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Full text of "Bollettino dei Musei di zoologia ed anatomia comparata della R. Università di Torino"

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Musei dì Zociogia ed Anatomia comparata 


della R. Univetsita di Torino 


AOLO. 


N. 459-482 


TORINO 
TIPOGRAFIA PIETRO GERBONE 


via Gaudenzio Ferrari, 3 


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Cognettix ce Mattiis L. — Nota su alcuni Lombricidi di ca- 
verne italiane. vira 

Pertacca M. G. — (Viaggio del Dr. A. Borelli nel Matto Grosso 
Brasiliano e nel Paraguay, 1899). XI. Rettili e Anfibii. 

Cametano L. — Osservazioni intorno all'applicazione del metodo 
somatometrico. 

Cognetti « de Mattiis L. — Oligocheti di Costa Rica. 

Borelli Al. -- Di alcuni Scorpioni della Colonia Eritrea. 
Saivadoti T. — Nuova specie del genere Cryp/olopha. 

Petacca M. G. — (Viaggio del Dr. E. Festa nella Repubblica del- 
l’Ecuador) XXVI. Rettili e Anfibii. 

Cognetti de Mattiis L. — Descrizione di un nuovo lombrico 
cavernicolo. 

Petacca M. G. — Rettili e Anfibii dell’Eritrea raccolti dal dot- 
tore Achille Tellini nel 1903. 

Camerano L. — Nuova specie di Gordio dell'Alta Birmania. 
Camerano L. — Osservazioni intorno al Chordodes Skorikovi 
Camer. 

Cametano L. — Della identità specifica del Parachordodes Wol- 
terstyrffi e Purachortodes Pleskei. 

Cametano L. — Ricerche intorno alla variazione del Phél0dac/ylus 
europiueus Genè. 

Segre R. — Res italicae XII. Pesci del Cadore. 

Mei L. — Res italicae XIII. Ortotteri delle Alpi Marittime. 
Cognetti de Mattiis L. — (Viaggio del Dr. E. Festa nel- 
l’Ecuador e regioni vicine). XXVII. Oligocheti dell'Ecuador. 
Boreilî A. — (Viaggio del Dr. E. Festa nella Repubblica del- 
l’Ecuador). XXVIII. Forficole. 

Cognetti - de Mattiis L. — Lombricidi dei Pirenei. 

Botellì A. — Intorno ad alcuni Scorpioni di Sarawak. 


478. Cognetti »« de Mattiis L. — Nuovi oligocheti di Costa Rica. 

479. Borelli Al. — (Viaggio del Dr. A. Borelli nella Repubblica Argen- 
tina e nel Paraguay). XXV. Forficole. 

480. Ellingsen E. — On some Pseudoscorpions from Patagonia, col- 
lected by Dr. F. Silvestri. 

481. Cognetti « de Mattiis L. — Diagnosi di un nuovo lombrico del 
Chile. 

482. Zavattari E. — Contributo alla conoscenza degli Imenotteri dei 
Pirenei. i 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


Von. XIX 


N. 459 pubblicato il 15 Gennaio 1904 


RES ITALICAE 


Dr. LUIGI COGNETTI-DE MARTIIS 


Assistente al R. Museo Zoologico di Torino. 


Nota su alcuni LOMBRICIDI di caverne italiane. 


Il sig. CARLO ALZONA, alacre esploratore di caverne, mi inviò tempo 
fa una piccola collezione di Lombricidi, da lui stesso messa insieme 
nell’estate scorsa. Questa collezione è doppiamente interessante: per la 
sua provenienza, e perchè vi si comprende una nuova specie. 

In segno di viva gratitudine pel raccoglitore dedico a lui la nuova 
specie, denominandola He/odrilus (Eophita) Alzonae. 

Prima di esporre i risultati del mio studio credo utile riferire alcune 
indicazioni sulle località onde proviene la collezione in discorso, corte- 
semente comunicatemi dallo stesso sig. ALZONA. 

Cogolo della guerra; « grotta che si apre nel calcare oligocenico 
< presso il paesello di Lumignano, provincia di Vicenza ». 

Cogolo delle telte, « nei Colli Berici, sopra Lonigo, tra il Monticello 
« e la Cima Granzetta ». 

Grotta del Farneto;. « nei gessi miocenici in Val di Zena a 11 Km. 
« da Bologna ». 

Buco dell'acqua fredda, « ‘vastissima, meravigliosa caverna scavata 
« nei gessi miocenici di Miscrazzauo in Val di Savena, provincia di 
« Bologna >». 


LUMBRICIDAE 


Eiseniella tetraedra (typica) (Sav.). 
Loc.: Cogolo delle tette. Un esemplare adulto, « raccolto in piena 
« oscurità sul fango di un ruscello ». Agosto 1903. 


Eisenia spelaea (Rosa). 

Allolobophora s., Rosa: Atti Soc. Naturalisti e Matematici di Modena, 
Ser. IV, Vol. IV, anno XXXV, 1901. 

Quasi tutti gli esemplari presentano .sul dorso una colorazione ten- 
dente al grigio-violaceo: in taluni il clitello ha un colore più cupo e 
non appare rigonfio, in altri (affatto adulti) quest'organo è di colore più 
chiaro, tendente al roseo, e alquanto rigonfio. 

Anche le setole dorsali dei segmenti 9°, 10°, 119, sono trasformate in 
setole copulatrici. Queste stanuo in relazione con le vicine aperture 
delle spermateche. 

Loc.: Cogolo della guerra. Diciotto esemplari, due dei quali molto 
giovani, raccolti nell’ « humus formato da guano di Chirotteri e dalla 
« decomposizione di migliaia di esemplari di un mollusco: Zonites ge- 
« monensis, Fér. ». Agosto 1903. 


Helodrilus (Eophila) alzonae, n. sp. 
Un solo esemplare adulto. 


CARATTERI ESTERNI. 

Lunghezza 60 mm.; diametro mm. 2.5; segmenti 143. 

Forma cilindrica, conica all'estremità anteriore, poco attenuata al- 
l'estremità posteriore. I segmenti 16-23 e quelli postclitelliani sono più 
o meno marcatamente bi- o triannulati. Il segmento boccale ed i seg- 
menti clitelliani sono più allungati dei rimanenti. Quelli dell'ultimo quarto 
del corpo, ad eccezione dei cinque terminali, sono fra loro ravvicinati. 

Il prostomio, largo e breve, presenta un largo prolungamento poste- 
riore che incide ‘/, dell'anello cefalico, ed è circoscritto all’indietro da 
un leggero solco. 

Il cotore è bianchiccio all'estremità anteriore ed al clitello, grigio- 
cenere al rimanente del corpo. Il tratto anteclitelliano è un po’ iride- 
scente. 

Le setole sono strettamente geminate su tutta la lunghezza del corpo. 
A metà del corpo gli intervalli parziali hanno i valori numerici seguenti: 


aa—= 710; ab —6; be-=42: cd; da 105 
Da questi risulta essere dd < '/, circonf. 


Le setole normali hanno forma sigmoide, sono munite di nodulo net- 
tamente distinto, e recano presso l'apice distale un’ornatura fatta di 


CLEAN, 


poche e piccole incisioni semilunari. Misurano in lunghezza mm. 0,25; in 
diametro, al nodulo, mm. 0,023. 

Le setole ventrali dei segmenti 16* e 25-33, e le dorsali del 10° e dell’11° 
sono circondate ciascuna da una piccola aureola bianca. 

Ho potuto verificare per qualcuna delle suddette setole ventrali, scelte 
sotto al clitello, che sono copulatrici, e conformate a spatota-cucchiato 
nel tratto distale. Questo è diritto, mentre il tratto prossimale è ricurvo ; 
il nodulo è poco o punto evidente (1). Tali setole sono lunghe mm. 0,55 
ed hanno un diametro massimo di mm. 0,018. Probabilmente anche le 
altre setole circondare da aureola bianchiccia sono setole copulatrici a 
spatola-cucchiaio. 

"Il celztelto, a sella, si estende sopra i segmenti 24-33, ed è rigonfio. In 
esso sono ancora nettamente visibili i solchi intersegmentali. I suoi mar- 
gini longitudinali sono circa a metà dell'intervallo laterale de. 

I tubercuta pubertatis si trovano ai segmenti 28/,-32, poco rilevati, 
interrotti agli intersezmenti. Sono messi in evidenza specialmente da 
un leggero solco che li circonda. 

Le aperture maschili, al 15° segmento, sono portate da due atri 
assai rigonfi ed estesi sui due segmenti adiacenti. 

Le aperture delle spermateche sono in due paia agli intersegmenti 
9-10 e 10-11, sulla linea delle setole dorsali. 

I porî dorsali sono presenti a partire dell’intersegmento 4-5. 


CARATTERI INTERNI. 

I dissepimenti 6-7, 7-8, 8-9. 9-10 sono mediocremente ispessiti. Nessun 
setto è marcatamente infondibuliforme. 

Nel 10° segmento l’esofago presenta due grossi diverticoli di Perrier. 

Lo stomaco è contenuto nei due segmenti 15° e 169; il ventriglio mu- 
scoloso, poco robusto, nel 17° e 18°. 

I cuori pulsanti, mediveri, sono in sei paia ai segmenti 6-11. 

I festes e i padiglioni sono nei segmenti 10° e 11°, non avvolti da 
capsule seminali. 

Due paia di vescicole seminali stanno rispettivamente nei due segmenti 
11° e 12°, attaccate al setto anteriore. Quelle dell’11° si trovano dor- 
salmente al tubo esofageo, quelle del 12° lateralmente. 

Hanno forma irregolarmente rotondeggiante, la loro superficie è un 
po” bitorzoluta. 


(1) Tale forma di setole copulatrici non è rara nei Lumbricidae: già la 
rinvenni in Ziseniella tetraedra (typica) (Sav.)j Eisenia Nobilii, Cognetti; 
Eisenia alpina (Rosa); Helodrilus (Allolobophora) Breischeri, Cognetti; H. 
(Eoph.) januae-argenti, Cognetti. Vedansi, nel Vol. XVIII, i nn. 434, 451, 456 


di questo Bollettino. 


Le spermaleche, in due paia, sì trovano nei segmenti 10° e 11. Sono: 
mediocri, sessili, hanno forma obovale-allungata. 
Loc.: Buco dell’acqua fredda. L'unico esemplare fu « raccolto nel 
guano di pipistrello, in una sala abbandonata dalle acque, in piena 
oscurità, a circa 150 m. dall'ingresso ». 


tal 


A 


Helodrilus (Bimastus) constrietus (Rosa). 


Loc.: Cogolo delle tette. Tre esemplari adulti, « raccolti in piena 
< oscurità sul fango di un ruscello ». Awosto 1903. 

Grotta del Farneto. Un esemplare giovane, « raccolto presso l’entrata, 
nella penombra ». 


tt —(1- — —— 


928 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari. 8, Torino. 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed ‘Anatomia coMpafata 


della R. Università di Torino 


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N. 460 > pubblicato i ad Gennaio 1904 Vor. XIX 


Viaggio del Dr. A Borelli nel Matto Grosso brasiliano e nel Paraguay, 1899. 


IX. 


Dott. M. G. PERACCA 


RETTILI ed AMFIBII 


La collezione, che il Dr. Cav. Bore!li ha donato al Museo Zoologico 
di Torino comprende 60 specie, cioè; 1 caimano, 18 saurii, 20 ofidii, 
21 amfibii, 1 apodo. 

Tre specie sono nuove per la scienza: 2 saurii (Lepidosternon laticeps 
e L. Carcani) ed 1 ofidio (Apostolepis Borelli). 

Le località esplorate nel Mattogrosso brasiliano sono: Uyucwn (1) e 
Corumbà, la prima a qualche distanza e l’altra sulla riva destra del 
fiume Paraguay; Carandasinho nell’interno sulla riva sinistra dello 
stesso fiume; nel Paraguay Tedicuari (vicino a Villarica) e Asuncion. 

Il Dr. Cav. Borelli fu attivamente coadiuvato nelle sue ricerche dai 
fratelli Carcano, proprietarii della /azenda di Urucum, che continuarono 
ad inviare collezioni zoologiche al Museo dopo il ritorno del Cav. Borelli. 

Ai fratelli Carcano è dovuta la scoperta di una delle specie nuove di 
Lepidosternon. 

È da sperare che il loro vivo interessamento alle ricerche zoologiche 
continui per la più completa conoscenza della fauna erpetologica di queste 
ricche regioni. 


(1) Urucum è una fazenda, proprietà del Cav. Massimiliano Carcano, con- 
sole italiano a Corumbà; essa si trova sul versante orientale di un gruppo 
di colline che non oltrepassano i 200 metri di altezza a 18 Chilometri a S_ O. 
di Corumbà. 


REPTILIA 


Emydosauria. 
1. Caiman palpebrosus Cuv. 
Boulenger (6), p. 296. 
Un solo esemplare giovane di Urucum. 


LACERTILIA 


1. Gonatodes humeralfs Guichen. 
Boulenger (4), vol. I, pag. 62. 
Parecchi esemplari di Urucum. 


2. Phyllopezus goyazensis Ptrs. 
Boulenger (4), vol. I, p. 145. — Peracca (5), p. 2. 
Parecchi esemplari di Urucum, Carandasinho, Corumbà. 


3. Polychrus acutirostris Spix. 
Boulenger (4), vol. II, p. 99. 


Parecchi esemplari di Urucum, uno di Corumbà ed uno di Caran. 
dasinho. 


4. Liocephalus caducus Cope 
Boulenger (9), p. 342. 


Parecchi esemplari di Urucum. 


% 5. Tropidurus spinulosus Cope. 
Boulenger (4), vol. II, p. 176. 
Un esemplare di Carandasinho. 


6. Tropidurus torquatus \Wied. 
Boulenger (4), vol. II, p. 176. 
Parecchi esemplari di Urucum. 


7. Tupinambis teguixin L. 
Boulenger (4), vol. II, p. 335. 


Un esemplare giovane di Tebicuari ed uno più grande di Urucum. 


8. Dracaena guianensis Daud. 
Boulenger (4), vol. II, p. 338. 
Due femmine adulte di Carandasinho. 
Uno degli esemplari è perfettamente normale e corrisponde esatta- 
mente alle descrizioni. Il secondo esemplare presenta una curiosa ano- 


malia, assai rara nei Teiidi, consistente nella divisione presso a poco 
simmetrica della maggior parte degli scudi cefalici. 

Io ho avuto recentemente occasione di esaminare gli esemplari del 
Muse» Britannico di Storia naturale e potei constatare che le Dracene del 
bacino del Paraguay non differiscono affatto dalle Dracene finora esclu- 
sivamente trovate nel bacino delle Amazzoni e nella Guiana. 


9. Ameiva surinamensis Laur. 
Boulenger (4), vol. II, p. 352. 
Un esemplare di Asuncion e parecchi di Urucum. 


10. Pantodactylus Sohreiborsil Wiegm. 
Boulenger (4), vol. II, p. 388. 
Due esemplari di Carandasinho ed uno di Urucum. 


11, Micrablepharus Marximiliani R. & L. 


Boulenger (4), vol. II, p. 426. 
Un solo esemplare di Corumba. 


12. Amphisbaona alba L. 
Boulenger (4), vol. II, p. 438. 
Alcuni esemplari di Corumbà e di Urucum. Ho potuto constatare negli 
esemplari che non hanno raggiunto il loro massimo sviluppo che la sutura 
tra i nasali è generalmente più corta di quella tra i prefrontali. 


13 Amphisbaena vermicularis Wagl. 


Boulenger (4), vol. II, p. 441. 
Due esemplari di Urucum. 


14. Lepidosternon laticeps n. sp. 


Muso subacuto nei giovani, più arrotondato negli esemplari più adulti, 
leggermente rivolto all’insù, a margine ottuso; capo fortemente convesso 
nella regione fronto occipitale, a superficie poco regolare negli adulti e 
quasi liscio nei 
giovani ; negli 
adulti la regio- 
ne rostro-pre- 
frontale è più 0 
meno concava 
ai due lati della 
linea mediana; | 
la larghezza del | 
capo misurata a 
livello degli scudetti temporali supera ‘leggermente la distanza che in- 
tercede tra l'apice del muso e il margine posteriore degli occipitali sulla 
linea mediana. 


i 


Rostrale largamente separato dal frontale, a margine posteriore spic- 
catamente sinuoso; un paio di prefrontali irregolari, quasi larghi quanto 
sono lunghi, in contatto sulla linea mediana; frontale subpiriforme molto 
più lungo che largo, appuntito anteriormente ed incuneato tra i pre- 
frontali, dei quali è sempre più piccolo; un paio di parietali, irregolar- 
mente quadrilateri, più larghi che lunghi, a margine posteriore più o 
meno sinuoso; un paio di occipitali pure irregolarmente quadrilateri, 
ma ad angoli ancora più arrotondati, più piccoli dei parietali, sopratutto 
negli adulti, cui fanno seguito almeno due serie di piccoli scudetti irre- 
golari, trasversalmente dilatati, che li separano dagli scudetti o segmenti 
regolari degli annuli del corpo; occhio leggermente visibile attraverso 
allo scudetto oculare irregolarmente quadrilatero, preceduto da un pre- 
oculare più piccolo e sormontato da un grande sopraoculare molto più 
largo che lungo; tre o quattro scudetti temporali, disposti verticalmente 
l’uno sull’altro, decrescenti in grandezza dall’alto al basso; due labiali 
superiori, di cui il primo grandissimo, in contatto col rostrale, col pre - 
frontale, col preoculare e coll’oculare, il secondo, molto piccolo, in con- 
tatto coll’oculare e coi temporali. Scudetto mentale subquadrangolare, a 
margini laterali concavi in dentro, a margine posteriore più corto del- 
l'anteriore, presso a poco lungo quanto è largo, in contatto sulla linea 
mediana con un grande scudetto postmentale quadrilatero allungato, a 
margine posteriore convesso, fiancheggiato a destra ed a sinistra da un 
piccolo scudetto triangolare, che non raggiunge il mentale ed è a con- 
tatto col primo labiale, seguito da uno o due scudetti triangolari più 
grandi in contatto col primo e secondo labiale; due labiali inferiori, di 
cui il primo grandissimo (più lungo del primo labiale superiore) ed il 
secondo molto piccolo. Sul corpo si contano da 252 a 259 annuli, con- 
tenenti ciascuno nella parte più grossa del corpo, da 56 a 62 seumenti 
(da 28 a 32 sopra e da 28 a 30 sotto i solchi laterali) più lunghi che 
larghi; sulla coda si contano da 14 a 15 annuli. Gli scudetti sternali rom- 

boidali di poco 
più grandi degli 
scudetti ventra- 
li che seguono, 
sono disposti in 
serie oblique 
divergenti in a- 
vanti. Da sei ad 
otto scudetti 
preanali, di cui 
i mediani molto più lunghi e più o meno ristretti in avanti. I solchi 
laterali sono ben visibili fino alla distanza di 3-4 centimetri dal capo; 
il solco dorsale poco evidente nella regione anteriore del dorso negli 


Mg i 


adulti, si può distinguere nei giovani lungo tutto il dorso fino agli scudi 
cefalici ed è in tutti più o meno visibile sulla coda. 

Lunghezza totale dell’esemp'are più grande: 35 centimetri. 

Colorazione: Superiormente di un color giallognolo grigiastro carico, 
inferiormente di un giallo bianchiccio sudicio. 

Tre esemplari di Urucum. 


15. Lepidosternon Carcani n. sp. 


Muso subacuto, molto leggermente rivolto all'insù, a margine ottuso; 
capo fortemente convesso nella regione fronto-occipitale. a superficie 
liscia; la larghezza del capo misurata a livello degli scudetti temporali 
è leggermente inferiore alla distanza che intercede tra l’apice del muso 
ed il marzine posteriore dei parietali sulla linea mediana. 
Rostrale largamente separato dal frontale, a margine 
posteriore sinuoso; un paio di prefrontali oblunghi, 
superanti di poco in lunghezza il doppio della loro mas- 
sima larghezza; frontale subpiriforme, molto più lungo 
che largo, molto appuntito in avanti; un paio di parietali 
irregolarmente quadrilateri, presso a poco lunghi quanto 
sono larghi, a margini anteriore e posteriore sinuosi; 
un paio di occipitali, appena più corti dei parietali, irregolarmente 
triangolari, ad angoli arrotondati; occhio leggermente visibile attraverso 
lo seudetto oculare irregolarmente trapezcidale, in contatto in alto coi 
prefrontali ed in avanti col primo labiale; tre o quattro scudetti tem - 
porali, disposti verticalmente l'uno sull'altro, di cui il superiore è il più 
grande; due labiali superiori, di cui il primo grandissimo, in contatto 
col rostrale, col prefrontale e coll’oculare, il secondo molto piccolo in 
contatto coll’oculare e coi temporali. Scudetto mentale più largo che 
lungo, subquadrangolare, a margini laterali concavi in dentro, a margine 
posteriore più corto dell’anteriore, in contatto sulla linea mediana con 
un grande scudetto postmentale, quadrilatero allungato, a margine po- 
steriore convesso, fiancheggiato a destra ed a sinistra da un piccolo scu- 
detto triangolare che non raggiunge il mentale ed è a contatto col primo 
labiale, seguito da uno o due scudetti triangolari più grandi, in contatto 
col primo e secondo labiale; due labiali inferiori, di cui il primo gran- 
dissimo (più lungo del primo labiale superiore) ed il secondo molto più 
piccolo. Sul corpo si contano 269 annuli, contenenti ciascuno nella parte 
più grossa del corpo 62 segmenti (32 sopra e 28 sotto i solchi laterali) 
più lunghi che larghi. Sulla coda si contano 17 annuli. Gli scudetti sternali 
romboidali, leggermente più lunghi che larghi, più grandi del doppio 
almeno degli scudetti ventrali che seguono, sono disposti in serie oblique 
divergenti in avanti, Otto scudetti preanali, di cui i mediani molto più 
lunghi, 


Î solchi laterali sono ben visibili fino alla distanza di 4-5 centimetri 
dal capo; il solco dorsale poco evidente nella regione anteriore del corpo, 
è visibilissimo sulla coda, sulla cui faccia inferiore si prolunga. 

Lunghezza totale dell'esemplare: 22 centimetri. 

Colorazione: Superiormente di un color giallognolo grigiastro assai 
chiaro, inferiormente di un giallo bianchiccio sudicio. 

Un solo esemplare di Tebicuari. 

Questa specie, di cui la collezione contiene un solo esemplare, è assai 
affine alla precedente tanto che ho attentamente discusso l'ipotesi che 
potesse trattarsi di un semplice individuo anomalo in cui il sopraoculare 
si fosse fuso coll’oculare. Ma comparanado l'esemplare col più giovane in- 
dividuo del L. /aticeps, appena più grande del L. Carcani, facilmente si 

nota come nel ZL. Carcani il capo è comparativamente 
più stretto, perchè meno rigonfio nella regione tempo- 
rale, e assai più lungo. Il rigonfiamento della regione 
temporale così caratteristico del L. /aticeps è un ca- 
rattere della specie, poichè esso è ugualmente spiccato 
nei tre esemplari di statura assai differente che ho ap- 
punto figurato, ed il rapporto tra la larghezza e la 
lunghezza del capo è lo stesso tanto nell’esemplare 
vecchio quanto nell’esemplare giovane. Nel L. Carcani il numero degli 
annuli sul corpo e sulla coda è pure più elevato e gli scudetti sternali, 
sono pure comparativamente più grandi e più lunghi. 

Dedico questa specie ai fratelli Carcano proprietari della « fazenda » 
di Urucum ai quali il Dr. Cav. Borelli va debitore di ricche raccolte 
zoologiche. 

16. Mabuia aurata Gravh. 

Boulenger (4), vol. III, p. 189. 


Un solo esemplare di Carandasinho. 
17. Mabuia aglilis Raddi. 
Boulenger (4), vol. III, p. 190. 
Parecchi esemplari di Urucum e di Carandasinho. 
18. Mabuia frenata Cope. 
Boulenger (4), vol. III, p. 194. 
Due esemplari di Asuncion. 


OPHIDIA 
1. Typhlops reticulatus L. 
Boulenger (5), vol. I, p. 27. 


Tre esemplari di Carandasinho. Il diametro del corpo è contenuto 26,5 
volte nella lunghezza totale e vi sono 20 serie di scaglie, Tre esemplari 


giovani di Tebicuari, in cui il diametro è contennto 28 volte nella luti- 
chezza totale. 
2. Glauconia albifrons Wagl. 
Boulenger (5), vol. I, p. 63. 


Tre esemplari di Urucum. 


3. Epicrates ceonchris L. 
Boulenger (5), vol. I, p. 94. 


Due giovanissimi esemplari di Urucum. 
4. Melicops leopardinus Schleg. 
‘ Boulenger (5), vol. I, p. 278. 
Un esemplare giovane di Carandasinho. 
1 61 


S.19.V.121I.A—-.SC._. 
1 61 


5. Drymobius bifossatus Raddi. 
Boulenger (5), vol. II, p. 10. 


Due grandi esemplari di Urucum. 


6. Spilotes pullatus L. 
Boulenger (5), vol. II, p. 23. 


Un grande esemplare di Urucum. 


7. Leptophis liocercus Wied. 
Boulenger (5), vol. II, p. 113. 


Un giovanissimo esemplare di Urucum. 


8. Liophis poecilogyrus Wied. 
‘ Boulenger (5), vol. II, p. 131. — Peracca (11), p. 14. 
Parecchi esemplari di Asuncion, Urucum, Carandasinho e Tebicuari. 


S.19. V. IST = 107. È SE x; (Carandasinho). 


Gli esemplari di Carandasinho ed uno di Urucum presentano la curiosa 


colorazione degli esemplari raccolti a Rio Apa che già segnalai in altro 
lavoro. 


9. Xenodon merremii Wagl. 
Boulenger (5), vol. II, p. 150. 


Alcuni esemplari giovanissimi di Urucum e Carandasinho ed altri più 
grandi di Tebicuari. 


har, - pesa 


10. Rhadinaea occipitalis Jan. 
Boulenger (5), vol. II, p. 175. 


Un esemplare di Asuncion. 


RI i 
1 62 
11. Dimades plicatilis L. 
Boulenger (5), vol. II, p. 186. 


Un solo esemplare di Urucum. 


1 35 
S.15.V.198.47 80.5. 


12. Oxyrhopus rhbombiter D. & B. 
Boulenger (5), vol. III, p. 103. 


Numerosi esemplari di Urucum e tre di Tebicuari. 
Gli esemplari di Urucum presentano 


59 89 

S.19.V.203 — 222.A.1.SC.—-— —- 

so; Ù GI T89 

e rientrano quanto alla colorazione nel tipo normale. 
Dei tre esemplari di Tebicuari 


RI) 
S19. V.198_ 216,4, 1:S@L LE 


74. 83 

due hanno le macchie nettamente disposte tre a tre. Nell’esemplare più 
wiovane, in cui la colorazione è più evidente, la faccia superiore del 
capo è nera fino al terzo posteriore dei parietali ; indi vi sono due fascie 
trasversali nere separate da un intervallo giallo più stretto delle fascie 
nere; seguono poi sul corpo circa undici gruppi di fascie nere, composto 
ciascuno di tre fascie, l'anteriore e la posteriore molto più lunghe del 
doppio della mediana, separati ciascuno da un intervallo giallo più corto 
del gruppo di fascie, in cui le scaglie hanno l’apice nero. 


13. Thamnodynastes Nattereri Mik. 
Boulenger (5), vol. III, p. 116. 
Due esemplari di Carandasinho. 
| 71 
pe SC. CI 
14, Ehilodryas aestivus Schleg. 
Boulenger (5), vol. III, p. 128. 


SEARS STA 


Un esemplare di Tebicuari, 


sVal ov 10 isa 


15. Philodryas Qlfersii Licht. 
Boulenger (5), vol. III, p. 129. 
Due esemplari di Urucum. 


S.19.V.19£— 199.41 106. 108 


SC. — =. 
106 108 


16. Homalocranium melanocephalum L. 
Boulenger (5), vol. III, p. 215. 
Un esemplare di Urucum. 


ssi patsaca cose; 
] 19 


17. Apostolepis Borellil n. sp. 


Muso notevolmente sporgente, diametro dell'occhio quasi eguale alla 
distanza che separa l'occhio dal margine del labbro, Rostrale più largo 
che alto, visibile superiormente; frontale più lungo 
che largo (eguagliante presso a poco in lunghezza 
la larghezza del frontale e del sopraoculare presi 
insieme anteriormente) più lungo della distanza 
che intercede tra la sua punta anteriore e la 
punta del muso, molto più corto dei parietali; 
nasale in contatto col preoculare; un solo post- 
oculare; sei labiali superiori, di cui il second» ed 
il terzo entrano nell'orbita, ed il quinto ed il 
sesto sono a contatto col parietale; mentale se- 
parato dal primo paio di scudetti postmentali dai 
due primi labiali che si riuniscono sulla linea 
mediana; gli scudetti postmentali del primo paio 
lunghi come quelli del paio posteriore; quattro labiali inferiori in con- 
tatto col primo paio di scudetti postmentali. 


8.15.V.208:A-1.80. 259. 


Colorazione: Parti superiori di un grigio rossastro pallido con una 
sottile linea nera mediana che dal collare bianco si estende fino alla 
estremità della coda; altre due linee nere appena visibili corrono late- 
ralmente sulla quinta e sesta serie di scaglie; un’altra linea nera quasi 
spiccata come la linea mediana del dorso corre sulla quarta serie di 
scaglie dal capo alla coda e le scaglie delle tre serie sottostanti sono 
nerastre al centro per modo che i lati del corpo appaiono molto più 
scuri della regione mediana superiore. Capo nero superiormente e bianco 
brunastro sull'apice del muso, le «due tinte fondentesi gradatamente a 


ag 


livello dalla parte anteriore del frontale; il quarto labiale superiore 
bianco; un collare bianco che occupa due serie trasversali di scaglie 
separato dai parietali da due serie di scaglie nere come la parte su- 
periore e laterale del capo; quarto posteriore della coda nero supe- 
riormente ed ai lati, con macchie bianche inferiormente; parti inferiori 
bianchiccie. 

Lunghezza totale mm. 197; coda mm. 32. 

Località: Urucum. — Un solo esemplare. 

Questa specie è affinissima alla A. nigroterminata, Blgr. alla quale 
è quasi identica qnanto alla colorazione e colla quale ha in comune quasi 
lo stesso numero di scaglie. 

L’A. Borellii se ne distingue: 1* par aver lo scudetto mentale sepa- 
rato dai postmentali e solo quattro labiali (invece di cinque) in contatto 
coi postmentali del primo paio; 2° per l’occhio molto più grande, poichè 
nell’A. nigroferminata il suo diametro è minore della distanza che se- 
para l'occhio dal margine libero del labbro; 3° pel capo ristretto ed al- 

lungato, mentre nell’A. nigroferminata esso è 


CR più tozzo ed allargato trasversalmente e, visto 
asse dal di sopra, ricorda il profilo caratteristico del 


capo delle specie del genere Z/aps Schn. 

Grazie alla cortesia del signor Boulenger che 
mi permise di far disegnare il tipo dell’ A. ni- 
groterminata, posso dar qui i disegni del capo 
delle due specie, che, meglio di qualunque de- 
scrizione, mettono in evidenza le differenze ca- 
ratteristiche di aspetto delle due forme. 


18. Elapomorphus tricolor D. & B. 


A. nigroterminata. 
Boulenger (5), vol. III, p. 241. 
Due esemplari di Urucum. 


; ] 24 30 
aloe = Areale 
S.15,V.197—207.A Ì SC 94 30 


19. Elaps lemniscatus L. 


Boulenger (5), vol. III, p. 430. 
Due esemplari, di cui uno giovanissimo di Corumbà e l’altro di Urucum 


| 1 30 27 
S . 15 . V ‘ 2 3 == 2 0 Ù À arse S 3 ra radi 
i a 


utt) 


20. Leptognathùis turgida Cope. 
Boulenger (5), vol. III, p. 456. 
Parecchi esemplari di Urucum, Carandasinho, Corumbà. 
Normali quanto alla colorazione, alcuni esemplari presentano delle ano- 
malie nella folidosi, come appare dal seguente elenco: 


É 
ld] È 

S.15.V.152.A.1.SC.-; giovane Urucum 
OL 


49 d' prefvontali riuniti 
‘49 un solo paio postmentali 
4 
S.15.V.157.A.1.80.29 » 


42 
S.15,V.161.A.1.SC. 59 8 lab. sup. a sinistra >» 


Sta, Vagdob,rf 4 bh 


VI 
Q 


Al A LLUSE. do È 


Solba Vo160.A4. PISO. e Corumbà 


46 
SEAoTAVi 169% Ac de SE, T Q 6 lab. sup. a destra e 7 a sinistra. 


Questi esemplari presentano una media assai elevata di gastrostegi 


42. Da 
(152 — 164) e di urostegi (È _ 25) non stata finora segnalata per la 


specie, di cui del resto sono finora conosciuti relativamente pochi esem- 
plari. 
21. Crotalus herridus L. 
Boulenger (5), vol. III, p. 578. 
Un grande eseinplare di Urucum. 


BATRACHIA 


Ecaudata. 
1. Deudrobatos braccatus Cope. 
Cope (10), p. 53. 
Numerosi esemplari di Urucum. 


2. Engystoma ovale Schn. 
Boulenger (2) p. 163. — Bottger (9), p. 28 dell’estratto. 


Due esemplari, uno di Tebicuari, l'altro di Asuncion, a ventre senza 
macchie, 


— pr 


3. Engystoma albopunectatum Bttgr. 
Bòttger (1), p. 28 dell’estratto. 


Due esemplari di Carandasinho. La spacie del Boòttger è strordinaria- 
mente alfine all’. /ewcosliclum Blgr. (1) e se non avessi avuto occasione 
di esaminare i tipi di questa specie a Londra, anche dopo un attento 
esame delle due descrizioni, sarei ancora incerto sull’esattezza della mia 
determinazione. Gioveranno perciò le osservazioni seguenti : 


E. albopunetatumBttgr. 


Muso poco sporgente. 

Diametro dell'occhio pressochè e- 
guale alla distanza che separa 
l’occhio dal margine del labbro. 

Spazio interorbitale largo assai più 
del doppio della larghezza della 
palpebra superiore. 

L' articolazione tarso metatarsale 
giunge tra la spalla e l'occhio. 


E. leucostiectum Blgr. 


Muso molto sporgente. 

Diametro dell'occhio maggiore della 
distanza che separa l’occhio dal 
margine cel labbro, 

Spazio interorbitale largo appena 
quanto il doppio della larghezza 
della palpebra superiore. 

L'articolazione tarso metatarsale 
raggiunge l'occhio. 


In complesso lE. a/bopunctalum Bttgr. è più simile nel facies all’ E. 
ovale Schun. mantre lE. leucostictum Blgr. ha il corpo assai più stretto, 
paragonato al diametro trasversale del capo, che nelle due specie ora 
accennate. 

4. Pseudis limelium Cope. 

Boulenger (2), p. 187. 


Alcuni esemplari di Carandasinho. 


5. Paludicola biligonigera Cope. 
Boulenger (2) p. 234. 
Alcunì esemplari di Carandasinho e di Urucum. 


6 Leptodactylus pentadactylus L. 
Boulenger (2), p. 241. 


Due grandi esemplari, femmine, di Urucum. 


7. Leptodactylus ocellatns L. 
Boulenger (2), p. 247. 
Numerosi esemplari di Urucum, Corumbà, Carandasinho, Tebicuari ed 
Asuncion. 
8. Leptoilactylusa caliginosus Gir. 
Boulenger (2), p. 247. 
Parecchi esemplari di media età di Asuncion, Caran lasinho e Tebicuari. 


(1) BouLrENGER, A list of Batrachians from the Province Santa Catharina, 
Brazil Ann. Mag. Natur. Hist, p 416. June, 1888. 


seÙ = 


9. Leptodactylus prognathus Blgr. 
Boulenger (7), p. 187. 
Parecchi giovani esemplari di Urucum e Carandasinho. 
10. Bufo marimus L. 


Boulenger (2), p. 315. 
Parecchi esemplari giovani e di meilia età di Urucum. 


11. Hyla punectata Schn. 


Boulenger (2), p. 357. 
Un esemplare alulto ed uno giovane di Carandasinho. 


12. Hiyla boans Daud. 
Boulenger (2), jp. 360. 
Due esemplari di Urucum. 


13. Hyla Spezazzimii Blgr. 
Boulenger (8), p. 247. 
Un solo esemplare grande di Urucum. 


14, Hyla venulosa Laur. 
Boulenger (2), p. 364. 
Un solo esemplare di Tebicuari. 


15. Hiyla masica Cope. 


Boulenger (2), p. 376. 
Un esemplare di Carandasinho e parecchi di Urucum. 


16 Hiyla phrynoderma Blgr. 
Boulenger (8), p. 248. 


Un esemplare di Asuncion ed uno di Carandasinho, 


17 Hiyla nama Blgr. 


Boulenger (8), p. 249. 
Un esemplare di Carandasinho. 


18. Hiyla acuminata Cope. 


Boulenger (2), p. 403. 
Parecchi esemplari «di Urucum. 


19. Phyllomedusa Burmeisteri Blgr. 
Boulenger (2), p. 428. 
Un solo esemplare di Urucum. 
20. Phyllomedusa hypochoadrialis Daud. 
Boulenget (2), p. 430. 
Un solo esemplare di Asuncion, 


. DR 
Apoda. 


Siphonops annulatus Mik. 
Boulenger (3), p. 102. 


Un solo esemplare di Urucum. Lunghezza totale mm. 249; diametro 
massimo del corpo mm. 10; di un nero uniforme coi margini degli anelli 
e delle ripiegature attorno all’apertura anale bianchi; pieghe circolari 
complete 105. 

Le dimensioni del capo, la posizione del tentacolo per rispetto all'occhio 
ed il rapporto tra il diametro massimo del corpo e la sua lunghezza (24) 
coincidono con quanto si osserva in S. annulatus. 

Le pieghe circolari complete sono tuttavia più numerose (105 invece 
di 85-98) e l’occhio el il tentacolo appaiono più spostati verso la parte 
posteriore del capo che nei quattro esemplari di S. annu/alus di diverse 
età che il nostro museo possiede. Difatti mentre nei nostri S. annulalus 
la distanza tra l'occhio e l’angoto della bocca è uguale alla distanza 
tra il lentacoto e la narice e molto magziore della distanza che separa 
le narici tra di loro, nell’esemplare di Urucum la distanza tra l’occhio 
e langolo della bocca è minore della distanza tra il tentacolo e la 
narice e pressochè uguale (ma leggermente minore) alla distanza che 
separa le narici tra di loro. 

Sarebbe naturalmente necessario verificare sopra un maggior numero 
di esemplari di S. annulatus se questi rapporti sono costanti per deci- 
dere con sicurezza se l'esemplare di Urucum deve essere riferito a questa 
specie. 

Esso è in ogni cas) ben distinto dalle altre due specie finora note del 
venere, S. Hardyi Blgr. e S. paulensis Bttgr. 


10. 


DIS 


Gg iero: 


- 


INDICE BIBLIOGRAFICO. 


. Bòrremr Dr. O. — Liste von Reptilien und Batrachiern aus Paraguay. 


Zeitscrift fùr Naturwiss. Bd. LVIII, 1885. 
BouLENGER G. A. — Catalogue of the Batrachia Salientia S. ecaudata in 
the British Museum (Natural history). Second edition, 1882. 


. — Catalogue of three Batrachia gradientia S. caudata in the British Museum 


(Natural history). Second edition, 1882. 


. — Catalogue of the Lizards in the British Museum (Natural history). 


Wal CI ILCINU 


. — Catalogue of the Snakes in the British Museum (Natural history). 


Mol.cE, EGG 


. — Catalogue of the Chelonians, Rhynchocephalians and Crocodils in the 


British Museum (Natural history), 1889. 


. — Descriplions of new Brazilian Batrachians. Annals and Magazine of 


Natural history, Ser. 6, vol. I, 1888. 

— On a collection of Batrachians made ly prof. Charles Spegazzini at 
Colonia Resistencia, Soutl Chaco, Argentina Republic. Annali 
Museo Civico Storia Natur. Genova. Ser. 2°, vol. VII (XXVII) 1889. 


. — List of Repliles ant Batrachians collected by Dr, J. Bohls near Asuncion, 


Paraguay. Annals and Magazine of Natural History. Ser. 6, vol. 
XIII, 1894. 

Copre E. D. — Synopsîs of the Batrachia and Reptilia obtained by H. H. 
Smith in the province of Matto Grosso, Brazil. Proceedings Ame- 
rican Philosophical Society. Vol. XXIV, 1887. 

Peracca M. G. — Viaggio del Dr. Borelli nella Repubblica Argentina e 
nel Paraguay - Rettili ed Anifibii. Bollettino Museo Zoologico ed 
Anatomia Comparata. Vol. X, n. 195, 1895. 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 461 pubblicato il 4 Marzo 1904 Vor. XIX 


LorENZzO CAMERANO 


Osservazioni intorno all’applicazione del metodo somatometrico. 


Credo utile di fare le osservazioni, seguenti intorno alla portata ed 
all'applicazione del metodo così detto somatometrico nelle ricerche re- 
lative alle variazioni degli individui e delle specie. 

Non si deve intendere che il metodo da me proposto per esprimere 
con numeri diverse modalità del fenomeno della variazione sostituisca 
il metodo della ricerca statistica propriamente detta. — Insisto sopra 
questo punto perchè qualcuno, forse per non aver io saputo nei prece- 
denti lavori intorno all’argomento esporre abbastanza chiaramente il mio 
concetto, ha interpretato il metodo da me proposto come se dovesse 
sostituire il metodo statistico classico. 

Lascio qui in disparte la questione generale se l'applicazione pura e 
semplice del metodo statistico allo studio della variazione degli animali 
possa darci realmente quei frutti che taluno spera, sopratutto per quanto 
riguarda la controversa questione dei limiti della specie, della varietà, ecc. 
Lascio fuori pure l'insegnamento che ci dà l’Antropologia che dopo lunga 
applicazione di detto metodo per la distinzione delle razze umane, ri- 
piglia ora lo studio della questione partendo da altre basi. Dico che, se 
si vuol fare uno studio statistico della variazione, non vi è modo di 
uscire dal metodo statistico propriamente detto, dal calcolo delle proba- 
bilità, dalla fondamentale teoria dei grandi numeri e via discorrendo. 

Il metodo da me proposto e seguito in varii precedenti lavori mira 
anzitutto a determinare per ciascun carattere e per ciascuna specie i 
limiti di variazione possibili dei rapporti; mira a determinare ciò che 
si potrebbe dire il campo nel quale è possibile una variazione dei rap- 
porti stessi per ciascuna specie; mira a determinare i valori estremi 
della loro variazione nell’ambito della diagnosi specifica. 

Il numero dei valori diversi che il rapporto di un carattere può pre- 


sentare per una data specie (studiato col metodo del coefficiente somatico), 
dato il criterio moderno che pressiede alla distinzione delle specie, non 
può essere che relativamente limitato. — Nel caso, ad esempio, delle 
specie del genere Bufo di cui mi sono occupato in precedenti lavori, si 
può ritenere che l’esame di qualche centinaio di individui, sopratutto 
se provenienti da località diverse dell’area di distribuzione geografica 
della specie stessa, mette in evidenza tutti i valori possibili in questione 
e per tal modo si determinano i valori estremi. — Ora a fare ciò non si 
richiede nessun lavoro statistico propriamente detto, perchè basta esa- 
minare tanti esemplari quanti la ricerca empirica dimostra necessarii 
ad ottenere quei due valori estremi della serie dei valori stessi che non 
vengono più oltrepassati da nessun individuo, per quanti altri se ne 
esaminino. 

Quando ciò è stato ottenuto i campi di variabilità dei vari caratteri 
delle diverse specie si possono comparare fra di loro e dalla loro com- 
parazione, pare a me, non si possa negare che ne esca un criterio chiaro 
della potenzialità a variare dei rapporti delle varie parti fra loro nella 
stessa specie e fra specie diverse. 

Lo studio così fatto concede di dare un valore sicuro ai vari caratteri 
nei loro rapporti co/la formazione della diagnosi specifica. 

Si dirà: quando si studia una serie anche numerosa di individui di 
una specie è possibile che in essa non si incontrino che valori o più 
elevati o più bassi e quindi non si ha alcun criterio sicuro che i valori 
estremi della serie siano realmente i valori estremi del campo di varia- 
zione che si cercano. Ciò è giustissimo, ma come ho ripetutamente detto, 
in questo genere di ricerche è d’uopo n0n essere impazienti; è d’uopo 
ritenere come provvisorii i valori estremi fino a tanto che l’esame suc- 
cessivo di altre serie di individui: mostri, come sopra è stato detto, 
che per quanti nuovi individui si esaminino non si trovano valori nuovi. 
— Quando si è giunti a questo risultato si riuniscono tutti i valori delle 
diverse serie in una sola (e ciò si può fare senz’altro, se si tratta di 
valori calcolati col metodo del coefficente somatico) i cui termini estremi 
segneranno i limiti delle variazioni possibili pel carattere che si studia. 

Non è certamente necessario avvertire che i valori anormali, od anche 
quelli che per qualsiasi ragione possono lasciare dubbio che lo siano, 
vanno esclusi dalla serie e devono essere studiati a parte per determi- 
nare bene il modo di interpretarli. 

Risulta da quanto si è detto che l’7ndice di variabilità da me pro- 
post» indica un fenomeno speciale del variare delle specie e che non 
può sostituire l'indice di variabilità del metodo statistico propriamente 
detto che esprime un fenomeno diverso. Così pure si dica della media 
da me proposta del campo di variazione; infine, i valori estremi hanno 
nel procedimento in questione un'importanza particolare. 


L'indice di variabilità, la media, i valori estremi appartenenti a campi 
«di variabilità stabiliti colle condizioni sopradette diventano paragonabili 
fra loro per lo studio de/lo speciale sopradelto fenomeno della varia- 
zione. 

L'importanza del campo di variazione determinato nel modo che si è 
detto potrà essere riconosciuta, o negata secondo i concetti fondamentali 
dai quali si parte e che riguardano il modo di intendere la specie ed il 
suo variare. 

Per chi considera la specie come qualche cosa di indefinibile esatta- 
mente, perchè in movimento di variazione continua per mutamenti mi- 
nimi, in qualunque direzione; per chi qualunque minima variazione degli 
individui considera senz'altro come indizio di variazione della specie; 
per chi, in una parola, segue l’idea che si venne formando in molti 
dopo le pubblicazioni darwiniane e che fu concretata nella formula bru- 
tale « non esistono specie », per costoro dico, l’importanza del campo di 
variabilità determinato col metodo sopra detto deve apparire nulla. I 
valori estremi non sono per essi valori limiti; ma, o sono valori aber- 
ranti o sono valori di passaggio ad altre forme. Così ragionando, è ne- 
cessario ricorrere al calcolo statistico propriamente detto, per vedere di 
determinare i valori più probabili per una delimitazione della specie, 
pur non riconoscendo in essa alcun carattere oggettivo. 

Come è noto, a questa maniera di intendere le cose, che rispecchia 
un po’ delie teorie fondamentali della variazione del Lamarck e del 
Darwin ed un po’ della interpretazione che per molti anni se ne fece, 
oggi si contrappone un ragionare diverso e si fa strada la convinzione 
che si è andato troppo oltre nell’affermare senz’altro « le specie non 
‘esistono ». 

Si fa strada la convinzione che, pur accogliendo il principio dell’evo- 
luzione delle forme animali, si debba tuttavia considerare la specie come 
entità oggettivamente definibile e costante, malgrado le variazioni degli 
individui che la costituiscono, per un tempo determinato. — Le varia- 
zioni individuali sono come oscillazioni intorno ad un punto il quale può 
rimanere costante, come costanti possono rimanere i limiti di oscilla- 
zione dei caratteri. 

Se si parte da questi concetti fondamentali è chiaro che la determina- 
zione dei limiti del campo di variabilità è possibile non solo; ma diventa 
elemento importante per determinare i limiti fra i quali osci//a la forma 
della specie în un momento determinato. Pare a me che il metodo da 
me proposto per la determinazione del campo di variabilità possa, senza 
‘bisogno di altre complicazioni, soddisfare alle esigenze della ricerca. 

Aggiungerò che dalle ricerche da me fatte nelle specie del genere Bufo 
risultano argomenti per accogliere la seconda maniera sopra menzionata 
«di intendere la specie ed il suo variare. 


IS ne 


Nel metodo da me proposto ho indicato pure varie sorta di indicì 
di frequenza, di mancanza, ecc. Essi si riferiscono allo studio delle 
frequenze delle varianti nell’interno delle serie, vale a dire costituiscono 
un mezzo semplice e preciso per esprimere la modalità di distribuzione 
delle frequenze nelle serie e per sostituire la solita frase di « più o meno 
abbondanti o scarse » che si suole usare generalmente quando viene 
opportuno di discutere della frequenza di certe varianti in. rapporto a 
speciali questioni che interessano, ad esempio, le circostanze di vita di 
una data serie di individui ecc. 

Nel valore da darsi a questi indici è d’uopo aver presente il fatto che 
è possibile che in una serie le frequenze si presentino casualmente di- 
stribuite e perciò prima di conchiudere in modo definitivo è d'uopo 
esaminare un numero sufficiente di serie numerose di individui per avere 
un criterio attendibile della costanza della distribuzione delle frequenze 
stesse. 

Particolarmente utili riescono gli indici in questione nello studio dei 
vari caratteri di una stessa serie di individui. 

Consideriamo ad esempio cento individui maschi di Bufo vulgaris nella 
variazione somatometrica dei loro caratteri e nella distribuzione delle 
frequenze che si notano delle varianti di ciascun carattere: se sì trova 
che per la lunghezza massima del capo il maggior numero delle frequenze 
è pei valori inferiori alla media del campo di variabilità, mentre per 
la larghezza massima del capo (nella stessa serie di individui) il maggior 
numero delle frequenze è pei valori superiori alla media (trattandosi 
sopratutto di valori di rapporti delle parti determinati col metodo soma- 
tometrico) questo dato ha certamente un notevole grado di attendibilità. 
Ripetendosi l’osservazione sopra altre serie sufficientemente numerose 
di individui, in tempi diversi si potranno ottenere dati che concederanno 
conclusioni da mettersi in rapporto colle cause probabili della prevalenza 
di certe varianti rispetto alle altre, in rapporto, ad esempio, coll’azione 
esercitata dalla scelta naturale ecc. 

Anche gli indici in questione, come l’indice di variabilità sopradetto, 
indicano speciali modalità del fenomeno di variazione, mentre gli indicò 
ottenuti col calcolo statistico propriamente detto ne indicano altre. 

Gli uni non possono sostituire gli altri: ma a mio avviso sia gli uni 
che gli altri, opportunamente usati, possono riuscire utili ad uno studio 
dei fenomeni della variazione più preciso di quanto non sia stato fatto 
fino ad ora. 

Conchiuderò insistendo che in ogni ricerca somatometrica vengano 
sempre date le serie complete delle varianti colle loro rispettive fre- 
quenze affinchè esse possano anche servire come materiale pel calcolo 
statistico propriamente detto. 


1048 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. 


INA I (1) VU 


BOLLE ETINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 462 pubblicato il 21 Marzo 1904 Vor. XIX 


Dr. LUIGI COGNETTI DE MARTIIS 


Assistente al R. Museo Zoologico di Torino. 


Oligocheti di Costa Rica. 


Il prof. P. BIoLLEY, naturalista dell’ « Instituto Fisico-geografico di 
S. Josè de Costa Rica », mi inviò l’anno scorso, in due riprese, la col- 
lezione descritta in questa nota (1). Vi sono rappresentate quattro specie. 
due delle quali nuove per la scienza: provengono tutte da località com- 
prese tra i 600 e 1700 m. sul livello marino. 

La Repubblica di Costa Rica presenta un interesse speciale per la 
drilofauna giacchè si trova al confine tra Ie due regioni centrale ame- 
ricana e sudamericana tropicale stabilite da MICHAELSEN nella sua 
recente e pregevole opera « Die geographische Verbreilung der Oligo- 
chaeten, Berlino, Friedlinder, 1903 ». 

Gli Oligocheti che vivono in quella repubblica dovranno dunque vero- 
similmente appartenere in parte alla fauna dell’una, in parte alla fauna 
dell’altrà, e, come accade in tutte le regioni, saranno in parte forme 
cosmopolite. 

La collezione del prof. BIOLLEY viene invero in appoggio a ciò. Pic- 
cola per numero di specie è però abbastanza ricca d’esemplari. Molti 
di questi sono di Pherelima heterochaeta (Michlsn.), e provengono da 
tre differenti località; altri, pure numerosi, e raccolti in due diverse 
località, sono di Pon/oscolex corethrurus (F. Miill.). Alcuni pochi ap- 
partengono al vasto genere An/eus E. P. em. Rosa, smembrato da MI- 
CHAELSEN in quattro generi, e precisamente al gen. Andiodri!us MichIsn.; 
infine uno al genere Dichogaster. 


(1) Il prof. BloLLEY fece cortese dono della collezione a questo Museo 
Zoologico. Colgo occasione per esprimergli, anche a nome del Direttore, i 
più vivi ringraziamenti. 


SIOE 


Quest'ultimo genere, il cui quartier generale è l'Africa tropicale, è 
pure ben rappresentato nel continente centrale-americano (4 specie nel 
Messico, 1] specie nel Guatemala) (1), cosicchè può esser considerato in 
parte caratteristico della regione centrale-americana. 

Il genere Andiodrilus appartiene invece ad un: gruppo predominante 
in tutta quanta la regione sud-americana tropicale. 

Pheretimrna helerochaeta e Pontoscolex corethrurus sono specie noto- 
riamente cosmopolite nelle zone tropicali e subtropicali. 


Fam. MEGASCOLECIDAE. 
Subfam. Megascolecinae. 
Phneretima heterochaeta (Michlsn.). 
P. indica (Horst), Michaelsen, Tierreich Oligochaeta, 1900, p. 275, ubi liter. 


Loc.: Chemin de Carrillo (versante Atlant. 600-1000 m.) « sur l’écorce 
des troncs en décomposition » (BIOLLEY). La Palma (1600 m.) « terre, sous 
les trones et les pierres > (BroLLEY). Cachè (vers. Atl. 1000 m.) « terre » 
(BIOLLEY). 


Subfam. Trigastrinae. 
Dichogaster hilaris, n. sp. 


Loc.: Rancho Redonda (1700 m.). Un solo esemplare adulto, conser- 
vato in alcool. 


CARATTERI ESTERNI. 

Lunghezza 90 mm.; diametro 3 mm.; segmenti 159. 

La forma del corpo è cilindrica; l'estremità anteriore è attenuata, la 
coda leggermente appiattita. 

Il colore è uniformemente bianchiccio tranne al clitello che ha tinta 
cenerognola. 

Il prostomio è brevissimo, cupuliforme, in parte retratto; manda po- 
steriormente uno stretto prolungamento che s’inoltra su metà del primo 
segmento, e non presenta alcun solco a delimitarlo all’indietro (kopf 
epilobisch). 

Il primo segmento è breve; non così i segmenti preclitelliani che se- 
guono, i quali sono tutti marcatamente biannulati. Pure biannulati sono 
i segmenti del clitello, Nel tratto mediano del corpo ogni segmento è 
bi- o tricarenato. 


Le setole sono strettamente geminate, e disposte in serie pressochè 


(1) Altre due specie vennero segnalate nell’arcipelago delle Antille. Questo 


MicHAELSEN fonde in una regione unica con la centrale-americana continen- 
tale. 


parallele su tutta la lunghezza del corpo a partire dal secondo segmento. 
Gli intervalli parziali, a metà del corpo, hanno i valori numerici seguenti : 


aa=183; abb; de=19% cd = 6; ad =302 


dai quali si deduce essere: 


aa poco < be; dd >!|, circonferenza. 


La forma delle setole è siemoide con nodulo distinto; manca ogni 
traccia di ornatura. 

Non trovai setole ventrali ai segmenti 17° e 19°; al 18° trovai setole 

ventrali normali giovani. 
_ Il clitello si estende sui segmenti 13-‘/,20; ventralmente è mal distinto. 
I solchi intersegmentali non si scorgono che alla regione ventrale, da- 
vanti e dietro l’area genitale; sono invece manifesti i solchi che danno 
luogo alla biannulazione. 

L'area genitale ha in complesso una tinta gialliccia ; essa giunge sui 
lati un po’ esternamente alle linee occupate dalle setole ventrali supe- 
riori, ove si continua con i margini laterali del clitello un po’ tumefatti 
che assumono lì una lieve tinta rosata; all’avanti giunge a metà del 
17° segmento, all'indietro a metà del 19°. Vi si notano due solchi quasi 
dritti, a labbra un po’ tumide, i quali collegano su ciascun lato le aper- 
ture prostatiche poste in corrispondenza delle setole ventrali inferiori 
assenti (v. sopra) dei segmenti 17* e 19°. In fondo ai solchi stanno pure 
le aperture dei vasi deferenti poste a metà del 18° segmento. 

Fra l’uno e l’altro solco, lungo la linea mediana ventrale, trovasi un 
leggerissimo rilievo allungato di colore bianchiccio. 

Non mì fu dato scorgere le aperture femminili. 

Le aperture delle spermateche sono in numero di due paia agli inter- 
segmenti 7-8 e 8-9, in direzione delle setole ventrali. Non appaiono al- 
l’esterno. ma la loro posizione è rivelata da due striscie gialliccie estese 
I gl PARTA 

I pori dorsali sono presenti a partire dall’intersegmento 11-12. 


CARATTERI INTERNI. — Nessun dissepimento è ispessito. 

Sono presenti due mediocri ventrigli muscolosi, allungati, e in diretta 
continuazione l’uno coll’altro. 

Le ghiandole calcifere sono in numero di tre paia ai segmenti 14, 15, 
16, lateralmente all’esofazo. Ogni ghiandola è reniforme e profondamente 
lobata. 

L’intestino medio è provvisto di yph/osolis. Dietro al clitello si scor- 
gono internamente, contro la parete del corpo, cinque masse nefridiali 
per ogni lato di dimensioni pressochè uguali. 

Si contano tre paia di cuori ai segmenti 10, 11, 12, 

Testes e padiglioni trovansi al segmento 10°, racchiusi in capsule vo- 


luminose (e all'11°?), compresse tra i sepimenti (1). Su ogni lato del corpo 
si scorge un vaso deferente il quale decorre contro la parete del corpo 
e l’attraversa al 18° segmento. 

Ovarî ben visibili al 13° segmento, in forma di due ciuffetti attaccati 
al sepimento 12-13, ai due lati della catena gangliare ventrale. 

Due paia di grosse prostate trovansi ai segmenti 17° e 19°: hanno 
forma poco allungata, irregolarmente lobata, e colore bianco. Ogni pro- 
stata si continua in un sottile canale efferente di INGAIDERO lunghezza, 
ondulato nel tratto distale. 

Le spermateche sono in due paia, e s’aprono agli intersegmenti 7-8, 
e 8-9. Ogni spermateca consta di un breve canale efferente a parete 
sottile in cui si versano un serbatoio sacciforme a superficie quasi liscia : 
e un diverticolo pluviloculare, a loculi liberi. Serbatoio e diverticolo 
sono fra loro divergenti. Nei loculi soltanto trovai filamenti spermatici. 
Le spermateche del primo paio sono più piccole di quelle del secondo 
(v. Tav. figg. 4 e 5). 

Questa nuova specie differisce dalla massima parte delle altre conge- 
neri per la posizione delle ghiandole calcifere nei segmenti 14, 15, 16. 

I Dicogaster finora noti con ghiandole calcifere in tale posizione sono 
cinque soltanto, e cioè: D. Brltikoferi (Horst.), D. Horsti (MichlIsn.), 
D. gambiana (Bedd.), D. Michae?seni (Be3d.), e D. Budgetti (Bedd.). 
Da tutti il D. hilaris differisce per spiccati caratteri. 


Fam. GLOSSOSCOLECIDAR. 
Subfam. G@lossosceolecinae. 


Pontoscolex corethrursws (Fr. Mill.) 
P. c. MicHAELSEN, Tierreich, Oligochaeta, 1900, pag. 425, ubi liter. 
P. c. COGNETTI, Bollett. Musei Torino, Vol. XV, 1900, n. 369, pag. 10 e segg., 
ubi liter. 
Loc.: Chemin de Carrillo (versante Atlant. 600-1000 m.). Cariblanco, 
Sarapiqui (800 m.). 
Andiodrilus Biolleyi, n. sp. 


Loc.: Rancho Redonda (1700 m.). Cinque esemplari, tre dei quali adulti. 
Uno solo intero, ma giovane. 


CARATTERI ESTERNI. 
L’unico esemplare intero, giovane, misura in lunghezza 63 mm. e conta 


:1) Dall’unico esemplare esaminato non mi fu possibile ricavare caratteri 
più precisi riguardo a questi organi. L'esame di altri esemplari porrà in chiaro 
se questa specie è oloandra come tutte (?) le congeneri finora note, oppure 
mero-proandra. 


| 
[bi € 
| 


135 sesmenti; un esemplare adulto, benchè privo del tratto posteriore, 
misura invece circa 70 mm. Il diametro massimo degli esemplari adulti 
è dì mm. 5,5. 

I segmenti 3-5 sono su tutta la superficie di un colore viola-grigio; 
quelli che seguono, ad eccezione del clitello, presentano tale colorazione 
solo dorsalmente, e cioè fino all'altezza delle setole dorsali, mentre la 
regione ventrale è grigio-giallognola. Il clitello è grigio giallognolo, lie- 
vemente violaceo presso la linea mediana dorsale. A partire dal clitello 
fino all’estremità posteriore l’intervallo mediano ventrale (aa) è legger- 
mente concavo e di tinta più oscura delle regioni adiacenti. Il tratto 
anteriore è un po’ iridescente. 

‘La porzione del corpo all’avanti del clitello è cilindrica, l'estremità 
anteriore subconica. Il rimanente è un po’ appiattito in senso dorso- 
ventrale, sopratutto la coda. 

I due primi segmenti sono rudimentali, di color viola chiaro. Anziché 
di anello essi si presentano in forma di quattro lobi profondamente di- 
stinti l’uno dall’altro da altrettanti soichi. Di questi due sono laterali e 
corrispondono ai solchi nefro-boccali, gli altri due cadono: l’uno nella 
linea mediana dorsale, l’altro nella linea mediana ventrale (v. Tav. fig. 1). 

In parte nascosto frammezzo ai quattro lobi suddetti trovasi il pre - 
stomio digitiforme, alquanto allungato, trasversalmente rugoso, e di 
colore violaceo, tranne alla punta ch’è bianchiccia. 

I segmenti che seguono (tranne il 3°) fino a circa metà del corpo sono 
biannulati, specialmente sul dorso. Al tratto posteriore ì segmenti sono 
triannulati. La lunghezza dei segmenti si conserva pressochè invariata 
per tutto il corpo. 

Mancano affatto formazioni papillari rilevate. 

Le setole sono dovunque strettamente geminate, le ventrali a partire 
dal 3°, le dorsali dal 5°, e disposte in serie parallele. 

Gli intervalli parziali hanno, a metà del corpo, i seguenti valori nu- 
merici: 

aa=50; ab = 6; be =56; cda =3; dd =180 
da» quali risulta essere 
aa un po’ < de; ddun po’ < !/, circonferenza. 

Le setole normali sono sigmoidi, munite di nodulo, e, sul tratto distale, 
di un’ornatura fatta di 15-20 incisioni semilunari, a bordo seghettato, 
disposte longitudinalmente in quattro serie. Misurano in lunghezza 
mm. 0,5; in diametro, al nodulo, mm. 0,03. 

