimento  sotto  la  niia  gnarentigia. 
Eccone  tuttavia  un  tal  altro,  di  cui  sono  stato  io  stesso  testi- 
monio,  e  di  cui  posso  qnlndi  guareniire  la  plena  esattezza:  le 
giovinette  indiane  a  Benares  ed  in  altre  citt.a  della  peni- 
sola  sogliono  portare  tra  i  sopraccigli  alcune  fogliuzze  d'  oro 
appellate  ticas.  Quand'elleno  vanno  perlestrade,  avviene 
spesso  die  qnaidie  giovane  fa  loro  togliere  sitFatti  orna- 
menti  da  un  baya  a  cjuest'uopo  addestrato.  L'uccello  ri- 
torna  al  suo  padrone  e  strepitando  colle  ali  quasi  in  aria  di 
trionfo  gli  presenta  col  suo  becco  cotali  ticas  rapite  non 
rare  volte  alia  fronte  di  una  bella ,  tenero  oggetto  del  gio- 
vane  Indiano,  e  di  cui  egli  brama  attrarsi  Io  sguardo. 

»  II  baya  nutresi  ordinarianiente  d'insetti-,  ma  doniesticato 
die  siasi,  vive  ancora  di  legumi  nell'acqua  amraoUiti.  La  sua 
carne  e  squisitissima  e  di  facile  digestione:  essa  dai  niedici 
Indiani  vien  commendata  come  un  dissolvente  della  pietra.  La 
femniina  fa  uova  bellissime  ed  a  grosse  perle  somiglianti. 
Qucste,  colte  die  siano,  divengono  trasparenti,  ed  hanno  ua 
delizioso  sapore.  Quando  i  baya  trovansi  in  un  certo  nuniero 
sur  un  albero  riuniti ,  mandano  suoni ,  simili  piuttosto  ad 
un  ronzio  die  ad  un  canto.  Tale  difetto  e  ricompensato  dalla 
loro  intelligenza  esagacita,  nel  die  sono  di  gran  lunga  sn- 
periori  nd  ogni  altro  abitatore  dell'  aria.  "  (^R.  B.) 

nibl.  Ital.   T.  LV.  25 


386  V  A  R  I  E  T  A*. 

Esposizione  degli  oggetti  dl  belle   ard   nelV  I.  R.  Pa- 
lazzo di  Brera. 

Discnro  non  sara  certamente  ai  nostri  leggitori,  se  ri- 
serbandoci,  giusta  il  costume  altre  volte  segnito,  a  far  co- 
noscere  nel  successive  fascicolo  il  materiale  di  che  si  com- 
pongono  gli  Atti  dell' I.  R.  Accademia  delle  belle  arti,  non 
ancora  pubblicati ,  faccianio  ora  precedere  ua  sunto  ac- 
compagaato  da  qualche  nostra  osservazioni  suUe  opere 
che  furono  in  quest'  anno  esposte  alia  curiosita  ed  animi- 
razione  del  publjlico  nelle  sale  a  cio  destinate.  Prima  pero 
di  accingerci  a  quanto  ci  siamo  proposti ,  mal  sapremmo 
contenere  uno  sfogo  di  compiacenza  coll'  annunziare  che 
gli  artisti  fra  noi  di  niaggior  grido ,  i  quali  nello  scorso 
anno  lasclarono  vuoti  i  nostri  desiderj ,  gli  adempirono  in 
questo  nel  modo  il  piit  soddisfacente.  02;nnno  che  si  ag- 
girasse  nelle  sale  arriccliite  de'  loro  lavori  ,  o  ne  uscisse 
dopo  di  esservisi  intrattenuto  a  di  lungo ,  manifestava  le 
piacevoli  sensazioni  che  lo  avevano  invaso.  Cio  e  quanto 
abbiamo  osservato  in  altrui ;  dal  canto  nostro  non  esitiamo 
ad  afFermare  che  1'  esposizione  di  cui  intendiamo  fare  una 
rivista  ,  riusci  piu  che  mai  splendida ,  decorosa  e  tale  in 
somma  da  pareggiare  ( se  non  nel  numero  degli  oggetti , 
certamente  pel  pregio  della  massima  parte  di  essi )  quelle 
che  soghonsi  tenere  nelle  piii  cospicue  metropoli  d'Europa. 
Diciamo  di  Europa ,  perche  a  tutte  quelle  d'  Italia  sovrasto 
la  nostra  anche  pel  numero  delle  produzioni. 

Ne  vogliamo  credere  con  questa  nostra  asserzlone  di  aver 
trasceso  i  limiti  di  quella  modestia ,  di  cui  talvolta  un  so- 
verchio  spirito  di  patria  preoccupazione  snol  farci  dimen- 
tichi,  giacche  le  nostre  parole  sono  confortate  dal  consenso 
di  non  pochi  artisti  ed  intelligenti  di  arte,  i  quali  visita- 
rono  gl'  identici  apparati  si  d'  oltremonte  che  d'  oltremare. 
Che  se  questa  sentenza  destasse  in  taluno  il  malincuore , 
noi  non  sapremmo  clie  indirizzargli  T invito  di  accertarsene 
coll' esame  di  fatto ,  nella  sicurezza  d' alti-a  parte  che  egli, 
qualora  ne  approfitti,  dovra  convenire  per  lo  meno  sugli 
incalcolabili  vantaggi  difFusi  da  questa  nostra  istituzione, 
non  che  sullo  speciale  patrocinio  che  ad  essa  accorda  1'  au- 
gnstissimo  nostro  Sovrano. 

Iiiiprendendo  ora  il  proposto  divisamento  dalla  pittiira 
storica,  giovera  il  ripetere  uon  essere  inteuzioae  nostra  il 


V  A  R  I  E  T  a'.  387 

fissare  una  gradazione  di  merito  tra  i  divers!  artisti  col- 
r  anteporre  piuttosto  il  nome  di  nno  a  quello  di  un  altro, 
e  nieno  poi  lo  sceadere  a  disgustosi  paragon!.  Ogniino  sa 
die  ove  trattasi  di  giudicare  di  colori ,  a  iiialgrado  di  una 
trita  sentenza  ,  anco  i  ciechi  inalberano  le  loro  pretese. 

Alieni  quiadi  da  qiialunque  partito  e  da  qualsivoglia  spi- 
rito  di  preveiizione,  scortati  da  quella  poca  esperieuza  che 
nelle  arti  ci  siamo  procacciata,  e  lasciando  ch'altri  a  loro 
posta  nel  portare  1'  eguale  esame  s'  ingolfiao  nelle  metafi- 
siclie  e  nolle  piu  astruse  dottrine  ,  steuderemo  1'  opinioae 
nostra  con  quella  Iilierta  die  non  va  disglunta  da  una  ve- 
race  stima ,  e  con  quel  candore  che  e  figlio  di  quella  iin- 
pressione  die  i  dilFerenti  oggetti  osservati  hanno  prodotto 
neir  anirao  nostro. 

Fatta  questa  protesta,  arrestiamoci  sui  dipiatl  di  France- 
sco Hayez ,  membro  delle  II.  RR.  Accademie  di  Milano  e 
di  Yenezia  •.  questo  nome  e  gia  segnato  nei  fasti  della 
moderna  pittura,  i  nostri  stessi  fogli  risuonaroao  negli 
scorsi  anni  dei  di  Ini  encomj;  percio  ci  astenianio  dal  ria- 
novarne  le  cspressioni,  die  ogni  lode  ulteriore  nulla  aggiugne- 
rebbe  nlla  di  lui  rinomanza.  Cinque  storiche  composizioni , 
tina  niezza  ti2;ura  della  B.  V.  Immacolata,  un  Ecce  Homo, 
parimente  mezza  figura,  e  sette  ritratti  sono  tutte  opere 
di  sua  mano.  II  quadro  di  maggior  dimensione  ci  presenta 
Pietro  r  eremita  die  s'  avvia  coi  Crociati  al  conquisto  di 
Terra  Santa ;  montato  su  una  Candida  mula  ,  colla  mano 
destra  atteggiata  ad  indicare  il  cammino  calcato  da  un  nu- 
meroso  stuolo  che  gia  lo  precede ,  e  colla  sinistra  alzando  il 
sinibolo  di  Redenzione ,  eccita  quelli  che  gli  stanno  d'  at- 
torno  a  troncare  gP  indugi.  Se  non  andiamo  errati,  tale 
fu  Tintenzione  delT  artelice ,  e  quand' egli  non  Tavesse 
manifestata,  i  dilFerenti  gruppi  da  lui  immaginati  collime- 
rebljcro  a  luminosamente  chiarirla.  La  scena  del  fondo  si 
compone  in  un  lato  da  un  antico  castello  da  cui  veggonsi 
uscire  altri  seguaci  segnati  dalla  croce ,  dei  quali  alcuni  si 
staccano  dai  loro  congiunti,  altri  s' incamminano  frettolosi 
a  raggiungere  V  apostolo  condottiero ;  nell'  altro  lato  da  un 
paese  alpestre  intersecato  da  vie  tortuose,  il  quale  rimem- 
bra  i  miserandi  casi  a  cui  fu  tratta  una  innumerabile  inol- 
titudine  di  cristiani  d' ogni  eta  e  d' ogni  sesso  e  condizio- 
ne,  concitati  dal  fanatismo,  e  spinti  senza  sicura  guida 
e  direzioae  ad  una  impresa    di    tanto    moiuento.    Noi  nou 


388  V  A  R  I  E  T  a'. 

entreremo  a  discutere  se  11  soggetto  preso  a  rappresentare 
offrisse  o  no  delle  parti  dranimatiche  ,  bastandoci  il  poter 
dire  a  lode  dell'  artista  ch'  egli  le  seppe  trascegliere  e  de- 
stare  per  esse  il  massimo  interessaniento.  Si  valse  di  pochi 
mezzi ,  ma  questi  disvelano  vie  maggiormente  I'acutezza  del 
suo  ingegno :  la  scena  da  lui  trattata  si  compoae  ia  fatti 
di  noa  inolti  gruppi,  ina  questi  sono  si  ben  disposti ,  si 
espressivi  die  ti  porgono  uaa  piii  vasta  idea  del  di  lui 
concetto,  perche  lasciano  un  campo  alia  immaginazione 
deir  osservatore  di  spaziare  piu  lungi  e  di  agginngere  alle 
tracce  clie  vi  si  riscontrano  quel  di  piii  che  T  autore  oni- 
mise  con  tanto  accorgiinento.  Si  noti  poi  a  sua  discolpa 
intorno  alia  soverchia  sobrieta  di  cui  fn  da  taluno  acca- 
gionato  in  questa  composizione ,  clie  il  commettente  del 
quadro  piii  volte  avevagli  manlfestato  il  desiderio  di  non 
gradire  un  afFollamento  di  persone ,  e  si  avra  una  circo- 
stanza  di  piii  da  valutarsi ,  qualora  si  voglia  indagare  le 
difficolta  da  lui  superate.  Tu  trovi  in  questa  tela  la  cliia- 
rezza  del  soggetto,  un  giudizioso  e  gradevole  componimento^ 
una  espressione  energica  e  portata  alia  realta.  II  frate  con- 
dottiero  ti  si  raostra  anche  in  cammino  quale  ce  lo  de- 
scrive  la  storia  in  Cliiaramonte ,  quasi  energumeno  ed  in- 
vaso  del  piii  caldo  entusiasmo ;  lo  vedi  rivolto  a  rampo- 
gnare  uno  sposo  che  sembra  non  sapere  staccarsi  dalT  og- 
getto  della  sua  tenerezza  ,  che  sta  forse  per  abbamlonare 
per  sempre :  altri  coi  gesti  imperiosi  e  col  viso  rivolto 
alle  turbe  lontaae  le  invitano  a  seguirli  e  ad  aiFrettarsi 
alia  partenza  :  alcune  donne  prese  da  venerazioue  per 
1'  apostolo  si  chinano  in  bell'  atteggiamento  per  baciargli 
un  plede :  chi  apre  il  sajo  per  indicare  al  corapagno  la 
croce  snl  petto  ,  chi  va  lieto  di  portarne  il  vessillo.  Uno 
prostrato  a  terra  adora  uno  sterpo  a  cui  il  caso  diede  for- 
ma di  croce ,  peregrino  concetto  che  ti  esprime  al  vivo  il 
grado  di  superstizione  ond' erano  quelle  menti  affascinate. 
Le  armi  d'  ogni  sorta ,  le  persone  d'  ogni  condizione  e 
d' ogni  sesso  fra  loro  frainmlste  ti  fanno  toccar  con  mano 
lo  scopo  che  le  aveva  ivi  riunite  e  la  ragione  del  loro 
movimento.  L'avveduto  artefice  v' introdusse  diversi  ritratti, 
e  di  cio  noi  gli  tributiamo  la  dovuta  lode  ,  perche  ajatano 
a  produrre  verita ,  ofFrendoci  quella  varieta  di  fisonomie 
ch'  era  richiesta  nell'  argoniento.  Non  parleremo  del  mode 
con  cui  questo  quadro  e  tinteggiato ,   perche  il  peanello  dl 


V  A  R  I  E  T  A.',  389 

Hayez  sostiene ,  com'  e  ben  nolo,  quel  decoro  di  clie  va 
tanto  gioriosa  la  patria  sua.  A  questo  pregio  vanno  con- 
(fiiinti  un  corretto  disegno  appreso  dalle  greclie  forme  e 
dallo  studio  suUe  opere  dell'  Urbinate ,  una  esatta  osser- 
vanza  del  costunii  dei  tempi,  ed  in  quanto  alPefTetto,  alia 
forza  ed  al  distacco  delle  sue  figure,  accenneremo  cio  che 
ci  venne  fatto  di  osservare ,  cioe  che  veduta  da  un'  altra 
sala  la  folia  de'  curiosi  che  quotidianamente  urtavasi  in- 
torno  a  questo  quadro  per  contemplarlo,  sembrava  questa 
formar  parte  del  quadro  medesimo ,  e  1' emergente  Pietro 
eremita  ad   essa  pure  indirizzare  le  sue  parole. 

In  un'  altra  tela  non  meno  farragginosa  per  composizione 
della  gia  descritta ,  sulla  quale  saremo  piii  parchi  di  pa- 
role, perclie  esegulta  con  eguale  Ijravura,  ci  rappresent6 
Filippo  Maria  Visconti ,  duca  di  Milano ,  che  seduto  sul 
suo  trono  riceve  il  giuramento  dei  patti ,  onde  restiluiva 
la  lilierta  e  gli  scettri  ai  due  re  di  Navarra  e  di  Aragona, 
fatti  prigionieri  dai  Genovesi  suoi  sudditi.  Quantunque  le 
figure  di  questo  quadro  fossero  di  minor  dimensione  di 
quelle  del  prirao ,  cio  nulla  meno  all'osservatore  posto  nella 
dovuta  distanza  apparivano  di  naturale  grandezza.  L'  ap- 
parato  della  sala,  i  diversi  personaggi  asslstenti  a  tale  atto 
solenne  o  quivi  tratti  dalla  curioslta ,  i  loro  sfarzosi  abbi- 
gliamenti ,  gli  arredi  distinguevansi  a  meraviglia ,  ed  era 
un  incanto  per  1' artista  il  cousiderare  il  magico  artifizio 
delle  masse,  delle  ombre  e  della  luce.  Anche  qui  poi  va- 
rieta  di  caratteri  tutti  presi  dal  vero,  movenze  gravi,  gen- 
tili,  severe,  quali  si  convenivano  alle  singole  figure  intro- 
dotte  sulla  scena  ti  costringevano  a  trattenerti  per  lunga 
pezza  e  sempre  con  nuovo  diletto.  Distaccato  da  questo 
r  osservatore ,  V  attenzione  sua  veniva  attratta  da  tre  ab- 
bozzetti  della  stessa  mano.  II  primo  piii  coudotto  oftViva 
1"  infelice  Imelda  dei  Lambertazzi  col  suo  amante  de'  Ge- 
remei,  sorpresa  dai  feroci  di  lei  fratelii  armati  di  pugnale. 
Quivi  ammiravasi  una  composizione  alFcttuosa,  bene  aggrup- 
pata  e  di  tutto  sentimento;  I'attitudine  d'  Imelda  non  avrebbe 
potuto  essere  in  miglior  modo  immaginata,  trasparendo  da 
essa  la  sospensione  d'animo  di  chi  vuole  e  disvuole;  I'ef- 
fetto  generale ,  sempre  degno  delfautore  .  gli  accessor]  tutti 
trattati  con  verita  e  disinvoltura  ne  costituivano  gli  altri 
prcgi.  Nel  secondo  disposto  per  1'  ordinazione  di  un  quadro 
piu  grande  del  primo  ti  era  forza    lodare  1'  immagiuoso  e 


390  V  A  n  I  E  T  a'. 

valente  artista  clie  quasi  scherzando,  eJ  abbandonando  il 
pennello  alia  sua  fantasia  ti  aveva  gia  presentato  iiv.i  piu 
bei  grnppi  e  ia  tutta  i.'erita  di  espressione  il  niomento  ia 
cui  viene  annunziato  all'  infellce  Maria  Stnarda  la  fatale 
sentenza  di  morte.  II  terzo  in  fine  eseguito  colla  niedesinia 
franchezza  di  tocco  e  di  colorito  ti  ricordava  uno  de'  piu 
bei  concetti  dell'  Iliade ,  cioe  Ettore  clie  ritornando  dai 
sudori  di  Marte  alle  patrie  mura  ritrova  il  fratello  Paride 
ozioso  nel  Gineceo. 

