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BIBLIOTECA ITALIANA
O SIA
GIORNALE
LETTERATORA, SCIENZE ED ARTI
COMPILATO
DA VARJ LETTERATI.
ToMO LV.
ANNO QUATTORDICESIMO.
LugUo , Agosto e Settembre
1829.
c^ef^Q^^
MILANO
»KESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALK.
IMFEKIA.LB RBGI\ 6TAMPERIA.
II presente Q'lornale ^ con tutti- i volumi precedenti^ e
posto sotto la salvaguardia della Legge , esseridosi
adempiuto a quanto essa prcscrivc.
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Intorno gV Intii Sacri dl Alessandro Manzoni , dubbj
di Giuseppe Salvagjnoli March etti. — Roma,
1829.
Q.
.uando il Manzoni nell' Urania scriveva :
profondo
Mi sollecita amor , che Italia un giorno
Me cle suoi vati al drappel sacro aggiunga,
Italia ospizio ddle Muse antico ;
significava un desiderio die non poteva fallire a buoa
fine, perche la poctica vocazione era in lui da na-
tura. E quando egli, uniiliatosi a scolaro di tale die
non diede vivendo nessun indizio di poetico inge-
gno , pregava :
deh i'ogli
La via segnarmi, onde toccar la cima
lo possa , o far che s' io cadrb sii I' erta
Dicasi almen : Su I' orma propria ci giace ;
mostrava la via di ei batterebbe nel recare ad ef-
letto qnclla vocazione , e nel conseguire quel posto
del quale questi splendidi versi lo dichiaravan gia
degno. Sc poi 1 aver voluto stampare un' oinia sua
propria gli abbia giovato o nuoriuto ; s" egli dovea
riuscire miglior poeta seguitando la strada per la
quale crasi messo r[uando cantava la Visione e 1" U-
rania , o volgendosi a quclla su cui ha dettati i suoi
4 INTOnNO CL' INNI SACRl DI A. M.VNZONI
Iiini ; se Y Italia avrebbe avuto in lui un maggior
uagico nel sistema di Sofocle o dell' Altieri , di quello
ch' egli mostrossi facendosi imitatore degli oltramon-
tani ; sono controversie delle quail e da lasciaisi ,
crediamo , il giudizio a coloro che verranno dopo
di noi. Perocche la storia diniostra che i contempo-
ranei non sono quasi mai buoni giudici delle inno-
vazioni nelle arti ; e quando gli animi dei piu gla
sono A'olti al contendere, non e agevol cosa ne Tas-
sicurarsi di entrare nella controversia senza una qual-
che prevenzione , ne il trovare chi porga orccchio
a un discorso dotato di tutta quella quiete che si
conviene al parlatore imparziale. Qui poi dovendo
le nostre parole liniitarsi ai soli Inni, sarebbe forse
da doniandare , non tanto se le novita del poeta sian
buone , quanto se v abbiano veraniente novita di
qualche importanza , o in die sian esse riposte.
II libro del Salva2;noli risponde in parte a questa
donianda; e noi ncl venire esaminando le osservazioni
di questo coraggioso censore, avremo forse occasione
di aggiungere qualche cosa noi pure a sciogliniento
di un tal quesito.
II Salvagnoli comincia dal censurare i metri de-
gl' Inni Sacri, dicendo che « la brevita dei versi, la
X vicinanza delle troppe rime , Y alternar degli sdruc-
)) cioli c dei tronchi nccessariamente restringono in
y poche parole i grandi concetti , rompono il largo
3) corso dei ])elli e dignitosi modi di dire, troncano
5) la gravita di un suono lento e maestoso, e non
» hanno percio corrispondenza ne convenienza di
y> cspressioni e di nuniero alia dignita di un Inno
>i sacro. » Potrebbe innanzi tutto domandarsi dove
il critico abljia trovata la legge che gl' Inni sacri deb-
bano aver sempre un suono lento e maestoso : ma
supponendo anche verissima questa legge , gli do-
manderemo se il metro risulta unicamente dal numero
delle sillabe di che si compongono i versi, e dal-
r ordine con cui le rime si rispondon fra loro. Se cio
fosse , donde nascerebbe niai diuique la dilYerenza
DUBBJ DI C. 9ALVACN0LI. 5
che trovasl fra le ariette del Metastasio e le odi
del Parini, fra le anacreontiche del Vittorelli e la
canzone del Monti al Signorc di Rlonrgolfier ? Dentro
uno stesso numero di sillabe, sotto una stessa cadenza
di rime, puo trovarsi per moke cagioni una quasi
infinita varieta di niovimento e di suono : e quando lo
scrittore c un vero poeta , nessuno puo giudicare me-
glio di lui quale sia la forma piii accoucia a signifi-
care i suoi concetti e i suoi scntinicnti. Ardiremmo
anzi dire die nol giudica neppur egli ; ma come sente
cosi csprime: e quando X animo suo e tocco e raosso ad
un certo modo dal tenia cli' ei prcnde a cantare , i suoi
concetti s informano naturalmente al metro die piii
consuona con essi. E dove questa consonanza sia stata
raggiunta, e indarno il ricorrere all' autorita ; la quale
poi, cominciando da Pindaro e discendendo fino al-
r Alamanni , al Chiabrera , al Blazza , al Parini ed
al Monti , offrirebbe ancli' essa grandi testimonianze
contrarie all assunto del Salvagnoli. Ne alcuno vorra
negare die nel Manzoni non trovisi la corrispondenza
del metro ( cioe del suono, del movimento e del-
r ordine delle parole ) col carattere predominante
ne suoi Inni , i quali tengono assai piu del senti-
raento die della maestosita , e sono piuttosto patetici
ed elegiaci, die pindarici e gravi (i). Che se qualclie
(i) Avevatno scrltte gia queste poche osservazioni quando
c'l venne alle mani 1' Antologia di Firenze (maggio 1829)
nella quale uno scrittore di forte ingegno ragiona assai
lungamente dei metri uianzoniani. A quell' articolo noi ri-
inettiamo assai volentieri i nostri lettori ; e certo ce ne
sapran grado, quand'anclie accadesse a loro, com' e acca-
duto a noi , di trovarvi qualche abuso di principj e d' in-
gegno. Nella prima pagina di quel fascicolo lo stesso scrit-
tore, annunciando T estetica del P. Pasquali , ha voluto al-
ludere con parole molto onorevoli all' articolo che noi ne
ahbiam dato nel giugno dell' anno scorso, ma ci accuso
di avere confuse le osservazioni coi precetti , e l' estedca collti
retlorica , trasportnndo alia filosofia delle arti le accuse troppo
giustc che soglionsi apporre alia pedanteria delle regale : e
6 INTORNO GL' INNI SACRI Vt A. MANZONI
volta i modi del nostro poeta non sono dotati di
tutta la lirica dignith, e contorta e la sua sintassi, e
accennato piuttosto che espresso il pensiero, noi non
sappiamo perche se ne voglia recare al metro la
colpa. II Manzoni con questo metro ha vestite per
certo di perfetta dignita e chiarezza moke nobili e
forti idee ; e se di quando in quando queste due qua-
lita gli mancarono, ricordiamoci che anche il Petrarca
nelle sue grandi strofe , e I'Ariosto ed il Tasso
nelle loro ottave, non furono sempre immuni dalle
questo perche dicemmo ( cosi almeno e paruto alio scrit-
tor di Firenze ) che una buona scelta de precetti di Longino
e di non so che altro retore antico valeva megUo di tutte
le estetiche della Gennania. Ma in quell' articolo in vece ab-
biam detto che le poetiche e le rettoriche non si debbono
confondere coUa estetica ; ne dopo di cio potevanio mai
sostenere che i precetti dei retori valgano meglio di tutte
le estetiche, quand' anche ignorassimo ciie cosa signilichi
estetica. Dicemmo soltanto che anche nei trattati alemanni
di estetica le cose nuove non sono si numerose qiianto
potrebbe credere chi giudlcasse dai nomi, tutti nuovi per
noi; e soggiungemmo che a togliere quest' inganno farebbe
cosa utllissima clii dalle opere di Platone , di Longino, di
Orazio, ecc. eleggesse quei brcvi e lucidi precetti che for-
mano pure il succo delle moderne estetiche , e U scrivesse ia
fine dei nuovi trattati d' ipscologia e di calleologia. Qui dun-
que s' intendono non tutti i precetti, non quelli contro ai
quali avevamo parlato noi stessi nella prima parte del no-
stro discorso, non quelli in soiuma ampliati e snaturati dalla
pedanteria , ma quelli soltanto i qnali dimostrano che anche
gli antichi si erano sollevati a molte fra le considerazioni
filosofiche degli estetici moderni. E ci ricorda aver letto (gin
sono forse tre anni ) nel Jalirbitcher un Inngo articolo so-
pra una nuova estetica , dove il giornalista dopo Innghi
estratti delT opera confrontava le nuove dottrine cogli scritti
di que' vecchi maestri, e trovava appunto in nn verso di
Orazio le langhe paglne deU'cstetico recente. Del resto noi
non abbiamo parlato della scienza ma delle opere ; e delle
opere scrltte finora, non di quelle che si faranno o che
si potrelibero fare.
DUBBJ r»I C. SALVAGNOLI. j
contorsioni e dalle oscurita. In ogni componlmento che
noil sia bievissimo debhe incontraisi per certo qual-
clie pensiero a cui il metro adottato non sara il piu
acconcio che eleggere si potesse : ma- quando non
vogliasi rinnovare X eseinpio del Guidi , non sarii
lecito trarre argomento da alcuni passi isolati contro
la bonta di un metro che ben risponda in generate
ai concetti dello scrittore.
Da quello che qui abbiam detto apparisce adun-
que , che noi , mentre rigettiamo la censura del Sal-
vagnoli contro i metri manzoniani , ci accostiamo per
altro con lui nelF accusarc il nostro poeta di oscu-
rita. Non diremo col Salvagnoli di non avcre intesi
que' versi della Pentecoste : Cid fa donato in copia -
Doni con volto ctniico , - Con qnel piacer pudlco - Che
accetto il don ti fa; ma ben diremo che pochi po-
tranno affermare d' avere intesi gV Inni Sacri senza
aver mai avuto bisogno di rileggerne parecchi luo-
ghi; pochissimi poi potranno dire di aver sempre
raccolto con facilita qual sia il fine dell' autore ,
cjuale il sentimento ch' ei vuole destare nel popolo,
o il vizio ch' cgli corregge, o la virtu che promove.
Sia lecito al Gothe il dire clu^ non v ha paroLa , non
frase in questi Inni che non sia familiare all italiano
fin dagli anni piii teneri ,• perche anche agli uomini
grandi e perdonabile la vanita di farsi credere pro-
fondi conoscitori di una lingua straniera : purche non
ci s' imponga la legge di credere all' autorita del Go-
the contro la propria nostra esperienza. D' altra parte
il Gothe medesimo in qualche sua traduzione fece
conoscere che le parole usate dal Manzoni non gli
furono lutte ben conosciute. Se non che le diflicolta,
massimamente quelle del concetto, quando siano su-
perate, sono possenti a produrre un effetto coutrario
a quello che ordinariamente se ne dovrebbe aspettare.
II vedere finalmente la luce dove altri si duole di
tenebre e come una prova che il nostro ingegno
vince quello dei piii ; e quasi un testimonio che
noi ci accostiamo ineglio degli altri aU'altezza dello
8 INTORNO GL' INNI SACRI PI A. MANZONI
scrittore : e questa piccola vaniti segretamente ci affe-
ziona anche ai difetd di lui. Ma della popolarita non
sono giudici i pochi e i sapienti ; ed e vano lo spen-
der parole per sostenere che facilmente puo inten-
dersi cio che la moltitudine accusa di oscurita. E
questo al parer nostro e il vero difetto degU Inni
Manzoniani , anzi quasi vorremmo dir 1' unico ; per-
che fra le molte censure che il Salvagnoli vien loro
movendo ci seinbrano vere principalmente quelle che
a questo difetto si riferiscono. Di che vogliam fare
esperienza esaminando i duhhj da lui posti in canipo
contro il Natale.
Qual masso che dal vertice
Di lunga erta montana
Ahhandonato all' impeto
Di romorosa frnna ,
Per lo scheggiato calle
Frecipitanclo a voile
Batte sul fondo e st.a ;
La dove cadde immobile
Giace in sua lenta mole ;
Ne per mutar di secoU
Fia che rivegga il sole
Della sua cima antica ,
Se una virtude arnica
In alto nol trarra :
Tal si giaceva il misero
Figliuol del fallo prima ^
Dal di che una ineffabile
Ira promessa , all imo
D' ogrd mcJor grnvollo ,
Onde il superho collo
Fill non potea levar.
i< Il masso ahhandonato all' impeto di romorosa frana , du-
" bito sia sbaglio di giudizio; perche 1' erta non fa ini-
" peto sul masso, ma cede e si abbandona al peso e al-
« r impeto del masso che le sta sopra e che la fa fi-anare. »»
A noi pare che questo dubbio sia tolto, quando
si consider! che il poeta voile descrivere un masso
il quale si stacca dal vertice di un erta perche il
DUBBJ DI C. SALVAGNOLI. 9
terreno g!i si frana di sotto , e abbandonato all' impeto
( cioe alia rovina , alia velocita ) della frana , cade
con essa c sovr' essa sul fondo dove batte e si ferma.
" Per lo scheggiato calle: dubito sia questo ua falsare
" le idee e le parole , e cambiar natura alle cose : poiclie
" dove r erta e franata non vi e piii via alcnna pratica-
" bile i e percio frana e calle non sono sinonimi , ma T uno
" r altro distrugge. "
E verissimo che dove il terreno sia franato , ivi e
distrutto ogni calle ; ma e vero akresi clie il poeta
puo chiamar calle quel liiogo , qualunque egli sia ,
pel quale discorre un niasso preiipitaudo da uu
monte. II concetto del poeta e chiarissimo : e quan-
d' anche la precisione dei vocaboli non fosse quale
potrebbe richicdersi ad un prosatore , dobbiam ri-
cordarci che il Manzoni scrive Inni e non prosa. Per
la stessa cagionc a noi pare di nessun valore un al-
tro dubbio del Salvaguoli intorno alle parole preci-
pltando a valle batte sul fondo, parendo a lui che non
vi sia diversita fra valle e fondo trattandosi di quel
piano che si allarga alle falde di un monte. Peroc-
che donde sa cgli che i monti abbiano alle fiilde
un piano, e non possano in vece iinire in una vera
valle? E supponendo quest' ultimo caso, non diciamo
noi tutto di il fondo della icdlc ? Oltrcche il modo
avverliiale precipitare a valle non vuol gia dire pre-
cipitare nella valle , nia solo precipitare all ingiii.
It In sua leiita mole: dubito sia di assai duro a inten-
" dersi. La lentezza e una delle raodificazioiii die piio
>> avere il moto; ma un masso che sta, e immobile giace
" non ha moto alcuno, e in conseguenza non e ne lento
» ne rapido : sicche dovea dirsi i/ierte e non leuta mole. »
E forse appunto nel senso d' inerte il JIanzoni uso
qui la voce lenta: e Virgilio che disse tii Tityrc
lentus in umbra etc., e Orazio che chiamo lento lo
sppttatore se(huo al teatro , gliene diedcro proba-
bilmcnte V esempio. Tuttavolta ci pare che questo
fraslato del quale non c' era bisogno. perche la pa-
lola propria era bella e poctica , 2;cncri oscurita e
lO INTORNO GL* INNI SACRI DI A. MANZONI
non 61 possa difendere intieramente dalla ccnsura
che il Salvagnoli gli ha mossa.
f< II sole della sua cima nndca : nasce dubhio se il sole
» che illumina la cima deir erta sia qnello stesso che il-
i> lutnina la valle , o se in questa non possa mai pene-
« trare un raggio di quel sole che pur batte sulla cima
>; del soprapposto monte. "
Questa censura Y abbiamo tiascritta unicamente
per dimostrare come chi si propone di criticar tutto
e costretto di cadere di quando in quando in pue-
rili ca villi.
II Se una virtude arnica in alto not trarra. Non so qua!
" virtude , ne quale amicizia debha affaticarsi a riportare
» un masso sulla cima di un' erta franata. "
Anche di questa censura potrebbe dirsi a un di
presso cio che dicemmo della precedente. Ma perche
la parola virtii, nel sense in cui qui c usata, appar-
tiene alle scuole e alle srienze piii che a! parlar
comune e alia poesia , 1' cspressione non puo essere
popolare , e quindi non giova punto alia chiarezza
del concetto.
11 Figliuol del fallo primo : voleudo noiuinare il priniii
" uomo , Adamo , con una frase clie tenesse luogo di no-
>i me generico e appellativo , e clie la specie tutta in se
»/ conienesse , T uomo non potea esser detto Jiglio del fallo
» primo; poiche Adamo, che come un masso precipitate
" a valle rovino alt imo d' ogni malore, sicche in lui tutti
" peccammo, ebbe solo 1' origine da Dio, e Tebbe inno-
» cente, e non fu figlio ma padre del peccato. "
L' espressione del poeta estendesi a tutti quegli
uomini i quali nacquero dopo il peccato di Adamo
jfino alia venuta del Redentore -, a tutti coloro insomnia
che dal vertice della felicita caddero all' imo d' ogni
miseria pel fallo del primo padre. Dunque non e da
dire che il poeta cercasse una locuzione colla quale
nominando Adamo potesse comprendere anche tutta
r umana specie : egli per lo contxario cerco un mode
che comprendesse tutta la specie umana , e non esclu-
desse Adamo ; e il consegui colla frase figHuolo del
DUBBJ DI C. SALVAGNOLI. I j
fallo prlmo , perche in essa c compreso tutto il o-e-
iiere uinano, coniinciaiidosi anclie da Adajno, noii gia
da quel giorno in mi Dio cicollo innorcnte , ma si
da quando il peccato fu cagione della sua caduta.
" Ineffabile ira promessa: Dio promesse (sic) la pena
" alia colpa, e non T ira : ne qnesta pena pno dirsl incf-
» fabile, clie Dio stesso la predisse e la fece intendere ai
»' primi genitori. Ineffabile potea e dovea dirsi la colpa :
" e allora era convenlente anche 1' attribuire alia colpa
" il peso di tutti i niali di cui fuomo fu gravato: poiche
" la pena non fu cagione , ma conseguenza della colpa. »
La locuzionc ineffabile ira promessa pare a noi che
soggiaccia meritaraente alia censura die f[ui le vien
^!'"^". ^^^"^ anche a noi che a malgrado d'ogni auto-
rita il poeta debba fuggire d'attribuir Y ira a Dio;
e che contrasti coUa ragione e col vevo il partire
dall'tra punitricc anzi die dalla colpa onde quell' ira
fu provocata , rarcontando la storia dell uniano deca-
dimento. Sopra tutto poi e certissiaio che que^ta inef-
fabile ira proincssa costringe ad un lungo raziocinio il
Jettore prima ch' ei sia chiarito del vero concetto
voluto signiticar dal poeta , e cosi nuoce aHa perspi-
ciatd. Del resto non arriviamo neppure a comprendere
perche la colpa si potesse anzi si dovesse dire ineffa-
bile, come asserisce T autore dei dubbj.
Qual mai fra i nati all' odio ,
Qual em mai persona ,
Clie al Santo inaccessibile
Potesse dir : Perdona !
Far nuo^o patto eterno !
Al vincitore inferno
La preda sua strappar?
Non possianio intendere come il Salvagnoli abliia
posto in dubbio se. sciolto il nuniero . rcstcrebbe piu
poesia nei priini cinque vcrsi. Vero e bene che quel
rnodo qual persona era mai che potesse dire , ecc. non
e il migliore che il poeta avesse in suo ari)itrio; ma
il concetto e per se stesso di tanta grandezza. che
nniarrebbe sempre poetico sotto qnalsivoglia veste.
12 INTORNO GL INNI SACRI DI A. MANZONI
Dove poi il critico nota clie I'attribuire, oltre V ira,
anche V odio alia divina bonta , e il generalizzare per
odio quella pe?ia a cui tutti nasciamo piitc di gian-
seidsmo , confessiamo di noii conosccre punto queste
distinzioni.
Ecco ci e nato un ParvolOy
a fii largito un Figlio :
Le awerse forze tremano
Al mover del suo ciglio .•
A V uom la mano Ei porge ,
Che si rawiva e sorge
Oltre V antico onor.
Da le magioni eteree
Sgorga una fonte e scende ;
E ncl borron dei triboli
Vivida si distende:
Stillano mele i tronchi:
Ove copriano i bronchi ^
Ivi germoglia il fior.
O Figlio , 0 Tu cui genera
i' Eterno eterno seco ,
Qual ti pub dir de secoll:
Tu cominciasd meco?
Tu sei: del vasto cmpiro
Non ti comprende il giro :
La tua parqla il fe.
E Tu degnasti assumere
Questa creata argilla?
Qual merto suo , qual grazia
A tanto onor sortilla ? ,
Se in suo consiglio ascoso
Vince il perdon , pietoso
Immensamcnt.e Egli e.
Oggi Egli e nato : ad Efrata
Vaticinato ost.ello , , . -
Ascese un alma Verginc ,
La gloria d' IsraeUo ,
Grave di tal portato :
Da chi 'I promise e nato ,
Dond' era atteso usci.
II Salvagiioli trova, com' egli si esprime, anticipato
DUBBJ DI C. SALV-VCNOLI. l3
di ('.lie strofFe il secondo dei versi die qui abbiamo
trascritti , parendogli die nou si dovesse dire ci fa
largito wi Figlio , se non quando fosse stata gia
delta qiialdie cosa sulla generazione e sull" oiigine di
lui. Dotule poi giudica chc quando il Manzoni ripete
oggi Egli c nato , ritorni indietro le niille luiglia , e
cammini alia rovescla. Ma lasciando di dire die que-
8to audamento e ordinario presso i lirici , ed e spesso
confornie a quell' impeto die li governa nelle loro
creazioni , qui ci pare lontano da ogni oscurita , e
inaccessibile affatto alia censura. Dopo avere dipinta
la miserabil caduta deiruomo, e T impossibilita die
qualdie uniana persona potesse accostarsi a Die e
far nuovo patto di salvamento con lui , il poeta
e' accinge a dime come il prodigio della redenzioue
si operasse. Ma 1' accennare la nascita del Salvatore
trae seco niille grandi idee die tutte a gran forza
gli commovono Tanimo, e fanno impeto per voler
essere si2;nilicate. Qnal meraviglia pertanto se il li-
rico interrompe alcun poco la sua narrazionc per
dirne almeno una parte di que' grandi concetti che
gli si volgono per la niente; poi la ripiglia e la
conipie, tosto die ha ubbidito al bisogno di espri-
nicre 1' ammirazione e la riconoscenza di die lo
riempic quel fatto? Ben siamo in vece d'accordo col
critico ncl credere soverchiamente ardita qnella mc-
tafora dd borron del triboli, e nel ri^irovare Tan-
fibologia e l oscurita di que' versi Se in sua consigllo
(tscoso — Vincc il perdon, pietoso — Iinineiisaniente
Egli c.
La mira Madre in poveri
Panni il FIgliuol compose,
E nell uinil prcaepio
Somemenw il pose,
E I' adorb : bcatn .'
Innanzi al Dio prostraui
Che il puro sen le apri.
Due cose non piacciono cjui al Salvagnoli : la frase
la mil a madre; poi la diinsa. Ddlc (pudi censure a
14 INTOUNO GL INNI SACRI DI A. MANZONI
noi pare giusta la prima, non solameutc per la dii-
rezza del suono che haniio in se le parole mira
nuidre , ma si ancora perche quel latinismo divide il
concetto da ogni popolarita.
L' Angiol del delo agU uomini
JVunzio cli tanta sorte,
Non dei potenti volgesi
A le vegliate porte ;
Ma fra i pastor devoti
Al dura mondo ignoU
Subito in luce appar.
E intorno a lui per I' ampia
None calati a volo
Mille celesd strinsero
II fiainmeggiante volo ,
E accesi in dolce zelo
Come si canta in cielo
A Dio gloria cantdr.
L'autore dei dubbj crede fuori di luogo I'aggiunto
fUi'oti., perche que" pastori neppur sapevano ailora
il divino porteuto : gli pare che troppo di raziocinio
richiedasi a ben intendere il signiticato di quella
frase duro mondo ,• e trova gli ultimi tre versi della
seconda strofa cosi prosaicl e rimessi , da star megUo
in umile canzonetta da strada , che in maestoso inno
di lirico poeta. Noi non crediamo che quella voce
divoti si riferisca a quel tempo nel quale avvenne
la nativita dell' Uom Dio , ne signiFichi divoti di Cri-
sta; ma stimiamo che il poeta abbia voluto e potato
con quella voce significarc che in tutta F umana
schiatta i poveri , come sono i pastori , so2;lion essere
pill propensi degli altri alia pieta ed alia divozione.
In quanto al traslato con cui il poeta chiamo duro
il mondo, non esitiamo a dichiarar cavillosa 1' osser-
vaxionc del Salvagnoli ; perche non solamente e con-
forme al linguaggio lirico, ma e anche chiarissirao,
dicendosi fcuito di un ciior duro, un uomo duro ^ nel
senso in ciii uso qui il poeta codesta frase.
V allegro inno seguirono ' " •
. Tornando al firniamento : ; :,
DUBBJ 1)1 C. SALVAGKOLI.
i5
Fra le varcatt nuvole
AllonCanossi , e lento
II suon sacrato ascese ,
Fill die pill nulla intese
, La compagnia fedel.
Senza indugiar cercarono
V albergo poveretco
Que' fortunati , e videro ,
Siccome a lor fu detto ,
Videro in panni awolto
In un presepe accoUo
Vagire il lie del Ciel.
In qncste due strofe avverte il critico che quelle
parole la compagnia fedel sono troppo lontane dal
loro soggetto , ipastori; e questa censura non e priva
per certo di fondamento. Soggimige poscia : « Dubito
lorte che ne la dizione ne le parole (della seconda)
tengano punto alia poesia, )j Noi non osiamo dir
tanto . nia certo ci pare che la frase senza indugiare
c qucir altra siccome a lor fa detto non siano punto
notabili per poetica dignita.
Dormi, o Fanciul , non piangere ,
Donni, o Fanciul celeste ;
Soira il tuo capo stridere
Non osin le teinpesce ,
Use su r empia terra ,
Come cavalU in giierra
Correr dinanzi a Te.
Dormi, o Celeste : i popoli
Clii nato sia non sanno :
Ma il di verra che nobile
Retaggio tuo saranno ;
Che in quell' uniil riposo .
Che nella polvc ascoso
Conosceranno il Re.
It Noteremo da prima esser riuella deprecazione ( cosi
•' il Saivagnoli ) di sonno e di nou piaaj:;ere cosi trita 9
" ricanlata , che non e di leggieri scusabile in autorc che
■' niira all' originaliia. "
l6 INTORNO GL' INNl SACRI DI A. MANZONI
Trita e ricantala e V idea , ma ella e quasi parte
della religiosa tradizione. Quel dormi, o Fanciul, non
piangere toccliera il cuore a migliaja di leggitori ,
perche ridesta in tutti la ricordanza degli anni gio-
vauili , e la forte e nobile impressioue clie tutti' ri-
ceviamo nella prima eta dalle feste della Chiesa. Gerti
concetti sono belli e di grande effetto appunto perche
sono antichi , qualora lo scrittore sappia innestarli in
luogo opportune e con dignita. E T ufficio del poeta
e gia grande abbastanza quand' egli e destinato a
conservare e ringinvenire fra' suoi concittadini i sen-
timenti che risguardan la patria o la religione.
<• Se le tempeste sono use a correre dlnanzi a te , o
M FanciLillo celeste, e inutile I'augurio che non osino stri-
» dere sopra il tuo capo. Ma come sono elle use a correre
» dlnanzi a te, se tu mo' nascesti. E se corrono come ca-
» valli in guerra dinanzi a te , certo tu non dormi bambi-
'I nello nel presepio , ma scorri sulL' empia terra a guidarle
" o a metterle in fnga. »•
Molta arte adopera qui il Salvagnoli per confon-
dere un passo, che a malgrado di tutti i suoi dubbj
rimane ancora chiarissimo. II poeta non canta il Na-
tale fra popoli ignari del gran mistero ch' esso e , ma
sibbene fra popoli i quali sanno che il Bambino e Dio
umanato : e per conseguenza e sicuro d' essere inteso
deprecando da lui , fatto uomo , lo stridore delle tem-
peste le quali sono use dal principio dei secoli a correr
dinanzi a lui come Dio. Dove poi il critico dubita
se il correr delle tempeste dinanzi a Dio signitichi
civ egli le guida o elf egli le mette in fuga , noi lo
esortiamo a pigliar la parola in tutta Y ampiezza del
suo signiticato ; perche Y onnipotenza puo e guidar
le tempeste alio sterminio de" rei , e volgerle in fuga
per deviarle dai buoni: una stessa mano aperse al
diluvio le cateratte del cielo , e descrisse fra le nubi
r arcobaleno a sicurta del rinnovato gcnerc umano.
" Dubito finabiiente che quest' Inno sia un composto di
" parti fra loro disgiunte senza formare , in armonia di
» principio, di mezzo e di fine, un sol tutto. L' idea da
DUBBJ DI G. SALVAGNOLT. IJ
" cui prende il suo incominciamento e abbandonata n/Fatto
" alia meta dell'Inno, che va protraendosi iiiutilinente, e-
« il pill delle volte con iiTegolarita e con cUsordine, su
" varj oggetti, e die non tonia alia pi-iuia idea neppure
»' neir ultima strofe , ove era tauto facile il ricliiamarla. >'
Ardita ma non vera sembra a noi questa acciisa.
= L'uoino 2;iaceva caduto nel fondo d'og;!!! miseria, ne
per se stesso poteva riguadagnar c[iu'iraltezza donde
era precipitate. Ma e nato tin Pargoletto terror delle
forze neiniche; il quale porge all" iioiiio la iiiaiio sol-
levandolo piii ad alto cite non fu mai : e per lui la
miseria del inondo convertesi in leliciia. Egli e lEtei-
no, rOnnipotente, il Creatore, il quale imnieasamente
pietoso <li noi e nato in Etrata come e dove e da
chi er# state promesso. Egli e nato in umile prese-
pio : fa annimciato dagli Angioli non ai potenti ma
ai pastori, che si portarono ad adorarlo, linche vena^a
il giorno in cui tntti i popoli in lui conosceranno il
Re. = Questo a noi pare uu procedimento cosi ordi-
nate, die il mag2;iore appena potrebbe desiderarsi
in una prosa : e sc Tlnuo nou llnisce nelT idea da
cui comincia, quando mai fn imposta ai lirici codesia
legge ? Quante sono le odi di Piudaro e di Orazio,
alle quali non si potesse fare un soniigliante rimpro-
vero? Pero Tlnno manzoniano, a malgrado d'alcuuc
mende incoutrastabilmeute avvertite dal Salva^uoli ,
e d' alcune akre che aggiungere si potrebbero , sara
semprc collorato in bellissimo posto fra i mio^liori
nostri lirici compouimenti. Restereblje da considerarc
al jircsente quauto sia vero che questi inni del Maii-
zoni siano originali , e in che consista la loro qua-
lunqne siasi novita.
11 Salvagaoli accenna opportunamente la distin-
zione fra la novita dci soggctti e la novita dei mez~
zi^ delle quali la priuia e lodevole seuipre, la se-
<onda e pcricolosa. e cjuasi semprc a danno del gusto
iiazioualo ([ualora si voglia iutrodiuTe appo un popolo
dove le letlere siano state gia cohivate da sommi lu-
pjCgui die lien couobbcro la propria Inigua c 1" nidoie
nibl. Ilul. T. LV. 2 '
lb INTORNO GL liSNI SACRI DI A. MANZONI
do" loro coucittadini. E jjoiche gli sembra di poter
dire che tutta la novita degP Imii manzoniaui consi-
6te nei mezzl, cioe nello stile e nelle figure , per cio
egli nega al poeta la lode della vera originalita. Giu-
dica poi riprovevoli in generate le novita da lui in-
trodotte nello stile pel troppo ardimento delle me-
tafore e per quelle altre ragioni che sianio venuti
fin cpii esaminando. II discendere a considerare par-
titaniente tutte le idee e tutte le immaeini di che
si compone quest' Inno, per dire se non furon mai
tocche da nessun altro poeta , quand' anche si tro-
vasse Tuonio fornito della necessaria erudizione, non
basterebbe per nostro avviso a stabilire un ragione-
vol giudizio. D' altra parte noi non sappiamo come
un poeta, nel canipo della religiorie, potrebbe asp hare
alia novita dei soggetd, se pure con questa parola
si voile signitlcar novita di argomenti. Tutta volta
non sianio Ira coloro che per lodare il Manzoni cre-
dono necessario di predicarlo originale m ogni sua
parte; e stiniiauio anzi che spesso manchi a' suoi Inni
appnnto quella novita di cui si loda comuncmente
la scuola che presso di noi lo riconosce a maestro ,
vogliamo dire la popolarita e la cura di ringiovenire
gli antichi argomenti trattandoli nella maniera voluta
dalla prcsente condizione de' tempi.
L'lnno del Natale , se ne leviamo la similitudine
dalla quale comincia , va tutto nella narrazioue di
un fatto. Questa narrazione e assai ricca di vera
bellezze poetiche , ma nel suo coniplesso non diffe-
risce punto da quella che far si poteva diciotto secoli
addietro, perche il poeta non ebbe nessuna consi-
derazione all' immensa distanza in cui noi ci troviamo
da quel grandissimo avvenimento. Egli ci ha traspor-
tati con forte e irresistibil possanza a quel primo
rinascimento del gencrc uinano, ci ha fittto vedere
r Uom Djo avvoho in poveri panni, ci ha fatta sen-
tire la gioja della terra e del cielo nella melodia
degli angioli, la cui descrizione a noi seml)ra di non
superabil bcllezza; ma tutto questo, noi lo ripetianio,
DUBBJ DI G. SALVAGNOLI. I9
tiitto questo poteva esser narrato di tal nianicra
anche diciotto secoli innanzi al Manzoni. Eterna, iiu-
niutabile e la religione , e santa la costumanza della
Cliiesa di rappresentar sempre sicconie nuovi i suoi
grandi fasti : ma T uomo cli' e nato tauti secoli da
ch' essa ha cominciato a dilToadere le sue beneficenze ,
dovra cgli parlarne sempre come ne' jjrimissimi tem-
pi ? Alia promessa gia succedettero i fatti; la mera-
viglia si e convertita in ricouosccnza; dalT umilta
del pastori Imo alfaltezza dei principi , tutto si e
inchinato diiianzi al prodigioso Fantiullo; c noi come
testimoni di umi religione che gia si e fatta si grande
dobljiamo provare per certo sentimcnti diversi da
quelli ch' ebbero tiue' pastori a cui Gristo voile lar
grazia di se prima che ai potent i. Essi vedevano
allora il prime passo airavveramento di una grande
antica promessa; noi la scorgiauio al presente com-
piuta , e possiamo attestarne i beneiici clTetti. Per6
r inno ai di nostri dovrebbe cominciarc doude linisce;
non dovrebbe aununciarc che un giorno i popoU
conosceranno il Re nel Fanciullo a cui allora pochi
pastori prcgavauo tranquilli sonni, ma dovrebbe mo-
strarci avverato gia queiranuunzio, dovrebbe dipin-
gerci la grandezza del E.e, rimmensita de' suoi be-
neficj , e ricondurci a considerare da che scmplici
cominciamcati sia nata una tan la grandezza. Questa
sarebbe , al parer nostro, una via da ringiovanirc un
antico ar2;omcnto; e qiialora questo concelio fosse
cspi'esso con parole chiare, con tigure e meiafore
conformi all" indole dclla nostra lingua, e non troppo
difficili ad essere intese, allora potrcbbe dirsi popo-
lare questa poesia manzoniana, la quale a noi sem-
bra assai bella, ma popolare pero non ci sembra, no
nuova , so non forse in alcunc piccolc parti. No
questo dcbb* csscre interprctato come una censura al
Manzoni, e neppure come un diminuimcnio della
vera sua gloria. Pcrocche dopo tanti pocti dovcva
cssergli al certo piuttosto desiderabile che possibile
lo siampare uii oiina sua propria ^ o. in una eta quasi
ao INTORNO GL INNI 6\CBI, CCC.
schiva di poesia e prova non dubbia di molto ingegno
(• di molto nierito il non avere palesato indarno quel
desiderio d' essere ascritto al sacro drappello de' poeti
nazionali. Dcntro questi limiti ( che certamente non
sono ne angusti ne ignobili) non crediamo che alcuno
possa mover mai dubbio contro la fama del nostro
poeta. II pavlare di originalita, di nuova scuola,
d' ingegno divino, di culto, e un sostituire I'entu-
siasmo alia ragione , un traviare il giudizio de' gio-
vani, e dar nascimento a quelle tante poesie che il
Manzoni non vorrebbe al certo aver fatte e nemmanco
approvate, e nou di meno si credono manzoniane.
31
Istoria della vita e delle opere dl Raffaello Sanzio
da Urhino del sig. Quatremere de Quincy , voltata
111 itahano, corretta, illustrata ed ampliata per cura
dl Francesco Longhena: adorna di xxin tavole
e dl im fac-simile. — Milano , 1829, per Fran-
cesco Sonzogno qu. G. B., tipografo-calcografo , stra-
done a S. Ambrogio n° a 700, m 8.°, di pa<r. xii
e 844, oltre la dedica dcllo stumpatore al Gonfa-
lonier e € memhri della comunitd di Urhino, V avUso
del tipografo medesinio e I indice delle tavole. Prezzo
fr.^ 25 in carta velina; fr. So per gli esemplari in
4.°, carta velina pin sostennta. Pei pochi esemplari
in carte colorate fr. 5o in 8.", e fr. 100 in 4."
Allorche il soggetto della storia o della Liogralla
appartiene alia sicra di quegli uomini che in una
data scicnza od arte a cui si soiio applicati sovra-
stanno a tutti gli altri , i piu niinuti particolari die
gli risguardano non ricsrono giammai sovcrchj ne
infruttuosi. Chi e tratto da pioprj gcnerosi sentinieiui
a veiierarli braina e ad uu tempo' si sforza di cono-
scere le cause che contrihuirono al loio inualzamen-
to, ([iiindi li richiede con ansieta ; perche ogni mi-
nima ciiTOstanza ratlrontata colle grandi giova bene
spesso alia scopeita del vero. Osservata sotto questo
rapporto T istoria della vita e delle opere di Raf-
faello Sanzio da Urbino del sig. Quatremere de Quincy
voltata in italiano, corretta , illustrata ed ampliata
dl Francesco Longhena, non puo che tornare vantao-
giosa e gradita ad ogni colto leggitore, e speciaT-
mente a coloro che le arti belle professano, o sono
di esse amanti ed intelligenti.
Del pregevolissimo or'iginale delV illustre autore
francese abbiamo dato un sunto in questi nostri fo^^U
fino dal marzo del iSaS, num. CXI; arcingendoci
ora a tenere ragionamento di questa illustrazione
ed amphazione diremo prima di tutto che il tra-
duitore ualiaiio non rispanmo cure e fatiche ondc
aa ISTORIi DELL A VITA B DELLB OPEKB
ragglugnere il suo 6copo . die ei era quelle di
raccoglicre le notizie tutte che avessei'O relazione
Colle operc dell' Urbinate , di cui si professa caldo
ed appassionato amniiratore. A coadjuvarlo in qiiesto
suo djvisamento ci avverte Teditore che sopra di lui
invito corteseniente corrisposero diveisi letterati ed
intelligenti in fatto di belle arti. Fra questi concorse
ben di buon "ii'^do anche lo stesso autore francese
O .... -
a far parte di quelle ulterion notizie che gli venne
dato di raccogliere dopo la pubblicazione del suo
lavoro. e questo tratto, che sommamente lo onora,
hastcrebbe da solo per raccomandare la presente
edizione. L' esito dellc predette pratiche ed investi-
gazioni mentre ne ritardarono la stampa, produssero
un acrresciinenlo di due terzi di piu dell' originale
volume. Risultando da cio nella massinia parte una
fattura italiana , ben s" avviso 1" editore di dedicarla
al Munifipio di quclla citta ch' ebbe la sorte di dare
i natali ad un cssere tanto straordinario e privile-
giato , vogliamo dire di Urbino , i di cui fasti per
Raffaello dureranno eterni. Non intendiamo pero con
questa digressione di detrarre un nienomo atomo di
quella gloria che pertiene all' istoriografo francese ,
giacche sostanzialmente 1' impresa del sig. Longhena
ronsisteva in origine nella versione dell' importante
di lui lavoro. Ora di questa favellando ci pare che
di leggieri si riscontri in essa il possesso della lin-
gua , come per le note illustratorie e le aggiunte ei
dimostri un retto discernimento; la critica ove 1' 02;-
getto la richiede , e franca bensi , ma dignitosa e
scevra sempre da qualunque animosita ; non meno
ronservata si scorge una scrupolosa osservanza di
riguardi , per le quali cose tutte opiniamo che ben
acrette saranno le sue fatiche. Toccando poi dello
stile , si trova generalmente disinvolto , robusto a
quando a quando , ed animato cjuale si conviene al
subhletto. Non e pero ch' ei vada sempre libero
<iftatto di alcune forme troppo ricei'catc e poco esatte.
Di questo genere ne pajono quelle nel descrivere il
vezzo del v(jlto di S. Barbara nel famoso quadro
ni nVFFVELLO SANZIO. a3
della COS! detta Madonna di S. Sisto , esistente nella
galleria di Dresda : la smorfia celestialc e virginea
che tf innamora , cosi II putto , parlando di Gesu bam-
bino, che spira un sacro spavento. Questi nei pero,
che noi abbiamo creduto di rilevare al solo scopo
di prevenire la pedantesca critica di qualche schifil-
toso , per nulla deturpano il complesso del veto me-
rito deir opera , perche attratti e dispcrsi da moke
bellezze di proprieta e giustatezza di espressione.
Anzi qui cade in acooncio 1' appalcsare uu altro t'itolo
di lode che al sig. Longhcna e dovuta pel linguaggio
familiare dell' arte da lui adoperato, linguaggio che
si acquista nello svolgere i relativi libri e ch' egli
apprese , come agevolmente si scorge , non solo in
questa ma in ben altre congiunture.
Non e nostra intenzione il far conoscere ai leggi-
tori di questi fogli quanto d'importante sia in laito
di notizie che di erudizione contiene il volume del
quale facciamo parola , giacche mal sapremmo sdebi-
tarci colla brevita che si esige da un giornale , c
d' altra parte verrebbe scemato quel piacerc che ac-
compagna la curiosua c precede !a speranza di tro-
vare cose nuove. Per dimostrare pero di aver di-
scorso le oco pagine di cui e composto, accenneremo
soltanto che tVa le piu iniportanti notizie , aggiunte
a quelle dateci da Qualremere, havvi la storia del
quadro rappresentaigfte il Riposo in Egitto clV esisteva
un tempo nella sagrestia dclla chiesa di nostra Signora
presso S. Celso in Milano , e che or a forma uno
dei piu begli ornamcnti delV I. R. galleria del Bel-
vedere in Vienna. Ci consta per essa della sua ori-
ginalita e provenienza: che desiderato da Giuseppe II
nel 1779, mentre vi'.ito queste contrade , gli venne
da que' fabbricicri olTerto in dono , m ricambio del
quale fu dall' Augusta munihcenza arricchita la Chie-
sa di preziosa suppellettile, e furono dalf augusta
genitrice Maria Teresa in allora regnante istituite due
tioti di lir. jSo ciasruna, le quali tuttora si distri-
buiscono dalla Fabbriceria. II dispaccio relativo a tale
sovran a concessione fu recentemente pubblicato nella
24 ISTOKl.V DFXLA VITA E DELLE OPERK
Siazzetta cli IMilauo da un anoaimo onde rettificare
la ciicostaiiza clie quell' atlo generoso, quantuiique
di famlglia , era staLo esercilato dallaugusta madre e
noil gia dal tiglio , come per le citate inforniazioni
avute lia esposto V dlustratore.
Cosi pure fra i dipinti delF Urblnate non ancora
pubblicad ci sianio arrestati sul ritratto che rappre-
senta un fanioso sonatore di violino che viveva alia
corte di Giulio II , e che attualmente si osserva nella
galleria della principesca faniiglia Sciarra in Roma.
Qiiesta notizia si raccoo;lie per una nota del chiaris-
suiio Missirini posta a pie della citazione e per uu
contorno del ritratto medesinio che correda il volu-
me. Dair esame si dell uno che delV altra einerge una
disrrepanza fra la cosa rappresentata e la descritta.
II Missirini ci descrivc il personaggio in atto di so-
nare; nel tipo uon si riscontra che una sola mano, e
qucsta tiene impugnato il solo arco unitamente ad un
ranio di alcunc frondi che sembrano di alloro , sinibolo
forse del di hii valore nel suono di quello stromento.
Abbiamo altresi provata compiacenza fra i diversi
ritratti di mano del Sanzio o a lui attribuiti dei
quali va fregiata quest opera nel vedere quello del
Tibaldeo, o Tebaldeo come scriveva I'Ariosto, di-
pinto mentre quel giureconsulto e poeta era nel fiore
deir eta sua. L'illustrazione che T accompagna scritta
da dotta penna ci fa sapere ch^ cpiesto ritratto esi-
steva un tempo nella ducale galleria di ]\Iodena . che
passo poscia per le passate vicende nelle mani del
professore Ceretti , c che da questo il chiarissimo
professore Scarpa ne fece 1" acquisto.
Non men degno di citazione trovanimo T articolo
sulle fiibbriche dei vasi Metaurensi effigiati di raf-
faellcsche composizioni. Con esso , oltre che vitto-
riosamente il Longhena rintuzza quanto d' improprio
contro di KalTaello trovasi nella Felsina pittrice del
Malvasia, rivendica 1' onore del Passeri, il quale si
e data la cura di ricercare con tiuta la diligenza,
di vedere , di esaminare tutte le memorie o docu-
nienti rimastici della fabbrica dei detti vasi. Al qual
m RAFFAELLO 8ANZIO. sS
pioposito COS! 61 esprinie: « Non vogliamo tacere ad
» onore del Passcri e della verita die nel n.° 5i del
» Kunsblatt venae pul}])licato uii articolo trovato iVa
» le carte iiieditc di Fioiillo, contcriente prerisamente
» il surcinto della Storia dcllc pilturc in mnjollca, data
» dal Passeri ; e rhe quei sigaori rcdattori non hanno
» avuto la sinceiita di annunciare die il Fiorillo, stu-
» dioso ed avvediUo raccoglitojce delle notizie altrui ,
» aveva estratto dal Passeri quell articolo per ser-
» virsene air opportunita. Ci reca poi ancora piu.
» maraviglia Taver letto nel n.° 55 dell'Antologia di
» Firenze, ristampato lo stesso articolo senza riven-
5) dicare al nostro Passeri il merito dovutogli per
» averne il prinio somininistrato tutta la materia. »
Noi non seguiremo piu oltre X autore nelle sue
notizie , giiinte , illustrazioni e citazioni die ad ognL
tratto a pie di pagina corredano la storia per lui
tradotta. II desiderio di mostrare o for conoscere gli
stud) per lui fatti in quest opera lo ha forse con-
dotto ad eccedere , perclie qualche volta ne pare
che il testo vada naufrago nellc note , molte delle
quali non servono che ad indicare i fonti a cui at-
tinse le notizie P autore fraricese. Avremmo altresi
dovuto far parola dell ordine e delle diverse opere
aggiunte che veugono attribuite al Sanzio ; e delle
quali si in seno , che nell appendice si trovano i
dintorni e le descrizioni. Qualunque possa essere
r opinione degrintelligeuti intorno a queste, il Lon-
ghena non ha osato di pronunziare con tuono di
asseveranza •, ma si e prudentemente spaJleggiato col
giudizio di qualche artista e letterato di rispettabile
fama. E perche non gli venisse apposta taccia di so-
verdiia condiscendenza o parzialita, ha voluto che
r editorc avvisasse il pubblico delle sue intenzioni.
Checdie ne sia, gli artisti e gP intelligenti piu csperti
dccideranno dietro la loro convinzione; ma gli ama-
tori gli sapranno senipre buon grado di queste giunte
che danno raggnaglio di niolta erudizione, e di ope-
re , qualunque ne fosse P autore , deguc di essere
couosciute.
art ISTOUIA DET.I.V VITA, ei'C. DI nAFr.VKMO.
Ci resta flnalmente a dire dflV edizione, e questa
a dir vero si i-accomanda per nitidi tipi e per gli
altri pre2;i tipogralici. Ventiquattro iritagli , parte a
contorno e parte condotti con cliiaro'^cnro a generr
diverso, ne accrescono il valore e T importanza. Ne
deve ommettersi di dichiarare che la sola Appendice
formerebbe ua volume prezioso massimamente per
quelli che le arti belle cohivano e tengono in pre-
gio. Oltre alcune lettere ed altri scritti risgiiardanti
diverse opere che appartengono a Raffaello , o che
si avviciiiano alia di Ini maniera , come abbiamo di
sopra annunciato , si trova 1' iadicamento di alcuni
suoi disegni originali , od a lui ragionevolmente at-
tribuiti , esistenti qua e la nelle diverse pubbliche
e private gallerie d' Italia e taori. A questo conse-
guita un quadro generale delle sue pitture colla in-
dicazioiie dei luoghi dove si trovano , e degl' inta-
gliatori che le hauno pubblicate , e finalmente un
indice generale delle materie contenute, cio che prova
essersi provveduto al comodo , al diletto ed al van-
tajygio tanto degli artisti , quanto dei leggitori , po-
tendo quest' opera servire qnal guida cosi dal lato
del gusro , come da quello dell interesse.
Noi chiuderemo queste nostre parole colle prime
impiegate dal signor Quatremere de Quincy nella
sua prefazione : « Trecento cpattro anni trascorsero
i> da che RalTaello mori ; or chi direbbe quante, in
» si lungo tratto , furono c ambizioni e pretese e
» prove e sforzi onde produrre un irigegno , il f[uale
» reggesse a paraggio dell' Urbinate ? Tuttavolta come
» si oserebbe contrapporgli veramente un rivale (i)? »
Al qual qnesito ne aggiungiamo un altro che po-
tre])be servire di riscontro. Havvi artista che dotato
di un eguale ingegno e sentimento abbia percorso
le medesime vie di studio . e sia stato assistito da
aitrettanti mezzi di operarc ? Le grandi occasioni
sviluppano i grandi ingegni.
(i) Traduzione del signor Longhena.
La torre di Capua, Novella di Giovanni Torti. — -
Milano , 1829, per Vincenzo Fcrrario, in 8.°, di
pag. yiii e 12'i. Prezzo lir. 1. 17 ital.
A
nessuno forse rincresre del pari die a noi il
rimescolare la quistioue del romanticismo. E gia e
gran tempo che , per quanto e in nostro potere ,
fiiggiamo persino i nomi di classici e di roniantici,
intorno ai quali da amendue le parti le parole gi^
furono troppe ; ne v' ha piu cagion di tenierc die il
mondo so ne lasci ahbagliare. Le regole o vere o snp-
poste di Aristotele , e i nomi di Omero e di Sofocle,
lion ponno piii citarsi a salvaguardia della pedan-
tcria ; ne d' altra parte la letteraria licenza o I' asso-
Inta inrapacita di scrivere secondo le etenie l^ggi
del bello e del vero non puo piu sostenersi abusando
rautorita di Sakespeare o di Schiller,- ne affaticando
stranamente 1' ingegno per porre nuovi princi])) alia
filosoHa delle arti , o per dar nuovi nomi alle antiche
idee si puo venire oggimai in fama di savj. In quanto
a noi , sebbene alcuni ci accusatio come avversi a
tutto il romanticismo , anzi come fautori de' pregiudizj
letterarj o peggio, possiamo ciononostante atiermare
con franco animo di avere professata semprc una
tcmperata sentenza. O se qualche volta le nostre
parole parvero dilungarsi da quella moderazione fuor
della quale non puo quasi iiiai trovarsi la verita ,
siamo sicuri di non aver mai assalita la dottrina in
quella parte in cui essa e lodevole o dcgna alnieno
che se ne faccia esperienza: ma ci siamo limitati sem-
pre soltanto a notare gli errori evidenti nei quali
alcuni trascorsero a lidanza di questa scuola, ch'cssi
volevano tramutare in un totale sovvertimento delle
lettere, del giudizio c del gusto nazionale. Finche il
romanlicismo combatte contro coloro che vo2;lion te-
ller divise le lettere , non solamente dal volgo , ma
aS L.V TORRK DI CAPUA,
ben anco da tutta la nazione ; finrlid proclama clie ai
fa in2;iuria alia o;entilezza deiruonio neeando alTinoie-
gno di lux la facolta di trovar nuovi tonti e niiove
vie di diletto e d' interesse nelle aid ; tiiiche grida
contro Tabu so della mltologia, c rimprovera la noa cu-
ranza in cui mold lasciaroiio quasi sempre la storia
moderna, e la religioue e la hlosolia del tempo lu
cui vissero , per trasportarsi ad una eta troppo Ion-
tana e troppo indilTerente pei lore concittadini, noi
ci ver£:o2;neremmo di muover parola in contrario:
e sappiamo die in questo non potremmo contendere
coi romantici d' oggidi senza ribellarci allc opinioni
ed anclie all'esempio di quegli scrittori clie, sotto il
nome di classici, tengono i primi seggi nella patria
letteratura. Ma quando per mettere in onore la nuova
scuola si tenta di screditare Y antica , e gridando alia
schiavitu di chi seguita i Latini ed i Greci, procacciasi
d'avviare la gioventu suUe tracce dei Tedesclii e degli
Inglesi , perche dubiteremo di levarci per quanto e
in noi a combattere contro la falsa e puerile , e
dannosa innovazionc? Pero dicemmo pin volte chela
materia delle arti si debbe mutare col variarsi dei
tempi, ma non gia Tarte in se stessa, la quale quando
abbia toccata una volta la sua perfezione , si fonda
naturalmente sidle leggi immutajjili del cuore umano:
dicemmo , clie per accostare le lettere , come suol
dirsi, alia vita non si doveva trascorrere a sower-
tire il gusto nazionale; e che questo potcva l)ensi
in Italia somi^liare , e confondersi anche in gran
parte , con quello dei Latini e dei Greci per le ca-
gioni che tutti sanno; non gia con quello dei set-
tentrionali che si crearono una letteratura tutta lor
propria , e conforme a quell" indole che loro e in-
fusa dal suolo e dal cielo, diversi affatto dai nostri.
Con queste opinioni da noi chiaramente professate
ci siamo divisi per certo da colore che dicono mo-
striiosa la tragedia storica , che pretendono dai mo-
derni V osservanza delle unita non conosciute da
Sofocle, che negano ai nostri il diritto di trovar
NOVELLA DI G. TOUTI. Sgi
nuove maniere di rappresentazione , e lodan TAlfjeri
credendo die il suo sistenia sia una cosa stessa con.
quelle dei Gieci. Non sappiamo poi se in alcun altro
giornale siansi lodati niai tanto come nel nostro
Sakespeaie , Schiller e Gothe ; e quel Lessing che
ris2;uaidar si potrcbbe come il primo banditore del
romanticismo. Ma dalla dottrina al modo di eff'et-
tuarla o di trasferirla da una nazione ad un' altra
rimane ancora un gran passo. E poiclie alcuni mal
conoscendo i pregi del tragico inglese ne vollero
imitare i difetti; altri per fuggire i modi troppo
etudiati e peregrini d' alcuni poeti sbandiiono ogni
distinzione fra il linguaggio della prosa e quello
della poesia ; altri mentre accusavano i classici di
ft-asportarci in un mondo ideale e favoloso, credet-
tero di aver raggiunta la perfezione dell' arte con-
fondendo qualche storica verita colle invenzioni della
loro fantasia, e sostituendo alia bella e simbolica
mitologia dei Greci le streglie , i fantasmi , e gli
spettri onde fiirono impauriti i nostri padri in una
eta rozza ed incolta ; e tutti , qual piu qual nieno ,
si adoperavano non a ristorare le lettere , ma sibbene
a snaturare il gusto nazionale, sara nostra la colpa
Be non abbiamo potuto lodare le opere di coloro la
cui dottrina abbiamo ammessa in gran parte e pro-
clamata noi stessi ( i ) ?
(i) Siamo taato lontaui dall' essere parziali contro il
romanticismo , che il Salvagaoli INlarchetti iu un articolo
del Giornale arcadico asseii ciie siamo romandci per la
pelle, e ci chiama lupi in veste di agnelli ; parendo a lui
che i classici siano agnelli, e i roniantici lupi, secondo
un suo linguaggio si gentile e si costumato che un tran-
steverino ubbriaco se ne farebhe coscienza. Egli difende
le prose dell' Odescalchi siccome cose degnissime di stare
in una biblioteca scelta , e glura nella prefazione del tipo-
grafo uiilanese con tanto calore , che diresti esser quelli
prefazione uno scritto mandate da lui hello e fatto d.%
Roma a Milano , e la battaglia veramente inuibana ch" ei
prend« con r.oi csser quiudi pro ans et fotis. In <jiuinto
3o LA TORRE DI CAl'UA,
Dopo gl* Inni del jMauzoni si crede da molti , ch.e
a fondare il roinanticismo in Italia si destinassero il
Carmagnola e YAdelchi , il Serglanni , i Lomhardi e
la Novella della quale dobbiamo parlare al presente.
Le tragedie del i\Ianzoni ( proseguono a dire ) fuiono
alle prose delF Odescalchi non vogliamo ripeter parola.
Se ci siamo ingannati nel dire die cjuello stile e vaao
piuttosto clie nobile ; se abbiamo commesso un grande er-
rore non sapendo che mostrar visca e un bel modo , per-
che suoiia ( come dice il nostro censore ) fia sui patiboli ;
siamo almeno sicuri di averlo scontato tollerando con ani-
mo rassegnato i vitnperj die il Salvagnoli ce ne ha detti.
Dobbiamo per altro pregarlo a sostenere con non dissimil
rasseo-nazione una gran verita che siamo per dirgli , ed e
cir ei non sa quello ch'' ei grida qnando" vnol farsi a par-
lare di romanticismo. Se cio non fosse, come potrebbe egli
asserire che Y Odescalchi diceiido = nelle tragedie tedesckc
ed in"lesl ci si porgono fatti si grandi, che per esser con-
dotti a termine abhisogaerebbcro liuighissimi anni = tocc5
Y essenza della qnistioae , auzi \n corpo e in anima tntta
la cruistione siiUa drammatica? S' egli avesse o meditate
da se o letto almeno quanto da molti si e scritto, saprebbe
che le uiiita di tempo e di Uiogo farono violate dai Greci
quanto dai moderni romaiitici: sapreblie che T uiiita di
azione , rispetto all' impressione che la tragedia dee fare
suUo spettatore , ed all" interesse che in lui delibe destare,
non va sempre perduta in una tragedia che ab!)racci un
tempo molto piii lungo delle ventiquattro ore : saprebbe
die, per esempio , nella Maria Stuarda i' interesse e vi-
vissimo e seinpre rivolco ad un medesimo oggetto , ad un
medesimo fine , quantunque il dramma abbracci tre mesi :
saprebbe che e cosa puerile T aver sempre alle mani il
compasso delle regole, e il non sapersi elevare un po-
dietto al di sopra dei banchi scolastici per giudicare se
sia possibile o no che un poeta ci diletti, ci commova e
ei ammaestri per altre vie die non sono quelle battute
finora. Di tutte queste cose non sa nulla il signor Salva-
gnoli , e percib sostlene che sono ideali e fuori deUci ragione
la Maria Stuarda e le altre piii belle tragedie di Federico
Schiller. Noi duaque lo consigliamo a studiare anziche
NOVELLA DI G. TORTI. Si
destinate a trapiantare in Italia il sistema delte tra-
gedie storiche , quali presso a poco le troviamo in
Federico Schiller. II Sergianni doveva aggiungere al
dramnia stoiico ( clie si piesumeva radicato in Italia
tosto die il Manzoni ne avesse dato T csempio ) quel
tniscuglio del bull'onesco coll' eroico clie incontrasi qua
e la nello Sakespeare. Verrebbero poscia i Lombardi
a fondare una nuova specie di epopea, che consuonasse
colla dottiina del teatio gia rinnovato. E fmalmente la
Aoiella del Toiti unendosi all' Ildegonda fonderebbe
la pocsia narrativa : e bando al Tasso e airAllieri.
Tutte queste innovazioni avrebbero senza dubbio
( dicevasi ) un fclice successo : pcrche si credevano
cose conformi al bisogni del tempi e richieste dal
nuovo inciviliniento i draninii storici, la poesia nar-
rativa, il miscuglio del ridicolo col severo , e persino
il por gli ubbriaclii in iscena al cospetto delle regine.
Di questa giiisa , se e vera 1' opinione di molti ,
fu ragionato dai promul^atori del ronianticisnio in
Italia : o se c^uesta e una semplice presunzione, certo
perdere ii sno tempo nel difeiiclere le prose dell' Odescalchi
e la prefazione de! tipografo milaiiese. Solamente per qiie-
sto iiiie aljlnaino voluto rispondere al sno articolo : e d' ora
innanzi egli ci regali pure le sue inglnrie plebee , die noi
gliele perdoniamo gia innanzi tratto. E come potremmo
noi dolerci di essere sinistraniente giudicati da uno scrit-
tore c!ie , dopo aver dato il sunto dei Promessi Sposl,
coachiude : n Queste sono dottrine che rovesciano ogni
" legge divina e umana , e che riducono la societa ad una
» selva di bruti , ove chi ha j)iu danari, e in conseguenza
" piu forza , o|iprime , strazia e divora il suo fratello ,
»* insultando all' umana giustizia : persuaso che la divina
» non lia saette per coloro che hanno fisso in cuore di
" ritornare a Dio quando snranno tutte sbramate le voglie
» e tutte spente le passioni. Oh , la divina morale ! " —
Se il signer Salvagnoli avesse dovuto essere un personag-
gio della Noi'dla del Torti , lo vedremmo i-apprescntato
noil in Italia, ma iiella Spagna ; e non sare})be il conte
Aloiizo per certo.
3a I-A. TORRE DI CAl'UA,
ha grande ecrnbianza di verita, e moke circostanzc
concorrono ad acquislarle credenza. Questo poi e
fuori di ogni dubbio, clie gli autori de' nientovati
componiinenti si p«nsarono di stabilire una nuova poe-
sia; e mentre alcuni conteudevano di precetti, s'im-
nia2;inarono di veder Tltalia dinienticare i suoi grandi
poeti , rapita dalla irresistibile forza de" lore esempi.
Ma oramai si puo dire seuza esitanza quale sia
state il successo di quell' alto proponimento : puo
afferniarsi che 2;li esempi non valsero ad aecreditare
i precetti neppure in quella parte in cui sono veri.
In quanto alle tragedie del Manzoni (alle quali pel
forte ingegno del loro autore non potevan mancare
niolte vere bellezze ) non dubitiamo di affermare che
le parti migliori non sono quelle che legansi piu intima-
rnente alia nuova dottrina. Del Scrgianni, chi avreblie
creduto di udirue parlare mai piu , se non fosse
piaciuto ora al Torti di ricordarlo? Ne i Lombardi
lian sinora fatta bugiarda la profezia colla c[ualc
abbiam chiuso Farticolo che ne scrivemmo in questo
giornalc, sebbenc desideriamo tuttavia che il Joro
autore confermi, battendo miglior sentiero, quella
opinione di poetico ingegno che V Ildcgonda gli aveva
acquistata. Dovremo ora credere che la Noi-ella del
Torti sia per produrre il miracolo del la letteraria
conversione a cui furono visibilmente rivolte le fa-
tiche di questi scrittori? Noi non ci arroghiamo di
poter risolvere cjuesto problema; ma diremo quel
che a noi pare di questa nuova produzione.
Nella guerra che Luigi XII re di Frantia e Fer-
dinando il Cattolico re di Spagna portarono contro
il regno di Napoli neir anno looi, la citta di Capua
venue per tradiniento in rnan de' Franccsi ai (piali
erasi a2;2;iunto Cesare Boraia ,
Uoni prode , iniqiio , feniminier , vclente
In quelle itale guerre astute e ladre ;
Di sua vnsta perfidia e pariinente
Terribil dtlV altrui , nato c/' ua padre
t'lie a sommo in terra di potcr levoste ,
Ma non e bello ricordar chi fosse.
NOVELLA, DI G. TORTI. 35
La citLa fu trattata coa incrcdibil rigore.
Furiava la ruba entro le case,
E la strage nel chiuso era piii grande
Ma chl dira le strida e la tcnzonc ,
L' ansante rduttar , I' accapigliarsi
Di i'ergirii pudiche e di mairone
Con quel feroci in ogni asilo sparsi?
E come dkinghiando le persone
Fur si spiccan piii d' una , e per sottrarsi
Molte agli amplessi abbominandi e sozzi
Gill da finestre gittansi o nei pozzl ?
Pero fii2:2:eudo la rabbia dci vincitori niolte donne,
giovaiti tul.tc e la pile parte belle, s' eran ridotte per
nil soueiraiieo tragetto a una torre autica e deserta ,
Esortate a cansar del petulance
Gavazzar <ie' uemici il prinio istanie.
Ma I'Aubigny fecc uscirc un comaudamento ,
the I' vneicu e lu vita si risparnii ;
E.offrettata giovb pur cuii dirot.t.e
Piogge e bufera e grandini la iiotie.
Dal trambusto del saccheggio si riposa finalmentc
la terra in una cjuiete erina , tenehrosa ,• ma perche
le acque dlluviando di traverso avean piena ogni
cosa entro la torre,
Molli , agghiadate tremano in pensosa
Ansia le donnc , e chi spossata giacque
Dove prima trovb paglia o sti-amazzo.
Quale accosciata si poso nel guazzo.
La notte sedeva ancora alta , sinistra e truce di nu*
goli vaganti in cielo , quando ecco entro nella torre
il Borgia accompagnato da un suo giiiUare. Egli
occhiuto squddrn ad una ad una quelle attonite (cioe
le doiiiie nominate ventotto versi innanzi ) e sce-
gliendo di niano in niano quelle che piii gli piac-
ciono, comanda che si radunino in un androne , dove
cosi ne fece raccogliere ben quaranta. Intorno al
dekstirio di queste donnc suona un grido grave di vero
Bihl. Ital. T. LV. 3
34 I' ^ TORRE PI C\PU/V,
e di sospctto ; nia si crede clie in generale capitassero
peggio die le schiave de'' serragli tiuchi :
Pill vagheggiiita clal ladron sol una
Corse per varj casi altra fortuna.
Costei e iMatilde , la quale finche si trovo nclla lone
fu sostenuta da lui cotal suo coragglo di virginea
fidanza ,
Ma fuor tra via , come di vezzi oltraggio
Le ft il proteno, la fanciuUa svenne ;
Che mortal dell instance vitupero
Le balenb neW anima il pensiero.
AUora il Bois:;ia impone alia masnada di far alto , e
vedendo clie la fanciulla non puo per nessun mode
procedere , tolta la targa ad un sergente ,
Due ne reggan gli estremi , e due comanda
Faccian dietro spalliera , e sopra quella
Adagiata ne portin la donzella.
Ma soprari ivandole poscia un tremito , raio stolto
Iravolger di pupille , ////.' ansa ( che niai noa manca )
iin diro aggrajiparsi , ed altre consimili cose , sicche
ogni argomento riesce vano a portarla, pensa di farla
riroverarc in un monistero , commettendone la cu-
stodia alle monache per ([uanto liauno cara la vita.
Intorno al monistero poi lascia una forte eletta d'ar-
cieri sotto il coniando del suo tidato giuHare. Invia
fpiindi alia lanciuUa wi medicaiite, ed egli va muli-
nando come possa ciujmaiia di ben coiitcste fole^ e
recarla cosi ciurmata ai proprj voleri. Innanzi tutto
domanda nolizie di lei , e viene a sapere : Che Ma-
tilde nata in Arimino iiei giorni di Pandolfo Mala-
testi , avea avuti genitori , i quali onesd in alto loco ,
falliaa da quella etade scellerata^ ma iiirono giuclicati
a niorte per pretesti, si ch' ella era poi sempre vis-
Buia presso una sua zia in Capua: Che quivi essendo
piaciuta a un certo Glierardo si sarebbe sposata con
Jui se non arrivavano in mal punto i ncniici: Che costui
quando i franchi entrarono in Capua, dopo aver tatta
nobile resistenza , fuggendo pervenne al campo dei
NOVELLA DI G. TORTI. 35
vinritori, rassegno la sua spada al rortpse IJhrrto
di Marsiglia , c presentatosi per introduzioiie di liii
nella teiida delFAubigny, aveva impctrato die faccsse
por fine alle stragi e al sacoheggio. II Borgia infor-
mato di tiitto qucsto pensa di trucidare Gherardo,
e intanto col mezzo del medicante , che non sa
puntjo di questi inganni ed e uomo da bever grosso ,
fa sperare a Miitildc che Gherardo verra per lei
quanto prima. Gherardo iutaiito uoii si puo torre
Y ansla dal ciiore: ode Iniciuarsi il caso del la torre:
ne domanda Ubcrlo (divenutogli amicissimo) temendo
per la sua Rhuilde ; c quei gii dice che il Borgia il
di iiinanzi
Esalando la mente ncquitosa
Nella gioja avventata de bicchieri
vantavasi d' averc fra le captive una giovaiie che
ai contrassegui mostrava appnnto d esser Matilde.
Laondc i due aniici dclibcrano di lapirla ai satelhti
del Borgia, il quale iiidarno diode iacumbenza a duo
prezzolati sicarj di tcnere la ptiiita dcgli sdli notturni
alle spalle di Gherardo. I sicarj lo perdou di vista,
da che egli si e sguisato si che ogii uom lo crcda uii
franco. I due amici si danno la posta a certi casolarl
disertati : ma se sperano di ben riuscire nel loro
proposito , non sanno poi dove possano condurre in
sicuria la fanciulla, Gherardo in quel frangente ri-
corre a fra Callisto domenicano, che gli era ffual
])adre, e blando aveva a lul faiiciidlo isdtidta la mciitc;
uomo nernico d ogiii dotta baja, il quale iucoraggiau-
doli a insangidnare la terra ( e questa e cosa natu-
ralissima, perche il buon frate imparo nella Scrittura
che tutto sta ncl vivere ainando). Andate dice, togliete
Matilde ai satclliti, scacciateli tutti sicche non ne
resti pur uno che possa spiare i vostri passi (cose
tutte agevoli ad eseguirsi come son belle a desiderar-
si ) , poi venendone a San Domenico fate d entrar
non visti in sagrestia , e del resto lasciate il pensiero
a uic. Ubcrto e Gherardo se ne vanno ai disertati
36 J.X TORRE DI CAPUA,
casolari posti in due tord chiassetd infrequentad ^ e
(jiiivi stanno aspettando Y istante di conipiere la loro
imprcsa. Finalinente ua iiomo con mi cappuccio di
liriino colore Viene al chiostio , fa an cenno della
mano , Varca la soglia , e il segue una sclierano. Indi
A un calcolato indugio ne succecle
Uii altro e un altro ;
poi cscono colla ciurmata Matikle. Glierardo e Uberto
coi loro compagni piombano sui rapitori; i quali,
benche fossero gente da saper c[uello die puo arri-
vare in simili congiunture , noiidimeno sopraffatd al
nuovo assalto gittan tutti le spade , e chieggono la vita ;
altrinienti fra Callisto sarebbe stato iiidarno aspet-
tando nella sagrestia del suo convento , dove poi egli
raccolse cosi Glierardo e Matikle. Di cola con tacite
pedate li conduce a una cappella , passando ( e son
cose necessarie a sapersi ) per una lace di porpora
e cilcsti'a che scendea dalV alto per la vctrate fra i
rabcschi di fenestra ant'ica ed ampia : riniove dalF al-
tare la predella sotto cui al toccar d' una niolla si
scliiude il varco ad una scala la quale cogV irni gradi
esce ( ed a noi pare in vece che entri ) in un sot-
terraneo sepolcro. Quivi fra Callisto sposa Glierardo
e Maiilde; testimonj i morti. Capita iion guari dopo
Anselnio , lui dabhcn laico discrcto , Messo la sera a
parte del segreto, il quale poi introduce Uberto. Quegli
viene ad annunciare che I Auliigny lo rnanda colla sua
squadra ad Aversa , e die il Borgia cerca infuriato di
loro. Uberto ha portato lux soldatesco abito franco per
Matilde, die se lo indossa senza oflfendere la nio-
destia di fra Callisto ne del discrete laico Anselnio,
tracndosi in disparte dietro una base di piiL braccia
quadre. Fra Callisto poi da loro una lettera comnien-
datizia per una grande signora presso la quale sta-
ranno fuiclie eo-li od Uberto ne dian loro altro avviso:
e cosi I\Iatilde e Glierardo se ne partono confusi coi
soldati che vanno ad Aversa. II male si e die Ma-
tilde non pud canimjuare a piedi , e posta sopra un
NOVELL.\ Dl C. TORTI. S"
mansueto uhino iiitido , carezzoso e dl pel bianco , scelto
da Glierardo come atio a lei, vacilla per niodo clie
a uon volerla abbandonare tra via , tutta la squadra e
necessitata di piocedeie assai Icntamente: ma pur giun-
gono in Aversa prima di uotte , e il di scguente gli
sposi si dividouo dal loro Uberto, per recarsi da colei
a cui fra Callisto li aveva raccomandati. II Borgia
frattanto , veduti i suoi ritornare seiiza Madlde,
11 Oh die avvenne? . . . La donna ov'e? diss'ci,
» E voi ciurnuvj,Ua vil cost venuii'^ . ■ .
» Vol vki innanzi a me senza di lei? . . .
» E or die mi slate qui stolidi e mud? ..."
Poi scntendo T occorso spedisce in ogni parte in
traccia de" fuggitivi ; cd egli stesso ne va al convento,
alia casa di Ghcrardo , a quella della zia, che s'era
pero nascosta altrove , doA-auque insomma aveva qiial-
che speranza di ritrovarli.
Dal braccheggiar le case finalmente
Tomb sniaccato e dolorosa il cane,
E di vendetta cupido , ogni cura
Volse i fili a cercar de'da congiura.
Confisco i beni di Glierardo , e lasciando in Capua
chi per lui attendesse a cercar Matilde , sc ne ando
a Napoli. Ma gia i due sposi sono giunti al castello
della contessa Beatrice ( grande della persona, di
nobil passo . hella della sua eta d' oltre a tre/if anni),
la quale veduta la lettera di fra Callisto , li piglia
cntranibi sotto la sua protezione ; e quivi si stanno
sicuramente , pcrclie il general francese avea dichia-
rato immune da ogni ostile oU'esa il caslello di lei.
Indarno aduiu|uc s arrabatta per Capua il lurfante
deputato dal Borgia a cercar di Matilde ; il quale in-
gannando la credula zia di lei ben viene a sapere
che fra Callisto s'era ingerito nella fuga della fancmlla
e di Glierardo , ma non gia dove si trovino. Callisto
prevcdendo cpiel che poieva avvcnirgli ordino alhi
zia dl nascondersi un" altia volta ; cd cgli s imbarro
per Siviglia. Di quesia partenza ebbcr notizia gli
38 LA TORRE DI CAPUA,
enosi, perche fra Callisto mando loro il lalco An-
selmo travestito da contadino , clie vi giunse in quella
clie stavano, non senza pianger di tenerezza, rileg-
gendo giovenilmente insieme le lettere amorose; delle
qnali c natnralissima cosa clie non si fosse dimen-
ticata Matilde , quando si liparo nella torre , di dove
passo alia sagrestia, di quivi al cimiterio sotterraneo,
e da quello ad Aversa senza poter vedere niai piu
la sua casa. E gia erano passati due mesi dacclie
Glierardo e ]\Iatiide se ne stavan sicuri nel feudo di
Beatrice , quando al giovine venne in fastidio Y an-
gustia di quel confine. Comincio ad uscir solo alia
caccia ; poi voile aver seco anche Matilde , Ja quale
facendo donnescamentc seggio dell arcione scorre lie-
tamente con lui i campi e le forcste. Ma nel nono di
chVs«;i uscivano a quella caccia ecco vcnir galoppando
un lancjullo die sakua IMatilde per nome, le presenta
una gemma the fu 2;ia di sua zia, dice che reca da
lei ad essi ogni piu bel saluto , e dispare. Chi sia
questo fanciullo , ne come avesse la gemma nol dice
Tautore; e chi e curioso suo danno. L' importante si
e clie dopo quel fanciullo apparvero qua e la parec-
chi masnadieri, e gli sposi si accorsero che costoro
venivan per essi. Ma i rei falldr di tempo , e 1" as-
salto usci a voto. Glierardo usci7^ fe la niiniigia per
la pancia al primo df ebbe vicino , e poi si diede
a briglia sciolta a fuggii'e con Matilde; e biion per
lei che nel castello doveva aver prese lezioni di
cavallerizza , altrimenti come avrebbe potuto reggere
alia velocita di un buon destrier o leardo una giovine
che due mesi prima vacillava al lento trotto di un uhino
mansucto e di pel bianco? Non poteron per altro rien-
trare nel castello di Beatrice : clie una mano di
scherani ne assediava la via. Allora volsero altrove
i cavalli, e Fiiggir fin che sal fosco cdla lontana Fra
i colli il tocco udir d' una campana. Essi tengono
dietro al tarda metro della sqndla perseverante in
lungo , e inl'me riparano all' abituro di un romito,
Un uom die. ha gli occhl vivi, adunco ilnasc, Bianca
NOVELLA 1)1 G. TORTI. DQ
la barba ed il cocuzzol raso, e die tiene okre a rio
a' siioi blsogni in stalla Uii ben tarchiato c.iuco e una
cavalla. Sul volto gli leggeresti la gioja, il buoii cuore
e alcun che di scaUrito ; e dispensarido storie e santini ,
e con uti ceito fantasma nottuino da spaventare i piu
creduli, procacciavasi di che vivere allegramente. Di
questo fantasma si valse qiiella notte a vantaggio
de' suoi ospiti ; perche essendo capitati cola alcuui
de' persecutori, ne li niando spnventati. DalTospizio
dell astuto ereniita si trast'criscono al di la di Bencvento
Ove ha sua sUuiza un ricco sfondolato - Cm la zia di
Matilde avea sfaniato ,• uomo usuriere e perverso che
a IMatilde fa giiadagnare a forza di lavoii donneschi
il misero vitto ch'egli concede a lei ed a siio marito.
Finalmeiite poi volendo 1" usurajo mandar Gherardo
come castaldo ad un suo podere in maremma , dove
pel inalvagio aere e breve e faslidiosa la vita , se ne
fuggono e vanno a Siviglia dove (come aveaiio aviito
speranza) trovarono fia Callisto, il quale acconcio Ghe-
rardo con un coute Alonzo in qualita di scgretario e
scrivano. Quivi IMatilde spose poi un baiiibiiio; di
che la 2,ioja di Gherardo fu soninia : e parevagli
di dover quivi oraniai riposare per sempre dalle
sventure quando un suo discorso non colpevole , ma
poco prudcnte . lo fe' cadere nelle mani del santo
ufizio. Dopo una procedura tutta propria di que' ma-
gistrati, e daU'autore desrritta con istorica precisio-
ne , fu sentenziato alia prigione in vita come fautore
confesso d eresia , confesso opposUore al santo ufizio
e sospetto di fe mentita.
= Sc taluno e di 10/ senza peccato ,
Mo'^asi il priino a lapidar costci =
Fu la sentenza orarf' ebbe condannato
Crista la donna in faccia a farisei •■
E cassate ha con questo siudicato
Le sanguinose IfSgi degli Ebrei :
Nt e nel Vangelo ond'uom si persuada ,
Che ai discepoli suoi dessc la spada.
40 LA TORRE DI CAPUA,
Di mo capo in tal guisa argonientando ,
JVel santo ufizio noii vedea Callisto
Che urC opra dejle ienebre, al comando
Opposta ed alio spirito di Crislo:
e pel 6 si pose in cuore di voler sottrarre Gherardo
air acerba sentenza da cui «ra stato colpito. Cosi
potesse il buoii frate nascondere all' infelice Matilda
la sentenza del mar j to linch" e2;li ne abbia condotta
a tine la liberazione ! Ma viene tal circostanza che
rende vana in questo ogni sua cnra.
Nella Spagna un devote atto , uno sfogo
Di pieta si stiniava, un sagrifizio
Dare alle for che il di statiuo e al rogo
Quei che avea designati il santo ufizio
Era una poinpa , un pio trionfo al luogo
Condurli e far lettura del giudizio ;
E a quel riio tid noine ivi si diede ,
Che suona in volgar nostro atto di fede.
Ora dovendo venire in Siviglia il re Cattolico , fu
deliberate di festejigiarlo con un atto di fede gene-
rale ,■ e come anche Gherardo doveva esser condotto
a qiiella terribile pompa dove sentirebbe leggersi la
sua sentenza, cosi fu necessario che fra Callisto ed
il conte Alonzo ne dessero a Matilde qualche sento-
re. — Assicurandola pero che non v' era dubbio della
vita, la persuasero ad allontanarsi dalla citta. Ter-
minata quella strana e terribile festa , Gherardo e
ricondotto alia sua prigione, dove fra Callisto s" in-
troduce come confessore , e gli reca egli niedesimo
uno scarpello e una lima con cui Gherardo si scava
un nascondiglio nel muro , e fora il pavimento per
indurre i carcerieri a crederlo gia scampato per quella
parte. In quella che i carcerieri s'accorgono del foro
e sospettano dclla fiiga, Matilde fa vedersi fuor del
castello travestita per modo ch'' essa e creduta Ghe-
rardo. I guardiani le sono dictro come veltri; Tuno
di essi che ha le chiavi vorrebbe riserrar Timposta,
ma faltro che sa il bisogno del poeta , Un pitnzone
appiccandogli cdla spalla : Bestia ! scappati i biioi
NOVELLA DI G. TOUTt. 4 1
chindcr la stalla ! Cosi il buon Gherardo esce del car-
cere, ragglungc i\Iatilde, e tutti e due se ue liiggoa
di Spagna sotto abito di incrciaj : fra Calllsto fugge au-
di' egli colla cameriera e col ilgliuoletto loro , e tutti
se ne vengouo iu Italia , dove essendo gia niorto Papa
Alessandro e caduta la potenza del Borgia , non re-
stava pill ad essi veruna cagion di timore; sicche
Glierardo riebbe i suoi beni e visse poi sempre felice.
Questa Novella appartiene visibdiuente a quelle
che furono raccontate sotto il reggimento di Filome-
na , ragiouandosi di coloro che da diversi casi infe-
stati, oltre alia loro speranza riusciroiio a lieto fine.
In esse Fingegno dell' aiitore consiste nel saper ac-
cuniulare con probaliilita molti accidenti , i tjuali se-
condo r antica scuola dovrebbero dilettare non senza
qualche istruzione ; secondo i moderni debbono in
vece istruire non senza qualche diletto. E T intenzione
del Torti dcbb' essere stata quella di niostrarci le
persecuzioni e i pericoli onde potevan essere afflitti
anche i buoni in una eta di militar prepoLenza e
di superstizione : perche i roniantiri rappresentano
sempre il lato o piii vile o piii affliggente di quella
eta dalla quale piglian materia di canto. La dottrina
( gia lo sappiamo ) non esige cjuesto da' suoi seguaci ;
ma qui si parla di quello che si e fatto sinora fra iioi.
II geuere della Novella e 1 intenzione dello scrit-
tore esigendo pertanto varieta di casi , e quasi sem-
pre per conseguenza anche varieta di luoghi, appena
sarebbe stato possibilc che il titolo date dal Torti
al siio coniponimento gli fosse opportuno. L'azione,
chi crede al titolo, dovrebbe limitarsi alia sola Torre
di Capua; o in quella torre almeno se ne dovrebbe
compiere la maggior parte: ma egli c come se Vir-
gilio dvesse intitolata TEneide II monte Ida, perche
SIX quel monte ricovro Enea, e di cola primamente
si inosse alia volta del regno che i Fati gli avevan
promesso in Italia. Pure la sconvenienza del nome
non puo diminuire gl" intrinseci pf^gi di Una poesia;
e pero c da venire considerando piuttosto se questa
42 LA TORRE DI CAPUA,
Novella del Torti noil" orditara, ne' caratteri , nello
stile, nel verso abbia quelle doti che sono richieste
a un perfetto componiniento.
Innanzi tntto ci pare che manchi in questa nar-
razione quclFarte che sa collegare una grande quan-
tita e varieta di casi per modo che la verisiraiglianza
sia piena , non tanto nei fatti in se stessi, come
ancora in quella successionc clio al poeta abbiso-
gna. Lasciamo di dire che lamicizia del niarsigliese
Uberto verso Gherardo nasce con una rapidita quasi
prodigiosa , e che il modo ond' egli dice di aver sa-
puto che il Borgia teneva fra le sue captive una
riminese non e conforme ne al carattere di quel
famoso malvagio. ne all' artilicio con cui dice il poeta
ch' egli procedeva in questa faccenda: pen he il Bor-
gia non troviamo che fosse ubbriacone; e gli uomini
avvezzi com' egli era alle frodi debbon essere piii
che ubbriachi per maiiifestare una cosa cui s'abbian
proposto di tenere segreta. Ma che diremo poi del-
r avere il poeta supposto che Uberto , fi-ancese , si
unisse con Gherardo ad assalire ed uccidere i soldati
del Borgia , luogotenente generale del re di Francia?
Non guardiamo al pericolo in cui egli mettevasi : ma
guardiamo al rispetto delF onore che un buon soldato
debbe aver sempre; guardiamo alio spergiuro in cui
egli cadeva, alia taccia di ribelle che si tirava ad-
dosso. Iniqua era Tazione del Borgia, si che Uberto
sapeiidola poteva, anzi forse doveva cercar d'impc-
dirla ; ma a lui non era per nessun modo concesso
di armarsi contro gli alleati del suo re; e se Gherardo
ricorreva per consigli al frate che gli era qual padre ,
il leal guerriero avrebbe dovuto rivolgcrsi in vece al
suo capo, e interporre gli uffici e la \)oicaza. di Be-
rardo Obigiii dace dell armi. Questa e la prima dif-
ticolta che a noi si presenta rispetto a quel fatto che
e come base di tutti quegli altri pei quali si avvolge
la Novella. Posto poi che Uberto si fosse sconsidera-
tamente con^iunto a Gherardo per liberare Matilde,
pote questa essere agevole impresa in una citta vinta
NOVELLA Dl G. TORTT. 4,3
e plena til neniiri? e oontro una forte cletta ill arcieri
lasriata clal B()ro;ia a guarilia dclla lancmlla .'' Ne cio
solo. Ma le nioiiaclic allc (juali il rapitoie avcva coni-
niesso di nistodirc IMatilde/>e/- gfza^to cuevaii carala
vita, nou la conscgnarono ceruunente al giuUare dal
cappuccio nero seuza esscre inforniatc ch' egli veniva
da parte di quel temuto ; e quando , assalito quel
messo ed uccisi o cacciati in fuga i compagni di lui,
Matilde rientro nel cortile del nionastero, come non
chiusero suhitanicnte la porta per impedire die la
fanciulla andasse sniarrita senza sapere nelle mani
di rlii r Per tutte qucste cagioni a noi pare clie nian-
tlii in questa liberazione cli Matilde quella probabi-
lila clie non puo esserc mai trascurata , meno poi
in que" fatti clic scrvono di fondamento a tutta una
storia.
Cosi ci senibra lontano dalla verlsimiglianza chc
Cherardo, il fpiale potrebbe rimanere tranqnillo e
sicuro nel castello di Beatrice, csca insiem coUa sposa
alia caccia, sapeudo di esscre in luogo privilegiato
bcnsi, ma tutto attorniato da' suoi ncmici. Nelle cose
d' iuvenzione quelle circostanze dalle quali procede
una peripezia od un rivolgimeuto nella fortuna dei
personaggi principali debbon essei'e tratte con luiis-
simo accorgimento dalle viscere stesse del fatto. Se
non Iianno una qualche apparenza di necessita , vi
«ii scorge manitestamente Tarbitrio del poeta, e Tef-
letto di tutti i casi chc ne dipendono va perduto in
gran parte. Quando poi qucsto arbitrio dell' autore
degrada il carattere dc" personaggi, sicche le sven-
ture alle quali soggiacciono possano giustamente
rimproverarsi ad una troppa loro ignoranza o im-
prudenza , lo scapito dal lato della compassione e
tlelV interesse e ancora molto maggiore. E questo e
appunto il difetto in cni ci sembra che sia caduto
il Torti, faccndo clie Gherardo senza necessita di
sorta e con somma sconsideratczza abbandoni 1 asilo
apertogli dalla fortuna. Aggiungasi chc IMatilde scor-
rendo i campi e le valli sopra un destricro, ci ricsce
44 LA. TORRE DI CAPUA,
un personagglo tlel tutto nuovo; e questo e un nii-
racolo non conceduto a nessun autore. Sappiamo che
i romantici non ammettouo quell' antico precetto in-
terpretato par troppo da molti pedantescamente : ser-
vetur ad imum qiialis ab incepto processerit et sibi
constet: nia una tanciulla educata come Matilde, una
giovine che vacilla sul dorso d' un mansueto ubirio^
si e tutta cambiata se poco dopo scoric le valli ed
i campi, stancando dietro le Here un generoso de-
striero, e se vola fra gli stcrpi ed i sassi senza ne
accennar mai di cadere. L' invenzione del poeta sa-
rebbe stata al parer nostro men difettosa, se avesse
immaa^inato che Gherardo solo fosse uscito alia cac-
cia. E se per questa imprudenza di lui avessero
cominciato di qui i due sposi a trovarsi I'uno dal-
I'altro divisi, Tinteresse di tutto il componimento
non ne avrelibe srapitato per certo. Qual vantaggio
trasse Y autore dal personaggio di Matilde in tutto
il resto della narrazione , tranne il poco verisimile
ajuto da lei prestato a Gherardo nel fuggire dalla
prigione?
In alcune altre parti di somigliante importanza ci
parve poco felice T invenzione dell' autore, e soprat-
tutto neir avere supposto che il Borgia conoscendo
Gherardo , ed avendogli posti alle spalle due armati
sicarj si coatenti di farlo ormare da essi Hnfanto
che lo perdon di vista , e non lo faccia in vece o
imprigionare od uccidere secondo che aveva dclibe-
rato ( tracidar chi V ama ) , e com' era conforme al
carattere di quel malvagio. Ne vi ha molta verisi-
miglianza che quando i carcerieri non trovano piu
Gherardo lascino aperta a bello studio la prigione.
Ben pud darsi che in un tranibusto di quella fatta
cio accada ; ma I'ascrivere questo errore a delibe-
rata volonta , piuttosto che a scusabile smemoratag-
gine , non ci pare opportuno.
Dopo la vcrisimiglianza de' fatti e da considerarsi
la loro convenevolezza : nel che noi non faremo
che accennare a modo di dubbio alcuni luoghi i
NOVELLA DI G. TORTI. 40
nnali ci parvero sconvenevoli o contrarj al decoro.
Frjniainente quel matrimonio clandestino fatto nel
sotterraneo cimiteiio scnza aspettare neppure il laico
Anselnio ed Uberto i quali Callisto sapeva clie doveano
6oprariivare tra breve, e potean esserne testimoni:
poi quel travestimento di Matilde nella raedesima
stanza , anzi nella medesima sepoltura dov' e il frate
Callisto, non ci pajono cose clie abbiano in se dignita;
c ci ricsce ridicolo il complimento clie fa Gherardo a
Matilde, non sappiamo se da senno o da scherzo,
quando la vede vestita del soldatesco abito franco.
Ben gli sarcbbe convenuta in vece una cpialche forte e
ir;enerosa esclamazione quando gli fu conceduto di sa-
Intarla sua sposa : ma cgli allora si tace , come se
quello non fosse il compimento dc' suoi dcsiderj e
1 oggetto pel quale s'era peri2;liato contro Tastuzia e
la potenza del Borgia. La sccna del fantasma e troppo
evidentemente staccata dalla narrazione, ne si vede a
qual fine la introducesse il poeta. Non certo per di-
niostrarc clie vcri lantasmi non fmono mai, e clie tutti
iiacquoro dalfaltrui impostura : e nemmanco per iscre-
ditare la falsa picta di alcuni eremiti , i quali de-
generati dalla prima loro istituzione, eran santi del-
r altrui ignoranza, e co'risparmj de'semplici contadini
impinguavano e si davan buon tempo. Perocche
queste cose clii le ignora ai di nostri? Aggiun^asi
lo sconcio die vicne da quc?to episodio alia Noieila :
perocche si avvilisce senza necessita un personaggio
principale, facendo clie un soldato giri per la non
sua toppa una chiave, intanto che un frate impostore
sotto 1 aspetto di notturno fantasma lo salva da" suoi
vigliacchi persecutori. La dimora dei due sposi presso
Tingrato conosccnte della loro zia sara giudicata inop-
portuna, e contraria anche all' interesse del compo-
niniento, da chiunque creda (come sarebbe pur ras^io-
nevole) che questa Novella sia fatta per raccontarci la
etoria dci due sposi: non pero da noi che nella storia
dei due sposi consideriamo soltanto foccasione trovata
dal poeta per dipingerci tutti i vizj e gli errori che
46 LA TORRE DI CAPUA,
di que' tempi infestavan 1" Italia. Noi inoltre abbianio
gia detto che T autore per 1' indole del suo conipo-
nimento accumula tutti i casi che possono attraver-
sarsi a' suoi personaggi , afFinche il buon tine al quale
liescono giunga poi tanto piii inaspettato e piacevole
a' leggitori ; e sotto questi rispetti non sapremmo
rimpioverare al Torti questa sua invenzione. Solo ci
sembra male ideata la cagione della partenza; perche
riesce vicino al ridicolo, auzi che dcgno di com-
passione , un soldato posto intra due o di farsi ca-
staldo in niaremma, o di fuggire. Non sarebbe stato
pill ragionevole od almeno piu decoroso al carattere
di Ghcrardo, se la sua partenza fosse provenuta da
una giusta indegnazione occasionata dai vili e fati-
cosi lavori a cui rusurajo condannava Matildc per
guadagnarne il prezzo del miserabil ricovero che
loro dava ?
Sono queste le principali osservazioni che ci oc-
corsero intorno ai iatti raccontati in questa Novella:
dobbiamo ora consideraila dal lato deirinteresse. Se
r autore si fosse proposta un' azione unica, sarebbe
vera 1' osservazione di chi disse che 1' interesse di-
minuisce a misura che 1' azione procede ; che la
nostra compassione pci due sposi si scema quando
li vediamo cliiusi nel castello di Beatrice; e che ogni
ansieta poi si spegne quand' essi afferrano il porto
a Siviglia, dove la prepotenza del Borgia non si sten-
deva. Ma al di la del mare cominciano nuove dis-
avventure. Un nemico niaggiore del Borgia si attra-
versa alia felicita degli sposi , e comuuque la ca-
gione siasi cambiata , cgli e pur vero che noi con-
tinuiamo senipre ad esscre commossi , auzi siauio
allora commossi piii vivamente di prima per questi
infelici. II soggetto del componimento non e la per-
secuzione del Borgia contro Gherardo e Matilde, ma
bensi la dolorosa successione delle sventure onde fu
lungamente sospesa o interrotta la pace di due sposi
innocenti. Se la mancanza della vera unita d' azione
%\ potesse con giustizia rimproverare al Torti, gia
NOVELLA Dl C TORTI. 47
sarebbcro condannate quasi tutte le Novelle che I'l-
talia possiede : e il maestro do iiovellieri avrebbe
in cio eirato piii di tutti, prinripabnente in quoUa
giornata di Filomcna, nella quale i casi di Gberardo
e di Ma tilde sarebbonsi potuti raccontare acconcis-
simamentc. Pero noi crediamo in vece die I'interesse
in questa Novella sia scarso per cagione di quel
niatriiuouio conchiuso da fra CalUsto , e pel quale il
desiderio dei due amanti e compiuto. Sul coniinciar
del racconto noi vediamo due giovani innamorati
c gia vicini alle nozze 1' un dall' altro divisi per la
prepotenza del Borgia : ma poiche eglino si sono
riuniti , e gia sposi trovano via di uscire da Capua,
come non debbe il nostro interesse in gran parte
diuiinuire ? Ben resta ancora il pericolo di cadere
nelle mani del Borgia : ma il mondo si apre tutto
diuanzi alia nostra immaginazione , e non sappiamo
persuaderci clie in tutto il mondo non vi abbia un asilo
dove possano viver sicuri due sposi che non aspi-
rino a far parlare di se. Quindi a noi pare che il
vero interesse del leggitore non duri se non lino
al cimitorio del convento , e non rinasca mai piii
se non quando in Siviglia Ghcrardo e diviso dalla
sua IMatilde. Nel viaggio da Capua al castello di
Beatrice, e da questo al porto dove s'imbarcano alia
volta di Spagna , noi possiamo partecipare al tremore
che a seconda dei casi provarono i due sposi ; ma
dobbianio anciie partecipare a quella consolazione che
trovauo scnipre due cuori innamorati tinche non viene
una mano leroce che li disunisca.
11 Torti provide per certo qual sareblie 1' elFetto
di quel malrimonio , ed avrebbe architettata diver-
samente la sua Novella se avessc voluto die 1' in-
teresse de' leggitori si Ibudasse principalmente nella
compassloue. Ma i romantici vogliono co' loro poemi,
pill c\\ altro , instruire ; e il Torti spero che quando
la compassione per Gherardo e Matilde verrebbe
meno , durerebbe cio non ostante 1' interesse de' suoi
leggitori ai quali egli vieue insegnando che nel 1 5o i
4?) LA. TORRE DI CAPUA,
trovavansi in Italia uomini prepotenti, spergiuii ,
iisurieri ; eremiti impostori; soldati vili; amici in-
grati ; donnicciuole facilmente ingannate dai furbi ,
e qualche buoii frate domenicano die sapea vincere
e la scaltrezza dei furbi di professioiie , e la dili-
genza de' carcerieri del sauto ufizio , per salvare
cui egli era qual padre (i). Noi dobbiam confessare
die queste cose noil ci han dilettad gran fi\tto, prin-
cipalniente perclie V istruzione die il Tord ci mette
innanzi , generalmente par land o , non ha tiore di no-
vita , e non e punto unita colF argomento. Soltanto
nella proccssura del santo ufflzio pno trovarsi una
istruzione non indegna die il poeta se ne faccia pro-
mulo^atore , e capace di produrre qualche interesse ;
priniamente perclie la storia interna di quel tribunale
uon e diffusa ancora ncl popolo , sebbene popolari
ne siano il terrore e T abborrimento ; poi perclie
(i) E notaljile clie, traniie frate CalUsto , nessnn italiano
in questa novella fa una linona azione. Ubertp e francese,
Beatrice e francese , il conte Alonzo e spagnuolo : e la
buona azione del frate e climinuita in gran parte clall'es-
ser egli addetto a quell' Ordine stesso a cui apparteneva
r Inquisizione, e dall' abuso cli' ei fa del privilegio di en-
trare, qual frate e confessore, nel carcere di Gherardo. —
Noi vorremmo poi domandare se negli anni i5oo e i5oi
r Italia era proprio tale sentina d' iniquita da non trovar-
visi neppure un uomo dabbene ; sicche si possa dire die
il Torti ci fa conoscere pienamente que' tempi dipingendone
i soli vizj , come se delle virtu fosse stata spenta fin la
radice. Ma (si dira) il Torti ha voluto farci conoscere le
turpitudini di quegli anni , e s' egli ha conseguito il sue
fine ogni censura e indarno. E noi non diciamo che il
Torti non abbia raggiunto il suo scopo , ma contrastiamo
a chi afferma che questi componimenti nei quali si parla
soltanto degli scellerati rappresentino la storia nella sua
verita ; perche il mondo per buona ventura non fu mai
cosi brutto come si compiacciono a dipingerlo i nostri ro-
mantici ; e i nostri padi-i non furono tutti assassini , usu-
rieri , spei'giuri , vigliacchi.
NOVELLA DI C. TORTI. 4()
r iiijriustizia di queirarbitrario conscsso aggrava la nii-
seiia di uno dti piotagoiiisd, e percio quella descri-
zione ci si presciita non tanto come un episodio in-
trodotto arbitrariamcnte dal poeta , ma come una
parte de'patimenti sostenuti da ([uel peisonaggio. Ma
la descrizione in vece deW atto di fede , comun({ue sia
dilijicnte e non manclii d'alcuni luogllii assai belli, non
c' iuteressa gran fatto: anzi non viene per nosfrro av-
viso se non a rall'reddare gli animi naturalmente de-
siderosi di coaosccre (jual line avranno le svcnture dci
due sposi alle quali quclla tremcnda solennita nulla
aggiunge , pcrche la sentenza di Gherardo gia ci e
conosciuta.
Non potremmo insistere da vantaggio su questo
argomcnto senza abbandonare del tutto il nostro pro-
posito di tencrci possibilmente lontani dal rimestare
1 antica quistione del romanticismo. Poniamo pure
clie r istrnzione e non il dilctto sia il Hue della
poesia ; poniamo clie questa Novella del Torti sia ricca
di I)uona e non ordinaria istruzione; ch' cssa, rispetto
alia materia, alFoidine c al line cui tcude sia un modello
di perlezionc: ma clie direm noi delle imagiai, dello
stile, del verso? Diremo bella od eletta con poetico
giudizio 1 imagine dellc d^ide del campo le quali fVu-
gando con atroci studi i parinl e i rudi lerci visi e le
mani imniondc di sangue, tentano se s'asconde dell'oro
indosso ai vinti clie giacciono o moribondi o niorti ?
o cjucir altia delle dounc clie accosciate si posaiio
iiel gitazzo t o cpiella di Glierardo die pensando a
liberare Maiilde sqnassa ainbo ipagni, saelta in alto
un obldujuo sgunrdo e soffia fuori pel riiigluo il
dcnso rcspiro , ne ricordasi della spada , die il d"Au-
bigny gli ha rcstituita ? o quella dell' cremita clic
tiene a' snoi l/isogni un ben tarchiato ciuco e una
cacalla ? Queste e molt'' altre consimili cose ben
ponno esser vcre o possibili alnieno , ma non per
questo il poeta le debbc andare cercando. Lo stonco
puo qualdie volta trovarsi neccssitato a narrarle : il
poeta fugiie queste spiaccvoli e ributtanti uarticolarita,
JSibl. huL T. LV. \
5o LA TORRE m CAPUA,
e vi supplisce con alcuni grandi ed energici tratti dai
quali la sua descrizione acquista forza ed evidenza,
senza che il leggitore ne sia ributtato. Ben e il vero
che di queste colpe troviamo nell' Alighieri qualche
esempio ; ma la gentilezza de' teinpi venuti dopo di
lui non comporta ch' egli s' imiti in quello ch' ei tenne
dalla rozzezza dell' eta sua.
In quanto alio stile troviamo nel libro del Torti
spinta al suo ultimo grado quella dottrina roraantica
la quale vorrebbe distruggere ogni distinzione fra il
linguaggio poetico e quel della prosa. Questa dottrina
non puo appoggiarsi per nessun niodo sull' autorita ,
giacche i Greci, i Latini ed i nostri riconobbero
sempre la distinzione predetta. Non useiamo dall' Ita-
lia , e pigliamo 1' Alighieri in esempio. Chi vorra
dime cli' egli usasse un medesimo stile nel Convito
e nella Diviua Commedia? Chi non riconosce la di-
versity ch' egli pose fra le splendide sue canzoni e
le prose colle quali le vien rischiarando ? E TAriosto,
e per sino il Metastasio scrissero eglino i loro versi
nel linguaggio de prosatori? Questa dottrina dunque
e del tutto nuova ; si fonda su quei bisogni del tempi
a conoscere i quali e richiesto un ingegno molto
Biaggiore del nostro. II t^ero si e che con questa
dottrina gV innovatori strappano dalle radici la poesia
italiana : perocche se il poeta puo narrare e descri-
vere tutto quello che trovasi nelle storie e uelle
cronache piii nmili ; e se debbe usare quel medesimo
stile die usano i prosatori, noi non sappiamo dove
si trovera piu poesia. II peggio si e poi che i roraan-
tici contraddicendo alia loro propria dottrina , mentre
fuggono il linguaggio poetico de nostri classici, non
sanno per altro risolversi a trasportare ne' loro com-
ponimenti poetici il vero linguaggio prosastico, e
gli hanno sostitiiito un gergo che non s intende , un
abuso di metafore ardite, un miscuglio di parole
e di frasi che in poche linee ed in un solo concetto
ti ricordan lo stile dei tragici e quello delle com-
medie tiorentine, le anticaglie del duecento e il
NOVELLA DI C. TOIITI. 5 1
neologismo di alcuni moderni. Gergo noi chiamianio
il coraggio della pirginea fidanza , lo stolto travolger
di pupille, le spensierate marcie dolorose, la gioj'a av-
ventata de bicchieri, la donna bella della sua etd di
oltre a treni anni , le misere die s' arretran dalla
muraglia stupide , dementi, la notte truce di nugoli
vagand, lo stiiolo che s aduna quatto a terreno , le
spose chiare d agi nclla cittd , il grido grave di veto
e di sospetto , i vani coi/ipensi della rabbia , V arcana
fidanza e il credalo pensiero , e la pensosa ansia e la
lieta aspettanza, e il lurido misfatto e cento altre con-
eimili espressioni versate a piene mani per entro al
componimento cosi del Torti conic di tutti gli altri di
quella scuola, e delle quali iiou troviamo poi che si
valgano ueppur essi nelle loro prose, come il Torti
non direbbe in prosa per certo che la rotonda luna
stendeva qneta il suo Candida stiato sulla cittd. In
quanto poi al miscuglio delle parole e degli stili,
troverai qui in un fascio 1' oro che fallo e 1' istinto
che siutse^ lo squallid occldo che s' intende nei sol-
dali e le ostie che restarono riversate nel sangue; il
Borgia che e risoluto d averla (Ma tilde), e manda (i)
alia decente cura femminea di rilassarle il petto ; Glie-
rardo che dice all" Inquisitore giudicatemi e basta, e
r Inquisitore che risponde reddite al carcere; i sommi
capi dclU accusa ardcolatamente digeriti, e i soldati
con minaci alabarde e gl'Inquisitori che incedono a
cavaUoi Gherardo che sosdene T aspettare , e fra Cal-
listo che venuto a \\% domanda come procede la fat-
tura, ed altre somiglianti mischianze in gran uumero
delle quali se ne veggono molte anche nel sunto che
abbiamo da to.
(i) n verbo mandcarey quando la persona a cui si co-
tnnada e presente, non sappiamo se si usi. Fra le parole
poi che piu contrastano colla popolarita di stile aftcttata
oggidi notcremo anche alcuno per niwno in quel versi :
/" se par diamo in chi Matilde adocchi^
Due loro per Dio che alcun la tocchi.
52 LA TORRE DI CAPUA.,
Conforme alio stile si e il verscggiare, il quale a
iioi seiiibi-a die si accosti a quello del Passeroni assai
pill clie all' Ariostesco. Nel Passeroni, e cosi aiiche
iiel Torti e in ({ualohc altro , scorgiamo una facilita
creclibilissima ■, nell' Ariosto quella sua facilita ci pare
niiracolosa : e il miracolo consiste in questo clie Fan-
tore non ha lasciato alcun se2;no di quelle dillicolta
ell' egli ha superate per ridurre i snoi versi e le sue
ottave a quella perfezione eh esse lianno , senza pri-
varle punto della scorrevolezza die noi sempre vi
troviamo. Nel Torti, come nel Passeroni, la scorre-
volezza e grande , ma non e grande la perfezione :
a2;2:iuno;;asi die nel Torti non sono rare le sintassi
slbrzate e confuse, ed e frcquente il difetto di te-
nere in sospeso il nominativo per tre o quattro versi,
e frequeiite lo scontro di brutte assonaiize, come in
qucIla ottava : Altrove come i casl e le paure — AUre
ajutar di subitl coiisigll — Fug^te al guardo riparar
sicure — In facill improvvisi nascondigll . . . Ne dalla
foga s'involar degll empj - Quelle die ecc.
Tutti questi difetti noi troviamo nello stile e nel
verseggiare del Torti die nei Scpolcri si e niostrato
scrittor si pulito e si elaborate architettore di versi
<[uale si conveniva che fosse un lodato discepolo del
Parini. E il Parini fu piu romantico di tutti i nostri
rispetto alia dottrina verissima di applicar la poesia
alia vita. Tratto la satira , la quale o e una vanita
letteraria od e necessariamente romantica ; e nella
lirica chi piu romantico di 1^ in quelle odi die
s intitolano la Scdnbritd dell' aria, \ Iiinesto del vaj'uo-
lo , il Bisogno , la Musica, a Silvia? Ma volgendo
la sua musa ad argomenti di pubblica utilita, nou
dispogliolla per altro de' suoi ornamenti. Concediamo
die qualche volta il suo stile e il suo verso contra-
stino coUa popolarita dell intenzione, sicdie f utilita
delle sue poesie non puo estcndcrsi a niolti ; ma
j)er fuggire qualdie parola soverdiiamente divisa dal
popolo , qualche verso troppo studiato die incontransi
in quclfautore era forse necessario cadere in questo
NOVELLA BI C. TORTI. 53
estremo di prdestre poesia ? II Manzoni ( a cui tutti
guardauo quaiulo si parla di romaiiticismo) ha dato,
se non eniaino, in questa parte ua notabile eseinpio a
cliiuuquc <onsideii come neWJdelchl il suo verso e il
suo stile soiio pin nol)ili clie nel Carinagiiola. E questo
esenipio noi dcsideriamo che sia iinitato dal Torti, sic-
cli' egli ci faccia setitire di nuovo qiiella musa clie
piacque cantando fra la p;iave lirica d Ugo e la mesta
armoiiia del Piiidcmuute. Perclie dovremmo noi citare
al presente alciine poche ottave belle, dignitose, efficaci
che s" incotitrano nella Torre di Capua , e sopra tutto
in quella parte che risguarda V Iiiquisizione , mentre
e pur forza il dire che le pin souo dimesse, senza
varieta, senza energia? 11 Torti potra fare tanti ])ci
versi quanti egli vorra : ma seguitando la strada pin-
la quale si eniesso, gia puo indovinare dall esein[)Jo
altrui , quale sara la tortuna delle sue produzioni.
54
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
JJiblioteca agraria compilata sotto la direzione del
professore Giuseppe Moretti. Volume XIV, com-
prendente un Trattato deU amministrazione rurale
ricavato dalle opere stampate e dagli scritti inedid
di Melchiorre QiojA con varie note ed un'jippen-
dice conceruente la pratica amministrativa del ca-
valiere Luigi Bossi. — Milano, 1829, presso il
negozio di libri di Antonio Fortunato Stella e figUy
in 1 6.°, di pag. xvi e 626, oltre xviii module
di registro rurale postevl in fine.
A er queir altissima ragioiie da pochi considerata e da
un minor numero compresa che V umano sapere e iino ed
indivisibile , ne viene che la scienza agraria trovisi in con-
tatto con tutte le scienze fisiche ed economiche dalle quali
essa prende a prestito alcune verita ben dimostrate : ma
pure la scienza agraria non e ne storia naturale , ne astro-
nomia , nfe geografia , ne chimica , ne perizia sui rapporti
e sui valori delle cose che servono a rendere agiato e pia-
cevole il vivere degli uomini. La scienza agraria e propria-
mente I'arte di avvicendare le seminagioni e disporre per
esse i terreni in mode che da questi si possa averne il
massimo prodotto netto ; e poiche gli elementi che entrano
nel problenia variano quasi ad ogni punto della terra col
variare della natura e profondita di un dato suolo, della
sua latitudine ed esposizione, e delle condizioni politico-
economiche del paese stesso; cos\ e chiaro che la soluzione
del detto problema, posti per base alcuni generali principj,
S! ottiene in ogni localita col mezzo dell' osservazione e
deir esperienza , da cui risulta una varieta dei molti elementi
BIBLIOTEOA AGRARIA. o5
die vi cntrano, varieta la quale non e adattablle ad un*al-
tra localita anche assai coatigua.
Premessa questa generica definizione della sclenza agraria
che ci sembro iadispensabile onde chiarire quanto siamo
per soggiungere sull' accennato volume , protestiamo di non
voler essere annoverati fra coloro che giudicano avere la
Biblioteca agraria del professore Moretti invaso gia coa
poco profitto del pubblico, il dominie di molte scienze. Dalla
stessa definizione pero riterremo come dimostrata rutilitache
ne verrebbe , se in ogni provincia fossero sopra una norma
generica descritte le diverse pratiche agrarie, ed esposte
al cribro delLi critica onde persuadere ai privati possessor!
rescluslone di quelle meno ragionevoli e la sostituzione di
altre piu proficue che dovrebbero in ogni ipotesi essere con-
validate da risultamenti di ben guidate esperienze. Da un tal
lavoro che non poca gloria procaccerebbe a chi lo intra-
prendesse, risulterebbero altrettante guide particolari di ope-
razioni agrarie quanti possono essere i prodotti principali
di ogni provincia : quindi V abltatore dei colli Briantei non
sarebbe costretto a comperare quattordici volurai per leg-
gere alcune pagine sulla cultura dei gelsi e delle viti , ne
r abitatore del basso Mantovano verrebbe forzato alio stesso
dispendio per imparare unicamente cio che concerne la
coltivazione e la raccolta del riso.
Air argomento dell' amministrazione rurale si e fatto ser-
vire con molte mutilazioni ed alcune note la parte seuima
ed ultima del A^uoco prospetto delle scienze economiche del
Gioja, stata scritta per V applicazione delle teorie economidie
alia stima dei fondi, e con essa occupasi quasi Tintero vo-
lume di cui pariiamo. E qui toma a proposito una seconda
volta il gia ricordato principio dell' unita dell'umano sapere,
ma non si puo tralasciare di ripetere che I'arte di cono-
scere e valutare i terreni e tutt'alra cosa che 1' ammi-
nistrazione rurale, la quale, nel senso comunemente ricevuto
e praticato, e il metodo disgiunto dalle operazioni tecniche,
con cui ogni proprietarlo tiene registro delle cose sue
quando non lo affidi ad un Castaldo j metodo tanto estraneo
air agricoltura quanto 1' occupazione del merciajuolo dal-
r arte di trattare i metalli e la spola. Questa piu precisa
dichiarazione in che conslsta 1' amministrazione rurale era
Indispensabile per non generare una confusionc d idee ,
e ci pare ben giustiiicata dal solo titolo dei capitoli che
OO BIBLIOTEC.V AGRARIA.
riportlamo a pie di pagina (i) in confronto coi capitoli Jel
Gioja onde vedasi In die stanno i troncanienti al bel la-
voro di un tanto scriuore.
(I) PARTE SETTIMA.
Jlpplicaziune delle teorie economiche
alia sllma de' fondi.
UBRO PRIMO.
Produzione suscettibile.
Seeione rr.iMA.
Circnstame estrinseche che estfndono
o ristrtngono la produzione.
Articolo I.
Clrcostr.nze atmosferiche.
Capo I. Temperatvira.
§ I. Azione clella tetnperatur*.
a. MoiliCcazioni cui soggia-
ce Ja teniperalura.
II. Esposizione.
HI. Uniidlti.
IV, Azione dei diversi g:as, vi-
cende dell' atmosfeia , elettri-
cismo , esalazioni ed altre
Cause lion ancora Len note.
Articolo IT.
Circoslanze tcrreitri.
Capo I. Comhinazioni favorevoli.
II. Conibinazioni contrarie.
III. Corabinazioni che possono cs-
sere favorevoli o contrarie.
Seziokf. seconda.
Cireostanze intrinseche che accrescono
o ristringono la produzione.
Articolo I.
Qualita delle terre.
Capo I. Oaservazioni prellniinari.
II. InOue
produz
III.
del terriccio
le suscettibile.
deir argilla
Infli
produzione suscettibile.
uUa
sulla
sulk
sulla
IV. InHuenja della sabbia
produzione suscettibile.
V. Influenza della calce
produzione suscettibile.
VI. Influenza della profondita del
suolo eulla produiioue su-
scettibile.
LIBRO PBTMO.
Produzione suscettibile.
Sezione I.
Cireostanze estrinseche che estendono
o restringono la produzione.
Articolo I.
Cireostanze atmosferiche.
Capo I. Temperatura.
II. Esposizione.
III. UmiditA.
IV. Azione dei diversi gas, ti-
cende dell'atmosfcra , eletlri-
ci^mo , esalazioni ed altre
cause nou ancora ben note
Articolo II.
Comlinazioni ierrestri.
Capo I. Combinazioni favorevoli.
II. Comljinazioni contrarie.
ill. Combinazioni che possono es-
sere favorevoli o contrarie.
Sezione II.
Circoslanze intrinseche che accrescop,a
0 ristringono la produzione.
Articolo I.
Qualitii delle terre.
Capo I. Osservazioni preliminnri.
II. Influenza del terriccio sulla
produzione suscettibile.
III. Influenza dell' argilla sulla
produzione suscettibile
IV. Influenza della sabbia sulla
produzione suscettibile.
V. Influenza della calce sulla
produzione suscettibile.
VI. influenza del suolo sulla pro-
duzioue suscettibile.
BIBLIOTECA AGR.VRI.V. 67
Ora faremo an cenno anehe delle glosse e note npposte
a detto lavoro del Gioja ; ed in prima credianio cU noa
aver per huono il rimprovero fatto al Gioja stesso nel-
Vavvcrtimento al Icggilori posto in fronte al volume di avere
introdotto nel suo Prospetto delle scicnze economiche una quan-
tita di esempi pigliati la maggior parte didl'Inghilterra, da'.la
Articolo it.
iTetodi per conoscere le qualicii
delle terre.
Capo I. Osservazione.
§ 1. Proiluzioni spontanee.
2. Colore del suolo.
3. Odore del suolo.
4. Sapore del siiolo.
5. Qualita tatlili.
6. Bletodo da seguirsl nel-
1' esame agroiioniico.
7. Notizie ulleriori.
B. Cenuo sulle esjtensioni.
II. Speriraunti.
5 I. Blodi per conoscere il ter-
riccio.
2. Modi per conoscere le
Articolo II.
Metudl per conoscere le qualita
dcHe terre.
Capo I. Osservazioue.
II. Esnerinienti
CEZIOKE TEPZA.
(fiialita e quanlita del prodotti.
Articolo I.
Prodotti vcgetabili.
Capo I. Confronto tra I.i produzione
in piano orizzont.de e l.i pro-
diizifiue in piano inclinato.
IF. Grani c biade.
5 I. Qualiti.
2. Quantita dci prodotti.
III. Boschi.
J I. Utiliti e necessiti dei
boichi.
2. Specie de' bofchi.
3. Andjmento del la jirodu—
zione boscliivn.
4. CauiC rhe licliieggono va-
riaiioni nell' epoca dei
- tagli.
5. Influenza dell'interesse del
proprietario sulle epoch*
de' tagli.
6. Continuaiione dcllo stejjo
argoinento.
Sezione III.
Qualita, e quantita dei prodotti.
Articolo I.
Prodotti vegetabii.
Capo I. Confronto tra la produzione
in piano inclinato • la pro-
duzione in piano orizzontale.
II. Grani e biada.
III. Bojclii.
5S
BtBLIOTEOA AGRilRIA.
Prussia , dalt America , dalla Cina , e poco o nulla appUcabili
alle circostanze tiella nostra agricoltura. II Cioja non intese
a comporre un libro provinciale, ma un libro che conte-
nesse, diremo cosi, le formole general! della sclenza econo-
mica deir universo , le quali formole maggior luce scienti-
fica dovevano spargere quaato plu numerose erano le loro
K 7. Quantita della materia li-
gnosa , in ragione della
qaalita de' terreni e del
periodo dei tagli.
S. Qualita della materia li-
gnosa.
«). Contiuuazione dello stciso
argomento.
JO. Norme per le etime dei
boschi.
II. Continoazione dello (teiM
argomento.
jUticolo tf.
jKTieaio It-
Prodotti animali.
froduzioni animali
Cap* I. Qaadrupedi.
$ I. Yacche e buoi.
Capo I.
<jaadrup«d>.
». Scrofe e porci.
3. Pecore.
4. Riassunto dell'
anno in
prodotti animali.
II, Continuaziono dello ttcsso ar-
II.
Continuazion* d«11a
gomento.
III. Insetti.
111.
gomento.
Insetti.
USRO sseoNDO.
tlBRO 17.
Spete.
Sptte.
AjtTieoLo I.
Spese primitive.
Capo I. Osservazioni generali.
II. OsserTazioni particolari.
J I . Stromenti.
A. Bestie da lavoro.
3. Sementi.
4. Continoazione dello *tOM«
argomento.
AnTieoLO 11.
Spese di coltivaiione.
Capo I. Osservazioni generali.
I 1. Lavori.
«. Foragji.
AsTrcoio I.
Spete primitive.
Capo T. OsserTaiiont ganerali.
II. Otiai'TaxioBi particolara.
JtrreoLO II-
Spelt di caltipaiione.
Capo I. OMarTaiioni gcawali.
BIBLIOTECA AGBABIA. 69
applicflzhr.ni a* rasi prlvati , le cui particolarita egll tolse,
la dove meglio gU apparvero descritte. Da questa osserva-
zioae potrebbesi trarre motivo di cbledere al compllatore
della Biblioteca agrarla se egli la destini alia sola alta Italia,
od a quale altro circondario geografico. In qualunque raodo
egli risponda, agevole sarebbe a chicchessia il trovare ia
quella compilazione meade ben piii rimarchevoli del genere
} 3. Concimi.
4. Legoami e piantagioni.
i. Irrigaziooe.
6. Biparazioni.
7. RlnnOTazioni di bestia.
5. Direzioue de' lavori.
^. Impostc Dazionali e eo-
manali.
10. Intcresse delle tpese tn-
nuali.
1 1 . Intereise della speia pri-
mittTa.
13. Dcduzioni per inforton).
Cap. II. OsMrTazioni particoUri.
} I. Primo esempio.
3. Serondo esempio.
3. Terzo esempio.
4. Quarto esempio.
TJsno TEnzo.
Mhultati de' llbri antecedtnti-, relativi
alia itima td al valore dei fondi.
SczioMB rilHA.
JUfiessieni tulle ttime de' fondi.
Capo T. Suieettibilita de* fondi.
II> CoDtinuazione dcllo ttoso ar-
gomeato.
III. Spese.
SEZtOHB tECOHDA.
SifltsiieHt >ul valore de' fondi.
Capo I. Modi per dcterminare il va-
lor*.
IT. Circostanze ctie influitcona
•ul Talore de' fondi.
J I. Circostanze farorCToli.
5. Circostanze contrarie.
3. Circostanze ehe possons
•ssere faTorcroli o con-
trarie.
III. Vicende nel prcico de' fondi.
Cap. II. OMarraaioni pattieolarh
Biiuleaei de' liiri antecedtnti, ril*ti*i
al valore de' fondi.
Seziouc I.
Sifiessioni sulle itime de' fondi.
Capo I. Siiscettibiliti de' fondi.
II. Continuaziona dello (teuo ar-
gomeuto.
III. Spne.
Seziobe it.
Rijlestione sul valore de' fondi.
Capo I. Modi per dcterminare il Ta-
lore.
II. Circostanze ehe inllaiacoa*
•ul Yalore de' food).
III. Vi'ende ■•! pitzze At faudi.
()0 BIBLTOTECV AGR.VRIA.
dl qnella apposta al Cioja. Non vogllamo con ci(!> scemarc
il nierito di delta compilazioue, lua soltanto accennare
r indeciso confine del suo piano, e la difHcolta di condnria
in inaniera vcrainonte utile al pnbblico e corrlspondente
al suo titolo.
Poco impoi'tanti, o meno esatte sono le note del com-
pilatore , sparse qua e la intorno alle dottrine del Gioja
(e queste note avrelobero doviito essere in qualclie msniera
distinte dalle tante die colla medesima collocazione a pie
di pagina spettano all' insigne autore del testo) : in confer-
ma ci fermeremo sopra alcune di esse.
I." Parlando del climi il Gioja dice che tutta la sponda
meridionale dell' Adda e coperta di vitl, vientre sulla sponda
opposta non crescono se non se i castagni. QuesCo deve in-
tendersi , sogglnnge la nota a pag. 2S, dei luoghi, ove I' Adda
corre da levante a ponente , non del suo corso verso inez-
zodi , ncl quale e fiancheggiata di viti dalle due hande. Ma
ove I'Adda corre verso mezzodi , ossia dal nord a niezzodi,
noil vi e pill una sponda meridionale; dunque ecc.
a." Alia pagina 35 si par la della quantita d' acqna di
ploggia in diversl paesi viportata nel testo compendiato ,
e si cliiude colla sentenza clie jnolto non sono attendihili
questi fatti annunziati soltanto nella geografia flsica di Kant.
Dal Kant il Gioja tolse il solo fatto che la pioggia al
Bengala giunge a pollici cenroventi , e la probabilita di
questo fatto riferito da Kant snlla fede del Magazzino di
Gotba e conferniato anclie da fatti dello stesso genere rac-
colti da Forster e Tardy. Ci splace di non poter airistante
consultare tale Magazzino Ji Gotba, fonte della notizia con-
traddetta onde sopprimere ogni xlubitazione su di essa (i).
3.° Alle pagine 74 e yS con una lunga nota si combatte
il verissimo principio generale portato nel testo del Gioja
che il terreno sabbioso secco e mobile riesce tanto piii fertile,
quanto piu in tutte le sue parti e parallelo all' orizzonte e si
trova in sitnazione piu, bassa relativainente al paese circa-
stante. Sarebbe vano Tanalizzare gli argomenti di quella
(i) Giusta le osservazioni del sig. Adie la quantita di pioggia
nelTanno 1822 giunse a Bombay a pollici 104 (Edimb. Journal
of science n." XIX). Nell' isola di Cuba, poeta sotto il medesinio
parallelo, la pioggia nel i8ai arrivo a pollici i33 ( Eibl. Un.
AvT, 1829).
DTr,LIOTEC\ ACRAUIV. 6 1
not.i nei qnali sembra clie siasi dimenticato die il Gioja
intese, come e evidentissimo, di affermare che fra due
teireni sabbiosi a circostanze pari meno V altezza , il piu
depresso e il piu fertile.
4.° Alia pagina 339, ad una nota sul consutno dei fo-
raggi presa da altra simile nota del testo, si fo V aggiunta
che segue. Domanda Young quanta costi il lavoro di un.
acre di terreno ? casta , risponde egli , la spesa che si fa per
nutrimento , ferratura e cura delle malattie dei cavalli per
tutto I' anno ; per salario dei lavoratori ; per mantenimento
degli aratri e degli altri strumenti agrarj, il tutlo diviso per
il niimera degli acri che I'aratra lavora in un anno. Sui ri-
sultamenti di questi calcoli influiscono il prezzo deUavena,
la forza e la salute dei cavalli., la stagione piii 0 meno fa-
i'orevole per i lavori , tutte circostanze assai variahdi. — Ma
anche rjuesta coda trovasi nel testo, in francese, e rischia-
rata poi coll' ouimesso esempio numerico. In tal maniera
si possono far glosse e note con poca fatica.
Conchiudiamo pertanto che di poco o di nessun lume sono
le scarse note, proprie del compilatore, aggiunte a questa
parte del volume , e che sarelilie stato miglior consiglio il
riprodurre intatto il lavoro del Gioja perfino coi pretesi
scorsivi errori , che tali non possono dirsi i nei in un la-
voro di grandissima lena e di un uomo grande. Potevano
tutt'al piii essere emendati gli sbagli nelle cifre annunciati
neircr./iO ailetlori, e dimenticati o non osservati poi. Che
se la relrglosa riproduzione di una si nobile parte del piii
srandioso concepimento del Gioja non avesse servito al-
r Ammiiiislrazione rurale a cui la destino il raccoglitore
della Biljlioteca agraria, avrebbe almeno giovato a spargere
piii utili lumi sui nietodi di conoscere e valutare i terreni;
the e, come gia dicemmo, ben diversa cosa delF ammini-
strazlone ruiale.
A qualunque buon amministratore rurale riuscira di
niaggiore giovanieato la parte prima dell' appendice (i)
(1) Eoconc la divi^ione.
APPENDlCi:.
Taete I.
Masiime gcnerali direttrici di una buona amministraziont rurale.
If ^1. Introduzionc.
IJ. Jile.j dcir aoiDiiiiistrazione rurale. — Scopo della uiedesiiiiBi
6a UrBLlOTECA ACBABIA.
contenuta dalU pagina 407 alia paglna 5 1 6 usclta tutta inters
e di getto dalla penna del cavaliere Luigi Bossi con quel-
le abbandoao con cui un assennato padre di famiglia parla
in una lunga sera jemale alia sua prima e seconda discen-
denza che stanno raccolte attorno al domicial focolare ad
ascoltarlo coUa maggiore attenzione, Anche in questa pro-
duzione originale il cavalier Bossi manifesta T immensita
della sua dotirina, una grande abitudine all' osservazione ,
e quel cuore che lo rese caro a chiuuque ebbe la fortuna
di poterglisi avvicinare.
La seconda parte dell' appendice con cui si chiude il
volume consiste in varie module di registrature delle spese
e dei prodotti di un podere, giusta I'uso dei ragionieri
lombardi, che non e quello ne della buona lingua, ne della
piu semplice raaniera di registratura.
Ci spiace di vedere quelle module dirette ai fattori di
campagna la cui occupazione in registratura yorremmo li-
mitata ad un giornale o ad una semplice ed unica prima
nota scritta di mano in mano del bisogno in linee conti-
nue ed equidistanti sulla traccia in matita od acque-
rello, nella quale tutti gli elementi di prodotto o di spesa
sieno accumulati con verita e buona fede e contraddistinti
t III. Divisioni natarali dei podcri.
JV. AmminUtratori diversi. — Fossetsori. — Fattori o agenti di cam-
pagna. — Campari.
V. Contratti Livelli — Affitti. — Metzarie. — Massari e pigionanti.
VI. Coloni in generale. — Abitazioni t'urali. — GiDrnaiieri. — Sot-
venzioni.
VII. Bestiami — Attrezzi rurali. — Polli. — Api.
VIII. Diaposiiione piu opporluna dei terrcni. — Ctreali. — Semina-
gioni. — Mietitoia.
IX. Piantagioni Geisi Viti. — Miglioramtnti in generale.
1. Filugelli o bachi da seta. — Amministraaione della foglia d»' gelii,
XI. Frati. — . Ricolta del fieno. — Pascolo.
XH. Vigne Vino.
