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Full text of "Biblioteca Italiana"

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BIBLIOTEGA  ITALIANA 


O    SIA 


GIORNALE 

DI 

LETTERATURA,SCIENZE  ED  ARTI 

COMPILATO 

DA     VARJ     LETTERATI. 


ToMO  LXXXVI. 

ANNO    VENTESIMOSECONDO. 

Aprile,    Maggio   e   Giugno 
1837. 


MILANO 

PHESSO    LA    DIKEZIONE    DEL    GIORNALE. 


IMPERIALE    REGIA.    STAMPERIA. 


II  presente  Qiornalc^  con  tutti  i  volumi  precedenti  ^  e 
posto  sotto  la  salvaguardia  della  Legge,  essendosi 
adempiato  a  qaanto  essa  prescribe. 


BIBLIOTECA  ITALIANA 

PARTE    I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


Ulrlco  e  Lida,  novella  di  Tommaso  Grossi.  —  Mi- 
lano ,  1887^  presso  Vincenzo  Ferrario,  in,  i6.°,  di 
pag-  148,  con  due  vignette  incise  in  acciaj'o.  Lir.  3 
austr. 


N. 


1  eir  anno  1 1 1 8  la  maledetta  discordia  (  per  usar 
le  parole  del  Muratori  )  sveglio  un  arrabbiata  guerra 
fra  i  popoli  di  Milano  e  di  Como.  La  vera  cagione 
di  quella  guerra  die  duro  poi  dieci  anni  e  da  re- 
carsi  alia  lamosa  controversia  delle  investiture  :  ma 
r  occasione  o  il  pretesto  fu  1'  avere  i  Comaschi  uc- 
ciso  Ottone  egregio  cnpitano  de''  BUlanesi  mentre  fe- 
cero  prigioniero  il  vescovo  scismatico  Landolfo  da 
Carcano  suo  zio.  La  novella  del  signor  Grossi  si  ri- 
ferisce  a  questa  guerra,  e  specialmente  alia  famiglia 
di  Ottone.  —  Nel  terzo  anno  da  che  si  era  comin- 
ciato  a  combattere,  la  matlina  del  giorno  di  S.  Ani- 
brogio,  Kicliehno  figliuolo  del  moito  Ottone  ritorno 
a  Milano  traendo  seco  prigionieri  niolti  neinici.  Fra 
costoro  trovavasi  gravemente  lerito  anche  Uirico  figlio 
di  Orsino  del  Pcio,  uno  dei  principali  cittadini  di 
Como;  il  fjualc  da  giovinetto  eiacresciuto  in  iMdano 
nella  famiglia  stcssa  di  Ottone.  Non  soll'erse  dunque 
Richclmo  che  il  compagno  della  sua  gioviaezza  an- 
dasse    conluso   cogli  altri ,    ma    suUa    propria  fctle  lo 


^  ULUICO    E    LIDA., 

tenne  presso  di  se.  Da  principio  ebbe  a  contendere 
colla  madre  die  nel  dolore  della  sun  vedovanza  av- 
vol2;eva  in  un  solo  odio  tutti  i  Comaschi;  nia  in  breve 
poi  la  virtu  e  i  modi  gentili  di  Ulrico  vinsero  ogni 
avversione  per  modo  eh'  cgli  torno  carissinio  a  tutti 
com'  era  stato  gia  un  tempo.  Sopra  tutti  poi  egli 
piacqae  a  Lida  sorclla  di  RicheUuo:  e  i  loro  cuori 
che  sin  da  fanciuUi  s''  eran  trovati  concordi ,  si  aper- 
sero  quasi  senza  avvedersene  all  amore. 

Oh  come  ratte  ai  clue  segretl  ainanti 
Di  quel  verno  trascorscr  le  giornate ! 
Che  eteree  gioje ,  che  soavi  piandl 
Con  die  dolcezza  occulte  ire  placate! 
E  quante  sol  pel  guardo  e  pei  seinbiantl 
Care  cose  fra  lor  signijlcate  ! 
E  com' eran  le  conscie  anime  pronte, 
Al  lene  imperio  dell'  amata  fronte. 

La  felicita  di  Ulrico  non  poteva  per  altro  essere  in- 
ticra  pensando  clie  V  iniinicizia  delle  due  genti  si 
frapporrebbe  al  compimento  de'suoi  voti;  quand' ecco 
dilfondesi  una  voce  di  pace; 

E  innanzi  a  tutto  si  fermb  per  patto 
Dt' piigionieri  il  subito  riscatco. 

Allora  Ulrico  svela  a  Riclielmo  1' amore  ch' egli  porta 
a  Lida; 

Questi  poi  V  odio  della  madre  antico 
Vinse ,  e  assentir  fece  alle  nozze  anch' ella. 
Celebreransi ,  cost  a  tutti  place  , 
Tosto  che  strctta  si  sara  la  pace. 

Ulrico  intanto  ritorna  a  Como  per  dare  avviso  ai 
suoi  delle  nozze  gia  da  lui  promesse:  ne  punto  si 
dubi;a  del  loro  assenso  trattandosi  di  nuora  si  illu- 
stre  e  si  costumata.  Ma  il  termine  prefisso  al  ritorno 
gia  e  trascorso  senza  che  sia  venuta  pur  nuova  al- 
cuna  di  lui;  e  corre  frattanto  una  voce  ch'egli  sta  per 
farsi  sposo  alia  figlia  del  castellano  di  Dongo.  La  pace 
poi  ti  a  Como  e  Mdano  non  puo  avere  ciTetto ,  ma 
8i  pcnsa  di  nuovo  alia  guerra.  Riclielmo  opponcndosi 


NOVELLA    DI    TOMMASO    GROSSI,  5 

luiigainente  alia  comune  opinione ,  finche  gli  era  stato 
possibile  aveva  discolpato  F  ainico ;  nia  poi  cedendo 
a  tante  e  si  gravi  appaienze,  si  credette  anch'  egli 
tradito: 

E  sconsigliato  se  nomando ,  e  fuora 
Del  senno,  non  aver  posa  promette 
Fino  al  di  die  adempnite  della  suora 
Sullo  sleal  non  ahbia  le  vendette , 
Istigandol  la  madre ,  die  bisogna 
Lavar  nel  sangue  reo  quella  vergogna. 

E  Lida  medesima  piangendo  nel  suo  se2;i"eto  accusa  Ul- 
rico  d'infedelta  e  di  tradimento,  benche  per  non  ac- 
crescer  ne'  suoi  lodio  e  il  dolore  si  mostri  il  piii  clie 
puo  lieta ,  e  cerclii  anclie  di  scolparlo  qnando  altri 
]o  accusa.  Frattanto  risorgendo  i  pericoli  della  guerra 
piu  clie  mai  gravi,  perche  i  Coniaschi  venivano  in 
campo  potenti  di  nuove  alleanze ,  la  flimiglia  di  E.i- 
clieluio  (cioe  la  madre  con  Lida  e  con  Odalinda  so- 
rella  ancor  giovanissima  )  si  trasferisce  al  castello  di 
Bellano,  dove  gia  da  graa  tempo  si  era  ridotta  sua 
suocera ,  vecchia  e  cieca ,  e  nelle  cui  vicinanze  vi- 
veva  un  fratello  della  suocera  stessa  ,  vecchio  abate, 
Chiaro  intorno  per  senno  e  santitate.  Quivi  una  sera 
nicntre  Lida  era  nella  cliiesa  in  preghiere 

Le  si  accostb  all'  orecchio  tra  la  folta, 
Chiamandola  per  nome .  un  pellegrino, 
II  qual  sonimesso   le  dicea:  -  31' ascoUa, 
Con  sei  vele  doman  i^erso  il  maltino 
Passera   Ulrico :   corn  ei  I'  abbia  addotte 
In  saho  a  Dongo ,  qui  verra  la  notte. 

Cio  detto  il  nunzio  le  si  tolse  da  canto  confonden- 
dosi  tra  la  folia.  La  niattina  vegnente  adunque  la  gio- 
vane  iunamorata  sali  cchitamente  alia  piu  alta  camera 
della  torre  spiando  fra  timorosa  e  sperante  se  vedesse 
apparire  le  navi  di  Ulrico. 

Ed  ecco  finalnieaie  in  lontananza 
Le  attese  navi  remigando  a  gara ; 
Eran  sei,  tutte  in  fila ,  e  una  distanza 
A  numerarle  acconda  le  separa : 


6  ULRICO    E    LID  A.  , 

DaW  alber  della  prima  che  s'  avanza 
Lunga  all'  indietio  si  distende  e  chiara 

V  insegna  che  at  prigion  gia  vide  indosso  , 
Una  Candida  croce  in  campo  rosso. 

Ella  palpitante  segue  col  guardo  le  navi  nel  loro 
viafi^gio  alia  volta  di  Dongo ,  quando  vede  uscir  so- 
pra  loro  alcuni  Icgni  neniici  e  inseguirle. 

Lo  spazio  che  le  due  flotte  divide 

Vien  scemando  ,  scemando  ad  ogni  istante ; 

L'  assalitrice  all'  altra  gia  precide 

La  fuga  ,  e  gia  le  si  attraversa  innante  : 

Al  fulgor  delle  scosse  armi  omicide 

Vedi  ad  un  tratto  V  aria  luccicante , 

E  un  grido  formidahil  si  dijfonde 

Cupo  ,  incessante  sulla  via  delV  onde. 

Al  terrore  della  battaglia  die  gia  comincia  si  unisce 
anclie  qiiello  della  bufera : 

Odi  un  sordo  fragor  che  di  lontano 

Sorge ,  e  crescendo  vien  di  monte  in  monte , 
Vedi  alzarsi  in  colonne  al  subitano 
Turhin  la  neve  sui  ciglion  di  fronte  : 
1,-^  Tacito  ,  immoto  e  ancor  dell'  acque  it  piano , 

Sol  che  dal  boreal  fosco  orizzonte 
Basso  un  ruggito  vien ,  che  manifesta 

V  imminente  arrivar  della  ternpesta. 

E  gia: 

Ecco  giungere  il  nembo ,  ecco  le  gtosse 
Navi  dai  fieri  cavallon  percosse. 

Dopo  varj  casi  portati  cosi  dalla  battaglia,  come  dalla 
ternpesta,  il  ven*::o  caccia  le  navi  alia  spiaggla  di  Bel- 
lano,  sulla  quale  gia  o  concorsa  gran  gente  tutta  av- 
versa  ai  Comaschi.  Uhico  e  oraniai  solo  sulla  poppa 
della  maggior  nave ,  la  quale  malconcia  c  invasa  gia 
dai  nemici,  vien  rimurcliiata  verso  T  arena  ;  ma  per 
non  finire  senza  qualche  tratto  di  coraggio  , 

Al  pill  infesio  s'  avventa  e  dalla  sponda 
Abbracciato  con  lui  cade  neW  onda. 


NOVELLA.    DI    TOMMASO    GROSSI.  ^ 

Lida  a  tale  spettacolo  sviene;  poi  risentltasl,  nientre 
dalla  torre  sta  guardando  ansiosa  agli  avanzl  di  tanta 
rovina  ,  e  consolasi  in  parte  di  non  vedcrvi  le  note 
armi  d'  Ulrico ,  pel  cortile  e  per  le  camere  interne 
fra  Tululato,  ed  il  pianto  di  molte  donne  ode  ripe- 
tersi  il  grido:  E  morto!  Allora  come  furente  discende, 
e  attraversata  la  folia  cli*  era  al  pie  della  torre , 

Verso  le  stanze  ,  onde  un  fragor  venia 
Di  pill  acute  querele ,  ella  s' invia. 
Vi  giiinse ,  e  vide ,  ahi  vista  !  in  sul  terreno 
Un  cadavere  ,  e  stretto  iniorno  a  quello 
Battersi  lagrimando  il  volto  e  il  seno 
Di  sergenti  e  di  femmine  un  drappello  : 
Sul  mono  ella  slanciossi ,  in  un  baleno 
La  faccia  ne  scoverse  :  era  il  fratello. 
Levb  uno  strido  ,  e  sulla  fronte  amata 
S'  ahbandonb  piangente  e  disperata. 

Era  il  cadavere  di  Richelmo.  Costui  spedito  da  Milano 
a  Lecco  per  farvi  raced ta  di  navi  e  d'  uomini ,  e 
avuta  spia  del  viaggio  di  Ulrico,  vi  era  accorso  con 
desiderio  di  vendicar  la  sorella;  ma  cadde  nel  primo 
scontro  y^ri^o  in  mezzo  al  cor  d' una  saetta. 

Sul  cadavere  miserando  venne  a  pian2;ere  anche 
la  cieca  avola.  I\Ia  oltre  al  dolor  del  fratello  la  po- 
vera  Lida  e  affannata  anche  dal  timore  di  un'  altra 
sventura  : 

Tema  crudel ,  che  ammorza  a  poco  a  poco 
D'  ogn'  altra  cura  il  senso  ,  e  tanto  cresce 
E  le  fa  forza ,  che  non  trova  loco 
S'  ella  di  tanta  ans;ustia  alfln  non  esce  : 
Leva  la  fronte ,  e  con  accento  fioco 
Che  ai  singhiozzi  e  alle  Ingrime  si  mesce  , 
Di  virgineo  pudor  tinta  la  hella 
Gota  ,  ne  chiese  a  una  vicina  ancella. 

Da  costei  fu  certificata  die  Ulrico  era  stato  tratto 
illeso  dal  lago;  e  ch' egli  guardato  nella  segreta  della 
torre  avea  seco  una  giovane  di  bellissimo  aspetto , 
creduta  da  tutti  sua  sposa,  e  di  cui  si  mostrava  sol- 
lecito  pill  che  di  se  stesso.  Prostrata  da  questa  notizia 


8  ULRICO    E    LIDA  , 

Senza  moto  restb  ,  senza  favella 
Stupida  un  pezzo  e  come  trasognata  : 
Smorta ,  tremante  alfin  ,  col  capo  basso 
Volse  improwiso  alle  sue  stanze  il  passo. 

L'  avola  poi  com'  ebbe  sfogato  il  primo  impeto  del 
doloie  ordjno  die  il  cadavere  di  Richelmo  fosse  col- 
locato  nel  luo2;o  piii  riposto  della  casa  ,  e  che  tutti 
cessassero  dal  laniento,  affinche  la  nuora,  assenle  per 
caso  in  quel  giorno ,  tornando  noa  fosse  assalita  im- 
piovvisamente  da  troppo  crudele  spettacolo.  Appunto 
col  nascere  di  quell' infausta  giornata  la  madre  di  Lida 
era  uscita  di  Bellano  insieme  colla  fanciulla  Odalinda 
obbedendo  ad  un  niesso  del  vecchio  Abate  fratello  di 
sua  suocex-a.  Da  lui  poi  avea  inteso  come  il  padre  di 
Ulrico  volendo  costringerlo  a  sposare  Eurosa  figliuola 
del  Rumo  castellano  di  Dongo  ,  lo  avea  mandato  in 
un  suo  castello,  flicendo  intercettare  ogni  messo,  ogni 
scritto  ;  che  il  giovane  per  trovar  modo  di  mante- 
nere  la  sua  proniessa  erasi  volto  finalmente  all'astu- 
zia,  fj agendo  di  cedere  ai  voleri  del  padre;  il  quale 
credendo  sincera  quella  mutazione  gli  avea  dato  1'  in- 
carico  di  condurre  la  propria  sorella  presso  la  madre 
nella  Valtellina;  clie  Ulrico  nel  ritorno  approderebbe 
quella  notte  stessa  a  Bellano  per  contrarvi  segreta- 
mente  le  nozze  pattuite;  che  di  tutto  questo  ella  me- 
desima  avrebbe  gia  avuto  notizia  se  non  respingeva 
lo  scudiere  die  Ulrico  le  aveva  spedito,  donde  poi  al 
buon  giovine  era  venuto  in  pensiero  di  mandare  a  lui 
queir  avviso  pregandolo  di  significarle  ogni  cosa.  Se 
il  lago  pertanto  non  e  avverso  (  soggiunse  I'Abate  ) 
egli  approdera  qiiesta  notte ,  e  con  un  batter  di  palme 
dara  indizio  del  suo  arrivo  :  e  per  quell'  ora  sara  con 
voi  anche  Richelmo  al  quale  ho  spedito  gia  in  Lecco 
un  mio  messo.  Questo  discorso  console  grandemente  la 
buona  madre;  e  volentieri  si  sarebbe  subito  posta  in 
via  per  recare  la  lieta  novella  alia  figlia,  ma  un  cotal 
nevischio  messosi  ai  monti  la  costrinse  a  indugiare 
alcun  poco ,  sicclie  non  fu  di  ritorno  a  Bellano  prima 
che  fosse  gia  notte  buja.  Quivi ,  dope  le  cose  predctte, 


NOVELLA    DI    TOMMASO    GROSSF.  g 

Lida  ritrattasi  nella  propria  stanza  aveva  pianto  lun- 
gamente,  straziata  e  dalla  perdita  del  fratello  e  dalla 
ingratitudine  delFamante;  quando  entro  a  lei  la  pri- 
gioniera  e  le  fece  palese  com'essa  era  sorella  e  non 
moglie  di  Ulrico  ,  dicendole  inoltre  quel  medesinio 
che  r  Abate  aveva  gia  detto  a  sua  madre : 

Ah  sorella  mia  dolce  ,  ah  mi  perdona ! 
Lida  pivwmpe  allor  fuor  di  se  stessa , 
E  le  si  getta  al  collo  e  si  abbandona 
Fra  le  sue  braccia  dalla  gioja  oppressa  : 
Nulla  cura  nel  cor  piit.  le  tcnzona, 
Svanisce  in  quell'  isCante  innanzi  ad  essa  , 
Nell'  estasi  d'  amor  tutta  rapita  , 
Ogni  Crista  memoria  della  vita. 

Ma  come  poteva  durar  la  gioja  dov'  erano  tante  ca- 
gioni  di  dolore?  A  rinnovar  la  mestizia  sopraggiunsero 
la  madre  c  Odalinda  che,  ignare  deH'accaduto,  e  ap- 
portatrici  di  tante  speranze  gia  dal  contiario  destino 
sventate ,  al  prinio  entrare  nel  castello  cominciarono 
lietamente  a  cliiamar  Lida  per  nome  : 

La  fanciulletta  senza  darsi  posa 
Vispa  a  lei  corre ,  e  tosto  che  la  vede , 
—  La  sposa  !  grida  di  Ionian  ,  la  sposa ! 
E  le  si  getta  in  grembo  ,  senza  fine 
Vezzi  intorno  facendole  e  moine. 
Lieta  sopraggiugnea  la  gcnitrice , 

Dicendo  —  Figlia  mia ,  buona  novella  ! 

Viene  Ulrico  e  sei  sposa ;  il  ver  ti  dice 

Chiamandoti  cost  la  tua  sorella  —  > 

Sulla  orbata  levar  madre  infelice 

Gli  occhi  gonfi  non  osa  la  donzella  ; 

Mover  parola  il  labbro  indarno  tenia , 

Tanto  il  materno  gaudio  la  sgomenta. 

La  madre  domanda  se  non  e  ancor  giunto  Richel- 
mo ;  e  Lida  pallida  come  la  morte  non  sa  fade  ri- 
sposta :  sicche  certa  oramai  del  suo  danno  aprendosi 
la  via  fra  quanti  cercano  di  ti'attcnerla , 

Corre  all'  uscio  fatale  e  lo  spnlanra  , 
Ne  v'  ha  chi  del  suo  nato  le  interdica 


10  ULRiaO    E    UDA, 

Mirar  la  fronte  inanimata  e  bianca. 
JVe  una  lagrima  die  ,  ne  un  sospir  solo. 
Siccome  morta  la  levdr  dal  suolo. 

Per  pill  giorni  non  si  fece  altro  in  quel  luogo  die 
piangcre.  L'avola  rammento  poi  Ulrico  e  la  sorella, 
e  persuase  la  nuora  a  trarli  di  prigione ;  laonde 

Entrambi  accold  con  benigne  ciglia 
Parteciparo  al  duol  della  famigUa. 

La  madre  infelicissima  stese  una  mano  ad  Ulrico 
incolpando  pur  se  medesima  e  i  suoi  ingiusti  sospetli 
della  sventuia  in  cui  ora  gemeva ;  e  il  giovinetto 
coniniosso  rispose  clie  volontieri  darebbe  la  propria 
vita  per  restituirle  Riclielmo  ,  e  die  farebbe  tutto 
qiianfo  niai  fosse  da  lui  per  ristoraria  di  tanto  danno, 
aggiun2;endo : 

Cli  egli  per  sempre  dalla  terra  infida 
Che  pargoletto  lo  nudria  s'  esiglia  , 
Che  in  i'ita  e  in  inorte  s'  e  donato  a  Lida  , 
JEd  e  qiiella  di  lei  la  sua  famigUa ; 
Che  col  brando  difenderla  confida  , 
Finche  il  paese  in  arml  si  periglia  ; 
E  salvarla  o  movir  giura  per  essa  , 
Fosse  pur  contra  la  sua  gente  istessa. 

La  cieca  allora  sollevb  la  testa 
'      Verso  il  giovin  sclaniando  —  Oh  benedetta 
La  man  di  Dio  che  a  noi  ti  dona  ,  e  questa 
D'  amor  parola  e  di  pietd  die  hai  delta  ! 
Figlio ,  difesa  e  appoggio   della  mesta 
Cusa  dov  hai  la  tua  compagna  eletta  , 
lien  di  te  il  t'e/o  con  aniico  zelo 
Mi  dicea  quei  die  rn  ode  ora  dal  cielo ! 

—  Si,  lo  rammento  :  e  a  me  pur  resistea 
.    <  Misero  !  quanto  e  a  pio  figliuol  concesso  , 

Interruppe  la  madre  :  io  son  la  rea  , 
Jo  che  nel  cor  del  mansueto  ho  messo 
Quel  furor  sceUerato  che  dovea 
Trascinarlo  alia  toniba  ,  io  lo  confesso  , 
Fui  quella  che  V  uccisi ,  ed  or  non  merta 
La  pieta  di  nessun  questa  diserta. 


NOVELLA    DI    TOJIMASO    GROSSt.  I  i 

Ulrico  e  sua  sorella  Rosamonda  rimasero  a  Bcllano 
pel  volger  d'an  mese  ;  e  per  amor  loro  anclie  gli 
altri  prigionieri  comaschi 

Dal  cieco  fondo  in  die  giacean  fur  tolti 
E  per  la  torre  errar  potcan  discwlH. 

Frattanto  venne  Y  annunzio  che  Milano  era  calata 
a  domandare  la  pace  ,  e  parve  opportuno  die  Ulrico 
si  trasferisse  a  Como  per  favorire  quanto  potesse 
raccordo.  Segretamente  adunque  egli  sul  pritno  im- 
brunir  della  notte  s'  imbarca  lasciando  sul  lido  le  tre 
giovani  ( Lida  ,  Odalinda  e  Rosamonda  )  venute  ad 
accompagnarlo. 

In  vive  strisce  il  raggio  deJla  luna 
Brilla  sidle  increspate  onde  del  lago 
Bono  qua  e  la  dalla  moiitagna  bruna , 
Di  cui  suW  acque  stendesi  V  immago. 
Sparisce  ad  or  ad  or  neW  importuna 
Oscurita  la  navicella  ,  e  al  vago 
Sguardo  delle  rimaste ,  ad  ora  ad  ora 
Ricompar  netta ,  per  celarsi  ancora. 

Stavano  tuttavia  guardando  ,  benche  invano,  dietro 
alia  barca,  quando  i  prigionieri  comaschi  abusando 
della  liberta  loro  conccduta  ,  aperta  un  ampia  brec- 
cia nella  muraglia,  usciron  sul  lido,  strascinarono  le 
fanciullc  in  una  nave,  e  via  pel  lago  dietro  al  le- 
gno  di  Ulrico.  Non  poterono  i  rapitori  proseguire  a 
dilungo  il  viaggio,  perche  uscirono  ad  inseguirli  al- 
cuni  di  Beliano  ;  ma  si  torsero  invece  a  Menao^^io , 
dove  ed  essi  furono  salvi  e  consegnarono  le  nijiite' 
al  capo  delle  milizie  comensi.  Costui  come  amicis- 
simo  di  Ulrico  ,  tutte  le  accolse  cortesemente.  Lida 
e  Odalinda  pregano  quanto  piu  possono  die  le  ri- 
niandi  alia  niadre  ;  ma  in  questo  gli  e  assolutamente 
impossibile  di  contentaile  ,  e  la  mattina  veenente  le 
invia  a  Como. 

Quivi  nel  corso  di  quella  nottc  era  pervcnuto  gia 
Ulrico,  di  cui  dopo  il  conflitto  di  Bellano  non  s"era 
pm  avuta  notizia  sicura  ;  e  trovo  nelia    casa   paterna 


12.  ULRiCO    K    LIDA, 

anche  il  Rumo  castellano  cli  Dongo ,  e  la  figliuola 
Eurosa  clie  il  Concorde  volere  o  piuttosto  Tinteresse 
dei  padi'i  volea  fare  sua  moglie.  Alia  molte  e  impa- 
zienti  domande  Ulrico  risponde  raccontando  lo  scon- 
tro  coi  nemici ,  il  furore  della  bufera ,  la  morte  di 
Riclielmo,  e  com' egli  e  Rosamonda  coi  poclii  scam- 
pati  dal  ferro  e  dair  accrue  sono  prigionieri  in  Bel- 
lano ,  donde  ora  e  spedito  sotto  fede  di  ritornarvi 
cpialora  non  si  conchiuda  la  pace.  II  Rumo  vorrebbe 
pigliare  sopra  di  se  di  Idierare  i  prigionieri  dal  ca- 
stel  di  Bellano ,  purclie  Ulrico  stesse  a  Como  ,  ne  si 
trattasse  di  accordo. 

Tardo  sarehhe  ogni  soccorso   e  vano  , 
Gli  fea  risposta  il  giovin  risoluto  : 
Saranno  i  prigionier  prima  in  Milano 
Che  til  mova  le  forze  in  loro  ajuto  : 
In  quanta  a  me  ,  sai  ch'  io  ripormi  in  mano 
Dovrb  cli  chi  'I  venir  m'  ha  conceduto  , 
Che  lo  giurai ;  ne  gia  da  voi  si  vuole 
Ch'  io  faccia  fango  delle  mie  parole. 

Concorre  nel  parere  di  Ulrico  suo  padre  desideroso 
innanzi  tutto  di  liberar  la  figliuola ;  e  dalle  ragioni 
di  entrambi  e  fiualmente  persuaso  anche  il  R.umo , 

Doversi  con  proposito  efficace 
Concordemente  procacciar  la  pace. 

E  gia  la  vegnente  mattina  la  popolare  assemblea  in- 
clinava  ad  accettare  la  pace  proposta  dal  legato  di 
Milano , 

Se  non  ch' a  un  tratto  rimhombar  s' udiva 
--  Di  molte  voci  il  porto  non  lontano  : 

i;!::  '  Era  la  lieta  turma  fuggitlva 

■  \  .  Scampata  dalla  torre  di  Bellano  « 

■.',!  Che  halzava  in  quel  punto  sulla  riva 

.  ;     ,  Fra  i  gridi  e  il  plauso  e  il  hatter  mano  a  mano  : 

E  v'  ha  chi  tosto  all'  assemblea  li  guida 
Con  Rosamonda  ed  Odahnda  e  Lida 

Uno  di  costoro  raccontando  come  i  loro  compagni 
naufraghi  e  inermi ,    erano    stati    uccisi    sul    lido    di 


NOVELLA   Dl    TOJMMASO    CROSSI.  i3 

Bellano,  commosse  il  popolo  a  sdegno,  sicche  da  mold 
si  comincio  a  gridare:  al  tradimento  ! 

Alia  ringhiera  fulminando  ascese 
Video  allora ,  e  dL  parlar  richiese. 

Ma  volgendo  dalV  alto  in  su  le  felle 

Turbe  irate  lo  sguardo ,  a  un  tratto  amniuta  , 
Che  non  lungi  fra  un  gruppo  di  donzelle 
La  gevmana  da  pria  gll  vien  veduta  , 
Poscia  OdaUnda  e  Lida  in.  mezzo  a  quelle , 
Sciolta  le  chioine ,  attonita ,  sparuta  , 
Che  i  cari  occhi  volgendo  a  quella  banda 
Stende  le  palnie ,  e  a  lui  si  raccomanda. 

Balza  il  giovane  al  basso  ,  e  la  crucciosa 
Voce  ,  intanto  die  a  lei  corre ,  levando  : 
■ —  Lasciatela  ,  gridava ,   ell'  e  mia  sposa  : 
Jo  la  difendo  ,  —  e  sguainava  il  hrando ; 
E  raggiunta  la  bella  timorosa , 
Per  man  la  prese :  ella  chinossi ,  e  quando 
La  fanciullina  in  braccio  s'  ebbe  tolta  , 
Lo  seguitb  a  traverso  dclla  folta. 

Egli  la  condusse  alia  propria  casa,  la  i-accomando 
alia  sorella,  e  fu  di  nuovo  alia  piazza  dove  il  po- 
polo aveva  gia  vinto  il  partito  di  rompere  ogni 
trattato  di  pace  coi  Milanesi, 

Onde  al  suon  d""  una  stolida  esultanza 
Si  venia  disciogliendo  V  adunanza. 

II  Rumo  ritornando  alia  casa  del  suo  ospite  trovo  la 
figliuola  Eiuosa  tutta  turbata  per  T  arrivo  di  Lida;  e 
saputa  da  lei  ogni  cosa ,  tcnendosi  aggirato,  ruppe 
in  feroci  proteste  di  vendetta.  ]Ma  il  padre  di  Ulrico 
mitigo  a  poco  a  poco  quell' ira,  e  tutti  e  due  d' ac- 
cordo  pensarono  come  potessero  trar  partito  dai  casi 
contro  i  quali  era  inutile  adirarsi.  Diedero  voce  per- 
tanto  clie  il  Rumo  nel  vegnente  mattino  doveva  con- 
durre  a  Dongo  Lida  e  Odalinda ,  nelle  quali  vendi- 
cherebbe  i  torti  sostenuti  dalla  iiglia  di  un  barone 
a  lui  attenente. 

In  ira  al  padre,  al  Rumo  ed  alia  figlia 
Supplica  indarno  il  giovane  amoroso , 


j/j  ULEIOO    E    LIDA  , 

Invan  grida  e  minaccia ,  e  s'  assoUigUa 
Brigandosi  a  salvarla  dl  nascoso  : 
La  suora  finalmetite  gli  consiglia , 
Come  I'  e  iinposto ,  che  si  faccia  sposo 
D'  Eurosa  ;  non  avervi  altra  ,  fuor  quella 
Via  di  salute  a  Lida  e  alia  sorella. 
Ma  infunato  le  facea  comando 

Ulrica  ,  che  se  amor  di  lui  la  tocca , 
Ben  s'  avesse  a  guardar  che  un  si  nefando 
Confono  pill  le  venga  a  uscir  di  bocca; 
Ch'  ei  le  infelici  avria  tratt.e  col  brando 
Da  qual  si  fosse  piii  munita  rocca , 
Ovver  di  quella  saria  morto  al  piede 
Serbando  imiolata  la  sua  fede. 

Un  somigliante  consiglio  poi  g;li  e  dato  (per  sugge- 
rimento  di  Eurosa)  anclie  da  Lida-,  la  quale  facendo 
forza  al  suo  ciiore  lo  piega  non  gia  per  se  stessa  a 
cui  non  puo  piu  risplendere  alcuna  speranza,  ma  per 
Odalinda  e  per  rinfelice  sua  madre. 

Ulrica  a  tanto  dalle  man  di  Lida 

La  sua  man  libera  tutto  sdegnato  : 

—  Or  va ,  dicendo ,  in  un  amor  ti  fida , 

Che  santamente  ti  venia  giurato! 

Ma  la  fanciulla  —  O  mio  fedele!  Oh,  grida, 

Primiera  del  cor  mio  sospir  celato! 

Sola  speme  e  confono  ne'  miei  guai ! 

Che  amor  sia  questo  ch'  io  combatto  il  sai  ? 
Sal  tu  con  quanta  angoscia ,  anima  mia, 
•   (  Vinta  m'  arrenda  a  cosl  amara  sorte  ? 

Lo  sai ,  che  tutta  vorrei  perder  pria 
i.  1  .  Dl  super  che  t'  e  al  fianco  una  consorted 

...  Che  mille  e  mille  volte  mi  saria 

,:  ,;  Bill  gioconda  e  accettevole  la  marte  ? 

Sai  tu  con  che  pieta ,  can  che  spa\ento 

Ti  sto  dinanzi  in  si  crudel  momenta? 

Ulrico  senza  farle  risposta  s'  invola  da  lei ,  che  dub- 
bia  e  tremante  rimase  sino  a  mezzanotte  piangendo 
accanto  al  letto  su  cui  dormiva  Odalinda.  Allora  poi , 
nientre  tutto  era  sllenzio  ed  oscurita,  senti  aprirsi  la 
porta  c  vide   entrare    Eurosa,  la  quale    contro    ogni 


NOVELLA    DI    T0MMA50    GROSS!.  l5 

suo  credere  fatta  pietosa  di  lei  veniva  a  levaila  se- 
gretamente  dalla  prigione.  Attraversando  le  stanze 
voile  il  caso  clie  la  fanciulla  svegliandosi  impaurita 
luettesse  un  grido  clie  fu  sentito  dal  Runio ;  ina  po- 
terono  nondimeno  discendere  e  uscir  sulla  via,  dove 
Ulrico  le  stava  aspettando  con  due  cavalli,  sui  quali 
fuggirono.  Dopo  avere  cavalcato  niolte  ore  liingo  il 
lago,  sentendo  un  suonar  di  campane  a  martello, 
indizio  ch'  erano  inseguiti ,  entrarono  in  una  barca 
che  li  portasse  a  Bellano.  Ma  per  sottrarsi  ad  al- 
cnne  baixhe  attraversatesi  al  loro  viaggio,  Ulrico 
voile  approdare  alia  riva  d'  Oro  ignaro  clie  appimto 
in  quella  notte  il  Rumo  avesse  avuto  a  tradiniento 
il  territorio  di  Dervio.  Quivi  dunque  il  fiero  veccliio 
era  pervenuto  gla  prima ,  e  vi  aveva  appiattate  genti 
eino  a  Bellano ;  le  quali  corsero  addosso  ad  Ulrico 
mentre  senza  sospetto  avviavasi  colle  due  giovani  al 
castello.  A  quell"  assalto  le  due  sorelle  atterrite  cac- 
ciaronsi  in  una  grotta,  ed  Ulrico  fermo  dinanzi  aU'en- 
trata  ne  fece  una  valorosa  difesa.  II  Rumo  stesso  con 
nuove  genti  venne  contro  di  lui  quando  n'  ebbe  no- 
tizia;  ne  per  questo  depose  la  speranza  e  il  coraggio. 

Sostenne  il  nuovo  affronto  lungamente 
Quel  prode  dal  peitugio  fuhninando ; 
Ma  duvar  solo  incontro  a  si  gran  gente 
Fill  non  potea  •,  gia  gli  era  greve  il  brando, 
Le  sue  botte  cadean  senipre  piii  lente , 
Gla  indietreggiava  sovercliiato ,  quando 
Ecco  pre  si  da  subito  spavento 
Fuggon  gli  assalitori  in  un  momemo. 

E  questo  procedeva  da  un  drappello  di  milizic  ve- 
nule da  Bellano  contro  il  Rumo  poiclie  V  avevan 
veduto  approdare  a  quella  spiaggia.  Ulrico  allora  con 
Lida  e  con  Odalinda  si  pone  di  nuovo  in  via  verso 
Bellano;  ma  giunti  ad  un  ponte  non  d'altro  formato 
che  d' un  ansiusto  trave,  mentre  il  2;ucrriero  coif  una 
mano  guidasi  innanzi  la  fanciulla,  e  colfaltra  si  trae 
dietro  Lida,  odoasi  alle  spalle  la  voce  del  Rumo, 


l6  ULRICO    E    MDA, 

Ed  eccol  da  una  macchia  uscir  veloc6 , 
Eccolo  che  sul  ponte  gia  si  caccia  : 
Strillan  le  imbelli  a  vista  del  feroce 
Infocato  negll  occhi  e  nella  faccia, 
EgU  cieco  di  rabbia  a  prima  giunta 
Vn  gran  colpo  al  garzon   tira  di  punta. 
Lui  non  feri ,  che  la  fanciuUa  amante 
Del  petto  verginal  gli  /e'  riparo, 
A  quel  ciiidd  parandosi  davante 
IVel  punto  che  vibrar  vide  V  acciaro. 

II  feritore  strascinato  clal  proprio  peso  va  capovolto 
nel  fiume  a  pagare  il  fio  del  suo  delitto :  e  Ulrico 
sorreggendo  I'infelice  sua  sposa  arriva  al  castello,  al- 
bergo  d'  immenso  dolore.  Perocche  oltre  i  mali  gia 
detti ,  la  madre  di  Lida  vinta  da  tante  sventure  era 
uscita  del  senno.  E  gia  ella  s'invola 

Alle  guardiane ,  e  fuor  di  se  s'  avanza 
Franca ,  in  atto  di  stupida  esultanza. 
Fea  contrasto  terrihile  quel  riso 
Immobile  sui  labbri  scolorati 
Colla  magrezza,  col  pallor  del  viso , 
Col  brillar  degl'  intenti  occhi  infossati. 
Sovra  la  fronte  ad  ambc  man  diviso 
S'  aveva  entrando  i  crin  lunghi ,    arruffati ; 
E  tenea  fisse  estatica  le  ciglia 
Delia  suocera  in  voUo  e  delta  figUa. 

Accostatasi  al  letto  di  Lida  senza  punto  conoscerla, 
colle  sue  vane  domande  e  coUe  piu  vane  risposte 
raddoppia  1'  angoscia  della  povera  giovane.  A  poco  a 
poco  riacquisto  poi  la  sua  niente;  e  Lida  intanto  pareva 
riaversi.  Gia  il  chirurgo  diceva  cessato  il  pericolo  della 
ferita,  sicche  tutti  aprivan  1' animo  a  nuova  gioja  : 

essa  e  la  sola 

Che  nel  gaudio  comun  non  si  consola. 

Ulrico  continuo  al  suo  letto  vorrebbe  pur  vederla 
partecipe  della  speranza  e  della  letizia  comune,  ma 
Lida  Rnalmente  lo  trae  d'  inganno  aprendogli  il  pre- 
sentimento  eh''  essa  ha  di  una  morte  vicina  : 


NOVELLA    DI    TOMMASO    GROSSI.  1 7 

Vn  gran  dolor,  mio  fido ,  ti  si  appresta; 
Ch'  io  giunger  sento  V  ora  del  Signore  j 
Sento  die  il  soffio  della  vita  manca. 
In  questa  came  estenuata  e  stanca 

Vedi  la  il  sole ,  al  fin  del  suo  sentiero  ? 

Tornera,  ne  il  vedranno  in  oriente 

Gli  occhi  miei  che  fian  chiusi  eternamente. 

Aliora  fu  mandato  pel  medico;  il  quale 

Venne,  e  lesse  la  morle  nell'aspetto 
Mutato  dell'  inferma ,  che  da  rea 
Febbre  sbattuta ,  e  di  vigor  gici  scema , 
V  approssimar  sentia  dell'  ora  estrema. 

Llda  come  colei  che  gia  aveva  deposta  ogni  speranza 
send,  senza  punto  alterarsi,  cpiella  mortale  sentenza,  e 
solo  pregava  die  nulla  se  ne  dicesse  alia  madre  ed 
all'avola:  e  quando  esse  entrarono  nella  stanza, 

Gli  atti  compose  in  calma  e  la  favella , 
E  come  sempre  avea  di  far  costume , 
Incontro  alle  vegnenti  una  man  stese 
In  placido  d'  amore  atto  cortese. 

La  buona  madre  sempre  piu  persuasa  della  vicina 
guarjgione  fa  portare  sul  lotto  dell'  inferma  una  co- 
rona e  un  velo  da  lei  trapunto  pel  di  delle  nozze ; 
ozgetti  alia  povera  giovine  di  tristezza  e  di  pianto 
ch''  ella  con  2;rande  stento  raffrena  e  nasconde  : 

Finche  la  notte  omai  fattasi  tarda , 
Tuiti  dier  ccnno  per  andarne  insieme  : 
Pur  contiensi  I'  inferma,  e  la  gagliarda 
Ambascia  rinascente  in  suo  cor  preme; 
Con  ciglio  asciutto  quelle  amate  guarda 
Ch'  ella  di  riveder  non  ha  piu  speme  : 
Bacia  Odalinda,  e  in  suo  cordogUo  muta 
La  dolce  madre  e  V  avola  saluta. 

Venne  poi  il  sacerdote ;  il  quale  com'  ebbe  compiuto 
r  augusto  suo  uflicio ,  le  concesse  di  rivcdere  colui 
die  avrebbe  dovuto  esserle  sposo.  Lida  cercando 
come  puo  di  consolarc  il  suo  Ulrico,  le  raccomanda 
Bibl.  Itcd.  T.  LXXX\L  2 


l8  ULRICO    E    LIDA  , 

I'avola,  la  madre  e  la  sorella,  e  quasi  per  liberarsi 
tla  uu  obbligo  die  le  pesa  sul  cuore,  lo  conforta  a 
farsi  marito  d'  Eurosa.  Cosi  ( ella  dice )  tuo  padre 
cessera  forse  di  essere  avverso  alia  mia  casa;  e  tutti 
sarete  felici : 

E  qunndo  dolci  e  placide  giornate 
Scorrer  vedrete  ntlla  pace  insieme , 
Un  cortfse  pensier  non  mi  negate, 
Che  anch'  io  fui  lieta  di  cotarita  speme. 
Ancli  io  .  .  .  die  dissi,  ohime!  non  sian  turbate 
Da  desiderio  uman  quest'  ore  estreme  : 
Jddio  nol  voile ,   i  suoi  giudizi  adoro , 
E  rassegnata  e  confidente  io  mow. 

Ma  Ulrico,  quando  i  repressi  singhiozzi  gli  permettono 
di  parlare ,  protesta  clie  non  gli  saia  mai  possibile 
esser  d' altra  che  di  lei,  sola  in  vita  ed  in  morte  cara 
al  sue  cuore.  Cosi  dicendo  le  bacio  la  mano  oiamai 
gelida  e  bianca;  ed  essa  contenta  di  avere  con  qiiella 
preghiera    soddisfatto  a  cio  che   credeva  suo  debito , 

Fu  tutta  del  rifiuto  consolata , 
Nel  soave  pensier  d'  essere  amata. 

Ulrico  allora: 

Ascoltami ,  riprese  .- 

Pe' tuoi  cari  non  fia  ch' io  mi  risparmi^ 
Ma  straniero  fra  lor  vuoi  tu  lasciarmi  ? 
Deh!  die  la  madre  tua  diiamarla  io  possa 
Madre ,  e  suo  figUo  oda  appellarmi  andi'  io  : 
Questo  amor  die  verrd  mtco  alia  fossa 
Fa  die  sia  henedetto  innanzi  a  Dio.  — 
*  E  al  suo  pregar  vedendola  commossa , 

—  M'adempi,  oh!  segue,  I' ult  mo  desio 

La  morte  mi  parrd  manco  incresciosa 

S' io  dir  potrb  • —  M' aspetta  la  mia  sposa. 

II  sacerdote,  presente  al  colloquio,  benedisse  il  loro 
amore  infelice, 

E  i  detti  profferi  solenni  e  cari  : 

'<  Quel  che  congiunse  Iddio  V  uom  non  separi.  » 


NOVELLA   VI    TOMMASO    CROSSI.  I9 

Ma  Lida  omai  sentendosi  al  solenne 

Punto,  un  ultimo  sguardo  al  garzon  volse: 
Molhmtnte  d'lin  braccio  ei  la  sostenne , 
II  capo  sovra  V  omero  si  tolse; 
E  il  sospir  fuggitivo  die  le  venne 
Sulle  labbra  aleggiando  ne  raccolse  : 
Cosi  la  sposa  placida  e  contenta 
Nd  sonno  degli  cletti  s'  addormenta. 
Nero,  sul  petto  e  suHe  spalle  sciolto , 
II  bel  Clin  le  traspar  di  sotto  al  velo: 
E  Tugiadoso  e  candido  quel  volto, 
Qual  giglio  appena  svdto  dallo  stelo: 
In  soave  d'  amore  atto  iwolto 
Tien  I'  angelica  sguardo  inverso  al  cielo: 
E  sulle  labbra  pallide  il  sorriso 
E  la  gioja  le  sta  del  paradiso. 
Con   qiiesti    bei    versi   finisce    il    signor    Grossi   la 
sua  nuova   produzione  della    quale  non  sara  niaravi- 
glia   die    da    moiti   variamente   si   parii   e   si    scriva , 
provocandosi  (come  gia  s'e  veduto  far  da  qnalcuno  ) 
a  vicenda  grinimoderati  o  nel  biasiino  o  nella  lode. 
Aggiungasi    die    qiieste    Novelle   soglioiio    essere    dai 
lettori  considerate  sotto  due  aspetti  grandemente   di- 
versi    fia    loro  ;    donde   nascono  poi   contrarj    giudi- 
zj ,  o  nicglio   diremo    contrarie    sentenze :    perclie   il 
vero  giudizio  dileguasi  dove  le  cose  non  si  risguar- 
dano  da  tutti  i  lati.  Vi  ha  clii  suol  leggerle  come  li- 
bri  da  passar  tempo;  e  quando   le  trovi  atte  a  man- 
tener  desta  per  poclie  ore  la  curiosita,  od  a  provocare 
ima  lagrima  ,  stima  die   1"  autore    conseguisse    piena- 
mente  il  suo  (me  pcrche   lia   pienamente    soddisfatto 
al  suo  gcnio.  Altri  le  pcsa  per  lo  contrario  a  troppo 
rigorosa  bilancia  ;  non   ha  curiosita  ,   non   ha  lagrime 
da  consentire  ad  un  libro  die  non  e  scritto  secondo 
le  sue  letterarie  opinioni.  E  gli  uni   si    maravigliano 
che  v'  abbia  clii  citi  le  regole  de'  maestri  ,    o    taccia 
giudice  il  raziocinio  ,  dove  al  parer  loro  tutto  nasce 
dal  cuore  ed  e  fatto  pel  cuore:  agli  altri  in  vece  pare 
incrcdibile  che  il  cuore  s' abbia  a  commovere  di  quel- 
lo ,  di  che  T  iatelletto  c  il   giudizio    non   si    possono 


20  rLSICO    E    LID A  , 

contentar  pienamente.  In  quanto  a  noi  abblamo  cre- 
duto  di  soddisfare  in  iin  punto  e  al  nostro  debito 
come  giornalisti,  e  al  dcsiderio  de'  nostri  lettori,  fa- 
cendo  loro  conoscere  il  piu  ampiainente  che  si  potesse 
questo  nnovo  frutto  di  un  infi;egno  cosi  colto  e  cosi 
gentile.  Oltre  le  niolte  bellezzc  poi  clie  ciascuno  avia 
gia  notate  leggendo  il  sunto  pienicsso,  potremmo  ag- 
giungerne  qui  non  poche  altre,  alle  quali  il  filo  di 
una  compendiata  narrazione  non  ha  potuto  dar  luo- 
go.  E  per  addurne  pure  un  esempio,  ci  pajono  molto 
belli  i  seguenti  versi  ne'  quali  il  poeta  descrive  la 
povera  Lida  che  prigioniera  in  Menaggio,  veglia  agi- 
tata da  cento  tristi  pensieri  nella  stanza  in  cui  dor- 
mono  Odalinda  e  Rosamonda  ,  e  finalnicnte  affaccia- 
tasi  ad  un  verone  : 

Al  debil  raggio  delta  luna  scema , 

Intende  il  guardo  quanto  pub  piii   lunge  , 

Ma  su  pel  lago  che  s'  increspa  e  trenia 

S'  annebbia  e  perde ,  ed  a  Btllan  non  giunge  : 

Se  non  che  parle  in  ver  la  falda  estrenia 

Del  monte  che  con  V  acque  si  congiunge 

Or  discernere  or  no  come  una  bianco, 

Striscia  interrotta  che   vacilla  e  manca. 

E  in  generale  questa  Novella  dal  lato  della  lingua 
e  dcllo  stile  e  lavoro  molto  lodevole  ;  perche  oltre 
alia  proprieta  de'  vocaboli,  air  evidenza  de'  traslati 
ed  alia  sceltezza  de'  modi ,  ha  la  dote  rarissima  di  una 
costante  e  spontanea  uguaglianza.  La  musa  del  signor 
Grossi  e  tenera  e  affettuosa  :  e  nello  stile  e  nel  verso 
egli  ha  una  soave  malinconia  che  a  poco  a  poco  s' in- 
sinua  nell'  animo  de'  leggitori  e  li  conduce  alle  la- 
grime.  In  questa  parte  la  sua  vena  si  spiega  con  una 
abbondanza  e  delicatezza  veramente  invidiabile  :  ne 
solamente  nel  verso  ma  anche  nella  prosa  il  suo  stile 
diventa  tanto  piu  facile,  armonioso,  eflicace,  quanto 
pill  la  materia  e  patetica  o  sendmcntale.  Percio  poi  non 
a  torto  si  dol2;ono  alcuni  clie  in  questa  novella  il  signor 
Grossi  abbia  voluto  coniidare  nella  varieta  dei  casi ,  o 
come  dicesi  nell'  intreccio  ,    piuttostoche   nell'  affetto ; 


NOVELLA   DI   TOMMASO    GUOSSI.  21 

e    correr    dietro    air  csempio    de'  forestieri ,    anziche 
insistere    su    qiiella    via    per    la    quale    si    e    messo 
coir  Ildcgonda.  La  troppa  varieta  di   casi    porta    seco 
il  pericolo  quasi  inevitaljilc    di    quakhe    inverosimi- 
glianza  od   almcno    di   qualche   dubbiezza  ,    dove    la 
iiicnte  del  lettore  per  nccessita  si  fernia,  e  il  cuore 
intanto  si  raffredda ;  senza  clie  le  troppe  vicende  ac- 
cumulate nella  brevita  di  questo  couiponiniento,  come 
affaticano  alcun  poco    il    lettore ,    cosi    costrinsero    il 
poeta  ad  uscir  troppo  spesso  del  proprio  suo  campo 
per  assumer  Tufficio  di  sernplice  narratore;  nel  quale 
poi  non  di  rado  gli  piacque  di  usare  uno  stile  ed  un 
verso  troppo  rimesso   e    quasi    potremmo  dire    disa- 
dorno.  Ben  sappiamo   di   accennare  con    cio   ad    una 
opinione  letteraria  del  signor  Grossi  piuttostoche  ad 
un  difetto  di  poetira  facolta;  ma  non  per  questo  vo- 
gliamo  lasciar  di  dire  1' impressione    poco    piacevole 
che  abbiam  ricevuta  da  alcune    sue    ottave  ,    quando 
possiamo  alFermare  altresi  che  non  siamo  soli  in  que- 
sta  sentenza.  Ed  appunto,  perclie'  le   troppo    pedestri 
narrazioni  non   procedono  da  difetto  di  poetica  facol- 
ta ,  ma  da  sistema,   esse  non  distruggono  poi    qviella 
uguagliatiza   di  stile  che  dicemmo  trovarsi   in  qucsta 
novella:  e  noi  non  intendiamo  di  dire  che  il   signor 
Grossi  talvolta  cada   nel  basso  come    scrittore    a    cui 
nianchi  la  lena  o  V  arte  di  sostenersi ;  ma  c'  incresce 
cli'  eo;li  ami  di  discendere  nelle  sue  narrazioni  lino  ad 
un  punto  in  cui  pare  clie  si  dilegui  ogni  poesia.  Del 
resto,  o  che  s*'innalzi  nel  sentimento    o    che    si    ab- 
bassi  nelle  narrazioni,  egli  e  sempre  un  vero  j)adrone 
deir  arte  ;   della   quale  noi  disputiamo    non  gia  come 
sappia,  ma  come  vuole  st-rvirsi. 

Per  cio  poi  che  risguarda  T  invenzione  o  1"  anda- 
mento  generale  dclla  novella  sarebbe  oziosa  ogni  no- 
stra considerazione  dopo  il  sunto  che  n' abbiam  dato: 
i  lettori  ne  possono  far  giudizio  da  se  secondo  il  loro 
gusto.  Non  e  una  novella  storica ;  perche  \  autore 
non  s'  e  pigliato  T  incarico  di  far  ritratto  dei  tempi 
ai  quali  riferisce  la  sua  invenzione,  ma  piuttosto  s'e 


aa  ULRICO    E    LIDA  , 

contentato  di  astenersi  da  cio  che  a  que'  tempi  sa- 
rebbe  stato  assoliitamente  contrario.  Si  dubita  se  nel 
secolo  XII  si  conoscesse  il  nome  coUettivo  di  Svizzerif 
e  puo  dubitarsi  altresi  se  in  qiiella  eta  cosi  rozza  sia 
presumibile  quella  finezza  di  sentimenti  delicati ,  o 
piuttosto  quello  squisito  linguaggio  die  sa  esprimere 
le  piu  riposte  modificazioni  del  cuore.  Ms  quando 
r  effetto  e  si  grande  ,  qnando  appunto  per  questa 
qualita  si  leggono  e  si  compiangono  si  volentieri  i 
casi  narrati  dal  poeta ,  cbi  potrebbe  aver  coraggio 
di  mettere  in  canipo  seriamente  questa  censura?  Noi 
avremmo  voluto  ch'  Eurosa  (  a  cui  finalmente  ap- 
partiene  la  piu  bella  azione  di  tutto  il  romanzo ) 
non  fosse  lasciata,  se  cosi  possiam  dire,  neU'ombra, 
non  pur  senza  premio ,  senza  una  lode  condegna. 
Quel  pocliissimo  che  dicono  e  fanno  Lida  ed  Ulrico 
in  segno  di  gratitudine ,  e  vinto  a  dismisura  dalle 
generose  parole  ch'  ella  aggiunge  al  sue  nobile  fatto. 
Ulrico 

O  nostra  angelo ,  disse ,  o  generosa  ! 
Se  un  si  gran  benejicio  non  mi  lice 

Rimeriiar ,  V  avrb  almen  sempre  in  core. 

' —  Va ,  quella  gli  risponde  ,  e  sia  fdice 

Siccome  io  prego ,  il  fin  di  tanto  amore.  — 

Stese  Lida  alia  sua  Uberatrice 

La  mano :  questa  vinta  dal  dolore 

La  strinse.  —  E  tu,  disse ^  perdona  al  niio 

Superbo  cruccio  onde  t'  offesi :  addio ! 

Vero  e  bene  che  1'  angustia  del  tempo  e  1'  imminente 
pericolo  impedivano  un  piu  lungo  colloquio;  ma  il 
poeta  non  doveya  egli  consacrare  con  un  verso  il  sa- 
griticio  grande  e  spontaneo  di  questa  fanciulla ,  in  un 
secolo  di  tante  vendette?  Ancora  ci  pare  poco  pre- 
sumibile ,  e  certamcnte  non  bello  che  Rosamonda 
prigioniera  a  Bellano  non  muova  pure  un  laniento 
della  sua  sorte,  ne  mai  rammenti  d'avere  un  padre, 
ne  mai  desideri  di  faigli  sapere  che  i  suoi  figli  sono 
ancor  vivi.  Ne  presumibile  ne  bello  ci  pare  che  Lida 
•i  addormenti  nella  barca  in  quella  notte  terribile  in 


NOVELLA    DI    TOMMASO    GROSSI.  a3 

cui  ella  ed  Ulrico  fuggivano,  mentre  per  tutte  le 
sponde  le  (laccole  e  il  suonai-  delle  campane  a  niar- 
tello  avvisavanli  del  pericolo  di  cader  nelle  mani  del 
loro  nemico.  Aggiungasi  che  TTlrico  ha  una  sconsi- 
deratezza  che  lo  avvolge  in  cento  sventure;  ne  la 
compensa  con  una  energia  si  grande  e  si  fuori  del- 
r  ordinario  che  basti  a  f'argliela  perdonare.  Quando 
primamente  proniette  a  Lida  la  mano  di  pposo;  quando 
in  Bellano  protesta  di  voler  vivere  sempre  esule  dalla 
patria  e  pigliar  guerra  per  lei  contra  la  sua  gente 
islessa;  quando  si  parte  da  Bellano  per  andar  a  Como 
a  trattar  della  pace;  quando  fugge  da  Como  con  Lida 
a  cavallo  e  si  mette  per  una  via  della  quale  ben 
doveva  conoscere  le  difficolta ;  quando  uscito  della 
grotta  non  s'  accompiigna  colle  mihzie  venute  da  Bel- 
lano; in  tutte  queste  occasioni  ci  par  di  vedere  un 
uomo  che  ad  02;ni  passo  conimette  un  errore,  cagione 
ben  tosto  di  qualche  sventura,  di  cui  noi  tanto  nieno 
possiamo  avergli  compassione  quanto  piu  sarebbe 
stato  possibile  evitarla.  II  difetto  di  circospezione  lo 
troviarno  spesse  volte  ammendato  con  prove  di  sommo 
valore  nei  personaggi  creati  dalla  fantasia  dei  poeti; 
nel  qual  caso  rammirazione  desfata  dai  grandi  fatti 
impedisce  al  giudizio  di  condannare  la  poco  conside- 
rata  condotta:  ma  questo  non  si  puo  dire  di  Ulrico. 
E  benche  il  fiero  caso  del  ponte  non  sia  impossibile, 
perche  qualche  volta  anche  all'  uomo  piu  circospetto 
non  e  dato  di  evitare  la  sua  sventura,  nondimeno  ci 
e  difficile  assai  lo  scolparlo  al  tutto  primamente  del- 
I'essersi  posto  in  via  soletto,  quando  tutti  i  guerrieri 
sopravvcnuti  sarebbero  stati  presti  a  scortare  la  fi- 
glia  di  Ottone  ;  poi  dell'  esscre  proceduto  cosi  poco 
apparecchiato  ai  possibili  anzi  ai  probabili  eventi, 
che  il  suo  assalitoie  gia  gli  ha  trafitta  1"  amante  pri- 
ma ch'  egli  abbia  sguainata  la  spada.  Non  ignoriamo 
che  nascon  di  qui  la  ferita  e  la  pietosa  niorte  di 
Lida  che  sono  cosi  gran  parte  delle  bellezze  di  que- 
sta  novella ;  nia  dove  i  casi  dipendevano  intiei  a- 
inente    dalP  arbitrio   del    poeta   ci  pare    che    sarebbe 


24  ULRICO    E    LIDA, 

stato  miglior  consiglio  trovar  modo  che  la  pieta  na- 
scesse  senza  diminuire  la  stinia  di  alcuno  di  que' 
personaggi  pei  quali  egli  vuol  pure  che  noi  con- 
tinuiamo  ad  interessarci.  Notano  alcuni  altresi  che 
la  fuga  de'  prigionieri  comaschi  da  Bellano  in  quel 
moineuto  in  cui  le  tre  fanciuUe  stanno  sole  di  buja 
notte  sul  lido ;  e  lo  svegliarsi  e  lo  stridere  di  Oda- 
linda  proprio  dinanzi  alia  camera  in  cui  dorniiva  il 
Rumo;  e  il  tradiniento  del  Castellano  di  Dervio  ap- 
punto  in  quella  notte  in  cui  Uhico  e  Lida  dovevano 
esser  condotti  dalF  avversa  fortuna  a  quel  luogo, 
sono  accidenti  troppo  manifestamentc  creati  dal  poeta 
in  servizio  della  sua  novella ;  ma  clii  negasse  ai  ro- 
manzieri  siffatto  arbitrio  dovrebbe  condannare,  cre- 
diamo,  le  piu  lodate  produzioni  della  fantasia.  E  gia 
forse  anche  fra  le  cose  da  noi  accennate  come  difetti 
alcune  saranno  giudicate  diversamente  da  altri:  ma 
noi  abbiamo  esposta  la  nostra  opinione,  credendo 
che  dove  le  creazioni  poetiche  non  lianno  importanza 
di  qualche  momento  ne  rispetto  alia  storia  ne  rispetto 
alia  morale ,  ivi  si  debba  pretendere  dallo  scrittore 
maggiore  diligenza  e  maggiore  artificio  nell'  inven- 
zione  e  nella  condotta.  La  nuova  produzione  del 
signer  Grossi  da  questo  lato  ci  parve  meno  semplice 
deW  Ildegonda ,  ne  cosi  pensatamente  condotta  come 
ci  saremmo  aspettati  dal  sue  limpldo  ingegno;  di 
che  crcdemmo  necessario  toccare  le  principali  cagioni. 
Ma  perche  vi  sono  in  questa  Novella  molte  parti 
affettuose  nelle  quali  trionfano  sempre  1  ingegno  e 
lo  stile  del  ch.  autore,  percio  crediamo  cVessa  debba 
generalmente  piacere.  E  in  vece  d'  ogni  altra  protesta 
a  chi  forse  volesse  interpretare  le  nostre  osservazioni 
come  argomento  di  poca  stima ,  poiche  nel  sunto  gia 
trovansi  molti  esempi  di  affetto ,  finiremo  il  nostro 
articolo  con  un  saggio  del  genere  descrittivo ,  tra- 
scrivendo  una  parte  della  battaglia  navale  e  della  tem- 
pesta : 

A  furor  salta  di  traverso  il  vento , 
Batte  i  navigli  per  le  larghe  sponde, 


NOVELLA   DI   TOMMASO    GROSSI.  25 

Li  caccia  un  contra  V  altro  e  in  un  momento 

Tuttl  insiem  U  rimescola  e  confonde: 
Himbomban  sobbalzati  al  violento 
Impeto  irresistibile  dell'  onde 
E  alle  percosse  che  si  dan  talora 
Nel  voUeggiar  colla  ferrata  prora. 


Dappertutto  e  un  tumidto,  uno  scompigUo, 
Un  gettar  pietre  e  dardi  e  zolfi  accesi, 
Un  afferrarsi  a  furia  col  roncigUo, 
Un  azziiffarsi  su  per  gll  orli  estremi, 
Le  Spade,  i  pugni  adoperando  e  i  remi. 

Ingrossa  tuttavolta  la  fortuna 

Che  le  sdrucite  bardie   urta  e  travaglia: 

In  poco  spazio  or  tutte  le  raduna. 

Or  pioniba  il  turbo  in  mezzo  e  le  sparpaglla; 

E  al  Jin  qua  e  la  travolte,  ad  una  ad  una 

Contra  le  rive  di  Bellan  le  scaglia, 

Di  che  alcuna  si  /range,  alcuna  viene 

Gettata  in  sahv  sulle  secche  arene. 

A. 


26 


Studj  sulla  storia  delle  ard ,  ossia  Quadro  del  pro- 
gressi  e  delta  decadenza  delta  scuUura  e  delta  pit- 
tura  presso  gli  antichi  durante  le  rivoluzioni  che 
agltarorio  la  Qrecia  e  V  Italia.  Opera  di  P.  I. 
Dechazelle.  Prima  versione  italiaiia.  —  Venezia, 
1834  ^  1 835,  dalla  tipografia  di  Paolo  Lampato. 
Tomi  2  ,  in  8.°  Arlicolo  2..°  ed  ultimo.  Vedl  Bi- 
blioteca  italiana,  tomo  83.°,  pug'  337. 


A, 


.1  secondo  volume  clie  versa  sulla  storia  della 
scultura  e  dcUa  pittura  presso  i  Pxomani ,  il  chiaris- 
sinio  autore  premise  molto  opportunamente  una  in- 
troduzione  con  cui  da  un  succinto  compendio  delle 
opinioni  di  quegli  Archeologi  che  occuparonsi  ad  in- 
vestigate qual  fosse  lo  stato  delle  arti  in  Iialia  ante- 
riormente  alia  fondazione  di  Roma.  Parlando  degli 
Etruschi  s'  attiene  a  quanto  ne  scrisse  Winckelraann , 
cioe  clie  dopo  gli  Egiziani  coltivarono  essi  le  arti 
del  dlsegno  lino  dai  tempi  piu  remoti ;  che  tre  stili 
distinguonsi  nelle  loro  opere  e  nei  loro  monumenti. 
II  primo  originale  forniatosi  grado  a  grado  dalla  sco- 
perra  dei  metodi  preparatoi'j  per  le  arti  dello  scultore 
e  del  pittore ,  e  quindi  partecipante  a  quel  la  sec- 
chezza  di  forme  ,  rigidita  di  contorni  ,  stenti  di  atti- 
tudini  che  caratterizzano  da  per  tutto  la  infimzia  delle 
arti.  11  secondo  moditicato  dopo  pel  commercio  marit- 
timo  con  le  doviziose  monarchie  orientali ,  e  per  la 
spedizione  delle  colonic  greche  alle  spiagge  italiane. 
In  risguardo  al  terzo  periodo  delle  arti  etrusche , 
avvisa  che  sarebbe  illusione  assegnarlo;  dacche  dopo 
r  incendio  di  Corinto  ed  il  saccheggio  dato  ad  Atene 
dair  esercito  di  Silla ,  gli  artisti  greci  concorsi  in 
Italia  vi  dovettero  naturalmente  col  comunicare  i  loro 
principj  fondare  nuove  scuole  :  e  divenuti  percio  i 
Toscani  discepoli  e  collaboratori  dei  Greci ,  non  e  da 
diisi  che  perfezionassero   il  loro  stile ,  ma  piuttosto 


STUDJ    SULLA    STORIA    DELLE    ARTI  ,    CCC.  27 

che  lo  informassero  su  quelle  dei  loro  maestri.  Nulla- 
dimeno  i  primi  Toscani  potevano  a  buon  diritto  van- 
tarsi  di  aver  con  felice  successo  esercitato  la  scul- 
tura  e  la  pittura  fino  dai  tempi ,  in  cui  i  Greci  non 
avevano  se  non  una  scarsa  cognizione  delle  arti  die 
dipendono  dal  disegno.  Questa  anteriorita  di  coltura 
viene  attestata  da  PJinio  ,  il  quale  fa  nienzione  di 
una  statua  eseguita  in  Italia  prima  dell'  arrivo  del- 
r  antico  Evandro  sulle  sponde  del  Tevere,  dove  fondo 
Pallantea ,  e  degli  affreschi  che  vedevansi  a  Ceri , 
una  delle  due  citta  di  Etruria ,  mentre  Roma  a  quel 
tempo  non  ancora  esisteva ;  come  nel  ricordare  al- 
tresi  le  pitture  del  tempio  di  Giunone  in  Ardea 
(  gia  capitale  del  paese  dei  Rutuli )  e  T  Atalanta  e 
r  Elena  dipinte  da  Lanuvio,  aggiunge  clie  quantun- 
que  si  trovassero  in  edificj  in  allora  per  vetusta  ca- 
denti ,  conservavano  tuttavia  una  freschezza  si  vivace 
da  destare  lo  stupore. 

Prosiegue  poi  a  dire  che  per  gli  scavi  fatti  lo 
scorso  secolo  nel  luogo  dove  fu  1"  antica  Tarquinia 
si  scopersero  nelle  pareti  e  sulle  volte  dei  sotterra- 
nei  di  quella  metropoli  alcuni  vestigj  di  pitture  a 
fresco  rappresentanti  pugne ,  uccisioni,  supplizj ,  vi- 
sioni  infauste  ,  le  qnali  diedero  motivo  ad  un  altra 
osservazione  dello  stesso  Winckelmann  suU'  analogia 
che  passa  tra  siffatte  composizioni  ed  il  carattere 
raelanconico  e  le  superstizioni  degF  indigeni  di  quelle 
contrade.  Plutarco  ce  ne  porge  la  stessa  idea  neli''as- 
serire  die  gli  Etruschi  trasmisero  ai  Eomani  non 
solo  le  cerimonie  del  loro  culto  religioso ,  ma  ezian- 
dio  i  misteriosi  riti  della  magica  scienza  degli  auguri 
e  mille  altri  sogni  generati  dalla  paura  e  dal  tetro 
silenzio  delle  tetiebre ;  come  c'  insegna  la  storia  che 
i  sacerdoti  di  quella  nazione  comparvero  con  torce 
accese  attorte  di  serpi  alia  testa  de'  guerrieri  guidati 
da  Tarquinio  il  Supeibo  contro  i  suoi  sudditi  ribel- 
lati,  e  che  tale  apparizione  fece  retrocedere  spaven- 
tate  le  truppe  romane  e  riusci  piu  potente  che  il 
ferro  degl'  inimici.   Parimente   le    sanguinose  lotte  le 


28  STUDJ    SULLA.   SrORI.V   DraLE   ARTI, 

quali  formavano  la  parte  integrale  delle  cerimonie 
funebri  degli  Etruschi ,  furono  quelle  che  diedero 
oi'i2;ine  in  Roma  ai  combattimend  dei  gladiatori. 

Parlando  poscia  del  territorio  occupato  dalF  antica 
Etruria  fli  osservare  che  anteriormente  alio  sbaico 
delle  colonie  greclie  (una  prima  della  spedizione  degli 
Argonauti ,  verso  il  1268  avanti  G.  G. ;  T  altra  piu 
di  due  secoli  avanti  la  fondazione  di  Roma)  le  sue 
spiagge  prolungavansi  dal  piede  delle  alpi  fino  alio 
stretto  di  Sicilia;  e  che  quindi  le  stoviglie  generica- 
mente  indicate  sotto  V  erroneo  nome  di  vasi  etruschi 
non  devonsi  esclusivamente  attribuire  ad  artelici  To- 
scani,  ma  bensi,  eccettuati  qucUi  che  portano  le  cifre 
della  loro  scrittura ,  vogliono  gli  altri  classilicarsi  fra  le 
opere  che  il  greco  ingegno  improntava.  Accenna  in  se- 
guito  per  le  rappresentazioni  di  questi  vasi  1'  uso  cui 
sembravano  destinati ,  qnanto  ne  siano  osservabili  le 
forme,  e  quale  la  diversita  de'.la  dccorazione,  per  cui 
viene  ad  inferire  che  vi  esistessero  delle  manifatture 
fino  di  terzo  ordine.  Siccome  poi  la  massima  parte 
di  siffatti  modelli  fu  rinvenuta  ne'  sepolcri,  cosi  toc- 
cata di  volo  la  causa  della  conservazione ,  descrive 
di  questi  la  costruzione  e  la  forma.  Finalmente  in- 
dica  la  qualita  dei  vasi  che  si  scoperseio  ne'  con- 
torni  di  Nola  e  chiude  la  prefazione  col  dire  :  «  Tali 
erano  i  progress!  delle  arti  in  Italia  circa  il  tempo 
in  cui  i  consoli  romani  non  scendevano  dal  canqii- 
doglio  che  per  tornare  air  aratro ,  e  ricoverarsi  in 
una  semplice  capanna  e  ad  apprestare  i  loro  cibi  in 
vasellami  di  terra.  » 

II  priino  libro  non  e  che  un  tes&uto  storico  sparso 
di  osservazioni  tendenti  a  dimostrare  che  le  arti  del 
disegno  furono  di  rado  impiegate  a  Roma  sotto  la 
monaichia  e  nei  primi  secoli  della  repubblica.  Da 
un  branco  di  facinorosi  avventurieri  governati  da  un 
capo  intraprendente  ebbe  origine  la  citta  eterna.  I 
suoi  primitivi  abitatori  non  conobbero  altra  cura  che 
queUa  dell'  agricoltura  e  della  guerra ,  o  a  mcglio 
dire  del  sacclieggio.  La  loro  dimora  consisteva,  al  dire 


DI    P.    I.    DECn\ZELLE.  29 

dell'  abate  Vertot ,  in  una  moldtiidine  cli  capannc  co- 
strutte  dl  iimini  e  di  argilla  c  sparse  sopra  uno  sco- 
sceso  tcrreno.  A  queste  toinaiido  dalle  continue  irru- 
zioni  ne'  luoghi  vicini ,  ciasciino  vi  deponeva  il  suo 
bottino  partlcolare  in  una  massa  comune ,  che  veniva 
poscia  equamente  divisa.  II  capo  comniisurava  le 
porzioni  e  le  distribuiva  a'  suoi  compagni  senza  di- 
menticare  se  stesso.  Piiceveva  poscia  le  felicitazioni 
dclla  truppa  per  il  buon  esito  di  una  impresa  con- 
dotta  dal  suo  valore  e  diretta  dalla  sua  esperienza. 
Quest' ultima  ceriinonia  terniinavasi  con  feste  militari , 
dalle  cpiali  trassero  in  seguito  ori2,ine  le  pompe 
trionfali. 

I  Romani  rimasero  cpiindi  per  lungo  tempo  insen- 
sibili  ai  miracoli  inspirati  dalle  muse  agli  scultori  di 
Sicione  e  di  Atene  •,  e  non  fa  clie  dopo  essersi  im- 
padroniti  dei  capi  cF  opera  the  formavano  \  orgoglio 
e  il  decoro  delle  citta  della  Grecia  die  destossi  in 
loro,  non  T  istinto  di  apprezzarli  e  d' imitarli ,  ma  la 
cupidigia  simile  a  cjuella  dell'avaro  clie  ammassa  e 
va  superbo  di  una  sterile  opulenza.  Prosegue  inoltre 
su  tale  proposito  a  far  osservare  1"  autore  clie  \  in- 
fluenza prodotta,  come  gia  si  e  veduto  ncUa  Grecia, 
dalle  brillanti  finzioni  del  poUteismo  per  gli  avanza- 
menti  delle  arti  del  di  segno  sarcbbe  stata  interamente 
nulla  in  una  citta  popolata  da  incuiti  vagabondi;  clie 
Romolo  e  Numa  per  civilizzarla  cominciarono  dal- 
r  ammcttere  ne"  rustici  templi  que^li  idoli  clie  le 
piccole  colonie  di  Evandro  e  di  Enea  avevano  recato 
in  Italia  ne'  piu  rimoti  tempi  ;  ma  nel  coUocarveli 
credctiero  rendexli  piii  augusti  mediante  il  mistico 
velo  die  li  toglieva  agli  sguardi  degli  adoratori.  Vol- 
lero  poi  che  per  emblema  della  divina  essenza  non 
si  riconosccsse  fuorclie  il  sacro  fuoco  di  Vesta.  Sup- 
porre  uniano  aspctto  ai  celesti  secondo  quel  sistema 
sarebbe  stata  sacrilega  idea ,  ed  i  Romani  fedeli  alle 
dottrine  di  Numa,  al  dir  di  Plutarco .  non  possedet- 
tero  verun  simulacro.  Vero  <'»  bcnsi  che  Roma  sotto  il 
dominie  de'  prinii  re  iii  decorata  di  statue  e  di  edificj 


3o         STUDJ  SULLA  6T0RIA  DELLE  AKTI  , 

degni  della  magnlficenza  di  una  capitale  del  mondo , 
come  la  cloaca  uiassima  intrapresa  sotto  il  reggimento 
del  vecchio  Tarquinio  e  continuata  per  ordine  di 
Servio  Tullio  e  di  Tarquinio  il  Superbo ;  ma  e  da 
presumere  die  tali  opere  appartenessero  alia  indu- 
stria  dei  Latini ,  o  piuttosto  degli  Etruschi  dai  quali 
i  primi  re  di  Roma  tolsero  in  gran  parte  le  ioro 
istituzioni  civili  e  religiose. 

Dopo  un  lungo  periodo  storico  di  guerresche  vi- 
cende ,  di  cangiamenti  di  governo,  d'intestine  discor- 
die  e  di  conquiste,  anche  la  moneta  cli  era  di  bionzo, 
era  divenuta  insufficiente  ai  bisogni  di  quel  popolo. 
La  conquista  del  Sannio ,  e  la  presa  di  Taranto  in- 
vano  contrastata  da  Pirro  avendo  portato  molto  ar- 
gento  in  Roma ,  il  senato  decreto  clie  si  coniassero 
monete  di  quel  metallo ,  la  cui  vista  aveva  comin- 
ciato  a  scuotere  la  frugaliia  di  que"  feroci  conquista- 
tori.  11  trionfale  corteggio  di  Curio  cui  diede  luogo 
la  scontitta  di  Pirro  a  Benevento  offerse  agli  abitatori 
di  Roma  uno  spettacolo  affatto  nuovo.  Non  erano  piu, 
come  altre  volte ,  fasci  d*  armi  infrante  ,  carri  cari- 
chi  di  covoni  di  spiche  ,  mandre  rapite  alia  rustiche 
abitazioni,  ma  si  una  splendida  mostra  delle  spoglie 
raccolte  ne2;li  accampamenti  degli  Epiroti  :  oro  ed 
argento  monetati,  ornamenti  tessuti  di  porpora ,  qua- 
dri,  statue  preziose ,  ecc.  Ne  e  da  maravigliarsi  die 
vi  si  trovassero  siffatte  riccliezze,  giacclie  Pirro  dopo 
la  battaglia  di  Ascoli  e  durante  il  suo  viaggio  in 
Sicilia  avendo  puniti  i  Locrii  die  il  suo  partito  ave- 
vano  abbandonato  ,  erasi  impadronito  del  tesoro  die 
essi  avevano  consacrato  alia  Dea  Proserpina. 

L' autore  viene  poscia  accennando  die,  soggiogate 
le  colonic  greclie,  indi  costretta  la  rivale  Cartagine 
a  chiedere  pace,  Ic  arti  f'urono  cliiamate  ad  attestare 
ai  posteri  coUe  Ioro  opere  i  fatti  piu  memorabili  e 
die  i  monumenti  consacrati  alia  memoria  de""  piu  glo- 
riosi  non  erano  d'  ordinario  die  semplici  colonne.  Se 
alcuni  distinti  servigi ,  alcuni  tratti  di  valoie  e  di 
fede  patriotica  meritavano  ai  cittadini  generosi  o  ai 


DI    P.    I.    DECHA.2ELLE.  3l 

prodi  comandantl  1' onore  di  una  statua ,  I'altezza 
n'  era  fissata  a  tre  piedi  soltanto,  onde  quelle  figure 
chiamavausi  tripedanee.  Se  ne  fecero  nuUameno  di 
piu  piccole  d' oro ,  d' argento ,  di  bronzo  e  d'avorio: 
queste  chiamavansi  sigillae  e  per  solito  erano  di  ac- 
curatissimo  lavoro.  La  facilita  di  trasportarle  seco  o 
sia  per  particolare  affezione  alia  divinita  clie  rap- 
presentavano  ,  o  sia  per  serbar  memoria  di  un  Le- 
netattore ,  di  ua  congiunto,  di  un  amico  le  aveva 
renclute  assai  comuni.  Cosi  ci  viene  indicaudo  i  pri- 
vilegi  ottenuti  dai  nobili  sulla  esposizionc  dei  ritratti 
di  lamiglia,  sul  diritto  d'imagini  sugli  scudi  votivi  de- 
corati  di  ornamenti  e  figure  rappresentanti  le  azioni 
eroiche  di  alciino  della  famiglia ,  i  quali  sospende- 
vansi  neir  interno  dei  tenipli ,  dopo  di  die  concliiude 
finalmente  col  dire ,  come  nei  tempi  posteriori  gli 
adulatori  trovarono  un  mezzo  di  prodigare  pubblici 
omaggi  ai  loro  padroni ,  e  i  trionfatori  nelle  solenni 
loro  salite  al  Campidoglio  olTrirono  alia  curiosita  del 
popolo  dei  quadri ,  specie  di  vessilli ,  siir  i  quali 
erano  raffigurati  i  priucipali  incidenti  delle  loro  vit- 
torie. 

Premessi  i  soliti  schiarimenti  sulle  cose  piu  note- 
voli  sparse  nell' indicate  libro,  succede  il  secondo  clie 
medesimamente  s'  aggira  sopra  un  altro  tratto  di  sto- 
ria.  U  autore  comincia  dalla  seconda  guerra  punica  e 
ne  discorre  i  fatti  sino  al  triumvirato.  Con  qucsti  si 
fa  a  dimostrare  come  grado  grado  s'  introdusse  il  lusso 
in  Roma ,  quindi  la  corruzione  de'  costumi  ;  e  come 
di  qncsta  profittassero  alcuni  potenti  cittadini  per 
divenirne  i  dominatori.  Le  immense  ricchezze  tras- 
portate  dopo  la  distruzione  di  Cartagine  ,  dopo  i 
trionfi  dei  Scipioni ,  di  M.  Fulvio  Nobiliore  ,  e  spe- 
cialmente  di  Paolo  Emilio  in  cui  le  meraviglie  del- 
r  arte  ond'  eran  splendide  le  priucipali  citta  del  re- 
gno di  IMacedonia  passarono  in  rivista  sulle  strade 
di  Roma  tratte  su  duecento  cinquanta  carri,  fecero  si 
che  indarno  si  adoperasscro  i  censori  a  tenere  a  freno 
la  bollente    gioventii    sedotta    da    quel  prestigio.    La 


3a  STUDJ   SULLA   STORIA.    DELLE    ARTI  , 

memoria  delle  niascliie  virtu  degli  autichi  tempi  an- 
dava  oo;nor  piu  perdendosi ;  le  legioni  cli'  eransi  assue- 
fatte  ai  costumi  dei  popoli  di  Oriente,  non  potevano 
ripigliare  facilmente ,  reduci  alia  terra  natale,  il  loro 
antico  modo  di  vivere.  Vincitori  dei  Gallo  Gallati 
non  poterono  dismettere  Y  uso  di  cercare  il  sonno 
sopra  letti  circondati  da  cortine  e  coperti  di  tappeti 
di  ricco  e  morbido  tessuto :  i  loro  tricliiij  furono 
decorati  di  tavole  ornate  con  cesellature  di  bronzo  : 
il  suono  degli  istromenti  gl'  invitava  ai  piaceri  di 
ghiotta  mensa  e  stipendiati  ciurmatori  raliegravano 
la  loro  indolenza  dopo  il  banchetto.  A  si  fatte  vo- 
luttuose  invenzioni  tennero  dietro  i  primi  saggi  del- 
I'arte  drammatica  :  Livio  Andronico,  uno  de' piu  an- 
tichi  poeti  latini ,  aperse  in  Roma  un  teatro  die  poscia 
Nevio  ed  Ennio  perfezionarono  ;  le  loro  opere  non 
meno  che  quelle  di  Pacuvio ,  di  Accio ,  di  Cecilio  e 
di  Sacilio ,  quantunque  scritte  in  una  lingua  non  per 
anco  ingentilita ,  prepararono  il  trionfo  delle  Muse 
presso  un  popolo  sino  allora  ribelle  alle  loro  inspi- 
I'azioni.  Fu  nello  sviluppamento  de'  talenti  die  di- 
pendono  dalla  iramaginazione  e  dal  gusto,  clie  Roma 
rimasta  steiile  sino  a  quell"  epoca  di  artisti  degni  di 
tal  nome  vide  uno  de'  membri  dell'  illustre  famiglia 
dei  Fabii  dotato  di  una  naturale  tendenza  a  trattare 
la  pittura.  II  tempio  della  salute  fu  da  lui  decorato 
di  diverse  imagini ;  in  seguito  Pacuvio  il  quale  col- 
tivava  ad  un  tempo  le  muse  e  la  pittura ,  arricchi 
dei  proprj  dipinti  il  tempio  di  Ercole  nel  foro  Boario. 
Lo  scarso  incoraggianiento  pero  che  siffatti  tentativi 
procurarono  a  coloro  die  consacraronsi  alle  arti  ne 
fece  abbandonare  la  pratica  agli  schiavi  od  ai  liberti 
greci ,  e  ad  alcuni  cittadini ,  torse  meno  curanti  di 
salvare  i  loro  nomi  dall  obblio  per  tal  mezzo  di  quel 
die  si  fosse  delle  loro  faticlie.  Cio  nulla  meno  le 
arti  eransi  rendute  necessarie  al  lusso  :  quelli  die 
in  esse  si  distinguevano  ,  ottener  dovevano  finalmente 
una  certa  nominanza  nelle  alte  classi  della  societa, 
e  la  vista  di  tanta    copia    di    raodelli    rimanere    non 


Dl    P.    I.    DECHAZELLE,  53 

doveva  inoperosa.  1  potenti  non  isdegnarono  contrarre 
famigliarita  coi  liberd  :  e  noto  che  Lelio  e  Scipione 
guidarono  la  penna  di  Terenzio  e  che  sotto  1'  influenza 
del  loro  gusto  esquisito ,  quel  valente  imitatore  di 
Menandro  piu  non  anibi  i  tuniultuosi  applausi  pro- 
digati  suUa  scena  comica  ai  licenziosi  motti  di  Plauto. 
Le  gradite  composizioni  di  quei  due  poeti  latini 
diedero  impulso  in  Roma  alio  studio  delle  lettere ; 
questo  s'  accrebbe  a  dismisura  dopo  aver  udita  1"  elo- 
quenza  di  Carneade  uno  dci  tie  deputati  di  Atene  ; 
ne  valse  il  decreto  emanato  dal  senato  contio  i  pro- 
fcssori  di  belle  lettere ,  di  cui  Aulo  Gellio  ci  conservo 
il  tenore.  Mentre  le  lettere  trionfavano  dei  pregiudiz  j , 
gli  opulenti  cittadini  per  guadagnarsi  I'aura  popolare 
non  solo  le  favorivano  ,  nia  facevano  altresi  erigere 
a  proprie  spese  portici  pubblici  ,  circlii  e  teatri : 
r  edile  Marco  Scauro ,  il  Tribuno  Curione  furono  per- 
fino  accagionati  di  niatta  prodigalita.  Per  rispetto 
alia  pittura  e  scultura  quantunque  Cicerone  affettasse 
di  ripetere  sovente  in  pubblico  cli'  esser  dovevano 
abbarulonate  alia  frivolezza  de'  Greci  ,  nulladinieno 
aniava  di  discorrerne  alia  distesa  e  con  grande  inte- 
resse  :  Pompeo  ,  Lucullo  ,  Cesai-e  poi  non  temevano 
di  lasciar  vedere  quanto  stimassero  gli  artisti ;  gl'  in- 
vitavano  pertanto  a  visitare  liberamente  i  propij 
niusei  e  gli  assistevano  di  danaro. 

Toccando  dei  dicliiarati  protettoii  delle  arti  in 
Roma,  e  tra  questi  di  Silla  che  fece  erigere  il  famoso 
tempio  della  Fortuna  in  Palestrina,  F  e2;re2;io  autore 
opportunamcnte  introduce  la  sentenziosa  esjiressione 
di  Orazio  intorno  la  mascnilicenza  de'  srandi  che  sanno 
esser  ricchi ,  la  quale  impone  rispetto  e  disarma  V  in~ 
vidia.  Ma  lo  stesso  non  accadeva  ,  prosegue  a  dire  , 
di  ccrti  tali  governatori  di  provincie ,  le  case  di  cam- 
pagna  dei  quali  erano  tutte  piene  e  splendenti  delle 
spoglie  dei  loro  amministrati ;  su  questo  proposito 
accenna  il  niodo  veeincnte  con  che  Cicerone  accuso 
Cajo  Licinio  Verre    e    dalle    particolarita    rit'erite    su 

Bibl  ItaL  T.  LXXXVI.  3 


34  STUDJ    SULLA    STOKIA.    DELLE    ARTI  , 

quel  latrocinj  passa  a  descrivere  minutamente  la  gal- 
leria  clie  Verre  erasi  formato  colle  rapine  e  colle 
estorsioni  della  sua  amministrazione  in  Sicilia.  Dopo 
questo  notabile  paragrafo  discorre  T  ultima  epoca 
della  repubtlica  romana  che  mortalmente  straziata 
(  70  anni  prima  di  G.  C )  dalle  fazioni  di  Mario  e 
Silla  soggiacque  alia  dittatura  di  Cesare,  indi  divisa 
dal  triumvirato  di  Lepido ,  Antonio  e  Ottavio  fini 
ad  essere  sottomessa  all'  assoluto  dominio  di  quest'  ul- 
timo ,  che  rimasto  senza  rivali  dopo  la  vittoria  sui 
mari  di  Azio,  diede  la  pace  al  mondo  e  fece  dimen- 
ticare  sotto  la  porpora  le  proscrizioni  del  feroce 
triumviro. 

Fra  gr  importanti  schiarimenti  che  conseguitano 
questo  secondo  libro  ,  meriterebbero  d'  essere  qui 
specialmente  notate  alcune  giudiziosissime  riflessioni 
deir  autore  risguardanti  una  opinione  di  Polibio  sul 
riprovevole  abuso  de'  conquistatori  di  spogliare  le 
citta  dei  capi  d'  opera  dei  loro  artisti ;  alle  quali  ri- 
flessioni tiene  dietro  un  passo  di  un'  altra  sua  opera 
suUa  influenza  della  pittura  relativamente  alle  pro- 
duzioni  dell'  industria  commerciale :  ma  amiamo  me- 
glio  invitare  i  nostri  lettori  di  ricorrere  al  libro , 
primieramente  perche  ne  trarranno  maggior  profitto  , 
ed  in  secondo  luogo  perche  a  malgrado  della  conci- 
sione  che  ci  siamo  preBssa  nel  nostro  sunto ,  sen- 
tiamo  die  le  cose  piacevoli  ce  la  fanno  talvolta  porre 
in  non  cale. 

II  terzo  libro  pin  voluminoso  degli  altri  comprende 
la  storia  dei  magnilici  monumenti  di  cui  fu  decorata 
Roma  sotto  I'imperio  dei  Cesari.  Comincia  1' autore  dal 
dichiaiare  che  indeterminate  nozioni  si  hanno  sugli 
artisti  che  liorirono  contemporaneamente  a  Virgilio  , 
ad  Orazio,  a  Tito  Livio ,  a  Cornelio  nipote  e  che  il 
silenzio  della  fama  a  tale  riauardo  attribuirsi  deve  a 
quell' ingiusto  di^prezzo  che  i  Romani  non  mai  intiera- 
mente  superarono  verso  una  professione  la  quale  per 
lungo  volgere  di  tempo  venne  fra  essi  esercitata  sol- 
tanto  dagli  schiavi.  Alcuni  piccoli  quadri  d'invenzione 


DI    V.    I.   DECHAZELLE.  35 

del  proconsole  Antistio  Labeone  esposti  al  pubblico, 
furono  dalla  classe  cui  egli  apparteneva  posti  in  ri- 
dicolo :  COS]  Quinto  Pedione ,  nipote  di  colui  clie 
GiuUo  Cesare  aveva  nominato  erede  unitamente  ad 
Ottavio,  non  pote  seguire  senza  biasimo  la  sua  ten- 
denza  alia  pittura.  Le  notizxe  tramandateci  da  Plinio 
non  indicano  nominativaniente  se  non  il  piccolissimo 
numero  di  artisti  greci  clie  lavoravano  allora  in  Pvoma ; 
I'autore  cita  pcrcio  Filisco  di  Rodi  ed  il  luogo  dove 
furono  collocate  le  sue  opere;  Stefano  allievo  di  Pras- 
sitele  clie  modello  per  Asinio  Pollione  le  statue  eqne- 
stri  delle  Ippiadi,  celebri  guerriere,  e  quella  di  un 
adeta  vincitore,  attualmente  nella  Villa  Albani ;  Me- 
nelao  discepolo  di  Stefano,  autore  del  famoso  gruppo 
erroneamente  chiamato  Papirio  colla  madre  clie  esiste 
nella  villa  Pamfili ;  Menofonte  stato  scelto  da  Augusto 
per  fare  la  copia  della  celebre  Venere  di  Alessandria 
Troade ;  Nisia,  Nicolao  e  Critone  cui  erano  affidati  i 
lavori  di  maggior  importanza.  Trattandosi  di  quel- 
r  epoca  non  poteva  1'  autore  csimersi  dal  parlare  di 
Mecenate ;  percio  ne  delinea  il  carattere  e  ci  dice 
clie  pel  tatto  sicurissinio  clie  possedeva  in  fatto  di 
lettere  e  di  arti  dovevasi  presuniere  clie  la  scelta 
degli  artisti  impiegati  negli  abbellimenti  di  Pvoma  si 
uniformasse  alle  intenzioni  del  suo  signore ,  il  quale 
era  pienamente  in  grado  di  giudicare  dei  loro  lavori, 
ed  aveva  d'  altronde  con  lui  fatti  eccellenti  studj  ad 
Apollonia ,  citta  della  Macedonia ,  sotto  il  lilosofo 
Atenodoro.  Discorrcndo  in  se2;uito  di  quanto  fece 
Augusto  ,  dice  cli'  egli  incomincio  dal  decorare  il  suo 
foro  colle  imagini  di  Enea ,  di  Romolo ,  di  Numa  e 
di  rjuegli  altri  illustri ,  le  virtu  ed  il  coraggio  dei 
quali  avevano  onorata  la  patria  :  ordino  clie  la  sta- 
tua  di  Pompeo  fosse  dal  Scnato  ov'  esisteva  traspor- 
tata  riinpetto  al  teatro  da  lui  innalzato.  Per  rispetto 
poi  ai  templi  di  cui  Augusto  viene  da  Tito  Livio 
•qualiricato  come  riedificatore:  «  Egli  consacro ,  sog- 
giungc  ,  dapprima  quello  di  Apollo  sul  nionte  Pala- 
tino ,  e  lo    arricchi    di    una    bella  collezione  di  libri 


36  STUDJ    SULLA    STORIA    DELLE    AIITI , 

greci  e  latini.  A  quel  tempio  era  annesso  un  edifizio 
dal  nome  della  collina  chianiato  paladani ,  costrutto 
per  diniora  dello  stesso  imperatore.  Pose  nel  tempio 
di  Giulio  Cesare  un  magnifico  quadro  di  Apelle  chia- 
niato i  Dioscuri.  I  templi  di  Giove  Tonante  ,  di  Marie 
ventlicatore,  il  portico  di  Lucio  e  Cajo  suoi  nipoti , 
i  palazzi  di  Livia  e  di  Ottavia,  il  teatio  di  Marcello, 
il  superbo  mausoleo  destinato  a  sepolcro  di  se  e  dei 
suoi  congiunti  ,  sono  le  meraviglie  die  steso  sul 
letto  di  morte  vautavasi  di  aver  create  dicendo : 
trovai  Roma  fahbricata  di  mattoni ,  e  la  lascio  fab- 
bricata  di  marmo.  » 

Prose2;ue  indi  a  narrare  quanta  magnificenza  ag- 
giungessero  a  Roma  per  esortazione  di  Augusto  i 
congiunti ,  gli  aderenti ,  i  ministri ,  i  cortigiani  e 
tutti  cpie'  ricclii  cittadini  che  avendo  seguito  Mar- 
cantonio  in  Asia  erano  rientrati  in  grazia  dell'  im- 
peratore. II  solo  Pantheon  fatto  costruire  dal  mini- 
stro  Agrippa  e  che  tuttora  esiste  puo  servir  di  norma 
della  grandiosita  e  magnificenza  con  che  erano  le 
opere  in  quel  tempo  immaginate  ed  eseguite.  Per 
porgere  poi  una  idea  dei  niezzi  che  erano  impiegati 
ci  sembra  confacente  il  sogginngcre  cio  che  segue : 
A2;rippa  dopo  aver  fatto  restaurare  gli  antichi  acqui- 
dotti  che  portavano  in  Roma  le  acque  potabili ,  fece 
in  maniera  che  venissero  distribuite  abbondantemente 
in  ognuna  delle  piazze  e  dei  mercati.  A  questo  og- 
getto  nuovi  acquidotti  si  costruirono  sostenuti  da  alte 
colonne ,  e  la  loro  erezione  si  fece  in  gran  parte 
a  di  lui  spese.  Ordino  eziandio  settecento  abbeve- 
ratoi ,  settecento  e  trenta  serbatoi  e  centocinquanta 
fontane  salienti.  Le  decorazioni  corrispondevano  alia 
importanza  di  tali  vaste  imprese  e  da  per  tutto  am- 
miravasi  la  magnificenza  del  governo  imperialc.  Tre- 
cento statue  di  marmo,  o  di  bronzo,  e  quattrocento 
colonne  s'  impiegarono  ad  ornare  quegli  acquidotti ,  i 
quali,  dicesi ,  furono  condotti  a  fine  in  un  solo  anno. 

In  tale  soprabbondanza  di  ricchezze  succedettc  la  so- 
prabbondanza  dclle  decorazioni  censurate  da  Vitruvio 


DI   P.   1.   DECHAZELtr.  3/ 

neir  arcliitettura,  perche  agli  occlii  cli  coloro  die  ave- 

vano  ammirata  la  inagnilicenza  dei  palagi  di  Tarso  e 

di  Alessandria  il  hello  semplice  seinbrava  nudo  ed  in- 

sulso  ;  qulndi    andavano   persuasi  che  lo  sfarzo  degli 

ornanienti    aggiungesse    potcnte  attrattiva  alle   opere 

d'  arte.  Qucsta  nioda  introdottasi  non  estendeva  pero 

fortunataniente    la    sua    influenza    su    tutii  i  principj 

fondamentali  del  disegno,  e  cio  chiaramente  deducesi 

dal  bello    stile  delle    medaglie   coniate  in  cpieH'epoca 

sotto  Augusio.    Questa  sezione    delT  arte    fu  in  mas- 

simo  iiore,  e  siccome  Pirgotele  sotto  Alessandro,  cosi 

in  Italia  Dioscoride  porto  la  incisione  in  pietrc  dure 

al  pill  alto  2;rado  di  pcrfezionamento. 

Accennata  la  dilTicolta  ed  il  principal  merito  in  tal 

sorta  di  lavori,   e  nominati  diversi  artisti  che  in  essa 

si    distinsero ,  1'  autore    tocca    di    volo    1"  apparizione 

deir  era  cristiana  ;  dipinge  la  morte  di  Aiigusto  dopo 

di  aver  adottato  Tiberio    per   sno    successore  a  mal- 

grado  della  sua  contrarieta.  Tiberio   destituito   d'  in- 

clinazione  per  le  arti  stette  pago  ad  ordinare  il  pro- 

seo-uiniento  dcg:!'  incomiiiciati    lavori  e  si  diede  cura 

•  •     • 

di  celebrare  T  apoteosi  di  Augnsto.   Una  statua  d  oro 

Venne  inaugurata  in  canipo  Marzio ,  la  quale  era  ras- 

somigliantissima    al    nuovo  Semideo.    Da  cjueir  epoca 

in  poi  prostituironsi    gli  onori    divini    agl'  iniperatori 

buoni  o  cattivi  die  fossero  ;  quindi  si  cliiese  il  per- 

messo  di  erigere  un  tempio  a  Tiberio  ,  il  quale  an- 

cor  vivente  voile  per  ipocrisia  che  le  pi-oprie  statue 

non  fossero    ivi    collocate   se  non   ad  una    certa    di- 

stanza  da  quelle   degli  Dei.  In  oggi  ben  poche  opere 

di  scultura  esistono  che  siano    state  eseguite  sotto  il 

suo    regno.    Succeduto    Caligola ,    il    suo    stravagante 

lusso  non  fu    di    maggior    proiitto  alle  arti  ,  di  quel 

die  stato  fosse  f  invidioso  e  cupo  egoismo  di  Tiberio. 

Chiedeva    egli    alia    fantasia    degli   artisti    invenzioni 

straordinarie  o  piuttosto  prodigiose,  vestiva  con  em- 

blemi    del    sovrano    degli  Dei ;  fece  mutilare    le  piu 

belle  statue  greche    per    sostituirvi    i  proprj  ritratti. 

Morto     per    la    congiura   di    Cherea  ,    le    cognizioni 


38  STUDJ   SULLA.    STORIA    DELLE    AUTI , 

relative  alle  arti  del  dlsegno  die  reco  sul  trono  il 
pusillanime  Claudio  erano  si  nulie  che  i  Romani  do- 
vettero  deplorare  la  mutilazione  di  due  quadri  di 
Apelle  ,  della  coniposizione  de'  quali  stimo  egli  trarre 
maraviglioso  parti  to  col  sostituirc  ai  ritratti  di  Ales- 
saiidio  il  vincitore  d'  Azio.  Le  arti  stavano  in  pro- 
cinto  di  degenerare  ,  giacche  la  sola  vantaggiosa  im- 
presa  cui  desse  opera  quell'  inetto  principe  fu  la 
costruzione  del  porto  di  Ostia  alia  foce  del  Tevere. 
Morto  Claudio  avvelenato  da  Agrippina  e  durante 
gli  anni  di  demenza  e  di  deiitti  nei  quali  Nerone  , 
erede  del  trono  a  pregiudizio  di  Brittanico ,  conculco 
con  scettro  insanguinato  Y  intero  universo  ,  i  gigan- 
tesclii  progetti  di  quel  Monarca  staacarono  di  con- 
tinuo  r  immaginazione  degli  artisti ,  ciecaniente  sog- 
getti  a'  suoi  capricci. 

Lo  sterminato  palazzo  eretto  nel  sito  eve  erano 
tre  quartieri  di  Roma  ,  incendiati  dicesi  per  suo  se- 
greto  ordine  ,  indica  abbastanza  con  qual  occhio  quel- 
r  ultimo  discendente  di  Augusto  guardasse  le  belle 
arti.  Le  fiamme  consunsero  una  cjuantita  tale  di  capi 
d' opera  di  architettura ,  pittura ,  scultura  e  di  antichi 
manoscritti  della  maggior  preziosita  da  niai  non  sa- 
pere  a  chi  altro  assimilare  1"  autore  di  c[uel  misfatto. 
La  casa  Aurea,  che  tale  chiamossi  per  la  profusione 
deir  oro  I  edifizio  che  sorse  ad  occupare  cpiasi  all'  in- 
tutlo  r  area  devastata  dal  fuoco,  superava  cjuanto  si 
potesse  immaginare  in  fatto  di  decorazioni  della  piu 
alta  magnilicenza.  Un  progetto  si  estraordinario  inesso 
ad  esecuzione  dagli  architetti  Severo  e  Celere  ,  forse 
in  origine ,  come  pretendesi ,  fu  concepito  e  sbozzato 
in  carta  dallo  stesso  Nerone  ,  il  quale  da  giovinetto 
aveva  avuto  lezioni  di  disegno  e  dilettavasi  talvolta 
sia  di  dipingere,  sia  di  modellare.  Ommettiamo  di  far 
parola  della  magnificenza  ch'  era  profusa  nelT  interne 
di  cpiel  palazzo ;  ma  diremo  pero  soltanto  che  presso 
al  vcstibolo  trovavasi  un  colosso  alto  cento  piedi  e 
fatto  da  Zenodoro  a  somiglianza  del  tiranno  :  Y  artista 
aveva  impiegato  dieci  anni  nella  costruzione  di  questo 


DI   r.   I.    DECHAZELLE.  "  89 

sorprendente  lavoro ,  la  quale  costo  quaranta  mllioni 
di  sesterz).  Cio  non  pertanto  la  passione  che  Nerone 
aveva  per  le  arti ,  non  lo  rese  giusto  verso  di  coloro 
che  in  esse  si  distinguevano.  Invido  quale  mostravasi 
di  tutti  gP  ingegni  ,  non  vi  fu  ramo  in  cui  non  ab- 
bia  prostituita  la  saprenia  dignita.  In  Elide  fee'  egli 
rovesciare  le  statue  de' vincitori  nei  grandi  giuochi, 
acciocche  annientata  rimanesse  la  memoria  degli  Atleti 
che  vi  erano  stati  coronati  prima  di  lui.  Reduce  da 
un  paese  illustrato  in  ogni  tempo  dalle  muse  e  page 
delle  innumerevoli  palme  che  ivi  aveva  mietuto , 
rese  alia  Grecia  le  sue  franchigie  ;  ma  la  spoglio  di 
un  considerevole  nuniero  di  quadri ,  sculture  ed  altre 
opere  d'  arte  rimaste  per  avventura  intatte  in  quella 
bella  contrada.  Nel  solo  tempio  di  Delo  trovaronsi 
da  rapire  quasi  ottocento  figure  di  bronzo  di  varie 
dimensioni. 

Danno  poi  argomento  di  alcune  considerazioni  al- 
r  autore  i  capricci  ed  il  lusso  sregolato  di  questo 
despota ,  che  il  gusto  pervertirono  in  tutte  le  officine 
di  Roma ,  la  di  lui  morte  ,  lo  stile  delle  arti  di  quel 
tempo  dedotto  dai  rimasti  monumenti  ,  T  arte  della 
pittura  tenuta  in  allora  in  pregio  dai  cavalieri  ro- 
niani,  e  cio  che  hanno  opinato  diversi  archeologi  in- 
torno  a  varj  capolavori  prodotti  sotto  quel  regno. 
Poscia  conclude  che  le  arti  del  disegno  dovettero 
attendere  per  poter  combinare  nuovi  slorzi ,  che  lo 
scettro  dei  Cesari  strappato  violentemente  dalle  mani 
del  tiranno  ,  non  meno  che  da  quelle  di  Galba  ,  di 
Ottone  ,  di  Yittllio  ,  fosse  finalmente  tenuto  da  un 
principe  amico  della  giustizia,  la  cvii  autorita  tute- 
lare  sapesse  imporre  un  termine  alle  calamita  del 
despotismo  e  dell"'  anarchia. 

Tale  si  mostro  Vcspaslano  ed  in  seguito  Tito  suo 
figlio ,  di  cui  commenda  la  saggia  amministrazione. 
II  Campidoglio  inrendiato ,  rialzato  piu  maestoso  di 
prima  ,  i  tenipli  dclT  onore ,  della  fortuna  non  solo 
restaurati  ,  ma  arriccluti  di  pregevoli  dipinti  per 
Opera  di  Cornelio   Pino  ed  Acio    Prisco ,    la    solenne 


40        STUDJ  SULLA  STORIA  DELLB  ARTI  , 

consacrazione  del  tempio  delta  pace,  dove,  dopo  i 
tiionfi  ottenuti  suUa  nazione  ebrea,  si  niisero  in  depo- 
sito  i  vasi  d'oro  e  le  altre  ricche  spoglie  del  tempio 
di  Geriisalcmme,  il  Coliseo  eretto,  la  biblioteca  Ulpia, 
accresciuta  la  riattazione  dellc  grandi  strade ,  degli 
acquidotti  di  parecchie  citta  desolate  da  terremoti,  ecc. 
furono  opera  loro.  Ne  cio  basta :  nel  breve  tempo 
in  cui  secondo  la  espressione  di  un  poeta  gli  Dei 
non  fecero  die  mostrare  Tito  alV  amove  dcU  uiuverso  , 
ebbe  egli  a  lottare  contro  i  flagelli  che  desolarono 
Roma  e  tutta  F  Italia  meridionale  :  Ercolano  e  Pom- 
peja  coperte  dalle  ceneri  vesuviane ,  il  campidoglio, 
i  templi  di  Serapide  ,  d'  Iside ,  di  Nettuno ,  il  portico 
di  Ottavia  e  la  biblioteca  di  Augusto  furono  preda 
delle  fiamme  :  il  pantheon,  poi  il  rnagnifico  teatro  di 
Marcello ,  e  quelle  di  Balbo  considerevolmente  dan- 
neggiati.  Ma  Tito  provvide  agli  opportuni  restauri 
colio  spogliare  delle  loro  preziose  decorazioni  il  pro- 
prio  palazzo  e  le  proprie  case  di  campagna ,  col  ven- 
der le  gioje  ,  privarsi  di  una  parte  delle  sue  mobi- 
glie ,  piuttosto  che  accettare  le  contribuzioni  cui  i 
suoi  amici  otFrivansi  di  sottostare.  Qui  1'  autore  fa 
menzlone  delle  faniose  terme  di  Tito  annesse  al  pa- 
lazzo imperiale ,  delle  decorazioni  ,  delle  pitture  e 
dei  marmi  scolpiti  in  quell'  epoca ,  e  tra  questi  parla 
del  mirabil  gruppo  del  Laocoonte  vantato  da  Plinio , 
eseguito  dai  tre  scultori  Rodii  Agesandro,  Atenodoro 
e  Polidoro ,  gruppo  ch'  eccito  le  piu  argute  e  dotte 
considerazioni  di  Winkelmann,  di  Mengs,  di  Lessing, 
di  E.   O.  Visconti  e  di  altri  antiquarj. 

Per  la  mortc  di  Tito,  avvenuta  non  senza  sospetto 
di  vcleno  ,  il  seggio  imperiale  resto  sbarazzato  per 
Domiziano.  Questi  sedutovisi  mentre  non  erano  an- 
cor  del  tutto  raffreddate  le  spoglie  del  fratello,  ardi 
pronunciarne  ipocritamente  il  panegirico ;  ma  dopo 
avere  ad  esempio  di  Tiberio  e  de'  suoi  successori 
cominciato  con  atti  di  lodevol  reggimento,  depose 
la  maschera  di  virtii  ch"  era  inciampo  alia  sua  tem- 
pra  ed  alle  sregolatc  sue    tendenze.   A    far  tacere  la 


DI    P.    I.    DECHAZELLE.  4I 

censuTa  comparti  vanitose  largizioni,  a  conciliarsi  I'af- 
fetto  del  popolo  ristabili  i  giuochi  istituiti  da  Nerone, 
strano  imitatore  di  Augusto  accarezzo  i  dotti ,  per 
procurarsi  il  nome  di  fondatore  di  splendidi  e  nu- 
merosi  monumenti    face    riedilicare  il  campidoglio  e 

10  fe' decorare  con  tale  sontuosita,  die  le  sole  dora- 
ture  costarono  dodici  mila  talenti,  la  qual  cosa  fece 
dire  a  PJutarco  se  alcuno  se  ne  maraviglla  scorra  le 
gallerie  e  i  bagni  delle  concubine  di  Domiziano  e  sard 
ben  altrimend  sorpreso.  Fra  tanta  co[)ia  di  scukure 
eseguite  sotto  quel  regno  a  pochisslmi  riduconsi  gli 
oggetti  avanzati ,  giacche  alia  distruzione  di  essi  con- 
triiouj  pure  un  decreto  del  senato  ,  il  quale  ,  dopo 
che  il  tiranno  fu  assassinate  ,  lo  privo  degli  onori 
della  tomba  e  proscrisse  quanto  poteva  ricordare  la 
memoria  di  lui. 

Eletto  Nerva  alia  dignita  iniperiale  per  unanime 
consenso  de' Romani,  ne' pochi  anni  che  visse,  con- 
trassegno  ciascun  giorno  con  azioni  di  bonta ,  e  la 
saviezza  del  suo  governo  fece  dire  a  Tacito :  non  es- 
sere  altrimenti  V  assoluto  potere  sempre  incompatibile 
colla  pubblica  libertd.  Sotto  la  sua  paterna  aniniini- 
strazione  le  arti  ripresero  un  piu  libero   andamento. 

11  superbo  foro  anteriormente  incominciato  fu  com- 
piuto  ed  ebbe  il  suo  nome,  le  pubbHche  gravezze 
furono  minorate  per  la  fusione  delle  statue  d'oio  di 
Domiziano  e  delle  argenterie  superfine  del  palazzo. 
L'  ultima  prova  poi  che  Nerva  diede  del  suo  aniore 
pei  sudditi,  si  fu  il  chiamare  Trajano  a  dividere  la 
sua  autorita.  II  popolo  romano  non  conobbe  giorni 
pill  prosperi  e  piu  gloriosi  di  quelli  in  cui  lo  stesso 
Trajano  divenuto  solo  possessore  del  trono  de'  Cesari, 
vi  lecc  ammirare  tutte  le  virtu.  L'ordine,  1' econo- 
mia  regnavano  nell'  inteino  della  sua  casa ,  mentre 
la  bene  intesa  amministiazione  delle  rendite  dello 
Stato  gli  pernietteva  di  fondare  citta  ,  aprire  grandi 
strade  ,  costruire  arginature  attraverso  terreni  palu- 
dosi ,  c  favorire  per  mezzo  delle  agevolate  comuni- 
cazioni  V  attivith   del  commercio.    Le  lettcre  ,  le  arti 


42        STUDJ  SULLA  STORIA  DELLE  ARTI , 

furono  alimentate  ia  modo  da  risorgere  a  novello 
splendore;  il  foro  Trajano,  la  celebre  colonna  cli'esi- 
ste  anroxa,  1' arco  di  trionfo  in  Ancona ,  e  due  sta- 
tue deirimperatore  cd  una  di  Plotina  sua  sposa,  os- 
servabilissima  si  per  bellezza  di  panneggiamenti,  sia 
per  finitezza  di  esecuzione  attestano  qual  impulse  ri- 
cevessero,  ed  a  qual  grado  di  eccellenza  fossero  ri- 
sorte. 

Divenuto  capo  dell'  impero  Adriano  per  la  pretesa 
adozione  fattane  da  Trajano,  mostro  siffatta  passione 
per  le  arti ,  clie  parve  in  qualche  guisa  regnassero 
insieme  con  lui.  Non  poclie  pagine ,  comeche  con- 
cisamente  scritte,  sono  impiegate  a  descrivere  quanto 
esse  furono  adoperate  non  solo  in  Roma,  ma  ezian- 
dio  in  Asia,  e  qnanto  impulso  ricevettero,  ed  i  pre- 
stigi  di  cui  furono  creatrici.  La  mole  Adriana  e  le 
apoteosi  di  Antinoo  rimangono  ancora  a  fame  bella 
testimonianza.  L'  autore  fa  osservare  con  molta  acu- 
tezza  clie  la  liberalita  di  Adriano  spinse  la  romana 
scultura  ad  un  grado  si  elevato  ,  clie  uno  stato  co- 
tanto  prospero  non  poteva  durare  assai  tempo  dope 
la  sua  morte.  In  fatti,  le  produzioni  delle  belle  arti 
si  diffusero  in  tanto  numero  nelle  citta ,  nclle  pro- 
vincie,  nelle  private  dimore  di  opulenti  cittadini,  che 
nei  regni  seguenti  cesso  grado  grado  Tabitudine  della 
ammirazione,  e  quindi  T  emulazione  perdette  cosi  il 
piii  efficace  eccitamento. 

Antonino  il  Pio ,  liglio  adottivo  di  Adriano ,  quan- 
tunque  concedesse  le  somme  occorrenti  al  pronto 
compimcnto  del  superbo  mausoleo  del  padre,  e  non 
si  ristesse  dall'  erigere  un  tempio  a  quel  Dio  di  nuova 
creazione ,  pure  s'attenne  a  tutt' altra  via  per  farsi 
amare.  In  quelf  epoca  i  solisti  godendo  d'  immenso 
credito  presso  i  giandi  volsero  in  dispregio  la  pro- 
fessione  delle  arti ,  e  col  bandire  dalle  piibbliche  cat- 
ted re  la  loro  contrarieta  portarono  lo  scoraggiamento 
nelle  scuole.  II  Hlosofo  I\Iarco  Aurelio  successore  di 
Antonino  che  partecipava  ai  pregiudizj  dei  retori  del 
suo  tempo ,   occupossi  meno   degl'  interessi  dell'  arte 


DI    P.    I.    DECHAZELLE.  48 

che  della  necessita  di  reprimere  il  lusso  ed  inspirare 
ai  proprj  sudditi  V  amore  delT  ordine  e  dell'  econo- 
mia.  Per  quanto  pero  mancasse  di  tatto  onde  apprez- 
zare  le  opere  di  gusto  ,  non  trascuro  di  rendere 
omaggio  al  talento  e  alia  virtu  col  far  eri2;ere  statue 
agli  uomini  piu  cliiari  del  suo  secolo.  Dello  stesso 
Marco  Aurelio  oltre  la  statua  equestre  die  puo  repu- 
tarsi  r  opera  piii  considerabile  di  antica  fusione  che 
siaci  pervenuta,  si  hanno  due  statue  in  marnio  di  as- 
sai  pregevole  lavoro.  II  figlio  Comodo  erede  della  sua 
corona,  ma  non  della  sua  virtu  anio  far  pompa  della 
sua  forza  fisica  contro  le  fiere  e  farsi  ammirare  nei 
circhi  come  ardito  gladiatore.  Percio  il  soprannome 
di  Ercole  doraatore  de'  mostri ,  medaglie  coniate  e 
statue  scolpite  coi  medesimi  attributi. 

Nel  tratto  di  storia  dei  successori  all'  iinperio  com- 
presi  in  questo  libro,  se  si  eccettuino  i  due  Severi  Set- 
timio  ed  Alessandro  the  mostraronsi  protettori  delle 
lettere  e  delle  arti,  incominciando  da  Pertinace,  prin- 
cipe  saggio  sino  a  Diocleziano  che  unitamente  a  JMas- 
simiano  seppero  comprimere  la  licenza  della  milizia 
ed  introdurre  delle  forme  di  governo  sagge  e  ad 
un  tempo  vigorose,  altro  non  riscontrasi  che  le  con- 
seguenze  delf  anarchia  e  della  depravazione  dei  co- 
stumi ,  cui  lenne  dietro  mano  mano  la  decadenza 
delle   arti. 

Del  quarto  e  quinto  Ubro  con  che  si  compie  il  la- 
voro del  sig.  Decliazelle,  ne  darenio  un  complessivo 
estratto ,  ed  a  malgrado  che  1'  importanza  delle  vi- 
cende  delf  impero  connesse  a  quelle  delle  arti  esige- 
rebbe  che  fossimo  meno  concisi  di  quanto  lo  siamo 
stati  sino  a  questo  punto ,  pure  saremmo  costretti  a 
sfiorarne  piii  superlicialmente  il  contenuto  di  essi , 
giacche  facendo  altrimenti,  la  soverchia  lunghezza  ci 
obbligherebbe  a  riportarci  ad  un  altro  articolo  se- 
parate. 

Fra  le  turbolenze  cui  la  divisione  deU'autorita  su- 
prema  diede  origine  sotto  i  successori  di  Diocleziano 
e  Massiniiano ,  Ercole  Costantino  vinse  gli  ostacoli  che 


44  STUDJ    8ULLA    STORIA    DELLB    ARTt  , 

il  pei-fido  Galeiio,  due  nuovi  Cesari  e  parecchi  altri 
rivali  ponevano  al  suo  innalzamento.  Questo  degiio 
figlio  di  Costanzo  Cloro  dopo  aver  trionfato  di  Mas- 
senzio  alle  porte  stesse  di  Roma  compie  il  voto  det- 
taioeli  dal  Cielo,  ed  innalzo  arditamente  il  vessillo 
del  Cristianesinio  nella  capitale  del  mondo.  Quella 
memoranda  rivoluzione  da  cui  parve  aver  comincia- 
mento  una  nuova  monarchia,  restitui  la  pace  all  uni- 
verso.  Ma  coU'  aver  Costantino  in  seguito  trasferito 
la  sede  a  Bisanzio  siccome  centro  delle  vaste  sue  pro- 
vincie,  divise  la  forza;  e  questa  non  pote  resistere  ai 
continuati  assalti  dei  barbari  a  cui  soggiacque  dap- 
prima  la  parte  occidentale  e  poscia  Y  orientale  del- 
r  impero.  Tutto  fu  posto  in  opera  perclie  la  seconda 
Roma  gareggiasse  di  splendore  con  c|uclla,  di  cui  la 
voce  degli  oracoli  vaticinato  avevano  Teterna  durata. 
A  che  valsero  T  avere  spogliato  varie  citta,  la  Grecia 
e  i  cesarei  palagi  d' Italia  onde  arricchirla  di  edific) 
sontuosi  per  pitture  e  sculture  ?  L'  epoca  della  deca- 
denza  dell'  impero  e  delle  arti  andava  ognor  plu  avan- 
zandosi :  lo  stesso  Costantino  vestito  di  stoffe  d'oro , 
aspro  di  gemme  a  somiglianza  degli  antichi  despoti 
delTAsia  obbligava  Tartista  nella  imitazione  ad  adat- 
tarsi  a  quel  barbarico  gusto  di  abbigliamenti;  quindi 
i  modelli  del  greco  sapere  a  poco  a  poco  non  atti- 
ravano  piii  gli  sguardi ,  perclie  arrestavansi  su  cjue- 
gli  oggetti  in  cui  la  sregolata  fiintasia  del  decora- 
tore  aveva  profuse  Ic  materie  piu  preziose.  11  mu- 
saicista  usurpo  i  diritti  del  piu  delicato  lavoro  del 
pennello:  cosi  la  pittura  e  la  scultura  travolte  fuori 
di  loro  sfera  trovaronsi  insensibilmente  confuse  nella 
classe  delle  arti  meccaniche.  L'  arco  di  Costantino , 
i  dittici  consolari  e  le  medaglie  coniate  a  cpie'  tempi 
confrontate  colic  antecedeati ,  mostrano  il  preludio 
del  decadimento. 

Come  poscia  esse  derlinassero  ognor  piu  e  slno 
al  punto  di  ritornarc  alf  infanzia,  T  autore  lo  viene 
dimostrando  coUe  vicende  dclla  distruzione  del  Paga- 
nesimo.  Costantino  nelle  misure  adottate  per  eetirpare 


DI   P.    I.    DECHAZELLE.  46 

1'  idolatria  non  ardi  manifestare  una  rigida  intolle- 
ranza  ,  talclie  1'  umanita  e  la  religione  (  disse  lo 
stiniabile  autore  della  Storia  del  basso  irapero )  de- 
vono  essergli  grate  per  non  aver  egli  dad  martiri 
air  idolatria.  Ma  so  quel  primo  imperatore  cristiano 
e  dopo  lui  i  suoi  ligli  apertamente  non  autorizzarono 
la  distruzione  degli  idoli ,  V  abolizione  dell'  antico 
culto  fu  soltanto  dilTerita.  Gli  editti  di  Teodosio  con- 
tro  il  politeismo  furono  eseguiti  con  tanta  maggior 
attivita  clie,  sotto  lo  stesso  Giuliano  Tapostata,  ave- 
vano  ardito  i  Cristiani  slidar  la  vendetta  impeiiale 
rovesciando  a  Pessinunte  V  altare  della  mad  re  degli 
Dei,  ed  a  Cesarea  il  solo  tempio  che  fosse  stato  ri- 
sparmiato.  E  iaipossibile  ,  dice  T  autore,  formarsi  una 
idea  delle  devastazioni  die  commisero  gV  iconoclasti; 
tuttavia  dopo  di  aver  parlato  di  quelle  cui  soggiacque 
successivamente  V  Italia  per  1'  irruzione  di  tanti  po- 
poli  barbari ,  dopo  di  aver  descritto  quanto  fece  il 
gran  Giustiniano  per  riparare  a  tanta  rovina,  finisce 
per  provare  colla  descrizione  delle  antichita  d  ine- 
stimabil  valore  eslstenti  ancora  in  Costantinopoli  nel 
tempo  che  fu  presa  dai  Crociati,  doversi  a  questi  at- 
tribuire  il  totale  esterminio  di  quanto  avrebbe  potuto 
pill  luminosamente  attestare  la  grandezza  ed  il  sapere 
degli  anticlii ,  e  di  cio  che  di  piu  prezioso  in  fatto 
di  metalli  incrostati  di  gemme  e  lavorati  sul  gusto  bi- 
zantino  a[)parteneva  al  santuario  di  Santa  Sofia  ora 
dai   Turclii  ridotta  a  moschea. 

II  quinto  libro  iinalniente  verte  da  principio  siii 
sintouii  precursori  del  risorgimento  delle  belle  arti ; 
ma  r  autore  non  s'  iutertiene  a  svolserne  cronolosi- 
camente  1  anclamento  per  entrare  tosto  a  parlare  della 
conseguente  istituzione  delle  scuole  di  Firenze ,  di 
Venezia  e  di  Roma.  Nel  decimoquinto  secolo ,  dice 
egli ,  i  letterati  di  Costantinopoli  coki  da  spavento 
air  avvicinarsi  dei  Turchi  si  sparsero  nella  Toscana  e 
suUe  rive  del  Tevcre  seco  portando  gli  scritti  dei 
poeti ,  degli  oratori  e  dei  soiisti  dell"  antichita.  Fu 
per  tal  guisa   che   opeiossi  il  risorgimento  ,    giacche 


46  STUDJ    SULLA    6TORIA    DELLE    ARTI , 

in  quel  tempo  I'ingegno  degli  antichi  piu  non  tro- 
vavasi  clie  nei  loro  stessi  libri.  Vero  e  bensi  che 
molto  tempo  prima  la  Siria  era  gia  stata  illustrata 
da  ogni  sorta  di  stiidj  per  una  generazione  di  Arabi, 
la  quale  introdottasi  poscia  in  Ispagna  per  le  conquiste 
dei  Saraceni  vi  diffuse  una  civilizzazione  che  di  la  si 
stese  verso  le  parti  setteutrionali,  dove  I'architettura 
moresca  si  combino  con  la  reminiscenza  dell'  antico 
gusto  dei  Greci.  La  pittura  e  la  scultura  siccome  arti 
favorevoli  all'  idolatria  erano  rimaste  conipresse ,  ne 
poterono  progredire  per  opera  dei  Saraceni.  Piu  tardi 
poi  le  repubbliche  di  Venezia  ,  di  Pisa  ,  di  Firenze, 
di  Siena  e  di  Bologna  arricchite  dal  commercio  col 
Levante  e  cercando  di  sovercliiarsi  in  magnificenza,  a 
gara  abbellirono  le  citta  loro  con  nuovi  edificj  in 
luogo  di  quelli  incendiati  dai  Vandali.  Orseolo,  doge 
di  Venezia ,  circa  la  fine  del  decimo  secolo  aveva 
fatte  porre  le  fondamenta  dell'  insigne  basilica  di  Saa 
Marco.  A  Pisa  ergevasi  quella  cattedrale  per  opera 
deir  architetto  Buschetto  e  con  marmi  gia  lavorati 
perche  avevano  appartenuto  ai  rovinosi  templi  della 
Grecia ,  come  avevano  gia  praticato  i  Veneziani.  Si- 
miglianti  costruzioni  in  seguito  e  conteniporaneamente 
innalzaronsi  a  Padova,  a  Firenze  ,  a  Lucca  ,  a  Viterbo, 
a  Roma ,  ecc.  Abili  pratici  andaronsi  formando  frat- 
tanto,  e  lo  stile  di  quella  scuola  greco-gotica  conser- 
vossi  fino  al  cominciare  del  secolo  decimotei'zo.  In- 
torno  a  siffatto  genere  di  architettura  V  egregio  au- 
tore  fa  osservare  che  perfezionato  da  Nicolo  Pisano 
e  da' suoi  allievi  offerse  una  mirabile  arditezza,  ed 
effetti  variati  e  al  sommo  pittoreschi ;  che  non  ne 
furono  i  Goti  gP  inventori ,  ma  che  sibbene  prese 
nome  ed  origine  nel  tempo  in  cui  que'  popoli  inva- 
sero  le  provincie  del  romano  impero ;  ch'  esso  di- 
stinguesi  in  gotico-greco ,  in  gotico-lombardo ,  sas- 
sone,  arabo,  ecc.  secondo  le  varic  gradazioni  di  stile 
die  dimostrano  gli  edificj  di  quella  specie ,  sia  in  Ita- 
lia, in  Ispagna  ed  in  Francia,  sia  in  Germania  ed  In- 
ghilterra;  ma  die  il  gotico  propriamente  detto  consta 


m    p.    I.    DECHAZELLE.  47 

di  sassone  e  di  normanno.  Del  resto  il  buon  gusto 
in  Jatto  di  architettura  non  poteva  dirsi  degenerato 
al  tutto  nella  Grecia  sino  alia  line  del  secolo  unde- 
cimo.  Quest'  asseizione  appoggiata  dalT  esimio  autore 
al  gusto  dominante  nel  Duomo  di  Pisa ,  architettato 
dal  Buschetto  di  greca  origine  viene  respinta  dal 
traduttore  italiano  in  una  nota  ,  contrapponendovi 
quanto  scrisse  il  Cicognara  in  proposito  nella  sua 
Storia  della  scultuia.  I\la  e  da  notarsi  che  il  Declia- 
zelle  negli  schiarimenti  ch'  egli  ha  posto  in  fine  di 
questo  libro  giustifica  V  accennato  asserto  colT  opi- 
nione  di  Emerico  David  ,  il  quale  per  le  tradizioni 
da  lui  raccolte  allerma  essere  il  Buschetto  nato  in 
Dulichio ,  essere  Busketos  il  vero  nome  che  leggesi 
neir  epitafio ,  e  trovarsi  nella  cronaca  pisana  di  Ma- 
rangone :  che  i  commissarj  incaricati  di  dirigere  i 
lavori  della  fabbrica  di  detta  chiesa  fecero  a  bella 
posta  il  viaggio  di  Grecia  onde  farvi  scelta  di  buoni 
matcriali  di  costruzione ,  e  condussero  seco  in  pari 
tempo  di  la  il  principale  architctto  ed  i  suoi  ausilinrj. 
Ma  noi  non  c  inoltreremo  di  vantaggio  in  questa 
storia  delle  arii ,  giacche  abbiamo  raggiunto  un  pe- 
riodo  troppo  noto  per  le  opere  di  D'Agincourt ,  di 
Cicognara  e  del  celebre  aljate  Lanzi  che  furono  dal- 
r  autore  consultate  e  in  niolte  parti  sej^uite;  e  con- 
chiuderemo  col  dire  che  la  lettura  di  questi  due  vo- 
lunii  porra  in  grado  ciascuno  di  conoscere  e  ritencre 
con  facibta  le  storiche  vicende  delia  greca  e  roniana 
civilta  intrecciate  a  quelle  cui  soggiacquero  le  arti 
dair  epoca  della  loro  infanzia  sino  quasi  a'  giorni  no- 
stri ,  e  che  vantaggiosa  non  meno  gli  riuscira  la  let- 
tura deir  appendice  posta  in  fine  del  secondo  volume 
che  tratta    specialmente   dell'  origine  e    dei   progressi 


della  scuola  fiamniinga  e  della  francese 


/.  F. 


48 


PARTE   11. 

SGIENZE  ED  ARTI  MECGANICHE. 


Condnuazlone  degli  Atti  delV  I.  R.  Accadcmia  ecoiio- 
mico-agraria  del  Georgofili  di  Firenze.  Tomo  XIII 
trimestre  4.°,  tomo  XIV  trimestri  quuttro.,  e  totno  XV 
dispensa  i.*  —  Firenze,  1 835-1 83 7,  presso  Q.  P. 
Vieusseux,  tipogfafia  Galilejana,  in  8.° 

Giofnale  agrario  toscano.  Num.  36.°,  a  compimento 
del  tomo  IX,  num.  37.°,  38.°,  39.°  e  40.°  che  for- 
mano  il  tomo  X,  e  num.  41.°,  dispensa  i.  del 
tomo  XI.  — •  Firenze,  1 835- 1837,  presso  G.  P. 
Vieusseux,  tipografia  Galilejana,  in  8.°  V.  Biblio- 
teca  italiana  tomo  8 1 .°,  pag.   1 1  o 

\_'gnora  in  se  stessa  egnale  TAccacIemia  dei  Georgofili  noti 
r.illenta  per  nulla  nel  rendere  di  pubblica  ragione  i  suoi 
Atti ,  sempre  ricchi  di  rilevanti  soggetti.  Noi  quindi  ci  stu- 
dJeremo  di  qui  recare  un  sunto  dei  fascicoU  che  annun- 
ziamo. 

Rapporto  della  corrispondenza  nel  corso  dell' anno  accade- 
mico  1 834- 1 835,  letto  dal  segretario  delle  corrispondenze 
aw.  Leopoldo  PelU-Fabbroni  nella  solenne  adunanza  del 
27  dicembre    i835. 

Rapporto  del  dott.  Filippo  Gallizioli.,  segretario  delle  corrispon- 
denze,  letto  nelt adunanza  solenne    delV  8    gennajo  1837. 

Rapporto  degli  studj  accademici  dell' anno  i836,  letto  dal 
segretario  degli  atti  Comm.  Lapo  de'  Ricci  nell'  adunanza 
solenne  del  di  8  gennajo    1837. 

Dalla  coltivazione  del  suolo ,  dice  il  sig.  Fabbroni ,  de- 
rivano  le  principali  riccliezze  della  Toscana  f,  attivare,  per- 
fezionare ,  ampliare  essa  coltivazione  esser  deve  percio  lo 
scopo  di  coloro  ,  cui  sta  a  cuore  la  pubblica  e  privata  pro- 
sperita.  Molti  sono  a  gloria  italiana  quelli  che  si  mostrauo 


CONTINUAZIONE    DEGLI    ATTI    eCC.  49 

anlmatl  da  tali  scntlmenti ;  e  1'  opere  lo  attestano.  Esse  ven- 
gono  qui  con  alcnne  particolarita  rainmentate.  Dopo  i  la- 
vori  cli  agricoltura,  si  ricorilano  i  botanici ,  indi  i  luiuera- 
logici ,  i  fisici ,  i  zoologici ,  poi  cjuelli  che  concernono  la 
nieccanica ,  la  pnbblica  istruzione ,  la  storia ,  1'  economia 
pubblica  ,  il  conunercio  ,  la  nautica  ,  T  arte  guerresca  ,  la 
medicina,  la  cliirnrgia ,  la  chimica ,  e  da  ultimo  le  belle 
lettere,  delle  quali  ritiensi  uno  de'  migliori  uffizj  il  tramaii- 
dare  alia  posterita  le  virtuose  azioni  di  segaalati  cittadini , 
perclie  la  ricordanza  loro  presenti  esempi  degni  d'  imita- 
zione  per  clil  vuole  ben  meritare  de'  suoi  siiuili  e  coatri- 
Ijuire  ai  f)rogressi  delle  scienze ,  delle  arti  belle  ed  indu- 
striose  e  della  pubblica  prosperita. 

E  qui  prima  di  progredire  agli  altri  subbietti  noi  rlcor- 
deremo  un  lascio  del  conte  Leon  Battista  degli  Alberti. 
Riputando  egli  che  V  agraria  sia  la  prima  tra  le  arti  o 
meglio  un  complesso  delle  arti  piu  utili  alia  societa ,  lego 
in  perpetno  la  somma  di  scudi  centovend  fiorentini  all'anno 
per  due  o  plii  premj  da  conferirsL  il  giorno  28  giugno  di 
ogni  anno,  onomastico  suo,  a  coloro  che  per  giudizio  della 
Reale  Accademia  dei  Georgofili  saranno  dicliiarati  degni  di 
meritarli ,  dietro  la  soluzione  de'  quesiii ,  o  il  felice  ese- 
guimento  di  operazioni  ad  i^tilita  dell'  arte  agraria ,  e  piil 
particolarmente  ad  assoluto  miglioramento  reale  ed  efFet- 
tivo  della  coltivazione  ed  industria  agricola  toscana. 

II  perche  l'  I.  R.  Accademia  sovrannominata  pujjblico  i 
due  seguenti  programmi :  i.°  Un  premio  di  scudi  sessanta 
sara  conferito  a  chi  fara  constare  all' Accademia  dentro  il 
mese  di  aprile  i838  di  avere  costruito  un  congegno  adat- 
tato  a  sgranare  il  grano  turco ,  il  quale  okre  alia  novita 
ofFra  un  evidente  vantaggio  sui  mezzi  adoperati  liaora  a 
quest'  effetto  e  possa  essere  introdotto  senza  diHicolta  nel 
nostro  sistema  di  colonia ,  il  che  richiede  tra  le  altre  cose 
semplicita  di  meccanismo  ,  prontezza  di  azione  ,  economia 
nella  forza  motrice ,  modicita  di  spesa  nella  sua  costru- 
zione.  I  semplici  modelli  o  disegni  non  saranuo  ammessL 
al  concorso.  2.°  Un  premio  di  scudi  sessanta  sara  confe- 
rito a  quello  che  fara  constare  all'  Accademia  entro  I'aprile 
i838  d'avere  in  Toscana  talmente  migliorato  I'avvicenda- 
inento  delle  culture ,  che  ne  sia  conseguenza  la  riprodu- 
zione  di  tutto  il  letame  occorrente  non  solo  a  sostenere 
nia  ad  aumentare  progressivauiente  la  fertilita  del  terreno, 

Bibl.  lud.  T.  LXXXVI.  4 


5o  CONriNUAZIONE    DKGLI    ATTI 

in  cul  detto  avvicendamento  venne  introdotto ,  senza  che 
pel"  questo  il  nctt.o  valore  delle  raccolte  ottenute  nel  suo 
giro  sia  niinore  di  qiiello  die  dal  suolo ,  e  nel  tempo  stesso 
sarebbesi  conseguito  coi  puodott'i  ordinarj ,  onde  si  verifichi 
che  il  vew  pi-ofitto  del  collivatore  sia,  merce  il  nuovo  av- 
vicendamento, accresciuto.  Tale  avvicendamento  dev'essere 
estesamente  praticabile  nei  fondi  soggetti  a  colonia ,  e  non 
ricliiedere   vistose  anticipazioni  di   capitali. 

Altro  premio  di  zecchini  5o  sara  conferlto  dalla  mede- 
siina  I.  R.  Accademia  nell' anno  i837  all' autore  di  una 
invenzione,  o  innovazione,  o  metodo ,  o  fatto  estesamente 
applicabile  e  di  utilita  fondamentale  alia  pratica  agricoltura 
della  Toscana.   II  concorso  sara  cliiiiso  col  3i  agosto  iSSy. 

E  poiche  la  Toscana  e  paese  agricola ,  ma  nondimeno 
per  la  sola  via  di  qncsta  non  puo  aggiugnere  a  tutta  quella 
prosperita  di  cui  sarebbe  atta ,  senza  rivolgersi  anco  alle 
inanifatture  ed  al  commercio,  e  il  piu  vantaggioso  sviluppo 
deir  industria  manifatturiera  riesce  nel  fare  tntto  il  possi- 
bile  nso  della  materia  prima  indigena,  I'Accademia  fii  d'av- 
viso  che  nel  grado  economico  in  cui  di  presente  rlnviensi 
la  Toscana  la  soluzione  di  nessun  problema  potesse  essere 
piu  utile  quanto  quella  del  seguente.  ti  E.itenute  le  leggi 
economiclie  e  doganali,  e  le  relazioni  commerciali  di  fatto 
e  per  diritto  internazionale  della  Toscana,  determinare  quali 
niaterie  prime  indigene  presenti  e  ottenibili  possano  ali- 
mentare  arti  e  manifatture  che  vincano  o  sostengano  la 
concorrenza  de' prodotti  manifattnrati  esteri  si  nell' interno 
come  nell' esterno  del  Gran  Dncato ,  specificando  con  pre- 
cisione  i  nietodi  scientilici  ed  economici  convenienti  a  re- 
care  le  indicate  niaterie  prime  all'intento  proposto.  »  II 
premio  era  di  zecchini  aS  ,  e  si  doveva  conferire  nell' anno 
i836,  ma  nessuna  Memoria  ne  fu  giudicata  degna. 

Nissun  concorrente  essendosi  presentato  pel  premio  del 
sig.  Bonafous,  di  cui  noi  facemmo  parola  nel  tomo  LXXXI, 
pag.  1 12,  I'Accademia  ha  deliberato  che  ogni  concorrente 
poteva  presentarsi  ancora  al  signer  segretario  delle  corri- 
spondenze  dal  priino  all' ultimo  del  marzo  iSSy  per  far 
constare  di  avere  a  sua  disposizione  i  mezzi  occorrenti 
per  fare  1' esperimento  delle  foglie  del  Moras  cucullata, 
e  per  ricevere  il  seme  dei  bachi ,  col  quale  unicaraente 
potra  essere   fitto  osso   esperimento. 


dell' ACCADEMIA.    De' GEORGOFILI.  Si 

Se  Tanno  i835,  dice  il  sig.  dott.  Gallizioli,  la  corrispon- 
denza  della  nostra  societa  ha  oflerto  ubertosa  niesse  di 
opere  e  di  lavori ,  per  cui  progress!  vieppiu  rapid!  e  sicuri 
in  ogni  scienza  ed  arte  risultano,  non  da  meno  sicura- 
niente  riesci  il  successivo  i836,  poiche  i  socj  corrispon- 
denti  e  tanti  altr!  devot!  all'Accademia  dei  Georgofiii  pro- 
seguono  nel  modo  stesso  die  col  segretario  antecessore  a 
coinunicare  i  loro  studj  sempre  tendenti  a  difFondere  Inmi, 
osservazion!  ed  esperienze,  die  tanto  inflLiiscono  alia  pub- 
blica  prosper itii.  Le  parole  sue  vengono  poi  rinfrancate  dalla 
Innga  serie  di  citazion!  di  piu  o  meno  important!  libri  e 
scritti  inviati  ad  essa  Accadeniia. 

II  sig.  Gommendatore  Lapo  de'  Rice!  incomincia  la  rela- 
zione  sua  col  mostrare  die  nella  Toscana  i  sapient!  fnrono 
sempre  ascoltati ,  le  loro  dottrine  poste  in  pratica ,  e  po- 
tersi  essa  Toscana  denominare  eminentemente  esperimentale. 
Snccessivamente  reca  validissimi  argomenti  a  provare  questo 
assunto  ed  a  far  vedere  die  i  fatti  corrispondono  alle  pa- 
role. L'  avvenimento  dei  quali  fatti  si  denno  poi  in  graa 
parte  alTAccademia  dei  Georgofiii ,  la  quale  si  occupa  a 
far  progredire  non  solo  la  scienza  economica ,  ma  anclie 
ragrlcoltura  ed  i  rami  tntti  di  utile  industria.  E  relati- 
vamcnte  a  quest!  ultimi  il  sig  Segretario  avverte  die  nel- 
r  anno  i836  ess!  divennero  maggiormente  die  negli  anni 
antecedent!  soggetto  degli  studj  e  delle  ricerche  dei  socj 
deirAccademia  de!  Georgofiii. 

GelsL  e  Bigattiere ,  del  sig.  Felice   Vasse. 

II  sig.  Vasse  s!  fa  a  dimostrare  il  grande  prodotto  della 
coltlvazione  de' gelsi,  la  necessita  in  cui  la  Toscana  era  e, 
onde  ritrarre  il  piii  possiljile  vantaggio  da  essi ,  di  acco- 
munare  la  foglia  loro  alle  altre  produzioni  dei  poderi ,  e 
dividerla  cosi  a  meta  col  colono  o  venduta  in  natura  o  tras- 
formata  in  bozzoli.  Poi  in  senso  suo  il  miglior  modo  per 
gencralizzare  !  metodi  facili  e  sicuri  dell'  allevamento  dei 
baclii  ,  per  la  mancanza  di  A'aste  piantagioni  di  gelsi  e  di 
bigattiere ,  sarebbe  "  di  formare  in  ogni  fattoria  una  sola 
massa  ossia  raccolta  in  societa  fra  i  padroni  ed  i  colon!  », 
dando  egli  in  cio  le  piii  sicure  norme  a  guarentigia  dei 
rispettivi  interessi  degli   uni  e  degli  altri. 

I  Coinpilatori  del  Giornale  agrario  coll'  idea  di  renderlo 
utile  il  pill  possibile  per  mezzo  di  dati  positivi  intorno  alio 


5a  CONTINUAZIONE   DEGLI    ATTI 

stato  dell'  agrlcoltura  e  dell'  economla  riirale  in  Toscana 
espongono  con  forniole  precise  alcnne  dimande  ai  loro  cor- 
rispondenti  ed  associail,  attenentemente  alle  notizie  che  im- 
portano  per  riuscire  ad  avere  un  quadro  compiuto  di  essa 
industria  ed  econoniia  rurale  toscana. 

Dei  progressi  deli'  industria  in  Toscana ,  e  di  quelU  che  essa 
pub  fare  per  mezzo  delta  spirito  di  associazione ,  Memoria 
del  dott.  G.  C.    Vanni. 

Rilevasi  da  questa  esposizlone ,  che  in  Firenze  si  fab- 
bricano  drappi  di  seta  da  reggere  in  confronto  coi  niigliori 
di  Francia  ;  die  1'  estensione  e  la  perfezione  di  questa  ma- 
nlfattura  crebbe  il  prezzo  delle  sete  nell'  interno  del  pae- 
se.  II  talento  del  fabbricatore ,  del  manifattore  in  Toscana 
non  manca,  ma  non  vi  ha  la  riutiione  dei  capital!  neces- 
sarj  a  fare  che  brilli ,  perche  questi  non  si  possono  rin- 
venire  presso  un  solo  private  in  quella  copia  che  le  intra- 
prese  richiedono.  Lo  spirito  di  associazione  potrebbe  far 
tutto  ,  e  COS!  si  dissotterrerebbero  altresi  i  ricchi  tesori  mi- 
nerali  de'  quali  il  suolo  toscano  e  ricchissimo ,  siccorae 
lo  provano  le  attivate  miniere  di  zolfo  nel  territorio  di 
Scansano  ed  all'Ajuola  in  Chianti ;,  quelle  di  rame  a  Mon- 
tecatini  ed  a  Rocca  Tederighi ;  quelle  d' argento  nel  vica- 
riate di  Pietrasanta ;,  quelle  di  allume  di  Montioni ,  per 
non  muover  parola  di  quelle  di  ferro  dell'  Elba  e  del  ricavo 
del  borace.  L'  autore  chiarlsce  in  appresso  quale  delle  forme 
di  associazione  riesca  la  migUore  e  da  la  preferenza  al- 
Y  anonima ,  e  dimostra  in  fine  con  quali  mezzi  si  possa 
giugnere  a  far  nascere  e  mantenere  attivissimo  lo  spirito 
di  essa  associazione. 

Invito  per  la  produzione  dello  zucchero  indigene  e  relativo 
progetto  d'  associazione ,  del  signor  Policarpo  Bandini  di 
Siena. 

La  societa  sara  sotto  nome  Bandini  e  compagni.  La  du- 
rata  sua  determinata  a  dieci  anni.  Le  azioni  sono  di  venti 
scudi  toscani  ciascuna  da  pagarsi  in  due  rate  eguali ,  una 
a  tutto  dicembre    i836,  1' altra  a  tutto  marzo    iSSy. 

Dal  conteggio  presentato  si  dedurrebbe  che  1' utile  netto 
risulterebbe  del  quinto  del  capitale  adoperato  ossia  un  ao 
per   100. 


dell'  accademia  de'  georgofili.     53 

Di  due  varieta  di  grnno  coUivate  in  America  ;  Memoria  letta 
dal  sig.  Gactano  Baroni  neW  adunanza  del  5  marzo  i836. 
Notizie  pel  grano  di.  Petuniel ,  del  sig.  L.   Tempi. 

I  due  grani  d'Anierica  sono:  i.°  il  Zea  mays  vitrea,  grano 
tnrco  traspaiente  ,  grano  tiirco  dolce  die  si  coltiva  ad  uso 
di  legume  per  la  state  ,  e  si  mangia  fresco  si  crudo  clie 
cotto.  Si  seraina  col  metodo  ordinario  e  riesce  meno  alto 
del  nostro  melgone.  Un  graao  ne  produsse  in  Toscana  12,00. 
Non  rende  pero  inolta  farina  come  1'  ordinario  ;  2.°  il  Zea 
mays  di  Filadelfia ,  o  grano  turco  bianco.  Questo  cresce  a 
molta  altezza  e  quindi  assai  soggetto  ad  essere  atterrato 
dai  venti.  In  Toscana  tarda  a  maturare.  In  America  e  te- 
nuto  in  gran  coato  e  si  adopera  in  piii  maniere  ad  uso 
comune.  Una  libbra  di  grano  Petuniel  ne  rese  46  in  Val- 
darno  ;  nelle  vicinanze  di  San  Gimiguano  soltanto  libbre  29. 
Seminato  il  i5  marzo  fa  inaturo  a  mezzo  il  luglio.  Ras- 
somiglia  al  grano  gentile ,  Triticum  Jiybernum.  II  pane  che 
con  esso  fu  fatto  non  riiisci  bianchissimo ,  ma  sempre 
migliore  di  qnello  che  i  contadini  mangiaao  coraposto  di 
diverse  granaglie. 

Del  modo   di  calcinare  il  grano  per  la  sementa ,  del  parroco 
Michel' Angela   Tozzi. 

A  guarentire  il  grano  dal  male  della  volpe  che  tanto 
danno  arreca,  i  contadini  toscani  sogliono  calcinare  quello 
che  designano  a  seraente.  II  metodo  in  pratica  parve  al  si- 
gnor  Tozzi  assai  imperfetto ,  egli  quindi  suggerisce  il  se- 
guente  come  da  lui  esperimentato  di  sici\rissima  rluscita. 
Si  prenda  grassello  di  calce  spenta  libbre  tre  per  ogni  stajo 
di  grano  ;  si  collochi  la  calce  in  un  piano  pulito,  si  formi 
intorno  ad  essa  un  cerchio  col  grano,  poi  con  una  marra 
si  mescoli  in  modo  die  esso  grano  sia  bene  intriso  e  im- 
pastato  colla  calce.  AUora  si  aramucchi  e  si  lasci  cosi  per 
24  ore.  Scorse  queste,  si  allarghi  e  si  stenda  si  che  asciu- 
ghi.  Asciutto  die  sia  si  pub  di  nuovo  aramucchiare  per 
servirsene   poi  al  bisogno    da  seminare. 

II  sig.  Giorgio  Perrin  in  vece  si  Icda  della  soluzione  di 
solfato  di  ferro  in  cui  ammollare  il  grano  da  semente,  il 
qual  metodo  si  chiania  snifatare,  come  leggesl  nel  Propaga- 
tore  delle  cognizioni  utUi  N.  11^  pag.  Sao,  artic.  carbone  o 
carie. 


54  CONTI?^UAZIONE    DEGLI   ATTI 

Osseivazioni    sid  piantare    e    seminare  fitto  e  rado    il  grano 
turco ,  le  patate  e  Verba  medica ,  del  sig.  G.   W.   Tighe. 

Secondo  il  sig.  Tighe,  in  quanto  ai  pomi  da  terra,  II 
piantar  fitto  o  rado  noii  dipende  solo  dalla  distanza  in  cui 
si  mettotio  i  pezzi  da  semente  ,  nia  dal  nuniero  degli  steli 
o  sieiio  piaute  distinte  che  tali  pezzi  possono  svilnppare , 
ia  guisa  die  piantare  pezzi  con  tre  soli  occhi  alle  solite 
distanze  e  piantar  rado ;,  tuberi  mezzani  interi  e  piantar 
fitto ;  e  quest'  ultima  piantagione  da  generalmente  niag- 
giore  e  piu  utile  prodotto.  Relativamente  al  grano  gentile 
le  prove  si  combinerebbero  in  favore  della  solita  quantita 
di  seme ,  cioe  d'  un  sacco  di  grano  per  nove  stiora  di  terra. 
Per  rispetto  al  grano  turco  non  ardisce  ancora  dire  preci- 
samente  quante  piante  sieno  da  porre  in  un  dato  spazio 
di  terra  ;  e  convinto  pcro  che  la  piii  grossa  pannocchia  , 
se  lo  stelo  occupa  un  braccio  quadro ,  puo  di  rado  ricom- 
pensare  due  pannocchie  mediocri  che  piglino  lo  stesso  spa- 
7.io.  Finahiiente  parlando  dell'  erba  medica  sostiene  che  in 
Toscana,  e  in  terre  ben  concimate  il  prodotto  maggiore 
si   ottiene  serapre  dalla  piu  fitta  seminagione. 

Osservazione  sulV  erba  fiainma,  Orobanche  major,  del  pievano 
S.  Mancini. 

Quest'  osservazione  e  che  al  seminar  presto  le  fave,  cioe 
in  gennajo ,  1' erba  fiamraa  o  succiamiele,  che  tanto  nuoce 
alia  prosperita  delle  fave ,  non  vi  puo  piu  nulla. 

Sulla  Datisca  cannabina  ;,  Memoria  del  socio  ordinario  Anto- 
nio Targioni-Tozzeni. 

Concerne  la  storia  e  1"  uso,  neU'arte  tintoria  e  nella  me- 
dicina,  di  questa  pianta ,  la  cui  coltivazione  pare  abbia  fa- 
vorevole  incontro  nella  Francia. 

Nodzie  sulla  cost  detta  Oxalis  crenata  di  Jacquin,  Lezione  di 
turno 5  di  L.  Pelli-Fuhhioni. 

Questa  pianta  originarla  del  Chili  e  del  Peril  prospers 
benissimo  anche  nel  vivajo  di  Monza ,  di  dove  venne  in- 
viata  in  Toscana  :,  i  suoi  tuberi  cotti  riescono  deliziosi  al 
palato ,  e  danno  ottimo  nutriraento ;  gli  steli  potrebbero 
servire  a  foraggio,  e  per  Pestrazione  del  sale  acetosella.  Mi- 
nuta  ed  esatta  e  la  descrizlone  e  la  storia  di  questo  vege- 
tabile  qui  data  dal   sig.  Fablaroni. 


DELL  ACCADEMIA  DE  GEOEGOFILI.        55 

Coltivcizione    della    harhahietola  per  foraggio ,    suo  prodotto  , 
iiso  e  coiiservazione. 

Per  la  barbabietola  rlescono  bene  le  terre  compatte ,  pur- 
clie  sieno  ben  preparate  e  profondamente  erplcate.  Dei 
concimi  qnello  di  stalla  fresco  e  il  preferibile.  Col  traplan- 
tamento  si  lia  maggior  prodotto  ;  T  istante  di  quest'  opera- 
zione  e  allorcbe  le  pianticelle  hanno  la  radice  grossa  come 
il  mignolo  della  mano.  Vi  bisognano  niolte  cure  e  diligenze. 
II  terreno  vuol  essere  mondo  dalle  erbe  cattive.  Le  foglie 
della  liarbabietola  non  vogliono  essere  ne  rotte,  ne  taglia- 
te;  il  cio  fare  nuoce  all' accrescimeiito  della  radice.  Se  la 
barbal^ietola  e  destinata  alia  fabbricazione  dello  zucchero 
giova  raccoglierla  prima  delle  piogge  autunnali.  A  conser- 
varla  per  foraggio  s'  infossa.  Alia  barbabietola  si  fa  suc- 
cedere  grano.  Narra  il  sig.  marchese  Ridolfi  questa  radice 
tuberosa  essergli  costata  di  prodiizione,  pigliato  il  di  mezzo 
in  tre  raccolti ,  lire   3,   soldi    17   al  migliajo. 

Sulla  maniera  di  rilevare    gll    ulivi   per    mezzo  dei  polloni ; 
Memoria  del  dolt.  Carlo  Calamandrei. 

Impianta  i  polloni  appena  levatl  dagli  ulivi  in  vasi ,  e 
in  capo  a  43  mesi  sono  atti  ad  essere  trasportati  in  piena 
terra ,  ove  allignano  prosperissimamente. 

Di  una  recente  coldvazione  a  vigna ,  di  L.  BagnoU. 

Col  metodo  ordinario  in  Toscana  non  si  ha  prodotto  delle 
viti  die  dopo  il  5."  anno  di  loro  piantagione  ;  con  quello 
del  sig.  Pietro  Cirilio  Passuti  si  fa  vino  il  secondo  anno. 
Divelto  da  novembre  a  gennajo  il  terreno  fu  lasciato  cosi 
sino  a  giugno ;  allora  ridotto  acconcio  alia  regolare  pian- 
tagione,  con  palo  di  ferro  si  praticarono  fori,  ed  in  essi 
si  pose  terra  arenosa  nilsta  a  buona  jjorzione  di  concime 
pecorino  da  riempiere  un  sesto  della  profondita  loro.  Vi 
si  conliccarono  poi  i  magliuoli  die  a  tutt'  agosto  avevano 
gia  un  tralcio  di  due  a  tre  braccia.  In  settembre  si  scal- 
zarono  alia  distanza  di  un  mezzo  braccio  del  fusto.  gct- 
tatavi  quantita  di  kipini  die  si  ricoprirono  con  pula.  Alia 
meta  di  novemljre  si  seppellirono  le  piante  dei  lupini  in- 
sieme  a  concime.  Per  qucsto  ingrasso  i  magliuoli  aggiunsero 
la  priinavera  un  pollice  di  grossezza.  Non  fatto  nltro  a 
tutto  il  successlvo  febbrajo .  nel  marzo  ogni  niagliuolo  venoe 


56  CONTINTJAEIONE    DEGLI    ATTI 

preso  ad  occli'io.  —  11  primo  anno  di  sna  piantaglone  cjue- 
sta  vigna  porto  gia  grappoli;  assai  piii  I'anno  susseguente, 
al  segno  clie  computando  T  uno  colP  altro  si  ebbe  un  in- 
teresse  del  5   ed  un  terzo  per  cento. 

Nuovo    modo  per  favorire    una  buona  fermentazione  vinosa 
net  tini  aperti ,  del  dott.  Giuseppe  Menici. 

L'  assunto  del  sig.  Menici  fu  di  render  utili  i  tini  co- 
muni  (mancanti  di  coperchio)  cercando  di  opporsi  alia  dif- 
fusione  del  calorico  proveniente  dalla  massa  fermentante  , 
poiche  dalla  conservazione  sua  dipende  1'  avere  buoni  ri- 
sultamenti.  A  tale  efFetto  colloca  sopra  un  tino  aperto  pieno 
d'  uva  ammostata  tanto  strame  o  paglia  per  formarne  uno 
strato  alto  dodici  soldi  di  hraccio  in  modo  clie  anclie  le 
pareti  del  tino  restino  coperte ;  adattandovi  poi  superior- 
niente  tavole  o  travicelli  onde  mantenere  vina  superficie 
eguale  e  discretamente  corapressa. 

Osservazioni  ititorno  al  progetto  di  una  societa  enologica  to- 
scana ,  di  G.   Tassinari. 

Tendono  queste  osservazioni  a  rendere  il  piu  possibil- 
mente  utile  essa  societa  enologica. 

Cenno  di  un  possibile  miglioramento  nelCagricoltura,  dell'av- 
vocato  Giuseppe  Eossini. 

Qnesto  lavoro  pertiene  a  quelli  deU'Accadeniia  Aretina 
di  scienze ,  lettere  ed  arti.  L'autore,  indicati  sommariamente 
i  pregi  ed  i  vantaggl  dell'  agricoltura  e  fatto  vedere  come 
pei  progress!  suoi  la  condizione  piu  indispensabile  sono  le 
braccia ,  dirette  da  mente  istruita ,  propone  il  seguente 
mezzo  per  difFondere  un'  appropriata  istruzione  agraria. 

Insegnare  pubblicamente  la  teorlca  in  congiunzione  alia 
pratica  -,  poche  misure  di  terreno  ove  fare  scuola ,  annes- 
sovi  portico  a  difendere  il  maestro  e  gli  scolari  dal  sole 
e  dalla  pioggia ;  un  operajo  ai  cenni  del  maestro  fornito 
di  quanto  alia  coltnra  delle  terre  fa  d'uopo,  e  quanto  ba- 
star  puo  al  divisamento  proposto.  Da  qnesto  centro  ema- 
nar  dovrebbero  molti  altri  rami  d' istruzione  subalterna  da 
stabilirsl  qua  e  la  ne' contadi ,  al  quale  uffizio  d' istruttori 
subalterni  si  presceglierebbero  fra  gli  accorsi  alia  prima 
scuola  i  nieglio  riiisciti.  Dovrebbero  coltivare  secondo  i  pre- 
cetti  avuti,  e  quelli  die  avere  potrebbero  da  poi  un  tratto 


dell'  ACCADEMIA  De"  GEORGOFILI.        67 

dl  terreno  o  proprio  o  loro  conces*o  in  usufrutto  a  vece  dl 
stipendio  ,  sarebbero  sottoposti  a  ti'iennale  o  quinquennale 
sindacato.  Tali  fondi  dovrelibero  essere  nella  campagna  il 
tipo  e  niodello  della  piii  jndustriosa  e  ben  intesa  coltiva- 
zione ;  die  di  leggieri  al  vederne  T  utile  niaggioie  gli  altri 
seguirebbero. 

Del  sistema  dl  cultura  alterna,  paragonato  col  comune  av- 
vicendamento  triennale ;  frammento  di  una  Memoria  del  si- 
gnor  Dombasle ,  tradotta  da  Salvadore  Cianferoni. 

Le  condi^'oni ,  gli  accident!  e  le  circostanze  piu  minute 
de'  due  me  ^di  di  cultura  vengono  qui  raffrontate ,  e  cosi 
deducesi  a  liiare  note ,  die  riesce  a  gran  pezza  meglio  la 
cultura  alterna ,  i  cui  prodotti  sono  piii  svarlati ,  piu  si- 
curi  e  di  gran  lunga  maggiori.  La  Fiandra  ,  il  Belgio  e  la 
Gran  Bretagna  ne  rendono  la  piu   luminosa  prova. 

Nodzie  agrarie  ed  economiche  sopra  alcune  parti  della  To— 
scatia  ;  Menioria  del  socio  corrispondente  dottor  Giuseppe 
Valtancoli. 

Strignendo  quanto  viene  qui  con  molta  perspicacia  ri- 
ferlto  risulta,  cbe  nell' isola  d'Elba  la  coltivazione  agricola 
e  alquanto  trascurata  ;  cbe  gli  ulivi  che  produrrebbero 
bene  ,  sono  lasciati  pienamente  in  balia  all'  azzardo  j  cbe 
nella  Lunigiana  vi  lia  in  uso  un  erpice  che  rende  il  suolo 
talmente  trito  che  rassomiglia  a  quelle  preparato  per  se- 
mente  di  ortaggio ,  ed  ha  inoltre  altri  vantaggi  che  non 
si  ottengono  cogli  erpici  comunemente  adoperati  in  To- 
scana  ;  che  1'  industria  agricola  e  maravigliosa  ,  e  tale  che 
in  Albiano  ,  paese  di  ben  4000  anime ,  non  vi  ha  un  que- 
stuante  ;  laddove  nella  Romagna  toscana  1'  agricoltura  e  in 
vece  afFatto  nell'  infanzia. 

Dell'  isola  di  Pianosa. 

II  sig.  Lapo  de'  Ricci  visitata  quest'  isola  rlmise  alcune 
osservazioni  sotto  foggia  di  lettera  al  sig.  cavaliere  Carlo 
Stichling  console  Prussiano  a  Livorno ,  clie  intendeva  porla 
a  coltivazione  ,  affine  di  coadjnvare  alia  felice  riuscita  del- 
Tintrapresa  sua.  L' isola  di  Pianosa,  nel  mar  Tirreno,  per- 
tiene  al  gruppo  delle  Tremiti ,  e  trae  nome  dalla  super- 
ficie  sua  tutta  plana.  II  fondo  e  calcareo ;  la  terra  otti- 
ma    specialmente    all'  ulivo ;  il  cliraa     dolcissimo  e  di  gran 


5S  CONTINUAZIONE    DEGLI    A.TTI 

salubrita ;  le  acque  dolci  noa  iscarsegglano.  Tntto  annunzia 
che  nel  trascorsi  tempi  fosse  certaniente    luogo  di  delizia. 

DeW  agricoltiira  nelle  maremme    toscane ;    notizie    del   colon- 
nello  Luigl  Serristori. 

Itnperfetto  trova  il  sig.  Serristori  I'avvicendaiiiento  agra- 
rio  praticato  nelle  maremme  ,  imperfetto  per  ogni  rispetto 
I'aratro  che  vi  si  adopera^  non  esservi  adattato  il  sistema 
colonico  delle  altre  parti  del  Gran  Ducato,  ma  doversi  per- 
fezionare  I'  attuale    sue    ch'  e  il  cosi  detto  di  gran  coltura. 

Notizie  agrarie  di  Pescia.  —  TTot'izie  agrarie  di  Siena.  —  No- 
tizie agrarie  di  Figline.  • —  Gita  alia  Mareninia  senese. 

In  quanto  a  Pescia  le  notizie  concernono  i  raccoiti  del 
1 83 5  che  furono  abbondanti.  Meno  liete  andarono  le  cose 
nello  stesso  anno  e  nel  susseguente  per  la  campagna  sie- 
nese ,  e  specialmente  in  riguardo  alia  vendemmia  ,  poiche 
il  A'ino  per  le  continue  piogge  autunnali  riusci  di  cattiva 
qualita.  Rigorosissimo  vi  corse  poi  il  verno ,  ed  un  giorno 
il  termometro  scese  ,  cosa  quasi  senza  memoria  ,  lin  oltre 
gli  otto  gradi  sotto  lo  zero.  Molti  languirono  di  miseria. 
Le  ulive  resero  scarsissimo  olio.  La  primavera  fa  una 
continuazione  d'inverno,  i  diacciatelli  durarono  sine  al  sei 
maggio ,  le  lirine  sino  al  diciassette ,  le  acque  abbondanti 
fredde  e  miste  a  grandine  sino  alia  fine  del  mese  stesso. 
La  vegetazione  ritardo  ;  le  viti  ed  i  gelsi  soffersero  assai. 
L'  estate  succedette  arido  e  caldissimo  ,  essendo  il  termo- 
metro di  Reaumur  asceso  sino  al  2  5  grado.  Vi  ebbe  quan- 
tita  di  fieno ,  per  cui  il  prezzo  suo  al^basso  sino  ad  una 
lira  per  cento  libbre.  I  grani  prosperarono  ;  le  biade  fal- 
lirono.  La  raccolta  dei  bozzoli  manco  per  due  terzi.  II 
prezzo  loro ,  che  fu  dalle  24  aile  2,3  crazie ,  apporto  ai 
proprietary  ed  ai  contadini  discreta  risorsa.  Le  grandini 
distrussero  i  secondi  raccolti.  L'uva,  le  ulive,  e  le  ghiande 
furono  in  gran  jjarte  perdute.  II  poco  vino  riusci  an- 
clie  cattivo.  I  foraggi  secondarj  del  bestiame  del  tutto 
mancati.  Anche  a  Figline  I'inverno  dal  dicembre  i835  a 
tutto  marzo  i836  avvenne  freddissimo  e  piovoso.  11  tempo 
continuo  rigido  ,  piovoso  e  stravagante  in  primavera.  Gli 
ulivi  ed  i  gelsi  sotTersero.  L'umido  ed  il  freddo  fecero 
perire  intere  covate  di  bachi  da  seta.  Chi  segui  i  buoni 
metodi  ebbe  a  vederne  apertamente  i  grandi  utili.  II  prezzo 


dell'  accademia  de'  geohgofili.      69 

tie'  hozzoli  ancl6  straorJinariainente  alto.  La  raccoka  del 
grani  I'iusci  assal  scarsa ;  vi  fu  poca  canapa.  Contra  I'aspet- 
tativa  le  ulive  maturai'ono  presto  :  si  eljbe  meno  di  mezza 
raccolta;  resero  pero  discretamente  olio. 

La  gita  nella  niareinma  senese  venne  fatta  dal  sig.  Lapo 
de' Ricci  in  aprile  i836  ;  1' oggetto  precipuo  era  visitare 
la  provincla  Grossetana  e  riferire  in  quale  state  vi  si  tro- 
vino  le  strade  e  T  agricoltura.  I  principal!  luoglii  di  essa 
provincia ,  de'  quali  e  tenuto  discorso ,  sono  i  Pressi  di 
Siena,  la  strada  Grossetana,  la  Fianura  di  Grosseto ,  Pog- 
gio  Cavallo  ,  Monte  Pescali;  e  dopo  le  piii  importanti  par- 
ticolarita,  e  i  piu  rilevanti  riflessi  ad  essi  relativi  ,  e  con- 
chiuso  che  nientre  nelle  gite  antecedenti  fatte  in  que' Inoglii 
si  rinvenivano  chlari  e  distinti  i  caratteri  della  maremnia , 
era  vanno  questi  gradatamente  a  scoraparire.  Cosi  a  Fal- 
lonico  dalle  miserabili  capanne  sursero  tante  aloitazioni  da 
permettervi  due  botteghe  di  cafTe ;  nuove  fabbriche  si  ve- 
dono  a  Vignale ,  e  molto  piu  se  ne  vedranno  compiuta  che 
sia  r  allivellazlone  dei  beni  di  Suvereto ;  aumeniate  le  col- 
tivazioni  nel  piano  di  Campiglio ,  sempre  in  progresso  di 
miglioramento  Castagneto  e  Bolgheri ,  e  scomparso  infine 
ogni  vestigio  delFantica  maremma  alia  pianura  die  prima 
apparteneva  alia  R.  tenuta  di  Cecina. 

Del  buono  e  del  cattivo  esito  nelle  imprese  d"  agrario  miglio- 
ramento (^conlinuazione)  y  del  marchese  Cosimo  Ridolfi. 

L'attlvlta,  la  spregiudicatezza ,  il  saper  rilevare  il  buono, 
r  appropriate  e  il  retto  nei  libri  d'  agricoltura  ,  lo  spirito 
di  osservazione  si  dimostrano  di  assoluta  necessita  in  un 
agronomo.  Si  aggiugne  ancora  come  le  predilezloni  ad  un 
certo  ramo  e  gencre  di  coltuia  possono  riescire  utili  -  e 
come  e  quando  possono  arrecar  danno  anzi  che  bene.  In 
appresso  si  fa  vedcre  la  necessita  della  continua  applica- 
zione ,  la  quale  addhnanda  la  rcsidenza  in  campagna  e  il 
non  scguire  i  costumi ,  le  usanze  ed  il  lusso  cittadincsco , 
ma  si  i  rurali ;  si  espongono  gli  utili  de'  ministri  rurali,  le 
qualita  e  le  incuinbenze  loro  ;  si  discute  il  miglior  metodo 
d'educazione  per  avere  abili  ed  istrutti  agronomi.  Successiva- 
mente  si  disamina  1"  influenza  die  pel  buon  esito  delle  in- 
traprese  di  agrario  miglioramento  aver  possano  le  qualita 
personal!  di  chi  vi  si  accigne  tanto  per  rispetto  all'  eta , 
die   per  rispetto  alle  occupazioni  cul  siasi  precedcntcmente 


6o  GONTINUAZIONE   DKGLI    ATTI 

ded'icato,  e  ancora  per  rlspetto  alle  abltudini  ch'  ebbe  in- 
contrato  prima  di  darsi  alia  pratica  delP  agricoltura  ;  po- 
sciache  tutte  queste  cose  modificano  realmente  le  facolta 
morali  di  una  persona  a  segno  di  renderla  piii  o  meno  atta 
a  felicemente  percorrere  la  nuova  carriera  che  si  propone. 
Esposte  cosi  le  principal!  condizioni  che  possono  favo- 
rire  il  buon  esito  di  un' agraria  intrapresa ,  e  notati  gli 
ostacoli  che  piu  di  frequente  vi  si  oppongono ,  si  cerca 
iinalmente  qual  sia  la  via  per  la  quale  un  coltivatore  prin- 
cipiante  puo  sperare  di  giugnere  a  vincere  le  difficoUa  e 
superare  gli  ostacoli  medesimi. 

Istituto  agrario  di  Meleto  Val-d'Elsa ,  podere  modello  e  spe- 
rimentale ,  del  marchese  Cosimo  Ridolfi. 

In  questo  nuovo  articolo  il  signer  marchese  rende  conto 
deir  ampliazione  data  al  suo  Istituto ;  del  progresso  che 
nelle  discipline  adottate  ha  ottenuto ;  degli  ottirai  risulta- 
menti  ch'ebbe  nelle  esperienze  e  produzioni  agrarie.  Sempre 
poi  intento  com'  egli  e  al  pubblico  vantaggio,  oltre  all'avere 
aumentato  il  numero  de' convittori  dal  dieci  al  diciotto, 
amniise  anco  alunni  esteri.  La  Toscana  non  puo  quindi 
non  sapergli  sempre  raaggiormente  grado  della  formazione 
di  numerosi  e  buoni  agricoltori  pratici. 

Riunione  agraria. 

Ad  accrescere  i  vantaggi  dell' Istituto  agrario  di  Meleto 
il  marchese  Ridolfi  ha  divisato  di  venir  dimostrando  in  ua 
determinato  giorno  della  buona  stagione  a  chi  vi  si  presen- 
tera  i  nuovi  semi ,  gli  utili  stromenti ,  e  11  loro  uso  pra- 
tico ,  gli  utili  animali ,  i  metodi  di  coltura  perfezionati , 
introdotti  e  praticati ,  e  di  prodiirvi  in  mostra  qualunque 
oggetto  agrario  gli  sia  inviato  e  sia  meritevole  dell'  espo- 
sizione. 

Memoria  del  sig.  conte  D'Agenville  sul  prodotto  comparativo 
in  latte  fra  le  vacche  di  grossa  e  piccola  statura ,  e  sul 
loro  concime  in  rapporto  del  nutrlmento    rispettivo. 

Qnesta  Memoria  venne  estratta  dal  Bullettino  della  classe 
d' agricoltura  della  Societa  delle  arti  di  Ginevra  N.  8i  e 
tradotta  da  Salvadore  Cianferoni.  Secondo  1  risultamenti  del 
sig.  D'Agenville  neiracquisto  delle  vacche  svizzere  sarebbe 
da  preferire  la  razza  mezzana  alia  grossa. 


dell' ACCADEMIA   DE'  GEORGOFILI.  6 1 

Nodzie  sullo  stato    attuale    delle    razze  dl  cavalli  in  Italia , 
del  colonuello  L.  Serristori. 

L'antore  passa  a  rassegna  gli  Stati  Sardi,  il  regno  Lotn- 
bardo-Veneto ,  il  dncato  di  Parma ,  il  granducato  di  To- 
scana ,  gli  stati  Pontificj  e  il  regno  delle  Due  Sicilie ,  di- 
scorrendo  non  solo  delle  razze  de'.  cavalli  die  vi  sono,  delle 
mandrie ,  degli  stalloni,  ecc,  ma  ben  anco  dell' istruzione 
Veterinaria.  Dal  complesso  delle  raccolte  notizie  emerge, 
che  in  Italia  le  razze  cavalline  si  rinvengono  in  nno  stato 
d'  inferiorita  a  quelle  di  oltremonte,  e  che  andarono  dege- 
nerando  particolarmente  negli  ultimi  40  anni. 

Sulla  necessita  di  pubbUche    lezioni  di  veterinaria ;    Memoria 

di  G.  B.   Occhini. 

Questa  Memoria  venne  letta  all'Accademia  di  sclenze , 
lettere  ed  arti  di  Arezzo.  L'  autore  fa  le  meraviglie  die  la 
veterinaria  si  necessaria  ad  un  paese  agricola  ,  qual  e  la 
Toscana ,  slavi  afFatto  obliata  ,  e  in  grande  avvillmento. 
Mostra  come  i  migliori  governi  se  ne  sieno  dato  pensieroi 
sommi  uomini  se  ne  occuparono.  La  fondazione  di  una 
scuola  veterinaria  in  Toscana  nuovo  impulso  riuscirebbe 
air  aumento  dell'  incivilimento  suo ,  ed  un  miglioramento 
della  pubblica  e  privata   economia. 

Un  anonlmo  aggiunse  a  tale  scritto  una  nota  inculcando 
la  convenienza  dello  studio  della  veterinaria  ,  e  vorrebbe 
percio  che  vi  fossero  proprietarj  disposti  ad  auticipare  qual- 
che  leggiero  sagrifizio  pecuniario ,  affine  di  assicurare  ai 
loro  bestiami  i  soccorsi  efficaci  e  permanenti  di  un  vete- 
rinario  istruito  ed  esperto. 

Considerazioni    siigli    affitti    del    terreni,  lette  mil' Accademia 
Aretina  di  scienze ,  lettere  ed  arti ,  da  P.  Onesti. 

II  locatore  ed  il  conduttore  di  ua  terreno  sono  in  inte- 
ressi  affatto  opposti.  A  conclliare  questi ,  avendo  sempre 
in  mira  i  progressi  dell'  arte  agraria  ed  il  pubblico  van- 
taggio  ,  tende  lo   scritto  del   sig.   Onesti. 

Origine   della  mezzeria    in  Toscana,  del  socio   ord,  avvocato 
prof.  Pietro  Capei, 

Scritto  pieno  di  erudizione ,  nia  solo  utile  ad  appagare 
la  curiosita. 


62  CONTINUAZIONE    DIZGLI    ATTI 

Dl  alcune  cause  dell'  attuale  dissesto  economico  dei  possidenti 
toscani ,  di  Leonida  Landucci. 

Parte  nei  cangiamentl  politici  clie  successero  in  Toscana 
dal  1789  in  pci ,  parte  in  errati  principj  di  pubblica  eco- 
nomia,  parte  nelle  disgrazie  per  le  intemperie  delle  sta- 
gioni ,  parte  nell'  incivilimento  e  cultura  di  regioiii  gia  bar- 
bare  ed  in  equi  principj  di  liberta  commerciale  statuiti , 
parte  nel  non  potere  I'noino  acconiodarsi  a  scemare  le  spese 
e  gli  agi  alio  scemare  delle  entrate  sue,  fansi  consistere 
le  cause  di  tale  dissesto. 

Delle  usure  di  grano  ,  di  Caniillo   Vanni. 

Gli  nsurai  di  grano  sogliono  comunalmente  darne  ai  con- 
tadini  die  ne  mancano  e  lottano  colla  fame  certa  porzione 
di  cattiva  ed  anclie  pessima  qnallta  per  riprenderne  altret- 
tanta  di  qualita  migliore  al  vegneote  raccolto ,  aggiungen- 
dovi  pel  frutto  uno  stajo  sovra  ogni  cinque  del  prestato ,  e 
perche  il  prestito  non  oltrepassa  per  lo  piii  1' inter vallo  di 
sei  mesi,  Tinteresse  va  al  40  per  100  ed  oltre.  Oltre  a  cio 
i  medesimi  usurai  sogliono  auche  prezzare  il  grano  clie  pre- 
stano  assai  piu  di  qiiello  clie  vale,  e  come  lo  ricevono  alia 
raccolta  lo  vogliono  al  prezzo  corrente  clie  in  quello  istante 
e  d*  ordinario  il  piii  basso,  e  cosi  ne  banno  in  maggiore  co- 
pia  ad  equililDrare  il  dato  valore.  Cosi  tornano  loro  molte 
pill  staja  clie  non  sommlnistrarono.  Di  questo  niodo  il  po- 
vero  contadino  jjrecipita  sempre  pin  nei  debiti  e  nella  ml- 
seria,  e  la  necessita  lo  conduce  alia  deinoralizzazione  ed 
al  delitto.  Qui  e  pigliato  a  ragionare  alquanto  intorno  le 
cause  clie  danno  origine  a  siffatti  mali ,  ed  ai  mezzi  da 
porsi  in  opera  onde  allontanarle. 

Sal  frutto  dei  capitali ;  Menioria  del  socio  ordinario  Raffaello 

Lamb  ruse} uiii. 
Delia  vera  e  dell' apparente  distruzione  dei  capitali;  Meinoria 

del  socio  ordinario  marcliese  Gino  Capponi. 

II  sig.  Lanibruscliini  cerco  mostrare  il  uecessario  depe- 
rlmento  dei  capitali ,  la  ingiustizia  di  pretendere  da  ogni 
impiego  di  capitali  uii  frutto  corrispondente  e  perenne,  ed 
entro  in  altri  nelTessenza  loro  piii  astrnsi  argomenti  e  sub- 
bietti  di  eterne  question! ,  la  proprieta  e  la  ricchezza.  Le 
parole    sue    mossero    il    signer  marehese    Gino  Capponi   a 


dell'  accademia  de  geohgofili.  63 

battere  la  via  medesinia ,  ma  con  altre  vetlute  ed  altri  ar- 
goiiienti  e  non  seinpre  in  corrispondenza  a  quelle  e  quelli 
del  sig.  Lainbruschini ,  senza  pero  die  appaja  uno  spirito 
di  controversia  ,  anzi  alia  stretta  dei  conti  aniendue  que- 
st! scrittori  arrivano  ad  un  line   poco  dissimigliante. 

Societa  di  mutua  assicurazione  pel  bestiame,  di  Jacopo  Fahroni. 

Gli  infortunj  a  cui  il  bestiame  va  soggetto  ruinano  non 
poche  volte  famiglie  agricole.  Andai'e  incontro  a  questi  mail 
per  mezzo  di  associazione  sarebbe  il  progetto  giustlssimo 
del  sig.  J.  Fabroni ,  il  quale  chiedei-ebbe  in  pari  tempo  se 
vi  avesse  gia  societa  di  questa  specie  e  quali  le  basi  loro. 
Al  die  rispose  poi  il  sig.  Francesco  M.  Riccardi  del  Ver- 
naccia  che  nella  fattoria  sua  di  Cintoja ,  nel  comune  di 
Greve ,  sussiste  appunto  una  societa  per  la  reciproca  assi- 
curazione del  bestiame  nell'  interesse  anco  del  padrone  e 
de'  coloni,  e  parteciponne  i  brievi   statuti. 