Or  ci  rimane  a  fare  alciin  cenno  sui  ritratti  e  sulle  due 
devote  immagini  clie  compivano  1' apparato  delle  opere 
dell'Hayez,  e  possiamo  cio  adempiere  in  succinto  modo  col 
dire  che  anche  questi  oggetti  corrispondevano  aU'alta  fama 
del  lore  autore  •,  ma  il  sovercliio  laconismo  forse  non  an- 
drebbe  a  grado  de'  leggitori  nostri.  Per  non  diUingarci 
dunque  di  piu  del  dovere  intorno  ad  un  solo  artista,  non 
poca  essendo  la  bisogna,  e  per  rimuovere  da  noi  il  pre- 
messo  dubbio  asserirenio  che  all'aspetto  di  questi  ritratti, 
colore  che  ne  conoscevano  di  persona  gli  originali  ne  pro- 
ferivano  tosto  il  nome,  ne  sapevano  saziarsi  dall' esaltarne 
la  perfetta  rassoiniglianza ;  1' artista  risovvenendosi  il  fare 
degli  antichi  pittori  ritrattisti  piu  rinoraati  ne  faceva  in 
sua  mente  raflfronto  lasciando  sfuggir  dal  labbro  i  nomi  di 
Tiziano  ,  di  Morone,  di  Wandik,  di  Rubens,  ed  ammi- 
rando  il  variato  e  prezioso  impasto  delle  carnagioni,  I'in- 
telligenza  delle  parti  ed  il  rilievo  di  ciascuna  di  esse ;  tanto 
gli  amanti  di  cose  d'  arte  poi ,  quanto  gl'  idioti  non  sa- 
pevano staccar  lo  sguardo  dagli  abiti ,  dalle  pellicce ,  dalle 
trine ,  dai  merletti  ond'  eraao  adorni  i  busti  femniinili , 
fra  i  quali  campeggiavano  due  matrone  ed  una  gentil  da  ma 
di  leggiadra  e  geniale  iisonomia.  Nella  Vergine  immacolata 
diede  Hayez  a  divedere  fin  dove  giunga  la  finitezza  del 
suo  pennello ,  ma  forse  a  nostro  avviso  diede  alquanto  nel 
seccoi  nella  figura  dell'Ecce  Homo  trovossi  tra  i  varj  pregi 
molta  espressione. 

Passando  a  far  parola  dei  dipinti  dell'  accademico  Pela- 
gic Palagi  che  gareggia  col  primo  nella  Ijellezza  delle  pro- 
duzioni ,  e  gli  e  congiunto  coi  vincoli  dell'  aniicizia  ,  mo- 
veremo  dall'  opera  di  maggior  grandezza  e  composizione. 
II  soggetto  ch'  era  stato  dato  all'  artista  non  avrebbe  potuto 
essere  piu  adatto  per  la  fervida  e  feconda  sua  fantasia ; 
era  il  trionfo    di  un  Italiano    che    rese    immortale    il    suo 


V  A  R  I  E  T  a'.  391 

norne  e  quello  della  patria  cul  appartenne.  II  genovese 
Colombo ,  reduce  da  ignoti  niari  e  da  nuove  terre  da  liu 
scoperte,  vieiie  ricevuto  con  tutti  gli  onorl  in  Barcellona 
da  Ferdinando  ed  Isabella  regnanti  delle  Spagne.  La  scena 
non  potrebb'  essere  ne  piii  teatrale  ,  ne  piii  iuiponente. 
Un  magnifico  trono,  appositaaiente  ereito  in  un  edificio  . 
clie  indica  tuttora  per  la  sua  morcsca  costrnzione  T  ante- 
riore  doniinio  degli  Araiji,  e  calcato  dalla  maesta  dci  so- 
vrani,  alia  di  cui  presenza  ainmesso  lo  scopritore  eroe, 
accenna  con  atto  riverente  il  seguito  dl  alcuni  Indianl  seco 
lui  condotti,  e  le  ofTerte  dei  tesori  e  delle  produzioni  rac- 
colte  in  quelle  ricche  comrade:  il  fondo  presenta  una  parte 
della  citta  ed  il  lontano  faro.  Noi  perdonerenio  ben  di  buoa 
grado  all'artista  di  non  aver  seguito  lo  storico  Irving  per 
rispetto  alia  localita,  in  cui  ci  dice  succeduto  questo  rice- 
vimento ,  come  avrebbe  talnno  desiderato  •,  anzi  gliene  dia,- 
mo  lode,  giacche  se  ci  avesse  disposta  la  medesinia  rap- 
presentazione  in  una  gran  sala  cbiusa ,  ci  avrebbe  prlvati 
della  vista  di  un  Ijelllssimo  fondo,  e  dell' idea  di  una  sto- 
rica  circostanza  anteriore ,  quale  si  era  la  indicazione  del 
porto  in  cui  approdo  Colomljo,  circostanza  die  contribul- 
sce  non  poco  a  rendere  piu  cliiaro  ed  intelllgibile  il  sog- 
getto.  Wa  troncbiamo  queste  osservazioni :  nell'  esprimere 
un  fatto  la  pittura  e  la  storia  banno  leggi  diverse.  Occupia- 
moci  piuttosto  delle  artisticlie  bellezze.  Alcuni  gruppi  dispo- 
sti  in  gradevoli  piraiiildi  si  coUegano  a  forniare  un  sor- 
prendente  insieme,  ed  a  ricevere  un  magico  effetto  di  luce, 
di  oml)ra  e  di  rillessi.  La  dignita  e  la  compiacenza  negli 
eminenii  personaggi,  il  rispetto,  la  gravita  e  la  commo- 
zione  ad  un  tempo  nel  protagonista,  la  sorpresa  in  quegli 
Indian!  trasportati  sotto  un  nuovo  cielo  ed  al  cospetto  di 
tanta  magnilicenza  sono  alFetti  tutti  si  al  vivo  esprcssi  che 
nulla  di  piu  ne  sapresti  desiderare.  Nel  volto  d'  Isabella 
cbe  tanto  aveva  cooperate  onde  favorire  la  spedizione  di 
Colombo,  traspare  il  macjgior  compiacimento  vedendo  tutto 
il  reale  corteggio  testimonio  ili  si  felice  successo.  Se  il 
disegno  in  ciascuna  figura  si  ofFre  di  tutta  giustatezza  e 
correzione  ,  gl'  ignudi  poi  appalesano  in  ispecial  modo 
quanto  in  questa  parte  sia  valente  Tesecutore:  tu  vcdi  la 
natiira  nella  sua  castita  ,  non  viziata  da  incomodi  vestiti , 
lussureggiare  di  belle  forme.  II  dotto  artista  diede  poi  a 
quel  volti  quelle  leggiere  alterazioni  di  lineameato  clic  sono 


39a  V  A  n  I  E  T  a'. 

proprle  degli  abitatori  cli  qne'  climi,  clie  ne  mostrano  II 
carattere  ,  ma  die  non  dlsarmonizzano  in  vernna  guisa  colia 
venusta  delle  altre  parti.  Yi  trovi  anzi  in  quelle  alterazioni 
delle  geniali  iisonomie  ciie  ti  e  forza  esclaniare :  Oii  quaiito 
questo  pittore  e  religioso  del  hello !  E  forse  egli  e  appunto 
per  questa  sua  nobile  qualita  clie  presto  al  volto  d'  Isa- 
bella quel  sorriso ,  quell'  avveiienza ,  quell'  amabilita ,  quella 
leggiadrla  clie  noi  approviamo ,  a  malgrado  clie  a  qualclie 
giudice ,  troppo  severe ,  sembri  disaggradire ,  perclie  iu 
opposizione  al  di  lei  rnascliile  carattere  descrittoci  dalla 
storia;  opinando  noi  cbe  se  si  fosse  scrupolosamente  attenuto 
alle  volute  sembianze  di  una  donna  intraprendente  ,  eroina  , 
avvezza  ad  afFrontare  i  pericoli  della  guerra ,  avrebbe  de- 
tratto  qualclie  cosa  al  decoro  ed  all'  effetto.  Imperocclie 
gli  era  d'  uopo  alterarne  i  lineamenti  a  scapito  della  bel- 
lezza  e  dare  ad  essi  una  tinta  piii  robusta  od  alquanto 
abbronzata  ,  il  cbe  avrebbe  toko  il  bel  contrasto  clie  ora 
ne  risulta  dal  dilicato  candore  d'  Isabella  a  fronte  delle 
calde  ed  olivastre  carnagioni  degl'  Indiani.  Ma  passiamo 
all'  esame  del  colorito  clie  non  nieno  delle  altre  osservate 
doti  reputianio  meritevole  di  elogio.  II  tinteggiare  caldo, 
dorato ,  trasparente  e  sparso  su  tutta  la  tela ,  ed  i  pid 
vivaci  colori  delle  ditFerenti  stolFe  splendono  del  loro  vero 
colore.  Non  siamo  quindi  jser  cio  discordi  dall'avviso  di 
taluno  cbe  paragono  da  questo  lato  I'attuale  dipinto  a 
quelli  di  Rubens,  se  non  clie  troviamo  die  il  nostro  pit- 
tore  si  stacca  talora  dal  fiammingo  per  imitare  ora  Guido , 
ora  il  Dominidiino  ed  ora  altri  maestri;  il  die  gli  costi- 
tuisce  una  maniera  tutta  a  se,  cbe  diiamerenio  brillante 
e  in  pari  tempo  castigata.  Degli  accessor]  poi  ne  lodammo 
altre  volte  la  diligente  esecuzione  e  la  squisitezza ,  ne  ab- 
biamo  bisogno  di  altre  parole.  Aggiugneremo  pero  soltanto  a 
questo  proposito  esservi  scato  taluno  cbe  ci  precedette  colla 
pubblicazione  di  uno  scritto  intoinio  a  questa  medesima 
esposizione,  il  quale  dimostro  il  desiderio  cbe  il  Palagi 
non  avesse  introdotti  sul  davanti  del  quadro  due  piccoli 
paggi  cbe  scberzano  con  una  scimmia  ,  siccome  oggetti  di 
troppa  venusta  e  troppo  interesse ,  adducendo  V  esempio 
di  Protogene  die  cancello  da  un  suo  quadro  una  pernice 
cli  tanta  verita  ,  che  secondo  la  storia  sembrava  pigolare 
onde  1' attenzione  dell' osservatore  fosse  costretta  a  tutta 
ristringersi    sul  soggetto    prlncipale.    Su  di  che    ben  lungi 


V  A  R  I  E  T  \'.  393 

nol  dal  confortare  talc  dcsiderio,  confessiamo  cll  aver  tro- 
vato  leggiatlro  e  giiuUzioso  queU'episodio ,  11  quale  per 
essere  bastanteincate  sagrilicato,  non  disgrada  punto  razione 
principale  e  giova  anzi  colle  sue  linee  a  collegare  nme- 
strevohuente   la  composizione. 

Viciai  al  descritto  quadro  erano  collocati  due  prezlosi 
abbozzetti ,  clie  veramente  tali  non  potreljbero  cliianiarsi 
perclie  condotti  con  aniore ,  con  sapore  di  tinte ,  con  ben 
intesa  prospcttiva  tanto  aerea  clie  lineare,  i  quali  ti  con- 
forniavano  l' abilita  del  sullodato  ai'tista  nella  composizione, 
nel  disegno,  nel  colorito,  e  la  di  lui  dottrina  in  cio  clie 
concerne  gli  usi  e  gli  alibigliamenti  dei  diversi  popoli  nelle 
eta  in  cui  succedettero  le  azioni  da  lui  prese  a  rairigurare. 
Ciii  non  avrebbe  detto  che  ogni  attitudine ,  ogni  arnia , 
ogni  Stella,  ogni  oggetto  accessorio  in  fine  non  fosse  stato 
veduto  dal  vero?  Eppure  non  sono  che  i-eminiscenze; 
tanto  si  pno  conseguire  col  lungo  studio  e  colla  indefessa 
attenzione  snlla  verita!  II  primo  di  questi  alsbozzetti  ra|)- 
presentava  Matteo  \  isconti  die  accusato  dal  partite  Guclt'o 
alia  presenza  delT  Imperatore  Enrico  III  viene  discolpato 
dal  conte  di  Garbagnate ;  e  il  secondo  Gugliehno  Tell  clie 
adatta  sul  capo  del  proprio  figlio  il  fatal  porao  da  cui  di- 
pendere  dovea  la  sua  sorte  niiseranda  o  felice.  Staccandosi 
da  questi  dipinti  che  lasciavano  il  desiderio  di  vederli  rin- 
novati  in  maggior  dimensione ,  attraeva  gli  sguardi  una 
mezza  figura  di  leggiadrissinio  aspetto  acconciata  in  forma 
di  Sibilla,  che  tale  la  indicavano  T  ingliirlandato  capo,  i 
veli  clie  ne  discendevano,  una  tavoletta  e  lo  stilo  fra  le 
luani  •,  ma  quantunque  il  Palagi  avesse  procurato  di  ag- 
giungere  alia  testa  quel  bello  ideale  di  cuiesignore,  tra- 
sparivano  cio  iiuUadiincno  alcuni  conosciuti  lineamenti  che 
ne  tradivano  il  travestimento. 

Ne  qui  tutto  consisteva  il  numero  delle  opere  esposte 
dal  summentovato  egrcgio  artista  •,  sotto  un'altra  luce  por- 
tandosi  1' osservatore ,  veniva  nel  di  lui  aniuio  coniinuata 
la  piacevole  seiisazione  dalla  mostra  di  cint[ue  altri  quatlri, 
quattro  dei  quali  rappresentavano  devote  imuiagini,  la  mag- 
gior parte  della  B.  Vergine ,  tutte  egregiamente  atteggiate, 
colorite  ,  e   variate  di  acconciature  e  di  fondi. 

II  cjuinto  poi  di  maggior  dimensione  degli  accennatl  lo 
cbbligava  ,  dircnmio ,  ad  incrocicchiare  le  braccia  sul  petto 
ed  a  starsene  lungo  tempo  immobile ,  senza  pero  sentirne 


394  V  A  R  I  E  T  a'. 

il  disnglo.  Era  questo  un  rltratto,  tutto  quaiito  intiero,  in 
grandczza  naturale ,  di  una  illustre  patrizia ,  seduta  con 
quella  gravita  clie  seco  adduce  una  lunga  serie  di  trascorsi 
anui.  Nissan'  altra  opera  deile  teste  mentovate  fa  piu  di 
questa  cliiara  testimonianza  delF  esattezza  e  Ijravura  nel- 
resecntore,  allorclie  prende  a  ritrarre  la  natnra  nello  stato 
in  cni  si  ritrova  e  si  ofFre  alio  sguardo  corauue.  Le  mi- 
nime  rugosita  della  pelle ,  si  puo  dire ,  gli  accidenti  sal- 
sedinosi  sia  nel  viso  che  nelle  niani ,  atteggiate  e  disegnate 
d' altronde  in  bellissiuio  scorto,  non  isfuggirono  al  di  lui 
pennello ;  e  tant'  era  la  verita  di  questa  lignra  e  de'  suoi 
accessor]  che  la  vedevi  respirare,  e  ne  aspettavi  un  mo- 
viniento. 

Dopo  questi  elogi  altri  ne  trihutiamo  e  ben  dovuti  ad 
tin  giovane  di  altissime  speranze ,  c'le  dopo  aver  percorsi 
luminosamente  gli  studj  Accademici  locossi  sotto  la  dire- 
zione  del  Palagi,  ed  ora  dimostra  co'  proprj  lavori  quanto 
ne  profittasse;  intendiamo  parlare  di  VitaleSala,  milanese, 
il  quale  espose  un  quadro  storico  ben  degno  di  star  vicino 
a  quelli  del  gia  celeljrato  maestro.  Avemnio  negli  scorsi 
anni  occasione  di  citare  le  di  lui  produzioni  in  questi.no- 
stri  stessi  fogli ,  e  di  consigliarlo  a  non  abbandonarsi  alia 
foga  del  suo  operare ;  in  oggi  ci  e  di  vera  compiacenza 
il  poter  tessere  maggiori  encomj  vedendolo  calcare  il  retto 
camniino.  II  tenia  del  suo  quadro  avrebbe  sgomentato  per  no- 
tabili  diflicolta  qualunque  provetto  artista,  ma  egli  seppe  ben 
superarle.  Trattavasi  di  rappresentare  1' arresto  di  Barnabo 
Visconti  sigaore  di  Milano  ,  eseguito  sotto  gli  occbi  e  per 
traiua  del  di  lui  nipote  Giovanni  Galeazzo  detto  Conte  di 
Virtii ,  mentre  lo  zio  si  era  mosso  all'  incontro  per  rice- 
verlo :  percio  farragginosa  composizione,  passioni  diverse 
e  queste  distintamente  espresse ,  movimento  d'  armati ,  ac- 
cessor] corrispondenti  alia  magniiicenza  de'  personaggi  ed 
alia  qualiia  dello  scontro  ^  a  tutte  queste  condizioni ,  pre- 
scindendo  di  enumerare  le  altre  cui  va  soggetto  1'  artista 
nel  dipingere  la  verita ,  non  manco  il  giovane  Sala  di 
adempire  con  molta  disinvoltura  ed  esattezza.  Noi  troncbe- 
remo  i  nostri  elogi  e  le  nostre  congratulazioni  per  parlare 
di  un  altro  che  similmente  negli  anni  scorsi  diede  di  belle 
prove  della  sua  disposizione  nel  disegno  e  nel  colorito.  E 
questi  Giovanni  DarifF  di  Yenezia  che  misuro  le  sue  forze 
con    molto    coraggio ,    essendosi    appigliato  a   trattare    uno 


variety'.  395 

de'  soggPttl  1  piii  ardui  die  prescntiiio  Ic  storlc.  S'  egli 
sia  uscito  vittorioso  da  cjuesto  cimento  non  ardirerao  affer- 
marlo ;  ma  nel  tempo  stesso  non  gli  nieglieremo  una  co- 
rona, clie  il  couibattente  clie  rimane  ferito  non  e  men 
prode  di  quello  die  la  sorte   ha  riserliato   illeso. 