Xni. Altri prodotti Boschi e seWe. — Loro gOTerno.
XiV. Couservazione de' prodotti. — Loro smercio. — Fieie • tncrcati. —
Esazioni e pagaraenti.
XV. A vvertiinonii generali. — Tenata de' eonli. — Cunclusiene.
Pa»ie II.
Modelll di tavoU per U ttnuta de' eond e per la fornasiane
d' iir% libr* ditto Proviiciali.
A T»«rttni« preliminnri.
JfoduU di icntra i conti pei fattori 4i caiupagnt.
BIBLIOTECA AGBARIV. 63
con un tolo numero progrestivo. Un buon fattore deve
conoscere lo ttato della sua amministrazione dalla sola pic-
cola sua cassa ; sta poi al ragioniere od al proprietario a
classificare gli elementi varj della prima nota del fattore
con qiiell' ordine che piti conviene alia natura , combinata
coir estensione del podere, e cosi comporre il registro o
hbro maestro provinclale ; per il che oltre im po' di arit-
metica elementare a nulla giova la scienza, e basta la
minima dose di buon seaso e di pratica.
Finalmente ci ha fatto rnaraviglia grandisslma cio che
si annunria nel frontispizio del volume, essersi tolto que-
sto trattato non dalle sole opere stampate, ma anche dagli
scritti inediti del Gioja. Nessuna cosa d' importaaza ci parve
di riscontrarvi che gia non sia nelle opere stampate di quel-
1 insigae economista. E poi cosa notissima che i suoi ma-
noscritti e stampati e inediti conservansi tutti nell' I, R.
Biblioteca di Brera, Ora possiarao cou tutta verita affer-
mare che non mai furono essi consultati da alcuno de' com-
pilatori della Biblioteca agraria.
64
Lcttera del sig. Francesco Qera ai dircttori delta
Biblioteca italmna.
Chiarissiini siiiaori Direttori.
G
(hi SI presenta altrni colle stampe h una specie di reo
su di cui tittti haano diritto di decidere , scrisse il chia-
rissimo Sarcone : percio e sempre a tacersi sulla natura
del critico o critici. Non so poi esservi alcniio die abbia
diritto d' immaginare accuse per condannare un tal reo;
e se ua mio ceasore nel dire intorno al mio Saggio sulla
trattura della seta (Biblioteca italiana, tomo 53.°, quaderno
di niarzo pag. agS ) fra altri pensamenti che mi riserbo
a combattere, se ne permise parecchie, credo aver ogtii
diritto a reclamo, e 1' imparzialith che devono avere le
signorie loro non sapra negare un poFto nel loro giornale
alle seguenti osservazioai dettate con I'ordine tenuto nella
censura.
1. Non ho detto della tessitura prima dell' orditura , ne
la tintura trovasi avanti all' applicazion del mordente,
qualoi-a non si volesse che prima di parlnre della forma-
zione dei colori si fosse scritto dell' applicazlone del mor-
dente.
2. Non ho detto che si facciano nella provincia di Como
ooooo libbre soltanto di seta: ma si bene dissi tal quan-
titativo somministrar dessa del titolo di 2a ai 26 d. ,
cosicche e certo die molta puo averne e ne ha di altro
titolo, che per nie non venne inclusa nella somma suespressa.
Inoltre , e potevasi ripeterlo, ho io pure avvertilo non aver
potuto raccogliere che dati incerti sulla quancita di pro-
dotto nelle nostre provincie.
3. Non ho detto che il Piemonte avra forse finito di
vantare le principali sete nel supposto che i soli Piemontesi
debljano rimanersi oziosi ed indolenti spettatori dei pro-
gress! altrui ( lo che sarel^be un senso troppo odioso di
cui non sonocapace), ma bensi perche dietro i progress!
fatti in quest' arte in altri paesi si ottennero bozzoli eguali
ai loro, e quindi mettendovi le stesse cure non ne dovra
risultare in Piemonte una seta raigliore che in codesti
paesi.
LETTKRA, DEL SIC. F. GEUA eCC. 65
4.. Non lio detto die sulla vendita della nierce sui mei*-
cati di Londra si rica\a appena , oltre il valor primiiivo,
I'iniportare delle spcse; cioe questa proposizione del niio
Censure non puo ne deve risultare dal coiito di vendita
per me riportato ad esempio, perclie il Censore stesso
non aveva in esse conto il dato a quo del costo originario.
Sappiasi poi clie il conto e reale , e che lu iiiolto Incroso
al venditor cremonese.
5. Non ho detto che il labbricato per la trattura si
costrnisca colla romana gvandiosita , ne I'avere ricordato
di passaggio Tesistenza di nionumenti grandiosi snrti in
qne' tempi non costituisce un precetto da Imitarsi nel fab-
bricare una trattura.
6. Non ho detto che la volta o soflitta del portico o
galleria si tenga alta piii che sia possibile, perche ho
detto subito dopo su tal base doversi esegnire le aperture
del portico stesso. Ora come potranno qneste essere piii
alte della soflitta a cui dissi elleno arrivare '
•7. Non ho detto che i fornelli del sig. J^atti. sieno a
lodarsi principalmente per la maggiore seniplicita , per nio-
derato costo e per hisinga di una lunga durata. Li cre-
detti e vero lodevoli ed economici, ma per i pvegl ora
accennati ho in vece commcndati principalmente i fornelli
del Santorini, li descrissi minutaniente, li modilicai in piii
luoghi , dettai alcuni cenni sulle singole loro parti ecc.
Di piu ne ho ripubblicato la descrizione negli Annali di
ogricokura , arli , ecc. che si stampano in codesta citta, ed
alcune copie ne dlspensai separatamenle a benemerite so-
cieta ed a distinti trnttori da seta.
8. Non ho detto dei niolinelli subito dopo del fornelletti,
ma tien dietro alia descrizione di quelli la descrizione
AgW apparato a vaporc. Ml e d' uopo accennare anche di
simili cose, perche si asserlsce dal mio Censore die Tar-
ticolo e scritto con Tordine per me seguito nell' opera.
9. Non ho detto, o divisato , di alcuni molinelli ne
ingegnosamente , come si dice, ne altrlmenti. Scusi 11 mio
sig. Censore, io non ho mai agognato die mi si attribuisca
cio che non e mio , ne avra certamente trovato mai delle
frasi die iudichino questo in uessuno de' miel scrltti. Cosi
uon so perch' egli dica, die lo accennai soltanto dei nio-
linelli compostl , nieiUre descrissi 11 molinello piemontese
tomune , delineai un modo per renderlo piu semplice , e
Bibl. liiiL T. LV. 3
66 LETTER A DEL SIG. F. CERA
diss! pur anclie del molinello fatto con telajo sempllcissimo
aveiite una tiliera ed un naspo. Ne puo il niio Censore
acccnnare di piii semplici ?
10. Non ho detto die la bozzoliera dcbba esser niag-
giore glusta il titolo della seta da trarsi , la qnantita ecc. ,
ma dissi i< die in generale ha uno spazio diiplice o tri-
plice del portico ". Ho solo avvertito clie siniili conside-
razioal possono servir di guida nello stabilirne rampiezza.
11. Non ho detto dei meccanismi che servono a cono-
scere i pregi , a piegare e conservare la seta sotto T ar-
ticolo bozzoliera. II capltolo ha in fronte ddla bozzoliera
ed altre parti del fahbricalo. Quindi descritta la bozzoliera ,
cogli utensili che in essa si nsano, non pochi paragrafi
vengono dope sopra altri locali del fabin'icato stesso , e
di poi ove si tratta della stanza in cui si tiene la seta ,
ivi trovasi la descrizione degli accennati istrumenti. Cosi
la stufa venne dal raio Censore posta nella bozzoliera, e
non s' avvide che le parole colle quali diedi principio a
trattare di essa, chiaraniente gl' indicavano aver compita
la descrizione della bozzoliera stessa ed esser per passare
altrove. Di fatti io dissi, pag. 3o6, fuori della bozzoliera
havvi una stanza nella quale ecc. Ecco il modo con che
si segue il niio ordine ! ecc. ecc.
12,. Non ho detto ne tratteimto (*) mai intorno ad una
niia niaccliina per imballare la seta, ne so come mai mi
si voglia cio attribuire , aggirandosi il mio discorso sopra
di una maccliina nsata in varie tratture.
1 3. Non ho detto che la torba ed il carbon fossile
sleno la stessa cosa. Che se al secondo venne onnnesso
per errore di edizione I'articolo, trovansi uello stesso
paragrafo usate sempre le espressioni questi combustihi'.i ,
queste sostanze ecc. le quali si riferiscono a pin cose e
non gia ad iina sola ed identica.
14. Non ho detto che la bozzoliera durante la nottc
debba tenersi aperta. Cio ho soltanto suggerito pei luoghi
asciutti , e dettai le relative avvertenze aliinclie di cio non
abusino i trattori. Snppiasi poi che fuori di Loniljardia
questo costume in detti luoghi e comunissimo , e quindi
non era a chiamarsi inusiUito e contrario al buoii senso.
(*) Noi ju'oduciaiiio la Ko(a tal quale ci e stata trasniefsa : e
pero evidente che, forse per errore di peaua , il \eibo e nnia-
eto niancante del suo accusati\o.
ED OSSERVAZrONI SULLA. MEDESIM A. 67
1 5. Noil ho detto e quindi ancora nieno soslemito nella
descrizione dei diversi paesi, clie ovunnue si possa util-
luente iilare da tre in quattro liozzoli. Basti il dire che
parlando di alcuiie provincie raccomaadai di trarre dai
bozzoli soltanto sete rotonde, e fra gli altri liioglii alia
pag. 177 trovasi « io vonei che si A'alessero ( i trattori
da seta) del inetodo di Vasco , che a suo luogo descrivo,
e facessero scmpre delle sete di un titolo inlimo. "
16. Non ho detto che nelle trattiire a vupore siavi mi-
nor consLimo di legna , uia bensi ho posto in dubbio
questo asserito vaatag^io , qnalora si v'oglia fare i con-
fronti co' fornelli plii economici che abljiamo. Ed e bene
a niaravigliarsi come nella stessa Biblioteca italiana ( voh
47 ) , dicentlosi snlla mia arte seropedica o forse sopra altre
cose che ni' appartengono e non m' uppartengono , sia state
detto con tiitta assicnranza opporsi ai iniei pensieri sul
inetodo a \apore T esenipio costante d' Italia ediFraucia,
cd ora , in \ece di dichiarave il suo sentimento snlla qui-
stione il mio Censore se ne scheinilsca col cliiedenni 110-
velle prove. Ecco uno dei casi in cui questi doveva mo-
strare la sua sclenza , e ribattere o conferniaie qiianto
dissi contro di Ini su questo punto ed anche in questo
Snggio istesso. Dicasi pure cosi di molti altri importan-
tissimi argomenti sui quali niolte son le opinioni , e che
per me disci.rese, non vennero iiemmeno dal mio Censore
iivvertite : anzi egli non voile pur entrare nelle qnestioiii
diverse, cio che era a farsi se I' a more delfarte era quel
solo che lo indnsse a scriver V articolo.
17. Non iio detto ne descritto meccanismi di mia inven-
zlone inservienti alia tortura della seta. II mio Censore mi
vnole a tutta forza un creatore, nia a Ini ripeto quanto
dissi poco sopra.
18. Non ho detto mai di levare i bozzoli dalla caldaja
nelTatto che si rinnova la torcitura pel danno che soflrono
lUu-ante questa breve operazione. II mio Censore legga piii
attentamcnte ove, parmi, credette di trovare tali espressioni
( V'^o- 4'2 e seg. ) , e torse torse vedra perchc , come, in qual
modo c di quai bozzoli dissi convcnir levarsi dalla caldaja.
19. Non ho detto di spegnere il fnoco per estingnerlo
dei unto; qnpsto vocabolo non ha solo il signilicato di
smorztire affaito U fuoco , ma bensi anche Taltro di mo-
dcrarlo ossiii di rcnderlo meno ardent e , meno if\o, ecc.
68 LETTERS DEL SIG. F. GER.V
(Leggasi nel Dizionario di Alherd , neir Ortograf. univer.
enciclop. , ecc. alia rnbiica spegnere. Che cio sia lo pro-
vano le parole dette uello stesso periodo =:= dopo di che
si toalie via il fuoco, ecc). II niio Censore che tanto
iiicate r esattezza e lo studio della lingua non doveva ia-
correre in simile abbaglio. Mi consola pero die in tutte
le cose cir egli mi voile iiotare o far dire nessuna eguaglia
r elogio fatto da lui ad una stufa per soffocare i bachi.
E poi ancora a ricordarsi che nel citato articolo , ricco di
neologisnu ., mostro di averla trovata nel mio libro : e cio
sempre colla solita verlta.
20. Non ho detto che finlti i bozzoli cominci la lilatrice
a scopettarli, ma bens'i a scopettarne di nuovi. Non so com-
prendere come non si voglia leggere , lie iateudere cio die
pur si vuol censurare !
Ne son qneste sole, ne e la prima volta , o diiarissimi
Direttori , die somiglianti accuse mi si dirigono dal loro
giornale. Anzi io avrei anche al presence tralasciato di ri-
spondere direttamente , se il mio Saggio appartenesse rneno
a me che al celeberrimo prof. Moreiti, direttore della Bi-
blioteca agraria^ della quale fa e pub far parte.
Mi rlservo poi a discutere nei sopra citati Annali sovra
i singoli argomenti di che tratta T articolo , ^lon die su
quelle note die per avventura far si potessero a queste
mie osscrvazioni. Intanto ho T onore di dicliiararmi
Delle loro signorie ill.
Uniil.° devot." servitor*
Francesco Gera.
Pavia, 5 maggio 1829.
Osservazioni sidla Letter a precedente.
1. II iiegare i fatti fu sempre il piu facile ed il piu co-
medo sistema di difesa; ma basta aprire il volume per
accertarsi che il nostro autore parla a pag. 122,, §S 82,
83 , della tessitura, dei licci , della navicella, delle diverse
specie di telai , ecc. ed a pag. laS, §§84 e seguenti,
deir orditura ; e che dopo aver trattato, pag. 60 e seg.,
non solo della formazione dei colori , ma della loro appli-
cazione (pag. 78 § 3o), termina T articolo delle tinture
(pag. 120) esponendo la definizione e I'uso de'mordenti,
ed aggiungeiido alcune parole sui reattivi.
ED OSSERVA.ZIONI SULL.V MFDESIAIA. 69
2. Intorno alia c|uantita di seta prodotta dalla provincia
di Como il testo contieiie queste nude e precise parole :
Qufsta provincia produce circa cjoooo libbre di seta da 22
a 26 dinari: ne il lettore poteva immaginarsi die in un
capitolo che tratta in generale delle sete dei varj paesi ,
si registrassero le niinori qnantita e si omettessero le mag-
giori. Ne vale la scusa clie T autore arreca di non avere
potato procnrarsi die dati incerti, posciadie 1' incertezza
di essi dati poteva bene indurlo in qualche errore intorno
ad alcune centinaja di libbre, raa non mai in uno sbaglio
COS! enonne qnal e qnello di cinque sesti ; oltie di che
per poca cura die si fosse dato gli sarebbe agevolmente
riuscito di rinvenire il nuniero esatto.
3. Anclie qui a plena nostra giustificazione ci bastera.
trascrivere le parole del testo: Non e gran tempo che que-
sto regno vanta le sete principali e forse AVRA finito di
vanlarle, merc'e i progrcssi che fecero e fanno allri paesi
d' Italia.
4. So cjuegli ch' egli chiama Censore non ebbe il dato a
quo, di chi e la colpa se non del sig. Gera •* Egli die si
estende a dare consigli , ed a suggerlre modelll da segnirsi,
perciie mai nel suo conto alle diverse spese d' imballag-
gio, ecc. ila liii indicate non ha premesso il valore della
seta greggia in Cremona od in Milano' .... Perche la-
sciar in bianco le spese non nieno rilevanti da lui sol-
tanto accennate d' interessi della somma di senseria , di
provvisioni, ed inoltre perche non agginngere il carabio
di Londra, e poscia fare una somma totale che si potesse
mettere a fronte del ricavo onde scorgere il guadagno fatto ?
Se un ragioniere gli preseatasse il conto da lui dato per
modello se ne chianierelibe egli contento ' Cotale conto puo
dunque essere reale per lui, perche puo supplire colle
altre sue niemorie alle reticenze, nia sara sempre per chic-
diessia un vero enigma.
5. Egli ci propone i Romani a modello, siccome quelli
che seppcro dare solidith agli edifizj non colla scelta dei
materiali, ma nel saper far uso di qualunque specie di
essi. Ma se i grandiosi nionumenti de' Romani seppero re-
sistere alT urto de' secoli , cio devesi in gran parte alia
<iualiia dclle materie adoperate. Rimane adunque a deside-
rarsi che raiitore ci riveli il secreto di costruire coi ma-
teriali romuni, edifizj d' una egualc solidita.
yO LETTERA DEL SIC. F. GER V
6. Dicemmo, e ripetiamo die sarebbe stato cT nopo ar-
vertire cbe la volta o sofFitta si teaesse nita pin cbe fosse
posslbile, perocche da quanto accenno T aiUore nella sna
opera, § 287, la sommitd dedi archi ddle aperture ddla lure
dover arrware alia soffitta , e da quanto agginnge nella sua
lettera su tal base doversi eseguire le aperture del portico
stesso , non ae segue ch' egli abbia indicato, come pur
avrebbe dovuto, die si debba dare alia soflitta o volta
nn' altezza conveniente alio scope , trattandosi soprattutto
deir erezione di una nuova filatura ; perocche la soinmith
degli arclii delle aperture potreljbero pur arrivare , come
vuole I'autore, alia soffitta, seiiza die questa otteaga Tal-
tezza die si conviene.
■7. L' autore parlando delle diverse fogge di fornelll di-
chiara, p. '240', die in quelli del Rattl si mette a profitto
tutto it calorico svolio dal corpo die si mette ad abbruciare,
e poiche c|uesto e lo scopo principale a cui tendono i di-
vers! miglioi'amenti , pareva die colle parole qui riferiie
egli desse ai fornelli d^l Ratti sopra d' ogn' altro la palma.
8. II paragrafo die contiene la descrizione delPapparato
a vapore comincia colle parole : II fornello 0 apparato prnid-
pale , ecc, la difficolta che qui I'autore ci muove cade dun-
que da se^, purche egli sostituisca alia parola forndletti,
la parola fornelU die noi abbiamo rcalinente usata nel no-
stro estratto. Del resto poiche nelP opera del sig. Gera ,
scritta con una mirabile regolarita , V apparato a vapore
torna di nuovo in canipo a pag. 388, avevamo riserbate
a quel liiogo i nostri riflessi suU' utilita di quell' inven-
zione.
9. Ci lirnitiamo a riferlre le frasi usate dalT autore, le
quali ci avevano indotto a credere ch' egli si attribuisse
r invenzione di diversi meccanismi , alcuni de' quali ci
parve di poter qualificare per ingegnosi.
Pag. 279. Tutto esperito e tutto iudarno ( intende dei
meccanismi immaginati da altri autori ) peofosi nel 1825
all' I. R. Jstituto in Veiiezia una macchinetta ecc.
Pag. 281. Sopra queste due cstremitd, trovansi i fori ai
quali 10 vORBEi die venissero innestuti altrettantl globetti di
porcellana di Reaumur.
Pag. 284. Sara forse con quest' aggiunla (d'un sifone)
che avremo delle macdnne capaci ecc. lo sarei troppo Fon-
TVNATO se questo dovesse avvenire ecc.
ED OSSERVAZIONI SULLA. MEDESIMA. 7 1
Pag. 317. Era d' uopo cercare un mezzo die fosse piii
comodo . . . eccolo . . . alia cassa si levano prina i due terzi
superiori che facemmo dlvisa, ecc.
Pag. 412. Oggi poi che ho svggerito il sifone di vc'
tro , ecc.
Pag. 414. Dettai poscia i migliorainenti che potrebbonsi
adottare.
Pag. 417. QuESTO meccanismo per me modificato parnii
molto migliore d' ogni altro.
10. L'aatore, pag. 3o3, cosi s' esprirae : La bozzoliera
sara tanto piii grande quanto che il trattore vorrd formare
delta seta da 30, 3o, 40 e piii dinari, 0 trarre per un
tempo piii o meno lungo , od anche in alcurd giorni di pri-
mavera. In generale ha poi uno spazio duplice o triplice del
locale delta trattura. Ora qual cosa deve servire di norma
air ampiez7,a della bozzoliera, se noa e la quantita de' boz-
zoli che vi si debbono collocare? Ed il niodo di avere
questo date, qual altro sara che il numero de' fornelli , ed
il coasiuno giornaliero de' bozzoli ?
11. Noi siaino sempre della medesima opinione che I'au-
tore abbia abbandonato 1' ordlne naturale delle niaterie al-
lorche sotto 1' articolo che ha per titolo Delia bozzoliera ed
altre parti del fahbricato coUocb la descrizione degli stro-
meati che scrvono a piegare e conservare la seta. La
stufa air opposto , di cui si parla sotto questo medesimo
articolo , era realmente al suo luogo , ed egli s' imaiagina
ua' obbiezioiie die da noi non gli venue fatta.
12. Veggasi cio che s' e detto sotto il n.° 9.
I 3. Ammesso l' errore di stampa nel snpposto articolo, ci
basta che l' autore non abbia nulla a ridire su qnaiito abbia-
mo esposto contro di lui intonio all' nso del carbon fossile.
14. Noi igaorianio che fuori di Loinbardia i'uso di tener
di notte aperte le bozzoliere sia comuiiissimo; avreinmo
percio desiderato che I'aiitore ci avesse messi a parte di tale
sua erudizione coll' indicarcene i hioglii;, a noi basta pero
il sapere per una lunga e costante esperlenza , che i boz-
zoli non ricevono alciin d;inno dalla siccita, che lo rice-
vono grandissimo dall' umidita se ad essa vengano esposti,
e che non ]Jotrebbe in \erun modo essere ad essi utile
quell' alternaiiva dell' asciutto nel giorno e dell' umido nella
notte. Ne crediamo che alcuni de' filandieri Lonibardi, i
quali usarono ed usano tuttavia di filare anche in prima-
vera i bozzoli dell' anno antecedente senza accorsrersi di
'72 I.r.TTKRA DEL SIG. F. GERA.
vernii progliKlizio, sebbene quest! abbiaiio avnto tempo
di asciugai'si assai , siano per appigliarsi a tale di liii sug-
gerimento.
1 5. L'autore dice a p. 884 che dalla scelta dei bozzoli
molto dipende la qualita della seta : certo c!i' egli qui iii-
tese di dire dalla qualita dei bozzoli, poiche nel linguaggio
dell'arte per scelta vuolsi iiitendere il distinguere la qua-
lita , non lo sceverare i buoni dai cattivi. Si fa poscia a
proporre che iii una filanda, p. e., di quaranta fornelli la
meta debba lavorare una seta sopraffina ecc., dieci una piu
rotonda, e gli altri lavorar quella d' inferiore qualita. Non
e egli questo un generalizzare il precetto , applicandolo
a qualsivoglia filanda •, e non solamente nn asserire , ma
ben ancbe uu consigliare clie in qualnnque luogo abbiasi,
anzi debbasi lilare da tre in quattro bozzoli ? Ne osta
cio ch' egli accenna nella descrizione delle sete di Mantova
a pag. 1775 perocche il precetto dato di sopra e generale:
cio che dice di Mantova vuol essere inteso come una cosa
particolare , un' eccezione.
16. Dopo di aver asserito tanto nell' opera di cui si
tratta , pag. 388, quanto nella sua arte seropedica che
r introdotto uso del vapore ci apporta pure dei risparini reali
circa al combiistibile , ed aver ripetuto a pag. 388 ed ag-
giunto a pag. 389. Dunque ritengo per dimostrato che il
metodo a vapore apporta. qualche vantaggio ( prima erano
risparmj reali, ora e un qualche vantaggio) nell' econo-
mia del combustibile , protesta nella sua lettera di non aver
parlato in cotal tenore, ed anzi dopo tali chiarissime pa-
role pretende d' aver soltanto posto in dubbio questo asserito
vantaggio, e ci punge per che non siamo entrati in rilievi e
confutazionl maggiori, che far si potevano su tutto cio che
egli scrisse e massime per rispetto al vapore. Ma con qual
opinione poteva egli parlare in favore della recente appli-
cazione di esso vapore alle filature, se di primo slancio
a pag. 1 5 della sua opera a chiare note dichiara essere
questo metodo da sbandirsi? Ma poiche il sig. Gera c' in-
vita a trattare piii difi'usamente quest' argomento ed a ri-
battere cio ch' egli scrisse contro il compllatore dell' arti-
colo che fu inserito nel vol. 47, pag. 463 di questa Bi-
blioteca , diremo prima di tutto che non gia Gensoul, come
erroneamente si asserisce a pag. 14 del Saggio , ma bensi
BioUey fu quegli che venne chiamato a Milano dai si-
gnori Porro Lnmbertenghi e Robaglia , onde assistere alia
F.D OSSERVAZrONI SULL.V MEDESIMA. J?>
costrnzione e mettere in opera il nnovo apparecchio ; che
ai solo Latnbertenglii venne allora aggiuciicato il preiiilo della
medaglia d'argento (i)', a! quale congiuntamente al sig. Ro-
baglia fa rilasciata la )->atente di privativa , noa gia ai
fratelli Brnni , ai qnali t'a dai snddetti posteriorinente ce-
duta ; che solo alcuni anni dopo i Brnni ottennero nuova
patente di privativa, ed uii premio dell" Istltuto non per
r introduzione, ma per alcuni perfezionamenti apportati
alio filande a vapore, ai cjuali avendo avuto parte il mar-
chese Cusani, fu esso pare decorato di special premio.
Rettificate queste piccole inesattez/e, Aeniamo al panto prin-
cipale e vediamo come si possa sostenere la strana e gra-
tuita sna asserzione che il Piemonte quasi tutte clistnisse le
sue tratture con questo metodo eseguite. A tacere delle altre,
noi conosciamo le filande, da lui stesso mentovate a pa-
gine 1 86 e 187, di Gahaldoni e di Palestrini a Mede , e
di Gazzaniga alia Stradella , le qaali sono certamente a
vapore, le due prime corrette, la terza fatta nuova da
Leoaardi :, ed il loro prodotto e sift'atto da incoraggiare I'in-
troduzione del naovo metoflo.
Nel nostro regno poi ci si faccia conoscere di grazia
una sola almeno delle lilande nella quale il metodo sud-
detto, introdotto dapprima, sia poi stato abbandonato. /< Nel-
" r apparato a vapore, segue il nostro avversario, presto
" cominciano le spese , e vanno sempre progredendo sino
" al 3o.° o 40.° anno; nel quale conviene rinnovarlo presso
" che tutto. " E qui conviene intendere cli' egli parli delle
spese di riparazione : che esse poi vadano sempre progre-
dendo e che superino di gi-an lunga quelle occorrenti nelle
filande a fuoco . e cio che rimane da provare. Basti qui
il riflettere che il levare e rimettere le bacinelle anche
per esaminare ed aggiustare i fornelli , i condotti del fumo
ed ahri accessor] , importa un annuo dispendio, il quale
coi tavolini applicati al vapore viene del tatto risparmiato.
Su qual fondamento poi potrebbe mai asserirsi che al 3o."
o 40.° anno debba rinnovarsi T apparecchio, se i primi
eseguiti nel nostro regno non contano ancora 1 5 anni di
data? Noi abbiamo quest' anno visitata una delle piu antiche
filande a vapore introdotte fra noi, ne vi abbiamo potuto
trovare alcan indizio della supposia ossidazione e distruzione
(i) Non quelio della meda^lia d' oro , coaie per errore venne
asserito negli Annali di tecnologia, vol. VI, pag. 21.
^4 LETTERA r>Kr. SIC. F. CER \
del metallo prodotta dal vapore , die e quanto dire dal-
r acqua para e distillata. Sara forse vero clie per qnalihe
circostanza particolare il cav. Coniello presso Bassano abbia
do\'Uto rinnovare il sao apparato: intanto Tha rinnovato noii
isbandito, il clie viene a diinostrare cli'e^li e persuaso del
vaataggio di cotal metodo. Dalla prima di dette niacchine
che gia accennammo erettasi alia cascina Lamberteaghi nel
i8i5 a qaesta parte qiiaiite correzioni ed aggiiinte, quanti
raigliorainenti noa si sono niai iinmagiaati? Potra il sig. Gera
essere certo clie altri e maggiori perfezioaamenti noii si
possano immaginare in avvenire ? Ai iiostri Leonardi poi,
ed ai nostri Brnni noii mancaiio le commissioni, ma pint-
tosto manca il tempo per eseguirle , si clie fino ad oggi
eglino molte ne costruiscono oga'anno, ed in Lombardia
ed al di la dell'Adige ancora , e per qnanto dica il signer
Gera pare che non correranno rischio di mancarne in avve-
nire. — Da ragguardevolissimo filandiere fnmnio assicurati
die sessanta fornelli a vapore consnmarono al giorno cen-
tinaja 18 di legna per la filatura compresovi anclie T oc-
corrente alimento per la stnfa , il qiial calcolo e appog-
giato a dieci anni di non intenotto esercizio ; mentre colla
filanda a fuoco occorse fin adesso poco meno di mezzo
centinajo di legne per ogni fornello al giorno, oltre la por-
zione die dovette servire per la stufa.
Col metodo a fuoco non abbiamo sempre un costante
regolatore pel faoco stesso a fornello per fornello , oltre
la perdita delle legne, die e inevitabile allorche debbesi
ridnrre alia dimensione del fornelletti.
Ne deve ommettersi la maggior proprieta e polizla che
si ha nel locale delle filande a vapore, e la salubrita poi
di qnanti vi lavorano per entro. Qnanto alia qnantita della
seta ricavata, non si scorge e vero una notabile difFerenza
fra i due metodi, ma questa e ben notabile quanto alia lu-
centezza , al colore e alFintrinseca qualita della seta. II va-
pore che di continuo dal piii al meno entra dai tnbi nelle
bacinelle fa si die T acqua rinnovandosi si mantenga co-
stantemente piii limpida , lo che non ottiensi coi fornelli
a fuoco. L' esser tolto ogni pericolo di fumo, allontanato
il polverio che la cenere ed il trasporto delle legne pro-
ducono , materie entrambe che di leggieri si attaccano al
filo umldo nell'atto che avvolgesi e trovasi snl nnspo , van-
taggi sono tutti che concorrono a dare migliore lucentezza
ed eguagUanza nel colore. La concozione della seta sembra
ED OSSERVAZIONI SULLA MEOESIMA. ^5
essere piii perfetta, giacche essa riesce migliore alia tiii-
tura , e masshne nei piu dilicati colori; e le niaestre e
Taspiere meno distratte attcuiler possoiio assai nieglio al
dover loro, ed alia maggiore precisione e seguentezza del filo.
17. Qiiauto alle iiivenzloni che il sig. Gera vuole che
da noi gU sieiio attrlbuite gratuitamente, veggansi i passi
riferiti sotto 11 num. 9. Aggiuiigeremo qui soltanto quello
che avremmo dovuto accennare in allora , cloe che non ci
aggrada la sua massima, p. 419 <• di torcere le nostre sete
» quanto che non arrivi a togliere la durata della croce
» ( per ) un piccolo groppicino causato solo talvolta da
" una breve e seinplice dnphcatura della hava nell' atto di
" mettere un liozzolo in azione " e cio perche stabilisce
la continuita come un pregio della seta.
Ma a questa qualita ( che in termine delFarte sarebbe
meglio chiamata seguentezza ) pare a noi che debba in
generale andar innanzi la maggior nettezza e quindi la
maggior sanita del lilo. E T au'ore stesso poco dopo sem-
bra venire nella nostra opinione dicendo: quanto maggiori
o piu aciUi sararaio gli aiigoli formati dalla croce , tanlo
maggiore sard la loro azione, e piii lucida sard la stta, e
doveva aggiiingere e tanto piii sana.
18. Le espressioni come intercssi di levarli (i bozzoli )
dalla caldaja toslo die il filo si rompe percli'e ecc, sono del
tutto inesatte, e conveniva indicare che rompendosi cotali
fili, sia o no nel tempo della torcitnra , avessero a levarsi
quando la maggior parte de' bozzoli fosse terminata, per-
che altrimenti facendo ne risulterebbe V inconveniente da
noi esjiosto.
If). II significato di spegnere per rendere meno ardente
ci sembra assai dubbio: la Crusca lo esclude, e rAlljert:
che lo reca non lo sostiene con alcuno esempio. Noi ne
citeren)o uiio d'autor classico che prova in vece il contrario :
« Benclie non si vegga onde o da qual vena
" Venga Facqua che il fuoco spenga in parte
" Aniore ha pur no\e versuzie ed arte. "
( Lor. de Medici, Cant. 5. )
Se spegnere volesse dire smorzare in parte, il secondo degU
allegati versi conterreblie un non lodevole pleonasmo. Ma
comunque sia , sono sempre da fuggirsi nelle opere dida-
scaliche . ed in quelle specialmente che servlr dehbono alle
persone meno colte, 1' uso di vocaboli inusitati oppure di
doppio senso.
76 LETTERA DEL SIC. F. GERA. CCC.
L' autore poi va Inngi dal vero se suppoue die nel
suo libro siasi da noi coiidaniiato V nso di frequenti neo-
logism!, i qnali sono indispensabili nel trattare delle arti,
e soprattntto d' u 11' arte in gran parte moderna, come e
quella della filatura della seta. L'' esattezza e lo studio della
lingua che gli abbiamo raccomandata e gli raccomandiamo
di nuovo riguarda la sintassi , la quale e necessaria tanto
nelle opere letterarie quanto in quelle che trattano delle
scienze e delle arti. Per meglio far intendere a che cosa
miravano le nostre critiche avevamo creduto che bastassero
i pochi periodi tolti dal libro del sig. Gera e riferiti in
nota, nei quali gli errorl di lingua sono per se stessi evi-
dent! ; ma sul nostro esemplare ne avevamo segnato un
gran numero d' altri di egual conio; come per esempio i
seguenti :
lo non descrissi poi a dilungo che quegli apparad di cui
i trattori fanno generalmente costruire dal piii vlcino muratore.
liuggero re di Sicilia fece parecchi sbarchi delle sue
genti in Atene , Corinto e Tebe (qui T errore e di geogra-
fia : Tebe non fu niai citta marittima, ne dopo il diluvio
d'Ogige, alcuno ha mai navigato sul territorio della Beozia).
Un nuovo istromento venne perb a conoscere questo pre-
gio nella seta ( cosa portentosa, un istromento dotato d' in-
telligenza ! ).
IVon saprel precisare il quantitativo delle sete che pro-
duce r Italia , ma le nozloni che si possono avere ( al no-
minativo nozloni manca il verbo), seinbra che ne produca
dinari , ecc.
Ill questo esame ho segnito I' or dine che il dotto signor
Carta tenne nel suo Manuale di geografia moderna die gode
ineritaniente il suffragio dei dotti , e che fralle belle ed estese
nozioni di cui e a dovizia fornito , trovasi spesso annovcrnto
il prodotto della seta ( il relative che domanda un verbo
che lo sostenga ).
20. Bisogna quindi fatta una scopettatura aspettare che
la trattrice termini quasi i suoi bozzoli, e poi metterLi nel
vaso e consegnarglieli subito. Cosi nel testo a pag. 433,
eve per togliere T equivoco era necessario avvertire in una
nota che quel li non si riferisce at suoi bozzoli, ma ad al-
tri bozzoli nominati in un precedente periodo.
In verita ci sembra che il volere divenlre autore prima
d' avere apprese le regole della sintassi sia la stessa cosa
che il tessere prima d' ordire.
77
APPENDICE,
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.
Hlstolre nalurelle dcs Mammiferes avec des figures
originnles colorices , dessiuees dapres des animaux
vivans. Par BIM. Geoffroy- Saint -Hilaire et
Freder. Cuvier. — Paris, i8 18-1829 ( i."* ediz.
in gran fog-, a." in 4." ) (i).
Oiseaux du Cabinet du Roi puhlie par MM. Vieillot
et Ovdart. — Paris, 1819-1827. — Planches co-
loriees d' oiseaux, etc. Par M. Vieillot. — Paris.
Histoire nnturclle des Puissons par M. le B.""" CuvlER
et par 31. Val'^nciennes. — Paris , 1828-29 ,
I.' ediz. in 8.° con fig. col. (2).
1
mammiferi, per la primnzia loro, soffermarono seinpre
in particolar guisa V attenzioue dei naturalist!. Cio uoa
pertanto tU gravi errorl eel inesattezze ridondano tutte le
opere noii receatl che trattano la loro storia. Le figure di
questi animali o perche desunte da spoglie guaste o mal
preparate , o perche da incsperta e fors' anco capricclosa
mano scorrettainente eseguite , non si possono considerare
(i) Delia prima di qiieste due niagnificlie edizioai , veraraente
degna delle graiidi BiI)lioteclie , si oono sinora pubblicati S() fa-
sciculi. Se ue conserva uu bellissiiiio eseniplare nell' I. R. Biblo-
tcca di Brera.
(a) Di questa edizioiie non nieno bella dell' antecedente, quan-
tiinqiie in 8.°, sono finora pervenuti all' I. R. Biblioteca di Brera
due volumi colle tavole egregiamente miniate , alciuie iu foglio
altre in 8.°
-8 , A P 1' E N D 1 C E
sovente che cjuali abbozzl assai imperfettl. Le descrizioni
de' inedesimi uial corrispondono esse pure noii di rado alia
realta , perche,oltre alle iiiesattezze c!ie poterono derivare
dallo stato di alterazioiie degl' individni sui quali caileva
Tispezione, non si seppero senipre cogliere con aggiusta-
tezza i tratti caratteristici delle slngole specie, male ne
vennero espresse le difl^erenze , e ne risaltarono per coii-
se<^ueiiza ainbignita , sconce confiisioni. Aggiuugasi che
molti non essendo al)ilitati ad avere innanzi agli occlii
tutte le specie di cui imprendevano a fornire una descri-
7,ione apparentemente nuc^va, come meri copistl , togliendo
caratteri da piii descrizioni discordi , e fors''anclie appar-
tenenii a diverse specie ( ingannaii dalle sinonimie ) com-
posero libri descriventi, in molta parte, esseri immaginarj
o mostri. Le grandi variazioni cui vanno soggette il piij
delle specie inammifere col variare*di eta, costituiscono
un' altra sorijente d' inesattezze e di errori , avvenendo die
si pi<Tlino qualita incostanti per caratteri specilici. Burton
stesso , ingannato da diversita di tale natura , moltiplico
sino tre volte diverse specie. Alcune d'altronde hanno tanta
somii^lianza tra lore die sarelibe impossibile distingiierle
coUa sola descrizione ; cosi a questa deve andar senipre
associata un' esatta tignra colorita : ogni lingua, per quanto
ricca di vocaboli , trovasi pur troppo inctta ad indicare
con sufficiente esattezza le forme ed il colorlto degli ani-
niali, e dei mainmiferi in ispecie. Per ottenere pertanto una
storia naturale dei mammiferi scevi-a di graadi mende dal
lato delle iicure e delle descrizioni, egli e d'tiopo sottoporre
diversi loro indlvidui vivcnti ad una protratta osservazione.
La possibilita di cio conipiere non si pno rinvenire die
entro ad un ricco parco. Ivi e dove si possono seguiie le
uioditicazioni die T eta induce snccessivamente •, paragonare
le specie piix soiniglianti die allignano sovente in contrade
molto disparate, e determinartie le piii leggieri differenze.
Il celebre parco di Parigi ha ofFerto ai signori Fcderico
Cuvier e GeofFroy Saint Hilaire T opportunita d" istitulre
le convenienti osservazioni sopra tin numero assai grande
di specie, ed appunto coi risukainenti ottenuti , per un
ragguardevole periodo di anni, in quel recinto eglino hanno
estesa la storia naturale dei mammiferi , non Iia guari con-
dotta a compimento. — ^gi^i animale vi si vede rap-
presentaLo in prolllo, perche in questa posizlone si puo
F iRTE STRANlERA. -()
uieglio rilevare 1' insienie delle forme e la fisonomia : se rie
da poi anclie una liguia di faccia allorquando si repiua
necessario di osservare cosi raniniale per meglio cono-
scerlo. la cjnanto alia descrizione , s' insiste particolaruicnte
sui caratteri specilicii \ale a dire siille speciali parti (detla-
gli) dcgli organi di mandncazione, dci sensi, del nioto e della
gencrazione; siiUa natura ed i colori dei peli , e sulle par-
ticolariiii clie oflYono per avventura grintegunienti. Si espone
in segnito qnanto si e osservato sull'uso degli orgaai , ne si
omuielte di riportare que' fatti die si soiio potuti raccogliere
iiitorno al carattere, alle abitudini ed all' intelligenza : tra
le osservazioni estranee vengono adottate appena quelle di
uii' autenticata esattezza. L' articolo di ciasciieduna specie
viene nobilmente incomiaciato con qualclie saggia coiiside-
razione lilosolica , suggerita da una o plii pariicolarlta spet-
tanti alia specie medesiuia: ael clie e veramente ammira-
hile la felice rinnione di due qualita hen disparate negli
esinij collal)oratori ; cioe una singolare attitudine per 1' os-
servazione la piii minuta , ed uno spirito peaetrativo che
sa dalla osservazione dei fatti sollevarsi alia difficile in-
terpretazione delle jnirabili e spesso recondite intenzioni
della Natura. Lo stile puo dirsi emulo di quelle diBuft'on,
ili cui semljra abbiano seguito anclie I'andamento descrit-
tivo e la semplicita del linguaggio tecnico: sotto 1' Influenza
di tali circostanze scompare tutto cio clie la scienza puo
avere di arido e di uniforaie , e quindi viene a rendersi
accessibile anclie da coloro clie rifuggono dallo studio dei
libri troppo raetodici, sovraccaricati per T ordinario da uu
gran fascio di greci vocaboli.
Ad alcuno non andra a grado di trovare Imitato il Buffoii
ncir oauuissione di ogni classamento e di sinonimia: e bene
pcro clie si ascoltino le ragioni per le quali gli autori si
sono astenuti dal comportarsi altriaienti. Ecco come si esprl-
niono in proposito : — In un' opera di Zooloniia e iiiipossibile
di dispcnsarsi da ogni classilicazione : vi lianno delle specie
tra loro tanto somiglievoli , altre in vece tanto diverse che
le loro riunioni e i loro alloutanamenti si fanno quasi in-
volontariauieute : lo stcsso Butlon non ha sempre poluto
csiuiersi dal valutarle. In clie pero consistauo le somiglianze
e le dilferenze nol non abbiaaio cercato di risolverlo : il
nostro scopo essendo quello di dare osservazioni precise
a coloro the vorranno occiiparsi di tali probleiui diflicili.
8o Al'PENUICE
ci siamo astenuti da ogni esposizione a tale riguardo. Noi
avremmo persino datt sole monografie, qualora iion aves-
siino incontrato T inconveiiiente di ripetere ia ciascuna
le stesse descrizioni e nei niedesinii termini. Abbiamo
pei'tanto riuiiiti in articoli generali le particolarita di or-
ganizzazione comuni alle specie , che per accordo di tutti
i natnralisti non possono essere disgiunte. Ognuno ha
quindi la liljerta d' impiegare il metodo die piii gli ag-
grada , e di scegliere i caratteri delle divisioni in quel si-
stenia di organi che gli piace. E per lasciare un' indipea-
denza ancor piii grande non aljbiamo dato alle singole
specie che un nome proprio, ed il testo di ognuna di esse
porta una paginatura particolare. — Non potendosi stabi-
lire una classiticazione di un merito incontrastabilmente
superiore a tutte le altre, il riservato procediniento degli
esinij collaborator] non puo che apparire conimendevole:
come guarentire d' altronde piu die un numero limitato
di casi, la corrispondenza della sinoniniia , in mezzo alia
tanta erroneita in essa occorsa? In una seconda edizione ,
che va uscendo parimente in Parigi , si e introdotta una
distribuzione sistematica, e si son fatte precedere alia
descrizione delle specie le osservazioni proprie al genere
in cui si sono riunite. I novizj vi troveranno preferibil-
inente il loro conto. La prima edizione _, di formato in fo-
glio , riesce d' altronde assai costosa , mentre la seconda ,
per essere in quarto, importa la meta circa ^ ne riraane
punto indietro pel merito litografico.
Per quanto si faccia onde portare anche iiell' Ornitologia
le emendazioni di cui essa pur grandemente abljisogaa , per
difetti analoglii a que' die abbiamo ricordato nella inammo-
logia ; non e sperabile che vi si possa pervenire in guisa che
un numero ragguardevole d' inesattezze non vi si venga a
discoprire col moltiplicarsi delle osservazioni. Gli uccelli
vanno soggetti , in generale, ancor piii dei mammiferi a
grandi variazioni di abito : sorgente vi ha quindi in essi ,
corrispondentemente, piii feconda di erronee determinazioni.
Incontrasi un insornioatabile ostacolo al toglierle per in-
tero neir impossilnlita di seguire piu che assai parzial-
niente, iiegF individui viventi, le mutazioni indotte dalF eta :
molto pero possiamo attenderci dalle diligenti osservazioni
che si vanno facendo nei varj paesi sugli uccelli loro in-
digeni. Dobbiamo in questi ultimi tempi i piu segnalati
PARTE STRANIERA. 8 I
w€rvigi , per codesto si numeroso e brillantissinio ramo di
zoologia , al valo»e ed alio zelo di diversi ornitologi: i
risuliamenti della loro immediata osservazione sovra ii to-
tale delle specie conosciute ci vengono consegnati merce
di opere grandiose. I sigiiori VieiUot e Ondart hanno teste
descritta e rappresentata con inetodica distribnzione una
nunierosa scrie di nccelli appartenenti al ricchissimo ga-
binetto del re di Francia : opportunissima e una tale opera
per r istruzione dei principianli : Vieillot ha pubblicato
contemporaneamente a Parigi 1' Ornitologia francese con
figure. — Un altro gi-ande lavoro ornitologico , non meno
utile del primo dobbiamo al celebre Temminch ed al bar.
Laugier : cioe la continnazione delle planches enluminees
di BufFon , sotto il titolo di planches colorites d'oiseaux.
Vi sono rijjortate non solo le specie non descritte in
queir Ornitologia, ma anco le impropriamente in essa de-
lineate; caso a dir vero assai frequente ( Le paradisee, p. e.,
vi sono si mal raffigurate , die impossibile riesce il fonnarsi
una giusta idea delle forme e del lusso di nccelli tanto
celebri ). Le riccbissime collezioni degli autori , quelle di
Parigi e le piii rinoiuate d' Europa , vennero poste a con-
tribuzione: il diligeate esame comparativo ba fatto distin-
guere molte specie non ancora note. Alle tavole vanno
conginnte le rispettive descrizioni.
Neir Ittiologia s' incontrano da un canto uiinori ostacoli
a distinguere e deterniinare con sicurezza le specie, in
quanio che i pesci , in generale , vanno poco soggetti a
notabili cangiamenti nel loro progressivo sviluppo i ma
in ricaiiibio, 1" immediata aiterazione che quasi tutti subi-
scono appena tolii al loro elemento, particolarmente nel
colore, e cagione di non pochi equivoci e d'' infedeli attri-
buzioni. Percio i libri anciie i piii rinomatl , che trattano
la storia naturale dei pesci riboccano di errori e d' ine-
sattezze : mancano tutti d' altronde di un metodo naturale
di distribnzione. II eel. bar. Cuvier, assistito dal signor
Valenciennes , abilissimo naturalista presso il museo di
Parigi, si e accinto alfardna impresa di rimoatare coUe
sue osservazioni alle origini prime della scienza ; sotto-
porre ad un rigoroso esame tjuauto fn in essa operato dai
naturalisti di tutti i tempi ; di togliere le conl'usioni oc-
corse tanto frequentemente , riempiendo in pari tempo
cio che le descrizioni lasciano di vago e d' incerto ; di
Bibl. ItaL T. LV. 6
82 A 1' P E N D I O E
ra\vicinare le specie glusta i loro piii immeJiatl rapporti
cli aiialogia, e di disporre i loro di^er.si aggrnppainemi
coil un ordine al piu posslbile filosofico e natural*;. La
mente si sbigottisce gia alibastanza all" idea di un' impresa
gia per se taiito vasta, che ricliiede la revisione la piu
accurata dt una quaiitita grandissiiiia di materiali, il con-
fronto di un numero pressoclie infinite di descrizioni , di
figure J, di citazioni! Ma questa non e die una parte del-
r iinponente lavoro del sonimo zoologo francese; in quanto
che , avuto riguardo all' auniento mirabile die il totale
delle specie ha acquistato per le recenti scoperte, ed alia
latitudine che Tautore ha voluto dare alia storia natu-
rale dei pesci , un numero piu che quadrupio di quello
registrato nelle anterior! opere d' ittiologia , viene partita-
niente descritto in tutta T esterna ed interna struttura:
Associate alle nozioni anatomiche opportunamente vi si
rinvengono le fisiologiche. L' osteologia dei pesci ancor
pochissimo conosciuta al prlncipio del corrente secolo ha
ottenuti in seguito grandi avanzamenti. La miologia e stata
nieno coltivata . ma Cuvier vi ha fatti molti lavori per la
sua Grande Anatomia, i quali tornano opportuni anche
per la presente sua opera. In questi ultimi anni si sono
pure acquistate molte cognizioni nella nevrologia e nella
splngnologia toracica ed addominale. Osservazioni interes-
santissiiiie si soiio istituite sugli organi dei sensi , e re-
centemcnte y son fatti conoscere in ogni lor minima parte
i vasi linfatici dei pesci e i loro rapporti colle vene. Era
ben desideraljlle che i frutti di tante investigazioni qua
e la sparsi venissero con accuratezza radunati e con ap-
propriate coUocamento entrassero a formar parte essenziale
di una nuova storia naturale dei pesci: il Cuvier rende
pienamente esaudito un tal voto. Verun altro natnralista
piu di lui era in istato di ben condurre un lavoro si
grandioso e difficile sotto tutti gli aspetti, ove si consideri
che air incomparabile sua attitudine si sono riunite tutte
le ]iiii vantaggiose circostanze per favorire il mighore buoii
esito della sua impresa. Okie i musei di Parigi , tutti gli
altri pill ricchi dell' Europa furono aperti a disposizione
dei zelantl collaboratori , che personalmente li visitarono,
e li resero tributarj di moltissime ricognizioni preziose pel
loro assunto. Giii da molto tempo il Cuvier andava rncco-
gliendo materiali e istitueado investigazioni. Kel 1708 e
PARTE STJIAlNIERA, 83
1780 suUe coste della Noriiiandla egli ha descritto, aiia-
toiiii^zato e disegnati di sua maiio quasi tutti i pesci della
Manica : una parte delle osservazloni fatte a cjueir epoca
gli Ija servito pel suo Quadro elcinentart , e per le sue le-
zioni d'anatoniia coiuparata. Nel i8o3, durante un sog-
gionio di piix mesi a Marsiglia , lia coaiinuate le sue ri-
cerclie sui pesci del Mediterraneo , che riprese nel 1809,
nel 1 8 10, e nel 18 13 ia diversi luoglii d' Italia. Fu a
qiiesto punto che gU si manifestaroiio le grandi iinper-
fezioai di tutte le opere ittiologichc. Cerco dunque di
fare uno studio coniparativo di tutia la classe dei poscl ,
e rinvenne una i"a\orevole circostauza cjnando si tratto di
disporre la s;raude coUezione che il defnoto Peron aveva
portato dal mare delle Indie. Avcado Lace[)ede e Dumeril
asseniito ch' egli s' inciricasse di un tale lavoro , coni-
presc egli nella sna distri!)uzioue gli anticlii pesci del ga-
hinetto del re, quelli del gahinetto di Staudiiouder , quelli
di Comnierson, quelli die Laroclie avea portati da I\ ica ,
e (pieiii clie il fu Delalanile era andato a cercare a Tolone.
Sii quella prima rivisfa il uostro ittiologo compilo, du-
rante i tor!)idi anni del 14 e del i5, la parte dei pesci
pel suo Regno aniinale , puhblicato nel 17. In appresso
lion cesso mai , di concerto co' snoi colleglii, i professori
d' ittiologia, d' iinpiegare tutt' i mezzi possihili per arric-
chire ognor piii il gahinetto del re; i ministri della marina,
gli olFiciali ai loro ordini, i capi di colonic corrisposero
col maggior zelo alle prenmre di lui ; e fn portata in poclii
anni al sorprendente qnautitativo di specie clie abbianio gia
indicato. Questi grandi avanzamenti, ottenuti in pari tempo
anche da altri rami della storia naturale, sono dovuti prin-
cipalmente ai viaggiatori die dal 1816, dietro una propo-
sla del minisiero delT interno e sanzionata dal defunto re ,
hanno pcrcorso a spese del governo le diverse parti del
gloho. I viaggi intorno al moiido, di Freycinet e Duperrey,
che abbianio fatto conoscere in questo giornale , haiiuo pro-
curati pesci di tutti i inari atiraversati da que" viaggiatori (i).
(1) Un via^gio teste couipiuto nel mar delle indie occidentali ,
per oggetti gtografici , ha arriccliito ulteiiorniente 1' Ittiologia Hi
olirc a 69 specie ; e clii sa di qual nuiiiero ne aadremo debi-
tori air ulliziale di marina Durville ed a' suoi dorti compagui,
the. ricciii di cu]uo8e culleziuni, saruuno giuati a quest'' 01a >a
84 A P P K N n I C E
I piii valenti naturalisti cU tutti i paesi , eccitati dalla cele-
brita somma del Ciivier a corrispondere, per quanto era loro
dato , al compinto buoii esito di un' impresa di tanta im-
portanza, gF iiiviarono i pesci di tutte le actjne loro adia-
centi : il sig. Decaiidolle, p. e., gli ha fatti pervenire quelli
dei laghi della Svizzera e della Lombardia. Con tanta sup-
pellettile di esemplaii il Cnvier, scorto dai lumi deirana-
lomia, ha potato istituire un esame comparative di pres-
soche r intera classe ; tracciarne esatte descrizioni ^ deli-
nearne le figure le piu imitative , ajutato anche da un
gran numero di disegni colorati , eseguiti su d' individui
appena estratti dall' acque ; ed elevarsi alie considerazioni
le pill filosofiche sui loro rapporti e sulla loro distribu-
zione. Per dare un' idea delle grandi imperfezioni rinve-
nute dal Cuvier nelle anteriori ittiologie, riporteremo sul-
I'asserzione di lui , che nella grand' opera di Bloch , la
quale, unitamente alFaltra non meno importante del Lace-
pede, ha servito di base a tutte quelle pubblicate di poi,
trovasi un centinajo di specie dulsljie o ripetnte due o tre
volte: i colori d'altronde sono quasi sempre falsi. Maggiore
ancor piu e il disordine nell' ittiologia del poo' anzi citato
eel. naturalista francese (uscita contemporaneamente alia
prima), dappoiche interi generi immaginarj vi si rinven-
gono, e dalla totalita di 1463 specie ne vanno sottratte
piu di 200 : reca sorpresa 1' intendere come frequentemente
egli abbia fatta una specie della descrizione ed un' altra
diversa del disegno, e piii ancora, una specie distinta
della frase caratteristica scritta su di un disegno : a queste
singolari aberrazioni il Cuvier rinviene una scusa ben va-
lutabile nell avere il Lacepede composti i suoi articoli in
campagna , ove il regime del terrore lo avea esiliato ,
Inngi dai libri gia consultati, e solo con alcune note; e per-
che nomino le figure impresse sulle tavole secondo cio
che credette riconoscervi , e non dietro cio che era scritto
sul disegno originate che non aveva piii sotto gli occhi.
I slstemi degli anzidetti ittiologi , come qiieHi di tutti glL
altri dei loro tempi , ancorciie semlarino variati nelle loro
Parigi? La grand' opera del Cuvier essendo appena incominciata,
h da supporre che questi recenti acquisti enireranno a pren-
dervl il loro posto. Chi sa quante e^iecic vivono tuttora ignote
nel piofondo del marc !
PARTE STRVNIERA, 8.^
conib'mnzioni, non sono die ripetizioni sotto diversi nomi
di quello di Liniieo, alterato variamente coll' introdiizione
di niiovi g'wppi o di descrizionl supposte prima iniperfette.
Dareino Ino^^o a pochi altri cenni sii la qualita dell' opera
che pill davvicino ci ha interesse a conoscere. In ua quadro
posto innanzi a ciascnna delle varie famigiie ia cui piix
generalmente dividonsi le specie, vedesi la distrlbuzione
dei pesci che vi soao compresi, coUe rispettive *caratteri-
stiche. S' incomincia 1' articolo di una famiglia, di ua ge-
nere, di una specie con una descrlzione delle piu appa-
riscenti qtialita diabito, cui tien dietro o immediatamente,
o dopo r indicpzione delle abitudini , delle localita , degli
usi , ecc. una particolare ed esatta descrlzione di tutta
r esterna ed interna struttura. Alieno dal rigore slstematico
di voler far entrare tutte le specie a formar parte di un
genere o sottogenere , T autore descriye isolatanieate quelle
che non hanno con altre un assoluto vincolo , in seguito
a quei gruppi coi quali oflVono il piii prossiino rapporto :
contrario d' akronde si mostra al costume piii dannoso die
utile di vestire in tutto alia greca la terniinologia tecnica,
e di nioltlplicarla fuor del l)isogno. Noi non c' intratterremo
a far rile\'are il slngolar lustro che la uuova storia natu -
rale dei pesci ottione dalle abbastanza note prerogative
della penna di quel grande , che come sovrasta a tutti i
viventi naturalisti per scienza zoologica, non ha pur fra
di essi ciii il super!, si per I'eccellenza dell' elocnzione che
per I'ampiezza dell' erndizione letteraria. II lavoro tanto
tipografico che litografico non puo tornare piii soddlsfa-
cente. Indeterminato e il numero de' volurai. L' opera es-
sendo in gran parte estesa, le puntate si succederanno con
esattezza , e si sono prese tutte le precauzioni perclie 1' ese-
cuzione delle tavoie e 1' impressione del testo non sofFrano
ritardo. Tre sono i volumi che ci sono frattanto regolar-
mente pervenuti. II primo e diviso in due libri : uno e
consacrato alle notizie storiche dell' ittiologia, dalla sua piu
remota origine insino alia pubblicazione dell' opera di cui
si tratta, ed ai mezzi che si sono avuti a dispo?izione per
arricchirla: trattasi nell' altro delle idee generali sulla natura
e suir organizzazione dei pesci, e della loro distri})Uzione
metodica in divisioni naturali. Nel sccondo volume sono
descritte 240 specie, appartenenti alia famiglia prima dei
percoidi , « vi si veggono inserite di fronte al testo 3i figure
86 A 1' P E N D I C E
rappresentanti le specie le piu meritevoli di distin/ione :
diverse nitre figure Impresse in I'oglio , e sepnrale dal
volunie, offrono r anatomia dei diversi sistfiui di orgaui di
una delle pill conosciiite specie della delta fainiglia. L'arte
non potendo conservare i colori dei pesci , ne avviene ciie
le figure siano preferibili agli stessi individui diseccati o
mantennti nei rujnori. Quelle clie abljiaiiio sott'occliio sono
di una ificaitevole natiiralezza , e valgono per se sole a
provarci clie il mare noa la cede alia terra nella varieta
e venLista delle sue produzioni.
Desiderlamo ardenlemeute clie la sincera informazione
da noi data di opere clie difFondono suUa storia naturale
delle tre piix importanti classi di animali nn si vivo splen-
dore serva di eccitamento al loro acquisto pei direttori
delle pubbliclio liililioteclie , e pei ricchi anclie noa iniziati
nella scienza , die pur vi troveranno facilissimo 1' appli-
carsi, senza clie 1' attenzione sia di sovercliio stancata , ad
un genere di discipline in cut T istruzione la piii utile e
la pill nohile catnmina di pari col diletto e coUa soddisfa-
zione dello spirito. R.
B I B L I O G R A F I A.
Sperimeii geograpldce physica: coniparativce , anctorc
Dr. Joach» Fred. ScHoinr ., in wiiversitate han-
niensi botmiices prof. Ctun tab. litograph. 3. —
Hanuice , 1828 , in 4.", Schultz.
L'
antore di quest' opera e d' avviso clie iielle scuole do-
vrebbesi alia geografia politica far scaipre precedere la
j»eograEa fisica coaiparata :, senza di clie non e possibile
il conoscere il legame che le morali ragioni colle fisiclie
connette. Egli vorrebbe clie quest' importantissinia parte
delia sclenza non venisse si negletta nclle geografie ele-
mentari: osserva che finora non »? apparso alia luce verun
trattato generale che tutte comprenda le piii necessarie
cognizioni della geografia fisica comparata •, clie di essa
giacciono tuttor disperse le niaterie, ottime in gran parte,
ma non ancora costituenti un corpo di scienza ; e che
bea alieni sono dal raggiungere tale scopo que' libri che
PARTE STR.VNIER\, Sj
v.nnno ogni di pu1jl)licandosi col titolo <U compenJj , o dl
eletmniti di geo2;ralia lisica , i qnali non contengono clie
geiiericlic e siiperficiali nozioni del mare, de" iiiouti , dei
fiuini, de' clinii, ecc. , ina iiessnna divlsione del globo
giasta le parti sue natnrali , e qnindi nessnn confrouto
tra esse, nesstai rapporto tra le une e le altre ■, come,
p. e., il cliiiia (^ipenda dalT ineguaglianza del suolo , quale
sia r cfi'ctto del cliuia ne' vegetabili e negli animali , e
quale forza sull" uomo esercitiuo tutte le cause fisiche o
naturali.
L' illusti-e professore giovandosi delle lezioni di geografia
fisica da lui per piii anni dettate nell" uiiiversita di Cope-
naglien lia quiiidi divisato di provvedere alia mancanza
di tali compendj col sottopporre all' occhio de' giovani
stndiosi rimmagine del globo terracqueo. A quest' oggetto
ed a nieglio rettilicare le sue idee egli gia intrapresi avea
pill viaggi, ed ora , per la seconda volta, va scorrendo
per la penisola nostra. Intanto egll presenta al giudizio
dei dotti nil saggio dell' opera sua colla geografia fisica
comparata delle tre catene dei monti die iielfEuropa soiio
i piu notabili si per esteasioiie die per altezza , cioe delle
Alpi , de' Pirenei e dei monti dellci Scandinavia. Cosa non
si facile sarebbe il dare uii suiito di questo saggio. Diremo
bensi cli' esso nulla lascia a deslderave e per erudizlone
e per curiose ricercbe fisiclie e geologiclie , e per esat-
tezza di calcoli e di osservazioni , e die quindi ci fa
nascerc il desiilerio dell' opera tutta. Dalle osservazioni
deH'nutore fra le moltissime altre ed accurate notlzie ri-
sulta che i nioiiti della Scandinavia superano in estensione
le Alpi, c queste i Pirenei ; clie Ic Alpi ed i Pivenei se-
guono piu la direzione dell' equatore , i monti dclla Scan-
dinavia piu qnclla de' meridiani •, die le Alpi superano Ih
altre due catene in altezza, e che i Pirenei sono piu alti
do' monti della Scandinavia ^ essere cioe le piu alte clme
delle Alpi di 14. in i5 mila piedi ]jarigini , de' Pirenei di
10 in II mila, de' monti Scandinavi di y in 8 mila •, es-
sere poi r altezza media nella sommita delle Alpi 10 in 11
mila piedi, de' Pirenei v in 8 mila, de' monti Scandinavi
4 in 5 mila. Tacere non dohliiauio die le tavole nelF esem-
plare die ci fn trasmesso . fanuo bella testiaionianza de'
progressi che la litografia va facendo anche nel setteutvione
deir Euro pa.
88 APPENDICE
Collection de Memoires pour servir d Ihistoire da
regne vegetal. — Paris, 1828 (29), in i^° apec
planches , Trcuttel et Wiirtz.
II celebre De CandoUe vedendo che il modo abbreviato
con cui sono scritte due altre sue opere gla principiate,
cioe il Prodromo ed il suo corso di Botanica ( che in ri-
stretto devono contenere la storia di tutti i vegetabili )
non permettono di poter chiarire alcuni punti necessarj
per determinare 1' opinione dei botanici, si accinse a scri-
vere sovr* essi varie ed importanti Memorie. Qnattro sinora
sono le pubblicate , cioe sulle Melasomacee , Crassulacee,
Onagracie e Paronychie. Ognuna puo considerarsi come
una compiuta illustrazione delle famiglie di cui essa tratta;
vi si trovano difFusamente esposti i caratteri delle fami-
glie, del generi , spiegata 1' etimologia dei nomi, e de-
scritte alcune specie piii importanti, e data la distrlbu-
zione geografica. Queste Memorie sono accompagnate da
scelte tavole che rappresentano i caratteri dei generi , ed
alcune specie nuove o molto rare.
Das Leben der Erde , etc. La vita della terra , di
S. C. Wagener. — Berlino , 1828. Amelung, in
8.°, con sette tavole.
L' autoi'e di quest' opera , il quale e ministro del Van-
gelo, imprende a dimostrare che il globo terracqueo gode
di particolari forze vitali, che ha una pelle, e quindi traspi-
razioni cutanee, e che il suo interno e abitato non solo
da diverse specie di animali, ma ancora da uomini ! ! !
PARTE ITALIANA. 89
PARTE 11.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANS.
LETTERATURA E BELLE ARTI.
Rime di Francesco Petrarca col comento del Tassoni,
del iMuratori e di altri , loliime 2.°, parte 2/ —
Padova , 1827 ( i(\2(.) ) , pel dpi della Minerva,
in 8.° Le due parti di cpiesto secondo iolume con-
tengono complessivamciite pcig- 765.
D,
i questa pregiabilissinia edizlone parlato ahbianio nei
voluml 48.°, pag. 329, e Sa.", pag. 292. Vien essa com-
piuta col volume die annmiziamo, e con tiitia asseveranza
pub stiniarsi e dirsi se non la piii spleiidida, certamente
la pill nobile , la piii ricca e la piii accurata die fino ad
ora vednta siasi delle rime di Francesco Petrarca. Qui tutto
trovasi raccolto cio die di piii importanie state era per lo
iananzi pubblicato intorno al cantore di Laura : qui coa-
tengonsi i comnienti de' piu accreditati scrittori, ed altri
ancora che sono opera del benemerito editore. Comincia
questa seconda parte del volume secondo da un Akviso in
cui i leggitori vengono avveriiti de' caugiamenti fatti neila
disposizione delle materie, essendo che i conienti posti
furono a pie di ciascuna pagina , giusta il inetodo dagli
stessi editor! praticato nella loro edizione della Divina
commedia. Precede rargomento 2;enerale del Trionfi, lavoro
del professore Marsand da lui inserito nella sua splendida
edizione dello stesso poeta. Ai Trionfi seguono gl' indici
de' componimenti in questo volume contenuti. Trovasi poi
la Giunta alle rime di Francesco Petrarca , e questa arric-
chita di qualche nuova poesia e di non podie nuove le-
lioni , e cio tutto per opera dell' illustre marcliese Gian
Giacomo Trivulzio, a cui gli editori credonsi obbligati di
rendere questa pubblica testimoaianza della loro gratitu-
dine. Alio stesso sig. marcliese vanno eglino debitori delle
<)0 A r V E N D I C E
notizle bibllografiche e filologiche risgnardantl le proposte
correzloni ed aggiunte, II volume cliiudesi coll' Indicc dvllc
voci del canzoniere dei capitoli e del sonetti di messer Fran-
cesco Petrarca citate nel i'ocabolario della Crusca — estratto
in copia dalV indice del conte Mocewgo Quest' edizione dee
dunqae sovr' ogiii altra rinscire utilissima agli stndiosi della
classlca poeiia italiana , e pe' snoi pregi tipografici essere
dee sommamente cara anche ai raccojrlitori de' buoni libri.
Poesie di Onofrio PiAZZl. — Mllano ^ 1829, dalla
Societd tipografica de Classici italiani.
Una Cantica intitolata BeUezza della Natura nei campi
italici, ed uii Canne Jn lode deW immortale astronomo Giu-
seppe Piazzi compongono qnesto libretto. Lo stile e quasi
sempre corretto e sevei'O : le inunagini noa sono molte,
ma giudiziose e convenient! al soggetto. Nella Cantica ( la
qnale a noi pare che non corrisponda abbastanza all' ani-
piezza del tenia) e da lodare la costante facilita delle ri-
me: gli sciolti ci pajono di tempo in tempo piii caldi o
pill affettuosi, nia noa sono seaipre ugaahnente nol>ili e
spontanei.
Poesie di celehri aittori per novelll Sacerdoti. — Mi-
lauo , didla Societd tipografica de' Classici italiani^
ill 12.° , di pag. 107.
Questo volumetto esce per cara del sig. Giulio Fusi ,
figliuolo del benemerito tipografo , la cui stamperia e
alia citta nostra di tanto onore. II giovane editore la
voile opportunamente intitolata al sno amatissimo engine ,
abate Alberto Fusi , nel di solenne die questi novello levita
ascenders dovea I' altare per celehrarvi il primo incruento
sacrificio. Egli anzi die segnire la comune ed ogginiai
troppo vieta nsanza di infiorare con novelle e non rare
volte mendicate poesie le virtii degli eletti al sacerdozio
del vero Iddio , segui il consigUo dell' ottimo suo genitore
col presentare al cugino un saggio dell' arte in cui egli
medesimo e iniziato , racchiudendo in vaga edizioncina ,
unica sinora nel suo genere , cio che di meglio gli parve
riscontrare di poetici componimenti in simile occasione
PARTE ITALIAN v. 9 I
pnbblicati. La sua collezloiie comiiicia da Benedetto Men-
ziiii, e giugne fino ai poetl dell' eta nostra. IMeatre pero
jriudichiamo lodevole il divisamento del colto giovane , e
facciam plans! alia nitidezza dell" edizione , non possiam
a meno d' osservare die scarsissima fu la buona inesse
che gli avvenne di raccogliere , e che qnesta non e pure
totalinente scevra di loglio. Dal che e facile il conghiet-
turare quanto difficile sia il tessere non volgari rime ia-
torno a sifFatto tenia , e quanto male si avvisiao que' mo-
derni che pure vi si pongono al ciniento.
Vcrsi di Fernando Valcamonica. — Milano , 1829,
per Giovanni Silvestri.
Noi abbiam detto in altra occasione die il sig. Valca-
nionica non sara mai poeta se non si rigenera affatto. Ora
citiamo questi nuovi suoi versi non solamente per confer-
mare quella nostra asserzione , ma per soggiungere ancora
che la rigcnerazione poetica dell" autore non e cosa da
potersi sperare. Aiifiarao giace nuda ombra
A norma dell' oracolo fatale
D' Eli so nella flor'ula valleq,.
II sonetto che s' intitola Giiuhi comincia dall' interroga-
zione : Ore vai con quel sgherri? e ilnisce con quest' im-
magine :
E inentre a Stige el piomba , ecco I' alteit)
Satanno stesso , die al mirarlo solo
Pel gran deliito istupidisce e gela !
Encelado non sovrappone, ma unisce Olimpo ad Ossa per
salirvi ad espugnar l" Etra , finche poi Giove
La trisulca scnglib p:u vampeggiante
Folgor sii<J.L empi , e solto l' Etna intero
Copcrse il conduttore tracotnnte.
Semlraniide
Dal fii^lio , opra de' Numi , sotfo il fero
Pujinal per cui fu iniqua ehbe la niorte.
Quando Attiiio Regolo sostenne gli orribili patimenti ond«
la Cartagine i"u punita l" eroica virtii di quel verace roman*
Stuinn gli Dei cinti d' azzurro velo
Virtii tanta ammirando , infin ch' estirUo
Portar 4' accordo la crand' alma in cie.o.
92 APPENDICE
Che piu? La morte nel versi del sig. Valcamoiiica «
Necessario demento di natura
Che all'uom prefisse , come al fior del prato,
Termine die passare in vano ei cura.
Detestare la debbe it malfattore ,
Soffrire il vil, diianiare il sciagurato ,
E fame spregio un generoso core.
Certo non e possibile impedire die si pubbllchino di tempo
ia tempo alcani versi cattlvi o pessimi in un paese dove
la lingua si presta si facile alia vana ambizione di chi
stima potersi collocar fra i poeti col saper conduire a
legge di ritmo e di rime q^uattordici righe : ma debb' essere
dunque impossibile anclie il persuadere a questi verseg-
gianti che si astengano almeno dal toccar gli argomenti gia
egregiamente trattati dai veri poeti? Chi obbligo il signor
Yalcamonica a scrivere un sonetto suUa Morte dopo quel
famoso del Monti ?
Morte, che se' tu dunque? Vn ombra oscura;
Un bene, un male che diversa prende
Dagli offetti dell' uom forma e natura.
Cosi cantava quel Grande. Ora si potra aggiungere che la
Morte e un sublime argomento nelle mani di un forte in-
gegno : e cosa poco men che ridicola sulle corde del signor
Yalcamonica.
Teatro nuovo di un italiano anagrammatizzato Amici
Protel. Vol. I. — Mllano , 1829, co torch] della
socleld tipografica de Classicl italiani.
Il quaterno al lotto commedia in cinque atti. Simplicio
banchiere di poco polso vorrebbe dare a Camillo suo nipote
una ricca sposa. Ma Camillo e innamoraio di Eugenia co-
mica di professione. Eufrosia sorella di Simplicio , e zitella
proceduta gia troppo negli anni , e innamorata di Bene-
detto commesso di Simplicio , e spera che la fortuna man-
dandole una grossa vincita al lotto la ponga in grado di
efFettuare le nozze da lei tanto desiderate. La sua speranza
e coronata : essa vince sessantamila scudi. Ma non per
questo si ammoglia a Benedetto i bensi della sua vincita
approfitta Camillo , e sposa Eugenia, — Questo e il sunto
della commedia.
PARTE ITALIANA. 98
La definizione d" amore. Farsa. II trlbunale ha dichiarato
morto il marito assente di donna Rosina. Quattro nojosi
pretendenti aspirano alia mano di lei : ma essa e deliberata
di sposare il gioviiie Cesare da cui era amata anche prima
delle sue nozze, e die ai-riva da nn lungo viaggio appunto
il giorno in ciu donna Rosina , pigliandosi gluoco de' suoi
adoratori , propone di concedere la propria mano a colni
die sapra meglio definire F amore. Quando ciascuno ha
delta la sua, viene introdotto Cesare die natnralmenie sa
definire meglio d' ogni altro : ma soprarriva un turco ne-
goziante di gioje , il quale si scopre poi pel marito creduto
morto ; e cosi la vedova non piix vedova I'esta al suo sposo
di prima.
Intorno alia Farsa possiamo dire assai brevemente la nostra
opinione. L' intreccio si aggira tutto sopra una di quelle
invenzioni le quali o non ebbero mai riscontro nel mondo
reale, o poterono averlo soltanto in tempi immensainente
diversi dai nostri. La passlone dell' amore e la scaltrezza
di una vedova non manclieranno per certo neppure ai di
nostri di render deboli e fors' anco ridicoli alcuni nomini :
ma dii si avvisi di acquistarsi una sposa con una bella
definizione, non e certamente cittadino di questo mondo
ne uomo di questi tempi nei quali viviamo. Questo difetto
di ogni verisimiglianza , questo trasportarci in un mondo
tutto fittizio, e tanto al di sotto di quella dignita alia quale
gli uomini si sono oggimai sollevati o cercano almeno di
sollevarsi, toglie tutto T interesse alia Farsa. Le insolenze
die i pretendenti si scaglian i'un T altro niancano poi
spesso di quell' arguzia e di quella moderazione che soa
necessarie a volere die siano occasione di ridere.
Nella Commedia non manca la verisimiglianza, ma bensi
r interesse. L' amore di Camillo con Eugenia (che e pure
la sola passione del dramma ) non puo interessarci graa
fatto , perche e senza forti e veri contrast!; e Camillo per
essere un mezzo stoico , e percio qu'asi inaccessibile al
dolore, non puo trasfondere negli spettatori quel clie non
sente egli stesso. Quando poi egli dice alia sua donna con
uno s^uardo tu acceleri 0 ritardi le battute del mio polso ;
o richiede dove si possa respirare un aria piii halsamica
di quella die esce da un seno die manda respiri d' ambrosia ;
o s' inginocchia dinanzi a colei che gia gli ha promessa la
mano e die desidera al pari di lui il matrimonio, per
^ APPENDICE
•neaente una panki eke lo renia fdicc: o dice finalmente
ch'egU coS amurc di Emgada spera di pr«\-€ire fineffak.Je
cotttentexsa dtSa coueaaaiza ddLe sue azioni coUe stqmme
le^t dH dosrrt e deUa virtu : noi aoa sappiamo proprio
cfae ooea si debba peasai« di loi. Qaesti trani fauao ridi-
colo il personajgio accostaodolo alle coa dene caricature ,
e finiseoao con per distni^ere ogni interesse. Enfircsia
poi dimette troppo presto il disegno di prender marito e
per sin la memoria di qoella passione per la quale area
tanto ties tiers ta la saa Timata al lotto.
Se r aatore trorera raei<meroU qneste aostre osaerva-
zioai, Tedra assai £icilaiente quel che gli resia da £ire
per mettersi in grado di dare all^ Italia an Teatro whko.
Uscira nel moodo a stndiarri gli nomini, le passiiHii, gli
aTTenimenti , e proctirera di conoscere qnali siano le c<»e
e le persone a cni si possa sperare di rirolgere Tatten-
ziooe del pobblico con boon frnno. Tedra rfae la soa coni-
media potera appena l»stare aQ' inceresse di una farsa , e
die la sna &rsa sarebbe scarso ar^omento ad nn raecoato
pe' &Dcialletti.
Talnno forse rona domandame , perche dnnqne abbiamo
paiiato di qoesto libro con qnalche ainpiezza , qoando po-
teran basiare poriiis$ime parole? Ma. noi l^gendo ne!Ia
pre&zioae che T antore e ancor giorine ; redendo ch ejli
e dotato di molta modestia, siccbe ha Tolato teaer nascosco
fl soo nome; e d'altra parte considerando che qoa e h.
appariscooo nel sno libro alconi lampi di drammatico in-
re^no, abbiamo credato che noa sarebbe forse inoppor-
(ono il venire tocxando alcnn poco i motivi pei «piali noa
ci e piacinto qnesto saggio delle soe prodnzioni.
Asi^se Fiscond, trasedia di Girolamo FiORlo. —
Mantoea. 18^9 . presso i fratdli Ne^etd UbraL
Giovaani Caleazzo Yisconti . persegoitando tntta la di-
seendenza di Bemabb, a^rara di &Ise calonnie A^aese,
fisEa di Beroabo stesso, e n^oglie di Francesco Conzaga
signor di Blantora. La donna infelioe accnsata di s^rete
conginre col soo coperto persecuiore; accnsata di ctrfpevoli
anori col proprio segreiario Scandiano, cade rittima della
eredolita del marito e ddla malragia coscienza de'gindici
che pM troppo tardi OHMisoof&B il proprio errere. La
FAKTE XTALUNJL. n^
circostanza da cni V argoraeato della presentc tragedla ricere
uaa certa panicolariia capace di ecciiare on noa ordinario
interesse coiisiste nel vedersi Agnese credata fautrice contro
il proprio mariio di coliii che le aveva uccUo il padre i
e nell" e.>sere questo sospecto eccitaio a rovioa di lei da
quelle siesio Gio. Galeazzo ii qoale, secoodo che il cre^Jalo
niariio stimava , noa areva in tutta la sua corte persona
che pill di lei gli fosse arnica e propensa. Qaesta circo-
staaza per alcro (noa potendosi nella cragedia iatrodarre
Gio. Galeazzo ) noa pao recare al poeta tatto quel van-
taggio che a primo aspetto parrebbe ; e questa scellera-
tezza , operaia da Galeazzo per mezzo del sue ainbascia-
lore Yiicardo, noa prodace tatto qneU* effeito che se ne
potrebbe sperare. Qaiadi la tragedia del sis. Fiorio maaca
ia gran parte di qnel calore e di qael movimeato che son
necessarj a tener viva ranenzione, ed alccme circostanze
non pajooo poste ia tutta qnella lace della quale sarebbe
stato niestieri. A questo si agsinaza che il d Lai o 20 e d* or-
dinario assai freddo, e la lingua ed il verso noa hanao
sempre quelle doii che danao forza ed efficacia al concetto.
Delia statua di Jfarco Jgrippa nel cortile Qrimani a
Saiila Maria Formosa. Cenni di storia e di arte
pubblicati ncUe nozze Manin-Grimani. — Venezia,
1829, dalla Upo^afia di Ahisopoii.
Commentarj deUa ^erra di Ferrara tra U Virdziani
ed il duca Frcole d Fste nel 1^.82 di Marino Sa~
nuto per la prima voka pubblicati per le nobili
nozze Grimani-JTanin. — - Velieziay 1829, ^*** ^^
di Giuseppe Picotti.
Qaalche volta abbiamo dorato dire che I' U5anza delle
poesie per nozze dara tnnavia nelle proviace Tenete piu
che ia tutto il restaate d* Italia: era non sarem lardi a
coagraiul.vrci coi slgaori Boldu e Manin. che a festeg^iare
questa solenaita della vita noa credetiero couveaieati le
scipiie adalazioai di qualche poeta da mensai ma il priino
voile illustrare una bellissuna statoa che adoroa il pabzxo
Grimani \ T altro dalla geniUezza del bibliotecario deUa
Marciaoa ottenne di peter pubblicare un' opera di Marino
Saauto rjsgaardante la storia del proprio paese. Isel libro
96 APPENDICE
del sig. Boldu avvi una bella stampa della statua , opera
del giovine incisore sig. Yiviani; poi, dopo alcune notizie
6toriche , se ne legge la descrizione che per essere del
prof. Luigi Zandomeneghi , cioe di un valoroso artista , e
precisa e istruttiva. Ne' commentarj del Sannto e narrata
con uno stile tutto proprio di quell' antore una guerra di
non lieve importanza ■, e le particolarita alle quail il Sa-
nuto discende possono spargere qualche luce non solamente
su quella impresa, ma ben anche sopra alcuni usi intern!
del Senato veneziano.
Raccolta di prose e letters scritte nel secolo XVIII.
Vol. I. Elogi. — Milario, 1829, dalla Societd ti-
pografica de' Classlci italiani.
« Sotto il nome di prose ( cosi gli Editor! nella lore pre-
fazione ) s' intendono comunemente fra noi quegli scritti
nei quali la bonta dello stile sia tanto grande, che ad essa
principalmente si guardi nel darne giudizio : e per conse-
guenza una raccolta di prose , in generale , significa un
libro composto di scritti crednti degni di esser proposti a
modello di stile. " Una raccolta siffatta ( soggiungono) mal
potrebbe aspettarsi quando si tratti d' autori vissuti nel
secolo scorso, si perche non furono molti gli scrittori ele-
ganti di quella eta, e si ancora perclie gia ne furono pub-
bbcati i migliori nella collezione alia quale appartiene il
volume annunciate. << Noi pertanto nelle I'accolte di prose
alle quali ci accingiamo ci proponemmo .... di eleggere
dalle opere di quegli autori dei quali non si poteva com-
porre un intiero volume , quegli scritti che o per la ma-
teria o per la esposizione meritassero di essere conosciuti
da chi vuole forma rsi un pieno concetto della buona let-
teratura italiana nel secolo XVIll. . . Con questo intendi-
mento ci e sembrato opportune il dar principio da una
raccolta di elogi, dei quali fu abbondantissimo il secolo
scorso, come suol essere ogni eta in cui sla grande, quanto
fu allora, il numero deile Accademie. " E questo consi-
glio a noi pare lodevolissimo , perche serve alia storia
letteraria , mentre ci mette dinanzi un saggio sufficiente
della eloquenza d' allora. Gli autori dai quali furono tolti
gli elogi sono il Cerretti , il Paradisi,il Lorenzi, il Frisi,
Pietro Verri, il Salandri, il Nicolai e il Palcaui, de' quali
PARTE ITALIANA. 97
uitti nella [jrefazioiie si trovano le biografie accompagnate
da brevi, ma opportuni giudizj. « Cosi da otto scrittori
del secolo scorso abliiamo raccolti undici elogi che a noi
senibraroao e degni d' essere presentati a chi viiol coiio-
scere tutta iiitiera la lettcratura di que' tempi , e sufflcienti
a far conoscere ia che stato trovavasi allora T eloquenza
italiana. " L' edizlone e condotta con qnella diligenza e
precisione che la Societh de' Classic! italiani non ha tras-
curata giammai.
Biogtafia degli scrittori perngini e notizie delle opere
loro ordinate e pubblicatc da Gio. Battista Vermi-
GLiou. Tom. I, Parte 11, BAN=:DON. — Peru-
gia, 1829, tipografia Baduel , in 4.°
Recente e tuttoia la notizia che noi data abbiamo della
prima parte di qnesto volume, e gia abbiamo alle mam
la seconda • il che forma una novella prova deU' infatica-
blle diligenza del signor VermiglioU, da noi gia in ^ quel
primo articolo commendata.
Questa seconda parte continua sulle norme della prima ,
ne potrebb' essere altramente , perche essa era forse gia
da Inngo tempo disposta. Molti nomi vi si veggono di
poetini e poetuzzi , che forse non meritavano di essere
registrati ; molti claustrali noti soltanto per qnalche pre-
dica o qualche scritto ascetico ; molti non conosciuti antori
che annoveransi solo per qualche scritto inedito ;, molti me-
dici noti soltanto per qualche lettera o per qnalclie consnlto-,
molti retori amori semplicemente di qualclie orazioncella,
tal\ olta inedita ; alcune donne letterate il cui nome noa
iisci faor della patria : ecco il contenuto della maggior
parte di questo volume. Non ometteremo di accennare che
veggonsi molti ingegni perngini applicati a sostenere ed
illustrare I' istoria del S. Anello col quale fu sposata Maria
Vergine da S. Giuseppe , die si conserva ncl duomo di quella
citta.
Sono pero commendevoll , perche ridondanti di belle
notizie di storia letteraria , gli articoli che concernono
Bariolini Baldo , celcbrc ginreconsulto, BarwUni Riccardo ,
letterato che giustamente si rivendica a Perugia , mentre
da alcuuo pretendevasi tedesco •, Barzi Benedetto, giure-
cunsulto anch' esse che ecu altri scrittori erasi confuso i
Bibl. I Lai. T. LV. 7
y8 APPENDICE
Benedetti Capra Benedetto , giurista esso pure •, Benincasa
Altssa/idro , lilosofo, giurista e poeta; Bigazzini Girolamo 7,
niateniatico, del quale s'illustra uno scritto curioso, cioe
un pronostico per Tanno i5a4i Bonciario Marco Antonio ,
letterato di altissimo nierito , e die il primo forse celebro
in prosa e in verso le glorie di S. Carlo Borromeo ; Calindri
Serafino , niateniatico die molto scrisse sulla imniissione
del Reno in Po, sul porto di Rimini, e die tra i primi in
Italia si occupo nello studio della orittologia , dei vulcani ,
dei teslacei, delle niontagne in generale e della loro strut-
tura , e immagino la grande raccolta italiana degli autori
die scritto avevano del moto delle acque , come pure formo
nn dizionario corografico dello Stato pontificio •, Cameni
Giovanni Francesco , elegante poeta latino del XV secolo ;
Canali Luigi, scrittore di Memorie fisiche , agrarle , mine-
ralogidie, litologiclie, filologiche, ecc. , alcune delle quali
trovansi inserite negli atti della nostra Societa patriotica,
e raccoglitore di un museo di storia naturale ; Caporali
Carlo , felice rimatore , i cui versi pubblicati furono piu
volte anclie in Milano ; e Cartolari Gaspero e Girolamo ,
al proposlto dei quali s' inserisce un'ampia notizia biblio-
grafica della tipografia de Cartolari in Perugia nella prima
metci del secolo XVI, e di altre officine tipografiche che vi
furono in queU'epoca, da servire di supplemento alia storia
della tipografia pcrugina del primo secolo , gia pubblicata
dair autore Tanno iSao. Questa sola notizia, ridondante
di squisita erudizione , bastereljbe a rendere pregevole il
volume di cui ragioniamo j al proposito pero delFarticolo di
Carlo .Caporali , yediamo con dispiacere alia pag. 268 riferite
alcune terzine di Alessundro Allegri, onorevoli pel Caporali,
alle quali tosto si soggiugne : un altro sonetto del nostra
Leandro Bovarini e fra le sue rime , ecc. , il che potrebbe
indurre in inganno qualclie lettore die come sonetto do-
vesse riguardarsi anche il frammento di un capitolo.
Non possiamo defraudare delle dovute lodi gli articoli
die riguardano Castaldi Mistoro , valente pubblicista del
secolo XV; Cavallucci Viacenzio, illustre letterato del se-
colo XVIII , che tra molte opere pubblico un discorso
del mode di linger la porpora degli ant.ichi, un lessico delle
ioci che dagU animali si emettono , e un esame della plura-
lita de mondi del fontenclle ; Cenci Lodovico , valente giii-
reconsulto e poeta •, Ciatii Felice, antiquario, storico e poeta;
I'ARTE ITALIANA. f)C)
Coriuo Coniiolo , scrittore di agricoltura del XV secolo , e
Conu'O Pier F'dippo , celebre proiessore di diritto, pure di
ciiiel secolo i Danti Igiiazio , inatematico del XVI, che scrisse
deir USD e della fabbricazioiie deU' astrolabio , della sfera ,
deir anemoscopio, della prospettiva teorica e piatica , e del
radio latino inventato da certo Orsini, e Danti Pier Vincenzo,
ancli' esso niateinatico ed aslronomo ; Danti Vincenzo , scul-
tore , pittoro, arcliitetto e poeta, die scrisse un trattato
dello perfettc proporzioni ;, pul^blicato in Firenze iiel 1567;
e Danzctta Fabio , anticjuario e filologo cliiarissimo. Coir ar-
ticolo lU Doni Carlo si cbiude il volume i ma due pagine
di aggiunte vi si trovano giudiziosamente fatte: ad esse
tengono dietro V indice degli articoli e quello deile cose piu
notaliili. Vediamo con dolore in quelle giunte clie al discen-
deiUe del eel. Baldo fu nel passato anno 1828 ruljata la
luedaglia originale d' argento di quelF illustre suo antenato,
la quale luedaglia si pote nondinieno ripetere pur in ar-
gento coll'ajuto di un gettone in piomljo.
Ncir articolo nostro , in cui parlauimo della prima parte
di qnesto volume, non potemnio trattenerci dal notare fre-
ijuenti errori di stampa ; ora dobbiarao render giustizia al
vero eil annunziare ciie tre grandi pagine trovansi consa-
crate alle correzioni di questo volume , sebbene tutte noii
vi siano comprese quelle clie il volume medesimo ricliie-
dereb!)e. In questa seconda parte p. es. non si e corretto
r errore gravissimo alia pag. 844 , in cui si e fatto scri-
vere in un epigramma del PorceUo ad Elena Coppoli, poe-
tessa perugina , ecciientur in vece di excitentur. Cosi nel-
r epigramma stesso si e posto Eliconj in vece di Eliconii,
o piuttosto rieliconii, cbe cosi scrisse certameute il poeta ;
alia jiag. 333 si e stampato nel titolo di un libro Letter
Pastorali in vece di Letlcre Pastorali, alia pag. 352 Irrico
in vece di Irico, alia pag. 3jcf Berlarniino in vece di Bel-
larmino , ne questi con molti altri errori , massime uelle
citazioni latiue, sparsi nel volume, sono stati corretti. Ci
duole pero clie il sig. Verniiglioli, tC cui meriti letterarj
abbiamo sempre renduta giustizia, siasi adontato per al-
cunc leggierc osservazioui da noi I'atte sulla prima parte
di (juosto stesso volume le quali dovevano in vece mo-
strargli il couto die faccianm dc' lavori di lui , scnza di
die uon avreniiuo frugato ben addentro in un' opera che
di qualclic iiiteiesse c di piacerc puo riescire piii clie ad
I bo APPENDICE
altri ai Perngini. Piu aiicora ci daole ch' egli abbia cre-
duto di ravvisare in noi uno sdegno o altra sorta dl pas-
sion!, delle quali ciascuno di noi puo dire con Tacito
caiisas procul habeo. Clie in alcuni Giornali siasi scritto
diversamente , questo non toglie che giuste e gia fatte da
altri non fossero le nostre osservazioni , da noi modesta-
rnente pero e per solo amore di verita esposte , senza
punto detrarre al merito del cliiarissimo autore.
Paneglrlco dippollto Pindemonte. — Milano, 1829,
in 8.° , di pag. 56 , Bettoni.
Neir ultimo Proemlo ed in altri Inoghi dl questo Giornale
noi collagrimando la morte di tanti ilkistri Italiani rivol-
gemmo parole di eccitamento agli studios! giovani , dolce
speranza della patria nostra , perche battendo le stesse
splendide orme meno luttuosa ne rendessero la perdita ,
ed egllno raedesimi degni divenissero di occupare que' seggi ,
donde tanta e si bella luce da que' grand! spandevasi. Ne
le parole nostre sparse furono al vento. C!ie non rare volte
ci avvenne d' infiorare con ben giuste led! or V una or
r altra produzione di autori, da' quali trasparivano
Pensier canuti in giovenil etade.
Alia schiera di tali eletti giovani appartiene 1' autore di
questo ranegirico il nobile sig. Napoleone Giuseppe Dalla
Riva di Verona. Egli degnaniente lo intitolo alia signora
donna Silvia Curtoni Verza, splendore dell' aniabile e leg-
giadro sesso, 1' arnica dello stesso Ippolito Pindemonte che
a lei aveva sovente consecrati i suo! carmi. E le parole
di questo panegirico , risonanti per eloqiienza e per affet-
tuosi sentiment! , piii soavi ci scendono al cuore , perche
dettate dal labbro di un colto giovane , dal quale s' intes-
sono laud! al veglio , all' uomo , la cui vita fu specchlo
d' ogn! virtu , la cui bell' anima vivissima sfavilla nelle
opere cli' ei ci ha tramandate. Spettacolo raro e commo-
vente ne' fasti della letteraria repubblica !
A tre punt! tendono le parole dell' autore , a dimostrai'e
cioe che il Pindemonte fu iiisigne per lettere e per dottrina,
grande per umaiie virtu, sommo per religione. Ben ancora da
questo solo ben sortito compartlinento e facile il gludicare
quale sia e quanto ben imaginata 1' orditura dell' orazione,
e come debba essa andar crescendo per interesse e forza
PARTE ITALIANA. 10 T
s'lno all'esito, lasclamlo Tanima de' lettorl commossa e pietiA
di carita e cP arnmirazione per 1' illustre defaato.
II Piiidemoiite fa ad uii tempo leggiadro , elegante ,
affettnoso scrittore e nella prosa e nella poesia. EgU dal-
Tamenita delle iniise passar sapeva agevolmente all' an-
stera gravita di Rlinerva e di Sofia : conoscitore de' tempi
in cui visse , altamente seiitiva de' progressi delle scienze
de' sul)limi lavori dell" arti belle, de' politici avvenimenti,
delle scoperte , delle invenzioiii , de' viaggi , si die non ci
avea soggetto o materia su cui facile ed erudita non gli
scorressero e la parola e la penna , biasimando da an lato
chi stima cura puerile la ricerca delle parole , e la scelta
delle frasi pedanteria , e dall' altro lato alieno tenendosi
dal sistema di coloro clie d'ogni vocabolo chiedono licenza
alia Crusca. Ben consapevole poi il Pindemonte clie a co-
gliere il segno alia poesia predsso parlar conviensi all' in-
telletto e al cuore plu die alia sola iramaginazione, ne' suoi
versi 1' atile accoppio costautemente al dilettevole, e quindi
le passioni , i doveri, le virtii , i vizj , i costnmi , la sorte,
il line deU'-ooiMO, le arti, le scienze, le eterne leggi
della natara farono scopo ai voU del regolato siio iinaidnare;
ne' versi suoi apparendo sempre, cjual era nel caore, sem-
plice , patetico , spirante cjaella soave melanconia die e
propria delle anime nodrite ai sentimenti della virtu e
della sciagura. Che in lui la virtu vivea in dolce Concor-
dia coUa dottrina e coll' ingegno : ognor sollecito del vero ;
di fermo animo e costante , di elevata indole e generosa.
Tatto poi compreso da quella vera sapienza innauzi a
cui svanisce 1' orgogllosa uuiana lilosofia , e propostosi a
gaida ( sono parole dell' autore ) Colui , seguitando il
quale non si cammina ndle tenrbre , fa sommamente plo ,
e tanto rifalse in lui qiicsto pregio, die non bisognano
argomcnti a dimostrarlo .... ne divenne pio perche
maturato nelle sciagure, ma tale fa perche la prospera vita
non pote torgli dal cuore quella umilta die ne' seguaci
del Vangelo e principio ad ogni azioue e ad ogni impresa.
Tale e il sunto di questa panegirica orazione. Forse a
taluno sembrar jjotrelibe di troppo abliontlante in ragione
delle altre due la prima jiarte , in cui trattasi del prosatore
r del poeta (sotto il qual doppio aspetto , e con peusieri
non molto dissimili fu da noi aucora considerato il Pinde-
monte nella necrologia cbe di lui tessuta abbiamo ) : ma
IC2 APPENDICE
convien rlflettere clie la dove rigogliosa rulonda la messe
c cosa diflicile il contenere la falce perclie troppo oltre non
iscorra. Altri bramato torse avrebbe una niaggiore luci-
dezza , fluidita ed ugnaglianza di stile i lua oltraclie la di-
zioa^ ci sembra pressoclie senipre robnsta , concisa , pate-
tica, donar pur conviene qualclie cosa a quel fervore clie
non si modera se non cogli anni, ed a quella titnbazione
che svanir suole col coiitinuato esercizio del dire. A com-
pimento poi delle parole nostre crediara bene di qui rife-
rire due brani dello stesso panegirico , nelF uno de' quali
e r imagine della Rkoluzione colle seguenti parole dipinta :
>i E cbi non si amiiiirava per non attesa dottrina e dalle
pacifiche Lettere dilungata , allorche (il Pindcmonte) di-
scorrendo le cagioni de' politici rivolgimenti richiamava al
pensiero, assennandoci , la Rivoluzioae coprente il capo
nella prima asseml^lea al terzo stato ^ poi turaultuante;
regicida ; se stessa divorante come Saturno i proprj iigli •,
stanca di cittadlne stragi ^ conquistatrice dalle Alpi e dal
Reno alle Piramidi ed al Kremlin ; domata sui campi di
Watherloo; ripercossa alle porte d'AIessandria , sulle terra
di Napoli , al Tiocadero ? o se, passeggiando col guardo
le piu lontane e tra lor disgiunte regionij, tutte le mo-
strava da' modern! event! ravvicinate e congiunte? Ed oli
pur fosse tra no! ! Un sorriso d' allegrezza gli spuiitercbbe
sul lalibro or che ! voti e i sospiri degl' Irlandesi Catto-
lici , clie pur furono i snoi, valsero al Duca di Wellington
piu gloriosa corona della gia colta suUa rocca di Badajoz,
o nei campi delle Arapili. "
Opportuna ci semlDra pure la digressione dell' autore
intorno a! traviamenti ed alle licenze della nuova scuola:
/( £ neir umana natura ( cosi egli , ed e un giovane die
parla ) nojarsi di tutto; ne il Bello se ne franca: ag-
giuguesi la vaghezza di novita : quindi la lisciatura , il
vaffinamento, il tumido , il falso lustro, i concetti 1am-
biccati, le iperboli, le acutezze, le punte del Secento :
quindi 1' asciugare co' fiumi , il bagnar co' soli ^ e Carlo V
avente il mondo per tomba , per tetto il Cielo , per la-
grime il mare, gli astri per faci. Ma il Marini , e gli
altri di quel tempo peccarono nell' ornato : a' nostri glorni
si feri T essenza dell' arte sdegnando ogiii regola dal primo
pittore delle memorie antlcbe fino ai Classic! piu recent!
e in Italia e fuori osservata , la Poesia riducemlo al iiudo
PARTE ITALIANA. 1 o3
Vero, il Iinguag;o;io d' Omcro a quello di T'latone , il Bello
al solo Tetro. Ne cio l)asta , clie, qual povera e vile ri-
pudlando la greca e la latina eredita . si limosiiiaroiio iiu-
niagini e concetti dagli strnnieri , air italica letteratiira sver-
gognatamciite aateponendo T oltreniontana , vero morbo dei
tempi nostri. Giii i settatori di qnesta audace scuola horeale
fastidiscoiio i lamenti di Filottete, di Mirra , di ]\Ierope.
Essi in gelate nel)bic coiiversero il tepido e sereno aere
italiaiio, in cimiteri i giardini ; tutti evocarono dai regni
dclle tenebre e della morte gli spettri, le ombre, i fan-
tasmi , gli scheletri , i demoni , i folletti , le streghe , e ne
popolarono gli asili della giocondita e della pace ; accattar
si pensarono le eroiche imprese e le virtu tra' masnadieri ,
tra' pirati , e ncgli ergastoli i tutte suscitarono le meniorie
di un barbaro tempos e T anima ci straziarono con or-
rende immagini di patimenti , di paure , di supplizj , di
crudelth , di ferocie , come se tristi e dolorosi abbastanza
non Iscorressero all' uomo i suoi giorni , e poclie fosser le
lagrime quaggiu spremnte dall'umana malignita, dalla for-
tuna e dalla morte. Brucerelibero, eome disse un mo-
derno , Tito Llvio e Montesquieu per conservare una vec-
chia cronica di Monaci ignoranti , o i polverosi registri di
un Castellano imperioso , non curanti clie gli uomini si
sgozzino e si tradiscano, purche ti svolgano un' intarlata
pergamena, o ti facciano udire il corno da una torre di-
roccata. E sono pure Italian! clie coUa voce e coll' opera
s' argomentano di svisare l' italiana Letteratura , e porvi al
tutto r impronta della straniera , degni di compassioue se
febbre o mania li go^erna ! Ah! non pensarono clie se il
ferro erulo ed ostrogoto taglio le penne all' Aquile domi-
natrici del Mondo , non giunse a spegnere nel versato no-
stro sanguc quella fiamma divina die ci avea fatti maestri
d' ogni bell' arte, cd ercdi naturali e legittimi della gloria
do' Creci. Clie se fra le strngi , e sotto la caligine di tanta
barbarie, riniase alcun tempo assopita ; piii bella poscia
rifulse e vendico gli antichi siioi vanti , null' altro lascian-
done agli stranlcri, chc quello di aver appreso alia sua
scuola. "
Non e dunque estinto nell' italiana gioventii il scntlmento
del vero e del bello. Prenda coraggio 1' egregio autore di
quosto panegirico, e non declinando mai dal bel sentiero,
si raminciiti che : sic ilur cui astra.
104 APPENDICK
In morte dl S. E. il conte Alberto Adamo di Neipperg,
Elogio detto il xxvi febbrajo 1829 nella Chiesa
Magistrale della Steccata da Blichele Leoni- —
Parma ^ 1829, co' tipi Bodoniani, in foglio.
'^eW Awerdmento premesso dall' autore al suo Elogio,
egli dice, clie qiiesta scrittura avrebbe avuto bisogno di
notizie piu larghe ed esatte , d una forma che manco senlisse
della precipitanza con die fa estesa, e quindi che se ne
fosse difFerita la stampa a stagione piu matura. Questo era
il suo proponlinento. Ma il desiderio di non render vane le
sollecitudini di molti vincendo ( coineche invero a suo danno )
que' prudentl rispeui ; lo indusse a darla fuora com' e , senza
perb rinunziare a riprodurla con qualche miglior titolo al-
t indulgenza del piihblico. Egli fa profeta ia questo suo
Avvertimento. II pubblico giudico tale scrittura nel modo
stesso ill cui I'avea sentenziata T autore, e complanse
della sua debolezza che si lascio sediirre alle bugiarde
sollecitudini dei mold, o pochi, non curanti della sua fama.
La rifaccia da cima a fondo , e per bel niodo, ove aspiri
realmeute all' indulgenza plenaria del pubblico ; il quale se
accoglie talvolta di buon grado sense somiglianti alle ad-
dotte dair autore , allorche si tratta di udire un' Orazione
qualunque recitata dalla l^igoncia, le ributta sdegnoso quando
si vuol sottoporre per via d' impressione al suo treinendo
tribunale.
Elogio di S. E. il conte Alberto di Neipperg letto da
Ferdinando Maestri agli ufficj funebri celebrati nel-
V Oratorio di S. Qidrino dcdla Diicale Accadcmia
de Filarmonici il 2'j marzo 1829. — Parma, 1829,
co^ tipi Bodoniani, in foglio ed in 8.°
Signorilmente impresso e questo Elogio in ambo le edi-
zioni. Alia niaggiore e premesso il gia conosciuto ritratto
del conte di Neipperg intagliato da Paolo Toschi, ed An-
tonio Isac.
Nobile , dignitoso , vero e il racconto delle gesta di
questo illustre Personaggio. Se volessimo riferirne i passi
piu iniportanti per facondia ed eleganza, ci sarebbe d'uopo
di ristampare quasi per intero 1' elogio, perche poco vi
abbiauio rinvenuto die non sia degno di raolta lode , e
PARTE ITALIANA. TOO
pocliissime vi sono le mende. E lavoro studlato, non ha
avuto quincli bisogno 1' autore di niendicare con iscuse
r indulgenza de' leggitori , come fece infruttuosamente chi
il precedette.
La Naunia descritta al viaggiatore, — Milano , 1829,
dalla Socictd tipografica de classici Italiani, in 8."
gr. , di pag. 1 04 , coll' epigrafe
Voraere duroi
Exereent coUes, atque horum gsperrima pajcunt.
Vise.
( Assai nitida e bella cdizione adorna di sette tavole
litografiche e d uiia carta topografica in rame. )
II Un fiume ingrossato da forse venti fmmicelli e rlga-
ti gnoli, un cercliio aaiplissimo di monti , ricoperti in mas-
»/ sima parte di praterie e di foreste-, colli e piani e poggi
" e Valletta senza numei'o, ove tutto verdeggia di belle
" macchie, di prati , di cam pi , di vigne, di gelsi ; alcuni
" romitorj ; presso a venti castelli ; piii di novanta villaggi
» che tutti possono ammirarsi da soli tie o quatlro luogiii,
» quasi vedette dalla natura a bella posta formate per
V chi e amante del bello; piu di quaranta mila abitanti
>i che haano dialetto e costumanze loro proprie , in mas-
" sima parte agricoltori laboriosissimi che emigrando nella
" fredda stagioiie riportano in prlmavera e naove cogni-
» zioni ed estero danaro ■■> molte e molte famiglie di no-
" bilta antichissima e storica ; vm clero in generate colto
" e operoso ; nomlni dotti in gran numero d' ogni condi-
11 zione .... questo e la Naunia , qiiesto la Naunia
>> contiene . . . ".
Per tal modo il sig. Giuseppe Pinamonti , autore della
pregevole operetta die noi annunziamo , descrive con ra-
pidi tocclii il soggetto ch' ei viiol trattarc ; ne in questo
mirabile cpiadro di agreste natura, clie si facilmente potrebbe
parere abbellito, avvi pur una parola die non sia conforme
alia verita piii rigorosa. San Vigilio che t'u vescovo del
Trentino, a cui appartiene la Naunia, scriveva un tempo
a S. Giovanni Giisostomo essere quelle un naturale teatro,
oi'f a moilo di speltucuh sori:ono i casctlli da ogni parte a
incoronare la vallc , ed ora questo aspctto mcdesimo arresta
I06 APPENDICE
ad ogai passo il viaggiatore maravigliato , die clove aspet-
tava una scena canipestre capace appena tU rallegrare lo
sgnardo, si vede scrgere inaanzi quasi una rivelazione del
medio evo che sfoiza T intelletto a tornare su quel tempt
fierissimi, non meno famosi per grandi virtii , che per
grandi delitti. II perche e da lodarsi molto il sig. Pinanionti ,
il quale indovinando nel suo cnore il sentimento che dovea
nascere alia presenza di que' laogiii cosi reraoti dai nostri
nsi e dai nostri costumi , voile intramraettere alcun cenno
brevissimo che ricordasse o gli avvenimenti che illustrarono
quelle contrade , o gli uomini insigni che movendo da quelle
rupi divennero coUa gloria delle sciehze o dell' armi con-
cittadini di tutta I'Europa. E perclie ogni descrizione , se
anche si rinvigorisce colla storia , e ancora morta, ove il
linguaggio dell' aninia non la ravvivi col vero ed immor-
tale sno faoco, il sig. Pinamonti non ha mancato, quando
la materia lo acconsentiva, d' infondere al suo gentile ar-
gomento quella temperata passione che sopra ogni virtii
deir ingegno raccomanda agli uomini gli scritti e i pensa-
menti dell' uomo. Cosi per esempio, quando neli' appres-
sarsi alia valle gli si fanno dinanzi dite piccole ville coi
nomi di Meta longobardica e di Meta teiuonica — QuaiUe me-
morie , egli esclama, quante memorie non risvegUano soli
questi nomi ! In ascoltarli semhra ancora vedere due potenti
nazioni rinnovare qui le battnglie accertate da mille sepolcri,
e segnare questi confini col sang te. Ma il tempo e passato
sopra ogni cosa ; anclie il Dio Termine ha dovuto cedergU ,
e le stesse nazioni si sprofondarono sotto la terra, per la
quale combatterono tanto. E altrove parlando di due castelli,
dei quali piix non si scorgono nemmeno i vestigi, la sua
mente e tratta al piii afFettuoso riscontro. Etiam periere
ruinoi ! Egli dice : / castelli cadono sotto la mano del tempo,
e pill non risorgono : le umili capanne non sono meglio rispet-
tate , ma la paziente industria del contadino le riedifica il
pill- delle volte, perche egli trova dolce il vivere , dove i snoi
padri vivevano. Ne meno commovente, benche piu ardito,
e queir altro passo , in cui 1' autore ne conduce al santua-
rio di S. Romedio , e dopo averne descritta la via disa-
strosa, ma piena di dolce melanconia, semhra quasi arre-
starsi a meditare suUa sua situazione. Si sente propria
che vassi ad un romitono , e i piii sublimi peiisieri affol-
landosi a'la mente , avvertono che V uomo piccolo e debole
PARTE ITALIANA. 107
anilrcbbe smnrrito neW iinmensita dcUa ruttura , se. Dio non
(ivesse posto in lid qualchc cosu ill piu grande ancora chc
r universo !
Noi non possiamo moltiplicare in sifTatte citazioni , nia
i leggitori troveranno ad ogni tratto il conforto cU sonii-
glianti seiitenze , e se alcuna volta dovramio lagnarsi
che lo stile riesca alquanto disuguale e quasi negletto ,
non manchera mai a compensarli queir aurea semplicita
e quel candore che gia sembrano quasi alFatto sbanditi dai
libri. Le sette tavole litografiche le quali rappresentano
con fedelta alcune fra le plu belle vednte della valle ,
accrescono pregio a questa edizione , e la carta topografica,
che disegna con tutta esattezza i paesi descritti , e lavoro
assai notabile e degno di grandissiraa lode. Quello pero
onde vogliamo principalmente commendare questa scrittura ,
e r infinita carita della pati-ia , che si manifesta eviden-
tissima in ogni parola , e tnttavia precede cosi schietta e
sincera , che nessun viaggiatore avra mai a dolersi di ea-
sere stato deluso nella sua aspettazione.
E la stanipa medesima di questo bel volumetto, e tutti
i fregi che la dlstinguono, sono audi' essi un altro mo-
numento di si nobile ailetto, che ha voluto erigere a pro-
pria spese r illustre sig. Consigliere Aulico cavaliere De
Torresani , il quale con tanto consenso di pubblica ap-
provazione auimiaistra la Polizia generate del regno Loin-
bardo.
II nuovo teatro di Parma rapprescntato con tavole
intagUatc ncllo studio di Paolo Toschi e descritto
per brevi cewu da G. B. N. — Parma, 1829,
CO dpi Bodoniani, in foglio grande, carta vclina.
Franchi 8.
Veramente splendidissima e questa edizione, benclie sla
posta a si mite prezzo, veramente dcgnissinia deirAugusta
Sovrana a cui si deblie 1" innalzamento di cost suutuoso,
nobile, elegante edilizio, che mcrita a ragione di essere
collocato tra' piii lodati della moderna architettura.
h dedicata dal celcbre inlagliatore Paolo Toschi, onore
della sua patria e d" Europa , al Barone Lucio Bolla Po-
desta di Parma. Alia dedicatoria succede un Awcrtimento
intorno alio scopo di qu€sto libro. Dope 1' Avverdmcnto
I08 APPENDIOE
viene la descrlzlone in tlodici facclate precediite da un
titolo speciale ; essa dicesi scrltta da G. B. Nicolosi. Indi
si trovano otto tavole numerate , intagliate molto accura-
tamente in rame , e precedute dalla Veduta prospettica
del Teatro. La prima e la seconda lianno ciascuna naa
spiegazione in foglio separato. Queste due contengono VJco-
nografia s^enerale del plan terreno e del primo piano ; la terza
r Ortografia interna , e la facciata del Teatro ; la quarta
le Sezioni del Salone ( che e magnifico , egregiamente di-
pinto ed ornato con finissimo gusto ) i la quinta i Fartico-
lart delta Volta del Salone ; la sesta la Sezione parziale
delta Platea; la settiuia la Volta delta Platea ; e i'ottava il
Sipario.
Ritornando alia descrizlone diremo, clie essendoci questa
venuta tra mani al primo nostro giugnere in Parma avanti
di aver veduto quell' ediiizio , e dopo averne udito molto
sfavorevoli giudizj durante la nostra momentanea fermata
in Piacenza, ci parve dettata da un soverchio amore di
patria. Veduto poscia il teatro e minutamente esaminatolo
in ogni sua parte , niuna esagerazione trovammo in questo
scritto; e dovemmo conchiudere non essere que' giudizj che
un niiserabile dettato dell' ignoranza o dell'invidia, che dile-
guasi, come per vento nebbia , davanti il lampo della piu
imparziale verita. Non negheremo che non s' incontri nei
partlcolari di quella gran mole qualche inavvertenza, che
sarebbe giovato T evitare per renderla perfetta , ma qual
e opera umana che si possa chiamar tale ? Vbi pliira ni-
tent . . . non ego , ecc.
Lodiamo col signor Nicolosi che il plttore Azzi per
r argomento della sua tela , volgarmente delta Comodino ,
abbia preferito di rappresentarci luoghi e costuini del nosti-o
bet paest d' Italia , anziclie andare tra ghiacci e sotto un
del nubiloso a ritrarre la natura ; ma ci pare non ostante
che, senza ch' ei siasi trasferito al polo glaciale , abbia
soffiato costantemente sul suo pennello una si gelata tra-
montana che quasi non ci sia panto di questo lavoro che
non dia segno d' ingratissima freddura. Ma grnn compenso
a questo gelo la ritrovi poi nel Sipario del Borghesi tutto
pieno di vita , di calore , di fuoco , spleudentissimo per
invenzione, per colorito , per dottrina pittorica. Vada lieta
la bella Parma di questo suo giovine artista , che ci ri-
corda i tempi del Parmigianino e della sua scuola.
PAHTE ITVLIANA. IO9
Lc isole dclla lagiina di Venezia , rappresentate e de-
^scritte. — Venezia, 1829. Finora il fascicolo 1°
Chi ha vediite una volta le isole die circonrlan Venezia
non puo certamente obljliarle inai piii ; tanta e la bellezza
che loro cliecle la natura , e tanti sono gli oggetti ciie le
racconianJano alia nostra memoria. Pero e ragionevole la
nieraviglia dell' editore signer Alessandro Zanetti , che uiuno
abbia niai toko a descriverle tiitte con quella diligenza di
che sono degne , e solo se ne trovi fatta ricordanza ia
alcune opere a tutt' altro fine dirette. Pero si projjose egli
di pubblicai'le in dodici distribuzioni ; e gia ne abbiamo
dinanzi la prima, la quale comprende le isolette di San
Micliele, di S. Lazzaro e di S. Clemente , ed e im buoa
saggio deir opera. L' isola di S. Lazzaro fu descritta dalla
ch. signora Giustina Renier Michiel , autrice delle Feste
i'cneziane , e noi desideriamo die non siano scarse le sue
descrizioni. E necessario die nei libri di questo genera
Tcrudizione non si disgiunga dal sentiinento. « Forastiere
( ella dice ) ! Allorche ti ricondurrai alia tua patria e nar-
rerai quanto hai vedato, non dimentica di aver trovato
un monastero di asiatici ed una tipografia orientale in una
delle piccole isole di questa un giorno si celebre e si de-
cantata repubblica. "
La Statilegia , ossia nuovo metodo cT insegnare a leg-
gere in brevissimo tempo , analizzato ed applicato
alia lingua italiana did Ras^ioniere Lodovico Giu-
seppe Crippa. — Mila/io , 1029, dalla tipografia
Ri volta, pag. 24.
Nei secoli dell' ignoranza e della harbarie si sarebbe ,
alia vista dei uiirabili lisultamenti di cotesto metodo, gri-
dato alia magia : fra noi si e gridato, senza volerlo prima
conosccre, all' impostura. Pero il dispregio e le beflfe il
colpirono nei suo uascere, ed annunciato fin dall' agosto
dello scorso anno, si rimase linora neiroblio. Ma chi non
sa come il volgo sia, o per indolenza o per forza di co-
stume, ritroso ad ogni Ijclla novita , e scliifo torca il viso
da clii gli si accosu per fargli del bene i talche, a riit-
etirvi, d' uopo e sovente usargli violenza'
Al iulgar dtbile ingegno
Sempre il noio c/i'e grarule appar menzogna.
IIO APPENDICE
Cosi dal Parini cout'ortato resse il sig. Crippa alie iiinlc
accoglienze fatte al suo annuiicio , e come clii persiiaso
di sua niissione non cura umaiii riguai\li, e tranquillo
prosegue ia suo viaggio, distese e publilico la dicliiara-
zione del nuovo nietodo da essolui proposto, rimettendo
air irresistibile forza del vero il far le sue parti , ed il
rispondere.
Ecco dunque con raro esempio di disinteressc svelato
nn ritrovameiito di cui il sig. avvocato Laffore fatto avea
un venale mistero; e cio coinpensi in parte lo svantaggio
che noi potremmo avere ove si ponesse a confronto 1' itir
grate trattaniento che quel metodo eblie fra noi ed il tras-
porto d' ammirazione con cui venne in Francia rlcevuto,
tostoclie il sig. Francoeur, uiembro dell' Istituto di Parigi,
ne diede notizia con sua relazioiie del febbrajo 1828
alia Commissione d' incoraggiaiiiento dell' istruzione ele-
mentare. Clie se nell' annuncianie la pubblicazione ci gode
I'animo sopramniodo per quell' amoi^e che ne scalda per
ogni utile vero, ci reca non ineno di maraviglla la somma
semplicita dell' idea primigenia da cui quest' inslgne ritro-
vauiento scaturi. = Perche si vorra nel rilevar le conso-
nanti spiccate , onde awiarsi al leggere , pronunziarle altri-
menti da quello che suonano congiunte nella parola? ■='Ecco
la riflessione su cui poggia il metodo. Di qui un ben me-
ditato studio suUa forniazione e suU' analogia delle artico-
lazioni , e percio una nuova divisione e disposizione dei-
I'alfabeto, una nuova denomlnazione delle consonant! non
piii arlntraria e convenzionale , ma dedotta dall' intrinseca
natura dei suoni e delle articolazioni (^vocali e consonand) ;
di qui una nuova e semplicissuna teoria delle articolazioni
composte, spontaneamente emersa ; di qui tolto il bisogno
del compitare , si molesto perche assurdo ed in continua
contraddizione tra i mezzi ed il fine , tra la causa e 1' ef-
fetto , tra 1' insegnaniento precedente e la successiva ap-
plicazione di esso , tra 1' opera dell' arte e quella della
natura ; di qui una regola semplice ed unica , applicabile
a tutti i casi , per dividere prontamente ed esattamente
qualunque sorta di parole in slllabe •, di qui in fine spianata
ogni dillicolta ortografica , e fatto il leggere opera del sem-
plice atto di pronunziare le articolazioni unite ai suoni ,
quali separate si apprese a pronunziarle. La quale osser-
vazione, a chi ben ponga iiiente, basta per sc sola a rcndere
I'AUTE ITALIAN \. ] 1 1
agevolmente credlbili gli effetti die dalla Statilegia si otten-
t'ono, tolia essendo la vana occupazioae di avere, secondo
il veccliio metodo , a coiioscere le coiisonaiiti ad un niodo
per poi valerscne ad un altro, e toltc ad un tempo tutte
le dublnezze die nella formazione delle sillabe iie veni-
vaiio, con grave dispendio di fatica e di tempo e con
soninio fastidio dell' aUinuo.
Tutto cio e con molta precisione dimostrato nel modesto
opuscoletto del sig. Crippa, il quale se noa ha 11 vaato
d' essere stato V inventore del nuovo metodo , ha pero
quello di averlo saputo, da alcuni cenni ottenuti a voce,
interpretare , e merce di giudiziose e sagaci considerazioni
ridurre le quasi presentite idee ad un conveniente siste-
matico sviluppamento, e, superando tutte le dirticolta che
nel generalizzare le sue teone devouo certamente esserglisi
afFacciale, fame Tapplicazione alia lingua nostra. Con die
venae ad adempiere al voto die la reale Accadeniia delle
Scienze di Torino formava nel rendere puljblico conto
(aprile i8a8 ) delle mirabili prove di questo metodo
reiterate. Quello pero die il sig. Crippa con nessuno
divide, si e ( amiamo ripeterlo) il merito di aver genero-
snnicnte sagriiicato alia publjlica uiilita il fortunato friuto
delle sue invesiigazioui , e di avere rivendicato con virtuosa
lealta V onore della scoperta al verace sue autore tosto
che n' ebbe cognizione. Deve questl aver fornito non
solo i principj della Statilegia al sig. Laflbre , ma bea an-
che le luminose idee per V istruzione de' sordi-nati al sig.
abate di Lepee, che di lui fa cenno nelle sue opere , e,
pagato , se non dal secondo, dal prlmo certamente, di
scortese silenzio, par die voglia di nuovo confermarci
come i dotti di Francia, mentre sono sagacissiini nel ri-
volgere alP increiuento d' ogni utile od amena disciplina in
un colle loro le faticiie degli stranieri, ottusi alquanto si
uiostrino bene spesso nel ricordare i nomi di questi. E
ua cosi fatto autore Corrado Amman, medico Olandese ,
die stampo per la prima volta in Amsterdam (1692) ua
libretto intitolato = Surilus loqueiis, sen inclliodus qita qiii
surdus muus est loqui discerc possit, = Volendo e<»li del
suo metodo, dicui fatto avca fclice sperimento, dar con-
tezza, svolge coa profondissimo discorso, in queir opu-
scolo, la natura della voce, qnell.i delle lettcre e la ma-
uiera di prouunziarle : posto il solcune priutipio die Icgcre
113 APPENDICE
est literas successive tantwn pronunciare , e posta la solenne
distinzione dei suoni e delle articolazioni {K'oce.s et spiritus),
suggerisce una nuova divisione dell' alfabeto , lo ordina se-
condo la naturale fonnazione delle lettere, ragiona intorno alia
riunione delle articolazioni e dei snoni , ed insomma espone
con tanta esattezza ed evidenza le teorie del nuovo lue-
todo , die di necessita ne discende la conseguenza che le
trilustri vigilie , onde il sig. avvocato LafFore si die vanto
nel cospetto di Francia , e delle quali il huon sacerdote di
Temi chiese da' suoi nazionali ed ottenne si larga niercede
di gloria e di danaro, altro non sieno che 11 frutto spon-
taneo della lettnra del surdus loquens , e specialmente nella
seconda edizione ( Leida 1727), affinche per avventura si
vedesse il benemerito Olandese destinato a risorgere prima
in Francia coll' opera , indi in Italia col nome.
Ma sia che vuolsi , chiunque tenga in pregio i progress!
deir incivilimento non potra al certo dissimulare a se
stesso i beneficj d' vin metodo che rendera universale
I'arte del leggere. Lo stato delle nazioni va di pari passo
coUa coltura, e 1' alfabeto fu sempre il piu potente neinico
della barbarie. E tanto piii merita cotesta utile novita di
trovar grazia presso ogni gentile persona nelle nostre pro-
vincie , ove la pubblica istruzione , e specialmente 1' ele-
mentare e dalla Sovrana beaeficenza con ogni maniera di
provvide instituzioni protetta, delle quali gia sentono le piii
umili classi del popolo gli utili efFetti. Ne vogliarao in
questo proposito tacere come la Statilegia potrebbe soprat-
tutto nelle scuole di campagna con vantaggio introdursi,
ove gli allievi impediti or dalla stagione invernale,or dai
bisogni rurali di giovarsi di una continuata istruzione , sono
costretti d' interniettere tratto tratto lo studio^ talche dal-
r una all'altra ripresa dimenticando Timparato, trovansi
quasi sempre da capo. 11 che riesce a' principianti funesto,
che dalle stesse difficolta lungamente stancati, e dal poco
profitto scoraggiati prendono lo studio in fastidio ed av-
versione.
Noi lasciamo al filosofo le dotte meditazioni suU' inven-
zioue e suUa formazione del linguaggio articolato, alle quali
potra la teoria di questo nuovo metodo condurlo , ed
amiamo piuttosto che altri con noi pensi ai vantaggi di
esso immediati, e, per cosi dire, popolari. Ne fia questi
sono ultiini il ievar via per sempre da quella cara eta
PARTE ITAtlANA. Il3
deir Innocenza e della giovialita ogni tristo seme di noja
e cU stento, cd il fur si die il noine di scuola, gia di si
formldato augiirio a' fanciuUi , or giadito siioni e scevro
d' ogni idea di dillicolta e di fatica. E non e pure a ta-
cersi come col favore dcUa Statilegia potranno oniai essere
ammessi ai vantaggi del saper leggere anclie gli adulti
cui, mancata essendo la prima educazione, rinunziato gia
vi aveano , come a cosa per la sua difficolta inaccesslbile
ad un' eta matura. Senza pretendere di trasformare il volgo
in un popolo di dotti , senza dire come si scliiuda, uierce
della lettura, ad una moltitudine di persone , morte ai privi-
legi degli esseri pensanti, una sorgente di sconosciuti piaceri
e di nuove seusazioni , e loro si procacci un efficace mezzo
di dirigersi all' utile ed all' onesto, tenendole lontane dalle
distrazioni a cui s' abbandonano o per ingannare la noja
di un' oziosa ignoranza, o perche nell' ozio stesso e nella
niancanza d' idee piii si fanno gagliarde sentir le passioni ;
chi non vede come, col rendere I'arte del leggere di si
agevole possedimento , potra trovare una guarentigia 1' in-
teresse di que' disgraziati clie ora mancandone sono, nelle
contrattazioni scritte cui pe' lore aiFari intervengono , del
continuo esposti alia frode ed alle insldie di clii voglia
abusare dell' ignoranza loro 'f Pericolo , contro il c{uale non
bastano sempre i provvedimenti di legge e le lormalita
da essa richieste. Questi soli vantaggi sono di tanta evi-
denza clie ognuno , il quale abbia flor di senno , e co-
stretto ad applaudire a si preziosa novita. Possa pertanto
la Statilegia metter radice ancbe fra noi , ed universalmente
propagarsi , e sia questo il voto d' ogni persona ainica del
pubblico bene ! Clie se gli anticlii popoli riconoscenti dei
vantaggi che arreca la scrittura , consegnarono ad eterna
fama il nome de* loro fondatori clie dato lor aveano 1' al-
fabeto , non c men degno di un tributo solenne di gratl-
tudine chi mirabilmente agevolando 1' arte del rilevare lo
scritto, e percio di valersene, preparolla a divenire uni-
versale, ne sia, per la sua parte, di questa gratitudine
fraudato anche colui die primo fra noi 1' introdusse.
£ibL kuL T. LV.
114 APP. PARTE ITALIANA.
Le attratuve dell infanzia e le dolcezze delV amore
materno , di L. F. Jaaffret. Prima versione itallana
di Francesco Gandini. Seconda edizione. — Cre-
mona^ 1829, dcdla tipografia de fratcUi Manini.
or iiHllj del Jauffret sono pieni di afFetto, di belle im-
tnagitii , di ginste osservazioai. Noa sono seaipre seiiipli-
cisslmi, ne sempre natnrali , ma possono perdoiiarsi facil-
meiite alciuii piccioli nei dove il libro nel siio complesso
e buono e rispoiidente alT intenzione dell' autore. A. noi
per esempio non piace clie un giovinetto vedendo l' al-
Joro piantato da' snoi geiiitori ricordi la valle di Tenipe e
le spoiide delPeneo^ ma qnelF idillio ci sembra iiondimeno
assai bello e pieao di sentimento. Non ci par vcrisimile
clie un fancluUetto il quale coile sue picciole mani intrec-
cia a stento un paniere di vimini , paragoni la rugiada a
perle inargentnte , ma chi vorra dire clie nel restante di
quel breve idillio non si trova una incantevole sempliciia?
Pero fu bello il consiglio del sig. Gandini di tradar questo
libro; e noi annunciamo e raccomandiamo assai volen-
tieri qn.esta ristampa della sua lodevole versione.
V A R I E T A.
ARCHEOLOGIA.
kDopra un anello Longobardo e suit origine del titolo di
Marchese , Dissertazione di Sebastiano Ciampi. — Tra i mol-
tissimi cimelj degni delta stima degii arclieologi e tra le
rarita conservate dal sig. marchese Gian Giaconio Trivulzio
e r anello d'oro, del quale presento qui il disegno.
e che nel rifare i! pavimento della chiesa di S. Ambrogio in
Milano fu trovnto dentro una cassa di pietra contenenle i
VARIETA. II^)
rest! d' un cadavere e varj oggettl ad esso spettanti, cioe
un pettine, le forbici , nnii lancia , lo stocco, la sciabola,
gli sproni ed una crocetta a qiiattro spicclii di soitilissima
laminetta d' oro a somiglian/a del talco. Da quesii arncsl
e niaaifesto che quel sepolto era un cavaliere o, come dl-
ceasi, un milite. In fatti il pettine e le forbici indicano il
governo del ca\aIloi Inncia, sciabola e stocco ne sono le
armi; gli sproni spiegano I'atto del ravalcare; Tanello la
digniia i la croce Toggetto della milizia a cui il milite era
addetto o, se vuolsi, la professione della fede cristiana.