Societa  anonima  per  lo  sccwo  delle  miniere  di  Montevaso,  cioe 
di  quelle  gia  conosciute  di  rame  e  carbon  fossile ,  e  di  quelle 
che  si  potranno  in  seguito  scoprire ,  di  proprieta  dei  si- 
gnori  Salvadore  Are^^olo  e  Luigi  Ruggiero  Buccellato. 

Per  mezzo  di  associazione  si  possono  tentare  senza  pe- 
ricolo  di  ruinarsL  le  piii  grandi  intraprese.  Qui  n'  e  pro- 
posta  una  per  la  escavazione  principalmente  di  miiiiera  di 
ranie  che  stando  ai  prlmi  saggi  contei'rebbe  circa  il  a3 
per  loo  di  metallo  ,  e  sarebbe  quindi  assai  ricca  ,  oltre 
al  rinvenirsi  in  conioda  situazione.  Le  azioni  di  cui  con- 
sterebbe  la  societa  anonima  sarebbero  200  ,  di  lire  1400 
fiorentine  ciascuna. 

Cenni  giustificativi  di  una  nnova  posizione  della  quistione  in- 
torno  alia  proprieta  letteraria ;  Memoria  del  socio  ordiiiario 
dote.  Nop.  Fini. 

L' autore  si  assume  di  dlmostrare:  «  i."  die  ogni  produ- 
zione  d' ingegno  e  una  proprieta  inerente  alia  persona  del 
jiroduttore ,  e  come  tale  avente  giuridico  fondamento  e  san- 
zionc  anteriore  e  indipendente  dalla  legge  civile ,  la  quale 
d'  altronde  ha  riconosciuto  e  ratificato  quel  diritto  a  lei 
medesima  preesistente :  2.°  Che  questa  essendo  la  veduta 
cmincnte  e  la  sanzione  fondamentale  del  diritto  di  pro- 
prieta letteraria  ^  tuttc  Ic  modcrue    disposizioui    legislative 


64  CONTINUAZIONE    DEGLI    ATTI 

apparentemente  intervenute  finora  a  dichlararlo  o  garantlrlo 
non  hanno  prodotto  altro  effetto  che  cjnello  di  corromperlo 
o  iimitarlo  ;,  3.°  che  nei  paesl  di  dii-itto  cornune  (quale  e 
appunto  la  Toscana  )  la  proprieta  letteraria  trova  nei  ca- 
noni  fondamentali  tutelanti  la  incoluniita  delle  sostaaze,  o 
nelle  azioni  della  legge  contro  T  inosservanza  del  patti  le 
garanzie  che  le  sono  coniuni  ad  ogni  altra  specie  di  pro- 
prieta. " 

Rapporto  del  sindaci  alia  Societa  della  Cassa  di  Risparmio 
di  Firenze  suW  amministrazione   dell' anno   i835. 

Nuovi  regolamenti  della  Cassa  centrale  di  Risparmio  e  sue 
affigliate ,  ecc. 

I  depositi  portatl  alia  cassa,  corapresi  alcuiii  versamenti 
fatti  dalle  casse  affigliate ,  sono  stati  nei  i835  di  fiorini 
335,319.  39;  i  frutti  accreditati  di  fioriiii  48,010.  oa  ; 
cosi  che  tra  i  risparraj  accumulati  ed  i  frutti  lucrati  il  ca- 
pitale  dei  depositanti  si  e  aumentato  in  esso  anno  i835 
di  fiorini  292,015.  74 ;  e  dai  fiorini  i,o34,5o5.  4a  a  cui 
ascendeva  al  cominciamento  dell'  anno  medesimo  si  alzo 
nei  decorso  suo  a  fiorini  i, 326,52  1.  16  compresivi  fiorini 
109,250.  41,  provenienti  da  casse  affigliate.  Si  rapidi  pro- 
gressi  provano  all'  evidenza  la  fiducia  che  inspira  questa 
filantropica  istituzione.  I  depositanti  nell' anno  i834  erano 
7133,  nei  i835  7861,  e  dei  depositi  stati  fatti  settiraanal- 
mente  in  numero  di  37000  partite,  quasi  una  quinta  parte 
sono  di  piccole  somme  inferiori  ciascuna  al  limite  di  20 
fiorini. 

Dal  nuovo  regolamento  pubblicato  in  Firenze  nei  i836 
si  rileva  poi  come  il  Consiglio  d' amministrazione  della 
cassa  abbia  saputo  conseguire  ed  assicurare  il  maggiore  in- 
teresse  dei  depositanti  per  vie  e  con  mezzi  che  ridondano 
nei  tempo  istesso  in  pubblica  e  notabile  utilita. 

Rapporto   suUa  scuola  elementare  femminile  di  FigUne  (  Val- 

darno   sopra  )  di  fondazione  privata. 
Scuola  elementare    maschile   pe'  contadini  di  Presciano ,  fon- 

data  e  mantenuta  dal  colonn.   Conte  L,  Serristori. 

La  scuola  di  Figline  venne  fondata  nei  1789,  e  riorga- 
nizzata  nei  1827.  Ha  una  dotazione  propria  colla  quale  si 
danno  premj  in  danaro,  ed  anco  doti  di  dieci  e  piii  scudi 
alle    fanciuUe    che    si    segnalarono.    Qui  e  reso   couto    del 


dell'  acgademia  de'  cr.ORGoriLi.  65 

movlmento  personale  delle  ragazze    accolte ,  e  del  rlsulta- 
menti  si  rispetto  all'  istruzione  clie  alia  morale. 

L'  insegnamento  della  scnola  di  Presciano  consiste  nel 
leggere  e  scrivere  in  italiano ,  nelle  prime  cjuattro  regole 
deir  aritmetica,  nella  cognizione  delle  piii  coniuni  figure 
di  geometria ,  e  nell' indicazioiie  e  spiegazioiie  delle  prime 
regole  d'agronomia. 

Sul  coltro  toscano ,  lettere. 

Alcune  di  queste  lettere  hanno  per  oggetto  di  attestare 
r  ntilita  del  coltro  toscano,  clie  si  compone  del  vomere  e 
deir  oreccliia  del  coltro  RidoHi  niontati  sul  sistema  Dom- 
basle  i  altre  movono  alcuni  dul)bj  sulla  efficacita  sua  in 
tutte  le  sorte  di  terreni ;  dubbj  die  vengono  rischiarati  ed 
appianati  da  risposte   dell'  inventore  suo. 

Delle  macchine  ammostatrici ,  di  Giuseppe  Menici  di  Pisa. 

Le  macchine  ammostatrici  a  dire  del  sig.  Menici  si  as- 
somigliano  tutte,  e  sono  presso  a  poco  la  stessa  cosa  ^  esse 
in  pratica  non  riuscirono  bene  e  furono  abbandonate.  A 
suo  parere  il  difetto  della  cattiva  riuscita  non  consistendo 
in  fine  clie  nella  forma  della  tramoggia  ,  egli  cerco  quindi 
di  ripararvi.  Colla  nuova  da  lui  inventata  e  data  libera  ca- 
duta  alle  uve  sui  cilindri  e  viene  ad  interrompersi  la  stl- 
vatura  die  in  essi  succede. 

Di  una  nuova  applicazione  della  spirale  di  Archimede ,  pro- 
posta  dal  sig.  Lorenzo  Turchini.  Memoria  del  vicepresidente 
prof.  cav.  G.  Gazzeri. 

L' applicazione  e  di  alzare  T  acqua  daU'Arno  onde  for- 
nirne  in  copia  sufliciente  al  nuovo  generale  niacello  di  Fi- 
renze.  Si  devierebbe  dalP  alveo  superiore  del  fiume  di- 
screta  quantita  d'  acqua ,  die  portata  su  di  una  ruota 
idraulica  la  metta  in  inoto ,  per  comunicare  questo  alia 
spirale  di  Archimede,  modificata  come  fn  in  altro  suo 
apparecchio  (Yedi  Biblioteca  Italiana  tomo  8i.%  pag.  127), 
la  quale  bevendo  Tacqua  dell' alveo  inferiore  del  fiume  la 
versi  per  1"  estremita  sua  superiore  in  un  recipiente  die 
la  riceva  e  la  trasmetta  per  acconci  canali  al  pubblico 
inacello. 

IJlbl.  Ital  T.  LXXXVl.  5 


66  CONTINUAZIONE    DEGLI    ATTI 

Congegno  per  elevare  gll  siaggi  con   prontezza  e  facilka  nel 
paretajo  appesi,  dl  Simont  Mannozzi  Toriiii. 

II  paretajo  e  una  maniera  di  cacciare  a  rete  tesa  ,  la 
cui  forza  motrlce  provlene  da  grossi  pesi ,  che  fanno  gi- 
rare  gli  staggi ,  e  bisogna  che  vi  sia  ognora  presente  un 
uomo  robusto  onde  tenei'e  tesa  la  rete.  A  questi  incomodi 
cerco  riparo  il  sig.  Torini,  e  col  congegno  suo  ottenne  a 
sixo   dire  i  fini  che  si  era  proposto. 

Molino  meccanico  inventato  da  L.  Turchini. 

Conslste  in  due  cllindri  di  metallo  con  scanalature  cir- 
colari  di  forma  trlangolare,  cosi  disposte  che  le  prominenze 
di  un  cilindro  entrano  negl' incavi  delT  altro  e  viceversa , 
potendosi  con  ispeciali  viti  avviclnare  Tun  Taltro.  II  grano 
cade  da  una  tramoggia  in  giusta  proporzione  tra  i  due  ci- 
Ihidri  ,  dai  quali  per  la  via  di  canale  incllnato  discende  nel 
foro  centrale  di  una  maclna  di  pietra  del  diametro  di  un 
braccio  ,  la  quale  fatta  girare  dalla  stessa  forza  che  move 
i  cilindri  lo  riduce  in  farina.  Un  volano  di  braccia  cinque 
rende  uniforme  il  moto.  La  forza  di  un  uomo  basta  a  ren- 
dere  in  farina  60  libbre  di  gi-ano  all'  ora.  Unendo  a  mag- 
glore  utilita  due  macine  basta  un  somaro  a  farle  operare. 
Avendovi  acqna ,  questa  si  riduce  all'  ottava  parte  di  quella 
che  bisogna  per  un  muiino  ordinario.  Questa  macchlna  sa- 
rebbe  quindi  la  piu  utile  di  quante  si  immaginarono  per 
fare  operare  col  mezzo  della  forza  unimale. 

Nuovo  carro  detto  Panattoforo,  di  L.   Turchini. 

Esso  venne  immaginato  pel  trasporto  delle  enormi  masse. 
Componsi  di  sei  parti  ^  cioe  intelajatnra  per  la  carreggiata 
di  dietro  ^  inielajatura  per  la  carreggiata  davanti ;  piano 
longitudinale  sovrapposto  per  ricevervi  il  carico ;  sistema 
di  congiunzlone  delle  due  carreggiate  ;  sistema  di  rotismo; 
raeccanismo  per  far  salire  sul  carro  e  discendere  da  esso 
il  carico.  Le  ruote  sono  basse,  di  ferro  fuso  e  fanno  I'ef- 
fetto  dei  curri  o  cilindri. 

Pond  di  ferro. 

Uno  e  sulla  Ceclna  alto  sovra  il  fondamento  metri  9,75, 
lungo  metri  80,  largo  5,  sospeso  a  sei  catene  doppie;  due 
di   soccorso.  Due  altri  sono  presso    Firenze  ,    uno  de'  quali 


dell'  accademia.  ve"  georgofili.      67 

fuoii  la  porta  al  Prato ,  1'  altro  fuori  la  porta  S.  Nicolo ; 
si  costruiscono  attualuiente  dai  fratelli  Seguin,  il  prirao  per 
lire  tosc.  265,238  ;,  il  secondo  33o,ooo.  Sono  lunghi  me- 
tri  80  e  larghi  5,  60.  Finalmente  un  ultimo  riaviensi  sul- 
I'arno  a  Bocca  d'EIsa  felicemente  condoito  a  termine  dal 
sig.  Castinelii  sul  disegno  del  defunto  Martini.  Rlaacando 
i  tavoloni  di  querela  per  1'  impalcatura  si  sostituirono  tra- 
vicelli  di  pino  ricovertl  di  quadrucci  murati ,  e  sopravi 
Tinghiajata  alia  IMac-Adam.  Costo  da  3ooiti.  lire,  e  il  di- 
ritto  di  pedaggio  trovasi  affittato  a  lire    14469. 

Strade  di  ferro. 

Pensandosi  in  Toscana  alia  costruzione  di  una  strada  di 
ferro  clie  dovrebbe  riunire  Livorno  e  Firenze,  il  sig.  Fabio 
Andreini  si  accinse  a  dare  una  particolarizzata  notizia  in- 
torno  a  tali  strade,  dividendo  il  suo  lavoro  in  quattro  parti, 
cioe  del  modo  di  costruzione  delle  strade  di  ferro  ;  cenni 
storici  intorno  1' origine  loro,  ed  esposizione  de' lore  van- 
taggi ;  notlzie  intorno  quelle  che  gia  vi  sono ;  cenni  in- 
torno le  spese  di  costruzione.  In  appresso  vi  fece  altre  ag- 
giunte  per  nuovi  ragguagli  e  nuove  idee  avute. 

Ravenna  e  Cesenatico.  —  Comunicazioni  tra  Livorno  e  I'A- 
driatico. 

Si  riferiscono  le  ragioni  messe  Innanzl  dalle  cltta  di  Ra- 
venna e  di  Cesenatico  nella  gara  tra  loro  insorta  per  otte— 
nere  dal  governo  Pontlficio  dei  lavori  che  rendano  piu  ampj, 
pill  coniodi  e  piu  sicuri  i  loro  porti,  siccome  i  piu  adatti  a 
corrispondere  e  trafficare  con  quelli  di  Livorno  e  di  Trieste. 

La  separazione  dell'  olio  dalle  ulive ,  di  Sebastiano  Brillandi 
di  Arezzo.  Montepulciano,  per  Angela  Funii ,    i835,m  8." 

E  qui  ricordata  quest'  opera  ,  nella  quale  sono  raccolte 
con  pariicolare  diligenza  e  per  minuto  le  pratiche  in  uso 
specialmente  nell'Aretino  e  nel  Cortonese  per  cavare  I'olio 
dalle  ulive. 

Delia  manifattiira  dell'  olio  nella  fattoria  di  Cintoja. 

Si  dimostra  come  nella  fattoria  di  Cintoja  si  ottiene  olio 
di  primissima  qualita  con  assai  inaggiore  risparmio  di  quello 
dichiarato  dal  sig.  Fossi  in  risguardo  alia  fattoria  di  Ca- 
tignano. 


68  CONTINUAZIONE   DEGLI    ATTI 

Di  una  collezione    cli  funghi   modellati  in  cera ;  Memoria  di 
L.  Calamai. 

La  collezione  del  slg.  Calamai  e  ricca  sinora  di  220  spe- 
cie, ognuna  delle  quali  e  rappresentata  nelP  aspetto  mi- 
gliore  in  cui  ce  1'  oftVe  natura.  Sono  espressi  i  diversi  stati 
pe'  quali  il  fungo  suol  passare  prima  di  glugnere  al  suo 
deperimento,  ne  trascurata  all' uopo  T  interna  sua  struttura. 
Questa  collezione  sara  di  anno  in  anno  aumentata  sino  a 
renderla  compiuta.  Si  annunzia  u  quale  monumento  di  sa- 
jjere,  di  pazienza  e  di  destrezza ,  degno  di  ammirazione.  »> 

Delia  filUnna  e  del  modo  di  ricavarla  dalla  scorza  del  lilla- 
tro  ;  Memoria  di  Gio.   Cerboncini. 

Dal  decotto  della  scorza  di  lillatro  o  phyUirea  preclpita 
col  riposo,  e  piu  facilmente  se  chiarito  con  bianco  d'uovo, 
e  aggiuntovi  calce ,  un  principio  die  cristallizza  in  bellis- 
sime  squamme  argentine ,  di  sapore  amaro  e  alquanto 
astringente  ,  fusibile  al  fuoco  come  la  cera,  e  clie  rinver- 
disce  r  acqua  tinta  con  petali  di  viole ;  si  vuole  che  la 
lillirina  sia  dotata  di  virtti  febbrifuga.  Puo  riuscire  utile 
nelle  arti  di  galanteria  e  di  ornameuto  pel  suo  bel  lucido 
argentino ,  e  per  la  facilita  di  modellai'la  e  di  distenderla. 

Del  sangue  considerato    ne'  suoi    rapporti  con  le  arti  econo- 
viiche  ed  industriali  ;  Memoria  di  Luigi  Calamai. 

Tende  questa  Memoria  all'  utilissimo  scopo  di  mostrare, 
come  la  Toscana  possa  utilizzare  il  sangue  degll  animali 
nccisi  ne'  pubblici  macelli ,  che  di  presente  si  gctta  senza 
prolkto  e  con  danno  anzi  della  pubblica  salute  j  e  come  si 
possano  togliere  le  incomodita  che  ne  vengono  dalle  offi- 
cine  in  cui  si  lavora  esso  sangue  pei  diversi  usi  tecnici. 
L'  autore  divise  il  lavoro  suo  in  due  parti.  Nella  prima 
qui  riportata,  dopo  i  prelimiaari  intorno  al  soggetto  die  pi- 
glia  a  trattare,  e  esposto  un  modo  suo  facile,  economico 
ed  acconcio  piu  di  ogn' altro*  sinora  conosciuto  per  la  es- 
siccazioue  del  sangue.  A  tale  fine  egli  costrusse  una  mac- 
china,  nella  quale  il  vapore  dell' acqua  bollente  e  1' agente 
principale  per  cui  si  opera  a  piacere  il  riscaldamento  della 
materia  da  essiccare,  e  si  schivano  tutte  le  decomposizioni 
e  tutte  le  fetide  nocive  esalazioui.  In  appresso  sono  messe 
innanzi  alcuae  osservazioni  sngli  usi  ne'  quali  puo  irapie- 
garsi  il  sangue  cosi  disseccato. 


dell'  ACCADEMIA.    DE    GEOrxGOFlLI.  69 

Del  moclo  dl  rendcre  il  bleu  Raymont  fissato  suIla  seta  di 
un  tuono  piii  inCetiso,  di  A.  Cozzi. 

Neir  istante  in  cui  il  blocco  continentale  privava  la 
Francia  deirindaco,  il  signer  prof.  Raymont  trovo  un  pro- 
cesso  per  tingere  senza  quella  esotica  sostanza  la  seta  in 
tnrchino.  II  colore  non  toccava  perb  quel  grado  di  forza 
clie  in  Levante  si  desidera  ,  e  clie  alcuni  tintorl  giunsero 
ad  eseguire ,  ma  con  metodo  clie  tengono  secreto.  II  signor 
Cozzi  dopo  molte  prove  riuscl  nell'  intento.  Dato  alia  seta 
il  colore  tnrchino  col  prussiato  di  j^otassa  acidulato  di  acido 
solforico,  e  lavata  in  appresso  si  ripone  in  decotto  saturo 
di  campeggio  scioltovi  idroclorato  di  deutossido  di  stagno. 
Quanto  pill  la  seta  vi  riiuane  immersa  ,  tanto  piii  si  ca- 
rica  xiel  colore. 

Accademia  Aretina  di  scienze,  lettere  ed  arti. 

£  dato  un  sunto  delle  piii  imjiortanti  Memorie  lette  in 
queir  Accademia  e  die  meritano  essere  conosciute.  Noi  ri- 
corderemo  la   seguente : 

SuUe  cause  promoventi  lo  sviluppo  delle  principali  malattie 
contagiose  ed  epizoodche  delle  hestie  porcine  e  metodo  per 
prevenirle  ,  del  prof.   G.  B.  Bcaedettl ,  veterinario. 

L'  antore  si  accinge  a  dimostrare  clie  tutte  le  cause  delle 
malattie  clie  tanto  alTliggono  le  bestie  porcine  ,  e  arrecano 
danno  ai  proprietarj  loro  ,  stanno  riposte  nel  modo  che  si 
tiene  nel  governarle  e  custodlrle.  Bisognereblje  qnindi  mi- 
gliorare  le  loro  stalle  col  renderle  spaziose,  ventilate,  pu- 
lite;  somministrare  buon  letto  di  paglia  o  di  felci  e  Imone 
alimentazioni  per  quanto  lo  comportano  le  economiche 
condizioni ;  farle  custodire  da  guardiani  d'  indole  pacifica , 
e  che'  non  ricorrano  si  sovente  al  bastone  ;  dissettarle  al- 
meno  ire  volte  al  giorno  ^  dar  loro  un  purgante  la  priina- 
vera  ed  al  principiare  deirautunno;  innestare  ai  porcelliui 
il  vaccino  affine  di  guarentirli  dal  vajuolo  maligno. 

Un  sogno  del  pievano  Sperandio. 

E  un  dialogo  del  sig.  F.  Orlandini  con  un  pievano,  col 
quale  vorrebbe  indotti  i  parrochi  della  campagna  a  stabi- 
lire  nella  loro  casa  una  specie  di  asilo  per  V  educazione 
ed  istruzione  dei  fanciulli  della  loro  parrocchia  che  aggiua- 
sero  r  eta  di  sette  anui. 


^\->  CONTINUAZIONE    DEGLI    ATTI    CCC. 

Uragano    nella    montagna  di  Pistoja    il  di  a  ottobre    i836, 
leUera  del  sig.  B.  Cini. 

Non  vi  ha  memoria  di  tanto  disastro.  La  plena  enortne 
di  due  fiumi ,  i  torrent!  die  nuovi  formavansi  all'  imper- 
versar  della  pioggia  portavano  con  seco  case,  stalle  cogli  anl- 
mali,  mulini  e  campi.  La  Lima  rotolo  per  ben  lOO  brac- 
cia  un  masso  di  braccia  cube  1700  che  percio  deve  pesare 
da  due  milioni  e  mezzo  di  libbre.  Lo  stesso  fiume  interro 
il  proprio  letto  di  Gay  braccia  pel  corso  di  ben  20  mi- 
glia  nella  larghezza  di  3o,  sicche  a  conti  fatti  va  a  piii 
di  10  milioni  di  braccia  cube  la  materia  rimasta  in  esso 
fondo.  E  poiche  queste  non  rappresenterebbero  tutt'  al  piu 
che  il  quinto  della  totalita  dei  terreni  rovinati,  ben  piu 
di  5o  milioni  di  braccia  cube  ne  sarebbero  stati  in  poche 
ore  tolti  air  agricoltura,  superficie  grandissima  non  andando 
ne'  monti  la  rovina  a  grande  profondita. 

Necrologia  di  Domenico   Boccacci,  del  marchese  C.  Ridolfi, 

"  Forse  questo  Domenico  e  discendente  di  quel  raesser 
Giovanni  che  in  Certaldo  ebbe  i  suoi  giorni,  e  che  fa  delle 
italiane  lettere  rigeneratore  famoso.  v  Era  fattore  nell'Isti- 
tuto  agrario  di  Meleto.  D'  onesta  pieno,  di  abilita  bastante, 
non  ricalcitrante  a  tutto  quello  che  non  ha  il  niarchio 
dell' antichita ,  pieno  d'ordine  e  di  parsimonia  nelle  sue 
spese  fece  del  bene  ai  suoi  simili,  ai  parenti  ed  agli  amici 
co'  suoi  avanzi. 

Cenni  biografici  del  dott.  Giuseppe  Giusti ;  letti  dal  dott.  G.  C. 
Vanni ,  socio  ordinario. 

Nacque  Giuseppe  Giusti  in  Firenze  nell' aprile  1777? 
s' acquisto  bella  rinomanza  e  giusta  di  esimio  giureconsulto , 
esperto  oratore  e  filologo ,  e  profondo  economista.  La  mo- 
destia  non  era  inferiore  ai  reali  suoi  meriti.  Semplice  di 
costumi ,  scmpre  pronto  all' utile  altrui;,  non  tormentato  da 
ambizione,  ne  da  desio  di  ricchezze  ^  gajo  e  faceto ,  non 
animoso ,  non  mordace ,  era  in  generale  stimato  e  vene- 
rato ,  da  moiti  amato.  Colpo  d'  apoplesia  tolselo  in  poche 
ore  ai  viventi  il  giorno    i3    dicembre   i835. 

...    -,  Fantonetti. 


71 


PARTE    STRANIERA. 


Le  teoiiche  piii  recend  dei  hotanici  del  nord  in  fatto 
dl  fisica  vegetabile,  esposte  cnrnpendiosamente  in  una 
serie  di  discorsi  da  Vincenzo  Cesati  ( Continua- 
zione).   Vedi  Biblioteca  italiana,  torn.  8^,pag.g2. 


Istituzioni  botaniche  di  C.  A.  Agjudh. 


T, 


re  sono  le  sostanze  organiclie  elementarl :  la  memhrana 
chiusa  in  se  stessa,  il  muco  concreto  e  la  materia  granel- 
losa.  Le  modificazioni  cui  suliirono  le  tre  foadamentali  so- 
stanze suddette  sono  1' origine  d'ogni  diversita  degli  de- 
menti organografici  ossia  algoidei  nei  qnali,  in  ultima  ana- 
lisi,  puo  essere  scomposto  ogni  ente  vegetabile  di  pia 
complicata  formazione   (i).  La  massa  della  pianta   In    ogni 


(l)  Le  tre  indicate  materie,  secondo  spiegasi  T  autore  stesso  piii 
tardi ,  sono  sosranzlalmente  uua  sola  diversamente  modificata.  E  la 
membrana  una  congerie  di  nuico  a  tonne  determinate  organlche 
come,  alia  sua  volca,  la  materia  coloraate  (granellosa)  risulta  es- 
sei-e  una  membrana  non  ancora  spiegata ,  racchiudente  in  se  del 
muco .  —  Egli  e  cosa  non  rara ,  piiittosto  direi  giornallera ,  negli 
uomini  d"' alto  ingegno  che,  nel  dedicaisi  a  scientiBche  meditazioni, 
quando  siano  i-iesciti  a  raccoglierne  un  assioma  d''  assai  importanza , 
con  vera  parzialita  di  genitore  iodifferenti  ad  alti-e  combinazioni 
material!  ed  asti'atte ,  ad  esso  il  tutto  riferiscono  esclusivamente, 
cosicclie  formatone  la  pieti'a  fondamentale  del  lore  sistema  debba 
comparire  in  ogni  membro  del  medesimo  ([ual  tipo  sostanziale  ed 
imprereribile.  Per  tacere  d'  altri ,  vediamo  che  in  tal  modo  il  cele- 
bre  Tournefort ,  ciii  la  Botanica  risgnarda  nobilissimo  suo  corifeo  , 
all^  entita  orgauica  vegetale  lidur  voli-va  anco  i  freddi  marmi  ed 
i  bizzarri  gruppi  stalattitici  onde  vedea  fregiara  la  grotta  di  Antiparo 
(Pitton  de  Touriiefnrt ,  Voyage  au  Levant;  edlzione  di  Lione  1717, 
in  8.°  I,  pag.  223,  228  e  229).  «  II  seml^le  que  ces  ti-oncs  de 
mai'bre  vegetent ,  car  oun-e  qu"il  ne  tombe  pas  une  seule  goutte 
d'eau  dans  ce  lieu,  il  n"est  pas  concevable  c[ue  des  gouttes,  tombant 
de  aS  au  3o  brasses  de  haut ,  ayent  pu  former  des  pieces  cylin- 
driques,  termin^es  en  calotte,  dont  la  regulaiite  n'' est  point  inter- 
rompue :  vme    goutte    d'eau    se    dissiperait    plutot  par  sa  clmte.  — 


^a  PARTE    STRANIERA. 

simile  iniliviJuo  e  costriitta  dalla  nieniJ^rana  clie  vlene 
composta  in  un  sol  corpo  (  ente  nel  senso  coniune  )  ilal 
muco,  e  neir  interno  iiitonacata  dalla  sostanza  granellosa 
ossia  colorante. 

Gli  organi  elementari    vegetal!    ossiano    le    fondamentali 
coinbinazioni  delle  semplicissime    forme    algoidee    sono    le 


Cette  p'jTaniide  est  peut-eti'e  la  plus  belle  plante  de  inarbre ,  qui 
soit  dans  le  monde ;  les  ornemens  dont  elle  est  cliarg(''e  sont  tous 
en  choux-fleurs,  c'est-a-dire,  teniiiues  par  de  gros  bouquets,  iiileux 
finis  que  si  un  sculpteur  venait  de  les  quitter.  11  nest  pas 
possible  encore  un  coup  que  cela  se  soit  fait  par  la  chute  des  gouttes 
d'eau  ,  comme  le  pr^tendent  ceux  qui  expliquent  la  formation  des 
congelations  dans  les  grottes.  II  y  a  beaucoup  plus  d'appareuce  que 
les  autres  congelations  dont  nous  pailous  et  qui  pendent  du  haut 
en  has ,  ou  qui  poussent  en  differens  sens ,  07it  etc  produites  par  le 
meme  principe ,  c'est  a  dire  par  la  vegetation.  «  A  quell'  ignea  fan- 
tasia tutta  preoccupata  deUe  care  sue  piante  basto  Taspetto  esterno, 
il  meraviglioso  modo  d'iuci"emento  e  la  somiglianza,  semj're  rozza 
peraltro,  di  quelle  famose  iucrostazioni  per  dar  vita  ad  un  sistema 
clje  certaineute  non  ebbe  formna,  e  secondo  il  quale  anclie  i  mi- 
nerali  non  sai-ebbero  se  non  se  modlficazioui  dell"  esistenza  vegetabile. 
Da  ugual  cairsa ,  sebbene  di  argomento  migliore ,  trasse  origiue 
51  sistema  di  Agavdli  circa  la  fondamentale  composizione  dei  vege- 
tabili.  Pieno  de''  suoi  studj ,  delle  sue  ricerche  sulle  Alglie.,  le  strane 
fasi  delle  quali  segui  con  tutta  perseveranza  e  con  tanta  accura- 
tezza  quanta  e  possibile  air  uomo  d''  impiegarne  nelP  indagine  di 
esserl  la  di  cui  vua  dipende  dall'' acqua  anibiente,  almeno  per  la 
massima  parte  dei  generi,  e  clie  spesse  fiate  relegati  al  fondo  dei 
paduli  o  de^  niari  ti-ovansi  immersi  nella  ruelnia  o  agglutinati  a 
rocce  inaccessibili  anclie  alio  sguai'do :  sorpreso  dalle  spettacolo  che 
gli  offrirono  tanti  di  que''  corpi  anlibolici  i  quali  constano  primitiva- 
mente  d''  una  sola  vescichetta  ora  sferica ,  ora  bisluuga ,  ora  qua- 
drilatera ,  ma,  destata  che  sia  in  essi  la  forza  riprodiutiva  da  un 
elemento  qualuncpie  d''  irritazione  ,  svolgono  con  incredibile  celerita 
co]iia  e  cojaia  grande ,  immensa ,  di  consiniili  corpicelli  che ,  nei  casi 
piii  meravigllosi ,  per  isti'anissima  nietamorfosi  s'' aggruppano  e,  di- 
messa  ogni  sembianza  di  loro  singola  individualita ,  diventauo  parti 
integrant!  di  un  unico  ente  vegetale ;  il  genio  deir  illustre  Svedese 
afFeiTo  con  entusiasmo  im''idea  che  gli  sfolgoreggio  dinauzl  in  que! 
moment!  di  profonda  contemplazione  e  pronunzio  T  assioma :  oE.ni 
vc^etabile  essere  un  agsregato  di  alghe  ed  in  esse  sconiponibile. 
(Vedi.  Kongl.  Vctensk.  Acad.  Handlingar.  1814,  ed.  Agardh  de  We- 
tamor])h.  Algarum  182c).  Poiclie  Agardh  istesso  i-itorna  su  questo 
tenia  discorrendone  diffusainente  al  capo  IV ,  §§  41  e  48  della 
Biologia ,  serbiamo  i  nosti-i  comment!  ad  epoca  piii  acconcia. 


PARTE    STRANIEIIA..  J-S 

cellette,  i  canali  del  Ubro  ed  i  vasi.  I  gi-anellini  verdi  delle 
alglie  sono  1'  identlca  materia  colla  sostanza  colorante  nelle 
cellette,  e  questi  stessi  granelli  ricompajono  in  alcune  specie 
dei  canaletti  del  lilDro.  Consolidati  F  uno  coU  altro  danno 
origine  alia  fibra  che  costituisce  poi  le  righe  o  strisce  nelle 
false  trachee,  e  la  spirale  nelle  ti-achee  genuine.  Ne  segue 
quindi ,  in  opposlzioue  alle  teoriche  fmora  generalmente 
adottate,  die  i  vasi  punteggiati  altfimenti  detti  porosi  siano 
da  dichiararsi  forma  primitiva,  m.entre  le  tracliee  non  sa- 
rebbero  che  una  categoria  posteriore  derivata.  Le  cellette 
sono  distinte  in  otricelli  per  V  aria  (  pnenmatici )  ed  otricelli 
pei  sus,hi  ( linfatici ) ;  una  terza  classe  la  formano  le  cel- 
lette del  lattice.  I  canali  del  libro  ponno  esser  distinti  age- 
volmente  dalla  loro  forma  esterna  se  ellissoidee  siano  od 
a  fuso.  Due  primarie  classi  di  vasi  costituisconsi  secondo 
che  nella  loro  formazione  concorre  maggiormente  la  mem- 
brana  o  la  sostanza  granellosa ;  sotto  la  categoria  de'  vasi 
membranosi  registreremo  le  trachee  svolgibili  ,  le  false 
trachee  ed  i  vasi  punteggiati  ;  le  trachee  non  isvolgibili 
ed  i  vasi  anulari  vaiino  sotto  la  categoria  dei  vasi  porosi. 
I  vasi  reticolari  di  Kieser  non  sono  ammessi  ed  i  meati 
tracellulari  vengono  del  pari  contestati. 

Qnattro  stadj  organografici  percorre  la  pianta  durante 
la  sua  vita:  lo  stadio  cotiledonare,  caullnare,  florale  e  se- 
minale.  L'  esteriore  sviluppo  de'  vegetabili  null"  altro  e  se 
non  un  riepilogo  dello  stato  cotiledonare  ossia  un  ripetuto 
sviluppo  di  euibrioni :  ed  e  questo  il  soranio  priucipio 
deir  organografia   vegetale. 

Stadio  1°  Sviluppo  del  germe.  —  Tengasi  ferma  1"  Idea 
altre  volte  esposta  sullo  svariato  modo  di  sviluppo  degli 
emljrioni  in  appoggio  al  quale  venne  proposta  apposita 
divisione  delle  piante.  Essenzialmente  ii  seme  e  T  istesso 
in  tutte  dipeudeudo  le  differenze  che  vi  si  osservano  fra 
le  varie  famiglie  o  coorti  uuicamente  dal  saldaniento  o 
dall'ntrofia  di  singole  parti.  Sono  queste  consolidate  nelle 
Crittocotiledoni  ( IMonocotiledonl  dei  precedenti  autori ),  dei 
quali  v' hanno  due  sczioni:  le  iere  Lrittocoiiledoni  (le  Gra- 
mignacee  )  e  le  Sincotiledoni.  Le  Crittogarae  non  hanno 
semi,  ma  soltanto  enibrioni :,  le  Sporule  delle  Felci  sono 
verl  Semi  policotiledonari.  Le  Care  sono  alghe  di  eminente 
sviluppo  e  la  loro  fruttificazione  rassomiglia  assai  dap- 
prcsso  qiiclla  degli   Equiscii,  dipendentemeate  dagli  Elateri 


74  PARTE    STRANIERA. 

attortlgliati  a  splrale  intorno  airembrione.  Questi  ravviclna- 
menti  vogllono  essere  ben  contemplati,  giacche  per  essi  si 
rendono  evident!  le  transizioni  dei  gradi  dlversi  di  evolu- 
zione  (i). 

Stadio  11."  Sviluppo  del  caule.  —   Legno  e  radice  sono   » 
1'  identica   cosa  ^  il  fusto  poi  altro  non  e  se   non  una  com- 
binazlone  della  radice  colla  foglia  (2). 

Stadio  III."  Svilnppo  del  fiore.  —  Tipo  fondamentale 
delle  inflorescenze  e  il  grappolo  (racemus):,  tutte  le  altre 
forme  da  quella  sono  derivate.  Lo  svolglmento  dei  fiori 
ossia  r  evoluzione  generalmente  precede  nella  dlrezione 
dalla  perlferia  al  centro,  ad  eccezione  di  quelle  inflorescenze 
semplici  il  di  cul  asse  e  terminato  da  un  fiore ;  del  pari 
devlano  dalla  regola  quelle  fioriture  composte  che,  analo- 
gamente  alia  categoria  ora  inentovata,  hanno  T  asse  limitato 
da  un' inflorescenza :  nell' eccezione  sono  questi  i  casi  piu 
frequenti.  II  calice  e  la  corolla  hanno  ugual  valore ;  il 
frutto  poi  (quindi  il  pistillo)  sta  al  fiore  siccome  la  gemma 
alia  foglia.  E  poiche  la  niaggior  parte  dei  frutti  e  com- 
posta  comprovatamente  di  piu  carpelli ,  del  pari  tutti  i 
fiori  poliandri  sono  da  considerarsi  quali  aggregati  di  al- 
trettanti  fiori  quanti  sono  gll  stami  essendoche  di  un  petalo 
o  sepalo  ( foglie  corollina  o  calicina )  coll' annesso  stame 
mai  sempre  si  compone  il  fiore,  e  stanno  queste  parti  fra 
di  loro  nel  rapporto  in  cui  la  foglia  seminale  ossia  la  valva 
del  carpello  si  trova  al  suo  rispettivo  spermoforo. 

Stadio  IF."  Sviluppo  del  frutto.  —  Cinque  sono  le  sorte 
di  frutti  semplici:  il  legume,  il  follicolo,  la  cariosside,  la 
uoce  e  I'achena.  Gli  altri  frutti  sono  composti,  e  secondo 
la  loro  posizione  rispetto  all'  asse  ideale  della  pianta  sara 
in  essi  riconoscibile  I'aggregamento  di  piii  individui  ap- 
partenenti  ad  una  di  quelle  cinque  classi  disposti  a  foggia 
di  verticillo  (Primula,  Solanum  )  ovvero  di  spiga  (Ranun- 
culus ,  Fragaria);  e  nei  singoli  casi  si  pub  indicare  la  " 
forma  tipica  onde  sono  derivati,  data  ai  nomi  la  desi- 
nenza  in  odium  ovvero  idium.   Abbiamo   quindi  le  seguenti 


(i)  Vedi.  Nova  Acta  Acadeiidce  Ccesareo-Leopoldinae,  Vol.  XIII, 
pag.  87  a  112.  Agardli  uber  die  Eintheilung  der  Pflanzen  nach 
den  Kotyledouen,  ecc. 

(2)  Vedi.  Agardh.  Essal  de  redidre  la  physiologie  a  des  prlnci- 
pes  fondameiUaux.  Lund   1829. 


PARTE    STRANIERA.  76 

secondarie  forme:  Leguminodium  (Moringa,  Csesalplnla  dl- 
^yaa)  ;  folliculodium  (Ilelleborus,  Apocynura);  Caryopsidium 
(  JMalvaccee) ;  nucodium  (  Lithospermum);  achenodlum  (Vin- 
bellatae  ). — 'La  cassula  ,  la  siliqua ,  Vactno,  la  bacca,  il  po- 
rno ,  il  peponidio  (  popone  )  sono  ulterior!  modilicazioni  del 
tipi  priiuitivi  mascherati  per  la  casuale  consolidazione  delle 
parti ,  nelle  quail  di  piii  il  inesocarpo  si  e  talmente  svi- 
luppato  da  rendere  afFatto  impossibile  la  distinzione  degU 
elementi ,  carpici ,  riconoscibili  per  altro  nella  Cassula  e 
nella  Siliqua,  alnieno  in  parte.  —  Anche  11  seme  vale  per 
Vina  foglia  die  forma  Inviluppo  in  giro  alia  gemma  tras- 
formata  in  embrione. 

Nel  secondo  volume  del  Diarlo  botanico  dl  Ratisbona 
pel  i836  troviamo  un'interessantissima  dlssertazione  nella 
quale  il  prof  Mold,  con  quella  sagacita  tutta  sua  che  lo 
guido  nelle  ricerche  sul  tessnto  cellulare,  sui  vasi  porosl, 
sulla  fabbrlca  interna  delle  palme  ,  ecc. ,  prende  a  discu- 
lere  le  teorie  in  voga  circa  la  formazlone  delle  antere  e 
la  lore  metamorfosi  in  Carpelli  (i).  Poiche  vi  s' impu- 
gnano  in  modo  piii  particolare  le  opinionl  professate  nel- 
r  argomento  da  Agardh  e  suoi  seguacl  consentanearaente 
al  principj  da  lui  statuitl  e  per  nol  ripetuti  nella  Memo- 
ria  appena  abbandonata,  ci  parve  die  quella  dlssertazione 
legasse  troppo  strettamente  col  nostro  tema  per  trasan- 
darla ,  e  fedeli  alle  nostre  promesse ,  ne  riportiamo  qui 
un  sunto  che  potra  tener  luogo  dl  commento  alle  teorldie 
agardhiane. 

Park  r  autore.  —  Da  lungo  tempo  la  piu  parte  de"  bo- 
tanlci  s'  accordano  nel  considerare  le  antere  siccome  foglie 
travestite.  Goethe  pronunclo  T  assloma ;,  Boberto  Brown , 
DeccindoUe ,  Jioeper ,  ecc.  1' appoggiarono  ,  sebbene  discre- 
panti  fra  dl  lore  circa  la  spiegazione  del  modo  in  cui  si 
opera  tale  trasmutamento.  Ben  poclil ,  fra  questl  Jgardh  , 
Fenzl  ed  Endlicher ,  afFermano  die  le  antere  In  orlglne 
non  siano  organi  meramente  appendicolari  ma  tali,  che  in 
essl    concorra    pure    alia    formazlone     11    centrale    si  sterna 

(l)  Deobachtungeii  uber  die  Uiiiwandlung  voti  Antheren  in  Car- 
pelle ;  von  Hii.  D.  Hugo  Mold,  Prof,  in  Tubingen  aeWAllgeiiieine 
botan.  Zeit.  i836,  II,  mmim  33-35,  pag.  614-526,  53o-543, 
546-558. 


^6  PARTE   STRANIERA. 

(I'asse),  ch' e  qnanto  dire:  die  1' antera  e  an  ramo  for- 
nito  di  una  coppia  di  foglie  situate  T  una  rimpetto  all'  al- 
tra.  La  dilicata  questione  che  con  clo  si  va  ad  agitare  non 
poteva  essere  meglio  dilucidata  che  mediante  1'  osservazione 
di  niostruosita  vegetali,  giacclie  per  esse  si  scorgono  ad  evi- 
denza  quelle  transizioni ,  altrinieati  occulte ,  da  una  forma 
organica  neR'altra,  che  senza  cosiffatte  fortuite  rivelazioni 
sarebbe  d'  uopo  supporre  col  solo  appoggio  dell'  induzione 
o  indovinare  per  qualche  felice  slancio  della  mente. 

Sedotto  dai  dlversi  esempi  di  passaggio  dai  petali  ia 
antere,  Goethe  stabiliva  essere  questi  organi  talinente  af- 
fini  fra  di  lore  che  superflua  per  avventura  avrebbe  po- 
tuto  reputarsi  tutto  il  suo  trattato  sulla  metamorfosi  delle 
piante ,  se  la  cognazione  reciproca  delle  altre  parti  fosse 
palese  in  modo  lanto  solenne  ( Goethe ,  Vers.  d.  Metam.  d. 
Pflanz.  zu  erkl- ,  pcig.  3i).  Ei  crede  che  1' antera  si  co- 
struisca  dai  petalo  mediante  semplice  contrazione  ed  as- 
sottigliamento  delle  parti,  come  possiamo  osservare  nel  ge- 
nera Canna,  nelle  rose  a  flori  pieni,  ecc,  dov' e  manifesto 
che  una  porzione  del  petalo  meno  contratta  forma  il  fila- 
mento,  mentre  1' estremita  convertita  in  un  corpo  calloso 
diviene  antera.  II  cambiamento,  secondo  pensa  quell' autore, 
si  debbe  all'  essersi  raccorciate  le  trachee  ripiegando  sovra 
se  stesse  a  foggia  di  molle  elastiche  ,  le  quali  penetrano 
poi  fra  le  membrane  dell' antera  stessa  lasciandovi  scap- 
pare  bello  e  formato  il  polline  i  cui  granelli  altro  non  sa- 
rebbero  che  vasi  pregni  di  sottilisslmo  fluido.  —  Quanto 
contraddicnno  questa  teoria  le  esperienze  piii  recenti  sul- 
r  origine  del  polv^iscolo  fecondatore,  e  quelle  sulla  struttura 
non  meno  che  sulle  proprieta  dei  vasi  spirali,  ognuno  fa- 
cilmente  pub  scorgerlo. 

Piu  acconcia  spiegazione  tento  H.  Brown  confrontando 
la  struttura  del  carpello  con  quella  delle  antere  ( Trans, 
of  the  Linn.  Soc.  Vol.  XIII.  De  Rafflesia).  Suppose  che  tanto 
neir  uno  come  nelle  altre  la  produzione  delle  parti  essen- 
ziali,  cioe,  rispettivamente ,  dell'uovicino  e  del  polline,  ab- 
bia  luogo  sul  margine  dell'  organo  fogliaceo  modificato , 
per  lo  che  la  divisione    dell' antera    in  due  logge  (i)   non 

(l)  L' autore  per  rendere  i  termini:  loculi  {thecal)  <•  locelU  im- 
piego  nel  tedesco  le  parole :  Anthererifdcher  o  semplicemente :  Fd- 
chcT  e  Loculainentc.  Noi  adoperercmo  i  termini;  loggia  {Fach;  theca; 


PARTE    STRANIERA..  77 

safeljbe  nieno  normale  della  disposizione  in  due  file  degli 
ovoli  nel  carpello.  Ogni  loggia  poi  dell'  antera  e  suddivisa 
nel  senso  di  sua  lunghezza  da  un  corpo  carnoso  ( ricetta- 
colo )  alia  di  cui  sviperficie  e  nelle  cul  cellette  si  sviluppa  il 
polviscolo  fecondatore.  Dlfferenzia  per  altro  essenziahnente 
runo  dair  altro  gli  organi  in  discorso  la  circostanza  che 
neir  antera  sono  meno  vasi  ed  il  poUine  ha  nascita  entro 
un  tessvito  cellulare  privo  d' ogni  simile  condotto,  mentre 
qnelli  dell'  ovario  dlversano  non  tanto  pel  nuniero  qnanto 
per  la  relativa  distribnzione,  conciossiacosaclie  i  piu  oc- 
cupano  il  margine  della  foglia  carpellare  e  le  nocelle  sor- 
gono  sui  loro  rami  secondarj   alia  snperficie  dell'organo. 

L'  opinione  del  botanico  inglese  fu  adottata  approssima- 
tivamente  da  Boeper  (Enum.  Euplioi-b.  ,  pag.  44)  e  da 
E.  Meyer  (De  Hoiittuynia  ,  pag.  aS).  II  primo  creando  in 
Germania  una  teoria  gia  pronunciata  da  Cassini  (Opusc. 
phytologiques  11 ,  649  )  e  cli'  egli  ancora  iguorava  ,  vnole 
clie  nclla  trasformazione  della  foglia  in  antera  ,  di  quella 
non  si  coaser\i  che  il  nervo  di  mezzo ,  i  lateral!  scoin- 
pajono  nel  lussureggiante  parenchima  che  originariamente 
formava  il  disco  della  foglia ,  ed  ora  rigonfio  si  fa  zeppo 
di  polline.  I  solchi  pel  quali  si  apre  1'  antera  corrlspon- 
derebbero  ai  margin!  della  foglia  e  la  loro  struttura  a  car- 
toccio  indica  I'estivazione  (^osstwatio  nel  senso  di  Linneo  i 
prtjioraison  dei  Frances!). 

Bischoff  (Lchrb.  d.  ]3ot.  1 ,  334),  ammettendo  in  massima 
le  idee  di  Jlofpcr ,  pretende  dal  suo  canto  che  le  caselle 
deir  antera  si  disdoppiano  ambedue  tra  il  nervo  mediano 
ed  il  lembo  della  foglia,  cosicche  quest' ultimo  non  coin- 
ciderebbe  coUa  sntnra  della  borsetta. 

Alia  teoria  browniana  alcuni  dledero  maggior  estensione 
spingeado  il  paragone    per    essa  istituito    fra    la    struttura 


loculus)  e  casella  (Lorulamcnt)^  oppnre  il  terniine  genenco :  scorn- 
partimento  ove  non  sia  d'  uopo  precisare  la  parte  che  si  vaole  in- 
dicata.  —  Fareino  osservare  al  sig.  Mohi  ch'  ei  lual  si  appone  sup- 
ponendo  nclla  teniiluologia  botanica  tedesca  non  esisresse  una  pa- 
I'ola  eqiiivaU-nte  al  latino  locelli  per  cul  si  credette  obbll!;ato  a  creare 
la  non  alemanna  esj aesslnne  :  Lnculamente ,  mentre  Bischoff  siiio  dal 
l83l  (e  forse  prima  di  lui  qaalche  alti'o  autore )  adoperava  roftimo 
tennine:  Ilalbfacher  (Vedi  Bischoff  Handbw:h  dcr  hotan.  Tenidiiolppir 
uiid  Stjsteinkutide  Numbcrg.  II.  llaljte  erste  Lief.  i83l,  pag.  3C6> 


^8  PARTE   STUANiERA. 

deir  antera  e  quella  del  carpello  tant'  oltre  da  dicliiarare 
identica  sostanzialiiiente  la  fabbrica  di  questi  due  organij 
e  r  antera ,  come  avvisano ,  si  formerebbe  dalla  foglia 
mediante  T  attorcigliamento  del  niargini  die  congiuntisl 
al  nervo  di  mezzo  foggiano  d'  ambo  le  parti  la  loggia 
destinata  a  contenere  il  polline.  De  Candolle  (  Organogr.  J, 
465,  552)  ed  Engelmaun  [De  Antholjsi  prodr.  60)  sono 
deir  ultimo  partito;  anzi  il  professore  Ginevrino  vi  ade- 
risce  anche  posteriormente  alle  osservazioni  di  Brogniart 
(De  Cand.  Fhys  veget.  II,  534)  (i).  Turpin  giunse  a  di- 
cliiarare il  tramezzo  die  scomparte  in  due  caselle  cadauna 
loggia  deir  antera  pel  vero  analogo  alia  placenta  degli  ovoli 
e  lo  nomino  di  conseguenza    Trophopollen  (2). 

Schultz  (ISatur.  d.  lebend.  Pfl.  II,  70)  credette  tronca 
ogni  questione  sull'  origine  dell'  antera  mettendo  1"  ipotesi 
die  due  valvole  cellulari  formate  dagli  angoli  sporgenti 
del  margine  del  filamento  si  riuniscono  nella  sutura  lon- 
gitudinale  per  form  are  le  cavita  entro  le  quali  e  serbato 
il  polviscolo  i  eppero  nissun'  antera  possa  aver  piu  di  due 
logge. 

Contraria ,  nella  sua  prima  base,  alia  teoria  qui  premessa 
ed  esposta  colle  varle  modificazioni  sviccessivamente  opera- 
tevi  e  quella  di  Agardli  il  quale,  lungi  dal  consentire  le 
antere  siauo  foglie  trasformate ,  le  dicliiara  libere  gemme 
sorte  nell' ascella  del  perigonio  (Organ,  d.  Pfl.  pag.  33 1, 
378,  43o).  L' antera  originariamente  ha  quattro  scompar- 
timenti  die ,  a  due  riuniti ,  formano  una  loggia  ( theca ). 
E  siccome  I'ovario  nel  suo  sistema  equlvale  alia  gemma 
t^erminale  d'un  ramo,  lo  stame  rappresenta  una  gemma 
ascellare.  L' identita  tipica  dei  due  organi  secondo  lui  e 
dimostrata  dalla  presenza  della  massa  cellulare  nell'  antera 
ancora  vergine ,  dal  passaggio  dei  granelli  fecondatori  in 
semi ,  dalla  trasformazione  di  stami  in  pistilli  e  viceversa. 
E  poiclie  il  numero  normale  dei  carpelli ,  giusta  l'  opinione 
deir  autore,  e  binario^  le  antere  debbono  dividersi  in  due 


(i)  Vedi  anche  la  ttaduzione  fattane  dal  Roeper  e  le  aiinotazioni 
di  quest' ultimo- 

(2)  Tenuine  inesatto  non  solo  ma  di  formazione  altresi  viziosa ; 
come  non  si  dice  Phorandros  ma  Androphorus ,  ecc.  E  di  questi 
difetti  di  composizioue  abbondano  alcuni  botanici  francesi,  per  es., 
Richai-d,  e  Pora  citato  Turpin. 


PARTE   STRANIERA..  -9 

logge.  II  nettarlo  nei  generi  Helleborus  e  Trollius  confer - 
ma  appieno ,  cos\  pretende ,  questa  dottrina.  II  transito 
del  petalo  in  antera  non  e  se  non  se  specioso^  ed  atialoga 
nella  sua  derivazione  e  la  comparsa  dei  fiori  a  linguetta 
nelle  singenesiache ,  dei  rami  foggiati  a  guisa  di  foglie 
nel  Brusco  ( Ruscus ,  Spongiratt  dei  Lombardi  ) ,  dei  fillodj 
nelle  acacie  della  Nuova  Olanda,  ecc.  Come  concepisca 
Agardli  lo  sviluppo  dei  granelli  pollinici  non  e  cosa  ben 
accertata  giacche,  ritrattando  Tidea  altre  volte  spiegata  che 
i  niedesimi  corrispondano  agli  uovicini  e  siano  fogliette 
awoke  sovra  se  stesse,  nel  suo  JEssai  sur  le  developpeinent 
interieur  des  plantes  (pag.  89)  propone  il  dubbio  ch' essi 
nascano  ,  come  le  cellette  del  parenchima  e  gli  sporidj 
deir  Uredine ,  da  piccioli  grauellini  nuotanti  in  un  fluido 
viscoso;  ma  nell'Organografia  ammette  almeno  una  trasfor- 
mazione   di    polline   in   ovoli. 

Endllcher  si  fece  campione  di  questa  teorica  (Linneea  VII, 
i832  ,  pag.  24)  dalla  quale  per  aitro  si  allontana  dove 
ritiene  che  i  pecali  siano  rami  laterali  ridotti  a  fillodj  (i). 

(i)  Ceratotheca^  eiiie  neue  Pflauzengattung  aus  der  Ordnuug  der 
Sesameen  ,  beschileben  von  Steph,  Endllclier  (  1.  c.  pag.  I  —42). — 
Dopo  aver  desciitte  coUa  luassima  precisione  gli  orgaiii  niasclii  delle 
Sesaniee ,  cosi  prosiegue  =  «  L''  opiuioiie  per  noi  espressa  circa 
«  la  fabbrica  dell'  antera  ci  costriuge  a  sofieriuarcl  alquanto  sul- 
»  r  importantissima  questione  se  lo  stame ,  come  Yolgarmeiite  si 
»  crede ,  possa  esser  considerate  come  metamorfosi  di  una  singola 
»  foglia ,  ovvei-o  se  con  Agardh  si  debba  in  esso  riconoscere  il 
»  prodotto  di  una  gemma  ascellare  (  asse  laterale  del  fiore  )•  —  La 
»  particolarita  delle  opinioni  di  Agardh  consiste  in  questo  che 
»  egli  equlpara  il  liore  ad  ogul  altro  esterno  sviluppo  della  pianta, 
»  val  a  dire ,  ad  una  contiuiia  formazione  di  gemme  nelP  ascella 
»  delle  foglie  ed  alio  sviluppo  di  esse  gemme  in  toglie  che  dal 
"  loro  canto  abbracciano  nuove  gemme.  —  L'  espressioue  piu  seni- 
»  plice  per  la  pianta  ei  la  ti'ova  :  I .°  nel  sistema  discendente  1=: 
»  la  radUe  ;  ed  e  questa  di  doppia  sorta  poiche  o  discende  nella 
»  terra  (  radice  della  prima  gemma )  o  penetra  nella  sostanza  della 
»  pianta  stessa  (  radici  di  tutte  le  gemme  siisseguentl  ).  ■»  —  Per 
comprendere  questo  passo  egli  e  d'uopo  liaudare  la  teoria  che  ri- 
conosce  per  inventore  Aubert  du  Petit-Thouars  (  Essai  sur  la  ve- 
getation consideree  dans  le  developpement  des  Courgeons.  Paris , 
1809,  ^  prima  nello  scritto  :  Histoire  d\iu  morceau  de  bois  )  ed 
ebbe  per  campione  fra  gli  altii  G.  Crist.  Fed.  Meyer  ( Natui-ge- 
treue  Dai-stellung  der  Eutwickelung  ,  Ausbildung  und  des  Wacbs- 
thums    dev    Pflanzen.    Leipzig,   1808,  §§  38-49    ^    57-61).   — 


8o  PARTE    STR4NIERA.. 

Premesse  queste  ipotesi  principali  circa  la  formazionc 
delle  antere ,  passiamo  ad  esaniinare  alcune  produzioni 
devianti  dal  tipo  normale  che  a  nostro  senso  ci  appale- 
sano  in  niodo  indubbio  1' organogralico  passaggio  dagli  stami 
ai  carpelli :  i  coroUarj  che  trarrenio  da  qneste  osservazioni 
riesciranno  utili  a  spargere  qualche  lume  siil  punto  con- 
troverso. 

La  retrogi'ada  metamorfosi  di  carpelli  in  antere  scon- 
trasi  ben  piu  di  rado  che  11  caso  contrarlo.  Nondimeno 
esempi  non  mancano    del    tiitto.     Que'  pochi   sui  quali  non 


«c  2.°   Nel    slstema    ascendente  =:  la  gemma;  sono    organ!    questi  , 

»  che  riuniti  fra    loro    colia    rispetuva    base    formano    Tasse    della 

j>  pianta  mentre  la  punta  spiega  le  foglie.   —   3.°  Nel  punto  d'  in- 

»  dift'erenza  tra  la  ladice  e  la  gemma  =  punto  d''  insevzione  della 

»  foglia.  —  Neir  alteruar  di  foglie  e  d''  occhi  si  costruiscono  per  lo 

»  sviluppo    e  la  metamorfosi    di    questi    tre   sistemi  tutti  gU  organi 

»  esterni  delle  piante    mentre    gli    assi    sono  il    prodotto  dei  punti 

»  d'  indiffereuza  uniti  al  sistema  disceudente.  Eccone  lo  schema  : 

Sistema  discendente 
Punto  Sistema  combinato 

d'  indifferenza.  ascendente.  col  punto 

d'  indifferent-a. 

\.°      I    Stato  primitivo   Cotiledone  Piumetta  Caule 

Grado  )    Metamorfosi  Erattea  Gemma   florale         reduncolo 


Stato   primitivo  Foglia  Gemma   fogliacea   Ranio 

Calice  e  petalo     Stame  Filamento 

Valva  del  frutto   Eicettacolo  Colonnetta 


Grado  S   Metamorfosi 


»  Evlncesl  dalP  esposto    che  la    teoria    delF  argute    Svedese   diversa 

3>  dalla  piii  coinune  ,   l."  in  quanto    che  mette    alP  istesso   grado  il 

»  calice  coi   petali ;   2.°  perche    cousidera    gli  stami  come  pi'odotti 

»  di  una  gemma  ascellare  non  gia  di  una  foglia  ;   e  fiualmente    3.° 

»  distingue  slccome  organi    di    diversa    provenlenza    la   valvola   del 

3>  frutto  dal  rlcettacolo.  —  Per  altro ,  secoudo   Agardh  le  fogliuzze 

5>  deir  antera  sarebbono  rlvolte    in  dentro  come  le  foglie  carpellari 

»  mentre ,  a  nostro  parere  ,  esse  sono  rlsvoltc    alP  Infuori  coslcche 

»  la  loro  membrana    Interna  ,  da  cal  emaua   11    poUlne  ,  corrispon- 

3>  derebbe  alia  faccia  inferlore.  —  La  magglor  dlfficoha  s''  incontra 

5>  nello  stabiliie  la  foglia  dalla  cul  ascella  sorge  la  gemma-autera.  — 

»  Forse  sara  piu  ragionevole    dl  fare  un    passo  in  la  e  di  ritenere 

5>  che  anche  11  petalo  sia  un  asse  laterale  ed  una  produzione  analoga 

■»  al  fillodj  ,  di  diciiiarare  qulndi  che    il  calice  non  alberga  gemme 

>•  e  che  nel  secondo  e  terzo  verticlUo  le  foglie  scompajono  affatto , 

»  svlluppandovisi  in  vece  gli  occhi  sotto  forma  di  petali  o  stami.  » 


PARTE    8TRANIERA.  8l 

eslsteva  dnbblo  veruno,  citatl  da  Roeper  {^Enwn.  Eiiph. 
pag,  53.  —  Dc  flore  tt  affin.  Balsamineanim  17.  —  Lin- 
ntea  I,  182.6,  pag.  457),  da  Schimper  {Flora  1829,  //. 
422)  e  da  Engelmann  (1.  c.  pag.  26)  noii  riesclvaao  ba- 
stantemente  istruttivi. 

Nei  frutti  del  Chamcerops  humilis  mi  venne  dato  di  tro- 
vare  una  mostruosita  assai  adattata  al  nostro  scopo ,  es- 
sendo  in  questa  pianta  ogni  ovario  coniposto  d' una  sola 
foglia  carpellare.  In  un  liore  trovai  a  tre  i  carpelli ,  sic- 
come  e  regola  in  questo  palmizio ,  ed  ognuno  conteneva 
un  ovolo ;  vi  si  scopriva  inoltre  un  enfiamento  di  color 
giallo  situato  d'  ambe  le  parti  della  sutura  ventrale ,  che 
dalla  sezione  trasversa  dell'  ovario  risulto  essere  una  log- 
gia di  antera  divisa  normalmente  in  due  caselle  dal  solito 
tramezzo  e  plena  di  polline.  Ecco  comprovato  ad  evidenza 
die  la  forraazione  delle  caselle  e  del  polline  sta  in  nessuna 
relazione  organica  coUa  produzione  degli  ovoli ;,  che  il  pol- 
line non  si  sviluppa  entro  la  cavita  rimasta  fra  il  margine 
della  foglia  accartocciata  ed  il  suo  disco ,  ma  bens\  nel 
corpo  della  foglia  stessa ;  finalmente ,  die  la  sutura  nel 
citato  caso  non  poteva  corrispondere  al  margine  della  foglia. 

Di  non  minor  importanza  per  ispiare  1' origine  dell"  an- 
tera sono  i  casi  nei  quali  i  borsellini  producono  degli  ovuli 
o  fauno  passaggio  al  carpello  avvicinandosi  nella  confor- 
mazione  all'  ovario.  E  sono  queste  ultime  anomalie  di  gran 
lunga  pill  frequenti.  Ne  osservarono  R.  Brown  nelle  se- 
guenti  specie  :  Tropoeolum  majus ,  Cochlearia  armoracia , 
Papaver  nudicaule ,  Sallx  oleifolia ,  Sempervivutn  tcctorwn 
e  Cheiranthus  Chciri  (nelle  ultime  due  piante  la  mostruo- 
sita in  discorso  fu  veduta  anclie  da  Lindley)-^  De  Candolle 
nella  Magnolia  fiiscata  e  in  diversi  salci ;  Richard  ntWErica 
tetralix;  Roeper  nel  Papaver  orientate ;  Mirhel  nella  Persica 
vulgaris;  Schimper  nella  Stachys  gerinanica   (i). 

La  pianta  in  cui  piii  ovvia  vedesi  la  trasformazione  qui 
sopra  menzionata  e  il  Semperv.  Cectorum  della  quale  Gawlin 
{El.  helv-  III,'  289)  osserva  die  i  ceppi  spontanei  con- 
servano  alio  stato    normale  i  due  giri  di  stami    nel    fiore. 


(1)  A  (jiieste  seiie  di  anomalie  apparteneva  torse  quella  spiga 
)iiascliLa  della  Zea  iiiatjs  raccolta  in  Loiueliina  siilla  quale  trovai 
Hue  licllissiuu  grani  di  friuiientmie;  Icnouieao  l.ieu  iVequente  e  co- 
lUibciuto  anche  dai  contadini. 

Bibl.  Iial.  T.  LXXXVI.  6 


82  PARTE    STRA.NIEIIA. 

mentre  in  tutil  gll  eseinplari  coltivati  e  quelli  clie  crescono 
sill  ninri  la  serie  interna  plu  o  nieno  trasformasi  in  car- 
pelli.  In  fatti ,  troviamo  gia  nello  Schmidel  ( Icones  pi.  et 
anal.  pan.  pag.  i\o  ,  tab.  LIV)  raffigurati  alcnni  esempi 
di  transizione  dalle  antere  in  ovarj  trovati  nei  iiori  di 
quelLi  sedoidea,  e  quasi  tutti  gli  autori ,  parlando  di  essa, 
fanno  cenno  della  sua  tendenza  alia  predetta  viziosa  con- 
formazione.  II  nuniero  degli  staiiii  ve  lo  trovai  sempre 
normale ,  val  a  dire  ,  il  doppio  dei  petali ,  e  stanno  in  due 
giri :  neir  esterno  i  stami  sono  opposti  ai  petali,  nel  se- 
condo  siedono  rimpetto  ai  sepali.  Gli  stami  della  serie  in- 
terna ebbi  a  scorgerli  costantemente  alterati ,  sia  per  in- 
tero ,  sia  in  parte,  e  ridotti  a  carpello. 

Nel  Senip.  tectonim  lo  stame  regolarmente  sviluppato  si 
compone  di  un  filamento  a  suJjbia  di  color  porporino  e  di 
un'  antera  ovale  o  pressoche  rotonda  di  color  piu  chiaro , 
le  cui  logge  sono  d'  ambe  le  parti  serrate  I'  una  addosso 
all' altra  in  gnisa  clie  il  congiuntivo  al  di  faori  non  appa- 
risce  ed  un  solco  nnicamente  le  tiene  disgiunte.  La  sutura 
poi  e  fortemente  afFossata  ;  ond'  e  clie  nella  sezione  tras- 
versa  V  antera  sembra  divisa  in  quattro  lobi  d'  ugual  mole 
da   pari  numero  di   solchi   longitudinali. 

I  diversi  stadj  di  metamorfost  clie  1'  antera ,  organizzata 
nel  modo  in  cui  Tabblamo  or  era  descritta ,  percorre  prima 
di  trasformarsi  complutamente  in  carpello  ponno  ridursi  a 
cinque   principali. 

Al  primo  troviamo  cangiato  in  verde  il  colore  delle 
parti  superiori  dello  stame  ;  il  solco  dorsale  delF  antera  e 
ineno  profondo  ma  piu  largo ,  lasciando  comparire  il  di- 
latato  congiuntivo  clie  nel  prossimo  stadio  maggiorraente 
si  distende  nel  senso  di  sua  largliezza  i  cangiamenio  che 
operasi  anche  nella  parte  superiore  del  filamento  il  quale 
ora  s'  inarca  verso  il  centro  del  fiore.  Sulle  parti  tinte  ia 
verde  spuntano  quegli  stessi  peli  terminati  da  gliianda  che 
sogliono  occiipare  la  snperficie  degli  ovarj  nel  semprevivo; 
le  caselle  dorsali  dell' antera  confluiscono  verso  la  cima 
formandovi  un'apofisi  ottusa  ossia  becco.  II  solco  che  le 
scpara  si  fa  plii  profondo  e  continua  all'  ingiii  nel  fila- 
mento. 

Un  terzo  grado  di  transizione  ci  ofTre  quella  forma  dove 
il  connettivo,  a  dispendio  degli  esteriori  scoinpartimenti 
deir  antera,    talnieute    sviluppossi    da  raggiungere    l' intera 


PAUTE    STRANIERA.  83 

largliezza  del  dorso  di  un  ovario.  L'apofisi  all'apice  con- 
scrva  tuttora  il  colore  rossiccio  clie  appalesa  da  qual  parte 
deir  organo  traesse  origlne  ;  del  pari  sono  inalterate  le  ca- 
selle  sul  davanti.  II  fjlamento  e  gia  d'  assai  raccorciato  e 
si  perde  afFatto  nel  connettivo  di  cui  adotto  il  colore  ver- 
dognolo.  II  pill  delle  volte  le  antere  arrivate  a  questo  stadio 
offrono  ne'solchi  laterali  i  priinordj  di  uovicini  sotto  Faspetto 
di  cilindriche  protuberanze. 

Le  antere  al  quarto  grado  di  metamorfosi  danno  a  ve- 
dere  il  becco  del  comignolo  prolungato  a  foggia  di  subbia 
e  di  colore  sparuto ,  ravvicinandosi  nelPappareuza  per  ogni 
couto  alio  stilo.  Le  caselle  del  lato  interno  sono  scomparse 
ancor  esse.  L'  orlo  rilevato  die  d'  ambe  le  parti  siibentro 
alle  dorsali  e  corre  Inngo  i  solchi  laterali,  ripiegasi  piii  sul 
davanti  mentre  i  solchi  stessi ,  fatti  piii  profondi,  si  riem- 
piono  di  uovicini.  L'  espansione  interna  del  congiuntivo 
fa  si  che  Tantera-carpello,  tonda  di  tergo  e  piatta  suUa 
faccia  interna ,  resta  divisa  al  lungo  in  due  caselle  che  si 
aprono  poi  mediante  due  fessure  longitudinali.  Gli  ovoli 
sono  inserti  nel  vano  del  solco  e  piu  ancora  sui  margini 
del  medesirao. 

Lo  scomparh'c  totale  dello  spandimento  del  connettivo 
da  fnialincnte  1'  ultimo  passo  all'  identilicazione  della  Jji- 
loculare  antera  coll'  ovario  ad  una  sola  loggia  ;  nella  mag- 
gior  parte  per  altro  dei  casi  la  sutura  al  centro  riinane 
aperta  e  gli  ovoli  coprono  il  lembo  del  carpello  a  navi- 
cella  la  cui  cima  termina  in  uno  stilo  che  sul  lato  interno 
e  segnato  da  un  solco  longitudinale.  Nei  casi  non  rari  in 
cui  i  margini  si  assodano ,  nulla  manca  a  raffigurare  nello 
stato  pill  perfetto  l'  ovario  della  pianta. 

Consimili  transizioni  d'  organi  ho  potuto  osservare  nel 
Papaier  orientate  coUa  difl'ereuza  che,  dove  nell' antera  del 
Semprevivo  vedemnio  sempre  piix  aftossarsi  il  solco  cor- 
rispondente  alia  sutura  nell'antera  iiormale,  nell'altra  pianta 
SA'iluppossi  di  mano  in  mano  una  placenta  in  forma  di  un 
orlo  entiato  che  prokingatasi  sul  fiiameuto  e  vieppiii  in- 
grossando  diventa  la  sede  degli  uovicini.  Cosa  degna  di 
rimarco  nel  papavero  egli  e  vedere  il  lembo  superiore  del 
dorso  doU'antera-carpello  prima  dilatarsi  in  forma  di  ala  , 
arrovesciarsi  poscia  alT  iiidietro  mostrando  cosi  1' interna 
superlicic  che,  copertasi  d'l  papille ,  rappresenta  in  ogni 
parte    lo    stiimna    couiposto    di    conscgueuza   da    due    orli 


84  PARTE    STRANIERA. 

turaidettl  clie  sceadendo  dall' apice  del  carpello  s'l  uniscono 
in  angolo  acuto.  E  per  si  fatta  struttura  dalle  singole  foglie 
carpellari  e  splegata  la  forma  raggiante  dello  stimma  nel- 
r  ovario  normale  del  papavero.  Piii  volte  mi  fu  dato  ve- 
dere  ia  questa  pianta  due  sino  a  quattro  stami  trasformati 
che  essendosi  tocchi  ed  assodati  coL  marglni  carpellari  fin- 
gevano  a  meravlglia  porzioni  dell'  ovario. 

Medltando  sulle  descrltte  mostruosita  del  semprevivo  e 
del  papavero  che  nella  loro  derivazione  tenaero  ugual  an- 
damento  di  sviluppo ,  si  potra ,  se  non  in  tutto  almeno 
nella  parte  essenziale ,  decidere  la  controversia  viva  fra  il 
partite  di  Agardh  e  coloro  die  aderiscono  all' ipotesi  di 
Goethe. 

Possiamo  al  presente  annunziare  come  verita  di  fatto 
ed  incontrastabile  che  ogiii  carpello  consta  di  una  foglia 
la  cui  faccia  inferiore  corrisponde  al  dorso  ed  il  nervo  di 
mezzo  alia,  linea  mediana  del  carpello,  mentre  gli  orli ,  se 
1'  ovario  per  sua  natura  debb'  essere  chiuso  ,  sono  riuniti 
fra  di  loro  o  saldati  con  quelli  delle  foglie  adlacenti.  Questi 
risultati  fanno  diretta  opposizione  alia  teoria  agacdhiana. 
Ed  ecco  il  come : 

Vedemmo  l'  antera  diventare  carpello  medlante  la  dlla- 
tazione  del  congiuntivo  che  ne  formo  il  dorso ;  e  come 
questo  corrisponde  alia  porzione  mediana  della  foglia,  di 
ugiial  orighie  sara  il  connettivof,  e  coa  esso  il  filamento , 
che  non  se  ne  diversifica  organicamente  in  modo  alcuno, 
sara  di  natura  identlca ,  quindi  una  foglia  e  non  gia  un 
ramo.  I  compartimenti  posteriori  dell' antera  poi  contribui- 
scono  in  parte  alia  formazione  del  connettlvo ,  in  parte 
alio  sviluppo  dello  stilo  e  stimma  senza  che  neppure  la 
lente  lasci  intravvedere  come  le  pareti  di  quelle  logge  pos- 
sano  per  la  loro  fabbrica  interna  appartenere  ad  un  or- 
gano  estraneo  soltanto  annesso  al  connettivo.  Eppero  rite- 
niamo  essere  anche  le  valvole  dell'  antera  parti  integrant! 
della  foglia  cui  spetta  il  congiuntivo.  Finalmente  nascono 
gli  uovicini  su  d'  un  orlo  situato  tra  le  due  caselle  d'ogni 
loggia  ,  quindi  precisamente  su  quella  parte  che  secondo 
Agardh  ed  Endlicher  equivalerebbe  al  dorso  del  nervo  mez- 
zano  delle  fogliuzze  laterali  onde  si  compongono,  al  loro  dire, 
le  valvole  dell' antera.  E  sarebbe  questo,  ncl  caso  concreto^ 
il  piu  strano  fra  i  corollarj  dedotti  dall'  ipotesi  svedese 
essendoche ,  a  mio  sapere ,    non    ebbesi  giammai    esempio 


PARTE    STRA.NIERA.  85 

di  novoli  spuntati  sulla  parte    dorsale  del  nervo  di   mezzo 
di  una  foglia. 

Se  pol  rammentiamo  la  descritta  aUerazione  negli  ovarj 
del  Chamcerops  huinili!: ,  T  opinioiie  tVJgardh  cade  del  tutto 
a  terra.  Che,  clii  non  volesse  ammettere  esser  le  caselle 
d'antera,  scopertevi  lungo  la  sutnra  al  centre,  vere  ca- 
vita  nella  foglia  carpellare ,  dovrebbe  spiegare  la  loro  ap- 
parizione  col  supporre  la  presenza  del  tutto  inesplicabile 
di  due  altre  fogliette  saldate  dall'  una  e  dall'  altra  banda 
della  foglia  carpellare  col   suo  niargine. 

Confutata  pero  la  teoria  agardhiana  con  prove  a  nostro 
parere  irrefragabili ,  rimane  a  discutere  il  merito  delle 
modificazioni  fatte  alP  Ipotesl  contraria  da  De  Candolle,  Cas- 
sini  e  Roeper  e  recate  in  prlncipio  dell' articolo.  —  Cade 
la  supposizione  del  professore  Ginevrino  quando  si  rifletta 
clie  negli  esempi  per  noi  addottl  gli  uovicini,  anziche  for- 
marsi  dai  granelli  del  poUine ,  sorgono  nemmeno  nel  vano 
delle  caselle.  Corrisponde  al  contrario  all' osservato  pro- 
cesso  il  parere  di  Roeper  e  Cassiiii,  i  quali  opinano  che 
le  due  logge  dell'  antera  si  foggino  mediante  P  enfiainento 
delle  due  meta  del  disco  della  foglia  ;  che  le  caselle  siano 
cavita  nel  parenchima  e  che  le  suture  dell' antera  equlv^al- 
gano  ai  raarglni  della  foglia.  Per  altro,  riguardo  all' ultima 
parte  della  conclusione,  confessiamo  ingenuamente  non  es- 
sere  noi  d'avviso  che  diventi  applicabile  a  tutti  i  casi ,  e 
conveniamo  con  Bischoff,  sebbene  non  per  la  generalita , 
che  le  forme  di  transizlone  dai  petali  in  istami,  osservate 
ne' fiori  doppj  delle  rose,  dei  papaverl  e  della.  Nigelln  dn- 
mascena  si  oppongano  a  quell'  ipotesi  ;,  in  quest'  ultima 
pianta  specialmente  agevol  cosa  egli  e  riconoscere  che  tanto 
le  caselle  sul  davanti  dell' antera  quanto  le  posteriori  appar- 
tengono  alia  faccia  superiore  della  foglia.  Ed  e  questa  forse 
I'origine  di  tutte  le  antherce  introrsce-  che  sono  dl  gran 
pezza  le  piu  frequenti ;  ammettiamo  non  per  cio  di  buoti 
grade  che  in  alcuni  casi  si  avveri  il  dubbio  di  Roeper, 
anzi ,  dove  le  antere  si  aprono  all'infaori,  tutti  e  due  gli 
scompartimenti  delle  logge  potrebbero  per  avventura  cor- 
rispondere  alia  faccia  dorsale  della  foglia.  Cio  accade  a 
non  dubitarne  nelle  Cicadee  e  Coiiifere.  In  massima,  ri- 
guardo a  questo  singolo  jninto ,  la  quistione  non  puo  per 
anco  considerarsi  ultimata. 


86 


APPENDIGE   ITALIANA. 


Odi  qnattro  all'  arnica  ideale  dl  Francesco  Dall'  On- 
GARO.  —  Venezia,  1837,  dalla  tipografia  dl  Giuseppe 
Antonelli ,  premlato  con  medaglla  d  oro ,  in  8.°  dl 
pag.  XXXVI. 


Q. 


uando  non  era  ancora  sparita  dal  montlo  la  gran  bonta 
del  cavalieri  antiqul  si  scorgevano  alcuni  tra  questi  accen- 
dersi  per  un^amanza  che  non  avevano  vednto  giammai , 
e  clmentare  per  essa  il  loro  valore  nelle  prove  piu  ar- 
due ,  e  sfidare  a  singolar  battaglia  clilunque  avesse  per 
un  istante  osato  dubitare  cbe  superiore  a  tutte  le  altre 
non  fosse  qaella  incognita  bellezza.  Era  questa  una  devo- 
zione  al  bel  sesso  degenerata  in  snperstizioni ,  era  come 
r  astrazlone  deiramore,  era  una  specie  d' idealismo  ga- 
lante.  Ora  un  idealisino  di  tal  genere  pare  a  noi  che  abbia 
prodotto  le  qnattro  Odi  che  dal  sig.  DalP  Ongaro  furono 
teste  puliljjicate.  Ella  e  cosa  gia  intesa  e  convenuta  che 
le  passioni  dei  poeti ,  i  loro  sospiri ,  le  loro  pene  non  sono 
che  invenzioni  leggladre  ed  amabih  finzioni ;  e  quando 
la  natura  sia  bene  imitata ,  e  spontanei  e  caldi  siano  gli 
affctti ,  e  splendida  e  potente  la  parola  ,  il  lettore  si  ab- 
Ijandona  facilmente  alia  illusione,  e  crede  al  poeta ,  ed  in 
certo  niodo  confida  che  le  idee  di  esso  pure  si  appoggino 
ad  una  qnalche  realta ,  perche  se  il  diletto  non  tragge 
origine  dalla  verita ,  almeno  riceve  da  essa  incremento  e 
vigore.  Ma  non  sapplamo  che  guadagno  apporti  il  dissi- 
pare  questa  illusione  ,  ed  il  notiticare  formahnente  al  pub- 
blico  nel  frontespizio  clie  quanto  si  legge  nel  libro  non  e 
che  sogno  e  chimera.  Senza  dulibio  il  descrivere  le  agita- 
zioni  di  un  animo  che  privilegiato  di  tempere  fine  ed 
cnergiche  sdegni  la  quiete ,  ed  aneli  al  nioto ,  e  sospiri 
un  offgetto  ch"  ecciti  fortemente  le  sue  facolta  sensitive,  e 
argomento  da  cni  piio  scaturire  nn'  elettissima  poesia ,  e 
servir  puo  a  chiarire  una  verita  estetica  di  estrcma  im- 
portanza  :  ma  protestar  di  amare  ardentemente  un  oggetto 


Jii^UertctzL  lialum^  Tom.St 


/>"//.  2. 


APPENDICE    ITALIANS.  87 

clie  noil  si  conosce ,  e  prestar  ad  nn  siniulacro  di  auiore  i 
desiderj,  le  smanie,  i  trasporti  die  di  un  amore  vero  sono 
proprj  e  spasimare  per  una  vanita  come  se  fosse  una 
persona,  e  uno  strauo  raffiiiamento ,  un  misticismo  esage- 
rato ,  uno  spurio  e  guasto  platonismo.  Lo  stesso  nostro 
autore  se  ne  mostra  inibarazzato  e  da  a  divedere  die  le 
amanti  ideali  non  sono  lueno  delle  reali  fantastidie  e  ca- 
pricciose.  Poidie  la  sua  bella  scoaosciuta  nella  prima  Ode 
si  nasconde  in  modo  die  il  poeta  disperato  le  dice  :  "  Tu 
morrai  pria  di  avermi  vedato.  —  Pria  die  io  possa  ve- 
derti  morrow  »  nella  Ode  seconda  gli  fa  grazia  di  compa- 
rirgli  in  segno ,  e  di  porgere  orecchio  alle  piii  dolci  e 
sviscerate  parole  die  un  amore  in  vcrsi  possa  suggerire  ^ 
nella  terza  fa  un  passo  di  piu  ;,  diviene  forma  di  ossi  e 
di  polpe  5  e  prende  il  noine  di  Maria ,  e  gli  parla  e  lo 
conforta,  ma  iniuiimente,  perche  il  povero  poeta  e  co- 
stretto  da  piu  alta  vocazione  a  spegnere  T  amor  suo  ,  e 
proprio  sul  hello  lo  spegne  ^  nelP  uliima  Ode  questa  non 
pill  amica  ideale  ,  ma  arnica  Maria  niuore ,  e  T  amor  die 
nella  terza  Ode  era  gia  morto  risorge  nella  quarta  piu  vivo 
die  mai,  e  si  stempera  in  lagrime  e  querele.  E  questo  il 
procedimento  delle  quattro  Odi  die  formano  il  poemetto 
del  sig.  Dair  Ongaro  •,  die  se  qnesti  dicesse  che  tali  Odi 
non  formano  un  complesso ,  ma  devono  essere  divisamente 
considerate  5  noi  risponderemmo  che  non  si  doveva  in  tal 
caso  puhhlicnrle  sotto  un  solo  titolo  e  mostrare  con  cio 
che  ad  un  solo  oggetto  ,  ad  un  solo  e  comune  argomento 
si  riferiscono. 

Dopo  tntto  cio,  nessuno  creda  die  noi  penslamo  essere 
le  Odi  del  sig.  Ongaro  pretta  quiscjuiglia  e  roba  da  fuoco. 
Bellissimi  componimenti  anzi  a  parer  nostro  sono  quest!  , 
se  alia  loro  composizione  ed  al  loro  stile  si  riguardi  ,  e 
trovasi  in  essi  molta  luce  di  poesla  ,  una  gran  forza  di 
aflfetto ,  un  fresco  e  vago  colorito  di  gioventii :,  ma  ci  duole 
che  tanta  dovizla  sia  adoperata  a  vestire  ed  oriiare  un 
concetto  assolutamente  falso  ,  e  forse  a  confermare  la  mala 
voce  die  si  da  al  poetl  per  certe  loro  singolari  fantasie. 
Per  prova  di  cio  che  diciamo ,  ed  anche  per  olTrire  ai  no- 
stri  lettori  uii  saggio  dci  versi  del  sig.  DalF  Ongaro  ,  vo- 
gliamo  qui  riportarne  alcuni  tratti  della  prima  e  delP  ul- 
tima Ode.    Cos!  pcrtanto  1"  autore  comiacia  la  prima  : 


38  APPENDICE    ITALIANA. 

Bella  arnica  del  vago  pemiero , 

De' miei  vergini  affetti  reina , 

Non  mai  vista  ne'  canipi  del  vero 

E  presente  pur  sempre  al  mio  cor; 
Salve  ■>  o  silfide  eterea ,  divina , 

Forma  ignuda ,  die  V  anima  adora 

Benche  incerta  e  fantastica  ancora 

Come  un  sogno  fugace  d'  amor ! 
Chi  sei  tu  ?  sul  pudico  origliere 

Tu  socchiudi  le  stanche  mie  ciglia ; 

Tu  le  schiudi  con  dita  leggiere 

Alia  luce  del  rosea  mattin ; 

Chi  sei  tu ,  cui  non  e  chi  somiglia , 

Bella  e  casta  qual  d'  altri  non  s'  ode , 

Pari  all'  angiol  che  data  custode 

M'  e  nel  duro  terrestre  cammin  ? 
Forse  un  silfo  non  sei ,  forse  spiri 

'Tu  pur  V  aura  vital  che  mi  cinge  • 

Sacri  forse  i  segreti  sospiri 

A  un  amico  non   cognito  ancor ; 
Forse  un  moto  conforme  ti  spinge 
.   A  cereal  mi  fra  tutti  i  mortali , 

E  un  destin  che  si  pasce  tra'  mail 

N'  allontana  ,  ne  separa  ognor. 
Tu  a  me  sol ,  non  ad  altri  serbata , 

lo  con  te ,  non  con  altri  felice  , 

Gusteremmo  V  ambrosia  heata 

Che  amor  solo  qui  porger  ne  pub  : 
Or  chi  sa  di  quai  terre  cultrice  , 

A  qual  sole  tu  volgi  il  saluto  ? 

Tu  morrai  pria  d'  avermi  veduto , 

Pria  ch'  io  possa  vederti  morrb  ! 
Ed  in  un  luogo  della  quarta  Ode  dice  il  nostro  poeta  : 
Ed  or !  .  .  .  queste  memorie ,  e  questa  speme 

Mormoro  invano  alia  tua  fredda  salma ! 

Dov'  e  quel  di  che  sedevamo  insieme 

Riposando  la  tua  nella  mia  palma  , 

Tu  porgendo  I'  orecchio  alle  supreme 

Armonie  che  sgorgavanmi  daW  alma  , 

Io  sotto  gli  occhi  tuoi  sentendo  in  seno 

L' estro  agitarsi,  e  il  canto  uscir  piii  pieno  ' 


APPENDICE   ITALIANA.  89 

Oil !  il  mondo  cii  io  pingea  ne'  mtei  concenti  , 

E  la  vita  d'  amor  ch'  entro  vi  spira , 

Per  te  sogno  non  fu ,  nata  i  ridenti 

Fantasmi  ad  avverar  delta  mia  lira. 

EwL  un  hello  che  mat  spiegan  gli  accenti , 

Ma  che  ogni  alma  gentil  sente  ed  ammira; 

Forse  e  un  presagio  0  una  memoria  forse 

D'  un  di  venture  0  d'  un''  eta  che  scorse. 
Or  tu  lo  sai ,  beata !  e  nel  sereno 

Luminoso  soggiorno  ove  t'  aggiri  , 

Fruisci  il  gaudio  interminato  e  pieno 

Ch'  io  delibo  quaggiii  co'  miei  sospiri. 

Deh  !  che  presto  il  mio  di  si  compia  alnieno  , 

E  il  del  tanto  conceda  a'  miei  desiri 

Ch'  io  ti  vegga  felice ,  e  teco  unita 

Beata  del  tuo  ben  sia  la  mia  vita. 


II  Levita  di  Efraim.  Poemetto  descrittivo  di  Francesco 
DE  CoMBi  Giustinopolitano.  —  Padova ,  1887, 
tipografia  e  fonderia  Cartallier,  in  16.°,  di  pag.  58, 
lir.  I,  25  austr. 

Narra  la  sacra  Bibbia  nel  llbro  dei  Giudici  che  un  Le- 
vita recandosi  a  Betlilehem  ando  a  passar  la  notte  a  Gabaa 
cltta  di  Beniamino ,  dai  cui  abitanti  la  moglie  di  lui  rice- 
vette  SI  crudeli  oltraggi  die  ne  mori  i  per  lo  che  il  vedovo 
consorte  taglio  il  cadavere  in  dodici  parti ,  e  mandolle  alle 
dodici  tribii  d'  Israello  per  muoverle  alia  vendetta.  E  ad 
ottenerla  tutte  si  mossero  ,  e  prima  per  messl  richiesero 
i  Benianilti  di  consegnare  gli  offensori.  Rigettata  siiperba- 
mente  la  domanda  ,  la  guerra  si  rompe ,  ed  i  Beniamiti 
uccldono  40,000  uomini.  Gl'  Israeliti  si  umlliano  dinanzl 
al  Signore,  lo  placano  con  preghiere  e  digiuni,  e  ritornati 
alia  pugna  uccidono  28,000  Beniamiti,  e  dannano  al  fuoco 
tutte  le  citta  dl  quella  tribii ,  e  tuttl  i  loro  abitanti  alia 
spada.  Di  questi  soli  seicento  si  salvano ,  restando  pero 
senza  alberghi  e  senza  mogli  ;  onde  il  vincitore  impietosito 
ruina  la  citta  di  Tabes  Galaad  e  ne  tragge  400  vergini 
per  disposarle  ai  deserti  Beniamiti;  le  quali  non  bastando, 
viene  ad  essi  dato  il  consigllo  di  rapire  le  figlie  di  Silo  , 
poiche  un  solenne  giuramento  vietava  ai  figli  d'  Israello  di 
dare  le  loro  fanciulie  a  qiielli  di   Beniamin. 


9C  APPENDICE    ITALIANA. 

Questo  fatto ,  cU  cui  non  sappiamo  se  sia  inagglorc 
r  atroclta  dei  delitti  o  I'  acerblth  delle  sventure  ,  forma  il 
soggetto  del  nuovo  canto  del  sig.  Combi ,  il  qnale  abbellir 
voile  qnesto  foiido  di  aiilica  orientale  poesia  colle  dovizie 
e  cogll  ornament!  della  poesia  nostrale  e  moderna.  Questa 
trasmutazione  di  nn  argomento  e  soprattutto  di  una  nar- 
razione  da  una  in  un'  altra  eta,  da  una  in  un'  altra  letteratura, 
e  a  parer  nostro  tale  irapresa,  che  cbiede  attento  esame  e  spe- 
cial! e  sottili  accorgimenti.  Perocclie  vuolsi  pure  cbe  siavi 
qualcbe  analogia  fra  le  circostanze ,  i  costumi  e  i  pensieri 
dei  due  tempi  che  si  vogliono  avvicinare  e  quasi  fondere  in- 
sienie;  si  dee  impedire  che  le  idee,  i  concetti  e  per  cosi  dire 
i  lineamenti  dell'  antica  poesia  vadano  perduti  fra  le  idee  e 
i  concetti  della  nuova ;  si  dee  anzi  procurare  che  fra  le  im- 
magini  e  gli  affetti  deli'  una  e  le  forme  e  i  modi  dell'  al- 
tra non  siavi  un  contrasto ,  una  dissonanza  che  confonda 
r  aspetto  e  turbi  1'  arraonia  del  poema.  Ora  tutto  cio  si 
ottiene  scegliendo  nelle  antiche  carte  tali  raccontl ,  in  cui 
si  appalesino  i  sentimenti  degli  uomini  come  Dio  li  pose 
nei  loro  cuori ,  e  si  rappresentino  quei  costumi  puri  e 
semplici ,  quelle  vere  e  fondamentali  virtu  che  la  natura 
stessa  insegna  quando  i  suoi  dettami  non  sono  ne  dalla 
dura  barbaric  ne  dai  sociali  i-affinamenti  alterati ,  perche 
quei  sentimenti ,  quei  costumi ,  quelle  virtu  hanno  in  se 
la  impronta  di  una  bellezza  inimutabile  ,  che  paria  con 
una  voce  che  e  una  in  tuttl  e  da  tutti  s'  intende.  Di  que- 
sto avvenimento  nella  scelta  degli  argomenti  diede  ,  anni 
sono,  un  bell' esempio  il  celebre  abate  Dalmistro  il  quale 
prese  a  subljietto  di  un  Idiliio  italiano  le  avventnre  di 
Ruth  i,  e  tale  ne  compose  un  poema  ,  che  fn  pregiato  e 
lodato  per  un  certo  nativo  candore ,  per  un'  amabile  schiet- 
tezza ,  per  una  semplicita  elegantissima.  All' incontro  seni- 
bra  che  il  sig.  Comlji  non  abbia  posto  mente  a  siffatta 
avvertenza.  I  casi  dolorosi  del  Levita  di  Efraim  e  la  tre- 
menda  vendetta  che  ne  fece  Israello  formano  nella  Sacra 
Scrittura  un  racconto  ,  in  cui  la  forza  e  la  grandezza  degli 
avvenimenti  ,  le  brevi  e  severe  parole ,  le  solenni  sen- 
tenze  ,  i  significati  misteriosi  si  accordano  pienamente  col 
carattere  e  coll' autorita  di  quel  libro  reverendo,  colle  su- 
bliml  origini  di  esso,  colla  stessa  indole  di  quel  tempi  an- 
tichissimi^  ma  gli  stessi  fatti  cantati  ai  giorni  nostri  con- 
trastano  fortemente  per  non  dire  che  urtano  violentemente 


APPENDICE    ITALIANS.  gi 

cogli  usl  nostrl,  colle  forme  della  nostra  modernn  ci- 
vilta ,  con  quella  specie  tli  atraosfera  d'inclinazioni ,  di 
ahitudini ,  di  ricordanze  da  ciii  siauio  circondati.  Di  cio 
ben  si  avvide  lo  stesso  Comln  il  quale  parafrasando  il 
suo  testo  giiinse  ad  un  nial  passo,  e  nol  potendo  supe- 
rare  dovette  evitarlo  (  Giud.  cap.  XIX,  v.  22  ).  Un  marito 
che  per  difendersi  da  peggiori  oltraggi  abbandona  la  pro- 
pria moglie  alia  libidine  di  alcuni  furibondi,  ond' ella  ne 
muore  di  vergogaa ,  di  spasimo  e  di  patimento  ,  e  poscia 
di  sua  mano  squarta  il  corpo  contaminate  e  ne  manda  i 
brani  alle  tribu  d'  Israello  ,  orrendo  pegno  di  vendetta ; 
questa  vendetta  che  si  compie  col  niacello  di  oltre  sessanta 
mila  Ebrei  per  la  massima  parte  innocentl  ;  una  intera 
gente  disfatia  per  rifare  la  gente  vinta ,  che  mancava  dl 
mogli,  ed  un  i-ajDimento  di  vergini  ordinate  per  deludere 
la  religione  di  un  giuramento ,  tutti  questi  sono  fatti  che 
hanno  una  profonda  ragione  nei  decreti  inqjerscrutaljili  della 
Provvidenza  e  che  i  commentatori  trovano  pieni  di  arcani, 
di  profezie  ,  di  simboli  ;  ma  tali  cose  stanno  bene  al  loro 
luogo  ;  ivi  sono  venerabili  e  sante  ;  fuori  di  la  male  si 
adagiano ,   e  possono  essere   Intese  sinistramente. 

Pertanto  noi  crediamo  che  il  sig.  Conibi  meriti  censura 
in  primo  Inogo  per  aver  scelto  un  argomento  uon  conforrae 
alle  ragioui  estetiche  della  nostra  poesia  ;  in  secondo  luogo 
per  aver  aggiunto  al  fondo  biblico  ornamenti  che  ad  esse 
in  nessuna  gnisa  si  confanno.  Per  esemplo  egli  vi  descrive 
r  angoscia   del  Levita  che  derelitto  dalla  sua  sposa 

ah  !  non  potca 

Deir  ahhandon  riconfortarsi  intanto  , 

E  ricainbiar  cV  ohhlio  quell'  incostante. 

Avea  i'iva  ,  e  presente  agli  occhl  innanzi 

La  cam  inwiago  e  ogii  ora  e  in  ogni  ohbietto 

Leggea  siioi  casi ,  e  nel  soUiigo  albergo 

Dei  di  allegri  gia  corsi ,  dolorosa 

Alio  spino  salia  la  rimemhranza. 

I  dolci  in  ripensar  d'  amor  coUoqui 

Lagrimava  ;  die  il  dual  piu  5'  inacerba 

Col  rammcntarsi  del  tempo  felice 

Nella  miseria :  onde  gli  scherzi ,  e  i  giuochi  , 

E  i  brcvi  sdegni ,  e  le  pad  si  dold 

E  i  diletti ,  e  i  trasporti  crane  punie , 

Monali  punte  al  cor  dell'  amoroso. 


92  APPENDICE   ITALIANA. 

O  sia  che  il  sole  ad  indorar  le  cime 
Si  mostrasse  di  Gelbo ,  o  che  la  sera 
Spirasse  un  ventkel  da  la  marina 
Gli  ardor  vivi  a  temprar  di  quelle  apriche 
Rupi  montane,  ei  ripetea  quel  nome 
E  tutta  iLScia  I'  affiitta  alma  in  sospiri. 
Dopo    sensi    si    dolci    e    si  gentUi ,  che  1'  autore    tragge 

dalla  sua  vena  e  presta  al  Leviia ,  nessun  si  aspetta  certo 

ch'  egli  seguendo  il  suo    testo    ci    raccoati   come  lo  stesso 

innamorato  Levita  , 

cui  moto  e  senso  e  voce 

Togliea  V  orror  di  si  nefando  eccesso  , 
Scossesl  all'  at  to  generoso  e  grande 
Del  vecchio  albergator ,  ne  lo  sostenne. 
Lanciasi  ratto  in  mezzo ,  e  a  forza  il  passo 
Gli  chiude ,  e  quindi  colla  destra  afferra 
La  vezzosa  compagna,  e  senza  accento 
Mover ,  senz'  alzar  guardo  la  strascina 
Fino  alia  sogUa  ,  e  agli  empj  I'  abhandona. 
Essl  tosto  CLvcondano ,  malmenano 
La  giovane  infelice  e  semiviva; 
Se  ne  indonnan  ,  di  mano  se  la  strappano 

A  vicenda  i  ribaldi ecc. 

In    un    altro    luogo    gl'  Israeliti    eccitati    a    vendlcare    il 

Levita  fanno  tal  macello  degli  abitanti  di  Gabaa ,  che 

pei  campi 

Per  le  vie,  pei  dirupi  e  per  le  fosse 
Seminati  i  cadaveri  si  ammontano. 
E  questo  vincitor  ci-udele  : 

Ferocemente  furiarido  spinge 

Nelle  citta ,  nelle  magion  ,  fanciulli , 

Donne,  vecchi,  aniniai  traendo  a  morte 

Tutto  che  vive ,  e  da  rabbia  efferata 

Facto  cieco ,  perfin  colpi  tagliando 

Sui  cadaveri  stessi  al  suol  prostesi 

E  rimescendo  ,  e  rinfocando  incendi , 

Da  colmo  ad  imo  infra  i  dirutti  alberghi , 

Tra  il  cruor  di  che  lubrica  e  ogni  via , 

Tra  il  compianto  e  il  terror ecc. 

E  questo  stesso  Israello  cosi  feroce,  cosi  selvaggio,  quando 

il  Levita  fu  morto  e  sepolto  pianse  tre  giorni  sulla  tomba 

di  lui. 


I 


APPENDICE   ITALIANA.  9$ 

E  a  man  piene  le  pallide  viole 

E  i  giacind  spandendo  e  gli  amaranti, 

Prega  lieve  la  terra  ;  ultimo  vale 

A  quelle  innamorate  aniine  invia. 
Come    appunto    fatto    avrebhe    un  abitante    cU  Atenc  e  di 
Roma  che  piu  fosse  dlstinto  per  mansuetudine  e  per  gea- 
tilezza. 

Abbiamo  volute  esporre  tutte  queste  osservazlonl  sul 
Levita  di  Efraim  perche  ci  semJjra  che  Tautore  mostri  una 
sicura  vocazione  alia  poesia  ,  e  che  questa  possa  riuscire 
ad  onorevol  fine  quando  sia  con  opportuni  avvertunenti  e 
con  utili  consigli  confortata  ed  assistita.  Crediamo  quindi 
che  questo  primo  passo  sara  seguito  da  un  corso  rapido 
e  felice,  purche  il  sig.  Gombi  si  persuada  che  sebbene  la 
poesia  tragga  vita  e  sostanza  dalla  fantasia  e  dal  cuore  , 
pure  tra  gli  accendimenti  deH'una  e  le  agitazioni  deiraltro 
havvi  una  norma  da  cui  essa  non  puo  allontanarsi  mai,  ed 
un  segno  a  cui  deve  volger  sempre  le  sue  mire,  ch' e  la 
bellezza.  Questa  sola  inspira  i  nobili  pensieri  ed  i  concetti 
elevati ,  questa  rende  leggiadre  le  immagini ,  questa  splen- 
dide  le  invenzioni ,  questa  fa  i  versi  eleganti  e  arnioniosi. 
Lo  stile  in  generate  non  nianca  di  vaghezza ,  di  splen- 
dore ,  di  copia ;  si  trovano  pero  non  di  rado  frasi  non 
bene  conibinate,  come  porre  a  ludrico  le  membra  rotte  e  san- 
guigne  ,  hrillantare  la  pupilla ,  awinghiare  la  catena ,  ecc. 
ed  importuni  latinismi  come  rima,  suffuUo,  impendente.  cul- 
tro ,  ecc.  e  voci  non  usate  come  sveglio ,  ubere ,  gallore  , 
inspiro ,  cruore ,  incompianta ,  ecc.  Sono  piccole  mende  che 
facilmente  si  tclgono  di  mezzo  colla  diligeuza  ^  ma  tolte 
che  siano,  lo  stde  acquista  quella  perfetta  correzione ,  quella 
lucida  purita  per  cui  si  abbellisce  e  fa  onore  agli  scrittori. 


Andrea.  Storia  contemporanea  di  Giorgio  Sand.  Ver- 
sione  di  V.  P.  Vol.  2.  —  Milano ,  i836,  tipo- 
grafia  c  libreria  Pirotta  e  C. ,   in   1 2.° 

Se  la  nostra  e  la  straniera  letteratura  sono  oggidi  tanto 
feconde  di  romanzi,  e  se  questi  oHVono  al  maggior  nu- 
mero  la  lettura  piii  desiderata  o  gradita ,  cio  non  deve 
parere  indegno  ad  uomo  d'  intelletto.  Poiche  per  una  parte 
alcuui  peasano  che    si    possa    nei    buoui    romanzi  trovare 


94  ArPENDlCE    ITALIANA. 

quella  rivelazione  dclla  natura  umana ,  die  ai  giorni  no- 
stri  e  il  subbietto  di  assidue  ricerche  e  di  studj  appas- 
sionatii  ed  altri  reputano  clie  i  ronianzi  ci  rendano  quasi 
contemporanei  delle  preterite  eta ,  rappresentandone  a  noi 
i  vizj  e  le  virtu ,  il  genio  e  le  passioni  ,  gli  usi  ed  i  co- 
stumi  con  quell' accuratezza  miiiuta  e  con  quelle  caratte- 
ristiche  particolarita  die  la  storia  nelle  sue  gravi  e  severe 
narrazioni  non  ammette.  Per  altra  parte  dopo  le  vicende 
degli  ultiini  anni ,  con  tante  memorie  crucciose ,  tra  il  fa- 
stidio  degl'  inutili  desiderj  e  il  dispetto  delle  speranze  de- 
luse ,  fra  le  sollecitudini  e  le  cure  die  il^nostro  tempo 
ricliiede ,  formossi  una  gran  classe  di  persone  die  dalla 
lettura  dei  ronianzi  traggono  un  non  volgare  ricreainento , 
una  consolata  olsblivione  ,  nn  pascolo  al  cuore  stanco  dei 
tumulti  della  fortuna  e  della  violenza  delle  passioni ,  e 
bramoso  di  un  sentire  piu  mite  e  temperato.  Oltre  a  cio 
i  passati  rivolgimenti ,  i  subiti  esaltamenti  e  le  inattese 
cadute ,  la  lotta  fra  una  necessita  imperiosa  ed  un  volere 
indocile ,  fra  la  tenacita  degli  antichi  pensieri  e  la  potenza 
dei  fatti  presenti  alzarono  gran  parte  del  velo  die  celava 
i  misteri  del  cuore  umano ,  onde  niolti  reconditi  afFetti , 
molte  secrete  tendenze  ,  niolte  occulte  forze  si  manifesta- 
rono ,  e  si  scopersero  relazioni  prima  ignote ,  e  si  osser- 
varono  casi ,  accidenti ,  comljinazioni ,  die  soiiiministrarono 
nnova  ed  eletta  materia  alle  descrizioni  ed  ai  racconti  del 
romanzatori.  Da  questo  stato  transitorio,  da  questo  genere 
di  osservazioni  quello  cui  piace  nominarsi  Giorgio  Sand 
trasse  ,  se  non  erriamo ,  il  romanzo  che  pubblico  col  ti- 
lolo  di  Andrea  ,  e  che  noi  ora  ci  proponiamo  di  far  co- 
noscere  ai  nostri  lettori. 

II  Marclicse  di  Morand ,  cui  la  rivoluzione  in  luogo 
dell'antica  opulenza  non  avea  lasciato  die  un  patrimonio 
discreto  ,  si  era  ritirato  nel  castello  de'  suoi  avi ,  e  man- 
dati  in  bando  i  pensieri  del  tempo  felice  ,  divideva  il  suo 
tempo  fra  il  diletto  della  caccia  ed  il  governo  del  suo 
podere.  Aveva  un  animo  retto ,  leale  e  naturalmente  a 
cortesia  inclinato  f,  ma  il  suo  volere  era  assoluto ,  ed  i 
suoi  modi  ruvidi  e  sdegnosi  \  onde  teneva  ad  un  tempo 
e  della  prosapia  noliilisslma  da  cui  discendeva,  e  della 
villa  in  cui  aveva  fissato  il  suo  soggiorno.  Diverse  afFatto 
dal  carattere  del  padre  era  quello  del  figlio  Andrea ,  cli'  e 
Teroe  del  iiostro  romanzo.   "Aveva   sortito  una  sensibilita 


APPENDICE   ITALIAN!.  gS 

ingenua ,  una  soavita  di  cuore  che  lo  rendeVano  tiniido  , 
e  rimesso  anche  a  que'  richlaml  che  non  gli  erano  ine- 
ritati.  »  Era  stato  bene  educato  ;  ma  la  sna  stessa  edu- 
cazione  aveva  contribuito  a  destare  in  lui  nnovi  affetti  , 
desiderj  confusi ,  vaghe  inquietudinl.  "  Avrebbe  amato 
viaggiare ,  cambiar  cielo  ed  abitudini ,  provare  tutte  le 
cose  sconosciute ,  sprigionare  quel  genio  di  azione  die 
credeva  sentire  presso  di  se  ,  appagare  in  fine  quest'  avi- 
dita  febbrile  ch'  esagerava  alia  sua  mente  1'  avvenire.  »  II 
marchese  lo  amava,  provvedeva  senza  qnerele  ad  ogni  di 
lui  bisogno  o  desiderio,  ma  esercitava  sopra  di  lui  un'au- 
torita  piena  ,  gelosa  ,  inflessibile. 

In  tal  condizione  il  nostro  Andrea  era  tormentato  dalla 
noja ,  e  vivamente  sentiva  il  bisogno  di  tin  essere  che 
venisse  a  confortar  la  sua  vita.  Fattosi  intrepido  cammi- 
natore ,  volentierl  s'  internava  nelle  solitudini  piu  remote , 
ed  eravi  poco  lunge  dal  castello  di  Morand  una  gola  disa- 
bitata  ,  silenziosa  ,  deserta  ,  dove  egli  si  recava  sovente  , 
dove  faceva  le  sue  piii  care  letture,  e  dove  divagava  fra 
i  sogni  piu  dolci.  Un  giorno  parvegli  cola  di  veder  pas- 
sare  in  lontananza  una  figura  in  Ijianca  veste,  leggiera  e 
gentile.  Tento  di  raggiungerla ,  ma  invano.  Fu  una  visione 
d'  im  istante  ,  ma  che  basto  a  non  lasciarlo  dormire  per 
tutta  la  notte.  Nel  seguente  giorno  trovo  nello  stesso  sito 
un  guanto  bianco  finissimo  ,  intrecciato  a  maglia  ,  e  non 
e  da  chiedere  se  Andrea  lo  raccogliesse ,  e  se  lo  strin- 
gesse  al  cuore,  e  lo  colmasse  di  carezze.  Dopo  otto  giorni 
aitra  no  vita  :  udi  fra  i  cespugli  una  voce  soave  cantar 
versi  di  amove  ,  e  intendendo  lo  sguardo  vide  una  giovi- 
netta  vestita  di  Ijiaaco ,  e  tutta  aflaccendata  a  formar  maz- 
zetti  di  fiori.  II  povero  Andrea  in  vece  di  avvicinarsi  si 
nascose  fra  gli  alljcri,  ed  appena  ardi  di  tener  dietro  col- 
I'occhio  a  lei,  che  raccolti  i  suoi  mazzetti  rapidamcnte  si 
allontanava.  Ma  queir  apparizione  basto  a  ineljbriarlo  di 
amore ;  e  ne  divenne  cosi  magro  e  sparuto  ,  che  suo  pa- 
dre ,  temendo  per  lui  ,  coasiglioUo  a  cercare  una  distra- 
zione ,  ed  un  riinedio  nelle  feste  e  nelle  ricreazioni  della 
provincia.  IMa  Andrea  segu'i  il  conslglio  per  cercar  invece 
r  oggetto  de' suoi  pensieri,  e  piu  die  akrove   porto  le  sue 

indagini    nella    citta     di    L le    quali    non    ebbero 

aicuu    ciTctto  ;    ma    cgli  cola  aveva    un    sincero    amico    in 
Giuseppe  Marteau,  giovane  robusto,  giovialc,  spcnsicrato. 


f)6  APPENDICE    ITALI\NA. 

non  In  altro  s'un'ile  ad  Andrea  se  non  die  nella  tempra 
deir  animo  buono  e  leale.  Ed  a  Iiil  aveva  il  vecchio  mar- 
chese  raccomandato  suo  figlio :  poiclie  al  pari  di  questo 
lo  araava  e  lo  teneva  in  pregio.  Percio  Giuseppe  moito  si 
adoperava  per  divertire  Andrea ,  e  dopo  alcnne  osserva- 
zioni  conclnse  ch' egli  doveva  lasciar  da  parte  le  cittadine, 
ed  avvicinarsi  alle  artigiane ,  sola  classe  in  cui  trovavansi 
donne  gentili  ed  amabili. 

Le  artigiane  erano    una    rarita  del  paese  di  L 

grandi  e  robuste  per  la  niaggior  parte ,  bianche  e  ver- 
mlglie,  avevano  occhi  neri  ed  espressivi ,  denti  bianchi , 
chiome  nerissime  :  "  erano  poi  amanti  e  bisbetiche ,  ro- 
manzesche  air  eccesso  ,  civettine  e  dispettose ,  ghiotte  di 
lodi,  foUi  di  piacere ,  cinguettiere ,  leziose,  leccarde ,  pe- 
tulanti ,  ma  disinteressate  ,  generose  e  schiette.  »  In  tal 
societa  pertanto  Andrea  fu  introdotto  ;  dove  non  si  diverti , 
e  non  piacque.  Ma  un  giorno  recatosi  a  pranzo  a  casa 
Marteau ,  trovo  ivi  quattro  giovani  operaje  occupate  ad 
allestire  il  corredo  ad  una  sorella  di  Giuseppe  che  doveva 
niaritarsi. 

Ecco  r  interno  della  casa  Marteau.  Una  nonna ,  grande 
e  pingue  matrona  ,  un  po'  sorda ,  ma  pur  desta  e  piace- 
vole  },  la  madre  attiva  massaja  ,  secca  ,  imperiosa  e  sog- 
getta  air  emicrania  ;  Enrichetta  ,  la  operaja  in  capo ,  diri- 
geva  i  lavori  ,  ed  aveva  intorno  tre  subalterne  ,  fresche , 
leggiadre  e  bricconcelle  ^  ai  loro  vivaci  visetti  si  frammi- 
schiavano  quelli  delle  ragazze  di  casa  ,  e  tutte  insieme 
forniavano  un  gruppo  da  porsi  in  un  quadro  fiamraingo. 
Quando  i  due  amici  comparvero  si  fece  silenzio  per 
un  istante  ;  ma  poi  una  vocina  si  fece  udire  ,  poi  itn'  al- 
tra  ,  poi  due  ,  poi  tutte  insieme.  La  conversazione  divenne 
generate  ,  e  fu  plena  di  sciierzi ,  di  motteggi ,  di  allegria. 
Nel  luiigo  e  svariato  discorriraento  1'  accidente  porto  a 
parlare  di  certa  GenovefFa  lioraja,  pluttosto  singolare  che 
distinta  per  la  eccellenza  nelP  arte  sua ,  per  la  modesta 
sua  bellezza ,  e  pe'  suoi  modi  soavi  e  gentili.  Per  lo  che  il 
gioviale  Giuseppe  non  fu  tardo  ad  eccitar  Enrichetta  a 
condur  la  sera  GenovefFa  a  ballar  colla  famiglia  nel  cortlle. 

Venne    la  sera    e    venne   GenovefFa.   Giugnendo ,  questa 
si  trattenne  a  parlar  di  fiori  colla  nonna.  Quando  Giuseppe 
ed  Andrea  comparvero    mostrossi    fredda    e  riservata.  Mai 
Giuseppe  trovo  il  modo  di  raddolcirla ,    parlandole  di  certi 


ArPENDICE   ITALIANA.  97 

fiori  clie  sorgevano  in  una  palude.  Splacevole  vi  era  I'aspet- 
to,  (lisgustoso  r  odore ,  il  succo  velenoso  ;  il  sito  stesso  in 
cui  nascevano  era  tristo  e  pericoloso;  brutte  erbacce  copri- 
vano  V  acqua  die  vi  stagnava ,  e  senza  le  piii  attente  pre- 
cauzioni  facihnente  in  essa  precipitavasi  ;  oltre  a  cio  An- 
drea narrava  la  fiaba  di  un  castello  ch'  era  stato  in  quel 
luogo  sprofoudato  dal  diavolo  per  le  colpe  del  padrone. 
Tutte  queste  singolarita  posero  neiraniino  delle  liete  don- 
zelle  un  gran  desiderio  di  vedere  quel  luogo  e  quel  fiori , 
e  Giuseppe  fu  pronto  ad  ofFrirsi  di  condurvele  col  suo 
carrozzino.  Ma  siccome  alia  brigata  eransi  aggiunte  le  so- 
relle  Marteau  e  la  stessa  Genoveft'a  ,  clie  ai  replicati  ec- 
citamenti  non  avea  aaputo  resistere  ,  cosl  fu  convenuto 
cbe  una  jjarte  della  conipagnia  sareljbe  stata  condotta  da 
Giuseppe,  ed  una  da  Andrea  col  calesse  di  suo  padre. 
Andrea  aveva  gia  radigurato  in  Genovefla  la  ligura  che 
gli  era  passata  dinanzi  fuggeiido ,  la  dolce  cautatrice ,  in 
una  parola  la  dama  de'  suoi  pensieri  ,  e  quindi  con  gran 
gioja  si  assunse  T  impegno.  Stabilita  quindi  la  piacevole 
gita  ,  e  stabilito  il  giorno  e  T  ora  ,  uon  si  penso  cbe  a 
ballare. 

Preso  die  fu  1'  Impegno  ,  Andrea  non  pote  non  provare 
un  forte  sgoniento  pensando  al  modo  di  adetnpirlo.  II 
primo  passo  da  farsi  era  quello  di  chiedere  il  calesse  al 
veccbio  marcbese  ;  passo  scal;roso,  arduo ,  pressocbe  ini- 
possibile.  Tornato  pertanto  al  castello ,  il  timldo  figlio  non 
trovo  ne  coraggio  ,  ne  inomento  ,  ne  opportunita  per  par- 
lare  a  suo  padre  :  eppure  iDisognava  andare.  In  si  grave 
caso  Andrea  tronco  il  nodo  in  vece  di  scloglierlo.  Al  priiiio 
albeggiare  del  giorno  ilssato ,  Andrea  scende ,  attacca  il 
cavallo  al  calesse ,  vi  nionta  ,  e  via.  II  profondo  sonno  del 
padre,  il  terreno  molle,  ed  in  gran  parte  coperto  di  iinio 
agevolarono  questa  specie  di  fuga.  Le  ragazze  non  si  fe- 
cero  attendere,  e  presto  si  glunse  al  luogo  designate,  dove 
si  passo  alcun  tempo,  esaminando  il  sito,  cogllendo  fiori, 
e  parlando  di  botanlca.  Andrea  esultava  contemplando  la 
celeste  Genovefla,  ma  rabbrivldiva  talora  pensaiulo  alPaftar 
del  calesse.  E  T  aagoscia  di  bil  trabocco ,  quando  Giuseppe 
osservo  che  essendo  viclna  T  ora  del  pranzo  era  d'  uopo 
andarlo  a  chiedere  al  Marchese  di  INIorand  di  cui  era  vi- 
cino  il  castello.  Andrea  si  vide  perduto  ;,  pure  non  irovo 
uiodo    di    opporrc    una  parola  ^  e  soltanto    prego    T  amico 

Blbl.  lud.  T.  LXAXVI.  7 


98  APPENDICE    ITALIANA. 

suo  tVi  andare  innanzi  e  di  affrontare  il  prlmo  la  paterna 
severita.  II  disinvolto  Giuseppe  noii  si  fe"  paura.  Si  getto 
al  collo  del  uiarchese  ,  e  con  franclii  c  rapidissimi  detti 
in  un  istante  gli  spiego  il  dlvisamento  ,  gli  chiese  da  de- 
sinare  ,  gli  presento  ad  una  ad  una  le  donzelle  che  aveva 
condotte ,  incolpo  se  stesso  delia  rapina  del  calesse ,  gli 
domando  conto  de'  buoi  ,  delle  raccolte ,  ecc.  II  marchese 
fa  sbaiordlto  da  tanta  furia  di  parole ,  penso  che  un  pranzo 
non  si  poteva  decentemente  negare ,  e  pose  da  banda  ogni 
querela.  Quindl  tutto  passo  lietauiente:  il  vecchio  mostrosbi 
cortese  ,  Andrea  era  rincorato ,  le  donzelle  tennero  un 
contegno  da  gentildonne.  Ma  finito  il  pranzo ,  queste  si 
sfrenarono  ad  ogni  iicenza  ;  alzarono  grida  romorose  e 
risa  sconiposte  ,  guastarono  il  verzlere  ,  sacclieggiarono 
r  orto  e  rovinarono  le  piu  belle  spallicre ,  strappaadone 
frutta  e  rami.  II  marchese  provava  una  forte  tentazione 
di  adopcrare  le  mani  ;  ma  si  tratlenne  a  riguardo  di  Giu- 
seppe ,  e  diviso  una  diveria  vendetta.  Fece  attaccare  il 
cavallo  al  calesse  e  lo  mando  altrove.  Quindi  rientrato  nel 
salone  getto  V  occliio  sopra  un  canape  tutto  coperto  di 
cuflie  5  di  scialii  e  di  altri  femminili  ornamenti.  "  Non 
disse  un  ne  due ,  si  sdrajo  lungo  quant"  era  sui  nastri  e 
sulle  trine,  ne  si  tenne  di  allungare  le  sue  grosse  nose 
inzaccherate  di  fango  sop.(;a  il  velo-rosa  di  madaniigella 
Enrichetta.  d  Le  gioviuette  rientrarono  :  fu  un  grido  di 
meraviglia  ,  di  dolore  ,  di  rabljia.  II  INIarchesc  finse  allora 
di  svegliarsi  ed  usci  con  Giuseppe  che  non  poteva  tratte- 
nere  le  risa.  Intanto  il  sole  declinava,  e  fa  ordinato  il 
ritorno.  Andrea  monto  nel  carrozzino  di  Giuseppe  colle  so- 
relle  Marteau  e  con  GenovefTa.  Giuseppe  aspetto  il  calesse 
clie  doveva  trasportar  lui  e  le  operaje  ,  ed  aspetto  indarno  ; 
un  domestico  lambicco  alciine  sense  ,  e  dichiaro  in  so- 
stanza  che  il  calesse  era  ito  altrove.  Nuovi  strilli  e  nuove 
imprecazioni  delle  donne  ,  e  nuove  risa  di  Giuseppe.  Ai 
quali  fu  pur  d'  uopo  rassegnarsi  ad  una  passeggiata  di  tre 
leghe  per  via  incomoda ,  colle  cuffie  malconce  e  cogli 
scialii   insozzati. 

Pero  un  accidente  fece  accorto  Andrea  del  caso  soprav- 
veniito.  Allora  riunissi  la  coinpagnia  e  le  donzelle  prima 
partite ,  avendo  gia  in  vettura  fornlto  mezza  la  via  cessero 
il  luogo  alle  derelitte.  Cosi  Andrea  pote  con  infinlto  gau- 
dio  olfrire  il  suo  braccio    a  Genoveff'a  ,  cd   aver  occasione 


APPENDICE   ITALIANA.  59 

Jl  cUrle  le  mille  cose  die  tla  gran  tempo  serbava  in  petto 
per  lei.  Ma  il  poveretto  non  trovo  moclo  di  dime  una 
sola ,  e  per  un  lungo  tratto  di  strada  tntti  tacquero.  Final- 
mentc  una  delle  viaggiatrici  avviso  di  dire  una  parola  sulle 
stelle  die  hrillavaiio  sal  lore  capo  ,  e  GenovefFa  sempre 
desiderosa  d'  istniirsi  ne  trasse  argomento  per  fare  alcime 
ricerche  sal  sole ,  sul  sistenia  del  cielo ,  sulle  plaralita  dei 
niondi ,  ecc.  Andrea  rispondeva  con  senno  e  con  chiarezza  ; 
egli  era  beato  di  aver  cjualdie  cosa  da  insegnare  ,  e  po- 
neva  gran  cura  perclie  le  sue  risposte  potessero  essere 
intese  dalla  leggiadra  chieditrice.  Cosi  ragionando  arriva- 
rono  alia  citta.  Enrichetta  oflri  a  GenovelFa  di  acconipa- 
gnarla  a  casa  ,  e  Andrea  non  avendo  coraggio  di  andare 
innanzi  riprese  la  via  del  castello.  «  Egli  ardeva  di  tro- 
varsi  solo  e  di  non  essere  svagato  da'  saoi  pensieri.  I  quali 
gli  scombajavano  si  fattainente  il  cervello ,  die  gli  biso- 
gno  sedersi  da  un  canto  della  strada ,  e  posando  la  fronte 
fra  le  niani  stette  cosi,  finche  il  freddo  della  notte  lo  pi- 
glio  ,  e  lo  fece  avvertito  di  rimettersi  in  viaggio.   " 

11  nuovo  aniore  lioriva  la  vita  di  Andrea  di  gioje  ine- 
S]5riiulbili.  JMa  in  mezzo  ai  dolci  pensieri  era  amareggiato 
dalla  diflicolta  di  rivcdere  la  sua  GenovefFa.  Giuseppe  die 
tutto  scoperse  si  esibi  di  ajutarlo  ^  ma  Andrea  fece  il  ri- 
troso,  onde  1' altro  cesso  d'' immisdiiarsene ,  e  soltanto  in- 
dico  la  casa  dove  abitava  la  bella  fioraja.  Andrea  vi  si  porto 
recando  in  mano  quasi  per  commendatizia  un  gran  mazzo 
di  iiori.  Dopo  infinite  esitazioni  ,  dopo  palpiti  violent! , 
dubitando  sempre  ,  e  sempre  tremando  ,  finaimente  batte 
ad  una  porticina ,  ed  aperta  questa  vide  la  miraljile  Ge- 
novefFa ,  die  stava  consultando  sal  modo  di  comporre 
un  mazzolino.  Andrea  con  trepidauti  parole  le  otFri  i  suoi 
fiori ,  e  la  ofFerta  fu  seguita  da  una  discussione  liotanica 
sui  loro  nouii  e  sulle  loro  qaalita.  La  donzella  era  lietis- 
sima  di  aver  trovato  uno  die  sapesse  darle  utili  istruzioni 
in  un' arte  di  cui  era  innamorata  ,  e  si  proponeva  di  diie- 
dergli  cousiglio  ogiii  qnal  volta  dovesse  dar  mano  ad  un 
nuovo  fiore.  ]\Ia  quauJo  Andrea  esibi  di  portarle  i  suoi 
quadcrni  ed  il  suo  erljolajo ,  e  di  darle  una  giornaliera 
lezione  ,  ella  conobbe  il  pericolo  e  teine  le  diceric  de'  uia- 
ligni:  per  lo  die  fu  stal)ilita  un"  altra  maniera  d' insegna- 
iiiento ,  ed  Andrea  parti  confaso  ed  accorato.  Ma  uscito 
die  fu,  Cenovcfla  seuti  il  suo  cuorc  die  batteva  fortcmente. 


lOO  APPENDICE    ITALIANA. 

"  Essa  non  era  panto  afFaito  romanzesca.  Non  avea  mai 
desiderato  di  amare  o  di  essere  amata.  Non  altrimenti  die 
tutta  panrosa  ella  pensava  alle  passion! ,  c  si  era  ripro- 
niessa  di  serbarue  il  cuor  vergine  in  grazla  di  una  vita 
solitaria  ed  operosa.  AtTettuosa  e  buona  pei-  indole  comin- 
ciava  a  presentire  in  nube  1'  amore  di  Andrea.  '/  Qnindi 
risolvette  di  non  piii  accoglierlo.  Gli  scritti  e  gli  erbolaj 
le  giungevano  col  mezzo  di  Enrichetta ,  e  corsero  quindici 
giorni  senza  che  sapesse  novella  alcuna  "  del  giovane 
scousolato  che  pur  passava  una  parte  della  notte  a  pian- 
gere  sotto  le  sue  finestre.  » 

Ma  anclie  pel  povero  Andrea  giunse  il  glorno  della  con- 
solazione.  Un  jjel  mattino  Genovefta  vonne  a  cercar  fiori 
in  quel  luogo  stesso  ov'  egli  1'  avea  veduta  la  prima  volta  , 
e  dove  sovente  tornava  a  rinfrescar  la  cara  memoria  ,  e 
a  disacerbar  le  sue  pene.  Mando  un  grido  vedendolo ,  ed 
egli  sarelibe  fuggito  se  la  gentile  donzella  con  dolci  pa- 
role non  I'avesse  confortato  a  rimanere.  Secondo  il  solito 
non  sapevan  che  dirsi,  ed  ebbero  quindi  ricorso  all' usato 
spediente  di  parlar  di  botanica.  Da  questa  passarono  alia 
geografia  ,  ed  Andrea  ofFri  a  Genoveffa  di  farsele  maestro 
e  di  recarle  un  atlante.  Ella  stette  un  poco  ondeggiando 
fra  il  si  ed  il  no  ^  ma  inline  si  arrese  parte  alia  mestizia 
di  Andrea ,  parte  al  desiderio  di  apprendere.  Cos!  passa- 
rono giorni  beati  ^  ora  discorrendo  per  la  bella  prateria  , 
era  adagiati  sotto  i  salici  della  riviera  fantasticavano  , 
s'  inebbriavano ,  s'  iiludevano.  "  Una  cotal  vita  pastorale 
in  breve  li  ravvicino  in  una  intrinsichezza  di  fratelli  ,  i 
loro  piu  bei  giorni  svanirono  senza  che  la  parola  di  amore 
fosse  mai  pronunciata  fra  essi ,  e  senza  die  a  Genoveffa 
pur  venlsse  sognato  che  questo  sentimento  poteva  insinuar- 
lesi  in  cuore  coll'  amicizia.  >>  Ma  le  piogge  di  maggio  po- 
sero  fine  a  tali  delizie  ,  e  passo  una  settimana  senza  che 
Genovefl'a  potesse  uscir  di  casa.  "  Andrea  non  vi  resse. 
Una  mattina  le  arrive  a  casa  co'  suoi  libri.  Essa  voile  ri- 
mandarlo.  Egli  pianse  ;  e  ricliiudendo  il  suo  atlante  si  av- 
viava  i,  Genoveffa  lo  rattenne ,  e  beata  di  consolarlo  gli 
acconcio  una  seggiola  vicina  a  se ,  e  ripiglio  le  lezioni  dei 
prati.  "'  Gosi  per  due  mesi  Andrea  non  lascio  di  starsi 
ogni  giorno  parecchie  ore  colla  sua  allicva.  Pero  questa 
relazione  si  stretta ,  queste  visile  cosi  frequentl  ,  queste 
conversazioni  cosi  iatime  non  poievaao  non  essere  iiotatc 


ArrENDICE    ITALIANA.  lOI 

dai  maligni ,  e  lo  fiirono  :  se  ne  trassero  slnistre  conse- 
gnenze ,  le  dicerie  si  moltiplicarono ,  e  la  pubblica  opi- 
nione  intorno  a  Genoveffa  si  cangio  del  tntto.  Ella  stessa 
in  un  festino  dato  per  le  nozze  della  sorella  di  Giuseppe 
osservo  chlaramente  gl'  indizj  deli'  allrui  riprovazione  ^  le 
sue  conipagne  si  inostravano  schive  per  non  dire  sdegnose 
della  sua  vicinanza  ,  e  GenovefFa ,  un  tempo  tanto  riverita 
e  desiderata  ,  si  vedeva  allora  spregiata  ed  abbandonata. 
Enrichetta  ,  clie  pure  sinceramente  Tamava,  ma  che  amava 
altrettanto  di  petttgoleggiare,  voile  prendersi  la  incresciosa 
cura  di  pienamente  istruirla  delle  censure  a  cui  era  sog- 
getta.  Si  reco  alia  casa  di  lei ,  ed  in  lungo  e  varlo  di- 
scorso  ando  niescendole  racconti ,  anunonizioni,  rimproveri, 
conforti ,  istruzioni ,  consigli.  In  rjuesta  penosa  conversa- 
zione GenovefFa  seppe  conservarsi  serena ,  trancjullla  e 
quasi  indifferente  ;  ascoltava  con  calma  e  rispondeva  con 
dignita.  ]\Ia  declinato  il  sole,  "  senti  prendersi  le  doglie 
in  tutte  le  membra,  e  qualche  ribrezzo  ai  nervi.  Ella  era 
di  complessione  squisitamente  delicata :  le  emozioni  di  quel 
giorno  ,  la  sorpresa  ,  la  collera  ,  T  orgoglio  ,  T  entusiasmo 
succedendosi  con  rapidita  P  avevano  sclupata  di  fatica. 
Conobbe   di   aver  la   feiibre   e    si   pose   a  letto.   » 

Enriclictta  dubitando  della  impressione  clie  i  snol  detti 
potevano  aver  prodotto  suiranimo  della  delicata  GenovefFa 
torno  da  essa  dopo  aver  ceuato ,  e  trovandola  immersa  in 
quel  sopore  che  per  lo  piu  accompagna  la  felibre  si  fece 
a  prcstarle  ogni  maniera  di  cure,  a  coprirla  diligentemente, 
a  porgerle  qualche  rimedio.  In  quella  udi  alcuno  che  en- 
trava  in  casa  ,  era  Andrea.  Incapace  di  frenarsi  Enrichetta 
gli  tenne  un  discorso  del  tenore  di  quello  che  aveva  te- 
nuto  air  arnica;  gli  vappresento  la  malattia  di  GenovefFa, 
le  dicerie  sparse,  la  riputazione  di  lei  perduta ,  lo  afHisse, 
lo  sgomento ,  lo  inteneri ,  ed  infine  lascio  andare  la  gran 
parola  di  matrimonio.  Questa  parola  fece  trasalire  il  don- 
zello ,  e  lo  riempi  di  ginbilo  e  di  paura  ;  che  la  solennita 
deir  atto ,  la  paterna  ira ,  e  la  felicita  di  possedere  Geno- 
vefFa gli  si  alFacciarono  nel  tempo  stesso  alia  mente.  Dopo 
qualche  esitazlone  penso  ch' era  maggiore  di  eia ,  e  che 
per  le  ragioni  ereditate  dalla  madre  jioteva  disporre  di 
'"'/m  franchi ;  e  disse  che  avrebbe  riparato  a  tutto  e  sod- 
disfatto  al  dover  suo.  "  II  male  deir  amica  ,  soggiunse  En- 
richetta, non  e  che  afflizione  i  so  le  dite  che  siete  pronto  a 


102  APPENDICE   ITALIANA. 

sposarla ,  ella  e  subito  guarita.  AfTrettatcvi  tlnnque  di  as- 
sicurarle  T  animo  ^  io  vado ,  c  tornerb  a  udir  T  eslto  della 
conversazione.  Oh  per  amor  di  Die  non  mi  lasciate  cosi, 
disse  Andrea  sbigotiito :  io  non  ardisco  ora  di  presentarmi 
a  lei  ,  ne  palesarle    il    perche    della  mia   visita ;   se  prima 

vol  non    le  ne  fate  un  po'  di  parole  » Poveri  fan- 

ciulli !  replico  T  altra  :  «  via  via,  eutrero  io  a  pigliar  nuova 
deir  amnialata.  »   Ed  entro. 

II  male  di  Genoveffa  era  lieve  ,  e  fu  brevissimo.  Quando 
rientro  Enrichetta ,  era  quasi  guarlta.  Questa  le  fece  un 
ccnno  del  proponimento  di  Andrea,  e  disse  ch' era  li  fuori 
attendendo  udienza.  Genoveffa  si  alzo  dal  letto ,  e  si  vesti 
per  riceverlo.  "  Andrea  si  presento  timido  e  peritoso,  la 
guardo  teneramente  senza  far  motto  ,  e  cacciato  da  Enri- 
chetta fini  a  cascarle  glnocchioni  davanti.  >>  Dopo  alcune 
frasi  preliminari  Enriclietta  vide  die  era  tempo  di  an- 
darsene.  "  Rimastl  soli  ,  Andrea  si  senti  di  bella  guisa 
imbrogliato.  L'  aria  attonita  di  Genoveffa  non  dava  troppo 
conforto  alia  dichiarazione  che  era  per  farle :  alia  fine 
radiino  tutto  il  suo  coraggio  e  le  offri  il  suo  cuore  ,  il 
suo  nome ,  e  la  sua  piccola  fortuna  in  riparazione  delFim- 
menso  pregiudicio  clie  le  aveva  procurato  coUe  sue  fre- 
quenze.  »  A  tale  offerta  segui  un  dialogo  vivissimo ,  pieno 
da  una  parte  di  calore  e  di  passione  ,  di  raodestia  e 
di  delicatezza  dall'  altra.  Andrea  ardeva  di  auiore  ed  era 
impazieiite  ;,  Genoveffa  faceva  apparire  un  octal  misto 
di  calma  ,  di  atTetto  ,  di  ritrosia.  L' una  si  affaccendava 
ad  opporre  diflicolta ,  1'  altro  ad  appianarle.  Finalmente 
r  innaaiorato  giovane  insistendo  per  avere  una  risposta : 
"  II  mio  cuore  ,  mi  dice  di  ascoltarvi ,  Genoveffa  rispose 
con  abliandono :  ecco  quel  che  c'  e  di  vero.  '>  A  tal  punto 
sendo  tornata  Enrichetta  venne  informata  di  cio  che  erasi 
detto  e  convenuto  i,  e  giunto  il  momento  della  partenza  , 
Andrea  eccitato  da  Enrichetta  facendo  un  incrediljile  sforzo 
di  coraggio  rapi  un  bacio  a  Genoveffa.  «  e  ne  fu  cosi 
turbato  clie  a]ipena  gli  sovvenne  poi  in  che  modo  s'  era 
uscito  di  camera ,  onde  si  trovo  in  mezzo  della  via  con 
Enrichetta,  senza  ricordarsi  ch'era  sceso  della  scaia.  "  Nul- 
ladimeno  il  gaudio  di  lui  era  contristato  dal  pensiero  del 
contegno  tranquillo ,  e  quasi  freddo  che  aveva  sempre  sa- 
puto  serljare  Genoveffa  ^  e  questa  dal  suo  canto  diffidava 
dell'  ardore  mostrato    da  Andrea ,  e  temeva  che  altro  non 


APPENDICE    ITALIANA.  I03 

fosse  die  nn  acccndiinento  di  fantasia.  Pcro  sopravvcnuto 
il  nuovo  giorno  clla  si  svogllo  colla  meiite  piena  cU  liete 
immagini,  si  accinse  ad  abbigliarsi,  e  "  stette  Inngo  tratto 
pensierosa  innanzi  lo  speccliio  ,  scordandosi  di  raccorre  i 
suoi  capegli  profnsi.  <>  Andrea  in  quel  panto  entro  all'  im- 
provviso  :  ella  tnrljata  della  sorpresa  ,  egli  per  tal  turba- 
mento  dolente  non  seppei'o  far  altro  che  occnparsi  intorno 
ad  una  rosa  capolavoro  dell'  arte  di  GenovefFa.  Pure  An- 
drea ardi  di  prendere  fra  le  sue  braccia  la  sua  bella 
fldanzata  ^  "  ma  raccolta  che  V  ebbe  ,  non  e  a  dire  se  ri- 
nianesse  coafuso  ,  perclie  non  si  ardlva  di  premersela  al 
seno ,  ne  di  allentarla.  Le  vide  sulle  spalle  i  bei  capegli 
e  li  bacio.  Che  essere  singolare !  disse  GenovefFa  focendosi 
vermiglia  :  si  e   mal  visto  baciare  i  cnpelli  ?  » 

Le  lezioni  che  Andrea  dava  a  GenovefFa  cangiarono, 
com'  e  naturale  ,  di  modo  e  'di  qualita.  Dalla  scienza  si 
volsero  alia  poesia  ,  e  furono  con  piu  calore  insegnate  e 
piu  rapldamente  apprese.  Frattanto  la  voce  delle  vicine 
nozze  si  diffuse.  Giuseppe  eblac  la  strana  notizia  da  En- 
richetta  ,  e  ne  fu  malcontento.  Dolente  anzi  di  aver  posto 
il  prinio  germe  di  quella  passione  nel  cuore  di  Andrea 
fece  ogni  sforzo  per  distoglierlo  della  presa  risoluzione. 
Scorgendo  che  si  adoperava  indarno  ,  pensava  fra  se  "  per 
fortuaa  non  e  ancora  fatto  ;  la  grossa  voce  del  Marchese 
non  s'  e  anche  fatta  sentire.  »  II  IMarchese  pero  seppe  ben- 
tosto  tutta  la  storia ,  e  subito  deliliero  di  venire  al  riparo. 
Una  mattina  sull' aljja  quaado  il  figlio  esciva  a  cavallo ,  il 
padre  gli  pose  una  niano  rigorosa  sulla  briglia ,  gl'intimo 
di  rientrare  ,  lo  chluse  nella  sua  stanza  a  dopplo  giro  di 
cliiave ,  e  fatto  cio  se  ne  ando  alia  caccia.  Andrea  dispe- 
rato  e  rnbbioso  fuggi  per  la  finestra  ,  e  corse  al  piedi  di 
GenovefFa.  Quindi  pote  inosservato  rientrare  nella  sua 
prigione  ,  da  cui  il  padre  dopo  una  buona  caccia  venne 
un  po'  raddolcito  a  iilierarlo.  Nel  secondo  giorno  il  mar- 
chese lo  trasse  a  cacciare  seco  ,  e  gli  fe'  correre  dieci  le- 
ghe  a  piedi ,  per  lo  che  Andrea  provo  nel  domani  tale  ag- 
gravamento  in  tutte  le  membra  ,  che  si  ebbe  da  cio  ua 
giusto  motivo  d'  iiiiljirgli  di  uscire.  Nel  terzo  giorno  suo 
padre  gli  pose  imianzi  tanti  conti  da  fare  da  non  po- 
tcrsene  liberare  prima  di  pranzo ,  e  dopo  lo  condusse  a 
veder  a  tosare  i  montoni.  Nel  quarto  giorno  giunse  una  let- 
tcra  di  GenovefFa  spirautc  amore,  teuerczza,  disperazione  , 


I04  ATTENDICE   ITALIANA. 

pnura.  Andrm  non  vi  reB»e,  imtiifmorp  Jelln  pntenia  aii- 
torith  „  rorsf  nttrnvcrsnnrlo  i  campi,  e  KnltniiJo  Ibssi ,  Bol- 
chi ,  Kirj>i  nlla  casa  tli  Genovefla  ;,  e  polveroso  e  traft-lnio 
Fi  pose  nd    iiiiplornriie    il    perdono.    "  lo  non  ho  nulla  di 

pnclonnrvi  ,    Andrea ,    tlla    rifipoKe lo    vi    vedo  * 

rjnprn/.io  Iddio.   -i 

Qiicstn  pB2.ienie  confidpnz.n  desl.6  i  rimoiti  nel  cuore  di 
Andre'H.  Ej^li  non  avea  il  cornpgio  di  vincer  Ic  difricoltii 
rlie  El  opponevano  al  suo  mntriinonio ,  e  neppur  quello 
di  farle  inanifeste  a  Gcnovefrn.  Cosi  duro  prritando  un 
mete :  corrcva  ,  o  per  dir  meglio  fugpiva  tra  prali  e  bo- 
pclii  dalla  cilijj  nl  castello ,  e  dal  rastello  alia  cit.ta  ,  qua 
cercando  di  ealmnr  le  inquicludini  deirni  .ante ,  lii  di  evi- 
tnr  i  rimproveri  del  padre.  Fra  tanli  contrnsti  e  tante 
ngii.azioni  le  forz,e  gli  venner  ineno,  e  si  niuniald  grave- 
niente  i  ed  a  lui  la  ninlaltia  parve  im  riniedio,  una  di- 
Bcolpa «  un  ripoBo.  Genoveffa  ne  ia  iiiforrnat.a  ,  e  suianiosa 
di  over  novelle,  non  solo  indusRe  Giuseppe  a  recarsi  tosto 
a  visitar  1' amiro  ^  ma  ]>cr  snperle  piu  ]>resi.o  voile  salire 
in  p:ro]>pa  di  dieiro  a  lui.  Era  notte  laijn  ^  ed  il  viagpio 
fu  pjeno  (li  dihagi  e  di  pericoli  .  die  la  povera  Genovefla 
soBi.enne  con  una  rosianz.a  mnrnvigliosa.  Qunndo  furono 
presso  III  castello  essa  scese  di  cavallo ,  ed  avvoltn  ntl 
mnnlrllo  di  Giuseppe  stelle  nd  nspelt.arne  il  riloriio  in 
laua  chiesn  desert.a  ed  aMiandonaln  ,  die  la  popolare  cre- 
dulila  riempiva  di  fantnsi/ne,  di  A'isioni  e  di  paurc  d'' ogni 
penere-  Giusejipe  trovo  Andrea  forlemente  aggravnto  e 
deliranie.  »  11  Marcbese  era  Aior  di  se  „  e  non  {;li  j)arendo 
rsservi  sacriliz.io  piii  graude  per  consolare  suo  fi{;iio  di 
quello  di  alilijurnre  pel  niomento  In  sua  aut.oritii„  gli  s'in- 
clinavn  sul  viso ,  e  ]>nrlniidogli  come  o  un  fanciullo  gli 
prometlrvn  di  laHtiar{;li  ninare  e  sposnre  Genovefla:  »»  ma 
jmrlando  cogli  nllri  niaiediva  la  misi'iahilc  die  nveva  por- 
tnlo  tnnto  Bcompinlio  in  casa  sun.  iJojio  un' ora  scorgendo 
Giusejipe  ,  die  Andrea  si  era  nlquanto  riavuto  ,  alloutanossi 
per  recarne  le  novelle  a  Gen«)vena.  La  trovo  die  pregava 
ingiooediint.a  dinanz.i  nd  una  croce  «Tetta  nclla  diiesuoln. 
Le  novelle  non  erano  tali  da  calinnrln  ;.  ond"  ella  lo  scon- 
giuro  di  riiornare  presso  Andren  ,  proponendosi  di  nspet- 
tarlo  nncora.  "  Ascoltnte,  Giuse)i]>e,  ella  disse :  se  ho  da 
morire  questa  notl.e  hisogna  ch"  io  lo  veda ,  e  die  gli 
din   un   ultimo  nddio.  Siii   tauto    die    mi  rcstera   uu    j»o'  di 


APPENDICE    IT  A  LIANA.  105 

speranza,  non  ml  sentiro  rardltezza  dl  presentarmi  in  casa 
sua ,  ma  se  non  mi  rimane  piu  che  ua  momento  jier  ve- 
derlo ,  nessuna  cosa  al  mondo  non  mi  potra  tenere  cli''  io 
non  mi  valga  di  quel  momento.  Giuratemi  che  mi  avvi- 
serete  quando  tutto  sara  perduto  ,  quando  egli ,  ed  io  non 
avTemo  piu  che  un'  ora  da  vivere.  Giuseppe  Io  giuro  >r 
e  parti. 

GenovefFa  stette  lungamente  a  pregare  ,  ma  pol  impa- 
ziente  e  smaniosa  ,  non  vedendo  Giuseppe ,  pvese  la  via 
per  cui  doveva  ritornare ,  si  pose  a  correr  con  fnria ,  varco 
come  un  lampo  le  porte  del  casiello  di  jMorand  ,  e  pas- 
sando  inosservata  fra  Io  scompigho  di  una  vegha  si  trista 
si  precipito  palUda  e  palpitante  nella  stanza  di  Andrea, 
che  stava  tramortito  fra  le  l^raccia  del  medico  e  del  cu- 
rato.  II  marchese  scorgendola  la  carico  d'  inglurie  e  di 
vituperj :  ella  cerco  di  placarlo  con  ogni  maniera  di  som- 
missioni  e  di  preghiere  ;  ma  indarno ,  che  anzi  il  vecchio 
sempre  piu  infuriando  le  diede  tal  urto  che  ando  a  ca- 
dere  in  braccio  a  Giuseppe.  "  Ah  !  qucsto  e  troppo  ,  ei 
gridb ,  Marchese  !  tu  sei  uno  stolido  e  un  villano  ;  questa 
onorata  ragazza  parlera  con  tuo  figlio ,  e  se  vi  trovi  a 
rldire  non  hai  che  a  splegarti  :  eccoti  uno  si  fatto  che  ti 
rispondera.  E  in  quella  che  diceva,  Giuseppe  IMarteau  mi- 
suri)  un  pngno  in  aria  al  marchese  intanto  che  con  T  altro 
braccio  sorresse  GenovefFa ,  e  la  reco  vicaao  al  letto  di 
Andrea.  »  II  curato  non  fu  tardo  ad  interporsi  con  ac- 
conce  parole;  ma  il  vecchio  non  vi  badava,  se  il  me- 
dico non  Io  assicurava  poter  il  figlio  da  tal  visita  ritrarre 
qualche  sollievo.  Egli  infatti  cominciava  a  ricuperare  le 
sue  facolta  ;  e  mano  mano  che  rafligurava  i  lineamenti  di 
Genovefl'a  dava  al  suo  volto  un'  espressione  di  gloja  infan- 
tile ,  e  andava  ripetendo  con  un  sorriso  da  Jjaml^ino  :  e 
Genovefla.  Pol  ricaddc  in  sopore  ,  e  allora  la  buona  don- 
zelia  sedeva  presso  di  lui ,  e  ne  stringeva  la  mano  fra  le 
sue.  I\Ia  avea  tanto  patito ,  ed  era  tanto  stanca  che  piego 
la  sua  testa  accauto  a  quella  di  Andrea.  "  Que'  due  visi 
pallidi  e  soavi  ,  de' quail  1' uno  pareva  appena  piii  attem- 
pato  e  pin  maschio  dell'  altro  riposarono  una  mezza  ora 
per  la  prima  volta  sullo  stesso  guanciale  ,  e  alia  vista  di 
un  padre  irritato  e  vinto ,  che  fremeva  di  dispetto  a 
quello  spettacolo ,  e  non  osava  dl  separarli.  »  A  glorno 
fatto    11    medico  e    il    curato    si    consultarono    insieme,    e 


106  APPENDICE    ITALIAN  A.. 

declsero  che  Genoveffa  partisse.  Ella  obbecli,  e  poco  dopo 
Andrea  si  risvegli^  persuaso  che  quanto  nella  notte  ayeva 
veduto  noil  fosse  state  che  un  sogno.  II  Marchese  ammo- 
nito  da  alcune  gravi  parole  del  medico  ,  e  "  timoroso  di 
perdere  II  iiglio  gli  uso  con  dolcezza  fin  che  stette  a  es- 
sere  coiivalescente :  ma  giii  in  fondo  del  cuore  cumulo ,  e 
covo  contro  Genoveflfa  un  astio  implacabile.  >> 

Giuseppe  tornava  ogni  giorno  al  letto  di  Andrea ,  ed 
ogni  sera  ne  portava  le  notizie  a  Genoveffa.  Ma  questa 
ripensando  all' accaduto  lien  conol^be  in  qual  trista  e  quasi 
disperata  situazione  si  trovasse.  Voile  sa  cio  interrogar 
Giuseppe ,  che  mal  esperto  nel  simulare  non  fece  che  con- 
fermare  i  dubbj  di  lei ,  ed  accrescerne  1'  ansieta.  Per  lo 
che    Genoveffa    vide    che    le  sarebbe    giovato  di  abbando- 

nar  L ,  e  deliljero  di  portarsi  a  Gueret  presso  una 

sua  cuglna ,  e  di  tal  deliberazione  fece  tosto  consapevole 
Giuseppe.  Questo  Giuseppe  avea  nel  fratterapo  contralto 
un'  intima  relazione  con  Enrichetta  ,  la  cjuale  essendo  in- 
formata  della  gita  notturna  dell'  amante  suo  con  Genoveffa , 
e  delle  visite  che  ogni  giorno  regolarmente  le  faceva  ,  ne 
concepi  un' ira  flerlssima.  Si  porto  quindi  da  lei,  e  senza 
riserva  le  scaglio  contro  quanti  insulti  e  quantl  rimproveri 
una  violenta  gelosia  poteva  suggerirle.  Genoveffa  procuro 
di  contenersi  '•,  ma  sopraffatta  dal  dolore  e  dalla  indigna- 
zione  cadde  svenuta  ,  e  ando  a  battere  col  capo  contro 
una  seggiola.  Enrichetta  commossa  a  pieta,  e  vergognando 
del  suo  contegno  la  sollevo ,  1'  acconcio  sul  letto  ,  e  le  si 
getto  a'  piedi  chiedendole  perdono  con  planti  e  singhiozzi. 
Le  due  araiche  si  riconciliarono  facilmente  ,  e  Genoveffa 
pote  cahiiare  le  inquietudini  di  Enrichetta  significandole  la 
presa  risoluzlone  di  partire.  Le  dlede  quindi  una  lettera 
da  consegnare  a  Giuseppe ,  che  1'  altra  accetto  non  senza 
una   qualche  esitazione  e  ritrosla. 

Genoveffa  fece  tosto  gli  apparecchi  della  partenza ,  ed 
il  giorno  appresso  postasi  uella  vettura  di  Gueret  lascio 
il  paese.  Enrichetta  consegno  la  lettera  fatale  a  Giuseppe  , 
il  quale  assicuratosi  che  Genoveffa  era  proprlo  partita  non 
pose  tempo  in  mezzo  a  recarsi  al  castello  di  Morand. 
Andrea  durp  fatica  a  reggersi  in  piedi ,  udendo  la  strana 
novella.  Fu  letta  con  solennita  la  lettera  ^  e  si  tenne  quindi 
un  gran  consnlto  fra  i  due  amici.  Fra  le  mille  cose  che 
furono  dette ,  Giuseppe  che  in  sostanza  era  innaniorato  di 


APPENDICE    ITALIANA..  IO7 

Gcnoveffa,  si  ofTil  perfino  til  sposarla  per  liherare  T  amico 
dalle  diflkolta  in  cui  trovavasi  avvolto.  Andrea  rest6  come 
trasognato  alia  incredibile  offerta  ,  e  rigettolla  con  tal  ca- 
lore ,  e  con  si  appassionata  eloquenza  che  V  altro  dove 
pensare  fra  se :  "  no,  Genoveffa  non  iscoi-dera  mai  piu  mi 
cosi  bel  parlatore  per  acconciarsi  d'  un  tanghero  come  sono 
io.  »  Ripigliata  la  discussione  fu  concluso  essere  di  me- 
stieri  che  Andrea  si  presentasse  al  Marchese ,  e  Io  ricer- 
casse  della  sua  approvazione  pel  matrimonio.  Stretto  dalla 
necessita  egli  non  indugio :  accolto  bestialmente  dal  padre  , 
die  prima  che  parlasse  si  awide  della  intenzione,  ed  im- 
paziente  di  riuscire  al  fine,  il  figlio  si  fece  senza  pream- 
holi  a  chiedergli  il  desiderato  assenso ,  ed  il  vecchio  as- 
solutamente  glielo  nego.  Ma  Andrea  in  tal  caso  ebbe  animo 
di  mostrar  faccia  tosta  a  suo  padre  e  stava  per  andarsene 
bruscamente ,  quando  il  Marchese  Io  trattenne  nel  braccio, 
e  "  r  obbligo  a  smaltirsi  un  diluvio  di  minacce  e  d'  im- 
precazioni.  »  Gli  rinfaccio  perfino  quelle  volgari  soUccitu- 
dini  che  Tamore  ispira  ad  ognuno  che  sia  padre;  e  gliele 
rinfaccio  in  modo  che  chiunque  non  si  fosse  trovato  in 
quelle  strette  ne  avrebbe  rise.  Pure  Andrea  era  sul  punto 
di  commuoversi  c  di  piegarsi ,  ma  il  vecchio  si  arrischio 
di  chiamar  infame  la  condotta  di  Genoveffa,  e  questa  pa- 
rola  fe'  ricnperare  al  figlio  gli  spiriti  smarriti.  Lascio  per- 
tanto  il  campo  protestando  che  avrebbe  chiamato  in  suo 
soccorso  la  giustizia  e  le  leggi.  Nell'  uscire  incontro  sulla 
scala  Giuseppe  che  gli  disse  :  "  ho  inteso  il  principio  e 
il  fine  della  contesa.  Le  cose  avvenncro ,  come  io  le  aspet- 
tava.  La  carriola  e  pronta.  Partiamo  »  Partirono.  Trova- 
rono  la  vettura  di  Gueret  fennata  in  una  osteria  ;  Geno- 
veffa ritirata  in  un  cantucclo  dormiva ,  e  pareva  che  avesse 
le  lagrime  sugli  occhi.  Andrea  la  sveglio  a  forza  di  ca- 
rezze  ,  intanto  che  Giuseppe  disagevolmente  commosso 
volse  loro  le  spalle  ,  e  fra  la  stizza  lancio  un  gran  calcio 
al  gatto  che  se  ne  dormiva  nella  cenere  del  braciere.  Ge- 
novefl'a  voleva  continuare  il  suo  viaggio ,  e  Andrea  nol  vo- 
leva.  Per  Io  che  si  tenne  una  seconda  consulta ,  e  Giuseppe 
defini  che  T  una  dovesse  starsene  per  otto  giorni  a  Gue- 
ret ,  e  r  altro  tornare  a  L In   questo    frattempo 

Andrea  scrisse  piu  volte  a  suo  padre,  e  non  ricevendone 
risposta  mai,  disperato  ordino  che  gli  si  facesse  la  prima 
intimazioue  ,  e  quiudi  corse  a  Gueret.   La  si    getto  ai  piedi 


108  APPENDICE   ITALIANA. 

di  Genoveffa  implorando  la  grazia  tli  poterle  rimaner  sem- 
pre  vicino.  Ella  opponeva  qnante  i-agioni  la  prudenza  e 
il  decoro  sapevano  suggerirle.  "  Tii  ben  dici ,  soggiungeva 
Andrea,  separiamoci ;  e  cadeva  fra  le  convulsion!.  II  gra- 
clle  suo  corpo  si  rifiutava  a  quelle  emozioni  violente.  Ge- 
noveffa non  aveva  il  coraggio  di  abbandonarlo ,  e  lasclarlo 
disperare  in  que'  momenti  angosciosi.  Veniva  prometten- 
dogli    tutto    che    le    chiedeva ,  e  fini  per  ritornarsene  con 

lui  a  L >; 

Da  quel  momento  le  pene  del  due  amanti  crebbero 
sempre.  II  Marchese  ardeva  di  collera  per  le  intimazioni 
ricevute.  La  invidia  si  sfrenava  contro  la  virtuosa  Geno- 
veffa, e  tutti  le  furono  addosso  cogli  odj  e  colle  calunnie. 
Le  comniissioni  cessarono ;  onde  alle  miserie  della  povera 
fioraja  si  agglunse  il  bisogno.  Fu  costretta  a  patire  lunglii 
digiuni  e  la  salute  le  si  guasto.  Andrea  non  la  voile  piii 
lasciar  sola ,  e  s'  ostino  a  passar  le  notti  nella  camera  vi- 
cina ,  non  essendovi  modo  di  assoldare  una  donna  che  le 
stesse  a  gnardia.  Spesso  di  notte  le  grida  di  Genoveffa  lo 
svegliavano  f,  scendeva  di  letto ,  "  ed  ella  gli  si  allacciava 
al  collo  dicendo  ;  salvami !  salvami !  E  quando  questo  ec- 
cesso  di  spavento  febbrile  aveva  dato  luogo  ,  essa  gli  ri- 
cascava  in  braccio  rifinita ,  e  si  abbandonava  inconsape- 
vole  e  quasi  insensibile  alle  sue  carezze.  »  Egli  si  era 
bensi  giurato  di  aver  sacri  quci  momenti  di  abbattiniento 
e  di  obblio  ;  raa  la  gioventu ,  la  passione  e  la  occasione 
congiurarono  contro  quella  derelltta  virtii ,  ed  infelicemente 
prevalsero  ■■,  e  per  colmo  di  sventura  Genoveffa  rimase  in- 
cinta.  Allora  si  ruppe  ogni  indugio  :  furono  rinnovate  al 
]Marchese  le  intimazioni  di  rigore ,  ed  una  sera  Genoveffa 
ebbe  1"  anello  matrimoniale  da  Andrea  ;  "  fu  tin  doveroso 
luatrimonio  mesto  e  commesso  in  segreto  come  una  colpa.  » 
Ma  intanto  la  miseria  opprimeva  questa  coppia  disgraziata. 
Per  ripararvi  Andrea  avea  cliiesto  ed  ottenuto  \\a  me- 
scliino  impieguccio  in  un  collegio ;  ma  mostrandosene  fa- 
stidito  e  talvolta  sdegnoso  ,  non  piacque  ,  e  fu  licenziato. 
Enriclietta  dominata  dall'antico  rancore  non  si  lasciava 
piu  vedere,  e  Giuseppe  non  era  ricco  ,  ed  avea  numerosa 
famiglia.  Pur  questi  conolilje  ch"  era  d'uopo  provvedere  in 
qualche  modo  alia  necesslta  dell' amico  j  ed  un  bel  mattino 
preso  il  fucile ,  ed  accattata  una  lepre  sul  mercato  av- 
viossi  al  castello  di  Morand.  II  Marchese  gli  face  un'assai 


APPENDICE    ITALIANA.  IO9 

fredcl.1  accogllenza ,  della  condotta  da  lul  tenuta  col  figlio 
suo  serianiente  lamentandosi.  Giuseppe  si  scuso  alia  rae- 
glio,  teato  in  ogni  guisa  di  rabbonirlo ,  Insingo  dcstrameate 
le  passioni  e  le  vanita  di  lui ,  e  tanto  disse  e  tanto  fece 
die  alia  line  del  pranzo  il  vecchio  "  era  in  tutto  e  per 
tutto  uom  daljbene ,  e  disposto  all'  espansioue.  >>  Dopo  il 
pranzo  Giuseppe  fu  condotto  a  vedere  alcuni  campi  ,  la 
cui  coltivazione  faceva  la  meraviglia  del  paese  ed  il  mag- 
gior  vauto  del  padrone.  Colta  la  occasione,  Giuseppe  fece 
con  brevi  ed  accorti  cenni  intendere  al  ISlarchese ,  die 
Andrea  per  le  ragioni  ereditate  dalla  madre  poteva  spo- 
gliarlo  di  quei  niagnifici  campi ,  e  tanto  lo  strinse  e  lo 
impauri  co'  suoi  artiliziosi  argomenti  ,  clie  il  vecchio  vo- 
lendola  iinire :  "  EbJjeue  grido ,  vagli  a  dire  die  io  son 
pronto  a  riceverlo ,  e  sovvenirlo  di  tutto  in  casa  raia ,  per 
lui  ,  per  sua  moglie  e  per  tutti  i  ligliuoli  die  gli  ponno 
venir  dietro  ,  purche  non  mi  domandi  mai  un  soldo ,  e 
mi  scriva  un  atto  di  cessione  della  sua  eredita  materna.  >> 
II  buon  Giuseppe  corse  a  recar  la  novella  ai  suoi  amici. 
GenovelTa  vi  ebbe  gran  gioja ,  ma  Andrea  non  si  consolo 
del  pari ,  quasi  presentendo  i  nuovi  affanni  die  gli  si  pre- 
paravano.  Per  dissipare  i  timori  Giuseppe  voleva  tentare 
di  ottener  per  lui  dal  Marchese  una  pensione  vitalizia ,  die 
lo  rendesse  inJipenuente  ;  e  forse  vi  riusciva  se  GenoveiFa 
non  avesse  scritto  una  lettera  plena  di  amore  e  di  rispetto, 
colla  quale  didiiarava  die  non  avrelibe  mai  consentito  die 
Andrea  vendesse  la  sua  sommessione.  Finalmente  i  due 
sposi  giunsero  al  castello,  furono  cordialmeute  accolti  e 
ben  trattati ,  e  per  alcuni  glorni  tutto  ando  a  secouda.  Ma 
quando  passarono  le  paure  die  11  Marchese  aveva  conce- 
pito  per  le  pretcnsioni  del  liglio  ,  la  vecchia  di  lui  natura 
si  risenti ,  e  GenoveiFa  torno  ad  esser  P  oggetto  dell'  odio 
suo.  Una  grossa  fantesca  die  da  gran  tempo  governava 
la  rasa  ,  mormorando  e  pettegoleggiando ,  accreblje  le  male 
incliuazioni.  L' afflitta  sposa  sopporto  per  qualclie  tempo 
con  singolare  pazienza  le  persecuzioni  ^  gl'  ingiuriosi  so- 
spetti ,  le  vili  avarizie  :  ma  la  salute  di  lei  andava  strug- 
gendosi ,  ed  ella  considerava  con  ispnvento  la  sorte  ch' era 
alia  sua  prole  riservata,  se  moriva.  Percio  eccitava  An- 
drea a  diiedcre  a  suo  padre  un  assegao  alimeutario  di 
1200  lire ;,  die  in  ogui  caso  assicurasse  la  sussistenza  della 
loro  crcatura  i  ma  Andrea    non    sapendo    risolvcrsi    a   tal 


IIO  APPENDICE    ITALIANA.. 

passo  ,  vl  si  risolvette  clla  stessa.  AUora  torno  in  campo 
r  antlco  progetto  ^  ed  il  MarcUese  accordava  T  assegno 
purche  Andrea  rinunziasse  al  materno  patrlmonio.  II  sa- 
crifizio  parve  sovercliio  a  Genovefl'a  die  fermaniente  vi 
si  oppose  ^  per  lo  che  il  vecchio  venne  in  una  coUera  smo- 
data ,  e  la  fantesca  agginnse  le  sue  ingiurie  e  le  sue  mi- 
nacce.  II  Marchese  si  lasciava  trasportare  sino  a  percuoter 
la  nuora ,  ed  in  quella  entro  il  liglio  ,  clie  smarrito  il  senno 
e  divenuto  furibondo  all'  aspetto  della  moglie  quasi  gittata 
a  terra  dal  braccio  robusto  del  padre  ,  e  sul  cui  capo  la 
insolente  fantesca  minacciava  di  vibrar  una  seggiola,  afFerro 
un  coltello  da  caccia ,  e  preso  suo  padre  per  la  gola  coa 
una  mano ,  coU'altra  lo  coipi  nel  petto.  Genoveffa  ge- 
niendo  e  raccapricciando  si  siancio  fra  loro  ;  per  disviare 
il  colpo  tagliossi  le  dita ,  ma  il  Marchese  ebbe  appena  la 
camicia  tocca  dall'  arma.  La  generosita  di  Genoveffa  lo 
commosse  profondaniente ,  e  lien  conobbe  di  doverle  la 
vita.  Si  calmo ,  si  riconcilio  col  figlio  ,  cacclo  di  casa  la 
fantesca  5  e  senza  querele  concesse  il  tanto  desiderato  as- 
segnaniento.  Ma  tuttocio  troppo  tardi  accadeva ;  in  quel- 
1'  orriblle  inoniento  il  bamljino  di  Genoveffa  le  era  morto 
nel  seno  :  ella  per  breve  tempo  gli  sopravvisse ,  e  quel 
tempo  lo  passo  mestamente  leggendo  le  sacre  scritture  , 
conversando  con  suo  marito ,  e  trattenendosi  co'  suol  pre- 
diletti  fiori.  Un  giorno  Giuseppe  e  Andrea  stavano  presso 
il  sno  letto  seduti.  Ella  porse  all'  uno  la  mano  ed  appog- 
gio  la  fredda  sua  guancia  sopra  la  gnancia  dell'  altro. 
"  Stette  mezza  ora  cosi.  Giuseppe  allora  senti  un  leggiero 
fremito  :  bacio  la  mano  che  avea  fra  le  sue,  era  intiriz- 
zita  e  fredda.  Andrea,  ei  disse  con  voce  soffocata,  bacia  tua 
moglie.  Andrea  bacio  Genoveffa ,  la  guardo ,  era  morta.  " 
Da  questo  sunto  speriamo  che  i  nostri  lettori  potranno  fa- 
cilmente  comprendere  che  noi  non  ci  siamo  apposti  in  fallo  , 
affermando  che  T  autore  trasse  il  concetto  e  le  invenzioni 
del  suo  roraanzo  da  quello  stato  transitorio ,  da  quella 
condizione  medlata  che  si  forma  in  un  paese  tra  1'  aboli- 
zione  degli  anlichi  ordini  politici ,  e  lo  staljilimento  dei 
nuovi ,  quando  ancor  fresche  ed  efficaci  sono  le  memorie 
del  passato,  e  non  ben  saldo  e  maturo  e  il  presente.  Egli 
infatti  ci  rappresenta  una  societa ,  in  cui  alcune  classi 
vauno  declinando,  ed  altre  salendo ,  le  quali  nel  loro  tras- 
mutamento  si  scontrano  insienie ,  quelle   sdeguose ,    queste 


APPENDICE    ITALIANA:  III 

inaravigliate  delle  novita;,  e  tutte  le  nne  delle  altre  stranlere: 
e  nota  con  singolare  diligenza  gli  sconcerti ,  le  dissonanze  , 
i  contrast!  die  produce  una  unione  operata  dalla  fortuna 
e  non  dalla  voloiita ,  ed  ua  riinescolamento  di  parti  che 
non  si  soitiigliano.  II  Marchese  di  Morand  e  un  nobile 
venuto  di  prospero  in  cattivo  stato,  clie  della  primiera  coa- 
dizione  non  conserva  che  ronore,  T  orgoglio  e  la  prepo- 
tenza  ,  e  di  cui  il  duro  impero  non  potendosi  piu  eserci- 
tare  sopra  una  nunierosa  turlja  di  vassalli  si  concentra ,  e 
pesa  tutto  sulla  fainiglia  fatta  schiava  ed  infelice.  II  iiglio 
di  lui  Andrea  ha  quella  timidezza ,  quella  temperanza, 
qnei  dolci  costurai  die  sono  proprj  di  chi  avendo  sortito 
illustri  natali ,  e  corrispondente  edncazione  conosce  pero 
che  i  priviiegi  della  stirpe  sono  cessati ,  ma  non  visse  ab- 
Ijastanza  per  acquistare  la  ruvidezza  villana  e  la  stolida 
frandiczza  dei  plebei.  Le  operaje  sono  gaje  e  gentili  gio- 
vanette  die  educate  alle  nuove  niassime  e  spettatrici  d''  in- 
solite  vicende  non  sanno  comprendere  come  vi  slano  bar- 
riere  che  le  dividano  dalle  classl  superiori ,  e  si  adoprano 
per  farle  sparire  ora  tenendo  una  condotta  modesta  e 
decente ,  ora  con  una  licenza  insolente  e  sfrenata.  Alia 
fatuita  delle  quali  forma  opportune  contrasto  la  virtu  di 
CenovefTa  ,  virtu  semplice  ,  sincera  ,  afFettuosa  ,  persevo' 
rante  fra  i  mali  ,  gli  odj  e  le  oppressioni ,  che  pub  esser 
tradita  non  vinta  dall'  avversa  fortuna.  E  Giuseppe  Mar- 
teau  leale  ed  operoso  amico  coUe  sue  grosse  facezie ,  e 
coUa  sua  spensierata  disinvoltura  tempra  mirabllmente ,  e 
corregge  queiravara,  ostinata  ed  irosa  natura  del  vecchio 
Marcliese.  Tutti  qnesti  caratteri  sono  bene  immagiuati  ,  e 
perfettamente  conservati  nella  favola  ;,  e  1'  autore  ne  de- 
scrivc  con  non  coniune  inaestria  gli  afFetti  ,  gli  accident! 
e  le  loro  tenui ,  ma  caratteristiche  graduazioni.  Soprattutto 
ci  sembrano  merltevoli  di  speciale  menzione  quei  passi  in 
cui  egli  ci  dimostra  ed  il  cuore  sensitlvo  di  Andrea  che 
irnpaziente  di  ozio  e  di  quiete  ,  e  scliivo  di  volgarl  diletti 
anela  ad  un  amore  degno  di  lui ,  e  sospira  e  invoca  e 
cerca  1'  oggetto  che  glielo  deve  ispirare  ,6  1'  animo  di  Ge- 
novclfa  in  cui  il  primo  aniore  apre  la  porta  agli  aurei 
sognl  ed  alle  liete  liumagini ,  onde  si  converte  in  una  fer- 
vida  c  ridente  poesia  una  vita  fmo  a  quel  momento  tra- 
scorsa  fra  le  pratiche  miimtc  e  le  cure  positive  della  profes- 
sione    ch'  cseixitava ,  e  qttci  dialoghi    in  apparenza  frivoli 


Iia  APPENDICE   ITALIANA. 

e  leggier! ,  ma  pleni  in  vece  di  accorgimento  e  dl  artifizio, 
nel  qiiali  secondaiidosi  la  indole  ,  e  Insingandosi  ,  e  quasi 
ponendosi  a  profitto  la  vanita  e  l"  avarizia  del  padre  Mo- 
rand  si  riesce  bellamente  al  fine  di  renderlo  benigno  e 
condiscendente  al  figlio.  Quindi  poiclie  le  circostanze  del 
tempi  nostri  fanno  si  che  i  romanzi  formino  il  ramo  forse 
principale  e  certamente  piu  fecondo  della  moderna  lette- 
ratura ,  pensiamo  che  qnesto  di  cui  abbiamo  finora  parlato 
possa  fra  gli  altri  tenere  buon  luogo  e  possa  esser  letto 
con  piacere  e  con  qualche  specie  di  utilita. 


Di  Angela  Emo  c  delle  sue  gesta.  —  Padova,   i336, 
col  dpi  della  Minerva  ,  in  8.° 

Le  geste  dell'  ultimo  eroe  della  veneta  repnbbllca  meri- 
tavano  di  avere  un  chiaro  e  diligente  narratore ,  e  T  eb- 
bero  teste  nell'  instancabile  Meneghelli.  II  quale  ammiratore 
ingenuo  ed  appassionato  di  ogni  nianiera  di  virtii,  ad  essa 
gode  di  far  onore  col  suo  bello  stile,  e  cosi  adempie  quel- 
r  uflizio  di  cui  la  svogliata  eta  nostra  talvolta  noii  si  cu- 
ra  ;  ufEzio  nobilissimo  ,  da  cui  hanno  gloria  gli  estinti,  ed 
i  viventi  documento. 

Angelo  Emo  figlio  di  Giovanni  e  di  Lucia  Lombarda 
nacque  in  Venezia  il  5  gennajo  178 1.  Sino  agli  anni  do- 
dici  stette  fra  le  niura  domesticlie ,  ed  el^be  per  istitutore 
11  suo  parroco.  Passo  quindi  al  collegio  dei  Gesuiti  di  Bre- 
scia dove  coltlvo  con  amore  le  lettere  e  con  trasporto  la 
iilosofia.  Restituito  alia  fanii^lia,  fu  iniziato  nelle  scienze 
politiche  dai  due  consuitori  del  governo  Bilesimo  e  Lodo- 
li  ^  e  compiuti  appena  i  veati  anni,  venne  eletto  nobile  di 
nave.  Tali  poi  furono  i  suoi  progressi  in  questo  tirocinio, 
che  lo  si  vide  noniinato  ben  presto  governatore  di  nave , 
e  fugli  afBdato  il  couiando  di  un  vascello  da  74  cannoni. 
Gli  alberi  di  questo  vascello  erano  di  piu  pezzi  innestati  ^ 
costruzione  novella ,  di  cni  1'  esempio  era  venuto  d'  In- 
ghilterra.  L'Emo  ebbe  ordine  di  fame  sperimento  ;  e  lo 
fece  in  modo  che  n'  ebbero  ad  impallidire  quanti  su  quel 
legno  trovavansi.  Ripatriato  nell'anno  1760,  fu  eletto  al 
magistrato  della  sanita  ,  e  pari  all' importanza  dell' ufKzio 
fu  la  diligenza  e  la  fermezza  con  cui  csercitollo.  Nell'anno 
seguentc  la  repubblica    iuviollo    col    grado    di    governatore 


APPENDICE    ITALI.VNA.  Il3 

straordinario  di  nave  nel  Mediterraneo  a  proteggere  il  cora- 
niercio  ed  a  combattere  i  pirati.  Intrepidamente  adempi  la 
commissione  aflidatagli  :  dalla  quale  passo  a  for  parte  del 
magistrato  alle  acque  ^  e  per  le  sue  cure  una  parte  si  ri- 
costrui  delle  diglie  che  la  veneta  laguna  dividouo  dal  ma- 
re, e  si  compi  la  grand' opera  suggerita  dal  Sabbadini  di 
volgere  il  corso  dei  fiumi  fuori  delle  lagune ,  per  cui  po- 
scia  insorsero  tante  ire  e  tante  controversie.  Cause  non 
degne  di  essere  ricordate  fecero  che  doveiidosi  eleggere  un 
contrarnmiraglio  aU'Emo  si  preferisce  un  Da-Riva ;,  ma 
quest!  avendo  smarrito  il  senno,  T  Emo  si  ebbe  quell' in- 
carico.  Nei  sedici  mesi  nei  quali  lo  sostenne  diede  prove 
segnalate  di  prudenza  e  di  valore  difendeudo  il  commer- 
cio  della  sua  rcpublslica  ed  onorandone  la  bandiera.  Nel- 
r  aprile  del  1765  fu  eletto  vicearamiraglio ,  quando  gli  Al- 
gerini  rompevano  la  pace  coi  Veneti ,  facendo  danni  ed 
oltraggi  ai  loro  legni.  L'Evno  tento  di  componer  la  lite^  e 
riuscito  vano  il  tentative,  si  accosto  a  Bona,  e  minaccio 
d'incenerirla  ;,  onde  gli  abitanti  si  animutinarono  ,  ed  il  Bey 
fu  costretto  a  cbiedere  i  patti.  L'Emo  fu  premiato  d.il  suo 
governo  coll'  onore  della  stola  d'  oro  e  colla  promozione 
ad  ammiraglio.  In  questa  carica  che  durava  tre  anni  TEmo 
posto  al  comando  di  due  vascelli  e  di  quattro  freg:ite  prov- 
vide  die  per  le  male  inclinazioni  della  reggenza  di  Bar- 
beria  e  per  la  guerra  scoppiata  tra  gli  Ottomani  ed  i  Russi 
la  patria  non  patisse  detrimento.  Ma  era  quasi  giunto  al 
suo  terinine  il  pretisso  triennio ,  quando  una  proceila  tre- 
menda  disperse  la  flotta  e  due  navi  fe'  perire  miseranien- 
te;  e  TEmo  che  impavido  ed  instancabile  adoperavasi  per 
la  comune  salvezza  fu  da  un'  ondata  portato  in  mare ,  e 
sareblje  rcstato  sommerso  se  meno  pronti  fossero  stati  i 
soccorsi.  In  tanto  pubblico  danno  non  altro  conforto  rimase 
air  incolpabile  ammiraglio  che  quello  di  olFerire  le  propria 
sostanze  per  ripararlo.  Ritorno  a  Venezia  e  fu  eletto  cea- 
sore  ;  ma  il  sofferto  disastro  avea  tanto  alterato  la  sua  sa- 
lute ,  che  per  riconfermarla  lo  si  consiglio  a  viaggiare. 
Corse  allora  gran  tratto  della  Germania ,  visito  Vienna, 
vide  Berlino  ed  il  gran  Federico,  e  dappertutto  elibe  ono- 
revolissimi  accoglimentl.  Quindi  torno  ad  esercitare  la  ceu- 
sura  a  cui  era  stato  eletto  ,  e  nominato  poscia  uno  dei 
V  Savj  alia  mercanzia    diede    opera    a    far   prosper  are    le 

Bibl.  Ital  T.  LXXXVI.  8 


I  1-4  APl'ENDICE    ITALIANA. 

manifatture  nazlonali ,  a  rlordinare  i  consolatl ,  e  soprat- 
tutto  a  restaurare  la  marina  mercantile ;  al  quale  efFetto 
si  stabilirono  regole  positive  e  ferme  per  la  costrnzione 
navale ,  per  la  navigazione  e  pel  pilotaggio ,  e  s'  istitul  un 
tirocinio  nautico  composto  di  due  scuole  V  una  di  costru- 
zione ,  r  altia  di  navigazione  e  di  pilotaggio.  Fugli  quindi 
aperto  I' ingresso  al  senato  e  nelP  anno  1780  ottenne  la 
carica  di  consigliere  del  Sestier  di  S.  Croce  per  cui  faceva 
parte  del  consiglio  ducale.  Passato  poi  all'  uffizio  d'  inqui- 
sitor straordinario  all' arsenale,  provvide  perclie  in  ogni 
maniera  di  lavoro  navale  ai  progressi  si  emulasse  delie 
altre  nazioni.  Quindi  fe' tradurre  le  opere  piu  accreditate, 
si  procuro  i  modelli  delle  migliorl  e  piii  acconce  costru- 
zioni  5  formo  un  corpo  di  architetti  navali  ,  introdusse  le 
fodere  di  rame ,  e  vedendo  che  occorreva  un  motore  spedi 
a  Londra  un  valente  meccanico  perche  apprendesse  come 
"vadano  costrutte  le  trombe  a  vapore.  Quando  cessava  dal- 
r  uffizio  d'inquisitore  erano  insorte  alcune  controversie  tra 
r  Austria  e  la  Repubblica  per  certi  confini  della  Morlac- 
ca  ^  r  Emo  fu  destinato  a  comporle  insieme  col  commis- 
sario  imperiale  conte  di  Cobentzol ,  e  presto  furono  com- 
poste  con  piena  soddisfazione  delle  due  potenze.  Subito 
dopo  fu  noverato  fra  i  provveditori  ai  beni  inculti  j  e  la- 
sciando  le  minori  cure  ai  suoi  collegbi ,  volse  il  pensiero 
airasciugamento  delle  paludi ,  e  progetto  di  liberare  un 
vastissinio  tratto  del  territorio  Veronese  dalle  acque  sta- 
gnanti  procurando  lo  scopo  di  queste  nel  Tartaro.  Ed  a 
cio  si  adoperava ;,  quando  fu  noniinato  capitano  straordi- 
nario delle  navi  per  governare  la  guerra  Tunisina.  Un  lieve 
accideiUe  la  fece  nascere  :j  e  riuscito  vano  ogni  tentato 
coniponimento,  TEino  il  3 1  agosto  1784  giunse  colla  sua 
flotta  alia  rada  di  Tunisi.  Bomliardo  due  volte  Susa ,  due 
volte  Sfax  ,  e  per  accostarsi  .  alia  Goletta  e  batterla  in- 
vento  le  faraose  zattere  galleggianti.  Dopo  imprese  cosi 
segnalate  ebbe  la  nuova,  mentre  stavasi  ancorato  nelle 
acque  di  Malta  ,  di  essere  stato  innalzato  alia  cospicua  di- 
gnita  di  procuratore  di  S.  Marco.  Ritornato  alle  coste  afri- 
caue  ruino  Biserta,  e  boniijardo  di  nuovo  e  quasi  distrusse 
Susa.  Ma  per  conipier  la  vittoria  era  necessario  di  sbar- 
care  [,  la  repubblica  pero  nol  conseiiti  ^  ed  ordino  in  vece 
all'  Emo  di  portarsi  ncl  mar  Jonio  a  difender  il  suo  coni- 
niercio.    Ejjbc  da    quelle    isole    luminose    testimunioiize    di 


APPENDICE    ITALIANA.  Il5 

gratUudine  e  di  affetto;  e  singolarmente  Zante  gll  ofFri  nel 
1787  nna  niedaglia  d' oro  ,  di  cui  anni  sono  si  fece  omag- 
gio  alia  Maesta  di  Francesco  I  di  gloriosa  niemoria.  Dopo 
tante  fatiche  e  tauti  meriti  la  morte  del  fratelio  rese  al- 
r  Emo  necessario  e  desideraliile  il  riposo ;  e  stava  per  ot- 
tenerio  quando  assalito  a  IMalta  da  iiera  pleuripiieumonia 
mori  nella  casa  del  console  veneto  il  giorno  i.°  di  niarzo 
del  1792.  MagnificI  funerali  furono  per  lai  celebrati  a 
Malta  ed  a  Venezia  ,  e  solenni  orazioni  vi  furono  recitate 
dal  cav.  Parma  ,  e  dalT  ab.  Bragolini.  A  Venezia  la  fami- 
glia  gli  eresse  un  monamento  clie  fn  scolpito  dal  Torretti, 
la  rcpubblica  un  cenotafio  ,  opera  del  Canova  ^  1'  uno  fu 
collooato  prima  in  S.  M.  dei  Servi,  poscia  in  S.  Martino, 
r  altro  nelParsenale.  Era  T  Emo  scarno  e  di  mediocre  sta- 
tural aveva  il  colorito  pallido,  spaziosa  la  fronte ,  gli  oc- 
elli graudl ,  la  bocca  molto  .a]:>erta  e  grosse  le  lajjbra.  Mo- 
bjlissimi  erano  i  suoi  nervi,  e  sebben  gracile  in  apparenza 
era  pero  dotato  d'  incredijjile  roljustezza. 