Trass' egli  1' argoniento  del  siio  qnadro  (\alV  Origine  delle 
feste  veneziane  di  Giustina  Renter  Midiiel.  u  Alcuni  pirati 
»  triestini  osarono  intorno  T  anno  94.4  di  sorprendere  ad 
"  armata  luano  i  Veneziani ,  nientre  questi  celel)ravano  la 
»  gran  festa  de'  matrimonj  nella  Cliiesa  di  S.  Pietro  di 
>>  Castello ,  e  rapite  le  spose  a  pie  dell' altare  e  impadro- 
»  nitisi  delle  arcelle  contenenti  la  dote,  corsero  alle  loro 
"  bardie ,  vi  si  gettarono  dentro  coUa  preda  e  fuggirono 
"  a  tutte  vele ,  contrastati  in  vano  da  una  gente  disar- 
>>  mata ,  disposta  a  festa  e  non  a  battaglia.  "  Oguuno  die 
legga  queste  linee  e  die  conosca  le  diflicolta  dell'  arte  con- 
verra  seco  noi  die  di  non  lieve  niomento  fix  1"  iinpresa  a 
cui  si  accinse  il  giovane  artista.  Cio  non  pertanto ,  tranne 
I'armonia  delcolorito,  la  quale  s' acquista  d' ordinario  per 
molta  esperienza ,  egli  ha  iitimaginata  e  composta  molto 
bene  la  sua  sccna ,  v' introdusse  dei  gruppl  animntissinii 
e  di  tntta  espressione,  e  1' abbelli  di  un  fondo  pittoresco. 
Non  risparmieremo  le  nostre  lodi  altresi  per  la  parte  del 
disegno,  avendovi  ravvlsata  niolta  intelligenza  e  buon  git- 
sto  di  contorni ,  come  pure  per  aver  ammirate  di  tratto 
in  tratto  non  poclie  parti  succosamente  colorite ,  e  die 
fanno  presagire  un  compiiito  successo  anche  da  questo  lato 
nelle   future   sue   produzioni. 

II  signer  Giorgio  Berti  ^  accademico  diFirenze,  concorse 
egli  pure  co'  suoi  lavori  ad  arricchire  la  nostra  esposlzione 
con  molti  quadretti  di  non  lieve  iiiteresse.  Dopo  alcuni  ri- 
tratti  da  lui  condotti  con  accuratezza  e  con  buon  garbo 
di  colorito ,  fra  i  quali  venne  distinta  una  mezza  ligura  di 
villanella ,  il  cui  volto  era  per  la  meta  ombreggiato  da  un 
cappello  di  paglia ,  si  videro  con  piacere  due  composizioni 
di  molte  figure.  Tuna  rappresentante  alcuni  cerretani  cir- 
condati  dal  popolo  in  una  delle  piazze  di  Napolii  1' altra 
(  e  quest' era  piii  accurata )  ,  un  avvenlmento  tratto  d;il  ri- 
nomato  romanzo  /  proinessi  sposi  di  Manzoni. 

Non  e  nostro  intendiniento  di  qui  tutto  descrivere  il 
nuinero  degli  altri  quadri  istoriati  die  presentavano  una  o 
piu  figure  e  die  allettavano  la  curiosita  della  moltitudine. 


396  V  A  R  I  E  T  a'. 

Accenneremo  solo  di  volo  che  ammlravansi  trc  Matlda- 
lene  penitenti,  1' una  di  Filippo  Agricola  Ilomano ,  la  quale 
era  notabile  per  una  certa  lucentezza  di  colorito  e  bella 
macchia;  T  altra  di  Carlo  Arienti  che  presentava  delle  parti 
fellcemente  ritratte  e  die  avreramo  desiderate  nella  sua 
nudita,  composta  in  modo  piu  consapevole  del  proprio 
pudore ;  T  altra  finalmente  di  Cesare  Poggi  che  altre  volte 
consigliammo ,  se  aspira  a  qualche  riputazione  ,  di  far 
precedere  „  giacche  si  trova  in  Roma ,  un  accurate  studio 
sulle  opere  di  RafFaello,  prima  di  esporre  alia  vista  dei 
suoi  concittadini  delle  imitazioni  di  celebri  coloritori  che 
con  pochi  colpi  di  pennello  ottennero  dei  grandlssimi  ef- 
fetti  :  altrimenti  senza  un  profondo  sapere  riescono  in- 
digeste  :,  e  noi  udimmo  con  nostro  ramraarico  taluno  sen- 
tenziare  all'  aspetto  della  cltata  e  delle  altre  sue  opere , 
ch'  egli  cominciava  dove  gli  altri  pittori  finiscono.  Una 
serie  ragguardevole  di  quadri  di  beir  argomento  e  di  ge- 
nere  variato  espose  anche  il  giovine  Antonio  Banfi  reduce 
da  Roma.  Egli  pure  tende  a  sfo2;giare  risolutezza  di  tocco 
e  colorire  con  certo  qual  dispregio  ^  le  sue  tinte  pero  rie- 
scono pill  lucide,  tramanda  qua  e  la  dei  lampi  felici,  si 
scorge  dotato  d'ingegno,  e  percio  egli  e  aacora  in  tempo 
di  rimettersi  sulla  via  de'  migliori.  Non  ommetteremo  al- 
tresi  di  far  menzione  di  Giovanni  Pock,  per  una  immagine 
di  santa  Rosa  con  gloria  d'angioli,  per  alcuni  ritratti  giu- 
dicati  somiglianti ,  per  altre  piccole  immagini  di  Madonna 
col  putto ,  e  specialmente  poi  per  una  mezza  figura  di  una 
bambina  affacciantesi  ad  uno  specchio  :  ne  andra  defrau- 
dato  de'  nostri  encomj  il  giovine  Luigi  Pedrazzi  per  una 
macchinosa  pala  da  altare  da  lui  eseguita  per  una  Chiesa 
vescovile  dello  Stato  Sardo ,  rappresentante  la  Cena  in 
Emaus.  A  malgrado  di  una  disposizione  alquanto  simme- 
trica  e  di  una  certa  freddezza  nella  parte  superiore ,  la 
buona  composizione ,  un  fare  largo ,  grandiosi  partlti  di 
pieghe ,  intelligenza  di  disegno ,  colorito  che  non  nianca 
di  vigore ,  niassimamente  nelle  figure  degli  apostoli ,  fanno 
ben  augurare  del  suo  ingegno,  e  gli  danno  un  diritto  alia 
nostra  stima. 

Discorriam  ora  sulle  produzioni  di  que'  pittori  che  oc- 
cuparonsi  eslcusivamente  a  ritrarre  la  natura  quale  si  trova , 
vale  a  dire  curandone  le  bellezze,  non  ommettendone  le 
alterazioni    accagioaate    dalla    eta ,    ed  iraitando  a  puntino 


V  A  n  I  E  T  a'.  397 

qnella  pccullare  conformazione  ch*'  ogni  Indivlduo  scco  porta 
dalla  nascita ,  e  clie  col  volgere  degli  anni  suliisce  tante 
fasi,  e  contribuisce  alia  indelinibile  varieta  di  fisonomie; 
in  una  parola  parliamo  de' ritrattisti,  die  anco  i  ritrat- 
tisti  vantano  nella  storia  pittorica  le  loro  glorie ,  e  di 
questi  non  va  sprovveduta  in  oggi  la  nostra  M'llano.  Ab- 
biamo  giii  reso  conto  dei  sorprendenti  lavori  di  tal  genere 
eseguiti  dal  Palagi  e  dall'  Hayez  a  mano  a  mano  che  ci 
venne  fatto  di  parlare  delle  altre  loro  operej  ora  eccoci 
a  quelli  di  Giuseppe  Molteni,  il  di  cui  nome  fu  per  la 
prima  volta  citato  nella  nostra  rivista  dello  scorso  anno , 
ed  accompagnato  di  non  iscarsi  elogi.  Nell' attnale  esposi- 
zione  vedevansi  diciotto  individui  dipinti  dal  sao  pennello; 
fra  questi  faceva  noljil  mostra  di  tutta  quanta  la  persona 
una  dania  gentile  seduta  vicino  al  suo  tavolino  in  attitu- 
dine  di  riposo,  dopo  di  aver  consacrata  la  di  lei  atten- 
zione  al  nobile  trattenimento  del  disegno ,  venendo  cio 
cliiaramente  espresso  da  una  cartella  e  dalla  niatita  die 
teneva  ancora  fra  le  mani.  Le  due  rinomate  cantanti  Giu- 
ditta  Pasta  e  Stefanla  Favelli  erano  parimente  state  ritratte 
in  atteggiamenti  composti,  o,  come  dicono  i  pittori,  isto- 
riati  con  fondi  ed  accessor]  analoglii  alia  situazione  iii  cui 
si  suppongono  rappresentate :  il  ritratto  della  Pasta  in  fatti 
ricorda  una  scena  dell' opera  ,  la  Nina  pazza  per  amore , 
dove  questa  cantante  vestendone  gli  afl'etti  se  ne  sta  se- 
duta su  fiorito  pendio  in  aria  di  alilDandono  ,  sopra  pen- 
sieri  e  col  labl^ro  semiaperto,  dando  indizio  di  prestare 
una  istantanea  attenzione  al  lontano  suono  di  una  zampo- 
gna ;  cosi  1'  altro  della  Favelli  die  sta  toccando  le  corde 
di  una  cetra  desta  le  memorie  di  Saffo  o  di  una  musa  cui 
si  addice  1'  anzidetto  attributo.  Ne  con  diverso  nome  sa- 
premmo  qualilicare  la  maggior  parte  degli  altri  ritratti , 
giacdie  ciascun  individuo  si  presentava  alio  sguardo  in 
quell' atto  ch' e  proprio  o  della  sua  occupazione,  o  naturale 
del  riposo ,  come  il  pittore  Migliara  seduto  avanti  al  suo 
cavalletto ,  1'  uomo  appassionato  per  la  lettura  con  un  lil^ro 
fra  le  mani,  e  cosi  degli  altri  tutti.  Ma  veniamo  a  cio  die 
pill  ammonta,  al  merito  pittorico  in  generale,  perclie  guai 
se  lasciassimo  trascorrere  la  penna  a  parzialmente  descri- 
vere  intrattenendoci  sopra  ciascun  soggetto  !  Sareinnio  per 
lo  mono  sicuri  d'  indurre  una  maggior  dose  di  noja  nel- 
r  auiuio  de'  leggitori  nostri.  Per  rispetto  dunque  alia  somi- 


398  V  A  R  I  E  T  a'. 

glianza  dlremo  che  Jl  pubblico  per  sentenza  unanlme  fece 
quotidiaiii  elogi  all'  autore.  In  tutti  quest!  ritratti  in  vero 
vi  e  infusa  la  vita,  le  tinte  sono  variate  e  confornii  alia 
tinta  speciale  di  ciascun  indivitluo,  i  capelli,  le  differenti 
stoffe  degli  abiti ,  gli  accessor]  tntti  sono  squisitamente 
trattati :  e  qui  ci  arresterenio  nel  nostro  elogio  pei*  noa 
ripetere  i  medesimi  concetti  di  clie  ci  siamo  serviti  lo 
scorso  anno  nel  far  conoscere  T  abilita  di  questo  giovane 
artista ,  il  quale  e  bastantemente  consapevole  di  cio  che 
gli  rimane  a  conseguire  per  innalzarsi  sopra  un  altro  grado 
della  sfera  a  cui  lo  ha  gia  condotto  il  modesto  ed  infati- 
cabile  suo  ingegno.  Volgeremo  ora  le  nostra  parole  al  gio- 
vane Sigismondo  Ncippi,  scolare  dl  Palagi ,  e  lo  feliciteremo 
pel  proprio  ritratto ,  perche  dipinto  con  molto  effetto  e 
maestria  d'arte.  Di  Vitale  Sala,  gia  men/.ionato  ,  ammira- 
vasi  pariniente  un  lavoro  di  questo  genere ,  chfe  riuniva 
per  la  parte  del  dipinto  e  della  rassomiglianza  un  merito 
non  disuguale  a  quello  procacciatosi  coll'  altra  lodata  di  lui 
produzioiie. 

Ripetiamo  parimente  con  magglor  compiacenza  il  nonie 
di  Carlo  Arientl  per  una  serie  di  cinque  ritratti  i  quali, 
oltre  che  furono  giudicatl  assomiglianti ,  tornarono  graditi 
per  buone  tinte  e  per  un  certo  quale  grasso  tocco  di  pen- 
nello,  secondante  T  andamento  delle  parti  imitate.  Ci  pare 
pero  che  nelle  sue  imitazioni  propenda  a  dare  alquanto 
che  di  piu  grandioso  agli  originali.  Citeremo  finalmente 
fra  i  ritrattisti  una  testa  del  pittore  Carlo  Canella ,  Vero- 
nese ,  condotta  con  grasse  tinte ,  con  libero  tocco  e  con 
forza  di  effetto ,  e  due  ritratti  intieri  di  grandezza  natu- 
rale  composti  e  riuniti  in  una  sola  tela,  di  Fietro  Lucchini 
di  Bergamo.  Uno  di  questi  rappresenta  la  rinomata  Pesa- 
roni  che  seduta  al  clavicembalo  e  toccandone  i  tasti  sta 
per  isciogliere  le  labbra  al  canto ;,  l'  altra  figura  maschile 
in  piedi  sta  in  atto  di  prestare  attenzione.  In  questo  la- 
voro non  destituito  di  qualche  pregio  osservo  taluno  che 
mentre  le  persone  ritratte  per  vestito  di  velluto,  per  pel- 
licce  e  per  schal  di  lana  e  per  tabarro  ofFrono  tutto  il 
rigore  dell'  Inverno,  il  fondo  si  mostra  dalle  spalancate 
imposte  di  una  finestra  tutto  verdeggiante  di  all^eri  fron- 
zuti ,  come  si  veggono  nell' estiva  stagione.  Non  abbiamo 
renduta  nota  quest'  altrui  osservazione  che  per  avvertire 
il  pittore  accio  procuri  di  evitare  in  avvenire  simili  ano- 
malie. 