Essere egli state longobardo, mc lo fa credere 1" iscrizione
che e intorno alia figiira del cavaliere nelT anello effigiato,
la quale in lettere latine dice cosi: MARCHE BADVSVIV:
la voce Marche nclla sua radice e celtica, e poi diventata
teutonica ed era alemanna, e come vedremo, con poca va-
riazione e anclie italiana. Nella lingua de' Celti, per testi-
nionianza di Pausania (in Phocicis , cap. 19) M'Ji;^v.xv si-
gnifico cavallo i7:z'j)v to oyojict. jjixpv.xv ltto twv v.i?.TU'v equo-
rum nomen Marka apud Celt as i e Tpiuxpv.iGtxv un corpo di
mille cavalieri (i). Nella lingua franco-gallica ed alemanna
de' tempi di mezzo si trova nei derivati di quella voce un
senso analogo al datole da Pausania (2).
Nei capitolari di Carlo il Calvo (apud Silvacum, c. XIII )
Morascakus e prcrftctus vel curator equorutn, ed anclie coc-
chiero. In una legge alemanna tit. 79 , leg. iv. = Si
Mariscalcus qui super xii CabaUos est, occiditur , xl solidis
contponatur. I
(l) 11 Facio osserva clie il Camprario in vece di Mapxav e
rpi/jyfy.'t'yiav vuo! che si legga McJppav e Tpi/japoiaiav , e adotta
quesie lezinni suH' autor.ta del codice di Mosca. I\la sircotne
diceasi Mdhre e March e Marach dai Longohardi , dai Fianco-
galli e dagli Aieiuanni , Mar dagl' Islandesi , cosl pote dir«i
Mctpxa/ o Mappac dai Celti per dialetco loro.
« Marc<'ii)nnni dicuntor a Marca , quod equum significat.
Equorum sou stabuli iDaglstrum MarcksulUr etinni nunc appel-
lauuis , et er[tiituni pia:ff ctuiu Marckgrafen ; niditaris eoim di-
gnilas et oflit.ii nonien est iHrtiiiicjue. >> ( V. Scolia Jacobi Spie-
grlii in Vll iibruiii Austriados Richnrdi Bartolini pcrusini. Haa-
novii« , 1619, in collecr. Justi Reuherii. )
(a) Cosi uel Dizionano tedesco di Adelung Walire caballus ,
cquus. Coiif. March imo et Marach leguni allcm. et bavaric.
UUndice Mar Pausania tfste eqiuun vocabaiit IMapxai'. Conf.
Mnrichal Mariscatco , Marstall Stabutuui aulicum equurum.
rro VARIETA.
Nella lingua tedesca moclenia Marsch significa avaiiza-
niento, cammlno di esercito ;, Imperciocche presso gU aii-
tichi Nordici gli eserciti per la maggior parte si compo-
neano di cavalleria , donde ne venne il marcher del Fran-
cogalli ed il marciare , e la marcia degl' Italiani ; nel qual
senso i Latini del buon tempo dissero equitare , i Latini
bassi caballare e cabaiicata , gl' Italiani cavalcnre e caval-
cata la significato di scorrere od invadere o di procedere
con esercito contro il nemico.
La voce Mark ha pure un altro significato che a prima
vista sembra essere afFatto diverso dal precedente ;, anzi diro
meglio, ha pure altri sensi , e sono :
Mark i." Signiim ; Anglosaxonice Mearc ; Persice Marz.
2.° Confines. Apud Keronem (8.^' Saeculi ) Marcho,
3.° Locus et regio notata Signo confinium. Marca.
4.° pondus signatum. Marca.
Dal significato del n° i.° hanno anclie gl' Italiani Marchiare ,
Marcare e Marca., cioe notare, improntare, segnare, im-
pronta ; del n." 2.° e del n." 3." Marca, paese , contrada ;
come la Marca d'Ancona, di Treviso, ecc. ; dal n.° 4.°
Marca e Marco e Marchia in senso di moneta.
Se mi si domandasse come sia avvenuto che dalla parola
March o Mcirkan cavallo siano derivati gli altri significa-
ti , risponderei cosi :
E noto che anticamente il bestiame costituiva e rappre-
sentava la ricchezza degli uomini. Quindi e clie allor quando
s' incomincio ad improntarsi od a marchiarsi la moneta,
che era la rappresentazione delie ricchezze , vl si rappre-
sentb ora una pecora, ora un bue, ora un cavallo, e come
dal pecude impressovi ebbe nome pecwiia , e dal numero
de' buoi che la moneta rappresentava fu detta decabeo ,
icosabeo, ecc, cosi da March, cavallo, fu detta Marca.
E di fatto anche a Napoli e una moneta chiamata cavallo,
perche forse in principio ebl)e T impronta di questo ani-
male , come gia T ebbero le monete della Tessalia e della
Macedonia.
Segnata una volta la moneta con 1' impronta del cavallo,
e percio chiamata Marca, questo nome divento sinonimo
di segno, e se ne fece il verbo Marchiare o Marcare, come
in latino T impronta incisa negli anelli e nella moneta prese
il nome di segno e sigillo ; donde venne il verbo sigillare.,
signare , aes signatum, vocaboli equivalenti a marcare ed
a marca.
VARIETA. II-
Peixlie i confini e le sepai-azioni delle terre , de* paesi ,
iU'2,li Stati sogliono indicarsl da un segno, da un'arme,
liirono denominate MarcJie i confini, cioe segni del confine i
ed estensivanieiitc presero nome di Marche i territorj con-
teniiti dentro certi confini. Innunierabili passi di antichi
scrittori de' tempi di mezzo potrei portare a conferma di
questo significato della parola Marca; ma basteranno alcuni:
f Herioltluis rerum gerendaruoi nimis cupidus condictam
et per obsides firmatani pacem rupit , incensis ac direptis
aliquot Normannorum villis. Quod audientes filii Godefridi,
contractis subito copiis ad Marconi Acniunt , et nostros in
ripa Egidoroe fluminis sedentes , ac nihil tale opinantes ,
transit© flumine, adorti castris exuunt, eisque in fugam actis
cuncta diripiunt ac se cum omnibus copiis suis in castra
recipiunt. " (Annal. Rerum gestar. a Ludov. Pio an. 838 ).
/' Qui trans Ligerim manent atque in Hispaniam profi-
ciscl debent, montes pyrenasos Marcam esse cognoscant.
( Sirniondi Notce ad cap. Caroli Calvi.)
<' Volumus proxima asstate exercitum nostrum ad Mar-
chani nostram niittere , ut ibi praeparatus sedeat donee vos
mandetis quando promovere debeat. " ( Epistola Einhardi
quae est 39.)
A custodire queste Marche o confini erano destinatl conti ,
duclii ed altri grandi, e talvolta anche de' semplici co-
mandanti d' arnie , i quali aveano sotto gli ordini loro buon
numero di soldatesche e principalmente di cavalleria , con
giurisdizione e comando in tutti i paesi contenuti nella
Marca , e furono chlamati custodes limitum , e poi Marchio-
nes , e Marc}dsh donde vennevo i niarchesi.
11 Relictis tantum Marchionibus , qiti fines regni tuen-
tcs, omnes si forte ingruerent, hostium arcerent incursus. »
(Vita Ludovicii Pii an. 786.)
<i Quin vero longum est istos ad praesentiam regis ad-
ducere, vel periculosum est longius a Marcha eos abdu-
cere , domnus Rex commendalnt (i) suo Marchioni , qua-
liter eos distringat, atque castiget. " ( Capit. Caroli Calvi,
reclaniatio Episcopi barcinonensis apud Attiniacum cap. i.)
Ecco dunque P origine de' Marchesi , che in processo di
tempo salirono a tal grado di potenza da nsurpare indi-
pendentemente la giurisdizione sui territorj che a titolo
(1) Di (jui il veilio iialiano comandan:.
Il8 V A. n I E T a'.
di Marche o confin'i custodivanoi lo che avvenne speclal-
mente da Carlo Magno in poi.
Anclie i conti e i duchi verso il mille preferirono
spesso il titolo di mardiese a quelle di coiite e di duca ;
lo che seiiibra essere stato fatto dai Franclii per contrap-
posto ai Loiigobardi, i cjaali noa coiiobbero clie soli conti
e dnclii; ed i Franchi pare die volessero per qiiesta ra-
gione cbiamare niarcbesi e marclvebati i conti e le contee,
i duchi e i ducati : all' opposto i Longobardi , finche duro
la loro dominazione , continuarono a far uso di que' titoli i
e percio i duchi e (5iicati di Spoleti, di Narni , di Bene-
vento , scacciati i Franchi da' Longobardi, ebbero il nome
di marchesi e di marchesati.
Ma ritornando al nostro Anello, 1' iscrizione Marc/ze j5a-
dusuiu puo interpretarsi i.° Slgnuni o Sigilliun Badusui (i).
a.° Marche5;<5 od eques Badusuiu5 , cioe custode della
frontiera o cavaliere. La voce Mardiesus non e senza esem-
pio nei secoli barbari. I Gallo-fraachi dissero Marchise
scrivendo Marquise secondo 1' uso tuttora praticato di pro-
nunciare chi la sillaba qui ; uso comune anche agl' Italiani
in moke parole scritte in latino qui e que; come quicura-
que chiunque , qui chi, quae che, ecc. , e gli antichi dis-
sero chiunche per cliiunque, qualunche per qualunque.
In quanto al nome Badusuiu in vece di Badusuius , e ovvio
I'incontrare nomi longobardi o franchi latinizzati e scritti
nel caso retto con la finale V, soppressa la s come A'givlfv,
Tavderadv,.Tachipenv, WiUpertv, Karvlv, Asprandv ; nomi che
alle volte si trovano scritti Aigivlfvs , Tavdenuhs , ecc. (2).
Che Badusuio fosse milite croce-signato apparisce tanto
dalla croce sopra descritta , quanto da quella che tiene in
cima del capo sopra una specie di berretto. Dalla storia
della prima crociata scritta da Roberto monaco sajjpiamo
che i croce-signati portavar.o quell' insegna taluno in fronte,
talaltro in petto, e chi era in cammino, rivolgevala dietro
le spalle (3).
(1) Veggasi cii che inrorno a questo niedesimo argomento
si h pure drscusso nella Biblioteca italiana toui. 48 , pag. Soy.
(7,) Meuiorie e nionuaienti per servire alia sroria del ducaco
di Lucca, tom. IV. Lucca, i8i3.
(3) La guerra pei Principi cristianl guerreggiata contra i Sa-
racini , ecc. in lacmo , dicliiaraia per Ruberto Monaco , e tras-
Jatata in volgare per urio da Pistoja. Firenzc , iSaS , pel Ciar-
detti , a pag. 6,
V A R I E T A*. 119
Che Badasuio debba ascriversi al tempo della prima
crociata sembra probabile se facciasi attenzione all' anti-
chita e rozzezza del lavoro, alia forma delle lettere , che
nulla presenta della cosi delta maniera gotica. Ma queste
medesime ragioni possono farlo rigiiardare aiiche per piii
antlco ; ed io incUno a tale opinione. In fatti la somma
rozzezza conviene piii al secolo IX che all' XI ; la maniera
di scrivere il noma di Badvsviv e simile agli esempi che
ho portati, i quali appartengono all' VIII ed al IX secolo.
La forma dc-Ue lettere e perfettamente romaua , la quale
nel secolo XI avea cominciato a prendere un' incliaazione
al cosi detto carattere gotico.
La fignra di Badusnio presenta il carattere longobardo,
cioe la barba lunga. « Longobardos vulgo fernnt nomina-
tos a prolissa barba, et numquam toasa. (Isidore de Gen-
tium vocabulis, lib. IX, cap. 12.)
Per longobardo ce lo fa credere anche il nome 11 quale
pel modo ond' e scritto si nianifesta analog© ad altri di
quella nazione. I Longobardi nel secolo XI eraao quasi
estinti in Italia (1).
(i) Uno de' nos'ri collaborator!, die vide ed esamino gia da
niulto tempo r anello d' oro die rinveniito fu nel rifare il pa-
viniento dt-lla Cliiesa di S. Aiubrogio in Milano, e che era
trovasi tra le preziose antidiita posscilute dal signnr niarchese
Trivulzio , ci ha con qualche trepidazione comunicata una sua
o))inione , gia da qualche tempo emessa intorno quell' anello ,
la quale sebbene interaniente si stacdii da quella del dnttissimo
Ciampi y e rovesci presso a poco tutto I'edifizio, che coUa scorra
di quel njonumento egli ha fondato sd T origine del titolo dt
marcliesc , nui crediaaio tuitavia degna di qualthe atten?inne ,
tanto piu cli' eali si espriine con tutta la niodestia , e crerle di
not! f.ir torto con questo alia ricca erudi.^ione di cui il Cianipi
lia f.itto sf(>gsio nell.i sua Dissertazlone. Gia di quella Irggenda
BIARCHE BADVSVIV non si erano niostrati contend a'cuni
ardieologi , e il dottor Labtis dubiio che leggere si dovesse
Marce. Badus. VUas., altri sospctto persino die in quell' anello
ra)ipresentato fosse Batdovino conte ( piuttosto die uiarchese )
di Fiandra , estinto dai Saracini , nienrre all' imperatore Alessio
recava la notizia della presa di Anriuchia.
Ora il nosiro collaboratore dubita da prima , che V anello
propriaiueiue non sia longobai-do , non presentandosi alcuoa
prova dimostrativa di quella origine o di quella pertinenza , e
lo stpsso Ciainpi non diasente del tutto dal crederlo non piu
•ntico del secolo XI.
I20 V A R I E T A .
A crederlo p'lu antico del secolo XI potra fare ostacolo
la qualita die si presenta di cavaliere croce-signato. Ma ne
anche questo e sufficiente argomento. In primo laogo sap-
piamo che a' tempi di Carlo Magno era una specie di ca-
valieri o militi i quali creavansi con alcune cerimonie. Ne
Egll fa paritnente osservare che ne' sigilli di quella eta in—
vano si cercherebbe ortografia , invano si vorrebbero trovare
interpunzioni , poco si potrebbe ancora contare su la liogua o
su la gvammatica , e che il leggere le loro iscrizioni quali si
veggono su que' monumenti , ri condurrelobe ad imniaginare le
maggiori stravaganze del niondo. Queste cose attestano le col-
lezioni dei eigilli medesimi che si trovano stampate , quell' am—
plissinia del Manni , quelle di molti scrittori tedeschi, V Eineccio
e lutti gli antiquarj che si occuparono intorno alia sfragiscica ,
non omniettendo ancora le dissertazioni su varj di que' uionumenti
del medio evo del nostro Muratorl.
Perrhe niai dovra dunque meccanicamente leggersi MARCHE
BADVSVIV, il che in fine del cento non ci fornirebbe alcuna
decisa indicazione ? Sta bene che la voce marche sia celtica
uella sua origine, divenuta poi teutonica ed ora alemanna ; ma
quel marche non potrebb' essere al piii se non che 1' abbrevia-
zione di marchensis , che non tanto faciluiente prenderebbesi in
sinonimo di marchio o marchese , quanto come addiettivo di
inoneta baronale. Peggio e poi quel nome proprio di BADVSVIV
o Badusuius , del quale in tutti i tempi barbari non si potrebbe
raccapezzare il peggiore barbarismo.
Ora, premessa P avvertenza che in que' sigilli invano si ri-
cerclierebbero ortografia ed interpunzioni ; ecco come leggere
vorrebbe quella iscrizione il nostro collaboratore : M. ARCHE-
BADVS. VIV.
La M. puo significare egualmente viagnus ^ maximus , miles,
magnificus o anche marchensis ( non raai marchesus ) , e queste
due ultime supposizioni, benclie poco ammissibili, sarebbero fa-
vorevoli al sistema del Ciampi. Archehadus si sarebbe forse
scritco dair artefice , anche dal Ciampi riconosciuto sommamente
rozzo, in vece di Archebaldus o Archibaldus ^ nome comunissimo
neir XI e XII secolo tra i Franchi , donde vennero gli Archam-
haut e gli Archembauld di Francia , gli Archibaldi frequentis-
simi in Inghilterra , e gli Arcimboldi famosi in Italia ed anche
nella Lombardia.
Le parole poi VIV possono significare vivit , o vivat , o vivas ;
e questa formola della quale potrebbero addursi infiniti esempi ,
conviene ottiniamente anche col sentimento del Ciampi, che
giudico essere quelle un anello signatorio, di cui il marchese
o il militc viveute si servisse anche nelle cose appartenenti alia
sua giurisdizione. Potrebbe notarsi che la voce Badus trovasi
V A R 1 E T A . 12 1
fa menzlone V aiitico autore della vita dl Luigl Debonaire
air anno 791, clie nell' eta d' anni i3 fu solennemente ar-
mato da Carlo M. nel castello di Rensbourge. Lo stesso
Carlo M. da giovanetto riceve V ablto militare : u Galafrus
ilium adornavit liabitu militari in palatio Tolletae. » (i).
presso il Muratori negli Scritlori delle cese italiche , e senibra
essere stato un vaso d' oro , sebbene al Du Caiige non sia pia-
ciiito di dicliiararlo.
Vedesi anche in questa Biblioteca , torn. XLIII , pag. 809 ,
che Baldus si scrisse aicuna volta nel medio evo anche Badus ^
e cosi Badoinus per Baldovinus , il die niilita a favore della
nuova proposta lezione Archibaldus , diflicilniente potendosi am-
mettere che il Marche possa interpretarsi Marchensis , e che
il Badus sigoifichi Baldovino. ( Nota degli editori. )
(i) Vita CarolL M, et Rollandi Joanni Turpino , ecc. , vulgo
tributa ; ed ivi le tnie note a pag. IC7 , edizione di Firenze 1822:
Medio in primis cevo frequentissima in Germania , aliisqae
Europce regnis solcmnitas , qua juvenes celso loco natl et nobilis-
simi heroes , qui egregii inclaruerant factis ab imperatore ■, vel
rege , vel principe quodam cingulo militari acciiigebantur , et ita
ad equestrein evehebantur dignitatem , ut hi ipsi non solum , sed
et alii advirtutem, et fortitudinem excitarentur. Sollcmnia ■, quibus
hie actus celebrabaiur , pro diversitate lemporuin erant diversa.
Quod si tempore pads susciperetur milituin , seu equituia , creatio y
hcec plerumque ita ordinabatur: honorum equestriuin candidati pri-
die quain inaugurarentur , balnea ingrediebantur , indeque loti et
mundi prodeuntes ac ^estibus mutatis , sub vesperam sacra pera-
gebant religiosissiine , totam noctem vigiliis et pils orationibus
transigentes. Subsequente luce solemnitatem ipsain in aede quadain
sacra ausplcabatur missae liturgia. Inter sacros ritus tirones , di-
gnitatis i/iilitaris candidati , solemni obstrincebantur Sacramento ,
numquam ab officio probi strenuique militis transversum unquam
sese esse discessuros.
Quo facto glcdiuin altari antea impositum atque conceptis verbis
consecratum accipiebat Imperator , Rex , Princeps , Episcopus , aiU
quis alius , qui jure miliies creandi gauderet , eoque candidati in
genua procumbentis humeros una , i.el quod sequiori oevo in rnorem
venit , trina vice percutiebat , eumque inilitem solemni forma no-
minabat ; denique balteo militari gladioque ille accingebntur , et
aurris vel auratis exornahatur calcaribus. Actum hunc honorificum
insequebantur convlvia splendida , ludi equestres , aliaeque hilari-
tates , non sine maxima sumtuum profusione . . . tempore belli au-
tem minori rituum apparatu militum sive equitum creatio absolve-
hatur in casiris sub initium, <,el exitum pugnae , aut in fortalitiis
urbibusque obsidione cinctis periculosa. Omnium tamen sive sacris
live bellicis ritibus in crdinetn equestrein e^ectorum cequalis erat
I 2 Jl A' A R I E T A .
Ma se quest! cnvalieri o militi, com' erano chiamati i
soldati a cavallo a distinzione della fanterla , facessero im
orditie cavalleresco privilegiato e distinto da' comuni sol-
dati di cavalleria , e fossero una specie di que' che i Ro-
mani chiamavauo equites , noii e facile il determinarlo.
Certo e die Badusuio noa dovette essere deli' ordiae co-
muae de' militi pei- I'anello d' cro che lo distinguea, e di
cui pare che dovesse essersi servito a sigillare non solo
privatanienie, ma aache per uso pubblico, o di giurisdi-
zioiie militare.
La croce non si oppone ad un' antichita maggiore del
secolo XI. Anche nel secolo IX e nel X combatteasi coa-
tro i Saraceni , e non e improbabile che i militi o cava-
lieri prendesseio 1' insegna della croce , che poi nella pri-
ma crociata fu presa da ciascuno de' combattenti L' uso
di seppellire i cadaveri de' militi con la spada , e con al-
tre insegne analoglie , fu comunissimo nei tempi del cosi
existimatin ^ omnibus amplissiiui uhique decernebantur lionores; oin-
nes medio cevo appellabantur milites et receii'.iorl cevo Equites au-
rati a calcaribus inauratis.
Oi i^o aiiteiiL hujus solemnitatls in antiquiorlbus quaerenda est
tewporibus, Testatur euiin Cornelius Tacitus de Moribus Genna-
noruiri lih. XI 1 1 , anna sumere non ante cuiquaiii moiis , quant
ci^itns sufferturum probaveril. Tarn in ipso Concilio te/ Principuin
oliquis , vel Pater , vel Propinquus scuto frainenque Juvenem or-
nar. Haec apud illos toga , hie primus Javentae honos , ante hac
domus pars videbatur , nunc reipublirce.
(Ex Joannis Georgii Ciameri Coiiimentariis de juribus et
prasrogativis Nublliratis avit.-B , etc. Lipsis , lySt) )
Al tempo di Fetlerigo II la dignita di uiilite non era con-
ceduta oiJinarianienre a chi nun discfodcva da padre niilite ,
come si rileva dalla lettera 17 del lib. VI dclle lectere di Pietro
dalle Vigne :
Notum facimus universis qund A. de N. Majestati nostras
knmiliter supplicavit ut cum velit fieri Miles et Pater suus miles
non esset , sibi exinde largiri licentiam digjiaremur. Nos auteiit
ut fidei sues meritum et subrum per imperialis gratiae proe:uium
imperialiter compensemus supplicationibus ipsius benignius inc'i-
nati de potestntis nostrae plenitudine sibi concedimus potestatem
quod quamquam pater suus miles non fuerit , et noftris constitu-
tionibus cavcatur quod Milites fieri nequeant qui de genere mili-
tum non nascuntur : ipse lamen de culininis nostri licentia decorari
valeat cingulo militnri mandamus : quatenus nullus est qui ipsum
super hoc de caetero molestare vel iinpediri prcesuiaat.
V A R I E T a'. ia3
detto medio eto e cio faceasi ad decus Qiristi et proboe mi-
lit ice ejus (i).
Un cadavcre con insegne cavalleresclie, e con la croce
simile a qnella in lamina d' oro die sopra ho descritta,
ma senza fanello, fu ritrovato intorno al 1808 nelle vi-
cinanre di Lucca.
Sia dunqne clie piaccia di ascrivere Badusuio al se-
colo IX, al X od air XI, non e da porsi in dubbio che
fosse un cavaliere di rango (2) distinto, od uno di que'
marcliesi clie abbiamo descritti.
Dopo avere esposto qnel che plu direttamente avea che
fare colP anello di Badusuio, non sara inutile, ne disgra-
devole 1' awwiunta di alcune osservazioni ed illustrazioni
anaioghe, le quali contribuiranno a mostrare quanto ne-
cessaria sia non che opportuna la conoscenza delle lingue
settentrionali per la niaggiore e piu profonda notizia del-
r origiue, isioria ed etiniologia dclla lingua italiana , massi-
mamente per colore clie ne seggono giudici e regolatori ,
e ne fanno dizionarj , cd aggiudicano prenij agli scrittori
viventi che libri puhblicarono in purgata favella italiana.
Che tra le lingue straniere inolto contribuissero alia for-
mazione della nostra i varj dialetti slavi, e come cio av-
venisse , gia lo feci conoscere in diverse circostanze: le
osservazioni che vcrro esponendo serviranno a dare ua
breve si, ma sufflciente saggio intorno alle antiche lingue
nordiche, le quali son ora mescolate colla lingua franco-
galiica ed alemanna, ed in pincola parte coU' italiana.
II Menagio volea derivare il verbo marcher de' Franco-
galli ed il mnrciare italiano dal verbo iar'care de' latini ;
solite etimologie fatte da coloro che dal greco e dal latino
tirano le origini di tutte le voci eirusche, latine, italiane
non sapendo ond' altrimenti cavarle. lufatti se in Italia
(1) Fita CarvU M. et Rollaiull.
(2) Ranso. A propoiito di qursta voce creduta d' origine fran-
cese non voglio tacere che essa denva da ring , cerchio ; e tale
fu detta r asseiiil:)lea teuuca dai LongobarHi , donde ringhipra
( arringhiera ) aringnre , aringa. Se aringa e voce italiana, per-
che non puo e»8cre rango senza tiraria dal francese ? Nolle voci
Coniunt al popolo italiano e francese sono come le tame coniuni
a' Greci ed a' La'ini venute da surgente comunc , e ora dagli
uni passate agli altri ; c lo steaso dicasi di niolte coDiuni agli
Italian! ed ai Latini.
134 VAKIETA.
furono longobardi, franco-galli eel alemanni, costoro avran-
novl iatrodotto quel vocabolo seiiza clie se ne ilel)ba im-
niaginare la derivazione latina o da' modenii linguaggi
alemanno o francese. E poi non so qual analogia di let-
tere e di senso ravvisare si possa tra il varicare latino ed
il marciare italiano od il francese marclter.
Neppure , come dissi , concedo clie dal moderno fran-
cese sia passato nel linguaggio italiano: bensi gli antichis-
simi Celti , i Longobardi od i Franco-galli ed i Teodischi
poteron introdurvelo , come altre voci italiane nianifesta-
mente sono dovate loro. Per esempio herherger in antico
franco-gallo e teodisco trovasi nel barbaro latino dei ca-
pitolari di Carlo M. e di Carlo Calvo, nel senso di albergare
Hospido excipere ed heribergum per albergo ed ospizio.
La voce italiana aja deriva dalla lingua teutonica, e si-
gnificava milltare vallum ed ancbe luogo chiuso da riparo
c munizione o muro qualunque. Lifatti le nostre aje dei
contadini sono di sovente rinchinse da un muro od almeno
da una siepe o da uno steccato. II P. Sirmond illustrando
questa voce nei capitolari di Carlo Calvo cosi scrive :
Haias , clausuras. Haice nobis ( Gallis ) hodie sunt scepes
qucelibet ; olim ut hinc apparet , pro militari vallo et muni-
tione usurpatce (i). II medesimo autore : /< Sdiach lingua
teutonica , et hodie Germani latrocinium vacant. Otto Imp.
legum longobardicarum tit. LV, lege 3j. = De furto aut
schacho si ultra sex solidos fuerlt, similiter ut per pu-
gnam Veritas inveniatur prEecipimus. =:r Inde scbachorum
ludus, Indus iatrunculorum. "
Lascio di parlare d' altre latino-barbare voci di franco-
gallica o teittonica origine passate nella lingua italiana da
quel barliaro latino , come werro guerra , warnitus guer-
nito , caciare cacciare , guntfanonarius gonfaloniere (2) ,
aringare , ringliiera , parlare 0/ pubblico . luogo dove sta
V oratore a parlare (3).
(i) TaluQi) potrebbe crederla derivata dalla voce latina ^rea ,•
111a oltre che I' area e luogo anche aperto o site nel quale e
contenuto ua edificio , 1' haia de' Franco-galli era luogo circon-
dato di muro o da altro riparo; bisogna aweitire clip le lettere r
ed e ia area le danno ua caiattere radicale diverso da quello
deir aia italiana.
(2) V. la mia Dissertazione sulla origine e suil' U80 delia pa-
rola Gonfaloniere.
(3) Gloss. Teut. di Giovanni Scliilferio.
V A K I E T A . l:2D
Clie sino tlai tempi lontanlssimi dalle invasioni de'Goti,
Longobardi ed altri settentrionali si mescolassero ne'dialetti
italiani , e nella lingna del Lazio voci di lingue analoghe
alle inoderne settentrionali non e da porsi in duljbio. A
questo proposito, cosi mi sci-isse il ch. padre Francesco
Appendini , autore di dottissimi scritti sul confronto delle
lingue nioderne colla greca , coUa latina e co' dialetti slavi
specialmente con T illirico. /< Kagusa, 26 ottolire 1822. "
" Ho fatto qualclie studio, nol niego, intorno alia filo-
logia ed antichita della lingua illirica o slava , ma non ho
inai potuto abbandonarmi del tutto a tali ricerclie di cui
mi diletto al sommo , e clie credo essenzialissime, anzi
uniche per conoscere le prime origini delle lingue e del
popoli di Europa e di una gran parte dell' Asia. Quindi
sebbene sembri ch' io abbia fatto qualclie cosa in tale stu-
dio, tuttavia deggio confessarle d'aver fatto pocliissimo sc
si riguardi cio die resta da farsi.
Senza dubbio gli antichi popoli dell' Illirico , o piuttosto
della Tracia, agnati degli Scito-sarmati da una parte, e
dei Galli, Etrusciii , Eneti dalfaltra, ebbero relazione gran-
dissinia cogli antichi Greci e Latinif, seppure la stessa an-
tica Grecia ed il Lazio primitivo non sono stati popolati
da vere colonic di lingua slavo-tracia od illirico slava. Cio
si deduce i ." da' passi degli antichi storici e geografi ;
a." dair accurate esame e confronto della lingua slava coa
la greca e coll' italiana ; 5." dall' interpretazione degli an-
tichi nomi geografici; 4.° dalle scoperte tavole eugubine
e da altri monumenti dell'Ercolano e di Pompeja; dagli
scritti deir accademia di Cortona , di Velletri , ecc. Cose
clie io coniinato in questo remote angolo del niondo af-
fatto fuori di mano per essere al giorno dell' ultime sco-
perte non ho niai potuto consultare ; ma die so di certo
die contengono dei rottami , diro cosi , die fanno al pro-
posito. EUa e in istato d' osservare ogni cosa c di chia-
mare a rigoroso sindacato cio die si e scritto dal Lanzi
e da tanti altri. Si affacci pure alia storia de' Cclti di Si-
mone Pelloutier ; alle osservazioni su' popoli l)arbari del
Peysonnel ed altri , ecc. "
Gia Io studio delle lingue asiatiche ed il confronto delle
lingue settentrionali ed alire di Europa rendono pieua testi-
nionianza al sistenia del padre Appendini dal quale aspet-
tianio con impazicnza il Varronc illirico frutto do' suoi studj
ia6 V A R I E T a'.
di sopra a venti amii. Ma ad oiita del progredimeiito di
questa specie di filologlci moderni studj , sonovi degli ar-
cheologi i qnali non sapemlo che di greco e di latino re-
stano attaccati a questi soli come all' ara unica d' ogiii sa-
pere, ed a quelle lingue ricorrono per ogni etimologia di
etrusco o d" italiaiio linguaggio !
Qual sia I'analogia di moltissime voci dell' antico latino
coi dialetti slavi , lo mostrai gia dopo il cliiai-iss. padre
Appeudiai ed altri nelle mie Osservazioiii sui moderni sistemi
iniorno a'le antichita etrusche (i).
Ne riferiro qui alcune d'altre lingue analoghe alia lon-
gobarda , franco-gallica e teutonica.
E poiche parlainmo della parola marka, non voglio omet-
tere un' osservazione, quakuique sia ii peso die dare le
si voglia. Pausania nel iuogo citato ove dice clie i Celti
chianiavano rptjjixpy.lGixv nn corpo di dieri mila uoinini a
cavalio o cavalieri con la stessa disciplina, parla d' altro
simile corpo che era tenuto dai Persiani i quali ancli' oggi
chiamano Marz quel die gli anticlii dissero Mark o Mahre
equus signum. Sarebb' egli un sogno il dire die Mars, il Dio
Marte presso i Latini, fosse yeniito dalla medesima radice di
Malire o Mark cavalio, donde poi cavaliere, si die Mars
null" altro volesse dire se non il Cavaliere , il combattente da
cavalio? Hippius lo cognominarono gia i Greci : Conso i Ro-
mani a tempo di Romolo, e dissi gia die il Dio Conso o
Nettuno equestre potea esser denominato dalP antica voce
tracica e poi lUirica o slava Koni cavalio e Koniac cava-
liere (2).
Lama laguna e voce latinissima, usata anche da Orazio:
Viribus uteris per clivos fluinina , lamas (lib. i, epod. i3,
v. 10). Festo la spiega Lacuna aquce collectio quam alii
lamam , alii lustrum dicunt. II Forcellini : pozzanghera, pa-
lude , laguna, locus liumidus , palustris , voraginosus.
Nella cronaca di Sigeberto all' anno 480 si legge : « Ho-
rum Longobardorum fuit rex secundus Lamissio sic dictus
quod a Lama , idest voragine fuit extractus ; nam mater
ejus septeni uno partt\ enixa cum eos in piscinam proiecisset
(l) Anche 1' eruditissimo sig. dottore Domenico Valerian! pub-
blico , non ha moltu , nel Giornale pisano eruditissimi scritti eu
quegto argomento.
(a) V. Osservazioni , loc, cit.
V A R I E T A . la^^
et rex Agelmundus iter faciens eos liasta revolveret ,
is hastam ejus firmiter tenait. » Qualnnque sia la verita
del fatto raccontato tia Sigebcrto, non senibra da negar-
glisi (ede intorno al nonie del ve Lamissio , baibarainente
forse latinizzato. Sigcberto scrivea in nn tempo nel quale
molte notizie si sapeano della lingua de' Longobardi , onde
se scrisse la tradizione deirorigiiie di quel nonie esser
venuta Aa Lama voragine , ecc. bisogna credere clie questo
vocal)olo fosse tenuto come di use nella lingua longobar-
dica ed originario d' altra antichissiiua dalla quale deri-
vasse ncU'antica latina.
Lo stesso vocabolo si mantiene tuttavia nella lingua ita-
liana. Ma il Yocabolario della Crusca lo dicliiara per pia-
nura , canipagna , per traslato pias.ra di fcrro o d' altro
metallo , e per la parte ddla spada fuori deW elsa e del
porno. In conferina del prinio significato cita i versi di
Dante nell" Inferno, canto 20.
Non molio ha corso die irova una lama ( 11 fiumc Mincio )
Nella qual si distende ,* e la 'mpaluda
E suol di state talor esser grama .
aggiunge il comento del Buti : Lama e luogo pendente e
non pari (Inferno, canto 20). Lama c Lacca e luo^o cori-
cavo e basso (Purg. , canto 7).
Da questo balzo meglio gli atti e i volti
Conoscerete ioi di tutti quanti
Che nella lama giii tra essi accolti.
£cco una nuova testimonianza del bisogno di saper bene
1' etimologie ed il significato dei vocaboli introdotti nella
lingua italiana e presi da altre lingue morte o viventi ! Dalle
parole di Sigiberto si vede cbe era luogo fondo, voragine ;
da quelle d'' Orazio similinente si viene a capire clie do-
vea esser luogo da raccoglier acqua : per fluinina , lamas.
Festo S|)iega lacuna, aquce collectio , o /» 5; ru/?i tana, covile.
II primo luogo di Dante si adatta benissimo a luogo
basso e concavo, atto a raccogliere acque come e il lago
di Mantova fatto dal Mincio. II secondo corrisponde al
mcdesimo signiticato di luogo fondo, voragine, bolgia.
Or come nel prime caso puo cbiamarsi pianura , canipa-
gna? Ma da lama voragine, luogo concavo, ecc. come se
mai ne fa lama piastra di ferro od altro metallo, e lama
di spada , di coltello , ecc. cbe probabilniente e un tron-
cainento di lamina^ Lamina e lama furono forse cosi dette
128 V A R I E T A*.
dalla simllltudlne deiracqna colata nelle lame o ne' luoghi
bassi e fondi ove d' inverno si gela e fa una superficie
luceate e piaiia come il metallo liquefatto die si raffredda
ne' recipient! ov' e colato. Ma cio basti intorno a questa
digressione a cui rai ha richiamato la voce Marche scritta
neH'anello di Badusuio.
Lettera del professore Baldassare Foil ai colli e dotd
ItalianL
II chiai-issimo estensore dell' articolo inserito in codesto
Giornale della Blblioteca italiana n.° 162 dello scaduto mese
sul secondo volume del raio Corso di filosofia , voile in-
coraggiarmi anche con troppo benevola fiducia ad un la-
voro suit educazione inttlleUuale , di cui egli col profondo
e ben noto suo sapere delineo in quel succinto articolo
le massime fondamentali. Com' io abbia accolta cosi gentile
proposizlone ed in qual conto io tenga le giuste osserva-
zioni da cui venne accompagnata , il dimostri la presente
lettera colla quale m' addirizzo a tutti i colti e dotti Ita-
lian! ond' essere coadjuato in un' impresa , la quale se su-
pera, a non dubitarne , la tenuita delle mie forze , non
supera certamente il desiderio che e in me di veder pro-
spere e liorenti anche tra noi tutte le lilosofiche discipline.
E qualche tempo che sto raccogliendo materia per
un' opera da intitolarsi : Scienza della pedagogia o educa-
zione teorica e pratica ad uso degV Italiani. la quest' opera
pill che nel corso di filosofia, nel quale ho gia assunto
r ofFertomi argomento , quando dissi che a formare codesto
corso entrar doveano molte scienze , e tra le altre la pe-
dagogia (i), potrei discorrere pin alia distesa e con piu
di proposito suU' educazione intellettuale , e sul modo di
svilnppare e rendere attiva la facolta di pensare, piii che
su qiiello di addottrinare e di erudire. Ma a questo intento
m' e di estremo bisogno la cooperazione de' colti e dotti
Italiani per quelle notizie di fatto , che niancano assoln-
tamente e che senza di loro non potrei da me stesso in
verun modo conseguire.
E certo che in Italia fatti non si sono finora i piii grandi
progress! nella scienza dell' educazione teorica rispetto alle
(j) V. i preliniinari dcU" opera, toni. l/, Saggio u' uu corso
di filosofia , pag. viii.
V A R I E T a'. I a()
altre nazlonl. E certo ez.iancUo che nella pratica non ci ha
uinto da invidiare quanto ci possa essere da correggere e
da ridiure. L" arte dell' educazioiie nostra e tutta empirica,
e guidata piii die dalla ragioiie da una cieca e pertinace
consuetudine : sicclie ove si eccettui la educazione fisica
siilla quale plu direttamente influiscono le scienze mediche,
tutto il resto e ancora sparse ed ingombro di erronei prin-
cipj, di fallaci nietodi, di errori e di pregludizj volgari.
A toglierci pertanto a si gran danno, ed a migliorare pos-
sibilmente la nostra pedagogia e d' uopo riiiunciare ai si-
stemi fantastici ed ai principj aerei od insussistenti •, e
d' uopo correggere le male usanze sostituendo le buone ; e
d' uopo dirt'ondere i lumi in tutte le classi alio scopo sa-
lutevole d' un universale miglioraniento. Quindi voglionsi
conoscere a parte a parte tutti i nostri usi pedagogici si
buoni die cattivl , e dedurre dai fatti che abbiam sott' oc-
diio i principj d' un cosl fatto uiiglioramento. A tale scopo
mi parrebbe indispensabile d'avere la statistlca di tutti questi
usi ne' singoli paesi d"" Italia , nelle classi, nelle famiglie ; e
su di questa stabilire le massinie irrefragabili d' una sclenza
applicata iminediatameate al nostro vero perfezionamento.
Questa statisticn, ch'' io non potrei stendere da me solo,
e die non mi riuscirebbe mai cost perfetta come a chi
nato in luogo abbia tutto T agio di riflettere e di osservare
ripetutaniente e per lo minuto , e quella per la quale
prego tutti i colli e dotti Italiani , nflinclie si prestino a
coinpilarla in quella parte cli' eglino meglio conoscono , e
ia cui possano meglio adoperarsi. Essa potrebbe essere ri-
dotta presso a poco al modulo che qui in nota io pre-
sento (i)i ed allora io e cliiunque altro di me migliore
(j) StatlstUa degli usi pedagogici nel regno, nella citta . .
stato di . . . .
rifll' educazioue
lisicn.
Usi
nelP educazione
intelleltualf.
Usi
1 educazione
ninrale.
Osservazioni.
Queste varie stati-ticlie dovrebbero essere conijiilate con tntta
esattezza e con tuita precisione. Eae debbouo compreiidere
BibL iLal. T. LV. o
l3o V A E 1 E T a'.
lii-amassc scriverc avremmo in pronto tutto il matcriale
alia coniposiziono tlolla siuldetta opera veramcntc neces-
saria alia nostra nazionc. Supposto die le altre nazlonl
facessero altrettanto , tale statistica cliverrel)l)c atta a tutto
le peilagogie pratiche uiodificate no' prlncipj tcorici a sc-
conda de' rapporti interni , reali e da conscrvarsi in cia-
schedun paese. Cosi T educazione in tiitta T Enropa sarcbbe
l)en presto inigliorata ed accresciiita secondo i diversi Iji-
sogni c secondo le diverse circostanze^ a dettanie non piii
di teoriclie astratte ed impraticabili , nia d' una soda ed
universale esperienza.
Ecco il grandiose e vasto progetto ch' io vo ruminando
nelle niie iilosofiche astrazioni. Deh ! che non mi tocchi la
sorte dc^ progetiisd ! Sta ai colli e dotti miei connazionali
aniatori sinceri del bene de' loro simili a non rendcre vano
ua cosi lii^on volere che e il volere di tutti. Sta ad essi
il coniunicare al pubblico col mezzo de' Giornali e di opere
tjueste partlcolari statistiche degli usi pedagogici de' varj
nostri paesi : allora sorgeranno ben molti tra noi a det-
tare la vera scienza die reclii la nostra pedagogia al mag-
gior grado dclla sua perfezione.
Milano, il ao luglio 1829.
ARTI SIECCANICHE.
Carrozze a vapore. — II Giornale inglese delle arti ecc.
( genn. 1828) riguai'da la quistione della possibilita di sta-
Lilire delle carrozze o dilli^enzc a vaporc come gia da
lungo tempo negativamente risoluta , e tutti i fastosi an-
nunzj che vanno ogni di pubblicandosi su quest' oggetto,
come mezzi per ingannare il pubblico ; giacche non ci
ha persona che costruire non possa somiglianti carrozze:
ma aggiugne che tutta la quistione si riduce al conoscere
se i trasporti con tal mezzo saranno si pronti, si facili e
ti poco costosi , come lo sono i mezzi ordinarj.
tutti gli iisi si buoni che cattivi di ciasclipdun paese j ma seiu-
jire nella loro niaggior latitudine ed estensione. La casella delle
osservazioni puo contenere tutti gli schiarinicnti sull' origiiie , sugli
fih-tti, e 6ui rnppoili cosranti e niutabili di quesci usi, come
sono il cliuia , il sesso, I'eta, la classe , le leggi , la religione,
ed ogni altro oggetto co' quali essi in cliiascliedun paese si tro-
\ino in dijK-ndeiiza c-d in relazione. Ciascheduno Statu o douii-
niii di-ir Italia potrebbe porgere una statistica separata.
V A U I E T A. .
STATISTICA.
ropolazionc tlclt Impcro Austriaco.
i3i
PtioviNoin-
Siinerlicie
in niij^lia
iju.iilr.ite
di 60
al grade.
Popolasionc
ncl
1825
c 1826.
dcllc
citta.
dfl
l.or-
gl.i.
S'uniei 0
dcllc
ville.
dcllc
case.
1. Kcgiio Loni-
li.i do-Vciielo.
2. n,>lm:.zia
3. Ti-olo
4. llli.io
5. Sliiia
6. Austria
7. IJoemia
8. Moravia
9. Cali^ia
10. Unj;I,eria
1 1. Ti-.iiiiilvania . .
12. Frontiira mi-
litarc
Somnia. . .
i3,63i
4,38o
8,263
8,3i6
6,390
11,338
15,247
7,705
24,768
66,906
17,613
9,755
4,237,301
323,112
789,835
1,121,240
824j5o5
2,008,970
3,698,506
1,068,713
4,293,488
9,471,263
2,000, oi5
907>453
4a
9
21
54
20
52
286
119
95
62
i3
12
281
J4
22
5;
96
352
275
178
194
644
64
i3
5,40 I
988
1,558
6,848
3,539
1 1,126
11,924
3,673
6,043
1 1,695
9,566
7i5
66,017
542,543
49. 175
98,689
167,0 12
i63,o5o
274,997
541,074
288,91. 5
633,709
1, 1 26,007
256,629
89,669
4,1 3 1,459
194,312
30,744,40 I
70 J
2200
La popolazione deirarciducato trAastria e del Salisbur-
gliesc, ossia dci paesi al di sopra e al di sotto dell' Ens,
ascendeva nel 1820 a 1,897,417-, nel 1825 a 2,008,970,
e nel 1827 a 2,075,335 individui. Da cio risnlta die in
7 anni cssa si e aumentata ^i 227,918 aninie (^Statistik des
Oestreichischen Kalsertlaims , etc. Statistica dell' Inipero Au-
striaco, di Giuseppe Rohrer , professore a Leaiberg. ).
METEREOLOGIA.
Pronostici dclla tanpcratura atmosfcrica indicata dagli au-
gelli c dngli aliri aniinali. — Gli angclli , sebbcne posti
-per la loro stessa organizzazione in un grado iai'eriore a
qnello de' mamniiferi, sciulji-ano noadimeao piii di (jualsi-
voglia altro aniiiiale sensitivi alle variazioni cd agli influssi
dell atiiiosfei'a. E gia presso gli anticlii popoli erano essi
presagio di felicita o di sciagiua ; stndiava.si il lor volo,
SB ne tracvano indiizioai o ('a\ orevoli o sinistre , e nioUi
erano pcrsiuo oggetto di aliissimo ciilto. Le loro predizioni
ri-putavansi dagli abitantl dcllc canipagne come altrcttanti
oracoli dalta divinita stessa euiauati. Nc i soli aii^ieili
i3a V A R I E T a'.
attratta aveano V attenzione degli uomini per tutto ci6 che
risguarda T avveuire i nia auclie gli altri animali sommini-
straroiio osservazioni e pronostici , e non solamente all' abi-
tante della campagna, ma ancora al naturalista , al filosofo
il quale ha ricoiiosciuto che gli animali dal piu vile in-
setto sino alf essere il piu fortemente costituito ebbero un
preseiitimeato del cangiarsi de' tempi molto prima che dal
baroinetro, dal termometro o da qualsivoglia altro mete-
reologico stromento vcnisse indicata la piu piccola varia-
zioae dell' atmosfera. II navigatore spesso li consulta, ed e
dai loro pronostici rai-e volte ingannato. Di tale lore pre-
rogativa ha pur dovuto accorgersi il cacciatore ed ogni
altra persona che pel proprio stato costretta sia a passare
ne' boschi una parte della sua vita.
L' aria penetra pressoche in tutto il corpo degli augelli :
gli organi della respirazione continuano, per cosi dire,
nelle loro ossa. Da cio consegue una piu forte ossidazione
del sangue , un piu attivo sviluppamento del calor animale.
Sicconie poi Y esperienza ci dimostra che gli augelli fra
tutti gli altri animali hanno il piii forte presentimento del
cangiarsi dell' atmosfera ; cosi e a credersi ch' essi noa
dalla sola mancanza del nutrimento costretti siano ad ab-
bandonare que' paesi clie sino a quell' istante aveano loro
somministrato con che nutrirsi , ma ancora dall' elettricita o
dalla pressione piu o meno forte dell' atmosfera. L' inverno
apporta al certo una grande penuria ai volatili , special-
mente a quelli che vivono d' insetti , ma dall' esperienza
si ha , ch' essi se ne partono non meno allorquando dai
fiumi e dai boschi vien loro tuttavia ofFerto un abbonde-
vole nutrimento. Hartmann e IMayer trovato ha.mo che le
penne degli augelli sono grandemente elettriche. Da sifFatta
loro prerogativa ci si spiega assai di leggleri la loro sen-
sibilita ad ogni cangiamento di tempo. A simile influenza
vanno soggetti non i soli volatili che vivono liberi , ma
quegli altri ancora che stanno nelle gabble racchiusi ; spe-
cialmente poi all' epoca delle emigrazioni. Cosa difficile e
nondlmeno il definire , per mancanza d' osservazioni fatte
a questo proposito , tutti gl' indizj onde conoscere per
mezzo degli animali le variazioni della temperatura. Eccone
alcuni che servir potrebbero di norma per altre esperienze.
Pronostici del tempo bello. i."^ Dagli augelli: allorche i
tordi marini ( martins -pecheur s , Alcedo hispida) e le anatre
abbandonano la terra , e rifugiansi verso il mare : i nibbj
V A R I E T a'. i33
ed 1 torahusi ( butors ) volano gridan Jo ; le romVinelle vo-
lano assai altauiente ( essentlo clie allora le uiosclie solle-
vansi esze pure alle regioni superior!); le rondini di mare
inseguonsi di sera le une le altre con vivacita e con gran
rnmore ; i corvi e gli sparvieri gettano spesse ed acute
grida ; le tortore geniono e volteggiano lentainente ; 11 pet-
tirosso si solleva uell' aria e canta; i gufi gridano ; i reat-
tini ( SjA'io; troglodytes) cantano dalle 9 alle 10 del mat-
tino , e dalle 4 alle 5 pomeridiane; passato quejto tempo,
il lor canto annunzia la pioggia.
2." Dagli altri animali : cjiiando le rane raccliiuse in vasl
di vetro ascendono la scala ■, le lucciole voltegginao di sera
in gran numero ; gl' insetti e le mosche aleggiano nelP aria
quasi giocando dopo il tramontar del sole; i pipistrelU
nppajono tardi ossia a sera innoltrata ; i ragni filano tran-
quilli ed estendono ampiameiite le loro reti.
Pronostici della pioggia. Dagli augelli : quando i gab-
biani neri , gli augelli acquatici e generalmente i volatili
di qualsivoglia specie si avvicinano ai fiumi , agli stagni
e vi si bagnano rumoreggiando; le anatre , le oche , i polli
acquatici si tulFano nell'acqua, dibattonsi strepitando ; le
oche salvatiche volano assai in alto e con disordine ; i
pivieri diventano inquieti , volano qua e lii e fanno in-
tendere i loro suoni acuti • i corvi si uniscono quasi in
gruppi ed air istante dividonsi ; i corvi di mattlna e le
cornaccliie di sera gracchiano continuamente e muovonsi
solitarj sulla sabbia ; le rondini volano basso e quasi ra-
dendo il suolo; le gazze schiamazzano molto, benclie pas-
sato sia il tempo de' lor amori •, gli augelli domestici si
sollazzano nella polvere-, le pernici, i colombi e gJi au-
gelli pill piccoli vanno molto razzolando nella sabbia ; i
galli cantano immediatamente dopo il tramontar del sole
( ed al contrario al)liiamo un segno die la pioggia sta per
cessare , allorclie il gallo va sotto di essa quasi passeg-
giando); quando il fringuello va spesso replicando il suo
melanconico grido ; T allodola de' boselii , i fanelli , i pas-
seri , i pettirossi gridano o cantano di continuo comin-
ciando dal mattino; i pavoni e i gufi gridano di notte piii
forte e piii sovente dell" ordiuario ; i polli cercano per piu
lungo tempo i loro piJocclii , essendo die quest' insetti
penetrano allora piii profondamente nella loro peile.
Dagli alni aniniali : allorclie i hestiami abboccano T aria
verso il mczzodi ; i montoui e le cnpre saltano molto e si
t34 V a r I e t a'.
provocano helando ^ i porci trastullansl o spandono 1 lor
alimcntl f, i gatti si strofinaiio il v^olto o lo orccchic :, i cani
divengono iuquleti , grattano la terra , iiiangiano tieircrba,
brontolano semilatraiido; le volpi alibajano^ i Itipi nrlaiio ;
le talpe sollevano la terra piu altaniente ilelP onlinario \
le rane gracidano sovercliiamente e rlfngiaiisi sui prati ^ i
pipistrcUi all' avvicinarsi della sera non abbaiidonano i lor
ritiri ; i ragni lavorano poco , niandano fill cortisslmi e
ritirans! ncUe lor tane ; le mosclie pizzicano alle gambe
de' cavalli e del bestiamo , agitansl e volano tuinnltuosa-
mente ; i pesci intorbidano 1' acqna , ed il verme di terra
fa sollevare delle strisce dal suolo.
Proiiostici del veiito: quando gli angelli del mare o delle
maretmne volano ia massa verso la riva , ed ivi sollaz-
zansi specialmeiite di mattino;, gli angelli di tenipesta ri-
fngiansi suUe navi ; le oclie selvatiche volano altissimo ,
divise in bande, dirigendosi verso T oriente ; i polli d' ac-
qna gridano od agitansi ;, le upnpe stridono fortemente ;, il
tordo marino fngge verso terra ; il corvus fru^ilegus ( spe-
cie di cornaccliia che si suol pascere di vermi ) fende
rapldamente 1' aria o si trastnlla snlla sponda delle acque.
E noto cbe le lepri presentono 11 vento , e spesso dieci
ore prima coricaiisi suirangolo, ossia snl luogo dove deiibe
esso solTiare. (Del signor JValdeck.)
Memoria per scrvire alia storla naturale dei crittocefali e
delle clitre. Del dott. G. Gene , dclla Facolta fdosofica di Pa-
via, ecc. — E noto gla da Inngo tempo che le larve delle
clitre e dei crittocefjili vivono entro un tabo c'dindrico die
seco trascinano ad ogni passo a somigllanza delle larve delle
friganee , delle psichi e delle tignaole. Olivier pare cssere
stato 1! primo se non a conoscere posltlvamente , almeno
a preseatire questo fatto cnrioso e del tutto nuovo nella
stoi'la del coleotteri : lo osservarono di pol Fnessll e J. G.
Hnbner , Latreille , Wandouer , e, or sono qulndlci annl ,
Leone Dufour, il qnale ne pnbbllco nna notizla abbastanza
estesa negli Annali delle scienze fisiclie (i). I cltati natu-
ralisti e gli altri die in seguito fecero parola di siffatta
osservazlone ojihiarono die qnei tubl fbsser composti di
terricclo insicnie rinnito per mezzo di (jnalclie umore fornito
(1) Aiiiiales g('nt'i\iles di^s sciences pliysiques, par MM. Bary
de S. Vincent, Drapiez et Van Mons. Vol, 6, pag. Soy.
V A R I E T X. I 35
(Inlht l.irva a1)itatrice :, no per verita si sarcl)bc potato
immagiiiaro mi<;liore spic^azione da clii non aveva avuto
occasioue di vedcrli co" proprj occlii a costruire. lo ebbi
qaesta clie cliiaincr6 piccola fortiiiia , c siccoiiic quaato mi
accaddc di osservare c assai loiitaao dall' accordarsi coUa
citata opiiiioiie, clic presso luolti pare oniai tener luogo
di vcriia posiiiva^ cosi credo di far cosa grata agb entomo-
logi c propria alf avan/amento dclla storia parziale di questi
insctti col pul)l>Iicarnc una rclazioae , lueglio che per me
si possa , accurata.
Nella primavera del 1827 io aveva raccolto siil troQCo
di una qiiercia sette larve provvedute ciascuna di un tubo,
appareiitemeate terroso, clie esse trascinavano seco nelle
loro mosse non altrimenti , per servirmi di una compara-
zione piu famigliare, di quello clie facciano le chiocciole
col loro nicchio. Non essendomi nota la specie a cui tali
larve dovessero riferirsi , benclie non tardassi a riconoscerle
siccome spettanti ad uno dei due generi sopra citati , le
portai mcco a casa e le cbiusi in una scatoletta con foglie
verdi di querela, desideroso di trarle sino alio stato di
perfezione. Io osscrvava di spesso i miei prigioni che, senza
niostrarsi gran fatto nialcontenti della nuova abitazione, ro-
devano i'alimento apprestato e passeggiavano qua e la non
mandando fuori dal fodero che la testa e le zampe. Pero
ad ogni visita che loro faceva , crescevano in nic ccrte
curiosita die mi si erano risvegllate iin dal loro primo
vedcrli. Pungevami desiderio di esaminare la forma toialc
del loro corpo iiascosta dal fodero ; di conoscere per quali
attacchi il corjio aderisse al fodero stesso , e la natura di
quest' ultimo. Per giungere a tutte queste mete in nn tempo
prcsi il partito di sacrificare alcuno dei sette individui, e
COS! fu fatto. Segato il tubo per lo lungo in due parti
eguali, queste non mostrarono di avere col corpo alcun
punto di aderenza e mi lastiarono la larva perfettamente
scoperta ed isolata. Essa rassomiglia interamente, jjcnciie
piu piccola di circa la meta , a quella descritta ila Leone
Dufour, dalla quale usci in ultima raetamorfose la clylhra
pubescms , Duf. A somiglianza dclle larve dcgll oritti, delle
nielolonte, ecc, essa sta ricurvata a cerchio, di modo che
la j)arte cstrema delf adilomine vedesi riuscire tra le zaiiqx^
e fm quasi sotto al UK-nto. II suo corjfo e conq>osto di
tredici anelli , il primo ilei ((uali e il capo. Questo e cro-
siacco, scluacciato assai dall iunaiizi allindieiro, circolarc.
I 36 V A R I E T a'.
colla faccla anteriore pianissima e fornlta alPliitorno di un
piccolo iiiargine rilevato : il suo diametro e tale die ottura
perfettameate la bocca del fodero allorche Tanimale vi sta
tranquillaiuente ritirato. Verso i lati sonovi le antenne,
cortissime , coniche , composte di tre articoli , dei qiiali il
primo assai grande , il terzo piccolissimo , acuto ; alia base
del secondo sta impiantata uii' appendice conica , lunga
quanto T articolo medesimo, e che fa apparire bifido Tapice
delle antenne : secondo la recente nomenclatura proposta
dal sig. Strans-Durclikeim (i) si dovrebbero forse cbiamare
antenne a uncino (antennes a croc). La bocca e fornita di
due mandibole robuste, triangolari, bidentate o piu tosto in-
cavate all' apice , concave nella faccia inferiore : i palpi
nei loro niovimenti egnagliano in lunghezza le mandibole
e sono conici : al luogo poi del mento havvi nna piastra
crostacea , la quale molto si avanza e fornisce nna specie
di appoggio agli organi della masticazione. II secondo anello
e ricinto da una piastra semlcircolare crostacea: il terzo
ed il quarto sono moUi , nudi , biancastri al di sopra , di
sostanza alquanto dura e nericcla verso 1' origine delle
garabe : gli altri sono interamente moUi, biancbi, corrugati
e , a qnanto mi parve , dotati di squisita sensibilita. I piedi
sono molto allungati, sottili , terminati da un' ugna acu-
tissima , \\n po' ricurva e quindi opportunissima per attac-
carsi ai corpi verticali o mobili , quali sono i tronchi e le
(i) Considerations generales sur I'anatomie comparee des anitnaux
articules , auxquelles on a joint V anatomic descriptive du inelo-
lontha vulgaris donnce coinine exeniple de I' organisation des co-
leopteres. Paris, 1828, Levrault. — Non nii e possibile di citare
quest' opera senza fame elogio. La sola di egual genere clie le
si possa mettere a fianco, e la celebre anatomia del Bruco del
Salcio di Lyonnet : ma, facendo c[ni astrazione dalle circostanze
e (li tempo e di niezzi,nelle quail trovaronsi i rispettivi autori,
la prima seuibrami di grandissimo tratto sujieriore alia seconda
per la estensione molto maggiore della materia presa in esame,
per la copia dei lumi clie ad ogni pagina diffi)nde sulle parti
piii oscure della notomia e della fisiologia degli articolati in ge-
nerale, e per la meravigliosa bellezza delle tavole che la ac-
compagnano. Questo lavoro , uiio dei piii splendidi monumenti
scientifici di cui possa gloriarsi I'eta nostra, fu coronato nel
1834 dair Istitiito reale di Fraacia, il quale altresi decreto che
a proprie spese venissero incise le tavole sui disegni originali
dell'autorc, couiiuettendone 1' esecuzioae agli abilissimi signori
Schmeiz e Legrand.
V A R I E T a'. 187
foglie tiegli albei'l , sul qnali ranimaletto e destinato a v*-
vere. La lunghezza del corpo nella sua naturale positura
curvilinea e di circa sel millimetri e nella distensione puo
forse arrivare ad uii terzo di piii.
La larva, quale ora fu da me descritta , e come ho gia
piu sopra acceunato , non aderisce per alcun ligamento,
ne per altra qualsiasi maniera d' immediata comuaicazione
col fodero. La struttura della prima e la forma del second©
sono cause baste voli perche quella stia fermamente com-
presa in questo. Di fatto il fodero e molto piu ristretto verso
I'estremita aperta die uon all" opposta o cliiusa; cosi pure
la larva nella sua positura naturale curvilinea presenta mag-
gior diametro alf indietro die non all'innanzii quindi nasce
che la parte posteriore della larva essendo piu grossa della
parte anteriore del fodero, quella non puo interamente
sbarazzarsi da questo, ma soltanto uscirne colia testa e
col torace. E realmente tutte le volte die voUi cavarne
qualcbe larva pei varj bisogni delle mie osservazionl ho
provato non leggiera resistenza e ful sempre ol)bligato, per
non lacerare le larve stesse , di rompere all' iatorao e di-
latare 1' apertura del fodero.
Poiche ebbi ben conosciute le forme dell' animale , mi
posi a indagare di qual sostanza e con qual arte venisse
fabbricata quella sua casuccia portatile. Prenietto un breve
cenno sulla sua figura. S' immagini un tubo somlgliante ad
un anello da cucire o ditale , alquanto rigonfio alia meta ,
di color nerognolo o di terra, colla superficie disseminata
di piccole prominenze irregolari e di tale consistenza da
resistere alia forte pressione delle dita •, lo si riduca alia
dimensione di circa sette millimetri di lunghezza ed a quat-
tro pel maggiore diametro , e se ne avra un' idea assai
prossima al vero. — II colore , la struttura ed una certa
fragillta parevano a prima giunta persuadere che ella fosse
materia terrosa ; se non che la polverizzazione di uno di
essi, e I'attento esame della polvere che ne ottenni mi fe*
nascere il pensiero che fosse legno minutlssimamente tri-
turate e insieme cementato, similmente a quanto si pratica
dai Calabroni per la confezione di quel cartoiii che rive-
Btono i loro favi. Ma non ando guari che un felice acci-
dente mi tolse andie da questa credenza , e mi pose sulla
via per iscoprire il segrcto die andava rintracciando. Sul
principlo delle mie osservazionl io aveva rotto colla punta
di un ago il margine dell' apertura di un fodero ad oggetto
1 38 V -V n I E T A .
(li potcr ncttamentc ossorvare la testa della larv^a die lo
abitava , scnza esscrc obliligato di cavarncln. Dopo tliio
giorni mi vcnne tra mano quello stesso iacUviiluo e con
graiide sorpresa mirai clie i guasti da me innanzi fatti
eraao gia stati in piii laoglii della circonferenza riparati
con materia cvidcntemente identica a quella del restante
del fodero, e solo divcrsa per un colore alqnanto piii cliiaro
e verdiccio. Nella scatola non eravi traccia di terra , ne
le sue pareti eran tali da poter esserc facilmcnte corrose:
qual era adanque e dondc presa questa materia ? Per chia-
rirmi di un nuovo e piii ragionevole sospetto die allora
mi sorse nella mente, guastai in varia guisa T orlo di altri
foderi , e mi posi a spinre i movimenti degli animali. Dopo
lungo e pazientissimo intender d' occlii , vidi come il ma-
teriale impiegato pel rappezzamento erano ie feci , die al
loro uscire dall' ano venivano dalf animale stesso raccolte,
poste a luogo e modellate colle mandibole. Per qiialche
tempo la parte rinnovata conservava il colore verdognolo
proprio degli escrementi di fresco rigettati ^ indi si andava
a poco a poco annerendo , finche assumeva il colore scuro
perfettamente eguale a qucUo della veccliia porzione di fo-
dero. Qnesta scopex'ta, che pago ad usura il tedio dell'os-
servazione, pose in mio arbitrio di rimirare quantunqne
volte il desiderai lo spontaneo e successivo accresclmento
del fodero , clie sempre vidi eseguirsi nel modo sopra in-
dicato, e fjni col farmi accorto del motivo, per cui la
natnra ha di tanto curvata in questi animaletti la parte
posteriore del corpo sino a fame riuscire 1' estremita a
contatto della bocca.
Piii non restava alia mia curiosita die di veder trasfor-
mate in insetti perfetti queste larve indnstriose. Verso la
meta di maggio due delle piii grosse chiusero V apertnra
del fodero formando col solito materiale un sepimcnto per-
pendicolare all' asse del fodero stesso , e ombilicato nel
mezzo. Ai quindici di giugno poi sorti da uno di essi il
crittocefalo a dodici punti [ Cryptocephalus 12-panctunis ,
Fabr. ). Ne il modo col quale usci fu senza porgere argo-
mento di meraviglia: egli non si trasse gia fuori rompendo
il sepimento pur ora menzionato , ma il fondo del fodero
o sia la parte opposta al sepimento, staccandone un pezzo
tagliato perfettamente a cerchio. Questo uscire a rovescio,
die tale propriamente non e se non rapporto al fodero ed
alia px)sizione in cui trovavasi dapprima la larva , giacdie
V A R I E T A . 139
rirrsptto pcrfctto osco mnntlando innnnzi In trsta, fu 09-
scrvnto anclie da Loonc Dufour per la sua clitra, cd io ho
niotivi (U crcdcrlo indnliitatamcnte una propricta comune
a tutte le specie di cutrambi rjnesti geucri.
L'acccnnato cambiamento di posltnra non puo aver Uico
se noil dopo il cliiudimento del fodero c prima cbe la larva
passi alio stato di ninfa. Una osservazione die vione ia
appoggio di rjuanto asscrisco si e chc le spoglie dcUa larva
trovansi costantemente coniinate ed applicate contro il se-
pimento in guisa che le parti della testa guardano la parte
opposta : d' altronde egli c certo chc una compiuta inver-
sione in tanta angustia di spazio non potrebbe eseguirsi
dair insctto perfctto pcrche dnro ed inflcssibile , meno poi
dalla ninfa perche incapace pressoche d'ogni aiovimento.
Cosi dunqne nolle crisomcline (i), famiglia alia quale
appartengono le clitrc e i crittocefali, havvi esempio di una
economia o, si dira meglio, di un istlnto che per certo
puo annoverarsi fra i piu stravaganti. Molti fra gl' iusetti
che dnlla natnra non sortirono fennezza di membra , aci-
lita od altra lisica dote valevole a scamparli dalle insidie
o dalle aperte persecuzioni deiloro nemici , ebbero largo
compcnso ncUa fmezza dell' istinto. Alciuii s' immergono
negli steli dclie piante ; altri contorcono intorno a se Ic
foglie dci vegctabili sa cui vivono e se ne formano ua
padiglione^ altri destinati a vita piii noniade si tessono
quali una lorica , quali un intero abito con fusccUetti , con
sassolini ed altre matcrie accattate qua e la ed insicme
riunite con glutine o seta. L' idea d' innicchiarsi nelle pro-
prie sostanze escrementizie, di lavorarle avvisatamente e
convertirlc in una casuccia , e tuito propria ed a quanto
pare esclusiva di questa famiglia. Con tutto cio non e a
credersi che quest' arte vi esista scnz' altro rafUnata quale
r nbbiamo teste veduta. L' originc , i progress! e il perfe-
zionnmento dcllc arti die derivano dalla ra2;ione, si tro-
vano nei varj pcriodi d' incivilimento o per lo meno nelle
varie eta dcUe socicta umane ; 1' origine , i progressi e i!
porfezioiiameiito delle arti istintUe gradatamente si riscon-
trano, se mal non mi appongo, nolle varie specie d'ani-
mali , die, per cosi espriniermi , profcssano un' arte
(i) Vi'v ijiK'sic luie Dsservazioiii truvo ojiponuuo di atuan-TUii
>M uiftodo indicato dal sig. Latieillc nell' opera intitolata: Genera
crustacewun et insectorum.
1 40 V A p. I E T A .
medesima. L'arcliltettnra dell' ondatra non e Ingegiiosa quanto
qnella del castoro : alia squisitezza di lavoro die ammirasi
nel nido del pendolino ( Parus pendulitius ) arrivasi per
iaiiumerevoli gradi di minore industria in altrl uccelli ; si
direbbe quasi che le api perfezionaroiio la costruzione del
loro favi dietro 1' ispezione di quelle meno esatte in che
vedianio tutto di afFaticarsi le yespe , i bombi e tanti altri
imenotteri , ecc. Cosi e dell' arte di cui favelliamo : essa
trovasi nata fra le casside , condotte a miglior termine
dalle leme, perfezionata dai crittocefali , e si direbbe quasi
ingentilita dalle clitre. Le prime non formano cogli escre-
menti che una specie di parasole che, sostenuto e conipreso
fra due appendicl collocate all' apice deiraddomine e mo-
bili a volonta dell' ani male , era copre, ora lascia a nudo
il dorso di essa ; le seconde sanno applicarseli in modo
che il dorso e i fianchi ne riescono intonacati; pero questo
intonaco non acquista mai consistenza, ne vien ridotto ad
alcuna forma regolare : i crittocefali poi e le clitre costrui-
scono con essi un fodero compiuto , consistente , regolare
e portatile che serve non solamente a proteggere la larva,
ma anche la ninfa. Se non che le clitre lavorano con mag-
giore maestria codesto fodero. lo ne possiedo esemplari di
varie dimensioni, il maggiore dei quali, perfettamente eguali
a quello descritto da Leone Dufour, fu da me raccolto
nello scorso autunno suUe vette basaltiche di Csobantz la
Ungheria, e contiene in istato di crisalide I'anlmaletto. La
loro forma e piu allungata ed elegante ; le pareti sono pid
sottili, diligentemente lisciate ; nella parte inferiore scorre
nel mezzo da un apice all' altro una linea o leggiere sca-
nalatura che d' ordinario e di color nero lucente ^ finalmente
suir estremita convessa sono coUocati due tubercoletti, che
saremmo qiaasi tentati di credere meri ornamenti. — Con-
fesso che dall' industria delle leme a quella dei crittocefali
havvi im salto anziche un passaggio : egli e pero da no-
tarsi che nella famiglia delle crisomeline trovansi molti
generi esotici , per la maggior parte ancora sconosciuti dal
Lato dei costumi : e quindi assai probabile che in essi ab-
biansi un giorno ad iscoprire quegli altri gradi intermedj,
che la considerazione delle opere istintive in generale pare
che c' induca ad immaginare.
Nell' esposizione di queste entomologiche osservazioni io
ho sempre attribuito alle clitre lo stesso istinto dei crit-
tocefali , quello cioe di adoperar come questi i proprj
V A R I E T A . 141
escreraenti per costruire i loro tubi. Or qui faro meravigliare
piii d' uno de' miei lettori col dire die tale mia asserzione
non si appoggia ancora sopra rigorose osservazioni di fatto,
e die ill una parola non e die una raera congettura. Nis-
suno dei naturalist! die videro e diedero notizia del tubo
deile clitre fu testimonio della sua formazione, e ne e prova
Jjen evidence f opinione da loro spiegata su questo propo-
sito e die venne da me riferita sul principio di questa
Memoria : io pure die in questi ultirai due anni ho appli-
cato con qualclie parzialita alle preseiiti ricerclie , e die
trovai molti e varj tubi o gia chiusi o gia abbandonati
dair insetto , non ebbi per anco la sorte di abbattermi in
una clitra alio stato di larva, sulla quale sperimentare ,
coine il feci sui crittocefali ; ed e cio ben singolare se si
ponga mente alia quantiia rimardievole di questi coleotteri,
che in istato perfetto rinvengonsi nei prati e nei bosclii
del nostro paese. Con tutto cio porto ferma credenza che
tnttl quelli die conoscono la strettissima affinita di questi
due generi , e molto piii quelli die prenderanno ad esame
anclie superficiale i tubi suddettl , non tarderanno un istante
ad abbracciare senza alcun riserbo la mia opinione. Le
differenze che io bo notate sono di forma, non di sostanza,
e la principale di esse non consiste che in una raaggiore
sottigliezza e lisciatura delle pareti: cio per altro annunzia,
a creder mlo, niente piii che una maggiore perfezione
degli stroraenti coi quali il tubo vien costruito , e rimet-
tendomi anche qui al future, son d' avviso che le mandi-
bole delle clitre abliiansi a trovare, da chi avra occasione
di esaminarle , piix appianate e meno incavate air estremita
di quelle dei crittocefali.
Ora io p.Tsso ad illustrare un altro punto assai interes-
sante della storia naturale di questi animaletti , sul quale
nissuno ha per anco fatto parola. Esso risguarda il nascer
loro e la maniera con che prendono posto fra gli altri
viventi. Secondo quanto abbiamo veduto sarebbe oltremodo
svantaggiosa per Tindividnale sicurezza delle larve la forma
e la natura del loro corpo, se non fosse protetto dal fo-
dero. Ma chi le difende alf uscir loro dall'uovo, nei primi
passi della vita , nei giorni in cui la propria debolezza
crea pressoche d' ogni oggetto esterno un ainiico? Egli e
chiaro che fra V uscita dalT novo e la costruzione di un
primo fodcro dovrebbe aver luogo la ricerca dciralimento.
Ora , come potrebbero queste larve trascinarsi sui vegetabilj
1 42 YAUIETA.
con quol loro addonuno alFatto molle c siffattaniente toti-
fornlato da rendcre penosissinia la piogressioae , senza
cader vittima degU dementi o dci carnivori , che ncUa
classe desV inseiti sono a larcia niano franimisti ajili erbi-
o *D O
vori ? La natura vL provvide con un tratto di singolare
predilczione. I crittocefali e le cliire ritevono airuscir loro
dal ventre niaterno un fodero, ed e la madre quella che
glielo fornisce. Questo e un fatto che non ammette alcun
dujjbio, e che io ho replicatamente osservato si negli uni,
che negli altri dei citati coleotteri. Mano mano che I'uovo
spunta dair ano , la madre vi spinge all' intorno tanto dei
proprj escrementi , che Y novo ne risulta compiutaraente
inviluppato : la larva poi rompendo a sno tempo V una
delle estremita dell' novo rompe anche la parte sovrapposta
dell' inviluppo, e questo vien allora tramutato in un fodero
perfetto, come e facile per chicchessia di comprendere.
La deposizione delle uova colle circostanze sopraddette
fu da me veduta nell' ottobre del 1827 su varie femmine
del crittocefalo a dodici punti. Trovavansi esse suUe foglie
del nocciuolo avellano ( Corylus avellana ) : dal primo spun-
tare di ciascun novo fmo al cader suo dalf ano scorreva
un lunghissirao intervallo di tempo , cioe piu che di sei
ore : durante questa lenta uscita la femmina rodeva di
quando in quaudo la foglia su cui posava, e cio senza
dubbio per procacciarsi il materiale con cui invilupparle.
VoUi assicurarmi se 1' invilnppamento facevasi per appo-
sizione successiva di escrementi , o se trovavasi gia com-
piutamente operate nel corpo stesso della femmina : a tal
line tagliai in modo convenevole 1' addomine di una fra
esse , cui cominciava ad uscir un uovo dall' ano : la parte
nascosta era alFatto nuda , bianca e lucente, il che prova
ad evidenza che hanno luogo successive apposizioni, come
io ho gia annunciato.
L' uovo compiutamente rivestito e lungo circa un milli-
iiietro , di forma perfettamente ovale ed oruato di cinque
ordini di prominenze laminiformi che scorrono alquanto
cbl)liquamente dall' un aplce alFaltro: ogni femmina, al-
meno nella specie da me osservata , ne depone da sei a
sette , e slccome non vengono attaccati alle foglie con ghi-
tine od altro mezzo , cosi sogliono cader a terra al primo
agitarsi delle foglie medcsime. Presso le clitrc le cose vanno
un po' diversaimnite. Le uova vengono deposte in massa,
debolmente riuuite con uuior glutinoso k- une sulle altre,
A A U I K T V . I -f .)
cil nttaccatc con quosto stosso mez70 ai rami od agli steli
ilello piantc. La foniia loro e cilintlrica , assai alliingaia ;,
r inviiiippo tli colore giallognolo , iiiolto sottile e liscio. 11
loro niinicro e iiiaggiore d' assai die non nei cx-ittocclali :
nclla state passata io vidi la clitra lowj^imuna deporne vcn-
timo snl ganibo di una poa : in capo a dodlci giorni le
larvc oiano gia sbncciate e caniminavano con molta vivezza
traendo seco il piccolo fodero. Io le destinava ad un se-
guito di accurate osservazioni , ma ricusarono ogni alimento
die cljbi cura di loro apprestare , e niorirono.
Cliiiulo qiiesta breve Memoria col far menzione di un
accidentc di forma carattcristico del sesso nei crittocefali ,
e coir accennare dei principal! ncinici di questi insettl. 11
prime tonsistc in una fossetta circolare , marcatissima ,
posta nei mezzo dell" ultimo anello addominalc immediata-
inentc sotto all' apcrtura dell' ano : esso caratterizza la fem-
niina , e Io riscontrai costante e facilissimo ad esscre os-
servato in tutte le specie della mia numerosa coUczlone.
Vero e die anche i niaschi hanno una inipressione nel-
r istesso luogo , ma questa e assai meno profonda , spesse
volte a pena discernibile , e longitudinale anziche rotonda.
Non lio potuto accorgernii a quali usi sia destiiiata. Quamo
ai ncmici di «juesii aninialetli industriosi , qnelli die vera-
aienie possono dirsi capitali, sono gli icneumoni. E noto
r istinto die lianno qiicsti imcnotteri d' imniergere nei corpo
d' altri insetti le proprie uova , perclie in esso trovi ali-
mento la prole : due dclle larve da me nudrite perirono
in tal gulsa divorate ;, e poi grandisslmo il numero dei tubi
da me in ogni tempo rinvenati sotto ai sassi e sotto ai
musci degli alberi, die trat'oiati in ogni verso e nulla piii
contcnendo fuorclic gli avanzi dclle larve , attestano aver
queste soggiacluto alio stesso genere di morte. Cos! in na-
tura non v'lia mezzo di difesa, comanque ingegnoso, die
escluda aflatto la possibility dclle olfese , e cosi mantiensi
quella guerra tra vivente e vivente, die sarebljc un difetto
ncir ordiiie della crcazione,se non avesse per iinc I'equi-
librid dclle cose.
Enata-Corrigc. — Tomo 53.*^
Tag. 373 liu. >j I. e. vicissitudine! , etc. Icjigi i, e. mundus externus , alte-
ram veto intrrnus nosier sta-
tus , i. e. vUiisitutlines , etc.
A'. GJi.OA'/. F. Clnu.vi c I. Fv^iagalli . dircnon edfililvri.
Osservazioni meteorologiche fatte all' I. R. Osservatorio dl Brera.
L U G L I O 1829.
Mattina ore 5.
Sera ore 3. 1
6
"3 ?
u 6
6
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Stato
del ciclo.
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Stato
del clelo.
poll
Im.
0
poll. lin.
0
I
27
9,0 1+14,0
NE
Ser. nuv.
27 9,0
+21,0
SE
Ser. nuv.
2
27
8,81 + 16,0
0
Sereno.
27 8,7
27 8,4
+20,3
S
Nuv. ser.
:>
27
8,6|+i6,6
0
Ser. nebb. nuv.
+20,4
£
Ser. nebb. nuv.
4
27
8,0
+ib,6
N 0 0
Sereno.
27 8,0
+22,7
SO
Nuv. ser.
I5
27
8,0
+ 17,0
0
Nuv. ser.
27 7,2
+22,5
OS 0 [Sereno. ||
27
7,4
+16,8
0
Sereno.
27 4'7
+25,5
s 0
Sereno. '
7h7
94
+16,0
NE
Ser. nuv.
27 9->^
+21,8
so
Sereno.
8
27
9,0
+ 16,0
NE
Sereno.
27 7,8
+23,0
0
Sereno.
9
27
6,6
+17,8
so
Nuv.... Ser.
27 4,5
+20,0
0
Temp, pioggia
10
27
b,b
+i5,o
0
Sereno.
27 6,8
+21,7
NNo|Sereno. 11 1
1 1
27
7,0
+ i5,5
N N ojNuv. ser.
27 7,3
+21,5
SSE
Nuv. nebb. ser.
12
27
7,D
+16,5
0
Nuv... pioggia
27 7,7
+18,7
£
Sereno. '
I J
27
8,0
+i6,b
NO
Sereno.
27 9,3
+20,7
0
Sereno.
14
27
10,6
+i6,5
£
Sereno.
27 10,7
+22,7
so
Sereno.
lb
27
1 1,0
+17,0
N
Sereno.
27 10,4
+24,2
s 0
Sereno.
16
27
10,0
+19,0
E N E
Ser. nuv.
27 8,8
+25,4
s 0
Ser. nuv. uebb.
! '7
27
9'0
+18.0
E
Sereno.
27 9,0
+23,8
S....O
Ser. nuv.
18
27
9,9
+17,8
s
Sereno.
27 9,0
+ 20,0
s 0
Sereno.
19
27
8,7
+17,5
0
Sereno.
27 8,2
+23,2
SSE
Sereno.
20
27
8,0
+17,5
NO
Sereno.
27 8,2
+23,7
NNO*
Sereno.
21
27
10,5
+i5,o
N
Sereno.
27 II,0
+22,3
N
Sereno.
22
27
12,7
+i5,o
E
Sereno.
27 11,8
+21,2
S
Sereno.
2 J
27
11,8 +i4,5
NE
Sereno.
27 10,7
+22,3
SO
Sereno.
24
27
10,6
+i5,7
E
Sereno.
27 10,0
+2 0,0
S
Sereno.
26
-^7
11,0
+i7'4
N N E
Sereno.
27 10,6
+20,7
s
Sereno.
26
27
10,8
+18,2
E
Sereno.
27 10,6
+25,0
0
Nuv. piovoso.
27
27
9'«
+18,2
0
Ser. nuv. piov.
27 9,0
+20,7
SSE
Sereno.
2827
9,2
+17,5
E
Nuvolo.
27 9,^5
+i5,5
E....N
Tern. piog. nuv.
29
27
8,8
+14,5
0
Nebbia... sereno
27 8,5
+20,0
0
Ser... temp.
00
27
8,6
+16,0
N...E
Ser. nuv.
27 8,5
4.17,4
NE
Temp, piogga.
01
27
8,i
+i5,o
N 0
Nuv. ser.
27 9->^
*'i9,4
NO
sereno. ■;
1
Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,7 Altezza mass, del term. + 26,4 | f
media » in » 0,1 r media + iQji4 i
Qiiantilii dclla pioggia linee 24,71. I'l
T ^^
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTER ATUR A ED ARTI LIBER ALL
Delt italiana Arcldtcttara durante la dominazione lon-
gobarda. Ragiotuimento del cav. Glullo Cohdero
de Coiui di S. Quiiiti.no, Consmatore del R. Mnseo
egizio in Torino , preniiato dcdl' Atenco hrcsciuno
nel 1828. — Brescia^ 182^, per Nicolo Bettoiii ,
di pag. 319 , in 8."
G.
''ia del pi02;ranima del bresciaiio Ateneo. oiid'cl^be
il prcinio qiit-sto ra2;ionain(iito, parlamiiio alia [>a2;- 3
e segiKMiti del volume Llll, (|iiadenio di gonnaio
1829 di qucsta Biblioteca, I'ciulcndo conto di altro
scritto che meritato avea per parte deU'Atcneo me-
desimo lonorevoie nienzioiie. Sara tuttavia opportuno
il presentarlo di nuovo ai nostri leggitori tal quale
vcdesi proposto in capo al ragionaniento che ora
preiidiaiiio ad esamiiiare: « Deterniinare lo stato del-
» r arcliitetlura ado])erata in Italia all epoca della
» dominazione Longoharda. — hivestigare se questa
» architcttiira abbia uu' ori2;iiie particolarc. — Sta-
» l)ilire i caratteri peculiari che la disluiguono, spe-
i) cialniente nella costriizionc de' tenipli , tanto in
» riguardo alia decorazione interna che esterna di
» essi, come nella distribuzione della pianta ; e nella
y> scelta ed uso de' niateriali per fabbrirarli. — No-
» tare rtnahnente i principali odilizj di tale arr!..-
» tcttura in Italia >>. RispctLObisbinii aoi verso quel
Bibl ItuL T. LV. 10
146 dell' ITALIVN.V ARCniTETTURA
bcnemcrito Ateneo , avremnio l)rainata una maggiore
precisione in quel programnia : i.° perche i prinii
(juesiti riducevansi sostanzialmente al punto di cri-
tica , se i Lon2;obardi avessero introdotto un nuovo
sistcnia d'arcliuetlura , o iion piuttosto adottato quello
clic allora era vigente in Italia ; e se quella aichi-
tettura avesse acquistato cio che propxiamcntc puo
aj>pellarsi stato; 2.° perclie le sussegucnti inchieste
rirerivansi soltauto alia supposizioue del primo caso,
cioe di una peculiare origiue di quella arcliitettura •,
3.° perclie indivisibile era questa ricerca dall' esame
dci principali edilizj che ricoirosciuti si fossero colla
scorta di autcntici documenti , o supposti colla sem-
plice ispezione o col conlronto monumenti di quella
architcttura , e quindi poco nieno die inutile veniva
a riuscire la doniauda i'lnale, nella quale pure con
maggiore studio di precisione si sarebbe potuto
cspriniere se quegli edilizj dovevano essere prova-
ti , o soltanto creduti di quell epoca. Con tutto cio
noi riguardiamo quel programma come iniportante
c degnamente scelto dal corpo scientilico die Y ha
pro])(>sto •, ma riconosciamo altresi che assai difficile
era il rispondere in modo soddisfacente a c^uelle
complicate domandc, il che dee accrescere Y onore
di chi venue rcputato meritevole del premio , e di
chi lia conseguita Y onorevole menzione.
II cav. di S. Quindno comincia il suo ragionamento
coir abbozzare la storia dell' arte di edificare in Italia :
accennandone quindi il decadiniento dopo la ruina
del Ilomano inipero , dice che anche ne' giorni di
servitii e di l^arl^arie si fabbrico con solidita, selibene
gli edilizj, alcuni de' quali vasti e grandiosi, fossero
costrutti cogli avanzi delle precedcnti distruzioni,
senza rcgolarita di ordini, senza uniformila , senza
scelta di forme e di ornamenti. Questa condizione ,
soggingne cgli , dell' arcliitettura diiro sin oltre il
secolo XI , ma in qnel periodo di rimiovellamento
r arte pigiio qualdie vigore , e lussnreggio nelle
turri, ue^palazzi, iicile caitcdrali e ne' battistcrj , a
DURANTE L V DOMINVZIONE LONCOBARDA. I 47
norma cli ([iicllo stile straniero chc fu poi detto go-
tk'O , il (|iialo lion aveva pcT basi la rag;ione, 1 ai*-
iiiouia, Ic i:;iiiste proporzioiii; c quiiidi gP Italiaiii
die sempic di nial animo vi si eraiio assoggcttati ,
furono i j)rinii a &l)aiuliilo. Scttc piiiicipali peiiodi
distingue f autorc urlla storia dell' aiclutettiua ita-
liana: il [)iiiiu) die compieiide lulte le opere degli
antiehi pojioli , iV-lasglii, Osclii, [Jiii!)ii, Elriisdii ,
Gicci e ivoiiiani cd altri aljitatori della pcnisola dai
tempi pill renioti sino alia caduta della Iloniana li-
herta ; il secoiido die si [nokuiga sino al priiieipio
del regno di Dloclczlauo sul linire del 111 seeolo, e
die si puo dire dell' areluu>ttura ilaliaiia adulta , beu
ordinata e perl'etta , heiulic eoniinciasse a deeliuare
a'' tcinj)i di Sctdmio Scvero\ il tej zo < he eoiiiin( ia eol
regno di Dlocleziauo c eonliiuia sin dopo la iiiela
del VI seeolo e la vennta de' Loiigu];ardi ; periodo
del traviameuto e tlella eoiruzione , in cui una nia-
iiiera di costruire e di ornavc propria delF Orientc
comineio tra di iioi a eonlaiMinare la purila degli
ordiui greci ; il (juarto, in eni T arte aiido jxggio-
rando , c In (piello della poveria e del aii;;ggiore ; no
sradiniento , jirepaiato eolle iiivasioni de^li Eriili e
de^ Goti , e eompiato da Lon2,oi)ardi, Leuelie dire
non si potesse di assoluta harbarie, uon eessando
1' arcliitettura ill csscre grcra o roniana, e di eoiiser-
vare in (pialdie parte T antiea dignita, tuttoche lidotta
ad una nu>ra praiiea, e ad una servile ed imperfetta
inii(azi(»ne. II (piinto periodo lia principio eolla rovina
del regno Loiigobaido , e da Qttio/nas/io , eioe dal
cadere del seeolo Vlll, si steiide sino a Fcdcnco II,
verso la iiieta del Xlll ; e in t[iK>to periodo ebbc ori-
giiie, ineremento e line in Italia la piii antiia ina-
iiiera dell ardiitettura gotica elie Tautore chiauia ar-
chUcttnra gotica a/ifeiiore, per distinguerla da t[uell;i
di'egli i\\)\HA\A gotlcd inodcriKi. o poatfiiorc , eararte-
rizzata dall" uso eostante ilell areo di sesto aeiilo ,
dalTardimento, dalla leggerczza e dalla lieeu/.a delle
&ue cobtrui:ioui ; e ipiebta e tpiclla die occu[)a tuliu
J 48 DELL ITALIA.NA ARCHITETTUR.V
il sesto periodo , die olti-emonti non ebbe fine prima
del secolo XVI innoltrato. L' ultimo periodo ebbe
fra noi cominciamento dal risor2;ore dclF arte colle
opere delF Orcagna. del Brunelleschi, i^cWAlbcrd, ecc.
che toruati erano di gia su le classiche tracce degii
antichi. Con ragione osserva pero V autore , che nimia
eta rimane rosi oscura , quanto qiiella che corrisponde
al regno de" Longobardi , e che non era cosa con-
venevole die quel periodo importante della storia della
nostra architettura rimanere si dovesse senza con-
veniente illustrazione ; e a questo fine appunto di-
retto si vede il programma del bresciano Ateneo , e
composto questo ragionamento , nel quale si prende
ad esaminare: i.*', se sia da tenersi per ben fondata
ed autorevole 1' opinione invalsa presso molti intorno
alia maniera d' arcliitettare , usata in Italia durante
la signoria de' Longobardi; 2.*^, se sia vero o almeno
probabile, che quelhi nazione portasse seco, veuendo
in Italia, un raodo di costruire e di ornare le fabbriche
o suo proprio, o gia ricevuto da altri, o pure se piut-
tosto si giovasse di qiiello die presso di noi gia era
in uso ; 3.°, cpiali siano i principali edilizj de' Lon-
gobardi che tuttora trovinsi in Italia, o nel primiero
loro stato, o bastantemente conservati , onde per essi
possano determinarsi con certezza i caratteri distiii-
tivi deir architettura propria di quell' eta.
La prima di tali ricerche forma V argomcnto del
primo capitolo , il quale in gran parte e diretto a
provare che il tempio di S. Michele in Pa via non
e altrimcnti opera dei Longobardi, benchc per esem-
plare del loro modo d' arcliitettare sia proposto dal
celebre (T Jgincourt. Versa di fatto tutto il lungo § i.^
su quella basihca, e primieramente si fa vedere che
se per inolte autorita rendesi manifesta f esistenza di
quel tempio in Pavia al tempo de' LongoJjardi , ed
anche durante il secolo X e sul principio delfXI,
jiou ne segue che sia cosa egualmcnte dimo strata
che quel tempio non sia stato distrtitto c quindi nuo-
Vani^nte edilicato, aiidie con divcrsa architetttira,
DURANTE L\ DOMIN\ZIONE LONGOBARDA. I 49
ncl pcriodo corso tra il rejjno di Grimoahlo e ([uello
(U'lr imperatorc Enrico II ; e iiiolto meno die la
diiesa attuale di S. IMichele sia ancora quella stessa
ch^ era cola al tempo de' l.ongobardi , e che poste-
riormerite fii detta l\Iaggiore. Ccrto e che nelle lut-
tuose vicende alle qiiali soggiacqiie la citta di Pavia,
quarantatre cliiese fuiono abbiuciate e distrutte , e
se sottratta si fosse a quelle ruiae la chiesa di S. Mi-
chele , ugual cosa dovrebbc dirsi di S. Giovanni in
Rorgo, di S. Pietro in Cielo d" oio, di S. Maria Ro^
tonda , di S. Agata , di S. Romano', di S. Ambiogio
e di altrc , Ic quali tutte dovrebbono rigiiardarsi come
opere de" Longobardi , e quell' aichitcttura dovrebbe
mostrarsi di vario carattere, secoudo la diversita dei
secoli , e noa tutta di maniera uniforme come in ([uelle
fabbi'iche si ravvisa. Fino a noi non e pervenuto il
nome di un solo arcliitetto de' secoli Longobardici.
Risorse rarchitettura ira noi nelU XI secolo , su basi
pero ben diverse da quelle degli anticlii . allorclie de-
pressa la lendalita. miglioiata la pubblica ammini-
strazione sotto Ottoiie /, moliiplicatc le scuole , ria-
nimato il commercio. anclic le arti del disegno ,
sempre seguaci della pubblica felicita, non tardarono
a dar segni di vita. Ripararonsi allora in ogni citta le
anticlie mine; s' innalzarono cattedrali ed altri ma-
gnilici edilizj in Venezia e in Pisa, e il loro esempio
seguirono Aiicona. Modena , Lucca, Ferrara , Verona,
Bergamo, iMilano , Pistoja , Roma, Parma, Piacenza
e tutte le citta [)iii cospicne di quell' eta. tra le quali.
Pavia opulcntissima . come lo mostra il corso este-
sissimo della sua moneta in que' tempi, pote riedi-
licare dai fondamenti la sua basilica di S. IMichele
nel modo in ciii si vede al presente. E di fatto Ot-
toiie Fiisln^eiise narra che coronato fu nel wiio Fe-
dcrlco I nella chiesa di S. Mi<liele , ov era \ antico
palazzo de' re Longobardi. Non sap[)iamo come questa
conclusione potra essere ricevuta dagli eruditi Pave-
si , i ([uali probabilmente vorranuo sostencre una
niaggioic antichiia di quel tcmpio , e si ricuscranuo
i5o dell"itali\n\ AnCIIITETTUnV
ad ammetterc cosi fiirilmcute la loliilc distraz:ione
(Telle chicse loro dojio il ic^^no di Griinoaldo. L'au-
tore pero si stadia di niostrare ncUc pagiiie succes-
sive essere il parer suo ben fondato , poncndo ad
csame lo stile ed i particolaii dell' architettiira di quel
tenipio, nel quale la mauicra nou e ancora quella
del 2;otico moderno o posteiiore, bciK'hc piu non sia
romaua o s^ieca , ma possa dirsi, giusta F avviso di
liii , apparteuente al goti.co aiitcriore o rn/dco che ia
Europa ill iu uso due secoli dopo il mi lie.
Quel 2;otico auteriore pero ebl)e in Italia due di-
verse mauiere, la prima delle quali, comime nei piu
antichi tempi alV Egitto , alia Persia , all' India e al-
r Occidente , ebbe poscia in Grecia la sua perfezione ,
cd accolta dai Romani , fu per essi lodcvolmente
escrcitata e sparsa per tiitta Tampiezza del loro im-
]iero; la 2." ejjbe princi])io iiclle proviucie orieutali
dclV impeio llomano , prima che la scde iic fosse
tiasportata in Bizanzio, derivo dalla mescolanza del-
rarchitettura asiatica con quella degli anrlclii Greci ,
iiori ai tempi di Guistliilaiio , c dicdc origiue alia
basilica di S. Sofia e ad iiu modo di arcliitettaic
che detto fu poscia Bizaiitino. Questo adottato dagli
Arabi conquistatori della Siria , c da essi portato
neir Egitto, siiUe coste dell" Africa, uella Spagna e
nella Sicilia , clivento comiiue ovunf[uc si estcse il
poterc dcllc loro armi ; sc non che penetrati essendo
que"" conquislatori tiuo al ceiitro dell" India, s' innesto
col Bizantino amhe lo stile indiano , c lie trasse ori-
gine quella architettura che detta Araba o Daniascena
da prima , nominossi poscia IMoresca o Saracena, donde
i Normauni , forse i primi, dcrivarono iu diversi pe-
riodi e a grado a grado quel nuovo sistema di co-
struzione leggiero e gigantesco ad nn tempo, debole
ia apparenza , main realta robustissimo, avente per
caratteri la ligiira piramidale , il triangolo equilatero,
e r arco acuio , al quale sistema fu dato inqiropria-
mente dagU okramontani il norae di arcliltcUiira go-
tica^ forse pcrche riguardata come bariiara a IVoiue
nURVNTE L\ DOMTNAZTONE rONnonSHDV. l5l
rlcUa rof^olaiita (IclF arte grcca. I" Goii conqnistatori
(Icir Ualia noil csercitarono 2;ennalinciite alu-a nianicra
<li fal)l)iiraie sc noii larouiana, quale pratiravasi in
(flic' fcin|)i das;!* Italiani , c ia qucsto couvcn2;oiio il
Muratori, il Muffei, il iV ALsiiicouit ed altri dolli scrit-
tori di queslo Jiiatcrie. I Loiigol)ardi, nazioiio fcroce
ed incolta , bcii lontaiia era certamente dal tarsi emula
delle arti do' suoi nemiri , anzi die valcrsi dell' in-
gegno e dell' opera degl Italiani , siii qiiali avevano
dominio; essi , non akramente clio i Goti, nulla inuo-
varono nclT infclire nianicra di edilicare clic in quel
tempo in Ilalia si praticava. Carlo Magna neirottavo
secolo innalzar fcce un tcmpio iu Aquisgrana a canto
del suo pala/.zo; ma sebljene per sentcnza dell' autore
conoscesse egli I' eccellenza del la grcca e dclla romana
antica architettura ; o perche I archiiettura orientale
o hizantina era allora la sola clie fosse in estiuiazione,
o pcrclie mancasse di arcliitetti atti a far uso di
uno stile piii regolare e piii conforme airanlico, si
a[)pigli6 di prcl'eicuza alia fnggia strauiera dcgli
Arabi o alia orientale , e tale e infatti per la massima
parte la basilica tuttora esistcnte di A'[ais2;rana.
Belle sono le o^servazloni dell' autore sulla gcncsi
deir arco acuto, die forse per la prima volta si vide
posto in uso allora nell' occidente , probabilmente
per accomodarsi alia strettezza del site, e secondare
al tempo stesso la forma acuminata della cupola;
se pure cpiclle fincstre di forma oblun2;a acuminata,
die due sono soltanto, nientre I'altre tutte terminano
in arco scmicircolare, sono eontemporance alia fon-
dazione di quella fabbrica: belle sono pure le osscr-
vazioni sulla forma delle cu^jole dell' India , degli
Arabi c del tempio di Aquisgrana, se pero tuite
possono rettamente cupole nominarsi.
La rotonda di Carlo Magiio e di architettura gotica,
ma di nn gotico, (jualc do\ eva essere nel suo nascere,
nioderaiissimo. Audie nell' Italia, nel nono e deciuio
secolo masslmaniente , si reudette comuuc il nuovo
modo di edilicare, derivato dalf acco/^zamcnto c dalla
l52 DrLL'lT\LTAN\ ARCHITF.TTURV
mescolanza della c;re(a antica maniera c dell' orientale
dei Bizaiitini e dec,li Aral)! ; e questo e ([uello clie
Tautore noniina piimo stile del gollco anterlore, affine
di distinguerlo dal secondo stile dello stesso gotico
anteiiore clie solo sottentio al priino sul declinare del
decimo sccolo. Queste distinzioni riescono opportune
per 2;in2;iiere ad assegnare con qualche certezza 1' eta
di ciascun monnmento , e per procedere con chiarezza
in queste ricerche, massime che all' architettura pro-
pria di que' due secoli gli scrittori imposero diversi
nomi e 1 appellarono Romana , Blzandna , Greco-
Romana , Romano-barhura , Romano-Bizaiitina ecc. ,
mentre altri la chianiarono Gotica, Lombarda , Sas^
sane ecc, il che non fece se non se generare gran-
dissima confusione. Una delle principali particolarita
che distin2;uono 2;li ediiizj sacri del nono secolo ,
consiste neila forma e nel numero minore o maggiore
delle linestre, che ampie e numeiose erano nelle ba-
siliche dai tempi di Costaudno lino a Carlo Magna ,
ma verso la mcta del secolo ottavo si vollero pan
strette , oblunghc, talvolta angustissime, piii scarse
d' ordinario di numero, e t'atte coi lati divergenti a
modo di cuneo : esse nel volgersi che fece di poi il
gotico anteriore verso il secondo suo stile, comincia-
rono a riacquistare alcun poco della primitiva gian-
dezza , ma non mai si videro cosi ampie , come quelle
delle piu antiche basili( he cristiane, se non che nelle
fabbriche del 2;otico moderno. Opina l" autore che assai
piu clie non \ amore al raccoglimcnto desse molivo al
ristrio;nere e al dare forma di feritoje alle iuiestre,
il difctto o la scarsita dei vetri e delle pietre spe-
colari , onde chiudcre e riparare i templi dall' incle-
menza delle stagioni. Forse pote dar luogo a quel
ristrignimcnto anche lo studio della pubblica sicu-
rezza , giacche non di rado gli abitanti delle citta
e de' villaggi rifuggivansi nei tempj e nelle chiese ,
e la strettezza delle aperture rendeva piti difficile
r accesso e pni comoda la difcsa , mentre frcquen-
tissime erano le aggiessioiii ostili. A qualclie esanie
DURANTE LA DOMINAZIOXE LONCOBARDA. I 53
darcbbe canipo il passo di Anastasio Bibliotecario ,
citato in queslo luogo , ncl quale si dice che nella
basilica Costaritiniaua le iinestre dell' apside furono
chiusc con vetri di diversi colori, e che le altre
finestre riparate furono ex metallo cyprino. Dal vedere
adopcrati i vetri di diversi colori potrebbe dedursi
che r arte vetraria in que' tempi fiorisse, e che non
raro fosse generalnicnte il vetro : quanto poi al me-
tallo ciprino, forse un errore incorse per isbaglio
del copista, perche quelle finestre non sarebbero
state acconciamente riparate col rame ; ma come nella
stessa vita di Leone III e scritto, dee leggersi ex
metallo cypsino o gypsino , cioe di gesso, di selenite
o pictra specolare, il che notiamo soltanto di pas-
saggio , nulla cio toglicndo al merilo dell opera che
abbiamo per le mani.
Alia pag. ii5 si parla dei capitelli e delle cornici,
che sono le opere di scultura piti comuni nelle chiese
del nono e del decimo secolo , e di alcune altre piu
rare di gusto moresco od orientale , condotte in uno
stile di stiacciatissimo rilievo, con gruppi, fogliami
ed altri simili rabeschi, stile che molto fu adoperato
nel settimo cd ottavo secolo a' tempi dei Longo-
bardi. Queste sculture non sempre spregevoli , se
per un canto non sono da porsi in confronto con
quelle degli antichi , sono pero , dice 1 autore , me-
no barbare assai e rozze di cjuelle orrende figu-
raccc di mostri, d' uomini e d' animali contraflatti ,
che do|)0 il niille venncro si sovente a deturpare le
decorazloui dei sacri tenipj , e sul cominciarc del
secolo duodecimo furono da 5. Bernardo censurate.
Ad alcuno piaccpie di ri2;uardarli come simboli, sotto
il velo dei ([uali possano accennarsi alcune vcrita au-
guste della religione ; ma a tpiest' avviso non presta
alciin appoggio il decreto di 6'. Carlo Borromeo nel
quarto sinodo provinciate, il quale approvo soltanto
la scultura dei leoni sulia porta delle chiese. ad inii-
tazione del tempio di Salonione , ncllc cui basi ve-
devansi i leoiii scolpiti, aHinche la vigilauza indicasseio
1 54 dell' ITALIA.NA. AECniTETTUR.V
de' sacordoti. Convieiie non di mono Y autorc die se
simboliche possouo credersi alcune rappresentazioni,
la maggior parte pero di quelle sculture non e parto
se non clie della strana fantasia dei rozzi artelici
di cpicU'eta; e noi ci siamu gia mostrati altre volte
del sno avviso.
Altro carattere delle basiliche di que' secoli e
quello di avere talvolta una delle navi minori alquanto
pill larga dell' altra; altro quello di iin notabile rial-
zamento del piano a' picdi della tribuna, che trovasi
praticato in non poche cliiese costrutte nello stile
della seconda maniera del gotico anteriore verso il
mille, mentre nelle piu anticlie la tribuua si trova
appcna piu alta di iino o due scalini sul rimancnte
del piano ; altro linalmente die nei sacri edilizj dei
tempi di Carlo Magno e dei secoli nono e decimo
rari sono quelli che presentino in pianta la iigura
della croce latina, la quale, sebbene talvolta osser-
vata nelle basiliche delle eta precedenti, non comiucio
a diventare comune nelle cliiese di maniera gotica
se non dopo il mille ; come ne pure era invalsa lino
a quel tempo la pratica d impicgare le colonne per
sola decorazione.
In separato paragrafo tratta 1 autore della seconda
maniera del gotico anteriore in Italia. Quella maniera
o quello stile s' introchisse dalTOriente, prima per la
via dclFAdriatico neir Istria ed in Venezia , poi per
quella delTArno ncl centro stesso dclU Italia. Mil nei
sacri edilizj, specialmeutc della Lombarclia, die Fan-
tore crede cjnasi tutti iniialzati nei corso del sccolo
duodecimo , quella nuova maniera di fabbricare erasi
gia a parer sno alloutaiiata assai dalla semplicita e
dalla moderazioiie della Bizantina , e il gotico aute-
riore gia adulto toccava da presso i coalini del mo-
derno; e questa nuova modiiicazione dell' ardiitettura
ei crede venuta a noi per la via delle Alpi , pro-
pagata singolarmente dai Norman:il : per la (pud rosa
quel modo di architettare , conosriuto di la dalTAlpi
col nome di sille lombardo . fu detto iu apprcsso e
DURANTE L\ DOMllSrAZIONE LONCOBARDA. 1 55
si ilire ancora normanuo. Queslo pero pcrdcttc bcii
tosto la sua scvorita, e per uno studio iniporfiino di
clccanza si accrelibcro p;li ornamcnti anclic; di sciil-
tiira, s' iniitarono i rabcsclii, gli arrlii coniposti cd
i tiitnini drji;li Aial)i; c cosi prcsso i Norniamii stessi
si prt'paro il passa2;p;io dall' antico al inodenio go-
firo stile. La scultura de2;li ornati, sinaolarmentc in
Italia, si niantenuc anclie nei periodi piii tenebrosi
dal VI air XI secolo in una condizione talvolta plau-
sibile ; ma (piella dclla figura umana cadde del tutto
anche nei ba^isirilievi, e in cpialche periodo, come
nel secolo VII, pare die il suo esercizio fosse total-
nicnte interrotto. Nell' architettura normanna invalso
era T uso nel secolo XI di scolpire teste nmane sotto
le mensole e le cornici , e su la fronte dci modioilioni
e delle chiavi de2;li archi; e di cpiesto costume A^e-
dcsi cpialche vestigio nella chiesa di S. Alessandro
in Lucca, sebbene la statua di cjuel santo vescovo
clic si osserva sa la porta di quel tempio sia dal-
r autoi'e giudicata la prima opera della statuaria clic
si conosca do[)o quella serie di secoli tenebrosi. Ven-
nero allora praticatc le p;alleric sopra le minori na-
vate ncir interno di alcune basiliche; i peristili cicclii
<> praticabili, scavati nella grossezza dei muri, su le
facciate, intorno allc cupola e alle torri , dietro le
apsidi, ecc; le (incstrc duplicate o triplicate sotto
ad iin medesimo arco semicircolare ; modi2;lioni sotto
le corniri, ed aiiche talvolta fregi coutinuati di pic-
cioli arclii , in vcce di cornici, ed altri simili orna-
mcnti; cosi pure pilastri iinpio2;ati, oltre le colonne,
a sosteguo degli anlii, e que* pilastri ora quadrati ,
ora poligoni con colonne iucassate tutto all' intorno
nelle loro lacce e alcune di quelle colonne spinte sino
{igli ultimi orilini degli cdilizj, con altre pin piccole
che cuivandosi in alto danno ori2;inc alle costole di
rilievo, formaiui crociera sotto le volte; mentre sotto
il toro di altre <olonne veg2;onsi zamjie o teste di
auimali, die sembrano rcggere tutto il peso dclle
colonne nicdesimc. Numcrobi sono gli c&empi clic di
1 56 DELL'iTALIA.NA. ARCIIITETXURi
questo stile adduce Tautore, pigliati in Francia e in
Inghiherra, e sempre arcompagiiati dal coni'ronto con
edirizj italiani; ma il suo oggetto piincipale quello
era di mostrare in questo luos;o, die si I'atta archi-
tettura nata uon era nella Norniandia, ma doveva
essere cola pervcnuta da altra contrada, e cpiesta in
Europa non poteva essere se non die 1" Italia.
A questo intento giova il fatto riferito dell' abate
Gualielmo, gia abate di 6^. Benigno in Digione, nato
in Piemonte , il c[uale cliiamato verso il i o i o da Ric-
cardo II duca di Normandia , benclie da prima ri-
cusasse di audarvi, dicendo die cjuo" duclii fatti erano
piuttosto per distrusaerc i templi die per edilicare,
vi giunse con buon nuniero di monaci italiani, fondo
o _ ^ ...
da quaranta nuovi monasteri e restauro gli anticlii,
e foi'se diede i primi esempi di un arcliitettura die
cola fu detta allora lombarda o sia italiana. Nunie-
rosissimi sono gli edifizj anclie ragguardevoli per
tutta Italia , ma nella Lombardia particolarmente ,
fabbricati con arcliitettura somJ2;liante a quella di
San Micliele di Pavia, ed anzi cpiasi tutti quclli die
appartengono alia seconda meta del secolo XII o al
principio del XIII, mostrano 2;ia o con arclii di sesto
acuto o in altro modo il passaggio dal gotico antico
al moderno: la loro arcliitettura e piii svelta di quella
del suddetto tempio di Pavia , migliori ne sono le
proporzioni e gli ornamenti, e meno gotTe le scnl-
ture; le cliiese per la mag2;ior parte sono coronate
da una cupola, e cpieste sono cupole vere, cioe volte
emisferiche , posate sopra un tamburo per lo piii ot-
tangolare o leggermente elittico. Trova all' iucontro
r autore pesante e grossamente decorata la gotica ar-
cliitettura di S. Micliele ]Ma2;2;iorc, e di altre cliiese
di stile somigliante die sono o erano in Pavia, le
quali per conseguenza non possoao essere contem-
poranee di quell arcliitettura piu leggiera e prossima
alia maniera del 2;otico moderno , propria soltanto
degli ultimi lustri del secolo XII. Lasciando noi da
parte tutto (peilo die potraiiuo addurre e die gia
DURVNTE LA. DOMINAZIONE LONGOBARDA. \Sj
forsc stanrio preparando gli eruditi Pavesi a clifesa
deir auiit hita e del lombardicisiuo del loio S. Michele
o di altri loro edilizj , lorse a quello contemporanei,
iiotcremo soltanto die X autore e stato condotto a
qucsta conrlusione aiirlie da alcunc iscrizioui gia in-
tagliate su le scidture della cliiesa stessa di S. Michele,
eseguite con piu alto rilievo ed ia modo alYatto di-
verso da quello delle srultiire dei tempi longobardici.
Nel cap. II si esamina se i Longobardi abbiano
portata seco in Italia, o esercitata una nianiera loro
propria di fabbricare ; e si prova che avanti T inva-
sione dei Longobardi Imo dai tempi di Dioclcziano
e di Costantino , non altra architettura esercitarono
gV Italiani clie quella ]mii o nieno degenerata degli
antichi Greci e Romani , dal clie puo inferirsi che
anclie nei due seroli VII ed VIII del dominio lon-
gobardo qneir architettura fosse in vigore nelle no-
stre comrade. A cio si aggiugne la barbarie pro-
fonda e la cecita anco in fatto di religione e di co-
stunii , colla quale i Longobardi vennero in Italia a
speguere, anzi che akro, la civilia europea, e quasi
a rinnovarne la popolazione , giacche non essendo
<pie' popoli, come molt' alti'i invasori , se non che
soldati e pastori , nomadi ed erranti, possedere non
potevano la scienza del fabl)ricare . liglia soltanto
della pace e dell' opulenza. Gente di tale uatura non
poteva certamente farsi maestra fra noi di un nuovo
genera di architettura ; che anzi rcgnando sul prin-
cipio da feroci con([uistatori, altro non fecero che
distruggere e spogliarc, onde ncfriudlsslma gcntc detti
I'urono da Felagio II, tiista nazionc da 5. Gregoiio
M(ig/io , benche una distinzione fare si debba tra i
barbari ed idolatri condotti da Albolno , e i Longo-
bardi convertiti alia fede e soggiogati t;uito dalla
soavita della morale evangelica, quairto dalla dolcezza
del nostro clima e dei nostri costumi che ben presto
li fecero diventare anch' essi italiani e discepoli nostri ,
non mai maestri, nell* a2;ricoltiua e nelle arti. Kc
poircbijc ragionevolnicale supporsi che i Longobardi
l58 dell' ITALIANS ARCIIITETTURA
stessi (lai Crcci attigncsscro i prinii elementi del-
l' architettura oiicntale , la quale poscia avessero
sparsa nelle loro provincie d' Italia , aiitcponcudola
alia romana; perche ia qiiesto oaso queir arcliiteltura
avrebbe coiitiuuato a sussistere fra noi anclic dopo
la caduta del loro regno. Questa supposizioue si reude
aiicora piii mancaute di tondamento , perche i Loii-
gobardi poterono beiisi valersi nelle loro edilicazioni
di maestri italiani, nia non niai ricorrere ai Greci,
coi quali mai non ebbero pace. Parla a questo pro-
posito r autore di varie basiliclic , di palazzi, di nio-
nasteri ed altri edilizj innalzati dai re e duchi lon-
2;obardi nelle citta d' Italia, da die convertiti erano
alia religione cristiana; parla del palazzo ediiicato
in IMonza da Teodolinda , e dei fatli di qucUa na-
zionc die rapprescntati erano cola in pittura , come
pure della basilica a canto a quel palazzo imialzata;
parla della basilica del Salvatore edificata dal re Arl-
berlo presso ra\ ia , di quella di S. Giovanni in Pavia
piu'e eretta dalla regina Qwidlherga^ di cliiese e
monasteri cola fondati dal re Bertarido con Rodo-
linda sua moglic , di altre basiliclie erette da Liut-
praiido , dci templi innalzati presso Benevento dal
diica Arigiso ecc. ; e venendo al battistero di Firen-
ze, osserva die in esso, come in c[ucllo del Latcrano
a Roma, opera probabilmente di Onorlo o di Valeii-
tiniano ///, primeggia tuttora Tuso delV architrave,
mentre a questo nelle fabbriihe de' Longobardi ve-
desi costantemente sostituito Y arco girato sulle co-
lonne : oltre di die nella struttura di qucir edificio
vc'i'ionsi indizi del 2:usto Bizantino che ci richiama
assai pill ai giorni di Tcodorico o di GiiLStliuano , che
non alFepoca de' Longobardi, i quali alcun monii-
mento di certa data non ci lasciarono che scnta di
quelle stile.
Nel cap. Ill si esamina se in Italia susslstano tut-
tora edilizj innalzati nei secoli della signoria de' Lon-
gobardi. Poiche nella citta di Pavia gli edilizj di
qiieir epoca che cola piii che altrove trovavansi ,
DURANTE LA DOMTNAZIONE LONCOBARDA. 169
furono, conic gia si noto, assni piii che altrovc sotto-
posli a distnizionc , V aulore c costretto a volgere in
altra parte le sue riccrchc, Non trovando egli alcuna
traccia delle fal>l:)riclie piii celebrate di Arigisu iie in
Bcnevento , ne in Salerno, si attacca ad alciini mo-
nunienti dell' arrhitettura di (juei secoli eh' egli credo
di vedere in Torino, a Brescia, in alcuni luoglii
della provincia di Milano e soprattutto in Lucca, lla-
giona egli (piindi in separati paragrafi , anche col
corredo di stpiisita erudizionc , del tempio di S. Fre-
diano in Lucca , nel quale, benche nella sua struttura
non diverse dall' arcliitettura romana praticata in Ita-
lia e in tutto 1' occidente nei secoli precedenti, non
ravvisa piu tuttavia regolarita di ordinc veruno, ma
vi trova adoperati alia rinlusa le niodanauire , i
nicrabri, le proporzioni di tutti gli ordini; del tem-
pio di S. ]\licliele pure in Lucca; dci sacri editizj
fondati dai Longobardi in Brescia e nella diocesi di
Milano , tra i cpiali distinguesi la cliiesa dell' antico
nionastero di S. Pietro di Clivate o Civate •, finalniente
deir antico [)alazzo delle torri in Torino, del cpiale
cspone anche una conipendio-^a iconogralia intagliata
in ranic , benche tuttora possa rimanere cpialche dub-
bio se realmente a" Longobardi appartenga cjueir edi-
llzio che non presenta in vero caraLleri che dire si
possano distintivi, e che in varj tempi ha subitc le
piu considerabili variazioni. .
Ecco come il dottissimo cavaliere conch iude il siio
ragionamento. Dopo di aver egli dimostrato die i
Lonciobardi barbari ancora ed is^noranti allorche sce-
sero in Italia, non avevano architctli loro proprj ,
ne alciine loro propiie manierc di eihlicare, ne de-
duce che quel poj)olo in tutto il peiiodo della sua
sovianiia in Italia, se essa protrarre vogliasi ancora
oltre la resa di Pavia , lino alF estinzione dell' ultima
dinastia longolvirda nel ducato di Bcnevento nell" XI
secolo , non piatico mai altri modi di labbricare se
non (pielh alloia in uso presso gl lialiani ; che (hi-
rante il regno di (piella nazionc , dvdla uieta del \1
l6o dell' ITALIANS ARCHITETTURA.
secolo fin oltre la ineta dell' VIII in tutta Tltalia ,
eccettuate le provincie occupate dai Greci, non si
esercito mai altra qualita di arcliitettura , se non quella
deir antica Grccia e di Roma , altcrata pero e scor-
retta , come gia lo era nei secoli precedent!; che nel
corso di que' tie secoli la forma delle cliiese e lo
scompartimento del loro disegno non fu punto diverse
da quello delle basiliclie cristiane dei tempi antece-
denti , e che in que' secoli medesimi , specialmente
nel VI e nel VII, nelle decorazioni degli edifizj sacri,
e talvolta ancora di quelli destinati ad usi pubblici
o privati, quasi sempre veggonsi impiegati raateriali
tolti dalle mine di altre fabbriche pin antiche. Egli
aveva pure dimostrato nel corso dell' opera , massime
coll'esempio della cliiesa di S. JMinhele in Lncca, che
verso la meta dell' ottavo secolo 1 arcliitettura italiana
del medio evo, quale dai Longobardi praticavasi,
comincio a volgersi alcun poco verso lo stile degli
orientali , portato allora nnovamente dagli Arabi in
occidente , dai quale ebbe poi origine quella prima
foggia antica del cosi detto gotico, die sotto Carlo
Magna comincio a diffondersi lentamente non meno
in Italia che nel rimanente deU'Europa: parimente
aveva fatto vedere come dopo la meta del secolo X
lo stile oricntale o bizantino, presentandosi lui altra
volta air Italia , massime per la via dell Adriatico ,
era fra noi subentrato alia romana arcliitettura dei
secoli antecedenti, rimasta in quel torno quasi senza
esercizio , e quindi propagaudosi rapidamente all-
elic oltremonti , dato aveva principio ad una se-
conda maniera del gotico anteriore, gia assai pin
lontana che non la prima dallo stile greco o romano
antico , sulla norma della quale nel corso delF XI e
del XII secolo furono poi innalzate le chiese di Pa-
via e le altre somiglianti a quelle ; e comimemente
reputate opere dei secoli de' Longobardi. Notato aveva
egli akresi che gli editizj italiani dei secoli di mez-
zo, ma particolarmente quelli del tpnipo dei Lon-
gobardi, si distinguono per solidita di costruzione,
DURANTE LA DOMIN'AZIONE l,ONCOBVUD\. l6l
c sovciitc amora per ct-rla nuigniliccnza prodotta
»lair uso coslante dclle colonne ; pr^^gi pero scinpre
arrompaiinati dall icuoranza e dalla coiifusioiie dcgli
ordini antichi , e da ua' estrema poverla d ogni iiia-
iiicia di decorazione che conteniporanea fosse dclla
piLiiua , della stuliura o del iimsaico. In confcniia
del suo assunto C2,li lia acuennati o descritti alciuii
edilizj italiaiii , i (jiiali , come si raccoglie da do-
niineuli irretVagaljili, vcnuero itinalzati mciitre fra
noi regnavano i Longoljardi, e sono [jmicipalinente
fpielli descritti nel capitolo III, e bastano soli, g,iii-
sta ravviso dell" autore, a soddisfaie ai quesiti pro-
posti dal brcsciano Atenco. Qticsto preclarissimo
Istituto ha solennenieiite proiiuiiziato, e noi quasi
dolendori di aver portata qualche osservazione sul
prograintna stesso, noii faremo clic applaudire al
pronimziato giudizio, e con2;ratiihuei siiiceiameutc
coll illustre persona^gio die lia riportaui la palnia.
Pure iidianio una voce che ci rirhicdc, se realniente
sia stato sciolto in tutte le sue parti il projjleuia ,
come sicno state rieuipiute Ic domande dai diversi
com'orrenti , i cui lavori abbiamo avuti sott" occhio ,
e lino a ([ual grado possa dirsi riscliiarato il pnnto
critico importautissinio dello stato dell' italiana archi-
tcttura durante il periodo dclla dominazioue luiigobar-
da. Noi tanto non ci arroiliiamo , onde poter piena-
niente rispondere a quesle iuLcrpelbzioni; ed in parte
ci siamo gia verso il pubbli.-o b.d{'bitati, prcsentando
cpialclie idea dcgli scritti spcdui al coacorso c latii
di pubblica lagione, e non delVaudando di an giusto
triliuio di lode le ingegnose riccrclie, gli stndj c le
fatiche certamente non risparmiale da ([uegli eruditi
scriltori. Pur tutta"\ia non ci e grave il tornare per
u\i istaiitc sul progrannna, d>i noi gia rifcrito cd esa-
niinato, cd il soggiu2;uere akuue nostre brcvissime
osservazioni, le quaii, senza punto detrarrc al n:e-
lifo delle opcre esaminate e de' loro rispetlal»ili au-
tori, potramio portar qualciic lume sul iatto dt^la
suluzione de' quesiti del bicsciano Atcueo.
JJiOl. Itul. T. LV. II
]62 DELLITALIANA. ARCIIITETTURA
Tra qnesti uno ci aveva in cui chiedcvasi non so-
lamcnte clic stabilili fossero i caratteri peculiar! del-
r architettura adoperata in Italia neir epoca de' Lon-
gobardi , tauto riguardo alia costruzionc degli edifizj ,
quanro riguardo alia loro decorazioue interna ed
csterna ed alia distribuzione della pianta, ma che
si dcsse aiioora uotizia della scelta e dell uso de' ma-
tcriali adoperati per fabbricarli. Abl^astanza a chiun-
cpie al)bia appena di volo adoccliiati i monunienti
d' architettura de' bassi tempi e noto che in molti edi-
lizj , costruiti principalmente durante il periodo della
domiuazione de' barbari , si e fatto uso frequente-
niente de' matcriali risultanti dalle rovine di altri edi-
lizj precedentcmente distrutti. Cosi doveva necessa-
riamente avvenire in un paese come V Italia , dove
ad ogni passo incontravansi ruderi preziosi attestanti
il buon gusto c la magnilicenza de" Greci e de' Ro-
mani; e quegli avanzi di eccellenti materiali oilrivano
un piu facile e pin spedito mezzo di costruzione agli
indotti ed inesperti artellri di cpie popoli e di cjuel-
la eta. ]\Ia questa osservazione bastar I'orse non po-
trebbe a soddisfare la domanda deirAteneo propo-
nentc ; e noi medesirai nel rendere conto del lavoro
di due valenti giovani che ottennero 1' onorevole men-
zione ( T. LIII , pag. d> ) non ci mostrammo piena-
mente contenti dei poclii cenni da essi esposti su
r arenaria e su i mattoni , sccondo quegli scrittori
adoperati d'ordinario nelle fabbriche durante lo sca-
dimcnto dell' arte , ed esternammo il desiderio che
acccnnate si fossero le cave dell' arenaria de' tempi
longobardici , e si fosse pure fatta parola della forma
e della struttura dei mattoni, della tcnacita dei ce-
menti , dei nmri ripicni o formati nelf interno con
grossi ciottoli versati alia rinfusa e Icgati con calce
a risparmio dei matcriali piu costosi, ecc.
Nulla a questo proposito con qualche nostra sor-
presa trovato abljianio nel ragionamcnto del cavaliere
di 5. Quinli/io^ e poiche cnuati siaiuo in questo dj-
scQibO , oijieacre non vogUamo una nostra particolarc
DURANTE LA DOMIN\ZIONE LONCOBAUD A. I 63
idea. Nclla sraisczza grandissiina di inomimenti chc
air Ota longobardica possaiio ragioncvolincntc asse-
griarsi , ci la quasi luaraviglia, come akuno non
abbia nicazionaio T arco per aiitica tradizione dctto
di Alboiiio m Pavia die recentcinente si credette op-
portimo di distriijigeic : niomiincnto chc se iniialzato
non era dal citiiqiiistaLorc mcdosimo, come la tradi-
zione e il nome conscrvato Hno ad /ora sembrano iii-
dicare, ei'a ben di poco aiiteriore, e ccrtamcute edi-
Jicato alia line del V secolo o al principio del VI, se
vuolsi prcstar Icde ad alciuie crouache , ncllc quali
e scritto clie caduto era sotto quest' arco sulle ginoc-
chia il cavallo del viucitore lougobardo nel suo iu-
gresso in qucUa citta. Oia da una preziosa notizia ,
inscrita ])er la priuia volta in c[uesta Biblioteta dal
celcbre G. B. Broccid ., avaiui ch' ci lasriasse per
r uliiuia volla TEuropa onde rccarsi nci dcscrti del-
r Africa , ovc pcii vJttiiiia del suo zel«) ardeiuissimo
per le srienze ( T. XXVII, J'f'g- 344), si raecoglie
die quclfarco era costrutto di alcuni massi di lava ;
die una parte apparteneva certainente alia lava feld-
spatica dcgli Euganci , comuncnicnte dctta JllusegJia,
la (piale poteva sid Bacehiglioue imbarcarsi a Mon-
selice , e di la con brcvissimo tra2;itt(> marittimo
condursi alia foce del Po, e quiudi [)er que- to liume
cd il Ticiuo a Pavia ; (he altra sorta di lava fu ri-
trovata nellc nuuaglie di ([uelT arco, cioe una lava
bigio-uerastra , cellulare, sparsa di grosse am<igene
o Icueiii die serbano Y apj)arenza vitrea , c taluna
ancora la foruia cristallina; lava die copiosissima tro-
vasi ad Ac(pia[)eudeute , nc' contorni di Eolsena e di
Pvonriglioue , lie' luouli Ciuiini e a Borghctto , vc-
dendosi anche in luogo a noi piu prossiuio nella mon-
tagna di Pvadieot'aui. Sia chc , come opiua il ilottis-
siino Brocchi , le lave porose in generate , e seifiia-
tamente le auiligeniclie, fo'^sero dagli antichi adopc-
late ncUe marine a prefercnza di qualunquc allra
pictra ; sia che ila Konciglione o tla Bolscua con
breve tragitio si iraspoiUisbc tpiclLi lava al luaro
16^. dell' ITALIA.NA ARCIIITETTURA
Mediterraneo, e qiiinJi alia costa tli Geiiova, doiide
poteva spargersi in coniinercio per le fabbiiclie, il die
scmbra piii probabile ; questa osservazionc ci pre-
senta la prova di iin fatto abbastanza notabilc, ed e
che ia quel pcriodo di decadiaieiito delT architcttura
si fece uso noii solamcnte di mattoni e di arenaria ,
ma in vece di licorrcre alle calcarie grossolane che
le montagne piu vicine potevano somministrare , si
adoperaroao anche le lave durissime e le cosi dette
selci di cui lastricate vedevansi le antiche vie del
Lazio, di alcune delle quali menzionandosi chi ordi-
nata ne aveva la costruzione, dicevasi nelle lapidi :
sdice stcrucndam curailt.
Di poco conto parra forse ad alcuno questa osser-
vazione; ma noi non temiamo di ripetere die in
mezzo a tanta inopia di nionumeiiti attribuibili a
quella eta, avremmo pure bramato di vedere da al-
cuno rammeiitarsi \ arco di Alboino.
Cliiesto avea riualmente il bresciano Ateiieo die si
registrassero i piiiicipali edirizj dell architcttura in
Italia adoperata iiell epoca della doniinazione Longo-
barda. Forse un troppo 2;ran numero ne accennarono
nel loro saggio laborioso i valenti giovani die con-
seguirono V onorevole menzione , e che piu vaste
ricerche intraprescro e tuttora vanno contiiiuando
sulla condizioue economica, morale e politica degli
Italiani nc' bassi tempi. All' incontro \ illustre scrittore
che ottennc il premio , ci sembra essere stato parco
ecccssivaniente nel novero di quegli edifizj , veden-
dosene quattro soli mcnziotiati nel suo ra2;ionamento ,
tra i quali uno di cui non ben certa ci sembra tut-
tora la data e la pertincnza. Ben loutani siamo dal-
r opporci ai savj ragionamenti , co' quali il premiato
autore ha voluto esdudere dal novero dei monu-
raenti eretti nel tempo della doniinazione Longobarda
molti edifizj, e segnataniente varie chicse, ch'egli
crede di assegnare ad un' epoca posteriore; non pos-
siamo aUronde se non die commendare il suo avvi-
fcaaiciiLo di non assegnare all' epoca de' Longobardi
nnUANTK L\ DOMINVZIONF lOXCOB \RDA. 1 65
sc noil que" nioininiciiti soli rlie a ([iiclla cia o a
ijiiel prriodo ven^ouo ag;jr;iudi(ati da irrel'ragahili do-
cumeiiti. Con tiitto cio non possiamo sgombiare af-
fatto la niciite nostia da uii Icp;2;iei"o diiI)bio, clic con
pill estcsc riccrche si sareblic ioi se potiito riiivcnire
qualche altio cdifizio di quclla modcsinia eia, ondc
meglio soddisfare al proposto quesito ; e qucsto no-
stro scntinuMito dubitativo esponianio con tanto mi-
norc trcpiilazione, (jiianto clie alciina cosa a f[acsto
ri^iiardo abbiamo 2;ia acccunaia neH'csame del Sajraiio
snirarcliir'-ttiira dc' Lon2;obardi che riporto 1' onore-
volc nicnziv^uc ( Tom. LIU , p(tg- 7 di' qncsta Bl-
bliotcca ).