Per  tal  modo  con  semplici  ed  acconce  parole  ci  viene 
narrata  la  vita  di  Angelo  Emo  ,  cjuella  vita  clie  fu  tanto 
onorata  da  noljili  virtu  e  da  splendide  imprese.  Di  tal  nar- 
razione  aljljiamo  voluto  ofTerire  un  sunto  ,  e  confidiamo 
die  fjuesto  ,  trattandosi  di  un  uomo  di  cui  sorse  si  alta 
la  flima,  riescir  possa  ai  nostri  lettori  gradito.  Singolare 
diligeiiza  pose  1'  A.  nel  consultare  documenti ,  nel  chiarire 
alcuni  fitti  dubbj  ,  nel  correggere  qualclie  errore  da  altri 
commesso  ;  ed  in  questa  biogralia  trovasi  quella  schiettez- 
za,  qneir  eleganza,  quell' ail'etto  per  cui  belle  e  lodate  sono 
sempre  le  scritture  del  chiarissuno  Meneglielli. 


/  mlei  primi   cantl.  Pocsie   di   Temlstocle  Solera.   — 
Milano,  i837,  V.  Ferrario,  in  8.",  dip.  74.  L.  2  austr. 

II  sig.  Solera  trovasi  in  un'  eta  invidiabile  per  lo  mono 
quanto  la  riputazione  di  valente  poeta.  Quand'  anclie  non  lo 
accennasse  qua  e  la  egU  stesso,  1'  indole  generale  delle  sue 
poesie  dettate  nel  primo  boUore  della  vita  intellettuale  chia- 
ranicnte  indicherebbe  do\ergli  essere  freschissima  la  ricor- 
danza  delle  scuole  di  belle  lettere.  Dunque  sia  lode  a  lui, 
clic  utilmente  impiega  nel  dirozzare  la  penna  un  tempo  , 
clie  tanti  suoi  coetanei  spreclieranno  a  far  poco  raeglio , 
o  molto  pcggio  die  nulla. 


Il6  APPENDICE    ITALIANA. 

Di  questi    componimenti ,    che    sono    in    uumero   di  sei 

(  II  Giovine  Poeta ,  Iddio ,  la  Religione  Cristiana ,  la  Ver- 
gine  ,  V  Innocenza  ,  V Amove  )  ,  gia  difFusamente  fu  scritto 
in  diver  si  gioi'nali,  e  con  abbondanza  di  encomj.  Cio  do- 
vrebbe  provargU  che  1'  invidia  oramai  non  si  afFaccenda 
troppo  intorno  ai  poeti,  ne  bieco  guata  alia  Canzone  A,  od 
alia  di  lei  sorella  B ,  coin'  egli  ripetutamente  mostra  di 
credere. 

Odo  voce  che  dentro  ragiona  : 
Tenta  ,  o  figUo ;   haldanza  ti  giovi ; 
Sempre  il  plauso  de''  buoni  risuona , 
Pur  se  cade ,  ad  un  gioiune  ardir. 
Se  paventi ,  che  V  invido  covi 
Atra  bile ,  e  un  insulto  t'  offenda , 
Nol  curar ,  ma  piib  forte  ti  renda 
L'  intrapreso  cammino  a  seguir. 
II  Venoslno  gia  pervenuto  a  celelirita    inconcussa  e  fa- 
migliare  d'Augusto ,  alludeado  ai  detrattori  sbaldanziti  dalla 
potenza  de' suoi  versi,    scriveva,    jam    dente  minus  invido 
mordeor.  Ma  il  signor  Solera,   ai  cui  talenti    possiamo  au- 
gurare  ed  anco  presagir  bella  fama,  non  s' adonti  almeno 
in  grazia  di  cjuesto   nobile    paragone ,    se    gli    dichiariamo 
die   r  invidia  non   gli  ha  finora  sfiorata  la  pelle. 

Carattere  generico  di  qneste  poesie  e  una  somma  facl- 
llta  di  verso ,  e  tale  da  rendere  quasi  1'  idea  dell'  estera- 
poraneita  ,  come  fu  gia  opportunamente  notato  da  altri. 
Questa  dote,  indicando  dovizia  di  niezzi  nello  scrittore  , 
e  preziosa :  ma  reca  pericolo  a  chi  menomamente  ne  abusi, 
perche  nemica  deir  accurato  scrivere  ,  nuocendo  alia  scelta 
delle  frasi,  dei  concetti,  dell' eufonia.  Vediaino  che  cosa 
sta  scritto  in  proposito  nel  miglior  codice  di  poesia ,  die 
ci  fu  tramandato  dall'  antica  sapienza. 

Nee  virtute  foret  clarisque  potentius  armis , 
Quam  lingua  Latium ,  si  non  offenderet  unum  - 
Quemque  poetantm  limoe  labor ,  et  mora  :    Vos ,  a 
Pompilius  sanguis  carmen  reprehendite  ,   quod  non 
Malta  dies  ,  et  mu/.ta  litura  coercuit ,  atque 
Prcesectum  decies  non  castigavit  ad  ungueni. 
Ed  altrove  : 

Si  quid  tumen  olim 


Scrip  ser  is 


nonumque  prematur  in  annum. 


APPENDICE    ITALIANA.  II7 

Membmnis  intus  posids  delere  licebit 
Quod  non  edideris :  nescit  vox  missa  revcrti. 
Citazioni  sifFatte  provocheranno  a  molti  lo  sbadtglio :  ma 
da  volere  a  noa  voler  venerarle ,  sta  inappellabile  questa 
verita  ,  che ,  salve  pochissime  eccezioni  in  favore  d'l  pri- 
vilegiati  ingegni ,  non  si  arriva  ad  eccellenza  di  poesia  clie 
col  paziente  riveder  de'  proprj  scritti ,  e  coU'  accurato  e 
sottile  adopernr  della  lima.  Guai  a  noi ,  se  si  voiesse  in- 
terpretare  al  verbo  quei  dettati !  Le  opere  postume  diven- 
terebbero  troppo  piii  frequenti  che  nol  comporti  il  natural 
desiderio  di  lode.  Pure,  se  ii  luogo  del  cliiudere  per  nova 
anni  i  nostri  scritti  ,  usassimo  rileggerli  per  nove  volte 
ad  intervalli  di  tempo  ,  quanto  spesso  non  accadrebbe  an- 
che  air  ultima  di  dare  qui  un  ritocco ,  la  un' aggiunta,  al- 
trove  una  tiratina  di  penna  ?  E  quanto  piu  spesso  si  po- 
trebbe  dire  agli  scrlttori  colle  parole  del  nostro  poeta  : 

Cosi  allettar  la  splendida 

Dolce  speranza  puoi , 

Che  dtlV  obhllo  non  corrano 

L'  onde  sul  camii  tuol  ,• 

Che  la  volante  fama 

Dopo  V  estremo  di 

Lasci  ancor  di  te  brama 

Nel  suol  che  d  nodri. 
Lo  stile,  la  lingua  ed  i  concetti  di  quest!  conaponlmenti 
non  mancano  di  energia  e  d'  elevatezza  in  molte  situa- 
zioni  :  ma  (  conseguenza  delle  premesse  )  piii  volte  da  modi 
non  comnni,  da  frasi  calzanti,  da  imraagini  ben  preparate 
si  passa  al  trito,  al  prosaico,  alio  sconnesso.  Ci  asterremo 
pero  dalTaddarne  esempi,  che  non  amiamo  sentir  ripetere 
quanto  da  taiuno  ci  fu  molto  mal  a  proposito  rinfacciato, 
andare  noi  in  pesca  di  pochi  cattivi  versi ,  e  tacere  affatto 
le  molte  bellezze  di  cui  va  un  libro  adorno.  Bensi  diremo , 
che  tutti  i  sentimenti  dal  giovane  poeta  enunciati  neU'opera 
sua  sono  educati  alia  scuola  dell'  onesto  e  del  generoso. 

Dair  entrare  in  piu.  niinuti  rajguagli  su  queste  poesie 
e  sul  loro  comparative  valore  ci  dispensi  il  molto  che  ne 
fu  scritto  da  altri.  L'  Inno  la  Vergine  primeggia  in  merlto 
per  comune  consenso :  e  solo  per  evitare  le  ripetizioni 
non  ne  riportiamo  qualche  brano  ,  mentre  tutto  potrebbe 
rileggersi  con  piacere.  Ne  ci  ricorda ,  se  sieno  stati  rife- 
riti  i  seguenti  versi  delle  terzine  snlV Innocenza ,  commen- 
devoli  per  ispontaneita  ed  aifetto. 


Il8  APPENDICE   ITALIANA. 

Ciiarda  ,  guarda  (sclamava),  o  figlio  mio! 
II  del ,  la  luna  e  V  infinite  stelle 
Opre  son  tutte  delta  man  di  Dio.  . 
Ed  io  confuso  e  riverente  a  quelle 
Santc  parole  sul  terren  cadea  , 
Adorando  il  Fattor  d'  opre  si  belle. 
Picno  di  que  pensler  ritorno  fea 
Quindi  coll'  ai>o  nel  paterno  tetto , 
Ed  al  riposo  con  placer  correa. 
Che  pareami  veder  quell'  Angioletto , 

Che  mat  non  lascia  del  fanciul  la  traccia, 
Amoroso  vegliar  presso  il  mio  letto. 
E  la  madre ,  baciandomi  la  faccia , 
Fatto  il  segno  che  sperde  i  sonni  rei , 
Mi  componeva  al  seno  ambo  le  braccia. 
Ed  erano  ghirlande ,  ed  inni ,  e  bet 
Cherubini ,  che  aurate  aveano  I'  ali , 
E  la   Vergin  Beata  i  sogni  miei. 
II  signer  Solera  elibe  in   sorte  vivace   ingegno  e  fervida 
innnaglnazione :    doni    prezioslssiini    e    pel   loro    intrinseco 
merito,  e  perclie  non  giovano  sforzi  ad  ottenerli    per    chi 
n'  e  prlvo.    Delia    necessita  di  avvalorare    questi    naturali 
vantaggi  colio  studio  indefesso ,  coll' essere   severe  verso  i 
proprj    scritti,  col  meditarvi    sopra    a   lungo,  egli  trovera. 
argoraento  assai  meglio  nel  proprio  buon  criterio,  che  nei 
deboli  nostri  consigli. 


V  A  E.  I E  T  A. 


Solenne  distrihiizione  del  prcmj  d  industria  agricola 
e  manifatturiera  fattasi  in  Milano  il  3o  maggio  cor- 
rente  anno ,  onomastico  di  S.  Jil.  I.  M.  A. 

J_ja  distrlbuzlone  dei  prenij  d' Industria  agricola  e  ma- 
nifatturiera che  solevasi  fare  in  passnto  ogni  anno ,  alter- 
nativamente  a  Milano  ed  a  Yenezia,  nel  di  4  ottobre  e  stata 
trasferita  per  deliberazione  governativa  al  di  3o  maggio  , 
onomastico  di  S.  M.  I.  R.  A.  felicemente  regnante.  In 
conseguenza  del  maggiore  intervallo  trascorso    dall'  ultima 


VARIETA.  119 

distflbnzione,  piii  nnmeroso  deU'usato  fu  il  concorso  c  piu 
perfette  le  opere  presentate ;  placqne  perclo  all' I.  R.  Go- 
verno  che  in  proporzlone  fosse  aiimentato  il  narrfero  del 
prenij  e  die  fossero  messe  a  disposizione  dell' I-  R.  Isti- 
tato  di  scienze ,  lettere  ed  arti  incaricato  del  giudizio  deglL 
oggetti  oiFerti  dai  concorrenti ,  otto  medaglie  d'  oro  e  40 
d'  argento. 

La  funzione,  die  ebbe  Inogo  nel  giorno  suddetto,  fn  pre- 
sedata  dal  sig.  conte  Oklofredi  Tadini,  consigliere  aulico  , 
ed  incaricato  della  vice-presidenza  dell'  I.  R.  Governo ,  ed 
onorata  dell'  intervento  delle  primarie  dignita  ecclesiastiche, 
ci\'ili  e  niilitari  deilo   Stato. 

II  vice-segretario  dell' I.  R.  Istituto,  prof.  Carlini,  cbia- 
mato,  nella  cpiallta  di  f.  f.  di  direttore  dell' Istitnto  stesso, 
a  trattenere  l'  illustre  e  colto  uditorio  con  un  discorso  ana- 
logo  alia  circostanza ,  prese  a  trattare  la  quistione  :  se  T  a- 
gricoltnra  lomljarda  debbasi  riguardare  come  glunta  alia 
sua  perfezione,  o  se  possa  in  essa  sperarsi  e  tentarsi  qnal- 
cbe  ulteriore  niiglioraniento. 

L'oratore  coraincio  dal  dimostrare,  suU'appoggio  delle  an- 
tlcbe  niemorie  ,  lo  stato  fiorente  delT  agricoltnra  in  Italia, 
e  particolarmente  nella  Loiubardia,  fin  dal  tempo  in  ciii  ia 
essa  signoreggiarono  i  Celti,  i  Liguri  e  gli  Etrnsdii  ^  indi 
fece  vedere  come  I'agricoltnra  stessa  continuo  a  prosperare 
non  solo  sotto  il  dominio  de' Ronaani ,  ma  ben  ancbe  sotto 
qnello  del  Goti  e  dei  Longobardi.  Passo  poi  a  descrivere 
piii  minutamente  l'  ardore  con  cni  i  Lombard!  si  diedero 
alia  cnra  de'  campi  nel  tempo  delle  anticbe  rcpubblicbe , 
per  opera  delle  qnali  furono  intrapresi  qnei  graadiosi  la- 
vori  idraulici  die  forniano  ancora  la  meraviglia  degl' intel- 
ligent!, e  die  furono  continuati  nei  secoli  posteriori.  Rani- 
mento  da  poi  come  alia  prosperita.  dell'  agricoltnra  contribni 
r  invenzione  de'  prati  a  marcita  e  1' introduzione  del  rise, 
de'  baclii  da  seta  e  del  grano  turco,  per  le  quali  pno  dirsi 
die  un  nuovo  aspetto  prcndessero  i  nostri  paesi.  "  Ora 
»  ben  ponderando,  disse  Tautore ,  la  remota  anticbita  della 
"  nostra  agricoltura,  e  ponendo  meute  alia  varieta  dei  po- 
»  poli  die  ogni  opera  posero  a  perfezlonarla  sotto  1'  in- 
"  fluenza  di  tante  vicissitudinl  di  circostaaze  ,  di  leggi  e 
»  di  costnmi,  sembrar  potrebbe  die  le  attuali  praticbe  dei 
"  nostri  coltivatori  trasmesse  in  eredita  di  padre  in  figlio 
"  e  raflinate  coUa  scorta  delf  espevienza    maestra   di  tutte 


120  '»'^  A  U  I  E  T  A . 

/'  le  cose  .,  non  fossero  piu  bisognose  di  miglioramento.  >; 
Ma  d'altra  parte  egli  fece  riflettere  cjuanto  siano  lend  i  pro- 
gress! di  tutte  le  artl ,  quanto  Innga  e  svariata  la  serie 
degll  speriinenti  die  percorrer  bisogna  prima  di  coglier  nel 
vero :  ed  in  appoggio  di  questa  riflessione  reco  il  risulta- 
mento  del  calcolo  del  numero  delle  comljinazioni  che  con- 
verrebbe  tentare  se  si  volesse  stabilire  sperimentalmente 
quale  fia  tutte  le  rotazioni  agrarie  di  nove  anni  e  di  nove 
difFerenti  specie  di  piante  sia  'a  piu  opportuna  a  dare  ua 
maggiore  prodotto ,  il  qual  numero ,  quando  si  ammette  la 
ripetizione  in  ciascun  novennio  delle  medesime  piante, 
ascende  ad  un  valore  veramente  spaventevole.  Ma  lasciati 
da  parte  i  calcoli  matematici,  rautore  appoggio  1"  opinione 
della  possibilita  di  ulterior!  progress!  nella  scienza  agraria 
sul  fatto  di  quelli  che  si  operarono  sotto  i  nostri  occhi 
dopo  1'  istituzione  in  Milano  della  benemerita  Societa  pa- 
triotica,  alle  cui  incumbenze  subentro  poi  1' attuale  I.  R. 
Istituto;,  indi  passo  a  considerare  lo  slancio  die  ogni  ge- 
nere  d''  industria  potra  prendere  fra  di  noi  da  tre  pro- 
gettate  imprese  ,  quali  sono  le  strade  a  guide  di  ferro, 
r  escavazlone  de' carboni  fossili  e  Tasciugamento  de' luoglii 
paludosi  per  mezzo  delle  maccbine  a  vapore ;  t<  le  quali 
>i  opere  grandiose,  disse  1' oratore^  die  in  altri  tempi  sa- 
>i  rebbero  rlmaste  intentate,  riescono  possibili  sotto  il  pa- 
»  cifico  scettro  delF  augusto  nostro  Sovrano  che  con  occhio 
«  amorevole  riguarda  tutto  clo  che  procura  il  ben  essere 
»  de'  popoli  al  suo  reggimento  affidati  »  ;,  e  qui  concbiuse 
affrettando  co'  suoi  voti  il  niomento  in  cui  piaccia  alia 
M.  S.  di  ravvivare  colla  sua  augusta  presenza  queste  no- 
stre  contrade ,  e  facendo  plauso  al  generoso  animo  di  lui 
che  nel  giorno  sacro  al  suo  nome  concede  all'  industria 
nazlonale  onorevoli  ricompense. 

Dopo  questa  lettura ,  il  sig.  prof.  Fantonetti,  f.  f.  di  se- 
gretario  dell'I.  R.  Istituto,  lesse  la  sua  Relazione  intorno  al 
giudizio  de'  premj  asse2;nati  alia  bonificazione  de'  terreni 
incolti ,  ed  agli  oggetti  d'  industria  della  quale  recbiamo 
qui  in  compendio  i  tratti  principal!. 

Premj  della  medaglia  d'  oro. 

L'  ingegnere  Albino  Parea  e  Giovanni  Gagliardi  entrano 
con  merito  segnalato  nell'  aringo  che  la  munificenza  so- 
vrana  statui  a  favore   dei    bonificatori    de'  terreni.    Incolte 


V  A  n  I  E  T  a'.  121 

lande  ne'i  comuni  di  Cesate  e  Cesano  Borromeo  nella  pro- 
vincia  di  Milano  trasmutarono  essi  in  risaja ,  in  prato , 
in  gelseti  e  in  altre  guise  di  coltlvazione ,  appi'ofittando 
della  natiira  del  snolo  e  de' torrenti  clie  lo  solcano ,  per 
aprirvi  artificiali  str.gni  ed  altri  convegnenti  idraulici  ani- 
ficj.  In  risguardo  alie  quali  opere  non  voile  V  Istitnto  de- 
fraudare  delle  dovute  lodi  rAinministrazione  della  Causa  pia 
proprietaria  di  parte  de  fondi  ridotti  a  coltura  ,  die  concorse 
a  favorire  un  si  utile  intraprendimento.  —  Stefano  Dufour 
ha  stabilito  in  Milano  una  fabbrica  d'  ogni  specie  di  mac- 
chine  in  ferro ,  ferraccio  e  bronzo ,  die  servano  alle  fila- 
ture e  manifatture  tutte  di  seta,  cotone  e  lana,  die  per 
questa  parte  puo  sostenere  il  confronto  delle  piii  riputate 
della  Svizzera  ,  del  Belgio  e  della  Germania.  Varj  sono  i 
niecc-nismi  da  lui  modijicati,  perfezionati  od  inventati,  tra 
i  quali  ingegnosissimo  e  che  mirabiiniente  raggiunge  lo  scope 
e  quello  die  immagino  per  1'  egnalissinia  scanalatura  da  darsi 
ai  cilindri  di  ferro  lisciato  e  smerigliato,  quali  si  ricliiedono 
alia  filatura  del  cotone.  —  Ditta  P'^enini  Gaetano  e  figUo,  e 
Gaetano  Piccaliiga.  Le  fabbriclie  di  cardatura  dei  cascanii  di 
seta  die  vanno  sotto  i  due  nomi  qui  ricordati ,  gareggiarono 
fra  di  loro  nell'  attivita  e  nella  perfezione  del  lavoro.  I  gran- 
dissiini  vantaggi  die  da  tale  luanifattura  ridondano  ai  pos- 
sessori  lonibardi  convinsero  1'  Istituto  della  convenienza  di 
rimunerare  ciascuna  delle  du-e  fabbriclie  col  premlo  mag- 
giore.  —  Ditta  fratelli  Galhiati.  Per  quanto  incostante  sia  la 
moda  neir  addobbo  femminiie,  i  thuU  o  sotto  Tuna  o  sotto 
r  altra  guisa  non  sono  mai  dimenticati ,  e  costituiscono  un 
importante  ramo  di  commercio.  L'  I.  R.  fabbrica  privile- 
giata  della  sunnominata  ditta  ci  procura  tale  manifattura 
in  copia  e  di  oitima  qualita  ,  dispensandoci  di  ricorrer  per 
essa  ai  paesi  forestleri ,  e  specialniente  alia  Prussia.  —  An- 
tonmaria  Crosta.  Per  quanti  metodi  di  fabbricare  il  vino  si 
vantassero  finora  come  ottimi ,  rimaneva  sempre  a  deside- 
rarne  uno  che  semplice,  di  facile  esecuzione  ,  applicabile 
in  grande  ed  adattato  all'  intelligenza  dei  villici ,  rendesse 
il  niigliore  e  maggiore  risultamento.  II  sunnominato  di  pre- 
sente  ce  lo  presta  di  tutte  esse  qualita  fornito,  e  se  forse 
non  nuovo  in  ogni  sua  parte  ,  semplificato  certamente  e  ri- 
dotto  ad  essere  adoperato  in  grande  (*).  —   Giacomo  Fioroni. 

(*)  Vedi  Biblioteca  Italiaiia  tomo  79.°,  pag.  283. 


123  VARIETA. 

La.  litoti'lzla,  ossla  lo  sminuzzamento  o  stritolamento  della 
pietra  in  vescica  e  segnalato  dono  della  moderna  chirurgia. 
Ma  la  sicurezza  e  la  felice  riusclta  di  questa  operazlone 
sta  anche  nella  retta  ed  acconcla  costruzioiie  degli  stro- 
mentl.  Cosa  di  non  poco  mornento  era  1'  avere  in  paese 
chi  fosse  in  grado  di  costruirli  proporzionati  ai  singoU  casi, 
agli  accldenti  ed  alle  condizioni  individnali.  II  sig.  Fioroni, 
gia  premiato  in  altri  concorsi  per  arnesi  chliurgici,  si  ac- 
cinse  alia  costruzione  anche  di  questi ,  e  vi  riiisci  al  se- 
gno die  i  nostri  operatori  della  litotrizla  preferiscono  i 
ferri  suoi  a  quelli  d'oltratnonte.  —  Cav-  Giuseppe  Console.  Su- 
periori  commissioni  militari  dicliiararono  di  tale  importanza 
il  miglioramento  scientifico  dal  suddetto  applicato  alle  armi 
da  fnoco ,  clie  lo  proposero  come  degno  d'  essere  adottato 
negril.  RR.  Eserciti,  nei  qnali  si  va  era  successlvamente 
introdncendo.  I  vantaggi  del  nnovo  metodo  consistono  so- 
prattatto  nella  straordiaaria  celerita  della  carica,  nell  esat- 
tezza  del  tiro  e  neir  economia  della  polvere,  die  tutta 
s'accende  Istantaneamente.  In  cosa  si  conclaiiiata  e  rico- 
nosciuta  importantissima  da  giudici  competenti  1'  I.  R.  Isti- 
tuto  non  poteva  non  favorevolmente  accogliere  la  domanda 
dell'  inventore,  accordando  alle  sue  armi ,  quale  oggetto  di 
nazionale  industria,  il  conveniente  guiderdone. 

Medaglie  cV  argento. 

Delle  quaranta  medaglie  d' argento  di' erano  quest' anno 
disponibili ,  87  sono  state  assegnate  in  premio  di  manifat- 
ture  ed  invenzioni  diverse,  nel  descriver  le  quali  per  mag- 
gior  regolarita   le  distribuiremo  sotto  distlnte   categorie. 

Lavori  in  ferro  ed  in  bronzo.  II  valente  armajuolo  Carlo 
Maria  Colombo ,  gia  altre  volte  premiato  dalf  I.  11.  Istitnto, 
ricomparve  nelTaringo  e  riporto  nuovo  preinio  tanto  per 
ritrovamenti  die  assicurano  negli  scliioppi  1'  efFetto  della 
capsula ,  mettono  la  persona  al  riparo  da  ogni  tristo  ac- 
cidente  e  niinorano  il  consume  della  polvere,  quanto  per 
la  somma  precisione ,  finitezza  e  buon  gusto  degli  orna- 
menti.  —  II  dott.  Bartolomeo  Signoroni,  professore  alia  clinica 
esterna  neir  I.  R.  Universita  di  Padova  ,  non  contento  del 
compressor!  die  la  chirurgia  sino  ad  ora  possedeva  ,  uno 
ne  immaglno  e  fece  eseguire ,  i  cui  vantaggi  sono  di  pro- 
curare  una  forza  premente  graduata,  di  potersi  applicare 
alle  varie  parti  del  corpo  umano,  e  di  valer  anche  alia  ciira 


V  A  R  I  E  T  a\  las 

ilegll  anennsmi  ,  del  gangli  e  cle'  mall  tntti  nei  quali  si  ha 
d'uopo  della  compressione.  — Francesco  Sayier ,  cavallerizzo 
assai  fra  noi  in  rinodiaaza,  penso  a  salvar  1'  uomo  nei 
varj  accideuti  clie  siicceder  gli  possono  sul  cavallo;  e  spe- 
cialinente  pel  caso  in  cui  cadendo  da  esso  rimangagli  im- 
prigionato  il  piede  nella  stafl'a ,  una  ne  propose  die  si  ha 
la  forma  comnne ,  ma  e  congegnata  in  gnisa  che  la  spinta 
stessa  I'apra  da  Tun  de'lati.  —  La  menzione  onorevole  I'anno 
1834  accordata  a  Giuseppe  Guerra  pei  bulini  da  incisore  lo 
animo  a  vie  maggiormente  perfezionarli.  Quelli  era  pre- 
sentati  fnrono  i-iconoscinti  di  eccellente  qnalita,  e  T  arte- 
fice  li  ofTre  a  prova  e  non  a  sorte  come  si  vendevano  quelli 
introdotti  dall'estero.  — L'abilita  del  fabbro  Luigi  Citterio  in 
punto  a  fabbricazione  di  serrature  non  e  ordinaria  :  sii 
semplici  disegni  giunse  ad  eseguirne  alcuue  delle  piu  in- 
gegnose  e  complicate ,  mentre  il  fratello  di  lui  Pletro  im- 
magino  di  sostituire  nella  comune  fncina  ai  mantici  co- 
muni,  che  pel  consumo  delle  pelli  importano  spesa  di  nian- 
tenimento  ,  un  mantice  di  semplicissima  costruzione,  il  cui 
sofiio  e  prodotto  dalla  for/a  centrifuga  dell'  aria  chiusa  in 
una  ruota  cava  a  cui  s'  imprime  un  nioto  di  rotazione. 
Entrambi  i  fratelli  ottennero  per  le  rispettlve  opere  il 
meritato  premio,  —  Le  campane  non  escono  generalmente 
dalla  fuslone  con  suoni  die  riescano  in  perfetta  armonia , 
la  quale  si  ragglunge  levando  con  uno  scalpello  quella  por- 
zlone  di  metallo  die  importa  all'  uopo.  Ora  a  rendere  piu 
agevole  e  piii  sicura  quest'  operazione  il  sig.  Luigi  Sogni  pro- 
pone un  suo  meccanismo  a  tre  coltelli,  col  primo  de'  quali 
levasi  la  corteccia  del  metallo,  col  secondo  si  principia  ad 
intaccare  e  torre  materia  metallica ,  col  terzo  rendesi  la 
tornitura  eguale  e  pulita;  ii  congegno,  sebbene  in  semplice 
modello  ,  fn  riconosciuto  utile  ed  ingegnoso.  —  Con  altri 
congegni  inimaginati  non  solo,  ma  po3ti  vealmente  in  pratica, 
riuscirono  i  frattlll  Barigozzi  fonditori  di  campane  a  co- 
struirle  in  guisa,  die  facilissimo  riuscisse  il  cambiare  in  esse 
il  punto  di  percussione,  allordie  in  quel  luogo,  pel  lungo 
uso ,  il  labbro  delle  campane   stesse  trovisi   consumato. 

Macchine  rurali  ed  idrauliche,  navigazione,  coHnizioni.  L'im- 
perfezione  delle  comuni  pile  da  riso  e  abbastanza  cono- 
sciuta.  In  Toscana  per  lirillare  diversi  grant  si  fa  uso  d'un 
altro  congegno  chiamato  sugherata,  die  nei  Bolognese  venne 
applicato  al  riso  medesimo.  Seiiiplificare  e  perfezionare  tale 


134  V  A  R  I  E  T  A  . 

congegno  ed  introclurlo  In  Lombardla  fii  I'avvlso  di  Vin- 
cenzo  Gereschi  residente  a  Canneto ,  provincia  raantovana , 
nel  quale  pieiiamente  riusci  senza  hisogno  di  costruire 
nuovi  edificj  »  ma  valendosi  d'  un  ordinario  mulino  da 
grano.  —  Imperfettl  del  pari  debbonsi  riconoscere  gli  or- 
dinarj  cribri  e  non  corrispondenti  al  fine  per  cui  si  ado- 
prano  di  mondare  il  grano  cbe  si  vuol  convertire  in  fa- 
rina, ^lichele  Oman  riusci  ad  applicare  ad  un  iiiuliao  clie 
fabbrico  presso  Lambrate  un  sistenia  di  nieccanismi  consi- 
steati  in  cribro,  uiola  ,  frullone  e  ventilabro  ,  per  mezzo 
del  quale  il  grano  coUocato  suUa  tramoggia  si  monda  per- 
fettamente  e  si  libera  sino  dalle  scabrosita  cbe  guasti  o 
morbosita  vi  apportano  ,  e  n'  esce  ridotto  nella  piii  caa- 
dida  abburattata  farina.  —  Agli  agricoltori  bresciani,  presso 
ai  quali  e  assai  comune  V  uso  di  sgranare  le  uve  prima 
di  pigiarle ,  lia  somministrato  il  falegname  Giuseppe  Torri 
una  ingegnosa  maccbina  colla  quale  lo  sgranellamento  si 
eseguisce  con  molta  celerita  e  perfezione.  Egli  ba  pure 
costrutto  un  torchio  da  vino  e  da  olio  di  nuova  forma  , 
del  quale  si  puo  formarsi  un'  idea  immaginando  quattro 
grosse  travi  riunite  fra  di  loro  a  snodatura ,  in  modo  da 
rnppresentare  un  emme  majuscolo  (M).  Le  estremita  delle 
due  gambe  sono  pure  impernate  e  fisse  al  palco ,  mentre 
la  punta  di  mezzo  delle  due  llnee  inclinate  porta  il  coper- 
cbio  o  stantufTo  compressore  cbe  entra  nel  cilindro  conte- 
nente  le  materie  da  spremere ;  una  vite  mossa  con  ruote 
dentate  e  pignoni  entra  nelle  due  punte  superiori  dell'  emme 
e  col  suo  moto  tende  ad  avvicinarle.  In  virtu  di  tale  av- 
vicinamenf.o  ,  il  copercbio  e  obbligato  a  discendere  ,  ed  a 
premere  con  tanto  raaggiore  forza  quanto  piu  la  direzione 
delle  due  travi  di  mezzo  s'accosta  alia  verticale.  —  Mo- 
delli  e  scritti  presento  all'  I.  R.  Istituto  1'  ingegnere  Carlo 
MezzanotCe,  onde  far  conoscere  alcuni  perfeziouamenti  die 
intenderebbe  introdurre  nelle  maccliine  comunemente  ira- 
piegate  a  trarre  l' acqua  dalle  escavazioni.  Di  essi  perfe- 
ziouamenti quello  cbe  concerne  il  timpano  idraulico  fu  ri- 
putato  degno  di  particolar  attenzione  per  1'  artifizio  con  cui 
fa  salir  1' acqua  ad  altezza  maggiore  di  quella  dell' asse  di 
rotazione.  —  II  meccanismo  inventato  da  Luigi  Torchi  per  far 
risalire  le  bnrcbe  contro  le  correnti  colla  forza  delle  correnti 
stesse  e  per  mezzo  d'  un  mobile  punto  d'appoggio,  e  stato 
descritto    in    questa    Biblioteca  (tomo   76.%    pagiua  456). 


V  A  R  I  E  T  a'.  125 

L'  Istltuto  crecl^  «31  dare  all'  inventore  una  ricognlzione 
d' onore  con  giudlzio  sospeso  pel  maggior  premio  allorche 
si  potra  accertare  die  il  nuovo  sisteina  di  rimnrchio  sia 
stato  posto  in  alcun  luogo  in  utile  attivita.  —  Notabili 
sono  i  danni  clie  derivano  dull'  erbe  palustri  cresciute 
sul  fondo  de'  canali  navigabili.  A  sgombrarli  da  esse  serve 
un  congegno  ideato  da  Giovanni  Vigevano  uno  dei  cu- 
stodi  del  naviglio  di  Pavia  ,  e  gia  da  quindici  anni  usato 
con  grande  vantaggio.  —  II  falegnanie  Leopoldo  Mon- 
guzzi  che  noa  aveva  veduto  altri  ponti  da  fabbrica ,  da 
quelli  in  fuori  die  agli  usi  comuni  si  costrulscono  ne'  con- 
torni  della  sua  villa  nativa ,  al  bisogno  die  ne  sorse  nella 
parrocchiale  di  Valmadrera  per  dipingere  a  fresco  V  elevata 
e  vasta  sua  volta ,  uno  ne  innalzo  che  mirabilmente  adera- 
pie  alle  difiicili  imposte  condizioni  di  non  ingonibrare  la 
chiesa  ,  di  non  disturbare  i  divini  ufficj  ,  di  riuscire  di 
poca  spesa,  ed  insieme  della  niassima  solidita.  L'  opera  sua 
fu  dagP  intelligenli  generalmente   ammirata. 

Filatura  della  set.a  e  del  cotone ,  ed  oggetti  ad  essa  ana- 
loghi.  A  clii  trae  in  grande  dai  bozzoli  la  seta  preme  dar 
presto  morte  alle  crisalidi  in  essi  contenute ,  al  qual  uopo 
serve  opportunainente  la  stufa  a  vapore :  ora  i  signori 
Ferdinando  e  Bartolomeo  fratelU  Tiuina  possidenti  a  Ca- 
salbuttano  una  ne  immaginarono  e  fecero  costruire  che 
corrisponde  perfettamente  alio  scopo ,  con  economia  di 
tempo,  di  combustibili  e  di  mano  d' opera.  La  quantiia  de' 
bozzoli  che  in  un  giorno  si  puo  sottoporre  al  sofFocamento 
si  conteggio  di  rubbi  cinquemila  ossia  circa  quarantarnlla 
libbre  nietriche.  —  Ai  fornelli  per  la  trattura  della  seta 
stessa  si  rivolsero  del  pari  gli  studj  di  molti  filatori  e 
rneccanici,  onde  renderli  plu  comodi  ed  economicii  quello 
ora  presentato  da  Giovanni  Hiva ,  applicato  ad  una  caldaja 
costrutta  secondo  il  sistema  detto  di  circolazione  .  condusse 
in  pratica  a  buoni  risultamenti.  —  Torcere,  appajare  e  ri- 
torcere  a  un  tempo  col  mezzo  d'  un  solo  econoiuico  e  si- 
ciiro  meccanismo  i  fili  della  seta  guadagnando  nel  tempo  e 
nella  spesa,  ed  evitando  dannosi  trasporti  di  quella  pre- 
ziosa  merce,  e  senza  dubbio  trovaio  di  gran  moniento. 
Esso  ci  venne  fatto  conoscere  dalT  in^Iese  Alfredo  Neville, 
e  tra  noi  venue  introdotto  dallo  zelo  ilel  barone  Giovanni 
Brentano,  il  quale  si  e  reso  Ijenemerito  del  paese  attivando 
in  Milano  ed  ia  Monza   macchiae   costrutte    sulf  acceanato 


126  V  A  R  I  E  T  a'. 

princlplo.  —  Le  cognizioiil  anatomiclie  e  lo  stncllo  delle 
varie  fasi  della  vita  del  filugello  sono  riconosclute  come  di 
somma  importanza  specialmeiite  per  ragronomo,  il  quale 
senza  di  esse  potrebbe  essere  iiidotto  in  errore  da  falsi 
principi  die  si  riscontrano  ia  opere  anche  recenti.  Ponendo 
a  cio  niente  il  sig.  dottor  fisico  Angela  3Iaestn  si  occupo 
nelie  preparazloni  che  danno  lo  sviUippo  di  quell' insetto, 
dallo  stato  di  uovo  a  quello  di  farfalla,  presentando  ia  al- 
cune  I'interna  struttura ,  in  altre  le  alterazioni  niorbose. 
Esse  preparazioni  sono  eseguite  con  tale  precisione  die 
anche  clii  fosse  digluno  di  storia  naturale  potrebbe  trarne 
profitto.  —  La  ditta  Carlo  Martin  c  Coinp.  riusci  per  via 
d'  ingegnoso  nieccanismo  a  ridurre  alia  filatura  i  cascanii 
di  cotone ,  e  si  e  cosi  resa  benemerita  del  paese  utilizzando 
una  materia  die  prima  era  considerata  come  di  niun  va- 
lore  e  procurando  lavoro  a  luolte  braccia.  Lodevole  e  al- 
tresi  la  tinta  in  rosso  turco  del  cotone  die  si  eseguisce  in 
una  officina  di  proprieta  della  ditta  stessa  ed  esistente  nel 
borgo  di  Legnano.  —  Luigi  Colomhlnl  attivo  per  mezzo 
delle  pill  opportune  macchine  una  fabbrica  in  grande  di 
cordoni  d'  ogni  maniera ,  ed  alia  pronta  e  facile  esecuzione 
del  lavoro  uni  il  vantaggio  iiotabilissirao  della  modicita 
de'  prezzi. 

Tapped  e  s'oppedanei.  A'  di  nostri  piii  comune  s'  e  reso 
1'  uso  dei  tappeti  e  de' suppedaneij  ora  Ernesto  Pescini ,  die 
ha  stabilita  una  fal^brica  assai  ben  condotta  di  tali  mani- 
fatture ,  puo  somministrarne  a  modici  prezzi  e  delle  piii 
svariate  fogge  e  dimensioni.  — ■  All' uso  niedesimo  sono  stati 
recentemente  introdotti  i  velli  di  montone  tinti  a  bei  co- 
lori  e  comodi  in  tempo  d'  inverno.  I  priiiii  cosi  lavorati 
ci  vennero  da  stato  straniero.  II  tintore  Baldassare  Fere— 
gain  si  accinse  a  prepararji,  e  i  tentativi  suoi  andarono  col 
pill  felice    successo. 

Preparazloni  diverse,  oggettl  di  cancelleria.  Le  acque  ed 
essenze  odorose,  i  saponi ,  le  polveri  fragranti  ed  altri  pro- 
fumi,  nella  preparazione  de' quali  si  distingueva  ne' tempi 
andati  la  citta  nostra ,  sono  ora  tornate  in  onore  ,  ma  ci 
vengono  per  la  pin  parte  dall'  estero.  Giuseppe  Maria  Du- 
nant  voile  esentarci  da  un  tal  tributo  collo  stabilire  in 
questa  citta  una  opeiosa  ollicina  che  gareggia  so  non  nella 
vastita ,  almeno  nella  Ijonta  de'  prodotti  colle  maggiori  che 
esistono    in    altre    parti    d'  Europa-  —  Anche    nelF  attuale 


r  A  R  I  E  T  A.  127 

concorso  Paolo  Rtpamontl  Carpano  ebbe  il  premlo  per  aver 
con  assidue  care  migliorata  la  faljl^ricazione  della  cera  lacca, 
delle  ostie  (  per  preparar  le  qnali  ha  inventato  un  nietodo 
speditissinio  )  e  de'  piu  importanti  oggetti  di  cancelleria 
dirigendone  un'  olTicina   che  fra  noi    paventa  pochi  rivali. 

Lavorl  d'oreficeria  e  d'  ornamenti.  Niiovo  ramo  d'  industria 
e  di  commercio  aperse  tra  noi  Ja  ditta  Camillo  Sanl' Agostino  e 
compagno  coll'inirodnzione  di  lavori  d'argento  soprappostevi 
lamiaeite  d'  ore.  Colore  a  cui  la  capricciosa  fortnna  noii 
fu  larga  di  doni,  trovano  opportuna  e  pregevole  una  raani- 
fattura  die  loro  presta  per  poco  prezzo  cio  che  d'  appa  ■ 
renza  eguale  non  potrebbero  acqulstare  in  altra  gnisa.  I  la- 
vori dalla  ditta  presentati  sono  eseguiti  senza  saldatura  e 
con  tal  esattezza  che  senza  la  scorta  dello  special  bollo 
di  garanzia  male  si  potrebbero  distinguere  da  quellid'oro 
massiccio.  —  Alio  stesso  fine  di  procurare  alle  persone 
nieno  agiate  oggetti  di  ricercato  ornamento  servono  niira- 
bllmente  le  casse  ligurate  di  orologio  a  pendolo  formate 
di  terra  cotta  e  di  pastello  ,  argentate ,  dorate  o  tinte  a 
colori  in  modo  da  imitare  perfettamente  i  lavori  in  bronzo. 
Questo  nuovo  ramo  d' industria  devesi  a  Ltiigi  Sordelli  ed 
al  compagno  ne'  fatti  tentativi  Francesco  Alberti ,  i  qiiali  di 
concerto  si  presentarono  al  concorso.  —  Intanto  nella  citta 
nostra  non  sono  niai  venuti  meno  valentissinii  fabbrica- 
tori  di  veri  lavori  di  bronzo  del  maggior  pregio ,  fra  i 
quali  dove  annoverarsi  la  ditta  Aubry  e  Jlonchi  premiata 
neir  attuale  concorso.  Essa  si  distinse  nelia  perfezione  dei 
modellamenti  e  della  cesellatura ,  e  piii  di  tutto  nell'  ar- 
gentatura  sniorzata  di  mirabile  effetto  e  di  durata  assai 
grande.  —  Negli  appartamenti  toruo  Taifezione  dei  mobili 
e  d'  ahri  oggetti  domestici  lavorati  alia  vieux-lac  o  vio- 
lac;  quindi  li  vcdemmo  giungere  da  Londra  e  da  Parigi 
con  non  piccolo  dispendio.  Luigi  Fratini,  imparato  in  quelle 
capitali  il  nietodo  die  vuolsi  praticato  alia  Cina,  ne  diede 
tali  prove,  che  fa  maraviglla  come  un'arte  tra  noi  appena 
nata  sia  tosto  cresciuta  si  adulta.  —  Gaetano  Cattaneo,  al- 
tro  valente  operatore  in  questo  genere,  ottenne  lo  stesso 
intento  con  nietodo  alquanto  diverso ,  e  da  alciini  ritenuto 
come  niigliorci  sicthe  e  all'uno  e  all'altro  fa  assegnato  un 
premio  eguale.  • —  Studiando  alcuni  lavori  francesi  in  tar- 
tarnga  intarsiati  con  industria  finora  da  noi  sconosciata, 
Bernardino  Spcluzzi  giuiise  a  riconoscere    il  segreto  ,  ed  a 


128  V  A  R  I  E  T  a'. 

prodarre  operc  d'egnal  pregio  in  cul  figiirano  a  spleadidi 
colorl  la  niadreperla ,  1'  avorio ,  T  oro  ,  V  argento  ed  altre 
materie  preziose. 

Invenzioni  concernend  le  belle  arti.  II  prem'io  che  Giu- 
seppe Pagani  gia  ottenne  pei  perfezlonamenti  apportati  al- 
r  arte  litografica,  lo  aniinarono  ad  altri  tentativi  che  pur 
d'  utilita  alia  stessa  riuscissero.  La  sostltuzione  di  pietre 
nostrali  alle  forestiere,  e  I'uso  delle  selci  delle  nostra  gliiaje 
da  lui  rinvenute  ottime  alia  produzione  della  granitura  delle 
pietre  litografiche  in  luogo  della  calcedonia  e  dello  sitieri- 
glio  furono  i  principali  tltoli  clie  gli  meritarono  la  ripe- 
tnta  ricompensa.  —  La  litografia  Vassalll  vanta  metodi  per- 
fezionati  tanto  rlsguardo  alT  inchiostro  liqnido  pei  disegni 
a  penna  e  per  la  scrittura ,  quanto  pei  mezzi  rinvenuti 
onde  rendere  le  pietre  plu  acconce  a  ricevere  la  matita 
litografica  ed  il  liquore  clie  vi  passa  sopra.  La  celerita  poi 
e  la  precisione  con  ciii  si  conipiono  le  diverse  commis- 
sioni ,  derivano  dai  miglioramenti  introdotti  in  varie  parti 
deir  officina.  —  I  primi  tentativi  di  dipinture  a  vernice  sul 
vetro  meritarono  a  Luigi  Invemizzi  la  nienzione  onorevole; 
ora  quest' arte  e  da  lui  spinta  a  tal  punto  da  non  piu 
nulla  lasciar  a  desiderare.  —  L'  I.  R.  Istituto  aveva  pre- 
niiato  con  medaglia  d' oro  nel  concorso  dell' anno  1828 
i'meccanici  Ceruti  e  Dell'Acqua,  che  pei  primi  avevano 
eseguita  in  paese  la  falihricazione  di  fantocci ,  impropria- 
mente  detti  automi  pittorici ,  che  prima  dai  nostri  pittori 
si  facevano  venire  dalla  Francia  con  considerablle  dispendio. 
Questa  manifattura  e  stata  ora  imitata  da  Luigi  Borini  e 
singolarmente  migliorata  si  dai  lato  delle  molte  flessibilita , 
quanto  da  quello  delle  belle  proporzioni  ,  e  percio  distinta 
col  secondo  premio.  —  MoUi  tentativi  vennero  gia  fatti  in 
Italia  onde  emulare  la  bonta  e  la  vaghezza  de'  colori  a 
succo  ed  a  corpo  per  uso  della  pittura  che  ci  vengono 
somministrati  dalla  Francia  e  dalF  Inghilteri*a,  Angela  Sol- 
dati  finalmente  fu  piii  felice  de'  suoi  predecessori ,  ed  una 
numerosa  serie  di  colori  presento  all'  attuale  concorso  tro- 
vati  dagli  esperti  cosi  perfetti  da  potersi  preferire  a  quelli 
d'  oltremonte. 

Lavori  ottici.  In  questo  genere  importantisslmo  di  mani- 
fatture  venne  solo  al  concorso  Luigi  Consonni ,  ed  ofFerse 
diversi  suoi  lavori  che ,  alcuni  pel  pregio  di  novita ,  e 
tutti  per  la  diligente  esocuzione  ,    otteanero  die   1'  Islituto 


VARIETA.  129 

aggiiingesse  im  nuovo  preraio  a  quelli  clie  per  altre  opere 
ill  tal  arte  gli  aveva  gia  conferiti.  Fii  particolarinente  lo- 
dato  Tartiiicio  col  quale  il  Consonni  rliisci  ad  applicare  il 
niicrometro  filare  ai  cannocchiali  galileani,  e  il  tentativo  di 
ottenere  ia  questi  cannocchiali  stessi  1'  acromatismo  per 
mezzo  d"  una  lente  di  correzione  quasi  in  contatto  col- 
r  oculare. 

Premj  di  menzione  onorevole. 

Suole  V  I.  R.  Istltnto  distinguere  coll'  onorevole  uien/.ione, 
rilasciandone  autentica  patente,  qnei  lavori  ciie  nientre  di- 
mostrano  1' ingegno  e  T  attivita  di  clii  li  propone,  o  ri- 
guardano  un  oggetto  di  troppo  particolar  uso  ed  utilita, 
o  soQO  appena  i  priuii  saggi  d'  una  falibricazione  inci- 
pience. SifFatte  distinzioni  furono  accordate  ai  concorrenti 
ai  premj   che   trovansi  registrati  neU'eleaco  posto  qui  sotto, 

Menzioni  onorevoli. 

Ingegnere  VetUngher  Giuseppe,  di  Cremona.  Modificazione 
del  nonio.  —  Polacco  Benedetto ,  di  Venezia.  Conterie  di 
vetro.  —  Licini  Gioi'anni  Antonio,  di  Bergamo.  Pendolo 
idraulico.  —  Brambilla  Michele  ,  di  Milano.  Lamine  di  ferro 
inargentate  a  dlsegni.  ■ — ■  Viganb  Pompco ,  di  Milano.  Fab- 
hrica  di  tovaglie  ad  uso  di  Fiandra.  —  Weiss  Meldiiorre , 
<li  Zurigo ,  stabilito  in  Milano.  Lavori  da  coltellinajo.  — 
BrusiL  Giamhattisla ,  di  Milano.  Piastrelle  nere  per  pavi- 
menti.  —  Valeria  Sim,  di  Milano.  Modelio  di  maccliiua  a 
vapore.  —  BigUoIi  Ignazio ,  di  Bergamo.  Fabbrica  di  ven- 
tagli.  —  Conti  Giacinio  ,  di  Milano.  Idem.  —  Argenti  Do- 
menico  ,  di  Milano.  Fabbrica  di  stofFe  di  seta,  velluti  ecc. 
—  Manzoni  Antonio,  di  Milano.  Tromba  aspirante  senza 
stantuiFo.  —  Belloni- Fro nzoli  Giuseppe  Antonio  ,  di  Casorate  , 
proviucia  di  Pavia.  Serratura  di  nuova  costruzlone.  —  Ca- 
labrcsi  Pietro,  di  Milano.  Miglioramenii  negli  schioppi.  — 
Odini  Teresa,  vedova  Znppella,  di  Bergamo.  Quadri  a  ri- 
camo.  —  Candiani  Luigi,  di  Milano.  Fornello  per  carbo- 
nizzare  economicamente  la  torba.  —  Biffi.  Marco,  di  Sul- 
biate  inferiore ,  distretto  di  Vimercate.  Lavori  diversi  in 
paglia  ed  in  erbe  comuni.  —  Ramhaldini  Giovanni  ,  di 
Montechiaro,  provincia  di  Brescia.  Metodo  per  riparnre  gli 
argini  e  le  sponde  de'fiumi  ncile  escrescenze  deile  acque.  — 
Vajani  Felice,  di  Milano.  Modelio  di  un  ponte  pei  cauali. 
BibL  ItaL  T.  LXXXVl.  o 


l30  V  A  R  I  E  T  a'. 

—  Uiio  Giuseppe,  di  Milano.  Ordigno  per  rigare  la  carta. 

—  Speluzzi  Stefano ,  di  Milano.  Cartoni  levigati  con  mac- 
cliie  imitanti  qnelle  dei  legni  esotici.  —  Saino  Francesco, 
di  Milano.  Macchina  \iev  alzar  accjna  e  filtro  da  cafl'e.  — 
Crippci  Carlo,  di  Milano.  Metodo  di  depurare  la  manna 
emulante  la  cannellata.  —  Gaetaiio  GhidoU ,  di  Arluno, 
provincia  di  Mdiino.  Meccanisnio  per  triturare  la  foglia  dei 
gelsi. —  Turina  Ferdinando ,  di  Casalbuttano.  Idem.  —  Cle- 
menti  Giovannina  di  Milano,  gia  premiata  con  medaglia 
d'argento.  Perfezione   ne'  rimendi  al!e  stofte  di  ogni  sorta. 

—  Pessina  Lidgi ,  di  Milano.  Fabbrica  in  grande  di  accen- 
difiioco.  —  Bosiz  Felice,  di  Treviso.  Triangolo  per  lo  fgoni- 
bro  delle  nevi  e  niodello  di  lampada  per  la  pubblica  illu- 
niinazione. —  Corvi  Scrafino ,  di  Cremona.  Lavori  in  legno 
a  ciiiaroscuro  o  a  tarsia.  —  Ogna  Innocence  ,  di  Brescia. 
Modello  di  bastiuiento  ad  uso  dei  teatri.  —  Fedeli  Gaetano 
e  Gio.  fratelli,  di  Bergamo.  Riparo  pei  mulini  onde  evitare 
die  s' incendino.  —  Flumjeau  Stefano,  Francese;,  stabilito 
in  Milano.  Lavori  in  latta  esegniti  a  martello.  —  Mazzoleni- 
Paguri  Caterina,  di  Bergamo.  Carta,  lilati  e  tessini  formati 
con  sostanze  indigene  vegetali  di  ninn  costo.  —  Vassalli 
Giamhattista ,  di  Gropelio.  Carro  ad  uso  dei  prati. —  Peroiii 
Carolina,  di    Milano.   Rassettamento    di    trine   e  di  blonde, 

—  Crotti  Giovannina,  di  IMilano.  Lucignoli  economici.  — 
Milesi  Teodoro ,  di  Lecco.  Naspi  a  raggi  mobili.  —  Pro- 
serpio  Benedetto,  di  S.  Pietro  Brugora,  provincia  di  Como. 
Idem,  —  Grassi  Marliani  ingegnere  Giovanni,  di  Milano. 
Idem.  —  i?aWi  Ignazio  e  Giuseppe  padre  e  figlio,  di  Canzo. 
Idem. 

Nella  relazio'ie  degli  Atti  relativi  all' aggiudicazione  de' 
premj  si  fece  spociale  ricordanza  di  due  snggetti  di  premio , 
i  quali  vennero  collocati  nella  classe  degli  otto  primi  pre- 
miati  con  medaglia  d'oio  e  risguardanti  il  primo  la  boni- 
ficazione  de'  terreni,  ed  il  secondo  il  metodo  inglese  per  la 
fabbricazione  della  carta.  II  sig.  duca  Carlo  Visconti  di  Mo- 
drone,  negli  ultimi  anni  del  viver  suo,  con  quell'  animo  che 
sormontando  ogni  difficolta  lo  spingeva  alle  utili  intraprese, 
aveva  dato  mano  a  ridurre  nel  comune  di  Besate  le  gliiaje 
delle  sponde  del  Ticino  in  ubertosi  prati  per  mezzo  di  op- 
portune colmate,  ed  altre  coltivazioni  aveva  eseguite  nelle 
sterili  Innde  die  occupano  ancora  in  parte  i  terreni  della 
comune  di  Cimbro.  L'  I.  R.   Istituto  ,  avendo  riconoscinta. 


V    A  R  I  E   T   A  .  1  O  I 

pel'  i:i  rcLi/.ione  degl'  intelligeati  die  eseguirono  I;x  visita 
sill  luogo,  r  utilitii  e  il  felice  esito  cli  queste  iiiiportauti 
opernzioni  ,  non  esito  a  tlicliiarare  clie  il  duca  Yisconti 
avreblje  di  pieno  diriao  ottenuto  il  preniio  inaggiore  ,  se 
vivente  ne  avesse  fatta  la  regolare  donianda.  —  Una  nuova 
visita  fa  fatta  dai  delegati  dell'  Istituto  alia  cartiera  di  Paolo 
Andrea  MoUmi  posta  presso  Varese ,  colla  quale  si  rico- 
nobbe  aver  egli  soddisfatto  inteianierite  ai  desideij  die  ri- 
uianevaiio  alT  Istituto  stesso  allorclie  nei  i83o  gli  decreto 
la  luedaglia  d' ore.  lufatti  fu  aggiui^to  al  meccanismo  al- 
lora  posio  in  opera  il  congegno  di  cilindri  a  coltello  per 
lo  suiiauzzauieato  de'  cenci ,  lo  spiirgatojo  in  bronzo  die 
serve  come  di  staccio  alia  pasta  e  la  rende  inonda  ,  lo 
sgocclolatore  niediante  il  quale  estraesi  dalla  pasta  Tacqiia 
soyrabliondante  ,  una  terza  pressa ,  perdie  la  carta  perda 
r  impressioue  del  feltro,  la  macchina  a  vapore  per  Tasciu- 
gamento,  e  due  altre  presse  die  lisciano  la  carta  stessa  in 
guisa  die  perfetta  avvolgesi  sul  naspo.  Con  questo  sisteuia 
i  cenci  die  in  cima  alia  inacdiina  vengono  posti  ,  vcdonsi 
in  fondo  ad  essa  trasmutati  in  carta  atta  ad  essere  al- 
r  istante  posta  in  counnercio.  Per  le  quali  aggiunte  fatte 
alia  maccbina  avreblje  ottenuto  un  nuovo  premio ,  se  le 
pill  esseiiziali  non  fossero  state  contemplate  come  gia  or- 
dinate dal  proprietario  della  fajjbrica  all' ejioca  della  prima 
aggiudicazione. 

l\estaci  ora  a  pailaro  di  alcuni  de' principali  oggetti  die, 
olire  quclli  preuiiati,  adornano  le  sale  della  pubblica  espo- 
slzione  ;  fra  i  tjuali ,  per  esser  brevi,  ricordereiuo  solo  i 
seguenti: 

Diversi  modelli  delle  strade  di  ferro ,  gli  uni  presentati 
dal  sig.  ingegnere  Giuscjipe  Bruscketti,  annoverato  IVa'i  prinii 
proiuotori  di  quella  die  vuol  costruirsi  da  INliiano  a  Coino  . 
gli  ahri  eseguiti  sotto  la  direzioiie  del  nobile  sig.  Luigi 
De  Cnstojoris  per  uso  tlell'  I.  R.  Gabinetto  tecnologico.  — 
StofFe  di  seta,  di  lana  e  di  cotone  delle  fabbridie  Lam- 
bert i ,  Osnago ,  Boselli,  ed  altre;  fra  le  quali  oitennero  luogo 
distiuto  le  seie  e  le  stotf'e  presentate  dal  nobile  sig.  dot- 
tore  Ignazlo  Loineni  a  maggiore  conferma  dei  vantaggi  die 
si  ottengono  da!  gelso  delle  Filippine  (  V.  Bibl.  Ital.  torn.  76, 
pag.  345  ).  —  Blonde  della  fabbrica  gia  premiata  altra 
volta  del  fiatelli  Jlosselet.  —  Pelli  lavorate  da  Pietro  Ducroi> 
ad  uso  di   cinghie  niiliiari ,   o  come  dicesi   dai  Franccbi  en 


l3a  V  A  K  1  E  T  a'. 

buffleterie,  cU  cul  i  piiiiii  saggi  comparvero  all' esposizione 
del  3834.  —  Molti  quadrl  a  ricaiuo,  alcuni  de' quali  di 
gran  |)erfezione,  e  tintl  eseguiti  da  maiii  femmialli.  —  Varj 
saggi  di  vetri  dipiiiti  a  fuoco  dal  pittore  Giovanni  Bertini, 
e  fVa  questi  mi  ritratto  di  Sua  Maesta  I.  R.  A.,  del  quale 
1'  autore  ha  fatto  dono  all'  I.  R.  Gabinetto  tecnologico.  — 
Lavori  in  bronzo  dorato  della  fabbrica  di  Pittro  Luigi  Tho- 
mas, —  Due  orologi  da  lorre  costrutti  dalT  oriuolajo  An- 
tonio Torri.  —  E  per  ultimo  diverse  carte  rappresentanti 
il  sistema  dell' universe  del  cav.  Sigisniondo  Visconti ,  pre- 
gevoli  tanto  per  la  precisione  ed  intelligcnza  con  cni  sono 
state  da  lui  delineate,  quanlo  per  V  incisione  eseguita  con 
nuovi  metodi  a   Parigi. 

In  questa  stessa  solennita  fu  proclamato  il  giudizio  del- 
r  I.  R.  Isiituto,  gia  reso  pujjblico  nelle  gazzette  nfliciali 
di  Milano  e  di  Venezia,  intorno  alle  Meniorie  presentate 
in  risposta  al  prograniina  relatlvo  alia  fabbricazione  dei 
forniaggi  (  V,  Bibl.  Ital.  loni.  74-%  giugno  1834,  pag.  32  i  ). 
Delle  sette  Meniorie  offerte  al  concorso  fu  trovata  degna 
della  corona  quella  die  si  riconobbe  poi  del  signor  Luigi 
Catlaneo  ,  e  nieritevole  dell'  accessit  altra  del  dottor  fisico 
Luigi  Peicgrini,  prof,  supj^lente  nell'  I.  R.  Universith  di  Pa- 
via.  Entranibe  a  vantaggio  di  clii  si  occupa  in  sifFatto  ge- 
nere  di  fabbricazione  verranno  fra  breve  pubblicate  colla 
stampa. 


Sidle  for ze  die  rcggovo  la  cosdliizione  interna  dei  corpi. 

In  una  delle  ultime  radunanze  dell'  Istltuto  R.  di  Lon- 
dra  (  Royal  Institution  )  il  sig.  Faraday  trattenne  ruditorio 
con  una  esposiziune  dell'opinlone  pubblicata  dal  sig.  Mos- 
sotti  professore  a  Corfu  ,  intorno  alia  legge  della  forza  di 
coesione  e  delPattrazione  astronomica  e  moleculare  (i).  Egli 
comincio  dall' osservare ,  die  il  bisogno  di  una  tal  legge 
era  stato  forteinente  seuiito,  e  clie  speciali  allusioni  a  cio 
ne  erano  state  fatte  uhimamente  da  Babbage,  Roget  ed  altri 
illosoli.  La  legge  di  gravitazione  era  cosi  ben  conosciuta  , 
die  non  aveva  d'uopo  d'essere  illustrata ;  ma  era  cosa  ri- 
marcabile  die  questa  specie  di  forza  attrattiva  non  avesse 
una  forza  opponente  die  la  bilancia.sse,  come  snccede  nelle 

(i)  Vrdi  Biljlioieca  Italiaaa.   toui,  84.",  pag.  278. 


V  A  R  I  E  T  a'.  I  33 

affitiitii  chlmlche,  ed  anche  nell' aggregazione.  La  forza  d' 
gravitazione  essentlo  assai  debole  difficilmente  si  rendeva 
sensibile  nelle  sperienze ,  ma  che  essa  esistesse  fra  tutti 
i  corpi  della  superficie  terrestre  se  ne  aveva  una  prova 
dimostrativa  negli  esperimenti  fatti  da  Cavendish.  Clie  le 
particelle  d'ogni  sostanza,  come  ii  marmo  o  1' acqna ,  uon 
fossero  in  contatto ,  ma  fossero  soltanto  tenute  insieme 
da  una  forza  attrattiva ,  era  un  assioma  riceviUo  in  fi- 
slca ,  e  provato  dagli  sperimenti  piu  comuni  che  si  pos- 
sono  fare  per  mezzo  del  calore  o  delle  pressioni  sopra  1 
corpi;  e  manlfestato  dal  piegarsi  di  una  verga  elnstica , 
nella  quale  le  particelle  deila  parte  convessa  sono  formate 
ad  allontanarsi  fra  loro,  e  quelle  della  parte  concava  ad 
avvlcinarsi.  La  teorica  di  Mossotti  prende  in  considera- 
zione  tutte  queste  proprieta  dei  corpi  solidi  o  flnidi ,  die 
ricevono  un  nuovo  interesse  dalla  semplicita  della  legge 
colla  quale   sono  spiegate. 

La  terza  specie  di  forza  che  Mossotti  cerco  di  compren- 
dere  in  qnesta  legge  universale,  fu  la  forza  elettrica.  Que- 
sta  lo  condnsse  alia  parte  piu  importante  del  suo  soggetto. 
Coulomb,  Poisson  ed  altri  avevano  provato  una  grande 
difficolta  nel  supporre  che  la  materia  potesse  possedere  una 
forza  repulsiva  nella  ragione  inversa  del  quadrato  della  di- 
stanza ,  dopo  che  Newton  aveva  mostrato  che  esisteva  fra 
le  sue  parti  ima  forza  attrattiva  secondo  la  stessa  l^gge. 
Ma  circa  dieci  anni  dopo  il  dott.  Roget,  nel  fare  un  rias- 
siinto  delle  opinioni  di  Epino,  ritiiuo  le  obbiezioni  conte- 
nnte  in  questo  grande  e  comune  errore,  che  la  teorica  epi- 
niana  fosse  in  opposizione  colla  legge  della  gravitazione 
universale  j^roposta  da  Newton  ;  e  stabili  pure  che  tanto 
i  fenomeni  elettrici  ,  come  quelli  deila  gravitazione  pote- 
vano  essere  compresi  sotto  le  stesse  leggi ,  e  divenlre  una 
semplice  conseguenza  dell'  azione  elettrica.  II  prof.  Mossotti 
assnme  soltanto  una  materia  eterea  o  elettrica,  fra  le  cut 
particelle  esista  una  forza  repulsiva  che  open  nella  ragione 
miersa  del  quadrato  della  distnnza  ,  all'  opposto  di  cio  che 
accade  colla  forza  di  gravitazione.  Le  particelle  della  ma- 
teria sono  pure  assunte  come  dotate  d'  una  forza  repulsiva 
nella  ra,iione  inversa  del  quadrato  della  distanza  ;  ma  la  ma- 
teria e  I'elettricitd  sono  supposte  aitrarsi  rcciprocamente  nella 
slessa  roLi^ioiie.  Si  e  pero  adottato  che  la  repulsion e  della 
materia   per   se   stessa  sia   lui  poco  niinore    della  repulslone 


I  34  V  A  R  I  E  T  a'. 

elettricd ,  o  dell' attrazlone  mutua  dclla  materia  e  della 
elcttricitn.  Di  qui  nasce  una  tale  cotubinazione  di  queste 
Ibrze  clie  a  certe  distanze  la  materia  agisce  inversamente 
come  il  quadrato  delta  distanza ,  producendo  da  gravitazione 
universale ;  ma  quando  le  particelle  sono  piii  prossime  fra  lorv, 
le  forze  s'  equilibrano  ,  producendo  la  coesione  ,  e  quando 
sono  ancor  piii.  cvcme  esercitano  quella  ripuhione  die  man- 
tiene  le  particelle  d'  ogni  corpo  soVulo  o  fluido  fiiori  del  con- 
tatto  attuale.  Nessuno  dei  fenomeni  comuni  compi'esi  nelia 
teorica  del  sig.  Polsson  riesce  meno  spiegabile  in  questa , 
ed  i  calcoll ,  sopra  i  quali  le  conclusioni  desunte  da  questo 
nuovo  modo  di  vedere  sono  fondate,  sono  stati  sommessi 
air  esame  del  prof.  Whewell ,  chc  ne  ha  veriticato  la  ge- 
nerale  esattezza.  II  risultaniento  prova,  che  mentre  la  gra- 
vitazione e  debole  al  segno  d'  aver  Ijisogno  del  movimento 
dei  pianeti  per  farsi  ostensi])iIe,  e  T  azione  eletirica  e  la 
cliimica  afiiniia  sono  tanto  al  di  sopra,  e  piu  potenti  del- 
r  aggrcgazione,  la  causa  deila  gravitazione  proviene  da  nn 
piccolo  reslduo  di  una  forza  universale  clie  nasce  dal  con- 
trasto  delle  tre  forze  snpposte,  e  chs  (juesto  tenue  eccesso 
dell'azione  del  fluido  elettrico  e  quello  che  tiene  riuniti 
tutti  i  corpl  iiei  sistenii  planetai'j  e  sopra  la  terra.  Cosi 
un'  approssiinazione  e  stata  fatta  verso  un  gran  principio 
generale ,  clie  puo  spiegare  tutte  le  leggi  ed  i  fenomeni 
del  movimento.  (  DaZZ'Athasneuni  di  Londra.) 


Delia  natura  delle  calamite  e  elegit  scandagU  magncdci , 
Mcmoria  del  prof.  ah.  Francesco  Zantedeschi. 

Determitiata  la  direzione  e  Tintensita  delle  correnti  ma- 
gneto-elettriche  in  virtii  delFattacco  e  distacco  deirancora, 
come  feci  in  due  precedenti  IMemorie  (i),  era  necessario 
procedere  alia  investigazione  di  quelle  correnti ,  che  si 
risvegliano  alFatto  che  hanno  luogo  i  fenomeni  delle  at- 
tuazioni  magnetiche  e  della  artiliciale  maguetizzazione.  E 
parmi  di  avere  colta  la  natura  nelle  parti  piii  riposte  e 
di  esserml  sperimentalmente  addentrato  nella  vita  atomistica 
delle  calamite. 


(l)  Delia  direzione  e  inteiisita  delle  rorrciui  luapietn-clettrlehe. 
Annali  dello  sci(uize  del  Pvoapo  Lombardo-Veueto  1 835.  Della  di- 
namiea  e  statlca  nuigneto-elettriea.  Biblioteca  italiana  1 836  ,tomo  82.°, 
pag.  399. 


V  A  R  I  E  T  a'.  I  35 

L'lmraortale  Galilei  nella  lettera  a  Curzio  Picchena  se- 
gretario  di  Stato  del  serenissimo  grandiica  di  Toscana 
scritta  da  Padova  il  i6  novembre  1607,  parlando  di  ua 
pezzo  di  calamita  cosi  scrive:  "  lo  vi  scopersi  un  altro 
»;  efFetto  mirabile ,  il  quale  noii  ho  potuto  poi  piii  rivedere 
>i  In  alcua'  altra  calamita  \  e  questo  e  die  dalla  medesima 
"  pai-te  scaccia  e  tira  il  medesimo  ferro.  Lo  lira  inentre 
n  gli  sara  posto  lontano  quattro  o  cinque  dita  \  ma  se  gU 
»  si  accostera  vicino  a  un  dito  circa ,  lo  discaccia.  Sicche 
n  posandolo  sopra  una  tavola,  e  andando  alia  sua  volta 
ti  colla  calamita ,  quelle  fugge  ,  e  seguitandolo  coUa  cala- 
n  mita,  tuttavia  scappa  ,  ma  se  si  ritira  la  calamita  in- 
»  dietro  ,  quando  se  li  e  slontanata  per  quattro  dita ,  il 
»  ferro  comincia  a  muoversi  verso  lei,  e  la  va  segnitando 
n  quanto  altri  la  ritira  indietro,  ma  noii  se  gli  vuole  ac- 
»  costare  un  dito,  anzi ,  come  ho  detio ,  andandqgli  in- 
1/  contro  colla  calamita,  il  ferro  si  ritira  e  fugge:  gli  altri 
«  effetti  poi  tutti  della  calamita  si  veggiono  in  questa 
»  mirabilmente  per  la  sua  gran  forza(i)v.  Dopo  questo 
fenomeno  che  fu  dai  fisici  ricordato  ,  altro  non  mi  venne 
fatto  di  leggere  in  tale  argomento.  Era  pure  voglioso  di 
sapere  se  a  qualche  fisico  fosse  accaduto  di  osservare  da 
prima  la  ripulsione  e  dopo  TattrazioLie.  Nel  difetto  di  tale 
notizia,  interrogai  io  la  natura ,  e  n"  ebbi  in  risposta 
quanto  bramava.  L'attrazione  osservata  da  Galilei  si  scam- 
bia  in  ripulsione,  presentando  al  ferro  il  polo  opposto 
della  calamita ;  lo  stesso  e  a  dirsi  della  ripulsione  osser- 
vata dallo  stesso  scrittore.  Io  feci  uso  per  tali  esperimenti 
deil'ago  astatico  del  moltiplicatore,  al  quale  lentainente  io 
andava  incontro  or  coll'uno  or  coU'altro  dei  poli  della 
calamita  ,  Jiuche  vi  giungeva  colla  sua  virtu  di  attrarre  o 
respingere.  Da  questi  esperimenti  io  venni  in  ciiiaro ,  die 
anchc  nel  magnetismo  liavvi  una  ^(era  di  attiiita  al  tutto 
analoga  a  quella  delTelettrico.  ]Ma  io  non  doveva  rima- 
nermi  contento  a  tali  risultamenti ,  doveva  di  piii  ispiare 
la  natura  entro  al  suo  seno ,  e  dai  movimenti  dell'  ago 
del  moltiplicatore  cogliere  cio  die  si  operava  in  grenibo 
di  lei.  A  tale  effetto  iuipertanto  avvolsi  a  un  polo  di 
una  calamita ,    che   avea    potenza    di   sostenere  il    peso  di 

(l)  Oprrc  di  Galileo  Galilei,  tomo  3.'^,  j^a^.  335  dill"  edizloue  di 
Padova  del   1744. 


l36  V  A  R  I  E  T  a". 

cinquanta  rihl)re  ,  una  splrale  forniata  da  filo  di  rame  ve- 
stito  di  seta  di  qnaranta  spire  circa,  i  capi  della  quale  misi 
ill  coinunicazione  col  fili  del  nioltiplicatore.  Per  tal  guisa 
tutto  il  circuito  era  di  filo  di  rame  ^  ma  pero  noii  poteva 
essere  in  tntte  le  sue  parti  ad  eguale  temperatura,  perche 
neir  eseguire  i  congiungimeati  il  file  parzialmente  si  ri- 
scaldava.  E  percio  lasciai  prima  di  metier  mano  all' espe- 
rienza  trascorrere  tutto  quel  tempo  cU'era  necessario, 
onde  I'ago  si  aggiustasse  alia  sua  posizione  naturale.  Dopo 
di  che  io  ho  posto  un  cilindro  di  ferro  dolce,  che  teneva 
sospeso  con  un  ba  stone  di  vetro,  in  distanza  tale,  che  non 
movesse  T  ago  del  nioltiplicatore.  Appresso  andai  accostan- 
domi  al  polo  della  calamita  portante  la  spirale ,  in  modo  che 
Tuno  de'capi  del  cilindro  lo  guardasse  dirittamente;,  e  spin- 
tolo  alia  distanza  di  otto  poUici  ho  veduto  i'ago  sviarsi  da 
un  lato:  e  non  restatomi  a  questa  distanza^  ma  scematala 
che  non  fosse  piit  che  di  quattro  pollici,  I'ago  si  disvio  dal 
lato  opposto.  Usando  in  luogo  del  ferro  dolce  una  magnete 
di  una  forza  assai  debole  e  iiacca,  fu  bello  vedere  iscam- 
biarsi  le  descritte  decliiiazioni  al  mutare  del  polo,  che 
afFacciava  alia  calamita  piii  vigorosa  ;  ed  avvolta  finalmente 
la  spirale  al  cilindro  di  ferro  dolce ,  In  luogo  di  tenerla 
stretta  al  polo  della  calamita ,  e  chiuso  il  circuito ,  ado- 
perando  a  quel  modo  che  feci  da  prima  ,  n' ebbi  le  notate 
declinazioni.  Qaello  che  si  appaleso  di  particolare  in  que- 
sto  esperimento  si  fu  che  la  virtu  elettro-magnetica  si 
manifesto  ad  una  distanza  magglore  di  quella  che  ebbe 
luogo  nella  prima  esperienza ,  in  cui  la  spirale  era  av- 
volta alia  calamita,  il  qual  naturale  avvenimento  dovea 
attendersi  dal  concetto  ideale  delle  nostre  teorlche  specii- 
lazioni  prima  che  per  la  sperimental  via  venisse  chiaritOi 
conciossiache  la  calamita  piii  vigorosa  giunga  coUa  sua 
virtii  ad  una  distanza  maggiore  di  quella  che  possa  avere 
il  ferro  dolce  sulla  stessa.  In  ogni  caso  le  declinazioni 
fnrono  sempre  distintissime.  Esse  variarono  in  grandezza 
secondo  la  vigoria  della  calamita  e  la  natura  del  condut- 
tore  isolato  clie  approssimava.  Ho  detto  secondo  la  natura 
del  conduttore  isolato,  perche  ebbi  declinazioni  da  tutte 
le  sostanze  ])recipuamente  conduttrici ,  come  ho  fatto  ve- 
dere alTAcrademia  bresciana  in  una  mia  Memoria  intorno 
alV  injluenza  redproca  deW clettro-magnetismo  de  corpi.  Ora 
non    tacero    come    dagli    avuti    risultamenti    mi    sia    stata 


V   A  K   I  E  T    V*.  137 

agevole  cosa  lo  investigare  lo  stato  elettrico  del  cilindro  di 
ferro,  dl  rame  e  di  altro  nietallo,  clie  parzialniente  sottop- 
poneva  alia  virtu  di  uii  polo  magnetico.  Le  mie  esperienze 
comprovarono  che  Testreniita  del  cilindro  clie  guardava  il 
polo  nord  ossia  la  paite  della  calamita  che  si  dirige  al 
Slid  della  terra,  prendeva  Velettricita  negativa  e  la  positiva 
la  parte  opposta  :  per  converso  manifestava  elettricitd  po- 
sitiva la  porzlone  del  cilindro  clie  era  diretta  al  polo  sud 
ossia  alia  parte  della  calamita  ,  che  si  dirige  a  tramontana 
della  terra.  Al  conseguimento  di  questi  effetti  disposi  un 
ordigno  in  modo  che  allorquando  iin  cilindro  isolato  toc- 
cava  i  due  capi  del  filo  del  moltiplicatore  con  una  delle 
sue  estremita  fosse  per  diritto  ad  un  polo  della  calamita 
e  alia  minore  distanza  possibile  :,  per  cui  fra  il  capo  del 
cilindro  isolato  e  il  polo  della  calamita  iion  v'avesse  che 
un  velo  sottilissimo  di  aria.  L'ago  al  chiudersi  del  circuito 
si  disviava  ordinariamente  di  quattro  gradi ;  ne  precisa- 
mente  si  rimetteva  alia  posizione  primltiva  se  non  all'aprirsi 
del  circuito ,  il  qual  efl'etto  e  un  argomento  non  dubbio 
che  Telettrizzamento  parziale  del  cilindro  non  e  sfugt'evole, 
ma  perseverante  come  la  virtu  della  calamita  che  ve  lo  in- 
duce; e  percio  che  i  suoi  poli  trovansi  in  uno  stato  di  tensione 
opposta  ,  cioe  positiva  nella  parte  che  si  dirige  all'  austro 
o  al  sud  della  terra  ,  e  negativa  in  qiiella  che  guarda  tra- 
montana o  il  nord  del  globo ,  del  qnale  finale  risultamento 
n' ebbi  una  prova  immediata  mettendo  in  comunicazione  i 
due  capi  del  filo  del  galvanometro  coi  due  poli  magnetici. 
Questi  fatti  sono  una  chiara  riprova  di  quanto  avea  pub- 
blicato  nel  1829  (i)  in  quel  breve  niio  scritto  in  cui  an- 
nunziava  la  mla  scoperta  del  mngiifto-elettricismo  ,  e  con- 
chiudeva  che  il  polo  nord  della  calamita  e  equivalente  al 
polo  zinco  deir  apparato  di  Volta :  il  qual  breve  dettato 
non  e  a  intendersi  in  questo  significato,  che  nella  calamita 
I'elettro-magnetico  sia  in  uno  stato  di  trascorrimento  come 
nel  piliere ,  ma  sia  aderente  alle  molecole  del  carburo  di 
ferro ,  del  nikel  e  ne  le  investa  a  seconda  di  quelle  leggi 
origlnarie  volute  dalla  naturale  loro  polarita,  come  avviene 
per  una  cotale  analogia  nei  coibenti  elettrizzati  :  questa 
polarita  pub  fiaccarsi  ,  inverters!,   ed  anche  estinguersi  del 

(l)  Biblioteca  italiana   1829,  tonio  Sj.".  pag.    njR.  Bibiiotcca  uni- 
versale di  Ginevra   iB.'^c,  pag.  28. 


l38  V  A  R  I  E   T   a". 

tntto  per  cstrinseclie  circostanze ,  coine  e  il  calorico  clio 
ne  allontana  e  clisgrega  le  parti  e  ravviclnamento  di  qualche 
corpo,  die  coUa  sua  preseuza  apporta  spostamento  del 
fluido  disseiiiinato  e  diffnso  nella  magneto  ,  ne'  quali  casi 
vi  ha  movimento  da  niolecola  a  molecola  nella  calainita 
come  ne  comprova  Tago  del  moltiplicatore  ,  che  si  toglie 
dallo  stato  di  cjniete.  E  questo  movimento  intestine  (  che 
e  piu  o  meno  dnrevole  come  ho  dimostrato  nella  citata 
Memoria  della  Dinaniica  niagneto-eleUrica  )  nella  spirale 
che  cinge  I'estremita.  di  un  cilindro  di  ferro  che  prende 
il  polo  sud  risveglia  una  corrente  che  va  dalla  sinistra 
alia  destra  delPosservatore  ^  e  viceversa  dalla  destra  alia 
sinistra  se  prende  il  polo  nord.  lo  ho  fatto  nso  neU'esempio 
recato  del  cilindro  di  ferro  dolce  i  ma  hanno  luogo  le 
stesse  declinazioni  anche  con  altri  metalli  ,  sebbene  la  loro 
ampiezza  sia  di  molto  niinore.  Tutti  questi  esperimenti 
furono  rinnovati  col  piliere  di  Volta ,  usando  di  quello 
costrutto  dall'illustre  mio  concittadino  Zamboni  e  n'ebbi 
sempre  identic!  effetti.  II  polo  della  calamita  che  si  dirige 
airaustro  della  terra  si  comporta  come  il  polo  positive  o 
zlnco  dell'apparato  di  Volta,  o  secondoche  pin  analoga- 
mente  io  diceva  in  una  mia  Memoria  degli  effetti  Jlsiologici 
ottenuti  colle  corrent'i  magneto-elettriche  presentata  aU'Acca- 
demia  bresciana  nel  i334,  come  il  mastice  elettrizzato 
positivamente  deU'elettroforo  con  quelle  particolari  difle- 
renze  d' inerenza  che  sono  richieste  dalla  natura  delle 
molecola  dell'acciajo.  Parmi  da  tutto  questo  poter  conchiu- 
dere  ad  una  indentita.  di  comportarsi  del  fluido  elettrico 
e  del  fluido  magnetico  e  da  questa  alia  medesimezza  della 
loro  natura. 

Empiricamente  procedendo  i  fisici  hanno  determinate  le 
condizioni  della  magnetizzazione  pronta  ,  regolare  ed  ef- 
ficace  (i);  ma  essi  non  conoscevano  quello  che  avveniva 
durante  la  confricazione  nella  massa  della  magnete  e 
nella  verga  che  si  magnetizzava.  Solo  Peltier  ,  per  quanto 
mi  sappia  ,  annunzio:  u  J"ai  trouve  que  dans  Taimantation 
par  friction,  le  barreau  aimante  prenait  toujours  Telectri- 
»   cite  negative ,    quelque    soit  le    pole   frottaut  et  le   sens 


(i)  Blot.    Traite    de    pliysiquu,    tome   3.*,    cliapitre   IV.  Sur  les 
differentes  inanieres  d'aii/wntcr. 


V   A  R  I  E  T   a'.  1  39 

>i  Je  la  friction  (1)  ".  lo  invito  i  fisici  a  rinnovare  gll  espe- 
rimcnti  di  Peltier  ed  a  confrontare  gli  efFetti  che  ne  avranno 
con  quelli  che  ho  superiormente  descritti.  Procedendo  in- 
nanzi  in  questa  disamlna  io  avvolsi  una  spirale  a  una 
estremita  di  un  cilindro  di  ferro  dolce,  i  capi  della  quale 
comunicavano  con  quelli  del  galvanometro  e  nella  direzione 
della  lunghezza  attaccal  Taltra  estremita  del  cilindro  a  un 
polo  della  calamlta.  Notai  la  declinazlone  dell'ago,  e  la- 
sclato  trascorrere  tutto  quel  tempo  che  era  necessarlo  alio 
ristabilimento  deirequllibro ,  feci  strisciare  sul  polo  sud- 
detto  11  cilindro  nella  direzione  delPaltra  estremita  e  la 
declinazlone  tosto  apparve  dalla  handa  opposta  e  se  ne 
accresceva  Parapiezza  a  niano  a  mano  che  si  giugneva 
alia  fine  :  rimenando  11  cilindro  alia  posizlone  dl  prima , 
se  n'ebbero  deciinazlonl  opposte.  Pvlfatto  questo  esperi- 
mento  sulPaltro  polo  della  maguete  si  manifestarono  de- 
clinazionl  inverse  alle  precedenti.  Io  volli  ripetere  quest! 
stessi  sperimenti  colla  pila  a  secco  e  ne  ottenui  nella  di- 
rezione Identic!  effetti.  II  polo  positivo  del  plliere  si  com- 
portb ,  come  avvenne  nelle  altre  esperienze ,  senipre  come 
11  polo  nord ,  e  11  negativo  come  11  sud  della  calamlta. 
Da  queste  esperienze  ,  che  bl  possono  chiamare  di  seinplice 
contatto  ,  feci  passagglo  a  quelle  del  doppio  contatto ,  nelle 
quail  mi  venne  fatto  di  poter  osservare  :  i."  che  1  poli 
magnetlci  dl  diverso  nome  ,  1  quail ,  partendo  dalla  meta 
di  una  verga  di  ferro ,  si  alloutanino  fra  dl  loro  fino  che 
tocchlno  le  estremita  della  stessa ,  promuovono  in  ciascuna 
dl  loro  delle  correntl  cosplranti ,  che  vengono  Indicate 
dnlla  inagglore  amplezza  della  declinazlone  deU'ago  del 
moltipllcatore  ;  quelle  pero,  come  e  manifesto,  che  sono 
prodotte  dalle  correntl  dl  una  estremita  sono  opposte  a 
quelle  delP  altra :  a."  che  collocatl  al  capi  della  verga  da 
calamitarsi  1  contatti  dl  ferro  dolce  le  deciinazlonl  suddette 
si  accrescono  :  3.°  che  togliendo  le  due  barre  magneticlie 
dal  loro  paralellismo  le  deciinazlonl  riescono  maggiorl : 
4°  che  facendo  scorrere  su  una  medesima  meta  di  una 
veiga  due  calamite  col  poll  oppostl  le  correntl  suddette 
sono  pressoche  estlnte  ;  11  che  dimostra  die  la  magnetiz- 
zazlone    per     influenza    e  pressoche    nulla   alle    estremita  , 

(i)  Instimt,  n.°  198,  paj:.  38  ,  I.  sectiou.   ^iicnccs  inathanatiqucs  , 
physiques  et  natitrellcs. 


I  40  V   A  R  1  E  T   \  . 

nieiitre  le  calamite  inagnetizzantl  sono  tnttavia  discoste. 
L' influenza  si  liniita  alle  molecole  clie  sono  d' intorno  ai 
loro  ]3oIi  ,  nelle  quali  non  invertendo  seuipre  la  seconda 
calamita  la  polarita  indotta  dalla  prima  o  per  Timperfe- 
zione  di  contatto  o  per  rapldo  trascorrimento  devono  ne- 
cessariameate  indnrsi  del  punti  consegnenti.  In  fatti ,  nel 
caso  c!ie  i  due  poli  opposti  delle  due  calamite  magnetiz- 
zanti  sieuo  di  uguale  vigore ,  nella  verga  magnetizzata  si 
ha  una  doppia  calamita.  I  punti  d' indlfFerenza  sono  tre, 
alia  nieta  della  verga  e  verso  la  fine  di  ciascuna  delle  sue 
estremita  :  posto  ))oi  die  i  poli  delle  calamite  magnetizzanti 
sieno  di  diverse  vigore  ,  in  tutta  la  lunghezza  domlna  un 
solo  magnetisaio  clie  e  qnello  tlel  polo  prevalente  e  non 
si  ha  che  un  solo  punto  d' indiffereiiza  clie  si  avvicina  di 
molto  ad  una  delle  due  estremita  ,  nella  quale  domina  un 
magnetismo  opposto :  5.°  che  i  contatti  delle  calamite  in 
luogo  di  quelli  di  ferro  dolce  sono  a  quando  nocevoli  a 
quando  di  poco  vantaggio.  Sono  essi  nocevoli  se  hanao 
nome  diverse  da  quelli  delle  calamite  clie  guardauo  piii  da 
vicino  le  estremita  della  verga  die  si  magnetizza  ;  perche 
esse  di  loro  natura  tendono  ad  indurre  poli  opposti.  Sono 
a  quando  di  poco  vantaggio  allorche  il  polo  appuntato 
direttamente  contro  una  delle  due  estremita  della  verga 
che  si  vuole  magnetizzare  ,  e  deilo  stesso  nome  di  quello 
che  piu  da  vicino  scorre  verso  di  lui  ;,  perocclie  ,  sebbene 
allorquando  le  calamite  magnetizzanti  sono  poco  discoste 
dalla  meta  donde  incominciano  il  loro  movimento ,  1' in- 
dicate contatto  magnetico  favorisca  la  polarizzazione ,  tut- 
tavia  ravvicinnti  che  sieno  1  poli  delle  stesso  nome  ,  si 
fiaccano  per  la  loro  reciproca  virtu  e  I'effetto  suU'estremita 
della  verga  da  calaniitarsi  riesce  minore.  Per  le  quali  tutte 
cose  sarebbe  a  desiderarsi  pel  inaggiore  efFette  che  mentre 
le  calamite  magnetizzanti  si  trovano  tuttavia  p'lh  vicine 
alia  meta  della  verga  che  vuolsi  calaniitare,  alle  estremita 
vi  sieno  i  contatti  magnetici  ,  i  quali  accrescario  la  pola- 
rizzazione su  ciascuna  delle  due  estremita  ;  ma  ch'  essi 
con  un  particolare  congegno  pel  movimento  stesso  delle 
calamite  striscianti  ne  vengano  levati  allorche  hanne  per- 
corso  due  terzi  circa  di  loro  cammino  e  vengano  sostituiti 
dei  contatti  di  ferro  dolce  die  di  loro  natura  rinvigoriranno 
la  polarizzazione.  Sarebbe  ancora  utile  nel  nietodo  di  Epino 
che  le  due    calamite    striscianti    fossero     di  uguale  vigore. 


VAUIETA.  141 

RafFenuato  dal  raziocinio  e  dall'esperienza  in  questo  rin- 
venimento,  clie  ml  pare  al  tutto  nuovo  ed  avventiirato  per 
esplorare  Tordinata  ed  efficace  magnetizzazione ,  avrei  niesso 
mano  alia  costruzione  dell' indicate  ordigno  ^  ma  per  la 
ristrettezza  de' miei  mezzi  clie  sono  misuratissimi,  coaviene 
che  io  mi  rimanga  da  qnesto  lavorio  e  che  io  inviti  i  fisici 
a  rinnovare  in  grande  coUa  scorta  degl' indicati  indirizzi 
scientifici  i  miei  esperimenti  e  a  donar  loro  1' ultima  perfe- 
zione  con  quella  ngginstatezza  d'istmmenti  che  possiede  la 
scienza.  Io  non  dubito  punto  che  si  dcgneranno  prestarsi 
n  cjuesto  mio  voto  mosso  dal  desiderio  di  accrescere  delle 
verita  al  novero  di  quelle  che  possiede  la  fisica  (i). 
Milano  il  6  maggio  del    1837. 


Analisi  di  alcnnl  colorl  che  nci  secoli  XIV  e  XV  fu- 
70/10  adopcratl  per  le  pitture  del  Campo  sajito  di 
Pisa. 

In  un  paese  siccome  e  T Italia,  che  e  seggio  dell' artl 
helle  ,  si  rende  in  singolar  modo  dicevole  clie  le  scienti- 
fiche  industrie  porgano  quant' e  possibile  all'arti  medesime 
il  loro  ajuto.  Quindi  a  biion  dritto  molta  lode  ottennero  i 
lavori  da  Davy  in  Roma  eseguiti  sui  colori  usati  dagh  an- 
tichi  nella  pittura  (  Giorn.  di  Pavia,  dec.  11^  vol.  VIII),  ed 
ora  lodar  si  vuole  il  pvoi'.  Giuseppe  Branchi ,  che  e  uno 
de'  pill  provetti  e  benemeriti  chimici  d'  Italia,  di  essersi  oc- 
ciipato  intorno  ad  alcuni  colori  che  nei  secoli  XIV  e  XV 
furono  adoperati  per  le  pitture  dell'insigne  Campo  santo  di 
Pisa,  e  intorno  alia  coniposizione  dell' intonaco  che  fu  fatto 
per  le  pitture  medesime.  I  risultamenti  che  ottenne  li  riferi 
al  cav.  Carlo  Lasinio  conservatore  del  Campo  santo  sud- 
detto  con  lettera  pubblicata  nel  fascirolo  num.  89  (  sett,  e 
ott.    1 836)  del  Nuovo   Giornale  de'  Letterati  di  Pisa. 

L'  intonaco  summentovato  il  trovo  fatto  de'  soliti  ingre- 
dienti  della  calcina ,  escluso  gesso  e  matton  pesto,  onde  si 
chiarisce  erronea  una  narrazion  del  Vasari  che  afferma  an- 
che  questi  ingredienli  essere  stati  impiegati  per  formare 
r  intonaco   che  fu  soggetto  dell'  esame. 

(i)  Debbo  pone  in  avvertenza  i  fisici,  dio  non  tiitti  i  ferri  sot- 
topoBii  alia  maguetizzazione  manifestano  le  anzidette  conenti,  c 
nedo   che  siano  <iiu'lli  che  bi  riliiuano  di  jua;;ueti/zaisi. 


142,  V  A  R  I  E  T  A  . 

I  saggi  tie'  colori  esaminati  furono  tratti  da'  ineglio  con- 
servati  tlelle  pitture  di  Giotto ,  di  Bonaniico  Buffalmacco  , 
di  Pietro  Laurati ,  degll  Orgagna,  di  Sinioiie  Menuiii,  di 
Antonio  Veneziano ,  di  Spinello  Aretino,  di  Pietro  di  Puc- 
cio  da  Oi'vieto,   e  di  Benozzo   Gozzoli. 

I  colori  rossi  dimostrarono  tutti  di  appartenere  alia  classe 
delle  ocre,  o  terre  rosse  o  rubriche  degli  anticlii ,  c  ripete- 
vano  il  proprio  colore  da  iiiaggiore  o  minor  quantita  di 
perossido  di  ferro ,  e  taluno  dall'  ossido  dello  stesso  me- 
tallo  non  del  tutto  passato  a  quest'  ultimo  grado  di  ossi- 
dazione. 

I  colori  gialli  furono  trovati  essere  ocre ,  o  terre  colo- 
rite  in  giallo  da  una  maggiore  o  minor  quantita  d'idrato 
di  ossido  di  ferro. 

I  colori  verdi  quali  contengono  1'  ossido  di  rame ,  quali 
r  ossido  di  ferro ,  e  quali  risultano  dal  miscuglio  dei  primi 
e  dei  second! ,  o  da  quello  di  uno  di  essi  con  altro  colore. 
Infatti  la  materia  d'  alcuni  fu  trovata  conforme  al  verde 
montano ,  quella  d'  alcuni  altri  conforme  al  verde  terra  ;  e 
ne  furono  rinvenuti  alcuni  fatti  di  un  mlsto  di  queste  due 
materie  coloranti  ,  oppure  di  un  misto  di  verde  terra  con 
poco  ceruleo  montano. 

I  cerulei  o  constano  del  ceruleo  ultimamente  noroinato 
(  carljonato  ceruleo  di  rame  ),  ovvero  constano  di  oltremare. 

I  bianchi  non  d' altro  sono  formati  die  di  carbonate  cal- 
cario ,  simile  per  consegucnza  nella  natura  al  cosi  detto 
bianco  di  creta;  Pincarnato  fix  trovato  composto  del  sud- 
detto  bianco  misto  a  piccola  quantita  di  terra  gialla  e  non 
rossa. 

II  nero  ebbe  a  raostrarsi  simile  alia  polvere  della  ma- 
tita  nera  die  attualmente  si  conosce  col  nome  di  ainpelite 
grafica. 

Per  le  quali  cose  condiiude  il  sig.  Branchi  essere  i  co- 
lori esaminati  del  genere  di  quelli  ,  die  non  si  alterano 
per  r  azione  dell' ana  e  della  luce,  talclie  non  dee  far  me- 
raviglia  se  essi  a.  differenza  di  alcune  lacclie ,  e  di  varj 
altri  colori  ,  die  si  usano  ai  di  nostri,  si  sieno  conservati 
seuza  cangiameuto  notabile  siao  al  presente. 


VAUIKTA.  I^ 

Storia  di  Santa  Elisabetta  d  Ungliena^  Laiigravia  dl 
Twingia  {dal  1 207-1 281)  del  coiite  di  MonLalem- 
hert  ^   Pari  di  Francia. 

II  glovane  oratorc  della  Camera  del  Pari  depose  ia 
questa  Storia  (i)  i  riusltamenti  di  molti  anni  di  studio, 
cli'  ei  fe'  su  di  settauta  e  piii  opera  edite  ed  ineilite ,  e 
qnelli  di  tre  aniii  di  viaggi,  ravvivandola  coll' afl'etto  della 
sua  beir  anima  religiosa. 

Ei  ci  oll're  innanzi  tratto  uno  splendiJo  quadro  prilitico 
scientifico  religiose  di  tutta  1' Europa  cattoliqa  nel  secolo 
terzodecimo  e ,  scostandosi  degnamente  da  coloro  die,  raz- 
zolando  nelie  rovine  del  medio  evo  ,  altro  noa  vi  disco- 
prono  clie  tradimenti  e  delitti ,  onde  ci  danno  una  lette- 
ratura  atroce  e  san^uinaria,  cgli  va  ia  traccia  piii  presto 
delle  virtu  de'  nostri  avi ,  e  illustra  i  graiidi  avvenimenti, 
per  cui  tanta  gloria  ne  venne  alia  religione  e  alia  civil 
societa. 

Ci  da  in  seguito  la  storia  particolare :  ed  e  questa  una 
vivida  rnppresentazione  dell'  innocenza  de'secoli  della  fede, 
deir  onore  de' tempi  cavallereschi,  dell' amor  conjugale  ele- 
vato  al  soramo  grado  di  perfezione  in  forza  del  divine 
amore,  di  una  pieta  profondissima  ,  di  una  umilth  senza 
pari  ,  di  una  virile  fortezza  ,  di  una  sterniinata  beneficenza 
della  Virtu  insomnia ,  personificata  in  colei  clie  da  seicento 
e  piu  anni  la  Germania  cattollca  e  non  cattolica  ha  co- 
stantemente    cliiamata  la  cara  santa  Elisabetta. 

L' importanzn  ,  l' altezza  ,  la  varieia  di  questi  fatti,  la 
scliiettezza  ,  Tunzione,  1' affetto  e  diro  pur  I' abbandono 
con  cui  sono  narrati ,  e  quelia  vergine  aura  poetica  che 
per  entro  vi  spira  e  ricrea  dal  principio  alia  fine  ogni 
anima  aggravata  dal  peso  dellc  sventure,  onde  fa  segno 
principalmente  V  eroina  di  questa  Storia  ,  mi  furono  so- 
prattutto  di  eccitamento  a  darne  una  versione  all' Italia , 
riducendone  il  tcsto  in  alcuna  parte,  e  acconciandolo  il 
meglio  che  per  me  si  pote  ai  bisogni  e  all'  edificazione  di 
ogni   classe   dl   leggitori. 

La  Germania  ne  possiede  oraai  due  traduzioni  (  Aqui- 
sgrana  e  Lipsia  )  ^  e  se  non  mi  venga  meno  il  favor  di 
chi  puote  e  suole  al  buon  volere  soccorrere,  non  tardero 

(1)  Piibblicaia  in  Paiiiii  ucl  18 36,  in  ii."  grande  di  circa  60O 
pagiue. 


144  VARIETA. 

io  niolto  a  far  di  pubblico  dirltto  cotesta  clie^  per  qaanto 

III!   sappia  ,  e  la   prima  italiaiia. 

Quei  gentili  adunqne  che  contribuir  vorranno  a  soste- 
nerne  le  spese  delT  edizloae,  coU'  onorarla  per  ora  del  loro 
nomcj  si  avranao  ia  uao  o  due  volumi  quest' opera  al 
pre/.zo  di  fiorini  due  o  tre  tutt'  al  piii  (  6-9  lire  austria- 
clie  )  che  sono  il  terzo  o  la  meta  dell'  originale  francese  , 
da  sborsarsi  solo  all'  atto  del  ricevimento  di  tutta  1'  opera 
stessa   (1). 

Egli  e  bello  del  resto  e  confortante  il  vedere  in  mezzo 
alle  dubbiezze  desolanti  del  secolo  e  di  quel  regno  raassi- 
mamente  cbe  si  disse  gia  Cristiauissimo  ,  sorgere  questo 
nobile  incregno  e  dare  al  moado  una  prova  luuiinosissima 
che  la  Fede  non  e  ancor  luorta,  e  che  qualunque  scrittore 
intenda  al  morale  religioso  incremento  de'  suoi  consimili 
e  si  argomenti  di  attignere  i  suoi  dettatl  e  le  sue  inspi- 
razioni  ad  altre  fonti  che  non  sono  la  santita  ,  bellezza  e 
sapienza  eterna  ,  e  la  dignita  dell'  uomo  redento  da  Lui 
che  mori  suUa  Croce  ,  e  l'  apostata  di  sua  inissione  e  il 
sovvertilore  dell'  ordine  e  della  pace. 

Vienna,  il   3   maggio   1837. 

P.   Nicola  Ncgrelli , 

Prefetto  e  proPessore  nelP  I.  R,  Acca- 

demia  delle  liupue  orientali. 


Sui  combustibill  fossili ,  Lettera    da    Nuova    York   16 
aprilc   1887. 

II  combustibile  minerale  forma  la  ricchezza  de^paesi,  ove  la 
sua  esistenza  fu  comprovata  e  posta  a  profilto.  E  fuor  di  dubbio 
che  alle  sue  produzioni  minerali,  ma  piu  specialmenle  alle  ab- 
bondanli  cave  di  carljon  fossile,  va  debitrice  la  Gran  Brettagna 
dell'  ingente  prospcrita  di  sue  maniiatture. 

II  carbon  fossile,  propriamenle  detto  dai  Francesi  Houille^ 
ossia  carhone  hitnminoso ^  che  si  cstrae  dalle  cave  della  Gran 
Bretlagna  viene  valulato    da  Mac  Culloch ,   nel  sue  Dizionario 

(1)  Alia  fine  delP  opera  si  dara  il  catalogo  de''  signori  Associatf , 
che  resta  aperto  sino  alia  fine  di  luglio  p.  v.  —  Chi  stara  malle- 
vadore  per  dieci  copie  ne  avra  una  gratis.  —  Le  associazioni  si 
ricevono  in  Vienna  presso  Federico  Volke  e  dai  jirlncipali  lihraj 
d' Italia:  in  !Milano,  dalla  Sotietii  tipogralica  de'Classici  italiani, 
contrada  di  S.  JIargherita. 


VARIETA.  I4D 

commercJale,  a  piii  di  16,000,000  toniiellate  anuualraente,  di 
cui  6ouin.  toanellate  vengono  aspoitate  in  paesi  forestieri.  Le 
piu  recenli  stime  offeite  da  M/  Porter  portano  questa  cifra 
fino  a  17,700,000  tonnellate,  noa  compresa  la  quantita  consu- 
niata  sul  luogo  medesiiuo  delle  cave:  5,ooo,ooo  tonnellate  sono 
impiegate  nelle  diverse  intraprese  industrial!  e  760,000  tonnel- 
late vengono  annualmente  spedite  si  nelle  colonic,  che  in  estere 
contrade. 

Lo  stesso  Nac  Culloch  porta  il  capilale  impiegalo  in  queslo 
genere  di  produzione  a  260  milioni  di  franchi,  e  il  numero 
delle  persone  che  a!  trovano  lavoro  a  i8om.  Alcune  altre  stioiQ 
statisliche  portano  quest""  ultima  cifra  a  260m. 

Nel  1834  la  Francia  ha  estratto  dalle  sue  cave  2,5oo,ooo 
tonnellate  di  carbone  e  di  antracite;  il  numero  degU  operaj 
nelle  miniere  e  di  18,000.  In  Francia  s*"  importa  ancora  molta 
ho iii lie  da.\  Belgio  e  dalPInghilterra,  calcolandosi  Tintiero  con- 
sumo  di  questo  combustibile  a  3,2oo,ooo  tonnellate. 

Dopo  ringhillerra  il  paese  piii  abbondantemente  pro^Tisto  di 
carbone  bituminoso  e  il  Belgio.  Nei  tre  grandi  bacini  di  Mons, 
Charleroi  e  Liegi  si  escavano  annualmente  per  5,2oo,ooo  tonnel- 
late di  combustibile,  di  cui  tre  quarti  sono  consumati  nello  Stato. 

Gli  slroti  o  filoni  di  carbon  fossile  trovansi  per  lo  piii  fram- 
mezzo  a  banchi  arenosi ,  detti  comunemente  gre  carboniferi ,  e 
che  servono  come  di  principio  ai  terreni  secondarj.  La  loro 
giacitura  e  per  lo  piii  a  strati  da  8  a  20  pjiedi  di  grossezza, 
Gli  strati  hanno  spesso  per  intermediarj  dei  banchi  di  gre  car- 
bouifero  piu  o  meno  grossi :  si  trovano  soprapposti  gli  uni  agli 
altri  e  il  numero  e  sempre  vario,  trovandosene  in  alciuie  loca- 
lila  sino  a  5o.  Gli  strati  piu  fitti  possono  considerarsi  come  il 
risuUaiDento  di  varj  strati  separati  tra  loro  da  letti  assai  leg- 
gieri  di  sostanze  lerrose.  I  gre  carboniferi  che  separano  i  di- 
versi  strati  di  carbone  sono  sempre  piii  caricati  di  materie  bi- 
tuminose  di  quelli  che  li  circonscrivono.  Alle  volte  simili  con- 
torni  o  confinl  sono  forniati  di  sostanze  schistose  piii  o  meno 
dure ,  sempre  di  uu  bel  nero  lucido  ed  a  frattura  hscia. 

II  carbon  fossile  e  per  lo  piu  di  un  bel  nero  e  rare  volte 
grigiastro;  cd  in  quest'' ultimo  caso  e  piii  frangibile  :  e  opaco, 
inolto  infiammabile  e  fa  un  fumo  oscurissimo  con  un  odore 
bituminoso  e  talvolla   anche    solforoso,    secondo  la  maggiore   o 

Bibl.  Ital.  T.  LXXXVI.  10 


146  V  A  R  1  E  T  a\ 

minor  quantity  di  piriti  ferruginose  cli''esso  contlene.  Ho  vedulo 
alcuni  pezzi  di  carbone  scavato  nelle  ricche  miniere  del  iVew- 
castle  in  InghilteiTa ,  ch''  erano  sparsi  di  alcuni  strati  di  queste 
piriti  da  5  a  6  linee  di  grossezza.  II  carbon  fossile  esposto  a 
un''alla  temperatura ,  in  sito  chiuso,  si  decompone  facilmente ; 
la  materia  oleosa  o  bituminosa  si  converle  in  acido  carboiiico, 
in  gas  idro-solforico  e  in  gas  idrogeno  carbonate,  il  residuo 
e  un  cari)one  leggiero,  piii  voluminoso  del  carbon  primilivo, 
e  che  in  Inghilterra  si  usa  per  lo  piti  nel  servizio  domestico, 
sotto  il  nome  di  Coak.  II  gas  idrogeno  carbonate  viene  poi 
adoprato  per  le  bellissime  illuminazioni  a  gas. 

Le  migliori  qualita  di  carboni  sono  quelle  meno  cariche  di 
solfuro  di  ferro  e  di  terre  alluminose  solforate.  Le  piu  stimate 
hanno  da  3o  a  4o  pe*"  100  di  bitunie,  e  lasciano  uu  residuo 
dopo  una  completa  combustione  di  5  a  5  per  100.  Nelle  piii 
cattive  qualita  appena  si  scorge  Tesistenza  del  bitunie. 
Carbone  antracite  delta  Pensihania. 

II  di  8  di  marzo  (1837)  partii  di  buon  mattino  da  Filadelfia 
per  visitare  alcune  cave  di  antracite  situate  alle  rive  dello 
Schuylkill  e  nelP  interno  della  Pensilvania.  Lo  spettacolo  del- 
r  intraj)resa,  delP  industria  e  della  prosperita  che  si  ofTre 
airocchio  delP  osservatore,  puo  solo  essere  concepito  da  chi  ha 
un*'  adequata  idea  del  modo  con  cui  si  conducono  in  America 
siffatti  stabilimenti.  Nel  cuore  di  una  regione  poc''  anzi  quasi 
atfatto  seUaggia,  fra  le  acute  punte  degli  Alleghany  iiitersecate 
da  mille  ruscelli  e  fiumi  di  diversa  grandezza  ,  che  vanno  ad 
accrescere  le  correnti  maestose  della  Delaware  e  del  Suscjuc- 
hannah^  ora  s'' inconlra  un  popolo  quasi  agglomerato,  ivi  con- 
dotto  dalla  certa  aspettativa  di  un  rapido  ed  ingente  guadagno. 
Sembra  un  nuovo  mondo  quasi  per  incanto  improvvisato.  E  ol- 
tre  ogni  mia  speranza  di  poter  dare  un  fedele  prospetto  di 
quelle  fortunate  contrade;  T  impressione  non  puo  essere  comu- 
nicala  con  parole:  la  scena  per  essere  apprezzata  dev'' essere 
vista.  Sarebbe  pur  cosa  al  disopra  delle  mie  cognizioni  Ten- 
trare  in  ispinose  ricerche  sulTistoria  geologica,  sulla  formazione 
ed  il  caraltere  naturale  delT  autracile.  Accontentatevi  dunque 
di  alcune  brevi  e  superficiali  osservazioni  che  ho  potuto  rac- 
cogliere  colP  ajuto  di  persone  in  tale  iutrapresa  versate,  circa 
alia  produzioue  ed  al  coiumercio  del  carbone  antracite  nello 
Stato  della  Pensilvania. 


V  A  R  1  F.  T  A  .  I  47 

La  Pensilvania  abbonda  di  produzioni  minerali  del  plii  utile 
e  comune  uso,  come  feiro  e  caibone;  produzioni  che  hanno 
specialmenle  contribuito  alia  gigaiitesca  prosperlta  della  Gran 
Brettagna.  Per  quanto  fu  finora  esplorata  Tantracile  della  Pen- 
silvania e  scandagliata  la  qualila  della  medesima,  essa  occupa  tre 
letli  distinti  e  separati  che  giacciono  vicino  alia  sponda  orien- 
tale  della  Susr/uehannah  parte  al  disopra  e  parte  sotto  al  ramo 
settentrionale:  tutti  e  tre  presentano  una  sorprendente  somi- 
glianza  quanlo  alia  posizione  geografica,  air estensione  deirarea 
ed  alle  geologiche  combinazioni.  Si  trova  pel  prime  il  campo 
di  carbone  di  Mauch-Chunck  e  di  Schuylkill;  indi  quello  di 
Beaver-Meadow ^  Schamokin  e  Mahanoy ,  e  per  ultimo  quello 
di  Lackawanna  e  W^  '■uning.  Oguuno  di  questi  campi  forma 
un  bacino  lungo-elittico,  con  uii  ben  marcato  lembo  di  con- 
chiglie  rosse,  e  cinto  da  una  barriera  di  vertici  di  montagne. 
La  loro  vicinanza  e  la  coslante  somiglianza  di  quesli  tre  cnmpi 
fanno  ragionevolmenle  supporre  che  costltuiscano  una  sola  re- 
gione  carbonifera. 

C  e  reramente  gran  differenza  nella  qualita  del  carbone  in 
varie  parli  del  bacino  e  per  sino  nella  stessa  regione.  L''an- 
tracile  della  Pensilvania  e  divisa  in  3  classi :  la  prima,  che  si 
accende  con  facilita  e  da  molla  Gamma,  lascia  un  residuo  di 
ceneri  rosse:  la  seconda  e  alquanto  piii  dura  e  pin  dilHcilmenta 
si  accende;  il  suo  residuo  consiste  in  ceneri  grigie:  1"  ultima 
qualita  e  ancora  pii'i  dura  ed  a  slento  prende  fuoco:  da  poca 
o  nessuna  fiamma  e  lascia  le  sue  ceneri  aft'alto  bianclie.  II  car- 
bone comunemenle  conosciuto  sotto  il  nome  di  Schuylkill  ap- 
partiene  tutto  alia  prima  categoria:  e  di  un  nero  assai  lucido  e 
nelle  sue  fratture  lisce  e  lucenli  somiglia  talvolta  al  talco.  La 
regione  dello  Schuylkill  sembra  dalla  stessa  natura  accennala 
airindustria  delP  uomo.  L*"  immense  trafllco  di  quella  valle  andd 
rapidamente  crescendo  con  quello  di  Lowell  alPincirca  nello 
stcsso  giro  di  tempo.  La  prosperila  delle  fabbriche  di  Lowell 
e  quella  delle  carboniere  dello  Schuylkill  e  veramente  piii  con- 
nessa,  che  non  sembra  al  primo  colpo  d''  occhio.  Si  scoperse 
Tesistenza  del  carbone  in  quella  regione  fino  dal  1790,  e  le 
cave  di  Mauch-Chunk  furono  in  parte  aperte  nel  1800.  A  quel- 
r  epoca  r  uso  di  questo  combustibile  si  limitava  a  poche  oflficine 
di  fabbro-ferrajo ,  e  in  Terita  se  ne  faceva  ben  poco  conto. 
Ncl   i8i4,   quando   i   navigli    della   Gran    Brettagna   teaerano 


148  V  A  R  I  E  T  a'. 

blorcatl  i  porli  americani,  ed  impedivano  che  il  carbone  bitumi- 
noso  della  Virginia  arriyasse  a  Nuova  York,  alcuni  fabbricanti 
americani  provarono  a  far  venire  qualche  carro  di  antracite 
dalle  sorgenti  dello  Schuylkill,  ma  trovarouo  tanto  ostacolo  a 
farla  accendere,  che  quasi  fu  abbandonata  V  impresa.  Pero  il 
bisogno  e  la  perseveranza  hanno  provato  che  moltissimo  van- 
taggio  se  ne  puo  ritrarre  sia  per  1' uso  domestico,  che  per  le 
macchine.  A  poco  a  poco  s'  imparo  ad  abbruciare  F  antracite, 
i  cammini  si  costruirono  in  un  modo  appropriate  per  questo 
genere  di  combustibile,  ed  ora  e  divenuto  di  un  uso  comune 
non  solo  nelle  fabbriche,  ma  anche  nelle  famiglie. 

II  canale  dello  Schuylkill  offre  lavoro  a  670  grandi  barche, 
Nel  1854  si  spedirono  al  mercato  di  Fi'ndelfia  224,242  tonnel- 
late  di  carbone  per  la  via  dello  Schuylkill,  e  106,244  tonnel- 
late  pel  Lehigh.  II  valore  dei  lavori  occasionati  dal  campo  car- 
bonifero  dello  Schuylkill  e  del  Lehigh  si  calcola  come  segue  : 
Navigazione  del  Lehigh  ,  46  miglia  .  .  .  dollari  i,54'),og4  96 
Lavori  fatli  ;il  fiume  e  strada  ferrata  alia  miniera  »         i55,42o  20 

Strada  ferrata  di  Boom-Run »  69,766  Sg 

Navigazione  dello  Schuylkill,  miglia  108  .  .  .  »  2,966,480  i5 
Sei  strade  di  ferro  che  servono  alle  cave.  .  .  »        46^,239  4^ 

Canale  delP  Uaione "         i64,364  38 

Altre  4  strade  ferrate  che  mettono  al  canale.  »  369,281  56 
Numero  di  carri  sulle  strade  ferrate  del  primo 

distretto  2,554  21  dollari  70  cadauno  .  .   .  .  >'        164,780  00 

Battelli  e  barche  980  a  dollari  5oo "        490->ooo  00 

Novantadue  stabilimenli  e  depositi  di  carbone; 

capitale  in  opera,  cavalli,  utensili,  ecc.  .  .  >f  368,qoo  00 
Acri  100,000  di  terra  a  dollari  4o  per  acre.  .  .  »     45000,000  00 


Somma  totale  del  capitale,  dollari  10749,4^7  08 

pari  a  milanesi  lir.  75,246,992  10. 
Aggiungasi  a  questa  cifra  il  valore  approssimativo  di  quattro 
considerevoli  citta  e  parecchi  grossi  villaggi  sorti  e  fabbricali 
dopo  che  si  comincio  a  scavare  il  carbone  nella  regione  dello 
Schuylkill,  e  si  avra  allora  un"' idea  dei  frutli,  che  la  Pensil- 
Tania  ritrasse  da  una  siffatta  speculazione. 

II  secondo  campo,  quello  cioe  di  Beaver-Meadow,  Schamokin 
Mahanoy.,  benche  non  ancora  aperto  ai  pubblici  mercati ,  non 
e  men  degno  di  ua  eurioso  interesse.   Esso  occupa  la  sommita 


VAUIETA.  '  149 

lie'  piu  alti  lerreni  esistenti  tra  le  acque  del  Lehigh  e  !o  Schuyl- 
kill da  un  lato,  e  quelle  del  inmo  setlenUiouale  della  Sus(/ue- 
hanriah  dall'altro,  nel  mezzo  di  una  catena  continuata  di  uie- 
diocri  montagne.  L^inliero  bacino,  per  quanto  alia  sua  forma, 
noa  diflerisce  gran  che  dal  primo  descrillo,  ma  non  offre  le 
stesse  facilila  di  accesso.  Le  vene  sembrano  cssere  assai  grosse 
e  massicce,  capaci  di  somministrare  un''  abbondante  provvista 
di  carbone ,  qualora  la  domanda  diventi  tale  da  far  superare 
le  difficolta  dei  trasporli  per  giungere  ai  luoghi  della  vendita. 
Una  di  quelle  opei-e  che  fanno  stordire  per  1"  arditezza  del 
concetto  e  per  la  grande  perizia  della  sua  esecuzione ,  e  la 
strada  ferrata  di  Datwille  e  Poffsville.  Non  c""  e  forse  iu  Eu- 
ropa  alcun''  opera  pubblica  che  sorpassi  quesla  grandiosa  co- 
struzione.  Baslera  in  prova  specificare  il  tunnel^  ossia  galleria 
coperta,  e  la  serie  di  piani  inclinati ,  che  yanno  a  sormontare 
la  grande  elevazione  di  Broad-mountain.  Quesla  galleria,  che 
attraversa  un  culmine  inaccessibile  ed  acute,  e  lunga  800  piedi, 
e  alia  10,  e  10  pure  ha  di  larghezza.  I  piani  inclinati  quasi  tutli 
sono  superali  con  macchine  locomotrici  ,  ossia  rompi-venti ^  ed 
un  solo  ha  ima  macchina  stazionaria,  che  da  molo  ai  carri  in 
una  discesa  di  1625  piedi  ad  un  angolo  di  circa  18  gradi ,  in 
una  elevazione  per[  endicolare  di  345  jiicdi. 

Gli  strati  carboniferi  del  terzo  canipo  nella  valle  di  Wyoming 
e  Lackai'anna  sono  meglio  accessibili  dei  primi  due,  essendo 
esposti  alia  superficie  del  terreno  in  molli  luoghi  suUe  scarpe 
di  fiumicelli  che  atlraversano  la  valle.  Questo  carbone  assai 
piu  pesanle  e  meno  combuslibile  dei  primi  due  e  mcno  inlro- 
dolto  nel  ci)nsumo  delle  grandi  citta  ,  ma  fornisce  sutlicienle- 
mente  ai  bisogni  delle  labbriche  e  delle  officine  circostanti. 
II  capitale  impiegato  neir  escavazione  di  quesla  miniera  e  nelle 
opere  di  accesso  e  di  trasporlo  si  calcola  a  dollari  862, 5oo. 

II  lotale  del  carbone  estratlo  dai  tre  indicati  campi  e  por-> 
tato  ai  mercati  di  Filadelfia  e  di  Nuova  Yorck  nel  j855  fu  di 
tonnellate  545,588,  e  nel   i854  di  tonnellate  49^,700. 

Benche  ingente  possa  sembrare  il  capitale  impiegato  in  questa 
inirapresa,  e  tuttoche  grande  sia  di  gia  la  quanlita  del  combusti- 
bile  estratlo,  puo  non  di  meno  consideraisi  ancora  come  ncl- 
I'infanzia,  se  si  paragona  col  consumo  e  col  ricavo  che  se 
ne  fa  in  Inghilterra  ,  dove  si  calcola  che  ogn''  individuo  con- 
suraa  un  po'  piii  di    una    tonnellata    di    carbone    annualmcnte. 


l50  V  A  R  I  E  T  a'. 

L*"  imporlazione  che  si  fa  del  carbon  fossile  da  Liverpool  ia 
America  e  tuttora  straordinaria ,  giacche  poco  ancora  sono  as- 
suefatti  i  particolari  a  sen'irsi  deir  antracite  per  Puso  dome- 
stico  e  quasi  tutla  la  quantita  di  questo  combustibile  estratto 
dalle  cave  della  Pensilvania  e  consumata  iielle  olHcine  e  nelle 
manifatture  ognora  crescenti  negli  Stati  dell'  Unione. 

L""  antracite  propriamente  delta  e  una  sostanza  carbonosa  , 
nera ,  opaca ,  che  abbrucia  cou  qualche  dilHcoUa  e  senza  fare 
fiamma  ne  fumo ,  ne  dare  alcun  odore ,  eccettuato  il  caso ,  in 
cui  contenga  piriti  ferruginose.  L'  antracite  esiste  in  tutti  i 
paesi  dove  sonovi  terreni  intermediarj  di  vasta  estensione. 
Tali  sono  principalmente  gli  Stati  Uniti  delP  America  setten- 
Irionale ,  ove  le  scopcrte  di  questo  combustibile  vanno  crescendo 
ogni  giorno.  Si  trova  in  massi  o  a  strati  in  mezzo  ai  ceppi 
arenosi  piii  antichi  e  talvolta  fra  le  rocce  schistose.  La  sua 
composizione  e  carbone  contenente  un  po""  d'' idrogeno :  sostanza 
teiTosa  formala  d''al]umina,  di  calce,  silice  e  talora  di  carburo 
di  feri'o.  L'' antracite  offre  moltissime  varieta:  il  suo  peso  spe- 
cifico  e  di  r,5  a  i,8. 

II  sig.  Marco  Bull  ha  osservato  che  il  carbone  di  Lwerpool 
mantiene  un  certo  calore  colla  sua  combustione  nella  seguente 
proporzione:  una  libbia  di  peso  per  ore  9  e  ro  minuti; 
quello  di  New-Castle  in  Inghilterra  9  ore  e  20  minuti:  quello 
di  Cannel  10  ore  e  3o  minuti:  quello  di  Virginia  9  ore  e  20 
minuti:  T  antracite  di  Schuylkill  i3  ore  e  4°  minuti,  Lacka- 
vanna  i3  ore  e  10  minuti:  quella  di  Lehigh  i3  ore  e  i5  minuti. 

L"'  esempio  delle  altre  contrade ,  ove  la  scoperta  dei  combu- 
stibili  minerali  ha  prodolto  un  rapido  incremento  d''  ogni  ramo 
d""  industria  manifatturiera ;  lo  sviluppo  che  vanno  gradatamente 
prendendo  nel  Regno  Lombardo-Veneto  le  arti  di  utilita  ed  i 
mestieri  meccanici;  il  prezzo  ognora  crescente  della  legna  in 
Italia,  son  tutte  cose  che  dovrebbero  eccitare  ogni  persona 
intelligente  e  arnica  del  suo  paese  a  fare  diligcnti  indagini , 
onde  condurre  a  buoni  e  positivi  risultamenti  le  dolte  i-icerche 
che  furono  fatte  ad  epoche  diverse  nella  Lombardia,  per  com- 
provare  T  esistenza  di  combustibili  minerali.  L-  TinelU. 


R.  GlBONI,   F.  CARLINI,    I.  FVMAGALLI  p   G.   Brugnatelli , 

direttori  ed  editori. 
Pubblicato  il  di   22   giugno    1837. 


i5i 

r.ratto  delle  osservazioni  meteorolog'iche  fatte  alia  nuova  tone  astronomica 
dell' I-  R-  Osservatorio  di  Brera  all' altezza  di  tese  i3^62  {metri  26,54) 
sull' orto  botanico  ,  e  di  tese  y^A^  {metri   147,11)  sul  llvello  del  mare. 


,  „,M 

, 

III 

A  P  R  I  L  E 

857. 

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Direzione  del  \eiilo-       I 

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+  10,8 


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9:4 
+  1  1,2 

+1 1,5 


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5,2  +  6,8 
7,6  +  8,9 
8,1  +  9,9 
y,o,+io,4 


+  9,O|+io,0 


5,8 

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■10,0+1 1,6 


-10,'J  j  +  I2,0 

■i2,',j  +  i3,3 
■  9,6 1  +  10,8 
-1 1,2+12.3 

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+  10,5 


+10,9 
+  9,0 
+  9,5 
+1 1,3 
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+  !,'),  I 

+i4,3 

+  T  0,8 

+I3.4 
+i4-,3 


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+1 1,5 
+  10,8 


+  6,7 

+  6,4 

4,5 

7,5 

+  5,4 


+  6,1 

+  7,5 

+  4,1 

+  7.9 

+  6,8 


6,5 
5,4 

8,5 

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Q,8 


+  7,;5 
+  9,8 
+  7:4 

+  9,8 
+  1  r,i 


7:0 

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8,2 

9,1 
9.0 


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4,3 

4,7 

4,5 


5,0 

6,1 
5,5 

7'0 
6,0 


+  6,5 

+  6,  J 

+  6,5 

+  7,3 

+  8,5 


6,8 
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6,3 

9:2 
8,2 


6,8 
3,3 
4,4 
4,0 

4,6 


4,1 
5,0 
4,0 
6,9 

7:4 


4,2 
5,0 

5.- 
7 

7:9 


+  12,7 
+  10,6 
+12,3 
+12,3 
+i3,5 


+  6,3 
+  8,0 
+  8,0 
+  8,3 
+10,1 


+  '0,9 
+   9:9 

+  9.4 
+11,0 
+1 1.8 


+  7,0 

+  7:4 

+  6,9 

+  7,0 
+  9--' 
+  9,5 
+  9,8 
+  8,9 
+10,0 
+  10, 


Slalo  del  cielo 


da  mezzanotte     da  mezzod 
mezzodi.      a  mezzanolt 


Nuvolo. 
Ser.  nuv- 
Nuvolo. 
Ser.  nuv. 
Nuvolo. 


Fioggia. 
Nuvolo. 
Pioggia. 
Nuvolo. 
Ser.  nuv. 

Nuvolo. 
Ser.  nuv. 
Pioggia. 
Ser.  nuv. 
Nuvolo. 


Pioggia. 
Pioggia.  nuv. 
Nuv.  rotto. 
Sereno. 
Ser.  nuv. 


Nuv.  roLto. 
Piogg.  nuv. 
Nuv.   piogg. 
Nuvolo. 
Ser.  neb.  nuv. 


Sereno. 
Sereno. 
Piogg.  nuv. 
Ser.  nuv. 
Sereno. 


Nuvolo. 
Ser.  nuv. 
Sereno. 
Sereno. 
Ser.  nuv. 


Piog.  ser.  nu 
Piog.  grandi) 
Pioggia. 
Ser.    nuv. 
Pioggia. 


Ser.nuv.pio 
Ser.   nuv. 
Pioggia. 
Ser.  nuv. 
Pioggia. 


Piogg.   nuv. 
Piogg.   nuv. 
Sereno. 
Ser.   uebb. 
Ser.  nuv. 


Nuv.  pioggi: 
Ser.  nuv. 
Piogg.  nuv. 
Ser.   nuv. 
Ser.  nuv.  se 


Sereno. 
Nuv.  rotto.  pio 
Nuv.  ser. 
Ser.  nuv.  ser. 
Ser.  neb.  nu 


Altezza  inassima  del  teruioaieUo  +   \!^^o 

y>       minima +      3, 00 

"        media     +      7,6168 

Quantita  della  pioggia    cadula  in  tutlo  il  mese  linec  72,84. 


BIBLIOTECA  ITALIANA 

PARTE    J. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


he  antichitd  dl  Alba  Fucense  negli  Equl  misurate  ed 
illustrate  dcdV  arch.  Carlo  Promis.  —  Roma.,  i836, 
in  8.°,  di  pag.  260. 


B 


en  pochi  che  viaggiano  il  classico  paese  d' Italia  per  am- 
mirarne  le  maraviglie  di  natura ,  o  per  pascersi  delle  pas- 
sate  glorie  nel  luogo  stesso  eve  fnrono  coke ,  o  per  istruirsi 
snlle  opere  delle  vetuste  civilta  aborigene  o  romane ;  bea 
pochi  spingono  i  lore  passi  fine  al  lago  di  Fucino.  Eppure 
e  per  sorpreadenti  bellezze  di  site  e  di  cielo ,  e  per  fecon- 
dita  di  memorie,  e  per  ricchezza  di  monumenti  non  e  que- 
sto  paese  secondo  alia  celebrata  valle  di  Tivoli ,  al  bel 
gruppo  de'  colli  Albani,  alle  famose  lande  Pestane  tuttodi 
visitate  da  folia  di  viaggiatori  d' ogni  parte  del  mondo.  O 
vl  sail  dagli  Abruzzi  per  la  via  di  Sulmona ,  patria  di 
Ovidio,  o  dalla  Campaaia  per  qiiella  di  S.  Germano,  e  la 
pittoresca  isola  di  Sora  costegglando  il  Liri ,  o  fiaalraente 
dalla  Coinarca  romana  per  quelle  di  Tagliacozzo  o  di  Sub- 
biaco ,  tu  ti  senti  maravigliato  del  trovarti  ia  uq  paese  si 
ameno,  si  fertile,  si  popoloso  dope  aver  superate  tante  e 
si  scoscese  erte  ,  percorse  valli  ingrate  all'  agricoltura  e  ri- 
servate  al  pastore  solitario  ,  ed  attraversati  boschl  aacor 
vergini  dalla  devastatrice  maiio  dell'  uonio  :,  e  dlmandi  a  te 
stesso  air  aprirsi  di  una  scena  si  nuova  ed  imponente  se 
e  figlla  della  tua  fantasia  o  della  realta. 

Bibl.  Ital.  T.  LXXXVl.  11 


r54  LK    ANTICillTA."'    DI     ALBV, 

E  il  lago  di  Facino  di  figura  pressoclie  circolare  e  ml- 
siira  sedici  miglia  di  diametro ,  e  circa  qnaranta  di  circon- 
ferenza.  Cinto  da  colli  die  si  disegiiano  nel  cielo  coUe  piu 
annoniclie  linee  e  lo  racchindono  ad  anfiteatro,  ridente  per 
un  numero  graiide  di  borglii  e  villaggi  die  vi  si  specchia- 
no ,  e  per  una  florida  vegetazioiie  die  lor  fa  corona,  rlcco 
di  saporita  pesca,  col  piano  della  Scnrgola  a  tramontana 
fecondissimo  di  biade ,  presenta  un  insieme  di  amenita  e 
di  abbondanza  die  si  puo  difficilmente  descrivere  a  parole. 
E  cresce  Fincanto  eve  consider!  die  quei  colli  sono  le  cime 
degli  Apennini  die  partono  1' Italia,  e  che  vednti  da  lunge 
maravigliano  per  la  loro  altezza.  Ma  il  clima  naturalmente 
temperate  di  questa  regione  e  le  vette  del  monte  Velino 
clie  la  difendono  dai  venti  brumali  rendono  deliziosa  e  sa- 
luberrima  la  contrada. 

Questo  lago  pero  non  ha  emissarj  almeno  apparent!.  Rac- 
cliiuso  per  ogni  parte  da  raonti  che  nella  stagione  inver- 
nale  si  coprono  di  nevi,  alio  sciogliersi  delle  stesse  va  spesso 
soggetto  ad  escrescenze  che  arrecano  non  pochi  danni  a 
quegli  abitanti.  Vuolsi  che  il  Liri,  il  Teverone  ed  il  Salto 
che  tributauo  le  loro  acque  al  Mediterraneo|,  ed  il  Pescara 
che  le  tribnta  alPAdriatico  traggano  dallo  stesso  per  vie 
sotterranee  la  loro  principale  origine.  Comunqne  sia,  i  soli 
inezzi  naturali  delTevaporazione  e  della  fihrazione  non  sono 
sufficient!  per  isnialtirne  le  piene.  Cio  conobbero  i  Romanl 
i  quail  vi  avevano  colonic  e  pregiavano  assai  quei  luoghi 
e  per  la  vicinanza  di  Roma,  e  per  1' importanza  delle  vie 
che  vi  avevano  stabilite,  e  per  la  gloria  di  quelle  prime 
difficili  conquiste,  onde  a!  tempi  de'  Cesari  pensarono  come 
a'  tempi  della  Repubblica  fecero  pel  lago  d'Albano  di  esca- 
varvi  nella  roccia  un  emissario ,  attraverso  il  inonte  Sal- 
viano  il  quale  percorrendo  una  strada  di  circa  35oo  nietri 
nelle  viscere  del  monte  e  mettendo  foce  nel  Liri,  non  solo 
bastasse  a  sfogare  le  acque  sovraljbondanti ,  ma  potesse  al- 
r  evenienza  asciugare  il  lago  stesso  che  non  misura  che 
circa  venti  metri  di  profondlta ,  ed  acquistare  all'  agricol- 
tura  una  estensione  non  indifFerente  di  terreni  res!  fecon- 
dissimi  dai  deposit!  delle  acque.  E  alT  Imperatore  Clau- 
dio  che  si  deve  la  gloria  del  compimento  di  quell'  opera 
veramente  grande  alia  quale  lavorarono  per  undici  anni 
trenta  mila  scliiavi.  Plinio ,  Tacito  e  Svetonio  ne  parlano 
e  ne  descrivono   le    sanguinose    battaglie    navali    celebrate 


ILLUSTRATE    DA    C.    PEOMIS.  ]  55 

neir  occasione  dell' inaugurazione  ed  apertura  dell'emissa- 
rio ,  e  le  rovine  interne  avvenute  a  quelle  prime  prove,  Ic 
quali  trascurate  resero  afiatto  inutile  P  opera  gigantesca.  Si 
penso  ad  essa  a'  tempi  nosiri ,  e  forse  a  quest'  ora  fu  gia 
aperto  1'  adito  a  qiaelle  acque  con  Ijeneficio  incalcolabile  di 
quei  paesi. 

Or  bene,  sulla  vetta  di  una  eminenza  alia  estremita  set- 
tentrionale  del  lago  clie  dominava  intero  e  ne  custodiva  il 
passo  era  posta  1' antichissima  citta  di  Alba  negli  Equi,  ad 
illustrare  la  quale  con  tanta  profondita  e  largbezza  di  eru- 
dizione ,  con  tanta  abbondanza  e  rettitudine  di  critica,  con 
tanta  acutezza  e  felicita  di  vedute ,  e  con  tanta  cbiarezza 
ed  eguaglianza  di  stile  ba  preso  nello  scorso  anno  il  si- 
gner arcbitetto  Carlo  Promis  di  Torino,  cbe  giovine  ancora 
merita  per  questo  suo  prinio  lavoro  d'  essere  annoverato 
fra  i  piu    assennati    arcbeologi    clie    vanti  la  nostra    Italia. 

L' opera  cbe  annunziamo  si  puo  dividere  in  quattro  parti 
principali ,  nella  prima  delle  quali  il  nostro  autore  prende 
a  parlare  dell' Itinerario  da  Roma  ad  Alba,  della  storia  della 
citta,  e  dei  limiti  dell'Agro  Albense  quasi  conducendoci  a 
mano  in  sito  ed  indicando  dov' era  e  cbe  f u ;  nella  seconda 
distingue  i  materiali  ond'  era  edificata  e  le  costruzioni  im- 
piegatevi  affine  di  potere  appoggiare  ad  esse  la  detennina- 
zione  delle  epocbe  dei  varj  monument;  e  manufatti  di  cui 
scorgonsi  tuttora  le  vestigia ;  nella  terza ,  cbe  e  la  piu 
importante  e  quella  cbe  porge  non  piccolo  lume  alia  sto- 
ria deir  arte ,  illustra  le  fortificazioni  esterae  ed  interne  e 
le  opere  di  campagna  cbe  rendevano  quella  citta  una  delle 
prime  fortezze  degli  anticbi;  nella  quarta  finalmente  tratta 
dei  varj  edificj ,  sacri  e  pubblici  cbe  ancora  distinguonsi 
fra  i  molti  ruderi ,  e  cbiude  annoverando  le  vie  cbe  par- 
tivano  da  Alba.  11  tutto  e  corredato  di  tre  tavole  maggiori 
e  tre  minori  dimostranti  la  planimetria  della  citta  ed  i 
varj  dettagU  di  costruzione  e  di  decorazione  cbe  servono 
a  scbiarimento  di  quanto  viene  esponendo  nell' opera.  Delia 
quale  a  far  conoscere  T  importanza  ed  il  nierito  giovera. 
presentare  un  sunto  possiljilmeate  cliiaro  e  succinto ,  e 
seguitare  dappresso  il  nostro  autore. 

I. 

La  via  cbe  da  Roma  conduce  ad  Alba  e  la  Valeria  la 
quale    staccavasi  a  Tivoli    dalla    Tiburtina ,  e  terminava  a 


l56  LE    ANTICHITA.'    Df    ALB\, 

Corfinio    onde    dicevasi    complessivamente    via    Tiburtina- 
Valeria. 

La  via  Tiburtina  partiva  da  Roma  dalla  poi'ta  Esquilina 
dell'antico  recinto  di  Servio  nelle  vicinanze  dell'Arco  di 
Gallieno,  sottopassava  il  monnmento  delle  acque  Marcia 
Tepula  e  Giiilia  appositameate  e  inagnificamente  eretto  da 
Augusto  e  dirigevasi  a  Tivoli  a  lunghe  rette  poco  scostan- 
dosi  dalla  via  attuale  assai  piu  tortuosa.  Al  qiiinto  miglio 
attraversava  F  Aniene  o  Teveroiie  pel  ponte  Mainmolo  uno 
dei  piu  antichi  e  forse  il  piu  antico  delle  vicinanze  di  Roma. 
In  origine  era  formato  da  due  arclii  eguali  ,  ma  avendone 
distrutto  uno  Totila  per  proteggere  la  sua  ritirata  ,  gliene 
fa  successivamente  sostituito  un  altro  minore ,  che  fa  sin- 
golare  contrasto  colTantico  ampio  e  di  magnifica  costru- 
zione.  Oltre  il  ponte,  la  strada  vedesi  indicata  dai  tagli  fatti 
nelle  continue  ineguaglianze  della  canipagna  romana  alio 
scopo  di  condnrla  in  piano,  dai  ruderi  dei  sepolcri  clie  se- 
condo  il  costume  dei  tempi  fiancheggiavano  le  principal! 
vie,  e  da  qualclie  resto  dell'antica  selciata  qua  e  la  e  spe- 
cialmente  al  nono  miglio  dove  ne  esiste  un  lungo  tratto 
che  coincide  colla  via  moderna.  Da  esso  scorgesi  che  la 
larghezza  dell'aggere  o  carreggiata  determinata  dai  ciglio 
de'  marciapiedi  laterali  era  di  quattro  metri ,  misura  solita 
delle  vie  principali ,  tranne  I'Appia,  la  Latina  e  la  Valeria 
distinte  da  Strabone  coir  epiteto  di  sommamente  nobili,  lar- 
ghe  piu  di  cinque.  Aggiunti  a  quella  larghezza  circa  due 
metri  pei  marciapiedi,  ne  risulta  una  totaie  di  circa  sei  me- 
tri (i)  che  coincide  con  quella  del  ponte  delFAcquoria  che 
si  trova  in  seguito. 

Poco  dopo  r  osteria  di  Martellone  la  via  antica  suddivi- 
devasl  in  due :  la  primitiva  piegava  a  sinistra  per  evitare 
un  terreno  che  doveva  essere  continuamente  inondato  dalle 
acque  dei  vicinl  laghi ,  la  seconda  che  diremo  Tiburtina 
nuova,  costrutta  forse  dopo  1' apertura  di  un  canale  di  sca- 
rico  piegava  a  diritta  piii  breve  di  un  miglio,  e  seguitava 
presso  a  poco   la  direzione  della  moderna.  L'  antica  passava 

(i)  £  ua  errore  couume  il  prendere  la  larghezza  delle  vie  da 
quella  deir  aggere  ;  cjiiindi  ne  nasce  la  falsa  opinione  che  le  sttade 
degli  autichi  fossero  strettissinie.  La  lore  vera  ed  assoluta  larghezza 
devesi  misurave  dai  jiouti  die  sono  sempre_  eguali  alia  larghezza  delle 
crepidini  aggiunte  alia  carreggiata. 


ILLUSTRATE    DA    C.    PRO.MIS.  I,)- 

presso  1  lagheui  sulfurei  di  S.  Giovanni  e  di  Solfatara , 
detti  pel  colore  dei  lore  depositi  aquce  alhulcB :  e  vali- 
cando  I'Aniene  al  ponte  dell'Acquoria  nella  valle  di  Tivoli 
presso  un  bivio  die  sale  a  Qniiitiliolo ,  ascendeva  alia  citta 
per  un  ripido  clivo  henissimo  conservato,  selciato  di  gross! 
poliedri  di  lava  hasaltina ,  ed  arginato  a  diritta  contro  le 
frane  del  monte  da  niuri  ,  parte  d'  opera  quadrata ,  parte 
reticolati  con  legamenti  di  paralellepipedi  di  travertine.  E 
famoso  il  passaggio  coperto  di  questa  via  presso  la  citta 
illnminato  da  Incernarj  e  costrntto  posteriormente  alio  sta- 
bilimento  della  stessa  per  formarvi  al  di  sopra  un  piano 
artificiale  che  serviva  di  cortile  ad  un  pubblico  edificio,  di 
cni  restano  molti  e  belli  avanzi,  detto  volgarmente  e  senza 
alcnn  fondamento  villa  di  Mecenate.  Quivi  riunivansi  le 
due   vie. 

La  Tiburtina  nnova  con  molta  probabilith  ascritta  ai  cen- 
sor i  M.  Planzio  Lucano  e  Tiberio  Claudio  Nerone  trapas- 
sava  TAniene  al  Ponte  Lucano  che  serve  tuttora ,  benclie 
deir  antico  distrutto  da  Totila  non  conservinsi  die  le  fon- 
damenta  coperte  dai  grandi  rialzi  operati  dai  depositi  del 
fiume  ,  i  quali  coprirono  intero  anche  il  basamento  del 
grandioso  sepolcro  dei  Plauzj  die  vi  si  estoUe  a  fianco  a 
modo  di  torre  rotonda,  rivestita  di  niarmi  a  corsi  regolari 
e  coronata  da  riccliissima  cornice.  Innanzi  pochi  passi  a  de- 
stra  era  I'ingresso  alF  immensa  villa  Adriana  e  sonvi  avanzi 
di  due  monumenti  insigni  per  T  arte,  i  quali  lo  decoravano. 
La  strada  scguitava  quindi  salendo  il  pendio  del  monte  lino 
alTincontro  delT  anlica,  lasciando  a  man  diritta  un  grande 
sepolcro  di  pianta  poligonia  de' tempi  della  decadenza,  detto 
iniproiiriamente    Teinpio   della   Tosse. 

In  Tivoli  cominciava  la  via  Valeria  costrutta  dai  cen- 
sore  M.  Valerio  Massimo  verso  V  anno  5oo  di  Roma ,  at- 
traversava  la  citta  e  scendeva  alia  riva  delPAnieae  cui  va- 
licava  per  mezzo  di  un  ponte  del  quale  restano  ancora 
vestigi  presso  T  ospedale  dei  Fatebenefratelli.  Costeggiava 
essa  f|uasi  come  attuahuente  la  sponda  del  finnie  fino  al— 
r  osteria  della  Ferrata  a  cinque  miglia  oltre  Vicovaro,  Tan- 
tica  Yaria,  e  ci  viene  indicata  da  molti  resti  di  sostruzionl 
e  di  sepolcri. 

Quivi  era  pure  il  bivio  da  cui  slaccavasi  la  via  Su- 
blacense ,  selciata  la  prima  volta  da  Nerone  onde  recarsi 
alia  sua  villa   di   Subbiaco.     La    Valeria     voltava    a    sinistra 


l58  LE   antichita'   DI  ALB\, 

abbandonando  la  valle  deU'Aniene  verso  Carseoli ,  e  dietro 
I'andamento  della  via  moderna  passava  per  Arsoli  villaggio 
dei  bassi  tempi.  In  questa  tratta  si  fanno  minori  i  segnali  che 
indicano  1' aiitico  tracciamento,  il  che  trasse  in  contraddi- 
zione  gli  arclieologi  che  ne  parlarono  prima  che  fosse  pub- 
blicata  la  bella  carta  del  regno  di  Napoli  di  Rizzi-Zaunoni, 
qiiella  del  cav-  Gell  della  Campagna  Romana,  ed  il  Viag- 
gio  a  Subbiaco  del  prof.  Nibby.  Restano  pero  due  ponii 
d'  antica  e  bella  costruzlone  larghi  ambedue  7,280  detti 
dal  nome  dei  torrentelli  che  attraversano  1'  uno  Scntonico, 
r  altro  di  Riofreddo.  Dopo  quest'  ultimo  la  Valeria  antica 
lascia  la  nioderna  che  va  alia  Dogana  ed  Osteria  del  Ca- 
valiere ,  edificata  dai  duchi  Colonna ,  e  procede  ritto  alle 
rovine  di  Carseoli  che  ora  diconsi  di  Civita  Carenza.  Era 
questa  una  citta  nel  paese  degli  Equiculi,  colonia  romana 
che  fu  abbandonata  dopo  II  IX  secolo  secondo  il  nostro 
autore  a  causa  delle  invasioni  de' Saraceni ,  o  plu  proba- 
bilmente  a  motivo  dell'  insalubrita  delF  aria  che  prese  do- 
minio  dopo  le  devastazioni  in  quella  fertilissima  pianura. 
Sono  pochi  i  resti  che  indicano  I'esistenza  di  quella  citta 
e  sarebbero  necessarj  degli  scavi  per  porli  in  chiaro.  Dai 
suoi  avanzi  sorsero  i  moderni  villaggi  di  Arsoli  e  Carsoli 
a  cui  ne  conducono  le  tracce  della  via,  le  quali  costeg- 
giando  a  sinistra  la  Valletta  del  Maro  salgono  passando  sotto 
Colli  fino  a  Rocca  di  Cerro ,  punto  il  piu  eminente  della 
Valeria.  Dopo  Rocca  di  Cerro  T  andamento  e  segnato  da 
ruderi  della  selciata ,  e  corre  un  miglio  e  mezzo  prima  di 
giungere  a  Tagliacozzo.  A  dritta  vi  ha  il  monte  Bovo ,  a 
sinistra  un  immenso  taglio  operato  nel  moate.  AH'  entrare 
di  Tagliacozzo  ,  citta  celebre  nella  storia  d'  Italia  de'  bassi 
tempi  posta  sopra  un  ripido  f)endio,  si  ha  un  tratto  del 
paviraento  che  e  il  solo  ben  conservato  dal  ponte  Scuto- 
nico  ad  Alba.  Scendesi  quindi  preclpitosamente  al  basso 
donde  la  Valeria  non  teneiido  V  andamento  inoderno  di- 
rigevasi  a  Scurgola  ,  popoloso  villaggio  presso  cui  sono  le 
grandi  rovine  del  convento  de'  Templari  eclificato  da  Carlo  I, 
d'Angio  a  ricordanza  della  celebre  vittoria  quivi  riportata 
sopra  r  infelice  Corradino  di  Svevia.  Da  questo  punto  fin 
sotto  Alba  la  via  e  tracciata  da  due  linee  Ji  sepolcri  ri- 
dotti  a  forma  di  tumuU,  donde  serpeggiando  tra  frequenti 
rovine  e  salendo  le  limbrie    del  colle  entra    nella  citta  per 


ILLUSTRATE    DA    C.    PKO.MIS.  ]  69 

ia  porta  Fellonica  cosi  detta  dalla  fonte  tU  tal  nonie  (i), 
dopo  un  cammino  di  65  niiglia  dall'  antica  porta  Esquilina. 
Chi  ha  viaggiato  quei  Inoghl  e  si  e  lasciato  ispirare  dalle 
inemorie  che  destano  ad  ogni  passo  e  dalla  bellezza  loro, 
segiiitera  volontieri  il  nostro  aiitore  nelle  varie  discussioni 
antiquarie  tratto  tratto  poste  in  campo  a  rettilicare  molte 
idee  comunemente  ricevute.  Per  essi  ogni  dettaglio  ,  ogni 
rimarco  non  potra  a  meno  di  non  destaie  un  interesse  vi- 
vissimo.   Passiamo  alia  Storia. 

L'origine  d'Alba  viiolsi  antichissima ,  e  si  attribuisce  ai 
Pelasgi  ,  fra  i  primi  abitatori  dell' Italia  ;  ne  questa  con- 
ghiettnra  e  improbabile  stante  1'  opportunita  della  sua  si- 
tuazione  ed  il  sapere  da  Varrone  come  questa  contrada 
fosse  dagli  stessi  occupata.  A  tempi  piia  vicini  la  vediamo 
figurare  tra  le  citta  degli  Eqni,  secondo  I'autorita  di  Livio, 
Appiano  e  Strabone  ,  benche  alcuni  moderni  indotti  in  er- 
rore  da  un  passo  di  Silio  Italico  e  da  Festo  la  collochino 
fra  i  Marsi.  Erano  gli  Equi  d'  origine  Sabina  come  gli  Er- 
nici  ed  i  Marsi  loro  vicini  ed  occupavano  le  vallate  del 
Monte  Velino  sino  al  Fncino  ed  alia  valle  delFAniene.  Scon- 
fitti  r  anno  ^^g  dal  console  G.  Sempronio  Sopho,  e  due 
anni  dopo  annichilati  dal  dittatore  ]M.  Giunio  Bibuico ,  i 
Roman!  vi  dednssero  una  colonia  di  6000  uomini,  i  quali 
fortificato  maggiormente  il  paese  lo  tenessero  per  la  ma- 
dre  patria.  Alba  fu  ascritta  alia  tribii  Fabia  ,  e>soccorse  i 
Romani  nella  dura  lotta  contro  di  Annibale.  Quindi  per 
lungo  tempo  non  prese  parte  a  gnerra  alcuna  ,  ma  la  sua 
posizione  mediterranea  in  cima  ad  uno  scoglio  ed  ottima- 
mente  munita  fa  causa  che  di  essa  piu  die  d'altra  citia  si 
servissero  i  Romani  per  custodirvi  prigionieri  illustri.  Fra 
questi  ricorda  la  storia  Siface  re  dei  Massesili,  benche  Po- 
libio  in  cio  dissenta  da  Livio,  Perseo  re  dei  Macedoni 
e  Bituino  re  degli  Arvernj.  Alba  fu  assediata  dagli  Italic!, 
nella  gnerra  Sociale  ,  e  se  ne  trova  qualche  altro  ricordo 
in  Cesare  ,   in  Appiano  ed   in   Cicerone. 

Perdnta  colla   pace    deli''  Impero    la    sua  militare   impor- 
tanza  ,  Alba    dovette    decadere ,    quantunque    varie    lapidi 

(i)  FuUon'ua  da  cul  il  nome  covrotro  di  Fellonica  indicava  uno 
ftabilimonto  nel  quale  lavavansi  e  tingevausi  i  pauui  che  godeva  di 
niolta  considerazione  presso  gli  anriclu  ,  ed  occupava  belli  ed  ap 
posiii  edificj  come  in  Ponipej  dove  la  FuUonica  era  presso  al  foro. 


i6o  IE  antichita'  di  alba, 

attestino  die  mantenesse  il  suo  lustro  fino  al  terzo  secolo. 
A'  tempi  di  Paolo  Diacono  non  doveva  avere  importanza 
alcuna,  poiche  non  la  mentova  parlando  delle  citta  della 
Valeria,  e  forse  fa  distrntta  dalle  devastazioni  dei  Sara- 
ceni  nel  IX  e  X  secolo  portate  a  tutta  T  Italia  meridionale. 
Passo  in  proprieta  dei  monaci  Cassinesi ,  poi  sotto  il  do- 
minie d'  un  ramo  della  casa  Bai-ile  nel  secolo  XIII,  quindi 
sotto  quello  degli  Orsini  duchl  di  Gravina  ed  alternativa- 
mente  dei  Colonna  die  s'  intitolavano  duchi  d'Albe.  Ora  e 
ridotta  ad  un  miserabile  villaggio  di  circa  i5o  abitauti  con- 
tadini  e  pastori  e  fa  parte  del  distretto  d'Avezzano  e  della 
provincia  deU'Abrnzzo  Ulteriore  Secondo  nel  regno  di  Na- 
poli.  Gli  avanzi  della  sua  passata  grandezza  furoiio  prin- 
cipalmente  devastati  da  Carlo  d'Angio  per  la  fondazione 
del  monastero  de'  Teinplarj  sovraccennato :  pero  oltre  i  ru- 
deri  esistenti  rlferisce  il  nostro  autore  varie  lapidi  e  mo- 
nete  die  mostrano  1'  antica  importanza  del  luogo  ed  i  varj 
collegi  ivi  formati  all'  epoca    romana. 

Sorpasseremo  T  esame  del  capo  che  tratta  dei  limiti  del- 
1'  agro  Albense  come  di  poca  importanza  geiieraie  ,  e  per 
la  cui  intelligenza  richiedesi  una  esatta  cognizione  topogra- 
fica  dei  siti. 

II. 

Per  bene  illustrare  i  resti  fino  a  noi  arrivati  della  citta, 
e  dedurne  cognizioni  sicnre  ed  utili  all' arte  ed  alia  storia 
dell'  antica  civilta  occorreva  prima  conoscere  i  material! 
impiegati  nelle  edificazioni  e  le  maniere  di  costruzioni  che 
si  succedettero  e  demarcano  le  ejjoche  dei  varj  ruderi.  E 
questo  r  argomento  della  seconda  parte  del  bel  lavoro  die 
esaminiamo ,  e  ne  fara   strada  all' intelligenza    delle  altre. 

La  bassa  Italia,  al)bondantissima  di  pletre  somministrate 
per  ogni  parte  dalle  varie  diramazioni  dell'Apennino  o 
dalle  cementazioni  de'  vulcani  che  estendono  il  loro  domi- 
nio  lungo  il  mar  Tirreno  dalle  Maremme  toscane  alia  Si- 
cilia,  offeriva  dovunque  a  quei  primi  abitatori  materiali  di 
ogni  sorta  attissimi  alle  costruzioni ,  e  la  piii  parte  dei 
quali  poteva  sfidare  le  ingiurie  dei  secoli.  La  piu  general- 
mente  usata  in  Alba  e  la  pietra  calcarea  deH'Apennino  detta 
volgarmente  pietra  di  monte,  e  conosciuta  dagli  antichi  col 
nome  di  silex ,  benche  con  tal  nome  i  Romani  chiamas- 
sero  anche  quella  lava    basaltina  colla  quale  selciavano  le 


ILLUSTRATE    DA.    C    TROMIS.  l6l 

loro  vie,  ed  in  generale  ogni  pietra  dura.  La  selce  d'AlI)a 
e  biancastra ,  esternaxiiente  scabrosa  e  resistente  alio  scal- 
pello,  e  d'  essa  e  formato  quasi  tutto  il  recinto.  Nelle  opere 
quadrate  era  preferita  un'  altra  specie  di  base  calcarea  di 
grana  piu  tina  compatta  e  durissima  e  di  tinta  turchiniccia 
la  quale  dicesi  travertino  per  la  somiglianza  che  tiene  colla 
pietra  di  Tivoli  cosi  delta  in  lioma  dove  se  ne  fa  gran- 
dissimo  uso ,  e  che  chiamavasi  anclie  coesalis  dalla  facllita 
che  presenta  alle  opere  di  quadratura.  Finalmente  un'  al- 
tra specie  di  pietra  calcare  finissima  e  compatta,  che  acqui- 
sta  col  tempo  una  tinta  calda  e  giallognola,  e  benche  molto 
tenera  alio  scalpello  ed  alia  sega,  pure  resiste  al  tempo  ed 
alle  intemperie,  era  preferita  nei  lavori  di  corniciamento  e 
d'  essa  sono  costrutti  pressoche  tutti  i  tenipli  d'Alba.  Forse 
era  quella  che   gli  antichi  chiamavano  lapis  olbiis  mollis. 

Delia  prima  specie  e  costituito  quasi  interaniente  il  colle 
su  cui  era  Alba,  e  a  poca  distanza  trovasi  la  seconda,  nel 
qnal  luogo  rinviensi  pure  la  pietra  che  servi  per  le  opere 
niinori  reticolate  ed  incerte,  di  tinta  pallida,  tenera  e  fria- 
bile  evidentemente  prodotla  dalle  deposizioni  calcaree  delle 
acque   e   corrispondente  al  palombino  di  Roma. 

Per  le  colonne  ,  le  basi  ed  i  capitelli  fu  adoperato  del 
marmo  bianchissimo  e  salino  ,  o  del  turchiniccio  di  tinta 
afFatto  nnita  ,  dei  quali  noa  si  conosce  la  cava,  e  per  al- 
tri  franiraenti  architettonici  una  pietra  larecciosa  di  con- 
crezione  detta  dngli  antichi  pietra  aspratile  per  non  essere 
capace  di  pulimento,  la  quale  si  trova  abbondaute  in  questi 
contorni. 

Distinsero  gli  scrittori  d'  archeologia  quattro  specie  di 
costruzioni  poligonie  nialamente  dette  da  taluni  ciclopee  o 
pelasgiche  come  difFusamente  dimostra  il  nostro  autore.  La 
prima  forniata  di  enormi  massi  aft'atto  rozzi  fra  i  cui  in- 
terstizj  erano  comniessi  dei  ciottoli ,  di  cui  trovansi  varj 
esempi  in  Grecia  ed  anche  in  Italia  ,  uon  fu  usata  nella 
costruzione  d'Alba.  Appartiene  alia  seconda  il  recinto  della 
citta  ( meno  una  piccola  parte  )  e  gli  avanzi  delle  Arci,  e 
distinguevasi  pei  massi  grandi  si  ma  non  ismisurati  ,  di- 
sposti  senza  cemento,  di  figura  pressoche  prismatica,  colla 
fronte  che  varia  dal  triangoio  all' esagono ,  cogli  angoli  ton- 
deggianti,  coi  lati  male  aderenti  e  tendenti  alia  linea  curva. 
Era  formata  o  di  un  solo  strato  quando  il  niuro  appog- 
giava  al  taglio  della   rupe  od  al  terreno,  od  a  doppio  strato 


]62  I^E    ANTICHITa''    DI    ALBA., 

quando  elevavasi  isolato  sul  piano  a  foggia  d'  aggere  con 
legainenti  di  pietre  maggiorl  di  tratto  in  tratto  die  ne  ab- 
bracclavano  tutta  la  Inrghezza.  Queste  costruzioni  dovute 
anziche  a  certe  epoche  ed  a  certi  popoli ,  alia  localita  ed 
alia  lavorabilith  dei  materiali  die  soiiiministrava  il  paese  , 
appariengono  ai  tempi  della  autonomia  d'Alba  e  sono  senza 
dubbio  antei'iori  alia  deduzione  della  colonia  romana.  Ai 
Roinani  devesi  attribuire  la  tratta  di  reciiito  della  terza 
specie  di  mura  poligonie  i  cni  massi  sono  accuratamente 
spianati,,  i  poligoni  perfettamente  retti  benclie  irregolari 
onde  vi  si  riconosce  T  uso  della  squadra  falsa ,  V  interne 
rivestito  di  grossissimo  strato  di  scaglie,  ed  i  sassi  stessi  di 
fronte  legati  col  cemento.  E  bene  induce  Promis  essere 
questo  tratto  di  recinto  la  breccia  fatta  dai  Romani  all'epoca 
dell'  oppngnazione  della  citta„  massime  se  si  vorra  por  mente 
a  quella  localita  priva  di  difese  naturali.  Finalmente  la 
quarta  specie  trovasi  raessa  in  opera  nell'  aggere  die  di- 
fende  la  pianura  ed  in  alcnni  altri  muri  esterni ;  distin- 
guevasi  per  il  piccolo  volume  delle  pietre  ,  la  somma  ac- 
curatezza  delT  esecuzione  ed  il  rivestimento  interne  di  gros- 
sissime  scaglie  con  cemento ;  e  devesi  pure  attribuire  ai 
Romani.  Benche  usassero  essi  a  preferenza  1'  opera  qua- 
drata  ,  pure  a  norma  della  qualita  delle  pietre  servivansi 
anche  della  poligonia,  e  non  ci  deve  restar  dubbio  circa 
r  attribuzione  ad  essi  di  queste  due  ultime  specie  quando 
si  osservi  che  il  rivestimento  interne  ad  emplecton  non 
trovasi  in  altre  opere  che   nelle  romane. 

Air  opera  poligonia  succede  la  quadrata  di  cui  seno  la 
fente  di  Fellonlca  e  la  cella  del  tempio  principale ,  quindi 
r  incerta  e  la  reticolata.  DelT  opera  laterizia  ,  forse  Tultima 
introdotta  in  Allia  ,  trovasi  un  solo  esempio  che  per  1'  ot- 
tima  sua  cestruzione  uiaoifestasi  dell'  epoca  fra  T  impero 
d'Augusto  e  quello  di  Adriano. 

Duolci  che  la  brevita  di  questo  snnto  ne  tolga  di  tener 
dietro  alle  erudite  discussioni  agitate  in  questa  parte ,  le 
quali  somministrano  moltl  lumi  non  solo  alia  storia  ma 
anche  alia  pratica  dell'  arte  e  mostrano  il  nostro  autore 
non  tanto  erudite  archeologo   quante  abile  architetto. 

III. 

L' arte  della  pnbblica  difesa  e  delle  fortificazioni  nacque 
colle  secieta  ,  e  crel)be  col  rafFoi'zarsi    ed    incivilirsi  delle 


ILLUSTRATE    DA    C.    PUOMIS.  1 63 

stesse.  Da  prima  il  bisogao  ,  qulndi  T  esperienza  ed  il  ra- 
ziocinio  la  perfezionarono  e  la  ridussero  al  rango  delle 
scienze  le  piii  elevate  con  principj  proprj  basati  alle  piu 
sicure  ragioni  geoinetriche  e  meccaiiiche.  Quantunqne  T  in- 
troduzione  di  nuove  armi  oppngaatorie  v'  abbian  fatto  su- 
bire  molte  moditicazioni,  e  poi  T  invenzione  della  polvere 
da  schioppo  1' abbia  quasi  uiteramente  variata ,  cio  nulla 
meno  la  cognizione  degli  antichi  sistemi  non  puo  non  riu- 
scire  utilissinia  agli  eruditi  cJ  anche  ai  pratici  per  le  varie 
avvertenze  ed  applicazloni  che  vi  si  possono  dedurre  a 
lume  della  moderna  poliorcetica  ,  e  ad  illustrazione  di 
molti  passi  oscuri  degli  antichi  autori.  Alba  comeclie  citta 
fortissinia  fra  le  antiche  e  per  natura  e  per  arte  sommi- 
nistra  al  nostro  autore  largo  campo  di  discutere  ed  illu- 
strare  uii  soggetto  di  cos\  bella  e  curiosa  importaiiza  ,  e 
quasi  aftatto  trascurato  dagli  autori  che  scrissero  dell' arte 
della  guerra  de'  Greci  e  dei  Romani ,  i  quali  liiuitarono  le 
loro  ricerclie  alia  strategia .  alia  castramentazlone  ed  alle 
macchine  railitari ,  e  poca  considerazione  fecero  alia  dispo- 
sizione  scieiitilica  degli  angoli,  delle  sporgenze,  elevazioai 
e  distanze  delle  mura  e  delle  torri,  alle  opere  esterne  ed  a 
quelle   di   campagnn. 

Ua  gruppo  di  tre  colli  isolato ,  di  difficile  accesso  spe- 
cialmente  nei  lati  fra  tramontana  e  levante  ,  e  non  domi- 
nato  da  nessuna  eniinenza  prestava  sito  opportunissimo  per 
la  erezione  di  una  citta  forte  di  dlfesa  a  que' prinii  piccoli 
popoli  che  abitarono  queste  contrade.  Le  costruzioni  infatti 
del  recinto  che  come  vedemuio  appartengono  alia  autononiia 
d' Alba  mostrano  come  da  antichissimi  tempi  fosse  questo 
luogo  fortificato.  La  forma  delF  area  racchiusa  da  questo 
recinto  s'  assomiglia  ad  un  rombo  con  molte  curvature  e 
sinuosita  appunto  come  dice  Tacito  parlando  dei  muri  di 
Gerusalemme  :  per  artein  obliqui  aut  introrsus  slnnati  ut 
latera  oppugnantium  ad  ictus  putescerent.  II  lato  pero  tra 
levante  e  mezzogiorno  che  presenta  un  declivio  leggiero  e 
per  cui  forse  i  Romaai  oppugnarono  la  citta  richiedeva  piii 
valide  difese  e  fu  dagli  stessi  munito  di  triplice  muro , 
fors'  anche  per  protendere  le  fortiiicazioni  a  tutela  del 
fonte  di  Fellonlca  il  quale  per  essere  copioso  e  per  lo 
scarseggiar  dell'  acqua  nella  citta  doveva  avere  somma  im- 
portanza.  E  in  questi  muri  aggiunti  dai  Romani  che  si 
ravvisa  la  mano  direttrice  delP  architetto  ed  il  progresso 
della   sririva. 


164  LE    ANTICHITA'    DI    ALBA, 

Queste  opere  esterne  dette  dal  nostro  autore  Burgus,  de- 
duceiidone  \\  nome  da  ua  passo  di  Vegezio  (i),  consistono 
in  un  muro  esterno  munito  di  torri ,  ed  un  altro  inter- 
medio  fra  lo  stesso  ed  il  recinto  antlco  della  citta  senza 
torri  ,  i  quali  si  avaiizano  ad  occupare  uno  spazio  del 
clivo  fra  la  porta  Fellonica  e  la  meridionale  di  Androssano 
cosi  detta  da  un  vicino  villaggio.  II  recinto  inferiore  die 
racchiudeva  ua' area  di  forma  quasi  rettangolare  aveva  ire 
torri  distanti  fra  loro  circa  84  metri  corrispondenti  pros- 
simamente  al  tiro  di  freccia ,  onde  difendessero  lo  spazio 
intermedio  detto  dai  latini  interturriuni ,  dai  greci  fLSTcmupyta. 
Questo  sistema  di  difesa  reciproca  praticato  nei  tempi  piti 
illuminati  e  che  non  trovasi  nelle  fortificazioni  piii  antiche 
forma  pure  una  delle  basi  princlpah  dell'  arte  moderna. 
La  sporgenza  delle  torri  e  varia ,  le  due  laterali  risaltando 
per  la  meta  della  larghezzi  e  quella  di  mezzo  per  due 
terzi  (  forse  perclie  era  piii  alta  e  centrale  )  ne  si  puo 
decidere  per  essere  diroccate  se  superassero  in  altezza  le 
mura  o  fossero  in  egual  piano  ,  vale  a  dire  se  si  doves- 
sero  chiamare  Pirgocastelli  (2)  ovvero  tunes  ceqnae  come 
rilevasi  si  dicessero  da  una  latina  iscrizione  quando  non 
sorpassavaao  11  recinto  (3).  La  forma  loro  e  la  quadrata 
la  quale  quaiituiique  rlprovata  da  Vitruvio  per  la  facilita 
die  presentaiio  gli  angoli  di  essere  sconnessi  e  distrutti 
dalle  maccliuie  petrarie  ,  cio  nulla  raeuo  per  avere  i  lati 
lunglu  e  ben  disposti  prestavansi  meglio  alle  manovre  e 
permettevano  che  si  schierassero  in  linea  un,  nuinero 
maggiore  di  arcieri.  Ad  onta  della  costruzione  loro  accu- 
rata  e  cementizia  e  che  siensi  impiegati  negli  angoli  sassi 
di  grandi  climensioni  a  giaciture  orizzontali ,  le  fronti  delle 
torri  d'  Alba  non  hanno  potuto  resistcre  all'  enorme-  spinta 
dei   massi  posti  in  linea  inclinata,   e  caddero  non  per  arte 


(i)  Quod  si  ultra  iactum  tell  in  clivo  taineii  civitatis  suhjecta  sit 
vena  (  aquae  ),  castelluin  parvulwn  (  cjueiii  burgum  vocant  )  inter  ci- 
vitateiiL  et  fontem  convenit  fabricari ,  ibique  balistas  sagittariosque 
tonstitui  ut  aqua  defcndatur  ab  hostibus.  (  Veg.  lib.  IV.  10  )  Qui 
per<i  pare  che  Vegezio  natti  di  un  forte  staccato  dal  recinto  della 
citta. 

(2)  Procojio  de  aedif.  Justin,  lib.  H.  5  ,  e   IIL  5. 

(3)  PORTAs    .    TVRRETS     .    MOlROS    .    TVEKEISQvE     .   AEQVAS    .    QVM    . 

MOiRO  .  FACisNDVM  .  coiRAVEBVNT.  OrclU  CoU.  Inscr.  latin,  n."  li^fi. 


ILLDSTRATF.    DV    C.    rPxOMIS.  l65 

ma  per  naturale  sfasciamento  (  come  lo  attestano  i  mate- 
riali  ancoi'a  in  sito  )  derivante  dal  tlifetto  inerente  alle  co- 
struzlonl  poligonie.  Sono  molto  cnriosi  ed  istruttivi  i  ragio- 
namenti  die  fa  in  proposito  il  nostro  autore  relativainente 
airan2;oIo  di  rovina,  e  sommamente  erudite  le  discussioni 
intorno  alia  distanza,  airalte/zn,  alia  forma  delle  torri  an- 
tiche  cui  la  natura  di  questo  scritto  non  ci  permette  di 
riportare. 

II  recinto  inferiore  chiudevasi  assai  prima  della  porta 
d'Audrossano  snl  recinto  medio.  Questo  principiava  pure 
alia  porta  Fellonica  ,  si  estendeva  quasi  paralellamente  al 
recinto  della  citta  fino  all'  altra  porta  ,  e  non  era  munito 
di  alcuna  torre ,  seppure  non  ne  faceva  la  fuuzione  un 
sepolcro  circolare  del  diametro  di  otto  metri  posto  ad  una 
delle  sue  teste  ,  il  quale  giusta  i  precetti  di  Filone  poteva 
servire  al  doppio  uso  (i). 

Finalmente  il  recinto  superiore  o  della  citta  clie  per  la 
sua  costruzione  manifestasi  dei  tempi  anteriori  al  dominio 
dei  Romaai ,  ad  eccezione  di  una  tratta  presso  la  porta 
Fellonica  assecondava  la  sinuosita  del  colle.  Restano  ancora 
segni  evidenti  del  sno  andamento  in  parte  eretto  a  modo 
di  aggere  ed  in  parte  a  modo  di  terrapieno  appoggiato 
alio  scoglio  ,  il  quale  era  tagliato  a  perpendicolo  per  dif- 
iicoltarne  T  accesso  e  in  qualche  luogo  sostrntto  d'  opera 
Inceria  per  aumentarne  la  solidita.  Le  porte  che  erano  in 
esso  si  rlconoscono  ancora  in  numero  di  cinque,  tre  delle 
quali  difese  da  torri  scee ,  vale  a  dire  poste  a  mano  sini- 
stra di  chi  esciva  dalla  citta  giusta  i  precetti  Vitruviani 
(lib.  1.5)  affinclie  ,  come  dice  Varrone  ,  possano  essere 
ofi'esi  facilmente  i  nemici  i  quali  entrando  dovevano  pre- 
sentare  il  lato  destro  privo  di  scudo.  Una  delle  altre  due 
po^'te  era  ricavata  in  un  angolo  rientrante  del  recinto  il 
quale  protendeva  da  un  lato  a  vece  di  torre,  e  1' altra 
accompagnava  per  lunga  linea  la  via  Valeria.  Ambe  erano 
prudentemente  ricavate  e  difendibili.  Nella  sola  porta  Fel- 
lonica  scorgonsi  le   scorritoje    per    le  quali    abbassavasi  la 

(I)  Ohre  di  cib  i  sepolcri  dcgli  uoinini  ford  ed  i  PoUandri  (  sp- 
))olcri  comuni  dei  combattenti  )  si  costruirarino  come  torri ,  onde  e 
la  citta  sara  piii  munita  ,  e  si  quelli  die  furono  graiuli  per  virtii  , 
come  quelli  che  comhattendo  cuddero  per  la  patria  ve/;faHO  con,  onore 
i-epolci  (  Fil.  lib.  V  ). 


l66  I*E    ANTIGHITV"    Dl    ALBA., 

cateratta.  Forse  le  altre  die  noa  ne  hanno  vestiglo ,  come 
tutte  le  porte  antichlssime  che  si  couoscono ,  avranno  avuto 
degli  anteiimrali  sinan-iti  in  Alba,  e  poco  osservati  nelle  altre 
citta ,  ia  cui  giusta  Vegezio  sara  stata  posta  !a  cateratta  (i). 
La  porta  Fellonica  preseiita  pure  altre  panicolarita  rimar- 
clievoli  ed  istrnttive  :  tale  e  viii  rialzo  di  uu  gradino  sulla 
linea  esterna  del  muro  dell'  altezza  di  0,200  clie  rendendo 
difficile  ai  carri  ed  al'e  bestie  da  soma  I'ingresso  itiipedlva 
le  sorprese  del  nemico.  II  passo  venlva  facilitato  dai  cu- 
stodi  col  mezzo  di  tavole  posticce.  Un'  altra  particolarita 
si  e  che  la  cateratta  noii  isceiideva  fino  al  livello  delia 
via ,  ma  era  sostennta  agll  estremi  da  due  pletre  alte 
circa  c,i5o  lasciaiido  uno  spazio  vuoto  al  di  sotto  pel 
quale  potevauo  avere  sfogo  le  acqne  die  quivi  come  in 
terreno  stretto  ed  incliuato  in  gran  copia  affluivano  nelle 
piogge.  Questo  spazio  facilitava  anche  1' iiso  delle  leve  per 
ajutare  V  alzamento   delia  cateratta. 

Rimane  a  parlare  del  metodo  seguito  nella  determina- 
zione  delle  ahezze  e  grossezze  dei  muri ,  e  circa  le  due 
spianate  die  sono  comprese  nella  porzione  munita  di  tri- 
plice  recinto.  II  pendio  del  monte  su  cui  erano  eretti , 
piu  che  alcuna  legge  fissa,  determinava  Faltezza  dei  muri 
nelle  antiche  fortificazioni ,  onde  iion  e  maraviglia  se  le 
dimensioni  di  questi  d' Alba  non  corrispondano  a  quelli  di 
Persepoli  ,  di  Cartagine  o  di  Gerusaleuime  de'  quali  antichi 
scrittori  ne  lasciarono  la  descrizione.  II  muro  esterno  nella 
sua  minima  ahezza  doveva  trovarsi  tanto  alto  da  valere  a 
render  sicuro  T  iiiterno  dai  projettili  lanciati  dalle  mac- 
chine  5  ad  impedire  la  scalata  ,  e  rendere  inutili  le  Elepoli , 
o  torri  mobili  di  mediocri  dimensioni.  Filone  il  uiilitare  , 
il  migliore  degli  antichi  che  trattaroiio  di  quest'  arte  dice 
die  le  mura  non  devono  essere  meno  alte  di  20  cuHiti 
corrispondenti  a  metri  9,240 ,  e  tale  si  puo  dire  che  fosse 
con  esattezza  il  muro  inferiore  di  Alba  ,  che  conservasi 
ancora  alto  metri  8,800.  II  muro  di  mezzo  che  serviva 
al  doppio  ufficio  di  difendere  T  inferiore  e  formare  ante- 
murale  alia  citta  nel  caso  che  il  primo  fosse  superato  ha 
la  medesinia  altezza ,   ed  il  superiore  che  cingeva  intera  la 

(l)  Sed  amplius  prodest ,  ut  inven.it  antlquitas ,  ut  ante  portai/i 
addatur  pi-opugnaculum  in  cujus  ingressu  ponitur  cataracta.  (  Veg. 
lib.  IV.  4). 


