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Full text of "Bollettino dei Musei di zoologia ed anatomia comparata della R. Università di Torino"

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Musei di Zoologia ed Anatomia Comparata 


della R. Università di Torino 


VOL. VII - 892 


N. 112-135 


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TORINO 
TIPOGRAFIA CARLO GUADAGNINI 


Via Gaudenzio Ferrari, 3. 


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127. 
128. 


» 129. 
130. 


- 131. 
. 132. 
133. 
. 134. 


. 135. 


INDICE 


Peracca (M. G.). Descrizione di muove specie di Re/tili e Anfibi di 
Madagascar (con una tavola). 

Camerano (LorENzO). Il conte Alessandro Pericle Ninni. 

Rosa (DANIELE). I terricoli esotici dell'I. R. Museo di storia naturale 
di Vienna. (Riassunto). 

Griffini (AcHiLLe). Sulla variabilità delle apofisi metasternali nel 
Dytiscus marginalis L. 

Giglio-Tos (E.). Sul parassitismo di una Larva d’Aricia in un Ca- 
rabo. (Riassunto e nota complementare). 

Giglio-Tos (E.). Un nuovo genere di Sirfidî « Camerania ». 

Giglio-Tvs (E.). Sui due generi di Sirfidî Rhopalosyrphus ed Ome- 
gasyrphus. 

Rosa (D.). Kynotus Michaelsenii n. sp. 

Camera (CARLO). Ricerche sui Copepodi liberi del Piemonte. 

Sacco (FEDERICO). I molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della 
Liguria. (Sunto). 

Rosa (DANIELE). Descrizione dell’A/lolobophora Festae n. sp. 

Giglio-Tos (E.}. Diagnosi di nuove specie di Ditteri. 

Camerano (Lorenzo). Ricerche intorno al parassitismo ed allo svi- 
luppo del Gordius pustulosus Baird. 

Griffini (AcHILLE). Sui generi Anonconotus Camerano e Analota 
Brunner. 

Camerano (LorENZo). Nota intorno al modo di preparare i grossi pezzi 
miologici. 

Monticelli (FR. SAVERIO). Nota intorno a due forme di Cestod? (con 
tavola). 

Pollonera (CARLO). Note su alcuni gruppi di specie del genere Xe- 
rophila. 

Festa \EnRIco). I pesci del Piemonte. 

Rosa (DANIELE). Descrizione dell'AZlolobophora smaragdina n. sp. di 
lumbricide. 

Rosa (DANIELE). Megascolex Templetonianus n. sp. (Nota preventiva). 

Giglio-Tos (E.). Diagnosi di nuove specie di Ditterz. 

Griffini (AcHiLLE). Locustidi raccolti nella Valtravaglia. 

Camerano (LorENzo). Ricerche intorno alla forza assoluta dei muscoli 
degli insetti. Muscoli flessori delle mandibole dei coleotteri. (Nota 
preventiva). 

Salvadori (Tommaso). Descrizione di una nuova specie di colombo del 
genere Plélopus. 


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Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


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N. 112 pubblicato il 18 Gennaio 1892 Voc. VII 


Dott. M. G. PERACCA 


Descrizione di nuove specie di Rettili e Anfibi 
di Madagascar. 


Dromicus dolicocercus n. sp. 


Capo assai allungato, molto distinto dal tronco; muso largo, arrotondato, 
sporgente alquanto sulla mandibola inferiore; occhio mediocremente 
grande, il cui diametro supera di poco la distanza che intercede tra il 
margine anteriore dell'occhio e la narice. 

Corpo sottile, appena più grosso nella regione ventrale, a sezione sub- 
triangolare; coda sottile, lunghissima, più lunga della metà della lun- 
ghezza totale del capo e del corpo insieme. 

Rostrale poco elevato, che non raggiunge la faccia superiore del capo, 
eguale in altezza alla metà circa della sua larghezza, di forma campa- 
nulata, eptagonale, ad angoli arrotondati. 

Internasali più larghi che lunghi, della metà più piccoli dei prefron- 
tali, in contatto col rostrale, coi due nasali e coi prefrontali. 

Prefrontali esagonali irregolari in contatto coi tre lati più lunghi, ri- 
spettivamente, tra di loro, cogli internasali, col frontale e coi tre lati 
più brevi, col postnasale, col loreale, col preoculare e col sopraoculare. 

Frontale pentagonale, più corto dei parietali, di poco più lungo però 
della sutura interparietale, eccedente la lunghezza che separa il suo 
margine anteriore dalla punta del muso, di una lunghezza eguale alla 
sutura tra gl’internasali. Esso è in contatto coi pretrontali, coi sopra- 
oculari e coi parietali. 

Narici aprentisi all'angolo posterior-superiore dello scudetto nasale, 
che è in contatto col rostrale, coll’internasale, col postnasale , coll’an- 
golo anterior-superiore della 2° labiale e colla 1% labiale, Uno scudetto 


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postnasale in contatto coll’internasale, col prefrontale col loreale e colla 
2 labiale. 

Uno scudetto loreale, quadrangolare, piccolo, in contatto col postna- 
sale, col prefrontale, col preoculare, colla 2* e 3* labiale. Un preoculare 
alto, più stretto in basso. Tre postoculari piccoli, di cui il mediano è 
il più lungo e l’inferiore è il più piccolo. Temporali 1 + 2 + 3. Sopra- 
labiali in numero di otto, di cui la 4* e la 5* costituiscono il margine 
inferiore dell'orbita. 

Cinque labiali inferiori in contatto collo scudetto mentale anteriore. 
Scudetti mentali posteriori eguali in lunghezza agli anteriori, ma alquanto 
più stretti, abbraccianti la 1* squama ventrale. 

Scaglie del corpo romboidali-allungate, ad angoli arrotondati, liscie, 
in 17 serie, di cui le mediane sensibilmente più piccole. 

Scaglie ventrali in numero di 160; anale divisa; sottocaudali @@t_/6%, 


Colorazione. — Capo e parti superiori grigio biancastro intenso ; ro- 
strale, labbro, gola bianco-giallicci; regioni laterali del corpo bianco- 
gialliccie. 


Sulla nuca vedesi una macchia ovalare bianco-gialliccia, marginata 
di nero. 

Sul collo vedonsi 7 od 8 macchie nerastre indistinte, che si dileguano 
sul dorso, dove ad intervalli sì osservano sulla linea mediana dei gruppi 
di scaglie marginate di nero. — Sulla regione superiore della coda do- 
mina un colore giallognolo e sulla linea mediana si osserva una sottile 
ma intensa linea nera, che si estende sino alla punta della coda. Dal- 
l’angolo posteriore dell’occhio parte un’intensa linea nera che si dirige 
- all'angolo della bocca e di qui sui lati del corpo, limitando così più o 
meno nettamente il bruno-nerastro delle parti superiori dal bianco-gial- 
lognolo rossastro dei fianchi. 

A poca distanza però dal capo, questa linea nera si interrompe e si 
risolve in una serie di macchie nere allungate, che si trasformano alla 
loro volta, sempre nella direzione della linea nera primitiva, in una 
serie di tratti neri che ad intervalli orlano le scaglie dei fianchi. 

A mezzo centimetro circa di distanza dall'angolo della bocca parte 
un’altra linea nera, assai grossa; che si estende nettissima fino alla 
punta della coda e che corre in parte sul margine degli urostegi , in 
parte su!la serie inferiore delle scaglie del corpo. Questa linea è orlata 
di bianco gialliccio al suo margine inferiore. La regione inferiore è di 
un nero-grigiastro, che si affievolisce man mano verso la coda. 

Capo e corpo... . m. 0,260 
Goda > 3°... 8 0, 62 
Il Dott. Ginther (1) ha descritto un Dromicus macrocercus di Ma- 


(1) Ann. and Magaz. of Nat. Hist., 1882. Vol. 1X, V serie, pag. 265. 


e nd 


dagascar che conta 153 scudetti sottocaudali. Ho creduto, nello sta- 
bilire il nome specifico, indispensabile ‘di ricordare la straordinaria 
lunghezza della coda della nuova specie (d0Ax0s = allungato). 

Un solo esemplare. 

Località. — Madagascar — Valle dell'Unibi (Andrangoloka). 


Tachymenis Boulengerii n. sp. 


Capo tozzo, ovalare, poco distinto dal tronco. Muso alquanto appun- 
tito, arrotondato. Occhio piuttosto piccolo. 

Corpo tozzo, più alto che largo, di sezione ovalare, col ventre appiat- 
tito. Coda grossa e breve, appuntita. 

Rostrale convesso, sporgente, eptagonale, più largo che alto, appena 
visibile dalla faccia superiore del capo, in contatto coi due lati più corti, 
cogli internasali. 

Internasali grandi, di poco più piccoli dei prefrontali , triangolari, 
coll’angolo anteriore-interno tagliato, in contatto col rostrale. Essi sono 
in contatto inoltre coi due nasali, coll’angolo antero-superiore del loreale 
superiore e coi prefrontali. Prefrontali pentagonali in contatto col fron- 
tale, col sopraoculare, col preoculare e col loreale superiore. 

Frontale esagonale, allungato , due volte più lungo che largo, coi 
margini laterali assolutamente paralleli, più corto dei parietali , oltre- 
passante di un terzo la distanza che intercede tra l’angolo anteriore del 
frontale e la punta del muso. 

Sopraoculari esagonali, a margini curvi, presso a poco della stessa 
grandezza del frontale. Narici aprentisi nell'angolo postero-superiore 
del nasale, che è in contatto col rostrale , cogli internasali , col post- 
nasale e colla 1* labiale. Un postnasale più piccolo del nasale, in con- 
tatto col nasale, cogli internasali, coi due loreali e colla 1* labiale. 

Due loreali sovrapposti, uno superiore quadrangolare, oblungo, in 
contatto cogli internasali, coi prefrontali, col preoculare, col loreale 
inferiore e col postnasale; uno inferiore più grande del doppio del su- 
periore , in contatto col postnasale, coll’angolo postero-superiore della 
1* labiale, colla 2* labiale e col preoculare. Un preoculare. Due post- 
oculari a destra, di cui il superiore più grande. A sinistra il post- 
oculare inferiore è diviso in due. 

Temporali 1 + 2. Labiali superiori sette, di cui la 8° e la 4° fanno 
parte dell’orbita. Quattro labiali inferiori in contatto col 1° scudetto 
mentale. Il 2° paio di scudetti mentali supera di '/s la lunghezza del 
1° paio. i 

Scaglie del corpo romboidali, ad angolo posteriore arrotondato, li- 
scie e lucenti, in 19 serie, le mediane quasi tanto grandi quanto le la- 
terali. Scaglie ventrali in numero di 137; anale intera; sottocaudali W8t_ 77, 


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Colorazione. — Capo bruno chiaro. Due macchie semilunari giallo- 
arancio si estendono dalla regione temporale ai lati della gola, abbrac- 
ciando l’angolo della bocca alla distanza di circa 2 millimetri. Le 
labbra e la rostrale sono fittamente punteggiate di nero. Sulla 2*, 3, 
4%, 5*, 6* labiale superiore e sulla 3*, 4*, 5*, 6* labiale inferiore spicca 
una macchia bianco-giallognola vivacissima, orlata di nero. Sul 2° paio 
di scudetti mentali e sulla gola si vedono pure qua e là delle macchie 
bianchiccie. Il corpo e la coda sono bruni, finamente punteggiati di 
nero grigiastro, sopratutto sui fianchi. Questa colorazione si estende 
fino sulle parti laterali dei gastro- ed uro-stegi. Qua e là sul corpo sì 
vedono delle piccolissime macchie giallognole. La faccia inferiore del 
corpo e della coda è di un giallo aranciato uniforme. 


Capo @ corpo id IN. 30 
Coda a ce PRO 
Un solo esemplare. 
Località. — Madagascar -—— Valle dell’Umbi (Andrangoloka). 


Rhacophorus Boulengerii n. sp. 


Denti vomerini in due linee oblique, convergenti all’indietro, che co- 
minciano a metà del margine interno delle coane, oltrepassando di poco 
all'indietro una linea che riunisce i margini posteriori dei palatini 
(margine anteriore delle orbite). I due gruppi all’indietro sono più vi- 
cini tra di loro che non ciascuno anteriormente al margine interno della 
coana dello stesso lato. Lingua assai grande, bifida, con due punte ar- 
rotondate, provvista sul suo margine aderente e nella regione anteriore 
di piccole papille sferiche appena visibili. Muso sub-rotondo. CantRus 
rostratis pronunciatissimo tra gli occhi e le narici, sub-rotondo dalle 
narici all’apice del muso. Narici prominenti, più vicine alla punta del 
muso che all'occhio. Regione loreale piuttosto depressa, sopratutto sotto 
e dietro le narici. 

Spazio interorbitale due volte più largo della palpebra superiore. Tim- 
pano poco distinto, piccolo, misurante due terzi del diametro dell'occhio, 
sormontato da una piccola piega cutanea che lo contorna in alto ed 
indietro, passa dietro l’angolo della bocca e si perde tra le pieghe della 
gola. 

Dita delle estremità anteriori appena palmate. Dita delle estremità 
posteriori quasi interamente palmate. Dischi delle dita delle estremità 
anteriori sub-triangolari, che raggiungono la metà circa della grandezza 
del timpano, due volte circa più grandi dei dischi poco sviluppati delle 
dita dei piedi. Tubercoli sottoarticolari poco sviluppati. Un piccolo tu- 
bercolo metatarsale interno, falciforme, Tirando in avanti lungo il corpo, 
le estremità posteriori, l’articolazione tibio-metatarsale oltrepassa dî 


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poco l'angolo anteriore (interno) dell’occhio. La pelle è liscia superior- 
mente, granulare inferiormente, salvo sotto la gola, nella regione dello 
sterno ed alla faccia interna degli arti anteriori e delle tibie. 