Riguardo alio stato dell' arcliitettura adoperata in
Italia durante quell" cpoca, alV origine ed ai caratteri
particolari di quclla arcliitettura, alia pianta e distri-
buzione deii;li edilizj ed alia loro interna ed esterna
decorazione, noi non possiamo che applaudire ai savj
principj stal)iliti dall' autore premiato uel suo ragiona-
niento, e con siuccra aimnirazioiic a!)biamo vcdute
le dislinzioni da esso introdotte tra la prima c se-
conda nianiera del 2;otico auteriorc in Italia , dalle
quali grandissinio Iinue si riflette sal gcnere dellar-
cliilettura adoperata in Italia in quel periodo, e suUa
vera origine della medesima. Esposti essendo quel
prinripj colla ninggiore chiarezza e precisione, seni-
l)ra ([uasi die 1" aulore nvrcbbe potato dedurne piii
laciluKMite e, quasi dircl)hesi. naturalmcntc le conse-
guenze piu luuiiiiose; nia gia abl)iamo suflKicutcmente
niostralo con ([iialc ordine egli passa alia conclusionc
del suo ra2;iouanicnto.
L" autore dovendo ad ogni istantc servirsi del vo-
rabolo di gotico , sia applicandolo all" arcliitettura in
generale, sia per indicai'c lo stile, la maniera, il go-
tico antcriore ed il inotkM no . ceo. , allctia senipre nel
suo ragionainento di sorivcre goltiro, sebbene nrgli an-
ticlii nostri scrittori vesa^i^'i P''i <"onuiaemente usato il
111'
vocabolo di gnfico con una scjuplice f, e soltanto for^c
per la prima volia da Leonardo Braid Aretlno sia
1 66 dell' ITALIAN ,\ ARCITITKTTUnA , CCC.
stata Jntrodoita la dnplicazione di qiiclla lettera tanta
uel nonie dei Goti die in quello di gotico , mentrc
Y Albcrd scioccamonte ha reputato il gottico aggiimto
di wi ordine d architcttura tcnuto nel tempo de Goti.
Noi ci asteremo dal fare alcun rim|)rovero all autoi'e
intorno a questa sua raaaiera di scrivere. Che forse
lia e2;li operato in questo modo , onde allontanare
ogni dnbljio die quel vocabolo lileriie si potessc ai
Goti, e confermare maggiormente la sentenza da essa
macstrevolmente esposta, die i Goti intiodotta non
avcvano alcuna ardiitettura , e che male a proposita
un gencre d' architettura era state ad essi attribuito
dagli oltramoiiLani , opinione die gia era stata lumi-
nosamente stabilita da altri celebri scrittori.
PS, Soggiungiaino a questo articolo la notizia, forse in
questo momenio importante , clie Tinglese sig. Turner, II
quale viaggio per varj anni in Italia, e singolaraiente si
tratteniie in Pavia, sta per pul)l)licare una sua grand" opera
snirarchitettura de' Norniatini, alia quale siamo accertati die
egli ascrive anclie la cliiesa di S. Micliele in Pavia, la quale
per conseguenza sareblie di un' epoca posteriore a quelia
clie ad essa fu assegnata ila alcuni scrittori pavesi, e piut-
tosto potrebhe riferirsi al secolo XI, come ne duljiia il cav.
S. Quiiuino , sebliciie in quelhx costruzione possano essersi
adoperati niateriali appartenenti alia Cliiesa die da prima
esisteva sotto quel tiiolo , o anche ad altri edifizj.
Al tempo stesso ci giova di poter annunziare clie varj
pezzi della lava degli Eugaaei , o della cosi delta maseiina
sparsa di leucld, osservata dal eel. Brocrhi nella sua Memo-
rla suir arco di .4/6o,7ZO (i), sono stati scoperti nelle anticlie
mura della cltta di Pavia, clie la cignevano dalla parte di
ponente e settentrione , le qunli andavano appunto a col-
legarsi col detto aixo di Albuiiin , e probabiliiiente possono
repntarsi di costL-uzloiie loagobai-dica , cosicche sempie piix
si illustra il panto crltico dei materiali adoperati da quelia
nazione nelle sue costrnzloni , ed il principio clie i Lon-
gobardi non traevano i niateriali per fabbricare dalle cave
vicine o dalle nioutagne granitiche o calcaree , ma prefe-
riv^ano di far condurre a questa volta la lava dagli Euganei.
(l) Vedi Bijjj. iuil. toni. 27, pag. 844.
iG-
Delia volgarc cloqiicnza , llbrl due. del cav. Angela
Maria Ricci del S. O. G. Tomi I e II. — Rieti,
1820, dalla tipografia di Salcatore Trinchi . in 8.°
di pag. 469 complessivamente , con approvazione.
risiiscitaie tra noi il poema epico. Noi non ricoiclcremo
qui la fortuna incoiitrata presso i loro contemporaiiei , ne
profcteremo sii cjiiella che possauo iiicontraie presso la
Ventura generazione. Ben direiuo die il cav. Angela Maria
Ricci il quale si e distinto in questo teatativo con doppia
prova , ha per lo meno il nierito di aver meglio degli
altri sentita la dignita del genere che voleva trattare. II
grande mutainento della fortuna d' Italia preso da lui a
soggetto del primo sue tentative ^,8 1' ojiera dcIT incivili-
niento d'Europa, che ha tbrmato 1' argoniento del secondo,
considcrati da inente pensatrice non possono non assicu-
riirgli iin eminente posto d' onore neila storia lilosollca
tlfUa nostra lettcratura , pel suo giusto e iiaiico sentirei
e s' egli e vero che ahljia dovuto cedere alia grandezza del
tenia , e ineno suo , die publjlico infortuuio.
Egli ci ha dati era qnesti due libri della Volgare Elo-
quenza corredati d' esempi , che quando li dettava nelle sue
lezioni, professore nclla K. Universita di Napoli , ailegava
a viva voce; e corredati egualmente di analisi paragonata ,
tlic' egli , alia regola ed ai modi d' aitri autori greci , latiai
o straaieri. A Ijuona ragione possono dunque considerarsi
come un' opera pressoche nuova , e tanto piu presjevole ,
qiianto die? stampata poco nieno die ncl ceutro d' Italia
potra agevolmente pervenirc alle mani degli studiosi gio-
vani , a' quali le opere di tale argoniento possono essere
jneno care, ]-)erclie inipertette , se parlianio di antiche, o
perdie non nazionali, se dehbasi alhidere ad alcuna che
giustninente ri|)utata , per circolare tra noi ha avuto bi-
sogno d" Interpreti o di coiiK-ntatori. Piace poi la niodesta
dichiarazione con cui T autore chiude il breve suo discorso
agli ainntori deUe le.tiere iialiane. « lo, die' egli, non mi
reputo tale da fornir dovizla di luini che in me non lio. . . .
Avvezzo a collivar le lettcre nelle quali niuno puo esser
l68 DELL A VOLCARE KLOQUI'.NZA ,
sicuro tli piacere a tntti in tanta varieta sempre iiuitabile
dl gusti , noil saprei clove fondar T orgoglio die persuade
agli nomini d' essere iofallibili , quando non veggono nep-
pur la meta del loro cammino. Mi rincresce. ... 1' affetta-
zione clie trasforma in automa la piu hell' opra di Dio,
e die fu sempre il veleno del gusto e il lUtetto onde si
crea il ridicolo, e T uomo e respinto dalT uomo. Quincli
rl^uardo alio stile io non cercai di farmi studiare ( odiosa
pretensione di dii si erode imporre ai contemporanei to-
gliendo in prestito le parole da' morti die piii loiitani vis-
sero da noi ) , ed ardiro solo farnii scudo con clii ricliie-
desse altra scelta di vocaboli o di frasi , ripetendo con
Bembo , cJi io non creclci doi^er esprimere le idee ed i bi-
sogni di lui secolo colla lingua d' un allro. » E in fine
deir opera , parlando della cura da lui posta in iscriveria ,
dice: n Procurai d' esser breve in tanta messe per ricor-
dare ad illnstri amatori ed artisti le regole dell' arte , die
forse non eldie altVa rcgola die 1' ispirazione:, e nell' invi-
tarli a rivedere le orme cli' essi calcarono, pensando egual-
mente a quel A" Orazio die voleva istruir giovani e vecclii
senza recar fastidio ne a questi, ne a quelli, senza farsi
precettor dispotico in un'arte tanto libera ne' suoi gludizj ,
quanto e variabile il guslo. . . . E poiclie di leggiera , noii
di grave opera ( tranne 1' argoinento ) io mi ieci aucore o
piuttosto compilatore , abbiasi per buona scusa , io prego ,
qnella favoletca die da un anonimo greco tradusse il si-
sinorPfttffi, e die il soavissimo i?erfo/a con pari Ingenuita
tradusse in volgare. = Una fanciuUa venditrice di fiori in
Atene . . . . portava attorno narcisi, garofani , gelsoiiiini e
iTiille belle cose. S' imbatte in una bella dama die brusca-
mente le disse : Non so che farnii de' tuoi mazzetti : die
sara appena sera , e queste- tue lielle cose languiranno tutte.
E la povera fanciulla : Signora ! io non inganno il com-
pratorp : io non dico die i tiori siano imrnortali. = " Or
conoscinto I'animo dell' autore , fareoio conoscere coinpen-
diosamente 1' opera sua, onde ognuno vegga e la natura
delle cose cli'egli ha preso a trattare , e 1' ordine coa cui
trattandone egli procede.
LiBBO I. Pane I. Cap. I. Origine" delle lingne vulgari. Cio
che sostanzialmente si e detto da altri in questo argomen-
to, trovasi qui congiunio ad alcunl cenni o particolari
riflessioni dell' autore.
LIBRI DUE DEL C\V. \. M. lUCCI. 1 69
Cap. II. Floquenzn ifaliona in geriere. Poiclie ( tali sono
i sentinienti dell' autore ) i Goti e i Longobanli stabilitisi in
Italia , e vinti dalla clolcezza del clima divennero ancir essi
italiani, e cercarono una maniera di dire piii propria, istruiti
dai monaci e dal clero sui libri santi ( die soli studiavansi
allora ) attinsero quasi inscnsibilmente da questi le forme di
una jiiii ornata e molle eloquenza. Tutti i loro discorsi per-
venuii a noi lianno in f[uel rozzo latino il sapore della frase
scritturale , e presentando quasi le sfuinature e le p;radazioni
di una stessa tinta , rassoiuii^liano ai prinii tratti d'eloquenza
prosaica italiana die comparve ne' prinii tempi sotto la
penna del grande Allghieri nella lettera ad Enruo di Lus-
semburgo imperatore. L' eloquenza italiana fino a tutto il
secolo X non pote occuparsi die de' publilici aflari, sog-
getto in cui nieno ricercansi 1' eleganza e la forma. Nel XII
ritornata in Italia per le mani deali Ai-aLi la filosofia ari-
stotelica, regolando essa il metodo di tutte le istituzioni con
formole secclie ed oscure, anzi die giovare, fece argine
al libero carattere dclP elotjuenza. Gli studiosi d'' Aristodle ,
sorpresi della dottrina di si grande ingegno, adottarono
ciecamente i modi di lui , parlarono com' egli avea parlato,
non com' egli voleva die si parlasse ; cercarono la sapien-
za , e non curarono 1' abito di essa. Pero alia meta di
quel secolo sursero in Bologna e in Padova specialmeaie
maestri cclebratissimi die cospirarono feliccmente al pro-
gredimento delf elocjiienza italiana. Nel secolo XIII vi con-
tribuirono i concilj di Ferrara e di Firenze riordlnando i
seminar], lo svolgimento della musica , della pittura e delle
altre arti invocate dal culto, I' istituzioae de' gradi acca-
demici, la corte di Federico II e poi Dante. Nel se-
colo XIV r eloquenza italiana die da Dante avea giit rice-
vuta forma e roliustezza, ebbe dal Petrarca le grazie: e
dal Boccaccio la maestosa dittusione e la pompa della la-
tina. Coi Greci rifugiaiisi in Italia nel XV, gustate con
pill amore le opere e la lilosoHa di Platone. nuovo sussidio
in piii modi ebbe feloquenza italiana, die sdegnata sino
allora nolle chiese , sicclie S. Bernardino di Siena non ar-
diva usarne die fuori del tempio, in esse le vendico ono-
rato posto F. Giordano , e piii tardi il Saionarola. II secolo
d ore della letieratura nostra die corre dal pontificaio di
Leon X sino a quello di ( Icmcnte Vlll , fu piii propizio
air eloquenza poetica the alia prosaica, pel poco studio
170 DFXL\ VOLCAREE LOQUENZ \ ,
prempsso della filosofia. II Castigliouc e 11 Guicciardini ci
avrchhero dato soltanio V eseuipio di una bella ed ia-
geuua difFasione , se il Macchimelli noii ci avesse fatto
vedere di quanta forza fosse aacora capace V italiana elo-
quenza. Nel secolo XVII Teloquenza poetica retrogrado , cer-
candosi per altra via un sentiero di gloria da clie disperavasi
di emulare con buona riuscita i preceduti sommi ingegni.
Pero se il Marino ruino, il Testi , il Guidi, il Filicaja, il
liedi, lo Zapjd seppero asslcnrarsi sede onorata, e il Tas-
soni dare all" Italia un nuovo genere die i Latini non co-
nobbero. La filosofia allora avea incominciato a farsi largo,
e r eloquenza prosaica fn per opera del Galileo, del Ma-
galotti, del Redi e d' altrl begl' ingegni nudrita di dottrina
e d'idee, e ben si acconcio alia convenevolezza e alT ele-
gatiza delle parole. II Bentiioglio e il Davila diedero di-
gnita alia storia. Bella ingenuita le diede il Sarpi : il
Segncri poi . sebbene non afFatto esente dai difetti del tempo,
porto r eloquenza del pulpito ad un grado di elevazione
distinta. Gli scrittori del seicento , non ostante tutti i lore
difetti, prepararono ed agevolarono la via all' elo(|uenza
pill ragionevole del secolo die succedette.
Cap. IV. Del Sublime. Cost cliiamasi tutto cio die porta
in noi una rapida e profoada impressione , niista di pia-
cere e di stupore. Esso viene dalT autore considerate i.°
negll oggetti i 2.° nelle azioni; 3." nello scrivere. Dante
tra tutti i classic! italiani ha toccata particolarmente la
linea del sublime. Yi si oppongono i." il prolisso ; 2.° il
freddo ; 3.° 1" ampolloso. 11 vantaggio morale, die risulta
dal Siiblime , .e quello di purgar gli animi dalle basse in-
cliaazioni. Cosi esso fa nell' epopea e nella tragedia.
Cap. V. Del Bello. Esso consisle nell' armonica propor-
zione delle parti col tutto, ossia nella varieta congiunta
air unita. Considerate iielle azioni compreiide quelle die
non sono ne taato rare, ne tanto comuni, die supj->on-
gono maggior dolcezza cbe forza d'aniiuo, non dinicili a
trovarsl tra le coke nazionl , e die lasciano il desiderio
e la speranza di una felice imitazione. L' alTettazione in
generale e il difetto cb.e si oppone al bello scrivere e die
ne degrada le forme. Ncgli scrittori de" secoli colli piii die
il Sublime si manifesta 11 Bella, nia rare volte scevero da
certa metaiisica sottit>Hezza.
LIBRT DUE DKL C\V. A. T\T. RICCT. I7I
Cnp. VI. Del Custo. — Modo di acqnistarlo c perfezio-
nnrlo. — Sue variazioni. — Modelli che corrispoiidono al
e;usCo unhersale. I Latini lo chiamavano con ginsta proprieta
Judicium : noi ci serviamo per indicarlo di una metafora.
E la facolta , per cui sentiamo piacere dalle bellezze della
natura e deir arte. " Sembra , dice T antore , coniposta dal
senso fisico del Bella, che dipende dalle naturali disposi-
zioni e dal senso morale , per cui colla riflessione T uomo
scopre la convenicnza delie parti in che il Bcllo consiste. "
Noi racconiandiamo la lettura di questo capitolo , dall' autore
ordinato in quattro paragrafi distinti, a tntti i giovani che
vogliano in qnesta materia formarsi giuste ed utili idee.
Cap. VII. ^eZ Genio. Esso <ie quella facolta (dice Tan-
tore) che ci rende atti a rinscire felicemente in qualclie
cosa. DifFerisce dal Gusto , perclie qnesto consiste nella
facolta di sentire, e qnello nelF attitudine di produrre. >»
Pregevole ci sembra questo capitolo per le dottrine estctiche
di cui e sparse. Vi si parla delle epoche piii feconde di
genj , delP iniitazione, ecc.
Cap. VIII. Degli Ornamcnti del iliscorso , ossia delle Jigure.
V lianno figure i .° che servono ad eccitare il sentinientoi
2," die parlano all"" imniaginazioue ; 3.° che agevolano la
percezione; 4.° che sono disposte a dilettare 1' udito. I loro
vantaggi sono i.° di arricciiire la lingua ; a." di farci ve-
dere una cosa nelTaltra senza confusione ; 3." d' inipron-
tare in certo niodo colori fisici e sensibili sulle idee astratte
e sulle cose morall; 4.° di dare una certa dignitli al di-
scorso speciahnente nelle lingue \iventi.
Assai bene scrisse di questa materia il signer Paolo Costa
nel suo libro della Llocuzione. Ma noi portiamo opinione che
chi avra letto quanto quel coltissimo uomo n' ha scritto , non
si peniira d' avervi aggiunta la lettura di questo capitolo
del signor cav.-Ricci, compreso da lui in cinque paragrafi ,
neir ultimo «lei cjuali trovato avendo ovvio proposito di
parlare dcWArmonid , con molta nggiustatezza la divide in
armonia i." d' aspetto i 2.° di cadenze •, 3." d'imitazioue ;
nel (|ual proposito accortamente osserva die so fosse pos-
sibile determinare con precisioue la scala niusicale , essa
sarebVie a un di presso compresa in suoni i.° gravis
2." spezzati; S.*^ stridenii ; 4.* rapidi ; 5.° scorrevoli e dolci.
E ne somministra partitamenie gli esempi.
172 DELL\ VOLCAFxE FLOOUKXZ A ,
Cnp. VIII. Dcllo Stile e sue qualita gencriclie. Noii e lo
stile die qiiella parljcolar maniera che uno scrittore aclo-
pera ad esprimere i proprj sentimenti. " E poiclie qnesti ,
dice 1" autore , preiidono, sccondo il carattei-e fisico e mo-
rale dello scrittore, e secondo il soggetto di cui si tratti ,
gradazioni di\-ersef, cosi del pari lo stile deve segnire nio-
dificazioiii diverse. » Noi non segiiiremo il valeate au-
tore ill tiUto cio clie di quest' importante materia espone
con succosa lirevita e con sagace diligenza. Avvertirenio
piuttosto die, coniunque pur siasi di carta particolare
maniera notaliile ne' migliori nostrl prosatori , se fatta
eccezione del Boccaccio, tol2;aiisi il crudo Davanzati e il
dispettoso Bnonafetle , negli altri anche migliori certa-
mente non apparisce la difFerenza che veggianio no' clas-
sic! latini. Cicerone, Sdlln.siio^ Cornclio Nipo:e , Cesarc , Tito
Livio si riconoscono a due o tre periodi die ne udiamo.
Diflicilmente riuscirebbe questa prova coi nostri cinque-
ceatisti , se cio non fosse per avventura a cagione di quai-
clie loro difetto , come sarehbe, p. e., il vuoto cicalainento
del Casa o 1' intemperante lungaggine del Guicciardiai. Di
qui nasce la poverta nostra in fatto di opere in prosa ,
die dare si possano a leggere per diletto. Ma come mai
i nostri pittori lianno potuto presentarci tanta varieta di
stili nelle loro opere, e si poca i nostri scrittori! Noi ere-
dianio che cio deliba attribuirsi ad un malinteso spirito
d' iiuitazione , e ad una non ben ragionata riverenza ai
piu acclamati^ effetto di cattiva educazione, forse renduta
piii cattiva dalT autorita della Criisca , die ha contriljuito
a stabilire un monopolio di frasi, le quali non hanno per
lo piu servito die ad inceppare gl' ina;e2;ni. Cosi si e spent.i
r originalita , solo e yero principio dello stile: la quale
originalita , ove sia sosteauta da certa proprieta , pu-
rita. e precisione , da ad ogni scrittura un carattere singo-
lare e faolluiente distina;uibile :, ne a tanto vale qualuaqae
studiato nitore od eleganza. Ma di cio basti.
Parte II. Idee ]>artico'ari. Ne' sei capitoli compresi in que-
sta II Parte del I libro , 1' autore parla dello Sf/Ze, episiolare
( caji. IX), dello Sij'e de' Dialoglii (cap. X), (]e] Di.ilasra-
,iro (cap. XI), dello Storico (cap. XII") , deli" 0;7;for/o
(cap. XIII) e di qncllo delle Nr.velle e de'' Bomanzi (cnp.
XIV ). Noi gli facciani plauso ]iei buoni prlncipj da lui
esposti in (jiesii \ai-j argoiuenti , ma ci avreauiio dcsiderato
LIBRI DUE DKI, OAV. A. TNI. KICCI. I "O
iiiitioi' deferenza verso certi noii troppo l>en ponderatl gin-
tlizj. P. e. egli dice nel cap. IX die " luoltissiini souo gli
scrittori di letteie italiane; ma die se si rifletta die le
inigliori versano sopra sogo;etti e qnistioni erudite piut-
tosto die famigliari , forza e conchiudere col cliiarissiino
P. Andres die T Italia e ancor povera in taiita copia.
Bcinbo ^ Casa, Annibcd Caro., iJiigalotd, Jledi, Zeno sono
i pill distinti scrittori di lettere , ma il loro stile luanca
per lo pill di quella disinvoltiira e iiaturalezza die do-
vrehlse formarne il pregio priiicipale , ecc. " Avreljhe
niiiioaato bene VAndres e bene ragionerebbe il nostro au-
torc , se iimiiato avessero il loro discorso alle lettere ia
nddietro stampate. Ma oltre a qiieste , luiglior copia n" lia
J" Italia ( e non poclie fiirono recenteineiite andie pub-
blicate coUe stanipe ) scritte massimamente dalla meta del
secolo passato fin fjiii , pieue d' ogni varieta di carattere,
e distinte per quella naturale originalita della quale par-
lammo di sopra. Cinquant' anni addietro il conte Giulio
Torritano corse per tntta Italia , riportando ad Uderzo va-
ne casse di lettere, e fii tanto lo svaligiamento die clii
avea proposto in Venezia una RaccoUa di lettere del se-
colo XVIII , ebbe generate rlsposta da moltissimi valentuo-
inini , ai quail s' era rivolto, die tutte erano presso V Opi-
tergino. E quando si rivolse a questo , die pure gli si nio-
strava amico , udi essere tanta massa passata nelle niani
di iin Inglese die forse pago per oro mokissiiiia scoria,
poidie r Opitcrgino ne avea scelto, ne per avveiitui-a poteva
scegliere. Ben diremo die il P. Paccuiudi , don Gaeiano
Misliore, Settiinio Cedri , Tab. Qaliani, Francesco Zarcluroli ,
]>er non far qui troppo luaga diceria , scrivevauo all' epoca
luentovata lettere iiiirnbili, clii per gravita e forza , dii
jier brevitii , delicatezza ed arguzia , clii per nobile fraa-
diezza ed cleganza , clii per gentilezza , facilita, calore.
E noil iscrivevaao questi , come i precedenli , teneudoae
copia f, e non tutii quelli die le ricevevano, le salvarouoi
oud' e difficilissima cosa il rinvenirne oggi. Ed e pur forza
dire dclla si cattiva educnzione degF Itallaai, alia quale
sola conviene ascrivere, fuori di alcune eccezioni , il poco
conto die di tal genera tli produzioni, e di alcuii ajtro,
si e fatto generalinente e si fa. ]\Ia non prova gia questo
die 1 Italia sia ancor povera in materia episio'.are, per-
ciocclic puo giustameutc ailcrmarsi elf cssa lia a migliaja
1^-4 DELLA VOLGARE ELOQUENZA ,
clii tutto giorno niantla su e glu per la penisola lettere ,
uiigliofi assai tU quelle die corroiio a staiupa : considerato
poi anche come la coltui'a e da mezzo secolo grandeinente
diffusa in paragone di quella che era prima , e che il
maggior nnmero di quelli che scrivono lettere, non pre-
teiidendo a foma letteraria , segue francamente 11 proprio
genio, nulla badaiido ad imitare ne il Benibo , ne il C'aro ,
ne altri, e che niolti de' letterati medesimi , i quali qnando
si occupano a scrivere in altri generi mettono a tortura
il loro spirito, scrivendo lettere si abhandonano ad una
libera espansione che sola da il carattere vero ai senti-
nienti che voglionsi annunciare. E cosi fanno le donne le
quali non tanto per la naturale loro delicatczza, quanto per
la ninna loro pretensione, scrivono lettere da far vergogna
a taluno de' piu colti uoniini , e niolte in ogni nostra citta
pur clnquant' anni addietro viveano , degnissime da essere
prese a modello dello stile epistolare , come molte vivono
anche oggi a quelle in questo genere non inferior!. E bene
intanto il sapere che tra il 1787 e il 1798 all' incirca fuvvi
un ajjate fiore^itino che giro V Italia con molta galanteria
insinuandosi presso le pin chiare dame delle varie citta,
loro levando di mano quante lettere di donne aveano, col
jiretesto di pnljlilicarne una RaccoUa. II quale secondo sva-
ligiaiueato fu per noi perduto come quello dell' Opitergmo.
Parlando il nostro aatore de' D/aZoir/ji , e giudiziosamente
avvertendo alle l)elle qualita die debljono avere per pia-
cevolmente intratteaere chi legge , noi confessiamo volen-
tieri che non troppa industria troviamo negli antichi,non
perclie non vengano ben trattate le materie die ne fanno
la sostanza ; ma perclie poco o nulla veggiamo in essi ,
se per certi riguardi si eccettui il mordace Luciano , di
quanto per noi si approssimi alio spirito di conversazione,
alia vivacita, alia sveltezza, che vogliam vedere ne' colloquj
delle persone, nelle quali insieme coUa scienza desideriamo
incontrare le finezze della civilta, e le vaghezze di bella
iminaginazlone. Quindi insistendo sugli avvertimenti , non
accennercmnio ai glovani per modello ne Cicerone tra i
Latini, ne tra i nostri antlchi D«/Ue ncl suo Co/uw/o , nomi
SI gravi e rispettaljili, ma piuttosto Torquato Tasso e il
Caro , ne porremmo a confrouto die come scolare e mae-
stro VAlgaroUi con Francesco Maria Zanotti: die splendido
e copioso 5 0 padrone della sua parola e questi ; V altro
LIBRI DUE DEL C\V. A. M. RICCI. 1-5
timido, Irnh.irazzato, stcntato, come qiiegli, clie poco sicuro
•lelle sue forze, stiidia ogni periodo, e va in busca di spi-
rito, racconiaDdaiulosi alle sue reniiniscenze , dappoiclie
cio die oa;2;i diciaui genlo, che e il talento veio, in lui non
al)l)ond6 giammai. A prova del nostro detto citianio f ulti-
ma cdizione del iwulonianismo , da kii diligeatissimaniente
suulinta. Sovr' ogiii altro poi e degli antlclii e de' inoderni
dareuimo in questo genere la premineuza a Vincenzo Monti.
Ove parhi dello stUe storico sarebbeci piaciuto ch' egli
avessc date niaggior rilievo alia distinzione , die oggi e
d' uopo fare de' due principali generi di storia: quello
die e di seniplice iianativa (per comunicare la serie de'
fatti ) ; e r altro die si occupa de' fatti per giungere a piu
alto iine; cioe a guidare dii legge con piu grave istru-
xione nel secreto delle cause che condussero avveuinieati
e uoniini. Puo dirsi che Tacito e Plutarco tentassero in
qualche modo cjuesto gencre : maggiore intenzione vi mi-
sero tra i nostri il Sarpi e il Giaimone: uia ebl)ero circo-
stanze piii favorevoli Voltaire, Montesquieu e Gibbon. Noi
ci arresteremo a questi podii ceani , dovendo dar conto
del libro 11 dell' opera.
Per una nazione si poetica come la nostra diiunque vo-
glia jiarlare delhi volgcire eloquenzn , dovra scmpre molto
estendcrsi sulla Eloqncnzn poetica. A questa il nostro autore
lia consecrate tutto il secondo touio. Noi non ci fcrmeremo
a considerare con esso lui come sia naturale all'uomo I'ia-
clinazione alia poesia , giacche veggiamo la tutte le eta
essersene dilettati i popoli di (jualsivogba dima , ilulla Scan-
dinavia alia Ncgrizia. Lascianio pero da un canto T asser-
zionc del Quadrio, troppo Ijuonamente dall'autore riferita ,
che Adanio cd Ek(1 i'ossero i prinii e piii eccellenti poeii.
Simiimente compatir voglianio tanti de' nostri, die od hanno
gridato contro 1' uso della riiua, od hanno pcrduto il loro
temjio a dare ai nostri versi i metri de' Creci e de' Lati-
iii. SilVatti uoniini , jicr tanti altri titoli dea,ni della nostra
siiiiia , non consultiirono ccrtamentc il loro buon senso :
come non lo consuharono tutti coloro, che in tanto nuinero
si feccro imitatori iniseraliili del Fetrurca ; ne lo consul-
tano {|uelli , che fanno perdere gli ntili frutti dell" ingegiio
alia nostra gioventii, aliusaudo della sua docilita- con una
seduzione, che tradisce i piu cari interessi e di essa , e della
Uiizionc. L' istrnziouc [luu suiljilirc i principj ncccssarj per
17^ BELLA. VOLGARE ELOQUENZA,
lieu gluJicare ilellc produzioni poetiche, e per preparare
f'elici al)itiuiiai ne' pochi die la natara abljia lavato nelle
acque d' Ippocreiie al niomento tli tiarli alia vita : ma la
natnra sola e arbitra cli si alta destinazione. L' inimensa
turba clie tra noi , dacche risorsero le lettere , si applico
alia poesia , noii I'u ella pei-duta pel migliori stndjd'arti
e di scienze? E con quale compeiiso? Con quello di una
umiliante luediocrita la tanti generi. Ma lasciate queste
iiiortificanti coiisiderazioui , seguiaiiio Tautore.
Cap. II. Poesia desaittiva. Essa e quella clie ci dipinge
quanti oggetti materiali possano presentarsi ai nostri seusi ,
mediante la scelta opportuna delle circostauze. Ma queste
non debbono essere si comuni , die la mente del leggitoi-e
le Indoviiii prima che il poeta le indidii, ne si minute e
riposte die bisogni attenzioae in cercarle. Essi debbono
partlcolarizzare F oggetto descritto, fortemente segiiaiidone
i contonii e le prospettive. In fine vuolsi concisione e no-
bile semplicita. Varj ed ottimaniente scelti sono gli esempi
che ne reca T autore.
Cap. III. Poesia pastorale. La Bucolica e la letteratura
cio die in pittura e il genere del paesaggio. Alcuni 1' lianno
creduta sterile di soggetti, perdie scarse di accident!, poco
variate, e sempre ricorrenti sullo stesso giro di azioni e
d' idee sono le scene attive della vita pastorale. Questa
sterilita , dice Tautore, non piio attribulrsi clie alia servile
imitazione degli scrittori. Le sue forme principal! sono
singolarmeute V Egloga e V Idillio. Chi crede questo genere
facile non lo conosce.
Cap. IV. Poesia lirica. Essa e destinata a rialzare g!i
aniiiii oltre il iivello ordinario, e a rammoUirli con senti-
iiienti soavi e piacevoli. Al primo scopo canta le lodi della
divinita , le iiiiprese dogli eroi , i grancli sentimenti : al se-
condo si trae prendendo il linguaggio delle passioni teni-
perate, deplorando le sciagure, applaudendo alia fortuiia
degli amici , coronaiido le niense e le tomlie. Nel primo
caso tenta commozioni vive e profoiide , toccando i limiti
del suljlime; nel secondo spiega le dovizie di una fantasia
pittoresca e vivace; e si dirige al Bello. L' autore rlducendo
a cinque classi i componimenti lirici, con osservazioni e
con esempi di ciascheduna paria con molt' accortezza
nei
pni
^. -. ^„i... ..,„.o > — ^ — ,
ji giucHzj che da dei varj nostri lirici degli nltimi tempi
U"e a uoi piu felice di parccdii , the auior di patria ha
LIBRt DUE DEL C\V. A. M. RICCl. 1 77
traditi. Parlando egli di quel genere di poesia , a cui
nppartiene il poeiiia al quale posero uiano cielo e terra,
e clie ha fatto giandi Aljieri e Monti , meiiire da buon co-
noscitore vorreblie pur persuasi i giovani iialiani della ne-
cessita di studiarlo jjrofoadamente , non inanca di avvertire
con eguale sagacita , die tion tuito qadlo die usci dalla
penna di Danie potrehhe prtcisamentt culattarsi al nostra me-
todo di scntire e di pensare , poichc il tempo mula il valor
degli of^i^etti , ed altera la stessa umana sensibilita. II quale
giustissiino concetto con giuste considerazioni egli ragioaai
€ sarehbe bene il ragionarlo anche piii dillusaniente, onde
fossero i nostri giovaui salvi dal danno della esagerazione ,
con die taluni iu quesii ultiini tempi iaavvedutaniente hanno
loro prepaiati periuoli e inciampi. Bello e giustissimo f"u il
pensiero del Bianconi , che assoniiglio quel poenia ad uno
stravagante edilizio gotico, in cui rarcliitetto avesse collocato
a capiiccio sotto ad un brutto sasso acuto il piii gentil
colonnato die siasi fatto a Corinto , e talvolla in i\n an-
golo , dove nieno T aspettassinio, la piii venusta statua di
Fidia, o il pin studiato giuppo di Frassitele. E bello pure e
giustissimo e T avvertimento del nostro autore die gli scrit-
tori classici d'ogni nazione sono tali perdie toccarono per
diversi rispetti nei loro generi ilperfetto, ma non gia per-
che per altri rispetti sieno andaii esenti da ogni impertezione.
Passando 1^ autore a parlare nel Cap. V della Foesia
didascalica, e aanoverando quanti anticlii e moderni si
occuparono di questo genere, tratta ancora dell' Episiola,
della Satira, indi delle JSovelle , delle Javole, degU Apolo-
ghi. — Nella Salira i Latini vinsero certamente i Greci :
ma i Latini non ebbero un Maltino, e un Mezzogiorno, come
abbiauio noi. Nelle A'oitile i Greci furono ad essi superiori.
Noi possiamo in questo genere ripiitarci superiori ai Greci.
Se poi scnza Idopo , senza Fcdro , senza Avieno potesse
dirsi die ne i Francrsi avrebbero avuto il Lafontaine , ne
iivrcmiiio noi con Fignoiti tanti altri, che ben riuscirono
con assai varieta lavoleggiantio. E di qual terra, se non dalla
nostra vennero tuora gli Anmudi Farlaiuii Andie il Cali-
no, autor poco noto del secolo XVII, da cui il sig. cav.
Mirci pensa die il Caiti traessc il disegno di quel suo
.poema , In uomo italiano.
Cap. \ I. J'otsia epita. Mi'ritcrcbbe rpu'sto solo Capitolo
un lungo estraito; lanta e la copia dclf ar^oinento e delle
liibl. IiaL T. L\. ij
J "8 nr.LL.V VOLG.VRE FXOQUENZV,
ben pensate cose, die T autore tocca con acutezza e bre-
vita. insieme, si rispetto ai principj direttivi nel genere,
che rispetto al relativo esame de'' capi il' opera , clie anti-
chi e niodenii ci haano lasciati. Crediamo notal)ile qnesta
sentenza sua. « La politica , la iilosolia , la tattica , le ariiii
da fuoco lianno estinti tutti i prodigU dell' iiigeguo e del
\alor personate .... Qaindi sorge la diificolta pressoclie
jtisuiierabile di comparire a' nostrl giorni epico, non solo
per soggetti viciiii die escludono il macclunisino, ina bea
anche per soggetti da noi lontani... Gli scrittori epici , se
niai ne sorgeranno a"" di nostri , delibono con umilta aspet^
tare appena la lode dello stile tra i vivi , e 1' assoluzione
deir opera tra i morti. » Noi non faremo allusione alcuna
a lai per la parte del gindlzio cli' egli accorda a' suoi con-
tcmporanei : ina ben cbiuderenio nel nostro seno il ram-
^larico amaro d' aver veduta inutilmente V epica tromba in
^iiano di cbi potato forse avrebbe se non porsi in mezzo
aW Ariosto e al Tasso , almeno accostarsi al loro seggio se
coll' avvilnppare la sua fantasia nei laberinti di una preci-
2:>itata imitazione, e riaunciando al merito altissimo della
prigiiialita , perduta non avesse la niiglior gloria a cui
pareva destinato.
L' aggiustatezza de' gindizj deU' autore sui piii celebri
poeml epici si vede usata anclie riguardo ai poemi ro-
jnanzesclii. Crediamo pero cb'egli alabia risparmiato qual-
c'le assai grave punto di critica riguardo, per esempio,
ipUa Scccliia rapita : perciocdie, se, com' egli dice, si
sarebbe in essa desiderata una ma2:giore invenzione , piti
varieta nelle descrizioni e nel coniliattimenti , piii forza
di ridicolo ne' caratteri , e connessione col suggetto prin-
cipale, non puo dissimularsi , che nessuno si rallegrera,
iiiai il' incontrare nelle barufle de' Bologne^i e Moiloucsi
Y intervento di Gioi'e , di Mercurio e di tali altri dei, nel
poncetto di que' popoli gia da troppo luugo tempo falliti.
Qltre cio poi il Tassoni pecco del peccato del Bracciolini.
Cap. YII. Forsia drammatica. Cap. \'11I. Ddla I'luigedia.
Cap. IX. DcUe ( ommedm. Considerando quest' Opera come
il complesso di Lezioni da un Professore date in una graiule
TJniversiui , noi non possiamo non nieravigliarci , ch' egli
pljbia lasciato ccrrere scnza esaine la citata quistione se il
soggetto della tragedla deblia sei^pre esscre un prrsonaggio
jjlustre , il cui pericolo , o I4 cui svemura sia di un pui
LIBRl DL'F, DFI- CAV. A. M niCCI. i JC)
terribile csenipio ;, ovvero se l)asti al line tlella tragedia ,
coiir egli dice avere i nioderni crediUo, scuotere g;li uo-
inini coll' csempio del jiericolo e della sventiira cajjionat.i
dalla colpa , qualiinque ne sia la vittiina , facendo al piii la
distinzione ia tracjedia eroica e in tragedia urbaiia. Ogntino
cotivenir dee , clie alT istitiuo delT Opera troppo poca
cosa e il scmplice cenno di tale qnistione. Altri poi giu-
dicliera tiella seiitenza nia^istrale, die rigiiardo alio stile
della tragcdia 1" aiitore rllVrisce avere udita dal jSapoli Si-
v,iiorelii y cioe <• clie T Italia desidera ancora uii tragico,
die serva di niodcllo deciso a tutti quelli die vorranno
scrivere tragedie, il quale arrivi a congiungere con lo stile
di Monti e di rimlnnoiite ^ e col lore colorito tizianesco,
la grandczza e la penetrazione deW Aljicri , il patetico e
la disinvolta delicatezza di Mctastasio ....»» Non manchera
siciiramente clii sorriiia a qnesto delirio del biion Napoli
HignorcUi. II nostro antore parlando della coinniedia , dopo
avere detto "die quelle del Maccliimclli, dnW Arioslo , del
Cnro hanno snniclente condotta, poco interesse, e talvolta
iiiolta liceiiza •, die quelle del FagiuoH e del JVeoli sono pre-
gevoli per la lingua piii die per altro " aggiunge del GoZ-
doni, c\\ egli " pieno dl forza comica condnsse la Couimedia
italiana a piii alto grado tli nierito, sjiecialmente per la
festiva dipintiira de' caratteri \ ma poiclie la coinniedia
deve esserc senipre contcniporanea e cittadina per riscno-
tere gli applansi del tempo , le prodnzioni di Ini coniin-
ciano a sentire oniai gli scambiamonti ilel gusto. " E di cio
egli contcnto non si da alcnn pensiero di osservare die,
ecccltuati podiissinii casi, i caratteri, i vizj , le deholezze
d' ogni maniera, die il Goldoiu ci dipinge, sono le cose
die tutlo giorno veggiamo sotto i nostri occlii, perclie
costituenti il fondo morale delle jiiii comiini contingenze
della vita civile. Percio ancir oggi , essendosi giudiziosa-
niente ridiiamatc sui nostri tcatri le migliori conimedie di
luL , iiniversaliiiente piacciono sopra la piii parte tielle
nnove. Soggiungendo poi egli die tra i piii recenti si sono
distinti il niarcli. Albergdti , il cav. Ghcrurdo dc' Hosii. e il
conte Qimud , non gli <lonianderenio p.-rche taccia del
Sosiraffi e del Nota ; ma hensi perclie non accenni almeiio
lo scwnhi I imrnto die ne' caratteri , ne' vizj , nellc debolezze
possa essere succeduto dal Coldoiii sino ad o'j;gi nella civiliA
nostra , oadc o cumprovaro la [>iu cunvcuieute dili'ereuia
]8o DELL.V VOLGVRE ELOQUENZ.V , CCC.
clie passa tra le conimecUe cU Ini e quelle de' plu recenti,
o inciirizzare ai nuovi tipl qiielli clie aljljiano vocazione a
scriverne.
Cap. X. Dramnia musicale. Favola pastorale. Dramma
sentimentalc. Poclie , ma sensate cose il nostro autore dice
tanto del soggetto e della trattazione generale del Dramma,
tjnanto delle sue parti distinte in recitativo semplice , ia
recitative obbligato , in arie e in pezzi concertati. Ma la
pill cara forse delle invenzioni dell' umano ingegno, a cui
tutte sono cluamate a concorrere le belle arti , e divenuta
un mostro, clie facilmente mette in delirio la piii eletta
parte delle colte nazioni. Quesca mortificante considerazione
lia per avventura trattenuto Tautore dal fare alcun cenno dei
niezzi opportuni a restituire al Dramma musicale la dignita
che non avrebbe dovnto mai perdere. Egli ha disperato di
Troja. — Iiitorno alia Favola pastorale accortamente av-
verte che se essa produrre si dovesse a' tempi nostri, meglio
sarebbe adattarla alia forma dello stile metastasiano. Chi non
si addormenterebbe, ifdendo la storia dell' amore di Aminta
quantunque scritta dal Tasso? — Cliiamasi Dramma sen-
timentale i;na specie di azione passionata, iatrodotta dai
moderni , talvolta mista in alcani incidenti di un moderate
ridicolo. DilFerisce dalia tragedia, perclie volge per lo piii
a lieto fine, e perclie non ama ne tntta la sua forza, ne
tutta la sua magnificenza. Si scosta dalla commedia perche
non si propone di riprendere i leggieri difetti , ma di niet-
terci sott' occhio le funeste conseguenze di sregolate pas-
sioni. Cosi 1' autore che lo chiama parto abortivo di Mel-
jiomene , comunque sia consecrato dalla moda , e ben ac-
colto dalla nioltitudine clie ama, die' egli, una commozione
media, e che, secondo noi , e male istrutta.
Rimangono gli nltimi tre capitoli dell' opera : 1" XI delta
Trailuzioiie , il XII deW Imit azione , il XIII Awertimentl ge-
iicrali per ben comporre. — Noi raccomandiamo la lettura
di questi tre capitoli che non iiiancano di singolari pregi,
e ne' quali si vede il buon giudizio e il buon gusto del-
r autore. Eccederemmo troppo i limiti accordatici in questi
fogli , se imprendessimo a notare le migliori cose in essi
contenute. Conchinderemo col dire che quest' opera , seb-
bene non contenga tutto oro jxirissinio, e lasci qualche
cosa a desiderare , pub non di mt-uo collocai'si tra le piu
prege\oli che intorno alia vole,are eluqueu^a siate siajio
a' di nostri puljjjlicate.
iHl
Suir originc , la significazioiic e gli. nsl che si attri-
buiscono ai mcmbn nirhUcttonici. Rlfiessioiii di
Francesco Taccani^ arcliitetto. — Blilano ^ lo-ic) ,
dalla tipogrnfia di Angela Bnnflmti, corsia de Senl
n.° 6oi , di pag. i36, con una tavola in ranie.
L.
Jo scopo dell' autore e quello tli dare una jiiii ginsta e
pill convincente spiegazione suirorigine, com' egli stesso
vicn annunziando, sidla significazione e svi gli usi che si
attribulscono ai membii arcliltettoaici. Imperocche dagli
altri che prima di lui ne parlarono veane foadata cotale
origlne sopra chinieriche siipposizioiii • non avendola eglino
dedotta dai veri e raglonevoli principj. Egli diniostra diin-
que che non la capanna;, ne la forma naturale de' legui
di essa diedero la prima idea onde rinvenire quella dci
]Meiid)ri Architettonici , ne i tronclii delle piante sommi-
nistrarono 1" idea delle colonne, ma che esse idee sommi-
nistrate fnrono dal solo c naturale ingegno degli uomini ,
i (juali avendo jier isiiato di sempre cercare cose nuove,
i primi inventando , gli altri aggiungendo j e col giiidizio
migliorando sempre, vennero anche a formare i memhri
architettonici, senza niai piii pensare ne alia forma, ne
ai legni , ne al niodo ond' era costrutta la prima capanna.
Clie se cosi non fosse , noi , siccome 1' autore osserva ,
non potreiiuno vedere le piii antiche fabhriche che ci
rimangono, di un tempo quasi indeterminato, cioe le Egizie ,
formate di Massi tali die allontanano le mille niiglia il
pensiero della capanna •, peggio la forma e leggierezza del
loro costrutto, se osassimo nietterne a confronto 1 sostegni
coir enorme grossezza delle colonne. Per lo che e dimo-
strato essere 1' uomo inventore di tutto cio che riguanla
le arti. E di fatto se la capanna dovea servirgli di staliile
modcllo per le sue ubitazioni , egli non ne avreblje mai
cangiata la forma, somigliante cosi agli uccelli die non mai
alterarono la forma de" loro nidi.
Fondata dnll" autore sopra un tale prInci|iio la vera
origine delle cose artiliciali :, non che quella dcila significa-
Kione e degli usi die si attribuiscono ai memhri arcliitetto-
,niei, imprende con cio a toglicre alcuni errori o pregiuduj
i8a sull'origtne, ecc. cnr, si ATTRinrisooNO
die deiivano apimnto da una falsa snpposizione , imagi-
nata eil es[)Osta pi-imieramcnte da Vitruvio; pol ciecamente
seguita dai Precettoii d' aiclutettura , clie la tengono come
cosa infalliljile , e la insegnano come il primo canone fon-
dameiitale dell" arte.
Viene poi il sig. Taccani a parlare dei precetti archi-
tettonlci, ed alcuai ne vori-ebbe cambiati ed altri modifi-
cati , secoiido le sue ragioiii che crede bastevolmente va-
levoli. Ma iion andaiido noi pieoamente coa lui d' accordo
riportercuio dalT opera que' pocbi scjuarci su cul cadono
le nostre diOicolta, sovr'' essi iiiauifestando il nostro qua-
lun([ue siasi sentimenio.
Dice dunque T autore alia pag. loi. " Non si porranno
» due ordini nell' estenio di quelle fabbriciie cbe nell' in-
» lerno sono composte di uii sol piano. Nemuieno si porra
>i mi ordine solo contenente piu piaui. Trovo il primo
>> precetto ragioiievole e giusto , perclie dovendo T esterno
» cori'ispondere airinterno ed essere col inedesimo in giusta
» relazione , col fare diversamente verrebbesi ia certo
» cjual modo a produrre una menzogna. "
Alien! noi dalf approvare un tale precetto di niassima ,
che non si debbano cioe fare esternamente due ordini ,
uiio sopra delfaltro, quando nelf interao dello stesso edi-
licio trovisi un sol piano ^ come sono generalmente co-
strutti tutli i tempj che hanno un sol ordine, benche que-
sto precetto sia dato dai classici maestri, che plii facil-
mente scrivono di quello che adempiano, ci seuibra di potere
contr' esso COS! ragionare : La maggior parte de' ])ravissimi
architetti cinquecentisti non si curarono di osservarlo ; e
fra i molti e Iniiiinosi esempi che abbiamo di insignissinii
tempi con maravigliose facciate a due ordini, bastera il
far un cenno di quelli die ci presenta la citta nostra. Tali
sono il l)ellissimo esterno della Chiesa di S. Fedele ; ediJicio
interno sublime e nel disegno e nell' esecuzione , ma di
tin solo ordine, selibene due se ne veggano al di fuori ;
quello della Rotonda di S. Sebastiano parin'iente costrntto
con due ordini, come che nell' interno ne abbia un solo,
se pure ordine secondo non si deliba o si possa chiamare
I'attico interno, die ne ha quasi la forma; tempj entranibi
del celebre Pellegrini ; il fianco e la piii che bella facciata
della Cliiesa di S. Paolo-, la mirabilissima farciata del
Terapio della Madonna presso S. Celso del celebre architetto
Ai wrnvrnRT ARCTnTrTToxinr. i83
Cnleazzo Alessi; la qnnle ml ontn ilella sn.i trita divisione
clejjli ordiiii , slida chiiinque ail accorgoiii al priino en-
trarc. clie iniernamentc abbia essa piii piani : oltre tanti
altri simili esempi in t'amosiss'iini esterni de'tcmpj clie
soiio sparsi in niille Inoglii, e che troppo liiniio sareljlie
il nominaro.
Pro£;rcdendo ora nclla nostra osservazione , cliieilercnio
se in tntti cjuesti tenipj nessuno siasi inai sognato , ciie
al veilere ostcrnanicnte due ordini abbia pensato dover
esservi neU' interno divisione di jiiano a gulsa di apparta-
niento, e qnindi noa trovandola ncir entrarvi crediiLo siasi
ingannato dalla nienzog;na dciresterno. ]\la (juando aiai ta-
Inno vi fosse, ciie al sol vedere dne ordini nell' esterno ,
l>otesse snir istante credere clie nelT interno vi sia pnr
divisione ili piano, jmo anche credere con an niomento
ili rillessione die vi sia qualche anibnlacro interno in giro
nl Tenqiio che corrisponda ajipnnto a qnella divisione deL
due ordini ; come di fatto t'n pratic;ito nell" interno del
nostro S. Fedele nella grossezza della nuiraglia ed in cor-
ris|)onden?a anclie al piano lormato dallo sporto del cor-
nicione dcU" online interno: anibnlacro necessarissimo die
serve per aprire le iliicstre deiralto; e per tutti qne' bi-
sogni die sogliono o possono occorrcre in simili gran-
diosi fabljricati. Ma volendosi anche lasciar da parte tutte
le ragioni aiUlotte in dilesa dei due ordini estcrni , e ri-
chiedere che in ogni iiiodo far si debba sempre un or-
dine solo nelT esterno, quando internamente non vi sia
divisione di piano e tntto appaja di un sol ordine , acclo
I' apparenza ilol di fnori non iiiai possa contraddire a ([uella
deir interno; e d' uopo considerare che spesso e di ne-
ressita il tlover introdnrre due ordini nella costruzione
csterna di un tempio. Iniperocche il piu delle volte non
e possibile il coinbinare tutta 1' altezza interna coU'ester-
na, per ragi«inc dell' altezza della volta di tutto il lem-
pio la quale forma una parte dalT ordine distinta piu e
meno secondo la grandiosita e ligura del tenqiio stesso,
e viene r[iiindi a lasciare estcrloruiente una gran parte di
muro vnolo che non si sa come riempire o come oonnet-
tere nc colla ricchezza e col caralierc del <lisotto, se
vi o ordine, ne con un attico, perche troppo cccede
sempre T altezza della sua proporzione. Da cio risulta die
tanio spazio c tanta altezza non lorua bene che per ua
184 SULL' OnTGINE , eCC. CTTK SI ATTRTBtTISCONO
secondo orcVine, si per la iiiagglor armonia dell* insleme
che si viene a tbrmare per una e plii complta ilecorazione,
e si ancora per noti lasciare tanta nudita di muro , ebe
taglia meschiiiainente in due parti tutto 1' ornata esterno.
Ne giova il compirlo, come si pratica, con cjualche trabea-
zione, giacclie non si vede a qual ordine cjuesta apparten-
ga, ed in ogni niodo segna sempre un secondo ordine
aenza volerlo.
Ma voleiido uoi unlrcl per un memento ai fautori di
iin sol ordine nelf esterno, per tntte qnelle ragioni gia
spiecate, col prendere per niodello il si rinomato Pan-
teon di Roma, e coU'esemplo del suo maestoso esterno,
suppongasi che sul modello di ua tanto iiionnmento ri-
formar si volesse V esterno della nostra bella Koionda di
S. Sebastiano , col toglierne il secondo ordine, e tutta
qnella parte di mnro da esso occupato , si che non altro
ornamento presentasse che la stessa grave semplicita die
si vede nell' esterno del medesimo Panteon. Chi non vede
(tual brutta cosa , ossla qnal brntto disordine succedere)ibe
in tiitte le proporzioni di questa graziosissima rotonila ,
e qual meschino insieme ne verrebbe con un ordine solo?
Ci si permetta ora portare il pensiero sui due sontuosi
tempi rotondi che si stauno attualmente terminando, Tuno
in un villaggio divenuto celeljerrimo, 1" altro ( il piii va-
sto ) in una delle piii grandi Metropoli , gli architetti
dei quali nell' esterno presero per modello 11 senqire fa-
inoso Panteon. Questi due gran tempj avrnnno bensi tutto
il cai'attere di una gra\ita imponente, come lo hanno tutte
le cose grandi in si fatta maniera costrutte , non mai
avranno jjero quello di una piii maestosa e compita bel-
lezza in tutte le sue parti , coine avrebl)ero se fossero
stati costrut(i come il nostro S. Sebastiano, perche allora
e la maesta e la ricchezza avrebbero insieme trionfato.
L'autore seguendo T ordine dei precetti arclutettonici e
parlando di quello che riguarda il frontispizio , dice alia
pag. io3 : " Risultando il frontispizio dall' inclinazione
» del tetto , accio 1' acqua possa liberamente scorrere , ne
» risulta i.° ch' esso puo esprimersi o no a seconda della
" forma che si da al coperto della casa ^ 2.° che la sua
» inclinazione e dipendente dal clima : quindi nel setten-
» trione si usano molto acuminati , in Italia assai nieno,
" in Grecia erano bassissimi , ed in Egitto dove non mai
AI MEMBRt AncniTETTONTCT. 1 85
w nevica o piove non si conoscono; 3." clie alio scopo
II di lasciare facilinente catlere T acqua , possono essere
11 ragionevoll anclie suUe iincstre e siille porte, qnalora
I) queste siano niolto lontane dal tetto ; 4.° clie V uso di
I' rappreseiitarli nell" interno non puo attribuirsl che ad
II una smania aoverchia di ornare; 5." finalmente clie se
" r architettura greca puo essere imitata in qualunque
>i clima nelle altre parti , non lo potrebbe essere nel
II tVontispizio, che con danno della solidith della faljbrica. "
La proporzione del tVontispizio va dunque considcrata
sotto due aspetti. II primo quando e legata all' altezza etl
air inclinazione assoliita del tetto, ed allora vale la ragione
del chma clie obbliga il frontispizio ad avere piu o nieno
di pendio, come il tetto medesimo, cioe a seconda della
quantita della neve clie cade in quel Uiogo : che pero do-
vendosi sopra una stessa base costruire il tetto seinpre piii
alto, quindi piu acuto , ed anche il frontispizio dovendo
segnire la stessa alterazione del tetto , non puo farsi a
meno die la sua fignra prenda la I'orma di un triangolo
troppo ripugnante al hello architettonico.
11 secondo e quando il frontispizio non ha ohVjligazione
alcnna col tetto, ne altra ragione di simile coprimento.
In tal caso la sua proporzione di altezza , in qualunque
clima si costrnisca, sia pur quello del Settentrione , o della
Grecia , od anche dell' Egitto , aver dee sempre quella grata
proporzione che si bella appare ne' frontispizj dei piu ce-
lebri edilicj anticlii di greca romana architettura, oppure
in quelli de' nostri insigni architetti cinquecentisti. Qiiindi
hi proporzione del frontispizio dee stabilirsi invariabile in
^talunque luogo si costrnisca, purche altra funzione nou
faccia clie quella di ornnmento.
Alcuni poi vogliono die non si debba mai fare il fron-
tispizio ne' luoglii interni , ne dove cader non possa la
pioggia , e tale sembra essere il sentimento dell' autore il
quale va dicendo i< che 1' uso di rappresentarli nell' interno
II non puo attribuirsl die ad una soverchia smania di
II ornare; >/ e la loro ragione e che il frontispizio figu-
rando un tetto, diventa inutile ne' Inoglii gia per se co-
perti : ma pure non negano die il frontispizio medesimo
non sia anclie un puro ornamento. E di fatto se cosi
non fosse, ncssun altare ucllc cliiese averlo potrebbe quasi
a maestoso linimcnto, Considerato dunque il frontispizio
i86 sull'ortgine, ecc. che si attribuiscono
come piira parte ornamentale , possiamo altres'i conside-
rarlo ugnale a qnaluncjuc altra cosa die si faccia o si
possa fare per solo abbellimento. E cio tanto e vero clie
nelle facciate delle case esso frontispizio si fa sempre in
senso opposto all' aada memo natnrale del tetto, e quiiidi si
vede non csser fatto che per sola ragioiie di ornamciito, e
non per verun Ijisogno; colla dilFerenza die in arcliitet-
tnra , sempre parlando di ornamento, non ne abbiamo ne
il pill grande ne il piii maestoso di quello del frontis|iizio.
E perclie dnnque il farlo neir interno dovrk attriliiiirsi a
soverchia sniania di ornare e non ad un plausibile desi-
derio d' introdurre un maggior bello oviinque si possa,
quando vedlamo formare esso iino de' migliori iiniiuenti
avcliitettonici die mai fare si possano. Dicasi piattosto
che il frontispizio non si faccia ne' Inoglii mescliini o ne'
troppo angusti, perclie indicando esso maesta, la sua figura
sembrerebbe contraddetta dal Inogo niedesimo. Ma dove
Tardiitetto vede di poterlo collocare dignitosamente, lo
faccia pure e nell' interno e nell' esterno come gli piace ,
e lasci in abbandono il sogno <li fantasia, die dove non
piove non si debba mai fare frontispizio. Cosi vediamo
die il fecero lilieramente anclie i jjiii celebri arcliitetti si
antidii die moderni e nell' interno e nell' esterno, riden-
dosi eglino della ragione di coloro die sanno 1' arte di
togliere il buono , non quella di saper sostltuire 11 meglio.
Dalle cose iin qui dette pare potersi condiindere die
non si debba mai dare per precetto assoluto tutto cio
die in belle arti possa essere in contrasto fra il gcnio cd
una pnra opinione ^ ma tutto del:iba lasciarsi piattosto in-
deciso, onde ognuno possa liberamente determinarsi a quel
partito die piii gli piace, e possa cosi sciolto da ogni vin-
colo far meglio spiccare il jjroprio genio , se mai ne fosse
foriiito. Forse allora potremino sperare di veder vinascere
altri Bramanti, altri Sanmidieli, eSansovini, e Palladj , e
I'ellegrini, e tanti altri sublimi maestri , die da alcuni dei
moderni cbiamansi scorretti e licenzio&i, sebbene far non
sappiano meglio di quelli. Un vero precetto liensi diremo
essere quello die prescrive cose si fatte, die 11 farle o
r omettcrle riesce agli occhi difettoso. Ne valga contro
del nostro dire la crednla spiegazione die si fa da alcuni
]>recettori sull' origine e sngli usi del mcmliri die coin-
pongono r insieme dell' ardiitettura , per mutilarli o toglierii
AI MEMBRI ARCHITETTONICI. 1 87
in an laogo e lasclarli neU'altro, o contraddirne gll us»
piii naturali colla solita cieca autorlta vitriiviana; ina tutto
in vece si faccia colla ragione di una vera e naturale ar-
monia , die non esiga prima una strana spiegazione , ma
da se mostri il bello, senza dover prima andar meadicando
altre ragioni per crearlo dove non sussiste.
Chiuderemo coll' aflfermare schiettamente che 1' opera del
sig. Taccani ci sembra benissimo raglonata , e con pari
bravura sciolto in essa tutto cio che V aiitore si e propo-
sto di sviluppare ^ che pero la crediamo utilissima agli ar-
chitetti , e loro la raccomandianio onde convinti dalle ra-
gioni clie in essa adduconsi possano liberarsi da que' vin-
coli pe' tjuali sono tante volte costretti a guastare le loro
produzioni. Ma forse i seguaci di Vitruvio, trovando che
le dottrine dell' autore non sono conform i a quelle del loro
8ommo ed unico maestro , asterrannosi dal continuarne la
lettura, o la proseguiranno con dispetto. Ma siccome tante
medicine, ad onta della nostra ritrosia nel prenderle, ope-
rano il loro buon efTetto; cosi giova sperare ch' egUno tro-
vandovl ragioni convincentissime ( come sono a noi sem-
bra te ) sentirannosi risanati da tante cose difettose senza
che pure a questo salutevole divisamento tendessero col lor
pensiero.
1 88
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Bihlloteca agrarla, ecc. Del Vino. Sua fabhiicazlone ^
conscrvazione e degeiierazioni. TraUato teorico-pra-
tico del dottor Ignazio Lomeni. — ■ Milano ^ 1829,
presso Antonio Fortunato Stella e figli, in \6° gran-
de , di pag. 323, con 5 tavole in raine. Lir. 4. 18
ital. per gli associati ,• pei non associati lir. 5 ital.
T '
J-J egreglo Lomeni gla erasl reso benemerito per utili
invenzioui onorate rla pubblico preniio , per numerosi spe-
rimeiiti etl osservazioni , per iscritti interessaiiti ed istrut-
tivi di cui con lodevole frequenza fregio un accreditato
giornale ( gli Anaali di tecnologia ed agricoUura pubblicato
dal Lampato ) : questo valente enologo acquista ora nuovi
diritti alia stima ed alia riconosceuza di clii si occupa
d' agricoUura colla pubblicazione del Trattato die ora an-
nunziamo , opera bensi di poca ampiezza, ma ricca d' 11-
tilissiini precetti. Essa fa parte della Blblioteca agraria di-
retta dal chiarissimo professore Moretti , intorno alia quale
abbiam piu volte ragionato.
Fra i molti libri d' Enologia sci'itti ia varj tempi, pooh i
sono tali da poter servire di guida sicura alle persone clie
si occupano dell' importantissima fabbricazione del vino.
Alcuni di essi , dettati da rinomati chimici e da dotti agro-
nomi , presentansi sotto un aspetto troppo grave e troppo
scientifico, si che intimidiscono 1' agricoltore ed ogni uomo
d' indole gentile, o da men severi oggetti occupato , o tol-
gono loro la volonta ed il coraggio d" intraprenderne lo
studio : altri all' opposto contengono , senza teorico critc-
rio, una congerie di regole empiriche , molte delle quali
o contraddittorie , od incerte, od applicabili a straniere
regioni, ma non all' italico suolo. Non di meno incontransi
BIBLIOTECA ACRAMA. 189
c negli un'i e negli alti'i non pochi pregevoli rltrova-
mentl e savj consigli , come pure se ne incontrano nelle
Memorie sulle varie parti dell' enologia sparse nelle raccolte
scientifiche e ne' periodici opuscoli. Richiedevasi adunque
il lavoro d' un uomo il cnL ingegno , corredato di fisico-
cliimiche dottrine , ed ajutato da una pratica lUuminata ,
capare fosse non solo di scegliere le cose buone contenute
nelle opere e negli opuscoli anzidetti, di ordinarle con metodo
regolare e di sottometterle ad un severo esame critico, ma
di ricorrere ben anco agli sperimenti ne' casi dubbj. Per
buona ventura s'acclnsc all' opera 1' autor nostro, fornito
a pieno di tali prerogative, a cui aggiunse quella di avere
perl'ezionato con belle invenzioni alcuui processi princi-
pali deir arte di cui si tratta.
Comeche oggetto principale del libro del sig. Lomeni
sia la fabbricazione del vino, nulladimeno " siccouie 1' uva
" ( cosi egli ) e la materia prima della quale ci servia-
" mo e cosa sommamente iinportante alia buqna
" riuscita di questo la produzione di essa materia prima
" che possegga le piu perfette qualita, al cbe assai influisce
»/ il modo di coltivazione delle viti ; cosi ho creduto ne-
»» cessario di prendere le uiosse dalla descrizione di questo. "
li libro e diviso in sette capi ^ il primo de' quali tratta
della coltivazione delle viti, il secondo della vendemmia,
il terzo della fabbricazione del vino , il quarto della con-
servazione sua ^ il quinto de' vini di lusso , il sesto delle
degenerazioni de' vini , 1' ultimo di varj prodotti die dal
vino o dair uva si ricavano.
II capo primo, suddiviso in cinque sezioni , raccliiude
le migliori regole die date furono dagli agronomi si anti-
clii die moderni per iscegliere, propagare, educare e coa-
servare le viti. Nelle due prime sezioni sono esposti alcuni
brevi cenni sull' influenza della natura del terreno , della
esposizione del clima, e suUa relativa scelta delle viti.
Nella terza trattasi della propagazione loro, e l" autore, ri-
gettando i metodi per seme e per iniiesto , perche troppo
lenti ed incerti , s' attiene ai due plii generalmente usati ,
cioe a quello per magliolo ed a qnello per barbatelia , e
da la preferenza al primo, fiiorchc i< quando trattasi di
" riparare alle eventu;di uiancanze che ]">er casi fortuiti o
" per morte di alcuni individui si verificano nelle pian-
" tagioui "ia falte , e niassimc in atio delle triennali
190 BIBLIOTECA AGRARliW.
» conclmazioni die loro si compartono nel piii dei vigneti
» durante la loro infanzia. " Le due ultinie sezioni trat-
taiio della piantagioue , dell' educazione e della conserva-
zione delle viti. Rispetto alia piantagioue , 1' autore dice
come disporre si debbano le viti, o secondo il raetodo a
illari liiieari o di gabbioli, oppnre con quelli a festoni, a
pergolati, rampicanti sugli alberi , a ganibl isolati e nani;
espone utili precetti applicabili specialmente al primo me-
todo 5 indica le pratiche che seguir si devono dope la pian-
tagione; esaniina come in piii modi possano essere eoste-
iiute le viti , e soggiunge die n recentemente con sane
'I viste agronomiche ed economiche si e introdotta la pra-
)' tica , per altro non nuova , di appoggiare le viti de'
>> filari lineari e de' pergolati a sostegni di ferro. II pre-
t> conizzatore di questa pratica lodevole fu il benemerito
»» A. Raia, parroco di Busto Garolfo; ed io cola in ispecie
» ho esaminate con vero piacere delle estese coltivazioni di
»> viti sotro questo regime anche migliorato presso de' si-
» gnori Luca e Battaglia, che possono convincere chiunque
» intorno la di Ini utilita. " Ragiona poi de' concimi, indi
della potatura , della spoUonatura e della sarchiatura •, e
per ultimo delle cause che arrecano danno alle viti , sic-
come sono le piante estranee ingomlsranti il vigneto , gli
insetti noclvi, la rigidezza dell' invenio , le brine e le
gragnuole.
II secondo capo s'aggira intorno le cose spettanti la
vendeamiia. L' autore raccouianda prim^mente clie le uve
si colgano nello stato di inaturita possiliihiiente perfetta j
enumera i segni indicatori di questa matnrita , ed opma che
r intcrvento d' un Magistrato per determinare il tempo pre-
cise della vendcmmia sia piu nocivo che utile '-, paria- poi
di alcune pratiche proposte per accelerare la mattu'ita:, e
specialmente dellincisione annulare: " Queste pratiche, dice
>i egli, debbono a niio avviso essere considerate come
'I parti di Ijegli ingegni ad ornaniento della storia naturale
»» de' vegetabili , raa non mai entrare nei progetti del vero
" agronomo e tanto piii nelle operazioni del vignaluolo. "
L' autore snggiamente prescrive clie la raccolta delle uve
del)ba, generalmente j^arlando, eseguirsi in ora calda , cioe
dopo la scomparsa della rugiada matiutina ed avanti la
cadnta della vespertina ; che i grappoli siano recisi colia
^orbice, pel siauo dilii.^entemente luondau^ che i piii perfetti
BIBLIOTEC\ AGRARIA. I91
e niaturl siano separatL dagli altri : atl eseguire questa se-
parazionc giovcranno due specie ili canestri liene distinti.
E uso d\iiimiiiccliiare le uve raccolte sul nudo terreno ed
alio scopcrto ove si lasciano per alcuni giorni prima di
trasporlarle alia tinaja ^ egli biasima quest"" uso e a lal uopo
su2;c;prisce di costruire uii hiogo coperto di tetto e selciato,
oil ahneao di coprire teinporariaaiente le aje a cio desti-
nate con graticci di viniini, con istuore e lenzuola.
II capo terzo e in ispecial luodo consacrato alia fabbri-
cazionc del vino. L' esposizione delle operazioai tecniclie
die ad essa appartengono e preceduta da brevi nozioni
teoriclie sui componeuti dcUe uve e sull" interna disposi-
zione dcgU acini; la prima di queste si e la pigiatura,
la (|iiale comunemente si ridiue all' uso di scliiacciare le
uve coi piedi, uso contrario alia pulitezza e per piu altri
inotivi difettoso. II celebre Gliaptal propose d' impiegare
alia pigiatiu'a la ]iressione dello strettojo. Quosto suggeri-
niento venue adottato in varj luoo;lii della Francia ed in
ispecie nella Sciampagna , e meriterebbe d' essere pure
sperimontato in Italia niassimamente ne"" piccoli poderi. Ad
uso delle possessioni piix cstese ii sig. Loineni invento ua
pigiatore meccanico coniposto di due cilindri scanalati di
legno col quale si eseguisce con gran celerita e precisione
quest" essenziale opcrazlone. La niaccliina di cui si tratta
fn premiata con medaglia d'argcnto dalf I. R. Governo di
Milano nel concorso d' industria delFanno 1824 presso
ri. R. Istituto «ii scienze, lettere ed arti. L" autore la de-
scrivc niinutamente nella sezione 2,.^ di questo capo (i),
ed aflcrma cli'' essa produce i vantaggi se^ucnii : " Le uve
" assoggettate all' operaziono della niaccliina sortono dalla
" medesima esattamente pio,iate, Gli acini inatnri o sono
" intieramentc tosto svuotati o per lo uieno vengono fessi
" d' una in altra cstremita: taluni di essi per efletto di
>f reagente clasticita vcggonsi scorrere pel canale di estra-
" zioiie come fosscro tuttavia intieri. Questi diversi ri-
" suliainonti eniergono, piii die da altro, dalla difl'erenza
" die passa fra le uve circa il grado di resisieuza cau-
» Sato dal piu e dal meno lii albumina vejretale o limine
</ die contengono : il solo smo\ere la niassa pigiata j^er
»» caricarnc le brcnte produce il linale vuotauiento degit
r— ■ . . — . . — -
J. (I) Vedi lumo 38.", jiag. aSo di questa hiblioteca.
192 BIBLIOTECA AGRARIA.
" acini, le cui biicce percio appajono lacerate e compiu-
" tamente vuole. Gli acini immaturi ali'opposto, perche
u assai meno voUmiinosi degli altri e piu resistenti , ri-
>/ mangouo iutatti , e nessuiia parte del loro agresto si
V comunica al mosto ed al vino. 1 graspi si mostrano
" 'pogli dei loro acini , de' qnali al piu conservano ade-
>/ renti alcune bucce vuote o soltanto dei frammeiiti di
» esse i ma il loro organic© tessnto semilegnoso non sof-
>/ fre alterazione di sorta : i semi pure si presentano in-
II tieri, e nulla percio di aspro o di stittico amarognolo
» prestano al vino. Tutto cio si ottiene in mezzo alia
» piu scrupolosa mondezza. E vero che nella comune opi-
>/ nione non sblo degli agricoltori ma della maggior parte
)/ ben anco de' fabbricatori e de' mercanti di vino e iisso
St il principio che la fermentazione a cui passano le uve
»/ purghi il fluido vinoso da qualsivoglia impurita ; ma la
)/ falsita di questo principio e riconosciuta e sanzionata
»/ dair unanime avviso degli enologi illuniinati, i quali
>/ sanno invece che qualunque iniroduzione di sostanze
>/ eterogenee e solubili nel mosto rende sempre i vini
ti meno perfetti. La pigiatura eseguita con questo mec-
u canismo consuma una terza parte , ed anche meno , del
» tempo che d' ordinario s' impiega usando i piedi del-
j> r uomo secondo 1' antico sistema , e ritenuto che alia
>/ macchina si scaricano le uve di un solo carro j ma la
» pigiatui-a nieccanica riesce perfetta in modo che se al-
>i trettanto volesse ottenersi coi piedi dovrebbero gli uo-
V mini continuare le loro scalpitazioni pel doppio alnieno
yi del tempo che consumano per T ordinario •, quindi e che
il la macdiina, a risultamenti pari, economizza piu di y^
" del tempo. In conseguenza di tanta rapidita di efFetto,
>i questa macchina nello spazio di un' ora rende pigiate
>/ cinque mila libbre metriclie di uva , per lo ciie una
>i sola potra soddisfare le occorrenze contingibili ad un
>i possedimento die raccolga da due a tre niila quintali
>; di vino. Per le cose anzidette qiiesta macchina puo otti-
II inamenie servire anche alle viste di que' fabbricatori
II che nel pensiero di ottenere vini delicati amassero di
II escludere i graspi dalla fermentazione siccouie si usa ,
II piii che altrovc, in uiolti luoghi della Francia. Kel qual
II caso non vi Iia altio a fare se non che aggrappare i
II graspi col mezzo di ra&lri deutati di Icguo nel recipieute
BIBMOTKCA ACltARIV. IqS
" nel quale si raccolj^ono le iive j)i;;iate, ed estrarneli i
» opimre vcrsare qiicste sopia reti cli corLliceila applicale
>) ai tiiii cd altri vasl lU fennentazione. "
Delle tinaje e de' vasi di fefinentazione tiatta 1" autdie
nella sezione terza. Le tiuaje tro|)po aperte preservano
bensi daj^li accldeati clie suol prodarre lo stac;naineiito del
gas acido carboiiioo, ma csponp,oiio le live in lennentazioue
alia pre^iiidlcevole Influenza degli alihassaiuenti di tcnipe-
ratura ; Topposto succede nolle tinaje troppo chiuse : e
niestieri adanqne di tcneie la via di mezzo. I tini sono
o di legno o di ceaiento o di pietra : alia feniieutazioiie
delle live servono usaialmente e forse meglio le liotti. La
lernientazione vinosa ed i varj nietodi di vinificazione foi-
inano il soggetto delle dne sezioni (jiiarta e qiiinta. Sic-
come la fernientazione vinosa richiede alineno la tempera -
tiifa di lo gradi reaiuiiurianl, cosi alcuni euologi proposero
lie' mezzi artiliciali per riscaldare la massa clie feruienta
in caso di temperatiira troppo bassa. L'aniore , dopo avere
parlato di questi mezzi, riferisce gli sperimenti dimostraati
die sebljene T aria inllulsca siilla fermentazione colT ac-
celerarne il corso , tuttavia la sua prescnza non e neces-
saria alio sviluppo , al progresso ed al termine di qiiesta.
Esaminatc poi le varie circostanze della fermentazione ,
parla de^ melodi di vinificazione e ne ifistingue due prin-
cipali : il primo essenzialinente consiste nel lasciare die
le live fermentino a libero e picno contatto coir atino-
sfera, il secondo all' opposto nelT esclusione dell' aria ilai
il vasi di fermentazione. Quest' ultimo teoricamcnte parlando
<j e preferiiiile-, ma presentava alcuni inconvenienti die bene
1 non si sapevan scliivare , fra i qnali annoverare si deve la
I tnancanza di coloramcnto nel vino. L'antore accenna i varj
j I euggerimenti proposti per togliere tali inconvenienti e ne
dimoslra T iusullicienza •, egli atferma die i metodi detti di
condensazione proposti dalhi Gervais, ila Grisetti, da Burel,
da Hiiber, essendo stati riconosciuti inutili o per lo uieno
di nessuna importanza, sono caduti in perfetta oblivione.
" Nessuno de' varj mezzi ( soggiunge I'autore) stati lin
w qui proposti e praiicati onde perfezionare la vinificazione
« corrispoiide compiiiiameuie al necossario duprn:e eHetto,
f di condiinare cioe la custnnte diiiisnia de' recipionti di
« fabbricazione coll* andamento pin regolare e piu uniforine
'/ della fermentazione, e coirelfeito d' imprimere ue' viui
BM. ItaL T. LV. i3
194 BiBLiOTEC.v 40R.vra.\.
" il raaggiore possihile coloramento ed il piii til aroma e
» di corpo, come in tntta T intensith e colla niassima fa-
>i cilita si ottiene col metodo di fabbricare a vasi aperti
" niediaiice 1' esecnzioae de2,li ammostamenti a fermeata-
f> zioiie stante. la coiiseg'uenza di queste considerazioni
V voUi io pare teiitare di riiivenire qualclie meccauico
*> artifizio per mezzo del quale fosse possibile di operare
" dair esterno sulle masse delle uve fermentaati nelf in-
>i teriio de' vasi chiusi in rnodo di obbligarne le parti so-
" lide soprannotanti alle fluide a discendere per porzioni ,
" iminergersi a sufliciente profondita , e quiadi lavarsi nel
>> mosto quante volte puo piacere o tornare opportnno ,
V affinclie avvenga in esso Io scioglimento non solo della
V sostanza colorante, ma di altra qiialunqne proficua ai
V villi cbe aderente trovisi ai fiocini ; e tutto cio senza
» alterare Io stato di permaneiite chinsura de'vasi, onde
" ottenere si possano vini spiritosi davvero, e colorati ,
pt aromatici e sostanziosi in tutta T intensita permessa dalle
>i rispettlve qualita delle uve. Qnesti miei tentativi furono
" coronati da un esito corrispondente ai desiderj nell' in-
» venzione di un meccanlsmo nulla coraplicato consistente
» in un' asta di legno la quale, passando per un foro
il praticato nel centro del copercliio del tino , porta nel-
V r interno del medesiino due rami annestati ad angolo
*' ottLiso , mentre la porzione esteriore di essa costituisce
" un braccio di leva, inediante il quale pei due movi-
« menti , ondulatorlo cioe , e rotatorio di cui e suscetti-
ti bile a vicenda , si ajjbassano e si rialzano i rami in-
" terai al tino, ed i rami stessi dlslocandosi orizzontal-
>.' mente agiscono a riprese sopra T intiera circolare super-
" ficie del cappello. Essi due movimenti si eseguiscono per
» opera di un piccol asse di ferro die attraxersa 1' asta di
XI legno appena superiorinente alia di lei inserzione nel co-
" perchio, il quale asse porta due perni sporgenti clie ser-
1,1 vono di punto lisso sul piano del copercliio , ch' e ar-
" mato di un circolo di ferro per la prima specie di mo-
>,> vimento , e si aggirano orizzontalmente e circolarmente
i' in apposita cavita per cni ha luogo il moviniento di ro-
V tazione. L' apertura che da passaggio all' asta di legno
y si mantieiie chiusa col mezzo di una borsa conica di
^t materia flessibile esattanienie Intata die impcdisca ogni
^ ^o.rtn di evaporazione J ed e as^curata. alia base e*^
RIBLIOTECV \GR,\ni\. 1()5
') aireslremita siiperioi:o in apposite ninarc. Tale o il niec-
V cniiisino da nie donomiiiato Anparalu lolUuorc od anuno-
•/! statore. "
Segue una distiiita descrizione di qiiesto ritrovamento
che fii preniiato colla niedaglia d" argento nel concorso
degli oggetti d" iudustiia piesso V I. R. Istituto di Rlilauo
uel 1826.
Nella sezione 6.° trattasi del gas acido carbonico al quale
r autorc attribuisce , oltre le note proprieta, cjuella di di-
niiiiuire il colorauionto de' vini ne** vasi di fernicntazionc
eniielicameute cliiusi. Per si fatto motive , come pure per
iscliivare gli accidentl d' esplosione , consiglia di fare in
inodo die il gas eccedente ablna nii'' agevole uscita o me-
diante il tubo del Bassi, oppure mcdiante quello del Fer-
rario pel quale pro|)Oiie alcune modilicazioni. Cio ciie e
relativo alia svinatura forma 1" oggetto della sezione 7.°,
.nella quale ragionasi pure della cliiarificazione col mezzo
tlelia colla di pesce o delle cliiare d'uova, od anche del
solforamt'nto.
La sezione 8." e consacrata agli strettoj ; ivi 1' antore
descrive minutamente un torcluo a tirhetto ch' egli imma-
^ino per sostituire ai troppo voluminosi strettoj a gran
leva , siccome ancora agli usuali strettoj a dclietto combinati
(Con un argano, i quali richiej;gono frequenti sospensioni
,per ricaricare 1' argano: egli cbbe lo scope di costruirlo in
mode che occupasse piccolo spazio e clie suscettivo fosse
d' agire preniendo senza interruzione, cio che iion puo ot-
•teaersi nei torclii comuni. Ma quantun(|ue persnasi siamo
che il signer Lomeni inventato abbia verainente le stret-
toje di cui si tratta , nondjmeno la giustizia e la verita
ci ohbligano a dichiarare che e (juasi simile a quello che
,gia anni sone fu presentato da M. Huguet di Wacon alia
5ocieta delle scienze di quella citta che lo premie con
una medaglia d''oro. Quella socicta proposto avea un pre-
anio a chi avesse inventato uno strettojo che combinasse
Ja forza e la selidita coll' economia, e che sopra tutto
dispensasse daU'inipicge de' legnami di forti dimcnsioni ;
riciiiedeva inoltre che fosse capace di premere le vinaoce
d'un tine di treuta e di trentasei barili. Lo strctloje di
M. Huguet riempie in gran parte le condizionl proposte :
■«sso e poco voluuiinoso, richietle una moderata forza mo-
ivicc; la spesa che imporla fu ricouostiuta uiiuore di quelU
Io6 EIBLIOTECA AGIl.VRTA.
ricercata Jalla niagcjior parte tiegli strettoj ortlinarj. Alcuni
giornali di quel tempo ne faiino nieiizioiie , eel e pure de-
scritto iiel volume Machines d' agriculture del trattato di
iiieccanica di Borgiiis, ove pure e delineato ( tav. 24, fig. 2).
Nella sezione g." il sig. Lomeni insegna come sottomettere
si debljano le vinacce alio strettojo :, poi neile due ultime
sezioni del capo terzo parla de' viiii economici;, dell'acqua-
rello , della posca , e finalraente insegna come si fabbrichino
i vini bianchi.
Trattasi nel capo quarto deila conseryazione de' vini.
Percio 1' autore dice in primo luogo come debbano essere
costruite le cantine , iiiassime ne' luoghi umidi e sortumosi,
come distribuite ed esposte ; da le norme per istabilirvi
una opportuna ventilazione , e mantenervi uniforme la
temperatura, soggiungendo quanto importi di tenerle lon-
tane dalle pozzanghere , fogne , latrine , macelli , fossi di
concinii ed altri simili luoghi. Quanto alle botti, meritando
esse particolari riflessioni , T autore insegna come debljano
essere conformate, come prima di fame uso convenga di-
ligentemente lavarle e prepararle , e quali avverteaze siano
iiecessarie per bene conservarle.
La perfetta conservazione del vino richiede indispensa-
bilmente innanzi tutto la pulitezza delle botti: la svina-
tura poi , il trasporto e la riposizione dei vini nelle botti
eseguite colla massima economia delle parti spiritose sono
le altre operazioni che vi concorrono. L' autore indica
dunque come debbono essere eseguite ; descrive una specie
di sifone utile ne" travasi ; consiglia di colmare esattamente
le ]]otti , di visitarle di tempo in tempo e di far uso a
tale elletto de' cocchiumi traforati gia proposti dal Dandolo.
A riconoscere poi senza esplorazione lo stato delle botti
serve 1' elattenometro del sig. can. Stancovicli. Le scosse
non che le forti agitazioni atijiosferiche sono nocive ai
vini : egli a tal proppsito riferisce la costumanza di to-
gliere , in occasione di sopravvegnente temporale , il coc-
chiume alle botti e di sottrarre qualche parte del vino
dalla cannella iuferiore e rimetterla poi nella botte stessa
per la via del cocchiume.
II sig. Lomeni discorre nel capo qiilnto de' vini di lusso ,
la cui fabljricazione, altrevolte afl'aito negletta in Lom-
^jardia, va estcndendosi di giorno in giorno maggiormente
]TiQn solo ill questa riguardcvole porziuiie d' Italia , ma
BIBLIOTECV AGIIARIA. 1^7
port nella rimanente parte di cssa. A tine specie, dice
egli, possono ridiirsi i vini di lusso ; la prima comprende
quelli falibricati colle uve appena raccolte od al piu so-
leirgiate per poclii giorai; la seconda quelli per la cui
]-)i-odnzioae e d' uopo d' impiegare uve da huigo tempo
rarcclte e lasciate appassire : per V una e per V altra specie
r d' uopo impiegare le uve migliori esattamente rimondate.
I modi di fabbricare Ic molte varieta di vini apparteiienti
alle due indicate specie sono esposti nelle sezioni i.* e 2." ;
nella 3.' parlasi delle daiiiigiane e delle bottiglie ; iiella 4.
di;'' turaccioli ; nella 5.° delle niaccliine per turare le bot-
(ii;lie, fra le quali distinguesi quella del signor don Luigi
Do Cristofori clie ottenae il premlo d' industria nell'anno
ji!24presso T I. R. Istltuto di Milano ; nella 6.' insegnasi
come debbono essere imbottigliati i vial, ed iyi descri-
\ csi 1' imbuto coperto del signor Leonard! , il quale man-
tiene il vino difeso dal contatto delP aria atmosferica senza
impedire la libera escita deU' aria contenuta nella botii-
glia. L' autore fa pur cenno delle eleganti nuove cartelline
ill applicarsi alle Ijottiglie clie i signori Uljicini a Mdano
Nciidono a discreto prczzo. Gli stromcnti chiamati cava-
turaccloli sono descrilli nella sezioae y.'j fra i quali il
cava-tnracciolo inglese lia la proprieta di sturare le bot-
tij,He senza scosse ; il cava-turacciolo a cannella vale pure
jier estrarre il vino da una bottiglla merce dell* introduzione
Ji un tubo o canucllo pel centro del turacciolo : questi
ilue utili stromenti sono inoltre delineati nelle tavole.
I varj gradi di degenerazlone del vino sono accurata-
niente esaminatl nel capo sesto, la sezione 1." del quale
tratta dell' acetosita e la 2.° del guasto. Fiualmente 11 capo
ultimo contiene alcune nozioni sopra varj prodotti del
vino e deir uva , cloe sopra T aceto , lo spirito di vino , il
tartaro, 11 verderame ed il siropo d' uva.
Molta cliiarezza congiunta coUa brevita ; bell' ordlne
nella distril)uzione delle matcrie •, suflicientc corredo scien-
tifico senza lusso; erudlzione nioderata senza afFittazione
sono i pregi die, a parcr nostro, deliboao rendere il llbro
del sig. Lomeni ben accetto ai culiori delle arti utili e
dell agronomia in ispccie.
198
Aid dclV Accademla Gloenia dl scicnze nnturali in
Catania. Tom. IT. — Catania, dai torchi dclV Uni-
vcrsitd degli Studj di pag. 235 , in 4.''
D.
ella fonclazione dell" Accademia Gioenia in Catania ,
e de" prinii lavori da essa pnbblicati noi al:)bIamo reso
conto nel tomo XLVIII , quaderno di novembre 1827,
pag. ai8 di questa Biblioteca. Pervenutoci non e molto
un secondo voiuine, di bnoii grado ne verrenio Ijrevemente
presentando il contennto. Dieci Rlemorie o Dissertazioni
vi si riscontrano, cint|ue delle qnali appartengoao al prinio
semestre ossia alia seconda nieta dell'anno i8a5, e cinqne
al secondo semestfe , die sono cioe i prinii sel niesi del-
r anno 182,6.
Srmestre primo. Mcmoria snpra Z'hedyssarum coronarinm
del socio Fei-dinando Cosentino, regio profcssore di bo:a-
nica e di materia medica, ecc.
II signor professore Cosentino innanzi tutto non dissi-
mula clie d^W hedyssariiin coronarinm , o sudda come diconlo
i Siciliani ( suUa , lupino , lupinello , lupino dal lior ros-
so), fecero gia nienzione i botanici tutti , e lo coni-
mendarono qnal buon foraggio. Ed appnnto questa pianta
e adattata ad ogni erbivoro, ed ha in se gi-andi qualita
nutritive ; spontaneamente poi ed abbondevolmente cresce
in ogni luogo nlella Slcilia, ma in ispecie con « profu-
sione imniensa dal Sinieto a Catania. " Egli si indusse a
discorrerne onde ricliiamarvi T attenzione delf agroiiomo,
il quale puo senza dubbio ritrarne agevohnente grandis-
simo proiitto. Mette innanzi da prima i caratteri e le pro-
prieta fisiciie di esso, indi ne fa vedere le eccellenti qua-
lita , poiclie di leggier! cresce , corrisponde buon prodotto,
e vale di ottimo nutrimento, niassime pel bue. In fine
non tralascia d'avvertire i danni ed 1 mali clie talvolta
puo arrecare , andando V hedyssarum coronariwa soggetto
ad una morljosa condizione, niotivo dell'arresto della ne-
cessaria traspirazione , onde riescono i sughi suoi deleter]
e micidiali. A scliivare il qual inconveniente, nota il signor
Professore Ic regole pratiche del tempo in cui questa
ATTI DTXL' ACCADEMT V CIOF.NIV. CCC. 1 99
pianta vnol esscre tagliata , ilel come rioonosccre il per-
fetto stato tli sua salute, e del come coaservaila di buona
qualita.
lielazione rli nn fp(o mostruoso, del socio corrispondenle dottor
di nitdicina Francesco Scavonp, di Aggira.
£ questo feto mostruoso una banil)ina di sei in sette mesi
d' eta , naia morta , e con indizj clie sih da alcun tempo
avesse perduto la vita nell' utero materno. Tutta la mostruo-
sita couslsteva nella testa, la quale per la preternatnrale sua
conformazione s' assomigliava a quella di un rospo, e che
appunto per la testa di un rospo essendo pigliata dagli as-
sistenti al parto, quest! spaventati gittarono il mostruoso
corpicino in un pozzo, donde venne cavato per ordine
del Sindaco del luogo. Per la mancanza del collo e della
parte occipitale pareva clie la testa stesse attaccata al petto
e al dorso, rivoltata la faccia airinsu, liaitendo la fronte
lii dove in via naturale sono le ossa parietali : gli occhi,
clie per la protitberanza schizzavano quasi fuora dell' orbi-
ia , parevano impiantati nel capo. Per non essere poi le
ossa temporali e parietali teaute in sesto dalF occipitale
die mancava, s* allargavano dai lati del cranio a guisa dl
all, e davano ad essa testa una forma schiacciata e piana.
Aperto il cranio, non fu rinvenuto alcun vestigio di cer-
vello, ne di cervelletto, ne di nervi; non v' aveva purd
alcun canale vcrtelirale, non midoUa allangata , non nervi
spinali , non vertelire cervicali, e le vertebre dorsali e
lomliari, sclibene moiiili e mezzo articolate, formavano co-
me un corpo massiccio e non punto cavo. Delle altre
parti e viscere , solo il fegato si allontanava dallo stato
naturale a cagione delP enorme volume, riempiendo tre
quarti della cavita addominale. Questo caso di anancefalia
moverebbe diverse questioni di fisica animale , le quali
pero il sig. Dottore Scavone ama meglio lasciare intatte ,
contentandosi (// anitninire Ucinisieriosa possanza dclla natura.
Coruinunzionr del rmrtnto dci boscld ddV Etna, del socio Vice-
direttore S. Scuderi.
Nci due precedenti capi clie stnnno md priuio toino il
signor Scuileri ebbe consulerato gli allieri di qut-lli regione
selvosa solo per rispetto alia specie , e come se fo-;>cro
da se isolali i in qucito icrzo discorre in vece doi \oio
200 ATTI DELL ACCADF.MIV ClOENtA
aggnippamenti , dei cUversi boschi cioe cJie formano , fe-
rantlone !a clenoininazione, la pertinenza , la situazione,
i confini , T esposizione , la snperilcie, la natura e la va-
rieta del suolo , il numero approssimativo degli alberi, le
servitii e i diritti di uso , la distanza dal mare, le strade
die vi inettono, ecc, faceiidone cosi una Ijuona statistica.
Le piante di alto fnsto sarebbero sempre pini salvatici ,
quercp, elci , faggi e alcuna betula in tra le qnali vi
avrebbe altresl per lo pii: peri e potni salvatici, ginue-
stre, ecc. In fine percbe il leggitore possa farsi una giusta
idea di tali boschi il sig. Scuderi dispose un qiiadro iinot-
tico da cui ricaverebljesi die in una superficie di saline
legali 17,784 e bisacce 2, v'avrebbe 715, 863 tra queree
ed elci, 841,356 pini salvatici, 78,414 faggi, in tutto
1,635,633 piante di alto fusto. In questa statistica rimane
il desiderio die date si fossero con precisione la natui'a,
le f|ualita fisiche e cliimiclie dei diversi snoli , indicandosi
Cfuali alberi di preferenza crescano in ciascuna speciale
sorta di terreno , e con quale rigoglio di vegetazione.
Sopra il bnsalto e gli effetti delta sua decoinposizione nalii-
rale. Memoria del socio Carlo Gemmellaro.
E gran discrepanza di pensamenti tra i naturalist! circa
la formazione , la strutlura , i coini)oncnti e la natnra del
basalto, cosa die a delta del sig. Gemmellaro interviene
dair avere eglino osservato /< o solo nei terreni nettunici,
o solo nei volcanici. " A vedere di cessare siiiiili divergenze
rnpporta il nostro natnralista le diverse osservazioni da
lui fatte in diflerenti siti per rispetto alia giacitura, all" an-
dnmento, alio spazio cir esso basalto suole occnpare ne' ter-
rinii ne' qnali e contennto , ai difl'erenti carattcri e alle
A'arieta de' componcnti snoi , alia decomposizione cni sog-
giace, non die ai dlfferenti tritnml e passaggi in altre
rocce; concliiudendo essere grande la diircrenza die passa
tra la natnra del vero basalto e la natnra della lava, con
cni alcnni lo vorrebbero confondere, essendo il basalto una
roccia di prima formazione, primigenia, e la quale capi-
tando in an volcano, il fiioco di qnesto vi polrebbe ope-
rare in niodo da ridnrlo in lava prismatica.
DI SnniNZE NATURALI IN CATANIA. 20 1
Snggio di una flora medica catanese , ossia cntalogo dellc
principali piante inedicirudL che spontaneamente crescono
in Catania e ne' suoi contorni , con I' indicazione delle
loro mediche azioni , del Dott. Carmelo Maravigna , Se-
gretario gencrale dell' Accademia , e professore di chimica
generale c farmaceutica nell' Universita di Catania , ecc.
II sig. professore Maravigna tocca in ristretto , ma quanto
basta air uopo, delle piante medicinali d' incontrastaliile
possa die spontanea uiente germogliano nel suolo spettante
a Catania, e qnindi in uno spazio non piia clie di cinque
miglia airingiro di questa citth. Nella sposizione egli non
voile a giusta ragione seguire questa o queila classifica-
zione ritratta dalle virtii ad esse piante assegnate, poiche
tall classilicazioni sono stabilite per lo piu solo in forza
d' ipotesi e della seguita teoria : ma a schivare ogni scoglio
die la preferenza al metodo alfabetlco. Judicata la classe cul
ciascun vegetabile appartiene secondo il sistema sessuale
itiodificato di Persoon , non clie il naturale corretto da
Ricbard, rapporta i caratteri fisici , indi accenna le piii
accertate virtu medicinali, ed i principj atiivi , nel case
cbe la cbimica gli ahbia fatte conoscere , e in fine gli usi
rispettivi. Sarebl)e desiderabile cbe un tal catalogo si esten-
desse alia Sicllia tutta , poicbe egli e verissimo cbe quel-
r isola va sommamente ricca di piante oflicinali , tal cbe
in gran parte potrebbe anche far senza di pareccbie eso-
ticbe , le quali oltre all' essere assai costose banno fania
piu percbe vengono dl lontano , cbe per vera eflicacia
medicinale.
Semestre secondo. — Notizia medica sopra cinque nuove
forme di malattie prriodiche apiretiche per la prima volta
, nel iSaS e nel 1826 osservate per lo socio Dottor France-
sco Fulci , gia professore di fvsiologia e d' i^icne , ora di
medicina pratica nella R. Universita degli studj di Catania.
Noi non ncglieremo certainente al sig. Professore cbe
in riandando gli scritti dell' arte medica ci abbatterenimo
in casi cbe forse d' assai a questi da lui rapportati s'asso-
migliano , ma i quali per essere noudiuianco rari , meritano
tV essere descritti. La prima di tali forme morbosc c una
hlenorraaia sifdiiica terznna cbe il sig. Fulci chiama nel suo
linguaggio uretritide iirulenta periodica terzanaria. Appariva
qucUa blcnorragia con luttc le guise di forte iuliammazione
aoa ATTI DELL ACOADEMIA ClOENIA
locale; infuimniazione chiamata dalF antore capillnrltiiic ^
perclie in essa noii si trattava che di esiiltazione vitale cU i
vasi capiilarl e forsc del nervi. Si clibe quimli ricorso alle
mignatte, ai bagniuoli emollienti, alle ])evaiit1e mucilagl-
nose dilneiiti ed emulsive. La tlimane noii vi aveva piii
alcun sintomo raorboso al segno che F autore credette die
non fosse stata che un'effimei"a irritazione deiruretra. Ma
il terzo dl ricomparve tutto il prlmo apparato morlioso ,
onde il sig. Professore, accei'tatosi della pigliata infezlone ,
non esito piii oltie a giudicare essere vera blenorragia
venerea intermittcnte. Durante la reinissione adopero per
conseguenza a titolo di perturbatori le sclilzzettature satur-
nine aggiuntovi solfato di mortina, e per 1' interno la so-
luzione d' idriodato di potassa. Ricomparso alia sua volta
il male co' snoi accidenti infiammatorj, ma piu miti, ad
ammansare questi fu ripigllato per lo istante la medicatura
cmolliente, indi , cessato Taccesso, fu data di nuovo
ma no alf idriodato ed alle injezioni. II male da terznnario
camhib allora in qmirtanario , e in seguito alT aver durato
nella stessa medicatura, dopo due di questi assalimenti
termino ; mostratosi percio in quattorJici di con quattro
accessi due terzanarj e due quartanarj. Noi non seguiremo
r autore nel rcndere che fa ragione de' succeduti fenomeni
niorbosi ; accenneremo soltanto ch' egli siegue appuntino i
principj di Broussais , annestativi eziandio in parte quelli
deir omiopatia di Hahnemann. — La scconda osservazione
e una neuralgia ci'rvico-broncldale a periodo quotidiaiio dii-
plicato , ossia giusta il sig, Fulci , nearitide traclicdo hron-
chiale pcrioilica quotidiana duplicata. Per soppresso sudore,
che veniva mantenuto ad arte a cagione di cronica bron-
chite, sopraggiunse in un gentiluomo forte dolore, che
partenJo dalla regione vertejjrale cervicodorsale pigUava
il lato sinistro del corpo, terminando all'omero, e come
giugneva aW apice di sua forza dilungavasi all' antibrac-
cio ed alia mano corrispondente. II cruccio era ora lungo
la dirumazione del nervo brachiale cutaneo esterno, ed
ora riusclva con guise di doglia placida e sopportablle,
ora intensa ed insofFrlbile , ora di sensazione di freddo ,
ed ora di bruciore , ora di laceramento, ora di Irafit-
tura , e in fine di forinicolio, e d' intorpldimento e di
convulzioni all' estremita corrispondente , con abbassa-
niento di due gradi ( T. K, ) del naturalo calorico.
DI SCIENZE NiVTUn.VLI IN C\TANt\. 203
Quest' infcrmita intcrmetteva , cliiaramenle riaccendendos'
gli arcessi , clue volte ia 24 ore , e duramlo per ben
tre ore. Parendo al signor Professore die « la soppressa
') irritazioue dermica producente abituale dispendio di
" umori depuratorj trapiantata si fosse a quel nervi sot-
>i tocutanei e avesse arrecata la neurilitide ", pensava ad
opcrare in maniera da riuscire a ricliiamarla. Iiioltre ri-
iletteiido die tale neuritide bradiiale i< succedesse sinto-
" niaticamente per P intermezzo del nervo pneuino-gastrico "
e d' altra parte coesistendo a suo dire anche una gastro-
cnterite, ricorse alia cura die Broussais prescrive per si-
mile congiuntura. Ma a nulla giovo, e bisogno applicare
replicataiiiente le mignatte alia parte dolente dando anche
internamente una mistura mucilaginosa con podie gocce
di tintura stibiata, e scarsa dose d' estratio di bella donna,
col die in capo a venti di venne interamente cessata ogni
guisa di male. II correre di questa malattia , gP indizj e
fenomeni suoi , il uietodo curativo riuscito rafFerinerebbero,
a detta del sig. Professore, la natura infiammatoria delle
neuralgie. — Fa il terzo caso una pazzia iiitennittente ter-
zana triforme o mening^o cen;hrite periodica terzanaria a tre
specie di dclirio. Una gentildonna stata gia pazza , nia da
gran tempo risanata die abusava del vino, mostravasi una
mattina all' improvviso fuora di senno. Venne creduta bria-
ca. II di vegnente era pienamente in se, per poi uscirne
ancora il terzo di, tornar sana il quarto, impazzare fu-
riosamente il qninto. II sig. Fulci vedeva in essa /< i ca-
»» ratteri cvidenti della cosi detta mania dei sintomatologisti
" procacciata da forte irritazione del cervello e de' suoi
" involucri " ; e la quale operava ora sotto forma di de-
menza , ora di mania, ora di lipomania. Per la furiosa sma-
nia non essendosi potato riuscire ad applicare le nii2;nattP,
fu prescrltto alcun catartico e le polveri risolventi , le
quali a nulla giovarono continuando il male coUa stessa
forza e coUo stcsso periodo. I.aonde il sig. Professore ri-
conobbe allora chiarnmente « P indicazione medica di per-
»» tuibare quella cerebrite periodica colle pi-epaiazioni
" diinidie » e la dose fn di 24. acini in tre prese , es-
sendo stato trascelto il solfato di cliinina. Scemo questo
rimedio la forza del sopravveguente accesso , e un' altra
consimilc dose la fe" cessaro del tutto. II sig. Fulci nel rai;ii)-
nare intorno a'morbosi I'cnomeui di'ebbe a curare s'atiitnc
204 ^'^'^^ DELL AnCADEML^. CIOENIA
interamente alle teorie cU Spiirzheim e di Bronssais, c
solo al diverso grado d' irritazioiie cercbrale attriljuisce
la svariatezza del delirio. — Caso di ascite intermittente
mensile e la quarta osservazione. A gentil donzella , comin-
ciarono per ispavento a scemare a poco a poco le orine ,
e a maiiifestarsi T ascite, il quale scompariva del tutto
allorche sgorgavano le purghe meiisuali, per proiitameiite
ritornare terminate queste. II slg. Professore rinveniva in
questa giovane n risentimento e vigore nelle funzioni ge-
>i nerali nervose circolatorie ", ^ ponendo meiite ai vaiitaggi
die arrecavano i proflavj sieroso-saaguigni non istette
punto in dubbio sulIa n natura irrltativa dell' affezione
" ch' era lleve peritonite esalante un flaido sieroso. >>
Questo raale ricliiedeva a sue parere dieta ab-irritante ,
applicazione di mignatte , di frizioni colcbiche , scillitiche,
antimoniali alia parte , le mncilagiiii , gli acidetti , i nitrati
air interno. Ma 1 malnati principj Browno-Rasoriani di al-
qiianti die consigliavano la paziente furorco di forte ostacolo
a. quelle prescrizioni, e quiiidi s' ando senza que' buoni
risultamenti die il slg. Professore indubbiamente s' aspet-
tava. Dal die ne avveniie poi die ad onta d' ogni guisa
di riuiedj die diedero e medici ed emplrici, il male dura-
va al punto in cui scriveva Tautore, da ben sei anai. II
slg. Fulci, fermo sempre ne' principj broussesiani , rende
con essi anclie in quest' incontro i-agione de' morbosi feno-
iiieni apparsi , e della necessaria cura.
L' ultima osservazione risguarderelibe una neurosi intermit'
tente anomcda. Comincio essa sotto specie di dispnea , della
quale volendo il sig. Professore disaminarne la condizione .,
ricorse alia prova della percassione e della auscultazione , e
gli parve n v' avesse qnalclie sturbamento nella costruttura
»/ cardiaca die ofl'endesse la liberta de' suoi moti , di cui
» fosse cagione la ])letora sangnigna non die un esalta-
;/ mento dell' organo cardiaco arrecando congestlone san-
" guigna polmonare. » II salasso venne pertanto stimato il
vero ed unico rimedio. Ma la neurosi si tenne ferma coll ag-
giunta anzi di altri fenoineni, i quali parevano indicare
1' angina di petto. Si prosegui la stessa ir.edicatura, aggiu-
gnendo la digitale internamcnte e P applicazione di ve-
scicanti al petto. AUora tacque la dispnea, ma si suscito
tormentosissimo dolore die dipartiva « dalla quarta e quinta
" costa sterno-vertebrale sinistra e scrpeggiava fra gli
» spazj costali vicini » durando cost sei minuti di tempo e
DI SOIENZE NATURALI IN C\T\NIA. 200
riconiparendo prcsso a poco ad eguali intprvalll due volte
al di. Le niignatte alia parte, 11 tiidace, Ic inisture nm-
cilaginose, i rivulsivi initanti agli ai-ti addouiinali furono
i riniedj che scemarono ed in capo ad otto di fiigarono
qiiosto male i il quale trapassati ire giorni ricomparve, ma
con nuova forma, sotto specie cioe di dolore atroce ca-
loroso alia spina lombare , convulsioni agli arti inferior! ,
senso di frcddo dair anguinaja alia punta del piede , son-
nolenza , leggier vaneggiare , durando questi accidenti circa
sei ore, e ripigliando il di appresso all' ora medesima,
c ancora uella terza glornata , miuacciando maggior ferocia.
Fu dato inano alia clunina, ma senza buon risultamento,
onde venne sostituita 1' acqua di latluca alterata colla
tintura d* assa fetida e di castorio clie riusci a vincere
il male. Ma trascorsi due di ap^iarve una ucurilitide sciatica
a sinistra die addolorava la notte e cessava il di. In vano
6i adoprarono i narcoticl : le niignatte al sito dolente, i
bagni tiepidi, il linimento di Pott, i vescicatorj e la bella
donna animansarono , tua non vinsero l' atroce doglia die
interamentc in fine cesso coll' olio di trementina pigliato
per bocca, mattina e sera. Pcnsa il sig. Fulci die questa
nialattia sarebbesi detta risedesse nel generalc sistema dei
nervi , se le recenti osservazioni non ci moslrassero all'evi-
denza die a movere tanle molestie basta da se 1" aftezioue
dello spinale midollo ; per le cui diramazioni nervose eglL
poi spiega ogni maniera degli apparsi sintomi. Esscndo
lo spinale midollo nel presente caso , giusta ii sigiior
I'rofessore , in istato di stimolo e d' irritamento, ne con-
seguitava die la malatlia fosse caratterlzzata per micli-
tidt periodica quolidiana polifornie , dcUa cui interniittenza,
siccome del pari di quella delle precedenti irrltazioni o
flogosi el tralascio di ragionarne, siccome di fenomeno di
ditlicile spiegaaioae. Clilude il sig. Fulci questa sua JVotizia
mt'dica av\ertendo ch' ei « corrcdava ciascuna osservazione
» di tutti quei pensieri anatomlci e fisiologici non meno
>' die patologici e terapeutici die ha potuto suggerirgli
" la scienza nello stato d' oggi colanto per molte parti
" illustrata dalle laboriose faticbe del cliiarissimo Broussais:
»» canimino egli facendo sulle orme del Morgagni e <it'l
M Bicliat liassi renduto per tauti titoli fondator benemerito
" della medicina organico lisiologica , a cui dopo breve
M lotta si e dovuta arrendere la malintesa ciurma degli
u Empirici, Browuisti c Rasoriaai, »
2o6 ATTI DKLL'ACCADEMIA GIOENIA
Breve descrizione geognostica de contorni di Contessa c d' una
porzione della valle di Mazzara del socio Carlo Gemmel-
laro , ricaviUa dalla coUezione delle rocce fatta in quella
parte di Sirilia dal Conte T. BefFa Negrini, socio corri-
spondente dcW Accademia Gioenia.
Nell' accennare die gia noi facemmo (V. Torao soprac-
citato) le diverse parziali relazioiii geognostiche intorno
la Sicilia riferite nel tomo i." degli atti dell' Accademia
Gioenia , mostramino il desiderio die veuissero continuate,
poiche di tal maiiiera sarebbesi di leggleri riuscito ad
avere 1' intera geognosla di quella importante isola. Ora
qui abbiaino in fatto quelle die il sig. Conte Bella Negrini
ne partecipo coacernenti lo spazio di suolo ch' e da Par-
tinico e Castellamare sino a Sciacca e a Girgenti , con
niandare altresi al gabinetto dclTAccademia i diversi saggi
delle rocce die ivi raccolse. Rltraesi dalla relazione in
proposito distesa dal sig. Gemmellaro die le diverse nion-
tagne che vi si riscontrano non preseiitano die forinazione
secondaria ; die le rocce sono divtrse guise di calcare ; e
che forniazione terziaria riuviensi ne' bassi terreni, e nelle
valli inferiori frapposte ai monti di calcaria secondaria.
Delia quale forinazione terziaria I'argilla sare]3be la roccia
principalmente dominante, e dopo qucsta la calcaria; il
gres od arenaria abl^onderebbe nella vallata di cui Contessa
forma il termine meridionale i il gesso si mostrerebbe alio
scoverto in piccolissiini strati, e lo zolfo apparterrebbe alia
formazione del gesso.
Ricerche sidV azione specifica della chinina sopra gli organi
deW iidito del socio atiivo Domenico Orsini^ dottore in filo-
sojia e medicina.
II sig. Orsini e del pensamento che la diversa stnittura
e la varia conformazione dei tessuti inodiiichino i fenotneni
risultanti dalfapplicazione degli ageiiti esterni , rinfrancan-
dosi in questo coUe autorita e coi fatti. Tra' quali fatti
inetterebbe egli innanzi quello della peculiare azione, die
la china e le preparazioni sue mostrerebbero in suU'organo
deir udito. Eragli gia le tante volte occorso di udire che
chi guariva di febbre interniittente per via della china la-
gnavasi durante la convalescenza per alcuni giorni di leg-
giera alterazione nel senso dell' udito, n rassoraigliante a
CHpo romoreggiar di vento, al mugghiaie di mare in bu-
rasca , al cadere di acqua , ecc. " Fatto poi use del solfatp
DI SCtENZR NATURAL! IN G.\T\NIA. 207
tli cliinina, cotale niorbosa alterazlone si fece plu uotabile
c costaiite, appena die un po' rilevante fosse la dose del
riiuedio , e sempre piu forte in ragione diretta di qnesta ,
gingiiendo sino a parere una scossa elettrica clie tratto
tratto repliclii ; e durando cosi alcnni di, e prodacendo
temporanca leggiera sordita, disturbi delle faazioni della
mente, cefalalg'ia frontale, non che leggiera alterazione nel
sistema circolatorio. Le prove a bella posta istituite dal
sig. Orsini anclie sovra personc sane diedero lo stesso ri-
sultainento, tanto essendo adopcrati i sali di cbinina, che
la cliinina pura , nella dose ripartita di una ventina di
grani. La ciiina l)icolorata non produsse alcuno de' sovra
notati elfetti , forse perche non contiene o solo in picco-
lissinia dose la cbinina , sicche parreljbe che fosse questa
soltanto che li niovesse.
Memoria i«ZZ' a crosticuni catanense, pianta ultimamente sco-
pertd nel contorni di Catania, del socio Ferdinando Gosen-
tino , regio professore di botanica e materia medica , ecc.
Mirbel ed altri botanici sostengono che V a^rosticum noa
sia una pianta d"" Europa ; Tattenzione pero che il signor
Cosentino iiiise nel passare a rassegna tutte le specie di
felci indigene dell" Etna , lo porto a scovrirne una raris-
siuia fra i crepacci dcUa lava che da levante sta di fianco
a Catania, e la cjnale era sfugirjita agli S2;iiardi suoi non
solo dopo che per l)en trent' auni assidnainente per que'
Inoghi erliorizzava , ma ai tanti naturalist! e siciliani e
forasticri che pure que' diiitorni disaininarono. A non la-
sciare alcun diiljljio della sua scoverta il nostro liotanico
reca appuntino i caratteri tntti della pianta , cssendosi
valnto eziandio del microscopio per qiielli che sfu2;gono
nil" occliio nudo. Volendola poi dietro tali caratteri classi-
iicare , gli parve cl»' essa n entrerebbe in qiiclia gran classe
" fisiologica delle piante vascolari , non inai delle cellulari
" couie si crede , iion sarebbe una crittogama , ma appar-
»» terrel)be alie fanerogame ; non sareiilje ermafrodita , ma
M nnisessile monoica. " E ralTrontando le descrizioni dogli
acrostici date dai diversi autori , a cagione delle evideuti
diversita che dalla pianta da liii scoverta presentansi , ri-
coaobbe essere una nuova specie di acrostinun, e dalla si-
tuazione in cui fit trovata crede doverla dire arrostiaun
cqCanrnsf. Una tavola in ranic da il complesso della pianta
208 ATTI DELL* ACCADEMIA GIOENIA, ecC.
e d' alcune parti ingrandite col iiiicroscopio a maggior in-
telligenza della descrizione.
Cenni patolop,ici sopra una derinorragia sanguigna del socio
Aiatonio di Giacomo, protoineJiro generals di Catania,
prima promotore della facoltd medica e regio professore di
patologia, ecc.
Rara malattia sono in vero i sudori di sangue. II caso
die al signer professor di Giacomo occorse fu in un fan-
ciullo di qnattr' anni d'eta. Portava questi congenito il
contagio sililitico ; aveva ostruzioni alia niilza ed al me-
senterio; battevalo febbriclattola cotidiana, dimagrando ogni
di, e uiostrando ederaazia generate e peteccliie ed ec-
chimosi in sulla persona , con totale pervertimento delle
funzioni gastro-intestinali. Una raattina dopo che da due
di era apparso rlgonfianiento alia snperiore parte del capo,
svegliatasi la madre il trovo che colavagli dal capo rosso
sangue, essendone intrisi i capelli ed inzuppati i pannilini.
Chiamato il medico , questi riconobbe esser caso di cmor-
ragia cutanea, e jirescrisse bagnuolo di soluzlone nell'acqua
di solfato di aliumina che in fatto da It ad alcuni minuti
fe' cessare queir einorragia. Trascorsi due di « cadevano
t'acilniente ed a piccolo tocco i capelli ed in abbondanza » , ,
e r atrotia proseguendo a gran passi, e la flogosi cronica .
intcstinale crescendo, il piccolo infermo spiro. II raro di
quest"" emorragia sarebbe , giusta il sig. Professore , 1' essere
stata limitata alia calvarie , V avere dato sangue rutilante ,
e r essere sintoma di gastro-enterite , studiandosi egli di
cio rinfrancare con esempi ed autorita. Non sapremnio
pero se cosi di leggieri altri vorra ridursi al pensamento
suo per rispctto a quest' ultima parte, sebljene nello svol-
gerlo faccia anche giuocare alia spiegazione del fenomeno
r ostruzione della milza , posciache le ragioni da lui messe
innanzi siccome credute sufiicienti all' uopo, possono di vero
andar soggette a non poche eccezioni, ed immaginario attatto
puossi ritenere il trasporto dell' irritazione dalle iiieiiiijrane
gastro-enteviche alia cute capelluta. Giusta inline anzi che
no parci la denominazione di derinorragia sangnigna adope-
rata dal sig. Professore a disegnare questa malattia, in vece
di ematopedesi , di epidrosi , ecc. , siccome quella che indica
la parte da cui quel sangue sgorgava , quando non fosse
stato ancor piii spiccia e couseguente la parola dermoe-.
fBorragia. ]M. F.
2CiJ
APPENDICE.
PARTE I.
SGIENZE, LETIERE ED ARTI STRANIERE.
Oesterrcichischc mditdiisclic Zeitschrlft, etc.
u,
a gioinalc luilitarc esce pure niensualinente nell' impeio
nnstriaco sotto il titolo di Gionuilc militarc austriaco, e coa
e.;nale ioj;olai-itii va in un con altri gioinali tli oltremonte
ai t rescenilo le tlottriiie tli gucrra dall' anno 1811 in cui
M'tio gli anspicj ilolf 1. R. Stato-niaggiore generale lia preso
01 igine neir al)l)()nilaa7.a de'' fatli storlci di quelF epoca si
s( giialata , e nella doviziosa serie di prcziosi docuinenti dclle
!;iicrre antcriori lasciati negli arclii\'j da nn Wontecuccoli ,
ila un Eiigenio e da niolli altri illiistri capitani clic nei
icnipi men rimoti seppcro lottaie degnaincnte contra il
j;,rantle Fedcrico o contra la Potenza Ottoniana.
Noi percorrendo le niaterie trattate in questo giornale
periodico dalla sua origine in poi vediamo :
I, Neir Ordinc sciciiti/ico discusse le varie Istituzloni
militari delP cscrclto austriaco c dcH' accademia medico-
cliirurgica eretta ni Yienna da Giuseppe II, come liave
le istituzioni di altri eserciti di nazioni vicine , e in ge-
nerale cio clie spetta al miglioraniento della forza mili-
tante in gnerra e assicurante in pace 1' ordine pubblico. —
Un separate articolo di letteratura o censura di opere nuove
relative a tali materie ( in cui fignrano i nomi di un Berg-
luayr e di un Isfordingk ) ci mostra con quanto sapere vi
si vada discutcndo tutto cio die alia niilizia si conviene
sotto i riguardi legislativi ed econoniici.
II. Nel rauio iVra/cij/a e 7\iiii<ii vediamo ventilati con
diverso stile e sempre proprio al soggetto luolti <asi di
gaerra olleusiva c dil'ensisa, i piaui dclle operaziuni in
Bibl. ItuL T. LV. 14
2IO APPENDICE
geiierale e 1 motVi tuttl oade applicare coiiveiiientemente
le diverse ariui a seconda de' laoglii e dclle forze couibat-
tenti , sicclie si apprenda e a fur nn uso convenevole delle
tuasse nelle combinazioni strategiche e a dare il vero iiu-
pulso lina'e a tutte le parti di un esercito ia un giorno
di batta^'lia. — Le opere del Ventnrini , del gen. Bisiuark
e quelle soprattntto di Federico II e di uii augusto pria-
cipe viveute spargono sui principj di strategia i veri lunii
che nella letteratura militare risultaiio si preziosi.
III. Vediamo siiiinuzzati gli argomenti che riguardano
I." la fanteriai 2." la cavalleriai 3.° T artiglieria j 4.° lo
stato maggiore ed il genio.
II diverse uso delle anni da ferir d" appresso o da lon-
taao , la distinzione della fanteria e della cavalleria ia corpi
pesanti e leggieri , e la diversa loro applicazione ai casi
di guerra , T istituzloae parimente dell" artiglieria in masse .
di posizione o di moto , e di moto misurato o accelerato
al passo della fanteria o della cavalleria , vi sono in arti-
coli diversi manegglati con molt' arte da persona dotte ed
esperte in ciascuno di questi rami di guerra.
Articoli importauti gettano molto lume suU' arte del for-
tificare con permanenza o no le poslzioni od i perni plu
essenziali di un teatro di guerra , sul modo di gettar ponti
e agevolar passaggi agli eserciti , liualniente sul vero ser-
viglo che attendere si debba dagli ufilziali dello stato mag-
giore cosi in guerra , come in pace.
Giovano ad illustrazione di queste abbondanti materie
sotto il titolo Letteratura le opere di un Bismark , di un
Ilauser Werklein , di un Gravenitz , di un Ilogniat e di
un Cai'not, come pure i Memoriali dell' artiglieria e del
genio che si compilano nel i-egno di Francia.
IV. Trovianio sotto 1" indizio di Gencrall istkuzioiii
sckmtifichc trattate con niolta scienza le teorie del rllievo,
le iiorme pratiche per le ricognizioni militari , le varie
mauiere del rappresentare il terreno , alcune idee sui te-
legrafi , sulla litogralia , suUe voci di comando , iiaalmente
diverse applicazioni descrittive, come su la Servia, la Bosnia ,
la Dalinazia, i' Italia , la Spagna , ecc.
I Lehmann, Winkler, Hauler, Lenkur e raolti altri buoni
autori della Geniiania sono sotto I'articolo Lcit.eralura csa-
luiiiati a schiarimento delle materie varLe ivi indicate.
V. Troviamo sotto il noine iT Isiitiizioni di eserciti stra-
jlieri cio die du lume snlla I'orza e snlla varia ripartizione
PARTE STUANIERV. 211
(lelle ariui presso le estere potenzc, come fra T altre la
Tnrcliia, la Russia, la Svezia , la Danimarca , la Prussia,
la Sassoiiia , Wiuteinlicrg , ccc. — A cio sejiiic una scrie
di liegli articoli sulf imjiurtaiitc viagglo del Dupia in lu-
gl 111 terra.
VI. Vedianio fniahnente sotto il titolo di Storia rntli-
tarc nioltissiine importanii dcscrii^ioni di fatti d' arnie o
noti o appcuia nicuziouati ncllc storie degli aiiticiii e dei
niotleriii scriltori , degal pero tntti di (jucir illustrazione
die la scienza ricliiede e T arte sa produrre coii caratteri
distinti j^er lume de' present! e do' futuri. Evvi dalla Lat-
taglia di Canne sino a quella di Waterloo una serie di
grandi avvenimenti e fra gli altrl ia presa di Costantiuo-
poli, le guerre di Cliioggia e della lega di Canibray , la
spedizione di Tunisi , la liattaglia di Pavia , Tassedio di
Vienna, le campague di Montecnccoli c di Eugcnio, quelle
de' sett' anni , 1' alt re nelle Fiandre, sul Keno o in Italia
dalla rivoluzione alia ristorazione del regno di Fraucia
appoggiate ai piii autentici docunienti con queH' iniparzia-
lith clie e propria di chi scrive per la severa posterita.
Sono distinte le operazioni nellc guerre di niontagna, e
questa parte e pure luaneggiata come vuolsi dai piu saui
principj dell' arte niilitai-e.
Fanoo ricchissinio corredo a questa parte periodica del
Giornale che segue i progressi della scienza nelle opere
die si vanno tuttodi puljblicando jircsso i popoli j:iiu colli ,
le annotazioni molte soprattutto suUe storie scritte dalf Hor-
niayer, da Schels , da Butturlin, da \'acani , da Jones,
spettanti a lotte meniorande e a sanguinose lezioni pei
principi e per le nazioni.
Qua e la troviamo poi articoli necrologici di general!
austriaci estinti , ma non morti per V esenipio di im po-
liolo guerriero e leale : una collezione di tali noiizie e pure
inijjortantissima cosa per la storia niilitaro.
Noi osservianio per ultimo die i casi plii spcciali di
gnerra sono corredaii di piani o carte a cliiariniento , il
die oggidi e fatto si indispensaMle e diremmo andie men
ilifticile dope la molta appiicazione die rlce\e 1* incisione
e la stess' arte , inolto piii niiova , della lito^ralia.
Insomnia e da conimendarsi questo Giornale e come pro-
duzione storica e come T elemento pei-iodico die traccia le
scopcrte vaala^j^iose ad ogui ramo delia scienza uiilitare.
3ia APPENDICE
Memoria sulla letaj-gia cd in gcncrale suU azione del
freddo negll atdinali.
I,
.1 sig, Flowens ha letto all' Accademia delle scieiize in
Parigi ( Radnnanza del i5 dello scorso giugno ) una Me-
moria sovr'alcuni effeiti del freddo negli animali. Egli diede
jTrincipio con generali considerazioni intorno all' influenza
che dair ineguale ripartiniento del calore esercitasi sulla
economia dcU' universe. Tale influenza determina i climi , e
costituisce le stagioni : da essa i climi e le stagioni trag-
gono tutta ijuella infinita varieta di produzioni e vegetabili
e animali, che le caratterizza e distingue. L' autore viene
quindi rammentando le ricerche del sig. d' Humholdt sulla
geografica distribuzione dei vegetabili e degli animali.
II freddo opera non col solo deterrainare la distribuzione
generale degli esseri alia superficie del globo f, ma opera
ancor in ciascun organo, in ciascuna funzione. Esse inoltre
sovra ciasciuio di questi organi , sovra ciascuna di queste
funzioni produce efi'etti suoi proprj o speciali. L'uno di
tali efl'etti, e forse il piix singolare, e quello che chia-
masi letargo. — Dicesi letargo o letargia (^hibernation) nella
storia naturale quello stato di assiderazione o stupore , nel
quale alcuni mammiferi de' nostri climi , per esempio le
marmotte , passano quasi tutto il tempo della fredda sta-
gione. — Imniagiaiamoci degli animali freddi, insensibili ,
immobili, rotolaii alia foggia di palle, che passano ben tre
o quattro mesi di seguito senza mangiare, senza here, con
una circolazione quasi estinta : facciamoci di pin a consi-
derare che questi animali soggetti al letargo dilFeriscono in
nulla (almeuo in nulla di bastevolmente sensibile ) da altri
animali ad essi di natura vicinissiml e che non sono a tale
fenoineno soggetti ; che, per esempio, a lato del ghiro, del
topo bianco e di altri animali letargici si tro\ano il sorcio,
lo scojattoio, venti animali della stessa specie die non sono
letargici; che d' mi altro lato gli animali letargici mostransi
come dispersi e vagamente sparsi nelle faiiiiglie le piu dif-
ferent!, in quelle degli inseltivori , come il riccio, il pipi-
btrello , ecc, in quelle dn^ rwniuanu _. come il ghiro. la
rXTlTE STR\NIF.P.\. 2l3
marmottn, ccc, die finalmente se nei nostri climl gli ani-
niali non vnnno die d' inverno soggctti a Ictargia ^ sotto la
zoaa torriila nl contrario, la quale lia pure il suo aniinale
letargico , il tanrec , questo non si addormenta e stupidisce
fuordie nel tempo de'plii forti calori. Dope tutto cio noa
avremo ancora die una hen piccola idea e delle curiose
particolariia , e degli elfelti insoliti , e delle dinicoltii quasi
indissoluliili, e di tutto cio insoinma die da questo mera-
viglioso fenonieno ci si prcsenta.
L' autore offre quindi alcune idee de' lavori cli' egU in-
traprese sugli aniinali letargici ad oggetto si di retiilicarne
die di spiegarne i fenonieni. — Gil antidii non lianno su
di cio fatto die appena qualdie studio. Pallas e Spallan-'
zani applicarono pei primi alio studio degli animali letar-
gici il luetodo deir espericnza e dell' osservazione. Ma spe-
cialinente vei'so il principio di questo secolo, in conseguenza
d'un concorso aperto dalia parigina Accadeinia delle scienze,
vennero fatte su tal fenomeno non poclie ed iniportanti ri-
cerdie. II sig. f/ourc/ii cita, quanto alFAlemagna , le opere
de" signori Ilcroid e Rcijjin; quanto alf Italia, quella del sig.
M(in<;Ui: in Francia, quelle de' signori Sdissj , Priindle , ecc.
Le csperienze del signor rionrens scrvono di continuazione a
quelle de' su^ldetti dottissimi osservatori. Tali esperienze
furono da lui t'atte in Francia sul topo bianco , die e una
specie di gliiro. Egli comincia daH'indicare raplJamente il
vero stato in cui trovasi T aniniale assiderato e le condi-
zioni del suo risveg!iai-si : due punti sui quali gli osserva-
tori die lo precedettero lianno lasciato pochissiino a desi-
derare.
Nel letargo I'animale ha una posizione orhlculare e re-
golaruiente piegata , tenendo il muso litto sul ventre, le
zaiupe posteriori spinte all' innanzi , le anteriori situate
contra il petto, gli orecclii coricati lungo i lati dcUa testa,
gli occhi strettamcnte cliiusi, tutto il cor[)0 quasi ramuiuc-
cliiato alia foggia di gomitolo, e la coda rivolta tutt' al-
r intorno del corpo. — ■ L'animale non e risvegllato che
da un forte eccitainento. — • II fenomeno presenta due gradi
distinti : neH'uno, il Ictiirgo iniprrfetto , si vede sospendersi
la resplrazioae e poi a vicenda rinnovarsi ogni tre, qnattro
e cinque minuti: al contrario nell' altro , il letnrg:o perfctto,
la respirazioae vi e iuteramentc aholita. II signor Fhu-
rens ha spesse volie vcduta sussistere per piii ore tale
214 APPFNDICE
nboll/ionc. Ej^li e arnlato ancor pin oltre. Sulle iiormc tlello
Spallniizani lia sottoinessi piii animali nello stato <li letarno
airazione ill Llivorsi gas niefitii-i: i risnltamenti di" eg[i ne
otteniie s' accordano con cjuelli del sno illnstre predeccs-
sore, conducendo essi a togliere ogni dubbio sulla totale
sospensione del respiro nel Ictargo pcrfctto. In tale stato la
circolazioae e sospesa al pari della respirazione. A prima
vista non si scorge alcuna j^ulsazione nelle arterie de' uiem-
Jjri : se aprasi una vena od un'arteria, o non ne esce del
tutto il sanguc , o ne escono solamente alcnne gocce d'un
sangne nericcio^ se toccbisi il cuore , non vi si trova clie
tjualcbe dcljoilssimo e raro niovimento. — ■ La temperatura
degli animali letargici, cbe come qnella degli altri animali
trovasi a 38 gradi centigradi nello stato di veglia , discende
a 5, a 4, ed ancbe 3 gradi nello stato (U letargo. L' au-
tore passa quindi all' esterne condizioni della letargia.