Ai segmenti 7°, 8°, 9° ogni setola ventrale superiore (2) è circondata 
da una macchia oleosa, trasversalmente ogivale, ma entrambe le setole 
ventrali di questi segmenti sono sostituite da setole copulatrici. Sono 
pure copulatrici le setole ventrali dei segmenti 20, 21, 22, 23, 24 (25). 

Le setole copulatrici differiscono dalle normali nella lunghezza alquanto 


MR 


maggiore (mm. 0,67 a 1,05), nel tratto distale che è dritto e reca una 
ornatura di 20-24 escavazioni semilunari disposte in quattro serie lon- 
gitudinali, infine per la mancanza del nodulo. Il diametro è di mm. 0,02 
a 0,03. 

Il clitello a sella occupa i segmenti 16-26; i suoi limiti longitudinali 
sono segnati dalle linee delle setole ventrali superiori (2). I solchi inter- 
segmentali vi sono distinti, 

I tubercula pubertatis sono estesi sui segmenti 4/, 20 — ‘/, 24. Hanno 
la forma di striscie d'aspetto sericeo, non sporgenti, lievemente inter- 
rotte dai solchi intersegmentali, e circondate ognuna da una stretta au- 
reola di color roseo-ranciato. Sono disposti accanto alle setole ventrali 
superiori (2) esternamente ad esse. 

Le aperture sessuali maschili sono visibili esternamente, ed appaiono 
in forma di due lievissime, brevi fessure trasverse sui tubercula puber- 
tatis, nella metà posteriore del 21° segmento (v. Tav. fig. 6, d'). 

Le aperture sessuali femminili, riconoscibili soltanto nelle sezioni al 
microscopio, si trovano nel terzo posteriore del diciollesimo sezmento, 
in direzione delle setole ventrali superiori (2) (v. Tav., fig. 6, 9). 

. Le aperture delle spermateche, in forma di piccole infossature, si tro- 
vano in tre paia rispettivamente agii intersegmenti 6-7, 7-8, 8-9, in 
direzione delle setole dorsali. 

In questa medesima direzione trovansi i nefridiopori a partire dal 3° 
segmento. — 


CARATTERI INTERNI. 


La disposizione dei sepimenti presenta in questa specie notevoli di- 
vergenze da quanto si osserva nelle specie affini. Ciò vale soltanto per 
la regione preclitelliana. Si è a partire dal clitello, e precisamente dal- 
l’intersegmento 19-20, che i setti s'inseriscono ciascuno ad un interseg- 
mento, per modo che la segmentazione esterna corrisponde esattamente 
a quella interna. 

All’avanti del clitello invece i setti hanno tutti la loro inserzione alla 
parete del corpo spostata più o meno indietro, cosicchè la posizione, 
ad es., degli organi sessuali interni, che tanta importanza ha nella si- 
stematica della famiglia cui appartiene la specie in discorso, sembra a 
tutta prima differire alquanto dallo schema fondamentale. Notisi inoltre 
che i sepimenti sono» tutti più o meno sottili, e gli anteriori infondibu- 
liformi, per cui anche esaminando alla lente riesce impossibile o quasi 
. orientarsi esattamente, causa la massima facilità dei sepimenti stessi a 
lacerarsi. Dovetti ricorrere all'esame mieroscopico di spesse sezioni lon- 
gitudinali; soltanto in questo modo potei stabilire la esatta ubicazione 
di tutti gli organi, di guisa che mi fu dato riconoscere Ia grande affinità 


| 


tra la specie in discorso e quelle da MicHaELSsWEN raggruppate a formare 
il suo genere Andiodrilus (1). 

Già Rosa nella sua ottima monografia del genere An/ews (2) ha fatto 
notare come talora in questo genere così uniforme l'inserzione parietale 
di alcuni dissepimenti possa non avvenire all’incersegmento cui in realtà 
corrispondono, ma essere spostata all’ indietro, e cita come esempio 
l'Anteus papillifer, Michlsn. 

Nell’Andiodrilus Biolleyi questo spostamento si avvera in grado assai 
maggiore che nella suddetta specie. 

Il primo sepimento che s’inserisca del tutto all’intersegmento che porta 
lo stesso nome è il 19-20, All’avanti di esso si contano tredici sepimenti, 
cosicchè il più anteriore viene ad essere il sepimento 6-7. Questo av- 
volge all'indietro il ventriglio, ma s'inserisce dorsalmente davanti al 
margine posteriore del 9° segmento. Non potei discernere con esattezza 
la sua inserzione ventrale: lo stesso dicasi per ì quattro setti seguenti 
78, 8-9, 9-10, 10-11, le cui inserzioni dorsali sono rispettivamente : pel 
7-8 davanti al margine posteriore del 10° seemento, per 1°8-9 all’inter- 
secmento 13-14, pel 9-10 a metà del 15° segmento, pel 10-11 all’inter- 
segmento 15-16. 

Il setto 11-12 s'inserisce dorsilmente a metà del 16°, e ventralmente 
a metà del 14° segmento. 

Il setto 12-13 dorsalmente all’intersegmento 16-17, e ventralmente 
all’intersegmento 14-15; esso per breve tratto, nella regione ventrale, 
contrae aderenze col setto 13-14 inserito dorsalmente a metà del 17° seg- 
mento, e ventralmente a metà del 15°, 

Il setto ]4-15 s’inserisce dorsalmente all’intersegmento 17-18, ventral- 
mente all’intersegmento 15-16. 

Il setto 15-16 dorsalmente al primo terzo del 18° segmento, ventral- 
mente a metà del 16° segmento. 

Il setto 16-17 dorsalmente davanti al margine posteriore del 18° seg- 
mento, ventralmente all’intersegmento 16-17. 

Il setto 17-18 dorsalmente dietro al margine anteriore del 19° segmento, 
ventralmente all’intersegmento 17-18. 

Infine il setto 18-19 dorsalmente a metà del 19° segmento, ventral- 
mente all’intersegmento 18-19 (v. Tav. fig. 6). 

All’inizio del tubo digerente si nota un mediocre bulbo faringeo. Dei 
suoi muscoli retrattori dorsali quelli più lunghi s’uniscono alla parete 
del corpo al margine posteriore dell’8° segmento. 


(1) MicHaELseNn, W. Die Terricolen- Fauna Columbiens, Archiv fur Natur- 
geschichte, vol. LXVI, 1900, Hft. I, pag. 250-259. 

(2) Rosa, D. Contributo allo studio dei l’erricoli neotropicali, Mem. R. Acc. 
delle Sc. Torino, Serie II, Tom. XLV, 1895, pag. 119. 


= 


Il primo tratto dell'esofago si continua col ventriglio muscoloso obiungo, 
collocato nel 6° segmento, come è provato dalla posizione del primo 
sermento (6-7) che lo avvolge all'indietro (v. Tav. fis. 6, ventr.). 

Il margine posteriore del ventriglio si trova circa all'altezza del 15° 
segmento. 

Il secondo tratto esofageo reca tre paia di ghiandole di Morren che 
sì originano da esso dorsalmente. Sono fusiformi, allungate, dirette in 
basso e in avanti, assai ravvicinate fra loro. L’ultim» paio sta senza 
dubbio nel 8° segmento: il secondo ed il primo verosimilmente nell’8° 
e nel 7°. L'estrema sottigliezza dei setti e il ravvicinamento delle ghian- 
dole non mì permisero, neppure nelle sezioni, di distinguere l’esatta ubi- 
cazione delle prime due paia. 

L'ampio intestino propriamente detto comincia al 22° segmento. 

I cuori laterali sono ai segmenti 7°, 8°, 9°. 

I cuori intestinali trovansi ai segmenti 10°, 11°, 12°, e sono tutti ugual- 
mente voluminosi (v. Tav. fig. 6, 7,7, 

I nefridî sono presenti in un paio per ogni segmento. a partire dal 
terzo. Dal 20° in poi ogni nefritiio porta un cieco laterale. 


Sistema riproduttore. — È presente un solo paio di testes, collocato 
al 10° segmento, e quì ravvolto, unitamente ai padiglioni dei vasi defe- 
renti, in capsule seminali pendenti dal setto 9-10. 

Pure nel 10° segmento stanno due mediocri vescicole seminali: queste 
sono in diretta comunicazione con le capsule. Si presentano come due 
appendici latero-dorsali delle capsule, di color bianchiccio, leggermente 
appiattite contro il setto 9-10, e a margine un po’ lobato. 

I vasi deferenti decorrono poco ondulati contro la parete del corpo e 
l’attraversano nella seconda metà del 21° segmento (v. Tav. fig. 6, d). 

Gli ovarî sono al 13° segmento; gli ovidotti attraversano i segmenti 
14-17 e parte del 18° prima di aprirsi all’esterno (v. Tav. fig. 6, 9) 

Tre paia di spermateche si aprono all’esterno agli intersegmenti 6-7, 
7-8, 8-9. Stante lo spostamento dei setti sopradescritto riesce difficile 
stabilire con assoluta certezza la posizione esatta di questi organi; tut- 
tavia, siccome si presentano fortemente reclinati all’indietro contro la 
parete del corpo, è lecito considerarli situati nei segmenti 7°, 8°, 9°. 
Il volume delle spermateche cresce dal primo al terzo paio (v. Tav. figg. 
2 e3). 

Ogni spermateca è sacciforme, appiattita, ed ha la porzione prossimale 
allargata, cosicchè si può distinguere, specialmente al primo paio, un 
tratto canaliforme. Quest'ultimo, presso l'apertura all’esterno, reca al- 
cune piccole cavità sferiche, comprese nello spessore della sua parete, 
e in diretta comunicazione col suo lume (v. Tav. fig. 2 e 3). In queste 
piccole cavità sferiche si contengono numerosi filamenti spermatici, 


mentre non se ne scorge traccia nella porzione prossimale, rigonfia, 
della spermateca. 

Questa particolare struttura delle spermateche s’incontra in tutte le 
specie finora note del gen. Andiodritus (1). 

In ognuno dei tre segmenti 7°, 8°, 9° si scorge un paio di ammassi 
ghiandolari bianchicci attaccati alla parete ventrale del corpo e spor- 
genti nella cavità celomica. Questi ammassi ravvolgono i sacchetti dei 
fascì ventrali le cui setole sono copulatrici (v. caratt. esterni). 


L’A. Biolleyi si distingue nettamente dalle altre specie congeneri, 
anche da A. dogotaénsis Michaelsen col quale ha maggiori affinità. 

Se la posizione delle aperture femminili al 18° segmento possa valere 
come carattere differenziale non è possibile dire, giacchè nè nella de- 
scrizione di A. bogotaénsis, nè in quella degli altri Andiodrilus è fatto 
cenno di dette aperture. 

La segnalazione nella Repubblica di Costa Rica d’un rappresentante 
del gen. Andiodrilus conduce ad allargare la distribuzione geografica 
di questo genere piuttosto verso occidente che verso settentrione. Invero 
le cinnue specie che prima d’ora lo componevano con certezza (2) fu- 
rono colte tutte in Colombia, sulle Cordillere di Bogotà, e a Bucara- 
manga, rispettivamente a circa 5° e 7° di latitudine nord, mentre la 
Repubblica di Costa Rica è compresa circa tra 8° e 11° di latitudine 
nord. Tra le due località suddette e quest’ultima si conta invece circa 
dal 75° all’80° meridiano long. occ. da Greenwich. 

L’A. Biolleyi è, come le altre congeneri, una forma propria di regioni 
alquanto elevate sul livello marino. 

(1) Micnaeusen, W, loc. cit. a pag. 7. Tuttavia non è ancora del tutto 
accertato che si ripeta nell’A. Sehzi/7 (Michlsn.) tipo del genere. Cfr. anche 
MicHaELSEN, W., Zur Kenntniss der Oligochaeten, Abh. Ver. Hamburg, Bd. 
XIII, 1895, pag. 27. 

(2) Non considero Rhinodrilus paraguayensis (Rosa) che forse appartiene 
al gen. Andiodrilus, cfr. MicHaEeLSsEN, Tierreich, Oligochaeta, pagg. 427 e 432. 


en) e 


SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 


Le figure 1-5 furono disegnate con la camera lucida. 


Rosi 


» 


» 


» 


» 


2. 


Andiodrilus Biolleyi, n. sp., estremità anteriore, circa CÒ 
Id. id. spermateca del primo paio con le piccole cavità sferiche 


- 34 
comprese nello spessore della parete del canale, "i 
o Si) 
Id. id, spermateca del terzo paio, i 
b ere. . . 4 
Dichogastcr hilaris, n. sp., spermateca del primo paio, TT 


Z DAMS, 
Id. id, spermateca del secondo paio, I: 


Andiodrilus Biolleyi, n. sp., sezione longitudinale dorso-ventrale, 
schematizzata: c. s. — capsula seminale, v. s. vescicola seminale, 
tt, t,,-= cuori intestinali del 1°, 2° 63° paio, ov. = ovarî, ventr. = 
ventriglio. I numeri in cifre romane si riferiscono alla segmen- 
tazione esterna, quelle in cifre arabe alla segmentazione interna. 


— ALTAN _—__ 


DE, 
. 


Boll.Musei Zool. Anat. Comp.Torino. 


Fig. 1 


XXI 
CESTEN 


CEN 
| 21 i 20 4 si 


vp Cognetti de Martits dis 


Fig. 6 


XY 
CCE=S = RICER 
16 [15] 5] 13 [12] 41 | 10 fJ4---g9---/4-- nastege= 


Vol.XIX n.462 


Fig. È; 


X VI 


AA 


1081 - Tip. P. Gerbone, via Gaudenzio Ferrari. :; - Torino. 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


-____— = 


N. 463 pubblicato il 9 Aprile 1904 


A XIX 


Dott. ALFREDO BORELLI 


Di alcuni scorpioni della Colonia Eritrea. 


Gli scorpioni studiati nella presente nota fanno parte delle numerose 
e ricche raccolte zoologiche fatte dal dott. Achille Tellini di Udine, du- 
rante la sua escursione nella Colonia Eritrea (ottobre 1902 - marzo 1503). 
Una delle specie enumerate |’ Hemiscorpius tellinii oltre ad essere nuova 
per la scienza, appartiene ad un genere che uon era ancora stato tro- 
vato nella Colonia Eritrea. Agli scorpioni raccolti dal dott. Tellini ho 
aggiunto il Bu/Rhus polysticus, Poc. raccolto dal capitano Clivio ; perchè 
questa specie non era ancora stata segnalata nella Colonia Eritrea. 

Mi è grato porgere qui pubbliche grazie al dott. Achille Tellini per 
avere affidato il suo prezioso materiale al mio studio. 


BUTHIDAEKE 
Buthus trilineatus (Ptrs.). 


1861. Cen!rurus trilinzatus, W. Peters in: Monber. Ak. Berlin, p. 515. 

Parecchi esemplari raccolti a: Ghinda (altitudine 1000 metri), Asmara 
(2100 metri circa), N. del M. Ghedem (circa 400 metri), Az. Teclesan 
(1800 2200 metri). i 


Buthus polystiecus Poc. 


1896. Buthus polysticus, Pocock in: Ann. Nat. Hist., sor. 6, v. 18, p. 178. 
Esemplare 9 raccolto nei dintorni di Massaua dal capitano Clivio e 
da lui generosamente donato al Museo di Torino insieme ad esemplari 
di altre specie di scorpioni. 
Questa specie della Somalia non era ancora stata trovata nell’Eritrea, 


Buthus acutecarinatus Simon. 


1883. Bu/hus acutecarinatus, Simon in: Ann. Mus. Genova, v. XVIII, p. 245, 
tab. vu, fig. 18. 

Un solo esemplare 9 di Otumlo, a pochi metri sopra il livello del mare, 
gennaio. 

Il colore del tronco è giallo chiaro leggermente grigio verdognolo, 
colle carene del cefalotorace e dell'addome grigio-brune. Sul cefalotorace 
sono da notare 2 macchie grigio-brune situate vicino al margine frontale, 
fra le carene anteriori e gli occhi laterali; la coda è giallo-chiara colle 
carene inferiori dei IÎIIT e IV segmenti e i quattro quinti della superficie 
del V segmento lavate di grigio-bruno. 


Buthus maindroni Krpln. 


1900. Buthus maindroni, Kraepelin in: Abhandl. des Naturw. Vereins, 
vol. XVI, p. 11, Hamburg 1900. 

Gli esemplari di questa specie raccolti dal Dott. Tellini sono di un 
colore giallo-chiaro o giallo-cuoio lavato di grigio verdognolo nei segmenti 
superiori ed inferiori dell'addome; le carene dei palpi mascellari e della 
coda, prineipalmente nei tre ultimi segmenti, sono tutte più oscure delle 
superficie, e in tutti gli esemplari il V segmento della coda è grigio-bruno 
o bruno-oscuro coll’estremità posteriore gialla. 

Questi esemplari sono però da riferire al B. maîndroni Krplu. per 
avere le carene medio-laterali (nebenkiei) ben sviluppate e granulose 
nei 3 primi segmenti della coda, e sviluppate quasi per Pia la lunghezza 
del quarto segmento. Inoltre il dito mobile di tutti questi esemplari è 
fornito soltanto di 9 serie di granuli, di cui l’ultima serie di doppia 
lunghezza delle precedenti, e queste serie non sono fiancheggiate ester- 
namente, alla loro base, da un paio di granuli come nel 8. acutecari- 
natus Simon, ma esse mancano del granulo esterno e si distinguono 
luna dall'altra soltanto per il granulo basale un po’ più grosso dei pre- 
cedenti, 

Esemplari @ e 9 di N. del M. Ghedem; una 9 di Halibaret. 

Questa specie finora non fu segnalata che a Mascat. 

Il Museo di Torino aveva già ricevuto in dono dal capitano Clivio 
3 esemplari 9 di colore giallo-cuoio, raccolti nei dintorni di Massaua. 


Buthus occitanus berberensis Poc. 


1900. Buthus occitanus berberensis, Pocock, Proc. Zool. Soc., p. 56. 
Riferisco a questa sottospecie alcuni esemplari di colore giallo chiaro, 

lezgermente verdognolo, i quali presentano tre striscie longitudinali ne- 

rastre lungo le carene dorsali; le carene dei palpi mascellari, delle zampe 


e quelle inferiori dei tre ultimi segmenti della coda lavate di grigio- 
oscuro; la parte distale dei femori e la parte prossimale delle tibie delle 
zampe lavate di bruno-chiaro e di grigio-oscuro. 

La superficie superiore delle mani di questi esemplari è limitata ester- 
namente ed internamente da 2 carene ben marcate e granulose, di cui 
l'interna si prolunga nel dito immobile; essa è inoltre fornita di 3 serie 
longitudinali di granuli, di cui l'una termina alla base del dito mobile 
e le 2 altre, più corte corrono parallelamente alla carena interna. Sulla 
superficie inferiore della mano è da notare una leggera carena obliqua 
che sì prolunga nel dito immobile. 

A differenza degli esemplari tipici del 2. occîtanus (Amor.) raccolti 
a Tunisi e nell’Algeria, gli esemplari raccolti dal Dott. Tellini hanno 
sulla superficie superiore della tibia dei palpi masceliari tre carene ben 
marcate, fornite di granuli perliformi, e il dito mobile invece di avere 
13 serie di granuli ne presenta soltanto 11 fiancheggiati nei &, inter- 
namente da 11 grossi granuli, esternamente da 11 paia di granuli più 
piccoli; nelle 9 internamente da 10 grossi granuli, esternamente da 10 
paia di granuli più piccoli. 

Locatità: 3 3 e 3 9 N. del M. Ghedem, altitudine 400 metri — 2 9 
di Halibaret, 1800 metri. 


Parabuthus abyssinicus, Poc. 


1901. Parabuthus abyssinicus Pocock in: Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, 
N. 382, vol. XVI. 
Due esemplari giovanissimi che riferisco a questa specie per avere : 
i segmenti dorsali bruni ad eccezione dell’ultimo, giallo; i 3 primi seg- 
menti della coda gialli, i due ultimi e la vescicola completamente bruni. 
Locatità ? N. del M. Ghedem, 


SCORPIONIDAE 
Hemiscorpius tellinii nov. sp. 


Colore giallo:testaceo chiaro leggermente olivastro nei segmenti supe 
tiori e inferiori dell’addome. Cefalotorace giallo-testaceo lavato di grigio; 
coda giallo-testacea ad eccezione della vescicola giallo-limone coll’aculeo 
brunv oscuro; zampe giallo-chiare. Palpi mascellari giallo-testacei colle 
carene giallo-brune; mani di un giallo-testaceo leggermente lavato di 
bruno-rossiccio vicino alle dita, di colore bruno-rossiecio oscuro colle 
punte più chiare, 

Cefalotorace di lunghezza superiore a quella del V segmento e di poco 
inferiore a quella dei due primi segmenti delia coda; la sua superficie 


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lecvermente punteggiata è zigrinata, liscia però vicino ai margini fron- 
talì suì quali la punteggiatura è più fortemente impressa. 

Secmenti superiori dell'addome zigrinati e finamente punteggiati, coi 
margini posteriori leggermente rugosi-granulosi. La superficie dell’ultimo 
segmento è inoltre coperta di una minutissima granulazione e presenta 
4 carene debolmente granulose di cui le mediane, dal margine posteriore 
del segmento si estendono per metà della sua lunghezza, mentre le la- 
terali raggiungono appena il terzo della lunghezza del sermento. 

Segmenti inferiori, ad eccezione dell’ultimo, lisci e finamente punteg- 
giati con 4 fossette pilifere disposte in linea trasversale nella metà del 
segmento; ultimo segmento leggermente rugoso-granulose, con 3 carene 
quasi liscie, ma ben marcate, di cui le due laterali dal margine poste- 
riore del segmento si estendono per due terzi circa della sua lunglezza 
e finiscono con una fossetta pilifera mentre la mediana, un poco più 
corta, è fiancheggiata a destra ed a sinistra da una fossetta pilifera. 

Coda lunga e sottile; primo segmento quasi largo quanto lungo, quinto 
seginento di lunghezza uguale a più di due volte e mezzo la sua larghezza. 
Carene dorsali dei 4 primi segmenti ben marcate, fornite di granuli poco 
numerosi ma spiniformi; quelle del quiuto segmento sono meno marcate 
e fornite di granuli più numerosi ma più piccoli. Carene laterali supe- 
riori ben marcate ma meno granulose, piuttosto dentellate, principalmente 
nei segmenti I e II. Carene latero-inferiori quasi liscie nel segmento I, 
dentellate nel II, con granulazione ben marcata nei segmenti III, IV e V. 
Carena mediana inferiore liscia nel segmento I, leggermente dentellata 
nel IT, con dentellatura ben marcata nei segmenti III e IV, granulosa 
nel segmento V. Spazii intercarinali dei quattro primi segmenti zigrinati, 
non granulosi, ad eccezione di quelli compresi fra le carene dorsali e 
laterali superiori i quali presentano alcuni granuli, più numerosi nella 
parte distale. Superficie superiore del segmento V liscia e leggermente 
solcata nella parte mediana, granulosa sui lati; superficie laterali, spar- 
samente granulose, alcuni granuli più grossi dei circostanti vi sono di- 
sposti in serie longitudinali, con apparenza di carena medio-laterale, 
nella metà anteriore del segmento; superficie inferiore con pochi granuli 
nella parte distale, disposti a destra ed a sinistra della carena mediana 
che non raggiunge il margine posteriore del segmento. Vescicola poco 
più larga del segmevto V, liscia e sparsamente punteggiata con alcuni 
peli disposti lungo il solco mediano-inferiore, più mumerosi alla base 
dell’aculeo il quale ha appena un terzo della lunghezza della vescicola. 

Superficie superiore del femore dei palpi mascellari zigrinata, coperta 
di una minutissima granulazione appena visibile colla lente, con carene 
anteriore e posteriore granulose; superficie anteriore con 3 grossi gra- 
nuli disposti in serie al disotto della carena superiore; la superficie iu- 
feriore finamente granulosa manca della carena posteriore. Superficie 


Pe 


delle tibie zigrinate; la superiore presenta una carena anteriore gra- 
nulosa e una costa posteriore appena dentellata, quasi liscia; sulle su- 
perficie anteriore sono da notare pochi grossi granuli o tubercoli sparsi 
sulla parte prossimale, alquanto sporgente, attri granuli un po” più piccoli 
disposti in serie longitudinale obliqua, vanno ad incontrare la carena 
superiore vicino alla sua estremità distale; la superficie inferiore, di cui 
la carena anteriore è granulosa, presenta 3 fossette pilifere lungo la 
carena posteriore, quasi liscia. 

Mano superiore con carena mediana (fingerkiel) ben marcata, ma ap- 
pena dentellata, quasi liscia; superficie interna zigrinata e punteggiata, 
limitata da una debole carena che si prolunga nel dito immobile; super- 
ficie esterna lesyermente rugosa-granulosa, le rughe vi sono disposte a 
reticolo ed i granuli sono più numerosi e un po’ più grossi nella parte 
mediana. 

Mano inferiore convessa, ziurinata e fortemente punteggiata, essa 
presenta una carena esterna ben marcata e denteliata, una carena me- 
diana quasi liscia e una carena interna granulosa ma meno marcata 
dell’esterna, fra le carene mediana e esterna sono da notare alcuni gra- 
nuli spiniformi disposti in due serie longitudinali che si prolungano sino 
alla base del dito immobile. 

[ pa'pi mascellari come la coda presentano alcuni lunghi peli gialli 
disposti generalmente lungo le carene. 

Superficie esterna del f-mori delle zampe debolmente granulosa, super- 
ficie esterna delle tibie punteggiata. 

Denti ai pettini 9-9. 

Dimensioni in millimetri: lunghezza totale del corpo circa 34, della 
coda circa 19; lunghezza del cetalotorace circa 4,8; lunghezza del I seg- 
mento della coda 2,4, sua larghezza poco più di 2; Innghezza del V segmento 
poco più di 4, sua larghezza circa 1,6; lunghezza della vescicola senza 
l’aculeo 3, dell’aculeo 1; larghezza della vescicola 1,8; lunghezza della 
mano posteriore poco più di 4, del dito mobile 4,2; larghezza della mano 3. 

Locatità: Halibaret, 1800 metri di altitudine, dicembre; un solo esem- 
plare 9. 

Questa specie che sono }ieto di dedicare al Dott. Achille Tellini, dif- 
ferisce da tutte le altre specie conosciute del genere Memiscorpius per 
avere tre carene ben marcate sull'ultimo segmento inferiore dell'addome; 
essa si avvicina per la mole e per il colore ali’ 77. aradicus Poc. e ha 
comune coll 77. socolranus Poc. la presenza di una carena medio-laterale 
nella metà anteviore del V segmento della coda. 


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1129 - Tip. P. Gerbone, via Gaudenzio Ferrari. ? - Turino. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


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N. 464 pubblicato il 21 Aprile 1904 Vor" 


TOMMASO SALVADORI 


Nuova specie del genere CRYPTOLOPHA 


Cryptolopha erythraeae. 

Uryptolopha C. umbrovirenti sini/7, sed paullo major et valde 
patllidior. 

Supra griseo-brunnea paullum olivascente tincla, supracaudalibus 
viridi-olivaceis; gastraeo isabellino, guta abdomineque medio albidis ; 
fiscia superciliari a rostri basi ullra oculos producta fulva ; atis, 
caudaque fuscis, marginibus exlernis remigum reclricumque Llaele 
viridi-olivaceis; margine carpati laele flavo; subataribus griseo- 
fluvidis; margine interno remigum albo; marxitla fusca, mandibula 
albida; pedibus în exuvie plumbeis. 

Long. tot. circa mm. 115; al. 61; caud. 52; rostri culm.9; tarsi 21. 

Hab. in regione Africae Bogos dicta. 

Il tipo di questa specie è un esemplare raccolto presso Keren, in un 
luogo detto Lalamba; la data della cattura è 8 febbraio 1903; esso fa 
parte di una collezione fatta dal sig. Camiilo Dal Fiume di Badia Polesine, 
il quale me l’ha inviato per essere studiato insieme con molti altri esem- 
plari di specie diverse della regione dei Bogos. 

L’esemplare suddetto è stato da me confrontato con parecchi della 
Cryptolopha umbrovirens (Ripp.) dello Scioa; sembrandomi da essi 
diverso, ma non avendo esemplari di detta specie della località tipica, 
cioè d’Abissinia, l'ho inviato al Museo Britannico per essere ivi confron- 
tato con esemplari d’Abissinia ed il Dr. Sharpe mi ha confermato che 
esso è veramente diverso dalla C. w7brovirens, la quale differisce per 
avere il colorito molto più scuro, il pileo quasi castagno, il dorso più 
bruno, il sopraccoda più bruno e meno verde, la fascia sopraccigliare 
più rossigua, quasi rugginosa e le parti inferiori, specialmente il petto 
ed i fianchi, più rossigni. Le dimensioni della C. umbrovirens sono 
alquanto minori. 


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Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 465 pubblicato il 25 Aprile 1904 Vor. XIX 


Viaggio del Dr, Enrico Festa nell'Ecuador e regioni vicine, 


Dott. M. G. PeRACCA 


Assistente al R. Museo Zoolozieo di Torino. 


RETTILI ed AMFIBII 


La presente nota completa lo studio delle importanti raccolte erpeto- 
logiche fatte dal Dr. E. Festa nell’Ecuador (1). 

La raccolta comprende 1 chelonio, 26 specie di sauri, 23 di ofidii, 
44 di amfibii anuri, 1 amfibio urodelo ed 1 apodo, in totale 96 specie, 
di cui 2 specie di sauri? e 9 di amfibii anuri sono nuove per la scienza. 

Le località visitate sono: 

nella regione orientale: la valle di Gualaquiza, la valle del Rio Za- 
mora, la valle del Rio Santiago, di cui il Rio Zamora è affluente, località 
oscillanti fra i 500 ed i 600 metri sul livello del mare; San José, villaggio 
a circa 1100 m. »s. m.; Papallacta, villaggio a circa 3100 m. s. m.; Pun, 
località a circa 2500 m. s. m., al confine dell'Ecuador colla Columbia, 
presso le sorgenti del Rio Cofanes; 

nella regione inlerandina: Cuenca, capitale della provincia di Azuay 
a circa 2580 m.s m.; Sig-Sig, villaggio ad Est di Cuenca; Cadar piccola 
città a circa 3170 m. s. m.; Tambo, villaggio a. Nord di Caîar, a circa 
2975 m.s. m.; Quito, capitale della Repubblica; Ibarra, capitale della 
provincia di Imbabura a circa 2225 m. s. m.; El Troje, villaggio presso 
Huaca a circa 3100 m.s. m.; Tulcan, capitale della provincia di Carchi, 
a circa 2977 m. s. m. al confine dell'Ecuador colla Columbia; la Con- 
cepcion, hacienda nella valle del Rio Chota (che nella parte inferiore 
del suo corso prende il nome di Rio Mira) a circa 1400 m. s. m. 


(1) PeRrAcca Dott. M. G. — Viaggio del Dott. E. Festa nell’Ecuador e re- 
gioni vicine. IV. Rettil?. Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anat. Comp. . 
dell’Università di Torino. N. 300, vol. XII, 1897. 


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nella regione Andina: Paredones, sulla strada da Caîiar a Quito: 
presso il colle di Quinza Cruz, a circa 4042 m. s. m. 

nella regione occidentale: nella cosidetta « region humeda de la 
costa»; Vinces, Balzar e la valle del Rio Peripa, affluente del Rio Daule; 
nella « region seca de ta costa»; Puntilla S. Elena, stretta penisola 
ad ovest di Guayaquil. 

Col cortese consenso dell'ottimo amico Dr. Boulenger, che son lieto di 
poter qui ringraziare, potei studiare e confrontare una gran parte delle 
specie della collezione al Museo britannico di Storia Naturale di Londra. 


REPTILIA 


Chelonia. 
1. Cinosternum leucostomum A. Dum. 
Boulenger (4), pag. 42. 
Tre esemplari di Vinces. 
Lacertilia. 
1. Phylilodactylus tubercolosus Wiegm. 
Boulenger (3), vol. I, pag. 79. 
Numerosi esemplari di Punta S. Elena. 
2. Gonatodes caudiseutatus Gthr. 
Boulenger (3), vol. I, pag. 61. 
Parecchi esemplari di Balzar. - 
3. Lepidoblepharis Festae Peracca. 


Peracca (16), pag. 2. 

Un esemplare del Rio Peripa, leggermente più grande degli esemplari 
tipici, coll’estremità della coda mancante. 

In questo esemplare manca la macchia a W bruno chiara sull’occipite, 
e spiccano sul corpo e sulla coda di un nero brunastro più chiaro delle 
“ macchie irregolari nere. 


4. Amolis fusceco-auratus D'Orb. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 48. 

Un solo esemplare femmina di Gualaquiza. Lo riferisco a questa specie 
per consiglio del Boulenger e dopo attento esame dei numerosi esemplari 
di questa specie posseduti dal Museo Britannico, Nel nostro esemplare 


le scaglie della faccia superiore del capo, specialmente al davanti delle 
sopraoculari, nonchè le scaglie dei semicircoli sopraoculari, sono consi- 
derevolmente più grandi che nelle forme tipiche della specie. 


5, Amolis Peraccae Blgr. 


Boulenger (8), pag. 108. 
Cinque esemplari delle foreste del Rio Peripa, di cui due maschi e tre 
femmine. Una delle femmine presenta sul dorso una larga striscia lon- 


gitudinale chiara, marginata di nero, colorazione comune alle femmine 
di una gran parte della specie di Anolis. 


6. Anolis ©Ortonii Cope. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 51. 
Parecchi esemplari di Gualaquiza e due della Valle Santiago. 


7. Amolis fasciatus Blgr. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 59. 

Anotlis elegans Blgr. Boulenger (6), pag. 109. 

Tre esemplari, due maschi ed una femmina delle foreste del Rio Peripa. 

I nostri esemplari concordano maggiormente con la diagnosi di A. 
elegans, sopratutto per le dimensioni dello scudetto occipitale grande 
quanto l’apertura dell'orecchio (indistinto in /ascia/us) e per le scaglie 
sopraoculari più numerose che nel tipo del fasciatus. 

Devesi però notare che lo scudetto occipitale in alcuni dei nostri esem- 
plari mostra una spiccata tendenza a frazionarsi sui margini. Per tutti 
gli altri caratteri, e sopratutto pel facies le due specie concordano per- 
fettamente. Il Dr. Boulenger, al quale sottoposi i miei dubbi, esaminò 
con me gli esemplari del Dr. Festa e quelli posseduti dal Museo Britan- 
nico, e venne alla conclusione che |’ A. elegans è da porsi in sinonimia 
di A. fasciatus. 


8. Amolis lemniscatus Blgr. 


Boulenger (8), pag. 113. 


Un solo esemplare maschio delle foreste del Rio Peripa che concorda 
perfettamente colla diagnosi e la figura. 


9. Anolis biporcatus Wiegm. 


Boulenger (8), vol. II, pag. 88. 
Parecchi esemplari di Punta de Sabana, Darien. 


10. Anolis princeps Blgr. 


Boulenger (11), pag. 54. 


Tre esemplari delle foreste del Rio Peripa. 
11. Amolis Festae n. sp. 


Tre esemplari, di cui due maschi ed una femmina di Balzar. 

Capo eguagliante in lunghezza due volte la sua larghezza, un po’ meno 
di una volta e mezza la lunghezza della tibia che eguaglia a sua volta 
in lunghezza la distanza che intercede tra la punta del muso ed il 
margine posteriore dell’occhio. Superficie del muso poco concava; mar- 
gini sopraorbitali poco sporgenti al davanti degli occhi. Scaglie del 
capo affatto liscie, esagonali, larghe sul muso, minute sul vertice e nella 
regione occipitale ; scaglie dei semicircoli sopra orbitali più grandi delle 
scaglie del muso, liscie, separate da una sola serie di scaglie; 11-12 
scaglie sopraoculari liscie, separate da 1-2 serie di scaglie minute dalle 
scaglie sopraorbitali; occipitale separato dalle scaglie sopraorbitali da 8 
serie di piccole scaglie, leggermente più lungo dell’apertura dell’orecchio, 
canthus rostralis arrotondato, coperto da 4-5 scaglie appena più allun- 
gate delle circostanti; scaglie loreali in 6 serie verticali; da 8 a 9 labiali 
superiori tra il rostrale ed il centro dell’occhio; apertura uditiva ova- 
lare, assai più piccola dell’apertura palpebrale. Appendice golare dei 
maschi ben sviluppata, estendentesi molto sul petto, nulla nella femmina; 
scaglie golari lisce. Corpo poco compresso, senza ripiegatura cutanea 
dorso nucale. Scaglie dorsali granulari, liscie, minute, di cui le due serie 
mediane subesagonali sono appena percettibilmente più grandi delle la- 
terali; scaglie ventrali molto più grandi, convesse, liscie, subrotonde, 
subembricate. Le estremità posteriori tirate in avanti lungo il corpo 
raggiungono (nei d) a stento l’orecchio. Dilatazioni digitale moderate; 
17 lamelle sotto le falangi II* e III: del 4° dito delle estremità posteriori. 
Coda leggermente compressa, lunga poco più di due volte la lunghezza 
del capo e del tronco presi insieme, coperta di scaglie che dalla base 
vanno diventando man mano più grandi verso l'estremità, carenate, 
eguali tra di loro. Maschi con due scaglie dilatate postanali. 

Colorazione: Superiormente di un color grigio-nocciuola chiaro, con 
piccole macchie più o meno confluenti tra di loro grigiastre, che sui 
fianchi accennano a formare delle fascie oblique. Faccia superiore delle 
estremità e coda fasciate di grigio. Faccia inferiore dei corpo bianco- 
giallognola con macchiette grivio-chiare minute specialmente sulla gola. 
Nei maschi ai lati dell’appendice golare si notano una per lato, due 
macchie allungate di un grigio scuro intenso che vanno dalla spalla 
all’estremità posteriore dell’appendice golare sul petto. 


Dimensioni : dt 
lunghezza totale , È : » mm, 145 

capo " : È : ; : » 14 

larghezza del capo : A , » 7 

corpo. A 4 x è È » 47 

estremità anteriore ì ; : » 19 

» posteriore . ; : » 32 

tibia... : z î } 4 » 9 

coda; " ; : : 7 » 97 


12. Basiliscus galeritus A, Dum. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 110. 
Parecchi esemplari delle foreste del Rio Peripa. 


13. Liocephalus iridescens Gthr. 
Boulenger (3), vol. II, pag. 167. 
Numerosi esemplari di Vinces e di Balzar. 


14. Liocephalus Festae Peracca. 


> 


Peracca (16), pag 5. 
Numerosi esemplari di La Concepcion, Valle del Chota. 


15. Liocephalus Guentheri Blgr. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 169. 
Un esemplare di Tulcan e numerosi esemplari di Ibarra. 


16. Tropidurus occipitalis Ptrs. 


Garman S. (15), pag. 7 dell’estratto. 

Numerosi esemplari di punta S. Elena e Manta. 

Non posso che confermare pienamente la sinonimia stabilita per questa 
specie dal signor S. Garman e tutte le osservazioni fatte sulla specie 
dall’autore. 

Posso aggiungere che le due estremità interne delle pieghe anteome- 
rali si estendono ora più ora meno sui lati della gola, senza però mai 
raggiungersi sulla linea mediana dove le scaglie della gola si continuano 
senza modificazione nè interruzione con quelle della regione pettorale. 


17. Tropidurus peruvianus Less. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 174. 
Sei esemplari, di cui due femmine, di Punta S. Elena. 
In tutti gli esemplari la serie longitudinale mediana di scaglie carenate. 


ip 0 


che forma un’umile cresta dorsale si continua distintissima su tutto il 
dorso e sì collega colla cresta caudale leggermente più sviluppata della 
dorsale. Le scaglie della coda sono disposte in evidenti verticilli. I maschi 
presentano sul dorso delle sottili striscie trasversali nere con tendenza 
ad anastomizzarsi sui fianchi dando luogo ad un irregolare reticolo a 
larghe maglie; sulla gola presentano delle striscie nere foggiate a V colla 
punta rivolta all’indietro. Nelle femmine manca ogni traccia di sbarre 
e di reticoli neri sul corpo e sulla gola le ‘macchie a V intensamente 
nere dei maschi sono di un color grigio-plumbeo che spicca molto de- 
bolmente sulla tinta bianco grigiastra della gola. La specie vive esclu- 
sivamente fra le roccie in riva al mare e credo sia la prima volta che 
essa viene raccolta nell’Ecuador. 


18. Iguana tuberculata Laur. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 189. 

Numerosi esemplari delle foreste del Rio Peripa, di medie dimensioni 
e due grandi esemplari di Gualaquiza di cui il più grande un maschio, 
con l'estremità della coda riprodotta (4/. circa della coda) misura 152 cen- 
timetri di lunghezza. 


19. Ameiva Bridgesii Cope. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 345. 
Un esemplare della valle del Chota. 


20. Ameiva septemlineata A. Dum. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 346. 


Parecchi esemplari di Vinces, Balzar e delle foreste del Rio Peripa. 

I vecchi esemplari tanto maschi che femmine, presentano sugli scu- 
detti sopraoculari una forte carena ottusa longitudinale, e gli scudetti 
cefalici fortemente carenati longitudinalmente come si osserva normal. 
mente negli esemplari adulti dell'A. Bridgesti Cope. 


21. Cnemidophorus lentiginosus S. Garman. 


Garman S. (15), pag. 5 dell’estratto. 

Ametva leucostigma Blgr. Boulenger (9), pag. 517 e (10), pag. 455. 

Due soli esemplari in cattivo stato, uccisi col-fucile, di Puntilla S. Elena. 

Concordano assai bene tanto per la folidosi quanto per la colorazione 
colla descrizione del Garman. Manca però la striscia bianca, appena ac- 
cennata negli esemplari del Garman, che si estende lateralmente dal 


en | 


sopraciglio alle coscie e che è senza dubbio un residuo della colorazione 


giovanile. 
L'Ameiva leucostigma Blgr. è da riferirsi a questa specie (1). 


22. Alopoglossus Festae, n. sp. 


Un solo esemplare di Viuces, femmina, perfettamente conservato. 

Aspetto lacertiforme; muso arrotondato all'estremità non sporgente 
sulla mandibola inferiore; frontonasale più largo che lungo; due pre- 
frontali formanti una corta sutura mediana; frontale lungo all’incirca 
due volte la sua larghezza, più largo in avanti, a margini lateraii leg- 
germente concavi in dentro; un paio di frontoparietali leggermente più 
grandi dei prefrontali, formanti una sutura mediana lunga due volte 
quella dei prefrontali; interparietale e parietali subeguali, allungati, 
leggermente più ristretti all'indietro che in avanti, a margini posteriori 
leggermente convessi. Non esistono scudetti occipitali. Quattro sopra- 
oculari di cui il primo è assai piccolo, triangolare, il secondo è il più 
grande ed il terzo è più grande del quarto. Cinque scudetti sopraci- 
gliari, di cui il primo subtriangolare grandissimo; gli altri più piccoli 
allungati. Tutti gli accennati scudetti cefalici sono lisci. Narice aprentesi 
nella sutura tra due nasali; un piccolo loreale quadrangolare, obliquo 
in avanti, poggiante sul primo scudetto della serie infra-orbitale; sei 
o sette scudetti infraorbitali, di cui il terzo è allungatissimo e gli 
altri sono assai piccoli, quadrangolari; scaglie temporali granulari con- 
vesse, più piccole nella regione centrale più grandi ed allungate a 
contatto dei parietali e a contatto del margine superiore dell'apertura 
uditiva; apertura uditiva grande presso a poco come l'occhio (squarcio 
palpebrale) ovalare verticale, circondata da scaglie granulari; sette la- 
biali superiori, di cui il primo lungo come i due nasali presi insieme, 
il secondo assai corto, il terzo lunghissimo, e gli altri assai corti, pen- 
tagonali. Sei o sette labiali inferiori, di cui il terzo è il più grande, assai 
allungato, il quarto è lungo pressochè come i due primi e gli altri sono 
granulari allungati. Uno scudetto postmentale impari, subtriangolare 
(eptagonale), seguito da tre paia di altri scudetti, tutti in contatto sulla 
linea mediana, di cui gli scudetti del primo paio sono piccolissimi, e 
quelli del secondo e del terzo sono grandissimi. Scaglie della gola lisce, 
subquadrangolari, dilatate trasversalmente e disposte su due serie lon- 


(1) Il Dott. Boulenger, con cavalleresca cortesia, di cui gli rendo vive grazie, 
nel lavoro sopracitato (10) scrive in nota: « I ava?! myself of this opportu- 
nity to observe that the Lizard from Mr. Simon’s collection recently des- 
cribed by me as Ameiva leucostigma is a Cnemidophorus, and is identical 
with C. lentiginosus Garm. as pointed out to me by my friend Count Peracca ». 


—R = 


gitudinali mediane nei due terzi posteriori della regione golare. Scaglie 
della regione laterale della gola romboidali liscie, granulari sulla regione 
laterale del collo. 

Collare, assai indistinto composto di cinque scagiie lisce, di cui le tre 
mediane più grandi, sono dilatate trasversalmente. 

Scaglie del dorso romboidali allungate, embricate, fortemente carenate 
e mucronate, disposte in serie trasversali ed oblique, in modo tale che 
le carene di una scaglia non si trovano sulla direzione della carena della 
scaglia seguente e la direzione delle carene è parallela all’asse longi- 
tudinale del corpo. 

Le scaglie dei fianchi, salvo la serie in contatto colle scaglie ventrali 
che è più grande e in cui la carena accenna a scomparire, sono simili 
in tutto a quelle dorsali; scaglie ventrali liscie irregolarmente qua- 
drangolari, a margine posteriore convesso, leggermente più larghe che 
lunghe, disposte in 4 serie longitudinali e 19 trasversali (dal collare alle 
preanali). 

Cinque scaglie preanali in due serie; la prima serie costituita da 
quattro scaglie, di cui le due esterne più lunghe inquadrano l’unica 
scaglia grandissima, subpentagonale campaniforme, della seconda serie. 

Si contano 26 serie longitudinali (dorsali e ventrali comprese) di scaglie 
nella parte più grossa del corpo e 29 scaglie dall’occipite al sacro. Non vi 
sono pori nè anali nè preanali. Scaglie della coda subesagonali, carenate, 
mucronate, di cui le carene, nella parte superiore ed inferiore, formano 
delle linee longitudinali rialzate. Estremità coperte superiormente da 
piccole scaglie carenate e mucronate, inferiormente da grandì scaglie 
liscie, irregolari, ad eccezione della faccia inferiore delle braccia e delle 
coscie che sono coperte da minutissimi granuli. 

Colorazione: Superiormente uniformemente bruno-grigiastro scuro, in- 
feriormente bianco giallognolo uniforme. 


Dimensioni: 

lunghezza totale . : À . mm, 148 

» del capo : È : > 95 

larghezza  » » : ; : v'ASKRO 

dalla punta del muso alla spalla . > #18 

» » » all’ano 3 > 44 

estremità anteriore : ì Ì 20083 

» posteriore - 2 : > TERO 

coda (intera) . : 2 TOS 


La lingua è, come nel genere, in forma di punta di freccia coperta 
da pieghe oblique convergenti in avanti sulla linea mediana. La specie 
si distingue a colpo d'occhio dall’A. Cop?î B!gr. e dall’A. Buck/eyî, en- 
trambe dell'Ecuador, per le squame della gola e del ventre liscie e qua- 
drangolari nella nuova specie e carenate e romboidali nelle due specie 


| 
(do) 
I 


menzionate. Dell'A. carinicaudatus Cope dell'alto Amazzoni la nuova 
specie si distingue pure per non avere le scaglie della gola carenate, 
per aver le scaglie del ventre assolutamente liscie e quadrangolari, senza 
alcuna traccia, come nell’A. carinicaudalus di angolo e di mucrone 
al margine posteriore e per la diversa disposizione delle scaglie preanali. 

Dalle tre specie note del genere si distingue per il differente numero 
delle serie longitudinali e trasversali di scaglie. 


23. Phnolidobolus montium Ptrs. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 403. 


Due esemplari di Quito e due di Ibarra. in questi ultimi vi sono tre 
sopraculari. 


24. Proctoporus unicolor Gray. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 413. 
Parecchi esemplari di El Troje. 


25. Proctoporus simoterus O’sh. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 414. 

Un solo esemplare di El Troje, maschio. Di questa specie si conosce 
finora un solo esemplare. 

[e ho esaminato il tipo al Museo Britannico, evidentemente anomaio 
nella folidosi del capo e non vi è dubbio che si tratti della medesima 
specie. Nel nostro esemplare i frontoparietali sono presenti, ma manca 
pure la loreale quantunque, come nel tipo, si veda sopra il margine 
superiore del primo infraorbitale un breve solco verticale che sembra 
voler isolare il tratto posteriore del nasale. Si può dunque considerare 
la mancanza del loreale quasi normale per questa specie. 

L’esemplare del Dr. Festa si scosta del resto per alcuni caratteri dal 
P. simoterus avvicinandosi per altri al P. me/eagris Blgr. di cui finora 
si conosce solo il tipo, e possiede in proprio alcuni altri caratteri, costi- 
tuendo in complesso una forma quasi intermediaria tra le due specie ; 
tuttavia riferisco il nostro esemplare al P. simoterus O'Sh. per il nu- 
mero limitato dei pori preanali e per la disposizione delle scaglie pre- 
anali identica a quanto si osserva in P. simoterus. 

Ridescriverò perciò il nostro esemplare indicando volta a volta i ca- 
retteri pei quali si avvicina ora all’una ora all'altra delle due specie 
sopranominate. 

Capo piriforme, appuntito, dilatato trasversalmente nella regione tem- 
porale. Estremità poco sviluppate. Frontonasale quadrangolare più lungo 
che largo; frontale leggermente più piccolo del frontonasale; parietali 


SI 2 


in contatto con un sopratemporale ed un occipitale; interparietale allun- 
gato, terminante posteriormente in angolo acuto, estendentesi molto al 
di là dei parietali, in contatto colla prima serie degli scudetti dorsali ; 
un occipitale di mediocre grandezza da ciascun lato (come in me/eagriîs) 
e nessun occipitale mediano; quattro sopraoculari simili per forma e 
grandezza rispettive a quelli di s/220ferus; una serie di infraorbitali 
piuttosto grandi, di cui il quarto è il più grande, che posano sopra tre 
labiali (come in s7m0terus); scudetti temporali in due serie, quelli della 
serie superiore molto grandi, quelli della serie inferiore più piccoli, 
come in me/eagris; labiali superiori sei, di cui l’ultimo molto grande 
ed il penultimo molto piccolo, come in sî220/ervs; labiali inferiori cinque, 
di cui i due ultimi molto sottili ed allungati; uno scudetto postmentale 
anteriore impari, seguito da quattro paia di altri scudetti, di cui il paio 
anteriore in contatto sulla linea mediana, come in sézz0terus; scaglie 
golari grandi, quadrangolari, di cui quelle della serie anteriore molto 
più grandi ed allungate, come in me/eagris; otto serie trasversali di 
scaglie golari tra gli scudetti postmentali ed il margine del collare; 
scaglie del collare in numero di otto, grandi, allungate. 

Scaglie dorsali allungate, quadrangolari, liscie, in serie trasversali 
interrotte sulla linea mediana; vi sono trentaquattro scaglie dall’occi- 
pite al sacro sulla linea mediana del dorso e quarantaquattro sopra una 
linea circolare nelia parte più grossa del corpo. Scaglie ventrali più 
larghe ma non più lunghe delle dorsali, in dodici serie longitudinali e 
venti serie trasversali. Preanali in due serie trasversali, la prima serie 
costituita da un paio di scaglie quadrangolari, la posteriore costituita da 
cinque scaglie allungate, di cui la mediana e le due esterne (una per 
lato) sono molto strette (esattamente come in sîm0/erus). Estremità co- 
perte da larghe scaglie liscie ; sette pori preanali per lato; scaglie caudali 
come quelle del dorso. 

Colorazione: Superiormente brunastro, senza macchie, inferiormente 
plumbeo nerastro. 


Dimensioni : o 
lunghezza totale (coda rotta) : - (4 [emina» 86 

» del capo . : : ; î >» 12,5 

larghezza >» >» 5 : ‘ : L > 141/978 

dalla punta del muso alla spalla 3 o »(121,9 

» » » » all’apertura anale . »“ n.465 

estremità anteriore. . È 1 : a » i 4 

» posteriore . ; 3 ; : » pò 


26. Amphisbaena fulizinosa L. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 437. 
Due esemplari delle foreste del Rio Peripa, 


SURI 
Ophidia. 


1. Trachyboa gularis Ptrs. 


Boulenger (5), vol. I, pag. 109. 
Due esemplari, un maschio ed una femmina, di Vinces, 
S. 29, V_ 145 .A:.1.S0, 25 
Sali uN. 101 xAf 190123 


foto, 


2, Boa imperator Dand. 


. Boulenger (5), vol. 1, pag. 119. 
Due esemplari di media statura, uno di Vinces ed uno delle foreste 
del Rio Peripa 
3. Streptophorus atratus Hallow. 


Boulenger (5), vol. I, pag. 293. 
Un solo esemplare senza località definita. 


4. Drymobius Boddaertii Sentz. 


Boulenger (5), vol. II, pag. 11. 
Un esemplare di Vinces ed uno delle foreste di Rio Peripa. 


5. PDrymobius rhombifer Gthr. 


Boulenger (5), vol. II, pag. 14. 
Un esemplare di Vinces ed uno delle foreste del Rio Peripa. 


6. Coluber corais Boie. 


Boulenger (5), vol. II, pag. 31. 
Un solo esemplare di Vinces. 


I 


I 


SR a 


ssi 


7. Herpetodryas carinatus L. 


Boulenger (5), vol. II, pag. 73. 
Cinque esemplari di Vinces, di cui tre maschi presentano l’anale in- 
divisa. 


8. Leptophis bilineatus Gthr. 


Boulenger (5), vol. II, pag. 111. 
Un solo esemplare delle foreste del Rio Peripa, 


= RE 


rato "aL 1 169 
Selo Vi LIU FASRSERISÙO,I 
I 169 
Il diametro dell'occhio è uguale alla distanza tra l’occhio e la narice 
e gli internasali sono notevolmente più corti dei prefrontali. La coda è 
contenuta 2 5 volte nella lunghezza totale. La brevità dei prefrontali e 
l'elevato numero degli urostegi mi lasciavano alquanto incerto sull’esat- 
tezza della determinazione. Il Dr. Boulenger, al quale comunicai l’esem- 
plare, mi confermò però trattarsi del ZL. dbilîneatus Gthr. 


9. Leptophis occidentalis Gthr. 


Boulenger (3), vol. II, pag. 111. 
Due esemplari di Vinces. 


] 134 
STISTVERN0 AZZES0E 9 
STAUSLIVARI A (0; 134° 


10. Liophis albiventris Jan. 


Boulenger (5), vol. II, pag. 130. 


Parecchi esemplari di La Concepcion, valle del Chota, di Balzar, di 
Quito e di Ibarra. 


1 È 60 
La Concepcion a.S.17.V.166.A--.SC. — 
1 60 
Lod i al 73 
(DSgllWati dA risse dg 
Ibarra . si 1 po giovani 
[cri SETA BLEI 
i Di 69 
1 60 
Balzar:Sent sWstt4 ST 46 SO no 
1 60 
È È 1 63 E 
(OST. 159. ASSO eo lo vano 
] 63 
o. \ 1 Ao 
Quito POSTINO e Si 65° 
| sariv 1a aa 
010) è . È t « fL ae SARAI 
Li un 63 * 


Gli esemplari di Quito, di Balzar, l'esemplare c di Ibarra sono supe- 
riormente di un grigio olivastro scuro senza macchie, salvo una linea 
nera che sui lati della metà posteriore del corpo si estende fino alla 
estremità della coda; inferiormente di un bianco giallognolo immacolato. 
Essi corrispondono assai bene alla figura 2, pl. VI, livrais. 16 dell’ /cono- 
qraphie générale des Ophidiens del Jan. L'esemplare di La Concepcion 
e l'esemplare d di Ibarra sono di un grigio chiaro con una serie di grosse 
inmacchie trasversali nere, di cui la prima si trova sull’occipite, e che 


nel quarto anteriore del corpo scen 


fino all’apice della coda. 


13 — 


dono e terminano a punta sui fianchi ; 
sulla rimanente parte del corpo le macchie trasversali si spezzano dando 
luogo sui fianchi ad una serie di grosse macchie quadrangolari nere e 
sul dorso ad un reticolato nero spiccatissimo unendosi ciascuna macchia 
colla precedente e colla seguente con dei, prolungamenti longitudinali. 
Nell'ultimo quarto del corpo le macchie laterali nere isolate si fondono 
e danno luogo, una per parte, a due grosse righe nere che si estendono 


11. Coronelia micropholis Cope. 


. Boulenger (5), vol. II, pag. 203. 
Due grandi esemplari di Vinces. 


12. Leptodira 


Boulenger (5), vol. III, pag. 95. 
Leptodira annullata Garman S. (14 


albofusca Lacép. 


), pag. 3 dell’estratto. 


Tre esemplari senza località, probabilmente di Gualaquiza. 


Salesi > SO 

PRESTA THA 
S.28.V.188.A-7-. SO 
i r hat 
9.21. V. 1804-80 


La coda è contenuta un po’ meno 


) 


ie temporali 1+-2 
69 

ar 9 > ai 
69 * 
dai ira 

ga » d 
74° 


| 
13 


di 4 volte e ? 


13. Oxyrhopus petolarius L. 


Boulenger (5), vol. III, pag. 101. 
Due esemplari maschi, senza loca 


S.19.V.202— 201. 


Coda contenuta un po’ meno di 4 volte nella lunghezza totale. 


Altri quattro esemplari di La Con 


S'al9 Vi. 201 


Se 190 VO 


3 o Vo32058. 


snai Ve. 200, 


Sono tutti riferibili alla forma A 


Abd 4 SCE 


lità. 
4.1 SC 95 93 DA 
Pilla è SII 95 a 93 (©) 


cepcion, valle del Mira. 


Ac Li 


del Catalogo. 


sulla lunghezza totale. 


PS] e 


14, Oxyrhopus Fitzingeri Tschudi. 


Boulenger (5), vol. III, pag. 108, 
Due giovani esemplari di Puntilla S. Elena. 


Shuid9KN 19207 ta 
. da % VA SIMSSSEC 

£ 68 

Sit9 3 MI #202 2401, SCR 
68° 


15. Oxyrhopus cloelia Daud. 


Boulenger (5), vol. III, pag. 108. 
Due esemplari 9g di Vinces. 
35 74 
S.19.V.217 — 239. A.1.SC. — — — 99 
pi wa 
16. Oxybelis brevirostris Cope. 
Boulenger (5), vol. III, pag. 190. 
Un solo esemplare delle foreste del Rio Peripa. 


17. Oxybelis acuminatus Wied. 


Boulenger (5), vol. III, pag. 192. 
Un solo esemplare senza località definita. 


18 Erythrolamprus Aesculapii L. 


Boulenger (5), vol. III, pag. 200. 


Un solo esemplare delle foreste del Rio Peripa, coi denti posteriori 
non visibilmente sotcati. 


] 59 
Sì. 15aggV 184,4. SC = 
I 52 


19. Erythrolamprus dromiciformis Pirs. 


Boulenger (5), vol. III, pag. 205. 
Tre esemplari di Vinces, di cui uno solo colla coda intera. 


1 
S.19,V.120.A--.SC..2d 


20. Hydrus platuarus L. 


Boulenger (5), vol. III, pag. 267. 
Parecchi esemplari di punta s. Elena, riferibili alla forma C del Ca- 
talogo; mancano però le macchie nere sui fianchi. 


21. Leptognathus ellipsifera Blgr. 
Boulenger (8), pag. 117, PI. XI, fig. 2. 


Due esemplari, di cui il più grande di Ibarra ed il più piccolo della 
Valle del Chota. 


ha 67 

SV. 165.A IT. SG. 0 
6° 

È È ta 71 
S.15.,V.156.A.1.80.279 


Peri caratteri, il disegno e la colorazione corrispondono perfettamente 
colla diagnosi e la figura del Boulenger. 


22. Lachesis lanceolatus Lacép. 


Boulenger (5), vol. III, pag. 535. 
Un esemplare delle foreste del Rio Peripa. 


69 
S.28.V.197.A.1.80. 3° 


23. Lachesis Schlegelii Berth. 


Boulenger (5), vol. III, pag. 567. 


Un esemplare delle foreste del Rio Peripa. 
SALONI E RASO, SUDO 


BATBARACHKHIA 


Ecaudata. 


1. Hylixalus Bocagii Espada. 


Boulenger (1), pag. 138. 
Due esemplari della Valle Santiago. 


2. Prostherapis inguinalis Cope. 

Boulenger (1), pag. 138. 

Numerosi esemplari di Valle Santiago. Il timpano non è completamente 
nascosto, ma più o meno visibile nella sua metà anteriore inferiore. Le 
areole ghiandolari del dorso e del capo erano negli animali freschi di un 
color cupreo chiaro, a riflessi metallici, spiccante sulla tinta bruno scura 
del dorso e dei lati. Queste macchiette sono ora impallidite ed appaiono 
di un color bianco grigiastro o bianco giallognolo. In quasi tutti gli 
esemplari è visibile un piccolo tubercolo tarsale conico, all’unione del 


= = 


terzo inferiore del tarso coi due terzi superiori, che si continua in alto 
con una piccola piega cutanea falcata. 


Dimensioni : (eg Q 
lunghezza totale . : . mm. 28 mm. 26,5 

>» del capo . 3 le > | cr A 

larghezza » » . 4 ia _9 

» spazio interorbitale Pea 3 

estremità anteriore 3 r e. fee ae 7 
» posteriore È SE dle 3 


3. Prostherapis Festae n. sp. 


Tre soli esemplari mascbi della Valle Santiago. 

È una specie ben distinta, ma affinissima alla înguinatis Cope, dalla 
quale si distingue pel muso più corto, più tronco, più largo, pel timpano 
più visibile nel suo margine anteriore inferiore, per il primo dito delle 
estremità anteriori eguale in lunghezza al secondo, per l’articolazione 
tibio tarsale che arriva al di là dell'occhio, tra l’occhio e la punta del 
imuso. La colorazione è pure diversa da quanto si osserva nella P. 7x- 
guinatis Cope, per quanto la disposizione della macchiettatura sia pres- 
sochè eguale nelle due specie. Muso depresso, assai sporgente, troncato 
guardandolo dal di sopra, a canthus rostralis sub-angolare; regione lo- 
reale verticale; narice molto più vicina alla punta del muso che all’occhio; 
spazio interorbitale più largo della palpebra superiore; timpano ben vi- 
sibile neila sua parte anteriore inferiore. Primo dito delle estremità an- 
teriori eguale al 2° o leggerissimamente più corto; dita delle estremità 
posteriori con un rudimento di palmatura alla base; dischi delle dita 
troncati, piccoli; tubercoli sotto articolari poco marcati (meno che in 
inguînatlis); due piccoli tubercoli metatarsali, di cui l’interno ovalare, 
e l’esterno appena accennato (meno visibile che in inguinalis). Non 
esiste tubercolo tarsale (come in inguinalis), ma soltanto traccie di una 
piega tarsale come in 7nguinalis. Tirando in avanti lungo il corpo la 
estremità posteriore, l'articolazione tibio tarsale arriva al di là dell’occhio, 
tra l'occhio e la punta del mus». 

Pelle leggermente granulosa sul capo e sul dorso, liscia altrove. 

Maschi con un sacco vocale sub golare. 

Superiormente e sui lati bruno scuro con macchiette (corrispondenti 
alle areole ghiandolari della pelle del dorso) di un color roseo biancastro, 
a riflessi metallici negli esemplari freschi, che spiccano col color bruno 
scuro degli interspazi; queste macchiette si fondono tra di loro sul mar- 
gine anteriore del muso (sopra e tra le narici) sul caniQus rostratis e 
sul margine superiore della palpebra, in modo da formare una linea 
continua roseo biancastra che sopra il timpano si risolve di nuovo in 


a» gia 


macchie isolate. Le macchiette chiare della parte superiore del corpo 
più grandi sul capo, vanno man mano rimpicciolendosi sul dorso per 
scomparire in gran parte sulla regione sacrale. Margine della bocca bruno 
seuro. Parti inferiori bianchiccie o bianco grigiastre, con macchie nere 
confluenti in modo da formare un reticolo nero più v meno irregolare, 
come in 7nguinalis. 