ILLUSTRATE    DA    C.    PKOMIS.  167 

citta  di  data  plu  antica  ritiene  ua'  altezza  fra  i  quattro  e  i 
cinque  metri.  La  distanza  fra  il  primo  ed  il  secondo  recinto 
e  di  metri  56, 5o,  evidentemcnte  alio  scopo  di  lasciare  una 
sufficiente  piazza  pel  maneggio  delle  macchine  e  per  la 
manovra  del  soldati  ;  quella  tra  il  secondo  e  P  interno  di 
circa  metri  18  tanto  clie  bastasse  alio  sfilarsi  degli  arcieri. 
Queste  distanze  poi  crano  talmente  comlDiuate  colle  altezze 
del  muri  die  potevansi  lanciare  da  tntti  e  tre  i  recinti  dei 
projcttili  suir  inimico,  come  e  dimostrato  dalla  ligura,  senza 
che  i  difensori  conibattenti  fra  i  merli  del  para  petto  po- 
tessero  essere  oftesi  ^  ingegnosa  costrnzione  !  Finalmente  la 
grossezza  dei  muri  veniva  determinata  in  modo  da  rea- 
derli  capaci  di  opporre  valida  resistenza  non  tanto  alia 
spinta  del  terrapieno  clie  sostenevano,  qnanto  all' impeto 
delle  macchine  belliclie  ;  quantunque  Parte  dell"  oppugna- 
zione  di  quel  tempi  limitasse  in  generale  i  suoi  mezzi  ad 
abbattere  i  muri  per  mezzo  di  cunicoll  o  sufFossioni  ,  di 
cui  Alba  non  correva  pericolo  per  essere  fondata  sul  nucleo 
scoglioso  del  monte ,  o  ad  impadronirsene  per  mezzo  delle 
Elepoli  qui  pure  impraticabili  a  motive  dclla  montuosita 
del  sito ,  o  per  mezzo  della  scalata  dlfficilissima  per  la 
difesa  delle  torri  protendenti  sui  fianchi  dell'  inimico.  II 
recinto  inferiore  e  formato  di  due  muri  paralelli  coUo  spa- 
zio  intermedio  riempiuto  di  terra  battuta ,  ed  e  grosso 
tutto  compreso  metri  5, 80.  I  due  muri  sono  legati  tratto 
tratto  giusta  le  dottrine  di  Vitruvio  (lib.  i.5  )  da  muri 
trasversali  a  continuazione  dei  lati  delle  torri.  Anche  I'  in- 
termedio ha  pari  costrnzione  e  grossezza ,  pero  non  ri- 
chiedendo  la  solidita  del  primo  non  ha  legamenti  trasver- 
sali. II  superiore  o  recinto  della  citta  di  costrnzione  poli- 
gona   della   seconda    specie   aveva   disuguali   grossezze. 

Le  fortificazioni  finora  descritte  formanti  limite  esterno 
alia  citta,  non  erano  le  sole  d'Alba.  Ognuna  delle  vette 
dei  tre  colli  che  costituiscono  1'  eminenza  sulla  quale  era 
elevata  aveva  una  fortezza  od  Arce ,  che  come  in  Roma 
la  Capitolina  ed  il  Gianicolo  servivano  all' estrema  difesa. 
La  maggiore  era  stabilita  sul  colle  or  detto  d'Alba  sul 
(|uale  si  e  ridotta  la  popolazione  moderna,  ed  era  la  piii 
eniinente  Rimangono  vestigi  di  un  doppio  recinto  verso 
la  citia ;  I'inferiore  antonomo ,  il  superiore  opera  dei  Ro- 
innni.  Due  strade  vi  salgono  che  rinniscon*i  presso  la 
j)orta  inferiore  i  di  cui   stipiti  ancora  esistono.   I  ruderi  del 


i68  LE  antichita'  di  alba, 

inaschlo,  quadrato  in  origine ,  coasistono  in  una  lunga  lines 
die  svolta  ad  angolo ,  delta  quale  riniane  solo  Peinplecton , 
essendone  stati  toiti  i  sassi  di  rivestimento  era  impiegati 
nei  pianterreni  delle  case  adlacenti :  sopra  di  questo  ergesi 
il  castello  baronale  degli  Orsini  che  ue  copri  gli  avanzi. 
L' arce  del  colle  di  Pettorino  a  tramontana  di  quella  di 
Alba  era  di  pianta  quadrilatera  niunita  a  due  lati  dal  re- 
cinto  della  citta.  Sono  ancora  dei  resti  de'  muri  die  la 
difendevano  nella  parte  interna  ^  ma  bella  ed  osservabile 
si  e  r  arte  colla  quale  fa  ridotto  il  colle  a  forma  di  due 
coni  tronchi  quasi  regolari  1'  uno  all"  altro  sovrapposti.  La 
base  del  superiore  di  minor  diametro  della  faccia  piii  alta 
deir  inferiore  lasciava  a  raezz'  altezza  del  colle  un  suffi- 
ciente  allargo  perclie  vi  si  potessero  schierare  le  milizie. 
Da  questo  piano  per  un  pendio  rapidissimo  ed  impraticablle 
die  poteva  tener  luogo  di  muro  arrivavasi  alia  sommita 
spianata  ad  arte,  se  non  che  nel  centro  furono  conservati 
gli  scogli  in  tutta  la  loro  promlnenza  onde  formarvi  I'area 
di  un  edificio  sacro.  Le  arci  or  dette  manifestansi  opera 
degli  anticlii  Equi  ;  ma  quella  sul  colle  di  S.  Pietro  che 
sta  a  levante  non  puo  dubitarsi  che  sla  aggiunta  dai  Ro- 
mani  a  difesa  della  parte  piii  debole  della  citta  ,  giacche 
i  suoi  ruderi  sono  tutti  del  terzo  stile  d'  opera  poligonia. 
Queste  tre  fortezze  coronavano  a  semicircolo  la  citta  che 
si  estendeva  ad  anfiteatro  nel   sottoposto  vallo. 

L'  arte  antica  delle  fortiticazioni  traeva  pure  dei  sussidj 
dalle  vie  sotterranee  che  mettevano  in  comunicazione  le 
varie  arci  fra  di  loro^  e  colle  opere  interne  ed  esterne , 
end' e  famosa  Preneste  per  la  morte  che  in  essa  vi  trovo 
il  giovine  Mario  il  quale  vi  s'  era  nascosto.  Erano  dette 
cunicoli ,  ne  raancano  in  Alba.  Furono  scoperte  casualmente 
nel  1827,  e  Dodwel  che  le  descrisse  nel  i83o  le  credette 
acquidotti  o  cloache  non  riflettendo  da  dove  potessero 
trarre  le  acque ,  e  che  il  loro  fondo  che  or  sale  or  scende 
avrebbe  causati  varj  ristagni.  Entrasi  in  questo  cunicolo 
da  un  piccolo  arco  a  sinistra  della  moderna  via  che  mena 
ad  Avezzano ,  e  per  un  tratto  di  circa  100  metri  rilevasi 
d'  opera  romana  cosi  detta  emplecton ,  quindi  s'  inoltra 
attraversando  la  citta  d'  opera  poligonia  senza  calce.  Ben- 
die  qua  e  la  dlruto  per  la  pressione  del  terreno  ,  e  la 
mal  solida  maniera  di  costruzione ,  e  ancora  praticabile 
per  Kinghissimo    tratto    (  forse    600    metri  )    ed    ha    varie 


ILLUSTKATE    D\    C.    PROMIS.  1 66 

tliramnzlonl  ed  alciiiii  pozzi  vertlcali  parte  fonuati  per  la 
ventilazione  a  <;indicarli  dalla  loro  angnstia  ,  e  parte  per 
discendervi  per  mezzo  di  corde  od  altro.  La  sezione  del 
cunicolo  principale  e  di  forma  trapezia  larga  alia  base 
0,88,  alia  sommita  0,84,  ed  alta  1,85  i  quella  delle  dira- 
mazioni  diminuisce  in  varia  misiira. 

Queste  opere  servivano  di  difesa  alia  citta  ed  assicura- 
vano  a' suoi  abitanti  una  dimora  quieta  e  sicura.  La  plii 
bella  parte  del  suo  territorio  era  pero  esposta  a  qualun- 
que  repentina  invaslone  onde  i  colonl  Romani  dovettero 
provvedere  alia  difesa  anche  di  essa  coll'erigere  nel  centro 
della  pianura  un  aggere  lungo  circa  3 000  metri  e  circon- 
dato  da  amjje  le  parti  da  una  fossa  distante  da  esso  due 
terzi  di  miglio,  cioe  1000  metri.  Era  Vagger  degli  antichi 
un  ammasso  regolare  di  terra  a  guisa  d'  argine  spesso  for- 
tiiicato  da  mnri  lateral! ;  talvolta  era  un  muro  che  erge- 
vasi  isolato  dal  suolo  e  serviva  come  antemurale  agli 
accampamenti  fortificato  da  profonde  fosse  e  munito  in 
qualclie  caso  di  torri.  Di  quello  d' Alba  se  ne  veggono 
aacora  i  vestigi  de"  quali  la  parte  la  meglio  conservata  e 
1'  estreino  piii  prossiaio  alia  citta.  Sono  due  muri  paralelli 
poligoiiii  del  quarto  stile,  de' quali  quello  che  conservasi  a 
maggiore  altezza  risega  dopo  tre  metri  per  0,48.  li  lore 
interstizio  e  riempito  di  brecce  che  trovansi  a  poca  pro- 
fondita  e  costituiscono  il  secondo  strato  di  questo  suolo. 
La  sommita  che  sara  stata  corouata  da  parapetti  e  merli 
ed  a  cui  vi  si  doveva  salire  per  mezzo  di  scale  di  legno 
doveva  esser  larga  11,20.  Non  vi  sono  indizj  di  torri. 
Circa  il  modo  di  costruire  e  difendere  questi  aggeri  si 
diffonde  assai  il  nostro  autore,  il  quale  spende  molte  pa- 
gine  nel  passare  a  rassegna  i  piii  celeln-i  dell'  antichita. 
E  poi  veramente  ingegnoso  e  persuadente  il  modo  coi 
quale  dietro  alcune  p^irole  di  Dionisio  e  di  Strabone  ,  i 
precetti  di  Vegezio  e  1'  esempio  di  Pompei  determina  la 
forma  e  le  dimension i  dell'  aggere  serviano  in  Roma  del 
(juale  presenta  anche  una  sezione  in  apposita  tavola.  Anche 
la  forma  e  le  dimensioni  delle  fosse  laterali  formano  nel 
bel  libro  preso  ad  esame  un  erudito  soggetto  di  discussione, 

IV. 

Ne  la  iluistrazione    degli    edilicj    sacri  d'  Alba   clie  fa   il 
nostro  autore  e  meno    importante    alia  storia  dell' arte  ed 

Bild.  Itul.  T.  LXXXV[.  12 


I -O  LE    AMTICHITA      DI    ALB\  , 

alia  interpretazione  degli  aatichi  autori ,  di  qnclla  delle 
opere  inllitari.  Susslstono  tuttora  molti  ruderi  di  teinpli 
pero  afFatto  rovinati ,  alcuai  sparsi  jDer  la  citta ,  altri  eretti 
suUe  arci  de'  quali  i  piu  singolari  soao  qnelli  in  Antis  ;  e 
qiiello  di  maniera  Tuscanica ,  gli  unlci  esempi  in  Italia  di 
questi  generi. 

Quest' ultimo,  di  tutti  il  piii  importante,  sorge  snlla  som- 
niita  del  colle  di  S.  Pietro ,  quasi  nume  tutelare  di  quel- 
1' arce ,  e  dalla  sua  costruzione  nianifestasi  opera  de' Ro- 
niani.  Forse  data  dai  primi  tempi  della  deduzione  della 
colonia ,  da  que' tempi  anteriori  alia  couquista  della  Grecia 
in  cui  secondo  Varrone  tutto  in  Roma  era  Tuscanico. 

Questo  tempio  clie  nella  forma  ,  nelle  proporzioni  e 
nella  costruzione  combina  maravigliosaraeute  coi  precetii 
Vitruviani ,  sicche  potrebbe  opportunamente  servire  di 
illustrazione  a  quel  padre  deU'arra,  era  Prostilo-Tetrastilo- 
Areostilo  vale  a  dire  die  il  suo  pronao  presentava  solo 
colonne,  cbe  erano  quattro  di  fronte,  e  spaziate  a  distanza 
maggiore  di  tre  diametri ,  condizione  die  appartlene  esclu- 
sivaniente  alia   maniera  Tuscanica. 

Le  due  colo'ine  angolari  del  portico  sono  ancora  in  luo- 
go,  e  nelle  grevi  membrature  delle  basi  mostrano  il  fare 
Tuscanico  die  piu  traeva  dall'  Egizio  die  dal  Greco.  Haiino 
di  diametro  all'imoscapo  m.  0,90,  al  sommoscapo  m.  0,67, 
e  sono  alte  m.  7,49  •,  cioe  otto  diametri  ed  un  terzo  ,  ca- 
rattere  svelto  per  1'  ordine ,  di  cui  si  piacevano  i  Romani, 
come  lo  dimostra  il  dorico  del    Tempio   d'  Ercole  in  Cori. 

Ora  il  tempio  fu  convertito  in  basilica  cristiana  e  de- 
dicato  a  S.  Pietro  da  cui  trae  il  nome  iiioderno  il  colle. 
Per  cio  eseguire  fu  demolita  afFatto  la  parete  anteriore,  ed 
in  parte  la  posteriore  onde  ricavarvi  1'  abside  del  coro.  Le 
colonne  di  mezzo  del  pronao  furono  tolte  e  le  angolari 
immurate  nel  proliingamento  delle  pareti  laterali.  Questo 
edificio  pero  cosi  ridotto  non  e  privo  di  bellezza  e  d'  ini- 
portanza  per  1'  arte.  Fu  diviso  in  tre  navate  da  diciotto 
colonne  marmoree  e  corintie,  spoglie  di  antico  raonumento 
con  un  atrio  coperto  anteriore,  e  fu  decorato  da  un  am- 
hone  intarsiato  a  niarmi  preziosi  d' opera  Alessaudrlna  dei 
piix  belli  die  si  possano  vedere  e  da  un  parapetto  di  se- 
parazione  dal  coro  a  bel  iiiosaico  con  superiori  colonnette 
sorreggenti  un  architrave  da  cui   pendevano    le    cortine    a 


ILLUSTRATE    D\    C.    PROMTS.  I7I 

coprire  il  santuario  secondo  gli  antichi  i-iti :  il  tutto  opera 
de'  famosi  Cosmati  de'  primi  anni  del    1200  (i). 

Di  edififj  pubblici  pochi  vestigi  sono  in  Alba.  Ruderi  di 
fondamenta  danno  argomento  al  N.  A.  e  di  idearvi  una 
basilica  applicandovi  le  diciotto  colonne  sopraccennate  ed 
altre  minori  sovrapposte  delle  quali  trovansi  nella  Chiesa 
stessa  di  S.  Pietro  alcuni  resti  e  clie  sia  per  lo  stile  ,  sia 
per  le  dimensioni  concordano  affatto  colle  maggiori  e  con- 
vengono  benissimo  colla  sua  tesi  ,  e  di  discorrere  su  que- 
sto  importantissimo  genere  di  edilicj  con  quella  critica  ed 
erndizione  die  gli  e  propria,  specialmente  dove  con  nuove 
e  persuadenti  ragioni  determina  la  significazione  e  la  si- 
tuazione  del  calcidico  male  interpretato  dalla  piii  parte  dei 
commentatori   di   Vitruvio. 

Termina  finalmente  annoverando  le  vie  anticlie  die  par- 
tivano  da  Alba  ,  le  quali  pel  loro  numero  ed  importanza 
dimostrano  qnanto  fosse  lo  splendore  di  quella  citta  ,  ed 
in  quale  considerazione  si  tenesse  dai  Romani  e  come  for- 
tissimo Inogo  e  come  centro  da  cui  dominare  le  inquiete 
e  bellicose  popolazioni  di  qnesta  parte  d'  Italia.  Le  comu- 
nicazioni  era  no  da  Alba  a  Roma  per  la  Valeria,  o  Tibur- 
tina  Valeria  :  a  Rieii  per  la  via  di  Tiora  e  del  paese  degli 
Equiculi  :  alia  pianura  di  Aniiterno  per  la  via  di  Priferno 
e  la  Claudia  Nova  :  ai  Marsi  ,  ai  Peligni  ed  all'  Adriatico 
per  la  Valeria  :  e  finalmente  andavasi  nel  paese  de'  Marsi 
e  de'  Volsci  e  quindi  nella  Campania  per  la  via  d'  Angi- 
zia,  del  Castellum  Volscorum  e  della  valle  del  Liri  fino 
a  Sora  e  Fabrateria  di  dove  fors'  ancbe  fino   a    Terracina. 

Nel  cliiudere  questo  riassunto  cui  la  brevita  clie  ci  pro- 
ponemmo    non    ci    permise    di    estendere    come    avremrao 

(l)  II  cliiarissimo  sig.  Prouiis  ha  teste  pubblicata  una  disserta- 
zlone  rc'lativa  agli  ai'tefici  niarmoraij  Romani  daH'XI  al  XV  secolo 
(Torino  i836)  in  cui  piincipahnente  illustra  le  opere  dei  Cosma- 
ti, famiglia  sommamente  l)enemerlta  alle  arti  dello  scalpcUo  e  della 
squadia.  Peccato  die  quasi  esclnsivanieufe  limiratosi  alle  discussioni 
avclieologiche  non  sia  disceso  a  farci  conoscere  con  f[ualclie  det- 
taglio  e  ligiira  il  valore  ed  il  gusto  rli  r|ue^  priiui  maestri  a  cui  prin- 
cipalmente  dobbiamo  il  risorginiento  delle  arti.  Volesse  il  cielo  clie 
alcuno  dei  nostri  segueiidone  le  orme  pagasse  simile  tribute  alle  aiti 
linubarde ,  e.  jirendesse  a  poiTe  in  tutta  luce  i  nouii  dei  Da-Cani- 
I'ione,  dei  Rodaij,  ecc.  faniiglie  di  abilissimi  arcliitetti  e  scultori  di 
lui  auiiniriaiuo  ruttodi  le  opere  ! 


I^a  LE    ANTICHITA     DI    ALlJi  ,    CCC. 

desiderato  per  rintelligenza  del  Soggetto  e  la  fecoiiditk  del- 
r  istruzione  che  ne  piocura  ^  facciaiiio  voti  perche  a  van- 
ta2;2;io  delTarte,  e  ad  onore  della  patria  e  suo  rarchitetto 
Pi-oinis  rivolga  i  suoi  stndj  a  darci  una  storia  compiuta 
della  poliorcetica  degli  antichi ,  e  la  coiiduca  almeno  fino 
air  introdnzioiie  della  polvere:  egli  che  inostra  tanta  cono- 
sceiiza  degli  aatichi  Etorici  e  trattatisti ,  egli  clie  ha  tanta 
finezza,  sicuiezza  e  rettitudhie  di  razlocinio.  L.    T. 


Dissertazioiii  sopra  le  andchitd  itallane  di  Lodovico 
Antonio  Muratori ,  con  note.  —  Mdano ,  i836- 
iSS^',  dalla  Societd  tipografica  de  Classed  Itcdiani, 
vol.  5 ,  in  o° 


Q, 


uanclo  ncl  i833  anniinziammo  compiuta  VEdizione 
delle  opere  classiche  italiane  del  secolo  XVIII .,  dopo 
le  lotli  doviite  all'  ottimo  dise2;no  ed  alia  diligente 
esecuzione  di  quell  impresa  ,  non  tialasciamnio  di 
accennare  come  a  renderla  veramente  degna  del  siio 
nome  e  capace  dell'  utilita  a  cui  fii  iiidiiizzata  desi- 
deravansi  ancora  alcuiii  voliimi.  E  gli  editori  mede- 
simi  avevano  data  intenzioiie  di  voler  ampliare  quella 
Kaccoka  quando  il  desiderio  de'  compratori  si  potesse 
sperar  concorde  col  coiisiglio  dei  letterati;  ed  ora  gia 
vengono  pubblicando  tin'  appendice  al  citi  elogio  ba- 
stano  i  nouii  di  Pietro  Verri ,  Giambattista  Vico  e  Lo- 
dovico Antonio  Mmatoii.  Del  Verri  stamparono  in 
qiiattro  volumi  la  Storia  ed  alcitne  Opere  blosofiche, 
le  quali  a  dir  vero  non  si  potevano  tralasciare ,  prima- 
mentc  perche  son  necessarie  a  far  conoscere  la  dottrina, 
le  opinioni  e  lo  spirito  del  secolo  XVIIl;  poi  ancora 
perche  in  alcune  parti  non  ci  lianno  ancor  dato  nulla 
di  nieglio  i  tempi  che  vennero  appresso.  Rispetto  al 
Vico  noi  abbiamo  gia  fafto  conoscere  come  I'edizione 
comprcsa  in  questa  Kaccoka  non  sia  sokanto  la  prima 
veramente  compiuta,  ma  la  migliore  che  si  conosca 
di  ciascun  opera  separata,  e  Tunica  che  possa  aju- 
tare  la  gioventu  a  studiare  utilmente  in  quell' autore; 


DISSERTAZIONI    SOrR\    LE    ANTICHITa'    CCC.         1^3 

dletro  al  quale  e  si  facile  o  smarrirsi  nel  labirinto 
d'inestricaliili  difficolta,  o  disavvczzarsi  dalla  vera  e 
soda  dottiina  per  abbracciare  splendide  congetture. 
Annunziamo  oia  le  Dissertazioni  del  Mnratori  sopra 
le  antichita  italiaiie.  E  note  clie  quest"  opera  fu  da 
prima  scritta  in  latino  e  pub])lirata  in  sei  tomi  in 
foglio  dalla  Societa  Palatina  in  Milano.  L'  autore  poi 
la  tradusse  o  piuttosto  la  rifece  in  italiano;  nia  cesso 
di  vivere  quasi  sul  Unir  del  lavoro,  sicche  rimase  al 
dottor  Pietro  Gherardi ,  sue  amico,  rufficio  di  tra- 
durre  le  ultime  due  dissertazioni,  ed  al  nipote  Gian 
Francesco  Soli  la  cura  di  pubblicarle.  L'  opera  infatti 
venne  alia  luce  un  anno  dopo  la  morte  dell'  autore , 
nel  1 76 1,  in  Venezia  colla  data  di  Milano  in  quattro 
volumi  in  4°  Quarant"  anni  dopo  fu  ristainpata  in 
Roma  con  alcune  note  del  Soldati ,  del  Cenni  e  di 
Stefano  Morcelli;  ed  ora  dopo  quasi  tin  mezzo  secolo 
si  riproduce  per  la  terza  volta  ^n  una  edizione  piii 
maneggevole,  e  illustrata  non  pure  coUe  note  piu 
importanti  dell'  edizione  romana ,  ma  si  anche  colla 
citazione  di  quelle  opere  nelle  quali  parecclii  eruditi 
nioderni  lianno  o  rcttilicatc  o  cliiarite  alcune  opinion! 
del  Rluraiori. 

A  queste  opere  di  severa  erudizione  una  volta 
pareva  interdetto  1'  uscire  delle  grandi  biblioteclie ; 
e  vi  stavano  polverose  ostentando  la  grave  e  rispet- 
tata  maesta  dei  volumi  in  foglio.  Ora  in  vece  se  ne 
vanno  in  volta  in  cpieste  nostre  ristampe  in  ottcwo; 
e  non  solamente  discendono  alle  piccolo  librerie  dei 
privati ,  ma  vengono  compagne  con  noi  al  passe- 
gio,  ambiscono  il  nome  di  mancggevoli ,  e  procu- 
rano  di  alTratellarsi  coi  libri  di  cosi  detta  amena 
Icttura.  Sarebbe  stata  una  troppo  grande  contraddi- 
zione,  a  dir  vero,  se  mentre  per  le  bardie  a  vapore  e 
per  le  strade  di  ferro  le  miniere  del  Peru  e  le  piu 
lontane  profondita  delF  oceano  difl'ondono  con  tanta 
celerita  le  loro  riccliezze  in  tutte  le  parti  del  globo 
a  cui  una  volta  furono  o  ignote  o  per  rarita  raiiaco- 
lose,  non  si  fosse  pensato  alrun  mezzo  di  trarre  dagli 
amichi  loro  scalTali  i  tcsori  della  sapienza  e  divolgarli 


1^4  DISSEKTAZIONI 

per  modo  clie  potesse  approfittai-ne  T  universale.  Nc 
per  questo  e  da  temcre  clie  si  speiiga  Tusanza  delle 
edizioni  in  foglio:  la  nostra  eta  vnole  accrescere , 
non  diminuire ,  il  patrimonio  ereditato  dalle  pre- 
cedent! ;  e  percio  mentre  attende  a  travasare  dalle 
grandi  nelle  piccole  pagine  la  dottrina  degli  avi,  lascia 
che  le  Qazzelte  teatrali  e  il  Voleur  e  cento  altri  con- 
sort! diflbndano  in  fogli  di  sterminata  dimensione  le 
loro  inezie  quotidiane.  II  destino  a  cui  soggiacquero 
finora  le  opere  A'oluminose  degli  anticlii  eruditi  ci 
permette  di  credere  che  questi  nostri  immensi  gior- 
nali  raccolti  in  grossi  volumi  saranno  pienamente  ne- 
gletti  dai  posteri ;  i  quali  dovranno  esserci  grati  di 
aver  loro  trasmesse  tante  comode  edizioni  di  opere 
insigni,  e  non  sapranno,  speriamo,  le  vane  letture  a 
cui  noi  consacrammo  di  preferenza  tanta  parte  dei 
nostri  giorni. 

Frattanto  1'  amore  che  vediamo  portarsi  dal  mag- 
gior  numero  alle  opere  dilettevoli  o  credute  almeno 
tali ,  ci  persuade  di  venir  niostrando  con  alcuni  esenipi 
come  queste  Dissertazioni  del  Muratori,  oltreche  sono 
piene  di  dottrina  utile  e  necessaria,  ridondano  altresi 
di  notizie  piacevoli  a  leggersi ,  e  graziose  anche  a 
ripetersi  in  quelle  conversazioni  che  sono  il  campo 
e  quasi  diremmo  la  cattedra  dove  molti  desiderano 
di  mettere  in  evidenza  gli  stiidi  e  F  ingegno.  Dire 
che  in  questi  cinque  volumi  T  autore  ha  con  somma 
chiarezza  raccolti ,  esaminati  e  disposti  tutti  i  mate- 
riali  di  cui  dopo  i  tempi  calamitosi  d'  ignoranza  e  di 
barbai'ie  che  tennero  dietro  alia  rovina  dell'Imperio 
Eomano,  si  venue  ricomponendo  la  civilta  nella  quale 
era  viviamo;  e  che  percio  lo  studiarvi  e  necessario 
a  ben  conoscere  questo  edificio  delle  cui  comodita 
siamo  fatti  partecipi ,  ed  a  iuggir  la  vergogna  di  vi- 
vere  quasi  stranieri  nella  casa  nostra ,  o  d'  ignorare 
non  pur  V  origine  di  moke  usanze  ancor  vive ,  ma 
fin  anco  il  signilicato  di  molte  parole  che  van  per  le 
bocche  di  ognuno;  tutto  questo  sarebbe  un  ripetere 
cio  che  gia  fu  detto  da  molti,  e  che  tutti  sanno  e  ridi- 
cono  sulla  fede  di  autorevolissimi  testimony .  Se  vi  ha 


SOPRA    LE    ANTICIIITa''    ITALIANE.  175 

una  via  ancor  nuova  per  la  quale  si  possa  sperar  di 
condnrre  a  tpiesta  lettura  gli  amatori  delle  letture pia- 
cevoli ,  crediamo  che  debba  trovarsi  unicamente  nel 
venir  mostrando  col  flitto  come  Terudizione  compresa 
in  questi  volumi  non  e  tutta  orrida  ed  ispida,  ma 
quasi  sempre  flicilissima  a  intendersi;  e  tale  da  poter 
servire  non  meno  a  foitificare  il  giudizio  e  la  mcnte 
di  chi  vuol  consacrarsi  a  materia  gravi  e  important! , 
che  ad  inHorare  lo  spirito  e  il  discorso  di  chi  vuol 
brillare  nelle  societd.  Di  cio  noi  recheremo  sol  po- 
chissimi  esempi  a  mode  di  saggio  piuttosto  die  per 
esaurir  pienamente  questo  argomento ;  e  gli  esempi 
li  piglieremo  da  varie  materie  e  da  quelle  principal- 
mente  intorno  alle  quali  e  piu  frequente  il  discorso. 

Nessuna  eta  voile  essere  senza  pubblici  giuochi ; 
ma  i  giuochi  di  alcune  eta  furono  cosi  I'ozzi  e  cosi 
barbari  da  disgradarne  le  risse  e  le  guerre  degli 
altri  tempi.  «  Nel  secolo  XIV  era  costume  de'  Romani 
il  fare  la  caccia  de'tori,  cioe  la  battaglia  de' giovani 
nobili  con  tori  non  domati  nell'  anfiteatro  di  Tito.  Lo- 
dovico  IMonaldeschi  negli  Annali  ci  da  il  catalogo  dei 
Nobili  ch'  entrarono  in  quell'  aringo ,  e  delle  loro 
sopravvesti  ed  emblemi.  Loda  egli  la  bravura  de'  con:- 
battcnti ;  ma  qual  fine  avesse  un  si  pericoloso  cimento 
lo  diranno  le  seguenti  parole  di  lui.  TiiUl  assaltarono 
il  sno  toro ,  e  (de' combattenti)  ne  rimasero  mord  di- 
cidotto ,  e  nove  feiiti ;  e  dei  tori  ne  rimasero  mord 
undeci.  Ai  mord  si  fece  un  grande  onore.  Se  vera- 
mente  vi  fu  tanta  copia  di  nobili  uccisi  (dice  il  Mu- 
ratoii)  lascero  ch'  altri  decida  qual  fu  la  sapieuza 
d'  allora.  »  Non  s'  accorgcvano  (potrebbe  soggiungersi ) 
quelle  genti  rozze  e  accecate  dalla  pessima  usanza , 
quanto  fosse  disonorevole  ai  vivi  T  onorare  i  morti 
dopo  essersi  compiaciuti  e  dilettati  del  vederli  morire. 

Le  schiere  dei  nobili  giovani  concorrenti  a  siffatti 
giuochi  solevano  comparirvi  con  sopravvesti  del  rae- 
desimo  colore.  «  Alle  volte  ancora  i  loro  abiti  erano 
di  due  dillcrenti  colori ,  di  modo  che,  per  esempio, 
la  parte  destra  mostrava  il  rosso,  la  sinistra  il  giallo  .  .  . 
E  di  qui  a  mio    credere    nacque   il  nome    di  divisa 


176  DISSERTAZIONI 

(  0'r2;Hli  livrea )  perche  si  usava  di  dividere  le  vesti 
in  guisa  che  1  una  parte  rappresentava  im  colore  e 
r  altra  un  altro.  » 

E  come  il  popolo  in  ogni  eta  voile  avcre  dei 
giuoclii ,  cosi  dovette  in  ogni  eta  pagar  dei  tributi 
pubblicamente ,  e  soggiacere  in  private  all"  insazia- 
bile  cupidigia  degli  usurai.  E  cosa  iiotabile  quanto 
gran  fondamento  facessero  allora  gli  Stati  ed  i  Grandi 
sopra  la  proclivita  degli  uomini  ai  delitti  5  perocche 
delle  composizioni ,  cioe  delle  niulte  coUe  quali  si  re- 
dimevano  i  delinquenti  empievansi  massimaraente  i 
pubblici  erarj  e  s'alimentavano  il  fasto  e  le  gran- 
dezze  dei  principi ,  dei  baroni ,  dei  vescovi.  «  Al- 
lora poclii  misfatti  erano  capitali ,  cioe  puniti  colla 
morte.  A  riserva  dei  commessi  contro  il  re  o  cen- 
tre \a.  repubblica,  che  si  chiamano  delitti  di  lesa 
maesta ,  se  i  servi  uccidevane  il  padrone ,  o  la  mo- 
glie  il  marite ,  era  permesse  il  comporre  ogni  altra 
iniquita,  cioe  riscattarsi  e  liberarsi  con  pagare  la 
soninia  di  danare  tassata  dalle  leggi ;  di  maniera  che 
clii  uccideva  un  prete ,  pagando  600  soldi,  e  chi 
ainmazzava  un  vescovo  sborsando  900  soldi  al  fisco, 
se  n'andava  cantando  assoluio  da  ogni  altro  aggravio... 
L'uccisore  d' una  persona  nobile ,  della  moglie  inue- 
cente  ,  d'  uno  sculdascie  ed  uffiziale ,  e  parimente  un 
incendiarie  ,  un  ladro  ,  un  assassino  da  strada  erano 
ammessi  alia  composizione  ^  e  il  fisco  occupava  tutti 
i  beni  di  chi  non  pagava.  »  Cosi  sccondo  una  bolla 
di  papa  Gregorio  IX  delF  anno  ia3o  chi  commetteva 
omicidio  o  privava  chi  che  si  fosse  di  qnalche  niembro 
doveva  pagare  alia  curia  venti  soldi  provenzali ,  dieci 
soldi  chi  versava  Taltrui  sangue,  cinque  soldi  il  ladro 
di  giorno,  dieci  il  notturno;  e  se  qualcuno  rubava  uve 
o  cose  consimili  era  tenuto  di  pagare  alia  curia  do- 
dici  danari.  Laonde  (  dice  1'  autore  )  «  essendo  state 
cosi  leggieri  una  volta  le  pene,  e  cotante  inferociti 
e  turbolenti  i  costunii  degli  uomini,  si  puo  ben  cen- 
getturare  che  frequenti  fossero  i  delitti  ,  con  ingras- 
sarsi  poi  delle  spoglie  de'  rci  il  regie  iisce.  »  E  in 
quanto  agli  usurai ,  comincia  il  Muratori  dal  dire  non 


SOPRA    LE    ANTICHITA.'    ITALIANS.  1 7/ 

esscrvi  forse  mai  stato  alciin  tempo  «  tla  die  e  in 
iiso  r  umaiio  comnicrzio  col  dcnaro ,  in  cui  non  si 
sia  prestato  esso  danaro ,  e  die  da  esso  non  abbiano 
cercato  gli  uomini  di  ricavar  fintto,  diiamato  Usura.  » 
Mose  la  proibi  fra  i  Giudei  permettendo  loro  pero 
di  esercitaila  con  dii  era  d'  altra  sdiiatta  e  nazione. 
Platone ,  Aiistotele,  Plutarco  ed  altri  antidii  T  hanno 
disapprovata.  Presso  gli  Ateniesi  fu  lecita  e  molto 
usata ,  e  cosi  andie  presso  i  Pvomani.  I  Cristiani  in- 
gegnaronsi  di  coprirla  sotto  la  speciosa  ragione  del 
lucro  cessante  e  daiino  emcrg&iitc ,  e  passando  sovente 
pci"  cupidigia  ogni  comportabile  misura  provocaiono 
le  sdegnose  parole  dei  SS.  PadrJ.  «  Da  die  poi  dope 
il  I] CO  buona  parte  delle  citta  d' Italia  e  massima- 
niente  nella  Lombardia ,  Toscana  e  Genovesato,  co- 
niinciarono  ad  alzare  la  testa  e  ad  erigersi  in  re- 
pubjiliclie ,  si  diedcro  i  cittadini  ad  anmentare  non 
solamcnte  la  potenza  della  lor  patria ,  ma  aiiclie  le 
sostanze  proprie.  Pero  s'  introdnssero  molte  arti  som- 
mamente  utili  ,  gran  commerzio  per  mare  si  fece , 
gran  mercatura  per  terra.  I  Veneziani,  i  Genovesi , 
i  Pisani  sopra  gli  aliri  si  distinsero  in  questo  •,  e 
cliinnque  nia2:2;iore  indnstria  e  sao;acita  di  mente 
vantava ,  non  perdeva  il  tempo  a  procacciarsi  ogni 
possibil  guadagno.  A  niuno  certameute  la  cedono  i 
Toscani  e  principalmente  i  Fioreniini,  in  acutezza 
d' ingegno  e  in  sopportar  le  iliticlie  utili;  il  perche 
questa  gente  per  voglia  d'  arriccliire  ,  non  contenta 
di  guadagnare  in  rasa  coir  arti  ,  comincio  andie  a 
passar  fuori  d'  Italia  a  mercantare.  Un  bel  negozio 
parve  loro  qiiello  di  prestar  danaro  ad  usura,  e  questo 
a  poco  a  poco  divcnto  il  principale  e  piu  gustoso 
loro  impiego ,  perche  fruttava  assaissimo.  »  Di  qui 
crede  il  Muratori  die  nascesse  principalmente  la  gran 
potenza  de' Fiorentini  nei  secoli  XII  e  XllI;  e  dal- 
r  esempio  di  tanta  utilita  gli  altri  popoli  finono  mossi 
a  corrcre  la  stessa  via  spargcndosi  principahneute per 
la  Fnincia  ed  Irigliiltcna.  L'  eccessiva  cupidigia  di 
questi  vtsurai  meritt)  poi  die  la  Cliiesa  ed  i  Principi 
si  adoperassero    con    miuacce  e  punizioni  gravissime 


178  DISSERT  AZIONI 

a  reprimerla ;  ma  fu  una  lunga  e  difficile  inipresa. 
Nel  1 106  Odoardo  piissimo  re  d' IngliilteiTa  vieto 
affli  usurai  il  sosrsioinare  nel  suo  reiino.  II  sino:olaie 
si  e  clie  qualche  voka  i  Principi  e  fin  anco  la  Corte 
di  Roma  erano  dai  cattivi  ordinamenti  di  quell'  eta 
necessitati  a  proteggerli.  cc  Particolarmente  allorche 
ai  monarchi  veniva  il  bisogno  di  pecunia  saltava 
fuori  un  bando  contro  gli  usurai ,  acciocche  costoro 
s'  induccssero  con  una  considerabil  otlerta  e  contri- 
buzione  a  placare  il  loro  sdegno.  In  lor  flivore  an- 
cora  si  moveva  la  Corte  di  Roma ,  non  gla  perclie 
approvasse  le  loro  usure ,  ma  perclie  per  via  d'  essi 
riceveva  le  rimesse  del  danaro  a  lei  proveniente  da 
tutta  la  cristianita  d'  Occidente.  »  A  far  poi  conoscere 
fin  dove  arrivasse  la  rapcicita  di  quegli  usurai ,  cita 
il  Muratori  Y  eserapio  di  una  sentenza  profferita  in 
Modcna  1"  anno  1270,  dalla  quale  si  raccoglie  che  lo 
Statu  to  accordava  il  frutto  del  20  per  100  ogni  anno. 
Quaado  e  consentita  dalle  leggi  una  tanta  esorbitanza , 
chi  puo  immaginarsi  i  confini  della  cupidigia  privata  ? 
Mentre  cosi  gli  usurai  nel  segreto  spolpavano  i 
bisognosi  dell'altrui  danaro,  le  Compagnie  de  soldati , 
ladri  ed  assassini  infestavano  apertamente  1'  Italia ,  e 
con  profisssione  piu  coraggiosa  uia  non  percio  meno 
pregiudicievole  diseitavano  le  pubblichc  e  le  private 
sostanze ,  e  rendevano  infelicissima  la  vita.  «  Allor- 
che qualche  principe  e  citta  per  cagion  della  pace 
cassava  i  suoi  soldati ,  costoro  trovandosi  senza  paga 
commciarono  a  scegliere  un  capo  e  a  fi3rmare  una 
socicta  con  alcune  leggi.  La  maniera  di  sostentarsi 
per  loro  consisteva  in  passare  or  c[ua  or  la ,  mettendo 
in  contribuzione  tutto  il  paese.  5eco  menavano  cjuante 
donne  rapivano,  che  loro  piacessero ;  e  prendendo 
gli  uomini ,  li  obbligavano  al  pagamento  se  volevano 
ricuperare  la  liberta.  Fermandosi  in  cjualche  terra  o 
castcUo  ,  vi  portavano  la  rovina.  Tremavaiio  le  stesse 
citta  air  avvicinamento  di  si  barbariche  schiere ;  gente 
tutta  come  disperata,  vogliosa  di  prede ,  e  priva  af- 
fatto  di  coscienza.  Per  salvarsi  dalla  violenza  e  fe- 
rocia  loro  altro  ripiego  ordinariamente  non  v'era,  che 


SOPRA    LE    ANTICHITa'    ITALIANE.  I -9 

tli  spcdir  deputati  per  esibirc  gran  soimna  di  danari, 
alliiiche  si  levassero  dal  coiitado,  c  passassero  in  altio 
paese  a  iar  lo  stesso  giuoco,  siccome  nemici  di  ognu- 
110.  ))  II  primo  a  dare  il  pcssinio  eseinpio  di  queste 
Conipagnie  fii  rrcduto  da  alcuni  Monreale  cavaliere  di 
Rodi;  nia  piii  veramente  e  da  dirsi  che  fosse  Lodrisio 
Visconte,  che  nel  i339  assoldo  le  milizie  principal- 
mente  tedesche  licenziate  da  Mastino  della  Scala,  e 
con  quelle  porto  la  guerra  ad  Azzo  Visconte  signor 
di   IMilano. 

In  que'  tempi  gia  per  tante  cagioni  calamitosi ,  a 
quegli  uoniini  spogliati  dagli  assassini  e  dagli  usurai 
ed  ancora  dai  pessinii  ordini  civili,  costava  non  poco 
(  dice  r  autore  )  il  prender  moglie.  Pagavano  sotto  il 
nonie  di  mcta  o  mephium  o  viethium  un  tanto  al  padre 
o  al  tutore  della  giovane  per  sottentrar  loro  in  quel- 
rufiicio;  e  questa  che  dai  commentatori  e  detta  do- 
nazione  sposallzia  o  nuziale  pagavasi  per  lo  piu  nel 
giorno  degli  sponsali;  e  non  disdice  il  dirla  una  spe- 
cie di  compra ,  perche,  siccome  hanno  osservato  il 
Martinio  e  il  Vossio ,  la  voce  mcta  o  methmm  e  for- 
niata  dal  Sassonico  Meclen  significante  mercede  con- 
ducere.  «  Poi  la  prima  mattina  dope  le  nozze,  sotto 
il  nome  di  morgincap  o  morgingab  {die  Moigengabc) 
cioe  regalo  della  mattina,  obbligavano  alle  mogli  una 
parte  dei  propvj  beni;  nel  che  o  la  dabbenaggine 
degli  uomini  o  T  avarizia  dcUe  donne  fiirono  tanto 
smodate,  da  rendere  necessaria  una  legge  di  Liutpran- 
do  per  impedire  che  il  dono  non  fosse  piu  che  il 
quarto  della  sostanza.  Rispetto  poi  alia  condizione 
delle  donne  in  que'  secoli ,  troviamo  fra  1'  altrc  cose 
che  se  una  donna  libera  maritavasi  con  un  servo  i 
parenti  potevano  darle  quel  castigo  che  piu  loro  pia- 
ceva.  J)  Non  faccndolo  essi,  la  medesima  diveniva 
scrva  del  re ;  ed  era  posta  nel ,  per  cosi  dire ,  ser- 
ragUo  regio  a  fllare,  e  non  gia  a  disonesti  impieghi. 
«  E  in  quest!  casi  la  legge  Ripuaria  ordinava  che  dal 
re  o  dal  coiite  si  piesentasscro  alia  donna  una  spada 
ed  una   conocchia ,    aflinche    s'  ella   pigliava  la  spada 


l8o  DISSEUTAZIONI 

dovesse  con  quella  uccidere  il  servo  a  cui  erasi  unita, 
e  se  in  vece  eleggeva  la  conoccliia,  perseverasse  nella 
servitu.  :»  Era  ben  dura  (dice  rautore)  la  condizion 
della  spada;  ma  s' intende  (soggiunge)  di  traliggere 
un  uomo  gia  iniprigionato  e  legato.  E  ben  singo- 
lare  ( diranno  niolti  dei  nostri  lettori )  questa  consi- 
derazione  del  buon  Muratori,  a  cui  parve  che  il  do- 
ver  redimere  la  propria  liberta  colT  uccisione  del 
niarito  fosse  una  grave  condizione  niitigata  soltanto 
dalla  sicurezza  di  poteila  adempire  senza  un  pericolo 
al  mondo;  e  la  miseria  d"  un  uomo  consegnato  dalla 
cosi  detta  Giustlzia  alia  moglie  per  cssere  impune- 
mente  macellato  non  parve  degna  di  alcuna  com- 
passione. 

E  poiche  s'  e  toccato  della  giustizia  e  dclle  pene 
riferiremo  un' usanza  della  quale  ci  da  notizia  TAu- 
lico  Ticinense  clie  circa  F  anno  t33o  descrisse  molti 
costurai  de'  Pavesi.  «  Sul  parapetto  del  pontc  veccliio 
si  eresse  una  volta  una  pertica  la  quale  puo  abbas- 
sarsi,  e  neU' estremita  fu  legata  una  gran  cesta :  e 
se  qualclie  rilialdo  si  trova  che  abbia  bestemmiato 
Dio  o  la  Beata  Vergine,  incontanente  si  pone  in 
quella  cesta  e  si  tuffa  nel  Ticino  donde  si  trae  tutto 
inzuppato.  v  Ne  quest'  usanza  era  soltanto  in  Pavia , 
ma  il  Muratori  la  trova  in  Ferrara  e  in  Marsiglia, 
e  afferma  che  a'  suoi  tempi  durava  tuttavia  in  Vienna 
d' Austria  per  punire  i  beccaj ^  fornaj  ed  altii  pubblici 
ladiL.  Pochissimi  poi  erano  i  delitti  punid  colla  morte: 
cc  a  chi  giurava  il  falso  s'  aveva  da  mozzare  la  mano : 
quasi  tutti  gli  altri  si  poteano  riscattare  pagaado  da- 
naro  .  .  .  All'  omicidio  non  era  imposta  la  pena  della 
vita;  ma  si  bene  una  condanna  pecuniaria  ;  e,  quel 
die  bene  strano  sembrera ,  anche  uccidendo  un  ve- 
scovo  .  •  .  Se  il  reo  non  pagava ,  stendeva  il  Fisco  le 
sue  grille  sopra  i  di  lui  beni  .  . .  Chi  dopo  avere  uc- 
ciso  un  suo  parente  si  rifugiava  in  cliiesa  potea  sot- 
fi-arsi  al  castigo  con  fare  la  seguente  penitenza  che  gli 
veniva  imposta  dai  preti.  .Cioe  cinto  di  legami  di  ferro 
e  mezzo  nudo  ,  o  pure  in  altro  modo   di    penitente , 


SOPR.V    LE    ANTICIIITA.     ITALI.VNE.  10  1 

dovea  andare  in  pellegrinaggio  ai  liioghi  santi,  cioe 
dove  ])osavano  i  corpi  dei  piu  riiiomati  Santi.  Ba- 
stava  qurslo  per  soddisfare  alia  Cliiesa  e  al  Re  ...  . 
Percio  Dauterio  noljile  beneventano  per  la  morte  data 
a  Grimoaldo  principe  di  Benevento ,  in  segno  di  pe- 
nitenza  si  avvio  incontanente  alia  volta  di  Gerusa- 
lenime  in  un  modo  singolare  ed  inaudito.  Perocche 
in  tutta  queir  andata  e  nel  ritorno  a  Benevento  porto 
sempre  in  bocca  nna  grossa  pietra  deponendola  solo 
nel  tempo  del  mangiare  e  del  here.  Raccontansi  an- 
cora  varj  miracoli  delle  catenc  ond'erano  cinti  questi 
penitenti ,  piodigiosamente  spezzatcsi  da  per  sc  ai 
sepolcri  de'  Santi.  Un  diacono  nel  monastero  di  Spo- 
leti  aveva  ucciso  un  ahro  monaco  nelT  anno  85o. 
Andossene  costui  a  Roma  a  prendere  la  penitenza  e 
gli  fu  ordinato  di  mettersi  al  collo  e  alle  braccia 
cerclij  di  fcrro  com'  era  prescritto  dalla  legge  dei 
parricidi ,  e  di  portarsi  ai  Inoghi  di  ma2;gior  di- 
vozione  linclie  ottenesse  il  perdono  da  Dio.  Capitato 
nella  Biettagna  minore  al  monistero  Piotonense,  e 
prostrato  al  scpolcro  di  S.  Blarccllino,  ecco  da  se 
rompersi  le  catcne,  per  lo  che  libero  ed  assoluto  se 
n'ando...  Parimente  nella  Vita  di  S.  Appiano,  mo- 
naco di  Pavia,  seppellito  nella  citta  di  Comaccliio, 
presso  i  Bollandisti  si  legge  esser  venuta  di  Francia 
alia  chiesa  della  Bcata  Vergine  Giustina  una  donna, 
la  quale  portava  al  braccio  sinistro  un  cerchio  di  ferro 
postole  per  penitenza  dal  vcscovo  si  strettamcnte  che 
la  carne  sopraccresciuta  lo  aveva  quasi  tntto  coperto. 
Venuta  clie  fu  alia  tomba  di  S.  Appiano,  subitaniente 
quel  cerchio  si  ruppe,  e  il  braccio  apparve  illeso  . .  . 
]Ma  Carlo  Magno  principe  di  muabil  senno  riprovo 
si  fatto  costume  con  dire  che  non  si  desse  piu  li- 
cenza  di  viaggiare  ingannando  gli  uomini  a  cotesti 
nudi  e  cinti  di  lerro ,  i  quali  asserivano  di  andare 
in  volta  a  cagione  di  penitenza.  E  se  hanno  coni- 
messo  qualche  dclitto  insollto  e  capitale  pare  miglior 
consisrlio  ch'  essi  riman2:ano  in  un  sol  luojio  lavorando , 
servendo  e  laccndo  la  penitenza  ad  essi  canonicamente 


1 8a  DISSERT  AZIONr 

ordinafa.  Fa  intcndere  questa  legge  (soggiunge  il 
buon  parroco  Muratori )  die  in  questa  sorte  di  pel- 
]e2;rinaggio  e  penitenza  doveano  essere  intervenute 
frodi  e  imposture,  ed  essersi  scoperto  clie  talvolta 
per  arte  e  non  per  miracolo  si  crano  sciolte  quelle 
catena.  Cio  non  ostante  per  alcuni  secoli  ancora  con- 
tinuo  quest""  usanza ,  massimamente  in  Francia.  » 

L'  ospitalita  ,  cioe  1'  uso  di  alloggiare  e  nutrire  gra- 
tuitamente  i  forestieri ,  era  cosa  molto  osservata  da 
que'  nostri  padri;  e  di  qui  forse  venne  in  gran  parte 
die  molti  pigliassero  non  pure  con  rassegnazione 
nia  volontariamente  la  penitenza  de'pellegrinaggi.  Non- 
dimeno  apparisce  die  questa  bellissima  usanza  fu  de- 
turpata  da  molti  inganni  e  dalF  avarizia ;  trovandosi 
leggi  che  era  vietano  il  far  mercato  delF  ospitalita 
e  convertirla  in  guadagno ,  ora  minacciano  severa- 
mente  coloro  die  accolti  ad  ospizio  rimeritavano  il 
beneficio  colle  rapine  o  coUe  seduzioni  delle  fanciulle. 

Piena  di  varieta  e  molto  piacevole  a  It-ggersi  e  la 
materia  dei  QiudizJ  di  Dlo^  ma  noi  per  non  riuscir 
troppo  lunghi  parlcremo  soltanto  del  cosi  detto  Giu- 
dizio  dell  acqua  fredda.  «  Qnando  concorrevano  ga- 
gliardi  indizj  di  qualdie  misflitto  contro  di  alcuno 
non  pero  in  maniera  da  potcrlo  convincere,  si  de- 
duceva  questo  affare  al  giudizio  e  alia  decisione  di 
Dio  con  pia  bcnsi  ma  insiemc  temeraria  persuasione. 
Si  pi'cparava  o  si  sceglieva  un  lago  d'  acqua  a  cui 
veniva  condotto  Taccusato,  jnima  bene  avvertito  e 
scono-iurato  in  cliiesa  che  confessasse  la  verita.  Pre- 
messe  le  orazioni  e  invocato  il  nome  di  Dio  consa- 
pevole  della  verita  e  castigatore  dciriniquita,  si  get- 
tava  costui  in  mezzo  all'  acqua,  stando  intanto  tutti 
intenti  gli  spettatori  s'  egli  si  affondava  o  restava  a 
galla.  »  E  colui  che  sommergevasi  e  andava  al  fondo 
stimavasi  innocente,  e  reo  si  teneva  per  lo  contrario 
colui  che  gallt-ggiava ;  come  se  F  acqua  per  la  sua 
impurita  ricusasse  di  dargli  ricetto.  Strana  interpre- 
tazionc,  a  dir  veio,  e  da  fame  le  meraviglie,  se  tutta 
(|uesta  materia  non  fosse  un  contiuuo  delirio.    Ma  il 


I 


SOPRA    LE    ANTICHITl"    ITALIANE.  1 83 

pill  singolare  si  e  clie  sotto  questo  giudizlo  apparen- 
tenicnte  tanto  pericoloso  e  tremcndo  coprivasi  la  si- 
cura  salvczza  del  colpevole :  perocclic  I'accusato  git- 
tavasi  nclT  acqua  riiccomandato  ad  una  corda;  sicche 
o  Tacqua  lo  ii2;ettava  ed  egli  era  salvo,  o  sommer- 
gevasi,  e  la  coida  vcniva  subito  in  suo  soccorso. 
«  Un  solenne  furbo  (dice  percio  il  IMuratori)  dovette 
esscre  T  inventore  di  questo  giudizio ,  con  far  cre- 
dere prova  miracolosa  d'  innocenza  il  sommergersi 
neir  acqua  il  corpo  d' un  uomo,  quando  naturalmente 
non  puo  succedere  clie  questo;  ed  e  da  stupire  che, 
non  diro  la  povera  plebe,  ma  ques;!!  ancora  di  niag- 
gior  giudizio,  non  couoscessero  la  furberia  per  sot- 
trarrc  i  nialvajri  al  castisio   deo;li  uomini.  jj 

II  duello,  le  inanumissioni  dei  servi,  le  usanze  del 
vestire,  le  istituzioni  dei  cavalieri  e  delle  inscgne 
potrebbero  darci  materia  di  molte  citazioni  se  altre 
ne  bisognasscro  a  dimostrare  che  questi  volumi  dai 
quali  s'imparano  tante  cose  necessarie  alia  vera  e 
compiuta  cognizione  della  storia,  ridondano,  come  gia 
dicenmio ,  cli  notizie  piacevoli  a  lesiSlcrsi  e  2;raziose 
anclie  a  ripetorsi  nelle  conversazioni.  —  Come  vi 
basta  la  pazienza  ( diceva  un  tale  ad  un  lettore  di 
Giornall  volanti  in  foglio),  come  vi  basta  la  pazienza 
per  inghiottirvi  ogni  giorno  cosi  prolissa  congerie 
d' inczie  ? — -Molte  inezie  pur  troppo!  rispose,  e  as- 
sai  lunglie!  ma  vi  si  trovano  poi  qua  e  la  alcuni 
articoletti  (soggiunse  sl)adigliando )  pieni  di  brio  e 
vivacita;  e  bisogna  averli  letti  clii  vuol  essere  alia 
portat't  dcllo  spirito  del  nostri  giorni.  —  Or  non  po- 
tia  diisi  molto  piu  veramcnte,  clie  avrebbe  il  torto 
chi  si  maravigliasse  del  sentir  raccomandata  come 
piacevole  la  lettura  delle  Antichltd  italiane ,  dove 
il  peggio  che  possa  accaderci  si  e  ,  che  mentre  an- 
diamo  cpxalche  volta  in  cerca  di  fiori  ci  troviamo 
lungo  il  cammino ,  quasi  senza  avvedercene ,  arric- 
chiti  di  molti  ottinii  liutti? 

A. 


i84 


PARTE    II. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECGANICHE. 


Del  rimovimento    e   trasporto   dl    miiri ,    campanili  ed 
altre  parti  dl  edlficj. 


k5e  tutto  cIo  che  concerne  il  movimento  de'  grandi  mo- 
noliti  suole  a  buon  diritto  essere  cagione  d'iiiteressamento 
e  di  sorpresa  non  solo  al  volgo ,  iim  ben  anco  ai  dotti , 
molto  piu  lo  dev' essere  quelle  dl  voluminose  porzloni  di 
fabbricati  o  costruzioni ,  giacche  esseiido  queste  uti  coUe- 
gaiiieato  di  minute  parti,  piii  malagevole  riesce  1' intento 
di  preservarle  da  qnalunque  guasto  o  rottura.  Per  tale 
motivo  r  operazione  di  varare  le  grandi  navi ,  quando  la 
loro  costrnzione  h  pressoche  ultimata ,  cioe  di  porle  ia 
mare  facendole  scendere  sur  un  piano  inclinato,  e  sempre 
ne' porti  di  mare  un  motivo  di  grande  afFollamento  ed  e 
ognora  uno  spettacolo  non  meno  imponente  die  degno  d'in- 
teresse  comeche  frequente.  Piii  rimarchevoli  ancora  rie- 
scono  le  diflicili  opernzioni  di  rimettere  a  galla  le  navi  af- 
fondate  oppure  arrenate  sulle  coste ;  fra  queste  merita 
rammemorazione  quella  eseguita  nel  i8o5  dall' ingegnere 
Gliicallat,  con  insolito  ed  indnstriosissimo  processo  per 
rendere  galleggiante  una  nave  aniericana  clie  giacea  sopra 
una  spiaggia  del  golfo  di  Lyon,  tale  processo  fu  un' imi- 
tazionc  in  grande  di  quanto  fece  Metagene  (  secondo  il  rac- 
conto  diVitruvio)  per  trasportare  i  inonoliti  che  dovevano 
coinporre  T architrave  del  tempio  di  Diana  in  Efeso.  Glii- 
callat adunque  fece  costruire  intorno  la  nave  un  grande 
cllindro,  il  cui  asse  passava  pel  centro  di  gravita  di  essa, 
ed  aveva  trenta  piedi  di  diametro  ed  altrettanti  di  lun- 
gliezza :  sul  cllindro  s'  avvolgevano  due  grosse  goinene  le 
cui  estremita  si  riferivano  a  due  argani  posti  sn'  galleg- 
giantl  ancorati  in  mare,  niedlante  1  quail  dopo  alcuni  girl 
del  cllindro  egU  colla  nave  clie  avviluppava  galleggio. 


TRASPORTO    DI    MURl,    CCC.  1 85 

Pliuio  ci  trasmise  (libro  36)  la  Memoria  de' singolaris- 
slnii  teatri  mobili  die  Cajo  Curione  fece  eseguire  per  emu- 
lare  il  magnllico  teatro  teiiiporaiieo  in  ciii  1'  Edile  Scauro 
profnso  aveva  ingenti  ricchezze.  Cui'ione  fece  costruire 
(dice  Pliiiio)  due  vastisslmi  teatri  di  legno  girevoli  sopra 
perni ,  ch' erano  in  tal  modo  disposti  clie  il  inattino  del 
giorno  destinato  alle  rappresentazioni  erano  disuniti  accioc- 
che  gli  spettacoli  in  essi  riescissero  affatto  distinti.  Dopo 
mezzo  giorno  anilii  i  teatri  fnrono  niessi  in  moto ,  e  con 
giro  ojjportimo  s'  unirono  a  loggia  d'  anfiteatro  trasportando 
gli  spettatori  seduti  per  porgere  loro  un  coniljattimento  di 
gladiatori.  In  questo  strano  spettacolo ,  soggiunge  Plinio , 
non  si  sa  chi  ammirare  di  preferenza  se  T  inv^entore  o 
Fesecutore?  Se  chi  P  ordino  oppiire  il  popolo  clie  oso  se- 
dere  in  un  veicolo  si  fragile  ?  Nulla  di  meno  a  noi  non 
sembra  tale  da  trascendere  i  niezzi  meccanlci  oggidl  co- 
nosciuti ,  giacche  per  cjuanto  grandi  fossero  i  teatri  mol)ili 
suddetti ,  il  peso  d'  ognnno  ,  insieme  cogli  uomini  seduti , 
non  doveva  sorpassare  quello  della  rupe  monolita  di  Pie- 
troburgo  la  quale  sovra  un  traino  trascorse  con  non  molta 
difficolta  sedici  miglia.  D'  altronde  ad  onta  delle  sclaiuazioni 
di  Plinio  T  operazione  non  era  pericolosa ,  purche  i  teatri 
fossero  stati  connessi  colla  debita  diligenza  e  purche  aves- 
sero  posato  si  I'uno  che  Paltro  sopra  un  piano  orizzontale 
solidissinio  e  levigatissimo.  Parigi  porge  ogni  giorno  una 
ripetizione  in  piccolo  de'  teatri  mobili  di  Curione,  avve- 
gnache  nel  grandioso  Diorama  in  cut  i  valenti  pittori 
Daguere  e  Bouton  fanno  ammirare  elletti  sorprendenti  di 
prospettiva  e  di  ottica  vi  sono  due  grandi  quadri,  innanzi 
ad  uno  de'  quali  sta  posta  una  gradinata  ove  siedono  gli 
spettatori  la  quale  dopo  un  determinato  tempo  si  pone  in 
moto,  mediante  un  meccanismo  nascosto,  e  trasporta  gli 
spettatori  mcdeslmi  dinanzi  il  secondo  quadro. 

Maggiore  ammirazione  destarono  e  destano  tuttora  i  mo- 
vimenti  dati  a  porzioni  di  fabbricati  in  muratura ,  sia  che 
si  tratti  di  semplice  raddrizzamento  ,  sia  di  trasporto  eifet- 
tivo.  Circa  ai  racldrizzamenti  ci  limitereino  a  due  soli  esempi 
assai  rimarclievoli  L'uno  de' quali  fu  eseguito  eirettivamentc, 
il  secondo  proposto  soltanto.  In  Parigi  i  muri  d'  una  delle 
grandi  gallerie  del  conscrvatorio  d'  arti  e  mestieri  pende- 
Vano  notabilmentc  all' inluori  ^  IMolard  scienzlato  distinto, 
in  allora  dircttore  di  qucllo   stabiliiiicnto ,    ridussc  a  felicc 

Bibl.  liaL  T.  LXXXVI.  i3 


l86  TRASPOUTO    DI     MUKI, 

compimento  I'azzai-doso  impegao  di  raddrizznili  nel  niodo 
seguente.  Primieramente  fece  porre  varie  cliiavi  di  ferro 
parallele  ed  equidistant! ,  le  cui  estremita  conformate  a  vite 
attraversavano  i  murl  ed  erano  corredate  airinfnori  di 
madreviti  e  di  piattelii^  poi  fece  sospendere  nd  ognuna  di 
esse  delle  fiaccole  ardenti  clie  ne  dilatarono  il  metallo,  ed 
immediatamente  si  diede  la  stretta  alle  madre  viti ,  indl 
rimosse  le  liaccole ,  le  cliiavi  si  contrassei'o  raffreddandosi, 
e  facendo  sforzo  sul  muri  produssero  un  leggiero  inoto 
di  raddrizzameiito,  talmente  clie  dalla  reiterata  replica  di 
qnesta  nianovra  ne  risulto  infine  esattaaiente  il  uieditato 
elFetto. 

Trattavasi  in  Venezia  venticinqne  anni  sono  di  raddriz- 
zare  il  campanile  di  S.  Giorgio  de'  Greci  seasiljilmente  in- 
clinato ;  varj  proposero  dei  metodi  piii  o  uieno  ingegnosi, 
ma  nessuno  era  paragonalDile  per  semplicitii  e  per  bellezza 
d'invenzione  a  qnello  di  Crovato  ajiilissimo  caponiastro , 
clie  consisteva  nel  disporre  dalla  parte  opposta  all' incli- 
nazione  dei  robusti  recipient!  pieni  di  sabbia  su  cui  pog- 
giare  dovevano  grossi  Icgni  destiuati  a  reggere  la  torre 
mediante  un  fortissimo  tellajo  introdotto  eniro  il  muro ; 
poi  dopo  format!  dei  tagli  triangolari  su'  muri  lateral! , 
sarebbero  stati  aperti  dei  fori  nei  recipienti  i  quali  la- 
sciando  scorrere  ugualmeote  la  sabbia  avrebbero  permesso 
al  camjjanile  di  abbassarsi  lentamente  e  senza  scossa  fin- 
che  fosse  stato  pienamente  raddrizzato. 

Non  di  raro  avviene  che  qnando  si  deniolisce  oppure  si 
Gambia  destinazione  ad  un  fabbricato  ricco  di  preziose 
pitture  a  fresco  sia  d'  uopo  per  conservarle  di  distaccare 
le  porzioni  di  muro  su  cui  esistono  per  trasportarle  i!i 
altro  Iiiogo.  In  si!nil  modo  fu  formata  la  bella  raccolta  di 
freschi  di  Luini,  Gaudenzio  Ferrari  ed  altri  celebri  pittori 
che  ammirasi  !iella  pinacoteca  di  Brera.  Uno  degli  akari 
di  S.  Pietro  in  Ro!na  era  fregiato  d' una  rlnomata  pittura 
a  fresco  sul  muro  di  Domenichino  rappreseatante  il  mar- 
tirio  di  S.  Seljastiano,  la  quale  aveva  ventidue  piedi  di 
altezza  e  tredici  di  larghezza ;,  siccome  era  stato  detenni- 
nato  di  surrogare  ad  essa  un  mosaico  d' ugual  graadezza, 
si  diede  ordine  di  distaccare  quella  porzione  di  muro  senza 
pero  levare  il  ricco  corredo  di  marmi  die  la  circondava  , 
condizione  assai  malagevole  da  soddisfarsi ,  per  cui  fu  dai 
pratici  giudicata  ineseguibile,  quando  il  celebre  meccanico 


CAMPANILI  ,    eCC.  187 

Zabaglia  esibi  dl  assutnerne  I'incarico,  e  lo  ridusse  in 
fatto  a  compimento  coUa  solita  sua  maestiia ;,  egli  non  solo 
distacco  il  muro  e  lo  muni  di  una  ben  solida  intelajatura, 
ma  pure  lo  trasporto  senza  il  minimo  guasto  all'  officina 
dei  mosaicisti  che  copiare  dovevano  il  dipinto,  poi  alia 
rimota  chiesa    di  S.  Maria  degli   Angeli  eve  tuttora   esiste. 

Domenico  Fontana,  celebre  pel  trasporto  e  la  collocazione 
degli  obellschi  di  Roma,  esegui  eziandio  la  non  men  ardua 
operazione  di  traslocare  I'antica  cnppella  dei  Presepio  esi- 
stente  iiella  basilica  di  S.  IMaria  ftlaggiore  la  quale  fabbri- 
cata  con  cattivi  materlali  e  poca  solidita  era  nulla  di  meno 
adorna  di  marnii  e  di  mosaici  pregevoli.  Fii  non  solo 
trasferita  a  cinquantasette  piedi  di  distanza  ,  ma  abbassata 
notaljilmente  al  disotto  del  piano  cbe  occupava.  Tale  la- 
voro  fu  cseguito  con  tanta  precisione  che  si  direl^be  co- 
strutta  nella  posizione  sua  attuale.  La  maggiore  difficolta 
fu  quella  di  disporre  1'  aruiatura  interna  ed  esterna  in  tal 
modo  cbe  veruna  parte  si  potesse  smovere  indipendente- 
mente  dalle  aitre  come  se  tutte  fossero  state  d'  un  sol 
pezzo. 

II  chiarissimo  presidente  de  Gregorj  nella  sua  Storia 
del  Yerceliese  descrive  il  traslocamento  del  campanile  di 
Crescentino  eseguito  nel  1776  dal  muratore  Serra  Cre- 
sceutino  uomo  d"  ingegno  quantunque  illetterato.  Nelle  vi- 
cinanze  di  Crescentino  al  conflueate  del  Po  trovasi  la 
chiesa  dclla  IMadonna  del  Palazzo  eretta  sugli  avanzi  del 
palazzo  di  Placldia  figlia  dclP  imperatore  Teodosiof,  nel 
1774  fu  deciso  d'ampliare  il  tempio  coir  aggiunta  di  vma 
cupola ,  la  qual  cosa  non  poteva  essere  ridotta  ad  eiFetto 
senza  la  demollzione  del  campanile?,  Serra  propose  iaal- 
lora  di  trasferirlo  intatto  fnori  del  nuovo  recinto ;  tale 
suggerimento  fu  deriso  e  giudicato  stravagante ;  ma  egli 
per  comprovarne  la  sensatezza  esegui  fehcemente  il  tras- 
porto deir  altare  maggiore  co"  snoi  accessor]  nella  chiesa 
di  S.  Bernardino;  cio  basto  a  rendere  persuasi  gl' increduli 
e  gli  fu  allidato  il  trasporto  del  campanile  col  tenuissimo 
compenso  di  cento  cinquanta  lire  di  Piemonte.  Compiute 
che  furono  le  nuove  fondamenta  su  cui  adagiarlo  nel  luogo 
a  lui  destinato ,  Serra  introdusse  delle  travi  orizzontali  che 
attraversavano  i  muri  del  campanile  alia  sua  base  e  con- 
catenando  queste  con  altre  formo  un  largo  traino  sul  quale 
appoggiavansi  otto  grandi  travi  obblique  che  puntellavano 


l88  THASPORTO    Til    MURI, 

11  campanile  all' intorno.  Dispose  poi  un  forte  tavolato  che 
segnava  la  strada  da  trascorrersi  ed  il  glorno  2  5  marzo 
face  tagliare  la  muratura  che  collegava  ancora  il  campa- 
nile colle  vecchie  fondamenta  ^  il  26  in  presenza  d'ua 
nunieroso  concorso  di  popolo  fece  salire  suo  figlio  sul  cam- 
panile per  suoiiare  le  campane  ed  immediatamente ,  fra- 
niettendo  dei  rotoli  tra  il  traino  ed  il  tavolato  mise  in 
nioto  il  campanile  niediante  tre  argani  e  lo  condusse  sulla 
nuova  sua  base  ove  fa  stabilmente  assicurato ;  per  ultimo 
I'altezza  del  campanile  stesso  fa  accresciuta  di  sei  metri 
con  nuova  muratura.  Sopra  una  parete  del  campanile  fa 
posta  la   seguente  iscrizione : 

Sine  .  Gradum  .    Viator 

Quo  .  Marianum  ■  Sacellum  .  AmpUarctur 

'Turrim  .  Hanc  ,  Sacram  .  Ad  .  IV  .  Pussus 

Opitidante  .  Deipnra 

Pidsadsque  .  Interea  .  Impendentihus  .   Tiiitinnabulis 

la  .  LcetiticE  .  Argumentum 

Crescentini  .  Serra  .  Crescentinensis 

Intentato  .  Hactenus  .  Ausu 

Tiito  .  Ex  .  Inspirato  .   Traductam 

Die  .  XXVI  .  Martii  .  Anno  .  MDCCLXXVI 

Scito  .  Admirator  .  Abi 

II  Re  Amedeo  III  cliiamo  a  Torino  Serra  Crescentini, 
e  gli  assegno  una  pensione  di  aSo  lire  di  cui  godette  sino 
alia  sua  morte  avvenuta  nel    1804. 

Recenteraente  Tesempio  di  Serra  fu  imitato  in  Francia 
da  due  falegnami  di  Lisieux.  La  cliiesa  di  S.  Giuliano  a 
Mailiac  aveva  una  sorta  di  cupola  ch'  era  pur  anche  cam- 
panile, poiche  sovra  di  essa  s' innalzava  la  camera  delle 
campane  terminata  da  una  guglia  alta  cento  piedi ;  fu  de- 
ciso  di  fame  il  trasporto  suUa  facciata  della  cliiesa  mede- 
sima  alia  distanza  di  sessantacinque  piedi.  I  due  falegnami 
INicolIe  e  Lanii  s'incaricarono  di  questo  azzardoso  trasporto^ 
si  servirono  dei  muri  della  chiesa  medesima  come  stradale 
sul  quale  fecero  scoiTere  un  robustissimo  traiuo  che  for- 
niava  in  pari  tempo  base  e  veicolo  al  voluminosissirao 
carico  elevato  venticinque  piedi  al  disopra  del  suolo  della 
chiesa :  non  fecero  uso  di  arraatura  di  sorte  alcuna ,  le 
campane  non  furono  levate,  anzi  sonarono  a  festa  durante 
r  operazione  la  quale    fu    condotta    a    felice   termine   colla 


C.VMPANILI,    CCC.  189 

tenue  spcsa  tli  tlnecento  cinqnanta  franchi.  Cio  fa  snpporre 
nccessariainente  die  i  muri  fossero  robustissimi ,  che  il 
campanile  fosse  connesso  con  niolta  precisione  e  composto 
di  seek!  niateriali.  Cio  essendo ,  il  trasporto  esegnito ,  co- 
meche  commendevolissinio ,  non  era  ne  piii  maraviglioso, 
ne  di  maggior  diflicolta  di  quello  del  campanile  di  Cre- 
scentino. 

Per  formarsi  poi  nn'  idea  del  motive  clie  ha  potuto  in- 
durre  ad  intraprendere  il  trasporto  di  quel  campanile  e 
da  riflettersi  che  in  varie  antiche  chiese  d' oltremonte  la 
facciata  ed  il  vestilaolo  servono  di  l^ase  ad  un  aUo  cam- 
panile a  guglia ;,  tale  b  il  prospetto  della  cattedrale  di  Di- 
gione,  tale  quello  dell' anticliissima  chiesa  di  S.  Germain- 
des-Prcs  a  Parigi ,  e  tale  massimamente  quello  della  rino- 
mata  cattedrale  di  FriJ^urgo  in  Brisgovia ,  la  cui  torre  ga- 
reggia  in  eleganza  ed  in  elevazione  con  quella  di  Strasbitrgo 
ch'c  la  pill  alta  d' Europa.  In  molte  altre  poi  s' osserva  una 
grnnde  guglia  che  sovrasta  alP  intersez.ione  della  crociera , 
di  niodo  che,  quando  esiste  una  cupola,  serve  ad  essa  di 
maestoso  linimento ,  del  che  il  duomo  di  ]\Illano  ne  porge 
uno  splendido  esempio  ^  ma  non  poche  hanno  la  guglia 
senza  cupola  ,  ed  in  parecchie  la  guglia  serve  di  campa- 
nile. Una  tale  disposizione  produce  non  di  raro  gravi  in- 
convenienti  tanto  neirinterno  della  chiesa  quanto  all'esterno, 
dando  origine  o  favorendo  la  degradazione  delle  parti  con- 
tinue ,  motivo  per  cui  varie  di  queste  furono  demolite,  fra 
le  quali  citasi  la  gran  guglia  della  cattedrale  di  Parigi  ^ 
altre  richiedono  frequenti  e  costose  riparazioni :  e  dunque 
prohaliile  che  sia  stato  per  ischivare  tale  inconveniente  die 
a  Maillac  s'  intraprese  la  singolare  operazione  meccanica  di 
cui  abhiamo  parlato. 

Fra  le  guglie  di  tale  specie  primeggia  per  eleganza,  per 
ricchezza  d'  intagli  e  di  trafori  e  per  grandiosita.  quella  di 
Rouen ,  la  quale  essendo  ridotta  ad  uno  stato  di  degra- 
dazione compassioncvole ,  il  Governo  commise  al  valente 
architetto  Alavoine  di  ristaurarla  e  di  ridurla  alia  primi- 
tiva  bellezza.  Questi  giudicb  necessaria  T  intiera  rlcostru- 
zione  e  prescelse  per  materiale  la  ghisa ,  opportunissima 
a  parita  di  circostanza  per  dare  alia  costruzione  la  legge- 
rezza ,  la  precisione ,  la  Jinitezza  e  l"  esatta  connessione 
ncl  niaggior  grado  possibile  col  minore  dispendio.  L' archi- 
tetto ultimo  ,  poco  tempo  prima  della  sua  mortc,  aweniUa 


1 90  TRASPORTO    DI    MURI,    eCC. 

nel  1 83 5,  questa  bella  operazione  die  gli  procaccio  molto 
onore.  II  suo  esempio  meritereljbe  di  essere  iinitato  tntte 
le  volte  die  si  trattasse  di  ripristinare  alcuni  degli  ador- 
namenti  a  frastagli  de'  gotici  monuinenti  e  speciaimente  i 
costoloni  de'ricchi  finestroni  f,  ua' opportuna  inverniciatura 
nel  tempo  istesso  che  preserverebbe  la  ghisa  dalP  ossida- 
zione,  le  darebbe  I'appareiiza  deila  pietra  o  del  raarmo  a 
cui  fu  surr Ogata. 


Breve   notlzia    intorno    alle  scoperte    di   G.  Melloni 
sul  caloiico  (i). 


J 


je  nozioni  die  si  possedevano  Intorno  alle  irradiazioni 
calorifiche  eran  poclie  ed  incerte.  I  trattati  di  fisica ,  stain- 
pati  alcuni  anni  sono ,  fanno  appena  menzlone  della  pro- 
pagazione  del  calor  raggiante  a  traverso  Tatmosfera,  e 
della  sua  riflessione  sni  corpi  tersi  e  puliti ,  le  quali  sono 
in  tutto  analoglie  alia  propagazione  ed  alia  riflessione  della 
luce.  Alcuni  contengono  inoltre  qualclie  cenno  suUe  spe- 
rienze  del  Delarocbe  e  del  Berard ,  donde  pareva  risultare 
che  i  raggi  calorifici  si  polarizzano  come  i  rnggi  lucidi 
riflettendosi  ad  uii  augolo  deterininato  suUe  superficie  dei 
corpi  diafani ,  e  si  trasmettono  in  certi  tasi  immediata- 
mente  a  traverso  una  lamina  di  vetro.  Ma  le  sperienze  di 
polarizzazione ,  ripetute  in  Iiigliilterra  da  Powell  e  da 
Lloyd,  condussero  ad  am  risultamento  negative;  e  quelle 
di  trasmissione  immediata  non  sembraron  punto  conclu- 
denti  a  parecclii  fisici  di  gran  merito ,  tra  i  quali  ba- 
stera  citare  Brewster  e  Laplace.  Essi  obljiettarono  die  la 
debole  azione  calorifica  ,  rnauifestata  a  traverso  lo  strato 
diafano  esposto  alia  irradiazione  ,  derivava  dal  calore  ac- 
cumulato  sulla  superficie  anteriore ,  e  propagato  rapida- 
mente  ma  successivameiite  da  strato  a  strato  sino  alia  su- 
perficie posterioie :  e  per  avvalorare  questa  loro  opinione 
citarono  nn' esperienza  dello  stesso  Delarodie,  dalla  quale 
risultava  die  un   vetro    commie    trasmetteva  piu  calore  di 

(i)  Questo  importante  aitlcolo  ci  e  siato  graziosamente  trasmesso 
da  Parigi  dal  oh.  sig.  prof.  Capoui,  direttore  del  R.  Osservatono  di 
Napoli, 


SCOrERTE    DEL    MELLONI    SUL    CALORICO.  IQI 

un  cristallo  di  bellissinia  apparenza  ma  alquaiito  piu  grosso; 
donde  arguivano  clie  ad  una  certa  profoiulita  noii  si  sa- 
rebhe  ottenuta  alcuna  azione ,  come  in  tutti  i  fenomeni 
dipendenti  dalla   condiittibilita   calorilica   ordinaria. 

Scheele  avca  gla  osservato  I'andamento  rettilineo  ed 
invariabile  del  calore  radiante  nscito  dallo  sportello  aperto 
di  una  stufa  accesa.  IMelloni  prese  le  mosse  da  qnesta  prima 
ossers'aziooe  del  Sclieele  suUa  propagazione  de'raggi  calori- 
fici  neir  aria  per  provare  la  loro  trasmissione  immediata  in 
altri  niezzi.  Dopo  di  aver  dimostrato  con  esperienze  deci- 
sive cbe  neiratmosfera  il  calorico  raggiante  segue  realmente 
i  tre  canoni  della  luce,  movimento  istantaneo ,  reltilineo 
ed  indipendente  dalVagitazione  deU'aria  ,  egli  applico  gli 
stessi  nietodi  sperimentali  alle  sostanze  solide  e  liquide , 
e  mostro  vittoriosamente  che  anche  in  pareccbie  di  tali 
sostanze  ba  luogo  la  trasmissione  immediata  del  calorico. 
Va  artifizio  altrettanto  semplice  quanto  ingegnoso  gli  per- 
mise  di  abbattere  compiutamente  1'  obbiezione  fondata  sul 
riscaldamento  della  sostanza  sottoposta  alia  irradiazione 
calorifica.  Lo  strato  solido  o  liqnido  e  applicato  contro  un 
piccol  pertugio  forato  nel  centre  di  un  gran  diaframma 
nietallico  verticale.  Da  una  banda,  e  ad  una  certa  distanza, 
trovasi  la  sorgente  di  calore;  dall'altra,  il  corpo  termo- 
scopico  disposto  nel  fondo  di  un  tubetto  aperto.  La  sor- 
gente, il  foro  e  I'asse  del  inbo  sono  situati  sulla  mede- 
sima  retta  orizzontale  ;  ed  in  tal  caso  il  termoscopio  indica 
un'  azione  calorilica.  ]Ma  appena  si  scosta  di  alcun  die  la 
sorgente  di  calore  da  questa  direzione  ,  conservandola  egual- 
mente  lontana  dal  foro,  Tindicazione  termoscopica  cessa 
compiutamente.  Ora  la  distanza  della  sorgente  calorifica.  al 
corpo  solido  o  liquido  sottoposto  aU'esperieuza ,  non  es- 
sendo  punto  altcrata ,  il  riscaldamento  di  esso  corpo  non 
pub  aver  diminuito :  nulla  e  dunque  attualmente ,  come 
prima  ,  la  sua  influenza  propria  ;  e  1' azione  esercitata  nel 
primo  caso  derivava  interamente  dai  rnggi  cbe  traversavano 
lo  strato  di  materia  diafiina  nella  sola  direzione  deU'asse, 
raggi  che  nella  seconda  posizione  della  sorgente  passano 
tuttavia  per  lo  stesso  strato ,  ma  traversandolo  obbliqua- 
mente  all'asse,  e  proseguendo  al  di  la  il  loro  proprio  cam- 
mino,  non  posson  piii  penetrare  nel  tube  e  agir  quindi 
sul  corpo  termoscopico. 


192  SCOPERTE    DEL    MELLONI 

Essendosl  per  tal  motlo  procurato  un  mezzo  infallibile 
onde  conoscere  e  misurare  la  trasmissione  immedlata  dei 
raggi  calorillci  ne'  corpi ,  il  Melloni  proscgui  le  sue  inve- 
stigazioni  intorno  a  questo  bel  ramo  di  lislca  e  scoperse 
un  gran  numero  di  fatti  strauissimi  in  apparenza ,  ma 
risultanti  dalle  piu  precise  misure,  ed  aramessi  come  tali 
neirinsegnamento  attuale  delle  prime  scuole  scientlfiche 
d'  Europa. 

Ecco  le  principali  consegnenze  eh"'  egli  dedusse  da  una 
serie  imraensa  d'osservazioni. 

La  trasparenza  non  e  una  condizione  essenziale  della 
trasmissione  calorifica.  II  cristallo  di  monte  affuinicato  in 
istrati  di  80  o  90  millimetri  trasmette  tre  o  quattro  volte 
piu  calor  raggiante  di  una  sottile  lamina  d'allume  perfet- 
tamente  diafano.  Alcunl  corpi  opachi ,  come  la  mica  e 
certi  vetri  neri ,  i  quali  intercettano  compiutamente  i  raggi 
solari  i  piu  intensi ,  si  lascian  tuttavia  traversare  da  una 
quantita  notabile  di  raggi  calorifici.  D'altra  parte  si  pos- 
sono  formare  delle  coml^inazioni  di  sostanze  diafane  che 
sono  affatto  impermealjili  al  calor  raggiante.  Quindi  la 
necessita  di  nuove  denominazioni  totalmente  disiinte  dai 
vocaboli  adottati  per  indicare  il  passaggio  o  T  assorbi- 
mento  de' raggi  lucidi  ne' corpi.  Melloni  chiama  cUatevmane 
le  sostanze  die  trasmettono  i  raggi  calorifici  ed  atermane 
quelle  c!ie  ne  intercettano  la  propagazione.  Ne'  cristalli  la 
diatermaneita  non  ba  veruna  relazione  coUa  composizione 
chimica ,  colla  densita,  o  coile  forme  primitive  o  secon- 
darie  :  dessa  non  dlpende  ne  manco  dal  senso  in  cui  sono 
tagliate  le  lamine  relativamente  agli  assi  della  cristallizza- 
zione.  Ne'  vetri  e  ne'  liquidi  le  sostanze  permeabili  al 
Galore  raggiante  scmbran  quelle  che  son  dotate  di  mag- 
glor  forza  rifrangente  :  di  fatto  il  flint  trasmette  piu  del 
crown  ,  il  carburo  di  solf'o  piu  dell'acido  solforico.  I  me- 
talli ,  le  pietre  ,  il  cartone  ,  il  legno  sono  sostanze  atermane. 
Nella  classe  de'  corpi  diafani  ad  un  tempo  e  diatermani 
gli  ultimi  gradi  trovansi  occupati  dall' acqua ,  daU'allume, 
daU'acido  nitrico.  II  corpo  piii  permeabile  ai  raggi  calori- 
fici si  e  il  sal  gemma  clie  trasmette,  in  qualunque  circo- 
stanza,  0,923  del  fascetto  calorilico  incidente.  Diciamo,  in 
qualunque  circostanza  ,  perche  i  rapporti  tra  la  diaterma- 
neita di  tutte  le  sostanze ,  tranne  il  sal  gemma  ,  variano 
immensamente    colla  natura  de'  raggi    di  calore  :    1'  acqua , 


suL  cALonico.  193 

a  cagioii  d'  csoinpio,  trasraette  una  corta  qnantlta  della  ir- 
radiazione  calorifica  scagliata  dalla  fiamma ,  ma  intercetta 
all'atto  rirradiazione  proveniente  dai  corpi  riscaldatl  sino 
airincandescenza  :  il  vetro  assorbe  i  raggi  di  calore  ema- 
nati  dalle  sorgenti  la  cni  temperatura  e  inferiore  a  i5o°, 
trasiiiette  una  picciolissima  frazione  del  calor  radiante 
scagliato  da  un  corpo  a  2  ,  o  3oo°,  e  si  lascia  traversare 
da  quantita  calorifiche  di  mano  ia  mano  crescentl  per  le 
sorgenti  piii  calde.  II  sal  gemma  per  lo  contrario  e  indlf- 
ferente ,  come  abbiara  osservato ,  alia  natura  del  finsso 
calorifico  incidcnte  ,  e  ne  trasmette  costantemente  la  stessa 
proporzione.  Reca  veramente  maraviglia  il  vedere  iiegli 
apparati  del  IMelloiii  come  persino  il  calor  naturale  della 
mano  tennta  ad  una  certa  distanza  da  uno  strato  di  questo 
corpo,  jiosto  dirimpetto  alTapertura  del  termoscopio,  lo 
traversi  in  un  attimo  qualunque  ne  sia  lo  spessore  j  men- 
treclie  tutte  le  altre  sostanze  diafane  vi  prodncono  assolu- 
tamente  lo  stesso  effetto  di  una  lamina  metallica.  II  fatto 
e  capitale  :  vedendo  I'acqua ,  il  vetro  e  qualunque  altra 
sostanza  trasparente  dor  passaggio  ad  una  proporzione  di 
calore  crescente  colla  temperatura  della  sorgente  calorifica, 
si  poteva  attribuire  qnesta  facilita  piii  o  men  grande  di 
penetrare  entro  i  corpi  solidi  e  liquidi  ad  una  specie  di 
forza  iinpcllente  che  va  facendosi  gradatamente  magglore 
ne' raggi  calorifici ,  di  mano  in  mano  che  s"  auraenta  il 
vigore  del  fuoco  nel  corpo  riscaldato  o  incandescente 
donde  traggono  origine ;  quando  invece  la  trasmissione 
costante  del  sal  gemma  mostra  die  tutti  i  raggi  di  calore 
posseggono  la  medesima  facilita  di  penetrare  lilseramente 
tra  le  molecole  di  un  solido  come  tra  quelle  dell' aria  ^  e 
clie  se  CIO  non  ha  luogo  neila  massima  parte  de'  casi ,  un 
tal  fenomeno  deriva  da  una  qualita  propria  delle  sostanze 
solide  e  liquide   sottoposte   alia   irradiazione. 

]\Ia  fjuale  e  mai  qnesta  singolar  facoltii  che  posseggono 
quasi  tutti  i  corpi  diafani  di  estinguere  o  di  trasmettere 
il  calor  ragglante   secondo  la  temperatura  della  sorgente? 

II  complesso  de'fatti  osservati  nella  trasmissione  e  un 
accurato  confronto  colle  proprieta  analoghe  relatlvamente 
alia  luce,  han  condotto  il  Melloni  alia  conseguenza  die 
tntte  queste  sostanze,  persino  le  piii  limpide  ,  come  I'acqua, 
1  alcool  ,  il  vetro,  posseggono  una  vera  colorazionc  calori- 
fica ,  colorazionc  del  tutto  invisibile  che  opera  sul  calorico 


194  SCOPERTE    DEL    MELtOM 

radlante  come  fa  la  materia  colorante  propriameiite  delta 
sulla  luce.  11  sal  gemma  e  il  solo  corpo  bianco  e  diafano, 
il  quale  sia  privo  di  colore  ca'oriflco.  Le  (iamme,  i  corpi 
arroventati  o  semplicemente  caldi  senza  emissione  di  luce , 
mandano  varie  specie  di  raggi  calorilici  analnghi  ai  colori 
dello  spettro  solare :  tutte  o  quasi  tutte  le  specie  di  calore 
sono  contenute  in  qnantita  piu  o  men  grande  nelle  irra- 
diazioni  scagliate  dalle  sostanze  incaudescenti ;  le  altre 
sorgenti  mancano  di  certi  raggi,  e  contengou  gli  altri  in 
diversa  proporzione. 

Ammesse  queste  ipotesi  ,  anzi  analogie  incontrastabili , 
non  solamente  si  comprende  colla  massima  f'acilita  la  ra- 
gione  del  fatto  generate  per  cui  il  medesimo  corpo  diafano 
trasmette  talora  il  calor  raggiante  ,  ed  in  certi  casi  lo  in- 
tercetla  ,  ma  si  spiegano  persino  le  piu  minute  particolarita 
della  trasmissione  caloriiica. 

E  veramente  que''  raggi  scagliatl  da  una  data  sorgente 
non  possono  traversare  clie  le  sostanze  dotate  della  me- 
desima  diatermansia ,  serveudomi  del  vocabolo  proposto 
dal  professore  Melloni  onde  denotare  la  colorazione  calo- 
nfica.  I  vetri  rossi ,  che  sono  i  piu  puri  tra  i  vetri  colo- 
rati ,  ammettono  i  soli  raggi  rossi  ed  estinguono  qualunque 
altro  per  assorbimento  :  egli  e  quindi  impossibile  di  vedere 
a  traverso  questa  specie  di  vetro  una  fiamnia  naturalmente 
verde,  o  resa  tale  dall' interposizione  di  una  lamina  co- 
lorata  con  una  tinta  di  un  verde  impermeabile  alia  luce 
rossa.  Cosi  va  la  faccenda  nelTacqua  esposta  alia  irradia- 
zione  di  un  corpo  incandescente.  L'acqua  e  Tirradiazione 
calorifica  posseggono  in  certo  qual  modo  due  diatermansie 
contrarie :  la  prima  e  analoga  al  vetro  rosso,  e  la  seconda 
alia  luce  verde  f,  laonde  i  raggi  sono  assorbiti  e  non  punto 
trasmessi.  II  vetro  intercetta  jier  la  stessa  ragione  il  calor 
raggiante  delle  sorgenti,  la  cui  temperatura  e  inferiore  a 
3,  o  400°.  Havvi  trasmissione  per  Tacqua  esposta  alia 
radiazione  delle  fiamme  e  pel  vetro  sottoposto  ai  raggi 
de' corpi  a  varj  gradi  d'incandescenza ,  perche  le  diater- 
mansie si  deir  agente  die  del  mezzo  destinato  a  trasmet- 
terlo  sono  allora  piii  o  meno  conformi.  In  tal  guisa  appunto 
si  vede  piii  o  men  viva  e  brillante  a  traverso  il  vetro 
rosso  la  luce  bianca  o  di  un  color  qualunque,  misto  ad  una 
certa  dose  di  rosso. 


SUL    CALORICO.  igb 

Egli  e  poi  manifesto  che  i  raggi  cli  calore  i  qnali  escono 
da  una  data  lamina  ,  dovran  essere  trasmessi  o  intercettati 
da  un' altra  di  divcrsa  natiu'a  secondo  che  la  diatermansia 
della  lamina  posteriore  sara  piu  o  men  confacente  colla 
diatermansia  della  lamina  anteriore.  Risulta  infatti  da  varj 
esperimenti  del  nostro  autore  die  i  raggi  caloi-ilici  emer- 
gent! dairacqna  e  dalTallnme  non  possono  traversare  certe 
specie  di  vetri  ,  mentre  e'  passano  in  quantita  piii  o  men 
grande  per  varie  altre  sostanze. 

Qnanto  al  sal  gemma,  si  e  gia  visto  clie  questa  sostanza 
trasmette  nella  medesima  proporzione  le  varie  irradiazioni 
delle  sorgenti.  Aggiungeremo  ora  ch'  essa  trasmette  pure 
la  stessa  precisa  proporzione  del  calore  emergente  da 
qualunque  corpo.  La  trasmissione  costante  del  sal  gemma 
risulta  evidenteraente  dalla  sua  mancanza  assolata  di  dia- 
termansia. 

Riducendo  in  istrati  di  una  grossezza  gradatamente  ml- 
nore  i  mezzi  diatermani ,  ne'  casi  ov'  essi  intercettano 
completamente  P  irradiazione  calorifica  di  una  data  sor- 
gente ,  non  si  ottiene  verun  efFetto  sensibile  sintantoche 
lo  strato  conserva  una  profondita  maggiore  di  uno  o  due 
millimetri  :  passato  questo  iimite  la  trasmissioae  comincia 
a  manifestarsi ,  e  diventa  abbondantissima  negll  strati  di 
una  gran  sottigliezza.  Qualora  poi  I'esperienza  si  faccia 
sulla  irradiazione  di  una  fiamma  ,  la  trasmissione,  ancor 
sensibile  a  parecchie  centinaja  di  millimetri  di  profondita, 
s'aumenta  dcboimente  e  gradatamente  al  decrescere  della 
grossezza  dello  strato^  ma  qnando  si  giunge  alio  stesso 
Iimite  di  uno  o  due  millimetri,  scorgesi  tosto  ,  come  nel 
caso  precedente ,  un  accrescimento  notabilissimo  nella  quan- 
tita di  calor  trasmesso. 

Qneste  sperienze  esogiiite  dal  Melloni  sul  cristallo  di 
niontc  ,  suU'acqna  ed  altre  sostanze,  sono  esse  pure 
cohsegnenze  immediate  della  diatermansia  :  e  per  render- 
sene  cnpaci  basta  por  mente  ai  fatti  analogbi  die  si  os- 
servano  nella  colorazione  de'  corpi  diafani.  II  vetro  rosso, 
dianzi  citato,  ridotto  a  laniine  sottilissime  ,  inipallidisce , 
si  scolora  ,  e  perde  qnindi  la  fiicolia  d'  intercettare  la  luce 
verde.  Vn  liquido  colorato  ,  entro  nn  recipiente  di  vetro 
bianco ,  di  forma  piii  o  meno  ampia  ,  profondo  in  certi 
sensi ,  e  munito  di  uno  spigolo  acutissimo  ,  trasmette  poco 
diverse  per    la    lore    intensita    le  imniagini    degli  oggetti , 


196  SCOrEUTE    DEL    MELLONI 

sintantoche  la  visione  si  effettua  a  traverse  una  data  pro- 
fondita  di  liquldo  :  111a  tali  iuimagini  si  fauno  men  colorate 
verso  ]a  parte  sottile  del  vaso ,  e  diventano  vivacissime 
sullo  spigolo  ove  il  llquido  ha  perduta  la  propria  colora- 
zione  attesa  la  somma  sna  esilita. 

Sino  ad  ora  alilDiam  considerate  le  azioni  do'  corpi  sulla 
irradiazione  calorifica  ricevuta  perpendicolarmente  alia  lore 
snperficie.  Se  i  raggi  giiingono  obliliquamente  ^  andran  essi 
soggetti  o  no  ad  un  cambiamento  di  direzione  analogo  alia 
rifrazione  della  luce ' 

Questo  quesito  non  poteva  sciogliersi  complutamente 
che  dopo  le  scoperte  dell'autore.  Infatti  sin  dai  primi  tempi 
in  cui  si  costrussero  le  lenti  erasi  osservata  la  concentra- 
zione  del  calor  solare :  alcuni  effetti  analoghi  s'eranopure 
ottenuti  recentemente  colle  irradiazioni  delle  fiamme  e  dei 
corpi  incandescenti ;  ma  cotale  iudizio  di  rifrazione  era 
ambiguo  e  credevasi  dalla  massima  parte  de'  fisici  una 
semplice  conseguenza  della  riunione  de''  raggi  Incidi  :  re- 
stava  quindi  tuttora  da  determinarsi  se  il  calorico  bastasse 
di  per  se  a  produrre  lo  stesso  fenomeno.  Per  convincersi 
die  i  raggi  di  calore  si  rifrangono  realmente  come  i  lu- 
cidi  basta  disporre  nelTapparato  del  Melloni  un  vaso  pieno 
d'acqna  calda  ,  alqnanto  lateralinente  e ,  ad  una  certa  di- 
stanza  dal  diaframnia  nietallico  perfoliate :  I'irradiazione 
calorilica  ,  interamente  scevra  di  luce ,  non  puo  allora 
pervenire ,  come  abbiam  visto,  sul  corpe  termoscopico 
situate  nel  fondo  della  sua  appendice  cilindrica.  Ma  pe- 
nende  dirimpetto  al  foro  centrale  del  diaframma  un  prisma 
di  sal  gemma,  coU'asse  verticale  ed  i  lati  dell' angolo 
rifrangente  convenientemente  inclinati ,  i  raggi  della  sor- 
gente  si  piegano  verso  I'apertura  del  termoscopio  ,  il  quale 
manifesta  incontanente  la  loro  jDresenza. 

E  bella  da  vedersi  e  sommamente  istruttiva  un'  altra 
esperienza  analoga  eseguita  colle  lenti.  Si  toglie  il  dia- 
framma e  si  pone  in  faccia  all'apertura  del  tube  termo- 
scopico ,  e  ad  una  certa  distanza  ,  il  recipiente  riscaldato 
dal  liquido  :  il  termoscopio  riceve  allora  e  manifesta  Tir- 
vaggiamento  caloiifico ;  i  segni  delPazioiie  s"  indeboliscone 
con  un  apposito  allontanamento  sino  al  punto  di  renderli 
appena  sensibili.  Approntate  poi  due  lenti  della  medesima 
distanza  focalc,  una  di  vetro,  T altra  di  sal  gemma,  si  dis- 
pengoao  successivaraente  presso  Tapertura  del  teriuescopio: 


SUL    CALORICO.  I97 

la  prima  iVistrugge  1' azione  calorifica ,  la  seconda  1' aii- 
menta  notaljilmente. 

I  raggi  <-li  luce  si  rlfrangono  piii  o  meno  seconclo  la 
loro  naiura.  Era  dunque  probabile  clie  cio  succedesse  pa- 
riniente  per  le  varie  specie  di  calor  raggiante :  e  di  fatto 
la  rifrazioue  delle  irradjazioni  caloriliche  esplorata  col 
prisma  di  sal  gemma  si  trovo  aumentare  generalmente  di 
una  picciol  quantita  colla  temperatura  della  sorgente.  La 
debole  energia  del  fascetto  di  calor  rifratto  ,  la  diflicolta 
di  distinguerne  accnratamente  le  varie  parti ,  ed  altri  osta- 
coli  5  impediron  sinora  al  Melloni  di  spinger  oltre  le  sue 
indagini  su  questo  punto. 

Ma  Taualisi  del  calor  solare  eseguita  colla  rifrazlone 
del  prisma  e  I'assorhimento  delle  sostanze  diafane  lo  con- 
dusse  a  varie  conseguenze  interessantisslme  suUa  disper- 
sione  de'raggi  calorilici,  e  suUe  relazioni  che  esistono  tra 
i  due  agenti  cui  dobbiamo  i  fenomeni  della  luce  e  del 
calorico. 

La  facolta  di  riscaldare  ne'  raggi  solari  va  tnlmente  unita 
alia  facolta  d'illuminare  che  quasi  tutti  i  iisici ,  seguendo 
in  cio  r  opinione  del  volgo ,  considerarono  queste  due 
azioni  come  elletti  diversi  di  una  sola  cagione ,  e  supposero 
per  consegueute  die  il  uiedesimo  raggio  ci  recasse  dalle  re- 
gioni  eteree  e  la  luce  e  il  calore.  Non  doblaiam  dun<jue  stu- 
pirci  se  dopo  V  esperienza  del  Newton  snlla  decomposlzione 
della  luce,  nessun  d'essi  per  liingo  tempo  cerco  di  studiare 
la  dlstribuzione  del  calore  nello  spettro  scoperto  dalFim- 
raortale  filosofb  inglese.  Qnesta  indilFerenza ,  derivante 
dairipotesl  adottata  ,  prolungossi  per  ben  quasi  un  secolo, 
e  cesso  linalniente  verso  Taniio  1783  epoca  in  cui  Roclion. 
fece  alcune  ricerclie  sperimentali,  donde  gli  parve  potersi 
arguire  die  il  maggior  caldo  nello  spettro  solare  trovasi 
appunto  sul  giallo ,  ove  domina,  com' e  noto  ,  il  massimo 
chiarore  :  T  esperienza  era  semplicissima  e  consisteva  nel- 
Tosservare  le  indicazioni  di  un  termometro  il  cui  bulbo 
veniva  successivameate  immerso  ne' setie  colori  prismatici. 
Landriani  pervenne  alcuni  anni  dopo  alia  stessa  conclusione. 
Bcrard  ripete  sul  principio  del  sccoIo  attualc  I'esperienza 
del  Rochon  e  trovo  il  maggior  caldo  ,  non  piii  sul  color 
giallo,  ma  sul  rosso  verso  Festrcmita  dello  spettro.  Her- 
schel  e  Davy  aveano  trovato  qualclie  anno  prima  die  la 
zoua  pill  calda  esiste  j^rcsso  T  ultimo  limite  della  luce  rossa 
nello  spazio  oscuro  die  Ic  succcde  iiuuicdiutamcntc. 


198  SCOPERTE    DEL    MELLONI 

Nnove  sperienze  vennero  intraprese  neiranno  1828  dal 
Seebeck,  le  quali  dimostraroiio  chela  posizione  della  nias- 
sima  temperatura  varia  nello  spettro  solare  colla  qualita 
della  sostanza  diafana  ond'e  costrutto  il  prisma.  Essa  tro- 
vasi  sill  giallo  ,  suU'  aranciato  ,  sul  rosso  o  accanto  al  rosso 
secoiidoche  il  prisma  e  composto  d' acqua ,  d''acido  solfo- 
rico  ,   di   vetro   comune   o   di   flint-glass. 

Questi  fatti  parvero  si  contraddittorj  alle  idee  prevalent! 
clie  gli  autori  de'  varj  trattati  di  fisica  pubblicati  dopo  le 
osservazioni  del  Seebeck  11011  ne  fecero  alcnna  meuzione. 
Brewster  fu  il  solo  che  ne  diede  un  cenno  nel  suo  Trat- 
tato  d' ottica ,  ma  senza  tentare  ne  anche  uii'ombra  di 
spiegazioae.  E  in  vero  s'  igiiorava  a!lora  Tesistenza  della 
diatermaiisia  nelle  sostanze  diafane  prive  di  colore  ,  e  te- 
nevasi  per  fermo  che  tutte  qneste  sostanze  trasmettessero 
liberamente  qualunqne  sorta  di  Ince  e  di  calor  solare : 
nn  cambiameato  di  posizione  nel  massimo  calore  era  in- 
compatibile   colla   imaiobilita   della   massima   luce. 

Attualaiente  la  spiegazioae  delle  variazioni  calorifiche 
osservate  uello  spettro  solare  non  preseota  vernaa  diflicolta. 
lafatti ,  cosa  succedereblie  se  per  analizzare  la  lace  del 
sole  si  preseatasse  al  ragglo  incideate  un  prisma  composto 
di  iin  vetro  azziirro  ,  verde  o  rosso?  II  massimo  di  chia- 
rore  cauiljierebbe  necessariamente  la  sua  natural  posizione 
e  passerebbe  nelT  una  o  nell'altra  zona  dello  spettro,  se- 
condo  la  natura  e  Tintensita  del  colore  diffaso  nel  prisma. 
Tale  si  e  appuato  il  risultamento  delPazioae  esercitata 
dair acqua  ,  dalPacido  solforico  e  dalle  diverse  specie  di 
vetri  sui  raggi  calorifici  che  traversano  i  rispettivi  prismi. 
Ognl  sorta  di  calore  soffre  durante  la  sua  trasmis&ioae  per 
la  materia  del  prisma  un  assorbimento  particolare :  gli 
elemeati  del  fascetto  calorilico  rifratto  differiscoa  quindi 
per  la  mutua  loro  energia  dagli  eleaieati  del  raggio  iaci- 
deate  ,  e  misurando  le  iatensiia  dei  primi  si  ottengoao  ne- 
cessariamente dati  erronei   sui   secondi. 

Le  sperieaze  del  Rochon  e  di  tutti  1  fisici  poc'  anzi  cl- 
tati  eran  dunque  totalmente  improprie  alio  scopo  per  cui 
vennero  istituite  ^  e  per  avere  un'  analisi  esatta  del  calor 
solare  coaveniva  impiegare  un  prisma  composto  con  una 
sostaaza  la  quale  rifra agendo  piu  o  meno  i  varj  raggi  ca- 
loriiici  li  trasmettesse  pero  tutti  nella  medesima  propor- 
zione.  —  Cosi    I'ece    difatto  il  Melloni    serveiidosi    del  sal 


SUL    CA.LORICO.  1 99 

gemma.  —  AUora  si  vide  la  tempei-atura  delle  diverse  zone 
dello  spettro  solare  farsi  gradatamente  magglore  dal  vio- 
laceo  al  rosso,  e  crescere  aiicora  notaljilmente  al  di  la  del- 
r  ultimo  limite  sine  ad  una  distanza  eguale  a  cjuella  che 
scorre  in  opposta  direzione  tra  il  rosso  e  il  glallo:  quindi 
diminuire  rapidamente  ed  estinguersi  dopo  di  aver  per- 
corso  nello  spazio  oscuro  un  tratto  equivalente  alia  meta 
circa  della  distanza  die  esiste  tra  le  due  estremita  dello 
spettro  lucido. 

Ottenuto  in  tal  gnlsa  il  vero  spettro  calorifico  normale,  se 
ne  fecero  passare  le  varie  parti  per  un  sottilisslmo  strato 
d'  acqiia  — •  i  rapporti  tra  le  intcnsita  de'  raggi  calorific! 
farono  in  parte  alterati,  ed  il  massimo  di  teinperatura  si 
avvicino  airestrcmita  rossa  :  aumentando  gradatamente  sino 
a  tre  o  quattro  pollici  la  grossezza  dello  strato  acqneo  in- 
terposto  ,  il  massimo  di  calore  continiio  a  niuoversi  nello 
stesso  senso,  percorse  success! vamente  il  rosso,  Taranciato, 
e  si  fermo  nella  parte  centrale  del  giallo.  Sostitueudo  al- 
r  acqua  Tacido  solforico ,  si  ottenne  uno  spostamento  ana- 
logo,  ma  il  massimo  di  calore  non  pote  spingersi  al  di  la 
del  raucio.  II  vetro  comune  non  lo  trasporto  oltre  il  rosso; 
ed  il  flint  lo  lasclo  ancora  nello  spazio  oscuro  a  contatto 
deir  ultima   zona   visibile   dello   spettro. 

Questi  fatti  sono  parlanti ,  e  mostrano  sino  all' ultima 
evidenza  la  verita  della  spiegazione  accennata. 

Si  piglino  ora  diverse  lamine  di  vetro  colorato  e  si  ri- 
peta  con  esse  I'esperienza  eseguita  col  vetro  bianco.  Tacqua 
e  Tacido  solforico.  Le  intensita  relative  di  luce  delle  zone 
dello  spettro  saran  totalmente  caa)hiate.  Se  la  lamina  e 
colorata  dalTossidodi  cobalto  ,  la  parte  centrale  del  rosso, 
tutta  la  striscia  di  color  arancio,  ed  una  porzione  di  verde 
e  di  turchino  saranno  quasi  totalmente  assorbite  f,  il  resto 
conserverassi  piii  o  uieuo  visibile  di  maniera  che  lo  spettro 
lucido  presentera  allora  una  serie  di  strisce  piii  o  meno  am- 
ple di  luce  franmiiste  di  strisce  parimente  irregolari  di 
oscurita.  Una  lamina  violacea  assorbe  ordinariamente  V  a- 
ranclato,  il  verde  e  il  giallo,  e  lascia  il  rosso  da  una  banda, 
I'azzurro  e  T  indaco  dall' altra.  Finalmente  un  vetro  rosso 
non  lascia  passare  che  i  soli  raggi  rossi  e  distrugge  o  tras- 
mette  debolissimamente  qualunque  altro  colore.  —  Ora 
esplorando  la  distribuzione  del  calore  in  queste  diverse  e 
bizzarre    alternative    di    luce  e  di    oscurita  ,    si   trova   che 


2C0  SCOPERTE   DEL   MELLONI   SUL    OA.LORICO. 

r  energia  calorlfica  e  piu  o  meno  diminuita  in  ogni  punto 
dello  spettro  secoiido  la  qualita  della  lamina  interposta , 
ma  il  massimo  di  calore  rimane  iavarialjilmente  fisso  presso 
r  estremita  rossa ,  e  le  temperature  decrescnno  regolarmeiite 
daU'uuo  e  dall' altro  lato  a  nialgrado  delle  frequenti  ed 
irregolari  interposizioni  delle  strisce  oscure. 

Ricapitoliamo.  Un  prisma  composto  di  sal  gemma  som- 
niinistra  ad  un  tempo  e  nel  loro  stato  normale  i  due  spet- 
tri  di  luce  e  di  calore.  Interponendo  uno  strato  di  una  so- 
stanza  bianca  e  diafana,  come  T  acqua  e  il  vetro,  si  la- 
sciano  intatte  le  mutue  relazioni  de""  raggi  lucidi ,  e  s'  al- 
teran  quelle  de'  raggi  colorifici.  Interponendo  per  lo  con- 
trario  uno  strato  di  una  sostanza  diafana  colorata  si  man- 
tiene  la  regolarita  de'  rapporti  ne'  ragn;i  calorilici  e  si  scon- 
volge  totalniente  Y  ordine  di  successione  e  d'  intensita  re- 
lativa  ne'  raggi  lucidi. 

L'autore  ne  arguisce  che  si  nell'una  clie  nciraltra  delle 
due  teoriche  ammesse  dai  lisici  per  ispiegare  i  fenonieni 
della  luce ,  non  si  puo  oggimai  sostenere  1'  opinione  della 
sua  perfetta  identita  col  calorico ;  e  che  per  conseguenza 
le  due  sensazioni  di  luce  e  di  calore  prodotte  in  un  dato 
punto  dello  spettro  sclare  non  derivano  ne  dalla  stessa 
uiolecola  lucida ,  ne  dalla  medesinia  vibrazione  dell'  etere. 
Alibiam  gia  visto  come  si  possa  estrarre  dalle  liamme 
nna  luce  priva  di  qualunque  azione  calorifica  :  1'  artifizio  e 
semplicissimo  e  consiste  a  far  passare  1' irradiazione  per 
due  o  pill  raezzi  trasparenti  che  posseggano  delle  diater- 
mansie  di  opposta  natura.  Soggiungererao  era  che  questa 
singolar  luce  insensibile  al  termometro  si  e  parimente  ot- 
tenuta  dal  raggio  solare :  concentrandola  sino  al  punto  di 
renderla  eguale  in  energia  alia  luce  diretta ,  essa  conserva 
tuttora  la  sua  impotenza  di  produrre  il  menomo  indizio 
calorifico  sui  termoscopj  della  pivi  squisita  sensibilita.  II 
lume  della  luna  presentava  da  gran  tempo  F  eseuipio  di 
Una  luce  scevra  di  calore ,  ma  1'  intensita  di  esso  lume  e  , 
di  circa  trecentomila    volte    uiinore   della  luce  solare !  .  .  . 


201 


PARTE    STRANIERA. 


Examcn  critique  de  Vhistoire  de  la  grographie.  — 
Esame  ciitico  dell  istoria  della  gcografia  del  Nuovo- 
Coiitincntc ,  e  dei  progressi  deli  astroiiomia  nautica 
ne  sccoli  decimoquinto  e  decimosesto,  di  Alessaridro 
d'  Humboldt.  —  Parigi,  i836,  libreria  di  Qide , 
in  8.°,  volnmi  1  e  II  {i). 

X-ie  ricerche  storiche  die  vengono  ora  pu]jblicanc1osI  dal 
sig.  d'HiimboliU,  non  sono  die  I'estratto  dl  ua  lavoro,  cui 
egli  con  gramlissimo  amore  e  per  laea  trent'  amii  dedicossi 
nei  momenti  the  liljeri  riiiianevangli  dalle  altre  sue  piu 
gravi  e  piii  inipoi'tanti  indagini.  "  Visitato  avendo  ( cosi 
egli  stesso  previene  i  suoi  leggitori )  nel  corso  de'  miei 
pi-lrai  viaggl  la  parte  meridionale  delF  isola  di  Cuba ,  le 
orientali  ed  occidentali  estremita  della  Terra  Feruia  e  quelle 
coste  del  Guajaquil  e  della  Puna,  celebri  nella  storia  delle 
prime  scoperte,  fui  preso  da  un  particolare  diletto  nel  leg- 
gere  le  opere,  nelle  quali  contengonsi  le  relazioni  dei  Con- 
quistadores.  Le  indagini  praticate  in  alcuni  arcliivj  deirAme- 
rica  e  nelle  biblioteche  di  varj  paesi  dell'  Europa  m'  age- 
volarono  lo  studio  d'una  parte  della  letteratura  spagnuola, 
sinora  ncgletta.  Compiacevami  della  speranza  die  una  lunga 
dimora  nelle  meno  visitate  regioni  del  Nuovo  Contiuente , 
la  locale  cognizioue  del  clima ,  de'  siti  e  de'  costumi,  I'abi- 
tudine  di  determinare  1'  astronomica  posizione  dei  luoghi , 
di  tracciare  i  corsi  de'  fiunii  e  le  catene  delle  niontagne ; 
linalniente  la  piii  scrupolosa  solerzia  nel  raccoglicre  le  di- 
verse denoininazioni ,   die  i   natli    nelT  aminirabile    varieta 


(i)  Quoot^  ojiera  sai'i  composta  di  6  \oluiul  ui  l!.",  c  \t-iTJ  yiMX-. 
iiupiessa  in  fot:lio  jier  servire  di  teste  olVAtlante  i^eognificu  e  fisico 
deircdizioue  dri  gvande  Viaggio  dello  stesso  sig.  d'  lliuiiJjoklt,  di  cui 
si  e  piii  volte  ]iarlato  in  questo  giornale.  L'  edizioiie  in  Ibglio  con- 
terra  di  ]>lti  VAnalisi  ragioiuita  de'  uiateriaLi  adoperati  dair  autorc 
{►er  cosuuire  le  cai'te  ed  i  prolili  ipsomccrici. 

Bibl.  Ital.  T.  LXXXVI.  14 


20a  PAUTE    STHANIERA. 

de'  loro  idioml  danno  ai  medesiin'i  piinti,  mi  farcbbcro  co- 
noscere  nei  racconti  de'  primi  viaggiatori  certe  combina- 
zioni  di  fatti  ch'  essere  debbono  sfuggiti  alia  sagacita  del 
moderni  storici  e  geografi  dell'America.  Qtiesta  speranza 
sosteniie  il  uiio  coraggio.  Poiche  I'isalendo  alle  foiiti,  mi 
fu  d'  uopo  studiare  non  pochl  libri  di  uno  speciale  ca- 
rattere ;  gli  niii  pel  caiidore  dell' antico  Idioina  e  per  una 
maravigliosa  esattezza  nelle  descrizioni  ^  gli  alti-i  per  una 
enfatica  prolissita ,  e  per  quel  gnsto  d' una  falsa  erudizione 
proprio  de'  monastici  scrittori.  " 

Ma  il  sig.  d'Humboldt  ristrignere  non  voile  le  sue  inda- 
gini  alia  sola  geografia  dejl' America,  ed  alia  storia  sola 
de'  priniitivi  suoi  popoli  gia  illustrata  collo  studio  delle  an- 
tiche  pitttire  ,  o  delle  tradizioni  e  della  mitologia  del  Peru, 
delle  Andes ,  di  Quito  e  di  Cnndinamarca :  die  anzi  i  la- 
Vori  suoi  estese  non  solo  alia  cosmografia  del  secolo  deci- 
moquinto ,  ma  ancora  a  tutte  le  eta  cbe  quel  secolo  pre- 
cedettero.  E  certainente ,  siccome  egli  osserva ,  il  secolo 
decimoquinto  ba  una  singolarissima  importanza  per  la  sua 
stessa  posizione.  Percioccbe  collocato  fra  due  generi  d'  in- 
civilimento  presenta  quasi  un  mondo  intermedio,  apparte- 
nente  al  medio  evo  e  nel  tempo  medesimo  alle  eta  mo- 
derne.  Esso  e  il  secolo  delle  grandi  scoperte  nello  spazio, 
delle  nuove  vie  tracciate  alle  comunicazioni  de'  popoli,  dei 
primi  tentativi  d'  una  geografia  fisica  abbracciante  tutt'  i 
climi  e  le  longitudini  tutte.  Se  esso  dall'una  parte  raddop- 
pio  r  opera  deila  creazione  per  gli  abitanti  della  vecchia 
Europa ,  dall'  altra  pel  contatto  di  tante  cose  in  addietro 
sconosclute  modifico  insensibiln^ente  le  opinioni ,  le  leggi 
ed  i  politici  costumi ,  aprendo  un  amplissimo  varco  al- 
r  umana  lutelligenza.  Allora  sollevato  venne  il  velo  sotto 
di  cui  per  migliaja  d'  anni  giaceva  nascosta  la  meta  del 
globo  terracqueo  ,  non  dissimile  da  quella  meta  del  globo 
lunare  die  ad  onta  delle  piccole  oscillazioni  cagionate  dalla 
llbrazione,  rimarra  invisil^ile  agli  abitanti  della  terra,  finclie 
r  attual  ordine  del  planetario  sistema  non  venga  essen- 
zialmente  conturljato.  I  tempi  moderni  fnrono  al  certo 
fecondi  in  geograficlie  scoperte  ,  in  intraprendimenti  ardi- 
mentosi  e  degni  d'  ammirazioae  nel  sud-ovest  del  Grande- 
Oceauo  e  nolle  polarl  rcgioni^  ma  questl  intraprendimenti, 
legati  ad  interessi  puramente  scientilici  non  presentano  co- 
me qucUi  dclla    seconda    meta    del    secolo   decimoquinto  e 


PARTE    STRA.N1ERA.  203 

del  principlo  tiel  dccimosesto  il  dominantc  carattere  del- 
r  epoca   e   la   distlativa   sua   tendeuza. 

Se  non  clie  il  sig.  d'HumlioIdt  piii  ollre  aiicora  spingere 
voile  le  indagini  sue.  Egli  nclT  esnminare  gli  avvenimenti 
che  condussero  alia  scoperta  dell"  altro  emisl'ero,  ebbe  spe- 
cialmente  per  iscopo  di  richiaiiinre  all"  attenzione  de'  leggl- 
tori  f[uella  conUnuita  d' idee  ,  quel  viucolo  d' opiiiioiii  ,  e 
queir  addentellato  ,  per  cosl  espriinerci ,  die  a  traverso  le 
pretese  tenebre  del  medio  evo  congiugne  la  fine  del  secolo 
decimoquinto  al  tempi  d'Aristotele,  d'Eratostene  e  di  Stra- 
bone.  Voile  dunque  dimostrare  clie  in  tutte  le  cpncbe  della 
vita  de'popoli  cio  che  attlensi  ai  progressi  della  ragione 
ba  le  sue  radici  ne'  secoii  antecedenti;  clie  lo  svilnppo  del- 
Tintclligenza,  o  rapplicaniento  sno  ai  materiali  bisogni  delle 
nazioni  non  sembrano  nulli ,  fucrche  allorquando  la  len- 
tezza  o  I'isolamento  dei  progressi  rendono  insensiliile  ,  o 
meglio  direbbesi  meno  apparente  il  lore  cammino^  die  non 
c  altrimenti  nel  destine  delPumana  schiatta  il  subire  al- 
ternative di  lunii  e  di  tenebre  slffatte  clie  tutta  quanta  la 
ingombrino ;  che  sussiste  sempre  un  principio  conservatore 
da  cui  mantiensi  1' atto  vitale  dello  sviluppo  della  ragione 
presso  qualche  individuo  od  anche  presso  le  intere  masse. 
Percio  qnella  divisione  di  eta  o  di  epoche  da'  moderni  sto- 
rici  consecrata  non  tende  che  a  dividere  cio  che  trovasi 
legato  da  ua  vicendevole  incatenamento.  E  di  fatto  non 
rare  volte  in  mezzo  ad  apparenti  Inezie  grandi  idee  ger- 
mogliarono  in  alcuni  spiriti  subliml ,  e  non  rare  volte 
ancora  nel  corso  d'  nn  intellettuale  progresso ,  non  in- 
terrotto  ma  ristretto  in  uno  spazio  angusto  ,  memorabili 
avvenimenti  successero  dovuti  a  remoti  e  quasi  impercet- 
tijjili  inipulsi.  II  secolo  pertanto  dell'  immortale  Colombo 
pote  si  rapidaniente  compiere  il  suo  destino  ,  perche  gia 
preparati  ne  erano  i  germi  da  una  serie  d'  uomini  sommi  , 
le  cui  nozioni  attinte  in  parte  alle  opere  di  piu  anticlu 
scrittori  passarono  oltre  il  loro  secolo,  cioe  il  medio  evo. 
Tali  furono  tra  gli  altri  Ruggiero  Bacone,  Alberto  il  grande, 
(Giovanni  Dans  soprannominato  lo  Scot  e  Vincenzo  Bello- 
vacense. 

Abbiam  creduto  bene  di  trattenerci  in  rpicste  preliiiiinari 
osser\'azloni  onde  piu  chiaro  risultasse  1"  importantissinio 
assnnto  delTautore,  non  essendo  possiljile  il  Lcssere  un' ana- 
lisi  di  un' opera,   tutta   succo,   tutta  crudizioac   compatta  c 


204  PAPxTE    STRANIERA. 

peregrina.  In  qnesto  Critico  Esame  pertanto  trattasi :  i ."  delle 
cause  die  pi-epararono  o  condussero  la  scoperta  del  Nuovo 
Mondo  ;  2.°  di  alcimi  fatti  relativi  a  Gristoforo  Colombo, 
e  ad  Americo  Vespucci  e  delle  epoclie  ,  da  cui  datano  le 
geograiiche  scoperte  ^  3.°  delle  prime  carte  del  Nuovo-Mon- 
do ,  e  deir  epoca  nella  quale  proposto  venne  il  nome  di 
America ;  4.°  dei  progressi  dell'  astronomia  nautica  e  della 
traccia  che  di  essa  presentasi  nelle  carte  de'  secoli  decimo- 
quinto  e  decimosesto.  Pero  i  primi  due  volurai,  i  soli  che 
finora  ci  siano  pervenuti ,  versano  ambidue  sulla  parte  pri- 
ma, cioe  sulle  cause  die  prepararono  e  condussero  la  sco- 
perta del  Nuovo-Mondo ,  e  di  questa  prima  parte  aggiu- 
gneremo  qualche  cenno. 

Le  grandi  scoperte  dell'  emisfero  occidentale  attriJDuirsi 
non  debbono  alia  sorte ,  o  ad  un  fortunato  accidente.  fer- 
cio  piia  spiritosa  die  vera  semln-aci  quella  sentenza  del 
Danville ,  comunemente  poi  adottata ,  cioe  che  gli  uomini 
giuasero  alia  scoperta  di  nuove  terre,  ossia  alia  piii  graiide 
delle  scoperte ,  condottivi  dal  plii  grande  degli  errori  nella 
geografia  di  Tolomeo.  Sconvenevole  altresi,  per  non  dire 
iiigiusto,  sarebbe  il  rintracciare  il  germe  di  silFatta  memo- 
rabile  impresa  in  quelle  natural!  disposizioni  deiranima 
umana ,  in  quel  suo  quasi  instinto  a  tentar  nuove  cose, 
cui  la  posterita  attrlbuisce  spesso  cio  che  e  Y  effetto  d'una 
lunga  meditazione.  II  Colombo,  il  Cabrillo,  il  Gali  e  tanti  altri 
viaggiatori  che  fino  a  Sebastiano  Viscayno  illustrarono  gli 
annali  della  marina  spagnuola ,  erano ,  per  T  epoca  in  cui 
trovavansi ,  uomini  per  istudio  e  per  istruzione  distintis- 
simi.  Eglino  fecero  grandi  scoperte ,  perclie  aveano  giuste 
idee  della  figura  della  terra  e  della  lunghezza  delle  distanze 
che  doveansi  percorrere  :,  perche  discutere  sapevano  i  la- 
vori  de'  loro  predecessori ,  osservare  i  venti  che  sulle  di- 
verse zone  dominavano ,  misurare  e  la  variazione  deU'ago 
calamitato  per  correggere  le  loro  vie  e  la  lunghezza  del 
cammino,  applicare  alia  pratica  i  raeno  imperfetti  metodi 
che  dai  geometri  di  que'  tempi  stati  erano  proposti  per  di- 
rigere  un  naviglio  nella  solitudine  dei  mari.  Gerto  che 
r  astronomia  nautica  giacque  neU'infanzia  finche  conosciuto 
non  venne  P  uso  degli  orologi  marini  e  degli  strumenti  a 
rlflessione.  Tuttavia  troviamo  in  quest'  epoca  medesima  le 
tracce  di  diversi  metodi  per  le  longitudini  quasi  identici  ai 
nostri  ,  tentati  con  incredibile  pena  ,  ma  impraticabili  per 


1 


PAllTE    STRANIER&.  2Ci) 

r  imperfezionc  degli  strumenti  co"  quali  misnrarc  i  tempi  e 
le  distanzc  angolai-i.  E  le  pratiche  delFartc  di  navigare  se- 
guite  nolle  grandi  spcdizioni  del  Colombo ,  del  Gama  e  del 
Magellano,  ciie  a  noi  sembrano  si  incerte ,  fatta  avrebbei'o 
r  ammirazlonc  non  solo  de' inarlnai  fenicii  ,  cartaginesi  o 
greci ,  ma  ancora  dei  si  esperti  navlgatori  catalani,  baschi, 
normanni  e  veneti  de'  secoli  decimoterzo  e  decimoquarto. 
Quale  fu  dunqne  il  vero  scopo  ,  quale  1'  iiitento  di  Co- 
lombo nel  suo  primo  viagglo  ''  Tiitto  cio  che  a  noi  per- 
venne  come  da  lui  scritio  o  dettato  ;  tutte  le  testimonianze 
de'  suoi  contcmporanei ,  e  specialmente  una  lettera  del- 
Tastronomo  Paolo  Toscanelli ,  e  la  grande  Cronaca  inedlta 
di  Bartolomeo  Di  Las  Casas,  consnitata  dall' Herrera,  dal 
MuHHOZ  e  dal  Navarete  affermano  ch'egli  stabili  come  prin- 
cipale,  dire  anzi  potrebbesi  nnico  scopo  dell' intraprendi- 
mento  suo  ,  quelle  di  cercare  P  oriente  viaggiando  daH'oc- 
cidente  (  buscar  el  levante  por  el  ponente  )  ;  di  passare  per 
la  via  deir  ovest  alia  terra  in  cui  nascono  le  spezierie. 
"  Ho  accolto  in  casa  mia  V  ammiragllo  (  racconta  V  intimo 
amico  del  Colombo  ,  Bernaldez,  plu  conosciuto  sotto  il  nome 
di  Cum  Paroco  della  Villa  di  los  Palacios )  ,  ho  accolto  in 
casa  mia  T  ammiragllo  nel  1496,  che  portava  per  divo- 
zione  e  come  era  abitudine  sua  il  cordone  di  S.  Francesco, 
ed  un  vestito  che  pel  taglio  e  pel  colore  era  quasi  totalmente 
simile  alPabito  de'religiosi  delPOsservanza.  Egli  allora  seco 
lui  conduceva  il  grande  cacico  ,  ed  egli  stesso  mi  racconto 
come  concepita  avesse  la  prima  idea  di  cercare  le  terre 
del  Gran  Khan  (  sovrano  dell'Asia  orientale  )  navigando  al- 
r  ovest.  ))  Queste  espressioni  relative  al  motivo  del  primo 
viasgio  deir  ammiragllo  furono  sino  al  principle  del  decimo- 
sesto  secolo  talmente  dalP  uso  consecrate  che  trovansi  ben 
anche  nella  relazione  delle  prime  avventure  del  celebre 
Sebastiano  Cabot;  ed  a  Londra  alia  corte  di  Enrico  YII 
rcpntavasi  cosa  pressoche  divina  che  11  genovese  Cristoforo 
Colombo  potuto  avesse  navigare  dciW  Oicst  verso  V  est  dove 
crescono  le  spezierie.  L'idea  pertanto  di  trovare  grandi  terre 
sul  cammino  dall'  Enropa  alle  orientali  coste  delTAsla  noa 
si  presento  al  Colombo  ed  alF  amico  suo  Toscanelli  che 
come  uno  scopo  del  tutto  secondario.  E  di  fatto  1"  ammi- 
ragllo nel  suo  primo  viagglo  trovandosi  il  19  di  settembre 
del  1 492  presso  il  28°  di  latitudine,  ed  11  9°  all'occidente 
del  mcrldiano  dell' isola  di  Corvo.  s' avviso  d' essere   nella 


2c6  PARTE    STRANIERA. 

vicinanza  dl  alcune  terre  j  ma  la  volonta  sna  (  tali  sono 
le  pspressionl  tiel  giornale  del  vlaggio  )  era  quella  di  con- 
tinunre  il  cammhio  per  le  Indie  ,  giacchc  potato  avrebbe 
a   tutto   suo   agio   esaniinare   ogai   cosa   nel  ritorno. 

Con  molta  giustezza  fa  gia  afFermato  die  il  Colombo  di- 
fendendo  il  sao  progetto  mostrato  erasi  meno  temerario 
e  piii  erudito  di  qaello  die  di  lui  solevasi  afFermare.  La 
serie  de'  inotivi  cli'  egli  allegava  meglio  esposta ,  sicco- 
me  il  sig.  d'Humboldt  osserva ,  nelle  Decadi  delPHcrrera, 
die  nella  Vita  deU'JmmiragUo  scritta  dal  figliuol  suo  don 
Ferdiaando  ,  passo  da  quest'  ultima  opera  in  tutte  le  mo- 
derne  storie  della  scoperta  del  Nuov6-Mondo.  Classificando 
tali  motivi  secondo  la  natura  delle  cognizioni  nelle  quali 
vennero  attinte,  ed  in  parte  confrontandole  cogli  originali 
documenti  die  a' di  nostri  possono  consultarsi ,  ci  si  fa  ad 
evidenza  palese  die  la  speranza  di  raggiugnere  ,  cercando 
cl  levunte  por  el  ponente ,  alle  regioni  deirAsia ,  fertili  in 
ispezierie,  ricclie  in  diamanti  ed  in  metalli  preziosi ,  av- 
vivavasi  nella  mente  di  Cristoforo  Colombo  dall'idea  della 
sfericita  della  terra  ^  da  cio  die  dicevasi  intorno  airesten- 
sione  de'  mari  e  de'  continenti ;  dalla  credenza  die  le  coste 
della  penisola  Iberia  e  delFAfrica  si  accostassero  alle  isole 
vicine  alle  spiagge  dell'Asia  poste  sotto  il  tropico  ;  da  un 
errore  nella  longitudine  delle  coste  asiatiche  ^  da  no- 
zioni  attinte  negli  anticlii  viaggi,  negli  scrittori  arabi ,  e 
fors'  ancora  in  Marco  Polo ;  dagli  indizj  di  terre  giacenti 
air  ovest  delle  isole  di  Capo  Verde,  di  Porto  Santo  e  delle 
Azorre ,  indizj  die  in  diverse  epoche  creduto  erasi  di  tro- 
vare  sia  nelle  osservazioni  di  qualdie  fenomeno  fisico,  sia 
ne'  racconti  de'  marinai  spinti  dalle  tempeste  e  dalle  cor- 
renti   su  sconosciute  terre. 

L'  autore  imprende  quiadi  a  dimosirare  die  dappoiclie 
I'ipotesi  del  disco  terrestre  galleggiante  sall'acqua  die  luogo 
air  idea  della  sfericita  della  terra,  idea  attinta  nelle  dot- 
trine  de'  pitagorici ,  d'  uopo  non  era  d'  an  grande  sforzo 
di  spirito  per  presupporre  la  possibillta  d'una  navigazione 
dall'estremo  panto  delTEui-opa  e  deU'Africa  alle  parti  orien- 
tali  dell'Asia.  E  di  faito  la  storia  della  geogralia  ci  presenta 
sino  da'  piii  remoti  tempi  una  serie  di  tentativi  diretti  a 
progredire  successivamente  sail'  occidentale  direzione :  ten- 
tativi dovuti  alle  attrattive  del  guadagno ,  ad  un'  avventu- 
rosa  curiosita  ed  alia  fortuna   delle   tempeste.  Essa  ci  ofFre 


PARTE    STRANIERA.  20/ 

una  Innga  catena  di  scoperte  sempre  da  nn  pcnsiero  me- 
clesimo  dircttc  e  sempre  dai  medesiml  accidenti  favorite. 
Da  (loleo  di  Sauio,  spinto  fuori  del  suo  camraino  pel  venti 
d'  est  nel  suo  traversamento  dall'  isola  di  Platea  alle  coste 
d"  Egitto,  essa  ci  conduce  alle  gigantesche  iinprese  del  Co- 
lombo e  del  Magellano.  L'  orizzonte  geograiico  va  a  poco  a 
poco  divenendo  piix  grande  dal  mare  Egeo  al  meridiano 
delle  Sirti ,  di  la  alle  colonne  d'  Ercole  e  fuori  dello  stretto, 
con  Annone  verso  il  sud ,  con  Pitea  verso  il  nord.  Le  im- 
prese  ardimentose  dei  Fenicj  preceduto  aveano  i  timidi  ten- 
tativi  dei  Cretesi  ,  dei  Samj  e  dei  Focesi.  L'  antica  cogni- 
zione  die  dai  Fenicj  aveasi  del  Fiume  Oceano  al  di  la  delle 
colonne  d'Ercole  fors'anclie  manifestasi  nella  medesima  deno- 
minazione  che  dagli  Elleni  adottata  pur  erasi  per  indicar  il 
mare  esterno.  Che  piii  ?  Siuo  da'  tempi  omerici  gli  Elleni 
credevano  che  verso  V  occidente  sussistessero  paesi  fertili 
e  ricchi.  II  sig.  di  Humboldt  pertanto  viene  distriljuendo 
questi  fatti  e  queste  tradizioni  secondo  il  loro  ordine  cro- 
nologlco  discendendo  sino  a  Ruggiero  Bacone  (i),  al  car- 
dinale  d'Ailly  che  visse  nel  141  o,  al  famoso  Martino  Bel- 
laim ,  o  di  Boemia ,  al  Toscanelli ,  ed  agli  altri  scrittori 
contemporanei  dell'  ammiraglio  ,  onde  dimostrare  che  ascen- 
dono  oltre  a  mille  anni  prima  del  Colombo,  e  che  questo 
niedesimo  grand"  uomo  in  un  secolo  d'  eroisrao  e  di  rina- 
scente  erudizione  compiacevasi  nella  rimeaibranza  deH'Atlaa- 
tide  di  Solone  e  della  celebre  profezia  in  un  coro  della  Me- 
dea di  Seneca  (2). 

(1)  Ruggiero  Bacone,  francescariG  inglese,  fieri  nel  secolo  de- 
chnoterzo.  Egli  fra  la  generale  ignoranza  del  medio  evo  fii  uomo 
veraiiieute  prodigioso  per  la  varieta  delle  sue  coguizioni ,  per  la  li- 
berta  del  suo  spinto  e  per  la  tendeuza  de'suoi  lavori  alia  riforma 
degli  stud]  fisici.  Seguendo  le  n-acce  clie  dagli  Aiabi  state  erano 
indicate  pel  perfezionamemo  degli  strumenti  e  pt'i  metodi  d''  osser- 
vazione  uoii  fa  soltanto  il  fondaiore  della  scienza  esperimentale,  ma 
nella  vasta  sua  erudizione  abbracciava  aJ  im  tempo  tutto  clo  che 
da  lui  attignevsi  poteva  nelle  opere  d'Aiistotile,  divenute  di  recente 
piii  accessibili  per  le  versioni  di  Michele  Scot,  e  nelle  i-elazioni  di 
due  viaggiatori  suoi  contemporanei  ,  Rubruf[uis  e  Piano  Cai-pini. 
II  sig.  d' Humboldt  n-attiensi  a  lungo  sulle  opere  di  questo  monaco, 
nelle  cjuali  scorgonsi  ad  evidenza  le  uozioni  ch'  egli  avea  siilla  pes- 
s'lbilita  di  giugnere  alle   Indie  per  la  via  dell' occidente. 

(2)  II  passo  del  coro  di  Seneca  che  sembra  una  vera  profezia 
suUa    scoperta    delf America,    e   clie    trovasi   si   spesso    citato   da 


208  PARTE    STRANIERA. 

N^  la  gloria  del  Colombo  viene  in  alcun  pnnto  a  sce- 
marsi  col  rammentare  si  fatta  contlnuita  di  opinioni  e  di 
congetture ,  clie  a  travcrso  della  pretesa  uiiiversalita  delle 
tenebre  del  medio  evo  iiicoiitransi ,  cominclaado  dai  cosmo- 
grafi  de'  tempi  plii  anticlii  e  discendeado  sino  al  compiersi 
del  secolo  decimocjuiiito.  Clie  anzi  danno  esse  mirabile  ri- 
salto  agli  studj  ed  alle  cognizioiii  di  lui ,  e  ci  dimostrano 
cli' egli  noil  dal  capriccio  o  da  una  fantastica  presunzione, 
ma  dalla  scienza  e  da  un  profondo  meditare  fu  spinto  alia 
memoi'anda  sua  impresa  ;  cio  clie  evidentemente  risulta  da 
tutti  gli  scritti  clie  di  lui  ci  pervennero^  dalla  testimonianza 
de'  suoi  contemporanei,  e  dalle  memorie  clie  di  lui  tuttora 
inedite  couservansi  negli  arcliivj  della  Spagna.  E  noi  sia- 
mo  pur  d' avviso  clie  ai  lumi  sparsi  da  Cristoforo,  ed  alle 
tracce  da  lui  additate  debbansi  le  grandi  imprese  de'  Por- 
toghesi ,  i  quali  all'  epoca  stessa  del  primo  viaggio  di  lui 
costeggiando  I'Africa,  ed  il  Capo  di  Buona  Speranza  supe- 
rando  aprirono  pei  primi  ua  nuovo  cammino  alle  Indie 
orientali.  Ma  della  scoperta  dell'America  avvenne  cio  clie  in 
tutte  le  epoclie  di  nn'  innoltrata  civilta  avvenir  suole  del- 
1'  invenzioni  nelle  arti  e  di  que'  grandi  concepimenti  nelle 
lettere  e  nelle  scienze ,  pei  quali  lo  spirito  uraaiio  tenta  di 
scliiudersi  una  via  novella :  negasi  da  principio  la  scoperta 
stessa,  o  la  giustezza  della  concezionej  piu  tardi  negasi  la 
loro  importanza,  finalmente  la  iiovita  loro.  "  Questi  sono 
(  dice  il  sig.  d'  Humboldt )  i  tre  gradi  d'  un  dubbio ,  clie 
almeno  per  qualche  tempo  addolcisce  le  angosce  dall'  in- 
vidia  cagionate  :  e  un' abitudine  ,  il  cui  motivo  e  il  piii  delle 
*  volte  meno  filosofico  die  la  discussione  cli'essa  fa  nascere; 


Cristoforo  Colombo,  Pietro  Wartire  d'Anghiera,  Oviedo,  ed  Her- 
rera   e  il  seguente  : 

Nil ,  qua  fuerat  sede ,  reliquit 
Pervius  orhis. 

Indus  geliduiii  potat  Araxem, 
Albim  Persce^  Rhenumque  hihunt. 
Venient  aniiis  scecula  seris^ 
Quibus  Oceanus  vincula  rerum 
Laxet ,  et  ingens  pateat  tellus  ^ 
Tethysque  novos  detegat  orbes , 
Nee  sit  terris  ultima   Thule. 

Medea,  Act.  Il,  v.  371,  e  sag.  Chorus  in  fine  pag.  281,  ed.  Bip. 


PAHTE    STRANIERA.  20() 

nn'  abitudlnc  die  ha  una  data  ben  piu  rimota  di  qnella  in 
cui  fondata  vcnne  TitaHana  Accademia  che  di  tutto  dubi- 
tava  fuorche  de'  suoi  giudizj  (i).  "  AUorclie  Colombo  pro- 
»  messo  avea  uu  nuovo  emisfero ,  dice  rillustre  autore  del 
n  Saggio  sui  costuini  e  lo  spirito  delle  noz'oni,  erasi  contro 
"  di  kii  sostenuto  cbe  tale  emisfero  sussistere  non  poteva, 
»  e  quand'  egll  lo  elilje  scoperto ,  si  pretese  cbe  gia  era 
»  da  Inngo  tempo  conosciuto.  »  Passa  quindi  il  cbiarissimo 
autore  a  dimostrare  i  piogressi  cbe  dopo  le  imprese  del 
Colombo  e  per  1'  emulazione  da  lui  destata  fatte  faroiio 
nella  geografia  del  Nnovo  Continente ,  ed  i  luioi  ed  i  van- 
taggi  cbe  all'  europea  civilta  ne  dcrivarono :  il  cbe  formera 
argomento  per  un  secondo  articolo. 

G. 


Analccta  grummatlca  maxiinam  partem  anecdota.  Pai- 
ticula  II  ultima.  V.  il  tomo  02.°,  pag'  90  di  questo 
giornale. 

Gli  eruditi  editor!  con  questa  seconda  parte  bauno  pie- 
namente  adempiuto  alle  loro  promesse ,  non  solo  rispetto 
alle  opere  da  pubblicarsi ,  ma  ben  ancbe  rispetto  ai  lavori 
con  cui  si  proposero  d'  illustrarle.  II  volume  e  coin-edato 
di  tre  iudici  (cioe  degli  antori ,  delle  parole  latine  e  delle 
parole  grecbe  )  e  di  un  fac  simile.  Le  opere  comprese  in 
quest'  ultima  parte  sono  :  Maximi  Victovini  Commentarium 
secundum  de  Finalibus  metrorum ;  Sergii  in  Donati  aiten 
primam  Commentarium  ,■  Servius  Honoratus  ad  Aquilinum  de 
Finalibus ;  e  sotto  la  generale  intitolazione  di  Fragmenta 
grammatica  dieci  altre  minori  scritture :  Incertus  de  syllaba- 
rum  quantitate ;  Incertus  de  structuris  scu  de  compositionibus 
pedum  ;  Fxcerptum  e  Pompeii  commento  artis  Donati ;  Serini 
in  Donati  librum  tractatus  fragmentum  ;  Ex  incerti  commen- 
tario  in  Donaium  exceqnum;  De  nonnullis  metrorum  generihiis; 
De  Versibus ;  De  Jambico  metro ;  Riifini  versus  de  pedibus 
oratorum;  Serinus  de  accrntibus.  Tutta  Tedizione  poi  oltre 
air  essere  correttissima  e  ancbe  accompagnata  da  un  nu- 
mero  piuttosto    prodigioso  cbe  grande   di  variauti   raccolte 

(i)  Accademia  dei  dul>Hosi  anteriore  a  quella  degli  stabili  e  dei 
gelosi. 


2IO  PARTE    STR/VNIERA. 

con  somma  diligenza  da  molti  codici.  Ma  la  parte  piii  fa- 
ticosa  e  nella  quale  si  manifesta  la  molta  dottrina  degli 
editori  e  la  prefazioue ,  dove  oltre  all'  esserci  date  di  cia- 
scnn  autore  quelle  notizle  clie  F  erudizione  e  la  diligenza 
insienie  congiunte  potevan  raccogliere ,  troviamo  anche 
sui  singoli  scrittl  tutte  quelle  ricerclie  e  conslderazioni  che 
mai  si  possano  desiderare.  E  sempre  grande,  ma  qualche 
volta  mirabile  la  dotU'ina  con  cui  gli  editori  scoprono  le 
lacune ,  le  mutilazioni ,  le  interpolazioni  di  quegli  scritti ; 
sicclie  1'  opera  non  lascia  alcun  desiderio  che  non  sia  sod- 
disfatto.  Gli  studiosi  delle  materie  graminaticali  troveranno 
in  questo  volume  una  preziosa  raccolta  di  operette  impor- 
tant! publilicate  con  una  diligenza  che  mai  la  maggiore : 
i  filologi  propriamente  detti  poi  vi  ravviseranno  altresi  un 
beir  esempio  di  critica  filologica  e  del  modo  con  cui  que- 
ste  materie  voglion  essere  trattate. 


APPENDICE  ITALIANA. 


II  conte  Ugolino,  tragcdia  dl  Giamhat'ista  Zannini.  — 
Belluno  ^   1887,  dalla  tipograjia  Tissi. 

JL  orse  molti  del  nostrl  lettori  si  maravigliano  del  seiitlr 
annunziare  una  nuova  tragedia  sopra  la  niorte  del  conte 
Ugolino :  perclie  dope  tante  vane  esperienze  di  scrittori 
non  dispregevoli,  puo  jDarere  consiglio  o  poco  modesto,  o 
troppo  arriscliiato  questo  mettersi  di  bel  nuovo  alio  stesso 
ciniento.  In  quest!  casi  la  critica  puo  trovare  qua  e  la 
ginste  cagioni  di  lode  nel  verso,  nello  stile,  nel  mode 
con  cui  furono  scansate  o  vinte  alcune  diflicolta  non  su- 
perate  dagli  altrif,  ma  la  logica  popolare  donianda,  perche 
niai  ,  nientre  la  storia  e  piena  di  argomenti  da  far  trage- 
die,  gli  scrittori  vogliono  Insistere  pure  sopra  questo  conte 
Ugolino  ,  supponendo  possiliile  a  se  quel  clie  gli  altrl  non 
hanno  potuto?  —  CI6  clie  distingue  la  storia  del  conte  Ugo- 
lino da  quella  di  tantl  altrl  ambiziosl  oppressorl  e  unica- 
niente  T  atrocita  del  supplizio  a  cui  fu  condannato  :  ma 
polche  quel  supplizio  non  puo  essere  rappresentato  con 
buon  efTctto  ,  percio  non  sappiamo  come  la  storia  dl  que- 
sto conte  abbia  potuto  allettare  tanti  uominl  di  bell'inge- 
gno   e   di   buon   giudizio. 

In  quanto  al  lavoro  del  signor  Zannini,  egli  ci  rappre- 
senta  nella  sua  tragedia  da  una  parte  i  segretl  ragglrl  di 
Ugolino  clie  per  assicurarsi  T  usurpata  signoria  sta  ven- 
dendo  a  Flrenze  1  castelli  del  territorio  Pisano  ;  dalPaltra 
r  occulta  congiura  delle  principali  famiglie  contro  ringiit- 
sto  oppressore.  Capo  di  questa  congiura  e  Nino  de'  VI- 
sconti  dl  Gallura ,  11  quale  nella  tragedia  si  finge  marlto 
di  Adelasla,  figliuola  del  conte;  e  da  questa  finzlone  1' au- 
tore  cercb  dl  trarre  in  gran  parte  I'interesse  del  suo  com- 
poiiimcnto.  Perocche  questa  giovane  avendo  scoperta  la 
congiura  corre  al  padre  e  gli  si  getta  al  piedi  deliberata 
di  svelargll  ogni  cosa  purche  ottenga  prima  la  sicurezza 
clie  sara  perdonato  al  suo  sposo.  La  impedisce  di  com- 
pierc  questa  rivelaziouc  11  soprarrivarc  di  Nino  clie  ti-onca 


21  a  APPENDICE   IT  ;V  LIANA. 

il  colloquio  fra  il  pndrp  e  la  figlia.  Ma  il  contc  che  ha 
gia  conipreso  abbastanza  diventa  piii  sospettoso  de'  suoi 
Pisani ,  piu  sollecito  a  concbiudere  colP  ambasciadore  di 
Firenze  il  trattato  cbe  deve  asslcurarlo  da  ognl  trama.  Se 
non  cbe  al  pari  di  lai  sono  ardenti  e  operosi  i  suoi  av- 
versarj  :  gia  la  congiura  e  uscita  dal  suo  segreto  ;  e  la 
plelse  tumultua  e  s'  accnlca  intonio  alia  casa  di  Ugollno. 
II  quale  allora  ,  non  vedendo  altro  rimedio  al  pericolo , 
ricorre  alia  figlia ,  le  porge  un  pugnale  e  le  comanda  di 
aflrettarsi  a  trucidare  essa  niedesima  il  pioprio  marito. 

Adelasia. 

O  terrihil  comnndo  !  Opra  di  sangue 
Che  neppur  oso  immaginar !  Quel  ferro 
Regger  io  stessa  ?  lo  conficcarlo  al  petto 
Che  tanto  aiiiai  ?  .  .  .  Non  isdegnani,  o  padre , 
No  ,  piu  non  V  amo  ;  lo   detesto ,  e  sempre 
Detestabil  mi  fia ;  ma  questa  mano 
Clie  gia  vinta  mi  trema ,  il  fiero  fatto  , 
Sejiza  mia  colpa ,  ad  eseguir  non  vale, 

Ugolino. 

E  tu  pure  ,  Adelasia  ,  or  ni'  ahhandoni  ? 

Tu  sovra  tutti  a  me  diletta  ?  E  il  fai 

PercJie  viva  colui  che  la  tua  casa 

Gia  mette  in  fiamme  e  i  tuoi  cari  fratelU , 

E  del  tuo  padre  il  miserabil  capo 

Consegna  all'  ire  della  plebe  insana  ? 
E  tanto  dice  e  prega,  cbe  finalmente  Adelasia  accetta  il 
pugnale,  risoluta  d'immergerlo  nel  seno  di  Nino:  ina  la  in- 
vade bentosto  1'  orrore  del  fatto  a  cui  sta  per  accingersi ; 
il  ferro  le  cade ,  e  intanto  gia  la  casa  e  piena  de'  congiu- 
rati  ai  quali  e  forza  cbe  il  Conte  si  arrenda.  Cosi  finisce 
il  quarto  atto.  II  quinto  ci  rappresenta  Ugolino  coi  figli 
ncUa  torre  della  fame.  E  quivi  pure  il  sig.  Zannini  intro- 
duce Adelasia  i  la  quale  racconta  al  padre  come  I'arcive- 
scovo  Ruggieri  apparso  in  mezzo  alia  sala  della  popolare 
adunanza , 

Gridava,  che  se  "Z  di  stato  era  al  Conte 

Di  catene  ministro ,  esser  la  notte 

Dovea  del  fine  a  cui  V  attese  Iddio  ; 
e  come  ,  inclinando  gia  la  plebe  a  quel    feroce    consiglio  , 
essa  aveva  pregato  il  suo  Nino  a  farsi  suo  difensore  , 


I 


APPENDICE    ITALIAN  A.  2l3 

Lo  sposo 

Che  in  te  sdcgna  il  signor ,  sente  die  padre 

Ad  Adelasia  sei :  perb  si  anese 

E  Sail  la  tribuna  ,  e  perorava  , 

E  la  turha  addolcia ,  quando  io  mi  tolsi 

AW  adananza  per  venini  in  braccio 

E  consolarti.  —  O  geaitor  ,  dimane 

II  popol  deporra  I'  aniino  crudo  , 

E  giusto  avrem  giudizio ,  e  non  turbato 

Dagli  avvcrsarj  :  io  n  ho  speranza. 

Ugolino. 

E  vana , 
Ingannatrice  ogni  speranza,  o  figUa. 
E  qnesto  egli  dice  priraaniente  perclie  dispera  che  !a  plebe 
si  pieghi  al  piii  mite  consiglio .;,  poi  perche  un  sogiio  della 
scorsa  notte  (  il  famoso  sogiio  raccoatato  dall'Aligliieri ) 
gli  ha  lasclata  nell' aniino  la  persuasione  clie  Dio  abljia  gia 
scrltta  la  sua  finale  sentenza.  Adelasia  cerca  di  confortarlo 
il  meglio  che  piio  ,  ed  esce  della  prigione  per  ritoiuiare 
all'  assemblea  ed  aggiungere  se  Ca  d'  uopo  le  proprie  alle 
preghiere  del  marito.  ]\Ia  poco  stante  si  ode  nell"  alto  della 
torre  la  voce  del  giiardiano  che  gi-ida  . 

O  Conte 

Odi  il  giudizio  della  patria.  —  AW  Arno 
Giito  le  chiavi  della   Torre  :  il  cibo 
A  te  per  sempre  ed  a'  tuoi  figli  e  tolto. 
A  qnesta  voce  si  svegliano    spaventati  i  figliuoli  e  ue   do- 
mandano  11  padre ,    che    mentre  si  sforza    di  far  loro  una 
qualche  risposta,  ammutisce  sentendo  i  colpi    del  iiiartello 
di  chi  inchioda  la  porta. 

Anselmuccio. 

.  .  .  Tu  guardi  si ,  padre ,  che  hai  ? 

Ugohno   {dopo   un  breve  intervallo], 

Vitupero  d'  Italia ,  iniqua  Pisa  , 
Di  che  colpa  eran  rei  qucsti  infelici 
Teneri  figli  ?  Maledetto  sia 
11  seme  di  tua  schiatta ,  e  maledetto 
Chiunque  t'  ania.  Sul  tuo  capo  eterna 
Duri  la  iiijamla  dell'  orribil  fatto. 


214  APPENDICE    IT  VL I  AN  A. 

Eterno  pianto  e  poverta  ti  fruttl 
E  catene  il  mio  san^ue.  II  Sol  ritiri 
Da  te  la  luce.  Inorridita  inghiotta 
Le  tite  iniira  la  terra.  —  Oh  inutll  ira, 
0  me  perduto  !  — ■  (  Qual  darb  soccorso 
A' figli ,  0  come  lor  dirb  die 'I  cibo 
Or  ci  manca  per  sempre  ?  — •  E  quando   a'  picdi 
L'  un  dopo  I'  altro  mi  cadrci  chiedendo 
Aita  e  pane ,  che  faro  ?  .  .  Pol  quando 
Estemiato  per  la  nuda  terra 
Or  V  uno  or  V  altro  il  moriente  guardo 
Rivolgerammi  .  .  .  e  spirera  !  Poi  solo 
Tra  i  figli  estinti  io  vivo  ...'.')  — •  Aliime,  qualpadre 
Fu  pill  misero  in  terra  !  —  Immenso  Iddio  , 
Che  non  rifiuti  mai  eld  a  te  si  volge , 
Stendi  la  mano  onnipossente  a  noi , 
E  presto  ci  ricovra  all'  ombra  santa 
Del  tuo  perdono  neW  eterno  die! 
Dopo  aver  profFerite  queste  paro'e  il  conte  Ugolino  cude 
in  mezzo  ai  figli  e  cala  il  sipario. 

II  sigaor  Zannini  per  non  iiicorrere  in  quel  sovercliio 
cl'  orrore  che  nascerebbe  alia  vista  di  quatti'o  figli  consn- 
mati  dalla  fame  sotto  gli  occlii  del  padre,  se  n' e  tenuto 
tanto  lontano,  che  forse  1' efFetto  e  troppo  minore  del- 
r  aspettazione  destata  dall' ai'gomento  della  tragedia.  Ma  di 
questo  non  vogllanio  portare  verun  giudizioj  e  forse  che 
r  aspetto  della  prigione  e  11  vedere  i  figli  aggruppati  ititorno 
al  Conte  atterriti  da  quelle  parole  delle  quali  non  possono 
pienamente  comprendere  ne  la  gravita  ,  ne  il  significato,  e 
ii  sapersi  la  crudele  sentenza  e  rorrlhil  morte  che  gia  loro 
sta  sopra,  potranno  dare  a  quest' ultima  scena  una  solen- 
nita  luolto  maggiore  che  non  s'  indovina  da  una  semplice 
lettura.  Quello  di  che  non  sappiamo  cosi  facllmente  cono- 
scere  il  motivo  si  e  T  avere  omesso  nella  tragedia  T  arci- 
Vescovo  Ruggieri  e  introdottovi  invece  Adelasia.  In  quanto 
a  Ruggieri ,  la  storia  ci  fa  sapere  ch'  egli  fu  principale  strti- 
mento  alia  rovina  di  Ugolino  ,  ne  vediamo  quale  vantag- 
gio  abbia  potuto  sperare  I'autore  da  questa  violazione  della 
storica  verita.  Oltre  di  che,  dopo  i  versi  della  Divina  Com- 
media  ,  il  conte  Ugolino  e  1'  arcivescovo  Ruggieri  non  si 
possono  piii  disgiungere  senza  che  ogni  spettatore  italiano 
domandi  il  perchc  di  questa  specie  di  mutilazione  del  fiitto. 


ArrENDICE    ITALIANS.  2.1b 

III  quanto  poi  al  personaggio  di  Adelasia  ci  pare  clie  il 
sig.  Zaniiini  abbia  violata  la  storia  senza  necessita  e  senza 
alcun  frutto.  Sappiarao  die  una  iiglia  ili  Ugolino  fa  moglie 
a  Giovanni  Visconti  c  madre  a  quel  Nino  che  fu  poi  giu- 
dlce  di  Gallura.  Se  costei  gia  fosse  morta  qnando  accadde 
in  Pisa  la  fiera  vendetta  conli-o  il  Conte ,  lo  ignoriamo  ; 
ma  certaniente  se  il  signor  Zannini  per  introdurre  fra  gli 
odii  e  le  vendette  la  pleta  feniminile  avesse  supposta  ancor 
viva  questa  donna  ,  crediamo  che  avrebbe  potuto  ottenere 
lo  stesso  efl'etto  senza  violare  troppo  apertamente  la  storica 
verita.  Quella  parte  poi  che  1'  autore  attribuisce  alia  sua 
Adelasia  non  ci  riesce  ne  sempre  ragionevole,  ne  giustl- 
ficata  sempre  aljbastanza.  Con  poca  prudenza  essa  deliliera 
di  svelar  la  conginra  ad  Ugolino  ^  e  con  leggevezza  im- 
perdonabile  poi  inijuigna  il  ferro  che  il  padre  le  porge 
per  farsi  micidiale  del  proprio  marito.  Come  iiglia  e  mo- 
glie avremmo  j^otuto  vederla  gettarsi  fra  il  padre  e  il  ma- 
rito e  tentare  coUe  pregliiere  e  col  pianto  di  ricondurre  a 
Concordia  quegll  animi  efFerati;  ma  vederla  sempre  in  pro- 
cinto  di  essere  o  accusatrice ,  o  assassina,  e  questo  pure 
non  gia  per  forza  di  gagliarde  iDassioni,  ma  per  debolezzaj 
non  e  spettacolo  da  potersi  tollerar  volontieri.  E  si  ag- 
giunga  r  inutiliia  deir  atroce  delitto  a  cui  Ugolino  la  per- 
suade. Perciocche  se  Nino  fosse  stato  uii  suo  emolo  nel 
grado  a  cui  s'era  innalzato,  forse  1' ucclslone  di  lui  po- 
teva  giovargli;  ma  non  v'ha  nella  tragedia  (e  molto  meno 
poi  nella  storia),  apparenza  ctie  tolto  Nino  di  mezzo  do- 
vesse  credersl  spenta  tutta  la  contraria  fazione.  Ancora  la 
venuta  di  Adelasia  nella  prigione  (  ponlamo  pure  che  fosse 
pill  probaljile  che  a  noi  non  sembra  )  voleva  essere  meglio 
giustiJicata.  Perocche  se  Adelasia  credeva  che  la  sua  pre- 
senza  e  la  sua  voce  ]iotessero  avere  nell'assemblea  qualclie 
efticacia  a  vantaggio  del  padre ,  1'  allontanarsene  mentre 
fcrvevano  ancora  le  contrarie  opinioni,  e  la  vittoria  non 
era  per  anco  ottenuta  ,  fu  troppo  imprudente  consiglio. 

Queste  sono  le  cose  che  noi  credemmo  di  notare  intorno 
alia  tragedia  del  sig.  Zannini,  nella  quale  peraltro  non  man- 
cano  alcune  bellezze  di  verso  e  di  stile ,  temperati  con 
buon  gusto  fra  la  gonfiezza  e  Teccessiva  severita  della  vec- 
chia  scuola  ,  e  la  soverchia  trivialita  di  una  scuola  recente 
e  nondimeno  quasi  invecchiata. 

A. 


ai6  APPENDICE   ITALTANA. 

Scmelc  c  la  Sposa  di  Messina.  Tras;edlc  dl  F.  Schiller, 
tmdnzionc  del  cav.  A.  Maffei  ^  dedicata  a  S.  E. 
il  sig.  corite  dl  Hartig,  consiglierc  intimo  attuale, 
ciambcllano  dl  S.  M.  I.  R.  A.,  commendatore  e 
cavallcre  di  parecchi  ordiiii,  ccc.  ,  govematore  di 
Lomhardia.  —  Milano,  1837,  tlpografia  Lanipato, 
i/i  8-",   di  pag.    VIII  e  221. 

Non  sappiamo  se  per  semplice  caso ,  o  per  consiglio 
del  traduttore ,  trovansi  in  qnesto  volume  la  prima  e  Y  ul- 
tima (lelle  tiageclie  di  F.  Schiller.  A  petto  del  Guglielmo 
Tell  e  della  Maria  Stuarda  possoao  parere  queste  tra- 
gedie  esercizj  o  tentativi  di  un  amutore  delP  arte  piut- 
tostoche  creazioni  di  un  grande  artista:  ma  non  dimeno, 
oltreclie  sono  ricclie  in  se  stesse  di  luoUi  pregi,  dara  forse 
materia  di  qualche  utile  considerazione  questo  procedi- 
niento  di  un  tanto  ingegno ,  clie  da  princij^io  vorrebbe 
contrafFare  i  Greci  pigliando  tutto  da  loro ,  poi  si  libera 
per  raoiti  anni  da  ogni  studio  d'  Imitazione ,  e  linalmente 
par  che  s' invogli  di  tentare  una  nuova  strada  clie  stesse 
in  qualche  modo  fra  le  due  prime ,  adattando  V  antica 
forma  ad  un  argomento  ideale  ma  riferito  a  tempi  moderni. 
Delia  Sposa  di  Messina  fu  gia  parlato  in  questo  Giornale 
quando  il  cav.  Maffei  ne  pubblico  per  la  prima  volta  la 
sua  bella  traduzione,  dando  principio  a  questa  lunga  e 
lodata  fatica  di  voltare  in  versi  itahani  tutte  le  tragedie 
di  Schiller.  Ora,  dopo  dleci  anni,  egli  riproduce  il  suo 
nobil  lavoro  ritoccato  qua  e  la  dove  gli  parve  che  fosse 
capace  di  qualche  miglioramento;  ed  a  noi  basta  per  tutta 
lode  del  ch.  tradutiore  accennar  questo  esempio  della  sua 
diligenza. 

La  Semele  e  un  componimento  brevissimo  e  semplicls- 
slmo  come  le  cose  dei  Greci ,  pieno  di  molte  bellezze 
egregiamente  tradotte  dal  cav.  Maffei.  Clii  dovesse  giudicir 
r  opera  dell'  autore  potrebbe  trovar  materia  di  qualche 
erudita  osservazione  investigando,  per  cagioiie  di  esempio, 
s'  egli  abljia  rlspettata  sempre  la  cronologia  mitologlca  nel!e 
varie  allusioni  che  v)en  facendo  :  nel  che,  per  tacere  d'altri 
luoglii,  sarebbero  forse  argomento  di  du]:)bio  quelle  parole 
di  Giove  a   Semele : 

Ne  tanto  il  cor  Jiii  palpitb  sid  core 
Della  fit^Ua  d'  Ageiwre ,  ne  tanto 


APrENDICE   ITA.LIANA.  217 

HibulUr  le  mie  vene  in  grernbo  a  Ltda  , 
iVe  tanta  sete  pei  contest  hnci 
Delia  prole  d  Acrisio  il  lubbro  m'  arse. 
Ma  chi    vorrebbe    ascoltare    a'  cli    uostri    sifFatto    discorso? 
Meno  ingrato   argomento   sarebbe   il   considerare   se  in  tutte 
le   parti   di  cjnesta    tragedia    I'antore    abbia   saputo   seuipre 
esser  greco   come  richiedeva   il   suo   tenia  :   se   non   che   poi 
cjui  pure   sarebbe   a   molti   fiistidiosa   la    critica   che  tentasse 
di    rigettare ,    come    fuori  di   luogo,    alcune    vere  bellerze 
del  compoiiimento.  Pao  dubitarsi,  per  citar   pure  un  esem- 
pio,   se  spirino  sapor  greco  quei  versi  in  cui  Giove  afflitto 
deir  imminente  desLino  di  Seinele,  e  pensando  che  n' e  causa 
la   gelosia  di   Giunone,   esce   in   queste   parole: 

Tu   spegni 

Questa  rosa  d'  amore ,  aJd  troppo  bella 
Per  I'  oscuro  Aclieronte  ! 
Ma   solo  chi  osasse  cancellare  dalle  tele  dei   nostri  cinque- 
centisti  alcune  stupende ,  benche  inopportune ,    figure    ora 
di  monaci   ora   di   soldati ,  potrebbe   desiderar    che   non  fos- 
sero  siffatti  versi  nella  tragedia  di  cui  parliarao  (i). 

Resta  dunque  soltanto  a  parlare  della  U'aduzione ;  e  di 
questa  pure  possiamo  esser  brevissiini  dope  queilo  che 
tnnte  volte  si  e  detto  intorno  alle  versioni  del  cav.  Maffei. 
Progredendo  in  questo  lungo  lavoro  egli  ha  fatto  il  con- 
trario  di  queilo  clie  vediamo  generalmente  avvenire ;  ha 
raddoppiata  la  diligenza,  soprattutto  dal  lato  della  fedelta; 
e  ne  sou  prova  le  ristampe  delle  prime  tragedie  da  lui 
tradotte.  In  questa  Seintle  altri  ha  notato  gia  un  luogo 
dove  la  versione  dice  nacqiie  Ermione ,  e  il  testo  dice  in 
vece  Eniuone  partorl :  difFerenza  a  dir  vero  gravissima , 
)ua  della  quale  pero,  senza  il  confronto  del  testo  ,  pochis- 
sinii  si  accorgeranno ,  perche  non  involge  ne  contraddizione, 
ne  oscurita.  Giunone  annoveraudo  le  sue  alEizioni  come 
moglie  di  Giove  dice  fra  se :  Dovea  dunque  per  umiliarmi 
iorgere  Vcnere  dalla  spuma  del  mare  ?  Doveva  Ermione  par- 
tor:re?  II  traduttore  in  vece  le  fa  dire:  Daeva  nascere 
Ermione  ?  Ora  chiunque  sappia  che  Ermione  partori  Se- 
uiele  amata  poi  da  Giove,  dara  alle  parole  del  traduttore 

(i)  Nel  testo  vi  ha  un  Iiiogo  dove  Giove  dice:  O  donna!  perla 
delle  mie  opere.  Credi;uiio  che  il  traduttore  si  accostasse  meglio  a! 
gusto  yeco  diceiido:   O  fior  di  tutte  Le  mie  gentilL  creature!  O  donna! 

jBibl.  ItaL  T.  LXXXVI.  i5 


2l8  APPENDICE    ITALIANA. 

questa  splegazione :  Doveva  iiascere  Ermione,  affinche  da 
lei  nascesse  poi  Semele  e  fosse  amata  da  Giove  ?  Nel  testo 
il  concetto  e  piii  semplice  e  quindi  anclie  piu  naturale ; 
nia  Talterazione  del  tradnttore  non  porta  seco  quella  dif- 
ferenza  die  al  priuio  aspetto  se  ne  potreljbe  congetturare. 
Qnalclie  oscurita  trovi;imo  in  vece  in  mi  verso  dove  la 
traduzione  pao  dirsi  fedele ,  ed  e  quello  in  cui  Semele 
dice  al  suo  dlvino  araatore: 

Sacro  a  Giove  e  il  mio  core  e  tu  nol  sei ; 
dove  le  voci  e  tu  nol  sei  riescono  anlibologiclie  perche 
si  deve  intendere  tu  non  scl  Giove ,  e  potrel)bero  in  vece 
significare  tu  non  sei  sacro  n  Giove.  Qneste  anfibologie  nelle 
quali  noi  nioderni  cadlaino  assai  spesso  fnrono  in  vece 
rarissime  negli  anticlii ;  tanto  die  quando  se  ne  incontra 
qualcuna  nei  migliori  e  ragionevole  il  sospetto  di  qualche 
errore  da  parte  degli  amanneasi.  Del  resto ,  benclie  non 
sia  necessario  addnrre  testimonianze  alia  bellezza  dei  versi 
del  cav.  MafFei ,  non  di  meno  amiamo  di  trascriverne  al- 
cnni  affinche  non  manchi  una  qualche  parte  di  amenita  a 
questo  nostro  annunzio. 

Semele. 

O  madre ! 
- .    ■    In  volto  giovanile  egU  m'  apparve ; 
I.,,  Ne  mai  dal  grembo  dell' aurora  usciro 

;,,  Pill  leggiadre  sembianze  !  Eran  le  membra 

D'  eterea  vaporosa  onda  soffuse , 

Piu  dell'  Espero  pure  allor  che  versa 

I  profumi  del  cielo.  Iperione 
,  ,  Parea  nel  grave  maestoso  incesso 

Quando  I'  arco ,  gU  strali  e  la  faretra 

Gli  suonano  sul  tergo.  Era  la  veste 

Tutta  di  luce ,  e  ventilata  addietro 

Quasi  un' onda  d' argento  in  mar  che  tace 

Dalle  lievi  increspata  aure  di  maggio ; 

E  la  voce !  .  .  ,  oh  la  voce  un  armonia 

Di  fluente  cristallo ,  e  suon  piu  dolce 
r;-;  JVon  ha  la  rapitrice  arpa  d'  Orfeo. 

A. 


APPENDICE    ITALIANA.  2I9 

Commedie  di  Alberto  Not  A,  scconda  raccolta  correlta 
dall  autore.  —  Torino,  i836,  dcdla  libreria  Face  a- 
rino  e  C,  stamperia  eredl  Botta,  toml  i°  e  2°  di 
pag.  XXI  2'^-i  e  288  ill  16.°  Prezzo  dei  due  tomi 
lir.  6  ital.  In  Mdano  presso  la  Societd  tipografica 
de  Classici  Italiani ,  contrada  di  S.  Marghcrlta. 

Leggesi  nel  jjriiiio  volume  nn  discorso  d' introdnzlone 
intorno  alia  difficolia  dello  scrivere  1' italiana  commedia 
neir  eta  }3resente  cosi  plena  di  svariate  ambizioni  e  di 
bizzarre  fantasie  troppo  desiderose  di  cose  forestiere.  Ac- 
cenna  rantore  cpiali  f'asi  eMje  in  Francia  I'imitazione  co- 
mica  dopo  la  rivoiuzlone  del  1789,  tocca  degli  argouienti 
che  potrebbero  essere  appropriati  al  teatro  d'oggidi,  qua- 
lora  fosse  permesso  1'  avventurarne  la  rappreseiUazione  : 
e  discorre  rapidamente  le  ragioni  per  cni  riesce  difficile 
il  piacere  agli  spettatori  qnando  altri  s'avvisa  d' introdnrre 
nella  commedia  personaggi  di  storica  rinomanza.  E  poiclie 
appunto  nel  primo  volume  si  contengono  tre  composizioni 
di  tal  fatta,  vale  a  dire:  Petrarca  e  Laura  ,  Lodovlco  Ariosto 
e  Torquato  Tusso ,  percio  di  tutte  tre  faremo  ordinata- 
mente   menzione. 

Nella  prima  il  luogo  deH'azione  e  Valchiusa,  dove,  dopo 
varj  viaggi  intrapresi  per  domare  e  vincere  I'ostinata  e  in- 
felice  sua  passione,  erasi  ricoverato  il  Petrarca  in  compa- 
gnia  di  Simone  Rlemmi  pittore  sanese,  ainico  suo  contiden- 
tissimo.  La  solitudine,  la  lettura ,  gii  studj ,  lo  spettacolo 
ameno  della  natura  nella  dolce  stasjione  dell'autiinao ,  i 
conforti,  i  coasigli  dell"  amicizia  ,  tutto  cio  aveva  contribuito 
a  dissipare  akjuanto  delTumore  melancomco  del  poeia  e 
a  tranquillarne  Tanimo,  quando  a  ridestar  nel  suo  petto 
piu  vive  le  liamnie  deiramor  suo  sopraggiunsero  impre- 
vedute  circostanze  die  per  varj  natural!  iucidenti  si  ven- 
gono  a  sviluppare  nel  dramma. 

Stefano  Colonna  cavaliere  romano  di  parte  Ghibellina 
61  conduce  con  sua  figlia  Valeria  e  col  cavalier  Guido  suo 
geuero  a  villeggiare  in  Valcbiusa,  ed  ha  seco  la  bella  avi- 
gnonese  Laura  moglie  d'' Ugo  di  Sade ,  il  quale  dovendo 
andare  fuori  d' Avignone  per  suebisogne,  T  aveva  affidata 
ai  Coloiina.  II  vecchio  castello  aljitato  da  questi  (del  quale 
anche  oggidi  si  veggono  vestigia  )  e  presso  alia  casa  e  ai 
giardini  del  Petrarca ,   siccome  pure  alia  celebrata   grotta  , 


220  Ari'ENDlOE    ITALIANA. 

di  cui  si  e  taato  detto  e  in  prosa  e  in  yersi :  ed  ecco 
percio  di  bel  nnovo  due  virtu  nelT  usato  ciniento.  II  Pe- 
trarca  compare  quale  si  fa  ricouoscere  egli  stesso  nel  suo 
Cnnzoniere,  amator  timido,  casto,  appassionatissimo  d' ua 
bello  ideale  e  dalla  sua  immaginazione  creato  perfetto. 
Laura,  comeclie  segrecamente  si  compiaccia  (  e  come  esser 
potrebbe  altriinenti  ?  )  deiromaggio  cui  le  tributa  uii  si 
grand' uomo,  pur  tuttavia  non  solamente  si  mantieue  fe- 
dele  al  conjugale  dovere ,  ma  di  piu  nulla  tralascia,  anzi 
tutto  mette  in  opera  con  lo  nobili  ripulse  ,  col  rigoroso 
contcgno  e  con  le  l^enevoli  esortazioni ,  onde  il  poeta  cessi 
al  fine  da' snoi  Innghi  e  pietosi  lamenti,  e  rivolga  il  pen- 
siero  a  sublimi  concetti  degni  di  lui ,  dell' Italia  e  della 
propria  gloria.  Ma  amore  e  ragione  di  rado  si  accordano 
insieme.  Si  agglunge  per  travagliare  Tanimo  del  poeta  un 
amor  fiistidioso  per  lui  concepito  da  una  dama  Isuarda  di 
Tolosa ,  letterata  e  filosofessa  vana  ed  altiera  ,  la  quale  era 
pur  venuta  a  godere  1' aura  autunnale  in  que' dintorni.  Spera 
Isuarda,  sebbene  non  e  piii  nell'aprile  de' suoi  anni,  che 
il  suo  grado  ,  le  sue  dovizie  ,  Tessere  ascritta  all'Accademia 
de' giochi  floreali  possano  tenere  luogo  di  gioventu  ,  di  av- 
venenza  e  d'amabilita,  e  cosi  di  poter  lusingare  1"  animo 
del  gentile  cantore ,  ed  indurlo  ad  accettare  1'  ofFeria  die  , 
deposta  la  naturale  albagia ,  e  con  discapito  del  matronale 
decoro,  eila  si  avventura  di  fargli  della  sua  mano  e  de' suoi 
afFetti.  Con  dignitosa  e  ad  un  tempo  cortese  sincerita  se  ne 
scusa  il  Petrarca  ;  ed  anzi  ogni  idea  toglie  ad  Isuarda  di 
neppur  lontana  speranza.  Di  che  sdegnata  questa  ed  offesa, 
e  sospettando  suliito  che  il  poeta  ami  altra  donna,  convene 
1' amore  in  odio  e  in  attivlssima  brauia  di  vendicarsi.  Si 
fa  percio  a  spiare  sollecita  e  cauta  ogni  andamento  di  lui, 
ne  tarda  a  presentarsele  propizia  all'  uopo  V  opportunita 
prima  nell'  osservare  tra  le  mani  di  Guido  marito  di  Va- 
leria un  ritratto  di  Laura  che  il  pittore  gli  fa  vedere  di 
nascosto  per  sapere  se  sia  rassomigliante  f,  quindi  nel  sor- 
prendere  la  stessa  Laura  e  il  Pturarca  in  particolare  col- 
loquio  presso  la  grotta.  Cio  basta ,  perche  appena  giunto 
Ugo  in  Valchiusa  ella  si  alFretti  di  versare  nel  petto  di 
lui  il  veleno  de'  sospetti  e  della  gelosia.  Dopo  cio  tutto  di- 
vien  turbamento  e  dolore  nella  famiglia  del  Colonna ,  nel 
r  animo  del  Petrarca  e  in  quello  della  virtuosa  Laura  cui 
ributta  da  se    il    geloso    consorte ,    al    tutto    deliberate    di 


APrENDlCE    IT\L1ANA.  221 

abbandonarla  per  sempre.  Ma  poi  per  opeia  di  Stefano  ,  di 
Valeria  e  di  Simone  in  plena  luce  vien  posta  P  innocenza 
di  lei:  e  purl  e  rastissimi  son  da  Ugo  riconosciuti  gli  af- 
I'etti  del  poeta  ,  al  quale  egli  restitiiisce  con  pronta  ricon- 
ciliazione  V  antica   stima   e  la   sua  auiicizia. 

Tuttavia  dope  qneste  scoperte  e  dicliiarazioni  egli  fe 
necessario  ,  indispensabile  pel  decoro  di  Laura  e  per  la 
quiete  di  tutti  che  pensi  il  Petrarca  ad  allontanare  ogni 
motivo  di  nuovi  sospeiti.  L' abbandonare  Valciiiusa ,  il  non 
tornare  piii  in  Avignone  e  il  solo  partlto  ragionevole  in 
tali  eniergenti  ,  il  solo  al  quale  lo  esortano  i  snoi  amici 
e  la  stessa  idolatrata  donna  i,  allorquando  a  dargli  piu  ga- 
gliardo  stiiuolo  nell'  onorata  proposta  ,  giunti  quasi  in  nn 
punto  stesso  (ed  e  storica  verita)  Tuno  da  Parigi ,  T  altro 
da  Roma  si  presentano  a  lui  Pvoncalvo  de'  Gigli ,  cancel- 
Here  deir  universita  di  Francia,  e  il  conte  Orso  dell'Aa- 
guillara  genero  del  Colonna  :  entrambi  per  ofFerire  al  Pe- 
trarca corona  d'alloro,  s|Dlendide  onoranze  e  irionfo.  Al 
doppio  inaspettato  invito  vivamente  commosso  il  poeta  du- 
bita  e  pende  irresoiuto  a  quale  delle  due  prolFerte  egli 
debba  dare  la  preferenza.  Ma  nna  lettera  di  re  Roberto 
di  Napoli  recatagli  da  Orso  insienie  col  regal  dono  della 
veste  patrizia  pongono  fine  ad  ogni  incertezza :  e  il  Pe- 
trarca ,  ringraziato  il  nobile  oratore  di  Francia ,  e  preso 
comniiato  fra  i  sospiri  e  le  lagrime  dal  Colonna,  dal- 
r  amata  Avignonese  e  dagli  amici ,  parte  con  Simone  alia 
volta   di   Roaia   per   essere   laureate  poeta   nel  Campidoglio. 