II freddo , almeno ne' nostri climi , costituisce la prima
di tali condizioni, cui e d'uopo aggiugncre il difetto d' cc-
citazione degli agenti esteriori. Fu gia detto cbe la luce
opporsi ])otea alia letargia; e cio fa detto degli aliment!
ancora. Le esperienze del sig. Ilourens banno dimostrato
cbe 1' influsso di queste due cause diviene (almeno pe' topi
Ijiancbi ) o nnllo o debollssimo. ti Giungo ( continna Tan-
tore) alle condizioni interne od organiclie. Ben si vede di
quanta importanza sareljbe il determinare innanzi tutto da
cjuale organo o da qual particolare ed organica modilica-
zlone dipenda la letargia, e poscia qual sia il meccanismo
di questo fenomeuo. Ora la scienza su questi due punti
non ofFre tuttora cbe semplici congetture : e quanto al
primo , non ci l\a quasi alcun organo cui rivolte non siansi
a vicenda tali congetture. Ma i due organi cbe spccialmente
si elibero di mira soiio 1' encefalo ed il thymus: Tencefalo
a cui i fisiologi gia da lungo tempo riferiscono tutto cio
cb' eg!ino spiegare non possono aitrimenti; ed il thymus,
corpo glanduloso , posto al dinanzi del corpo , penetrante
slno al petto , ed il qitale per la maniera stessa del sue
sviluppaniento sembrava cbe avesse pariicolnri diritti a pro-
movere, come causa prima, la letargia. Quest' organo di
fatto, cite trovasi al pin alto grado del suo aumento al-
r istante in cui Fanimale s' intorpidisce , va appassendo
all' epoca in cui T animalc sta per risvcgliarsi ; la dove
presso gli altri mammileri quasi totalmente sparisce aU'etii
r\RTK PTn\Nirr. \. 2i5
atliiUa, e non si sviliip|in die nci fcti , il cni stato, nel
seno clella inailre, si avvicina per cotanti pnnti alio stato
(Icir aniinalc in letnrgia.
4i Qneste cine congettnre lien meritavano d'essere sotto-
poste all" esperienza, ora specialmenie clie il nieiodo espe-
rimentale ha |::;ia tlato Inogo a tanti alti-i fenomeni ; eel era
chc, pef acccnnare qui le ^iroprie mie esperienze, esso e per-
vennto a ilistingneie nelF encefalo un organo per le seii-
sazioni , un organo pei niovimenti locali , un organo pei
moviincnti ili conservazioae ; ed ora die lia trovato hen
anclie un piinto, die Iia appena qualclie linea d" csten-
sione, al cjnale Ijasta die attaccata sia una qualsivoglla
parte del corpo, perdie I'animale possa vivere , e basta
die questa qualsivoglla parte ne venga staccata, perdie ne
sottentri la niorte , 11 qual punto viene cosi a costitnire il
centro , ossia il punto vitale dell' economia. — Essendo
stato sur un topo bianco in letargia denudate le carotidi
con un" operazione , die senibrava dover esscre dolorosa ,
o nondluwno nulla o quasi nulla risentendosene I'animale,
lio trovato cli' esse non davano, ben anclie dopo 1' opera-
zione, die da nove a dieci pulsazioni per minuto. Qualclie
tempo di poi , tendendo I'animale a vie piii svegliarsi e
la respirazione a rinascere in esso, le carotidi davano venti,
poi trenta, poi quarantacinque , poi cento, e (inalmente
centodieci pulsazioni in ogni minuto, quando la respira-
zione stata era del tutto ristabilita. Avend' io allora sotto-
niesso il topo bianco all' azione delfreddo, vidi ailievolirsi
a poco a poco la sua respirazione , e le sue carotidi non
hattere da principio die cento, poi sessantacinque , poi
cinquanta , poi quarantasette , poi trenta, poi venti, e fi-
nalmente da otto a nove pulsazioni ancora per minuto,
f(uando la respirazione fn di nuovo totalmente ahollta, c
I'animale totalmente assidcrato.
ti Curioso fenomeno era a vedersi se Tartificinle sospen-
sinne del rcspirare non prodnrrebbe un eflfctto simile a fjucllo
die dal letargo prodncevasi. La respirazione fu dunque
artificialmente sospesa sur un topo bianco svegliato. II san-
gue delle carotidi si fecc ben tosto negro, ed 11 numero
delle jiulsazioni venne vie piii ristrignendosi. Al f|uarto
minuto piii non si aveano die trentadue pulsazioni^ niez-
z' ora piii tardi non se iv cbbe piii alcana: sollanto il
cuore dava da otto a nove pulsazioni ogni minuto, e qucsto
2l6 APPKNDICE
pra appunto il nnmero cir io osscrvato avea ])attersi drll
cnore iieir animale in plena letargia. In quest" esperienza
col sospendcro la rcspirazione io avea riprodotto lo state
clella circolazione nella letargia stessa ; giacche alio stato
della circolazione corrisponde sempre quello del rimanente
deir economia animale. — La respirazione fu in seguito
snccessivamente sospesa sovra diversi topi bianchi , di piii
in piii profundamente assiderati ; ed ecco le osservazioni
che mi avvenne di fare. Pi^esso di tntti la circolazione
sopravvisse per qualche tempo alia respirazione ^ presso di
tiitti questo tempo fa altrettanto piii lungo, qiianto piii
profondo era il sopimento, e qnanto piii propria alia le-
targia erane la temperatura. Finalmente col mezzo di una
sospensione tratto tratto interrotta e ripresa dalla rcspira-
zione giunsi a rendere letargico V animale sotto gradi di
freddo minori di quelli , de' qnali esso avrelibe avuto bi-
sogno per diventarlo con una libera respirazione. Tntte le
qnali cose dimostrano che nella letargia it freddo opera per
mezzo della respirazione e delle intermcdie sue inodificazionl
su questa funzione.
» Io passo ( cosi lo stesso signor Floarens) ad un altro
ordine di esperienze ^ e mi afFretto ad aggiungere agli an-
zidetti ciiriosi risultamenti alcnni altri di maggiore e piii
imraediaia utilita. " Qm T aiitore ricliiama gli esperimenti
da lui fatti sulP influenza die dal freddo si esercita sovra
alcuni animali, e particolarmente sngli uccelli. Noi trala-
sceremo di riferire qnesta ^arte della sua Memoria , come-
che importance. Diremo bensi cli"egli ha da' suoi esperimenti
dedotta T importantissinia conseguenza , essere I' esposiz'Oiie
ad un freddo prolungaio la pia possente dede cause die de-
tenninar possono la fiisia polinonare ; ed al contrario Z' abi-
tazione in un luogo caldo essere contro di qursta ma'attia un
mezzo SI possente , ch' esso solo hasta a ridonare la salute ,
quando il male non e gia di troppo innoltrato.
L'antore prendendo occasione da quest' impoi-tantissimo
risultnmento, cui ginnse per mezzo delle sue esperienze
iiitorno ai briiti , insiste sal partito che dalla osservazione
sulle nmlattie dei brutl trarre potrebbesi a pro dell' umana
patologia , e qnanto torto avrehbesl col trasciirarla o col
disdeguarne lo studio. Merce di esse provocarc e chiarire si
potrebbero nei bruti le diverse malattie che nell'uomo osser-
vausi •, e quindi , cio clie iioii e possibilc di praticarc su di
PAnTE STRANIER\. 21 7
lui , tali malattie si potrcl)1ipro sovr' essi studinre in tntte
le loro fasi , sotto time le loro forme , e in tutti i loro
graili, e sotto la comparata azione dc' diversi e piu ardi-
mentosi medicamenti. — Bnftbn ha detto die se non sus-
sistessero i hruti , la natura dell' uomo sarebbe tuttora la pia
iiicomprensibile . Cio specialmente si avvera quanto alia na-
tura delle uniane nialattie. Che pero degnissima cosa di
una nazione che ha dato il primo esempio di tante altre
utili istituzioni , sarebbe il dare qnello ancora di un sif-
fatto studio veramente sperimentale dei mali che affliggono
r unianita , e di compiere per tal modo il voto del gran
medico BagUvi, che giii siuo dal deciniosettimo secolo chle-
deva la foadazione di special! istituti ospedali ove studiare
si potessero le nialattie dei bruti collo scope di chiarire e
perfezionare le cognizioni che si lianno intorno a quelle degli
uomini. Baglivi aggiugneva che in avvenire merce soltanto
di tali istituti potuto sarebbesi alia scienza assicurare ra-
pidi e contiauati progressi.
Del resio, oad' aver un' idea di tutto do di che la me-
dicina andar potrebbe un giorno debitrlce alle esperienze
sui bruti, basta il rivolo-ere uno sguardo su cio che loro
gia dee la iisiologia. E di fatto non e Ibrse vero che dagli
esperinienti di Harvey, di Hunter, di Haller , di Peaumur,
di Spallaiizani, di Bicliat provennero tntte cotali scoperte,
non iiieno ammirabili die inaspettate ? A siffatti esperinienti
non debbonsi forse la circolazioae del sangue , il corso
della linfa , la proprieta che i nervi hanno di trasmettere
la sensiliilita , quella che hanno i muscoli di contrarsi ,
r azione de' iluidi gastrici nella digestlone , le opposte qua-
lita del sangue rosso e del sangue nero ecc. ? ti lo non
]iarlo (dice il sig. Hourens ) di venti altre scoperte fatte
a' di nostri : e noto che una scoperta ;, perche possa am-
mettersi , debb" essere di gia vecchiaj ed avere , come ci
avverte il padre Mallvbranche . una barba veneranda. —
Tutto dee farci sperare ( cosi egli conchiude ) die le idee
da me ora esposte intorno ai progressi che la medicina
umana ottener potrebbe dalle esperienze sui bruti, non
saranno male accolte ; giacchc a' di nostri non ci ha al-
cuno, il (juale ignori, che nella vitale economia coUegansi
le malattie , le funzioni , gli organi , ecc; che operare non
si puo sulle malattie se non colle funzioni, ne sulle fun-
zioni se non cogli organi-, e che quindi la terapeutica fon-
dasi sulla Iisiologia , e questa suir ecououiia. "
2 1 8 A T' I' r. N n I O E
BIBLIOGRAFIA.
Xaiscrliche Kbnigllclie Bilder- Qalleiie etc. Galcrie
Impcrialc - Royalc etc. , cioc Qalleria Imperiale e
Reale di Belvedere a Vienna sui dlsemi del si":
Sigismondo di Ferger etc. — Vienna e Praga,
presso Carlo Haas, gr. infoglio, col testo alcmanno
e francese.
Di
'i qnesta veramente magnifica collezione clie va pnbbli-
cantlosi sotto gli ansjDicj di S. M. I. R, A. I'Aiiffnsto nostro
Imperatore e Re parlato abl)iamo nel volume 5i.°, pag. 5i.
Essa progredisce felicemente , giunta cssendo oraina'i al
fascicolo 52. II prezzo di ciascuii fascicolo e di 3 fiorini,
nioneta di conveazione, prezzo tenne , quando si consider!
clie ogiii fascicolo, oltre il testo nitidauiente impresso nelle
due liugiie tedesca e francese, coniiene quattro stanipe
condotte a bulino e ad intera iiicisione.
Jonrnal des soiirds-muets etc. Giornnle dc sordo-mutl
e de' ciechi^ di M. Bebian^ direttore dclT istituzione
speciale dc' sordo-mnti. — Parigi, presso Hachclte
libra] o, e Treitttcl e Wilrtz, in o.° {Prezzo d asso-
ciazione a Parigi per un anno a dodici fascicoli
fr. 24).
Sette nmneri fnrono gia pnbblicati di qnesto giornale.
Esso contiene le piii importanti e praticbe osservazioiii in-
torno a tali due iafelici classi della societa , mi esame com-
paratlvo de' diversi metodi , varle notizie storiclie sulle
scitole , noil ineiio che sni pin celebri istitutori, un'espo-
sizione de' piii utlli metodi d' insegnamento , ed insomma
tutto cio die si riferisce alia cura ed alia educazione de
ciechi e de' sordo-muti. Ottimo dnnqne e il sno scopo ,
tendendo esso a propagare e reiidere perfetta la pratica
di nn' arte che restituir dee niigliaja d^ inlelici alia vita
sociale . all' industria ed alia rcligione.
rAFxTK ITM.T\N\. 219
PARTE II.
SCIENZE, LETTERE ED ARTl ITALTANE.
LETTERATURA E BELLE ARTI.
Dizionario del Dinlctto Vcncziaiio di Giuseppe Boerio.
— Venezia, io2(;, coi dpi di Andrea Santini e figlio,
ill 4." giande di pag. 802 e xvi di prefazione.
Prczzo lire austriache 26. 5o. — Edito per cura di
Danicle Mania.
X—l una vera compiacenza per noi ogni volta die ci ac-
cade di speadere parole intorno ad opere le quali siano
volte a procacciare utile ed onore a cjnesta nostra patria ,
e non gia a confermarle quel garl)ato appellativo che al-
ciini geografi lianno tolto a prestanza da qualche celebrato
Ronchetti de' tempi loro per dipignerla di slancio alia mente
altrui. Fra quelle prime ci senibra che possa essere con
ogni buon diritto noverata 1' opera che ora annunziamo ,
della quale facemmo gia alcun cenno all' apparire de' priuii
fascicoli di essa (i) , e che oggidi ha veduto T intiero suo
compimcnto.
Ognuno sa che , dopo 1' idloma toscano il quale e base
alia lingua scritta d' Italia , il d'laletto veneziano, fra i
tanti parlati nella nostra penisola, e quello che piu co-
munenicnte e conosciuto ed inteso per ogni parte d' Ita-
lia ed anclie oltremonti. Esso e altresi uno de' piii aflini
neir essenza delle voci all' idioma toscano (2); allinitiv cui
(i) Veggansi le pag. 210 e seg., tomo 46, quaderno di mag-
gio 1R27 di questo Giornale.
(2) Per clii non prt-stasse pronta fede a questa souima affiniti
del vent-to dialetto colla lingua coita della nazione a discinzione
di quasi tutti gli altri dialetti italiani , ne accenneremo qui a!-
cuni esenipi. Qual differenza non passa a cagion d' csempio fra
il milanese erhlon, il bresciano roxajott , il friulano cesaron, la
bolognese arveja c i piscllL italiani ? Poca o iicssuna fra questi
220 APPENDTCK
per avventura c da ascriversi quella graz'ia clie lo Speroni
ed il Bemlio trovarono s'l facile appo i custodi del fiore
di nostra favella e die fu si a lungo contrastata all' Ariosto
ed al Tasso. Non lieve impronta si riconosce pariinente
in esso delle lingue orieiitali come ce ne assicura Apostolo
Zeno , e soprnttutto della lingua latina e della greca (i)
coine ce iie convince in cpiesto sue libro il signor Boerio
clie di siffaite analogic spesse volte dottamente discorre.
Tutti questi prcgi pero , ancorche cresciuti a senipre mag-
gior consistenza per Tazione esercitata snl dialetto dal
foro 5 dal teatro e dal principato di Venezia , non lo fe-
cero esente da qvtelle piii o men grandi difFerenze fra esso
e la lingua scritta d"" Italia , le qnali rendono utili agli
studiosi i dizionarj confrontatori di quelle varieta e dlfTit-
sori della lingua comune della nazione. Venezia non per-
tanto fu 1* ultima in ragion di tempo a procacciare a se
ultimi e i blsl venezlaiii , quasi )iiu ancora che fra essi e i pois
pieaiuntesi e i poisci genovesi. — Dindlo e assai piu prossinio
al pnlln d' India di quello che non siano il pollin milanese, il
tuclieln boldgnese , il piton niantovano , il libin genovese. — II
vangil padovano e veneto e fratello carnale dell' italiano vangile
da cui sono lontani le nidle niiglia \\ gainber milanese, la bolo-
gnese ferleta , la posca bresciana. — E chi e che non vegga
affatto iraliane o bt-n jiioco svariaiitine le voci Rio ^ Melenso ,
PennalciiO 1 Margotta , Corba , Novizza , Piantazeiie , Sgretolar,
Sialaquar , Estirpar , Coltra , Pilacara , Ansar , Cubatcol , Gastald,
Aiuoriid , Hatticegola o Fiordeli-fo , Calza , Elera , Ramengo i Re-
vendicolo, Latar, Parscmolo e niille altre che qui e uopo soppri-
mere ppr non riescn* di tedio ai lettori ?
(i) Non fa bisogno di abbacar piu che tanto alia foggia dei
Henagi e de' Ferrari per riconoscere le voci latine Cicindcla i
Tannes ^ Follis ^ Pisa, Glomus, Alveolus, Planus pes, Phalangoe
ne' vocaboli veneziani Cesendelo , Tarma , Fdlo, Bisi , Gemo ,
Albol , Pepian , Palanze e in parecchie altre siiFatte come Populo ,
Profiigar , ecc. La voce Palanze segnataniente non ci rappre-
senta essa la navale architettura veneta flgha della latina o forse
anco nieglio della orientale?
Di greca origine sono certaraente le voci Mcgdlo , More ,
Magari , Proscinb , Proto , Pite , Proton , Protopapa , Enota enota
enio ed altre niolte siffatte che leggonsi a' lor luoghi in Cjuesto
Dizionario. Lo stesso sig. Boerio ci avvette clie Pontico Virunio
ne'siioi Commentarj alia Grammatica greca del Guarino non dubito
d' asserire che si riconosce nel dialetto veneziano la maesta
della ereca favella, e di uotar parecchie desinenze di voci si-
niili al dialetto ionico.
PARTE ITALIVNA. 22 1
stessa il siissiJio dl un dizionario sifTntto (i), forsp pcrchc
di poco utile potca tornarle allora ipiando il priniato ch' essa
teiieva fra i prliicipati italiani reiideva nioiicta corrente il
suo dialetto in tutte iiucUe region! clie le crano soggette.
(i) Priiuo ia Italia a dar T esempio di simili Dizionarj di
dialetto fu il niilanese Giuseppe Capis clie sul finir del secolo
16." conipil!) un cataloghetto di voci milanesi uiorte oggidi ia
cilta e vive soltanto nei colli di Briaiiza. Ad esso terine dietro
il iMoiiialbaiii o sia il Bumaldi colie sue Origiiii del dialetto bo-
lognese. Ma auibcdue qiusci catalogtii suno diretti dalla sola
volonta di magnificare cpie' due idioini derivandone le origin!
dalle lingue dotte. A provvedersi d' un Vocabolario clie per
mezzo del confi-onto del proprio veniacolo tendesse ad agevo-
lare la cognizione della lingua generale d' Italia fu Brescia la
prima. Ad essa tenne dietro Mantova coll' Indice die alle opere
di Teofilo Folengo ap))OSe il Tarenga ; indi Napoli a cui il ce-
lebre Gatlianl douo a tal iiopo una sua bclia ed erudita faticaj
il Pipino diede poi al Piemonte un sifiatto sussidio , come dopo
di lui con esimio e grandioso lavoro uno ne soaiministro alia
Sicilia r abate I'ascjualino ; ed ultima nel secolo scorso ad otte-
nerlo fu la Provinria padovana cui il Patriarclii diede quel
dizionaiio di cui abbiamo tre successive edizioni le quali , forse
per capriccio de' tipografi , portano pero ua titolo clie contrasta
colla realia dell' opera e colle dichiarazioni dall' autore mede-
simo fatte nella sua prefazione. Nel corrente secolo poi piii
ricclii od esatti dizionarj vernaooli ottennero il Piemonte pt-r
opera del Capello di Sanfranco e dello Zalli di Cliieri ; Brescia
jier opera del IMelchiorri ; Bologna per mano del Ferrari ; alcun
saggio n' ebbe il Friuli nelT indice fnulano dal Zorutti aggiunto
all'opere del Colloredo ; alcuno Verona negl' indicetti del Venturi
e dcir Angeli , e Cremona uell' indicetto del Vercelli. E di
nuovo pure s' ebbero i lor dizionarj vernacoli Ferrara , Milano,
Wantova e Panua per opera del JSauniui , del Cherubini , del
Pescliieri. A tutti questi tenne dietro Venezia come so])ra di-
Gnmuio. Cio die e singolare e il vedere ancora sprovvisti dei
loro dizionarj vernacoli la Sardegna , il Friuli, il Genovesato e
la Calabria , paesi tutti die [ler la gomma discordanza corrente
fra i loro dialetti e la lingua colta della nazione avrebbero piu di
niohi altri avuto bisogno di nn siH'.itto sussidio. Bla forse 1' eseiu-
pio del nostro Boerio sara sprone sulliftiente ad alcun dotto di
que' paesi per donare cpiando clie sia alia patria sua un' npera
ill cosi estesa utihta. (NB. Era gi;i scriita ipiesta nota allorclie
venae a cogniziou nostra andie uii piccolo Dizionario domestico
paveac , publdicato a questi ultiaii gioriii , del quale darcmO
contc/za in alcuao de' prossiiiii fasciculi. )
223 APPENDICE
111 oggi senti essa il bisogno lIi consimlle ajuto, e trovo
nel signor Boerio chi le ne fece aiupia ragione donaiidole
nil'' opera clie luerita senza fallo iV essere anteposta a quaiite
altre d' eguale natiua vantaiio sin qui le altre piovincie
italiane.
Noi non vorrcmino pero che chi avra ad nsai'e di que-
sto bellissimo libro del signor Boerio fosse del niimero di
que' noil poclii i quali , abituati ad inferlr giudizio della
buona pasta d' un uomo dalla polvere di Cipri in cui quel
tale uomo alFoghi , sogliono anche giurare del nierito d' un
libro nella prefazione di quello. A questi silTatti noi ri-
corderemo che se frequenti sono in societa i visi promet-
titori di menti faiissime e d' ottiuii cuori e mantenitori
alia prova del contrario , non manco e penuria nelle bi-
blioteche di prefazloni promettenti niari e monti clie rie-
scono spesso alia prova rivoli e renai. Piii presto troviamo
pioni zeppi di cose que' libri che si stanno content! a
poche parole d' anticamera , anziche quelli i quali, sfia-
tandosi in sulla porta per avvertirci cli' ei ci recano V on-
niscienza in casa , non hanno poi parole e non ritrovano
pill se stessi allorche ci sono in camera per mantenerci
il promesso. Cosi pure nella prefazione di questo esimio
suo dizionario non si sbraccia punto il signor Boerio per
prometterci le mille cose che il libro ci mantiene senza
pill a cento doppj. Premesse alcune parche ma giudizlose
notizie storiche sul veneto dialetto , e date le debite lodi
alia letteratura del vernacolo veneto (i), I'autore discorre
brevemente sulla utilita del suo lavoro , e quindi con noa
molte ma ben ponderate parole discorre delle norme alle
quali ei s' atteane nell' accettar delle voci e nel modo di
(i) Carlo Luigi Fevnow ne' suoi Romische Studicn (torn. Ill ,
pacg. 398 e seg. ) pnrla esso pure a lungo e coi debiti elogi
della letteratura di questo dialetto , e assevera clie nessun aliro
idioiiia fu cosi spesso e feliceuietite introdotto sul teatro come
il veneziano; e di fatto noi tutti anco oggidi rivedianio con
ijiacere le venetc commedie delT iauiiortale Goldoni allorche ne
son porte da cuuiici valorosi e coiiuscitori di quel dialetto. Lo
stesso Fernow accenna ricco questo idioiua di loinposizioni poe-
ti<.-lie d' ogni specie , del die ognuuo puo conviiicersi colla sola
Jettuia della Coliezioue di poesie ve«ete iuipressa iu Veuezia
pochi aaui sono ui J2 vuluuietti.
PARTE ITALl.VNA. 223
presentarle cosl come la pioniinzia suggerlsce (i), Dopo
di cii> r autore coiicliiiule col ringraziare chi lo giovo di
c[iialclic notizia utile al suo scopo (2) , ed entra senza piix
in materia. A questa prefazione impertanto e al dizioiiario
die le tien dietro noi rimaadereiiiino volontieri ( s' ei non
avessero aviito troppa fretta d' andarsene di lit) quel Pi-
piiii e quei Tavenga e (piegli altri loro confratelli i qnali
del notissimo epigfamma di Staligero sui Lessicograii fecero
scudo a cpie' loro sclieletri di vocabolarj coa piu ciie troppa
iiidiilgenza per le agiate signorie loro. Bla basti di cio.
Troppo malagevole cosa e il dare una piena idea d' un
dizionario in un giornale destinato di sua natura a non
troppo lunghe e non aride discnssioni. Pure ne diremo
qui non il molto die si dovrebbe , ma quel poco clie basti
a fare in parte conoscere 1' importaaza di questo ottimo
lavoro del signor Boerio.
Un dizionario di dialetto allora tanto piii si approssima
alia perfezione quanto piii facilita ci porge di voltare ogni
nostra vernacola espressione nella lingua colta della na-
zione. A cotal fine c d' uopo ch" esso tutte contenga le voci
(i) Per questo lato il sig. Boerio segui con lodevole prudenza
piuttosto r iiso da lunga pezza consicrato clie non le nuove ,
ancorclie inpegnose , idee rlie il sig. Alvera da Vicenza ■venne
pro])oneado in un suo opusroletto di recenre jiubblicato. Clii
conosce quanto dillicili siano gli ocdii nostn ad ogni novita
nelle tipidie rapiiresentazioni della favf lla , sajira certaitiente
Luon giado al sig. Boeiio di questo sagrilizio da lui fatto all'uso,
e cli' egli stesso accenna come tale.
(2) II non frequente csempio di modestia col quale 1' egregio
coiiipilatore )iubblicainente tributa riconoscenza a clii gli fu cortese
d' ajuto in quesra sua bella impresa , prova ch' egli e tra quei
poclii i quail banno a guida delle loro faticlie non gia la niatta
passione di rinomanza toruientatrice de' volgari letterati , ma
eibbene 1' aa!ore di giovare alia scienza, tranquillo , noblle e
cousolante aniniatore dei veri dotti, Ci e quindi grato di qui
Jqietere con lui die per la zoologia marina gli furono larghi di
notizie cosi il ch. prof. Stefano Andrea Renier come il ch. sig.
dott. Giovanni DoiU'iiico Nardi di Clliioggia, e per P ornitologia
d N. U. Niculo Contarini del fu Dci tuc<:i , e che d' un giudizuiso
♦•saiiie cntico dell' opera stessa antlo egli con suo profitto debi-
lore agli egregi signori Coiiitiiis^arj drll' Atenco veueto Ciovd/irii
Francesco Avesani , dott. Fi'ii>i>o Scolari , abate Pieiio Pasinif
e segiiatamcnte al Segretario Jolt. Paolo Zanuird.
224 ArPENDTCE
e le frasl proprie cV un dato cUalctto die piu o meno di-
scoi'tlano da c[iiclla lingua die e propria degli scrittori e
dei ben parlanti i, die esso ce Ic presenti scritte cosi die
noil ci occorra il filo d' Arianna per rintracciarle :, die per
Ijella e Ijuona lingua ei non ci venda a cliius'' occhi ogni
voce die sia scappata di sotto la penna degli scrittori i
die ci dia modo a non errare canibiando nioneta nobile
con igiiobile o inversamente ^ e die in quella parte sovra
tiitto ci ajuti la quale riesce di maggiore didicolta a clii
non nacque in Toscana , cloe die esattamente ci soniini-
nlstri tutte quelle voci italiane d' arti e d' usi famigliari
delle quali noi a mala pena sappianio i corrispondenti nel
vernacolo nostro. Tutti questi scopi ci e seuibrato siano
stati conseguiti dal signor Boerio in questo suo dizionario ;
e a darne qui magglor prova di quello die non potremnio
con di troppe e piii presto nojose die dilettevoli parole
serva qualche esempio die qui inseriremo.
Nasce bisogno ad un Veneziano di rainutamente descri-
vere una camicia , e di descriverla per modo da essere
inteso da chiunque cui sia fainigliare la colta lingua d' Ita-
lia. Vogliamo noi dire die siano per corrergli tosto alia
mente le esatte voci italiane die ci dipingono le varie
parti di essa, o non piii presto le vernacole sue non in-
tese die da' suoi compatriotti ? E se alcune andie gli se
ne affacciano senza fatica , vogliamo noi dire clie tutte?
Clii e di memoria si certa die possa promettersi da tanto ?
Ora ecco in qual modo il vien traendo d' iinpaccio il si-
gnor Boerio :
<i CAMISA , s. f. Camicia o Camiscia; le cui parti prlnci-
pali sono le seguenti:
CoiiPO DE LA CAMISA, Corpo della ccimicia — ■ Ver-
TAURA I)A COLO, SparcUo da collo , se da uoino^ ScoUo ,
se da donna — Vertaura de LE maneghe, Sparo delle
maiurhe — Da colo , Solino da collo — Da mani,
rohini o Solini delle mardche — ScoETl , Gheroni —
Spalete, Spallette — Scoetini a basso, QuaJreUetti — .
CoRESiN, Ciioricino. V. Crespa , Manegheto , Bo-
CHETA , PlETINA. "
A quel mcJesimo Veneziano occorre di voltav nella lin-
gua generale d' lialia quel grazioso dettato vernacolo che
gli corre priiiio alia lueiite Aver bocca che vusLu, 11 s.lgnor
Boerio gli suggeriscc toslo :
PARTE ITALIANA. o^j
« AvI;r bocca CHE VUSTU , Aver la pern mezza, Essere in
felicitii , in ahbondanza. Aver latte di i^alliaa ,• Aver
nova e pippioni ; Aver tre pani per coppia. »
Vuol egli nominare la MotacilUi Troglodytes di Linneo ?
Gli corre tosto alia inente il vernacolo Jleat.in , e non cosi
la voce italiana corrispondente. Apre il Dizionario vene-
ziano c vl trova :
/( REATIN o RosllTO, s. m. T. de' nostri Uccellatori , Scric-
cio'o o Jic di inacclda , detto anche Forasicpe o Sbuc-
cidfratte: da Linn. Motacilla TrOi^lodytes e da Temminck
Sylvia Troglodytes. Uccelletto piccoUssiuio che tiea
serapre la coda ritta; la sua voce e piuttosto un pi-
golio che un canto, die fa Cric , onde gli e derivato
il nome di Scricciolo. I Veronesi lo chiamano anche
Imperatore, i Friulani SCRIS e Favita, in qualche
luogo del Vicentiao Sgarela, e i Bergamasclii Fo-
RABOSCO. "
Vuole un Veneziano favellare di due specie di grant
ch' egli conosce soltanto sotto i nomi di Senza spigarolo e
Mulo , e favellarne italianainente. Ecco in quale niodo ne
lo venga ajutando il signor Boerlo:
« FORMENTO DURO O SENZA SriGAROLO, ToSettO , doUO
anche Tosello o Zucco , Aggiunti clie si danno ad una
sorta di Grnno cosi appunto nominato dalf essere senza
veste , ed e una varieta del Gentile.
FoRMENTO MULO , Frumento gentile o Grano gentile, Di-
cesi di quella Pianta di frumento la cui spiga e senza
reste , onde i granelli risaltano da un capo non co-
perto dal guscio. V. Spigarolo. "
Dagli esenipi qui recall agevol cosa e il farsi una qual-
clie , benclie tenuissima , idea del vantaggio che arrecar
pub ad un Veneziano studioso 1' aversi da lato un lijjro
quale e questo Dizionario in cui alia utilita dollo scope
va congiunta la perfezione dell' eseciizione. E allorche di-
ciaiuo qui perfezione, intendiamo di quella che in siflatte
opere s'lia diritto a pietendere , giacche non v' ha chi
ignori che, sia pel continuo oscillare d' una favella qua-
lunque, sia per la fralezza delle uinane forze , nessun
Dizionario v' ebbe niai il quale stabilmente vantar potesse
in se raccolta tutta tutta quella lingua ond' esse tratta. Una
vote, e cento ancora, che un occhio non dalP enorine peso
deir intiero lavoro alTaticato osbcrvnr posaa niancanti in uu
Bibl. Ital. T. LV. ]5
2^6 A r 1' K N D I C E
Vocaliolario qnalaiique, noii basteraniio mal per dargli nota
di grave imperrezionc, come non la reclieranno a qnesto
del si2;nor Boerio qnelle po' dl voci che ad alcnn curioso
iiidagatore noii venissero ritrovate iii esso e nelle coplose
accurate Appendici onde fu gia daU'autore stesso arriccliito.
Forse rimarra desiderio in alcuiii che per que' vocalDoli
italiaiii che il sigiior Boerio contrappose ai veneti toglieii-
doli a prestanza non dagU alfal)etici usitati Registri della
nostra favella, nia siljliene agli scrittori o alia viva parlata
de'Toscani, fosse qui iudicata una tale circostanza a ras-
sicuramento de' coscienziosi amatorl della purezza della
nostra lingua; e a cio fare in una seconda edlzione noi
pure volentieri esorteremmo 11 ch. autore. Ma intanto non
lasceremo di qui avvertlre che noi opiniamo possa ognuno
starsi di buon aniuio al detto da lui che ci rlsulto a prova
dillgente ed esatto anche in questo proposito in tutte quelle
conslnilli voci che pur volemmo riscontrare e che seuipre
trovammo da sincera fonte procedenti. Delia quale nostra
asserzione slano garanti ai lettori gli esempi seguenti :
Nella voce Cuinicla qui addietro rlportata a' vocaboli ve-
neti SpaJcte e Scoetinl a basso troviamo contrapposti gli
italiani Spallette e QuadreLletti. Ne' Dlzionarj italiani non si
trovano queste ulthne voci a' lor luoghi alfabetici ; nia in
Caniicia dell' Alberti enciclopedlco esse trovansi registrate
appuntino ; e forse la sola morte delF Alberti stesso acca-
duta intanto che la stampa del Dizionario suo appena era
pervenuta alia meta, fu motivo dell' omissione di que' vo-
caboli ne' loro luoghi rispettlvi. — In Reatiii troviamo
Sbucciafratte , voce non registrata ne' lessici italiani ; ma
essa e di natura tutta itallana , d' uso comune in Toscana
e negll autori della Ornitologia fiorentina del 1776. — E in
suir andar di qiiesti mllle altri esempi di siffatta slcurezza
potremmo di leggleri qui recare se troppe altre cose non
ci rimanessero a dire intorno a questa bell' opera.
Non meno di 3o mila voci contlene questo dizionario
per quanto ci parve calcolando la cosa in di grosso ; e
questo rilevantlssimo numero da fede assai facllmente an-
che ai non Veneziani che se non tutte afFatto , quasi tutte
almeno sono qui registrate le voci venete piii dlscordanti
dalle italiane , e in un col resto fa testimonianza della
possiblle perfezione di questo lavoro. D' alcune artl poco
coltivate in Venezia per la particolar sua poblaione poche
PARTE ITALIANA. SS^
voci reca in mezzo cjuesto libro ; ma clil cei-(;;issc in csso
i vocaljoli , pogniani caso , clie souo propij ilcl sellajo, e
non ve ne trovamlo alcuni apponesse percio nota cli man-
cante a questo lUzlonario , nou che sceinar oaore a chi lo
compilo, parrebbe .a noi da assomigliarsi a qnel buon
uomo che dell' cntrar rlncnloni in gondola facea gran de-
litto ai Veneziani perche sul suo Verbano non aveva niai
veduta una pccca sitratta. I dizionarj vernacoli hanno,per
cosk dire, il diritto di essere mancanti di quelle voci die
sono i rapjircsentativi d' oggetti igiioti iielle diverse pro-
vincie per le qiiali son fatti j e chi p. e. cercassc nel Di-
zionario veneto o nel inilaiiese o nel parinigiano o nel
iiiantovano la Ferula communis, daria segno di non cono-
scere clie di questa pianta non e in quelle provincie ([uel-
1' abbondanza che e in Sicllia ed in Calabria j ch' essa
quindi riesce ignota ai piii , e che se ne vitol piu presto
domandar conto al Vocabolario siciliano, il quale non nian-
cher.i di dirgli che cosa sla la Fcrra che gli antichi usa-
vano per tare le incannucciatc , od ai botanici che di ogni
jjaese fauao patvia alF opere loro. Cosiffatte mancanze in-
dispcnsal)ili nelle opere di questo genere si riconoscono
nei dizionarj degl' idiomi piii aflini tra loro , e a torto
quindi sarcl)l)ero rimproverate in quello di cui ora par-
liauio. A questo pero esso supplisce coU' inmiensa ricchezza
die presenta alia stessa parlata generale dcUa nazione nelle
tante voci che per le produzioni marine , per le pesche
vallive , per la cereria, per T arte vetraria e per la iiia-
rincria Venezia ha il quasi esclusivo diritto di soinmini-
strarlc. Delle quali voci nessuii piii ampio tesoro che que-
sto del Dizionario veneziano potranno un di ritrovare i
compilatori del codice di nostra linti;ua, se pur verra iin
di in che essi vorranno accordare ad ogni provincia d' Ita-
lia il diritto di soinmintstrare alia lingua generale dclla
nazione i rappresentativi di fjuegli oggetti naturali o del-
i' arte onde esse hanno esclusivo possesso. E frattanto ci
giovera somriiamenie questo vocabolario per intendere al-
quanto queir unico i-egistro del Grisellini e del Fassadoni
che per tutta tecnologia possiede fin qui 1" Italia , il quale,
scritto in lingua piii presto vcneziana die italiana, pre-
senta ad ogni passo voci, come Grisiola , Otda, ecc. a
capir le quali e forza che ogni non Veneto abbia pur alle
mani il Boerio so vuol trarsi d' intrigo.
228 A r r E N n I c E
Oltre a qnesti intrinseci pregi , di moltl altrl accessor]
placque al signor Boeiio di adornare il suo lavoi-o. Con
ottimo accorginiento egli accenna sempi-e le oiigini plau-
sibili delle voci veneziane f, distingue le antiche dalle mo-
derne :, e segna T epoca dell' introduzlone di queste iiltime
nel dialetto. E questo amerebbesi pur tanto di rinvenire
anclie nei lessici della lingua nostra , ne' quali con questo
solo mezzo per avventura potrebbesi far cessare una volta
queir eterno contrasto fra la lingua d' un tempo, ch'essici
porgono come viva ed esclusiva padrona , e qviella real-
niente parlata a' di nostri ch' essi quasi sempre ripudiano;
contrasto die ci obbliga, per esempio, a cbiamar col di-
zionario diatribe le dissertazioni di Platone . assorellandole
cosi neir idea nostra d' oggigiorno con quelle caritatevoli
lavate di capo che si diedero mezzo secolo fa Agatopisto
e Aristarco. Spessissime volte ai vocaboli veneti e italiani
rappresentatori degli oggetti proprj dei tre regni naturali
il signor Boerio fa tener compagnia dalle voci corrispon-
denti dei dialetti Veronese, padovano , vicentino, rovi-
gliese , friulano , bresciano , ecc. ; la qual cosa non e pic-
ciolo preglo in questo libro per chi sa quanto giovi tal-
volta al ritrovamento d' alcuna voce il sussidio di parec-
cliie sinonime d' ogni procedenza ; oltra di che rende essa
questo Dizionario utile non alia sola provincia di Venezia,
ma ben anco a quelle di Verona, di Vicenza, di Padova,
di Rovigo, di Treviso e del Friuli. Pregio grande poi repu-
tiamo in questo libro la memoria esattissima cU' ei ci con-
serva di tntto clo che alia veneta dominazione d' altrl di
particolarmente si riferisce , dandoci esso a conoscere in-
sieme coUe voci proprie del dominie della storia anche
r idea di cio che esse importavano. Egli e vero che molte
di sifFatte voci furono anche nel codice della nostra favella
allogate, come sarebbero a dire la gazzetta , il inattapane ,
il Fregadi, la Sensa, i DiecE (Diese ) e tutta quanta la
famiglia cmogaresca , ecc. coa una parziallta negata alia
parpajola genovese , alia berUnga milanese , alio stralicoto
messinese , al casso friulano , alia Sacra Coscienza siciliana ,
alia Gnoccolara Veronese , e insino al ConsigUo del Cento
di Firenze ed ai Terzierl di Lucca con forse otto o nove
inila altre voci su questo andare. Ma le voci venete regi-
strate da quel codice sono prcssoche un nulla a petto alle
infinite che iie reca in questo suo libro il signor Boerio..
PARTE ITALIANA. 229
come sare1)l)cro Strettczzc , CoJlcg^i , Dogalina , ecc. ; eel aaco
quelle poclic non seinpre sono con esatte/.za di valori
esposte , e talvolta auco soao travisate affatto , cosi come
avvenae gl;i all' AIIktiL di voltare un Ilio di Venezia in
un liione di Roma. Noa cosi accade in questo libro del
signer Boeiio nel quale le voci sifFatte sono con ogni mag-
gior esattezza spiegate , e ti ajutano maravigliosamente ad
intendere i libri del Lastcsio , del Paruta, del Nani , del
Morosini e di tant' altri veneziani scrittori. Un simile pre-
gio allresi torna singolarmcnte vantaggioso ai di nostri per
r intelligenza di quelle opere nelle quali viene posto a
soggetto delle nostra riflessioni non piii T uomo di tutti i
tempi e luoglii , ma quello bensi di alcuni brevi tratti di
tempo 6 d' alcuni particolari paesi. In questo Dizionario
veneziano per es. potra un lettore della Signora di Monza
riconoscere facilmente clii si fossero quei Tre dei quali
tanto temeva quello sciagurato d' Egidio , come in un vo-
cabolario de' dialetti toscani troverebbe forse niodo a ca-
pire che cosa fossero gli scagnozzi e i fiandrotd e i casi-
glianl e le cocchc de greinbiali e i cozzl de inesciroba e si-
uiili altre faccende che si trovarono alle mani le persone
messe in ballo da quella Signora. Delle quali voci per
nessun modo e dalo a un non Toscano di conoscere Jl va-
lore ancorchc ei si trovasse da fianco quanti mai tlizionarj
italiani uscirono alia luce del sole inlin qui dal Pergamino
e dalla Fabbrica del Mondo delPAlunno venendo giii giii
infmo alia Patavina Risuscitatrice della Piazza universale
del Garzoni.
Noi siamo pertanto d' avviso che questa liclF opera del
signor Boerio non ai soli Veneziani, ma anco al restante
degl' Italiani sara per tornarc utilissima , e cio infino a
tanto che rimarra insoddisfatto il desiderio die tuttora
nutriamo d' un' enciclopcdia e d' un dizionario d' arti e me-
stieri e d' un buon dizionario generale della lingua. E sem-
pre plix vantaggiosa verra essa divenendo quando al gia
compiuto lavoro attuale vorra il signor Boerio aggiungere
rindlce italiano-veneto di che egli ci lascia speranza , e
a publilicare il quale noi vivaniente lo confortiaiuo. La nou
comune costanza colla quale egli condusse a si felice coin-
pimento r attual suo lavoro iii'quella eta nella quale so-
gliono i pin darsi in l^raccio al riposo ci e caparra del
vederci presto donato questo secondo utilissimo oussidio
23o A P P K N D I C E
letterario , e di vetlercelo donate da la'i die megl'io di
chlunc[ue per le prcccdutc faticlie il pno fare. Ad ogni
alt.ro (c gli ardimentosi son molti ! ) potrel)1je a prima
froiite sembrar nuesta un' assai facile inipresa ^ ma ai ferri
cli' e' si venisse, si vedreblje per avveiitura die iioii coUa
debita perfezione , e non senza triplice impiogo di tempo
e fatica verreljlie fatto altrui di presentarcelo.
Noil finirenio senz' acceiinare die quest' opera costo al
sl<Tnor Bocrio 2 5 anni di lavoro. Questa circostanza , no-
tabilissima nel secolo nostro che uno scrittore oltraniontano
diiama con verita le siecle expeditif qui met tout en serre-
chaude , pno essere ottlma lezione a' giovani i qnali, de-
siosi per solito di cignersl alia presta ui^' aureola qual
di' ella si sia, s' inducono ben sovente a supporre die il
genio teiiga luogo d' ogni cosa nel mondo, e (cio cli' e anco
peggio) che ogni po' di sapere ch' esca un tantino di
rjga volgare sia di quel genio siffatto. Ma s' e' non si con-
servano talpe quanto lor dura la vita, s' avveggono pure
una volta che a tante pin incognite pno itn uomo speran-
zarsi di penetrare nel regno dello sclbile umano quante
piu cognite ei s'' ha gia in poter suo ; cognite T acquisto
delle quali e bensi agevolato dal genio , ma accordato sol-
tanto alio studio e alio studio pertinace. Pochissimi sono
i cervelloni che regger possano con buon esito al miraco-
loso sbrigamento di cui e andazzo nel secolo nostro ; e di
slfFatti cervelloni uno solo ne vedemmo per avventura a' di
nostrl fra noi; ma anche quell' uno (che tnttora piangiamo
toltoci miseramente al nascere di quest' anno) s' era pur
venuto formando nello stitdio taciturno di 35 anni. Enrico
da Gamodia, o Marco da Campione ch' ei si fosse, si mise
certo lo expeditif sotto ai piedi allorche disegno quella
mole che e il piu grandioso monumenio della nostra Mi-
laao; ma della vista di tale monumento, da' fronzoli in
fuori, godranno senza dubbio le generazioni inilanesi di
qua a lien 3o secoli , se pur 3o secoli concederanno a
questo globo suljlunare le secolari ricorrenti predizioni di
quelle Ijenedetie donniccinole die son le ombre del quadro
sociale. L' Arco del Sempioue non A'iene sorgendo in tre
di come gia surse qualclie porta di Milauo ; ma esso terra
ferma compagnia a quel prinio monumento, e ( benclie per
inversa ragione al par di esso svantaggiato dal puiito ov'e'
siede ) nianterra viva a' pin tardi uostri ncpoti la inemoria
rVHTE ITALIANA. 23 1
del nillinosp Tnlladio. I caleidoscopj airinvecc, i veloci-
pcdi e cciit'altre Jjagattelle di quella fatta nate il mattino
fur morte a vespro ; cosi come vedeiumo tra nol noii po-
clu palazzotti sorti in meno di sei Inne venir rafTazzonati
sei volte in mono di sei Instri. Noi non sapremmo cjuindi
raccomandar tanto die hasti a chi ha troppa furia di far
vedere per le piazze il proprio cervello d' avere spesso
presence Tcscmpio di questo esiniio compilatore del Dizio-
nario veneziano, alia cui opera promettono lunga e fernia
durata que' venticinque anni cU' ei vi spese dattorno , come
ferma e vcgeta la vanno mantenendo al Codice della lati-
nita quegli undici lustri che il Forcellini ebbe pazienza di
consacrargli.
Rivista lettcraria del lihri chc si stamparono in Torino
negli anni 1827 e 1828. — Torino, 1829, per gll
crcdi Botta , in 8.°, di pag. 428 , oltre I avviso ai
Icttori , I indicc ed un Inugo Errata , ital. lir. 3. 5o.
Questo libro ci sembra modellato suUa Rivista del nostro
chirnrgo Franco Splitz ; gli articoli non vi sono sempre
sceveri da prevenzione o da spirit© dl parti, talvolta si
risentono auche di una tal quale sempre ridicola saccenteria.
Opere del contc Gasparo Gozzi vinizinno , vol. XX,
— Bergamo, \?ii<) , presso Tommaso Fantozzi cdi-
tore {Brescia coi dpi dl Gaetano Venturini), in 16.°,
di pag. 2-7.
Con qnesto volume si compie 1' edlzionc delle opere del
Gozzi, della quale parlato abbiamo ncl volume 47°, pag-
437. Esso contienc le Lettere familiari e le poesic riinaste
ineditc fino nil' cpoca 1820, con I' aggiunta di alcnnc le
quali non si compresero ncll' edizione di Pndova.
*Encide di Firgilio , tradnzinne di Enfrosina JIFas-
soNr. — Lucca, 1029, dalla ducale dpografia Bcr-
tini , in 12.° {E in lersi sciold).
Enetde di Virgilio , volgarizzata da Bartolommeo Bc-
V ERIN I. — Liicca , 1829 , presso BcnccUiii e Rocclii .
torn. I in \'2.^
232 APPENDICE
* Opcre di monslgnor Jacopo Benigno BossuET ve-
scovo di Mcaiix , cdizione piit csatta , pia compiuta
€ megUo ordinata di ogni ultra prcccdentc , ccc. ■ —
Brescia^ 1828-1829, in 12.°, per Gaetano Ventu-
rini. Finora vol. 3. Prczzo centesimi 12 austriaci
per ciascun foglio.
Quest' opera e dedicata a nionsignor Gabrio Maria Nava,
zelantissinio vescovo di Brescia. II primo volume non altro
contiene clie il Discorso procmiale , ecc. , in cui si raccol-
gono moke circostanze istoriche , le quali sen'oiio di apparato
alia Itttura de' libri di cost grande prelato.
* Scelta d'iscrizioni niodcriie in lingita italiana. —
Fesaro, 1829, Nobili, in 12.°, di pag. xxix e 201
oltre gl' indici.
Geschichte des etc. Stojia dell impero osmano , opera
originate tedesca del signer Giuseppe cnv. de Ham-
mer, CCC' , prima traduzione italiana di Samuele
Bom JN INI. — Venezia, 1829, dai tipi di Giuseppe
Antoiielli. Finora vol. 4.
II cav. de Hammer volgendo le sue grandi cognizionl
filologiche al fine piu nobile a cui si possano indirizzare
siffatti studj , ha dettata una Gloria dell' impero osmaao ,
tratta per la uiaggior parte da manoscritti iinora non mai
interrogati da niuno. Di tale storia si lessero gia molti
elogi ne' piu accreditati giornali d' Europa , e parecchi saggi
ne furon levati a testillcame V importaaza e la novita. In
Italia poi dove lo studio della letteratura tedesca si e gran-
demente allargato, quest' opera di ua uonio cotanto illustre
doveva essere prontamente tradotta^ e questo fece infatti
il sig. Romanini, della cui versioae abbiamo fatta parola
altre volte. Ora vogliamo trascrivere anche noi qualche
saggio dell" opera : e poiche la storia del Veccluo della nion-
tagna riferita da un giornale straniero fu gia fatta cono-
sceie dal Ferticari inolti aniii addietro uel Giornale Arca-
dico ; e lo splendido regno di Suleimano scrvi di saggio
alia Bibiioteca Universale . noi fai'euio conoscere come I'au-
tore racconti la storia di Tiiuur o Tamerlano, e la sua
PARTE ITALIAMA. 233
guerra con Bajezul, e la cestui prigionla , clie alcunl scrit-
tori e la popolar tradizione avvolseio nelle favole.
11 cav. dc Hammer entrancio a pailaie di un grande
conquistatore quale si fu Tamerlano comincia da alcune
generali e notalnli osservazioni intorno ai personaggi che
piu s' illustrarono in qucsta carriera si splendida, ma spesso
pero troppo rovinosa al geueie umano. L* eroe del quale
egli si acclnge a parlare vince gli altri conquistatori , per-
che non solo scppe rovesciare parecchi regiii , ma ben
anche foiidarne; e vinse anciie Alessandro, perche senza
essei" nato al pari di lui sul trono , senza avere avuto ne
I'esempio, ne gli anunaestrauienti, ne la potenza ereditata
da un padre qual fu il re FilippO;, seppe elevarsi all' al-
tezza del trono, consolidarlo sulle rovine di molti altri, e
trasmetterlo a' suoi successori c!ie ne godettero lungamente.
Tiniur, clie significa ferro , fu T origiuario nome di questo
eroe : avendo egli poi riportata una ferita che lo rese zoppo
fu detto Timurlenk e quindi da noi Tamerlano. Fu d' alta
statura , con fronte spaziosa ed aperta ; con capegli bianchi
fin dalla nascita ; di carattere serio e cupo; nemicissimo
d' ogni bugla ; tenacissimo de' suoi propositi. Non amava i
poeti , ma tenea cari i medici , gli astronomi , i giurecon-
sulti : la sua dottrina si liniitava al saper leggere e scri-
vere : stimava sopra tutto il libro della legge di Genglscliaa
conosciuto sotto il nome di Tora , al quale egli fece alcune
aggiunte importanti rispetto al regolamento degli eserciti ,
agP impieglii di corte e di Stato, ed alia interna ammini-
strazione dclla giustizia e delle finanze. « Senza la iilosofla-
>/ d'Antonino (dice V illustre autore), senza la dotta pedan-
*' teria di Costantino , contengono i suoi statuti molte istru-
» zioni profondamente meditate sul governo militare e sopra
" una ben regolata sistemazione dello Stato, e formano il
" grande originale cui si son procurati d' imitare due de'
" suoi discendenti sovrani dell' India, cioe lo sciah Buher
>' fondatore dei Gran-lMongoli , e lo sciah Ekber che fu il
» piii grande fra questi , coi commentarj e cogli statuti da
» loro lasciati. "
Gli anni giovanili di Timur erano stati un continuo
esercizio di guerre , di caccia , di rapine. In eta di venti-
sette anni presto si rilevanti servigi all' emir Husein contro
Timurtogluck Clian , che per ricompensa n' ebbe in nioglie
la principessa Tiirkaa Chan, sorella del medosimo Huscia,
3 34 APPENDICE
Qnattro annl dopo qnesta sposa morn ed allora cbbc prin-
clpio la guerra di Tamerlano contro Huseiii signore del Co-
rasaii e della Transoxana. Varie fiirono le vicende di quella
guerra; nia ucciso finalmente Husein dagli Erairi , nulla
pill si oppose all' innalzamento di Tamerlano al soglio reale.
La sua residenza fu Saraarcanda, cui cgli fortifico di mura,
e abbelli di palazzi e di giardini. « L' adunanza popolare
" dei Tataii (Kurultai) proclamo il vincitore sovrano del
>' trono da lui rovesciato; lo sceicli Bereket die gli aveva
n predetto il dominio, ne lo rivesti delle insegne, cioe di
" bandiere e tamburo, ed aggiunse al suo nome Timur,
>' ferro , postogli dal padre a causa della sua fortezza ,
" quelli anche di gran lupo ( Gurgan ) , di signore del tempo
» ( Ssabi])kiran ) e di conquistatore del mondo (Gihangir):
» quattro nomi il cui felice presagio egli pienamente av-
» vero ne' trentasei anni del suo dominio. " In questo lungo
regno egli uni sul proprio capo le corone di ventisette
paesi, appartenenti prima a nove dinastie. Dalla nuiraglia
della Cina sino alle spiagge del Mediterraneo, dal cuore
della Russia sino ai conftni dell' Egitto , Tamerlano con-
quisto e domino (dice 1' autore ) come gran lupo facendo
uso del ferro, il tempo ed il moudo.
Dopo alcune guerre felicemente riuscite pote conoscersi
manifesta la passione di Tamerlano per le conqniste , e la
sua brama di farsi padrone dell' universo. Egli ripetea spesso
le parole di un poeta, che siccome un solo Dio e in cielo,
cosi un solo sovrano debb' essere in terra ; e che questa
con tuttl i suoi regtii non liasta a far paga 1' ambizione
di nn gran principe. Noi non intendlamo di tener dietro
air autore dov' egli narra con molta precisioue e chiarezza
le numerose spedizioai, e le battaglie di Tamerlano, e le
paci da lui concbiuse, e le citta ora prese d'assalto e
distrutte , ora edificate e abbellite col lusso di un grande
conquistatore : che queste cose non potremmo accennarle
nemmeno per sommi capi, senza riascir troppo langhi;
ma ci trasportiamo alia guerra cU' egli ebbe col cclebre
Bajezid, dal cavaliere de Hammer narrata colla solita sua
precisioue , e non senza alcune importanti novita.
II ricovero accordato da Bajezid ad alcuni vinti nemici
di Tamerlano dlede occasione alia guerra che si agito fra
questi due principi si famosi. Nell' anno 140x3 Tamerlano
intimo a Bajezid che dovesse o far morire o imprigionare
I
PARTE ITALIANA. 2o5
o cacciar almcno in esilio Karajiisuf, tnrcomano del mon-
tone nero, suo nemico. L' intlugio frapposto da Bajezid al
rispondere a quest' ambasciata, c il inodo altieio con cui
poscia rispose , tolsero ogni speranza di pace. Tanierlano
raccolse il projirio esercito , e con sediziosl consigli distolse
da Bajezid uiolti (atari die si trovavano sotto di lui, ed al
, quali riusciva gravosa la severita di quel principe. Indarao
I le persoue piii vicine o per gi-ado o per sangne cercarono
j di persuadere a Bajezid di amicarsi 1' esercito colP cssere
; pin afl'aliile e col disti-ibuire una parte de' suoi molti tesori :
indarno lo consigliarono ad evitare una Ijattaglia in aperta
campagna contro T esercito di Tanierlano sette volte piu
nunieroso del suo. I due eserciti si ordinarono in quel
medesimo sito in cui Ponipeo aveva battuto Mitridate: fra
Uitti e due sommavano a poco nieno di un milione di
' soldati , e d'ambe le parti stava un gran principe, Tamer-
' lano il gran htpo , e Bajezid il fol^ore. La battaglia coniin-
' cio alle sci ore del niattino : nia Bajezid, abbandonato da
una parte de' suoi comliattenti nel fervor della pugna ,
I vide ben presto disoi'dinato il suo campo, e decisa in favore
del suo nemico la vittoria. Mentre tutti fuggivano, ecli con
dieci mila gianizzeri si tenne fermo sopra un altura cbe
aveva occnpata. /(Era il giorno si ardente , come quello
" di Honain, in cui il profeta resistette con si gran va-
" lore alia superiorita di forzc degl' infedeli ; si ar(lente
" come quello suUa pianura di Kerbela , in cui Husein e
I « i suoi figli , illanguiditi dalla sete , caddero nelle mani
V dei loro nemlci. Bajezid seppe resistere come il profeta
H c SUO nipote Husein ; i dieci mila suoi fidi erano inorti
w di sete o sotto il ferro dei Tatari. Venuta la notte , e
» sollecitato dalle persuasioni di Minnetbeg , tento alfine
»» di fuggire ; ma cadutogli il cavallo fu fatto prigioniere da
u Malimud chan discendente di Gengisclian , clian titoiare
" del Giagatai Pretende lo storico bizantino Duca
" clie Tamerlano giocasse a scacchi con suo liglio Sciaii-
»' roch , allorche gli fu condotto nella tenda Bajezid jirl-
« gioniero^ ed aggiunge clie quando qucstl comparve alia
w soglla, caiiibiasse appunto il suo scinh (re) colla rorre;
» e quindi derivasse il soprannonie del suddetto figlio da
« questo memoral)ile momento , in cui lo sciak dcgli Osmani
w cambiava il trono colla torre o prigione. Gli storici pei*-
V siani , turclii c greci vanno pero d'accordo nellasscrire
236 APPENDICE
>t die il primo accoglimento fatto da Timur al sultano
» vinto e prigioiiiero , fu generoso e noljile. » Gli assegao
tre magnifiche tende, lo assicuro die nulla avrebbe a te-
niere della propria vita; fece ricercare de' snoi figli dei
quali si trovo il solo Musa;, gli diede una guardia d^ onore
affidata a raggiiardevoli personaggi. Ma in processo di
tempo la prigionia di Bajezid divenne assai piu rigorosa ;
e si dlvulgo persino di' ei fosse miserameiite guardato in
una gabbia di ferro.
II terzo dei ligliuoli di Bajezid salvatosl dalla battaglia
fnggendo, cerco di render possibile anche la fnga del pa-
dre , alloi'a poco guardato nel campo di Tamerlaiio. Alcuni
minatori turdii scavando tina strada sotterra gia s' erano
quasi condotti alia tenda di Bajezid ; qnando 1 opera sot-
terranea fu scoperta. I minatori poterono fuggire, ma Ta-
merlano ordino die il suo prigioniero, di giorno fosse cu-
stodito da doppia guardia , e di notte fosse tenuto in catene.
" Da questo nuovo rigore e daU'equivoco della parola turca
t) Kofes die non solo indica una gabbia , ma anclie una
>i camera con ferriate o una lettiga ingraticolata , ha avuto
>i origine la favola della gabbia di ferro, raccontata per
It lungo tempo da tutti gli storici europei die seguirono
» il bizantino Franza ed il sirio Arabsciali. '> II ch. autore
entra colla sua grande erudizione e con uno squisito giu-
dizio ad esaminare questo punto di storia, e reca in mezzo
alcune antorita di somma importanza ignorate anclie dal
Gibbon. Le testimonianze sono dal cavaliere de Hammer
divise in quattro classi: europei conteinporanei , bizantini,
storici orientali di Timur, e linalmente gli Osmani.
Sdiiltberger scudiere bavarese , il quale nella battaglia
di Angora fa preso dai Tatari e posto come schiavo al
servizio dei figli di Timur, racconta la prigionia di Ba-
jezid, ma non fa punto luenzione della gabbia di ferro.'
Boucicault nelle sue niemorie scritte a que' tempi conten-
tasi di affermare die Bajezid fini di dura morte nella sua
prigionia i dal die (dice il ch. autore) nulla si puo con-
chiudere , imperciocdie una morte in cattivita e sempre
dura, quand' anche sia naturale, come fu quella di Bajezid.
Dei tre bizantini die raccontano la prigionia di questo
sovrano i due piii degni di fede , Duca e Calcondila , non
parlano che di catene , e il primo di essi dice die gli
venivaiao poste soltanio di notte per luaggior sicurezza.
PARTE ITALIANA. 287
rt Non v' ha che il solo Franza , autore die ove trattasi
»/ di oggettl cU storia orientale e quasi sempre inesatto ,
» da cui si abbia la narrazione di una camera di ferro
»/ (^v.ovfiovv.Xiov iy- ciS-f\pov froir^Gxq). »
Gli storlci persiani di Tiiiiur non fanno cenno della
gabl)ia, e neppure gli storici arabi contemporanei ; « e il
» sileiizio di costoro (dice il cli. autore) basta a smentire
M il calligrafo Aral)sciali di Slria, clie avendo sempre di
w iiiira gli oltraggi intitola ogni capitolo con una voce in-
» giuriosa per Tiiimr, e sceglie e coUoca le sue parole
M solo a norma dell' esigenza delle copiose rime sparse
»/ nella sua prosa sonora e con gran arte lavorata. " Egli
cita poi finalmente il racconto della lettiga ingraticolata in
cui Bajezid fa portato da dne cavalli : la quale lettiga da
alcuni scrittori di aneddoti fu scambiata in una galobia di
ferro per T anfiljologia della parola A'o/es, e sulla fede del
rimatore di Siria. Ma il grande istoriografo dello Stato nella
sua Corona delle slorie cosi si esprime sn questo pixnto.
II Quanto raccontano alcuni favoleggiatori in qualche storia
» turca, che fosse rinserrato nella gabbia, non e che un' in-
>» venzione. Se tal trattamento avesse avuto luogo, Mewlana
" Rerefeddin ( come panegirista di Timnr ) T avrebbe lo-
>* dato e a gran fatica ostentato. Siccorae la vista a lui
»» (Bajezid) odiosa dei Tatari eccltava la sua coUera ,
M scelse di farsi portare in una lettiga. Chi si puo met-
♦» tere nella sua situazione comprendera aver egli difatti
" viaggiato in questo modo , e sentira essere stato impos-
»» sibile al suo animo troppo esacerbato di sopportare a
» tutte r ore 1' aspetto dei nemici. Quclli che non sanno
» distinguere la lettiga dalla gabbia di ferro, appartengono
M a qucUa turba di sciocchi die sono capaci di coulondere
» fra loro telo e cido. •>
Di questa inaniera il cav. de Hammer mette in pienis-
eima luce la falsita di questo racconto della gabbia di ferro ^
ed alle storiche testimonianze gia citate aggiange alcune
ottimc congetture di raziocinio , le quali servono di sug-
gello a tutta questa erudita ricerca. Noi abbiam dato in
essa un piccolissimo saggio dell' opera del ch. tilologo ale-
manno nella quale V eruilizione cd il buon giudizio vanno
sempre del pari. La traduzione , approvata dalf autore, e
dilijjeutc e purgala : T cdizioue c corretta.
238 APTENDIOE
Epitome dclla Stoiia dl Maiitova , di Basdlo Soresina.
— 3I(uitova , i8i8 , co' dpi iirgilia/u di L. Gara-
nenti, in fog. imp. di pag. 43. Bella cdizione.
Quest' opera, sotto il modesto tltolo cU Epitome, comprenile
i piu iiuportaatl avvenimenti della Storia di Mantova, dalla
tondazlone di quella cltta sino a' di nostrl. Sotto colale
aspetto essa merita i safTragi del colto publjUco. Ma lo
stile con cni e scritta si riseiite noii rare volte di una
tal quale disgustosa rlcercatezza. Una briittn incisione rnp-
presentante la vednta di Mantova le fii ignobile corred».
Cronologia storica dei Vescovi Olivolensi detd dappoi
Castellani e succcssivi Patriarcld di Vcnczia , cor-
redata di annotazioni illiistrnnti V ecclesinstico-civdc
veneia storia, di Alcssandro Orsoni ., vcucziaiio. —
Vciiezia , 1828-1829, tip ografia G a spa ri S . Felice ,
in 8.°, fasc. i.° c 2.°, ciascimo cd prczzo di Ur. 2.
A forniare il piu perfetto corpo di storia ecclesiastica
molto gioverebbero certamente ie particolari cronologiclic
narrazioni delle gesta de' pontelici di ciascuna cliiesa vesco-
vile. Che appunto dall' unione delle singole cliiese ortodosse
viene a cosiitnirsi qiiella die cattolica ed universale cliia-
uiiamo. Qnindi e clie S. Carlo, glorioso nostro arcivescovo,
nel terzo slnodo provinciale da lui celebrato nel 1673 , ai
suoi sulTraganei racconiandava di registrare in un libro a
cio destinato tutte le notizie ch' eglino raccorre potessero
de' loro predecessori , onde all' uopo prendere norma e gio-
vamento dalle cose die quegli operato aveano intorno alP ec-
clesiastica disciplina. Ne di siftatte storie e totalinente priva
la penisola nostra, giacclie non poche qui annoverare ne
potreiumo, e fra esse, come una delle piii erudite ed im-
portanti e per isqnisitezza di latinita ad ogn' altra supe-
riore , quella die Baldassare Oltroccbi col titolo di Ecclcsice
mediolanensis Historla Ugiisdca dedico all'inclita Arciduchessa
Maria Beatrice d'Este ( Mediolani , 1796, vol. 2 in 4.°):
e ne lianno ancora negli Stati veneti e Yerona e Vicenza
e Mulamocco e Chioggia e Padova. Ma pure la patriarcale
di Venezia si celebre nel luondo cattolito uiancava tuttora
d' una compiuta cronologia storica de' suoi ponteilci , co-
meche non poclii ed insigni scrittori illustrata ne abhiano
PARTE ITALIANA. u3()
or Tuna parte or I'altra, sicclie quanto nlla scrie de' ve-
scovi e paU'iarclu dl qncir insigiic luotropoli, noii altr' opera
coiisultarsi potea clie la troppo voluminosa del Coniaro,
la quale per la stessa sua inole e perche scritla in latino
noil trovasi che tra le inani di pochi. Opportnnissiuia esce
dnni|ue quest' opera del signor Orsoni ; ne Tautoro per la
puhijlicaziono di essa coglicrc potea migliore circostanza ,
quanto qnella dolT elezione deU' ottimo nionsignor INIonico
ill patriarca di Venezia.
L' opera di cui parliamo c in due parti distinta. La
]iriaia comprendc la Storia del veneto vescovaio , e la 5ene
dci Fescovi Olkolensi e successivi Castellani ,• cosi deltl i
priiui dair isola di Olivolo dove al cadei'e del secolo VIII
stali erano stabilitl , Castellani glj altri dal castello, onde
til qneir isola uuinita verso la fine del secolo IX. La se-
conda contiene la Storia del vcncto patriarcato , e la Serie
del patriarchi di Venezia. Ma siccome il veneto patriarcato
ebbe origlne dal Gradense,o questo dalVAqiiilejesc; cosi Tau-
tore tcsse la serie de' pontedci di quelle due cliiesc ancora,
comlnciando dall' evangelista S. Marco. Egli poi ci avverte
die a corredo della sua opera aggiiignera anclie la Crono-
logica scrie dei priinxerj della ducale basilica di S. Marco ,
il diritto e 1' esercizio della quale sacra dignita apparte-
iieva un tempo al doge stesso; ed inoltre ci avverte die
r opera sara pur arricchita di annotazioni illustranti T £c-
clesiastico-civile veneta Storia.
Pregevole ci sembra quindi il piano di quest' opera e
adatto anclie alia capacita de' lettori nelle teologiche iacolia
non versati ; e dai prinii due fascicoli possiaino giusta-
nicnte argonientate ch' essa raggingnerii lo scopo cui e di-
retta. Solo branieremmo una maggiore accuratezza di lingua
c di stile , uscendo ess.t in tenqji ne' quali ogni benche
piccola luenda di locuzione riescir suolc disdicevole e in-
grata.
Ma cliiudere non dobbiamo qucste parole senza espri-
mere prima un giusto nosti-o desiderio, perche dai cliia-
rissimi Dottori dell' Aiubrosian.a venga sino a' di nostri
continuata la suddetta Storia Hgustica dell' illustre loro pre-
decessore , la quale non giugue che sino al vescovo Teo-
doro II , Obbia sino all' anno 740.
240 APPENDICE
Per le nozze Crlmani-MIaidn. Illustrazlonc dl una
greca scidtura, di Ennio Quirlno Visconti. ■ —
Vcnezia , 1029, Picotti, in 4.°
Tra gli addobbi che adornano le ricche stanze all' inclita
damigella destiriate nella casa, in ciii viene da Imcneo
condotta, fa dl se bellissima mostra una testa d' Apollo ,
provenuta da Atene , raaggiore del natui'ale , di niarmo
greeo di quella specie che s'avvicina al pario. Qual piu
nobile soggetto poiea mai dedicarsi alia nobilissima sposa
per le sue ben augurate nozze , quanto 1' illustrazione di
si prezioso monumento ? II Visconti vi riscontra una tal
quale somiglianza coUa testa del famoso Apollo di Belve-
dere : '( somiglianza ( dice egli ) non tale da stabilire che
una delle due sculture sla copia dell' altra ; ma tale nem-
meno da "potersi decidere che siensi combinate a caso,
senza che gli arteiici avessero presente agli occhi o alia
fantasia il medesimo originale. »
Nella dedicatoria ci vien detto che all' Illustrazione tro-
vasi unita la copia di si sublime escmplare , delineata ed
espressa dal bulino di un valoroso giovane artista. Nulla
noi aggiugnere possiamo ne dell' annunciata copia, ne del
bulino del valoroso giovane , giacche 1' esemplare trasmesso
per Gesarea legge a questa I. R. Biblioteca di Brera noa
ne e corredato; ne sapremnio chi mai incolpare si dc]j]ja
di si fatta mancanza.
Monumentl dl pittura e sculuira trasccld In Mantova
o ncl sno territorio. • — Mantova, 1829, dalla tipo-
grajia aW Apollo di F. Yn\ac\um,fasc. rii ed viii,
in 4.° gr.
Anclie di questa pregiabile e dagli amatori delle belle
arti desideratissima collezione parlato abbiamo nel volu-
me 5o.°, pag. 3()i.Essa va lodevolniente pi'ogredendo ; ma
ci sembra che nella parte artistica manchino talvolta alcuni
di que' pregi che da noi accennati furono nel suddetto
volume ; e per esempio le tavole di questi due fascicoli
in qualche liiogo risentonsi di una tal quale dnrezza di
tratteggi. Lo stile poi, ossia la parte descrittiva, lascia tut-
tavia qualche cosa a desiderare , non sempre progredendo
esso con quella semplicita e nitidezza che in si fatto
PARTE ITALIAN 4. 24 I
genere discrltti ricliiedonsi. Servano cli prova i due seguentl
periodl, co' quail si da priaclpio alia descri/ioiie della
stampa iS.'' n Meniorablle ne' fasti della patria andeiii sem-
)/ pre la scuola di cjueU' Andrea Maiitegna che ciiirjuanta
» e piu auni qui dimorato nelT aiuore di im Lodovico
" Gonzaga; licne lasciava a IMaatova di die superbire,
" poiciie i miracoli di qivel pennello divlao impreziosito
" r aveano sino alle pietre. Ma le sciagure de' tempi sper-
" sero la massima parte di quelia ricchezza clie ia uno
>i coUe opere non lueno egregie di una sclilera di discepoli
» dovea sovvenire alia poverta de' posteri piix lontani. »
Le rapprcsentazioni conteniite in questi due fasclcoli sono
la Caduta di i'risto sotto la croce , tela di Francesco Mon-
signori ; un BassoriUeiO delta chiesa di S. Scbastiuiio ; un
Dipinto a fresco di Giulio Romano in casa Bioadi ; ed uu
Monumento ad Alessandro Andreasi.
Gallcria omciica o Raccolta di moniancnti antichi
csibita dal cav. Francesco Inghirami per senire
alio studio dell' Iliade e dell Odissea. — Dalla
poligrafia Fiesolana, iii2(). fasc. 26, 2~ c 28,1/18°
Di quest' importante collezione parlato alDbianio nei vo-
luini 49-°, pag. 399, e Si.", pag. 22. Essa precede colla
prlnilrra accnratezza nel testo e iriaestria neile incision! ,
con que' pi"egi insoinma , co' quali e apparsa ne' primi
fascicoli. Ne essere dovrebbe gran clie lontana dal suo
compiinento, gia pubblicata essendosene la tavola 143."
Dcscrizione dclle incdaglie antiche greche del museo
Hcdervanauo , dai re di Soiia fiiio a quel delta
Mauritania , con altre di pia musci , comprese in
otto tavole incise in rcane , distribuite secoiido il
sistenia geografico-numisinalico , per Domenico Se-
STiNl. Parte terzu. — Fircnze, Piatti, 1829, in 8.°
Qnesta parte terza contieue la continuazlone dellc me-
daglic della Siria sino alia Persia , e quelle dei re d'Egitto
lino ai re della ]Mauritania, non oaimesse Ic intermedie
provincie dell' Africa.
Delle pietre antiche libri cpLUttro , di Faustino CoRsi ra-
mano. — Roma, 1828, Salvinucci, in o/, di p. 224.
Bibl. Itcd. T. LV. 16
242 A P P K N ]i 1 V. E
* Atd delCI. R. Accadeitiia dnlla Crusca. — Fiiaizc,
1829, Piatti , i/i ^f Volume sccondo e terzo.
* Sagglo di pocsie di Pictro Sterbini. — Roma ,
1829 , in 8."
S C 1 E N Z E.
Delia sacra eloquenza , discorso di Felice Deder ,
professore nclV Istitiito di Desenzaiio. — Brescia ,
1829, Bettoni, in 8.°
A qnesto Discorso, in cni contengonsi le piii sngge dot-
trine intorno alia sacra eloquenza, e clie vorrcmnio veilere
tra le mani di que' giovaul ecclesiastici da' quali battesi la
via del pergamo , precede una dedicatoria del sacerdote
Girolamo Bagatta , benemerito Direttore delf Istituto di
Desenzano, a monsignore Giuseppe Crasser assunto da
quella di Treviso alia sede vescovile di Verona. Ed a noi
pare cli' egli in si solenne occasicne , senza ricorrere alle
solite ed oggimai stucchevoli Raccolte di poesle ( delle
quali gli era forse agevole il raccogliere doviziosa messe
dagli stessi suol alunni ) meglio operar non potesse clie
col presentare in omaggio all' egregio pi-elato un libro,
in cui si danno all' ecclcsiastica gioventu le istruzio'ii per
ntiliiiente frangere a' fedeli 1' evangelico pane. Ne la sua
dedicatoria soflcrniasi soltanto nelle viriii di monsignore-,
111a va discorrendo ancora sulIa penuria in cui ora ci tro-
\iamo di valenu catechisti e predicatori, e va ad un tempo
rintracclando le cause di tale penuria. E tra sifFatte cause
egli ri]jorta come principalissima 1' erronea dottrina di
alcuni banditori di novita e stravaganze (clie la sacra
eloquenza ancora ha i suoi romajttici) i quali brigansi di
persuadere ai giovani iniziati al niinistero della diviua
jiarola , essere vano anzi perniciosissimo lo studio dell' elo-
quenza ; doversi ad ogni arte preferire una predicazlone
eh' eglino con ridevole ed ingiurioso scambio di nome cbla-
niano lul' apostolica: « quasi dando a credere die siano per
discenderc dal cielo e posar ancbe sal capo di questi no-
vellini ed inespcrti banditori del vangelo le lingue del fuoco :
vogliono fame degl'inspirati, ed altro non uc fanno inian'.o
clie dci presuntuoiii. » Dottrina funcstissiuia clie i giovani
distoglie dallo studio dcU'arte non solo , ma anclic dc' veri
modelli si sncri < lie jnulaui ' Quindi poco o ncssun ordinc
PARTE ITALIANA. 2^3
nel loro dire; nessuno allettamento d'l slile die attragga I'at-
tenzione degli iiditori j nojosc lunglieric; farraggine indigesti
ili erudiz.ioiie atta piii a sovercliiare che ad istriilre la luente
de' iedeli ; ncssuiia caatela iiel dipigiiere i costiuiii i nes-
suiia pradenza nel toccare ccrti dilicatissiiiii punti i e percio
scandalo aiizi clie santa cdiCicazioae ncgli uditori ; gran
rumore alle orecchie :
E r (dine ? vote vanno al teinpio e fuori
Escon piene di verito e dl parole.
II Ci e di peggio ( cos! giustaniente egli lagnasi ) •, a tal
siaiiio giunti da dover sentire con gli oretchi nostri, che
uon ci Iia liuoni esemplari di sacra eloquenza ne inoderni,
ne anticlii, siano latini, siano pur greci. Qnesta sentenza
panni clie passi troppo al di la d'' ogni romaiiticisnio. Come
parlano poi essi dal pergamo i nostri nuovi esemplari? Col
f'atto rendono alia verita la piu esidentc testimonianza. "
Tali soao le cose che il sig. Bagatta viene opportuna-
niente c con eloquenti parole svilnppaudo nella sua dedi-
catoria. Delle quali cose abbiauio voliuo far lui cenno, noii
perclie nella patria nostra totalmente nianchino i buoni
catcchisti e predicatori , che anzi ne ha di valenti; ma
ad annnonizione de'giovani presnntiiosi oratori , e ce ne
lia pur di (juesti e non jioclii , i tjuali credono d' aver rag-
ginnto il pin sublime scopo, allorciie sclolti da ogni freno,
e bbracciandosi versano dal pergamo tutto cio clie hanno
nella monte alfastellato.
L' opuscolo del sig. Prof. Deder piii che un dlscorsu
accademico puo constderarsi come un uieiodo, ossia uu
concise c ben orJito trattato di cio clie praticarsi dovrebbe
neir istruzione degli ecclesiastici alfesercizio della sacra elo-
quenza iniziati. L' an tore pone per base rcsempio e T use
trasmessoci dai Padri della Cliiesa e speclahuente da S. Ba-
silio e da S. Atjosiino, che dcbliasi cioe insieme coaoin-
^uerc lo studio della profana con ipiollo della sacra elo-
quenza, riferendo tuttavia quella a qnesta, e quella usando
a ministra e ajutatrice di (jnesta. Imperocclie non e a
presumersi che alcuno divenir possa " sulliciente dicitore
da pergamo , se oUre alia necessaria scicnza ed erudizioue,
non a!)l)ia con aniore e con attitudiue coltivaii uei teneri
anni le lettere umane , e non siasi abiiuato alia natnrale
cliiara copiosa dicitnra , collo studio de* classici italiani
(aggiungasi c i^rcci e laiiui ) , e coU'esercizio Uello scnveie
244 APl'ENDICE
e del comporre. » E cio vien egli confermaiicio con un
lumiiioso sqnarcio di S. Agostino, in cni tntti conten-
gonsi le parti delF elotjuenza dall' invenzione sino alF elo-
cuzione. Ad isti-nire un giovane alia predicazione bastera
diinque r applicazione de' precetti della profana alia sacra
dicitnra. « Di fatto si tramuti ( cosi T autore ) la lllosolia
tanto raccomandata da Cicerone all' oratore , nella filosofia
evangelica ; T erndizione della storia profana nella sacra
massimamente ; la lettura de' classici profani in quella dei
santi Padri eloquenti , la bonta della vita richiesta da Quin-
tiliano assolutamente, nella cristiana carita : ed eccovi for-
mato il sacro oratore. >> Egli passa quindi a parlare della
parte forse la piii iniportante nella sacra eloqiienza , cioe
del destare e del reprimere gli aft'etti.
Ma siccome a persuadere ed a commovere, unico scopo
d' ogni eloquenza, conviene far si che i ragionamenti stiano
11 piu che sia possibile ristretti alle persone cui parlasi ,
nel clie i profani oratori av^eano un sicuro vkntaggio sovra
i sacri •, cosi vien egli a quest' uopo esponendo , quasi a
foggia di canoni, alcune considerazioni snggeritegli dall' espe-
rienza stessa non che dallo studio da lui fatto su Cicerone
e ad un tempo sul Grisostonio. Noi crediara bene di qui
accennarne 1 capi : « In priino luogo non si piglino per
soggetto dei sermoni argonienti generali od astratti e piix
adatti all' istruzione , che alia persuasione ed all' impnlso
del cuore — Secondo, la maniera di trattare i temi di
persuasione e di azione scenda, il piii ch' essere possa ,
al particolare. — ■ Gioveranno in terzo luogo le descrizioni
e le narrazioni che si chiamano pramrnatiche , le quali
trattenendo per convenevol tempo la mente e la riflessione
dell'uditore, e alle particolari circostanze discendendo, e,
ove e luogo, amplificando , faranno quando in una, quando
in altra parte nentrare in se medesimo 1' ascoltatore e in
altrui riconoscere se stesso , e gli feriranno la fantasia e
il cuore. Di questa f;itta esser devono le prediclie sulla
morte del peccatore, sul giudizio, ecc. — Le paralaole in
quarto luogo sono valevoli ad appllcare il discorso alle
persone, e danno materia di amplilicazione su quel deter-
minati soggetti che vi vengono introdotti. — II quinto
mezzo di trattenersi sullc persone, e quindi determinar la
materia e lo scegllere qualche azione di storia sacra od
ecclesiastica, adatta al soggetto die si vuol trattare, alia
PARTE ITALIANA. 2^S
massima die si vuol itnprimere , al vizlo clie si vnol cor-
reggere , alia virtu die si vnole iiisinuare. — Da ultimo
una gran sorgeiite ed inesaiista cP ogni maniera d'affetti,
sconosciuta a tutto il moado profano, porge a noi la Per-
sona Diviiia di Gesii Crislo. Dalla sola passione di lui
scaturir possono a larga piena gli affetti tutti piu teneri
e piu forti in quel maggior grado, di cui e capace il cuore
uniano. »
Dalle quali sue osservazioni e dal metodo da lui esposto
vien egli alia prova esaminaado un brano di eloquenza
sacra in confronto della profana sovra due noa dissimili
argomenli : T uno del Grisostomo il quale per hocca di
Flaviano commovere vorrebbe a pieta Teodosio cruciato
contro della nietropoli d' oriente, die atterrate e spez-
zate avea le statue di lui •, T altro di Cicerone che placar
vuole Cesare adirato contra il re Dejotaro. Cosi V autore
aggiugne al precetti Tesempio e la pratica , e diniostra come
si possa far in modo die Teloquenza sacra abliia un non
dubbio vantaggio suUa profana , sejobene da questa prenda
e sussidj e modelli. « Da siffatto metodo ( concliiude 1' ati-
tore , e noi siamo pienamente con lui concordi ) verrebbe-
ro , pare a me , plii vantaggl agli stndiosi cccleslastici
die sono da cio. I precetti applicati si apprendono e si
ritengono con maggior forza e senza noja. II confronto
rlesce sempre dilettevole, perclie ritien 1' animo nell'aspet-
tazione di vedcre clil vince. Per questo sono cosi gradlti
i confrontl che fa Plutarco degll viomini illustrl : cos'i e
diletto veder due valentl combattere e contendere fra loro.
Avvezzl 1 giovani alia bellezza e verita dl questi esempi ,
formano 11 legittimo senso e la giusta estimazione, come
inte»viene a dil ha sempre sotto gli occhi e fra raano i
capl lavorl dell' arte. Pieni la mente e 11 cuore. di queste
vere forme di eloquenza, le trasfonderebbero a poco a
poco ne' loro sermoni : e cosi, tolta lafredda, concettosa,
fncata, fantastica , si rlmetterebbe in lioro la vera, soda,
commovente eloquenza ad onor della Religionc, e frutto
non ordinarlo de' fedeli ascoltanti. »
246 APPT7, NDICE
De mitra episropormn, Acrnasis Antonii Marice Cal-
CAGNI S. Th. Doct. Canomci Honor. Clodiensis
et Prof- Juris ac lust, rcdesiastica' etc. — Vcne-
tiis ii'^29, ex typogr. Jos. Molinari , in 4.°
Al sig. canonico e professore Calcagni gia. contribuito
abhianio le ben dovute lodi, nllorclie parlnmmo della sua
erudita dissertazione iatorno al pallio de' ineti-opolitani.
Yeggasi questo nostro Giornale , torn. 41, pag. 42.5. Ora
egli ci anannzia d' aver divisato di comporre altrettante
dissertazioni, (|nante sono le vesti , e qnauti i distintivi
de' pontefici , de' sacerdoti e de' cherici della Santa Chiesa
Cattolica i veggendo die sino da' tempi apostolic! usavasi
d'nno speciale e distinto abito nel ministero deU'altare,
e giustamente lusingandosi di fare con siiFatto Livoro utilis-
sima cosa masslme agli cccleslastici. E noi facciamo plauso
al divisamento sue , merce del quale aver potrenio una
desiderata e non voluniinosa coUezione di notizie, clie
importantissime sono per la liturgia della Chiesa cattolica ,
e clie altrimenii ben apprendere non si potrebbero se non
con un lungo e non si agevole studio, cioe col rintrac-
ciarle qua e cola nolle opere de' Santi Padri e ne' grossi
volumi degli erclesiastici scrittori. Ne al certo poteva egli
per la publ)licazione di queste sue ricerche sulla mitra
episcopale cogliere piu fa\'orevoie circostanza, quanto quella
in cui monsignor Bernardo Antonio Sqnarcina entrava so-
lenneniente al possesso della cattedrale chiesa di Cencda. Che
questo e il piii opportune modo di celebrare cogli scritti le
sagre inaugurazioni de" nuovi pontefici. Le poesie d' occa-
sione svanisc^no col passare dell' occaslone stessa , ma le
opere di bella o peregrina erudizione durano pereni»i , e
perenne conservano la memoria delF avvenimento onde
ebbero occasione , siccome altrove avvertimmo.
L'autore, fatte priraiei-aniente alcune indagini snll' uso
della mitra presso quasi tutti gli antichi popoli , ed ac-
cennatene le varieta, sebbene col nome di mitra sempre
s'intendesse un adornato coprimento di capo (forse cosi
chiaraata dal greco ju/rc<; , filo, perclie di fili tessuta ) ,
osserva che nei primi tenqii della Chiesa era propria spe-
cialmente delle vergini e delle divote matrone. Passa quindi
a ricercare I'epoca in cui i vescovi cominciarono a iarno
USD, e tra le varie sentcnzc preferisce qucUa del Martene
PAUTE 1TALI.\NA. 2^J
e Jcl Mal;illoii , cioe clie sino dni tempi apostolic! ne aa-
tlassero i vescovi adorn! , scbVieiie foss' essa di tint' altra
forma da qnella cli' ebbe i>o! ne'secoli posteriori. Epifanio
racconta clie Tapostolo Glacomo , come vesco"'o di Geru-
salemme, era solito portare in fronte una lamina o foglia
d' ore ; e semlira clie di tale lamina usasse anclie Giovanni
r evangelista come vescovo di Efeso, del clie ci lasciarono
nn cenno Policrate vescovo pine di Efeso, e S. Girolamo.
E di non dissimile ornamento usarono pure i vescovi ne' po-
steriori secoli, giusta la testimonianza diEusebio, di Gre-
gorio Nazianzono , di Eunodio e di altri. Ma siccome ac-
cadde degl! altri episcopal! abiti, la mitra ancora ando coi
secoli canglando di forme, finclie verso il secolo XI divenne
dalle odierne non iiiolto dissimile. Da alcune clie tuttora
piamente conservansi in qualcbe sacro mnseo e da quelle
clie veg2;onsi nelle imagini di anticbi vescovi puo di leg-
gier! dedursi clie prima del suddetto secolo esse fosseio
rotonde in modo pero clie a guisa di berrctte in alto ri-
stringevansi terminando quasi in un cucuzzolo , essendo
cbe tolta erasene la forma dalla ^tiara del vecclilo testa-
mento. Non tutt! pero i vescovi usavano anticamente della
mitra, ma quell! soltanto, a! quali per pri\ilegio stata
era dal romano Pontefice accordata. Sembra c!ie solamente
nel secolo XI I'uso di siiFatto coprimento cominci;tto abbia
ad essere a tutt! i vescovi comune nella Chiesa occidcntale;
cio die assai piu tard! avvenne nella chiesa d' Oriente ,
forse per rispetto de' bl/antini imperatori, die pure ne
andavano adorn!.
Siccome po! tutte le sacerdotal! vest! hanno una mistica
significazione , cosi f autore passa a dimostrare die giusta
il pontilicale romano, e rinsegnameuto d' Innocenzo III
la mitra siguilica f elmo della salute , pel quale il vescovo
diviene tremendo contra i nemici della verita, e significa
ancora la magnificenza di Cristo, di cu! il vescovo fa le
vecl : i due corn! od npici esprimono la scienza di ambi-
due i testament! : le due fasce pendent! sugli omeri sono
il simbolo dello spirito e delle lettere ne' dlvini librl asco-
ste , essendo die il vescovo dee suUe proprie spalle por-
tare cio die coila bocca insegna.
Egli parlando poi di que'prelati, die sebbeae di episco-
pate carattere non insigniti lianno non di meno I'uso della
mitra per particolarc privilcgio dc' somm! pontelicl , osserva
248 APPENDICE
die probabilmeiite 1 semplici canlinali noii ne nsarono
prima del secolo XII •, clie sino dal secolo XI ne fu ac-
cordato 1' oiiore a qualche abate d' insigne nionastero ^ che
nel medesiino secolo trovnsi accordato un simile pi-ivilegio
auche ad altre ecclesiastiche dignita , non che ai canonici
di alcnno de' piii illustri capitoli ; ai qnali canonici per
decreto della sacra Congregazione de' riti fa poi nel 160a
ingiunto clie quando non celebrano, ma soltanto asslstono
al coro od al vescovo , delibano da se medesimi porsi e
levarsi la mitra ; cio che appnnto vediamo in questa me-
tropolitana nostra praticarsi. L' autore cliiude la sua dis-
sertazione coll' osservare che 1' uso della mitra fu talvolta
accordato anche a qualciie principe secolare. Alessandro II
la concesse nel 1068 a Vratislao duca di Boemia, Luca II
al principe di Sicilia nel 11 44, Innoceuzo III al re d'Ara-
gona nel 1204.
Tutti questi argomentl , de' quali esposto non abbiamo
che il sunto, vengono dall' autore trattati con ogni cor-
redo di critica e di erudizione.
Corpus Juris civilis quo Jus universum Jusdnianeum
comprehenditur editio tertia Taurinensis. Tom. I
e IL — ^"o* Tawinorum, 1O29, edld. heredes Se-
bastiani Bottas, in 4.° gr. di pug. 1471 complcssi-
vamente. Prezzo in carta ordinaria lir. 46 italiane ,
in carta fina lir. 55.
Noi ci afFrettiamo a tener discorso di questa edizione che
ci pervenne iatiera nei primi giorni dello scorso luglio
con lettera dell" editore sig. GiOK'anni Calza del 29 giugno
1829. E primieramente lodar dobbiamo la nitidezza e bel-
lezza dei minuti caratteri, come altresi il disegno di rinno-
vare la stampa di si fatto tesoro della romana sapienza.
L' editore ci avvisa « che gli errori da lui rilevati nell' edi-
» zione Torinese del 178a, e corretti nella presente oltre-
» passano i cinquemila ch' egli e in grado di far constare
» al pubblico merce de! paralello da lui fatto e conservato. »
Quest' edizione abbraccia il cosi detto Corpus Juris Giusti-
nianeo. II primo tomo contiene le Instituzioni ed i Di-
gestif il secondo comprende ii codice di Giustiniano colle
novella di lui e colle solite di alcutii altri imperatori, come
PARTE IT\LIA.NA. 249
per esemplo dl Giustinlano, Giustino e Tlberlo nnlti , di Ze-
none f, i cosi detti canoni ilci^li Aposioli falsamcntc attrilmiti
al Papa Cleiiiente piunio; le consuetudini fendali divise ill
quattro libri ;, il liliro iatitolato dc Pace ConstanticE ; i fram-
menti delle leggi delle dodici tavole; alcuni titoll di UI-
piano, di Paolo, e delle istitnzioni di Cajo. Tutte queste
cose sono comprese come al solito nel volume secondo ia-
titolato Codice di Ginstiiiiano.
Se si trattasse di nn' opera di mera erudlzione, fosse
pur anclie come essa e di giurisprudenza , noi ci conten-
teremmo di qnesto lireve cenno clie onorere]>be 1' editore.
Cosi per esempio opcreremiuo se ci fosse dalle stampe
italiane consegnato Pautico codice di Menu conservato dagli
Indiani. Ma lo studio della romana originale giurisprudenza
lungi dall'avere cessato di essere utile a fronte dei nuovi
codici di alcune europee nazioni , e anzi divenuto assai piii
importante per lo studio stesso delle nuove legislazioni.
Nei nuovi codici si rltrova ridotto a principj ed a canoni
eminenti lo spirito direttivo delle romane leggi. Ma siccome
colle viste generali sarebbe assai malagevole guldare le par-
ticolari applicazioni, cosi ncUa collpzione delle leggi romane
s'incontrano i corollarj e Ic regole subalterne necessarie
air applicazione medesima dei nuovi codici. In quegli stati
poi ne' quali il Fvomano diritto ha forza di legge , cresce
assai piii la necessita dello studio profondo di esso.
Ma questo studio esige circa il tcsto medesimo illustra-
zioni storiche e filologiche, delle quali mancarono i giure-
consulti del medio evo •, e percio malgrado un retto senso
di giustizia ed un mirabile acume d' ingegno , essi noa
poterono riescire ad essere sempre fedeli interpreti del
senso positivo del testo romano. Grozio parlando di tali
comentatori li qualilico dlcendo: Optimi juris conderuil aii-
ctores , etiam ciun couditi mali sunt interpretes ■■ Fu quindi
necessaria la nuova scuola lllologica fondata dal milanese
Alciato , recata in Francia dallo stesso Alciato, e da ie-
retto toscano, dalla quale nacquero poi i Uunrc/ii , i Cujaci,
i Donclli, i Brissonj ed indi piu tardi i due Gottofredi,
e altrove gli Halovandri , gli Agosiiid, ecc. , e finalmente
gli storici dclP origine e del progresso delle romane leggi,
come il Gravina, il Terasson, ed in oggi il Aicbuhr , ed
il Savigny.
25o APPENDICE
A comodo per altio degli stndiosi del testo del romnno
diritto, o dirom ineglio , a soccorso necessario per la par-
ticolare intelligenza dei rispettivi pass! e per la concordia
delle leggi snrsero i Comentarj dei due Gotofredi, uuo al
codice Teodosiano e 1' altro alia coUezione di Giustiniaiio.
Chinnque !ia dovuto nianeggiare sia nello studio sia nel
pratico eserclzio i testi della collezione giustinianea , sa
quanto utili riescano le note di Dioni^i Gotofredo, am-
pliate in ultimo coUe aggiunte fatte nella grande edizione
pubblicata da Simone Van-Leeuwen nclT anno i633 in
Amsterdam colle stampe di Giovanni Blaeu , Luigi e Da-
niele Elzevir, ai quali fn associato Francesco Hackio li-
l)rajo di Leida. Essa fn rinnovata da una moderna por-
tante la data di Colonm-MunatiancR^ sumptihus . . . Fratrwn
de Tournes 1790. Quest' ultima edizione, la piu compiuta
e la pin magnifica , porta in fronte anche la storia e la
cronologia del diritto civile roniano, opera utilissima a
chiunque non si contenti di essere semplice Legulejo, ed
ami di conoscere le origini del piii grande fenomeno del-
r umana civilta nato per opera del tempo e di singolari
circpstanze di moderazione (i).
(i) Ecco il frontlspizio di questa egregia edizione. « Corpus
3> juris civilis romani in quo institutiones , digesta ad codicem
>> florenrinum eaiendata , codex ec novellas nee non Justiniani
» edicta, Leonis et aliorum iniperatonim novella, canones
>y apostoloruni , feudorum libri , leges xil tabb. et alia ad
» jurisprndentiam ante Justiriianeani pertinentia scripta , cum
» optiniis (luibiigiiue editionibus collata e.xliibentur cum notis
>» integris Dionysu Gothofredi.
« Quibus Francisci Modii et ahae aliorum Juriscoiisultorum ce-
» leberriniorum Pauli receptie sentential cum selectis notis I
» Cujacii, et sparsini ad universuai eor|ius Aiitonii Anseimo A.
» F. A. N. Ic. Antuerp. observationes snigulares , Reiiiissiones et
>» NotK juris civilis cationici et novissiini ac in Praxi recepti diffe-
» rentiam contini-nte accesserunt. Opera et studio Siiiionis Van
>> Leeuwen Ic. Lugd. Bat.
» Additi quoque locis convenientibus indices titulorum ac
» legum eniendatissimi, prjeuiissa est historia et chrooologia juris
» civilis rouiaiii (\i\ds singular! nietbodo Ifgum latarum tempus
3> desigoat. — EJitio nova onini qua bcuit cura atque labore
» indefesso in notis piJEcipue accurate et diligenter examinatis
>> a quampluriuiis niendis falsisque allegalionibus repurgata et
PARTE ITA.I,T.VNA. a5l
AU'anaunzio ila no! I'atto Jella torine';e edi/ione forse
i lettori si aspettcranno ili vederla inodellata su 1" an/idetta
d' Olancla , e loise per esscre questa a cjuella posteriore
augureranuo dl vederla ancor pin perfetta. Ma egliao sareh-
bero dekisi iiella loro aspcttazioue; giacclie nella torinese
ristanipa altro non si rlscontraao die secche ckazloul di
legffi correlative, osfia le cifre numeriche e compendiate
di queste leggi. Tutto il riinauente, d'altronde necessario,
fu sbandlto, talche incoitrandosi qualclie tratto allusivo ad
usl od a fatti roinani men iioti, manca ogni luce per intea-
dere il gennino e positivo senso dei testi delle leggi.
Dobbiamo noi forse attribuire cotale mancanza di com
mentarj e d' illustra/ioiii alia niira del piii facile aequislo
e della piii estesa ditfiisioiie degli eseinplari stanipati ? Ma
coloro die amaao davvero d' istruirsi pienamente del senso
e delle origini del romano diritto, o quegli altri die ne
abbisognano nelf esercizio dell' avvocatura e delle giudica-
ture, dovrannosi riputare cosi poco zelantl del sapere e
della giustizia die sagrificar vogliano a poclilssimi danari
di piu la niiglior cognizione delle romane leggi'
Per buona sorte il pulililico in oggi vivente non si
trova ne per senno, ne per mezzi pecuniary al disotto
dei padri nostri ^ e slccome la seconda e grande edizione
sopra riferita eblie un tale credito ed una tale concorrenza
di compratori die fu contraffatta in Venezia ;, cosi se coloro
die consigliarono gli eredi di Sebastiano Botta avessero
meglio pensato o fossero stati meglio istrutti , avrebbero
ia vece suggerito d' interanieute rinnovarla.
« correcta . et in (juatuor tonios distvibiua. — Colonire Miiiiatiana;
>> eutnpcibus Vratriim de Touines 1 790. »
Se al tempo di Simone Fan-LEEUW*EN fosfecro state scopeite
altre reliquie delle lecg.i impfriah e la legislazioue dl Teodorico
re dei Visigoti doaiinante nel niezzodi della Francia pubblicate
per CDva di Giovan Ciistoforo Amaduzzi colla liella edizione in
foglio fatta nell' anno IT^'? in Roma dalla stauiperia dello Zem-
pellid a' spese del librajo Venanzio INInnaldini . noi potrctmiio
conpettnrarp rlie alia gvande edizione del Van-I,eeinven sarebbe;
itato atigiunto il \oliiuie pubblirato ed illiiBlrato fi degnanienie
dair Amaduzzi. Ceitaniente <piesta ginnta non debb' essere di-
nientirata dai cu'iori della giui itin laknza i quali aniauo di se-
guire le fasi della legislazioue rouiana fin dove fii spinta ed
adottata nel medio evo.
252 APPENDIQE
A quest' impresa sarebbero statl vleppiii uicoraggiati se,
come si dice, nella Fraiicia stessa ritorna in onore lo sta-
dio del romaiio dirltto: poiche se an tempo esso ridondo a
tanta gloria di qaella iiazione , potrebbe in oggi essere infi-
nitameiite proticuo per Tapplicazioae delle nuove leggi. Ci
dnole di dover sulla nuova edizioiie Torinese fare quests
osservazioni, e c[aiiidi auguriamo die il risparraio tipogra-
fico eseuuito colla mira di avere uno spaccio maggiore
non vada fallito nelle sue aspettative , ne si rivolga a
daano degli editori. Cio die certamente osservar dolibiamo
si e die in molti e molti casi i possessori della Torinese
edizione dovranno ricorrere ad altre fonti onde dicifrare
alcuni testi die abbisognano non di semplici concordanze
con altri testi, ma di illustrazioni storiclie e filologidie. Noi
sappiamo die il ricercare queste illustrazioni suppone die
si conosca il bisogno di averle ; e la persuasione di que-
sto bisogno sentesi da pochissimi. Ma se tali illustrazioni
sono necessarie , non ne viene forse il pericolo die per la
loro mancanza o' non s' intendano le leggi o veugano mala-
mente interpretate ? Quali sono le conseguenze clie seguire
ne debbono ? E facile T indovinarle.
Raccolta di Opnscoli medici di G. A. del Chiappa ,
professore di medicina pratica e memhro della fa-
coltd medica nelV I. R- Universitd di Pavia. Vo-
lume i.° — ■ Pavia ^ 1828, dalla tipografia di Pictro
Bizzoai , di pag. 278 , in 8."
Otto sono gli opuscoli compresi in qaesto volume , due
inediti e sei giii stati altra volta stampati o con particolari
edizioni o ne' giornali scientifici. II sig. professore Del
Chiappa si ridusse a venirneli ora cosi insieme raccogliendo ,
poiche questi ultimi, " qual che ne fosse la cagione, anda-
rono di errorl e di meiule tipogratiche fieramente contami-
natl; >f e cosi a tacitamente rimproveravano T autore di
cotanti falli e negligenze, onde si mostravano quasi che
svisati. )' Inediti troviamo, i.° una prolusione alle lezioni
di medicina pratica per I' anno 1822-23, il cui soggetto
e Del vcro clecoro nella medica proftsslone ; 2.° un Discorso
della vlcendevole dipendenza tra la morale e la medicina.
Gli aforismi medico-politici di Knips Macoppe valsero di
scorta al sig. professore per la sua Prolusione , nella quale
ICv
PARTE ITALIANA. 253
cl semlira essere egli in ultirno uscito di via dilungandosi
intcramente dal soggetto e mcttendo innanzi e magniticando
la biiona fbrtuiia della sua clinica niedica pe' chinirglii, onde
far nolo clie la A'uoia dottrina ualiann ebbe la sua nascita
nella ticinese Universita , e cosi tesserae le lodi e dicliiarare
cli' egli si trovn obbligato a doverla seguire siccouie « quella
die consentendo colla piu saua dottrina degli anticbi mae-
stri , della quale e irrcfragabile conferma . . . . , siccome
quella che nacque , maturb , e perfezionossi al letto del
malato , e che la cotidiana esperienza ognl di
piu conferma e suggella. " Venendo ora al Discorso, esso
lia per iscopo quello di provare die la morale e la medi-
cina si dan la mano, vanno perfettamente d' accordo, sono
interaniente all' unisono ne' precetti iatorno al sanare i
mali ed al conservare la salute delF uomo. Male percio
parci corrisponda al contesto di esso Discorso A titolo
appostovi 5 se trattasi di colleganza non giii di dipendenza.
Inoltre parci pure che a un punto sla stata fatta confusione
della dottrina morale o della moialita colla cura morale ,
cioe dello spirito, la quale si convieiie nelle pazzie, cose
tra se intieramente diverse, disparate e in questo caso di
nessuna attinenza.
Delia metasincrisi. , ossia Metodo pertnrbatore dei moderni;
Jppocrate , Modello dei medici ; Del carattere morale che si
svUuppa nelle malattie ; Hulla conmnicazione vitale che ha
luogo pel contatto fra 'klue individid ; Elogio di Leonardo
Targa , sono i titoli degli opuscoli gia editi. Se la Meta-
sincrisi e a detta del sig. Professore il metodo periurbaiore
de' moderni, non era mestiero ch' egli scai^asse fra le rovine
deW antica medicina per rinvenire questa preziosa cosa ob-
bliata e negletta , e richiamarla a nuova luce ; poiche stava
gia alia mano dei medici tutti, non essendovi, agiustodire,
in fatti medico alcuno che in qualche caso non abbia ado-
pcrato , o non adoperi nel farsi a curare i mali il metodo
veraniente perturbativo. E nel leggere questa scrittura ci ac-
corgemnio die il nostro clinico la dove staljilisce le affe-
zioni nelle quali a' di nostri usar si potrebbe la metasin-
crisi, non e conseguente a se stesso , ma in vera opposi-
zione. La metasincrisi, die' egli da prima ( pag. 41 ), hi-
sogna usarla in quelle « die non riconoscono alcuua dlatesi
predominante, in quelle , lo quali senza pur essere organi-
che cliinarsi non vogliono ne all' iino , ne all' altro governo
264 APPEND lOE
di cura corroljoraiite o tleljilitaute, <> e in apprcsso cliiude
col dire ( png. 55 ): " Nell' usare della cara metasincrkica
uiestieri e riguardare senipve alia diatesi, cioe ad una od
altra di quelle condizioiii o disposlzioni sotto cui militano
le uialattie , la cjviale par vigesse aiicora non lueiio nspetto
alia doininante alFezioiie clie al teiuperameato ; e secoiido
questa mettere in uso di que' rimedj metasmcritici clie haniio
in parte della virtii contraria alia vigeute coiidizioiie del
male. A questa qualita , natura o condizione adunque si
riguardi niai senipre , uientre difficile si e ciie non ne pre-
domiui alcuna ecc. >/ L' orazione inaugurale intorno ad
Ippocrate non ne e die l' elogio di questo souimo. Qui
riavenianio die il sig. professore, diirienticata la Nuova
Dottrina italiana, invoca T assistenza dello spirito del grande
di Coo neir esercizio clinico , in cui dice sempre seguirne
le orme, e didiiara " professare amore ed osservanza al-
r auree dottrine, le quali vincendo la pruova del tempo
sono pervenute insino a noi. » Trapassereiuo di leggieri
il discorso sulF eloquenza del medico, clie non e die uno
svolgimeato inaggiore di quanto gia a tale proposito scrisse
Monti in quella sua orazione Sulla necessiia ddl' eloquenza;
siccome anche intorno alia susseguente scrittura ci linii-
teremo ad accennare cli' essa e non piii die una ennme-
razione degli effetti ed accidenti die si osservano succedere
nel carattere morale delle persona in seguito a diverse ge-
neral! llsiclie affezioiii , senza die ne veuga dalP autore ten-
tata alcuna plausibile maniera di spiegazione. Due persone
col lungo giacersi a mutuo contatto partecipano T una 1' al-
tra le rispettive buone o cattive quahta e condizioni ina-
teriali del corpo. II sig. professore avvisa die cio succeda
perclie viene ad essere mutuauiente assorbito il principio
vitale , oude egli die al suo scritto quel titolo di conuini-
cazione vitale, il quale titolo non saprommo pero se espri-
jiia bene l' idea die vi si voile attaccare. Il caloiico tra-
mandato dalla persona non puo non jjortare con se parti-
celle delle sostanze componenti la persona stessa, le quali
vengono dalla vicina persona assoi^bite , onde 1' elfetto che
ne conseguita in questa e a norma della buona o cattiva
qualita e condizione di esse partlcelle esalanti. Cosi almeno
la cosa venne fin qui veduta dai medici. L' elogio fiaal-
luente del Targa fit riprodotto, onde emenJarlo di alcune
inesattezza occorse nella prima edizione del 1824, e che
PAllTE ITALIANA. 255
si riconobbero In seguito alia vita die di esso Targa pub-
blicu nel 1826 il dottor Zoppl.
Term i acre mo (luest'articoio toccando qualchc cosa della
dizione e dello stile , in cui a parer nostro 1' antore si mostra
alcana volia foise troppo studinto, ricercato e artifizioso,
non rinveneiidosl altresi tal fiata anche tutta la proprleta e
raggiustatczza nell' espressioni , e una intera coUeganza di
idee , al die vagliano oltre ai brani sovra rapportati aadie
i segiieiui escmpi " Coaviene di' egli (il medico) sia pro-
fondaiiieiite dotto in tutto die si appartieiic alia uiedica fa-
colta, ma nella cliiiica poi emineiitemente scaltrUo .... La
natura travadia sempre dietro un modello ed an tipo, e
ove con occhio lilosolico la si rigiiardi, agevole iia il rico-
noscere, cli'ella opera in tiitti i siioi maglsteri colle stesse
leggi e cogli stessi fenomeni .... Fra i inezzi spettanti al
goi-erno del ikere atli a produrre questa metasincrisi , io ri-
ferisco le friziord, non guari diversamente dalla foggia de
Morlacchl , i ipiali pero nsanle ecc. " P. S.
Formidario per la preparazione e V uso di mold mc-
dicamcntl niioii di F. Magendie , ecc. Tmdnzione
con appeiidice ittdiana e note, per curd di A. Cat-
tan Eo Duttorc in ambc le leggi , Maestro privato
di Economia rnrale , o sia d agraria , covipilatore
del Cionii/le di farniacia-cldniica , gid contpdatore
del Giornale d agricoltara , arti e commcrcio , chi-
viico farmacista , premiato piic lolte dull' I. 7?. Go-
yerno di Milano . membra del Collegia dei dottorl
della facoltd politica-lcgale neW I. e R. Uniiersitd
di Pavia, ecc, ecc. , ecc. , quarta edizioncfatla sulla
sesta di Parigi , e su l edizione Spa^mola del sig.
J. L. Casasecn. — Milano, 1029, lUisconi , in
12.° con tai-. in rame.
Sei edizioai in Francia , non e cio un niiracolo per un
lihro die raccolga i sntlragj dc' leggitori. E noto die tuna
la colta Europa prende pane alia letteratura franuese. Ma
quatiro edizioni italiaiie in podii anni c cpiesto lui lavore
assai raro, luassiine ove traitibi di opera scieatillca. II me-
rilo iutrinseco dell' opera die annunciamo e dunqiie coiii-
provato abbastanza , nc gl" Italiaiii sono i soli die F abbiano
256 APPENDICE
apprezzata. La presente edlzlone pero si raccomaitla da
se stessa sopra le antececlenti e per le aggiunte del me-
desiiiio sig. Magendle , e per alcniie giudiziose note che il
sig. Cattaneo ha tratto dalla tradnzione spagnuola del sig.
J. L. Casaseca; soprattatto poi per T appeudice e per le
aiiiiotazioni oiKr e arriccbita , lavoro e qnella e queste
dello stesso sig. Cattaneo. In esse aiinotazioni stanno rac-
colte le priiicipali e plu importanti scoperte che la chi-
mlca ha potato far riverberare sa la terapeutica in que-
sti ultimi aiini. Ma, dobbiamo dirlo francaniente , il sig.
Cattaneo si e forse lasciato andare un po' troppo oltre col
sue fervore scientifico, ed ha ingrossato il volume con
alcune uiaterie che apparteiigono ad altri rami della medici-
ua. Come mai , p. e. , possono qui trovar luogo le idee
patologiche dello Strainbio juniore sii la sede e la natura
delle febbri intermittenti e T acupuntura di Cloquet, e la
litotritla di Civiale? Son queste al certo ottime cose, ma
noa erat hie locus. II formulario per la preparazione ed uso
di mold mcdicarnenti iiuOKi non puo essere decorato che
dalle novita cliimico-farmaceutiche recentemente introdotte
ill medicina i T estenderlo piii oltre e aprirsl un orizzonte
troppo vasto perche trovar possa opportune luogo sul qua-
dro che il sig. Magendie voile rappresentai-ci.
Nel confroutare la traduzioue col testo , oltre a varj nei
che ci sono sembrati incorsi per colpa deireditore, ne
abbiamo pur ravvisati alcuiii die appartengono sicuramente
al traduttore medesimo. La conosciuta perspicacia del sig.
Cattaneo li fara certamente scomparire , se avverra cli' ei
proceda ad altra ulteriore edizioue, e con cib egli rendera
un pill slcuro servigio alia scienza. E se non temessimo
d' apparire un po' troppo sever!, vorremmo pure che la tra-
duzioue di questo benemerito nostro coucittadino serljasse
la scrupolosa fedelta , a cui si vede ch' egli ha mirato, ma
seutisse meno la sintassi francese, lo che nou sarebbe
riesclto difficile , ov' egli si fosse talvolta emancipato dal-
r ordine materiale delle parole , e avesse virgolati e pun-
teggiati i periodi nel modo che lo spirito della nostra lingua
potea dettargU.
Noi nou intendiamo con cio di menomare il pubblico
accogllmento ad un' opera che e gia tanto sparsa per 1" Ita-
lia. Anzi pouiamo questo libro nel numero di que'pochi,
i quali provano all' evidenza i progress! che V arte di
rAKTK ITALIANS. 257
«anare va faceiido , e lo raccomandiamo coa fervore , tanto
pill clie per cui-a del sig. C'attaneo quest' arte lascia ora
ben poco a desiderarsi di tntto cio ch' e necessario a cono-
scersi per auiministrare senza pericolo di nnocere una serie
di potentissimi medicaineiiti , i quali trattati dall' igiiorante e
dair audace potrebljero diveiiire pericolosi, come le aciuii-
sime arnii in niano de' fanciuUi.
Trattuto di Cldmica appllcata alle arti , del similar
Dumas. VoLunie priino. — Jllilaiw , Stella c jigli ,
in 8.° fig.
Un trattato di cliimica applicata alle arti mancava tut-
tora air Italia, !j;iacche quello del ctl. ihaptal, piii volte
piiblilicato in italiano , Innganiente e con iinpazienza atteso
dai fabliricatori e iiKuiifattnritri di Francla, d" Italia e di
«gn' altra nazione, non clie dai dotti di tiitta 1' Europa , non
aveva per certe particolari circostauze riempiuta I'aspet-
tazione , ne sodtlisfatto alT ntiiversale desiderio, e giacche
in mezzo alle pin belle e piu Inminose dottrine , molte arti
chimiclie non vi trovavano nella pratica quella siciira guida
e quelle cbiare indicazioni cbe i vastissimi liimi e il lungo
pratico esercizio di qnel grand' uomo semljravano proniet-
tere. Riuscire potrebbe dnoqiie utilissima la versione clie
ora si piibblica della chimica applicata alle arti del signor
Dumas, se qiiesta appagare potesse il comiine desiderio.
massime in un tempo in cni molte arti , anche tra noi ,
Iianno cominciato ad estendersi e ad arriccliirsi considera-
bilmente coi lumi di cpiella niedesijna scienza.
Brevissima e la prefazione del Dwnas , suUa qu^ie tut-
tavia crediamo opportuno di trattenerci un istante. L" au-
tore , sottentrato come prol'essore di cbimica nelTAteneo
reale di Parigi al valentissimo signor Robiqact , sceise un
]iunto diverso dal suo , e presento i fatti in altro ordine
disposti; poscia persuaso clie in una massa di uditori i
quali non si cambiano, sia d' uopo di riunovare il sog-
getto o Pargomento, si avviso nel suo secondo corso trien-
nale di aggiugnere alia cliimica geaerale anclie la chimica
applicata alle arti. Determinatosi quindi ad esporre al
pubblico il suo lavoro, ebbe lasinga che quest' opera for-
mare dovesse un punlo di paragone pei giovani cbimici
sparsi ormai in quasi tutta T Eiuopt , e clie il deiiderio
Bibl. IiaL. T. LV. 1-7
2 58 A 1' P E N 1) I C E
di rettificarne le inesattezze dovesse tiar vita a' lavori
luili air intlustria e vaiitagglosL ad una nuova edlzione
deir opera siessa. Alcniai, die' egli , opineranno ch' io mi
sia troppo diffuso nella cliinuca pnra^ cli" io non dovessL
trattaie teoricaiuente le questioiii d'arte, e per ultimo
aoii dovessi far uso degli atomi. A queste obbiezioni egli
rispoude die il suo libro e destinato ai giovaiii e non ai
fabljricatori gla format! dall" istruzione ; ch' egli non voile
gia descrivere la pratica delle arti , nia bensi rischiararne
la teorica ; e cbe quelle particolarita scientifiche , atte a
spaventiire 1 fabbricaiori di una certa eta , diventeranno
pei figli loro un guioco , allorche questi avranno imparato
alle scuole un poco piu di mateniatica e un poco meno
di latino, un poco piii di fisica e di cliimica, e un poco
meno di greco. Noi lasciamo die ciascuno faccia le sue
riflessioni sulla giustezza di quelle risposte e di queste pra-
tiche osservazioni. Conveniamo pero coll'autore die per
trarre qualche profitto dalle cognizioni esatte della chimica
onde farne T applicazione alf iudustna , e indispensabile lo
studiaria a fondo, giacche le piii minute particolarita ac-
quistano un interesse maggiore allorclie si opera sopi-a
grandi masse. Bla egli, afliae di adattarsi al comodo di cia-
scua manifattore die non potrebbe accordare un' eguale
attenzione a lutti i rami del!a chimica pura, si e SLudiato
di di\idere 1' opera in modo tale da poter riunire in alcune
classi , alle quaii non troviamo molto propriamente appli-
cato il nome di u,ritppi , quelle arti clie hanno alcune basi
comnni, e la storia cliimica delle materie ad esse relative.
Deviando egli dalU naturale divisione fondata sui tre regni
della natnra, e venuto a forma re , com' egli dice, una
classifjcazione die a lui semjjra la piii semplice ed a noi
pare in vece la pin complicata.
Oscurissiina e quella del primo gruppo , composto dei
forpi non metallici, e dei prodotti o delle arti die dai
niedesimi derivano , vale a dire 1' acqua , i principal! acidi
(e come separarli dagli altri ? ) , i'ammoniaca, 1' aria at-
mosferica, le diverse varieta del carjione , la torba , il ri-
scaldamento e 1' illuiiiinazione. Ogniiao vede die quando si
])arla di corpi non metallici , troppo scarsa e questa no-
uienclatura , e forse ancora riesce piii maucante, e im-
possiljile a compiersi , ijuaiido si parla dei prodotti o
Uelle arti cUc da quei corpi derivano. 11 secondo gi'iipi^o
PARTE ITALIVTSX. 269
coiniene i metalli dt-lle teire e (lej;Ii alcali ; il terzo !a storia
coiiijiiiua lie' metalli onlinarj , come il f'erro , il rame, il
pioiiibo, ecc. E perche luai si soiio separati fjne' primi
uietalli da fpiesti^ Finaiiiiente il iinarto gruppo compreiiJe
tutti i prodotti della natiua orp.aiiica e le applicazioni
numerose die ne ilipcndoiio. Oj!;ttiin vede f|uanto gigantesco
riuscir debha questo grupjio , alihracciaudo tutto il regno
animate e tutto il vfgeiajjile.
Noil puo negarsi tuttavia cite ntile cosa noii abbia fatta
il Dumas, ponendo ia testa di ciascuna f'abbricazione im-
portante, o anclie alia fine in forma di ricapitolazione , al-
cune generalita, col ciii mezzo cjualunque fabbricatore puo
sludiare i priiicipj cbiinici del suo ramo d'industria, bea-
che non conosca a t'ondo la storia della cbimica generale^
e noi troviamo assai migliore questo metodo die non quello ,
forse da altri proposio, di coordinare quelle generalita e
porle in testa al pruno volume.
A questo pero si premette una lunga introduzione nella
quale si espongono , 1." le definizioni generali della clii-
inica ; 2." i diversi stati Jella materia, cioe dl solidita,
ili li(juidita , di vapore o di gas; 3.° la nomenclatura; e
qui vediamo i metalli tratti dalle terre, come ralluminio,
il bario , il calcio, il magnesio , ecc, registrati coU'anti-
nionio, coirargento, col bisnuito , col ferro , coll' oro^ col
inercurio, ecc, il die serve a giustiljcare la nostra sor-
presa di vedere que" metalli di\isi in due gruppi ; 4.° i
numeri proporzlonali die formano la base della teorica
atomistica; 5." la teorica atomistica stessa , la quale con
ragione temiauio die riuscir possa imbarazzante pei uostri
faVjliricanii e manlfattori i 6.° la combinazioue dei corpi;
7.° i corpi composti; 8." la rcazione dei corpi gli uni su
gli altri i 9.° fiaalmente un esauie generale dei corpi nou
metallici.
Segue il libro primo , coiiiprendeute ajipunto i detti corpi
non metallici; e qui vediamo nel capitolo i,° 1' idrogeno
j)osto a lianco dell' aerostato; nol 2." T ossigeno colT acqua
e coU'acqua ossigenata; nel 3.^^ il cloro coif acido idro-
tlorico, r acido clorico , 1" acido perdorico e gli ossidi di
doro; nel 4.° il bromo coll' acido idro-bromico , l' acido
broiuico ed il doruro di bromo; nel 5.'^ T iodo coif acido
idriodico, 1' acido iodico e i cloruri e i bromuri di iodo ;
utl 6/ il iluore e 1' acido idro-tluo: ico ; nel -?." il solf'o e
260 APl'ENDICE
r acido iJro-solforico , coll' idruio cli solfo , coll' acklo sol-
foroso , coll' acicio ipo-solforoso , coll' acido solforico ed
ipo-solforico, col clornro, col bromni'o e coll' ioduro di
solfo •, e qui terminano i tre fascicoli (inora piil^blicati.
Noi alibiamo volute accennare qiiesti titoli de' libri e
de' capitoli , soltanto per fai* vedere 1' ordiqe tenuto dal
signor Dumas e gli oggetti sni quali ha portato special-
mente le sue ricerche. Troviamo pero alcuni di questi
articoli degiii di considerazione, e quello specialmente che
concerne I'acqua, steso con metodo e con cliiarezza. In
esso si presentaiio tre tabelle , l' una delle densita dell' ac-
qua a diverse temperature secondo le sperienze di De Lnc ,
jiella quale peru , non sappiamo per qual motivo , sono
stati ommessi i termini corrispondenti ai gradi al di sotto
di 3oi la seconda della forza elastica del vapor acqueo
valutata in mlllimetri giusta le sperienze di Dalton ; la
terza della temperatura del vapore stesso sotto diverse pres-
sioni da una fino ad 8 atmosfere^ cose ntilissime nell' appli-
cazione a diverse arti. Con egual diligenza vediamo trattati
gli articoli che concernono gli acidi solforoso e solforico.
Pub dunque questo libro utile riescir agli artisti , o
almeno contenere una quantita di notizie importanti pei
medesimi , esposte coUa maggiore chiarezza e precisione , e
che giovar possono sovente nelT uso pratico dclle diverse
materle. Con diligenza ci sembra fatta altresi la traduzione
italiana : notate abbiamo tuttavia alcune espressioni che jl
traduttore potrebbe riformare, come quella, p. es. , della
f ombinazione di un corpo ad uii altro , che meglio direb-
besi con un altro; notata abbiamo pure nella pag. 7 1' u-
nione delle strazze colle stoviglie, col vetro e cogli smalti,
puro idiotismo dei nierciaj , tratto da una lingua straniera ,
per indicare una specie dei cosi detti hrilU o vetri o cristalli
faccettati, che troppo male sonerebbe nella lingua italiana.
Aiialisi dcir acqiia mincrale di Cornioiis , letta aWAte-
jieo di Venczla il i.° inaggio 1828 di O. Tjglia-
LEGNi , maestro di farmacia e socio dellAccademia
di Udiiie. — Udiiic , 1829, pci fratelli Mattiuzzi,
nella tipografia I'ecile , in o.''
Soltanto da jjoco pin dl un anno nel tcrritorio di Cor-
1(1100)5. lll^rivo, circolo di Corizia, su di una piccola strada
PARTE ITALIAN \. 26 1
ilett.i del rujt't ,, in liiogo Jistantc dal paese a nn cii presso
uii quarto di niigllo, si ossorvo una piccola scaturigine di
acqua , c!ie senza interruzlone contiauava a maiid;ire una
specie di stillicidio. L" odore , il sapore, il modo e il luogo
di fjuclla sorgente destaroao in alcuni V opinione che
queir acqua dotata fosse di virtix iiiedicinali , e qaindi se
ne cominise T analisi al Taglialcgiii , maestro in farmacia
ed accadcmico di Udine.
Procedette questi all' esanie diligentissimo di qnell' acqua
sul iinire dell' agosto dcllo scorso anno, e trovo die il
suolo tutto air iiitorno era costituito da una terra arenoso-
selciosa e niamoso-calcarea (clie non saprenimo come potuta
siasi l)en coudnnare), e clie il terreno da cui inmiediata-
niente scaturiva la fonte, era di natura maruoso-argillosa. La
presso vide pure crescere molte piante medicinali , come
il tauaceto, il millefogllo , la poligala, il serpillo, l" issopo,
la dulcamara, il meliloio, ecc. Noi non seguiremo il cliimico
nella luiiga serie delle sue esperienze ; noteremo soltanto
clie in ogni libbra medica dell' acqua di Croraons trovo
pgli colla sua prima analisi gr. 5,35o di idroclorato di
calce, gr. 0,760 di magnesia, gr. i.85o di carbonato di
soda, gr. o,35o di acido siliceo e gr. o,73o di silicato di
soda, oltre una quantita inapprezzabile di gas azoio e di
materia estrattiva vegetale ^ non dubito quindi di dichiarare
che quelFaccjua poteva nominarsi acqua miiierale , salina
fredda. Altre analisi istituite in segnito dallo stesso clii-
mico ofTrirono a un di presso i medesimi risultamenti.
Da alcune osservazioni de" medici si dedusse poi che I'uso
terapeutico di quell' acqua possa presumibilmente conve-
nire come blando lassativo e disostruente , e quindi tro-
var luogo nelle affezioni svariatissime e lente del tubo ga-
stro-enterico, e in quelle principalmente che occasionano
stitichezza e borborismo; nelle atYezioni ippocondriache ,
nella clorosi , uegli sconcerti di menstruazione , nelle cro-
niche aflezioni del sistema linfatico glandulare e in alcuni
ciisi simili ; in conferma di c!ie si soggiungono sette esempi
di guarigioni colF uso di quell' acqua ottenute.
Essendo Cornions, come nella Meiiioria si accenna, una
piccola e ben ordinata citta, po.sta in fellce sitnazione, in
nn clima temperato, in aria quasi sempre asciutta e in
territorio che a!)bondantemente foraisce ogni sorta di ricolte,
e da desiderarsi che si coiiducano presto a fine i lavpri gia
26a APT FN DICE
intrapres'i cT orcVme di quel Mimicipio, tenilenti a rentier*"
]iiu copioso il getto e a giianMitirlo clalla accidentale me-
scolanza colle acqnc pluviali o ill inliltrazione , il die potra
arrecare il vaiitni^gio di un copioso coiicorso di forestieri
a quel comuae.
Importaiite scopcrtn per conscrvare fresrJdsslmc dellc
jnioUfqa di novii per l hiverno , ccc. da [)**** X****.
— Mdaiio , Ciacomo Agnelli, in 12.° Prezzo ceii-
tcsinii ^5.
// Commesso della BibUoteca ed Ansehno Hiverulitore di libri.
A. Amico , sono qui con nn opuscoletto die sara pan
unto per Rladonna la tna Sigiiora. — Ne lio rilevate
dugento copie ribattendone il 3o sul 100 del pre/zo
originale.
C. Prendi diinqiie nn bacio, Anselmone mio. Siamo ora si
poveri di bnotii libri , die la e proprio una dispera-
zione il trovare con clie
A. Leggi leggi, e iascia le diiacchiere: Importante scoperta
per conservare freschissitne delle niigliajd d' nova , ecc. ,
con un soldo di sprsn e nessuna fatica: apri bene gli
occhi . con un sohlo di spesa ,
C. E nessuna fatica , cioe coU* aci{ua di cake , ecc. Non e
cosi?
A. Appunto. E non ti par qiiesta nn' utilissiina scoperta'
C. Utilissinia si, ma da non veiidersi come nno\a, fnorclie
ai barbagianni.
A. Ell, lo so ancir io die questo metodo ferzne /^er /a pn'nza
vo'ta menzioiuito iwl 1821 dul sig. Cadet, valrnte chi-
mico di Parigi , ma un gran niimero di persone igno-
rano tut tor a affatto quest a utilissima scoperta.
C. Vnttene alia buon' ora. Tu sei un uomo daldiene, nia
non vedi piii in la della punta del tuo naso. Questo
luetodo ne' nostri contadi e noto persino alle frutta-
jnole ed alle pescivendole.
A, Non mi fare il saccentone. Che a farti montare in cat-
tedra non basta la polvere die annasi spazzando Io
scrittojo di Madonna.
C, Oil uomo, cni si fa notte innan?! sera! Leggi dunqne
qui qui, Blbl. Ital. vol. 37, pag. 107 (anao 1822. )
PARTE ITALIANA. 263
la nota (t), sotto rannnnzio della maniera cU con-
servare le uova , ili M. Cadet: La maidera di coriser-
vare le nova neW ncqua di mice e presso di noi and -
chissima. Ne usano i parrochi e le cost dene massaje.