Dimensioni : ot (og (og 
lunghezza totale . i . mm. 24 mm. 24,5 mm. 24,5 

» del capo . £ » Banu 8 » 8,5 
larghezza » >» , A », 1168100 8 » 8 

» spazio interorbitale » 3 >» 3 » 3 
estremità anteriore. ; » 18 >» Opa nl Ag 

» posteriore . i » 39,5 » 38,5 » 39 


4. Prostherapis pulchellus Espada. 


Phyllodromus pulchellus Espada. Boulenger (1), pag. 139. 

Colostethus latinasus (nec Cope) Boulenger (8), pag. 119. 

Numerosi esemplari della Valle Santiago, della valle del Rio Peripa, 
di Cuenca, Cafiar e Pun. 

Tutti questi esemplari, come potei meglio assicurarmene confrontandoli 
cogli esemplari del Museo Britannico di Storia Naturale, corrispondono 
perfettamente alla specie dell’Espada ed inoltre agli esemplari determinati 
dal Buulenger come Co/osfethus lalîinasus Cope, raccolti dal sig. Ro- 
senberg nell'Ecuador. La struttura del cingolo scapolare differisce però 
da quella assegnata dall’Espada al genere PRy//odromus. 

Ho dissecato accuratamente parecchi esemplari, nonchè un esemplare 
di Colostethus lalinasus raccolto dal Rosenberg nell’Ecuador, ed in tutti 
esiste un omosterno a manubrio csseo, perfettamente sviluppato ed iden- 
tico a quello che si osserva nelle specie del genere Pros/herapîs. 

Il genere PRylodromus di cui l’Espada non diede descrizione, ma solo 
una confusa figura del cingolo scapolare, assieme ad una discreta figura 
della specie, non ha quindi ragione di esistere e deve passare in sino- 
nimia del genere ProstRerapîs Cope. 


5. Protherapis vertebralis Blgr. 
Phyllodromus vertebralis. Boulenger (10), pag. 456. 
Numerosi esemplari di Sig-Sig, di Cuenca e di Caîiar, che concordano 
perfettamente colla descrizione e coi tipi che ebbi opportunità d’esaminare 


a Londra. 

Anche in questi esemplari però l’omosterno non è cartilaginoso, ma è 
costituito da un manubrio osseo come in Pr'ostherapîs (Phylltodromus) 
pulche!lus Espada, in Pr. inguinatis Cope e nelle altre specie del ge- 


nere Prostherapîs. 


esogli j};°-- 
7. Dendrobates tinetorius Schn. 


Boulenger (1), pag. 142. 
Due giovanissimi esemplari della Valle Santiago, riferibili alla varietà 
C del Catalogo. 


8. Atelopus Festae n. sp. 


Aspetto tozzo. Capo triangolare cogli angoli delle mandibole molto 
sporgenti ai lati, più largo che lungo, la cui lunghezza è contenuta un 
po’ meno di due volte nella lunghezza del tronco; muso molto sporgent » 
sul labbro inferiore, terminantesi in un’appendice appuntita, appiattita 
dall’alto al basso; regione loreale concava ; narice più vicina alla punta 
del muso che all'occhio, sotto il can/lRus rostralis costituito da una 
piega cutanea prominente, fornita di piccole spine; diametro dell’occhi.» 
minore della distanza tra l'occhio e Ja narice; spazio interorbitale egua- 
gliante in larghezza due volte e mezza la larghezza della palpebra. La 
superficie del capo è molto incavata, limitata dagli orli del canRus 
rostratis molto sporgenti, da una piccola cresta sopraorbitale, da una 
cresta postorbitale rudimentale e da una robusta cresta orbito-timpanie:. 
L'aspetto del capo visto dal di sopra ricorda notevolmente la struttura 
del capo del Bufo typhonius L. e del Bufo valliceps Wiegm. Estremità 
anteriore poco robusta, sottile, assai più corta della lunghezza del trone»; 
dita molto diseguali in lunghezza, riunite da una forte palmatura dalla 
quale emergono soltanto l’ultima falange del 1°, 2°, 4° dito e le ultime 
due falangi del 3° dito, molto più lungo di tutti gli altri; due tubercoli 
metacarpali di cui l’esterno grande due volte l'interno; tubercoli sott.» 
articolari relativamente appariscenti, ma confusi quasi fra le grosse 
areole cutanee sporgenti della faccia palmare. Estremità posteriori assai 
brevi, di cui la coscia è in parte nascosta dentro una piega cutanea che 
dall’addome si estende fino al ginocchio; l’articolazione tibio tarsale, 
tirando luugo il corpo le estremità, raggiunge la spalla; dita riunite da 
una robusta palmatura dalla quale sporgono le due ultime falangi d-l 
4° dito ed appena la punta delle altre dita; due mediocri tubercoli me- 
tatarsali, di cui l’interno più allungato. Pelle del capo, del dorso e delle 
estremità zigrinata, cosparsa da piccole verruche coniche irregolarmente 
disposte, più numerose sulle estremità posteriori e sulle palpebre, più 
sviluppate irregolari e compresse lateralmente sopra una linea dorso late- 
rale che va dalla cresta orbito timpanica all'inguine; una protuberanza 
ghiandolare sta sopra la spalla ai lati del collo. 

Colore bruno nero uniforme sopra e sotto. 

L'unica specie del genere cui l'A. Festae maggiormente si avvicina 


è lA. proboscideus Blgr. 


Dimensioni . 


lunghezza totale : i EAT, Sf 
» del capo 7 a 15 

larechezza » » a de 14,5 
» spazio intevorbitale . >» 6 

estremità anteriore A 21 
» posteriore Sa 37 


Due soli esemplari, di cui l'esemplare misurato di Gualaquiza e l'altro, 
assai più piccolo, della Valle Santiago. 


9. Atelopus ignescens Cornaglia. 


Boulenger (1), pag. 151. 

Atelopus subornatus. Werner (17), pag. 6 dell'estratto. 

Atelopus flaviventris. Werner (17), pag. 6 dell’estratto. 

Numerosi esemplari di El Troje, Tulcan, Paredones, Caîar, Tambo, 
Sig-Sig, Quito. Gli esemplari di Quito e Cafiar ricordano, per la piccola 
statura, la var. exiîgua Bttgr. (1). Questa specie è del resto variabilis» 
sima tanto per la statura quanto per la colorazione. Grazie alla cortesia 
dei Professore Ehlers, Direttore dell Istituto Zoologico-Anatomico di GOt- 
tingen, previo consenso dell'amico Dr. F. Werner, ho potuto esaminare 
i tipi dell’ A/e/opus subornatus Werner e A. /laviventris Werner e non 
posso che confermare l’opinione espressami dal Boule::ger che queste 
specie sono identiche all’A. ignescens. 

Ciò del resto è anche meglio confermato dalle misure dei tipi del 
Werner poste di fronte alle misure di due esemplari di A. ignescens di 
Paredones. 


A. ignescens A. flaviventris A. subornatus 


Cornaglia Werner Werner 
(od q Q (el 
lunghezza totale e 1 Dame29 3 SH 29 5 
» del capo , PATRIA: — 9 10.5 10,5 9,5 
» del muso . 20 4 4,5 45 4 
larghezza del capo . SRI 9 10 10 9 
» spazio iuterorbitale » 3 2,9 3 D 3,2 
» palpebra superiore » 2,5 3 2,5 2,5 
diametro occhio 3 imti 3 3 dea 3 
estremità anteriore . ; » 19%9 24 24,5 Ita, 
» posteriore . ET (o) 45 dl 37,9 
(1) BoTtTGER Dr. 0. — Katalog der Batrachier Sammlung im Museum der 


Senckenbergischen naturforschenden Gesellschaft in Frankfurt am Main, 1892. 


ca Ml) 


10. Atelopus bufoniformis n. sp. 


Aspetto tozzo. Capo tozzo, leggermente più largo che lungo, la cui 
lunwhezza è contenuta un po’ meno di due volte e mezza nella lunghezza 
del tronco, Muso subacuto, non sporgente sul labbro inferiore, più lungo 
del diametro dell'occhio, che supera di poco la distanza tra l’occhio e 
la narice; narice equidistante dall'occhio e dalla punta del muso; spazio 
interorbitale largo quasi il doppio della larghezza della palpebra; canthus 
rostralis quasi arrotondato; regione loreale inclinata in fuori, concava 
al davanti della narice assai sporgente al di sotto del canthus rostralis. 
Superficie del capo appena leggermente concava tra le narici. 

Estremità anteriori più corte del tronco, gracili. Dita delle estremità 
anteriori piuttosto brevi, specialmente il 1° dito molto più corto del 2°, 
riuuiti da una estesa palmatura, da cui emergono soltanto |’ ultima 
falange del 4° dito e la seconda e terza falange del 3° dito; superficie 
palmare tubercolare areolata; tubercoli sottoarticolari e metacarpali man- 
canti, Estremità posteriori gracili, di cui l'articolazione tibio tarsale 
raggiunge scarsamente la spalla; 1°, 2°, 3° dito brevissimi, il 4° lun- 
ghissimo (per rispetto ai precedenti), il 5° brevissimo, completamente 
compresi in una forte palmatura che si estende ai lati e fino all’estremità 
del 4° dito, la cui base appare, così, larghissima; faccia plantare tuber- 
colare-areolata; tubercoli sottoarticolari e metatarsali mancanti. Pelle 
uniformemente tubercolare areolata, in tutte le regioni del corpo, salvo 
nella regione loreale. 

Colore superiormente bruno-nero; inferiormente bruno-nero, con mac- 
chiette giallognole (corrispondenti alle areole tubercolari della pelle) sulla 
parte anteriore del ventre e sulla gola. 

Due soli esemplari di Pun, senza sacco vocale subgolare, molto pro- 
babilmente femmine. 


Dimensioni: lunghezza totale . 3 . mm. 26,5 
> del capo . - Se 8 
larohezzi. a, esa : LD 9 

» spazio interorbitale  » 3,5 

estremità anteriore È di MIO 

» posteriore = a 25 


Questa specie, assai affine in complesso all'A. 79nescens, ma più tozza, 
è notevole per la brevità delle dita e la forte palmatura delle dita tanto 
delle estremità posteriori che delle anteriori. 


11. Atelopus Boulengeri n. sp. 


Aspetto assai snello. Capo tanto lungo quanto largo, o leggerissima- 
mente più largo, la cui lunghezza è contenuta da due volte e mezza 


la dle 


(maschi) a tre volte (femmine) nella lunghezza del tronco. Muso subacuto, 
assai sporgente sul labbro inferiore, eguagliante in lunghezza una volta 
e mezza il diametro dell'occhio, che, alla sua volta, eguaglia o appena 
supera la distanza tra l’occhio e la narice; narice più vicina alla punta 
ilel muso che all’occhio ; spazio interorbitale superante di poco in lar- 
ghezza la larghezza della palpebra (maschi), eguale ail’incirca ad una 
volta e mezza la larghezza della palpebra nelle femmine; can/Rus 7:0- 
stralis costituito da uno spesso margine cutaneo sporgente in alto ed in 
fuori; regione loreale quasi verticale nella regione mediana, molto in- 
cavata. Estremità anteriori moderatamente robuste, snelle, più robuste 
nei maschi, lunghe come il tronco tanto nei maschi che nelle femmine; 
lita mediocremente lunghe, ben sviluppate, con un rndimento di pal- 
matura tra il 2°, 3°, 4° dito ed una palmatura relativamente assai svi- 
luppata tra il 1° e il 2° dito; 1° dito ben sviluppato più corto del 2°, che 
è più corto del 4°; due tubercoli metacarpali appiattiti, di cui l'esterno 
più erande è rotondo e interno alla base del pollice è allungato; tubercoli 
sottoarticolari indistinti. Estremità posteriori moderate, snelle; l'artico- 
lazione tibio tarsale arriva nei maschi all’angolo posteriore dell'occhio e 
nelle femmine tra l’occhio (ma più verso l'occhio) e la spalla; dita con 
una forte palmatura clie si estende fino all’apice del 1°, 2°, 3° e 4° dito; 
il 1° dito è distinto quantunque completamente involto nella palmatura; 
le tre ultime falangi del 4° dito sporgono fuori della palmatura che però 
l'accompagna ai lati fino all'estremità; due tubercoli metatarsali poco 
distinti, di cui l'interno, più grande, ovalare ; tubercoli sottoarticolari 
appena accennati. Pelle quasi liscia sul capo, sul dorso e sulla gola, 
areolare tubercolare sulla faccia superiore delle estremità e sui fianchi, 
finamente areolata sul ventre. 

Colorazione: Superiormente di un bruno rosso o bruno grigiastro uni- 
forme. Gola, ventre, lati del capo e del corpo di un giallognolo biancastro, 
le due tinte venendo a contatto senza fondersi lungo una linea che dalla 
narice, attraversando l’occhio, si stende in alto sui fianchi fino all’in- 
guine, Nella maggior parte degli esemplari la faccia superiore delle estre- 
mità è bruna (come il dorso) ad eccezione del 1° e 2* dito delle estremità 
anteriori e del 1°, 2° e 3° dito delle estremità posteriori; la faccia in- 
feriore è giallognola ad eccezione del gomito, della parte esterna delle 
palme (estremità anteriori) della regione pubica, del ginocchio, del cal- 
cagno e della maggior parte della superficie inferiore dei piedi che sono 
brune. In alcuni giovani esemplari esiste una fascia giallognola sulla 
faccia superiore del braccio, dell’avambraccio, della coscia, della gamba 
e del tarso. 

Maschi con un sacco vocale subgolare interno ed una placca rugosa sui 
pollici delle estremîtà anteriori, 


i Gualaquiza S. Josè 
Dimensioni : ei Y lo; 9 
lunghezza totale : 3 min. 53,5 63 D4 56,5 
» del capo . : » 145 15,5 14.5 16 
larghezza >» è. 6 » 15 16 15,9 16 
> spazio interorbitale  » 5,5 6 Did 6 
» della palpebra super. » 4,59 4 45 4 
estremità anteriore ; >» 41,5. 44 39 42,5 
» posteriore - 2}, 7.6 81,5 id 78,5 


Questa specie è assai affine all’A. varîus Stann. dalla quale facilmente 
si distingue per l’aspetto più tozzo, pel capo più robusto, più largo, per 
le spazio interorbitale molto più stretto (in A. varius esso supera assai 
in larghezza il doppio della larghezza della palpebra) e pel 1° dito delle 
estremità anteriori molt» sviluppato. Ne differisce inoltre per la colo- 
razione. 

Numerosi esemplari di Gualaquiza e parecchi di S. Josè, Ecuador 
orientale. 


12. Atelopus pulcher Blgr. 


Boulenger (1) pag. 154. 

Numerosi esemplari di Valle Santiago che. rientrano perfettamente 
nella diagnosi del Boulenger. I maschi presentano una placca rugosa 
sul primo dito delle estremità anteriori e sono sempre molto più piccoli 
delle femmine: essi presentano un sacco vocale interno sottogolare che 
comunica colla cavità della bocca con una sola apertura, situata ora a 
destra ora a sinistra. In tutti gli amfibii, che ebbi occasione di esaminare 
finora, a sacco vocale sattogolare, riscontrai sempre due aperture sim- 
metriche sul pavimento della bocca. 


Dimensioni: leg Q 
lunghezza totale . , «mia 43 
» del capo 3 son nf98 12 
larghezza  » » A - DA 9 11,5 
» spazio interorbitale  » A 4,5 
» palpebra superiore  » 3 3 
estremità anteriore. da fi is Sab 
» posteriore . Dead 59 


13, Atelopus elegans Blgr. 


Botilenger (1), pag. 155. 
Parecchi esemplari delle foreste del Rio Peripa. 
Auche in questa specie i maschi posseggono una placca rugosa sul 


urti > Me 


pollice ed il sacco vocale sottogolare si apre con una sola apertura sul 
pavimento della bocca. { 


Dimensioni : t Q 
lunghezza totale À . Imm. 23,5 82 

» del capo . È LOT, 9 

larghezza » > : E >» 6,5 8 

» spazio interorbitale » 2,5 Sd 

> palpebra superiore » 2 2 
estremità anteriore . } »<R6 26,5 

> posteriore . ; è 8 3D 47 


14, Engistoma aequatoriale n. sp. 


Muso subacuto, di poco più lungo (meno di una volta e mezzo) del 
diametro dell'occhio, pochissimo sporgente sul labbro interiore. C+ po più 
largo che lungo. Spazio interorbitale alquanto più largo della palpebra 
superiore; diametro dell'occhio leggermente superiore alla distanza che 
separa l’occhio dalla narice. Tirando l'estremità anteriore in avanti lungo 
il capo, la base del 4° dito raggiunge (maschi) od oltrepassa di poco 
(femmine) la punta del muso. Il 1° dito è leggermente più corto del 2° 
e le dita non presentano traccia di palmatura: due tubercoli metacarpali 
mediocri, ovalari, poco sporgenti; tubercoli sottoarticolari ben svilup- 
pati: dita arrotondate all'estremità, non dilatate. Tirando in avanti lungo 
il corpo le estremità posteriori, l'articolazione tibio-tarsale raggiunge la 
spalla nei maschi, e rimane alquanto indietro nelle femmine; dita arro- 
tondate all’estremità, riunite alla base da una palmatura rudimentale ; 
tubercoli sottoarticolari distinti; un solo tubercolo metatarsale, interno, 
ovalare. Pelle liscia (femmine) o più o meno rugosa, con aspetto ghian- 
dolare (maschi); esiste generalmente una piega cutanea (mancante in 
una femmina) trasversale dietro gli occhi che scende poi obliquamente 
sulla spalla. Maschi con un sacco vocale subgolare interno. 

Colorazione: regioni superiori coperte di minute macchie grigie e 
bruuo-chiare su cui spiccano alcune rare macchie grigie più chiare e 
altre macchie più grandi bruno-scure irregolari, qua e là anastomizzate 
tra di loro. Dalla narice parte una sottile linea bruno scura che attra- 
versa l’occhio, indi, ingrossandosi, scende dall’occhio alla spalla per 
continuarsi sui fianchi fino all'inguine dove si perde anastomizzandosi 
colle macchie dorsali. Detta linea è marginata superiormente di grigio 
chiaro. Parti inferiori biancastre con sottili macchie bruno scure ramifi- 
cate, più o meno anastoimizzate tra di loro, sopratutto verso il pube. 

Dimensioni : dk Q 

lunghezza totale . ; 3." 100,.26,5 37 
» del capo : ati, 8 10,5 


Ue) preti 


larghezza del capo 7 Aimimi. 9 12 
> spazio interorbitale » 2,5 3 
» palpebra superiore  » 2 2,5 

estremità anteriore . STI Lora, 21,5 
» posteriore . n o) 41 


Quattro esemplari di Cuenca. 
15. Hyledes conspicillatus Gthr. 


Boulenger (1), pag. 204. 

Parecchi esemplari delle foreste del Rio Peripa ed un esemplare della 
Valle Zamora. 

I maschi raccolti dal Dr. Festa sono tutti molto piccoli per rispetto 
alle femmine e presentano un grande sacco vocale subgolare aprentesi 
all’interno per due aperture ai lati della lingua. La pelle della gola nei 
maschi è lassa con pieghe longitudinali ai lati. 


Dimensioni : e) Q 
lunghezza totale . i 1 imIa:-+438 57 

» del capo . sale a d0e3;5 20 
larghezza >» > ; i ip Mò 20,5 

» spazio interorbitale » 3,5 5) 

» palpebra superiore >» 3 4.5 

diametro timpano i ite 2 4 

» occhio È ra 4 6 

estremità anteriore . AB AS 32 

» posteriore . Uk SIIT 108 


16. Hiylodes GolIlmeri Ptrs. 


Boulenger (1), pag. 205. 
Due esemplari di media età di san Josè, Ecuador orientale. 


17. Hylodes unistrigatus Gthr. 


Boulenger (1), pag. 217. 

Un esemplare di Pun, parecchi di El Troje, Huaca, e numerosi esem- 
plari di Quito. 

Variabilissimo quanto alla colorazione. Alcuni esemplari hanno il dorso 
bruno scuro con macchie irregolari nere ed altre più piccole quasi bianche 
e presentano la regione tra gli occhi e la punta del muso di un color 
grigio brunastro chiaro; le zampe sono bruno-rossiecie con fascie nere 


e macchiette bianche irregolari. 
Altri esemplari sono superiormente grigio-scuri, con macchie nere e 


Sp. gt 


bianche, con la regione al davanti degli occhi ora grigio-chiara, ora 
dello stesso colore del dorso. 

Alcuni esemplari hanno sul dorso come una velatura rossiccia. 

Un esemplare di El Troje, presenta superiormente una tinta grigio 
scura, su cuì spiccano delle macchie più scure, simmetriche di cui una 
sulla regione scapolare in forma di W. 

Le regioni inferiori sono ora giallognole immacolate, ora bruno chiare 
più o meno fittamente punteggiate di bruno scuro. 


Dimensioni : le) Q 
lunghezza totale . 5 i MIO 270 30 
» del capo È 3 » 9 10,5 
larghezza » >» é x 0 LO) 11,5 
> spazio interorbitale > 3 3,5 
» palpebra superiore » 2,5 IG, 
diametro timpano È 7 > Lo 1,5 
> occhio F : > î 3 
estremità anteriore . . soho 19 
» posteriore . . »..1},139 41 


18. Hylodes Bucekleyi Blgr. 


Boulenger (1), pag. 217. 


Un esemplare di Quito riproducente con molta esattezza il /acies del 
tipo figurato dal Boulenger, un esemplare di Tambo e numerosi esem- 
plari di El Troje, Huaca. Questi ultimi sono superiormente di un color 
bruno scuro, talora volgente al grigiastro. Inferiormente sono di color 
bruno chiaro senza macchie, o biancastri con macchiette bruno-scure 
più o meno irregolari e talora confluenti tra di loro. 


Dimensioni : d 9 
lunghezza totale . ; NI OT 42 

» del capo 4 . > 012,5 14 

larghezza » >» ; 7 » 14 15 

» spazio interorbital » 5) 5 

» palpebra superiore  » 3 } 

diametro timpano 7 ) oi 4 1;p 1,5 

» occhio : 3 » 4 4 

estremità anteriore . : » 21 26,5 

» posteriore . ; » 50,5 60 


19. Hylodes Whymper Blgr. 
Boulenger (1), pag. 218. 


Tre esemplari di Papallacta, femmine, assolutamente concordanti coi 
tipi del Museo Britannico, 


Dimensioni : 


lunghezza totale . " OO 30 34,5 
» del capo : ; » 10 10,5 11 
larghezza » > ; î » ll 11 13 
» spazio interorbitale » 3,5 3,5 4,5 
» palpebra superiore  » 2,5 2,5 2,5 
diametro occhio ; : 20 Ad db 3,5 
estremità anteriore . : Re] 16,5 2 
» posteriore . 2 >»  4l 39 53,5 


20. Hylodes curtipes Blgr. 


Boulenger (1), pag. 218. 
Numerosi esemplari femmine di El Troje, alcuni di Tulcan e tre esem- 


plari di cui Paredones, di cui due maschi con sacco vocale subgolare 
interno. Nei maschi la pelle della gola è lassa e piegata longitudinalmente. 


Dimensioni : log Q 
lunghezza totale . . è na 2405 20 
> del capo 3 : > 39 10 
larghezza > » È > >, 10 dal 
» spazio interorbitale » 5) 3 
» palpebra superiore 2 1j25D 2,5 
diametro occhio ; : » 3 
estremità anteriore . 7 > naglli6 16 5 
» posteriore . . > ida 35 


21. Hylodes vertebralis Blgr. 


Boulenger (7), pag. 415. 

Parecchi esemplari, femmine, di El Troje, Huaca e di Pun. 

La colorazione varia moltissimo e predominano gli individui senza 
striscia bianca o grigia olivastra longitudinale sul dorso. 


Dimensioni : Q 
lunghezza totale : : regno, “41 

» del capo . ° : » 14 

larghezza > ai. 5 i » 16 

» spazio interorbitale » 5 

» palpebra superiore . ST To 

diametro occhio A ° î » 4 

> timpano . 3 o » 2 

estremità anteriore 5 3 » 27 


» posteriore . : » 59 


22. Hylodes subsigillatus Blgr. 

Boulenger (11), pag. 52. 

Una femmina ed un giovane di Pun. Il tipo col quale confrontai i 
nostri esemplari a Londra è in cattivo stato ; tuttavia non si saprebbe 
in una descrizione far risaltare alcuna valida differenza tra gli esemplari 
del Dr. Festa e quello del Museo Britannico. Posso aggiungere che i 
dischi delle dita (3° e 4°) delle estremità anteriori eguagliano in gran- 
dezza una volta e mezza il diametro del timpano ; che vi è un solo 
tubercolo metatarsale interno assai grande ovalare; che, tirando in 
avanti le estremità posteriori, l'articolazione tibio tarsale raggiunge 
l’angolo anteriore dell’occhio. Occorre notare che l'addome è poco volu- 
minoso, senza ova, il che rende ragione di questo protendersi maggior- 
mente in avanti dell’articolazione tibio tarsale. 


Dimensioni : bi 
lunghezza totale . 1 .'otmm.1136 
» del capo 1 3 » 12,9 
larghezza » — » . a * aid 
» spazio interorbitale » 4 
» palpebra superiore » 3,5 
diametro occhio ; ì » 4 
» timpano : t atti 7135 
estremità anteriore , . vi 26 
» posteriore .. - ». 56 


23. Hylodes platidactylus Bigr. 


Boulenger (12), pag. 554. 

Due esemplari femmine, di Valle Santiago. I nostri esemplari sono più 
srandi dei tipi, conservati al Museo Britannico, coi quali concordano assai 
bene. Il capo nei nostri esemplari, che sono più adulti, è molto più de- 
presso ed allargato e la regione loreale si presenta molto obliqua in fuori 
ed in alto. Nei due esemplari sono marcatissime le striscie nere oblique 


sui fianchi del corpo ed il ventre, bianchiccio, è marmoreggiato di nero. 


Dimensioni : n 
lunghezza totale . - . mm. 44 
> del capo . : leoni È; 14 
farehezza: 4 >7/' (>. dl : Ala “PRI ia 
> spazio interorbitale » 4 
» palpebra superiore » A 
diametro occhio . : ; » 4,5 
» timpano . : : » 2:0 
estremità anteriore : : » 26,5 


» posteriore . 5 » 59,0 


s sg e 
24. Hylodes Festac n. sp. 


Lingua ovale, intera. Denti vomerini in due piccoli gruppi assai vicini 
tra di loro al di là di una linea ideale che unisce il margine posteriore 
delle coane. Capo tanto lungo quanto largo; muso sub-acuminato, leg- 
germente sporgente sul labbro inferiore; canlRus r'ostralis marcato, ri- 
curvo e concavo in fuori tra gli occhi e la narice; regione loreale molto 
obliqua in fuori ed in alto; narice più vicina alla punta del muso che 
all'occhio; spazio interorbitale più largo della palpebra superiore; tim- 
pano distinto, sopratutto inferiormente, verticale ovale, il cui massimo 
diametro è di poco inferiore alla metà dei diametro dell’oechio, che 
eguaglia alla sua volta la distanza tra l'occhio e la narice e supera di 
circa un terzo la distanza che separa le narici. L’iride dell’occhio è di 
un color metallico giallo dorato. Frontoparietali piani tra gli occhi, 
leggermente concavi ed a margini laterali molto sporgenti dietro gli 
occhi, costituenti una piccola cresta che si termina posteriormente in 
punta ottusa rialzata. 

Dita delle estremità anteriori assai lunghe con un rudimento di pal- 
matura alla base, con dischi trasversalmente ovali grandi quanto il tim- 
pano; primo dito 720/Î0 più corto del secondo che lo supera in lunzhezza 
di tutta la lunghezza dell’ultima falange; tubercoli sotto articolari di- 
stinti. Dita delle estremità posteriori assai lunghe, con un rudimento di 
palmatura alla base, con dischi terminali molto più piccoli che quelli delle 
dita delle estremità anteriori; tubercoli sottoarticolari distinti; due tu- 
bercoli metatarsali, di cui l'interno ovale, prominente, e l'esterno più 
piccolo, tondeggiante, poco sporgente. Tirando in avanti le estremità 
posteriori l'articolazione tibiotarsale oltrepassa alquanto la punta del 
muso. Pelle finamente granulosa superiormente, con piccoli tubercoli 
conici, isolati, più o meno sporgenti, disposti più o meno regolarmente 
ai lati del dorso, sulle palpebre superiori, sotto il timpano e sulla re- 
gione anale; si osservano pure tubercoli conici sulle tibie, tre sul 
margine posteriore del tarso ed uno più cospicuo appuntito sull’'arti- 
colazione tibiotarsale. Pelle del ventre finamente areolata. 

Colorazione : sopra e sotto di un color giallo grigiastro chiaro; sul 
ventre e sulla gola spiccano delle piccole macchie rotonde biancastre, 
quasi madreperlacee, irregolarmente disposte: il margine del labbro su- 
periore è bianco; il canthus rostralis è nero bruno; un tratto nero 
bruno va da una palpebra all’altra: dagli angoli posteriori delle palpebre 
partono una per parte, due linee nero brune che sì perdono verso la 
metà del dorso e sul mezzo del dorso si osserva una macchia nero bruna 
foggiata a W; l’avambraccio presenta due sbarre nero brune, e se ne 
osservano tre sulla coscia, tre sulla tibia e due sul tarso. 

L’unico esemplare è un maschio, munito di sacco. vocale subgolare 


n E 


interno che comunica per due piccole aperture sul pavimento della bocca; 
la pelle della gola non presenta traccia di pieghe. 


Dimensioni : o 
lunghezza totale . È . mm. 22,5 
» del capo . : MEP 1. 
larpaezza." 30 a. : AM) 
» spazio interorbitale RAG 105) 
» palpebra superiore » 2 
diametro occhio ; d E n) 
» timpano . È dana UO 
estremità anteriore 5 i A 
» posteriore È CULI Seo 1 005 


Località: San Josè. 

Questa specie è senza dubbio affinissima all’ Zy/odes crucifer Blgr. (1), 
ma attentamente paragonata col tipo la struttura del capo appare uu 
po' diversa, essendo lo spazio interorbitale (diametro trasverso minimo 
dei frontoparietali) più grande nella nostra specie che nell’H. cruci/er; 
i margini rialzati dei frontoparietali e la cresta che ne risulta concor- 
ronv pure a dare alla nostra specie un facies particolare. La colorazione 
è pure diversa nel senso che nell'/7. crucifer tutte le macchie sono come 
circondate da una fitta punteggiatura bruno nera che offusca la tinta 
chiara del fondo, per modo che l’animale appare scuro e le parti infe- 
riori sono scure; nella nostra specie le macchie e linee bruno scure 
campeggiano nettamente sulla tinta grigio giallognola chiara del corpo 
ed il ventre, dove non si vedono nemmeno traccie di punti scuri, pre- 
senta delle caratteristiche macchiette di un bianco madreperlaceo. Una 
differenza assai grande, a mio giudizio, sta nel colore dell’iride di un 
giallo dorato nella nostra specie e di un bruno scuro nell’H. crucifer. 
Negli amfibi anuri il colore dell’iride non varia, che io mi sappia, nella 
stagione delle nozze e non si modifica quando, come nelle specie che 
presentano numerose variazioni di colorito, cambia la colorazione del 


corpo. 


25. Hylodes macrocephalus n. sp. 


Lingua subcordiforme, incisa posteriormente. Denti vomerini in due 
brevi linee orizzontali molto al di là di una linea ideale riunente il 
margine posteriore delle coane, separate sulla linea mediana, i cui limiti 
esterni cadono rispettivamente a destra ed a sinistra sotto il centro delle 


(1) BouLENGER G. A. — Descriptions of new Reptiles and Batrachians col- 
lzeted by Mr. P. O. Simons in the Andes of Ecuador. Annals and Magazine 
of Natural History, Ser. 7, vol. IV, 1899. 


Sy 


aperture delle coane. Capo robustissimo, spesso, molto più largo che 
lungo, eguagliante in lunghezza circa i tre quarti della larghezza, 
fortemente convesso da destra a sinistra e dall’ avanti all’ indietro, 
per modo che, partendo dal vertice del capo, i lati del capo e del 
muso sono fortemente obliqui in fuori ed i timpani, visibilissimi, 
vengono ad avere un’inclinazione di circa 45°; sul capo non si no- 
tano nè creste nè protuberanze ossee e la regione frontoparietale è 
appena incavata longitudinalmente; canthus rostralis arrotondato, ap- 
parentemente rialzato per la grande depressione ed obliquitaà della re- 
gione loreale; narice un poco più vicina alla punta del muso che all'occhio; 
spazio interorbitale leggermente più stretto della larghezza della palpebra 
superiore; timpano grande, verticale ovale, il cui massimo diametro è 
appena più corto del diametro dell’occhio che eguaglia alla sua volta la 
distanza che intercede tra l’occhio e la narice. Dita delle estremità an- 
teriori moderate, apparentemente brevi per la grande lunghezza del 1° 
dito che supera il 2* ed eguaglia in lunghezza il 3°, mentre il 4° è assai 
breve, più corto del 2°; le dita sono libere, arrotondate ma non dilatate 
all'estremità, con tubercoli sottoarticolari tondeggianti, distinti. Dita 
delle estremità posteriori assai lunghe, moderatamente, ma distintamente 
dilatate alle estremità con tubercoli sotto articolari distinti (sul gio- 
vane si vedono parecchi tubercoletti in serie sulla pianta del piede); 
due tubercoli metatarsali, di cui l'interno sporgente ovale e l’esterno più 
piccolo della metà, rotondo, poco sporgente. Tirando in avanti le estre- 
mità posteriori, l'articolazione tibio-tarsale raggiunge la punta del muso. 
Pelle delle regioni superiori e laterali fortemente granulosa, coi granuli 
subconici più cospicui sopra e dietro il timpano, sui fianchi e sul dorso; 
sul dorso e sulla regione lateroposteriore del capo molti granuli si riu- 
niscono in modo da formare dei rilievi e crestine cutanee ondulate, lon- 
gitudinali, che scompaiono però verso le apofisi sacrali; dietro il capo 
sulla linea mediana due di queste creste si incrociano ad X; la pelle 
della faccia superiore degli arti è meno grauulosa di quella del dorso, 
mentre sulla faccia inferiore degli arti e dietro le coscie essa diventa 
affatto liscia. Sull’articolazione tibio tarsale la pelle forma come un cap- 
puccio che copre l'articolazione ed il cui margine libero sporge notevol- 
“mente; la pelle del ventre e della gola è liscia e coperta da piccoli tu- 
bercoli subconici a larga base, perfettamente isolati gli uni dagli altri, 
quantunque uniformemente vicini, che costituisce una struttura non 
segnalata ancora nel genere Hy/odes, dove la pelle del ventre ora è liscia 
ed ora areolata, civè percorsa da piccoli e netti solchi che formano in- 
crociandosi delle maglie, /a cui area è ghiandolare e sporgente. 
Colorazione: la faccia superiore del corpo è di color grigio chiaro 
come la faccia superiore delle estremità superiori, la parte mediana dellà 
faccia superiore delle coscie, la faccia superiore delle gambe e la faccia 


1 


posteriore del tarso. Le parti inferiori sono biancastre e questa tinta si 
fonde sui fianchi col grigio del dorso. Sui fianchi si notano delle leggiere 
marmoreggiature grigio scure; le coscie, le gambe ed il tarso presentano 
delle sbarre grigio scure, e sulla faccia posteriore delle coscie spicca un 
reticolato a larghe maglie grigio nerastro. 

Due soli esemplari, femmine, di cui uno grande ed uno piccolissimo 
della Valle Santiago. 


Dimeusioni: 9 
lunghezza totale ì 3 Ut ihim: 1:35 
» del capo . , » 12,5 
larghezza >» » . È P b'iutrd7 
» spazio interorbitale . xradrs 
» palpebra superiore . » 3,5 
diametro occhio - ; , >» 3,9 
» timpano . 5 ; » 3 
estremità anteriore . : î >» 18,5 
» posteriore 3 ì ». 53,5 


Questa specie è affine all'Hy/odes sulcatus di Cope, dal quale però 
subito si distingue per l'assenza di creste ossee sopracigliari e l'assenza 
di concavità marcate sulla faccia superiore del capo, e pel timpano for- 
temente obliquo in fuori, mentre esso nell'Z7. su/caius è quasi verticale; 
si allontana pure dall’ 7. Maussi Bttgr. che ha il capo molto più largo 
e profondamente solcato dall’avanti all'indietro. 


26. Lithodytes lineatus Schn. 


Lithodytes lineatus. Fitzinger (14), pag. 31. 

Lithodytes lineats. Cope (13), pag. 53. 

Hylodes lineatus. Boulenger (1), pag. 207. 

L'esame dello sterno mi convinse non potersi questa specie riferire 
al gen. Hy/odes, qual'è definito dal Boulenger nel suo Catalogo degli 
Amfibii (1882). Nel genere 7y/0des l’omosterno e lo sterno sono costi- 
tuiti ciascuno da una placca cartilaginea. Nell’. lineatus lo sterno e 
l’omosterno, simili per la forma e le dimensioni, sono costituiti ciascuno 
da un esile e lungo stiletto osseo sormontato da una piccola placca car- 
tilaginea. Il Fitzinger aveva fatto di questa specie il tipo di un nuovo 
genere, Lithodyles, senza però darne una definizione, Il Cope, nel 1862, 
propose di suddividere le numerose specie raggruppate dai signori Du- 
meril e Bibron nel genere Zy/0des, nei generi: Craugastor Cope. — 
Hylodes Fitz. — Lithodites Fitz. — Euhyas Fitz. — Balrachyla Bell. 
lasciando a tipo del gen. Lithodytes V H. lineatus aucicrum. Il Cope 
però non si curò evidentemente di investigare l'apparato sternale e si 
limitò a definire il genere « dila libere alle estremità posteriori, denti 


vomerini in due serie ricurve, soventi allungate, dietro le coane » 
diagnosi oggigiorno insufficiente. 

Rievocando il nome generico di LiMhodytes per } H. lineatus Schn. 
resta ben inteso che ne rimangono per ora escluse tutte le altre specie 
che il Cope vi riferì o descrisse come appartenenti a questo genere, 
finchè la loro struttura sternale sia investigata e permetta così di sta- 
bilire se realmente esse vi si devono includere od escludere. La diagnosi 
del genere Li/hodytes è la seguente: 

Pupilla orizzontale; lingua ovalare a margine intero e libera posterior- 
mente. Denti vomerini in due serie orizzontali o leggermente arcuate 
situate dietro il margine posteriore delle coane; timpano visibile; dita 
delle estremità anteriori e posteriori libere, dilatate all'estremità: me- 
tatarsali esterni riuniti; omosterno e sterno costituiti da uno stiletto 
osseo sormontato da una piccola placca cartilaginea ; diapofisi delle ver- 
tebre sacrali leggermente dilatate; falangi terminali in forma di T. 

Il genere si può considerare intermedio fra il gen. Hy/odes Fitz. ed 
il gen. Leptodacly!us Fitz. (intesi secondo la diagnosi del Catalogo del 
Boulenger) ed affine per lo sterno osseo al gen. Plectromantis Ptrs. 

Di questa specie il Dr. Festa raccolse due esemplari femmine adulti 
della Valle Santiago e tre esemplari giovani di Gualaquiza. ; 


Dimensioni: È 
lunghezza totale . , 3 dà 10m: T4a 

> del capo . 4 3 Lt SOM RIS 

larghezza. abati. i - 3ig® 13 

» spazio interorbitale 38 <& 3, 

» palpebra superiore . Nilo 5 

diametro occhio È . s e 3,5 

» timpano . ; : NRE. 5) 

estremità anteriore pi ì me 22 

» posteriore ? . = DD 


27. Paludicola Festae n. sp. 


Lingua ovale, intiera. Mancano i denti vomerini. Muso arrotondato, 
lungo quanto il diametro dell'orbita; cantRus rostralis distinto, concavo 
in fuori; narice leggermente più vicina alla punta del muso che all'occhio 
(maschi) o ad egual distanza tra l’occhio e la punta del muso (femmine); 
spazio interorbitale molto più largo della larghezza della paìpebra, spe- 
cialmente nelle femmine; timpano visibile, eguagliante la metà del dia- 
metro dell’occhio. Dita delle estremità anteriori moderate, libere, arro- 
tondate e quasi leggermente dilatate all'estremità; primo dito più corto 
del secondo; tubercoli sotto articolari visibili, ma poco sporgenti. Dita 
delle estremità posteriori moderate, libere, pure arrotondate e quasi 


lesgermente dilatate all'estremità; tubercoli sottoarticolari poco spor- 
genti; due tubercoli metatarsali di cui l’interno ovalare, assai sporgente, 
e l’esterno, più piccolo della metà, arrotondato, poco sporgente. Tirando 
in avanti le estremità posteriori, l’articolazione tibio tarsale raggiunge 
la spalla od al più il timpano. Pelle delle regioni superiori glandolare, 
ricoperta da minuti rilievi, più marcati nei giovani che negli adulti, che 
danno luogo colla loro riunione ad alcune pieghe ghiandolari, di cui una 
va dall’apice del muso all’ano sulla linea mediana, ed altre più o meno 
sinuose ed interrotte si trovano sui lati del dorso dal capo all’inguine; 
sovente si notano piccole sporgenze ghiandolari sulla palpebra superiore; 
pelle delle regioni inferiori (ventre, gola e faccia infero-posteriore delle 
coscie), fortemente granulare. 

Vi sono due tipi di colorazione: alcuni esemplari hanno i lati del 
corpo (lati del capo e fianchi) di un bruno nerastro colle parti inferiori 
di un bruno scuro volgente al rossiccio; sul dorso si nota una fascia 
longitudinale che va dal muso all’ano ed è larga quanto la distanza che 
separa le diapofisi sacrali, di un grigio leggermente olivastro. Sopra 
questa fascia si osserva una stretta striscia longitudinale nero bruna, che 
si dilata in una macchia triangolare tra gli occhi; dall'occhio partono 
in direzione raggiata due fascie nere che vanno al labbro ed una terza 
che passa attraverso il timpano e si estende alla spalla. Sul ventre si 
notano alcune macchie bianche irregolari e generalmente esiste una 
macchia bianca più grande all’inguine. Le estremità presentano sbarre 
nere sulla loro faccia superiore. 

Altri esemplari sono invece di un grigio più o meno chiaro sul dorso 
e sui fianchi e presentano una fascia nera sinuosa tra gli occhi, talora 
due ed altre macchie nerastre irregolarmente iongitudinali sul dorso, che 
si accentuano sui fianchi formando delle fascie oblique. Il muso davanti 
agli occhi è grigio chiaro. In alcuni esemplari si nota in più una sottile 
linea bianca dorsale che va dal muso all’ano. Quanto alle macchie dai 
lati del capo ed alle parti inferiori essi non differiscono dalla varietà 
precedente. Maschi con un piccolo sacco vocale subgolare interno. 

Parecchi esemplari di tutte le età di Papallacta. 


Dimensioni : o Q 
lunghezza tolale . ) . mm. 21,5 23 

» del capo . 7 BARE 0: PRC fi) 8 
larghezza  » » 3 i 7 » 1.5 8.5 

» spazio interorbitale » 2 205 

» palpebra superiore »l (145 2 

diametro occhio : 7 sN Rel SEZ 2,0 

» timpano . i ars 2 1,2 

estremità anteriore sti» 10 î 


12 
» posteriore ; MITO 24 27 


ni ne ta 

Questa specie è assai affine alla Pa/wdicota Simonsii Blgr. (1) dalla 
quale si distingue per lo spazio interorbitale più grande, pel tnpano 
visibile, le estremità leggermente più corte e la differente colorazione. 


28. Leptodactylus pentadactylus L. 


Boulenger (1), pag 24l. 
Alcuni esemplari adulti, maschi e femmine, di Valle Santiago, Guala- 
quiza e Valle Zamora. 


29. Leptodactylus caliginosus Gir. 


Boulenger (1), pag. 247. 
Parecchi esemplari. 


30. Leptodactylus discodactylus Blgr. 


Boulenger (6), pag. 637. 

Un esemplare di Valle Santiago e parecchi di Papallacta, fra i quali 
due maschi. 

Gli esemplari si accordano assai bene colla descrizione del Boulenger, 
fondata su di un solo esemplare femmina. 

I maschi hanno un sacco vocale subgolare interno ed il muso assai 
più sporgente che nelle femmine, a margine appiattito che ricorda nella 
forma e nel profilo (laterale) quello dei maschi di L. prognathus Blgr. 


Dimensioni: log ©; 
lunghezza totale ; 3 Ì 1. Mie 26 
» del capo . x : Pri dic 8,5 
larghezza » >» - ; > alia Zio >) o 
» spazio interorbitale . » 2,5 Zoe 
» della palpebra superiore . è» 1.5 PES 
diametro occhio , È . CRI 2,9 
» timpano 5 : è - Ap 1,5 
estremità anteriore . î A eni 14 14 
>» posteriore : 3 n ti 28360,5 38,5 


31. Leptodactylus pulcher Bigr. 


Boulenger (8), pag. 122. 
Un esemplare maschio di Balzar e parecchi esemplari delle foreste del 


(1) BouLENGER G. A. — Desceriprions of new Batrachians and Reptiles col- 
lected by Mr. P. 0. Simons in Peru. Aunals and Magazine of Natural History, 
Ser. 7, vol. VI, 1900. 


Rio Peripa, di cui tre esempiari di media statura (?) fra i quali un maschio, 
e gli altri giovanissimi. 

Il maschio che non differisce per la colorazione dalla femmina, è for- 
nito di un sacco vocale subgolare interno cui corrispondono ai lati della 
gola abbondanti pieghe cutanee, 


Dimensioni : foi (e 
lunghezza totale . ; 3 i CM 28 

> del capo ; : ed (#65) 9,5 

larghezza >» » 4 , ALI 1,9 9,5 

» spazio interorbitale TE 2 2.5 

» palpebra superiore St 2 DO 

diametro occhio . . : PRA bi a 3 

> timpano . ; 3 orsi 15 2 

estremità anteriori ; - ; 12 16 

» posteriori o 7 1 11193 29,9 41 


32. Rorborococtes nodosus D. & B. 


Boulenger (1), p. 253. 

Un solo esemplare della Valle Santiago, che concorda con quelli del 
Museo Britannico. 

Dimensioni: 


lunghezza totale . ; PRI ELI: 
» del capo . 3 sageoa 9 
larghezza » >» î 3 (oa 8,5 
> spazio interorbitale » 2 
» palpebra superiore . >» 2,7 
diametro occhio A ; SOMA 3 
> timpano. > RI: 15 
estremità anteriori . : Neto 15 
> posteriori - Sad 35,5 


33. Bufo hacmaticus Cope. 
Boulenger (1), pag. 290. 
Due esemplari del Rio Peripa. 

34. Bufo glaberrimus Gthr. 


Boulenger (1), pag. 291. 
Alcuni esemplari di Valle Santiago in cattivo stato. 


35. Bufo marinus L. 


Boulenger (1), pag. 315. 
Parecchi esemplari di tutte le età di Gualaquiza, Balzar, la Concepcion, 
Valle del Chote, Valle Santiago e Valle Zamora, 


36. Bufo typhonius L. 


Boulenger (1), pag. 317. 
Parecchi esemplari di Sau Josè, Ecuador orientale, S. Josè Cuchibamba, 
Valle Zamora, Valle Santiago, Rio Peripa e Gualaquiza. 


37. Hyla maxima Laur. 


Boulenger (1), pag. 349. 
Numerosi esemplari di Gualaquiza ed un esemplare della valle del Rio 


Peripa. 
Dimensioni: (og °, 
lunghezza totale . ; > 3 : - MM. AL 90 
» del capo È . 6 : I 26 
larghezza >» >» 7 È - ; pei de fee; 29,5 
> spazio interorbitale i - c£ 107) e STANTE i 4) 
» palpebra superiore 7 - -- 4° (008 6 
Diametro occhio . È - i; : 3306 9 8 
» timpano . : è i : SS MS 5) 4.5 
Estremità anteriori ; ; 7 : pSSSTRG1 52 
» posteriori. È : o IST 138 
Diametro dei dischi delle dita delle estrem. aut. » 5,5 5) 


A questa specie ho erroneamente riferito (1) un esemplare femmina 
del Darien che riconobbi più tardi appartenere alla #.'Rosembergii Blgr. 
A mia discolpa debbo notare che l’H. marina mancava allora alla nostra 
collezione e che l’H. Rosembergii è per molti rispetti affine alla ZH. 
maxima Laur. Nei nostri esemplari poi, come risulta dalle misure, i 
dischi delle dita delle estremità anteriori superano, benchè di poco, in 
diametro la larghezza massima del timpano. 

Alcuni esemplari presentano una lineanera mediana sul dorso che va 
dall’apice del muso all'apertura anale; altri invece presentano quattro 
grandi macchie quadrangolari sul dorso; in tutti poi si notano sui fianchi 


delle numerose sbarre verticali nere. È 
(1) Prracca Dr. M. G. — Rettili ed Amfibii raccolti nel Darien ed a Pa- 


nama dal Dr. E. Festa. Bollettino Musei Zoologia ed Anatomia Comparata 
della R. Università di Torino, N. 253, vol. XI, 1896. 


38. Hyla punectata Schn, 
Boulenger (1), pag. 357. 
Un solo esemplare maschio di Valle Santiago, 


Dimensioni : 

lunghezza totale mm. 33 
» del capo »' VETO 

larghezza >» >» È 1 2 10,5 
> spazio interorbitale > 4 
> palpebra superiore » 2,5 

diametro occhio PMO 
» timpano >" _eba 

estremità anteriori > QUO 
» posteriori » 49 


diametro dei dischi delle (lita delle sati e anter. » 1,5 


39. Hyla taurina Fitz 
Boulenger (1), pag. 363. 
Un solo esemplare femmina di Valle Zamora. 


Dimensioni : 

lunghezza totale mm. 60 
» del capo » 18 

larghezza >»  » 3 . : ; : gini va 01: 
» spazio interorbitale . 3 ; ETÀ Ù 
» palpebra superiore . } : og 5) 

diametro occhio . : i, : d ; SR 5 
» timpano » 4 

estremità anteriori SNO 
» posteriori 


w 
ai 
vw S 


diametro déi dischi delle dita deri RETREAT due. » 


40. Hiyla venulosa Laur 
Boulenger (1), pag. 364. 
Due esemplari di Vinces ed uno di Rio Peripa. 


4 


41. Hiyla acaminata Cope. 
Boulenger (1), pag. 403. 
Due esemplari di Gnalaquiza e parecchi delle foreste del Rio Peripa. 
Dimensioni : Q 
lunghezza totale P i ; mm. 38,5 
» del capo, 1 ) ; : a 


n 
se?) = 


larghezza del capo. 7 > : 1 + MDLCOLA 
» spazio interorbitale . } : xi Di 1999 
>» palpebra superiore . ì - ste 3 

Diametro occhio ; È bag : Ta: 4 
» timpano : È . ; > PRIN ARE. 

Estremità anteriori . ; : ; 5 SEANIE 18 
> posteriori . À 3 : BENE SAI c° 


Diametro dei dischi delle dita delle estremità anter. » 1,5 


42. Hiyla Festae n. sp. 


Lingua circolare, leggermente incisa posteriormente. Denti vomerini 
in due serie trasversali arcuate, quasi a contatto sulla linea mediana, 
i cui due estremi laterali stanno alquanto indietro di una linea ideale 
che riunisce i margini posteriori delle coane ed i due estremi interni 
stanuo alquanto al davanti di detta linea. Capo assai grande, più largo 
che lunso, a margini laterali (guardando il capo dal di sopra) molto con- 
vessi in fuori, arrotondato in avanti. Muso assai corto, spesso, a profilo 
quasi verticale dalla narice al labbro, lungo (0 di poco più lungo) quanto 
il diametro dell’orbita, quasi non sporgente sul labbro superiore; narici 
vicinissime alla punta del muso, la cui distanza tra di loro eguaglia presso 
a poco i quattro quinti del diametro dell'occhio; cantQRus rostratis arro- 
tondato, quasi rettilineo tra la narice e l'occhio; regione loreale concava, 
molto obliqua in fuori; spazio interorbitale un poco più largo della palpebra 
superiore; diametro trasverso orizzontale dell'occhio appena leggermente 
più corto della distanza tra l’angolo interno dell'occhio e la narice; dia- 
imetro del timpano metà del diametro orizzontale dell'occhio. Dita delle 
estremità anteriori con una palmatura quasi rudimentale tra il 1° ed il 
2° dito, più sviluppata tra il 2°, 3° e 4° dito, estendentesi cioè fino al 
terzo posteriore della antipenultima falange del 3° dito; dischi delle dita 
assai grandi, il disco del 2° dito (il più grande) superando di un terzo 
il diametro del timpano; tubercoli sotto articolari sviluppati; primo dito 
con un rudimento di pollice non sporgente fuori del margine del dito. 
Dita delle estremità posteriori con «dischi assai più piccoli, con palmatura 
sviluppata che si estende fino alla base della penultima falange del 4° 
dito partendo (a destra ed a sinistra di esso) dalla base rispettivamente 
dell'uitima falange del 3° a 5° dito. Tra il 19, il 2° ed il 3° dito la pal- 
matura va dalla base dell’ultima falange del dito precedente alla base 
della penultima falange del dito seguente. Tubercoli sotto articolari ben 
sviluppati; un solo tubercolo metatarsale interno mediocre, ovalare, piut- 
tosto appiattito. Tirando in avanti lungo il corpo le estremità posteriori, 
l'articolazione tibio tarsale oltrepassa di qualche millimetro la punta 
del muso. 


Pelle delle regioni superiori ghiandolare, quasi liscia, fortemente gra- 
nulare sul ventre, sulla gola e sulla faccia infero-posteriore delle coscie 
in vicinanza della regione anale; una robusta piega cutanea contorna 
superiormente il timpano partendo dall'occhio e perdendosi ai lati del 
collo. 

Colorazione: superiormente di un color grigio giallognolo chiaro, più 
scuro, perchè fittamente punteggiato di bruno, sul coccige. 

Tra gli occhi si nota una grande macchia bruno scura quadrangolare 
irregolare che va da una palpebra all'altra e si prolunga sul dorso bi- 
forcandosi prima di raggiungere il sacro. Sulla regione sacrale si nota 
un'altra macchia irregolare bruno scura ed altre dello stesso colore più 
piccole irregolarmente sparse e qua e là anastomizzate tra loro si notano 
sui fianchi. Le regioni loreali sono brune, una fascia bruno scura va 
dall'occhio all’angolo della bocca attraversando il timpano e sotto l'occhio 
notasi una macchia a forma di A di un bianco porcellana. Il margine 
del labbro superiore è giallognolo con alcune macchie nere. Gola e 
veutre giallo biancastro con piccole macchie bruno scure. Faccia superiore 
delle estremità grigio giallognole chiare con fascie bruno scure. Faccia 
inferiore, anteriore e posteriore delle coscie ed inferiori delle tibie color 
rosso mattone chiaro. 


Dimensioni : q 
lunghezza totale : ? A < ; MMMANTS 
» del capo . È - ò - (APASIEIO 
larghezza >» >» ; 7 : 5 1 > gi di 2609 

» spazio iuterorbitale . ; > Aeg 8 

» palpebra superiore . 4 7 i sd Mi 

diametro occhio : é s ì È dina, 7 
» timpano ? s - ; a MEER ST rotto) 
estremità anteriori . i 2 9 ; Sep, dò 
» posteriori . ; Ò ; i teli3nn, 129 

diametro dei dischi delle dita delle estremità anter. » 5 


Un solo esemplare femmina di Valle Santiago. 


43. Nototrema marsupiatum D. & B. 


Boulenger (1), pag. 416. 
Numerosi esemplari di Cuenca, ed alcuni di Quito, Ibarra e Sig-Sig, 


Dimensioni: t Q 
lunghezza totale . . , ‘ . : , mm. 48 54 
> del capo A » : A , ea lo 16,5 
larghezza » >» ‘ ; : i ‘ PRE. MPA 7 19 
» spazio interorbitale . . ‘ i > 5) 6 


> palpebra superiore è ' è (te: 4 6) 


diametro occhio ; ì > 3 a - mao 5,5 
» timpano x x ° : : est 3 : 

estremità anteriori ; ; | È : sr 32 35 
» posteriori A S ; : : i 1: 20) 11,9 

diametro dei dischi delle dita delle estremità anter.  » 2 205 


4i. Nototrema cornritum Bblor 


Boulenger (1), pag. 418. 


Due esemplari femmine di Valle santiago. 
Dimensioni : 


lunghezza totale . È ; } > - .. Mm 92 
» del capo ; È È È ì a 7 

lorgehezza >» » S 4 ; s : 2A S4 
» spazio interorbitale . $ x O 
» palpebra superiore. ° ì sane le 

diametro occhio . È [ ” 5 È elet: 8 
» timpano, } È } " > PRE 45 

estremità anteriori 3 . ; . Ì a 68 
» posteriori. ; i 5 ; - Bat 190 

diametro dei dischi delle dita delle estremità anter, » 6 

Caudata. 


1. Spelerpes peruvianus Blgr 


Boulenger Ann. Mag. N. H. (5), XII pag. 165, 1883. 
Un solo esemplare giovane dell'Ecuador (senza più precisa località), 
cha Saccorda assi bene col tipo che confrontai a Londra, 


Apoda. 


1. Coccilia istirmica Cope. 


Boulenger (2), pag. 94. 


Un solo esemplare di san Jusò. 


mo + IAN 


ui CR = 


INDICE BIBLIOGRAFICO. 


. BoureNaER G A. — Catalogue of the Batrachia Salientia s. Ecaudata in 


the British Musenm (Natural history). Second edition, 1882. 
— Catalogue of the Batrachia Gradientia s. Caudata in the British Museum 
(Natural history). Second edition, 1882. 


. — Catalogue of the Lizarids in the British Musewn (Natural history). 


Vol. I, II, III, 1885-1887. 


. — Catalogue of the Chelonians, Rhynchocenphalians and Crocodiles in the 


British Museum (Natural history), 1889. 


. — Catalogue of the Snakes in the British Museum (Natural history). 


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— First Report on Adlitions lo tlle Batrachians collection in the Natural 
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. — An Account of the Reptiles anA Batrachians collected by Mr. W. F. 


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10. — Descriplions of new Reptiles and Batrachians collected by Mr. P. 0. 
Simons in the Andes of Ecuador. Annals and Magazine of Natural 
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11. — Descriplions of new Batrachians and Reptiles from North- Western 
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1902. 

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Magazine of Natural History, ser. 7, vol. XII, 1903. 

13. Cope E. D. — On some new and little known American Anura. Proceedings 
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‘Comparata della R. Università di Torino. N. 300, vol. XII, 1897. 

WekNEx Dr. Franz. — Ueder Reptilien und Batrachier aus Columbien 
und Trinitad. Verhandlungen der k. k. Zoologisch-botanischen Ge- 
sellschaft in Wien, 1899. 


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1160 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino 


MURALI è 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 466 pubblicato il 4 Maggio 1904 Vor. XIX 


Dr. LUIGI COGNETTI DE MARTIIS 


Assistente al R. Museo Zoologico di Torino 


Descrizione di un nuovo Lombrico cavernicolo. 


Il materiale che forma l’oggetto di questa nota è dovuto ad accurate 
ricerche fatte recentemente dal Prof. ARMAND VIRE in tre differenti lo- 
calità ipogee della Francia. 

Pozzo di Padîrac, nel Lot; 

Grotte du Mas de Bessac Brengues, pure nel Lot; 

Catacombe di Parigi. 

Complessivamente l’euregio speleologo raccolse tre specie ed una sot- 
tospecie nuova per la scienza. 


Fisomnficlla tetraedra (typica) (Sav.). 


Loc.: Pozzo di Padirace, ove già altra volta era stata raccolta dallo 
stesso VIRÈ (1). 


Helodrilus (Allolobsaphora) chioroticus (Sav.). 


Loc.: Padirac; Gr. du Mas de Bessac Brengues, 
Questa specie non era ancora stata segnalata nelle due suddette località. 


(1) Cfr. il mio Contributo alla conoscenza degli Oligocheti cavernicoli in 
Atti della Società dei Naturalisti e Matematici di Modena, Serie IV, Vol. V, 
Anno XXXVI, 1902, p. 4. 


Helodrilus (Allolobophora) longus (Ude) 
subsp. occulta, nov. subsp. 


Loc.: Padirac; due esemplari, uno solo intero. 


CARATTERI ESTERNI. 


L’esemplare intero misura circa 230 mm. in lunghezza. Il diametro 
massimo è di 6 mm. I segmenti sono 235. 

L’estremità anteriore è conica, il primo terzo del corpo è cilindrico; 
in seguito si osserva un appiattimento graduale in senso dorso-ventrale, 
pronunciatissimo al terzo posteriore che appare quasi nastriforme. Alla 
coda il diametro trasverso diminuisce bruscamente. 

I segmenti sono quasi vutti pluriannulati, gli anteriori (1-12) più lunghi 
dei rimanenti. In nessuna regione sono fra loro ravvicinati. 

Il prostomio, corto e breve, incide ampiamente il primo segmento per 
i/., rimanendlone distinto per un solco trasverso. Dagli estremi di questo 
solco trasverso si partono due leggeri solchi che si dirigono lateralmente 
e all’indietro sul primo segmento. 

Il cotore è nel complesso bianco- roseo ; sul dorso, anteriormente, la 
tinta è più scura, quasi violacea. Una lieve sfumatura violacea si os- 
serva pure al rimanente del corpo in corrispondenza della linea mediana 
dorsale. 

Le regioni anteriore e caudale mostrano una tenue irilescenza. 

Le setole sono strettamente geminate su tutta la lunghezza del corpo, 
e disposte in serie parallele. 

I singoli intervalli hanno, a metà del corpo, i valori numerici seguenti: 


aa= 120; ab=14; de=57; cd=10; dd==290 


quindi 
ab>ced; dA poco >!/, circonferenza. 


Le setole sono robuste, corte, con le due estremità leggermente ri- 
curve in direzioni opposte, affatto prive di ornature ma munite di nodulo 
ben distinto. 

Sotto al clitell) le setole ventrali fungono da selo/e coprtlalrici: sono 
più allungate e quasi diritte. Presso l’apice distale, che è lungamente 
conico, recano numerosissime piccole e brevi incisioni sparse senza re- 
gola alcuna. 

Il clitello, a sella, è poco distinto, ma i suoi limiti sono abbastanza 
netti. S'estende sui segmenti 28-35, vi si scorgono ancora ì solchi inter- 
segmentali. 

I ubercula pubertatis hanno forma di quattro larghe sporgenze disposte 
a paia ai segmenti 32 e 34, negli intervalli laterali mediani (dc). 

Le aperture maschili, al 15° segmento, hanno forma di due fessure 


Relagi; ES 


‘allungate trasversalmente, limitate da labbra rigonfie che non s’estendono 
sui segmenti adiacenti. 
Le aperture delle spermateche sono agli intersegmenti 9-10 e 10-11, 
in direzione delle setole dorsali, ma non sono riconoscibili esternamente. 
I pori dorsali sono visibili soltanto sulla coda, sicchè riesce diflicile 
precisare da quale mtersegmento si presentano. 


CARATTERI INTERNI. 

Primo dissepimento visibile è il 4-5, sottilissimo. In seguito, fino al 
‘9-10 i setti sono ispessiti mediocremente, ma non imbutiformi. 