V  A  R  1  E  T  a'.  399 

•  Intralasciando  la  rivista  delle  prodazloni  a  colore  per 
ripigliarla  dope  aver  reso  conto  delle  opere  di  scultura , 
ond'  evitare  le  ripetlzioni  delle  stesse  frasi  a  cui  ci  ol)bli- 
glierelihe  la  continuazione  per  descriverne  i  qnadri  di  gene- 
re,  ci  si  aflaccia  pel  pniiio  il  nome  di  Pompco  Marchesi  pro- 
fessore  snjjplente  dell'  I.  R.  Accademia  delle  belle  arti.  Nel 
discorrere  a  prima  giuiita  lo  sguardo  sulla  cpiantita  dei  mar- 
mi  da  Uii  elligiati  si  direbbe  aver  per  raro  prodigio  la  na- 
tura  concesso  a  qnesto  scultore  e  maggior  facolta  di  conce- 
pire,  e  maggior  nuiiiero  di  braccia  di  quanto  suol  equabil- 
mente  compartire  alia  specie  nostra.  Egli  e  pero  non  men 
vero  clie  lo  scorso  anno  lo  stuolo  degli  ammiratori  visi- 
taado  le  medesime  sale  fii  deluso  nella  sua  aspettazione 
di  poter  esaminare  i  di  lui  pregiati  lavori.  Coll'  aver  egli 
pero  in  oggi  aljljondevolmente  supplito  a  tale  difetto  ci  ha 
convinti  cii' egli  sa  comblnare  ad  un  tempo  due  cose  diffi- 
cili,  il  far  bene  e  il  far  molto.  Accenneremo  primieramente 
fra  i  tanti  lavori  1'  unica  statuetta  die  si  vedesse  di  questo 
scalpello.  L'  innocenza  era  il  nome  clie  stava  apposto  ai 
piedi,  e  tale  la  rafliguravano  I'eta  di  vaga  fanciuUetta ,  le 
forme,  l' attegijiamento  ed  i  simboli  dai  quali  era  accom- 
pagnata.  II  concetto,  se  non  peregrino,  porta  il  greco  im- 
pronto;  perclie  questa  figuretta  non  puo  essero  ne  piu 
bene  immaginata ,  ne  meglio  composta,  e  T  esecuzione  ri  e 
veramente  squisita.  Clnta  il  capo  di  gentili  liorellini ,  e 
mollemente  adagiata  sopra  un  pendio,  al  seno  s'avvicina 
con  una  mano  una  rosa,  mentre  ignara  del  veleno  clie 
s'  asconde  ,  stende  V  altra  ad  accarezzare  una  serpe  ,  sim- 
bolo  della  frode  ,  die  con  insidiose  spire  si  attortiglia  alle 
succinte  vesti,  sotto  le  quali  sembra  essersi  niossa  invltata 
dai  circostante  tepore.  Questo  pezzo  tratto  dal  vero  coU'ad- 
dizione  di  quel  bello  die  il  Marchesi  atlinse  dai  pezzi 
greci  ci  ricorda  e  per  le  forme  e  pei  contorni  la  statuetta 
in  bronzo  esistente  in  Campidoglio  conosciuta  sotto  il  nome 
di  fedele  die  si  trae  una  spina  dal  piede ;  clii  e  avvezzo 
poi  a  contemplare  le  fanciuUette  dell'  eta  in  cui  e  raiKgu- 
rata  1' innocenza  di  cui  parlianio,  non  le  trovera  certa- 
mente  grave  il  capo,  come  taliuio  ebbe  a  rilevare.  Pas- 
siaino  all'  esame  de'  bassirilievi  destinati  per  sepolcrali  mo- 
numenti  die  vennero  in  buon  numero  allogati  al  nostro 
artista  anco  da  lontani  commettenti ,  cio  che  pro\a  la 
fama   del    suo    valore,    Quattro    crauo  i  maniii    liginati    a 


40O  V  A  R  I  E  T  A  . 

bassorilievo  clie  I'ainor  conjiigale,  Tamor  materno  ed  ifr 
figliale  avevaiio  raccomaadato  all'  ahilita  del  nostro  esi- 
niio  scnltore,  e  in  tntti  e  quattro  si  ebbe  ad  aimnirare 
una  felice  inspirazione  di  concetto ,  ed  una  espressione  di 
teneri  e  commoventi  afFetti  fatta  piu  preziosa  dal  difficile 
magistero  deli' arte.  Nel  primo  vedevasi  una  moglie  assorta 
nel  proprio  dolore  per  1'  estinto  marito  abbracciarne  la 
fredda  effigie  quasi  in  atto  di  bagnarla  delle  sue  lagrime. 
Non  dicliiarereaio  immune  da  ogni  menda  questo  pezzo ; 
ma  asseriremo  clie  sia  per  la  sceltezza  e  la  grazia  delle 
estremita  e  delle  forme  generali ,  sia  per  le  pieghe  del 
paludamento  che  ne  coprono  la  maggior  parte ,  venne 
dagl  intelligenti  sommamente  gustato.  II  secondo  presen- 
tava  una  beata  visione  di  due  bamliini  rapiti  alia  materna 
tenerezza  e  quindi  fatti  cittadi'ni  del  cielo  ^  il  priuio  salito 
air  empireo  racconta  alia  sorella  che  a  lul  si  ricongiunge  i 
gaudj  di  quel  sogglorno ,  e  questa  pare  gli  ascoiti  trepidante 
di  gioja ,  coUe  niani  attegglate  all'  adorazione  ;  concetto 
sempre  ingegnoso  e  sublime  che  deve  rattemperare  il  ma- 
terno aft'anno.  In  essi  oltre  all'  espressione  ed  al  heW  ag- 
gruppainento  tu  ravvisavi  il  marmo  aver  ricevuto ,  quasi 
ridotto  moUe ,  tutte  quelle  accidentali  pozzette  e  piegature 
che  la  movenza  produce  nelle  tenere  membra  dei  putti. 
Nel  terzo  sta  effigiata  una  donna  illnstre  avanti  un'  urna 
che  racchiude  le  ceueri  di  un  diletto  trapassato,  pregante 
in  ginoccliio  quel  Dio  che  fa  dimenticare  ogni  grandezza 
ed  ogni  sclagura ;  un'  ampolla  che  tiene  fra  le  mani  e  la 
lampada  sepolcrale  ardente  indicano  1' officio  pietoso  di  ria- 
nimarla  ogni  sera.  Cio  che  piu  di  tutto  colpisce  in  qiiesta 
figura  si  e  T  abbandono  che  domina  tutte  le  sue  memlira, 
per  il  che  T  acerbita  dell' intense  dolore  non  puo  essere 
piu  al  vivo  espressa.  II  quarto  finalmente  e  un  tribute 
che  porge  un  figlio  alia  memoria  del  proprio  genitore , 
che  coUa  immensitii  delle  riccliezze  lasciogli  un  esempio 
da  imitare ,  la  protezione  delle  arti  belle ,  verso  le  quali 
mostrossi  negli  ultimi  anni  del  viver  suo  splendido  mece- 
nate.  L' esperto  artista  seppe  conciliare  con  finissimo  con- 
cetto tale  circostanza  cogli  altri  rapporti  della  sua  rappre- 
sentazione.  Figuro  egli  il  padre  che  sta  per  essere  giiidato 
dall'angelo  del  sonno  eterno  al  riposo  degli  estinti  e  che 
gia  in  movimento  per  seguirlo  si  volge  ai  ligho  gia  pos- 
sessore deir  atto  di  sua  estrema  volonta  (  come  lo  dimostra 


V  A  R  I  E  T  A  .  401 

un  paplro  die  tlene  in  una  niano)  raccomandandogli  Pamore 
verso  le  bnone  arti ,  raffigurate  dalla  scultura  clie,  seduta  in 
aria  di  abbandono  per  tanta  perdita,  sembra  a  tale  annunzio 
rianimarsi  e  dar  di  piglio  al  niartello  onde  accingersi  a  nuovi 
lavori.  Nel  basaniento  introdusse  poi  una  patera  in  cui  scolpi 
il  genio  della  morte  in  attitndine  di  spegnere  col  solHo  la 
facella  della  vita ,  e  di  custodire  gelosamente  1' urna  da  cui 
usci  il  fatale  decreto  onde  non  escane  un  altro  a  danno 
deir  erede.  Sebljene  il  professore  Marchesi  non  risparmi 
faticlie  accio  i  lavori  del  di  lui  scalpello  oltre  gli  altri 
pregi  siano  valutati  anco  dal  lato  della  finitezza ,  pure  ci. 
sembro  che  in  questo  abbia  egli  raddoppiata  la  diligenza. 
Lasceremo  poi  agli  emuli  non  generosi  la  cura  di  an- 
dare  in  traccia  di  cjnalclie  menda  per  diminuire  cjuello 
splendore  di  bellezze  clie  in  generale  lo  investe.  Noi  no- 
terenio  fra  esse  V  attlco  concetto  e  le  diflicolta  superate 
nel  dovervi  introdurre  due  ritratti ,  i  partiti  grandiosi  dclle 
piegbe  convenientemente  adattali,  il  torso  giovanile  del- 
r  erede ,  e  molte  altre  parti  trattate  con  la  massiraa  intel- 
ligenza  e  leggiadria  ,  ne  ommetteremo  la  figura  del  genietto 
che  ci  va  propviamente  a  sangue  per  espressione  e  per 
gusto ,  e  che  ricorda  le  piii  care  opere  de'  cinquecentisti. 
Ne  senza  un  nostro  motto  di  lode ,  parlando  di  questo 
monumento ,  andranno  i  nomi  del  professore  Francesco  Du- 
rclli  che  ne  iiumagino  la  parte  architettonica,  e  di  Leone 
Buzzi  di  Viggiii  che  egregiamente  scolpi  il  fregio  di  fieri 
e  frutti  sospeso  con  nastri  in  bella  curva  sotto  la  patera 
suddescritta.  Due  altri  bassi  rilievi  composti  di  maggior 
copia  di  ligure  erano  pure  di  niano  di  Marchesi ,  e  destiuati 
r  uno  per  un  altare  della  chiesa  di  Stezzano,  e  1' altro  per 
decorare  il  grand'arco  inaugurato  alia  Pace  che  si  sta  eri- 
gendo  sul  disegno  e  sotto  la  direzione  del  luarchese  Luigi  Ca- 
gnola ,  del  quale  abbiamo  dato  altre  volte  notizia  11.  questi 
nostri  fogli.  II  primo ,  eseguito  in  niarmo  di  Carrara  eJ 
in  piccola  dimensione,  rappresentava  il  Divin  Precursore 
che  predica  alle  turbe  nel  deserto.  Una  illustrazione  di 
questo  lavoro  gia  pubblicata  ci  dispensa  dalP  impiegare  di 
molte  parole  per  ragguagliarne  i  nostri  leggitori ,  giacche 
in  essa  niiuutaniente  e  descritta  ciascuna  figura,  e  spie- 
gato  il  misticismo  dominante ,  e  molte  altre  cose  clie  T  ar- 
tista  ha  inteso  di  rappresentare ,  ma  die  per  la  piccolezza 

Bibl.  Ital.  T.  LV.  26 


402  V  A  R  I  E  T  A  . 

delle  figure  non  cadi*anno  sotto  i  sensi  della  magglor  parte 
degli  osservatori. 

Ill  quanto  a  noi  discorreado  sul  merito  artistico  diremo 
soltanto  che  avremmo  desklerato  minor  aggetto  generale 
nelle  figure,  ed  una  disposizione  che  desse  iiidizio  di  una 
maggior  quantita  di  ascoltanti ,  il  clie  gli  sarebbe  slato 
agevole  di  conseguire  con  minor  dispendio  di  lavoro  col- 
Tadottare,  come  avvisammo,  un  basso  rilievo  ad  esempio 
del  marmi  del  Partenone.  II  secondo,  rappresentante  il 
passaggio  del  Reno  eseguito  in  marmo  di  fabbrica  j  e  di 
una  mole  corrispondente  all'  uso  cui  viene  destinato ,  ci 
ofFre  un  bel  partito  semplice ,  gtandioso  ed  atto  a  produrre 
un  maraviglioso  effetto  allorche  sara  collocato  nella  sua 
sede.  Un  cavallo  che  s'impenna  restio  nell' atto  che  sta 
per  essere  spinto  a  valicare  il  fiume,  cagiona  tutto  il  mo- 
vimeuto ;  i  soldati  vicini  frenano  T  impeto  de'  loro  corri- 
dori  e  stanno  suUe  difese ;  quelli  del  lato  opposto  volgonsi 
indietro  per  osservare  il  disordine :  il  fiume  Reno  perso- 
nificato  ad  esempio  degli  antichi  collega  la  composizione 
di  quest!  gruppi.  Qui  T  aggetto  delle  figure  e  molto ,  ma 
quale  si  addice  alia  distanza  in  cui  denno  esser  poste ; 
non  meno  il  modo  largo,  risoluto  con  cui  sono  scolpite 
era  esatto  dalf  eguale  risguardo.  In  quanto  alio  stile,  ed 
a  quelle  convenzioni  che  sono  imprescindibili  nelle  opere 
di  questo  genere ,  tutto  e  modellato  sulle  norme  degli 
antichi. 

Ma  procediamo  a  rivedere  altri  marmi,  che  molti  lo 
stesso  scalpello ,  come  gia  accennammo ,  ha  in  quest'  anno 
animati.  Un  mezzo  busto  di  Vestale  ia  forma  di  enna  e 
nove  ritratti  tutti  importanti  formerebbero  una  serie  che 
posta  in  un  museo  particolare  inviterebbe  gl'  intclligenti 
e  i  non  intelligenti ,  il  nazionale  e  lo  straniero  a  visitarlo, 
perche  11  vedere  redivive  in  marmo  le  immagini  di  un  fi- 
losofo  giui'econsulto ,  e  di  un  poeta  e  letterato ,  amendue  di 
fama  europea  quali  furono  e  saranno  un  Beccaria ,  un 
Monti,  non  puo  che  destare  la  massima  compiacenza;  per- 
che ammirare  i  lineamenti  di  una  donna  salita  in  altissima 
sfera  per  1'  arte  del  bel  canto,  di  un  medico  scieuziato  che 
pubblicamente  ha  dettato  le  sue  dottrine ,  di  altri  togati 
personaggi  noti  per  la  loro  scienza  delle  leggi ,  per  pro- 
bita ,  per  1'  esercizio  delle  sociali  virtu  in  ogni  sorta  di 
amministrazione    e    di    dillicile    rainistero,    perche    V  aver 


V  A  R  1  E  T  A  .  403 

sott'  ocelli  in  fine  anche  i  ritratti  della  buona  madre  di  fa- 
miglia  e  della  cadente  nonagenaria  ella  e  cosa  die,  oltre 
infondere  il  diletto  inseparabile  dalla  varieta  di  tante  e  si 
svariate  fisonomie,  deve  al  certo  soddisfaie  Taninio  e  su- 
scitare  nella  niente  o  care  nieraorie  o  Idee  consolanti  e 
generose.  Se  in  qnelle  sembianze  poi  gia  suscettive  di  uio- 
rali  effetti  tu  I'iscontri  una  squisitezza  di  esecuzione  e  tutti 
i  prestigj  della  statuaria ,  alf  estasi  si  congiiuige  il  godi- 
niento  e  1'  incanto.  E  tali  erano  le  sensazioni  die  prova- 
vansi  nell'esaiiiinare  ora  I'nno,  ora  raltro  dei  nove  busti 
del  Mnrchesi.  Fra  questo  nnniero  pero  quello  colossale  di 
Monti  incuteva  uiaraviglia  ed  insienie  rispetto;  fimponenza 
del  suo  volto,  il  suo  nioviniento,  il  ciglio  severo,  una  viva 
ispirazione,  ie  qualita  identiclie  in  fine  delf  originate  vede- 
vansi  nel  niarino  tiasfuse.  Per  poco  die  conteniplasti  quella 
fronte  ti  era  forza  dire  al  vicino,  non  la  vedi  tu  concitata 
internamente  da  Memnosine  e  dalla  Camena  die  detto  riliade 
ad  Oinero,a  lui  la  Bassvilliana?  Parlando  del  busto  della 
Pasta ,  ben  degno  anch'  esse  dell'  egregio  scuUore ,  prege- 
vole  per  rassoniiglianza  e  forse  per  iudicibile  accuratezza 
di  finimento  superiore  agli  altri,  trovammo  die  per  aver 
voluto  indicare  riraponente  atteggiamento  die  assume  que- 
6ta  eslniia  cantante,  allorclie  vestendo  la  parte  di  Semira- 
niide  ti  presenta  sulla  scena  con  tutta  verita  quella  regina, 
ha  dovuto  contrabbilanciare  la  massa  del  marmo  die  pende 
posteriormente  con  un  partito  di  pieghe  del  paludamento 
cadente  dalla  parte  anteriore  del  destro  lato,  il  quale  par- 
tito fa  si  die  all'  occliio  compaja  monco  il  braccio  e  non 
accontenti.  Le  novita  saranno  state  tentate  anco  dagli 
anticiii ;  ma  dal  costante  loro  modo  di  atteggiare  i  busti  si 
ha  argomento  per  desumere  che  avessero  stabilita  una  data 
linea,  diremmo,  oltre  la  quale  non  convenisse  discorrere, 
ne  avventurare  un  lavoro.  Con  tutto  cio  noi  amiamo  rin- 
novare  gli  elogi  all' egregio  professore  ed  cstimiamo  die  la 
nostra  osservazioue  debl)a  fruttargliene  un  altro ,  giacdie 
tende  a  far  conoscere  cli'  cgli  ambisce  svincolarsi  dalla  ser- 
vile imitazione,  indiiljitata  prova  dei  non  volgari  ingegni. 
La  Psiclie ,  statua  in  nianno  di  Cliicinnato  Baruzzi  da 
Jmola,  attrasse  lueritaniente  T  attenzlone  e  le  lo<li  del  piilj- 
])Iico ,  e  noi  ci  facciamo  un  prcgio  di  connettere  a  quelle 
le  nostre ,  acdamandolo  ben  degno  di  essere  stato  distiiito 
da    Canova    fra    i    pin    c;iri    suui    allicvi.    Di    piu    osiamo 


404  V  A  R  I  E  T  A  . 

presaglre  per  I'esame  di  questo  lavoro  die  se  si  manterranno 
le  buone  arti  nello  stato  attuale  di  floridezza ,  non  aiidra 
guari  die  la  di  lui  abilita  verra  niaggiormente  esaltata,  ed  egli 
potra  dividere  se  11011  tutta ,  una  gran  parte  almeiio  di 
quella  fama  die  si  e  procacciata  T  imniortale  di  lui  mae- 
stro. Niun  altro  soggetto  era  piu  acconcio  per  far  pompa 
di  quel  hello  ideale,  o  piu  precisaiuente  parlando,  di  quel 
belle  scelto  die  sparse  pur  esiste  in  natura  e  si  manifesta 
a  quegli  ocdii  die  lo  sanno  trascegUere  ed  investigare, 
Avvezzo  il  Baruzzi  a  vederlo  le  tante  volte  riprodotto  dal 
sovrano  scalpello  del  precettore  pare  averlo  egli  senza 
stento  innestato  al  suo  lavoro ,  die  si  direbbe  un  impasto 
di  grazie  gredie  e  canoviane.  Psiclie  e  1'  aiiima  degli  an- 
tidii  personificata ,  come  dell'  anima  e  simbolo  la  farfalla. 
L'  artista  pertanto  atteggio  la  sua  figura  per  dilicato  con- 
cetto in  modo  die  apparisse  1' anima  mirare  se  stessa. 
Adagiata  e  vagamente  composta  sopra  un  terreno  cosparso 
di  fiori  si  sorregge  sul  destro  braccio,  ed  alzato  il  sinistro 
polso  su  cui  posa  la  farfalla ,  sta  in  atto  di  fissamente 
contemplarla ;  alcune  beliissime  e  scelte  pieglie  con  natu- 
rale  andamento  involgono  le  membra  inferiori;  il  dorso 
alato  indica  T  essere  suo  incorporeo  e  celestiale.  Per  ri- 
spetto  agli  altri  pregl,  noi  li  riscontramnio  tali  die  ci 
indussero  a  dire  ad  un  nostro  amico  artista,  compassane 
le  proporzioni  ,  disamina  V  insieme  ,  non  ti  stanca  dal 
rlandare  suUe  forme  tutte ,  ed  il  risultamento  di  questa 
tua  perquisizione  si  ridurra  ad  un  perfetto  accordo,  ad 
una  sceltezza  di  bello  die  seduce  ed  innaniora.  Lasciando 
percio  ch'  altri  a  suo  talento  ne  porti  il  proprio  esanie  , 
clie  conti  gli  anni  die  dimostra  quest' amabile  e  leggiadra 
fanciulla,  die  ne  trovi  incorrispondente  il  carattere  della 
testa  col  resto  della  persona  ,  e  rilevi  die  le  sembianze 
verginali  contrastano  colla  carnea  rotondita  di  una  donna,  noi 
ci  staccheremo  di  mala  voglia  da  quella  bella  produzione , 
6  non  iiiancberemo  di  far  voti  aflinclie  i  nostri  artisti  ci 
ofFrano  altrettanto.  Del  nominato  Baruzzi  erano  pure  due 
ritratti  in  raarmo  di  perfetta  rassomiglianza  e  degni  del 
gia  applaudito  di  lui  scarpello, 