I  pregi  di  questo  dramma  potra  sentirli  facilmente  ogni 
lettore  clie  abbia  riflettuto  alcun  poco  sul  nostro  sunto : 
noi  dubitiamo  assai  cbe  il  patetico  possa  eccitare  alia 
recita  un  grande  coiiimovimento  nell'aniino  degli  spettatori. 
L'  amor  metafisico  del  Petrarca  ,  i  teneri  concetti ,  1'  ap- 
passionarsi  d' nn  guanto,  d'  un  sedile,  delTaura,  della  fonte , 
deir  erba  ,  e  simlli  conosciute  conosciutissime  petrarcbesche 
aberrnzioni  non  sublimano  di  niolto  il  soggetto.  Di  fatto 
con  diverse  ed  anche  eloquenti  parole  di  nobile  afFetto  il 
Petrarca  viene  pur  tuttavia  a  ripeter  sempre  lo  stesso  f,  e 
lo  spettatore  conosce  quel  die  dee  risponder  Laura.  Con- 
fidera  il  poeta  i  suoi  niartirj  alia  cameriera,  a  Simone,  al 
Colonna,  e  tutti  sanno  quel  che  deono  rispondere  e  Fiam- 
iT.etta  e  il  pittore  e  il  senatore  romano.  La  somma  riserva 
impiegata  dal  sig.  Nota  nel  delineare  il  carattere  di  Laura 


aaa  appendick  italiana. 

impedisce  per  avventura  che  la  sospensione  per  la  gelosia 
d'  Ugo  sia  tale  da  impegnare  fortemente  la  mente  ed  il 
cuore  di  chi  legge  od  ascolta  questo  delicalissiuio  compo- 
nimento. 

Passando  ora  a  fnr  parola  della  commedia  V  Ariosto , 
tulti  veggono  qnal  difficile  assmito  siasi  pigliato  il  signer 
Nota  nel  voler  presentare  sulle  scene  nii  uomo,  nella  cui 
vita  poclii  furono  gli  avvenimenti  de''  quali  si  potesse  tes- 
sere  una  favola  dranimatica  interessante ;  se  non  si  ec- 
cettui  qnello  spazio  di  tempo  dnraate  il  quale  messer  Lo- 
dovico  fa  commissnrio  del  duca  Alfonso  i.°  alia  Garfagnana. 
Ma  il  sig.  Nota  ha  creduto  dovere  scegliere  per  Inogo 
della  scena  la  villa  di  Gismondo  Malaguzzi  presso  Reggio 
dove  si  era  condotto  P  Ariosto  dopo  aver  ricnsato  di  se- 
giiire  monsignore  Ippolito  d'  Este  in  Ungheria  ;  del  quale 
rifiuto  la  principale  cagione  risulta  dal  dramma  essere  il 
segreto  matrimonio  contralto  con  la  vedova  di  Tito  Strozzi 
da  lui  ardenteinente  aniata  e  dalla  quale  noa  voleva  egli 
allontanarsi :  questa  donna  viene  chiamata  Ginevra  ,  benclie 
storicamente  dovesse  piuttosto  nominarsi  Alessandra  ossia 
Sandrina  la  quale,  vedova  appunto  dello  Strozzi  egli  tolse 
a  moglie  negli  ultimi  anni  di  sua  vita :  sebbene  da  altri 
si  e  asseverato  e  con  autentici  documenti ,  che  Messer 
Lodovlco  fosse  segretaniente  vincolato  con  una  ceria  Orsola 
dalla  quale  egl;  ebbe  due  figliuoli  maschi  :  cloe  Virginio 
che  viene  introdotto  nella  presente  commedia  qual  figliuolo 
di  Ginevra,  e  Giovanni  Battista.  Qualunque  sia  di  cotesti 
fatti  il  piu  probabile  o  il  vero ,  giacche  tutto  e  incertezza 
e  dubbieta  a  tale  riguardo  nella  vita  del  ferrarese,  noi  ci 
faremo  a  giudicare  questa  commedia  come  1'  ha  immagi- 
nata   e  divisata  I'autore,  ed   eccone  il  suggetto  : 

Esaurito  quasi  interamente  il  piccolo  patrimonio  paterno 
nel  mantenere  la  inadre  e  nell' educare  i  minori  fratelli , 
e  provvcduto  appena  d' una  tenuissima  pensione  dal  car- 
dinale  Ippolito  suo  mecenate  ,  non  aveva  piu  TAriosto  onde 
sostentare  onoratamente  la  moglie  e  se  stesso.  Ed  avendo 
con  una  certa  sua  alterigia  propria  di  quegl'ingegni  che 
si  conoscono  grandi  e  non  sanno  piegare  a  villa,  ricusato 
di  esser  compagno  del  cardinale  in  detto  viaggio  ,  senza 
avere  osato  o  voluto  manifestare  3a  vera  cagione ,  si  ri- 
trasse  con  mal  garbo  dalla  cone  e  venne  in  Reggio  presso 
messer  Malaguzzi    suo   zio  materno  ,  lasciando  con  pena  , 


APPENDiCE    ITALIANA.  223 

ma  cosi  astretto  dalla  necessita  ,  V  amata  sua  Ginevra  in 
Ferrara  presso  i  cognati  cU  lei  ,  fratelli  <U  Tito  Strozzi ,  i 
qiiali  igiiari  afTatto  del  secondo  matriinonio  ,  le  permette- 
vaao  di  jrodere  tranqnillamenle  V  usufriuto  legatole  dal 
consorte.  Tiuto  dunqnc  si  ridnce  in  questa  commedia  al 
tener  celato  11  detto  legame  ,  sinche  me?ser  Lodovico ,  ot- 
tenuti  niaggiori  favori  dal  principe  o  qiialche  profitto  dalle 
opere  sue,  possa  ricuperare  e  nioglie  e  figlio ,  risarcire  i 
cognati  di  Giiievra  ,  e  condurre  una  vita  tranquilla  in 
Ferrara  e  nelia  sua  modesta  casa  in  via  di  IMifasflle.  In- 
tanto  il  piccol  Yirginio  frutto  di  tali  amori  era  affidato  a 
un  mugnajo  nelle  vicinanze  di  Reggio;  ed  era  la  sola 
consolazione  del  padre  il  poterlo  alcune  volte  vedere  ed 
abbracciare  di  nascosto. 

Presso  la  casa  IMalaguzzi ,  e  corrispondentl  in  uno  stesso 
cortile  soiio  due  altre :  cioe  Tabitazione  di  dama  Ildegonda, 
donna  attempata ,  gia  addetta  alia  corte  Estense ;  e  ivi 
presso  quella  di  messer  Niccolo  Buonaccorti ,  ricco  gentil- 
uonio  reggiano ,  la  cui  nnica  figliuola  ,  Angelica,  e  pazza- 
mente   invagliita    delle    poesie    e    della    persona  del  poeta. 

Avvedutosi  il  padre  di  qnesto  amore ,  e  tenendo  per 
fermo  clie  sia  opera  delle  seduzioni  delT  Ariosto  pel  desi- 
derio  di  buscare  una  pingue  dote  ,  se  ne  duole  aspramente 
col  suo  vicino  Gisniondo  ;  ma  trovatolo  ritroso  al  credere 
tale  baia,  se  ne  va  furibondo  alle  camere  del  poeta  per 
rimproverarlo  e  minacciarlo;  ed  e  questo  il  pnnto  piu  vi- 
vace e  piii  comico  di  tutta  I'azione,  degno  percio  di  es- 
sere  riferito.  L'  Ariosto  sta  scrivendo  una  commedia  pel 
teatro  di  corte,  ed  e  appunto  occupato  nell' ordire  una 
scena  nelia  quale  un  veccliio  padre  dee  severamente  am- 
monire  un  figliuolo  scapestratello:  ma  le  idee  non  vengono 
cliiare  alia  mente  deilo  scriitore  cui  turba  la  considerazione 
del  suo  stato  infelice,  e  I'ansieta  con  clie  egli  aspetta  infra 
pochi  uiomenti  1' amata  Ginevra  ;,  e  se  ne  sta  cosi  astratto, 
soprappensieri  secondo  il  suo  solito  non  potendo  ne  scri- 
Vere ,  ne  muoversi  dalla  camera,  ne  far  nulla.  Entra  mes- 
ser Niccolo  con  replicati  saluti  clie  il  poeta  ricaml^ia  ap- 
pena  con  1' agltar  della  penna  e  senza  degnarlo  d' un  guardo. 
Tale  accoglienza  irrita  il  Buonaccorti  a  cui  1' Ariosto ,  sem- 
pre  astratto,  domanda  nuove  della  cara  Angelica  di  lui  fi- 
gliuola. A  questa  parola  rompe  il  padre  ogni  freno  di  ci- 
vilta ,  e  dichiara  all' Ariosto  ,  che  I'Angelica  non  dee  esser 


324  APPENDICE    ITALIA.NA. 

cara  per  lul ;  e  qui  da  sfogo  a'rimproveri ,  a'biasimi,  aJle 
invettive  contro  i  giovani  scapestrati  che  osano  farsi  in- 
nanzi  per  sednrre  le  oneste  fanciulle,  e  far  loro  dimenti- 
care  ognl  santo  dovere  di  domestica  disciplina ,  e  turbaao 
cosi  la  pace  dei  poveri  genitori.  Messer  Lodovico  la  cui 
fantasia  andava  appnnto  in  cerca  di  que'  sentiment!  e  di 
quelle  parole  pel  dialogo  della  scena  da  lui  ideata  ,  al  sen- 
tirle  tutte  in  bocca  a  messer  Niccolo  ,  si  riscuote  dalla  sua 
meditazione,  fissa  immobili  gli  occhi  in  lui ;  e  per  raeglio 
ricopiarne  la  naturale  espressione  si  alza  dal  suo  tavoliuo, 
gli  si  avvicina,  e  facendo  la  parte  del  figlio  che  vuol  dis- 
colparsi  e  dlfendersi ,  arresta  Niccolo,  e  lo  prega ,  lo  sup- 
plica  di  voler  continuare  a  parlare ;  e  dopo  avere  ascoltato 
e  rjsposto  quanto  tempo  gli  pare  in  acconcio  al  suo  bi- 
sogno  ,  si  rimette  a  scrivere ,  e  contento  esclama :  bravo, 
hravo ,  cosi  mi  piace ,  la  mia  scena  e  fa'ta.  Di  che  sconcer- 
tato  il  Buonaccorti  piu  furiosamente  si  sdegna  :  alle  sue 
grida  accorre  Gismondo  il  quale  uditone  il  motivo,  ride 
deir  avvenuto ,  e  si  afFretta  con  buone  maniere  di  liberare 
il  nijDOte  dalla  importuna  visita ,  alia  quale,  rimasto  solo 
r  Ariosto  ,  ne  succede  ua'  altra  non  meno  molesta  e  in- 
tempestiva  ,  quella  cloe  di  dama  Ildegonda ,  la  quale  per- 
suasa  che  siavi  corrispondenza  amorosa  tra  1' Angelica  e 
il  poeta,  comparisce  a  profFerirsene  la  mediatrice  benevola; 
finche  per  un  artificio  di  Gianni  cameriere  di  Lodovico , 
se  ne  va  via  anche  la  vecchia  fastidiosa ,  e  viene  final- 
mente  la  bramata  Ginevra,  dalla  quale  sente  il  poeta  tri- 
stissime  nuove  di  Ferrara  ;  giacche  monsignore  Ippolito , 
ritirata  da  lui  ogni  grazia  ,  ogni  favore  ,  e  privatolo  per- 
sino  della  tenue  provvigione  che  gli  aveva  assegnata,  era 
partito  il  di  innanzi  alia  volta  dell'  Ungheria.  ]\Ia  TAriosto 
non  si  smarrisce  per  questo,  e  trae  conforto  dalla  nobilta 
de'  proprj  sentimenti.  Ginevra  lo  consiglia  ad  invocare  la 
bonta  di  Alfonso,  il  quale  al  fine  dell'atto  terzo  passa 
col  suo  seguito  per  Reggio,  avviato  a  Parma,  e  smonta 
in  casa  del  Malaguzzi  ;  preceduto  dal  cavaliere  Belgiglio 
capitano  della  sua  guardia  ,  e  innamorato  di  Ginevra  da 
lui  creduta  vedova.  II  duca  rivede  con  piacere  e  riceve 
con  molta  afFabilita  I'Ariosto  :,  e  per  risarcirlo  d'  ogni  per- 
dita  e  per  provargU  il  sovrano  affetto  lo  noniina  orator  suo 
alia  corte  di  Roma  con  buona  provvigione.  Lodovico  che 
Uitto    s'  era  allegrato  a   questo    annunzio ,    ricade    nel    piii 


ArPENDICE    IT.VLIANA.  22J 

acerbo  abbattimento  quaado  riconosce  clie  le  assegnate  ren- 
dite  sono  tntte  beneticiarie ,  e  non  puo  accettarle.  Ne  po- 
tendo  nianifestare  il  vero  motivo  del  sno  rifiiito ,  allega  la 
malferiiia  salute  e  il  bisogno  di  quiete  per  potere  eiiien- 
dare  il  sno  Furioso  ed  agginngervi  altri  cami ;  e  impegna 
lo  zio  e  scongiura  T  ainico  Pistofilo  segretarlo  del  duca , 
afiiiiche  lo  facciano  dispensare  dal  conferitogli  uflicio  ino- 
strandosl  al  tutto  deterininato  di  sostenere  piuttosto  e  mi- 
serie  e  sciagure  di  qiialuiique  sorta.  Altamente  si  nieravi- 
glia  Alfonso  di  qnel  riliuto,  e  sospetta  che  ben  altri  ne 
sieno  i  motivi  che  non  qnelli  dall'  Ariosto  allegati  :  ed 
avendo  inteso  da  niesser  Buonaccorti  clie  il  poeta  fre- 
qnenta  di  soppiatto  la  casa  d'  nn  mngnajo  la  cui  moglie 
e  bella  ed  avvenente  ;  ed  inoltre  che  presso  di  questi 
k  ricoverato  un  tenero  fanciuilino,  risolve  di  volersi  chia- 
rire ,  e  manda  Pistoiilo  dal  mngnajo.  Qnindi  chiamato  a 
se  messer  Lodovico ,  si  lamenta  del  sno  ingrato  proce- 
dere  e  gllene  obbietta  la  sospettata  cagione  col  fargli  pre- 
sentare  il  bambino  che  11  duca  crede  essere  frntto  di  sconci 
aniorazzi.  ]Ma  nientre  pel  povero  Ariosto  s'  accresce  la 
confnsione  e  il  timore  ,  1'  aftetttiosa ,  la  tenera  e  sincera 
Ginevra  risoluta  di  u scire  a  qnalnnqne  costo  di  tanta  am- 
bascia ,  di  tanta  incertezza ,  e  di  rimettere  il  proprio  de- 
stine neir  arbitrio  clemente  del  principe ,  corre  lagrimando 
a  gettarsi  a'  snoi  piedi  ,  e  gli  confessa  candidameute  essere 
da  pill  anni  scgreta  moglie  di  Lodovico  ed  essere  figlio 
loro  il  fancinllo.  Alfonso  si  commove  tutto  a  tale  esposi- 
zione  ;  conosce  che  la  sola  necessita  fu  cagione  di  si  lungo 
silenzio  e  de' varj  rifinti  dell' Ariosto,  ed  ordina  prontamente 
che  le  rendite  beneficlarie  passino  al  figlio  Virginio ,  prov- 
vede  Lodovico  di  altri  assegnamenti  e  gli  impone  di  partir 
snbito   con   Ginevra   per   la   legnzione   di   Roma. 

Benche  il  disegno  ,  gli  accidenti  e  lo  sviluppo  di  que- 
sta  commedia  si  trovino  generalmente  lodevoli,  tuttavia  fu 
biasimato  il  sig.  Noia  del  non  avere  rappresentato  il  suo 
protagonista  superiore  abbastanza  al  coninne  degli  uomini 
anche  nelle  sue  private  corrispondenze  e  vicende.  Di  piii 
Tamore  conjugale  tra  Ginevra  e  il  poeta  non  incoutra  tali 
peripezie  ed  ostacoli  da  renderlo  eminentemente  dramma- 
tico.  Amaiidosi  teneramente  Tun  Taltro,  ed  essendo  en- 
trambi  disposti  i  dne  conjugi  a  sostenere,  senza  piu  divi- 
ders!,   tutte    le    traversic    della    fortuna ,    ne  risulta  bensi 


226  ArrENDlCE    ITALIANA. 

una  hella  lezione  di  moralita,  nia  non  quella  sospensione 
che  si  richietle  alia  scena  ,  e  che  impegna  raniiiio  degU 
ascoltanti  nell'  interesse  delle  cose  rappresentate :  il  che 
vnol  dire  che  allorqnnndo  uii  argomenco  e  arido  per  sfe 
stesso  tutta  I'arte  del  dialogo  ,  tutti  gli  accidenti  episodici 
non  valgoiio  a  sollevarlo  di   moko. 

Snperiore  alle  due  precedenti  comraedie  per  la  sem- 
plicita  e  Tinteresse  draniinatico,  si  dee  riguardare  il  Tor- 
qnato   Tasso. 

Dne  celeljri  scrittori  prima  del  sig.  Nota  avevano  pre- 
sentato  al  teatro  questo  argomento  :  Goldoni  in  Italia  e 
Goethe  in  Geriiiania.  Fti  rimproverato  al  primo  di  non 
aver  trattato  con  la  debita  digaita  il  cantore  della  Ge- 
rnsalemnie  j  di  non  averlo  fatto  parlare  come  si  con- 
veniva  ad  un  nomo  edticaio  alle  nobili  discipline  ed  ai 
snblimi  concetti  della  filosofia  ^  grave  di  solide  dottrino, 
seljliene  imniaginoso,  ardente  e  di  risentita  natura.  Fu 
detto  che,  data  la  paietica  condizione  di  nn  tal  personaggio , 
o  si  doveva  tralasciare  di  fame  soggetto  di  un''azione  sce- 
nica  se  tnlto  cio  che  non  e  tragedia  ,  esser  dee  comniedia 
ridlcola :  ovvero  si  doveva  comporre  il  quadro  e  colorirlo 
come  richiedevano  le  tristi  vicende  ,  fra  le  quali,  quando 
pill,  quando  nieno ,  fu  sempre  avvolto  nella  Corte  di 
Ferrara   Tinfelice  poeta. 

Di  Goethe  piii  severe  e  corretto  d'assai,  fu  detto:  die 
ohremodo  sia  lenta  la  progressione  del  suo  dramma  e 
troppo  prolisse  le  scene  ;  per  cui  con  molta  impazien'.a 
sono  aspettatl  alcuni  punti  di  un  belPeffetto:  quindi  plti 
acconce  ad  altro  genere  di  poesia  che  non  alia  dramma- 
tica  doversi  ravvisare  certe  lunghe  descrizioni  ed  immagini 
di  cui  studiosamente  si  compiace  Taiitore  in  bocca  de"  suoi 
personaggi  :  il  che  fe' dire  a  maclama  Stael ,  come  gia  gc- 
cenno  la  Biblioteca  italiana  (i)  parlando  appunto*di  questa 
composizione  del  Goethe:  «  c'est  trop  exiger  da  lecteur 
»  on  du  spectateur  que  de  leur  demander  de  renoncer  a 
>;  I'interet  des  circonstances  pour  s'atiacher  nniquement 
»  aux  images  et  aux  pensees  ....  la  contemplation  plait 
"  dans  le  repos  ;  mais  ,  lorsqu'on  marche,  la  lenteure  est 
»   toujours  fatigante.   '/    Si  disse  di  piii :    che  il  Tasso  del 


(i)  Tomo  67.°,  pag.   141. 


APPENDICE    ITALIAN.V.  227 

Goethe  noa  e  il  sommo  epico  ne  il  gentil  cavaliere  nato 
e  cresciuto  sotto  il  ridente  cielo  d'  Italia  ,  ma  piitttosto  un 
accigliato  pensatore  della  fredda  Alemagna  :  cd  esscrsi 
rap|)resentato  coiDe  poco  leale  ,  diffidente  e  sospettoso  senza 
ragioiie  ;  sogii.itore,  ammalato  e  faiitastico  d' inganni  e  di 
tradiuienti :  e  tntto  cio  non  solo  contro  il  decoro  del  Tasso, 
nia  contro  la  storica  verita  ,  la  quale  per  rispetto  alT  indole 
del  protagonista  ,  e  in  rignardo  al  costnaie  vnole  essere 
servata  incorrotta. 

Ora  il  sig.  Nota  ,  non  altro  imitando  nel  Goldoni  fnorche 
I'avere  ornaiesso  il  personacgio  del  dnca  Alfonso,  nel  resto 
per  la  situazione  della  sceoa  ,  e  per  alcimi  altri  accidenti 
si  attenne  alio  scrittore  di  Germania :  con  questa  impor- 
tantissinia  ditlerenza  pero  ,  clie,  dove  il  Goethe  fece  del 
Moniocatino  nn  uomo  saggio  e  virtuoso ,  il  signer  Nota 
attenendosi  alia  storia  il  dipinse  come  uomo  invidioso  e 
pieno   di   artifizj    nialevoli. 

Amici  del  Tasso  sono  la  principessa  Leonora,  la  contessa 
Sanvitali  e  il  conte  Ercole  De' Contrari  cav.  di  corte.  Nemici: 
Antonio  INlontecatino  segretario  del  duca  ,  il  cavaliere  Fer- 
rante  e  un   ofliciale   subalterno  di  corte  chiamato  ]\Iaddal6. 

Trascinato  dal  fervente  amor  suo  per  la  principessa 
Leonora  ,  aveva  il  Tasso  abbandonato  il  qiieto  soggioruo 
di  Sorrento  per  tornare  in  Ferrara  ,  nialgrado  di  qnanto 
aveva  per  lo  innanzi  dovuto  soffrire  di  disgusti  e  di  per- 
secuzioni  in  quella  corte.  E  sebbene  non  vi  e  piii  ricevuto 
con  tutte  quelle  dimostrazioni  di  benevolo  affetto  cb' egli 
aveva  ottenute  le  altre  volte,  tuttavia  la  sua  venuta  ginnse 
molesta  alia  maggior  parte  de*'  cortigiani  e  principalmente 
al  INIontecaiino ,  il  quale  si  fa  motore  segreto  di  tutte  le 
traine  die  si  ordlscono  in  corte  e  fuori  contro  lo  sventu- 
ratissimo  epico  ,  ed  ha  cooperatori  il  citato  Maddalo  e  un 
sotto  cameriere  detto  Brunello  cbe  non  comparisce  nel 
dramnia  ,  e  cbe  risnlta  dalla  storia  essere  siato  veramente 
inimicissinjo  di  Torqiiato. 

L'azione  e  nclla  villa  ducale  di  Bdrignardo. 

Atto  L°  —  Losgiato  del  palazzo. 

Scena    i.*    Aprono    il  dranima    Antonio    e  Ferrante  en- 

trambi  invidiosi ,  T  uno  della  gloria,  Taltro  de'favori  rice- 

vuti  dal  Tasso  :    si    aggiunge    per    Ferrante  cbe ,    essendo 

aniatore  non    corrisposto    della  contessa    Sanvitali ,    crede 


228  ArPEXDICF.    ITALI.VNA. 

fermamenle  die  questa  dama  sla  innamorata  di  Torquato 
e  Torquato  di  lei.  Antonio  astutissimo ,  simulando  soin- 
inessione  affettuosa  al  duca  ,  si  giova  di  tiitte  le  congiua- 
ture  e  cosi  dell-odio  di  Ferrante  pel  sno  divisamento  di 
voler  perdere  il  poeta. 

Sc.  2."  La  principessa  e  la  contessa  Saavitall  chiedono 
con  premura  nuove  del  Tasso  die  da  qiialdie  tempo  nou 
lianno  veduto,  e  fanno  a  gara  nel  descfivere  le  doti  della 
mente  e  del  enore  di  Ini^  cosicche  piu  s' infiamma  di  livore 
il  Montecatino  e  ne  freine. 

Sc.  3.*  II  conte  Ercole  reca  lettere  alia  principessa  e 
alia  corte ,  delle  quali  sono  argomento  gli  onori  fatti  e  in 
Italia  e  in  Francia  ai  canti  del  poeta  ,  e  gli  applausi  ri- 
scossi  in  Firenze  ed  altrove  dal  suo  Aminta.  Di  die  esul- 
tano  madaina  Eleonora,  la  Sanvitali  e  il  conte  Ercole,  e 
si  propone  la  prima  di  testificare  in  corte  al  poeta  il  suo 
ginbilo   in   nn   modo   nuovo   e   cortese. 

Sc.  4.^  Antonio  solo.  Sfoga  la  rabbia  die  lo  divora , 
adontandosi  die  un  insano  giovine  verseggiatore  ottenga 
lodi  ed  aft'ettuose  dimostrazioni  ^  mentre  a  Ini ,  die  tanto 
si  adopera  ne' servigi  dello  Stato ,  non  sono  riservate  che 
fredde  accoglienze.  Spera  di  discoprire  1'  oggetto  delle  se- 
grete  fiamme  del  poeta ;  ed  intanto  arriva  (  sc.  5.*  )  in 
acconclo  a' snoi  divisamenti  il  lidato  Maddalo,  da  cui  viene 
ragguagliato  che  di  gia  per  opera  sua  il  Guarini ,  il  Gi- 
raldini  ed  altri  nemici  del  Tasso  si  vanno  adoperando  per 
la  sua  rovina ,  e  che  in  Firenze  si  stan  pul^lilicando  sa- 
tire e  li belli  contro  rAminta.  Ma  tutto  cio  non  basterebbe 
all'invido  segretario  avido  di  vendetta,  se  Maddalo  noa 
gli  presentasse  un  libriccino  rlcaniato  in  oro,  entro  cui 
sono  versi  di  mano  del  poeta  dedicati  ad  una  Leonora , 
il  qual  libro  non  die  uri'  altra  carta  autografa  ed  in  parte 
lacerata  ,  in  cui  Torquato  da  sfogo  al  proprio  cuore  ,  fu- 
rono  trovati  in  Ferrara  nelle  camere  del  Tasso,  ove  s' in- 
trodusse  il  cameriere  Brunello  altro  loro  complice.  Quindi 
risorgono  vive  le  speranze  del  segretario  ,  il  quale  iinisce 
I'atto  dlcendo  :  "  Se  il  ricamo  e  della  principessa,  questi 
w   versi ,  questa  carta  mi  sono  niallevadori  di  molto.  » 

Atto  11." 

Sc.  I.*  Torquato  solo  va  dolentemeute  riandando  le 
passate  sue  vicende ,  Tinfelice  amore  che  lo  consuuia  per 


APPENUICE    ITALIANA.  229 

la  principessa  ,  per  la  quale  egli  ha  nbbandonato  il  tran- 
quillo  soggiorno  cli  Sorrento,  ove  con  T  amata  sorella  e 
in  compagnia  di  diletti  nipoti ,  libero  e  indipendente  pas- 
sava  i  suoi  giorni  ;  ed  ora  trovasi  circondato  da  crndeli 
nemici  e  senza  speranza  di  poter  loro  resistere,  o  di  avere 
conipeuso   o  sollievo   a'  suoi  alfaani  in  alcuna  raaaiera. 

Sc.   "2.^  Torreno  giardiniere  e  detto. 

Torreno  s'incammina  al  palazzo  recandovi  fiori  per 
ornarne  le  gallerie,  giacclie  debbe  aver  luogo  la  sera  stessa 
una  festa  da  ballo  per  1'  arrivo  del  duca  e  di  un  aUro 
principe :  si  trattiene  col  poeta  e  facendogli  coiioscere 
ramorevolezza  della  principessa  e  della  contessa  Leonora  , 
non  gli  tace  de'  nemici  die  non  cessano  di  adoperarsi  a 
danno  di  lui  ,  e  gli  sfiiggono  i  nomi  di  Ferrante ,  di  Mad- 
dalo  e  di  Brunello  ,  ed  aggiunge  clie  quest' ultimo  ha  detto 
che  a  qualunque  costo  se  ne  vuol  la  perdlta    e  la  rovina. 

Sc.  S.'"  Partito  Torreno,  tutto  s'agita  il  Tasso  per  le 
temute  trame  ed  insidie  :  gia  vorrebbe  precipitosamente 
presenlarsi  al  duca  e  tutto  scoprirgli ,  e  chiedere  prote- 
7-ione  e  difesa  ;  quando  a  calmarne  Taninio  viene  ilare  e 
dolce  verso  di  lui  la  principessa  Leonora,  e  lo  ragguaglia 
delle  ricevute  consolanti  novelle  :  ma  il  Tasso  non  nasconde 
i  giusti  timori  che  lo  tormentano,  assicura  d'aver  piu 
nemici  che  non  n'ebbero  mai  coloro  che  il  precedettero 
nel  sentiero  della  gloria  :  trema  delle  insidie,  e  di  doverne 
rimanere  la  vittima  :  madania  il  conforta  con  nobili  ed 
afTetluosi  detti ,  e  gli  segna  il  posto  che  gli  e  destinato 
dalla  posterita,  indicando  un  piedestallo  vuoto  ancora  di 
busto ,  e  che  e  sulla  scena  rimpetto  a  quello  delTAriosto : 
quindi ,  secondoche  ella  aveva  divisato  e  disposto  ,  cbia- 
mata  quivi  niedesiino  tutta  la  corte ,  dopo  un  breve  di- 
scorso  nel  quale  ricorda  che  nella  fiimiglia  d'Este  furono 
sempre  tenuti  in  gran  pregio  gli  uomiai  grandi  e  singo- 
larmente  il  Petrarca  e  TAriosto ,  pone  sul  capo  del  Tasso 
una  ghirlanda  d'alloro.  Invitato  il  ]\Iontecatino  ad  applaix- 
dire  con  gli  altri  a  questo  simbolo  di  coronazione  ,  non 
puo  egli  trattenersi  dal  far  sentire  che  molto  manca  a 
Torqnato  perche  possa  solamente  approssimarsi  a'  piu  fa- 
inosi  cantori,  e  singolarmente  al  divine  inarrivabile  Ariosto. 
Al  che  con  nobile  sdegno  e  inodestia  ad  un  tempo  risponde 
il  Tasso,  e  si  toglie  la  ghirlanda    dal  capo  per  coUocarla 


230  APPENDICE    ITAtlANA. 

come  fa  sul  busto  deirAriosto.  AI  calore  animatissimo  di 
questo  dialogo  tra  i  due  nemici ,  pon  fine  un  coraando 
della  principessa:  ma  iiitanto  tntto  pieiio  di  maligna  gioja 
viene  Ferrante  annnnziatore  delTaiTivo  del  dnca.  Toi-quato 
accenna  alia  principessa  di  voler  snbito  presentarglisi  : 
ma  qiial  e  il  sno  stnpore  qnando  Ferrante  gli  significa  che 
Sua  Altezza  non  pud  riceverlo  ?  si  turba  T  intVlice  temendo 
I'cffetto  delle  insidie  e  delle  tranie ,  e  che  gia  il  principe 
sia  mal  disposto   contro  di  lui. 

Pariiti  tutti  gli  altri  (  sc.  8."')  la  principessa  in  presenza 
della  sua  dama  e  del  conte  Ercole  prega  e  conforta  Tor- 
qnato  a  calmarsi  ,  a  non  temere  il  peggio  ,  e  anzi  tutto 
desidera  ciregli  rivegga  Antonio  e  procnri  una  pronta 
riconciliazione  con  Ini.  GTimpone  la  nobil  donna  un  tal 
sagi-ificio  ,  ond' egli  conservi  il  favore  del  sue  pi'incipe, 
finaiuiente  il  prega  che  cio  esegnisca  per  compiacere  a 
lei  stessa.  A  tale  preghiera  non  resiste  il  Tasso  e  cosi 
promette  di  fare, 

Atto  III.°  —  Camera  net  palazzo. 

Sc.   i.'^  La  contessa  Leonora  e  Ferrante. 

Ferrante  si  lagna  che  la  contessa  nou  gli  corrisponda, 
e  le  dice  saper  benissimo  che  il  sue  rivale  e  Torquato 
ch'egii  non  puo  tollerare :  la  contessa  procura  di  addol- 
cire  Tira  di  Ferrante,  e  lo  prega  a  volersi  mostrare  piii 
nmano  verso  Torquato  e  piii  giusto,  e  lo  assicura  che 
questo  e  il  solo  mezzo  onde  rendersi  grato  I'aniino  di  lei. 
Inutile  fatica  con  un  uomo  duro  ed  orgoglioso  quale  e 
Ferrante.  Persiste  egli  percio  e  piix  che  mai  ne"  suoi  di- 
visamenti. 

Sc.  2..^  Antonio  interrompe  il  dialogo,  dicendo  che  per 
comando  del  duca  egli  dee  conferire  con  la  principessa. 
La  contessa  va  a  fare  rambasciata. 

Sc.   3.  Antonio  e  Ferrante. 

Ferrante  e  sempre  piu  periuaso  che  tra  la  contessa  e 
Torquato  regni  un'amorosa  reciprocita  ;  e  parte  al  tutto 
deliberato  di  perseguitare  con  ogni  potere  il  poeta  per 
farlo  finalmente  cadere  :  di  che  Antorjo  (  scena  4.*  )  si 
consola^  e  cosi  non  ha  d'uopo  di  molti  uffici  ne  di  molte 
parole  per  avere  spontaneo  I'ajuto  di  altri  malevoli  contro 
I'odiato  nemico. 


APPENDICE    ITALIAN A..  a3  I 

Sc.   5.*  La  pnncipessa,  la  conttssa  ed  Anton  o. 

La  principessa  chiede  a  qnesto  se  dee  esser  sola,  le  si 
accenna  di  si:  parte  la  contessa  ,  e  rimangono  (scena  6.  ) 
la  principessa  ed  Antonio.  Annunzia  qiiesti  a  iiiadamache 
lin  principe  d'ltalia  brama  di  divenirle  consorte ;  sog- 
ginnge  che  alia  forinale  ricliiesta  fattaue  da  un  gentilaonio 
apportator  del  dispaccio,  si  unisce  Topera  e  la  mediazione 
della  duchessa  d'Urbino  sorella  di  lei  e  gliene  reca  una 
leltera.  La  prudente  e  gindiziosa  principessa  che  ben  co- 
nosce  le  arti  ed  il  desiderio  del  segretario  non  vnole  ma- 
nifestargli  Tanimo  sue,  ma  nobilmeate  risponde  :  clie  fra 
poco  parlerk  elia  stessa  al  fratelio  ,  del  cui  affetto  riceve 
questa  nuova  riprova  ^  che  ne  scrivera  pariniente  a  sua 
sorella  ;  che  si  confida  di  poterli  eutrambi  appagare  di 
buone  ragioni  e  parte. 

Sc.  7."  Antonio  solo.  Lo  rode  il  dispetto  perche  la  prin- 
cipessa non  gli  aldoia  affidata  Tinliera  risposta  ;  ma  poi  si 
consola  con  questa  rlflessione  :  Se  ella  accetta ,  ed  ecco 
»  mancato  pel  Tasso  Tunico  ,  il  piu  valido  appoggio  presso 
»  il  principe.  Se  ricusa,  e  scoperto  il  mistero  e  Torquato 
»   e  perduio. 

Sc.  S.""  II  Tasso  e  (Into.  Sperava  il  Tasso  di  trovare  in 
quella  camera  la  principessa:  non  veggendola ,  vuole  par- 
tirsi :  il  segretario  se  ne  avvede,  e  con  mentita  dolcezza 
e  con  ainorevole  violenza  il  trattiene  ,  parendogli  venuto 
in  acconcio  a'suoi  divisanienti.  Li  questa  scena,  coudotta 
con  niolto  drammaiico  artifizio ,  tutta  si  svela  I'iniqua 
astuzia  e  I'arte  cortigianesca  di  Antonio,  nientre  tutto  si 
mostra  il  candore  delTanima  e  la  iealta  de'sentiaienti 
delTinfelice  Torquato.  Antonio  coniincia  con  dichiarare 
che  le  parole  dettegli  poc' anzi  in  presenza  della  Corte, 
le  detto  ramicizia  clie  gli  porta  e  lo  zelo  de' suoi  vantaggi: 
tuttavia  ,  se  di  tali  detii  si  cliiama  ofFeso ,  ne  fa  Tam- 
menda ,  gli  chiede  di  conipatirlo  e  gli  ofFre  volentieri  tutto 
se  stesso.  Torquato  a  stento  pub  credere  alle  profFerte 
del  segretario  ^  e  il  suo  rispondergli  e  sempre  impetuoso 
e  pieno  di  sdegno.  Gia  gia  dispera  Antonio  di  potere  trar 
nella  rete  rinvidiato  neniico ,  quando  gli  ricorre  al  pea- 
siero  di  ricordar  le  parole  di  madama  ,  la  quale  desldera 
che  tra  lore  due  sia  perfetta  riconciliazione  ed  amicizia. 
Al  nome  dell'adorata  donna  si  ricompone  Tanimo  del  poeta* 


23:1  Al'l'ENDICE    ITALI  vN\. 

ed  allora  11  siniulatore  Montecatino  piglia  sicurta  di  an- 
nunciarg]i  prossinie  le  nozze  della  priucipessa  con  ua 
priiicipe  italiaiio,  e  glide  annunzia  come  per  tratto  di 
graa  contidenza  e  di  segreto  da  custodirsi  gelosamente. 
Non  puo  trattenersi  T  ardente  amatore  di  chiedere  preci- 
pitoso  se  vi  e  I'assenso  di  lei.  Antonio  die  cio  aspettava, 
risponde  di  si  osservando  tutti  i  moti  dell' agitato  poeta. 
Torquato  appena  puo  rafFrenare  Tangoscia  e  il  dolore  die 
I'oppriine.  Ringrazia  il  segretario  e  gli  porge  ,  cosi  ricliie- 
sto  ,  in  segno  di  riconciliazione  la  iiiano  la  quale  tutta  gli 
trema.  Aniouio  piglia  nuovo  coraggio ,  e  con  infernale 
scaltrezza  vuole  insinuarsi  nel  cuore  del  giovine  amante 
per  carpirne  il  fatale  segreto  :  gia  il  Tasso  sta  per  cedere 
ed  abbandonarsi  ;,  quando  un  rag2,io  vivo  di  ragione  lo 
illumina  ,  sicclie  non  ravvlsa  nel  Montecatino  clie  ua  vil 
traditore ,  e  non  avendo  il  suo  furore  alcun  ritegno,  im- 
pugna  la  spada,  Antonio  sta  per  difendersi ;  ed  arrivano 
prima  Ferrante ,  poi  la  contessa  ed  il  conte  Ercole  (scena 
9."  e  10.^).  II  Tasso  prosegue  irato  nelle  sue  invettive  , 
nelle  sue  minacce,  e,  partiti  Antonio  e  Ferrante  ,  ciascuno 
de' due  col  loro  fiero  proposito  (scena  11."),  F  infelice 
poeta  tremando  vuol  riandare  le  parole  da  lui  dette  al 
seduttore  Montecatino,  e  teine  d' aver  lasciato  sfuggire 
quel  die  dee  co^targli  eterne  amarezze  e  la  vita  :  e  la  sua 
mente  vacilla.  La  contessa  ed  Ercole ,  senza  saper  il  mo- 
tive di  tanta  agitazione  ,  cercano  di  consolario,  ed  accom- 
pagnandolo  nelle  sue  stanze ,  esclama  giustamente  I'amico 
Ercole  :  dono  fatale  deiringegno ,  sei  premio  o  pena  a  chi 
ti  possiede  ? 

Atto  IV.°  —  Altra  sala. 

A  destra  Tappartamento  di  madania  Leonora ,  a  sinistra 
quello  del   duca. 

Sc.  I."  Antonio  e  Maddalo  vengono  insleme :  Antonio 
gli  dice  che  il  duca  ha  saputo  gl'  insulti  fatti  alia  reggia 
ducale  dairinsensato  Tasso-  Soggiunge  che  S.  A.  ha  co- 
nosciuto  il  ricamo  del  lihro  e  che  i  suoi  occhi  sfavillavano 
di  sdegno :  commette  a  Maddalo  che  senza  frapporre  in- 
dugi  ,  e  mentre  Torquato  aspetta  di  peter  parlare  con 
iiiadama  ,  entri  nelle  caiiiere  di  Torquato  che  gli  saranno 
aperte    da    Brunello ,    e    vi    raccolga    i    manoscritti    della 


»  ArPENDICE   ITALIANA.  233 

[|  Gerusalemme  e  qtiante  altre  scritture  di  versl  e  dl  prose 
vi  sapra  ritrovare  per  recare  ogni  cosa  nelle  stanze  di  lui 
segretario :  giacche  il  duca  vuol  salvare  tali  scritti  dal  fu- 
rore del  lore  autore. 

Sc.  2,.^  Antonio  solo,  il  quale,  Ijenche  goda  che  tutto  vada 
a  seconda  de'  snoi  disegni  ,  teme  iioiidimeno  I'instancabile 
amorevoiezza  di  madaiua  e  i  pietosi  oflici  della  Sanvitall 
e  del  conte  Ercole. 

Sc.  3.'^  Sopraggiungono  la  principessa  e  la  Sanvitali. 
Rimprovera  la  prima  ad  Antonio  di  esser  egli  la  cagione 
di  un  totale  mutamento  a  di  lei  riguardo  deiranimo  del 
principe  :  Antonio  simula  pacatezza  e  virtu ,  dicendo  noa 
aver  detto  nulla  di  quanto  e  accaduto ,  e  di  avere  di 
cuore  perdonato  airimpeto  giovanile  di  un  uomo  ch'egli 
ama  e  stima ,  ed  essere  dolentissimo  che  altri  abbia  rac- 
contato  a  S.  A.  quanto  e  accaduto  poc'  anzi.  Ma  qual  e 
lo  stupore  della  princlpessa  e  della  dama  quando  sentono 
dal  perfido  segretario  essere  intenzione  del  duca  I'affidare 
Torquato  come  pazzo  a  due  medici ,  i  qitali  debban  cu- 
rarlo  :  ed  oltraccio  essere  vietato  alia  prlncipessa  di  piu 
ammetterlo  alia  sua  presenza.  Con  molta  dignita  e  fre- 
nandosi  a  stento  risponde  la  princlpessa  al  Montecatino 
die  vorrebbe  placarla  e  giustificarsi  ^  ma  essa  rlcusa  di 
ascoltarlo  e  gli  accenna  di  partire ,  e  lo  congeda. 

Sc.   4.°  La  princlpessa  e  la  contessa  sole. 

Sfogo  tenero  de'  loro  sentimenti  per  lo  sventurato  Tasso. 
La  principessa  prega  T  arnica  che  cerchi  di  lui  e  lo  coa- 
sigli  a  partire  dalla  Corte  ,  e  lo  assicuri  che  ella  pensera 
a  sovvenirgli  in  modo  che  nulla  gli  manchi.  Gli  manche- 
rete  voi ,  risponde  la  dama  ,  ed  e  tutto. 

Sc.  5.^  \iene  il  conte  Ercole  a  significare  che  tutto  e 
trama  ed  insidie  contro  il  poeta ,  e  che  eglino  tre  sono  i 
soli  aniici  che  gli  riinangono.  Implora  pel  Tasso  un  ulti- 
mo coUoquio  :  la  contessa  si  unlsce  ad  Ercole  per  ottenerlo. 
La  principessa  dopo  aver  titubato  alquanto  ,  il  consente. 
Ercole  parte  ,  la  principessa  non  puo  nascondere  le  sue 
lagrime  all'ainico  f,  talche  ognun  vede  che  alia  pieta  della 
uobil  donna  e  frammisto  un  piii  tenero  sentimento.  Si 
ritira  la  contessa. 

BibL  Ital  T.  LXXXVI.  1 6 


284  APPENDICE    ITALIANA. 

Sc.  7."  La  principessa  e  d  Tasso  soli. 

II  Tasso  chiede  uinil  perdono  dell'  aveie  co'  suoi  impeti 

ofFesa  la  maesta  de'suoi  proteggitori.     La    principessa  con 

affettuose     ed  insieine    severe    parole    vorrebbe    indurre  11 

poeta  a  meglio  discernere  le  conseguenze    di  quel  che  fa. 

"  Ah  se  in   me  stesse  di  cangiar  naUira ,  risponde  il  Tasso, 

"   se  mi  fosse    fattibile    1'  esistere  in  altra  maniera  ,    gran 

>i   donna  ,  non  sentirei  quel  cli'  io  sento :   sariano  tranquilli 

"    i    miei  giorni,   placidi   e   non  sempre  agitati  i  miei   sonni ; 

V   in  fine  non  sarei   cosl  misero   ".   La  principessa  cerca  di 

persuadergli   che   il  timore  di  aver  tanti  nemici  puo  essere 

inganno  delta  sua  immaginazione.    «   Vi  ricordi ,  o  Torquato  , 

"   ella  dice,    cb'io  dovetti  piu     volte  non    solo  difendervi 

"   presso  mio  fratello,    tna  piu  spesso  consigUarvi ,    chia- 

»   rire  i  dubbj   vostri  ,   dilegnare   i    sospetti   ".  Intanto  ma- 

dama    non    sa    risolversi   a  dargli    il  terribile    comando  di 

non  piu  lasciarsl  vedere.  Continua  il  Tasso  ne'  suoi  lamenti  , 

dicendo    che    il    cuore    d'Alt'onso    si   e   fatto   tutto    diverso 

per  lui  :   che  dalla   ]30ssa   di  tanti   nemici   e   oggimai   sover- 

chiata   qualunqae  difesa  ,   e   che   a  proteggerlo ,   a  sostenerlo 

era   essa   sola  :   quindi   si   fa   piu  innanzi   a   spiegarle   nobil- 

mente  il  dolore    che   Io    preme   per    le  aspettate   nozze  di 

lei  ;,   e   quando   la    principessa    sente   che   Antonio    ardi   non 

solo  di  parlarne  al  Tasso  ,  ma  di  lasciargli  credere  ch'ella 

aveva  assentito ,  tutto  perdona  all' iafelice  poeta  il  passato 

trascorso :    gli    calma    T  animo    con  accertarlo    ch'  ella  ha 

ricusato  il  partito ,    e    che  tutta    si  profferisce    disposta  a 

salvarlo  e  a    renderlo  felice.     La   consolazione    del    Tasso 

piglia     allora    novello  inusitato    vigore  :     ogni    ragionevole 

pensiero    del    luogo ,    delle  circostanze ,    della    persona   si 

allontana  dal  traviato  suo  spirito  e  vuol    baciare  la  mano 

alia  donna,  e  le  dichiara  senza  ritegno  I'ardente    invinci- 

bile  amor  suo.   Questa  interessante  tenerissima  scena  viene 

troncata    dall' osservare     che    fa    la    priQci]iessa    neU'altro 

appartamento  il  duca  Alfonso  coi  nemici    del  Tasso,  e    si 

ritira  agitata  ,  ributtando  da  se  I'imprudente  audace  ama- 

tore.  II  Tasso  sorpreso  da  questo  cambiamento  ,  ne  sapen- 

done  ancora  il  fatale  motivo  ,    vuol  chiarirsi  e  seguire    la 

principessa. 

Sc.   ?>.^  Compare  Ercole    a  trattenerlo  e  a    dirgli  che  si 
allontani  e  fugga  ,  giacche  il  duca  e  parte  della  Corte  sono 


APrENDtCE    ITALIANA.  235 

stall  testiiuonj  d' ogni  sno  detto ,  d' ogui  sua  profFerta. 
Vorrebbe  il  Tasso  correre  a  piedi  del  duca,  implorare  il 
perdono  del  suo  trascorso ,  quaudo  ad  impedirlo  soprag- 
giungono  (  so.  9."  )  con  aria  autorevole  e  minacciosa  An- 
tonio, Feirante ,  seguiti  da  Maddalb  e  da  servi.  Impone 
Antonio  al  Tasso  di  dover  nscii-  tostamente  dal  palazzo  , 
di  pai'tir  per  Ferrara  per  aspettar  quivi  gli  ordlni  del  duca. 
Se  resiste ,  si  minaccia  la  forza.  Tutto  fnori  di  se  mostrasi 
il  Tasso  e  da  in  imprecazioni  d'ogui  maniera.  Cliiede  i  suoi 
scritti ,  prega  Ercole  che  vada  a  raccogliergli  e  glieli  rechi 
per  averli  seco  e  per  annientarli  :  e  nel  sentire  che  gli 
sono  stati  sottratti  per  ordine  del  duca  ,  il  suo  furore  nora 
lia  pill  limiti  :  il  suo  intendiuiento  si  smarrisce  aflatto,  gli 
si  disordiiiano  le  idee  ,  ed  esce  come  un  forsennato  ac- 
conipagnato  dal  solo  Ercole  ,  senza  sapere  ove  rivolga  i 
suoi  passi. 

Atto  V.° 

La  scena  e  nell' estrema  parte  de"  giardini  del  duca:  si 
vede  da  lungi  il  palazzo  illuminato  e  si  sente  la  musica 
delle  danze  di  Corte.  Da  nn  lato  verso  le  campagne  e  la 
casuccia  del  giardiniere  ove  si  e  ricoverato  Turcfuato 
aspettando  1"  allia  per  partire.  Egli  ora  si  trova  coricato 
dietro   un   cespuglio   nel  giardiao   stcsso. 

Sc.  ] ."'  Viene  il  conte  Ercole  per  parte  della  principessa 
a  cercar  dell'  amico  e  accertarsi  che  parta.  Chiania  Tor- 
reno  (sc.  3."),  e  gli  domanda  se  lia  eseguiio  quanto  a 
noine  di  madama  gli  ha  imposto  :  Torreno  risponde  di  si, 
ed  accenna  che  Torquato  e  quivi  presso  coricato  sovra 
un  sedile  ,  e  crede  ch'  egli  dornia.  Quando  Ercole  si  e 
assicurato  che  Torreno  ha  cavallo  ed  accompagnatura  per 
condurre  altrove  il  disgraziato  Tasso  ,  al  sentire  le  escla- 
mazioni  dello  sventurato  che  si  lagna  e  delira  fra  il  sonno 
e  la  veglia  ,  parte  soUecito  per  ragguagliar  di  tutto  la 
principessa  ,  e   poi  ritornare. 

Sc.   3."  Il   Tasso  e   Torreno. 

In  qucsta  scena  e  slno  al  finire  del  dramnia  seuipre 
pill  si  vanno  aUenando  le  intellettuali  facolta  del  misero 
Torquato,  e  pochi  e  Ijrevi  intervalli  gli  rimangonb  di 
ragione.  EgU  dubita  della  fede  altrui ,  deH'aniicizia  di  Er- 
cole ,  treina  di  tutto  e  di  tutti ;    ed  anzi  tiene    per  fermo 


236  APPENDICE    ITALIANA. 

che  si  pensii  a  spegnere  il  mlsero  avanzo  della  sua  vita. 
Nel  sileiizio  die  succede  ad  alcune  parlate  ,  si  odono  di 
bel  nuovo  i  suoni  della  festa  :  e  Torquato  pigllando  per 
mano  Torreiio  ,  cola ,  egli  dice  <i  una  turba  di  persone  die 
"  folleggia  tra  i  giiiodii  e  )e  danze  ,  qua  un  infelice  a  cui 
»  costa  il  ringraziare  il  cielo  d' averlo  fatto  nascere :  la 
»  fra  gli  allettamenti  e  i  prestigi  noii  si  pensa  a  clii  sofFre 
"  1  mali  della  vita  :,  qui  la  verita  nuda  delle  passate  cose 
»  e  il  timore  delle  future  mi  fa  rabbrividire  ».  Sentendosi 
qulndi  inaridite  le  fauci  ,  egli  prega  Torreno  die  gli  redii 
a  bere.  Vocrebbe  die  Torreno  partisse  e  nel  tempo  stesso 
che  non  lo  abbandonasse  :  parla  delle  consolazloni  della 
natura  e  dell' opera  dell'  uiii verso  ,  ed  innalza  Fafflitta  mente 
al   Creatore  d'ogni  cosa. 

Riiiiasto  solo  (  sc.  4."  )  ricade  nelle  sue  visioni ,  e  crede 
die  uno  spirito  famigliare  se  gli  appressi  e  venga  a  rim- 
proverarlo  delle  sue  imprui^enze  :  egli  si  confessa  in  parte 
coipevole  e  in  parte  si  dichiara  innocente  :  tornano  i  suoi 
timori  ad  agitarlo  oltreraodo ,  ed  alterato  cosl  tutto  il  po- 
tere  della  sua  fantasia  ,  gia  gli  pare  die  il  Montecatino  e 
Ferrante  pensano  a  toglierlo  di  vita  ;  che  i  sicarj  son  presti 
e   lo  circondano  ,   ch'  egli  e  presso  a  morire. 

Sc.  5."  A  trarlo  dal  suo  abbattiraento  viene  il  giardiniere 
col  vino  5  e  mentre  si  apparecchia  a  bere  e  Torreno  il 
conforta  dicendo  che  ne  ha  bevuto  quel  giorno  istesso  il 
cavaliere  Ferrante  ,  sospetta  il  Tasso  che  nel  vino  e  ve- 
leno  e  vigetta  il  bicchiere ,  e  accusa  complice  lo  stesso 
giardiniere. 

Escono  lumi  dal  palazzo :  la  sua  immaginazione  gli  fa 
vedere  uomini  armaii  che  si  accostano  per  assalirlo ,  e  si 
prepara  a  difendersi. 

Sc.  6.^  Sopraggiunge  Ercole  die  lo  riceve  fra  le  sue 
braccia  ,  e  gli  reca  in  nome  di  niadaina  parole  di  conso- 
Jazione  e  di  bonta  ,  ed  inoltre  varie  lettere  scritte  dalla 
principessa  medesima  per  raccomandarlo  a'  suoi  amici  di 
Mantova  e  di  Firenze.  «  Dunque  ,  dice  il  Tasso  ,  la  prin- 
"  cipessa  mi  consiglia  a  partire  ?  teiue  ch'  io  torni  in  Fer- 
"  rara  ,  ch'io  la  rivegga?.  ...  ah  lo  previdi  die  tutto  mi 
"   verrebbe  meno  ad  un  tratto  ". 

Sc.  7.^  La  principessa ,  il  cui  tenero  cuore  Taveva  fatta 
determinare  di  rivedere  per  T  ultima  volta  rinfelicissimo 
Tasso  5  esce    a    tal    fine    dal    palazzo    con    la    sua    dama , 


I 


APPENDICE    ITALIANA.  287 

awoke  entraniLe  in  cappe  da  maschera,  e  tenendosi  a  una 
qualche  distanza  odono  i  pietosi  lament!  del  loro  amico  , 
il  quale  ,  mostrandosi  disposto  a  partire  ,  soggiunge  non 
aver  piu  altro  per  sostentarsi  die  un  prezioso  giojello  do- 
natogli  daireccelsa  donna  in  tempi  "  ahi  quanto  dal  pre- 
»  sente  diversi  !  "  Egli  lo  porta  sul  petto  e  lo  fa  vedere 
all'  amico  e  dice  «  per  qualunque  anche  estremo  bisogno 
»  non  potrei  da  me  scompagnarlo  giammai  ".  La  princi- 
pessa  si  commove  ,  e  togliendosi  dal  dito  una  gemma  ,  la 
consegna  alia  contessa ,  la  quale  subito  si  accosta  ad  Er- 
cole,  mentre  questi  assicura  il  poeta  clie  sara  pensiero 
amorevole  di  madama  il  provvederlo  «  Si ,  risponde  il 
"  Tasso,  si,  purclie  io  parta  e  mi  allontani  ,  essa  qui  ti 
>i  manda  per  accertarsene  :  aspettera  impaziente  die  tu  le 
»  dica  :  Torquato  e  partito.  Va  ,  la  consola:  di  qui  a  poco 
i>  le  dirai :  Torquato  e  cener  frcddo  sotterra  ".  A  queste 
jjarole  la  contessa  non  puo  trattenersi  e  si  da  a  conoscere 
per  poter  dislngannare  il  poeta  a  cul  dona  il  prezioso 
anello  ,  e  Torquato  il  riconosce  e  lo  bacla  ;  un  solo,  un 
ardente  voto  egli  esprlme  :  vorrel^be  che  ancora  gli  fosse 
concesso  di  gettarsi  a'  di  lei  piedi  e  porgerle  I'  estremo 
tributo  di  sua  gratitudine.  Eicole  e  la  contessa  lo  soUeci- 
tano  a  partire  temendo  di  essere  sopraggiunti.  Allora  dispe- 
rando  di  ottenere  Tintento  ,  si  rivolge  alia  contessa  ,  prof- 
ferisce  con  profondo  dolore  le  ultime  espressioni  deU'aniino 
suo  lacerate  :  «  ditele  che  saran  brevi  i  giorni  cui  consuma 
>'  il  dolore.  Me  estinto  ,  ella  potra  compiangermi  senza 
n  tema  degli  umani  rispetti ;  e  voi  nella  prospera  e  nel- 
»  I'av versa  fortuna  ,  amici  veri  e  costanti  ,  voi  vi  unirete  a 
"  lei  nel  ricordare  i  tristi  casi  deU'oppresso  Torquato.  ..  . 
»  So  men  pungente  fosse  la  pena  potrei  esprimer  di  piu : 
»   ma  a  lei  questi  gemiti ,   quest' angoscia  ...  .  » 

Ercole  e  la  contessa  grandemente  commossi  promettono 
di  tutto  dire  alia  magnanima  proteggltrice ,  ma  al  doloroso 
addio  del  poeta  essa  piu  non  resiste. 

Torquato  la  riconosce ,  ed  esclama :  "  di'  io  vegga  quel 
>i  volto  per  r  ultima  volta !  » 

La  principessa  a  cui  e  caduta  la  maschera  si  lascia 
sfuggire  questi  ultirai  accenti :  «  eccomi ,  Torquato  ,  non 
0  avrete  piii  dubJjj :  quest'  istante  tutta  vi  svela  1'  anima 
"  mia  >;.  II  Tasso  non  puo  piu  profferire  parola  :  manifesta 
co'segni  e  co"  gemiti  1' ultimo  desolante  saUuo,  e  parte.  E 


238  APPENDICE    ITALIANA. 

mentre  gla  escono  fanall  dal  palazzo,  la  principessa  e  mada- 
ma,  riinetteudosi  la  maschera,  tornano  addolorate  alia  festa. 

Non  aggiungeremo  alcuna  osservazione  speciale  sopra 
queste  commedie ,  se  non  die  noi  crediamo  difficilissimo 
il  uiettere  sul  teatro  con  buon  efFetto  un  poeta  od  un  let- 
terato,  perche  d' ofcVmario  i  fatt'i  die  si  i-appreseatano  e 
la  volgare  opinione  formata  dalla  lettura  delle  loro  opere 
sono  poco  concordi.  Generalmente  poi  i  lettori  avranno 
trovato  in  queste  commedie  le  sollte  qnalita  delle  produ- 
zioni  del  sig.  Nota  ;  bell'  ordine  ,  regolarita  ,  chiaiezza  e 
correzione  di  stile ,  atte  a  compensare  in  gran  parte  la 
poca  novita  e  la  mancanza  si  delle  scene  inaspettate  e  si 
della  vivacita  nei  dialoghi  die  diedero  tanta  celeb rita  a 
moke  commedie  del  Goldoni ,  e  per  le  quali  perdonansi 
oggidi  a  molte  commedie  francesi  molti  gravi  difetti. 


C raniatica  delta  lingua  spagnuola ,  o  sia  V  Italiano 
istruiio  nella,  cognizione  dl  questa  lingua  daUabate 
Francesco  Marin.  In  12."  di  pag.  vill  e  336.  — • 
Milano  ,  1837,  per  Giovanni  Silvestri.  Prezzo  austr. 
liu  4,  ital.   3  5o. 

In  questa  gramatica  raccogliesi  quanto  basta  alia  pratica 
del  parlare  e  scrivere  lo  spagnuolo  ;,  e  v'  lia  di  soprappiii 
per  clii  ne  imprende  lo  studio  per  desiderio  di  solo  sa- 
perne  quello  die    pub    importare    ad   uno  scopo  letterario. 

Noo  e  compilata  sul  metodo  delle  odierne  gramat.idie  ;  vi 
e  serbata  T  antica  viziosa  nomenclatura  ;  ma  e ,  a  mia  no- 
tizia,  r  ottima  fra  le  pubbllcate  in  nostra  lingua.  La  na- 
zionalita  delP  autore  e  un  titolo  validissimo  a  procacciare 
fiducia  al  suo  lavoro.  Ed  essendosi  egli  attenuto  ai  pre- 
cetti  della  regia  Accadeniia  di  Madrid ,  lo  studioso  ha  il 
conforto  d'impararne  1"  idioma  nella  correzione  e  purezza 
deir  uso  vigente,  arbitro  e  maestro  in  gran  parte  d' ogni 
favella. 

Avrebbe  egli  potuto  dar  bando  a  qnei  fittizj  dialoghi  di 
cui,  non  saprei  con  qual  consiglio,  sogiiono  andar  corre- 
dati  i  libri  di  tal  fatta.  Inutile  appendice ;  perche  non  e 
di  la  che  desumasi  la  norma  certa  del  bel  parlare,  e  viem- 
meno  il  buon  gusto.  E  invece  di  essi  perche  non  penso  a 


APPENDICE    ITALIANA.  289 

scerre  da'  plu  celebrati  scrittori  degli  scorsi  secoli ,  e  del 
presente ,  alcun  saggio  in  prosa  e  ia  verso  clie  valesse  di 
vantaggloso  esercizio ,  e  infiorasse  di  qiialclie  amenita  una 
lettura  che  ognun  sa  quanto  per  se  i-iesca  arlda  e  nojosa  ? 

A  pill  chiara  illustrazione  del  castigliano  idioma ,  ed  a 
scemare  al  tempo  stesso  le  non  gravi  difficolta  per  I'ita- 
liano,  tornava  opportuno  il  porre  i  due  linguaggi  a  piu 
considerate  riscontro  mediante  un  maggiore  esarae  delle 
propneta  del  nostro.  Sarel^besi  il  signer  Marin  avveduto 
come  r  uno  coll'  altre  paragenati  nella  lore  natia  purezza 
lianne ,  cliecche  ne  appaja  ad  un  prime  sguardo,  assai 
tratti  di  analogia ,  anzi  di  medesimezza  ,  e  come  parecchi 
creduti  ispanismi  sono  forme  di  dire  frequenti  presso  i  no- 
stri  ingenui  trecentisti  ,  le  quali  non  ripugnande  alle  leggi 
di  una  saggia  critica  filologica  sen  vive  tuttora  nelle  scrit- 
ture  de'  migliori. 

Tratto  dall'argomento ,  suggeriro  agli  amatorl  delle  cose 
linguistiche  una  ricerca  la  quale ,  eve  tra  le  mille  gia  in- 
traprese  non  fosse  ancera  tentata,  o  almeno  non  condotta 
a  quella  perfezione  che  sliFatti  lavori  consenteno,  non  sa- 
rebbe  senza  utllita  e  dlletto.  La  lingua  spagniiola  ( e  que- 
sta  e  notizia  volgare  )  e  un  ammasso  eterogeneo  di  disso- 
nanti  elementi.  II  latino  vi  tiene  un  evidente  predominio ; 
ma  inslenie  con  esse  si  ravvisano  anche  dal  meno  attento 
osservatore  le  parti,  e  direi  quasi  i  ruderi ,  di  altri  diversis- 
simi  linguaggi ,  tra  cui ,  per  ragioni  di  vicende  pelitiche  , 
il  gotice  e  T  arabe.  Sarelibe  pertanto  pensiero  degnissimo 
d'  occnpare  un  erudito  del  prime  ordine  il  farsi  a  stvidiare 
in  questa  recondita  parte  di  una  lingua  poco  prefondamenie 
discussa  (  forse  perche  si  facile  colle  lingue  che  hanno  per 
base  la  roinana  universale  ) ,  e  T  esplorarne  1'  origine  etl- 
molegica.  Da  queste  studio  fatte  col  sussidio  di  tanti  niezzi 
che  era  si  pessedeno,  e  con  quelle  viste  estese  che  si  co- 
minciareno  a  pertare  nel  tortuoso  cammino  delle  inda- 
gini  poliglotte  ,  potrebbe ,  ie  nutre  speranza ,  uscirne  per 
altre  scienze  ,  e  specialmente  per  le  scienze  letterario-sto- 
riche  qualche  importante  coroUario. 

G.  C. 


240  APPENDICE    IT\LIANA. 

Orazione  pel  giorno  onomasdco  dl  S.  M.  il  Re  Carlo 
Alberto.  —  Torino,  i836,  Chirio  e  Mina,  in  8.° 

Quest'  Orazione  fu  recitata  nella  grancF  aula  della  Regia 
Universita  di  Torino  il  giorno  4  clello  scorso  novembre 
dal  sig.  cavaliere  Pier- Alessandro  Par  a  via  professore  di 
eloquenza  Italiana.  Ne  al  certo  nelle  annue  consuete  adu- 
nanze  pel  solenne  riaprimento  degli  studj  migliore  soggetto 
per  un'  oratoria  prolusione  prendersi  potrebbe ,  quanto  le 
laudi  di  chi  ci  regge  e  governa ,  e  tanto  piu  aliorche  tali 
laudi  sincere  e  splendide  dai  fatti  stessi  emergono.  Per  tal 
niodo  nel  cuore  de'  giovani  uditori  destansi  agevolmente  i 
sensi  dell' ammirazione,  ed  il  lore  animo  accendesi  alio 
studio  ed  al  ben  operare  quasi  in  riconoscenza  de'  beneficj 
sovr'  essi  e  sulla  patria  dal  regal  soglio  difFusi.  Tale  e  il 
subietto  deir  Orazione  del  sig.  cavaliere  Paravia ;  subietto 
nobilissirao ,  merce  di  cui  in  bella  luce  presentansi  le  be- 
neficenze,  die  dal  Re  Carlo  Alberto  vanno  ne' suoi  Stati 
spandendosi ,  specialniente  pol  in  tutto  clo  die  le  scieiize, 
le  arti  e  le  lettere  concerne.  Diciamo  in  hella  luce ,  per- 
ciocclie  1'  Orazione  e  condotta  con  tutti  que'  lumi  d'  elo- 
quenza die  nelle  produzioni  del  sig.  Paravia  soglionsi  am- 
mirare.  G. 


Guida  per  osservare  con  metodo  i  monwnenti  andchl 
€  moderni  della  basilica  Ambrogiana.  — ■  Ifilano  , 
1887  ,  Paolo  Andrea  Molina,  si  trova  vendibile  da 
Paolo  Cavalletd ,  Corsia  de'  Servi ,  n."^  600,  in  8.°, 
di  pagine  108.  Prezzo  lir.    i.  5o  aiistr. 

La  piu  celebre  delle  milanesi  basiliche  doveva  essere 
e  fu  scopo  ad  erudite  ricerche  e  discussioni :  si  copiosa 
e  varia  ad  un  tempo  e  la  materia  che  offre  al  pensiero 
dell'indagatore  delle  antidiita  cristiane  ,  dello  storico ,  del- 
l' artista !  Ma  ora  che  per  le  diligenze  di  niolti ,  cui  le 
proprie  aggiunse  il  laborioso  dott.  Giulio  Ferrario ,  I'insigne 
nionumento  della  pieta  de'  nostri  magglori  superstate  alle 
vicende  di  quattordici  secoli ,  e  quanto  ad  esso  anche  in- 
direttamente  s'appartiene ,  ebbe  illustrazione  ,  che  mai  dime 
di  nuovo  ?  Tuttavia ,  il  dotto  fatto  megbo  veggente  dalla 
associazione  di  mille  rimembranze  e  confronti ,  la  mente 
ingegnosamente  curiosa  dell'archeologo,  inquieta  pei  dubbj 


APPENOICE    ITALIANl.  24 1 

e  oer  le  domande,  a  socldisfare  a  cni  riuscirono  impotenti 
gli  stndj  finora  intrapresi ,  bramosa  di  penctrare  in  quella 
simbolica  misteriosa,  vera  scrittura  geroglifica  deU'Europa 
cristiana ,  di  cni  porge  alcnii  saggio  anclie  la  nostra  basi- 
lica ,  stanno  aspcttando  piu  sagaci  interpreti.  Che  se  per 
avventura  sembrasse ,  e  sembrar  pub  di  leggieri  a  clii  non 
ha  percorso  il  vnsto  paese  delT  erudizione  monumentale , 
poco  rilevare  il  meglio  decifrar  un  sasso  letterato  ,  lo  sco- 
piire  iin'  epoca  ,  nn  autore  ,  un  niotlvo ,  un  significato  , 
un'allusione  d'un  monuniento,  avverta  die  le  sclenzc 
storiche  piii  forse  die  ie  fisiche  abbisognano  dcllo  stro- 
mento  dell'indnzione  si  altainente  proclaniato  dal  iilosofo 
da  Verulamio  ;  die  I'  induzione  si  afForza  di  nozioni  e  fatti 
saggiamente  raccolti  dovunque  s' incontrino  ^  e  die  queste 
nozioni ,  questi  fatti,  die  sgranati  e  per  se  pajono  soggetto 
di  puerile  affaccendainento,  comlsinati  con  metodo  magi- 
strale  cogli  altri  elementi  del  sapere  fanno  brillare  la 
luce  d' importanti  deduzioni. 

L'  anonimo  autor  dell'  opuscolo  voile  render  pago  il 
desiderio  di  quegli  osservatori  a  cui ,  piu  cli'  altro ,  e  op- 
portuno  aver  tra  le  mani  un  sunto  ordinato  di  cio  die 
usci  di  accertato  o  di  raeglio  probabile  dopo  le  investiga- 
zioni  di  parecclii  nel  proposto  soggetto.  Ma  sarebbe  ingiuria 
il  crederlo  un  semplice  ablireviatore  degli  scritti  altrui. 
Perclie  giovatosi  de' mezzi  e  degli  ajuti  di  cui  gli  fu  lar- 
gamente  cortese  11  canonico  dell'  Aml^rosiana  basilica  Co- 
stantino  Gianoriiii  versato  in  questo  genere  di  studj ,  e 
colla  scorta  della  critica  e  di  un  ponderato  esame  de'mo- 
numenti  die  prende  partitamente  a  descrivere  ,  devia  al- 
cuna  volta  dalle  ricevute  opiaioni ,  e  presta  occasione  ad 
ulteriori  dlsamine. 

Nel  basso  rilievo  die  affacciasi  posteriormente  all'  am- 
bone ,  e  verso  la  navata  sinistra,  egli  non  ravvisa  cogli 
altri  un' agape,  nia  sibljene  I'origine  di  queste  consuetu- 
dini  di  carita ,  rultima  cena  di  Cristo.  Esplora  I'eta  del 
prezioso  mosaico  die  si  ammira  nella  cappella  di  S.  Satiro 
(ch'  egli  non  dubita  di  ritenere  essere  la  basilica  Faustiana), 
e  tratto  dalla  analogia  degp  indizj  di  vetusta  e  d'  arte  die 
mostra  con  quello  die  si  vede  nella  cappella  gia  di  S.  Ge- 
nesio,  era  di  S.  Aquilino  annessa  alia  basilica  Laurenziana  , 
e  da  altri  argomenti  ,  lo  stima  coevo ,  anzi  forse  anteriore 
a  questo ,    die    vuoisi     coniunemente    della    prima  eta  del 


242  APPENDTCE    ITALIANA. 

cjuinto  sccolo.  Ma  Tesame  portato  su  quello  nell'abside 
del  coro  1'  induce  a  crederlo  lavorato  dopo  la  tribuiia. 
Senza  amniettere,  ne  ligettare  la  volgar  iradizione^  se- 
condo  la  quale  il  convertito  Agostino  avrebbe  nel  sito, 
ove  a  canto  della  basilica  Ambrosiana  sorge  a  mezzodi  un 
oratorio  a  lui  sacro,  ricevuto  il  lavacro  della  rigenerazione 
spirituale,  egli  propende  a  pensare  ch'ivi  fosse  a  que' di 
un  battistero ;  ma  potendosi  rivocare  in  dubbio  le  asser- 
zioni  e  interpretazioni  a  cui  appoggia  il  suo  parere ,  questo 
di  poco  ascende  oltre  il  grado  di  una  non  assurda  cou- 
gettura.  L'altra  credenza  che  assegna  negli  orti  del  gia 
nionastero  de'  Cisterciensi  (  ora  spedale  militare  )  presso  la 
basilica  il  luogo  ove  Agostino,  ancora  incerto  fra  la  Grazia 
che  lo  voleva  un  santo  e  la  forza  delle  ree  abitudini  che 
vi  resisteva,  udi  una  voce  arcana  che  lo  invito  a  leggere 
le  ispirate  parole  che  gli  cambiarono  in  un  subito  il  cuore, 
non  solo  non  e  corredato  di  plausibili  prove ,  come  soggiunge 
r  autore  ,  ma  e  in  opposizione  con  quanto  narra  il  santo 
dottore  nelle  sue  Confessioni,  che  cioe  il  caso  avvenisse  in 
una  villeggiatura  del  Milanese,  che  vuolsi  I'attuale  Cassago 
nei  colli  briantei.  Troppo  deboli  ci  pajono  le  ragioni  di 
mera  assoluta  possibilita  jjer  cui  propende  a  riputar  ge- 
nuino  lo  screditato  sarcofago ,  ove  nell' 800  pretendesi 
tumulato  nn  capitano  de'  Fiorentini  chiamato  Pagano  Pie- 
trasanta.  Ben  piu  a  projiosito  rende  avvertito  il  Icttore 
come  suUa  parete  esterna  a  destra  della  porta  principale 
deir  atrio  dell'  areata  ,  e  poco  lungi  dalla  nota  iscrizione 
che  accenna  la  tregiia  di  Dio ,  ed  e  del  1098,  trovasi  ua 
dipinto  J  inosservato  ,  a  quanto  ei  ci  assicura,  rappresen- 
tante  un  S.  Cristoforo ,  ove  pargli  scorgere  le  tracce  di 
greco  pennello  ,  che  invocherebbe  un  prudente  ristoratore. 
Similmente  egli  invita  1' occhio  di  un  intelligente  su  quella 
antichissinia  stoffa  figurata  e  che  a  prima  vista  pare  una 
rappresentazione  etrusca ,  particolare  pur  esso  che  dice  non 
notato  ancora ,  e  che  osservo  ne'  due  sportelli ,  in  cui  e 
diviso  il  corpo  di  mezzo  del  magnifico  paliotto  che  sostiene 
I'ara  massima  del  tempio  ambrosiano. 

Queste  ed  altre  osservazioni  dell'autor  della  Guida  souo 
una  prova  di  piu  oltre  le  niille  che  una  ispezione  diretta 
da  preparate  cognizioni ,  e  attuata  dal  desiderio  di  rettifi- 
care  le  altrui  sentenze  o  di  uscirne  persuaso ,  valgono 
spesso  a  ravvisar  nuovi  rapporti  ed  accident!  negli  oggetti 
piu  triti.  Del  resto  giudicheranno  gl'  intelligenti. 


APPENDICE    ITALIAN  A.  248 

Trento  e  sue  vicirianze.  Industrta  ,  commerclo  e  costumi 
de  Trentini'  —  Trento,  i836,  Rlarietti ,  in  ia.°, 
di  pag.   1 58.  Prezzo ,  aiistr.  lir.  2. 

U  egregio  autore  cli  quest'  operetta ,  la  quale  appartlene 
al  geneie  delle  Guide ,  il  sig.  Gioseffo  Pinamontl  da  Pvallo, 
el)be  nel  comporla  due  lodevolissimi  intenti :  il  primo  di 
for  manifeste  le  non  poche  inesattezze  e  menzogne  di  al- 
cuni  geografi  e  viaggiatori  iutonio  a  Trento  ed  al  suo  ter- 
ritorio,  rivendicando  cosi  1'  onore  del  proprio  paese  ed  alio 
straniero  indicando  cio  che  in  esso  trovasi  di  veramente 
nieritevole  d'  attenzione :  il  secondo  di  vie  piii  animare  la 
trentina  gloventii  alio  studio  della  patria  storia  e  geografia. 
E  certaniente  e  vltuperevolissima  cosa  a  vedersi  la  farrag- 
gine  degli  errori,  degli  equivoci  e  talvolta  anche  delle  ca- 
lunnie  e  delle  insolenze  che  incontransi  nella  piii  parte 
delle  relazioni  degli  oltremontani  viaggiatori  nella  peni- 
sola  nostra ,  massime  poi  de'  Frances! :  cio  che  die  occa- 
sione  piii  volte  a'  lamenti  nostri  ia  questo  giornale.  Percio 
espressa  abbiamo  piii  d'  una  volta  altresi  la  convenevo- 
lezza  che  ogni  cittk  d'  Italia  avesse  una  sua  particolare  e 
propria  Guida ,  composta  in  modo  che  lo  straniero  potesse 
usarne   senza  pericoli  d'  errori  o   d'  inganni. 

L'  autore  di  quest'  operetta  alia  chiara  e  succinta  de- 
scrizione  d' ogni  piii  importante  edillcio  e  d'ogni  luogo 
piii  degno  d'  osservazione  accoppia  le  principal!  storiche 
nozioni  che  ciascuno  di  essi  riguardano ,  e  fa  un.  oppor- 
tuno  ed  utile  confrouto  fra  1' antecedente  e  l' odierno  state 
del  paese.  Dopo  di  die  espone  in  ordine  alfaljetico  e  quasi 
a  foggia  di  vocabolarietto  le  Notizle  che  ad  uno  straniero 
tornare  possono  piii  utili  o  piii  pregiate.  Fra  tali  notizie 
trovansi  pure  quelle  che  alia  statistica  appartengono;  dalle 
quali  rileviamo  die  nel  i833  la  popolazione  di  Trento, 
compresi  i  dintorni,  era  di  2,1,266  aiiime ,  die  T  altezza 
della  citta  dal  livello  del  mare  e  di  circa  160  metri ,  che 
dolcissimo  ne  e  il  clima ,  fiorente  I' agricoltura  per  quanto 
perniettere  lo  possono  le  circostanze  dell'alpestre  situazione 
del  territorio.  In  queste  Notizie  si  fa  pure  qualche  cenno 
del  dialetto  trentino ,  die  nella  sua  stessa  originalita  non 
discostasi  dalla  lingua  nobile  d' Italia ,  e  die  per  una  tal 
quale  scorrevolezza  e  ingenuita  riesce  non  ingrato  all'  orec- 
chio.   Pero  non  sara  a"  leg2;itori   nostri  discaro  il  saggio  die 


244  APPENDICE    ITALIANA. 

I'autore  ne  da  nel  seguente  dialoghetto  tra  un  artigiano  e 
sua  nioglie. 

li  St' am.  Marietta,  se  Dio  no  manda  disgrazie,  la  passe- 
rem  bem.  Zaldo ,  vim,  e  legna  ghe  n'avem.  Coi  lavoreri 
die  g'  o'  za  ordinadi  per  tut  T  inverno ,  ne  torem  la  carnc;, 
el  stofis,  el  pam,  e  el  companadeg.  Ades  coi  bezi  die  m'e 
vanza  a  mi ,  e  con  quei  die  ciaperat  ti  da  to  misser  pare 
per  interes  de  la  to  dota ,  bisognera  die  comprente  da  ve- 
stir,  e  da  far  en  poc  de  tela,  e  prima  de  tut  farem  far 
na  pelegrina  coi  so  colarim  e  con  na  bella  lazza  per  el 
mattel  die  no'l  patissa  fred  a  nar  a   scola. — 

"  Oil  si ,  brau.  Clie  gusto  die  '1  g'  avera  el  Bortolim  ! 
Toghe  suljit  sta  pelegrina,  die  mi 'ntant  no  g"  6  Jjisogn. 
Pensa  alle  vanita  le  matte  ,  a  mi  me  preme  el  me  Borto- 
lim. El  sior  Direttor  el  m' a  dit  die '1  g' a  talento,  e  clie'n 
scola  r  e  quiet  e  dabem.  IMe  par  die  no  '1  deva  creder ! 
perclie  for  de  scola  T  e  tut  so  papa,  el  g'a  del  birichim!  — 
»  Sicclie  mi  som  en  birichim!  La  diga  su  ,  siora  teolo- 
gliessa.   Cossa   fazzo   mi   da   dirme  birichim?  — 

»  Uh ,  vedel  li ,  subit  smanie !  Set  en  colera  ?  Mi  no. 
Con  ti  5  el  sat  bem,  no  posso  andar  en  colera.  Set  la  me 
Marietta !  Ma  dime ,  cossa  gli"  at  de  lagnanze  contro  de 
mi?  — 

»  Vent  die  te  le  diga  ?  Ti  set  n'  arzent  vif ,  g'  at  del 
fogo,  te  lasset  qualche  volta  trasportar  da  la  rabia.  E  al- 
lora  .  . .  — 

"  Ghe  n'en  posso  mi,  se  questo  1' e 'I  me  natural?  Fi- 
nalment  no  6  mazza  ne  gnanca  mai  bnstona  nessum.  — 

"  Anche  de  queste  ghe  voria  per  far  morir  de  passiom 
to  mojer  ,  e  rovinar  to  fiol  !  El  natural  _,  caro  ti  ,  bisogna 
vardar  de  corezerlo.  E  ti  die  set  pare  g'  at  ol^bligo  mag- 
gior.  To  fiol,  die  Te  to  fiol,  vif  e  rabioset  anca  el,  g' at 
osserva  no?  i'a  tolt  su  el  to  vizio.  E  chi  bisogna  rime- 
diarghe  ;  e  tocca  a  ti  col  moderar  le  to  impazienze.  Se  no 
la  ne  passera  mal  . .  .  Mo  varde  die  sugo !  Ades  elpianze? 
Cossa  g'  at  po  ?  T'  6  fat  dispiazer  ?  — 

)>   Dame  la  mam,  Marietta  ^  te  prego   dame  la  mam. — 
"    E   po  ?  Ma  no  pianzi   no.  — 

»  G'  at  resom  ,  resora  da  vender.  Quando  la  me  salta 
som  na  bestia.  Anca  T  altro  di  6  fat  pianzer  el  garzom 
col  cridarghe ,  e  per  nient.  E  I'  e  'n  bou  zoven ,  e  brau 
che  '1  faria  i  pel  alle  mosche.    Ghe  domandero  perdora.  E 


APPENDICE    ITALIANA.  246 

a  ti  te  prometto  su  sta  cara  mam  die  me  emendero,  perche 
vedo  die  dago  scandol  a  me  fiol  e  die  ti  g'  at  passiom. 
Domam  vado  a  confessarme.  E  ti,  die  set  n^Anzol,  prega 
per  mi,  prega  die  '1  Sioredio  me  perdona  e  die '1  me  ajuta.  » 
Quest'  operetta  ci  ha  fatto  nascere  il  desiderio  di  vedere 
presto  publilicata  anclie  la  Compendiosa  storia  cU  Treiito  e 
del  Trentino  del  medesimo  autore ,  die  ci  si  annunzia  in 
una  nota  a  pag.    iSy.  G. 


Dclle  cognizioni  umnne.  Trattato  del  teologo  coll. 
Andrea  Abba'  profcssore  di  logica  e  metafisica  nella 
JR.  Universkd  di  Torino.  —  Torino.,  i835  ,  dalla 
tipografia  e  iibreria  Cantbii ,  in  8." ,  pcig-  294. 

Lettere  a  Filomato  sidle  credenze  primitive  e  sidla  filo- 
sofia  sino  a  Socrate.  Libro  unico  ,  dello  stesso.  — 
Torino,    i835,  Caiifori,  in  8.°,  pag-  3o2. 

II  trattato  dell'  Abba  suUe  cognizioni  umane  e  dlretto  a 
confutare  da  un  canto  la  dottrina  delle  idee  innate  e  con 
essa  il  Nuovo  saggio  suU'  origine  delle  idee  dell'  abate  Ro- 
sinini  Serbati ,  e  a  ripurgare  dall'  altro  lo  sperimentallsmo 
Lockiano ,  del  quale  egli  era  propugiiatore  ,  da  quegli  er- 
ror! di  die  si  suole  imputarlo  anclie  dopo  tutto  cio  die 
ne  disse  il  Dugald-Stewart  nella  sua  Storia  abbrtviata  delle 
scienze  metalisiche  e  politiche.  Nelle  lettere  a  Filomato  I'au- 
tore  dopo  aver  diflinita  la  lilosofia  come  la  cognizione  dei 
fatti  e  delle  ultime  low  leggi,  presenta^  un  quadro  storico 
abbastanza  fedele  suUe  primitive  credenze,  invocando  quasi 
a  testimonio  del  loro  vero  rautorita  del  consenso  generale 
o  della  tradizione.  Quanto  alia  confutazione  dell'  opera  del 
Hosniini  o  delle  idee  innate,  molti  la  troveranno  un  po' de- 
bole  ,  per  jiersuadere  a'  leggitori  die  si  facciano  a  ricer- 
care  con  profondita  il  perciie  d'  una  tale  quistione.  Quanto 
alia  dottrina  dello  sperimentallsmo  Lockiano,  anche  YAbba 
non  pote  sfuggire  alia  solita  difficolta  die  colla  sola  psi- 
cologia  non  si  puo  fondare  1'  intero  sistema  della  scienza 
iilosolica.  CI6  die  e  da  commendarsi  nel  filosofo  di  Torino 
si  e  lo  zelo  per  la  verita ,  il  candore  e  la  coscienza  coi 
quali  la  espone  ahneno  nel  modo  die  gli  venne  fatto  di 
concepirla,  ma  piii  ancora  la  calorosa  difesa  die  fa  di  se 
e  de'  suoi  confratelli  nel  rispingere  dall'  empirismo  quelle 
accuse  che  gli  vengono  fatte  da  taluni  troppo  avventati  od 


246  APPENDICE    ITALTAiSTA.. 

inginsti   per  confonderlo  col    scnsismo  inaterlale    tanto    lue- 
ritainente  riprovato  dalla  moderna  filosofia. 


Intorno  alia  fondazione  ed  alio  stato  atluale  degli  Asili 
di  cmitd  per  I  infanzia  in  Milano-  Relazione  letta 
ncW  adunanza  generate  teniita  it  16  marzo  1837 
dai  contribuenti  alia  fondazione  e  mantenimcnto  dcgli 
asili  infantilis  e  pubblicat.ci  a  bencfirio  degli  asili 
medesimi.  —  Milano,  1807,  tipografia  dc  G.  B. 
Bianchi  e  C.  In  8.°  di  pag.  63,  con  una  tavola  in 
litografia.   Lir.   i    aiist,,   senza  tavola  cent.  80. 

Di  questa  Relazione  e  autore  il  signor  Giuseppe  Saqclil 
segretario  della  Commissione  eletta  a  rappreseiitare  ed  am- 
niinistrare  in  Milano  la  nascente  istituzione  degli  Asili  di 
Carita  per  T  infanzia.  La  Commissione  era  incaricata  dai 
contribnenti ,  per  valerci  dei  termini  stessi  del  relatore : 
i.°  di  assicurare  stabilmente  la  fondazione  di  qviesta  Pia 
Causa  i  2°  di  difFondere  di  mano  in  mano ,  e  compatlbil- 
mente  coi  mezzi  economic!  disponibili,  gli  Asili  infantili  in 
tutti  i  quartieri  piu  popolosi  e  piu  poveri  della  citta^  3."  di 
dirigerli  e  di  amministrarli  come  un''  unica  istituzione.  Pero 
trattavasi  di  riferire  quali  fossero  riguardo  al  triplice  og- 
getto  avuto  in  vista  dai  contribuenti  le  risultanze  ottenute 
dalla  Commissione.  Semplice ,  schietto,  interessante  ne  e 
il  racconto  ;,  da  cui  raccogliesi  il  genuino  concetto  clie  for- 
mar  ci  dobbiamo  d'  una  istituzione  clie  per  la  sua  novita. 
(  sotto  certi  riguardi  almeno  )  e  per  gli  effetti  conseguiti , 
e  che  si   sperano^  attira  Tattenzione  di  ogni  bnon  cittadino. 

Apprendesi  da  esso  clie  sino  dai  prlncipio  del  iSSa  la 
SoA'rana  clemenza  erasi  degnata  di  apporvi  la  regia  san- 
zione  pei  suoi  Stati  ;  che  S.  Eminenza  il  Cardinale  nostro 
Arcivescovo ,  le  loro  Altezze  il  Yicere  e  la  Viceregina ,  e 
S.  E.  il  Governatore,  non  clie  PL  R.  Governo  di  Lom- 
bardia  ebbero  non  piccola  parte  nel  proteggerla ,  promo- 
verla  e  consolidarla  nella  citta  di  Milano ;  che  zelanti  sa- 
cerdoti  e  varj  facoltosi  milanesi  adoperaronsi  per  vederla 
nascere,  crescere  e  giungere  tra  noi  a  lieto  riuscimento. 
Tre  Case  finora  si  contano  destlnate  all'  infanzia  d'  ambo 
i  sessi ,  dai  tre  ai  sei  anni ,  da  soccorrersi  coll'  istituto  di 
cui  fn  propagatore  in  Italia  il  sacerdote    Ferrante  Aporti. 


AFPENDICE    IT\LIA.N\.  ^47 

L'  una  presso  S.  Maria  Segreta ,  T  altra  sul  Corso  dl  Porta 
Nuova  assegnata  dal  nobile  sig.  De  Cristoforis ,  la  terza  e 
il  locale  clie  serve  alF  Oratorio  di  S.  Filippo  presso  S.  Celso 
concesso  a  tal  uso  dai  rappresentanti  deir  Oratorio  a  cio 
antorJz/.atl  dal  nobile  proprietario  ed  amministratore  Gae- 
tano  Melzi,  uno  dei  contribuenti  alia  fondazione  degli  Asili. 
Ammonta  a  ben  trecento  il  numero  dei  poveri  fanciuUL  ivi 
qnotidiananiente  accoltij  numero  clie  presto  crescera  (i). 
Restano  altre  cinque  case  ad  aprirsi,  il  che  avverra  quando 
se  ne  presenteranno  i  mezzi  (2).  Con  che  sperasi  che  gl'isti- 
tuti  saranno  coatemperati  ai  present!  bisogni  della  popo- 
lazione  necessitosa.  Devest  a  tutta  lode  dei  contribuenti 
pubblicare  clie  fnrono  eglino  i  priini  a  procurare  che  gli 
Asili  venissero  legalmente  rlconosciuti  come  causa  di  pub- 
blica  beneiicenza.  Ogni  Asilo  ha  un  ispetcore ,  una  mae- 
stra,  un'  assistente,  un'  inserviente  pei  servigi.  Oltre  a  cio 
alcune  signore  ,  scelte  nella  classe  dei  contribuenti ,  en- 
trano  per  turno  a  sostenervi  T  incarico  di  visitatrici.  Noa 
si  trascurano  le  necessarie  avvertenze  per  aiiimettere  i  soli 
bisognosi,  per  bandirne  quelli  che  una  simulata  indigenza 
vi  avesse  intrusi  a  danno  dei  veri  poverelli,  per  impedire 
qualunque  causa  di  comunicarsi  le  infermita ,  per  man- 
tenere  in  ciascun  asilo  la  salubrita. ,  la  nettezza  ,  1' ordine 
morale. 

Fatti  autentici  riportati  dal  Sacchi  attestano  in  un  mode 
incontrovertibile  le  beneliclie  conseguenze  ottenutesi  in  lireve 
fra  noi  sullo  stato  sanitario  dei  fanciuUi  ricoverati.  Quanti 
furoiio  sottratti  ai  piii  lagrimevoli  casi  d' inedia  ,  e  ad  una 
poverta  cosi  impotente,  per  cui  senza  il  presto  provvedi- 
mento  degli  Asili  sarebbcro  periti  o  di  fame,  o  de'  morlji 
dovuti  a  lunghe,  micidiali  privazioni !  Gli  Asili  radunarono 
molti  iat'ormicci,  e  ne  inigliorarono ,,  quando  non  ne  gua- 
riroa  del  tutto ,  la  lisica  indisposizione,  coia  gioja  non  mea 


(l)  Avvertasi  che  la  Relazione  lia  la  data  del  1 6  di  mai'zo  del 
con-ente  anno   1837. 

(a)  Cosi  la  Relazione.  Ma  ai  3o  di  maggio,  giorno  onomastico  di 
S.  M.  I.  R.  A.  Feidiriando  I,  fu  inaugurato  rapvimento  di  una  quarta 
casa  nt'Ua  PaiTocchia  di  S.  Nazai-o  Maggiore.  Nella  quale  occasione 
il  M.  R.  i'roposto  di  quella  basilica  don  Francesco  JMavia  Rossi 
pronunzio  un  assai  scnsato  discovso  stampatosi  coi  tipi  di  G,  B. 
Bianclii  e  C.  a  benelkio  dedi  Asili    in  Milano. 


248  APPENDICE    ITALIAN  A. 

dei  parenti ,  i  quali  videro  quasi  riiiati  a  nuova  vita  i  loro 
pargoletti ,  che  delle  generose  persoiie  die  neU'  opera  ca- 
ritatevole  efFondono  il  loro  zelo.  Cio  devesi  alia  salubrita 
delle  case  clie  si  sono  destinate,  ai  niille  delicati  riguardi 
i^ienici ,  alle  premure  di  medici  illuniinati,  ai  ben  ideati 
esercizj  di  una  ginnastica  adattata  alia  teiiera  eta,  ai  prii- 
denti  avvisi  snggeriti  ai  genitori. 

Ma  un  articolo  di  maggiore,  anzi  del  masslmo  momento, 
senza  di  cni  una  popolazione  sana  e  roljusta  sareblie  piii 
a  temersi  clie  a  desiderarsi ,  e  T  educazione  religiosa,  in- 
tellettuale  e  morale  de'  teneri  fanciulletti  affidati  agli  Asili. 
Lode  al  benemerito  Aporti  che  coacepi  ed  espose  un  ec- 
cellente  sistema  per  giungere  a  un  taato  scopo :  e  lode 
ancora  all'  I.  R.  nostro  Governo  che  nella  sua  saggezza 
s' avvide  che,  anziclie  innovare  su  questo  punto  ,  era  con- 
veniente  attenersi  ai  precetti  del  sacerdote  cremonese,  e 
con  grazloso  decreto  aveva  fatto  pnbblicare  la  Guida  delle 
scuole  infantili  di  carita  dal  medesimo  compilata ! 

Lo  spirito  di  questa  istituzione  consiste  non  tanto  in  ua 
precoce  sviluppo  intellettuale  dei  fanciulli,  quanto  in  unafe- 
lice  preparazione  alle  nozioni  piii  utili  alia  pratica  vita  ,  e 
piii  che  tatto  nello  svolgere  sentimenti  religiosi  e  morali  da 
ridurre  ad  inconcusse  abitudini.  L'  Aporti  immagino  di  divl- 
dere  i  fanciuUi  degli  Asili  in  tre  classi.  L'  istruzione  pro- 
gressiva dalla  prima  alia  terza  consiste  sostanzialmente 
iieir  jnsegnar  loro  le  preghiere  quotidiane,  i  rudimenti  del 
catechismo  ,  alcun  poco  la  storia  sacra ,  i  principj  della 
numerazione,  11  sillabare  e  compltare ,  e  nomlnare,  e  co- 
noscere  alcuni  degli  oggetti  piii  intlniainente  legati  col  bi- 
sogni  della  vita  domestica.  Fa  parte  dell'  esercizio  della 
memorla  l'  apprendere  inni  ecclesiasticl  e  salmi.  Poclie,  ma 
adatiate  nozioni  suU'  applicazione  degli  oggetti  visibill  da 
loro  conoscinti  all'  industria,  11  pratico  esercizio  di  facili 
lavorii  convenient!  alia  loro  eta  ,  11  abituano  ad  amare 
quella  vita  operaja  e  domestica  a  cui  la  Provvidenza  gli 
lia   destinati. 

Ma  il  religloso  e  morale  dlrozzamento  fu  e  deve  essere 
la  cosa  su  cui  rivolgere  la  maggior  sollecitudine.  L'  or- 
dine,  la  discipllna ,  il  baon  esempio  si  chiamano  in  sus- 
sidio  delle  masslme  "religiose  e  morali,  le  quali,  non  me- 
no  che  gli  intellettuali  insegnamenti ,  si  dlrigono  sempre 
verso  i  due  fondamenti  deU'ainore  e  del   timor  di  Dio.   Gli 


Ari'ENDICE    ITALIANA.  249 

educatorl  non  trascurano  nulla  per  isviare  i  fancIuUetti  dalle 
viziose  abitudlni  in  cni  si  trovano  gia  spinti  pel  commer- 
cio  coi  loro  simili,  e  per  gli  esempi  avuti  nelle  famigiie 
cni  appartengono ,  per  enieadarne  la  tempra  del  cuore,  per 
instillar  loro  la  giustizia  verso  ciascmio,  il  rispetto  all'  al- 
trni  proprieta ,  il  sentiiiiento  della  veracita  ,  T  ubbidienza  , 
la  docilita ,  la  gratitiidine ,  e  sopra  tutto  la  scambievole 
benevolenza.  L'  esperienza  provo  die  uno  dei  piii  efficaci 
mezzi  per  ingentilire  cotesta  innocente  eta  e  1' esercizio  del 
canto.  Fu  quindi  introdotto,  non  qual  ramo  d' iiisegiiameato, 
ma  quale  espediente  per  conseguire  im  niiglloraniento  mo- 
rale ne'  piccoli  alunni :  e  il  canto  venne  applicato  a  me- 
lodic religiose  e  morali  con  un  esito  il  cui  vantaggio  si 
estese  anclie   alle    famigiie   cui   appartengono   i  ricoverati. 

Lo  zelo  illuminato  e  paziente  de'  generosl  cooperatorl 
alia  pia  istituzione  venne  gia  coronato  da  una  felice  riu- 
scita  ,  die  superb  1' aspettazioiie  e  il  desiderio.  Qui  la  nar- 
razione  del  Saccbi  pigliaado  un  altro  tuoho  si  fa  soave  e 
commovente.  Ma  stringendoci  il  bisogno  di  esser  brevi  , 
sara  meglio  die  lasciamo  die  altri  ricorra  alio  scritto  die 
ci  serve  di  guida  ,  il  quale,  per  dirlo  di  passaggio ,  pub 
mostrare  ad  un  tempo  il  vero  modo  di  riuscir  nitido  e 
piacevole  anclie  in  questo  genere  die  vien  riputato  arldo 
e   non   possibile   ad   infiorarsi   di    grazie. 

Da  ultimo  il  Sacclii  a  nome  della  Commissione  informa 
il  pubblico  sulla  amministrazione  economica  degli  Asili  per 
I' anno  i836,  riproducendo  il  bilancio  consuntivo  di  cassa 
dal  i.°  gennajo  a  tutto  dicembre  del  i836  gia  pubblicato 
nella  Gazzetta  privilegiata  di  Milano ,  presenta  un  coato 
preventive  delle  spese  per  P  anno  iSSy?  corredato  di  ap- 
posito  quadro  (i),  e  parla  del  progetto  di  aprimento  di 
nuovi  Asili  nella  nostra   citta. 

L'  unita  tavola  ofFre  in  quindici  figure  il  disegno  de'  po- 
chi  arredi  ed  arnesi  onde  debbono  essere  fornite  le  Case 
di  Asilo  pel  comodo ,  per  1' istruzione  e  per  gli  esercizj 
ginnastici  dei   fanciuUi. 


(l)  Questo,  non  die  il  bilancio  consuntivo,  soiigiungousi  al  pre- 
•ente  ai-ticolo  per  soddisfazione  dei  letiori. 

Bibl.  Ital.  T.  LXXXVI.  17 


aSo 


APPENDICE    XTALIANA. 

BiLAM 

pel-  la  gestlone  dl  cassa  dah 


ESITO. 


IMPIEGHI. 

Per  capitalc    di   una  rendlta  so- 
pia  r  I.  R.  Monte 

BENI    STABILI. 
Acquisto  di  una  casa  in  borgo  di 

S.  Caloceio 

Per  capilali  . 

SPESE    DI    PRIMO    IMPIANTO. 
Per  costruzioni  ed  adattameuli .  . 
Per  mobiliare  ed  ulensili 

SPESE    ANNUALI. 

Per  pigioni 

Per  slipendi 

Per  mantenimento  e  vestiario    .  . 

Per  spese  di  cancelleria 

Per  spese  straordiaarie  e  diverse. 

Restanza  in  cassa 


II 


III 

IV 


V 

VI 

VII 

VIII 

IX 


S  0  M  M  E 


parziali 


L. 

2o8l 

» 

i/Jooo 

L. 

33i3 

» 

2966 

L. 

3oo 

t> 

2994 
3275 

» 

772 
420 

5l 

3i 

19 

67 


Austriache 


total 


L.iGoSi 


"     6279 


Kiferito  ed  approvato    uella  seduta    dell.i    commissioue     del    giorno    10     del    ma 
febbrajo    1837. 

/   MEMBRI   DELIA    COMMISSIONS  , 

BECCARIA  -^  RE  —  PRINETTI  —  RATTI  —  ZEZI. 

II  Segretario  ,  SACCH 


APl'ENDICE    ITALIANA. 
C  JSUNTIVO 

gnajo  al  Si   dicembre  i836. 


a5r. 


ENTRATA. 


GAPITALI. 

r  la  commissione  centrale  di  be- 

eficenza  

I  persone  incognite 

Il'accademia  al  teatro   Caicaao 

1  azioni  capitalizzate 

Da  capital!  . 

:   ROITI  PER  PRIJIO  IMPIANTO. 
]  diversi  pei"  elargizioni  volontarie 

RENDITE    ANNUALI. 


.  gli  azionisti  annul    .... 
.  gli  introili  diversi 


S  O  ]M  M  E 


parziali. 


L.   2o8r 

'     II2I0 

>  io6g 

>  i45o 


L.  12474 

972 


25 

95 
00 


00 
70 


Auslriaclie 


tolali. 


L.  i58ii 


3626 


»  i5446 


L.  02885 


86 


78 


70 


34 


Milano,  il  7  febbrajo  1807. 

Rag.  PAOLO  RICOTTI. 


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APPEXDICF.    ITA^LIANA. 


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APPENDICK    ITALIANA.  iS'6 

Ricordi  intorno  agV  inclid  medici ,  chirurghi  e  farma- 
cisli ,  che  praticarono  loro  arte  in  Venezia  dopo  il 
1740,  raccolti ,  aumentati  e  pubblicad  da  M.  G. 
Levi,  dottore  in  medic  in  a .  ecc.  • —  Venezia,  i835, 
tipografia  Antonelli ,   in  8.°,  di  pag.   83. 

Delle  lodi  di  Francesco  Aglietd,  medico  e  letterato 
veneziano  dividgate  per  cura  del  medico  31.  G. 
Levi.  —  Venezia,  i836,  dalla  Upografia  di  Giu- 
seppe Antonelli ,  in  8.°,   di  pag.  63  ,  con  ritratto. 

Biografia  di  Gaetano  Alfonso  Buggieri,  medico  e  let- 
terato veneziano .,  scritta  da  M.  G.  Levi,  medico,  ecc. 
—   Venezia,    i836,  di  pag.  14. 

Fu  saggio  e  laudaliile  clivJsamento  qnello  del  ch.  dottor 
Levi  di  venire  concisamente  notaiido  alcune  notizie  biogra- 
fiche  di  que' distinti  cli' esercitarono  a  Venezia  la  medicina, 
la  chirurgia  e  Parte  farniaceiuica ,  illiistrando  ad  un  tempo 
ed  essi  loro,  e  1' inclita  patria  cui  pertennero  dal  1740  in 
poi :  cosi  non  meno  operava  plausibiiniente  quando  imprese 
a  tessere  laudi  alia  seaipre  gratissima  menioria  dell'Aglietti, 
e  diceva  poscia  dei  fatti  di  G.  N.  Riiggieri  ^  imperciocche 
la  vita  e  le  geste  degli  uomini  per  doti  di  mente  e  di 
cuore  commendevolissiiiii  saranno  incessantemente  d»  utile 
scorta  e  modelio  ai  successori ,  che  dalT  esempio  di  quelli 
potranno  conseguire  con  proprio  ed  altrui  vantaggio  pre- 
ziosi   docunienti    al  hen   operare. 

Ed  in  cotesti  suoi  scritii  il  dottissimo  autore  raccoglieva 
certo  non  comuni  notizie ,  e  le  inliorava  di  hella  dlcitura , 
non  senz' accompagnarle  di  qualclie  argomento  curioso;  le 
quali  cose  accrescono  interessamento  al  leggitore ;  e  per 
via  d'  esempio  narrava  del  celehre  dottor  Giovanni  Pietro 
Pellegrini  iin  aneddoto  siiigolare  di  Miledi  Pitt ,  .sorella  del 
famoso  ministro  d'lngliilterra ,  la  quale  lui  sceglieva  a  cu- 
rante ,  perche  in  confronto  di  parecchi  altri  medici  in  ua 
date  tempo ,  con  numero  maggiore  di  clienti ,  ed  aache 
miseri,  aveva  avuto  minore   quantita  di  morti. 

Utili  poi  segiiatamente  riescono  alcune  notizie  topogra- 
fiche-statistiche  ,  che  all'  occasione  riieva ,  tra  le  quali  ba- 
Btera  coUe  stesse  di  kii  parole  riferire  quanto  espone ,  scri- 
vendo  del  GoUudrovicIi:  "  CoUa  prima  qualita  ( di  retta- 
mente  giudicai'e)  egli  dice ,  chi  la  pos$ede,  famjgliarizzatosi 


254  APPENDICE    ITALIANA. 

col  temperamento  de'  niiei  concittadinl ,  vede  in  loro  una 
fibra  molle  e  delicata ,  per  essere  dessi  sempre  immersi 
negli  eflluvj  acquei,  in  regione  dominata  per  lo  plu  dallo 
sciiocco ,  per  patire  gravi  e  diutnrni  patemi  di  animo 
come  avviene  degli  abitanti  d'ogni  capitale  die  cadde  di 
sua  altez/a ,  e  s' immerse  in  tutta  la  sorta  di  sciagure  ;  e 
per  fino  la  mancanza  dell' esercizio  equestre  e  pedestre, 
il  sociare  notturno,  dispongono  i  Vened  alle  afFezloni  di 
languore,  ed  ove  pure  sieno  colli  da  flogosi,  questa  riesce 
fugace  ,  vincibile  di  leggieri  con  poclie  sottrazioni  di  san- 
gue  ,  e  meglio  ancora  con  altri  miiiorativi,  giacche  simili 
in  cio  ai  pescl ,  clie  mai  patiscono  flemmasie ,  le  loro 
non  hanno  mai  quel  carattere  di  resistenza  e  diuturnita, 
clie  ci  predicano  i  curatori  degli  abitanti  de'  luoghi  ngresti 
e  montuosi.  >>  Da  consimili  considerazioni  partendo  nel- 
r  autunno  del  i835,  quando  osservava  per  la  prima  volta 
a  Venezia  il  cbolera ,  come  dissi  nelle  mie  annotazioni,  e 
diro  in  oltre  nel  ragguaglio  di  quello  che  afflisse  Udine 
I'anno  scorso,  ed  intorno  al  quale  me  ne  sto  adesso  oc- 
cupando  ,  prevenni  piu  volte  quegl' illnstri  medici,  coi  quali 
aveva  1' onore  giornalmente  di  trovarmi ,  clie  al  caso  di 
cholera  cianico  in  Friuli ,  maggiore  presso  cotesti  abitanti 
robust!  e  torosi  sarebl^e  stato  il  bisogno  di  deple/ioni 
sanguigne ,  che  non  era  d'  uopo  praticarsi  sui  Veneziani , 
di  tempra  molle  ,  e  piii  delicata  di  quelli. 

Cosl  del  pari  con  non  minore  utihta  del  leggitore  chi- 
rurgo  riferisce  nella  biografia  di  F.  Pajola  il  processo  ope- 
rative della  cistotomia  ,  che  lo  rese  immortale,  e  ch' egli 
aveva  appreso  vivendo  in  famigliarita  con  Lecat ,  e  che 
aveva  eziandio  esercitato  sotto  gli  occlii  di  un  tanto  mae- 
stro. II  nostro  autore  lo  espone  colle  medesime  parole, 
colle  quali  Pajola  veniva  a  lui  stesso  amichevolmente  co- 
municandoio ;  e  compie  la  sua  narrazione  col  seguente 
importantissimo  concetto:  '<  Diremo  iinalmente  che  il  me- 
todo  di  Le  Cat,  qunntunqiie  da  molti  operatori  venga  ri- 
guardato  con  poco  favore,  ottenne  nelle  mani  del  professor 
Pajola  felicissimi  rlsultamenti ,  e  che  i  suoi  prosperi  suc- 
cess! si  denno  rlpeterc  dalia  poca  estensione  del  taglio , 
dal  non  ferire  la  vescica  oltre  il  suo  collo,  e  dall' uso  ap- 
propriato  del  dilatatore.  »  Pajola  sino  aU'anno  1804  aveva 
operate  660  pietranti ,  dei  quali  soli  nove  erano  i  morti : 
ed    io    ho    1'  onore    di    poter    soggiugnere ,    che    il    nostro 


APl'ENDICE    ITALIANS.  255 

ottinio  operatore  dottor  Pelizzo  cliirm-go  condotto  della 
regia  citta  d'Ucline,  gia  discepolo  prediletto  del  Pajola, 
pratica  da  InngliL  anni  lo  stesso  metodo  e  colla  stessa 
fortuna  del  sno  maestro,  contando  egli  187  operazioni  coa 
soli   quattro  morti. 

Ne  iiiancano  per  avventara  collezioni  biograficlie ,  e  molto 
ezlaiidio  voluuiiiiose,  come  per  causa  d'esempio  la  Bio- 
gralla  universale ,  die  per  opera  del  henemerito  Missiaglia 
pubblicavasi  a  Veiiezia  nel  nostro  dal  francese  idloma  trasla- 
tata  con  aggiunte  ecorrezioni,  ed  in  grossi  sessantacinque 
volumi :  non  die  quella ,  per  tacere  di  altro ,  piii  propria- 
mente ,  ed  escluslvamente  parlando  di  medici,  die  tenne 
dietro  in  sette  volumi  al  Dictionnaire  des  sciences  mcdicaleSy 
egualmente  grossi,  e  piii  forse  ancora  di  quelli :  ma  co- 
testi  laboriosissimi  lavori  fatti  fuori  d' Italia,  e  sono  in 
parte  manchevoli  di  alcuni  tra  i  nonii  della  classica  nostra 
terra  ,  meritevoli  sicuro  di  non  andare  preterit! ,  e  talune 
volte  inesatti  nelle  notizie  che  porgono  •,  dalle  quali  con- 
siderazioni  appunto  ,  prese  in  via  generale ,  il  nostro  au- 
tore  muove  il  suo  dissertare.  lo  venni  in  fatto  per  carita 
di  patria  e  doverosa  giustizia  a  parlare  in  quella  di  Jo- 
sefFo  Daciano ,  cb'  era  stato  al  tutto  dimenticato  ;  ed  il 
prof.  Sdiivardi ,  mosso  da  eguale  sentimento ,  correggeva 
una  ingiusta  e  turpe  infamia  afliblaiata  dal  Fournie  a  Gi- 
rolamo  Cornelio  Donzellini,  ch'egli  pretendeva  condannato 
ad  essere  annegato  segretamente,  quando  conservo  in  vece 
costante  e  florida  salute  sino  ngli  ultimi  momenti ,  dicliia- 
rando  che  lo  dovette  alia  purita  del  suo  morale  ed  alia 
sua  temperanza,  -e  che  fu  ottimo  marito ,  egregio  medico, 
di  mente  e  di  cuore  eccellenti   (i). 

Se  non  che  lo  stesso  nostro,  d'altronde  comraendevolis- 
simo  autore,  incorso  egli  pure  in  qualche  ommissione  ed 
in  qualche  inesattezza ,  e  forse  a  colpa  di  quella  impossi- 
bilita  di  avere  certe  notizie,  e  di  quella  burbera  selvati- 
chezza  di  taluni  a  cui  ne  fece  premi^rosissima  e  calda, 
ina  sterile  inchiesla ,  della  qual  cosa  va  sino  dalle  prime 
sue  pagine  lamentaadosi.  Non  rinvenni,  per  es.,  fatta  pa- 
rola  del  dottor   Conegliano  ,  il  quale  era  certo  ai  tempi  del 

(l)  Delia  vita  e  delle  opere  di  G.  Corvi,  medico  del  secolo  XIII, 
e  di  G.  C.  Donzellini  del  secolo  XVI.  —  Ne^li  Annali  miiversali 
deirOmodei,  vol.  LXXi,  pag.   260. 


256  APPEJSmiCE   ITALTAXA. 

Santorini ,  o  poco  dopo  ,  un  medico  assai  distinto  ed  esti- 
mato ,  non  meno  die  aft'accendatissimo  in  Venezia,  ad  al- 
cnne  consnkazioni  del  quale  elsbi  la  sorte  di  assistere,  finito 
appena  il  niio  tirocinio  di  Padova  ,  quando  mi  onorava  di 
seguire  pei*  la  pratica  i  chiarissiini  dottori  Mararcliio  e 
Pezzi :  e  si  clie  lo  trovo  accennato  ed  anche  ripetniamente 
fra  le  cose  die  narra  di  Antonio  Lizzari.  Ed  a  proposito 
dell'  egregio  dottor  Maracchio ,  non  fa  egli  parola  die  del 
I."  volume  delle  sue  Miscellanea  stampate  nel  1788,  nientre 
pubblicava  un  2.°  volume  nel  1790,  in  cui  piu  cose  con- 
tengonsi  die  neU'altro,  e  forse  anche  piii  importanti,  per- 
che  comprende  rantinewtonianisnio  ed  il  nuovo  sisteraa  di 
fisica  e   della    generazione. 

Ora  venendo  all'  Aglietti ,  esposti  dal  nostro  autore  i  mo- 
tlvi  perche  entrasse  nel  divisamento  di  ragionare  le  lodi 
di  lui ,  le  quali  non  sono  certamente  ne  biografia,  ne  uno 
scritto  polemico ,  mentre  altri  lo  precorsero  con  grande 
plauso  in  codesto  difficilissimo  aringo,  passa  a  dire  di 
quelle,  e  narra  con  a  meno  discorso ,  come  gia  il  cli.  per- 
sonaggio,  die  noniina  il  Nestore  dei  medici  venezianl  ed  il 
Veneto  Asclepiade  "  valentissimo  nel  dar  vita  agli  altri  o 
col  medicarli ,  o  col  tesserne  le  biografie ,  procure  cost  a 
se  stesso,  senza  neppur  accorgersene  la  piii  durevole  im- 
mortalita.  >/  Piglia  poscia  piii  partitamente  a  considerarlo  in 
qualita  di  scienziato  profondo ,  di  letterato  dottissimo,  di 
medico  esperto  e  di  uomo  sommamente  sociale.  Paria  quindi 
sin  dalle  prime  della  sua  nascita ,  de' meriti  suoi,  distinti 
nei  piu  giovanili  anni  della  sua  eta,  pe' quali  "  si  ebbe 
sin  d' allora  il  presagio,  die  tutto  essere  doveva  in  Fran- 
cesco precoce  :  precoce  il  suo  iniziamento  nei  severi  studj, 
precoce  lo  svilnppo  del  sno  ingegno,  precoce  il  termine 
della  carriera  scolastica  ,  precoce  1' esercizio  medico,  pre- 
coce, a  petto  di  altri  molti,  quella  eccelsa  fama  in  cui 
ben  presto  sali.  >;  E  lo  segue  sino  al  suo  intraprendimento 
insieme  con  Gallino  e  Gualandris  di  publilicare  quel  Gior- 
nale  di  niedicina ,  die  il  fece  conoscere  all'  Europa  tutta  , 
e  cbe  fu  il  primo  in   Italia. 

Accenna  in  appresso  le  onorifiche  incumbenze  addossate- 
gli  dai  maestrati,  dai  colleghi,  ecc,  e  data  occasione  parla 
storicaniente  dell'  illustrissimo  Colleglo  de'  medici  fisici  di 
Venezia  e  delle  sue  vicende :  dice  dell'  Istituto  itallano  di 
scienze,  lettere  ed  arti^  dove  iiori  in  qualita  di  meiubro: 


I 


APPENDICE    ITALIANA.  a07 

tocca  del  come  sallsse  in  appresso  grado  grado  alle  prime 
dignita.  uello  Stato,  cui  mai  possa  un  medico  aspirate: 
discorre  delle  cnre  mediche  per  esso  lui  sostenute  in  per- 
sonaggi  di  molta  distinzione,  tra  le  quali  basti  di  ram- 
mentare,  die  TAugusto  Imperatore  Francesco  I  chiama- 
valo  in  Verona  per  recare  soccorso  all'  Eccelsa  Consorte 
di  lui,  Maria  Lodovica  di  Este  :  che  S.  A.  I.  e  R.  il  Se- 
renissimo  Arcidnca  Ranieri  Vicere  del  Regno  Lomhardo- 
Veneto,  da  esso  lui  chiedeva  consiglio ,  quando  venne  preso 
ad  un  tratto  da  fiera  doglia :  che  la  Matrona  Regale  di 
Parma  fece  altrettanto  pel  fedelissimo  suo  ministro  e  con- 
sigliere  conte  di  Neipperg,    ecc. 

Se  non  che  fia  cosa  impossibile  voler  in  poche  righe 
epilogare  cio  che  11  nostro  autore  senz'alcuna  vana  dif- 
fusione  rammentava  dell'Aglietti  intorno  agli  svariati  suoi 
lavori  versatissiuio,  siccom' era  ,  in  ogni  scientifico-lette- 
raria  disciplina ,  non  che  dotto  in  materia  d' arti  belle,  e 
riniandando  il  benigno  lettore  a  sbramarsi  su  quelle  lodi 
giustamente  conteste  a  tanto  uomo ,  chiudero  per  ultimo 
coir  autore  stesso  al  tutto  concorde  che  il  chiarissimo  ed 
immortale  "  Aglietti  fu  buon  marito,  ottimo  padre,  amico 
sincero  ed  afFettuosissimo ,  e  solerte  beueficatore  quantun- 
que   volte   glie   ^e   ne   porgea   propizia   occasione.    <> 

Ne  certamente  Veuezia  aveva  terminato  di  piagaere  sulla 
perdua  dell' Aglietti,  che  ad  aflliggeria  gravemente  si  ar- 
rose  pure  quella  di  G.  A.  Ruggieri ,  la  biografia  del  quale 
il  benemerito  Levi  venne  eziandio  a  regalarci.  Ed  inco- 
mincia  per  intitoiarlo  con  molta  verita  uomo  giusto  e  dotto 
non  cl»e  medico  valentissimo.  Nnrra  di  quale  maniera  av- 
venisse  il  suo  stabilirsi  a  Venezia ,  poscia  gli  studj  per  esso 
lui  fatti ;  r  amore  che  ottenne  da  chiarissimi  ed  encomlati 
professori ,  gl' impieghi  onorificentissimi  sostenuti ,  tra  i 
quali  illustrava  all'  epoca  della  sua  morte  la  carica  di  me- 
dico aggiunto  all'I.  R.  INIagistrato  di  sanita  marittlma.  Nuovo 
Socrate ,  portava  egli  caldo  afFetto  ai  giovani  studios! ,  ed 
in  particolare,  se  andavansi  educando  nell'  arte  sua.  Fn 
di  cuore  egregio,  piii  amico  nelle  famiglie ,  che  medico; 
cultore  della  pretta  lingua  italiana ,  dettava  scrittnre  di 
molto  pregio  e  pel  genere  de'  concetti ,  e  per  lo  stile  e  la 
forbita  dizione.  Non  si  lascio  mai  trasportare  dalle  ilki- 
sioni  de' sistemi  medici :  ma  segui  sempre  1"  ippocratica  os- 
servazione,    dietro    alia  quale    riusciva    mirabile  nelle  si\e 


258  APPr.NDICE    ITALIANA. 

cure :  ragione  per  cui  alia  fine  il  nostro  autore  chiudeva 
il  suo  dire  colle  assicurazioni ,  clie  per  sempre  "  rimarra. 
fra  noi  gratissiuia  ricordanza  d'  ogni  suo  merito  civile , 
scieiitiiico   e   letterario.   » 

Segua  frattanto  1'  ottimo  dottor  Levi  a  liencficarci  di 
consimili  lavori,  nelle  doleiiti  occasioni ,  die  anguriamo 
non  sieno  mai  troppo  precoci,  die  otterra  sicuraiuente  a 
buon  diritto  la  gratitudine  de' suoi  coUeghi  e  qnella  non 
meno  d'ogni  altra  gentile  persona.  F.   M.   Marcoliiii. 


S.  Grcgoiii  Papce  Regula  pnstoralis,  et  S.  Jominis  Cry- 
sostomi  Liber  IV  ct  V  de  Sacramento ,  una  cum 
S.  Aiiguslini  in  Libra  1 V  De  doctrina  clirisdana , 
ct  Libra  De  cathecldzandis  radibns.  Lisuper  Bitualis 
Romaiii  doctrina  De  recta.  Sacramentomm  admini- 
stratione  ecclesiasticis ,  aids  documentis  aucta  et  il- 
Instratn.  Accedunt  de  iisdeni  argumcntis  S.  Carali 
Monitioncs  varioe.  —  Bergomi,  i835,  apud  typogr. 
Sonzogni,  in  8.° 

Edltore  di  questa  pregiabilissima ,  diremmo  anzi  santa 
ed  aurea  coUezione,  e  il  sacerdote  Giovanni  Finazzi,pro- 
fessore  della  pastorale  teologia  nel  semina|-io  di  Bergamo, 
del  qnale  gia  encomiate  aliliiamo  in  questo  medesimo  gior- 
nale  altre  utili  e  belle  produzioni.  liitento  egli  al  maggior 
bene  de' suoi  discepoli  voile  loro  iniitolarlo  qnasi  manuale 
o  guida  nel  divino  ministero  a  cui  trovansi  iniziati.  Pero 
considerando  die  a  tre  riduconsi  i  precipui  doveri  d'  un 
ecciesiastico,  posto  alia  cura  delle  anime;  cioe  di  condurre 
una  vita  esemplare,  di  porgere  fruttuosamente  ai  popoli 
la  parola  del  Signore,  e  di  fedelmcnte  aniininistrare  i  Sa- 
cranicnti,  in  tre  parti  distribui  pore  la  sua  collezione ; 
distinguendole  tuttavia  in  mode  che  ciascuna  possa  anche 
da  se  sola  sussistere,  se  niai  taluno  amasse  di  averne 
Puna  piuttosto  die  Taltra.  Egli  poi  siccome  e  indicato  nel 
frontlspizio  stesso  delfedizione  ,  scelse  ad  aminaestraniento 
del  pritno  dovere  le  Regole  del  libro  pastorale  del  soninio 
pontefice  S.  Gregorio  e  le  Animonizioni  di  S.  Carlo  a  tutto 
il  clero :  trasse  le  dottrine  die  risguardano  il  secondo  dal 
trattato  del  Sacerdozio  di  S.  Giovanni  Crisostonio,  dalla 
Dottrina  cristiana  di  S.  Agostino  e  dalle  Istruzioni  di  san 
Carlo  intorno  alia  predicazione  della  divina  parola  :    qnanto 


APPENDICE    ITALIA.NA.  269 

al  terzo  tlovere ,  ossia  airamministrnre  i  Sacrament!  ,  si 
attenne  nl  Kitnale  romano,  aggingriendovl  pero ,  riguardo 
ai  Sacrainenti  della  Confermazione  e  delF  Ordine  ,  de'' qnali 
nulla  parlasi  in  esso  rituale ,  una  breve  istrnzione  desnnta 
dalle  sinodali  istituzioni  della  Cliiesa  milanese  e  relativa 
alle  cose  che  dal  parroco  prestarsi  debbono  come  al  do- 
ver  sao  annesse,  allorche  quel  due  Sacramenti  vengono 
dal  vescovo  solennemente  ammlnistraii.  La  collezione  chin- 
desi  cogli  Awertiniend  di  S.  Carlo  per  U  confessori :  la 
quale  parte  terza  venne  di  varie  note  pure  corredata. 
Questi  brevissinii  cenni  bastano  a  dimostrare  si  T  impor- 
tanza  dell'  opera  ,  come  la  riconoscenza  che  al  benemcrito 
2>rof.  Finazzi  debbesi  non  dai  soli  giovani  ecclesiastici,  ma 
ben  anche  dai  sacerdoti  che  gia  costituiti  trovansi  al  go- 
verno  della  greggia  di  Cristo.  G. 


Dell'  unico  prlndpio  e  fine  del  Diiitto  unkcrsnle  di 
Qiainbattista  Vico.  —  Prima  traduzione  iudiaiia. 
Finora  wi  fascicolo  di  fogli  7,  in  8." 

Parra  forse  ad  alcuni  inutilmente  spesa  la  fatica  di  tra- 
durre  dal  latino  un' opera  di  giarispriideuza ,  non  pratica, 
ma  lilosofica :  noi  non  siamo  di  questa  opinione;  ne  stx- 
miamo  ingiurloso  nella  nostra  eta  il  supporre  che  uiolti 
siano  o  desiderino  almeno  di  farsi  dotti ,  senza  dedicare 
gran  tempo  alio  studio  della  lingua  latina.  E  Y  opera  che 
annunziamo  avra  certamente  un  molto  maggior  numero 
di  lettori  tradotta ,  che  non  ebbe  finora  ;  ne  puo  essere 
senza  buon   frutto   la  lettura  di  un  libro  siffatto. 

Ci  duole  che  il  traduttore  non  abljia  conosciuta  I'edi- 
7,ione  deir  opera  originale  pulDblicata  in  Miiano  dalla  So- 
cieta  dei  Ciassici  italiani  per  cura  del  sig.  Giuseppe  Fer- 
rari ;  dalla  quale  avrebbe  potuto  facilmente  vedere  quanta 
agevolezza  a  bene  iutendere  il  libro  derivi  dalF  inserire 
ne'  lore  luoghi  le  note  clie  il  Vico  puliblico  un  anno  dopo 
il  testo.  Avreblie  ancora  potuio  evitare  a  pag.  i5  una  con- 
fusione  in  cui  lo  condusse  un  errore  del  testo  dov'  e  stam- 
pato  pro  veris  e  deve  leggersi  pro  certis ,  come  il  signer 
Ferrari  dimostro  a  pag.  i3  della  sua  edizione  con  prova 
si  manifesta  da  convincerne  anche  i  nieno  veggenti.  JMa  i 
libri ,  quando  non  sono  novclle  o  romanzi ,  viaggiano  cosi 
lenti    per    le    provincie    d' Italia,    che    non    osiamo    2)uiito 


260  AITENDICE    ITAMANA. 

niaravigliarcl  se  un' edizlone  del  i835  e  tuttora  sconoscinta 
ia  Napoll  da  chi  dovette  pur  essere  desideroso  di  consultarla. 
Vogliamo  poi  raccomandare  al  tradiutore  una  piu  co- 
staiite  diligenza ,  aftinche  il  suo  lavoro  generalniente  degno 
di  inolta  lode  non  cada  in  alcune  parti  sotto  giusta  ceii- 
sura  o  di  oscurita  o  di  poca  precisione.  A  pag.  17  leg- 
gianio :  "  Unico  essere  il  genere  deirassentimento ,  e  col 
>'  quale  assentiamo  alle  cose  da  contemplarsi,  ed  a  quelle 
1)  die  deonsi  praticare  vivendo  ,  chiarainente ,  come  tutta 
"  volta  comporta  la  natura  di  entrambe.  >>  Qui  crediamo 
die  dopo  chiaramente  sia  per  difetto  di  stampa  mancata 
la  parola  cVmostrate  (perspicue  demonstratis ) ;  e  forse  altresi 
dovreljbe  leggersi :  col  quale  assentiamo  e  alle  cose  da  con- 
templarsi ed  a  cjuelle ,  ecc. ;  che  sarebbe  maniera  piu  chiara 
e  piu  rispondente  al  latino:  et  quo  rebus  contemplandis,  et 
quo  rebus  in  aita  agendis  .  .  assentimur.  A  pag.  2.S  si  legge: 
«  L'  uomo  intiero  adunque  per  la  conteraplazione  deireterno 
»  vero ,  cioe  dello  stesso  Iddio ,  con  mente  pura ,  e  per 
n  r  a  more  dell' eterno  bene,  con  puro  animo^  e  per  1' af- 
»  fetto  di  tLitto  r  uman  genere  verso  T  eterno  bene,  a  Dio 
>i  manifestava  la  retta  umana  natura.  >>  L' ultima  parte  di 
questo  periodo  sara  a  tutti  oscura ,  mentre  il  testo  in  vece 
e  chiarissimo  :  et  diligentia  universi  generis  humani  prce  ceterno 
bono  ,  Deo  ,  rectain  naturam  humanam  celebrabat.  Non  cre- 
diamo finalmente  die  quella  foruiola  Jus  Quiritium  Eoma- 
norum  sia  ben  tradotta  coUe  parole  il  diritto  del  Romaiii 
Quiriti ,  mentre  doveva  dirsl  il  diritto  Quiritario  dei  Jiomani, 
come  fu  gia  praticato  da  altri.  II  tradnttore  persuaso  com'e 
di  avere  alle  mani  un' opera  di  graiide  importanza,  e  dove 
e  gran  bisogno  di  menoinare  possibilmente  coll'  espressione 
corretta  e  precisa  la  difficolta  della  materia,  non  vorra 
certa mente  considerare  queste  nostra  osservazioni  come 
inutili  o  pedantesche.  A. 


La  fisica  dello  Spettacolo  della  natura  dell  abate  Plii- 
che  recata  agli  odieriii  lumi ,  dialoghi  del  doltore 
Bartolomeo  Bizio,  segretario  per  le  scienze  dell A- 
tenco  veneziano,  ecc.-,  tomo  3.°  —  Venezia,  i836, 
presso  G.  Battaggia  dal  fasclcolo  12  al  i-j  {V.  Bi- 
blioteca  italiana,  torn.  83,  pag.  iii.  Luglio  io36). 

L'  autore  avendo  soddisfatto  coi  due  primi  volumi  della 
sua  Fisica  all'  assunto  die  si  era  imposto  di  trattare   delle 


APPENDICE    ITALIXNA.  26 1 

(tffinita,  degli  impnnderahiU ,  e  de'' corpi  inorganici ,  or  viene 
a  soddisfare  all'altro  assnnto  che  e  di  trattare  de' corpi 
orgaiiici ,  cominciando  colT  annunzlato  terzo  volume  a  te- 
ner  discorso  de'  vt^etohill :  T  altro  poi  che  a  questo  e  per 
succedere  trattera  degli  animali.  Porzione  pero  del  volume 
terzo  suddetto  parla  ancora  di  cose  inorganiche;  ecco  in- 
fatti  quali  sono  gli  argomenti  de'  primi  quattro  dlaloghi  : 
I."  le  montagne,  la  fonnazionc  delle  pictre  e  delle  petrifi- 
cazioni ;  -2°  I'  infocamento  centrale ,  i  sollevamend  ed  i  vul- 
cani ;  3.°  le.  pietre ,  i  marmi  e  le  gemme ;  4.°  le  valli  e  i 
terreni.  Vengono  in  seguito  le  trattazioni  hotaniche,  cioe 
il  dialogo  5.°  circa  il  nasclmento  ,  la  nutrizione  e  la  vita 
delle  piante;  6°  il  vario  aspetto  delle  piante  e  di  alcune  loro 
parti;  7.°  ifiori:  8.°  i  fnitti :  9.°  Z?  produzioni  de'  vegetabili. 
Quest' ultimo  dialogo  si  aggira  auclie  intorno  alle  utilita 
che  Tindustria  umana  ritrae  dalle  produzioni  vegetabili; 
e  cosi  discorre  del  pane,  del  vino,  dell'aceto,  del  sapoue, 
delle  vernici  ^  dell'arte  tiutoria,  della  concia  delle  pelli,  e 
d'altri  simili   argomenti. 

Prosegue  bravamente  i'autore  con  il  terzo  volume,  co- 
me gia  fece  co'  precedenti ,  a  batter  1'  orme  del  Pluche  e 
di  chi  eel  diede  volgarizzato  ;  del  Pluche  rendendo  facili 
e  dilettose  le  scientifiche  istruzioni  ,  e  ognora  aiiimaudole 
di  un  dolce  e  pio  sentimento  ;  del  volgarizzatore  usando 
le  eleganti  e  forliite  forme  di  discorso,  di  cui  questi,  me- 
diante  la  sua  versione  ,  fu  s\  lodato  maestro.  Tali  pregi 
delTautore  vieppiii  spiccaoo  nell'annunziato  volume,  quando 
uscito  dair  ardua  trattazione  delle  cose  geologiche,  viene 
occupandosi  nelP  amenissima  risguardante  i  vegetali.  II  brio 
del  dire  risponde  alia  venusta  e  vivezza  del  soggetto,  come 
puo  particolarmente  scorgersl  nella  parte  descrittiva  dei 
pregi  delle   piante  e  della  loro  varieta. 

Nel  percorrere  il  detto  volume  ci  vennero-  all'  occhio 
alcune  cose  meritevoli,  per  quel  che  ne  semlira,  di  emen- 
dazione.  La  composizione  del  feldispato  riferita  a  pag.  i3a 
non  e  giusta  ;  non  e  piii  a  tenersi  per  vero  che  il  mag- 
gior  numero  de'  pescl  fossili  del  Bolca  corrisponda  a  in- 
dividui  che  attualmente  vivono  (pag.  46);  v' ha  delle 
piante  germoglianti  che  non  portano  fuori  di  terra  i  loro 
cotiledoni ;  ne  tiitte  quelle  che  li  portano  fuori  dimostranli 
stecchiti  e  smunti ,  e  perdonli  dopo  avere  dispiegate  le 
proprie  foglie  (pag.  23/ );  non  solo  le  trachee  ma  atiche 


262  APPENDICE   ITALIANA. 

2;li  altri  vasi  de'  vegetabili  si  reputaao  addetti  al  giro 
deir  aria  piuttosto  che  a  quello  degli  umori  (  pag.  2 5a  )  •, 
i  petal:  de'  fiori,  esposti  alia  luce,  non  esalaao  ossigeno 
piii  che  le  foglie  (pag.  364),  ma  anzi  assorbono  ossigeno 
e  invece  esalano  azoto. 

B. 


Elementi  di  storia  natiirale  dl  Edwards  e  Comte  ad 
nso  delle  scuole  di  Francia,  prima  versione  iialiana 
di  Eicole  Marenesi  con  un  indice  etimologico  e 
tavole  in  rame.  —  Milano ,  1887,  presso  Ranieri 
Fanfani,  in  12.°  Fascicolo  priino  del  tomo  primo  (i). 

II  primo  dei  nominati  autori  dell' opera  annunziata,  cioe 
il  sig.  Edwards  ,  pnbblico  de'  pregevolissimi  Elementi  di 
zoologia ,  cui  crescono  pregio  nitide  figure  stampate  ,  a 
molto  comodo  del  lettore  ,  insiem  col  testo  swi  fogli  me- 
desimi  dove  se  ne  leggono  le  descrizinni  ,  e  .e  cose  die 
vi  si  riferiscono.  La  materia,  e  frequentemente  anche  le 
parole  del  fascicolo  suddetto  sono  cavate  fuori  dalla  prima 
parte  dei  citati  Elementi  di  zoologia ,  la  quale  tratta  T  a- 
natomia  e  iisiologia  degli  animali ;  e  pero  quello  e  un  ri- 
strettissimo  compendio  di  questa ,  con  qualche  addizione  ; 
anclie  le  figure  degli  Elementi  di  storia  naturale  sono  per 
la  pill  parte  copiate  da    quelle    degli  Elementi  di  zoologia. 

jj  altro  autore  dell'  opera  annunziata  ,  cioe  il  signer 
Comte ,  cumpilo  de'  raolti  ingegnosi  quadri  inetodicl ,  cosi 
del  regna  animale  come  del  vegetabile ,  quindi  e  persona 
espertissima  in  quel  genere  di  lavori  cui  spetta  T  opera 
stessa,  e  il  sue  nome  e  anch'esso  niallevadore  della  bonta 
della  medesima.  .       , 

B. 


(i)  Quest' opera  sai-a  divisa  in  due  volami;  e  ciascmi  volume  in 
tre  puntate,  composte  cadauna  di  5  fogli  di  stampa  e  di  circa 
5  tavole  in  rame.  II  sommaiio  ,  1'  indice  alfabetico  ed  etimologico 
(che  souo  aggiunte  del  traduttore  ,  il  quale  mmii  anche  il  testo  di 
alcune  sue  note  )  formeranno  un'  ultima  puntata  di  Appeiidice.  II 
prezzo  e  di  cent,  ao  ital.  per  ogni  foglio  ( di  24  pag.),  e  cent.  20 
j)er  ogni  tavola. 


:263 

V  A  R I  E  T  A. 

Salle  strade  ferrate  degli  Stad  Uniti:  contiiiuazione 
dclla  Icttcra  inscrita  nel  prcccdente  fascicolo  di  aprde 
jjag.   144. 

Gli  Stati  deirUnlone  lianno  importato  I'invenzione  delle 
strade  ferrate  dalla  Gran  Brettagna ,  ove  il  magiiilico  cara- 
mino  di  Liverpool  e  Manchester  serve  e  servira  sempre  di 
modello  per  qnesto  stnpeado  ritrovamento  di  accelerata  co- 
municazione.  Abili  iagegneri  farono  appositameiite  spediti 
in  Ingliilterra  ad  assumere  le  piu  minute  e  dettagliate  ui- 
forma^zioni  sa  di  tale  Importante  soggetto.  La  spesa  h\  ge- 
nerosamente  sostenuta  dalle  compagnie  formatesi  per  si- 
mile speculazione  e  uoii  g\a  dal  Governo  degli  Statu  II 
principio  democratico  e  di  lasciar  fare,  di  non  mgerirsi 
nelle  commerciali  iiitraprese  e  di  non  accrescere  le  pro- 
prie  spese  governative  con  assegni  o  sussidj  di  sorta.  Lo 
spirito  di  associazione,  clie  in  America  e  piu  attivo  die  111 
qualunque  altra  parte,  suppllsce  a  questa  impassibilita.del 
governo,    e  i  risnltati   provano   die  ii   principio  e  vantag- 

^'°r)i  fatto  non  fu  die  nel  i83o  die  si  diede  principio  alle 
opere  delle  strade  di  ferro ,  e  gia  gli  Stati  dell'  Umone 
sono  coperti  e  attraversati  in  ogni  verso  da  superbe  strade 
ferrate,  su  cui  scorrono  migliaja  di  velcoli  parte  con  mac- 
chine  locomotrici  a  vapore  ,  e  parte  con  cavalli.  Non  c"  e 
forse  popolo  al  mondo  piu  impaziente  di  ritardo  deirarae- 
ricano.  La  sua  vita ,  i  suoi  pensainenti ,  le  sue  idee  stanno 
tiitte  nel  presente ;  T  aspetto  delP  avvenlre  appena  si  pre- 
senta  alio  spirito  e  non  ottiene  alcuna  grazia  dalla  ritles- 
sione:  appena  1' americano  scorge  e  concepisce  un  punto 
di  materiale  utilitii  (  e  in  c\b  solo  consiste  il  bello  ideale 
della  sua  esistenza),  subito  afferra  i  mezzl  della  esecuzjone, 
e  la  riusclta  e  sempre  eguale  aU'attivita  e  diligcnza  im- 
plegatavi.  Propongasi  ad  mi  americano  una  bella  specula- 
zione,  11  di  cui  successo,  scevro  d' ogni  incertezza  e  d'ogni 
risico,  present!  un  beneficio  immense  fra  4  o  5  anm,  voi 


264  V  A  U  I  E  T  a'. 

lo  vedete  snblto  arretrarsi  e  crollare  taciturnamente  la  te- 
sta :  4  anni  per  liii  sono  uii' eternith;  cd  una  etet'nita  senza 
guadagiio  e  1' Inferno  per  un  Americano.  Non  e  (lunc|ne  da 
niaravigliarsi  se  con  tale  caratteristica  e  dominante  dispo- 
sizione  nazionale  siansi  aperte  ,  quasi  per  incanto,  infinite 
strade  ferrate,  le  quali  accelerando  in  un  modo  inde- 
scrivibile  le  comunicazioni  tra  i  punti  piu  rinioti  ,  hanno 
per  cosi  dire  raddoppiato  la  vita  dell'  uomo  ed  estesa  la 
sfera  delle  sue  speculative  operazioni.  E  tale  rentusiasmo 
con  cui  particolari  e  societa  s'impegnarono  in  siniili  intra- 
prese  ,  clie  appena  possono  indicarsi  localita  ove  non  esi- 
siano  strade  ferrate.  Lo  spirito  pubblico  e  le  borse  dei 
privati  sono  talmente  occupate  da  tali  speculazioni ,  die  se 
ascokate  una  conversazione  di  tre  Americani  per  soli  dieci 
niinuti,  potete  esser  certo  clie  sentirete  almeno  tre  volte 
articolare  Railroad  (  sti-ada  a  guide  di  ferro  ).  Strade  di 
ferro  da  cltia  a  citta ,  da  villaggio  a  villaggio,  strade  di 
ferro  fra  le  immense  carriere  di  carbon  fossile,  di  piombo, 
di  marmo  ;  strade  di  ferro  neir  uiterno  stesso  delle  grandi 
manifatture  ^  guide  di  ferro  conducono  persino  nei  niagaz- 
zini  dei  privati  le  pesanti  balle  di  mercanzia  che  si  sca- 
ricano  nelle  contrade.  Che  piii?  Nella  casa  penitenziaria  , 
ossia  ergastolo  di  Filadellia  ,  i  corridoi  ,  ove  sono  le  por- 
ticine  di  480  celle  de' condannati ,  sono  tutt' alTingiro  cir- 
condati  da  una  specie  di  sbarra  di  legno,  e  sulle  due  sbarre 
paralelle  si  fix  scorrere  un  veicolo,  colla  stessa  teoria  delle 
strade  ferrate  ,  onde  recare  i  viveri  a  tutte  le  cellette  di 
que'  poveri   disgraziati. 

Non  e  niio  proposito  d'  indagare  se  un  tale  eccesso  di 
speculazione  diretto  a  questo  solo  oggetto  sia  per  essere 
di  un  gran  giovaniento  all'  interesse  generate  del  paese  ; 
agli  economisti  stara  il  dimostrarne  la  somma  utllita  ge- 
nerate ,  ed  agli  oppositori  di  M.  Say  d'  impugnare  il  be- 
neficio  delle  macchine.  Egli  e  pero  evidente  che  il  gran 
numero  di  braccia  clie  si  tolsero  ai  lavori  agricoli  per  ini- 
piegarli  in  queste  costruzioni ,  clie  le  ingenti  somnie  di  da- 
naro  clie  con  tanta  avidita  furono  dai  particolari  impiegate 
in  queste  intraprese,  hanno  certamente  contribuito  non 
poco  a  rendere  piii  pericolosa  1' attuale  crisi  commerciale, 
ed  a  peggiorare  la  niomentanea  condizione  del  popolo. 
Mentre  1'  universale  attenzione  di  questi  paesi  si  rivolse 
alle    bnllanti    speculazioni    di    canali ,  battelli  a  vapore  e 


V  A  R  I  E  T  a'.  a65 

strade  dl  ferro ,  1'  agricoltnra  ,  la  sola  ,  la  vera  sorgente 
d'  ogni  produzioiie  ,  T  agrlcoltura  languisce  e  va  tuttora  de- 
perendo.  Mentre  con  pochi  dollarl  si  divorano  le  immense 
distanze,  che  separavano  una  citta  dall' altra ,  il  basso 
popolo  esaspei-ato  dal  bisogno ,  inferocito  pel  monopolj 
])ancarj  ,  si  porta  agli  eccessi  della  disperazioiie  ,  assale  e 
sfonda  i  magazzliii  delle  iarlne  e  le  sperde  nelle  vie ,  cre- 
dendo  in  tal  modo  rimpicciolire  il  prezzo  del  pane  e  delle 
vivande. 

Si  contano  1600  niiglia  da  Boston  a  New-Orleans  ^  ora 
si  fa  rjnesto  viaggio  per  mare  e  s'  impiega  a  tempo  ordi- 
nario  da  18  a  33  glorni.  Ira  podiissuni  anni  questa  im- 
niensa  linea  sara  occupata  da  strade  ferrate  condncenti  da 
baja  in  baja,  da  fuime  a  fiume,  le  quali  otiViranno  agli  Ame- 
ricani  sempre  aflVettati ,  le  ali  delle  niacchine  locomotive, 
laddove  i  battelli  a  vapore  chiuderanno  le  proprie.  Non  e 
gia  questo  un  progetto  nell'aria,  e  nn  fatto  gia  quasi  rea- 
lizzato.  Gia  esiste  la  strada  di  ferro  da  Boston  a  Provi- 
dence :,  da  questa  citta  fmo  a  New-York  scorrono  quoti- 
diananiente  due  battelli  a  vapore.  Da  New-York  a  Filadel- 
fia  ,  per  ovviare  all'  inconveniente  del  ghiacci  invernali  che 
impediscono  ai  battelli  a  vapore  la  navigazione  dell'IIudson 
e  della  Delaware  per  qualche  niese,  si  sta  costruendo  non 
una  ma  due  strade  di  ferro,  che  saranno  itltimate  fra  qual- 
clie  mese.  Da  Filadelfia  si  va  a  Baltimora  per  la  Delaware 
e  il  Chesapeake,  e  in  parte  sulla  strada  ferrata  da  New- 
Castle  a  Frenclitown  in  sole  otto  ore :  da  Baltimora  la 
strada  di  ferro  conduce  a  Wasliington,  cnpitale  dell'Unione, 
in  sole  due  ore.  Da  Washington  a  Blakely ,  nella  Carolina 
settentrionale  ,  ci  sono  28  leghe  di  strada  ferrata  in  at— 
tualita  di  servizio  ;  gia  si  sta  costruendo  il  rimanente  tratto 
che  deve  congiungere  Richmond,  capitale  della  Virginia  col 
flume  Potomak  ,  e  questo  fiume  mette  appunto  a  Washing- 
ton ,  passando  al  picde  del  mome  Vernon ,  ove  una  tomba 
modesta  racchiude  i  resti  del  piii  grand' uomo  deirAmerica, 
di  Giorgio  Washington.  Se  si  discende  in  battello  a  vapore 
la  Cliesapeake  fmo  a  Norfolk,  la  s'  incontra  un"  altra  strada 
ferrata  di  3o  leghe ,  che  conduce  fino  a  Blakely  ed  anche 
piu  oltre.  Da  quest'  ultima  stazione  lino  a  Charleston  ,  la 
strada  e  un  po'  lunga ,  ma  non  importa  ^  1' attivita  ameri- 
cana  vincera  ogni  ostacolo ;  una  numerosa  corporazione  di 
capitalist!  e  gia  all'  impresa  e  qitanto    prima    n^  contera  i 

Blbl.  Ital  T.  LXXXVI.  18 


:266  V  A  R  I  E  T  a'. 

vistosi  dividendi.  Da  Charleston  una  strada  di  fcrro  di  56 
leghe  va  fino  ad  Augusta  nella  Georgia ,  solo  riniane  una 
lunga  tratta  da  Augusta  a  Montgomery :  da  qui  il  battello 
a  vapore  discende  TAlabaina'  sino  a  IMobile  ,  e  se  temete 
il  mal  di  mare  per  arrischiarvi  da  Mobile  a  New-Orleans 
attraverso  il  golfo  del  Messico ,  non  vi  affannate  percio  , 
giacche  una  buona  strada  di  ferro  vi  dispensa  dal  rendere 
omaggio  alia  memoria  del  gran  Cortez. 

Lo  Stato  di  Pensilvania  che  appena  arriva  a  una  popo- 
lazione  di  un  milione  e  mezzo  ha  gia  i3o  leghe  di  stiade 
ferrate,  senza  contare  altre  importaati  strade  costrutte  nei 
piccoli  Stati  di  Wuova  Jersey  e  della  Delaware  coi  capi- 
tali  sovvenuti  dagli  speculator!  di  Filadelfia. 

La  strada  ferrata  di  South-Amboy ,  neila  Nuova-Jersey, 
arriva  sino  a  Camden  ,  borgo  situato  salla  riva  della  De- 
laware ,  precisamenre  di  coutro  a  Filadelfia :  e  quasi  una 
retta  linea ,  le  sue  curve  sono  pochissime  e  di  un  raggio 
sempre' maggiore  di    1800  piedi ;    le  iuclinazioni   sono   per 

10  pill  di  20  piedi  al  mlglio.  Le  guide  (  rails  )  sono 
di  ferro  battuto ;  ogni  pezzo  e  lungo  16  piedi,  largo  2 
pollici  e  i/s  al  vertice,  3  e  1/4  nel  mezzo,  e  alto  3  pollici 
e  i/a.  II  collo  e  grosso  '/a  polllce ,  per  ogni  3  piedi :  pe- 
sano   39   libbre  e   ''jioi  aioir  da  poids. 

Nel  solo  Stato  di  Nuova-York  si  contano  5o  strade  fer- 
rate parte  gia  in  servizio  e  parte    tuttora    in  costruzioue. 

11  capitale  impiegato  o  destinato  per  dette  opere  dalle  di- 
verse coiupagnie  monta  a  dollari  34,655, 000  ,  pari  a  mi- 
lanesi  lir.   242,585,000. 

La  strada  ferrata  di  Mahawk  e  Hudson  fu  la  prima 
ad  essere  costrutta  nello  Stato  di  Nuova  York.  Fa  inco- 
minciata  nel  i83o  mentre  ancora  si  mancava  di  buone  in- 
formazioni  e  di  esperienza  su  qnesto  soggetto  •,  percio  ando 
lentamente  progredemlu  e  costo  molto  danaro  alia  conipa- 
gnia  intraprenditrice.  II  piano  ed  il  profilo  sono  assai  bene 
disegnati  e  giustilicano  la  grave  spesa  che  hanno  cagionato 
i  molti  rialzamentl  di  terra  e  le  scavazioni.  II  montare 
di  tutta  la  spesa,  secondo  il  rapporto  fatto  alia  legislatura 
in  Albany  uel  i832  e  di  dollari  639,908,  compresa  la 
spesa  per  la  costruzione  della  seconda  tratta.  Dovrebbero 
pero  dedursi  circa  dollari  100,000  per  valore  di  terre ; 
nella  sola  citta  di  Albany  compero  la  compagnia  circa  1 3 
acri  di   foudu,   per  uso  di  deposito  dclle  macchine.  carri  ecc. 


V  A  R  I  E  T  A.'.  267 

e  si  sa  a  die  enoruii  prezzi  si  pagano  le  teire  nolle  cittk!!! 
A  Nuova  York  in  certe  localita,  uii  acre  di  terra  scoperta, 
(circa  5  peniclie  luilanesi )  vale  100.000  dollari.  La  lun- 
gliezza  di  qiiesta  strada  presa  da  Schenectady  fino  alle 
rive  deir  Hudson  ad  Albany  e  di  i5  miglia ;  non  ci  sono 
grandi   disceso. 

Quando  occorre  una  escavazione  nelle  asccse,  la  lar- 
gliezza  per  un  dopplo  cammino  e  di  33  piedi ;  quando  si 
richiede  un  rialzamento  ,  la  largliezza  del  livello  e  di  26 
piedi.  La  niaggiore  altezza  de'  rialzamenti  di  terra  e  di  4^ 
piedi.  Alia  prima  ascesa  a  Schenectady,  sotto  al  piano  in- 
clinato,  la  strada  descrive  una  curva  di  circa  lo  catena  su 
di  un  raggio  di  700  piedi.  C  e  una  curva  alia  testa  d'ogni 
piano  inclinato ,  di  circa  8  catene  cadauaa  ,  su  di  ua  rag- 
gio di  1 100  piedi.  Fra  qneste  due  ci  sono  altre  due  curve, 
una  su  di  un  raggio  di  4,200  piedi,  hmga  9  catene  e  I'al- 
tra  su  di  un  raggio  di  2  3, 000  piedi  e  lunga  6   catene. 

I  travicelli  die  attraversano  la  strada  e  su  cui  posano 
le  barre  di  ferro  ,  hanno  7  poUici  di  diametro  e  8  piedi 
di  lungliezza. 

Dadi  di  pietra  dura  rozzaniente  spianati  e  di  2  piedi 
cubici  ciascuno  sono  posti  alia  disUinza  di  circa  un  metro 
Tun  dalTakro,  e  su   qnesti  riposano  i  travicelli  trasversali. 

I  riiils  ossla  le  guide  di  terro  hanno  9/io  per  2  '/-  pollici, 
colla  curva  superiore  arrotondata  larga  i  7/8  poUici.  Qne- 
ste bari-e  sono  inlitte  sopra  altre  guide  di  legno  di  pino 
rosso  di  6  pollici  quadrati.  La  distanza  tra  una  guida  e 
r  altra  e  di  4  piedi  e  9  pollici.  La  massima  elevazione 
della  strada  al  disopra  dell'' Hudson  e  di  335  piedi.  H  piu 
della  spesa  fa  assorbito  nel  roinpere  e  minare  grossi  massi  e 
il  ceppo  che  s' incontro  nelT  escavazione.  Vi  sono  dne  mac- 
chine  stazionarie  ,  ognuna  alle  dne  estreniita  della  strada. 
Per  lo  pill  si  fa  viso  dl  raacchine  locomotrici  ,  qnantun- 
qite  vi  corrano  anche  niolti  veicoli  con  cavalli. 

La  piii  graudiosa  e  forse  la  piii  raagniiica  di  tiUte  le 
strade  ferrate  deU' Unioue  c  quella  destinata  a  mettere  da 
Nnova  York  al  lago  Erie ,  cssa  e  tuttora  in  costrnzione. 

La  compagnia  stabilila  per  questa  intrapresa  fu  dalla 
legislatura  incorporata  nel  i832  con  un  capitale  dl  dol- 
lari 10,000,000.  Una  tratta  continua  della  strada,  sten- 
dendosi  dal  villaggio  di  Deposit,  contea  di  Delaware,  fino 
alia    Ijocca    di    Calicoon-trcck ,    ncUa    contea    di  Sullivan, 


268  V  A  K  I  E   T  a'. 

Innga  4  miglia  e  mezzo,  luiigo  il  margine  del  fmme  la 
Delaware,  fu  appaltata  per  la  sua  materiale  livellazioiie  e 
pei  movinienti  di  terra,  e  1' opera  s' incomincio  nel  i835. 
Dal  rapporto  presentato  alia  legislatura  dello  Stato  dal- 
I'ingegnere.  dl  essa  strada  si  hamio  le  segnenti  indicazioni. 
I  confini  natarali  delle  valii  die  sono  segiiiti  driUa  strada  , 
serviranuo   a   dividerla  in   6    grandi   scompartlmeiiti. 

I.   Divisione   dell' Hudson,   lunga   yS    miglia   e   mezzo. 

3.  Divisioae  della  Delaware    ii5   miglia. 

3.  Divisione  della  Susquehannah    i63   miglia  e  mezzo. 

4.  Divisione   di   Genesee   37    miglia. 

5.  Divisione  degli  Alleghany   83    miglia. 

6.  Divisione  del  lago  Erie,  die  comprende  la  corta  ma 
rapida  discesa  al  lago  Erie ,  11  piano  inclinato  ed  1  due 
rami,  1' uno  a  Portland  lungo  9  miglia,  e  T  altro  a  Dun- 
kirk die  e  di  otto  miglia  e  mezzo.  la  tutto  sono  miglia  5o5. 

Le  ascese  nella  maggior  parte  del  cammlno  sono  da  5 
a  3o  piedi  per  miglio,  e  non  eccedono  mai  i  60  piedi , 
eccettuato  il  passo  delle  vette  Alleganiche  die  formano  i 
llmitl  naturali  delle  sei  grandi  divisloni.  Soltanto  alia  di- 
scesa al  lago  Erie  sara  necessaria  una  macchina  stazlona- 
I'ia.  Le  curve  sono  generalniente  assal  comode^  nessuna  ha 
meno  di   5oo  piedi  di  ragglo. 

La  spesa  del  movinienti  di  terra,  llvellazlone  e  compera 
del  fondo  per  lo  spazio  di  222  miglia  e  3y,j^  tra  il  fiunie 
Hudson  e  Binghamton,  suUa  Susquehannah,  montano  a 
dollar!  i,55i.f)83,  facendo  nn  adequato  di  dollar!  6,968 
per  miglio,  e  pef  260  miglia  e  1/4  tra  la  Susquehannah 
ed  il  lago  Erie,  dollari  1,1 65,586,  ossia  doUari  4,478  per 
miglio.  Totale  su  una  tratta  di  miglia  483  dollari  2,717,518, 
ossia  in  adequato  dollari  5626  per  miglio.  Tale  spesa  com- 
prende anche  le  opere  di  ponti ,  ripari ,  coperti ,  acqui- 
dotti ,  ecc. 

Totale  dl   spese   sopra  calcolata dollari    2,717,518 

Aggiungasl  11  10  per  100  spese  imprevlste  .  »  o.'ji^'jSi 
Rails,  ossia  guide  dl  ferro  Inlisse    sul  legno  a 

doUari   3,400   per    miglio >>    1,642,200 

Spese  d'ingegneri  al  3  per  100  snlle  dette  spese  "        130,791 


Somma  totale  dollari   4,762,260 
pari  a   milancsi   lir.    335335;82o. 


V   .V  R  I  K  T   .\'.  269 

La  strada  e  intersecata  da  molti  rami  laterall  e  da  ca- 
nali  in  gran  quantita ,  die  comunicheranuo  gl'  imraensi 
vantaggi  di  qnesta  magnifica  intrapresa  ad  nna  estensione 
incalcolabile  di  territory ,  die  mancano  ora  di  pronte  co- 
municazioni  coi   mercati  delle  grandi  citta. 

Strade  ferrate  per  veicoU  tiratl  da  cavulli. 

La  prima  cosa  da  determinarsi  nella  costrnzione  di  una 
strada  ferrata  e  La  qualita  della  forza  die  vi  si  vuole  usare 
se  a  vapore  o  con  cavalli.  Egli  e  conveniente  di  non  ser- 
virsi  di  cntranibi  i  sovrindicati  due  mczzi  sulla  stessa  strada, 
giacdie  la  graduazione  convenevole  a  ciasdieduna  di  qiie- 
ste  due  forze  e  diversa  :  perche  la  mnrcia  piii  lenta  del 
cavalli  presenta  spesso  un'  ostruzione  alle  maccliine  loco- 
motrici ,  e  cagiona  ritardi  e  perdlte  di  tempo :  perche  le 
strade  iinicamente  percorse  da  cavalli  esigono  materiali  e 
stromenti  meno  forti,  e  qiiindi  si  possono  costrnire  ad  assai 
niiglior  prezz.o  :  in  fine  perche  il  calpestio  de"  cavalli  co- 
pre  faciluiente  di  polvere  e  sassolini  le  guide  ferrate,  e 
in  tempo  umido  vi  si  forma  un  fango  tenace  die  impe- 
disce  r  immediato  contatto  delle  ruote  coi  rails  ossia  colle 
guide. 

Nelle  strade  destinate  a  cavalli  sara  necessario  di  ben 
considerare  la  scelta  del  cnmmino  die  vuolsi  percorrere  da 
un  sito  ad  un  altro,  ed  il  modo  di  graduazione  che  sara 
adattato  all'  uso  piu  vantaggioso  de'  cavalli,  avuto  riguardo 
alia  loro  forza  ed  alle  distanze  die  dovranno  percorrere. 
Trovato  il  termine  medio  della  forza  die  un  cavallo  puo 
impiegare  in  un  giorno  o  per  un  dato  numero  di  ore,  con- 
verrebbe  conoscere  quale  sia  la  piu  gran  forza  die  un  ca- 
vallo put)  impiegare  per  una  certa  distanza ,  senza  verun 
pericolo  od  inconveniente ,  in  modo  da  poter  fissare  la 
massima  declivita  che  si  puo  lasciare  a  nna  strada,  sulla 
quale  devono  correre  gravi  pesi.  Un  cavallo  in  Lighilterra 
fu  veduto  a  portare  sulla  sua  schiena  1282  libb.  di  peso 
(  libbre  di  16  once),  per  lo  spazio  di  8  miglia  senza  fer- 
marsi  ;  ma  non  potra  sostenere  in  un  qualche  modo  a  per- 
pendicolo  un  peso  tanto  forte  quando  e  sospeso  su  di  una 
carrucola,  come  lo  porterebbe  sulla  scliiena.  Si  ritiene  ge- 
neralmente  che  la  forza  di  un  cavallo  arrivi  a  portare, 
tirando  un  veicolo ,  nu  peso  da  600  a  900  libbre  facendo 
4  miglia  per  ora  e  lavorando  8   ore    nel   giorno.    Affinche 


270  V  A  R  I  F.  T  A  . 

pero  i  cavalli  possano  tirare  consiilercvoli  cariclii  e  dii- 
rare  Inngo  tempo  ncl  viaggio,  e  neccssario  die  la  stradn 
sia  in  nn  perfetto  livello,  ed  cvitare  assolutamcnte  ogni 
onclulazione  o  irregolarita  nclF  orizzonte  della  strada.  Le 
gravi  spese  die  esigono  i  molti  inovimeiitl  di  terreno,  per 
adattarsi  ai  livclli  delle  strade  servile  da  cavalli ,  snpe- 
rano  di  gran  lunga  quelle  per  le  strade  percorse  da  mac- 
cliine  a  vapore ,  ove  non  e  necessaria  una  si  diligente  ed 
esatta  livellazione.  Le  prime  i3  niiglia  della  strada  ferrata 
di  Baltimora  ed  Ohio  hanno  costato  50,000  doUari  al  mi- 
glio,  senza  la  spesa  del  rails,  mentre  non  si  sareljbero 
spesi  die  dollar!  2000  al  miglio ,  se  si  fossero  assecondate 
le  varie  ondulazioni  de'  terreni  attraversati.  E  per  que- 
sto  niotivo  die  gli  Americani  non  si  servono  piu  di  cavalli 
sulle  strade  ferrate ,  die  per  le  piccole  tratte  ed  ove  non 
si  devono  trasportare  carichi  iiiolto  voluminosi  ed  ingenti. 
Per  le  grandi  strade  di  comunicazione  tra  citta  e  citta , 
tra  fiume  e  fiume,  tra  baja  e  baja  si  preferiscono  le  mac- 
diine  locomotrlci  a  vapore. 

I  carri  tirati  da  cavalli  non  servono  per  lo  piu  che  pel 
trasporto  delle  persone  e  hen  rare  volte  per  la  condotta 
delle  merci ;,  quindi  1  pesi  die  gravitano  sui  rails  non  soiio 
niai  molto  considerevoli.  Quindi  P  economia  tanto  necessa- 
ria in  simili  costruzioni  ha  suggerito  di  sostitnire  ai  rails 
di  fcrro  delle  guide  di,  legno ,  oppure  guide  di  legno  rico- 
perte  alia  sola  loro  sommita  da  una  semplice  e  sottile  la- 
mina di  ferro.  Le  guide  di  legno  sono  generalmente  fatte , 
ponendo  prima  dei  travicelli ,  dormigUoni  o  madricri  di  le- 
gno da  4  a  6  pollici  in  quadratura ,  attraverso  la  strada, 
alia  distanza  di  3  o  4  piedi  gli  uni  dagli  altri  ,  ed  attac- 
cando  le  dette  guide  di  408  pollici  C(uadrati  sui  dormi- 
glioni  col  mezzo  di  sbrigli  che  attravcrsano  perpendicolar- 
mente  la  guida  e  si  infiggono  nel  travetto  trasversale.  Op- 
pure  si  pratica  nei  niadrieri  un  intaglio,  nel  quale  s' in- 
castra  la  guida ,  la  quale  e  assicurata  con  chiavi  a  cuneo 
pure   di    legno. 

II  cedro  rosso  tanto  coinune  necli  Stati  del  Nord,  legno 
facile  a  lavorarsi ,  e  che  e  di  una  lunga  durata  ,  e  quelle 
che  si  preferisce  pei  travicelli.  Per  le  guide  vi  si  fa  uso  di 
querela  bianca  bene  staglonata.  Sono  di  diversa  dimensione 
secondo  le  viste  degPintraprenditori  e  secoiido  il  niaggiore 
o  minor  peso  che  devono  sosteiiere.  Alcune  hanno  3  pol- 
lici di  larghezza  e  5  di  grossezza  ,   altre   ne  hanno  4  per  6. 


I 


V   A  R  I  E  T   A  .  271 

Incrodatnra  tanto  per  le  rntaje   scrnjiUci    die  per  le  cloppie. 

Sulle  strade  a  due  guide  semplici  e  essenziale  di  avere 
metodi  fncili  per  sortire  dalle  carrlere  nei  luoghl  ove  i 
veicoli  s' iiicontrano  e  nelle  strade  a  guide  doppie  per  pas- 
sare  da  desira  a  sinistra  o  viceversa.  Questo  uietodo  e  as- 
sai  semplice  tanto  su  di  una  seiiiplice  rotaja  a  due  guide, 
nel  caso  clie  due  veicoli  s' incontrino  in  direzioni  opposte, 
quanto  su  di  una  strada  a  doppia  rotaja.  Nei  luoghi  desti- 
nati  ad  incontrarsi  i  carri  ed  ove  per  lo  piu  si  arrestano, 
sia  per  cambiare  i  cavalli,  die  per  prendere  acqua  e  le- 
gna  per  le  maccbine  ,  c' e  una  guida  movibile ,  la  quale 
essendo  mossa  lateralmente  contro  la  parte  della  guida 
esteriore ,  cbiudera  il  passaggio  diretto  ed  obbligbera  i  carri 
a  mettersi  nelP  altra  carriera.  Quando  si  desidei'a  cbe  i 
carri  seguitino  il  lore  cammino  direttamente ,  il  passaggio 
dalla  guida  indicata  alia  guida  principale  si   lascia  aperto. 

Strade  di  ferro  dest'mcite  idle  maechine  a  vcipore. 

GFingegneri  'americani  nel  casi  in  cui  lui  perfetto  li- 
vello  e  impossiliile  a  conservarsi  nell'. andamento  delle  stra- 
de, preferiscono  di  mantenere  un  orizzonte  leggermente 
ondulato  alle  lungbe  ascese  e  discesc  ^  peroccbe  le  capa- 
cita  della  maccbina  a  vapore  sono  tali  ,  cbe  un  tondo  o 
serbatojo  di  vapore  puo  essere  accumulato,  nientre  la  mac- 
cbina e  i  carri  discendono  un  pendio  di  una  discreta  lun- 
gbezza ,  tratti  dalla  loro  stessa  gravita ,  per  abilitare  poi 
la  maccbina  a  sormontare  1'  ascesa  cbe  segue  con  vigore 
ed  ispeditezza.  Ma  se  le  discese  sono  lungbe,  si  e  obbli- 
gati  a  lasciar  sortire  il  fuoco  ed  a  consuraare  il  vapore 
per  la  via  della  valvola  di  sicurezza. 

Siccome  poi  e  piu  diflicile  di  costruire  i  carri  per  le 
maccbine  a  vapore  cbe  non  sono  1  carri  comuni ,  cost  per 
fare  corti  giri  senza  danno  e  senza  grave  sforzo  tanto  dei 
veicoli  cbe  delle  guzVZe,  e  preferibile  di  fare  le  strode  piut- 
tosto  diritte. 

Si  e  Inngamcnte  disputato  sul  nilglior  modo  di  determi- 
nare  T  ascesa  di  erte  acclivita ,  ed  e  certamente  una  ri- 
cerca  degna  d"  interesse  quale  sia  il  sommo  grado  di  ascesa 
amniissibile.  Per  sujxrare  le  acclivita  furono  inventati  di- 
versi  nictodi ,  di  cui  Tuno  lo  fu  dal  signer  Blenkinsop  di 
Leeds  (  Ingbiltcrra  )  ed  e  di  ottenerc  il  moto    progressivo 


373  V  A  n  r  E  T  A  . 

della  macchina  col  mezzo  dl  una  ruota  addentata  clie  scor- 
resse  su  guide  pure  addentate.  Un  altro  iiietodo  e  quelle 
inventato  da  Chapman  di  una  catena  attaccata  sulla  som- 
mita  della  collina  ^  e  discendente  sino  alia  sua  falda  ,  per 
mezzo  della  quale  la  macchina  ascende  ajutata  da  adden- 
tature  die  scorrono  negli  anelli   della  catena. 

La  spesa  pero  di  simili  metodi  e  la  niaggioi-e  frizione  che 
cagionano  ne  ha  impedito  T  use  generale.  Si  crede  prefe- 
ribile  di  graduare  la  strada  in  mode  che  i  veicoli  possano 
ascendere  coU'adesione  delle  ruote.  Qnando  le  luote  sono 
mosse  dalla  macchina,  esse  devono  scorrere  suUe  guide  o 
rotolare  libei-e  fuori  delle  guide  stesse  :  e  quando  poi  il 
peso  e  I'ascesa  richiedono  minor  forza  per  ascendere,  della 
equivalente  alia  frizione  clie  si  opererebbe  collo  scorri- 
mento  delle  ruote  suUc  guide,  i  carri  possono  andare  avanti 
liberamente :  lua  se  il  peso  eccede  la  frizione  cagionata 
dallo  scorrere  delle  ruote  della  macchina  sulle  guide ,  al- 
lora  i  carri  si  fermeranno ,  e  solo  si  aggireranno  le  ruote 
della  macchina  ,  senza  procedere  piii  oltre.  E  dunque  in- 
dispensabile  di  assicurarsi  quale  sia  1'  ammontare  deU'ade- 
sione  sulle  guide,  ed  in  qnal  modo  si  puo  ottenere  la  mag- 
giore  adesione  ;  e  quindi  graduare  la  strada  in  conformita, 
affinche  i  dati  pesi  possano  essere  senz'  ostacolo  trasportati. 

Dai  calcoli  fatti  da  esperimentati  ingegneri  si  ottenne  il 
seguente  risultato  : 

1.  Sopra  guide  larghe  2  pollici  si  ottiene  un'  adesione 
equivalente  a  3o5  libbre  inglesi  per  ogni  ruota  della  mac- 
china. 

2.  Sopra  guide  di  3  pollici  si  ha  un''  adesione  di  482 
Ilbhre  e  mezzo.  Se  il  carro  delta  macchina  avra  6  ruote 
ben  connesse  col  macchinismo  stesso^  1' adesione  totale  sara 
di  libbre  3745  se  le  guide  sono  larghe  3  pollici,  e  di 
libbre    i83o   se  le  guide  non  sono  che  di  3    pollici. 

Se  il  carro  della  macchina  non  ha  che  4  ruote  connesse 
e  aggirantisi  col  macchinismo  stesso,  allora  I' adesione  sara 
di  libb.  i83o  pei  rails  di  3  pollici  e  di  sole  libb.  1230 
pei  rails  di   a   pollici. 

Se  il  peso  totale  dei  carri  della  macchina  ed  il  carico 
che  portano  fosse  di  4.5  tonnellate  ,  con  6  ruote  alia  mac- 
china, oppure  di  3o  tonnellate  con  sole  4  ruote,  le  mac- 
chine  pesando  4  tonnellate  e  1/2  nel  primo  caso  e  3  ton- 
nellate nel  secondo  ,  la  maggiore  ascesa    possibile   sara  di 


V  A  n  I  E  T  a'.  2-'3 

nn  piede  sopra  67  ' /^  di  canuuino,  ossia  di  79  '/a  piedl 
per  niiglio  ,  quando  i  rails  slano  larglii  3  pollici.  —  Che 
se  i  rails  sono  plu  stretti ,  o  F  ascesa.  piii  forte  ed  erta, 
il  peso  dovra  esscre  ridotto  nella  stessa  proporzlone. 

L'  uso  e  la  comodita  di  far  sempre  partire  la  caravana 
dei  veicoli  alia  stessa  era  e  di  farla  fennare  a  determi- 
nati  posti  per  preudere  acqua  e  Icgna ,  lia  fatto  si  clie  si 
risparniino  le  doppie  guide,  le  quali  raddoppiano  quasi  la 
spesa  di  una  strada  ferrata.  Le  caravane  partite  da  due 
siti  opposti  s' incontrano  sempre^  con  pochi  minuti  di  di- 
Vario  alle  stesse  stazioni  ,  eve  si  sono  praticate  le  incro- 
ciature  a  doppia  guida.  Chi  e  prime  ad  arrivare  aspetta 
r  altro  ,  e  la  perdita  di  tempo  e  sempre  brevissiina. 

II  rail  5  ossia  la  guida  di  ferro  attualinente  adottata  per  la 
massima  parte  delle  strade  e  quella  inventata  da  Jessop 
fino  dal  1789,  e  die  gl' Inglesi  chiamano  edge-rail ,  ossia 
guida  ad  orlo  o  guida  a  risvolto.  Questa  guida  e  molto  pro- 
fonda  per  accrescere  la  forza  in  proporzione  del  peso. 
S' ingrossa  alquanto  al  fondo  per  accrescere  la  forza,  e  si 
dilata  al  vertice  aftine  di  presentare  mia  piii  larga  snper- 
ficie  alle  ruote  dei  carri.  —  Da  principio  queste  guide  si 
facevano  di  ferro  fuso  della  lunghezza  di  3  a  4  piedi.  Pero 
nel  1820  il  sig.  John  Birkinsliaw  ,  inglese ,  trovo  il  modo 
di  fabbricarii  della  forma  richiesta  con  ferro  battuto,  cio 
che  e  prefeiiliile,  perche  men  facile  a  spezzarsi ,  e  per- 
che  si  richiede  soltanto  la  meta  del  peso  del  ferro  fuso. 
Le  barre  ossia  guide  di  ferro  fuso  pesano  ordinariameute 
56  libb.  inglesi  ogni  3  piedi,  mentre  quelle  di  ferro  bat- 
tuto pesano  solo  28  liblj.  Un  altro  grande  vantaggio  si  e 
die  in  quest' ultimo  niodo  si  fanno  della  lunghezza  da  i5 
a  18  piedi  ,  e  cosi  stendonsi  sopra  molti  massi  o  sostegni, 
e  si  diminuiscono  le  giunture  ,  e  per  consegueiiza  il  peri- 
colo   di   scosse   recate   ai   veicoli   e   altresi   diminuito. 

Le  guide  sopra  descritte  riposano  sopra  una  Scarpa  di 
ferro  fuso,  e  queste  scarpe  sono  infitte  e  assicurate  sopra 
massi  di  sasso  rozzamente  quadrati.  La  ganascia  della  scarpa 
sorpassa  i  lati  della  guida  ,  la  quale  e  asslcurata  col  mezzo 
di  uno  sbriglio  che  attraversa  V  una  e  1'  altra.  L'  uso  pero 
dei  massi  di  pietra  quadrati  e  adottato  soltanto  pei  terreni 
troppo  inolli  e  facili  a  scomporsi.  Ho  osservato  nella  mas- 
sima parte  delle  strade  ferrate  che  ho  finora  percorse  che 
il  legno  era  di  un  sufliciente    sostegno    alle    guide   ferrate. 


2  74  V  A  R  I  E  T  A  . 

Tutt'  al  pill  si  niettono  piu  viclni  1  madrieri  trnsversali , 
e  talvolta  ancora  questi  travetti  di  traverse  sono  sovrappo- 
sti  a  tre  linec  di  altri  madrieri  che  sono  interrati  longi- 
tudinalmente. 

Merita  una  particolare  osservazione  11  modo  celere  ed 
assai  economico ,  con  cui  gli  Americanl  costruiscono  le 
lore  strade  ferrate.  Di  fatto  in  un  paese  ove  il  nnmerario  e 
scarso  e  V  interesse  dei  capitali  altissimo ,  ove  la  mano 
d' opera  e  qmttro  volte  piu-cara  che  in  qiialunque  paese 
d'Europa,  svanirebbe  affatto  il  beaeficio  di  simili  costru- 
zioni  5  se  non  sapessero  condnrle  a  termine  coUa  minora 
spesa  possibile  ed  in  l^revissinio  tempo.  E  veramente  sor- 
prendente  la  dlfFerenza  che  passa  tra  il  modo  dl  fabbri- 
care  in  Italia  e  quello  che  si  pratica  in  America.  L'  Ita- 
llano  nodrito  in  mezzo  alle  brlUanti  tradlzloni  di  una  glo- 
ria die  non  ha  piu ,  rivolge  i  suoi  pensamenti  a  un  ri- 
moto  avvenlre.  La  vita  dell'Italiano  e  nel  faturo,  le  opere 
sue  sono  per  la  posterita.  Qnlndi  1  grandl  archi,  i  monu- 
menti ,  i  palazzi ,  i  tempj  die  costano  imniensi  tesori  e 
secoli  a  finirsl.  L'Americano  In  vece  non  vede  che  il  pre- 
sente,  T  utile  d'  oggi  domina  tntte  le  sue  vlste ;,  le  idee  sue 
non  si  protendono  a  6  mesi  piii  oltre.  E  percio  che  tntte 
le  sue  intraprese  sono  condotte  con  una  celerita  maravl- 
gliosa :  un  capitale  che  non  frutti  per  un  anno  intiero  fe 
Vina  mezza  bancarotta  per  un  Americano.  La  grande  econo- 
mla  poi  che  si  mette  nelle  costruzloni  accresce  a  dismisura 
i  dividendi  che  sono  aggiudlcatl  agll  azionisti  di  simili  in- 
traprese. Quindl  a  rlsparmio  dl  gross!  massi  dl  pletra  ,  si 
pongono  dei  buoni  dormigllonl  dl  legno  che  costano  assai 
poco ,  e  con  tenue  spesa  si  possono  rinnovare  ogni  otto  o 
died  anni :  la  calce  e  scarsa  e  carlssima,  qulndi  gli  acqul- 
dottl  che  attraversano  le  strade  sono  fattl  colla  massima 
speditezza  con  tavole  di  rovere :  cos'i  pure  tuttl  1  ponti  si 
costruiscono  assai  solldamente,  e  con  pochlssima  spesa,  di 
legno.  Che  importa  poi  se  in  capo  a  lo  anni  bisognera 
fare  una  grossa  spesa  a  rinnovarll;  i  dividendi  dl  lo  anni 
avranno  gia  rlmborsato  due  volte  11  capitale  speso  nella 
priniitiva  costriizlone,  mentre  col  modo  seguito  in  Italia 
nelle  costruzloni ,  appena  si  avra  finita  I'  opera  progettata 
nel  lo  anni,  ed  a  stento  si  rlcaveranno  dopo  gF  Interessi 
assai  modicl  degl'  Ingentl  capitali  Implegati. 


V  A  R  I  E  T   A  .  2 -a 

Ecco  per  esempio  il  prcvcntlvo  prcscmtato  dal  niaggiore 
Wilson  per  una  bcllissiina  strada  da  lui  progettata  a  dop- 
pia  rotaja. 

Guide  di   ferro  hattuto  a  28  libb.  la  jarda  fanno 

88    toiincllate  per  niigiio  a  doll.  65  sono  dollar!  5720.  — 

Ferro  fuso   per  le  scarpe "  83i.  14 

Shrigli  di  ferro  per  assicurare  i  rails  alle  scarpe  »  36.  — 

Dazio  di  entrata  delle  siiddette  merci  lavorate  »  1682.  53 

Dadi  di  sasso "  1834.  7$ 

Sommano  dollar!  10 104.  43 
egnali  a  milanesi  lir.  70781.  3,  non  coinpreso  il  valore  del 
fondo  e  la  spesa  per  movimenti  di  terra,  al  niiglio;  osser- 
vando  clie  la  detta  cifra  si  ridurrebbe  a  poco  piu  della 
meta,  facendo  la  strada  a  guide  semplici.  I  movimenti  di 
terra ,  come  ho  gia  detto  piu  sopra ,  non  importano  mai 
considerevoli  spese.  Si  sa  die  eccettuata  I'immensa  catena 
degli  Allegany  die  non  s' innalzano  mai  piii  di  3400  piedi 
al  disopra  del  mare  ,  e  die  ad  ogui  tratto  preseatano  colle 
loro  ample  e  dellziose  valli  comodissimi  passaggl  da  una 
regione  all'  altra  ,  la  superficie  dcgli  Stati-Uniti  e  come  uii 
vastissinio  piano  leggermente  ondnlato  e  dolcemente  incli- 
nato  verso  alT  oceano.  Quindl  gl'  ingegneri  americani  non  si 
occupano  di  far  grandi  movimenti  di  terra  die  net  casi  di 
colmare  qualclie  Valletta  di  una  sovercliia  rapidita.  nella 
discesa  ,  o  di  solcare  cjualche  colle,  ove  non  convenga  sta- 
bilire  una  macdiina  stazionaria.  Del  resto  le  strade  ferrate 
sono  appena  segnate  da  due  piccoli  fossi  lateral! ,  e  poco 
o  nulla  si  fa  per  togliere  le  ineguaglianze  del  territorio 
percorso. 