Al 10° segmento si scorge nettamente un diverlicolo di Perrier a 
ciascun lato del tubo esofageo. 

Lo s'omaco occupa i segmenti 15 e 16; la sua parete è ben provvista 
di strati muscolari, per modo che, pur essendo ancora discretamente 
cedevole, è tuttavia alquanto robusta, e appare alla superficie esterna di 
color bianco (1). 

Il ventriglio, robustissimo, di aspetto sericeo, occupa i due segmenti 
17 2018. 

Sei paia di grossi cuor? moniliformi stanno rispettivamente ai segmenti 
€789, 10,40 

I festes e i padiglioni dei vasi deferenti stanno liberi nei segmenti 
10° e 11°, in ogouno dei quali sboccano due paia di vescicole seminali. 
Nel 10° sbuccano vescicole contenute nel 9° e nell’11*, nell’11° vescicole 
contenute nel 10° e nel 12°. Le vescicole seminali dei segmenti 9° e 10, 
hanno «dimensioni un po minori che le rimanenti, Tutte hanno superficie 
alquanto mamillonare e stanno latero-dorsalmente all’esofago. 

Le spermateche sono sessili, piccole, glob»se, e collocate nei segmenti 
:10 e 11, contro i setti 9-10 e 10-11. 

Noto nei nefridî un forte sviluppo della porzione ghiandolare, ma sol- 
tanto in quelli che stanno ai lati dell’ampio intestino propriamente detto. 


In una mia nota dell’anno scorso (2) ho dato descrizione dell’ He/odr. 
(A0.) Bretscheri, ed ho fatto notare la sua grande affinità con altre due 


(1) Credo questa circostanza degna di nota, giacchè non mi risulta che nei 
Lombricidi finora noti sia stato segnalato uno s/0maco a parete ispessita e 
fortemente muscolare. (Cfr. E. pe Ris\ucourt, Etude sur lanatomie com- 
parée des L:mbricides, in: Bull. Sc. France et Belgique, T. XXXV, 1900, 
ove è detto che lo stomaco « est formé d’un élargissement du tube digestif, 
«qui constitue une vaste chambre peu musculeuse dont les parois très minces 
sont analogues à celles du reste du tube digestif »). 

(2) Lombrichi delle Alpi murittinie, in questo Bollett., vol. XVIII, n. 451, 
Res Italicae VI. 


e Rue 


specie già note precedentemente: Z. (A.) /ongus (Ude) e H. (A.) Giardî 
(Ribauc.) (= A//o/obophora G., Ribauc. 1900, loc. cit., p. 224-225). 

Credo ora opportuno, in seguito alla scoperta della sottospecie descritta 
neila presente nota, ridurre il valore della specie del RIBAUCOURT e- 
dell’H. (A.) Brelscheri, e considerare ancora esse quali due sottospecie 
dell’H. (A.) /ongus. 

Nella tavola seguente sono raggruppate le caratteristiche che distin- 
guono fra loro le quattro sottospecie dell’Z. (A.) /ongus (UDE) (1). 


typica (Ude) Giardi Bretscheri occulta 
Lunghezza... ... mm. 120-160 200-250 95 230 
Diametro imola ll » 6-8 9-10 4 6 
Numero dei segmenti. . . 160-200 210-275 180-190 235 


Due solchi sul 1° segmento 
divergenti all’indietro dal 
margine posteriore del pro- 


stomion lil. sei presenti presenti assenti presenti 
Coda . . . . . . . . appiattita cilindrica trapezoide appiattita 
Clhtello fat alia te (4 2028-90 26.27 -35 25.26-35.36 28-35 
Tubercula pubertatis. . . 32-34 32 e 34 32 e 34 32 e 34 
Spermateche!ttt, 004. 9.10 9.10 10711 10.11 


Helodrilus (Dendrobaena) rubidus (Sav.) 
var. subrubiîicunda (Eisen). 


Loc : Padirac, ove dev'essere piuttosto comune a giudicare dal numero. 
degli esemplari raccolti dal Prof, VIRÈ, tutti vivacemente colorati. Quattro 
di essi sono in accopiamento. 

Non essendo finora stati calcolati da alcuno, riferisco qui i valori nu- 
merici degli intervalli parziali tra le setole a metà del corpo: 

BIO IOANNIS GAIA GIL, 

I rapporti fra i singoli intervalli sono già noti, e vengono confermati 
da quei valori. L’intervallo dd è pari a circa '/, della circonferenza del 
corpo. 


(1) Non è escluso che lo studio di altri esemplari di queste quattro sottospecie 
metta in luce delle oscillazioni nei caratteri che ora le distinguono, e in tal. 
caso converrà fondere assieme le sottospecie più affini fra loro. 


— — ram —_PT_ 


1172 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


ona 


N. 467 pubblicato il 25 Maggio 1904 


Dott. M. G. PERACCA 


Assistente al R. Museo Zoologico di Torino. 


RETTILI ed ANFIBII dell’ Eritrea 
raccolti dal Dott. Achille Tellini nel 1903. 


La piccola collezione che forma oggetto di questa nota fu conservata 
in formalina. Io non posso che sconsigliare vivamente questo metodo per 
nulla favorevole alia conservazione dei Rettili e degli Anfibi. La for- 
malina non penetra che scarsamente attraverso i tegumenti e le parti 
interne rapidamente si alterano con grave danno per lo studio siste- 
matico. Così raramente accade di trovare un anfibio in cui la forma 
della pupilla, carattere di primo ordine per la determinazione dei generi, 
sia ancora accertabile per la putrefazione che distrugge tutte le parti 
interne dell’occhio, la formalina essendo incapace di penetrare abba- 
stanza rapidamente i resistenti tessuti della sclerotica. 

E nel caso presente alla formalina è in gran parte dovuto un altro 
più grave inconveniente. 

Le etichette degli esempiari, che dovrebbero sempre esser scritte su 
pergamena anche artificiale e legate con robustissimo refe ad essi, scritte 
invece su carta poco consistente si rammollirono nella formalina e si 
staccarono quasi tutte dagli esemplari. 

Così capitò per l’unica specie nuova della collezione, il Prrynodatrachus 
Tellinii, di cui non posso quindi indicare la località precisa. 

La raccolta fu fatta sul percorso Massaua-Cheren, passando per |’ A- 
smara. 

Chelonia. 
1. Pelomedusa galeata Schoepff. 


Boulenger (5), pag. 197. 
Un esemplare adulto a secco ed un giovane in alcool. 


IO) 
| 


Lacertilia. 
1. Stenodactylus elegans Fitz. 


Anderson (2), Part. VI, pag. 95. 
Un solo esemplare. 


2. Pristurus flavipunetatus Ripp. 


Boulenger (4), vol. I, pag. 52. 
Parecchi esemplari in cattivo stato, riferibili però senza dubbio a 
questa specie. 
3. Hemidactylus turcicus L. 


Boulenger (4), vol. I, pag. 126. 
Parecchi esemplari di Monte Ghedeni. 


4. Hemidact)lus Broohkii Gray. 


Boulenger (4), vol. I, pag. 128. 
Alcuni esemplari di questa specie, non nota finora dell’Eritrea. 


5. Tarentola annularis Geoffr. 


Boulenger (4), vol. I, pag. 197. 
Monte Ghedeni, 


6. Agama spimosa Gray. 


Boulenger (4°, vol. I, pag. 355. 
Alcuni esemplari giovani e pochi adulti di Cheren. 


7. Agama colonorem Daud. 


Boulenger (4), vol. I, pag. 356. 

Questa specie non era finora stata rinvenuta nell’Eritrea ma era già 
stata segnalata dalle regioni orientali africane dallo Steineger (1) nel 
1894 e dal Boulenzer (2) nel 1895. 


8. Agama cyamogaster Rupp. 


Boulenger (4), vol. I, pag. 359. 
Due esemplari, di cui un maschio adulto, a facies schietto di cyano- 
gaslter e non di atricoltis, dei dintorni di Asmara. 


(1) SrEINEGER. — On some Collections of Repliles and Batrachians from 
East Africa and the adjazent Islands, recently received from Dr. W. L. Abbot 
and Mr. William Astor Chanler, with descriptions of new Species. Proc. U. 
Ss. Nat. Mus., XVI, 1894. i 

(2) BouLENGER G. A. — On the Reptiles and Batrachians obtained èy Mr. E. 
Lort Phillips in Somalilana. Annals and Magazine of Natural History, Ser. 6, 
vol. XVI, 1895. 


9. Latastia longicaudata Reuss. 


Boulenger (4), vol. III, pag. 55. 
Un adulto e due giovani. 


10. Acantodactylus boskiamnus Daud. 


Boulenger (4), vol. III, pag. 59. 
Un solo esempiare. Massaua, 


11. Eremias guttulata Licht. 


Boulenger (4), vol. III, pag. 87. 
Due esemplari di cui uno in cattivo stato. 


12. Mabuia brevicollis Wiegm. 


Boulenger (4), vol. III, pag. 169. 

Un solo grande esemplare. Le lamelle subdigitali sono fortemente uni- 
carenate e non liscie come è detto nella diagnosi del Catalogo. Dette 
carene, evidentissime, riscontrai pure in esemplari da me esaminati al 
Museo Britannico in Londra. 


13. Mabula Isselli Ptrs. 


Boulenger (4), vol. III, pag. 201. 

Parecchi esemplari adulti ed aleuni giovani. I giovani presentano sul 
dorso e sui fianchi cinque linee longitudinali chiare più 0 meno eviden- 
temente marginate di nero, di cui una mediana che comincia sull’occipite 
e termina sulla parte basale della coda; due linee dorso laterali (una per 
lato) che cominciano dietro l’ocechio e si estendono fino ai lati della parte 
basale della coda; due laterali (una per lato) che cominciano alla punta 
del muso, percorrono il labbro superiore, attraversano il timpano e si 
estendono lungo i lati del corpo e si continuano, impallidite, sui due 
terzi anteriori della coda. 


14. Chalceides oceliatus Forsk. 


Boulenger (4), vol. III, pag 551 e 7 dell’estratto. 

Parecchi esemplari, dei quali ignoro la precisa località. 

Un solo esemplare presenta 26 serie longitudinali di scaglie, tutti gli 
altri presentano 28 serie. L'esemplare a 26 serie, più tozzo di aspetto, 
non differisce dalla forma lipica (1). Gli altri a 28 serie sono più piccoli, 
a corpo più sottile e snello e corrispondono alla var. Ruzmi/is del Bou- 
lenger. 


(1) BouzenceRr G. A. — 07 som? Reptiles collected by Sig. L. Bricchetti 
Robecchi in SomalilanaA. Annali del Museo Civico di Stor. Natur: di Genova, 
Serie 2%, vol. XII (KXXII); 1891. 


al ve 


15. Chamaelieon basiliseus Cope. 


Boulenger (4), vol. III, pag. 446. 
Parecchi esemplari di media statura di Cheren. 


Ophidia. 
i: Boodon limneatus D. & B. 


Boulenger (6), vol. I, pag. 332. 
Un solo esemplare. 


2. Lycophidiura capense Smith. 


Boulenger (6), vol. I, pag. 339. 
Un solo esemplare senza località di 20 cm. di lunghezza. 
41 


STATE 18 A FESSO 
41 


3. Psammophis Schohari Forsk. 


Boulenger (6), vol. III, pag. 157. 
Un solo esemplare. 


4. Eehis carîinatus Schn. 


Boulenger (6), vol. III, pag. 505. 
Un solo esemplare. 


BATRACHIA 


1. Rama Delal ndlii Bibr. 


Boulenger (3), pag. 31. 
Parecchi esemplari. 


2. Rama oxyrinymehus Sund. 


Boulenger (3, pag. 51. 

Due esemplari, di cui uno in cattivo stato. Il nostro Museo ha ricevuto 
da poco numerosi esemplari dall’Eritrea, raccolti dal Tenente Paolo 
Clivio, di questa specie, che non era stata finora segnalata nell’Eritrea. 


3, Phrymobatrachus Telliniî n. sp. 


Aspetto raniforme, snello. Lingua subcordiforme, fortemente incisa 
sul suo margine libero posteriore. Capo leggermente più lungo che largo, 
muso subacuminato, allungato, lexgervmente sporgente sul labbro inferiore, 
a canthus rostralis arrotondato. Narice ad egual distanza dal muso e 
dall'angolo anteriore dell'occhio; regione loreale leggermente scavata 


2 È a 


sotto e dietro la narice, inclinata in fuori; diametro dell’occhio legger- 
mente più grande della distanza tra l'occhio e la: narice, eguagliante 
una volta e mezza il diametro del timpano; timpano grande visibilissimo, 
il cui massimo diametro eguaglia o leggermente supera i due terzi del 
diametro orizzontale dell'occhio; spazio interorbitale leggermente più 
largo della palpebra superiore. Dita delle estremità anteriori arrotondate 
all'estremità, ma non dilatate ‘all'apice; primo e.secondo dito subeguali 
o il primo dito leggerissimamente più lungo del secondo ; tubercoli sotto- 
articolari ben sviluppati. Dita delle estremità posteriori arrotondate alla 
estremità, ma più acuti in complesso delle dita delle estremità anteriori; 
la palmatura sviluppatissima si estende dalla punta del.1° dito alla base 
della penultima falange del 2°; dalla punta del 2° alla base della penul- 
tima falange del 3°; dalla punta del 3° alla base della penultima-falange 
del 4° e dalla punta del 5° pure alla base della penultima falange del 
4° dito. 

La membrana interdigitale appare come percorsa da minutissime pliche 
o striature longitudinali. 

Vi sono due tubercoli metatarsali, di cui l’interno ovalare allungato, 
molto sporgente, a margine esterno assai compresso, ed uno interno 
conico, poco sporgente, molto più piccolo dell'interno. Tubercoli sotto- 
articolari ben sviluppati, subconici. In uno degli esemplari ail’estremità. 
tibiale del tarso, vicino all’articolazione tibio tarsale, si nota un tuber- 
colo subconico sporgente, che pare meno sviluppato (pur essendo visibile) 
nell'altro esemplare. Tirando l'estremità posteriore in avanti lungo il 
corpo l'articolazione tibio-tarsale raggiunge od oltrepassa di poco la 
punta del muso. Pelle liscia dappertutto, salvo sulla faccia inferiore delle 
coscie dove essa è finamente granulare. 


Dimensioni: Q 
lunghezza totale . 3 : ; ID, 29 
» del capo : . ; ‘vs 1450 
» del muso . a ° 5 » 5,0 A 
larghezza del capo . : 5 + \ gr Jill 
» spazio interorbitale » a » 2,5 
» palpebra superiore . x » 2 
Diametro dell'occhio . è : : » 3 
» del timpano : 3 ° » 2,2 
Estremità anteriore . - < ; iper 16 
» posteriore . . 7 . du A 52 


Due esemplari femmina, senza località determinata, 


4 Pieynobatreachus acridoldes Cope, 


Boulenger (3), pag. 113, 
Quattro esemplari, 


5. Bufo regularis Reuss. 


Boulenger (3), pag. 298. 
Parecchi esemplari. 


6. Bufo Pentoniîi Anders. 


Anderson (1), pag. 440. 

Otto esemplari adulti, di cui quattro maschi. In tutti gli esemplari 
manca l’inspessimento corneo che di solito riveste la parte anteriore del 
muso mentre poi tutte le protuberanze ghiandolari del dorso portano una 
piccola spina cornea conica. 

Monte Ghedeni, 


7. Xenopus Clivii Peracca. 
Peracca (8). 
Un solo esemplare. 


INDICE BIBLIOGRAFICO. 


1. ANDERSON Dr. JoHN. — On a new Species of Zamenis and a new Species 
of Bufo from Eyypt. Annals and Magazine of Natural History, 
VOLPEXSLI, Ser, (6% 1895. 

2. — A contribution to the Herpetology of Arabia wi!lh a preliminary List 

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BouLENGER G. A, — Catalogue of the Batrachia Salientia S. ecanadata in 

‘he collection of the British Museum. Seconda edition, 1882. 

4, — Catalogue of the Lizards in the British Museum (Natural history). 

Vol. I, II, III, 1885-1887. 


col 


5. — Catalogue of Chelonians, Rhynchocephalians and Crocodiles in the 
British Museum (Natural history), 1889. 

6. — Catalogue of the Snakes in the Brilish Museum (Natural history). 
Vol. I; II, III, 1893, 1894, 1896. 

7. — A list of the Reptiles and Batrachians collected by Dr. Ragazzi in 


Shoa and Eritrea. Annali del Museo Civico di Genova. Serie 2*, 
vol. XVI (XXXIV), 1896. 

8. Peracca Dr. M. G. — Descrizione di una nuova specie di Amfibin del 
Genere Xenopus Wagl. detl’Eritrea. Bollettino dei Musei di Zoo- 


logia ed Anat. Comparata della R. Università di Torino. N. 321 
vol. XIII, 1898. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


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N. 468 pubblicato il 3 Giugno 1904 Vor. XIX 
Prof. Lorenzo CAMERANO 


Nuova specie di Gordio dell’Alta Birmania. 


Il Dottore A. SHIPLEY del Nuovo Museo di Cambridge mi ha gen- 
tilmente inviato in studio due Gordii stati raccolti a Katha nell’Alta 
Birmania. 

Essi appartengono alla nuova specie seguente : 


Gordius Cognettii n. sp. 


a - 1 esemplare maschio. — Lungh. totale m. 0,575 - Largh. massima m. 0,002 
b-1 » » » » m, 0,495 » » m. 0,0015. 


L’apice anteriore del corpo è leggermente ingrossato a clava come 
spesso si osserva nelle specie del genere Gordius Linn. (part.) (1). 11 
corpo si ingrossa notevolmente verso la metà della sua lunghezza e poi 
va assottigliandosi alquanto verso l'estremità posteriore. 

[ lobi postcloacali sono ben sviluppati. Misurati posteriormente dal punto 
in cui cominciano a dividersi fino al loro apice, sono lunghi un miilim. 
circa tanto nell’esemplare più lungo 4 quanto nell’esemplare dè un po’ 
più piccolo. 

I lobi posteloacali non sono preceduti da un restringimento del dia- 
metro trasversale del corpo, essi sono appuntiti e, visti di profilo, pre- 
sentano la loro faccia posteriore non gradatamente incurvata; ma come 
troncata bruscamente rispetto alla faccia posteriore del corpo dell’ani- 
male nel punto in cui incomincia la loro divisione: i due lobi posteloacali 


(1) L. CameRANO. — Monografia dei Gordii, Mem. R. Accad. delle Scienze 
di Torino, Ser. II, vol. XLVII, 1897. 


visti di faccia, non sono divergenti fra loro all'apice. Non presentano 
peluzzi all'estremità. 

La lamina posteloacale è incurvata ad angolo ma non a curva dolce 
come un ferro da cavallo, in guisa che nel suo insieme ha aspetto trian- 
golare. Essa si estende poco coi suoi rami inferiori lungo i lobi post- 
cloacali. Il suo colore è nero. 

L'esemplare a è di color nero intenso e di aspetto lucente. L’apice 
anteriore del corpo è bianchiccio per una piccola porzione: la regione 
circumeloacale e l’apice inferiore dei lobi postcloacali sono di color 
bruniccio chiaro. Esaminando con una lente una sezione sottile tangen- 
ziale della cuticula si notano numerose macchie bruno giallognolo chiare 
che spiccano nettamente sul fondo nerastro della cuticola stessa; esse 
sono molto ravvicinate fra loro e sono di dimensioni variabili e a con- 
torno irregolare e più o meno sfumato. Nelle sezioni tangenziali della 
cuticola sì osservano per trasparenza due zone longitudinali nere, senza 
macchie, che corrispondono alle due striscie scure longitudinali che spesso 
si trovano nelle specie dei genere Gordius. Il collare nero in questo esem- 
plare non è distinto dalla tinta fondamentale nera del resto del corpo. 

L’esemplare d è invece di color bruno chiaro. Esso ha l’apice ante- 
riore deì corpo bianchiccio seguito da uno spiccato collare nero della 
lunghezza di un millimetro circa, con margine posteriore sfumato. Sono 
ben distinte due striscie longitudinali nerastre che partono posterior- 
mente dal collare stesso. La regione circumeloacale e la parte inferiore 
degli apici dei lobi posteloacali sono di color bruno più chiaro. Esami- 
nando con una lente Ja superficie del corpo, 0 meglio, esaminando per 
trasparenza una sezione tangenziale della cuticola si osservano numerose 
macchiette chiare che spiccano sul fondo bruno più scure della cuticola 
e che sono simili a quelle menzionate per l'esemplare a. 

Lo strato cuticolare esterno è liscio senza alcuna formazione rifrangente 
o peliforme particolare. Esso presenta le linee incrociate solite a trovarsi 
nelle specie del genere Gordius. 

I due esemplari sopra menzionati hanno già dato opera alla riprodu- 
zione e appartengono ad una unica specie malgrado la grande differenza 
del colore fondamentale dello strato cuticolare esterno. Per le ragioni 
che ci fanno ammettere ciò nei Gordii confr. la mia Monografia dei 
Gordiîi sopra citata. 

I due esemplari in questione appartengono ad una specie che rientra 
nel gruppo di specie del genere Gordius in cui lo strato cuticolare esterno 
è privo di formazioni rifrangenti e nella sezione del gruppo stesso in 
cui le specie hanno collare nero spiccato; ma non possono essere at- 
tribuiti a nessuna delle specie fino ad ora state descritte. Propongo per 
essi la nuova specie Gordius Cognettii dedicandola al Dott. Luigi Cognetti 
De Martiis assistente nel Muse) Zoologico di Torino. 


La tavola dicotoma de!la sezione sopradetta che io diedi nella mia 
Monografia dei Gordti sopra citata, viene ad essere modificata nel modo 
“seguente: 

Gordius Linneo (partim). 


senza collare nero distinto. 


1. Corpo del maschio con numerose macchie 
‘Strato cuticolare ovali, chiare, grandi, disposte in modo 
esterno liscio che il loro diametro maggiore è perpen- 
dicolare all’asse del Gordio 
G. Villoti Rosa. 
con collare nero 

spiccato . . . 2. Corpo del maschio con numerose macchie 
chiare, a contorno irregolare sfumato, di 
dimensioni variabili. molto ravvicinate 

fra loro, senza regolare disposizione 
G. Cugnettii n. sp. 


3. Corpo del maschio | G. Horsti Camer. 
senza macch. chia-\(G. fwlgur Baird. 
re, ecc. ecc. ‘(G. Doriae Camer. 
[G. Salradorii Camer. 
G. Willeyi Camer. 


La nuova specie ora descritta si distingue facilmente dal G. Vi//otî 
Rosa pei caratteri della colorazione della cuticola e per la forma dei 
lobi posteriori del corpo, e pei caratteri della colorazione della cuticola 
stessa si distingue pure dalle specie del 3° eruppo con alcune delle quali, 
come, ad esempio: col G. Dorzae e col G. Fece ha una qualche rasso- 
miglianza nella forma appuntita dei lobi postcloacali. 

Il Dottor A. SHIPLEYy nel comunicarmi i due esemplari di Gordii so- 
pradescritti mi dice che nella regione dove essi vennero raccolti, i Gordii 
sono frequenti nelle pozzanghere delle foreste e che gli indigeni credono 
che bevendo l’acqua che li contiene si contraggono le febbri malariche. 
È questa una credenza popolare da aggiungersi alle altre molte che i 
wari popoli hanno intorno a questi singolarissimi animali. 


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1269 - Tip. P. Gerbone, via Gaudenzio Ferrari. :. - - Tori 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 469 pubblicato il 14 Giugno 1904 Vor asl 


Prof. LoreNZzo CAMERANO 


Osservazioni intorno al CHORDODES SKORIKOVI Camer. 


La specie sopradetta di CRordodes venne da me descritta sopra un 
esemplare femmina incompleto (privo vale a dire della parte posteriore 
del corpo) di Ceylan e faciente parte delle collezioni del Museo Zoologico 
dell’Accademia Imperiale delle Scienze di Pietroburgo (1). 

Il dottor A. Willey direttore del Museo di Colombo mi mandò poco 
tempo dopo in studio due esemplari femmina che mi concessero di com- 
pletare la descrizione della specie in discorso, per quanto riguarda la 
femmina (2). 

Recentemente il dottor A. Shipley del Nuovo Museo di Cambridge mi 
ba mandato in studio vari esemplari di Gordii del Basso Siam raccolti 
dal signor Nelson Annandale coi quali mi è ora possibile descrivere anche 
il maschio e completare così la diagnosi del Chordodes Skorîkovi. 


A - 1 esempl. 9 Lungh. totale mm. 0,225 - Largh. massima mm. 0,0015 


0-1 » S » » » 0,128 - » » » 0,001 
c-1 » Q » » » 0,255 - » » » 0,00175 
d- 1 » lo4 » » » 0,154 - » » » 0,001 

e - > SOT » » » 0,105 - » » » 0,00125 

f - rg » » » 0,114 - » » » 0,001 

(1) L. CaMERANO. — (Gordiens nouveaux ou peu connus du Musce Zoulo- 


gique de l’Acad, Imp. d. Sc. de St. Pétersbourg. — Annuaire Mus. Zool. Pétersb. 
vol. VIII, 1903, pag. 22. 

(2) L. CamERANO. — Gordiîi di Ceylan. — Boll. dei Musei di Zoologia ed 
Anat. Comp. dell’Università di Torino, vol. XVIII, n. 438, 1903. — Spolia 
Zeylanica. — Colombo Museum Ceylan, vol. I, p. II, 1903, pag. 34. 


Nelle femmine snpradette la colorazione generale del corpo è notevol- 
mente più scura che non negli esemplari di Cey]lan, ed è bruno ros- 
siccio scura. Osservando l’esemplare in alcool si notano qua e là come 
delle macchie irregolari un po’ più chiare, (che nelle sezioni tangenziali 
della cuticola, esaminate per trasparenza al microscopio, non appaiono). 
L'estremità anteriore e l'estremità posteriore del corpo sono lesgermente 
più chiare. 

Nei maschi il colore è bruno rossiccio più o meno scuro coll’estremità 
anteriore del corpo bianchiccia e coll’estremità posteriore bruno più 
chiara nella regione circum e post cloacale. Nei maschi, osservati in 
alcool la macchiettatura scura irregolare su fondo bruno più chiaro è 
più evidente che nelle femmine e riesce spiccata anche nelle sezioni 
tangenziali degli strati cuticolari esterni. 

La femmina di Ceylan appartenente al Museo di Pietroburgo che io 
descrissi per la prima è di colore bruno nero e non presenta traccia 
delle macchie più chiare e ciò perchè l’inscurimento degli strati cutico- 
lari è molto inoltrato. Nelle femmine di Ceylan del Museo di Colombo, 
che io descrissi in seguito, la colorazione è invece bruna assai chiara. 
Gli esemplari che descrivo ora sono in uno stadio di colorazione inter- 
media. Non insisto sopra questa variazione del colore degli strati cuti- 
colari esterni dei Gordii perchè esso è fenomeno noto in tal sorta di 
animali. 

Il maschio è nella sua forma generale come nella specie del genere 
Chordodes, colla regione postcloacale corta e con un leggero solco me- 
diano all’apice. 

Lo strato cuticolare esterno non presenta nei due sessi differenze no- 
tevoli nella forma e disposizione delle areole papillari e neppure diffe- 
renze notevoli dagli esemplari precedentemente descritti di Ceylan. Nelle 
femmine avute ora in esame ho notato lungo la linea longitudinale 
ventrale mediana qua e là ciuffi di lunghi e sottili prolungamenti rifran- 
genti che sporgono delle areole papillari mediane dei gruppi di areole 
più scure e rialzate. 

Uno degli esemplari avuto da Ceylan era stato preso nel corpo di una 
Mantis. Nel Basso Siam il Chordodes in questione pare sia parassita 
assai frequente nelle Mantis. A questo proposito riferisco testualmente 
le interessanti osservazioni fatte dal signor Nelson Annandale e da lui 
inviate al dott. A. Shipley il quale me le ha comunicate. In esse vien 
confermato il fatto, già stato osservato per altre specie di Gordii, della 
castrazione prodotta dal verme nell’ospite. 

< A considerable number of Mantidae, most of which probably repre- 
sented Hierodula modesta, and all of which were closely related to this 
species, were examined in the state of salor, Malay Peninsula, during 
the summer of 1901, and quite eighty per cent. of them were found to 


be infested by worms of this family. The worm was usually coiled up 
in the body cavity of the mantis, in a spiral with one end buried in 
the generative organs, which had invariably atrophied; in a few cases 
it was already making its way out of the generative duct to the exterior, 
and, in at least one, two individuals were present in a single host. The 
Mantidae examined were all females, which were taken fas more fre- 
quently than the males. Native women in this district will not allow 
their children to handle these Orthoptera, wich are made to fight by 
Malay in some parts of the Malay Peninsula, for it is well known to 
the Malays and Siamese that worms of the kind frequently infest such 
‘hosts, and it is believed that they sometimes make their way from the 
insects to the noses of human beings, up which they wriggle, causing 
madness and finally death. I have dealt elsewhere with native beliefs 
in the Patani States as to the origin and metamorphosis of the Gordids, 
which are known locally as ular ribu-ribu, or « climbing fern snakes », 
because of their resemblance to the rhizome of a species of Lygodium 
(Proc. Roy. Phys. Soc. Edinburgh, vol. XIV, part. 4, 1900-1901, pp. 450 
et post.). Malay women boil these worms in oil, which they afterwards 
smear on their hair, believing that the black, glossy appearance of the 
animal will be thus transmitted to it; the specimens used for this purpose 
are invariably procured from Mantidae. 


N. Annandale ». 


—"=—==. TÀ .TP_—. {ia CEI A NINGS  R CNN 
1292 - Tip. P. Gerbone, via Gaudenzio Ferrari. 3 - Torino. 


BOLLE I TINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


- 


N. 4"7O pubblicato il 18 Giugno 1904 


| Von. XIX 


Prof. LorENZzo CAMERANO 


Della identità specifica del PARACHORDODES WOLTERSTORFFII 
e del PARACHORDODES PLESKEI 


Nella « Monografia dei Gordii » da me pubblicata nel 1897 (1) io parlai 
a lungo del polimorfismo prodotto da varie cause nei Gordii e delle dif- 
ficoltà talvolta assai grandi che esso arreca alla valutazione dei carat- 
teri differenziali specifici e conchiusi: « Da ciò deriva la necessità di 
ritenere come provvisorie le diagnosi di parecchie specie state descritte 
sopra uno o due soli esemplari, Nello stato presente delle nostre co- 
guizioni intorno ai Gordii credo tuttavia sia utile la formazione di queste 
diagnosi, data la rarità di tal sorta di animali e la dispersione del poco 
materiale raccolto in molte collezioni diverse » dal 1897 ad oggi i carat- 
teri di parecchie specie di Gordii poterono collo studio di nuovo mate- 
riale vemr meglio precisate. La presente nota tende a fare ciò per le 
due specie sopradette di Parachordodes. 

Nell'anno 1888 io descrissi il ParacRordodes Wotterstorffii col nome di 
Gordius Wolterstorflii (2) sopra quattro esemplari femmina di Francoforte 
avuti in esame dal dott. W. Wolterstorff e questa specie conservai nella 
monografia dei Gordii sopra citata. I caratteri principali che differen- 
ziavano jla specie in questione dalle altre allora conosciute erano: le 
areole papillari dello strato cuticolare esterno di una sola sorta; ma che 


(1) Mem. R. Accad. delle Scienze di Torino, Ser. II, vol. XLVII. 
(2) Iticerche sopra i Gordii d’ Europa e descrizione di due nuove specie. — 
Boll. dei Musei di Zool. e Anat. Comp. di Torino, vol. III, n. 42. 


sì saldano spesso insieme in modo ada costituire delle striscie più o meno 
lunghe: fra le striscie di areole sporge qua e là qualche proluugamento 
corto rifrangente: sulle areole si trovano pure qua e là piccoli tuber- 
coli. Il maschio era sconosciuto. 

Questa forima di Gordio rimase come Svolta pei suoi caratteri dello 
strato cuticolare esterno fra le altre specie del genere Purachordodes 
fino al 1896 in cui io stesso descrissi il Parachrordodes Pieskei della 
China settentrionale (1). Lo strato cuticolare esterno degli individui da 
me attribuiti a questa ultima specie, pur essendo fatto sul piano generale 
di quello del P. Wolterstorfii, presenta, come io ho fatto notare a suo 
tempo alcune differenze. 

Recentemente al tutto il dott. A. Borelli mi portò un gordio d che 
egli raccolse in Italia nei contorni di Avellino, il quale unitamente a 
numerosi altri esemplari 9° e 9 pure di Avellino in vario grado di chi- 
tinizzazione dello strato cuticolare esterno, che cortesemente mi inviò il 
dott. Stegagno assistente presso la R. Scuola di Agricoltura di quella 
città, mi concede di ripigliare in esame il valore dei caratteri differen- 
ziali dello strato cuticolare esterno delle due specie sopradette di Para- 
chordodes e di meglio chiarirli. 

Risulta dai loro studio che le differenze state assegnate per lo strato 
cuticolare esterno fra il ParackRordodes Wollterstorffii e il P. Pleskei sono 
probabilmente dovute ad un diverso grado di chitinizzazione dello strato 
cuticolare stesso: il P. Pleske?î corrisponde allo stadio di chitinizzazione 
più inoltrato rispetto al P. Wodterstorffii. 

Ciò posto, non risultando gli altri caratteri essenzialmente diversi pro- 
pongo di riunive le specie sopradette in una sola la quale per legge di 
priorità deve portare il nome di ParackRordodes Wollers'orffii (Camer.). 

La sua diagnosi viene ad essere la seguente: 


Parachordodes Wolterstorfiti (Camer.). 


Gordius Wolterstorffii CameRANO — « Ricerche sopra i Gordii d'Europa e 
deser. di due nuove specie » — Boll. Mus. Zool. e Anat. Comp., Torino, 
vol. III, n. 42, 18883. 

Parachordodes Wolterstorffii (CAaMERANO) — « Monogr. dei Gordii » Mem. Ace. 
Sc. di Torino, Sez. II, vol. XLVII, pag. 392, 1897. 

Gordius pustulosus (Bain) Roemer — « Beitrag zur Systematik der Gor- 
diiden ». — Abhand. d. Senckenberg. Naturf. Gesell., vol. XXIII, 1896. 

Gordius Pleskei CaMmERANO — <« Gordiens nouveaux ect. » — Annuaire du 


(1) Gordiens nouveauo ou peu connus du Musée zoologique de l'Acad. Impéer. 
des Sc. de St. Pétersbourg. — EMO) du Mus. Zool. St. Pétersbg. 1896, 
pag. 118. 


Musée Zoolog. Acad. Imp. des Sciences de St. Pétersbourg, pag. 1418, 
1896, e vol. VIII, 1903. 


Parachordes Pleskei (CAME sa) —. « Monogr. dei Gordii » — Ms + FA 
Sc. di Torino, Ser. II, vol. XLVII, pag. 391, 1897, 


a — 4 esempl. 9 di Francoforte — Lungh. m. 0,140 — m. 0,145 — 
m. 0.260 — du: mass. m. 0,001.. 
6 — 4esempl. y — China settentrionale — Lungh. m. 0,160 — m. 0,290 — 
Largh. m. 0,0005 — m 0,0006. 
c — 2 esempl. 9 — China settentrionale — Lungh. m. 0,205 — m. 0,330 
Largh. m. 0,0005 — m. 0,0006. 
d — Esempl. raccolti dalla spedizione del Tibet (Museo Zoologico ‘del- 
l'Accademia Imp. delle Scienze di Pietroburgo). Camer., op. cit. 
vol. VIII, 1903 
g' — Lungh. m. 0,205 — Largh. mass. m. 0,0004 — Lung. m. 0,175 
— Largh. m. 0,0005 — Lungh. m. 0,155 — Largh. m. 0,0004 — 
Lungh  m. 0,130 — Largh. m. 00003 — Lungh. m. 0,125 — 
Largh. m. 0,0003. 

9 — Lungh. m. 0,200 — Largh. mass. m. 0,0004 — Lungh. m. 0,133 
Largh. m. 0,0003 — Lungh. m. 0,130 — Largh. m. 0,0004. 

e. — 18 esempl. g° — Contorni di Avellino — Lungh. m. 0,195 — Lar- 
ghezza mass. m. 0,0006 —- Lungh. m. 0,183 — Largh. mass. m. 0,0005 
— Lungh. m. 0,168 — Largh. mass. m. 0,0005 — Lungh. m. 0,145 
— Largh. mass. m. 0,0005 — Lungh. m. 0,122 — Largh. massima 
m 0,0004 — Lungh. m. 0,115 — Largh. mass. m. 0,0004 — Lungh. 


m. 0,055 — Largh. mass. m. 0,0003. 
f —:3 esempl. 9 — Contorni di Avellino — Lungh. m. 0,155 — Largh. 
mass. m. 0,0007 — Lungh. m. 9,130 — Largh. mass. 0,0005 — 


Lungh. m. 0,035 — Largh. mass. m..0,0003. 


Il corpo nei due sessi è sottile e si termina anteriormente quasi brusca- 
mente in una calotta bianca ben evidente. Nelle 9 l’estremità posteriore 
è arrotondata, talvolta con un accenno ad un solco nel quale si apre 
l’apertura cloacale. Nei 3 l’estremità posteriore ha due lobi posteloacali 
un po’ allargati. Vi sono due serie di peli rigidi divergenti precloacali. 
I lobi posteloacali portano nella loro parte ventrale ed interna nume- 
‘rose papille spiniformi. 

La colorazione è giallognola chiara, o giallo brunastra, o bruno scura. 
Nei & predomina la colorazione giallo brunastra, o bruno scura: nelle 
g che ho avuto occasione di esaminare prevale la colorazione giallo- 
gnola chiara, o giallo brunastra. La colorazione dei & è più intensa 
verso la metà posteriore del corpo. 

Si nota nei due sessi un collare poco distinto e col suo margine po- 
| «steriore indeciso e sfumato: le linee scure longitudinali sono evidenti : 
ma di colorazione poco intensa. L’estremità posteriore delle 9 e la parte 
inferiore dei lobi posteloacali nei # è più chiara. 


2 - f) s@ 


Nei maschi lo strato cuticolare esterno negli individui a chitinizzazione- 
inoltrata presenta areole papillari basse, avvicinate fra loro e con spic— 
cata tendenza a saldarsi fra loro per costituire striscie longitudinali più 
o meno lunghe: le areole hanno come l’aspetto di grosse cellule coi mar- 
gini che rimangono liberi irregolarmente spinosi: esaminate con suffi- 
ciente ingrandimento, (ocul. 2 ob. F. Leiss) appaiono zigrinose. Negli 
spazii interareolari irrego'ari, e di forma serpeggiante si notano qua e 
là delle formazioni rifrangenti che attraversano gli strati fibrillari cuti- 
culari e danno luogo alle ben note /ormazioni a croce. Qualcuna di 
tali formazioni rifrangenti si trova pure di tratto in tratto nelle areole. 
In certi tratti dell'animale le striscie longitudinali formate dalle areole 
saldate sono notevolmente lunghe con spazii interareolari più stretti. 

Nelle femmine le areole papillari sono in complesso un po’ più grandi 
che nei maschi (da 12 a 21 micromillimetri in lunghezza, e da 1l a 15 
micromillimetri in larghezza). La tendenza a saldarsi delle areole per co- 
stituire striscie longitudinali è meno spiccata che nei maschi e non rara- 
mente le areole si uniscono fra loro tauto nella direzione longitudinale- 
quanto in quella trasversale venendo a delimitare così spazi interareolari 
isolati che si presentano nelle sezioni tangenziali della cuticola come- 
spazii chiari a forma irregolare. 

Negli individui a strato cuticolare poco chitinizzato gli spazii intera- 
reolari sono talvolta larghi e le areole sono così più distanti fra loro- 
che non nei maschi; in questi casi le areole hanno i loro margini ro- 
tondeggianti. Negli spazi interareolari e talvolta anche nelle areole si 
notano le stesse formazioni rinfrangenti che nei maschi le quali corri- 
spondono talvolta a piccole protuberanze tabercoliformi o peliformi. 

Il Parachordodes Wotlerslorffii, inteso nel modo ora indicato, è specie. 
con distribuzione geografica assai vasta (analoga a quella del Parachor- 
dodes pustulosus (Baird), del Parachordodes violaceus (Baird), del Gor- 
dius Villoli Rosa, del Gordîus Piollii Camer., ect.), vale a dire: 
China settentrionale, Tibet, Germania, Italia. 

È probabile che ricerche ulteriori la faranno rinvenire in altre loca- 
lità della regione Europeo-siberiana, della regione Chinese e della regione- 


mediterranea. 


1300 - Tip. Pietro Gertone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino 


NALI è 1<V0 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 471 pubblicato il 21 Luglio 1904 


Vee 


Prof. Lorenzo CAMERANO 


Ricerche intorno alla variazione 
del PHYLLODACTYLUS EUROPAEUS Genè. 


Nell'anno 1839, come è noto, il Genè descrisse il PAy//odactylus eu- 
ropaeus sopra esemplari raccolti in Sardegna (1). Più tardi questa specie 
venne trovata in Corsica e in parecchie altre località del Mediterraneo 
(sopratutto nelle piccole isole): Port'Ercole, Tino, Tinetto (Golfo della 
Spezia), lo Scoglietto presso Portoferraio nell’isola d'Etba, nelle isole 
Topi, Palmaiola, Cerboli, Troia, Giglio, Giannutri, Pianosa e Scuola, 
Montecristo, Monte Argeutario, Bonificcio, Pianotoli, Capo Corso, isole 
Sanguinarie presso Aiaccio, isole dei Pendus presso Marsiglia, Isolotti 
dei Cani e Galitone. Contemporaneamente si vennero descrivendo molte 
specie del genere P/ylodacly!us di altre regioni zoologiche, tanto che 
oggi la distribuzione geografica delle specie di questo genere appare 
vastissima: California, America centrale, Curacao, Galapagos, Barbados, 
Isole Carlo, Equatore, Perù, Cile, Madagascar, Isole Cumore, Africa 
meridionale, Nuove Ebridi, Australia, Socotra, Ruine di Ninive, ece. 

Intorno al Phyl/odaciylus europneus il Forsyih Major (2) dice quanto 
segue: « Non posso qui tacere di un altro fatto che serve ad illustra- 
zione dell’opinione che il Monte Argentario fosse ancora un isola nel 
postpliocenico. In varie località su questo promontorio ho rinvenuto un 
piccolo geko, il PRy//odaclylus europaeus, il quale non è stato ritrovato 


(1) Per la descrizione della specie in discorso e per le indicazioni biblio- 
grafiche relative confr. L. CAMERANO, Monografia dei Sauri italiani, Mem. 
della R. Accad. delle Scienze di Torino, Serie II, vol. XXXVII, 1885. 

(2) Atti della Soc. Toscana di Sc. Natur. Processi verbali III, 1882, pag. 48. 


altrove sul continente italiano, ma esiste in Sardegna, nelle isole del- 
l’Arcipelago Toscano e negli scogli che lo circondano; si incontra in 
frequenza inversa alle dimensioni delie isole. Le forme affini al P/y2/0- 
dacltytus europaeus hanno la distribuzione più singolare che sia da im- 
maginarsi, trovandosi esse in regioni del globo le più lontane fra di loro 
e nel tempo stesso le più isolate, cioè in Madagascar, Australasia, sulle 
Galapagos, Perù, Chili, Ecuador, Giammaica e California. Ciò fa supporre 
che tutto il genere debba avere una antichità remotissima, ed anche la 
forma europea, per le sue affinità e la sua distribuzione attuale, appare 
come un vero fossile vivente. 

Lo stesso Forsyth Major dice ancora in un altro suo scritto (1) « Se 
è giusta la mia opinione che questo gekoide sia un vero fossile vivente, 
cioè un avanzo di antiche faune geologiche ; esso deve mancare in tutte 
le isole di formazione recente, e ciò sarebbe diffatti il caso seconilo le 
osservazioni del Giglioli; mentre che le località ove si riscontra sono 
anche per altri criteri da ritenersi regioni da lungo tempo emerse ed 
isolate (2) ». 

Sono note le questioni che si agitano intorno all’azione esercitata dalle 
isole nella formazione delle specie. A tal proposito il Forsyth Major ha 
le parole seguenti (3): « Di grandissima importanza, quando si tratta di 
isole continentali non recentissime è il prendere in considerazione anche 
le faune delle epoche geologiche passate; le quali in isole continentali 
recentissime, come la Gran Brettagna, staccatasi dal continente nell’e- 
poca glaciale, sono uguali a quelle del vicino continente. Lo studio delle 
faune passate delle isole continentali è tanto più importante perchè più 
che sarà distante dall’attuale l’epoca della separazione, più l'isola sarà 
povera di organismi indigeni, cioè di quelli che si trovarono nella re- 
gione al tempo in cui diventò isola, e che allora erano uguali a quelli del 
continente da cui essa si staccò. Siccome gli organismi sono più stabili 
nelle isole che sui continenti, essi conserveranno nelle prime più a lungo 
che in questi il carattere dell’epoca in cui avvenne la separazione; ed 
essendo generalmente più scarsa l’immigrazione di nuove forme che la 
scomparsa di quelle indigene, la fauna, coll’andare del tempo, diverrà 
sempre più povera di forme, ed in egual misura, grazie ai nuovi immi- 
granti, tenderà a perdere il suo carattere di endemicità. 


(1) L'origine della fuuna delle nostre isole. Processi verbali della Società 
Toscana di Scienze Naturali, III, 1882, pag. 115. 

(2) Confr anche dello stesso Autore: Die Tyrrhenis. Studien “ber geogr. 
Verbreitung von Thieren und Planzen im Westl, Mittelmeer-gediet. Kosmos 
VIII, 1883. — Rettili e Anfibi caratteristici della Tyrrhenis. Atti Soc. To- 
scsana di Scienze Naturali. Processi verbali IV, 1885, pag. 49. 

(3) L'origine della fauna delle nostre isole. Atti Soc. Toscana di Scienze 
Naturali. Processi verbali III, 1883, pag. 37. 


« Dicevo che gli organismi sono più stabili nelle isole. Questa asser- 
zione richiede una spiegazione. La grande proporzione di forme ende- 
miche negli organismi delle isole, non è fatto conosciuto soltanto dacchè 
le idee sull'evoluzione si sono fatte strada. Però non era possibile spie- 
gare questo fatto, a meno di ammettere i cen/ri di creazione, che poi 
non sono una spiegazione. 

Oggidì l’esistenza delle forme endemiche viene spiegata in due modi 
diversi; 0 coll’ammettere che esse sono tipi antichi, che altre volte erano 
più diffusi e che si sono mantenuti sulle isole appunto perchè isolate, 
oppure coll’ammettere al contrario, che esse siano le trasformazioni delle 
forme proprie ai continenti, trasformazioni avvenute anch’esse appunto 
per effetto dell’isolamento. Moritz Wagner andò fino a sostenere, che 
l'isolamento, preso in un senso generale, sia indispensabile perchè si possa 
formare una nuova specie, e che questa formazione abbia luogo in bre- 
vissimo tempo. Anticipando il risultato dei miei studî, debbo dire, che 
ritengo essere stato di molto esagerato il potere procreativo di nuove forme 
nelle isole, e nella maggior parte dei casì di specie endemiche trattasi 
invece di forme rimaste invariate da molto tempo, in mezzo a tante altre 
dei vicini continenti che hanno progredito. Dunque il potere conservatore 
delle isole sarebbe molto più efficace di quello procreativo. Nonostante, 
anche quest’ultimo fattore certamente è attivo; ed in molti casi una data 
forma può aver subito gli effetti di ambedue questi fattori, agenti in 
senso opposto; una specie rimasta stabile per molto tempo, subirà final- 
mente una trasformazione, oppure si darà il caso opposto, che sarà il 
più frequente: una specie la quale nei primi tempi della formazione 
dell’isola avrà subito un cambiamento, appunto per effetto delle cambiate 
condizioni diventerà stabile in seguito ». 


* 


Date le cose precedentemente esposte intorno al Ply/lodactylus eu- 
ropaeus e alle ragioni della sua distribuzione geografica presente ho 
creduto cosa non priva di interesse lo studiare la sua variabilità e la sua 
variazione in serie di individui provenienti dalle piccole isole dell’arci- 
pelago toscano e in serie di individui di Sardegna. 

Il materiale da me studiato è costituito da una serie di 45 individui 
raccolti contemporaneamente sull’isola del Tinetto dal Cav. Eurico Festa 
e da Ini donati al Museo Zoologico di Torino, e da una serie di 25 in- 
dividui provenienti dai contorni di Sassari. 

sa 

Per poter meitere in evidenza il variare del valore dei rapporti delle 
parti (determinati col metodo del coefficiente somatico) col crescere del- 
l’animale è necessario dividere gli individui che si studiano in gruppi 


AA 


e per ciascuno di essi formare una serie. Il modo migliore di procedere, 
se fosse possibile disporre di un materiale omogeneo sufficientemente 
abbondante, sarebbe di istituire altrettante serie (numerose di individui) 
quanti sono i momenti di variazione della lunghezza base, ossia per 
ciascuno dei momenti del periodo vitale, variando nel caso nostro, le 
lunghezze basi di un millimetro (1). 

Nel caso nostro il materiale non è sufficiente per istituire serie in 
rapporto a momenti successivi del periodo vitale così minuti ed è neces- 
sario intendere diviso il periodo vitale stesso in un numero minore di 
momenti per modo che fra essi maggiore sia l'intervallo. 

Tenuto conto dell'insieme dei caratteri e del cambiamento di forma 
che l’animale subisce col crescere di statura, ho creduto conveniente 
divilere il nateriale che ho avuto a mia disposizione nei gruppi seguenti 
per ciascun sesso ricordando che la /ungRezza base è la distanza che 
va dall’apice della mandibola alla metà dell’apertura cloacale. 


1° gruppo di individui — lunghezza base di valore superiore a 30 millimetri 
Dot >» > — » > » compreso fra 20629 » 


Nel primo gruppo, tenendo conto dello sviluppo degli organi ripro- 
duttori e dei massimi di statura che si verificano nel PAy/odacitylus 
europaeus, entrano individui adulti nel vero senso della parola. Nel 2° 
gruppo gli individui sono giovani ed immaturi. 


STATURA. 


Nello studio della statura è conveniente lasciar fuori la coda poichè nei 
Filodattili, e, come è noto, anche in altri Geconidi questa parte del corpo 
si stacca con grande facilità e viene rifatta con dimensioni per lo più 
diverse da quelle prima esistenti. 

Non sempre è sicuro il giudizio se la coda di un individuo sia la nor- 
male o sia stata riprodotta. Come misura della statura è bene assumere 
la distanza dall’apice della mandibola a metà dell'apertura cloacale, di- 
stanza che nel caso nostro è anche la /unghezza base. 

I maschi adulti dell’isola del Tinetto danno per la statura la serie di 
valori seguenti espressi in millimetri. 


31-34,-35,-36,-37,-38, 


le femmine danno: 
30-31,-83-35-36-37,-38,-39-40, 


(1) Confr. i miei precedenti scritti: La lunghezza base nel melodo soma- 
tometrico in Zoologia. Bollett. dei Musei di Zool. e Anat. Comp. di Torino, 
vol. XVI, n. 394 (1901) e Osservazioni intorno all'upplicazione del metodo 
somatonmetrico, idem, n. 461, vol, XIX, (1904). 


Di 


I maschi adulti di Sassari presentano i valori seguenti : 
30-31-33-34,-30-360-37,-40 
le femmine danno: 
353-36,-38,-39-43. 

In individui raccolti isolatamente in Sardegna trovo: 0 =31-41-42, 
in individui dell'isola di Giannutri: 9 = 39. 

Il Wiedersheim nel suo lavoro intorno all’anatomia del PXy//0dactylus 
ewropaeus (1) dà come dimensioni maggiori da lui osservate in esemplari 
del ‘Tino e del Tinetto quella di 6 a 7 centim. per la lunghezza totale 
dell'animale. Il modo di dare le misure di un animale seguito dal Wie- 
dersheim non è certamente raccomandabile perchè da esso non si può 
trarre nessun dato sicuro. Egli non indica il sesso e inoltre per una serie 
di valori da 6 a 7 centim. di lunghezza totale dell’animale dà un solo 
valore di 26 mill. per la lunghezza della coda e così pure un solo valore 
per la lunghezza della testa ecc. Supponendo tuttavia anche (sebbene 
cosa poco probabile) che la coda misurasse 26 mill. negli individui di 6 
e di 7 centim di lunghezza totale, la lunghezza del capo e del tronco, 
presi insieme, non supererebbe i 44 mill. 

Si vede da quanto precade: 1° che le femmine, tanto in Sardegna 
quanto nell'isola Tinetto giungono ad essere leggermente più grandi dei 
maschi; 2° che fra gli individui Sardi e quelli dell’isola de! Tinetto la 
statura non presenta differenze degne di nota. 


DEL CAMPO DI VARIABILITÀ DELLE PARTI. 


Lascio in disparte, per le ragioni sopra esposta a proposito della sta- 
tura, l'indice di variabilità relativo alla lunghezza della coda; perchè 
valore poco sicuro. Per lo studio della variabilità della lunghezza della 
coda bisognerebbe poter disporre di un materiale abbondantissimo per 
imodo da poter eliminare, senz'altro, tutti quegli individui che potessero 
lasciare anche un lieve dubbio che la loro coda sia stata riprodotta. 

Per lo studio della variabilità delle parti, volendosi confrontare parti 
di dimensioni molto diverse è d’uopo fare le considerazioni seguenti che 
mi vengono suggerite dal dottor Umberto Perazzo assistente alla scuola 
di Geometria projettiva e descrittiva il quale ha testè compiuto nel la- 
boratorio del Museo Zoologico di Torino una serie di ricerche intorno 
alla « Variazione dell’Zydrophilus piceus (Linn.)». 

L'indice di variabilità dipende in modo essenziale dalle dimensioni 
della parte a cui si riferisce: ora il confronto fra tali indici, quando le 
dimensioni delle parti sono notevolmente diverse, non dice direttamente 
quali delle due siano e/fettivamente più variabili rispetto ad una mi- 
sura base. 


(1) Morphot, Jahrbuch, vol. I. 


Si possono però facilmente dedurre dagli indici stessi numeri suscet- 
tibili di confronto assumendo i loro rapporti alle corrispondenti classi 
medie (ottenute cioè come medie aritmetiche fra le classi estreme). Il 
dottor Perazzo chiama tali numeri <« coefficienti di variabilità relativa 
alla misura base ». Egli propone pel calcolo di questo coefficiente la 

DT_-d 


formola seguente 7 
È 4 (D+d) 


quello in cui le classi contigue della serie differiscono per un 360esìimo 
sia in quelli in cui si considerano contigue due classi differenti fra loro 
per la metà o per un quarto ect. di 360esimo. 

Nella formola sopradetta D è il valore massimo assunto dal rapporto 
di una data dimensione alla misura base (espresso in 360esimi) di questa 
e dedotto per esempio mediante il coefficiente somatico, e d è il valore 
minimo. 

Sia ad esempio la serie: 90 97-102-103-104 105-106-107-108-110 
110 — 90 20 


Diso) ssa 

Calcolando, secondo il procedimento ora esposto, i coefficienti di varia- 
bilità relativa pel PRy//odoclyl!us europaeus, dallo specchietto unito a 
questo lavoro risulta in generale una variabilità minore, tanto nei maschi 
che nelle femmine adulti, per gli individui di Sassari rispetto a quelli 
dell'isola del Tinetto. Ciò risulta anche dal confronto degli indici di va- 
riabilità. 

In generale pure le differenze della variabilità fra maschi e femmine 
adulti procedono in modo analogo negli individui delle due località. 

Servendoci dei coefficienti di variabilità per la comparazione delle va- 
riabilità delle diverse parti dell’animale si osserva che essa procede pure 
in modo analogo nelle serie di individui delle due località. 


la quale è applicabile in ogni caso, sia in 


sì avrà: 


DELLA VARIAZIONE DELLE PARTI NELLE SERIE DI INDIVIDUI STUDIATI. 


Lo studio dei limiti del campo di variazione delle parti dà luogo alle 
considerazioni seguenti: 

Le differenze sessuali appaiono molto piccole nelle dimensioni delle 
varie parti del corpo: capo, tronco, estremità. Esse sono invece assai 
spiccate per ciò che riguarda i caratteri seguenti: 1° Larghezza massima 
della coda alla sua base, prima del restringimento; 2° Distanza che va 
dall’apertura cloacale al restringimento basale della coda stessa. 

Per la larghezza massima della coda alla sua base prima del restringi- 
mento si hanno i dati seguenti: 

Isola Tinettolo' Ce —'35-48" M=A150 0 Q Ce= 23-38 M = 30,50 
Sassari oil> > 2-41 >» 3 000. Q > > 28-33 » » 30,50 


Per la distanza che dall'apertura della cloaca !va al restringimento 
basale della coda si ha: 

Isola del Tinettod Ce= 26-36 M=31....... Q Ce= 16-27 M=21-50 
Sassari Gi (> > 26-35 » » 30,50..... Q » >» 19-26 » » 22-50 

Inoltre i maschi adulti si distinguono dalle femmine per la presenza 
nella regione che sta fra l'apertura cloacale e il restringimento basale 
della coda di due protuberanze laterali, calliformi, appiattite, già figurate 
dal Genè ; ma non descritte. Vedasi la loro descrizione nel lavoro sopra 
citato del Wiedersheim. 

Il diametro massimo di queste protuberanze dà serie di valori che 
vanno da 10 a 15 trecentosessantesimi somatici. 

Confrontando le serie di maschi e femmine adulti dell’isola del Tinetto 
con quelle corrispondenti di Sassari sì osservano differenze nelle parti 
seguenti : 

Larghezza del capo misurata al margine anteriore degli occhi. 


Isola del Tinetto d' Ce = 46-60 M=53....... o Ce= 43-55 M= 49 

Sassari TS» » 59-64 » >» 58,50..... Q » >» 50-62 » >» 56 
Altezza del capo alle narici: 

Isola del.'Tinetto di Ce= 9-17 M=13:....... QuCe.=: 19-14 M= 11,50 

Sassari dii» 035617223 1019590. esa! 17:21) »0 019 
Diametro massimo dell’apertura uditiva esterna : 

Isola del Tinetto a Ce= 5-12 M=8,50..... Q Ce=5-10 M= 7,50 

Sassari Gi131 23; 0-611l>7134:9,00 Lat Qu» > 4-7 » » 5,00 
Distanza dall’apice del muso all’angolo posteriore della bocca: 

Isola del Tinetto d Ce= 57-72 M=64,50..... QCe=55 68 M= 61,50 

Sassari S » >» 54-64 » >» 59....... Q >» >» 50-62 » >» 56 
Lunghezza del tronco: 

Isola del Tinetto o Ce=250-270 M= 260....... QCe= 252-274 M= 263 

Sassari Q > >» 246-261 » >» 253,50.... 9 » » 249-265 » » 252 


Le differenze fra giovani ed adulti sono abbastanza spiccate per varii 
caratteri. 
Il capo nei giovani si presenta in complesso più grosso che negli adulti. 
Nei giovani dell’isola del Tinetto da me studiati (la loro lunghezza 
base va da 20 a 29 millimetri) si hanno i dati seguenti: 
Lunghezza totale del capo: 
d' Ce=111-125 M=118 9 Ce=112-129 M= 120,50. 
Larghezza massima del capo: 
d Ce=69-84 M=76,50 9 Ce= 74-84 M=79. 
Altezza massima del capo all'angolo posteriore degli occhi: 
d Ce=37-45 M=41 9 Ce=40-49 M=44,50. 
La differenza è sopratutto spiccata nelle femmine giovani rispetto 
alle adulte. 
Per le altre parti del capo: larghezza al margine anteriore degli occhi, 


tag pe 


larghezza alle narici, altezza del capo alle narici, dalle narici all’angolo 
anteriore degli occhi, le differenze fra giovani ed adulti sono piccole. 
Diametro massimo dell’occhio: 
dt Ce= 23-31 M=27 9 Ce=25-26 M= 25,50. 
Dall'apice del muso all'angolo posteriore dell’apertura boccale; 
°° Ce=64-74 M=69 o Ce=62-70 M=66. 
Lunghezza del tronco: 

d Ce= 235-249 M= 242 e Ce= 231-248 M = 239,50. 
Diametro massimo delle dilatazioni terminali delle dita della mano; 
d' Ce= 12-17 M=14,50 9 Ce= 12-17 M=14,50. 

Larghezza della coda prima del restringimento basale : 
d Ce= 30-38 M=34 o Ce=31-34 M = 32,590. 
Larghezza massima della coda: 
d Ce=31-42 M= 36,50 9 Ce=31-34 M= 32,50. 
Distanza dall’apertura cloacale al restringimento basale della coda: 
di.Ce= 21-30 MM = 25,50 0 Ce = 19-21 M= 20. 
Dall’insieme dei dati sopra esposti e da quelli che risultano dagli spec- 
chietti uniti al presente lavoro si può, a mio avviso, ritenere: 

1° Che fra gli individui di PRy/odaclylus europaeus di Sardegna 
(Sassari) e quelli dell’isola del Tinetto non vi sono differenze notevoli 
nella statura (1). 

2* Che vi è qualche differenza nelle proporzioni di alcune parti, tanto 
nei # come nelle 9, come alcuni diametri del capo, l'ampiezza dell’aper- 
tura uditiva esterna, la lunghezza del tronco. Queste differenze vengono 
messe in evidenza dallo studio fatto col metodo somatometrico. 

3° Che la maggior parte dei caratteri non presenta, tanto nei 
quanto nelle 9 differenze notevoli fra gli individui Sardi e quelli della 
isola Tinetto. 

4° L'asserzione tante volte ripetuta e senz’altro generalizzata della 
diminuzione di statura degli animali come conseguenza de! loro vivere 
in isole e sopratutto in piccole isole, non trova qui argomenti in suo 
favore. Così pure l’azione modificatrice dell'isolamento, sebbene il PWy2- 
lodactylus europaeus si trovi relegato sopra un piccolo isolotto, come 
è il Tinetto, da tempo enormemente lungo è stata, rispetto agli individui 
di Sardegna, assai piccola. 

5° In quanto alla variabilità delle parti, come risulta dallo studio 


(1) Il Phy2lodactylus Doriae descritto dal Lataste come specie particolare 
dell’isola del Tinetto, venne giù da tempo riconosciuto essere specie fondata 
sopra un esemplare giovane non normale nella forma del capo. Confr.: La- 
TASTE, Bull. Soc. Zool. de France, 1877, pag. 467 e 1880, pag. 143. — L. 
CaMERANO, Atti R. Acc. Scienze di Torino, vol. XIV, 1878. — DE BETTA, Atti 
R. Istituto Veneto, Serie V, vol. IV, 1878 e Serie V, vol. V, 1879. 


fatto col « coefficiente di variabilità relativa » essa appare, nelle serie 
prese in esame, spiccatamente superiore negli individui 3° e 9 dell’isola 
del Tinetto rispetto agli individui di Sassari. 

Non intendo entrare in considerazioni generali poichè le ricerche fatte 
sì riferiscono ad un campo troppo ristretto. Ho creduto tuttavia cosa 
non priva di interesse il pubblicare i risultati ottenuti intorno alle ri. 
cerche della variabilità e della variazione di una delle specie certamente 
più antiche della fauna erpetologica mediterranea affinchè possano ser- 
vire come contributo allo studio dei viventi delle nostre isole condotto 
con metodo più preciso e rigoroso di quello stato seguito fino ad ora. 