Colorazione. — Regioni superiori del corpo e delle estremità di un 
bianco-verdognolo mascherato in parte sulle labbra, attorno al timpano, 
sul capo tra gli occhi da un fine ed indeciso reticolo nero. Sulle labbra si 
vedono alcune macchie nere più grandi. Le narici si aprono in una sot- 
tile striscia nera, che discende dalle narici verticalmente sulla punta 
del muso. Due linee nere parallele sinuose, interrotte, distanti tra loro 
di circa 1”” e ‘/, riuniscono i due occhi. 

Sul dorso tra le spalle vedonsi quattro macchie lineari, sinuose, nere, 
molto spiccate, che ricordano la figura di un X, di cui mancasse il 
punto d’intersezione delle due sbarre. Sui fianchi osservasi una serie 
di macchie nere grandi, frastagliate, che limitano degli spazi tinti in 
bianco-verdognolo chiarissimo. La faccia superiore delle coscie presenta 
5 o 6 sbarre nere. La faccia esterna superiore delle gambe e dei piedi 
presenta pure più o meno evidenti delle sbarre nere. La faccia poste- 
riore delle coscie, nascoste quando l’animale è in-riposo dalla flessione 
delle gambe, è di un colore bruno nerastro pallido. Il ventre è di un 
bianco gialliccio sudicio; la faccia inferiore degli arti, sopratutto dei 
posteriori, è di un giallo più deciso e vivace. La gola bianco-gialla si 
fa bruno-nera verso le labbra, dove si osserva una serie di piccole 
macchie irregolarmente disposte, di un bianco-verdognolo vivace. 

Dalla punta del muso all’apertura anale 47"", 

Due esemplari. 

Località. — Madagascar — Valle dell’Umbi (Andrangoloka). 


Oltre a queste specie la collezione comprendeva un discreto numero 
di Sauri, di Ofidi e di Batraci, di cui renderò conto in una prossima 
nota. Avendo comunicato gli Ofidi ed i Batraci al Dott. G. A. Boulenger 
del Museo Britannico, non potendomi allora occupare immediatamente 
dello studio della collezione e non presentando i Sauri novità di sorta, 
egli ebbe la squisita cortesia di indicarmi le specie nuove sopra descritte, 
incoraggiandomi a descriverle io stesso. Sono lieto di porger qui al mio 
amico Dott. Boulenger i miei ringraziamenti più cordiali per tanta di- 
sinteressata cortesia, 


Le specie nuove qui descritte furono donate al museo zoologico di 
Torino. 


SPIEGAZIONI! DELLA TAVOLA 


Fig. I. a. b. c. d. — Dromicus dolicocercus. 
Fig. II. a. b. c. d. — Tacrymenis Boulengerii. 
Fig. III. — Rhacophorus Boulengerii, 


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Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


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N. 4435 pubblicato il 4 Febbraio 1892 Vor. VII 


Prof. LORENZO CAMERANO 


IL CONTE ALESSANDRO PERICLE NINNI. 


Cenni biografici. 


Nell'ora decima del giorno '7 gennaio 1892 moriva in Venezia, dopo 
brevissima malattia, il Conte Alessandro Pericle Ninni. La sua morte 
è perdita grave per la scienza e in particolar modo per la Zoologia 
italiana. 

Il Ninni, greco di origine, ma italiano di nascita, di elezione e di 
studi, nacque in Venezia nel 1837 dal Cav. Cristo Ninni, greco, e da 
Maria Polo, trevigiana. Compiutìi gli studi secondari nel Ginnasio-Liceo 
Marco Foscarini, si laureava in Scienze Naturali nell’Università di 
Modena. Ritornato in Venezia, consacrò il suo versatile ingegno, la sua 
inesauribile attività allo studio non solo della fauna veneta, ma di tutti 
i problemi economicì e scientifici che in qualche guisa potevano inte- 
ressare la sua diletta città nativa. Nello studio della stessa filologia appli- 
cata ai dialetti locali nell’archeologia e nella numismatica esercitò l’a- 
cuta sua osservazione , e intorno a questi argomenti, come intorno a 
tutti quelli dei quali si occupò, lasciò lavori che verranno sempre con- 
sultati con frutto dagli studiosi. 

« Onore a lui, come disse Paolo Fambri nell’annunziare la morte del 
Ninni ai colleghi del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 
onore a lui che pur versando nelle condizioni che sogliono determinare 
l’inazione piacevole e sicura, e trovandosi in un ambiente nel quale il 
lavoro ha tante amarezze e l’ozio tanti sorrisi, optò pel lavoro e per 
la lotta ». 

Nel 1868 così scriveva di lui il Comm. Edoardo de Betta nella pre- 
fazione del suo lavoro sui Rettili ed Anfibi di Grecia (1): 


(1) Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, serie III, vol, XIII, 
1868. 


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« Lo studiosissimo e già valente zoologo nostro - collega Alessandro 
Ninni recavasi in estate del 1863 nella Grecia, ove veniva chiamato 
da particolari interessi della sua famiglia. Obbligato anche a colà trat- 
tenersi per alcuni mesi, nè potendo egli mai disgiungersi, neppure di 
mezzo agli affari, da quell'amore vivissimo che porta alla scienza, non 
volle parimente che tempo perduto pe’ suoi prediletti studi avesse a 
sortire quello a trascorrersi nella. per lui nuova dimora, e datosi quindi 
sollecito pensiero della Fauna di quel paese, ben presto gli riuscì anche 
di scorgerne ed apprezzarne il particolare interesse nella copia e nella 
importanza stessa degli animali che vi trovò o che conobbe nel Museo 
di Atene, cortesemente aperto a’ suoi studi da quei preclarissimi signori 
che sono il Dott. S. De Heldric ed il Prof. Mitzopoulos. 

« Tornato quindi fra noi ricco di cognizioni e di oggetti e sopratutto 
di una copiosa, collezione. di. pesci, di, quella, regione., con molti Rettili 
ed Anfibi ivi pure da lui raccolti’, o dalla squisita gentilezza dei pre- 
lodati signori ceduti a lui, fra i molti esemplari che se ne custodivano 
in quel Museo, il Ninni, generoso sempre e con tutti, della sua genero- 
sità volle dare a me una ben larga prova col farmi cessione di pressochè 
tutti i Rettili ed' Anfibi di colà recati. ) 

« E quel prezioso dono mi veniva accompagnato dall’ottimo amico con 
un invito che ancora più ci appalesa l’amor suo alla scienza; l’invito 
ad occuparmi dello studio e della determinazione di quegli animali, acciò 
ne facessi quella illustrazione che fosse stata del caso nell’interesse della 
scienza stessa. .... » 

Il Ninni, generoso sempre e con tutti, diceva il De Betta, e tale fu 
sempre e con tutti sino alla sua morte. Nessuno sì rivolgeva per avere 
o ragguagli, o consigli, o per avere oggetti di studio che il Ninni con 
gentilezza e disinteresse più unici che rari non cercasse in tutti i modi 
di soddisfarlo. 

Il Museo Zoologico di Torino, ad esempio, deve al Ninni preziose 
serie di Rettili, Anfibi, Vermi e Molluschi delle varie regioni del Veneto. 
Non meno preziosi materiali di studio egli donò al British Museum di 
Londra e ai vari cultori della Erpetologia in Francia, in Germania, ecc., 
e per questa ragione e pei suoi numerosi lavori, in breve, egli fu. noto 
a tutti gli studiosi. Chi legge le pubblicazioni del Boulenger, del La- 
taste, dell'Héron Royer, del Bedriaga e di altri molti trova molto 
spesso. citato con onore il nome del Ninni, il che dimostra in quale alto 
conto siano tenuti dai cultori delle scienze gli scritti e l’opera del Ninni 
stesso. 

Numerose società scientifiche italiane e straniere lo vollero fra i loro 
membri. Basti il ricordare qui il R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere 
ed Arti, l'Ateneo Veneto, l'Ateneo di Treviso, dei quali era socio ef- 
fettivo, la Società Zoologica e Botanica di Vienna, della quale era socio 
onorario, la Società Zoologica di Francia, la Società Cesarea di Mosca, 


— È a 


la Società Malacologica di Francia, la Società Italiana di Scienze Na- 
turali, la Società Entomologica, la Società Veneto-Trentina di Scienze 
Naturali, della quale fu anche vice-presidente ed altre. Titoli cavallereschi 
ebbe dal Governo italiano, dal Re di Grecia, dall'Imperatore d'Austria e 
dall'Imperatore di Russia. Ma egli tuttavia non menava vanto alcuno di 
tali onorificenze non per falsa modestia, ma perchè era a lui di molto 
maggior soddisfazione e più gradito compenso alle sue fatiche la sco- 
perta di un fatto nuovo nei numerosi rami di scienza che con tanto 
amore coltivava. 


Ma ad attestare l’opera feconda del Ninni non rimangono solo gli 
seritti dei quali parlerò più sotto. Il Ninni, ben comprendendo l’impor- 
tanza grande delle collezioni faunistiche locali, pose ogni sua cura a 
riunire una raccolta degli animali del Veneto, raccolta che generosa- 
mente donò parte’ al Museo Civico di Venezia, del quale era membro 
direttivo, e parte al Museo dell'Istituto Veneto. Egli fondò a Breda di 
Piave una stanza d’incubazione pei Salmonidi e fece ripetutamente su 
vasta scala immissioni di avanotti nelle acque del Piave, della Brenta, 
della Livenza, ecc., le quali diedero ottimi risultati con benefizio grande 
dell'industria della pesca (1). 

Il Ninni si adoperò pure, unitamente ai membri della Commissione 
consultiva per la pesca, per fondare presso Venezia una stazione z00- 
logica, la quale servisse ad un tempo allo studio della fauna marina e 
agli esperimenti di piscicultura; disgraziatamente per circostanze di varia 
natura questo disegno non venne tradotto in atto (2). Nè deve essere 
dimenticato qui che egli fu per molti anni membro ed anima della Com- 
missione centrale della pasca presso il Ministero d’Agricoltura e della 
Commissione regionale della pesca di Venezia; nè si devono dimenticare 
le complete raccolte di attrezzi da pesca, di modelli, di dati statistici, ecc,, 
che ad illustrazione della industria della pesca del Veneto egli inviò a 
varie Esposizioni e che furono meritamente premiate (3). Egli si occupò 
pure di numismatica, e lasciò una raccolta assai importante di monete e 
medaglie venete e romane. 


I numerosi scritti del Ninni si possono dividere: 1° in quelli che si 


(1) La stanza di incubazione per i Salmonidi, Venezia, 1887. 

(2) Venezia e la Stazione Zoologica, Venezia, 1887 — Giornale il Tempo 
157, 1887 — Il Veneto agricolo, anvo VII, 1877, pag. 171. 

(3) Saggio dei prodotti e dell’industria della pesca nelle Lagune è nel mare 
di Venezia; inviato all’Esposizione internazionale della pesca di Berlino. — 
Catalogo generale dell'Esposizione italiana 1880. — Modelli degli arnesi usati 
dai pescatori vaganti della Laguna di Venezia, inviati all'Esposizione indu- 
striale di Milano. Venezia, 1881. 


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riferiscono ad argomenti di zoologia pura; 2° in quelli che si riferiscono 
ad argomenti di zoologia applicata all'agricoltura, alla piscicultura, alla 
caccia ed alla pesca; 3° in quelli che si riferiscono alla filologia dia- 
lettuale e all'archeologia; 4° in quelli che si riferiscono ai lavori delle 
Commissioni governative e provinciali per la caccia e per la pesca € 
a questioni economiche riguardanti la provincia di Venezia. 

Fra gli scritti di zoologia pura sì riferiscono ad argomenti faunistici 
generali i seguenti : 

Synopsîs iconographiae faune italicae Caroli Luciani Bonaparte. 
Fascicolo I. Venezia, 1868. 

Delle emigrazioni degli animali nelle provincie venete. Memoria letta 
nella tornata del 1° marzo 1866 nell’Ateneo di Treviso. Venezia, 1866. 

Questo lavoro è molto interessante pei fatti che fa conoscere e perchè 
dimostra nell’Autore larghezza di vedute zoologiche sopra un argomento 
di molta importanza e che malgrado i molti studi faîti dai naturalisti 
è ben lungi dall’essere conosciuto e spiegato in modo soddisfacente. 

La seconda parte di questo lavoro comprende un « Prospetto delle 
specie dei Mammiferi e degli Uccelli delle Provincie Venete, con cenni 
sulle epoche nelle quali si fanno vedere, sulla loro frequenza sui luoghi 
che prediligono, ecc. » 

Basta l’annunzio di questo titolo perchè chiunque conosca la diligenza 
e la coscienza colla quale il Ninni procedeva nelle sue ricerche ne si 
prezzi senz'altro l’importanza. 

La Provincia di Venezia. — Monografia statistica-economica-am- 
ministrativa, coordinata dal Conte Luigi Sormani Moretti. — Venezia, 
G. Antonelli, 1880-81. In collaborazione col dott. F. Trois la parte ri- 
guardante la Fauna, la Pesca e la Caccia. 

Questo lavoro è utilissimo, poichè dà un quadro completo degli ani- 
mali che sino al 1881 erano stati osservati nelle Provincie Venete. 