Che  un  tale  metodo  seguito  dagli  Americani  sia  gene- 
ralmente  vantaggioso  non  c'  e  piu  ombra  di  dubitazione  , 
e  r  esperienza  ce  lo  dimostra  ogni  giorno.  Le  opere  pub- 
hliche  costrutte  per  pura  utilita  della  comunita  e  del 
commercio,  devono  sempre  tendere  .all' unico  loro  scopo, 
quello  cioe  di  recare  il  maggior  possibile  beneficio  nel  piu 
breve  terniine  possibile  e  col  minor  sacrificlo  di  capital!. 
f(on  e  die  coUa  vicina  prospettiva  di  un  vantnggio  sicuro 
e  vistoso  die  gl!  uomini  s' impegiiano  in  simili -imprese, 
e  una  brillante  cifra  ne!  dividend!  crea  ed  incoraggia  quasi 
sempre  lo  spirito  di  ;'.ssociazione. 


2  76  V  A  R  I  F.  T  a'. 

Sulla  dlsperslone  dclle  due  elcltriclld ,  spcricnzc  del  pro- 
fessore  Giuseppe  Belli.  Contlnuazione. 

I.  Secondo  die  lo  aveva  annunziato  nella  mia  precedente 
Memoria  ( Bibl.  Ital.,  torn.  85.°,  pag.  417),  ho  cercato 
di  estendere  le  sperienze  snlla  dispersione  delie  due  elet- 
tricita  anclie  ai  gas  difFerenti  dall'aria;  nolle  quali  ricerche 
si  compiacque  ajutarmi  il  dotto  chiinico  mio  amico  signer 
Antonio  Kramer,  prestandomi  gentilmente  P  opera  sua  e 
r  uso  del  suo  ricco  gabinetto  cliimico. 

L' apparecchio  di  cui  ci  siamo  serviti  fu  il  seguente: 
Attraverso  al  turacciolo  di  sugliero  AB  (fig.  i.'"" )  si  e  fatto 
passare  il  tubo  di  vetro  CV  contenente  il  sottil  illo  di  pla- 
tino  EF  terminato  in  F  in  una  punta  non  troppo  acuta; 
e  s'  e  altresi  fatto  passare  attraverso  al  niedesimo  turac- 
ciolo il  grosso  filo  d'ottone  GHI  ripiegato  ad  angolo  retto 
in  //,  e  avvolto  di  un  altro  sottil  filo  di  platino  LMN; 
quest'  ultimo  perb  nella  parte  die  corrispondeva  al  turac- 
ciolo era  inserito  in  un  taglio  longiiudinale  ef  fatto  col 
temperino,  e  all' inferiore  estremita  ,  corrispondentemente 
alia  parte  ripiegata  del  filo  d'  ottone,  era  ridotto  in  forma 
di  una  piccola  spirale  N,  piana,  orizzontale ,  a  piii  giri, 
saldata  con  ceralacca  al  detto  filo  d'ottone,  e  dirittaraente 
opposta  alia  punta  F  a  una  distanza  di  quasi  un  centiine- 
tro.  Le  due  basi  del  turacciolo  erano  coperte  di  ceralacca, 
della  quale  erano  pur  rivestite  le  parti  del  tubo  di  vetro 
e  del  lilo  di  ottone  clie  avanzavano  fuori  dal  detto  turac- 
ciolo ,  come  anche  la  parte  inferiore  del  secondo  filo  di 
platino ,  ad  eccezione  della  spirale.  Esso  turacciolo  poi  era 
stato  scelto  in  modo  da  poter  chiudere  esattamente  la  bocca 
di  tin  fiasco  di  vetro  P  QRST  U  destinato  ad  essere  riem- 
piuto  ora  dell' uno  ed  ora  dell' altro  gas. 

Asciugato  diligentemente  il  fiasco ,  introdottovi  ben 
secco  il  sas  die  volevasi  cimentare  e  adattatovi  il  descritto 
turacciolo,  venivano  con  un  elettroforo  caricate  in  piu  due 
boccette  di  Leida  a  otto  o  dieci  gradi  di  un  elettrometro  a 
quadrante ,  ossia  sino  alia  distanza  esplosiva  di  circa  una 
linea.  Quindi ,  bagnata  previamente  con  un  po'  d' acqua 
I'esterna  estremita  E  del  primo  filo  di  platino ,  si  comin- 
ciava  ad  appllcare  a  questa  estremita  il  bottone  dell' una  boc- 
cetta  impugnata  pel  ventre  con  una  raano  leggermente  ba- 
gnata ■,  e  cio  per  far   dissipare    l'  elettricita    positiva    dalla 


V  A  R   I  E  T  a".  277 

punta  F  dl  platino,  la  quale  elettrlcita,  nscendo  da  F  in  for- 
ma di  sprizzo  visibile  neiroscurita,  veiiiva  prima  comuni- 
cata  air  aria  e  da  questa  portata  alia  spirale  N,  da  cui 
raccolta  veniva  trasportata  fuori  del  fiasco  per  mezzo  del 
file  ML;  da  qnesto  filo  passava  qiiiiidi  all"  armatura  esterna 
della  boccetta  e  al  terreno  col  mezzo  dell'  altra  maiio  del- 
I'operatore,  il  quale,  sninto  dopo  applicato  il  bottone  al- 
r  estremita  E  del  priuio  filo  di  platiao  ,  stringeva  la  parte 
esterna  L  del  secondo  filo  colla  suddetta  altra  mano,  bagnata 
anch'  essa  leggermente :  e  si  mantenevano  queste  comunica- 
zioni  per  circa  uii  mezzo  minuto  primo.  Cio  fatto ,  si  de- 
poneva  la  suddetta  prima  boccetta,  si  tornava  a  bagnare 
leggermente  T  estremita  £,  e  le  si  applicava  T  armatura 
esterna  dell" altra  boccetta,  tenendovela  similmente  appli- 
cata  per  la  stessa  durata  di  un  mezzo  minuio  primo,  e 
ritenendo  intanto,  coll' altra  mano  leggermente  bagnata,  la 
parte  esterna  L  del  secondo  filo,  nella  stessa  niaiiiera  di 
poc'anzi^  mediante  il  quale  processo  la  punta  F  disperdeva 
r  eleltricita  negativa,  o  in  altri  termini  assorbiva  fluido  elet- 
trico  dall"aria  contigua,  la  quale  andava  a  riprenderne  dalla 
spirale  iV,  mentre  questa  veniva  continuamente  risarcita  per 
mezzo  della  mano  clie  riteneva  il  secondo  filo  di  platino 
in  L.  Dopo  cio  si  mettevano  separatamente  i  bottoni  delle 
due  boccette  in  comiinicazione  coll'  elettrometro  a  quadrante 
isolato  giii  descritto  nelle  precedenti  Menioriette  ;  e  quan- 
tunque  si  cominciasse  ad  applicare  il  bottone  di  quella 
boccetta  da  cui  si  era  fatta  disperdere  1"  elettrlcita  positiva  , 
si  trovava  sempre  in  questa  un  maggior  residno  clie  appli- 
cando  1' altra  boccetta;  di  maniera  clie  applicando  alterna- 
tivamente  or  I'una  boccetta  ed  or  1' altra,  si  vedeva  l' in- 
dice  muoversi  ora  all'  innanzi  ed  ora  all'  indietro  in  un 
modo   sensibilissimo. 

Ecco  i  particolari  risultamenti  ottenuti  dai  dlversi  gas , 
i  quali ,  come  s'  e  detto,  ebbesi  sempre  la  precauzione  d'in- 
trodurli  asciutti  nel  fiasco   previamente  asciugato : 

Aria   comune —  2°  'fj.  scarsi    +   2°  ^/^  alibondanti. 

Ossigeno —  a    ^fa.  scarsi    +   5  abbondanti. 

Azote —   3  +   3   '/i 

Idrogeno —    i     '/a  +2 

Cloro —   3     i/i  +5  abbondanti. 

Riguardo  all'  acido  carbonico ,  le  esperienze  fatte  pre- 
cedentemente  con  uu  apparecchio  presso  che  simile,  e  gia 


27o  V  A  R  I  E  T   \  , 

acceniiatc   iiella  Memorietta  aiitecedente  (t.  85.°,  pag.   417), 
dieclero —   3°  +5° 

Da  cio  potemmo  concludere  clie  non  solo  nell'  aria 
conmne  e  nel  gas  acido  carbonico ,  ma  eziandio  nei  cjuat- 
tro  gas  semplici  ,  ossigeno ,  azoto ,  idrogeno  e  cloro ,  la 
disperslone  raplda  deir  elettricita  negatlva  ha  Inogo  a  minor 
tensione  di  qaella   positiva. 

Vennero  ripetute  queste  sperienze,  relativamente  ai 
qnattro  gas  semplici ,  il  di  27  dello  scorso  maggio  in  com- 
pagiiia  deirastronomo  Paolo  Frisian!.  E  in  questa  ripetizio- 
ne ,  okre  a  una  pin  esatta  misura  del  tempo,  si  ebbe  Pav- 
vertenza  di  cimentare  ogni  gas  in  due  nianiere,  cloe  i.° 
comiinicando  elettricita  positiva  airinterno  delle  due  bocce , 
e  in  segulto  operando  come  poc' anzl ;,  2.°  dando  loro  elet- 
tricita negativa,  e  toccando  Pestremita  E  del  primo  filo  di 
platino  col  bottone  di  qnella  boccia  della  quale  si  era  usato 
il  ])Ottone  anclie  poc'  anzi ,  e  col  ventre  di  quelP  altra  di  cui 
precedentemente  erasi  pure  adoperato  il  ventre ;  e  cio  affin- 
clie  il  variare  de'  risultanienti  dipeudesse  soltanto  dalla  di- 
versa  natura  dell' elettricita ,  e  non  dalla  diversa  maniera 
di  maneggiar  le  bocce.  Solamente  nel  toccare  V  elettrome- 
tro  s'  incominciava  sempre  da  quella  boccia  da  cui  si  era 
fatta  disperdere  I'  elettricita  positiva  ^  la  quale  pratica  ,  quan- 
tunque  non  sia  atta  a  mostrare  F  esatto  rapporto  numerico 
de' risultanienti,  e  pero  la  piii  adattata  per  assicurare  il  let- 
tore  della  certezza  de'  risultanienti  medesimi.  E  si  trovo 
ancora  clie  T  elettricita  negativa  lasclava  sempre  minore 
avanzo  clie  la  positiva. 

2.  Avendo  considerato  clie  tutti  i  gas  da  noi  adoperati 
sono  elettro-negativi  per  rispetto  al  platino ,  il  che  piio 
mettere  in  dubbio  che  sia  questa  per  avventura  la  ragione 
per  cui  piii  facihiiente  essi  ricevono  da  lui  P  elettricita  ne- 
gativa che  non  la  positiva ,  abbiamo  procurato  di  fare  una 
sperienza  nella  quale  il  corpo  disperdente  1"  elettricita  fosse 
elettro-negativo  rispetto  al  gas  ricevente  T  elettricita  niedesi- 
ma.  Si  e  percio  costruito  un  altro  apparecchio  simile  al  pre- 
ccdente,  dove  pero  il  tulao  di  vetro  CD  era  terminate  in- 
feriormente  in  punta ,  come  viene  indicate  dalla  lig.  2.'^,  e 
dove  il  lilo  di  platino  contenuto  in  esso  tubo  scendeva,  sol- 
tanto sino  a  sporgere  leggermente  dalPapertura  K  del  tubo 
mcdesimo ,  rimanendo  percio  assai  raeno  sporgente  alP  in- 
giii  che  la  pituta  di  vetro  £>  ,■  si  c  bagnata  leggermente  di 


V  A  K  I  E  T  A  .  279 

aciJo  solforico  cotale  punta  tU  vetro,  insieme  coirestreniita 
del  filo  dl  platino  suddetta,  afliache  1' elettrlclta  potesse  ar- 
rivare  da  questo  filo  sino  aircstremita  della  detta  punta  di 
vetro ,  e  da  essa  portarsi  nel  2;as  contenuto  iicl  fiasco ,  ah- 
bandonando  Tacido,  cioe  una  sostanza  elettro-negatlva  ri- 
spetto  al  gas  medesinio ;  e  si  bagno  d'acido  solforico  anche 
la  spir;ile  JV,  alio  scopo  di  rendere  elettro-negative  rispetto 
al  gas  nicdesimo  tutte  quelle  cose  che  poc'anzi  erano  elet- 
tro-positive.  Ed  in  fine  si  e  adattato  rapparecchio  al  collo 
di  un  fiasco,  ov''erasi  introdotto  del  gas  idrogeno  cli' e  il 
pivi  elettro-positivo  de'  gas  semplici.  E  fatta  la  sperienza 
trovaninio  ancora  che  il  residue  dell' elettricita  negativa  fu 
uiinore  di  quello  della  positiva ,  come  era  avvenuto  in  tutte 
le  sperienze  precedeuti  i  cioe  P  elettrometro  segno  —  3°  ^J^  , 

Resta  ora  a  vedere  se  in  tutti  i  gas  i  residui  delle 
due  elettricita  presentlno  o  no  nelle  loro  tensioni  un  nie- 
desimo  rapporto ;  giacche  dalle  sperienze  precedenti  nulla 
si  puo  conchiudere  a  questo  riguardo ,  stante  1'  irregolarita 
deir  elettrometro  adoperato,  e  T  essersi  esso  per  avventura 
orizzontato  diversamente  nel  passare  dalle  sperienze  su  d'ua 
gas  a  quelle  su  d'un  gas  differente.  E  cosi  pure  rimane  a 
vedere  come  si  comporti  un  gas  medesimo  alle  diverse  den- 
sita.  II  die  e  quello  die  procureremo  di  fare  appena  che 
avremo  a  disposizione  un  buon  elettrometro. 

Oltre  alle  precedenti  sperienze  teadenti  ad  accre- 
scere  le  iiostre  cognizioni  sul  presente  argomento ,  io  ne 
lio  fatto  altresi  alcune  altre  che  servono  a  confermare  viep- 
piu  il  fatto  relativamente  all'  aria  comune ,  e  a  mostrar- 
celo  da  altri  aspetti.  E  sono  quelle  die  or  passo  ad  esporre. 
3.  Per  far  conoscere  la  diversa  attitadine  delle  due  elet- 
tricita a  disperdersi  nell'  aria  comune ,  ho  trovato  coino- 
dissimo  il  modo  seguente.  A  una  estremita  di  un  bastone  di 
ceralacca  ho  saldato  per  traverso  un  ago  da  cucire,  in  guisa 
che  da  un  lato  sporgesse  la  cruna  e  dall'  altro  la  punta. 
Quindi  ho  preso  il  mio  solito  elettrometro  a  quadrante  , 
munito  del  suo  conduttore  e  sostegno  di  vetro ,  come  e 
indicato  nella  ligura  al  §  2.°  della  Memorietta  precedente  ; 
r  ho  caricato  in  piu  col  mezzo  di  una  boccetta  di  Leida 
preparata  carica  aquest'uopo;  e  messa  questa  da  banda , 
ho  appoggiato  la  cruna  del  dctto  ago  al  conduttore  uictal- 
lico  anucsso  alio  struiucnto  .,  voliicndo  la  punta  all" infuori. 


aSo  V  A  R  I  E  T  a\ 

e  ritenciido  in  mano  il  bastone  dl  ceralacca :  e  immedlata- 
mente  Telettrometro  scese  cU  alcuni  gradi  e  poi  si  arresto, 
trattenendosi  a  un  numero  di  gradi  taato  minore ,  cjuanto 
piu  I'ago  erasi  applicato  lungi  dairelettroiiietro.  E  rifaceudo 
la  sperienza  senza  verun'altra  diversita  die  di  dare  all'elet- 
trometro  un' elettricita  non  gia  positiva  ma  negadva,  vicli 
die  per  ciascuna  posizione  delP  ago  lo  strumeoio  si  arre- 
stava  a  un  minor  numero  di  gradi  die  nella  sperienza 
precedente.  E  la  prova  si  poteva  alternare  per  moitissime 
volte,  sempre  collo  stesso  esiio. 

4.  A  una  punta  A  di  ottone  alquanto  ottusa  e  isolata  su 
d' un  bastone  di  vetro  (fig-  3.*)  lio  presentato  una  palla 
B  pur  di  ottone  del  diametro  di  circa  un  pollice ,  alia 
distanza  di  circa  un  mlUimetro,  facendo  comunicare  la 
palla  con  un  conduttore  imperfetto  comunicante  col  ter- 
reno  e  la  punta  col  bottone  di  una  boccia  di  Leida  ca- 
rica  o  in  piii  o  in  meno  a  otto  o  dieci  gradi  di  un  elet- 
trometro  a  quadrante.  Con  die  fra  la  punta  e  la  palla 
saltava  una  serie  di  sciutille,  die  finalmente  cessavano  la- 
sciando  ancora  alia  boccetta  una  sensibile  carica.  Rifaceva 
la  sperienza  con  un'  altra  boccetta  carica  dell'  elettricita 
contraria;  e  quindi  esplorava  le  due  boccette  con  uno  stesso 
elettrometro ,  e  trovava  clie  la  boccetta  stata  caricata  in 
piu  conservava  una  maggior  tensione  di  quella  stata  caricata 
in  meno.  Di  die  ecco  quale  spiegazione  io  do ,  ragionando 
col  linguaggio  dell'  ipotesi   di   Franklin. 

Io  ammetto  die  nella  descritta  sperienza  la  diiTusione 
dell' elettricita  avesse  sempre  origine  dalla  punta,  siccome 
quella  in  cul  l' elettricita  o  positiva  o  negativa  comunica- 
tale  si  acciimulava  assai  plix  die  non  la  elettricita  contraria 
die  si  stabiliva  per  induzione  nella  palla  afFacciata.  Quando 
questa  punta  comuaicava  colla  boccetta  elettrizzata  in  piii , 
veniva  il  fluido  elettrico  ad  accumularsi  taliuente  su  cotal 
punta,  in  forza  anclie  dell' influenza  dell' elettricita  negativa 
staliilentesi  per  induzione  nella  palla,  die  riesciva  esso  a 
vincere  la  resistenza  dell'  aria  e  ad  aprirsi  un  passaggio 
fino  alia  palla  medesiiua,  ove  ne  passava  una  quantita  cor- 
rispondente  alia  capncita  della  palla  e  di  quel  tratto  del 
conduttore  imperfetto  fino  a  cui  poteva  l' elettricita  difFon- 
dersi  in  quell' istante  ^  sospendevasi  allora  la  scintilla,  ossia 
il  passaggio  dell'  elettrico  attraverso  all'  aria ,  e  intanto  la 
parte  d'elettrico  coniitnicatasi  alia  palla  sfuggiya  iicl  terreno  , 


V  A  R  I  E  T  A%  a8  I 

implegando  qnalche  piccolo  tempo,  e  lasciando  infine  la 
palla  o  assai  men  carica  o  fors'  anche  elettrizzata  nuova- 
mente  in  rneno  per  induzione.  Cio  arrivato ,  saltava  una 
nnova  scintilla  ,  quindi  una  terza ,  ecc.  continuando  insino 
a  clie  r  elettrico  cessava  di  avere  uella  punta  una  tenslone 
sufficiente  a  vincere  la  resistenza  dell' aria;  dopo  di  che  le 
scintille   si   fermavano. 

Quando  la  boccetta,  e  quindi  anche  la  punta,  erano 
elettrizzate  in  meno,  e  la  palla  lo  era  per  induzione  in 
piu ,  la  punta  tendeva  ad  assorbire  elettrico  dalle  contigue 
molccole  d'  aria  situate  innanzi  a  se  dalla  banda  della  palla, 
nelle  quali  molecole  Tazione  della  palla  contribuiva  a  smo- 
vere  il  lluido  naturale  spingendolo  verso  la  punta.  E  sic- 
come  la  forza  assorbente  era  snfllcientemente  forte,  cosi 
r  aria  era  forzata  a  cedere  eflettivamente  elettrico  alia 
punta ;  le  molecole  aeree  poi  state  private  d'  elettrico  si 
rifacevano  della  perdita  togliendo  fluido  alle  seguenti ,  e 
queste  alle  successive,  fino  a  che  le  ultime  ne  toglievano 
alia  palla  j  e  allora  si  stabiliva  una  corrente  dl  fluido  elet- 
trico dalla  palla  alia  punta ;  la  quale  corrente  durava  in- 
sino a  che  tutta  la  palla  e  una  porzioue  del  coiiduttore 
imperfctto  seco  lei  comunicante  si  fossero  messi  in  equi- 
librlo  coUa  tensione  negativa  della  boccetta.  Allora  cessava 
]icr  un  niomento  la  detta  corrente  o  scintilla ;  ma  in  breve 
il  terreno  restiiuiva  buona  parte  di  fluido  elettrico  al  coa- 
duttore  imperfetto  e  alia  palla,  e  li  tornava  fors'  anche  a 
ridurre  elettrizzati  in  piii  per  induzione,  e  allora  si  tornava 
ad  avere  una  seconda  corrente  o  scintilla,  e  quindi  piia  altre, 
insino  a  che  la  punta  non  avesse  piu  forza  di  togliere  vio- 
lenteuiente  elettrico  all'aria.  Siccoiue  poi,  a  parita  di  tensione 
o  di  graJi  indicati  dairelettrometro,  e  maggiore  in  un  corpo 
la  facolta  di  assorbire  elettrico  quando  e  elettrlzzato  in 
meno ,  che  non  quella  di  cmetterne  quando  e  elettrizzato 
in  piix,  come  risulta  da  tutte  le  sperienze  precedenti ,  cosi 
le  scintille  dell'  elettricita  negativa  dovevano  durare  sine 
ad  una  piii  Jjassa  tensione  che  non  quelle  dell'  elettricita 
positiva. 

f>.  Ilo  rovesciato  1' apparecchio  poc' anzi  descritto  ,  iso- 
lando  la  palla,  mettendo  la  punta  ottusa  in  imperfetta 
comunicazioae  col  terreno,  e  quindi  applicando  alia  palla 
il  bottone  di  una  boccetta  di  Leida  caricata  ora  in  piii  ed 

Bibl.  ItciL  T.  LXXXVI.  19 


aSa  V  A  H  I  E  T  a". 

ora  ill  nieno.  E  ottenni  ua  risultamento  contrado  al  pre- 
cedente ,  cioe  ebbi  uti  reskkio  maggiore  quando  la  boccla 
era  carica  in  meno.  II  clie  s' accoi'da  pienamente  colle  espo- 
ste  dottriiie.  Qui  infatti  la  corrente  iiicominciava  sempre 
dal  corpo  elettrizzato  per  indnzione,  cioe  ancora  dalla  punta  , 
accumnlandovisi  1' elettricita  assai  piii  fortemente.  Qaesta 
punta,  nel  caso  della  boccia  carica  in  piit ,  accjuistava  per 
indnzione  un'  elettricila  negativa  ^  e  quando  una  tale  elet- 
tricita era  sufficientemente  forte ,  essa  punta  togiieva  vio- 
lentemente  dell'  elettrico  alle  yicine  molecole  d'  aria ,  le 
cfuali  a  vicenda  ne  toglievano  alle  seguenti ,  e  cosi  di  se- 
guito  finche  le  ultima  ne  toglievano  alia  palla  ^  e  in  tal 
modo  cominciava  una  corrente  o  scintilla,  la  quale  non 
durava  clie  brevissimo  tempo,  ma  di  poi  veniva  seguita  a 
piccoli  intervalli  da  piii  altre ,  continuando  cosi  per  tutto 
quel  tempo  clie  T  elettricita  negativa  della  punta  si  ripro- 
duceva  sufFicientemente  forte,  ossia  iinche  la  boccla  era 
sufficientemente  carica.  Nel  caso  della  boccia  elettrizzaia 
in  meno,  la  punta  si  elettrizzava  per  indnzione  in  piix 
ed  emetteva  elettrico  verso  la  palla,  in  tante  correnti  in- 
terrotte  o  scintille,  per  tutto  quel  tempo  die  la  sua  elet- 
tricita positiva  poteva  riacquistare  una  suificiente  forza.  Ora 
essendo  necessaria  una  tensione  maggiore  per  I'emissione 
deir  elettrico  che  non  pel  suo  assorbimento ,  dovevano  le 
scintille  cessare  piii  presto  quando  la  boccetta  era  elet- 
trizzata  in  meno,  e  in  questa  conservarsi  maggiore  la  ca- 
rica negativa. 

6.  Fra  questi  due  casi  estremi ,  nell'  un  de'  quali  e  mag- 
giore il  residuo  positivo  e  nell'  altro  il  negative,  e  chiaro 
che  variando  opportunamente  le  dimensioni  de'  due  corpi 
affacciati  si  debbono  poter  trovare  delie  disposizioni  inter- 
medie  nelle  quali  le  due  specie  di  residuo  sieno  uguali. 
Cio  e  quello  che  prossimamente  si  osserva  aver  luogo  al- 
lorquando  si  trovano  affacciate  1' una  all' altra  due  palle 
uguali,  ad  una  distanza  molto  piii  piccola  del  lore  dia- 
metro,  delle  quali  palle  1' una  sia  isolata  e  T  altra  si  trovi 
in  imperfetta  comunicazione  col  terreno.  Infatti  in  questo 
sistema  le  correnti  elettriche  hanno  sempre  origine  per 
assorbimento  d' elettrico  dalla  banda  della  palla  elettriz- 
zata  in  meno,  lo  sia  essa  per  comunicazione,  o  il  sia  per 
indnzione.  Quando  alia  palla  isolata  siasi  comunicata  del- 
1'  elettricita  uegatiya  ,  siccome  questa    sua  elettricita  e  piii 


T  A  R   I  B  T  A.  .  aS3 

forte  dell'elettricita  positiva  indotta  che  &i  staljilisce  nel- 
I'altra  palla ,  cosi  egli  e  evidente  che  la  prima  palla  deve 
essere  gia  atta  ad  assorbire  elettrico  mentre  1'  altra  e  an- 
cora  assai  lontana  dal  poterne  emettere.  E  quando  la  palla 
isolata  e  elettrizzata  in  piii ,  egli  e  vero  che  questa  sua 
elettricita  e  piu  forte  dell"  elettricita  iiegatlva  indotta  dal- 
r  altra  palla;  pero  stante  la  vicinanza  delle  due  palle,  la 
differenza  non  e  niolto  grande,  e  al  crescere  delle  tensioni 
arriva  piu  presto  T  elettricita  negativa  indotta  alia  tenslone 
necessaria  alTassorljimento  rapido ,  che  non  la  positiva  co- 
municata  alia  tensione  necessaria  alia  raplda  emissione, 
A  tutto  rigore  quando  la  palla  isolata  e  carica  in  piu,  le 
scintille  cessano  ad  una  tensione  un  po'  maggiore ,  che 
non  quando  essa  palla  e  carica  in  meno ,  cioe  a  una  ten- 
sione maggiore  di  quel  tanto  di  clie  T  elettricita  comuni- 
cata  e  piii  forte  di  quella  indotta.  Nel  fatto  pero  questa 
differenza  e  si  debole  che  si  confonde  cogli  errori  delle 
osservazionl. 

7.  Tornando  ai  due  casi  estremi ,  io  ho  cercato  di  com- 
binarli  insieme  in  un  apparecchio  unlco.  Ho  messo  in  co- 
municazione  una  palla  metallica  con  una  punta  pure  me- 
tallica  formandone  un  unico  pezzo  A  ( fig.  4.^ )  portato  da 
un  piede  isolante,  ed  ho  loro  presentato  un' altra  punta  e 
un' altra  palla,  anche  queste  nietalliche  e  fra  loro  comuni- 
canti  e  formanti  un  altro  unico  pezzo  B,  ma  messe  in  im- 
perfetta  comunicazione  col  terreno ,  e  delle  quali  la  punta 
era  presentata  alia  palla  e  la  palla  alia  punta,  cercando  che 
i  due  intervalli  fossero  pressoche  uguali  ,  cioe  di  circa  uq 
millimetro  entrambi ,  e  che  le  punte  fossero  ottuse  nello 
stesso  grado  o  anche  terminassero  con  uguali  piccole  pal- 
lettine  di  un  diametro  minore  di  un  miUiraetro.  Quiodi  ho 
posto  in  comunicazione  il  ventre  di  una  boccia  di  Leida  col 
sistema  non  isolate  B,  e  il  bottone  col  sistema  isolato  A 
e  con  uno  de'  conduttori  di  una  macchina  elettrica.  Ora 
quando  questo  conduttore  era  quello  dell" elettricita  positiva, 
nel  mettere  in  azione  la  macchina  saltava  una  serie  di  scin- 
tille fra  la  palla  isolata  e  la  punta  non  isolata :,  giacche 
durante  il  caricarsi  della  boccia,  1' elettricita  negativa  indotta 
della  punta  non  isolata  arrivava  a  determinare  1'  assorbi- 
mento  assai  prima  che  la  positiva  comunicata  alia  punta 
isolata  acquistasse  la  tensione  necessaria  all'  emissione.  In 
vece  quando    la    boccia    si  caricava   in   meno ,    le  scintille 


a34  V  A  R  I  E  T  a\ 

saltavaiio  fra  la  punta  isolata  e  la  palla  noii  Isolata,  glun- 
gendo  assai  prima  la  tensione  negativa  in  questa  punta  a 
determinare  l"  assorLimento ,  clie  non  la  positiva  nell'  altra 
punta  a  determinare  Temissione. 

Qualche  rara  volta  pero  il  fenomeno  noa  mlrliiscivai 
del  clie  poteva  esser  cansa  o  qualche  pelo  interposto  in 
uno  de'passaggi  e  il  quale  facilitasse  il  trascorrimento  del- 
1' elettricita ,  o  I'essere  piu  breve  uno  degl' intervalli,  talche 
1'  elettricita  prescegliesse  sempre  di  passare  da  qaesto  ,  o 
qualche  diversitk  nell'  acutezza  delle  due  punte ,  o  qualche 
imperfetta  comunicazione  fra  le  varie  parti  dell'apparec- 
chio.  Dopo  un  po'  di  tempo  pero  io  riusciva  a  togliere  que- 
ste  difficolta  e  a  rendere  slcuro  e  costante  il    fenomeno. 

Chi  noa  avesse  a  sua  disposizione  una  macchina  a 
doppio  conduttore ,  potrebbe  ottenere  il  fenomeno  con  iso- 
lare  anche  il  pezzo  B ,  ed  applicare  il  Ijottone  della  boc- 
cia  di  Leida  ora  al  pezzo  A  ed  ora  al  pezzo  B. 

8.  Si  puo  di  qui  trarre  un  comodo  metodo  da  aggiun- 
gere  agli  altri  gia  conosciuti ,  per  riconoscere  la  specie  del- 
1'  elettricita  assorljita  dalle  spranghe  Jfrankliniane  destinate 
ad  esplorare  1'  elettricita  atmosferica.  Se  infatti  si  mettesse 
la  spranga  frankliniana  in  comunicazione  colla  parte  iso- 
lata A  deir  apparecchio,  e  il  terreno  in  comunicazione 
colla  parte  non  isolata  B,  in  tempo  di  forte  elettricita 
atmosferica  si  potrebbe  gludicare  della  uatura  di  questa 
dal  luogo  ove  si  vedesscro  saltare  le  scintille.  Gioverebbe 
poi  chiudere  Y  apparecchio  dentro  un  vaso  di  vetro  che  il 
difendesse  dalla  polvere  e  dai  peli ;,  il  qual  vaso  avesse  il 
collo  bene  inverniciato  e  saldato  nel  luogo  d'  unione  della 
spranga  colla  parte  isolata  A. 


America  merldlonale.  Fiaggio  sul  fiume  delle  Amazzoni, 

Nel  decorso  del  1834  trovandosi  il  vascello  il  Samarang 
tuttora  a  Callao ,  ma  sul  punto  di  ritornare  in  Inghilterra , 
i  signori  Smith  e  Lowe  che  facevano  parte  del  suo  stato 
maggiore ,  intrapresero  il  lungo  e  penoao  viaggio  da  Lima 
a  Para  a  traverso  le  Andes  e  sul  fiume  delle  Amazzoni. 
Questa  spedizione  aveva  per  iscopo  di  cercare  e  stabilire 
una  comunicazione  coll'Atlantico  pel  successivo  corso  dei 
fiumi  Pachitea  ,  Ucajali  e  Maragnone  (fiume  delle  Amazzo- 
pi),  gia  cQi  discendere  neU'ordine  loro  partendo  da  Mairo , 


V  A  R  I  n  T  A*.  280 

sla  risalendo  pel  primi  due  sino  a  quest'  ultimo  luogo.  I 
due  viaggiatori  inglesi  ebbeio  a  conipagiii  alciini  ofliciali 
peruviani  addetti  al  serviglo  del  goveruo ,  ed  incarlcati  di 
determinare  le  dlstanze.  Pero  per  ijuanto  deboii  e  spro- 
porzionati  fossero  i  loro  mezzl ,  nulla  trascurato  venne  per 
condurre  la  spedizione  ad  un  esito  felice.  Tiittavia  insu- 
perabili  difticoka  costrinsero  il  signer  Smith  ed  il  suo  com- 
pagno  ad  abliandonare  il  pensiero  di  visitare  i  principal! 
luoglii  di  quelle  regioni ,  ed  a  rinunziare  alia  navigazione 
della  Pachitea.  Per  tanto  dopo  d'essere  discesi  per  I'HuI- 
laya  videro  finalmente  il  magnifico  Ucajali ,  che  con  grande 
maesta  volge  i  suoi  flutti  limpidi  e  purl  come  il  cristallo, 
e  presenta  una  superficie  di  circa  un  miglio  e  mezzo  di 
larghezza.  Essi  tra  gP  Inglesi  ebbero  il  vanto  di  navigare 
pel    primi  sovra  si  magnifico  fiume. 

i<  Questa  sola  idea,  aggiungae  il  signer  Smith,  era  ba- 
stevole  per  esaltare  la  nostra  imaginazione  ".  II  jiaese 
in  cui  essi  trovavansi  stato  non  era  giammai  visitato  da 
uomiiii  inciviliti ,  fiiorche  da  que'  generosi  che  per  loro 
propria  sacra  istituzionc  avuto  non  avevano  altro  scopo  so 
non  di  trarre  quelle  popolazioni  dnlla  barbarle  in  cui 
giacciono  tuttora  immerse.  E  veramente  e  tristissima  cosa 
a  vedersi  lo  stato  di  assoluto  abbandono  a  cui  quegli  abi- 
tanti  trovansi  ridotti  per  Pinerzia  e  PindifFerenza  del  go- 
verno.  Due  giorni  di  navigazione  bastarono  per  trasportare 
i  due  viaggiatori  alia  missione  di  Sarajacu  ,  dove  accolti 
furono  dal  padre  Ploza ,  11  superiore  di  quella  missione, 
il  quale  esercitava  su  tutto  il  distretto  un'autorita  patrlar- 
cale.  Dopo  nove  annl  era  questa  la  prima  volta ,  in  cui 
11  buon  missionarlo  ebbe  uotizia  di  Lima.  I  due  viaggiatori 
scoragglati  dal  conslgll  e  dal  rapporti  del  mlssionario  ab- 
)jandonarono  11  pensiero  dl  rimontare  T  Ucajali  e  la  Pachitea 
sino  a  Myaro ,  essendo  le  rive  dl  questo  fiume  popolate 
da  una  razza  dl  cannibali  detti  Caslubos.  Discendeudo  per 
P  Ucajali  S79  miglia  ,  e  seguendone  tutte  le  sinuosita,  ea- 
trarono  finalmente  nel  Maragnone,  grande  e  snperbo  fiume, 
11  cui  corso  gia  venne  egregiamente  descritto  dal  luogote- 
nente  Maw :,  nella  cui  opera  i  suoi  successorl  trovarono 
ben  poco  da  correggere.  Le  osservazioni  del  nostri  viag- 
giatori vennero  diligentemente  raccolte ,  e  merce  dello  zelo 
e  deir  intelligenza  del  sig.  Smith  e  del  suo  compagno  e.'^s* 


286  T  A  R  I  E  T   A*. 

ingrandiscono  il  cerchio  troppo    fin  qui  ristrettp    delle  co- 
gnizioai    che    aveansi    di    cjucHo     conti-ade. 

( Journal  de  la  Marine  ). 


Calamite  composte  di  parti  sciiza  coesione  free  di  loro. 

II  sigiior  Haldat ,  membro  corrispondente  della  Socleta 
di  Nancy  ,  avendo  riempito  di  limatura  di  ferro  un  tubo 
d' ottone  chiuso  staljilniente  alTuna  delle  estremita  e  turato 
alPaltra  con  uno  zaffo  a  vite  parimente  d' ottone,  ed  avendo 
calamitata  la  massa  coi  metodi  ordinarj ,  trovo  die  aveva 
acqiiistato  del  poli  distinti  e  permanenti  come  quelli  d'una 
calamita  di  ferro  dolce  d' eguali  dimension!.  L' intensita 
della  forza  magnetica  non  era  per  nulla  aunientata  allorche 
col  suddetto  turacciolo  a  vite  la  limatura  di  ferro  veniva 
fortemente  compressa.  Ma  se  dopo  aver  aperto  il  tubo  si 
agitavano  le  particelle  del  ferro,  1' intensita  magnetica  di- 
minuiva  di  uiano  in  mano,  e  scompariva  anche  totalmente. 
Scemava  del  pari  la  forza  allorche  si  miscliiava  alia  lima- 
tura della  fina  sabbia ,  ma  rafBevolimento  non  cominciava 
a  manifestarsi  che  quando  la  prima  superava  la  dose  della 
seconda.  Per  ultimo  le  molecole  di  ferro  ridotte  a  polvere 
impalpabile  presentarono  i  fenomeni  medesimi.  Da  tali  spe- 
rimenti  T  autore  conchiude  che  la  forza  magnetica  nelle 
calamite  solide  ha  origine  da  un  magnetismo  residente  in 
ciascuna  delle  molecole  che  le  compongono,  le  quali,  quando 
la  lamina  riceve  un  violento  colpo  ,  perdono  la  loro  pola- 
rita  nel  modo  medesimo  con  cui  la  perde  la  massa  incoe- 
rente  quando  si  scuote.  (DaW Institut ,  n.  aii.) 


Legge  delT  inserzioiie  delle  foglie  nelle  piante. 

I  rapporti  d'  inserzione  delle  foglie  sullo  stelo  di  diversi 
vegetabili ,  che  venivano  vagamente  indicati  colle  espres- 
sioni  di  foglie  alt  erne  ^  distiche  ,  sparse ,  opposte ,  ecc.  {arono 
gia  argomento  di  studio  pel  naturalista  Bonnet.  Quest'  os- 
servatore  aveva  notato  che  le  foglie  dette  sparse  erano 
disposte  in  uniformi  spirali ,  cosicche  freqnentemente  la 
sesta  foglia  ritornava  al  di  sopra  della  prima  e  ricomin- 
ciava  una  nuova    spira  ^    qualche  yolta    il  pcriodo    era    di 


V   A  R  I  E  T  a'.  287 

tre  o  di  otto  in  vece  di  cinque  ,  e  spesso  ancora  queste 
foglie  formavano  delle  spirali  multiple  e  parallele  fra  di 
loro.  Egli  aveva  notato  altresi  che  questa  distribuzione 
periodica  non  era  assolnta  ,  e  che  vi  aveva  una  leggiera 
deviazioiie  dalla  regola  che  si  opponeva  alP  esatta  coinci- 
denza   delle   prime   ed   nltime   foglie   d'  ogni   periodo. 

Posteriormente  il  signor  Scliimper  prendendo  in  esanie 
un  piu  gran  nutnero  di  piante  ha  riconosciuto  che  gl'  in- 
tervalli  tra  foglia  e  foglia  espressi  in  parti  della  circon- 
ferenza ,     erauo    generalmente  rappresentati  dalle    frazioni 

^1^-5^  ...  A,  , 

-'  o'  >  "I  r, '  o'  —  ecc.  i  mentre  il  signor  Alessandro 
a3      5     8i32i  ° 

Braun ,    trattando  quasi  contemporaneamente  la    medesima 

questione,  trovo  altre  serie,  che  possono  rappresentarsi  coUe 

.     .    I      T      2      3       S  112       3       5 

irazioni  -7;''  —">   -'  — '     r.  ecc.  ed    -?Tr'— s  — '— ^   ecc. 
3      4     7      II      10  4     5     9      14     20 

I  signori  Bravais  in  una  Mcmorla  recentemente  preseii- 
tata  alia  Reale  Accademia  delle  scienze  di  Parigi  col  titolo 
di  Essai  geometrique  sur  la  symetrie  fles  feuilles  cuniseriees 
et  rectiscriees ,  esposero  le  medesime  conclusioni,  ed  al  tempo 
stesso  facendo  riflesso  alia  devlazione  gia  avvertita  dal  Bon- 
net si  avvisarono  di  ricercare  se  mai  le  foglie,  nei  diversi 
casi  che  si  riferiscono  alia  serie  la  piii  frequente  nel  regno 
vegetale ,  in  vece  di  essere  separate  Tuna  daU'altra  da  uii 

12  3  5 

angolo  eguale  ad    „  ?    a  7-:>   a  -.">    a  — ^    ecc.   della  circonfe- 

°  '^  3  5  {>  i3 

renza,  fossero  separate  da  un  angolo  costante,  ma  incom- 
niensurabile  colla  circonferenza  stessa ,  e  tale  per  conse- 
guenza  che  due  foglie  non  potessero  giammai  essere  si- 
tuate esattamenti!  sulla   stessa  retta  longiiudinale. 

Se  cio  fosse,  il  rapporto  ,  verso  il  quale  converge  la 
serie  delle  frazioni,  darebbe  I'angolo  incommensurabile  che 
si  cerca.  Ora  e  facile  il  vedere  che  i  niTmeri  i,  a,  3,  5,8, 
ecc,  ciascuno  de' quali  eguaglia  la  sonima  dei  due  prece- 
denti  ,  costituiscono  i  coefficienti  della  serie  ricorrente  nata 

dalle  svihippo  della    frazione    algebraica   5- ,    nella 

quale  il  limlte  verso  cui  converge  il  rapporto  di  due  coef- 
ficient! successivi  si  avra  eguagliando  a  zero  il  denomina- 
tore ,  e  cercando  la  maggiore  delle  due  radici  deirequazione 


288  V  A  R  I  E  T  a'. 

I  —  z  —  z*  =  o.  Ma  siccome  le  frazionl  the  qui  si  conside- 
rano  nascono  dal  rappoito  inverso  del  priiuo  ternilne  al 
terzo ,  del  secondo  al  quarto ,  del  terzo  al  qulnto ,  e  ge- 
neralmente  deirrt^""'"  all' (ra  +  a)"""",  percio  il  cercato  rap- 
porto  si  avra    dividendo  I'uaita  pel    quadralo    della  radice 

suddetta.  Ora  questa  radice  e  evidentemente  -  +  -  i/  5  ,    ed 

■*  2        2 

il  suo  quadrato    -  +  - 1/  5.  Dividendo  la  circonferenza  per 

quest' ultima  quantiia  si  avra  I'angolo  incommensurablle  die 

si  voleva  determlnare  =  ( \/  S  i36o°=i37°3o'  ay",  94. 

I  signorl  Bravais  trovano  appunto  quest'angolo ,  clie  chia- 
mano  di  divergenza  norniale ,  per  mezzo  delle  dirette  os- 
servazioni  e  del  calcolo  di  iSy"  So'  28";  passando,  come 
e  assai  probabile ,  per  un  processo  in  tutto  analogo  a 
quello  da  noi  esposto  ■■,  sicche  giusta  i  lore  principj  le 
foglie  5.%  8.%  1 3.%  21.''  ecc,  che  nei  casl  particolari 
sembrano  corrispondere  alia  linea  vcrticale  dell'lnserzione 
zero,  sarebbero  nello  stato  norniale  situate  alternativamente 
dai  due  lati  di  una  tal  linea,  alia  quale  s'avvicinerebbero 
ognor  piu  senza  giamniai  raggiungerla;,  essendo  I'angolo 
che  separa  la  quinta  foglia  dalla  linea  fondamentale  di 
32°  28',  quella  che  separa  I'ottava  di  20°  4';  quella  che 
separa  la  quattordicesima  di    ia°  24',  e  cosi  discorrendo. 

T,         1  .112         3  ,. 

Fer  la  serie-^?  -?  -?  —  »  ecc.  gli  autori  ammettono  ua 
3     4     7     II  ^ 

1  1      J-  "  c     '  I  .112      3 

angolo  normale  di  77    07,  e  per  la  serie -:i  ^i-")—-^  ecc. 

un  angolo  normale  di  iSi°  8';  nia  queste  due  serie  ,  os- 
servan  essi ,  si  presentano  in  casi  si  rari  comparativainente 
a  quella  stabilita  da  principio ,  che  si  e  indotti  a  consi- 
derarli  come  casi  eccezionali ,  o  come  anonialie  della  piii 
ordinaria  organizzazione.  Dal  canto  nostro  abbiarao  fatto 
volontieri  un  cenno  delle  considerazioni  contenute  nella 
Memoria  dei  signori  Bravais  (che  speriamo  di  veder  presto 
pubblicata  per  intero  fra  quelle  dei  dotti  stranieri  ),  siccome 
quelle  che  presentano  un  assai  notevole  esempio  dell'  utt- 
lita  che  puo  ricavarsi  dalle  dottrine  mateaiatiche  conve- 
nientemente  applicate  alia  storia  naturale. 


V  A  n  I  E  T  a\  289 

Necrologia. 

Giuseppe  Mojoii. 

Giuseppe  Mojon  ,  dottore  in  raedicina,  professore  ono- 
rario  di  chiniica  nella  reale  Universita  di  Geneva,  presi- 
dente  della  facolta  delle  sclenze  fisiclie  e  filosofiche ,  con- 
sultore  del  uiagistrato  di  sanita  e  pnbblico  perito  presso  i 
diversi  nflicj  giiidlziarj  ed  amministrativi  del  ducato  di  Ge- 
neva ,  socio  delle  primarie  Accademie  e  Societa  scientifiche 
d'  Europa  ,  ha  cessato  di  vivere  ,  d'  anni  6 1  in  Genova  sua 
patria  il  di  20  dell' era  scorso  marzo   1837. 

Diede  alia  luce  iiel  1799  "'^^  raccoka  di  Leggi  fisico- 
matematiclie  nella  quale  si  trovano  registrate  con  stile  afo- 
ristico,  gli  assiomi  foudamentali  della  geouietrla,  dciridro- 
Statica  ,   della  meccanica  ,   dell'  elettricita  ,    ecc. 

Nel  1806  puljlallco  un  Corso  onalitico  di  chimica  in  due 
volumi  che  ottenne  T  approvazione  generate  ;  venne  adot- 
tato  per  servire  di  norma  in  parecchie  Universita  d' Ita- 
lia ,  e  con  partlcolare  decreto  del  governo  del  cessato  re- 
gno d' Italia  in  data  del  1808  fii  prescelto  per  servire  di 
testo  in  tutte  le  scuole  di  chimica  dei  Licei  del  regno.  Di 
quest'  opera  furono  gia  fatte  cinque  edizioni  italiane.  H 
Bompois  la  tradusse  in  francese,  ed  il  dottor  Carbouel , 
professore    di    chimica    in    Barcellona ,  in  ispagnuolo. 

Non  si  possedevano  ancora  die  delle  analisl  molto  imper- 
fette  suUe  acque  termali  di  Vohri  e  di  Accjui.  La  riputa- 
zione  terapeutica  di  quest'  ultima  in  ispecie  esigeva  che  un 
abile  medico  e  cliimico  facesse  esattamente  couoscere  la 
loro  natura  e  le  loro  proprieta.  II  Mojon  si  addosso  questo 
incarico.  Ed  il  governo  francese  che  in  allora  reggeva  la 
Liguria  voile  che  il  lavoro  del  chimico  Genovese  ,  sopra 
queste  due  sorgenti  minerali ,  fosse  stampato  a  spese  pub- 
bliche. 

Poco  dopo ,  diede  il  Mojon  alia  luce  una  succlnta  De- 
scrizione  mineralogica  della  Liguria  con  annessa  carta  topo- 
grafico-mineralogica. 

Parecchi  altri  suoi  lavori  d'argoniento  chimlco-econo- 
niico  fanno  parte  de'  volumi  pubblicati  dall'  antica  Acca- 
demia  delle  scienze  di  Genova ,  dalla  Societa  medica  di 
Emulazione,    e    da    altre  Accademie  e  societa   scieutiiiche 


2Q0  V   A   R  I  E    r   A  . 

straniere.  Gil  Annales  de  diimic  die  si  pubblicano  In  Pa- 
rigi  raccliiudono  specialmente  varie  sue  dissertazioni. 

II  Mojon  scoperse  sino  dal  i8o3  la  proprieta  della  cor- 
rente  galvanica,  di  magnetizzare  gli  aghi  d'acciajo;  tale  sua 
scoperta  si  trova  registrata  fiiio  dalTanno  snddetto  nell'-Ei- 
sai  theorique  et  experimental  suvle  gah'anisnie  del  prof.  Aldini, 
e  nel    Manuel  clu  galvanisine  par  Izara  (i). 

E  assai  interessante  la  Menioria  che  pubblico  il  Mojon 
sopra  uno  stromento  di  sua  invenzione  ,  pi-oprio  a  inisu- 
rare  la  densita  e  la  conibustibilita  do'  fluidi  per  mezzo  della 
rifrazione  della  luce. 

Immagiiio  il  Mojon  di  uiilizzare  il  frutto  dell'  arbuto 
{Arbutus  unedo.  L.  )  e  del  rogo  (  Paibus  fruticosus  )  di  cui 
abbondano  specialmente  le  foreste  Liguri  e  Toscane,  quelle 
della  Corsica  e  della  Sardegna  ,  estraendone  dell'  alcool  di 
viguale  bonta  di  quello  die  si  ottiene  dal  vino  ;  e  questo 
nuovo  ramo  d'  industria  fu  ben  tosto  adottato  in  varie 
parti  d' Italia.  La  Bihiiotlteque  medicale  diTavlgi  (  torn.  3 9°, 
pag.  124.,  i8i3)  nel  pubblicare  la  scoperta  del  nostro  Ita- 
liano  ,  indica  i  molti  vantaggi  clie  possono  trarne  11  com- 
merclo  e  le  raanifatture. 


(l)  II  sig.  Julia  de  FonteiieUe  in  uua  Notizia  sul  prof.  Mojon 
letta  alia  Societa  fislco-chiiiiica  di  Parigi  asserisce  che  questo  va- 
lente  fisico  e  stato  il  prime  ad  avverrire  la  proprieta  che  ha  una 
conente  elettrica  dl  calamitai-e  gli  aghi  d'acciajo,  ed  aggiunge  che 
sedici  anni  piu  tai-di  il  sig.  Oersted  di  Copenaghen  si  credette  au- 
tore  di  essa  ed  ottenue  il  premio  annuo  dell'  Istituto  di  Francia; 
che  r  Istituto  non  ebbe  alcun  sentore  della  ]3riorita  del  sig.  Mojon ; 
clie  questi  per  effetto  della  siugolar  sua  modestia  non  peuso  a  ri- 
vendicaila.  Per  quanto  siffatta  attestazione  d'  uu  illustre  accade- 
niico  francese  sia  onorevole  per  la  nienioiia  d' un  nostro  Italiano, 
nou  possiamo  ommettere,  per  amore  della  veritii ,  di  fai*  riflettere 
I."  che  la  proprieta  delle  correnti  elettriche  di  magnetizzare  il  feiTO 
era  stata  gia  riconosciuta  da  Epmo,  Van-Swinden ,  Cavailo,  Cou- 
lomb e  da  alft-i ,  come  attesta  nelP  opera  citata  lo  stesso  cavaliei'e 
Aldini;  2.°  clie  11  merito  del  Mojon  cousiste  uelP  avere  ottenuto  lo 
Stesso  effetto  col  mezzo  delle  correnti  prodoLte  da  una  pila  galva- 
nica; 3.°  die  la  scoperta  attribuita  alP  Oersted  (oella  quale  non 
era  stato  prevenuto  da  altrl  che  daJ  Romagnosl )  sta  principalmente 
neir  aver  edl  riconosciuta  la  proprieta  delle  coiTentl  eletniche  e 
galvaniche  di  far  variare  la  dedinazione  deW  ago  magnctico. 
:  ..     .  .   .  (7  Diretlori.  ) 


V  A  K  I  K  T  A   .  291 

I  lavori  del  Professore  genovese  snl  borace  e  sull'etere 
acetico  hanno  per  iscopo  di  rendere  F  estrazione  ,  la  fab- 
bricazione  e  la  vendlta  di  queste  sostanze  piu  facili  ,  piu 
estese  ,  piu  vantaggiose ,  avendo  1'  autore  realmente  pro- 
vato  die  si  pub  ottenere  con  molto  piu  profitto  1' etere 
acetico  da  diverse  sostanze  di  poco  valore  ,  sovente  anco 
deteriorate  e  nelle  quali  non  se  ne  sarebbe  mai  sospettato 
r  esistenza.  Sono  dovute  al  Mojon  pareccbie  utili  applica- 
zioni  del  petrolio  d'Amiano  per  conservare  in  istato  di 
purezza  il  potassio  ed  11  sodio,  e  particolarmente  per  T  il- 
Iiiniiiiazione. 

Egli  rese  molto  ccononiica  la  fabbrlcazlone  del  solfato 
di  magnesia  che  si  ottiene  in  abbondanza  da  un  minerale 
alle  falde  del  monte  della  Guardia  a  Sestri  di  ponente,  e 
ne  pubblico  il  processo.  L' utilita  e  lo  smercio  di  qnesto 
prodotto  sono  tali  die  costituiscono  attualmente  uno  de' 
primarj  rami  d'  industria  commerciale  di  quel  paese. 

II  Mojon  ebbe  1"  onore  di  essere  ascritto  tra  i  socj  delle 
Accademie  delle  scienze  di  Torino,  di  Barcellona ,  di  Ma- 
drid, di  Monaco  di  Baviera  ,  delle  Societa  medicbe  di 
Parigi,  di  Montpellier  e  delle  piu  illustri  d' Italia.  Presiede 
piii  volte  Tantico  Istituto  delle  scienze  e  lettere  della  Li- 
guria.  Fu  per  ben  22.  anni  consultore  del  magistrato  di 
sanita  di  Geneva,  pubblico  perlto  presso  gli  ufficj  de'  prov 
veditori  e   degli  cdili ,  della  dogana,  ecc. 

Nominato  professore  di  cliimica  nella  R.  Universita  di 
Genova  uel  1800  occupo  tale  cattedra  sino  a  tutto  il  i836 
con  zelo  ed  applauso.  Cbiesta  ed  ottenuta  nel  corrente  anno 
la  giubilazione,  voile  il  Governo  Sardo  che  il  nome  del 
Mojon  continuasse  a  figurare  tra  quelli  de' professori  di 
quell'Atcneo  mantenendogli  1' intiera  pensione  e  nominan- 
dolo  inoltre  a  presidente  delle  due  facolta  delle  scienze  fi- 
losofiche  e  fisico-niatematicbe. 


Treviranus. 


Addi  16  di  febbrajo  del  corrente  anno  e  morto  in  Brema 
sua  patria,  nell' eta  di  61  anni,  G.  R.  Treviranus ,  che 
fu,  come  Tiedmann  e  Burdach,  degno  emulo  dell'Haller; 
e  insieme  a  que'  due    suminentovati    levo    in   questi  tempi 


292  V  A  R  I  E  T  A  . 

a  SI  gran  fama  il  nome  tedesco  nelle  fisiologlche  discipline. 
L' opera  cui  Treviranus  deve  principalmente  la  sua  cele- 
brita  e  la  Bicdogia,  os'sia  Filosofia  della  natura  vivente ,  la 
quale  ideo  sino  dal  tempo  de'  suoi  medici  studj  ,  fatti  in 
Gottinga  ,  e  conipiuti  coUa  pubblicazione  delia  dissertazione 
intitolata  De  emendanda  pfiysiologia  (1796).  Fu  sue  assunto 
di  raccogliere  nella  Biologia  quanto  le  sclenze  natural!  giun- 
scro  air  eta  nostra  a  far  noto  circa  le  moUe  che  manten- 
gono  in  una  sempre  ordinata  attlvita  quel  grande  orga- 
nismo  ( com' egli  dice)  che  noi  cliiamlamo  natura;  e  di 
si  ampie  e  numerose  cognizionl  un  sol  tutto  comporre  di 
cui  r  uomo  e  la  vita  fossero  il  centro.  La  delta  opera  fu 
condotta  sino  al  sesto  volume  (1802-1822);  ma  preve- 
dendo  1'  autore  che  non  poteva  bastargli  la  vita  a  ridurla 
a  termine ,  second©  aveala  intrapresa  ( massime  clie  alle 
parti  che  nella  scienza  trovava  mancanti  cercava  egli  stesso 
di  provvedere  con  proprie  indaglni),  voile  almeiio  con 
altr' opera  fare  una  generale  rivista  delle  biologiche  cogai- 
zioni ,  collegandole  ai  gia  da  lul  statuiti  fontlamentali  prin- 
cipj.  Quest' opera  publilico  negli  anni  i83i-i833  in  due 
volumi  col  titolo  Fenomenl  e  leggi  dell'  organica  {-ita ,  e  in 
essa  ch'e  come  il  raaturo  stinto  di  quarant' anni  d'assidue 
e  ben  condotte  occupazioni ,  ebbe  non  solo  a  percorrere 
tntt'  i  campi  delle  scienze  iisiche',  ma  ad  allargarsi  sovente 
anche  in  quelli  delle  morali.  Venlva  poi  come  per  supple- 
mento  all'  opera  medesima  pubblicando  de'  Trattatl  a  di- 
chiarazione  de'  fenomeni  e  delle  leggi  deW  organica  vita  ;  due 
fascicoli  ne  diede  in  luce ,  e  attendeva  alia  stampa  del 
terzo  quando  fu  dalla  morte  sorpreso. 

II  Treviranus  nella  compilazione  di  queste  opere  non 
era  pago  del  raccogliere  le  cose  altrui ,  che  spesso,  come 
si  e  detto ,  all'  incontrare  nel  corpo  della  scienza  una 
qualche  lacuna ,  adoperavasi  egli  stesso  co'  proprj  lavori  a 
riempierla.  Quindl  nacquero  i  suoi  pregiatissiini  lavori  circa 
la  Fisiologia  degl' insetti  e  dei  pesci,  pubbllcati  negli  Annali 
della  Societa  di  Veteravia ,  e  SuW  interna  struttura  degU 
aracnidi  pubblicati  negli  Atti  della  Societa  fisico-medica  di 
Erlanga  (i8ia);  e  la  grand' opera  intitolata  Trattato  dtl- 
V  anatomia  e  fisiologia  dei  sensi  (1828),  nella  quale  tratto 
la  visione  matematicamente ,  e  la  considerb  diligentemente 
in  ogni  classe  d'  animali.    Questo  stesso  argomento  riprese 


V  A  R  I  E  T  A'.  2g'i 

nel  primo  ile'  Supplcmenti  ultimamente  cltatl ,  nel  secondo 
de'qnali  espose  poi  molte  sue  preziose  ricerche  microsco- 
piclie  circa   i  tessiui  animali. 

Mold  altrl  poi  soiio  i  lavorl  del  Treviraniis,  e  la  mag- 
gior  parte  contenuti  nelle  Miscellanee  d'anatomia  e  fisiologia 
(1816-1831)  clie  publjlico  ia  compagnia  di  suo  fratello 
ora  professore  di  hotanica  a  Bonna ,  e  nel  Giornale  di  fi- 
siologia che  diede  in  Ince  in  coinpagnia  del  celebre  Tied- 
niann,  cominciando  dal  1824,  e  di  cul  uscirono  5  volumi. 
Meritano  inoltre  particolar  inenzione  i  Faimmenti  fisiologicl 
pubblicati  dal  1797  al  1799  5  e  una  dissertazione  SuW  en- 
cefulo  del  proteo  anguino,  compresa  nel  quarto  volume  dei 
Commentarj   della  Societa  di  Gottinga. 

II  Treviranns  congiungeva  somma  diligenza  d'  osserva- 
zione  e  d'indagine  (all'uopo  soccorsa  dalT  use  del  micro- 
scopic e  della  matita  ) ,  e  forza  ,  vastita  e  perspicacia  d'  in- 
gegno ,  qual  si  conviene  a  spaziare  con  sicurezza  tra'  par- 
ticolari  aflia  di  raccogliere  dal  loro  confronto  le  convenient! 
generalita  e  le  illosoficlie  astrazioni.  Era  alieno  da  quella 
che  in  Germania  ultimamente  cluamossi  Fdosofia  della  na- 
tura,  ma  da  quei  sicuri  principj  die  I'osservazione  e  Tespe- 
rienza  gli  porgevano  procedeva  con  animo  vivamente  coni- 
mosso  dalle  mnraviglie  di  cui  era  fatto  spettatore  a  cele- 
brare  nelle  cose  create  la  divina  saggczza  che  ne  traspira. 


Giacomo  Leopanli. 

II  conte  Giacomo  Leopardi  di  Recanati  fini  dl  vivere  il 
giorno  14  dello  scorso  gingno  in  Napoli  ove  dimorava  da 
qualche  tempo.  Si  e  spento  con  lui  uno  de'  piii  potenti  e 
plii  colti  jngegni  deU'eta  nostra,  e  T Italia  ha  perduto  tntto 
insieme  un  prosatore ,  un  poeta  ,  un  erudito  dl  sommo 
valore.  Yisse  poco  piu  di  quarant'anni ,  dei  qiiali  non  po- 
chi  gli  consnmo  la  salute  gracile  sin  dalla  nascita  e  dive- 
nutagli  poi  infermissima  qnando  agli  altri  comunemente 
fiorisce  la  glovinezza :  tanto  che  gia  fiiio  dall' anno  i83o 
avea  preso  commiato  dalle  lettcre  e  dagli  studj  con  quelle 
dolorose  parole:  IIo  perduto  tiitto ;  sono  un  tronco  che  sente 
e  pena.  A  chiunque  pertanto  non  abbia  avuta  occasione  di 


^94  V  A  B  X  B  T   A  . 

conoscere  da  viclno  quanto  fossero  sopra  1'  ordinaria  m'l- 
sura  la  prontezza  e  la  perspicacia  di  qneir  ingegno  sara 
mirabile  e  quasi  inci-edibile  clie  il  conte  Leopardi  okre  al- 
I'esscre  annoverato  in  Italia  fra  i  pochi  eccellenii  scrittori 
di  verso  e  di  prosa  ^  fosse  fornito  di  tanta  dotti-ina ,  che 
non  di  rado  il  cercavano  de'  snoi  consigli  sommi  filologi 
inglesi  e  tedeschi.  A  noi  pare  die  dell'  immaturo  sno  fine 
possano  consolarsi  in  parte  gli  amici  ricordandosi  le  parole 
con  cui  pubblicainente  si  dolse  dell'  infermitd  di  nervi  e  di 
viscere  che  privandolo  della  sua  vita  non  gli  dava  speraaza 
della  mortei  ma  1' Italia  dovra  langamente  dolersi  che  un 
tanto  ingegno  sia  stato  poco  meno  die  indarno. 

A. 


ERRATA-CORRIGE. 

To.Tio  86.° 

Pag.   190  nella  nota  Caponi    leggi  Capocci. 
"   241   Un.  ult.       eta  »   meta 

»/   a55      "      32       incorso         «   incorse 


R.  GiRONi,  F.  Carlini,  I.  FuMAGALLi  e  G.  Brugnatelli , 
direttori  ed  editori. 


Pubblicato  il  di  ao  luglio   1837. 


Milano ,  dall  L  R.  Stamperia. 


2i)6 


M  A  G  G  I  O 


Slalo  del  cielo 


da  mezzanotte     da   mezzodi 
a  mezzodi.      a  niezzaiiolte. 


^er.  nuv- 
Sereno. 
Ser.  nuv- 
Ser.  nuv. 
Ser.  nuv. 


Sereno. 
Sereuo. 
Nuv.  ser. 
Nuv.  ser. 
Piossia. 


Nuv.  piogg. 

Sereno. 

Sereno. 

Pioggia. 

Pioggia. 


Pioggia. 
Ser.  nuv. 
Ser.  nuv. 
Nuvolo. 
Nuv.  pioggia- 

Pioggia. 
Nuv.  ser. 

Piogg.  nuv.  rotto. 

Ser.  nuv- 
Ser.  nav. 


Ser.  nuv.  neb. 
Ser.  nuv. 
Nuvolo. 

Plug    temp,  gran 

Sereno. 


Sereno. 
Sereno. 
Nuvolo. 
Sereno. 

Ser.    nuv. 
Sereno. 
Ser.  piogg. 
Nuv.  piogg. 
.Nuv.  piogg. 


Ser.nuv.piog 
Nuvolo. 
Nuv.  piogg. 
Pioggia. 
Nuv.  ser.  piog 


Nuv.  piogg. 
Nuv.  piogg. 
Pioggia. 

Spr.  piog.  grand,  tem. 

Ser.    nuv. 


Nuvolo. 
Ser.   nelib. 
Piogg.  nuv. 
Ser.  nebb. 
Ser.  nebb. 
Ser.  nebb. 


Ser.  uebb. 
Nu  v.  ser.  nebb. 
Nuv.  ser. 
Sereno. 
Sereno. 
Nuv.  ser. 


Altczza  mas.sima  del  terniomelro  +  lo".-! 

!>         niininia +       5,4 

•)        media     +       io,5 

Quanllla  della  pioggia    cadula  in  tuUo  d  mese  lince  j^- 


'97 


BIBLIOTECA  ITALIANA 


PARTE    I. 

LETTERATURA  ED  ARTI  LIBERALI. 


La  Georgica  e  VEneide  volgarizzate  in  otlava  rirna 
da  Lorenzo  Mancini  ,  accademico  residente  delta 
Critsca.  —  Firenze ,  iSS/,  per  Leonardo  Ciardetti, 
vol.  2. ,  in  S.° 


N, 


eir  anno  1827  il  sig.  Mancini  pubblico  il  volga- 
rizzaniento  della  Georgica  in  ottava  rima;  «  ed  avendo 
»  concoiso  con  detto  lavoro  (  sono  parole  sue  pro- 
»  prie)  al  prossimo  premio  quinquennale,  del  quale 
»  airAccademia  della  Crusca  la  sovrana  saviczza  at- 
■}>  tiibui  r  iiggiudicazione ,  fu  quello  degnato  dell'  ono- 
»  jeiule  vienzione.  Viene  adesso  (  so2;giunge  il  chia- 
)>  lissimo  traduttore  )  nuovamente  in  Juce  oca  molte 
5>  coirczioni  e  canibiaraenti ;  pe; 6  si  confida  a  mi- 
))  glior  dritio  di  sperimentare  ancor  questa  volta 
»  r  indulgeiiza  delle  cuke  persone  d'  Italia  e  d'  ol- 
»  tremonti.  :»  Di  questa  traduzione  peitanto  non  cre- 
dianio  clie  alcuno  aspetti  un  nuovo  giudizio  dai  gior- 
nalisti  dopo  la  sentcnza  die  n'ha  pioUeiita  un  si  au- 
torevole  tribunale.  Ma  alia  Georgica  va  ora  unita 
r  Encidc  tradotta  ancU'  essa  in  ottava  rima ,  perche 
il  sig.  IMancini  tiene  in  conto  di  lasagne  senza  cacio 
i  versi  scioki:  e  da  questa  noi  trascriveiemo  la  prima 
Bibl  Ital.  T.  LXXXM.  20 


298  LA    GEORGICA    E    l'  ENKIDE    CCC. 

ottava  di  ogni  ciinto  affinch^  i  lettori  possano  poi  far 
ragione  di  tutto  il  restante. 

I.°   V  armi  canto  e  I'  eroe  che  d'llio  venne 

Per  destino  in  Italia  al  Tehro  in  riva. 

Molto  in  pria  V  agitb  V  ira  perenne 

Di  Giuno ;  errando  in  terra  e  in  mar  ne  giva ; 

E  guerra  aspra  poi  n  ebbe ,  e  palma  ottenne , 

Onde  a  prischi  Latini  i  Teucri  univa 

E  dava  i  Numi  suoi:  germe  primiero 

Del  regno  d'Jlba  e  del  romano  impero. 

Dubkiamo  se  il  terzo  ed  il  quarto  verso  rispondano 
alia  nobilta  del  latino  :  multum  ills  et  terris  jactatus 
€t  alto  -  Vi  supernni  sosvoe  memorem  Junonls  ob  iram; 
e  confessiamo  di  non  trovare  nella  traduzione  nem- 
meno  tiitto  il  concetto  del  testo,  il  quale  ci  rappre- 
senta  Enea  agitato  non  dalla  sola  ira  di  Giunone,  ma 
da' celcsti  {vi  snperiim)  per  Tira  di  quella  implaca- 
bile  dea  :  e  quel  modo  ne  giva  ci  riesce  molto  sca- 
dente  a  petto  al  latino.  Meglio,  per  nostro  giudizio, 
tradusse  il  Caro  dicendo  : 

E  quanto  errb ,  quanlo  sofferse ,  in  quanti 
E  di  terra  e  di  mar  perigli  incorse. 
Come  il  traea  V  insiiperabil  forza 
Del  Cielo ,  e  di  Giunon  I'  ira  tenace. 

Ancora  dubitiamo  se  fosse  ben  detto  onde  a'  prischi 
Latini  i  Teucri  univa  E  dava  i  Numi  suoi  in  vece 
del  testo  Dum  conderet  wbem,  infer retque  Deos  Latio. 

II.°  Fecer  tutti  silenzio ,  ed  ogni  aspetto 
Immobilmc'nte  in  lid  si  rivolgea. 
Dal  sublime  padando  e  ricco  Ictto , 
Megina ,  allora  cominciava  Enea  : 
Fdnnovar  dolorose  oltre  ogni  detto 
Memorie  imponi :  come  V  arte  achea, 
Non  il  valor ,  le  misere  riiine 
Delia  mia  patria  consumasse  aljine. 

II  Caro  in  vece  tradusse  : 

Stavan  taciti ,  attenti  e  disiosi 

D' udir  gia  tutti,  quando  il  padre  Enea 


LA.    GEOKGICA.    E    L    ENEIDE  299 

In  se  raccolto  a  cost  dir  dalVaUa 

Sua  sponda  incomincib :  Dogliosa  istoria 

E  d' umara  e  d' orribil  rimembranza  , 

Regina  eccelsa ,  a  raccontar  rn  inviti 

Come  la  gia  possente  e  gloriosa 

Mia  patria  ,  or  di  pieta  degna  e  dl  pianto  , 

Fosse  per  man  de'  Qreci  avsa  e  distrutta. 

Ci  sembra  ozioso  Tepiteto  di  ricco  dato  al  letto  dal 
sig.  Mancini  ;  assai  piii  ozioso  che  non  e  quello  di 
eccelsa  regalato  dal  Caro  alia  regina.  Passa  ogni  ar- 
bitrio  di  buon  tradnttore  quel  dire  co/ne  I  arte  achca, 
non  il  valor,  dove  il  testo  pone  semplicemente  il 
nome  di  Danai:  anzi  tutto  il  fine  delf  ottava  ri- 
sponde  assai  male  al  latino  : 

Trojanas  nt  opes  et  lamentablle  regnuiu 
Eriierint  Daaai. 

Anclie  il  Caro  ando  troppo  lontano  dalla  In-eviti  di 
Virgilio;  ma  conservo  per  altro  assai  meglio  del  si- 
gnor  Mancini  il  poetico  di  quelle  parole  Trojanas 
opes  et  lamentablle  rcgnum.  Virgdio  ,  com'  c  proprio 
dei  grandi  maestri,  ci  fa  sentire  di  quanta  altezza  in 
c[uale  miseiia  i  Greci  avesscro  gittato  il  regno  di 
Troja  :  il  Caro  insiste  forse  un  po'  troppo  sopra  que- 
sto  concetto:  il  sig.  IMancini  lo  mozza ,  e  in  vece 
di  un  ricco  imperio  ci  mette  innanzi  delle  misere 
ruine.  Meglio  di  tittti  e  due  il  buon  frate  Guido  da 
Pisa  avea  detto  nella  semplice  sua  prosa :  come  e  in 
die  niodo  le  grandczze  dl  Troja  e  lo  lamentablle  re- 
gno delll   Trojanl  II  Greci  glttasslno  a  terra. 

III."   Poi  che  dl  Prlamo   rovesciare  il  trono 
D'Asia  dominatore  a'  N unit  piacque , 
E  Troja ,   de'  celesti  opera   e  dono  , 
Jn  faville  si  sciolse  ,  in  polve  giacque , 
Delle  patrie  reliqiiie  all' abb  ando  no  , 
E  desena  a  cercur  terra  per  V  acque 
Augurio  degU  Dei  doppio  ne  giiida .' 
E  nol  le  noi'i  fabbrichianio  in  Ida. 


300  TRADOTTE    DA.    L,    MANCINI. 

Dov'  e  qui  il  latino :  et  otnnis  hiimo  fumat  Neptunia 
Troja?  Certo  il  sig.  Mancini  non  credera  di  aveilo 
ben  ugnagliato  coll'  imniagine  di  una  citta  che  si 
scloglle  in  faville  per  giacer-c  in  polve.  Poi  dov'  e 
quel  genteni  immeritam  onde  Enea  non  solo  ci  fa  sen- 
tire  la  carita  che  in  lui  sopravvive  alia  patria  ,  nia 
provvede  cosi  di  passaggio  anche  al  decoro  ed  al  be- 
nessere  suo  proprio  e  de'  suoi ,  allontanando  T  idea 
cli'  essi  fossero  avanzi  di  un  popolo  per  qualche  gran 
colpa  in  ira  agli  Dei?  Questo  al  parer  nostro  doveva 
conservarsi  dal  traduttore  come  parte  non  piccola  del 
concetto  originale  e  della  poetica  sua  eccellenza  ;  e 
non  introdurvi  del  proprio  quel  de'cclesd  opera  e  dono^ 
e  Y  ahbandono  delle  patrie  reliquie  ,  e  il  cercar  terra 
per  V  acqne ,  e  il  doppio  augario;  donde  questo  esor- 
dio  cosi  splendido  nell"  originale  s'  intorbida  e  si 
sfigura. 

Postquam  res  Asias   Priamiqne  evertere  geiitetn 
Immeritana   visum   Superis,   ceciditque   snperljum 
Ilium,   et  omnis  Iiumo   fuuiat  Neptunia  Trojan 
Diversa  exilia  et  desertas  quaerere  terras 
Auguriis  agimur  divum,  classemque  etc 

E  il  Caro  meglio  del  sig.  ]\Ianciui  : 

Poiclie  fa  d'Asia  il  glonoso  regno 

E  'I  suo  re  seco ,  e  'I  suo  Ugnaggio  tutto , 
Come  al  ael  piacque  indegnamente  estlnlo , 
Ilio  abbattulo ,  e  la  JVettunia  '  Troj a 
Desolata  e  combusta  ;  i  sand  augurj 
Spiando ,  a  vaij  esigU,    a  varle  terre 
Fer  rlcovro  dl  noi  pensando  andammo  ecc. 

Ben  di  rado  pua  dirsi  che  il  Caro  traduca  con  fe- 
delta  scrupolosa,  ma  riugeguo  poetico  non  gli  per- 
nietteva  quasi  mai  di  trasandare  le  principali  bellezze 
del  testo. 

IV .°  Ma  sollecita  Dido  e  in  gravi  pene 

D'  amor  gia  posta ,  dentro  se  pascea 
La  sua  funesta  piaga ,  e  nelle  vene 
D' occulto  foco  I' in/dice  ardea. 


T.\    GEORCICA    E    l"  ENEIDE  30I 

La  rnente  sul  valor  sempre  rivlene 
E  siilla  diva  origine  d'Enea , 
N'ode  le  voci  ognor,  vcde  le  forme: 
Ne  brevi  sonni  quel  pensier  non  dorme. 

II  testo: 

At  Reglaa   gravl  jam   duduin   saucia  cnra 
Vnlnus  alit  venis  ,  et  caeco  carpitur  igni. 
Multa  viri  virtus  animo  iimltusque  recursat 
Gentis   honos  :   haerent  infixi  pectore  valtns 
Verbaque:  nee  placidam  membris  dat  cura  qiiletem. 

Le  traduzioni  non  si  fanno  per  clii  intende  la  lingua 
originale,  ne  possono  mai  ritrarre  in  se  pienamente 
tutti  i  pregi  di  uno  scriitorc  che  abbia  raggiunta  Tec- 
cellenza  nella  sua  lingua:  pur  se  I'Eneide  fosse  tra- 
dotta  tutla  colla  fedelta  poetica  di  questa  ottava  sti- 
mianio  che  oltre  all' essere  nioUo  utile  per  clii  non 
sa  di  latino,  dovrebbe  contentare  assai  bene  anclie  i 
dotti.  Con  niolta  disinvoltura  tradusse  questo  esordio 
anche  il  Caro  dicendo  : 

Ma  la  Regina  d'  amoroso  strah 

Gia  punta  il  core ,  e  ne  le  vene  accesa 
D'  occulto  foco  ,  intanto  arde  e  si  sface  : 
E  delV  amato  Enea  fra  se  volgendo 
Il  legnaggio  i  il  ialore  ,  il  seiino  e  V  opre , 
E  quel  che  piii  le  sta  neW  alma  impresso 
Soave  rag'ortar ,  dolce  sembiatite  , 
Tutta  none  ne  pensa  e  mai  non  dorw.e. 

Nel  slg.  Mancini  non  ci  piace  gran  fatto  quel  modo 
la  mente  ruiene  sempre  sal  valore  e  sulV  origine  di 
Enea:  nel  Caro  non  vorremmo  trovare  ne  I  amnio 
Enea ,  ne  il  dolce  sembiante.  So  Virgilio  con  qnella 
frase  hcerent  infixi  pectore  voile  darci  ad  intcndere 
die  pill  di  tutto  il  restante  valsero  a  vincer  T animo 
di  Didone  il  volto  e  il  parlare  di  Enea,  forse  il  Caro 
supero  il  jManciui  col  verso  E  quel  die  piii  le  sta 
neir  alma  impresso. 

v."    A  piene  vele  s' inzolfava  intanto, 

Dritto  all'Italm   Encn  .  nella  va^t'nnda: 


3oa  TRADOTTE    DA    L.    MANCINI. 

La  costanza  ha  nel  cor,  sugU  occhi  il  pianto  , 
Guardando  addietro  I'affncana  sponda. 
Ecco  spiega  la  notte  il  nero  nianto , 
Ed  egli ,  per  gran  foco  rubiconda , 
La  smarrita  Caitago  anco  ravvisa ; 
11  foco  ,  ahime ,  dcW  infellce  Elisa ! 

II  testo  brevissimamente  : 

Iiiterea  medium  ^neas  jam  classe  lenebat 
Certns  iter,  flnctusqne  atros  aquilone   secahat  i 
]Moenia  respiciens ,  quae  jam  iafelicis  Elisae 
Conliicent  flammls. 

E  il  Caro. 

Intanto  Enea  spinto  dal  vento  in  alto 

Velegglava  a  dilungo ;  e  pur  con  gli  occhi 
Da  la  forza  d'amor  rivolto  indietro 
JRiinirava  a  Cartago.  Ardea  la  pira 
Gid  d' Elisa  infelice ,  e  le  sue  fiamme 
Raggiavan  di  Ionian  gran  luce  intorno. 

Se  non  fosse  qnella  forza  d  amore  onde  sono  rivolti 
indietro  gli  occhi  di  Enea  ,  questa  versioue  del  Caro 
potrebhe  dirsi  fedele  e  vicina  alia  perfezione.  Ma 
dondc  tolse  il  sig.  Mancini  1"  arbitrio  di  regalare  a 
Virgilio  qnel  verso  :  La  costanza  hn  nel  cor ,  sugU 
occhi  il  pianto?  E  come  pote  dire  Lcco  spiega  la  notte 
il  nero  manto,-  ([uando  abbianio  da  Virgilio  che  Didone 
niori  nelle  prime  ore  del  giorno  ?  E  se  quanto  dice 
il  poeta  descrivendo  la  niorte  dell"  infelice  regina  po- 
tesse  lasciar  c]ualche  dubbio ,  che  assolutamente  non 
puo  ,  bastava  a  chiarirsene  alTatto  il  leggere  nn  poco 
piu  innanzi  ove  raccontasi  che  ad  Enea ,  come  prima 
si  fu  allargato  in  mare,  supra  caput  astltit  imber  noctem 
hiememque  ferens;  o  come  dice  il  sig.  Mancini  con 
una  squisitezza  tutta  sua  : 

Sopra  il  capo  gli  pende  un   tempo  osairo 
Che  tien  la  notte  e  la  procella  in  gremho ! 

Perocche  non  s"  intende  come  il  temporale  porti  la 
notie  dove  la  notte  ha  gia   spiegato   il  sno  manto. 


L\    CEORCICA    E    1/  ENEJDE  3o3 

VI,°   Cosl  plorando  pur  gU  Austrl  seconda , 
E  governa  la  classe  a  briglie  lente  , 
Ed  approdato  alia  tirrena   spoiula 
Di  Cwna ,  Euboiche  mura  ,  e  finalmente. 
Voltan  le  prore  al  mar ,  V  ancora  fonda 
Nel  porto  i  legni  col  tenace  dente  ; 
Ordinate  le  poppe  a  riva  stunno , 
E  varco  asciutto  ai  naviganti  danno. 

Deir  ultimo  verso  di  questa  ottava  non  si  cerchi 
traccia  nel  teste  ;  bisogna  bene  clie  ingozzi  di  que- 
sto  cacio  clii  non  vuole  quelle  insipide  lasagne  dei 
versi  sciolti.  Vi  ha  qualclie  oscurita  in  quella  espres- 
sione  drrcna  sponda  di  Cuma,  euboiche  mura.,  dove 
il  testo  dice  Euboicis  Cumarwn  adlabititr  oris.  II  Caro 
poco  felicemente  ma  non  pcggio  pero  del  signer 
fliancini : 

Cost  piangendo  disse :  e  navigando 
Di  Cuma  in  ver  I'Euboica  riviera 
Si  spinse  a  tutto  corso:  onde  ben  tosto 
Vi  furon  sopra  e  v'  approdaro  alfine. 
Volscr  le  prue ,  gittdr  I'ancore;  e  i  legni 
SI  come  stero  un  dopo  Valtro  in  fila, 
DI  lungo  tratlo  ricovrir  la  riva. 

E  singolare  che  il  Caro  a  cui  piacevano  i  latinismi 
cosi  nelle  veci  come  nelle  frasi  ,  volto  il  latino  di 
Virgilio  classique  immittit  habenas  in  quelle  parole 
si  spinse  a  tutto  corso;  e  in  vece  il  sig.  JMancini  us6 
la  classe  e  le  briglie  lente. 

VII.°    Tu  pur ,  nutrice  del  figliuol  d'AncJuse , 
4'  nosiri  lidi  sempiterna  fama 
Desti  morendo:  ove  il  tuo  fral  si  mise 
Gaeta  sorge  die   da  te  si  chiama. 
Vivon  le  note  sulla  tomba  incise, 
Se  questa  e  gloria  che  laggiii  si  brama. 
Seconda  il  rito  Enea  le  lacrimose 
Esequie  ussolse  e  il  tumulo  compose. 

Qui  pure  abbiamo  il  latinismo  assohcre  le  esequie  che 
risponde  al  latino   c.xcquiis    solntis.    II  signor  Man^ini 


304  TRADOTTE    D/i    L.    MA.NCTNI. 

rimprovera  il  Monti  cl'avere  visati  nell'Iliade  alciini  la- 
tinismi  non  necessarj:  com'egli  poi  difenda  se  stesso 
dalla  sua  propria  censura  sarebbe  pur  bello  a  sen- 
tirlo.  11  modo :  Oi>e  il  tuo  fral  si  mise  Gaeta  sorge 
che  da  t.e  si  chiama  e  una  parafrasi  iniitde  e  poco 
poetica ;  cio  che  si  vuol  dire  anche  del  verso  Vivon 
le  note  sidla  tomba  incise  ^  dubitandosi  non  senza  ra- 
gione  se  le  tombe  de' tempi  eroici  avcssero  pietre 
con  iscrizioni. 

Tn  quoque  litoribus  nostris,  ^neia   nutrix , 
^ternam   iiioriens  famam  ,   Cajeta  ,  dedisti : 
Et  nunc  servat  honos  sedem  tnus,  ossaqne  nomen 
Hesperia  in  magna ,  si  qua  est  ea  gloria ,  signat. 
At  plus  exequiis   ^neas   rite   solntis, 
Aggere  coraposlto  tumuli,  postquam  etc. 

E  il  Caro: 

EfZ  ancor  tu,  d'Eiiea  fida  midrice 
Cajeta ,  ai  nostri  lid  eterna  fama 
Desti  morendo  ,  ed  essi  anco  a  te  diero 
Sede  onorata;  se  d'onore  a'  morti 
E  d'aver  I'ossa  consecrate  e  il  nome 
JYe  la  famosa  Esperia.  Ehbe  Cajeta 
Dal  suo  pictoso  alunno  esequie  e  lutto 
E  sepoltura  alteramente  eretta. 

Non  sappiamo  perche  il  signor  Mancini  trasandasse 
quelle  parole  del  testo  Hesperia  in  inagna^  dalle  quali 
veramcnte  pigllano  il  loro  valore  le  altre  si  qua  est 
ea  gloria.  Ora  poi  sentasi  come  parafraso  questo  esor- 
dio  lo  scrittore  dei  fatti  d'Enea.  «  Uscito  Enea  fuor 
5>  dello  inferno  torno  al  suo  naviglio  ,  e  larte  vele 
»  capito  in  quella  parte  di  Campagna  ove  e  oggi  la 
»  citta  di  Gaeta.  Quivi  prese  terra ;  quivi  mori  la 
»  sua  balia,  la  quale  avcva  nome  Gaeta;  per  la  qual 
»  morte  dimoro  quivi  alquanti  giorni;  e  sotterrata 
»  die  r  ebbe  con  ricco  e  pietoso  onore  sopra  quel 
»  corpo,  a  perpetua  memoria ,  fece  una  cittadella,  alia 
»  quale  per  amorc  di  lei  puose  nome  Gaeta.  »  II 
buon  frate  crediamo  clie  avesse  inteso  assai  bene  il 
valore  di  quelle  parole  nomen  signat  ossa. 


LA    CEORGICA    E    L   ENEIDE  OCJ 

YIII."   Non  prima  Tnrno  il  niarzial  vessillo 
Alia  rocca  Laurerue  in  vnta  afisse  j 
E  per  le  terre  italiche  lo  squillo 
Di  mille  trombe  guerra  guerra  dissc , 
Che  il  Lazlo  si  turbo  ,  tanto  tranquillo 
Dianzi ,  e  I'anior  dclle  sanguigne  risae 
Dietro  al  carro  del  Rutulo  pugnace 
Destossi ,  e  I'odio  deWantica  pace. 

Leggasi  il   latino : 

Ut  belli   signum  LaurentI   Tarnus  ab  arce 
Extulit,  et  ranco  strepnerunt  cornua  catita, 
Utqne  acres  concussit  eqnos,  ntque  impulit  arnia: 
Extemplo   turbati   aiiinii ,    simul   omne   tumnltu 
Conjnrat  trepido   Latinm  s^vitque  juveutus 
Eft  era. 

Non  cerclieremo  se  il  verbo  aflssc  nsato  dal  signor 
Mancini  fosse  il  piu  appropriato ;  iie  se  le  tcrre  ita- 
liche e  le  mille  trombe  siano  esagerazioni  perdonabili 
ad  un  traduttore.  Possiamo  ancora  concedere  al  sue 
gusto  lo  squillo  clelle  trombe  die  dice  guerra  guerra; 
e  ricevere  al  soli  to,  come  cacio  sulle  lasagne,  quel 
tanto  tranquillo  dianzi  c  V  amor  delle  sanguigne  rissc, 
preziosi  giojelli  di  cui  Virgilio  non  aveva  saputo  or- 
nare  i  suoi  versi.  Ma  regalaie  al  testo  1'  immagine  di 
un  carro  dietro  al  cpiale  oltre  l'  aniore  delle  sangui- 
gne risse  si  desta  auche  I'odio  delV  antica pace,  (pie- 
6to  ne  par  veraniente  clie  passi  il  segno.  II  Caro 
non  fece  di  questo  esordio  una  traduzione  da  potersi 
citare  in  esenipio,  ma  benclie  tanto  accusato  d' infe- 
delta  si  attenne  al  testo  assai  meglio  del  sig.  Manciai. 

Poscia  che  dl  Laurento  in  su  la  rocca 
Fe'   Tamo  inalberar  di  guerra  il  segno , 
E  che  guerra  sonar  le  roche  trombe : 
Spinti  i  carri  e  i  destrieri  e  I'  armi  scosse 
Di  Marte  al  tempio  .•  incomanente  i  cuori 
Si   turbdr  tutti ,  e  tutto  'I  Lazio   insieme 
Con  subito  tumulto  si  restriiise. 

Tntti  e  due  i  traduttori  o  non  vidcro  o  non  seppero 
come  ben  rendere   quel    saciitque  juvcntus   effcra  :  e 


3o6  TRADOTTE    DA    L.    MANCINI. 

veramente  se  chi  traduce  potesse  tiitto  vedere  ed  a 
tutto  far  liiogo  nella  lingua  e  nel  metro  eh'  egli  usa 
gia  e  gran  tempo  clie  gli  autori  greci  e  latini  gia- 
cerebbero  senza  lettori. 

IX.°      Mentre  d'  njiui  necessaria  induesta 
Cosi  dal  canipo  lontanava  Enf.a  , 
hi  a   Tiuno  spediva,  a  collier  presta 
11  huon  moinento  ,  la  Saturnia  Dea. 
A  sorte  Turno   re  nella  fovesta 
Sacra  all'  avo  Pilumno  allor  sedea. 
La  dipinta  di  Giuno  ambasciatrice 
Gli  appar  dalV  alto  luminosa ,  e  dice. 

I  niitofili  flu-anno  tesoro  di  questa  nuova  prerogativa 
di  Giunone  presta  a  cogltere  il  huon  momento.  Virgi- 
lio  e  gli  altri  poeti  anticlii ,  per  qucUo  che  si  sap- 
pia ,  non  ne  fecero  niai  cenno ,  forse  per  non  alterar 
la  quiete  del  padre  Giovc  allora  ancor  vivo  e  i-e- 
gnante;  ma  la  preziosa  notizia  e  venuta  fin  ai  di  no- 
stri ,  e  il  signor  Mancini  V  ha  annicchiata  con  quel 
garbo  clie  ciascun  vede  in  questa  ottava.  I  due  iil- 
timi  versi  rispondono  a  qucsto  solo  del  testo  : 

Ad  quern   sic  roseo  Thanmantias  ore  locuta  est. 

Virgilio ,  per  tutto  ornamento  della  divina  messag- 
giera  stette  contento  a  quel  roseo  ore;  ma  il  sig.  Man- 
cini ce  la  voile  mostrare  dipinta,  luminosa,  dalV alto: 
vi  sono  alcuni  i  quali  non  comportauo  clie  in  poesia 
si  possa  mai  dir  nulla  semplicemente.  Il  Garo  aggiunse 
anch"  egli  qualche  cosa  del  proprio  in  questo  luogo 
a  Virgilio  dicendo  : 

Mentre  cosi  da'  suoi  scevro  e  lontano 
Enea  fa  d'armi  e  di  sussidj  acquis  to  , 
Giuno  di  concitar  la  furia  e  V  ira 
Di  Turno  unqua  non  resta.  Erasi  Turno 
Col  pensier  ddla  guerra  al  sacro  bosco 
Di  Pdunno  suo  padre  allor  ridotto  , 
Che  mandata  da  lul  di  Tauinante 
Gli  fu  la  figlia  in  cotal  guisa  a  dire. 


LA    CEORCICV    E    l"  EXEIDE  SoT 

Le  aggiimte  sono  due ;  la  prima  e  chc  Giunone  non 
restasse  di  concitare  la  iaria  e  Tiia  di  Turno;  la  se- 
conda  clie  Turno  ncl  bosco  di  Pilnnno  pensassc  alia' 
o;nerra.  Chi  nei  traduttori,  anclie  di  poeti,  cerca  mas- 
simamente  la  fedtlta  potrebbe  condannare  del  pari 
r  una  e  Y  altra ;  non  potrebbe  pcro  confonderle  con 
{[uella  del  sig.  Rlancini  rispetto  a  Giunone.  Ed  hanno 
inoltre  vm  qualche  germe  nel  testo,  dove  si  dice  die 
Iride  fu  niandata  andacem  ad  Turiuim ;  e  sarebbe 
state  conveniente  sludiarsi  di  conservare  a  quel  guer- 
ricro  cotesto  epitcto ,  anziche  lisciare  ed  illuniinare 
1'  ambasciadrice  di  Giunone. 

X."       Frattamo  delV  Olimpo  onnipotente 
La  magion  luininosa  si  disserra, 
E  la  il  Consiglio  die  del  mondo  e  mente 
Chiama  il  padre  del  Ciel ,  re  delta  terra , 
D'  onde  scopre  ogiii  lido  ed  ogni  gente  , 
E  i  duo  guerrieri  popoli  e  la  guerra. 
Quando  tutti  raccolti  i  Numi  sono  , 
Incomincia  cost  Giove  dal  trono. 

E  questa  una  delle  migliori  ottave  clie  abbiamo  lette 
nei  due  volumi  del  sig.  Mancini.  Vi  e  qualche  di- 
fetto  di  lucidezza  ncl  terzo  e  quarto  verso,  pei  quali, 
chi  non  si  conoscesse  delle  cose  celesti ,  ])otrebbe 
credere  che  il  Consiglio  avesse  chiamato  Giove  nel- 
r  Olimpo.  Vi  e  qualche  cosa  di  soverchio  nel  dire 
che  Giove  scopre  di  lassu  ogni  lido  ,  ogni  gente ,  e 
poi  i  due  popoli  guerrieri  e  la  guerra.  Mirabile  c  al 
solito  la  brevita   di  Virgilio  : 

terras  uncle  ai'duiis  omnes 

Castraque  DardanicUim   adspectat,  populosque  latinos. 

II  Caro  in  questa  parte  forse  piu  feliceniente  del  si- 
gner Mancini  avca  detto  : 

indi  mirando 

La  terra  ,  e  de'  Trojani  e  de'  Latini 
Visto  il  conflitto  ,  a  se  dcgll  altri  Dei 
Chiamo  7  consiglio. 


3o8  TRADOTTE    DA   L.    MANCINI. 

In  un'  altra  cosa  puo  la  versione  del  Caro  essere  pre- 
ferita  alia  nuova,  nell'avere  cioe  cousei'vata  Tespres- 
sione  del  testo  considant  tcctis  bipatentibns ,  colla  quale 
forse  Virj^dio  voile  darci  a  conoscere  come  potessero 
i  numi  in  un  subito  congregarsi  dalle  vaiie  parti  dove 
stanziavauo : 

e  com'  era  dalV  Orto 

E  do.ll'  Occaso  la  sua  reggia  aperta  , 
Eatto  ecc. 
XL"      Gia  V Aurora  apparia  neW  oriente  : 

Enea  quantunque  degU  estremi  uffici 
Gil  estinti  decorar  brami,  e  la  mente 
Gli  turbl  il  lutto  de'  perduti  amici , 
Prima  i  voti  sciogUea  che  vanamente 
Non  porse  ,  e  capitan  d'  armi  vitt.rlcl , 
La  prima  luce  far  sacra  quel  pio 
Godea  dell'  armi  e  de'  trionfi  al  Dio. 

II  teste  : 

Oceannm  interea  surgens  Aurora  rellquit. 

^neas,  quamquara  et  sociis  dare  tempus  liumandij 
Prsecipitant  cnrae  tnrliataque  funere  mens  est, 
Vota  Deutn  primo  victor  solvebat  Eoo. 

La  seconda  meta  dcU'  ottava  e  tutta  una  parafrasi  del 
solo  idtimo  verso  latino.  Egli  e  di  tal  modo  poi  die 
n'  escono  quelle  maniere  di  csprimersi  cosi  nette,  cosi 
efficaci ,  prima  sciogliea  i  voti  e  godea  far  sacra  la 
prima  luce  al  Dio  dellc  armi :  e  per  aggiiinta  ,  non 
si  puo  dire  col  testo  i  voti,  ma  i  voti  die  vanamente 
non  porse;  e  il  vincitore  diventa  capitano  d""  ar?ni  vit- 
trici,  e  il  poeta  di  gusto  piu  castigato  s' abbindola 
in  uno  stile  da  disgradarne  TArcadia.  Molto  meglio 
il  Caro : 

Tosto  che  'I  sole  apparve  il  voto  sciolse 
Delia  iittoria. 
XII."    Poscia  che  Turno  le  latine  genu 

Stanche  di  guerra  non  (dice  ha  scorto 
E  de'  lor  mall  i  niiseri  Laurenti 
Tutta  la  colpa  in  lui  porre  e  il  conforto , 
Non  e.  gia  che  5'  arrenda  0  si  sgomenti , 


LA    GEORGICA    E    l'  ENEIDK  309 

O  che  punto  confessi  il  proprio  torto} 

Di  generosa  rabbia  arde  alia  vista 

Di  sue  sventure ,  e  novo  ardir  n'  acquista. 

Anche  qui  il  sig.  ]Mancini  ci  ha  data  una  paiafrasi 
anziclie  una  traduzione  del  testo  : 

Turnus   ut  infractos  adverse  IMarte  Latinos 
Defecisse  videt,   sua   nunc   promissa  reposci, 
Se  signari  oculis ,  ultro  implacabilis  ardet 
Adtollitcjue  aniraos. 

Quindi  poi  anche  qui  due  soh  emlstlchj  (  ultro  im- 
placabilis ardet-adtullitque  animos  )  riuscirono  in  quat- 
tro  versi.  Con  prohssita  iniperdonabile  anche  il  Caro 
si  allontano  dalla  nobile  brevita  di  Virgilio,  e  disse: 

Turno  poscia  che  vede  afflitti  e  domi 
Gia  due  volte  I  Latini  ,  e  non  pur  scemi 
Di  forze ,  ma  di  spenie  e  di  baldanza , 
Da  lui  farsi  rubelli ,  e  ch'  a  lui  solo 
Ognun  rivolto  in  tanto  affare  attende 
Le  pniove ,  le  promesse  ,  e  i  vanti  suoi ; 
Furioso  ,  implacabile  ,  inquieto 
Arde,  s'  inunimisce  e  si  rinfranca 
Prima  in  se  stesso  ecc. 

II  Caro  tento  ahneno  di  far  sentire  nella  sua  verslone 
(juello  che  nel  testo  e  belhssimo  ,  sua  nunc  promissa 
reposci,  se  signari  oculis;  di  che  il  sig.  Mancini  non 
si  euro  punto.  Cio  che  trovasi  piu  vizioso  nel  Caro 
si  e  r  avere  cosi  di  frequmte  stemperato  in  molte 
parole  quel  che  Virgilio  si^nifico  benissimo  con  una 
sola ,  facendo  perdere  a  quel  poeta  una  delle  sue 
piu  mirabili  doti ,  voglianio  dire  uno  stile  che  tutto 
insienie  e  liorito  e  ornato  ((uanto  mai  esser  possa , 
e  nelle  singole  trasi  puo  ritarsi  in  esempio  di  bre- 
vita e  precisione.  II  sig.  IMancini  ha  cercato  di  evi- 
tar  r  errore  da  molti  rimproverato  ai  Caro ,  nia  non 
per  questo    c  riuscito    piu  breve  (i)    ne   piii  di  lui, 

(i)  La  traduzione  del  sig.  jMancini  ha   oltre  niille  versi 
piii  che  queiU  del  Caro. 


3lO  TRADOfTK    D\    L.    MANGINI. 

osiamo  pur  dirlo  ,  soinigliante  all'  originale  :  peiocche 
se  noil  istempera  cosi  spesso  come  il  Caro  in  nno  o 
due  vcrsi  una  sola  fVase  virgiliana,  vi  aggiunge  pen- 
sieri  ed  imma2;ini  sue  proprie;  il  die  a  noi  in  tanto 
par  peggio  in  ipianto  che  il  sig.  Mancini  non  ci  rie- 
sce  cosi  buon  mercante  di  concetti  poetici,  come  il 
Caro  di  buone  voci  e  di  belle  frasi.  Forse  il  signor 
Mancini  medesimo  ci  dara  occasione  di  ritornare  so- 
pra  c[uesta  materia ,  e  ne  faremo  allora  piu  anipia 
dimostrazione.  Oi'a  per  non  tediare  eccessivamente 
i  nostri  lettori  poniamo  loro  in  considerazione  i  due 
versi 

Non  e  gia  che  s'arrenda  o  si  sgomenti , 
O  che  punto  confessi  il  proprio  torto  ! 

e  promettiamo  di  trovare  in  ciascun  canto  un  buon 
numero  di  sitfatti  giojelli ,  pei  quali  cotesto  nuovo 
detrattore ,  anzi  accusatore  del  Caro  e  del  Monti  va 
tanto  superbo. 

E  soltanto  queste  detrazioni  e  queste  accuse  ci  mos- 
sero  a  parlare  del  sig.  Mancini  e  della  sua  versione, 
la  quale  poteva  essere  tollerata  come  tante  altre  cose 
mediocri  di  cui  fa  giiistizia  il  buon  senso  della  na- 
zione,  s*"  egli  non  la  taceva  struuiento  a  una  bile  che 
passa  ogni  termine ,  e  sommuove  Ic  ossa  dei  morti 
per  desulcrio  di  esporle  al  vituperio  delle  generazioni 
avvenire. 

II  sig.  Mancini  dedlca  il  suo  volgarizzamento  del- 
TEneide  ad  Annii)al  Caro.  La  dedica  si  compone  di 
sessanta  ottave ,  molte  delle  quali  sono  contro  il  Caro 
medesimo ,  molte  altre  contro  il  Monti ;  e  in  vitu- 
perio poi  deir  uno  e  delP  altro  vi  aggiunse  una  tren- 
tina  di  pagine  dove,  sotto  il  titolo  di  Annotazloni ,  egli 
lia  messa  in  giro  tal  merce  a  cui  lasceremo  che  i 
nostri  lettori  diano  il  nome.  Nei  versi  il  sig.  Man- 
cini chiama  il  Caro  hiiffon  crndele  ed  anima  hassa  e 
bestlale,  e  formalmentc  lo  accusa  di  aver  bramato  che 
il  Castelvetro  fosse  arso  vivo.  E  va  quindi  immagi- 
naiido  che  ora  egli  sia  marioriato  ncl  qiiinto  ccrchio 


LA    GEORCICA.    K    l' ENEIDE  3ll. 

deir  inferno  dantcsco  insicme  con  Luigi  Farnese  (chi 
sa  di  storia  coniprendera  la  delicata  e  pietosa  allu- 
sione  );  anzi  si  duole  che  qiiello  sia  luogo  di  troppo 
mite  tormento  (i).  Nelle  annotazioni  poi  egli  riba- 
disre  la  sua  accusa  coll' autorita  del  Muratoii;  e 
ritati  alcnni  versi  nei  quail  il  Caro  niostra  di  cre- 
dere eretico  il  (lastelvetro  ,  soggiunge  :  Faro  osser- 
vare  die  da  credcr  cio  di  iiri  nctnico  al  desiderar  di 
nuocerli  per  questo  lato,  il  passo  e  hen  corto.  Per  ve- 
rita  un  iiomo  che  fa  protVssione  di  quesie  massime 
e  da  il  nome  di  passo  hen  corto  a  quello  spazio  in- 
tinito  che  dovrebbe  disgiungere  una  controversia  let- 
teraria  da  un' accusa  in  cui  trattasi  della  vita,  puo 
spaventar  chi  che  sia  dall"  entrare  in  litigi  con  lui  : 
tuttavolta  tiriamo  innanzi.  11  sig.  Mancini  sa  che  coi 
vivi  non  si  ha  sempre  in  queste  niatcrie  cosi  bel 
ffiuoco  come  coi  morti  ;  e  noi  risejbianio  anzi  molto 
cose  da  dire  quando  gli  piacesse  di  obbligarci  a  piii 
lungo  e  pill  minuto  csame  di  questo  suo  scritto ;  del 
quale  ora  andiamo  toccando  qualcosa  cosi  alia  leg- 
giera  e  a  modo  di  saggio  o  dell'animo  o  dell' inge- 
gno  con  cui  fu  dettato.  Dopo  si  chiare  parole  per- 
tanto  egli  prejxa  il  discreto  Icttore  a  preiidere  quclla  sua 
accusa  ,  in  poesia  scherzeiole  dcttata^  per  uno  scherzo 
come  lo  e  di  fatli;  riconosce  che  la  caritd  congiunta 
all  ignoranza  dclF  uomo  interiors  e  cdlincertezza  dei 
divini  giudizj ,  dannar  veruno  non  permette  al  cri- 
stiano;  e  soggiunge  :  cosi  no  il  Caro  dannianio  sul 
serio  ,  ne  tampoco  Luigi  Farnese;  anzi  conchiude  che 
il  Caro  €  sciisabile  davcr  creduto  reo  per  qnesla  parte 

(i)  Non  peitanto  il  peggior  de'  falU  tui  -  L  die  iiel- 
V  ira  non  serbnsn  metro,  —  E  colla  biama  di  far  arder  lui. 
—  Vivo,  maledicesd  il  Castelvetro  —  Che  trovb  ne'  tuoi  versi 
i  luoghi  bui  -  Perche  forse  nel  quirito  cerchio  tetro  —  Ora 
ti  duoli  tra  le  nere  squadre  —  Lite  de'  padroni  tuoi  cruciixtio 
il  padre.  —  Se  per  colpa  maggior  messo  piii  sotto  —  Non  ge- 
mi  nel  penulUnio  de'  giri  —  In  un  canto  sfuggito  a  quel  si 
dotto  -  Ntlle  cose  del  niondo  dedi  spiri. 


3ia  TRADOTTE    D\    L.    MANCINI. 

il  SILO  antagonista  dopo  il  processo  fatto  su  tal  propo- 
sito  al  Castelvetro  in  Roma,  e  I essersl  qiiesto  fiiggito 
come  temente  condanna  nella  prossima  sentcnza.  In 
quanto  alia  carita  ed  alle  altre  fonsiderazioni,  cac- 
ciate  cosi  nelle  note  dopo  aveile  vilipese  nel  testo  , 
pailercmo  forse  in  qualclie  altra  occasione  :  in  quanto 
al  prendere  queU accusa  per  una  scherzo,  qualoia  do- 
vessimo  persnaderci  die  tale  fu  vei-aniente  T  inien- 
zione  del  sig.  Mancini ,  saremmo  teniati  di  applicare 
a  lui  il  nonie  clie  gli  piacque  di  dare  al  Caio  ;  se 
non  clie  sara  nieglio  per  ora  astenersi  dal  metter  le 
niani  nel  suo  fango.  Rispetto  al  Monti  poi  daremmo 
argomento  di  maraviglia  mettendo  in  luce  la  squisita 
nialignita  con  cui  il  sig.  ]\Iancini  si  e  studiato  di  cal- 
pestarlo.  Egli  diseppellisce  alcuni,  coni'cgli  li  chiama, 
sciagurati  i'ersi ,  e  non  s'  accorge  quanto  c  sciagu- 
rato  r  ufficio  di  clii  dopo  tanti  anni  di  obblio ,  senza 
necessita,  li  ricliiama  nella  memoria  delle  genti  a  vi- 
tuperio  di  un  morto ;  e  non  contento  di  ciiare  quanti 
hanno  sparlato  del  Monti,  non  contento  di  rinfacciare 
a  quell' uomo  cosi  debole  e  pur  cosi  buono  i  lord, 
com' egli  dice,  gid  nod,  altri  ancora  ne  suppone  e  di 
tal  tempra  da  disgradarne  gli  accusatori  di  Socrate. 
Benche  noi  vogliamo  per  ora  esser  brevi,  dobbiamo 
per  altro  giustiticare  queste  nostre  parole  trascrivendo 
parte  di  cio  clie  il  sig.  Mancini  dice  del  Monti.  S' in- 
troduce dunque  a  parlarne  dicendo  ch'  egli  ha  to! to  a 
tradurre  Virgilio  stiniando  che  in  cio  spcndereblie  il 
suo  tempo,  meglio  di  mold  altri  i  quali  voUero  o 
scriver  di  lingua ,  o  disputare  se  il  conte  Ugolino 
mangio  i  propij   figliuoli , 

O  in  BIcmorie  accusar  di  noti  torti 
11  Monti,  e  far  da  Radamanio  ai  morti  : 
Massime  quando  peregrino  ingegno 

A  cui  contro  fortuna  e  il  tempo  stette , 
Piii  die  di  biasino  par  di  pieta  deu^no , 
Che  dette  cose  non  pub  far  non  dette  , 
Ne  quell'arco  non  vll ,  che  fatto  segno 
Avria  delle  poetiche  saette , 


LA.    GrORCICA    E    l' ENEIDE    CCC.  3l3 

Ma  la  Parca  il  frangea  ndl'  intervallo  , 
Dopo  VAquila  e  i  OlgU  ancora  il  Gallo. 
E  nelle  annotazioni  soggiunge  :  «  Mi  liisingo  clie  il 
»  discrcto  lettorc  noti  voria  qui  premiere  alia  let- 
»  tera  cio  clie  in  qnesti  versi  e  detto  del  Monti.  Nou 
»  intcsi  die  accennarne  a  diietto  conosciuto  con  una 
»  siipposizione  cinalnnqne.  L'  autor  del  BassviUc  e  del 
y>  Cnjo  Qracco  e  del  Bardo  della  Selva  Nera  vivea 
»  felice,  pcrdonato,  pensionato  ,  onorato  i  snoi  anni 
3)  jnovetti  sotto  il  legittimo  Governo  4nstiiaco  nel- 
3>  I'opnlenta  Milano ;  ne  vi  era  caso  clie  potesse  ob- 
»  bligarlo  a  celebrare  l'  ultima  rivolnzione  di  Fran- 
»  cia.  ))  II  sig.  Mancini  confida  un  po'  troppo  nel  suo 
discreto  lettorc.  se  crede  clie  gli  passino  inosservate 
r  acerbiiii  della  calunnia  e  la  nialignita  della  scusa. 
Ma  noi  vogliamo  die  ci  basii  per  ora  V  avere  tra- 
scritto  le  sue  propiie  parole.  Nc  risponderemo  ai  gm- 
dizii  letterarj  del  signer  Mancini  intorno  al!e  tradn- 
zioni  del  Caro  e  del  Monti ;  bcnclie  ci  accorgiamo  di 
perdere   una   buona   occasione    da    rallegrare  i  nostri 

lettori. 

A, 


j;ibl.  ItaL  T.  LXXWI. 


3,4 


PARTE    IJ. 

SCIENZE  ED  ARTI  MECCANICHE. 


Opuscule  imUeinuUri  e  fisici  di  diversi  autor't.  —  M'l- 
lano,  1832-1804,  presso  Paolo  Emilio  Giusli,  con- 
trnda  dei  Due  3fuii,  n.°  1041.  Tomi  2  in  4.'',  di 
pug.  .'3<')0  ed  una  tavola  in  ramc  per  ciascuno.  Frezzo 
del  due  tomi  auslr.   Ur.    36   (^). 

iy\  quest'  opera  erano  appena  coniparsi  nl  pubblico  i 
primi  ire  fascicoli ,  ed  il  nostro  Giornale  si  fcce  solle- 
cito  di  darne  contezza  (  vedi  il  torao  70.%  pag.  78  e  seg. ) 
coti  na  priiiio  articolo ,  al  quale  altri  dove%'aao  tener 
dietro  niano  mano  clie  i  fascicoli  fossero  andati  sncce- 
deadosi.  la  esso  faceansi  caldi  voti ,  percht;  la  pnl)|jlica- 
zione  di  questi  Opiiscoli  noa  venisse  niai  interrotta.  Im- 
perocclie  i  lavori  die  subito  sulle  prime  vi  si  videro 
inseriii ,    la    nota    capacita    ed    il  Ijnon    volere    di   Gabrio 

{')  CunteugoDo  le  spguenri  Meuioric ; 

Boi'donl  Antouio.  Sulle  tigure  isoperiuietre  Cslsa-uii  in  (jUiUsivoglij 
sujerlicie. 

'  iSota  sulle  svolte  oi-diaarle  dcUe  sti'ade. 

Belli  Giuseppf,   Sulla  legg**  delP  attrazione  luoiccolare. 

■■  Nota  sulle  rijuiUioui  elettriclie  nelP  aiia  rarefatta. 

Fiola  Gabiio.  La  31eccauica  de"  coqii  natuvalinente  estesi ,  irattata 
col  calcolo  dcUc  vaiiazioni,  —  Meiuoria  prima  :  Sul  moto  e  sul- 
r  eciuilibrio  delle  jiarti  iuterne  di  ua  corpo   solido   rigido. 

Trattato  sul  calrolo  degli  iutegrali  dellniti.   Sezione  prima. 

-  Sui  pi-inripi   e  Biigli   nsi  del  calcolo  dei  residui. 

De  Paoli  Giovanui.  llieolu/ioiie  delle  equazioni  iudetenrunate  di 
prime  grado. 

Caucliy  A.  L.  Sulla  Mrccanica  celeste  e  sopra  im  nuovo  calcolo 
cliiauiato  calcolo  di-i  liuiiti.  —  Parte  prima  :  Cou^lJ(■razionl  gene- 
ral!. —  Parte  gecoiiri.i :  A|i|'licazione  alia  Nercanica  ctleste:  con 
note  ad  esse  pant  ]i'iiua  c  secoiida.  di  Pa"lo  Irisiuu  e  (^abriu 
Wiola. 

Bdl^i  Angrlo.   SnlU  ^randiur. 


Ol'L'SCOLI    M\TEiMA.TICI    K    I'lSICI    eCC  OlO 

Piola ,  il  quale  pel  solo  oggetto  <li  sempre  piii  proniovere 
tra  rioi  la  lisica  e  la  inaleinatica ,  erasi  assnnto  V  inca- 
rico  di  dirigerne  la  stampa ,  raccoglieiido  le  altrui  produ- 
zioQi  e  coiitrihneiidoae  larga  copia  egli  sfesso ;  i  nomi 
tliiari  d'l  im  Bordoni  e  di  un  Belli ,  die  sul  bel  jjrincipio 
vidersi  a  qnello  del  Piola  associati ,  eraiio  tutte  cose  da 
far  presagire  assai  liene  di  uii'  opera  clie  tendeva  al  du- 
plice  scopo  :  di  aiimentare  con  trovati  miovi  le  iitili  cogni- 
zioni ,  e  di  ditFondere  fra  gl'Italiani  le  recenti  teoriclie  di 
cui  la  scicnza  si  va  coutinuaiuente  arricclieiido  anco  per 
r  opera  degli  stranieri.  INIa  un' impresa  di  quest' utilita  ( cL 
duole  il  dirlo )  non  pote  prosperare  in  Italia,  perciie  si 
abbisognava  di  associati  die  francassero  le  spesc  della 
statnpa ,  e  gli  associati  mancarono  !  Soli  sette  fascicoli ,  die 
compiono  due  volumi,  videro  la  luce:  e  siccouie  le  dot- 
trine  in  essi  contenute  sono  di  non  lieve  iniportanza,  sara 
caro  ai  nostri  lettori  il  conoscerle,  aliiieuo  pel  breve  sunto 
die  qui  ci  propoaiamo  di  fame,  attenendoci  ad  un  me- 
todo  alquanto  piii  conciso  di  qnello  se2,uito  nel  primo  ar- 
ticolo  sopra  citato  ^  e  cio  percbe  vogliaino  aver  riguardo 
alle  varie  dassi  de'  nostri  associati  ed  alio  scupo  di  questo 
giornale. 

Come  il  titolo  del  libro  fa  manifesto,  sono  quivi  conte- 
nute Memorie  di  iisica  e  di  matematica  ;  e  gli  autori  die 
vi  hanno  contribuito ,  oltre  ai  sopra  lodati ,  sono  Caucliy, 
Bellani,  Paolo  Frisiani  e  Giovanni  De  Paoli.  E  per  co- 
minciare  dalla  Hsica  ,  diremo  cli' e  lavoro  di  lunga  lena  la 
Memoria  di  Giuseppe  Belli,  intitolata  Rif/essioni  sulla  leggc 
dell'  attraziop-e  inolecolare.  E  noto  die  Bufton  e  Laplace 
0|5inavano  dovere  quest'  attrazione  seguir  la  legge  dell'  tini- 
versale  gravitazione ,  inentre  Newton  e  Cluiraut  tenevano 
die  seguir  dovesse  una  legge  molto  pin  rapida  di  quella 
del  quadrato  inverso  della  distanza.  A  questi  ultiiiii  adc- 
rendo  il  Belli,  aveva  iino  dal  iiSi4  puljblicata  nel  Gior- 
nale di  fisica  di  Pavia  una  Memoria ,  colla  quale  tendeva 
nan  solo  a  provare  quanto  questi  due  geometri  avevano 
asserito;  nia  spingendo  piii  oltre  i  suoi  ragiouamenti ,  ve- 
niva  a  condiiudere  alDesi  ,  die  1'  attrazione  inolecolare 
segue  una  legge  piii  rapida  delle  quarte  e  f|ninte  poteiize 
reciproclie  delle  distanze.  Mn  poiche  ,  com'  egli  inodesta- 
mente  accenna  ,  in  quello  scritto  si  era  liinitaio  a  f;ir  uso 
di  scniplici  calcoli  npprossmiativi  ,  la   cni   Icgutimita  (  sono 


3l6  OPUSCOLI    MATEMATJCI    E    FISICI 

sue  parole)  noa  bene  potevasi  da  tuttl  sentire  ,  n' e  ve- 
cuto,  che  molti  iisici  aon  rimasero  persnasi  de'.Ie  sue  coa- 
clusioni ,  e  continuarono  ad  ainmettere  le  idee  di  BufFon 
e  di  Laplace  sulla  identita  dell'  attrazione  molecolare  colla 
universale.  Egli  e  per  questo  ,  che  il  nostro  autore  ripi- 
glio  da  capo  il  suo  argomento,  v'  impiego  calcoli  piu  ri- 
gorosi ,  e  trovo  che  la  sua  tesi  regge  eziandio  al  lora 
paragone.  In  quattro  articoli  divise  il  Belli  il  nuovo  la- 
voro ,  impiegando  i  due  primi  a  dimosirare  I' insufliclenza 
deir  attrazione  astrononiica  a  prodiirre  la  coesione  e  I'ade- 
sione  de'corpi,  si  nell' ipotesi  della  continuita  della  ma- 
teria, si  in  quella  che  i  corpi  sieno  fonnati  dull' unlone 
di  mlniuie  panicelle  estese  ,  figurate,  solide,  incorruttlbili, 
tenate  a  qualche  distanza  (grande  in  paragone  de'loro  dia- 
metri)  le  une  dalle  altre  dairazione  del  calorico  »  si  in 
quella  di  Laplace,  segnita  da  molti  Iisici  in  cni  si  ammet- 
tono  le  stesse  molecoie  poste  tra  loro  a  distanze  incom- 
parabilmente  maggiori  dei  loro  diametri,  e  si  in  quella 
iinalmente  in  cui  la  matei-ia  ne'  corpi  si  tiene  bensi  in 
eontinua  comunicazione  con  se  stessa  ,  ma  con  moltissimi 
intervalli   vacui. 

Nella  j^rima  ipotesi  cerca  1' autore  da  quale  forza ,  in 
virtu  deir  attrazione  astrononiica,  sarebbero  vicendevol- 
mente  attratti  due  cubi  eguali  di  materia  eontinua ,  di 
densita  uniforme ,  ma  anche  dift'erente  dall' uno  all' altro 
corpo ,  i  qnali  siaoo  a  nuituo  combaciamento  per  due 
delle  loro  facce.  Una  tale  forza  egli  trova  rappreseatata 
da  un  integrate  sestuplicato ,  perche  sei  sono  le  variabili 
in  esse  contenute ,  cioe  le  tre  coordinate  di  un  punto 
qualunque  delT  imo  dei  cubi,  e  le  tre  di  un  punto  del- 
r  akro.  Laboriosi  per  verita  rlescono  i  calcoli  ai  qnali  e 
costretto  I'amore  di  dare  compiinento,  sia  per  efietiuare 
le  integrazioui  estese  fra  i  dciiiti  limit! ,  sia  per  conver- 
tire  r  espressione  algebrica  ,  che  ne  conseguita  ,  supposto 
che  i  due  cubi  abl)iano  la  densita  specilica  del  ferro  in 
.  nn  numero  di  chilogramnii ,  esseado  il  chilogrammo  T  unita 
di  peso,  a  cni  rafTroaia  la  sua  forza  d' attrazione.  Pure 
con  molta  costanza  e  dottriaa  e  dirittura  di  giudizio  giunge 
a  fissare  questo  quantum  a  quattro  bilionesimi  circa  d' un 
chilogrammo.  Paragonando  poi  questa  forza  coll'  effettiva 
tenacita  ,  che  que'  due  cubi  manifestano  ,  allorquando  sono 
saldaii  insieme    in    un  solo  pezzo  ,  tenacita ,    che  secoudo 


DI    DlVEnsi    AUTORT.  817 

le  sperlenze  cli  Rnmford  e  di  clillogramml  4470,  rlsulta 
che  (Juella  forza  d' attrazioae  e  di  questa  tenacita  una  fra- 
zioiie  piccolissima,  die  raccnratissiino  Belli  assegna.  Quindi 
deduce  la  piccolissima  parte  che  avrebhe  T  attrazione  uni- 
versale nella  coesioiie  de'  corpi ,  se  questi  considerar  si  po- 
tessero  come  forniati  di  materia  continua.  E  da  iiotare  che 
nel  ridnrre  in  ciulogrammi  la  suaccennata  forza  d"  attra- 
zione  Tautore  ha  bisogno  del  valore  della  densita  media 
terrestre,  la  quale  secoiido  Cavendish  e  espressa  dal  nu- 
mero  5,3 1,  e  secondo  MasUelyne  da  4,71;  e  sia  ch' egli  si 
valga  del  raedio  aritmetico  di  quesd  due  numeri ,  o  del 
piu  piccolo  di  essi ,  dimostra  non  essere  meno  vera  la 
sua  conclusione.  Cos!  pure ,  ch'  essa  regge  altresi ,  eve 
suppongansi  i  due  cubi  di  una  sosianza  piii  solida  e  piii 
pesante  del  ferro ,  o  di  assai  maggiore  volume,  purche 
non  di  grandezza  sterminata.  Non  sofFre  neppure  eccezione 
veruna  quella  conclusione,  se  i  due  corpi  posti  a  mutuo 
contatto   fossero   di   figura   qualunque,  e  non  cubica. 

Pigliando  poi  il  Belli  ad  esame  la  seconda  ipotesi  ,  sup- 
pone  che  si  abbia  un  corpo  omogeneo  cristailizzato ,  nel 
quale  le  molecole  integrant!  sieno  di  forma  parallelepipeda 
e  disposte  a  strati  paralleli ,  in  guisa  che  quelle  di  uno 
strato  stiano  a  fronte  ad  una  per  una  con  quelle  dello 
strato  sottoposto ,  rlmanendo  per  altro  fra  Tuna  e  T  altra 
niolecola  de' piccoli  intervalli;  11  che  e  tutto  consentaneo 
alle  dottrine  sulla  struttura  de*  corpi  cristallizzati.  Imma- 
gina  poi  che  il  supposto  corpo  cristailizzato  sia  tagliato  di 
tale  maniera  ,  die  ne  risulti  un  prisma  retto  a  basi  qua- 
drate parallele  alle  superficie  che  separano  gli  strati,  con 
un' altezza  doppia  de'lati  deile  basi,  e  tale,  che  diviso  in 
due  eguali  cuiii,  riesca  il  piano  di  separazione  nel  mezzo 
appunto  deir  intervallo  fra  due  strati  vicini.  Calcolando 
poi  la  forza  d' attrazione  di  questi  due  cubi,  ne  assegna 
un' es])ressione ,  die  ancora  si  riduce  ad  un  numero  assr.i 
piccolo  in  confronto  della  tenacita  con  cui  le  due  parti 
del  prisma  stanno  congiunte.  E  pigliando  ad  esempio  il 
carbonato  di  calce  cristailizzato,  come  quello  che  assai 
facilmente  si  puo  dividere  in  lamine  parallele,  trova  clie 
queir  attrazione   e   circa   un   miligrammo. 

II  caso  i]3otetico  qui  contemplato  e  scala  alTautore  per 
salire  all' altro  plii  comune  del  corpi  non  cristallizzati;  cioe 
a   quello   in   cui    si    riguardino   le    luolccole   non    pin  disposte 


Olo  OPUSCOtl    MA.TEMATICI    E    KISICI 

a  strati  pianl  e  paralleli ,  ma  s'  insinuino  le  line  fra  le 
altre  per  modo  die,  volendo  coiicUirie  fra  esse  una  siiper- 
iicie  clie  divida  in  due  parti  il  corjjo  sen/a  segare  veruna 
di  esse  inolecole ,  questa  riesca  curva  ed  ondeggiata.  Cer- 
cando  la  foj-za  con  cui  queste  due  parti  si  attraggono  se- 
condo  gli  spigoli  longitndinali  [er  la  gravitazione ,  riesce 
a  concliindere  die  cjuesta  e  piccolissima.  Combatte  in  se- 
guito  Topinione  di  Laplace,  il  quale  per  sostenere  die 
r  attrazione  proveniente  dalla  gravltazione  sia  sufiiciente  a 
produrre  la  coesione  fra  le  molecole ,  penso  die  queste 
fossero  situate  a  distanze  inconiparaliilmente  inaggiori  dei 
loro  diainetri,  ed  in  contraccambio  densissime^  di  inauiera 
che  il  totale  volume  di  un  corpo  fosse  niilioni  od  anche 
l)iIioni  di  volte  maggiore  dello  spazio  occupato  dalla  seni- 
plice  materia.  E  clo  fa  il  nostro  tisico  mettendo  in  campo 
varj  esempi  particolari.  Primo  tra  questi  e  quelle  di  due 
corpi ,  cli' egli ,  come  vuole  Tipotesi  del  geometra  francese, 
immagina  formati  di  molecole  poste  a  distanze  incompa- 
rabilmente  maggiori  dei  loro  dlametri ,  siccome  potrebbe 
accadere  per  I'azione  repulsiva  del  calorico.  Suppone  die 
quelle  molecole  sieno  cost  dlstribuite ,  die  conducendo  a 
traverso  de'  due  corpi  moiti  piani  secondo  tre  direzioni  fra 
Joro  perpendicolari ,  vengano  a  determinarsi  altrettante  cel- 
lette  minime ,  eguali,  e  di  forma  cubica  ,  ue' cui  centri  si 
trovino  coUocati  quolli  delle  molecole,  die  si  rlsguardano 
della  forma  di  taute  plccolissime  sfere  coi  diametri  incom- 
parabilmente  minorl  de'  lati  delle  cellette  medesime.  Ora 
se  i  due  corpi  sono  di  forma  cubica  co'  lati  paralieli  a 
que'  delle  cellette,  e  posti  a  mutuo  conibaciamento  con 
due  delle  loro  facce,  onde  costituiscano  un  prisma:,  e  se 
si  finge  die  02;ni  molecola ,  senza  cangiar  di  raassa  ,  ma 
solo  collo  scemare  opportunamente  di  densita  aumenti  di 
volume ,  fino  ad  essere  una  sfera  inscritta  neila  rispettiva 
celletta  in  cui  e  rinchiusa,  non  si  cangerejjbe  ( dimostra 
Tautore  appoggiato  ad  un  teorema  di  Newton)  la  forza  con 
eul  queste  particelle  si  atirarrebbero  a  vicenda  per  la  gra- 
vitazione ,  e  neppure  quella  con  cui  nno  de' due  culii  sa- 
rebbe  attratto  dall'altro.  Bensi  questa  forza  aumenterebbesi, 
qualora  altra  materia,  dell' eguale  densita  delle  molecole 
ingrossate,  riempisse  i  vacui  die  rimangouo  fra  queste, 
onde  la  materia  dei  due  cnbi  divenisse  continna.  ]\la  poi- 
fbe   la    densita   di    questi    non    si   raddoppierebbe  ,  la    nuova 


sttiMzione  ilerlvante  dalla  gravitnzlone  sareV)be  ancora  cU 
iin  valore  fstreiuatneiite  piccolo,  come  risnita  clal  calcolo^ 
j>oiche  n  calcolo  rij^oroso  vieiie  assogf^cttato  il  caso  clie 
qui  si  couteiniila.  E  pero  uoii  e  piii  iiicerta  la  coiicliiu- 
flione ,  clie  cioe  cos'i  fatta  atlrazioue  e  inetta  a  spiegare 
la  coesione,  e  clie  T  idea  di  Laplacf  i:  insussistente.  Clie 
se  lo  e  in  questo  jjriiiio  caso  particcI.Tre ,  non  lo  e  meno 
in  altri  in  cui  siippongansi  altre  dispo?izioni  ed  altre  forme 
<li  molecole :  c  cio  viene  dall' autorc  diligenteinente  dimo- 
sirato ,  seinprc  coll' ingegiioso  artlliclo  di  ridurre  i  dne  corpL 
nttraentisi  a  due  altri,  ne' cjuali  T  attiazione  "vicendevole 
dipendente  dalla  gravitazione  sia  deterniinabile  col  calcolo 
e  sia  niaggiore,  ma  non  di  troppo,  ili  cjuella  de  corpi  pri- 
initivi.  E  la  stessa  couseguenza  dell*  incapacita  delT  attra- 
y.ione  astronomica  a  pi-odiure  la  teiiaciia  ne' corpi  egli  de- 
riva  faciliuente  anche  nell'  ultima  delle  ipotesi  sopra  ac- 
cennate. 

L' articolo  terzo  e  tutto  dedicato  all"  csame  di  alcniie 
ipotesi  le  qiiali,  considerate  dal  lato  della  meccanica,  po- 
trebbero  conciliare  le  due  attrazioni.  Imperocche  (cost  il 
Belli  ragioaa  )  se  colle  ipotesi  piu  riccviue  dai  fisici  siilla 
costitnzione  de'  corpi  non  si  puo  dar  ragioae  della  loro 
coesione  ricorrendo  alia  sola  attrazione  astronomica  ,  non 
rimangono,  onde  spiegr.re  un  tale  fenomeno ,  clie  qneste 
due  vie:  o  di  riliutar  quelle  ipotesi  per  sostitairvene  altre 
jjiii  adatte  a  conciliar  questa  causa  con  un  tale  effetto ,  o 
di  ritenerle  ricorrendo  a  qualcbe  lei',ge  di  attrazione  piii 
rapida  di  qnella  de'  quadrati  reciproci  delle  distanze.  E  per 
cominciar  dalla  prima,  coafessa  1' egrcwio  iisico ,  clie  ve- 
ramente  furono  iinmngiuate  alcune  ipotesi,  die  dal  lato 
della  meccanica  spieglierebbero  il  fenomeno  della  coesione 
senza  ricorrere  a  veruna  nuova  attrazione  oltre  la  univer- 
sale ;  ma  dicliiara  clie  guardandole  sotto  ogni  aspetto  pre- 
sentano  tali  diflicolta  clie  potrebbe  parere  assiirdo  Fam- 
uietterle.  Tale,  per  es. ,  si  e  quella  di  concepire  i  corpi 
come  formati  di  molecole  sejiarate  le  nne  dalle  altre,  ina 
in  tal  modo  foggiate  e  commesse  insieme ,  da  non  poterle 
senza  uno  slbrzo  notabile  segregare  :  quasi  uella  guisa  di 
un  mucciiio  di  pezzi  di  ferro  tortuosi  ed  uncinati  ,  clie 
fossero  iniralciaii  ed  aggruppati  gli  uni  cogli  altri.  E  con 
<f>iesfa  ipotesi  darebbesi  ragione  ilflla  coesione  de'  corpi 
iciiza    veriiiKi    sppci;-    d"  atirr.zinno.     !i^cr\pr.dri    a    cl<i    li    'fda 


320  OPUSCOLI    MATEMATICI    E    PISICI 

conslstenza  e  tenaclth  delle  niolecole.  Ma  questa  teiiaciui 
da  clie  ha  poi  origiiie?  E  se  anche  la  forma  nncinata  delle 
molecole  valesse  a  spiegare  il  fenomeno  in  alcuiii  corpi , 
come  supporla  nelle  molecole  de' corpi  organici ,  le  quali 
si  osservano  di  forme  regolari  e  geomeU'icIie  ed  incapaci 
di  quel  vicendevole    intrecciamemo  ? 

Una  seconda  ipotesi ,  die  il  Belli  va  con  niolto  acume 
esaniinando,  e  qnella  die  i  corpi  sieno  composti  di  tanti 
sottilissimi  lili ,  ossia  formati  di  un  tessnto  fibrose  retico- 
lare.  Cerca  egli  T  espressione  algebrica  della  forza  attraente 
dei  due  soliti  cubi  per  far  vedere,  die  fingendo  un  con- 
tinue decremento  nei  lati  delle  loro  basi ,  per  le  quali 
sono  congiunti ,  conservandosi  costanti  le  altezze  e  le  masse, 
puo  r  effetto  della  gravita/ione  anmentare  fine  a  qualun- 
que  grandezza.  Quindi  lo  scrupoloso  autore  crea  contro  la 
sua  propria  tesi  nn' oliliiezione ,  come  se  n""  era  creata  un'al- 
tra  nelPanalisi  delT ipotesi  di  Laplace,  col  supporre  ivi  la 
distanza  vicendevole  fra  le  molecole  estremaiiiente  varia- 
bile  da  un  luogo  all' altro.  E  tanto  in  questo  caso,  come 
nel  teste  riferito  confessa  ingenuamente  non  poter  co'  suoi 
metodi  porre  in  piena  luce  Tinefficacia  delT  attrazione  astro- 
nomica  a  produrre  la  coesione.  Pure  fa  osservare  die  a 
volere  che  questa  sia  1' eifetto  di  qnella,  converrebbe  in 
questi  casi  ammettere  ne' corpi  un' inconcepibile  rarezza  di 
tessuto,  ossia  una  sorprendente  piccolezza  di  spazio  occu- 
pato  efFcttivamente  dalla  materia  costituente  i  corpi ,  ed 
air  incontro  una  inconcepibile  densita  negli  spazj  pieni. 
Imperocche  pel  caso  particolare  di  un  prisma  retto  di 
ferro  alto  due  centimetri ,  colla  base  qnadrata  di  un  cen- 
timetro  di  lato ,  e  formato  di  un  dato  numero  non  molto 
grande  di  fili  dispos*i  secondo  le  direzioni  dei  tre  spigoli, 
trova  egli  col  snssidio  di  lunglii  ed  ingegnosi  caicoli ,  die 
le  due  meta  del  prisma  separate  da  un  piano  parallelo 
alle  basi  si  teriebjjero  unite  Tuna  aU'altra  con  una  forza 
nguale  aU'efFettiva  tenacita ,  ogni  volta  die  la  densita  dei 
lili  fosse  rappresentata  da  una  potenza  del  lo  espressa  da 
20  cifre.  E  fa  conto  die  a  scrlvere  cjuesto  numero  col 
nietodo  aritmetico  ordlnario  si  coprirebbe  di  cifre  I'intera 
snperficie  del  nostro  globo.  Anzi  per  tentare  di  formarci 
una  deliole  idea  di  questa  densita  ,  sono  parole  doU'autore, 
imiuaginianioci  uno  spazio  sferico  d'un  raggio  eguale  alia 
distanza  da  noi  delle  piii   lontane  stelle  die  siansi  scoperte 


Dl    DIVEBSI    AUTORI.  321 

<"ol  telcscopio ,  raggio  che  la  liico  non  possa  percorrere 
che  nella  dnrata  cli  qualclie  migliajo  d' aiini ;  coiicepianio 
questo  spazio  tutto  rienipiuto  d'  una  materia  molto  densa 
quale  sarebl)e  quella  del  platino  \,  e  immaginiamo  die  tutta 
qiiesta  materia  venga  a  condensarsi  in  nno  spazio  egnale 
al  volume  del  piii  miniito  Corpicello  che  sia  visibile  col 
microscopio ;  e  che  quindi  con  una  nuova  condensazione 
Venga  qnesta  materia  a  ridursi  a  un  volume,  che  sia  tante 
volte  piu  piccolo  di  quest'  atomo ,  quanto  esso  lo  e  del 
suddetto  spazio  sferico :  noi  saremo  con  tutto  cio  assai 
lontanl  dalT  aver  raggiunta  la  densith  che  si  deve  attribuire 
alia  materia  per  far  dipendere  la  tenacita  dalla  gravita- 
zione ,  ne  si  potrebbe  arrivarvi  che  con  un  nuuiero  enorme 
di  si  fatti  successivi  gradi  di  condensazione.  Queste  cose 
bastano  per  far  vedere  quaiiio  strane,  se  non  impossibili, 
siano  le  ipotesi  sovraccennato.  Ne  si  limita  a  queste  os- 
servazioni  il  diligente  antore,  il  quale  va  altresi  immagi- 
nando  gli  si  potrebjje  oppori'e  di  non  aver  egli  supposta 
nei  fiii  del  tessuto  reticolare  la  forma  cilindrica  piu  van- 
taggiosa  agli  effetti  dell' attrazloue ,  che  non  la  prlsmatica. 
Esservi  forse  per  questi  fili  disposizioni  ]">iii  favorcvoli  a 
quegli  effetti  ,  che  non  sono  quelle  secondo  tre  direzioni 
fra  di  loro  perpendicolari.  E  potersi  di  piu  esigere  non  si 
trascurino  le  attrazioni  secomlarie,  che  hanno  luogo  fra 
le  parti  non  ad  assoluto  contatto,  come  sareljljero  quelle 
tra  i  lili  trasversnli  delFuna  e  delTaitra  meta  del  prisma.  Ed 
a  fine  di  render  nulle  anche  queste  difiicolta  egli  riiitraccia 
con  altro  calcolo  la  vicondevole  attrazione  delle  due  parti 
del  prisma  indipendenlemente  dalla  disposizione  de'  lili , 
dalla  tessitura  del  corpo  e  dalle  variazioni  della  sua  den- 
sith da  luogo  a  luogo  ;  e  giunge  a  conchiudere  non  poter 
r  attrazione  stessa  egungliare  la  tenacita ,  senza  chela  ma- 
teria non  sia  nel  prisma  distribuita  in  maniera,  che  lo 
spazio  da  essa  occupato  sia  una  frazione  piccolissima  di 
quello  occupato  dal  corpo ;  ovvero  senza  che  la  densita 
della  stessa  materia  cosi  raccolta  non  sia  espressa  da  ua 
numero  estremamente  grande.  Woke  difiicolta  certaraente 
ha  dovuto  superare  il  Belli,  molta  acutezza  d' ingegno  ado- 
perare ,  lunghissimi  e  fastidiosi  calcoli  condurre  a  fine, 
per  giungere  a  quelle  conclusioni.  Le  quali  bastano  per 
altro  a  porre  in  luce,  che  non  si  ]iu6,  senza  fare  violenra 
alia  propria  ragione  ,    ammettere    1*  identila   delP  attrazione 


32'2  OPIJSCOI.I     M\TtJi\Tl(:t    i:    FI-ICI 

molecolare  coUa  universale  Pure  altri  nrgoineati  egli  pone 
in  canipo  a  vie  piii  rintVancare  la  sua  pruposlzione ,  aii- 
che  ove  si  volesse  amniettei'e  qiiella  inconcepibile  rarita 
del  tessato  de'  corpi ,  e  quella  del  pari  inconcepibile  den- 
sita  della  loro  materia  sopra  diiuostrate:  f;icendo  vedere 
die  r  ipotesi  del  tessnto  reticolare  la  piii  favorevole  agli 
efTetti  della  gravitazlone  fra  i  corpi  in  contatto  non  si 
puo  conciliare  coi  fenonieui  della  cristallizzazione.  Ne  la 
modificazione  introdotta  da  Leoi^oldo  Nobili  in  cosi  fatto 
tessuto  ,  cioe  di  riguardar  le  raolecole  integranti  de'  corpi 
trasparenti  foggiate  a  guisa  di  tclai  prismatic! ,  tetraedri 
e  parailelepipedi ,  i  quali  non  presentino  materia  die  sli 
gli  spigoli,  scenia  le  diflicolta ,  die  anzi  le  aumenta.  Impe- 
rocclie  oltre  alia  grandissiina  densita  e  la  rarita  del  tessuto, 
v' ha  anche  T  iacoinpatibilita  sna  coi  fenomeni  del  resiria- 
gimento  e  della  dllatazione  de'  corpi  cristallizzali  ,  prove- 
nienii  dal  calore ,  ed  il  Belli  rende  evideate  cjucsta  incom- 
patibilita. 

Che  se  por  niun  conto  dalla  sola  gravitazione  possono 
dipendere  la  coeslone  e  I'adesione  de' corpi  ,  e  gli  altri 
eiFeiti  d'attrazione  al  contatto.  uopo  e  ricorrere  ad  una 
forza  attrattiva  ,  die  agisca  secoado  una  legge  piii  rapida, 
che  non  e  quella  de' quadrati  inversi  delle  distanze,  la 
quale  spieghi  naturalmente  quel  fenomeni,  lasciando  inal- 
terate  le  nozioni  snlla  costimzione  de' corpi,  uozioni  nh- 
bracciate  dai  Jisici  in  forza  di  lunglie  osservazioni.  Infiaite 
leggi  (dice  I'autore)  ci  si  presentano  di  decremento  e 
«r  incremento  abbastanza  rapido  per  1' aumentarsi  e  dinii- 
nuirsi  delle  distanze,  per  cui  possa  una  forza  attrattiva 
esser  insensibile  a  qualche  distanza ,  ed  assai  eaergica  al 
contatto  ne' corpi:  e  nel  quarto  articolo  della  sua  Memoria 
alcuiie  ipotesi  accenna  intorno  alia  legge,  die  si  potrebbe 
a  quest'  uopo  adottare.  Tale  sarebbe  per  esempio  quella 
deir  esistenza  di  dne  attrazioni  contemporanee  operanti 
Tuna  e  l' akra  a  tutte  le  distanze,  in  maniera  che  l' una 
sia  grandissima  alle  piccole  distanze,  e  rapidissimamente 
scemi  al  crescer  di  queste;  Taltra  in  vece  sia  piccolissima 
a  brevi  distanze  e  fra  piccole  masse,  ma  che  coll' aumen- 
tarsi delle  une  e  delle  altre  possa  diventar  graadissima  ed 
atta  ad  operare  sulle  masse  celesti  in  maniera  da  ritencrle 
iielle  loro   crbitc. 


Di   Divnnsi  AuioRi.  3:23 

Cosi  i  coi-pi  sottoposti  all'  azione  couiljinata  di  queste 
ilue  forze  non  dovrebbeio  alle  graiidi  dlstanze  mostrare 
clie  gli  effeiti  della  seconda  ed  alle  piccolissime  i  soli  della 
prima  forza.  Qneste  due  aitrazioiii  potrebl)ersi  anche  com- 
porre  in  una  sola,  clie  operasse  a  tiitte  le  dis'aaze,  e  la 
cui  legge  fosse  espressa  dalla  soiiiina  di  due  termini,  Puno 
de'  quali  decrescesse  a  norma  clie  crescono  i  quadvati  delle 
distanze,  e  T  altro  in  una  ragioue  ))iii  rapida.  Va  poscia 
il  Belli  conghiettiirando ,  clie  quelT  atirazione  ,  la  quale  desse 
origine  alle  due  specie  di  efletti  potrebbe  avere  per  espres- 
sione  delP  azione  sua  fra  due  puiiti  materiali  tale  funzione 
della  distanza,  la  quale  senz'  essere  formata  da  due  o  pi» 
termini  ,  soddisfacesse  alle  due  suaccennate  condizioni  ri- 
chieste  per  le  distanze  grandissime  e  per  le  piccolissime  : 
e  due  forme  di  cosi  fiitte  funzioni  ci  assegua.  Indi  sog- 
giungendo  diverse  considerazioni  tendenti  a  sempre  meglio 
chiarire  le  sue  idee,  con  una  lunga  nota  in  cui  espone  l« 
dimostrazioni  di  alcune  proposizioni  mateniaticlie,  alle  cjudli 
aveva  dovuto  ricorrere ,  pone  fine  al  suo  veramente  ma- 
glstrale  lavoro.  In  esse  spiccano  del  pari  la  lucentezza 
delle  idee,  la  logica  severita  delle  deduzioni,  e  quella  inr 
genua  schiettezza  per  la  quale  il  Belli  da  per  sicuvo  quello 
clie  puo  rigorosamente  dimostrare  ,  e  per  dubbio  quello 
die  nianca  di  questa  prerogativa.  E  cosi  fa  manifesto,  clie 
non  lo  spirito  di  sisiema  ,  ma  il  solo  amore  del  vero  gli 
fii   scorta  nelle   sue  ricerclie. 

£  dello  stesso  Giuseppe  Belli  una  nota  sidle  repuhioni. 
elettvirhe  nell' aria  rarefnta  posta  in  line  del  primo  volume 
degli  annunciati  Opuscoli.  Espone  in  questa  una  sua  spe- 
rlenza  ,  colla  quale  prova  ,  contro  ropinionedi  molti  fisici, 
che  la  densita  dell"  aria  non  influisce  punto  sulla  ninggiore 
o  minore  divergenza  delle  pagliette  o  corpiccinoli  deU'elet- 
trometro  indicante  la  maggiore  o  minore  tensione  elettrica. 
Egli  da  una  tale  csperienza  e  condoito  a  stabilire  ,  che  se 
r  aria  circondante  due  corpi  similmeiite  elettrlzzati  non  ha 
che  la  sua  naturale  quantita  d"  elettrico  ,  la  repulsione  vi- 
cendevole  di  que'  corpi  non  dipende  clie  dalla  loro  quan- 
tita di  questo  fluido  sovralibondante  o  deficiente.  Forse  noa 
sarebbe  difllcile  indoviuare,  clie  T  esperienza  del  Belli  con- 
siste  nel  mcttere  sotto  la  campana  pnrumatica  un  elettro- 
metro  a  pagliette  ,  ed  un  vasetto  contenente  acido  solforico 
coMcentialo    per    as.Aorbiie    1"  uniidita  ;,     iiidl    rarcfar    I'aria 


3a4  opuscon  matematici  e  fisici 

dentro  la  campana  e  comunicar  all'  istromento  una  dehole 
elettricita  per  mezzo  d' una  pila  a  secco :  ma  potrebbero 
per  avventura  sfnggire  certe  minute  avvertenze ,  ch' egli 
ricorda  a  clii  s'  accingesse  a  ripetere  V  esperimento. 

Appartiene  poi  al  valente  cultore  della  meteorologia, 
Angelo  Bellani,  P  ultimo  lavoro  di  fisica  pubblicato  negli 
Opuscoli  di  cni  faveliiamo  ,  il  quale  consiste  in  una  dotta 
ed  ingegnosa  Menioria  sulla  i'ormazione  della  grandine. 
Esaminare  se  i  vapori,  prima  di  ridnrsi  in  gocce  d'acqua 
possano  costituire  la  grandine  ;  studiarne  la  figura  ;  inda- 
gare  le  cause  del  freddo ,  die  puo  coogelar  in  aria  la  piog- 
gia  ;  dedurre  come  applicazione  di  queste  cause  il  formarsL 
e  ringrossarsl  della  grandine:  sono  questi  gli  argomenti 
ampiamente  discussi  dal  Bellani.  Ammettevano  i  fisici  per 
la  piu  parte ,  e  Volta  fra  i  piu  recenti ,  formarsi  la  gra- 
gnuola  da  un  ammasso  di  vapori  acquei  congelati ,  come 
un  fiocco  nevoso ,  involto  in  diversi  strati  piu  o  meno 
diafani :  ed  il  nostro  autore  ,  dietro  un  piii  diligente  esame 
del  grani,  tiene  doversi  risguardare  come  derivata  da  una 
o  piu  gocciole  d' acqua  gdnte  successivamente  e  formanu  il 
nocciolo  biancliiccio  ,  opaco  e  molle  involto  ne'  diversi  strati 
di  ghiaccio  piit  duro  e  trasparente.  Imperocciie  se  fossero  i 
vapori  congelati,  clie  forniano  qnei  grani,  in  essi  non  si 
dovrebbero  riconoscere  i  varj  strati ,  ma  dovrebbero  sem- 
pre  somigliare  alle  pallottoline  di  neve ,  o  al  gresil  dei 
Francesi ,  clie  Bellani  cliiama  nevischio,  qualnnque  gros- 
sezza  avessero,  e  senza  clie  vi  si  potesse  distinguere  il 
nucleo  dagli  strati  concentrici.  A  quel  modo  clie,  se  in  un 
bicchiere  sta  una  mescolanza  frigorifica,  la  parte  esterna 
di  esso  copresi  da  prima  di  un  vapore  invisibile ,  clie 
poi  si  gela  in  figura  di  brina;  e  per  quanto  questa  crosta 
successivamente  s'ingrossi,  non  se  la  vede  mai  divisa  in 
lamine  o  strati  diafani.  Od  anclie  come  succede  dei  vapori 
clie  si  gelano  d'  inverno  sni  vetri  delle  iinestre  dalla  parte 
interiore  delle  nostre  camere. 

Altre  ragioni ,  clie  ommettiamo  per  brevita  ,  egli  aggiunge 
per  provare  die  il  ghiaccio  de'  varj  strati  della  grandine 
non  puo  provenire  dal  congelarsi  de'  vapori  ,  ma  bensi 
deir  acqua.  E  passando  poi  all'  esame  del  nucleo  nevoso , 
mostra  non  poter  neppur  qnesto  aver  origine  dalla  con- 
gelazione  dei  vapori.  In  quella  guisa  die  niuno  vorra  dire, 
che  siano  i   vapori  congelati  quelli  die  rendono  piu  porosa 


DI    DIVERSI    AUTORI.  3^5 

eel  opnca  la  parte  che  sta  plii  verso  rinterno  di  un  jiezzo 
cU  gliiaccio  risultaiite  dal  gelarsi  cleU'acqua  in  un  bicchiere; 
ma  piiittosto  1' aria  disseminata  fia  le  niolecole  acquee,la 
quale  non  potendo  spiigionarsi  dalla  superficie  di  livello 
solidificata  ,  e  costretta  a  concentrarsi  verso  il  mezzo,  ove 
I'acqua  si  rafl'redda  e  si  gela  per  1' ultima.  Espone  poi  come 
si  j)ossono  ottenere  coiracqua  i  globi  di  gliiaccio  slmili.  a 
quelli  della  gragnuola  ,  avvertendo  die  indarno  si  tente- 
rebbe  di  ottenerne  di  somiglianii  col  congelamento  di  una 
massa  vaporosa.  Ne  garba  punto  al  nostro  fisico  la  ma- 
niera  con  cui  Volta  spiega  il  formarsi  del  verglas ,  od  in 
italiano  gelicidio ,  e  ne  espone  le  ragloni. 

Esaminata  per  tal  modo  la  struttura  interna  della  gran- 
dine ,  passa  TA.  a  considerarne  la  ligura ,  rilevandovi  tali 
caratteri ,  che  non  si  potrebbero  riscontrare  ,  se  i  grani 
non  si  formassero  da  una  rapida  congelazione  delle  gocce 
d'acqua.  Da  spiegnzione  altresi  delle  diverse  loro  figure, 
sia  o  no  la  grandine  cadente  accompngnata  da  pioggia.  Ad- 
duce gran  numero  di  fatti  desnnti  dnlle  proprie  e  dalle  al- 
trui  osservazioui  ,  rlsguardantl  le  diverse  forme  de'  grani 
caduti  in  diversi  teniporali,  e  tutti  gli  spiega  coll' ipotesi 
del  subitaneo  gelarsi  di  quelle  gocce.  Ma  come  succede  poi 
qursta  rapida  congelazione''  In  quale  regione  deir  atmo- 
sfera ''  Moke  cose  fnrono  immnginate  su  questo  proposito : 
imperocche,  dice  il  Bellani,  non  si  possono  istituire  os- 
servazioni  dirette  dentro  quel  tenebroso  e  tremendo  labo- 
ratorio  dell"  atmosfera  ;,  quiudi  e  giuoco  forza  appagarsi  di 
(jualclie  ipotesi,  che  meglio  spieghi  i  fatti  ammessi  e  co- 
nosciuti.  E  riflettendo  egli ,  clie  il  convertirsi  della  piog- 
gia in  grandine  deve  succedere  in  uno  strato  d'  aria  infe- 
riore  a  quello  ove  i  vapori  si  convertono  in  acqua;  e  che 
cio  pub  avvenire  tanto  d' estate  ne' climi  freddi ,  temperati 
e  caldi  ,  quanto  d'inverno  ne'  soli  climi  freddi,  o  sulle 
piu  alte  montagne;  del  primo  caso  specialmente  si  occupa, 
Jiastandogh  poche  parole  a  spiegar  il  secondo ,  ingeguan- 
dosi  di  induvinare  quale  possa  essere  la  causa  di  quelTab- 
Jiassamento  di  temperatura,  nell'  atto  che  passa  da  uno 
strato  d'aria  ad  uno  inferiore.  Appoggiato  I'autore  al  prin- 
cipio  che  la  rarefazione,  o  1' espansione  dell' aria  e  dei  va- 
pori possa  produrre  un  freddo  sufticiente  a  gelare  la  piog- 
gia ;  e  richiamate  le  osservazioni  fatte  coininciando  dalla 
pill    rimota    antichita    a    venir    fine  a  noi ,    le    quali    tutte 


3^6  Ol'DSCOLI    MiTEMATlCl    F.    FISICI    CCC. 

confermauo  che  ne'  tempi  procellosi  riscoatrasi  il  piii  «o-' 
vente  una  espansione  ed  mia  contrazione  notabile  nelle 
nubi  temporalesclie ,  singolarmente  se  apparlscono  niolto 
elettrizzate,  air  elettrlcita  da  colpa  di  quel  raffreddameato. 
Cio  egli  diniostra  con  ingegnosi  ragionamenti  e  coUa  scorta 
di  varie  sperienze  di  reputati  fisici.  Che  se  1'  elettrico  e 
causa,  e  non  eft'etto  della  grandine  come  inolti  opinano  , 
chiaro  si  fa  il  perche  dell'  aumentare  o  diminuire  di  una 
inassa  vaporosa  nello  stato  di  tensione  elettrica ,  solo  che 
si  metta  in  campo  il  fenomeno  dell"  attrazione  o  repulsioae 
dal  fluido  elettrico  cagionato  ^  e  qviindi  quelle  dell'  attrarsi 
e  respingersl  delle  nubi,  traendo  origine  cosi  quel  conflitto, 
quello  sconcerto  atmosferico ,  il  quale  sempre  si  riscontra 
ne' temporali.  E  qui  T  autore  si  fa  ad  esaminare  molti  fe- 
nomeni  atmosfei-ici,  che  hanno  relazione  al  suo  oggetto ;  ne 
da  soddisfacenti  spiegazioni  ,  e  nuovi  argouienti  deriva  a 
favore  della   sua  ipotesi.  A.   G. 


Repertorio  del  velenl  e  del  contravveleni  del  dottore 
Gioachino  Taddei ,  professor e  di  farrnacolugia,  ccc. 
—  Fiie/ize ,  i835,  Z.  Pezzati,  vol.  2,  di  pagine 
XFiii,  335  e  334,  i/i  8.",  ital.  lir.    10. 

Oe  nel  fare  stima  di  un'  opera  qualsiasi  venga  resa  di 
pubblico  diritto  vuolsi  prima  di  tutto  riguardare  al  van- 
taggio  clie  alia  societa  essa  e  per  arrecare;,  oltremodo  pre- 
gevole  da  chi  iia  fior  di  senno  verra  per  fermo  riputata 
il  jjresente  liljro  del  professore  Taddei ,  nome  gia  caro  alle 
scienze  che  illustro  ed  accrebbe.  Per  poco  che  si  consider! 
quante  preziose  vite  spente  per  veneficio  verrebbero  ritolte 
a  niorte  se  eguale  al  buon  volere  fosse  1'  avvedimento  e 
la  perizia  di  chi  accorre  al  riparo,  non  puo  non  sorgere 
il  desiderio  che  venga  fatto  di  publ)lica  ragione  un  libro 
che  additi  i  mezzi  almeno  1  piii  acconci  ed  insieme  i  piii 
alia  maao  di  tuttl ,  aftinche  possa  all'  uopo  anclie  chi  e 
straniero  alle  mediche  discipline  salvare  il  suo  simile  nii- 
nacciato  di  morte  per  ua  veleno ,  quando  massimamente 
per  poclii  istanti  perduti  nell' attendere  il  medico  ne  an- 
drebbe  la  vita.  Un  libro  si  utile  e  appunto  quello  di  ciii 
ne    prescnto    ora  il  cliiari?simo    professoie    di    Fireiize.    E 


nEPEnToitio  r>ti  vELiNi  ccc. ,  3a~ 

tanto  UKi;^t;iore  poi  ne  parra  il  pregio  se  riflettereino  non 
t-ssere  a  qucsta  eta  cosi  rari  gli  avvelenamentl ,  c(jine  per 
alcnni  si  rreele.  I'erocclie  se  per  iiiolte  cagioni  assai  note 
e  divenuto  ai  nostri  tempi  piu  raro  die  ne'  sccoli  addie- 
tro  r  avvelenamento  proditorio,  forse  piii  spesso  die  per 
lo  passato  iticontraasi  ora  i  casi  delT  accideiitale  avvele- 
namento e  del  volontario,  si  perche  faceudosi  ognor  piii 
llorido  il  comniercio ,  e  movendo  a  gran  passi  piu  in- 
Aanzi  le  scienze  e  masslme  la  cliimica  crebhe  anche  la 
serie  delle  sostanze  velenose,  e  perclie  avendo  qncste  acqui- 
stato  un  uso  assai  esteso  nelle  arti  e  ne'  mestieri  si  resero 
a  dismisura   famigliari   a  piit  classi  di   persone. 

Un  altro  servizio  pero  non  meno  raggnardevole  ne  rende 
con  quest' opera  I' illustre  autore.  Ponendo  egli  mente  a 
tutti  i  pericoli  cui  va  incontro  la  salnte  e  la  vita  deiruomO 
sia  per  Timperizia  o  per  la  temerita  di  clii  esercita  certe 
nrti  e  mestieri,  sia  per  1'  iiso  improvido  di  certi  ntensili 
alle  occorrenze  della  vita  indispensaljili,  sia  per  raljljomlne- 
vole  avarizia  di  niercatanti ,  die  con  tlerrate  frodulenti  in- 
sidiaiio  alia  salute  alirui ,  sia  pei  sinistri  in  cui  ffuasi  ad 
ogni  passo  ci  alibattianio  nel  cammino  della  vita  ,  sia  li- 
nalmente  per  lo  pessiino  influsso  di  potenze  fisidie  e  di- 
namidie  r.l  nostro  organismo  nemiche ,  ei  t'addita  il  modo 
di  cessarli  se  dappresso  ti  minacciauo ,  di  rinscirne  col 
minor  danno  possibile  se  gia  ne  sei  colto.  A  si  noliile  ed 
ardua  impresa  s' acciuse  1' illustre  professore.  Ed  egli  era 
uomo  da  tanto.  \ersato  in  pin  maniere  di  scienze  ,  ricco  di 
perspicace  ingegno  ,  osservatore  e  speriinentatore  sagace  si 
valse  a  meraviglia  di  tutto  cio  die  acconcio  a!  suo  lavoro 
somministrano  la  chimica  ,  la  iisica ,  la  storia  naturale,  ie 
discipline  medidie  ,  attinse  dagli  autori  clie  11  precedettero 
molte  hozIoqI  utili  al  suo  scopo  si  veramente  di  sceverare 
le  dottrlne  consone  alia  ragione  ed  autendcate  daifutu,  dalle 
anifiziose  congctUue ,  e  dalle  seducenti  ipotesi;  dove  suggeri 
nuovi  antidoti  e  nuovi  soccorsi ,  dove  tra  i  moltl  snggeriti 
indico  i  piii  comodi  e  1  plii  sicuri;  in  fine  i  ragionameoti,  i 
fatti,  gli  sperimenti  akrui  or  confermaudo,  ora  emendando 
coi  proprj,  stabili  un  codice  di  terapeutica  popolare,  un  nia- 
nuale  di  medicina  jjratica  che  a  tutti  e  permesso  di  esercitarc. 

Seljbene  pero  all' intento  certo  non  fallisse  il  nostro  au- 
tore, avrebbe  nondimeno  potuto,  se  no!  mal  non  ci  appoti- 
gliinmo  ,  toccarlo  anchc  plii  Icliccraentc  La  prima  rosa  noi 


328  REPEnTORIO    DEI    VELENI    eCC.  , 

siaino  cV  avvlso  che  egli  potesse  del  veleno  porgerne  se 
non  una  vera  ed  accurata  delliiizlone  (i),  almeiio  una  piii 
esatta  nozione  confonne  ai  pensaiiienti  della  piii  parte  del 
modern!  tossicologisti ,  a  giudizio  dei  quali  veleno  e  :=  cjua- 
lunque  sostanza  per  sua  natura  cosi  infesta  alia  salute  ed 
alia  vita,  che  introdotta  anche  in  piccolissima  dose  in  un 
organismo  vivo  ,  sano  e  non  assuefatto  spiega  tale  azione 
chiniico-dinaniica  da  arrecargli  gravissinia  oifesa  od  anclie 
la  morte.  =  Per  tal  modo  e  si  scorgerebbe  tosto  il  divario 
che  passa  tra  rimedio  e  veleno,  che  I'autore  vorrebbe  con- 
fondere  insieme  ,  non  riflettendo  ben  aliro  essere  ciie  un 
rimedio  possa  talvolta  addivenir  veleno  e  per  contrario , 
ed  altro ,  che  rimedio  e  veleno  vengano  ad  essere  la  stessa 
cosa ;  e  non  si  avrebbe  il  mostruoso  accopjjiamento  dei 
veleni  colla  sommersioue ,  colla  sofFocazione ,  colle  ferite 
d' ogni  guisa,  colla  fulminazione,  col  terremoto,  col  freddo 
e  col  caldo  eccessivo  ecc.  Ne  dicasi  non  esser  qnesta  clie 
una  mera  questione  di  parole.  Chi  non  sa  che  i  vocaboli 
sono  I'espressione  delle  idee'  che  dallo  strano  abuso  che 
di  quelli  si  fa ,  nasce  necessariamente  una  strana  confu- 
sione  di  queste  ^  Le  quali  ove  non  sieno  ben  chiare  e  distinte 
non  potranno  giammai  servire  di  fondamento  a  sane  cd 
utili  dottrine. 

In  secondo  luogo  noi  avremmo  desiderato  una  metodica 
distribuzione  dei  veleni  piii  semplice ,  piii  natnrale ,  piii 
esatta  perche  meglio  si  affacesse  all'  indole  di  questo  libro. 
Egli  e  forza  confessare  che  tra  le  varie  classilicazioni  dei 
veleni  state  finora  proposte ,  nessuna  ve  ne  ha  clie  meriti 
di  essere  per  ogni  riguardo  comuiendata ;  che  le  divisioni 
dei  veleni  in  ossigenatl  e  flogistici;  organici  ed  inorganici  i 
minerali  5  vegetabili  ed  animali  ^  ingeniti  ed  avventizj  ; 
esterni  ed  interni ;  assolnti  e  relativi ;  acuti  e  lenti;  sti- 
raolanti  e  controstimolanti  ecc;  sono  troppo  generali ,  ep- 
pero  di  poco  o  nessun  vantaggio ;  che  la  distribuzione 
dei  veleni  in  irritanti ,  acri,  astringenti ,  narcotici ,  narco- 
tico-acri  e  settici  immaginata  da  Vicat,  modilicata  da  altri 
e  seguita  oggidi  comunemente  dai  tossicologisti ,    non  e  al 

(l)  E  d'' iiopo  convenire  con  Simon  Paulli  che  lascio  sciitto  : 
Ego  vero  hmusque  ab  oinnibus  auctoribus  ,  qui  de  veneiis  cviniiieii- 
tad  sunt ,  icram  et  accuratam  veneni  defi/dtionem  desidero.  Quadri- 
partituiii  Botanicum.^  pag.   304. 


DEL    DOTT.    C.    TADDEI.  Oi() 

dire  dello  stesso  Orlila  clie  V  adotto  ,  al  coperto  da  ogal 
riiiiprovero.  Ben  luiigi  pero  noi  dal  credere  col  sig.  Tad- 
dei  cl>e  quest'  ultima  deljlsasL  assolutamente  rigettare  come 
assiirda  e  fallace  ,  avvisiamo  anzi  doversi  adottare  a  pre- 
ferenza  di  ogni  altra  fiiitantoclie  una  migliore  noa  ne  venga 
recata  innanzi  :  ne  di  essa  punto  migliore  quantinique  as- 
sat  ingegnosa  a  noi  semhra  quella  die  il  nostro  antore  ar- 
chitetto.  Troppo  ci  dilunglieremmo  dalla  propostaci  brevita 
se  volessimo  ,  come  converrebbe ,  ventilare  le  ragioni,  ad- 
dotte  dall'autore  contro  la  classiiicazione  dei  veleni  stabi- 
lita  sui  fenomeni  morbosi  e  necroscopici  die  per  essi  sono 
generati.  Pero  ci  si  permettano  due  riflessi  :  il  prinio  e, 
die  se  Pessere  coiuuni  ad  altre  cause  gli  efFetii  di  parec- 
clii  tra  i  veleni  fa  si  die  non  si  possa  mai  da  qnelli  soli 
trarre  ua  giudizio  assennato  d' avvelenamento,  non  toglie 
pero  die  si  possa  ragionevolmente  sui  medesimi  fondare 
una  metodica  distriliuzione  dei  veleni  stessi  ,  bastando  a 
tal  uopo  die  siavi  realmente  analogia  di  efFetto  tra  le  so- 
stanze  venefiche  collocate  nella  stessa  classe.  II  secondo  ri- 
flesso  e  die  una  tale  classificazioue  dei  veleni  non  iscema 
gran  fatto  di  pregio  per  cio  die  i  lore  effetti  non  sono  co- 
stanti ,  e  die  per  conseguente  potrassi ,  a  mo'  d'  esempio , 
ai  veleni  corrosivi  riferire  il  deutossido  d'  arsenico .  il  deii- 
tocloruro  di  mercurio,  ecc.  sebbene  non  sempre  corrodano 
i  tessuti  organici,  in  quella  guisa  die  emetici  si  ciiiamano 
comunemente  e  il  tartaro  stibiato ,  e  T  ipecacuana ,  e  il 
solfato  di  zinco  ,  ecc.  quantunque  non  sempre  pruvochino 
il  vomito.  Una  classificazioue  qualsivoglia  non  pub  stabi- 
lirsi  clie  su  regole  generali ,  e  qucste  ben  di  rado  sono 
assolutamente   invariabili. 

Del  resto  e  falso  essere  1'  anzidetta  divisione  fondata 
su  dtllt  anomalie  piuUostoche  sulle  forme  morbose ,  doven- 
dosi  con  piii  dritta  ragione  annoverare  tra  le  anomalie  i 
casi  in  cui  un  dato  veleno  non  partorisce  quegli  eft'etti  da 
cui  si  tolse  a  classificarlo  dai  piii  riputati  tosslcologisti  , 
come  e  manifesto  per  innumerevoli  osservazioni  e  speri- 
menti  soprattutto  del  sig.  Orfila.  Posto  poi  die  alcuni  ab- 
l)iano  registrato  in  una  categoria  veleni  ,  die  pei  loro  ef- 
fetti potrebbero  o  dovrebbero  appartenere  ad  un"'  altra,  cio 
proverebbe  bens'i  poter  rendersi  ancor  piii  esatto  un  tal 
uetodo  di  distribuzione  ,  non  gia  doversi  rigettare  come 
ussurdo  e  fallace. 

nibl  Ital  T.  LXXXVI.  22 


33o  EErEUTORIO    DEI    VELEM    ecc. , 

Ma  forse  clie  il  sig.  TatUlei  a  un  sifTatto  metodo  nn  al- 
tro  ne  sostitui  scevro  del  difetti,  clie  a  cjuello  viene  riin- 
proverando  ?  Certo  no.  Diasi  una  sola  occhiata  anche  ap- 
pena  alia  prima  classe  da  Ini  intitolata  de'  veleni  melobro- 
tici  (i),  e  tosto  si  vedra  s'  io  dico  il  vero.  Tutte  le  so- 
stanze  che  ne  costituiscono  1'  ordine  1."  (  melobrotici  cor- 
roslvi  )  penetrano  esse  sempre  i  tessud  organici  .  e  U  scom- 
paginaiio  dissolvendone  e  finidificaiulone  le  molecole  compo- 
nenti?  (2)  L"  ammoniaca ,  come  confessa  rautore(3),  non 
cagiona  xxiil  infi<imtnazione  che  basti  a  produrre  sollecitainente 
la  inoite  ,  ma  colla  forte  irritazione  che  produce  sni  tessuti 
iiffeWi  anche  simpaticamente  il  sistema  nervoso.  Dunque  si  puo 
sogginngere,  essa  spiega  nn' azione  piiittosto  irritante  che 
corrosiva.  NegU  organi  ,  prosegue  I'autore,  sid  quail  ha 
direttamente  agito  non  si  osservano  esnlcerazioni  ne  perfora- 
zioni ,  ma  quelle  stesse  alterazioni  o  niodificazioni  di  tessuto, 
che  vi  pntrebhe  indurre  I'  applicazione  dell'  acqua  hollente. 
Ma  nessuno,  a  nostro  avviso,  ha  forse  niai  immaginato  clie 
corrosiva  sia  1' azione  deli' acqua  hollente.  Scorrianio  rapi- 
damente  1'  ordine  II. °  di  qnesta  prima  classe ,  clie  com- 
prende:  melobrotici  pettici  (4),  e  per  poco  che  ci  conoscianio 
di  tossicologia  tosto  ci  avvedremo  ,  che  le  sostanze  ivl  an- 
noverate  non  sempre  si  coinbinano  o  flsscmo  chimicamcntc 
sui  tessuti  organici  ,  nia  agiscono  molte  volte  colpendo  o  di- 
struggendo  diiettamente    la  vitalila  ,    come  i  zoobrotici   (5) , 


(1)  Vengouo  designatl  con  tal  noiue  dcsiuito  da  mclos  (  niembro  ) 
e  brosiheiii  (  cousiuiiare  ,  iiiaiiyaie)  turti  quci  %el(ni  che  sjiiegando 
una  decisa  e  maiiiusta  azione  chiniica  su  vaij  lir^uidi  e  sohdi  dei 
corpi  animali  iiiurano  od  altorano  dei  priini  la  coiiiposizione  e  gua- 
staiio  dt-i  secondi  l  oiiiauismo  e  la  fabbrica.  Cosi  il  Taddei  liel  vo- 
lume I.°.  pag.  41. 

(3)  Taddei,    vol.   L",    pag.  43. 

(3)  Idem  vol.  1.°,  pag.  hj. 
,  (4)  Si  desiguano  col  iioiiie  di  pettici  da  pcguuein  (  che  significa 
condensare  ,  iiispe&sirc  )  qiiei  veleni  melobrotici  ,  che  combiuaiidosi 
o  fissandosi  cliimicamenic  sui  tessuti  organici  li  coagulaiio  ,  li  ad- 
densauo  e  li  i-eudono  piu  coinpatti  alterandone  o  mutaudone  la  com- 
posizione   e  la  struttura.   Taddei,   vol.  I.°,  pag.   83. 

(5)  Zoobrotici  dicoiiisi  da  zoe  (  vita  )  e  brosriicin  (  consumare  ) 
qiiei  veleni  clie  la  vitalitii  degli  esseri  animali  tlirctiaincnte  cul;  i- 
scono,  senza  esercitare  azione  cliiuiica  iiianireola  smIIo  parti  cumpo- 
nenti  T  organi»mo.  Taddei,  vol.  I.",  pag.   194. 


DEL    DOTT.    G.    TADDEI.  33l 

ne  sempre  coagulario  i  tessutl  organici ,  U  addensaiio  e  U  ren- 
dnno  pill  compatti ,  die  anzi  talvolta  gli  ammolliscono,  gli 
assottigliaiio,  li  disciolgono,  li  traforano  a  maniera  dei  me- 
lobrotici  corrosivi.  Per  dir  breve  chiiiiique  si  faccia  a  bea 
esaniinare  la  classificazione  del  sig.  Taddei  non  puo  non 
rilevare,  clie,  ove  nel  distribuire  i  veleiii  ebbe  di  vista  i 
fenomeni  patologici  e  le  alterazioni  cadavericlie,  punto  quasi 
non  si  discosto  dall' emplrica  distribuzioiie,  che  negli  altri 
biasimo  cotanto,  e  che  di  piu  in  essa  non  havvi  forse  ve- 
leno  ,  che  non  possa  o  a  plii  classi  insieme  appartenerc  t 
o  ad  alcuna  alineao  ben  altra  da  quella  in  cui  venne  col- 
locato.  Ne  la  cosa  poteva  essere  altrinienti  in  una  classi- 
ficazione, nel  formar  la  quale  non  si  ebbe  gia  riguardo, 
come  ei*a  niesticri  onde  esatta  e  veramente  luetodica  rie- 
scisse  ,  ad  una  sola  analogia;  ma  si  presero  di  mira  ora  le 
tendenze ,  die  alcuni  veleni  hanno  ad  unirsi  chlmicainente 
con  varj  tessuti  organici,  ora  il  peculiar  modo  con  che 
altri  indipendenteniente  da  ogni  azione  cliimica  ofiendono 
I'organismo  viventc,  ora  la  malefica  iiiiprcssione  die  eser- 
citano  sul  coinune  sensorio  o  suila  spinal  midoUa,  o  su  di 
altri  centri  nervosi ,  ora  lo  stato  e  le  forme  sotto  cui  si 
presentano,  ora  la  provenienza  ed  il  niodo  d' ingenerarsi 
e  di  propagarsi  ecc. 

Senza  di  die  di  nessun  utile  puo  tornare  certamente  la 
classificazione  dei  veleni  del  nosiro  autore  sia  per  bene  in- 
dagare  I' indole  ed  il  genio  di  ciascimo  di  essi ,  sia  per  age-" 
volume  e  semplicizzarne  lo  studio  ,  sia  finalmente  per  farci 
strada  a  domarne  gli  cjfetti  con  qualche  efficace  antidoto  o 
con.  altri  appropriati  soccorsi.  A  persuadcrcene  basti  conside- 
rare  essere  stati  in  questa  classificazione  }>osti  in  separate 
e  lontane  classi  veleni  d'  indole  e  di  genio  identico,  come 
sarebbero  a  cagion  d'  esempio  i  composti  di  piombo  ,  di 
cui  parte  furono  inseriti  nella  I.%  parte  nella  V.*  classc  i 
essere  la  medesima  fondata  su  basi  troppo  numerose,  sva- 
riate  ed  arbitrarie ,  ed  in  fine  venirne  per  essa  sottratto 
r  unico  filo  che  in  molti  casi  d'  avvelenamento  puo  indi- 
rizzarci  alia  scoperta  del  veleno  che  deesi  combattere,  non 
che  alia  scelta  dei  niezzi  piii  acconci  a  comljaiterlo.  E 
qual  altra  guida  in  verita  ne  rlmane  in  silfatti  casi,  se  ne 
togii  gli  effetti  ,  dai  quali  soli  ci  e  dato  argomentare  alia 
causa  die  gli  ha  partorlti  '  e  per  conscgucnte  qual  niai 
classificazione  megho  si  addiceva  a   qucsto    rcpcrtorio  die 


33a  RLPERTORIO    DF.I    VELENI    CCC, 

quella  la  quale  fondasi  siigli  effetti  clie  nell'  umano  orga- 
nismo  producono  i  veleni  ? 

Per  taceie  di  altri  svantaggi  clie  reca  con  se  la  nuova 
classificazione  del  sig.  Taddei ,  accenneremo  in  fine  nuocer 
non  poco  alia  facile  intelligenza  di  un  libro  fatto  per  es- 
sere  consuUato  da  ogni  classe  di  persoiie  1'  aver  egli ,  a  de- 
eignare,  non  clie  le  classi  e  gli  ordini,  anche  molti  generi, 
intrusi   non   pochi   nuovi   vocaboli   attinti   dal   greco   idioma. 

Concliiudendo  pertanto  direnio,  che  noi  avremmo  amato 
nieglio  clie  egli  avesse  la  sua  opera  divisa  in  due  grandi 
sezioni ,  di  cui  la  prima  raccliiudesse  tutti  i  veleni  pro- 
priamcnte  tali  giusta  la  piu  comune  accettazione  del  vo- 
cabolo  sotto  qualunqne  forma  o  modo  vengano  intromessi 
od  applicati  all' organismo  umano ,  comprendendo  nella  se- 
conda  tutti  gli  altri  agenti  nemici  alia  salute  ed  alia  vita 
deir  uomo ;  che  nel  formare  le  classi  di  quelli  avesse  uni- 
camente  mirato  al  modo  loro  d'  agire  sull'  economia  ani- 
male ,  pel  quale  molti  di  loro  assai  si  ravvicinano :  nella 
partizione  di  questi  avesse  riguardato  prima  di  tutto  al- 
I'azione  uieccanica  o  dinamica  che  spiegano  uel  nostro  or- 
ganismo. 

Riguardo  al  modo  con  cui  il  nostro  autore  svolse  e  tratto 
si  vasto  argomento  egli  e  per  fermo  tale  da  lasciare  punto 
o  poco  a  desiderare.  Noi  pero,  a  costo  pure  di  acquistar 
voce  di  troppo  schizzinosi  ed  indiscreti,  non  tralasceremo 
di  osservare  che  1'  autore  avrehbe  potato  dipennando  molti 
tratti  di  erudizione  troppo  triti  per  le  persone  dell' arte, 
pei  profani  affatto  su]:)erflni  ,  sminuire  non  poco  la  mole 
del  suo  libro ,  il  quale  per  tal  modo  loruereljbe  assai  piu 
confacente  agli  usi  cui  e  destinato  ;  clie  favellando  di  certe 
sostanze  medicinali  (i)  die  riuscir  possono  veneliche,  e  di 
cui  spesse  volte  si  fa  dal  volgo  uso  ed  abuso ,  giovato 
avrebbe  toccare  i  non  lievi  daiini  che  arrecar  possono  ove 
senza  accorglmento,  o  con  temerita  vengano  adoperate;  che 
finalmente  non  tutte  forse  le  sue  opinioni  in  fatto  massime 
di  fisiologia  ponno  reggere  alle  prove  di  una  critica  al- 
quanto  sottile :  tra  le  quali  e  da  accennarsi  quella  che 
detiata  gia  in  altra    sua  opera  ripete  alia   pagina   36 1    del 

(i)  Nessimo  ignora  p.  e.  i  gravi  danni  clie  arrecano  non  di  rado 
le  sostanze  jodiirate  die  usansi  tuttodi  dal  volgo  anche  senza  con- 
siglio  o  direzione  di  medico  alcuno  per  distruggere  il  gozzo  ecc. 