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DISPOSIZIONI DELLE VARIANTI IN CLASSI NELLE SERIE © 
ISOLA VEL TINETTO 


Maschi adulti (lungh. base da 31 a 38 millimetri) 


Lunghezza totale del capo: 90 97 100, 102 103, 104, 105 106, 107 
108.110..— Largh. mass..idem.: 62 64, 66, 67, 68 69-70, (71, a O) 
81 — Largh. al marg. ant. degli occhi : 46 47, 49, 50, 52 53, 54, 56, 
58 60. — Larghezza del capo alle narici: 15, 16, 17 19, 20, (22,50) 
24 26 30. — Altezza del capo alle narici: 9 10, 11, 12, 13; lo ua 
Altezza id. all'angolo posteriore degli occhi : 32, 33 35, 36, 38, 39, 40 
46. — Dalle narici all’angolo anteriore dell'occhio: 28 30 31, 32, 353 
34, 35; 36 38. — Diametro massimo dell’occhio: 20, 21, 23 24, (24,50) 
25 26 28 29. — Apertura uditiva esterna: 5, 7, 8 (S,50) 10; 127= 
Dall’angolo posteriore dell'occhio all’apertura uditiva : 30 31, 32, 33, 34, 
35 36, (37) 40 44. — Dall’apice del muso all’angolo posteriore dell’aper- 
tura boccale: 57, 58 60 62 63 64, (64.50) 65 66 67 69, 70 72. — 
Lungh. del braccio: 52 57, 58: (38,50) 59 60, 61 62 63, 65. — Id 
dell’avambraccio: 43 44, 45 46 47, 50, (50,50) 51 53 56 57 58. — Id. 
della mano: 42; 44, 45 47, (48,50) 49, 50, 51 55,. — Lungh. del 1° 
dito della mano: 19 20 21, (23,50) 24, 25, 26 28. — Id. del 2° dito: 
26 27,30, 31 32, 33 34 35 38.. — Id. del 3° dito: 31, 32, 393 (S6)35: 
39 40.41. — Id. del 4° dito: 31, 32, 39 (39,50) 40, 43, 44 45.46 48. 
—.Id: del 5° dito: 26, 27, 28; 29; 30 (S0,5°0) 31 35° —aslLunShggdel 
tronco: 250 252 253 254 255 256, 257, 258 260, 263 270. — Diam. mass. 
delle dilatazioni delle dita della mano: 10, 11, 12, (12,50) 13, 1& 
l5. — Lungh. della coscia: 66 69 71 72 (73) 74, 75, V0 77, (5,0000605; 


(1) I valori delle varianti sono espressi in B60esiImi della lunghezza base eguale 
alla distanza dalla sinfisi della mandibola a metà dell’apertura cloacale. Il numero 
stampato in carattere più grosso e nero è quello della elasse media. Se esso è col- 
locato fra parentesi vuol dire che nella serie studiata esso non è stato verificato. I 
numeri a sinistra della classe media indicano le classi di varianti inferiori alla 
media; quelli a destra le classi di varianti superiori alla media stessa. I numeri più 
piccoli collocati in basso a destra di ciaseuna classe indicano la frequenza della 
classe stessa nella serie. — Una classe la di cui frequenza è eguale ad 1 non porta 
nessun numero più piccolo a destra. I valori sono stati arrotondati, trascurando le’ 
quantità frazionarie inferiori a 0,50, facendo eguali ad 1 le quantità superiori a 0,50 


od eguali a 0,50. 


— Id. della gamba : 43 45, 46 48, 49 50, (50,30) 51, 52, 53 57 58. — 
Id. del piede: 51, 54, 57 59 60 (60,50) 62 63, 65, 70,. — Id. del 1° 
dito: 24, 26, >'7, 28, 29, 30,. — Id. del 2° dito : 31. 32, 38, (38,50) 
39, 40, 43 46. — Id. del 3° dito : 40 41, 42, 43, 45 AT 7, 4950 54, — Id. 
del 4° dito: 46 47, 48, 49, 50, 51, 53 58 60. — Id. del 5° dito : 31 32, 
38 40, 41, (42,50) 43, 44 46 50 54. — Diametro mass. delle dilatazioni 
delle dita dei piedi: 10 11 13 1-4, 15; 17 18,. — Lunghezza totale della 
coda: 209 215 220 237 240 241 257 (264) 275 286 318, 319. — Larghezza 
della coda al restringimento basale: 23 26, 27, 28, 29 (29,50) 30, 36. 
— Id. prima del restringimento : 35, 36; 37, 38, 39 40, (441,50) 45 
46 48. — Largh. massima della coda: 35, 36, 37, 38, 39 40, (41,50) 
45 48. — Distanza dall’apertura cloacale al-restringimento della coda: 26 
28, 29 30, 31, 32, 33 36. 


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10 


Maschi giovani (lungh. base da 22,5 a 30 millimetri) 


Lungh. totale del capo: 111 112 114 118 120, 123 125. — Larghezza 


massima del capo: 69 74 75, (76,50) 78 80 84. — Largh. al margine 
ant. degli occhi: 48, 50 53 (54) 55 57 60. — Largh. del capo alle 
narici: 19 20 21 (22) 23, 24 25. — Altezza del capo alle narici:-12, 


1-4 15, 16. — Altezza all’angolo post. degli occhi: 37 40 41 42 48, dò. 
— Dalle narici all’angolo ant. dell’occhio: 30 33 35, (36) 40 41 42. — 


Diametro massimo dell’occhio: 23, 24 25, (27) 28 31. — Apertura udi- 
tiva: 4, 5; G 8. — Dall’angolo post. deli’occhio all'apertura uditiva 32 
35 37 38 (38,50) 39 41 45. — Dall’apice del muso all’angolo posteriore 
dell’apertura boccale : 64 67 ‘68, 69 70 74. — Braccio: 55 59 GO, 62 
64 65. — Avambraccio: 40 43 (444,50) 45, 48 49, — Mano: 43, 45, 51 
(ala) 52,60: — 1° dito:.21, 25 (25,5:0,)/26,,28,30]. 12% dito: 


Sal 30,31 :323 3335) —23° dito 135/373 (37, 5:0)),138,,39,40,,= 4° dito: 
36 39 (40,50) 41, 43 45 — 5° dito: 26 30 (30,350) 31, 32 33 35. 
Lunghezza del tronco: 235 237 240, (242) 246 248 249, — Diametro 
mass. delle dilatazioni delle dita della mano: 12 (14,50) 15, 16,17. — 
Coscia: 64 70 73 (74) 75, 84, — Gamba: 43 45 47 48, (50) 53 57. — 
Piede: 55 62 (62,50) 64 65 68, 70. — 1° dito: 23 24 25 (27) 30, 31. 
— 2° dito 37 38, 44 (46) 47 49 55. — 3° dito: 41 (43,50) 48 49, 50. 
esi ctdito- 93, (5450). 55 Do 060, Mid dito 37 4142 
(43) 47 48 49. — Dischi delle dita dei piedi: 12 (14,50) 15, 16, 17. 
— Lunghezza della coda: 291 304 (303) 319 329. — Larghezza della 
coda al restringimento: 23 25 26 (27,50) 28 29 30 32. — Larghezza 
della coda prima del restringimento: 530 31, 32 (BA) 35 37 38. — Lar- 
ghezza massima della coda: 31 33 26 (36,50) 38 42. — Distanza 
dall’apertara cloacale al restringimento basale della coda 21 25, 24 25 
(25,50) 28 30. 


icone. 


Femmine adulte (lungh. base da 30 a 43 millimetri) 


Lungh. totale del capo: 86 92 94 95 96 97 99 102, 104, 108. — 
Largh. massima del capo: 62 63, 64 66, 67 68, 69 (7 1,50) 72 73 76 
81. — Largh. al margine ant. degli occhi: 43 46 47, 43 49, 50, 51, 
52, 55. — Largh. del capo alle narici: 14, 15, 17, 18, 19, 22 23 24. 
— {Altezza del capo alle narici: 9,10, 11, (L bop) 19,13 14... rd 
tezza del capo all'angolo posteriore degli Saia 323 98,00 303 (36,50) 
37, 38, 39, 41,. — Dalle narici all’angolo ant. dell'occhio: 27 28 29, 31, 
(31,50) 32, 33, 34 35 36. — Diametro massimo dell'occhio: 18 19; 21 
292 23, 24; 25 26 — Apertura uditiva: 5, 6, 7; (7,50) 8 9, 10.= 
Dall’ angolo posteriore dell’occhio all’apertura uditiva: 29 31 32, 33, 54, 
35, 36 37. — Dall’apice del muso all’angolo posteriore dell'apertura bo 
cale 55 57 58, 62, (G1,50) 62, 63, 64 65 66 67 68. — Braccio 53 54, 
55 56 5/58. 59 60/61 635 = Avambiaccio 36 37 38 41 (41,5 0)42, 43, 
44, 45 46, 47. — Mano: 36 38 41 43 (44) 45 47, 48 49,50 51, 52,. — 
1° dito: 19, 21 23 29, (23,50) 24, 28 —- 2° dito 24 26 27, 28, 29, 
313233) 34. 3° dito: 28; 29 31, 32 33, 34, (34/50) 36/41 
40F dito” 29183363 (36,50) 38; ‘39 400417942, 44.1 50M 


37, 28, 29 30, 31 32; 33. — Lunghezza del tronco: 252 256, 258, 261 
263 264 265 266 268 274. — Diametro delle dilatazioni delle dita della 


Toano : 1011, 12; (1250) 15° 14,15; —Coscia!:"63%64 (68469 
84. — Gamba: 41 44 45 46, 47 48, 49 51 52, 54 


12. 
73, (73,50) 78 
5 


59 
55. — Piede: 54, 57 58 60, 61 62, 63, 64 66. — 1° dito: 22 24, (26) 
2TE! 28, 2917303 “ Qol'dito® 3132!33' 3435. SG, 38539, dI Rs 
IZAI02NIS 99 hai 42 43 47 48 49, 50, — 4° dito: 40 45, 46, 47, 49 
52 53 54, ? dito: 33, 36, 37, 38, (38,50) 39 41, 44. — Dia- 
metro delle ‘afigtazioni terminali delle dita dei piedi: 12 14, 15, 16 17 
18. — Lunghezza della coda: 198 218 232 238 246 (255,50) 284 289 
313,. — Larghezza della coda al restringimento basale: 23, 24, 26 27, 
29, 30 31. — Largh. id. prima del restringimento: — 23 27 28, 29, 
30, (30,50) 31 32, 33 34, 38. — Largh. massima della coda: 30 40 33 


35, 38 (39,50) 40 42, 44 46. — Distanza dall’apertura cloacale al re- 
stringimento basale della coda: 16 17, 18, 19, 20 21 (21,50) 33, 24 27. 


Femmine giovani (lungh. base da 21 a 29 millimetri) 


Lunghezza totale del capo: 112 115, (120,50) 123 129. — ‘Lar- 
ghezza massima id. 74, 78 (79) 84. — Largh. al margine anteriore degli 
occhi : 50 51 (53,50) 57; — Largh. alle narici: 16, (1S,50) 21. — 
Altezza id. alle narici: 9 12, (12,50) 16. — Altezza all’ang. post. degli 
occhi. — 40 41 43 (4-,50) 49,. — Dalle narici all’angolo ant. del- 
l'occhio: 31 (32,530) 33, 34. — Diametro massimo dell’occhio: 25, 


(25,50) 26. — Apertura uditiva: 5, 6 (7) 9. — Dall’angolo post. del- 
l’occhio all’apertura uditiva: 31 3-4 37,. — Dall’apice del muso all’an- 
golo post. dell’apertura boccale : 62 65, (66) 70. — Braccio : 56 57 (63) 
65, 70. — Avambraccio: 41, 43 («E4) 47. — Mano: 43 (46,50) 49, 


50. .— 1° dito: (25, (25,50) 26. — 2° dito: 25 (29,50) 33; 34. — 
3° dito: 37, (38) 39 — 4° dito: 37, (40) 41 43, — 5° dito: 31(32,50) 
33, 34. — Lunghezza del tronco: 231 237 (239,50) 245, 248. — 
Diametro delle dilatazioni terminali delle dita della mano: 12 (14,50) 
16 17. — Coscia: 70 74,(77) 84. — Gamba: 47 49, 51. — Piede: 62 


(63,50) 64 65, — 1° dito: 25, 26 (SS) 31. — 2° dito: 37 (44) 49, 
51. — 3° dito: 47 <«L9, 50 51. — 4° dito: 56 57; (58) 60. — 5° dito: 
37 (4-4) 49, 51. — Diametro delle dilatazioni delle dita: 12 (14,50) 
16, 17. — Lungh. della coda: 294, 303 309 (314,50) 335. — Larghezza 
della coda al restringimento: 25, (25,50) 26. — Largh. id. prima del 
restringimento: 31 (32,50) 33, 34. — Larghezza massima della coda: 31 
(32,50) 33, 34. — Distanza dall’apertura cloacale al restringimento 
basale della coda: 19 20, 21. 


SARDEGNA (Sassari) 
Maschi adulti (Lungh. base da 30 a 40 millimetri) 


lungh. totale del capo: 99 100 101 102 103 104, (106,350) 107, 110, 
114. — Larghezza massima del capo: 66 67 68. 69, 70 (70,50) 72 74, 
75. — largh. al margine anteriore degli occhi: 53, 54, 57 58, (58,50) 
60.64. — Largh. id. alle narici 18, 19, 20 (20,5 0)21; 22, 23. — AI- 
tezza id. all'angolo post. degli occhi : 29, 32, 34, 35 (35,50) 36 37, 38, 
49. — Id. alle narici: 17, 18, 19, (L9,50) 20 21; 22. — Dalle narici 
all’angolo ant. dell'occhio: 30 31 32; 33 (33,50) 34, 35, 36, 37. — 
Diametro massimo dell’occhio: 19 20 21, (22) 23, 24, 25. — Apertura 
uditiva: 5,, 6. — Dall’angolo posteriore dell’occhio all’apertura uditiva : 
29 30 31 (31,50) 32, 33, 34,. — Dall’apice del muso all’angolo poste- 
riore dell’apertura boccale : 54, 55 58, (39) 60, 61 62 64,. — Braccio: 
50 54, 55 (57) 58, 60 62 63, 64,. —— Lunghezza del tronco: 250, 253; 
(253,50) 254 256, 257 258 259 260 261. — ‘Avambracc:o : 39 40 41, 
(41,50) 42. 44, — Mano: 41, 42, 43, (44,50) 45, 46, 47 48. — 
1° dito: 21, 22 23 24, 26 27, — 2° dito: 27 29, 30:31(31,50) 32, 35 
36 — 3° dito 32, 33, 34, 35 (35,50) 36, 39. — 4° dito: 41, 42, 43 
44, 45 46, 48, 49. — 5° dito: 24, 26 29, SL 32 33 34 35 36, 38. — 


Dilatazioni terminali delle dita della mano: 10 11, 12. 13, 14. — Coscia: 
63, 65 68 69 71 72, 73, 74, 78 79. — Gamba: 48 49, 51 52 53, 54 55, 
56. — Piede: 53 54, 58. (58,50) 59 60, 64 — 1° dito: 29 30 31 32. 


(32,50) 34 35, 36,, — 2° ditu: 32 33 34, S6 38 39, 40 — 3° dito: 


TITO 


41 42, 44 46 49, (50,50) 54, 60 — 4° dito: 49 50 52 53, (53,50) 

54, 55 56 57 58. — 5° dito: 36 38 39, 40 4], 42, 44,. — Dilatazioni 
terminali delle dita dei piedi: 11 12, 153, 14 15, — Lungh. della coda: 
207 219 222, 224 226 233 (236) 253 264 265.: — Largh. della coda al 
restringimento: 23 24 25, 26, 27, 29,. — Id. prima del restringimento: 
32, 35 36 (36,50) 37, 38 39, 45 41,. — Largh. massima della coda: 
36 37, 39 (40,50) 4l 44, 45,. — Distanza dall’apertura cloacale al 
restringimento basale della coda: 26 27 29, 30(30,50) 31 32, 33, 34 35 


Femmine adulte (Lungh. base da 35 a 43 millimetri) 


Lunghezza totale del capo: 95 97, 99 102 103, 104 105 109 111. — 
Larghezza massima id. 63 66, 67, (G 7,50) 68, 69 70 12, == darei 
margine anteriore degli occhi: 50 52 55 (56) 57, 58, 60 62, — Id. alle 
Da : 19, 20, 21, 23. — Altezza id. all’angolo posteriore degli occhi: 

Ss 3032 335 (34,50). 35 36, 41. —. Id. alle narici: 17, L97720, 
sa — Dalle narici all'angolo ant. dell'occhio: 30 32 33, 34, 35 36,. 
— Diametro massimo dell’occhio : 19 20 21 22 (22,50) 23, 24, 26. — 
Apertura uditiva: 4, 5, 7. — Dall’angolo post. dell'occhio all’apertura 
uditiva : 28, 29, 30 31, (31,50) 33, 35. — Dall’apice del muso all’an- 
golo post. dell’apertura boccale : 50 54, 55 (56) 57, 58 60 62,. — Braccio: 
50 51 52, 55 (56,50) 58 60 62, 63. — Avambraccio: 38 39, 40 44, 
42, 43, 44. — Mano: 40, 41, 42, 43 44, (44,50) 49. — Lungh. del 
tronco : 1249 (251 (252) 255 256 257, 258; 261,263, 265. — I°fdito:223: 
245 26 28, 29, — 2° dito: 28, 30 31 (S2) 33, 34 36. — 3° dito: 33 
35, S6, 37 38, 39, — 4° dito: 40 41 42 (43,50) 44, 45 46, 47, — 


5" dito 29, 30, 31, 52 35, (34) 39. — Dilatazioni terminali delle dita 
della mano: 9, 10, 12,13, 15. — Coscia: 63 65 66 70, 71 72, (72,50) 
75 78 82. — Gamba: 42 49 (49,50) 50, 51, 52, 54 55 57. — Piede: 


49:50; 51 52,55 (56) 07.60 62-63 —:1° dito: ‘29/30. 31, 35, 3802595; 
41. — 2° dito: 33 35 36 37 38, (38,50) 40 41 44, — 3° dito: 41 48 
49, 50 51, 52, 53 57. — 4° dito: 49 50, 51, 52 54 (54,50) 55 57, 60. — 
5° dito: 40, 41, 42 43 ( SIR 44 45 46 47. -— Dilatazioni terminali 


delle dita del piede: 10, (12,50) 14, 15;. — Lungh. della coda: 207 
219229; 224.226.233 e G) 253 264 265. — Largh. id. al restringi- 
mento : 21 24 25, 26, 28, 29. — Largh. id. prima del restringimento: 
28, 29, 30, (30,50) 31, 32 35. -- Largh. massima della coda: 36 39 


40 (41) 43 46. — Distanza dall’apertura cloacale al restringimento basale 
della coda: 19 21 22 (22,50) 23 24 253 26,. 


ein 


1277 - Vip. P. Gerbone, via Gaudenzio Ferrari. 3 - Torino. 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


——_—_— - 
= 


N. 472 pubblicato il 23 Luglio 1904 Vor. XIX 


RES ITALICAE 
XI 


Dott. RosETTA SEGRE 


Pesci del Cadore. 


Il Prof. Camerano mi concesse gentilmente in esame i Pesci raccolti 
dal D.r Enrico Festa durante le sue escursioni nel Cadore nel 1901-02. 
La collezione, pur non contenendo numerose specie, è assai interessante. 
Essa comprende, infatti, una nuova varietà di Tinca vulgaris e una 
nuova forma ibrida, non mai descritte. Inoltre, l'esame accurato e cri- 
tico di questo materiale mi ha dato modo di fare alcune osservazioni 
interessanti, sia perchè riguardano località che presenta alcune forme 
veramente caratteristiche e sulle quali non credo esista alcuna pubbli. 
cazione, sia perchè servono a chiarire parecchie questioni assai discusse 
dagli ittiologi. 

Le località da cui proviene il materiale sono: Borca (909 m.), Padola 
(1200 m.), Lago di Selva (1373 m.). 

Le varie specie esaminate appartengono alle seguenti famiglie: 


Cyprinidue — Salmonidae — Triglidae. 


Della famiglia Cyprinidae abbiamo i seguenti generi: inca Cuv. — 
Leuciscus Rond. — Scardinius Bp. — Squatius Bp. cui ho unito il 
gen. Telestes Bp. come proposero il Fatio (1), il Festa (2) e altri it- 
tiologi. 


(1) Fario, Faune des Vert. de la Suisse, Vol. IV. 
(2) Festa, I Pesci del Piemonte, Bollett. dei Musei di Zool. e Anat. comp. 
della R. Università di Torino, Vol. VII, n. 129. 


| 
Do 
| 


Nella famiglia SaQmonidae troviamo il solo gen. Sa/mo Art. 
Nella famiglia 7'79/idae abbiamo il gen. Coflus Liun. 


Fam CS XY PPUR'TN'I DA E 


Gen. Tinca Cuv. 
Timea vulgaris Cuv. var. Cestellae n. ». 


Ho esaminato 23 9 e 15 & provenienti dal Lago Cestella (Padola). Le 
differenze notevoli nella forma del corpo, che a primo aspetto ci fanno 
distinguere questa varietà dalla comune Tinca vulgaris C., appaiono pure 
espresse numericamente negli uniti specchietti in cui tutte le misure 
sono espresse in 360.mi onde poterle paragonare ai risultati ottenuti nel 
mio precedente lavoro sulla « Variazione della Tinca vulgaris » (1). 

Il corpo è più snello, e assai diversi sono pure il profilo dorsale e 
ventrale. 

Il capo, assai convesso, si continua in una curva molto ascendente 
fino in corrispondenza del margine opercolare circa, e quindi si abbassa 
sensibilmente, cosicchè, la massima convessità della curva dorsale, che 
nella Tinca comune si trova molto vicino alla pinna dorsale, è qui 
molto spostata in alto e per lo più corrisponde al margine opercolare 
o poco più giù. Il profilo ventrale è quasi rettilineo fino alla pinna anale 
e, in certi esemplari in cui il capo è straordinariamente inclinato, appare 
persino lievemente concavo; mentre nella inca vulgaris la linea ven- 
trale è una curva convessa regolarmente dall’apice del muso alla pinna 
anale. Questo dipende pure dalla differentissima posizione del capo, 
assai più inclinato nella nostra varietà. Ne consegue che la massima 
altezza del corpo nei miei esemplari non è mai in corrispondenza della 
pinna dorsale come avviene per lo più nella specie tipica. Il rapporto tra 
la massima altezza del corpo e la lunghezza totale è come 1 :4,8 — 5,9 
mentre gli autori danno 1 :3,5 — 4,9 (2), 1:3,4 — 4,8 (3). 

Ancora più caratteristico, per forma, per posizione, per dimensioni è 
il capo. Esso è molto allungato, lievemente conico assai inclinato, non 
molto alto nè largo ed in tutti gli esemplari da me misurati supera no- 


(1) SEGRE, Ricerche intorno alla variazione della Tinca vulgaris, Bollett. 
dei Musei di Zool. e Anat. comp. della R. Univ. di Torino, vol. XVII, n. 429. 

(2) FatIo, Faune des Vert. de la Suisse, vol. IV. 

(3) CANESTINI, Prospetto critico dei Pesci d’acqua dolce d’Italia in: Axr- 
chivio per la Zoologia, vol. III, fasc. n, 1866. 


tevolmente la massima altezza del corpo contrariamente a tutte le de- 
serizioni date dagli autori (1) (il chè appare anche chiaramente dagli 
specchietti). 

Inoltre il muso è piuttosto stretto appuntito, allungato; la bocca è 
meno obliqua e l’occhio, alquanto più largo, è posto molto in alto. Il dia- 
metro interorbitale è sempre minore di 3 volte il diametro dell'occhio 
che è il valore dato dal Fatio (2), dal Festa (3), Canestrini (4), e altri. 
Per contro lo spazio preorbitale è sempre uguale e qualche volta persino 
maggiore che il diametro interorbitale il chè non fu osservato mai nella 
Tinca vulgaris. 

«Sul capo sì notano le linee di pori disposte regolarmente. 

Le ossa faringee sono assai grandi e con ala piuttosto corta. A livello 
del 4° dente si nota un angolo assai spiccato che secondo il Fatio (5) 
sarebbe caratteristico degli individui vecchi mentre io l'ho pure trovato 
in individui giovani. 

Il numero «dei denti è regolarmente 4 a sinistra e 5 a destra. In 12 
individui però ho trovato 5 a destra e 4 a sinistra. La forma dei denti 
è regolare. 

Ho notato sul mascellare superiore un ingrossamento quadrangolare 
verso la metà mentre il ramo iuferiore è molto allungato e sottile. 

L’opercolo è assai sviluppato molto liscio di aspetto madreperlaceo il 
chè differisce dalle altre Tinche in cui tutte le ossa opercolari hanno 
per lo più la stessa colorazione. E più alto che lungo. Il margine supe- 
riore è quasi rettilineo e si unisce al margine posteriore formando un 
angolo molto acuto. Il margine anteriore è assai obliquo e finemente 
dentellato e forma col margine inferiore un angolo molto ottuso. 

Il margine inferiore poi si unisce al posteriore formando un’altra 
sporgenza per cui il margine posteriore appare leggermente concavo in 


(1) Fatto, op. cit. — BONAPARTE, Icon. Fauna ital., III, fasc. xvial. — 
Hec«EL UND Kxkk, Swss% rsserfischer Osterrichischen Monarchie. — BLOCH, 
Hist. nat. d-s Poissons, I. — CaN«STRINI, op. cit ; id. Fauna d’Italia, parte III. 
— Bore, Die mitte'enropdischen Stsswasserfische. — GUNTHER, Catal. of 
Fishes, VII. — Cuvier et VALENCENNES, Mist. Nat. des Puissons, XVI. — 
CuvikRr, Reg. Anîm. II. — BoxaPAKTE, Cal. metodico, pag. 28, n. MZ ni 
De-FiLippi, Cenni sui pesci d’acqua dolce della Lombardia, vol. I, Memorie 
Acc. Scienze Torino, tom. xIx. — Du BwTTA, Iltivlugia veronese. — GIGLIOLI, 


Elenco mamm. uce. rett., p. 

(2 Fatio, Faune Vert. Suisse, IV. 

(3) Fesra, / pescî del Piemonte, Bollett. Mus. Zool. e Anat. comp. Torino, 
vol. VII, n. 129. 

(4) CANESTRINI, op. cit. 

(5) Op. cit. 


La. pio 


mezzo con due sporgenze all'estremità. La forma dell’opercolo è molto 
chiaramente visibile in grazia del suo aspetto madreperlaceo che lo fa 
spiccare in confronto del preopercolo e dell’interopercolo che sono quasi 
neri. Anche il subopercolo è di colore bianco ma sul margine si osser- 
vano tanti piccoli puntini neri. Questa. diversa colorazione delle ossa 
opercolari è un carattere costante in questa varietà e che non ho mai 
trovato nelle altre forme di Tinche. 

La pinna dorsale è molto più alta che lunga. Ho trovato 11-12-13 
raggi. Il 1° ed il 2° però sono sempre semplici. La lunghezza risulta 
alquanto minore che nella specie tipica mentre l’altezza ne è maggiore 
(V. specchietto Media). 

La colorazione, come pure sulle altre pinne, è nerastra. Un poco più 
gialla alla radice. 

Le pinne pettorali sono più lunghe che le ventrali in molte 9; sempre 
più corte nei ?. Hanno da 16-18 raggi di cui il primo è sempre semplice. 

Le pinne ventrali in questa varietà, ancora più che nella forma tipica, 
sono sviluppatissime nei 9° tanto che in molti la loro punta giunge fino 
alla metà della base della pinna anale e corrispondentemente le ossa del 
bacino hanno in questi è uno sviluppo enorme. Anche nelle 9 però su- 
perano in sviluppo quello della T'inca vulgaris (come risulta dal con- 
fronto degli specchietti). 

La pinna anale porta 10-12 raggi. Non ne ho mai trovati 9; è assai 
alta e nei & giunge anche oltre la radice della caudale. 

La coda è leggermente lobata. In due & ho trovato la coda troncata 
molto obliquamente e il 1° raggio del lobo inferiore era doppio dell’ul- 
timo del lobo superiore. In altri ho pure trovato il margine caudale 
quasi diritto. 

Il numero e la forma delle squame è regolare (1). 

Il colore invece è caratteristico per la presenza di infiniti puntini neri 
specialmente abbondanti sul capo, (eccettuato l’opercolo e il subopercolo 
che sono bianchi), sul dorso e sui fianchi. Però mentre nella parte su- 
periore del capo sono così fitti da dare uva vera colorazione nera sul 
corpo lasciano ancora intravedere il colore gialloguolo assai chiaro. 

Sulla linea laterale si contano 90-120 sq. 

Essa parte dall’alto dell’opercolo e segue, un poco più in alto della 
metà del corpo, una linea leggermente convessa fino al centro della pinna 
caudale. 

Per poter meglio rilevare le differenze sopradette tra la var. Ceste/lae 
e la Tinca vulgaris Cuv., ho ridotto le misure che esprimono il valore 
dei principali caratteri differenziali in 360.mi somatici col metodo soma- 


(1) FaTIO, op. cit. — FESTA, op. cit. 


tometrico Camerano (1), onde confrontarle coi risultati ottenuti nelle mie 
« Ricerche sulla variazione della Tinca (2) ». 

Naturalmente ho scelto come misura base la lunghezza dall’apice del 
muso all’apertura cloacale. 


Le misure che seguono rappresentano la lunghezza base e sono espresse 
in mm. (3). 


S° Tinea vulgaris var. Cestellae. 


-58, 59 61 64-68 69 72 75 79.81 86 88 90 


; Tinea vulgaris var. Cestellae. 


5657, 59, 60 63 66 69 72, 74 75 76 78 80 83 84 85 90 94 98. 


(1) Camerano L., Lo studio quantitativo degli organismi e il coefficiente 
somatico, Atti della R. Ace. delle Scienze di Torino, vol. XXXV, 1890. — La 
lunghezza base nel metodo somatometrico in Zoologia, Boll. Musei di Zool. 
e Anat. Comp. di Torino, Vol. XVI, n. 394, 1901. — Lo s/udio quantitativo 
degli organismi e gli indici di variabilità, di variazione, ece., ibidem, Vol. 
XVI, n. 405, 1901. — Ricerche somatometriche in Zoologia, ibidem Vol. XVII, 
n. 431, 1902. 

(2) SEGRE, Rie. intorno alla variaz. della Tinca vulg., Boll. dei Musei di 
Zool. e Anat. Comp. di Torino, Vol. XVII, n. 429. 

(3) I numeri più piccoli collocati a destra di ciascuna classe indicano la 
frequenza della classe nelle serie. 


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Alcuni dei caratteri essenziali sui quali mi sono fondata per stabilire 
la suddetta varietà sono comuni ad un’ altra forma di Tinca pure esi- 
stente nel Cadore. Ho potuto esaminarne parecchi esemplari (20 9 10 &') 
e in tutti ho pure notato un maggiore sviluppo del capo, che anche qui 
supera l’altezza del corpo, un muso più appuntito, una fitta punteggia- 
tura nera, una snellezza maggiore nel corpo, un profilo dorsale che si 
avvicina molto a quello della var. Ceste?lae. 

Inoltre, sono molto simili alle Tinche raccolte dal Dr. Festa nei lago 
di Candia, coile quali io ho potuto confrontare i miei esemplari e che 
egli notò come forme diverse dalle altre Tinche del Piemonte, e a qualche 
esemplare che io ho potuto avere dal lago di Viverone. Perciò io penso 
che questa speciale forma a capo lungo, muso appuntito, colorazione 
nera, ecc. sia una forma tipica di lago e mi riservo di studiare la que- 
stione appena avrò potuto raccogliere un materiale più abbondante e di 
località varie. 

In tale caso la varietà da me ora descritta apparterrebbe a questa 
specie lacustre da cui differirebbe solo pel colore più gialliecio, pel pro- 
filo ventrale più rettilineo, per la maggiore inclinazione del capo, per 
la macchia opercolare, e pel diametro interorbitale e preorbitale minore 
il primo e maggiore il secondo. 


Scardo — Squalius erythro — muticellius nobis. 


L'aspetto esterno di questo pesce fa subito pensare allo Scardinius 
erylhroph'halmus L. 

Il corpo è infatti molto alto e compresso e relativamente corto. Il 
profilo superiore è molto convesso fino alla pinna dorsale e quindi pro- 
segue legryermente concavo fino alla caudale: presenta una sporgenza 
molto pronunciata dietro la nuca analogamente a quanto si osserva in 
certi esemplari molto sviluppati di Scurdinius eryt. 

Il profilo ventrale è arrotondato fino all’anale obliquo lungo questa e 
poscia rettilineo fino alla caudale. Fra le ventrali e l’anale è tettiforme 
e squamoso, 

La massima altezza è assai superiore alla lunghezza del capo e sta 
alla lunghezza totale come 1 : 3,2: valore questo molto più vicino a quello 
che da il Fatio (1) per lo Scardinius eryihrophthalmus (1: 3-4) che allo 
Squalites (I: 44/15 4/2). 

Il capo è subconico piuttosto corto. La fronte è lievemente convessa 
e la bocca molto obliqua e perciò il profilo inferiore è convesso. La 
iunghezza del capo sta alla lunghezza totale come 1; 5,1 il chè sarebbe 


(1) FatIo;sop..cit. 


SERI] n 


caratteristico tanto dello Scar dinius erylhrophi. come delio Squalius 
Sawîgny. Infatti il Fatio dà per lo Scardinius erythroph. 1: 5-5/, e 
per lo Squalius Saw. 1: 5-5 *|.. 

L'occhio ha un diametro assai grande e sta alla lunghezza laterale del 
capo come 1: 3 4/, il chè sarebbe caratteristico della Sc. m24cvophtalmus 
Heckel und Kuer. Lo spazio interorbitale è assai maggiore che il dia- 
metro dell'occhio. 

Le ossa faringee sono robuste; hanno un’ala corta ed angolosa e il 
corpo dell’osso è rigonfiato. I denti faringei sono disposti su due file 5-2 
da una parte (sinistra) e 2-4 dall’altra (destra), uncinati all’estremità e 
compressi. Mi sono fermata molto ad esaminare queste ossa e i denti 
faringei e, avendoli potuto confrontare con quelli di Squalius, Sar, 
li ho trovati perfettamente identici, come pure é caratteristica dello 
Squatlius Saw. la forma del mascellare superiore, 

La pinna dorsale ha origine alquanto più indietro della inserzione 
delle ventrali, carattere questo dello Scardinius eryl., ha un margine 
lessermente convesso e rapidamente decrescente all'indietro. Ha 11 raggi, 
3 semplici, 8 divisi e la sua lunghezza supera la lunghezza laterale del 
capo. La pinna anale ha 12 raggi, 3 uniti e 9 divisi e la sua altezza è 
uguale ai ?/, della dorsale, il chè è caratteristico dello Squazius Saw. 
Le pinne ventrali nascono molto prima della metà della lunghezza del 
corpo e non arrivano all’apertura anale, Presentano 9 raggi di cui 7 
divisi. 

Le pettorali hanno il margine arrotondato sono molto corte e distano 
dalla base deile ventrali dei 7; della propria lunghezza. Hanno 15 raggi 
dì cuì 14 divisi. 

La pinna caudale è biloba a margini arrotondati e porta 17 raggi divisi. 

L’opercolo è trapezoidale e il margine inferiore molto obliquo fa un 
angolo quasi retto col margine posteriore lesgermente sinuoso e assai più 
corto che l'inferiore (molto simile a quanto si osserva nel gen. Squazlius). 

Le squame sono quasi circolari ma hanno una superficie minore del- 
l'occhio mentre nello Scardinius ne sono più grandi. Esse si ricoprono, 
e appariscono perciò piuttosto strette e alte. Sulla linea laterale se ne 
contano 43 ossia. più che il numero massimo dato dagli autori per il 
gen. Scardinius e meno che il minimo dato per il gen. Squalius. Il 
Fatio dà infatti per lo Scardinius erytroph. 39-42 sq. e per lo Squalius 
mulicellus var. Savignyi 45-50. Il margine fisso di ogni squama porta 
verso la metà una prominenza con 3 piccole lobature. Il margine libero 
è arrotondato e presenta molte strie divergenti in numero vario. Il 
tubulo delle squame laterali è assai corto. 

Il colore è bruno nerastro superiormente con fascia nerastra lungo il 
dorso. La parte inferiore dei fianchi e del ventre sono biancastre. Le 
pinne sono di colore giallo-bruno, 


= &ran 

Sulla esistenza e prevalenza dello Scardinius erythrophtatmus in 
questo ibrido non può esservi dubbio specie per quanto riguarda i ca- 
ratteri morfologici esterni che quasi tutti coincidono colle descrizioni 
degli autori (1). 

D'altronde la forma delle ossa faringee e dei denti faringei nonché il 
loro numero è identica a quella dello Squalius Saw. il numero delle 
squame nella linea laterale superiore al massimo dato per il gen. Scar- 
dinîus e inferiore al minimo dato per il gen. Squazius, la forma e 
le dimensioni delle squame e delle pinne, specie l’anale e le pettorali, 
caratteristiche dello Squalius Saw., lo sviluppo maggiore dell’occhio, 
la fascia bruna lungo il tronco, la forma dell’opercolo, mi persuadono 
dell’intervento in questo ibrido dello Squazius muticellus probabilmente 
colla var. Savignyi che, seguendo il parere del Canestrini, del Giinther, 
del Festa, io unisco allo Squazius muticellus. 

Fra i numerosi ibridi descritti (2) lo Scardo-alburnus erythro-lucidus, 
Fatio (3) è quello che mi pare più simile al mio, ma tuttavia se ne 
distingue specialmente per la forma più allungata del corpo e il numero 
diverso di squame sulla linea laterale. 


Gen. Scardinius Bp. 


Scardinius erythrophthalmus Linn. 


Ho esaminato 100 esemplari: 60 provenienti da Padola e 40 dal Lago 
di Selva S. Anna. ; 

Finora la massima altezza a cui fu trovata questa specie è, secondo 
quanto riferisce il Fatio 727 m., il chè sarebbe dovuto a una grande 
sensibilità al freddo. Pare invece che essa sia abbastanza abbondante 
nelle-acque del Cadore fino a 1313 m. che è l’altitudine del Lago di Selva. 


(1) FATIO, op. cit. — BONAPARTE, op. cit. — KECKEL UND KNER, op. cit. — 
CANESTRINI, op. cit. — GiNnTHER (Fische des Neckars) e (Catal. of Fishes) — 
LUNEL, Poissons du Leman. 

(2) CHIAPPI, Sopra una forma ibrida di Ciprinidae esistente nei laghi di 
Varano e Monale, Rendiconto della terza assemblea generale e del convegno 
dell'Unione Zoologica in Roma (81 ottobre, 3 novembre 1902). — CkistoFORO 
BELLOTTI, Sopra una forma ibrida di Ciprinide. Atti della Società italiana 
di Scienze naturali e del Museo Civico di Storia naturale di Milano, vol. XLIII, 
fasc. I. — FaTIO, Leuco-Scardinius rutilo-erythroph, op. cit.; id., Squalio- 
Alburnus cephalo-lucidus, op. cit.; id., Squalio-Chondrostoma cephalo-nasus. 

(3) Fa*1o, op. cit. 


GMT 


Tolto pochi esemplari in cui ho notato i caratteri che Heckel e Kner (1) 
danno come specifici per lo Scardinius scardafa e che io, seguendo in 
questo l’opinione del Fatio, di Festa e altri valenti ittiologi, unisco allo 
Scardinius erythrophthalmus, quasi tutti i numerosi individui da me 
esaminati presentano spiccati i caratteri dello Scardinius hegeri Bp. (2), 
caratteristico dell’Istria e della Dalmazia. 

Infatti, solo in 10 esemplari di Padola ho osservato un muso molto 
ottuso a testa molto troncata, bocca verticale, corpo molto alto e com- 
presso, coi raggi della pinna dorsale ®/;, caratteri tutti dello Scardinius 
scardafa Hech. e Kner. 

In tutti gli altri ho notato un notevole allungamento del corpo tanto 
che il rapporto tra la massima altezza del corpo e la iunghezza è come 
1: 4-5,6-5,8 e solo in pochi esemplari ho trovato 1: 3,5 (Fatio). Non 
ho però trovato in nessuno il rapporto 1:6 che dà Bp. per lo Scardinius 
hegeri (3). 

La fronte è assai convessa e la bocca molto obliqua. 11 profilo dorsale 
è pure molto simile a quello dello Scardinius Xeg. di cui ho potuto con- 
frontare la figura e non presenta mai spiccata la sporgenza dietro la 
nuca, come si osserva per lo più nello Scardinius erythrophthalmus. 

Invece il profilo ventrale è alquanto incurvato e diverso da quello 
dello Scardinius heg. che è appiattito molto simite a quello del gen. 
Squalius. i 

Il muso è piuttosto acuto. L’occhio più grande che nello Scardinius 
eryt. è contenuto 4 volte nella lunghezza. laterale del capo il quale a 
sua volta è ‘/. della lunghezza totale. Le pinne pettorali sono lunghe e 
giungono fino alla base delle ventrali le quali invece arrivano all’aper- 
tura anale solo in pochi o, 

Nella pinna dorsale ho trovato in parecchi esemplari */s raggi che 
l'’Heckele Kner danno come caratteristico dello Scardinius scardafa, 
e più spesso */s. Essa si trova quasi sempre ai */;, della lunghezza totale 
(carattere dello Scardinius heg.). 

La pinna anale nasce un po’ dopo l'estremità della dorsale. In ge- 
nerale le pinne specialmente le pettorali e le ventrali, sono sempre 
assai più sviluppate nei d' che nelle 9 e ciò costituisce una differenza 
sessuale assai comune nei Pesci. 

Il numero e la forma dei denti faringei è costante. Si notano 8 denti 
da ambi i lati 5 più grandi è 3 più piccoli. Essi sono assai sottili lie- 
vemente dentellati sul margine: inoltre l'osso faringeo ha un’ala corta e 
forma un angolo acuto col corpo dell’osso. 


(1) HeckeL unD KNER, op. cit. 
(2) FATIO, op. cit. 
(3) BONAPARTE; Op. cit. 


— ld - 


Ho notato una grande differenza di colore tra gli esemplari raccolti 
nel Lago di Selva e quelli di Padola. Nei'primi infatti si esserva un 
colore molto chiaro giallo dorato roseo con viva iridescenza nella parte 
inferiore. Quelli di Padola invece hanno un colore verde brunastro con 
quaiche iridescenza inferiormente. 

In tutti i piccoli la macchia sulla base della pinna caudale è spiccata. 

Il numero delle squame è 39-43 e sono più grandi che la superficie 
dell'occhio. Hanno una forma quasi circolare con 3 lobi nel margine 
fisso e arrotondate nel margine libero. Siccome però si ricoprono molto 
appaiono assai più alte che lunghe. Il numero delle s'rie è in esse molto 
variabile. 

Non ho mai trovato 60 sq. che il Bonaparte da come caratteristico 
dello Scardinius hegeri e in un solo esemplare ne bo trovato 43. Come 
pure quantunque l’altezza del corpo sia in tutti molto inferiore alle 
dimensioni ordinarie dello Scardinius eryt. non ho mai trovato il rap- 
porto 1:6 che il Bonaparte dà per lo Scardinius hegeri. 

Per cui, concludendo, mi pare che questi individui del Cadore, pur 
avvicinandosi per molti caratteri allo Scardinius hegeri Bp., non pos- 
sano quivi collocarsi perchè nessuno dei numerosi individui da me esa- 
minati corrisponde esattamente alla descrizione che ne dà il Bonaparte (1). 
D'altronde, pur differendo assai dallo Scardinius eryt., non ho creduto 
di separarli specificamente, anche perchè, secondo autorevoli ittiologi, 
detta specie ha un limite di variabilità molto largo. Probabilmente, la 
forma da noi studiata, costituisce una varietà locale assai interessante. 


Gen. Squalius Bp. 


: Squalius muticellus Bp. 


Ho esaminato 8 esemplari provenienti da Padola. Quantunque in 4 
individui la dentatura sia 5-2, 4-2 caratteristica del gen. Te/estes, se- 
suendo l'opinione del Fatio, Festa e Canestrini, io li unisco al genere 
Squalius poichè la loro distinzione è fondata su caratteri troppo variabili. 

In 3 esemplari ho trovato che l’altezza massima sta alla lunghezza 
totale come 1:45 -5; la testa è molto convessa e corta, i raggi dell’a- 
nale uguali ai 5 dei raggi della dorsale, le pettorali sono molto corte, 
la dentatura 4-2, 5-2, caratteri tutti dello Squalius Savignyi; ma il 
numero delle squame è 53-55 numero assai superiore a quello dello 
Squatius Savignyi (45-51) (2). 


(1) BoNnAPARTE, Zcon. Faun. ital, Tom. IIL 
(2) FaTIo, op. cit. 


s TRE. 


In 4 esemplari invece notai tutti i caratteri della Squazius meuticellus: 
cioè pettorali lunghe, macchia ranciata alla loro base, 55 squame, corpo 
snello, dentatura 2-5 — 2-5 ecc. (Fatio). 

Negli altri 4 esemplari i caratteri distintivi della Squalius muticellus 
e dello Squalius Savignyi si trovano così spesso riuniti che non solo 
credo giusto unive il gen. Te/esles al gen. Squalius ma altresì unisco 
lo Squatlius Savignyi allo Squatlius muticellus. 

L’opercolo è di forma trapezoidale. 

La pinna dorsale sorge sopra le ventrali e in 2 individui ho trovato 
12 raggi */, invece di 11 */s. Un altro ne aveva solo 10 /,. 

Le pinue pettorali hanno un margine assai arrotondato e hanno 15 
raggi. 

Le ventrali presentano tutte 9 raggi */.. 

Nell’anale invece ho trovato 7, 8, 9 raggi divisi e lunghezza molto 
variabile. 

La pinna caudale ha i margini arrotondati come nota il Fatio. 

Le squame sono assai grandi con raggi in numero variabilissimo. Ne 
ho contate 6, 12, 14. Non ho mai trovato il numero di 20 che trovò 
Festa (1). 

Il numero delle squame nella linea laterale è pure molto variabile. Ho 
trovato 45 55 sq. 

Il colore è bruno verdastro superiormente con una fascia nerastra 
lungo il tronco. Le parti inferiori sono gialle come pure le pinne. 


Gen. Leuciscus Rond. 


Leuciscus aula Bp. 


Ho esaminato 8 esemplari provenienti da Padola. Ho notato un colorito 
molto più chiaro e la fascia grigia lungo il tronco sempre spiccata. 

La testa è molto corta e assai ottusa e sempre inferiore in lunghezza 
all’altezza della pinna dorsale. La bucca è assai meno obliqua che nel 
gen. Scardinius. 

Non ho mai trovato il valore 1 :3 |, riguardo al rapporto tra l’altezza 
massima del corpo e la lunghezza come dice Heckel e Kuer (op. cit.). 

La lunghezza del capo sta alla lungbezza totale come 1 : 4,9-6. Non 
ho trovato il rapporto 1 : 6 ‘|, dato dal Fatio (2). Neppur ho trovato che 
la lunghezza del capo sia uguale all’altezza del corpo nei giovani; anzi 
essa è sempre minore. 


(1) FESTA, op. cit. 
(2) FaTIO, op. cit. 


— 16 — 


Non ho trovata alcuna modificazione nelle ossa faringee e nei denti. 

In un solo esemplare ho trovato uno straordinario sviluppo della pinna 
caudale. La pinna dorsale è assai lunga in tutti. La pinna anale è più 
lunga che alta e in 4 esemplari ho trovato 10 raggi divisi. Anche nelle 
pinne ventrali il numero dei raggi è eccezionale cioè ha sempre 9 raggi 
divisi, 

Non ho mai trovato il numero di 46 squame indicato dal Canestrini (3). 
In uno solo ho trovato 44 squame numero superiore ai valori dati dal 
Fatio 37-42. 

Nei giovani ho osservato un maggior sviluppo dell'occhio. 

Questa specie è pure assai abbondante nei laghi della Lombardia e 
del Canton Ticino. 


Fam. SALMO NIDAE 


Gen. Salmo, 


Salmo lacustris L. var. meridionalis Fat. 


Ho esaminato 12 esemplari provenienti da Borca. 

Il corpo non è affatto tozzo e la sua massima altezza sta alla lun- 
chezza totale come 1:48 - 6, mentre il Festa (4) dà il massimo 1 :5.6. 

Il capo è assai Iungo e supera in tutti gli individui esaminati l'altezza 
del corpo. Il muso è grande ottuso. Il mascellare inferiore forte e assai 
allargato. Il vomere ha testa triangolare allargata con 5 denti attraverso 
la sua base. i 

Il colore del corpo è marmoreggiato piuttosto bruno sul dorso e sui 
fianchi superiormente, iridescente e molto più chiaro nella regione 
ventrale. 

La pinna dorsale è più alta che lunga e ho trovato 3-4-5/9-10 raggi. 
La piccola pinna adiposa presenta un lieve restringimento basale. Le 
pettorali sono molto più sviluppate e giungono ripiegate in alto fino alla 
metà dell'occhio. Le pinne ventrali invece sono piuttosto corte e distano 
dall'apertura anale di una lunghezza circa uguale alla propria. 

La pinna anale ha 5-7-8 raggi. 

La pinna caudale, assai biloba, ha i margini molto arrotondati e non 
acuminati. Ha 17 raggi divisi. 


(1) CANESTRINI, Prosp pese., op. cit. 
(2) Op. cit. 


sei 


Le squame sono piuttosto elittiche similmente a quanto ha osservato 
il Dr. Festa in quelle del Moncenisio. Il numero delle squame è regolare. 
Questa specie per la lunghezza del capo, per la livrea marmoreggiata, 
per la forma del muso, del mascellare e il numero dei denti sul vomere, 


imi pare debba appartenere alla var. meridionalis descritta dal Fatio (1). 


Fam. TRFiGLITb AE 


Gen, Cottus Linn. 


Cottus gobio Linn. 


Ho esaminato 10 esemplari: 6 provenienti da Borca, 4 da Padola. 

Gli individui provenienti da Padola si distinguono facilmente per un 
colore giallo ruggine mentre quelli di Borca sono di un colore verde 
srigio con macchie brune. Inoltre quelli di Padola hanno una statura 
inferiore, il muso appuntito, lo squarcio della bocca breve, la spina 
preopercolare molto sviluppata, il peduncolo caudale stretto, le pinne 
ventrali molto lunghe, le pettorali brevi e coi raggi non divisi, il dia- 
metro interorbitale = al diametro dell'occhio 0 poco più (14/,0). 

Tutti questi caratteri indicano evidentemente il Coltus ferrugineus 
Heckel e Kner (2), che però il Jeitteles (3) e il Fatio (4) hanno dimostrato 
doversi unire al Coltus gobio L. 

Negli esemplari raccolti a Borca oltre il colore verdastro con macchie 
brune notiamo una statura alquanto maggiore, il muso molto arrotondato 
con apertura boccale assai grande, superiore alla distanza fra i margini 
esterni dell'orbita, caratteri che il Fatio trovò in grossi esemplari del 
Rodano. La distanza fra gli occhi è assai maggiore: circa 2 volte il dia- 
metro dell'occhio. 

Le pinne ventrali sono piuttosto lunghe con strie nere trasversali 
appena accennate e hanno 5 raggi ‘|. Le pinne pettorali sono assai 
sviluppate tanto da sorpassare l'apertura anale di mm. 2‘/,. La pinna 
anale porta 11 raggi ed è assai alta. Come pure sono molto alte le due 
pinne dorsali il chè sarebbe una caratteristica degli individui viventi 


KS 


più al Nord. Il diametro orizzontale dell’occhio è contenuto da 44‘, a 


(1) Op. cit. 

(2) HeckEL e KNER, op. cit. 

(3) JEITTELES, Fische der March., p. 13. 
(4) FAaTIO, op. cit. 


Ri 


6 volte nella lunghezza laterale del capo. Non ho trovato il valore 1:6 9/,; 
dato dal Canestrini (1) e nemmeno 1 :4 dato dal Festa (2). 

Questa forma si avvicinerebbe per molti caratteri al Cottus poegitopus 
Heckel nnd Kner che, come il Collus ferrugineus, va riunito al Cottus 
gobdio Linn. 


(1) CANESTRINI, Prosp. cril. 
(2) Festa, Pesce. Piem. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ali Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


NO 473 3 pubblicato il 29 Luglio 1908. i Vor. XIX 


Sr 


RES ITALICAE 
XIII. 


Dott. Lea MvI 


Ortotteri delle Alpi Marittime 


LOCUSTIDI e ACRIDIDI 


Nell'estate 1903 i Dottori Alfredo Borelli ed Enrico Festa raccolsero 
in varie località delle Alpi Marittime un discreto numero di Locustidi e 
di Acrididi, e donarono la raccolta al Museo Zoologico di Torino, 

I! Prof. Camerano mi ha gentilmente concessa la collezione in istudio. 

Le località dalle quali provengono le specie da me esaminate in'ordine 
di altezza sul livello del mare sono: Boves m. 600 (Borelli); dintorni 
di Entraque nella Valle del Gesso, m. 900 (Borelli); Argentera nell'alta 
valle della Stura m. 1700, e i soprastanti colli Puriac e Ventasus m. 2300- 
2500 (Festa); Madonna delle Finestre nell’alta valle del torrente Vesubia 
affiuente del Varo m. 1800 (Borelli); Rifugio Genova sopra Entraque pel 
Vallone delle Ruine m. 1980 (Borelli). 

Ho creduto utile di pubblicare i risultamenti dello studio fatto, perchè 
fino ad ora non esiste nessun lavoro sopra gli Ortotteri delle Alpi Ma- 
rittime, località assai interessante per vari rispetti faunistici. 

Il materiale fu conservato in alcool. 

Le 31 specie di Locustidi e di Acrididi da me studiate sono le seguenti 
e vengono enumerate secondo la classificazione seguita dal Brunner von 
Wattenwyl, Prodromus der Europiischen Orthopleren, Leipzig 1882, 


LOCUSTIDI 


Orphania denticauda (Charp.) Fisch. 

5 esemplari (4 &, 1 9) dei quali 3 furono raccolti alla Madonna delle 
Finestre; 2 ad Entraque; i singoli esemplari corrispondono ai caratteri 
dati nella descrizione di Brunner. 


Locusta viridissima (L.) Fab. 
4 esemplari (2 d' e 2 9) tutti raccolti alla Madonna delle Finestre, 
Sono allo stato larvale. 


Anonconotus alpinus Yers. 
Analota alpina Yers. — Briinner. Europaischen Orthopteren pag. 317. 


11 esemplari adulti (4 &, 7 9) dei quali 5 furono raccolti sul colle 
Ventasus; 5 all'Argentera ; 1 sul colle Puriac e 4 esemplari allo stato 
larvale (2 d' e 2 9) dei quali 2 furono raccolti alla Madonna delle Finestre 
e 2 al Rifugio Genova; queste larve presentano oltre all'aspetto gene- 
rale, più piccole dimensioni, sono gracili, e i cerci non sono ricurvi. Gli 
individui adulti differiscono dalla descrizione che ne dà Griffini (1) e 
dagli esemplari piemontesi che ho potuto esaminare, per l'inserzione dei 
lobi laterali del pronoto che non è carenata, ma rotondata. La parte 
delle elitre visibile fuori del pronoto è quasi nulla nei o e in una 9g, in 
altre 9 invece le elitre sono abbastanza sviluppate, laterali, e coprono 
il 1* segmento addominale. I due denti del prosterno sono molto ottusi. 
Le località piemontesi notate finora per questa specie sono: Bardonecchia, 
Colle S. Giovanni, Col des Acles, secondo Griflini, 


Anonconotus Ghilianii Cam. (1). 
Analota alpina Yers. — Brunner Europ. Orthopteren pag. 317. 


Ho potuto esaminare 2 esemplari o' raccolti 1 ad Argentera, lai colli 
Puriac. La colorazione generale è un po’ più chiara che negli esemplari 
tipici esistenti in questo Museo e descritti dal Prof. Camerano (2). I lobi 
deflessi del pronoto sono piuttosto rotundato insertis; la parte delle 
elitre prominente del pronoto è maggiore che negli esemplari tipici. Il 
prosterno non ha i denti acuti, ma invece molto ottusi. 

L’unica località italiana in cui fu raccolta questa specie erano finora 
i Monti Biellesi in cui Ghiliani raccolse gli esemplari tipici descritti dal 
Prof. Camerano, 


(1) Sui generi Anonconotus Camerano e Analota Brunner. — Boll. Zool. e 
Anat. comp. Mnseo Zool. Torino N. 125, vol. VII. 
(2) CamERANO Dott. Lorenzo. — Anonconntus Ghilianii Cam. — Atti della 


R. Accademia delle Scienze di Torino 1878 vol, XIII pag. 1191. 


E % 


Platicleis grisea (Fab) Frivaldsky. 

4 esemplari 2 adulti (1 0°, 1 9) e 2 larve; 1 fu raccolto sul colle Ven- 
tasus; 3 alla Madonna delle Finestre, 

Corrispondono alla descrizione del Brunner. 


Decticus verrucivorus (L.) Serv. 

4 esomplari 2 adulti (1 9, 1 9) e 2larve; 1 fu raccolto snl colle Ven- 
tasius; 3 alla Madonna delle Finestre. 

Corrispondono alla descrizione del Brunner. 


Ephippigzera vitium Serv. 


1 solo esemplare 9g raccolto alla Madonna delle Finestre. Corrisponde 
“alla descrizione del Brunner, 


Dolichopoda palpata Salz. 
4 esemplari (2 o, 2 S). 
Non presentano notevoli differenze dalla descrizione del Brunner. 


ACRIDIDI 


Stenobothrus rmorio Fab. 


11 esemplari (7 &, 4 9) dei quali 9 furono raccolti alla Madonna delle 
Finestre; 1 ad Eutraque; 1 ad Argentera. Le femmine variano molto 
nelle dimensioni del corpo, alcune si presentano molto più grosse dei 
maschi, altre uguali ad essi. Le tibie posteriori non sono sanguinee, ma 
di un rosso aranciato in alcuni esemplari, e brunastre in altri. 

Tranne queste variazioni corrispondono nel resto esattamente alla 
descrizione del Brunner. 


Stenobothrus apricarius (L.) Fisch. 
2 individui & raccolti ad Argentera. 
Corrispondono alla descrizione del Brunner. 


Stenobothrus rufipes (Zett.) Fisch. 

6 esemplari (3 d, 3 9) dei quali 3 furono raccolti ad Argentera, 2 a 
Boves, 1 a Rifugio Genova, 

Alcuni esemplari presentano le elitre molto scure indistintamente mac- 
chiettate, e con una macchia bianca distinta nella parte posteriore di 
esse; altri invece hanno le elitre molto chiare prive di macchie. Corri- 
spondono nel resto alla descrizione del Brunner. 


Stenobothrus haemorrhoidalis (Charp.) Fisch. 

9 esemplari (2 9, 7 9) dei quali 2 furono raccolti ad Entraque, 3 fu- 
rono raccolti ad Argentera, 4 ai colli Puriac, Corrispondono alla descri- 
zone data dal Brunner, Non posso però stabilire a quale delle due va» 


LET 


rietà, Nedulosa 0 Raymondi Yers, appartengano, poichè essendo stati 
conservati in alcool non hanno mantenuto le colorazioni necessarie a 
tale distinzione. 


Stenobothrus petraeas (Bris.) Friv. 


1 esemplare 9 raccolto a Boves. Le elitre sono bene sviluppate.e lunghe 
quanto il corpo. Sono macchiettate di bianco. 
Non presenta altri caratteri di differenza dalla descrizione del Brunner. 


sStenobothrus vagans (Fieb.) Fisch. 


38 esemplari (18 &, 20 9) dei quali 2 ai colli Pariac; 6 alla Madonna 
delle Finestre; 2 ad Entraque: 27 ad Argentera; 1 a Boves. Ho notato 
una grande varietà nella colorazione generale. Alcuni sono molto scuri 
per modo che la disposizione delle macchiettature non è distinguibile, 
Altri invece sono su fondo scuro, fittamente striati, maculati, punteggiati 
di chiaro. 

Non presentano altre variazioni dalla descrizione del Brunner. 


Stenebothrus bicolor (Charp.) de Sélys. 


14 esemplari (3 o, 11 9) dei quali 8 futono raccolti a Boves; 3 alla 
Madonna delle Finestre ; 3 ad Entraque. 

Alcuni individui preseutano una colorazione che doveva essere nell’ani- 
male vivo di un verde cluarissimo, e il pronoto un po’ rigonfio nella 
parte anteriore. Non ho notato nessun’altra variazione dalla descrizione 
del Brunner. O 
Stenobothrus biguttulas (L.) de Sélys. 

25 esemplari (12 0,13 9) dei quali 4 furono raccolti ad Entraque; 
17 ad Argentera; 1 alla Madonna delle Finestre; 1 ai colli Purrac; 2-al 
Rifugio Genova. 

Variano i singoli individui nella colorazione che va da molto chiara a 
molto scura. 


Stenobothrus dorsatus (Zett.) Fisch. i 

14 esemplari (90,9 9) dei quali 11 alla Madonna delle Finestre; 1 ad 
Argentera ; ; 2 ail tendaciie. Nessuna variazicne notevole daì caratteri 
dati nella descrizione del Brunner. 


Stenobothrus alia (Zett.) de Sélys. 

15 esemplari (4 3, 11 9) dei quali 2 furono raccolti ai colli Puriae ; 
9 ad Argentera: 4 al colle Ventasus. Appartengono alia varietà ad ali 
ed elitre brevi nelle 9 lunghe quanto il corpo nei o. 
Gomphocerus;sibiricus (L.) Thunb, 

120 ‘esemplari (69 4, 51 9).94 dei quali furono raccolti al Rifugio di 
Genova; 34\al colle Puriac; 2. al; colle Ventasus, Presentano la. più 


Pai MA 


grande: varietà. nelle dimensioni del corpo è nella colorazione gene- 
rale. Altuni sono molto scuri, non c'è quindi distinzione di macchietta- 
ture nelle elitre e nei femori posteriori e specialmente nelle 9 le macchie 
sono molto bene visibili e nella loro disposizione ricordanti quelle di 
un'altra forma : lo S/e/Ropàyma fus um. 

Alcuni hanno le elitre lunghe quanto l'addome, altri molto più corte. 
Alcani hanno le vene radiali e ulnari quasi bianche e ben distinte essendo 
il resto dell’elitre molto SCUPO ; altri presentano le elitre perfettamente 
unicolori. | su 

Corrispondono nel resto aî caratteri della descrizione del B'unner. ‘ 


Gomphocerus rufus (L) Thund. 
2 esemplari 9 raccolti a Boves. 
Corrispondono alla descrizione del Brunner, 
Gomphocerwns maculatus (Thumb.) Thund. 
6 esemplari (4 d, 2 9) dei quali 4 furono raccolti alla Madonna delle 
Finestre, 1 ad Argentera, 1 a Boves. 
Corrispondono alla descrizione del Brunner. 
Stethophyma fuscuna (Pall.) Eversm. 


12 esemplari (7 o, 4 9, una larva) dei quali 5 furono raccolti ad Ar- 


gentera e 7 al colle Ventasus. 


Corrispondono alla descrizione del Brunner, 
Epacromia strepens (Latr.) Bol. 

1 esemplare 9 raccolto a Boves. 

Corrisponde alla descrizione del Brunner. 
Epacromia thalassima (Fab ) Fisch. 

1 esemplare & raccolto a Boves. 

Corrisponde alla descrizione del Brunner. 
Oedipoda miniata (Pall.) Frivaldsky. 

1 esemplare 9 raccolto a Boves, 

La colorazione generale è di un grigio ceruleo senza macchie. 
Oedipoda coerulescens (L.) Serv. 

17 esemplari (9, 7 9, 1 larva) dei qual: 6 furono raccolti ad Entraque, 
10 ad Argentera, 1 ai Rifugio Genova. 

Non presentano differenze dalla descrizione del Brunner. 
Caloptenus italicus (L.) Burm. 

3 esemplari (1 d, 2 9) raccolti ad Entraque. 