Fra i lavori che si riferiscono a particolari gruppi di animali sono 
da menzionarsi anzitutto il 

Catalogo degli Uccelli del Veneto — Rapaci — Rampicanti — Pas- 


seracei. — Comentario della Fauna, Flora e Gea del Veneto e Trentino. 
Tipografia del Commercio. 
Colombe — Gralle — Palmipedi -—- pubblicati a parte. Venezia, 


1870 ed i Materiali per una Fauna Veneta. — Atti dell’Istituto Veneto 
di Sc., Lett. ed Arti, vol. IV, ser. V, 1877-78; vol. V, ser. V, 1878-80, 
i quali comprendono: 

1. Chiroptera — 2. Callionymus — 3. Zeus — 4. Gadus — 5. Bufo 
— 6. Aves. 

Questi due lavori del Ninni sono ricchi di molte osservazioni non solo 
intorno alla morfologia delle specie del Veneto, ma eziandio intorno ai 
loro costumi, e costituiscono una miniera importantissima di fatti ben 
osservati e ben descritti. 


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il Ninni con lavori successivi sopra i Chirotteri e sui Rosicanti pub- 
blicò nuovi fatti intorno a questi animali nel Veneto. È in particolar 
modo da ricordarsi il suo lavoro sui Rosicanti veneti. Così pure 
con numerosi lavori, indicati nell’Elenco bibliografico unito a questo 
scritto, egli continuò a portare un contributo notevolissimo alla cono- 
scenza dell’avifauna veneta. Menzioniamo, fra le altre, le memorie in- 
torno alle Acredule del Veneto, quella sulle mute del Larus melano- 
cephalus e del Larus canus, quella sulla Somateria moltissima e sul 
Phalaropus fulicarius. 

I Pesci vennero dal Ninni studiati con non minore amore dei Mam- 
miferi e degli Uccelli, sia dal punto di vista tassonomico , sia per ciò 
che riguarda la loro biologia ed il loro allevamento artificiale. Ricor- 
diamo qui principalmente i Cenni sui Pescî della Provincia di Treviso 
e sulla introduzione în essa della piîscicultura — le note Sui Pesci 
che nidificano nella Laguna di Venezia — il Catalogo dei Chiozzi 
dell’Adriatico — i lavori sugli Anacantini dell’ Adriatico — le osser- 
vazioni sul genere Lepidopus e sulla mortalità delle Angmuilte. 

Sempre rimanendo nel campo della zoologia pura, troviamo numerosi 
— lavori del Ninni intorno ai Rettili e Batraci del Veneto. Con questi la- 
vori il Ninni ha corretto non solo molte inesattezze degli Autori, che 
prima di lui sì erano occupati dell’Erpetologia veneta, ma ha dato alla 
scienza molti fatti nuovi, osservati con grande diligenza. Sono in questo 
campo particolarmente importanti le osservazioni sul Bufo calamita 
e sui costumi del Bufo viridis; le osservazioni sul Proteo anguino e 
sulla Lacerta nigropunctata , le sue note sui Tropidonotus e sulle 
Vipere del Veneto; le osservazioni sul Triîton cristatus s. sp. Kare- 
Zinîi e infine le osservazioni sui tempi nei quali gli Anfibi anuri del 
Veneto entrano in amore. 

Il Ninni diede pure opera allo studio di vari gruppi di Invertebrati. 
Un suo lavoro riguarda il genere Cofhurnia fra gli Infusori, genere 
del quale si occupò pure in un altro lavoro intorno alla Mortu/lità dei 
Gamberi. Nell'anno 1884 egli ci diede un Catalogo dei Ce/a/opodî di- 
branchiati dell’Adriatico, dei quali egli aveva donato la raccolta al 
Museo Civico di Venezia; 

Fra gli Artropodi il Ninni studiò in due lavori gli Aracnidi veneti 
e fece interessanti osservazioni « Sugli effetti della puntura di uno 
Scorpione » e sopra la tela dell’ Epeîra umbratica. 

Egli ci diede parecchi lavori sugli Ortotlerî veneti e una serie di os- 
servazioni assai interessanti intorno ad una invasione di Vanessa cardui. 

Con grande amore poi egli si occupò dello studio del Gambero /lu- 
viatile italiano, delle sue malattie, del suo allevamento, ecc. 

Non meno numerosi sono gli scritti del Ninni che si riferiscono agli 
animali in rapporto coll’agricoltura, colla pesca e colla caccia. Già si 
sono menzionati i suoi lavori sulla mortalità delle Anguille e del Gam- 


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bero comune; aggiungiamo qui la menzione delle sue osservazioni sulla 
Oenophtiria pilleriana , sulla Larva roditrice del frumento ; le sue 
osservazioni sulla Pesca deî Barboncini e delle Triolette; sulla Caccia 
degli Uccelli acquatici, con una interessante lista di alcune voci e frasi 
più in uso tra i cacciatori di Valle; le sue osservazioni sui regolamenti 
e progetti della caccia e della pesca, ece. 

I lavori infine che riguardano l’Araldica pescatoria; i segni prealfa- 
betici dei pescatori Clodiensi ; le superstizioni, proverbi, ecc.; il lavoro 
sulla somatomanzia; le sue Giunte e correzioni al dizionario del dia- 
leito veneziano e i Materiali per un vocabolario della lingua rusticana 
del contado di Treviso, come pure la Carta topografica delle coste 
italiane da Porto Buso a Monte Conero, colle denominazioni usate dai 
pescatori Veneti, uno degli ultimi suoi lavori, sono un preziosissimo 
contributo agli studi di filologia dialettuale e allo studio delle credenze 
e dei costumi popolari ed al Folk-lore. 

Questi lavori sono condotti con diligenza grandissima e dimostrano 
la grande versatilità dell’ingegno del Ninni e nello stesso tempo sono 
prova della sua infaticabile attività. 

Secondo quanto mi serive cortesemente il Dottor Giuseppe Scarpa, 
intimo amico del Ninni, questi lasciò un’opera inedita sui Platelminti 
e sopra altri Vermi intestinali dell'Uomo e dei Vertebrati. 


Tutti i lavori del Ninni sono redatti con concisione, chiarezza e pre: 
cisione grandi; i suoi catalogi faunistici sono il risultato di studi fatti 
su raccolte numerose, di studi fatti direttamente sugli animali, di guisa 
che costituiscono, nel senso esatto della parola, materiali solidissimi per 
una Fauna veneta. 

Io mi auguro pel bene d’Italia e pel progresso della scienza che molti 
vogliano seguire l’esempio di una vita esemplare come quella del Ninni, 
il quale tutta la spese a pro’ del bene e alla ricerca del vero. 


——*gr@199== 


Scritti di A. P. Ninni (1). 


2° O 


l. Sopra un Pesce del genere Lepidopus pescato nel Quarnero. — Venezia, 
1862. — Atti Istituto Veneto, ser. III, vol. VII. 

2. Cenni sui Pesci della provincia di Treviso e sulla introduzione in essa 
della Pescicoltura. — Venezia, 1863. 

3. Notizie intorno agli animali vertebrati della provincia di Treviso, colla 
indicazione delle altre specie fino ad ora trovate nelle Venete provincie. 
I Mammiferi. — Venezia, 1864. 

4, Sulla mortalità dei Gamberi nel Veneto e più particolarmente nella pro- 
vincia Trevigiana. — Venezia, 1865. — Atti Istituto Veneto, vol. X, 
ser. III. 

5, Delle emigrazioni degli animali nelle provincie Venete. — Venezia, 1866. 
— Ateneo di Treviso. 

6. Sopra un infusorio del genere Cohurnia Ehr. — Venezia, 1866, — Atti 
Istit. Veneto, vol. XI, ser. III. 

7. Note ed aggiunte alla Fauna veneta. — Venezia, 1867. 

8. Sulla mortalità delle Anguille. — Gorizia, 1867, — Atti Soc, Agraria di 
Gorizia. 

9. Catalogo degli Uccelli del Veneto con note ed osservazioni, I, Accipitres 
et Passeres. — Venezia, 1868. 

10. Della larva roditrice del frumento, — Gorizia, 1868. — Atti I, R, Soc. 
Agraria di Gorizia, VII. 

ll. Synopsis iconographiae Faunae italicae Caroli Luciani Bonaparte. — Ve- 

nezia, 1868. 

Catalogo degli Aracnidi trevigiani. — Venezia, 1869. 

13. Catalogo degli Uccelli del Veneto. II, Columbae et Gallinae. — Venezia, 
1870. 

14. Catalogo degli Uccelli del Veneto. Ill, Grallae et Palmipedes. — Ve- 
nezia, 1870. 

15. Indice alfabetico-sinonimico e sistematico degli Aracnidi veneti dell’or- 
dine Araneina, — Venezia, 1870. 

16. Enumerazione dei Pesci delle lagune e del golfo di Venezia. — Modena, 
1870. — Annuario Soc. Natur., anno V. 

17. Nuovo insetto distruttore delle viti, — Treviso, 1870. 

18. Sui Pesci che prolificano nella laguna di Venezia e principalmente su 
quelli che fabbricano un nido. — Padova, 1872. — Atti Soc. Veneto- 
Trentina Se. Nat., vol. I. 

19. Sopra la causa che impedisce il libero esercizio della pesca lungo le coste 
venete. — Padova e Venezia, 1872. — Giornale di Padova. n. 196 e 198, 


De 


(1) Io devo ringraziamenti speciali al Do't. Giuseppe Scarpa e al Conte Giorgio Ninni per i dati 
cortesemente fornitimi into»no alia virà e alle pubblicazioni dell'illustre estinto 


. Rivista critica delle specie di Pesci adriatici descritte nell'opera manò- 


scritta dell’abate Stefano Chiereghini di Chioggia. — Venezia, 1872. 


. Sopra due specie di Uccelli descritte come nuove dal conte Nicolò Con- 


tarini. — Padova, 1873. 
Sopra la lepre bianca delle Alpi venete. — Venezia, 1876. — Atti Istit. 
Veneto, ser. V, vol. Il. 


. Sopra la tela dell’Epeira umbratica. — Padova, 1876. — Soc. Veneto- 


Trentina Sc. Nat., vol. III. 


. Sopra i Chirotteri veneti. — Padova, 1876 (ibidem). 
5. La pesca nella provincia di Treviso. — Venezia, 1877. 
. Materiali per una Fauna veneta. I, Chéroptera. — Venezia, 1878. — Atti 


Istituto Ven. 


. Materiali per una Fauna veneta. II, Ca/lzonymus. — Venezia, 1878 (ibid.). 


Id. id. id. III, Zeus. — Venezia, 1878 » 

Id. id. id. IV. Gadus. — Venezia, 1878 » 

Id. id. id. V. — Sulla supposta esistenza del Bufo 
calamita Laur. nel Veneto e sopra una particolare usanza del rospo 
smeraldino. — Venezia, 1879. — Atti Istituto Ven., ser. V, vol. V. 


. Intorno alla recente invasione della farfalla del cardo. — Treviso, 1879. 
2, Breve nota intorno al marasso (Pelias derus L.). — Milano, 1879. — Atti 


Soc. ital. Sc. Nat., vol. XXII. 


. Contribuzione per lo studio degli Ortotteri veneti, I Catalogo degli Odo- 


nati. — Venezia, 1879. 


. Materiali per la Fauna veneta. VI, Aves. — Venezia, 1879-85. — Atti 


Istituto Veneto. 

Saggio dei prodotti acquatici e dell'industria pescareccia delle lagune e 
del mare di Venezia, inviato all’Esposizione internazionale di pesca in 
Berlino. — Venezia, 1880 e Firenze 1880. 


. Sopra alcune varietà del Tropidonotus natrix L., osservate nel Veneto. 


— Milano, 1880. — Atti Soc. ital. Sc. Nat., vol. XXIII. 


. Replica alla nota del comm. Edoardo de Betta, intitolata: « Sulla distri- 


buzione dei serpenti velenosi in Europa ». — Milano, 1880 (ibidem). 


. Gli Anacantini del mare Adriatico. — Milano, 1880 (ibid.). 
. Contribuzione per lo studio degli Ortotteri veneti, Il. Catalogo degli Or- 


totteri genuini. — Treviso, 1870. — Bollettino del Comizio agrario n. 9. 


40. Nota sull’Aphya phalerica Rond. — Venezia, 1881. — Atti Istit. Ven., 
ser. V, vol. VII. 

41. Effetti della puntura di uno scorpione. — Firenze, 1881. — Resoc. Soc. 
Ent. ital. 

42. Modelli degli arnesi usati dai pescatori vaganti della laguna di Venezia 
inviati all’Esposizione industriale di Milano. — Venezia, 1881. 

43. Forme inedite o poco note di Rosicanti veneti. — Venezia, 1882. — Atti 
Istituto Ven., ser. V, vol. VIII. 

44. Sopra una forma di Tonno nuova per l’Adriatico. — Milano, 1882. — Atti 
Soc. ital. Sc. Nat., vol. XXV. 

45. Appendice alla mia nota sugli Anacantini. — Milano, 1882. — Atti Soc. 
ital. Sc. Nat., vol. XXV. 

46. Catalogo dei ghiozzi (Godiina) osservati nell'Adriatico e nelle acque dolci 


del Veneto. — Modena, 1882. — Atti Soc. Nat. di Modena, vol. I, ser. III. 


47. 


48. 


49, 


—. Des 


Proposta di modificazione dell’art. 64 del Regolamento per la pesca ma- 
rittima. Roma, 1882. 

Relazione sull’istanza dei pescatori di Codigoro perchè siano modificati 
gli art. 69 e 70 del Regolamento per la pesca marittima nelle acque del 
Po di Volano. — Roma, 1882. 

Lettera accompagnante il dono al Museo zoologico del R. Istituto di 
Scienze di due esemplari femmine di Mul!us barbatus con uova mature. 
— Venezia, 1883. 