Un pnrroco della Brianza ne ha conservate con tal
inetodo per hen due anni , ed io stesso ne ho mangiate.
M. Cadet adunque vende come nuova una vecclda mer-
canzia. E male a proposito Paiuore del tuo lihric-
ciuolo vende questa inedesinia mevcanzia come tuttora.
affatto igiiota a grnn iiuinero di persone.
Mi liai fatto stralnliare : ma tn alineno mi concederai
clie e liene il ricordare tratto tratto colla stampa le
utili scoperte. Se cosi e , f a duiique che quest' opu-
scolo gia da tanti giornali aaannzlato , lo sia pure
dal tuo.
Eccoti servito, e vanne in pace.
Prlncipj' di arkmetlca e di algebra di Serafino Belli y
pubblico professorc di geometria nell I. R. Vniver-
sitd di Siena. — Siena, 1820, presso Qiddo Mucci.
Annunziamo quest' opera , henclie pubblicata gia fino dal
1835, perche pervenutaci da poco tempo: ci e poi sem-
brata tale da poter essere utilmente conosciuta. Essa e
scritta bensi secondo 1' ordinario sistema degli Elementi di
mateniatica, sistema da cui crediamo che si dovrebbe see-
star quasi del tutto chl volesse comporre un ben ideato
corso elementare clie tuttavia manca alia repubblica lette-
raria ^ ma varj pregi di cui va adorna ne rendono com-
mendevole la lettura, in alcune parti, anche a clii e al-
quanto avanzato nella scienza.
Neir aritmetica ha Tautore egregiamente dimostrato con
quel grado di generalita di cui sono capaci i ragiona-
menti fondati sopra esempi partlcolari numerici ( dal che
non pub prcscindersi nell' aritmetica ) , T indlpendenza del
prodotto di due numeri dal posto che essi occupano nella
funzione di fattori^ pioprieta essenziale a rigorosamente
stabilirsi, da molti scrittori taciiameate supposta , da altri
dichiarata (e non lo e) evidente in se stessa, e da alcuni
pochi troppo leggermente conteiuplata. Ci piaccpiero alcune
proposizioni sul pnssaggio dalle frazioni ordinarie alle de-
cimali esposte nel trattare di qucste ultime. L' autore ia
264 A T V E N D T O E
luogo Jl coUocarle nc' principj d' aritmetica ove fu costfetto
nd Impiegare anticipataiiieute le nozioiii algebrlclie che
s' iiisegnano pol dopo, avrclibe servito meglio all" esatto
ordine didascalico riserbandole a luogo opportune dopo i
necessarj i-ndimenti d' algelira. Accade bene spesso che
r indole delle materie in un trattato scientifico esiga che
alcune proposizioni si pongano le une in seguito alle altre,
mentre la concatenazione delle teorie che si vanno svol-
gendo non lo permette, mancando ancora nel sistema di-
uiostratlvo adottato le necessarie nozioni per renderne ra-
gione : in tal caso e sempre niiglior consiglio abbandonarc
un ordine domandato dalT afllnitk delle cose per segnire
quello voluto dai mezzi logici impiegati : ma non e piccolo
pregio in uno scrittore il sapere scegliere quella connes-
sione d' idee , secondo la quale T ordine d' analogia degli
oggetti tvattatl si accordl il meglio die sia possibile col-
1' ordine didascalico.
Neir algebra trovasi dimostrato che // prodotto cli pia
fattori e lo stesso qiiahmque sia I' ordine col quale i fattori
strssi si coinbinano insieme. La diniostrazione e in sostanza
quella dl Gasparo Bacliet riportata dal giudizioso Franchiiii
(Vedi la Srienza del calcolo , torn. x°\ Calcolo algebrico ,
paragrafo 44.° ) i nia il professore di Siena estese il discorso
del commentatore di Diof:sato anclie al caso in cui i fat-
tori, ainieno uno, fossero frazionarj : e cio era necessario.
La dottrina delle false posizioni e presentata , secondo noi,
con niaggior lunie die non facciasi da altri. E nuovo, per
qnanto ne pare, e pregevole per la semplicith ed eleganza
il modo con cui si trovano le forinole generali pel valore
delle incognite nelle equazioni a piii incognite e del primo
2,rado. Cosi trovaniiiio ben discusso il pi-oblema dell' esira-
zione delle radici quadrata e cubica dai nnmeri , su cui
pochi si splegarono con snfliciente esattezza. Licontrammo
una nuova dimostrazione della notissima formola per lo svi-
luppo della funzione (x+a)'"", contemplata in tutta la gene-
ralita. II discorso delPautore consiste : 1." nel dimostrare che
lo sviluppo dl (i+j)™, a cui riducesi il probleiiia ordinate
secondo la j', precede sempre per potenze intere e positive
di questa quantita , e cio egli tenta di fare istituendo un
ragionamento simile in parte a quello con cui Lagrange
prova la stessa proprieta riguardo alio sviluppo di f(oc+i)
ordinato secondo T indeterniinata i: a.° nella ricerca della
PAHTt: ITALIAN \. 2 65
Icgge de* coefficient! delle successive potenze di y. Esanii-
nainmo con qiialche atteazione il raziociaio del sig. Belli \ e
(lo diciamo temendo d'ingannarci) ci parve non aljbastanza
fermo nella prima parte , sicuro nella seconda : ma T espo-
sizione de' nostri dnhlij ci trarreljbe oltre i limiti della pro-
postaci Ijrevitn. L' ultimo cajiltolo dell' opera e dedicate ad
alcune proposizioni siilla teoria de' numeri dovute al celebre
Gauss: sono tutte interessaiitissime , e costituiscono a no-
stro avviso un pezzo d' analisi che puo leggersi con niolto
IVutto.
Amici del vero non vogliamo dispensarci dall' osservare
die i Principj del prof. Belli ci senibrano mancanti dal
late della cliiarezza. Varie idee, massimamente fondamen-
tali , non sono ^sposte con intiero sviluppo •, sono appena
abbozzate, son presentate, diciam cosi , in iscorcio : si
vede ( da clii gia sa le cose ) cib che V autore vole^a dire.
Per averne una specie di prova pratica abbiamo confiontato
alcnni luoglii del Trattato elementare d' aritmetica del mar-
cbese Landi (i) ( il meglio concepito fra quanti ne abbia-
mo letti ) cogli analoglii dell' aritmetica del nostro autore:
e lo spirito nostro non eslto un moraento a clii dovesse
dare la preferenza. Clii scrive un' opera nel genere dimo-
strativo deve immedcsimarsi , jjer quanto gli e possibile,
colla mente del lettore che ancora non sa^ deve esaminare
s' egli , posto in quello state intellettuale , concepirebbe o
no le idee nel modo in cui sta enunciandole. Questo e un
principle essenziale della diflicil arte di comunicare altrui
con cliiarezza i projjrj pensieri.
Elcmentl di matcmatica ad uso degl'i studenti nella
diicale U)dverslta dl Purina. — Parma, 1828,
dalla slampcria Carnugnani.
Contengonsi in quest' opera successivamente in un sol
volume gli elementi dell' aritmetica , della cjeometria , del-
1 algebra e della tricioaometria piana. Per esercitare I'at-
tivita dei lettori vengono proposte in ciascuno di questi
rami varie question!, e per norma di ess! alia fine dei
— ,
(I) Puo legftersi nel volume i." del Corso di laateinat'ua del
sig. abatr. Bossut tradolto dnl francese , ed arricchito di aggiunie
dal P. Andrea Mozzoni, stampato in Piacen^a nel 1802.
O.CC APPENDICE
relntlvi trattiti ne e accennato lo sclogllmento. Alcuni Ji
cjnestt prolilemi condncono ad altrettaiiti teorcmi ommessi
a bello studio nel corso , affiae di obljligare piu utilmeute
Fallievo a ben poiiderare le esposte dottrine.
L' aritinetica ci sembra la parte meglio sviluppata : se
noa die pensiamo che la teorica delle propoi-zioai , e le
sue varie applicazioni , avrebbero dovuto , come a luogo
pill opportano , riserbarsi all' algebra ; iinperciocclie gli
student!, cui e destinato il corso, non dovendo limitare
i loro studj inatematici alia sola aritmetica, meglio e clie
ritrovino cotalL dottrine ov' esse lianno piu natural seggio,
e dove con maggior cliiarezza e generalita ponno insegnarsi.
Molto ci spiace il veder die 1' autore si scosta dalla via
di Euclide e di Legendre, per seguire , con alcnni moderni ,
nn certo ordine di proposizioni, e una carta foggia di argo-
mentazioni, per cai non e si facile il dire quanto ne scapiti
di nerbo, di lucidezza e di eleganza la bella sintesi degli
anticbi. Cotesti trattati di geometria gracili e slombati fa-
voriscono a maraviglia la renitenza della gloventu ad una
continuata operosa applicazione mentale : ma a somiglianza
di que' rimed) die , moUemente blandendo T infermo, poco
o nulla giovarono , e lasciano il bisogno d' una novella
cura poderosa , i metodi troppo facili d' insegnamento non
servono a formare T intelletto dello studente , il quale sara
poi costretto a ricostrnirsi lo spirito ricorrendo a niigliori
maestri. Ne meno ci duole il vedere die nell' opera di cui
parliamo ( e cost pure in molte e molte moderne ) si
omette di far conoscere alcuni de' ritrovati del gran geo-
metra di Siracusa sul cllindro e suila sfera , e quella mi-
rabil foggia di ragionare , prezioso monumento del suo
in'^e^no, aureo luo^o per la geometria, tesoro per la lo-
gica , in cui gli studiosi cjuanto maggior piacere provano,
tanto maggior argomento banno di credere d' essersi avan-
zati nella scienza.
Avremmo pur voluto cbe il nostro autore si fosse nel-
r algebra, con Lacroix e qnaldie altro, accostato piu die
al metodo ordinario, a quello d' invenzione; ed avesse
fatte nascere le teoricbe di mano in mano dal bisogno,
nnzi die scbierarle cosi senza nesso 1" una dopo 1 altra.
In generate egli poco felice ci sembra nello stabilire le
definizioni: ma in cib anche per T uomo piu perspicace
le difticolta sono tante e tali cbe siaivso indotti a credere
PARTE TTALIANA. 2^7
impossiblle il superarle tutte , per alcuni molivl clie qui
non giova espori'e. Trovainnio pero qua e Ici alcunc buone
idee; ma tluoici die rantore per la propostasi brevita non
abbia potuto esporle con maggior cstensione.
A qneste poche osservazioiii dettate dal solo amor del
vcro ben altr'i ne aggiungeremnio se non temessimo d' es-
ser prolissi.
Intanto c un fatto incontrastabile die un buon corso
elementare d'l matematiclie astratte adattato al breve pe-
riodo d' nn anno scolastico e alio stato attuale delle scienze
manca tuttavia. Comporlo come si dovrebbe vuol dirj
accingersi a scrlvere ben altrimenti da quello cbe fa la
tiirba del trattatisti : e impresa die tutti esige i lumi e
gli sforzi di un niatematico-filosofo ; non e lavoro dozzi-
nale. Finclie un tal lavoro non compaja , miglior consi-
glio sarebbe valersi, con alcune modificazioni, dei trattati
die gia si possedono scritti dai piii accreditati autori. Anzi
die aggiungere Elementi ad Eli'ini'iiti, dal cui numero , omai
stralioccbevole , ci libera fortunataniente T obblio in cui gli
uni dopo gli altri vanno tosto perdendosi.
G. C.
Proposizioni teorlclic. e pratiche trattate in iscuola dal
profcssorc Antonio Bordoni e raccolte dal dottor
Carlo Pasi , fascicoli dnc. — • Pavia , 1829, dalla
tipogrnfia Bizzoni,
La brama dl far cosa utile alia gioventu studiosa delle
niatematiche suggeri al dottor Pasi il pensiero di raccogliere
coteste proposizioni, nuove in parte, in parte presentate
con nuovo metodo, ed esposte con bella cliiarezza e pre-
cisione.
Gli amatorl del calcolo ddle fwizioni demntc lo vedranno
ivi con piacere applicato per la prima volta ad alcune
questioni re!ati\'e alia dottrina drs^Ii interessi romposu con-
tiimi. Vedranno essi , non senza curiosita , come coi prlncipj
del calcolo stesso abbia il professore Bordoni cercato di
dimostrarc in modo semplice , nella sua parte piu delicata,
il principio ( gia da tanti in tame guise trattato ) del pa-
ralielogrammo delle forze. Merita poi specialnieiite d' esser
letta la perspicua ed elegante trattazione del prol^lema
dcll.i ortograjia dci cassettoni delle co/te eniisfcriche.
a68 APPENDICt
Sill prodigloso fanciallo Vine. Zuccaro , discorso al
decwionato di Palermo, dell avvorato Fll. Fodera .
— Palermo, 1829, tlpografia Giordano, in 8.°
Sopra il famoso fanciallo Vine. Zuccaro , epistola di
Ferdin. Malvica. — Palermo, 1820), tipografia
Dato , in 8.°
Di questo niaraviglioso fanciullo deir eta di meno clie
sette anni die con incomprensibile rapldita e sicurezza ese-
gulsce le pill difficili operazioni d' aritmetica , gia parlato
ne haniio bastevolmente non pochi gioraali e d' Italia e
d oltramoiite. Ne' due annuiizlati opnscoli si dan no curiose
e particolari notizie intorno al carattere di lui si fisico che
morale, intorno al prime svilnpparsi di tal sua prodigiosa
attitudine alia scienza del calcolo, ed intorno alle accade-
mie nelle quali egli fu esposto a pubblico cimento.
Compendio de' Regolamenti d' istruzione e d' esercizio
per II. JR.. Fanteria anstriaca adottati per le truppe
dei Ducati di Parma , Piacenza e Quastalla , con
tavole in ranie , tradazione dal tedesco , di C. Pides,
Sotto-tenente nel rcggiinento ilTaria Lnigia. — Bfi-
lano , 1829, Bernaidoni , vol. 2, in 8.° Prezzo
fiorini 2 e 5o kar.
* Adante geografico , fisico e storico del Qranducato
di Toscana , di Attilio Zuccagni Orlandini. —
Firenze , stamperia Qranduccde , in fol. sopra imp.
Di quest' opera non abbianio finora avuto sotto gll occbi
che tre tavole nitidaniente impresses e sono la V, 1' YIIl
e la X dell' atlante, il quale dovra in tutto comprenderne
venti. La V (^Corso tZeZZ'^rno ) Valdarno casentinese , T VIII
Val di Sieve; la X Firenze. L' autore ha dato in questo
suo atlante la preminenza alia dlvisione fisica, come la piii
semplice, la meno variabile, la piu certa : tranne poi alcnne
modificazioni , ha desso pure, sulle orme dei chiarissimi
Antonio Cocchi e Giovanni Targioni-Tozzetti , ripartito il
suolo toscano per valli. f Primieramente ( cosi leggesi
nel manifesto) ei considera la superlicie del Gi-anducato
come divisa in territorio trarispennino , territorio cispennino
e isole ; cio che sara fLicilmente da tutti approvaio. II ter-
ritorio transpenniuo comprende la pi 11 alta parte delle
PARTE ITALIANA. 269
valli , lU cionilnio granducale, irrigate da' fuuiii clie discen-
doiio air Adriatico \ al territorio cispennino appartengono
le valli dei cinque principal! finmi die iiiiboccano nel
Mediterraneo, la Hagra e il Serchio in parte, VArno , la
Cccina , V Oinbrone ed il Tcvere nella piii alta parte della
sua valle; le iio/e, ad osclusiono della iapraja, sono quelle
tlie formano T Arcipelago del Mar toscano. — NelPadot-
tata divisioiie per w/Z/, 1" autore chiama pri/narie quelle che
prendoa uoiiie da uno dei ciaque soprindic.iti fiuiiii, e se-
coiidarie le altre clie sono irrigate d' acqiie tributarie di imo
di essii considera poi come adiaccnti alia piu vicina valle
])rimaria quelle attraversate da ilumi di breve corso , seb-
bene libero sino al mare. — II territorio transpennino
debbe riguardarsi come un aggregato di valli priniarie Tune
alle altre adiacenti, e verra conijireso in una tavola •, le
nitre valli priinarie verranno delineate e descritte in vtna
o piu tavole secondo la lunghezza di corso del loro fiume;
alle secondarie di vasta estensione, e che appariscono come
siaccate dalla primaria cui appartengono , verra assegnata
un' intiera tavola ■, le adiacemi avran luogo nella tavola
della valle primaria ch' e loro piii vicina. A Firenze , come
capitale , sara dedicata un' intiera tavola. »
Le tavole, giusta le norme di molte altre. delle quali
parlato abbiamo in qucsfo Giornale, sono in due parti
distinte , cioe nella descrlttka e nella gcografica. La descrit-
tiva ne e la parte principale e contieue un quadro storica^
e le diverse notizie concernenti una data valle o provin-
cia. Le mappe topografiche sono incise a bulino, e cio
con saggio divisamento, giacche il bulino, meglio che la
niatita liiograllca, prestasi ad opere di questo genere.
L'csperienza ha oggnnai dimostrato che troppo facilmente
e presto svaniscono i lavori geografici eseguiti in litografia.
II prczzo d' associazione e d\ fwrlni tre per ogni tavola.
RaccoUa dclle circolarl dell azienda econojuica dell iii-
terno sidV ammiidstrazione dei boscJd e dellc selve —
Torino, 182^, 1828. Tre lolami in due torni in 8.",
comprendenti le circolari puhblicate dal 1823 al
iSu^ i'lcliisiii , dalla stampcna di Giuseppe ¥i\va\c.
Di questa prcgevole raccolta abbiamo desiderato di par-
larne prim.i d'ora, ma ue parlcremo iutalhuiteuicme in iiao
dei prossimi fascicoli.
a^O APPENDtCE
* Esposizione. topografica del viagglo israelitico nel
deserto giiistificata con analoghc illustrazioni geo-
grafico-aitlche-w orally del prete J/igeln CjcNOLAy
CaiLonico della cattedrale di Lodi, dedicata a S.
E. il signor Cavdinale Zurla, ecc. — - Lodi, 1829,
tlpografia Orcesi , in 8.°, di pag- XI c a3i , con
due tcwole , lir. 5 austi\
Codice della civiltd , cioe Manuale compiiito dei modi
e degli itsi della societd civile , colle norme , le re-
gale, ecc.^ traduzione dal f ranee se di Filippo Del-
PiNo. — Milano , 1829, presso Pirotta, in 12.°,
di pag. 207. Prezzo lir. 1. 5o.
Sunt bona mixta malis. II Pirotta col presente Codice ci
porge vin correttivo della mediocrlta del trattato di ginna-
stica teste passato a rassegna.
Abbiamo riscoatrato in qiiesto Manuale cle' modi e degli
usi della Socittd molte giudiziose i-iflessioiii, alcuni noa
triviali aneddoti, e piu frizzi uon inopportuni. L' autore
francese ha una maiiiera facile d' esprimersi, ed il signor
Delpino noil gli e inferiore nel tradurlo. A png. 47 si serve
egli del vocaholo precettare i fiacres. Amiiiiriamo il corag-
gio di questa licenza , ma non possiamo legittimarla. Con-
getturiamo ch' ei abbia voluto dire accaparare i fiacres.
I capitoli, siii qnali ci siamo trattenuti con qualche pia-
cere , sono (jneili - delle Feste di ballo - del Baitesimo -
de^ Concerti - della Sepoltura - de' Parenti attempati -
de' Viaggi - e dell' Urbanita dei gioriialisti,
Fedeli pero al nostro debito diesporre seinpre e nullaltro
che la verita , poniamo in avvertenza il lettore, cbe qne-
sto galateo parigino contiene qnalclie concetto poco casti-
gato. Ci contentiamo d' indicare il consiglio 5.° die si da
a pag. 34, capitolo del tete-a-tete.
Lezioni di civiltd per nso della gioventu , dettate da
Serafino Gatti. — Milano , 1829, per Nicolo Bet-
toni , t'oZ. 2 , in it.", di pag. 3,25 complesstvamente.
Le annunciate lezioni sono destinate daiPeditore a tar
parte della sua Bibltotcca popolare, Basterebbe questa sola
PARTE TTALIANA. a""!
circostnnza ad impriniere un certo gratio d*" iinportanza ail
ua lavoro tendente a fine cotanto salmare. II iiostro Gior-
iialc noil ricusera mai lode ed incoraggiamento a clii scen-
dera in cjuesta uiodesta si , nia noljile arena.
A lie lezioni precedono alcuni articoli nei qnali si ragiona
di religione e morale con principj i piii puri ed irrefra-
gabili. Esse poi sono per la massima parte un estratio
del nuoio Galateo del cliiarissimo Gioja. Del die il signor
Gatti ci avvisa spontaneainente nel suo discorso prelimiuare ,
convincendoci in siffaita gnisa die T uoiiio di lettere puo
renders! vieppiii commendevole , non separando dalla sua
professione la lealia e la buona fede, e serbandosi fedele
al Iribuere, ogni vulta die occorre, unicuique suuni.
Prime lezioni. di Maria Edgeworth , tradotte da Bianca
MiLEsi Mo JON , in 12.", di pag. 2g5. — Milano ,
1829, per Antonio Fontana. Prezzo i. 76 italiaiie.
Cliiarissimo nonie si e quello della signora Edgewortli
si in Inghilterra , come presso ogni colta nazione , dacclie
ella ba sjieso la niiglior parte de' siioi anai investigando
jirofoiidamcnte T uinana natiira onde staljilire le basi di
UQ bnon slstema di pratica educazione , tale da condarre
r iiomo a cjnel jnnito di ]Jossibile felicita e cousiderazione
ciii e cUlamato dalLi sua premiiienza sugli altri esseri.
E cjiieste noa i'acili investigazioiii dovevano principal-
iiiente ri\olgersi ai priooi periodi della vita, siccome cjuelli
die ben diretti possono essere fecondl di ottimi resulta-
meiiti , tanto in online alio sviluppo della meute , qiianto
alle tendenze del cuore. Consegaenza di tale sua giustissima
nianiera di vedere sono diverse sue opere , scritte spccial-
nieiite per T istriizione del popolo e delf adolescenza sotto
il modesto titolo di novelle, racconti morali , dialoghi ecc.
Appartieue alio stesso geaere cjuella die qui annunciamo ,
dicliiarandoci grati alia colta ed illustre nostra concittadlna,
la quale non isdegno le briglie e la noja d' una versioue,
sel)bene aljituata a piix gravi studj , di cui ci diede gia
l>ella testimonianza coll' applaudito suo eloglo della celebre
Ag.iesi, altro insigne e pereune ornamento delF avventii-
rata nostra patria.
Queste prime lezioni hanno il merito delP ordlnc , ilc!l.x
diiarezza e della verita •, lianuo iuoltre il secondo lucnto
272 ATPENDICE
tli ofTrire iin (juailro di famiglia anlniatlssimo ed Inte-
ressante, perciocche fu accorto divisamento dell' autrice
di mettere in azioiie due ottimi geaitori co' proprj loro
figlinoletti dell' eta di 6 in 7 anni all' incirca.
Si coglie r occasione di una passeggiata , dl una vislta ,
dl nn quaiunque fortuito incontro per soddisfare a moke
naturali interrogazioni de' due fanciulli , col quale ovvio
mezzo le tenere loro menti acquistano una progressiva
istruzione. L' ollicina , a cagion d'esempio, di un fabbro
ferrajo , o di un falegname ^ una fornace di mattoni i un
mulino a vento ■, I'accesso ad un giardino, ad un podere
ben coltivato, al gabiaetto fisico di uno zio ; una cola-
zione e simili circostanze porgono argomento di ragionare
con termini appropriati alia loro intelligenza della qualita
de'metalli, di meccanica, di disegno, di combustione ,
di aria, acqua, vapori, di maccliina pnenmatica , di fiori
e botanica, di vegetazione , di bestiame, di latte, di lino,
di farfalle e delle api e delle non meno industri formiclie ,
delle gravita de' corpi , della velocita , di tempo, di moto,
d'aritmetica , e perlino di giustizia distribiitiva.
Ma secondo noi il raerito maggiore delle suddette le-
zioni si e la freqitenza ed opportunita de' morali riflessi ,
tendenti ad istillare nell' animo de' fanciulli I'avversione
alia menzogna , 1' amore del prossimo e della giustizia ,
il rispetto alia roba d' altri , la pieta verso gl' infelici , la
•^ratitudine , la moderazione delle proprie branie:, tutte in
somma quelle piii commendevoli c[iialita ciie formar deb-
bono un uomo probo , colto e compito.
Sia indulgente il lettore se a fronte di questa ridondan-
za di buone cose , avesse egli ad incontrare qualtlie im-
magine meno nobile , o qualclie descrizione eccessivamenle
minuziosa , e condoni in grazia dell' eccellente spirito con
cui e dettata l' operetta delfillustre e dotta irlandese, se a
patina 35 e detto, clie n la polvere gialla clie cade giu
dalla sega cbiamasi segatura. " E se precedentemente a
pag. 3a leggesi che « la polvere bianca di cui servesi il
cuoco per fare la pasta cbiamasi farina. " Per la stessa
ragione ci lusinghiamo ch' ei non vorra sdegnarsi della
triplicp insulsa esclamazione cbe trovera a pag. 104 di
udle Ponipeo , nome del cagnolino di casa , il quale ncu^
pera un guanto smarrito. '
PARTE ITA.LI4NA. 278
Om pnrlrtr dovremmo dclla traduzlone. Ritenuta per6
r evideate utilitii di tjnesta fatica ed incliiwado noi a va-
liitare tutte le diflicolta di lodevolmente volgarizzare ua
libro inglesc pieno zeppo di vocaboll famlgliari e tecnici,
noti defrauderemo del dovuto encomio la diligenza e le
buone intenzioni dell' cgregia traduttrice. Ma temiarao che
a taluno noii possa andar a garbo qualche ricercatezza di
lingua, trattandosi di un lijjro aiFatto elementare e desti-
nato air infanzia, del quale difetto ci avvisano le meluzze
per picciole mele a pag. 6, lo stccchito e riarso a pag. 128
per diseccato e adusto •, i greiniti di foglle a pag. 148
jjer ricoperti , sparsi ecc. II gramolare il lino a pag. laS
in luogo do' piii usitati verbi , maciullare e dirompere ;
il fiaiiwLcggiare , poetico a pag. a54 in vece di ardere, di-
vanipare.
Essa ]5oi scrive , in onta delle piu comuni regole di
buona ortografia alia prosa prescritte, gioco e giocare, Ca-
gnolo, sonare , scotere (V. a pag. 149, i65) in luogo di
giuoco ecc. ecc. Ama scrivere semplicemente Ferrajo ,
soppriniendo il FaUbro , tenagUe per tanaglie , e panna
per fior di late o crema. V. pag. 197. E preferlsce di
dire a pag. 205 Massajo, voce che rigorosameute signiiica
custode di robe e luasserizie , e non gia il raezzadro o
mezzajuolo. A pag. Sj ella dice scarlati, e non scarlatti
col t duplicato. Altrove a pag. 124 si legge u mangiar
malamcnte » in luogo di mangiar sconciamente. La prima
di dette locuzioni ci rattristereblie coif idea di nutrirsi
male, di vita angustiata. Leggesi pure cwimonlaco in vece
del sostantivo ammonidca usato in chimica.
Per ultimo siamo chiamati dal nostro istituto a porre in
guardia il lettore sopra un glossario di So pagine intro-
dotlo dair autrice nel lil)ro che esamlniamo, avvertendolo
ch' esso racchiude non poche inesattczze , alle quali una
sc'vera logica ed una purgata lingua non possono far grazia.
Avremmo desidcrato che la volgarlzzatrice ci avesse
prevenuti in questo uflicio, cominciaudo d;il riformare il
troppo fastoso titolo di glossario , che ci pare esclusiva-
mente riservato a I'arraginosi comenti di lingue antiche,
e procctlendo indi ad una rcttilicazione delle inentovate
inesattezzc. Che essa a parer nostro tutta ne avca la ca-
pacith .^ tutto il diritto.
IJibl. Ital. T. LV. 18
274 ArVENDICE
Dal canto nosti'o ck limiteremo pei- Icgge cU brevita ad
iuilicare soltanto alcuiii de' priucipali vocaboli del glossariOy
die avrebbero dovuto esser raeglio definiti ed illustrati da
traduttore italiano a pubblico italiano.
ri Bastare - Caplre - Contare - Conversazione - Curare.
Guadagnare - Opportunita - Pagare - Precedente - Prezioso -
Pronto - Ragnatelo - Rammemorarsi - Rivoluzione - Rottura -
Leso - Tanto cjnanto - Tenere - Timore - e Zoppo. »»
Lasciamo arbitro il lettore d' intertenersi piii a lungo,
se lo credera conveniente , sopra il detto glossario. Forse
non avra egli nemmanco bisogno di consultare lessici od
autori per rilevare le iraperfezioni cbe lo deturpano.
La ginnastica pei giovani, o sia Trattato clementare
del differcnti esercizj aid a rafforzare il corpo, man-
tcncTe la salute e preparare una buona complessione ,
adorna di 33 tavole in rame , dal francese in ita-
liano recata da N. P. — Milano , 1829, press o
Pirotta, in 24.° Prezzo austr. lir. 3.
Questo libro ha esso pure la sua prefazione e non breve,
iu confronto delle sole 5o pagine che compongono il trat-
tato tcorico.
Altre 5o pagine all' incirca sono impiegate nella spiega-
zione di 33 tavole rappi-esentanti diverse ginnastiche evo-
luzioni.
Tutto considerato, ci sembra una produzione di pochis-
sirao conto , d* annoverarsi fra quelle , dalle quali e lo
staiiipatore ed il traduttore si ripromettono qualche loro
vantaggio personale. Non ci e permesso pertanto di dirne
di piu , eccettoclie non possianio passare sotto silenzio la
grave omissione commessa da entrambi , di avere cioe
puliblicato in Milano un opuscolo di ginnastica senza mo-
strarsi consapevoli della cospicua ed applauditissima opera
del nostro benemerito sig. Golonnello Young e della gior-
naliera pratica applicazione ch' egli ne fa nell' I. R. Gol-
legio militare di S. Luca , il quale ormai puo essere ad-
ditato come modello degl' istituti di qnesto genei-e ; lo che
attesta luminosamente la speciale Cesarea benignita e nia-
nificenza verso quegl" Interessantissimi giovanetti , non che
r intclligenza e lo zelo con cui le sovrane intenzioni se-
condate ven2;ono dal sovralodato siz. Colonnello Direttorc.
PARTE ITALIANA. ayS
CalUstenia o Ginnastica per le giovani , o sia Trattato
clemcntarc del dlffercnti csercizj atd a rafforzare il
corpo, mantcnere la sedate e preparare una huona
complessione , adorna dl aS tavole in rame^ dal
francese in italiano recata da N. P. — Milano ,
1829, coi dpi dl Giovanni Pirotta , in 12.°, di
pag. IC2, llr. 3 austr.
E questo il titolo di un' operetta, in cui si discorre di
varj esercizj corporei atti a rinvigorire la complessione ed
a svilnppare la bellezza del sesso gentile. Ci parve savio
consiglio il cliiamarla Trattato elementare delle dette mate-
rie, perciocche essa, con buona pace dell editore, il nostro
Pirotta , e una produzione che appartiene a quelle tante
futilita che abbiamo I'abitudine d'importai'e dalle rive della
Senna. Noteremo di passaggio che I'autore ha posto fra
i pill utili ed indispensabili esercizj di ginnastica anclie
il nuoto. L'articolo relativo e molto diffuso. Sono addotte
niille ragioni collo scopo di superare la femminile renitenza
a conimettersi aW Lnfido ehmento. Noi dubitianio pero che
le idee spartane dello scrittore parigino possano trovare
un grosso partito , non ostanteche ramnienti egli alle sue
future Amazzoni che « un' augnsta princlpessa, degna di
" essere imitata per molti altri titoli, abbia dato recente-
" mente V esempio di esercltarsi al nuoto. »
L' opuscolo di cui favelliamo e corredato di aS tavo-
le , dirette naturalmente a vieppiii agevolare l' intelligenza
dei prccettl ginnastici, se pero non osta a slfFatta buona
intenzione il inodo troppo economico e raeschino col quale
sono esse eseguite.
V A R I E T A.
LETTERATURA.
Saggio d' ima traduzione inedita delV Odissea dOmero.
L
a gcntilczza di un anouimo cl ha inviato il primo li-
bro dell' Odissea tradotto in versi sciolti. Egli desidera che
noi gli inanifestiamo la nostra opinione, secondo la quale
2/6 V A K I E T a'.
protesta di volere o abbandonai'e 1' impresa o recarla a
compimento.
La versioniG dell' anonimo confrontata con quella del Pin-
demonte ha il doppio pregio di avere risparmiati novantadue
versi sopra quattrocento quarantaquattro del testo , e di
avere conservate assai piii fedelmeiite le figure dell' elocu-
zione, nel che il Pindemonte (e sia detto con pace di molti
che giudicano forse senza darsi la briga di esaminare) ha
veramente p.issato il segno della licenza conceduta ad un
traduttore. Ma dircmo per questo che la nuova versione
vincera quella dell' autore delle Poesie campestri ? A noi
|3are veramente che no : perche la lingua poetica ci sem-
bra qui piu scarsa che nel Pindemonte, il ritmo assai meno
qraerico, ed a malgrado di molti luoghi piu fedelmente tra-
dotti, questa versione ci sembra lontana dalF indole ome-
rica molto piu che quella del Pindemonte. Eccone un saggio :
L'accorto (i) Eroe, Musa, di' tu (2) che tanto
Qua e la sbalzato errb , poichd di Troja
Ebbe le sacre mura a terra sparse ,
E cT assai genti le cittadi vide
E i cosiumi conobbe: e affanni mold
Sid mare in cor sostenne, a la sua vita
Ed al ritorno de compagni inteso (3).
(i) L' uomo puo essere accor/o eenza eesere n'jAuTpCTjs; quiadi
il concetto non h pieno.
(2) Di' tu : olire all' esser duro perde anche V affetto die tro-
Vasi nel fiH evvifrs , die mihi. II Monti avea tradotta ( non sap-
piamo 6e prima o dopo la vei-sione del Pindeuionte ) la protasi
d«ir Odissea , e ee la memoria non c' inganna il sue primo verso
era questo; Dimmi, o Musa, i' Eroe di vario ingegno. So avverri
che questa protasi da noi veduta co' proprj nostri occbi rinvengasi
nelle carte di quel grande, si fara manifesto come si lagnino
a torto coloro, ai quali parve ingiurioso cli' altri abbia detto in
questo giornale essersi il Monti astenuto dal tradur l' Odissea
pensaudo che troppo earebbe incresciuto al buon Pindemonte.
(3) II rerbo apvu/uEvay nella sua semplicita significa forse qual-
che cosa di piii : oltreche la frase inteso alia sua vita non ci
pare abbastanza precisa. Piu soggetta ad amfibologia ci sembra
ancora la frase si fean pasto de" bovi d' Iperione. Direbbesi die
si fece pasto de' leoni chi , per eserapio , cacciatosi solo ed
inerme net deserti dell' Africa fosse stato cola divorato da
quelle belve. 11 testo dice chiaramente manginrono i huoi del
sole iperione.
V A R I E T A . ^77
Ma ffuesti invnn talvi far voile: mnrti
Da loro insania e' fur. Stolti ! dt bovi
Pasto si fean d' Iperion che tolse
A la tornata il di (i). Cib in parte alcuna
A noi pur , Dea, figlia di Gioae , or narra.
Gia i Greci tutti che la cruda morte
Fuggito mean, del mar fuora (a) e dellarmi,
Erano in patria. Veneranda Ninfa
Calipso , Dea di Dee, sol dal ritorno
E da la sposa dentro cavi spechi
Ulisse ritenea (3) che a se marito
Far des'iava. E col girar dcgli anni.
Come dai Numi destinato il tempo (4)
Del suo ritorno in Itaca fu pieno ,
Da le fatiche tra i medesmi amici
Ne allor si sprigionb (5). Di lui pietade
Tutti sentian gli Dei , saho Nettuno ,
Irato sempre contra il Divo Ulisse
Anzi che al suol natio reduce fosse.
Ma qucgli ai lontanissimi Etiopi '
( Vltinii de le genti, in due partlti ,
A V orto altri del sole , altri a V occaso )
A un ecatombe tratto avea di tauri
E d'arieti. Quindi a mensa assiso
Prendea diletto. De V olimpio Giove
Gli altri Dei ne la reggia erano accolti.
Primo il Padre degli uomini e de' Numi
(i) Tolse il d) alia tornata. Meglio senza dubbio nel testo : ■
tolse loro il dt del ritorno.
(2) A noi non par bello quel fuori del mare e dell'arml:
nitpivyoTSs fi'ggiti » scampad , indica non solo il presente Btato
di sicurezza, lua ben anche il passato pericolo.
(3) Qui Paver niutata sintassi toglie, al parer nostro, gran parte
della bellezza. Dope aver detto che tutti erano in patria, la
prima idea nella quale , pel contrapposto , risiede la belta del
concetto, si h quella che il solo Ulisse era ritenuto, ecc. PerA
nel testo il periodo coiuincia con tutta semplicita ma con gran-
dissinio efFetto , tsv J oio/ , ecc, e eoltanto dopo di ci6 viene
la pouiposa descrizione della Kinfa Calipso.
(4) Questa sintassi ci pare viziosa.
(5) Sprigionarsi dalle fatiche , non ci pare omerico ; e forse
neppur d' altro autore - Tra i medesmi amici non e precisamente
lo stcggo che tra i luai amici.
2y8 V A R I E T a'.
Parlb: che rlinembrava il hello Egisto
Spento per man del glorioso Oreste :
Or veh come il mortal gli Eterni incolpa!
Da noi sccndcre i mali: ed oltra il fato
Da lor follie per se medesmi han danno (i).
Oltre il fato cost la sposa tolse i
D' Agamenno-ne Egisto : e ancor che d" aha
Jluina conscio, reduce lid spensc (2.).
Che V Argidda esplorator Mercurio
Per noi mandato gV intimb (3). N'e quello
A morte trar , ne tua fame la sposa :
Che come il fior de la lanugia prima
In volto mostri ed a suo drltto intenda (4) ,
fara d' Atride la vendetta Oreste (5).
3Ia di Mercurio il huon consiglio Egisto
Non persuase (6). Or tutto in uno ei scorUa.
Le postille che siamo venuti scrivendo ad alcuni luo-
ghi di quest! versi possono servir di misura a chi vorra
(i). Qui ci pare troppo contrario all' indole otnerica F anda-
mento del verso e la frase. Nel verso susseguente il traduttore
lia tralasciato 1' avverbio vuv (Ora) che a noi pare necessario.
Giove reca in conferma del suo detto un esempio recentissiuio
allora e grandissimo. La locuzione greca poi vTrl^ /mi^iv noa
pare chiaramente tradotta nell' italiana oltre il fato , e uieglio
direbbesi contro.
(3) Reduce lui spense , h duro ; e chi non ha il testo dinanzi
credera che Oreste reduce abbia ucciso Agamennone ; questa
aluieno 6 , secondo la grammatica , la uaturale interpretazione
di queste parole. Lui reduce sarebbe sintassi piu chiara,
(3) Che noi inviandogli Mercurio gli dicemmo ecc.
(4) Noi siamo ancora nell' opiuione altre volte espressa , che
quando una figura dell' orazione e frequenteuieute usata da ua
autore bisogna conservarla dov' 6 , ma non introdurla dove I'au-
tore non l' ha voluta. Pero trovaiidosi spesso in Omero la peri-
frasi della lanugine per significare la puberta , non crediamo
opportuno il valersene dove il testo dice semplicemente quando
Oreste sara. fatto adulto. — La frase poi itUendcre a suo dritto
h di quelle che s' interpretano a discrezione,
(5) II modo greco ix ya^ 'Opstfraa T(ff/i taairai 'Arpgi^aj puo
suggerire al traduttore un uiodo men trito del consueto : lette-
ralmente suona cosi : chk da Oreste sara la vendetta di Atride^
(6) Cos'i disse Mercurio , ma consigliandogU il bene , non per-
suase t animo di Egisto.
I
V A U I E T A . 279
eiudicare la fedelta della nuova tradnzionc. Spesse volte
abbiaiuo sentito dire che se alcuno pigliasse" a consideraro
di questo modo, verso per verso., le nostre piu accreditatc
traduzioni, cadrebbero quasi tuite da queiia faiua in cui
sono; ma oltreche questa obbiezione a noi non par vera,
vuolsi anche notaro die certe minute e particolari infe-
delta non nuocono alf ef cellenza di alcune traduzioni , Ic
quali poi net loro complesso ritraggono plenamente i ca-
ratteri principali del testo. Dove lo stile, il fraseggiare,
le figure, il verso in generale sian tali che ciasclieduno
vi trovi rimprouta dell' autore tradotto , sarebbe opera
pedantesca T andare appuntando qua e la pochi luoghi nci
quali la rispondenza della traduzione col testo non fosse
letteralmente perfetta. Ma quando dal leggere 1' intiera tra-
duzione non ci vieue nell' animo quest' immagine dell' au-
tore originale, allora non e senza motivo ne senza frutto
il richiamare 1" attenzione del volgarizzatore a que' luoghi ,
dove ci pare che siano state da lui neglette certe difFe-
renze , le quali comunque siano tutte picciole per se stesse,
non di ineno somniate insieme contribuiscono forse non
poco a render disslniile la verslone dal testo. E il saggio
die noi abbiamo levato dal nianoscritto die I' anonimo ha
voluto inviarci, puo essere un ottimo testinionio alia no-
stra opinione : perche nessuno vorra negare die dove se
ne togliessero le cose da noi notate non fosse per divenire
pill omerica questa nuova traduzione. Essa ha bisogno
sopra tutto di quella facilita che in Oniero non viene mai
meno •, di quella schietta slntassi che non lascia mai dubbio
il lettore ; di quel verseggiare spontaneo senipre e lontano
da ogni artilizio, per modo che spesse volte diresti, il
concetto assai piii die il consiglio dell' autore aver voluto
quel numero c quel ritmo con cui lo troviamo significato.
In funcre Vincentu Moiidl, Antonii ChersjEj Epi~
grammata (i).
I.
Quod (longos jacuit qua; vel male spreta per annos,
Oblita antiqui vel decoris , misere
(1) E oggimai aU'Europa tutta notissiino die tra i cultori della
romana classica letteratura giunsero ad altissiiuo grado e tuttora
vi si conaervsno i Ragusei; e noi in tiuesto Giornale abbiam
28o V A R I E T a'.
SqualeJjat, tricie gandens nugisque canorls)
Itala se superis continuo intnlerit
Musa choris, serto criae3 pra3cincta, quoil olli
Ma3onia Dantes nexuit ex hcdera ;
Seque super solio primes fiilgcnte locarlt
Vatiun inter; summo digaa placere Jovi ,
Carmine digna suo mensas hilarare Deorum;
Muneris id totum est , Montie magne , tui.
Et, cui non multos similes tulit inclyta, cui fors
Hand feret, haud unquam fors habitura parem est,
Non te perpetu6 memoret, non optet, ademtum ,
Dum etetei-it, quanta est, non fleat Italia?
II.
Salve , o , qui primus Latias colulsse Gamoenas
Jussisti certis me juvenem monitis ;
Jnssisti Tuscae studiis vigilare Minervae
Fratrem, aderat mecum qui tibi nempe, memn! (i)
Est tuum , in Italia quod claret scilicet ille ,
Nobilium docto dum sedet in numero
Scriptorum , illustris Patriae astrum dulce : Latina3
Quod placui Arcadiss ( si placui ) ipse , tuum est.
Salve, o Chersiadum, quanta est ea cunque , tuorum
Fam^e auctor ; salve , o inclyte Montiade !
// veto autore dell' Iliade e dell' Odissea. — Ci si annunzia
un' opera curioslssima, della quale fu, non Iia guar! , pub-
blicato un sagglo a Londra. Essa porta il titolo dl Ulysses
Homer, ossia Scoperta del vero autore dell' Iliade e ddV Odis-
sea , di Costantino Koliades , professore neW Universita Jonia.
Quest' opera, gia al suo compimento condotta e adorna di
avuto piu. volte occasione di tributar loro ben giusti applausi.
Ci e quindi di singolare compiacenza il poter qui pubblicare due
epigra'tumi clie fanno bella testimonianza delle nostre parole.
L'egregio antore , fratello dell' iUustre Tomaso Chersa , ha gik
dato altre pubbliche e non dubbie prove del valor suo nella poesia
latina, E ben era a desideravsi die alcuiio coiridioina del Lazio,
idioma eterno, spargesse Cori sulla tomba di quel grande,le cui
opere viveranuo pure eternamente, perche il bello , il vero
Chiaro una volta , fia chiaro in eterno.
(Gli editori.)
(i) Hoc fuit Mediolani anno i8o5, quum auctor ageret 24
wt.itis sua: annos ; Thomas ver6 frater ejus esset annorum 22,
V A K 1 E T a'. a8i
tavole rapprc«enranti vedute e piani , ton<le dnrvjiic a pro-
vai-e die Llisse b il vcro aiitoro dell' Ilia>le o ik'U'O'li.ssea.
II saggio siidJetto ofTre non dubbie prove dclP ingcgno e
delle cognizioni dell' aiitorc ^ e ci dimostra ancora clie fjue-
sti ha coil sonima attenzioiie visitati tutti i luoglii ne' due
poemi rainuientati. Egli trae profitto da tutte le piu par-
ticolari cose die gli venne fatto d'esaminare; le ravvicina,
le confroiita con ingegnosa sagacita ai testi , ed ai monu-
nieiiti relatlvi alia guerra di Tioja, II suo sistema, comeclie
non debba si tosto e si di leggieri ammettersi, merltera
almeno d' cssere posto ad esame , giacche non si ebbe a
vile qucllo die I'u pul)])licato in Germania nel 1795, e
die sembrar poteva piu strano ancora. Che se fu leclto
il sostenere die 1' Iliade e V Odissea non sono die colle-
zioni di brani originalmente staccati e fnggitivi, ravvicinati
poi e posti in ordine ; e se Jien anche si c dubitato del-
r esistenza stessa d' un poeta nomato Omero, perche mai
non sarh permesso di congettmare die I'uno degli eroi del
prlino di qiicsti poemi ed il principal personaggio del se-
coado, sia Tautore dell' uno e deU'aUro? Sembra che I'opera
contencr debba un gran numero di topograliche descrizioni,
del genere di quelle che con tanto piacere leggonsi nel
Viaggio della Troade. del sig. Le Chevalier. (/. tieiS. )
PB0GRKS3I dell' INCIVILIMENTO.
Terra di Van-Diemen. — • Sono appunto quarant' anni
( 1788 ) da che giunsero a Boiani-Bay i primi Inglesi con-
daunati alia rileg^.zione. Nello spazio di quindici anni al-
cuiii di questi coloni divennero bastevolmcnte ricdii , onde
neccssario fosse di proteggere i diritti della proprieta coUo
stabiliincnto d' una colonia di classe inferiore destinata a ri-
cevere i nuo\ i delinquenti , pe' cui perversi costumi poteva
solTerirne danno il buon ordine che cola cominciava a
regnare. Che pero nel febbrajo 1804 ^^ terra di Van-Die-
men fu dlvisa fra 867 prigionieri maschi e la donae
lilicre. Ora la sua popolazione e di 2c,ooo anime , coin-
presi i rilegati. Ad onta dei gencrali lamenti sulla grande
scarsezza delle donne e sul riprovevole sistema di governo ,
nel 1826 le iatroduzioni di cose di piacere e di lusso im-
portarono 99,747 lire sterline , essendosi esse in nn anno
.aumentate del 3o per 100. IIohurts-Town , capitale del
282 V A R 1 E T a'.
Van-Dienien , conticiie circa un migliajo di case, e sette mila
abitantl. Qimndo giudicare si voglia da' nnovi cdiiicj die
vi si vanno alzando , dal numero de' faiiciulU e dalla quan-
tita di migi'anti e di condannati che vi giungono ogni
giorno, la citta e la popolazioiie crescei-aiiiio per lo nieiio
del doppio fra poco tempo. I nuovi edificj sono pressoche
tutti di mattoni o di pietre. La chiesa di San-David ha
un campanile , un orologio , un organo , e puo contenere
ben mille persone. Questa nascente citta, creazione di
venticinque anni , ha strade ben selciate, ha pooti, una
posta per le lettere , scuole di cafita, banchi, pensioni e
quasi tutti quegl"" istituti di puliblica e privata utilita che
trovansi nelle meglio sistemate cittii d' Eitropa , oltre le
riuuioai,. le accademie di musica, i balli, ecc. (i2. E.)
GEOLOGIA.
II piit piccolo vulcano del globo terracqiieo. — Non ^ qne-
sto che la sommlta di un vulcano sottomarino che sorgo
dalla superficie del mare. Esso fu vednto e disegnato dal sig.
Tilesius, che in qualita di naturalista accompagnava il ce-
lebre viaggiatore Krusenstem nella navigazione di lui in-
torno al globo. La spedizione ritornando dal Giappone e
passando presso del capo Saagar per attraversare le isole
Corili, incontro le due isolette vulcaniche d'' Oosima e di
Coosinia. Chi non conosce se non i grandi vulcani del
continente o quelli delle isole molto elevate al di sopra
del mare, come il pico di TeneriflPe, rimarrebbe nieravi-
gliato nel vedere un si piccolo vulcano : perciocche puo
esso scorgersi, per cosi dire, nel suo insieme al primo
sguardo, non presentandosi che come una punta sporgentc
dall' acqua ond' e circondato e stretto da tutti i lati. L' una
di queste isole , Coosima , e sotto la forma di un pico che
manda sempre fumo ; la sua sola sommita s* innalza sul-
r acqua e soltanto a i5o piedi. Questo e probabilmente
il pill piccolo vulcano del nostro globo: giace tra il 41.°
grado di latitudine ed il 120° 14' 45" di longitudine : e
nudo , sterile , d' un colore azzurrognolo. Non vi si scorge
una sola pianta, non un filo d'erba: gli orli sono com-
posti di niaterie rossicce e porose in dissoluzione e for-
manti diversi strati di lava che sorgono quasi a scaglioni
sulla superficie del mare sino alio stesso cratere. L'altr'isola,
detta dai Giapponesi Oosima, e che troyasi non lungi da
V A ii I E T a'. ' a83
roo*/>7irt potrchb' csscrc la puntn di nna nioiitapna a questa
appartcnentc , quando si supponga che Ic dai; montagne
non foriniiio che una sola isola sotto il mare. Essa e la
piu grande e tiovasi aW onesc deU'altra. (Memoir de I'acad.
wiper, etc. de Petersbourg, torn. X, 1826, pag. 309.)
EIBLIOGRAFIA.
Fu noil ha guari calcolato in 5, 000 il unmero delle
nuove opei'e che vanno ogiii anno pubblicandosi in Germa-
nia, cd in 40,485,000 il numero de'fogli che annnalmente
impriinonsi uella sola citta di Lipsia. Siccome ciascun foglio
non lia meno di a 6 poUici di lunghezza sovra ai di lar-
ghezza , ossia una supei-ficie di 846 pollici quadrati , cosi
coiupiendosi il calcolo ne risulta c!ie tutta questa carta
coprirelibe un quadrate di due raiglia e tin tcrzo per
ciascun lato , cioe uno spazio piu grande che la citta
stessa di Lipsia uaitaraente al sue distretto. Gio posto ,
non sara cosa dliricile il dlmostrare che questa medesima
carta se venisse minuzzata in modo che unire si potes-
scro , capo a capo , tutte le righe di ciascuna pagina , e
tuttc le pagine di ciascun volume, dareldDe una lunghezza
maggiore del doppio della circonferenza dell' equatore ter-
restre. E tanto si stampa in una sola citta, anzi in una
citta di secondo o piuttosto di terzo ordiue ! Ghe ne ri-
sultcrebbe poi , se accumular si volesse il lavoro di tutte
le stamperie ?
Ghe se taluno chledesse quale giovamento da tanta
farragine di nuove edizioni ne provenga alle lettere , alle
scienze ed alle arti , noi non sapremmo clie mai rispondere,
Molte di sifl'atte opere che vendonsi come nuove , non sono
che iraduzioni o ristampe ^ e ristampe sono pure gene-
ralmente le nuove edizioni de' classici si greci che latini ,
alle quali dar si vorrebbe grande importanza per la giunta
di qualche varlante di poca o nessuna utilitu : molte poi
versano su frivoli argomenti, su teologiche qnistioni", altre
non sono che rancidumi , ed altre non contengono che ro-
manzi , o fuggitive c nojose ])oesie. Laonde se dalle mol-
tissime scevrare si volessero le poche veramente nuove ,
a che mai si ridurrebbe il loro numero? Ghe se da que-
ste poche ancora scevrar si volesse cio che contengono
di veramente nuovo od utile , forse non ne risultcrebbe
ehe un solo c non grosso volume ^ e forse la letteraria
284 V A R I E T a'.
repubblica assai piii guaclagnerclibe con qiu>sto solo voUnne
che con tanta moliitaclino tU stainpe. Questo nostre osser-
vazioni applicare si potreljbero agevolraente alia multipli-
cita delle opere che ogiii anno rigiirgitano pure dalle etam-
perie della citta nostra.
EDUCAZIONE.
Annunzio d' una scuola di educazione e di ammaestramento
de fanc'mlU dagU anni due ai sei, aperta in Cremona con go-
vernativa approvazione del giorno 24 gennajo 1829. Tipografia
FeraboU. — Ci gode veramente Tanimo nel pubblicare que-
st'annunzlo ; poiclie da esso si ha prova che anche tra noi
Italiani si va prendendo un po' plii di gusto e d'interesse a
tutto cio che tende a promovere e migliorare la nostra educa-
zione. Era vergogna il mostrare per viste di Incro tanta sol-
lecitudine e tanta intelligenza nella cultura de' gelsi , nell' al-
levaniento dei baclii da seta, delle pecore e di molt' altre
specie d'animali; e poi essere indifferent! e abbandonare
quasi al caso la primissima educazione de' nostrl figliuoli.
Gli efTetti tristissimi di cosi riprovevole noncuranza gli
abbianio sott' occhio ogni giorno nei tanti ragazzi e uomini
sciancati, stoi'pj , gibbosi e affetti da gracilita e da rachi-
tide, i quali popolano le classi inllnie delle nostre citta,
ed i quali piu che alle fasce debbono la loro sventura alia
negligenza, al poco amore, alia sbadata ignoranza e al pravo
costume delle scuole ordinarie del minuto j^opolo, ove si
condannano i fanciuUi a stare immobili per tante ore sulle
sedie perforate, e a respirare un'aria appestata dall' alito
e dal puzzo di tanti altri fanciulli malsani ed infermlcci
che vi si veggono stipati. A simile disordine sarebbe ben
tosto riparato ove si distendesse in tutte le altre citta la
scuola di Cremona, il cui metodo e piano vogliarao qui
far noti perche se ne vegga T utilita , perche si abbia uno
stimolo air imitazione , e perche sia vana la scusa o non
dannosa la necessita in che sono i nostri artigiani ed operaj
di afiidare altrui la custodia de' loro piccoli figliuoli.
Tale scuola siccome preparatoria alle scuole elementari
minori, per le quali si richiede il sesto anno di eta, e
fondata sui principj : 1° degli ammaestramenti; a.° degli
esercizj corporei. I prinii consistono nelle preci quoti-
diane, negli esercizj sul piccolo catechismo, nella spiega-
zione di carte rappresentajiti i fatti dell'Istoria sacra, nella
V A n I E T if. 2(35
nonV!nclnturft di voci di Imona lingua indicant! gli oggetti
piii usuali, nclla calcolayione nientale, nclla cognizione del-
l' alfabeto , negli eserci/j di memoria , ed in tutto cio che
proporzionato sia ad una vita tutta di sensi, e che non
possa recare verun pregiudizio allc facolta mentali troppo
tenere cd appena acconce a germinare. I secondi visguar-
dano i giuoclii o gli esercizj adattati alia fisica costltuzione
de' fancluUi; per esempio i passi rcgolari , la corsa, il giuoco
della racclietta e simili. E altresi massima in questa scuola
che i giuochi prevalgano agli amniaestramenti ; che negli
ammaestramenti non s' impieghi mai piu di niezz' ora di
continuo, per la poca forza e pcrseveranza dell' attenzione
puerile; e che I'orario sul totale d' ogni settimana sla par-
tito in guisa di favorire singolarmente 1' edncazione fisica
della quale i fancIuUi a quest' eta sono anche piu J)isognevoIi.
Sia lode al maestro di questa scuola e all' uoui saggio
e filantropo che ne detto primo il piano ed il nietodoj e
sia lode ancora alia citta di Cremona, ond' essa vie piu
concorra al mantenimento d' un cosi provvido istituto, da
cui puo tornare tanto vantaggio alia ventura sua popola-
zionc,e tanto dccoro a lei stessa per essenae stata la fou-
da trice.
BIBLIOGRAFIA.
L' ill. eig. cav. prof. Sebastiano Ciampi , chlamato sine
dal 1817 con invito onorevolissimo alia R. Univcrsita di
Varsavia dall'augusto fondatore di quella 1' imp. e re Ales-
sandro I , conccpi lin d' allora il pensiero ^li rendere ser-
vigio alia sua patri.a naturale , T Italia , ed a quella di ado-
zione , la Polonia , con raccoglicre quantc notizie avesse
potuto trovare degl' Italiani letterati, medici, diplomatic!
ecclesiastici e civili, milltari , pittori, architetti, musici
ed altri di varie professioni, che ne' lontani e ne' vi-
cini tempi soggiornarono in Polonia con gloria d' Italia i
non meno che le notizie de' Polacclii i quali si dlstiusero
in piu manlere dimorando in Italia.
I nonii dunque , le gesta , le opere manoscritte o stani-
pate , le rclazloni statlstiche si degli Ambasciatori, del Prin-
cipi italiani ai Re di Polonia, che le ccdesiastiche dei
Nunzj apostolici a quella corte ;, le istruzioni segrete date
lore dai Papi e quant' altro puo richiamare la curiosita
della storift , tutto avra luogo nella Baccolta che 1' editore
i86 V A R 1 E T a'.
Jacopo Balatresi in Lucca ei projione di dare in Ince col
ntolo dl Notizie , scritli ed opere d' urie dei^l'Italiani illustri
in Polonia e degl' illustri Polacchi in Italia dell' ill. sig.
cai\ € prof. Sebastiano Ciampi. Terranno Inogo di appen-
dice alcunc notizie di famiglie italiane staljilite in Polonia;
ed una scelta di Lettere scientifiche, politiclie e niilitari
degl' Itallani scritte di Polonia a' loro amici ed ai gabi-
netti de' principl in Italia , specialmente del tempo del re
Giovanni Soliieski , coUa descrizione mandata dai campi
di battaglia del successo delle battaglie , ed altre molto
interessanti notizie sul commeicio fatto in Polonia ed in
Russia dai Fiorentini, dai Lucchesl ed altri Italian! die
sono ai di nostri totalmente ignorate.
Quest' opera sara pubblicata in tometti che potranno
stare V uno dall' altro diviso ; e le associazioni non saranno
obbligatorie che tomo per tomo , non niaggiore di fogli
lo, al prezzo di mezzo paolo per ogni foglio di pag. 16
in ottavo di carta realetta e carattere ciccro nuovo.
Le associazioni si riceveranno in Lucca dall' editore Ja-
copo Balatresi , in Firenze al gabinetto letterai'io dello stesso
e nelle altre citta dai pi-incipali libraj.
Non vogliamo tacere che S. M. 1' imperatore di Russia
Wlcolao I si compiaccjne esternare all' illnstre autore di
fjueste notizie la sua I. e R. soddisfazione , ed accordargli
una straordinarla riconipensa per le sue ricerche intorno
ai monuinenti inediti di Storin ecclesiastica , polltica , mili-
tare c letteraria spetiand al regno di Polonia ( Vedi il
Giornale di Lucca di quest' anno n." 24, alia data di Far-
savia 3o fehhrajo).
Lo stesso aittore ha gia molto inoltrata la Bibliografia
ragionata di tutti i llbri stampati dagl' Italiani intorno al
regno di Polonia , opera , clie I' anzidetto editore si pro-
pone di pubblicare colle stampe , quando ne venga inco-
raggiato nella sua prima impresa.
PEOGRAMMI ACCADEBIICI.
Programma delta Societd italiana delle scienzc resi-
dente in Blodena ai dotti Italiani.
Siccome non farono presentate Memorle al concorso
aperto dalla Societa con programma 2 3 marzo 1826, cosi
ripropone essa gli stessi due problemi , cioe :
V A R I E T a'. 287
I. htiiuire un ragionato confronto tra Ic tarie tcorie sul-
C vquiUbrio delle volte lasciatccL claeli autori piu rinomad, c
sccgliendo fra queste la piii consentanea alia natiira del Pro-
blema dare un' utile applicazione della medesima alia pratica,
esponendo con ordine e con cidarezza le regale da scguirsi
per la costruzione specialmente dei grandi archi del pond
sui fiumi, e per quella delle cupole tanto ovali che circolari ,
in modo che si conibini la robustezza di tali edifizj con V ele-
ganza delle forme architcttoniche , contemplando anche il caso
degli archi obliqui (die sponde del fiume.
II. Estendendo le ricerche sperimentali del conte Giordano
Riccati intorno ai suoni delle corde solide e delle aeree , e
quelle pure del Chladny sulle lamine elastiche, raccogliere
un nuinero di fatti certi basl^anti nelki loro connessione e nel
loro complesso per istabilire una teoria acustica che sena di
base alia pradca musica.
Le Memorle dovranno essere inedite, scrltte in lingua
Italiana , in carattere chiaro e da una sola mano , e sa-
ranno presentate al sottoscritto socio e segretario in Mo-
dcna entro tutto il mese d' agosto i83i. 11 nome degli
autori sara occulto; ogni Memoria poi-tera in fronte un
motto e sara accomprgnata da un biglietto suggellato, con-
trassegnato al di fuori dal medesimo motto, contenente al
di dentro in maniera occultissima nome , cognome , patria,
domicilio e professione dell' autore. II mancare a qualun-
que delle antecedenti condizioni fa perdere il premio che
per ciascliednn argomento sara una medaglia d' oro del
valorc di zecchini sessanta , e verra conseguito da qnella
Memoria die nel rispettivo argomento ne sara gludicata
mcritevole secondo 11 mctodo prescritto dallo Statute sociale.
Le dissertazioni coronate saranno pubblicate colle stampe,
e 2;li autori ne avranno in dono un numero sufliciente di
copie. Quelle non premiate si conserveranno originali nel-
r arcluvio dclf Accademia , potendo pero gli autori di esse
ritirarne a loro spese una copia.
Modena, 2 5 agosto 1829.
Antonio Lombaudi, socio e segret.
R. GiRONi^ F. Carlini c I. FcMACAZLif direttori ed editori.
Pubblicato il di 17 settembre 1829.
Milano, dolt I. R. Stamperia,
Oseeri>azioni meteorologkhe fatte all' I. IL Osicivatorio di Brcra
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289
BIBLIOTECA ITALIAN!
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
La Sacra Scrittura illustrata con monumenti fcnico-
assirj ed egiziaiii , dl Blichelangelo Lanci fanese ,
interprete dclle lingue orientali nella biblioteca Va~
ticnna. — Roma, 1827, Societd tipografica , vol. 2,
Bella edlzione in 4.° grande , con tavole incise ana-
loghe alle illustrazioni scritturali, Scudi 6 romani,
pari a lir. 82. 22.
kJ n lusinghiero elogio di quest' opera troviarao scritto
nell'Antologia di Firenze del giugno 1828; e molto a
ragione ivi si disse die eziandio per le scienze ar-
cheologiche T Italia puo vantare grandi e prof'ondis-
simi ingegni. Noi scbben tardi (perche ora soltanto
ci venne V opera fra le mani ) , non pero intempesti-
vamente credianio di poter ragionare di essa, giudi-
candola con tutta verita nn aidua filologica impresa,
sicconie la cliiania il mcdesimo sig. Lanci nella sua
dedica al dura di Blacas d Aulps, paii di Francia. E
giovera seguirlo da vicino nelle sue principali inve-
stigazioni , non senza usare delle stesse frasi di lui;
perciorche a ditferenza di tanti lavori di simil natura ,
r opera del sig. Lanci ci sembra degna di non vol-
gare enconiio , anche rispetto alio stile : ma ad un
tempo ci asterremo dall entrare come 2;iudici nelle
Bibl. lud. T. LV. \kj
290 LA SACnA. SCRITTURA ILLUSTRATA CCC.
({uistioni in essa discusse , appunto perche ardua ne
e la materia , e scabiosa la via su cui d' uopo ci
sarebbe il porci.
II sig. Lanci erasi proposto di scegliere tra le piu
belle scoj)erte egiziane la parte vantaggiosa alio in-
tendiniento de' passi oscurissinii della Bib])ia ; e la
sorte gli fu singolarmente propizia, perche gli venne
fatto di acquistare due frammeuti papiracei scavati
dalle arene di Saccara, con carattere e dialetto fe-
nicio. Tali frammenti contenendo tutti gli elementi
alfabetici, credette il Lanci di potersene giovare a
compimento dell'alfabeto fenico-assirio gia da lui sta-
bilito quando illnstro la epigrafe di Carpentrasso ,
ma a cui mancavano quattro letterc per la serie per-
fetta degli elementi. Poscia applicando quell' alfaljeto
ggli scoperti papiri, si fece a disvilupparne il scnso,
e prendendo a scopo dclle sue speciali ricerche alcuni
nomi nell'ebraica favella celebratissimi , vi istituisce
un analisi totalmente nnova. Primo di qnesti nomi e
V Eloim clie occorre nella seconda e ottava linea del
primo frammento papiraceo e che vicne adoperato nel
primo versetto della Genesi , ove si narra die : Nel
prlncipio creo Iddio {Eloim) il ciclo e la terra. Osserva
il nostro autore che tutti gli antichi rabbini e i sacri
interpreti hanno sempre ravvisato in Eloim il plurale
di Eloa, ma insieme han creduto che esso qui faccia le
veci del singolare; e aggiugne di pin essere opinione
di alcuni che in quella forma di nome sia adombrato
il mistero della Trinita. II Lanci non sa persuadersi
come il sapientissimo storico , tutto inteso ad allon-
tanare dalle menti ebree ogni immagine di politeismo
e a chiamarle strettamente al culto delPunico e vero
Iddio, fra tanti bellissimi e grandiosi nomi divini ,
quello appunto abbia prescelto, al quale era bisogno
di una eccezion grammaticale per torre gli Ebrei da
un inganno, in che, uscendo cssi dall' idolatra Egitto,
potevano agevolmente cadere. Pertanto egli distingue
due Eloim, Puno, siccome il plurale di jEZoa, laltro
di indole del tutto singolare e da variata origine
DI MICHELANGELO IjKoCI. 29 1
dcrivato. Quanto al prinio egli lo riduce alVaraba ra-
dire Lah che , secondo il Camus, or signilica splcn-
dere , fol^oreg^nre , ed ora, essere alto cd emiiiente.
II noiue Eloa preso in questo signilicato, se conviene
per eccclleuza al soinnio Iddio, pud con proprieta
convenire anco alle creature, animate o inanimate
cli'elle sieno; talche \o Eloa e \ Eloim applicato agli
uomini signillcherebbe gli illustri , gll splendidi , i
grandly i magnad, e applicato alle cose indicherebbe
quelle che bnllaii di luce e sfolgoreggiano , siccome
i giojelli. Appoggiato a questa etimologia si studia
r autore d'illustrare il passo intralciatissimo della Ge-
uesi dal verso primo all'ottavo del capo sesto: I fi-
gliuoli di Dio vedendo la bellezza delle figliuole degll
itoiniid ecc Ed craiio in quel tempo de Ciganti
sopra la terra ccc. ( Versione del Martini ). Siccome
Eloim puo significare uomini illustri, ecc, egli e di
avviso che in primo luogo si debba tradurres Veg-
gcndo i figli de' JSIaguati le ftgHe del volgo esser belle,
prescro a loro mogli, ecc. Poscia non bene quadran-
dogli queir idea de' Gigaiiti supra la terra , pensa che
i Nefdim , secondo 1' cbreo , resi per Gigantt nella
volgata , traggano origine da Nafal, radice araba ,
sotto la ([uale puo esprimersi colui che fa wi azione
esorhitante e fuori d' ordine , e che con tale vo'cabolo
la Scrittura intenda di signiticare decentemente quegli
uomini dissoluti e rotti a vizio di lussuria; i quali
uomini , alqiianto sotto nel testo ebreo , si chianiano
anclie Cluhhorim ossia potenti e famosi ( in opere di
iniquita). E fu pessimo partito, soggiugne T autore,
che i 2;randi monassero a moglie le lemmine del
volgo ; perche alia casta de' ricchi e magnati gia in-
nanzi quel tempo esistente, era per civil convenzioue
impedito Tunirsi in matrimonio con quella delle arti
c con la plcbe ; la qual legge di socievole ordine non
osservata ncgli ultimi antidiluviani tempi fu il prin-
cipio dclla general corruttcla. Perciocche , prosegue
r autore, le genti ne' gradi loro confuse, scioho il
frcuo alio passioni , tuiio si fcccr lecito , c con la
292 L\ SACRA SCRITTURA ILLUSTRATA CCC.
turpe liccnza che baldanzosa errava sopra la terra ,
provocaroiio lo sdegno del Dio die le sterniino.
Qiianto aU'etimologia deirEloim preso in singolare,
vuole il nostro autore che si sottragga a quel nome
la prima lettera formativa; e rimanendo soltanto Loim,
ne rintraccia il valore nell' araba favella (valore
sfu2;2;ito alle indaoni de' Masoreti ) , e osserva che
una tal voce contiene in se gli attributi di grandezza ,
di munificenza e di bontd. Laonde , per avviso del
sig. Lanci , cosi dovreljl^e rendersi con italiane pa-
role il cominciamento della divina storia : « Nel prin-
cipio (weo il grande e buono Iddio il cielo e la terra. »
Ne meno in2;e2:noso ci si dimostra T autore nelF in-
vestigare X etiniologia ed il signihcato della voce Aza-
zele ^ che si riscontra nel capo 16 del Levitico. Quivi
s' inipone agli Ebrei di presentare due arieti , \ uno
per lo Jeovd ^ Taltro per lo Azazele^ la quale voce
soglioAo gli espositori tradurre per capro cmissario.
Anzi alcuni giudicarono esser questa voce il nome di
una montagna , altri vi rinvennero il deserto^ questi, un
luogo remoto e separata^ o la separazione medesima;
quelli Hnalmente il diavolo; e fra tanta disparita di
opinioni ciascuno con lunghi ragionamenti si accinse
a proyare che vera unicamente e la sua. 11 nostro
autore e d' avviso che la sola analisi del vocabolo
Azazele e bastante a torre ogni equivoco ; ed egli
appunto prendendo ad analizzarlo e a rintracciarne
il giusto valore dimostra che Azazele e nome divino
e vale quanto il Dio della vittoria ; il qual senso ,
egli conchiude, e richiesto dal tenore stesso della
sacra narrazione.
Dalla grandezza di cjuesti nomi divini passa I'au-
tore a ra(>;ionare suUa niaesta del culto mosaico e dei
sacri arrcdi del tempio. Ma prima egli si reputa a
dovere \ istruirci del modo con cui rail'rontera i mo-
saici arrcdi cogli egiziani , aflinche nessuno per av-
ventura s' induca a credere che Y inspirato Mose sia
stato un semplice copiatore dcgli egizj monumenti.
E percio egli riflctte che avauti Mose vi lu un
DI MICnELANGELO LANCI. 298
Mclcliiscdprco , sacerdote di Dio altissimo , il quale
iniiiistrando le cose di religione sacrilicava e benedi-
oeva; c die cjuindi iin da quel tempo dovcva esservi
una legp;^ santissinia ne' suoi riti ciie dalla divinita
procedcva : i quali riti poscia variati e disligurati
dairumano capriccio passarono tra le stolte genti al-
r onore delle bugiardc divinita. Solo dunque si pro-
pone Tautore di scoprire e dichiarare I intimo rap-
porto chc lianuo i sacri utensili dclla mosaica legge
con quclli che nc' reuiotissimi tempi si usavano su-
perstjziosamente da' saccrdoti egiziani, ma che da piu.
alta origine e da sacerdotale divina istituzione di-
scendevano. Cio premcsso, comincia a ragionare del
gran candclal)ro mosaico , pel cui modello egli crede
necessaria cosa il conoscere la qualita e varieta delle
are egiziane; ne determina la forma primiera, forma
da lui rinvcnuta dopo avere coniprcsa una visioue
di Zacraria die e un altro soggetto d illustrazioni.
Dal candelabro si vienc alle due colonne del portico
di Salomonc Jachln e Booz^ e si dimostra I'analogia
tra il disejrno delle medesime e la forma delle are
egizie. Ncllo stesso tempo si entra nell analisi di
astrusi vocaboli, e se ne applica la spiegazione ad
alcuni versetti della Cantica, mediante la quale spie-
gazione mirabilmente e tolta la presunta licenza di
alcime frasi. In terzo luogo si discorre suirarca del
Testamento , e si determina la forma de' Clieruliini ,
sulla quale fn tanto disputato , e cui fautore con-
ghicttura essere non la forma di angeli o giovanetti,
a mani giunte o seuza mani , suU' area prostrati , ad
ali distese; non la ficiura somi^liante al torello, o ad
aniniali volanti non piu veduti, ovvero ad una nu-
volctta a due ale; ma si bene alcuni simboli figuranti
il sole che tramonta e il sole che nasce , ossia il
supremo Dio, donatore deirintellcttual luce e di tutti
gli esseri creatore ; i ([uaU simboli non portavano
akra figiu'a , fuori quella che ne da il sole ; cioe di
un disco rosseggiante e con cerchio di vario colore
ad cspriinere le varie tintc di luce chc circondano
^94 ^^ SACRA. SCRITTURA ILLUSTRATA eCC.
il sole suir orizzonte. Parlandosi poi del sacerdote ,
viene esso rivcstito de' sacri suoi abiti , siccome narra
la Scrittura, non come piacque a varj espositori di de-
scriverlo. E perche gli artisti di buon seiino possano
formarsi vma chiarissima idea del costume sacerdotale
del Vecchio Testaanento , ci si mette sott*'occhio vol-
garizzato il vintottesimo capitolo ebraico dell'Esodo,
in die tutte le vesti sacerdotali e levitiche sono prin-
cipalmente descritte.
Quindi scopo delle curiose non meno die erudite
ricerche del Lanci sono i famosi nomi degli Urim
e Tumimj la spiegazione de' quali tenne a disagio
la mente di tanti espositori, e de" cpiali il secreto ,
siccome pretendono gli Ebrei, gia da duecento anni
avanti \ era nostra erasi perduto. Ma il nostro au-
tore e d' avviso die il semplice esame e studio del
testo originale cliiaiissimamente palesi non gia il se-
creto, ma la materialitd degli Urim e Tumim. Egli
argomenta die la denominazione di Urim significhi
gemme brillanti, ossia le dodici gemme poste nel-
r abito del gran sacerdote e posanti sopra i dodici
nomi d'Israele. Quanto ai Tumim, dimostra il signor
Lanci die presso gli Arabi signiticano cose iiietalbclie
lucentissime, ovvero specclii metallici , e presso gli
Ebrei sono oggetti die danno pert'ezioiie alia cosa a
cui si congiungono. Or siccome gli Urim ed i Tumim
componevano i due quadrati o castoni, appesi al collo
del gran sacerdote con due catenelle d'oro e posanti
liberamente , T uno sovra 1' altro , nello scudo o pet-
torale di lui ; cosi con tutta verita dir si poteva che
i Tumim (gli specchi o sigilli metallici) luiiti agli Urim
( alle gemme ) pcrfezionavano la luce e la vivezza
delle medesime. Con questo tenore d' interpretazioni
si lusinga 1' autore di sciogliere anche gl' intralciati
sensi dei Tcrajim cui Racliele aveva involati a La-
bauo ; i quali Terafim comunemente si hanno per
idoletti di sembianze incerte, ma, secondo il Lanci,
non sono die una borchia di pietre preziose per or-
narsene il collo, cui Lal^ano si studiava di ricuperare.
DI MICHELANGELO LANCI. 2()5
E per tal modo, sog;o;iuj>;ne 1' autore , sparisce la ido-
latria di Labaiio, sulla quale molti fiuono i pensieri
dep;li interpret!.
Le illustrazioni fattc stigli Urim e Tumim di lor
natura rirhiedevano die si parlasse atiche intorno le
consul tazioni die per mezzo di quelli facevansi dai
saccrdoti. Gran copia di congliietture e di sti-avaganze
venne piibljlicata su questa materia : ma il nostro au-
tore protesta die ben lontano dal seguitare Y altriii
cammino, solo e senza guida si e posto a riutracciare
la verita di quelle consultazioni tia tanta caligine
immerse. E primaniente egli osservo die le pietre ,
ossia gli Urim onde risulta il primo quadrato , vl
erano con un cotal disordine collocate , ma die questo
disordine formava una regolar figura , e componeva
una cifj-a cui poscia conobbe essere il secreto degli
Urim e Tumim. Non sara discaro a' leggitori die qui
si riporti il metodo di una tale cifra, ridotto a co-
mune intclligenza e colla sua analoga spiegazione.
Cominciamo ad aver sott' occliio due quadrati di Hu-
meri e di lettere die fiinno le veci dei dodici ebraici
elejnenti iniziali delle pietre ossia degli Urim, e de'
nomi dei dodici figliuoli d' Israele posti nel pettorale
del gran sacerdote.
Quadr.
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Quadr.
« T immaciiQa, o cortcse die le^ci, di vedcre nel se-
» condo quadrato le dodici lettere iniziali, o i proto-
» gramnii de" dodici ebraici noini delle s^emme die le
» compongono: c nel primo osscrva un capriccioso col-
» locamento di altrettauti numcri il cui ordine avrai
296 L\ SACRA. SCRITTURA ILLUSTRATA eCC.
» da seguitare •, poscia per via di questi ti farai con
» 1 occhio alle corrispondenti lettere del secondo qua-
» drato, e alcuna cosa ti diranno. Mira intanto che
» beir ordine e in tal di sordine ! e disamina bene il
» metodo , con che i numeri obbliquamente si diri-
» gono e saltano verticalmente, per trovare gli estremi
y> a che si ricongiungono. U i che per obbUqua linea
» non puo montare , va di salto al 2 , a cui obbli-
» quamente il 3 e il 4 si associano; e la prima ope-
3> razione e fatta. Per la secouda , si torna sotto 1' i
» al 5 che va obbliquamente al 6, il quale giu sceu-
» dendo al 7 prende l' 8 , e la seconda operazione
» e finita. Per la terza ed ultima , si ritorna alP i
» sotto al 5 per cominciare dal 9 che nella sua ob-
» bliquita raccogliendo il 10 e F 11 , chiama questo
» a riunirsi col suo estremo 12; e cosi tutti i nu-
» meri con bel giuoco di linee saranno riordinati.
» Se farai dunque le medesime operazioni sid qaa-
» drato delle lettere, ti diranno: Sia laiule a Dio. »
Ora si applichi la cifra non piu a quadra ti ipotetici,
ma ai veri quadrati che formavano gli Urim ed i
Tumim , ne' quali erano scritti gli ebraici element!
con cui principiano i nomi delle dodici gemme nel-
r Esodo ordinate ed i nomi dei dodici tigli d' Israele
enumerati dalla Scrittura per ordine di generazioni :
e ne risultera, come dimostra Tautore, che gli Urim
contengono il motto ebraico : Faro sollevare lo spi-
rito al voler mio, ed i Tumim l' altro motto: ai ve-
gnenti manifestcro il secreto : nel qual motto deve sot-
tmtendersi il nominativo Kodes , il Santo, inciso nel-
r aureo cartello che ornava la fronte del sacerdote.
«c Non val dunque , cosi conchiude 1' autore , piu lun-
gamente sottilizzare intorno gli arcani oracoli del
sommo sacerdote che sugli Urim e Tumim implorava
per Israele il giudizio di Dio. Non sono idoletti che
parlano, non son pietre che il caso fa uscire dal-
1' urna , non e scrittura sulle o;emme scolpita , o chiusa
entro pettorale borsetta; f oracolo e la promessa di-
viua che il Signore per protogrammi segno sui nomi
DI MICnEL ANGEL O LANCI. 297
tlelle pietre e sal nonie dei figli (V Israele , con se-
creto a JMose conumicato, e da JMose al sommo Sa-
cerdote ; sccreto che d' uno in altro passando duro
a sapeisi , tinche Dio voile , e tinclie Israclc si alto
onore mcritava. Quando diinque il sacerdote consul-
tava gli Urini, sinibolo delle divine iiici che dove-
van rischiarargli la mente, leggeva I'alta promessa,
il divin beneplacito sopra le genime; la qual lettura
Ini inetteva con uinile raccoglimento e fervorose pre-
ghiere in profonde nicditazioni , perche il volar del-
TAltissimo si nianilestasse a pro del suo popolo : e
il Signore ascoltando la sacerdotal prece, niemore
del segnato patto, faceva sentire al cuore ed alia
mente del suo Santo la divina voce , quell' oracolo
che doveva il sacerdote ad Israele manitestare. » In
tal nianiera il Lanci scioglie le lunghissime dispute
sugli Urim. E quanto alia cifra da lui rinvenuta per
leggere il segreto , in che sta riposto il fondamento
delle sue investigazioni, amnionisce altrui che quella
era una delle cit're da IMose a piu altre cose appli-
cata; « e ne ho fatto esperimento , egli soggiugne ,
che fjui riferire non voglio, e che ora serbo in me
stesso per quindi produrlo ad opportuna occasione
contra i malevoli e presontuosi che tutto biasiniano
quel che non fiinno e non sanno. » Se allora soltanto
che sara d' uopo rintuzzare la malevolenza e la pre-
sunzione altrui , il sig. Lanci intende di coniunicarci
questi altri suoi lurai; noi, per quanto lo sappiamo
apprezzarc, non vorremmo cimentarlo piu oltre; ma
se il possono recare a cio anche la brama di mag-
giorraente giovarc agli studj biblici e di compiacere
ad una lodevole curiosita; noi il prcghiamo di vo-
lerci essere cortese anche in cio; massimamente che
la sua tcoria sulV oracolo dcgli Urim potrebbe a
prima giunta sembrarc ipotetica , ed egli con argo-
menti di induzione e di analogia piu vittoriosamente
confcrnicrcbbe il suo assunto. Tcrmina Tautore queste
sue riccrche suU" oracolo degli Urim, osscrvando come
dall' abuse dei niedesimi derivo presso le genti la
298 LA. SACRA SCRITTURA ILLUSTRATA ecc.
superstizione di fingere isciizioni incise in legno, in
laminette metalliclie, in pietre, con parole raramente
chiare, per lo piu niisteriose; e come la cabala, ossia
la falsa tradizione degli aicani di Dio , ponendo al-
I'umana stolidezza autorita e suggello invento amu-
leti die per ogni dove si diffusero.
Ne con minore erudizioue il Lanci si pone a ra-
gionare suH'origine dell' ebraico alfabeto, e offrendoci
una nuova analisi delle voci Alef e. Tau, fa ravvisare
nella lettera Tau la forma di iin aspergillo, simbolo
di assolnzione, di celeste benedizione e di salvamento;
con che sviluppa il significato del Tau impresso suUa
fronte dei salvi ( Ezechiele , 9, 4), del Tau presso
Giobbe (3i, 82), e nel salmo 78, verso 41, e fi-
nalmente nel racconto di Samuele , ove secondo gli
interpreti e detto che Davide per salvarsi da Achis
faceva il mentecatto e il furente (lib. i Regum, 21, i3).
Ci fa pur ravvisare nella lettera Alef il signiticato di
capo, diice , dottore, maestro, amico e socio; e cjuindi
ci guida ai sensi protogramniatici e simbolici racchiusi
neir alpha ed omega , o vvero nell' alef e tau dell' Apo-
calisse; non che ai sensi del Maran-dta di S. Paolo
e del nome divino At, letto sopra gli Urim. Da que-
ste ricerche I autore sempre piu spingendosi ne' pe-
netrali 1 piu reconditi della Hlologia orientale ragiona
deir alfabeto semitico e raoscico , e va rintracciando
r origine delf alfabeto fenico-assirio prendendo occa-
sione a dimostrare che ne' geroglifici , oltre la doppia
lettura apparente , era pure la occulta che solamente
per cifre da' sacerdoti possedute si comprendeva.
Nel presentare a' leggitori cjuesto estratto deU'opera,
crediamo di averne accennato ogni punto principale,
affinche si abbiano prove concludenti del valore ar-
cheologico del sig. Lanci. Ne dobbiamo darci gra-
vezza, se talvolta le sue parole sentono del magni-
fico ; la sua profonda erudizione ne lo escusa d' assai.
Ma nel tenore delle sue espressioni il sig. Lanci si
lascia un cotal poco trasportare all' impeto contra
alcuni suoi avversarj , ed ha sembiante di essere
DI MICHELANGELO LANCI. 299
vivamente olTeso per qualche anteriorc dibattimento.
Ma perclie imponc cgli questo cruccio a se stesso ,
e per avvcntura mal si preoccupa Y animo di chi
ama un parlare ognor teinperato e gentile ? Percioc-
che se frivole sono le opposizioni , non potranno
queste in veruna guisa scemare il grido della ripu-
tazione a lui dovuta; e se taluno ben si appone
contro qualche sua sentenza , egli recherebbe onta
al proprio ed illuminato spirito , se sdegnasse di
valutare la forza de' contrarj argomenti. D' altronde
egli stesso non sempre confida di aver raggiunto il
vero con evidenza, perche talvolta il suo raziocinio
uon si appoggia che a semplici conghietture ; le
quali se a taluno non quadrano , il sig. Lanci non
credera di aver diritto che quegli se le accolga in
mente, come si fa di cosa profondainente sentita.
3oo
Falco della rupe o la Guerra di Musso , i-accoiito
storico di Qiamhatdsta Bazzoni, autore del Castello
di Trezzo. — Milano , 1829, presso Antonio For-
tunato Stella e figli, contrada di S- Margherita, in
8." di pug, 319, con una tavola in rame. Lir. 3 ital.
c
hlunque lesse il Castello di Trezzo conoscendo la
moko giovine eta dell' autore , presagi che di quel-
r ingegno nascerebbero , senza dubbio , assai presto
frutti pill amp] e piu degni. II Falco della rupe
viene ora a veriticar quel presagio in gran parte ;
e se il giovine autore che ha rivelato il suo noma
ci trovera al presente piu scrupolosi censori che
prima non fiimmo , intendiamo che qiiesto sia testi-
monio certissimo della stima che noi facciamo di lui
e delle sue produzioni.
In un capitolo che serve d' introduzione al rac-
conto il signor Bazzoni toglie a difendere i romanzi
storici da quelle accuse che loro sono date da molti.
« La storia ( egli dice ) si puo chiamare un gran
quadro ove sono tracciati tutti gli avvenimenti, col-
locati i grandi personaggi , e la serie d' alciini fatti
esposta con ordine , ma dove la moltitudine delle
cose v' e negletta o appena accennata in confuso e
di scorcio , e sole le azioni piu straordinarie e gli
uomini soinmi vi stanno dipinti isolatamente e quasi
sempre nell' unica relazione dei pubblici interessi.
II romanzo storico e una gran lente che si applica
ad un punto di quell" immenso quadro : per esso cio
ch' era appena visibile riceve le sue naturali dimen-
sioni , un lieve abbozzato contorno diventa un dise-
gno regolare e perfetto , o meglio un quadro in cui
tutti gli oggetti riprendono il loro vero colore. Non
piu i soli re , i duci , i magistrati , ma la gente del
popolo, le donne, i fanciuUi vi fanno la loro mostra.
Vi sono messi in azione i vizj , le virtii domesti-
che, e palesata T influenza delle pubbliche istituzioni
FALCO DELL A RUPE, ecc. 3oi
sui privati costiimi , sui bisogni e la felicita della
vita, che e quanto deve alia fin fine intercssare
r universal! ta degli uomini. I romanzi di tal ge-
nera sono insomnia i panorama della storia. Alcuni
rigoristi portano loro 1" accusa di franimischiare cose
menzognere alle reali , e detnrpare in tal modo la
storica purita •, ma si potrebbe a questi domandare :
accusate voi i grandi storici , come Livio , Tacito ,
Guicciardini d' esscre menzogneri perche facciano te-
nere ai duci d' armate , ai principi , ragionamenti in
pubblico od in privato ch' essi non hanno di certo
ascoltati , ne altri ha loro riferiti ? No , rispondereb-
bero essi , perche e probabile e verisimile che in
date circostanze que' personaggi dovevano consimil-
mente esprimcrsi. Ora ; perche , tenendosi nei liniiti
della verisimiglianza , non sara lecito , anzi utilissimo ,
intrecciare la storia con fatti d' invenzione che la
rcndano piii drammatica , piii evidente , quiudi piii
studiata e prolicua? «
Intorno alia quistione accennata qui dal signor
Bazzoni fu gia ragionato in questo giornale qon tanta
dottrina e con si gagliarda eloquenza , che noi non
potremmo soggiunger nulla che fosse di qualche im-
portanza. Alle cose per altro che il giovine autore
viene esponendo c naturalissima la risposta. La lente
che ingrandisce al nostro occhio i tratti di un mi-
nuto disegno , ne amplia bensi i piccoli oggetti e
ce Li fa comparire immensamente maggiori di quel
che sono, ma nulla v' introduce del proprio. II ri-
guardante sa che il vetro del quale si giova ha la
facolta di accrescere smisuratamente alia sua vista
gli oggetti ; pur sa di certo altresi che nulla puo
trasmettergli alia pupiUa che non sia realmcnte ncl
disegno. ]\Ia del ronianzo cio non puo dirsi ; e seb-
bene uu roiiiauziere si adoperi con tutta buona fede
aflinche gli oggetti riprcndano il loro i^ero colore ,
allinche la gente del popolo co' suoi vizj e colle sue
virtu douiestiche si mosiri veracemente nel suo libro,
c vi si vegga I injluetiza dclle pubbliche istituzioni
602, TALCO DELLA RUPE
Sid privati costumi , nondimeno troppe cagioni pos-
sono concorrere a far si che s' inganni egli stesso ,
e tiagga altrui in errore. Quanti poi per private
passioni deducono false conseguenze dai fatti storici !
L' utilita dunque di silfatti romanzi e ben lungi dal-
r essere ne tanta , ne cosi certa , come il nostro au-
tore se la figura. In quanto poi a' ragionamenti che
molti autori attribuiscono a storici personaggi , seb-
bene sia certo che non parlarono mai di quel modo,
il paragone ci sembra ancor piu. inopportuno. Quei
ragionamenti lasciano intatta la storica verita : non
tolgono , non aggiungono nulla agli avvenimenti , e
quindi ne vogliouo, ne possono trarci in inganno
rispetto alia cognizione dei fatti , e non ponno per
conseguenza somigliarsi alle invenzioni che un ro-
manziere viene intrecciando alia storia. Ne quei di-
scorsi ci piacciono massimamente per la verisimi-
gllanza , come suppone il signor Bazzoni ; ma si piut-
tosto per la sapienza politica, qualora di questa abbia
saputo arricchirli chi li compose. II lettore del Ma-
chiavelli puo saltarne a pie pari i discorsi , e ragio-
nare col suo proprio giudizio sui fatti genuinamente
narrati dall autore ; ma in un romanzo dove le in-
venzioni sono intrecciate alia storia , come possiamo
distinguere il vero dal falso per giudicare se il ca-
rattere di un secolo o di un personaggio ci venne
fedelmente rappresentato ? Pero il signor Bazzoni
non dovrebbe chiamar rigoiisd colore i quali pro-
cacciano di trar d' errore chi stima di poter sosti-
tuire lo studio dei romanzi storici a quello della
storia propriamente detta. S' egli ha sortita una po-
tente inclinazione a scriver romanzi storici, noi non
tenteremo per certo di ritrarlo da questa via -, ma
non ccsseremo dal dire che l' utihta di siffatte pro-
duzioni e piuttosto apparente che vera , e sopra tutto
cousiglieremo la giovcntu desiderosa di buone e vere
coguizioni a valersi dclla lente del proprio giudizio,
auzi che di quella de' romanzieri per istudiare la
storia. Esaminando poi il uuovo romanzo del signor
O LA CUERRA. DI MUSSO. 3o3
Bazzoni verremo facendo quelle osservazioni che ci
pairanno opportune , senza ritoccar piu la quisdone
die qui abbiamo accennata.
Nel 1 53 1 era possente sul lago di Como Gian Gia-
como Medici castellaao di Musso. Nel mcdesimo tempo
un paesano di Nesso, detto Falco della rupe , eserci-
tava il mestier del pirata sul lago , e combatteva gli
Spagnuoli e gli Svizzeri, che uniti a' ducali vi nian-
tenevan la guerra contro il castellano predetto. Nella
casa di Falco ( situata sulla cima di quella rupe da
cui precipita l' orrido di Nesso ) stavano la moglie
(Orsola) e una ii2;lia di lui, che il piii dei giorni vi
dimoravano sole, nientre Falco travagliavasi in batta-
glie e in pericoU d' ogni maniera. Queste donne erano
avvezze al modo di vivere di Falco , ne loro recavan
ribrezzo le rapine e le uccisioni delle cjuali sapevanlo
reo , sebbene per se medesime fossero buone , di
severa morale , e non libere neppure dalle idee su-
perstiziose : contraddizione frequeute e naturale in
que' tempi. In una notte delle piu procellose Ga-
briele , fratello minore di Gian Giacomo Medici , era
stato sorpreso e fatto prigione dai soldati ducali : ed
essi gia sel conducevano a Como in compagnia di
maestro Lucio Tanaglia , lettcrato e cancelliere a ]\Ius-
60, quando Falco piombo sui nemici , ritolse loro
Gabriele e il Tanag;lia , e li conduiSe con se nel
proprio casolare, ove stettero quella notte e il di
appresso. La bellezza di Eina , ligliuola di Falco ,
piacque sommamente a Gal)riele , il quale da sua
parte piacque moltissimo a lei. Falco nel giorno se-
guente accompagno i suoi ospiti a Musso, dove Gian
Giacomo considcraudo quanto Falco avcva operato
per lui in quella ed in altre occasioni , lo creo co-
mandante di alcune navi e capo di niolti soldati con
ricco stipcndio. Falco domanda a Giau Giacomo di
potcr andarne per qualclic giorno alia sua rupe e
ordinarvi le cose sue : Gai>riele rimane col pensiero
della Kina nel cuore, e proponsi o d avcrla in moglie
o di jnorire. Egli passeggiava suUe muia tutto solo di
3a4 FALCO BELLA RUPE
notte in questi amorosi pensieri , quando vide maestro
Tanafflia strasciriato da tre e minacciato di morte ad
ogni istante se loro non additasse una scala segreta
che da quel luogo calava alle stanze di Gian Gia-
como. Gabriele assali que' sicarj : due rimasero uc-
cisi , uuo fu preso vivo , ma non si seppe per allora
da chi fossero spediti : solo si scoperse oh' erano
venuti da Milano per uccidere Gian Giacomo (i).
Sventato questo pericolo, un altro non men grave ,
ma pero manifest6 , se ne preparava. L' imperatore
voleva che lo Stato ducale si liberasse dai masnadieri
del Medici , e una flotta numerosa assistita da molte
milizie di terra veniva a dargli I'assalto. Frattanto
Falco della rupe era tornato a Musso , lasciando a
Nesso la moglie e la Rlna. Ncl giorno 21 agosto i53i
i ducali vennero a battaglia con quei di Musso , e
la vittoria fu per questi ultimi. Gabriele vi fece mi-
racoli di valore : Falco alle altre prodezze aggiunse
quella di salvar questo giovine che per troppo co-
raggio trovavasi in gran pericolo. La bravura dimo-
strata da Falco , e 1' aver egli due volte salvato Ga-
briele fecero nascere in Gian Giacomo il pensiero
di tenerselo sempre viciuo : lo spedi quindi a Nesso
affinchc cammin facendo esplorasse se i ducali avean
lasciato presidio in qualche luogo, e tornando con-
ducesse con se^le sue donne a Musso e quivi si sta-
bilisse per sempre. Falco adempi in tutto il comando ,
e torno al castello colla moglie e colla Rina , a grande
ma seereta consolazione di lei e di Gabriele. Gian
Giacomo fece douo a Falco di una casa. Questi per
altro prima di pigliarne possesso voile ritornare all' a-
bituro della sua rupe colla moglie e la iiglia, per dare
assetto alle cose sue ; e come vi si fu ricondotto non
seppe vincere il desiderio di rimanervi ; parte perche
(i) Li aveva mandati Antonio de Leyva che stava a
Milano da parte delPInipei-atore , sotto pretesto di gnardare
il dncato da una invasione fraiicese , ina iiel tatto per te-
aer in soH;q;ezione il duca.
O LA GUERRA DI MUS80. 3o5
quivi gli pareva di essere piu padrone di se che in
Mnsso , parte perche aniava i suoi nionti iiativi ; e
{"inalinente peiclie non 2;li pareva die allora sopra-
stesse vcrun pericolo dal lato dci ducali. Dill'erendo
percio lo spiantar di cola la famiglia , egli solo si ri-
condusse al castello di Mnsso. Frattanto nel cuor dcl-
rinverno, mentre tutt' altro pareva doversi aspettare
che un assalto nemico , i ducali , condotti da Lodo-
vico Vestarino, ed ajntati piu die mai dall' Iniperatore
presero il castello di I\Ionguzzo facendovi prigioniero
via fratello di Gian Giacomo, e mossero alia volta
di Lecco. Gian Giacomo per impedire quell' impresa
niando , fra Y altre sue disposizioni , alcune navi a
Bellaggio sulle cpiali erano anclie Galjriele e Falco :
i ducali venuti cola furono respinti , quand' ecco giu-
gnervi un frate , nunzio dcU arrivo dei ducali in
Ncsso. Falco indovinando quello die poteva essere
avvenuto alle sue donne , si mosse tosto alia loro vol-
ta; e Gahridc, non celaudo piu oltre 1 amore die por-
tava alia Rina , si avvia sulle ormc di lui. Per buoiia
Ventura la capauna di Falca non era stata per anco
assalita dai neniici die gia avevano incendiato tutto
il paese. Le donne erano fiiggite, e Falco e Gabriele
avendo avuta contezza di loro , andarono a ritrovarle.
Quindi per vie disastrosissime e piene di neve , per
caverne aperte nei nionti , i quattro fug£;jasclii si
condussero iino al lago di Lecco : s' inibarcarono , e
vennero a Musso , dove sentirono die Gian Giacomo
aveva sconlitti a Lecco i ducali , e die nulla a Bel-
lasigio s' era tentato dal Vestarino durante la loro
assenza. La Rina e sua niadre furono tosto alluo2:ate
nella casa dal castellano donata a Falco , ed esso e
Gabriele tornarono a Bella2;2;io. Ma nel susseguente
iiiarzo si riaccese la gnerra. Gabriele peri in una
battaglia datasi a Rlandello e il suo cadavere fu a
stento sottratto ai iiemici: Falco accorso indarno per
salvar Gabriele fu fatto prigionierc. I ducali e i Gri-
gioui assediarono quindi il castello di IMusso. Dopo
venti giorni d" assedio Gian Giacomo, venuto a patti
UiU. hid, T. LV. 20
3o6 FALCO DELL A. RUPE
col duca , qbbandono il castello die fu subito diroc-
cato; ed ebbe grosse somme di danaro, il marche-
sato di Marignano , ed altri patti onorevoli assai.
Falco ( e con lui anche gli altri niussiani fatti pri-
gionicri nclla infelice battaglia di Mandello, ma cre-
duti niorti da Gian Giacomo) non fu compreso nel
numero di coloro che dovean essere restituiti, e cadde
vittima del furor dei ducali. Sua nioglie , accorsa inu-
tilinente per liberar colic preghiere il niarito dalle
niani de' suoi nemici , rimase sepolta sotto le rovine
del niinato castello. La Rina, condotta da Marglierita
Medici ad Arona, si chiuse in un chiostro e vi mori
nel breve giro di un anno.
Cinque sono i personaggi principali di questo rac-
conto ( Gian Giacomo , Gabriele , Falco , f Orsola e
la Rina) e uno solo sopravvive alia catastrofe. La
niorte di Galiriele nelf infelice battaglia di Mandello
e storica : storico e pure il passaggio di Gian Gia-
como da Musso al marchesato di Marignano. I tre
altri personaggi sono una creazione del romanziere ;
e quindi era anche posto nel suo arbitrio il fine a
cui gli tornasse meglio condurli. Di Falco diremo
che al parer nostro meglio sarebbe morto sul cada-
vere di Gabriele. Cestui iu un valoroso montanaro ,
ma non fu ne gentile , ne virtuoso soldato. II suo
coraggio e mirabile , ma per la rozza sua educazione
e per la mancanza in lui d' ogni sincera virtu non
c' interessa gran fatto : ammiriamo 1' intrepidezza del-
r animo suo, ma perche quel coraggio non si adorna
d' alcun fiore di gentilezza , non possiamo partecipare
piu che tanto alia sua fortuna. Egli si getta con uno
smisurato ardimento nel mezzo di tutti i pericoli ,
nei quali il cuore gia c' indovina che o presto o tardi
dovra linire ; ma del come non ci prendiamo gran
cura , perche se la forza e 1' ardire lo fan singolare
da molti , non troviamo in esso per altro nessuna
di quelle doti che possono privilegiare un uomo su
gli altri , ne rcnderlo meritevole della nostra com-
passione, o di un fine diverso da quello a cui puo
soggiacere qualsivoglia soldato. Egli medesimo poi
O LA GUERUA DI MUSSO. Zoj
vicne ripetendo assai spesso che la mortc lo puo
coglicre qiiamlo che sia eel in niille modi ; e con
qiiesta seutenza a lui fiiiiiiliare si rolloca nel suo
vero posto , e ci apparecchia a vederlo niorire, senza
farci curiosi del modo. Peio I'averlo condotto a tinire
miseramente per la barbaric de' vincitori, non e se
non un raffreddare il nostro interesse verso di lui,
mentre forse riinica via di nobilitarlo alcun poco stava
nel farlo morire sul canipo della battaglia in quella
virtuosa azione ch' ei fece quando gittossi per dispe-
rato, nia indarno , a salvar Gabriehe. Questa osser-
vazione riccvera niaggior luce e si fara piii vera ,
qualora suppongasi che I'amante della Rina per sal-
var Falco fosse caduto egli nelle mani dei ducali, e
questi lo avessero tratto a quella barbara niorte a
cui soggiacque l imperterrito montanaro. Quanta com-
passione non nioverebbe la sventurata giovinezza di
qucU'eroe? E il vedere la crudelta dei vincitori stra-
scinare per barbara sete di sangue a tal niorte quel
liore di gcntilezza e divalore, quanto non varrebbe
a dipingere i costumi di quella eta ? Questa ipotesi
non poteva piacer all' autore, perche sarebbe stata
contraria alia storica verita ; ma il nostro confronto
puo valer nondimeno a far manifesto per quali ca-
gioni sia scarso reil'etto di quella niorte a cui Falco
soggiace , e come sia vero che la diversa condizione
dei personaggi puo diversilicare 1 interesse che noi
prendiamo per loro.
Per una somio-liantc cajrione anche la morte del-
rOrsola, per quanto sia e miserabile e inaspettata, e
assai lontana dal produrre un notevole effetto sul-
r aninio de' leggitori. La moglie di un pirata vissuta
senipre col frutto de' ladroneggi nell' orrpre di una
capanna, dove il marito si ricoverava la notte a ri-
])osare dalle rapiue c dalle uccisioni del giorno, non
puo essere oggetto di molta compassione. Da gran
tempo essa vive , per cosi dire , sopra quelle mine
che poi iinalmente scoppiando la seppclliscono; perche
r abitazione di un uonio (jual era Falco poteva es-
sere da un momento all' altro assalita, inccndiata,
3o8 FALCO DELLA RUPE
distrutta -, e nessuno s' immagina che la vendetta di
tanti crudelmente offesi da iui debba rispai'miar le
persone che piii gli sono congiunte. Considerata poi
dal lato deir invenzione, a noi pare che quella niorte,
per essere dipendcnte dal caso , nou possa fuggire
una ragionevol censura. Essa ci rende senibianza di
uno di quegli esiti poco felici, ai cpiali un autore
si lascia qualche volta strascinare , quando , venuto
alio scioglimento di un opera , si accorge di non
averue abbastanza premeditata la fine , o di non
avcre per lo meno estesa la sua previdenza a tutte
le parti della sua tela.
Anche alia giovane Rina nuoce non poco Y abbietta
sua condizione : non gia perclie alia poverta infelice
non si debba portare compassione, ma perche inse-
gnandoci la ragione e Y esperienza che i sentimenti
e le passioni soglion essere meno profonde e meno ef-
ficaci dove Y educazione e lontana da ogni studio
gentile , noi non possiamo partecipare ai patimenti
di questa giovane se non in quella misura nella quale
ci e dato di credere ch essa medesima ne sia tocca.
II sig. Bazzoni cio prevedendo ci avverti che FOrsola
e la llina, comunque compagne di Falco , erano pero
buone e virtuose : ma la bonta dell' animo in questo
caso non basta : bisognava che 1' autore avesse potuto
rivelarci come questa giovane montanina, questa figlia
di un uomo di sangue , avvezza a mangiare un pane
rapito, pote accoglier nell' animo sentimenti diversi
da quelli che le dovevano inspirare gli esempi del
padre e de' sanguinarj compagni di Iui. Noi nella
poverta della nostra fantasia , volendo proporre un' i-
potesi che valga a chiarire la nostra opinione, c' ini-
maginiamo. per escmpio che nell' abituro di Falco ,
nientre la Eina era tuttora fanciuUa, si fosse rico-
verata una giovane d' alto legnaggio , fidanzata a qual-
che illustre cavaliere , ma costretta a star divisa da
Iui per una di quelle prepotenze delle quali van piene
le storie di quella eta. La buona fanciuUa consolando
colic innoccnti sue cure T illustre perseguitata , ha
ricevuto da lei qualche fiore di educazione; da lei
O LA OUERR\ DI MUSSO. SOQ
lia sentlto piu volte il racconto di pietosc av ventu-
re ; da lei , senza avvedersene , fu messa ju quel
mondo di illusioni al quale vive naturalniente stra-
niera la gente nccessitata di occuparsi niai scmpre
nella realta della vita. Ma linalnieute la fortuna del-
r ospite illustre e tornata propizia : cssa ha conver-
tite le lagrime in gioja, e ab])andonando la casa di
Falco per raggiungere il proprio sposo , nella piena
dcir inellabile sua eonsolazione si strinse al seno la
Rina, e quasi augurando le disse: « Oh Rina! oh testi-
monio innocente delle niie lunshe sventure, il Cielo
non invidii alia tranquilla tua vita ! Pure questa po-
vera rupe , queste rozze pareti , queste armi non
sono alljcrgo dcgno di te: e forse non sara inosser-
vata per sempre la virtu delF aninio tuo. Oh s' io
ti sapessi un giorno felice ! Se il Cielo inviasse a
quest' orrida rape chi saj^esse apprezzare la tua se-
greta virtu ! ed io t' incontrassi una qualche volta nel
mondo sopra una via piii splendida che non e quella
per la quale ti ha posta il destino ! Questo solo , si
questo solo potrebbe accrescere ancora la niia pre-
sente fehcita ! « Queste parole si sono stampate nel-
r animo ingentilito della Rina , come una predizione
che asjietta il suo compimento : e quiudi la buona
fanciulla e cresciuta suUa rupe di Nesso a guisa di
un iiore straniero che attende il ra2;gio del native
suo sole per ispiegare la pompa delle sue segrete
bellezze. La sua fantasia le ha rappresentata piu volte
r immagine di quel giovine di cui tanto le aveva
parlato 1' arnica della sua puerizia ; la ricordanza
de' lunghi allanni ond'era stata 2;ia testimonio, tutta
fu in lei cancellata da quella gioja a cui gli ha ve-
duti fiualmente riuscire : e come V animo nostro e
sommanicnte inclinato alle maravigliose avventure,
cosi la Rina ha desidei'ate piii volte le travcrsic della
stranicra , purche venissero a trai'la da quella rupe
clic non era piti luogo da lei, dacche aveva imparato
a conoscere un vivere tanto diverso. Con (piesta
disposizionc di animo sarebbe naturalissimo che la
Rina alia vista del a;ioviiic Gabrielc sentissc rinasccrsi
3lO FALCO DELLA RUPE
neir animo tutte le lunghe sue illusioni. Tale ap-
punto ella erasi iuimaginato lo sposo della stianiera;
la quale ora le torna al pensiero , non piu come ia-
felice e piano;ente , ma in cpiella ebbrezza di gioja
con cui le parlo nel giorno della partenza. DaU'altra
parte Gabricle scorge nella Rina un animo educato
assai meglio die uon qomportano il luogo e la fa-
miglia in cui vive ; e i loro cuori inclinano subita-
mente ad amarsi , siccome quelli che soli armoniz-
zano fra di loro in quel luogo.
II signor Bazzoni trovera I'orse meschina la nostra
invenzione, e noi siamo sinceramente lontani dal
crederla degna d' entrare nel suo libro ; ma vorra ,
speriamo , persuadersi che questa sua Rina avrebbe
potuto acquistare molto maggiore verisimiglianza , e
destare molto piu vivo interesse , qualora egli si
fosse curato di apparecchiarla con qualclie maggior
diligenza a sostener quella parte che nel romanzo
le viene assegnata. Senza di cio noi non possiarno
applaudire gran fatto all' amore che Gabriele conce-
pisce per lei , siccome quello che nasce dal solo
aspetto della sua bellezza , la quale nou dovrebbe
essere sufficiente a far si che un giovine tanto gen-
tile desideri d' imparentarsi con un pirata. Ne d'ahra
parte possiamo partecipar piu che da tanto alf affli-
zione della Rina nel vederla caduta da quelle care spe-
ranze alle quali 1" amore sconsiderato di Gabriele
avevala sollevata. Perocche la iigUa di Falco, nata
in suUa rupe di Nesso , e cresciuta sempre fra uo-
niini di delitti e di sangue non poteva ne accogliere
una ragionevol fiducia di farsi moglie a si noljile
cavaliere , ne sentir vivamente la parte migliore di
quella fortuna a cui Gabriele la destinava. Aggiun-
gasi , che 1" autore per non falsare il carattere di que-
sta giovane ha dovuto guardarsi dall" attribuirle senti-
menti o parole che dessero indizio d una educazione
superiore al suo stato. Quindi in tutto il romanzo
cerchiamo indarno un colloquio dei due amanti che
dir si possa veramente passionato : e quando la Rina
dovendo partire da Musso per i-icondursi alia rupe di
O L\ GUERRE DI MUSSO. 3ll
Nesso, dice a Gabricle: io doveva o non mai qui ve-
nire, o scostarmeiie mai, queste sue parole ci riescono
cosi nuove , cosi dissonanti dal caratteie di lei , e
cosi poco convenienti al suo grado , clic pigliano quasi
il colore della sfacciataggine. Gal^riele non le ha fatta
per anco una vera ed aperta dichiarazione d'aniore,
ne le ha svelata llnora la sua intenzione di uuirsi in
matriuionio con lei: c quindi a lei, come fanciulla e
come di condizione inferiore , non si conviene il pro-
nunciare una parola che, non potendo essere disone-
sta, esige da Gabriele il piu gran sagrifizio ed assicura
a lei la maggior fortuna che mai potesse desiderare.
Dopo queste osservazioni risguardanti i personaggi
d' invenzione , pochissime cose ci resterebbero a dii-e ,
e queste ancora si lievi che sara meglio tacerle. Solo
noteremo che 1' apparizione della vecchia Imazza
nella caverna , oltre all' essere inutile, acoosta il ro-
manzo a quel genere assolutamente catiivo , da cui
uno scrittore giudizioso qual e il signor Bazzoni ,
uno scrittore che tende a sublimare il romanzo ^^lla
dignita della storia, dovrebbe con ogni cura astenersi.
E qui avrebbero fine tutte le nostre censure , e di-
remmo assai volentieri che in tutto il resto ci par
lodevole il libro del giovine autore , se non fossimo
neccssitati di ripetcre rispetto alia lingua quelle stesse
avvertenze che ^^ ^ facemmo annunziandone il Ca-
stello di Trezzo. Qualche volta la narrazione in que-
sto Racconto e piu elHcace e le dcscrizioni sono piu
evidenti che nella prima Novella, ma in gcnerale la
parola , la frase e T armonia del periodo non accre-
scono punto il diletto , ne aggiungono alcuna efficacia
al pensiero. Non vogliamo per altro parlare dello
stile propriamente detto. Perocche il signor Bazzoni
avra forse in questo opinioni dillerenti dalle nostre;
e noi fu2;giamo assai volentieri X inutile fatira di
proporre la nostra sentcnza a chi pensa divcrsamente
da noi. AUune cose per altro non ammettono ne
dubbio ne dilTerenza di opinioni, e di queste ponno
essere un saggio le seguenti citazioni : Scommetto che
ci SI rovcsciavamo — Non solo se ne sianio libcrati.
3 12 FALCO DELLA RUPE , CCC.
ma ecc. — A ad andiamo appressandosi — Quando
s' accostammo al navicello — Ammansite — Storichc
imponenze — Rimarcare c rimarckevolc — Frans^iato —
Ospitato — Govcrnare il battello ( per rattopparlo) —
Tento SI dibatteiido di sollevarsl — Vide Rina , il
pensiero delta di cui venuta era, ecc. — Qli asliusi
studi degli astri — Non saressimo capaci di ecc. —
Le di lei pupille natarono nelle lagrime — Potevi
vederlo senza che fosti qui venuto , ecc. ecc. Noi sap-
piamo per prova che il discendere a somiglianti cita-
zioni ci attira la taccia di minuziosi, e vien giudi-
cata pedanteria. Ma non dovevamo noi dunque dire
che le regole fondamentali della granimatica , le rette
conjngazioni dei verbi, la purita dei vocaboli non
si debbono negligentare da chi che sia, meno poi
da un giovine il cui esenipio puo essere pericoloso
per la stima meritaniente attribuita al suo ingegno?
E senza recarne in mezzo qualche prova , coine po-
trebb' esser creduto chi accusasse di tali negligenze
r autore del Castello di Trezzo e della Giierra di
3Iusso? Pero in luogo di scolparci piu a lungo per
queste minute avvertenze , apparecchieremo in vece
una risposta , forse necessaria , a coloro che vorranno
meravigliarsi dell' aver noi citato questo Racconto
come una prova dei progressi dell autore , al quale
poi abbiam fatte di lunga mano piu numerose cen-
sure che non facemmo annunciandone il Castello di
Trezzo. Questa seconda produzione del sig. Bazzoni
dimostra ch' egli e progredito assai bene nell'arte di
ritrar dalla storia I'immagine di una eta, ed in quella
eziandio di mettere in atto e rappresentare drammati-
camente gli uomini e le loro passioni, e i fatti e le
circostanze onde furono accompagnati. Questi pro-
gressi suppongono uno studio prolondo degli autori
e degli uomini, e una forza non ordinaria d' ingegno,
la quale dara nobili frutti , non solamente in questo
campo dei romanzi, die a noi pare iufelice, ma ben
anco in quelk) della vera storia e della filosoHa mo-
rale , qualora al sig. Bazzoni piacesse di volgersi a
tali htudj.
3i3
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Lezioni dl Fisiologia di Lorenzo Martini. Tomi V
e VI. — Torino, 1827—1828, presso Giuseppe
Pomba, in 8.° {Terzo estratto. V. t. 45.° p. 389,
e t. 53-° p. 34 di questa Biblioteca ).
D=
'ato fine colla lezione XLIX ai tessuti organici,
entra il chiarissimo prof. Martini colla L, die da
cominciamento al 5.° tonio , a favellare dcgli itmori.
Poiche nella esposizione delle varie dottrine suUa
vita fu presa in distinta disamina la condizione de-
gli umori , per determinare se sieno dotati di vita ,
e fu pure altrove investigata la loro azione sui so-
lidi vivi, ingenerando incitamento: qui si toglie a
divisare la varia crasi degli umori , la chimica loro
coriiposizione. L'ordine della materia invita a favel-
lare prima del cliilo , indi del sangue , poi degli umori
dal sangue separati, che sono siero, adipe, umori
deiroccliio, perspirabile cutaneo e polmonare, succo
gastrico , sinovia , liquore amnio , muco , sego cuta-
neo , cerume , lagrime , saliva , succo pancreatico ,
bile , orina , seme , umore prostatico , latte , e per
ultimo la linfa. Presentate in iscorcio le co2:nizioni
dalla chimica forniteci sugli umori animali, conchiude
il JMartiui: « Alcuni troppo zelanti di questa nobile
disciplina avcano gia con enfasi promesso ai seguaci
d' Ippocrate , che linalmcntc si era arrivato a cono-
scere il magistero delle funzioni e la virtu de' ri-
med]. I\Ia le loro jattanze andarono troppo tosto
fallite. I iisiologi riguardano nella composizione degli
umori un suljlimissimo operar della natura, inarri-
vabilc air iniiano intelletto. « Giusta 1" ordinc ciii
piacque all autore di prciiggcrsi , vicuc a favellare
3 14 LEZIONI DI I'lSIOLOGIA.
delle potenze o agenti, col qual nome intendonsi
lutte le cose die operano sul nostro sistema , e o ne
sostentano la vita o ne temperano la vitale econo-
mia. Laonde nella lezione LI e ragionamento della
luce, nella LII del calorico , nella LIII de\Y elcttrico,
nella LIV del magnetismo , nella LV del cielo. Distin-
gue r astronomia dalla astrologia , esponendo una
storia succinta di quest' ultima , indi considera 1' in-
fluenza del sole e della luna suU' economia vivente.
II sunto dei pensamenti dell' autore intorno a cio e
il seguente : « II sole esercita una poderosissinia in-
fluenza per la sua luce, pel suo calore, pe' suoi raggi
disossigenanti. Per la luce rallegra gli spiriti : e que-
sta letizia conferisce niirabilmente a rinvigorire i
corpi. Pel calore conserva nell'atmosfera quella tem-
peratura , die e una condizione necessaria all' inte-
grita deir organisnio : e poi e una potenza di tutt' ef-
ficacia. Pe' raggi disossigenanti e cagione della varia
colorazione degli uoniini die abitano i varj clirai.
II sole apporta iniinite modificazioni nella siccita e
neH'umidita atmosferica. La luna non esercita un'im-
mediata influenza suU'uomo. Influisce sull' atmosfera:
e questa influisce sull' uomo. Ma anche questa in-
fluenza e poco manifesta. » L' aria e presa in disa-
mina nella lezione LVl, come quella potenza die piu
da vicino e con maggior costanza opera sul nostro
sistema. Si toccano le proprieta iisiclie dell' aria at-
mosferica e le cliimidie , indi T unione dei gas co-
stituenti l' atmosfera. Avverte I' autore die il gas idro-
geno e straniero all' atmosfera , e aggiunge un cenno
suir acqua atmosferica , sui corpi stranieri e sulla
meteorologia. I climi e le stagionl formano T argo-
mento della lezione LVIL Fa distinzione fra i climi
geograHci e i climi medici. Assevera die la coltiva-
zione del suolo rende i luoglii piu caldi e d'un'aria
piu pura , come ve»;giamo essere intervenuto alia
Germania , le cui regioni , siccome leggiamo in Taci-
to, erano anticamente freddissime ed inospite , e sono
di presente temperate, dilettose e liorenti, Entrando
poi a djscutere la cagione onde la coltivazione del
DI LORENZO MARTINI. 3l5
terreno puo rendere mite I'aere, afFerma cio in-
tervenire perche « i viventi godono d" una parti-
colare teniperatura , cui coiimnicano in parte all at-
mosf'era. Siavi iin concorso di uoniini in una sala.
Non andra guari che 1' aria sara calda. La cosa e
meno manifesta , se a vere d' uomini o di animali ,
vi si mcttano delle piante. Ma non vi ha dubbio ,
che anch' esse hanno una propria temperatura vitale
e che comunicano del calore all"" aria ambiente. »
Pero che le piante abbiano un calore proprio , co-
nieche qui si asseveri senza dubbiezza dal nostro auto-
re , egli e un argomento assai controverso anche di
presente appo i lisiologi. Le osservazioni e gli spe-
rimcnti sembrano anzi attestare che i vcgetabili non
abbiano altrimenti un calor proprio : ma che quelli che
resistono al sonuuo freddo e al sonmio caldo sono
unicamente forniti d' un tessuto dotato della facolta
di ])orsi lentamente in cquilibrio colla temperatura
dcir aria , e prontamente con quella del suolo. Accor-
dando poi all' autore che le piante abbiano una tem-
peratura propria vitale, dalT argomento della vetusta
Germania sarebbe anzi da dedurne una conseguenza
contraria. Quelle regioni volevano esscre d' un aere
mite e clemente , anziche aspro ed aggelato; come
quelle che amniantate da vastissime selve, ora in
assai parti divelte, quella inimensa famiglia d'albcri
sarebbe stata una posscnte pcrenne fonte di calore
per r aria ambiente. Gli odori e sapori sono consi-
derati nella lezione LVIII, indi nelle LIX e LX gli
aitinend. I viventi soggiacciono a tal legge. per cui
debbano incessantemente consumarsi e rinnovarsi. Le
sostanze, che mcdiante acconcia claborazione servono
a risarcire le perdite del corpo animale sono gli ali-
nienti, i quali appunto vengono deliniti « quelle
sostanze che per se sono suHicienti a riparare Ic
perdite. » Scende T autore a dipartire gli alimenti ,
i quali si traggono unicamente dal regno organico,
cioe piante cd animali. Acccnna il principio nutriti-
ve , avvertcndo che 1 alimcnto e uno e non imo
siccome ailermo Ippocrate; indi ricerca so il regno
3l6 LEZIONI DI FISIOLOGIA
mincrale od inorganico somministri alimenti ; con che
da fine alia lezione LIX. Nella segiiente prende ad
esaminare quali sia:io i cilji natural! all" uomo e a
lui piu opportuni. L'uomo e carnivoro ed erbivoro,
e generalmente parlando il vitto piu acconcio c il
misto, in modo pero che prevalga il vegetale, sic-
come additarono i nostri Redi e Cocclii, e la gior-
naliera osservazione conferma. La lezione LXI prende
in esame le bevande , prima V acqua , indi il vino ,
la cervogia , il cidro , 1' acquavite o acquarzente , il
te, il catfe ed altre bevande. Nella LXII favellasi
dellc funzioni. L" egregio autore nelle precedent! le-
zioni porse le cognizioni iniziative della scienza; ora
prende a contemplare i fenomeni della vita nellc
singole parti ragionando delle funzioni. Distingue
con Galeno facolta da funzione. Facolta e \ attitudine
ad operare , funzione e T operare dell' organo. L' uso
pero comanda che sotto il nome di funzione s' in-
tenda anclie la facolta. Porge alquante definizioni
delle funzioni, e soprattutto quelle deH'Adelon e del
Richerand; ma niunii piacendogli propone la propria
seguente : « Le funzioni sono Fufficio cui sono de-
stinati i varj organi. » Le funzioni sono state piu o
meno moltiplicate dagli scrittori, secondoche le con-
siderarono nel loro scopo o nei successivi fenomeni
od atti , che a si fatto scopo cospirano. II Martini
ammette le seguenti dodici: digestione , assorbimen-
to, sanguificazione , circolazione , secrezione, nutri-
zione, caloriticazione, sensazione, percezione, muo-
vimento volontario , voce o loquela , e generazione.
Tutte toglie a delinire, indi a classiBcare secondo la
reciproca analogia e differenze. Lo scopo cui tendono
le funzioni sembro mai sempre costituire un punto
preciso di classificazione. Anticamente furono le fun-
zioni in tre classi distribuite , cioe le funzioni vi-
tali , le naturali e le animali. L' autore seguendo
il Bichat diparte le funzioni in nutritive , anunali e
genitali. Appellasi sanita quello stato in cui le fun-
zioni si possono rcttanientc cscguire. Intcrpreta quel
dettato d' Ippocrate, che il soauuo della sanita e
DI LORENZO MARTINI. SlJ
insidioso , e se la saniia sia un piinto o si estenda a
certa larghezza; e diiudc la lezione col ragionare
della sinipatia o conscnso o connessione dinamica ,
cli' e quclia cotal corrispondenza di azione chc passa
fra tuttc le parti del corpo vivente, sicclie venendo
una a subiie un qualclie mutamento , le altre tutte
ne vengono partecipi.
Principia il sesto tomo coUa lezione LXIII. Nclla
distiibuzione delle funzioni il nostro autore piglia
incomincianiento dalle assimilatrici, cd espone pri-
mamente 1 apparato digestivo. Gli alimcnti perche
ven^ano convertiti in nostra sostanza e niestieri su-
biscauo una elaborazione ; e a quest' ufficio e desti-
nato il tiibo digestivo , il quale si divide in bocca ,
farin2;e coU' esofa2:o, ventricolo ed intestina. Descri-
A'onsi a parte a parte questi organi , indi il fegato ,
la niilza , il pancreate e la cavita dell addomine.
L' apparato di2;cstivo presenta assai varieta nclla se-
rie degli aniniali. Tutti pero lianno un canale cibario
piu o uieno coniplicato , sicche puo affermarsi essere
questo il carattere piiu manifesto dell aninialila. Ag-
giunge r autore la notoniia comparata , dando una
rapida descrizione dell' apparato di2;erente nclle di-
verse faniiglie. Ma come mai T animale potra avve-
dersi del quando e del come riparare al proprio or-
ganismo? Di cio viene ammonito dal sentimento della
fame, clie forma 1' argomento della lezione LXIV. Si
definisce le fame « quella sensazione che ne invita e
costringe a prender cibo. » Alcuni fjsiolo2;i vorreb-
bero chiamar senso e non sensazione la fame, come
quella ch' e cagionata da un die negativo e non po-
sitivo, il quale solo vorrebbero appellare sensazione.
L' autore disvela f inuiilita di si fatta distinzione. Si
e pur voluto dare una diversa dcnominazione alia
fame grata ed alia tormentosa : quella prima chia-
mossi appctito, alia seconda si serbo il nome di fame.
I pill severi pero non hanno mai adottato il termine
di appi'tito a significare la fame piacevole. Parla della
alterazioue della fame e de' suoi effetti. Discute la
3l8 LEZIONI DI FISIOLOCIA
questione finche bI possa protrarre il digiuno, addu-
cendo assai esempi di digiuni singolari, e fra gli
altri il recentissimo di Anna Maria Garbero di Ra-
conigi in Pienionte. Fa una digressione sui canipi
dell' amena letteratura difendendo Dante intorno al
senso di quel famoso verso « Poscia j^iu che '1 dolor
pote '1 digiuno » nel patetico quadro della morte del
conte Ugolino. Viene poi discorrendo le condizioni
della fame. Rispetto alia cagione efficiente della fame
stabilisce : « I nostri tessuti perdono continuamente
molecole che non sono piii atte a quell' organismo che
si richiede all' incitabilita : debbono continuamente
prendere dal sangue nuove molecole: il sangue debbe
ricuperarle per mezzo del chilo. Quando niancano
quelle condizioni organiche, quelle molecole, ne na-
sce un mutamento di suo genere, gia sussecutivo a
cpiel primo universale. II mutamento del ventricolo
per mezzo dei nervi pneumogastrici vien propagato
al comune sensorio. )^ Pero a serbare le condizioni
occori'enti all' integrita dell' organismo e alia facolta
di vivere non bastano gli alimenti ; e mestieri che
i nostri umori vengano a quando a quando annacquati.
Ad ammonirci della occorrenza d' introdurre nel no-
stro corpo 1' acqua veglia il sentimento della sete.
La sete , argiomento della lezione LXV , si diflinisce
^ . ... .
« quella sensazioue che ci invita e costringe a bere. y)
Divide la sete in legittima , cioe propria della sanita
e del vivere temperato , ed in illegittima o spuria
che viene eccitata da cagioni eventuali o morbose.
Accenna le varie guise di sete viziata. Divisa gli
effetti tormentosi che insorgono allorche non si sod-
disfa alia sensazioue della sete , producendo in mezzo
varj esempi. Indi tenendo ragionamento sulla cagione
prossima della sete cosi conchiude la lezione : « II
sangue debbe contenere una certa proporzione di
molecole acquidose o sierose; altrimenti diviene od
uno stimolo troppo forte od una potenza irritativa.
Esso nella nutrizione e nelle secrezioni va spoglian-
dosi di molti de" suoi principj ; anche delle parti
DI LORENZO MARTINI. 819
sierose. Debbe ripararne le pcrdite. rii\ il eiero del
sangue sembia csser aiizi un veicolo allc particelle
secretox-ie e nutritizie clie scrvire a quisti due uf-
licj. Ma clie? Siccoine tutti gli altri mateiiali del
nostro corpo, si altera e perde quelle qualita che gli
sono necessarie , perche compia il suo niinisterio.
Anche sotto questo rispetto debb' essere rinnovato.
Poiclie dunque debb' essere riparata la necessaria
quantita di niolecole acquose, nasce in tutto il si-
stema nervoso uno state per cui si ha una tendenza
al bere , cioe a procacciarsi quello che puo soddis-
fare a quel bisogno. Lo stato e veramente generale:
111a non si appalesa ovunque assolutamente co' me-
desinii se2;ni. Nelle fauci produce un sentimento di
arsura: e quest' ctTctto e vino de' piu notabili. Appli-
cando acqua alle fauci , togliamo per qualche mo-
ruento un elletto : nia non cessando il ])isogno del-
r aunacquare il sangue, poco dopo si rinuovera con
piu forza. Al contrario , nicdiante il bagno o per
mezzo di cristei, portando al sangue una certa quan-
tita d' acqua, ccssa la sete, senza clie acqua od altra
bevanda venga a contatto coUe fauci: perche cessando
la cagione prossiina della sete debbe pur cessare
r effetto. » Nella lezione LXVI siamo alia digestione.