DEL    DOIT.    G.    TADDFT.  333 

secoiido  volume  dl  questo  repertorio,  che  doe,  Vestremita, 
come  quelle  die  sono  piii  lontanc  dtd  fonte  del  calore  ..... 
sono  le  prime  a  divenir  gelide  e  a  monijlcarsi. 

Tutto  qiiesto  per  altro  a  petto  dei  pfegi  Imninosi ,  di 
cui  va  ricca  e  bella  quest'  opera  ,  e  veramente  iin  nou- 
nulla.  Sia  che  dessa  si  consider!  dal  lato  delle  utili  dot- 
trine  di  cul  ridonda  ,  sia  die  si  rignardi  dal  lato  di  quello 
spirito  genero^o  di  filantropia  che  \:>er  entro  vi  traspira  , 
tale  fuor  d'  ogiii  dul^bio  si  inostra  ,  da  onorare  noii  che  il 
suo  autore  e  Italia  tutta.  Noi  formiamo  ardenti  voti,  per- 
che  non  fallisca  1'  efTetto  al  pio  desiderio  deir  illustre  au- 
tore ,  che  il  suo  libro  venga  da  ogni  maniera  di  persoue 
letto  e  meditato :  cl»e  noi  non  dubitiamo  d"  afferniare  ver- 
rebbe  per  tal  gulsa  a  sceinarsi  certamente  il  nuinero  delle 
malattie  che  a  se  1'  uonio  stesso  prepara  ,  e  non  pocbe  de- 
siate  vite  alle   faniiglie  ed  alia    socieii  si  conserverebbero. 

Dote.   G.   Bianchi. 


Nnovo  saggio  suU  origi/ie  delle  idee  di  Antonio  Ro- 
SMiNl  Serb  AT  I,  sacerdote  roierctano.  Volume  I  di- 
viso  in  due  puntate  ,  che  coutiene  la  prefazione ,  I 
principj  del  metodo ,  la  stnto  delta  qiiesdone  ,  e  le 
osservazioni  sui  sistemi  preccduti  a  quelli  dell'aiUorc. 
Volume  II  diviso  in  tie  puntate ,  che  coutiene  la 
teoria  dell"  autore.  —  Milano,  \836-io'iY  ,  tipogjrt- 
fia  Pogliani  ,  contrada  di  S.  Alessandro  iicino  al 
Ginnasio  ,    in  8.° 


Articolo  I.° 


G, 


rande  argonicnto  dolle  dispiitazionl  dei  filosofi  fii 
in  ogni  tempo  la  potenza  interiore  delT  aninia  ;  od 
alcuni  la  repiitarono  capace  di  generare  da  se  sola 
tutte  le  idee ,  e  come  lonte  imica  la  considerarono 
delFumano  sapcre;  altri  in  voce  oiiidicarono  ch'csser 
dovesse  avvalonita  da  lumi  instintivi,  o  per  cosi  dire 
fecondata  da  gcrmi  innati  posti  in  essa  daila  natuia. 
Questc  diverse  dottrine  a  viocnda  impngnate  e  dilt  se 
attraversarono    i    sccoli  e  giunsrro    lino   a    noi  ;  c  le 


334  NUOVO    SAGGIO 

controvcrsic  che  quindi  agltarono  le  scuole  fecero  del 
pari  nianifesta  la  lorza  degli  ingegni  ,  e  la  tenacita 
delle  opinioni.  Ed  ora  che  divenne  un  costume  e 
quasi  ua  vezzo  il  mostrarsi  sdegnosi  della  vita  ,  ed 
infastiditi  ,  ed  impazlenti  della  propria  fortuna,  quel- 
I  antica  contcsa  offre  un  largo  campo  in  cui  le  menti 
sciolte  da  ogni  impedimento ,  a  sprigionate  da  vin- 
coli  incresciosi  possono  dividersi  dal  niondo  reale,  ed 
in  un  altro  niondo  spaziare  libeiamente :  onde  av- 
viene  che  vi  si  slanciano  fervidamente,  e  danno  as- 
sidua  ed  animosa  opera  agli  studj  metaBsici ,  e  si 
luostrano  del  progresso  della  scienza  e  del  dccoro 
della  patria  mirabilmente  solleciti.  I  quali  due  tini  il 
roveretano  Rosniini  imprese  a  conseguire  con  tale  un 
apparato  di  dottrinc ,  con  una  forza  di  argonienti , 
con  un  rjgore  di  nietodo  che  il  suo  nome  ne  acqui- 
sto  splendida  lama,  e  T  opera  che  ora  annunziamo, 
fin  da  quando  fu  la  prima  volta  pubblicata ,  venne 
giudicata  di  somma  importanza  e  degna  dcHa  sa- 
pienza  italiana.  Di  quest'  opera  portanto  in  cui  I'au- 
tore  non  solo  espone  il  proprio  sistema  sull*  origine 
delle  idee,  ma  eziandio  i  sistemi  degli  altri  spiega 
diligentemcnte,  ed  acutamcnte  esamina,  noi  ci  pro- 
poniamo  di  olTrire  un  sunto,  il  quale  faccia  conoscere 
nei  punti  loro  sostanziali  le  dottrinc  dell'  autore,  e 
ponga  in  grado  i  lettori  di  giudicare  dei  loro  fon- 
damenti ,  del  loro  procedimento  logico ,  della  loro  ve- 
rita  e  novita. 

II  prjncipio  fondamentale  che  il  Rosmini  pone  alia 
sua  filosolia  si  e  «  che  nella  spicgazione  dei  fatti  dello 
spirito  umano  non  si  dev'  assumere  ne  pin  ne  meno 
di  quanto  fa  bisogno  a  spiegarli.  »  Procede  quindi 
alia  questione,  che  forma  il  soggetto  dell'opera  sua, 
e  domanda  come  le  idee  si  prodncono,  per  quale  ca- 
gione  si  trovano  nello  spirito  ?  Per  rispondere  alia 
richicsta  egli  comincia  collo  stabdire  die  non  si  puo 
formare  un  2;iudicio  senza  una  nozione  generale  pree- 
sistente ,  poichc  in  un  giudicio  noi  sempre  perce- 
piamo  un  soggetto  ed    un   predicato.   divisamcntc  ,  e 


sull"  on.'GiNF.   Dni.r  incr.  335 

rbnie  fosscro  due  ro«e  distintc,  c  tjiiituli  g,li  uniamo 
fissiimlo  la  nostra  attenziorie  iioa  i;ia  sopra  alcuno 
tlei  termini  separaii ,  nia  sopra  il  lajiporio  die  li  con- 
giunge.  Ora  nn  prctlicato  disilna)  da!  ^oggetto  con- 
ticiie  scnipre  tiiia  nozione  geiieialc,  la  (|iialc  percio 
im[)orta  ronosceie  conic  si  f'ornii.  Ogiumo  intcnde  clie 
una  nozione  generale  nun  pno  loiinarsi  se  non  clie 
coll'  astrazione  o  col  giudizio  :  ma  coll"  astrazione  non 
si  crea  la  nota  conume  (he  cosiitnisce  la  nozione  ge- 
nerale,  ma  soltanto  la  si  osserva  disgiunta  ed  isolata  , 
qiiando  gia  iiella  mcnte  vi  sia :  dunquc  non  resta  clie 
formarsi  (|uella  nozione  gcncrah*  mcdiante  il  giudi- 
zio. cioe  mediante  la  operazione  die  gia,  come  si 
c  detto  ,  siippone  la  precbistenza  clclle  generali  no- 
zioni  clie  appunto  formar  si  vogliono.  Tale  e  la  dif- 
licolta,  dice  il  Kosniini  «  die  si  prcsenta  a  clii  si  ac- 
cingc  di  spiegare  scnza  pregiudi/j  di  scuole  ,  e  senza 
arbitrj  volgaii  1'  origine  delle  idee ,  dilFicolta  die  in 
progresso  di  queste  ricerdie  vena  I'acendosi  vieppiii 
manif'esta ,  e  die  dura  troppo  vorra  parere  a  quei 
fdosoli  die  si  avvisano  di  potere  dai  foli  sensi  de- 
durre  tutte  quelle  idee  die  1*  osscrvazione  e  la  co- 
scienza  attestiino  csscre  dall'  uoin  pnssedutc.  » 

Prima  di  risolverc  I'  esposta  dilVicoiia  coUe  proprie 
dottrine  1' antore  fa  la  rivista  dcllc  ipotcsi  a  tal  line 
immaginate  dai  granili  iilosoii  die  a  liii  prccedcttcro; 
e  le  divide  in  due  classi  ordinate  al  prince  principio 
da  lui  stabilito  ,  cioe  in  quelle  per  cui  non  si  asse- 
gna  alle  idee  una  sufliciente  cagione  ,  ed  in  qndle 
per  cui  se  ne  assegna  ad  esse  una  soverdiia ;  e  dopo 
una  lunga  e  sottile  analisi  conchinde  die 

I.  Loke  non  pose  mentc  die  la  nota  comune  delle 
idee  si  osserva  ma  non  si  crea,  c  die  quindi  cssa 
deve  preesistere  nelT  inelletto :  percio  egli  insegno 
formarsi  assai  facilmente  le  nozioni  generali  coll'aiia- 
lisi ,  senza  neppur  sospetiare  die  a  questa  preceder 
debba  una  sintesi  die  le  note  comuni  gia  precsistcnli 
roiigiunga  alle  note  projtrie  s,>mmini^trate  dnlle  sen- 
sazioni. 


336  NUOVO    6AGOIO 

II.  Condillac  lascia  clie  rimanga  intatta  e  ferma  la 
clidicolta  clie  fu  di  sopra  proposta ,  penlie  secondo 
le  sue  dottrine  «  ne  si  puo  tbrmarc  una  idea  senza 
che  si  mescoli  in  tale  operazione  un  giudizio,  ne  si 
piio  formare  un  giudizio  senza  che  si  abbiano  gia 
Ibrmate  delle  idee  ,  il  che  vicne  a  lasciai-e  la  que- 
stione  in  una  perfetta  ambiguita,  anzi  dichiaia  o  falso 
il  sistema  di  Condilhic  ,  o  inesplicabile  si  la  foima- 
zione  dei  giudizj  che  delle  idee.  ■» 

III.  La  questione  che  agiiano  fra  loro  i  seguaci  di 
Loke  e  quelli  di  Reid  si  riduce  ai  segiienti  termini. 
K  Locke  dice  a  Reid  :  Le  idee  debbono  esscre  prima 
dei  2;iudizi  perche  e  assurdo  ammettere  il  confronto 
fra  due  cose  [)rima  che  esistano  le  cose  da  confron- 
tarsi,  e  la  ragione  sembra  evidente.  Reid  risponde  a 
Locke.  I  giudizj  precedono  le  idee,  perche  e  impos- 
sibde  formarsi  Tidea  di  una  cosa  prima  di  giudicare 
cli'dla  esista;  e  la  sua  ragione  sembra  pure  evidente. » 
Questo  nodo  avviluppato,  soltanto  da  una  esatta  ri- 
cerca  delP  origine  delle  idee  pno  essere  scioho. 

IV.  Du2;ald-Ste\vart  e  con  lui  la  scuoia  scozzese 
conobbero  che  i  giudizj  isiintivi  non  potevano  mai 
produrre  idee  veramente  universali ;  e  per  evitare  le 
diflicolta  invece  di  risolverle  negarono  T  esistenza 
di  quelle  idee  senza  por  mente  che  di  queste  non 
si  potrebbe  parlare  se  non  esistessero,  e  senza  av- 
"vertire  che  se  idee  general!  non  vi  fossero  neppur 
vi  sarebbero  giudizj. 

V.  I  lilosofi  sinora  menzionati  non  compresero  chia- 
ramente  ed  in  tutta  la  sua  estensione  la  proposta 
diflicolta  ;  e  pensarono  non  essere  impossijjile  dimo- 
strare  come  tutte  le  idee  procedano  dalle  operazioni 
del  nostro  spirito.  Altri  pero  piu  perspicaci  furono  di 
contrario  avviso,  e  conoscendo  che  quelle  istesse  ope- 
razioni da  cui  si  fanno  procedeie  le  idee,  senza  le 
idee  non  si  possono  cffettuare ,  si  convennero  nella 
sentenza,  che  lo  spirito  non  Ibrmerebbe  mai  le  idee 
se  non  ibsse  fornito  di  un  elemento  intellettivo ,  in- 
genito  e  natnrale   e  distinto  da  una  semplice  facolta; 


sull'  oricine  delle  idee.  337 

tna  nel  conrederc  qiiesti  principj  innati  si  osserva 
(he  i  posteriori  intcndono  scnipre  a  tor  via  il  super- 
duo  dei  prinii  e  a  dimostrarc  che  si  possono  pro- 
diure  le  idee  anche  ammettendo  mcno  d  innato,  die 
(piesli  priini  non  ammettono.  Percio  que'  primi  Ido- 
Rofi  devono  essere  noverati  nella  prima  elasse;  nella 
seconda  gli  altri.  Fra  gli  ultiuii  Platone  giudico  che 
tutte  le  idee  dell'  iionio  sicno  innate  scbbene  riman- 
gano  assopite  ,  finche  alcuno  impulso  non  le  ridesti. 
Leibnizio  si  accorse  the  ciu  ei a  tiopiH)  ,  e  che  non 
v'  era  bisn2;no  di  tanto  per  dimostrare  1"  origine  delle 
idee;  egli  penso  che  in  vece  deile  idee  basta  che  vi 
sieno  ncllo  spirito  leggerissin'.c  ti-acce  di  esse.  Kant 
f'ece  progredire  1'  analisi  .  ed  insegno  che  due  de- 
menti si  trovano  nolle  idee  ,  uno  de'  quali  puu  ri- 
dnrsi  al  sensibile  ,  e  si  chiama  la  materia  delle  co- 
gnizioni  ,  1"  altro  al  sensibile  non  si  riduce,  e  si  chia- 
ma la  forma.  Ouindi  tgli  non  ammise  d' innato  ne  le 
idee  come  Platone,  ne  i  loro  vestigi  come  Leibnizio, 
ma  solo  una  parte  di  esse  ,  cioe  la  parte  formale. 

Qnesta  disamina  dei  sistemi  dei  filosofi  che  a  lui 
precedettero  conduce  il  nostro  autore  al  punto  da  cui 
vuol  muovere  i  primi  suoi  passi  nella  via  che  si  pro- 
])one  di  battere.  Kant  non  ridusse  al  n.enomo  possi- 
bile  quella  parte  formale  delle  cognizioni  che  sola 
egli  conobbe  essere  stata  data  dalla  natura  all'  uomo , 
e  troppo  la  estese ;  ne  si  avvide  che  tutte  le  forme 
da  lui  attribuite  all'  intdletio  si  riducono  ad  una  sola 
e  scmplicissima  ,  cioe  a  cpiella  di  possibilita  o  d'idea- 
lita  ch*  e  lo  stesso.  Da  cio  gli  fu  impedito  di  cono- 
scere  la  natura  ndl'  unica  vera  forma  ch'  e  oggettiva 
e  indipcndente  dall"  anima  stessa,  e  cjuindi  non  pote 
dare  una  solida  base  alia  verita  ed  alia  umana  certczza. 
A  cjuesta  specie  di  addenidlato  si  apprese  f  abate  Pio- 
smini ,  il  cjuale  tenne  fermo  il  principio  die  la  parte 
materiale  del  sapere  si  deve  distinauere  dalla  formale, 
e  die  quest' ultima  soltanlo  ci  vien  data  dalla  natura;  e 
quindi  proceder  voile  a  determinare  la  parte  formale 
delle  cognizioni  nci   suo  modo  di  essere  piii  semplice 


338  NUOVO    SAGO  10 

e  priniitivo  ,  e  non  ne'  modi  di  mi  si  vosto  qnnndo 
e  applicata ;  onde  f"u  cotidotto  a  stabilirr  :  «  die  la 
parte  fornialc  del  sapeie  nello  stato  suo  primitivo  ed 
origitiiirio  consiste  nell' unica  iutuizione  iiaiurale,  ed 
in  noi  peimanente  dell'  essere  possibile.  »  E  tpiesla 
r  impresa  dell' autore,  questo  il  fondamcnto  della  sua 
teorjca  salT  origine  delle  idee.  Egli  peiisa  clie  posta 
ridea  dell' essere  possil)iie,  liniclletto  eseguir  possa 
tiitte  le  sue  operazioni  senza  ostacolo  veruuo  ,  e  clie 
appunto  per  non  aver  in  modo  soddisfacente  spiegato 
r  origine  di  questa  idea  ,  i  sistenii  del  filosofi  sensi- 
sti  abjjiano  fallito.  Percio  niostrare  come  1' essere  ri- 
splenda  per  natura  qual  lume  alle  anime  nostre,  come 
i  primi  prinripj  del  ragionamcnto  non  siano  clie  al- 
trettanti  modi  di  applicare  quell'  uiiica  ide;i  dell  es- 
sere ;  come  quindi  Y  uomo  divcnga  1'  autore  delle 
proprie  idee;  come  alcune  tra  qncste  da  quclla  prima 
idea  congenita  derivino  pnramente  e  nulla  prendano 
dal  sentimento  ,  ed  altre  in  diverso  modo  si  produ- 
cano,  e  quindi  non  risultino  pure,  e  lo  scopo  che 
r  autore  si  propone  di  conseguire  colle  dottrine  espo- 
ste  nel  II  volume.  11  quale  percio  si  divide  in  sei 
parti;  e  di  queste  la  prima  tratta  dell"  origine  del- 
r  idea  dell'  essere ,  la  seconda  dell'  origine  di  tutte  le 
idee  in  generale  mediante  quella  deU'essere,  la  terza 
deir  origine  dei  primi  ]>rincipi  del  ragionamcnto,  la 
ffuarta  dell'  origine  delle  idee  pure  ,  la  quinta  del- 
r  origine  delle  idee  non  pure  ;  1'  ultima  contiene  la 
conclusione. 

Per  dimostrare  1' origine  dell' idea  deU'essere  Pan- 
tore  parte  dal  fatto  clie  1'  uomo  pensa  1'  essere  in 
un  modo  universale;  e  questo  fatto  egli  dice  che  noa 
puo  esser  rivocato  in  dnbbio,  perclie  potendo  I'liomo 
porre  la  sua  attenzione  nelle  varie  qualita  delle  cose, 
se  la  pone  nella  qualita  comune  deU'essere,  allora  egli 
pensa  1'  essere  in  universale  ,  ovvero  lia  1'  idea  del- 
P  essere  in  universale.  La  quale  idea  non  consiste  in 
una  immagine  sensibile,  pcrclie  la  cosa  non  e  deter- 
minata  ,  non  individuale  ,   non  percepita  coi  sensi;  ne 


sull'  origink  dei-le  idee.  339 

per  questo  sc  ne  pno  nrgare  I'esistenza  ,  perche  gli 
oggetti  che  non  esistono  soli  possono  pcro  esscr  pen- 
sati  soli.  Anzi  la  intuizioiic  dell'  idea  e  una  opera- 
zione  affatto  diversa  dal  gindizio  sulla  sussistenza 
della  cosa,  cire  una  operazione  seconda ,  da  cui  I'al- 
tra  e  alTatto  iiidipeiidente,  e  die  nou  si  deve  con 
essa  confondere.  Qaindi  V  idea  non  serve  menoma- 
mente  a  far  conoscere  la  sussistenza  delle  cose,  cioe 
Ja  loro  reale  ed  attuale  csistcnza,  ma  soltanto  la  loro 
possibilita.  E  questa  V  nltinia  astrazione  a  cui  si  possa 
giunger  col  pensiero  ,  e  I'  idea  die  resta  dopo  clie 
dal  pensiero  dell'ente  sussistente  ahbiam  levata  la  per- 
suasione  della  sua  sussistenza.  L'  idea  dunque  gene- 
ralissima  ed  estrenia  di  tutte  e  F  esser  possibile  che 
si  nomina  idea  delTente;  tolta  questa  e  tolto  ogni 
pensiero  ,  ed  impossibile  diviene  ogni  altra  idea,  per- 
che 1'  astrazione  non  puo  ire  innanzi  senza  che  tutti 
i  pensieri  le  sfuggano,  e  tutte  le  idee  si  distruggano; 
airincontro,  anche  tolte  tutte  le  altre  idee,  quella  del- 
r  ente  pur  rimane  sola  e  nuda,  come  a  forza  di  astra- 
zioni  la  si  giunge  a  contemplare. 

I  caratteri  proprj  delT  idea  dell"  essere  essendo  ine- 
splicabili  col  sistema  che  la  fa  derivare  dalle  sensa- 
zioni  costituiscono  una  prima  prova  che  essa  dalle 
sensazioni  non  proviene.  I  quali  caratteri  od  elcmenti 
proprj  deir  idea  deU'essere  indivisibili  fra  loro  e  cosi 
strettamente  connessi  che  f  uno  sta  dentro  dell"  altro, 
ne  si  puo  pensare  all"  uno  senza  pensare  all'  altro  , 
sono  :  I."  un  ([ualche  rosa  (ente);  2.°  la  semplice 
idealita  di  questo  fpialche  cosa,  di  questo  ente;  o.''  la 
indeterminazione.  Ora  ninna  di  queste  idee  elenien- 
tari  od  elenienti  di  una  idea  sola  ci  puo  esser  data 
dalle  sensazioni  ,  perocche  esse  sono  di  una  natura 
essenzialmente  diversa ,  e  quindi  quei  tre  elementi 
forniscono  tre  fondamcntali  prove  ,  che  l'  idea  del- 
r  ente  non  puo  essere  sonnuinistrata  dalla  sensazione. 
E  dair  analisi  degli  acccnnati  elementi  risultano  altri 
caratteri ,  od  elementi  come  quelli  della  semplicita  , 
deir  identita,  dell"  universalita,   della  neccssita,  della 


340  NUOVO    9AGGI0 

immutabillta  ,  deireterniti  clie  sono  cgualmcnte  pro- 
prj  deir  idea  dell'  ente  ,  ed  cp^iialmente  impossibili  a 
dedursi  dalle  sensazioni.  Per  le  stcsse  ragioni  si  ar- 
gomenta  che  V  idea  dell'  ente  non  proviene  dal  sen- 
timento  della  propria  esisieriza,  il  quale  in  ultima 
analisi  non  e  clie  inia  scnsazione  interna  pcrmanente, 
a  cui  si  possono  applicare  tutti  gli  argomenti  coi 
quali  provossi  clie  1' idea  dclT  ente  non  puo  dalla 
scnsazione  derivare.  Peicio  il  sentimcnto  dell'io  non 
si  deve  confonderc  colla  idea  dell' io ,  quello  e  sem- 
plice ,  questa  si  compone  e  del  sentiniento  e  del- 
r  idea  ;  quello  e  soggetiivo  ,  questa  oggettiva  ;  per 
r  uno  si  sente  la  propria  cslstenza ,  per  Taltra  si  con- 
sldera  se  stessi ,  come  ojxni  altra  cosa  si  considera  : 
il  sentimcnto  dell'  io  e  innato  ,  T  idea  e  acquisita ,  ma 
per  acquistarla  e  nccessario  che  ad  essa  preceda  Tidea 
universale  deU"  ente.  Ncppure  questa  idea  puo  pro- 
venire  dalla  cosi  delta  riflessione  lockiana ,  la  quale 
il  nostro  autore  intende  die  sia  la  facolta  clie  ha  Io 
spirito  di  fissare  la  sua  attenzione  suUe  sensazioni 
esterne,  o  sul  sentiniento  interno ,  cioe  o  sopra  il  tutto 
o  sopra  qualunque  pane  delle  sensazioni  o  del  sen- 
timcnto ;  nulla  aggiungendo  e  nulla  creando  ;  sebbene 
Locke  propriamente  la  delmisca  per  la  pcrcczione 
delle  operazioni  del  nostro  spirito  sopra  le  idee  dai 
sensi  ricevute.  Ora  l'  autore  niodifica  a  suo  modo  la 
definizione  data  da  Locke  perclie  questa  pone  le  idee 
come  gia  formate  dalle  sens.izioiii ,  e  non  ne  spiega 
il  modo  ,  e  quindi  non  rende  ragione  come  il  scnso 
possa  far  passarc  alio  spirito  1'  atto  con  cui  perce- 
pisce  prima  sensibilmeuie  e  poscia  intellettivameiite, 
onde  jiare  che  Locke  donianch  clie  gli  si  lascino  ado- 
perar  le  due  parole  di  scnsazione  e  di  riflessione  per 
esprimere  con  esse  tutte  le  cagioni  delle  idee  ,  e 
dando  quindi  loro  ogni  occorrente  significato.  Se  adun- 
que  si  e  dimostrato  che  lidea  deU'ente  non  si  trova 
neir  esterne  sensazioni .  ne  iicl  sentimcnto  interno,  e 
se  la  riflessione  lockiana  non  fa  che  osservar  le  une 
e  r  altre  senz'  aggiungervi  cosa  alcuna ,  egli  e  chiaro 


SULL' ORIGINK    DELLE    IDEE.  841 

chc  iieppur  da  tale  riflessione  potra  f  idea  delP  cnte 
ritrarsi. 

L'  autore  lettificando  la  dnttrina  di  Reid  insegna 
clie  la  percezione  Intel lettiva  comprende  tre  parti,  la 
sensazione  ,  1'  idea  di  esistenza  in  universale ,  ed  il 
jjiudizio  che  atFerma  il  rapporto  tra  Y  una  e  V  altra. 
Queste  parti  devono  essere  tra  loro  in  tal  ordine  che 
nel  prinio  luo2;o  sia  T  idea  dell'  ente,  nel  secondo  la 
sensazione,  nel  terzo  il  giudizio;  perche  egli  e  cliiaro 
che  al  giudizio  devono  prccedrre  i  due  termini  ,  il 
predicato  ed  il  so2,2;etto ,  e  per  conoscere  che  anche 
alia  sensazione  precede  V  idea  dell'  ente  basta  riflet- 
tere  che  nelT  atto  di  sentir  qualdie  cosa  noi  pen- 
siamo  all'  esistenza  di  uii  oggetto  particolare  ,  cio  che 
non  e  ricevere  T  idea  di  esistenza,  ma  fame  use,  ed 
il  larne  uso  suppone  1"  idea  ,  poiche  non  si  usa  cio 
che  non  esiste.  Da  cio  l"  an  tore  c  indotto  a  conclu- 
dere  che  1'  idea  dell'  ente  non  comincia  ad  esistere 
nel  nostro  spirito  nell'  atto  della  percezione  ,  perche 
I'osservazionc  non  mostra  ne  che  questa  idea  sorga 
in  noi  improvvisa  e  subitanea,  ne  come  lo  spirito 
j)assi  dal  non  averla  all'  averla ,  e  la  memoria  non  ci 
ricorda  il  tempo  die  1' abhiamo  acquistata ,  ma  anzi 
«i  dice  che  sempre  e  di  coiitinuo  ne  abbiamo  fatto 
uso.  E  progredendo  Tautoie  prova  che  assinda  anzi 
sarebbe  la  contraria  dottrin  i ,  e  che  1'  idea  dclT  ente 
non  puo  generarsi  in  noi  all' atto  della  percezione, 
o  inimediatamente  appresso  ad  essa  «  poiche  ella  e 
talc  che  la  sua  produzione  supcra  la  forza  di  qua- 
lun'jue  enie  fmiio  non  che  della  mente  umana ,  » 
nientre  per  T  altra  parte  il  pensare  che  Dio  stesso 
nella  eveiuualita  delle  seiisazioni  crei  nella  nieute 
umana  1'  idea  dell"  ente  «  c  una  ipotesi  cosi  strana , 
e  cosi  mal  difesa  che  non  sembra  dover  poter  rin- 
venire,  massime  nel  nostro  tempo,  troppi  seguitatori.  » 

Da  tutti  questi  ragionamenti  1'  abate  Rosmini  de- 
duce molto  naturalmente  la  consej^uenza  die  T  idea 
dcU'ente  sia  innata.  Perocche  se  questa  esistc,  o  devc 
aver  cominciato  con  noi,  ed  in  lal  caso  e  imiataj  o 


'5^2  NUOVO    SAGGIO 

fu  poscia  prodotta ,  cd  in  questo  sccondo  caso  o^deve 
essere  stata  prodotta  da  noi  o  da  qualche  cosa  da 
noi  diversa.  Da  noi  no;  dunque  da  qualche  altra  cosa 
sensibile  od  insensibile ;  nia  si  e  provato  che  questi 
due  casi  non  possono  ammettersi ;  dunque  non  resta 
che  ritenerla  innata.  Ne  giova  1'  opporre  che  non  pos- 
sianio  avere  la  intuizione  di  questa  idea  dell'  ente  , 
poiche  nnn  ce  ne  accorgiamo ,  noi  sappiamo  e  noi 
possiamo  annunziare.  Oltre  alia  risposta  che  fu  data 
da  Leibnizio  a  cjuesta  obbiezione  ,  si  deve  pur  ad- 
durre  che  molte  idee  vi  sono  nella  mente,  alle  quali 
non  badiamo ,  e  di  cui  non  abbiamo  coscienza  come 
se  non  vi  fossero  ;  che  per  badare  ad  idee  diverse 
da  quelle  che  abbiamo  prescnti  vuolsi  un  atto  di  at- 
tenzione  che  ad  esse  trasferisca  T  attivita  dello  spi- 
rito  ;  che  non  e  quindi  ne  assurdo  ne  strano  che  an- 
che  r  idea  delT  ente  giaccia  ncll'  anima  inosservata  ; 
che  cio  anzi  deve  accadere  nei  primi  momenti  della 
nostra  esistenza  in  cui  manca  uno  stimolo  per  con- 
centrarsi  dentro  di  noi,  aiiziche  divacar  fuori  e  fis- 
sarsi  negli  oggetti  estcriori;  che  linalniente  quand'an- 
che  questo  stimolo  vi  fosse,  difficile  sarcbbe  1' idea 
delfente,  perche  questa  nulla  ha  in  se  die  richiami 
fattenzionc,  e  a  se  la  si  vuol  trovare  nelle  idee  gia 
acquistate ,  come  sarebber  quelle  dci  corpi ,  e  cer- 
nire  in  esse  fidea  pura  dell  ente,  troppo  difficile 
astrazione  si  convien  fare.  »  Forse  per  cpiesti  stessi 
motivi  la  teoria  delf  ente  venne  si  tardi  conosciuta 
e  messa  in  vista ,  sebbene  pero  siasi  fatta  aperta- 
mente  manifesta  agli  antichi  sapienti  ed  ai  dottori  del 
Cristianesimo. 

E  questa  la  prima  parte  della  teoria  dell'  ab.  Ro- 
smini  nella  cjuale  tratta  delf  origine  dcU'  idea  del- 
r  ente  ;  nella  seconda  egli  precede  a  mostrare  come 
tutte  le  idee  in  generale  da  quella  delf  ente  pro- 
vengano. 

Una  diligcnte  analisi  ci  fa  conoscere  che  tutte  le 
idee  hanno  in  se  essenzialmente  la  concezione  del- 
r  ente  per  modo  che    non    possiai)io    aver  1  idea  di 


SULL*  OKICINJ?    DliLLE    IDEE.  3^3 

cilcuna  cosa  seiiza  prima  concepirnc  V  cslstenza  pos- 
sibile  clic  costituisce  la  parte  a  priori  o  la  lornia  delle 
iiostre  coi^iiizioni.  Ogni  cosa  clie  vi  sia  oltre  quella 
concezioiic  non  e  die  un  modo  dell'  ente  ,  onde  qiial- 
sivoglia  idea  dev'  essere  o  1*  ente  concepito  senz'  al- 
cim  uiodo,  o  r  ente  piu  o  nieno  determiiiato  da'  suoi 
modi ,  la  qual  detcrminazione  forma  la  co2;nizione  a 
posteriori ,  o  la  materia  delle  cognizioni.  Percio  per 
dimostrare  1'  origine  delle  idee  conviene  spiep;are : 
1°  il  modo  con  cui  abbiamo  la  concezionc  dell  ente; 
a.°  il  modo  con  cui  ne  concepiamo  le  determinazioni. 
Ora  in  qnanto  alia  concezione  dell'  ente  si  e  gia  di- 
mostrato  che  e  innata  ;  in  qnanto  alle  sue  determi- 
nazioni, queste  ci  sono  suggcrite  dai  sensi ;  onde  se- 
gue die  la  doppia  causa  delle  idee  acquisite  e  I'idea 
deir  ente ,  e  la  sensazionc.  Questo  principio  si  ac- 
corda  pienamente  colla  dottrina  di  S.  Tommaso ,  e 
mostra  come  dcbba  esser  inteso  il  detto  scolastico 
che  nulla  havvi  neirintelletto  die  prima  non  sia  state 
nel  senso ,  poiclie  egli  e  chiaro  die  questo  dctto  bene 
interprcfato  significa  «  die  tuttocio  die  v'  e  di  mate- 
riale  nclle  umane  cognizioni  vien  suggerito  dal  scnso.  » 
Noi  dunquc  riceviamo  la  materia  delle  cognizioni 
dalle  scnsazioni  ,  la  quale  diventa  cognizione  intcl- 
lettuale  quando  vi  si  aggiunge  la  forma  o  1'  ente.  Ora 
r  autore  cliiama  intcUetto  la  lacolta  di  vcder  1'  ente 
indeterminato,  c  ragione  quella  di  veder  I'  ente  de- 
terminato  dalle  sensazioni ,  di  cangiar  le  sensazioni 
in  cognizioni ,  in  una  parola  di  formar  le  idee  ag- 
ginngendo  la  forma  alia  loro  materia.  Se  adunque 
1'  ente  e  1'  oggetto  essenziale  dell'  intdletto  e  della 
ragione  ,  ne  segue  che  queste  due  facolta  non  esi- 
stono  in  noi  se  non  perdie  in  noi  havvi  la  vista  del- 
r  ente  immobilmente  congiunto  collo  spirito.  QuintU 
r  autore  stabilisre  «  che  I'idea  dell'  ente  presente  alio 
spirito  e  cio  die  forma  1'  intelletto  e  la  ragione 
umana  »,  ed  in  conscgueuza  «  che  tutte  le  idee  ac- 
quisite procedono  dalla  idea  innata  ddl'entc  »  perclie 
tutte  appartrngono  alia  fiuoha  di  conoscere,  e  questa 
csistc ,  perdie  esistc  nd  nostro  spirito  I'idea  dell' ente. 


344  NUOVO    SAGGIO 

•  Posta  pertanto  questa  idea ,  V  aiitore  spiego  V  ori- 
gine  delle  altre  prima  coU' analisi  dei  loro  elenienti, 
poscia  colla  formazione  della  rag,ione  umana.  Oltre 
questi  due  modi  un  terzo  ve  ne  ha  dedotto  dalle  po- 
tenze  clie  producono  le  idee.  Fra  le  quuli  1*  autore 
jione  prima  la  riflessione  ch'  e  un'  attenzione  volon- 
taria  data  alle  nostre  percezioni  e  diretta  ad  un  tine, 
con  cui  si  formauo  le  idee  di  rapporto,  e  si  fa  una 
eintesi  se  le  idee  si  ras^gi'uppano,  un' analisi  se  si  di- 
vidono.  E  quando  si  adopera  la  riflessione  per  ana- 
lizzare  un"  idea  e  per  separare  cio  cue  in  essa  e  pro- 
jDrio  da  cio  ch'  e  comune,  tale  operazione  si  chiama 
astrazione.  L'  astrazione  non  si  deve  confondere  colla 
universallzzazione ;  quella  toglie  qualche  cosa  alle  co- 
gnizioni ,  cioe  le  note  proprie ,  questa  aggiunge  loro 
la  universalita  ,  che  altro  non  e  che  la  possibilita,  in 
cjuanto  che ,  ricevuta  la  sensazione ,  vi  si  aggiunge  la 
idea  di  un  ente  che  ne  sia  la  causa ,  c  si  considera 
questo  ente  come  possibile ,  e  cosi  lo  si  universa- 
lizza.  L'  una  dunquc  e  la  facolta  che  propriamentc 
produce  le  idee,  1' altra  quella  che  solamente  muta 
la  loro  forma,  ed  il  loro  modo  di  essere:  la  univer- 
salizzazione  puo  dirsi  che  sia  la  facolta  di  formare 
le  specie,  1' astrazione,  la  facolta  di  formare  i  ge- 
ncri.  Oltre  poi  le  facolta  indicate  noi  ab])iamo  la  po- 
tenza  di  dare  la  nostra  attenzione  a  piu  idee  contem- 
poraneamente,  riducendole  ad  unita  mediante  (jiialche 
relazione ,  ed  operando  cosi  una  sinLe.-.i  ;  e  per  tal 
modo  siamo  atti  a  formarci  le  idee  coinplesse. 

Un  altro  uiodo  di  spiegare  Y  origine  delle  idee 
acquisite  si  e  il  classilicaile  sommariamente.  Si  pos- 
sono  pertanto  quelle  idee  dividere  in  tre  classi,  cioe 
i.°  nelle  idee  propriamentc  dette ;  2.°  nelle  idee 
astratte  ;  3.°  nelle  complesse  :  le  prime  si  producono 
colla  universalizzazione  ,  le  seconde  coll'  astrazione  , 
le  ultime  colla  sintesi.  L' astrazione  si  esercita  sulle 
sensazioni  ,  la  sintesi  si  opera  con  un  attenzione  ri- 
voha  alle  idee  gia  formate.  La  universalizzazione  non 
ha  bisogno  di  riflessione  ;    cssa  e   un'  azione    diretta 


sull'  origine  delle  idee.  3»45 

e  iialnrale  clie  consistc  nclf  unire  alia  sensazione  di 
uii  cori)o  r  idea  dell'  eiite  in  universale.  All'  incontro 
r  astiazionc  spctta  alia  liflcssione  ,  perclie  non  si  puo 
astrarre  dalla  percezione  senza  ripiegarsi  o  ritoicersi 
sopia  di  essa.  Quella  peicio  non  e  deliberata ,  questa 
lo  e  e  vuol  esser  mossa  da  una  ragion  sulTlcicnte,  la 
quale  se  non  si  diniostra  non  potrassi  niai  dire  di. 
avere  spiegato  1'  origine  delle  idee  astratte  e  delle 
coniplcsse.  Cio  pertanto ,  dice  il  nostro  autore,  clie 
nuiovc  il  nostro  spirito  sono  gli  oggetri  sensibili  clie 
a  lui  si  presentano,  i  quali  pero  limitano  e  liniscono 
in  se  r  attivita  dello  spirito  medesinio,  e  quindi  non 
bastano  a  render  ragione  di  quell'  attivita  con  cui  si 
forniiino  gli  astratti.  In  fatti  questi  sono  cnti  insensi- 
bili  clie  non  si  possono  presentare  perche  non  esi- 
stono.  E  dunque  in  tal  caso  necessario  im  segno  che 
faccia  le  veci  dclT  oggetto ;  poiclie  i  segni  espriniono 
tuttooio  clie  si  vuole  ,  tanto  un  oggetto  sussistente  , 
quanto  un'idea  od  una  parte  d'idea,  ed  una  qiialita  co- 
nutne  a  piii  oggetti  isolataniente  considerata,  e  quindi 
sono  atti  a  richianiar  dove  si  vogilia  I'attenzione.  Per 
tal  modo  il  classilicare  le  idee  ci  lia  condotto  passo 
a  passo  a  conoscere  che  cio  clie  muove  la  ragion  no- 
stra ad  astrarre  si  e  il  linguaggio  ,  e  ci  ha  quindi 
nieglio  chiarita  T  ori2;ine  delle  idee.  Ne  val  Tojiporre 
a  ([uesta  dottrina  che  Taninia  e  libera  e  clie  puo  vol- 
gersi  dove  piu  le  piaccia  senza  esscr  costretta  e  fis- 
hata  dai  se2,ni,  poiclie  liavvi  una  essenzlale  dilterenza 
ti-a  una  ibrza  che  obblighi  cd  un  line  che  niuova  , 
una  ragione  sufficiente  che  detcrmini ,  una  guida  che 
iliriga.  Non  puo  quindi  rivocarsi  in  dubbio  che  il 
linguaggio  ci  sia  necessario  per  farci  divenir  arbitri 
«U'lle  nostre  potenze  ,  e  che  ad  esso  sian  dovuti  i 
progressi  dell"  unianita. 

Proccde  1  autore  ad  inseainarci  che  noi  non  abbia- 
nio  altra  percezione  intcllcttiva  che  di  not  stessi  e 
dci  corpi ,  e  si  jiropone  quindi  di  dare  una  spiega- 
zione  sufficiente  di  (jud  giudizio  ,  col  quale  diriamo, 
provando  la  sensazione ,    ch'  esiste    un    qualche   cosa 

mid.  ItaL  T.  LXXXVI.  lo 


34^>  MUOVO    SAGCIO 

(livcrso  da  noi :  giudizio  clie  Genera  la  pcrcezionc  dci 
corpi ,  cioe  la  pcisuasioiie  della  loro  esistcnza.  A  tal 
tine  cosi  ragiona  V  autore.  L'  idea  dell'  attuale  esi- 
stenza  in  universale  e  innata ;  pensarla  e  pensare 
un*  azion  prima  ;  percio  le  sensaziotii  sendo  azioni , 
siippongono  un*  az^ione  prima  ,  un'  esistenza.  Esse  poi 
sono  anche  azioni  determinate  ;  (jnitidi  suppongono 
nn'  azion  prima  determinata,  e  questo  e  un  ente  esi- 
stente  in  un  modo  determinate.  Confrontando  dun- 
que  la  passione  prodotta  dalle  sensazioni  coll'  idea 
attuale  di  esi?tenza  che  abl)iamo  innata,  troviamo  clie 
quella  e  un  caso  particohire  di  cio  che  pensavamo 
con  questa.  II  notare  questo  caso ,  il  riconoscere  la 
cosa  che  passa  in  noi  come  appartencnte  a  cio  che 
prima  pensavamo  costituiscc  appunto  il  gmdizio  di 
cui  si  tratta.  II  giudizio  poi,  con  ciii  si  ail'crma  a  se 
stessi  la  siissistenza  della  cosa  di  cui  si  ha  1'  idea  e 
il  verbo  della  mente.  Oiiindi  il  verbo  pronunzia  la 
sussistenza  di  cio  che  1'  idea  concepiva  soltanto  come 
possibile ,  e  questa  sta  a  quello  come  la  potenza  al- 
1'  atto.  Dopo  cio  r  autore  ne  vien  dimostrando  come 
la  perrezione  intellettiva  sia  necessaria ,  come  1'  ani- 
ma  in  cui  e  continua  la  visione  dclT  ente  pensi  sem- 
pre,  e  come  il  dire  che  I"  intelligenza  sia  una  tavola 
rasa  ,  signilichi  cli'  e  una  tavola  rasa  I'  idea  indeter- 
minata  dell' ente  ch' e  in  noi  sin  dalla  nascita  ,  poi- 
ehe  questo  ente  che  concepiamo  essenzialmente  e 
proprio  come  una  tavola  perlettamente  unif'orme ,  e 
da  nossun  carattcre  sognata. 

Con  sillatta  dottrina  la  dilTicolta  che  presentava  il 
problema  dell'  origiiie  delle  idee  ,  e  che  tutta  consi- 
stcva  nel  sapere  come  j^ia  possibile  il  primo  giudi- 
zio, e  tolta  del  tiuto ,  ed  affatto  si  risolve  col  dimo- 
strare  che  un'  idea  universalis^ima  preesi*te  in  noi 
natnralinente  a  nine  le  nostre  sensazioni.  E  1' autore 
chiarisce  ed  avvaloia  questa  dimosirazione  col  pro-» 
porre  a  sc  stesso  alciine  obbiczioni  e  col  ri^olvcrle. 
Ilavvi  dun(|ue  in  noi  una  prima  concczione  naturale 
precedciUe    ad   ogui  giudizio  c  co^tiiu^nte   la  facoha 


SULl'  ORIGINE  DELLE  IDEE.  3.|7 

di  couoscerc,  e  T  entc  e  pcrcepito  tlallo  spirito  come 
da  ini  seiiso  die  riccve  le  iinprcssioiii  deU'  op;getio 
scnsiblle;  onde  rig;uaitlo  alTazione  dcIT  cntc  puo  dirsi 
lo  spiiito  nostro  ioniito  di  uii  seiiso  intcllcttuale ,  il 
quale  pero  si  distingue  dal  seuso  corporeo  perche 
questo  ha  termini  corporei  deterniinati,  e  (piello  per- 
cepisce  uti  termine  puianientc  s|)iiituale  cd  indeter- 
niinato ,  in  questo  1'  oggetto  non  si  comunica  come 
oggctto  ma  come  forza  agcnte,  ed  in  quello  si  nia- 
nitcsta  un  agente  anziche  un  og2;etto. 

Cosi  ha  fine  la  scconda  Parte  del  volume  secondo, 
in  cui  contiensi  la  dottrina  dell"  abate  Eosmhii  ;  ed 
egli  la  conchiude  colle  scgucnti  parole  che  ci  piace  di 
riferire.  «  Chi  tutto  cio  avra  bene  inieso,  dice  il  no- 
stro autore,  si  sara  facilmente  persuaso  clie  oltre  quel 
modo  di  essere  clie  hanno  le.cose  sussisteati,  e  che 
chiamammo  reale,  ve  ne  e  un  altro  interamente  di- 
stinto  die  chianiainnio  Idealc.  Si,  V Essere  idcnle  e  una 
cotale  entita  di  una  natnra  tutta  parlicolare  che  nou 
si  puo  contondere  ne  collo  spirito  nostro,  ne  coi  cor])i, 
ne  con  alcun'  ahra  cosa  che  ap[)artcnga  allessere  rcale. 
Ouindi  un  2;ravissimo  errore  sarebbe  il  credere  che. 
r  essere  ideale  o  T  idea  fosse  nulla  pcrche  non  ap- 
partiene  a  quel  genere  di  cose  che  cntrano  nci  no- 
stri  sentimenti.  Anzi  T  es^sore  ideale ,  1'  idea  e  una 
entita  verissima  e  noliilissima  ;  e  noi  abbiam  vedulo 
di  quai  sublimi  caratteri  ella  vada  lornita.  Vero  e. 
die  non  si  |)u6  delinire;  ma  si  puo  aualizzare  e  dire 
di  essa  quello  che  sperimentiamo  ;  cioe  ch'  e  il  lume 
tlello  spinto.  Che  puo  esser  piii  chiaro  dt-l  lunie  ? 
Spento  questo  lume,  non  si  trovan  che  tenebre.  Fi- 
nalmente  da  cio  che  abbiaino  detto  si  puo  fonnare 
il  concetto  del  modo  onde  V  idea  deir  ente  in  uni- 
versale aderisce  al  nostro  spirito;  cioe  si  puo  cono- 
scere  ch' ella  non  domanda,  non  esigc  ncssun  nostro 
assenso  o  dissenso,  ma  ci  sta  prcsente  «ome  un  puro 
iiuto.  La  ragionc  di  cio  e  (piesta  :  tale  idea  delT  ente 
non  aflerma  e  non  niega;  ella  sola  costituisce  la  no- 
stra poisibiUta  tanto  di  aircnnare  che  di  nej|jare.  w 


o4^ 


Saggio  sill  huon  govcriio  delta  mcndlcitd .  degli  ist'Uiiti 
dl  bencficeiiza  e  dclle  carccic,  del  conte  D.  Carlo 
Ilaiione  Petitti  di  Boreto,  consigl/ere  dl  Stnto 
ordinaiio  di  S.  M.  —  Torino,  1087,  presso  Giu- 
seppe Bocca ,  vol.  J."  di  pag.  476,  vol.  2."  di 
pag.  607,  in  8" 


Oenibra  die  sin  dopo  la  mcta  dello  scorso  secolo 
la  socicta  non  conoscesse,  o  non  si  curassc  di  cono- 
sccre  clic  due  specie  di  poveri ,  cioe  quegl'infelici, 
die  per  inipotenza  lisica  inabili  al  lavoro ,  abbiso- 
gnano  per  vivere  della  pul^Iilica  o  piivaia  beneli- 
cenza ,  e  quegli  sciiigiiiati  die  per  inlingardaggine 
preferiscono  il  vile  ed  abbietto  niestiere  dellaccattone 
a  cpiello  stiniabile  cd  oiiorato  dell'  operajo.  Ma  non 
si  tosto  Ke  iilosoli  e  generosi  salirono  sui  principal! 
troni  d' Europa  die  la  socicta  mnto  farcia:  imperoc- 
die  un  impulso  straordinaiio  venue  dato  all' agricol- 
tura ,  al  commercio  ,  all' indiistria  ed  alle  arti ;  ed  i 
popoli ,  sbarazzciti  con  uiili  rifornie  e  con  sagge  isti- 
tuzioni  degli  ostacoli ,  die  sino  allora  gli  avevano 
arrestati ,  spiegarono  un' attivita  tuita  nuova ,  e  crea- 
rono  comodi  e  ricdiezze  per  lo  innanzi  sconosciute. 
Questo  gran  movimento  pero  se  aunientava  la  flori- 
dezza  de2;li  Stati ,  ne  accresceva  del  pari  la  popola- 
zione,  la  (piale  sino  a  die  prosperavano  le  cose,  tro- 
vava  di  die  vivere,  nia  poi  ad  ogni  sopragginnto 
inlortunio ,  rimaneva  in  niaggiore  o  minor  nuniero 
inoperosa ,  e  cpiindi  csposta  a  niancare  di  sussistcnza. 
Blanifcstossi  allora  una  terza  specie  di  poveraglia,  die 
per  verita  non  diremo  nuova ,  poiclie  dovette  mai 
sempre  allignare  presso  ogni  nazioue  non  mancante 
di  civilta  11c  di  cokura;  ma  die  o  per  essersi  assai 
pill  moltiplicata,  o  pel  maggior  interesse  die  pre- 
sero  i  popoli  ed  i  governi  ad  allcggerire  le  pene 
deila   soilcrcnte    imianita,    divenne    soggetto  cU  serie 


SACGiO    SUL    BT'ON    GOVFRNO    CCC.  849 

nicditazloni  si  del  filosofo  come  (IclT  nomo  di  Stato. 
Da  (io  ua((|iie  il  l^isogiio  nell''aniiiiiaistrazioiio  pul)blica 
di  daic  elTicaci  provvedimeiiti  [ler  toglieie  dagli  oc- 
elli della  socicia  il  doloioso  spcttacolo  di  tutta  la 
{)overaglia. 

Per  soccorrerc  alia  prima  specie  d' infelici ,  di  cni 
dicemmo ,  si  cerco  di  dare  ima  niiglioro  sisteniazione 
a2;Ii  stabilinicnti  di  bcncllceiiza,  nel  die  noa  iia  niai 
die  vcnga  iiieno  tra  noi  la  memoria  di  qnaiito  opero 
colP  editf.o  i5  kiglio  1784  T  iminortale  Giuseppe  Se- 
rondo.  Piii  didicile  sembrava  1"  estirpare  la  tan  to  ra- 
dicata  e  numeiosa  gciiia  dcgli  accattorii ,  e  son  noti 
a  cliiccliessia  i  tentativi  fatti  dal  celebre  conte  Rum- 
ford  ad  Ainburgo  e  a  Monaco  per  liberare  cpieste 
due  contrade  da  una  labe  si  fastidiosa  e  rd^uitante. 
I  metodi  suggcriti  dal  dotto  Inglcse  si  andaiono  di 
mano  in  niano  introducendo  negli  altri  Stati,  e  quindi 
con  Tcrezione  delle  case  di  lavoro  e  delle  case  d'in- 
dustria ,  e  col  sussidio  delle  opere  pubblirhe,  delle 
leggi  penali  e  di  altri  provvedimcnti  adattaii  alle 
varie  circostanzc  locali ,  si  tento  di  sopprimcre  e  di 
sbandirc  dappertutto  Tobbrobriosa  classe  dei  niendi- 
canii.  Ma  beu  altra  impresa  era  il  provvedcre  alia 
terza  specie  di  poveri  operosi  e  robusti,  clie  quasi  per 
incantesimo  sorgevano  tratto  tratto  a  cliicder  lavoro 
e  sussistenza.  Cio  arcadeva  scgnataniente  nei  [)aesi 
divenuti  floiidi  per  in<1iistria  e  per  rommcrcio ,  nei 
quali  ora  la  diiricile  iniportazione  delle  niaterie  grezze 
alimentatrici  d(  lie  loro  nianifatture ,  ora  T  im|)edita 
csportazione  delle  niaterie  lavorate ,  arrestava  il  uio- 
vimento  delle  fabbriche  e  dei  ncgozj,  e  lasciava  gran 
numero  di  fiimiglie  nelTiuazione  e  nclla  miseria.  Uno 
sperimento  tcrribile  ne  l"e<e  I  Ingliilterra  ai  tempi  del 
blocco  continentale,  indi  TOlanda,  le  citta  anseatidir. 
e  pill  o  iiieno  tutte  le  nitre  nazioni ,  eccetlo  forse  la 
Francia  cd  i  regui  ad  essa  aggregati,  per  circostan/.e 
speciali  die  non  occorre  qui  acccntiaie. 

Le  nazioni  per  tanto,  die   soggiacevano  agli  scon- 
y      volgimenti    industriali ,    di   ciii    teiiennuo    disrorso  ,    e 


35o  SVCGIO    SUI,    BUON    COVERNO 

die  vcdevansi  tratto  tratto  infestatc  da  una  turha  tli 
(lisperati  chiedenti  pane  e  lavoro ,  e  minaccianti  non 
di  rado  la  puhblica  sicurezza ,  dovettero  pensare  a 
porvi  r  opportiino  rimedio.  Allora  gl'  jntcressi  dei 
poveri ,  che  ancor  ineno  d  un  secolo  la  noii  occupa- 
Vano  che  V  ozio  di  qnalclie  scrittoie,  divennero  ma- 
teria di  j^rande  importanza,  e  tale  da  esercitarc  la 
penna  e  la  mente  dei  lilosoli,  de2,li  statisti ,  dei  mini- 
stri  e  dei  sovrani:  sorse  qiiindi  un  gran  nunicro  di 
scrittori,  che  ne  fece  soggetto  di  pxdjblica  discussione, 
ne  saprebbe  dirsi  la  quantita  delle  opere  che  n'nsci- 
rono  e  continuano  ad  uscirne  in  tutte  le  regioni  d'Eu- 
I'opa.  L'ltalia,  benche  pacse  sostanzialmente  agricola 
e  per  cio  meno  soggetto  allc  indicate  disastrose  vi- 
cende,  non  si  teniic  indietro  dagli  altri  nclP  illu- 
strare  si  ardua  materia:  ncssuno  pcro,  per  quanto 
ci  e  note,  ne  diede  fra  noi  nn  trattato  completo, 
come  fece  il  sig.  conte  Petllti ,  neir opera  che  aimun- 
ciamo.  Di  essa  noi  tenteremo  di  dare  esatto  conto  con 
quella  diligcnza  che  potremo  maggiore ,  scnza  infran- 
gere  le  ieggi  di  brevitii  die  ci   sono  prefisse. 

L' opera  del  sig.  conte  Pefrttl  e  divisa  in  tre  hbri: 
nel  1.°  egli  tratta  clclla  mendickd  e  dcllc  Ieggi  repres- 
sive  e  dirett'wc  di  qnclla ,  ncl  a.°  degli  Istituti  di  be- 
neficcnza  e  dclle  regole  si  gciicrali  che  specicdi  rignar- 
danti  I  otiima  amministrazioiie  di  essi ,  nel  3.°  del  huon 
governo  dclle  carreri. 

Nel  libio  i.°  suddiviso  in  lo  capi,  T  autore  prin- 
cipia  dal  discutere  nna  cavillosa  quistione  proniossa 
da  qiialche  Economista,  cioe  se  sia  bene  o  male  il 
soccorrere  agl'  indigcnti,  e  la  risolve  savianiente  opi- 
nando,  che  sebbenc  molti  poveri  siano  tali  per  pro- 
prio  torto  ,  pure  il  maggior  nnniero  lo  e  per  1'  infe- 
lice  condizione  degli  ordini ,  dei  tempi  e  dei  hioghi 
in  cui  vivono ;  che  non  si  puo  prescindere  dalE  as- 
sistere  cpiesti  miseri ,  sempre  che  si  faccia  in  niodo 
da  non  eccitare  Y  inlingardaggine.  Condanna  poi  le 
idee  troppo  specidative  sn  qnesta  materia,  ed  insi- 
una    dover&i  attcncre  ad  una  pratica   ragionevolc  ed 


DEi.LA   mf.nd:cit.\"   ccr.  35t 

illiiininnta.  P;is<ia  (luiiidi  a  stahilirc  i  cayattcii  cssc/ltUill 
dclla  viciidlcUd,  c  la  divisio:u;  niovjile  c  mattMialo 
dci  mnidici.  La  inondicita  c  y\nn  stnto  d'  avviliineuto 
doir  umana  natiiia,  e  clie  potrchlx;  aiuUc  qualificarsi 
per  una  dcirada/.ionc  dcllo  stato  scxialc ,  \n.  cui  cia- 
sciino  trovar  doviehhe  i  niczzi  tli  sti^sistenza  colT  im- 
piego  delle  sue  lorze.  Peru  i  menditi  altri  sono/b?- 
zati,  e  ques.i  si  possono  suddiviilei'e  in  invalidi,  ill 
i-croofiiiosl  ed  in  inaiicand  dl  Idvoro ;  ed  altii  assnlu- 
tanicutc  spo/itniiei ,  cioe  ([uelli  ehc  vogliono  csser  tali 
per  vivere  srioperatameutc. 

Nil  capo  IV^  si  disjoirono  i  diritti,  i  doVeri  c  i 
bisogni  dellc  stabilite  specie  di  niendiranti.  Gli  spon- 
ianci,  com' e  naturale ,  non  liaiiiio  alciin  diiitto  ai 
soccorsi,  e  i  loio  doveri  sono  quelli  di  piovvederc 
«i  loro  bisogni  ponendosi  al  lavoi  o :  i  forzatl  devoa 
csser  sovvenuti  coti  la  carita  privata,  con  le  renditc 
degP  istitiiii  di  benelicenza,  ed  ovc  cpiestl  non  ba- 
stiiio,  col  sussidio  delle  casse  pidibliclie.  bi  tal  gnisa 
il  dotto  autore  fa  sentire  la  convenienz »  di  sban- 
clire  alTatto  la  mcndicita  dalle  nazioni  incivilite  ,  of- 
I'erendo  i  mezzi  piii  accorui  per  giimgcre  a  tal  line. 
Ci»")  prcmc'sso,  egli  cntra  ncll'arduo  (enia  della  rrptrs- 
sione  goiernatna  da  impiegarsi  verso  i  nicndicanti. 
Dopo  (Paver  indieati  i  niezzi  da  iisarsi  per  diminuire 
la  mendicita,  per  depurarla  e  per  so -corrcrla ,  si  fa 
a  chietlere  se  i  governi  per  libcrarc  le  societa  dalle 
vessazioni  dei  (jiicstuanti  abbiano  verauientc  il  diritto 
(V  intervcnire  anche  nelP  azione  <lella  carita  privaia. 
11  quesito  viene  dal  sig.  coutc  Pctllli  disciisso  come 
segnc:  principia  dalf  adtiurre  in  niimerati  articoli 
tutte  le  obhiezioni  chc  si  ianno  a  cosillatto  principio, 
indi  con  lo  stess"  ordine  sogoiungc  le  ragioni  oppostc , 
cd  inline  concliiude  sj)iegando  e  comprovando  a  parte 
a  parte  la  sua  opinione.  Se  qucsto  meiodo ,  di  cui  fa 
iiso  pill  volte  Pautoie,  riescc  f«)rse  nu  po' troppo  dil- 
fuso  e  prolisso,  lia  [)cro  il  ineiito  di  recatc  tuita  la 
po>-sil)iIe  cliiarczza  su  c[ue'  puiiii  <  lie  sono  maggior- 
nieule  coiitrov*  rsi ;  ed  applic:  to  inlitli  a'.la  jiroposia 
(piistioiu    <i   <oiiviure   picnaiiicnte .   die   ogm  govcruo 


352  SAGCIO    SUL    BUON    COVEnNO 

lia  il  diritto  di  togliere  alia  vista  del  pubblico  il  dis- 
gustoso  spettacolo  dclla  mcndicita ,  e  di  legolare  in 
conseguenza  aache   1'  azione  dclla  carita  piivata. 

Posto  il  principio  clie  la  metidicita  non  deve  tol- 
lerarsi  presso  ncssuna  incivilita  nazione ,  V  aiitore  si 
fa  strada  a  ragionare  dei  niezzi,  coi  quali  dicenimo 
doversi  provvederc  alle  varie  specie  d"  individui  die 
la  professaiio.  Qiiesti  niezzi  sommiiii«trabili  dappriina 
dagl'  istituti  di  benelicenza ,  ed  in  loi  o  niancanza 
dalle  casse  pubbliche  erariali ,  provinciali  o  comunali, 
secondo  le  rispettive  competenze  e  secondo  gl'  inte- 
ressi  clie  puo  avervi  lo  Stato,  la  provincia  o  il  co- 
niiine,  consistono  nel  dar  soccorso  e  ricoveio  agF in- 
valid! ,  e  nel  prestare  ai  validi  occnpazione  c  lavoro. 
Passa  quindi  a  indicare  le  regole  per  istiuiire  le  case 
di  ricovero,  per  dispensare  i  soccorsi  anclie  ai  po- 
veri  vergognosi ,  per  erigere  le  case  di  lavoro  e 
d'  industria  e  per  ordinare  le  colonic  agricolc  e  le 
emigrazioni. 

II  capo  XVI  e  consacrato  ad  esaniinare  cpiali  sieno 
le  leggi  repressive  e  direttive  dejla  mendicita  pre- 
sentemente  in  vigore  nei  principal!  Stati  d''Europa. 
Quest"' esame ,  clie  fa  prova  delle  coo;nizioni  storiche 
e  le^ali  dell"  autore  si  dilTonde  principalmente  sopra 
r  Ingliilterra,  sopra  gli  Stati  austriaci  e  sopra  quelli 
di  S.  M.  Sarda,  scorrendo  piii  lieveniente  sopra  parec- 
clii  altri  re2;ni  d'Europa.  Finisce  poi  col  trarne  alcune 
sagge  deduzioni,  die  iiianifestano  1"  nmanita  e  per- 
spicacia  dello  scrittore,  poich' egli  dlsapprova  qna- 
lunque  legge  atroce  o  troppo  severa ,  anche  per  avere 
r  esperienza  dimostrato,  die  si  rende  facilmente  inu- 
tile e  non  a  Inngo  osservata.  Inuanzi  pero  di  cliiudere 
({uesto  libro,  Tautorc  tratta  due  altri  punti ,  f  uno  dei 
quali  risg^uarda  le  statistiche  della  mcndicita,  Taltro 
r  opposizione  die  far  si  potrcbbc  al  sistcuia  da  lui 
dileso  di  far  concorrere  le  casse  pubbliche  a  soUievo 
degl'  indigent!.  II  primo  e  esposto  con  la  niaggior 
diligenza  e  con  perfetio  intendimento,  dimostrandosi 
in  esso  1"  utilita  di  tali  statistiche,  la  difficolta  di  ben 
coinpilarlc,  le  regole  da  seguirsi  per  allontanaisi  meno 


nriXA  MENDic.T\    ecc.  6i)6 

Hic  sia  possibile  dal  vcro,  e  To^getto  a  rui  debbono 
c  possono  unicamentc  scrvirc.  II  sccomlo  <";  ia  so- 
stanza  una  confiitazionc  deU"  o]iera  del  Navillc  ( ben- 
chr  r  autore  non  raccenni)  chc  voncbbe  shandita 
<»2;ni  sorta  di  carita  pnljbHca  o  legale ,  com"  cgii  la 
dice ,  affine  di  non  correre  il  pericolo  d'  introdurre 
dappertiitto  il  disastroso  sistenia  dclia  tassa  tie"'  poveii 
d'  In2;liiltei  ra.  L"  autoie  non  si  approfonda  molto  in 
qacsta  discussiorie,  ma  rilcva  bastantemente  la  difle- 
rcnza  die  passa  iVa  la  tassa  iii:;lese  e  i  mezzi  da  lui 
proposti. 

Ncl  niodo  clie  abbiamn  fiitto  del  i.°  libro,  cerclie- 
lemo  di  dare  ini  transunto  del  2.'^  dell* opera  ragguar- 
devole  del  signor  conte  Petitti.  In  qnesto,  come  di- 
cemmo,  egli  tratta  delle  Cause  pie  e  della  loro  am- 
ministrazione.  Apre  il  disrorso  col  dare  1  idea  dello 
scopo  cssenziale  dclla  bciielicenza  ,  doud"ebl.iero  011- 
gine  i  LL.  PP.  ,  intieramente  dovuia  ai  principj  del 
cristianesimo,  essendo  essi  adatto  ia,noii  allantica  ci- 
vilta.  Enumera  poi  le  dodici  ([ii..lita  dei  raiitatcvoli  sta- 
bilimenti  (^*),  die  nel  volger  dei  secoli  furono  intro- 
dotli,  dimostrandone  si  la  generale  die  la  particolare 
utilita,  e  concliidcndo  die  il  solo  spirito  di  nostra 
rdigione  li  fece  sorgere,  e  li  puo  conservare,  nicn- 
tre  ovunque  la  strava£i;anza  dcgli  iiomini  li  soppresse, 
si  tento  invano  di  riparare  al  danno  con  altre  isti- 
tuzioni  dalla  sola  flldntiupia  ideate.  Prosegue  1'  au- 
tore a  tessere  una  breve  storia  dei  luoglii  di  be- 
neficenza  ,  inromini  iatulo  dal  far  conoscere  come  i 
germi  dclla  carita  cristiana  si  trovasscro  gia  sparsi 
nelle    leggi    ebraiclic  ,    c    come    poi    crebbero    e    si 


(*)  I."  Ospizj  delle  partorienti  ^  2.°  Ospizj  degli  esposti 
illegittinii  e  trovateili  ;,  3.°  Siissidj  per  I' allatiamento  ilcgli 
infaiiti  legltiiini;  4.°  Educatorj  della  prima  infauzia  e  del- 
r  adolescenza;  5.°  Case  di  rifngio  pei  giovaiii;  6°  Case  di 
lavoro  e  di  ricovero  ;  7.°  Spedali  degl' infernii  ;  8.°  Spedali 
degp  iiicurabili ;,  9."  IMaiiicoinj  ;  10. °  Soccorsi  ri  domicilio  ; 
ii.°  Dotazione  delle  lanciiille  povere;  12.°  nioiiti  di  pieia , 
casse  di   risparniio  ,  societa   di  assicurazioui,  lotterie. 


354  SAGCIO    SVL    BUON    GOVEKNO 

ampliarono  in  quelle  di  Ctisto  e  degli  A[)ostoli.  Narra 
come  nella  cliicsa  i)iiniitiva  si  rac(Og;lievano  le  ele- 
mosiiie,  imli  si  feccio  donazioiii  di  bcui  stabili  a 
soUievo  dei  poveri;  e  riporta  le  Icgj^i  romane  e  p;li 
atti  dei  concilj,  coi  cpiali  i  patriiiionj  dc' LL.  PP., 
fatti  col  volp;er  del  tempo  assai  considerevoli ,  ven- 
nei"0  regolati. 

Cio  prernesso,  il  dolto  aiitoie  si  fa  a  trattare  in 
generale  del  modo  con  cui  debbauo  amministrarsi 
gP  I'^titnti  di  JjeneFicenza.  Innanzi  peio  d' entrare  in 
qucsto  serutinio  fa  preredere  P  esame  della  quislioue 
sopra  la  convenienza  e  P  utilita  delP  intervento  go- 
vernativo  nella  loio  amministrazione.  Dcssa  e  svolta 
con  molt' ordine  e  chiarezza,  seguendo  il  nietoJo 
clie  abliiamo  di  sopra  notato ,  cioe  addueendo  le  ra- 
gioni  a  favore ,  indi  quelle  opposte,  e  spicgando  in- 
line Y  opinione  sua,  clie  ci  seiiibra  assai  prudente  c 
ragioncvole,  ed  e  quella  dell"  ntilita  di  ///m  ^oZrt  Zari>r/ 
tiifcla  govcriuitiva.  Segue  jioi  a  ragionare  dei  varj 
sistemi  d' amministrazione  de' LL.  PP.,  clie  si  usano 
in  diversi  Stati  d^Europa,  mostrandosi  per  vero  dire 
bastantemente  informato  delle  minute  particolarita  di 
si  esteso  soggetto.  IMolti  furono  i  pareri  spiegati  dai 
trattatisti,  e  adottati  dai  governi,  moiti  gli  sperimenli 
e  i  teniativi  provati  :  ehi  vuole  clie  ogn'  Istituto  sia 
amministrato  separatamenie:  clii  preferisce  un"  ammi- 
nistrazione uuica  per  tutti  i  LL.  PP.  d'un  muntcipio: 
clii  vuole  anuninistrazioni  collegiali,  chi  unici  ani- 
ministratori  :  chi  li  vuole  gratniti  e  scelti  fra  i  no- 
tabili  del  paese,  clii  stipendiati.  Tutti  questi  punti 
sono  partitaniente  discussi  dalP  esimio  autore,  il  quale 
finisce  col  manifestare  la  sua  opinione  a  favore  degli 
amministratori    unici   e  gratniti. 

Date  qneste  generali  nozioni ,  s"  iuiprende  a  ragio- 
nare delle  regole  speciali  d"  aminiuistrazione  di  cia- 
scuna  delle  dodiri  qualita  d'lsiituti  di  bencficenza , 
clie  vclcmmo  pin  sopra  acccnnaie.  Qucsto  soggetto 
«  di  tania  mole,  clie  occupa  da  se  pin  di  2 5o  farce, 
e  ci  duole  di  non  [>otcr  seguire  Paulore  come  abbiam 
fatto  fin  qui,    poiche  il  nostro   transuuio   divRrrelibe 


ni-i.r.A  ATnxniciTA'  ccc.  355 

eccessivamente  proli«so.  Ci  coiitcntercnio  dunqiie  di 
toccare  in  c;cnerc ,  clic  cF  o|^ni  pio  stalnlimeuto  egli 
iticoinincia  tlall"  accennare  I'ojxc^ctto  pel  quale  vcnnc 
Ibndato:  se  Vlstituto  v  dcstinato  ad  accogliere  ed  a 
ricovciare  grinlblici  clie  vi  coucorrono,  come  le  case 
degli  esposti,  gU  orfanotrofj,  gli  spedali ,  i  conserva- 
torj,  gli  ospizj  deicronici,  le  case  di  lavoro  e  d' ia- 
diistria,  i  manicomj  e  simili,  si  fa  a  descrivei'e  come 
debbano  esscrne  costruiti  gli  cdilicj,  come  disposti  e 
lipartiti  i  luoglii  iiitcrni  ed  esterni ,  secondo  Tuso 
cui  sono  destinati.  Passa  quindi  a  rasscgna  tiuti  gli 
oggetti  materiali ,  cioe  niobili ,  biancherie ,  utensili, 
vestimenta ,  comnicslibili ,  dei  quali  lo  stabilimcnto 
dev'esseie  pi'ovvisto,  riou  die  tutto  il  personale,  die 
pel  servizio,  la  cnra,  Tassistenza,  Tistruzione  gli  ab- 
bisogna.  Addita  infiiie  le  regole,  con  le  quali  dcv''es- 
ser  diretto,  le  discii)line  da  osseivarsi,  la  contabilita 
da  tcncrsi ,  ed  il  mode  di  rcnderrie  conto.  Per  gl'isti- 
tuti  poi  non  destinati  a  riceveic  ne  ad  albeigare  al- 
cuna  sorta  d' indigent!,  come  quelli  die  dis[)ensano 
dcmosine  e  doti  ,  i  nionti  di  picta  ,  le  casse  di  I'i- 
sparmio  e  simili,  si  indicano  cgualmente  i  metodi, 
le  discipline  e  le  regole  da  osservarsi.  In  tutti  cpiesti 
minuti  ragguagli  il  sig.  conte  Fetitti  si  mostra  ragio- 
natore  istiuito,  ben  informato,  giudizioso  e  si  dili- 
gente,  die  puo  dirsi  nulla  aver  egli  dimenticato,  nulla 
essere  sfu^gito  alic  instancabili  sue  investi'>;azioni. 

Destina  in  seguito  1"  autore  trc  capi  alio  stess'  og- 
gctto  delle  pie  istituzioni,  ndl'  uno  propone  la  nia- 
iiiera  di  curare  T  azione  governativa  sopra  di  esse , 
neir  altro  quel  la  di  conipilare  esattamente  le  lore  sta- 
tistiche,  e  nel  tcrzo  fa  qualche  cenno  sopra  la  lore 
legislazione  in  parecclii  Stati  d'  Europa.  La  tntela  go- 
vernativa sarebhe  data,  secondo  T  autore ,  ad  una 
centrale  aiitoiild  saprcrna  residente  nella  capitale  :  in 
ogni  provincia  scderebbe  poi  un  corpo  collcgiale  gya- 
tuito,  dal  quale  dipendercbl)cro  iminediatamcnte  le 
«peciali  ammiriistrazioni  delle  Cause  pie;  ed  indira 
si  del  corpo  centrale  die  dei  provincial!  gli  attributi 
€  le  facolta  proprie ,  come  andie  i  metoiU  pratici  da 


356  SA.GC10    fUL    BUON    GOVERNO 

osservaisi  in  tutte  le  operazioni  e  il  nioilo  di  trattar 
gli  allari.  In  qiianto  alle  staiistiche  de' LL.  I'P.  Kau- 
tore  fa  coiiosccre  con  (pial  sistenia  si  del^bano  com- 
pilare ,  alliaclic  conispondano  alio  scopo  per  cui  ven- 
gono  ordinate;  indica  tntti  2,li  elemenli  die  devono 
contenere,  ed  appogginndosi  all' autorita  del  Ricci  e 
del  Gioja  ,  raccomanda  c.he  se  ne  faccia  anniialniente 
la  pubblica/ioue.  Rispeuo  al  sistemi  di  legislaziono , 
e  per  dir  meglio  cr  amministrazione  pubhiica  dei 
LL.  pp.,  Tautore  si  liniita  ad  accennar  qnelli  adot- 
tati  in  Francia,  in  Ingliiltena  ,  nel  Regno  Lombar- 
do-Veneto  e  nello  Stato  Sardo;  ragguagli,  a  dir  vero, 
un  po' iniperfetti,  e  che  potevano  collorarsi  altrove 
senza  fame  argomento  di  un  capo  speciale. 

Qui  potrebbe  dirsi  compinto  rassunio  del  signer 
conte  Petitd  concernente  il  soggctto  della  mendicita 
e  della  beneficenza  cli"  egli  erasi  proposto  di  trattare 
estesamente  nei  due  piinii  libri  delf  opera  sua;  ma 
r  illustre  autore  voile  aggiungervi  anche  la  descri- 
zione  e  il  raccuasibo  dcgil'  Istituti  di  beneficenza  di 
tntti  gli  Stati  d'  Italia  c  di  a!cuni  altri  paesi  d  Eiuopa. 
Noi  non  sapremmo  dire  s"  cgli  abbia  fatto  bene  o 
male  d"  ingrossare  i  suoi  volnmi  con  questo  minuto 
lavoro ,  die  avrebbe  forse  meglio  forniato  il  soggetto 
cFun' opera  a  parte.  Non  potrcmmo  dare  fondato  giu- 
dizio  sopra  fcsattczza  di  qiia.ito  cgli  ritciisce:  inipc- 
rocclie  se  riesce  facile  il  coiioscere  sill'atti  partlcolari 
Bella  sua  jiatria  ,  o  nei  Uioglii  die  si  sono  lunganicnte 
abitati ,  altrcttanto  ricsce  dillicile  il  non  cadere  in 
qualcli'  crrore  o  inavvcitenza,  quando  si  c  costretti 
a  raccoglierli  da  operc  che  non  ne  trattano  ex  pro- 
fesso,  o  da  corris[)ondeiize  cil  informazioni  private. 
Per  esscr  certi  di  esporre  1"  csatta  verita  converrebbe 
per  ogni  citta  possedcre  un  lavoro  simile  a  cjuello 
che  ci  diede  degl'  Istituti  di  Roma  il  ch.  Morichini. 
Attencndoci  per  tanto  a  quello  che  suol  farsi  per 
giudicare  del  merito  in  puiiio  d'esattczza  delle  guide 
degl'itinerarj  e  dei  dizionarj  geografici,  alibiamo  preso 
a  considerare  in  questa  parte  dell"  opera  del  signor 
conte    Pelittl   gli    articoli    concerncnti   i  LL.    PP.    di 


I 


DtLLA     MKNIJICITA     CCC.  357 

alciiiic  citta  del  iiostro  regno  da  noi  bastanteiuente 
I'onosciiiti,  e  vi  tiovamiiio  inthtti  qualche  inesattezza 
die  j)ero  non  val  la  peiia  iV  cssere  qui  iiidicata.  Bensi 
dobbiam  iaici  carico  (favvci  tiie ,  clie  daiifloci  legre- 
gio  autorc  il  raggnagUo  degl'  Istituti  di  benelicenza 
esistenti  in  tutte  le  provincie  dello  Stato  Sardo,  v' e 
fondamento  di  credere,  clie  qucsto  lavoro  abbia  il 
merito  d'  essere  perlettamente  esatto  e  veritiero,  stantc 
che  il  sig.  conte  Peliui, .,  avendo  coperto  ake  cari- 
che  amministradve  in  parecchie  di  quelle  provincie, 
com' egli  stesso  lo  accenna  (vol.  2.",  pag.  114),  e 
dovendo  possedere  moke  rclazioni  auche  nclle  altre, 
avra  potuto  attingere  a  buone  e  sicure  lonti  per 
comporre  questa  parte  dell'  opera  sua. 

L' autore  rliinde  questo  secondo  libro  flicendo  qual- 
che cenno  dcllc  private  assuciazioni  di  heneficenza, 
argomento  nobilissinio  ,  e  dalla  modcrna  civilta  si  vi- 
vamente  suscitato  e  promosso ,  indi  presenta  uu  lungo 
e  circostanziato  riepilogo  del  libro  intero  (come  pur 
lii  degli  altri  due  a  suo  luogo).  dal  che  si  raccoglie 
come  egli  sia  doiato  di  cjuel  criteiio  logico,  che  vuoisi 
per  ben  ordinarc  c  condurrc  a  tcrmine  qiialsiasi  scien- 
tilico  lavoro. 

Non  saremo  ec^urilmente  diffusi  ncl  dar  contezza 
del  bbro  terzo  dell"  opera  del  signer  conte  Petkti, 
die  tratta  del  baon  govcrno  delle  raiceri,  pareniloci 
che  quest' argomento  intercssar  debba  il  Icttorc  meno 
di  ([uelli  che  abbiamo  sin  qui  discorsi.  E  ben  vero 
pero  che  il  dotto  autorc  nv\\^  introdnzionc  fa  cono- 
scere  die  scbbene  la  mendicita,  la  bcneficeiiza,  e 
le  carceri  sembrino  oi^getti  alquanto  disparati ,  pure 
lianno  molia  relazione  fra  loro  so  si  eonsiderano 
sotto  I'aspi  tto  deir  ordine  [)ubbliro  e  della  politica. 
Del  rcsto  egl'  indica  come  dcbbano  scpararsi  Ic  car- 
ceri pe'  rei  prevenuti  ,  pci  condannati  e  pei  so- 
spetti.  Per  ogui  ([ualita  di  prigione  deteniiina  la 
forma  e  la  distribuzione  che  aver  deve  Y  edilicio  ,  i 
metodi  e  le  disci[)rme  da  osservarsi ,  indi  le  regolc 
di  custodia,  di  vitto,  di  ricovero ,  di  vcstiaiio,  di 
cura  c  d'ogni  altr'oggetto  die  la  couceruc.  L'articolo 


358  S\GGIO    SUL    BUON    GOVERNO 

piu  importante ,  e  dall'  autore ,  piu  accarezzato  si 
e  qiiello  delle  cosi  dette  carceri  peiiiteiiziarle ,  per  le 
cpiali  raccoglje  tutto  rio  clie  fii  scriito  intorno  al  mi- 
glioiainento  e  ristruzione  dei  deteiiuti.  Infine  cliiun- 
(jue  abbia  1'  incarico  o  di  stendere  regolamenti  so- 
pra  qiialsiasi  soita  di  carceri,  ovvcro  di  ordinarle, 
di  presiederle,  di  vigilarle,  e  certo  di  trovare  in  questo 
trattato  del  sig.  conte  Pcdtd  tutto  cio  che  puo  gui- 
darlo  e  illiiminarlo,  meiiti"  egli  ne  tratta  ogni  ])arte 
con  r  usata  sua  diligenza,  senza  ometter  mai  nulla » 
e  porgendo  quci  provvidi  ed  uniani  suggerimenti , 
che  distinguono  il  veio  tilosolb  ed  il  consumato  sta- 
tista. 

Incnnibeudo  a  noi  di  finire  questo  nostio  lavoio 
sopra  1"  opera  del  sig.  conte  Fetiiti  col  darne  un  com- 
plessivo  giudizio ,  direnio  clie  la  reputiamo  di  un 
nierito  distintissimo ,  conciossiache  in  essa  si  raccliiude 
tutto  cio  die  negli  assunti  argomenti  si  possa  niai 
desiderare.  Oltre  ai  pregi  ch'  essa  raccliiude  ,  e  dei 
quali  abbiam  fatto  sui  qui  discorso,  lia  pur  quelle 
di  esseie  scritta  con  niolta  cliiarezza,  e  non  abbiamo 
trovato  passo  in  cui  T  illustre  autore  non  si  mostri 
animato  da  uno  spirito  di  umanita  ,  di  saviezza ,  di 
discerniincnto  e  d^  indipendcnza  ,  che  onorano  mag- 
gioiniente  T  ingegno  dei  grandi  scrittori.  Se  talvolta 
fummo  stiincati  dclla  lettuia  per  qualchc  prolissita  e 
ripetizione,  o  pel  sovercliio  uso  del  ragionare  stati- 
stico  articolato,  ci  trovammo  largamente  compensati 
dal  diletto  delle  belle  cognizioni  clie  vi  abbiamo  at- 
tinte.  Ne  sapremmo  gratilicar  nieglio  la  compiacenza 
dei  nostri  lettori,  che  riportando  T  ultimo  articolo  inti- 
tolato  Conclusloiie  dell  opera,  anche  per  dare  un  breve 
sairgiio  della  sua  nianiera   di  scrivere. 

cc  Nelle  discussioni  intraprcso  sul  buon  governo 
della  niendicita ,  degl'  istituti  di  bcnelicenza  e  dcUe 
carceri,  si  niiro  alio  scopo  di  provarc : 

»  i.°  Clie  la  niendicita,  abbietta  condizlone  del- 
r  uniana  natura,  debb' essere  proscritta  da  ogni  go- 
verno, il  quale  voglia  attendere  ad  lui  icro  inclvili- 
mciUo ,    e   che    per    couscguire    tale    risultauicaio    c 


DELLA    MENDICITa'  359 

iiulispeiis.il)ilo  il  coiicurso  dtila  pubblica  autoritd,  com- 
biiiato  coir  cscrcizio  di  una  carita  veramente  illiunl- 
mtta  ,  sirclie  nc  derivi  T  occupazioiic  ile'/^oteri  validl 
in  un  lavoro  prodiittivo,  il  quieto  ed  adequato  lico- 
vero  dc  povcri  iinalldl ,  ed  un  appropriate)  soccorso 
a  (pielli  i  ergng/iosi. ,  nel  iitio  cssenziale  di  lictaie  a 
tntli  con  fonddmciiLo  la  pabbllca  qucstua. 

)>  2  °  Clie  quantimqiie  uo  ordinamento  civile  venga 
rc^olato  con  ottinio  sistciua,  pel  fiuto  inevitabile 
deir  inegaa2;lianza  delle  rondizioui  e  della  deljolczza 
deir  uiiiana  natura,  noii  si  potra  niai  scansarc  la  piaga 
della  niiscria; 

»  Che  f[uindi  e  indispensabile  di  soccorrerc  la  mc- 
desinia  colla  vera  beiielicenza ; 

»  Che  qiiesta,  dcrlvata  dai  principj  del  cristianesinio, 
ed  ignota  all' antica  civilta ,  prov\ede  con  oppoi  timo 
soccorso  ai  diversi  stati  dell' infelicita  morale  o  llsica 
deir  uonio  ; 

y>  Che  per  giungere  con  miglior  successo  all'oppor- 
tuniia  di  soccorso  e  conveniente  Y  liitervento  goicr- 
naliio  pratlcato  per  via  d''  una  larga  tntcla ,  la  cjualc 
uientre  rispetta  i  regolanienti  spcciali  delle  diverse 
pie  fondazioni  e  la  volonta  de'benelattori  clie  le  fe- 
cero,  provvede  perche  non  s' introducano  in  es^i 
abusi,  fine  questo  che  solo  puo  ottenersi  dalla  pub- 
blica autorita  atta  a  temperare  eflicacemente  le  enm- 
lazioni  e  le  debolezze  dell'  uniana  natura. 

»  3."  Che  se  a  cnntcgno  di  coloro  clie  vogliono 
olTcndere  T  ordinc  della  civile  societa  sono  indspen- 
sabili  le  carceri,  iniporta  di  prevenire  che  la  riu- 
nione  di  niolti  nomini  gia  pessinii,  o  prossinii  a  diven- 
tarlo,  non  are  aninenti  1' immoralita;  eppercio  giova 
stabilire  un  sistema  pcnkcnziarlo ,  il  quale  separi  as- 
solutaniente  gli  accusati  dai  condunnatl ,  ed  abbia 
regole  spcciali  ed  adatte  si  per  gli  uni  che  per  gli 
aliri,  arcio  cauteli  la  pubblica  sicurczza  e  tcnda  a[ 
loro  niiglioranicnto  se  jion  assoluto  e  definitUo ,  al- 
nieno  a  (picllo  iclati\o.  » 

P.  M. 


Sfio 


PARTE    STRANIERA. 


•*|'^»!»f)ela«-''*- 


3Iemolre  snr  Ics  cruises  dc  la  peste ,  ct  sur  Ics  nioyeiis 
cle  la  dctndre ,  par  MJ  Pari  set,  secretaire  pcr- 
petuel  de  l' Academic  royale  de  mcdecine ,  etc.  — 
Paris,  1887,  ^^^^  J'  ^'  Baillierre  ,  iinprimcric  de 
Bourgogne  et  Martinet,  in   16.",  di  pag.   224. 


L 


ilhistre  autore,  come  Presldente  della  Commlssioae  uie- 
dica,  die  or  soiio  alcuiii  aniii,  ando  in  Egltto  per  istn- 
diarvi  la  peste  e  le  cause  die  la  prodncono ,  lesse  alPAc- 
cademia  reale  di  mediciiia  nella  tornata  del  la  luglio  i83i 
questa  Meiiioria ,  die  si  puo  considerare  come  frutto  delle 
osservazloni ,  die  iniorno  a  tale  iiialattia  vennero  fatte 
dair  iiitiera   Commissione. 

Alio  scopo  di  cliiarire  si  difficile  argomeiito  il  sig.  Pa- 
riset  sottopose  a  severo  esame  la  storia,  le  scienze ,  gli 
usi ,  le  praticlie  religiose  ed  igieniche ,  e  lo  stato  delle 
localita :  e  da  sifFatta  disainina  fu  condotto  alle  segueuti 
conclusloni,  cui  pote  con  molte  prove  confermare. 

La  peste  orientale  (cosi  pensa  1' antore  )  fn  sconosciuta 
ai  popoli  deir  anticliita:  die  sebJjene  il  nome  di  lei  si  legga 
sovente  nel  Pentateuco ,  nella  Storia  dei  Re  e  nei  Profeti , 
lion  meno  die  nei  liljri  anticlii  greci  e  romani,  pare  tut- 
tavia  die  si  volesse  in  qnelli  indicare  tutt' aitra  malattia , 
e  piu  specialmente  il  tito  contagioso,  i  cni  sintomi  meglio 
convengono  colle  inesatte  descrizioni  delle  pesti ,  die  noi 
vi  leggiamo  rammentate. 

La  peste  d'  oriente  apparvc  per  la  prima  voka  nelPanno 
54a  dell' era  cristiana  nel  basso  Egitto  infestando  la  citta 
di  Peluso.  Di  la  si  diffuse  da  un  lato  sul  resto  dell' Egitto, 
dall'altro  sulla  Palestina ;,  quindi  |,ier  mezzo  delle  guerre 
e  del  cominercio  si  propago  in  Europa  a  cui  per  dieci 
volte  questo  flagello  devastatore  porto  le  sue  stragi  dal- 
I'anno  842  al  600.  Una  sola  volta  essa  aj)parve  in  Europa 
lie' tre  secoli  successivi ,  cpoca  di  confusione  ,  di  teoebre 
e  di   miseria:  e  si  mostro  novellamente  nel  (JO/^.  allorquando 


PARTE    STRANIERA.  36  I 

i  Venpziani  ebliero  rapporti  di  commercio  coll'  Egltto.  D'al- 
lora  in  poi  a  misnra  clie  Vcaezia  o  gli  altri  Stati  earopei 
uioltiplicarono  le  relazioiii  loro  col  Levante ,  moUiplica- 
ronsi  pur  anco  le  apparizioni  di  questo  inorbo  luicidiale  , 
le  cul  devastazioni  allora  solo  cessaroao  fra  noi ,  quando 
tuttt  i  goverui  adottarono  contro  di  esso  quelle  misure 
saniiarie,    che   sono   tnttavia   vigenti. 

L' autore  crede  la  peste  originaria  del  basso  Egitto,  e 
considerandone  il  Cairo  come  il  perenne  semeiizajo,  I'at- 
tribuisce  alTavere  i  moderni  Egiziaiii  abl)andoiiata  la  pra- 
tica  d' inibalsainare  1  cadaveri,  ed  all'avervi  sostitnito  uii 
jiessimo  geneie  di   sepoltnre. 

Siiiiati  in  ua  cliiiia  ardente ,  e  sopra  un  snolo  ogni  anno 
prof'ondaniente  umettato  da  regolari  inondazioni  e  da  piog- 
ge  periodiciie,  ben  presto,  avvisa  il  sig.  Pariset ,  dovettero 
i  primi  Egtziani  accorgersi  clie  la  rapida  putrefazione  di 
tanti  cadaveri  in  un  paese  si  ricco  di  uoniini  e  di  animali 
era  sorgente  di  pestilenziali  malattie ,  e  di  buon'  era  quindL 
si  diedero  a  distruggerle.  Di  la  venne  da  una  parte  fuso 
di  seppeliire  i  corpi  luorti  in  luogbi  lontani  dalla  terra 
aliitata ,  daH'altra  I'arte  cosi  ingegnosa  e  cost  semplice 
d' imbalsaniarli ;  nel  qual  costume  il  dotto  autore  anziclie 
una  pratica  religiosa  ama  di  riconoscere  una  niisura  di 
profonda  Igicne.  E  per  verita  come  altrimenti  si  potreblie 
plausibllniente  spiegare  la  scrupolosa  cura  die  quei  popoli 
avevano  della  conservazione  dei  cadaveri  degli  uomini  e 
degli  animali  da  essl  adorati  quali  divinita  non  solo,  ma 
di  quelli  eziandio  di  tutti  gli  esseri  animati  e  perfino  delle 
nova  loro,  se  non  ammettendo  che  colla  conservazione 
de'  morti  essi  avevano  di  mira  di  assicurar  quella  de'  vi- 
venti  Y 

Infino  a  tanto  infatti  die  queste  costumajize  venaero 
religiosamente  praticate,  T  Egitto  ando  immune  dalla  peste, 
e  godttte  per  quasi  tremila  anni  d'  una  straordinaria  sa- 
Inbrita.  Ma  camliiatesi  le  credenze  religiose,  e  proscritto 
iieir  anno  356  delT  era  cristiana  siccome  sacrilego  I'nso 
d' imbaisamare  i  cadaveri,  non  tardo  quel  paese  a  provare 
le   fatali   consegucnze   delle   introdotte  innovazioni. 

Al)bandonata  d'";;]iora  in  poi  ogni  cura  ])ei  cadaveri  de- 
gli animali,  si  lasciarono  questi  im|)utridire  alFaria  aperta  o 
jiclle  acque  stagnami,  die  non  di  rado  servono  di  bevanda 
agli  abitanti  dei   villaggi  discosti  dal  Nilo;  e  si  riucliiusero 

BLbl  Ital.  T.  LXXXVI.  24 


36a  TAKTE    STRANIER.V. 

i  cadaveri  umani  in  mal  costrntti  sepolcri,  accessibili  al- 
r  aria  ed  alle  piogge,  situati  a  lior  di  terra  In  vicinanza 
del  villaggi  e  delle  citta ,  bene  spesso  nel  loro  interno ,  e 
per  fino  entro  le  stesse  abitazioni. 

II  suolo  de' luoghi  abitati  ando  per  tal  inodo  mano  mano 
largamente  imbevendosi  di  sostanze  animali ,  la  rapida  pu- 
irefazione  delle  quali  favorita  dalle  piogge  periodiclie  dei 
iiiesi  di  novembre ,  dicembre  e  gennajo ,  e  dalle  regolari 
inondazioni  del  Nilo  dovetie  necessarianiente  merce  del- 
I'azione  del  sole  cocente  di  cotesta  regione  dar  Inogo  alio 
bvilnppo  di  copiosissime  emanazioni  pestilenziali.  Queste 
avranno  dapprima  generate  malattie  gravissime  le  quali 
fattesi  in  progresso  di  tempo  piu  vinilente  assunsero  il 
carattere  della  vera   peste. 

Coi^i  nacque  per  la  prima  volta  qnesto  flagello ;  cosi 
per  r  influenza  di  queste  stesse  perniciose  esalazioni,  spon- 
taneo  esso  sviUi[)pasi  anclie  presenietnente  in  Egitto.  Nc 
ci  pare  che  il  ch.  autore  sia  in  cio  lontano  dal  vero.  Ini- 
perocclie ,  se  presso  di  noi  vcdiamo  dai  niiasmi  paludosi 
prodotte  le  febbri  perniciose :  se  vediamo  nascere  malattie 
d"  indole  maligna  daU'  uso  di  acque  stagnant! ,  e  vicine  a 
putrefarsi  o  di  carni  fracide:  se  la  miseria  ,  le  fatiche  so- 
verchie ,  il  cattivo  nutriniento,  1' agglonieraniento  di  molti 
individiii  in  luoglii  ristretti  e  male  ventilatl  possono  pro- 
uiovere  lo  spontaneo  sviluppo  del  tifo  delle  prigioni,  delle 
armate  ,  degli  ospedali ,  non  troviamo  contrario  alia  ragione 
Tamettere  die  1' azione  continuata  di  esalazioni  pestilen- 
ziali, quali  s'innalzano  da  nn  grande  animasso  di  sostanze 
animali  in  putreiazione  sopra  individui  indeboliti  dalla  mi- 
seria, dalla  cattiva  qualita  de' cibi  e  da  un  sovercliio  la- 
voro,  viventi  in  mezzo  ad  ogni  sorta  ili  sozzure ,  sia  ca- 
pace  d'ingenerare  una  malaitia  piii  terribile  del  tifo,  la 
vera  peste  bubonica.  E  questa  opinione  acquista  nn  mag- 
gior  grado  di  proliabilita  allorclie  si  legge  il  miserando 
quadro,  die  coi  pin  vivi  colori  ci  traccia  il  signor  Pariset 
del  morale  degradamento  e  delle  privazionl  in  cui  langul- 
scono  perennenienie  circondati  da  mortifere  emanazioni  gli 
abitatori   di   uno   dei    piii    fertili   e  ridenti  paesi   del   mondo. 

Alio  spontaneo  sviluppo  pero  della  peste  per  codesta 
cagione,  ammelte  Tautore  siccome  necessario  il  concorso  di 
alcune  circostauze  permnncnti  ,  od  cveiituali  di  stagioui,  ili 
lucaliia  e  di  regime    amniinisiiatiyo.    E  prime    tra    fjueste 


I'AKTE    STRVNIER.V.  363 

rgli  accenna  lo  piogge  periodiche  della  cattiva  stagione  quan- 
do  piii  cUirevoli  ed  abbondanti ;  quindi  le  strabocclievoli , 
come  le  iroppo  scarse  inondazloni  del  Nilo ,  e  da  ultimo 
la  inaggiore  poverta  degli  abitaiiti  di  alcune  parti  ,  la  mag- 
gior  immondezza  loro ,  il  maggior  sudiciume  e  la  inaggior 
insalubrita  delle  loro  abitazioni ,  e  soprattiuto  la  loro  mag- 
gior negligenza  rigiiardo  alia  sepoltura  de'  cadaveri.  Sic- 
come  poi  la  massima  parte  di  qneste  circostanze  locali 
trovasl  riunita  al  Cairo,  e  piii  particolarmente  nei  due 
quartieri  di  quella  citta  cliiamati  Han-Zouele  e  Qiiouin- 
Seik-Sulani  clie  sono  i  piii  miserabili,  e  sporclii ,  cosi  ivi  la 
peste  regna  costantemente,  ed  appunto  da  cotesti  quar- 
tieri piii  spesso  si  diffonde  al  restante  dtUa  citta,  e  del- 
r  Egitto. 

Non  sempre  pero  ,  giusta  1'  avviso  dell'  autore ,  e  conta- 
giosa la  peste  bubonica,  clie  qua  e  la  si  sviluppa  sponta- 
nea in  Egitto.  Qiiesta,  tal  fiata  a  inodo  delle  malattie  pu- 
ramente  epideniiclie ,  si  limita  a  que'  villaggi  in  cui  ebbe 
Torigine:  tal  altra  fattasi  poscia  per  il  concorso  di  acci- 
dentali  circostanze  piii  virulenta  assume  1'  indole  contagiosa 
e  si  diftonde  allora  rapidamente  dall'un  paese  all' altro  per 
mezzo  degli  uoinini ,  degli  animali  e  delle  mrrcanzie  por- 
tando  ovunque  desolazione  ,  spavento  e  morte. 

Ammesso  ora  die  la  peste  Imbonica  sia  originaria  del- 
I'Egitto,  e  che  questa  ivi  si  sviluppi  spontanea  per  I'inflnenza 
delle  pesiilenziali  esalazioni ,  clie  derivano  dalla  putrefa- 
zione  de' cadaveri  uial  sej)olti ,  Tiilustre  autore  crede  die 
essa  si  possa  totalinente  distruggere  imitaado  in  qualche 
niodo  la  cura  die  gli  anticlii  Egizj  avevano  de'corpi  morti; 
egli  vorrebbe  percio  die  si  costruissero  solide  sepolture. 
centrali  per  T  interno  delle  terre  ;  e  clie  altre  se  ne  fabbri- 
cassero  nel  seno  stesso  del  deserto  pei  villaggi  che  ne  sona 
vicini :  e  vorrebbe  che  si  in  qneste  die  in  quelle  venissero 
i  cadaveri  tutti  involti  in  sotiili  strati  di  Natron,  di  quella 
sostanza  di  cui  per  uii  nuovo  genere  di  t'econdazione  ogui 
anno  rinovella  il  liume  1"  inesauribile  raccolta ,  e  che  una 
segreta  Providenza  semlira  accordar  largainente  aU'Egitta 
per   la  conservazione  de'  t'ortunaii  suoi   abitatori. 

Egli  e  con  quest)  iiiezzi,  egli  e  colT  ajiuo  di  poche  altre 
innovazioni  die  nn  paese  celel)rato  ntlla  sloria  per  la  sua- 
salubrita ,  potrcI>be  in  alcuni  anni  ricnperarla  e  liberare 
il   uioodo  da  cosi   micidiaie  flajreilo. 


364 

APPENDICE   ITALIANA. 


Storia  del  Papa  Flo  VII  scritta  dal  cavalicre  Attaud , 
gid  incmicato  d affari  di  Francia  lii  Roma,  in  Fi- 
renzc  ed  in  Vienna  ,  menihro  dcW Accademia  dclle 
iscrizioni  e  belle  letlere  ,  deU  Accademia  della  Cru- 
sca  c  di  Gottinga  ,  ecc.  ,  tradotta  daU  abate  cava- 
liere  Cesare  RoTIDa,  ex-barnabita,  I.  R.  professore 
di  mateniatica  in  Mdauo  e  censors,   conispondente 

.  della  Societd  Italiana  dei  XL,  della  R.  Accademia 
delle  scienze  di  Torino  ,  delV  I.  R.  Istitnto  di  Pa- 
dova ,  de  Geurgofili  di  Firenzc  ,  e  drgli  Atenei  di 
Treviso  e  di  Brescia.  —  Ulilano,  1837,  presso  Gio- 
vanni Resnati  libra  jo  ,  tipogr.  Bernardoni  ,  in  12.° 
(  Precede  nna  Uuola  Utografica  portantc  Ic  imagini 
di  Pio  VII  e  dei  cardinali  Consalvi  e  Pacca.  IJ  opera 
sard  divisa  in  due  volnmi)  vol.  i.",  di  pag.  XV ill  e 
492.  Prezzo  uustriache  lire  'j.   20. 


M, 


lentre  relazionl  e  memorie  tl' ogn'i  genere ,  comeche 
scritte  non  seiiipre  con  uiin  spirito  d'' imparzialita ,  ed  al- 
cune  quasi  direbbesi  falibricate  col  solo  scopo  di  una 
libraria  speciiiazione  ,  rignrgitano  sulla  Francia  intorno 
agli  tioniini  die  quasi  atiori  jiresentaronsi  nel  dra'.nma 
memorando ,  di  cni  non  pochi  de' viventi  fnrono  spettatori, 
ed  alia  cui  rimeml^ranza  i  posteri  inarcheranno  stnpefatti 
le  ciglia  :,  belle  e  il  vedere  nn  pontefice ,  clie  disarmato  e 
prigioniero  non  allra  resistenza  oppone  ai  voleri  ed  alia 
forza  del  possentissimo  imperante,  fuorche  il  vangelico  co- 
raggio  5  la  cristiana  pazienza  ,  e  iinalmente  ne  trionfa  prima 
ancora  clie  la  vittoria  aVd)andonato  abbia  gli  standard! 
deU'eroe.  Qnesto  pontefice  e  Pio  YII ,  la  cni  vita,  carriera 
di  segnalatissime  vicende ,  formera  ne'  fasti  della  Cliiesa 
un' epoca  gloriosa,  vin'epoca  pari  alia  quale  forse  indarno 
alciin'' altra  cerclierebbesi  ne' secoli  passati.  La  storia  per- 
tanto    che    la    risguarda ,    quando   aiuorevole   sla  e  dettata 


APPENDlOE    ITA.LIANA.  365 

senzsi  prevenzloni  e  spirlto  di  parii,  non  potra  clie  ac- 
cetta  rinscire  e  carissima  non  ai  cattolici  soltanto,  ma  a 
tutte   le   incivilite   nazioni. 

Tale  e  cjuella  clie  annnnziauio,  alia  quale  rillustre 
aiilore  i  suoi  stnJj  rivolse  per  lien  venticinr|ne  anni,  rac- 
cogliendo  ricchisisiaia  niesse  di  autentici  ed  inediti  docii-' 
tiienii  ,  e  tesoro  facendosi  di  tutto  cio  che  nella  sua  di- 
plomatica  incuinhenza  andavM  co'  proprj  occlii  osservando. 
Perocche  egli  fa  non  solo  testimonio  di  molte  delle  cose 
che  viene  narrando,  ma  spesso  anclie  cooperatore ,  come 
agentc  intermedio  fi-a  le  due  corti  di  Roma  e  di  Parigi. 
Percio  egli  stesso  nella  sua  intioduzione  candidamente 
premette  5  essere  (|uest'' opera  ,  rigorosamenle  parlando  ,  noa 
tutui  sua ;  divenlre  bensi  sua  per  la  guareniigia  da  lui 
assunta  quanto  alia  verita  dei  fatti ,  e  qiianto  ancora  al 
giudizj  die  vi  ha  introdotti  f,  gunreniigia  che  prestnre  voile 
ei  solo  senza  pure  il  soccorso  dclla  protezione  di  cjualche 
grande  personaggio ,  a  cui  bramato  avrebbe  di  dedicare  il 
suo  lavoro.  Aniniato  poi  dal  solo  desiderio  ch  far  cono- 
scere  la  verita  ad  onla  della  sua  posizione  e  delP  influenza 
che  questa  avere  poteva  sulle  opinioni  di  lui ,  non  ci  ha 
alcuna  importante  asserzione  cli'  ei  non  giustilichi  con 
prove  autorevoli  e  diplomatiche;,  scevero  tuttavia  da  qual- 
sivoglia  passione  guardasi  dall' oft'eudere  chi  che  siasi,  meno 
poi  quel  grande,  che  per  piii  anni  ebbe  in  mnno  i'  de- 
stini  del  mondo.  Ma  ad  un  tempo  seguendo  il  precetto 
dello  storico  Fleurv  •,  il  quale  avvisa  che  ben  anche  nel 
riferire  le  azioni  dei  Santi  toccarsi  debbano  le  loro  mende 
(  che  dessi  ancora  furono  uomini ),  non  dissimula  que' falti, 
ne'  quali  anche  il  protagonista  della  sua  storia  forse  di 
troppo  piegossi,  indottovi  |3er  avventura  dalla  gravita  delle 
circostanze.  E  Topera  sua  precede  limpida,  concisa,  franca, 
e  nel  procedere  acquista  un  interesse  ognor  crescente  die 
i  lettori  maravigliosaniente  conciliasi  ed  incanta.  Essa  inol- 
tre  presenta  un'  istruttiva  lettura  a  chiunque  ami  di  cono- 
scere  o  di  rammentarsi  gli  avvenimenti  clie  abbraccia ,  e 
specialmente  per  coloro  che   scrivere  vorranno  la   storia. 

lliconoscente  la  Francia  al  prcstantissinio  autore  gli  fu 
prodlga  di  ajiplausi  :  e  di  riconoscenza  e  di  lodi  essere  dee 
pur  cortese  al  benemerito  cavaliere  Cesare  Rovida  1' Italia, 
cui  egli  fe'  dono  d'  una  pregevole  traduzione  ilell'  opera 
stessa ,  la   quale  c  per  P  indole  sua   e  pel  Ponteliie  ,  di   cui 


366  ArPEXDICF    IT.VMANA. 

narra  le  azioni  piu  alP  Italia  appartiene  clie  non  alia  Fraii- 
cia.  Peio  divisato  avevamo  ili  clarne  an  sunto  ;  ma  nel  tes- 
serlo  ci  siamo  avvediitl  clie  per  la  natura  stessa  del  postro 
giornale  dovnto  avremmo  ristrignerlo  in  niodo  di  non  of- 
frire  ai  lettori  clie  un'  arida  biografia  e  questa  niancante 
di  queirautoritk  che  rende  vie  piii  coinmendevole  P  orlgi- 
nario  lavoro.  Non  voglianio  pero  omettere  di  qui  riportare 
il  parallelo  tra  Napoleone  e  Pio  VII,  col  quale  T  illa- 
stre  signor  Raynonard  cliiude  un  suo  articolo  su  questa 
storia «  parallelo  che  spontaneo  ofFresi  alio  stesso  leitore 
anche  col   solo  scorrcrne  1'  opera. 

"  Pio  YII  inori  in  eta  d'anni  ottantuno ,  il  20  di  agosto 
del  1828:  Napoleone  era  mono  nel  1821.  Ora  die  questi 
due  celebri  personaggi  ajipartengono  alia  posterita  dalla 
quale  essere  debhono  imparzialmente  giudicaii ,  s«*  cercliisi 
di  istituire  nn  parallelo  fra  1'  iniperatore  e  il  pontefice  , 
sarh  forse  lecito  di  cosi  affermare  :  Napoleone  da  se  stesso 
sollevossi  al  grado  supremo  con  prenieditata  arditezza  :  non 
aspetto  clie  la  fortuna  venisse  a  lui  ;,  ei  I'aff'errocon  esjio 
felice  ,  e  rovesciando  a  mano  a  niano  tutti  gli  ostacoU , 
che  dal  potere  separavanlo ,  si  fe'  prinm  console  ,  si  fe' 
imperatore.  II  Chiaramonti  modesto  ne'  suoi  voii  ,  felice 
nella  sua  oscurita  ,  fu  successivamente  chiamato ,  e  quasi 
contra  il  volere  siio  ,  ad  ecclesiasticlie  dignitk  ,  e  quando 
tutt' i  sufFragl  riunivansi  per  offerirgli  la  tiara  ponlificale, 
egli  andava  tuttavia  rifiutandosi  dalP  aggiungervi  il  suo.  — 
L'  uno  figliuolo  della  liberth ,  innalzatosi  dicliiarandosene 
il  difensore,  la  soffoco  tosto  che  pote  farlo  impunemente. 
L' altro  ,  figliuolo  della  religione,  non  cesso  mai  dal  con- 
secrarle  tutti  gl"  istanti  del  vivere  suo,  tutt' i  suoi  voti ; 
e  per  essa  accettando  le  angosce,  Tesilio,  la  prigione 
conservossi  a  lei  fedele  sino  airultimo  sospiro. 

"  I  posteri  conserveranno  senza  dubbio  un  sentimento 
d'  alta  ammirazione  per  tutto  do  che  di  bene  e  di  grande 
si  fece  da  quell' uomo  straordinario  ,  da  quell' intrepido 
guerriero  ,  da  quel  i>rorondo  amministratore ,  che  abile  ad 
afferrare  le  grandi  e  le  piccole  circostanze  ,  e  sovente  a 
farle  nascere,  operb  quasi  sempre  coila  sola  sua  possaaza  , 
colla  sola  rinomanza  sua  ,  senza  predisposti  principj  ,  senza 
uno  scopo  determinato  e  fisso,  e  snjjrattutto  senza  pro- 
vare  il  desiderio  d' essere  utile  alia  Francia.  —  Nel  saiito 
pontefice   i   posteri   venereranno  iin   pastore   indulgente    ma 


APl'ENUlOn    IIMIXNV.  '367 

tiui' iiisieme  an'iinoso,  the  prestamlosl  ai  risgnanli  clie  dallo 
spirito  del  suo  secolo,  e  ilall' intoressc  »loIl;i  leligioiip  sein- 
l>iavaiio  ricliietlersi,  elibe  il  coraggio  trnrrestarsi,  la  virtu 
d'  accogliere  la  pcrsecnzione  ,  cjnaiulo  i  ilniiii  del  dovere 
piu  non  gli  jiermisero  di  condisceiulere  alle  Imperiose  vo- 
lonta  del  conqnistatore. 

»  Napoleone  costretio  per  ben  due  volte  ad  abbandonare 
il  trono  e  la  Francla  ninore  in  nn  deserto  niarittimo  ,  non 
altre  consolazionl  avendo,  fuorcbe  nella  rimembranza  del- 
r  eclissata  sua  gloria  ,  e  certaniente  o|ipi'esso  dal  cordoglio 
di  non  aver  nieglio  impiegato  al  v;iutaggio  de"  sudditi  the 
piu  non  ha,  la  gloria  sua  ed  i  suoi  talenti.  —  Pio  VII, 
ridotto  ad  inerle  resistenza  ,  prepare  la  sua  vlttoria  sul- 
r  oppressore  ,  ed  il  solenne  reintegrnniento  dei  diritti  deila 
tiara  con  una  virluosa  rassegnazioae  ^  e  nd  suo  carcere  , 
neir  esilio  suo,  die  non  niancavano  di  consolazione  e 
neppnre  di  gloria  ,  godette  seinpre  del  sentimento  della 
propria  virtii  ,  e  di  qnelia  speranza  cbe  niai  non  aliban- 
dona   r  oppresso   ridotto   a    sofl'erire   ]ier   essa. 

>/  Dirsi  potrelibe,  che  Napoleone  eblie  T  arte  di  soggio- 
gare  1' auiinirazione,  ma  che  non  fu  gianniiai  nieritevole 
di  riconoscenz.a ,  che  ingrandendo  i  suoi  voti  in  ragione 
de'  successi  spinse  costantecnente  il  naviglio  dello  Stato 
senza  troppo  inquietarsl  degli  scogli  ne"(|uali  sarebbesi  liual- 
iiiente  fracassato  ,  -  che  il  Chiaraiiiontl  cliinmato  in  tempi 
procellosi  a  condurre  la  navicella  di  S.  Pietro  non  fece 
die  radere  la  spondi  cedendo  alia  tenipesta  gia  sidT  alto 
mare  rumoreggiante ,  e  che  colla  dosire/za  e  col  coraggio 
d'  un  esperinientato  nocciiiero  giuuse  a  riguadagnare  feli- 
cemente  il  porto. 

>i  Avvenimento  al  certo  amuiirabile  !  Quell'  iiuperatore  ,  i 
cui  severissiuii  agenti  aveano  talvolta  riiiutato  al  prigio- 
niere  pontelice  la  consolazione  di  giovarsi  de' beneficj  della 
religione ,  al  quale  nel  suo  esilio  stata  non  era  neppur 
permessa  I'assistenza  del  suo  proprio  confessore  ,  invia 
dall"  isola  di  Sam' Elena  una  supplica  a  Roma  per  ottenere 
dal  pontelice  ristabilito  sul  trono,  nn  ecclesiastico  cattolico 
che  a  lui  ed  a'  suoi  somniinistrare  potesse  i  soccorsi  della 
religione.  Un  |)rete  corso ,  quasi  ottuagenario  ,  di  cognoi\ie 
Bonavia,  si  olTeri  a  fare  il  iragitio,  la  sua  proposizione 
Al   p.ccoltn  ,   ed    oi    pnrti.   » 


368  ArPENDlCE    ITALIaNA. 

Saggio  storico  sulla  vita  dl  Epicarmo  coi  frammend 
delle  di  lid  opere  rnccold  cd  illustraU  da  Liiigl 
TiRRiTO.  — ■  Palermo,  i836  ,  tipografia  Pedone  , 
ill  8.°,  di  pag.    144. 

Due  sono  le  parti  di  qnesto  libro ;  la  vita  di  Epicarino 
e  i  frammenti  delle  sue  opere  illnstrati :  tiitte  e  due  faci- 
lissime  a  chi  si  contentasse  di  ripetere,  couipendiando  od 
amplificando ,  quanto  lianno  detto  gih  gli  altri  f,  ma  piene 
in  vece  di  gravi  diflicolta  per  ciii  abhia  questa  opinione  , 
die  le  quistioni  gia  vecchie  won  si  debljano  I'isuscitare  se 
non  da  cbi  possa  o  recare  in  mezzo  una  nuova  soluzione, 
o  convertire  in  certezza  cio  che  altri  forse  propose  come 
seraplice  cougettura.  A  noi  rincresce  di  dover  affermare 
clie  il  signer  Tirrito  e  come  biografo  e  come  editore  dei 
frammenti  di  Epicarmo  e  troppo  lontano  dairaver  fatto 
quanto  i  lettori  hanno  diritto  di  aspettarsi  dal  suo  libro  ; 
dl  che  recheremo  pochissime  prove  fra  le  molte  che  si 
potrebbero  addurre. 

Si  disputa  di  qual  paese  fosse  nativo  Epicarmo  con  tanta 
varieta  d'  opinioni ,  die  mentre  alcnni  lo  dicono  di  Samo 
o  di  Coo,  i  pill  lo  dichiaraiio  Siciliano,  ma  poi  non  sanno 
se  di  Megara  o  di  Siracusa  o  di  Crasto.  In  questa  parte  , 
qual  cosa  doniandiamo  noi  ragionevolmenie  al  biografo? 
die  ci  ajuti  ad  uscire  di  tante  dubloiezze :  al  qual  uopo 
sarebbe  necessario  ch'  egli  avesse  trovato  nei  campi  della 
erudizione  qualclie  argomento  con  cui  potesse  o  assegnare 
una  nuova  patria  ad  Epicarmo,  o  provare  certamente  a 
quale  fra  le  citta  mentovate  debba  egli  essere  ascritto.  Ora 
r  opinione  del  signor  Tirrito  non  e  nuova  ,  perche  tiene 
con  Neante  die  il  suo  autore  fosse  di  Crasto  :  rimane  dun- 
que  soltanto  a  vedere  se  le  prove  die  adduce  aggiungono 
nuovo  peso  a  questa  antica  opinione.  Ecco  le  sue  parole : 
"  Viveva  neir  olinipiade  LXXVf.%  374  auni  avanti  1' era  vol- 
)/  gare ,  Neantes  celebrate  discepoio  di  Filisto ,  di  un  se- 
ji  colo  e  piii  anni  posteriore  ad  Epicarmo.  Scrisse  egli  un 
»  Trattato  degli  iiomini  illustri ,  nel  quale  Epicarmo  iigura 
"  crastino,  come  anche  afTerma  Stefano  Bisantino  nel  suo 
>;■  libro  delle  citta  alia  voce   Crastiis. 

»  Ci  manca  la  prcgevole  storia  di  Filisto  siracusano, 
»  I'amico  dei  "due  Dionisj  che  visse  circa  TlxXXVII.''  olim- 
>;   piade,  di  poclii  anni  posteriore    ad  Epicarmo,    e    d#lla 


APPET^DICE    ITAMANA'.  869 

»  quale  Dlonigi  crAIicarnasso  e  Cicerone  ancora  fanno  lo- 
yi  clevole  riiiiembranza.  Nel  decimoterzo  libro  ill  qiiesta 
>»  storia  sappiamo  da  Stefano  Bisantino  e  da  Colonna,  coin- 
>/  pilatore  dei  framinenti  d' Eiiiiio  ,  si  parlava  di  Crasto , 
»»  citia  dei  Sicani ,  patria  di  Epicarmo.  Nell'  epoca  Ijisan- 
"  tina  Lascari  scriveva  suir  antorita  di  Filisto  e  di  Neantes 
»  la  stessa  cosa ,  come  aljbianio  nel  Maurolico.  Carlo  Ste- 
>/  fano  nel  suo  dizionario  alia  voce  Crasto,  Francesco  Fla- 
»  coniio  nella  Sicelide  ,  ed  Ertelio  nelle  vite  degli  antichi 
>/  sapienti  comici  assegnano  miivoci  Crasto  per  patria  di 
»   Epicarmo.  >> 

A  not  riesce  diflicile  da  intendere  come  il  signor  Tirrito 
addiica  fra  le  testimonianze  tiella  sua  opinione  il  Lascari. 
Le  parole  jjropric  di  quello  scrittore  (e  le  riCerisce  lo  stesso 
signor  Tirrito)  Epichannus  poetn  coinicus  sjracusaiius ,  i^el  ex 
Crasto  Ojtp'do  sicatiico,  jjotrclijjero  anzi  farci  credere  ciregii 
stimasse  Epicarmo  siracusano,  henclie  sapesse  die  altri  lo 
facevan  da  Crasto.  E  si  noti  clie  fra  gli  autori  dai  qnaii 
il  Lascari  ( presso  il  INIaurolico )  dice  di  aver  tolte  le  no- 
tizle  degli  uomini  illustri  Sicilian!  ,  non  sono  punto  citati 
ne  Filisto  ne  Neante ,  come  vorrebbe  darci  ad  intendere 
il  nostro  biografo  (i).  Anclie  1'  Ertelio  e  ben  Inngi  dal  con- 
fermare  T  opinione  del  signor  Tirrito.  Innanzi  tutto  egli 
distingue  un  Epicarmo  pitagorico  dal  comico  ;  e  fatto  quel 
primo  nativo  di  Coo  ,  dice  poi  del  secondo  :  patria  fuit  sj- 
nicusanus ,  vcl ,  ut  alii  volant ,  crastinns ,  n  Crasto  Sicano- 
nim  urhe  ,  ut  Neantes  in  libro  de  iiris  illustribus  et  Sti'ijlui- 
niis  prodiderunt.  Non  sappianio  poi  con  qual  fondameato 
il  signor  Tirrito  citi  I'autorita  di  Filisto,  il  qi.ale  ben  e 
credibile  clie  nella  sua  storia  facesse  inenzione  di  Cra- 
sto, ma  clie  la  dicesse  patria  di  Epicarmo.,  questo  avrebbe 
d'  uopo  di   essere  comprovato  (2).    Che    se    puo  veraihente 


(1)  II  Lascari  cira  Lat- rzio ,  Filosirato  e  Siiida ,  e  jarlando  di 
Epicaniio  pare  che  seRuitasse  a|)])iuir()  quest''  iillimo  n-aduci-iidone 
le  parole  'S.vpxyiHGio;,  y\' e/.  ;roXiio^  KftxaTii  cioe  Siracusano,  u  dclla 
citta  di  Crasto. 

(2)  Stefano  Bizantinn  dire  seniplicemente  cosi  :  Crasto.,  citta  delta 
SicilLa  dei  Sicajii;  e  ciia  Filisto,  Dcl/e  cose  sirule.,  lib.  1 3.  Sog- 
giunge  poi :  Furoiio  di  cjiiesta  citta.  Epicarmo  il  comico ,  c  la  mere- 
trice  Laide  ,  secondo  Neaiite  nel  libro  dci^li  uomini  illustri.  Kispetio 
ad  Epicanuo  adiuKiue  il  Icssicogi-aib  cita  Neante  e  nou  Filisio.    ■ 


370  APPENDIOE    rr.VLIA.N^A. 

citarsl  rnutor'ua  di  Filisto  <li  pnrhi  anni  pnst.eriorc  ad  Epi- 
carino ,  perclie  la  tralascia  il  nostro  biografo ,  o  con  qnal 
consiglio  va  egli  per  lo  contrario  sforzandosi  cU  fondarsi 
sopra  Neante  vissuto  tanto  piii  tarJi ,  e  percio  tanto  men 
degQO  di  fede  '  Perocclie  qnanto  egli  dice  facendo  il  con- 
fi-onto  tra  la  credibiiita  di  Neante  e  quella  di  Teocrito  , 
da  cui  Epicarmo  ia  un  epigramina  fu  detto  cittadino  sira- 
cusano ,  sarebbe  di  qualclie  valore ,  se  nvesse  pure  una 
testimonianza  antica.  "  Neantes  ,  (  dice  il  signor  Tirrito  ) 
i>  scriveva  spontaneo  per  non  adulare  ^  Teocrito  interes- 
»  sato  a  far  cliiara  la  propria  patria  era  sollecitato  dai 
>>  Siracusani  cbe  T  epigramma  destiaavano  per  T  inventore 
»  della  commedia.  II  prime  ingeiiuo  e  parco  appena  enun- 
»  cia  i  nieriti  di  Epicarmo,  nieiitre  il  poeta  loda  ^  forse 
*/  esagera  nell'  eloquente  brevita  de'  suoi  epiteti  .  .  .  Ardi- 
n  mentoso  sarebl)e  tacciare  di  menzogaa  Tasserzione  pre- 
>/  cisa  ,  non  equivoca,  naturals  di  Neantes,  die  indica 
»;  Crasto  per  patria  del  sapiente  Epicarmo  .  .  .  Accordiamo 
"  Tonrnggio  die  si  deve  alio  siorico  Neantes,  die  dalla 
w  lontana  ed  umile  Crasto  non  ebbe  al  certo ,  per  cio 
*/  scrivere,  ricompense  ed  onori.  »  Ma  donde  ha  tolte  il 
signor  Tirrito  tutte  queste  notizie  intorno  ad  uno  scrittore , 
del  quale  il  dottissimo  Ileeren  nelia  sua  dissertazione  Delle 
fonti  storiche  di  Plutarco  pote  dirci  soltanto  :  "  se  crediamo 
a  Suida  fu  questo  Neante  discepolo  di  Filisco  Milesio  ,  e 
avea  scritto  fra  molii  altri  Vihri  uno  DcUe  cose  grcche  ?  n 
-E  perclie  non  ha  il  nostro  biografo  citate  le  parole  proprie 
di  Neante  e  quella  sua  precisn ,  noa  cqtdvoca  ,  naturale 
(isserzione  ?  II  suo  silenzio  ci  autorizza  a  credere  che  questa 
asserzione  sia  afFatto  immaginaria  ,  e  che  il  signor  Tirrito 
non  conosca  di  Neante  se  non  quei  poclii  frammenti  gia 
notissinii ,  perclie  si  trovan  citati  nel  Dizlouario  del  Mo- 
reri.  Del  resto  non  e  nostro  intendimento  di  confutare 
1' opinione  del  nuovo  biografo  di  Epicarmo,  ma  soltanio 
di  niostrare  con  un  esempio  come  il  suo  libro  non  serve 
punto  a  chiarire  i  dubbj  degli  eruditi  sulla  vita  di  quel 
sapiente  (i).  Facciamoci  era  a  considerare  se  il  sig.   Tirrito 

(1)  III  una  recente  opera  inglcse  n-ovianio  citato  un  passo  di 
Cliaiun  {Fasti  Helleiiri)^  scrittore  sonmuuiienu'  lodato,  il  ijiiale  al- 
ferma  clie  Epicarmo  fu  di  Coo,  nia  die  si  tlissi-  pol  Sii\icii»aiio  , 
perclie  vissn   quasi   sempvf   in   questa  cilta. 


APPENDir.I     IT.Vr.lANA.  5jl 

ci  abbli  prestato  niiglior  servigio  come  raccoglitore  cJ 
illustratore  de"  frammenti. 

PassottO,  quasi  vorremmo  dire,  ogni  credibilita  gli  er- 
rori  tipografici  che  deturpano  la  stanipa  di  questi  fram- 
menti ,  e  bene  spesso  ne  fanno  impossibile  1'  intelligenza. 
Gia  nella  prima  riga  ,  oltreclie  la  puiiteggiatura  e  difettosa  , 
abbiamo  cpYi  per  6^r\,  e  rvyXx  prr  rt^Aa;  poi  troviamo 
■cTvv  per  cr;£v ,  rpoaco  per  r^oVw,  ivToyf\G£ti;  per  ivTv/YiUai; , 
Tooura  per  tmtx,  rrpirov  per  TrpuiTov  ,  S-cwv  per  ^eoiv  ^  e  i 
piinti  e  le  virgole  e  gli  accenti  e  gli  spiriti  quasi  seuipre 
gittati  dal  cnso,  e  fin  anco  la  voce  /.i^r,!;  diiacerata  per 
niodo  die  la  prima  sillalja  ?.x  trovasl  al  lerniine  di  r.ua 
riga  ,  e  la  secoiida  e  al  principio  della  susseguente  senza 
Tiota  sottoscritto  e  colP  inizlale  majuscola  ( I3v)0  adinche 
la  sua  deformita  non  isf'ugga  nemmanco  al  lettori  piu  trascu- 
rati.  Questi  error!  noi  volontieri  li  attribuiamo  al  tipografo; 
perclie  quand'  anclie  il  signor  Tirrito  gli  avesse  date  un 
pessimo  manoscritto,  trattandosi  di  cose  gia  stampate,  era 
sno  debito  riscontrnrle  coUe  migliori  edizioni.  Ma  non  cosi 
possiamo  cbiamarlo  in  colpa  di  certi  altri,  dei  quali ,  per 
non  riuscire  troppo  nojosi,  daremo  un  piccolissimo  saggio. 

A  pag.  70  leggiamo.  Kxl  otsv-pl^-r^ ,  xa/  a/rYiAjfy  i'.jcv  yi?.'^8 
itxkiy ,  yi  p.iy  tic,  yiy  ,  7ryiiJjj.x  0  avw  r/.  E  la  traduzione 
posta  al  fianco  dice:  Concretum  fuit  et  discretuin  est,  re- 
ditque  iinde  venerat ,  terra  deorsum,  spiritus  sursuni.  Ma  dov'e 
nel  testo  la  A'oce  corrispondente  al  concretum  fuit  della 
traduzione?  e  die  sigailica  quell' ultimo  rl  del  greco,  di 
cui  il  traduttore  non  si  e  dato  nessnn  pensiero '  Queste 
differenze  dovevano  pur  mettere  qualdie  sospetto  nell'  a- 
nimo  del  signor  Tirrito  ^  e  s'  egli  avesse  cercato  il  fram- 
raento  in  Plutarco  a  cui  ne  siamo  debitori ,  avrebbe  ve- 
duto  che  nel  principio  del  testo  da  lui  segviito  manca  la 
voce  (TuvfXjj/d-f ,  concretum  fuit,  e  die  quasi  in  vece  di  aiii- 
inenda  v'  e  il  r'l  di  sovercbio.  Delia  prima  non  puo  pri- 
varsi  il  frammento  senza  perdere  nieta  del  concetto  e  tutta 
inliera  la  sua  importanza :  ne  pub  conservar  la  seconda 
senza  gravissimo  sconcio  del  periodo  susseguente.  II  testo 
di  Plutarco,  secondo  le  migliori  edizioni,  si  legge  cosl : 
'^vvcdpt^s  xa(  o/5x,c/3'f,  xa/  a-r/i^^-cv ,  o^c-v  -oAS-c  ffiA/v,  yi 
jj-h  ftiyiy,  ryivjj-x  $'iyu>.  E  soggiunge :  T/  rivi'f  yxhinivy 
Quid  ex   his    omnibus  iniquum  est  ? 


Sy2  ArPENDICli    ITALIANA. 

Nella  stessa  paglna  70  trovlaiiio  :  0  Aoyo^  siv^^yiffnq-  -aV- 
^ipyx  ,  v.'x-j.  Ty.zoy  a''}^si  ,  colla  iradnzioiie  :  Ratio  mo  it  ales 
regit,  moresque  scrvat\  e  qui  pure  noa  sappiamo  compi'en- 
dere  come  la  poca  rispoiidenza  del  latino  col  greco  noa  sia 
stata  sufticiente  ad  aiumoiiire  il  signer  Tirrilo  clie  il  sue 
testo  proliabilmente  noii  era  ?enza  bisogno  di  qualclie 
correzione.  A  pie  della  pngiua  poi  ciiansi  Grozio  e  Cle- 
mente  Alessandrino  come  inallevadori  di  quel  framniento  ; 
ma  il  Grozio  legge  v.xl  r-'.-':y  cJ^^n  fj.iyo:, ,  e  sola  (la  ni- 
gione)  conserva  L  costunii-^  e  questa  lezioiie  xa;  rpirrov  ap- 
parisce  citata  anclie  nelle  note  del  Pottero  all'  opera  di 
Clemente  Alessandrino,  e  lodata  sopra  quella  del  testo 
coir  autorita  altresi  del  Yigerio. 

A  pag.  78  in  fine  si  legge:  liocy^oo^  (  deve  dire  v.x/.vi) 
ri>.EVTx  7r>.£iGTx  JX3  ( leggasi  irXeiarx  yx^)  ci>x>.Xit  (e  uii 
errore  T  iota  sottoscritto  )  jj^jors? ,  In  malum  finem  exit  : 
plurimuni  enim  honiiiiibus  incommodat.  Ma  prima  di  tutto 
Stobeo  da  cui  e  tolto  questo  franimento  lo  attriliuisce  ad 
Euripide  e  non  ad  Epicarmo  (i).  Noi  troviamo  ben  per- 
donabile  questo  scaml)io  ;  ma  non  sappiamo  immaginarci 
com'  egli  abbla  potuto  riferir  cosi  monca  quella  sentenza  , 
di  chi  che  si  fosse ,  e  credere  di  poterne  trarre  un  co- 
strutto.  Nelle  note  egli  parafrasa  il  suo  testo  cosi:  Chi  fa 
un  fine  pessimo  e  ogli  uoniini  assai  incomodo  ;  ma  ne  le 
parole  del  testo  condncono  veramente  a  qnesta  sentenza , 
ne  questa  sentenza  sarebl^e  vera.  Ben  e  chiaro  per  lo  con- 
trario  e  verissimo  cio  che  dice  Enripide  qualora  gli  si  re- 
stltuisca  tutto  intiero  il  sno  testo  :  'Opyrt  yx^-  07Tii  ii^i(j><; 
yxpi^cTXi  v.xvMq  tcXjltx  tt/.cigtx  yx^  i^x?J.£i  fifozin;,  Quis- 
quis  irce  proeceps  indulget  in  malum  finem  exit :  plurimum 
enim   hominibus  incommodat. 

Quanto  abbiamo  detto  bastera,  credlamo ,  a  provare 
clie  il  sai^gio  storico  del  sig.  Tirrito  primamente  non  risolve 
i  dubljj  degll  ernditi  intonio  alia  vita  di  Epicarmo;,  poi  ben 
lungi  dair  illustrarne  i  frauunenti  ce  ne  mette  ionanzi  una 
ristampa  misera  e  guasta  per  niodo  clie  spesse  volte  ne  rie- 
sce  impossiljile  £ia  la  lettura.  Se  dopo  di  cio  discendessimo 
a  parlare  del  suo  stile,  poirelibe  credersi  facilmente  clie  noi 
provassiino   qualche  piacere   nel  dir    male    del    suo    libro : 

(l)  La  sentenza  qui  ril'erita,  qual  clje  ne  sia  il  siinlficato,  cro- 
vasi  iufacti  neWEolo  di  Euvipide. 


APPENDICE    IT\LIVNA.  S/S 

dicliinriamo  In  vece  che  il  tiniore  di  muovere  questo  sospetto 
ci  a^'l•ebl^e  indotti  a  passarlo  in  silenzlo  ,  se  non  sorgeva 
in  contrario  una  considerazioiie  ,  al  parer  nostro  ,  di  qualche 
inipoi-tanza.  Perocclie  senza  recentl  libri  di  filoloi;ia  puo 
r  Italia  non  di  meno  gloriarsi  di  qnesti  studi  ,  nei  quali  i 
nostri  maggiori  furono  tanto  valenti  ;  ma  dobbiamo  pen- 
sare  al  gindizlo  che  farebbero  di  noi  gli  stranieri  qualora 
venisse  loro  alle  mani  il  volume  del  signor  Tirrito,  e  dal 
generale  silenzio  dovessero  congetturare  che  noi  avessinio 
ricevuto  come  un  buon  libro  una  tanta  cougerie  di  errori. 

A. 


Fatd  storico-milltnri  delV  ctd  nostra ,  di  Antonio  Lis- 
soiVT,  antico  ufficiale  di  cav(dleria.  —  Mdano,  1887, 
dallcC  tip.  di  Felice  Rtisconi  ,  in  8.°  di  png-  Vlii 
e  358  ,  al  prczzo  di  oust,  lit:   4. 

II  sig.  Antonio  Lissoni  si  e  proposto  di  pnbblicare  al- 
cunl  fatti  niilitari  delP  eta  nostra ,  componendone  quattro 
volumi,  a  ciascuno  dei  quali  agginngera  nna  carta  litogra- 
fica  disegnata  dal  sig.  Focosi.  La  materia  e  nobile  e  degna 
die  moiti  prestino  favore  all' inipresa  ;  e  quesio  prime  vo- 
lume fa  testimonio  alia  diligcnza  che  il  sig.  Lissoni  vi  ap- 
porta  e  come  storico'  e  come  scrittore.  Sotto  questo  se- 
condo  rispetto  noi  vorremmo  r.iccomandargli  di  quando  in 
quando  una  maggior  brevita;  aMinche  il  suo  libro  non  ri- 
duca  nella  memoria  de'leggitori  quelle  parole  tli  Cioveuale: 

.  .  .  I  deniens,  et  sce^^ns  curre  per  Alpes , 

Ct  pueris  plnceos  et  dfclamatio  fias. 
Come  storico  poi ,  da  niolti  testimoni  oculari  abbiamo  sen- 
tito  lodarlo  di  grande  ledelta  od  esattezza  ;  donde  questo 
suo  libro  in  parte  supplisce ,  in  pane  rettilica  le  storie  gia 
conosciute.  I  fatti  del  primo  volume  iin  qui  puI)bIicato  ri- 
sguardano  tutti  la  guerra  di  S|iagna  ,  piena  di  maravigliose 
prodezze  e  d' incredibili  atrociia,  dove  1' arte  e  il  furore, 
r  amor  della  gloria  e  il  desiderio  della  X'cndetta ,  il  senti- 
mento  della  dignita  nazionale  e  1'  orgoglio  di  ima  gloriosa 
milizia ,  tutto  in  somma  concorse  a  j^rodurre  tali  elletii  di 
cui  non  ha  la  storia  e  non  immagino  mai  la  pocsia  i  piii 
grandi  e  piu  gravi.  II  volume  comincia  da  una  visita  alia 
casa    degl"  invalidi    in   Padova .  e  linisce    coUa    destrizioue 


3-4  APPENDICE    ITALIANA; 

del  inagnifico  giardiiio  de' Cappuccini  di  Siarra  presso  Bar- 
celloua  i  e  come  ia  qnesti  due  puati  estremi ,  cosi  aiiche 
in  tutto  11  restante  ci  gulda  per  una  molto  dilettevole  va- 
rieta  di  racconti  e  descrizioni  a  farci  un'  idea  vera  e  coni- 
piuta  di  quella  guerra  tamo  faniosa.  Lo  stile  e  qui,  al  pa- 
rer  nostro ,  niolto  migliore  die  in  tutte  le  altre  scritture 
del  signor  Lissoni ,  perclie  obbedendo  all' abbondaiiza  del 
cuore  va  piu  veloce  e  piii  scorrevole  senza  mostrare  so- 
vercbia  cura  di  ornarsi.  II  sig.  Lissoni ,  studiosissimo  della 
nostra  lingua ,  ba  una  grande  riccbezza  di  belle  frasi  cbe 
quasi  gli  piovono  dalla  penna  ;,  nia  questa  facile  riccbezza 
qualclie  voUa  nuoce  a'  suoi  scritti  nei  quali  giudieheresti 
cb' egli  cercbi  ed  accumuli  a  grande  studio  cio  cbe  forse 
non  ha  la  pazienza  di  rigettare  come  sovercbio.  Molte  pa-  ' 
gine  potrebbero  citarsi  a  far  buona  testlmonianza  di  questo 
libro,  e  principalmente  quelle  dove  descrivonsi  il  valore  del 
colonnello  Cotti,  il  saccbeggio  di  Manresa,  la  morte  del  gra- 
natiere  Gavallari,  il  passaggio  per  una  stretta,  o  vin  campo 
dopo  la  miscbia ,  o  i  dialogbi  di  feriti,  eroi  nella  sventura: 
ma  poicbe  temianio  di  riuscir  troppo  lungbi  ci  contente- 
remo  di  trascrivere  queste  pocbe  riglie :  "II  bravo  soldato 
fa  bravi  i  soldati  e  gli  avvalora  a  glorlose  imprese.  Egli 
trasfonde  in  essi  in  certo  qual  modo  il  caldo  e  la  vigoria 
sua.  Un  capo  e  il  tutto  di  un  esercito  ;  egli  n' e  I'anima: 
e  quando  la  soldatesca  fa  grande  stima  di  lui ,  e  posa  ia 
esso  ogni  sua  speranza ,  il  suo  volere  e  il  volere  di  tutti, 
e  si  puo  dire  cb' egli  combatte  con  tutie  le  braccia  de' suoi 
soggetti.  "  E  queste  parole  dice  il  sig.  Lissoni  a  proposito 
del  colonnello  Cotti  il  cui  coraggio  ba  trovata  in  questo 
volume  una  ben  nobile  ricompensa.  '<  Egli  visse  breve  la 
vita  sua  ;  ma  se  breve  di  giorni ,  lunga  fu  all'onore  e  alia 
gloria  :  e  in  quella  cbe  dolenti  lamentlam  la  sua  perdita  , 
ci  conforta  il  nobil  pensiero,  cbe  non  andran  mai  perduti 
i  nobili  esempli  clie  ne  lascio  del  suo  valore  .  .  .  Lagrimato 
dalia  soldatesca  italiana  ond'  era  ornamento  e  splendore , 
egli  si  mori  la  notte  del  26  di  giugno  dell' anno  1810, 
onorato  in  quel  di  medesimo  delle  ponipe  funebri  cbe  si 
potevan  niaggiori  nella  cattedrale  di  Girona  :  e  il  glorno  7 
del  seguente  luglio  la  niadre  sua  ricevette  a  Cremona  in- 
sieme  colla  dolorata  notizia  della  morte  del  caro  ligliuolo 
la  pension  vitali/:ia  die  da  Pnrigi  le  aveva  F  Lnperatore  as- 
segnata  di   uiille   dugento  fraiicbi  all'  anno,   u  A. 


AllENDICE    ITALIANA.  3/5 

6Vt//'  istnizione    conveiiiente   alle  diverse   cnndizioiii  di 
persone ,  col  progrtto  di  rendere  t  istruzlone  simul- 
tanea    at   Icwori  fctnminili  ,    cd    un'  appendice  sidle 
sciiole    deU  iiifdiizin,    Mcmoria    corredata    di  tavole 
deW  ahiite  Q.  Bagutti,  direttore  delC  I.  R.  Istituto 
del  sordi-muti  in  Milano.  —  Milano,    i836  ,  dalla 
tipografia  di  Rniiierl  Fanfani,  in  8.°,  di  pag.   i56, 
austrlacJie  lir.    i,   5o. 
CulluqiiJ  c  ragguagll    domcstici    indliizzatl    alt  educa- 
zionc  dclla  fancinllczza  da  Midiele  Parma.  —  Mi- 
lano .,    io3~,  prcsso  Antonio    Fortunato  Stella  e  fi- 
gli ,  tipografia    Guj^lielinini  e  Redaelli ,  in  i6.°,  di 
pag.  XVI   e  3-0  ,   lir.   3,  45. 
Un  nuovo   amico    della   giuventu.  —   Milano,   i836, 
Ginseppe  Beniardoni  di   Cio.,  i/i  12.°  Sono  uscite  6 
piintate  e  costano  austr.  lir.   4 ,  80. 
Gnida  dclt  educatore  ,  fogUo  mensnale  rcdallo  da  Raf- 
faello  Lamerusciiini.  —  Fircnzc,  1 836-1 837,  prcsso 
C.  P.  Vicusseux  ,    coi   tipi  della   Qalileiana ,   in  8.° 
Ogni  mese  se  ne  pnhblica  un  fascicolo  di  pag.  48, 
ital.  lir.   1 1,  20   air  anno. 
Islitutore  elementarc ,    giorncde  dedicuto  at  maestri  ed 
ai  padri  di  famiglia  ,    compilato    da  Giovanni  Co- 
demo.  —  Venezia  ,   1836-1837,  G.  B.  Meilo,  in  8.° 
Ne  esce  un  fascicolo  cd   mese  di  pag.  32  ,  austrta- 
che  lir.  9,  5o  aU  anno. 
II  Narratore  ,  Ictture  ameno-istruttive  per  la  gioventii 
cT  amho  i  sessi,  ituliane  e  tradotte.  —  Milano.,  i83~, 
Omohono  Maiiiiii,  in  8.°    Ne    esce   un  fascicolo  di 
circa  pag.   40  ogni  quindici  giorni. 
II  Giovedt ,  lettura  pci  giovanelti,   compilato  da  Achille 
Mauri  c   Carlo    Grolli.  —  Milano.,    1836-1837, 
Pirotta  e  C.  Se  ne  pubblica  unfoglio  in  4.°  piccolo 
ogni  scttimana. 

Se  fate  ili  girare  uiio  sgnardo  sulla  repubblica  letteraria 
de' nostri  giorni  vi  trovate,  gli  e  vero  di  molie  I'ntilita  : 
vtrsi  d' a  more  ad  aniiche  ideal! :  un' arcadia  novella  di 
poesie  non  subliini  iiuorno  a  cjnaute  sono  suhliniiia  reli- 
giose :  prose  di  ronianzi  ,  di  scene,  di  novcllelte  clic  spesso 


376  APPENDICE    ITALIANA. 

fanno  guerra  al  buon  gusto ,  e ,  clie  piu  monta ,  al  Inion 
costume:  glornali  a  josa  clie  spuntano  atl  ogni  istante  a 
disputarsi  il  cauipo  delle  inezie  e  tielle  scipitagglni ,  a  far 
ponipa  di  motti  e  di  lepidezze.  Noa  per  tauto  aaJreste 
assai  lungi  dal  vero  se  da  cio  voleste  argomentare  tutto 
esser  borra  cjnanto  si  scrive  tra  noi  :  perclie  se  e  certo 
die  molti  llbri  e  giornali  sorgono  a  far  mostra  di  se  che 
meglio  sarelilje  non  mai  fossero  apparsi  alia  luce,  molti 
pero  ne  couipajoiio  la  cui  utilita  noa  si  pno  nullauiente 
recare  in  dubbio,  e  tra  questi  anzi  tutti  voglionsi  coUo- 
cati  quelli  die  si  prefiggono  per  iscopo  I'edLicazione ,  quella 
disciplina  cioe  dalla  quale  dipendono  le  sorti  della  presente 
e  delle  future  generazionl.  E  ne  gode  veramente  Tanimo 
in  veggendo  a  questa  scienza  di  taiita  levatura  volte  di 
presente  le  faticlie  di  tanti  sapientl ,  i  quali  con  libri  e 
giornali  adoperano  di  rendere  Tumauita  piii  felice  e  di  se 
stessa  piu  degna.  —  Ma  tutti  cotestl  libri  e  giornali  ten- 
denti  ad  un  fine  tanto  comniendevole  son  essi  poi  tutti  ac- 
conci  ad  asseguirlo  ?  A  tal  domanda  inteudlamo  rispondere 
in  parte  coUa  presente  ri vista. 

L' abate  Bagutti  e  uomo  assai  benemerito  deirumanita. 
e  vantaggiosamente  conosciuto  pel  sue  libro  sulP  Educa- 
zione  de' sordi -muti ,  de' quali  in  Milano  presiede  I'lnsti- 
tuto.  La  sua  Memoria  suU'  Istruzione  che  alibiamo  sopra 
indicata  e  divisa  in  due  parti ,  la  prima  delle  quali  nulla 
per  avventura  comprende  die  i  nostri  lettori  non  sappiano, 
perclie  le  son  cose  da  molti  gia  ricantate:  ma  la  seconda 
clie  discorre  1'  Educazioae  delle  fanciulle  contiene  uu  pro- 
getto  die  merita  d'  essere  brevemente  diiamato  ad  esame. 
L'autore  osservo  die  nolle  scuole  feuiminili  i  progressi  si 
appalesano  di  luuga  mano  iiiferiori  a  quelli  die  si  scor- 
gono  nelle  mascliili,  e  cio  provenire  dall' eserci^/io' de' la- 
vori ,  die  ogiii  giorno  rapiscono  non  pociie  ore  alio  studio: 
e  quindi  a  iine  di  riparare  a  questo  inconveniente  viea 
egli  proponendo  il  metodo  dello  studio  ede'lavori  simulta- 
nei.  In  forza  di  questo  sisteuia  la  tenera  alunna  cogli  occlii 
fissi  del  continuo  sul  proprio  compito  e  gli  orecchi  tesi 
verso  r  institutrice  deve  ripetere  certe  parole  che  questa 
le  indirige ,  rispondere  alle  di  lei  domande,  conteggiare , 
declinar  noiui ,  conjugar  verbi ,  comporre  proposizioni ,  e 
quindi  apparare  la  grammatica  ,  I'  aritmetica  ,  il  catechismo 
e  tutto,  si  puo  dire,  sul  proprio  lavoro.    Noi  ci  eravamo 


\PPENDICE    ITALIANA..  Sj^ 

gia  formata  nn'  opinione  poco  favorevole  a  tal  progetto, 
qnando  ne  giiinse  alle  niaiii  uii  fascicolo  della  Guida  del- 
I'Educatore  ,  dove  il  Lambrnschini  ne  pronuncia  un  giu- 
dizio  assai  lusinghiero,  ma  cosi  alia  breve  senza  esami- 
narlo :  dietro  dl  che  cL  mettemmo  a  ricercare  qual  grande 
pregio  fosse  in  questo  sistema  da  renderlo  si  Ijene  accetto 
al  Lanibruschini ;  uia  per  quanto  ricercassiino  a  noi  fa 
iinpossibile  di  ravvisarvene  alcuno ,  e  pero  ci  siam  con- 
fermati  nel  pensiero  cli'  esse  non  sia  panto  necessario  ne 
vantaggioso.  Non  necessario,  sendoche  farebl^e  niestleri 
diniostrare  che  gli  anni  della  giovinezza  femminile  noa 
siano  snfficienti  a  tntte  acquistare  le  cognizloni  die  ragio- 
nevolmente  si  convengono  a  qnesto  sesso :  mentre  all'op- 
posto  Tesperienza  ne  assicura  die  le  iastituzloni  letterarie 
femminili  non  esigono  poi  tanta  diutnrnita  da  non  poter 
essere  alternate  col  lavori.  Non  vantaggioso,  perche  I'at- 
tenzione,  questa  facolta  deiranimo  tanto  difficile  nelT  eser- 
cizio ,  ove  sia  partita  sovra  piii  oggetti ,  deve  senza  dub- 
bio  sininulre  d' intensita.  E  qui  chiedo  licenza  a' lettori  di 
toccare  in  proposito  un  certo  mio  pensiero  del  quale  fa- 
ranno  quel  caso  die  crederanno:  e  questo  e,  che  I'inten- 
siia  delle  facolta  intellettuali  segua  la  medesima  legge  che 
vcggiamo  verificarsi  in  ordine  ai  corpi;,  e  pero  Tattenzione 
perdere  di  forza  non  in  ragione  del  numero  degli  obbietti 
sui  quail  agisce ,  ma  si  giusta  il  loro  quadrato.  Di  maniera 
che  se  la  forza  e  Fintensita  dell' attenzione  sopra  un  solo 
obbietto  fosse  come  sedici ,  sopra  due  contemporaneamente 
non  sarebbe  altrimenti  di  otto  per  ciascheduno ,  ma  sib- 
bene  di  quattro.  Laonde,  secondo  questo  mio  pensamento 
qualvolta  vogliasi  esercitare  cotesta  facolta  sopra  piii  cose 
simultaneamente  succede  sempre  non  solo  divisione  ma 
si  anco  disperdimento  di  forza  intellettiva.  —  Se  non  che 
una  moltiplice  applicazione  di  questa  guisa  non  puo  veri- 
ficarsi che  sopra  cose  alquanto  conosciute  :  ove  queste  rie- 
scano  afFatto  nuove ;  ove  si  tratti  impararle  di  fresco,  non 
potro  mai  darmi  a  credere  che  la  mente  umana  valga  ad 
apprenderle  contemporaneamente:  in  questo  caso  ogni  pa- 
rola  che  s'ode,  ogni  oggetto  che  vien  sottoposto  alio  sguardo 
richifde  tutta  intiera  la  mentale  aiiivita  per  essere  giusta- 
mente  concepito  ed   inteso. 

Invano   T  autore   ne   dice   che   la    natura   nmana   ha   in    se 
delle  risorse  maravigliose  :  egli  si  vale  dell' esempio  d' una 

MlOL  Ital.  T.  LXXXVl.  25 


378  APPENDICE    ITALIANA. 

fanciLilla  die  ad  un  tempo  legge  le  note  musicali,  e  canta 
e  fa  scorrere  le  dita  sulla  tastiera  e  move  alia  cieca  i 
piedL  sopra  i  pedali :  tutto  bene ,  rispondlamo  noi ,  ma 
resempio  e  male  applicato.  In  questo  caso  liavvi  un  tutto, 
vn  solo  principio ,  Farmonia,  a  cui  si  riducono  tutte  le 
azioni  contemporanee  della  sonatrice ;  mentre  qual  tutto, 
qual  armonia  rinviensl  mai  tra  la  grammatica  alia  quale 
r  alunna  deve  dedicare  T  orecchio  e  la  voce,  e  la  calzetta 
su  cui  tenere  occupata  la  vista  e  la  mano ''  Oltre  di  clie 
stando  anche  alPesempio  della  sonatrice ,  giova  osservare 
ch'  ella  non  giunse  ad  unire  tutte  le  indicate  operazioni  se 
non  dopo  di  averle  ad  una  ad  una  apparate.  E  brevemente 
pare  a  me  clie  neirapprendere,  ordine  siraultaneo  non  vi 
abbia  ned  esser  vi  possa:  in  ogni  cosa  essere  necessario 
un  ordine  successivo  sempi'e  dal  noto  all'  igiioto  procedendo. 
E  qualunque  institutore  vorra  dividere  la  mente  sopra  piii 
obbietti  non  potra  comunicare  a'  suoi  alunni  che  imperfette 
cognizioni.  E  pero  non  tenio  punto  di  asserire  clie  il  ine- 
todo  proposto  dair  abate  Bagutti  non  e  troppo  favorevole 
ad  un  perfetto  sviluppo  delle  giovani  alunne ,  le  quali  ira- 
porta  addestrare  alia  concentrazione  del  pensiero  su  quella 
qualunque  cosa  clie  fanno,  anziche  appositamente  ammae- 
strarle  a  lasciarsi  andare  insieme  a  piii  oggetti  coU'evi- 
dente  pericolo  di  non  satisfare  pienamente  ad  alcuno.  Che 
se  finalmente  un  tale  Progetto  presentasse  anche  qualche 
vantagglo,  non  sarebbe  strana  T  idea  di  volere  abusare  di 
questa  maniera  Tattivita  della  mente  suU' eta  la  plu  dili- 
cata  e  in  quella  classe  dell'  umana  fainiglia  che  meno  ab- 
bisogna  di  tanto  sviluppo?  —  Del  resto  1' esaminato  me- 
todo  del  Bagutti  non  e  punto  nuovo ,  ned  ei  pretende 
che  il  sia,  anzi  narra  egli  medesiiito  come  fino  dal  1.810 
erasi  attivato  ad  Yverdun  nel  celebre  Instituto  di  Pesta- 
lozzi  e  di  qui  passato  a  Friburgo  dove  il  comitato  delle 
dame  e  lo  Stabilimento  delle  Salesiane  adoperarono  in  qual- 
che modo  di  avvantaggiarsene.  Ma  il  poco  o  nullo  pro- 
gresso  clie  pel  corso  di  ben  cinque  lustri  esso  otteune  in 
Isvizzera  ,  paese  che  tanto  si  occupa  d'educazione ,  gli  e 
un  fatto  degno  d'essere  medltato  da  chiunque  per  avventura 
amasse  di   vederlo  promosso  anche  fra  noi. 

II  cainpo  laborioso  dell'  educazione  guadaguo  un  valente 
cultore  in  Michele  Parma  clie  ora  espose  i  suoi  Colloquj 
e  RagguagU  domestici  coi  quali  vien  saviamente  foggiando 


APPENDICE    ITALIANA.  879 

il  cnore  degli  adolescent!  nati  da  signorili  faaiiglie.  Kon 
gia  cli' egli  si  ricusi  dl  scrivere  precetti  anco  per  T  educa- 
zioiie  degli  altri  die  pertengoiio  a  meno  alte  class!  social!, 
ma  iiitonio  a  materia  di  si  alto  rilievo  estimo  opportuno 
il  pigliare  cominciamento  laddove  T  esperienza  meglio  ave- 
valo  aiumaestrato.  Non  e  virtu  alia  quale  noii  cerch!  d'ia- 
vogliare  !  fanciuUi ,  non  vizlo  o  passione  che  loro  non 
renda  abbominevole.  Sn  queste  pagine  ess!  apprenderanno 
amore  agli  antori  de' loro  giorni,  gratitudine  ai  precettori, 
ai  fratclli  afTetto  ^  ai  maggiori  sommessione;  qui  formeran- 
nosi  giusti  concetti  deiranlma,  della  religione  e  della  di- 
vinita;  ne' loro  fall!  impareranno  necessario  il  pentimento, 
negT  infortuuj  la  sofl'erenza ,  neU'empito  dell' ira  modera- 
mento.  E  tutto  per  mezzo  d' avvenimenti  che  Tautore  im- 
magino  ed  espose  con  tanta  verosiniiglianza ,  quanta  ba- 
stera  talvolta  a  persuadere  agli  alunni  d'essere  ess!  mede- 
simi  il  subbietto  della  tela  cli'lianno  spiegata  sott'occhio. — 
E  come  dl  questa  gnisa  afFatica  di  sviluppare  la  parte  del 
cuore  ,  tenta  ugualmente  riguardo  alPintelletto  ,  sebbene  , 
a  quanto  ne  parve,  con  molto  minore  felicita.  E  di  fermo, 
se  r  antore  vorrh  freddamente  rivedere  alcuni  dialogli!  ver- 
genti  sullo  sviluppo  intellettuale,  ngevolmente  avvisera  come 
vi  si  tenga  un  lingnaggio  tanto  elevato  e  filosofico  da  non 
convenire  in  modo  veruno  alia  capacita  della  fanciullezza 
per  quaato  s'  intenda  ampia  T  estensione  di  questo  stadio 
deir  umana  vita.  Segnatamente  nel  Franimento  d'una  U'zione 
grammaticale  u'  incontra  d"  udire  due  fanciulli  a  favellare 
tanto  lilosoficamente  sulle  teorie  degli  aggettivi  e  sostantivi 
che  un  professore  di  logica  non  farebbe  di  meglio  :  e  si 
vede  aperto  che  gl!  aluun!  si  trasformarono  nel  sig.  Mi- 
chele  Parma,  quando  all'incontro  era  dovere  di  quest' ul- 
timo trasformarsi  in  quell!  onde  assumere  una  favella  che 
meglio  loro  si  addicesse.  —  Per  quanto  poi  riguarda  lo 
stile  oude  quest!  CoUoquj  sono  dettat! ,  sara  bello  di  non 
parlarne  parola,  e  si  perche  forse  sapreblie  all' autore 
troppo  agro  il  nostro  giudizio,  e  si  perche  da  quanto  egli 
dice  nella  prefazione  non  bene  abliiamo  potuto  asseguire 
la   sua   opinione   sul  fatto   della  lingua   ilaliaua. 

Fra  le  ultime  opere  apparse  da  poco  alia  luce  a  line 
di  giovare  I'educazione,  vuol  collocarsi  il  Nuovo  umico 
della  gioventii ,  che  meglio  potrebbe  nominarsi  1' amico  di 
tutta  r  uiuaiiita ,    poiche    v!  si  raccolgono    materie   che  ad 


380  APPENDICE    ITALIANA. 

ogni  guisa  di  persone,  ad  ogai  stato  ed  eta  possono  con- 
venire.  Per  mezzo  di  braiii  qua  e  cola  trascelti  da  libri 
gia  favorevolinente  conoscinti  vi  si  discorroiio  le  cose  tntte 
pertiiieiiti  airnonio,  alia  dlvinlta  ed  alia  natura^  si  sver- 
gogna  ogni  vizio,  si  scalJano  i  cuori  alle  piu  eccelse  virtu: 
vi  sono  ad  alto  predicati  d' ogni  classe  i  doveri ,  santifi- 
cati  d' ogni  uomo  i  diritti.  Storie ,  novelle,  veglie,  inedi- 
tazloni,  omelie,  funebri  discorsi  ,  dramnii  ed  altro  se  ve 
n'  Iia  tutto  puo  trovarvi  il  suo  posto,  qualora  satisfaccia 
alio  scopo  avuto  di  mira.  E  sebbene  in  sul  primo  nascere 
il  Nuovo  amico  delia  gioventu  mostrasse  di  volersi  quasi 
aU'intutto  giovare  di  riproduzioni  ^  non  di  meno  in  pro- 
gresso  voile  arriccliirsi  ancora  di  scritti  original!,  tra'  quali 
noi  amiamo  di  ricordare  il  CarJambrogio  da  Montevecchia  di 
C.  Caniii ;  e  V  Etogio  di  Maria  Cristina  ultima  regina  delle 
Sicilie :  lavoro  per  nobilta  di  pensieri  e  splendore  d' elo- 
((uenza  lodevolissimo ,  falsamente  pero  attribnito  al  teatino 
P.  Ventura  clie  il  declamava  nella  reale  cappeila  di  Mes- 
sina, mentre  a|ipartiene  al  filosofo  Pasquale  Borelli,  le  ciii 
fatiche    suU'  italico   idioma   sono  assai   conosciute. 

La  Guida  dell'  educatore  e  compilata  da  tale  il  cui  solo 
nome  porta  un  elogio.  Egli  porto  lo  sguardo  sull'  ednca- 
zione  de' tempi  anticlil  e  nioderni,  vide  i  sinistri  efFetti 
ora  della  sovercbia  austerita  ora  dell'eccessiva  condiscen- 
denza  ,  e  non  adulando ,  come  i  piii  fanno  ,  1' illnminato 
secolo  nostro ,  mostra  ai  padri ,  alle  niadri ,  agli  educator! 
d' ogni  classe,  d'ogni  sesso  i  gravi  danni  a  cbe  riuscirono 
i  loro  sforzi  percbe  destituiti  di  savj  principj  direttori ,  e 
loro  vien  proponendo  altro  sistema ,  il  quale  non  si  ab- 
bandonando  agli  estremi  valga  ad  infrenar  la  natura  senza 
tiranneggiarla  ,  ed  a  concederle  il  necessario  sviluppo  senza 
abbandonarla  totalinente  a  se  stessa.  Per  quanto  risguarda 
I'istruzione,  secondo  I'egregio  autore ,  non  deve  questa 
proporsi ,  come  veggiam  tutto  giorno ,  d' innestare  ed  in- 
fondere  nella  mente  degli  alunni  le  cognizioni ,  e  di  ap- 
piccicarvele  come  si  farebbe  di  vin  quadro  ad  una  parete  ; 
cbe  tutte  codeste  positive  cognizioni  pel  sovercliio  peso 
intorpidiscono  lo  intendimento  :  ma  la  base  fondamentale 
d'  ogni  istruzione  deve  essere  lo  svilnppo  ed  il  perfezio- 
namento  delle  facolta.  Non  e  gia  mestieri  di  far  passare 
le  nostre  idee  nella  testa  del  fanciullo  ,  ma  solo  di  svol- 
gere  quella   mentale  attivita  die  vale  ad  acquistarle  :  allora 


APPENDICE   irALIA.NA..  38  I 

gli  alunnl  si  addestreranno  a  pensare  di  per  se  stessi ,  ad 
astrarre,  a  concretare,  a  comparare  e  classificare  gli  og- 
getti  e  le  nozioiii ,  ed  a  raziocinare  dirittamente  intorno 
a  quanto  vien  loro  sottoposto  alio  sgnardo ,  od  offerto  alia 
menie.  Son  quest!  i  principj  di  educazione  ed  istruzlone 
clie  niano  mano  il  Lambruscliini  viene  esponendo  nelia 
sua  Gidda  ,  principj  senza  diibbio  saldi  e  veraci  clie  egli 
dedusse  dalla  sua  liinga  osservazione  sulT  indole  delta 
umana  natara  ,  e  clie  I)en  meritarono  il  buon  viso  ,  anzL 
r  animirazione  onde  furono  accolti  da  tutta  T  Italia.  E  quel 
nostri  lettori ,  i  quali  per  avventura  estimassero  esagerate 
queste  parole,  facciano  di  fermare  il  pensiere  sul  piano 
filosofico  di  tale  impresa  e  maturamente  ne  discorrano 
Tampiezza,  i  mezzi  e  lo  scopo ,  e  quindi  mi  tengo  certo 
die  ne  faranno  giusta  ragione.  La  Guida  dell"  educatore 
dividesl  in  due  parti ,  la  prima  delle  quali  comprende  i 
precetti  di  educazione  e  di  addottrinamento  con  alquante 
notizie  bibliograficbe  intorno  ai  libri  che  su  questa  materia 
veggon  la  luce  in  Italia  e  fnori :  T  altra  consta  di  semplici 
ed  amene  letture  destinate  all'  esercizio  degli  alunni.  Questa 
seconda  parte  in  sul  cominciamento  mostrava  qualche 
umilta  ,  ne  pareva  diretta  a  grande  vantaggio  :  le  materia 
vi  erano  tradotte  dalF  idioma  francese  per  la  piu  parte,  e 
proprie  unicamente  della  prima  fanciuUezza.  Ma  di  pre- 
sente  vi  si  riscontra  di  molto  ammigliorata  per  questa 
parte  :  le  letture  piu  spesso  originali  clie  tradotte  vi  sono 
scritte  con  aurea  semplicita  e  con  isquisita  eleganza  cU 
lingua:  non  piu  acconce  ad  una  sola  eta,  vi  son  distinte 
in  classi  giusta  lo  sviluppo  clie  lianno  raggiunto  gli  alunni 
a'  quali  vengono  destinate. 

A  rendere  ben  accetto  il  Giovedi,  lettura  pei  giovanetti 
deve  bastnre  il  nome  del  sno  principale  compilatore  Achilla 
Mauri.  Quasi  d'ogni  scieiiza  si  abbella  questo  giornale  ma 
segnatamente  di  letteralura,  fisica,  storia  naturale  e  civile, 
geografia,  scienze  filosoficlie  e  morali :  evvi  qualcosa  di 
religione,  qualcosa  di  grammatica  e  iin  anco  di  galateo. 
A  renderlo  piu  caro  a  quelTeta  alia  quale  e  consacrato,  a 
quando  a  quando  vi  fanno  bella  mostra  alcune  soavi  e 
dilicatc  poesie  ,  altre  originali  dello  stesso  INIauri,  altre  per 
Ini  recate  in  belT  idioma  italiano  da  lingue  straniere.  E  fra 
le  originali  delTannata  seconda  ora  in  corso  vuoisi  ram- 
mentare  in\  Inno  per  la  cessazione  del  Ciiolcra  in  Milano 


38a  APPENDICE   ITALIANA. 

etl  una  cantata  sulla  Risurrezione.  Le  lezlonl  pol  dl  lette- 
ratura  rivelano  nello  scrittore  ua  giudizioso  sentire  con- 
giunto  a  non  comune  criterio  pel  Ijello  :  in  esse  trovi  ispie- 
gate  alcnne  teorie  cU  belle  lettere ,  e  confennate  con  esenipi 
di  autori  antichi  e  recenti :  trovi  discorsa  1'  origine  della 
nostra  lingua ,  il  successivo  di  lei  perfezionamento  ,  e  il 
grade  a  ciii  fn  recata  dai  nostri  primi  letterarj  splendori : 
vi  trovi  incnlcato  lo  studio  delTidioma  latino  a  questl 
giorni  quasi  venuto  in  ischifo  come  disutlle  e  pernicioso. 
E  coloro  die  in  mente  accogliessero  si  triste  opinioni , 
sentano  come  il  Mauri  ne  scrive.  "  L'  essere  i  glovanetti 
nella  prima  eta  a  un  modo  medesimo  iniziati  con  uqo 
studio  unico  e  generale  alia  letteraria  e  scientifica  cultura 
giova  moltissimo  a  raccostarii  fra  loro,  ad  afFratellarli  nei 
sentimenti  e  nelle  idee  :  giova  a  far  loro  comprendere  di 
buon'ora  die  sebloene  diversi  d'interessi  e  di  genj,  debbono  e 
possono  intendere  ad  un  fine  comune  die  e  quelle  di  colti- 
vare  il  proprlo  intelletto,  e  di  perfezionare  il  proprio  aninio 
in  loro  pro  ed  in  servigio  degli  akri :  giova  a  creare  in  essi 
tante  soniiglianze  ed  afiiaita  di  pensieri  e  di  afFetti  ,  die 
maturate  in  progresso  e  rafForzate  dagli  anni ,  possono 
contribuire  a  sceniare  le  scabrezze  delle  ineguaglianze  so- 
ciali.  II  perclie  lo  studio  delle  lingue  classiche,  guardato 
sotto  questo  aspetto  ,  voglio  dire  guardato  siccome  uno  stu- 
dio comune  cbe  e  destinato  a  stabilire  la  fraternita  degli 
ingegni  ,  vuol  essere  ritenuto  come  uno  studio  quant'  altro 
mai  vantaggioso.  »  E  tutto  intero  T  articolo  che  parla  dei 
Vantaggi  della  lingua  latina  araerei  fosse  letto  da  taluni 
civ  io  spesso  odo  a  declamare  e  gridare  la  croce  contro 
la  lingua  di  Tullio,  di  Flacco  e  di  Marrone.  Belle  pur  anco 
sono  le  pagine  die  versano  intorno  alia  vocazione  e  i  do- 
veri  de'  glovanetti ,  e  quelle  che  contengono  le  princlpali 
nozioni  del  nostro  planetario  slstema  ed  altre  somigllanti  , 
tutte  compllate  dalla  penna  indlcata :  unlcamente  la  de- 
scrlzlone  del  quartlere  di  Milano  die  si  noma  da  Porta 
Yercelllna,  abbenche  fatta  coUa  maestria  propria  del  Mauri , 
ne  parve  cosa  lunga  troppo  e  troppo  d'  interesse  partlco- 
lare.  Rlflettano  i  savj  compllatori  die  i  inolti  pregi  di  que- 
sto glornale  il  fanno  leggere  da  molti  andie  fuori  di  Mi- 
lano e  in  iuoghi  dove  i  monunienti  di  questa  cltta  non 
possono  interessare  gran  fatto.  —  Ne  rimane  a  dire  qualclie 
parola  intorno  ad  alcuni  articoli  sulF  organisiuo  delT  uomo, 


ATPENDICE    ITALIANA.  383 

i  quali  non  pari'anno  troppo  acconei  alia  gioveiitii ,  perche 
scritti  con  soverchia  stringatezza ,  e  nello  stesso  teaipo 
con  ridondanza  di  tecniclie  parole ,  le  une  addossate  alle 
altre,  e  tali  da  non  potersi  intendere  se  non  da  coloro  che 
si  conoscono  di  fisiologla.  Perche:  iigurntevi  di  voler  ispie- 
gare  ad  un  giovanetto  1'  organo  dell'  udito ,  ed  nsate  le 
segnenti  espressioni  dell'  autore  :  =  L'  orecchio  ,  organo 
deir  udito  ,  apprende  il  moto  vibratorio  degli  atorai  aerei 
agitati  dalla  percussione  e  dal  tremito  dei  corpi  elastici. 
I  raggi  sonori  arrivano  all' aur/coZa,  padiglione,  che  IL 
raccoglie  in  fasci  e  li  trasmette  dall'  esterno  meato  udito- 
rio  alia  interna  membrana  del  timpano.  Nella  cavita  del 
timpano  coniunicante  colle  fauci  per  uiezzo  della  tromba 
eustachiana,  stanno  il  martello,  I' incudine ,  V osso  ovhicolare, 
la  staffa ,  la  ftnestra  ovale :  nel  vestibolo  stanno  1'  acqua 
uditoria ,  i  canali  semiciicolari  e  la  chiocciola.  =  Figuratevi 
ancora  di  voler  comunicare  ad  un  vostro  alunno  I'idea 
del  cervello  ,  e  favellategli  di  qnesta  guisa  :  =  II  cerebro , 
al  quale  i  nervi  tutti  concorrono ,  e  un  viscere  midollare 
coperto  dalla  dura  madre ,  dall'  aiacnoide  e  dalla  pia  ma- 
dre :  dividesi  in  cervello,  cervelletto ,  midollo  allungato  e  mi- 
dollo  spinule  :  separa  dal  sangue  un  umore  squisitamente 
etereo  .  .  .  gasoso  .  .  .  igneo  .  .  .  elettrico .  . .  clie  i  fisiologi 
chiamano  spirito  animale  ( mistero !  )  e  che  si  comunica 
ai  nervi.  L'  impressione  che  i  nervi  ricevono  dai  corpi 
esterni  partecipata  alio  spirito  animale ,  con  rapidita  indi- 
cibile  ,  istantanea  si  trasmette  al  cerebro  .  .  .  conrnne  sen- 
sorio  . .  .  domicilio  dell'  aninia  !  .  ,  .  InteWgenza.  ^=  INIa  in- 
telligenza  non  ha  certo  in  questo  guazzabuglio  e  fortuito 
accozzamento  di  parole.  Non  e  questo  il  modo  di  favellare 
alia  gioventii :  per  cssa  voglionsi  poche  idee,  ma  cliiare, 
ma  distinte,  ma  espresse  con  semplicita  e  senza  l' osten- 
tato  rimbombo   di   tecnici  paroloni. 

Abbenclie  le  letture  della  Guida  e  del  Giovedi  siano  va- 
riate  in  modo  da  prestarsi  adaitamente  a  classi  diverse  di 
giovanetti ,  restava  pero  il  dcsiderio  di  altra  opera  che 
per  la  natura  de'  subbictti  e  per  la  maniera  di  loro  espo- 
sizione  potesse  allcttando  coltivare  la  matura  adolescenza, 
quel  periodo  cioe  della  vita  die  piii  si  accosta  alio  stato 
virile.  E  a  qnesto  voto  satlsfece  di  recente  il  Narratore. 
La  gioventii  a'  nostri  giorni  precoce  piu  che  mai  appena 
abbia  appiestate  le  labbra  alia  coppa  inebbriante  del  bello. 


384  APPENDICE   ITALIANA. 

raplta  all'  amore  dello  straoi-dinai'io  e  del  poetico  si  eguin- 
zaglia  ad  una  sregolata  lettura ,  in  cui  spesso  sta  celato  il 
veleno ,  come  nel  frntto  il  verme  roditore.  Saziare  questa 
fame  imperiosa  con  articoli  che  appagando  il  bolloi-e  della 
fervida  fantasia  insieme  conservino  puro  il  sentimento  del 
cuore,  ecco,  s' io  bene  m' appongo,  il  fine  cui  s' indirige  il 
Narratore :  sacro  laudevole  line  cui  senza  meno  aggiugnera, 
ove  non  si  dilunglii  dal  sentiero  sul  quale  pare  die  niova 
passi  tanto  sicuri.  Qual  che  siasi  1'  argomento  per  lui  di- 
svolto ,  lo  scopo  sopra  toccato  gli  sta  continuaniente  di- 
nanzi :  sia  cli'  ei  favelli  d'  aiti  o  di  belle  lettere ,  sia  che 
dell' uomo  o  della  natura ,  per  te,  o  gioventii,  sempre  fa- 
vella.  Perche  tien  egli  discorso  delT  infiaia  casta  del  po- 
polo  e  de' suoi  sudati  lavori  '  =  Giovani  lettori,  soggiunge, 
non  niegate  la  vostra  stima,  la  vostra  lienevolenza  a  quegli 
tiomini  dalle  cui  mani  esce  il  pane  che  mangiate  ,  le  vesti 
di  cui  vi  coprite  ,  i  comodi ,  gli  ornamenti  ,  le  delizie 
di  cui  siete  circondati.  Guardate  sotto  V  ardente  sollione 
trasudare  intorno  al  coltivatore  la  sua  sposa  ,  le  sue  gio- 
vani figlie  che  mietono  il  vostro  grano.  Entrate  per  le  of- 
ficine  ,  pei  casolari  dell'  artefice  ,  niirate  come  alcuna  volta 
langue  neila  miseria  la  numerosa  famiglia  di  chi  i  piu 
preziosl  drappi  v'  intesse  :  guardate  all'  ingegno  ed  all'  in- 
dustre  attivita  loro  ,  interrogate  qual  corredo  di  cognizioni 
abbisognino  loro  per  V  esercizio  di  quelle  arti  che  noi  cre- 
diamo  affatto  materiali ,  e  vi  convincerete  che  nessuna  di 
queste  arti  e  vile,  nessuna  indegna  d'essere  da  voi  stu- 
diata ,  rispettata  e  stimata.  Vedrete  come  lampeggi  il  ge- 
nio  anche  in  qnegli  uoniini  dalle  mani  incallite,  dalle  fronti 
abbronznte  pel  calore  del  sole  o  delle  officine ,  e  a  cui 
1'  edncazione  non  insegno  ad  esporvi  con  nitidezza  i  pro- 
prj  pensieri ,  ma  dei  quali  l'  istruzione  potrebbe  formare 
uomini  sommi.  Amateli  questi  uomini,  e  fatevi  amare  da 
loro :  le  loro  famiglie  proferiranno  con  riconoscenza  il  vo- 
stro nome ,  e  se  1'  eta  vostra  vi  concede  di  seguire  gl'  im- 
pulsi  del  cuore  ,  siate  loro  utili  coile  cognizioni ,  coi  con- 
sigli ,  coir  oj^ere  :  rendete  facile  ,  onorato  1'  esercizio  del- 
r  arti  loro ,  e  la  societa  vi  sara  debitrice  de'  suoi  avan- 
zanienti.  =  Parla  di  belle  lettere?  =  Giovani  amici ,  dira, 
voi  siete  per  apprendere  un'  arte  nobilissima  fra  tutte  e 
di  grande  giovamento  agli  uomini,  se  per  oaeste  mani  trat- 
tata ,  ma  vile ,    ma    pestilenziale    se   adoperata  a  sfogo  di 


IPPENDICE    ITALTVNA.  3^5 

malvage  passionl.  Ricordatevi  die  una  sola  parola  sfug- 
gita  dalla  vostra  penna  puo  essere  cagione  di  lacrinie  a 
molti.  =  Dipinge  T  aurora?  —  Oh!  esclama,  dessa  e  1' av- 
vivatrice  del  mondo.  Stolto  clii  di  vol  )ioltrisce  fra  le  col- 
tri  e  trascura  di  niirare  lo  spettacolo  dell' aurora  die  spunta! 
tristo  chi  puo  niirarla  freddo ,  insensibile  e  non  si  sente 
commosso  deliziosainente  nel  cuore  :  =  e  piii  iiinanzi  =: 
siate  allegri ,  come  I' aurora,  giovani  amici  ,  perclie  uii' au- 
rora e  anclie  la  vostra  vita.  =  E  la  vita  giovanile  di  Giotto 
con  quanta  soavita ,  con  quanto  studio  del  cuore  uniano 
vi  e  delineata  !  Giotto  dipintore  famigerato,  iinmortale  con 
brevi  tratti  e  descritto,  lua  Giotto  adolescente  ,  pecorajo  , 
Giotto  aggravaio  dal  peso  del  suo  medesimo  genio,  avuto 
da  ciascuno  in  concetto  di  scipito  disntilaccio ,  die  pian- 
gendo  grida  :  Mio  Dio,  mio  Dio  ,  perche  m"  hai  fatto  cosi 
stordito  !  gli  e  dipinto  con  tale  una  verlta ,  con  tale  una 
dolcezza  die  ti  ricerca  le  piii  riposte  fibre  del  cuore. 

Anclie  Venezia  conta  uii  giornale  dedicato  alF  Educa- 
zione  compilato  da  Giovanni  Codemo,  die  s'  intitola  Insti- 
tutore  Elementare :  il  quale  sebljene  dal  lato  dell"  invenzione 
non  valga  a  sostenere  il  confronto  di  molti  altri  suoi  con- 
fratelli  ,  non  manca  per  questo  di  pregi  tali  da  farlo  rac- 
comandato  a  diiunque  deblia  vcgliare  la  sorte  della  gio- 
ventii.  In  esso  vengono  riprodotti  con  giudizioso  criterio  i 
migliori  articoli  precettivi  die  si  riscontrano  sparsi  in  altri 
libri  e  giornali.  Vi  si  aggiungono  le  biografie  di  que'  uo- 
mini  le  cui  opere  avvantaggiarono  la  scienza  delF  educa- 
zione,  e  di  que' giovanetti  le  cui  precoci  virtu  valgono  a 
destare  emulazione  nei  vergini  cuori  di  quelli  pei  quail 
sono   serine. 