. Sopra una forma di Vesperugo nuova pel Veneto. — Milano, 1883. — Atti 


Soc. ital. Se. Nat., vol. XXVI. 


. Sopra due rarissime specie di Uccelli possedute dal Civico Museo di Ve- 


nezia. — Milano, 1883. — Atti Soc. ital. Sc. Nat., vol. XXVI. 


. Sulle mute del Larus melanocephalus e del Larus canus. — Milano, 1883. 


(ibidem). 


3. Nuova specie di Gobdius. — Padova, 1883. 
. Catalogo dei Cefalopodi dibranchiati osservati nell'Adriatico. — Padova, 


1884. — Atti Soc. Veneto-Trentina, vol. IX. 


. Sopra due Agrzon ed una C/oe nuovi pel Veneto. — Venezia, 1884. 
. Sopra le Ranae fuscae del Veneto. — Venezia, 1885. — Atti Istit. Ven., 


ser. VI, vol. III. 


. Sulla ricomparsa del Gambero fluviale. — Treviso, 1885. 
. Sull’allevamento e sulla riproduzione del Gambero fluviale. — Treviso , 


1885. 


. Rapporto a S. E. il Ministro di agricoltura, industria e commercio sui 


progetti della ditta Grego per estendere la pescicoltura ed introdurre 
la cocleocoltura nel fondo situato nei comuni censuari di Lugugnana e 
Caorle in distretto di Portogruaro, provincia di Venezia. — Roma, 1885. 


. Sui tempi nei quali gli Anfibi anuri del Veneto entrano in amore. — 


Venezia, 1886. — Atti Istituto Veneto, vol. IV, ser. VI. 


. Sul Triton cristatus Laur s. sp. Karelinii (con tav.). — Milano, 1886. 


— Atti Soc. ital. Sc. Nat., vol. XXIX. 


. Sul Gambero fluviale italiano. — Milano, 1886. — Atti Soc. ital. Sc. Nat., 


vol. XXIX. 


. Sulla Lacerta nigropunetata D. B. (con una tav.). — Milano, 1886 (ibid.). 
. Sul passaggio straordinario della Querquedula circia, avvenuto in marzo 


1886 nell'Estuario veneto. — Milano, 1887. (ibidem vol. XXX). 


. Il Regolamento per la pesca nella laguna di Venezia. — Venezia, 1887. 
. I Merli urofasciati. — Milano, 1887. — Atti Soc. ital. Se. Nat., vol. XXX. 
. Venezia e la Stazione Zoologica. — Venezia, 1887. 

. La questione delle chiuse o serraglie nella laguna di Venezia. — Ve- 


nezia, 1887. 


. ll Regolamento per la caccia, pubblicato dalla Deputazione Provinciale 


di Venezia 1’11 luglio 1887. Appunti critici. — Venezia, 1887. 


. Nota sulla Cavalletta nomade, o Pachytylus migratorius. — Venezia, 1887. 
. Sui Progetti di Regolamento per la pesca marittima, presentati dalla 


Scuola dei pescatori di Chioggia e dal Comizio ‘Agrario di Venezia. — 
Venezia, 1887. 


. Sul Proteo anguino, — Milano, 1886. — Atti Istituto Veneto, ser. Vl, 


vol. IV. 


— {0 


73. Aleune considerazioni sulla pesca estiva dei Barboncinîi e delle Triolette 


86. 


100. 


101. 


lungo la costa veneta. — Venezia, 1888. 


. Sul passaggio del Codirosso nel Veneto. — Siena, 1888. 
. Relazione sulla domanda dei pescatori veneti intorno all’esereizio della 


pesca con le serraglie. — Roma, 1889. 


| Sull’epoca di divieto per la pesca delle Trote. — Roma, 1889. 
. Risultato del concorso a premi tra i corpi morali che hanno incorag- 


giato l’impianto di Stabilimenti di pescicoltura. — Roma, 1889. 


. Sui mezzi per promuovere l’Astacicoltura (con tav.). — Roma, 1889. 
. La pesca ed il commercio delle Rane e delle Tartarughe fluviatili nella 


provincia di Venezia. — Padova, 1889. — Bollett. Soc. Veneto-Trentina 
Sc. Nat., vol. IV. 


. NINNI e Saccarpo. Commentario della Fauna, Flora e Gea del Veneto e 


del Trentino. — Venezia, 1869. 


. RICHIARDI e NivnnI. Relazione e schema di regolamento per la pesca di 


mare. — Roma, 1879 % 


. La stanza di incubazione per i Salmonidi. — Venezia, 1887. 
. Un potente ausiliare contro la Diaspis pentagona. — Venezia, 1891. 
. La caccia degli Uccelli acquatici nelle valli del veneto estuario — Ve- 


nezia, 1890. 

L’Jatecuba o pulce penetrante che attacca gli emigrati nell'America. — 
Venezia, 1889; — Dal Giornale L’Adriatico, N° 62. 

Cenno critico sopra il recentissimo scritto del comm. De Betta intitolato : 
« Sulle diverse forme della Rana temporaria in Europa e più particolar- 
mente nell’Italia ». — Milano, 1886. — Atti Soc. ital. Sc. Nat., vol. XXVIII. 


. Sulle recentissime opinioni intorno alle specie venete del gen. Acredula. 


— Venezia, 1889. 


. Alcune osservazioni sulle questioni della pesca nella laguna di Venezia. 


— Venezia, 1888. 


: Le Acredule venete. — Venezia, 1889. 

. Sulla nidificazione del Falco Pecchiaolo nel Veneto. — Siena; 1891. 
. Nota sul Circus Rufus (L.). — Siena, 1891. 

92. 
+ Nozioni del popolino veneziano sulla Somatomanzia, I e Il edizione con 


La Cicogna nera nel Veneto. — Venezia, 1887. 


aggiunte. — Venezia, 1891. 


. Sui segni prealfabetici usati anche ora nella numerazione scritta dei pe- 


scatori Clodiensi. — Venezia, 1889. 


. Araldica pescatoria. — Venezia, 1890. 
. Superstizioni e credenze, proverbi, indovinelli, ecc. del contado di Tre- 


viso. — Venezia, 1891. 


. Voci bambinesche della lingua vernacola veneziana. — Venezia, 1890. 
. Ribruscolando. — Venezia, 1890. Parte I e II. \ 
. Vocabolario della lingua rusticana del contado di Treviso, con un’ag- 


giunta sopra le superstizioni, le credenze ed i proverbi rusticani — Ve- 
nezin, 1891. 

Giunte e correzioni al Dizionario del dialetto veneziano. Serie I, II e III 
— Venezia, 1890. st 

Carta topografica delle coste italiane da Porto Buso a Monte Conero, 
colle denominazioni usate dai pescatori veneti. — Venezia, 1891. 


— 1408 


102. Sopra un Pesce forestiero, Gadus aeglefinus, comparso sul mercato dì 
Venezia. — Boll. Soc. Adriatica Se. Nat., vol. XII, 1890. 

103. In collaborazione col Dott. F. Trois: Catalogo degli animali della Fauna 
Veneta — La Provincia di Venezia. Stamperia Antonelli. — Venezia, 
1880-81. 

104. Il Nifargo delle cisterne di Venezia. — TL’Adriatico, N. 9 — 1889. 


4596 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino» 


MAY lo) PRO h 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


Il, 69 (È della R. Università di Torino 


N. 114 pubblicato il 6 Febbraio 1892 VoL. VII 


Dott. DANIELE Rosa 


I Terricoli Esotici 
dell’I. R. Museo di Storia Naturale di Vienna. 
(RIASSUNTO) 


La presente nota contiene il riassunto del mio recente lavoro « Die 
exotischen Terricolen des k.k. naturhistorischen Hofmuseums » pubbli- 
cata negli Annali di quel Museo, vol. VI, fasc. 3 e 4, 1891 (pag. 379-406, 
tav. XIII e XIV). 

La classificazione da me adottata in quel lavoro è la seguente: 


Moniligastridae 
s Lumbricidae 
Terricolae 7 CI 
Geoscolicidae 6g 
Megascotlicidae 
4 Acanthodrilinae 
Perichaetinae 


Le specie descritte (o solo nominate quand’erano già ben note) sono 
28, cioè: Lumbricus rubellus Hoffm. (Nicobar); AZlolobophora foetida 
Sav. (id.); A. #rapezoides (Orizaba, Capo di Buona Speranza); A. sub- 
rubicunda Eisen (is. Haway); Geoscolex maximus Leuck. (Brasile); 
Microchaeta Rappii Bedd. (Capo); M. Benhami n. sp. (Hab.?); Uro- 
chaeta sp. (Malacca); Cryptodrilus insularis n. sp. (is. Arù); Micro- 
scolex dubius Fletcher (Rep. Argentina); M. modestus Rosa (Sardegna, 
importato); Didymogaster sylvaticus Fletcher (Sydney); Typhaeus 
laevis Rosa (Ceylon); Paradrilus Rosae Michaelsen (Fernando Po); 
Acanthodrilus pictus? Mich. (is. Chiloe); Benhamia mexicana n. sp. 
(Ciudad Durango); Perichaeta Grubei n. sp. (Tahiti); P. Novarae n. 
sp. (ibid.); P. Havayana n. sp. (is. Haway); P. Philippina n. sp. (is. 
Cebu); P. operculata n. sp. (Giava); P. racemosa n. s. (Giava, Borneo); 
P. pentacystis n. sp. (is. Mahé); P. Steboldii Horst (Giappone); P. 


— 


Ljimae n. sp. (ibid.); P. aspergittum E. Perrier (Amoy); Megascolex 
armatus Bedd. (Singapur); Perionyx excavatus E. Perrier (Bangkok, 
is. Kou-lan). 

Vi sono dunque 11 nuove specie, di cui però due, cioè la Perichaeta 
Grubeî e la‘ P. Novarae , corrispondono alla P. ta?ferisis di Grube, 
specie che, dietro esame dei tipi, ho distrutta. 

Le descrizioni sono accompagnate da particolari anatomici. È inte- 
ressante il fatto che nella nostra nuova specie di Microckaeta esistono 
quegli stessi sacchi ghiandolari che finora sì conoscevano solo nella 
Urochaeta corethrura (glandes postérieures di Perrier) e nell’ Urobenus 
(pyriform sacs di Beddard). Nella nostra Microchaeta essi sono svilup- 
patissimi e limitati al clitello , il che fa eredere che la loro funzione 
sia in rapporto coll’apparato sessuale ed analoga forse a quella delle 
prostate, che anch’esse si trovano spesso in più d’un paio e separate 
dai vasi deferenti. Tuttavia è possibile che essi rappresentino ghiandole 
dell’albume. 

Infine nello studio del complicatissimo apparato femmineo del Para. 
drilus Rosae Michaelsen (1) abbiamo conosciuto il fatto abbastanza ina- 
spettato che qui la spermateca non è altro che un sacco celomico messo 
in comunicazione coll’esterno per mezzo di una brevissima invagina- 
zione ectodermica, ciò che forse è vero anche per altre forme del gruppo 
degli Eudrilini. 

Sul fatto stranissimo della comunicazione di questa spermateca col. 
l'intestino si veda anche il recente lavoro di Michaelsen: « Terricolen 
der berliner zoologischen Sammlung, Arch. f. Naturg., 1891 ». 

Mi sia qui lecito porgere al Dott. Steindachner, direttore del Museo 
di Vienna, ed al custos Dott. E. von Marenzeller i miei vivi ringra- 
ziamenti per la comunicazione di questo ricco materiale. 


(1) A proposito di questo apparato aggiungo qui che considero ora i corpi 
problematici trovati nella spermateca come spermatofori la cui formazione 
credo sia dovuta alle prostate; la comunicazione coll’intestino può servire 
all’eliminazione dei resti di essi. 


4597 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torinò 


MAY 9 


199 


BOLLETTINO 


Musei di Zivalbgia da Aitbivia comparata 


della R. Università di Torino 
11,695" 


N. 4145 pubblicato il 9 Marzo 1892 VoL. VII 


ACHILLE GRIFFINI 


Sulla variabilità delle apofisi metasternali 
nel DYTISCUS marginalis L. 


Uno dei caratteri considerati come importanti nella distinzione delle 
specie del genere Dyf7scus consiste nelle apofisi che il metasterno pre- 
senta in questi Coleotteri; il metasterno infatti si prolunga fino alle 
coscie posteriori, quivi allargandosi e dividendosi in due rami eguali a 
forma più o meno lanceolata, i quali vengono chiamati dai diversi au- 
tori: apofisi cosciali, apofisi metasternatli, double saillie corale, co- 
rorum poslicorum appendices , Fortsàtze der Hinterhuften, ecc. — 
L'essere queste apofisi più o meno appuntite o smussate o arrotondate 
serve, insieme agli altri caratteri di un individuo, per riconoscerne la 
specie. 

È nondimeno interessante osservare come nella medesima specie la 
loro conformazione varii, e come si diano anche dei casi di asimmetria, 
per cui una delle apofisi presenta sviluppo o conformazione diversa ed 
anche affatto opposta all’altra, tanto che, se si stesse a questo solo ca- 
rattere, si potrebbe ascrivere qualche esemplare ad una specie per 
l’apofisi sinistra, ad un’altra per la destra. 