Gli aniniali sono composti di principj esistenti in tutta
la natura , ma e mestieri che si fatti principj ven-
gano elaborati per essere trasforraati in materia or-
ganica. Le prime operazioni spettanti a trasformar
le matcrie estrance in sostanza organica si esegui-
scono appo gli animali lungo il canale alimentare,
e queste sono appunto coniprese sotto il noma di
digestione. Forniano pcrtanto obbietto di particolar
discorso il prendimento de' cibi e delle bevande, la
gustazione , la masticazione , Y insalivazione , la de-
glutizione, la chimiticazione, la chililicazione , la dc-
fccazione , 1' evacuazionc delle fecce , il vomito. Ar-
gomento della lezione LXVII e la sangulficazione. II
cliilo , ch' c il fluido succiato dai vasi linfaiici inte-
stinali ncUc sostanze alimentose, dopo che queste
Sao LEZIONI DI FISIOLOGIA CCC.
hanno soggiacciuto alia digestione , nou e ancora
venuto acconcio alia nutrizione. Perclie diven^a tale
e mestieri si trasmuci in sangue ; e la funzione , onde
il chilo assume altro colore e propricta , chiamasi
ematosi e matopoesi , sanguificazione. Premettesi 1' a-
natomia comparativa de'vasi chiliferi nelle varie fami-
glie animali. Si discute se la natura del chilo sia identica
o varia , secondo clie varia e la specie degli animali
e degli alimenti, e secondo die vario e lo stato del
corpo , cioe di sanita o di malattia : se il chilo nel
camminare lungo i vasi mesenterici, ed oltrepassando
varj ordini di ghiandole conglobate, subisca elabo-
razioni. E poiche il Dumas e fra gli scrittori quegli
il quale tratto piu prolissamente della sanguilicazione,
viene esposta in iscorcio la sua teoria , aggiugnendovi
r autore le sue considerazioni e la propria opinione.
La sanguificazione consta di quattro atti , e sono
i.° elaborazione del chilo nelle ghiandole mesente-
riche; 2.° conversione del chilo in sangue nella vena
sottoclaveare sinistra ; 3.° mutazione cui soggiace il
sangue nel polmone ; 4.° mutazione cui subisce nei
vasi capillari die formano il parenchima nutritivo e
gli apparati escretorj. Ma il sangue acciocche possa
compiere al proprio uflicio di rintegrare rorganismo,
apponendo novelic molecole ai tessuti , e sommini-
strando agli or2;ani secernenti varj principj acconci a
formare i varj umori, e mestieri die venga portato
alle varie parti del corpo. A tal fine e destinata la
circolazione , la quale viene distesamente esaminata
nella lezione LXVIII, die da compimento al sesto
volume. Premette 1' autore la notomia umana del si-
stema irrigatore, cioe del cuore, delle arterie e delle
vene -, poi varie questioni sui movimenti cardiaci.
Indi entra in particolare discorso sulla circolazione ,
sulle varie condizioni del sangue , sui varj stati del
sisteraa sanguigno , sulle discrazie , e piu tritamente
sui polso , come sui mi2;lior criterio a conoscere la
presenza delle malattie , la loro indole e gravezza.
C. P.
321
Calendario Georgico della Reale Societd Agraria di
Torino per I' anno 1829. — Presso la tipografia
Chirio e Miiia in via di Po , in 8.°, di pag. 117.
G,
'^li argomenti di cui si occupa la Societa Agraria di
Torino hanno tutti lo scopo pia utile, il raiglioramento
cioe delle pratiche locali agrarie. Tale miglioi-amento ri-
cliiede osservazioni particolarissime fatte in ogai regione
col lume dei general! principj teorici , polche ogni regione
presenta tante variazioni , qnante sono le varie combina-
zioni dei terreni , la loro sitnazione geografica , il loro li-
vello e la loro esposizione. Niuna istituzione pertanto essere
puo in ogni Stato piu utile di una Societa Agraria che
proniova lo studio sui diversi prodotti delle sue varie pro-
vincie per tentare di niigliorarli onde sciogliere il grande
problema di trarre da ogni terreno il masslmo profitto colla
minima spesa. Clie la gia tanto benemerita Societa Agraria
di Torino segua questa traccia additata dalla ragione , a
dispetto del letterario fasto che d' ordinario vagheggia cose
pill speciose che utili, ne e prova anche ii voluraetto che
annunciamo.
Esso in gran parte si compone di due Meiuorie fra le
quattro state presentate alia Societa per la soluzione del
seguente interessantissimo problema da lei proposto nel
programma 27 gennajo 1827 stampato nel sue Calendario
di queir anno.
Determinare quali pregi distinguano il canape da cor-
dami , da quello da filo e da tele.
Da quali cagioni o principii quei pregi dipendano.
Sin doi'e v influiscano le cause accennate {^nel program-
ma) dipendcnti dai modi di coltura.
Se alire ne risultino dai modi di preparazione o per
V azione di macchine o per la macerazione.
Quali in questa caso sieno le differenze; quali ne siano
le cagioni : quali i rapporU speciali di esse al canape 0 per
cordaml o per tele.
La prima IMemoria che fu la premiata portava la lilo-
sofica sagacissima epigrafe =; La sciaiza e unjimne maestoso
n'lbl. Ital. T. LV. 21
3a:i CALENDARIO GEORGICO
che si sostiene e si aiimtnta col tribiito che vi portano i ru-
scelli anche i piii piccoU = e si trovo scritta dal conte
cavaliere Giorgio Gallesio di Finale , chiaro gia presso i
cultori delle scienze naturali anche in grazia della sua ma-
gnifica Pomona Italiana. La Memoria e divisa in quattro
articoll.
Neir articolo I.° il sig. Conte cercando le qualita die
distinguono la canapa da tele da quella da cordaggio le
trova in un solo individuo, il Cannabis Sativa di Linneo
modificato dalla varia qualita del terreno e dal'a coltura
in canape a legno piii voluminoso e di fibra piii grossa ,
ina pill tenace clie serve alle corde , mentre alle tele serve
il canape di canna e di fibre piu gentili, adatte conse-
guenteniente ad essere suddivise in piu fini o minutissimi
fili. Nell'uno e neir altro canape osserva clie i fili sono le-
gati da una sostanza gommosa dalla quale conviene sempre
sciogliei'li e spogliarli perfettamente , giacche essa trovasi
estranea alia resistenza dei medesimi. In prova quasi che
le due qualita di canape si hanno da un solo individuo ,
il sig. Gallesio riferisce che l' arte converte in tiglio da
tele la canapa da cordaggi e che si possono fare delle corde
colla canapa da tele; non aggiunge pero i metodi di si-
mili conversioni i quali si risolvono probalnlmente nel re-
golare la macerazione degli steli , cioe spingendola al niag-
gior grado quasi prossimo alia putrefazione , quando coi
grossolani steli voglionsi avere fili sottilissimi , e lascian-
dola, come dicono i villici, immatura quando con deboli
canne voglionsi avere corde robuste.
Neir articolo II della Memoria le cause clie producono
le difFerenze tra la canapa a tele e la canapa a cordaggi
ben distinte nel commercio sono dall' autore ridotte a
quattro: i." La natura delle diverse varietd (questa espres-
sione ci sembra una petizione di principio seppure non
e vaga ); 2.° Le circostanze della localita ove vive la pianta
(che reputiarao le piu iinportanti a stabilire la natura
della varieta in un solo individuo); 3.° / meiodi di coltura;
4.° II 56550. — Rimarca egli successivainente che le due va-
rieta hanno origine da un sol tipo, cioe dalla pianta di fasti
alti , grossi , brancuti, di tiglio denso e tenace, capaci di
una vegetazione vigorosa e di un prodotto ricco di semi ,
onde serva piii agevolmente alio scopo primario della na-
tura che e la propagazione della specie. Le piante esigue
DELLA R. SOGIETA.' AGRARIA DI TORINO. 3:i3
e a dglio sottUe, prosegue Tautore, e le razze che ne pro-
vengono non sono che aborti per la natura, sehhene preferid
claW uomo e predisposd dal Creatore a suo vantaggio mediante
il sistetna di eccezioni die regge la formazoiie dci mostri^
e tutte le altre aberrazioni daW ordine rrgolare ddla vegeta-
zione. Siamo certi che 1' autore noii inteade con cio di
aft'ermare che i inostri fra i vegetabili siaao dal Creatore
destinati aU'uomo, e gU esseri perfetti a tuit' altro scopo :
r analisl di questa accidentale proposizione dell' autore ci
condurrebbe troppo lungi dall' argomento.
L'autore esamiiiando successlvamente le viceiide dei germi
trapiaiitati da paese a paese e facendo uii particolare con-
froiito tra le canape del Genovesato e cpielle del Piemoate
conchiude asserendo che in capo a poche generazioni il seme
che produceva net campi ubertosi del Piernonte piante proprie
oi cordangi produrra nei giardini deVa Liguria canapa adat-
tata a far tele : opina pure che tale metamorfosL lenta e
graduata potra verificarsi in senso inverso se si porteranno
nel Piernonte i semi della canapa del Genovesato, Questa ar-
gomentazione non ci sembra rigorosa ne coerente a quanto
ha egli stesso, gla detto ; poiche da essa potrebbe conchiu-
dersi che T individuo canape trasportato dal Piernonte al
Genovesato deve costanteniente ingentilirsi , come viceversa
deve farsi grossolano quello che dal Genovesato passa al
Piernonte , il che potrebbe non accadere in quei moltissimi
casi nei quali la cura del coltivatore assecondasse una me-
tamorfosi diversa.
Non ci sembra del pari rigorosa 1' altra proposizione
deir autore che una volta che V influenza del clima colla sua
azione sui principj della concezione ha formato nel corso di
alciine generazioni una varieta , essa diventa immutabiie e
persiste fino a che vive c si riproduce nel clima medesimo , e
le cure dell' agricoltore qualunque esse sieno non potranno
cangiarla. Cio proverebbe clie i inetodi di coltura noa
hanno influenza e clie in una medesima regione non puo
raccogliersi se nou una sola specie di canapa, la qual cosa
e in opposizione alle osservazioni del sig. Conte Gallesio,
ed ai fatti da lui riferiti.
Fra le diverse terre atte alia coltivazione il signor Conte
trova che maggiormente influiscono sulla iiiiezza della ca-
napa quelle composte con un terzo di silice , un terzo di
cake e magnesia ed un terzo d' urgiUa ; questa composto ,
324 CALENDAEIO GEORGICO
egli soggiunge, forma iin terreno soffice , leggiero die non
fa crosta e non s' indura. Accogllamo questa indicazione
come fatta a graacli tratti , e trovlamo die sarebbe stato
utile conoscei'e in quanta parte ( e non puo essere cbe
plccolissinia) entra la magnesia a formare coUa calce un
terzo del tntto, notando altresi che la calce trovasi ne'terreni
sempre nello stato di carbonato.
Fra gF ingrassi riconosce il sig. Conte piii proprj alia ca-
napa i vegetabili come di piu facile scomposizione •, il che
era cosa naturale , giacclie avendo la canapa una vita bre-
vissima , niinore di tre mesi dalla seminagione alio sradica-
mento degli steli, non potreblie sentire beneficio dal con-
cime di materie animali che debbono stare piu lungo tempo
sotto terra prima di scomporsi e prestare alimento alia
piante. II sig. Conte accenna che per disporre 1' iiigrasso
nelle canapaje onde seminarle in aprile , trovo ottimo ed
economico il sovescio di rape seminate nel precedente ago-
sto. Comunque pero sia vero in massima rindicatoci risul-
tamento del prodotto di una canapa pin fina e con molta
economia di spesa , il signor Conte ci lascia qui desiderare
un niinuto ragguaglio degli elementi della riferita esperien-
za , i quali avrebbero giovato assai a chi trovasi in grado
di porre 1' esperienza medesima a parallelo con altre '•, ec-
citiamo qnindi la gentilezza di lui a dimostrare con una
piu lunga indagine, ripetuta varj anni di seguito, la sna
asserzioue, meritevole di molte considerazioni , cioe che
col solo sussidio del sovescio delle rape possa essere la
canapa annualmente coltivata con vantaggio in un mede-
situo campo, evitandone 1' avvicendamento con altri pro-
dotti. Sapplamo clie in molte terre del Milanese ognl con-
tadino annualmente coltiva pel proprio bisogno poca ca-
napa in un niedesimo luogo, detto percio canapajo, per
lo piu contiguo alia sua abitazione ^ sappiamo pure che
quel piccol canapajo e lo scopo di particolar attenzlone
del coltivatore , il quale vi consuma una tale quantita di
concime , econornicamente incompatibile in una piii grande
estensiouc; di terreno.
Nelle piante diecie , o con indivldui i cui fiori in alcunl
sono staminei o sterili, detti percio dai botanici maschili,
ed in altri sono pistilliferi , o atti a portare a maturanza
il seme conservatore della specie, e qnindi chiamati bo-
tanicamente feniminili , rindividuo maschio e generahnente
DELLA R. SOCIF.TA' AGR\R1A DT TORINO. 325
pill gracile come notarono varj botanici. II sigaor Conte
Gallesio riprodnce questa osservaziotie per assicurare che
dagli incUvicUii maschili della canapa si ha un tiglio che
resta necessariamcnte piii esile e susceuibile di essej-e suddi-
viso in parti piii minute (i). Ma dobhiamo qui aggiungere
che gU steli masclii sradicansi per lo piii e legansi in ma-
nipoli separati dagli steU femminei, i quali restaiio plij
a lungo in piedi sul terreno onde portar possano il frutto
a perfctta maturanza. Quanto vantaggio non avrebbesi ove
si rintracciasse un inetodo per conoscere e separare i semi
maschi dai femminei?
Nell' articolo III il sig. Conte paria Q]e\l'' importanza rela-
tiva della canapa da tela e di quella da cordaggi neW econo-
mia privata e neW econoinia pubblica . e con varie general!
idee suUa creazlone e siiU' uso dei varj esserl creati ( che
per verita non troviamo se non estranee all' argomento ,
almeno non utilmente ricordate ) stabilisce che la canapa
da tele e un essere artificiale degenerato dall' uomo per
dare ad esso delle qualita che non aveva ricevute dalla
natura, un essere precario piii costoso e meno abbon-
dante delT essere naturale o canapa da cordaggio , il quale
trovasi in abbondanza e con poche spese di coltura non
solo nei paesi originarj da dove e venuto ( che forse non
conosciamo precisamente ) , ma ancora in quelli ove una
analogia di localita e di terreno lo ha naturalizzato. ■ — • Ri-
tiene Tautore, ma non dimostra , che la canapa ci sia
vennta dalFAsia, ed anche a questo proposito generalizza
il discorso e lo estende alle materie che servoao all' uo-
mo per vestimento e per tanti altri usi. Paragonando poi
la canapa al suo piii forte concorrente, il Hno, crede che
questo sia ad esso preferibile per tutti quei tessuti che ri-
chiedono una finezza straordinaria di lili, come sono i pizzi ,
le tele batliste , ed altri oggettl di lasso , la qual conclusione
non crediamo esattamente vera , jioiche formansi tessuti
finissimi anche coi iili della canapa. Termina T autore questo
articolo con consideraziorii sul commercio e sulle manifat-
ture degli oggetti che servono a far tele , le quali ci sem-
brano da un canto troppo generiche e dall'altro estranee al
(i) II niascliio piii esile e dal volgo firentino e lorubardo cliia-
mato ffuiinjria oppostamcnte alia denomina/ione botanica, coine
la femmiiia e dallo stesao volgo chiaiuata luaschio.
3^6 CALENDARIO GEORGICO
programma dell' Accademia. Mirando egli a promovere la
coltivazione niaggiore del canape a tele riporta il sommario
dei dati finali di alcune esperienze fatte in un proprio
podere sopra una superficie di metri quadrati 1240, dalle
quali risulta clie il prodotto in canapa preparata pel com-
mercio fn di circa dnecento chilogrammi , del valore di circa
franchi 144, del quale danaro due terzi consumansi in ispese
per la coltivazione e preparazione , lasciando cosi al pro-
prietario il prodotto depurate di franchi 48 , prodotto
grande , non pero straordinario relativamente alia tenue
superficie ( meno di due pertiche antiche di Milano), ma
che non puo servire di esempio, appunto perche le espe-
rienze in piccola scala danao risultainenti che non veri-
ficansi in quelle fatte in piii largo campo, dalle quali uni-
camente T agronomo e I'economista devono prender norma.
Dal fatto che la medesima piccola superficie gli ofFri il
prodotto lordo in canape, doppio quasi del prodotto lordo
a frumento , sel^bene i due prodotti depurati dal diverse
rispettivo dispendio che richiedono sieno quasi uguali ,
sembra il signor Conte inclinato a concedere la preferenza
al primo sul secondo genere, ove dice, clie la coltura del
canape oltre al heneficio del proprietario avra pagato il la~
voro di tanti ahitand che vivono e consumano^ e che percib
sono un lievito alt industria e uno sfogo a tante altre pro-
duzioni. Da quest' argoniento non sara adescato I'agrono-
IBO che sa doversi proporzionare T agricoltura alia possi-
bilita di venderne i prodotti ; per il che se in uno State
la coltivazione del canape si estendesse, oltre un certo li-
mite, a danno di quella del frumento si avvilirebbe la fatica
degli a^^ricoltori e danneggerebbesi I'interesse dei proprie-
tarj.
L' articolo IV ed ultimo parla della macerazione e delle
macchine inventate per supplire a questa operazione. L' au-
tore opportunamente stabilisce per principio che la mace-
razione avendo per iscopo di sciogliere quel glutine che
tiene legati o costipati fra lore strettamente i diversi fili
componenti il tiglle della canapa, non pub essere supplita
da una operazione meccanica. Crede egli che una regolai'e
macerazione proceda prima per fermentazioiie e poi per dis-
soluzione ; ed in cio non siamo con lul perfettamente d' ac-
cordo. La fermentazione non accade se non con uno svi-
luppo di calorico, il quale ove si manifest! nel canape
DELLA R. SOCIETa' AORARIA DI TORINO. 827
acciimulato per mancanza di sufficiente umlJita, lo guasta
sicche lie risulta tin tiglio debole, di colore meno bianco
o giallastro sporco die in conimercio ha pochlssimo valore.
Per disciogliere la gomma resinosa che trovasi nella ca-
napa dalla quale vieiie insozzata I'acqua dei maceratoj ,
basta I'azione dell' acqua stessa penetrance tutte le gom-
ine , e tanto piu facilmente se essa e scaldata dal sole.
Percio i maceratoj, anziche profondi ed onibrosi , bra-
mansi espansi e soleggiali, e disposti in modo che ua
leggier filo d" acqua v' entri a supplire al consumo del-
r evaporazione. I maceratoj aliuientati da acqiie fredde
correnti non sono reputati i migliori per la manifattura ,
ma nei paesi di abbondante coltura della cauapa sono
preferiti in vantaggio della sanita delTatniosfera.
INIentre ognuno dovra portar tribute di lode al lavoro
del signor Conte Gallesio , taluno desiderera in essa piix
particolari elementi, e nieno digression! generali , che noa
si direttamente connettousi coUa materia chS ne forma lo
scopo.
L' altra Memoria sulia canapa , inserita nel Calendario,
che alia Torinese Societa parve meriiei^ole di qualche di-
stinzione, aveva per epigrafe = Le scienze e le arti hanno
per patria il inondo intero = ^ e f u scritta dal signor Da-
vide Bourgeois , svizzero , abitante e possidente nel Bolo-
gnese. La Memoria e divisa in paragrafi a cui 1' autore
neir indice in fine assegna i seguenti titoli :
§ I. Qualita di terre confacenti alia coltivazione della
canapa.
II. Avvertenze circa lo scolo delie acque pluviali.
III. Lavori estivi preparatorj , rifenditure.
IV. d' autimno consueti , a vanga.
V. con due aratri.
VI. con un solo aratro forte.
VII. con aratro e vanga, cosi detti ravagliature.
VIII. Concimatura superficiale preparatoria della se-
mentazione.
IX. Sementazione ; quantita di semente , ecc.
X. Roncatura.
XI. Raccolta della canapa ; modo di conservarne il seme.
XII. Cure che esige la raccolta.
XIII. Cure ed operazioni preparatorie alia niacerazione,
XIV. Macerazione e modi proposti per supplirvi.
3^8 CALENDARIO CEORGICO
§ XV. Modo dl rompere gli steli della caiiapa macerata,
XVI. Gramolatura (o rompimeato degli steli).
XVII. lugrassi e sovescio.
XVIII. Concimi animali ed altri.
XIX. Prezzo e valore relativo ai suddetti concimi.
XX. Avvertenze circa il modo d' impiegare i concimi.
XXI. Amandriatura ( o concimatura coUa presenza delle
pecore condotte sul campo al pascolo).
XXII. Avvicendamento piii conveniente per quesia col-
tivazione.
XXIII. Coltivazione della canapa nei luoghi ove 1' aria e
assai umida.
XXIV. Prodotto di questa coltivazione in una giornata
di superficie.
XXV. Medicaja stabillta economicamente mediante una
coltivazione di canapa.
XXVI. Piante parassite nemiche della canapa , e loro
distruzione.
XXVII. Avvertenze circa le sltuazloni , ove questa colti-
vazione nieno conviene.
Questa Memoria e propriamente una minuta descrlzione
delle operazioni per coltivare una giornata ( met. quad.
3 800) di terreno bolognese a canapa e degl'ingrassi varj
che vi s' impiegano. E percio Memoria pregevolissima ,
ricca di precisi elementi di fatto , ma 1' autore di essa non
parla punto del quesito proposto dalla torinese Societa agra-
ria; anzi non fa pur menzione delle parole tela e corda
che sono gli oggetti dal detto quesito specialmente con-
templati.
Faremo ora un cenno anclie delle altre materie trat-
tate nel Calendario.
I ." Sulla coltivazione del fico in pianura ; Memoria ( di
una sola pagina ) del conte Luigi Francesetti di Mezzenile.
II metodo proposto per simile coltivazione consiste nel
trasportare le piante di fico dal giardino in un sotterraneo
neir inverno , e dal sotterraneo al giardino nell' estate. Sem-
brerebbe che il merito dei frutti in tal maniera raccolti
dovesse consistere nel loro niaggior costo; 1' autore per
altro assicura che essi riescono abbondanti e saporiti quanto
quelli di coUina.
a.° Esperienze comparative tra la foglia del gelso innestaXo
e quella del gelso selvntico pel nutrimento dei bachi da seta;
Memoria del signor Matteo Bonafous.
DELL\ R. SOCIETA AGRARIA DI TORINO. 829
Quests Memoria ( di pag. 9 ) non si presta ad qn
transunto , essendo zeppa di precisi dati numerici dedotti
dair espei'ienza. L' autore lascia iadecisa la questione , la
quale presentar puo diversa risoluzioae secondo la diver-
sita delle circostanze •, egli propende pei'6 per T uso del
gelso innestato , comunque siavi qualche economia nel
consumo, usando la foglia tolta dai niori selvatici.
3 .° Soj>ra uno straordinario eccidio delle apt ; Ossen'azioni
del professore Lavini.
L' eccidio accadde nell estate del 1828 nei dlntorni di
Carmagnola ove tutto fu aridita, essendo niancata 1' acqua
di pioggia nei mesi piix caldi , ed essendosi diseccati i rivi
che abitualmente servono all' Irrigazione dei prati. A que-
sta mancanza si aggiunse necessariaraente quella dei fiori,
da cui le api traggono il miele o 1' alimento : qulndi que-
sti insetti , coasumato il miele gia raccolto e depositato
negli alveari, dovettero perire. Uno sciame , vuotato il
proprio alveare , cercava d' invadere quello dello sciame
vicino, dal quale veniva respinto con guerra a sangue. In
mancanza di altre materie contenenti 1' alimento per le api,
riusci al signor Lavini di preservare un resto degli sciami
coir apprestar loro in vicinanza degli alveari pomi dolci
assai matnri e bolliti nell' acqua. II fatto merita la mag-
giore attenzione •, e lode e dovuta a chi uso opportuna-
mente 1' indicato mezzo per diminuire un male die sarebbe
altrimenti rimasto senza rimedio.
4.° Relazione di un caso ttndente a dimostrare che la rogna
si comunica dagli ammali doinestici all' uomo ; con alcune ri-
flessioni del dottore Gio. Battisla Jeinina.
In questo caso la rogna dei muli sarebbe stata corau-
nicata a chi li governava , del che non ci ha punto da ma-
ravigliarsi.
5.° Descrizione di una tromba A TV bo mobile immerso
comunicata dal conte Giuseppe Pome di Pino.
La tromba , di cui presentasi la ligura , fu posta alia
pubblica esposizioue nel 1827 a Parigi dal sig. Binet fab-
bricatore di macchine. L' acqua introdotta nella canna viene
continuamente accresciuta ad ogni movimento del tubo mo-
bile esterno a detta canna , il quale fa 1" officio di siantuffo.
Questa macchina fu trovata utile negli esaurimenti per
fondazioni , nei quali si ha il comodo d' immergerla e di
applicarvi la forza assai prossima al tubo mobile, poiche
330 CALENDARIO GEORGICO
r acqua debb' essere portata a moderatissime altezze. La
descrizione clie ce ne da il sig. Conte e tolta dal fascicolo
pel dicenibre 1827 deW Industriel , die stampasi a Parigi
affine di spargere le plu utili cognlzioai (i). II sistema di
delta troiiiba e una semplice modificazione della tromba a
stantufFo pescante , mosso coa una armatura esteriore alia
camera in cui ha il movimento , da un secolo e mezzo
usata in Francia e descritta dal Belidor.
6.°5u/Z'Agrostis stolonifera {yolgarmente in Pieinonte lionza)
ad uso di foraggio ; Memoria del professore Gian Francesco Be.
II sig. Re ricordando die VAgrostis stolonifera e la piu
prelibata graniigna artificialmente coltivata in Inghilterra
come foraggio , cerca la causa pei* la quale la medesima
pianta e detestata dagli agricoltori delle pianure del Pie-
monte, i quali fanno ogni sforzo per distruggerla , ma in-
vano; giacche coUa maggiore facilita da un minrmo resto
di quella pianta ne sorge un ceppo rigogliosissirao che sof-
foca le piante di utili cereali.
Vorrebbe quindi il sig. Re veder coltivati a prato i
campi die naturalmente vestonsi della lionza , e destinati
a campi pei cereali quei prati vecclii che danno poco pro-
dotto in fieni.
Noi non crediamo che da questo diyisamento possa
risultare grande vantaggio agli agricoltori piemontesi, poi-
che riteniamo che VAgrostis non possa dare in quelle pia-
nure , soggette ad un' alta temperatura ed alia siccita , se
non se un foraggio duro e troppo siliceo e percio ingrato
ai bovini ed ai cavalli. Gli stessi semi coltivati piii al nord
ed in climi meno caldi danno steli meno consistent! o piu
erbacei, e questa riteniamo essere la ragione per la quale
YAgrostis serve in Inghilterra di buou foraggio, mentre
nelle calde pianure del Piemonte non somministra se non
una troppo dura gramigna.
7.° Sul seme del trifogUo e dell' erba medica; avvertimento
del sig. Paolo Musso.
L' avvertimento raanlfesta una frode nel commercio di
detti semi che vendonsi da taluno raischiati di arena di
(l) Un ineccanis)no consinille fu presentato all' I. R. Istituto
di Milano fin dal 1826 da certo Giovanni Piomei di Geneva, e
se ne fece cenno negli Atti della distribuzione de.' preinj di
queir anno (Veggasi la CoUezione di essi t. IV, p. 85).
DELLA. R. SOCIETA' AGRABIA DI TORINO. 33 1
conslmlle confignrazione, della quale si conosce in Pie-
monte una cava disjiosta in alto strato , clie vienc sempre
manomessa unicamente per servire a qnesto fraiidolento
commercio : fortunataiiiente la frode puo essere facilmente
scoperta coif immergere i semi nelP acrjua suUa quale gal-
leggiano , mentre T arena precipita al fondo.
8." ConUnuazione delle sperienze sulla coUivnzione del riso
secco della China nei poderi del sig. conte Michelangelo Leo-
nardi nei cinque anni dal 1824 al 1828.
Le prime sperienze sul riso secco praticaronsi nei
1823 e 1823, e di esse al)biaiiio reso notizia nei tomo 34.°
di questa Biljlioteca , fascicolo di maggio 1824.
Le esperleaze degli anni successivi proverebbero
i.° Clie il ris>o secco alligna otdmamente anche al-
r umido , e die raeno delT ordinario riso va soggetto alia
malattia ben nota , chiamata brusone.
2." Che e tre volte piu proficuo del riso nostrale.
3.° Che delle due specie del riso secco , cioe 1' una
con resta , e senza resta F altra , la prima e piii proficua
dando sino 3i sementi, mentre la seconda non ne da che 28.
4.° Che le spiciie con resta danno un grano che quasi
s' avvicina in bonth e bianchezza al riso nostrale il nieglio
coltivato.
332
Del modo di allevare il bestiame bovino e formarne
buone razze nostrall , di Domenico Berra . — 3Ii-
lano , 1829, per Niccolo Bettoni , in 8.°, di pa-
gine 142, oltre I iiidice e V errata. Lir. i. 74 ital.
Si vende da P. Cavalletti librajo sulla Corsia de'Servi.
A
ir autore cU quest' operetta , che per lo scopo cui essa
tende e per le pratiche utilissime osservazioni oiid' e ri-
piena, noi chiameremo anrea , gia piii volte triljutati ah-
biamo i ben dovuti elogl in qaesto nostro giornale. Non
pago egli dcUe semplici teorie , ne di una scienza che
parli in astratto ; ben anzi persuaso che la sola espe-
rienza ai fatti appoggiata e congiunta alle osservazioni su
cio che neir operare ci e avvenuto di bene o di male ,
astiensi dal vendere le cose altrui come sue proprie , ne
ciecamente affidasi alle altrui produzioni. Egli dunque senza
rumoreggiare con preludj d' inutili parole candidamente
espone i metodi da lui con felice esito praticati or nel-
I'una parte or nell'altra delle piu utili fra le arti, T agri-
coltura. Che pero opportunamente appose al titolo di que-
st© suo libro il motto di Varrone , Dicam de bubulo pecore
quam acceperim scientiam : ut si quis quid ignorat , discat ;
si quis scit, nunc ubi labar observet , premettendo cosi che
egli non per vana ostentazione , ma solo per giovare altrui
ofFre al pubbllco il frutto de' suoi studj e della lunga sua
esperienza, pronto sempre a ridirsi, ove chi piii di lui
istrutto gli mostri qualche scoglio in cui egli avesse in-
ciampato, o qvialche cosa che da lui stata non fosse per av-
ventura avvertita. Gratissirai percio all' illustre autore esser
dobbiamo e proporlo quasi modello a chiunque accingasi
ad istruire i popoli nelle cose che piu davvicino li risguar-
dano , e che sul loro ben essere hanno un' immediata in-
fluenza, come deir agricoltura appunto addiviene. Che in
questa materia le opera con gran lena elaborate , e fastose
per pompa di frontispizj e di prefazioni , e per moltitudine
di volumi non sono fatte che per pochissimi lettori , ed e
cosa ben diflicile lo scevrare in esse il loglio dalla buona
e piu utile messe. E noi portiamo opinione che le singole
dissertazioni onde compongonsi i pochi Atti della patriotica
DEL MODO DI ALLEY ARE IL BESTIAME BOVINO. 333
societa , fondata nella patria nostra dall' augusta madre dei
popoli Maria Teresa , fiirono alia Lonibardia di maggiore
giovamento di cjuello ch' essere lo possano le voluininose
collezioni e le taiite opere georgiclie a' di nostri pnhbll-
cate ; perche queste contengono noa rare volte dottrine
o astruse o troppo generali , od a' paesi nostri non sempre
convenevoli, quelle al contrario sono lavori di esperti agro-
nomi , i quali piu che dalla scienza guldar lasciavansi da
una pratica non mai interrotta.
L' operetta del sig. Berra e tutta sugosita , ed e quindl
di natura tale che diflicilmente presterebbesi ad una ra-
gionata analisi. Nol percio verremo prima accennandone
le precipue parti ; e poi alia foggia quasi di corollarj ri-
feriremo quelle cose die ci serabrarono piu important! e
piu degne a sapersi.
Precede un' Introduzione , nella quale T autore ci ram-
nienta die siiio dall' epoca in cui egli pubblico una sua
prima Mtmoria sul bestiame bovino (i) avvisato erasi di
esporre con altro scritto il niodo pratico d'allevarlo e for-
marne buone razze nostrali. II die facendo ebbe egli per
iscopo di togliere dalF anlmo della maggior parte de' no-
stri agricoltori 1' inveterata ed erroiiea prevenzlone che
i hovini svizzeri siano i soli che convengono agli usL della
coltlvazione lombarda , e die I' allevare i nostrali sia fatica
e danaro gettato. Accenna quindi i varj errori in cui cad-
dero intorno al giudicare delle bestie bovine gli scrittori
si antichi die nioderni ^ da la preminenza agli insegnanienti
degli odierni agronomi inglesi , perche in pratica li rico-
nobbe appoggiati ai piii felici risidtamenti di una continuata
e lunga serie di esperienze ; ed avverte die merce delle
sue sollecitudini , e ad onta di niille ostacoli gli riesci di
niantenere in una cascina poco lungi da questa citta ora-
mai novanta e piii vacche per la fabbricazione, de' for-
maggi , quasi tutte nostrali e nella cascina stessa allevate.
Propone quindi la divisione del suo trattato cosi espri-
mendosi : n Diro primamente di quello che e piii neces-
" sario , cioe del toro e della vacca da latte , oggetti tanto
" interessanti particolarmente per 1' agricoltura della bassa
» Lombardia, mostrando altrui il prolitto che si puo con-
" seguire. Indi tratterb del mode d' allevare le iiteUe ,
(i) Veggasi questo Giornale t. 47, pag. a 18.
334 I>EL MODO DI ALLEVARE IL BESTIAME
>i iadicando nello stesso tempo i mezzi economici che si
» possoiio usare per rendere Taffare meno dispendioso ».
E qui egli cl promettc che in altra occasione parlera dei
bovi da lavoro e del modo piu facile d' ingrassare il be-
stiame da macello. Siccome poi le scoperte e i teiitativi
di qualche iiiiportanza ia agricoltura debbonsi non gia ai
volgari e merceiiarj coldvatori , ostinatamente seguaci delle
vecchie abltndiai, ma bensi ai possidenti ed agli agronomi
dalla comune classe distinti , i quali dandosi la briga di
leggere si faano piu agevolmente ad operare , giusta il
convincimento die ne ricevono dalle ragioni e dai fatti ;
cosi egli protesta che a quest' ultima classe sono special-
mente dirette le sue parole. In una nota imprende a chia-
rire cio ch' egli nella sua Mernoria siil besdaine bovino detto
avea intorno al florido stato in cui nel secolo XVI tro-
vavansi le mandre in alcuni paesi della Lombardia, e con
essa risponde ad un' osservazione che su quella Memoria
stata era inserlta negli Annali di tecnologia ( vol. 5.°, fasc.
di luglio ed agosto 1827).
II testo, ossia la materia, dividesi in cinque capitoli. Ec-
cone i titoli : Delia specie bovina in generale e dell' arte
di migliorare le razze — Del toro — Della vacca — Della
rendita annucde della vacca — • De'vitelli e del modo d' allevarli.
Capitolo i.° Delia specie bovina, ecc. L' autore dopo di
avere succintamente parlato della somma utilita del be-
stiame bovino si dell' uno che dell'altro sesso, delle varie
loro specie , giusta la differenza de' climi e dei paesi , e
giusta le varieta che ne provengono dall' accoppiamento
delle diverse specie ; dell' eta loro e de' varj modi co' quali
distinguerla, si sofFerma snWa forma , siccome il piu im-
portante oggetto clie vuole aversi di mira nella scelta del
bestiame. Per forma egli intende una generale simmetria ed
armonia delle parti, cioe una uguale e proporzionata unione
di lungliezza, grossezza e sostanza, ed avverte che i piii
pratici dell' arte accordansi nell' affermare , tale dover essere
la forma che nessuna parte dell' animale appaja alle altre
sproporzionata , ed il tutto sia distinto da una generale
pienezza e rotondita di figura. Nel che aver pero debbesi
I'avvertenza che alia sola bellezza delle parti non venga
giammai a sacrificarsene il profitto. II clima nostro e alle
bestie bovine adattissimo : eccellente e la maggior parte
delle nostra pasture , e quindi non molte cautele richiedonsi
BOVINO eCC. , DI D. BERRA. 335
pel niiglioramento delle forme e delle complesslonl di sif-
fatte hestie.
Migliorare una razza. Per razza intendesi la serie di que-
gli aniinali , la cui specie si distingue non per uccidentali
varieta, ma per caratteri o distlntivi permanenti, i quali
percio trasmettonsi dai genitori ai iigliuoli. Le razze deb-
bono essere diverse secondo i diversi usi cui voglionsi
destinare. Quanto alle vacche, diasi la preferenza a quelle
razze, nelle quali priuieggia la prerogativa di produrre
ottiiiio latte e nella niaggiore quaatita possibile. Fev formare
una buona razza e d' uopo die gr individui destinati al
congiungimento siano i nieno imperfetti ; per migliorarla
conviene che la scelta del maschio e della femmina sia
calcolata in modo die le buone qualita di un individuo
correggere possano i difetti dell' altro.
Due sono i sistemi finora praticati pel miglioramento
delle razze. L' uno deW incrocicchicvnento , quelle cioe di
accoppiare individui della stessa specie a diverse razze
appartenenti , e questo fu in addietro usato come T unico
in Inghilterra ed in Francia : 1' altro , della riproduzione
nella stessa famiglia, accoppiando i piii perfetti individui
od allievi procedenti dai medesimi genitori senza alcun
riguardo alia loro consanguinita. II secondo di questi due
metodi e ora il piii comunemente adottato nella Gran
Bretagna. Ma T autore e d' avviso che 1' uno e 1' altro puo
divenire eccellente secondo le clrcostanze de' luoglii, e piu
ancora secondo la diligenza , le cognizioni e la perizia del
proprietario o dell' allevatore. Quanto a' paesi nostri , egli
inclina al sistema d' incrocicchiamento nell' alta Lombardia
e ne' paesi asciutti , ove il contadino e poverissimo e non
niantiene die una o due vacche pel bisogni della propria
famiglia : da quindi a quest' uopo la preferenza all' accop-
piamento con tori svizzeri almeno fino a che le razze
lombarde somministrar possano eccellenti tori indigeni , e
percio crede che ottimo provvedimento sarebbe quello di
distribuirli nelle diverse provincie a publiliche spese per
tale solo oggetto , nella guisa che si e tentato di fare per
la razza de' cavalli.
Quanto poi alia bassa Lombardia, ove mantcngonsi nu-
nierose mandre , ed ove abbondano i mezzi per alimen-
tarle , egli antepone il secondo dei due sistemi. A questo
uopo moltissiaio iniporta che il coltivatore scelga ogoi aauo
336 DEL MODO DI ALLEVARE IL BESTIAME
dalla propria maiidra le migliori vltelle ed i migliorl ma-
schi onde coiiservare il nuniero del necessario bestiame ,
e per tal inodo creare a poco a poco una razza partico-
lare , die sino dalla nascita sua si avvezzi al clima ed
alia pastura del podere. AUeviiisi perclo le vitelle di vacche
che danno molto latte ; ne abbiasi abborrlmento a scartare
dalla mandra tutti quegr individui che mostrano qualche
essenziale imperfezione. Per 1' accoppiamento puo quasi
fondamentale principio stabilirsi che la femmina sla ben
conformata e coiivenienteineate piii grossa d' uiio scelto
toro. La corpulenza della vacca e senipre in ragione della
buona qualita e della quantita de'pascoli: ma e un errore
il volerla accrescere senza aver prima ben ponderato questo
principio. " Non conviene ( dice Tautore ) tentar d' in-
grandire le razze indigene, giacche in proporzione ch' esse
crescono in grossezza peggiorano nelle forme , e divengono
ineno forti e piu soggette alle malattie. >> E qui egli ri-
porta alcuni precetti lasciatici dall' inglese sig. Cline intorno
alia forma degli animali domestici. Tali sono: che V animale
abbia ampiezza di polmoni , del che sono non dubbj con-
trassegni esteriori la bella forma e 1' ampiezza del petto;
forma che dovrebbe avvicinarsi alia figura di un cono
orizzontale , la cui base sia posta verso i lombi. Le fem-
niine abbiano larga la pelvi onde partorir possano con
minore difEcolta. La piccolezza della testa e un contras-
segno della baona razza dell' animale. La lunghezza del
collo sia in proporzione dell' altezza : grandi slano i mu-
scoli e i tendini : a nulla glova la grossezza delle ossa.
Quegll animali che hanno le ossa plii fine e piii piccole
sono, generalmente parlando , i meglio conformati , i piu
sani, i piu forti, e di carni migliori. Tale e 1' osserva-
zione anche di un altro celebre agronomo inglese , il sig.
Culley.
Cap. IL Del toro. Alia divisata propagazione della mandra
e d' uopo innanzi tutto il non perdonare ne a dispendio ,
ne a fatica , onde aver tori dalle migliori razze prove-
nienti. « II toro debb' essere di una statura mezzana : sia
la testa non troppo grossa, e siano picciole le corna; la
fronte spaziosa e coperta di un pelo arricciato ; le orec-
chie Innghe •, grandi e vivaci gli occhi, e lo sguardo plut-
tosto fiero ; le nari aperte ; il collo corto e gi-osso che
esca da spalle larghe e carnose , e con una dolce curva
BOVINO eCC. , Dl D. BERRA. Soj
s' impiccolisca la clove si uiiisce al capo ; il petto grande
con ampia giogaja die casclii e scenda sino alle giaoccliiai
gambe corte e nervose ; coda lunga e crinita ; cuojo grosso
non aspro, ne daro a toccare , ma morbido con pelo lu-
cido. Allorquaado il toro ha tutte le premesse qualita uaisce
anco la docilita , s' avvicina di niolto alia peifezione , qua-
lunque ne sia il colore , a malgrado die i tori die compe-
rano i Lombardi dacli Svizzeri siano sieneralmente di
colore oscuro. "
II toro e atto alia generazione nel secondo anno dell' eta.
sua. E un errore il credere che quest' animale non sia
atto alia propagazione prima d'aver compiuti i tre anni.
L'autore alleva ogni anno un toro scelto fra i mlgliori
uiaschi, e due ne tiene nella mandra pel coprimento delle
vacclie i r uno delT eta di un anno compiuto, T altro di
due^ il primo pel coprimento deile giovenclie , il secondo,
cioe il piu vecciiio e quindi il piii grosso, pel coprimento
delle vacdie. Questo dopo il terzo anno vien destinato
al macello. L' esperienza gli ha insegnato essere si fatto
metodo il piii utile, il piii sicuro: e di fatto la stessa Sviz-
zera si serve di tori giovanissimi. Tale metodo giova spe-
cialinente ne'paesi, ove come nella Svizzera e grande
feracita di pascoli. Aggiungasi che d' ordinario il toro e
quieto e docile sino al quarto anno, ma poi divien tiero
e indomabile. Un toro e bastevole per 3o sino a 35 vac-
che e talvolta anche di piii, secondo le pariicolari e varie
circostanze. E nocevole 1' uso di prestare il proprlo toro
pel coprunento delle altrui vacche, perclie fannosi esauste
le sue forze , e ci ha pericolo ch' esso contragga mali epi-
demici. II toro vuol essere sempre alimentato con ottiino fo-
raggio, massime nel tempo della monta, presso la qual epoca,
specialmeute quando e un solo ad uso di tutta una mandra,
giova anclie il dargli qualche pugno di vena o d' orzo.
L' autore vende i suoi tori a' macellai ordinariamente dopo
due anni di servizio: il prezzo medio die ne trae e di
lir. 3oo milanesi ( franclii 2 3o ) per ogni individuo.
Cap. III. Della vacca. L' autore comincia da varie ed
opportune osservazioni suUe razze delle vacche svizzere,
essendo clic dalla Svizzera proviene la maggior parte delle
vacche die mantengonsi nella Lombardia e specialmeute
ne' paesi svizzeri. Le piii grandi vacche svizzere , che
danno molto latte e nieglio servono alia fabbricazione dei
BiOl. Ital. T. LV. -21
oio DEL MODO DI ALLEVARK IL BESTIAME
nostri fonnaggi , sono quelle del Sinimenthal e di Saaneii
uel cantone di Berna , e quelle di Gruyeres nel cantone
di Frihiirgo : distinguonsi per un colore bianco-rosslccio.
Fors' anche migliori sono quelle del cantone di Svitto ,
clie distinguonsi particolarmente per la sottigliezza della
pelle , e per le ganibe che hanno minore lunghezza di
quelle delle altre. II valor medio di tali vacche e dai 20
ai 3o luigi al pajo. La vacca di razza migliore si distin-
gue per la testa non troppo grande , le corna corte , le
nari aperte , il collo sottile, il petto largo, la giogaja
grande e pendente , i lombi larghi e carnuti , la scliiena
dritta , le ganibe piuttosto corte, grandi le popjje e di
pelle sottile coi capezzoli lunghi collocati ad uguale di-
stanza , la pelle morbiccia e non grossa , il corpo lungo ,
la coda lunga e sottile.
La vacca da indizj d' essere in cnlrlo col muggir fre-
quente, col saltare sopra le altre vacche , col gonfiarsi della
sua vulva, e col niostrare un' inquietudine tormentosa. Tra
il concepire ed il parto passano generalinente quaranta o
quarantuna settimane. Una vacca, trattone alcune parti-
colari circosfanze , non partorisce ogni volta cbe un sol
vitello , di rado due, ed allora il piii delle volte 1' uno
e maschio , T altro femmina. La stagione piii convenevole
al coprimento delle vacche e dal maggio a tutto il giugno.
Quanto alle giovenche , alcuni sono d' avviso che non
debbaoo farsi coprire se non conipinti i tre anni delP eta
loro. Ma anche in cio abbiasi riguardo alle circostanze
del clima ed alia feracita de'foraggi, sicche in ragione
del clima e de' foraggi possano sommettersi al coprimento
anche un anno prima. Abbiasi cura che le giovenche ven-
gano coperte da un toro giovane e leggiero, giacche i
tori pesanti e 1 troppo grossi sono in cio cagione di gran-
dissimi incotivenienti. E qui T autore suggerisce i nietodi
da praticarsi allorclie la vacca, benche in calore, ricusa
di lasciarsi coprire, e i metodi ancora co' quali riconoscere
se una vacca abbia conceputo, non che II vario stato del feto
a mano a mano ch" esso va ingrandendo. Egli vorrebbe che
merce del capo mandriano si tenesse un accurato registro
degli straordinarj accidenti che ogni di occorrono in una
niandra specialmente nella gravidanza delle vacciie , ed a
tale oggetto propone, quasi ad esemplare, una sua tabella.
Si prevengano tutte le cagioni dcU' aborto. Tali souo fra
O '>.
BOViNO ecc. , DI D. BF.nRA. 66r)
Ic altre la debolezza o la mancanza delle loro forze , 11
teaerle troppo strette nella stalla , il permettere die al
pascolo o nel heve le une saltiiio su le altre, lo spaven-
tarle e farle correre o saltar fossi , il costringerle ad iiscire
attruppate dalla porta della stalla. La vacca vuol essere
particolarmente sorvegliata quaado e vicina al parto. E
un errore il diminulr loro il natrimento ia tale prossiraita:
quest' uso diminuisce le loro forze mnsculari, dalle quali
dipende la necessarla energia per ispignere fuori il vitello.
ladizj deir avviclnarsi del parto sono lo scemarsi del vea-
tre , il corpo die fassi vie piii turgido , 1' umore die scola,
le poppe die si goafiano e distendono , ecc. La vacca vi-
cina al parto venga collocata in luogo comodo e largo;
abbia un letto abbondante di paglia e strami asciutti : sia
tal luogo ben arioso ; caldo se nel verno , ma non di troppo ;
d' estate , scevro di mosche per quanto e possibile. L' au-
tore passa quindi ad indicare quelle praticbe die piu ne-
cessarie sono percbe un parto felicemenle riesca : osserva
essere in una gran parte della Lombard ia assai difettosa
la scienza veterinarian duolsi perdie si ditlicile incarco venga
d'ordiuario atlidato alia grossolana ignoranza de' famigli o
cuslodi delle vaccbe, dal die sovente, oltre la perdita del
vitello, succede quella ancora della mad re ; propone i rae-
todi da praticarsi dopo il parto, e loda 1' uso de'beveroni
caldi.
Importiintlssima e la scelta dell'alimento per le vacclie ,
della pastura verde ugualmente die della secca. II foraggio
non puo mil dirsi nniritivo di troppo. Ne' paesi asciutti,
ove d' inverno mancar suole il foraggio , si faccia uso delle
rape e de' pomi di terra. L' autore tento la coltivazione
delle rape inglesi . bramando di conoscere se mai d' in-
verno coavenisse fame uso per iiutrire le nostre mandre
da casoiie . ma 1' esperimento non elibe efFetto, giaccbe
sifTatte rape, prima della maturanza , vennero di notte
tempo rnbate. La cosa aiido altriraenti nella coltivazione
del cavolo Brassica Olcracea s:h'estris L. ( thou cavalier dei
Francesi )f, egli pero non ne consiglia I'uso, perche tal cavolo
fa deterioiar il latte , dii al butirro un odor disgustoso , ed
e a temersi cbe non lo dia anclie al formaggio. Molto im-
porta ancora che le acque destinate ad abbeverare le
vacche siano cliiaie e limpide, non troppo fredde ne di
estate ne d" inverno. I mali si funesti al grosso bestiame
340 DEL MODO DI ALLEVARE IL BESTIAME
neir alta ed asclutta Lombardia provengono per lo piu
dal costrignerle nell' estate a bere acque piovane e limac-
ciose stagnaati in fosse o pozzanghere.
Non metio della buona qualita dell' alimento e necessaria
nella cultura delle vacche una somma pulitezza. La stalla
percio ed il cosi detto Barco siano luoghi ben asciutti ed
ariosi , con paviniento ben lastricato e ammattonato mo-
deratamente chino in gnisa die le orine non abbiano a
sofFermarsi , raa scolino in un canaletto Inngo il suolo , e
da esso passino in una cisterna chiusa e fuori della stalla.
Se ne spazzi il letame due volte al giorno , e vi si ri-
metta il letto con paglia o strame ben secco. Errano quei
fittajuoli, che per una mal calcolata economia tengono i
loro animali sul nudo terreno tutti di stereo schifosamente
ingombri. I famigli siano ben provveduti di stregghie, e
ne usino almeno due o tre volte la settimana.
L' USD di condurre le vacche al pascolo nella primavera
non e scevero di gravi inconvenienti : questi sono dall' au-
tore opportunamente accennati. L' esperienza ha dimostrato
che la vacca e assai piii proficua quando viene tutto T anno
allmentata nella stalla. I Tedeschi con replicati esperimenti
dimostrarono che due vacclie nodrite tutto 1' anno nella
stalla danno maggior lucro che tre vacche mantenute nei
pascoli , oltre il guadagno che con questo metodo ricavasi
dal letame. La vacca suol facilmente nausearsi dell' erba
bagnata. Un esperto agricoltore percio debb' essere sem-
pre provveduto di una proporzionata quantita di foraggio
secco j e tanto piu quanto che giova ancora il cangiare
pascolo alia vacca di tempo in tempo. In qualsivoglia si-
stema poi di mantenere le vacche sia al pascolo, sia nei
chiusi , ricordisi 1' agricoltore ch' esse sono dilicate piu
di quello che comunemente si creda , e che il piu delle
volte risentonsi de' grandi cangiamenti dell' atmosfera.
La vacca e molto lattosa « quando ( cosi 1' autore ) e
fornita di un amplo ventre f, di poppe di pelle sottile e
di grande capacita , mentre la natura generalmente pro-
porziona i vasi ai fluidi che vi debbono capire ; di vene
lattee grosse e ben marcate , di capezzoli lunghi e non
troppo vicini gli uni agli altri ; e sopra tutto quando sia
di una magra apparenza di corpo che mostri dlfticolta ad
ingrassare. " Egli poi e d'avviso che traggasi maggior
guadagno da una vacca mezzana die da una grossa, e ne
BOVINO CCC, DI D. BERK A. 841
dii le ragioQi. L' eta nella quale la vacca suol essere piu
utile e dal quarto anno al quinto, ed anche sino all'ottavo,
purche stata non sia sforzata, giusta il linguaggio de' no-
stri contadini, dalla quantith o qualita della pastura. E qui
r autore vieii parlando del latte ; del grande profitto die
pu6 trarsene e delle cure die praticar debbonsi ond' averlo
perfetto e ben prepararlo specialmente per la fabbrica-
zione de' formaggi. Tra le quali cure ei pone per la prima,
die il locale destinato per riporre il latte nella state sia posto
a tramontana , hen riparato dal sole , sia arioso , asciutto ,
lontano da ogni iinniondezza , da'' letamaj , e fin anche dalle
stalle , il cui ambiente non oltrepassi mai il iS o tutt' al piit
il 16 grado del terinoinetro di Reaumur. laiportanti ci sem-
brano pure le avvertenze ch' egli ci da intorno all' arte di
faljbricare il formaggio. A parer suo grandemente giova
la personale assistenza delf esperto ed intelligente agricol-
tore : osserva die la piu parte de' proprietarj di raandre
con gravissinio danno del loro interesse non assistono al
niugnimento delle vacche , operazione della massima Ira-
portanza die presso di noi eseguire suolsi due volte ogni
24 ore. Abl^iasi cura die tale operazione sia fatta non ru-
vidamente e colla massima pulitezza. « In Inghilterra ( cosi
r autore in una nota ) prima di mngnere una vacca, le
donne alle quali e coraunemente alKdata questa incumbenza,
dopo essersi lavate Ijene le mani e le braccia, principiano
r operazione col lavare le poppe della vacca con acqua
fresca tamo nella state che nell' inverno " : cosa salutevole
e grata aU'animale, e ad un tempo opportunissima per
conservar sano il latte.
Cap. IV. Delia rendita annuale della vacca. u II profitto
( cosi r autore ) die si puo ricavare direttainente o indi-
rettamente dai concinii che si raccolgono mantenendo la
vacca i il danaro die si ottiene dalla vendita del vitello ,
dalla vendita del latte o dalla fobbricaziono del formaggio,
e finalinente quel guadagno die si fa alimentando un certo
numero di porci cogli avanzi dello stesso latte , costitui-
scono la rendita di cui si tratta. "
II prodotto del letame e di tale importanza che fra noi
non pochi ed avveduti agricoltori mantengono intere stalle
di Imoi al solo intento di ammassarne il concime per la
coltivazione de' loro terreni. L' autore suUa sua propria
esperienza aflferma che So vacche mezzane mautenute
342 DEL MODO DI ALLEVARE IL EESTIAME
sempre nella stalla , e pel cui letto s' impiegano annualmente
5oo fascl di paglia ben secca e ben rotolata , s}\ daimo
65oo braccia cubiclie ili letame fresco, il cui >valore viene
da lui calcolato in 12 soldi circa per ogni braccio cubico,
dedotta pero la spesa della paglia clie puo valutarsi soldi
So al fascio. Al letame solido aggiugnesi il liquido, ossia
il piscio die pei canaletti scolar dovrebbe nelle sotterranee
cisterne fabbricate fuori della stalla ; nell' iiso del qual
liquido prescrivonsi dalT autore alcune cautele onde non
abbia ad essere di danno alia cotica de' terreni. IMerce del
mantenimento delle vacclie un altro utilissimo ingrasso
puo ottenersi col letame liquido de' porci , i quali alimen-
tansi cogli avanzi del latte dopo la fabbricazione del for-
maggio. L' autore viene qui accennando le cautele clie
praticar delilionsi quanto a siffatto concime , si nel conser-
varlo nelle tinozze, e si ancora nello spargerlo sui terreni.
Un vitello di quattro o cinque giorni , cioe nel tempo
che il latte della madre non e buono che pel solo man-
tenimento di esso , non puo valutarsi piu di 12 a i5 lire
milanesi. II suo valore va crescendo in ragione del latte
che impiegasi per alimentarlo e che vien quindi sottratto
agli altri piu importanti usi. — Variabile al sommo e
la rendita del latte. Ci ha delle vacche che nel periodo
di 24 ore danno 3o e piu boccali di latte; altre ce ne
ha che non ne somministrano piu di cinque o sei boccali :
alcune ne danno una prodiglosa quantita appena che ab-
biano partorito, ma poi vanno a mano a mano sceman-
dolo neir accostarsi ad un nuovo parto. L' autore fa qui
la rassegna delle piu rinomate razze d'Europa, e in tutte
riscontra piii o meno tali varieta nella produzione del
latte. Dalla propria sua esperienza , e giusta anche i dati
che gli avvenne di procurarsi, gli risulto che una vacca
sul Lodigiano si alto clie basso produce in un anno dalle
3o alle 32 brente di latte; sul Pavese dalle 84 alle 36; e
sul basso Milanese nelle cascine poste di sopra e di sotto
della citta , dalle 36 alle 40. Dee pero notarsi che il
latte del Lodigiano supera di molto in bonta quello del Pa-
vese e del Milanese. — II prezzo del latte e quasi sempre
in ragione di quello del burro e del formaggio. In questo
anno esso puo valutarsi dalle lire 7. 10 alle 8 milanesi;
prezzo inferlore a quello degli anni scorsi. L" aittore vien
qui accennando anclie il comraercio che si fa del latte coi
BOVINO ere, DI D. BERRA. $43
cos\ detti Uittari per uso della citta , noa clie le consue-
tudini die sono presso di noi in vigore per tale commer-
cio. — Come annuale reiidita della vacca puo fiualinente
coasiderarsi la mandra de' porci die si alimetitaiio col siero
e cogli avanzi delle parti caseose, estratto die siasi il
cacio dalla caldaja. L' aiitore accenna qui i metodi die
giusta la diversita del paesi nostri praticansl nelT alleva-
mento de' porci , il prezzo die puo trarsi dalla loro ven-
dlta ed il calcolo delle spese die occorrono neirallevarli.
Ma ad ottenere dalla coltura delle vacclie tutti gli aa-
zidetti lieneficj occorrono noa pochi dispendj , die sono
dair autore con soiuma accuratezza calcolati. E priiuiera-
niente 1' interesse del capitale die sborsar coiivlene per
racqiiisto della mandra. II prezzo medio di una vacca da
cascina o da casone e di milanesi lir. 3 60. Supponendosi
die la mandra consti di 5o vaccIie, ne risulterelilie la
soniraa di lir. 18000, die all' interesse del 5 per 100
])orterel)l)e 1" annua spesa di lir. 900. A tale interesse debbe
aggiugnersi 1' annua perdita delle vacche o per vecdiiaja
o per malattia o per lo scarto die convien fame ogni
anno. Nel Lodigiano e nel Pavese sopra 5b vacche se ne
scartano generalmente otto o nove : iiiaggiore e lo scarto
nelle cascine de' dintorni di Milano , ove i prati irrigansi
coUe pinguissime acque die passauo per. la citta. In tutte
qiieste possessioni viene pressoche interamente riunovata
la mandra nello spazlo di quattro anni. Calcolato il pro-
dotto delle vacche scartate , in ragione del prezzo die se
ne trace dalla loro vendita , risulta 1' annua perdita di
circa milanesi lir. i5oo sopra una mandra di 5o vacche.
A questa somma aggiungansi lir. 5oo per la perdita pro-
veniente dalle ordinarie malattie , ed altre lir. 355 per le
perdite cagionate da mali epidemicl , supponendosl die
nel corso di 18 anni una mandra non ne venga attaccata
die una sola volta. A tutt' i quali dispendj debbonsi pur
aggiugnere il salario e il manteuimento de'famigli, l' iinpor-
tare de' lumi per la notte , degli arnesi , del sale , delle
medicine e di molt' altri simill oggetti.
Ove fabbricasi il forinaggio , oltre piii altre minute
spese , della caldaja , dello zaflerano , del sale ecc. , ci ha
pure quella del cosi detto Casaro , il cui salario e maa-
teniinento costiiuisce una somma non miiiore di milanesi
lir. loco. E questa la piu importante persona in una
344 D^^ MODO Dl ALLEVARE IL BF.STIAME
casclna lombarda. Gual se la falibricazione del formaggio
riesce infeliceniente ! Incalcolabili iie soiio i danni , e pro-
venire lie puo la rovlwa del ilttajuolo. " Qnaado si con-
sidera ( dice opportunameiite T autore in una nota ) che
le rovinose perdite che sofFrono i nostri fittajuoli a cagione
della fabbricazione sbagliata de' caci , sono per lo piu da
attribuirsi all' ignoraaza , e talvolta anche alia nialvaglta
de' nominati Casari ; quando si considera che nelle maai
di tali persone e posto quasi tutto il loro avere , e che
non poche famiglie si veggono di tempo in tempo ridotte
alia miseria per le cattive qualita di un Casaro ; non si
sa capire il perche molti fittajuoli facciano tanti sforzi
per educare i loro figliuoli in tutt' altra professione , in
luogo di quella che realmente sarebbe pur troppo la piu
opportuna alle loro circostanze. Ma per Dio ! in vece di
avere nella famiglia un cattivo legale o un prete ozioso,
non sarebbe egli di gran lunga piu vantaggioso che ua
figlio fosse per tempo ammaestrato nell" arte di fabbricare
il formaggio , e a lui piuttosto che ad un estraneo fossero
poi alBdati gl' interessi dell' azieuda ? » Parole piene di
senno e di prudenza !
Ma tra le spese la piii notabile e quella del giornaliero
mantenimento della mandra. In cio e d' uopo innanzi tutto
conoscere il modo di poter abbondevolmente nutrire la mag-
gior quantita possibile di bestiame col prodotto della minor
superficie di terreno ; lo che ridonda non poco anche a
vantaggio dello Stato rimanendo molto maggior terreno per
la coltlvazione de' grani. L' autore espone quindi le spese
deir annuo mantenimento d' una vacca nel terri^orio Inglese,
nel lodigiano e nel milanese ; ma soffermasi specialmente sui
prati a marcita di quest' ultimo, richiamando cio che sul
niedesimo argomento egli ha gia pubblicato in altra sua ope-
retta. Bellissmie sono le pratiche ed ecoiiomiche osservazioni
che da lui espongonsi su questo importantissimo oggetto, e
dalle quali risulta che I' annua spesa della coltura di per-
tiche 270, prato a marcita, e di circa milanesi lir. 6333.
A corapimento di questo capitolo egli ha aggiunte tre di-
stinte tavole, nelle quali contiensi per approssimazione il
conto di una mandra di 5o vacciie mantenute nel Pavese,
nel Lodigiano e nel Milanese. In una nota poi assai bene
ragionata imprende a rettilicare alcuni errori del Gioja , la
dove questi nel capo 5.° della sua Filosofia della Statistica
BOVINO CCC. , DI D. BERR.\. 845
pnrla delle annue spese per la coltivazione de prati irri-
eiciti. Del clie vog;Iiaino av\ertiti gli editori della ristampa
die delle opere di quel celebre economista vien ora esc-
guendosi.
Cap. V. Dei vitelli. « In due modi (dice 1' autore ) si
puo trar profitto dai vitelli : T uno si ottiene autrendoli
con latte per un dato tempo, iiidi vendendoli ai macellaii
1' altro allevandoli pei difFerenti usi deiragricoltura. " Non
ci e possibile di qui tutte riferire le praticlie dall' autore
iatorno a si importance oggetto suggerite. Noi ci appa-
gheremo di accennarue alcune. — E un errore il perraet-
tere che il vitello ne' prinii giorni venga nudrito sino alia
sazieta , dal die nasce la maggior parte delle malattie che
Id attaccano ne' primi quindici giorni dalla nascita sua.
Ne sia dunque moderato T alimento in tali primi giorni ,
e si divida in tre pasti al giorno. — In generale, presso
di noi, sei o sette settimane bastano, perche un vitello
mantenuto a solo latte raggiunga il peso delle 110 alle ii5
libbre di 28 once. — Giova di piii che non poppi se non
il latte della propria madre. — Appena nato non si leglii ;
cio suol essere pericoloso. — Tengasi pulitissimo con un
letto abbondante di paglia o foglie ben secciie e ben
asciutte. — E bene che il recinto ove sono piii vitelli sia
diviso con moblli steccati in tanti spazj quanti sono i
vitelli. — Neir Inghilterra per conciliar loro la tranquillita
od il sonno , ottirao mezzo perche ingrassino meglio e
pill presto, si danno loro, un quarto d' ora da che hanno
poppato o bevuto, tre o quattro pallottole della grossezza
di un nocciolo composte di farina di frnmento e di alcune
coccole di ginepro schiacciate e pos(!ia insieme impastate.
Quanto poi ai vitelli che voglionsi allevare per uso
dell" agricoltura , scelgansi sempre quei che nati sono da
madri eccellenti. — Abbiansi per essi tutte le anzidette
cure pel nutrimento, per la pulitezza e pel letto. — Ven-
gano ogni di leggeriuente stroiinati : cio non meno della
pulitezza giova a tenerli sani dalla scabbia e dalla stizza. —
I vitelli vanno ne' primi mesi facilmente soggetti alia diar-
rea , malattia il piii delle volte t'ataie , che proviene dalla
poca nettezza , ma piu ancora dall" indigestione. E qui
r autore annovera i metodi co' quali provvedere a tali
inconvenienti , e come spoppare si posja il vitello ed av-
vezzarlo ad altri alimenti. Tali alimenti sono il latte stesso
3^6 DEL MODO ni ALLEVARE TL EESTIAME
da cu'i gia tolto se ne sla il fiore per fanie butirro , il te
di fieno, il liiiseme , la farina dell' avena inacinata, le
rape e i pomi di terra e simili; tutti i quali cil5i si deb-
bono far loollire e adoperare inoderatamente caldi. Facciasi
poi ill modo die 1' allievo si avvezzi il piu presto possi-
bile al fieno od all' erba secondo la stagione. Ma noi sa-
remmo costretti a qui trascrivere tutte le parole dell' aii-
tore , se riferir volessiino le varle ed importanti pratiche
cbe su quest' argomento vieii egli esponendo. Dalla sua
stessa esperienza poi risulta clie il totale annuo manteni-
niento di tre vitelle puo calcolarsi in inilanesi lir. 35i. ii. 9.
Al quale proposito ci offre due tal)elle , 1' una dell' ain-
montare delle spese fattc pel manteniinento di un anno di
tre vitelle di razza mezzana dal 28 agosto 1827 al 28
agosto 1828, e r altra del progressiva accresciinento del
peso delle dette tre vitelle distinto di mese in mese. — Le
vitelle divenute giovenche entrano in calore piu presto o
pill tardi giusta la loro complessione e compluto clie ab-
biano un anno e sei mesi : sono quindi ammesse al toro ,
e partorir sogliono verso 1' eta di due anni e tre mesi ,
senza die alcuna di esse sofFerto abbia verun malore.
Da tutte le quali osservazioni , e piu ancora dalla sua
propria esperienza, I'autore deduce non essere anche agli
agrlcoltori della bassa Lombardia cosa difficile od impro-
pria r allevare tutte le vitelle die annualmente abbisognano
per la mandra , almeno in que' paesi , ove a quest' uopo
prestansi i pascoli e le situazioni. Risponde quindi all' obbie-
zione da alcuni proposta, essere cioe il guadagno clie
inimediamente si ritrae dalle vacclie forestiere gia frutti-
fere di gran lunga niaggiore di quello che ottiensi dalle
indigene o nostrali : ramnienta die le vacclie provenienti
dalla Svizzera pel compimento delle nostre mandre sono
deir eta di tre anni compiuti, e die hanno gia partorito
due volte o sono vicinissime al secondo parto. Contrap-
ponendo poi le antecedent! sue osservazioni ci da una
tavola di confronto che noi qui riportiamo in tutta la sua
integrita.
BOVINO CCC-, DI D. BKRRA.
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348 DEL MODO DI ALLEVARE IL BESTIAME , CCC.
Noi credlamo clie tra' nostri agrlcoltori non ci sara al-
cuno il quale non trovi utilissima quest' operetta del signer
Berra per le eccellenti osservazioni e praticlie cU cai e
ripienai ne vogUamo con cio afFermare die sia cosa di si
leggier momento T estendere ad ogni mandra o possessione
il suo metodo di allevare le vacclie indigene. Ci e noto
clie ben altrimenti pensano altri agricoltori di non volgar
nome. Certo clie immenso sarebbe per la Lombardia e
forse per tntta 1" alta Italia il vantaggio, quando il metodo
da lui praticato estendere si potesse ne* paesi nostri senza
eccezlone alcuna. E certo e ancora che la sua mandra e flori-
disslma e pressoche tutta di vacche indigene composta , e
queste belle, fruttlfere, e di tale forma che taluno de' piu
esperti agricoltori distinguerle non seppe dalle poclie sviz-
zere che trovansi nella medesima mandra. Ma pure ci sia le-
cito il qui esporgli i seguenti quesiti. Siamo noi certi che le
allleve indigene , necessariamente provenute da vacche sviz-
zere , non degenerino coUo scorrere del tempo , siccome
avvenir suole nella propagazione di altri animali a noi da
stranieri climi pervenuti ? In sifFatta ipotesi ci sarebbe
forse la convenienza del proposto allevamento? — Sappia-
mo che alcuni de' piti agiati e intelligenti fittajuoli del Lo-
digiano nelle epoche in cui le vacche svizzere erano ad
altissimo prezzo, tentarono di fare allievi nella loro pro-
pria mandra ;, ma ci e noto ancora cli' eglino ben tosto
abbandonarono cotal ripiego , perche trattone il primo
parto delle vacche svizzere ( dacche le stesse vacche a noi
pervengono gia fecondate ) , tutti gli altri non produssero
viteile della stessa corpoi-atura e robustez/a. Che se poi
cresciute queste in eta e grossezza venlvano dalla natura
del pascolo sforzate a dare una quantita di latte abbon-
devole od uguale al prodotto delle altre, snervavansi assai
presto i motivo pel quale le allieve delle mandre berga-
masche o bresciane sono in commercio assai meno ap-
prezzate delle giovenche svizzere. L' esempio poi d' una
mandra che felicemente prospera con vacche indigene ,
bastera fors' esso perclie un tal sistema divenga generale
in modo che i nostri paesi piu non abbisognino di gio-
venche svizzere? L' immediata produzione del formaggio ,
oggetto ne' paesi nostri si lucroso ed importante , non e
essa sola bastevole per supplire alle spese della compera
e del trasporto delle vacche svizzere ?
349
APPENDICE.
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.
Narrative of an official visit etc. cioe: Relazione di
una visita nfficiale da Messico a Guatimala, di G.
A. Thompson. — Loiidra, 1829, in 12.°, dipag. 528.
Oono ancora s\ scarse le notlzle che abhiamo sul paese
di Guatimala denominato a' nostri giorni Repubblica del-
r America centrale, che ci facciamo soUeciti di comnnicare
a' nostri lettori alciini cstratti della relazione di un viag-
giatore inglese che ha di recente visitato qnella si poco
frecjnentata contrada.
Era il signor Tliompson segretario della Commissione
inviata dal Governo Ijritannico alia nuova Repubblica con-
federata del Messico. Dopo che i signori Herwey e Ward
membri di questa commissione ebber segnato il trattato
col Messico, Thompson parti qual commissario per Gua-
timala , a line d' esaminare lo stato di questa repubblica
e darne contezza alia corte di Londra
Thompson si parti da Messico alia volta di Acapulco il
di 21 d'aprile dell' anno 1S2.S insierae con alcuni com-
pagni di viaggio, alcuni famigli , e una scorta di dieci
soldati. Avvicinaudosi alle coste discese verso la parte di
quel paese detta Terras calientes.
)• lo m' accorsi in sulle prime del cangiar del clima
( dice Tliompson ) air effetto che ne venlva a' nostri poveri
animali. La mula ch' io cavalcava , comeche bolsa, e, credo
io , vecchia , era una bella bestia. Fui preso da meraviglia
allorche verso tre ore dopo mezzodi, percorso avendo una
ventina di miglia, la vidi ad un tratto sofl'ermarsi. Era cs-
sa , come dicon di qua, solcada, vale a dire, era ofl'esa da
35o APPENDICE
un colpo di sole. Proseguimmo per due leghe, poi cl fer-
mammo. Uno de' soklati avviso clie si dovesse c.ivar sangue
alia mula. Preso un pezzo d' un bastone, tagliollo colla sua
sciabia in punta acuta, e lo caccio nelle narici al povero
animale^ ne cadde cii-ca una uiezza pinta tlL sangue; poi
gli verso nell' oreccliio un quarto d' una pinta di acqua-
vita. Non saprei dire qual sensazione cagionasse cio alia
bestia, ma parve che ne avesse o grandissima pena o
grandissimo dispiacere •, perclie il soldato avenclole lasciata
libera la testa , essa la abbasso e violenteniente la scos-
se; « esta biiena, mi disse egli i> (essa sta bene), ed
era sulle mosse di riporle la briglia e la sella ; ma ne lo
trattenni, e feci si che 1' animale ci seguitasse colle ba-
gaglie che trovavansi a poca distanza dietro noi. La mala
non sofFeri piu alcuna cosa durante il resto del viaggio.
Sembra che il rimedio adoperato in questa occasione
fosse tanto efficace quanto opportuno per gli accident!
che in paese si poco popolato possono avvenire ai viag-
giatori. Veder versare 1' acquavlta nell' orecchio, questo
mi reco poca meraviglia , che tale e a Messico il rimedio
usato costantemente, e, io credo, veramente proprio pei piii
forti dolori di testa , massime se dipendono da male ai
denti. In questo caso V operatore suole sclilzzettarla , o
anche piii spesso dalla sua propria bocca lanciarla egli
stesso nell' oreccliio opposto alia guancia ove e il dolore ,
e ve la lascia insino a che questo cessi. Ho sempre io
stesso sperimentato che 1' esito senza il miniino dolore ot-
tenevasi entro due o tre minuti , per quanto violento fosse
r insulto del male. II sentimento che se ne ha , rassomi-
glia a quel rombare che sentiamo all' orecchio tuHando il
capo neir acqua. Non saprei ne men dire se quella volta
sola in cui credetti necessario di sottomettermi a tale
operazione , fosse dessa seguita o no da un sentimento,
benche leggero , di sincope. Che che ne sia , il tentativo
non e pericoloso , e chiunque vi si assoggetta ne ritrae
un immediato soUievo. "
I viaggiatori giunsero ad un luogo detto Zopiloto : « Cosi
appellasi un avoltojo. Ivi vedemmo circa due mila di co-
testi uccellacci posati sugli allieri fare una specie di po-
sta avanzata per difendere quel luogo che ben a ragione
ebbe da loro il nome , poiclie furon essi le sole creature
vive che ci venue fatto d' incontrarvi. Non altrimenti che
I'ARTK STRANIERA. 35 1
avvenir snole dl molte guardie, dormlvaa cssi profonda-
meiite. "
Arrivarono ad Acapulco descritto gia da Humboldt, dal
capitaao Hall e da altri viaggiatori : <i le trnppe della
gnnniigione sono composte del rifinto della popoiazione
del Messico. La magglor parte de" soldati , iii cui c' inihat-
teinmo per via , e il cui Uillciale niostrossi assai geloso
ia difenderne T onore , eraiio gente condannata clie ve-
niva a riempier le file della congrega di Bella Speranza
ciie vedevasi in parata. Mi fa riferito die di tutti co-
storo uno appena trovavasi clie non fosse reo di delitti
capitali. E specialinente un tale mi fn mostrato di presso
a veatitre anni , miiiuto , di tinta bianca , coi capei bion-
di, siccome uno de' maggiori sccilerati che portassero figura
umaiia : mi si narro ch' egli vantava tredici assassin] , in
uno de' quali 11 suo padre stesso rimasto era vittima. Per
verita , gli e un far uso di mezzi pericolosi per gnarentire
una citta, 11 confidare a cotal gente la guardia di essa e
di tutti i forti. "
La fregata 11 Tartnro attendea Thompson: essa 11 tra-
gltto da Acapulco a Sonsonate, porto di Guntimala. H
caldo Invito 11 viaggiatore appena arrlvato a bagnarsi.
/( Chiuncpie , dice egli, ha lotto 11 viaggio d' Anson, ram-
menterassi del delirio provato da'' poverl niarinaj allorclie
poterono alia fine metter piede sulla riva : 11 narratore 11
rappresenta come ripiglianti nuova vita a ognl passo che
nioveano sulla terra fernia. La gioja loro in abbandonare
11 mare per recarsl sul secco non poteva essere magglore
della mia allorche lascial la terra per iiumergormi nel mare.
Non ebl)l mal si gran piacere nel prendere un bagno;
ma questo godlrnento fu susseguito da un terriljiie liico-
inodo prodotto da una causa ch' io non poteva in verun
niodo prevedere. Io aveva sospesa la camicia ad un grande
noptilo fiorlto ch' era sulla ri\'a: molti piccoll dardi acutl
ne circondavano a migliaja 1 fiorl. Quo' dardi attaccatisl
alia camicia passarono sul niio corpo. No, non e possiblle
iuunaginare 1 tormentl ch' io sostenni aumentati dal calore
intenso dell'atmosfera : vano era 11 tentare d'estraer sUratti
pungiglionl perche, cjuand' anclie ne avessi avuto la pa-
zienza , stato ml sarel)lio Impossibile II riuscirvi: essi ade-
rlvano per modo alia pelle clie stavanmi infissi dove erano ,
cd 11 lucnouio tentative per cavarneli gll spezzava alia
352 APPENDICE
superficie dell' epidermide. Questo accidente, comeche sem-
brai" possa di nessiin momento, mi fece passare in un
modo veramente doloroso la notte e il di vegnente die fu
caldo al sommo.
« II nopalo ( aggiugne 11 viaggiatore) e una pianta la
cui struttura sembra non poco singolare ad un europeo
delle coiitrade settentrionali : lia un fusto assai basso , sul
quale crescono alcune articolazioni larghe , piatte , spesse ,
spinose piii o meno secondo le specie. Una o due di queste
articolazioni vengono piantate alia distanza di due a tre
piedi I'una dall' altra , in quadro , e loro s' aiinesta una
cocciniglia , la quale , a pena e necessario il ricordarlo , e
un insetto : egli e presso a poco come se , presa la muflfa
d' un porno, o d' un altro albero ordinario qualsivoglia ,
se ne stropicciasse una particella sopra un albero esente
da questa raalattia. Da sift'atta operazione seguirebbe che
r albero troverebbesi a poco a poco coperto di mufFa. Una
piccola quantita del mentovato insetto basta ad ogni pianta,
la quale , a misura die cresce il numero delle sue artico-
lazioni, e coperta d' una raaggior porzione di questi insetti
preziosi. Quando la pianta ne e pienamente sazia, si ra-
scliia via con tutta diligenza la cocciniglia dalla superficie
delle articolazioni. Le piante pel primo anno non sono a
gran prezzo : sembra die dopo il secondo ciascun piede
dia il ricavo d' una piastra a una piastra e mezzo. "
Non ci lia forse chi ignori essere T indaco di Guatimala
ricercatissimo nel commercio, attesa la sua eccellente qua-
lita. Le analisi ne hanno dimostrata la superiorita su quello
die si fa altrove.
Da Sonsonate Thompson s'incammino verso Acajutia
che ne e discosta alcune miglia. Vi si va per una strada
da carriaggio che traversa una via coperta di verde er-
buccia e un bosco folto die d' estate e tanto ombreggiato
da riconoscere a stento per dove si debba passare. Tale
foresta e infestata da piccoli giagari ( jaguars ) animale fie-
rissimo del genere de' gatti (i), arditissimi; ma, se non
sono aizzati, assalgono di raro I'uomo : non aspettano pero
d' essere provocati per gittarsi sul bestiame , specialmente
sui giovani muli e sui vitelli. I tori , cui e ben noto il
(i) Dictloniialre classiqae d' HUtoire nalurelle ■, etc. ^ torn. 3.*^,
pjg. 496.
PARTE STnANIERA. 353
carattere maligno dl questo feroce aniniale, obbliano le
loro reciproche nimista , per riunirsl talvolta a comune
difesa , e in questi casi , il giagaro se ne va spesso col
peggio nella pugna.
/< II guaco clie col mezzo de'' suoi viticci s' arramplca
sino alia sommith de' piii grandi alberi die sono Uingliesso
il canimino, ci fa sicuri contra la preseiiza de' piii nocivi
serpentii perclie al dire degl' Indlani si ha bello e pronto
nel guaco l' antidoto infallibile contro il loro veleno ovim-
qne essi trovinsi. La radice e i rami di questo vegetale
che rassomiglia molto alia vite sfronzata , sono del pari
eflicaci : 1' eflotto del guaco e cost rapido e sorjirendente
che se i racconti delle sue virtii non fossero stati confer-
mati da persone veridlclie che ne aveano fatto prova sopra
di se stesse , avH'ei durato fatica a prestarvi fede. V hanno
serpenti velenosi a segno che 1' uomo morsicatonc muore
per lo piu in venti rainuti. Tuttavda, se e munito di guaco,
ne morda un brano e applichi la sua saliva sulla piaga ;
inghiottisca eziandio per alcune ore la saliva prodotta dalla
juasticazione •, non ha piii di che temere, e perfettamente
guarito (i).
n Vn giovane di nome Rascon che mi accompagno in
Ingliilterra , mi disse d'avere preso col palmo della niano
il talmaupas , piccola vipera terribile la cui morsicatura
da al momento la morte ; ma siccome egli aveva al tempo
stesso un pezzetto di questa pianta mirabile , il rettile di-
venne incontanente inerte e intormentito. Un famiglio mor-
sicato da un serpente della stessa specie, gia avvicinavasi
alia morte per cancrena sopraggiuntagli al braccio: gli si
verso in gola una forte decozione di questa pianta nell'ac-
quavila , e s'applicarono fomenti alia parte malata: risano,
ne senti mai piu il menomo elFetto della ferita. Ora io do-
mando: di questa pianta cosi salutare non potrebbe ten-
tarsi r eilicacia anche contro Tidrofobia? Essa e altresi utile
nei casi di febbre iutermittente , dissenteria, febbre conti-
nua , e in generale in tutte le malattie a cui 1' uomo e
(l) Dictloiinaire, classique etc., t. XX, p. 5. II guaco e nien-
tovato sotto il nome di Miknnia Guaco , nel t. IV, p. iSl'idfl-
I'opera: Nova genera plant. d«' signorl De Humboldt e Bonplatul,
pubbllcata clal signor Runth. La Mikania e un genere jiroaeiiuo
air Eupaloi ium.
BibL hal. T. LV. 2 3
354 APTENDICE
soggetto ne' Inoghi ove essa trovasi. Dipiu, pno dirsi die
di natnra sua sia del tutto iniiocua , avendone io preso
quasi cotidianamente seguendo il consiglio e 1' eserapio di
parecchi Inglesi , per prev^enire le malattie, e debbo con-
fessare ch'essa produsse quest' effetto , noa avendo io pro-
vato alcuna indisposizione , sia a Sonsonate , sia negli altri
luoghi il cui clinia e giudicato il piu fatale al teuipera-
mento degli europei.
I' Accostmidoci alia capitale ci si presento una scena
plttoresca. II 2;iorno 1 7 di maggio il paese die segni di
uii alto grado d' incivilimento : alcune porta e chiusure ne
fecer fede che le terre erano divise , e clie si attribuiva
ua prezzo al loro possedlmento. Avanzandoci ancor piii
verso la citta, passammo iiiiianzi a piccole case di cam-
pagna e a giardini ; vedemmo alcuni spazj piantati di no-
palo per la cocciniglia, e circondati di piccole fosse o di
muri a terra. Erano all' incirca le quattro dopo mezzodi \
r aria era fresca e balsauiica ; la temperatura somigliava a
quella di un bel giorno in sul principiar del giugno in
Ingliilterra. II paese che andavamo traversando otFeriva al-
ternativamente poggi e valli. Nell' inoltrarci il terreno ver-
deggiante e tenero parea piegarsi sotto i nostri piedi. Ci
si presentava all' innanzi la citta coUe sue cupole e co' suoi
cam]ianili, di color bianco che splendeauo incontro al sole :
essa sembrava pur anche piu grande di quelle clie per av-
ventura non fosse; tanto era 1' effetto delle ombre e del
fogliame de' begli alberi che la circondavano o cresceano
nel suo ricinto ! A diritta erano boschetti ombreggiati , il
pendio di alture coltivate, gruppi di colline clie s' ianal-
zavano 1' una sull' altra , aumentando progressivamente in
dimensioni sino a che le loro vette divenivano in certo
niodo la l^ase della linea d' un color grigio smunto che
accennava da lungi il contorno delle Ande : a sinistra si
distingueva una serie di piani estesi e di valli formata
da ondulazioni profonde e da grandi scoscendimenti, e
terminata da tre montagne vestite di vegetabili lino alia
sommita .... Questo spettacolo era si hello e si commo-
vente c!i' io mi era sofferniato per godere con mio agio
e solo il diletto di contemplarlo. Ripigliava le redini per
contiauar il cammino, allorclie vidi un cervetto scherzare
sopra un terreno alto, da me discosto lueno di trenta
piedi : batteva il piede , avanzavasi , ritiravasi , carolava i
PARTE STRANIERA. 355
poi fermavasi dl bel nuovo e rai rimirava. lo aveva tratta
inacchiaa]iTiente una delle ruie pistole dall' arcione della
sella , e r aveva armata nell' atto in cui tenea d' occhio
suL moti di quel giovane animale. Innocente e senza dilE-
denza egli s' aflissava co' suoi grandi occlii neri sopra di
me , e parea slkiarml allungando il suo muso nero e lu-
cente. Batte il piede come per invitarmi a battaglia, fece
ua' altra capriola e via se ne fugg\. »
II nostro viaggiatore dopo d'avere stabilito il suo quar-
tier nella capitale, fece varie escuisioni ne' contorni. La
prima fu ad Amatitan , villaggio poco lontano, ove cele-
bravasi una festa , e dove ebbe percio occasione d' osser-
vare i costumi del paese.
u Quanto piu ci avvicinavamo ad Amatitan, tanto piu
il paese diveniva degno d' osservazione. Ualla somniita di
altissima vetta ove le nostre cavalcature giunsero a grande
fitento, la prospettiva apertasi a' nostri occlii era ad ua
tempo e allettatrice e spavente\ole : a diritta , montagne
c!ie elevavansi bruscamente dal leinbo di vallate profonde i
qui boschi cedui sospesi sopra burroni scoscesi, i cui
abissi pareano non aver fondo , e come nascosti ai nostri
sguardi curiosi ; la, spazj di terre coltivati con dillgenza,
e abbelliti dalla messe. Cio clie mi si affacciava a sini-
stra mi colpi ancor piii : avresti detto ch' ivi la natura ia
mezzo a' suoi piu felici sforzi avesse in un accesso di
fantasia abbandonato il suo lavoro, prodigando alia Ven-
tura i suoi pill ricchi materiali. Giace Amatitan in mezzo
a foreste della piii gaja verdura. Le sue case coperte di
tegole rosse ricbiamando Y idea della tranquillita domestica
e del contento sociale rinforza\ano il piacevole elfetto del
qnadro. Al di sopra di quest' ammasso , un' aha montagna
selvosa portava la sua ombra sur una parte del limpido
lago situato alle sue falde. La china pareva diflicile e sa-
rebbe sembrata anco impossibile , se preso non avessimo
coraggio riflettendo clie altri viaggiatori prima di noi ne
erano discesi. Giii venendo ci accostavamo sempre piu al-
r oggeito ch' era la nostra meta ; e , ben altro da quelli
cui gli uomini corron dietro, lo trovamrao ancor piii de-
gno della ciiriosita nostra di quello die giii lo avessimo
supposto
<• Tra i sollazzi in uso , i combattimenti del gallo oc-
cupauo uno de' primi posti. Era pochissiuio tempo da clie
356 APPENDICE
mi era trovato ad uno spettacolo di tal fatta. Incomln-
ciava a peua la stagione delle piogge. Durante tutto il
mio viaggio, io aveva vednto di raro cadere alcuna goc-
cia d' acqna : in questo momento erano veri torrenti che
precipitavano con tanto impeto che non mi fu possibile
traversare il cammino senza essere del tutto inzuppato,
Non vi avea nel villaggio ne vettura, ne mezzo da tras-
porto i un oiiibrello era cosa poco meno che ignota j no-
tabile negligenza in cotesti abitanti , perche T esperienza ,
anche senza T nso di almanacchi, avrebbe potuto bastare
per insegnar loro clie verso quest' epoca 1' acqua doveva
innondarli. In fatti, queste veementi piogge ritornano con
tale regolarita e precisione che si possono sempre schivare
con un mediocre orologio da tasca e un buon cavallo.
Intanto pareva die Toragano non arrecasse scomp;glio od
incomodo alcuno alia conipagnia con cui mi trovava : gli
uni se ne andavano tranquillamente in mezzo al temporale,
altri cianciavano e ridevano sulla soglia della porta e nei
corridoj della casa , quasi attendessero , benche alquanto
da scioperati , clie la pioggia si calmasse. La terra asse-
tata beveva avidamente Tumiditai i flessibili banani in-
curvavansi agitandosi ; le tegole trasportate lungi 1' una
dopo I'altra concedevano il passaggio all' acqua.
a Mentre il temporale vie piu imperversava , ecco due
cavalieri rimontar la strada a grande galoppo , e feraiarsi
alia porta d' una casa : eran eglino coperti d' un gran man-
tello : ciascuno senza scendere da cavallo, prese nelle sue
braccia una dama che s' acconcio con mirabil destrezza
sul porno della sella: pioveva ancora a scroscio, ma il
mantello fu gittato intorno alia dama con tant' arte e av-
viluppo si bene lei e il gentile cavaliere che questi riparti
a briglia sciolta , e non dubitai cii' ella giunta sarebbe ben
tosto alia propria casa, e probabiliiiente senza grande danno.
I cavalieri, deposto il loro carico, ritornarono proseguendo
cosi il loro cavalcare sino a che tutte le dame furono ri-
condotte alle proprie case, o trovarono altri spedienti per
ritornarvi. Questa scena presentava un non so che di ro-
mantico e di classico. Non ci ha alcuno che non abbia
udito parlare de' cavalieri del medio evo che conducevano
le loro dame sul loro palafreno , e de' Komani che rapi-
rono le Sabine ; ma per formarsi un' idea della leggiadra
luaniera e della facilita con cui puo questo eseguirsi,
PARTE STRANIERA. 35"^
converrebbe essere stato testimonio dell' avvenimento da
me or ora raccoatato , e averlo veduto a Gnatimala.
/' Ho assistlto ad una rappresentazione teatrale
In una scena era rappresentato, e non in guisa spregevole,
il tempio del sole. Un attore descriveva la gloria immor-
tale d'' AiKihuac : aveva egli appena proferito clie lo splea-
dore di lui non sarebbesi giammai oscnrato , quando ad ua
lampo abbagliante, accompagnato da un colpo di taono ,
tenne dietro un nemlio terriblle. L' acqua precipitava a
torrent! sul fragile edificio, e trapelava a traverso alle
fenditure del tetto rovinato. Gli spettatori non diedero piu
retta alle frasi millantatrici degli attori : tntti quelli che
trovavansi nella platea balzarono nelle logge per iscansare
gli efifetti dell' oragano. " ( A. d, V. )
Archeologie und Kunst. U archeolo^a e V arte. Opera
periodica che si pubhllca da C. A. Boettiger insieme
a varj studiosi cd amici delV archeologia si nazioriall
che stranieri. — Breslavia , ecc, in 3°, con tavole.
Ecco una nuova coUezione intrapresa siao dal cominciar
dell'anno scorso dall' illustre sig. Boettiger. Quest' infati-
gabile veterano delT archeologia in Germania non niai ri-
stassi dallo spanderae il gusto col mezzo di opere perio-
diclie. E la scienza va certamente a lui deliitrlce non solo
di belle Memorle ad illastrazione di raonumentl, ma ancora
di amene ed istruttive dissertazioni intorno specialmente ai
piu curiosi punti degli usi e costumi de' Greci e dei Romani.
Systeniatischcs Handbuch etc. Jlfanuale sistematico di
medicina legale del prof. Giuseppe Bcrut^ ccc. —
Vienna, 1828, Wallishnaser, in 0.°; terza edizione,
di pagine iv e 444- Prezzo talleri 1. \i.
Questo manuale venne gia lodato come perfettamente
adatto alle leggi ed alia civile organizzazione degli stati
austriaci, e percio come specialmente utile ai medici di
questi medesimi stati. E convien dire ch' esso lo sia, poi-
clie consumate gia ne furono due edizioni. Lo stesso au-
tore pul)ldic6 nel 1827 un' importante coUezione di fatti
di medicina legale die servir puo di compimento al sue
Manuale sistematico. Tale coUezione ha per titolo: Visa re-
perta und GerichtUch , ecc, cioe Rapporti niedico-le^ali , ecc.
Yienaa , in 8," pel medesimo Wallislmasev. Pr. tal. 2. {B.)
)58 A p r r. N D I c E
PARTE 11.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.
LETTERATURA E BELLE ARTI.
Dizionario dome stico pave se-italiano. — Pavta, 1829,
tipogr. Bizzoni {Uii volumetto in 8.°, di pag. 129.
Prezzo llr. 2 ital.).
Q,
.uesto plcclolo Dizionario e divlso in dae parti. Nella
prima di esse ( che conta 63 pagine ) forse due mlla voci
pavesi vengono spiegate per mezzo delle corrispondenti ita-
liane; nella seconda (che novera pagiue 5o ) sono ripas-
sate a rassegna le medesime voci con ordine inverso. II
inodesto titolo di Dizionario domestico, che i Compllatori
apposero a qnesto libro, abbastanza il difende da clu vo-
lesse accagionarlo di troppa poverta. Ma gli onorandi nonii
del Caro, del Monti, del Facciolati e degli Accademici della
Crusca , nella prefazione del libro ripetutamente invocati
auspici e scorta all' opera, meritavano per avventnra mag-
gior diligenza nella definizion delle voci, nella scelta degli
equivalenti e nella ortogralica loro rappresentazione. Pochi
forse ci agguaglleranno nell' essere propensi a donare al-
r asprezza di questa specie di lavori le mende che in essi
debbono di necessita incorrere ; ma ragion vuole che qnante
pill mani vi s'adoprano intorno, e di qnanto men volnme
essi sono, di tanto decrescer deblia per essi lo spirito
d'indnlgenza. Oltra di che F amore pe' buoni stndj richiede
che ne' libri elementari , quale all' intitolazion sua si di-
mostra il presente , non s' incontrino errori di grave mo-
mento, onde non s' incominci dalle fondanienta a tirar su
stortaraente I'edifizio, alia quale niagagna ognuno sa quanto
difficil cosa riesca 1' arrecare di poi rimedio. Le delinizioni
delle voci Cavagne , Cantoria, Frambos, Duras , Frugon , Lu-
cidd, Scuderia, Segreter , tec. non ci sembrano esatte cosi
rVRTK ITALIAN v. SSg
come il caso porterebhe ; e per non ci allungare oltre il
bisogno a coinprovare sur ognnaa di queste voci il nostro
dire, liastiiie una per tutte. /■ Duras (dice questo Dizio-
>i nario) Diiraciae. Agglunto d'alcnne frutte die Iiaiino
" durezza ». Questa delinizione cosi come sta vorreblje
die si cliiamassero duracini tuiti i frutti degli alberi no-
ciferi e bacciferi , e duracine per conseguenza le olive, le
giuggiole , le coniiole , le castagne , le nocciuole e cosilTatte
ahre IVntte •, il clie non e certo nell' indole della lingua
nostra. Una definizioue silFatta fu sgrazlatamente assogget-
tata a quell' andazzo di mozzar code (con ragione o senza)
del quale a torto forse lagnaronsi alcuni uoniini nosiri , e a
ragione muovon lamento i cavalli, i gatti ed i cani sudditi
essi pure fra noi alle mode oltramontane. S'ella si avesse
avuta quella coda clie ha in tutti gli altri Dizlonarj, cioe
/< frutte che hanno la buccia e la polpa ferma si die regga
" alquanto sotto al dente ;/ , sarebbe stata d'alcun poco
migliore se non esatta per l' appunto. E cosi va con queste
benedette definizioni le quali esigono assai piu cervello che
spalle come sognano i piii, e delle quali le novanta ia
cento sogUono far si che un vocabolo di per se chiarissimo
divcnti la merce loro assai piix bujo che non sia un ge-
roglilico egiziano. Duracine parla da se e ti dipigne la qua-
lita cli' esso importa ; la detinizione che te ne vien data
sdipigne ogni cosa. Clii non ignora die cosa sia acino e
che cosa sia duro , sa altresi die duracine potranno essere
le sole frutte acinose ogni volta che, per ras^ione di quel
Yariar onde uatura e bella , non al)biano in se quel mol-
lore die e proprieta generale delle frutte niedeslme ; e cio
sapeiido, conoscera altresi come ogni altro frutto, es'ab-
bia pure la buccia e la polpa dure e ferine a sua posta,
non sara mai duracine se sara escluso dalla classe degli
acinosi. Rleglio per avventura sareliljesi definita la voce
Duracine dicendola aggiunto di alcune variet.d di frutte aci-
nose le cui bucce e i cui acini sono piii fernii e duri che non
siano di natura loro siniili frutte. IMa forse nemmen questa
definizione sareblie afFiitto alTatto a capello, giacche tra le
frutte duricorie e le duracine vorreljlie pure essere inter-
posta dal Codice del ben parlare quella distinzione che in
alcuni casi T uso volgare ha fatto scomparire. Questa de-
iinizionc poi, e cosi pure quelle di Tast, Ordi, Padella e
altre simili , potevano essere senza danuo tralasciate perche
36o APPENDICE
del novero d'l quelle superfine die i Compllatori avvisa-
rono d'aver per massima geiierale omesse. — Dress, Erba
grata, Fraina , I'ranza, Frus^on, Qambal, Taja i liher ,
Color celest, Scot e di niolte altre voci pavesi non trovano
nelle voci italiane coiitrappostevi una esatta corrispondenza,
e spesso la trovano errata onninamente. E qnal Pavese ,
per esemjjio , vorreblje oggi tramntare il sno Color ctlest
in Color celcstiale dnpo die i Dizionarj tntti a diiare note
avvisano die Celestiale e lo stesso die Celeste toUotie il si-
gnificato di colore? Qnal niai mercante vorrelibe vendere
il sno Scoto ( Scot pav. ) a qnel prezzo medesimo pel quale
daria la frenella (fcinelld pav. ) ? — Delle mende ortogra-
ficlie poi sareldie sofisticheria il far qui parola se di tut-
t'altra specie di liliro si trattasse; ma in un Dizionario
il trovare per simili mende ( d' altronde oltr' ogni credere
frequenti ) trasfigurato un seme in un albero , e troppo
grave mancamento; e tale e qui il caso deirarticolo Gdii-
dolld a cni si contrappose nocciiiblo in Inogo di nbcci.olo.
Qnesto llbro del resto servi a convincerci sempre piu.
die ogni dialetto ha i suoi pregi belli e bnoni , e pu6
per qualche lato venir in ajuto della lingua generale della
nazione. Rattavola , a cagion d' esemplo , ci e sembrata
assai piii bella e dipintiva parola die non siano la tegnoeura
milanese , il pipistrello toscano , la sgregnapola Veronese , il
halhastrell mantovano. Gli equivalenti delle voci Paraboeu,
Campagnon, Mdrobej , Stracchin ecc, si desiderano tuttavia
nel dizionario della lingua generale , e almeno per le prime
due esister vi dovrebbero perche rappresentative di cose
comuni in tutta Italia. Le ultime due sarebbero p'lii pro-
priamente del nuniero di quelle che cbiameremmo volon-
tieri provincial!, e come tali di sola appendice al Dizio-
nario della lingua generale. In proposito delle quaii voci
pero non sembra a noi che Rogid sia da mandarsi in ischiera
con esse cosi come i compilatori del Dizionario pavese van
pensando , e meno poi che le sia per conseguenza da con-
trapporre la voce lioggia come un succedaneo suggerito
dair uso alia mancanza di un' identica voce italiana. Di
que' cavetti o fossati die i Pavesi chiamano Rogie o Rose
e i Milanesi Ronsg o Ronsgitt ne sono per tutta Italia , e
se ne vedono anche in Toscana ; e giacche Gore le chia-
mano cola , e Gore le dissero e il Yillani e il Buonarroti
e meglio ancora il Viviani , Gore e Gorelli ci parrebljero
PARTE IT AM ANA. 36 I
senz.i jiiii Ha. cliiamarsi, aflinclie iion movessero Ingnanza
e JMantovani e Bresciani perclie fossero state anteposte le
Ilosge milaiiesi e pavesi alle loro Seriole , e ( cio ch' e il
piii ) perclie non venisse in campo il Ruggine ( roggio ) a
tacciarci di confonclitori della fa\ ella. D' uii' altra cosa ci
ha accertati questo liliro ; die il parlar pavese, cioe, e ua
soddialetto dell' idioma milaiiese iielf essenza delle voci
quasi sempre, e bene spesso anche nelle modificazioni clie
esse siibiscono dal lato graiumaticale. Di fatto in tntta la
lettera A del Dizionario italiano-pavese tre sole voci e noa
pill ( balanga , gussori e macaia ) sono afFatto aliene dal
parlar milanese; le altre tutte sono milanesi in sostanza,
e alcune di esse s'accostano mcramente nelle desinenze e aei
rapportl ortologici c[nale al piemontese e quale al piacen-
tino idioma. Da siffatte osservazioni ci e seiiibrato di poter
dedurre clie non sara diflicil cosa ai Compilatori del pre-
sente Dizionario d' istituire un confronto tra la parlata
pavese e i Vocabolarj milanese, piemontese, parmigiano,
e con cio recare a pienezza di compimento il presente la-
voro ; della quale fatica per certo saranno loro grati tutti
que' Pavesi (e non son pochi ) i quali amiino di aver in
questo libro una sicura e pronta guida per tramutare il
proprio dialetto nella lingua colta d' Italia.
Alfredo , tragedia di M. I. B. 3Iarsuzi. — Roma ,
1828, in 8."
II glovane Alfredo sconfitto dal Danesi va a rifugiarsl
nella solitaria capanna d' un pastore presso il coufluente
della Pawet e della Tona. Cola, egli intende, die la moglie
sua ed i suoi iigliuoli sono priglonieri nel campo de' ne-
mici. Incoraggiato dal conte di Derou e da' suoi proprj
sudditi die dispongonsi a respignere i Danesi, si attenta
di riconoscere le t'orze e la posizione del nemico trave-
stitosi da bardo. Giugne al campo di lui nel momento ia
cui Eolida sua consorte stava per essere costretta a dare
la mano di sposa ad Amondo, figlio del re de' Danesi.
Essa abborre tale unione : le vien intimato die i suoi figli
cadranuo estinti se tosto non obbedisce. Odesi allora la
melodiosa voce del bardo cbe canta al suono dell' arpa.
Eolida riconoscendo la voce dcllo sposo, chiede l' indugio
di un giorno inaanzi di dar la iiiano ad Armoado. Lo
362 APPENDICE
clie essendole accordato , viea iatrodotto il gsovane can-
tore. Eolida coglie una si favorevole occasione per trat-
tenersi col consorte ; vorrebbe all' istante con liii fuggire
e seguirlo fra mezzo a' pericoli. Alfredo 1' esorta ad atten-
dere ancora qualche momento, ed a lasciare a lui solo la
cura di liberarnela. Vengono sorpresi dal re , il quale ap-
pagasi di scacciar T uno dal campo , e d' obbligar V altra
a disporsi alia nuziale cerimoaia. Ma, fatto ben tosto con-
sapevole dell'inganno, gia si scaglia contr' Eolida, gia sta
per uccideria , allorche Amondo mortalmente fento gU
annuncia clie il campo venne dagl' Inglesi sorpreso. II re
piu non badando all' intrapresa vendetta da se stesso si
viccide. Nel tempo medesimo Alfredo giugne vittorioso.
Amondo gli restitulsce la consorte e muore.
Da qnesto rapidissimo sunto si vede che il sig. Mar-
suzi , autore di altre simill tragedie , ha avuto lo scopo" di
sorprendere piuttosto che di commovere gli spettatori.
Qnesta tragedia e dunque del genere di que'drammi, che
dai nostri comici chiamansi rappresentazioni spettacolose ,
e nelle qaali gli avvenlmenti i piu strepitosi e i meno
aspettati succedono gli uni agli altri, non ben si snprebbe
in qual maniera , per dar luogo a scene sorprendenti pit-
toresche e maravigliose , al cosi detto da' comici nostri co/j!70
di scena. Ma il buon gusto ? Ma il verosimile ? Ma le im-
mutabili regole del bello Addio.
II Paradiso perduto , Poema dclV abate Q. Antonio
Mazzarotto profess ore di matematica e fisica. —
Verona, 1829, tipografla Libanti.
Giovanni Battista. Tragedia di Lorenzo Barichella.
— Vicenza , 1829, da Pietro Picotti.
II titolo di questo libro sarebbe piii compiuto e piu
vero se al semplice noma di poema si fosse aggiunta la
sua qualita di draniniatico ; perche 1' autore lo ha diviso
in cinque atti , e procede per dialoghi fra Adamo ed Eva
che ne sono i soli interlocutori. Noi non vogliamo dire
che il sig. Mazzarotto abbia tentata cosa impossibile, ma
certo il sao ardimento supero quello del Klopstok nella
morte di Adamo; perche qui la scena e ancor piii deserta,
e il inondo e nel suo primo cominciamento , anzi quasi
potremmo dire e tuttora uel suo gerrae. A noi sembra poi
PARTE ITALI.VNA. 6bo
die I'antoro abbia stirata tli troppo la sua tela per allar-
garla a cincjiie atti ;, sicclie niolta parte del poenia e oc-
cupata dalla descrizione del paradiso con pocliissimo into-
resse dello spettatore a cui dee snpporsi die la sceaa giii
rappresenti le bellezze niateriali del luogo. In conseguenza
di qnesta lungliezza soverdiia, i due interlocutor! diventano
cjualclie volta ciarlieri , e vanno quasi accattando materia
da ragionare fra loro. II trattato di Adamo intorno alia
podestii di tentare data al demonio, ed alia grazia infusa
sempre nell' uomo per resistergli, riesce freddo e scoiastico:
e dopo r orrilsile colpa e T irrevocabil senienza la fantasia
del poeta si niostra veramente inferiore al soggetto. Podie
ma grandi idee varrebbero piii die tutto il lungo quinto
atto di questo poema, dove sconvengono sopra tutto alcune
immagini leziosaraente poetlche nelle quali 1' autore mostra
di essersi in vece assai compiaciuto.
Al poema del signor Mazzarotto facciamo succedere T an-
nunzio della tragedia del signor Baricbella per questa sola
cagione the amendue gli argomenti sono tratti dalla Storia
Sacra. La niorte di S. Giovanni Battista non pare a noi
soggetto da fame una liuona tragedia, perdie non lia grandi
contrasti;, e il Precursore sebhene sia una vittiuia che per
la sua innocenza ci desta compassione, pure per queila
sua stessa mansuetudine per la quale soggiace volonteroso
alia morte, non puo offerire materia di un forte intreccio
drammatlco. Tutta la tragedia si aggira infatti suUa dah-
biezza di Erode conibattuto dalle arti di Erodiade e da un
debole sentimento di giustizia die tuttora gli resta nel
cuore. Certo un poeta di molto ingegno , un di que' pochi
1 quali sanno padroneggiare gli aft'etti e il linguaggio poe-
tico , potrebbe trarre anche da questo soggetto , se non
una perfetta tragedia, alnieno un componiuiento capace
d' interessarci i ma questo dono ( possiamo dirlo assai fraa-
camente ) uoii fu sortlto al signor Baridiella.
Oldrado ^ Raccoiito storico risguardante Milano alia
metd del sccolo XV, di G. C. — Milano, 1829,
coi torr.hj dclla Societd tipografica dc Classici italiaid.
II romanzo storico vuol essere annoverato senza dubbio
fra le piii diflicili produzioni dell" ingegno , qualora esso
raggiunga pienaruente il sue fine , e ci faccia conoscere
364 APPENDIGK
gli uomini di naa eta , i loro costuml , i loro errorl , i
vizj , le virtu, il snpere, senza ne falsificare, ne oscurare
la storia degli nomini stessL e dei tempi. Qaanilo in vece
qnesto romanzo non sia se noii il compendio di un qual-
che libro del Machiavelli o del Guicciardini, al quale si
ven2;a intrecciaado una di quelle avventure die possoiio ve-
rificarsi in 02;iil eta ed ia ogai liiogo •, il romanzo storico e
una delle creazioai piu facili^ anzi diremo che allora il
romanzo noa e piii storico se noa di noma : e il libro
che va sotto questo titolo contiene ordinariaraente due
diversi racconti , 1' uno storico , T altro ideale , da niuii" al-
tra cagione congiunti fra loro , fuorche dall' arbitrio dello
scrittore. La storia debbe sommiaistrare al romanziere i
caratteri e i costumi; ed eg!i conosceiido dalla storia quali
fosscro ne2;li uomini i costumi e i caratteri di una data eta
dee immaginare alcuni fatti che in se ne portino 1' impronta
senza alterare nella sua verita la storia stessa.
Al romanzo del sig. G. G. dnnqne laon appartiene , per
nostro giudizlo, il soprannome di storico, perche gli maa-
cano quelle doti che distinguono questi componimenti dagli
aliri. Considerando poi anche la sola parte romanzesca del
libro dal lato dell' invenzione o della condotta , ci occor-
sero piu cose , le quali a noi parvero non abbastanza pon-
derate dair autore. La dichiarazione amorosa fra Agnese ed
Oldrado pub servire di prova. Oldrado sta per uscir di Mi-
lano e condursl alia guerra. Tutta la famiglia Lampugnagni,
presso la quale egli era ospite , gli e intorno a dargli
r estremo saluto. Agnese soprarriva in quell' istante , porge
ad Oldrado una clarpa da lei ricamata, e rapidamente si
ritrae. Non fia vero di io parta senza toccarle la mano !
sclanib Ohirado : e di corsa egli mosse verso la camera di
lei. Cos! dicendo s' avvia alia stanza di Agnese , senza che
alcuno della famiglia creda ben fatto di assistere a quel
toccamento di mano. La giovane sta ginocchioni dinanzi al-
r immagine d' una Vergine addolorata , e quivi succede la
dichiarazione d' amoi-e ! Che diremo poi dell' avere ideato
che Giovanni d'Ossona palesasse ad Agnese (i), trovata
lungo le rive del Lario , il suo mal riuscito tentativo di
uccidere il conte Sforza? E che dopo di questa dichiarazione
(i) Noa Bappiamo perche Agnese a pag. So e 5l pigli il nome
di Luigia.
PARTE ITALIANA. 365
s' IntroJucesse I'Ossona in casa Lampugnani, e cercasse
la mano cU Agaese , senza che questa palesasse mai a suo
padre il segreto di cui quel perverso 1' aveva fatta con-
sapevole ? Troppe sono le cose a queste somiglianti che
incontransi nel romanzo del sigaor G. C. ; alle quali chi
aggiunga uno stile privo di varieta e di efficacia , e di
tempo ia tempo anclie piccliiettato di qualche errore di
liagna , si sara fatta ua' idea compiuta del libro che an-
nunciamo.
Vite de' piic eccellentl pittorl , scultori e architetti ,
scritte da Giorgio Vasari , ecc. tomo XIV. — Ve-
nezia, 1829, tip. Antonelli, in 24.°, di pag. Zoo.
Lir. 2. 61 ital. al tomo.
Di questa comoda edizioncina parlato abbiamo nel vol.
52.°, pag. 827. Ora ci e grato T annunciare ch' essa va
con non mlnore accuratezza progredendo.
Lezione di Gregorio LiviNl intorno al diletto dclV im-
parare e dell' insegnare , ora per la prima volta
pubblicata. — Venezia , 1829 , dalla tipografia di
Alvisopoli.
II ch. signer Bettio, bibliotecario della Marciana , nella
sua prefazione trascrisse il giudizio che lascio scritto di
questa lezione 1' abate Morelli. /< Sembra essere stata detta
» in qualche accademia della Toscana verso la fine del
« secolo sedicssimo. Chi sia Gregorio Livini non posso
» dirlo finora , avendone inutilmente cercato. » L' autore
in questo discorso pone a confronto il diletto dell' impa-
rare con quello dell' insegnare , e conchiude che quest' ul-
timo la vince di Uinga mano sul primo. L' opuscolo e scritto
non senza vivacita e con buono stile, talche si leggera
volentieri anclie da chi non sara d' accordo coll' autore
nella conchiusione. Di questo numero confessiamo di essere
noi pure, stimando che non v'' abbia maggior piacere , ne
piu puro di quello che provasi nell' arrivare alia cognizione
di una verita ignorata.
366 APPENDICE
Le delizie della vita campestre, da celehri autori
antichi e moderni descritte. — Venezia, 1829,
dalla tipografia di Alvisopoli.
Lodevol pensiero fu qnello di Agostino Fappani di rac-
cogliere in nil volume cjuanto fu scritto da niolti autori
ia lode della vita campestre ; e poiciie i luoghi da lui
riportati sono tutti pregevoli , quale per lo stile , qual
pe' concetti, percio crediamo di poter raccomandare cjuesto
libro come piacevol lettura non disgiunta da qualche utilita.
Operette d istjuzione e di piacere scritte in prosa da
celebri italiani antichi. e moderni, scelte e pubblicate
per cur a di Bartolommeo Qamba. — Venezia , 1829,
dalla tipografia di Alvisopoli, i/i i6.° Li?: 2 ital.
at volume.
Questa lodata raccolta del Gamba s' e accresciuta di due
belle opere , cioe delle lettere finora inedite dell' abate
Giuseppe Genaari, e dei Viaggi di Marco Polo. II Gennari
die visse dal 172 1 a tutto T anno 1800 fu uomo di molti
studj , di varia erudizione, amante del bello stile, e scrit-
tore purgato non meno che elegante. Le sue lettere che
il Gamba lia pubblicate erano certamente degnissime della
stampa , e perche in esse 1' autore ragiona assai spesso di
cose letterarie , nelie quali fu si valente , riescono anche
per pill conti utilissime.
I Viaggi di Marco Polo sono poi di tanta celebrith, cbe
non e d' uopo aggiunger parole all' annunzio. Intorno all' edi-
zione del cav. Giambatlsta Baldelli da cui e tratta questa
del Gamba, si puo leggere nella Biblioteca italiana ( giu-
gno 1828) un articolo al quale noi non dubitiamo die
alcuno non creda di potersi riferire. II nuovo editore vo-
lendo provvedere , com' egli dice , ad un uso piii maneg-
gevole di quest' opera ne ha fatta una ristampa in due
volumetti, eleggendo e compendiando le piii utlli fra le
note che trovansi nell' edizioae del Baldelli. Non possiamo
dire che in questa scelta si mostri sempre lodevole il glu-
dizio deir editore , ne taceremo che la ristampa di una
edizione procurata con tanta fatica e con tanto dispendio
in Firenze e un nuovo scoraggiamento per coloro die forse
avrebbero e volere e capacita d' arricchire di utili libi"i
la nostra letteratura.
PARTE ITALIANA. 867
L' arte dl vciificarc le date dei fatti storlci, dclle in-
scrizlonl , delle cronache ed altrl antichi monumcnti
innanzi t era cristiana, ccc. — Vcnezia, i!529, to-
mo i.°, iipografia di Giuseppe Gattei. Prima per-
sione italiaiia.
Non si tosto fu pnbhlicata in Parigi la nuova edizione
di quest' opera cosi vantaggiosa ed insigne , che la Biblio-
teca italiana vi fece plauso , e commendando le dottissime
cure degli ultiuii suoi collaboratori dimostro, quanto basta,
r utilita che ne sarebbe derivata alle scienze ed alia let-
tere da una divulgazione piii estesa di cosi vasto lavoro.
Ed ora mcritamente ci lodiamo dell' editore italiano di
esso , perche recaudolo nella nostra lingua presenta agli
Italian! una piii pronta e facile occasione di erudirsi. Egli
si giova della nuova edizione francese in 8°, ed « ani-
mato , egli dice , nella sua impresa dal sempre crescente
concorso de' soscrittori rinnova in faccia al pubblico la
sua promessa clie ogni mese escira impreteriliihTiente un
uuovo fascicolo sino all' esauriineuto di tutta T opera. »
II Maestro dl disegno , ossia trattato completo dell arte
del disegiiare , diviso in sei lezioni , opera corredata
di settc tavole in rame rappresentanti piic di 3co
figure. — Milano , 1829, pi esso V editore Lorenzo
Sonzogno, in 24.°, di pag. 270, lir. 2 ital.
II Maestro del dipingere in miniatura , a tempera e
ad acquerello , ossia insegnamenti per dipingere in
queste varie maniere da sc soli , e mod.o di fare i
pill hei colori , V oro brunito , l' oro e I' argento in
cappette e la lernice della CI una. Con in fine una
lettcra di Qenncr sul modo dJ imparare a dipingere
paesctti. Edizione ornata di rami colorati. — Mi-
lano, 1829, in 24.°, di pag. 210. Prezzo come sopra.
Questi due volumetti appartcngono alia Bihlioteca eco-
nomico-porlarile di educazione clie va con felice esito puliljli-
candosi da Lorenzo Sonzogno , e die oggimai e giunta al
vol. 67.° E questa Bihlioteca e per gli stessi utili argo-
ineati sui quali versa, e per la qualita dell' edizioue.
368 ArrENDiOE
comoJa e tU tenuissimo prezzo, merita d'eesere raccoman-
data a tutti i padri di faraiglia , essendo die troveranno in
essa raccolto tutto cio die alia buona e civile e colta edu-
cazione conviensi.
Non ci vieii detto a qual autore appartenga il Maestro
del disegno ; nia pure da alcuni modi del dire ci giova il
congettarare , ch' esso sia lavoro d' oltramuionte. Cio po-
chissiuio iniporta ;, molto bensi die le cose contenute ia
esso siano e coavenevoli ai principj dell' arte e adatte ai
giovani studiosi ; il quale scopo , se non andiamo errati , ci
sembra generalmente raggiunto in quest' operetta. — Del-
1' altro voluiiietto , il Maestro del dipiiigere ci si fa note
neir avviso ai lettori, essere tratto in parte da un elegante
libricciuolo francese, ed in parte da un pregevole Trattato
di miniatura die vide fra noi la luce sessanta e piu anni
sono. Coi quali due libricciuoli I'editore formo il sue vo-
lumetto che , a parer iiostro, puo riguardarsi coipe un
compendioso ed utile manuale per gli iniziati all' arte del
dipignere.
Forse taluno ci potrebbe opporre die nelle art! del di-
scno poco o nulla giovano i precetti e gli erudimenti in
iscritto", che il genio, I'esercizio, lo studio sulla natura
e sui grandi modelli fanno piii die qualsivoglia teorico
ed astratto insegnamento. Ma quand' aiiclie sitFatti libri non
coatenessero die le sole definizioni delle varie , parti del-
r arte , e quella die diiauiasi erudizione dell'artista, sa-
rebbero sempre da commendarsi. In ogni raodo cliiedere
potrenimo : perdie mai il grande Leonardo e tanti altri
insigni maestri scritto abbiano de' Trattati su quell' arte
medesima ch' eglino valorosamente professavano?
Commcntarii delF Atenc.o di Brescia per V anno acca-
deinico 1828. — Brescia^ 1829, per Nicolo Bet-
toni.
II chiarissimo signor Monti, Presidente deH'Ateneo di
Brescia , si duole nel secondo de' suoi Discorsi ( dai quali
comincia questo volume) che alcuni de' socj o vivono inerti,
o, come non curanti deU'illustre istltuto, non fanno in
quello sentire la loro voce. E noi aliliiamo volute accen-
iiare questa sua querela , perche ci pare nel fondo una
lode della citta di Brescia, s'ivi e lecito lamentarsi della
PARTE ITALIANA. 869
inerzia til moltl Iiigegni a malgrado dellc copiose produ-
zioni delle quali viene poi ragionando T illiistre autore
della Pastorizia, nuovo Scgretario di queirAteneo. La re-
lazione accademica del signor Arici comiiicia con alcune
parole die noi aaiiamo trascrivcie perche onorano 11 suo
cuore non meno die 11 suo ingegiio: ti Perche io fuor del-
" r USD ml levl oggl, o signorl , a parlare fra vol, noa e
>' clil noil sappla : non e fra vol clil alF udlrmi non ne
" compianga la dolorosa caglone. I maglstratl , i padri di
»/ faiiiiglia cercano cjui Indarno 11 valente Istitutore della
» gloventu^ gll amlcl T ainlco ; gli scolari 11 ben amato
» maestro. La citta nostra ha perduto Antonio Bianchi :
»/ singolarisshno per sapere , per slncera modestia, per cari
'> ed aOaljili costuml. II Signore, usando compasslone agli
» ultlrni suoi patlmentl die tacltaniente maturavanlo a in-
>' ferma vecchiezza ed agll stentl d" un lungo raorlre , Ino-
II plnatamente ha chiamato a' siiol riposl la Candida e con-
" fidente anlma sua. " L' Ariel dopo cjueste ed alcune altre
parole intonio ad Antonio Bianchi ( le quail cl fanno de-
sidcrare di' egll ne scrlva , come promette , lo storlco elo-
gio) 5 da principio alia sua Relazione , osservando la sollta
partizione alia quale soleva attenersi 11 suo lllustre pre-
tlecessore , delle cose spettantl alle scienze , alle lettere ,
alle arti. AUe scienze appartengono gli elogi del generale
CO. Giovanni Bettoni, del professore abate Giuseppe Avan-
zlnl e del professore Domenico Coccoli scrittl dal cavallere
Francesco Gambara, e dal professorl Alberto Gabba ed
Antonio Perego •, 11 Prospetto di un nuovo corso di filosofia
del signor abate Antonio Rivato; la Memoria sullo spazio
e sul tempo del professore abate Francesco Riccobelll •, 11
Prospetto cliniro-medico deW Ospitale maggiore di Brescia
r anno 1827 del dottore Francesco Girclli; 11 trattato DeZ-
r arte di rendere graii i niedicamenti di Stefano Grandonl ;
VAmdisi chiniico-farniaceutica della radice di cinoglossa di
Glacoino Attilio Cenedclla:, 11 Sunto di alcuni opuscoU ac-
cadeinicl veroncsi del cav. bar one Antonio Sabatti ; la Me-
moria sul ragiajuolo delle piante liinowfcre dell' abate Ber-
nardino Ridoifi ; e le Osservazioni sulle sardelle del Benaco
del prof. Bendiscioll. Nella sezione delle Lettere V lllustre
segretario ebbe a parlare di due Tragedie ( Zenohia e Luigi
Avogadro) del cav. Francesco Gambara ^ di alcune Can-
zoni liriche dell' abate Rivato ; di uu Poemetto con analogo
Bibl. Ital. T. LV. 34
370 APPENDICE
discorso sulln statua di Brescia dell' abate Antonio Fontana
direttore dell' I. R. Liceo-, e finalmente degl'/zzrai sacri e di
Due canti della Genisaleinme distrutta, opere del Segretario
stesso. L' ultima parte riservata alle belle arti, arti e me-
stieri ci parla del Tempio d'Ercole ristaurato , poi della dis-
sei'tazione del cav. Giulio Cordero SuU' archkettura longo~
barda coronata colla medaglia d' oro dall'Ateneo ; e per ul-
timo descrive alcuni quadri ed altre opere d' arti esposte
nell'anno 1828. La dottrina e la diligenza con cui e con-
dotta questa Relazione onorano senza dubbio il sig. Arici;
onorano TAteneo die un si degno soggetto lia sostituito al
defiinto •, onorano finalmente il paese, dove non fu impos-
sibile il trovare chi nell' incarico di segretario deirAteneo
succedesse degnamente a un illustre filologo qual fu I'abate
Antonio Bianchi.
S C J E N ZE.
ThesanriLS patTum florcsque doctorum qui cum in theo-
logia turn in pliilosophia olirn claruerunt, etc. — •
Mediolani , 1 827-29, apud A. F. Stellam ei ^Zio,y,
in 8.°, fasc. 34.*^, che giunge al votabolo Ritus.
Cent. 87 ital. al fascicolo.
' Di quest' opera importantissima, e clie ameremmo di
vedere tra le maai di tutti gli ecclesiastici , gia ragionato
aljbianio nel touio 47, P'lg- 2 85 di questo Gioraale.
Annali di Storia naturale. — Bologna, 1829, tipo-
grafia Marsigli , in 8.° Fasc. J.
L' Italia ricca a' d"i nostri di opere perlodiche , era tut-
tavia mancante di una che alia Storia naturale fosse uni-
camente destinata. La quale mancanza era tanto piu sensi-
bile , ora che le scienze natnrali hanno fatto cotanti e si
maravigliosi progress!. A tale difetto fecesi in quest' anno
a provvedere il tipografo Jacopo Marsigli di Bologna cogli
Annali che annunzianio, e de' quali ci e pervenuto il
primo fascicolo. Essi comprendere deljbono tutto cio che
ci ha di niiovo nella Mineralogia , nella Botanica, nella Zoo-
logia e nelVAnatoiiiia comparata. Direttori ne sono i signori
Ranzani, Bertoloni ed Alessaiidrini , tutt' e tre professori
PARTE ITALIANA. 37!
nella P. Unlverslth di Bologna, e tutt' e tre gla di chiaro
nome nelle anzldette scienze. Se ne pubblica un fascicolo
sul finire d' ogui bimestre. Tre fascicoli formano ua vo-
lume di circa 400 pagine ia 8.°, corredato di tavole quando
la materia le ricliieda. II prezzo pei paesi fuori dello Stato
pontificio e d' ital. lii% aa. 5o. II prime fascicolo ci da
giusto diritto a sperare che questi Annali raggliigneranno
il lodevoliisimo scope cui rivolte soiio le soUecitudini del
benemerito editore.
Filosofia zoologlca, ossia Prospetto generate della
strnttura , fiuizioni e classificazione degll animali
del dottore Giovanni Fleming. Tradazione dalV in-
glese del professore Giammaria Zendrini. — Pavia,
1829 , Fusi e comp., in S.° Vol. 1° di pag. xxvii,
e 629. Vol. 2.° Parte 1/ di pag. 58 1". Prezzo com-
plcssivo lir. 12. 82 ital. — In Milano si vende da
A. F. Stella e figli e da altri principali librai.
Non occorre 1' estenderci ia lodi sul merito di quest' opera
facendone lo stesso esatto e diligeate traduttore conoscere
i pregi nella sua dotta prefazlone. Per era rendiamo gra-
zie deir aver presentato agP Italiani un' opera cosi inte-
ressante e necessaria principalmente per quelli die vogliono
formarsi un l>reve e fedel quauro, .''d avvi "Jna esatta
norzione del regno aniinale, riserjiandoci a darne ragguaglio
tosto che sara completa colla prossima publjlicazione della
parte seconda del secondo volume , clie risguardera gli ani-
mali invertebrati.
I
Sui Funghi. Saggio generale di Giovanni Larber con
tavole in rame cd una descrlzione sinottlca del fun-
ghi mangcrecci piu comuni d Italia. Vol. 1.°^ parte
I.* — Bassano , 1829, tlpografia Baseggio.
Sembra che lo studio della micologia gia da gran tempo
trascurato in Italia , era voglia di nuovo introdursi con
calore. Lo scopo degli scritti linora puliblicati per la maggior
parte si e quello di descrivere i funghi nocivi ed esculenti.
Tale pure e il fine del sig. Larber di Bassano. In questo
volume due sono i capi. II primo versa suUa fisiologia
iiiicologica. Ia questo capo, oltre la Sloria ddla Micvlogiaf
SyZ APPENDICE
trattasi delV origine dei funghi, dell' influenza d' altre mo-
derne investigazioni e principalmente della chimica siii pro-
gressi della micognosia , posto dei funghi nel sistema della
natura , incertezza tuttora esistente nella micografia. Qaesto
capo e dotato di numerose note clie spesso distraggono il
lettore. 11 secondo capo versa su recenti avvelenamenti
per opera de' funghi. Gonflo ed afFettato e lo stile dell' au-
tore , e quasi sempre prolisso. Per riguardo alia parte
scientifica ne daremo notizia terminata che sara 1' opera.
Questo volume e corredato di cinque tavole in nero , le
cui figure sono assal imperfette : basti 1' osservare la ta-
vola IV, fig. I , che rappresenta il Boletus scaher , volgar-
mente detto dai Lombardi rossin, e la tavola V Boletus
esculentus o fungo ferre per rimanerne convinti. Sarebbe
desiderabile che tutti quelli che si applicano alia micolo-
gia, in vece di copiare le figure d'altri autori , ne pubbii-
cassero delle proprie tratte dalla natura : in allora noa
vi sarebbe tanta confusioae nella sinonimia , giacche una
cattiva figura spesso induce in errore anche un esperto.
Memorie medlco-chlrargiche di F. M. Blarcolini mem-
bro onuraiio delT Accademia di scienze , lettere ed
arti di Modena, coirispondente della Cesarea regia
di scienze, lettere ed arti di Padova, della Societd
di mcdicina di Livoruo , degli Atenei di Venezia
e di Treviso , ascritto presso V I. R, Accademia
degli agiati di Roveredo , vicepresidente dell Acca-
demia di Udine , ecc, con tavole alluminate. —
Milano , 1829, dalla Societd tipograjica de' classici
italiani , in 8.°, di pag. 119.
In una sclenza qua! e la medicina tutta fondata sui fatti
non riesce mai vano il rendere di pubblica ragione le
particolari cliniche osservazioni , allorche sieno esposte con
tutta la possiblle lealta e diligenza, siccoine di queste sue
altamente protesta il signor dottor Marcolini. Noi quindi
a qui darne un' idea le andremo brevemente discorrendo.