Corrispondono esattamente alla descrizione del Brunner, 
Pezotettix pedestris (L.) Fisch. 


33 esemplari dei quali 11 &, 22 9. Di questi 8 furono raccolti alla 


A Ge 


Madonna delle Finestre; 9 al colle Ventasus; 3 ad Argentera; 1 ai 
collì Puriac; 12 al Rifugio Genova. L'esemplare raccolto ai colli Puriac 
presenta il pronoto dopo il soleo trasverso molto rigonfio e un po’ 
rialzato. 

Corrispondono alla descrizione del Brunner. 
Platiphyma Giornae (Rossi) Fisch. 

2 esemplari (1 &, 1 9) raccolti 1 ad Entraque ell 1a Boves. Corrispon- 
dono alla descrizione del Brunner. Non appartengono alla var. rufipes, 
per non avere le tibie posteriori sanguinee, 


Tettix subulatus (L.) Kittary. 
1 esemplare 9 raccolto a Boves. Il pronoto non supera di molto i fe- 
morì posteriori. 


Tettix depressus Bris. 
2 esemplari 9 1 dei quali fu raccolto ad Entraque; l’a!tro a Boves, 
Non ho riscontrato nessuna variazione dalla descrizione del Brunner, 


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1369 - Tip. P. Ger bone, via Gaudenzio Ferrari. : - Torino. 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ol Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 474 pubblicato il 14 Ottobre 1904 Vor. XIX: 


Viaggio del Dr. Enrico Festa nella Repubblica dell'Ecuador e regioni vicine. 


XXVI. 


Dr. LUIGI COGNETTI DE MARTIIS 
Assistente al R. Museo Zoologico di Torino 


OLIGOCHETI DELL’ ECUADOR 


Il Dr. Cav. ENRICO FESTA, durante un periodo di tre anni trascorso 
in varî punti della Repubblica dell’ Ecuador, raccolse un ricchissimo ma- 
teriale zoologico ch'egli donò al Museo di Torino, e già venne in buona 
parte illustrato®in questo Bollettino. Tra le collezioni che ancora rima- 
nevano a studiare ve n’era una molto importante di Oligocheti, radu- 
nata dal Dr. FESTA con cura speciale: questa lo scorso anno venne a 
me affidata per lo studio. 

‘ Terminato il mio compito espongo ora in questa nota i risultati delle 
mie ricerche. 


xx 


Credo utile esporre anzitutto i nomi delle località in cui il Dr. FESTA 
raccolse Oligocheti, aggiungendo alcune notizie intorno a quelle località, 
cortesemente fornitemi dallo stesso raccoglitore (1). 


ECUADOR ORIENTALE. io 


Gualnquiza (800 m. s. m.); vegetazione lussureggiante, clima caldo e 
umid.». vaste distese coltivate. Novembre-Dicembre 1895, e Aprile- 
Luglio 1896. 


(1) Le altitudini sul livello marino sono in parte approssimative. 


Li 


Valle del rio Zamora; vegetazione e clima simili a quelli di Gualaquiza, 
foreste vergini. Il rio Zamora è affluente del rio Santiago. Dic. 1895. 

Valle del rio Santiago (500-600 m. s. m.); regione montuosa intieramente 
ricoperta da foreste vergini. I! rio Santiago è uno degli affluenti di 
sinistra del Maraîion od Alto Amazzoni. Febbraio-Marzo 1896. 

San Josè (1100 m. s. m.); villaggio in regione con folte foreste e vaste 
piantagioni. Maggio 1896. 

Papallacta (3100 m. s. m.); villaggio alpestre sulla via da Quito al rio 

Napo, in regione parzialmente ricoperta da foreste. Agosto 1897. 


REGIONE INTERANDINA 0 « de los cereales ». 


Cuenca (2580 m. s. m.); in una valle coltivata, con clima temperato. 
Luglio-Settembre 1896. : 

Sigsig (2550 m. s. m.); villaggio ad est di Cuenca, in regione coltivata. 
Novembre 1895. 

Canar (3176 m. s. m.); città in regione coltivata, e con clima piuttosto 
freddo. Ottobre 1896. 

Quito (2850 m. s. m.); in regione simile a quella di Cuenca, clima tem- 
perato. Maggio-Luglio 1897. 

Ibarra (0229 m. s. m.); città posta in ampio e fertile bacino con clima 
un po’ più caldo che a Quito. Marzo 1897. 

Huaca (3100 m. s. m.) e £/ troje Huaca; in regione montuosa, parzial- 
mente coltivata, clima piuttosto freddo. Febbraio-Marzo 1897. 
Tulcan (2977 m. s. m.); città al confine dell'Ecuador con la Columbia, 

‘in regione coltivata. Gennaio 1897. 

La Concepcion (1400 m. s. m,); « hacienda » situata in una stretta e 
profonda valle formata dal rio Chota, il quale, nella parte inferiore 
del suo corso, prende il nome di rio Mira; clima caldo. Apr. 1897. 

iLloa (3070 m. s. m.); nelle vicinanze di Quito, in regione ricoperta da 
macchie e pascoli. * 

Gualuceo (2320 m. s. m.); in provincia Azuay a oriente di Cuenca, in 
regione coltivata. Ottobre 1895. 


REGIONE ANDINA. 


Paredones (4042 m. s. m.); « tambo » sulla strada da Caîiar a Quito, 
clima freddissimo. Ottobre 1896. 
Vallevicioso (3500 m.s. m.); provincia Pichincha. 


ECUADOR OCCIDENTALE. 


Vinces; località quasi del tutto diboscata e coltivata, con clima caldo ed 
umido. Settembre 1897. 


RES. aa 


Valle del rio Péripa; regione collinosa, con folte foreste, clima umide 
e tropicale. Il rio Péripa è affluente del rio Daule. Ott.-Nov. 1897. 


a 
Tutti gli Oligocheti raccolti dal Dr. FESTA sono conservati in alcool: 
essi appartengono a tre famiglie distinte: Megascolecidae, Glossosculi - 
cidae e Lumbricidae. Il numero delle specie ammonta complessivamente 
a 31, esse sono: 


Microscolex phosphoreus (Ant. Dugès). 
Diporochaeta profuga, n. Sp. 
Dichogasle» andina, n. sp. 
Pontoscolea corelhrurus (Fr. Mull.). 
Thamnodrilus savanicota (Michlsn.). 


Th. heterostichon (Schmarda). 

PR Iserni (Rosa). 

Th Benharii, n. sp. 

ya. Ophioides, n. sp. 

DI: nemnralis, n. Sp. 

TR. mMIICPUIUS, D. Sp. 

Ti Beddardi, n. sp. 

TN. luberciulalus, n. Sp. 

TR. MAGNUS, DN. SP. 

TR. acanthinurus, n. sp. forma typiîca. 
TR. a. Cognetti, forma Relerophyma n. forma. 
TR. agricola, n. Sp. 

Th: validus, n. Sp. 

Th. graviîs, n. Sp. 

Th. tulus, n. Sp. 

Th. rigeophilus, n. Sp. 

Th. euZzonNus, D. Sp. 

Th. agilis, n. Sp. 

Aplodrilus excelsus, n. gen., N. Sp. 

A. Festae, n. Sp. 

va ruvidus, n. Sp. 

Glossoscolex excelsus, n. Sp. 

G. Perrierî n sp. subsp. fypica. 

Gr, Perrieri Counetti subsp. meridionatis n. subsp. 


Holoscolex nemorosus, n. gen., N. Sp. 
Helodrilus (Allolobophora) caliginosus, (Sav.). 
subsp. {rapezoides (A. Dugès). 


Delle nuove specie riferisco in questo lavoro la sola diaguosi; la de- 


e ag ga 


scrizione per esteso, corredata di figure, entrerà a far parte di uno 
studio monografico sulla drilofauna neotropicale da pubblicarsi nel cor- 
rente anno. In quello studio saranno pure riferite alcune osservazioni 
su specie già note, presenti nella collezione FESTA, e gli schiarimenti sulle 
sinonimie che mi occorse di stabilire. Tutto ciò ho ommesso qui per 
brevità, lasciando così in parte a questo lavoro il carattere di nota pre- 
ventiva. 


Fam. MEGASCOLECIDAE 


Subfam. Acanthodrilidae. 


Microscolex phosphoreus (Ant. Dugès). 


Per la sinonimia v. COGNETTI (1) e MICHAELSEN (2). 
Loc.: Quito. 
Alcuni esemplari adulti, piccoli, lunghi circa 20 mm. 


Subfam. Megascolecinae, 


Diporochaeta profuzga, n. sp. 


Colore, in alcool, grigio. Prostomio allungato. Setole in numero di 26 
per segmento a metà del corpo. Primo poro dorsale all’intersegmento 
‘|. Clitello a cingolo sui segmenti 14-21. Pori maschili ? Aperture delle 
spermateche 5/; 0 5/, (0 */; © %/, ?) (3), in direzione della 7? setola. Ven- 
triglio anteriore al setto °/,,. Testes al 10° e 11°. Vescicole seminali pro- 
tese fin nel 26° segmento. Spermateche clavate, senza diverticolo, — 
Lungh. 23 mm.; diam. mm. 1,5; segmenti 130. 

Loc.: Valle del rio Zamora (Ecuador orientale). 


Subfam. Trigastrinae, 


Dichogaster andina, n. sp. 


Colore, in alcool, grigio-violaceo. Prostomio breve, ? capo prolobo. 
Setole strettamente geminate in serie parallele: aa < de; da > ‘| cir- 


(1) CoGNETTI; L. Gli Oligocheti della Sardegna, in questo Bollettino, vol. 
XVI-1891, n. 404 (Res italicae III), pag. 12-16. 

(2) MICHAELSEN, W. Die geographische Verbreitung der Oligochaeten. Fried- 
lander. Berlino 1903, pag. 69 e 70. 

(3) L'unico esemplare di questa nuova specie presente nella collezione FESTA, 
senza dubbio anomalo, ha un unico paio di spermateche dissimmetrico: su di 
un lato l’apertura è all’intersegmento 5;, sull’altro al °/,. 


E de 


conferenza. Primo poro dorsale all’intersegmento 5/;. Clitello esteso sui 
segmenti 12-20. Aperture delle prostate agli estremi di due lievi solchi 
longitudinali, dritti, estesi dai fasci ventrali del 17° ai fasci ventrali del 
19°; a metà di quei solchi trovansi le aperture maschili. Aperture fem - 
minili un paio, a metà del 14° segmento, internamente alle’ setole ven: 
trali. Aperture delle spermateche due paia. Ventrigli muscolosi davanti 
al setto 7-8; tre paia di ghiandole calcifere ai segmenti 15-17. Microne- 
fridi 4(? 5) serie per lato. Un paio di prostate rispettivamente nei seg- 
menti 17 e 19, piccole, un po’ raggomitolate. Setole peniali di una sola 
forma, ma di dimensioni diverse: l’apice libero è ricurvo e fatto, a cuc- 
| chiaio. Spermateche oblunghe, strozzate a metà, munite di un diverticolo 
sferico, uniloculare, peduncolato, libero. — Lungh. 59-79 mm.; diam. 2 
mm.; segmenti 120-130. 
Loc.: San Josè, 1100 m. (Ecuador orientale). 


Fam. GLOSSOSCOLECIDAE 


Subfam. Glossoscolecinae, 


Pontoscolex corethrurus (Fr. Mill... 


Loc : Valle del rio Santiago (Ecuador orientale); Valle del rio Pèripa 
(Ecuador occidentale); Vinces (Ecuador occidentale). 


\ 


Thamnodrilus savanicola (Michaelsen.). 


Loc.: San Josè, 1100 m. (Ecuador orientale); Papallacta, 3100 m. (E- 
cuador orientale); Ibarra, 2225 m. (Regione interandina); Huaca, 3100 
m. (Regione interandina); Tulcan, 2977 m. (Regione interandina); MELE 
del rio Pèripa, (Ecuador occidentale). 


Thamnodrilus heterostichon (Schmarda). 
?= Th. aberratus (Michaelsen) (1). 


Loc : Quito, 2850 m. (Regione interandina); Huaca, 3100 m. (Regione 
interandina); Tulcan, 2977 m. (Regione interandina); Lloa, 3070 m. (Re» 
gione interandina). 


(1) Cfr: Das Tierreich, « Oligochaeta » del Dr. MicHAELSEN, Friedlinder 
1900. pag. 437, ubi /:ter. — Per questa probabile sinonimia e per quella. in- 
dicata sotto alla specie seguente rimando al lavoro di cui a pag. 4... .. 


CL age 


Thamnodrilus Iserni (Rosa) 
= Th. Buchwaldi Michl]sn (1). 


Loc.: Papallacta, 3100 m. (Ecuador orientale); Quito, 2850 m. (Regione 
interandina). 


Thamnodrilus Benhami, n. sp. 


Colore giallo cinereo. Prostomio piccolo e breve, retratto. Setole dor- 
sali e ventrali presenti a partire dal (6°) 7° segmento, ornamentate, stret- 
tamente geminate ovunque; a metà del corpo aa = ‘4 de; dd poco < |, 
circonferenza. Setole ventrali dei segmenti 17-25 copulatrici, più lunghe 
delle normali, ornate di numerosi archi sul tratto distale, e circondate 
ognuna da una piccola areola papillare. Pori nefridiali in direzione delle 
setole dorsali inferiori (c). Clitello a sella, sui segmenti 15-26 (= 12); 
tubercula pubertatis 20-25, interrotti agl’intersegmenti. Tre paia di aper- 
ture delle spermateche agli intersegmenti ‘6/,-8/, in direzione delle setole 
dorsali inferiori (c). Primo dissepimento visibile, ma rudimentale, è il ?/z; 
i setti 8-11 sono lievemente ispessiti. Otto paia di ghiandole di Morren, 
ai segmenti 7-14, originate ventralmente dall’esofago. Cuori intestinali 
al 10° e all’11°, chiusi entro le capsule seminali unitamente alle ghiandole 
di Morren di quei due seginenti. Due paia di capsule seminali perzesc- 
fagee (2) ai segmenti 10° e 11°, a contorni lisci, non lobate. Due paiù 
di vescicole seminali globose ai segmenti 11 e 12, disposte dorso-lateral- 
mente all’esofago; quelle dell’11° sono più piccole e racchiuse nelle 
capsule seminali, quelle del 12° sporgono libere nella cavità celomica. 
Tre paia di spermateche ai segmenti ? 7, 8, 9 ovoidali, con breve pe- 
duncolo muscolare. — Lungh. 170 mm; diam. 4-5 mm.; seg. circa 200. 

Loc.: Valle del rio Santiago (Ecuador orientale). 


Thamnodrilus ophioides, n. sp. 


Colore giallognolo o bianchiccio, più oscuro sul dorso. Prostomio di- 
gitiforme, lungo e sottile. Setole strettamente geminate ovunque, orna- 


(1) MicHaELsEN, W. Neue Oligochaeten und neue Fundorte alt-beRannter. 
Mitteil. Mus. Hamburg, XIX-1902. 

(2) Distinguo colla denominazione periesofagee quelle capsule seminali che 
oltre a racchiudere testes e padiglioni cigliati dei vasi deferenti racchiudono 
pure i cuori e le ghiandole di Morren, circondando così il tubo esofageo fino 
ad incontrarsi (talora a fondersi) sulla linea mediana dorsale. Tale disposi- 
zione venne segnalata per la prima volta da MicHakLssNn (Zur Kenntnis der 
Geoscoleciden Siidamerikas, in Zool. Anzeiger, Bd. XXIII, n. 606, p. 53-56) in 
Thamnodrilus columbianus (Michlsn.). Chiamo invece ?poesofagee quelle ca- 
psule seminali che racchiudono unicamente testes e padiglioni, rimanendo li. 
mitate ventralmente, ‘e più o meno appiattite. 


So, 


mentate; le dorsali presenti a partire dal 5°, le ventrali dal 3° segmento; 
a metà del corpo aa = °/s be; dd poco > */, circonferenza. Setole ven- 
trali dei segmeuti (18,19) 20-25 (26), e talora anche di qualcuno dei 
seementi 5-9, copulatrici, più lunghe delle normali, ornate di archi sul 
tratto distale, non circondate da areole papillari. Nefridiopori in dire- 
zione delle setole dorsali inferiori (c). Clitello a sella sui segmenti (14) 
15 (16) — 25(= 10 a 12); tubercula pubertatis 20-26, interrotti agl’inter- 
segmenti, Epidermide dell’intervallo medio ventrale (aa) disposto, dietro 
al clitello, a formare per ogni segmento una pseudosquama tagliente al- 
l’indietro. Quattro paia di aperture delle spermateche agl’interseementi 
5ls-*/s, in direzione delle setole dorsali (cd). — Dissepimenti tutti sottili, 
primo visibile è il 5/,, incompleto. Otto paia di ghiandole di Morren ai 
segmenti 7-14, originate ventralmeute dall’esofago. Cuori intestinali al 
10° e all’11°, chiusi entro le capsule seminali unitamente alle ghiandole 
di Morren di quei due segmenti. Due paia di capsule seminali perieso- 
fagee ai segmenti 10° e 11°, profondamente lobate. Due paia di vescicole 
seminali tondeggianti, un po’ lobate, ai segmenti 11 e 12, disposte dorso- 
lateralmente all’esofago; quelle dell’11° sono più piccole e racchiuse nelle 
capsule seminali, quelle del 12° sporgono libere nella cavità celomica, 
Quattro paia di spermateche ai segmenti 26, 7, 8, 9, oblunghe, schiac- 
ciate, attenuate in un canale altrettanto lungo, fusiforme. — Lunghezza 
100-120 mm.; diametro 5 mm.; segmenti 100-220. 

Loc.: Valle del rio Santiago (Ecuador orientale); ? Sigsig, 2550 m. 
(Regione interandina) esemplari giovani. 


Thamnodrilus nemoralis, n. sp. 


Colore cenerognolo anteriormente, giallo-bruno sul dorso dietro al“cli- 
tello. Prostomio breve e largo. Setole strettamente geminate ovunque, 
ornate; le ventrali presenti a partire dal 4° o 5°, le dorsali dal 7° 0 8° 
segmento; a metà del corpo aa pressochè = de da = '/, circonferenza. 
Setole ventrali dei segmenti 15-27 copulatrici, talora in parte circondate 
da un lieve anello papillare. Nefridiopori in direzione delle setole dor- 
sali superiori (4), o (anteriormente!) in direzione intermedia alle setole 
dorsali (cd). Clitello a sella sui segmenti 15-26 (27) (= 12 a 13); tubercula 
pubertatis (20) 21 — 25 (26), interrotti agl’intersegmenti. Tre paia di 
aperture delle spermateche agl’intersegmenti %/,-*/3, in direzione delle 
setole dorsali inferiori (c). — Dissepimenti 6-10 molto ispessiti. Otto paia 
di ghiandole di Morren ai segmenti 7-14, originate ventralmente dall’e- 
sofago, talune munite di una strozzatura presso l’apice libero. Cuori in- 
testinali al 10*, 11° (chiusi entro alle capsule seminali unitamente alle 
ghiandole di Morren di quei due segmenti), e #l 12°: questi ultimi esili, 
e liberi nella cavità celomica, Due paia di capsule seminali periesofigee 


di segmenti 10° e 11°, a superficie liscia, non lobata. Due paia di vescicole 
seminali, non-lobate, ai segmenti 11 e 12, disposte dorsalmente all’esofago, 
quelle dell’11° sono più piccole e racchiuse entro le capsule seminali, 
quelle del 12° sporgono libere nella cavità celomica. Tre paia di sperma- 
teche ai segmenti 7, 8, 9, sacciformi, sessili. — Lunghezza 110-170 des. 
diametro mass. 8 mm.; segmenti 220. 

Loc.: Valle del rio Zamora (Ecuador orientale); Valle del rio Santiago 
(Ecuador orientale). 


Thamnodrilus micrurus (1) n. sp. 


Colore bruno-violaceo dorsalmente, giallognolo ventralmente. Prostomio 
piccolo e breve. Setole strettamente geminate ovunque, ornate, le ventrali 
presenti a partire dal 4° o 5°, le dorsali dal 5°-7° segmento; a metà del 
corpo aa pressochè — dc; dd pressochè = '/, circonferenza. Setole ven- 
trali dei segmenti 15-25 copulatrici. Nefridiopori in una direzione inter- 
media alle due serie di setole dorsali (c e d). Clitello a sella sui segmenti 
15-26 (= 12), tubercula pubertatatis ‘/,20-'/, 25, interrotti agl’interseg- 
menti. Quattro paia di aperture delle spermateche agl’intersegmenti °/;-*/9, 
in direzione delle setole dorsali. — Primo dissepimento visibile */,, me- 
diocremente ispessito al pari dei seguenti °/,0-1*/,3. Otto paia di ghiandole 
di Morren ai segmenti 7-14, originate ventralmente dall’esofago, tutte 
munite, all'apice libero, di un prolungamento digitiforme. Cuori intesti- 
hali al 10°, 11° (chiusi entro le capsule seminali unitamente alle ghian- 
dole di Morren di quei due segmenti), e 12°: questi ultimi esili e liberi 
nella cavità celomica. Due paia di capsule seminali periesofagee ai seg- 
menti 10° e 11°, a superficie liscia non lobata. Due paia di vescicole 
seminali, non lobate, ai segmenti 11° e 12°, appiattite contro i setti ‘°/,, 
e 4/,, cui sono attaccate; sono disposte dorso-lateralmente all’esofago, 
quelle, dell'11° di mole minore e racchiuse entro alle capsule seminali, 
quelle del 12° sporgenti libere nella cavità celomica. Quattro paia di 
spermateche ai segmenti ? 6, ? 7, 28,9, clavate, compresse lateralmente. 
—. Lunghezza 100-120 mm.;. diametro 6-7 mm.; segmenti 180-200. 

. Loc.: Valle del rio Zamora (Ecuador orientale); Cuenca, 2580 m. (Re- 
gione interandina); Sigsig ? var., 2550 m. (Regione interandina); Caflar, 
3176 m. (Regione interandina); Paredones ? var., 4045 m. (Regione andina). 


Thamnodrilus Beddardi, n. sp. 


: Colore cenerognolo. Prostomio piccolo, retratto. Setole strettamente 
‘geminate ovunque, ornate; le ventrali presenti a partire dal 5°, le dorsali 


© (1) In molti esemplari è nettamente distinta una regione caudale caratte- 
rizzata dal diametro esiguo e da un forte ravvicinamento dei segmenti. 


— 9 


dal 6* o 7° segmento; davanti al clitello aa > 2 dc; dd alquanto > ‘/, 
circonferenza; a metà del corpo aa < de; da < '|, circonferenza. Setole 
ventrali dei segmenti 16-26 copulatrici, così pure le dorsali dei segmenti 
(6) 7-10. Nefridiopori ai segmenti 3-14 dorsalmente alla serie di setole 
dorsali superiori (4), in seguito in direzione di quelle setole. Clitello a 
sella sui segmenti 15.16-27.28 (= 12 o 13); tubercula pubertatis 20.21- 
26.27.28, interrotti agl’intersegmenti. Quattro paia di aperture delle 
spermateche all'estremo margine posteriore dei segmenti 5-8 nella stessa 
direzione dei nefridiopori. — Dissepimenti ‘/,-°/,, molto ispessiti; ‘/,3-44/,5 
mediocremente ispessiti. Otto paia di ghiandole di Morren ai segmenti 
7-14, originate ventralmente dall’esofago, munite di appendice apicale. 
Cuori intestinali al 10°, 11° (chiusi entro alle capsule seminali unitamente 
alle ghiandole di Morren di quei due segmenti) e 12°: questi ultimi esili 
e liberi nella cavità celomica. Due paia di capsule seminali periesofagee 
ai segmenti 10° e 11°, a superficie liscia non lobata. Due paia di vescicole 
seminali, a superficie molto mamillonare, ai segmenti 11° e 12°: quelle 
del primo paio sono piccole, disposte lateralmente all’esofago, e racchiuse 
entro alle capsule seminali, quelle del 12° disposte dorso-lateralmente 
all’esofago e sporgenti libere nella cavità celomica. Quattro paia di sper- 
mateche comprese nello strato muscolare della parte del corpo. — Lun- 
ghezza massima 450 mm.; diametro massimo 11 mm.j segmenti circa 200. 
Loc.: Valle del rio Santiago (Ecuador orientale). 


Thamnodrilus tuberculatus, n. sp. 


Colore giallognolo. Prostomio piccolissimo, retratto. Setole dorsali e 
ventrali presenti a partire dal 3° segmento, ornate: fino all’8° stretta- 
mente, in seguito lassamente geminate; a metà del corpo aa > de >ab >Cd; 
da >'/, circonferenza. Setole ventrali dei segmenti clitelliani in parte 
copulatrici e circondate da papille bianche rigonfie. Nefridiopori in di- 
rezione delle setole dursali superiori (4). Clitello a sella sui segmenti 
18-25. 4], 26(=808e */,); tubercula pubertatis ai segmenti 21-24, molto 
sporgenti, non interrotti agli intersegmenti. Tre paia di aperture delle 
spermateche agl’intersegmenti %/,-5/,, nella stessa direzione dei nefridio- 
pori. — Dissepimenti ‘[,-‘°/,, molto robusti. Otto paia di ghiandole di 
Morren ai segmenti 7-14, originate ventralmente dall’esofago, munite’ 
di appendice apicale lunga, moniliforme. Cuori intestinali al 10°, 11° 
(chiusi entro alle capsule seminali unitamente alle ghiandole di Morren' 
di quei due segmenti), e 12°: questi ultimi esili e liberi nella cavità 
celomica. Due paia di capsule seminali periesofagee ai segmenti 10° e 
11°, a superficie liscia, non lobata. Due paia di vescicole seminali me- 
diocri, subglobose, disposte dorso-lateralmente all’esofago, ai segmenti 
11° e 12°; quelle del primo paio racchiuse entro alle capsule seminali, 


TAMA 


quelle del 12° sporgenti libere nella cavità celomica. Tre paia di sper- 
mateche ai segmenti 7,8,9, sacciformi, appiattiti e munite di un canale 
pure appiattito, lungo circa quanto una volta e mezzo la spermateca. — 
Lunghezza 50-90 mm.; diametro 4-6 mm.; segmenti 87. 

Loc.: Valle del rio Santiago (Ecuador orientale). 


Thamnodrilus magnus, n. sp. 


Colore giallo-bruniccio. Prostomio largo e breve. Setole strettamente 
geminate ovunque, ornate; le ventrali presenti a partire dal 7°, le dor- 
sali dal 7° 0 8° segmento; dietro al clitello aa = de; d4 poco > 4/, circon- 
ferenza. Setole ventrali dei segmenti 16-26 copulatrici; a questi segmenti 
ogni fascio ventrale è circondato da una papilla bianchiccia, rilevata. 
Nefridiopori ai segmenti 3-12 alquanto dorsalmente alla serie di setole 
dorsali superiori (4), in seguito quasi in direzione di quelle setole. Clitello 
a sella sui segmenti 15.16-26.27 (= 12); tubercula pubertatis 20-26, in- 
terrotti agl’intersegmenti. Quattro paia di aperture delle spermateche 
agl’intersegmenti */;-5,, un po’ dorsalmente alla linea dai nefridiopori. 
— Dissepimenti */,-3/, fortemente ispessiti, *‘/,;-"/|,;} un po' ispessiti. Otto 
paia di ghiandole di Morren ai segmenti 7-14, originate ventralmente 
dall’esofago, munite di breve capocchia apicale. Cuori intestinali al 10° 
e 11°, chiusi entro alle capsule seminali unitamente alle ghiandole di 
Morren di quei due segmenti. Due paia di capsule seminali periesofagee 
ai seginenti 10° e 11°, a superficie liscia, non lobata. Due paia di ve- 
scicole seminali mediocri, non lobate, disposte dorsalmente al tubo eso- 
fageo, ai segmenti 11° e 12°: quelle del primo paio racchiuse entro alle 
capsule seminali, quelle del 12° sporgenti libere nella cavità celomica. 
Quattro paia di piccole spermateche sacciformi, sessili, appiattite, ai 
segmenti 6,7,8,9. — Lungh. circa 300 mm.; diam. massimo 17 mm.; 
segmenti circa 220. 

Loc.: Quito, 2850 m. (Regione interandina). 


Thammnodrilus acanthinurus, n. sp., forma typica. 


Colore giallo-bruno, dorsalmente più oscuro. Prostomio mediocre, 
allungato. Setole ventrali e dorsali presenti a partire dal 3° segmento, 
ornate, strettamente geminate ovunque, più nel terzo anteriore del corpo 
che altrove: a metà del corpo ar quasi = de; dd <!/, circonferenza. 
A taluni fasci ventrali sottoclitelliani le setole sono copulatrici, e in 
parte abbracciati da papille; sono pure copulatrici le setole ventrali dei 
segmenti 7°, 8°, 9°. Dietro al clite!lo le setole hanno la punta libera ri- 
piegata a gancio, e sulla coda sono molto sporgenti. Nefridiopori in 
direzione delle setole dorsali superiori (4). Clitello a sella sui segmenti 
15-26(= 12): tuboreula pubertatis 20-24 unifumomente sporgenti, in- 


terrotti agl’intersegmenti. Tre paia di aperture delle spermateche agli 
interseementi °/,-8/,, in direzione delle setole dorsali. Dissepimenti %/;-12/,3 
mediocremente ispessiti, m grado decrescente. Otto paia di ghiandole di 
Morren ai segmenti 7-14, originate ventralmente dall’esofago, munite di 
breve appendice apicale. Cuori intestinali al 10°, 11° (chiusi entro alle 
capsule seminali unitamente alle ghiandole di Morren di quei due seg- 
menti), e 12°: questi ultimi esili e liberi nella cavità celomica. Due paia 
di capsule seminali periesofagee ai segmenti 10° e 11°, non lobate. Due 
paia di vescicole seminali reniforini, disposte dorsalmente all’esofago, ai 
segmenti 11° e 12°; quelle del primo paio di mole minore e racchiuse 
entro alle capsule seminali, quelle del 12° sporgenti libere nella cavità 
‘ celomica, Tre paia di spermateche ai segmenti 7, 8,9, con ampolla 
ovale, poco allungata, compressa, continuata in un canale lungo e sot- 
tile. — Lunghezza 70-150 mm.; diametro 5-6,5 mm.; segmenti 120-190. 

Loc.: Gualaquiza, 800 m. (Ecuador orientale); Valle del rio Zamora, 
(Ecuador orientale); Valle del rio Santiago (Ecuador orientale); S. Josè, 
1100 m. (Ecuador orientale); Sigsig, 2550 m. (Regione interandina); 
Ibarra, 2225 m. (Regione interandina) (juv.). 


Thamnodrilus acanthinurus Cognetti 
forma hetherophyma n. forma. 


Del tutto simile alla forma typîca tranne nei tubercula pubertatis che 
in questa forma, pur essendo estesi sui segmenti 20-24, sono più spor- 
genti al 20°, 22°, 24° che agli altri. 

Loc.: Valle del rio Santiago (Ecuador orientale). 


Thamnodrilus agricola, n. sp. 


Colore giallo-cenerognolo. Prostomio piccolo e breve. Setole ventrali 
e dorsali presenti a partire dal 4° segmento, ornate, strettamente gemi- 
nate ovunque: a metà del corpo aa poco > de; dd poco < |, circon- 
forenza. Taluni fascî ventrali sottoclitelliani portano setole copulatrici. 
Nefridiopori in direzione delle setole dorsali inferiori (c). Clitello rigonfio, 
à Sella, sui segmenti 15-24 (= 10); tubercula pubertatis 20-26, interrotti 
ayl’intersegmenti. Quattro paia di aperture delle spermateche agl’inter- 
segmenti /,-5/, in direzione delle setole dorsali. — Primo dissepimento 
visibile °/,,, sottile; dissepimenti ‘/,,-4/,; lievemente ispessiti. Otto paia 
di ghiandole di Morren ai segmenti 7-14, originate ventralmente dall’e- 
sofago. Cuori intestinali al 10°, 11°, e /azora al 12°, liberi tutti nella 
cavità celomica. Due paia di capsule seminali ipoesofagee ai segmenti 
10° e 11°, a superficie liscia non lobata. Due paia di vescicole seminali 
renifor ni, a superficie un po” memonillonare, disposte leteralinonte all’e 


— 13 — 


sofago, ai segmenti 11° e 12°, sporgenti libere nella cavità celomica. 
Quattro paia di spermateche ai segmenti ? 6, 27, 28, 29, con ampolla 
obovata e peduncolo di varia lunghezza. — Lunghezza 73 mm.; diametro 
mm. 4,5; segmenti 136. 

Loc.: Quito, 2850 m. (Regione interandina). 


Thamnodrilus validus, n. sp. 


Colore giallognolo. Prostomio breve, cupoliforme. Setole ventrali e 
dorsali presenti a partire circa dall’8° segmento, ornate, strettamente 
geminate ovunque: a metà del corpo aa > de; dd <'/, circonferenza. 
Le setole ventrali dei segmenti 18-26 sono copulatrici, i fascì ventrali 
sottoclitelliani sono circondati ognuno da un'areola ghiandolare rilevata. 
Nefridiopori in direzione delle setole dorsali. Clitello a sella sui segmenti 
15-26.27 (= 12 o 13); tubercula pubertatis 20-25.26, interrotti agl’inter- 
segmenti. Tre paia di aperture delle spermateche agl’intersegmenti 5/,-8/, 
in direzione delle setole dorsali. — Dissepimenti */,-4°/,, fortemente 
ispessiti. Otto paia di ghiandole di Morren ai segmenti 7-14, originate 
ventralmente dall’esofago. Cuori intestinali al 10°, 11°, 12°, liberi tutti 
nella cavità celomica, quelli del 12° sottili. Due paia di vescicole semi- 
nali irregolarmente reniformi, con superficie liscia; ai segmenti 11° e 12°, 
appiattiti contro i setti ‘,, e 4/,, dai quali pendono libere nella cavità 
celomica. Tre paia di spermateche ai segmenti 7°, 8°, 9°, piccole ovoidali, 
sessili. — Lunghezza 230-340 mm.; diametro massimo 10-12 mm.; seg- 
menti 235-275. 

Loc.: Cuenca, 2580 m. (Regione interandina); Sigsig, 2550 m. (Re- 
gione interandina); Lloa, 3070 m. (Regione interandina). 


Thamnodrilus gravis, n. sp. 


: Colore giallognolo, dorsalmente più cupo. Prostomio breve digitiforme. 
Setole ventrali presenti a partire dal 3° segmento, dorsali dal 4° o 5°, 
ornate, strettamente seminate ovunque: a metà del corpo aa = 4, de ; 
dd poco >|, circonferenza. Alcuni fascî ventrali sottoclitelliani portano 
setole copulatrici. Nefridiopori in direzione delle setole dorsali. Clitello 
a sella, sui segmenti 15-25.26 (= 11 o 12); tubercula pubertatis 20-4/, 25, 
interrotti agl’intersegmenti. Tre paia di aperture delle spermateche agli 
intersegmenti %/,-*|,,.in direzione delle setole dorsali. — Dissepimenti 
tutti sottili, primo visibile ‘/,. Otto paia di ghiandole di Morren ai seg- 
menti 7-14, originate ventralmente dall’esofago, munite di breve appen- 
dice apicale digitiforme, Cuori intestinali al 10°, 11° e 12°, liberi tutti 
nella cavità celomica, quelli del 12° sottilissimi. Due paia di capsule 
seminali ipoesofagee ai segmenti 10° e 11°. Due paia di vescicole seminali 
ai segmenti 11° e 12°, voluminose, oblunghe, a superficie liscia, non 


— 13 — 


lobata, sporgenti libere nella cavità celomica. Tre paia di spermateche 

ai segmenti 7°, 8°, 9°, voluminose, ovali-allungate, munite di un breve 

e stretto canale. — Lungh. 93 mm.; diametro mm. 3,5; segmenti 106. 
Loc.: Valle del rio Santiago (Ecuador orientale). 


Thamnodrilus tutus, n. sp. 


Colore bruno o gialliccio. Prostomio breve. Setole ventrali presenti a 
partire dal 6° segmento, dorsali dal 7°, ornate, strettamente geminate 
ovunque: a metà del corpo aa < de; dd poco < '/, circonferenza. Le 
setole ventrali ai segmenti 18-25 sono copulatrici, circondate ognuna da 
una papilla. Nefridiopori in direzione delle setole dorsali inferiori (c). 
Clitello a sella, sui segmenti 15-25 (= 11); tubercula pubertatis 20-/,, 
interrotti agl’intersegmenti. Tre paia di aperture delle spermateche agli 
intersegmenti ‘/,-*|,, in direzione delle setole dorsali. — Primo dissepi- 
mento nettamente visibile 5/,, lievemente ispessito. Otto paia di ghian- 
dole di Morren ai segmenti 7-14, originate ventralmente dall’esofago, 
munite di breve appendice apicale. Cuori intestinali al 10°, 11° e 12°, 
liberi tutti nella cavità celomica, quelli del 12° sottili. Due paia di capsule 
seminali ipoesofagee ai segmenti 10° e 11°. Due paia di vescicole semi- 
nali grosse ai segmenti 11° e 12°, oblunghe, a parete liscia, non lobata, 
sporgenti libere nella cavità celomica. Tre paia di spermateche ai seg- 
menti ? 7°, 28°, 9°, oblunghe munite di breve e grosso canale a parete 
robusta. — Lungh. 110-175 mm.; diam. massimo 4 mm.; seg. 112-2 13. 

Loc: Valle del rio Santiago (Ecuador orientale). 


Thamneodrilus rigeophilus n. sp. 


Colore gialliccio. Prostomio largo e breve. Setole ventrali e dorsali 
presenti a partire dal 3°-5° segmento, ornate, strettamente geminate 
ovunque: a metà del corpo aa < de; dd quasi =4/, circonferenza. Le 
setole ventrali a qualcuno dei segmenti clitelliani e di quelli che s’al- 
ternano con le aperture delle spermateche sono copnlatrici. I nefridio- 
pori sono su una linea intermedia alle due serie di setole dorsali, 
Clitello a sella, sui segmenti 15-25.26 (= 11 o 12); tubercula pubertatis 
20-25.26; interrotti agl’intersegmenti. Quattro paia di aperture delle 
spermateche agl’intersegmenti °/;-*/3, in direzione delle setole dorsali. + 
Primo dissepimento ‘*/,3, sottile, inserito alla parete del corpo in corri- 
spondenza dell’intersegmento ‘*/,.. Otto paia di ghiandole di Morren ai 
segmenti 7-14, originate ventralmente dall’esofago, munite di appendice 
apicale mal distinta. Cuori intestinali al 10° e 11°, liberi nella cavità 
celomica. Due paia di capsule seminali ipoesofagee, appiattite, verosi- 
milimente al 10° e 11°, quelle di destra a diretto contatto (? comunicanti) 


— id — 


con quelle di sinistra; le anteriori contraggono aderenze (? comunicano) 

con le posteriori. Due paia di vescicole seminali verosimilmente all’11° 

e 12°, grosse a superficie mamumillonire, compresse contro l’esofago. 

Quattro paia di spermateche ai segmenti ? 6, 27, 28, ?29, ovali-allungate, 

quasi sessili. — Lungh. 70-80 mm.; diam. 45 mm.; segmenti circa 140. 
Loc.: Paredones, 4042 m. (Regione interandina). 


Thamnodrilus euzonus, n. sp. 


Colore sul dorso grigio- violaceo, altrove gialliccio. Prostomio medio- 
cremente allungato. Setole ventrali e dorsali presenti a partire dal 4° 
segmento, ornate, strettamente geminate ovunque, sopratutto ai segmenti 
clitelliani e postclitelliani: a metà del corpo aa > de; dd quasi = |, cir- 
conferenza. Quasi tutti i fasci ventrali sottoclitelliani portano setole co- 
pulatrici. Nefridiopori in direzione delle setole dorsali. Clitello a sella, 
sui segmenti 15-24(= 10); tubercula pubertatis 19-4/, 24, interrotti agli 
intersegmenti. Tre paia di aperture delle spermateche agl’intersegmenti 
©[,-5/s, il direzione delle setole dorsali. — Primo dissepimento ?/,9, lie- 
vemente inspessito. Otto paia di ghiandole di Morren ai segmenti 7-14, 
originate ventralmente dall’esofago, munite talvolta di appendice apicale. 
Cuori intestinali al 10° e 11°, liberi nella cavità celomica. Due paia di 
capsule seminali ipoesofagee al 10° e 11°. Due paia di vescicole seminali 
all’11° e 12°, voluminose, reniformi, avvolgenti l’esofago, appiattite contro 
i setti ‘°9/,, e 44/,,, a superficie liscia. Tre paia di spermateche ai segmenti 
27, ?8, 29 oblunghe, rigonfie, continuate in un canale più o meno al- 
lungato, un po’ rigonfio specialmente presso l'apertura all’esterno. — 
Lunghezza 80-100 mm.; diametro 5-6 mm.; segmenti circa 140. 

Loc.: Papallacta, 3100 m. (Regione orientale); El troje Huaca, 3100 m. 
(Regione interandina); Ibarra, 2225 m. (Regione interandina); Tulcan, 
2977 m. (Regione interandina); Vallevicioso 3500 m. (Regione andina). 


Thamnodrilus agilis, n. sp. 


Colore sul dorso spiccatamente violaceo, bianchiccio agl’intersegmenti; 
sul ventre bianco. Prostomio breve, con un solco verticale all'apice. 
Setole ventrali presenti a partire dal 4° o 5° segmento, dorsali dal 
12-15, ornate, strettamente geminate ovunque: a metà del corpo aa 
< bc; dd <!/, circonferenza. Setole ventrali dei segmenti 19 25 co- 
pulatrici. Nefrkliopori in direzione delle setole dorsali. Clitello?; tu- 
bercula pubertatis 21-25, interrotti agli intersegmenti. Tre paia di 
aperture delle spermateche agli intersegmenti */,-*/,, in direzione dei 
nefridinpori. — Dissepimenti $/,-°/,, mediocremente ispessiti. Otto paia di 
ghiandole di Morren ni segmenti 7-14, originate ventralmente dail’esofago, 


si 


munite di appendice apicale ben distinta. Cuori intestinali al 10°, 11° e 
12°, liberi nella cavità celomica, quelli del 12° mediocri, i rimanenti 
assai grossi. Due paia di capsule seminali ipoesotagee al 10° e 11°, pic- 
cole. Due paia di vescicole seminali all’11° e 12°, mediocri, turgide, a 
superficie liscia, disposte dorso-lateralmeute all’esofago. Tre paia di 
spermateche ai segmenti 7°, 8°, 9°, di forma allungata con strozzatura 
a metà. — Lunghezza 250 mm.; diametro massimo 5 mm.; segmenti 280. 
Loc.: Valle del rio Peripa (Ecuador occidentale). 


Aptodrilus excelsus, n. gen., n. sp. 


‘olore giallo-cenerognolo. Prostomio largo e breve. Setole ventrali 
presenti a partire dal 3° segmento, dorsali dal 5°, ornate, strettamente 
geminate ovunque: a metà del corpo aa > de; da >|, circonferenza. 
Le setole sia ventrali che dorsali dei segmenti 6-11 sono tutte o in parte 
copulatrici, quelle ventrali circondate ognuna da un anello ghiandolare. 
Ai segmenti 12-22 ciascun fascio ventrale è abbracciato da una papilla 
allargata; alla regione caudale le setole hanno la punta libera ripiegata 
a gancio. Nefridiopori in direzione delle setole dorsali superiorì (d). Cli- 
tello a sella, sui segmenti 14,15-23 (= 9 o 10); tubercula pubertatis 20-23, 
interrotti agl’intersegmenti. Tre paia di apertura delle spermateche agli 
intersegmenti %/,-*|,, in direzione delle setole dorsali. — Dissepimenti 
©/.-44/, fortemente ispessiti. Cinque paia di ghiandole di Morren ai seg- 
menti 10-14, originate ventralmente dall’esofago. Cuori intestinali al 10° 
e 11°, liberi nella cavità celomica. Due paia di capsule seminali ipoeso- 
fagee ai segmenti 10° e 11°. Due paia di vescicole seminali ai segmenti 
11° e 12°, voluminose, slargate, compresse, a superficie liscia, sporgenti 
libere nella cavità celomica. Tre paia di spermateche ai segmenti 7°, 8°, 
9°, con ampolla clavata, oblunga, continuantesi in un canale alquanto 
più lungo. — Lungh. 95-190 mm.; diametro massimo 10 mm.; segmenti 
100-156. 

Loc.: Cuenca, 2580 m. (Regione interandina); Gualaceo, 2320 m. (Re- 
gione interandina); Paredones, 4042 m. (Regione andina). 


Aptodrilus Festae, n. sp. 


Colore bruno-violaceo sul dorso, bianchiccio alla regione ventrale, 
eccettuato l’ intervallo medio (aa) che è bruno-verdognolo; gli inter- 
segmenti sono dovunque bianchicci. Prostomio mediocre digitiforme. Se- 
tole ventrali presenti a partire dal 4° segmento, dorsali dal 6°, ornate, 
strettamente geminate ovunque: a metà del corpo aa = 4/, de; da > |, 
circonferenza. Al 7° segmento la geminazione è meno marcata e le setole 
ventrali sono copulatrici, circondate ognuna da una lieve papilla anellare. 


= oa 


Nefridiopori in direzione delle setole dorsali. Clitello a sella, sui segmenti 
15-4|,23(=84/,); tubercula pubertatis ‘/, 20-4|, 25, non interrotti agl’in- 
tersegmenti. Tre paia di aperture delle spermateche agl’intersegmenti 
"ls-°/0, in direzione delle setole dorsali. — Primo dissepimento visibile 
8/, ispessito lievemente al pari del °/,,, tutti gli altri sottili; i setti 
preclitelliani hanno l’inserzione alla parete del corpo più o meno spo- 
stata all'indietro. Cinque paia di ghiandole di Morren ai segmenti 10-14, 
originate latero- ventralmente dall’esofago e dirette verso la linea mediana 
ventrale. Cuori intestinali al 10° e 11°, liberi nella cavità celomica. Due 
paia di capsule seminali ipoesofagee ai segmenti 10° e 11°, Due paia di 
vescicole seminali ai segmenti 11° e 12°, molto voluminose, quelle dell’11° 
contenute in questo segmento, quelle del 12° protratte attraverso i setti 
1°/,3 fino nel 15° segmento: sporgono libere nella cavità celomica. Tre 
paia di spermateche ai segmenti ? 8°, ? 9°, ? 10°, ovali-allungate, breve- 
mente peduncolate. — Lunghezza 110 mm.; diam. 5 mm.; segmenti 111, 
Loc.: Foreste del rio Peripa (Regione occidentale). 


Aptodrilus ruvidus, n. sp. 


Colore giallo-bruniccio. Prostomio piccolo. Setole ventrali presenti a 
partire dal 3° segmento, dorsali dal 4°, ornate, assai strettamente ge- 
minate davanti al clitello, un po’ meno altrove: a metà del corpo aa = 
2bc=6 ab; da >|, circonferenza (alla regione caudale aa =‘/, dc = 2ab; 
aa=4'/, circonferenza). Alla regione media e posteriore le setole hanno 
la punta distale incurvata a gancio. Le ventrali dei segmenti 7-10 sono 
copulatrici. Nefridiopori in direzione delle setole dorsali superiori (4). 
Clitello a sella, sui segmenti 15-22.23 (= 8 o 9); tubercula pubertatis 
19-23, interrotti agl’intersegmenti. — Dissepimenti %/,-1°/,, mediocremente 
ispessiti. Cinque paia di ghiandole di Morren ai segmenti 10-14, originate 
ventralmente dall’esofago e dirette dorsalmente, munite di capocchia 
apicale mal distinta. Cuori intestinali ai segmenti 10° e 11°. Due paia di 
capsule seminali ipoesofagee ai segmenti 10° e 11°. Due paia di vescicole 
seminali all’11° e 12°, reniformi, a superficie liscia, quelle del 12° di mole 
maggiore e abbraccianti l’esofago latero-dorsalmente. Spermateche as- 
senti. — Lunghezza 50 mm.; diametro 5-6 mm.; segmenti circa 100. 

Loc.: Tulcan, 2977 m. (Regione interandina). 


Glossoscolex exeelsus, n. sp. 


Colore grigio-cenere. Setole presenti a partire dal 3° segmento, stret- 
tamente geminate ovunque; a metà del corpo aa > 4 de; dda <!fs cir- 
conferenza. Clitello a sella sui segmenti 14-22 (= 9); tubercula pubertatis 
18 e 19, in direzione dei tasci ventrali. Aperture maschili ?‘/,;;- un 


A fn 


paio di aperture delle spermateche 8/, in direzione delle setole dorsali. 
— Dissepimenti %/,-°/,, lievemente ispessiti. Un paio di ghiandole di 
Morren al 12° (e 11°?), grosse, rotondeggianti. Una capsula seminale 
impari mediana all’11°, un paio di vescicole seminali pendenti dal setto 
14/», tubulari, ampiamente ondulate, estese fino circa nel 25° segmento. 
Spermateche al 9°, reniformi, compresse lateralmente munite di un canale 
lungo quanto l’ampolla. — Lunghezza 43 mm.; diam. 1,5 mm.; seg. 110. 
Loc.: Paredones, 4042 m. (Regione andina). 


Glossoscolex Perrieri, n. sp. 
subsp. typica. 


Colore cenerognolo. Prostomio piccolo, digitiforme. Setole presenti a 
partire dal 5° segmento strettamente geminate ovunque: a metà del 
corpo aa= circa 6 dc; dd < '/, circonferenza. Clitello a sella esteso sui 
segmenti 15-22 (= 8); tubercula pubertatis 17-'/, 20, internamente ai fasci 
ventrali. Aperture maschili ‘/,;, in direzione dei tubercula pubertatis ; 
due paia di aperture delle spermateche /y, °/,o, in direzione delle setole 
dorsali. — Dissepimenti %/,-°/,) lievemente ispessiti. Un paio di ghiandole 
di Morren al 12° (e 11°?), peduncolate, piriformi. Una capsula seminale 
impari mediana all’11°; un paio di vescicole seminali pendenti dal setto 
44/.», tubulari, protratte fino circa nel 35° segmento. Due paia di sper- 
mateche ai segmenti 9° e 10° piriformi. L’estremo sottile si continua in 
un canale di egual lunghezza. — Lunghezza 60 mm.; diametro massimo 
3 mm.; segmenti 173 (1). 

Loc.: Lloa, 3070 m. (Regione interandina). 


Glossoscolex Perrieri Cognetti 
subsp. meridionalis, n. subsp. 


Simile alla subsp. fypiîca tranne nei seguenti caratteri: Clitello 14-22 
(= 9); tubercula pubertatis 17 e 18; vescicole seminali estese fino circa 
nel 25° segmento. 

Loc.: Cuenca, 2580 m. (Regione interandina). 


Holoscolex nemorosus, n. gen., n. sp. 


Colore gialliccio. Prostomio piccolo e breve. Setole presenti a partire 
dal 2° segmento, davanti al clitello strettamente geminate, altrove ge- 
minate più o meno lassamente: a metà del corpo aa = dd = ?/;bc; ab 
poco < ‘/, aa; da <'|, circonferenza (davanti al clitello 44 > aa = 206; 


(1) L’unico esemplare presente nella collezione FesTA è rotto in due pezzi, 
ma probabilmente intero. 


— 18 — 


da > */, circonferenza). Clitello esteso sui segmenti 15.16-22.23 (=8 0 9); 
tubercula pubertatis non visibili all’esterno. Aperture maschili ‘°/%9, poco 
esternamente alla linea occupata dalle setole ventrali superiori (0); due 
paia di aperture delle spermateche ?/; e */, nella stessa direzione. — 
Dissepimenti %/,-!°/,, alquanto ispessiti, Un paio di ghiandole di Morren, 
peduncolate, obovate, originate dorsalmente dall’esofago nell’11° segmento 
e protese all’indietro e in basso nel 12°. Due paia di testes ai segmenti 
10° e 11°, non avvolti da capsule seminali; due paia di vescicole semi- 
nali ai segmenti 11° e 12°, piccole. Due paia di spermateche ail’8° e 9°, 
clavate, continuate in un canale più o meno lungo. — Lungh. 30 mm.; 
diametro 1,5 mm.; segmenti circa 100. 
Loc.: Gualaquiza, 800 m. (Rezione orientale). 


Fam. LUMBRICIDAE 


Helodrilus (Allolobophora) caliginosus (Sav.) 


subsp. trapezoides (Ant. Dugès). 


Loc.: Quito, 2850 m. (Regione interandina); Tulcan, 2977 m. (Regione 
interandina); La Concepcion, 1400 m. (Regione interandina). 


3. n° rr rr __— — " —__'r_1-.-A;i nora 


490 - Tip. P. Gerbone, via Gaudenzio Ferrari. :. - Torino. 


MAY 5 1905 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 475 pubblicato il 1S Ottobre 1904 Vor. XIX 


Viaggio del Dr. Enrico Festa nella Repubblica dell'Ecuador e regioni vicine. 


a XXVIII. 


Dott. ALFREDO BORELLI 


FORFICOLE 


Le forficule studiate nella presente nota fanno parte delle ricche rac- 
colte entomologiche fatte dal Cav. Dott. Enrico Festa nel suo viaggio 
all’Ecuador e mandate in generoso dono al R. Museo Zoologico di Torino. 

Nella determinazione di questa collezione ho seguito la classificazione 
adottata da Dr BoRMANS e KRAUSS (1). 

Pyragra dherni (Scudd.). 
1875. Thermastris dhornii, Scudder in: Proc. Boston Soc., v. 18, p. 280 (9). 
2d 19 da Gualaquiza (800 m. circa di altitudine, regione orientale). 

Psalis americana (Palis). 
1817. Forficula americana, Palisot, Ins. Afr. Amer., p. 165, Orth ,t.14, f.1. 

1 esemplare &, 3 $ una larva da Vinces (regione occidentale). 
Psalis gagatina (Burm.). 

1838. Forficula (Psalis) gagathina (Klug, M. S.), Burm. Handb. Ent, v. 
II; p. 753. 

Tre esemplari 9; due dalla valle del Santiago (500 a 600 metri di alti- 
tudine, regione orientale), uno da Gualaquizi. 

Questi tre esemplari sono notevoli per la brevità delle ali, le quali 
oltrepassano appena le elitre e non sono visibili ad occhio nudo che 
sollevando queste ultime. 

Carcinophora fusca, n. sp. 

Capo molto lungo, di forma triangolare, liscio, lucente, di colore nero 

pece, colle parti boccali di colore bruno sepia; antenne (rimangono 15 


(1) Das Tierreich, forficulidae und Hemimeridae, Berlin 1900. 


LAS) 


articoli) di un colore nero pece ad eccezione dei tre primi articoli bruno- 
sepia come le parti boccali; tutti gli articoli ad eccezione del primo co- 
perti di una fitta peluria giallo-bruna. 

Pronoto'nero pece, poco più stretto del capo, coi lati paralleli, il 
margine anteriore tronco ed il margine posteriore sensibilmente arro- 
tondato. 

Elitre più corte del pronoto, dello stesso colore. 

Ali mancanti. 

Addome bruno moîto oscuro, l’ultimo segmento quasi nero; superficie 
superiore dei segmenti coperta di una leggera punteggiatura. Branche 
della pinzetta del colore dell’ultimo segmento dell'addome, non contigue, 
separate dal pigidio, robuste alla base colla superficie superiore care- 
nata; viste dal dissopra, triquetre per metà circa della loro lunghezza, 
poi sottili ed arrotondate incurvantesi verso.l’ultimo quarto della loro 
lunghezza e terminando colle punte ricurve all’insù e leggermente incro- 
ciate, la punta destra sopra la sinistra; margini interni leggermente 
dilatati e dentellati per i tre quarti della loro lunghezza. 

Pigidio appena visibile, in forma di lamine col margine posteriore 
arrotondato e segnato da un leggero solco mediano. 

Parti inferiori del corpo di colore bruno più chiaro che nelle parti 
superiori. 

Zampe di colore testaceo, parte inferiore dei tarsi fittamente coperta 
di lunghi peli di colore giallo-bruno. 

Questa specie di cui non conosco che la femmina, si distingue facil- 
mente dalla Carciînophora robusta (Scudd.) per il colore delle antenne 
e delle parti boccali, e per la forma molto allungata del capo. 


Misure în millimetri: lunghezza totale del corpo circa 26 — lun- 
ghezza della pinzetta 4,7 — lunghezza del capo quasi 5, sua larghezza 
alla base 3,4 — lunghezza del pronoto 3,5, sua larghezza appena 3 — 


lunghezza delle elitre appena 3. 

Un solo esemplare 9 trovato nella valle del Santiago. 
Anisolabis antomi (H. Dohrn). 

1864. Forcinella antoni, H. Dohrn in: Ent. Zeit. Stettin, v. 25, p. 289, 
(JT). — 1893. Anisolabis antoni, Bormans in: Biol. Centr.-Amer., Orth., p. 5, 
UL 1000). 

Due esemplari g da Punta de Sabana (Darien). 

Questi esemplari presentano riguardo alla colorazione delle antenne 
aleune differenze colla descrizione tipica del Dohrn. Mentre secondo 
quest’autore gli articoli delle antenne sarebbero di un colore grigio-bruno 
ad eccezione dei tre articoli basali castanei chiari e degli articoli 13 e 
14 giallo-pallidi, negli esemplari raccolti dal Dr. Festa gli articoli giallo- 
pallidi sono: in un esemplare, a destra, l'articolo 13 completamente 
giallo pallido e gli articoli 12 e 14 in parte giallo pallidi in parte bruno- 


chiari, a sinistra, l’articolo 12 in parte giallo-pallido in parte bruno- 
chiaro e gli articoli 13 e 14 completamente giallo-pallidi; nell’altro 
esemplare, a destra l’articolo 13 è in parte giallo-pallido in parte bruno- 
chiaro mentre l'articolo 14 è completamente giallo-pallido, a sinistra 
invece gli articoli 13 e 14 sono completamente giallo-pallidi come nella 
descrizione tipica. 

Amisolabis festae n. sp. 

Colore generale del corpo giallo o giailo rossiccio anteriormente, bruno 
rossiccio posteriormente, liscio e lucente. 

d. Capo di colore giallo più 0 meno rossiccio secondo gli esemplari, con 
due macchie brune vicino al margine interno degli occhi; clipeo giallo, 
è parti boccali giallo-rossiccie’ coi palpi gialli; antenne di colore giallo- 
bruno o giallo olivastro ad eccezione dei 2 primi articoli gialli e de! 
terzo giallo alla base, giallo-bruno all'apice. Leggermente convesso, con 
suture hen marcate principalmente la mediano-posteriore. 

Pronoto giallo o giallo-rossiccio orlato di giallo-bruno posteriormente, 
coi lati leggermente offuscati di bruno in alcuni esemplari. Di forma 
rettangolare pressocchè quadrata, col margine posteriore sensibilmente 
arrotondato; superficie superiore leggermente convessa nella parte an- 
teriore, debelmente appiattita nella parte posteriore, segnata per tutta 
la sua lunghezza da un leggero solco mediano appena visibile nel terzo 
posteriore e fiancheggiato in quest’ultima parte da due piccole creste 
dirette obliquamente verso gli angoli posteriori. 

Mesonoto bruno-rossiccio con una grande macchia giallo-rossiccia, se- 
micircolare, situata nella parte anteriore, più o meno distinta secondo 
gli esemplari. 

Metanoto e segmenti dell’addome di un colore bruno-rossiccio più 0 
meno oscuro secondo gli esemplari, in tutti 
però i segmenti anteriori dell'addome sono 


a più chiari e più rossicci dei posteriori. Essi 

NI vanno allargandosi dal primo al penultimo, 
IN e, ad eccezione dell’ultimo, sono coperti di 
(DS \_y punti fortemente impressi; i segmenti 5, 6,7, 
N i ) 8 e 9 sono rugosi sui lati e forniti di una 
ESS \eo carena ben marcata che oltrepassa il mar- 
LEVI \{# gine posteriore del segmento, il quale si 

( K prolunga lateralmente in una punta triango- 

a b lare. Ultimo segmento dell’addome un po’ più 


Anisolabis festa a ; 
Niso a01s ‘99/48... stretto dei precedenti; lucente, sparsamente 


Gia do i ) (°°) e leggermente punteggiato, con piccole strie 

visibili colla lente, disposte in serie longitu- 
dinali che alternano con spazi lisci, debolmente rugoso vicino al margine 
posteriore e sui lati i quali inferiormente presentano una carena ben 


Se quei 


marcata. La sua superficie superiore leesermente convessa è fortemente 
depressa vicino al margine posteriore il quale è leggermente rialzato ; 
essa è segnata longitudinalmente da un solco mediano che non raggiunge 
nè anteriormente nè posteriormente i margini del sexmento e attraversa 
una profonda depressione di forma pressocchè ovale, a destra ed a si- 
nistra della quale sono da notare altre depressioni limitate esterna- 
mente da 2 carene o pieghe poste al disopra delle branche della pinzetta. 
I lati del segmento fra queste creste e ie carene inferiori sono legger- 
mente incavati. . 

Pinzetta di colore bruno rossiccio, colle branche divaricate, triangolari; 
e robuste alla base, sensibilmente dilatate alla base interna dove esse 
sono fornite di un tubercolo spiniforme, poi esse prendono una forma 
cilindrica, vanno assottigliandosi e s'incurvano fortemente l’una verso 
l’altra agli apici, la destra più della sinistra, lasciando fra loro uno spazio 
pressochè circolare. Margine interno leggermente dentellato dal tuber- 
colo all'estremità posteriore. 

Zampe di un colora testaceo chiaro o testaceo rossiccio, in alcuni 
esemplari leggermente offuscate di bruno; coi femori ingrossati forniti 
di lunghi peli bruni sparsi, più numerosi sulla tibia; superficie inferiore 
dei tarsi coperta da fitti peli gialli. 

Inferiormente: capo di colore giallo-rossiccio, torace gialio-testaceo ; 
segmenti dell'addome bruno-rossicci, fortemente punteggiati, oltre alla 
punteggiatura sono da notare alcune fossette piliferi disposte lungo il 
margine posteriore dei segmenti, fossette che sono molto numerose su 
tutta la superficie del penultimo segmento. 

9. Ultimo segmento dell’addome liscio, lucente, più stretto che nel d. 
Sulla sua superficie superiore leggermente e sparsamente punteggiata, 
sono da notare un solco mediano longitudinale, due piccole creste © 
tubercoli sovrapposti alle branche della pinzetta colle depressioni corri- 
spondenti, meno marcate che nel maschio, le carene laterali inferiori vi 
sono appena segnate. 

Branche della pinzetta contigue, robuste alla base ma non dilatate 
come nel &, triangolari, armate da una forte spina posta al di là del 
primo quarto della loro lunghezza, in questo punto esse sì assottigliano, 
prendono una forma conica, s'incurvano verso l’interno e s’inerociano 
col loro apice ricurvo ad uncino e rivolto all'insù, la branca destra 
sovrapposta alla sinistra. Il loro margine interno è leggermente dentel- 
lato dalla base della spina quasi sino all'estremità posteriore. 

Patria: numerosi esemplari 9 e larve da Cuenca (2580 metri di al- 
titudine) e da Sigsig (2550 metri di altitudine), villaggio ad Est di Cuenca 
nella regione interandina. 

Lunghezza totale del corpo: 25 mm.. g- 23 mm. 
» » della pinzetta O 4,5. >» Da de 


Spongiphora remota (Burr.). i 
1899. Forficula ? remota, Burr, Ann. and Mag. Nat. Hist., Serie 7, vol. 3, 
pp. 165 e 166. 
Due esemplari 9 da San Josè (hacienda cuchipamba) (1100 metri di 
altitudine, regione orientale). 
Labia arcuata, Scudd. 
1876. Labia arcuata, Scudder in: P. Boston Soc. v. 18, p. 257 
1880. Labia arcuata, Bormans in: An. Soc. Espaù., v. 9, p. 509 
Un esemplare 9 dal Rio Lara (Darien). 
Sparatta nigrina, Stil. 
1855. Sparatta nigrina, Stàl in: Ofr. AK. Féhr., v. 12, p. 350 (9). 
Un esemplare 9 della valle del Santiago. 
Ancistrogaster inopinata?, Burr. 
1900. Ancistrogaster innpinata, Burr, Ann. and Mag. Nat. Hist., Serie 7, 
vol. 6, pp. 85 e 86. 