Già nell’esaminare parecchie centinaia d’individui della specie D. 247:97- 
nalis L. (che è la più comune, e che è caratterizzata da apofisi lanceolate 
poco acute [fig. 1]), avevo osservata una infinità di gradazioni 
fra la forma di apofisi lanceolata e appuntita, e la forma pochis- 
simo appuntita e quasi smussata ; parimenti in parecchi esemplari 
trovai visibile una maggior acutezza di un’apofisi piuttosto che rig. 1. 
dell’altra, e in alcuni uno sviluppo notevole dell’una rispetto all’altra, 
come, per esempio, in una femmina proveniente da Moncalieri, gentil- 
mente donatami dal Dott. M. Peracca nel dicembre 1891. In questo 
esemplare l’apofisi metasternale destra è sviluppata circa il doppio 


(C) 
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dell'altra, che è normalmente fatta, [fig. 2), e l'allungamento è tanto 
da spostare perfino la coscia ed il femore corrispondenti. 

Ora, il giorno 24 dicembre 1891, fra un centinaio di D. 
marginalis che mi venivano portati da Moncalieri trovai 
un individuo 3, il quale non differendo dagli altri per di- 
mensioni , aspetto o colorazione, presentava però le apofisi 
metasternali completamente arrotondate [fig. 3]. 

Se si stesse a questo solo carattere, si potrebbe anche dubitare 
trattarsi di un D. Pisanus Laporte (specie ad apofisi arro- y 
tondate), ma, quantunque alcuni autori, fra cui Aubé (1), 
Fairmaire (2), Ganglbauer (8), pongano nelle loro descrizioni 
come sola, o principale differenza del Pisanus dal marginatis la ro- 
tondità delle apofisì , quello sì distingue da questo per altri caratteri, 
e cioè, ha un notevole splendore metallico delle elitre, ha i segmenti 
addominali ventralmente ornati da una fascia nera ai loro margini di 
riunione, è alquanto minore del marginatis, e meno allargato poste- 
riormente, caratteri questi, che ravvicinano il D. Pisanus Lap., più 
al D. circumflexus Fab., che al D. marginalis L., come infatti accennò 
lo stesso Laporte, quando pelprimo descrisse la specie D. Pisanus (4). 

L’individuo invece da me esaminato si riconosceva a prima vista per 
un D. marginalis, era pochissimo lucente, non aveva la fascia nera 
all’orlo dei segmenti addominali, presentava il contorno proprio della 
detta specie. Avevo poi contemporaneamente sott'occhio quattro D. Pi- 
sanus con cui confrontarlo , ed anche paragonandolo cogli esemplari 
delle collezioni di Coleotteri appartenenti al Museo di Torino, non ho 
potuto a meno di convincermi essere quello un vero D. marginatis 
aberrante, la cui aberrazione consisteva nello arrotondamento delle 

apofisi. 

Il giorno 4 febbraio 1892, pure da Moncalieri, con un certo numero’ 

| di Ditisci mi venne portato un altro D. marginatis è nello 

stesso modo aberrante; in esso nondimeno le apofisi non sono 
tanto rotonde come nel primo che avevo osservato, ma special- 

Fig 4. mente la sinistra appare quasi troncata [fig. 4]. 

Contemporanamente ricevevo un individuo ò della stessa specie, in 
cui una delle apofisi (la destra) è normale, lanceolata cioè, e medio- 


Fig. 2. 


Fig. 3. 


(1) DEJEAN — Iconographie et histoire naturelle des Coléoptères d’ Europe, 
continuée par le Docteur Ch. Aubée. Paris, 1836, tom. 5, pag. 58. 

(2) FAIRMAIRE ET LABOULBÈNE — Faune Entomologique Frangaise. Paris, 
1854, pag. 179. 

(3) GANGLBAUER L. -— Die Kdafer von Mitteleuropa. Erster Band. Wien, 1892, 
pag. 515. 

(4) CASTELNAU DE LaPORTE — Etudes Entomologiques. Paris, 1835, pag. 98. 


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cremente acuta, l’altra invece è perfettissimamente arrotondata [fig. 5]; 
un esemplare simile mi aveva già mostrato il Prof. Camerano, 
fra quelli delle collezioni del Museo di Torino. 

Questi fatti dimostrano dunque non essere assolutamente 
costante la forma lanceolata delle apofisi nel D. margiînatis, 
forma che è la tipica e la più comune, potendosi trovare degli rig 5. 
individui che pur devono ascriversi a tale specie, ma aberranti per 
avere un maggiore o minor arrotondamento delle apofisi metasternali; 
e mi sembrò opportuno accennare queste aberrazioni, che potrebbero 
render dubbia od erronea laclassificazione di certi D. marginatis, qua- 
lora alla conformazione del carattere in questione si attribuisse una 
soverchia importanza. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


ha della R. Università di Torino 
11694 


N. 146 pubblicato il 15 Marzo 1892 Voc. VII 


Dott. E. GiGLIO-TO0Ss. 


Sul parassitismo di una larva d’Aricia in un Carabo 


RIASSUNTO E NOTA COMPLEMENTARE. 


Negli Annali della R. Accademia di Agricoltura di Torino (1) ho 
dato comunicazione di un caso di parassitismo di una larva di Artîcia 
signata Meig. in un Carabus italicus Dej. Il Carabo proveniva dai prati 
di Vanchiglia nei dintorni di Torino, e fu il Prof. Camerano che nel- 
l’aprirne il corpo per ricercarvi dei Gordii vi trovò una larva di Aricia 
allogata nella cavità toracica. 

In tale nota io aveva creduto opportuno di fare una breve rassegna 
dei lavori che fino a questi giorni erano stati fatti intorno a tal genere 
di parassitismo ed aveva commentato quelli molto conosciuti del Dufour 
e del Kunchel d’Herculais, e citatone pure qualcun altro che io non 
aveva potuto consultare. Inoltre aveva fatto qualche considerazione 
sulla importanza di tale parassitismo nell’agricoltura, e cogliendo 1’oc- 
casione da poche parole dette dal Dufour, che aveva osservato un’atrofia 
degli ovari in una Pentatoma che conteneva parassite delle larve di 
Ocyptera, aveva richiamato l’attenzione sopra consimili osservazioni 
condotte da Giard sui Crostacei decapodi, dove egli aveva notato un 
vero fenomeno di castrazione parassitaria. 

Sgraziatamente nel mio caso io non aveva potuto fare alcuna osser- 
vazione sul modo con cui la larva stava allogata nel corpo del Carabo, e 
mi era perciò astenuto da ogni discussione in proposito, limitandomi so- 
lamente a notare come tale sorta di parassitismo, già riscontrata in 
ditteri di altre famiglie, fosse però finora sconosciuta per quelli della 
famiglia delle Antomiide. 


(1) GiGLIio-Tos dott. E. — Parassitismo di una larva d’ Aricia in un Carabo 
in: Ann. della R. Accad. di Agricoltura di Torino, vol. XXXIV, 1891. 


PeR) ere 


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Ora colgo questa occasione per aggiungere ai cenni bibliografici già 
dati i seguénfi; (favoritimi con vera cortesia dal Prof. Alfredo Giard di 
Parigi, e, dal, Barone Carlo, Roberto Osten Sacken di Heidelberg, ai quali 
porgo ì più. vivi ringraziamenti. 

BOoHEMANN Carl H. — Observationer ròrande nagra Insecters Me- 
tamorphose, in: Vetensk. Acad. Handl., 1828, p. 164-166. — Féruss., 
Bull. 1831, t. 27, p. 110, — notifica di aver trovato nel corpo di Har- 
palus ruficornis Fab. e di Harpalus aulicus Fab. delle larve di 
Phania curvicauda Fall. 


WINTHEM (von) Wilhelm. — Isis, 1831, n° 7. — Trova Tachina 
pacta Meig. in Carabus violaceus e gemmatus. 
MACQUART. — Histoire naturelle des Insectes Diptères, vol. 


p. 156, — dice che Saint-Fargeau vide uscire individui di Myobia Di 
corpo di Curculionidi. 

BolE Friedr. — Zur Verwandlungsgeschicte inlindischer Zweiftii- 
gler, in: Kròyer Naturh. Tidskr., 1838, ser. I, tom. 2, p. 234-248, — 
trova Tachina pacta Meig. in Carabus violaceus, hortensis, cancel - 
latus, clathratus. 

LAMBERT Paul. — Ann. Soc. entom. de France, II ser., tom. IX, 1851, 
Bull. p. XXII, — trova larve di Muscidi in Crysomela graminis e 
Timarcha coriaria. — ROBINEAU DESVOIDY, a pag. XXVI, determina e 
descrive col nome di A/rinomyia Lamberti gl’insetti usciti da tali larve 
e comunica che Guérin-Méneville trovò una specie di B/ondeZia uscente 
dall’ano di un Carabus splendens. 

SCHINER R. J. — Fauna Austriaca — Diptera, p. 422, — ottenne 
individui di Gymmnopeza denudata Zetterst. da larve trovate nel corpo 
di un Carabus Scheidteri. 

CHOLODKOWSKY N. — Veber eine Tracheensysieme von Carabus vor- 
hommende Tachina-Art, in: Zoolog. Anz., VII Jahrg., 1884, n.° 169, 
p. 316, — trova larve di una specie di Tachina (Tachina pacta?) nel 
corpo di Carabus cancellatus, C. glabratus e Harpalus ruficornis. 
In questa nota discute il lavoro del Kunckel d’Herculais sul così detto 
sîfone, di cui sarebbe munita la larva parassita. 

GiaRD Alfred et BoNnNIER Jules. — Contribution à l’etude des Bopy- 
riens, Lille, 1887, p. 190-194, — commentano i lavori del Dufour, del 
Cholodkowsky e del Kiinckel d’Herculais. Il Giard richiama l’attenzione 
in una nota sulla castrazione parassitaria segnalata già dal Dufour colle 
parole citate nella mia nota. 

Spero che l’occasione non mi mancherà di ritornare su tale questione 
con osservazioni più numerose e accurate. 


4647 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino 


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May 9 , 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


N. 114"7 pubblicato il 18 Marzo 1892 Voc. VII 


Dott. E. GIieLio-Tos 


Un nuovo genere di SIRFIDI 


Camerania. 


Nella collezione Bellardi di Ditteri del Messico trovo indicati col nome 
generico di Vo/ucella due Sirfidi: un maschio, raccolto da Sallé nei 
dintorni della città di Messico, ed una femmina, presa da Saussure a 
Meztillan. Per la colorazione del corpo, assai differente in tutte le parti, 
li ritengo appartenenti a due specie diverse. 

Si è per questi due Ditteri che io credo di poter stabilire il nuovo 
genere Camerania, dedicandolo all’egregio Dott. Lorenzo Camerano, 
Professore di Anatomia comparata nella R. Università di Torino. 

Nella Centuria quarta del suo lavoro: « Diptera Americae septen- 
trionalis indigena » Loew descrive col nome di Termmocera megace- 
phala un esemplare femmina di Volucella, che si distingue dalle altre 
specialmente pel grande sviluppo del capo, che le valse il suo nome 
specifico. La descrizione per certe parti concorda assai bene coi carat- 
teri della femmina suddetta da me osservata, tuttavia se ne distingue 
per la statura alquanto minore, per il diverso colore generale del 
corpo, del torace e dei piedi, in modo da poterla ritenere con certezza 
come appartenente ad una specie differente. Per contro la stessa 
descrizione concorderebbe assai meglio col maschio che ho esaminato, 
ad eccezione di talune differenze che potrebbero benissimo essere rite- 
nute come leggere differenze sessuali. Nulla d’improbabile pertanto che 
la Temnocera megacephata di Loew sia una femmina della stessa 
specie di questo maschio. 

Il tipo che servì alla descrizione del Loew è conservato nel Museo 
di Zovlogia comparata di Cambridge (Massachusset), e non mi risulta 
che altre persone, all’infuori del barone Osten Sacken e del prof. Wil- 
liston, abbiano avuto occasione di esaminarlo. Per verità la femmina, 


— e 


all’infuori del corpo tozzo, simile alquanto nella forma a quello di 
Volucetla obesa Fabr., e del capo assai più grande e alquanto più 
convesso di quello delle altre Volucelle conosciute; non presenta altro 
carattere così spiccato da permettere la creazione d’un nuovo genere: 
e si comprende come i due suddetti autori non l’abbiano separata dal 
genere Volucella. Che anzi trovo strano col Williston che Loew abbia 
riferito all’incerto genere Temmnocera questa Volucella, che manca 
precisamente dei soli caratteri che servono a definirlo: di fatto lo scu- 
detto è privo di setole ed il terzo articolo delle antenne non è profon- 
damente incavato nel suo margine superiore, ma invece solo molto 
leggermente. 

Ma si nota qui ciò che in parecchi altri casi si osserva nei Ditteri : 
i caratteri generici più spiccati sono specialmente visibili nel maschio. 
Basti citare per esempio i due generi di questa stessa famiglia di Sir- 
fidi A/lograplta e Catabomba, creati da Osten Sacken, sopra una di- 
versità di ampiezza nel reticolato degli occhi nei soli individui maschi. 
Nel caso presente è precisamente anche ciò che mi accade di notare: 
oltre all'essere il capo del maschio anche d’una forma alquanto diversa 
da quello della femmina, gli occhi molto grandi sono nettamente divisi 
in due regioni, quasi in due metà: nella superiore la reticolatura è 
visibilmente molto più grande che non nell’inferiore. 

Williston, nel suo bel lavoro « Synopsîs of North American Syr- 
phidae », riferisce la descrizione di Loew, dietro comparazione col 
tipo, ed aggiunge ancora di aver esaminato tre esemplari, maschio e 
femmina, provenienti dall’ Arizona e dal Messico. Le aggiunte e le os- 
servazioni che egli fa alla descrizione del Loew si applicano bene allo 
esemplare maschio da me osservato, specialmente per quanto riguarda 
la colorazione dell’addome e quella del torace, e la lunghezza del corpo 
che è anche alquanto maggiore di quella data da Loew: egli però si 
limita a dire che tale specie è in modo speciale caratterizzata dalla 
larghezza del capo e non accenna affatto alla diversità di reticolatura 
negli occhi, forse essendogli questo carattere sfuggito. 