Lo  scviltore  Glo.  Battista  CoinoUi,  die  negli  anni  scorsi 
riscosse  per  diversi  suoi  lavori  la  nostra  appro vazione , 
esib'i  non  poclii  ritratti  in  marmo ,  tra  i  quali  quello  della 
cantante  Pasta  in  forma  di  erma,  condotto  ecu  molta  fiuezza 


V  A  R  I  E  T   a'.  4c  5 

dl  esecuzione  ,  etl  un  bassorilievo  destinato  per  un  nioau- 
inento  rappresentante  una  sconsolata  madre  clie  piaa- 
gendo  posa  niia  corona  di  fiori  suir  avello  della  propria 
figlia.  Avremmo  desiderato  in  quest'  ultimo  accennato  slid 
lavoro  cli'  egli  avesse  al  ritratto  della  madre  sostituito  una 
testa  ideale ,  giacclie  il  ritratto  di  donna  adulta  piangente 
itial  s'  accorda  colla  bcUezza  delle  altre  parti  della  sua 
figura.  Egli  e  pero  non  men  vero  che  i  suoi  pezzi  mal 
disposti  venivano  degradati  nell'  effetto  da  una  luce  noa 
troppo  favorevole,  per  il  che  sia  nel  suo  studio  che  nel 
luogo  in  cui  devono  essere  coUocati  presenteranno  mag- 
giori   prcgi. 

Di  Dcinetrio  Gandoljl  erano  esposti  due  pregevoli  hustl 
che  ricordavano ,  V  uno  in  marmo ,  V  avvenente  fisononila 
di  una  dama  gentile,  e  1' altro  in  gesso,  i  dignltosi  linea- 
menti  dell'  autore  dei  Romani  in  Grecia. 

Del  giovane  Gattano  Manfredird  incisore  praticante  nella 
I.  R.  Zecca  si  sono  osservati  una  statua  di  Psiclie  abban- 
donata  da  Amore,  modello  in  gesso,  un  piccolo  monu- 
mento  in  marmo  di  Carrara,  rappresentante  I'Amicizia 
che  sta  in  atto  di  aver  quasi  compiuta  una  iscrizione  so- 
pra  una  lapide  di  forma  piramidale,  ed  una  medaglia  in 
bronzo  colla  efiigie  del  pittore  Francesco  Hayez.  Tutti  tre 
questi  lavori ,  mentre  fanno  testimonianza  di  un  bell'  in- 
gegno  e  del  di  lui  avanzamento ,  danno  motivo  ai  piu  lu- 
singhieri  presagi.  Ad  Antonio  Labus  Bresciano  ^  socio  d' onore 
di  quell' Ateneo  ed  allievo  di  Gaetano  Monti,  indirizzammo 
altre  volte  parole  d'  incoraggiaineuto.  Confermano  in  que- 
st' anno  il  di  lui  amore  per  1'  arte  e  la  felice  di  lui  di- 
sposizione  a  sempre  piii  distinguersi  una  Diana,  statua  ia 
marmo  grande  due  terzi  del  vero  ,  due  bassirilievi  sepol- 
crali  parimente  in  marmo  ed  un  femminile  ritratto  in  gesso 
in  cui  ad  un  buon  insieme  s'  accoppia  niolta  rassomiglianza 
dell'  originale.  In  uno  dei  summentovatl  bassirilievi  e  efli- 
giata  una  vedova  aggruppata  ad  un  fanclullo  e  piangente 
suUe  ceaeri  dell'  estinto  consorte  ;  nell'  altro  la  Riconosccnza 
che  conduce  un  fanciullo  faito  erede  di  una  ragguardevole 
sostanza  innanzi  all'  elllgie  del  suo  benefattore.  Faremo 
menzione  dl  Antonio  Pasqunli  per  una  Maddalena  pcnltente  , 
modello  in  gesso,  non  priva  di  espressiolie ;  di  Gaetano 
Benzoni  per  due  ritratti  in  gesso ,  i  quali  dinotano  in  Kil 
un'  atlitudine  a  diventare  buoa  artlsta;  di  Desidcrio  Cesari 


4o6  V  A  R  I  E  T  a'. 

per  mold  rassomigllantl  rltratti  in  rame  dorato ,  lavoratl 
a  cesello,  e  per  una  copia  in  bassorilievo  tratta  da  una 
composi/.ione  rafFaellesca ,  balzata  parlmente  col  cesello  da 
una  lamina  di  argento,  e  di  Pietro  Sorinaiii  per  un  ritratto 
al  naturale  in  gesso  della  rlnomata  cantante  Lalande,  e 
per  due  piccoli  ritrattl  in  cera  ,  i  quali  lavori  sono  sparsi 
di  molti  pregi.  Parimente  accenneremo  essere  stati  animi- 
rati  con  piacere  due  gruppi  di  animali  in  raarmo,  1' uno 
una  tigre  die  ailatta  due  parti,  esegulta  da.  Antonio  Moglia 
Romano  in  un  trovante  screziato  di  maccliie  ed  avvici- 
nantesi  al  colore  del  mantello  della  detta  fiera,  I'altro  un 
grosso  mastlno  die  ha  addentato  un  cervo,  di  Girolamo 
Sartorio  parimente  Romano. 

E  chiuderemo  finalmente  la  rivista  delle  opere  di  sta- 
tuaria  coll'  accennare  un  monumento  in  marmo ,  composto 
di  una  raedaglia  a  duplice  effigie  in  bassissimo  rilievo  ,  e 
di  un  festone  di  fiori  di  tutta  squisitezza ,  scolpiti  da  Gio- 
vanni FranceschetU  Bresciano,  al  quale  abbiamo  altre  volte 
tributate  le  nostre  lodi  per  la  rara  di  lui  abilita  in  questo 
genere  decorativo. 

Ora  riplgliando  1'  esame  degli  altri  oggetti  coloriti ,  11 
toccheremo  di  volo,  giacclie  essendocene  gran  copia,  mas- 
sime  di  quadri  di  genere ,  saremmo  obbligati  a  riandare 
sulle  medesime  scene,  e  giacche,  di  questi  parlando,  ci 
sembra  di  essere  nei  passati  anni  discesi  a  forse  troppo 
minuti  raggnagli.  Ormai  e  noto  anche  fuori  d'ltalia  die  il 
Migliara  e  il  corifeo  di  questi  nostrl  pittori ,  cIi'  egli  ha 
istituita  fra  noi  una  scuola  e  che  questa  si  distingue,  per- 
che  non  pochl  giovani  si  forzano  di  calcare  le  sue  lumi- 
nose  orme  non  senza  buon  successo.  Eccocl  dunque  innanzi 
al  Migliara ,  il  di  cui  nome  ci  dispeiisa  dall'  estenderci  in 
elogi ,  giacche  i  piu  magnifici  diventerebbero  minori.  Nove 
furono  le  scene  di  sua  niano  e  tutte  animate  da  gruppi  di 
spiritose  macdiiette  che  ci  rallegrarono  in  quest'  anno. 
Non  faremo  che  accennarle  per  essere  consegnenti  al  no- 
stro  proponimento  :  le  tombe  dei  Signori  di  Verona , 
la  piazza  di  S.  Marco  in  Venezia  veduta  sotto  1' areata 
della  tone  dell' orologio,  1' atrio  del  monastero  di  S.  Ono- 
frio  coU'epIsodio  del  Tasso  presentato  dal  cardinale  di 
S.  Giorgio  a  que'  cenobiti ,  un  cortile  del  palazzo  Doria 
esistente  in  Geneva;  tre  vedute  esterne  di  citta ,  una  delle 
quali  con  porto  di  mare,    la  piazza  del   nostro  Duomo  ,  f 


V  A  n  I  E  T  A.  .  407 

r  Interno  d'l  un  falibrlcato  ad  uso  iM  setificio  con  maccliine 
mosse  dal  vapore  :  e  tutte  queste  scene  gia  varlate  in  se 
stesse  ofTrivano  la  varletii  di  altrettanti  difFerenti  effetti  di 
luce.  Noil  ci  estenderemo  piii  oltre  intorao  a  questi  pro- 
digi ,  ma  prima  di  abliandonarne  T  incanto,  con  quella  ia- 
genua  scliiettezza  e  veracc  stima  die  pi-ofessiamo  all' au- 
tore,  oserenio  manifestargli  un  nostro  avviso,  ed  e  clie  nelle 
vedute  composte  lo  vorreiiimo  plii  parco  di  linee,  di  con- 
trapposti,  ili  episodj ,  perclie  T  occliio  divagato  da  tanii 
oggetti  ,  qaautunque  trattati  con  tutta  maestria  e  verita , 
erra  incerto  su  di  essi ,  la  mente  contemporanea  seguace 
non  puo  riteuerll ,  e  perdendo  1"  auimo  quella  pacata  sen- 
sazione  die  prova  alia  vista  della  semplicita,  il  piacere 
viene  dimezzato  da  una  certa  quale  irritazione.  L'  ofiicina 
del  maniscalco  riscaldata  e  risplendente  per  V  infuocata  fu- 
cina,  il  cliiarore  di  luna  ripercosso  dalle  increspate  onde, 
il  lumicino  acceso  innanzi  a  devota  iiuuiagine,  un  akro 
piccolo  lunie  die  ti  riscliiara  una  barca ,  sono  tutte  cose 
stupende,  riunite  per  niirabile  sforzo  d' ingegno  in  una 
sola  tela,  ma  divertono  Timpressione;  a  senso  nostro  ci 
e  materiale  per  dipingere  tve  quadri.  Cio  sia  detto  all'ar- 
tista ,  non  all'  amatore ,  il  quale  bene  spesso  da  questo 
esige  la  contemporanea  rappresentazione  del  presente,  del 
passato  e  del  futuro. 

Passando  alle  opere  del  dlscepolo  e  felice  imitatore  del 
Migliara  Federico  Moja  non  le  descriveremo  per  essere  in 
gran  copia  e  per  esserne  i  soggetti  quegli  stessi  che  d'  or- 
dinario  preferiscono  gli  artisti  die  si  dedlcano  a  questo 
dilettoso  ramo  della  pittura ,  prospetti  esterni  ed  interui 
di  tempi ,  '^^  vetusti  fabbricati  di  vario  stile,  di  atrj,  cor- 
tili  di  palazzi ,  piazze,  capanne  ed  in  fine  ogni  sorta  di 
vedute.  Questo  giovane ,  diremo  in  breve,  lia  diritto  a  mol- 
tissima  lode,  pcrclie  luminosi  progressi  e.l  iumieuse  fiiti- 
che.  Non  vogliani  omettere  pero  di  aniiunciare  la  grata 
sorpresa  die  provammo  nell"  ammirare  la  di  lui  non  co- 
mune  abilita  anco  nel  trattare  il  paesaggio.  La  veduta  del 
lago  di  Lecco,  in  istato  procelloso  per  un  temporale,  e 
quadretto  veramente  stupendo.  L' aria  e  improntata  di  tutta 
verita,  le  nubi  veggonsi  propriamente  spinte  dal  vento , 
il  polverio  die  s' innalza  suUa  spiaggia,  quel  raggio  di 
sole  die  spicca  dal  traforo  di  una  iiube  e  sccnde  ad  illu- 
minarla  ,  1'  agitarsi  delie  onde ,  il  bigio  fondo  pcrl'ettamcute 


408  V  A  R  I  K  T  a'. 

(legradato  ,  tntto  e  pittoresco ,  tutto  vl  e  eseguUo  con  molta 
facilita  e  bravura.  Due  concUscepoli  del  Moja  ed  imitatori 
del  Migliara,  citati  in  altre  riviste ,  Gio.  BaUista  Deli'Acqua 
e  Poinpeo  Calvi  concorsero  seco  lui  a  far  doviziosa  I'espo- 
sizione  con  huon  dato  di  lavori  die  vennero  dal  puljblico 
gustati  ed  applauditi ;  come  vi  contrilDui  medesimamente 
per  la  prima  volta  Tranqidllo  Orsi ,  professore  di  prospet- 
tiva  neir  I.  R.  Accademia  di  Venezia ,  con  due  vedute  di 
quella  citta  condotte  ad  imitazione  del  Canaletto.  Nell'la- 
tessergli  i  ben  dovuti  elogi  per  1'  esattezza  della  parte  pro- 
spettica  lineare  e  per  non  poclii  pregi  di  dipinto  crediamo 
di  dargli  un  contrassegno  della  nostra  stima,  avvertendolo 
che  otterra  maggior  effetto  di  prospettiva  aerea  se  tanto 
nelle  parti  ombrose,  quanto  nelle  lontane  si  asterra  dal 
troppo  dettagliarle. 

Dei  pittori  fioristi  contavansi  due  sole  produzioni,  e 
qneste  eseguite  all' encausto  da  Pietro  Tiirri,  ma  per  isqui- 
sitezza  di  esecuzione,  per  vivacita  di  colorito ,  per  impaste 
vero  si  puo  dire  che  i  di  lui  fiori  olezzassero,  e  supplis- 
sero  alia  scarsita  di  questo  genere.  In  mezzo  pero  a  sif- 
fatte  bellezze  ebbe  taluno  a  desiderare  che  1'  autore  avesse 
sagrificato  alcun  che  dal  lato  dell'ombra  onde  accrescerne 
la  massa  e  conseguire  un  maggior  distacco  di  tutto  I'in- 
sieme.  Noi  accennammo  questo  neo  onde  Tartista  o  lo  tolga, 
se  lo  stima,  dagli  attuali  dipinti,  o  lo  eviti  nei  successivi. 

Tra  i  paesanti  Marco  Gozzi ,  socio  onorario  deli' I,  R, 
Accademia  di  Milano,  da  noi  altre  volte  celebrato,  mo- 
strossi  non  dissimile  a  se  stesso  in  tre  paesi  di  sua  mano, 
due  dei  quali  composti,  e  1' altro  preso  dal  vero.  Era 
questo  la  veduta  del  lago  e  borgo  di  Lecco  ch'egli  esegui 
per  ordinazione  dell'  I.  R.  Governo,  Arie  tinteggiate  con 
sorprendente  maestria ,  orizzonti  ben  degradati  ,  monti , 
acque,  terreno ,  pianticelle  dipinti  a  tutta  verita  formano 
un  bel  complesso  di  pregi ,  e  pongono  il  Gozzi  nella  classe 
de'  pill  valenti  paesisti. 