Un esemplare o da Gualaquiza colla pinzetta deformata che per la 
sua rassomiglianza col genere opis/hocosmia e per la distribuzione dei 
colori riferisco con molto dubbio a questa specie. 

Specie nuova per la repubblica dell'Ecuador. 

Anecistrogaster intermedia, Burr. 
1900. Ancistrogaster intermedia, Burr, Ann. and. Mag. Nat. Hist., Ser. 7, 
vol. 6, pp. 87 e 88. 

Un esemplare 3 e due 9 da Gualaquiza, 

Questa specie era finora soltanto segnalata nel Perù. 
Neolobophora bicolor, n. sp. 

Capo di colore testaceo-bruno, posteriormente più chiaro, con due 
macchie giallo-rossiccie vicino al margine interno degli occhi, parti boc- 
cali gialle; liscio, lucente, depresso nella parte frontale, convesso nella 
parte occipitale cogli angoli posteriori arrotondati. Antenne (rimangono 
4 articoli) di colore giallo offuscato di bruno. 

Pronoto giallo-chiaro, liscio, lucente, di larghezza poco superiore a 
quella del capo, di forma pressocchè quadrata col margine posteriore 
arrotondato, segnato per tutta la sua lunghezza da un solco longitudi- 
nale mediano. 

Elitre corte, quasi triangolari come in alcune specie del genere Che- 
lidura, di colore castaneo. 

Ali mancanti. 

Addome di colore castaneo oscuro ad eccezione dell’ultimo segmento 
testaceo, Convesso, allargandosi sensibilmente dal primo al sesto seg- 
meuto poi restringendosi sino all'ultimo segmento, il quale è molto stretto 
nella parte posteriore. Pieghe tubercolari appena visibili sul terzo seg- 
mento, molto marcate sul quarto. Superficie superiore lucente e fitta- 
mente punteggiata ad eccezione dell’ultimo segmento liscio, lucente e 
fornito nella parte mediana di una depressione o fossetta di forma ovale. 


Branche della pinzetta del colore dell’ultimo segmento dell'addome ; 
contigue alla base, sottili, ricurve ed incrociate all'estremità posteriore, 
col margine interno leggermente dentellato. 

Zampe: femori testaceo-bruni, gialli alla base, tibie testaceo-brune più 
chiare nella parte distale, tarsi gialli; superficie inferiore della tibia e 
dei tarsi fornita di peli gialli, più cort[ e più numerosi sui tarsi. 

Inferiormente: capo e torace testacei; segmenti dell'addome di un 
colore bruno-rossiccio, densamente punteggiati e coperti di una peluria 
gialla più fitta sugli ultimi segmenti. 

Questa specie si avvicina alla N. asîalica, Borm. per la forma delle 
clitre, dalla quale però essa si distingue facilmente pel colore del pro- 
MOIO ECG LELE. 

Patria: un solo esemplare 9 da Papalacta (Ecuador orientale). 

Lunghezza totale del corpo: 12,7 mm. 
» della pinzetta: 3,8. > 
Apterygida Brumneri ? (De Bormans). 
1903. Sphingolabis Brunneri, de Bormans in: Ann. and Mag. Nat. Hist., 
Serie 7, vol. XI, pp. 268-269 (Lg). : 

Riferisco con molto dubbio a questa specie un esemplare 9 dalla valle 
del Santiago. 

I cinque primi articoli delle antenne (rimangono 13 articoli) testacei, 
gli altri bruni ad eccezione del decimo a destra e del undicesimo a si- 
nistra di un colore giallo pallido. Le elitre di un colore bruno rossiccio 
mancano della grande macchia gialla, oblonga, tipica, mentre essa è 
presente sulle ali. 

Branche della pinzetta come nelle altre specie del genere col margine 
interno leggermente dentellato. 

Specie di cui non sì conosceva che il & trovato nell’alto Amazzone. 


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o Bautago 
I faugna primi articoli dotte nirterena UT usfigihà tI. Bet uh! 
VALI ata birrdi ul ganiziona 'ael-décirio Martha: 9 Test UVE 
pa fiv ooloterziatià palle he otro di to PNE 
Rec hbo' detta godo inecnia RIANA, TO “pae a 
prescnte patto cli î 
; saranee Futa piamoscta Some not dite Mipaid ite ion 
Putairo laggermantie ibinigiinto, i 
Spese dint bos: si qhoscèYys Da li D'IPOvkio celata pio 


4, 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 476 pubblicato il 30 Ottobre 1904 Vor Ac 


Dr. LUIGI COGNETTI DE MARTIIS 
Assistente al R. Museo Zoologico di Torino 


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LOMBRICIDI DEI PIRENEI 


La catena dei Pirenei non era mai stata prima d’ora esplorata allo 
scopo di porne in chiaro la drilofauna. Devesi alla solerzia di due distinti 
naturalisti : il Dr. Cav. ALFREDO BORELLI e il Sig. AGOSTINO DODERO 
se oggi anche questo in parte è stato fatto. Essi compirono assieme, 
durante i mesi di Luglio e Agosto u. s., un’ escursione sul versante 
francese dei Pirenei, e le loro ricerche diedero ottimi risultati. La col- 
lezione dei Lombricidi, che ora appartiene al Museo Zoologico di Torino, 
comprende 13 specie, delle quali 5 sono nuove per la scienza. 

È degno di nota che una parte di quei Lombricidi venne raccolta 
entro caverne: s'aggiungono così nuovi dati di fatto alla conoscenza della 
fauna cavernicola. 

Le località visitate dai suddetti naturalisti sono: 

Montlovis (1600 m.), nel dipartimento dei « Pirenei orientali »; 


Monte Canigou (2300 m.) id. id. 

fia (350 m.), presso Villefranche-de-Conflent, id. id. 
Acque termali di Carcanières, nel dipartimento dell’ « Ariège »; 
Grotta de Lavelanet, id. id. 

Grotta d' Aubert, presso St. Girons, id. id. 

Gavarnie (1350 m.), nel dipartimento «Alti Pirenei »; 

Cirque de Gavarnie (1500 m.), id. id. 


Porl de Gavarnie o de Boucharo (2282 m.) id. id. 
Massiccio d’ Astazou (2000-2300 m.), sopra Gavarnie, id. id, 
Grotte de Bétharram, nel dipartimento dei « Bassi Pirenei ». 


SION: 


Riseniella tetraedra (typica) (Sav.). 


E. t., MICHAELSEN « Oligochaeta » in Das Trierreich, Berlino 1900, 
p. 471, ubdî liler. 

Loc : Monte Canigou (2300-2500 m.); Acque termali di Carcanières; 
Grotta di Lavelanet; Gavarnie (1350 m.). 


Eisenia rosea (Sav.) 


E. r., MICHAELSEN <« Oligochaeta » in Das Tierreich, Berlino 1900, 
p. 478; ubi liter. 
Loc.: Montlouis (1600 m.). 


Helodrilus (Allolobophora) caliginosus (Sav.) 
subsp. trapozoiîides (Ant. Dug.). 


H. (A.) c. t., MICHAELSEN <« Oligochaeta » in DC "ierreich, Berlino 
1900, p. 482, ubi dliler. 

Loc.: Montlouis (1600 m.); Bains de la Preste (1130 m.); Gavarnie 
(1350 m.); Port de Gavarnie (2282 m.). 


Helodrilus (Allolobophora) Borellii, n. sp. 


Un solo esemplare. 

CARATTERI ESTERNI. 

Lunghezza mm. 60; diametro mm. 3; segmenti 132. 

Forma in complesso cilindrica, poco attenuata alle due estremità. 

‘olore grigio-roseo, al clitello grigio-giallognolo. 

Prostomio largo e breve, con largo processo posteriore che incide 4/, 
del 1° segmento, rimanendone distinto mediante un lieve solco. Dai due 
angoli posteriori del processo posteriore partono due brevi solchi diretti 
all’indietro e un po’ infuori. I segmenti 4-11 sono più allungati dei riì- 
manenti. 

Setole strettamente geminate, e in serie parallele per tutto il corpo; 
nella regione mediana: 

aa=?28; ‘ab'=3.04l; 0c= 17; ted 250 dd p3i 
onde consegue che 
aa > bce; ab>cd; da =!|/, circonferenza. 

Le setole normali sono sigmoidi, munite di nodulo, e, presso l’apice 
distale, di ornatura fatta di piccolissime incisioni angolari. Misurano in 
lunghezza mm. 0,36, in diametro mm. 0,03. 

Ai segmenti che s’alternano con le aperture delle spermateche e a 
quelli clitelliani i fascî ventrali contenzouo quasi sempre setole copu- 
latrici: queste sono incurvate soltanto al tratto prossimale, il tratto 


ME LOR 


distale è dritto o quasi, e conformato a spatola-cucchiaio; il nodulo è 
puco o punto distinto (1). Dimensioni: lungh. mm. 0,5; diam, mm. 0,62 

Clitello a cingolo, non rigonfiv, esteso sui segmenti 25-35, poco svi- 
luppato ventralmente. Tubercula pubertatis 31-4/, 34, in forma di due 
fascette longitudinali di tinta oscura. Al clitello e ai tubercula sono an- 
cora mediocremente segnati gl’intersegmenti. 

Le aperture maschili sono al 15° segmento, a metà dell’intervallo la- 
terale (be); hanno forma di fessure trasverse munite atrî ghiandolu:i 
poco rigonfi ma estesi in piccola parte sui segmenti adiacenti 14° e 16°. 
Frammezzo alle aperture maschili si nota ventralmente un’area ovale, 
di tinta giallognola, estesa, oltrechè sul 15° segmento, anche su metà del 
14° e metà del 16°. 

Aperture delle sper.nateche in due paia agl’intersegmenti ?/,) e ‘°/,,, 
in direzione delle setole dorsali (cd). 

Nefridiopori presenti a partire dal 3° segmento, disposti in due serie 
longitudinali, alquanto esternamente alla linea occupata dalle setole dor- 
sali superiori (d). 

Pori dorsali presenti a partire dall’intersegmento ?/,0- 


CARATTERI INTERNI. 

Primo dissepimento visibile ‘/,, sottilissimo e incompleto; %/-°/,j me- 
diocremente ispessiti. 

Al 10° segmento l'esofago mostra ben sviluppato il diverticulum di 
Perrier, in forma di due rigonfiamenti laterali. Ventriglio ai segmenti 
17 e 18. 

Cuori sei paia ai segmenti 6-11. 

Testes e padiglioni ai segmenti 10° e 11°, non avvolti da capsule se- 
minali. Vescicole seminali in quattro paia ai segmenti 9-12, reniformi. 
Quelle del 9° e 10° di mole alquanto minore, appiattite contro i disse- 
pimenti cui stanno attaccate e disposte alquanto Iateralmente, laddove 
quelle dell’11° e 12° sono rigonfie e poste dorsalmente all’esofago. 

Spermateche piccole, rotonde, sessili, in dve paia ai segmenti 10° e 11°. 

Loc.: Massiccio d’Astazou (2200-2300 m.). 

Questa specie s'avvicina alquanto all’7 (A.) caliginosus (Sav.), ma 
se ne distingue per la maggiore estensione del clitello e dei tubercula 
pubertatis. 


Helodriius (Allolobophora) paradoxus, n. sp. 
Sei esemplari due dei quali adulti, 
(1) Questo tipo di setole copulatrici ho già descritto e figurato per altri 


Lombricidi, ad es. Eisenia Nobilit, Cognetti. Cfr. nel Vol. XVIII di questo 
Bollettino il N. 434 (Res italicae, IV), pag. 2. 


CARATTERI ESTERNI. 

Lunghezza mm. 45; diametro mm. 4,5 segmenti 80-100. 

Forma tozza, cilindrica, poco attenuata alle due estremità. Colore uni- 
formemente roseo-violaceo, tendente al ranciato sul clitello, 

Prostomio lungo e breve: incide ampiamente per */, il primo segmento 
col quale si confonde all’indietro (1). I segmenti non sono biannulati, 
tranne il primo che può esserlo incidentalmente; la loro lunghezza si 
mantiene pressochè invariata per tutto il corpo. 

Le setole sono strettamente geminate e disposte in serie longitudinali 
parallele. A metà del corpo i singoli intervalli hanno questi valori: 

agi=30;\#ab'je 00,24; 16di=5x| #ddi 92: 

Quindi 

aa > bce; dd poco <!/, circonferenza. 

Le setole normali hanno forma sigmoide con nodulo distinto: sul tratto 
distale si scorge un’ornatura fatta di poche incisioni semilunari o an- 
golari, aperte verso l’apice; misurano mm. 0,5 in lunghezza, mm. 0,02 
in diametro. 

Ai fascî ventrali dei segmenti che si alternano con le aperture delle 
spermateche possono trovarsi delle setole copulatrici simili alle normali 
nella forma, ma più slanciate, specialmente al tratto distale che è quasi 
dritto e privo di ornatura, munito però di due (?) scanalature longitu- 
dinali. Lo stesso dicasi pei fascî ventrali dei segmenti del clitello. Tali 
setole copulatrici misurano in lunghezza mm. 0,7, in diam. mm. 0,02 

In un esemplare adulto si scorge un paio di papille al segmeuto 11°, 
corrispondenti ai fascî ventrali. 

Clitello a sella, poco sporgente, esteso sui segmenti 25-30: vi si distin- 
guono ancora gl’intersegmenti. Tubercula pubertatis in forma di due 
fasce oscure, non rilevate, lievemente interrotte agl’intersegmenti, estese 
sui segmenti 26-29. 

Le aperture maschili si scorgono a mala pena al 15° segmento, prive 
affatto di atrî, a metà circa dell’intervallo laterale (dc). 

Le aperture femminili sono al 14°, di poco esternamente alle setole 
ventrali superiori (0). 

Aperture delle spermateche in due paia agl’intersegmenti °/,) e ‘°%/,,, 
in direzione delle setole dorsali (cd). 

Pori dorsali presenti a partire dall’intersegmento °/;. 


CARATTERI INTERNI. 
Primo setto visibile è il 4-5, molto sottile; sono lievemente ispessili 


i setti 6-12. 


(1) In un esemplare il primo segmento è lievemente biannulato, e il solco 
che forma la biannulazione limita all’indietro il processo posteriore del pro- 
stomio. 


IR 


Ai segmenti 10-13 la parete esofagea è ispessita a formare le ghian- 
dole calcifere, Lo stomaco occupa i segmenti 15 e 16, il ventriglio mu- 
scoloso i due seguenti. 

Cuori in numero di cinque paia, ai segmenti 7-11. 

Testes e padiglioni rispettivamente in un paio all’11°, liberi. Due paia 
di vescicole seminali mediocri, reniformi: l’uno al 10°, l’altro al 12° 
segmento, entrambi aperti nell’11°, Le vescicole hanno tutte volume 
pressochè uguale. 

Due paia di piccole spermateche rotonde, brevemente peduncolate, ai 
segmenti 10° e 119. 

Loc.: Grotta di Betharram. 


Helodrilus (Allolobophora) gavarnicus, n. sp. 


Due esemplari adulti. 
CARATTERI ESTERNI. 
Lunghezza 25 mm.; diametro mm. 2,5. Segmenti 85 circa. 
Forma cilindrica, un po’ trapezoide alla regione posteriore, poco at- 
tenuato alle due estremità. Colore giallo-cenerognolo, al clitello grigio. 
Prostomio con prolungamento posteriore che incide ‘/, del primo seg- 
mento, rimanendone distinto mediante un lievissimo solco. 
Setole geminate e in serie longitudinali per tutto il corpo. Alla regione 
mediana, 
da=ta/ab=.10 bei 45: ed, 100 dd — 85 
cosicchè 
aa poco >» de; dd poco <!/, circonferenza. 


Le setole normali sono sigmoidi. munite di nodulo; sul tratto distale 
recano numerose incisioni angolari. Lungh. mm. 0,34; diam. mm. 0,02. 
Di questo tipo sono pure le setole ventrali dei segmenti clitelliani. 

Al 10° segmento i fascî ventrali sono abbracciati ognuno da una. pa- 
pilla mediocremente rigonfia. 

Clitello poco rigonfio, esteso sui segmenti 24-30, a cingolo (tranne al 
segmento 24). Tubercula pubertatis 26-29, non rilevati: esternamente 
sono limitati da una larga striscia longitudinale bruna. Al clitello e ai 
tubercula gl’intersegmenti sono poco distinti. 

Aperture maschili al 15°, mal distinte e prive di atrî ghiandolari ri- 
gonfi. 

Due paia di aperture delle spermateche agl’intersegmenti °/, @ ‘9/,,, 
in direzione delle setole dorsali superiori (d). 

Pori dursali a partire dall’intersegmento /,,. 


CARATTERI INTERNI. 
I setti sono tutti sottili. 


Al 10° segmento l’esofago appare fortemente dilatato (diverticulum 
di Perrier). Lo stomaco occupa i due segmanti 15° e 16°, il ventriglio 
il 17918 

I cuori sono in numer» di cinque paia ai segmenti 7-11. 

Testes e padiglioni liberi, rispettivamente in un paio, all'11° segmento. 

Due paia di vescicole seminali, reniformi, l'uno al 10°, vicino alla 
parete dorso-laterale del corpo, l’altra al 12° accanto al tubo esofageo. 

Le vescicole di questo secondo paio sono bilobe e di mole maggiore 
che le altre. 

Due paia dî spermateche piccole, sferiche, sessili, ai segmenti 9° e 10°, 

Loc.: Gavarnie (1350 m.). 


Helodrilus (Dendrobaena) rubidus (Sav.) 
var. subrubicunda (Eisen). 


H. (D.) r. var. s., MICHAELSEN <« Oligochaeta » in Das Tierreich, Ber- 
lino 1900, p. 490, wdi Liler. 
Loc.: Gavarnie (1350 m.); Massiccio d’Astazou (2000-2300 m.). 


Helodrilus (fDendrobaena, ?? Allolobophora) (1) 
Doderi, n. sp. 


Un solo esemplare. 

CARATTERI ESTERNI. 

Lunghezza mm. 35; diametro mm. 4. Segmenti 109. 

Forma in complesso cilindrica, alla coda un po’ trapezoide, poco at- 
tenuata alle due estremità. 

Colore bruno-cenerognolo, al clitello roseo-gialliccio, 

Prostomio 4/3, distinto del primo segmento, e munito ventralmente di 
un lieve solco longitudinale. 

Segmento 6-13 un po’ più allungati dei rimanenti; 14-24 lievemente 
biannulati. 

Setole molto amp'amente geminate, disposte in serie parallele. A metà 
del corpo 

aar-l;tabi— 285 g0e die ed — 20 dd 10) 
cosicchè 
aa> be >adb > cd. 

Le setole normali sono sigmoidi, munite di nodulo e prive di ornatura; 
misurano mm, 0,275 in lunghezza, e mm. 0,02 in diametro. 

Le setole ventrali sottoclitelliane sono copulatrici; differiscono dalle 


(1) Per questo nuovo Lumbricide meroandrico (metandrico) ho dovuto la- 
sciare dubbio il sottogenere cui ascriverlo, la ragione di ciò è esposto in un 
cajitolo che chiude questo mio lavoro. 


normali per avere il tratto distale dritto e più lungo, e per mancare di 
nodulo distinto. Lunghezza mm. 0,48; diametro mm. 0,02. Tali setole 
sono circondate ognuna da una lieve papilla. 

Clitello a cingolo, poco sporgeute, esteso sui segmenti 25-30, mal svi- 
luppato ventralmente ; vi si distinguono gl’ intersegmenti. Tubercula 
pubertatis *} 26-29, in forma di due fascie longitudinali, di tinta oscura, 
segnate dai solchi intersegmentali. 

Aperture sessuali non visibili esternamente. 

Due paia di aperture delle spermateche poste rispettivamente agl’in- 
tersegmenti °/,, e !°/,,, in direzione della quarta serie di setole (d). 

Pori dorsali presenti a partire dall’intersegmento ‘/,. 


CARATTERI INTERNI. 

I dissepimenti sono tutti sottili. 

Al 10° segmento l’esofago è molto allargato per la presenza delle 
ghiandole calcifere nella sua parete (diverliculun di Perrier). 

Stomaco ai segmenti 15 e 16, ventriglio muscoloso 17 e 4/,, 18. 

Cuori in numero di cinque paia ai segmenti 7-11. 

Testes e padiglioni rispettivamente in un paio, liberi, al segmento 11. 

Due paia di vescicole seminali al 10° e 12°: quelle del 10° grosse, ro- 
tondeggianti, molto vicine alla parete laterale del corpo, quelle del 12° 
ancora maggiori, reniformi, prossime al tubo esofageo che circondano 
dorsalmente. 

Le spermateche grosse, ovoidali, sono in due paia al 10° e all’11°. 

Loe.: Cirque de Gavaruie (1500 m.). 


Hiclodrilus (Eophila) pyrenaicus, n. sp. 


CARATTERI ESTERNI. 

Luunzhezza 55-70 mm.; diametro 4 mm. Segmenti 130-200. 

Forma cilindrica, poco attenuata alle due estremità. Colore uniforme- 
mente cenerognolo, al clitello tendente al ruseo. 

Prostomio largo e breve ; il suo prolungamento posteriore incide per 
circa ‘/; l'anello cefalico ed è delimitato sui lati e posteriormente da un 
solco: i due lati converzono all'indietro. I primi otto segmenti sono più 
allungati dei rimanenti ed hanno la superficie liscia; dal 9° al 14° sono 
marcatamente biannulati ; dal 15° al 19° triannulati, almeno ventralmente. 

Setole strettamente geminate ovunque, in serie parallele; a metà del 
corpo i singoli intervalli hanuo questi valori numerici : 

aa 63; ab =3; be=15; cd =2; dd=68 
dei quali si deduce essere 
aa >4 bc; dd <=!/, circonferenza. 
Le setole normali sono sigmoidi, munite di nodulo, e di ornatura sul 


Ragli. gf 3 


tratto distale fatta di numerose piccole incisioni semilunari a labbro 
deutato; misurano in lunghezza mm. 0,26, in diametro mm. 0,02. 

Ai segmenti che si alternano con le aperture delle spermateche le 
setole ventrali sono spesso copulatrici: hanno allora forma alquanto più 
allungata, poco sigmoile, e mancano di ornatura sul tratto distale; mi- 
surano in lunghezza circa mm. 0,65, in diametro 0,02. 

Sono pure copulatrici le setole ventrali sottoclitelliane, segnatamente 
quelle dei segmenti 22-26. 

Clitello a sella, poco o punto rigonfio, esteso, a completo sviluppo, 
sui segmenti 20-28.i/, 29. Tubercula pubertatis in forma di due striscie 
non rilevate, di aspetto sericeo, disposte sui segmenti 22.23-26, accanto 
alle setole dorsali superiori (0), esternamente ad esse. Al clitello e ai 
tubercula pubertatis si scorgono nettamente gl’intersegmenti. 

Le aperture maschili sono al 15° segmento, presso il margine poste- 
riore, e cioè sul terzo anello esterno di quel segmento (v. sopra), in 
direzione dei nefvidiopori. Non sono circondate da atrî ghiandolari, ma 
la parte del corpo appare in corrispondenza di esse alquanto tumefatta. 

Aperture delle spermateche in due paia agl’intersegmenti ‘/,, e 4/,;, 
in direzione delle setole dorsali (cd). 

Nefridiopori presenti al margine anteriore di ogni segmento a partire 
dal 3°: occupano una linea longitudinale un po’ interna alla metà del- 
l'intervallo laterale (dc). 

Pori dorsali a partire dall’intersegmento */,. 


CARATTERI INTERNI. 

Primo setto visibile è il 4-5, incompleto e sottilissimo, i setti 5/;-55% 
sono mediocremente ispessiti. 

Nel tubo esofageo sono a notarsi le ghiandole di Morren, ai segmenti 
10°, 11°, 12°, in forma di rigonfiamenti. 

Il ventriglio occupa i segmenti 17° e 18°, 

I cuori sono in numero di 6 paia ai segmenti 6-11. 

Testes e padiglioni liberi ai segmenti 10° e 11°. 

Due paia di vescicole seminali reniformi ai segmenti 11° e 12°: quelle 
dell’11° aperte nel 10° segmento, quelle del 12° di mole maggiore e 
aperte nell’11°,. 

Le spermateche, in due paia, si trovano ai segmenti 14 e 15: sono 
piriformi, brevemente peduncolate (1). 

Loc.: Bains de la Preste (1130 m.) e Canigou (2300-2500 m.). 


(1) In un esemplare notai che le spermateche del 2° paio possedevano cia- 
scuna due cavità confluenti in un'unica apertura. 


Helodrilus (Eophila) sardonicus (1), n. sp. 


Un solo esemplare. 

CARATTERI ESTERNI. 

Lunghezza mm. 75; diametro mm. 3,5. Segmenti 195. 

Forma cilindrica, poco attenuata alle due estremità. Colore cenerc- 
gnolo, bianchiccio al clitello. 

Prostomio piccolo, con breve processo posteriore che incide ‘/, del 
primo segmento rimanendone distinto per mezzo di un lieve solco. Seg- 
menti 9-23 marcatamente bi-o triannulati; dietro al clitello, fino circa a 
metà del corpo, biannulati. 
| Setole strettamente geminate ovunque, in serie parallele; a metà del 
corpo 


Quindi: 
aa poco > 4be; eb—=2cd; dd<!|[,circonferenza. 

Le setole normali sono sigmoidi, munite di nodulo, e, sul tratto distale, 
di numerose incisioni lineari, oblique, dentellate ; misurano in lunghezza 
mm, 0,39; in diametro mm. 0,02. 

Ai segmenti clitelliani le setole ventrali sono copulatrici, e ancora ai 
segmenti 37 e 38. Queste hanno il tratto distale dritto o quasi, e con- 
formato a spatola-cucchioio; misurano in lunghezza mm. 0,53; in dia- 
metro mm. 0,02, 

Clitello a sella, poco rigonfio, esteso sui segmenti 24-36, con inter- 
segmenti distinti. Tubercula pubertatis !/,23-4/, 28, in forma di due 
striscie longitudinali oscure, un po’ tumide, lievemente interrotte agli 
intersegmenti. 

Aperture maschili al 15°, munite di atrî mediocremente rigonfi estesi 
anche sui margini dei segmenti adiacenti 14 e 16, 

Aperture delle spermateche in due paia agl’intersegmenti °/,9 e ‘°%/1, 
in direzione delle setole dorsali (cd). 

Nefridiopori a partire dal 3° segmento su due linee longitudinali poste 
a metà dell'intervallo laterale (bc). 

Pori dorsali a partire dall’intersegmento */,,, visibili nettamente al 
clitello. Ù 


CARATTERI INTERNI. 

Dissepimenti 5-10 mediocremente ispessiti, 

L’esofago mostra al 10° segmento il diverliculum di Perrier, in forma 
di forte rigonfiamento ai suoi lati. Stomaco ai segmenti 15° e 16°; ven- 
triglio al 17° e 18°. 


(1) Da £ardonis antica popolazione dei « Pirenei orientali ». 


=, al) — 


Cuori in cinque paia ai segmenti 7-11. 

Testes e padiglioni liberi al 10° e 11°. Vescicole seminali grosse, re- 
niformi, all,11° e 12°. 

Spermateche due paia, sferiche, comprese nello spessore dei dissepi- 
menti: 3/70 / 

Loc.: Montlouis (1600 m.). 


Helodrilus (Bimastus) constrietus (Rosa). 


Loc.: Montlouis (1600 m.); Monte Canigou (2300-2500 m.). 


Octolasium cyaneum (Sav.). 


Loc.: Montlouis (1600 m.); Bains de la Preste (1130 m.); Grotta d'Auber; 
Gavarnie (1350 m.). 


Lumbricus Friendi, Cognetti (nov. nom.). 


1893. L. papillosus, FRIEND in: P. Jrish Ac., ser. 3, v. 2, p. 453, figg. 1-5. 
non 1776. L. p., O. F. MùLLER in: Zoologiae Danicae prodr. p. 216, n° 2615 (1). 


La descrizione che diede FRIEND dei caratteri esterni del suo L. pa- 
pillosus è già sufficiente per distinguere questa specie dalle congeneri; 
in seguito MICHAELSEN nella monografia « O/îgochaeten » pel « Tierrech » 
(Berlino 1900) aggiunse qualche carattere onde formulare una diagnosi 
completa, e si valse per ciò di un esemplare raccolto in Svizzera. Es- 
sendo ora a mia disposizione un discreto numero di esemplari di cotesta 
specie, credo opportuno darne qui una descrizione particolareggiata, sia 
delle caratteristiche esterne che delle interne. 


CARATTERI ESTERNI. 

Lunghezza 45-100 mm.: diametro 4-6 mm. Segmenti 70-130. 

Forma in complesso cilindrica, appiattita ventralmente sotto al clitello, 
poco attenuata all'estremità posteriore, lungamente appuntita all'anteriore. 

Colore: violaceo-cenerognolo all'intervallo mediano dorsale (44) del 
tratto preclitelliano che è anche un po’ iridescente, roseo-ranciato sul 


(1) Helmintica: Marini. — « ZL. papillosus violaceo-viridis, toto corpore pa- 
pillis et 2 ordinibus fasciculis cirrorum aculeorumque simul instructus». Da 
questa breve diagnosi si comprende facilmente trattarsi di un Polichete; 
cionondimeno il nome specifico papillosus essendo già preoccupato nel gen. 
L'mbricus propongo per la specie descritta da FkikND il nome qui sopra 
adottato. Del resto già Rosa nel 1893 (Revisione dei Lumbricidi in: Mem. 
Acc. Sc. Torino, Ser. II, Tom. xLHI, p. 423) aveva fatto notare che « il nome 


di L. papil'osus è già stato usato da O. F. Miiller ». 


LR 


clitello, violaceo-roseo all'intervallo mediano dorsale del tratto posteli- 
telliano ove si scorge una stretta fascia mediana longitudinale di color 
viola-oscuro. La faccia ventrale è ovunque giallo-rosea. 

Prostomio di media grossezza; il suo prolungamento posteriore incide 
totalmente il primo segmento, e reca un solco trasversale all'altezza del 
margine anteriore dì quest’ultimo. Un altro lieve solco trasverso trovasi 
costantemente un po’ più avanti sul prostomio (1). 

I segmenti 1-15 sono allungati; così dicasi di quelli clitelliani. Dietro 
al clitello sono spesso un po’ ravvicinati, gli ultimi di nuovo un po’ al- 
lungati. Nessun segmento appare biannulato: il primo, come già notò 
_ il FRIEND, è festonato al margine dell’apertura boccale. 

Le setole sono geminate ovunque, le dorsali un po’ più che le ventrali; 
a metà del corpo si calcola 

aar-=S0: ai 0 TUC —:3p GM Cd dl eg SI, 
Da questi valurì si ricava essere lì 
aa=°|; de; da<'|, circonferenza. 
Ma presso le due estremità gl’intervalli 40 e dc crescono alquanto: così 
al 7° segmento si ha all’incirca ab=!/, 0a; ca =! bc. AI 7°-ultimo 
segmento circa a0= ‘|, aa; cad poco < !/, be. L'intervallo d4 rimane 
pressochè invariato ovunque. 

Le setole normali sono sigmoidi, munite di nodulo: al tratto distale 
recano un’ornatura fatta di numerose brevi incisioni trasverse minuta- 
mente ondulate (2), A metà del corpo hanno queste dimensioni: lungh. 
mm. 0,74; diametro mm. 0,055. Alla regione caudale sono un po’ più 
lunghe e più robuste. 

Le setole ventrali dei segmenti 5-9, pur rimanendo simili alle nor- 
mali (3) nella forma e nell’ornatura, ne differiscono nelle dimensioni, 
giacchè misurano mm. 1,14 in lunghezza e mm. 0,135 in diametro. 

Le setole ventrali dei sevmenti 33-39, o di parte di essi, sono copu- 
latrici, prive di nodulo, incurvate nel solo tratto prossimale, mentre il 
tratto distale, dritto e sottile, è munito di 3-5 scanalature longitudinali, 
Lunghezza mm. 1,33; diametro mm. 0,03. 

A taluno dei segmenti 29-32 i fascî ventrali sono portati da lievi tu- 


(1) Quest’ultimo solco non è segnato nella figura che FrIEND ha dato nel 
suo lavoro (loc. cit., pag. 454, fig. 2) dell’estremità anteriore della specie in 
discorso. Non vidi in nessuno dei miei esemplari il solco in forma di V, alla 
faccia ventrale del prostomio, descritto e raffigurato da FRIEND (fig. 3), ma 
ritengo che la presenza o l’assenza di detto solco sia in rapporto con la varia 
contrazione del prostomio stesso. 

(2) Questa ornatura ricorda alquanto quella che si osserva sulle setole nor- 
mali di molti Geoscolecidae. 

(3) Taluna però può essere copulatrice del tipo di quelle descritte più innanzi. 


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bercoletti, e possono contenere setole copulatrici: questo dicasi pure pei 
segmenti 38 e 39. 

Clitello a sella, alquanto rigonfio, esteso sui segmenti 33-37; vi si 
distinguono più o meno bene gl’intersegmenti. I tubercula pubertatis, 
di aspetto sericeo, s’estendono sui segmenti 34-37, e sono tumidi, soprat- 
tutto ai segmenti 34 e 36; di rado interrotti agl’'intersegmenti lo sono 
invece a metà del 35° segmento, per modo che si possono numerare due 
tubercula su ciascun lato, disposti esternamente alle setole dorsali su- 
periori (0), accanto ad esse. 

Le aperture maschili sono al 15° segmento, in direzione dei tubercula 
pubertatis: hanno forma di fessure trasverse circondate ognuna da un 
atrio alquanto rigonfio, non esteso sui due segmenti adiacenti. Soventi 
sì scorgono due larghi cordoni longitudinali, più o meno rilevati, estesi 
un po’ esternamente alla direzione dei tubercula pubertatis. 

Le aperture delle spermateche sono in due paia agl’intersegmeuti °/,5 
e ‘°/,,, un po’ internamente alla linea occupata dalle setole dorsali su- 
periori (d). 

Nefridiopori: al 3° segmento sono poco esternamente alle setole dor- 
sali superiori (4), ma in seguito si spostano gradatamente verso il dorso, 
e a partire dal 7° segmento essi occupano la metà dell’intervallo fra la 
linea occupata dalle setole dorsali superiori e la linea mediana dorsale, 

I pori dorsali sono presenti a partire dall’intersegmento 5/,. 


CARATTERI INTERNI. 

Nessun dissepimento è segnatamente ispessito. 

Al tubc esofageo sono da notarsi le ghiandole calcifere: queste ai 
segmenti 10, 11, 12 hanno forma di tre paia di ingrossamenti, dietro al 
setto 12-13, ancora per breve tratto, danno luogo a semplice ispessimento 
della parete esofagea. Questa disposizione corrisponde a quanto già de- 
scrisse e figurò DE RIBAUCOURT (1) pel gen. Lumbricus in generale. 

Il ventriglio muscoloso occupa i segmenti 17 e 18; lo precede imme- 
diatamente l'ampio stomaco a parete sottile. 

I cuori, in numero di cinque paia, occupano i segmenti 7-11. 

Due capsule seminali impari, mediocri, a parete esilissima, stanno ri- 
spettivamente ai segmenti 10 e 11, sotto al tubo esofageo, 

Tre paia di vescicole seminali reniformi pendono dai setti °/,,, 1°, e 
{4/,g rispettivamente nei sesmenti 9°, 11° e 12°. Sono disposte dorso- 
lateralmente all’esofago; il volume cresce dal primo all’ultimo paio, la 
superficie non è lobata. 


(1) « Etude sur l'anatomie comparée des Lombricides », in: Bu22. Se. de la 
France et de la Belgique, T. XXXV, 1900, p. 251, e fig. 31 a pag. 257. 


Pstig i. y0P) 


Le spermateche, in due paia, stanno ai segmenti 9 e 10: sono piri- 
formi, munite di peduncolo. Entro ai segmenti 9-11 si scorgono, contro 
la parete ventrale del corpo, degli ammassi ghiandolari bianchi, vero- 
similmente ghiandole albuminogene (1), in corrispondenza dei fascî 
ventrali. 

Loc.: Montlouis (1600 m.); ? Ria (350 m.), esemplari giovani; ? Bains 
de la Preste (1130 m.), esemplari giovani; Gavarnie (1350 m.). 


La segnalazione della presenza di questa specie nella catena dei Pi- 
renei riesce alquanto interessante. Essa invero fu altrove rinvenuta 
soltanto in varie località dell’Irlanda e al Colle di Balme nel Vallese 
(Svizzera), cioè a dire alquanto più a settentrione. È dunque a supporre 
che s’incontri ancora in altri punti dell’ Europa occideutale-meridionale, 
di preferenza in regioni elevate. In Irlanda venne. raccolta in località 
pochissimo elevate sul livollo marino, ma va tenuto conto della posizione 
alquanto nerdica di quell’isola. 


La meroandria nei Lombricidi. 


I Lombricidi meroandrici, provvisti cioè di un solo paio di testes, sono 
un’interessante novità nota soltanto dal 1901. Il primo, Oc/olasîum he- 
miandrum, venne da me descritto nel Gennaio (2) di quell’anno, e in 
esso si riconosce facilmente la stretta affinità ‘con Octolasium compla- 
natum (A. Dug.), tanto che MICHAELSEN (3) lo considera come una 
forma di questa specie anzichè come specie distinta. Il secondo, Ezsenia 
Rkucenkoi, venne descritto da MICHAELSEN il 1902 (4), e pel carattere 
della posizione delle aperture delle spermateche presso la linea mediana 
dorsale dev’ essere ascritto appunto al gen. cui il MICHAELSEN lo 
ascrisse, ma la forma oloandrica (con due paia di testes al 10° e al- 
l’11°) corrispondente non è ancora nota. E neppure è nota per i nuovi 
Lombricidi meroandrici descritti in questo lavoro. 

Questi ultimi vanno senza dubbio annoverati nel gen. Ze/odrilus, ma 
non per tutti è possibile riconoscere a quale sottogenere vadano ascritti 


(1) Cfr. Rosa, « Revisione dei Lumbricidi », in: Mem. Acc. Se. Torino, 
Ser. II, Tom. xLHI, p. 415. 

(2) In questo Bollettino, Vol. XVI, n° 383 (Res italicae I), pag. 3; vedasi 
inoltre il mio lavoro posteriore « Contributo alla conoscenza degli Oligocheti 
della Liguria » anche in questo Bollettino, Vol. XVIII, n° 443 (Res italicae 
V), pag. 2. 

(3) « Neue Oligochaeten und neue Fundorte alt-bekannter » in: Mi//hes/mn- 
gen Naturhist. Mus, Hamburg, Vol. XIX, 1902, pag 43. 

(4) Op. cit., pag. 41. 


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dei quattro in cui è suddiviso il gen. Hel/odrilus. H. Doderi, presenta 
un complesso di caratteristiche tali che supponendo ancora per esso una 
corrispondente forma oloandrica (vivente od estinta) simile in tutto tranne 
che nell’apparato sessuale maschile, è difficile poter dire se questa sia 
un’A//olobophora s. s. o una Dendrobaena. 

La presenza nell’H. Doderi di vesicole seminali grosse nel 10° indur- 
rebbe a tutta prima a supporre questa specie derivata da un’ A//0/0b0- 
phora s. s. oloandrica, dove appunto si riscontrerebbero normalmente 
le vescicole seminali del 10° ben sviluppate. Viceversa H. Doderi pre- 
senta le setole molto ampiamente geminate, carattere che non ha ri- 
scontro nelle A//0/obophora s. s. finora note. 

Le forme oloandriche del sottogenere Dendrobaena presentano bensì 
setole « meist weit gepaart oder getrennt », ma non possiedono al 10° 
segmento vescicole seminali molto sviluppate. Notisi ancora che il paio 
di piccole vescicole al 10° appare soltanto in forme con « weit gepa- 
arten Borsten » (1). 

Si potrebbe forse supporre la derivazione dell’ 7. Doderi da una Den- 
drobaena oloandrica la quale abbia subìto la riduzione di un paio di 
testes, quello del 10°, con le annesse vescicole seminali del 9° e dell’11°, 
‘e inoltre abbia in conseguenza riacquistato un forte sviluppo nelle ve- 
scicole del 10°, non ancora del tutto scomparse (2). 

Ma ripeto, il caso è dubbio e sono necessarî altri dati di fatto prima 
di decidere. Se quest’ultima ipotesi è verosimile, non mi pare tuttavia 
da escludere che esistano o siano esistite delle A//o/obophora s.s. con 
setole ampiamente geminate. 

A dire il vero anche per 7. paradoxus e per H. gavarnicus, che 
ho collocato accanto alle A//o/obophora s. s. oloandriche, potrebbe ob- 
biettarsi se non siano piuttosto derivati da due Dendrodbaena oloandriche 
con setole strettamente geminate, ammettendo anche qui: riduzione di 
un paio di testes, quello del 10°, con vescicole seminali annesse, e in 
seguito» accrescimento delle vescicole del 10°. Ma data la concomitanza 
in quelle due specie di due caratteri proprî del sottogenere A//o/odbophora 
ho preferito annoverarle qui, almeno provvisoriamente. 

Sarà senza dubbio molto più difficile definire il sottogenere per quegli 
Helodrilus meroandrici che possono venir scoperti in avvenire, i quali 
anzichè metandrici, come i tre descritti in questo lavoro, siano proan- 
drici: mostrino cioè sviluppati soltanto i testes del 10°, con annesse 
vescicole seminali del 9° e dell’11°. 


(1) MicHAELSEN, « Oligochaeta », in: Das Tierreich, Berlino 1900, p. 488. 

(2) Si noti ancora che le vescicole seminali del 10° sono in H. Doder?é molto 
avvicinate alla parte latero-dorsale del corpo, circostanza che si ripete in 
alcune Dendrobaena. 


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1543 - Tip. P. Gerbone, via Gaudenzio Ferrari. i. - Torino. ant: 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 47" pubblicato il 15 Novembre 1904 Vor. XIX 


Dott. ALFREDO BoRELLI 


Intorno ad alcuni scorpioni di Sarawak (Borneo). 


Archisometrus Shelfordìi, nov. sp. 


Colore giallo-zolfo 0 giallo leggermente rossiccio fortemente lavato, 
come marmoreggiato di bruno. Sulla parte anteriore del cefalotorace è 
da notare una grande macchia di colore giallo zolfo (4) o giallo legger- 
mente rossiccio (9) che si estende fra gli occhi laterali e l'estremità, 
anteriore delle arcate sopracigliari; attorno alla gobba oculare centrale, 
bruno-oscura quasi nera, domina il colore bruno il quale è irregolar- 
mente disposto in striscie longitudinali e trasversali su tutta la super- 
ficie del cefalotorace. Segmenti superiori dell'addome gialli con striscie 
brune nelia metà anteriore, quasi interamente bruni nella metà poste» 
riore; sul margine posteriore dei 6 primi segmenti spiccano 6 macchie 
di colore giallo chiaro o leggermente rossiccio di cui le esterne coprono la 
metà posteriore dei margini laterali, 

Inferiormente di colore giallo chiaro, estremità dei lobi mascellari 
del primo e del secondo paio bruno-oscure quasi nere. Segmenti ven- 
trali giallo-fulvi lavati di bruno, principalmente nella parte mediana .@ 
vicino al margine posteriore; nel primo segmento il colore bruno forma 
una macchia mediana di forma triangolare mentre nei tre seguenti questa 
macchia ha la forma di un trapezio, l’ultimo segmento è marmoreggiato 
di bruno. 

Quattro primi segmenti della coda giallo fulvi o giallo rossicci marmo- 
rezgiati di bruno, prevalentemente bruni nella parte posteriore; quinto 
sevnento e vescicola di colore giallo-bruno 0 bruno rossiccio superior- 
mente, bruno oscuro quasi nero con piccole macchie rotonde di colore 
giallo rossiccio sparse sulle superficie laterali ed inferiore; aculeo giallo, 
bruno più oscuro all’estremità. 


Anca e trocantero dei palpi mascellari di colore giallo screziato dì 
bruno oscuro, femore giallo fortemente lavato di bruno chiaro ad ecce- 
zione della superficie inferiore completamente gialla, tibia bruno oscura 
con piccole macchie gialle di forina rotonda od ovale sparse sulla super- 
ficie, più numerose e di forma irregolare sulla superficie inferiore. Mano 
gialla macchiata di bruno, dita gialle appena offuscate di bruno. 

Zampe gialle marmoreggiate di bruno, il secondo articolo dei tarsi 
completamente bruno nel terzo prossimale. 

Cefaloltorace: margine anteriore debolmente concavo e leggermente 
intaccato nella parte mediana; superficie coperta di piccoli granuli bril- 
lanti, più rari e più minuti sopra le impressioni di colore giallo. Arcate 
sopracigliari ben marcate, leggermente granulose, spazio compresso fra 
esse profondamente solcato non granuloso e non rilucente, di larghezza 
uguale al diametro degli occhi mediani. 

Segmenti dorsali, ad eccezione dell’ultimo, coperti di piccoli granuli 
più grossi e più numerosi nella metà posteriore, con una carena mediana 
di colore bruno oscuro granulosa e ben marcata nella metà posteriore 
del segmento appena indicata nella metà anteriore; a destra ed a sinistra 
della carena mediana, nella prima macchia giallo-chiaro, è da notare 
un granulo più grosso degli altri il quale principalmente nel d dà alla 
parte posteriore dei segmenti dorsali una apparenza tricarinata. L’ul- 
timo segmento, fittamente granuloso, presenta 5 carene di cui la me- 
diana più corta e più marcata è situata nella metà anteriore del segmento 
mentre le laterali, dirette obliquamente verso l’esterno partono dal imar- 
gine posteriore ma non raggiungono il margine anteriore del segment», 
- Segmenti ventrali: primo segmento liscio, non lucente, con pochi 
granuli vicino al margine posteriore ; secondo liscio, non lucente nella 
parte mediana, granuloso sui lati; terzo granuloso sui lati con una 
grande impressione triangolare lucente e splendente nella metà poste- 
riore; quarto fittamente granuloso lateralmente e posteriormente, sprov- 
visto di granuli soltanto nella parte mediana vicino al margine anteriore; 
quinto fittamente granuloso, con quattro carene granulose, appena di- 
stinte, che partono dal margine posteriore del segmento e si prolungano 
per metà della sua lunghezza terminando con un granulo più grosso a 
mo” di tubercolo. 

Coda: primo segmento con 10 carene granulose ben marcate; secondo 
con 8 carene e traccie di carene medio-laterali; terzo con 8 carene, le 
carene medio-laterali ridotte a pochi granuli più grossi dei circostanti 
nella parte anteriore del segmento; quarto con 8 carene; quinto con 
5 carene di cui le 3 inferiori ben marcate e le superiori indicate sol- 
tanto da una serie di granuli. Nei quattro primi segmenti, principalmente 
nel terzo e nel quarto, l'ultimo granulo delle carene superiori mediane 
è tuberculiforme più grosso dei precedenti, nel secondo e nel terzo seg- 


DI 


mento l’ultimo granulo delle carene laterali superiori è anch’esso più 
grosso dei precedenti. Spazii intercarinali superiori leggermente concavi, 
sparsamente granulosi nella parte mediana, alcuni granuli vi sono 
disposti in serie longitudinali; spazii intercarinali laterali e inferiori 
granulosi, Nel quinto segmento la superficie superiore leggermente 
incavata e granulosa anteriormente, è profondamente infossata e liscia 
nel terzo posteriore. Vescicola di forma ovale, allungata, di larghezza 
uguale circa a quella dell’estremità posteriore del quinto segmento, 
colla superficie superiore non granulosa, con 2 serie longitudinali di 
granuli sulle superficie laterali e una cresta inferiore mediana ben 
marcata, dentellata, la quale si prolunga sino alla punta della spina 
sotto caudale. Spina sotto caudale di forma triangolare, fortemente com- 
pressa con 2 piccoli tubercoli sul margine superiore; aculeo lungo e 
fortemente ricurvo lasciando un piccolo spazio fra la sua buse e la spina 
:sotto caudale. Tilt 

Palpî mascellari: superficie superiore del femore non granulosa con 
alcune fossette pilifere sulla parte prossimale, limitata anteriormente e 
posteriormente da una carena ben marcata e granulosa ; superficie an- 
teriore con una cresta mediana sporgente fornita di piccoli tubercoli e 
una carena inferiore appena indicata da una serie dì piccoli granuli; 
superficie posteriore con una costa lesgermente dentellata; superficie 
inferiore liscia e irregolare, non piana. Tibia non granulosa, superior- 
mente con 3 carene granulose, anteriormente con una cresta sporgente 
provvista di alcuni granuli spiniformi, posteriormente con una «debole 
costa non grauulosa. Superficie superiore della mano debolmente con- 
Vessa limitata esternamente da una leggera costa liscia appena visibile 
colla lente, internamente da una carena debolmente granulosa che fa 
seguito alla costa mediana del dito immobile; superficie inferiore forte- 
mente convessa, rigonfia, con piccoli granuli spiniformi nella parte me- 
diana. Dito mobile debolmente ricurvo di lunghezza superiore a più di 
due volte quella della mano posteriore, con 6 serie «di granuli, fiancheg- 
giate internamente ed esternamente da 6 granuli più grossi. 

Zampe granulose fornite di coste granulose; spine dei tarsi del terzo 
e quarto paio corte. 

Denti ai pettini 12-12. 

Dimensioni in millimetri: 3 lunghezza del tronco 14,3, della cola 
27; lunghezza «del cefalotorace poco più di 5; lunghezza del V segmento 
della coda 7, sua larghezza anteriore 2,3, sua larghezza posteriore 1,8; 
lunghezza della vescicola 6,6, sua larghezza circa 1,8; larghezza della 
tibia dei palpi mascellari poco più di 2, della mano 1,5; lunghezza della 
Mano posteriore 2,5, del dito mobile 5,9; spessore della mano 1,8. 

9 lunghezza del tronco 18, della coda circa 27. 

Località: Kuching (Sarawak). 


A 


1 e 2 9 inviatimi cortesemente in studio dal sig. R. Shelford cu- 
rator del Sarawak Museum in Kuching capitale del Sarawak. 

Questa specie, che ho il piacere di dedicare al sig. R. Shelford, si 
avvicina all’ Archisometrus bituberculatus (Poc.) dal quale essa differisce: 
per il colore, principalmente per la macchia gialla tipica sulla parte 
anteriore del cefalotorace; per avere soltanto traccie di carene medio- 
laterali sul secondo segmento della coda, carene appena indicate nella 
parte anteriore del terzo segmento, mentre nell’A. ditudberculatus i tre. 
primi segmenti della coda sono « furnished with ten strong granular 
Keels » (1); per la granulazione dei segmenti ventrali dell'addome. 

L’invio fattomi dal sig. Shelford contiene inoltre: 

Isometrus macutatus (Geer); lesemplare 9 da Kuching, 1$ raccolta. 
dal Dott. Adamson nell’isola di Labnan (Nord Est di Sarawak). 

Hormurus australastae (F); 2 esemplari juv. da Kuching. 

Chaeritus celebensis Poc.; 1 esemplare 9 dal monte Penrissen (Sa- 
rawak). 


(1) Zsometrus bituberculatus, Pocock in: Ann. Nat. Hist., ser. 6 v. 8, p. 243. 


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16(3 - Tiy. Pietro Gerdone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino 


IM; Î 5 1905 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 4'78s pubblicato il 3 Dicembre 1904 


VoL- XIX 


Dr. LUIGI COGNETTI DE MARTIIS 


Assistente al R. Museo Zoologico di Torino 


Nuovi Oligocheti di Costa Rica. 


DIAGNOSI PRELIMINARI. 


In un numero precedente di questo Bollettino (1) ho già riferito i 
risultati di un primo studio sulla drilofauna della Repubblica di Costa 
Rica. Il Prof. P. BIOLLEY, che allora mi aveva fornito il materiale, volle 
ancora inviarmene in seguito del nuovo, raccolto a San Josè e in altre 
località della Repubblica. A questo s’aggiunse, a più riprese, un'ottima 
serie di Oligocheti, offertami dal Direttore dell’ «Istituto fisico-geografico 
di Costa-Rica», Prof. ANASTASIO ALFARO, e tratta quasi per intero dai 
dintorni di San Josè. 

Col massimo interesse attesi all’esame delle due collezioni, certo di 
trarne lusinghieri risultati, essendo la drilofauna centrale-americana 
ancora poco studiata. E invero accanto a specie già note quattro ne ri- 
trovai nuove per la scienza : una di queste mi costrinse a stabilire un 
nuovo genere, non potendola, per le sue caratteristiche complessive, 
annoverare in nessuno di quelli affini. 

Delle nuove specie espongo in questa nota le descrizioni sommarie, 
ma mi riprometto di descriverle più minutamente, illustrandole con di- 
segni, in un saggio monografico sulla drilofauna neotropicale che spero 
condurre a termine nel corrente inverno. 


(1) Vol. XIX, 1904, n. 462. Oligocheti di Costa Rica; con L tav. in litogr. 


rio 


Ai Professori ALFARO e BIOLLEY, che mi provarono con tanta lar- 
ghezza la loro squisita cortesia, esprimo la mia profonda riconoscenza. 
Tutto il materiale da essi donato fa ora parte della collezione drilologica 
di questo Museo: mi è grato farmi ancora interprete presso i due emeriti 
douatori dei sensi di aggradimento da parte del Direttore Prof. CAMERANO. 


Fam. MEGASCOLECIDAE 


Subfam. Megascolecinae. 


Pheretima californica, Kinb. 


Loc.: San Josè, 1160 m, s. m.; in un giardino, P. BIOLLEY, luglio 1904. 
— San Josè, A. ALFARO, maggio 1904. — Rancho Redondo, 2000 m. s. m., 
circa a 10 Km. N.N.-E. di Cartago, A. ALFARO. 


Eheretima heterochaeta (Mich]sn.). 


Loc.: Pianure di Santa Clara, presso il fiume Reventazòn. 250 m. s. m., 
versante Atlantico, P. BIOLLEY, marzo 1904. — San Josè, 1160 m. s. m., 
A. ALFARO. — Turrùcares, a 25 Km. W. di S. Josè, A. ALFARO. — 
Rancho Redondo, 2000 n. s. m., circa a 10 Km. N.N.-E. di Cartago, A. 
ATFARO. 


Subfam. Trisastrinae, 


Eutrigzaster oraedivitis, n. gen. n. sp. 


Brunastro dorsalmente. Prostomio *|,.. Setole strettamente geminate, 
tutte ventrali: aa quasi = de. Primo poro dorsale 4°/,3. Clitello 4/, 13 —4/, 19. 
Area genitale rettangolare, più larga che lunga, a lati convessi, estesa 
sui segmenti 17-19. Due paia di aperture prostatiche ai segmenti 17 e 19, 
al posto dei fasci ventrali assenti, e unite su ciascun lato da un solco 
seminale. Aperture maschili al 18° segmento, a metà dei solchi seminali. 
Due paia di aperture delle spermateche agl’intersegmenti 7/3 e */a. — 
Sepimenti ‘'/,,—-4‘,, lievemente ispessiti. Tre ventrigli muscolosi ; tre 
paia di ghiandole calcifere ai segmenti 15, 16, 17. Ultimi cuori al 12°. 
Nefridî diffusi. Due paia di testes liberi al 10° e 11°; due paia di grosse 
vescicole seminali al 9° e 10°. Due paia di prostrate compresi nei segmenti 
17-21; la massa ghiandolare, lobata, sta contro la parete laterale del 
corpo, i canali sono sottili, ondulati. Spermateche con grossa ampolla 
e grosso diverticolo pluriloculare; canale mediocremente allungato. — 
Lunghezza 80-95 mm.; diametro 3-4 mm. Segmenti circa 150. 

Loc.: Tablazo, 1600 m. s. m. circa a 12 Km. S. W. di Cartago, P. 
BIOLLEY, luglio 1904. 


Subfam. Ocnerodrilinae, 


Nematogenia josephina, n. sp. 


Primo poro dorsale all’intersegmento */,. Clitello 14-21. Setole geminate, 
aa = circa 3/, de, fascî ventrali del 17° assenti. Aperture maschili e aper- 
ture prostatiche, rispettivamente in un paio al 17°, al posto dei fasceî 
ventrali, e su ciascun lato vicinissime. Un paio di aperture delle sper- 
mateche all’intersegmento 5/3, in direzione delle setole ventrali. — Dis- 
sepimenti 5/,-3 , ispessiti. Ghiandole septali fino al 9° segmento. Un paio 
di grosse ghiandole calcifere al 99, Ultimi cuori all’11°. Un paio di testes 
liberi all'11°, un paio di vescicole seminali racemose al 12°. Un paio di 
prostate lunghissime, munite di breve tratto muscolare, ma di lunghis- 
simo tratto ghiandolare esteso nei segmenti 14-20 ‘e lungamente ripiegato 
a zig-zag. Spermateche al 9° sewmento, tondeggianti, schiacciate, con 
canale nettamente distinto. Nematociti nella cavità celomica. — Lungh. 
«circa 40 mm.; diametro 1-2 mm. Segmenti circa 110. 

Loc.: San Josè, 1160 m. s. m., A. ALFARO. 


Ocnerodrilus (Ilyogenia) simplex, n. sp. 


Prostomio ‘/,. Setole geminate, aa=/,jbc; da <!/, circonferenza ; 
mancano i fascî ventrali al 17°. Clitello a sella 13-19. Aperture maschili 
al 17°, al posto dei tascì ventrali. Un paio di aperture delle spermateche 
all’intersegmento */, in direzione delle setole ventrali. Pori dorsali as- 
senti. — Dissepimeuti °/;-3/, ispessiti. Ghiandole septali fino all’'8°; un 
paio di ghiandole calcifere al 9°. Ultimi cuori all’11°. Due paia di testes 
liberi al 10° e 11°; due paia di vescicole seminali al 9° e 12°. Atrì e 
prostrate assenti. Un paio di spermateche al 9° con ampolla piccola e 
breve canale. — Lunghezza circa 30 mm.; diametro mm. 1,5. Segmenti 
«circa 70. 

Loc.: San Josè, 1160 m. s. m. A. ALFARO. 


Fam. GLOSSOSCOLECIDAE. 
Subfam. Glossoscolecinae. 


Pontoscolex corethrurus (Fr. Miill.). 


Loc.: San Josè, 1160 m. s. m. A. ALFARO. San Josè. P. BIOLLEY. — 

Pianure di Santa Clara, presso il fiume Raventazòn, 250 m. s. m. ver- 
‘sante Atlantico, P. BIOLLEY, marzo 1904. — Rancho Redondo, 2000 m. 
s. m., circa a 10 Km. N.N.-E. di Cartago, A. ALFARO. 


Subfam., Criodrilinae. 


Criodrilus Alfari nov. sp. 


Colore uniformemente gialliccio. Prostomio */.. Corpo tetragono a par- 
tire dal clitello 0 poco avanti, posteriormente trapezoide-appiattito. Setole 
geminate: aa poco < de poco < dd poco < ‘|, circonferenza. Clitello 
22-40.42 a cingolo, poco distinto, bruniccio. Un paio di appendici fogli- 
formi, ovoidali, al 16°, dorsalmente alle setole ventrali, lunghe quanto 
6-8 segmenti, prive affatto di setole. Aperture maschili (invisibili) presso 
la base delle appendici, poco lungi dalle setole ventrali superiori (5). 
Grosse papille a ciascun fascio, sia ventrale che dorsale, dei segmenti (15) 
16-21. Aperture delle spermateche presenti agl’intersegmenti ‘5/,,-2°/,,, 
numerose per ogni intersegmento, comprese circa negli intervalli late- 
rali (a-c), non uguali nè per disposizione nè per numero sui due lati 
del corpo, variando circa da 7 a 12. Nefridiopori in direzione delle se- 
tole ventrali superiori (0). — Dissepimenti */,-°/,, lievemente ispessiti.. 
Ventriglio piccolo al 6°; strato muscolare dell’intestino medio ispessito 
ai segmenti 20-23. Vescicole seminali all’11°, 12° e 13°; borse sepimentali 
pendenti dai setti 4*/,, e ‘*/,, nei segmenti 14° e 15°; quelle del 14° fungono 
da receplt. ovorum. — Lunghezza 100-120 mm.; diam, 3-4 mm. Segmenti 
circa 310. 


Loc.: San Josè, 1160 m. s. m., nei pantani, A. ALFARO. 


Fam. LUMBRICIDAE. 


Helodrilus (Allolobophora) caliginosus (Say.). 
subsp. trapezoides (A. Dug.). 


Loc.: San Josè, 1160 m. s. m. A. ALFARO. 


Ela === 


1651 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino 


Der: RINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


= — ——_—_—6@——_——— 


NO 479 > pubblicato il 3 3 Dicembre 1 1906 Vot. XIX 


Viaggio del Or. Alfredo Borelli nella Fepubblica Argentina e nel Paraguay. 


XXV. 


Dr. ALFREDO BORELLI 


FORFICOLE 


Eyragra paraguayensis, nov. sp. 


Capo di colore bruno oscuro col elipeo giallo chiaro, il labbro supce- 
riore ed i palpi boccali giallo-bruni. Poco più largo che lungo, di forma 
pressocchè triangolare, tronco posteriormente, colla parte frontale con - 
vessa, la parte occipitale depressa nel mezzo cogli angoli posteriori ar- 
rotondati e leggermente rigonfi; suture frontali indicate, sutura mediana 
posteriore ben marcata; nello spazio compreso fra la base delle antenne 
sono da notare due piccole fossette. Antenne (in un esemplare rimangono 
25 articoli) pubescenti, di colore bruno chiaro ad eccezione del secondo 
articolo giallo chiaro e del terzo giallo chiaro alla base e pialio-o8tio 
all'estremità distale. 

Pronoto di lunghezza poco inferiore alla larghezza, subquadrato, col 
margine anteriore alquanto sporgente, i margini laterali paralleli, riflessi 
o voltati all’insù, il margine posteriore e gli angoli anteriori e posteriori 
arrotondati. La sua superficie superiore rigonfia anteriormente è netta- 
mente separata, come da un cercine semicircolare, dalla parte poste- 
riore appiattita; essa è segnata per tutta la sua lunghezza da un solco 
mediano e presenta vicino al margine anteriore, a destra ed a sinistra 
del solco mediano, delle piccole impressioni longitudinali. Colore bruno 
oscuro anteriormente, giallo paglia sui lati, posteriormente giallo paglia 


= 


con tre striscie bruno-oscure, di cui la mediana è più larga delle laterali 
le quali sono dirette obliquamente verso i lati. 

Scutello visibile nella maggior parte degli esemplari, di colore giallo 
o giallo-bruno. 

Elitre lunghe quasi il doppio de! pronoto, di colore bruno più chiaro, 
cogli angoli anteriori arrotondati, i margini laterali limitati da una leg- 
gera ripiegatura ed i margini posteriori diretti obliquamente dal basso 
all'alto, verso l'esterno. 

Ali corte, del colore del pronoto col margine interno e una macchia 
anteriore esterna di colore giallo-paglia. 

Parti inferiori del capo e del torace giallo-chiare. 

Zampe di colore giallo-paglia con una macchia bruna ad anello nella 
parte mediana del femore e della tibia; pubescenti, con alcuni peli lunghi 
sparsi sulla superficie superiore del femore e della tibia, superficie in- 
feriore dei tarsi coperta di peli ruvidi, ultimo articolo dei tarsi fornito 
di un ciuffo di peli o patella fra gli uncini. 