Quanto poi all'unico esemplare del Messico che egli descrive, se se 
ne eccettua la statura che è di assai minore, nel resto la breve descri- 
zione, che ne dà, si confà coi caratteri presentati dal mio esemplare 
femmina. 

In conclusione adunque io ritengo che il maschio da me esaminato 
sia della stessa specie di Temnocera megacephala di Loew: la fem- 
mina per contro sia di una specie diversa ed una medesima coll’esem- 
plare del Messico descritto da. Williston. 

Ed ora ecco la diagnosi di questo genere, riservandomi a dare le 
figure esplicative in un altro lavoro, che spero poter pubblicare quanto 
prima. 


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Camerantia nov. gen. 


Maschio. — Corpo robusto, tozzo. — Capo molto grande e molto con- 
vesso. — Faccia più larga gradatamente in basso, appena leggermente 
incavata al di sotto delle antenne, quindi debolmente curva; priva d’un 
vero tubercolo, si dirige in basso ed alquanto all’indietro, discendendo 
alquanto al di sotto degli occhi. — Proboscide quasi lunga quanto 
la faccia. — Antenne inserite sopra un tubercolo appena accennato 
verso il mezzo dell’altezza degli occhi, conformate come nelle Volucelle: 
terzo articolo ovale allungato , leggermente incavato nel suo margine 
superiore, alquanto più stretto nella sua metà anteriore. — Stilo un 
po’ più lungo del 8° articolo, assai piumoso. — Triangolo frontale 
piccolo e peloso. — Occhi grandissimi, congiunti per un lungo tratto 
insieme, rilevati leggermente a carena nella linea di contatto. Le loro 
metà superiori formano una superficie quasi piana nel mezzo, in- 
curvantesi bruscamente ai lati, inclinata gradatamente in basso in 
. avanti: la reticolatura visibilmente grande: i peli fitti ed assai lunghi: 
le metà inferiori leggermente curve hanno reticolatura finissima, che 
si estende anche lungo tutto il margine posteriore delle due metà su- 
periori: i peli, anche fitti, vanno diminuendo gradatamente in lunghezza 
verso il basso fino a mancare quasi totalmente. — Triangolo del ver- 
tice piccolo, assai sporgente sul margine posteriore del capo, con tre 
ocelli ben visibili ad ugual distanza. — Torace quadrangolare, più largo 
che lungo, coperto specialmente ai lati di peli piuttosto rigidi, privo però 
di vere setole. — Scudetto grande, semicircolare, mancante di vere 
setole, sebbene peloso. — Addome largo poco più del torace, assai 
spesso, leggermente più stretto a grado a grado verso la parete poste- 
riore (mancano il 4° segmento e seguenti). — Pied? semplici: femori 
posteriori sottili, un po’ più larghi alla base: tibie posteriori che s’in- 
grandiscono a poco a poco verso l’estremità: primo articolo dei tarsi 
posteriori assai lungo, alquanto più largo alla base e quivi densamente 
cigliato al di sotto. — A/? come in Volucella: cellula marginale chiusa. 

Femmina. — Sebbene, come dissi, la femmina che ho esaminato non 
sia della stessa specie del maschio e manchi del carattere principale, 
quello della diversa reticolatura negli occhi, tuttavia nella forma gene- 
rale del corpo, del capo, della faccia, del torace, dell'addome e dei piedi 
presenta un aspetto tale, che io credo di poterla riferire con certezza 
a questo stesso genere. Le differenze leggere che vi si notano sono 
le seguenti: 

La faccia presenta ai lati una impressione assai visibile, che, costeg- 
giando il margine degli occhi, curvandosi , passa al di sotto delle an- 
tenne. — Articolo terzo delle antenne sub-ovale allungato, privo d’una 
vera incavatura. — Fronte più larga che nelle Volucelle, coperta di 


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peli fitti, corti, ma rigidi: lateralmente due impressioni curvate ad arco. 
— Occhi con reticolatura uniforme: i peli, come nel maschio , dimi- 
nuiscono gradatamente verso il basso degli occhi e mancano verso il 
margine posteriore. — Addome ugualmente largo in tutta la sua lun- 
ghezza, arrotondato posteriormente, a cominciare dal quarto anello , 
terminato con una punta acuta (ovopositore?). 


Species typica: Temmnocera megacephala? Loew, Dipt. Amer. septen. 
indig., Cent. IV, n.° 57. — OSTEN SACKEN, Catal. Dipt. N. Amer., 1878, 
p. 130. —- WILLISTON ( VoluceZla), Synopsis N. Amer. Syrphidae, p. 146. 


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4704 - Tip. Guadagnini e Candellero, via Gaudenzio lerrari, 3 - Torino 


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May 9 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia cl 1A comparata 


della R. Università di Torino 
11 ©09$ 


N. £12& pubblicato il 24 Marzo 1892 VoLr. VII 


Dott. E. GIiGLIO-T0S 


Sui due generi di Sirfidi 
RHOPALOSYRPHUS ed OMEGASYRPHUS. 


In un numero del 20 settembre dell’anno decorso 1891 (1) di questo 
stesso Bollettino, sotto il nome di R/opalosyrphus, io dava la diagnosi 
di un nuovo genere di Sirfidi, creato ‘da me sopra un solo esemplare 
femmina, portato da Sallé al Bellardi verso la metà di questo secolo 
e preso a Chinantla nel Messico. Io mi limitava allora ad esporre sola- 
mente i caratteri generici, avvertendo che avrei in un 0 lavoro data 
pure la descrizione della specie. 

Quasi nellò stesso tempo il ditterologo Felix Linch-Arribàlzaga di 
Buenos Ayres osservava pure un Dittero proveniente dai dintorni di 
quella città ed anch’egli stabiliva su di esso un genere nuovo, chè 
chiamava Holmbergia, dedicandolo al suo illustre collega ed amico il 
D" EDUARDO L. HoLMBERG. La descrizione che egli ne dà si trova negli 
« Anates de la Sociedad cientifica argentina » dell'ottobre decorso 
1891 (2). Fu certamente con meraviglia che nel leggere tale ‘descrizione 
e quella della specie tipica Hombergia Grntherti , dedicata a GUIL- 
LERMO GUNTHER, io riconobbi non solamente che si trattava dello stesso 
genere, ma anche della stessa specie, che mi aveva servito per la crea- 
zione del genere RRopalosyrphus, specie di cui io mi era riserbato di 
dare in seguito la descrizione. 


(1) GIGLIO-Tos dott. E. — Diagnosi di quattro nuovi generi di Ditteri. — 
Bollettino dei Musei di Zoolog. ed Anat. comp. della R. Università di Torino, 
vol. VI, n. 108. 

(2) LyNncH-ARRIBÀLZAGA Felix — Dipterologia Argentina /Syrphidae), in: 
Anales de la Sociedad cientifica vrgentina. Buenos Ayres, octubre de 1891. 
Entrega IV, tomo XXXII, pp. 195-198. 


io 


Noto ancora come, sebbene questo Autore non dica esplicitamente se 
l’unico esemplare da lui esaminato sia maschio o femmina, tuttavia nei 
caratteri generici dicendo « farsî anticî în foemina dilatati » dimostra 
assai chiaro che anche quello è un individuo femmina. 

La questione che ora si presenta è una pura questione di priorità. 
Io credo che la diagnosi generica da me data , avvalorata ancora da 
due figure, una del capo, l’altra dell'addome, dove risiedono i carat- 
teri principali distintivi di questo genere, sia sufficiente per il suo ricono- 
scimento; nè mi risulta che finora il nome RhRopalosyrphus sia stato usato 
per indicare nessun altro genere di animali. Il caso volle che io avessi 
la precedenza di soli pochi giorni su Lynch-Arribàlzaga nel dare la 
diagnosi del genere: questo basta, a mio parere, perchè si debba con- 
servare, previa qualche altra ragione più importante, la denominazione 
di Rhopalosyrphus da me data. 

Mi faccio però un dovere di notare come al suddetto Lynch-Arribàl- 
zaga non sia assolutamente da farsi alcuna taccia di negligenza in ciò. 
Per la distanza che ci separa era impossibile che il mio lavoro fosse 
già pervenuto a sua conoscenza: anzi potrebbe benissimo darsi che nello 
stesso tempo che io pubblicava il mio, il suo lavoro fosse già stato in 
corso di stampa. 

Non avendo io dato finora alcuna diagnosi della specie che esaminai 
ed essendo la medesima descritta da quell’Autore , resta a lui la pre- 
cedenza della denominazione: e perciò la sua specie Holmbergia Gun- 
therîi diventerà RRopalosyrphus (GIGLIO-TOS) Guntherii LYNCH-ARRI- 
BÀLZAGA. 

È certamente una strana combinazione questa, che quasi nello stesso 
tempo siano stati descritti due insetti, non solamente dello stesso ge- 
nere, ma anche della stessa specie e dello stesso sesso, provenienti da 
due località così notevolmente distanti, quali sono il Messico e la Repub- 
blica Argentina. E si noti ancora come così vasta distribuzione geogra- 
fica corrisponderebbe appunto ad una specie molto rara, a giudicare 
da questi due esemplari, gli unici che finora si conoscano. 


Nello stesso numero suaccennato, alla descrizione del genere RAopa- 
losyrphus fa seguito la diagnosi di un altro genere, da me chiamato 
Omegasyrphus, a cagione di una impressione che è ben visibile sul 
secondo segmento dell'addome e che somiglia in certo modo alla lettera 
greca 0. 1 

Ora, in una revisione accurata della famiglia dei Sirfidi trovo de- 
scritta nel lavoro di LOEW « Diptera Americae septentrionalis indi- 
gena », Centuria quinta, n. 47, una specie di M?crodon, detta da lui 


A 


Mîicrodon coarctatus, la quale corrisponde quasi perfettamente nei 
suoi caratteri con quelli degli esemplari che servirono alla creazione 
del mio genere. Osten Sacken e Williston poterono osservare gli esem- 
plari tipici conservati nel Museo di Zoologia comparata di Cambridge, 
ma non credettero opportuno di separare questa specie da quella del 
genere Microdon. A mio parere, invece tale creazione di genere è 
giustificata da caratteri che sono abbastanza spiccati ed importanti. 
Tali sono appunto: la forma schiettamente emisferica del capo, la di- 
rezione e la forma della faccia e delle antenne, e la peculiare configu- 
razione del segmento addominale che danno a tutto il corpo un aspetto 
assai diverso, anche a primo colpo d’occhio, da quello di tutte le altre- 
specie di Mfcrodon; colle quali si può dire non ha questa specie altro 
di comune che la direzione delle nervature delle ali e due piccoli tu- 
bercoletti al margine posteriore dello scudetto. 

Credo adunque opportuno di conservare tal genere, di cui la specie 
tipica sarà: Microdon coarctatus Loew, Dipt. Amer. septent. indig., 
Cent. V, n. 47. — OSTEN SACKEN, Catal. N. Amer., Dipt., p. 119. — 
WILLISTON, Synop. N. Amer. Syrphidae, p. 6. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


/ } 6 4 = della R. Università di Torino 
N. 149 pubblicato il 20 Aprile 1892 Vor. VII 
D' D. Rosa 


KYNOTUS MICHAELSENII n. sp. 


(CONTRIBUTO ALLA MORFOLOGIA DEI GEOSCOLICIDI) 


I Kynotus (Michaelsen, 1891) (4) sono Terricoli di Madagascar, ap- 
partenenti alla famiglia « Geoscolicîdae » (Rosa, 1888) (7). Questa famiglia 
venne accettata tal quale dal Beddard e dal Michaelsen, solo il Ben- 
ham (1) credette di doverla dividere in due « Geoscolicidae e Rhino- 
drilidae ». 

Frattanto io credo che essa si dovrebbe dividere in modo affatto di- 
verso, mettendo in un gruppo i generi in cui le spermateche conservano 
la solita posizione anteriore ai testes, e nell’altro quelli in cui le sper- 
mateche si portano all’indietro ed hanno tendenza a moltiplicarsi, pre- 
sentandosi ad ogni intersegmento in numero superiore a due, talora in 
numero grandissimo. 

Questi due gruppi avrebbero fra loro lo stesso rapporto che hanno 
i Criptodrilini (Cryptogrilus, Pontodritus, ecc.) cogli Eudrilini (£u- 
drilus, Teleudrilus, ecc.). 

Le forme tipiche del primo gruppo sono tutte americane, appartenen- 
dovi i gen. Pontoscolex (Urochaeta, Diachaeta , Onychochaeta), Rhi- 
nodrilus, Urobenus ed anche i generi Anfeus e Geoscolex, che vera- 
mente sembrano mancare di spermateche, ma che pel complesso dei 
loro caratteri sono affini ai precedenti. 

Le forme tipiche del secondo gruppo sono proprie della Malesia, del- 
l’India, di Madagascar e dell’Africa orientale. Vi appartengono i generi 
Kynotus, Callidrilus, Glyphidrilus, Bilimba, Brachydritus (loc. ignota). 

Forme intermedie sono le Mîcrochaeta, proprie dell’Africa australe, 
di cui alcune specie hanno spermateche numerose ad ogni intersegmento, 
mentre altre (M. Benhami Rosa (9), di loc. ignota) le hanno in due sole 
serie, ed anche l’Hormogaster, che ha pure spermateche in sole due serie, 
ma poste le due prime paia ai lati dei testes e l’ultimo dietro ad essi. 