Un  notal)ilissimo  progresso  dispiego  Luigi  Villeneuve  nelle 
tre  vedute  dal  vero  ch' egli  ha  esposto;  noi  le  osservammo 
con  la  massima  compiacenza,  e  possiamo  con  franchezza 
asserire  specialmente  alia  vista  di  quella  ,  che  ofFre  il  pro- 
spetto  dei  colli  e  dei  laghi  ond' e  amena  la  Brianza,  si 
rimaneva  colpiti  dall'efFetto  di  un  vero  panoramma.  L'aria 
dipinta    di    bravura     con    succose    tinte ,    variate    secondo 


V  A  R  I  E  T  A  .  409 

I'effetto  dcllci  luce  nccontenterebbe  qnalunque  esperto  pae- 
sista ,  la  verdura ,  11  terreao,  i  caseggiati  sono  eseguiti 
con  bel  tocco  e  coi  prestigi  della  veritii.  Anclie  le  mac- 
chiette  fiirono  da  lui  diligentate  [>\ii  del  consiieto  ;  per  le 
quali  cose  tutte  gl'  indirizziamo  le  nostre  coagratulazioni , 
e  con  tanta  niaggior  efTusLone  di  cuore,  in  quanto  die 
riscontrammo  aver  egli  seguito  i  nostri  consigli ,  confor- 
tandolo  nel  tempo  stesso  a  non  dipartirsi  dal  metodo  cui 
si  e  appigliato,  cioe  la  diligenza,  la  quale  a  lungo  andare  con- 
duce gli  aliili  seguaci  ad  operare  le  meraviglie.  Quattro  paesi 
del  dilettante  Michele  Maestrani  riusclroao  graditi  e  nieri- 
taniente  esigono  un  cenno  di  onore ,  il  che  lo  stesso  fac- 
cianio  per  risguardo  ad  un  paesetto  di  niano  delTinglese 
Enrico  Ttvening ,  dall'  esame  del  quale  si  ricava  die  Tau- 
tore  copio  le  opere  de'  pittori  fianiminghi.  Al  conte  2li- 
naldo  Belgiojoso  diamo  similmente  plauso ,  che  per  due 
vedute  prese  dal  vero,  Tuna  da  un  luogo  eininente  da 
cui  si  domina  il  ponte  e  il  sottoposto  lago  di  Lecco,  I'altra 
il  fiume  Adda  ai  niulini  di  Paderno  manifesto  per  la  prima 
volta  al  pubblico  le  nobili  sue  occupazioni  ed  una  felice 
disposizione  a  ritrarre  cio  che  va  di  piii  ameno  nella 
natura.  Di  Augusto  Eckerlin ,  altro  dei  dilettanti ,  alibiamo 
fatta  parola  negli  altri  anni ,  ed  un  motto  gli  e  pure  do- 
vnto  nella  presente  rivista  per  tre  paesi  a  olio  da  lui 
eseguiti.  Noi  lo  incoraggeremo  ad  usare  di  magglor  ardi- 
mento  nei  lumi  e  dare  niaggior  lucentezza  di  colori  all' aria, 
e  inaggior  trasparenza  alle  tinte  lontane ,  giacclie  senza 
sifFatti  sussidj  restano  degradate  le  altre  belle  doti  di  cui 
vanno  adorni  i  suoi  quadri  ,  e  che  si  ravvisano  nella 
composizione ,  nel  frondeggio  degli  alberi,  nelle  rupi  e  nei 
terreni  ben  descritti  ed  iniitati  dal  vero  con  diligenza  e 
precisione  di  verita. 

Per  le  miniature  citeremo  pel  priiiio  il  nome  di  Carlo 
Gugllelmo  Day  inglese  per  cinque  ritratti  dipinti  con  fran- 
chezza,  brio  e  sapore  di  tinte,  indi  i  nonii  di  Giuseppe 
Alessandria  buon  rltrattista ,  di  Camilla  Guiscardi  che  oitre 
un  ritratto  ed  una  copia  tratta  da  un  quadro  di  Railaello, 
espose  due  altri  ritratti  colorlti  di  moitissimo  gusto  alTacque- 
rello.  Nomineremo  pure  i  conjngi  Jionuinini  per  due  copie 
tratte  da  quadri  uioderni ;  rrunccsco  Marta  napolltano  per 
molti  ritratti  che  il  pubblico  ritrovo  somiglianti^  Giovanni 
Toris  tirolese    per    una    bella    copia    della    Madonna   della 


410  V  A  n  I  E  T  A  . 

segglola  e  per  due  teste  ^  Cleofe  Silvestri  e  Camilla  Weit- 
zecker  per  ritratti  ,  per  alcune  teste  ed  altre  copie  tratte 
da  qnadri  anticlii  con  lodevole  diligenza.  Ma  cio  che  piu 
d'  ogni  altro  di  questi  ininuti  oggetti  fa  veduto  con  pia- 
cere  ed  applaudito  era  un  ritratto  di  nna  avvenente  dama 
straniera,  figurata  in  Venezia  neli' atto  di  scendere  in  una 
barca  ed  assistita  dal  gondoliere  ,  colorita  all'  accjuerello 
con  somiiia  maestria  da  Carlo  Bruloff,  russo.  Comjjosizione 
delle  due  figure  ben  legate  e  di  efFetto ,  rassomiglianza  nel 
ritratto ,  ginsta  e  leggiadra  attitudine  ,  bel  panneggiare , 
vago  contrast©  di  colori ,  opportuno  fondo,  ogni  cosa  in 
fine  trattata  con  corretto  disegno,  con  brio,  con  isquisi- 
tezza  di  gusto  non  ti  lasciava  si  presto  staccare  lo  sguardo 
e  r  ammirazione.  Una  prova  di  starapa  del  Cenacolo  di 
Leonardo  da  Yinci ,  incisa  da  Luigi  Rados,  sebbene  appa- 
risse  qual  unico  saggio  di  questo  ramo  delle  arti  belle, 
pure  la  imponente  dimensione  di  esso  e  la  diligenza  che 
riscontravasi  in  si  vasto  lavoro  occupavano  bastantemente 
r  attenzione  de!  pubblico  e  degli  amanti  dell'  arte  dell"  in- 
taglio. 

Venendo  ai  disegni  ci  cor  re  il  debito  innanzl  tutto  di 
dover  parlare  del  grande  pezzo  litografico  non  per  anco  sot- 
toposto  al  torchio,  die  fn  eseguito  ed  esposto  da  Francesco 
Hayez  a  fronte  del  quadro  da  cui  lo  trasse,  rappresentante  il 
ritorno  di  Colombo  del  Palagi,  che  abbiamo  gia  descritto. 
Questa  sola  circostanza  liasterebbe  a  far  conoscere  quanta 
stima  si  professano  questi  due  eniuli  neU'arte,  quanto  essa 
ridondi  a  loro  onore ,  ed  accresca  importanza  al  lavoro. 
Dovendo  questo  disegno  uscire  in  luce,  gl' intelligenti  ne 
giudicheranno  ;  noi  pero  intanto  crediamo  far  cosa  grata 
agli  amatori  con  poter  asseverare  che  questa  copia  non 
cede  alle  piu  decantate  opere  litografiche  inglesi  e  parigine, 
sia  per  la  massima  esattezza  d'  imitazione  clie  per  il  bel 
metodo  di  condotta.  Due  ritratti  lltografici  della  piu  volte 
citata  cantante  signora  Ginditta  Pasta  ,  rappresentata  in 
scenici  abbigliamenti  con  analoghi  fondi,  esegui  T  incisore 
Michde  Bisi  e  vedevansi  unitamente  a  diversi  altri  ritratti 
di  sua  matita ;  nei  primi  piacque  la  condotta  ed  il  fini- 
mento;  nei  secondi  quel  brio  e  quel  frizzo  clie  dlstin- 
guono  per  V  ordinario  i  suoi  disegni  presi  dal  vero.  Degni 
di  essere  annoverati  tra  gli  egregi  lavori  a  matita  trovammo 
una  copia  tratta  da  un  quadro  di  Appiani    rappresentante 


VARIETA.  4fl 

la  Cena  in  Emails,  disposta  per  1' intaglio  da  Vinccnzo 
Jiciggio ,  genovese  ?,  im'  altra  copia  destinata  pel  medesimo 
uso  di  Giovanni  Fanis:gia ,  maltese  ,  e  tratta  da  un  quadro 
di  Sassoferrato ,  rappresentante  la  Madonna  col  Putto,  una 
delle  rlpetizioni  del  pittore  d' appresso  Raffaello  ;  alciini 
ritratti  a  matite  di  diversi  colori  del  gia  lodato  Cinseppe 
Alessandria  ;  slmili  a  matita  nera ,  ed  uno  litograflco  in 
forma  di  medaglia ,  eseguiii  da  Giuseppe  Cornienii,  pavese, 
ed  un  finissimo  disegno  a  matita  del  dilettante  Don  Carlo 
Corie ,  tratto  da  uno  sclilzzo  del  cav.  professore  Longlii, 
rappresentante  Glove  colla  ninfa  Callisto.  Ne  a  questi  soli 
nomi  si  arresterebbe  la  penna  ,  se  tutti  avessimo  a  descri- 
vere  il  numero  dei  disegni  eseguiti  dagli  allievi ,  e  le  copie 
a  olio  tratte  dai  quadri  della  I.  R.  Pinacoteca  che  si  videro 
collocate  a  canto  degli  originali.  Ma  ad  onore  del  vero  se 
il  tenore  sin  qui  per  noi  sesjuito  ci  vieta  di  dllungarci  a 
tributare  a  ciascun  di  essi  un  motto  di  distinzione ,  del 
quale  ne  vanno  ben  degni ,  renderemo  noto  pero  che  sol- 
tanto  la  quantita  dei  disegni  eseguiti  all'  acquerello  nella 
scuola  di  prospettiva ,  nientre  era  tale  e  per  soggetto  e 
per  Isquisitezza  ill  esecuzione  da  soddisfare  tutto  Tamor 
proprio  del  professore  ,  suscito  nell'  aninio  de'  concittadini 
la  piu  viva  compiacenza  ,  giacche  ognuno  risguardava  questi 
saggi  siccome  semi  fruttiteri  di  glorie  avvenire  pel  nostro 
paese  sparsi  in  fertili  terreni.  F. 


Opere  recentemente  pubblicate  in  Italia. 

Vocabolario  universale  italiano.  Napoli  ,  i8a8  ,  torclii 
del  Traniater,  in  4.°  (  Publ)licato  il  1."  fascicolo ,  di  pag. 
XXIV  e  104.  E  inteazione  delf  editore  di  valersi  di  tutti  i 
dizionaij  pubblicati  fin  qui  e  di  un  lavoro  inedito  deU'a- 
bate  Seralino  Gatti  intorno  ai  siuonimi ,  onde  il  nuovo 
Vocabolario  ricsca  il  piii  corrispoudcnte  al  desiderio  degli 
Italiani.  Ogni  fascicolo  conterra  20  fogli ,  al  prezzo  di 
grani  5  al  foglio.  ) 

Insegnamento  pratico  del  nuovo  metodo  di  lettura ,  cosi 
detto  Statilegia ,  sccomlo  T  esposizione  del  ragioniere  L.  G. 
Crippa,  capo  dipartimento  alia  coniabilita  centrale.  Opera 
del  ragioniere  A.  Boselli,  dedicata  ai  r.iaestri  che  nou  pa- 
tiscono    gelosia,    ed    alle    luadri    paziemi.    Milano,    1829, 


412  VARIETA. 

G.  B.  Blaaclii  e  G. ,  contraJa  di  S.   Margherita  ,  in  8."  dl 
pag.    1 56. 

*  Collectio  latinorutn  scriptorum  cum  notis.  T.  7 5.%  Caii 
Plinii  secnndi  historia  naturalis,  ex  recensione  I.  Harduiiii 
et  recentiorura  adnotationibus.  Tomus  primus.  Augustas 
Tauriaorum,  iSap,  ex  typis  Josephi  Pomba,  in  8."  di 
pag.  XVI,  CXII  e  472,  con  una  tavola  in  rame.  Lir.  8.  i5 
ital.  In  Milano  si  vende  dalla  Societa  tipografica  dei  Cias- 
sici  italiani  (Francesco  Fusi),  contrada  di  S.  Margherita, 
e  da  altri  priucipali  librai. 

CoUezione  dl  storici  italiani  antichi  e  modernl.  Serie 
prima.  Milano,  1829,  Felice  Rusconi,  contrada  di  San 
Paolo,  n.°  1 177,  in  12.°  piccolo.  Lir.  i.  5o  ital.  al  volume 
di  pag.  3oo  Funo  per  1' altro.  V.  il  tomo  54.°,  pag.  SgS 
di  questa  Biblioteca.  (  Sono  pubblicati  tre  volumi.  I  primi 
due  contengono  le  Istorie  fiorentine  di  Niccolo  Machiavelli , 
e  col  terzo  incominciano  le  Rivoluzioai  d'  Italia  di  Carlo 
Denina.  Oltre  i  suddetti  autori ,  la  prima  serie  conterra  la 
Storia  de' suoi  tempi  dell' Adriani  ;  la  Storia  delle  guerre 
di  Fiandra  del  cardinale  Bentivoglio  i  la  Storia  della  guerra 
deir  indipendenza  degli  Stati-Uniti  d' America;  Storia  delle 
guerre  civili  di  Francia,  di  E.  G.  Davila  ;  F  Istoria  fiorea- 
tina  di  Dmo  Gompagni  ;  la  Storia  di  Europa  del  Giam- 
bullari ;  la  Storia  d'  Italia  del  Guicciardini ,  e  La  Congiura 
de'  baroni  del  regno  di  Napoli  di  Gamillo  Porzio.  Questa 
prima  serie  conterra  circa  2  5   volumi.) 

*  Collana  degli  antichi  storici  greci  volgarizzati.  Tomo  59. 
Opuscoli  di  Plutarco  volgarizzati  da  Marcello  Adrian! ,  nuo- 
vamente  confrontati  col  testo  e  illustrati  con  note  da  Fran- 
cesco Ambrosoli.  Tomo  5.°  Milano,  1829,  tipi  di  Fran- 
cesco Sonzogno  q.  G.  B.  ,  contrada  della  Spiga  ,  in  Porta 
Nuova,  n.°  i395i  in  8.°,  di  pag.  554.  Lir.  5.  53  ital.,  in 
4.°,  lir.  10.   95. 

Le  Storie  di  Ammiano  Marcellino  tradotte  da  Francesco 
Ambrosoli  con  note.  Vol.  i.°  Milano,  1829,  per  Antonio 
Fontana,  contrada  del  Monte  di  Pieta,  in  8."  di  pag.  XX 
e  33o.  Lir.  3.  82  ital.,  pei  non  associati  lir.  4.  5o.  — ■ 
Corrisponde  al  vol.  88.°  della  Biblioteca  storica  di  tutte  le 
nazioni. 

Biografia  universale  antica  e  moderna  ,  ossia  Storia  per 
alfabeto  della  vita  pubblica  e  privata  di  tutte  le  persone 
che    si    distiasero    per    opere ,    azioni ,    talenti ,    virtu    e 


VARIETA.  4l3 

tlelltti.  Opera  affatto  nuova  conipilata  In  Francia  da  una  so- 
cieta  di  dotti,  ed  ora  per  la  prima  volta  recata  in  italiano 
con  aggiunte  e  correzioni.  Volume  64.°,  clie  giunge  sino 
a  Stanislao  I.  Veaezia ,  1829,  presso  Gio.  Battista  Missia- 
glia,  dalla  tipografia  Molinari,  in  8.°  di  pag.  479.  Lir.  6 
ital.  al  volume.  In  Milano  presso  F.  Fusi  ed  altri  princi- 
pali  librai. 

Scelta  di  lettere  edificanti  scrltte  dalle  missioni  straniere, 
precedata  da  quadri  geografici ,  storici ,  politici ,  religiosi 
e  letterarj  de'  paesi  di  missione  :  accresciuta  di  un  raggua- 
glio  storico  sulle  missioni  straniere ,  di  nuove  lettere  edi- 
ficanti ed  altri  scelti  pezzi.  Milano,  1829,  R.  Fanfani, 
contrada  de' Borsinari.  Tomo  X,  in  8.°  Lir.  4.  66  ital. 
Prezzo  de' volumi  10  finora  pubblicati  lir.  84.  70,  in  ra- 
gione  di  cent.  1 6  al  fogllo  e  cent.   35   ogni  rame. 

*  La  Svizzera  considerata  nelle  sue  vaghezze  plttore- 
scVie,  nella  storia,  nelle  leggi  e  ne' costumi.  Lettere  di 
Tullio  Dandolo.  Viaggio  per  la  Svizzera  occidentale,  vol.  I; 
II  Cantone  del  Valese  e  II  Cantone  di  Yaud  ,  vol.  2  ,  in 
1 8.°  di  pag.  a6o  e  255  'con  tavola  topografica  in  clascua 
volume.  Lir.  2.  So  ital.  al  tomo.  Milano,  1829,  presso 
A*.  F.  Stella  e  figli,  contrada  di  S.  INIargherita. 

Descrizione  del  lago  di  Garda  e  de'  suoi  contorni  ,  con 
osservazioni  di  storia  naturale  e  di  belle  arti ,  di  nionsi- 
gnor  Gio.  Serafino  Volta.  IMantova,  1828,  L.  Caranenti, 
in   8.°,   di  pag.    58,   con   4  tavole   in   rame.   Lir.  i.    3o   ital. 

Opera  di  Ippolito  Pindemonte.  Milano,  1829,  Societa 
tipografica  de' Classici  Italiani,  in  24."  Publ)licati  2  volumi 
die  contengono  1' Odissea  di  Omero  tradotta ,   lir.  2.  5o  ital. 

Opere  in  prosa  ed  in  versi  del  marcliese  Ippolito  Pin- 
demonte di  Verona.  Prima  edizione  compiuta.  INlilano,  1829, 
Giovanni  Silvestri,  corsia  del  Duomo,in  i6.°  ( Sono  pub- 
blicate :  I'Arminio,  tragedia  con  prose  relative.  Lir.  i.  74 
ital.  —  Elogi  di  letterati  italiani,  vol.  a.  Lir.  5.  So. —  I 
sermoni  ed  il  Colpo  di  martello,  poesie.  Lir.  2.  —  Le  prose 
e  poesie  campestri ,  con  1'  aggiunta  di  una  dissertazione  sui 
giardini  inglesi ,  sul  merito  in  cio  dell' Italia  ,  e  due  Ap- 
pendici.  Lir.  2.  — L' Odissea  d'Omero,  con  aggiunta  di  una 
tavola  delle  cose  notabili  e  dei  nomi  proprj  in  essa  conte- 
nuti ,  vol.  2.  Lir.  6. —  Si  daranno  in  seguito  :  Epistole  in 
versi  i  Poesie  liricbe  italiane  ,  e  alcune  latine  ;  Saggio  di 
traduzione     della    Georgica    di    Yirgilio ;    uu'  Epistola    di 


414  V  A  R  I  K  T  A  . 

Ovidio  ;  nil  brano  del  Paradiso  perduto  di  Milton,  e  per 
ultimo  le   opere  inedite.  ) 

II  Giorno,  di  Giuseppe  Parini ,  illustrato  da  commentario 
storico-critico  per  cura  di  Egidio  De  Magri.  Milano,  1829, 
Placido  Maria  Yisaj  ,  contrada  dei  Tre  Se ,  in  1 6."  di  pa- 
gine   336.  Lir.  a.   67   ital. 