Sevmenti dell'addome di colore castaneo o bruno rossiccio con alcune 
macchie giallo-rossiccie più o meno evidenti secondo gli esemplari dis- 
poste in serie longitudinali sui lati dei segmenti, ad eccezione dell’u'- 
timo il quale è interamente bruno-rossiccio; a lati paralleli, della stessa 
larghezza dal quarto all’ultimo colla superficie superiore leggermente 
convessa. Ultimo segmento (o) un terzo circa più largo che lungo, an- 
teriormente convesso, fortemente depresso e infossato posteriormente col 
margine posteriore tronco e alquanto riflesso. La sua superficie supe- 
riore, segnata da un leggero solco mediano longitudinale il quale dopo il 
primo terzo della sua lunghezza incontra una grande depressione trian- 
elare, è coperta di piccole rughe disposte in serie longitudinali che al- 
ternano con piccoli spazii lisci; vicino al margine posteriore queste rughe 
sono più marcate e sui lati del segmento, nella sua metà posteriore, 
esse formano due piccole coste sovrapposte alle branche della pinzetta. 
Lati del segmento carenati inferiormente, infossati nella parte mediana. 

Pigidio sporgente di forma triangolare. 

Branche della pinzetta di colore ferruginoso, brevi, robuste e separate 
dal pigidio; dapprima quasi parallele, col margine interno molto dilatato 
alla base il quale va restringendosi sensibilmente e gradatamente sino 
alla metà della lunghezza delle branche, poi esse vanno assottigliandosi 
e s'incurvano fortemente l’una verso Valtra, la destra più della sinistra 
sino agli apici che non s'incontrano, lasciando fra loro uno spazio quasi 
circolare. Superficie inferiore appiattita, superficie superiore triangolare 
e carenata per metà della lunghezza delle branche, poi arrotondata; il 
loro margine interno è sensibilmente dentellato, come seghettato infe- 
riormente, nella parte dilatata, poi leggermente carenato e liscio. 

© Ultimo segmento dell’addome sensibilmente più stretto nella parte 


posteriore, colla superficie superiore, convessa e gradatamente declive 
nella metà posteriore, granulosa e segnata per tutta la sua lunghezza 
da un leggero solco mediano, i lati sono privi di carena superiore e la 
carena inferiore è meno marcata che nei maschi. 

Branche della pinzetta quasi contigue alla base, diritte, decrescenti 
di larghezza dalla base all'apice leggermente ricurvo, carenate superior- 
mente quasi per tutta la loro lunghezza, col margine interno debolmente 
dilatato inferiormente e leggermente dentellato. 

L'intera superficie superiore del corpo nel & e nella 9 è coperta di 
leggere rughe e di piccoli granuli sui quali sono impiantati numerosi 
peli corti e ruvidi a mo’ di setole, di colore giallo o giallo-bruno, più 
lunghi negli angoli posteriori del capo, negli angoli anteriori del pronoto 
e delle elitre, lungo i margini posteriori e i lati dei segmenti dell'addome. 
I secmenti inferiori dell’addome leggermente rugosi e finamente punteg- 
giati, oltre ad essere coperti di una fine peluria gialla sono forniti di 
lunghi peli ruvidi a mo” di setola disposti lungo il loro margine posteriore. 

Questa specie rassomiglia alla Pyragra brasiliensis (Gray) dalla quale 
essa sì distingue per il colore, la forma dell’ultimo segmento dell'addome 
e della pinzetta. 

Misure în millimetri: d' lunghezza totale del corpo circa 17 — lun- 
ghezza del capo 2,4 sua larghezza al margine posteriore 2,5 — larghezza 
del pronoto 2,5 sua maggior larghezza circa 2,6 — lunghezza delle elitre 


4,5 — lunghezza dell'ultimo segmento dell’addome 2 sua larghezza quasi 
3,5 — lunghezza della pinzetta quasi 3 la branca destra poco più corta. 


2 Lunghezza totale del corpo circa 18 — lungh. della pinzetta circa 3. 

Patria: Parecchi d' e g da Asuncion, Luque e Villa Rica nel Paraguay. 
— Caiza e Missione di Aguairenda nel Chaco Boliviano — Corutbà nel 
Matto Grosso. 


Gen. Demogorzon, Kirb. 


1891. Demrogorgon, W. F. Kirby in: J. Linn. Soc., v. 23, p. 513, 


Contrariamente all’opinione di pE BoRMANS e KRAUSS (1)i quali con- 
siderano i generi Demogorgon Kirb. e Lubidura Leach come sinonimi, 
credo con KIRBY (2) che questo genere debba essere conservato per le 
specie Sud Americane. 

Secondo KIRBY (2), le specie del genere Demogorgon differiscono da 
quelle del genere Labdidura per i seguenti caratteri: 


(1) 1900. A. pe Boxmans e H. Kkauss in: « Das Tierreich; forficulida@ ind 
Hemimeridae », pp. 31 e 32. 

(2) 1903. W. F. KikBy, « Notes on forficulidae » in ‘Ann. and, Mag. Nat. 
Hist., serie 7, y. 11, p. 6% 


4 — 


Deficienza costante di squame alari, forma del forcipe, peculiare scol- 
tura dell’addome, habitat limitato all'America del Sud. 

Il primo di questi caratteri, cioè la deficienza costante di squame 
alari, deve essere scartato giacchè io stesso trovai a San Pablo (Tucuman) 
e nel Chaco Boliviano, alcuni esempiari provvisti di ali ben sviluppate. 

Secondo me però sì deve anche tenere conto della forma differente 
del pronoto e dell’ultimo segmento dorsale dell’addome. Mentre nelle 
specie del genere Ladidura il pronoto ha quasi la forma di un quadrato, 
in quelle del genere De:0g0orgon il pronoto essendo sensibilmente più 
largo posteriormente che anteriormente ba la forma di un trapezio ; nelle 
specie del genere Ladidura l’ultimo segmento dorsale, nei maschi, è 
quasi due volte più largo che lungo, in quelle del genere Demogorgon 
invece esso è appena più largo che lungo. Se si aggiungono questi due 
caratteri a quelli enumerati dal KIRBY, ritengo che le specie Sud Ame- 
ricane saranno sufficientemente caratterizzate per formare un genere 
distinto. 


Demogorgon anthopus (Stil). 


1855. Forficesila canthopus, Stàl in: 6fv. Ak. Fòrb., v. 12. p. 348. — 1860. 
Forficula canthopus, Stàl in: Eugenia Resa, Ins. pp. 300-301. 
Parecchi esemplari 9 e 9 da: Missione di San Francisco (Cnaco Bo- 
liviano), Asuncion e Villa Rica (Paraguay), Tala (prov. di Salta, Repub- 
blica Argentina). 


Demogorzon longipennis, rov. sp. 


Capo leggermente convesso di colore giallo-bruno, più oscuro nella 
parte posteriore, col clipeo e le antenne giallo-pallido e le parti boccali 
brune ad eccezione dei palpi gialio-chiaro. 

Pronoto giallo-testaceo con due striscie nero-brune sui lati, le quali 
dal margine anteriore del pronoto sì estendono per i due terzi circa 
della sua lunghezza senza coprire i margini laterali gialli. Esso ha presso 
a poco la forma di un trapezio, più stretto del capo nella metà anteriore, 
di larghezza quasi uguale nella metà posteriore; coi margini laterali 
sensibilmente riflessi, gli angoli e il margine posteriore fortemente ar- 
rotondati. La sua superficie rigonfia nella metà anteriore, piana nella 
metà posteriore è leggermente rugosa e coperta di piccoli granuli più 
numerosi e più grossi nella metà posteriore, essa è segnata per metà 
della sua lunghezza da un leggero solco mediano che parte dai margine 
anteriore e continua con una leggera costa nella metà posteriore. 

Elitre di colore giallo-testaceo con una larga striscia bruno oscura 
che cominciando un po’ all'indietro degli angoli laterali si estende lungo 
i margini esterni per tutta la loro lunghezza senza però coprire i mar- 
gini laterali; di lunghezza uguale al doppio di quella del pronoto, cogli 


eg ge: 


angoli anteriori arrotondati e sensibilmente sporgenti oltre i margini 
del pronoto, superficie superiore leggermente rugosa granulosa. 

Ali ben sviluppate di lunghezza quasi uguale a quella dal pronoto, 
leggermente rugose granulose, di colore giallo testaceo con una grande 
macchia bruno-oscura che si estende quasi per tutta la loro lunghezza 
lungo i margini interni però senza coprirli. 

Zampe giallo pallide. 

Segmenti dell’addome allargantesi insensibilmente dal primo all’ultimo, 
lucenti, di un giallo leggermente grigiastro o verdognolo con una larga 
striscia di colore castaneo oscuro che occupa quasi tutta la superficie 
superiore ed inferiore dei sermenti 3 a 9. Superficie superiore legger- 
mente rugosa e finamente punteggiata; nei segmenti 7 e 8 sono da notare 
delle grandi pieghe fortemente rialzate disposte in serie lungo il loro 
margine posteriore, pieghe appena indicate sul segmento 9; inferiormente 
i seementi sono leggermente rugosi e finamente punteggiati, i segmenti 6 
e 7 sono forniti nella metà posteriore di pieghe simili a quelle dei segmenti 
superiori e sui segmenti 8 e 9 sono da notare alcuni punti fortemente 
impressi. Ultimo segmento dorsale di colore giallo grigiastro offuscato 
di bruno nella parte superiore, lucente, grande e di forma pressocchè 
quadrangolare, allargantesi insensibilmente nella parte posteriore; su- 
perficie superiore leggermente rugosa, segnata per tutta la sua lunghezza 
la un leggero solco mediano che incontra una grande impressione trian- 
colare nella metà posteriore; margine posteriore tronco, fornito di due 
tubercoli di colore bruno oscuro sovrapposti alle branche della pinzetta, 
nello spazio compreso fra questi due tubercoli la superficie del sexmento 
è sensibilmente rugosa. Branche della pinzetta di colore giallo peri du» 
terzi della loro lunghezza poi bruno oscuro; distanti fra loro, robuste, 
arrotondate, quasi parallele sino alle loro punte più sottili, leggermente 
ricurve e voltate all’insù; la loro superficie superiore è leggermente 
carenata nel quarto anteriore, il margine interno è liscio per i due terzi 
della loro lunghezza poi fortemente dentellato quasi sino all'estremità 
delle branche. 

g Ultimo segmento dell'addome di colore giallo o giallo verdognolo, 
sensibilmente più stretto nella parte posteriore, segnato per tutta la sua 
lunghezza da un leggero solco mediano; branche della pinzetta contizue 
alla base, quasi diritte sino alle punte ricurve ed incrociate, col mar 
gine interno leggermente dentellato per metà circa della loro lunghezza. 

Misure in millimetri: 3 lunghezza totale del corpo circa 31 — lar- 
ghezza del capo poco più di 3 — lunghezza del pronoto 3, la sua lar- 
ghezza anteriormente 2,5, posteriormente 3 — lunghezza delle elitre 6 
— lunghezza «delle ali quasi 3 — lunghezza dell'ultimo segmento dell’ad- 
dome 4,5, Ja sua larghezza posteriore poco più di 5 — lunghezza della 
pinzetta 8. 


pi. > 


2 lunghezza totale del corpo circa 29 — lunghezza della pinzetta 7. 

Questa specie si distingue da tutte le altre del genere per la presenza 
delle ali ben sviluppate. 

Patria: 3 e 9 da San Pablo (Tucuman) nella Repubblica Argentina. 
— 9g dalla Missione di San Francisco nel Chaco Boliviano, raccolti sotto 
le pietre lungo le rive del Pilcomayo. 


Anisolabis janeivensîs (H. Dohrn). 


Asuncion, Luque e Villa Rica nel Paraguay — Missioni di San Fran- 
cisco e di Aguairenda, Caiza nel Chaco Boliviano — San Lorenzo (Jujuy) 
nella Repubblica Argentina — Corumbà nel Matto Grosso. 


Amisolabis maritima (Genè). 
Dintorni di Buenos-Ayres. 


Anisolabis annullipes (H. Luc.). 
Asuncion e Rio Apa nel Paraguay — San Lorenzo (Jujuy) nella Re- 
pubblica Argentina. 


Brachylabis nigra (Scudd.). 
Villa Rica nel Paraguay. 


Spongiphora vicina, nov. sp. 


Capo bruno oscuro quasi nero colle parti boccali giallo-brune e le 
antenne bruno-chiare, liscio, lucente; depresso posteriormente neila parte 
mediana, cogli angoli arrotondati e sensibilmente sporgenti, il margine 
posteriore leggermente concavo. 

Pronoto castaneo-oscuro coi margini laterali giallo pallidi. Anterior- 
mente di larghezza uguale a quella del capo, posteriormente un poco 
più largo ; di forma pressocchè quadrangolare cogli angoli anteriori ottusi 
e gli angoli posteriori leggermente arrotondati, il margine anteriore 
quasi tronco ed il margine posteriore leggermente arrotondato. La sua 
superficie liscia e rigonfia nella metà anteriore, leggermente rugosa e 
piana nella metà posteriore è segnata per metà della sua lunghezza da 
un leggero solco mediano che continua posteriormente con una leggera 
costa liscia; vicino al margine anteriore a destra ed a sinistra del solco 
mediano sono da notare due piccole impressioni longitudinali dirette 
obliquamente dai lati verso la parte mediana e la costa mediana poste- 
riore è fiancheggiata da due altre piccole coste più corte. 

Elitre lunghe circa due volte il pronoto, cogli angoli anteriori arro- 
tondati, i margini posteriori leggermente concavi; di colore castaneov 
chiaro, lucenti e fortemente punteggiate. 

Ali di un bel colore giallo zolto sporgenti e fortemente punteggiate. 

Zampe di un colore giallo pallido, femore con una lunga macchia bruna 
sulla superficie anteriore e posteriore, tibie con una piccola macchia 


e 


bruna ed anello vicino all'articolazione col femore, tarsi gialli fittamente 
coperti di peli sulla superficie inferiore. i 

Seementi dorsali dell'addome di colore castaneo oscuro, l’ultimo quasi 
nero, leggermente convessi, a lati paral!eli, colla superficie superiore 
lesgermente e fittamente punteggiata ad eccezione dell'ultimo ; segmenti 
3 e 4 forniti di pieghe tubercul:formi ben marcate e sporgenti, sui seg- 
menti 4 a 7 sono da notare delle piccole pieghe o rughe ben marcate, 
disposte in serie lungo il loro margine posteriore, sui segmenti 8 e 9 
queste rughe sono meno evidenti e limitate ai lati. Ultimo segmento 
rettangolare, due volte larzo quanto lungo, liscio e lucente; sulla sua 
superficie superiore sono da notare una piccola fossetta mediana di forma 
ovale ed alcuni granuli sparsi nella metà posteriore, più numerosi sul 
margine posteriore rialzato a mo’ di cercine. 

Segmenti inferiori dell'addome fittamente punteggiati e leggermente 
rugosi, segmenti 5 a 8 forniti di grosse pieghe disposte in serie lungo 
i margini posteriori, penultimo segmento fittamente punteggiato. 

Pigidio molto sporgente, in forma di cercine semicircolare convesso 
superiormente col margiue posteriore leggermente saliente e fornito di 
4 punte, di cui 2 mediane più grosse e 2 laterali più piccole. 

Branche della pinzetta giallo rossiccie, distanti fra loro, dapprima 
parallele per un breve tratto vicino alla base, poì incurvantesi dolce- 
mente l’una verso l’altra esse si incrociano al di là del loro secondo 
terzo e vanno leggermente assottigliandosi sino alle punte debolmente 
ricurve. Superficie superiore ed inferiore arrotondate, sparsamente e 
debolmente granulose, margine interno arrotondato, leggermente dentato, 
provvisto superiormente ed inferiormente di una serie di piccoli gra- 
nuli dentiformi, 

e Segmenti superiori dell'addome privi delle pieghe disposte in serie 
longitudinali lungo il loro margine posteriore, ultimo segmento molto 
più stretto nella parte posteriore. Pigidio non visibile. Branche della 
pinzetta contigue alla base, debolmente arcate verso l’esterno, incro- 
ciantesi alla loro estremità. 

Specie vicina alla Spongiphora croccipennis (Serv.) dalla quale essa 
differisce principalmente per la forte punteggiatura delle elitre e delle ali. 

Patria: Dintorni di Villa Rica (Paraguay) 

Lunghezza totale del corpo: o 20; Q circa 15 mm. 
» della pinzetta: & poco più di 7; 9 >» ARE, 


Spomngiphora insignmnis (Stil). 


& e 9 da Urucum (Corumbà) nel Matto Grosso, Brasile. 

Alcuni esemplari raccolti a Puerto Bertoni nel Paraguay orientale mi 
furono poi cortesemente mandati dal signor A, Bertoni de Winkelried, 
eminente naturalista del Paraguay. 


Sagl 


Gli esemplari raccolti a Urucum hanno le elitre uniformemente bruno- 
rossiccie, quelli raccolti a Puerto Bertoni hanno invece una lunga macchia 
gialla sugli angoli anteriori delle elitre. 


Sparatta pelvimetfra var. rufina Stal. 
Q dei dintorni di Villa Rica (Paraguay). 


Neolobophora sp.? 

Un solo esemplare 9 da Villa Rica (Paragnay). 

Esemplare in cattivo stato a cui mancano le zampe posteriori e quasi 
tutti gli articoli delle antenne; corrisponde alla descrizione della Neo- 
lobophora bogotensis Seudd. ma i due primi articoli delle antenne sono 
di colore castaneo mentre in questa specie il primo solo è di questo 
colore. 

Esemplare degno di nota per essere il primo del genere Neo/obophora 
trovato nel Paraguay. 

Apterygida taeniata (H. Dohrn). 

Numevosi esemplari 9° e 9g da San Lorenzo (Jujuy) e San Pablo (Tu- 
cuman) nella Repubblica Argentina — Missione di Aguairenda e Caiza 
nel Chaco Boliviano — Urucum (Corumbà) nel Matto Grosso. — Asuncion 
nel Paraguay. 

Apterygida californica (H. Dohrn). 

Un solo esemplare © da San Lorenzo (Jujuy) nella Repubblica Ar- 
centina. 

Apteryzida luteipennis (Serv.). 

& e 9 da San Lorenzo (Jujuy) nella Repubblica Argentina. 

ce 9 raccolti dal signor Bertoni de Winkelried a Puerto Bertoni nel 
Paraguay orientale. 


1650 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


e———— — —_ 


N. 480 pubblicato il 6 Dicembre 1904 Vor. XIX 


On some Pseudoscorpions from Patagonia 


collected by Dr. FILIPPO SILVESTRI 


By EDV. ELLINGSEN, Kragerò (Norway). 


I received some time ago from Prof. Filippo Silvestri in Portici for 
determination some Pseudoscorpions from Patagonia, collected there by 
himself. Among these animals there was one form, specially interesting, 
as it will bring out of oblivion a genus, over-looked for many years. 
Eug. von Daday constituted in 1887 (1) a genus Garypinus, which he 
based on a species, considered by him to be possibly identic with L. 
Koch’s Olpium dimidiatum., This genus has however not been taken 
into consideration by the later systematists, but this proves to be wrong. 
The latest author, who tried to put the Pseudoscorpions into a system, 
partly basing on L. Balzan's works, is Dr. H. J. Hansen (2). He kept 
the two groups of Balzan: Panctenodactyli ;,and Emictenodactyli. The 
latter group does not concern us here, only the former. This group, 
the Panctenodactyli, was by Hansen divided into 2 families, characte- 
rized thus: 


1. Cheliferidae. 
The femora of the two anterior pairs of legs undivided or having but 
a basal trochantin. 
All tarsi 1-jointed. 
None or 2 eyes. 


(1) Euc. von Dapary, Uebers. d. Chernetiden d. ungar. Nat. mus. in Bu- 
dapest. Termedasz. Fiz. XI, pag. 179. 

(2) H. J. HansEN, Organs and Characters in diff. Orders of Arachnids, 
Entomol. Meddel. Entomol. Forening. Kj6benhavn, IV, pag. 230, 


a TO 


2. Garypidae. 


The femora of the two anterior pairs of legs divided into a longer 
pars basalis and a shorter pars tibialis. 

All tarsi 2-jointed. 

4 eves. 

The genus Garipynus belongs according to this to none of them. The 
two, now known species of this genus have the femora of the two an- 
terior pairs of legs provided with a basal trochantin, which will bring 
the genus into the family Cheliferidae, but all the tarsi are 2 jointed 
and there are 4 eyes, which two facts bring the genus into the family 
Garypidae. The general appearance of the one species of Garypinus, 
known to me, is decidedly that of the Garypidae. In fact, as also ob- 
served by Daday, this genus combines the two families and is an inter- 
mediate form between them. Yet, there is no reason for constituting a 
new family for this genus, as Daday did; in spite of the trochantins the 
animals have certainly their nearest relations among the Garypidae. 
But then the family character must also be somewhat altered and may 
be put up thus: 


2. Garypidae. 


‘The femora of the two anterior pairs of legs divided into a longer 
pars basalis and a shorter pars tibialis, or with a trochantin. 

AII tarsi 2-jointed. 

4 eyes. 

According to communications from Prof. Silvestri the localities are 
Monte Buenos Aires near Lago Argentino at the sources of Rio S. Cruz 
and some other places near the same river, in Southern Patagonia. 
I have to thank Prof. Silvestri for his good-will in giving me an oppor- 
tunity to study these interesting animals. 


Chelifer echinatus nov. sp. 
Subgenus: Chernes. Trachychernes. 


Eyes wanting, no eye-spots. 

Body and palps rusty brown, the interstitial parties and the under 
side of abdomen lighter. 

Cephalothorax very broad behind, strongly narrowing to the front, 
almost triangular, rounded in front, about of equal length and width; 
two strong transverse grooves, both straight, the anterior one about 
midway, the posterior one somewhat more approached to the hinder 


PES: 


margin than to the first. Cephalothorax strongly granu'ose, furnished 
with irregular series of strongly clavate, rather short hairs. 

Abdomen strongly granulose, all the tergites, except the last one, 
divided longitudinaliy; the last tergite too has however a beginning di- 
vision; along the hinder margin of each tergite a series of very strongly 
clavate, rather long hairs, becoming particularly on the posterior seg- 
ments very broad, very much alike to those hairs found on Chelif-r 
foliosus Balzan; there are no long hairs intermixed. The last sternite 
entire, the rest divided longitudinally, a little glossy, only slightly sha- 
greened, with serier of common or at most obtuse hairs. 

Palps about as long as the body, very slightly shining, very strongly 
granu!ose, including the coxa ; an exception are the fingers, being very 
shining and smooth. The hairs are very peculiar: the fingers have 
common, long and acute hairs; trochanter has rather long, clavate hairs; 
the other articles, femur, tibia and hand have clavate and obtuse hairs; 
these are on the outer side. of the articles short, strongly clavate, 
somewhat inclining forward; on the inner side the hairs are also so- 
mewhat thickened, but not very much so, they are very long, on femur 
for instance some of them are half as long as the width of the strong 
femur, the greatest length some of them are attaining on the hand. — 
Trochanter stalked, as long as broad, on the inner side strontly convex, 
on the outer side with a roundly obtuse emineuce, on the upper side 
gibbous; femur shorter than cephalothorax, distinetly stalked, about 2 '/y 
times as long as broad, the outer side somewhat convex, the inner side” 
first convex, then concave, in all considerably narrowing towards the 
extremity; tibia. with a long stalk, somewhat shorter and a little broader 
than femur, on the outer side equaliy and strongly convex, on the inner 
side somewhat more strongly convex and a little flattened towards the 
extremity; hand distincetly stalked, equal in length to, but nearly 1 4/, 
times as broad as tibia, on both sides convex, very strongly on the 
inner side and there pinched in at the base of the finger; the fingers 
somewhat curvate, nearly 1 ‘/, times as long as the hand. Both the fin- 
gers on the inner margin with small, regular, triangular teeth, on the 
outer side of the fixed finger there are towards the extremity a couple 
of conical, toothlike protuberances. SPAL 

Mandib!es: galea straight, pointed, without branches. 

Les, particularly on the outer side, densely furnished with short, 
but very strongly clavate hairs, on the inner side with somewhat more 
slender hairs. Claws simple. 

Length 2 mm, width about 1 mm. 

Habitat: South Patagonia, Monte Buenos Aires. 1 specimen. 

This new species is particularly distinguished by its hairs, what I 
have tried to point out by its name. In this respect it is somewhat re- 


SS Dia 


lated to Chelifer foliosus Balzan (from Argentine and Paraguay), this 
species also baving very strong, broad hairs, hence its name, but it 
seems not, that it has quite so long hairs on the palps as the new spe- 
cies. These two species are distinguished from each other, among other 
things, by Ch. foliosus having the fingers of the palps a little shorter 
than the hand, whilst Ch. echinatus have the fingers nearly 1 ‘/, times 
as long. 


Chelifer Michaelseni E. Simon. 


Subgenus: Chernes, Trachychernes. 


1902. Chelifer Michaelseni E. Simon, Hamburger Magalhaensische Sammel- 
reise: Arachnoideen. Pag. 44. 

Eyes wanting, no eye-spots. 

Colour reddish brown, the interstitial parties lighter. 

Cephalothorax a little longer than wide, the posterior half nearly pa- 
rallelsided, the anterior parts trongly narrowing to the front, rounded in 
f:‘ont, both the transverse grooves distinct, straight, the anterior one 
about midway, the posterior one a little nearer to the back margin than 
to the first groove. Cephalothorax slightly granulose, opaque, with di- 
spersed, clavate hairs. 

Abdomen opaque, finely granulose, all the tergites, except the last 
one, divided longitudinaily, along the hinder margin with rows of 
slightly clavate and truncate hairs. The sternites very finely granulose, 
yet somewhat glossy, all except the last one divided longitudinally, with 
rows of partly common and acute, partly dentate hairs. 

Palps a little longer than the body, including coxa opaque and slightiy 
eranulose (except the fingers, these being smooth and glossy), furnished 
with dentate hairs, yet some specimens may have some slightly clavate 
ones intermixed on the inner side of some of the articles of the palps; 
hairs of the fingers long and acute. Trochanter stalked, about as lone 
as broad, the inner side regu'arly convex, the outer and upper sides 
roundly protuberant; femur a little shorter than cephalothorax, stalked, 
a little more than double as long as broad, nearly parallelsided, the 
inner side first very slightly convex, then very slightly concave, the 
outer side somewhat convex, in all not narrowing towards the extre- 
mity; tibia stalked, about as long as and a little broader than femur. 
on the outer side a little convex, more strongly so towards the extre- 
mity, on the inner side a little more strongly convex, particular!iy near 
the base; hand somewhat longer than and much broader than tibia, 
from somewhat oblique base convex on both sides, on the outer side 
more slightly, on the inner side more strongly so, a little longer than 
broad, gradually running into the fingers; the fiugers somewhat cur- 


4 9 


vate, as long as or a little shorter than the hand; on the inner margin 
of each finger a series of small, somewhat obtuse teeth. 

Mandibles: galea strong, straight, in the extremity with 2-3 smali 
teeth, farther benind there is sometimes a little tooth too. 

Legs furnished with partly acute, partly dentate hairs. The claws 
simple. 

Length e. 2 ‘/, mm., width c. 1‘/, mm. 

Patagonia: Monte Buenos Aires 1 specimen, near Rio S. Cruz 4 spe- 
cimens. 

Eug. Simon described this species from a couple of localities in South 
Patagonia and from a single locality of the Tierra del Fuego. 


Genus Garypinus Daday. 


Syn. 1887. Garypinus Daday, Uebers. d. Chernetiden d. ungar. Nationalmus. 
Termés. Fiùz. XI. Pag. 179. 


4 eyes. Cephalothorax considerably longer than wide, narrowing 
slightly to the fore extremity, almost truncated in front, one transverse 
troove, convex and very near to the back margin. The moveable finger 
of the mandibles with a galea. The tergites more or less divided longi- 
tudinally. All hairs simple. AIl the four pairs of legs provided with a 
trochantin and two tarsal articles. The trochanter of the palps pernae- 
formuis. (The two known species have both of them the arolium divided 
into two branches). 


Garypinus patagonicus nov. sp. 


Four eyes, two on each side, the anterior one about an eye’s din- 
meter from the front margin, the posterior one c. */, diameter from 
the first. 

Oephalothorax and the tergites brown, more or less dark, the palps 
redilish, the other parts light reddisb. 

Ge phalothosat smooth and glossy, somewhat longer than wide, slightly 
narrowing as far as the eyes, before these a little constricted, the front 
margin almost truncated. The proper back margin almost straight. Close 
in front of this there is a transverse groove, strongly curved back- 
wards, but the part of the cephalothorax lying behind this groove forms 
an elevated edge, strongly concave ii front, most narrow in the middle, 
broader towards the sides. (It is perhaps some thing alike to this Daday 
is alluding to on his Garypinus dimidiatus). The party of the cephal.»- 
thorax lying before the transverse groove then becomes strongly rounded 
behind, 


Le - 


Abdomen smooth and glossy, a!l the tergites, and sternites are in the 
front margin somewhat crenulated. Both the tergites and the sternites 
are divided longitudinaliy, except the last one. There are some scattere 
acute hairs, mostly behind; on the last somnite some very long inter- 
mixed. ‘ndo i 

The palps are moderately strong, short, hardly #/, of the length of 
the body, very shining, furnished with. common, rather long hairs. 
Trochanter somewhat longer than broad, pernaeformis, stalked, the inner 
side slightly convex, the outer side slightly concave. Femur about as 
long as cephalothorax, with short. and strong stalk, about double as long 
as broad, the inner side rather convex, towards the extremity a little 
concave, the outer side very slightly convex or nearly rectilineous. 
Tibia wiih rather long and strong stalk, considerably shorter than 
femur, but somewhat broader, broadly oviform, the outer side regularly 
and strongly convex, the inner side convex too, but more irregularly. 
The band with a short stalk, somewhat longer aud somewhat broader 
than tibia, somewhat longer than broad, on both sides very slightly 
convex, or the outer side almost straight. Fingers a little curved and 
about as long as the hand or very little shorter. Both the fingers 0n° 
their inner margins with small, triangular teeth, inclining a little back - 
wards, on the fixed finger almost along the whole margin, on the mo- 
veable one in the last half. 

The fixed finger of the mandibles from narrow base almost parallel- 
sided, the moveable one ‘slightly narrowing to the extremity, tbe outer 
side nearly straight; galea strong, in the extremity divided into tw)» 
branches; there can also be a sma!ler branch in the middle. 

The legs provided with scattered, long hairs. The two anterior pairs 
have very distinet trochantins, on the two posterior pairs, particularly 
on the last one, the trochantin division is very indistinet. l'he femurs, 
particularly those of the last pair of legs, are very broad. Both the tarsui 
articles about equal in length, yet the first a little shorter than the 
second. The claws simple. The arolium stalk is divided into two branches, 
carrying each an arolium, projecting far beyond the claws. 

Length about 2 */|, mm., width about ‘|, mm., the animal being thus 
Very narrow. 

Habitat: Patagonia, near Rio S. Cruz. 4 specimens. 

The two species, G. dimidiatus (L. Koch) Daday and the new species 
may be separated thus: 

G. dimidiatus: The femur of the palps from the .stalk to the middle 
gradually broader, both sides straight; tibia on the outer side almost 
straight; the hand almost straight both on the outer and inner sìd»; 
‘lie fingers shorter than the hand; the.3 anterior tergites undivided, 
le rest divided longitudinally; the firse tarsal article of the legs only 


se Apr 


half as long as the second; galea in the extremity divided into three 
branches. 

G. patagonicus: The femur of the palps with the inner side distinetly 
convex; the outer side of the tibia strongly convex; the inner side, 
at least, of the hand somiewhat convex; the fingers about of the length 
of the hand; the last tergite only undivided, the rest divided longi- 
tudinally: the first tarsal article of the legs only a little shorter than 
the second; galea in the extremity divided into two branche». 


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1606 - Tip. Pietro CIS Via Gaudenzic Ferrari, 3, Torino. 


IV A 34 1905 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


co 


N. 4814 pubblicato il 


10 Dicembre 1904 Vor. XIX 


Dr. LUIGI COGNETTI DE MARTIS 


Assistente al R. Museo Zoologico di Torino 


Diagnosi di un nuovo lombrico del Chile. 


Tra il materiale drilologico del Museo di Torino mi occorse di rin- 
venire un vasetto contenente pochi lombrici provenienti da Traiguen 
in provincia di Malleco (Chile), raccolti dal sig. CARLo MELLÈ, e donati 
dal dott. cav. E. FESTA. In quei pochi esemplari era rappresentata, ac- 
canto al cosmopolita He/odrilus (Allotobophora) caliginosus (Sav.) subsp. 
trapezoîdes (Ant. Dug.), un Acantodrilino nuovo per la scienza, e non 
ascrivibile ad “alcuno dei generi finora istituiti. Ne dò in questa nota una 
diagnosi preliminare, segnando in corsivo i caratteri che, considerati 
complessivamente, distinguono il nuovo genere stabilito per esso. Una 
descrizione più minuta, corredata di figure, inserirò in una prossima 
monografia sugli oligocheti della regione neotropicale. 


Eremodrilus ehilensis. n. sp. 


Colore giallo-bruno. Prostomio ‘/,. Setole geminate, più strettamente 
a metà del corpo che altrove. Nefridiopori in direzione delle setole dor- 
sali inferiori (c), tranne ai segmenti 3° e 4°. Pori dorsali minutissimi 
t7/.g (2!5/,3). Clitello a cingolo 13 — 17(= 5); pori maschili all’inter- 
segmento ‘°/,g, in direzione delle setole ventrali; un paio di aperture 
prostatiche poste in corrispondenza delle setole ventrali del 17°, e cir- 
condate ognuna da una lieve intumescenza; un paio di aperture delle 
spermateche all’intersegmento */,, in direzione delle setole ventrali in- 
feriori (a). — Primo dissepimento %/,; ‘°/,, — ‘*|,3 lievemente ispessiti. 
Ventriglio muscoloso davanti al primo dissepimento. ? Ghiandole calci- 


Evora 


fere rudimentali al 14°. Un pato di testes liberi al 10°; un paio di ve- 
scicole seminali racemose all’11*; «un paio di prostate, grosse, com- 
patte, bilobe: i lobi si contengono nei segmenti 17° e 19° ; setole peniali 
ai fascî ventrali del 17° di due differenti forme e dimensioni: le più 
lunghe misurano 4 mm. ed hanno l’apice ingrossato a capocchia oblunga ; 
le più brevi misurano mm. 2,5 e il loro apice è slargato, lanceolato, 
concavo, entrambe hanno un’ornatura fatta di ampie incisioni dentel- 
late. Spermateche costituite ognuna di un peduncolo e di due lobi di 
struttura differente: l’uno sporgente nel 7°, l’altro nel 9°, — Lun- 
ghezza 40-45 mm.; diametro massimo mm. 3,5. Segmenti circa 100. 

Loc.: Traiguen (Chile). 

Il nuovo genere Zremodrilus presenta maggiori affinità coi gen. Ya- 
gansia e Maheina che con qualsiasi altro della subfam. Acanthodri- 
linae, 


1659 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


— ces 


N. 482 pubblicato il 20 Dicembre 1904 Vor. XIX 


EpoaRDO ZAVATTARI 


Contributo alla conoscenza degli Imenotteri dei Pirenei. 


Nella scorsa estate i distinti naturalisti Dr. Cav. ALFREDO BORELLI 
e sig. AGOSTINO DODERO, hanno percorso il versante francese dei Pi- 
renei, raccogliendo abbondante materiale zoologico. Anche la collezione 
degli imenotteri riportata, collezione donata a questo Museo zoologico, 
e gentîlmente concessami per lo studio dal Direttore prof. L. Camerano, 
è assai ricca, e benchè non vi siano specie nuove, credo pur tuttavia 
che sia utile la pubblicazione di questo catalogo, perchè esso servirà a 
determinare esattamente la distribuzione delle varie forme. 

La famiglia più riccamente rappresentata rispetto al numero degli 
individui è quella dei Tentredinidi con oltre un centinaio di esemplari ; 
pure molto abbondanti sono gli Ichneumonidi, di cui enumero solamente 
le poche specie che con sicurezza ho potuto determinare e confrontare con 
gli esemplari di una preziosa collezione d’ichneumonidi donata dal prof. 
Gravenhorst a questo Museo nel 1825. Le altre famiglie sono poi più o 
meno riccamente quasi tutte rappresentate. 

Le località, che furono visitate dai suddetti naturalisti, sono le se- 
guenti : 

Montlouis (1600 m.) nel dipartimento dei Pirenei Orientali, 

Bains de La Preste (1130 m.) id. id. 

Sorgenti del Tech presso La Preste id. id. 

Chalet des Cortalets (presso il M. Canigou) (2200 m.) id. id. 

Le Vernet (1265 m.) id. id. 

Villefranche de Conflent (350 m.) id. id. 

Gavarnie (1350 m.) nel dipartimento degli Alti Pirenei. 

Cirque de Gavarnie (1500 m.) id. id. 


PA 


Vicinanze della grotta «d'Auhert presso St. Girons nel dipartimento 
dell'Ariège. 


Fam. Tenthredinidae, 


Gen. fbia Leach. 
A. nitens L. Syst. Nat. I, p. 536, n. 7. — André. Species des Hyménoptères 
d'Europe et Algirie, T. I, p. 30. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie, 


Gen. Hylotoma Latr. 
Hyl. ustulata L. Syst. Nat. I, p. 556, n. 10. — André, op. cit., T. I, p. 42. 
5 Esemplari & e 9 di Gavarnie. 
Hyl. atrata Forst. Nov. Sp. Ins. p. 80. — André, op. cit., p. 43. 
1 Esemplare 9 di Vernet Les Bains. 
Hyl. pagana Panzer. Faun. Germ. Heft. 49, pl. xvi. — André, op. cit. p. 44. 
4 Esemplari d' e 9 di Gavarnie, e La Preste. 
Hyl. rosae L. Syst. Nat. I, p. 557, n. 21. — André, op. cit., p. 47. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie, 
Hyl. pyrenaica. — André, Spec. Hym. Eurp. et Alg., T. I, p. 48. 
2 Esemplari 9 di Cirque de Gavarnie. — In questa stessa località 
vennero appunto raccolti gli individui che servirono all’Andrè per la 
descrizione di questa specie. 


Gen. Cladius Illiger. 
CI. pectiniformis. Fourcr. Ent. Par. II, p. 374, n. 33. — André, op. cit., T. Te 
p. 80. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie presentante le tegulae molto oscure, 
quasi nere. 


Gen. Athalfa Leach. 
A. rosae L. Syst. Nat. I, p. 557, n. 21. — André, op. cit., T. I, p. 289. 
6 Esemplari 9 di Gavarnte. 


Gen. Allamtus Jurine. 
A. viduus, Rossi. Faun. Etrusc. II, p. 26. — André, op. cit., T. I, p. 371. 

15 Esemplari & e 9 di Gavarnie, 

Tutti gli esemplari si devono riferire alla varietà priva di macchie 
gialle nei margini laterali del quarto segmento addominale. Questa forma 
nou accennata dall’Andrè e data da Rossi solamente per il maschio, è 
invece’ da Lepeletier de St. Fargeau nella sua Monografia Tenthredine- 
tarum pag. 93, data come la specie tipica, mentre quella descritta da 
Rossi è considerata come varietà. Ora l’osservazione di questa abba- 
stanza numerosa serie dei Pirenei tenderebbe a dimostrare esser l’unica, 
od almeno la più diffusa in queste regioni. 


e ie 


Del resto anche alcuni esemplari di varie regioni italiane da me os- 
servate, possono essere riuniti a questa forma. — Inoltre tre maschi 
presentano le tibie posteriori colorate in giallo, carattere questo riser- 
vato alle sole femmine, mentre tutti gli altri maschi presentano tutte 
le tibie nere. 

Riassumendo adunque, conservando pure come la vera specie tipica 
dell'All. Viduus quella descritta da Rossi e ponendo come varietà quella 
di Lepeletier io direi di potersi considerare e distinguere quattro forme, 
due per la femmina e due per il maschio: 

Q I tipo « Tota atro-coerulea, abdomine solo in medio flavo fasciato 
fascis duabus; quarum anterior integra, posterior tantum latera cingit. 
Pedes uigri, tibiis posticis flavis. Alae atro-coerulae » (ROSSI). 

« d' I tipo. Simile alla femmina con le tibie posteriori gialle, ma 
con una sola fascia gialia posta nel terzo segmento addominale. « Mas 
feminae similis fascia tantum unica » (ROSSI). 

9 II tipo. « Antenne nigrae. Caput atroviolaceum, clipeo emargi- 
nato. Torax atroviolaceus. Abdomen atroviolaceum, segmento 3° albido 
inferius marginato. Pedles atroviolacei, tibiis 2 posticis albidis, apice 
atris. Alae atroviolaceae » (LEP.). 

d' II tipo. Simile alla femmina, ma con le tibie posteriori nero- 
violacee. 

« Mas feminae similis, pedibus tamen omnibus atro-violaceis » (LEP ). 


A.koehleri. Klug. Berl. Mag. VIII, p. 143, n. 113. — Andrò, op. cit., T. I, p. 372. 
1 Esemplare o di La Preste. 


A. tricinetus Fab. Syst. Piez., p. 30, n. 5. — André, op. cit., T. I, p. 388. 

13 Esemplari d' 9 di Gavarnie e Montlouis. 

Un solo maschio presenta la marginatura gialla del terzo segmento 
dell’addome. La marginatura gialla del sesto segmento è molto varia a 
seconda degli individui, alcuni ne sono completamente mancanti, in altri 
è appena accennata, e nel maschio già riferito è invece ben manifesta. 
Tre esemplari di Montlouis, che io credo doversi riferire a questa 
specie, mancano della macchia oscura sulla cellula radiale, e presentano 
lo scudetto giallo e le striscie dell'addome molto marcate. 


A. succinetus Lep. Mon. Tenthr. p. 90, n. 266. — André, op. cit., T. I, p. 101. 
1 Esemplare o di La Preste nel quale sono appena accennate le due 

macchie gialle sui margini laterali del quinto segmento addominale. 

A. schaefferi Klug. Berl. Mag. VIII, p. 139. — André, op. cit., T. I, p. 376. 
8 Esemplari & 9 di Gavarnie e Montlouis. 

A. arcuatus Forst. Nov. Spec. Ins, p. 79. — André, op. cit., T. I, p. 377. 
40 Esemplari 9 9 di Gavarnie, Montlouis, La Preste. 
L'esame di questa ricca serie di intividui serve sempre più a dimostrare 

la grandissima variabilità di questa specie comunissima in tutta Europa. 


— ‘4 — 


Gen. Tenthredo L. 
T. bicineta L. Syst. Nat., I, par. 2, p. 925, n. 31. — André, op. cit., T. I, p. 442. 
7 Esemplari 9 raccolti a Gavarnie. 
T. albicornis Fab. Spec. Ins., I, p. 412. — André, op. cit., T. I, p. 451. 
2 Esemplari 9 dì Gavarnie. 
T. olivacea Klug. Berl. Mag., VIII, p. 193. — André, op. cit., T. I, p. 459. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie. 
T. mesomelas L. Syst. Nat., I, p. 557. — André, op. cit., T. I, p. 460. 
9 Esemplari &' 9 di Gavarnie, 


Gen. Tarpa Fabr. 


T. spissicornis Klug. Ent. Monogr., p. 187, n.3. — André, op. cit., T.I, p. 477. 
5 Esemplari & 9 di Gavarnie e Montlouis. 


Fam. Evaniidae. 


Gen. Gasteruption Latr. 
G. pyrenaicum Guér. Icongr. Cuv. Regn. Anim, p. 406. — André, op. cit., 
vol. VII bis, p. 431. 
4 Esemplari 9 di Gavarnie e Vernet. 


Fam. FEchneumonidae, 


Gen. Ierhneumon L. 

I. fusorius L. Faun. Snec., n. 1598. — G. V. Berthoumieu, Ichneumonides 
d’Europe et des pays limitrophes (Ann. de la Soc. Ent. de Fran., Anni 
1894-95-96), p. 55. 

3 Esemplari 9 di Gavarnie. 

I. pistorius Grav. Ichn. Eur., P. I, p. 231. — Bert., op. cit., p. 96. 
1 Esemplare di Gavarnie. 

I. cessator Mill. Prodr., n. 1833. — Bert., op. cit., p. 118. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie. 

I. confusorius Grav. Ichn. Eur., P. I, p. 276. — Bert., op. cit.. p. 169. 
3 Esemplari d' di Vernet. Gavarnie e Montlonis. 

I. extensorins L. Faun. Snec., n. 1581. — Bert, op. cit, p. 180. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie. 

Gen. Amblyteles Wesm. 

A. repentinus Grav. Ich. Eur., P. I, p. 467. — Bert, op. cit., p. 310. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie. 

A. sputator Fab. Syst. Ent., P. II, p. 153. — Bert,, op. cit., p. 319. 
2 Esemplari 9 di Gavarnie. 

A. castigator Fab. Syst. Piez. — Bert., op. cit., p. 321. 
3 Esemplari &° £ di Gavarnie e Vernet. 


PETRA AA 


Gen. Automalus Wesnî. 
A. trifasciatus Grav. Ich. Eur, P. I, p. 380. — Bert., op. cit., p. 346. 
1 Esemplare & di Gavarnie, 


Gen. Dimotatus Forst. 


D. lnpidator Fab. Syst. Ent., P. II, p. 160. — Bert., op. cit., p. 392. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie. 


Gen. Gryptus Grav. 
C. cyanator Grav. Ich. Eur., P. II, p. 442. 

1 Esemplare 9 di Gavarnie. Le tibie posteriori come pure i tarsi sono 
quasi completamente rossiccie, carattere che potrebbe far ascrivere 
questo individuo alla specie tarsoleucus Grav., ma per il riflesso d’ac- 
ciaio ben manifesto, che presenta l'addome, deve certamente questa fem- 
mina riferirsi alla specie cyanator. 

C. migrator Grav. Ich. Eur., P. II, p. 592. 

6 Esemplari 3 9 di Gavarnie. 


Gen. Exetastes Grav. 


Ex. fornicator Fab. Spec., p. 432, n. 27. — Grav. Ich. Eur., P. III, p. 402. 
2 Esemplari d e 9 di Gavarnie. 


Gen Pimpla Fab. 
P. brevicornis Grav. Ich. Eur., P. III, p. 211. 
2 Esemplari 9 di Gavarnie. 
P. illecebrator Rossi, Mantusa II. — Grav. Ich. Eùr., P. III, p. 223. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie. 


Fam. Chalcididae. 


Gen. FTorymus Dalm. 


T. regius? Nus, Hym. Ich. aff. Mon. 1834, p. 55. — Gustav. Mayr. Die euro. 
pàischen Torymiden (Verhand. der k. k. zool. bot. Gesell. Wien, 1874. 
XXIV Band., p. 95). 

4 Esemplari d° e 9 di Gavarnie e Montlouis che credo debbansi ri- 
ferire a questa specie, quantunque non sia di ciò ben certo, data la 
mancanza di materiale di confronto, e la mia pochissima conoscenza di 
questa difficile famiglia. 


Fam. Chr»sididae, 


Gen. EMampus Spin. 


E. aeneus Panz. — André, op. cit., T. VI, p. 137. 
1 Esemplare 9 di Montlouis. 


sn 


Gen. Hedychrum Latr. 
Hel. lacidulum Fab. Syst. Ent., p. 356, n. 9. — Andr', op. cit , T. VI, p. 221. 
1 Esemplare 9 di Vernet. 


Fam. Scoliadae. 


Gen. Scolia Fab. 


Se. quadripunetata Fab. Syst. Ent., p. 356, n. 8. — Saussure, Catalogus spe- 
cierum generis Scolia, p. 61. 


1 Esemplare 9 di La Preste. 


Fam. Mutillinae. 


Gen. Mutilla L. 
M. earopaea L Syst. Nat. ed. 10, p. 583. — André, op. cit., T. VIII, p. 345. 
4 Esemplari, 3 & ed 1 9 di Gavarnie. 


Fam. Pompilidae. 


Gen, Salius Fab. 


S. sanguinolentus Fab. Syst. Ent., P. II, p. 211, n. 54. 
1 Esemplare & di Montlouis. 


Gen. Pormpilus Fab. 
P. alternatus Lep. Hym., T. III, p. 417, n. 2. 
1 Esemplare & «di Villefranche. 
P. niger Fab. Syst. Ent., p. 350, n. 23. 
2 Esemplari d' 9 di Gavarnie. 
P. gibbus Fab. Syst. Ent, p. 350, n. 23. — Lep. Hym., T. III, p. 435, n. 30. 
2 Esemplari 9 di Gavarnie. 
P. gibbulus Lep. Hym. T. III, p. 436. n. 51. 
2 Esemplari & 9 di Gavarnie. 


Fam. Sphegidae. 


Gen. Ammophila Kirly. 


A. sabulosa L. Faun. Suec., n. 1648. — André, op. cit., T. III, p. 59. 
1 Esemplare 9 raccolto alle sorgenti del Tech. 


Gen. Pelopaeus Latr. 


P. spirifex L. Syst. Nat. 1, p. 942, n. 9. — André, op. cit., T. III, p. 103. 


1 Esemplare 9 di La Preste, con la bocca completamente nera e l’e- 


stremità delle tibie anteriori e medie tutte gialle. 


nt (DSL 


Gen. Trypoxylon Latr. 
T. figulus L. Faun. Suec. — André, op. cit., T. III, p. 216. 
1 Esemplare & di Gavarnie. 


Gen. Crabro Fab. 
(. cephalotes Fab., Syst. Piez. 5. — Lep. Mongr. du G. Crabro, p. 697. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie appartenente alla seconda varietà di Le- 
peletier, varietà priva della linea gialla sullo scudetto e con le fascie 
gialle dell'addome continue. 


Gen. Solenius Lep. 


S. grandis Lep., op. cit, p. 718. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie privo delle macchie gialle del metatorace. 
S. lapidarius Fab., Syst. Piez, n. 6. — Lep,, op. cit, p. 721. 
1 Esemplare 9 di Vernet, che presenta un punto giallo al mezzo del 
margine anteriore dello scudetto, carattere che fa ascrivere questo in- 


dividuo alla varietà seconda di Lepeletier. 


Gen. Thyreopus Lep. 
T. eribrarius Fabr., Syst. Piez., n. 16. — Lep, op..cit., p. 753. 
15 individui d e 9 di Gavarnie e Montlouis appartenenti sia alla specie 
tipica che alle varietà di Lepeletier. i 
T. patellatus Panzer., Faun. Germ., n. 46. — Lep, op. cit., p. 756. 
1 Esemplare &' di Gavarnie. 


Gen. Astatus Latr. 


A. boops Schrank., Enum ins. Aust. ind., p. 384. — Kohl., Die Gattungen 
und Arten der Larriden Autorum, p. 435. 
2 Esemplari o di Gavarnie. 


Gen. Hoplisus Lep. 


Hop. laticinetns Lep, Ann. Soc. Ent. Fran., I, 66, 1 (1832). — Lep., Hym. 
TaellI,. pi 66. 
1 Esemplare d di Gavarnie. 


Fam. Vespidae. 


Gen. Vespa L. 
V. sylvestris Scop., Ent. Carn., 826. — André, op. cit., T. II, p. 589. 
1 Esemplare 9 di Montlouis. 


Gen. Polistes Fab. 
P. gallicus L, Syst. Nat., I, 949, n. 7. — André, op. cit., T. II, p. 606, 
1 Esemplare $ di Montlouis. 


Gion, Etimemes Fab. 
Eu. arbustoruam Panzer, Faun. Ins. Ger., 179, n. 9. — Andrés, op. cit. T. II, 
p. 624. 

1 Esemplare &' di Montlouis. 

Eu. coaretatus L , Syst. Nat. I, 950. — André, op. cit., T. II, p. 644. — var. 
Pomiformis Fab. (non Rossi). 

1 Esemplare d' di La Preste in cui si nota come una tendenza alla 
riduzione della tinta gialla alle semplici linee caratteristiche. Così è nero 
lo scapo delle antenne, il seno degli occhi, lo scudetto, il metanoto; pa- 
rimenti sono molto assottigliate le fascie dell'addome, come pure molto 
piccole le macchie libere del secondo segmento addominale. 

Ho posto questa forma semplicemente come varietà, essendo convinto 
dell'utilità di raccogliere in una sola specie forme molto variabili e si- 
mili. Già ANDRE parlando delle due specie coarctatus e pomiformis fa 
osservare che «les differences entre les deux espèces qui précèdent sont 
trop fugitives pour que l’on puisse les reconnaître dans les descriptions 
des anciens auteurs ». Ora il signor J. M. DUSMET Y ALONSO nel suo 
lavoro: Véspidos, Euménidos y Masdridos de Espana (Memorias de la 
Sociedad Espafio!a de Historia Natural, Tomo II, Memoria 3*, 1903, 
Madrid) riunisce sotto la specie coarctatus L., ben cinque specîe, e cioè: 
E. pomiformis Fab., E. obscurus And., E. mediterraneus Kriechl e E. 
coarctatus L., dicendo che dall’osservazione di oltre 300 esemplari di 
più di 30 località, ha potuto vedere che la « disposiciòn piriforme 6 
campaniforme del peciolo, la falta de franjas claras en los segmentos 
ventrales (E obscurus) la mancha amarilla semicircular del segundo 
segmento ventral (E. mediterraneus) la pilosidad del segundo segmento 
abdominal (E. coarctatus) las manchas amarillas del mesonoto (E. bima- 
culatus) pueden existir 0 faltar, combinàndose de diversas maneras y 
dando lugar a infinidad de tipos intermedios ». Anche il Dott. A. V. 
SCHULTHESS RECHBERG nella Fauna insectorum Helvetiae, Hymenoptera. 
Fam. Diploptera, p. 27, 1887, così pure si esprime: « Als einige Arten 
wurden folgende, Formen beschrieben, die aber, da sie stets uebergànge 
zur Stammform, zeigen als Varietàten zu betrachten sind », e cioè E. pe- 
miformis, mediterraneus e bimaculatus. Io pure ho osservato una cinquan- 
tina di esemplari dell’Italia settentrionale ed anch'io mi sono convinto 
della grande variazione di queste forme; ho visto che si può passare 
ben issimo dal mediterraneus al pomiformis e coarctatus mediante una 
serie di individui, che presentano al secondo segmento ventrale dell’ad- 
dome la macchia gialla in forma di semiluna, oppure macchie più o 
meno congiunte alla marginatura apicale, o semplicemente prolunga- 
menti di questa marginatura gialla. Parimenti la pelosità del secondo 
segmento dell’addome, che distinguerebbe il coarctatus dal pomiformis 
è oltremodo variabile, per cui questa differenza difficilmente può esseré 


0 Da 


messa in evidenza con sicurezza. Non avendo alcun esemplare che si 
possa riferire distintamente alla specie obscurus Andrò, non posso riu- 
dicare sulla variabilità della forma del preziolo. Finalmente in quanto 

al bimaculatus ho trovato due soli esemplari con le macchie vialle del 
mesonoto ben distinte, tutti gli altri non portavano traccia alcuna di 
questa disposizione, ma dato il numero esivuo di esemplari da me esa- 
minati, non sarebbe questo fatto sufficiente a dimostrare che questa 
forma debba esser conservata come specie «distinta, mentre le altre si 
debbano considerare come varietà. 


Gen. Odynmerus Latr. 
O. bifasciatus L., Faun. Suec, p. 419. — Andrò, op. cit, T. II, p. 658, 
1 Esemplare 9 «di La Preste, 
O. pietas Curbis, Brit. Ent, Vol. 3, p. 138. — André, op. cit., T. II, p. 678. 
1 Esemplare &' di Gavarnie senza macchie vialle sullo sendetto. 
0. parietum L., Syst. Nat, Vol. I, p. 572. — André, op. cit., T. II, p. 679. 
1 Esemplare 9 di Vernet. 


Fam, Andrenidae. 


Gen. $Sphecodes Latr. 
S. hispanicus Wesm. — Gessner, Frey. Faun. ins. Hel. Hym. Apid., p. 105. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie. 


Gen. Halietus Latr. 
H. quadriceinetus Fab., Mant. ins., I, p. 305, n. 85. — Smith, British Bees, p. 80. 
3 Esemplari 9 uno di Villefranche e gli altri delle vicinanze della 
Grotta d’Auber. 
H. xantopus Kirby, Mong. Ap. Angl]., II, p. 78, n. 34. — Smith, op. cit., p.81. 
1 Esemplare 9 del Canigou. 
H. albipes Fab., Syst. Ent., II, p. 306, n. 13. — Smith, op. cit., p. 89. 
1 Esemplare o raccolto presso la Grotta d’Auber. 
H. morio Fab., Ent. Syst., II, p. 366, n. 16. — Smith, op. cit., p. 97. 
1 Esemplare 9 dei pressi della Grotta d’'Auber. 
H. minutus Lep, Hym., T. III, p. 277. — Smith, op. cit., p. 100. 
2 Esemplari 9 di Montlouis e Villefranche. 


Gen. Amdrena Fab. 
A. albicans Mill , Zol. Dan. (1776) 1993. — Schmiedeknecht. Apidae Europaeae 
(Die Bienen Europa's), vol. I, p. 121 (535). 
2 Esemplari 9 di Gavarnie, alquanto più piecoli degli individui della 
stessa specie che ho confrontati «e!la collezione Spinola. 
A. hystrix Pérez in Litteris Schmideknecht. — Schmied., op. cit, p. 204 (618). 
1 Fsemplare 9 di La Preste. 


CENTO 


A. floricola Eversm. Bull. de Moscou, T. XXII (1852). — Schmied., op. cit., 
p. 224 (638). 
1 Esemplare 9 di La Preste. 
A. nana Kirby, Mon. Ap. Angl., II, p. 161. — Schmied., op. cit, p. 266 (640). 
1 Esemplare 9 di Vernet. 


Gen. Dasypoda Latr. 
D. panzeri Spin., Ann. Soc. Ent. Fran, VII, p. 508 — Friese, Die Bienen 
Europa’s (Apidae Europaeae) Solitàrie Apiden, Thiel VI, p. 132. 
2 Esemplari 9 di Montlouis. 


Fam. A piasidae. 


Gen. Panurgus Panzer. 
P. calcaratus Scop, Ent. Carn., p. 301. — Friese, op. cit, T. VI, p. 109. 
1 Esemplare 9 di Gavarnie. 
P. dentipes Latr., Encycl. Method. Insect. VIII, p. 719. — Friese, op. cit.; 
TRIVIAL: 
9 Esemplari od e 9 di Montlouis, Vernet e delle sorgenti del Tech. 


Gen. Osmia Panz. 
O. falviventris Panz., Faun. Ger., p. 56, n. 18 — Schmied., op. cit., T. II, 
p. 98 (964). 
1 Esemplare 9 di Gavarnie. 


Gen. Mezachile Latr. 


M. layopoda L., Faun. Suec., Ed. 2%, p 922, n. 1702. — Friese, op. cit., 
TROVI Sp ILS: 
1 Esemplare 9 di Montlouis. 


Gen. Podalirfus Latr. 


P. (Amezilla) bimaeulatus Panz., Faun. Ins. Ger. V, T. 55. — Friese, op, 
Gita der III, sp 0102; 
1 Esemplare o di Montlouis. 


Gen. Psithyrus Lep. 


P. rupestris Fab, Syst. Ent II, p. 320, n. 26. — Schmied., op. cit., T. I, 
p. 12 (396). 

1 Esemplare 9 di Movtlouis riferibile alla varietà 2° (0) di Schmie- 
deknecht, varietà presentante una fascia giallo-grigiastra sul prc - 
torace. 

P. vestalis Foucr., Ent. Par., n. 26. — Schmied., op. cit., T. I, p. 20 (404). 

1 Esemplare o del Canigou privo di pubescenza citrina allo scudetto. 


Se 


Gen. Bombus Latr. 
B. hortorom L., Syst. Nat. 1, p. 960, n. 42. — Schmied., op. cit., T. I, 
p. 43 (292). 
3 Esemplari & e 9 di Gavarnie, La Preste e Canigou. 
B. lapponicus Fab., Syst. Ent. II, p. 318. — Schmied., op. cit., T. I, p. 65 (315). 
1 Esemplare $ del Canigou riferibile alla varietà 3*' di Schmiedeck- 
necht, varietà con il protorace, lo scudetto ed i lati del primo seg- 
mento dell’addome flavi. 
B. pyrenaeus Pérez, Contrib. è la Faun. des Ap. de Fran., p. 11. — Schmied,, 
op. cit., T. I, p: 75 (325). 
1 Esemplare $ di Gavarnie. 
B. sylvarum L., Syst. Nat., p. 960, n. 45. — Schmied., op. cit., T. I, p. 85 (335). 
4 Esemplari & 9 $ di Gavarnie e Montlouis. 
B. agrorum Fab., Syst. Ent., II, p. 321, n. 29. — Schmied., op. cit., T. I, 
p. 91 (341). 
1 Esemplare o del Canigou riferibile alla varietà 1° di Schmiedeck- 
necht avente abdomen solum paucis pilis nigris fasciatum. 
B. pascuorum Scop., Ent. Carn. — Schmied., op. cit., T. I, p. 92 (342). 
9 Esemplari 9 $ di Gavarnie, La Preste e Montlouis. 
B. mollìs Pérez, Contr. è la Faun. des Ap. de Fran. — Schmied., op. cit., 
T. I, p. 110 (360). 
8 Esemplari d 9 $ di Gavarnie, Canigou e Montlouis. 
B. lapidarius L., Syst. Nat., II, p. 960. — Schmied., op. cit., T. I, p. 112 (362). 
1 Esemplare $ raccolto presso la Grotta d’Auber. 
B. terrestris L., Syst. Nat., II, p. 960, n. 41. — Schmied., op. cit., T. I, 
p. 129 (379). 
10 Esemplari 9 $ di Gavarnie, Canigou e Montlouis. Due esemplari 
appartengono alla forma maggiore, tutti gli altri a quella minore. 
B. terrestris L. var. lucorum L., Syst. Nat., II, p. 961, n. 48. — Schmied,, 
op. cit., T. I, p. 131 (381). 
2 Esemplari 9 di Gavarnie, uno della forma maggiore, l’altro della 
minore. 
B. terrestris L. var. sporadicus Nylander, Ap. Bor., 233. Schmied., op. cit., 
PD. E,-po 131 (881). 
4 Esemplari 9 $ di Montlouis e Canigou. 


Gen. Apis auctorum. 


A. mellefica L., Faun. Suec. — Lep., Hymenopt., T. I, p. 401. 
2 Esemplari $ di Montlouis e Vernet Les Bains. 


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OPERE CITATE. 


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AsaMEAD W. H. — Classification of the Chalcid. Flies. (iremole of the 
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1901). 
De Saussure HEN. — Catalogus Specierum generis Scolia. 
Dours A. — Catalogue synonymique des Hyménoptères de France. 


FrIese Hein. — Die Bienen Europa’s (Apidae Europeae) Solitàre Apiden. 

Kirby W. F. — Lisf of Hymenoptera with descriptions and figures of the 
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dungen der k. k. zool. bot. Geselschaft. Wien, XXXIV Band, 1885). 

LEPELETIER DE ST-FARGEAU A. — Monographia Tenthredinetarum. 

— — Histoire Naturelle des Insectes. Hyménoptères. 

— — Monographie du Genre Crabro. Ann. Soc. Ent. de France, T. III, 1834. 

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Geselsch. Wien XXIV, Band. 1874). 

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SwitH Frep. — Catalogue of Hymenopterous Insects in the collection of the 
Britsh Museum. 

— — Catalogue of the British Bees. 

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rischen Gesellschaft, 1887 e seguito). 


1666 - Tip. Pietro Gerbone, Via Gaudenzio Ferrari, 3, Torino. 


IL 


3 2044 106 299 2 


Date Due