— 9 a 


L'Hormogaster era noto finora solo dall’Italia centrale e dalla Sar- 
degna, ma ultimamente il D" Enrico Festa me ne recò pure esemplari 
dalla Sicilia e dalla Tunisia. 

Una forma ?ncertae sedîs è l’ Eminodrilus equatoriatis, di Karague 
(Equatoria). 

I Kynotus appartengono dunque al secondo gruppo. Se ne conoscono 
finora due specie ben definite, descritte dal Michaelsen, cioè il X. ma- 
dagascariensîs (4) ed il K. Zongus (5). 

A questo genere si deve pure riferire il Geoplragus Darwinti, descritto 
brevemente da C. Keller sin dal 1887 (3) e del quale non siamo ben 
certi che sia distinto dal XK. /ongus. 

Questa descrizione, nascosta in un libro di viaggi, era passata fin qui 
inosservata dai zoologi, tuttavia il nome generico di Geophagus, che 
avrebbe la priorità su quello di Xynotus, non si può conservare, poichè 
serve già a designare un genere ben noto di pesci (Chromidae). 

Descriverò qui una nuova specie di Xynotws (XK. Miîchaelsenti), prove- 
niente pure da Madagascar (Tananarivo), approfittando dell'occasione 
per chiarire molti punti ancora oscuri riguardanti l'anatomia di questa 
forma, che è curiosissima per molti rapporti. Fra questi basti qui citare 
il fatto che essa possiede ben sviluppato un apparato ghiandolare, che 
fu descritto come una vera prostata, sebbene quest’ultimo organo debba, 
secondo la diagnosi della famiglia, mancare interamente ai Geoscolicidi ; 
a questo fatto posso qui aggiungere un altro parimente strano, che cioè 
il K. Michae!senti ha un clitello posteriore alle aperture maschili, e 
perciò è anteclitelliano come i Lumbricidi coi quali non ha però; oltre 
questo carattere, nulla di comune. 


Kynotus Michaelsenii n. sp. 


Loc. Tananarivo (Madagascar). 

Le dimensioni di questa specie sono molto minori di quelle delle sue 
congeneri. L'unico individuo che era a mia disposizione aveva l'aspetto 
di un grosso Lumbricus rubellus, con una lunghezza di 13 cm., un 
diametro massimo di 8®® e con circa 200 segmenti; mancava però un 
pezzo di coda, che non doveva tuttavia avere più di 20 o 30 segmenti. 

Il prostomio conico e rigonfio. è ben distinto dal 1° segmento, e non 
ha prolungamento posteriore che intacchi quest’ultimo. 

Le setole sono geminate, due paia ventrali e due laterali ; lo spazio 
mediano ventrale (1-1) è doppio del laterale (2-3). 

ll 1° segmento è doppio, cioè diviso in due anelli da un profondo 
solco circolare, ed è munito di grandi rughe longitudinali che si ritro- 
vano ancora, ma ben più leggiere ed irregolari, sul 2° segmento. Il 2° 
segmento è semplice e porta al margine anteriore il 1° paio di nefri- 
diopori, che sono molto evidenti; esso manca ancora di setole. Il 3° seg- 


— de 


mento è pure semplice; su esso, oltre ai nefridiopori, cominciano a presen- 
tarsi le setole dorsali e ventrali. I sette segmenti successivi (4-10 inclusivi) 
sono tutti doppi, ciascuno di essi essendo diviso in due anelli per mezzo 
di un solco tanto profondo quanto i veri solchi intersegmentali ; in 
ognuno di questi segmenti le setole son portate dal 2° anello, i nefri- 
diopori invece sono portati dal 1°. Cominciando coll’11° segmento, tutti 
gli altri segmenti sono semplici. Abbiamo considerato i due primi anelli 
del corpo come corrispondenti ad un solo segmento (1° segmento 0 seg- 
mento boccale), fondandoci sugli organi interni che, ammessa questa 
numerazione, vengono a trovarsi tutti in posizione normale. La nume- 
razione dei segmenti successivi, vista la presenza su di essi dei nefridio- 
pori ed anche (salvo sul primo) delle setole, non lascia luogo a dubbio. 

Difficilissima è invece la numerazione dei segmenti nei X. madaga- 
scariensis e longus, dove le setole mancano in tutta la parte anteriore 
del corpo fin presso alle aperture maschili. In queste due specie furono 
descritti come segmenti veri i due anelli in cui anche qui diversi segmenti 
sono divisi. Nelle comparazioni che andrò facendo la posizione da me asse- 
gnata ai diversi organi nelle dette specie non corrisponde alla numera- 
zione che si trova nelle descrizioni primitive, ma a quella che risulta 
da queste descrizioni dopo introdottevi le correzioni necessarie, sulle 
quali il Michaelsen stesso mi autorizza a dichiarare che egli è intera- 
mente d'accordo con me. Anche nella descrizione data dal Keller del X. 
(Geophagus) Darwinii col nome di anelli si designano solo anelli ap- 
parenti, di cui alcuni corrispondono certo a segmenti veri, altri però solo 
a mezzi segmenti. 

Il clitello (ignoto nelle altre specie) è qui ben evidente. Esso occupa 
i segmenti 19-25= 7 (anelli apparenti 27-33). Esso non è rilevato, ma 
i suoi segmenti sono più larghi dei precedenti e dei seguenti e per- 
fettamente liscii, mentre i prossimi, sopratutto gli anteriori ad esso, 
hanno rugosità trasversali o traccie di solchi; i solchi intersegmentali 
su di esso non sono profondi come nei segmenti vicini, ma rappresen- 
tati da semplici linee; su di esso i nefridiopori sono molto più grandi, 
mentre le setole dorsali, di cui ogni paio sugli altri segmenti è portato 
da un rilievo trasversale, appaiono qui solo come punticini poco visi- 
bili. Nelle sezioni sì vede che l’epidermide ha qui uno spessore doppio 
di quello che ha sui segmenti vicini e che è inoltre riccamente vasco- 
larizzata; lo stato di conservazione non permetteva però di riconoscere 
con sicurezza la struttura istologica. 

I margini longitudinali del clitello sono evanescenti, ma non oltrepas- 
sano le setole ventrali, però i suoi margini trasversali sono molto netti, 
e sopratutto è affatto certo che esso non si estende anteriormente sino 
al segmento 15° che porta le aperture maschili. E questo il primo caso 
di un Terricolo anteclitelliano che non sia un Lumbricide. 

Le aperture maschili stanno, come nei nostri Lombrichi, al segmento 


> SE 


15* (anello apparente 28), invece nei X. /ongus e madagascariensis esse 
stanno al 17°. Queste aperture sono ampie fessure trasversali raggiata- 
mente rugose collocate al posto delle mancanti setole ventrali su rigon- 
fiamenti poco rilevati, che però fanno incurvare i solchi intersegmen- 
tali adiacenti. Che queste siano realmente le aperture maschili è ora 
certo, avendo io trovato la loro connessione coi vasi deferenti. 

Le aperture femminili sono invisibili, ma avendo io trovato gli ovari 
nel 13° segmento, esse debbono certamente trovarsi al 14° segmento. In- 
fatti nel X. Zongus il Michaelsen ha trovato al segmento 14° (inter- 
segmento apparente 22-23) sulla linea delle setole ventrali due piccoli 
pori che, come egli suppone, devono essere le aperture degli ovidotti. 

Le aperture delle spermateche (?) sì trovano in due sole paia ai seg- 
menti 14° e 15° (segmenti apparenti 22 e 23) davanti (un po’ esterna- 
mente) alle setole dorsali, presso al margine anteriore del segmento ; 
sono pori mal visibili che si trovano in un’areola ovale ornata di cer- 
chietti concentrici sfumati. 

Le aperture dei sacchi delle setole copulatrici sono molto grandi e 
rassomigliano un poco alle aperture maschili. Ve ne sono 4 sole in tutto, 
cioè due al segmento 13° e due al 14°; quelle del 14° corrispondono alle 
mancanti setole ventrali e stanno perciò sulla stessa linea delle aperture 
maschili, quelle del 13° segmento sono interamente asimmetriche : 
quella di sinistra sta fra le setole dorsali, che sono presenti, e il sito ove 
dovrebbero trovarsi le ventrali; quella di destra sta sulla linea delle 
dorsali, le quali da quella parte mancano anch'esse insieme alle ven- 
trali. Nelle specie descritte dal Michaelsen vi sono invece tre paia di 
tali aperture. 

I nefridiopori sono presenti in un paio per segmento, dal 2° segmento 
inclusivo in poi, e si trovano al margine anteriore dei segmenti fra la 
linea delle setole ventrali e quelle delle dorsali, ma leggermente più 
vicino alle prime. Sono molto più grandi sul clitello che altrove, dove 
del resto son facilmente visibili, sopratutto nella regione postelitelliana, 
pel loro trovarsi in una macchietta chiara che si distingue dal colore 
giallognolo fondamentale della pelle. 

I pori dorsali mancano qui come in tutti i Geoscolicidi. 

Vi sono sette dissepimenti molto robusti agl’intersegmenti 5-6 a 11-12, 
gli altri sono sottili. 

La massa faringea, molto sviluppata, ha pareti ricche di ghiandole; 
ad essa dopo un brevissimo tratto d’esofago segue un rigonfiamento sto- 
macale e poi il ventriglio che occupa il 5° segmento; il ventriglio è 
quasi globoso, un po’ più largo che lungo. L’esofago termina dopo l’11° 
segmento, probabilmente al 13° o 14°. 

Il vaso dorsale è semplice, ed è riunito al ventrale da sei paia di 
cuori moniliformi collocati ai segmenti 6°-11°; esso è strettamente ade- 
rente alla parete dorsale dell’esofago, che in quei segmenti è ricca- 


— Qu 


mente vascolarizzato e sembra rappresentare le ghiandole di Morren, 
che, come organi distinti, mancano. 

I nefridii sono presenti in un paio per segmento, come nelle altre specie. 
Anteriormente al 1° setto (5-6) si trovano tre paia di nefridii, di cui il 
1° (il maggiore) non si apre nella cavità boccale , come il Michaelsen 
dice che avviene nel X. madagascariensis; il suo lunghissimo tubo 
escretore nel suo corso si piega all’indentro e viene ad essere saldato alla 
massa faringea presso alla linea mediana del corpo, ma poi se ne libera 
e va a sboccare per un poro molto visibile al margine anteriore del 
2° segmento; la parte ghiandolare di questo nefridio è un tubo molto 
raggomitolato ; i nefridii seguenti (il 2° ed il 3°) sono simili a quello, ma 
minori e, come esso, mancano di cieco. 

Gli altri nefridii (sino all’11°) sono ancora abbastanza grandi e man- 
cano pure di cieco, sebbene a primo aspetto sembri che ne abbiano uno 
formato dal lunghissimo tratto muscolare terminale che forma un cappio, 
i cui due rami sono saldati fra loro. Dei nefridii successivi, molto pic- 
coli e, nel nostro esemplare, mal conservati, nulla posso dire di preciso. 

L'apparato riproduttore centrale dei Kynotus era finora affatto scono- 
sciuto; tutto quel che sappiamo si riduce al fatto che nel K. Zongus 
sì trovano grandi vescicole seminali nei segmenti 11° e 12°. 

Nel X. Michaelsenti non ho trovato traccie di vescicole seminali , 
in esso i segmenti 10° e 11° sono pieni di spermatozoidi liberi, e in 
questi segmenti ho trovato pure fissi al dissepimento anteriore i veri 
testes. Non ho visto i padiglioni, ma i vasi deferenti, sinora ignoti , 
furono riscontrati nelle sezioni presso all'apertura maschile esterna; i due 
vasi deferenti d’ogni lato sono perfettamente separati l’uno dall’altro. 

Gli ovarii, pure ignoti fin qui, furono da me trovati al 13° segmento 
pendenti dal setto anteriore. Mi sono accertato coll’esame microscopico 
che si tratta di veri ovarii e non già di receptacula ovorum. Anche 
qui si verifica il fatto che avevo già segnalato per l’ AcantRodrilus 
(Benhamia) scioanus mihi, che cioè ogni singolo uovo maturo è rav- 
volto da una speciale membrana peritoneale. 

Riguardo alle spermateche la nostra specie si mostra molto diversa 
dalle altre; non ve n’ha infatti che due paia collocate nei segmenti 
14° e 15° ed aprentisi per i pori indicati nei caratteri esterni. Sono 
corpi tubulari, leggermente flessuosi, rigiduli, lunghi 3 o 4 volte il loro 
diametro e contenenti masse a struttura finamente fibrillare e coloran- 
tisi fortemente col carmino, le quali credo siano spermatozoidi. La pa- 
rete interna di questi organi, che son rivestiti esternamente da strati 
muscolari e dal peritoneo, non presenta il solito epitelio cilindrico delle 
spermateche se non nello stretto condotto esterno, tutta la parete della 
cavità propriamente detta è fatta da un epitelio a elementi piccolissimi 
con nuclei relativamente molto grandi, che è tutto sollevato in altissime 
lamine formanti un irregolarissimo meandro. 


icon 


L’apparato terminale maschile è fondalmente simile a quello del K. 
madagascariensis disegnato dal Michaelsen (4) nella fig. 6. Il leggero 
dubbio che rimaneva se questo fosse realmente un apparato terminale 
maschile è ora rimosso, poichè ho potuto verificare la sua connessione 
coi vasi deferenti. 