Novelle  di  Antonio  Cesari  prete  dell'  Oratorio.  Edizione 
eseguita  siilla  quarta  fatta  dall'  autore  con  alcune  aggiunte. 
Milano,    1829,  Gio.   Silvestri,  in    i6.°  Lir.    j.  74. 

*  Tragedie  di  Euripide  tradotte  da  Felice  Bellotti.  Mi- 
lano, 1829,  presso  A.  F.  Stella  e  figli ,  impresse  dalla  So- 
cieta  tlpogratica  de'  Classici  italiani ,  in  8.%  di  pag.  478. 
Lir.  7.   So  ital. 

I  Fieschi  e  i  Doria,  tragedia  istorica  di  Carlo  Tedaldi- 
Fores.  Milano,  1829,  Societa  tipografica  de' Classici  ita- 
liani, in   8.°,  di  pag.  XCI  e   147.  Lir.   3   ital. 

Teatro  nuovo  di  un  Italiano  anagranimatizzato  Amici 
Protei,  vol.  II.  Milano,  1829,  co' torchi  della  Societa  ti- 
pografica de'  Classici  Italiani ,  in  8.%  di  pag.  260.  Lir.  a 
ital.  —  V.  pag.  92   di  questo  tomo  55."  della  Bibl.  Ital. 

Commedie  di  Ferdinando  Meneghezzi.  Mantova ,  1828, 
Lu  Caranenti,  in    16.°,  di  pag.   20  e  441. 

Elementi  di  mimica  di  Dotnenico  Buifelli,  secondo  scrit- 
tore  presso  la  ragioneria  provinclale  del  Friuli.  Milano , 
1829,  Placido  Maria  Visaj ,  in  i6.°  di  pag.  274.  Lir.  i.  3o 
italiane. 

*I  prigionieri  di  Pizzigliettone ,  romanzo  storico  del  se- 
colo  16.°  deir  autore  di  Sibilla  Odaleta  e  della  Fidanzata 
ligure.  Milano,  1829,  presso  A.  F.  Stella  e  figli.  Vol.  3, 
in   1 8.°,  di  pag.   898   complessivamente.  Lir.  7.   5o   ital. 

*  Gerolimi,  ossia  il  Nano  di  una  principessa,  dell"  autore 
di  Sibilla  Odaleta.  Mortara ,  1829,  dalla  tipografia  Caprio- 
lo,  in  12.°,  di  pag.  352.  Lir.  2.  5o  ital.  In  Milano  presso 
A.   F.  Stella  e  figli. 

*  II  Vaticano  descritto  ed  illustrato  da  Erasmo  Pistolesi. 
Roma,  1829,  tipografia  della  Societa  editrice ,  in  foglio. 
( Pubblicati  i  fascicoli  i.°  e  2..",  ciascuno  di  fogli  10  di 
stampa  circa,  con  sette  rami  a  contorni.  Ogni  foglio  di 
stampa  baj.  5,  ogni  rame  baj.  10.  In  tutto  80  fascicoli, 
cbe  formeranno  circa  14  volumi.  In  Milano  presso  A.  F. 
Stella  e  figli.  Prezzo  dei  due  fascicoli  lir.  17  ital.  ) 


VARIETA.  410 

Storia  dell'  arte  dimostr.ita  coi  monumenti  clalla  sua  de- 
cadenza  nel  IV  secolo  lino  al  suo  rinnovamento  nel  XVI, 
di  G.  B.  L.  G.  Seroiix  d'Agincoui-t.  Prima  traduzione  ita- 
liana.  Volume  5.°  Prato,  1828,  fratelli  Giaclietti ,  in  8."  il 
testo  ed  in  foglio  le  tavole.  Prezzo  di  tutta  f  opera,  in  6 
volumi  lir.  3oo  ital.  Gli  esemplari  col  testo  in  foglio  unito 
alle  tavole  lir,   600.  In  Milano  presso  F.  Fusi. 

Storia  deil'  arte  col  mezzo  dei  monumenti  dalla  sua  de- 
cadenza  nel  IV  secolo  fmo  al  suo  risorgiraento  nel  XVI , 
di  G.  B.  L.  G.  Seroux  d'Agiacourt.  Milano,  1829,  presso 
Raaieri  Fanfani ,  in  foglio.  (  Pubblicati  38  fascicoli.  Prezzo 
di  ciascun  fascicolo  in  carta  velina  scelta,  di  6  tavole  colla 
descrizione  delle  medesinie  lir.  5  ital.,  e  cent.  3o  ital. 
per  ogni  foglio  di  stampa  del  testo  relativo  :  in  carta  ve- 
lina leggiera  lir.  4  e  cent.  a5,  come  sopra  :  in  carta  co- 
mune  similmente   lir.    3   e   cent.   ao. ) 

La  Certosa  di  Pavia.  Milano,  presso  i  fratelli  Durelli , 
contrada  del  Carmine,  n.''   1646,  in  foglio.  Fascicolo    17.° 

Le  celebri  sculture  del  sig.  cavallere  AU^erto  Thorwald- 
sen  danese  ,  incise  da  valente  bulino  in  semplici  contor- 
ni ,  diretto  dailo  stesso  autore,  ed  illustrate  dal  chiarissi- 
nio  sig.  abate  Melchlorre  Misslrini,  in  foglio.  Roma,  1828. 
(  Puljblicati  5  fascicoli,  colla  traduzione  francese  a  rlncon- 
tro  del  testo  italiano,  lir.  2.  5o  ital.  al  fascicolo,  ciascuno 
di  tavole  4.   In  Milano  presso  F.  Fusi.  ) 

Vecctilo  e  Nuovo  Testamento  secondo  la  Vulgata  ,  ti-a- 
dotto  in  lingua  itallana  e  con  annotazioni,  dichiarato  da 
monslgnor  Antonio  Martini  arcivescovo  di  Firenze ,  col 
testo  a  fronte.  Prato,  fratelli  Giachetti ,  in  8.°  con  rami. 
Publ)llcati  8  tomi ,  che  giungono  sino  al  llbro  di  Ester. 
Prezzo  de'  medesimi  lir.  70.  64  ital.,  calcolato  in  ragloue 
di  cent.  22  ogni  foglio  di  stampa  ,  e  Ilr.  i  per  tavola. 
In   Milano  ,  presso  A.  F.  Stella  e  ligli. 

La  Sacra  Blbbla ,  ossia  Veccliio  e  Nuovo  Testamento 
secondo  la  Vulgata.  Traduzione  ed  annotazioni  di  monsl- 
gnor Antonio  Martial  arcivescovo  di  Firenze.  Milano , 
1827-29,   Glo,   Sllvestri.  Vol,    12    in    16.°  Lir.   Sa.   20   ital. 

Opere  dommaticlie ,  storiclie  e  morali  di  monsignor  An- 
tonio Martini  arcivescovo  di  Firenze.  Milano,  1827-29, 
Gio.  Sllvestri.  Vol.  9   in   16.°  Lir.  20.   68. 

La  vita  di  Gesii  Cristo  e  la  sua  religione  ,  Ragionamenti 
di    Antonio    Cesari    pretc    Veronese.    Milano,    1829,    Gio. 


4l6  VARIETA. 

Silvestri ,  in   i6.°  Vol.   6.  Lir.   a.  6i   ital.  al  volume.  Pub- 
blicati  5   volumL 

1  fatti  degli  Apostoli  ,  Raglonamenti  dl  Antonio  Cesari 
D.  O. ,  clie  seguono  alia  Vita  di  Gesu  Cristo,  scritta  dal 
medesimo.  Milano,  182c),  Gio.  Silvestri,  in  i6.°  Vol.  i." 
Lir.   2.   61    ital. 

*  Saggi  filosofici  di  Ennes  Visconti,  Milano,  1829,  per 
Vincenzo  Ferrario,  contrada  di  S.  Pietro  all'Orto,  in  16.°, 
di  pag.  292.  Lir.  2.   17  ital. 

Deir  ingiuria ,  dei  danni,  soddisfacimento  e  relative  basi 
di  stima  avanti  i  tribunali  civili;  Dissertazione  di  Melcliiorre 
Gioja.  Seconda  edizione  aumentata  dell'  elogio  dell'  autore 
scritto  dal  professore  G.  D.  Romagnosi.  Milano,  1829, 
Gio.  Silvestri,  in    i6.°,  di  pag.  439.  Lir.   3.   a5   ital. 

Nuove  ricerche  suU' equilibrio  delle  volte,  dell' abate  Lo- 
renzo Mascheroni,  professore  ecc,  coll' elogio  scritto  dal 
marchese  Ferdinando  Landi  e  con  cinque  tavole  in  rame. 
Milano,  1839,  per  Gio.  Silvestri,  in  i6.°,  di  pag.  324. 
Lir.   3.  So  ital. 

Elevazione  sopra  il  livello  del  mare  delle  principal!  eml- 
nenze  della  Toscana,  determinate  trigonometricamente  da 
Giovanni  Inghirami.  Firenze,    1829,  Bencini  ,  in   8.° 

Dizionario  di  fisica  e  cliimica  applicata  alle  arti,  di  Gio. 
Pozzi,  direttore  dell'  L  R.  Scuola  veterinarla.  Milano,  1829, 
Ranieri  Fanfani ,  in  8.%  con  tavole  in  rame.  Distribu- 
zione  39.%  cbe  giunge  alia  voce  Pittura.  Lir.  a.  56  ital. 
Le  39  distribuzioni  lir.  134.  84,  in  ragione  di  cent.  a5 
al  foglio  e  cent,   a  5  ogni   rame. 

*  Delle  sedi  e  cause  delle  malattie  anatomicaraente  in- 
vestigate da  Gio.  B.  Morgagni.  Libri  cinque.  Prima  ver- 
sione  italiana  di  Pietro  Maggesi,  dottore  in  filosofia  e  me- 
dicina.  Volume  i5.°  ed  ultimo.  Milano,  1829,  Felice  Ru- 
sconi ,  in   8.°,  di  pag.   3 12. 

*  Lezioni  di  fisiologia  di  Lorenzo  Martini.  Tomo  settimo. 
Torino,  1828,  presso  Giuseppe  Pomba ,  in  8.°,  di  pag.  ij.8o. 
Lir.   6.    i5   ital.  In  Milano,  presso  A.  F.  Stella  e  ligli. 

*  Annali  clmici ,  o  Repertorio  generale  delle  dottrine 
relative  alia  medicina  pratica,  Torino,  1829,  editore  Pietro 
Marietti,  coi  tlpi  di  Giacinto  Marietti.  Tomo  i.°,  in  8.", 
di  pag.  XI,  468  e  289.  (Lo  scopo  dell' opera  e  di  esporre 
compendiosamente  tutto  quello  cbe  si  e  scritto  e  si  va 
scrivendo  sopra  la  medicina  pratica.  Giascua  volume  avra 


V  A  R  I  K  T  a'.  417 

due  parti.  Nella  prima  si  daranno  i."  un  compendio  dei 
migliori  trattati  di  cliaica;  a.°  la  virtix  e  la  dose  de'  nie- 
dicanicnti;  3.°  ua' anatomia  patologica ;  4.°  i  metodi  dei 
capi  delle  varie  settei  S.*"  II  suato  de' dizionarj  e  giornali, 
delle  nionografie  e  sillogi  f,  6."  questioni  e  consulti  di  autori 
celebratissimi.  Nella  seconda  si  daranno  i.°  il  suato  dei  pre- 
senti  giornali;  2.°  storie  di  malattie;  3.°  soluzione  di  quistioni 
che  air  edltore  venlssero  proposte ;  4.°  massime  che  pos- 
sono  dirigere  11  medico-pratico  tanto  nel  coltivare  la  scienza, 
quanto  nel  suo  procedere  morale  e  civile.  In  dieci ,  o  tutto 
al  piu  dodici  voluml  si  tonterra  la  prima  parte  ,  e  la  se- 
conda caraminera  coUa  prima.  Pervenuti  al  tempo  preseate 
pubblichera  un  piccolo  volume  all'  anno  di  cio  die  uscira 
di  nuovo  relativo  alia  medicina  pratica.  In  quattro  anni 
r  editore  spera  di  portarsi  alio  stato  attuale  della  scienza. 
Ogni  volume  potra  stare  da  se ,  e  si  vendera  separatamente. 
Prezzo  del  primo  volume  lir.  8.  5o  ital.  In  Milano  presso 
F.   Fusi.) 

*  Deir  alienazione  mentale  o  della  pazzia  in  genere  e  ia 
ispecie ,  del  professore  Esquirol.  Versione  di  Luigi  Calvetti 
medico  ordinario  dell' ospedal  maggiore  e  della  casa  dei 
pazzi  di  Bergamo.  Milano,  1827-29,  Felice  Rusconi.  Vo- 
lumi  a  in  8."  di  pag.  5o2 ,  con  11  tavole  in  rame.  Lir. 
8.   70  ital. 

*  Biblioteca  agraria,  tomo  12.°  Sui  gelsi  e  sul  bachi  da 
seta,  istruzione  compilata  dai  dottori  G.  Moretti  P.  P.  di 
economla  rurale  nell'I.  R.  Universita  di  Pavia,  e  C.  Ghio- 
lini  decaao  della  facolta  medico-chirurgico-farmaceutica  nella 
stessa  Universita.  Milano,  presso  A.  F.  Stella  e  ligU  per 
conto  deir  editore.  In  16°  di  pag.  XVII  e  356,  con  rami. 
Ital.   lir.  4.   S4.  Pei  non  associati  lir.   5.  40. 

*  Esercitazioni  dell'  Accademia  agraria  di  Pesaro.  Anno  I. 
Semestre  I.  Pesaro,  1829,  pei  tipi  di  Aanesio  Nobili, 
ia  8.°  di  pag.  94.  Baj.  40. 


R.  Ginoxi,  F.  Carlini  e  I.  Fomagalli  ,  direttori  ed  editori. 


Fubblicato  il  di   19  ottobre   1829. 

Milano  y  dalt  I.  R.  Stamperia. 
Bihl.  hid.  T.  LV.  37 


4i8 

INDIGE 

delle  materie  contenute  in  questo  tomo  LV* 


PARTE   I. 

LETTERATURA.    ED    ARTI    LIBERALI. 


Sn\ 


ntorno  gl'  Inni  sacri  di  A.  Manzoni,  dubbj  di  G.  Sal- 

vagnoU  Marchetti pag.        3 

Istoria  della  vita  e  delle  opere  di  Raffaello  Sanzio,  di 

Quatremere  de  Quincy ,  tradotta,  illustrata  ecc,  per 

cura  di  F.  Longhena "      2  1 

La  torre  di  Capua,  novella  di  G.   Torti "      27 

Dell'  italiana  architettura  durante  la  dominazione  longo- 

harda,  di  G.  Cordero  di  S.   Quintino "    145 

Della  vnlgare  eloquenza,  di  A.  M.  Ricci "    167 

Sull' origine ,  la  slgnificazione  e  gli  usi  che  si  attrihui- 

scono  ai  membri  architettonici ,  di  F.  Taccani  ..."  1 8 1 
Za  Sacra  Scrittura  illustrata  con  monumenti  fenico-assirj 

ed  egiziani  i  di  M.  Land "   ^89 

Falco  ddla  rape,  romanzo  storico  di  G.  Bazzoni    .  .  >>   3oo 

PARTE   II. 

SCIENZE   ED    ARTI    MECCANIGHE. 

Biblioteca  agraria.  Tomo  14."  Trattato  dell'  amministra- 
zione  rurale ,  dalle  opere  di  M.  Gioja:  con  Appen- 
dice  di  L.  Bossi »      64 

• Tomo   1 5.°  Del  vino,    trattato   teorico-pralico  di 

I.  Lomeni "    188 

Lettera  di  F.  Gera  in  risposta  ad  un  articolo  della  Bi- 
blioteca Italiana  sulla  trattura  della  seta «      64 

Osservazioni  aVa  lettera  suddetta "      68 

Atti  dell' Accademia  Gioenia  di  scienze  naturali  in  Ca- 
tania   »    198 

Lezioni  di  fisiologia  di  L.  Martini  (  Terzo  estratto  )  .  '/    3 1 3 

Ccdendario  georgico  della  B.  Societa  agraria  di  Torino 
per  I' anno   1829 >/    3ai 

Del  modo  di  allevare  il  hestiame  bovino  e  formarne 
buone  razze  nostrali,  di  D,  Berra "332 


I  N  D  I  C  E.  419 

APPENDICE, 


PARTE   I. 

SCIENZE,    LETTERE    ED    ARTI    STRANIERE. 