Sebbene  nelle  opere  e  ne' giornali  die  abbianio  esaminati 
ed  in  altri  de'  quali  il  tempo  non  ne  concede  di  favellare, 
si  tocclii  saggiamente  di  quanto  si  riferisce  alia  fisica,  mo- 
rale ed  intellettuale  educazione ,  non  pertanto  e'  mi  pare 
che  due  cose  siansi,  non  dico  dimenticaie  ,  ma  toccate  al- 
meno  troppo  all'  infretta ,  laddove  meriterebbero  d'  essere 
spesso  ed  altamente  predicate.  La  propria  fisica  conserva- 
zione  e  un  pensiero  die  raro  entra  nella  rnente  della  gio- 
ventii  trasportata  dall'  orgoglio  della  vita  :  eppure  nessuna 
eta  pill  di  qnesta  abbisogna  di  occuparsene.  Noi  non  vor- 
remmo  con  Du-Marsais  die  i  giovanetti  apparino  fin  dai 
primissimi    anni    i    principj    anatoniici    e    tutia     1'  animate 


386  APPENDICE    ITALIA.N\. 

economla,  no:  ma  vorrenimo  pero  die  pui  spesso  si  venisse 
lor  dirnostrando  come  la  vita ,  qnesto  fragile  tesoro  che 
portiamo  nelle  nostre  mani ,  slam  tenutl  a  coiiservaria,  ad 
ainaria  :  vorremmo  che  lor  si  favellasse  de'  viscerl  dellcati 
clie  soiio  gll  orgaul  prlmarj  Indispensablli  della  nostra  fi- 
sica  costitLizione  ,  della  facilita  colla  quale  ponno  guastarsi, 
de'  trlsti  efFetti  che  sopra  di  essl  producono  le  intempe- 
ranze  d' ognl  guisa,  sicche  meglio  apprezzando  11  bene 
della  vita  fossero  piu  canti,  appensatl ,  rattenntl.  Farebbe 
mestieri  la  somma  dl  loro  persuadere  che  senza  la  sanlta 
la  vita  e  un  carlco ,  e  11  merlto  Istesso  svanisce :  e  che 
piu  11  vlzlo  anzl  tempo  ne  uccise  che  il  ferro.  L'  altra  cosa 
dl  che  hitendiamo  accennare  si  e  quello  spirlto  epigram- 
matlco  che  a  questl  glornl  precipuamente,  come  una  pa- 
ste, si  diffuse  in  tutta  la  gloventii,  e  con  tanto  piu  forza 
quanto  piu  acuta  d'  ingegno.  E  questo  un  male  che  merlta 
r  attenzione  de' nostri  precettorl  d' educazione,  perche  seb- 
bene  piccolo  In  se  ,  egli  e  grandisslmo  negll  effettl  che  ne 
sogliono  derivare.  Che  mal  addiverranno  sclenza  e  morale 
se  questo  splrito  Ingigantisce  ?  Che  addlverranno  nol  sap- 
pi  amo  cosi  per  T  appunto  ;  questo  sappiamo  pero  che  gli 
scrittorl  epigrammaticl  allora  presso  ognl  nazione  fiorirono 
quando  ognl  buona  Instituzione  volgeva  al  dichino. 

Prof.  Pczza  Rossa. 


L!  Ape  Italiana  delle  Belle  Ani.  Qlornale  dedicato  al 
loro  cultori.  — -  Roma,  i835-i836,  in  4.°  Se  ne 
pubblica  un  fascicolo  al  mese  composto  di  tre  o 
quattro  tavole  e  di  un  foglio  o  due  di  testo.  — •  In 
'  Milano ,  presso  la  Socictd  tipografica  de'  Classici 
<  Jtaliani.,  contrada  di  S.  Margherita.  Italiane  lir.  3o 
all'  anno 

Abbiamo  gia  renduto  conto  dell'  Ape  Italiana  comples- 
slvamente  slno  al  sesto  fascicolo  (Vedi  Biblioteca  Italiana, 
tomo  Y'J-",  pag.  laS  ).  Pervenutici  dne  voluml,  che  com- 
pionsi  11  primo  col  dodicesimo  fascicolo  ed  11  secondo  col 
vlgesimoquarto ,  proseguiremo  nel  nostro  assunto  ,  divl- 
dendone  pero  la  materia ,  giusta  la  norma  adottata  per 
r  Indice  che  conseguita  ciascun  volume  ,  giacche  in  primo 
luogo  siffatta  separazioae  induce  raaggior  chiarezza,  e  riesce 


APPENDIOE   ITALI.VNA.  887 

inoltre  assal  plii  comotla  pel  propostocl  cllvlsameiito  dl 
parlare  piu  estesamente  della  scuola  moderna  die  dell'  aii- 
tica.  Tntorno  a  quest'  ultima  ci  sembra  die  possa  bastare 
un  cenno  delle  produzioni  piii  singolari ;  laddove  sulla  mo- 
derna ,  la  novita  stessa  del  nomi  degli  autori ,  la  vaiieta 
dello  stile  ed  altre  particolarita  diventano  incentivi  a  mag- 
gior  interessamento.  Ed  e  linalmente  da  valutarsi  il  van- 
taggio  die  ne  puo  derivare  ai  viventi  tanto  dalla  lode, 
quanto  da  qualche  osservazione  die  tenda  a  far  accorti 
di  tin  vizio,  o  a  far  conoscere  que' niiglioramenti  di  cui 
un'  opera  possa  essere  suscettiva. 

Nel  priino  volume  dunque,  die  e  dedicato  alia  insigne 
Pontificia  Accademia  romana  di  S.  Luca  delle  Belle  Arti, 
la  parte  antica  si  compone  di  died  tavole ,  tra  le  quali , 
oltre  r  afFresco  dl  Annibale  Caracci  (  die  era  dal  conte 
Amorini  Bolognini  viene  rivendicato  all'Albani  )  e  due  Apo- 
stoli  di  fra  Bartolomeo  di  S.  IMarco  gia  menzioiiati ,  sono 
pur  care  le  sei  tenipre  della  prima  inaniera  di  Raffaello 
state  dipinte  per  un  grado  di  altare ,  in  cui  soao  figurati 
altrettanti  Santi  e  Sante ,  cioe  S.  Bernardino  da  Siena, 
S.  Caterina  da  Siena,  S.  Giovanni  da  Capistrano,  S.  Luigl 
Re  di  Francia,  S.  M.  Maddalena  e  S.  Bonaventura.  La 
semplicita  delle  movenze  di  ciascuna  figura ,  la  grazia 
delle  attitudini ,  del  volti  ,  il  getto  de' panneggiamenti  ed 
ognl  cosa  Infine  danno  indizio  del  prinio  svilupparsi  di 
un  sommo  genio  die  doveva  salire  al  posto  piii  emlnente 
della  pittura,  come  leggiadramente  nota  11  chiarissimo  illii- 
stratore  Melcliiorri.  Anclie  il  quadro  ,  In  cui  e  rappresen- 
tata  la  disputa  di  N.  S.  fra  1  dottorl  dl  Lodovico  Caracci  ^ 
disegnato  da  Pagliuolo  ^  inciso  dal  Garzuoli  ed  illustrato 
dal  siillodato  jMelcliiorri  porge  una  cliiara  testimonianza 
del  merito  di  quel  grande  istitutore  della  Scuola  bolognese, 
e  ci  semljrano  ben  degnl  di  plauso  i  tre  che  lianno  coo- 
perato  a  metterla  in  bella  mostra. 

Toccando  della  moderna  pittura,  ai  sei  quadrl  die  al)- 
biamo  gia  fattl  conoscere  nel  summentovato  articolo ,  con- 
scguita  Giulio  Sabino  scoperto  dal  Pretorlani  del  cavaliere 
Camillo  Guerra ,  disegnato  dal  Moranl  in  Caserta ,  inciso 
dal  Biondi  in  Napoli  ed  illustrato  dal  Biancliini.  Troviamo 
molta  espressione  ^  qualclie  occliio  perb  ci  pare  stragrande, 
cos\  non  reso  esatto  cento  delle  figure  del  seguito  del 
pretore ,    giacdie    vi   appajono    delle    gambe    che    noa    si 


388  APTENDICE    ITALIANA. 

saprebbe  a  quale  figura  appartengano:  se  confrontansi  poi 
le  gambe  del  pretore  colle  braccia  ,  emerge  qnalche  clilFe- 
renza  tU  proporzione. 

II  Tasso  che  legge  il  sno  poeiiia  alia  presenza  del  diica 
Alfonso  d'Este  e  della  sua  corte ,  dipinto  da  Francesco 
Podesti,  fu  daU'autore  disegnato ,  dal  Garzuoli  inciso  e  da 
E.  Yisconti  illustrato.  —  Fra  le  moke  bellezze  di  dlsegiio  e 
la  eleganza  della  composizione,  Tattitudine  del  protagoBista 
ci  parve  alqnanto  esagerata  dalla  meta  in  giu  ,  perche  in 
ragione  prospettica  lo  spazio  occupato  da' suoi  pledi,  rag- 
guagliandolo  a  qnel'.o  occupato  dalle  altre  figure,  il  che 
facile  riesce  per  le  figure  romboidali  in  cni  e  compartito 
il  pavimento,  fa  comparire  un  allargamento  di  gambe  piu 
del  dovere.  Oltre  a  cio  la  prima  figura  a  destra  dell'  os- 
servatore  presenta  una  gamba  soveixliiamente  grossa  in 
confronto   della   testa. 

II  martirio  di  S.  Bertarlo  abate  di  monte  Cassino  e  suoi 
compagni  monnci,  del  cava  Here  iVicoZa  Sessa  ,  disegnato  ed 
inciso  dal  Pagliuolo  ed  illustrato  dal  C.  E.  Muzzarelli.  —  Se 
il  pittore  ci  ha  offerto  co'  suoi  mezzl  una  evidente  sceua 
di  orrore ,  e  ben  degno  e  di  lode  per  aver  mostrato  qual 
sia  il  potere  dell' arte  sua,  ragion  vuole  che  ne  partecipi 
anco  lo  scrittore  che  si  al  vivo  la  descrisse.  «  I  Saraceni , 
die'  egli,  desolavano  a  que'  giorni  1'  Italia  (  nell'  XI  secolo  ) 
ponendo  a  sacco  e  a  ruba  que'  laoghi  cui  potevano  per- 
venire.  II  dipintore  finge  la  scena  nella  chiesa  cattedrale 
di  architettura  gotico-saracinesca  siccome  dimostrano  i  sestL 
acutl  degli  archi ,  mentre  il  Santo  Abate  (  discendente  dagli 
antichi  re  di  Francla)  erasi  ivl  condotto  a  pregare  rEterno 
in  compagnia  di  alcuni  monaci.  Egli  men  compreso  di  ti- 
niore  del  pericolo  che  gli  sovrastava  che  dal  giusto  orrore 
di  veder  calpestare  le  sacre  ostie  gia  sparse  in  terra  dalla 
piscide  rovesciata  ,  e  tutto  nell'  atto  di  chi  sta  occupato  in 
cosa  che  sia  I'unico  suo  pensiero  e  senibra  che  voglia  far 
schermo  del  proprio  corpo  per  impedire  una  maggior  pro- 
fanazione.  La  serenita  di  che  risplende  la  fronte  del  santo 
Cenobita  ,  contrasta  mirabilmente  coUa  ferocia  degl'lnva- 
sori ,  r  un  de'  quali  nudo  della  meta  in  su  delle  membra 
stringe  colla  sinistra  un  calice  ed  un  incensiere  ,  frutto 
della  sua  rapina  e  colla  destra  gli  misura  un  colpo  che 
doveva  esser  mortale  ,  mentre  un  altro  alia  sinistra  di  Ini 
ha  steso  sul  pavimento    un    giovane    nionaco    ciii  figge  la 


APPENDICE    ITALIINA.  SuQ 

lancia  in  gola  ,  dall' altro  lato  un  terzo  di  que' feroci ,  sordo 
ad  ogai  voce  di  pieta  per  nn  misero  die  tenta  in  vano 
fuggirsi ,  e  pur  esso  sul  punto  di  porlo  a  morte.  In  cjual- 
clie  distanza  su  d' una  pradella  d' altare  altro  monaco  e 
gia  trucidato.  Qaesta  e  T  orribile  tragedia  die  il  Sessa 
prese   a   far  rivivcre   ai    nostri   sgnardi.   >> 

Giuseppe  die  interpreta  i  sogai  di  Faraone  ,  fi-esco  del 
cavaliere  Pietro  Cornelius  ex  accadeniico  di  S.  Lnca ,  at- 
tualmente  direttore  dell'  Accademia  di  belle  arti  in  Monaco, 
disegno  del  Gnglielmi,  intaglio  del  ]\Iitterpodi.  — •  Niuno, 
a  parer  nostro ,  potra  ritimarsi  a  riconoscere  in  questo  di- 
pinto  i  pregi  di  iiiolta  espressione  e  di  bella  composizione 
combinata  sul  fare  di  quelle  del  Sanzio  e  di  Andrea  del 
Sarto  i  ma  dovra  convenire  nel  tempo  stesso  clie  le  leggi 
di  convenienza  non  consentirebbero  di  vedere  al  cospetto 
del  re  uno  degli  astanti  adagiare  un  braccio  sulla  spalla 
del  Satrapo  viciiio  :  questo  gruppo  pero  e  si  ben  combi- 
nato  die  meno  sensibile  rende  V  accennata  raenda.  Nel 
resto  ai  tempi  in  cui  viviamo,  in  cui  sono  state  messe  in 
luce  ed  interpretate  tante  antichita  eglzie  qualclie  schiCl- 
toso  potrebbe  chiaraare  1'  autore  alia  osservanza  del  co- 
stume. 

Temistocle  si  ricovera  presso  Admeto  re  dei  ^lolossi , 
quadro  del  cavaliere  Giovanni  Battista  Wicar ,  disegnato 
dal  Guglielmi ,  inciso  dal  Pagliuolo.  —  Facciamo  eco  agli 
elogi  tributaii  all' autore,  e  didiinriamo  poi  bellissima  e 
sensatissima  la  illustrazione  di  Salvatore  Betti. 

L'OIimpo,  fresco  del  cavaliere  Francesco  Sabatelli ,  di- 
segnato da  Vincenzo  Gozzini,  inciso  da  Francesco  Garzoli, 
illustrato  da  INIeldiior  Missirini.  —  E  questo  uno  sfondo 
della  volta  di  una  delle  sale  del  regio  palazzo  Pitti.  Ad 
ognuno  e  nota  la  valentia  del  cavaliere  Sabatelli  nel  com- 
porre ,  disegnare  e  dipingere  ^  eppure  alcnne  figure  in 
questo  Oliinpo,  e  specialmente  il  Warte ,  difettano  di  cor- 
risponJeuza   di  pnrti. 

Nella  scultura  la  parte  antica  si  limita  alia  statua  di 
S.  Susanna  di  Duquesnoy  detto  il  Fiammingo,  di  cui  gia 
facemmo  parola  nel  tomo  77-%  pag.  127;  la  moderna,  okre 
le  opere  die  parimente  ablDiamo  altra  volta  indicate  ,  conta 
le  seguenti  : 

Ajace  che  difende  il  corpo  di  Patroclo  ,  gruppo  di  Gen- 
naro  da  Crescenzo,  disegno  del  Pagliuolo,  iutagliato  da  Del 


390  APPENDICE   ITiLIANA. 

Vecchio  ed  illustrazioae  del  Melchiorri.  —  Non  si  sapreb- 
bero  apnrovare  le  pupllle  trattate  in  inodo  come  se  fos- 
sero  dipinte ,  perclie  maggiore  torna  il  contrasto  colla 
barba  e  co'  capegli  i  qnali  ofFrono  le  ciocche  dclla  scul- 
tara.  Quanto  alio  scorto  del  braccio  alzato  dell'  Ajace , 
oltre  die  1'  attaccatura  del  gomito  non  sembra  bastaute- 
mente  sentita  ,  1' estremita  delP  antibraccio  difetta  di  gra- 
dazione  prospettica  per  dare  idea  della  lunghezza.  Le  ro- 
telle  e  le'ossa  di  tutti  i  ginocclii ,  per  quanto  variata  sia 
la  loro  posizione,  sono  tntte  segnate  in  un  modo  uniforme. 

L'  oratore  Gnglielmo  Hnsckisson ,  statna  di  Giovanni 
Gibson  pel  nuovo  cimiterio  di  Liverpool ,  disegnata  ed 
incisa  dal  Pagliuoi!  ed  illustrata  da  Melchiorri.  La  fignra 
pianta  bene,  scorgesi  anclie  ben  panneggiata ,  ma  i  lembi 
superior!  del  filosofico  pallio  che  1'  avvolge  non  danno 
bastante  idea  del  loro  nascimento,  quindi  si  direbbero  ap- 
piccati  i  la  parte  poi  del  rovescio  che  cade  sul  braccio  si- 
nistro  ,  non  ci  sembra  delT  uguale  sceUezza  di  pieghe  di 
tutto  il  rimanente.  Quanto  all' aver  adottato  in  questo  ora- 
tore inglese  la  foggia  greca,  ci  sembra  che  valga  lo  stesso 
come  aver  vestito  vm  cliiuese  all'  europea :  vedere  il  petto 
e  le  braccia  ignude  coUe  gambe  e  piedi  coperti,  e  cosa 
che  non  ci  va  pure  a  grado ,  e  tanto  piii ,  se  diamo  una 
occhlata  all'  Oratore  Etrusco. 

Nestore  difeso  da  Antiloco ,  gruppo  del  cavaliere  Giu- 
seppe Alvarez,  discgno  del  Bonajuti ,  intaglio  del  Garzoli , 
illustrazione  del  Giucci.  —  Qui  tutto  spira  aura  antica  •,  ma 
per  rispetto  alia  coniposizione  di  questo  gruppo,  se  1' os- 
servjamo  nel  punto  di  veduta  in  cui  fu  preso  ,  dispiace 
il  vedere  due  teste  e  due  braccia  sinistre  che  sovrastano 
le  une  alle  altre  in  una  medesima  linea  diagonale.  Al  no- 
stro  modo  di  esaminare  poi,  glacche  non  pretendiamo  di 
erigerci  in  censori  ,  ci  sembra  di  trovare  nella  testa  del 
Nestore  iino  squilibrio  di  parti  per  cui  non  sapremmo  in 
que'  segni  comliinarne  1'  ossatura ;  cosi  nelle  tre  ginocchia 
in  positure  diverse  ci  si  oflFre  dappertutto  la  stessa  corru- 
gazione  del  vasto  interno,  quando  in  vece  la  natura  varia 
continuamente  di  contorni  in  raglone  della  diversita  dei 
suoi  moti.  Ben  ci  accorgiamo  che  questo  nostro  sentimento 
potra  urtare  I'amor  proprio  del  clilarissiuio  aiitore ;  ma 
se  questo  scritto  pervenisse  nelle  sue  mani ,  invocheremmo 
da  lui  la  libera  esposizione  di  giudizio ,  giacclie  per  qitesta 


API-ENDICE    1TAL1A.NA.  .    891 

solamente  le  arti  possono  progredire.  Trovera  egU  erronea 
la  nostra  osservazione  col  confronto?  noa  verra  uieno  per 
questo  r  aha  stima  die  gli  professiaiuo  per  il  complesso 
die  abljiamo  ammirato  del  sno   sapere. 

La  fnga  di  Medea,  gruppo  di  Paolo  Lenioyne  di  Parigif 
disegnato  dal  Paglinolo,  inciso  da  Del  Veccliio  ed  illastrato 
da  IMelcliiorri.  —  Tanto  la  descrizione  die  ne  fece  quest' ul- 
timo,  la  quale  riscontrasl  perfettamente  conforuie  alP  Im- 
magine  presentata  dalla  tavola ,  quaiito  gli  altri  gludiziosi 
di  lui  pensieri  espressi  suU"  argomento  ineritaiio  di  essere 
considerati  da  ogiii  artista  ;  come  commendevole  sotto  tutti 
i  rapporti  risulta  il  lavoro  del  Lemoyae. 

La  strage  degli  lanocenti ,  gruppo  del  cavaliere  Antonio 
Sola  censore  delFAccademia  di  S.  Luca  e  direttore  in  Roma 
dei  giovani  pensionati  dalla  R.  Corte  di  Spagna  ,  disegno 
del  Pagliuolo,  intaglio  del  Biondi ,  illustrato  da  Salvatore 
Bettl.  —  L' intenzione  deH'artefice  in  questo  gruppo  e  stata 
di  ritrarci  nn  manigoldo  in  atto  di  giungere  una  donna 
die  si  reca  in  braccio  un  fanciullo.  Cefl'o  ))iu  atroce  e  piii 
vile  sarebbe  difficile  a  immaginare:  certo  iadizio  del  me- 
stier  di  costui  non  meno  die  della  lualedizione  delTanimo. 
Giovane  e  vestita  con  semplicita  leggiadra  e  lieUa  della 
persona  e  la  donna ,  benche  in  preda  a  tutto  il  dolore 
materno  sia  sul  gridare  inerce.  Vedila  caduta  all"  urto  di 
quel  feroce ,  coll'  una  mano  stringere  al  seno  il  misero 
figlioletto ,  coir  altra  provarsi  di  respingere  1' assalitore  per 
quanti  mezzi  la  natura  le  ha  dato  di  schermo ,  ecc.  Cosi 
r  illustratore.  Moltissima  in  fatti  e  I'espressione  die  ap- 
pare  in  questo  gruppo,  prezioso  I'ingegno  con  die  fu 
immaginato.  Qua  e  la  pero  emergono  ( almeno  dal  dise- 
gno )  alcune  piccole  mende ,  e  fra  queste  ci  sembra  die 
il  bicipite  del  braccio  della  donna  die  protendesi  verso  il 
ferltore ,  dovrcb])e  dare  maggior  latitudine  al  pronatore 
del  braccio  stesso. 

Achille  ferito  nel  tallone  da  una  freccia  di  Apollo.  LIo- 
dello  di  statua  di  Jnnocenzo  FraccaroU  ch  Verona  ,  disegno 
ed  incisione  del  Pagliuolo,  illustrazione  del  Raggi.  —  L'atti- 
tudine  e  momentanea  ed  il  dolore  ben  espresso ,  come 
noto  il  diiarissimo  ilhistratore.  Noi  abbiamo  avuio  la  sod- 
disfazione  di  poter  amniirare  in  INlilano  il  modello  in  gesso, 
da  cui  fu  tratto  il  disegno  inserito  neirApe.  L' esame  che 
a  tutto  agio  abbiauio  potato   farne,    ci  lia  dimostrato  che 


393  APPENDICE    lr\LIANA. 

r originale  offie  magglori  bellezze  di  quelle  che  emergono 
dalla  stampa.  Nulladimeno  tradotto  che  sia  in  manno, 
noil  potra  die  avvaiitagi^iare  per  quelle  modificazioni  die 
r  egregio  autore  ha  in  animo  di  fare,  e  ch' eljbe  la  coui- 
piacenza  di  comunicaixi.  Ma  quand'  anche  non  vi  concor- 
resse  questa  circostanza ,  egli  e  cei'to  che  la  statua  del 
signer  Fraccaroli  avrebljc  dli-itto  a  l3ella  lode  per  T  anima 
che  ha  saputo  infonderle  ed  in  geiierale  per  dominante 
leggiadria  di  fonne. 

L'architettura  in  questo  primo  volume  sfigura  necessa- 
riamente  a  petto  delle  arti  compagne  pel  numero  delle 
opere ,  e  cio  avra  luogo  anche  ne' successivi  per  quella 
condizione  che  ad  essa  e  iiiereate.  I  sontuosi  edificj  noa 
sorgono  per  incanto ,  laddove  nioltiplicansi  in  vece  a  dismi- 
sura  coinparativamente  i  quadri  e  le  statue  mentre  uno 
solo  trovasi  in  costruzione.  Abbiamo  gia  fatto  un  cenno 
del  tempio  di  Possagno  eretto  da  Canova  ,  or  non  ci  ri- 
niane  se  non  di  dire  alcun  che  intorno  al  campanile  di 
Urgnano  del  marchese  Luii^i  Cagnola ,  illustrate  dal  Potelli. 
Non  e  nuovo  il  partito  degli  ordini  sovrapposti  1'  uno  al- 
Taltro,  perche  ne  abbiamo  degli  esempi  fino  dall' epoca  di 
messer  Brunelleschi.  Troviamo  altresi  delle  torri  di  una 
data  piu  lontana  in  cui  non  figurano  gli  ordini  ,  e  niilla- 
nieno  sono  elegantissiiue.  Di  questa  nostra  asserzione  ne  sia 
di  prova  quella  di  S.  Gottardo  in  Milano  eretta  ai  tempi  di 
Azzone  Yisconti.  In  quanto  al  campanile  di  Urgnano,  egli 
e  certo  cli'  esso  non  manca  di  ricchezza  ;,  nia  a  giudizio 
nostro  coir  essersi  adattate  le  iigure  per  sostegno  della 
cella  delle  campane ,  ne  consegue  che  per  la  rastremazione 
data  a  tutta  la  torre  quelle  cariatidi  iiniscono  a  non  po- 
sare  sul  vivo  delle  colonne  degli  ordini  sottoposti ,  la 
qual  cosa  non  sembra  consentanea  alle  buone  regole  di 
architettura. 

II  secondo  volume  formato  di  altrettanti  fascicoU  fa  dagli 
editori  proprietarj  iutitolato  alia  pontificia  Accademia  di 
Belle  Art!  in  Bologna ,  quindi  porta  in  fronte  la  dedica  a 
que'  professori.  La  parte  pittorica  scuola  anlica  si  corn- 
pone  di  dieci  dipinti  iuedlti  :  fra  questi  particolarmente 
distinguonsi  la  predicazione  di  S  Gio.  Battista  di  Niccolb 
Possino ,  un  affresco  rappresentante  un  miracolo  di  S.  Diego 
del  Curaccl  che  secoudo  1"  osservazione  gia  accennaia  del 
conte  Bolognini  Amorini  vuol  essere  attribuito  all'Albani, 


APPENDICE    1TA.LIAN.\.  898 

un  akro  fresco  del  Domenichino  rappresentaiite  Giacobbe 
e  Rncliele.  Fi'a  gl'  inediti  trovasi  poi  compresa  una  sacra 
famiglia  di  Bernardino  India  Veronese  disegnata  dal  Raz- 
zetti ,  incisa  da  Mitterpoch  ed  illnstrata  da  MeUhiorrl,  la 
qnale  esiste  nella  cappella  Pellegrini  della  chiesa  de'  PP. 
Minori  t)sservanii  in  Verona  e  non  va  scevra  del  difetto 
ill  cui  soleva  iacorrere  .quel  pittore ,  d'altronde  rispetta- 
Mle  ,  di  tenere  le  teste  delle  sue  figure  alquanto  uiac- 
chinose.  Meritevoli  simllmente  di  considerazioiie  tornano 
le  due  Jjelle  illustrnzioni  sul  fresco  dl  S.  Onofrio  in  Fioma, 
e  sopra  un  quadro  di  Andrea  di  Assisi  detto  V  Ingegno , 
appartenente  al  gabinetto  del  conte  Guido  di  Bisenzo  , 
giacche  colla  prima  da  Salvatore  Betti  per  buone  ragioiii 
viene  posta  in  diibbio  1' opinione  fuiora  ricevuta  che 
quel  fresco  sia  di  Leonardo  da  Vinci :  colla  seconda  il 
Melchiorri  dimostra  erronea  1' opinione  del  Laiizi,  cui  fii 
guida  il  Vasari  ,  intorno  I'ajuto  prestato  dall'Ingegno  al 
suo  maestro ,  il  Perugino ,  negli  aflVeschi  dipiiiti  nella 
Ijasilica   di   Assisi   e    nella   sala   del   CamlDio. 

La  scnola  moderna  conta  un  numero  di  piii  di  opere 
dell'antica  e  queste   sono: 

Cesare  in  atto  di  dettare  a  quattro  amanuensi ,  quadro 
del  cavaliere  Pelagio  Pulagi  disegnato  dal  Gu2;lielmi,  in- 
cise da  Giuseppe  Alorgben  ed  illustrato  da  C.  Melchiorri. 
—  Fra  le  bellezze  di  composizione,  di  disegno  ,  di  grazia 
osservabile  e  il  rlgore  cui  si  e  atteaulo  qnesto  artefice  ia 
risguardo  al  costiLiue  romano. 

La  nave  di  Faone,  quadro  del  cavaliere  Giuseppe  Bossi , 
disegnato  da  Narducci ,  inciso  da  Garzoli  ed  illustrato  da 
Girolamo  T-alvi  milancse.  — Delle  belle  qnalita  onde  brillava 
r  iugegno  del  Bossi ,  1'  erudito  illustratore  specialmente  di- 
stingue lo  stile  e  la  invenzione,  in  cio  assistita  ,  dic'egli, 
dalla  tinezza  del  gusto,  dalla  copia  della  erudizione ,  e 
da  una  mente  poetica.  In  fatti  questa  pittura  testifica  ia 
modo  luminoso  le  indicate  prerogative,  e  mirabile  in  essa 
e  I'artilicio  con  che  il  pittore  ha  ottenuto  di  porgere  una 
giusta  idea  dello  spirare  del  vento.  Seguendo  il  precetto 
Leonardesco ,  oltre  il  peplo  gouliato  a  niodo  di  vela  che 
Venere  assisa  suUa  prora  tiene  ad  essa  assicurato ,  ha  sa- 
puto  dare  a  tutti*.  quegli  oggetii  ch*  eiano  susccttivi  di 
essere  agitati,  la  stessa  dirczione,  per  tai  pare    di    vedere 

JJiOL  hal.  T.  LX.\X\L  26 


094  APPENDICE    ITAMANA. 

effettivauiente  al  prin)o  colpo   d' occhio  lui   navigllo  die  sia 
spinto    da  sinistra  a  destra. 

II  heato  Sebastiano  Yalfre,  quadro  del  cavaliere  Ferdi- 
nando  CavaVeri.,  pittore  di  camera  di  S.  M.  Sarda  e  diret- 
tore  in  Roma  degli  suulj  de'regj  pensionati :  disegno  del 
Pagliuolo  ed  intaglio  del  Garzoli.  —  Nella  illnstrazione  di 
L.  Biondi  e  detto.  "  Ci  e  forza  confessare ,  per  amor  di 
verita ,  clie  il  disegno  die  noi  diamo  a  semplice  contorno 
non  puo  non  diremmo  aggiungere  ,  nia  neppnre  avvici- 
narsi  all'  effetto  die  la  virtu  de'  colorl  produce  nella  dl- 
pintnra  francameiite  pennelleggiata  e  variata  nelle  tinte  , 
die  gradatamente  si  smorzano  in  quel  vasto  campo  tutto 
Kiminoso  ed  aereo.  >>  Confermando  noi  tntto  cio  per  la 
stima  die  professiamo  s\  al  pittore  ,  die  alT  illnstratore , 
ci  permettiamo  soltanio  di  dire  die  attenendoci  alia  indi- 
cazione  delle  figure  ritratta  dal  contorno  ci  pare  die 
la  figura  del  santo  ecceda  alquanto  in  grandezza  su  le 
altre  ia  ragione  prospettica  piii  vicine  all' occiilo  dell' os- 
servatore. 

Gioas  jnnalzato  al  trono ,  del  barone  Fincenzo  Caniuc- 
cini,  dlsegnato  dal  Guglielmi ,  inclso  da  Giuseppe  Mor- 
ghen ,  ed  illustrato  da  A.  M.  RIcci.  —  Niuno  poira  contra- 
stare  die  in  questo  quadro  non  vi  sia  una  magistrale 
composizione  ed  una  espressione  si  giusta  ne'singoli  gruppi 
da  non  potersene  sostituire  un'  akra  piu  conveniente  al 
soggetto.  In  quanto  al  resto  portando  uno  scrupoloso 
esanie  sui  contorni  di  questa  tavola  sembra  die  que'troui- 
bettieri  lontani  sieno  alquanto  grandi  a  raffronto  delle 
ligure  pill  vicine  ,  die  quel  dignitario  astato  posto  a  lato 
del  trono  soverdil  di  troppo  in  altezza  il  gran  Sacerdote, 
giacdie  secondo  le  linee  indicanti  i  gradini  il  primo  do- 
yrebbe  posare  sul  secondo ;  the  quel  soldato  in  iscliiena 
vestito  alia  romana  a  sinistra  del  riguardante  presenta 
proporzionl  tozze ;  die  il  braccio  alzato  di  quel  vegliardo 
a  destra,  il  quale  a  se  accosta  un  timido  lanciullo,  sia 
troppo  lungo ,  giacdie  cercaado  il  gomito,  per  quanto 
b'  immagini  lo  scorto  ,  seiiipre  tale  risulta  :  couie  pare 
eziandio  die  1' aicbiiettura  ebraica  del  teiupio ,  die  par- 
tecipa  della  egizia  e  die  per  tale  viene  iiidicata  pei  ca- 
piteili,  non  conseiita  gli  archivolti  ;  qUiantiiiujiie  un  esein- 
pio  se  ne  trovi ,  con  cjpitelli  peru  diversi .,  nelT  Eliodoiu 
di   RalFaello. 


APPENDIGE    ITALIANA.  oiJOi 

AUegoria  de'  sette  anni  di  fertilita ,  fresco  di  Filippo  Weit 
di  Bcrlmo,  eseguito  nella  casa  dei  Zuccari  in  Roma  ecc. , 
disegno  del  Costazzo ,  incisioae  del  Paglinolo,  dissertazione 
di  Melchiorrl.  —  Stando  a  qnesti  segni  ,  in  qnanto  a  noi, 
scorgiaino  una  durezza  generale  di  attitudiiii  mista  a  varie 
scorrezloni ,  in  prova  di  che  niuno  trovera  corrispondente 
il  braccio  alzato  colla  gamba  di  queiradolescente  fanciullo 
che  tien  sospeso  nn  frntto  e  scherza  con  un  ])linbo  fa- 
sciato. 

La  niorte  di  Endossla.  Qnadfo  del  cavaliere  Toinmaso 
De  Vico  napolilano  ,  disegnato  dal  Costazzi ,  inciso  da  Mi- 
chele  IMorghen ,  illustrato  dal  Biondi.  —  L'  argomento  e 
tratto  da  una  tragedia  scritta  dal  sig.  Huglies  inglese,  e  si 
riduce  al  suicidio  di  Endossia  Cristiana  avveniuo  in  oc- 
casione  di  una  strage  de'  suoi  per  non  cadere  nelle  mani 
di  Giona  gla  di  lei  aniante,  poscia  rinnegato  ed  istigatore 
della  persecuzione  di  Galed.  Essa  giace  sn  di  un  muccliio 
di  cadaveri,  tra  i  quali  specialinente  distinguesi  qnello  di 
un  crisiiano,  che  tale  lo  dimostra  il  siiubolo  di  reden- 
zione  attaccato  ad  una  funicella  avvolta  ad  un  braccio: 
ad  essa  sta  di  fronte  Giona  in  ginocchio  assalito  da  varj 
afFetti ,  e  da  un  lato  Caled  spettatore  imlolente  di  ({uesta 
tragica  scena.  Fatta  astrazlone  agli  clogi  Ijen  meritati  dal- 
rartefice  e  pel  belP  aggruppamento  e  per  espressione,  tro- 
viamo  die  la  testa  del  morto  su  cui  giace  Endossia  ,  non 
attacca  in  qiialunqne  uiodo  al  luisto,  ne  puo  supporsi  ta- 
gliata  in  quella  orrenda  carniiicina  perclie  non  se  ne  rin- 
traccia   indizio. 

La  morte  del  Correggio,  qnadro  di  Alberto  Kiichler  da- 
nese ,  diseg.iato  dal  Costazzi,  inciso  da  Giovanni  Wenzel 
ed  illustrato  da  Pungileoni.  —  L'  argomento  e  tratto  da  una 
tragedia  romantica  del  signor  Ochlenschlnger  compatriota 
del  pittore.  Sapiente  e  il  trovato  della  composizione  ;  nia 
])er  espriraere  la  stanchezza  ed  il  disagio  per  cui  soccumbe 
il  Correggio ,  non  bado  1'  autore  alia  posizione  della  ganiba 
sinistra  la  quale  appare  rotta  :  la  testa  del  romito  e  un 
composto  secoado  gli  occhi  nostri  di  forme  grandiose  e 
inesclilne  clie  si   urtano  a   vicenda. 

lagresso  di  Carlo  VIII  in  Firenze.  Qnadro  del  profes- 
sore  Giuseppe  Bezziioli ,  disegnato  da  Vincenzo  Gozzini  , 
inciso  da  Giuseppe  ]\lorglion  ed  illustra'o  da  Raggi.  —  Bella 
scena ,  ben   distribuiti    i    grnppi  ,  composizione    in   somaia 


396  APPENDICE    ITVLIANA. 

degna  di  tutta  lode.  Noa  ciediamo  che  Carlo  VIII  debba 
secondo  la  storia  e  le  medaglie  esistenti  comparire  con 
barba  e  mustacclii,  nieiio  poi  ci  pare  del  caso  ch'egll  im- 
pugiiar  dovesse  in  quell'  occasioae  le  aruii  con  amfje  le 
inanl  ,  perclie  quantnnque  egli  ambisse  il  domiaio  di  Fi- 
renze,  pure  si  sarebbe  ben  guardato  dal  mostrare  nn  atto 
die  disvelasse  cib  die  covava  neiranimo.  Sotto  il  rispetto 
dell'  arte  ci  sembra  che  il  manto  reale  foderato  di  arinelliiio 
ciie  gli  discende  dagli  omeri  incontrandosi  col  rovescio 
delle  grandi  manicbe  della  toga  del  Gonfaloniere,  foderato 
pure  della  stessa  pelliccia  ,  non  debba  produrre  buon  ef- 
fetto  a  cagione  di  quella  lunga  lista  che  viene  descritta. 

Sacra  famiglla  ,  qnadro  del  cavaliere  Natalt  Carta,  di- 
segnato  da  Maacinelli,  inciso  da  Mitterpoch  e  illustrato  da 
Guzzoni.  —  Nel  contorno  a  stampa  di  questo  dipinto  non 
troviamo  die  la  mano  della  Madonna  posl  soavissimamente 
sulla  spalla  del  Precursore  i  ma  bensi  che  secoada  il  sen- 
tiniento  di  ammirazioiie  die  appare  dal  riiiianente  ;  mentre 
sembra  pendere  dalle  lalilsra  del  divino  Infante ,  il  quale 
accenna  al  Precursore  1'  oggetto  della  sua  missione  e  la 
sua  rlsurrezione  ginsta  quanto  e  indicato  in  alto  del  qua- 
dro  nel  lato  opposto.  Se  risguardiamo  il  disegno  in  gene- 
rale  la  testa  di  S.  Giuseppe  ci  sembra  peccare  di  gra- 
vezza. 

Bacco  rende  cieco  LIcurgo  re  della  Tracia  ,  fresco  di 
Francesco  Fodesti,  eseguito  nella  villa  Turlonia  fnori  la  porta 
Nomentana  ,  disegnato  dal  Pagliuolo  ,  inciso  da  Del  Vec- 
cliio  ,  illustrato  dal  Raggi.  —  Nel  tributare  il  debito  plauso 
air  autore  sia  per  la  composizione  die  per  la  espressione 
non  possiamo  fare  a  iiieno  di  candidamente  esporgli  cio 
che  sentiamo  per  rispetto  ad  atcuni  particolari ,  ed  e  che 
il  carattere  dato  a  Bacco  non  sembra  confacente  a  quel 
Dio,  perche  troppo  rlsentito ,  e  che  corto  e  1' omero  del 
sinistro  bracclo,  o  troppo  lunga  la  indicazione  del  deltoide. 

La  Vergine  die  riceve  il  celeste  messaggio  dalT  Arcan- 
gelo  Gabriele,  quadrt)  di  Fdippo  Bii]i;.ioU ,  disegnato  ed 
inciso  da  Giuseppe  Alcaide,  illustrato  da  P.  E.  Visconti.  — 
Difficilissimo  soggetto  per  trovare  novita  ;  ma  P  autore  si 
valse  della  luce  per  introduria  e  seppe  elegantemente  col- 
legare  le  figure  che  lo  compongoao,  ed  infondere  ad  esse 
la  opportuna  espressione. 


APPENDIGF,    ITALIANA.  897 

Per  risgunrJrt  alia  scidtura  antica  nn  solo  sagglo  ammi- 
rasi  in  questo  II  volume  cd  e  il  monitmento,  die  gih  era 
stato  eretto  nella  chiesa  tU  S.  Maria  ilel  Priorato  suirAven- 
tino  a  Gio.  Battista  Piranesi  ,  com|iosto  di  una  statua  d'l 
Giuseppe  Angdini ,  disegnata  d;il  Valentini,  incisa  dal  Costa 
ed  illiistrata  da  IMe'chiorri,  Tralasciando  di  parlare  del- 
Pattitudine,  di  cio  die  caratterizza  Parte  professata  dal- 
P  onorato ,  e  della  adottata  foggia  di  Vestimento,  cioe  il  solo 
pallio  ad  uso  dei  filosofi  anticlii,  troviamo  die  questa 
statua  pno  servire  per  dimostrare  il  grado  di  progresso 
che  si  andava  facendo  (  nel  tempo  in  clie  fu  eseguita  ) 
verso  il  risorglmento  della  bclla  scultura  ^  giacclie  altra- 
mente  non  saprebbesi  ginsiificare  la  scelta  fatlane  dal  Fran- 
cesi  come  oggetto  prezioso  da  trasportarsi  a!  Louvre ,  il 
clie  avvenne,  se  non  qualificandola  per  isinania  di  spo- 
gliare  le  citta  anco  de""  monumenti  innalzati  a*  benemeritl 
cittadini. 

La  parte  moderna  incoinincia  col  bassoriiievo  del  com- 
mendatore  All>erto  Thonvnldsen ,  rappresentaote  Nemesi  j 
intorno  cni  alibiamo  gia  fatto  conoscere  la  nostra  opinione 
per  mezzo  di  questi  stessi  fogli  in  occasione  che  avemnio 
sott'  occliio  r  originale  in  niarmo  ,  perclie  collocato  alia 
esposizione  degli  oggetti  di  belle  arti  tenntasi  in  Milano 
nel  maggio  del  correute  anno.  A  questo  tengono  dietro  i 
seguenti  : 

S.  Gregorio  primo  detto  il  Grande,  statua  del  cavaliere 
Alessandro  Lahouveur ,  disegnata  ed  incisa  dal  Pagliuolo , 
illustrata  da  Melcliiorri.  —  Senza  leggere  la  dotta  scrittura 
end'  e  accompagnata  ,  ciascun  artista  al  primo  vederla  non 
saprebbe  dinegare   a  questa  concezione  un  fare  grandioso. 

Guerriero  clie  veste  le  armi,  statua  di  £mj/io  J^olf  prus- 
siano ,  disegnata  ed  incisa  dal  Caniia  ,  illustrata  dal  Raggi. 
Avendo  questa  figura  gli  occlii  aperti  ne  risnlta  che  la 
guardatura  e  volta  verso  il  terreno  in  vece  di  essere  in- 
tenta  alPadattarsi  lo  schiniere  ad  una  delle  gambe  come  fa. 

Baccante,  statua  di  Ferdinando  Pclliccia  di  Carrara,  pro- 
fessore  di  scultura  in  quell' Accademia  di  Belle  Arti,  dise- 
gnata d^Pautore,  incisa  da  Giovanni  Wenzel  ed  illitstrata 
dal  Raggi.  —  Nell"  insieme  di  questa  graziosa  figura  domiaa 
una  sveltezza  oltre  il  dovere ,  la  quale  ci  lascia  in  olire 
il  desiderio  di  piii  fluidi  contorni  in  generale  :  Tavambrac- 
cio  sinistro  specialmentc  preseuta  la  rastremazione  di  lui 
cono. 


3y8  APPENDICi:    JTALI.VNA. 

Psiclie  trasportata  tlai  Zefiri,  grnppo  di  Giovanni  Cibson, 
tlisegnato  dal  Guglielnii,  inciso  da  Wenzel  ed  illnstrato  da 
iBetti.  Qui  tiitte  le  parti  si  accordano  a  formare  un  tutto 
gentile,  geniale   ed   elegante. 

Filippo  Brunelleschi  ed  Arnolfo  di  Lapo,  statue  colos- 
sali  di  Luigi  Pampalnni ,  professore  delPAccadeinia  firen- 
tina ,  disegnate  dal  Pagliiiolo ,  illustrate  da  Melchiorri.  — 
Vennero  queste  collocate  nel  i83o  avanti  la  Canonica  della 
Metropolitana  di  Firenze ,  di  cui  si  il  prinio  clie  il  secondo 
furono  i  principali  arcliitetti  costruttori ,  anzi  il  secondo 
ad  essa  diede  incomincianiento.  Nel  Crunellesclii  ci  seni- 
bra  che  peccliino  di  soverchia  grossezza  il  ginocchio  e 
la  gamba  sinistra  ,  e  non  ci  va  a  grado  la  niano  che 
tiene  le  seste:  in  quanto  al  generale  di  ciascuna  massa  , 
le  troviamo  egregiamente  imniaginate ,  modellate  e  pau- 
neggiate. 

Monuniento  sepolcrale ,  stele  di  Rinaldo  Rinahli ,  dise- 
gnato  dal  Mancinolli  ,  inciso  dal  Cartoni  ed  illustrato  da 
Melchiorri. — Sotto  la  cornice  iaferiore  del  timpano  sta  un 
grande  Ijassorilievo  di  forma  quadrata  ,  in  cui  e  espresso 
il  dolore  di  due  genitori  giacenti  presso  l6  coltrici  che 
coprivano  le  spoglie  del  loro  figliuoletto  ,  da  cui  vien 
tolta  Tanima  e  soUevata  sotto  forme  corporee  alia  regione 
dei  beati  dal  suo  Angelo  tutelare.  Scena  oltremodo  com- 
movente  alio  sguardo  e  par  die  con  quella  1'  autore  abbia 
voluto  niltigare  in  parte  Tacerbita  della  perdita  ,  pensiero 
conforme  alia  religlone  dove  unicamente  trovasl  il  conforto 
alle  uinane  sciagure.  In  linea  d'  arte  forse  si  sarel)be  po- 
tuto  ottenere  una  maggior  varieta  nelle  gambe  delle  due 
figure  cite  sollevansi  verso  1'  empireo.  Oltre  la  bella  de- 
scrizione  che  ce  ne  da  il  Melchiorri ,  merita  di  essere  qui 
ricordato  lo  squarcio  con  che  lodando  I'esempio  dell' al- 
bergatore  Baldi  die  allogo  il  monumento  eccita  le  cospicue 
famiglie  ad  imitarlo  onde  animare  le  arli.  "  E  se  cio  par 
niolto  per  esser  fatto  da  un  uomo  di  privata  e  modesta 
condizione ,  or  quanto  maggiorniente  non  dovra  cio  tor- 
nare  in  biasliuo  e  vitu|5erio  di  coloro  che  nati  di  splendi- 
dissimi  natali  e  fatti  ricolmi  dalla  Provvidenza  di  dovizloso 
patrimonio,  onde  nulla  togliere  alia  loro  opulenza  ,  Insciano 
che  le  ceneri  de'  loro  piu  cari  si  giacciano  scpnosciute  e 
neglette  senza  che  neppure  un  sasso  indichi  II  luogo  del 
loro    riposo  ''    Ed    esenipi     frequentissimi    di    cio     abbiamo 


AlTE^JUrCE    ITAMVNA.  3.^9 

anrhe  in  c|npst;i  nostra  Roma,  tlovp  a  nostra  vergogna  par 
clie  ancov  vi  siaiio  figli  tlegcncii  ilclia  gcnoroshfi  e  ma- 
gnificenza  tle't  loro  nntcnati.  ]\Ia  cii)  \'ogliaino  sia  dotto 
soltanto  ad  alleggerire  il  cordoglio  die  ci  preine  per  cjue- 
sta  trascuraggino ,  e  vorreinmo  die  le  parole  nostre  fos- 
sero  di   sprone  ad   nn   migliore  Ojierare.   >> 

AcliiUe  e  Paniasilea,  grnppo  di  Gio.  Maria  Benzoni , 
disegnato  dal  Pagliuolo  ,  incise  dal  Garzoli  ed  illustrate  da 
]\lelchiorri.  —  Se  dobbiamo  giiidicare  del  merito  di  ijuesto 
grnppo  dalla  tavolii  cbe  alibiamo  sott' occiiio ,  premessi  i 
dovuti  elogi  pel  lutio  insicme,  cl  senilira  die  le  parti  in- 
feriori  della  iignra  di  Achille  e  specialmente  le  gambe 
(  comcclie  Oniero  di;i  a  questo  eroe  il  soggiuntivo  di  pie- 
Veloce)  non  rispondono  per  sovercliia  Icggerezza  alle  parti 
superiori.  AfTettata  jioi  e  la  niano  di  ipiesta  figura  cbe 
sorregge  sotto  T  ascella  Pantasilea  la  cni  testa  in  iscorcio, 
linamente   esaminandola,    non  contenta   nel  giro  delle  parti. 

Discobulo,  statna  del  cav.  Matteo  Krssels  di  JJerUno ,  di- 
segnata  dal  Pagbaolo  ,  incisa  da  Garzoli  ,  ed  illustrata  dj 
Melcbiorri.  —  Bella  e  lodevolissiina  imitazioae  di  anticlie 
forme;,  per  rispetto  all' attitudine  temiamo  die  gli  obbliqui 
dei  iiancbi  ed  i  nuiscoli  delP  abdoiiie  nel  loro  giro  non 
rendano  bastante  ragione  dello  slancio  die  sta  preparandosi. 

S.  Paolo,  statua  colossale  di  Adaino  Tadolini,  disegnata 
dal    Pagliuolo,    incisa    dal    Garzoli    ed    illustrata    da    Mel- 

diiorri. Attitudine  veramente  maestosa  ed  adatlata,  getto 

di  pieglie  stnpendo  e  ben  raginnato  ;  j>eccato,  se  andando 
a  riutracciare  la  strnttura  del  torso  soito  di  esso  risnlta 
corta  a  raffronto  delle   ]>arti  inferiori  ! 

Amore  colle  spoglie  di  Ercole ,  statua  di  Einilio  IVolf . 
disegnata  dnl  Pagliuolo,  incisa  da  Gio.  Wenzel  ed  illu- 
strata da  ]\Ielcliiorri.  Gentilissima  figura  ;  ci  e  qualdie  linea 
cbe  non  serpeggia  abbastanza,  e  die  non  armonizza  per- 
fettaniente  coUa  piegbevolezza  del  leggiadro  torso :  la  parte 
superiore  del  destro  braccio  cbe  tieiie  la  clava  seinbra 
ahjuanto  esile  in  paragone  dell'  altra  sinistra  ;  la  qual  cosa 
pero  quasi  nulla  detrae  dal  moltissimo  merito  die  rilevasi 
da   questa  produzione. 

Ganimede  rapito  dall'  aquila  ,  gruppo  di  Ercole  D.inti  , 
disegnato  dal  Pagliuolo ,  inciso  dal  Garzoli ,,  illusirato  da 
Melcbiorri.  —  II  giovinetto  frigio  si  appoggia  con  niolta 
grazia  alle  ali   ed  al  rollo  dol   suo  r.Tpitori';   nia  quogii  arligli 


4CO  ArPENDICK    ITALIANA. 

che  si  fanno  sostegnl  di  una  tlelle  gambe  e  tlel  femore  dei- 
I'altra,  pei*  cjuanto  s'laiio  rappresentati  leggieri  e  posati  a 
fior  di  pelle  rlsvegliano  sempre  una  idea  d"*  invei'osimiglianza. 
Ci  sembrano  pertanto  argomcnti  troppo  diflicili  per  uscirne 
con  onore.  Con  tutto  cio  e  d'  uopo  convenire  clie  Tautore 
del  gruppo  di  cui  discorriamo  ha  dimostrato  di  avere  su- 
perato  molte  difllcoka  ,  ed  ha  qulndi  diritto  a  moUa  lode. 
Due  opere  di  architettnra  ,  segueiido  Tindice,  danno 
compimento  a  questo  secondo  volume  :  antica  la  prima , 
giacche  trattasi  nientemeno  die  della  chiesa  della  Madonna 
di  S.  Biagio  a  Monte  Pulciano,  di  Antonio  Scmgallo,  egregia- 
mente  illustrata  dal  Silvestri  ^  moderna  la  seconda  perche 
risguarda  I'Arco  della  pace  in  Milano  del  marcliese  Luigi. 
Cagnola  che  sta  per  essere  ridotto  a  compimento  colla 
collocazione  dei  bronzi  destinaii  a  decorarne  il  fastigio. 
Molto  sensata  ci  parve  la  critica  delT  illustratore  Michele 
Ruggiero  ;  sensatissime  poi  le  parole  cou  cui  chiude  il 
sno  articolo ,  e  degne  di  essere  ripetute  per  contenere 
entro  giusti  coniini  i  giudizj  e  le  pretese  dei  giudicati. 
Dopo  di  aver  accennato  che  molti  giornali  hanno  diversa- 
niente  favellato  intorno  a  qnejst'  opera  ,  cosi  prosegue  a 
dire:  "  Sebbene  il  parer  nostro  sia  che  il  Cagnola  s'abbia 
a  tenere  ingegno  raro  secondo  i  suoi  tempi ,  e  TArco  della 
Pace  un  monumento  d'infinita  considerazione  negli  orna- 
menti  ,  nelle  sculture  ,  nel  modo  come  e  condotto  in  opera 
il  lavoro  e  in  mille  altre  cose  partitamente  ,  che  non  si 
potrebbero  ne  fare  ne  veder  meglio  ;  con  tutto  cio  non 
sapremmo  consentire  cosi  di  leggieri  a  qnesta  mnggiornnza 
su  gli  antichi ,  parendoci ,  per  la  condizione  nostra  rispetto 
a  qnelli  ,  di  poter  dire  che  clii  cainmina  dietro  alcuno,  raro 
e  che  gli  passi  innanzi :  ne  fare  a  meno  di  non  dolerci  di 
un  certo  lodare  clie  si  fa  a'  tempi  nostri  senza  regola  e 
senza  niisura ;  donde  si  veggono  differenze  incredibili  di 
opinion!,  e  una  medesima  cosa  ,  secondo  che  va  a  sangue, 
ila  ciii  si  mette  alle  stelle ,  e  da  chi  se  ne  levano  crude- 
lissimamente  i  pezzi  ,  e  mai  non  si  pensa  di  venire  con 
fondamento  a  nn  termine  ragionevole  di  concUisione:  il  che 
non  solo  interrompe  quelP  utile  che  si  cava  dai  giudizj 
bene  e  discretamente  maturati  ^  ma  guasta  gl'ingegni  che 
oi-mai  pill  non  si  contentano  delle  lodi  vere  e  propor- 
zionate  a  quello  ch'  essi  fanno  ,  e  vengono  snbito  in  una 
strana    presunzione    di    poter    imboccar    gli    uomini  con   i 


APPENDTCE    ITAI.IAN.V.  4OI 

cncchiai  voii,  e  non  volere  aver  pace  con  alcnno  se  d'ogni 
lor  fatto  non  se  ne  prediclii  come  ili  cosa  soprauniana  ^ 
impossibile  e  non  mat   piu   vista   ne  udita  al  uiondo.   » 

Noi  pero  mentre  conveniamo  sostanzialmcnte  nelle  pa- 
role del  cliiarissimo  lllnstratore.  ci  siamo  riservati  ad  os- 
servare  soltanto  clie  per  rispetto  alle  scultnre  di  Angelo 
Pizzi  n)ilanpsc  e  Caniillo  Pacetti  romaiio  ,  gia  professor!  , 
il  primo  delT  I.  R.  Accademla  di  Venezia ,  il  secondo  di 
quella  di  ]\Iilano,  or  norai  di  l^ella  fania  e  degni  di  nobile 
invidia  ,  non  sarel)l)e  esagerato  il  dire  clie  sostengono  il 
confronto  di  cpiainnque  j^ezzo  antico.  Ci  corre  poi  Tob- 
bligo  di  notificare  I'alibaglio  preso  nelPaver  qvinlilicato  per 
esecutori  degli  ornameiui  Donienico  Moglia  e  Carlo  Cac- 
tori  ,  quando  in  vece  1'  opera  loro  venne  impiegata  nei  re- 
lativi  modelli  ,  e  quella  specialiiiente  del  priuio  nella  for- 
niazione   dei  disegiii  e  nella  direzione  dei  lavori  ornamentali. 

Tronclierenio  iinalmente  queste  nostre  osservazioni  col 
dire  che  fra  i  giornali  vantaggiosi  I'Ape  Itallana  deve  te- 
nersi  certamente  in  gran  conto  come  benemerito  delle 
arti  5  perclie  tende  a  far  conoscere  opere  di  sommo  pregio 
tanto  antiche  f[uanto  nioderne ,  ed  a  spargere  Innii  con 
illustrazioni  abbondnnti  di  ciottrine,  di  erudizione  e  di  pe- 
regrine notizie.  Ma  siccome  in  ogni  cosa  non  pnb  ginn- 
gersi  la  perfezione ,  cosi  neppur  esso  va  esente  di  alcuni 
errori  di  stampa  clie ,  in  una  minima  pane  e  vero  ,  ne 
offnscano  il  pregio  generale.  Veggasi  Ainenuensi  per  Ama- 
nuensi  nella  tavola  del  qnadro  palagiano ;  cosi  erii2S.crsi  , 
taccquero  pag.  40-41  ,  popolczza  pag.  43  ,  giaiidi  viitu  e 
grandi  vizj  congiunte   ecc.  /.  F. 


La  Tcira  Santa  ed  i  Iiioghi  illustrati  dagli  Apostoli. 
Vediite.  pitlorescfie  secondo  Turner,  Harding  ed  altrl 
celcbri  ardstl.  Istoria,  descrizione  ed  aWutll  costnml 
compdatl  dm  signori  Ah.  Gr.  dclla  diocesi  di  Ver- 
sailles ed  A.  Egron,  wio  dri  collaburatori  agVi  An- 
nali  dei  viaggi.  Versione  italiaiia.  —  Torino,  J  837, 
presso  G.  Poniha  e  C. 

Dopo  la  pubblicazione  della  Storia  delle  Crociate  del 
sig.  Midland,  dopo  le  llimembraaze  delTOriente  del  signor 
Laniartine;  dopo  qnanto  ne  scrissero  i  signori  Chateau- 
briand, Byron  ed  akri  visitatorl   di    quelle  comrade,  cbi  sara 


^02  APPENDICE    ITiLIAN.V. 

clip  si  ritlnii  nd  aver  sott"  occliio  e  potPi-  contemplare  a 
tiUt' agio  riirntti  que'Inoghi  stessi  clie  ilestarono  tanto  en- 
tiisiasmo''  Tale  almeno  senibra  il  ragionanip.ito  die  tleve 
aver  animato  1' edltore  parigino  a  render  nota  colla  calco- 
grafia  e  coi  tipi  V  opera  che  annunziaino  ,  ne  diverse  sara 
stato ,  crediamo ,  il  pensiero  del  Pouilja  di  Torino  ncl- 
Paverne  assunta   la   versione. 

Per  rispetto  al  secondo  noi  non  osiamo  fermare  clie  il 
nostro  voto  sia  da  tanto  per  avvalorare  le  speranze  di  fe- 
lice  successo  da  lui  conccpite;  ina  possiamo  pero  dire  die 
avendo  discorsi  gU  otto  fascicoli  linora  pubblicati,  alibianio 
trovato  di  che  poter  lietaniente  angnrare  intorno  qnesta 
sua  impresa.  La  materia  in  se  stessa  svariata  ed  impor- 
tante  si  presta  a  solleticare  la  curiosita  ed  a  intrattenere 
I'artista,  lo  storico  ed  11  rcligioso.  Per  viepplii  cliiarlre 
r|uesto  nostro  gindlzio  crediamo  opportnno  di  qui  ripetere 
le  stesse  parole  die  1"  edltore  italiano  nel  suo  manifesto 
prese  ad   imprestito  dal  parigino. 

"  Descrivere  la  Terra  Santa,  rammentare  gli  avveni- 
menti ,  i  costumi  antidii,  metterli  a  jjarallelo  del  costuml 
de' suoi  abitaiiti  attuall ,  esplorare  quelle  contrade  celebri 
sotto  I'aspetto  lore  rellgioso ,  presentarne  le  principali  ve- 
dute  dal  plttoresco  loro  lato,  rammentandone  1' istorico  e 
pingendone  il  nionumentale ,  tale  e  il  piano  di  quest' opera, 
i  cui  dlsegni  saranno  incisi  dagli  artisti  che  hanno  coope- 
rato  alia  collezlone  intitolata   Vltalia  del   medeslmo  edltore. 

II  La  Terra  Santa  e  degna  di  far  seguito  all'Italia,  per- 
clie  quale  contrada  ofTre  piu  preziose  rimembranze?  Essa 
romplra  anzi  quell'  opera  in  vista  delle  molte  vedute  di 
Roma  die  vi  saranno  inserte  e  cli'  erano  rlmaste  nel  por- 
tafogllo  deir  edltore.  i> 

Noi  qui  ci  arresteremo  ed  in  vece  d'  indicare  I'  elenco 
del  luoghi  tutti  di  cui  si  daranno  le  incisionl  originali  die 
corredano  1' opera  francese ,  accennereino  quelle  soltanto 
pubbllcate  cogli  otto  fascicoli  per  noi  esaminatl.  Queste 
sono :  GiafFa  o  Jafla ,  aniica  Joppe ;  rovine  di  Ascalon  j 
Gerusalemme  vista  dal  monte  Ollveto  i  mura  di  Gerusa- 
lemme ;  una  strada  della  citta  Santa  ;  mosdiea  di  Omar 
situata  dov' era  11  tempio  di  Salomone  ;  terrazzo  o  cattedr.i 
della  medeslma  ;  chiesa  del  S.  Sepolcro ;  il  S.  Sepolcro  ^ 
Strade  di  Gerusalemme  costrutte  a  volta  ;  interno  deila 
porta  aurea  a  Gerusalemme  ;  Gerusalemme  presso  la   porta 


AlPENDICr.    ITALIANV.  403 

di  S.  Stcfano ,  litogo  per  tradiziono  tlenominnto  Piscina  tli 
Betsaide  ;  nionte  Sion ;  moscliea  di  David  ;  giardino  degli 
Olivi ;   valle  di  Giosafat;   Gerico. 

Tutte  qneste  vednte  oltre  di  essere  trattato  con  vero 
gusto  pittorcsco  ed  incisorio  lianno  il  pregio  delia  diligenza 
e  finitezza  per  ciii  non  pure  riescono  hastevoli  a  porgcre 
una  esatta  idea  dei  lucrghi ,  del  monumenti ,  ecc.  ,  ma  puo 
I'artista  ridurle  con  facilita  in  grande  ed  ottenerne  Tuguale 
efl'etto.  E  ])en  "voro  pero  clie  in  fatto  di  questi  monumenti 
famosi  per  anticliita  ,  per  guerre,  pur  religione ,  per  pel- 
legrinaggi,  ecc,  esistono  altre  opere  da  cui  trarre  potreb- 
bcsi  e  diletto  e  profitto,  ciie  tale  si  e,  per  es.,  qutlla  del 
Voyage  dans  le  Lc^'ant  dc  M.  De  Foibin;  ma  esse  hanno 
il  disavvantaggio  a  petto  di  questa  di  esser  meno  copiose 
di  vedute ,  piii  costose  e  d' un  incomodo  formato,  e  di 
non  poter  quindi  trovarsi  clie  presso  dei  ricchi  o  nelle 
grandi  laiblioteclie. 

In  risguardo  al  tcsto,  il  lettore  clie  incominci  a  gettar 
gli  occhi  su  alcune  linee  o  dei  cenni  geografici ,  o  del 
sunto  religioso  o  su  alcuna  delle  descrizioni  viene  spinto 
anclie  senza  volerlo  a  continuarne  la  lettura  sino  alia  finj*, 
perclie  ordine,  cliiarezza  (  preziose  qualita  die  soglion  di- 
stinguere  i  libri  francesi  )  erndizione ,  storia ,  novita  di 
particolari ,  tutto  in  una  parola  seduce  e  ti  sforza  all'at- 
tenzione.  A  questo  proposito  pero,  prima  di  annunziare 
1' ultimo  dei  A'antaggi  di  quest' opera  crediamo  clie  non 
riuscira  discaro  alPegregio  editore  se  lo  avvertiamo  d'aver 
riscontrato  nella  versione ,  sebbene  di  rado ,  quaiclie  fan- 
zesismo  che  ci  senibra  assai  dissonante  con  tutto  il  com- 
plesso;  per  es. ,  satino  per  raso,  stofTa  di  seta,  pag.  84: 
come  pure  di  aver  trovato  in  diversi  luoghi  adoitata  in 
addiettivo  la  parola  sito,  sita  per  situate,  siiuata,  ecc,  la 
quale  benclie  forse  possa  vantare  auticlii  natali  per  essere 
stata  razzolata  in  quaiclie  scrittnra  del  trecento,  pure  noL 
ci  guardereiiimo  dalP  adoperaria  nel  suddetto  senso  e  per 
anfibologia  e  pel  suono  iinperfeito  in  se  stesso  clie  ci  seni- 
bra non  poter  reggersi   senza   nn  relativo   o   qualitativo. 

L' ultimo  fiiialmente  dei  vantaggi  di  quest' opera  di  cui 
ci  siamo  riscrbati  di  parlare  consiste  nel  tenue  prezzo  cui 
e  stata  posta.  Ecco  in  succlmo  le  condizioni  dcirassociazione. 

"  Tuita  r  opera  sara  compresa  in  un  sol  volume  in  8." 
grande  di  carta  impcriale  a  due  colonne ,  di  pag.  20G , 
corrcdata   di    So  (inissime   incisioni    in  acciajo. 


404  APPENDICE    ITALIAN  A. 

»  Sara  pubblicata  per  dispense  di  8  pagine  cadauna  e 
due  incision!. 

"  Ogni  settimana  verrii  in  Ince  una  dispensa  e  percio 
sara  compita  T  opera  nello  spazio  di  2,5  settimane  ,  ossia 
mesi  sei. 

»   Ogni  dispensa  costerii   60   centesimi    per  gli   associati. 

>;  Termlnata  T  opera,  il  prezzo,  del  volume  costera  20 
franchi.  »  I.  F. 


Liriche  di  Q.  Borghi.  —  Palermo,   i837,  dpogiafia 
Robert! ,  in  8.",  di  pag.  258. 

Alcune  delle  poesie  comprese  in  questo  volume  furono 
gia  annunziate  nella  Biblioteca  Italiana  ^  e  in  generale  gia 
sono  conosciutissime  quasi  tutte :  cio  clie  noi  crediamo  di 
dover  dire  non  solo  a  giustificazione  della  brevita  con  cui 
vogliamo  parlarne,  ma  si  anclie  a  lode  del  chiarissimo  au- 
tore.  La  poesia  del  signor  Borghi  non  e  mai  pedestre, 
serge  di  tempo  in  tempo  maestosa,  e  benche  non  s'innalzi 
con  Pindaro  a  voli  intentati ,  s'  illustra  pur  quasi  sempre 
della  nobika  di  quell' esemplare.  Potrebbe  dirsi  che  se  non 
erano  gP  Inni  sacri  di  Alessandro  Manzoni  forse  non 
avremmo  questi  del  Borghi ;  ma  andrebbe  lontano  dal  vero 
chi  lo  mettesse  per  questo  in  ischiefa  coi  tanti  imitatori 
di  cui  P  Italia  e  gia  stanca  non  meno  che  degli  Arcadi  e 
dei  Petrarcbisti.  Non  e  da  tacersi ,  a  voler  essere  vcritieri , 
che  anche  il  signor  Borghi  qua  e  la  costringe  il  forte  suo 
ingegno  a  immiserirsi  imitando  o  piuttosto  contrallacendo  , 
come  si  vede  in  questi   versi : 

E  le  son  vanto  i  fervidi 

Vod ,  e  t  rigori  occulti , 

E  la  soccorsa  inopia  , 

E  i  perdonati  insulti, 

E  It  vegl'otc  notii , 

E  i  gemiti  dirotti , 

E  il  combattiuo  genio , 

E  il  ben  locato  amor  : 
ma    risorge  poi   tosto    e    prosegue   come  uomo  atto  a  ben 
altro  che  ad  accrescere  il  gregge  servile  degP  imitatori. 

A. 


ArrENDICE    IT. \  LI  ANA.  4o5 

Dlscoisi  parrocchiali ,  istruzioid  ccttechistlclie ,  ccc.  di 
Anioido  De  Rosmini-Serbati ,  gid  arciprete  e  de- 
cciiio  (II  Roicrcto.  —  Jlihmo ,  iSS/,  Pirotta  e  C. 
In  8.%  tomi  2,  peg'   29a   e  3co,  austr.  lir.  8. 

"  Tutto  quello  die  egli  ( il  sig.  De  Rosmini-Serbatl  ) , 
niemre  catecliizzava  il  suo  popolo ,  venne  dicendo ,  noa 
fu  scritto  da  liii ;   ma  raccolto  dalla  sua    voce  ,    lo    espose 

brevemente  come   qui   sta  ,   il signer  don  Francesco 

Pneclier.  u  Cosi  leggiamo  ap|nintiao  nella  dcdica  die  il 
sacerdote  Pietro  Orsi  umilia  s  mons.  De  Grasser,  vescovo 
di  Verona:  e  noi ,  nientre  da  un  canto  ammiriamo  la  te- 
nace  e  robusta  memoria  del  sig.  Puecher,  il  quale  seppe 
cosi  felicemente  alFerrnre  e  tenersi  in  serl)o  i  dettati  apo- 
stolici  del  sig.  De  Rosmini ,  non  esclnse  le  citazioni ,  le 
testiinonianze  delle  Scritture  e  le  interpretazioni  di  esse, 
dobliiamo  andar  dolenti  di  non  poter  contemplare  nella  sua 
originalita  la  pastorale  eloqnenza  del  nostro  oratore,  di  non 
poterlo  udire  nella  sua  pienezza  ,  ne  di  poter  rilevare  la 
immediata  potenza  e  latiiudine  del  suo  dire  in  queste  pre- 
diclie  che  pure  iianno  in  f'ronte  il  suo  nome.  Perciocclie 
la  brevitii ,  con  cui  si  dicono  espo^ti  i  ragionamenti  del 
sig.  De  Rosmini  dalla  penna  alt  ui,  dopo  che  furouo  dal- 
Taltrui  inemoria  raccoiti ,  mentre  egli  li  declamava  dal 
pulpito ,  una  tale  brevita  o  signilica  che  di  que'  ragiona- 
menti si  ofTre  solo  un  compendio,  un  sunto  piu  o  meno 
esteso ,  o  vuol  dire  die  i  pensamentl  e  le  sentenze  del- 
r  oratore  furono  ridotti  a  stile  piu  concise,  a  minor  vo- 
lume di  parole.  Ora  in  ambidiie  i  casi  noi  aljbiamo  sot- 
t'  occhio  lo  spirito  delle  sue  prediclie  ,  anzi  die  le  piediche 
stesse ,  e  piuttosto  un' idea ,  un  simulacro  del  suo  dire, 
che  le  maniere  tutte  native  della  sua  facondia ;  e  in  mezzo 
a  cio  rimane  sempre  1' animo  sospeso  ,  se  quanto  si  e  rile- 
vato  dopo  aver  posti  a  qualche  disamina  sifFatti  discorsL  par- 
rocchiali,  debbasi  tutto  riporr.-.re  al  sig.  De-Rosmiui,  come 
a  funte  primitiVo,  o  per  avventura  non  sia  da  aggiudi- 
carsi  al  canale ,   onde   a   noi  derivo  la  copia  del   suo  dire. 

Laonde  asserendo  noi  che  nel  corso  di  qitesti  sacri  ra- 
gionamenti ci  abbattemmo  in  esordj  senz'  arte  e  piuttosto 
a  modo  d'  insinunzione  domestica  e  popolare  \  die  spesso 
popolare  e  lo  stile,  ma  talora  troppo  minuta  la  parte  de- 
scrittiva  e  brusca  la  maniera  ecu  cui  ai  biasimano  gli  uiuaui 


4C6  APPENDICE    ITaLIAN.V. 

trascorsi  -.^  clie  nelle  prediche  di  forma  omeletica  e  pnr 
semplice  e  senza  artificio  il  tessuto  delle  prove  ;  clie  non 
di  rado  I'antitesi  e  feliceinente  condotta ,  e  si  scor^ono 
talora  slanci  nobili  ed  afFettuosi,  come  nelPapostrofe  che 
serve  di  conclusione  al  XII  discorso ,  diretta  alia  Vergine 
SaDtissima ;  asseriremo  noi  cose  tiitte  appartenenti  al  si- 
gnor  De  Rosmiui,  o  Jo  accagioneremo  aache  di  cose  non 
sue'  Pero  fiior  di  dnbbio  e  lode  esclnslva  pel  signor  De 
Rosmini  la  priidente  scelta  degli  argomenti  e  il  modo 
con  cui  di  singolari  circostanze  seppe  giovarsi  per  lo  spiri- 
tuale  profitto  del  suo  gregge.  Tale  e  il  discorso  nel  quale 
dal  numero  dei  nati,  da  quello  de' morti  e  de' inaritati , 
nella  sua  parrocchia  nel  corso  di  un  anno  deduce  le  piii 
inorali  conseguenze  e  propone  saluberrime  meditazioni  per 
la  vita  dello  splrito ,  trattando  insieine  la  materia  con 
forza  ed  affetto.  Parimente  del  tutto  esclusiva  e  la  lode 
die  al  nostro  oratore  ridonda  dal  primo  Discorso  recl- 
tato  in  occasione  di  prendere  il  possesso  della  parrocchia, 
e  dal  terzo  detto  nelle  solenai  csequie  celebrate  a  suffragio 
di  quelU  che  lasciarono  le  sostanze  ecc. ;  percloccbe  ambidue 
questi  discorsi  uscirono  prettamente  dalla  penna  del  no- 
stro oratore ,  e  ambidue  furono  gia  stampati  in  Rovereto 
r  anno  1834.  Per  lo  clie  non  essendo  questa  die  una  sem- 
plice riproduzione ,  e  i  sullodati  discorsi  essendo  a  piena 
coguizione  del  colto  pubblico ,  noi  ci  asteniamo  dal  fame 
speciali  parole. 

II  discorso  VII  del  primo  volume  e  presso  die  una 
rccita  della  Lettera  pastorale  del  nuovo  Vescovo  di  Trento , 
con  alcune  note  ovvie  e  succinte  del  De  Rosmiui  qua  e  la 
sparse  secondo  die  opportunamente  gli  venivano  suUe  lab- 
Ijra.  Fra  i  ragiouamenti  del  primo  volume  trovasi  pure  un 
discorso  parrocchiale  detto  ai  fanciulli  in  occasione  della 
prima  loro  comunione  ;  e  in  fine  di  esso  il  diligente  edi- 
tore  riporta  la  notizia  della  cerimonia  ,  die  iino  dal  ]833 
si  usa  nella  cliiesa  arcipretale  di  S.  Marco  di  Rovereto  in 
sifl'atta  occasioned  notizia  estratta  da  una  stampa  che  gia 
se  ne  fece  in  Verona.  In  oltre  perclie  rimarrebbe  alcuna 
oscurlth ,  e  meno  sembrereblie  proinossa  la  spirituale  eJifi- 
cazlone  altrui,  se  stainpando  il  discorso  XI,  che  con  pa- 
tetico  stile  fu  detto  al  popolo  dal  jjalco  di  un  giustiziato, 
bi  omettcssero  di  questo  giustiziato  i  ceuui  biogralici,  1' edi- 
tore  iia  creduio  di  doverc  aggiugnere  al  suddctto  discorso  la 


AITENDICE    ITALIAN  A.  407 

Notizia  sudi  uliimL  u,ionii  di  Felice  Rohol ,  ajiiiiccato  presso 
Rovereto,  intorno  al  quale  si  raggira  quel  discorso ;  e 
sono  noti/.ie ,  le  qiiali  occupauo  6a  pagine  del  primo  vo- 
lume. Ma  con  pace  delP  cditore,  se  ogai  qualvolta  ragio- 
nando  di  uii  sup[)lizio  con  singolar  rassegnazione  e  con 
cristiana  virtu  sosteuuto  ,  si  dovessero  pur  descrivere  con 
apposita  notizia  la  piu  circostanziaia  e  minuta  i  prirai  o 
gli  ultiini  giorni  di  chi  lo  sostenne ;  con  molto  maggior 
diritto  cliiunque  da  alia  luce  qnalche  orazione  panegirica 
in  oaore  di  un  Santo  martire  ,  potrebbe  tosto  aggiuguervi 
per  appeiidice  gli  atti  di  esso  uiartire  estratti,  per  esempio, 
dal  Metafraste,  dal  JNIoniljrizio ,  dal  Surio.  E  quanto  alia 
ragione  delf  oscurita ,  essa  poca  o  nulla  ci  seiubra,  a  dir 
vero  ,  da  die  1'  intervento  del  sig.  arciprete  De  Kosmiiii  a 
confortare  con  paterua  sollecitndioe  e  coll'  esercizio  del 
sacro  suo  ministero  quel  giovane  condannato  al  patijjolo 
iraspira  assai  chiaro  dalle  parole  stesse  deU'oratore  senza 
soccorso  di  narrative.  Tuttavia  f'orse  piacque  all'  editore 
d' informarci  piii  singolarmente  ancora,  come  appena  morta 
Felice  Robol,  "  il  signor  Arciprete  montato  sulla  scala  gia 
rimossa  dal  patiboio ,  in  cotta  e  stola  com' era ,  teuendo 
nelia  destra  il  crocilisso  clie  avea  portato  Felice,  con  gran- 
dissima  voce  all'immeiisa  moltitudiue  inorridita,  coiinuossa, 
tacente ,  grido :  Clie  vi  giova  avere  assistito  al  siipplizio 
di  questo  misero  malfattore ,  se  di  qui  uon  vi  pariite  ,  o 
spettatori ,  ammaestrati  e  compunti  ?  Pietosa  e  terriljile  le- 
zione  v' e  stata  data!  Questo  fresco  giovane  di  ventitre 
anni,  poclii  minuti  innauzi  1' avete  veduto  vivo,  sano,  ro- 
busto :  niiratelo  era ,  consideratelo  bene  ,  fissate  pure  cola 
i  vostri  sguardi  nel  suo  gonlio  e  tristo  cadavere  penzolante: 
saziatene  la  vostra  curioslta  :  —  ma  linalniente ,  tornati  a 
voi  niedesimi ,  che  ne  imparate '  —  Non  leggete  scritta 
su  questo  patiljolo  Tantica  sentenza  di  Dio,  die  il  peccata 
diiama  la  morte  ''.  —  Si ,  peccato  e  niorte  sono  Iratelli : 
uon  dee  vivere  ciii  Iia   peccato,  ecc.   » 

II  secondo  volume  ed  ultimo  coutieue  Istruzioni  catechi-r 
stiche  intorno  il  fine  pel  quale  1'  uonio  e  create ,  e  sopra 
i  niezzi  pe'  quali  1'  uomo  ottiene  il  suo  fine.  ladi  si  danno 
regole  della  dottrina  cristiana  ;  e  poi  due  discorsi  ,  1'  nao 
suir  cqiio  compartimento  delle  cleinosinc,  e  T  altro  sul  ce- 
iiitato  ecclesiaslico ;  il  tjualo  ultimo  discorso  fu  gia  iase- 
rito   jit'I    Mcssa^^ier  TiivU'se,  di  poi    lu    ripiil)blicaLo    negli 


4o8  APPENDICE    ITALIANA. 

Annali  dtlle  Scienze  Religiose  di  Roina,  e  nel  Piopagutoie , 
foglio  religioso  di  Torino. 

La  Sacra  Bihhla  secondo  la  Volgatn  colla  versione 
dl  jiionsig.  Antonio  Martini  c  colla  spicgazione  del 
scnso  letter  ale  e  spirituale,  tratta  dai  Sa/iti  Padri  ecc, 
da  L.  I.  Lk  Maistre  Dj:  Sacy.  —  Blilano,  1806, 
Bonfaati. 

Anche  air  Italia  notissima  e  la  Bibbia  del  De  Sacy.  L'edi- 
tore  Bonfaati  deliberato  di  ancor  riprodiirla  al  publilico, 
tra  le  fatte  ristampe  si  atteniie  alia  terza  veneta  del  1790; 
non  in  modo  pero  ciie  questa  si  possa  du-e  una  semplice 
ristampa.  Perocche  cjnanto  al  volgarizzamento,  egli  si  giova 
della  versione  del  Martini ,  e  pel  rimanente  si  propone  di 
riveder  con  diligenza  ,  di  ritoccare  dove  aljl^isogni  la  tra- 
duzione  del  coniento ,  di  attendere  studiosaniente  all'  esat- 
tezza  in  ispecie  delie  citazioni  scritturali  e  de'  Padri,  e  di 
sostitulre  agli  scarsi  indici  particolari  dell'  antica  edizione 
un  indice  generale  appositamente  compiiato  ;  in  fine  di 
nulla  tralasciare  affinche  ,  mediante  1' abilita  delle  persone 
alle  quali  e  comniessa  la  fatica  di  tutto  cio  e  la  tipogra- 
iica  accuratezza,  la  presente  edizione  corrisponda  al  pregio 
ed  alia  rinomanza  dell'  opera. 


Della  legislazione  civile.  Discorso  del  conte  Federico 
ScLOPis.  Edizione  seconda  riveduta  e  corretta  dal- 
V autore.  —  Torino,  i835,  prcsso  Ginseppe  Bocca, 
in  8.°,  pag.  200. 

Quest' operetta  dall' autore  destinata  a  quella  parte  di 
studio  legale  clie  giovasi  della  consideraziune  delle  storiche 
applicazioni  merce  del  metodo  dell'  esperienza  ,  comprende 
quattro  pregevolissimi  discorsi  ragguardante  il  prinio  la 
compilazione  de'  codici  civili  ,  il  secondo  l'  autoriui  intrin- 
seca  delle  leggi  civili  ,  il  terzo  il  progresso  delle  legislazioni 
europee,  il  quarto  ed  ultimo  la  vocazione  del  nostro  se- 
colo  alia  legislazione  ed  alia  glurisprudenza.  Lo  scopo  del 
conte  Sclopis  in  questo  libro  ne  pare  esser  quello  di  coni- 
Ijattere  il  jiregiudizio  della  scuola  istoricci,  di  Berlino  che 
riniprovera  il  secolo  come  affanuato  nel  graade  prurito  d'una 


APPENDICE   ITALIINA.  409 

nuova  codificazlone ,  e  di  mostrare  plu  che  il  bisogno, 
il  modo  di  riuscire  alia  compilazione  di  nuove  leggi  recla- 
mata  dall'  universale  come  una  riforma  necessaria  nel  Pie- 
nionte.  La  compilazione  d' un  codice,  giusta  il  pensaraento 
del  conte  Sclopis ,  altro  non  e  che  Varte  di  ridurre  in  ua 
sistema  il  piii  semplice  i  provvedimenti  piu  estesi  alio 
scopo  di  agevolare  la  cognizione  e  F  eseguimento  della 
legge.  I  principj  che  debbono  dirigere  sifFatta  arte  o  com- 
pilazione consistono  in  questi:  i.°  che  importa  nelle  leggi 
mantenere  le  difl'erenze  che  la  natura  consiglia  per  1'  in- 
dividualita  della  nazione  ;  2.°  che  le  leggi  hanno  tanto 
maggior  vigore  ,  quanto  meglio  s'  adattano  alle  condizioni 
speciali  de' sudditi ;  3.°  che  non  devesi  escludere  dalle  leggi 
la  ragione  o  la  parte  immutabile  di  moralita  che  forma 
r  intrinseca  autorita  delle  leggi  medesime ;  4.°  che  sette 
sono  le  qualita  necessarle  ad  un  codice ,  cioe  la  retta  dl- 
stribuzione  de'precetti,  la  concisione  del  concetto,  la  chia- 
rezza  del  dettato ,  la  ristrettezza  della  forma ,  la  compiuta 
estensione  della  materia ,  V  utilita  intrinseca  d'  ogni  ordina- 
mento ,  la  sposizione  de'  motivi  della  legge.  Questi  principj 
tuttoche  siano  attinti  nella  piii  gran  parte  alle  opere  di 
Bentham  cotanto  celebre  paradossista  nelle  quistioni  di  legge 
e  di  morale,  cio  non  dimeno  saranno  da  tutti  ricoi.osciuti 
assai  opportnni  all'  intento  d'  un  buon  codice  considerato 
tanto  nella  sua  forma  interiore ,  quanto  nelle  sue  condi- 
zioni esterne.  Cosi  niuno  vorra  dissentire  dallo  Sclopis  nel 
coUocare  1'  autorita  intrinseca  della  legge  nella  legge  di 
natura,  siccome  vincolo  della  societa  ,  tipo  della  giustizia 
e  della  verita  morale  non  meno  che  delle  giuridiche  ap- 
plicazioni.  —  Se  non  che  forse  taluno  potreljbe  richiedere 
I'autore  d' una  piu  giusta  definizione  del  diritto  ch' egli 
s'  accontenta  di  copiare  da  Kant ,  dichiarando  il  diritto 
quel  complesso  delle  condizioni  dalle  quali  V  aibitrio  ovvero 
la  liberta  delV  uno  possa  conciliarsi  con  quella  dell'  altro  se- 
condo  la  legge  universale  della  liberta  stessa  (i).  Quantunque 
siffatta  definizione  riguardi  al  diritto  o  al  giusto  in  gene- 
rale,  chl  potrebbe  mai  accettarla  per  buona  nemmanco 
nella  sua  generalita'  E  non  avvi  liberta  tanto  nel  diritto, 
quanto  nel  non  diritto  ?  D'  altronde  puo  esservi  liberta 
negli  altri  ed  in  noi  nella  massima  violazione  del  diritto, 

(i)  V.  pag.  24  coUa  nota  a  piedi. 

£ibl.  hal.  T.  LXXXVI.  27 


4IO  APPENDICE    ITALIANA. 

ed  il  diritto  siccome  un  efFetto  o  dovere  hnporta  una  li- 
mitazlone  aH'altrui  liberta.  Questo  vago  e  indeterminato  , 
queste  inesattezze  nella  nozione  sul  diritto  non  possono 
confarsi  alia  precisione  della  scienza.  II  sig.  Sclopls  come 
valente  legale  noii  doveva  tralasciare  di  acceniiare  alia  vera 
definizione  del  diritto  ,  quand'  anche  non  si  trattnsse  che 
d'  una  sua  specialita  ,  qual  e  la  materia  civile.  E  cio  era 
tanto  piu  uecessario ,  in  quanto  che  la  giurisjDrudenza  e 
pervenuta  a  tale,  che  mentre  appllca  in  pratica  con  tutta 
giustezza  il  diritto  ,  non  puo  dire  di  avere  stabilita  ancora 
una  dottrina  che  «ie  determini  indubitataniente  il  carattere 
genuine  e  gli  essenziali  elementi  in  una  compiiua  teorlca. 


Instituzioni  del  diritto  pubblico  interno  pel  regno  Lorn- 
bardo-Veneto ,  opera  del  dottor  Antonio  Lorenzo- 
Nl.  —  Padova,  i835-i836,  coi  tipi  della  Minerva, 
vol.   3,   in  8°,  pag.   418-416-416.   Austr.   lir.   23. 

L' opera  del  dottor  Lorenzoni  e  certamente  profittevole, 
fatta  con  senno  e  con  giudizio  ,  ed  au'tentica  per  le  noti- 
zie  esatte  e  precise  ond'  e  adorna.  E  profittevole  si  al  ma- 
gistrato  come  al  cittadino  per  la  necessita  in  che  sono 
tutti  di  conoscere  i  rapporti  legali  tra  il  Sovrano  e  i  snd- 
diti  del  proprio  paese.  E  fatta  con  senno  e  con  giudizio 
in  quanto  tendesi  con  essa  a  comporre  ed  ordinare  in  un 
sistema  scientifico  e  ragionato  tutte  le  leggi  estravaganti 
che  sono  varie  e  moltiplici ,  intorno  al  puljl^lico  dn-itto 
del  nostro  regno.  E  inline  autentica  per  le  notizie  \  pe- 
rocche  venne  attinta  alle  fonti  de'  codici  ed  agli  atti  di  Go- 
verno ,  ciie  possono  conferire  essi  soli  una  piena  autorita 
a  simile  diritto.  Quest' e  il  migllor  encomio  clie  possa  otte- 
nere  un  libro  di  tal  fatta.  Esso  si  limita  aU'esposizione  del 
diritto  interno  del  regno  a  gnisa  di  Instituzioni,  ed  ha  par- 
tite le  sue  materie  nel  seguente  modo :  i."  forma  del  Co- 
ver no  ed  autorita  costituite  :  a.°  autorita  die  hanno  per 
istituto  di  conoscere  la  piibblica  sicurezza  :  3.°  provvi- 
denze  dirette  ad  ottenere  la  magglor  affluenza  dei  mezzi 
ai  bisogni  della  vita  :  4.°  provvidenze  che  hanno  per 
iscopo  la  sicurezza  esterna  dello  Stato:  5.°  leggi  sui  pesi 
pubblici  o  !e  finanze.  —  Da  questo  prospetto  sebbene  ab- 
bastanza  couipiuLo  e    ragionevole    appariranao  trc  lacuna , 


API'ENDICE    ITALIANA.  4I  I 

riempiute  le  quali  a  nostro  avviso,  T  opera  del  dottoi-  Lo- 
renzoni  potrebbe  rinscire  a  inaggior  grado  di  perfezione. 
La  prima  di  queste  lacuiie  si  ravvisera  nell'  esservisi  la- 
sciato  od  ommesso  tutto  quello  che  riguarda  all' organiz- 
zazione  dei  dicasteri  anlici,  del  Consiglio  di  Staio  e  dei 
Ministri  e  del  Gabinetto  di  S.  M.  die  sono  costituiti  con 
una  forma  stabile  e  permanente,  e  che  entrano  come  parti 
integrali  nella  forma  del  Governo  del  Regno  Lombardo- 
Veneto ,  dacclie  qnesto  fu  perpetuamcnte  incorporate  nel- 
I'linpero  Austriaco.  La  secoada  si  riferisce  alia  distribu- 
zioiie  sistematica  delle  materie  del  nostro  diritto  interno , 
la  quale  poteva  essere  piii  ordinata  e  piii  seguita ,  se 
r  autore  le  avesse  sottoposte  di  niano  in  mano  a  ciasche- 
dun  diritto  o  potere  maestatico  secondo  la  teorica  del  di- 
ritto pubblico  naturale  la  piu  confacevole  al  rigore  d'  ua 
libro  d'instituzioni.  La  terza  od  ultima  consiste  per  una 
parte  nella  mescolanza  del  diritto  pubblico  intei-no  coire5ter- 
no ,  ossia  colle  leggi  sulla  slcurezza  esterna,  e  per  I'altra 
nella  dimenticanza  del  diritto  pubblico  esterno  del  regno 
nostro  ,  del  quale  sono  pur  abbondevoli  le  materie  e  le 
leggi.  Ma  noi  vorremmo  clie  le  nostre  parole  eiitrassero 
per  un  orecchio  e  che  uscissero  per  1'  altro  ;  perclie  con 
si  iniseri  avvertimenti  non  abbiam  prurigine  di  farla  da 
maestri  o   dettatori. 


Manuals  teorico-pratico  sail  uso  delle  acqiie  pubbliche 
e  private  per  la  derivazione  e  la  condotta  di  esse 
€  per  V  irrigazione  de  cainpi  secondo  le  leggi  civile, 
con  tavole  diinostrative  e  a  norma  de'principj  esposti 
da  Romagiiosi.  —  Milano ,  i836,  per  Giovanni 
Silvestri,  in   l6.°,  di  pag.   176. 

Se  la  materia  delle  acque  e  importante  alia  legislazione 
teoretica ,  non  e  meno  difficile  per  la  giurisprudcnza  pratica, 
perocche  in  essa  possono  avvolgersi  ed  avvilupparsi  i  piii 
profondi  conoscitori  del  comune  diritto.  Non  Ijasta  saper 
la  legge  per  applirarla  rettamente  a'  casi  contingibili  in- 
terno a  lie  acque.  Questi  casi  sono  cosi  diversi  e  tanto  dis- 
simili  dal  comune  oggetto  della  proprieia  ,  che  a  ben  co- 
noscerli  e  determinarli  ne' loro  rapporti  giuridici ,  occorre 
la  sclenza  tecnica  e  locale,  della  quale  d' ordinario  difet- 
tano  i   periti    nella    sola    giiujsprudenza.     A   tali  rillessioni 


413  APPENDICE   ITALIANA. 

ognuno  vorra  apprezzare  come  utllissimo  11  Manuale  teo- 
rico-pratico  qui  annunciato ,  tanto  piu  die  al  coinpilatore 
piacque  di  redigerlo  sui  priiicipj  dell' opera  della  condotta 
dclle  acque  del  Romagnosi,  la  quale  venue  dichiarata  clas- 
sica.  Infatti  in  quest'  opera  il  Romagnosi  ha  assunto  di  ri- 
fondere  con  un  ordine  piu  sistematico  e  con  un  raziocinio 
piu  seguito  e  piii  scientifico  1'  altra  belT  opera  piii  ampia 
ed  estesa  del  Pecchio  intorno  agli  acquulotd,  applicandovi 
lo  spirito  e  le  disposizioni  delTantica,  dell' intermedia  e 
della  moderna  legislazione.  Quindi  ad  iuiitazione  dell' opera 
del  Romagnosi  incomincia  il  Manuale  dai  principj  general! 
sulle  acque  e  suUa  loro  proprieta  e  daU'ohbligo  di  rice- 
verle  e  di  trasmetterle ,  e  poscia  venendo  alle  varie  specie 
d'  acque ,  o  veramente  ai  fiumi ,  alle  sorgenti ,  agli  scolL 
d'  irrigazione ,  conchiude  colle  dottrine  pratiche  suUa  ripa, 
sugli  spurghi,  sui  miglloramenti  loro  e  sugli  edificj.  Cio  die 
rileva  massime  ad  utilitk  di  noi  Lombardi  si  e  il  Trattato 
e  discorso  sulla  roggia  e  suUa  dU'isione  dell'  orario  per  I'ir- 
rigazlone  recato  all'  ultima  evidenza  colle  tavole  di  dimo- 
strazione.  Col  soccorso  di  queste  tavole  ne  sara  plii  age- 
vole  di  concepire  il  fatto  materiale  del  diritto  e  le  varie 
sue  applicazioni  ai  contratti  frequentissimi  si  di  vendita 
che  di  locazione  di  acque ,  come  pure  alle  societa  degli 
argini  e  dei  diigali  esistenti  a  beneficio  dell' agricoltura  per 
tutta  la  Lombardia.  Cio  che  non  possiamo  assentire  all'au- 
tore  del  Manuale  si  e  che  I'acqua  abbia  a  considerarsi 
come  mobile  per  le  sue  natural!  trasforniazioni ;  laonde  e 
sua  opinione  che  cada  nel  furto  qualsiasi  azione  teadente 
a  derubarla  o  sottrarla  al  possesso  del  padrone  (pag.  i3i). 
Sebbene  questa  sua  sentenza  non  impllchi  contraddizione 
per  rispetto  al' diritto  civile,  cio  non  ostante  potrebbe  re- 
care  equivocamento  ne'  giudizj  di  crimlnale  punizione,  pol- 
che  con  essa  si  confonde  il  furto  coU'  uwasione  o  colla 
pubblica  violenza,  non  dandosi  propriaraente  furto  che  di 
cose  inobili,  e  non  giii  dell'  acqua  die  per  sua  natura  e 
per  la  destinazione  del  padre  di  famiglia,  non  meno  che 
per  comando  della  legge  (§^  295-298,  Cod.  univ.  austr. ) 
viene  riconosciuta    come  perpetua  apparteueiiza  dei  fondi. 


APPENDICE    ITALIANA.  4l3 

Delle  servith  legall.  Dissertazione  analitlca  delV  avvo- 
cato  Francesco  Maria  Carcano.  —  Milano  ,  i836. 
Dalla  Societd  tipografica  de  Classici  Italiani,  in  8.", 
dl  pag.  66. 

Non  v'  ha  dubblo  die  la  materia  delle  servitu  non  sla 
divenuta  aitlna  e  problematica  dopo  1' emanazione  del  Co- 
dice  Universale  austriaco.  II  Codice  austriaco  ha  stabilito 
per  principio  intorno  alle  servitu  rilliinitata  liberta.  del 
dominio ;  quindi  non  e  vana  ricorca  quella  die  mira  a 
farci  sapere ,  se  le  servitu  Icgali  siano  tnttavia  riconosciute 
dalla  nuova  legge.  L' avvocato  Carcano  per -farsi  strada  ad 
una  definitiva  risposta  intorno  a  si  fatta  quistione  da  pria- 
cipiamento  alia  sua  Dissertazione  con  una  specie  di  storia 
compendiosa  di  esse  servitu  legali ,  dai  primi  tempi  di 
Roma  sino  all'  epoca  degli  Statutl  e  delle  Costituzioni  di 
Milano,  mostrando  come  con  quest!  si  venisse  a  poco  a 
poco  a  derogare  al  comune  diritto  ed  al  canone  delJa  Ro- 
mana  giurisprudenza  che  ognuno  e  I'assoluto  arbitro  e 
regolatore  delle  cose  proprie.  Indi  accennando  alle  diverse 
disposizioni  particolarmente  della  legislazione  francese,  die 
ammise  le  servitu  legali  si  per  le  cose,  come  per  le  per- 
sona ,  ei  propone  la  quistione  in  questi  ultimi  termini ; 
se  cioe  nel  silenzio  del  nuovo  Codice  suUe  servitu  cosi 
dette  legali,  non  ammettendosi  in  esso  che  quelle  per  con- 
tratto,  per  ultima  volonta,  per  sentenza  e  per  prescrlzione 
(  §  480  Cod.  austr. ) ,  debbano  supporsi  tuttora  sussistenti 
quelle  che  dal  Codice  anteriore  iialiano  farcno  sancite  ed 
introdotte  come  tali.  II  Carcano  per  darsi  appicco  di  ra- 
gione  a  persistere  nell'  opinione  affermativa  fondasl  sul 
doppio  argomento  che  i  capi  coiicernenti  alle  servitu  legali 
del  Codice  anteriore  non  furono  espressamente  abrogati  o 
riconosciuti  contrarj  alle  novelle  disposizioni ,  e  che  le  li- 
mitazioni  o  prescrizioni  contenute  in  quelli  sono  apparte- 
nenti  alia  materia  politica  e  non  alia  civile.  Sicche,  quan- 
d'anche  siano  intervenutl  autorevoli  giudicati  in  contrario, 
di  questi  non  dovrebbcsi  far  caso,  giaccbe  non  possono 
aver  f'orza  di  Icgge  che  fra  le  parti.  Noi  pero  rispettando 
sempre  il  suo  avviso,  non  esitiamo  a  dichiarare  una  mente 
contraria  e  percbe  11  complesso  delle  disposizioni  del  Co- 
dice  austriaco  sulle  servitu  escludono  in  massima  le  ser- 
vitu legali ,   e   perclie  nel  dubbio  devesi    piuttosto  favorire 


4^  I  4  APPENDICE    ITALIANA. 

che  ristringere  la  liberta  della  proprleta ,  e  perche  le  pre- 
scrizioni  e  le  limitazioni  del  Codice  passato  intoriio  alle 
servitu  legali  oltreche  si  comprendono  nella  legge  civile , 
sono  essenzialmente  civili  e  non  politiche  esse  medesirae  , 
in  quanto  ristringono  il  ^diritto  di  privata  proprieta  come 
tale  e  ne' rapporti  pnramente  dell' individuo.  Sicche  per 
noi  sta  la  massima  die  non  si  possa  invocare  il  Codice  ita- 
liano  o  gli  Statuti  di  Milano ,  se  non  per  le  servitu  legali 
gia  consuinate  ed  acquistate,  e  che  non  si  abbia  a  parlare 
pill  di  que'  decreti  se  non  in  quanto  siano  espressamente 
mantenuti  in  vigore  daU'odierna  legislazione.  Ad  ogni  modo 
il  libretto  del  Garcano  potrebbe  giovare  a  richiamare  1' at- 
tenzione  del  pubblico  sopra  un  punto  quanto  disputabile, 
altrettanto  importante  della  nuova  legislazione,  o  per  dar 
luogo  ad  un'  interpretazione  autentica  o  legislativa  che  to- 
gliesse  ad  ogni  dubitazione,  o  per  suggerire  una  speciale 
provvidenza  di  maggior  opportunity  che  metta  in  un  per- 
fetto  accordo  la  legge  nuova  colle  antichissime  usanze  av- 
valorate  dalla  vista  del  ben  pubblico  o  dalla  necessita  setn- 
pre  imperiosa  delle  locali  circostanze. 


Corpo  del  Diritto  Civile  in  cui  si  contengono  le  Insd- 
tuzioni  di  Giustiniano ,  i  Digesti  o  Pandette ,  il  Co- 
dice  e  le  Antenliche ,  ossiano  Novelle  Costituzioni , 
gli  Editti  non  che  le  Novelle  Costituzioni  di  Leone 
e  di  altri  imperatori,  i  Canoni  de' Santi,  degli  Apo- 
stall ,  ed  I  libii  de'  Feudl  con  brevl  note  Indicanti 
le  leggl  simlll ,  quelle  che  a  vlcenda  s""  lllustrano  , 
le  contrarle  e  le  abrogate  ,  premessa  la  Storla  cro- 
nologlca  del  Dlrltto  civile  Romano.  —  Nuova  edi- 
zione  esegulta  su  quella  dl  Parlgl  del  i83o  col  te- 
sta latino  a  fronte.  —  Prima  versione  per  istudlo 
e  cura  dl  Francesco  Foramiti  glureconsulto.  — 
Venezla  ,  i836  ,  dalla  tipogrqfia  dl  Giuseppe  An- 
tonelli  ,  vol.    i.°,  puntata  /."  ,  In  4.°  pag.  79. 

Al  frontispizio  di  questo  libro  non  poirebbesi  dimanda- 
rc :  A  clie  pro  una  versione  italiana  del  diritto  romano  ' 
Forse  perche  impingui  la  Biblioteca  Italiana  di  Diritto  Giu- 
stinianeo  che  va  progredendo  con  grande  alacrita  in  Venezia 


APPENDlCr    ITALTANA.  ^l5 

anche  col  nuovo  Commento  alle  Pandeue  del  Voet  (i)'  Qne- 
sta  versione  non  apporta  giovamento  ne  all' universale  dei 
cittadini ,  perche  il  diritto  romano  e  una  legge  morta,  ne 
ai  legali  perche  essi  dehbono  sapere  aljbastanza  di  latino  per 
intenderne  il  linguaggio.  D'altronde  quante  parole  massime 
dei  Digesti  non  ammettono  una   fedele    traslatazione  ?    Chi 
puo  trovare  1' equivalente  di  qucste  voci  rogado,  res  man- 
cipi ,   vindicia:,  condictio?  Lo  stesso  Foramiti  non  traduce  ne 
il  rogatio ,  ne  altre   parole  consimili   per  assoluto  difetto  di 
altre  corrispon^Ienti.  —  Cio  nondiineno   sicconie  a'  di  nostri 
la  lingua  latina  non  e  piu  cosi  in  fiore    tra' giureconsulti , 
come  a'  tempi  di  Yinnio,  di  Voet  e  di   Gravlna ;  siccome  il 
traduttore  toise   a  volgarizzare  il  testo  modernissimo  di  Pa- 
rigi  del  Corpo  del  romano  diritto  ,  die  dicesi    il  piu    cor- 
retto.  ed   il  piu  splendido  che   si  conosca  al  presente ,  cosl 
non  dubitiamo    clie    la    sua    versione   non  sia  ricevuta  con 
buon  viso  principalraente  da    coloro    che    non    potrebbero 
da  se  comprendere  tutta  Li  forza  della  legge  dalla  fondata 
intelligenza  delle  parole.  AfTinche  pero  da    essa    possa    ca- 
varsi   si  gran  servigio,    egli    e  d'uopo  che    sia    fedelissima 
tenendosi    equabilmente    tra  il  senso    letterale  e  lo    spirito 
della  legge.   Sii  di  che  ci  permettiamo  alcune    osservazioni  j 
p.  e.  a  pag.  14  il  Foramiti  traduce  rogas ,  rogat  per  dnmandi, 
domanda  ,  mentre   il  rogare  de'  Romani   suonerebbe  in  pro- 
posito  alia  proposta   delle  leggi  assai  diversamente.   Cosi  a 
pag.   6  qui  urbis  juxta  ac  civitatis  conditor  est ,  ei  ce  lo  rende 
come  fondatore  dclla  cited  (urbis)  e  dello  stato  civile    (ci- 
vitatis), in  vece  dell' orfZ/ne  o  stato  politico,  fapendosi  da 
tutti  che  lo  stato  civile  de'  Romani  era  la  qualita  o  capa- 
cita   onde  gli  uomini  avevano  diversi  dirltti ;   laonde  eravi 
tra  loro  lo   stato  civile  di  liberta ,  di  famiglia  e  di   cittadi- 
nanza  (a).  Ugualmente  non    appariranno    troppo    felici  ed 
esatte  le   seguenti    versioni  :    lege    aliquid  facet e  (pag.    14) 
per  fare  qualche  cosa  con  legge,  in  vece  di  dire  per  la  Ifgge, 
o  per  una  legge:  constituebat  (pag.   yS  )  per  ha  costituito; 
quod  juhet  senatus  (pag.  47)  per  cio  che  conianda  il  senato; 
huic  juri  auctoritatem  dederunt ,  cioe  al    diritto  pretorio    od 
onorario  (  pag.   77  ) ,  per  diedero  autorita  a  questo   diritto  , 

(i)  V.  Conuiiento  alle  Pandette  di  Giovanni  Voet.  Versione  ita- 
liaua.  Venezia  ,   1834. 

(a)  V.  Heinee.  Elementa  Juris  Ciulis  %  76. 


4l6  APPENDICE   ITALIANA. 

in  vece  dl  dire  che  gli  venne  data  la  forza  od  autorlta  dl 

legge  ;  ruptum  irritumne  factum  est  (pag-  242),  -per  divenne 
rotto  ed  irrito  parlandosi  di  testamento  ;  obligationes  civiles 
aut  sunt  certe  jure  civili  comprobatcs  (  pag.  298  ),  per  com- 
provate  da  una  determinata  legislazione  civile ;  le  specie  di 
obbligazioni  aut  re  aut  Uteris  per  reaU  o  per  iscritto ;  ia 
vece  di  lettcrali  0  per  lettera ;  nihil  autem  interest  utruni 
aliquis  ex  asse  heres  institutus  aut  totam  hereditatem  aut  pro 
parte  restituere ,  aut  ex  parte  heres  institutus  aut  totam  earn 
partem y  aut  partem  partis  restituere  rogatus  sit  (pag.  241), 
per  e  lo  stesso  tanto  se  alcuno  sia  instituito  erede  in  tutta 
V  ereditd  od  in  parte ,  ovvero  se  sia  pregato  di  restituire 
tutta  r  eredita  0  soltanto  parte.  Ne  con  qneste  osservazioni 
vogliamo  sconfortare  ,  ma  fare  cuore  al  traduttore  ,  affin- 
clie  colla  somma  diligenza  e  collo  scrupolo  severamente 
nsati  nel  corso  del  suo  lavoro  il  renda  degno  dell'  intera 
approvazione  de'  suoi  leggitori  ed  apprendere  ad  un  tempo 
ai  meno  indulgenti  che  i  legal!  stessi  possono  trovare  im- 
presa  difficilissima  1'  esatto  e  fedele  traslatamento  delle 
leggi  romane. 

Delia  legitdmitd  posit'wa  o  negativa  deUe  pene  prin- 
cipalmente  delta  pena  di  morte  con  l' oggiunta  dun 
trattato  del  duello,  dell avvocato  Vincenzo  Maecvc- 
ci.  —  Lugano,  i835,  coi  tipi  di  G.B.uggia,  in  8°, 
pag.  SaS. 

Una  lezione  accademica  sulla  pena  dl  morte  delta  nella 
Universitd  di  Pisa  il  18  marzo  i836  dal  professore 
Cjrmignani.  —  Pisa,  tipogiafia  Nistri,  in  8.°, 
pag.   161. 

La  citazione  di  qneste  nuove  opere  chiarlsce  die  la  qui- 
stione  sulla  pena  di  morte  e  riportata  ora  svil  campo  degli 
scrittori  italiani ,  dopo  essere  stata  discussa  in  Francia,  in 
America  ed  in  IsA'izzera.  Siffatta  quistione  e  troppo  avvi- 
luppata  e  rilevante  per  parJarne  in  nn  articolo  d'annun- 
zio.  —  Chi  sa  che  qnalche  nostro  collaboratore  non  si 
metta  a  trattarla  distesamente,  —  Cio  che  di  singolare 
scorgemmo  nel  libro  dell'  avvocato  Marcucci  si  e  qiiello 
ch' egli  insegna  intorno  ai  mezzi  per  estirpare  il  barbaro 
costume  del  duello.  Qnesti    mezzi  per  lui    si    ridnrrebbero 


APPENDICE    ITALIANA.  417 

a  punire  11  duello  coll'  infamia  del  duello  Imposto  come 
pena  in  uno  steccato  eretto  nella  piazza ,  ed  alia  continua 
assistenza  del  cai'nefice.  Ma  si  puo  egli  niai  punire  il  de- 
litto  colla  consumazione  d'  un  nuovo  delitto?  Ed  una  pena 
puo  essere  mai  piii  eflicace ,  quaado  venga  in  potere  dei 
delinquenti  ? 


Opere  cdite  ed  inedlte  d'l  Paolo  Costa  da  lid  accre- 
sciute  e  correUe. —  Parma,  i835-  ]836,  dai  torclii 
di  Fiaccadori,  vol.  tre  in  12.°,  pag.  a88,  224,  209. 

Ci  e  grave  di  dover  annunciare  con  queste  opere  la 
morte  veramente  inaspettata  dell'  egregio  loro  autore.  Egli 
era  ad  un  tempo  letterato  e  filosofo ,  ma  non  lascio  un 
lavoro  die  basti  ad  assicurare  il  progresso  del  gusto  o 
dell'  intelligenza  ,  od  un  nome  che  molto  lontani  dal  silen- 
zio  della  tomba.  Nel  primo  volunietto  dopo  un  proemio 
alia  gioventu  delle  Isole  lonie  ,  va  discorrendo  il  Co^ta 
del  modo  di  comporre  le  idee  e  di  contrassegnarle  con 
vocaboli  precisi ,  onde  poterle  scomporre  regolarmente  a 
line  di  ben  raglonare.  A  questo  inlento  egli  non  seguita 
il  costume  delle  ordinarie  definizioui ,  ma  prende  priiici- 
plamento  dall'  analisi  dei  vocaboli  non  ben  determinati 
desidero ,  voglio  ,  amo  ,  spero,  temo  ,  sostituendovene  cosi 
alia  grossa  degli  altri  clie  medlante  la  continua  esperienza 
hanno  acqulstata  una  spiegazione  assai  piii  prossima  al 
vero.  Quindi  facendo  conoscere  che  cosa  debliasi  intendere 
per  corpo  ,  stati  o  modi  de' corpi ,  cause,  effetti ,  azione , 
impressione ,  agire  ,  fare  ,  onima  ,  esseie ,  sensazioni,  remini- 
scenze ,  piacere  e  dolore ,  viene  alia  conclusione  che  dal- 
1'  analisi  di  questi  vocaboli  e  simili  noti  e  semplici  per 
loro  stessi  si  puo  sempre  fare  strada  ad  iscoprirne  altri 
piii  con)posti ,  e  ch'  essi  altro  non  significano  die  modi 
pill  o  meno  complessi  di  sentire  o  di  seusazioni.  Laonde 
e  un  assioma  del  Costa  die  dall'  idea  individuale  for- 
misi  la  generale.  Nel  secondo  ei  tratta  dei  principj  nor- 
mali  della  bellezza ,  del  ragionamento  e  del  inetodo  por- 
gendo  snila  fine  il  prospetto  d'  un  nuovo  albcro  delle  scienze. 
I  principj  normali  del  bello  s'  appoggiano  alia  massima 
che  cosa  hella  significa  cosa  piacente  con  ragione ,  sebbene 
il  bello  sia  di  sentimento  e  di  percezione  e  non*di  ra- 
gionamento ,  ed  air  altro   trito    criterio    dell'  armonia  nella 


4l8  APPENDICE    ITALIANA. 

varieta  e  neirnnita:  sicche  T  Estetica  del  Costa  non  avrebbe 
scg-passato  nemmeno  il  fondo  del  bello  sensiljile,  o  la  me- 
diocriia  delle  opere  piii  volgari  intorno  a  questa  impor- 
tante  materia.  II  rogionamcnto  esseiido  per  T  aiitore  una 
serie  concateiiata  di  sillogisini  e  non  il  semplice  sillogismo 
die  egli  poi  con  nostro  stnpore  attribulsce  ancora  agli  ani- 
niali  brnti  ,  conduce  a  scoprire  alcuna  cosa  nella  natura , 
ad  onta  cbe  non  sarebbe  cjuesto  il  merito  del  sillogismo 
a  giudizio  anco  de'  suoi  piii  caldi  sostenitori.  II  nietodo 
deve  essere  sintctico  ,  ma  non  quello  cbe  incoinincia  da 
definizioni  composte  di  vocaboli  oscuri  ed  esprimenti  coni- 
plessi  di  idee,  essendo  questa  una  sintesi  viziosa,  ma  cbe 
precede  dal  semplice  al  composto ,  dal  composto  al  piu 
composto  ,  e  quindi  dall'  osservazione  dei  fatti  e  dalla  rlcom- 
posizione  delle  idee.  Nell'  nlbero  nuo\o  delle  scienze  edifi- 
cato  sul  principio  cbe  i  fatti  costituiscono  il  fondamento 
ed  il  confine  dell' uniano  sapere  ,  si  divide  tutto  lo  scibile 
ne'Ia  scienza  relntiva  ai  corpi  e  nella  scienza  relativa  al- 
r  uomo.  La  prima  comprende  le  idee  universali  delle  ma- 
tematiche  pure  e  miste,  e  dopo  le  arti  ed  i  mestieri.  La 
seconda  le  idee  suU'  uomo  senziente  ed  intdligente  ed  ope- 
rante ,  colle  arti  liljerali  ivi  sottoposte.  Nel  terzo  ed  ultimo 
volume  conibatte  il  Costa  i  principj  de'  fdosofi  trascendenti, 
alcune  false  opinioni  di  La  Mennais  ed  il  sistema  degli 
eccletici,  tentando  dimostrare  cbe  la  filosofia  la  quale  costi- 
tnisce  per  elementi  di  tutte  le  idee  le  sensnzioni  non  con- 
duce altramente  al  matcrialismo ;  e  ponendovi  termine  con 
alcune  lettere  intorno  ad  una  maravigliosa  catalessi,  al 
sistema  de'  Classici  e  dei  Romantici  cbe  mette  assieme  cogli 
Eccletici  o  coi  nuovi  Platonici  per  farli  viaggiar  tutti  pel 
mondo  delle  cliimere  o  della  luna.  Da  cio  apparisce  cbe 
il  Costa  nella  filosofia  fu  sensista  condillacbiano  ,  come  in 
letteratura  fa  classico.  —  Se  egli  non  ebbe  il  merito  della 
profpndita  ne  come  I'uno,  ne  come  I'altro ,  consegni  pero 
assai  giustamente  la  lode  di  sommo  critico  e  di  purgato 
scrittore  %  alia  quale  noi  possiamo  aggiugnere  quella  di 
caldissimo  e  conscienzioso  difenditore  delle  sne  proprie 
opinioni. 


APVENDICE    ITALIANA.  41^ 

Elemend  dl  fdosofia  deW  abate  Pietro  Pacanessi.  — • 
Milano,  iU36,  presso  Giuseppe  Bernardoni  </i  Gto- 
vanni ,  vol.    i°  e  2.",   in   12.^ 

Ecco  nn  altro  saggio  d'  uii  corso  tli  Elemend  di  filosofia 
destinato  alT  istrnzione.  I  principj  dell' autore  sono  quelli 
di  far  raccolta  delle  dottrlne  de'  piii  rinomati  Hlosofi  nei 
liiuiti  pero  della  cognizione  elementare  della  scienza  ,  di 
scegliere  cio  die  v' ha  di  vero  e  bnono  In  tntti  i  sistemi, 
non  esclndendone  veruno,  e  di  conciliarii  tntti  piuttosto  che 
di  nietterli  in  opposizione,  dando  per  tal  niodo  una  forma 
congiunta  agli  sparsi  frammenti.  Questo  e  riniendimento 
o  il  disegno  deir  opera  dell' abate  Paganessi.  In  essa  trat- 
tasi  della  defuiizione  e  della  divisione  della  filosofia ,  della 
sua  importanza  e  della  sua  necessita ,  della  sua  prima  • 
parte ,  cioe  della  Psicoloeia  nella  quale  come,  scienza  d'  os- 
servazione  suite  operazioni  e  funzioni  dell'  aniina,  toglie 
1'  autore  a  classificarne  le  facolta ,  e  a  fare  alcnni  ceiini 
brevissimi  sul  sistema  nervoso,  sui  sensi,  sulle  norine  per 
le  quali  si  giudica  delle  distanze  e  delle  grandezze  sulle 
leggi  della  sensazione  ,  sul  rapporto  tra  le  sensazioni  e  le 
qualita  de'corpi,  e  finalmente  sul  modo  col  quale  le  sen- 
sazioni ci  conducono  alia  cognizione  del  mondo  esteriore. 
In  questo  libro  sara  assal  difficile  il  ritrovare  aicun  clip 
di  nuovo,  ne  I'autore  menomamente  vi  pretende-,  esistendo 
qua  e  la  tracce  di  opinioni  e  di  autori  gia  conosciuti  e  nou 
citati  i  e  soprattutto  alcune  idee  di  Reid  o  della  scuola 
Scozzese.  —  Ne  per  quanta  sia  1" asseveranza  dell' autore, 
noi  non  sapremmo  come  farci  alTermatori  di  queste  sue  pro- 
posizioni:  1.°  die  la  filosofia  ammette  o  presuppone  nulla  di 
dato  come  le  altre  scienze  ,  perdie  va  aU'analisi  delle  pri- 
me operazioni  delPanima;  2.°  die  1' occliio  senza  del  tatto 
possa  dare  la  forma  o  la  distanza  degli  oggetti  almeno 
come  sensazioni  sue  proprie  o  primitive;  3.°  che  i  fatti  pri- 
niitivi  del  me  e  del  fuor  di  me  ,  in  quanto  entrano  nella 
cognizione  ,  siano  assolutameute  indimostrabili  i,  4.°  die  il 
Tasso  sia  debitore  della  sublime  inspirazione  del  suo  poema 
maraviglioso  alia  lettura  degii  antichi  filosoii  e  massime  di 
Platone.  —  Ad  onta  dl  cio  e  Innegabile  che  nel  libro  del 
Paganessi  abbondano  la  chiarezza  e  la  lucidezza  nelle  idee 
ed  una  certa  precisione  di  linguaggio  filosofico  che  e  taiito 
necessaria  ad   una    fruttuosa    istruzione.    Corra    egli    pure 


420  APPENDICE   ITALIANA. 

francamente  II  difficile  aringo  di  ua  testo  dl  filosofia  die 
e  altamente  invocato  dal  bisogno  comune  delle  italiane 
scuole  ,  e  quando  sara  finita  la  sua  opera  non  gli  maa- 
chera  quella  lode  clie  noii  soddisfa ,  nia  che  e  falsa  pia- 
centeria  qnalora  gluuga  Intempestiva  o  con  poco  avvisato 
giudizio  si   voglia  conferirla. 


Ideologia  di  don  Pietro  Bottura  professore  dl  filo- 
sofia nelV  I.  R.  Liceo  di  Zara.  —  Zara ,  i835, 
dalla  tipografia  Detiiarclii ,  in  8.°,  pcig.  492. 

Corso  di  filosofia  del  sacerdote  veneto  Antonio  QiusTi 
professore  nelV  I.  R.  Convitto  in  Venezia  ,  i836, 
dalla  tipografia  di  G.  B.  Merlo  ,   in  8.°,  p^-g'  367. 

Ecco  due  libri  fatti  per  1'  istruzione  nella  filosofia.  II 
loro  metodo  e  chiaro ,  ed  i  loro  principj  pressoche  eguali 
sono  sicurissimi ,  quantvinque  battano  in  mode  nn  po"  di- 
verso  al  sistema  d'  un  largo  e  ragionevole  empirismo.  Quanto 
e  buono  che  anco  in  Italia  moltiplichino  gli  elcmend  o 
corsi  di  filosofia^  affinche  sia  dato  d' averne  uno  che  cor- 
risponda  il  piu  possibile  alle  grandl  esigenze  della  sclenza 
ed  air  urgente  bisogno  dell'  insegnamento.  E  dacche  cade 
di  parlare  dell'  insegnamento  per  la  filosofia  ,  non  vogliam 
tacere  cio  che  riguarda  agli  apprendenti  ed  all'  ordine  nello 
studio  di  questa  difficilissima  scienza.  —  Gli  apprendenti 
della  filosofia  sono  bene  spesso  troppo  teneri  d'  eta  e  troppo 
leggieri  nella  riflessione  per  internarsi  ne'  raisteri  della 
ragione  e  dell'  lo  pensante.  La  loro  prima  educazione 
non  isvolge  che  la  memoria  e  la  fantasia  ;  e  quindi  eglino 
si  sentono  Incapaci  a  quello  sforzo  di  attenzione  che  ri- 
chiedesi  all'  analisi  ed  alia  raeditazione  filosofica.  L'  ordine 
nello  studio  filosofico  per  essere  piii  naturale  e  piii  con- 
forme  air  andamento  delle  facolta  intellettuali  dovrebbe 
essere  inverso  ,  incominciante  cioe  dal  mondo  esterno  al- 
r  interno  ,  dalla  fisica  e  dalla  storia  naturale  e  non  dalla 
raatematica  e  dalla  filosofia  ,  onde  la  mente  non  precipiti 
nel  gran  salto  dall' astratto  al  concrete ,  dal  piii  difficile  al 
piii  facile.  Questo  roiglioramento  nello  studio  della  scieuza 
piu  astrusa,  quanto  e  la  piu  importante,  siccome  la  filo- 
sofia ,  sarebbe  ben  presto  fecondo  di  moiti  vantaggi.  —  La 
moderna  pedagogia  che  pretende  al  riscatto  della  mente  o 
deir  intelletto    col    prestigio    de'  suoi  nuovi    metodi  e  delle 


APPENDICE   IT\LIATCA.  42  I 

sue  novelle  dottrlne  noa  dhnentichl  di  proporselo  e  di 
ottenerlo.  Allora  non  si  dlranuo  ne  vane  lusinghe  ne  sover- 
chia  assicuranza  tutte  le  sue  promesse. 


Trattato  di  mecUccna  pubblicci  duiso  in  tre  parti : 
Medicina  legale ,  Polizia  medica ,  Giurisprudenza 
della  medicina ,  ed  esteso  secondo  lo  stato  attuale 
delle  scienze  mediche  e  della  legislazione  in  Europa 
e  soprattntto  ne'  dominj  austriaci,  da  Giuseppe  Luigi 
GiAJKELLi ,  dottore  in  medicina  e  chirurgia ,  gid 
Tcgio  medico  di  Delegazione  nclle  provincie  venete, 
pubblico  ordinario  professore  di  medicina  legale  e 
polizia  medica  nelV I.  R.  Universitcl  di  Padova  ecc. 
Vol.  i.°,  fuse.  I."  di  pagine  g6  oltre  la  prefazione 
di pagine  2.() ,  Padova   ic536,   coi  tipi  della  Minerva. 

II  primo  fascicolo  di  quest'  opera  venne  in  luce  fin  dal 
marzo  del  p.°  p."  anno.  La  publ^licazione  de' successivi 
resto  poscia  interrotta  per  cagione  di  nuovi  e  gravi  in- 
carichi  affidati  all'autore,  die  alPapparire  del  cholera  nelle 
provincie  venete  si  trovo  chiamato  a  far  pur  anche  le 
parti  di  regie  medico  presso  I'l.  R.  Delegazione  di  Padova. 
Annunziando  noi  si  tardi  I'opera  suddetta ,  la  quale,  a 
fame  ragione  dal  primo  saggio  uscitone,  ben  e  da  credere 
che  sia  per  corrispondere  in  ogni  sua  parte  al  vasto  e  bea 
meditato  piano  dell'  autore  non  meno  che  alia  molta  aspet- 
tazione  che  gia  se  n'  e.  concepita ,  speriamo  ne  verra  data 
in  breve  opportunita  di  ritornare  su  questo  argomento  per 
far  conoscere  dovutameiite  il  merito  di  essa ,  e  le  nuove 
o  piu  importanti  cose  che  vi  troveremo  entro.  Per  ora  ci 
bastera  notare  che  le  niaterie  trattate  nel  primo  fascicolo 
sono ,  oltre  la  prefazione  in  cui  e  mostrata  T  influenza 
della  medicina  pubblica  sul  benessere  fisico  e  morale  dei 
popoli ,  i  preliminari  all' intero  trattato,  che  chiariscono  lo 
scope  e  la  definizione  della  medicina  puljl^lica,  e  d' ognuna 
delle  tre  parti  in  die  viene  dall'  autore  distinta  ;  —  i  preli- 
minari alia  medicina  legale,  dov' e  compresa  anche  la  storia 
della  medesima  ,  stesa  con  tanta  erudizione  e  con  si  giusti 
awedimenti  da  averne  gia  procacciato  all' autore  il  premio 
d' una  medaglia  d'oro  conferitogli  dai  compilatori  del  repu- 
tato  gioraale  che  stampasi  a  Parigi  sotto  il  titolo  di  Anuali 


42a  APPENDICE    ITALIANA. 

d'igiene  pubblica  e  medicina  legale;  —  ed  in  ultimo  due  capi 
pertinenti  alia  sezione  prima  delT opera,  ne' quali  e  fatto 
ragionamento  delle  persone  mediche  esei'centi  la  medicina 
legale  ,  e  delle  geaerali  operazioni    del  medico  legale. 

P. 


V  A  K  I  E  T  A. 


Uso  della  plttura  sui  moiuimenti  fanebii  del  Gieci. 


L 


e  scoperte  fatte  ia  questi  ultimi  tempi  sulle  decora- 
zioni  polirrome ,  ossia  a  varj  colori  dell'  aiitica  greca  arcVii- 
tettura  diedero  soggetto  di  belie  quistioni  ai  dotti  ed  agli 
artisti.  Perciocche  trovaroiisi  tracce  di  colori  si  deotro 
come  al  di  fnori  de'  grandi  marmorei  monumenti  che  tut- 
tora  sussistono  nella  Grecia  e  nella  Sicilia  ;  e  la  sagacita 
degli  ernditi  e  degli  artisti  ha  preso  ad  ingegnosaraente  di- 
scntere  la  quistione  intorno  al  gusto  dei  Greci  per  sifFatta 
decorazione  nei  monumenti ,  ed  in  qual  modo  avere  eglino 
potessero  di  mira  il  bello  ed  il  semplice ,  applicando  di- 
versi  colori  ai  marmi  de'  loro  templi.  Siccome  poi  una 
scoperta  ne  conduce  sempre  vin'  altra ,  cosi  avvenne  che 
non  ha  guari  ebbesi  la  prova ,  applicarsi  dagli  antichi  i 
colori  ad  un  genere  di  monumenti ,  dove  al  certo  sospet- 
tato  non  sarebbesi  di  sifFatto  uso.  Nell'esaminare  pertanto 
gli  antichi  cippi  trovati  negli  scavi  fattisi  al  Pireo  presso 
di  Atene  si  scoprirono  tracce  d'immagini  dipinte  su  ben  le- 
vigato  niarmo.  L'antiquario  alemanno  Ross  ci  da  contezza 
delle  osservazioni   su  tale  oggetto. 

Negli  scavi  che  praticati  vennero  la  scorsa  primavera 
sotto  la  direzione  del  sig.  Ross  ne'  sepolcri  del  Pireo,  tro- 
varonsi  nuovamente  molte  pietre  sepolcrali  con  avanzi  di 
architettonlche  decorazioni  eseguite  coUa  pittnra.  Ma  una 
recentissiiTia  scoperta  fatta  all'  occasione  de'  lavori  intra- 
presi  per  colmare  le  maremme  presso  il  Pireo ,  scntire  gli 
fece  r  imporianza  di  si  fatti  esempi  per  conoscere  I'uso 
che  dagli  antichi  facevasi  della  litocromia ,  giacche  trova- 
ronsi  da  nove  a  dieci  cippi    con   tracce    di    pitture    piii  o 


V  A  R  I  E  T  A  .  ^23 

meno  ben  conservate.  Nella  Grecia  ben  poclii  terapll  sus- 
sistono  in  piedi ,  e  sebbene  in  essi  si  riconoscessero  varj 
disegiii  cr  aatichi  ornamenti  dipiiiti  su  diverse  parti  del 
cornicione,  de' fregi  e  delle  pareti,  tuttavia  erasl  nelT  in- 
certezza  qnanto  alia  scelta  de'  colori.  Ma  la  scoperta  delle 
pittnre  oruamentali  sui  monunienti  faaebri,  dee  certaniente 
aprire  un  vasto  campo  alle  ricercUe  suiruso  de'' colori  nel- 
r  architettura.  E  per  non  parlare  clie  deirAttica  ,  la  citta 
del  Pireo  e  piu  altri  luoghi  di  questa  coatraJa  andati  eraao 
ben  presto  in  decadenza  ,  di  modo  clie  un  gran  numcro 
de'  luoglii,  ov'  erano  i  sepolcri ,  venne  abbaadonalo  nel- 
Fepoca  stessa,  in  eni  le  belle  ard  ancor  cessato  non  aveano 
di  liorire.  In  qnesti  solitarj  luoghi  i  monunienti  funebri 
caddero  a  poco  a  poco,  e  seppellironsi  sotto  la  terra,  la 
cui  secca  qualita  fu  favorevolissima  alia  lore  conservazione. 
Cosi  esse  giacquero  a  migliaja  dalla  baja  di  Salamina  e 
dair  Ilisso  sino  al  proniontorio  di  Zoster ,  dove  le  tombe 
sono  le  une  contro  delle  altre  serrate.  Paragonando  un  graa 
numero  di  queste  pietre  potranno  dunque  oitenersi  impor- 
tant! clilarimenti  sulla  scelta  e  sulla  comljinazione  de"  co- 
lori applicati  a  tall  edificj.  Ma  cio  cbe  sara  ancor  piii  im- 
portante  ad  osservarsi  consiste  nella  dipintura  delle  iinma- 
gini  e  dei  gruppi,  end" ornate  veggonsi  le  pietre.  (  Knatblau). 


Niiove  scoperte  ad  Atrne. 

II  sig.  architetto  Alberto  Lenoir  di  rltorno  da  un  vlag- 
gio  in  Oriente  lia  comunicato  airAccademia  di  belle  arti 
a  Parigi  una  Memoria  sui  novelli  scavi  praticatisi  in  Atene. 
Egli  descrisse  gli  avvenimenti  clie  cagionarono  la  rovina 
e  ad  un  tempo  la  recente  scoperta  del  tempio  della  Vit- 
toria  senz'  ali  posto  suU'Acropoli  dinanzi  a'  Propilei.  Qne- 
sto  tempio,  di  cui  Pausania  ci  lascio  la  descrizione  ,  sot- 
terrato  nelle  costruzioiii  d'nna  batteria  dai  Turchi  nel  1687 
costrutta  all'epoca  dell' assedio  de'  Veneziani  ,  viene  di 
nuovo  sulie  proprie  basi  innalzato.  II  Governo  greco  ri- 
volse  ogni  sua  sollecitudiue  alia  ricostruzione  di  questo  tem- 
pio. I  disegni  coiuunicati  dal  sig.  Lenoir  ne  fanno  cono- 
scre  e  la  forma  e  le  proporzioui.  —  Uno  scavo  eseguito 
sulla  facciata  orientale  del  Partenone  prodnsse  sotto  gli  oc- 
chi  stessi  del  viaggiatore  un  niagnifico  bassorilicvo  clie  fa- 
ceva  parte  della  dccorazione  del  tempio  di  Minerva,  il  cui 


4^4  V  A  K  I  E  T   A  . 

eseguimento  erasl  afBdato  a  Fidia.  —  Tra  le  scoperte  men- 
zionate  in  essa  Memoria  come  le  piu  importanti ,  accen- 
neremo  i  numerosi  frammeiiii  in  terra  cotta  colorata,  tro- 
vati  suir  altra  facclata  del  tempio  verso  il  mezzodi:  ivi  gli 
strati  di  carbone  e  di  pietre  calcinate  fecero  riconoscere 
gli  avanzi  del  prinio  tempio  di  Minerva  dai  Persiani  in- 
cendiato.  Le  minute  parti  d' architettura  dimostrano  die  il 
monumento  anteriore  al  Partenone,  sulla  sommita  del- 
I'AcropoIi  5  era  costrutto  in  legno  e  decorato  con  terra  cotta 
colorata.  —  Nella  citta  la  distrnzione  d'  una  casa  moderna 
ha  fatto  scoprire ,  verso  il  tempio  di  Teseo  ,  due  colossi 
in  marmo,  Puno  de' quali  e  tuttavia  sul  proprio  piede- 
stallo. — Finalmente  al  Pireo ,  uno  dei  templi  di  Venere, 
innalzato  da  Temistocle  e  da  Conone,  dopo  le  navali  vit- 
torie  da  essi  rlportate ,  venne  non  ha  guari  riconoscluto 
nel  gettare  sulle  sponde  del  mare  le  fondamenta  d'un  ma- 
gazzino  appartenente  al  governo  (^Acad.  des  Beaux-Arts^. 


Giudei  nella  Ciiia  innanzi  Vera  cristiana. 

I  primi  Gesuiti  che  penetrarono  nella  Cina,  avend'avuto 
cognizione  d'  una  colonia  di  Giudei  sussistente  da  lungo 
tempo  a  Kai-Fong-Fou ,  metropoli  delV Honau,  tentarono 
di  mettersi  con  essa  in  relazlone,  sperando  di  raccogliere 
importanti  notizie  per  la  perfetta  cognizione  dei  libri  santi. 
Ma  solamente  nel  1704  il  P.  Gozani  pote  entrare  nella 
loro  sinagoga  ed  interrogarne  i  seniori.  Egli  trasmise  in 
Italia  il  risultamento  delle  sue  investigazioni ,  ma  imper- 
fetto  a  motivo  della  sua  non  bastevole  cognizione  dell'  e- 
braico  Idioma.  AUora  la  missione  della  Cina  incarico  i 
padri  Domengo  e  Goiibel ,  profondamente  versati  nell'  e- 
hraico  e  nel  cinese,  perche  visitassero  la  colonia  giudaica. 
Essi  prestaronsi ,  e  le  loro  operazioni  servirono  di  base 
ad  un  libro  col  titolo  di  Memoria  sul  Giudei  nella  Cina.  Da 
questo  libro  risulterebbe  che  nel  1444  i^n  giudeo  letterato 
di  Kai-Fong-Fou  fece  porre  nella  sinagoga  un' iscrizione  in- 
dicante  che  «  V  autore  della  legge  d''Yse-lo-ge  (  d'  Israele  )  e 
»  Havoulohan  (Abrauio),  e  che  questo  sant"  uomo  viveva 
»  146  anni  dopo  il  cominciamento  dei  Tcheou ,  che  Miche 
»  ( Mose )  pubblico  questa  Jegge  ,  e  ch' egli  viveva  6i3 
!i  aiini  dopo  11  comiaciaiiieato  dei  Tdieou.  »  Tale  iscrizione 


V  A  R  I  E  T  a'.  426 

e  piesa  Ja  qualche  iiionumento  della  dinastia  Tcheou,  giac- 
che  ad  altra  epoca  vi  si  sarebbe  iscritta  una  data  diffe- 
ronte.  Senil)ra  pertanto  cosa  innegabile  che  nella  Cina  sus- 
sistcssero  de'  Giiuiei  sotto  Tcheou,  cioe  al  terzo  secolo  prima 
dell' era  nostra,  essendosi  la  diaastia  dei  Tcheou  estinta 
r  anno  249  prima  di  G.  C.  D'  altronde  nn  testo  cinese  ci- 
tato dal  dottore  Morrison  nella  sua  opera  col  titolo  di  Ve- 
cluta  della  Cina,  pag.  5i,  afTerma  clie  i  Ciaesi  verso  Tan- 
no  778  erano  in  relazione  colle  tribii  barbare  dette  Tiaa~ 
Tcho ,  cioe  col  Caschemiro,  coU"  India,  colla  Persia  e  colla 
Siria.  Percio  i  Giudei  potrebbero  essere  entrati  nella  Cina 
verso  r  ottavo  secolo  innanzi  T  era  nostra.  Non  pochi  di 
qnesti  Giudei  furono  inipiegati  nelle  caricbe  militari,  altri 
divennero  governatori  di  provincie,  ministri  di  Stato,  dot- 
tori.  Essi  non  trascurarono  di  far  conoscere  la  dottrina  e 
la  morale  de' loro  libri^  e  di  fatto  nn  imperatore  di  nome 
Min^-ti  spedi  nel  Sy-e,u ,  cioe  nella  Siria,  un  ambasclatore 
per  cercarvi  il  Messia  ,  del  quale  annunziavasi  la  venuta 
nei  libri  de'  Giudei.  Finalmente  altre  trncce  deile  dottrine 
giudaicbe  trovansi  nel  Choi-King,  nel  Tclmng-Yong  e  uelle 
opere  di  Kong-Tseu,  volgarinente  conosciuto  in  Europa  sotto 
il  nome  di  Confucio ;  in  tutt'  i  quali  libri  parlasi  del  pa- 
radiso  terrestre  ,  d' un  alliero  dell' immortalita  ,  dell'  uoino 
composto  di  terra,  dell' Essere  Trino ,  del  nome  di  Jelio- 
vah ,  del  "Santo  clie  nascere  do\ea  nell' occidente  (per 
"  rapporto  alia  Cina  )  e  die  dai  giusti  aspettavasi  da  piij 
»   di   tre  niila  anni.  »  (Ann.   de  philos.  chretiennc. ) 


Terremotl  scntiti  in  divcrsi  piinti  del  globo 
nell  anno    1  o'Sb. 
]i    gennajo,    verso    le    ore  4  del  mattino,    in  Roma  e 
ije' luoglii  circostanti  due  lievi   scosse  ondulatorie   (i). 

(i)  Anche  in  Vienna  d'Austria  senibra  essere  staro  seusibilc 
questo  terremoro.  Dopo  clie  il  cielo  seiupre  torbido  dal  9  al  3  1 
aveva  rese  impossibili  le  osservazioni  nella  specola  delPI.  R. 
Universita,  finaluieute  nel  21  si  poterouo  paragonare  nuovaiiiente 
gli  orologi  col  cielo,  II  luigliore  di  detd  orologi ,  in  ciii  e  raro 
di  trovare  inesattezza  di  poclit  secondi ,  aveva  fatto  Pit  un  salto 
di  2  interi  niinuti,  La  coincidenza  di  qiiesta  data  colla  sopiac- 
cennara  norizia,  porge  uu'  assai  probabile  spiegazioue  di  cjuesta 
siugolai-e  alieiazione.  II  peudolo  di  codesto  orologio  oscilla  da 
ecttentrione-levance  a  mezzudi-ponente. 

Bibl.  Ital  T.  LXXXVI.  28 


426  y  \  R  I  1:  T  A*. 

f)  fchbraio ,  alle  ore  5  poineridiane ,  in  alcnni  punti 
del  comitato  di  Simegli  (bussd  Unglieria)  fierlssiina  scossa 
j)rccet.lnta  da  ti'emendo  fragore  e  da  straordinario  sconcerto 
atmosferico.  A  Zollos  Gyorbk  moke  case  caddero  e  niolte 
altre  furono  gravemente  danneggiate.  II  lago  di  Flatten  ia 
quel  mentre  era  coperto  per  un  gran  iratto  da  nn  vapore 
}]crastro  ,  e  in  parecclil  siti  I'accjua  si  alzava  gorgogliando 
come  farebbe  per  i'azione  del  fiioco :  nella  notte  seguente 
esso  rigetto  snlle  sponde  una  gran  qnantita  di  pescl  niorti. 
Gli  aljitanti  delle  valli  di  Lazany  e  di  Tuz  fnrono  costretti 
ad  abbandonare  i  loro  villaggi  col  proprio  liestiame  per 
trovarsi  le  dette  valli  immerse  in  una  nebbia  densa  ed 
appestata  clie  soffocava  il  respiro.  In  alcunl  luoghi  di 
piaiiura  proruppero  fiamme  dal  suolo.  Nel  giorno  10  il 
lago  era  ancora  in  iino  stato  di  agitazione  e  le  sue  onde 
si   solievavano  a  considerable  altezza. 

23  detto ,  a  minuti  33  pomeridiani  ,  in  Parma  e  nei 
luoglii  circonviclni  una  debolissima  scossa  ondulatoria  della 
durata  di  2,  secondi  nella  direzione  di  levaiite  a  poiiente. 
Nel  paese  di  Sala  (  Ducato  di  Parma )  oltre  questa  scossa  , 
ne  fu  sentiia  una  leggerissima  nel  giorno  24  e  un' altra 
nel   26. 

Marzo ,  nel  principio,  in  Kaisaricli  (^Tardiia  asiat'ca  ) 
forti   scosse  ondulatorie. 

26  detto,  alle  ore  3  e  minnti  5o  della  mattina ,  in 
Friburgo  (Siizzcra)  e  nelle  sue  vicinanze  tre  scosse  ga- 
giiardissime. 

24  aprile  ,  durante  la  notte,  nel  distretto  di  Rossano 
(  Calabria  citeriore  )  scosse  vlolentissime.  II  moto  ondulatorio 
delle  medesime  fu  da  Crosia  verso  Kossano  capolnogo  del 
distretto,  ossia  da  mezzogiorno  a  grcco-tramontana.  II  co- 
mune  di  Crosia  fu  quasi  tutto  adeguato  al  suolo,  ed  in 
Rossano  Interamente  diroccaroiio  i  quartieri  della  Ciudecca 
e  de' Cappuccini ,  e  le  case  in  parte  caddero,  in  parte 
minacciarono  di  cadere.  N^lla  prima  citta  perirono  160 
persone  e  joo  rimasero  gravemeute  ferite;  nella  seconda  i 
inorti  furono  piii  di  90  e  ijo  i  feriti  gravemeate.  Gli  altri 
comnni  soflVrsen)  ilaiini  nelle  falil^riclie  piii  o  meno  gravi  , 
a  seconda  clie  |>iii  o  iiieiio  prossimi  erauo  al  centro  del 
movimento.  Nella  citta  di  Napoli  furono  st  ntite  due  sco'ise 
nella  nolle  medesima  ,  e  airindomaui  il  \esuvio  jcttava 
Wii   fumo  densissiiiio. 


V  A  H  I  E  T  A  .  427 

9  niaggio,  alle  ore  a  e  minuti  44.  poineridiane,  in  Spa- 
latro  ( Dalmazia )  e  nei  dintorni  forte  scossa ,  preceduta 
da  ciipo  inuggito  sotterraiieo.  II  iiiovimeato  del  suolo  fu  ia 
sulle  prime  leggennente  ondulatorio  ,  indi  fortemente  suc- 
cussorio  nella  direzioiie  da  sud-est  verso  nord-ovest.  Nel- 
I'atto  della  scossa  spirava  un  forte  vento  di  mezzodi-le- 
vante. 

1 3  detto,  alle  ore  5  e  minuti  3  del  mattino,  a  Parthe- 
nay  ( Francia  )  due  scosse  dal  nord-ovest  al  sud-ovest  , 
acconipagnate  da  rumore  sotierraneo  simile  a  quello  del 
tuono  sentito  in  lontananza.  La  seconda  scossa,  clie  fu 
niolto  forte ,  cagiono  uno  spavento  generale.  Alle  ore  2 
pomeridiane  altra  scossa  meno  forte  delle  precedent!  nella 
niedesima  direzione.  Ad  Angers  e  a  Nantes  ne  fu  sentita 
una  molto  sensibile  e  lunga  alle  ore  5  e  minuti  14  della 
niattina  stessa  e  due  furono  sentite  alia  Rocella ,  la  prima 
alle  ore   6   del  mattino  e  la   seconda  alle  2   pomeridiane. 

14  detto,  alle  ore  8  e  tre  quarti  del  mattino,  in  Atene 
gagliardissima   scossa. 

II  al  18  giugno,  nella  provincla  di  Treviso  (Regno 
Lombardo-Veueto  )  scosse  iierlssime :  la  prima  fu  sentita 
r  1 1  alle  ore  1 1  della  sera  ,  la  seconda  ,  la  piii  violenta , 
alle  ore  3  e  mezzo  antimeridiane ,  e  altre  16  menu  forti 
nel  corso  della  settimana.  Nel  distretto  di  Asolo  caddero 
delle  case  e  molte  furono  gravemeute  danneggiate  (i).  In 
molti  punti  dell'  Italia  superiore  fu  sentita  una  scossa  nella 
niattina  del    12   (2). 

i5  detto,  ad  un' ora  poraeridiana,  in  Frascati  (Romagna) 
due  scosse  leggiere. 

a  I  detto,  alle  ore  4  antimeridiane,  in  Venezia  scossa 
ondulatoria  della  durata  di  4  in  5  second!  nella  direzione 
di  nord-est  al  sud-ovest ,  accompagnata  da  cupo  rumore 
sotterraneo. 

(i)  Le  parroccliie  dannpggiate  furono  otto  ,  cioe  BorbO  ^  S  Maria, 
Sfnionzo ,  Crespano  ,  Possaguo ,  Fonte  ,  S.  Zenone  e  Liedalo. 
De' lo3o8  abitanti  di  quelle  parroccliie  5i6  riiiiasero  senza  rij'o- 
vero  per  la  rovina  delle  case ;  320f)  ebbero  ricovero  pericolosd 
0  disagiato  al  sereuo ,  e  6S86  riuiasero  alloegiati  con  siciirezza 
nelle  ioro  case.  Di  1943  fabbricatt  ,  lOO  caddero  ,  69a  furono 
<lanneggiati   e    Il5l    restarono    iilesi. 

(2)  A  IMilano  ed  a  Paniia ,  alle  ore  3  ij2  circa,  Icggerisgima 
acus^a  oudiilaturia  da  levanie  a  pouentc. 


4:^8  V  A  U  1  E  T  a'. 

aa  e  a3  detto  ,  bcosse  in  alcuni  puati  dell'Ainerica  cen- 
trale. 

29  detto,  alle  ore  2  e  ininuti  28  della  mattina  ,  in 
Lubiana  (Caniiola)  e  ne' luoglii  circostanti  una  scossa 
ondiilatoria  da  levante  a  ponente. 

7  luglio  ,  alle  ore  6  e  un  quarto  pomerldiane ,  a  Soletta 
{Svizzera)  e  nelle  vicinanze  gagliarda  scossa  da  mezzodi 
a  tramontana. 

1 5  detto,  ad  un' era  poiueridiana,  in  Venezia  due  lievi 
scosse  ondulatorie  dal  nord  al  sud,  la  prima  delle  quali  duro 
3    secondi  e  la  seconda  4  (i). 

20  detto,  tre  scosse  in  Bassano  ( Governo  Veneto)  e 
ne' luoglii  adiacenti,  la  piii  forte  delle  quali  all' ora  del 
mezzodi.  Lungo  il  monte  che  da  Borso  va  in  Possagno 
caddero  delle  case  e  vi  perirono  alcuni  indlvidui.  In  Pos- 
sagno molti  fabbricati  furono  alquanto  danneggiati.  —  La 
scossa  dell'ora  del  mezzodi  fu  sentita  ove  plii,  ove  meno 
in   molti   punti   dell'  Italia   (3)   e   del   Tirolo. 

8  agosto,  dalla  mezzanotte  alle  3  delraattino,  a  Smirne 
(  Turchin  asiaiica)  cinque  scosse,  due  delle  quali,  le  pri- 
me, fortissime  e  lunglie,  da  tramontana  ad  austro.  Questo 
fenomeno  fu  preceduto  alle  ore  jo  della  sera  innanzi  dal- 
Tapparizlone  di  un  globo  di  fuoco  il  quale  scoppio  in  una 
mokiiudine  di   razzi  che  sparsero  una   luce  abbagliante. 

II  detto,  alle  ore  5  e  tre  quarti  antim. ,  in  Messina 
(  Sicilia  )   una  scossa   sensibilissima. 

14  settembre ,  a  Niort  e  a  S.  Jean-d'Angely  (Francia) 
Vma  scossa  gagliarda.  Essa  si  fece  sentire  nello  spazio  com- 
preso  tra  un  punto  a  levante  di  Saillans  ed  il  pendio  oc- 
cidentale  della  Lance ;  in  quest' ultima  parte,  soprattutto 
a  levante  ed  a  poca  distanza  da  Valreas  fa  sentito  il  piii 
forte  crollp. 

17  detto,  a  Nimes  (Francia)  e  ne' Inoghl  circostanti, 
§cossa  gagliarda  della  durata  di   3   secondi. 

26  detto,  verso  le  ore  8  pomer. ,  in  Venezia  e  ne' con- 
torni  leggiera   scossa  ondulatoria  da  levante  a  ponente  della 


(1)  A  Paniia  ,  a  niinuti  33  pomencliani  ,  lievisilnia  scossa  on- 
dulatoria da  levante   a  ponente. 

(2)  A  Parma,  alcuni  minuti  prima  del  mezzodi,  dne  scosse 
le;;giere  di  ondulazipne  da  levante  a  ponente,  a  Milano  a  ore  11^ 
inui,  5o  mjittina. 


1 


V  A  II  I  K  T   A   .  420 

durata  (11  pocli'i  second!.  —  A  Modena  pure,  verso  le  ore  7 
e  tre  qnarti  lieve  scossa  ondnlatoria. 

27  detto ,  verso  sera,  in  Orano  (^  Barbaria  )  due  ford 
scosse. 

5  ottobre ,  alcnnl  rtiimiti  pridia  de!l6  5  antim.,  a  Zara 
(  Dalmazia  )   lieve   scossa   ondnlatoria. 

28  al  29  detto,  nella  notte  ,  a  Sarnen  {  Svizzera)  fortl 
scosse. 

5  novembre ,  alle  ore  7  della  mattina,  nella  parte  nord- 
Ovest  della  Svizzera   scosse  violent!  dal  snd  al   nord. 

i3  detto,  nella  notte,  in  alcuni  puntl  della  Croazia 
itiolte  scosse  gagliarde  clie  durarono  con  forza  decrescente 
slno  al  16  per  intervalli  di  10  a  la  ore.  La  mattina  del  18  , 
dalle  ore  4  e  mezzo  alle  10,  altre  scosse,  ed  altre  ancora 
nel  giorno  22.  Nelle  foreste  dei  dintorni  ove  avvenne  il 
terremoto  fdrono  trovate  delle    fesstire. 

20  detto,  alle  ore  8  e  mezzo  del  mattino,  in  Napoli 
sensibilissima   scossa  ondnlatoria. 

21  detto,  a  Granata  (Spni^nn)  e  ne' Inogbi  circostanti 
scosse   gagliarde   dal   nord   al   sud. 

28  al  29  detto,  verso  mezzanotte ,  a  Slato  (  liitssia) 
forte  scossa  nella  direzione  di  nord-est  a  snd-ovest,  prece- 
ditta  da  rumore  sotterraneo  somigliante  a  qnello  clie  fanno 
molte  vetture  sopra  di  nn  selciato.  Qnesta  scossa,  die  duro 
circa  3  second! ,  fa  sentita  all' ora  niedesima  nel  villaggio 
d!  Tnrgojack  e  vicino  alle  mine  di  Kischtimscki  situate 
8U  i  due   versanti    dell'  Uralo. 

Parma,   i5  aprile    1837.  A.  CoUa. 


Aurora  boreale  osscrvata  a  Parma   la   sera  del   1 8  di 
febbrajo   1837. 

L' Aurora  boreale,  qnesta  brillante  meteora  cbe  una  volta 
era  si  rara  in  questo  nostro  clima  ,  da  qualclie  anno  si  e 
resa  alquanto  freqnente  (i);  ma  quella  apparsa  la  sera  del 
18  di  febbrajo  di  quest' anno  verso  le  ore  8  della  sera, 
le  ha  superate  tutte  qnante  per  la  sua  bellezza  ,  per  la  sua 
estensione  e  per  la  sua  lunga  durata.  —  Ecco  un  estratto 
delle  osservazioni  fatte  nella  specola  meteorologica  della 
ducale   Universita. 

(l)   V.   Bibiioteca  ir.nliaii.H,   to«io   83.^.   paj^.  465. 


*,00  V  A  R  I  E  T  A  . 

Verso  le  ore  7  e  tre  qnarti  della  sera  ,  essencTo  il  cielo 
perfettaiiiente  sereno  e  la  luna  molto  alta ,  si  vide  Toriz- 
zonte  dalla  parte  di  settentrione  caricarsi  di  vapori  oscuri, 
1  qnali  in  breve  si  disposero  in  forma  di  un  segmento  di 
circolo,  un  po' irregolare  nelle  sue  estreniita ,  die  occupo 
colla  sua  base  quasi  100  gradi  dl  orizzonle  ,  la  piii  con- 
vessa  parte  del  quale ,  alta  quasi  8  gradi ,  era  situata  nel 
meritliano  magnetico. 

Alle  ore  7  e  niinuti  55  una  gran  parte  di  cielo  al  di 
sopra  del  segmento  oscuro ,  cioe  tra  T  Orsa  maggiore  al 
nord-est  e  la  costellazione  di  Andromeda  all'  ovest-nord- 
ovest,  venne  rischiarata  da  una  luce  vaporosa  di  color 
rosso  nssai  vivo,  attraverso  pero  della  quale  si  scorgevano 
cliiaramente  le  stelle.  In  quel  momento  il  barometro  mar- 
cava  pollici  28  1,0,  il  terinometro  reaumuriano  -♦-  6'',8  , 
r  igrometro  di  Saussure  96°  e  Tanemoscopio  un  vento  di 
snd-ovest. 

Alle  ore  7  e  minuti  58  quella  specie  di  vapore  lumi- 
noso  s'  indeboli  un  poco ,  ma  dopo  a  o  3  minuti  ravvi- 
voisi  piu  di  prima  ,  presentandone  alcuni  animassi  molto 
rossl  particol^^rmente  al  di  solto  della  Stella  polare,  i  quali 
pero  scomparvero  alle  ore  8  e  un  quarto.  L'  elettrometro 
atmosferico  dlede  segni  elettricl  inolto  sensibili  in  quest'ora 
senza  il  soccorso  della  fianmia  e  senza  condensatore,  e  Tago 
magnetico  avvicinossi  di  alcun  poco   verso  il   nord. 

Dopo  le  ore  8  e  un  quarto  il  fenomeno  perdette  alquanto 
tY  intensita  ;  ma  ben  presto  si  rinvigori  nella  direzione  del 
meridiano  magnetico  :  dalle  ore  8  34  alle  8  e  mezzo  I'au- 
rora  si  spense  quasi  intcramente.  II  segmento  esisteva  an- 
cora  nella  primiera  situazione,  se  non  clie  era  divenuto  un 
poco  pin  chiaro  e  meglio    contornato    nelle  sue  estreniita. 

Alle  ore  8  e  minuti  35  P  auroia  ricomparve  molto  bella: 
una  gran  colonna  di  luce  rossa  vivissima  inviluppo  alcune 
stelle  deirOrsa  maggiore,  del  Dragone  e  dell'Orsa  minore , 
e  alle  8  e  minuti  48  essa  giunse  quasi  fino  al  zenith.  Al 
di  sopra  del  segmento  il  cielo  prese  una  tinta  giailognola 
alquanto  uniforme,  attraverso  delta  quale  non  vedevasi 
Stella  veruna ;  essa  contrilmiva  a  far  comparire  staccata 
affatto  dair  orizzonte  la  parte  piii  viva  dell"  aurora ,  cioe 
la   purpurea.   Verso  le  ore   9   Tago  magnetico  era  inqiiicto. 

Dalle  ore  9  alle  9  e  mezzo  il  cliiarore  rosso  intenso  si 
disiiose  in  forma  d'arco  che  cominciava  al  nord-est,  pas'^ava 
pello  zenith  e  terminava  aH'ovest  nord  ovest;  le  costellazioni 


V   A   R   1  F  T   A  .  43  I 

che  si  ti'o\'nvnno  immerse  nel  Imne  ernno  In  grande  Orsn  , 
la  Lince,  il  Cocchiere .  Pei'sen  ,  il  rri.iiig,olo ,  le  Plej;uli 
e  TAriete ;  nel  Iiiogo  di  qnella  costellizioiie  il  chlarore  rosso 
era  straordinarianiente   vivo. 

L'Aurora,  dalle  ore  9  c  niinuti  35  alle  10  e  minntl  20, 
sebbene  provasse  qualclie  fase  nella  luce  specialmente  verso 
ponente ,  fu  pero  sempre  debole :  alle  ore  lo  e  mezzo  si 
rinvigori  come  ia  nn  istante  verso  il  nord-est  e  dopo  al- 
cuni  ininuti  sopra  T  Orsa  minore  e  verso  il  nord-ovest.  II 
segmento  oscuro  era  scomparso  afTatto  dall' orizzonte ,  co- 
sicclie  la  parte  rossa  della  meteora  era  staccata  da  cjiiesto 
per  ua  gran  tratto  dl  cielo.  Alle  ore  10  e  miunti  40  usci- 
l*ono  alcuni  sprazzi  Inminosi  sotto  la  Stella  polare  i  qnali 
presero  una  direzione  quasi  pcrpendicolare  all'  orizzonte  c 
dopo  8  miniul  apparve  un  grosso  amiiuisso  di  luce  rossa 
come  il  fnoco  a  diritta  della  testa  del  Dragone  ,  verso  il 
nord-est,  dal  quale  partirono  molti  geitl  di  una  luce  rosea 
quasi  perpendicolari  alT  orizzonte  come  i  suddetti,  entro  i 
quali  ,  quantunque  rimanessero  per  poco  tempo  visibili,  si 
pote  distinguere  un  movimento  pronunciatissimo.  Verso  le 
ore  II  tutta  la  parte  del  cielo,  ineno  (jueila  in  vicinanza 
delP  orizzonte,  compresa  tra  il  nord-csr  e  1' ovest,  fino  al- 
r  altczza  di  40  e  piii  gradl  era  illuiuinata  da  una  luce  rossa 
come  il  fuoco ,  disposta  in  forma  d' arco  solcata  in  molti 
punti  da  lunglii  sprazzi  Inminosi,  durante  i  quali  T  elet- 
trometro  attuosferlco ,  quantunque  1"  igrometro  marcasse 
gradi  97,  diverge  di  alcuni  gradi  seiiza  il  sussidio  della 
fianmia   ne  del  condensatore. 

Alle  ore  11  e  niinuti  6  Taurora  s'indeboli  verso  il  nord- 
est  e  sotto  la  Polare:  dopo  ao  minuti  si  vJdero  nuovi  getti 
luminosi  verso  il  nord-ovest,  tra  Perseo  e  Cassiopea ,  i 
quali  sconiparvero  quasi  snbito.  II  fenomeno  in  segulto 
ando  sempre  piu  scemando  d'  intensita  ,  sicclie  scomparve 
affatto  dopo  la  mezzanotte,  nel  c[unl  tempo  il  cielo  si  co- 
pri  quasi  tiuto  di  nubi  che  cominciarono  ad  Insorgere  dopo 
le  ore    11    e  mezzo  dall' est-nord-est  (i). 

Parma    16   aprile    1837.  A   Colla. 


(i)  La  giornata  del  18  fu  Ijfllissinia  e  temperata  :  il  termonip- 
tro  di  R.  verso  le  ore  3  ponieridiane  sali  all' onibra  a  gradi  1C,8 
f  al   sole   a   quasi  gradi    17. 

Un' alrra  aurora  borealc  e  stata  qui  ussPrv.ua  la  sera  de"  6 
apiilf ,   iii  quilt'  colon  debolmeutt   in  roseo  la  [isxvir.  setientrioaale 


43a  r  A  R  I  E  T  a'. 

Guida  pradca  del  gottosi  (*). 

La  gotta  cd  il  renmatismo,  sia  a  cagione  della  loro  fre- 
quenza  e  durata,  sia  a  cagione  del  vivo  dolore  die  li 
accompagnano  ,  sono  forse  le  malattie  sa  deile  qiiali  i  me- 
dici  si  sono  di  piu  occnpati  :  ma  sfortunataniente  le  loro 
ineditazionL  hanno  sinora  arrecato  poco  frutto.  De'  fatti 
mal  esposti  j  degli  sperimenti  malfatti  e  senza  corollarj  ; 
delle  false  e  sforzate  induzioni ;  delle  ipotesi  senza  appog- 
gio^  ecco  cio  ebe  si  trova  comunemente  nella  Innga  serie 
de'libri  pubblicati  sopra  qiieste  due  malattie  da  Ippocrate 
sino  a'  di  nostri.  Siccome  pero  ogni  scritto  cbe  racchinde 
do'  fatti  merita  sempre  piii  o  meno  attenzione  ;  e  siccome 
non  vi  e  doitrina  cbe  al  falso  non  unisca  pur  qualche 
vero ;  alia  scoria  T  oro  cosi  il  sig.  Reveill-Parise  ha  sa- 
puto  destramente  da  dotto  scrittore  e  da  consumato  pra- 
tico  separare  il  buono  dal  cattivo,  1' utile  dal  superfluo , 
il  positive  dair  ipotetico ;  ed  arriccbire  quindi  la  scienza 
medica  di  vin'eccellente  raonografia  sopra  la  podagra  ed 
il  reumatismo  —  II  libro  cbe  annunciamo  senz'essere  tanto 
voluminoso  quanto  quel  di  Bartbez,  di  Bauillard,  di  Andral 
e  di  alcuni  altri  scrittori  su  di  questa  materia,  compatriot! 
deir  autore ,  contiene  pero  maggior  verita  e  precetti  pratici 
assal  piu  utili^  esso  e  inoltre  scritto  con  dizione  pura,  ed 
ancbe  adattato  alia  capacita  de' meno  iniziati  nella  medicina: 
Gosa  utilissima  trattandosi  di  materie  su'le  quali  la  scienza 
Jia  poco  potere.  E  sempre  vnile  1'  inculcare  a'  podagrosi 
che  la  pertinace  malattia  cbe  gli  addolora  e  costantemeute 
il  risultato  di  una  particolare  condizione  costituzionale  della 


del  cielo^  il  N.  e  !N0,  dalle  ore  8  e  tre  qnarti  alle  9  e  un  quarto. 
Alle  ore  8  58'  e  alle  9  8'  sortirono  dal  N.  dei  getti  di  luce 
bianca  che  passarono  per  le  costellazioni  di  CePeo  e  di  Cassiopea, 
e  alle  g  5'  alcuni  altri  si  videro  passare  pel  meridiano  uiaguetiro. 
Il  fenonieno  giunse  al  suo  inaxiinuni  poco  dopo  le  9^  >^cl  qual 
memento  la  sua  altezza  era  di  25  gradi  circa.  Alle  ore  9  il  ba- 
roiiien-o  segrrava  pollici  27  7,0 ,  il  termometro  di  R.  +  8°,5  , 
Tigrometi-o  74°  e  ranemoscopio  un  SO.  II  cielo  dal  lato  meri- 
dionale  era  coperto  in  parte  da  nubi  nerissime. 

{*)  Guide  pratitjue  des  gotteux  etc.  Guida  pratica  dei  gottosi  e 
dei  reumatici  del  dotr.  Reveill-Parise ,  menibro  delPAccadeniia  reale 
di  nvedicina.  tlella  legion  d'' onore  erc»  —  Parigi ,   1 837,  in   o. 


V   A   K   I  E  T   a".  43.> 

loro  ccononiia ,  e  clie  noa  si  lascia  domare  che  niodili- 
cando ,  per  quanto  il  si  puo,  qnesta  stessa  disposizione  od 
abito  del  loro  organisnio.  L'  asserire  esscrvi  un  rlmedio 
speciflco  contro  la  gotta  e  asserzione  falsa,  temeraria  e 
noil  degna  di  mente  sana.  La  lettnra  del  Idjro  di  Ilevcill- 
Parise   persuade   ahbastanza   di   si   trista   verita. 

Due  opinioni  primeggiaao  nelle  sciiole  medlclie  intorno 
11  reumatismo.  In  uaa  e  considerata  slffatta  malattia  come 
di  condizione  pnramente  infiammaloria  ,  ed  aveute  la  sua 
sede  nel  tessnto  muscolare  o  nel  filiroso;  neil' altra  si  vuole 
tal  morbo  tenuto  ia  conto  dl  uaa  nevrosi  piii  o  meno 
intensa.  La  prima  opinioue  e  adottata  da'  niedici  della 
scuola  itaiiana  ,  e  che  al  di  la  delle  aipi  e  detta  fisiologica. 
La  seconda  di  piii  vecchia  data  e  la  piu  generalmente 
ammessa  dai  pralici  consnmati.  Alcuni  recenti  scrittori  ol- 
tremontani  pensano  die  le  doglie  reumaticlie  qualnaque  ne 
sla  la  sede,  provengono  oiigliiariamente  da  un"  alterazione 
del  midollo  spinale  palesata  sempre  da  accresciuta  e  viziata 
sensibilita  di  un  qualche  punto  della  teca  vertebrale.  L'au- 
tore  prima  di  pronunciarsi  in  favore  di  siffatta  opinione, 
attende  clie  nuovi  fatli  vengano  a  corroliorarla ,  ed  egli 
opina  intanto  che  il  reumatismo  muscolare  nou  sia  gia  co- 
stituito  da  flogosi ,  ma  bensi  da  una  piii  o  meno  intensa 
ed  estesa  irritazione  sui  generis  de'rami  nervosi  e  delle 
loro  ultima  espansioni  intercellulari  o  interfibrose  dei  mu- 
scoli,  infine  che  sia  una  nevTalgia  non  diversa  da  qualsr- 
voglia  altra   clie   per  la   sola  sua   sede. 

II  rimanente  del  libro  che  abbiamo  tra  mano  verte  tutto 
sui  inezzi  preservativi,  palliativi  e  curativi  del  reumatismo 
sia  acuto ,  sia  cronico  —  L' interminabile  farmaco|)ea  dei 
rimedj  che  f'urono  preconizzati  in  epoche  diverse  come 
utili  ed  aaco  come  specifici  per  combattere  si  dolorosa  e 
pertinace  malattia  e  esposta  dalTaiuore  con  chiarezza  e  con 
sana  critica.  Avremmo  solo  desiderato  clie  in  questa  occa- 
sione  egli  si  fosse  intrattenuto  alqiianto  di  piii  nel  con- 
siderare  le  opinioni  di  Hulse ,  di  FolhetgiU  ,  di  Haygarth, 
di  jMorton ,  non  che  di  molti  esperimentati  pratici  iialiani, 
i  quali  trovano  qualche  remota  aualogia  tra  la  feljl:)re  rou- 
matica  e  le  intermittent!.  E  cosa  di  fatto  che  ben  sovente 
i  malati  di  reumatismo  non  ritraggono  sollievo  ne  da'  sa- 
lassi  gcnerosi  e  ripetuti  ,  ne  da  sudori  profusi ,  ne  da 
pprganti ,  ne    dagli    epispastici,  ne  in    line   dai    piii    atiivi 


40^.  V  A  r.   1  E  T  a'. 

antiflogistici  ,  derivativl ,  rivulsivi,  pertiirliativi  ere,  e  clic* 
il  male  si  protrae  a  piii  settiniane,  ilaiulo  poi  luogo  a  pe- 
nose  e  luasjlie  coiivalescenze  eJ  a  frpi|iienli  reridive  ^  mentre 
si  contniio  molti  sacccssl,  comlDattendo  la  fehhre  reumatica 
cogli   alcaloldi   delle   cliiiie. 

Gindicaiido  del  merito  del  lil)ro  del  sig.  Reveill-Parise 
possianio  angnrare  ad  esso  anticipataineiite  in  Italia  lo  stesso 
accoglimeiito  che  gia  ottenne  la  riiysinlogie  et  Hygiene  des 
homines  livres  aux  travaux  d'esprit  del  inedesimo  aiitore , 
voltata  in  italiano  dal  dottor  Renzl  ,  e  piibblicata  P  anno 
scorso  in   Napoli. 

B.   M. 


Necrologia. 

Srin'a  Donienico. 

La  sera  del  giorno  i3  Inglio  niori  dl  C/io/c;a  in  Palermo 
Tab.  Domenico  Sciaa  regio  istoriografo ,  professore  di  fi- 
sica  ed  autore  di  molte  opere  lodatissime  non  pure  in  Si - 
cilia  e  in  Italia  ma  fuori.  AfFrettandoci  a  dare  ai  nostri 
lettori  qnesta  dolorosa  notizia  pnghlamo  ,  come  ci  e  dalo 
per  era  ,  uno  scarso  trlbnto  di  stima  alia  meinorla  di  qnel- 
Tuomo  si  illustre  e  si  benenierilo  degli  iitili  studj.  Ma  ri- 
torneremo  sopra  qnesto  argomento  Cjuando  il  sig.  barone 
Yincenzo  TMortillaro  pul)blirlipra  la  Vita  del  suo  illustre 
coiicittadino  ,  alia  quale  sappiamo  che  gia   s'  e  accinto. 


n.  GfRONi,  F.  CAnLJxi,   L  rvMAOALU  e  C.  Brvgnatei.u , 
direttori  ed  cliiori. 


Pubblicato   il   di    lO   ao;osto    183-. 


■'■   vin,    i>  -i,  'J  Milano  .   dair  I.   R.  Slamprria. 


435 
IND ICE 

delle  materle  contenute  in  ifuesto  tomo  LXXXVI. 


PARTE   I. 

LETTERATURA.    ED    ARTI    LIBERAL!. 


Ui, 


irico  e  Lida  ,  novella  di  T.   Grossi pag.        3 

Studj  sulla  storia  dclle  arti,  di  P.  I.  Dechazelle.  —  Arti- 

colo   2.°  ed  ultimo >/      26 

Le  antichitd  di  Alba  fucense  nesli  Equi ,   misurate  ed 

illustrate  da  C.  Proniis »    1 53 

Dissertazioni  sopra  le  anticliita  italiane,  di   L.  A.  Mu- 

ratori :  con  note »»    172 

La  Georgica  e  I'Eneide  volgarizzate  in  ottava  rima  da 

L,  Maucini "   297 

PARTE   II. 

SCIENZE    ED    ARTI    MECCANICHE. 

Continuazione  degli  Atti  dell' I.  R.  Accademia  econoniico- 

agraria  del  Georgofili  di    Firenze "      48 

Giornale  agrario  toscano "      ivi 

Del  riniovimento  e  trasporto  di  murl ,  campanili  ed  altre 

parti  di  edifcj "    1 84 

Breve    notizia    del  prof.   Capocci  intorno  alle   scoperte 

del  Melloni  sul    calorico »    190 

OpuscoU  matematici  e  fisici  di  diversi  autori "    3  14 

Repertorio  dei  veleni  e  del  contravveleni ,  di  G.  Taddei  >i  326 
Nuovo  saggio  sulla  origine  delle    idee  ,  di    A.  De  Ro- 

smini-Serbati.  —  Anicolo   1° »»   333 

Saggio  sul  buon  governo  della  mendicita ,  degli  istituti 

di  beneficenza  e  delle  career i  di  C,  I.  Petitci "   848 

PARTE   STRANIERA. 

Lc  teorie  piii  recenti  dei  botanici  del  Nord  in  fatto  di 
fisica  vegetobile,  esposte  da  V.  Cesati. — ArtuoloT.." 
Istituzioni  botaniche  di   C.  A.  Agardh "      71 

Examen  critique    de  Vhistoire    de    la   geographic ,  par 

A.  De  Humboldt "   201 

Analecta  grairunatica  maximam  partem  anecdota.  Par- 

ticula  J I  et    ultima    "   209 


4.36  I  N  D  1  C  E. 

Memoire  sur  les  causes  de  la  paste ,  et  sur  les  moyens 

de  la  detruire  ,  par  M.  Pariset pag.   3 60 

APPENDICE    ITALIANA. 
Arti  belle ,    Archeologia.  —  Giuda  per  osservare    con 
metodo  i  monuniend  antichi   e   moderni  della  ba- 
silica Ambrogiana    "    240 

L'Ape  itallana  delle  belle  arti,  giornale "    386 

La   Terra  Santa  ed  i  luoghl  illustrati  dagU  ApostoU  , 

vedute   pittoresche »  40 1 

Econoniia  pubblica.  —  Intorno  alia  fondazione  ed  alio 
stato  attuale  degli  Asili  di    caritd  per  V  infanzia 

in   MHano  ,  relazioiie  di   G.   Sacchi "    246 

Educazione.  —  SulV  istruzione    convcniente  alle  diverse 

condizioni  di   persone  ecc. ,  di  G.  Bagutti >>    87 5 

Colloquj  e  ragguagli  domestici  indirizzati  all'  educu' 

zione  della  fanciuUezza  da  M-  PariYia "      ivi 

Vn  nuovo  amico  della  gioventii "      ivi 

Guida  delV educatore ,   di  R.  Lambruschini "      ivi 

Istitutore  elementare ,  di  G.  Codemo "      ivi 

II  Narratore "     ivi 

It  Giovedi  ,   lettura  pei    giovanetti ,    di  A.   Mauri  e 

C.  Grolli "      ivi 

Eloquenza.  —  Orazione  pel  giorno  onomastico  di  S.  M. 

il  re  Carlo  Alberto,  di   P.  A.  Paravia "   240 

Filologia.   —   Gramatica    della    lingua    spagnuola ,   di 

F.  Marin "238 

Filosofia.  —  Delle  cognizioni  uniane,  trattato  di  A.  Abba  »    245 
Letter e  a  FUomato  sulle  credenze  primitive  e    sulla 

filosofia  sino  a  Socrate  ,  del   suddetto "      ivi 

Dell'  unico  principio  e  fine  del    diritto    universale , 

di  G.   B.    Vico :  traduzione "    269 

Opere  edite  ed  inedite  di  P.  Costa "   417 

Elenienti  di  filosofia  di  P.  Paganessi >»   419 

Jdeologia  di  P.  Bottura "   420 

Corso  di  filosofia  di  A.  Giusti "      ivi 

Fisica ,  Chimica.  —  La  Fisica  della    Spettacolo    della 
natura  dell'  ab.  Pluche    recata  agli  odierni  lumi , 

diuloghi  di.  B.  Bizio "   260 

Legislazione.  —  Della  legislazione  civile ,  di  F.  Sclopist>   408 
Jstituzioni    del    diritto   pubblico    interna  pel   Regno 

Lomhardo-Veneto  ,  di  A,  Lorenzoni "  4'° 


I  N  U  1  C  E.  ^Zj 

Manuale  teorico-pratico  suW  uso  delle  acque  secondo 

le  leggi  clvili ,  giusta  i  principj  esposci  da  G.D. 

Romagnosi pag.  411 

Delle  serviiu  legali ,  dissertazione  di  F.  M.  Carcano."  41 3 
Corpo  del  Dirltto  civile ,  prima  versione  per  cura  di 

F.   Foramiti , >»   414 

Delia  legittimita  positiva  0  negativa  delle  pene,  prin- 

cipalinente  della  pena  di  morte ,  di   V.  Marcucci  »  416 
Una  lezione  accademica  sulla  pena  di  morte,  di  G. 

Carmignani •>     ivi 

Medicina.  —  Trattato  di  medicina  pubblica,  di  G.  L. 

Gianelli "   42 1 

Poesia.  —  Odi  quattro  all'  arnica  ideale ,   di  F.  Dal- 

V  Ongaro »     86 

II  Levita  di  Efraim,  poemetto   descrittivo  di  F.  De 

Combi "      89 

/  miei  primi  canti ,  poesie  di  T.  Solera »    1 1 5 

II  conte  TJgolino,  tragedia  di   G.  B.  Zannini "   211 

Semele  e  la  Sposa  di  Messina ,  tragedie  di  F.  Schil- 
ler ;  traduzione  di   A.   Muffti »    2.16 

Commedie  di  A.  JVota »    219 

Andrea  ,  storia  contemporanea  ,  di  G.  Sand "      98 

Liriche  di  G.  Borghi "   404 

Beligione.  — S.  Gregorii  Papce  Begula  pastoralis,  etc.''   268 
Discorsi  parrocchiali ,  istruzioni  catcchistiche  ecc,  di 

A.  De  Bosmini-Serbnti »   4o5 

La  Sacra  Bihbia  secondo  la   volgata,  colla  iersione 

di  M.   Martini,  c  colla  spiegazione  del  Sacy  .  .  .»   408 
Storia  ,  Biografia,  —  Di  Angi'lo  Eino  e  delle  sue  ge- 

sta  ,  di  A.   Meneghelli »    112 

Trento  e  sue  vicinanze ,  di   G.    Pinamontl "    248 

Ricordi  intorno  agli  inciiti  medici ,    ctiirurghi  e  far- 

niacisti  die  praticarono  loro  arte  in,  Venezia  dopo 

il   1740,  raccolti  da  M.  G.  Levi >r   253 

Delle  lodi  di  Francesco  Aglietti ,  di  31.  G.  Levi.  .  .»  ivi 
Biografia  di  Gaetano  Alfonso  Buggeri,  di  M.  G.  Levi  »  ivi 
Storia  del  Pupa  Pio  VII  del  cav.  Artuud  ,  tradotta 

da  C.  Rovida »    364 

Saggio  storico  sulla  vita  di  Epicarmo,  di  L.  Tirrito  >>    368 
FaLti  storico-militarl  dell' eta  nostra,  di  A.  Lissoni  ••    ZjZ 
Stoiia  naturale.  —  Elementi  di  storia  naturale  di  Ed- 
n-urds  e  Camte ,  versione  di  E.  Maranesi "   a6a 


438  1  N  D  I  C  E. 

V  A  R  1  E  T  A. 

jfrtL  belk ,  Archeologia.  —    L'so  del  la  pktura  sui  mo- 

numenti  funtbri  dei  Greet pag.   423 

Naove  scoperte  ad  Atene „   423 

Ard  €  mestien.  —  Solenne  distribuzione  dei  premj  d'in- 

dustria  agricola  e  manifatturiera  fattasi  in  Milano  u    118 
Sulle  strade  ferrate  degll  Scati  Uniti  d' America  ,  let- 

tera  di  L,  Tinelli >>   a63 

Errata-Corrige "    294 

Fisica,  Chimica.  — ■  Sulle  forze    che  reggono  la  costi- 

tuzione  interna  dei  corpi >»    1 3a 

Delia  natura    delle    calamite  e  degli   scandagU  ma- 

gnetici ,  di  F.  Zantedeschi -/    1 3  4 

Analisi    di    alcuni    colori  che  nei  secoli   14.°  e    i5.° 
furono  adoperati  per  le  pitture   del   Campo  santo 

di  Pisa  ,  di  G.    Branchi -;    1 4 1 

Sulla  dispersione  delle    due    elettricitd ,   sperienze  di 

G.  Belli:  con  tnvola  in  rame »    a.'iG 

Calamite  composte  di  parti  senza  coesione  fra  di  lore  »    286 

Ossen-azioni   meteorologiclie  di  uprile »    i5i 

^——— — di  maggio 290 

.  — di  giugno >/   439 

Terremoti  sentiti  in  diversi   punti   d/i  globo  nell'an- 

no   1 83 6 "  4^5 

Aurora    boreale    osservata  a  Parma  hi  sera  del    18 

ftbbrajo    1837 "   429 

Geografia,  Viaggi.  —  Viaggio  sul  fiume  delle  Amazzoni  "    284 
Matematica.  — Legge  dell' inserzione    delle  foglie  nelle 

piante "    286 

Medici na.   —   Guida  pratica  dei  gottosi  e  dei  reumcuici, 

di  Rei-eill-P arise "   432 

Necrologia.  —  Giuseppe  Mofon »    289 

Treviranus "    291 

-        Giacomo  Leopardi "    293 

Domenico  Scirui "   434 

Storia.   —  Storia  di  santa   FUsabetta  d'  Unsheria  ,  lan- 

gravia  di  Turingia,  del  conte  di  Montalembert :  tra- 

duzione  di  N.  Negrelli "    143 

Giudei  nella  Cina  innanzi  Vera  cristiana »   424 

Storia  naturale.  —  Sui  combustibili   foss/li   degli  Stati 

Uniti  d' America,  Icttera  di  L.   Tinelli "    J 44 


43y 

Zstratto  delle  ossen'azioni  ineteorologiche  fane  uUa  riuoi-'a  torre  astronomica 
dell'  I.  R-  Ossen'utorio  di  Brera  all'altezza  di  tese  i3,62  (^metri  a 6504  ) 
sulV  orto  botanico  ,  e  di  tese  70.48   [metii   147,11)  sul  IweUo  del  mare. 


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