Cinque Memorie racchiude il volumetto che annunziamo,
risguardanti casi pratici , che in diversi tempi esso signor
Marcolini scriveva per illustri accademie che 1' annovera-
vano tra' suoi raerabri. La prima porta per titolo il mio
PARTE ITALIANA. 378
viaggio del giiigno 1828, lettera medica al chlarissimo dot-
tore D. Tliiene, ed e la descrizione di una gita dell' autore
nel Bfllnnese , nel Feltrino e nell'AsoIano. Tocca egli da
prima le proprieta chimiche e mediche di alcune acijue mi-
nerali clie in quelle comrade scaturiscono , rettificando gli
error! in cul per rispetto ad esse cadde qualche scrittore
niassime de' di nostri i indi passa a narrare 1' apparire , il
correre e il metodo di cura di una specie di mal venereo
die fu chiainata Schrilievo o Falcadina dal nome del paese
in cui per la prima volta venne osservata , riportando ia
una tavola colorata le crostose esulcerazioni ch' egli crede
una delle comuni forme di quel morbo. Rapporta nella
Memoria seconda un terribile caso di avvelenamento per
deutoidroclorato, deutoacetato e carbonato di rame forma-
tosi dall'essersi fatto cuocere gamberi in una caldaja di
rame con poc'acqua, molto sale, olio di ulive ed aglio. Nel
qual caso di avvelenamento la cosa piii notabile sarebbe la
maniera pur d'avvelenamento che Tautore dice essere occorsa
per insolita trasmissione ; poiche le persone che assistettero
quegli ammalati mostrarono pur esse segni delf avvelena-
mento medesimo. II che a suo credere vorrebbe ascriversi
air essere elleno state a pie ignudi in contatto dei vo-
miti e delle materie alvine cui stavano mescolati que' ve-
lenosi sali di rame , e fors' anche perche le particelle piii
minute di que' sali innalzatesi e disperse per V aria ven-
nero forse per la via della bocca e del respiro introdotte
nel corpo loro. Di maggior momento ci seinbra la Memoria
terza , la quale discorre del cancro di una lupia ingene-
ratasi sul tendine Achille , e che asportata col taglio si
rinnovo , e trattata da ua empirico con buona dose di
pomata arsenicale di frate Cosimo ne venne /< lesione
» delle proprieta vitali del tubo gastro-cuterico del cuore,
» de' vasi e del sistema nervoso, e svolgimento di univer-
>' sale diatesi carcinomatosa , mantenuta da processo flo-
» gistico ; " di maniera che tornata vana ogni cura T ia-
fermo n' ando di questa vita. La qual cosa proverebbe
indubblamente, siccome confermavasi anche dalla sezione
del cadavero , che V arsenico iia un' azione elettiva sulia
membrana mucosa dello stomaco e delle intestina , e puo
arrecare irreparabili danni adoperato con tanta facilita e
senza grandi cautele, come alcuni chirurghi al di d' oggi
fanao su parti dcuudate della cute. Di soggetto chirurgico
Oj4 APPENDICE
puossi del pari dire la quarta Memoria , poiche rapporta
la storia di un enoniie turaore che il sig. Marcolini per
r esame fattone , trapasrsata essendo la donna che ne era
afFetta a forte gastro-eiiterite, crede una Inpla steatomatosa
che in progresso sareblje forse andata in carcinoma. « Pog-
» giava essa Inpia e aderiva alle coste ed ai muscoli in-
'> tercostali col largo della sua base e superiormente alle
>' porzioni rimanenti del levatore della scapola, del roui-
n boido minore , dello scaleno medio e postico , mancando
» quasi del tutto la scapola , dacche non v' era pin cavita
» glenoidea e il capo dell' omero alio scoverto poggiava
}i al tumore , ne di essa si rimasero in sito che alcuni
» pezzi del processo superiore o coracoideo , e qualch' altro
» del marguie esterno; i quali pezzi non erano cariati,
» ma resi spugnosi. » Occaslonavala , giusta T autore , un
latente principio siiilitico, ed una doglia reumatica la quale
aveva principiato sotto il lembo del muscolo cucnllare che
si estende verso deir oniero , « donde poi si allargasse e a
» forza di compressione e col mezzo del morljoso rosicare
» degli assorljenti pervenisse ad alterare e distruggere le
» parti molli , muscolose e vascolari sovrastanti alia scapola,
» indi questa mettesse a pezzi, e operasse eziandio sulle
» sottostanti parti molli, distruggendo posteriormente an-
» che la cisti , ecc. " A tutta ragione soggiugne T autore,
che s' egli fosse stato sin dal principio il medico della cura ,
provato che non rinsciva la risoluzione , avrebbe saggerito
I'estlrpazione, e piii tardo, se alia paziente fosse stata
concednta piii lunga vita , avrebbe dato mano ai stdagni
ed ai caustici. L' autore pensa che presieda alia genesi di
queste sorti di tumori un processo flogistico, sicche giusta
lui tutte le lupie riconoscerebbero un modo istesso gene-
rale di formazione , cadendo poi neir andar innanzi per
ignote condlzioni ed accidenti u in tali degenerazioni, che
" varieta anziche specie diverse costituiscano quelle dif-
» ferenze clie servirono ai nosologi per fabljricare i loro
» sistenii sulle medesime, » L' ultima Memoria risguarda
una perniciosa letargica , e il modo d' azione del solfato
di chinina. Era questa febbre a tipo di terzana , e al
terzo accesso si ebbe ricorso al solfato di chinina , che
mitigo tosto il male, ma fu d' uopo giugnere siao alia dose
di 48 grani , a due grani per volta , a niotivo di alcuni
accessi di febbriciattola che si teuaero saldi, II nostro
PARTE ITALIANA. 875
autore ravviserebbe nell' adoperato rimecllo, oltre la facolta
accessifuga ed irritativa , un' altra assoluta coivrostimolante ,
che parecclii sicnramente non vorranno si di leggieri ac-
coiisentirgli , tanto piu cli' egli la foada suUa diatesi iper-
stenica della letargica febbre in discorso, cio che sarebbe
congettiira sua , e non generale condizione indubbiamente
provata. In fatto 1' abate Teaipesta confutava quella pre-
tesa forza controstiniolarue ; e il sig. IMarcolini qui gli ri-
spoude. Ma la brevita dl un articolo d'annunzio non ci
penuette di entrare in tanta lite , e di qui recare i validi
argomenti a sostegno della confutazione del sig. Abate,
de' quali V autore non fece die toccarne alcuni lasciandone
da banda altri che pur ci sembrano di qualche valore.
Variata placent. Tl mazzo variopinto de fiori medici.
La pictra del parngone nelle diverse opinioni , ossia;
Raccolta di opere mediche moderne italiane, com-
pilata in tomi lo. — Bologna , 1829 , tipografia
IMarsigli , in 8.° Tom. VII, VIII e IX. — In Mi-
lano si vende da F. Fusi in S. Margherita.
Questi tomi fanno seguito ai gia annnnziati nel tomo
62.°, quaderno di novembre 1828, pag. 284 di questa Bi-
blioteca. — Importo de' 9 tomi pubblicati lir. 42. 88 ital.
V A R I E T A.
AUCHEOLOGIA.
l^C
^ca<>i di Ercolano e Pompeja. — II sig. Raoul-Rochette
ha letto, non ha guari , alF Accademia delle iscrizioni ed
a quella di belle arti a Parigi una Memoria intorno a' plii
recenti scavi .d' Ercolano e di Pompeja. Eccone il sunto.
Si sta dissotterrando ad Ercolano una magnilica abita-
zione , il cui giardiuo circondato da un portico a colonnati
e il piu grande di quelli clie siansi finora scoperti. Alcune
delle dipiuture ond'' e adorno questo portico sono della piu
3t6 V a n I e t a'.
alta importanza. Fra gli altri soggetti mitologici vl si di-
stingue Perseo clie col soccorso di Minerva uccide Medusa *,
Mercurio che sta addormentando Argo onde rapirgli la bella
lo, soggetto rarissimo ne' inonumenti dell' arte ^ Giasone,
il Drago e le tre Esperidi. Ma cio die in quest' ediiicio si
e trovato di piu notabile consiste in alcuni bassorilievi
d' argento infissi a tavolette elittiche di bronzo , e rap-
presentanti ApoUine e Diana. Una quantita d' altri oggetti,
di mobili ed arredl d' uno sqnisito gusto aggiunge pure
non poco alF interesse, che naturalmente ci si risveglia
ben anche dalla sola scoperta di si bella e ricca abitazione.
<( Ma in fatto di pitture andche ( cosi il signor Raoul-
Eochette) sembra che nulla si accosti al merito di quelle
che adornano la casa , non ha guari scoperta a Pompeja.
La certezza che pei precedent! scavi si ebbe , essere la
parte, eve si sta ora lavorando , il piu bel quartiere di
quell' antica citta, trovasi confermata , oltre T aspettazione,
dair ampiezza della casa di cui trattasi , dall' abbondanza
e dnlla perfezione delle pitture end' e ornata. Eccone la
succinta descrizione: snl dinanzi vi s' iacontra tosto 1' atrio
toscano, membro ordinario e per cosi dire obbUgato delle
abitazioni di Pompeja. Esse e circondato da camerette
elegantemente ornate , donde si passa in un picciolo giar-
dino, air intorno del quale sono in ugual tnodo disposti
alcuni appartamenti ad uso degli ospiti della casa. Alia
sinistra dell' atrio trovasi un passaggio che conduce a spa-
ziosi portlci sostenuti da colonne dipinte in rosso, e sino
alia profusione abbelliti di tutto cio che 1' antica pittura
ci ha conservato di piu squisito e di piii grazioso.
" Tra le dipinture vi si distinguono le composizioni se-
gnenti : Medea in atto di meditare V uccisione de' suoi
figliuoli che stanno innocentemente giocando ai dadi, men-
tre non uiolto lungi il loro pedagogo gia troppo consape-
vole del pericolo che loro sovrasta, sembra gemere sulla
sorte che gli attendee i figli e le figlie di Niobe assallti
dai vendicatori dardi di ApoIIine e di Diana, composizione
plena di afFetto e di varieta ; Meleagro che parte per la
caccia del cignale di Calidonia •, Perseo in atto di liberare
Andromeda; una Baccante ; alcuneMuse; e fra questi tra-
gic! o gravi soggetti grottesche rappresentazioni , tra le
quali un pigmeo che fa danzare una scimmia, e varie
pitture di frutta e di aniinali con somnio gusto eseguite.
V A R I E T a'. 3/7
Questl porticl servivano unic^mente pel passeggl; raccliiu-
dono uii giarclinetto , nel ciii centro e iin baciiio , ove nn-
trivansi varie specie di pcscl : nel fondo trovasi uii vasto
triclinio.
It II ginereo, o parte dell' al)itazione alle donne rlservata,
consiste in un peristilo, parliuente cinto di portici e da
piccioli appartamenti circondato , il tiitto con gran lusso
di hellissime pittuie. Castore e Polluce, iddii dell' ospitalita,
vi si veggono dipinti sii ciascun lato della porta d' ingresso.
Eccone gli altri piii considerevoli soggetti : Eco e Narciso ;
Endiniione; Achille bamljino che da Tetide sua madre vien
tufFato nello Stige ; Marte e Venere ; Satiirno ; Orfeo ; Ce-
rere ; Marte pacifico ; Giove ospite ; ed un gruppo di ua
satire e d' un ermafrodito, pittura classica.
>/ L' esedra, o membro il piii importante dell' abltazione ,
e decorato di mirajjili dipinture che rappresentano varie
Baccanti d' iinpareggiabile bellezza i Acliille in atto di sca-
gliare 1' asta contro d' Aganicnnone , e Minerva clie lo trat-
tiene , soggetto pel quale sembra clie gli antichi abitanti
di Pompeja nutrissero una particolare affezione , poiclie
vedesi ancora , seljbene con mediocre esecuzione , tra le
pitture del tempio di Venere, sul foro , ecc; Achille alia
corte di Licomede travestito da donna e da Ulisse rico-
nosciuto ; Ulisse mendicante in atto di ricevere i soccorsi
dal fedele Eiimeo. Lo stile di cjneste ultiine composizioni
sembra vincere quello di tutte le altre opere clie in faito
dl pittura cl furono dagli antichi trasmesse. Si passa final-
mente ad un terzo giardino , pur circondato di colonne
dipinte in rosso e adorne delle seguentl pitture: Fedra
che scopre ad Ippolito 1' incestuoso amor suo; diverse
scene tragiche e comiche ; la favola di Etra ed Egeo ;
Apolline e Dafne cangiata in alloro. In fnccia al giardino
sta una uicchietta , ossia un piccolo sacrario , donde si
passa nel terzo peristilo che , siccome pare , ha servito
d' abltazione a qualche liberto della famiglia. Tra gli og-
getti trovati in questa casa annoveransl una cassetta , ricca
per eleganti ornamenti di bronzo , ed inca^rata In un an-
golo del ginecco , nella quale erano quarantadue uionete
iniperiali d' oro e sci d' argento.
'> Non si puo parlare di si importanti scoj^erte senz'ag-
giugncrc ch'esse debbonsi specialmente all' infotigabile zelo
del giovane luarchese di Ruffe, direttore delle arti al
378 V A R I E T a'.
tninistero tlella casa del Re , il quale trova la plu utile coo-
perazione nel rispettabile slg. Arditi , direttore de' Regj
musei ed aiitiquario di lunga esperienza, e nelf ingegao e
neir attivita del sig. C. Bonucci, direttore degli scavi. "
Ma chiudere non dobbiamo questo articolo, innanzi di far
pure un ceiino della magnitica edizione dell' opera iatito-
lata Les Haines de Pompei , etc. par Fr. Mazois , rammen-
tando le lodi die le furono da noi meritamente tributate
nel vol. 46, pag. 899 di questo giornale , e ad un tempo
aanunziando ch'essa va felicenieute progredeado. L' ultima
distribuzioae gia pervenuta a quest' I. R. Biblioteca di
Brera e la 26.*
Anche la bella edizione del Real Miiseo horhoruco clie va
pubblicandosi a Napoli sotto gli auspicj del re Ferdinan-
do I , e della quale parlato abbiamo a lungo nel volume
5i di questo giornale, progredisce regolaruiente. Merce di
essa avremo una compiuta collezione di tutti i tesori di
quella veramente classica terra. A questa I. R. Biblioteca
ne e gia pervenuto il fascicolo 17.°
Al Dlrettori della Biblioteca italiana (*).
«< II ch. signor Zardetti nel render conto di uno dei
»' fascicoli del Museo reale borbonico, mi fa 1' onore di
» fermarsi alquanto a discutere la mia opinione circa la
" spiegazione di due celebri statue rinvenute non ha guari
" in Pompel, e che io ho conghietturato rappresentare
" Livia e Druso minore figliuoli di Tiberio. Crede il sig.
>i Zardetti che 1' effigie di Druso sulle medaglie, e la di
» lui statua pubblicata dal sig. Wongez non hanno somi-
" glianza colla statua del nostro real museo. Ma su questo
» particolare io lo prego a sospendere alquanto il suo
" giudizio sino a che non possa pubblicarsi la mia dis-
i> sertazione, che e tuttavia inedita, alia quale verranno
(*) Queste parole del ch. sig. Avellino risguardano V articolo
che intDrno all' opera intitolata Reale Museo Borbonico fu da
noi inserito nt-1 volume Si." di questo Giornale. Essendo esse
dcttate coa quella urbanita che tutta e propria delle anime
gentili , e ad altro scopo noa tendendo se non a vie meglio chia-
rire la verita, ci facciamo un pregio di qui riporcarle.
{Gil Editori.)
V A R 1 E T a'. 379
» agginnti i profili esatti della statua pompcjana parago-
" nati con quelli delle niednglie di Druso di niaggior con-
" servazione. Soggiugne poi lo stesso sig. Zardetti che
" le forme della statua pompejana sleno troppo ^irili per
If poter corrispondere a quelle di un giovane che ancora non
» avci'a compiuto i quattro lustri , e clie tale era Druso
» quando fu costretto da Caligola ad uccidersi , non avendo
» cioe che diecinove anni: qui il sig. Zardetti confoade due
" persouaggi diversi , cioe Druso liglio di Tiberio , coa
" Tiljerio flglio di Druso. Quest' ultuuo e non il primo
» e il giovane di anni diecinove die fu ucciso da Caligola,
" secondo le testimonianze di Svetonio , di Filone , di
» Giuseppe, di Dione, che esser deggiono ben note al
" sig. Zardetti. Ora io non ho mai attribuito a questo
" Tiberio, nia a Druso di lui padre, la statua pompejana,
" e quindi cade intieramente la critica del sig. Zardetti,
>t Parmi anclie ch' egli non abbia ragione di desuaiere
" alcun argomento contrario alia inia opinione dalla lieve
" barlia onde la nostra statua ha ornata il niento. Egli
" deve raminentarsi die gll antichi in quella eta radevano
" per la prima volta la barba verso i venti anni , e qual-
" die volta ancora lasciavano crescerla per particolari
" occasioni. Ma di queste e di altre congliietture sara piu
» opportuno il giudizio quando la dissertazione verra ren-
" duta di puljblica i-agione. Ne so chiudere qnesta anno-
" tazione senza render grazie al sig. Zardetti dell' atten-
>> zione , con cui si e compiaciuto occuparsi ad esamiuar
" le niie deboli congliietture, ed anche della bonta , coa
" cui mi ha piu volte nominato, dandomi lodi , che io
II conosco bene di non meritare in conto alcuno. »
ISapoli, il 3i agosto 1829.
Francesco M. AvelUno.
I N D U S T R I A.
Macchine a vapore. — La Gran Bretagna vanta ora circa
i5,ooo macchine a vapore tutte in attivita , ed alcune di
una forza prodigiosa. Nella conlea di Coruouaille ne sussiste
una della forza di circa 600 cavalli. Supponiamo che cia-
scuna d' esse , Tuna coIT altra ragguagiiando, abbia la forza
di circa 3 5 cavalli, supposizione certamente non esagerata,
ne risultera die la loro forza totale debb' essere di circa
375,000 cavalli. Secondo il calcolo del sig. "Watt, la forza
38o V A R I E T A.'.
di un cavallo equlvale a quella di cinque nomliii e mezzo.
Dunqne le niacchine a vapore della Gi-aa Bretagaa rappre-
senterebbero una forza uguale a quella di due uiilioni di
uomini. Ciascun cavallo pel suo uianteuimento ha bisogno
della prodnzione di due acri di terra. Se dunqiie la to-
talita deir opera o del lavoro die ora si eseguisce col mezzo
del vapore, venisse eseguita con quello de' cavalli, la Gran
Bretagna avrebbe ySojOoo acri di meno disponibili , ossia
760,000 acri sottratti ad altri importaritissimi generi d' a-
gricoltura. ( i?. B.)
Chiinica opplicata alle belle arti. — Nella radunanza del-
r Accademia delle sclenze di Parigi, tenutasi il 6 dello
scorso luglio , venne dal sig. Chevallier annunziato un me-
todo per pulire gli antichi monumenti assai piu ccononiico
della raschiatura , e scevero dai si noti inconvenientl di
questa. Tale metodo consiste nello strofinare la superficie
che vuol pulirsi con una spazzola imbevuta d'acqua pre-
parata con acido idroclorico nella dose di dodici once per
ogni secclila d'acqua i^)
Suicidj nella Prussia comparadvamente ad altri paesi. —
II sig. Heyfelder ha pubblicato a Berlino alcnne ricerche
assai curiose iatorno al suicidlo. Da esse risulta che e
d' uopo contare ogni anno sovra ioc,ooo individui , 14
suicidj nella provincia di Brandeburgo; 10 nella Sassonia ;
9 nella Slesia; 7 nella Prussia orientale •, 7 nella Pome-
ranian 6 nella Prussia occidentale ; 5 a Posen; 4 a Cleves
ed a Berg •, 3 nella Vestfalia ; 2 nel Basso-Reno.
A Berlino dal 1788 al 1797 non avvennero che 6a sui-
cidj; 12,3 dal 1797 al 1808; e dal 181 3 al 1822 giunsero
sino al n.° di 646.
Nel dipartimento della Senna se ne annoverarono dal
1 816 al 1826 i numeri seguenti : 35 1 , 33o, 376, 325,
348, 317, 390, 371, 396 e 5ii.
A Pietroburgo , dove sovra una popolazione di 285, coo
anime non ne erano stati annoverati che 94 dal 1808 al
1811, se ne contarono annualmente, dal 1821 al 1826,!
numeri seguenti: 986, 1069, 1066, 966, 1176.
Ad Amburgo dal i8i5 al 1822 i numeri de' suicidj fu-
rono : 2, 18, 17, 12, 10, 20, 69-, nel 182736 ne an-
noverarono Oo.
V A R I E T a'. 38 1
A Francoforte sul Meno , la cul popolazione e dl 56,ooo
ahltanti i siiicidj giunsero al nnmero di loo nel iSaS.
Dalle ricerclie del sig. Heyfelder dunque consegne che
il nuniero de' suicidj va continnamente crescendo [Lorresp.
maihern. et pliys. Bruxelles , 1828, etc.).
Quali altre cagioai potrebbero mai trovarsi di questo
deplorabile progresso se non un auniento della miseria ,
rovesci di fortuna, un dlfetto ognor crescente de' mezzi
di sussistenza , 1111 raddoppiato furore pel giuoco, per le
lotterie e sopra tutto la niancanza di religione e di buona
morale? Sovra i 5ii suicidj dell' anno 1826 nel diparti-
niento della Senna abbiamo la seguente proporzione dal
Rapporto generale sui lavorl del Consiglio di salubrita di Pa-
rigi, 1827.
Motivi de' suicidj.
Passioni amorose, querele e disgusti domestlcl ... 100
Malattie , disgusti della vita, debolezza ed aberra-
zione di niente 148
]Mala condotta, giuoco, lotteria, tiraori di rinipro-
veri o di punizioni 6p
Miseria, indigenza , perdita d' inipieghi , disordini
di affari 100
Motivi sconosciuti 94 — Sul totale dei 5ii, 184 iudivi-
dui hanno attentate ai lore siiorni senza successo.
STATISTICA.
Stato odierno dcil'Iinpero Busso.
Superficie in miglia quadrate 5,912,000
Popolazione 60,000,000
Rendite in franchi 400,000,000
Debiti in franchi i,3oo,ooo,ooo
Arniata 1,0.39,000
Bastimenti da guerra d' ogni grandezza i3o
(Dal quadro intitolato i7//ipero Russo, ecc.
di Adriano Balbi. Parigi, 1829.)
Modmento della popolazione dell' Impero Russo nel 1828. —
Nascite , 1,844,779. — Morti 1,178,051. — Matrimonj
388,377. — Intorno ai morti si hanno i risultamenti che
seguono : dai 95 ai 100 anni 1,044. — ^^^ 100 ai
loS, 604. — Dai io5 ai 110, 141. — Dai 110 ai
38a V A R I E T A .
Ii5, 104. — Dai ii5 ai 120, 146. — Dal 120 ai
laS , 3 I. — ' Dai i25 ai i3o , 16. — • Dai i3oai i35, 4. —
Dai 1 35 ai 140, I. (/. G. )
Longevitd nelf iinpero Russo. — Lo scorso anno morirono
nella Russia 604 individai dell' eta di 100 a io5 anni ;
141, di io5 a iioi 104, di no a iiS; 46, di ii5 a
I20i 3i, di 120 a 125', 16, di i25 a i3oi 4, di i3o
a 1 35; uno di 137 ed uno di 160 {Galign. Messeng).
GEOGRAFIA.
Bisultamento dei viaggi at polo artico. — I viaggi di
Franklin, di Ross, di Parry e di Beecliey si sono prestato
un vicendevole snssidio , e 1' luiione de' lor lavori ha per
noi cangiato 1' aspett.o d' una parte dei niari e delle region!
coitiprese fra il circolo artico. Questi coraggiosi e dotti
navigator! contribuirono in dieci anni al progresso della
geografia deirAmerica settentrionale plu essi soli die tutti
i loro predecessori nel corso dei tre ultimi secoli. La grande
quisiione del passaggio nord-ovest e ora ai suoi veri limiti
ridotta. Si puo dunque ora navigare dall' atlantico al grande
oceano e vicendevolmente , girando intorno alle spiagge
polari deirAmerica? Ecco il punto in cni a' di nostri tro-
vasi il problenia, intorno al quale sonosi occupate hen
dieci generazioni. Esso se non e ora compiutamente sciolto,
trovasi per lo meno sulla via d' un' intera risoluzione e di
una risoluzione favorevole. Le scoperte del capitano Franklin
sembrano non piu lasciar luogo a dubbio alcuno. I due
estremi punti del passaggio gia erano conosciuti ; Tingresso
e r uscita non piu avevano bisogno di ricerche. II capitano
Franklin ha gettato gran lunii sullo spazio intermedio; ha
notabilmente circoscritta 1' estensione delle coste non mai
per lo innanzi esplorate ; ha dimostrato clie il mar polare
era libero dai ghiacci per un tempo bastevole, perche un
bastimento dal mare pacifico passar potesse nelle baje del-
r atlantico. La via a seguirsi puo essere oggimai tracciata
dai fatti sinora raccolti. I ghiacci che staccandosi dal nord
ingombrano la penisola Mehilla e le vicine terre, lasciano
probabihnente libero il mare nelle brevi estati di queste
contrade. II canale di iiavigazione dee pertanto ritrovarsi
nello spazio intermeJio e presentare un' ageyole via onde
per lo stretto di Behring giugnere all' adito del Principe
V A R I E T a'. 383
Reggente o ad alcnno de' passaggi sia nella haja di Baffin ,
sia ia quella di Hudson. Questa via non puo certamente
essere destinata come scala di comniercio. Speciali e troppe
circostanze vi si opporrebbero per una regolare comuni-
cazione : lua non dee tuttavia trascnrarsi di rintracciarla.
II coadurre a compimento quest' impresa apparterra al co-
raggio, alio zelo, alia pcrseveranza di quegli uomini dotti
e benemeriti che non conoscono ne limiti , ne pericoli , e
die guidare non si lasciano da Interessi o calcoli personali.
Frattanto ci si annunzia un nuovo tentativo per esplorare
le estreniita settentrionali dell' America. L'emulo, anzi il
precursore dell' intrepido Parry ^ il capitano Ftoss , autore
di un Trattato sutla navigazione col vcipore, si accinge nuo-
vamente e da se solo, e coi soli suoi mezzi ad una si ardua
spedizione, a cio stimolato non da pecuniaria ricompensa,
ne da veruna amblzione , ma dal solo desiderio di promo-
vere la scienza. Egli inibarcasi a proprie spese. La Societa
reale e piu altri corpi scientllici posto hanno liberamente
a disposizione di lui i piii perfetti istruraenti. Gia da sette
od otto anni quest' alnle niarino va facendo esperimenti
sitU'applicazione del vapore a vascelli d'ogni specie, e col
mezzo di questo possente motore egli spera di condurre
ad un felice esito il suo intraprendlmento. La VUtoria, va-
scello di 200 tonnellate , vien mossa da una maccbina a va-
pore ad alta pressione. Con slfl'atta manlera di navigazione,
oltre gli altri vantaggi , qnando si ponga mente alle circo-
stanze di questi mari ed alia natura delle coste die deb-
bonsi esplorare, si lia quello notabilissimo di potere pel
vapore far uso di qualsivoglia sorte di combustibili, della
legna delle coste settentrionali dell'America, od in loro
manranza, degli olj di vitelli niarini , di orsi , di Ijalene i
i quali olj ottenere si possono quasi ovunqne trovinsi giiiacci
od acque. Lo scopo del capitano Ross, per quanto dicesi,
e quello di giugnere inuuediatamente alio stretto di Lan-
castro 5 ed esaminare T interno della baja del Principe Reg-
gente, ove , come lu gia avvertito ne' precedenti viaggi, pre-
sentavansi maggiori indizj d' approssimazione al contiuente
settentrionale. Ci sono dunque grandi inotivi per credere
clie col mezzo del vapore e de' battelli si avranno su questo
pnnto iniportanti scopertc. Una volta die per qnesto canale
raggiunta siasi la costa d'Amenca potr.i condursi a conipi-
meato T esame di essa , e si potra coa diligenza osservare
3o4 V A R I E T A .
la porzione del contlneate che sfuggi gli sforzi e le rl-
cerclie de' capitani Franklia e Beechey. II San Giovanni,
vascello di Sao tonnellate , carico di carboue da terra, di
provvisioni , ecc. , accompagnera la Vittoria. Gli ecjuipaggi
de' due vascelli compongonsi di sessant' uomini : veati nel-
I'uiio, qnaranta neH'altro. Essi provvigionati sono per tre
anui , e quanto prima porraniiosi alia vela.
{A. V. e R. E.)
ORNITOLOGIA.
II haya o frisone indiano. — « Q'nesto piccolo augello as-
sai curioso ( dice ua viagglatore ) chiauiato baya in indo-
stano , berbera ia sanscritto, babue in bengalo, cibu in
persiano e temeouit in arabo , per la maniera con cui so-
spende il suo nido, e un po' piii grosso d'una passera ;
ha le penne, la testa e i piedi di un giallo oscuro, che
fassi meao carico sul petto j il becco di forma conica e
fortissimo , siccome sembra , proporzionalmente alia dimen-
sione delle altre sue membra. II baya comunissimo nelF In-
dia:, va per la sita intelligeuza quasi del pari con un cane
domestico; e fedele, e docile, e vago della societa degli
uomini, e quando e fatto domestlco, ama di stare sulla
mano del suo padrone.
>> Esso nello stato di natura costruisce il suo nido su
gli alberi i plu elevati , ed a preferenza sulle palme e sui
lichi d' India , specialmente quando questi alberi sorgono
presso di un pozzo o d' un ruscello. Tal nido e fatto di
un tessuto di gambi d' erbe, cui 1' augello da la forma di
una grande bottiglia e lo sospende ai rami in modo che il
vento lo agita e lo culla: il suo adito e posto al di sotto,
onde gli augelli di rapina non vi possano penetrare ; 1' in-
terno e generalmente diviso in due o tre camere. Gl' In-
diani, con imaginazione veramente graziosa , credono che i
vermi fosforici in esse camere giacenti servano ad illu-
minare Tappartamento; ma gli osservatori di mente meno
poetica pensano die il baya non ve li deponga che per
nutrirsene. Quanto a me, lo confesso, mi sarebbe piu
caro r ammettere la prima di queste due supposizioni. E
di fatto sarebbe uno spettacolo assai vago il vedere que-
st' industrioso augello imitare gli abitanti delle sponde del-
rOrenoque, che per illuminare F interno delle capanne
raccolgono nelle lunghe loro zucche i veruii fosforici dei
quali coperte soao quelle campagne.
V A R I E T a'. 385
» Da moltl esenipi ci vien tllmostrato sin a qual punto
ingegnoso sia V istiiito di alcuni augelli , e quanto sia esso
jiieglievole , e adattisi agevoliiiente alle circostanze. Cosi
nell' occidente della Scozia, da die introdotte vi iuroao le
fabbriche di cotone, si scopri clie gli angelli surrogate
aveaao gli strati di cotone alia piuma , di cui prima tap-
pezzar soleano i loro nidi. Questo nella domestica loro
economia fn un vero miglioramehto , pel quale cogliere
seppero V opportunita delle circostanze : nondimeno mi e
forza il concedere die un tal fatto non e bastevole perche
ammettere si possa 1 Ipotesi degl' Indiani. Una cosa- die
non ammette dubljio si e die il baya impara senza dif-
ficolta veruna a riportare de' pezzetti di carta od altri pic-
coli oggetti die dal suo padrone gli vengono indicati. Mi e
altresi piii volte avvenuto di vederlo ad un dato segnale slaa-
ciarsi in un pozzo per trarne un anello die stato vi era
gettato. Un Ijraniino mi assicuro die quest' augello puo
incaricarsi di portare una lettera ad una casa, quando questa
gli sia due o tre volte indicata. E inutile I'avvertire die io
prendere non voglio tal avvenimento sotto la niia gnarentigia.
Eccone tuttavia un tal altro, di cui sono stato io stesso testi-
monio, e di cui posso qnlndi guareniire la plena esattezza: le
giovinette indiane a Benares ed in altre citt.a della peni-
sola sogliono portare tra i sopraccigli alcune fogliuzze d' oro
appellate ticas. Quand'elleno vanno perlestrade, avviene
spesso die qnaidie giovane fa loro togliere sitFatti orna-
menti da un baya a cjuest'uopo addestrato. L'uccello ri-
torna al suo padrone e strepitando colle ali quasi in aria di
trionfo gli presenta col suo becco cotali ticas rapite non
rare volte alia fronte di una bella , tenero oggetto del gio-
vane Indiano, e di cui egli brama attrarsi Io sguardo.
» II baya nutresi ordinarianiente d'insetti-, ma doniesticato
die siasi, vive ancora di legumi nell'acqua amraoUiti. La sua
carne e squisitissima e di facile digestione: essa dai niedici
Indiani vien commendata come un dissolvente della pietra. La
femniina fa uova bellissime ed a grosse perle somiglianti.
Qucste, colte die siano, divengono trasparenti, ed hanno ua
delizioso sapore. Quando i baya trovansi in un certo nuniero
sur un albero riuniti , mandano suoni , simili piuttosto ad
un ronzio die ad un canto. Tale difetto e ricompensato dalla
loro intelligenza esagacita, nel die sono di gran lunga sn-
periori nd ogni altro abitatore dell' aria. " (^R. B.)
nibl. Ital. T. LV. 25
386 V A R I E T A*.
Esposizione degli oggetti dl belle ard nelV I. R. Pa-
lazzo di Brera.
Discnro non sara certamente ai nostri leggitori, se ri-
serbandoci, giusta il costume altre volte segnito, a far co-
noscere nel successive fascicolo il materiale di che si com-
pongono gli Atti dell' I. R. Accademia delle belle arti, non
ancora pubblicati , faccianio ora precedere ua sunto ac-
compagaato da qualche nostra osservazioni suUe opere
che furono in quest' anno esposte alia curiosita ed animi-
razione del publjlico nelle sale a cio destinate. Prima pero
di accingerci a quanto ci siamo proposti , mal sapremmo
contenere uno sfogo di compiacenza coll' annunziare che
gli artisti fra noi di niaggior grido , i quali nello scorso
anno lasclarono vuoti i nostri desiderj , gli adempirono in
questo nel modo il piit soddisfacente. 02;nnno che si ag-
girasse nelle sale arriccliite de' loro lavori , o ne uscisse
dopo di esservisi intrattenuto a di lungo , manifestava le
piacevoli sensazioni che lo avevano invaso. Cio e quanto
abbiamo osservato in altrui ; dal canto nostro non esitiamo
ad afFermare che 1' esposizione di cui intendiamo fare una
rivista , riusci piu che mai splendida , decorosa e tale in
somma da pareggiare ( se non nel numero degli oggetti ,
certamente pel pregio della massima parte di essi ) quelle
che soghonsi tenere nelle piii cospicue metropoli d'Europa.
Diciamo di Europa , perche a tutte quelle d' Italia sovrasto
la nostra anche pel numero delle produzioni.
Ne vogliamo credere con questa nostra asserzlone di aver
trasceso i limiti di quella modestia , di cui talvolta un so-
verchio spirito di patria preoccupazione snol farci dimen-
tichi, giacche le nostre parole sono confortate dal consenso
di non pochi artisti ed intelligenti di arte, i quali visita-
rono gl' identici apparati si d' oltremonte che d' oltremare.
Che se questa sentenza destasse in taluno il malincuore ,
noi non sapremmo clie indirizzargli T invito di accertarsene
coll' esame di fatto , nella sicurezza d' alti-a parte che egli,
qualora ne approfitti, dovra convenire per lo meno sugli
incalcolabili vantaggi difFusi da questa nostra istituzione,
non che sullo speciale patrocinio che ad essa accorda 1' au-
gnstissimo nostro Sovrano.
Iiiiprendendo ora il proposto divisamento dalla pittiira
storica, giovera il ripetere uon essere inteuzioae nostra il
V A R I E T a'. 387
fissare una gradazione di merito tra i divers! artisti col-
r anteporre piuttosto il nome di nno a quello di un altro,
e nieno poi lo sceadere a disgustosi paragon!. Ogniino sa
die ove trattasi di giudicare di colori , a iiialgrado di una
trita sentenza , anco i ciechi inalberano le loro pretese.
Alieni quiadi da qiialunque partito e da qualsivoglia spi-
rito di preveiizione, scortati da quella poca esperieuza che
nelle arti ci siamo procacciata, e lasciando ch'altri a loro
posta nel portare 1' eguale esame s' ingolfiao nelle metafi-
siclie e nolle piu astruse dottrine , steuderemo 1' opinioae
nostra con quella Iilierta die non va disglunta da una ve-
race stima , e con quel candore che e figlio di quella iin-
pressione die i dilFerenti oggetti osservati hanno prodotto
neir anirao nostro.
Fatta questa protesta, arrestiamoci sui dipiatl di France-
sco Hayez , membro delle II. RR. Accademie di Milano e
di Yenezia •. questo nome e gia segnato nei fasti della
moderna pittura, i nostri stessi fogli risuonaroao negli
scorsi anni dei di Ini encomj; percio ci astenianio dal ria-
novarne le cspressioni, die ogni lode ulteriore nulla aggiugne-
rebbe nlla di lui rinomanza. Cinque storiche composizioni ,
tina niezza ti2;ura della B. V. Immacolata, un Ecce Homo,
parimente mezza figura, e sette ritratti sono tutte opere
di sua mano. II quadro di maggior dimensione ci presenta
Pietro r eremita die s' avvia coi Crociati al conquisto di
Terra Santa ; montato su una Candida mula , colla mano
destra atteggiata ad indicare il cammino calcato da un nu-
meroso stuolo che gia lo precede , e colla sinistra alzando il
sinibolo di Redenzione , eccita quelli che gli stanno d' at-
torno a troncare gP indugi. Se non andiamo errati, tale
fu Tintenzione delT artelice , e quand' egli non Tavesse
manifestata, i dilFerenti gruppi da lui immaginati collime-
rebljcro a luminosamente chiarirla. La scena del fondo si
compone in un lato da un antico castello da cui veggonsi
uscire altri seguaci segnati dalla croce , dei quali alcuni si
staccano dai loro congiunti, altri s' incamminano frettolosi
a raggiungere V apostolo condottiero ; nell' altro lato da un
paese alpestre intersecato da vie tortuose, il quale rimem-
bra i miserandi casi a cui fu tratta una innumerabile inol-
titudine di cristiani d' ogni eta e d' ogni sesso e condizio-
ne, concitati dal fanatismo, e spinti senza sicura guida
e direzioae ad una impresa di tanto moiuento. Noi nou
388 V A R I E T a'.
entreremo a discutere se 11 soggetto preso a rappresentare
offrisse o no delle parti dranimatiche , bastandoci il poter
dire a lode dell' artista ch' egli le seppe trascegliere e de-
stare per esse il massimo interessaniento. Si valse di pochi
mezzi , ma questi disvelano vie maggiormente I'acutezza del
suo ingegno : la scena da lui trattata si compoae ia fatti
di noa inolti gruppi, ina questi sono si ben disposti , si
espressivi die ti porgono uaa piii vasta idea del di lui
concetto, perche lasciano un campo alia immaginazione
deir osservatore di spaziare piu lungi e di agginngere alle
tracce clie vi si riscontrano quel di piii che T autore oni-
mise con tanto accorgiinento. Si noti poi a sua discolpa
intorno alia soverchia sobrieta di cui fn da taluno acca-
gionato in questa composizione , clie il commettente del
quadro piii volte avevagli manlfestato il desiderio di non
gradire un afFollamento di persone , e si avra una circo-
stanza di piii da valutarsi , qualora si voglia indagare le
difficolta da lui superate. Tu trovi in questa tela la cliia-
rezza del soggetto, un giudizioso e gradevole componimento^
una espressione energica e portata alia realta. II frate con-
dottiero ti si raostra anche in cammino quale ce lo de-
scrive la storia in Cliiaramonte , quasi energumeno ed in-
vaso del piii caldo entusiasmo ; lo vedi rivolto a rampo-
gnare uno sposo che sembra non sapere staccarsi dalT og-
getto della sua tenerezza , che sta forse per abbamlonare
per sempre : altri coi gesti imperiosi e col viso rivolto
alle turbe lontaae le invitano a seguirli e ad aiFrettarsi
alia partenza : alcune donne prese da venerazioue per
1' apostolo si chinano in bell' atteggiamento per baciargli
un plede : chi apre il sajo per indicare al corapagno la
croce snl petto , chi va lieto di portarne il vessillo. Uno
prostrato a terra adora uno sterpo a cui il caso diede for-
ma di croce , peregrino concetto che ti esprime al vivo il
grado di superstizione ond' erano quelle menti affascinate.
Le armi d' ogni sorta , le persone d' ogni condizione e
d' ogni sesso fra loro frainmlste ti fanno toccar con mano
lo scopo che le aveva ivi riunite e la ragione del loro
movimento. L'avveduto artefice v' introdusse diversi ritratti,
e di cio noi gli tributiamo la dovuta lode , perche ajatano
a produrre verita , ofFrendoci quella varieta di fisonomie
ch' era richiesta nell' argoniento. Non parleremo del mode
con cui questo quadro e tinteggiato , perche il peanello dl
V A R I E T A.', 389
Hayez sostiene , com' e ben nolo, quel decoro di clie va
tanto gioriosa la patria sua. A questo pregio vanno con-
(fiiinti un corretto disegno appreso dalle greclie forme e
dallo studio suUe opere dell' Urbinate , una esatta osser-
vanza del costunii dei tempi, ed in quanto alPefTetto, alia
forza ed al distacco delle sue figure, accenneremo cio che
ci venne fatto di osservare , cioe che veduta da un' altra
sala la folia de' curiosi che quotidianamente urtavasi in-
torno a questo quadro per contemplarlo, sembrava questa
formar parte del quadro medesimo , e 1' emergente Pietro
eremita ad essa pure indirizzare le sue parole.
In un' altra tela non meno farragginosa per composizione
della gia descritta , sulla quale saremo piii parchi di pa-
role, perclie esegulta con eguale Ijravura, ci rappresent6
Filippo Maria Visconti , duca di Milano , che seduto sul
suo trono riceve il giuramento dei patti , onde restiluiva
la lilierta e gli scettri ai due re di Navarra e di Aragona,
fatti prigionieri dai Genovesi suoi sudditi. Quantunque le
figure di questo quadro fossero di minor dimensione di
quelle del prirao , cio nulla meno all'osservatore posto nella
dovuta distanza apparivano di naturale grandezza. L' ap-
parato della sala, i diversi personaggi asslstenti a tale atto
solenne o quivi tratti dalla curioslta , i loro sfarzosi abbi-
gliamenti , gli arredi distinguevansi a meraviglia , ed era
un incanto per 1' artista il cousiderare il magico artifizio
delle masse, delle ombre e della luce. Anche qui poi va-
rieta di caratteri tutti presi dal vero, movenze gravi, gen-
tili, severe, quali si convenivano alle singole figure intro-
dotte sulla scena ti costringevano a trattenerti per lunga
pezza e sempre con nuovo diletto. Distaccato da questo
r osservatore , V attenzione sua veniva attratta da tre ab-
bozzetti della stessa mano. II primo piii coudotto oftViva
1" infelice Imelda dei Lambertazzi col suo amante de' Ge-
remei, sorpresa dai feroci di lei fratelii armati di pugnale.
Quivi ammiravasi una composizione alFcttuosa, bene aggrup-
pata e di tutto sentimento; I'attitudine d' Imelda non avrebbe
potuto essere in miglior modo immaginata, trasparendo da
essa la sospensione d'animo di chi vuole e disvuole; I'ef-
fetto generale , sempre degno delfautore . gli accessor] tutti
trattati con verita e disinvoltura ne costituivano gli altri
prcgi. Nel secondo disposto per 1' ordinazione di un quadro
piu grande del primo ti era forza lodare 1' immagiuoso e
390 V A n I E T a'.
valente artista clie quasi scherzando, eJ abbandonando il
pennello alia sua fantasia ti aveva gia presentato iiv.i piu
bei grnppi e ia tutta i.'erita di espressione il niomento ia
cui viene annunziato all' infellce Maria Stnarda la fatale
sentenza di morte. II terzo in fine eseguito colla niedesinia
franchezza di tocco e di colorito ti ricordava uno de' piu
bei concetti dell' Iliade , cioe Ettore clie ritornando dai
sudori di Marte alle patrie mura ritrova il fratello Paride
ozioso nel Gineceo.
Or ci rimane a fare alciin cenno sui ritratti e sulle due
devote immagini clie compivano 1' apparato delle opere
dell'Hayez, e possiamo cio adempiere in succinto modo col
dire che anche questi oggetti corrispondevano aU'alta fama
del lore autore •, ma il sovercliio laconismo forse non an-
drebbe a grado de' leggitori nostri. Per non diUingarci
dunque di piu del dovere intorno ad un solo artista, non
poca essendo la bisogna, e per rimuovere da noi il pre-
messo dubbio asserirenio che all'aspetto di questi ritratti,
colore che ne conoscevano di persona gli originali ne pro-
ferivano tosto il nome, ne sapevano saziarsi dall' esaltarne
la perfetta rassoiniglianza ; 1' artista risovvenendosi il fare
degli antichi pittori ritrattisti piu rinoraati ne faceva in
sua mente raflfronto lasciando sfuggir dal labbro i nomi di
Tiziano , di Morone, di Wandik, di Rubens, ed ammi-
rando il variato e prezioso impasto delle carnagioni, I'in-
telligenza delle parti ed il rilievo di ciascuna di esse ; tanto
gli amanti di cose d' arte poi , quanto gl' idioti non sa-
pevano staccar lo sguardo dagli abiti , dalle pellicce , dalle
trine , dai merletti ond' eraao adorni i busti femniinili ,
fra i quali campeggiavano due matrone ed una gentil da ma
di leggiadra e geniale iisonomia. Nella Vergine immacolata
diede Hayez a divedere fin dove giunga la finitezza del
suo pennello , ma forse a nostro avviso diede alquanto nel
seccoi nella figura dell'Ecce Homo trovossi tra i varj pregi
molta espressione.
Passando a far parola dei dipinti dell' accademico Pela-
gic Palagi che gareggia col primo nella Ijellezza delle pro-
duzioni , e gli e congiunto coi vincoli dell' aniicizia , mo-
veremo dall' opera di maggior grandezza e composizione.
II soggetto ch' era stato dato all' artista non avrebbe potuto
essere piu adatto per la fervida e feconda sua fantasia ;
era il trionfo di un Italiano che rese immortale il suo
V A R I E T a'. 391
norne e quello della patria cul appartenne. II genovese
Colombo , reduce da ignoti niari e da nuove terre da liu
scoperte, vieiie ricevuto con tutti gli onorl in Barcellona
da Ferdinando ed Isabella regnanti delle Spagne. La scena
non potrebb' essere ne piii teatrale , ne piii iuiponente.
Un magnifico trono, appositaaiente ereito in un edificio .
clie indica tuttora per la sua morcsca costrnzione T ante-
riore doniinio degli Araiji, e calcato dalla maesta dci so-
vrani, alia di cui presenza ainmesso lo scopritore eroe,
accenna con atto riverente il seguito dl alcuni Indianl seco
lui condotti, e le ofTerte dei tesori e delle produzioni rac-
colte in quelle ricche comrade: il fondo presenta una parte
della citta ed il lontano faro. Noi perdonerenio ben di buoa
grado all'artista di non aver seguito lo storico Irving per
rispetto alia localita, in cui ci dice succeduto questo rice-
vimento , come avrebbe talnno desiderato •, anzi gliene dia,-
mo lode, giacche se ci avesse disposta la medesinia rap-
presentazione in una gran sala cbiusa , ci avrebbe prlvati
della vista di un Ijelllssimo fondo, e dell' idea di una sto-
rica circostanza anteriore , quale si era la indicazione del
porto in cui approdo Colomljo, circostanza die contribul-
sce non poco a rendere piu cliiaro ed intelllgibile il sog-
getto. Wa troncbiamo queste osservazioni : nell' esprimere
un fatto la pittura e la storia banno leggi diverse. Occupia-
moci piuttosto delle artisticlie bellezze. Alcuni gruppi dispo-
sti in gradevoli piraiiildi si coUegano a forniare un sor-
prendente insieme, ed a ricevere un magico effetto di luce,
di oml)ra e di rillessi. La dignita e la compiacenza negli
eminenii personaggi, il rispetto, la gravita e la commo-
zione ad un tempo nel protagonista, la sorpresa in quegli
Indian! trasportati sotto un nuovo cielo ed al cospetto di
tanta magnilicenza sono alFetti tutti si al vivo esprcssi che
nulla di piu ne sapresti desiderare. Nel volto d' Isabella
cbe tanto aveva cooperate onde favorire la spedizione di
Colombo, traspare il macjgior compiacimento vedendo tutto
il reale corteggio testimonio ili si felice successo. Se il
disegno in ciascuna figura si ofFre di tutta giustatezza e
correzione , gl' ignudi poi appalesano in ispecial modo
quanto in questa parte sia valente Tesecutore: tu vcdi la
natiira nella sua castita , non viziata da incomodi vestiti ,
lussureggiare di belle forme. II dotto artista diede poi a
quel volti quelle leggiere alterazioni di lineameato clic sono
39a V A n I E T a'.
proprle degli abitatori cli qne' climi, clie ne mostrano II
carattere , ma die non dlsarmonizzano in vernna guisa colia
venusta delle altre parti. Yi trovi anzi in quelle alterazioni
delle geniali iisonomie ciie ti e forza esclaniare : Oii quaiito
questo pittore e religioso del hello ! E forse egli e appunto
per questa sua nobile qualita clie presto al volto d' Isa-
bella quel sorriso , quell' avveiienza , quell' amabilita , quella
leggiadrla clie noi approviamo , a malgrado clie a qualclie
giudice , troppo severe , sembri disaggradire , perclie iu
opposizione al di lei rnascliile carattere descrittoci dalla
storia; opinando noi cbe se si fosse scrupolosamente attenuto
alle volute sembianze di una donna intraprendente , eroina ,
avvezza ad afFrontare i pericoli della guerra , avrebbe de-
tratto qualclie cosa al decoro ed all' effetto. Imperocclie
gli era d' uopo alterarne i lineamenti a scapito della bel-
lezza e dare ad essi una tinta piii robusta od alquanto
abbronzata , il cbe avrebbe toko il bel contrasto clie ora
ne risulta dal dilicato candore d' Isabella a fronte delle
calde ed olivastre carnagioni degl' Indiani. Ma passiamo
all' esame del colorito clie non nieno delle altre osservate
doti reputianio meritevole di elogio. II tinteggiare caldo,
dorato , trasparente e sparso su tutta la tela , ed i pid
vivaci colori delle ditFerenti stolFe splendono del loro vero
colore. Non siamo quindi jser cio discordi dall'avviso di
taluno cbe paragono da questo lato I'attuale dipinto a
quelli di Rubens, se non clie troviamo die il nostro pit-
tore si stacca talora dal fiammingo per imitare ora Guido ,
ora il Dominidiino ed ora altri maestri; il die gli costi-
tuisce una maniera tutta a se, cbe diiamerenio brillante
e in pari tempo castigata. Degli accessor] poi ne lodammo
altre volte la diligente esecuzione e la squisitezza , ne ab-
biamo bisogno di altre parole. Aggiugneremo pero soltanto a
questo proposito esservi scato taluno cbe ci precedette colla
pubblicazione di uno scritto intoinio a questa medesima
esposizione, il quale dimostro il desiderio cbe il Palagi
non avesse introdotti sul davanti del quadro due piccoli
paggi cbe scberzano con una scimmia , siccome oggetti di
troppa venusta e troppo interesse , adducendo V esempio
di Protogene die cancello da un suo quadro una pernice
cli tanta verita , che secondo la storia sembrava pigolare
onde 1' attenzione dell' osservatore fosse costretta a tutta
ristringersi sul soggetto prlncipale. Su di che ben lungi
V A R I E T \'. 393
nol dal confortare talc dcsiderio, confessiamo cll aver tro-
vato leggiatlro e giiuUzioso queU'episodio , 11 quale per
essere bastanteincate sagrilicato, non disgrada punto razione
principale e giova anzi colle sue linee a collegare nme-
strevohuente la composizione.
Viciai al descritto quadro erano collocati due prezlosi
abbozzetti , clie veramente tali non potreljbero cliianiarsi
perclie condotti con aniore , con sapore di tinte , con ben
intesa prospcttiva tanto aerea clie lineare, i quali ti con-
forniavano l' abilita del sullodato ai'tista nella composizione,
nel disegno, nel colorito, e la di lui dottrina in cio clie
concerne gli usi e gli alibigliamenti dei diversi popoli nelle
eta in cui succedettero le azioni da lui prese a rairigurare.
Ciii non avrebbe detto che ogni attitudine , ogni arnia ,
ogni Stella, ogni oggetto accessorio in fine non fosse stato
veduto dal vero? Eppure non sono che i-eminiscenze;
tanto si pno conseguire col lungo studio e colla indefessa
attenzione snlla verita! II primo di questi alsbozzetti ra|)-
presentava Matteo \ isconti die accusato dal partite Guclt'o
alia presenza delT Imperatore Enrico III viene discolpato
dal conte di Garbagnate ; e il secondo Gugliehno Tell clie
adatta sul capo del proprio figlio il fatal porao da cui di-
pendere dovea la sua sorte niiseranda o felice. Staccandosi
da questi dipinti che lasciavano il desiderio di vederli rin-
novati in maggior dimensione , attraeva gli sguardi una
mezza figura di leggiadrissinio aspetto acconciata in forma
di Sibilla, che tale la indicavano T ingliirlandato capo, i
veli clie ne discendevano, una tavoletta e lo stilo fra le
luani •, ma quantunque il Palagi avesse procurato di ag-
giungere alia testa quel bello ideale di cuiesignore, tra-
sparivano cio iiuUadiincno alcuni conosciuti lineamenti che
ne tradivano il travestimento.
Ne qui tutto consisteva il numero delle opere esposte
dal summentovato egrcgio artista •, sotto un'altra luce por-
tandosi 1' osservatore , veniva nel di lui aniuio coniinuata
la piacevole seiisazione dalla mostra di cint[ue altri quatlri,
quattro dei quali rappresentavano devote imuiagini, la mag-
gior parte della B. Vergine , tutte egregiamente atteggiate,
colorite , e variate di acconciature e di fondi.
II cjuinto poi di maggior dimensione degli accennatl lo
cbbligava , dircnmio , ad incrocicchiare le braccia sul petto
ed a starsene lungo tempo immobile , senza pero sentirne
394 V A R I E T a'.
il disnglo. Era questo un rltratto, tutto quaiito intiero, in
grandczza naturale , di una illustre patrizia , seduta con
quella gravita clie seco adduce una lunga serie di trascorsi
anui. Nissan' altra opera deile teste mentovate fa piu di
questa cliiara testimonianza delF esattezza e Ijravura nel-
resecntore, allorclie prende a ritrarre la natnra nello stato
in cni si ritrova e si ofFre alio sguardo corauue. Le mi-
nime rugosita della pelle , si puo dire , gli accidenti sal-
sedinosi sia nel viso che nelle niani , atteggiate e disegnate
d' altronde in bellissiuio scorto, non isfuggirono al di lui
pennello ; e tant' era la verita di questa lignra e de' suoi
accessor] che la vedevi respirare, e ne aspettavi un mo-
viniento.
Dopo questi elogi altri ne trihutiamo e ben dovuti ad
tin giovane di altissime speranze , c'le dopo aver percorsi
luminosamente gli studj Accademici locossi sotto la dire-
zione del Palagi, ed ora dimostra co' proprj lavori quanto
ne profittasse; intendiamo parlare di VitaleSala, milanese,
il quale espose un quadro storico ben degno di star vicino
a quelli del gia celeljrato maestro. Avemnio negli scorsi
anni occasione di citare le di lui produzioni in questi.no-
stri stessi fogli , e di consigliarlo a non abbandonarsi alia
foga del suo operare ; in oggi ci e di vera compiacenza
il poter tessere maggiori encomj vedendolo calcare il retto
camniino. II tenia del suo quadro avrebbe sgomentato per no-
tabili diflicolta qualunque provetto artista, ma egli seppe ben
superarle. Trattavasi di rappresentare 1' arresto di Barnabo
Visconti sigaore di Milano , eseguito sotto gli occbi e per
traiua del di lui nipote Giovanni Galeazzo detto Conte di
Virtii , mentre lo zio si era mosso all' incontro per rice-
verlo : percio farragginosa composizione, passioni diverse
e queste distintamente espresse , movimento d' armati , ac-
cessor] corrispondenti alia magniiicenza de' personaggi ed
alia qualiia dello scontro ^ a tutte queste condizioni , pre-
scindendo di enumerare le altre cui va soggetto 1' artista
nel dipingere la verita , non manco il giovane Sala di
adempire con molta disinvoltura ed esattezza. Noi troncbe-
remo i nostri elogi e le nostre congratulazioni per parlare
di un altro che similmente negli anni scorsi diede di belle
prove della sua disposizione nel disegno e nel colorito. E
questi Giovanni DarifF di Yenezia che misuro le sue forze
con molto coraggio , essendosi appigliato a trattare uno
variety'. 395
de' soggPttl 1 piii ardui die prescntiiio Ic storlc. S' egli
sia uscito vittorioso da cjuesto cimento non ardirerao affer-
marlo ; ma nel tempo stesso non gli nieglieremo una co-
rona, clie il couibattente clie rimane ferito non e men
prode di quello die la sorte ha riserliato illeso.
Trass' egli 1' argoniento del siio qnadro (\alV Origine delle
feste veneziane di Giustina Renter Midiiel. u Alcuni pirati
» triestini osarono intorno T anno 94.4 di sorprendere ad
" armata luano i Veneziani , nientre questi celel)ravano la
» gran festa de' matrimonj nella Cliiesa di S. Pietro di
>> Castello , e rapite le spose a pie dell' altare e impadro-
» nitisi delle arcelle contenenti la dote, corsero alle loro
" bardie , vi si gettarono dentro coUa preda e fuggirono
" a tutte vele , contrastati in vano da una gente disar-
>> mata , disposta a festa e non a battaglia. " Oguuno die
legga queste linee e die conosca le diflicolta dell' arte con-
verra seco noi die di non lieve niomento fix 1" iinpresa a
cui si accinse il giovane artista. Cio non pertanto , tranne
I'armonia delcolorito, la quale s' acquista d' ordinario per
molta esperienza , egli ha iitimaginata e composta molto
bene la sua sccna , v' introdusse dei gruppl animntissinii
e di tntta espressione, e 1' abbelli di un fondo pittoresco.
Non risparmieremo le nostre lodi altresi per la parte del
disegno, avendovi ravvlsata niolta intelligenza e buon git-
sto di contorni , come pure per aver ammirate di tratto
in tratto non poclie parti succosamente colorite , e die
fanno presagire un compiiito successo anche da questo lato
nelle future sue produzioni.
II signer Giorgio Berti ^ accademico diFirenze, concorse
egli pure co' suoi lavori ad arricchire la nostra esposlzione
con molti quadretti di non lieve iiiteresse. Dopo alcuni ri-
tratti da lui condotti con accuratezza e con buon garbo
di colorito , fra i quali venne distinta una mezza ligura di
villanella , il cui volto era per la meta ombreggiato da un
cappello di paglia , si videro con piacere due composizioni
di molte figure. Tuna rappresentante alcuni cerretani cir-
condati dal popolo in una delle piazze di Napolii 1' altra
( e quest' era piii accurata ) , un avvenlmento tratto d;il ri-
nomato romanzo / proinessi sposi di Manzoni.
Non e nostro intendiniento di qui tutto descrivere il
nuinero degli altri quadri istoriati die presentavano una o
piu figure e die allettavano la curiosita della moltitudine.
396 V A R I E T a'.
Accenneremo solo di volo che ammlravansi trc Matlda-
lene penitenti, 1' una di Filippo Agricola Ilomano , la quale
era notabile per una certa lucentezza di colorito e bella
macchia; T altra di Carlo Arienti che presentava delle parti
fellcemente ritratte e die avreramo desiderate nella sua
nudita, composta in modo piu consapevole del proprio
pudore ; T altra finalmente di Cesare Poggi che altre volte
consigliammo , se aspira a qualche riputazione , di far
precedere „ giacche si trova in Roma , un accurate studio
sulle opere di RafFaello, prima di esporre alia vista dei
suoi concittadini delle imitazioni di celebri coloritori che
con pochi colpi di pennello ottennero dei grandlssimi ef-
fetti : altrimenti senza un profondo sapere riescono in-
digeste :, e noi udimmo con nostro ramraarico taluno sen-
tenziare all' aspetto della cltata e delle altre sue opere ,
ch' egli cominciava dove gli altri pittori finiscono. Una
serie ragguardevole di quadri di beir argomento e di ge-
nere variato espose anche il giovine Antonio Banfi reduce
da Roma. Egli pure tende a sfo2;giare risolutezza di tocco
e colorire con certo qual dispregio ^ le sue tinte pero rie-
scono pill lucide, tramanda qua e la dei lampi felici, si
scorge dotato d'ingegno, e percio egli e aacora in tempo
di rimettersi sulla via de' migliori. Non ommetteremo al-
tresi di far menzione di Giovanni Pock, per una immagine
di santa Rosa con gloria d'angioli, per alcuni ritratti giu-
dicati somiglianti , per altre piccole immagini di Madonna
col putto , e specialmente poi per una mezza figura di una
bambina affacciantesi ad uno specchio : ne andra defrau-
dato de' nostri encomj il giovine Luigi Pedrazzi per una
macchinosa pala da altare da lui eseguita per una Chiesa
vescovile dello Stato Sardo , rappresentante la Cena in
Emaus. A malgrado di una disposizione alquanto simme-
trica e di una certa freddezza nella parte superiore , la
buona composizione , un fare largo , grandiosi partlti di
pieghe , intelligenza di disegno , colorito che non nianca
di vigore , niassimamente nelle figure degli apostoli , fanno
ben augurare del suo ingegno, e gli danno un diritto alia
nostra stima.
Discorriam ora sulle produzioni di que' pittori che oc-
cuparonsi eslcusivamente a ritrarre la natura quale si trova ,
vale a dire curandone le bellezze, non ommettendone le
alterazioni accagioaate dalla eta , ed iraitando a puntino
V A n I E T a'. 397
qnella pccullare conformazione ch*' ogni Indivlduo scco porta
dalla nascita , e clie col volgere degli anni suliisce tante
fasi, e contribuisce alia indelinibile varieta di fisonomie;
in una parola parliamo de' ritrattisti, die anco i ritrat-
tisti vantano nella storia pittorica le loro glorie , e di
questi non va sprovveduta in oggi la nostra M'llano. Ab-
biamo giii reso conto dei sorprendenti lavori di tal genere
eseguiti dal Palagi e dall' Hayez a mano a mano che ci
venne fatto di parlare delle altre loro operej ora eccoci
a quelli di Giuseppe Molteni, il di cui nome fu per la
prima volta citato nella nostra rivista dello scorso anno ,
ed accompagnato di non iscarsi elogi. Nell' attnale esposi-
zione vedevansi diciotto individui dipinti dal sao pennello;
fra questi faceva noljil mostra di tutta quanta la persona
una dania gentile seduta vicino al suo tavolino in attitu-
dine di riposo, dopo di aver consacrata la di lei atten-
zione al nobile trattenimento del disegno , venendo cio
cliiaramente espresso da una cartella e dalla niatita die
teneva ancora fra le mani. Le due rinomate cantanti Giu-
ditta Pasta e Stefanla Favelli erano parimente state ritratte
in atteggiamenti composti, o, come dicono i pittori, isto-
riati con fondi ed accessor] analoglii alia situazione iii cui
si suppongono rappresentate : il ritratto della Pasta in fatti
ricorda una scena dell' opera , la Nina pazza per amore ,
dove questa cantante vestendone gli afl'etti se ne sta se-
duta su fiorito pendio in aria di alilDandono , sopra pen-
sieri e col labl^ro semiaperto, dando indizio di prestare
una istantanea attenzione al lontano suono di una zampo-
gna ; cosi 1' altro della Favelli die sta toccando le corde
di una cetra desta le memorie di Saffo o di una musa cui
si addice 1' anzidetto attributo. Ne con diverso nome sa-
premmo qualilicare la maggior parte degli altri ritratti ,
giacdie ciascun individuo si presentava alio sguardo in
quell' atto ch' e proprio o della sua occupazione, o naturale
del riposo , come il pittore Migliara seduto avanti al suo
cavalletto , 1' uomo appassionato per la lettura con un lil^ro
fra le mani, e cosi degli altri tutti. Ma veniamo a cio die
pill ammonta, al merito pittorico in generale, perclie guai
se lasciassimo trascorrere la penna a parzialmente descri-
vere intrattenendoci sopra ciascun soggetto ! Sareinnio per
lo mono sicuri d' indurre una maggior dose di noja nel-
r auiuio de' leggitori nostri. Per rispetto dunque alia somi-
398 V A R I E T a'.
glianza dlremo che Jl pubblico per sentenza unanlme fece
quotidiaiii elogi all' autore. In tutti quest! ritratti in vero
vi e infusa la vita, le tinte sono variate e confornii alia
tinta speciale di ciascun indivitluo, i capelli, le differenti
stoffe degli abiti , gli accessor] tntti sono squisitamente
trattati : e qui ci arresterenio nel nostro elogio pei* noa
ripetere i medesimi concetti di clie ci siamo serviti lo
scorso anno nel far conoscere T abilita di questo giovane
artista , il quale e bastantemente consapevole di cio che
gli rimane a conseguire per innalzarsi sopra un altro grado
della sfera a cui lo ha gia condotto il modesto ed infati-
cabile suo ingegno. Volgeremo ora le nostra parole al gio-
vane Sigismondo Ncippi, scolare dl Palagi , e lo feliciteremo
pel proprio ritratto , perche dipinto con molto effetto e
maestria d'arte. Di Vitale Sala, gia men/.ionato , ammira-
vasi pariniente un lavoro di questo genere , chfe riuniva
per la parte del dipinto e della rassomiglianza un merito
non disuguale a quello procacciatosi coll' altra lodata di lui
produzioiie.
Ripetiamo parimente con magglor compiacenza il nonie
di Carlo Arientl per una serie di cinque ritratti i quali,
oltre che furono giudicatl assomiglianti , tornarono graditi
per buone tinte e per un certo quale grasso tocco di pen-
nello, secondante T andamento delle parti imitate. Ci pare
pero che nelle sue imitazioni propenda a dare alquanto
che di piu grandioso agli originali. Citeremo finalmente
fra i ritrattisti una testa del pittore Carlo Canella , Vero-
nese , condotta con grasse tinte , con libero tocco e con
forza di effetto , e due ritratti intieri di grandezza natu-
rale composti e riuniti in una sola tela, di Fietro Lucchini
di Bergamo. Uno di questi rappresenta la rinomata Pesa-
roni che seduta al clavicembalo e toccandone i tasti sta
per isciogliere le labbra al canto ;, l' altra figura maschile
in piedi sta in atto di prestare attenzione. In questo la-
voro non destituito di qualche pregio osservo taluno che
mentre le persone ritratte per vestito di velluto, per pel-
licce e per schal di lana e per tabarro ofFrono tutto il
rigore dell' Inverno, il fondo si mostra dalle spalancate
imposte di una finestra tutto verdeggiante di all^eri fron-
zuti , come si veggono nell' estiva stagione. Non abbiamo
renduta nota quest' altrui osservazione che per avvertire
il pittore accio procuri di evitare in avvenire simili ano-
malie.
V A R 1 E T a'. 399
• Intralasciando la rivista delle prodazloni a colore per
ripigliarla dope aver reso conto delle opere di scultura ,
ond' evitare le ripetlzioni delle stesse frasi a cui ci ol)bli-
glierelihe la continuazione per descriverne i qnadri di gene-
re, ci si aflaccia pel pniiio il nome di Pompco Marchesi pro-
fessore snjjplente dell' I. R. Accademia delle belle arti. Nel
discorrere a prima giuiita lo sguardo sulla cpiantita dei mar-
mi da Uii elligiati si direbbe aver per raro prodigio la na-
tura concesso a qnesto scultore e maggior facolta di conce-
pire, e maggior nuiiiero di braccia di quanto suol equabil-
mente compartire alia specie nostra. Egli e pero non men
vero clie lo scorso anno lo stuolo degli ammiratori visi-
taado le medesime sale fii deluso nella sua aspettazione
di poter esaminare i di lui pregiati lavori. Coll' aver egli
pero in oggi aljljondevolmente supplito a tale difetto ci ha
convinti cii' egli sa comblnare ad un tempo due cose diffi-
cili, il far bene e il far molto. Accenneremo primieramente
fra i tanti lavori 1' unica statuetta die si vedesse di questo
scalpello. L' innocenza era il nome clie stava apposto ai
piedi, e tale la rafliguravano I'eta di vaga fanciuUetta , le
forme, l' attegijiamento ed i simboli dai quali era accom-
pagnata. II concetto, se non peregrino, porta il greco im-
pronto; perclie questa figuretta non puo essero ne piu
bene immaginata , ne meglio composta, e T esecuzione ri e
veramente squisita. Clnta il capo di gentili liorellini , e
mollemente adagiata sopra un pendio, al seno s'avvicina
con una mano una rosa, mentre ignara del veleno clie
s' asconde , stende V altra ad accarezzare una serpe , sim-
bolo della frode , die con insidiose spire si attortiglia alle
succinte vesti, sotto le quali sembra essersi niossa invltata
dai circostante tepore. Questo pezzo tratto dal vero coU'ad-
dizione di quel bello die il Marchesi atlinse dai pezzi
greci ci ricorda e per le forme e pei contorni la statuetta
in bronzo esistente in Campidoglio conosciuta sotto il nome
di fedele die si trae una spina dal piede ; clii e avvezzo
poi a contemplare le fanciuUette dell' eta in cui e raiKgu-
rata 1' innocenza di cui parlianio, non le trovera certa-
mente grave il capo, come taliuio ebbe a rilevare. Pas-
siaino all' esame de' bassirilievi destinati per sepolcrali mo-
numenti die vennero in buon numero allogati al nostro
artista anco da lontani commettenti , cio che pro\a la
fama del suo valore, Quattro crauo i maniii liginati a
40O V A R I E T A .
bassorilievo clie I'ainor conjiigale, Tamor materno ed ifr
figliale avevaiio raccomaadato all' ahilita del nostro esi-
niio scnltore, e in tntti e quattro si ebbe ad aimnirare
una felice inspirazione di concetto , ed una espressione di
teneri e commoventi afFetti fatta piu preziosa dal difficile
magistero deli' arte. Nel primo vedevasi una moglie assorta
nel proprio dolore per 1' estinto marito abbracciarne la
fredda effigie quasi in atto di bagnarla delle sue lagrime.
Non dicliiarereaio immune da ogni menda questo pezzo ;
ma asseriremo clie sia per la sceltezza e la grazia delle
estremita e delle forme generali , sia per le pieghe del
paludamento che ne coprono la maggior parte , venne
dagl intelligenti sommamente gustato. II secondo presen-
tava una beata visione di due bamliini rapiti alia materna
tenerezza e quindi fatti cittadi'ni del cielo ^ il priuio salito
air empireo racconta alia sorella che a lul si ricongiunge i
gaudj di quel sogglorno , e questa pare gli ascoiti trepidante
di gioja , coUe niani attegglate all' adorazione ; concetto
sempre ingegnoso e sublime che deve rattemperare il ma-
terno aft'anno. In essi oltre all' espressione ed al heW ag-
gruppainento tu ravvisavi il marmo aver ricevuto , quasi
ridotto moUe , tutte quelle accidentali pozzette e piegature
che la movenza produce nelle tenere membra dei putti.
Nel terzo sta effigiata una donna illnstre avanti un' urna
che racchiude le ceueri di un diletto trapassato, pregante
in ginoccliio quel Dio che fa dimenticare ogni grandezza
ed ogni sclagura ; un' ampolla che tiene fra le mani e la
lampada sepolcrale ardente indicano 1' officio pietoso di ria-
nimarla ogni sera. Cio che piu di tutto colpisce in qiiesta
figura si e T abbandono che domina tutte le sue memlira,
per il che T acerbita dell' intense dolore non puo essere
piu al vivo espressa. II quarto finalmente e un tribute
che porge un figlio alia memoria del proprio genitore ,
che coUa immensitii delle riccliezze lasciogli un esempio
da imitare , la protezione delle arti belle , verso le quali
mostrossi negli ultimi anni del viver suo splendido mece-
nate. L' esperto artista seppe conciliare con finissimo con-
cetto tale circostanza cogli altri rapporti della sua rappre-
sentazione. Figuro egli il padre che sta per essere giiidato
dall'angelo del sonno eterno al riposo degli estinti e che
gia in movimento per seguirlo si volge ai ligho gia pos-
sessore deir atto di sua estrema volonta ( come lo dimostra
V A R I E T A . 401
un paplro die tlene in una niano) raccomandandogli Pamore
verso le bnone arti , raffigurate dalla scultura clie, seduta in
aria di abbandono per tanta perdita, sembra a tale annunzio
rianimarsi e dar di piglio al niartello onde accingersi a nuovi
lavori. Nel basaniento introdusse poi una patera in cui scolpi
il genio della morte in attitndine di spegnere col solHo la
facella della vita , e di custodire gelosamente 1' urna da cui
usci il fatale decreto onde non escane un altro a danno
deir erede. Sebljene il professore Marchesi non risparmi
faticlie accio i lavori del di lui scalpello oltre gli altri
pregi siano valutati anco dal lato della finitezza , pure ci.
sembro che in questo abbia egli raddoppiata la diligenza.
Lasceremo poi agli emuli non generosi la cura di an-
dare in traccia di cjnalclie menda per diminuire cjuello
splendore di bellezze clie in generale lo investe. Noi no-
terenio fra esse V attlco concetto e le diflicolta superate
nel dovervi introdurre due ritratti , i partiti grandiosi dclle
piegbe convenientemente adattali, il torso giovanile del-
r erede , e molte altre parti trattate con la massiraa intel-
ligenza e leggiadria , ne ommetteremo la figura del genietto
che ci va propviamente a sangue per espressione e per
gusto , e che ricorda le piii care opere de' cinquecentisti.
Ne senza un nostro motto di lode , parlando di questo
monumento , andranno i nomi del professore Francesco Du-
rclli che ne iiumagino la parte architettonica, e di Leone
Buzzi di Viggiii che egregiamente scolpi il fregio di fieri
e frutti sospeso con nastri in bella curva sotto la patera
suddescritta. Due altri bassi rilievi composti di maggior
copia di ligure erano pure di niano di Marchesi , e destiuati
r uno per un altare della chiesa di Stezzano, e 1' altro per
decorare il grand'arco inaugurato alia Pace che si sta eri-
gendo sul disegno e sotto la direzione del luarchese Luigi Ca-
gnola , del quale abbiamo dato altre volte notizia 11. questi
nostri fogli. II primo , eseguito in niarmo di Carrara eJ
in piccola dimensione, rappresentava il Divin Precursore
che predica alle turbe nel deserto. Una illustrazione di
questo lavoro gia pubblicata ci dispensa dalP impiegare di
molte parole per ragguagliarne i nostri leggitori , giacche
in essa niiuutaniente e descritta ciascuna figura, e spie-
gato il misticismo dominante , e molte altre cose clie T ar-
tista ha inteso di rappresentare , ma die per la piccolezza
Bibl. Ital. T. LV. 26
402 V A R I E T A .
delle figure non cadi*anno sotto i sensi della magglor parte
degli osservatori.
Ill quanto a noi discorreado sul merito artistico diremo
soltanto che avremmo desklerato minor aggetto generale
nelle figure, ed una disposizione che desse iiidizio di una
maggior quantita di ascoltanti , il clie gli sarebbe slato
agevole di conseguire con minor dispendio di lavoro col-
Tadottare, come avvisammo, un basso rilievo ad esempio
del marmi del Partenone. II secondo, rappresentante il
passaggio del Reno eseguito in marmo di fabbrica j e di
una mole corrispondente all' uso cui viene destinato , ci
ofFre un bel partito semplice , gtandioso ed atto a produrre
un maraviglioso effetto allorche sara collocato nella sua
sede. Un cavallo che s'impenna restio nell' atto che sta
per essere spinto a valicare il fiume, cagiona tutto il mo-
vimeuto ; i soldati vicini frenano T impeto de' loro corri-
dori e stanno suUe difese ; quelli del lato opposto volgonsi
indietro per osservare il disordine : il fiume Reno perso-
nificato ad esempio degli antichi collega la composizione
di quest! gruppi. Qui T aggetto delle figure e molto , ma
quale si addice alia distanza in cui denno esser poste ;
non meno il modo largo, risoluto con cui sono scolpite
era esatto dalf eguale risguardo. In quanto alio stile, ed
a quelle convenzioni che sono imprescindibili nelle opere
di questo genere , tutto e modellato sulle norme degli
antichi.
Ma procediamo a rivedere altri marmi, che molti lo
stesso scalpello , come gia accennammo , ha in quest' anno
animati. Un mezzo busto di Vestale ia forma di enna e
nove ritratti tutti importanti formerebbero una serie che
posta in un museo particolare inviterebbe gl' intclligenti
e i non intelligenti , il nazionale e lo straniero a visitarlo,
perche 11 vedere redivive in marmo le immagini di un fi-
losofo giui'econsulto , e di un poeta e letterato , amendue di
fama europea quali furono e saranno un Beccaria , un
Monti, non puo che destare la massima compiacenza; per-
che ammirare i lineamenti di una donna salita in altissima
sfera per 1' arte del bel canto, di un medico scieuziato che
pubblicamente ha dettato le sue dottrine , di altri togati
personaggi noti per la loro scienza delle leggi , per pro-
bita , per 1' esercizio delle sociali virtu in ogni sorta di
amministrazione e di dillicile rainistero, perche V aver
V A R 1 E T A . 403
sott' ocelli in fine anche i ritratti della buona madre di fa-
miglia e della cadente nonagenaria ella e cosa die, oltre
infondere il diletto inseparabile dalla varieta di tante e si
svariate fisonomie, deve al certo soddisfaie Taninio e su-
scitare nella niente o care nieraorie o Idee consolanti e
generose. Se in qnelle sembianze poi gia suscettive di uio-
rali effetti tu I'iscontri una squisitezza di esecuzione e tutti
i prestigj della statuaria , alf estasi si congiiuige il godi-
niento e 1' incanto. E tali erano le sensazioni die prova-
vansi nell'esaiiiinare ora I'nno, ora raltro dei nove busti
del Mnrchesi. Fra questo nnniero pero quello colossale di
Monti incuteva uiaraviglia ed insienie rispetto; fimponenza
del suo volto, il suo nioviniento, il ciglio severo, una viva
ispirazione, ie qualita identiclie in fine delf originate vede-
vansi nel niarino tiasfuse. Per poco die conteniplasti quella
fronte ti era forza dire al vicino, non la vedi tu concitata
internamente da Memnosine e dalla Camena die detto riliade
ad Oinero,a lui la Bassvilliana? Parlando del busto della
Pasta , ben degno anch' esse dell' egregio scuUore , prege-
vole per rassoniiglianza e forse per iudicibile accuratezza
di finimento superiore agli altri, trovammo die per aver
voluto indicare riraponente atteggiamento die assume que-
6ta eslniia cantante, allorclie vestendo la parte di Semira-
niide ti presenta sulla scena con tutta verita quella regina,
ha dovuto contrabbilanciare la massa del marmo die pende
posteriormente con un partito di pieghe del paludamento
cadente dalla parte anteriore del destro lato, il quale par-
tito fa si die all' occliio compaja monco il braccio e non
accontenti. Le novita saranno state tentate anco dagli
anticiii ; ma dal costante loro modo di atteggiare i busti si
ha argomento per desumere che avessero stabilita una data
linea, diremmo, oltre la quale non convenisse discorrere,
ne avventurare un lavoro. Con tutto cio noi amiamo rin-
novare gli elogi all' egregio professore ed cstimiamo die la
nostra osservazioue debl)a fruttargliene un altro , giacdie
tende a far conoscere cli' cgli ambisce svincolarsi dalla ser-
vile imitazione, indiiljitata prova dei non volgari ingegni.
La Psiclie , statua in nianno di Cliicinnato Baruzzi da
Jmola, attrasse lueritaniente T attenzlone e le lo<li del piilj-
])Iico , e noi ci facciamo un prcgio di connettere a quelle
le nostre , acdamandolo ben degno di essere stato distiiito
da Canova fra i pin c;iri suui allicvi. Di piu osiamo
404 V A R I E T A .
presaglre per I'esame di questo lavoro die se si manterranno
le buone arti nello stato attuale di floridezza , non aiidra
guari die la di lui abilita verra niaggiormente esaltata, ed egli
potra dividere se 11011 tutta , una gran parte almeiio di
quella fama die si e procacciata T imniortale di lui mae-
stro. Niun altro soggetto era piu acconcio per far pompa
di quel hello ideale, o piu precisaiuente parlando, di quel
belle scelto die sparse pur esiste in natura e si manifesta
a quegli ocdii die lo sanno trascegUere ed investigare,
Avvezzo il Baruzzi a vederlo le tante volte riprodotto dal
sovrano scalpello del precettore pare averlo egli senza
stento innestato al suo lavoro , die si direbbe un impasto
di grazie gredie e canoviane. Psiclie e 1' aiiima degli an-
tidii personificata , come dell' anima e simbolo la farfalla.
L' artista pertanto atteggio la sua figura per dilicato con-
cetto in modo die apparisse 1' anima mirare se stessa.
Adagiata e vagamente composta sopra un terreno cosparso
di fiori si sorregge sul destro braccio, ed alzato il sinistro
polso su cui posa la farfalla , sta in atto di fissamente
contemplarla ; alcune beliissime e scelte pieglie con natu-
rale andamento involgono le membra inferiori; il dorso
alato indica T essere suo incorporeo e celestiale. Per ri-
spetto agli altri pregl, noi li riscontramnio tali die ci
indussero a dire ad un nostro amico artista, compassane
le proporzioni , disamina V insieme , non ti stanca dal
rlandare suUe forme tutte , ed il risultamento di questa
tua perquisizione si ridurra ad un perfetto accordo, ad
una sceltezza di bello die seduce ed innaniora. Lasciando
percio ch' altri a suo talento ne porti il proprio esanie ,
clie conti gli anni die dimostra quest' amabile e leggiadra
fanciulla, die ne trovi incorrispondente il carattere della
testa col resto della persona , e rilevi die le sembianze
verginali contrastano colla carnea rotondita di una donna, noi
ci staccheremo di mala voglia da quella bella produzione ,
6 non iiiancberemo di far voti aflinclie i nostri artisti ci
ofFrano altrettanto. Del nominato Baruzzi erano pure due
ritratti in raarmo di perfetta rassomiglianza e degni del
gia applaudito di lui scarpello,
Lo scviltore Glo. Battista CoinoUi, die negli anni scorsi
riscosse per diversi suoi lavori la nostra appro vazione ,
esib'i non poclii ritratti in marmo , tra i quali quello della
cantante Pasta in forma di erma, condotto ecu molta fiuezza
V A R I E T a'. 4c 5
dl esecuzione , etl un bassorilievo destinato per un nioau-
inento rappresentante una sconsolata madre clie piaa-
gendo posa niia corona di fiori suir avello della propria
figlia. Avremmo desiderato in quest' ultimo accennato slid
lavoro cli' egli avesse al ritratto della madre sostituito una
testa ideale , giacclie il ritratto di donna adulta piangente
itial s' accorda colla bcUezza delle altre parti della sua
figura. Egli e pero non men vero che i suoi pezzi mal
disposti venivano degradati nell' effetto da una luce noa
troppo favorevole, per il che sia nel suo studio che nel
luogo in cui devono essere coUocati presenteranno mag-
giori prcgi.
Di Dcinetrio Gandoljl erano esposti due pregevoli hustl
che ricordavano , V uno in marmo , V avvenente fisononila
di una dama gentile, e 1' altro in gesso, i dignltosi linea-
menti dell' autore dei Romani in Grecia.
Del giovane Gattano Manfredird incisore praticante nella
I. R. Zecca si sono osservati una statua di Psiclie abban-
donata da Amore, modello in gesso, un piccolo monu-
mento in marmo di Carrara, rappresentante I'Amicizia
che sta in atto di aver quasi compiuta una iscrizione so-
pra una lapide di forma piramidale, ed una medaglia in
bronzo colla efiigie del pittore Francesco Hayez. Tutti tre
questi lavori , mentre fanno testimonianza di un bell' in-
gegno e del di lui avanzamento , danno motivo ai piu lu-
singhieri presagi. Ad Antonio Labus Bresciano ^ socio d' onore
di quell' Ateneo ed allievo di Gaetano Monti, indirizzammo
altre volte parole d' incoraggiaineuto. Confermano in que-
st' anno il di lui amore per 1' arte e la felice di lui di-
sposizione a sempre piii distinguersi una Diana, statua ia
marmo grande due terzi del vero , due bassirilievi sepol-
crali parimente in marmo ed un femminile ritratto in gesso
in cui ad un buon insieme s' accoppia niolta rassomiglianza
dell' originale. In uno dei summentovatl bassirilievi e efli-
giata una vedova aggruppata ad un fanclullo e piangente
suUe ceaeri dell' estinto consorte ; nell' altro la Riconosccnza
che conduce un fanciullo faito erede di una ragguardevole
sostanza innanzi all' elllgie del suo benefattore. Faremo
menzione dl Antonio Pasqunli per una Maddalena pcnltente ,
modello in gesso, non priva di espressiolie ; di Gaetano
Benzoni per due ritratti in gesso , i quali dinotano in Kil
un' atlitudine a diventare buoa artlsta; di Desidcrio Cesari
4o6 V A R I E T a'.
per mold rassomigllantl rltratti in rame dorato , lavoratl
a cesello, e per una copia in bassorilievo tratta da una
composi/.ione rafFaellesca , balzata parlmente col cesello da
una lamina di argento, e di Pietro Sorinaiii per un ritratto
al naturale in gesso della rlnomata cantante Lalande, e
per due piccoli ritrattl in cera , i quali lavori sono sparsi
di molti pregi. Parimente accenneremo essere stati animi-
rati con piacere due gruppi di animali in raarmo, 1' uno
una tigre die ailatta due parti, esegulta da. Antonio Moglia
Romano in un trovante screziato di maccliie ed avvici-
nantesi al colore del mantello della detta fiera, I'altro un
grosso mastlno die ha addentato un cervo, di Girolamo
Sartorio parimente Romano.
E chiuderemo finalmente la rivista delle opere di sta-
tuaria coll' accennare un monumento in marmo , composto
di una raedaglia a duplice effigie in bassissimo rilievo , e
di un festone di fiori di tutta squisitezza , scolpiti da Gio-
vanni FranceschetU Bresciano, al quale abbiamo altre volte
tributate le nostre lodi per la rara di lui abilita in questo
genere decorativo.
Ora riplgliando 1' esame degli altri oggetti coloriti , 11
toccheremo di volo, giacclie essendocene gran copia, mas-
sime di quadri di genere , saremmo obbligati a riandare
sulle medesime scene, e giacche, di questi parlando, ci
sembra di essere nei passati anni discesi a forse troppo
minuti raggnagli. Ormai e noto anche fuori d'ltalia die il
Migliara e il corifeo di questi nostrl pittori , cIi' egli ha
istituita fra noi una scuola e che questa si distingue, per-
che non pochl giovani si forzano di calcare le sue lumi-
nose orme non senza buon successo. Eccocl dunque innanzi
al Migliara , il di cui nome ci dispeiisa dall' estenderci in
elogi , giacche i piu magnifici diventerebbero minori. Nove
furono le scene di sua niano e tutte animate da gruppi di
spiritose macdiiette che ci rallegrarono in quest' anno.
Non faremo che accennarle per essere consegnenti al no-
stro proponimento : le tombe dei Signori di Verona ,
la piazza di S. Marco in Venezia veduta sotto 1' areata
della tone dell' orologio, 1' atrio del monastero di S. Ono-
frio coU'epIsodio del Tasso presentato dal cardinale di
S. Giorgio a que' cenobiti , un cortile del palazzo Doria
esistente in Geneva; tre vedute esterne di citta , una delle
quali con porto di mare, la piazza del nostro Duomo , f
V A n I E T A. . 407
r Interno d'l un falibrlcato ad uso iM setificio con maccliine
mosse dal vapore : e tutte queste scene gia varlate in se
stesse ofTrivano la varletii di altrettanti difFerenti effetti di
luce. Noil ci estenderemo piii oltre intorao a questi pro-
digi , ma prima di abliandonarne T incanto, con quella ia-
genua scliiettezza e veracc stima die pi-ofessiamo all' au-
tore, oserenio manifestargli un nostro avviso, ed e clie nelle
vedute composte lo vorreiiimo plii parco di linee, di con-
trapposti, ili episodj , perclie T occliio divagato da tanii
oggetti , qaautunque trattati con tutta maestria e verita ,
erra incerto su di essi , la mente contemporanea seguace
non puo riteuerll , e perdendo 1" auimo quella pacata sen-
sazione die prova alia vista della semplicita, il piacere
viene dimezzato da una certa quale irritazione. L' ofiicina
del maniscalco riscaldata e risplendente per V infuocata fu-
cina, il cliiarore di luna ripercosso dalle increspate onde,
il lumicino acceso innanzi a devota iiuuiagine, un akro
piccolo lunie die ti riscliiara una barca , sono tutte cose
stupende, riunite per niirabile sforzo d' ingegno in una
sola tela, ma divertono Timpressione; a senso nostro ci
e materiale per dipingere tve quadri. Cio sia detto all'ar-
tista , non all' amatore , il quale bene spesso da questo
esige la contemporanea rappresentazione del presente, del
passato e del futuro.
Passando alle opere del dlscepolo e felice imitatore del
Migliara Federico Moja non le descriveremo per essere in
gran copia e per esserne i soggetti quegli stessi che d' or-
dinario preferiscono gli artisti die si dedlcano a questo
dilettoso ramo della pittura , prospetti esterni ed interui
di tempi , '^^ vetusti fabbricati di vario stile, di atrj, cor-
tili di palazzi , piazze, capanne ed in fine ogni sorta di
vedute. Questo giovane , diremo in breve, lia diritto a mol-
tissima lode, pcrclie luminosi progressi e.l iumieuse fiiti-
che. Non vogliani omettere pero di aniiunciare la grata
sorpresa die provammo nell" ammirare la di lui non co-
mune abilita anco nel trattare il paesaggio. La veduta del
lago di Lecco, in istato procelloso per un temporale, e
quadretto veramente stupendo. L' aria e improntata di tutta
verita, le nubi veggonsi propriamente spinte dal vento ,
il polverio die s' innalza suUa spiaggia, quel raggio di
sole die spicca dal traforo di una iiube e sccnde ad illu-
minarla , 1' agitarsi delie onde , il bigio fondo pcrl'ettamcute
408 V A R I K T a'.
(legradato , tntto e pittoresco , tutto vl e eseguUo con molta
facilita e bravura. Due concUscepoli del Moja ed imitatori
del Migliara, citati in altre riviste , Gio. BaUista Deli'Acqua
e Poinpeo Calvi concorsero seco lui a far doviziosa I'espo-
sizione con huon dato di lavori die vennero dal puljblico
gustati ed applauditi ; come vi contrilDui medesimamente
per la prima volta Tranqidllo Orsi , professore di prospet-
tiva neir I. R. Accademia di Venezia , con due vedute di
quella citta condotte ad imitazione del Canaletto. Nell'la-
tessergli i ben dovuti elogi per 1' esattezza della parte pro-
spettica lineare e per non poclii pregi di dipinto crediamo
di dargli un contrassegno della nostra stima, avvertendolo
che otterra maggior effetto di prospettiva aerea se tanto
nelle parti ombrose, quanto nelle lontane si asterra dal
troppo dettagliarle.
Dei pittori fioristi contavansi due sole produzioni, e
qneste eseguite all' encausto da Pietro Tiirri, ma per isqui-
sitezza di esecuzione, per vivacita di colorito , per impaste
vero si puo dire che i di lui fiori olezzassero, e supplis-
sero alia scarsita di questo genere. In mezzo pero a sif-
fatte bellezze ebbe taluno a desiderare che 1' autore avesse
sagrificato alcun che dal lato dell'ombra onde accrescerne
la massa e conseguire un maggior distacco di tutto I'in-
sieme. Noi accennammo questo neo onde Tartista o lo tolga,
se lo stima, dagli attuali dipinti, o lo eviti nei successivi.
Tra i paesanti Marco Gozzi , socio onorario deli' I, R,
Accademia di Milano, da noi altre volte celebrato, mo-
strossi non dissimile a se stesso in tre paesi di sua mano,
due dei quali composti, e 1' altro preso dal vero. Era
questo la veduta del lago e borgo di Lecco ch'egli esegui
per ordinazione dell' I. R. Governo, Arie tinteggiate con
sorprendente maestria , orizzonti ben degradati , monti ,
acque, terreno , pianticelle dipinti a tutta verita formano
un bel complesso di pregi , e pongono il Gozzi nella classe
de' pill valenti paesisti.
Un notal)ilissimo progresso dispiego Luigi Villeneuve nelle
tre vedute dal vero ch' egli ha esposto; noi le osservammo
con la massima compiacenza, e possiamo con franchezza
asserire specialmente alia vista di quella , che ofFre il pro-
spetto dei colli e dei laghi ond' e amena la Brianza, si
rimaneva colpiti dall'efFetto di un vero panoramma. L'aria
dipinta di bravura con succose tinte , variate secondo
V A R I E T A . 409
I'effetto dcllci luce nccontenterebbe qnalunque esperto pae-
sista , la verdura , 11 terreao, i caseggiati sono eseguiti
con bel tocco e coi prestigi della veritii. Anclie le mac-
chiette fiirono da lui diligentate [>\ii del consiieto ; per le
quali cose tutte gl' indirizziamo le nostre coagratulazioni ,
e con tanta niaggior efTusLone di cuore, in quanto die
riscontrammo aver egli seguito i nostri consigli , confor-
tandolo nel tempo stesso a non dipartirsi dal metodo cui
si e appigliato, cioe la diligenza, la quale a lungo andare con-
duce gli aliili seguaci ad operare le meraviglie. Quattro paesi
del dilettante Michele Maestrani riusclroao graditi e nieri-
taniente esigono un cenno di onore , il che lo stesso fac-
cianio per risguardo ad un paesetto di niano delTinglese
Enrico Ttvening , dall' esame del quale si ricava die Tau-
tore copio le opere de' pittori fianiminghi. Al conte 2li-
naldo Belgiojoso diamo similmente plauso , che per due
vedute prese dal vero, Tuna da un luogo eininente da
cui si domina il ponte e il sottoposto lago di Lecco, I'altra
il fiume Adda ai niulini di Paderno manifesto per la prima
volta al pubblico le nobili sue occupazioni ed una felice
disposizione a ritrarre cio che va di piii ameno nella
natura. Di Augusto Eckerlin , altro dei dilettanti , alibiamo
fatta parola negli altri anni , ed un motto gli e pure do-
vnto nella presente rivista per tre paesi a olio da lui
eseguiti. Noi lo incoraggeremo ad usare di magglor ardi-
mento nei lumi e dare niaggior lucentezza di colori all' aria,
e inaggior trasparenza alle tinte lontane , giacclie senza
sifFatti sussidj restano degradate le altre belle doti di cui
vanno adorni i suoi quadri , e che si ravvisano nella
composizione , nel frondeggio degli alberi, nelle rupi e nei
terreni ben descritti ed iniitati dal vero con diligenza e
precisione di verita.
Per le miniature citeremo pel priiiio il nome di Carlo
Gugllelmo Day inglese per cinque ritratti dipinti con fran-
chezza, brio e sapore di tinte, indi i nonii di Giuseppe
Alessandria buon rltrattista , di Camilla Guiscardi che oitre
un ritratto ed una copia tratta da un quadro di Railaello,
espose due altri ritratti colorlti di moitissimo gusto alTacque-
rello. Nomineremo pure i conjngi Jionuinini per due copie
tratte da quadri uioderni ; rrunccsco Marta napolltano per
molti ritratti che il pubblico ritrovo somiglianti^ Giovanni
Toris tirolese per una bella copia della Madonna della
410 V A n I E T A .
segglola e per due teste ^ Cleofe Silvestri e Camilla Weit-
zecker per ritratti , per alcune teste ed altre copie tratte
da qnadri anticlii con lodevole diligenza. Ma cio che piu
d' ogni altro di questi ininuti oggetti fa veduto con pia-
cere ed applaudito era un ritratto di nna avvenente dama
straniera, figurata in Venezia neli' atto di scendere in una
barca ed assistita dal gondoliere , colorita all' accjuerello
con somiiia maestria da Carlo Bruloff, russo. Comjjosizione
delle due figure ben legate e di efFetto , rassomiglianza nel
ritratto , ginsta e leggiadra attitudine , bel panneggiare ,
vago contrast© di colori , opportuno fondo, ogni cosa in
fine trattata con corretto disegno, con brio, con isquisi-
tezza di gusto non ti lasciava si presto staccare lo sguardo
e r ammirazione. Una prova di starapa del Cenacolo di
Leonardo da Yinci , incisa da Luigi Rados, sebbene appa-
risse qual unico saggio di questo ramo delle arti belle,
pure la imponente dimensione di esso e la diligenza che
riscontravasi in si vasto lavoro occupavano bastantemente
r attenzione de! pubblico e degli amanti dell' arte dell" in-
taglio.
Venendo ai disegni ci cor re il debito innanzl tutto di
dover parlare del grande pezzo litografico non per anco sot-
toposto al torchio, die fn eseguito ed esposto da Francesco
Hayez a fronte del quadro da cui lo trasse, rappresentante il
ritorno di Colombo del Palagi, che abbiamo gia descritto.
Questa sola circostanza liasterebbe a far conoscere quanta
stima si professano questi due eniuli neU'arte, quanto essa
ridondi a loro onore , ed accresca importanza al lavoro.
Dovendo questo disegno uscire in luce, gl' intelligenti ne
giudicheranno ; noi pero intanto crediamo far cosa grata
agli amatori con poter asseverare che questa copia non
cede alle piu decantate opere litografiche inglesi e parigine,
sia per la massima esattezza d' imitazione clie per il bel
metodo di condotta. Due ritratti lltografici della piu volte
citata cantante signora Ginditta Pasta , rappresentata in
scenici abbigliamenti con analoghi fondi, esegui T incisore
Michde Bisi e vedevansi unitamente a diversi altri ritratti
di sua matita ; nei primi piacque la condotta ed il fini-
mento; nei secondi quel brio e quel frizzo clie dlstin-
guono per V ordinario i suoi disegni presi dal vero. Degni
di essere annoverati tra gli egregi lavori a matita trovammo
una copia tratta da un quadro di Appiani rappresentante
VARIETA. 4fl
la Cena in Emails, disposta per 1' intaglio da Vinccnzo
Jiciggio , genovese ?, im' altra copia destinata pel medesimo
uso di Giovanni Fanis:gia , maltese , e tratta da un quadro
di Sassoferrato , rappresentante la Madonna col Putto, una
delle rlpetizioni del pittore d' appresso Raffaello ; alciini
ritratti a matite di diversi colori del gia lodato Cinseppe
Alessandria ; slmili a matita nera , ed uno litograflco in
forma di medaglia , eseguiii da Giuseppe Cornienii, pavese,
ed un finissimo disegno a matita del dilettante Don Carlo
Corie , tratto da uno sclilzzo del cav. professore Longlii,
rappresentante Glove colla ninfa Callisto. Ne a questi soli
nomi si arresterebbe la penna , se tutti avessimo a descri-
vere il numero dei disegni eseguiti dagli allievi , e le copie
a olio tratte dai quadri della I. R. Pinacoteca che si videro
collocate a canto degli originali. Ma ad onore del vero se
il tenore sin qui per noi sesjuito ci vieta di dllungarci a
tributare a ciascun di essi un motto di distinzione , del
quale ne vanno ben degni , renderemo noto pero che sol-
tanto la quantita dei disegni eseguiti all' acquerello nella
scuola di prospettiva , nientre era tale e per soggetto e
per Isquisitezza ill esecuzione da soddisfare tutto Tamor
proprio del professore , suscito nell' aninio de' concittadini
la piu viva compiacenza , giacche ognuno risguardava questi
saggi siccome semi fruttiteri di glorie avvenire pel nostro
paese sparsi in fertili terreni. F.
Opere recentemente pubblicate in Italia.
Vocabolario universale italiano. Napoli , i8a8 , torclii
del Traniater, in 4.° ( Publ)licato il 1." fascicolo , di pag.
XXIV e 104. E inteazione delf editore di valersi di tutti i
dizionaij pubblicati fin qui e di un lavoro inedito deU'a-
bate Seralino Gatti intorno ai siuonimi , onde il nuovo
Vocabolario ricsca il piii corrispoudcnte al desiderio degli
Italiani. Ogni fascicolo conterra 20 fogli , al prezzo di
grani 5 al foglio. )
Insegnamento pratico del nuovo metodo di lettura , cosi
detto Statilegia , sccomlo T esposizione del ragioniere L. G.
Crippa, capo dipartimento alia coniabilita centrale. Opera
del ragioniere A. Boselli, dedicata ai r.iaestri che nou pa-
tiscono gelosia, ed alle luadri paziemi. Milano, 1829,
412 VARIETA.
G. B. Blaaclii e G. , contraJa di S. Margherita , in 8." dl
pag. 1 56.
* Collectio latinorutn scriptorum cum notis. T. 7 5.% Caii
Plinii secnndi historia naturalis, ex recensione I. Harduiiii
et recentiorura adnotationibus. Tomus primus. Augustas
Tauriaorum, iSap, ex typis Josephi Pomba, in 8." di
pag. XVI, CXII e 472, con una tavola in rame. Lir. 8. i5
ital. In Milano si vende dalla Societa tipografica dei Cias-
sici italiani (Francesco Fusi), contrada di S. Margherita,
e da altri priucipali librai.
CoUezione dl storici italiani antichi e modernl. Serie
prima. Milano, 1829, Felice Rusconi, contrada di San
Paolo, n.° 1 177, in 12.° piccolo. Lir. i. 5o ital. al volume
di pag. 3oo Funo per 1' altro. V. il tomo 54.°, pag. SgS
di questa Biblioteca. ( Sono pubblicati tre volumi. I primi
due contengono le Istorie fiorentine di Niccolo Machiavelli ,
e col terzo incominciano le Rivoluzioai d' Italia di Carlo
Denina. Oltre i suddetti autori , la prima serie conterra la
Storia de' suoi tempi dell' Adriani ; la Storia delle guerre
di Fiandra del cardinale Bentivoglio i la Storia della guerra
deir indipendenza degli Stati-Uniti d' America; Storia delle
guerre civili di Francia, di E. G. Davila ; F Istoria fiorea-
tina di Dmo Gompagni ; la Storia di Europa del Giam-
bullari ; la Storia d' Italia del Guicciardini , e La Congiura
de' baroni del regno di Napoli di Gamillo Porzio. Questa
prima serie conterra circa 2 5 volumi.)
* Collana degli antichi storici greci volgarizzati. Tomo 59.
Opuscoli di Plutarco volgarizzati da Marcello Adrian! , nuo-
vamente confrontati col testo e illustrati con note da Fran-
cesco Ambrosoli. Tomo 5.° Milano, 1829, tipi di Fran-
cesco Sonzogno q. G. B. , contrada della Spiga , in Porta
Nuova, n.° i395i in 8.°, di pag. 554. Lir. 5. 53 ital., in
4.°, lir. 10. 95.
Le Storie di Ammiano Marcellino tradotte da Francesco
Ambrosoli con note. Vol. i.° Milano, 1829, per Antonio
Fontana, contrada del Monte di Pieta, in 8." di pag. XX
e 33o. Lir. 3. 82 ital., pei non associati lir. 4. 5o. — ■
Corrisponde al vol. 88.° della Biblioteca storica di tutte le
nazioni.
Biografia universale antica e moderna , ossia Storia per
alfabeto della vita pubblica e privata di tutte le persone
che si distiasero per opere , azioni , talenti , virtu e
VARIETA. 4l3
tlelltti. Opera affatto nuova conipilata In Francia da una so-
cieta di dotti, ed ora per la prima volta recata in italiano
con aggiunte e correzioni. Volume 64.°, clie giunge sino
a Stanislao I. Veaezia , 1829, presso Gio. Battista Missia-
glia, dalla tipografia Molinari, in 8.° di pag. 479. Lir. 6
ital. al volume. In Milano presso F. Fusi ed altri princi-
pali librai.
Scelta di lettere edificanti scrltte dalle missioni straniere,
precedata da quadri geografici , storici , politici , religiosi
e letterarj de' paesi di missione : accresciuta di un raggua-
glio storico sulle missioni straniere , di nuove lettere edi-
ficanti ed altri scelti pezzi. Milano, 1829, R. Fanfani,
contrada de' Borsinari. Tomo X, in 8.° Lir. 4. 66 ital.
Prezzo de' volumi 10 finora pubblicati lir. 84. 70, in ra-
gione di cent. 1 6 al fogllo e cent. 35 ogni rame.
* La Svizzera considerata nelle sue vaghezze plttore-
scVie, nella storia, nelle leggi e ne' costumi. Lettere di
Tullio Dandolo. Viaggio per la Svizzera occidentale, vol. I;
II Cantone del Valese e II Cantone di Yaud , vol. 2 , in
1 8.° di pag. a6o e 255 'con tavola topografica in clascua
volume. Lir. 2. So ital. al tomo. Milano, 1829, presso
A*. F. Stella e figli, contrada di S. INIargherita.
Descrizione del lago di Garda e de' suoi contorni , con
osservazioni di storia naturale e di belle arti , di nionsi-
gnor Gio. Serafino Volta. IMantova, 1828, L. Caranenti,
in 8.°, di pag. 58, con 4 tavole in rame. Lir. i. 3o ital.
Opera di Ippolito Pindemonte. Milano, 1829, Societa
tipografica de' Classici Italiani, in 24." Publ)licati 2 volumi
die contengono 1' Odissea di Omero tradotta , lir. 2. 5o ital.
Opere in prosa ed in versi del marcliese Ippolito Pin-
demonte di Verona. Prima edizione compiuta. INlilano, 1829,
Giovanni Silvestri, corsia del Duomo,in i6.° ( Sono pub-
blicate : I'Arminio, tragedia con prose relative. Lir. i. 74
ital. — Elogi di letterati italiani, vol. a. Lir. 5. So. — I
sermoni ed il Colpo di martello, poesie. Lir. 2. — Le prose
e poesie campestri , con 1' aggiunta di una dissertazione sui
giardini inglesi , sul merito in cio dell' Italia , e due Ap-
pendici. Lir. 2. — L' Odissea d'Omero, con aggiunta di una
tavola delle cose notabili e dei nomi proprj in essa conte-
nuti , vol. 2. Lir. 6. — Si daranno in seguito : Epistole in
versi i Poesie liricbe italiane , e alcune latine ; Saggio di
traduzione della Georgica di Yirgilio ; uu' Epistola di
414 V A R I K T A .
Ovidio ; nil brano del Paradiso perduto di Milton, e per
ultimo le opere inedite. )
II Giorno, di Giuseppe Parini , illustrato da commentario
storico-critico per cura di Egidio De Magri. Milano, 1829,
Placido Maria Yisaj , contrada dei Tre Se , in 1 6." di pa-
gine 336. Lir. a. 67 ital.
Novelle di Antonio Cesari prete dell' Oratorio. Edizione
eseguita siilla quarta fatta dall' autore con alcune aggiunte.
Milano, 1829, Gio. Silvestri, in i6.° Lir. j. 74.
* Tragedie di Euripide tradotte da Felice Bellotti. Mi-
lano, 1829, presso A. F. Stella e figli , impresse dalla So-
cieta tlpogratica de' Classici italiani , in 8.% di pag. 478.
Lir. 7. So ital.
I Fieschi e i Doria, tragedia istorica di Carlo Tedaldi-
Fores. Milano, 1829, Societa tipografica de' Classici ita-
liani, in 8.°, di pag. XCI e 147. Lir. 3 ital.
Teatro nuovo di un Italiano anagranimatizzato Amici
Protei, vol. II. Milano, 1829, co' torchi della Societa ti-
pografica de' Classici Italiani , in 8.% di pag. 260. Lir. a
ital. — V. pag. 92 di questo tomo 55." della Bibl. Ital.
Commedie di Ferdinando Meneghezzi. Mantova , 1828,
Lu Caranenti, in 16.°, di pag. 20 e 441.
Elementi di mimica di Dotnenico Buifelli, secondo scrit-
tore presso la ragioneria provinclale del Friuli. Milano ,
1829, Placido Maria Visaj , in i6.° di pag. 274. Lir. i. 3o
italiane.
*I prigionieri di Pizzigliettone , romanzo storico del se-
colo 16.° deir autore di Sibilla Odaleta e della Fidanzata
ligure. Milano, 1829, presso A. F. Stella e figli. Vol. 3,
in 1 8.°, di pag. 898 complessivamente. Lir. 7. 5o ital.
* Gerolimi, ossia il Nano di una principessa, dell" autore
di Sibilla Odaleta. Mortara , 1829, dalla tipografia Caprio-
lo, in 12.°, di pag. 352. Lir. 2. 5o ital. In Milano presso
A. F. Stella e figli.
* II Vaticano descritto ed illustrato da Erasmo Pistolesi.
Roma, 1829, tipografia della Societa editrice , in foglio.
( Pubblicati i fascicoli i.° e 2..", ciascuno di fogli 10 di
stampa circa, con sette rami a contorni. Ogni foglio di
stampa baj. 5, ogni rame baj. 10. In tutto 80 fascicoli,
cbe formeranno circa 14 volumi. In Milano presso A. F.
Stella e figli. Prezzo dei due fascicoli lir. 17 ital. )
VARIETA. 410
Storia dell' arte dimostr.ita coi monumenti clalla sua de-
cadenza nel IV secolo lino al suo rinnovamento nel XVI,
di G. B. L. G. Seroiix d'Agincoui-t. Prima traduzione ita-
liana. Volume 5.° Prato, 1828, fratelli Giaclietti , in 8." il
testo ed in foglio le tavole. Prezzo di tutta f opera, in 6
volumi lir. 3oo ital. Gli esemplari col testo in foglio unito
alle tavole lir, 600. In Milano presso F. Fusi.
Storia deil' arte col mezzo dei monumenti dalla sua de-
cadenza nel IV secolo fmo al suo risorgiraento nel XVI ,
di G. B. L. G. Seroux d'Agiacourt. Milano, 1829, presso
Raaieri Fanfani , in foglio. ( Pubblicati 38 fascicoli. Prezzo
di ciascun fascicolo in carta velina scelta, di 6 tavole colla
descrizione delle medesinie lir. 5 ital., e cent. 3o ital.
per ogni foglio di stampa del testo relativo : in carta ve-
lina leggiera lir. 4 e cent. a5, come sopra : in carta co-
mune similmente lir. 3 e cent. ao. )
La Certosa di Pavia. Milano, presso i fratelli Durelli ,
contrada del Carmine, n.'' 1646, in foglio. Fascicolo 17.°
Le celebri sculture del sig. cavallere AU^erto Thorwald-
sen danese , incise da valente bulino in semplici contor-
ni , diretto dailo stesso autore, ed illustrate dal chiarissi-
nio sig. abate Melchlorre Misslrini, in foglio. Roma, 1828.
( Puljblicati 5 fascicoli, colla traduzione francese a rlncon-
tro del testo italiano, lir. 2. 5o ital. al fascicolo, ciascuno
di tavole 4. In Milano presso F. Fusi. )
Vecctilo e Nuovo Testamento secondo la Vulgata , ti-a-
dotto in lingua itallana e con annotazioni, dichiarato da
monslgnor Antonio Martini arcivescovo di Firenze , col
testo a fronte. Prato, fratelli Giachetti , in 8.° con rami.
Publ)llcati 8 tomi , che giungono sino al llbro di Ester.
Prezzo de' medesimi lir. 70. 64 ital., calcolato in ragloue
di cent. 22 ogni foglio di stampa , e Ilr. i per tavola.
In Milano , presso A. F. Stella e ligli.
La Sacra Blbbla , ossia Veccliio e Nuovo Testamento
secondo la Vulgata. Traduzione ed annotazioni di monsl-
gnor Antonio Martial arcivescovo di Firenze. Milano ,
1827-29, Glo, Sllvestri. Vol, 12 in 16.° Lir. Sa. 20 ital.
Opere dommaticlie , storiclie e morali di monsignor An-
tonio Martini arcivescovo di Firenze. Milano, 1827-29,
Gio. Sllvestri. Vol. 9 in 16.° Lir. 20. 68.
La vita di Gesii Cristo e la sua religione , Ragionamenti
di Antonio Cesari pretc Veronese. Milano, 1829, Gio.
4l6 VARIETA.
Silvestri , in i6.° Vol. 6. Lir. a. 6i ital. al volume. Pub-
blicati 5 volumL
1 fatti degli Apostoli , Raglonamenti dl Antonio Cesari
D. O. , clie seguono alia Vita di Gesu Cristo, scritta dal
medesimo. Milano, 182c), Gio. Silvestri, in i6.° Vol. i."
Lir. 2. 61 ital.
* Saggi filosofici di Ennes Visconti, Milano, 1829, per
Vincenzo Ferrario, contrada di S. Pietro all'Orto, in 16.°,
di pag. 292. Lir. 2. 17 ital.
Deir ingiuria , dei danni, soddisfacimento e relative basi
di stima avanti i tribunali civili; Dissertazione di Melcliiorre
Gioja. Seconda edizione aumentata dell' elogio dell' autore
scritto dal professore G. D. Romagnosi. Milano, 1829,
Gio. Silvestri, in i6.°, di pag. 439. Lir. 3. a5 ital.
Nuove ricerche suU' equilibrio delle volte, dell' abate Lo-
renzo Mascheroni, professore ecc, coll' elogio scritto dal
marchese Ferdinando Landi e con cinque tavole in rame.
Milano, 1839, per Gio. Silvestri, in i6.°, di pag. 324.
Lir. 3. So ital.
Elevazione sopra il livello del mare delle principal! eml-
nenze della Toscana, determinate trigonometricamente da
Giovanni Inghirami. Firenze, 1829, Bencini , in 8.°
Dizionario di fisica e cliimica applicata alle arti, di Gio.
Pozzi, direttore dell' L R. Scuola veterinarla. Milano, 1829,
Ranieri Fanfani , in 8.% con tavole in rame. Distribu-
zione 39.% cbe giunge alia voce Pittura. Lir. a. 56 ital.
Le 39 distribuzioni lir. 134. 84, in ragione di cent. a5
al foglio e cent, a 5 ogni rame.
* Delle sedi e cause delle malattie anatomicaraente in-
vestigate da Gio. B. Morgagni. Libri cinque. Prima ver-
sione italiana di Pietro Maggesi, dottore in filosofia e me-
dicina. Volume i5.° ed ultimo. Milano, 1829, Felice Ru-
sconi , in 8.°, di pag. 3 12.
* Lezioni di fisiologia di Lorenzo Martini. Tomo settimo.
Torino, 1828, presso Giuseppe Pomba , in 8.°, di pag. ij.8o.
Lir. 6. i5 ital. In Milano, presso A. F. Stella e ligli.
* Annali clmici , o Repertorio generale delle dottrine
relative alia medicina pratica, Torino, 1829, editore Pietro
Marietti, coi tlpi di Giacinto Marietti. Tomo i.°, in 8.",
di pag. XI, 468 e 289. (Lo scopo dell' opera e di esporre
compendiosamente tutto quello cbe si e scritto e si va
scrivendo sopra la medicina pratica. Giascua volume avra
V A R I K T a'. 417
due parti. Nella prima si daranno i." un compendio dei
migliori trattati di cliaica; a.° la virtix e la dose de' nie-
dicanicnti; 3.° ua' anatomia patologica ; 4.° i metodi dei
capi delle varie settei S.*" II suato de' dizionarj e giornali,
delle nionografie e sillogi f, 6." questioni e consulti di autori
celebratissimi. Nella seconda si daranno i.° il suato dei pre-
senti giornali; 2.° storie di malattie; 3.° soluzione di quistioni
che air edltore venlssero proposte ; 4.° massime che pos-
sono dirigere 11 medico-pratico tanto nel coltivare la scienza,
quanto nel suo procedere morale e civile. In dieci , o tutto
al piu dodici voluml si tonterra la prima parte , e la se-
conda caraminera coUa prima. Pervenuti al tempo preseate
pubblichera un piccolo volume all' anno di cio die uscira
di nuovo relativo alia medicina pratica. In quattro anni
r editore spera di portarsi alio stato attuale della scienza.
Ogni volume potra stare da se , e si vendera separatamente.
Prezzo del primo volume lir. 8. 5o ital. In Milano presso
F. Fusi.)
* Deir alienazione mentale o della pazzia in genere e ia
ispecie , del professore Esquirol. Versione di Luigi Calvetti
medico ordinario dell' ospedal maggiore e della casa dei
pazzi di Bergamo. Milano, 1827-29, Felice Rusconi. Vo-
lumi a in 8." di pag. 5o2 , con 11 tavole in rame. Lir.
8. 70 ital.
* Biblioteca agraria, tomo 12.° Sui gelsi e sul bachi da
seta, istruzione compilata dai dottori G. Moretti P. P. di
economla rurale nell'I. R. Universita di Pavia, e C. Ghio-
lini decaao della facolta medico-chirurgico-farmaceutica nella
stessa Universita. Milano, presso A. F. Stella e ligU per
conto deir editore. In 16° di pag. XVII e 356, con rami.
Ital. lir. 4. S4. Pei non associati lir. 5. 40.
* Esercitazioni dell' Accademia agraria di Pesaro. Anno I.
Semestre I. Pesaro, 1829, pei tipi di Aanesio Nobili,
ia 8.° di pag. 94. Baj. 40.
R. Ginoxi, F. Carlini e I. Fomagalli , direttori ed editori.
Fubblicato il di 19 ottobre 1829.
Milano y dalt I. R. Stamperia.
Bihl. hid. T. LV. 37
4i8
INDIGE
delle materie contenute in questo tomo LV*
PARTE I.
LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI.
Sn\
ntorno gl' Inni sacri di A. Manzoni, dubbj di G. Sal-
vagnoU Marchetti pag. 3
Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio, di
Quatremere de Quincy , tradotta, illustrata ecc, per
cura di F. Longhena " 2 1
La torre di Capua, novella di G. Torti " 27
Dell' italiana architettura durante la dominazione longo-
harda, di G. Cordero di S. Quintino " 145
Della vnlgare eloquenza, di A. M. Ricci " 167
Sull' origine , la slgnificazione e gli usi che si attrihui-
scono ai membri architettonici , di F. Taccani ..." 1 8 1
Za Sacra Scrittura illustrata con monumenti fenico-assirj
ed egiziani i di M. Land " ^89
Falco ddla rape, romanzo storico di G. Bazzoni . . >> 3oo
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANIGHE.
Biblioteca agraria. Tomo 14." Trattato dell' amministra-
zione rurale , dalle opere di M. Gioja: con Appen-
dice di L. Bossi » 64
• Tomo 1 5.° Del vino, trattato teorico-pralico di
I. Lomeni " 188
Lettera di F. Gera in risposta ad un articolo della Bi-
blioteca Italiana sulla trattura della seta « 64
Osservazioni aVa lettera suddetta " 68
Atti dell' Accademia Gioenia di scienze naturali in Ca-
tania » 198
Lezioni di fisiologia di L. Martini ( Terzo estratto ) . '/ 3 1 3
Ccdendario georgico della B. Societa agraria di Torino
per I' anno 1829 >/ 3ai
Del modo di allevare il hestiame bovino e formarne
buone razze nostrali, di D, Berra "332
I N D I C E. 419
APPENDICE,
PARTE I.
SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.
Histoire naturelle des mammiferes , par Geoff roy-Saint-
Hilaire et F. Cuvier pag. 77
Oiseaux du cabinet du Roiy par Vieillot et Oudart . » ivi
Histoire naturelle des poissons, par F, Cuvier et Va-
lenciennes " ivI
Oesterreichische etc. Giornale militare austriaco ..." 209
Memoria sulla letargia ed in generale suW azione del
frcddo negli animali 1/ a i a
Relazione di una visita ufficiale da Messico a Guati-
mala , di G. A. Thompson " 349
BiBLIOGRAFIA " 86
Archeologia e Belle arti. — Kaiserliche etc. GaUeria
I. R. di Belvedere a Vienna " a 1 8
L' archeologia e I' arte , di G. A. Boettiger "357
Eilucazione. — Journal des sourds-muets , par Behian » a 1 8
Fisica. — Specimen geographicB physicce comparativcB ,
J. F. Schouw " 86
Medici na. — Manuale sistematico di medicina legale,
di G. Berut » 357
Storia naturale, — Das Leben etc. La vita delta terra,
di S. C. Wagener " 88
Collection des Memoires pour servir a I'histoire du
regne vegetal par Decandolle »/ ivi
PARTE II.
SOIENZE, LETTEUE ED ARTI ITALIANE.
BiSLIOGRAFIA " 89
Archeologia , Numismatica e Belle arti. — Delia statua
di Marco Agrippa » 95
Illustrazione di una greca scultura, di E. Q. Visconti » 240
Monumenti di pittura e scultura trascelti in Mantova » ivi
GaUeria Omerica , di F. Inghirami "241
Descrizione delle medaglie untiche greche del musco
Hedervariano , di D. Sestird " ivi
II nuovo teatro di Parma " 107
420 I N D I C E
Le isole della laguna di Vmezia pag. loo
II maestro di disegno , ossia trattato completo del-
r arte del disegnare "367
II maestro del dipingere in miniatura , a tempra e
ad acquerello » ivl
Chimica. — Trattato di chimica applicata alle arti ,
del Dumas >» aS/
Economia pubblica e domestica. — Modo di conservare
freschissime le uova >/ a6a
Raccolta delle circolari per t amministrazione dei bo-
schi negli Stati Sardi » 26^
Educazione , Istruzione. — La statilegia , ossia nuovo
metodo d' insegnare a leggere in brevissimo tempo,
applicato alia lingua italiana da L. G. Crippa . » 109
Le attrattive delV infanzia e le dolcezze dell' amor
m.aterno , di Janffret : versions di F. Gandini . , » 114
Codice della civilta : traduzione di F. Delpino . . . » ayo
Lezioni di civilta, di S. Gatti » ivi
Prime lezioni di Maria Edgeworth, tradotte da Bianca
Milesi Mojon » ^ji
La ginnastica pei giovani v a74
Callistenia o ginnastica per le giovani "375
Le delizie della vita campestre da celebri autori an-
tichi e moderni descritte >» 366
Lezione di G. Livini intorno al diletto delCimpardre
€ delt insegnare "365
Hlologia. — Dizionario del dialetto veneziano , di G.
Boerio "219
Dizionario domestico pavese-italiano "358
Geografia e Viaggi. — • La Naunia descritta al viag-
giatore , di G. Pinamonti " Io5
Atlante geografico , fisico e storico del granducato
di Toscana, di A. Zuccagni Orlandini " a68
Viaggi di Marco Polo " 366
Legislazione. — Corpus Juris civilis "348
Matematica. — Principj di aritmetica e di algebra, di
S. Belli " a63
Elementi di matematica "265
Proposizioni teoriche e pratiche , di A. Bordoni . . " 267
Sul prodigioso fanciullo V. Zuccaro " a68
Medicina. — Raccolta di opuscoli medici, di G. A. Del
Chiappa " aSa
I N D I n n. 421
Fonniilario per la preparnzione e I'uso di mold me-
dlcamenti nuovi di F. Magendie, con appendice ecc.
di A. Cattaneo pag. a55
Analisi dell' acqua minerale di Cormons , di O. Ta-
glialegni " a6o
Memorie medico-chirurgiche di F. M. MarcoUni . . » 37a
Variata placent. II mazzo variopinto de fiori medici » SyS
Poesia. — Eime di F. Petrarca col coinento del Tas-
soni, del Muratori, ecc " 89
Poesie di O. Piazzi " 90
di celebri aiitori per novelli Sacerdoti . . . . » ivi
Versi di F. Valcainonica " 9^
Teatro nuovo di un Italiano anagrammatizzato Amici
Protei " 92
Agnese Visronti, trngedia di G. Fiorio " 94
Ohtrado f racconto storico "363
// Paradiso perduto, poema di G. A. Mazzarotto . » 36a
Giovanni Battista, tragedia di D. Barichella ..." ivi
Alfredo, traiiedia di M. L B. Marsuzi »/ 36i
Poligrafia. — Rivista letteraria dei libri che si stam-
parono in Torino nel 1827 e 1828 « aSi
Opere del conte G. Gozzi " ivi
di monsignor J. B. Bossuet >; a3a
Comment arj dell'Ateneo di Brescia >/ 368
Lettere inedite dell' abate Giuseppe Gennari . ..." 366
Religione. — ■ De mitra episcoporum , A. M. Calcagni >> 246
Delia Sacra eloquenza, di F. Deder " a4a
Thesaurus Patrum floresque doctor um » 2'/o
Storia e Biografia. — Commentarj della guerra di Fer-
rara nel 1482 , di M. Sanuto " <)S
Biogrdfia dcgli scrittori perugini e notizie delle optre
loro, di G. Vermiglioli " 97
Panegirico d' Ippolito Pindemonte , di N. G. Dalla
Biva " 100
Elogi del conte Alberto Adamo di Neipperg, di M.
Lconi e F. Maestri " ^04
Epitome della storia di Mantova , di B. Soresina . » a38
Cronologia storica de' Fescovi Olisolensi e dei patriar-
chi di Venezia, di A. Orsoni " 'V'
Storia delf Impcro osmano , di G. De Hammer ^ tra-
dotta da S. Jlomanini » 2.32
Raccolta di elogi scritii nel sccolo 18.° " 9^
4aa I N D I c E.
Vite de' pill eccellend pittori ecc, del Vasari . .pag. 365
L' arte di verificare le date w 867
Storia naturale. — Sui funghi , saggio generale di
G. Larher "Syr
Filosofia zoologica , di G. Fleming ■• traduzione di
G. Zendrini " ivi
Annali di storia naturale " 870
FARIETA\
Archeologia e Belle arti. — Sopra un anello longo-
bardo , e suit' origine del titolo di Marchese , di
S. Ciampi " 114
Scavi di Ercolano e Pompeja » SyS
Letter a di F. Avellino sopra una statua di Druso . » 378
Jlevista della puhbVca esposizione di belle arti fattasi
in Milano neZ 1839 »/ 386
Arti e mestieri. — Carrozze a vapore " i3o
Macchine a vapore nella Gran Bretagna " 879
Bibliografia. — Notizie , scritti ed opere d' arte degli
Italiani illustri in Polonia e degl' illustri Polacchi
in Italia , di S. Ciampi w a 8 5
Opere pubblicate recenteniente in Italia "411
Chimica. — Chimica applicata alle belle arti ,...•' 38o
Economia pubbUca e Statistica. — / deportati inglesi
nella terra di Van-Diemen fecero progredire I'in-
civilimento " a8i
Popolazione dell' Impero austriaco " i3i
Suicidj nella Prussia comparativamente ad altri paesi » 3 80
Popolazione della Russia neZ 1 8a 8 w -381
Stato odierno dell' Impero russo " ivi
Longevita neW Impero russo "38a
Numero delle opere che stampansi annualmente in
Germania " a83
Educazione. — ■ Invito di B. Poli per un opera di pe-
dagogia " ^^°
Scuola di fanciulli dagli anni a ai 6 in Cremona » a 84
Errata-corrige » 143
Idem "42 3
Filologia. — II vero autore dell' Iliade e dell' Odissea » a 80
Fisica e Matemaiica. — Pronostici della temperatura
atniosferica indicata dagli uccelli e dagli altri
animali " '^^
I N D 1 c E. 4:i3
Osservazioni meteorologiche di lugUo pag. 144
■ agosto » 288
settenibre »/ 424
Programma della Societa Italiana )^ 286
Geogrnjia e Viaggi. — Risidtamento de' viaggi al polo
artico "38a
Poesia. — Saggio di una traduzione inedita dell' Odissea
d' Omero »/ 275
In funere Vincentii Montii, A. CherscB epigrammata » 279
Storia naturale. — Memoria per servire alia storia na-
turale dei crittocefali e delle clitrc , di G. Gene » i34
11 pill piccolo vulcano del globo »; 28a
11 Baya , 0 frisone indiano >; 384
ERRATA-CORRIGE.
To/710 54.°, pag. 411, lin. 3i nelfestratto della biografia
del professore Vincenzo Brunacci e detto die il fra-
tello di lui, don Antonio, forni le opportune notizie
al slg. prof. Majocclu per la compilazione della blo-
grafia medesima: in vece di don Antonio leggasi Filippo.
Tomo 55.°, pag. 212, lin. ultima nelfestratto della Memo-
ria suUa letargia degli aiiimali , in vece di rurninanti
leggasi rosicanti.
Osscivazionl meteorolo^che fatte all I, R. Ossewatorio dl Brera.
SETTEMBR
E 1829.
Mattina or
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Sera ore 5.
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N N 0 Nuv.piovoso. 1
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Nuv.nebb.rotto.
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Nuv. ser.
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27
8,8
+17,0
OSO
Sereno.
i6
27
10,8
+ 8,6
NE
Sereno.
27
10,0
+16,0
E
Ser. nuv.
'7
1 8
27
8,6
+i3,o
SO
Nuvolo.
27
7,6
+16,7
SO
Ser. nuv. ser.
27
8,1
+ 9,8
NE
Sereno.
27
7,7
+16,0
SE
Nuv... pioggia.
'9
27
6,8
+i3,o
E*
Nuvolo.
27
6,8
+i4,4
E
Piog.temp.iiuv-
20
27
6,8
+12,3
E
Nuv.rott.nebb.
27
8,2
+16,4
NE
Nuv. ser. piogg-
21
27
8,4
•MI,5
N
Nuv. nebb.piov.
27
7,8
+i4,5
SO
Nuv. piovoso.
22
27
6,7
+ 12,6 N N 0
Piogg. nuv.
27
7,0
+16,4
E
Ser. nuv.
20
27
8,0
+ 12,0 N
Piov. nuv. rotto.
27
8,6
+16,8
SE
Nuv. ser. nuv.
2 4
27
9,4
+ 12,0 N...E
Ser. nebb. ser.
27
10,0
+16,6
S
Ser. nuv. piogg.
i
2i)
27
10,0
+ l3,2
E
Nuv. pioggia.
27
9,0
+14,5
NE
Piov. nuvolo.
1
26
27
9,3
+ 12,0
NE
Nuv. nebbioso.
27
9^9
+i5,3
N
Temp, pioggia..
1
2-
27
10,0
+ 10,5
NO
Sereno.
27
9,0
+i4,6
SSO
Nu.ser.piog.ser.
1
2S
27
8,0
+ 9^0
0
Sereno.
27
7,9
+14,7
0
Nuv. ser.
1
2() 27
9,0
+11,5
E
Nuv. pioggia.
27
9,b
+10,0
E
Pioggia.
8
1 ■""
■^7
10,8
+11,0
NO
Nuvolo.
28
0,6
+i5,o
SO
Ser. nuv.
1
1 Altezza mass, del bar.
poll. 28 lin. 0,6
Altezza mass, del term. + 18,0
1
minima . . .
. n 27 u 2,7
minima . . . . + 8,6
1
media ....
. » 27 )/ 7,56
ulila dclla pioggia
media + il^,l\'i
1
Qua
lince 79,75.
>jr^
• . f
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