Histoire  naturelle  des  mammiferes ,  par  Geoff roy-Saint- 

Hilaire  et  F.  Cuvier pag.     77 

Oiseaux  du  cabinet  du  Roiy  par   Vieillot  et  Oudart   .  »     ivi 
Histoire  naturelle  des  poissons,   par   F,  Cuvier   et   Va- 
lenciennes     "      ivI 

Oesterreichische  etc.  Giornale  militare  austriaco    ..."   209 
Memoria    sulla  letargia  ed  in  generale    suW  azione    del 

frcddo  negli  animali 1/   a  i  a 

Relazione  di  una  visita    ufficiale  da  Messico  a  Guati- 

mala ,  di  G.  A.  Thompson "   349 

BiBLIOGRAFIA "      86 

Archeologia  e  Belle  arti.   —    Kaiserliche  etc.    GaUeria 

I.  R.  di  Belvedere  a  Vienna "  a  1 8 

L' archeologia  e  I' arte ,  di  G.  A.  Boettiger "357 

Eilucazione.  —  Journal  des  sourds-muets ,  par  Behian  »   a  1 8 
Fisica.  —  Specimen  geographicB  physicce  comparativcB , 

J.  F.  Schouw "     86 

Medici na.  —  Manuale  sistematico  di  medicina   legale, 

di  G.  Berut »   357 

Storia  naturale,  —  Das  Leben  etc.  La  vita  delta  terra, 

di  S.  C.   Wagener "      88 

Collection  des    Memoires  pour    servir  a  I'histoire  du 

regne  vegetal  par  Decandolle »/     ivi 

PARTE  II. 

SOIENZE,   LETTEUE    ED    ARTI    ITALIANE. 
BiSLIOGRAFIA "       89 

Archeologia ,  Numismatica  e  Belle  arti.  —  Delia  statua 

di  Marco  Agrippa »  95 

Illustrazione  di  una  greca  scultura,  di  E.  Q.  Visconti  »  240 

Monumenti  di  pittura  e  scultura  trascelti  in  Mantova  »  ivi 

GaUeria  Omerica  ,  di  F.  Inghirami "241 

Descrizione  delle  medaglie  untiche  greche  del  musco 

Hedervariano ,  di  D.  Sestird "  ivi 

II  nuovo  teatro  di  Parma "  107 


420  I  N  D  I  C  E 

Le  isole  della  laguna  di  Vmezia pag.    loo 

II  maestro  di  disegno ,    ossia    trattato   completo  del- 

r  arte  del  disegnare "367 

II  maestro  del  dipingere  in  miniatura ,    a  tempra   e 

ad  acquerello »     ivl 

Chimica.  —    Trattato    di  chimica    applicata  alle  arti , 

del  Dumas >»   aS/ 

Economia  pubblica  e  domestica.  —  Modo  di  conservare 

freschissime  le  uova >/   a6a 

Raccolta  delle  circolari  per  t  amministrazione  dei  bo- 

schi  negli  Stati  Sardi »   26^ 

Educazione ,  Istruzione.  —  La  statilegia ,    ossia   nuovo 
metodo  d' insegnare  a  leggere  in  brevissimo  tempo, 
applicato  alia  lingua  italiana  da  L.  G.   Crippa  .   »    109 
Le    attrattive    delV  infanzia  e  le  dolcezze    dell'  amor 

m.aterno ,  di  Janffret :  versions  di  F.  Gandini .  ,  »    114 
Codice  della  civilta :  traduzione  di  F.  Delpino  .  .  .  »   ayo 

Lezioni  di  civilta,  di  S.  Gatti »     ivi 

Prime  lezioni  di  Maria  Edgeworth,  tradotte  da  Bianca 

Milesi  Mojon »   ^ji 

La  ginnastica  pei  giovani v   a74 

Callistenia  o  ginnastica  per  le  giovani "375 

Le  delizie  della  vita  campestre  da  celebri  autori  an- 

tichi  e  moderni  descritte >»   366 

Lezione  di  G.  Livini  intorno  al  diletto  delCimpardre 

€  delt  insegnare "365 

Hlologia.  —  Dizionario  del  dialetto  veneziano  ,    di   G. 

Boerio "219 

Dizionario  domestico  pavese-italiano "358 

Geografia  e   Viaggi.    — •  La  Naunia  descritta  al  viag- 

giatore ,  di  G.  Pinamonti "    Io5 

Atlante  geografico ,  fisico    e    storico   del  granducato 

di  Toscana,  di  A.  Zuccagni  Orlandini "   a68 

Viaggi  di  Marco  Polo "   366 

Legislazione.  —  Corpus  Juris  civilis "348 

Matematica.  —  Principj  di  aritmetica  e  di  algebra,  di 

S.  Belli "   a63 

Elementi  di  matematica "265 

Proposizioni  teoriche  e  pratiche ,  di  A.  Bordoni  .  .  "   267 

Sul  prodigioso  fanciullo    V.  Zuccaro "   a68 

Medicina.  —  Raccolta  di  opuscoli  medici,  di  G.  A.  Del 

Chiappa "  aSa 


I  N  D  I  n  n.  421 

Fonniilario  per  la  preparnzione  e  I'uso  di  mold  me- 

dlcamenti  nuovi  di  F.  Magendie,  con  appendice  ecc. 

di  A.   Cattaneo pag.  a55 

Analisi  dell' acqua  minerale  di  Cormons ,   di  O.   Ta- 

glialegni "  a6o 

Memorie  medico-chirurgiche  di  F.  M.  MarcoUni  .   .  »  37a 

Variata  placent.  II  mazzo  variopinto  de  fiori  medici  »  SyS 
Poesia.  —  Eime  di  F.  Petrarca  col  coinento    del    Tas- 

soni,  del  Muratori,  ecc "  89 

Poesie  di  O.  Piazzi "  90 

di  celebri  aiitori  per  novelli  Sacerdoti  .  .  .  .  »  ivi 

Versi  di  F.   Valcainonica "  9^ 

Teatro  nuovo  di  un  Italiano  anagrammatizzato  Amici 

Protei "  92 

Agnese   Visronti,  trngedia  di  G.  Fiorio "  94 

Ohtrado  f  racconto  storico "363 

//  Paradiso  perduto,  poema  di  G.  A.  Mazzarotto .  »  36a 

Giovanni  Battista,  tragedia  di  D.  Barichella  ..."  ivi 

Alfredo,  traiiedia  di  M.  L  B.  Marsuzi »/  36i 

Poligrafia.  —  Rivista  letteraria  dei  libri  che  si   stam- 

parono  in  Torino  nel   1827  e   1828 «  aSi 

Opere  del  conte  G.  Gozzi "  ivi 

di  monsignor  J.  B.  Bossuet >;  a3a 

Comment arj  dell'Ateneo  di  Brescia >/  368 

Lettere  inedite  dell' abate  Giuseppe  Gennari  .   ..."  366 

Religione.  — ■  De  mitra  episcoporum  ,  A.  M.  Calcagni  >>  246 

Delia  Sacra  eloquenza,  di  F.  Deder "  a4a 

Thesaurus  Patrum  floresque  doctor um »  2'/o 

Storia  e  Biografia.  —  Commentarj  della  guerra  di  Fer- 

rara  nel    1482  ,  di  M.  Sanuto "  <)S 

Biogrdfia  dcgli  scrittori  perugini  e  notizie  delle  optre 

loro,  di  G.    Vermiglioli "  97 

Panegirico    d'  Ippolito  Pindemonte ,    di  N.  G.  Dalla 

Biva "  100 

Elogi  del  conte  Alberto  Adamo  di  Neipperg,    di    M. 

Lconi  e  F.  Maestri "  ^04 

Epitome  della  storia  di  Mantova ,  di  B.  Soresina  .  »  a38 
Cronologia  storica  de'  Fescovi  Olisolensi  e  dei  patriar- 

chi  di   Venezia,  di  A.  Orsoni "  'V' 

Storia  delf  Impcro  osmano ,  di  G.  De  Hammer  ^  tra- 

dotta  da  S.  Jlomanini »  2.32 

Raccolta  di  elogi  scritii  nel  sccolo   18.° "  9^ 


4aa  I  N  D  I  c  E. 

Vite  de' pill  eccellend  pittori  ecc,  del  Vasari  .  .pag.  365 

L' arte  di  verificare  le  date w  867 

Storia    naturale.    —    Sui  funghi ,    saggio   generale    di 

G.  Larher "Syr 

Filosofia   zoologica ,    di    G.  Fleming  ■•    traduzione   di 

G.  Zendrini "  ivi 

Annali  di  storia  naturale "  870 

FARIETA\ 

Archeologia  e  Belle  arti.    —    Sopra    un  anello  longo- 
bardo ,  e  suit'  origine    del    titolo  di  Marchese ,    di 

S.  Ciampi "  114 

Scavi  di  Ercolano  e  Pompeja »  SyS 

Letter  a  di  F.  Avellino  sopra  una  statua  di  Druso  .  »  378 
Jlevista  della  puhbVca  esposizione  di  belle  arti  fattasi 

in  Milano  neZ   1839 »/  386 

Arti  e  mestieri.  —  Carrozze  a  vapore "  i3o 

Macchine  a  vapore  nella  Gran  Bretagna "  879 

Bibliografia.  —    Notizie ,    scritti  ed  opere  d' arte  degli 
Italiani  illustri  in  Polonia  e  degl' illustri  Polacchi 

in  Italia ,  di  S.  Ciampi w  a  8  5 

Opere  pubblicate  recenteniente  in  Italia "411 

Chimica.  —  Chimica  applicata  alle  belle  arti    ,...•'  38o 
Economia  pubbUca  e  Statistica.    —    /  deportati  inglesi 
nella  terra  di   Van-Diemen  fecero  progredire  I'in- 

civilimento "  a8i 

Popolazione  dell' Impero  austriaco "  i3i 

Suicidj  nella  Prussia  comparativamente  ad  altri  paesi  »  3 80 

Popolazione  della  Russia  neZ   1 8a  8 w  -381 

Stato  odierno  dell'  Impero  russo "  ivi 

Longevita  neW  Impero  russo "38a 

Numero    delle    opere    che  stampansi  annualmente  in 

Germania "  a83 

Educazione.  — ■  Invito  di  B.  Poli  per  un  opera  di  pe- 

dagogia "  ^^° 

Scuola  di  fanciulli  dagli  anni  a   ai  6  in  Cremona    »  a  84 

Errata-corrige »  143 

Idem "42  3 

Filologia.  —  II  vero  autore  dell' Iliade  e  dell' Odissea  »  a 80 
Fisica  e  Matemaiica.   —    Pronostici  della  temperatura 
atniosferica    indicata    dagli    uccelli    e    dagli    altri 

animali "  '^^ 


I  N  D  1  c  E.  4:i3 

Osservazioni  meteorologiche  di  lugUo pag.  144 

■             agosto »  288 

settenibre »/  424 

Programma  della  Societa  Italiana )^  286 

Geogrnjia  e   Viaggi.  —  Risidtamento  de'  viaggi  al  polo 

artico "38a 

Poesia.  —  Saggio  di  una  traduzione  inedita  dell'  Odissea 

d' Omero »/  275 

In  funere   Vincentii  Montii,  A.  CherscB  epigrammata  »  279 
Storia  naturale.  —  Memoria  per  servire  alia  storia  na- 

turale  dei  crittocefali  e  delle  clitrc ,  di  G.  Gene  »  i34 

11  pill  piccolo  vulcano  del  globo »;  28a 

11  Baya ,  0  frisone  indiano >;  384 


ERRATA-CORRIGE. 

To/710  54.°,  pag.  411,  lin.  3i  nelfestratto  della  biografia 
del  professore  Vincenzo  Brunacci  e  detto  die  il  fra- 
tello  di  lui,  don  Antonio,  forni  le  opportune  notizie 
al  slg.  prof.  Majocclu  per  la  compilazione  della  blo- 
grafia  medesima:  in  vece  di  don  Antonio  leggasi  Filippo. 

Tomo  55.°,  pag.  212,  lin.  ultima  nelfestratto  della  Memo- 
ria suUa  letargia  degli  aiiimali ,  in  vece  di  rurninanti 
leggasi  rosicanti. 


Osscivazionl  meteorolo^che  fatte  all  I,  R.  Ossewatorio  dl  Brera. 


SETTEMBR 

E     1829. 

Mattina  or 

e  5. 



Sera  ore  5. 

d 

^  2 

4)    6 

d 

-  P 

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^  § 

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S  5 

■1% 

Stato 
del  cielo. 

N 

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a    C 

s  i 

Is 

Slato 
del  cielo. 

poll 

lin. 

- 

poll. 

U.i. 

„ 

I 

27 

8,1  '+12,7 

s 

Sereno. 

27 

8,2 

+  17,5 

s 

Ser.  nuv. 

2 

27 

8,5|+i5,5 

N 

Niiv.  ser. 

27 

8,4 

+  17,5 

s 

Sereno. 

0 

27 

8,8  +12,5 

0 

Sereno. 

27 

9,5 

+  18,5 

s 

Sereno. 

4 

27 

10,0 

+i3,6 

s 

Ser.  nuv. 

27 

q,8 

+  17,4 

E 

Sereno. 

6 

27 

10,2 

+  l3,2 

£ 

Nu. neb.se. piog. 

27 

9'9 

+  17,7 

NE 

Ser.  nebbioso. 

6 

27 

9.9 

+i4,5 

NO 

Nuv.  ser.  piov. 

27 

10,2 

+  16,0 

N  N  0  Nuv.piovoso.      1 

7 

27 

10,0 

+14,6 

N 

Nuv.nebb.rotto. 

27 

10,0 

+  18,0 

N  0 

Nuv.  ser. 

S 

27 

9,5 

+14,8 

E 

Nuv.  ser...  piog. 

27 

8,1 

+  17,7 

E* 

Nuvolo. 

9 

27 

8,8 

+i5,6 

K 

Nuvolo. 

27 

9,0 

+  18,0 

S  0 

Nuv.  ser. 

10 

27 

9'« 

+  l5,2 

£ 

Nuv.  piovoso. 

27 

8,7 

+  17,7 

E 

Nuv.  piovoso. 

1 1- 

27 

7'0 

+16,0 

£ 

Pioggia. 

27 

7,3 

+i3,8 

N 

Piog.temp.  nuv. 

12 

27 

8,0 

+12,0 

S 

Sereno. 

27 

7,9 

+17,5 

SO 

Nuv.  ser. 

10 

27 

7'2 

+12,8 

NE 

Sei.  nebb.piov. 

27 

6,4 

+17,0 

s 

Nuvolo. 

,4- 

27 

4,2 

+14,5 

E 

Nuv.  rotto. 

27 

2,7 

+  i(),7 

S  E 

Nuv.  ser. 

i!) 

^7 

5,8 

+11,4 

SSO 

Sereno. 

27 

8,8 

+17,0 

OSO 

Sereno. 

i6 

27 

10,8 

+  8,6 

NE 

Sereno. 

27 

10,0 

+16,0 

E 

Ser.  nuv. 

'7 
1 8 

27 

8,6 

+i3,o 

SO 

Nuvolo. 

27 

7,6 

+16,7 

SO 

Ser.  nuv.  ser. 

27 

8,1 

+  9,8 

NE 

Sereno. 

27 

7,7 

+16,0 

SE 

Nuv...  pioggia. 

'9 

27 

6,8 

+i3,o 

E* 

Nuvolo. 

27 

6,8 

+i4,4 

E 

Piog.temp.iiuv- 

20 

27 

6,8 

+12,3 

E 

Nuv.rott.nebb. 

27 

8,2 

+16,4 

NE 

Nuv.  ser.  piogg- 

21 

27 

8,4 

•MI,5 

N 

Nuv. nebb.piov. 

27 

7,8 

+i4,5 

SO 

Nuv.  piovoso. 

22 

27 

6,7 

+  12,6   N  N  0 

Piogg.  nuv. 

27 

7,0 

+16,4 

E 

Ser.  nuv. 

20 

27 

8,0 

+  12,0         N 

Piov.  nuv.  rotto. 

27 

8,6 

+16,8 

SE 

Nuv.  ser.  nuv. 

2  4 

27 

9,4 

+  12,0    N...E 

Ser.  nebb.  ser. 

27 

10,0 

+16,6 

S 

Ser.  nuv.  piogg. 

i 

2i) 

27 

10,0 

+  l3,2 

E 

Nuv.  pioggia. 

27 

9,0 

+14,5 

NE 

Piov.   nuvolo. 

1 

26 

27 

9,3 

+  12,0 

NE 

Nuv.  nebbioso. 

27 

9^9 

+i5,3 

N 

Temp,  pioggia.. 

1 

2- 

27 

10,0 

+  10,5 

NO 

Sereno. 

27 

9,0 

+i4,6 

SSO 

Nu.ser.piog.ser. 

1 

2S 

27 

8,0 

+    9^0 

0 

Sereno. 

27 

7,9 

+14,7 

0 

Nuv.  ser. 

1 

2()    27 

9,0 

+11,5 

E 

Nuv.  pioggia. 

27 

9,b 

+10,0 

E 

Pioggia. 

8 

1  ■"" 

■^7 

10,8 

+11,0 

NO 

Nuvolo. 

28 

0,6 

+i5,o 

SO 

Ser.  nuv. 

1 

1     Altezza  mass,  del  bar. 

poll.  28  lin.     0,6 

Altezza  mass,  del  term.  +   18,0 

1 

minima    .  .  . 

.    n    27         u       2,7 

minima    .   .  .  .  +     8,6 

1 

media  .... 

.  »  27      )/     7,56 
ulila  dclla  pioggia 

media +   il^,l\'i 

1 

Qua 

lince  79,75. 

>jr^ 


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