Quest’apparato è costituito dai due lati da un bulbo muscolare, 
ovale, allungato, fisso al segmento 15° ed estendentesi all’indietro per 
4 segmenti, posteriormente e dalla parte esterna di esso ne parte una 
appendice ghiandolare più lunga di esso che si estende fino al 26* seg- 
mento circa e il cui maggior diametro è circa '/, della lunghezza. 
Questa massa si mostra costituita da un esile tubo raggomitolato, le cui 
circonvoluzioni sono chiuse in un sacco peritoneale comune. Il bulbo 
poi è anche fissato alla parete del 15° segmento da un lungo retrattore 
che s’inserisce alla sua parte esterna presso alla estremità posteriore, 
il che lascia supporre che esso sia capace di un’esserzione almeno par- 
ziale. Sulla minuta struttura di questo bulbo e della sua appendice ghian- 
dolare ritorneremo più oltre quando studieremo la sua omologia colle 
prostate. 

I sacchi delle setole copulatrici stanno in due paia ai segmenti 13° e 
14°, Questi sacchi dalle pareti spesse e muscolari contengono ciascuno 
due setole; in connessione con ogni sacco e sboccante nella parte di essi 
che è prossima alla parete sta una grande massa ghiandolare composta 
da un lungo tubo , le cui circonvoluzioni sono chiuse in un sacco pe- 
ritoneale, precisamente come accade della ghiandola sboccante nel bulbo 
muscolare che è connesso colle aperture maschili, 

Le setole copulatrici sono lunghe 2"", quasi diritte, solo leggermente 
curve alla base, colla punta lanceolata e in complesso simili a quelle del 
K. longus disegnate da Michaelsen (5) e, come quelle, ornate all’estre- 
mità di numerosissimi e brevi tratti trasversali composti di minute strie 
longitudinali. Le setole normali sono invece prive di qualsiasi ornamen- 
tazione. 

Compiuta così l’esposizione dei principali caratteri sistematici ed ana- 
tomici del XK. Miîchaelsenii, sarà utile esaminare più esattamente la 
struttura del bulbo muscolare connesso coll’apertura maschile e della 
relativa appendice ghiandolare. Ciò ha molto interesse, poichè se real- 
mente si trattasse qui d’una prostata omologa a quella dei Megascolicidi 
(Eudrilini, Perichetini, Acantodrilini, Criptodrilini), si distruggerebbe il 
più essenziale dei caratteri che distinguono i Megascolicidi dai Geosco- 
licidi, 

Il bulbo muscolare (bursa propulsoria di Michaelsen) ha pareti spessis- 
sime e internamente pieghettate che ne restringono molto il lume, Questo 
lume presso all’apertura esterna è unico, ma poco dopo vien diviso in 
due camere, una ventrale (verso la faccia ventrale dell’animale) e una 
dorsale (verso l’interno del corpo). Le due camere però comunicano fra 


— pù 


loro per una fessura longitudinale, perchè il tramezzo che le divide è 
formato da due lamine che partono una dalla parete destra e l’altra dalla 
parete sinistra del bulbo e che non si saldano fra loro se non proprio 
verso il termine posteriore del lume. 

La parete interna, o la volta, della camera dorsale presenta di no- 
tevole un grande scudo ovale, allungato longitudinalmente, prodotto da 
un grande ispessimento che si avanza nel lume interno. Questo scudo 
è tutto coperto di solchi o pieghettature trasversali e presenta una 
profonda fessura longitudinale mediana. Dal fondo di questa (fessura 
nasce un canale, che scorre per un po’ nella parete del bulbo e poi se 
ne stacca e conduce all’appendice ghiandolare. 

I vasi deferenti dalle pareti del corpo penetrano presso all'apertura 
maschile esterna nello spessore delle pareti del bulbo e discendono così 
lungo di esso fin dove se ne stacca il brevissimo tratto di canale che 
conduce all’appendice ghiandolare, e seguono allora le pareti di quello, 
sboccando quasi subito nel suo lume. 

La struttura istologica di questo bulbo è nelle sue varie parti molto 
| diversa. Le differenze riguardano sopratutto l’epitelio interno. Nella 
porzione del lume che è più prossima all'apertura esterna e le cui pa- 
reti sono munite di grandi rughe longitudinali, l’epitelio non offre al- 
cuna differenza dalla epidermide esterna del corpo. Intervenendo la 
divisione del lume in due camere, l’epitelio di esso si differenzia; nella 
camera ventrale l’epitelio resta ancora molto simile all’epidermide esterna 
colla sola differenza che le cellule ghiandolari sono molto più numerose; 
quest’epitelio risulta dunque di cellule filiformi e di cellule ghiandolari 
grandi, ovali, alte come le cellule filiformi ed in numero pressapoco 
uguale a queste; esse sono pochissimo colorate dal carmino. 

La camera dorsale ha invece le pareti coperte da un bell’epitelio ci- 
lindrico, che è sopratutto molto alto sullo scudo ovale di cui abbiamo 
parlato, Mancano in quest’epitelio le cellule ghiandolari pallide, però 
la parte di esso che tappezza il tramezzo che divide questa camera 
dalla precedente è gremita di speciali cellule ghiandolari che si co- 
lorano invece fortemente, per cui la faccia dorsale del tramezzo si 
mostra nelle sezioni (colorate con carmino alcoolico di Mayer) come 
una lista d’un rosso violaceo intensissimo. Queste cellule han forma di 
fiasco coll’estremità estremamente appuntita ed un grande rigonfiamento 
alla base. Vi si distingue un nucleo basale, ed una rete a larghe maglie 
fortemente colorate, fra le quali vi è una sostanza quasi incolora ed 
omogenea. 

Tali cellule ghiandolari sono così numerose che le altre cellule spa- 
riscono completamente allo sguardo. Tutta la cavità del bulbo è inoltre 
rivestita da una cuticola. Esternamente all’epitelio interno le pareti del 
bulbo son formate da un intreccio di fibre muscolari, in cui s’infiltrano 
elementi connettivi provenienti dall’invoglio peritoneale che esterna- 


Rel (a 


mente tappezza il bulbo; tutta questa massa è riccamente vascola- 
rizzata. 

Il canale che dalla cavità del bulbo va all’appendice ghiandolare ha 
la stessa struttura del bulbo stesso, e più precisamente dello scudo 
ovale (muscolare) che ne occupa la volta. Quando questo canale, dopo 
aver corso nelle pareti più esterne delle pareti del bulbo, se ne è infine 
liberato ed ha poi ricevuto lo sbocco dei vasi deferenti, esso si modi- 
fica, le fibre muscolari spariscono, i tessuti connettivi non formano più 
che un sacco peritoneale esterno, nel quale scorre con molte circon- 
voluzioni il tubo ridotto ai suoi elementi epiteliali, i quali si differen- 
ziano, formando un epitelio cilindrico interno circondato da una massa 
di piccole cellule ghiandolari piriformi con nucleo basale. 

È impossibile distinguere una sezione trasversa di questa ghiandola da 
una sezione attraverso la ghiandola che accompagna ogni sacco di setole 
copulatrici. 

Concludendo ora, io credo che questa specie di prostata (che pos- 
siamo chiamare pseudoprostata) non deriva dalle vere prostate dei Me- 
gascolicidi (9) (criptodrilini, eudrilini, acantodrilini e perichetini), che 
essa è invece una produzione nuova, presentataci qui da un fenomeno 
di convergenza. 

In favore di questa opinione parlano tre fatti : 1° il fatto del trovarsi 
che fanno queste pseudoprostate solo in un gruppo molto differenziato 
di Geoscolicidi; 2° la diversità di struttura di esse dalle prostate vere 
dei Megascolicidi; 3° la grande rassomiglianza della loro parte ghiando- 
lare coi sacchi ghiandolari delle setole copulatrici. 

Sul primo punto bisogna notare che i Geoscolicidi e Megascolicidi son 
gruppi che non presentano fra ioro forme di passaggio. Anche ammettendo 
che siano connessi, i Geoscolicidi non potrebbero aver ereditato le loro 
prostate dai Megascolicidi, poichè le forme dei primi che le presen- 
tano sono solo le forme più differenziate (Kynotus, Bilimba (8), Cat- 
lidritus (6), GIyphidriîtus (2)), forme molto lontane dal tipo primitivo 
per varii caratteri e sopratutto per la posizione anormale delle sper- 
mateche che originariamente dovevano trovarsi davanti ai testes, come 
succede in generale negli Oligocheti. 

Nè si potrebbe ammettere il caso inverso, poichè le forme più basse 
di Megascolicidi (Poniodri!us, Microscolea, Photodrilus) sono troppo 
diverse dal Kynotus e dalle forme affini ad esso. 

Sul secondo punto notiamo che le pseudoprostate del Xynotus pre- 
sentano caratteri che mancano nelle prostate vere dei Megascolicidi; 
fra questi sono: 1° la presenza di un retrattore; 2° la struttura così 
complicata del bulbo muscolare; 3° il modo di connessione delle pseudo- 
prostate coi vasi deferenti; 4° la disposizione della parte ghiandolare. 

Riguardo al 3° punto notiamo che se il bulbo muscolare ricorda quello 
che si trova in altre forme di Geoscolicidi (per es., nel Geoscolea), la 


susa (Di 


parte ghiandolare ha invece colle ghiandole delle setole copulatrici una 
rassomiglianza che fa credere ad una comunità di origine. Quanto a 
queste ultime ghiandole forse esse si possono mettere insieme con quelle 
ghiandole ventrali che si conoscono nell’ Urochaeta corethrura, nello 
Urobenus , nella Microchaeta Benhami (9) e nel Brachydrilus. 

Credo che l'ipotesi che io ho esposto altrove (9) sull’origine delle 
prostate da tali sorta di ghiandole possa applicarsi solo a queste pseudo- 
prostate e non alle prostate vere dei Megascolicidi. 

In conclusione, i Geoscolicidi ed i Megascolicidi (9) mi appaiono, mal- 
grado tutto, come due gruppi perfettamente isolati. È però innegabile 
che essi son difficili a definire con diagnosi che li distinguano nettamente 
l’uno dall’altro il che si deve certo al fatto che qui, come del resto 
in tutti i Terricoli, si son prodotti frequenti fenomeni di convergenza 
ben naturali in gruppi che in fondo hanno pur sempre origine comune 
ed uno stesso modo di vita, fenomeni che han dovuto provocare spesso 
in gruppì diversi l’origine indipendente di disposizioni affatto simili. 


LE 


NOTE 


(1) BENHAM — An attempt to classify Earthworms. Quart. Journ. mier. 
Science, vol. XXXI, part. II, n. 5. 

(2) Horst — Preliminary note on a new genus of Earthworms, Zool. Anz., 
n. 358, 1891. 

(3) KELLER — Reisebilder aus Ostafrika u. Madagaskar. Leipzig, 1887, 
p. 248, 249, in nota, e fig. 20. 

(4) MIicHAELSEN — Terricolen der berliner zoologischen Sammlung. Arch. 
f. Naturg., 1891, p. 3-8, taf. 

(5) MICHAELSEN — Beschreibung der von Herrn Dr. Fr. Stuhlmann auf 
Sansibar und dem geyeniberliegenden Festlande gesammelten Terricolen. 
Jahrb. d. Hamburg. wiss. Anstalten, 1891, p. 63-66, taf. IV, f. 33. 

(6) MicHaELsEN — Beschr. d. v. Dr. Stuhlm. in Mindungsgebiet der Sambesi 
gesamm. Terricolen. Ibid., 1890, p. 21. 

(7) Rosa — Nuova classif. dei Terricoli. Questo Boll., vol. III. n. 41, 1888. 

(8) Rosa — Viaggio di L. Fea in Birmania, XXV: Moniligastridi, Geosco- 
licidi ed Eudrilidi. — Ann. Mus. Civ. Genova, ser. II, vol. IX, 1890. 

(9) Rosa — Die ewotischen Terricolen der k.k. naturhistor. Hofmuseums. 
— Annalen der k.k. nat. Hofmus., vol. VI, 1891. Vedi riassunto nel N. 114 
di questo Bollettino. 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 12O pubblicato il 21 Aprile 1892 ‘Voc. VII 


ded 
74 CIS 


JUL 


Dott. CARLO CAMERA 


Ricerche sui COPEPODI liberi del Piemonte. 


Nessun naturalista fino ad ora si è occupato di proposito (1) dei Copepodi 
liberi del Piemonte, che numerosi popolano le acque dei laghi, ruscelli e 
stagni. Su questo argomento io ho fatto alcune osservazioni, limitandole 
per ora solamente alla famiglia dei Ciclopidi ed a quella degli Arpactidi, 
proponendomi di estenderle in appresso anche alle altre famiglie. — Il 
materiale di studio raccolsi in varie località del Piemonte, e partico- 
larmente nei dintorni di Torino, vale a dire nelle acque del borgo Van- 
chiglia, dell’Abadia di Stura, del colle dell’Eremo, poi nelle acque dei 
pressi di Nichellino (Torino), nei laghi di Trana e di Avigliana, nelle 
fontane di Feisoglio (alte Langhe), e per ultimo nei ristagni che il T'a- 
naro forma presso Alba. 

Come risultato delle mie ricerche, risultato che non eredo inoppor- 
tuno pubblicare, ottenni undici specie del genere Cyczops Muller — 
famiglia dei Ciclopidi — ed una del genere Canthocampius Westwod — 
famiglia degli Arpactidi. 


Genere CYCLOPS Miiller. 


O. F. Miller — Zoologiae dan. prodomus, 1776. 
» — Entomostraca seu insecta testacea quae in aquis Daniae et Nor- 
vegiae reperit, ecc., 1785. 

In qualsiasi specie di CycZops il corpo risulta formato di dieci segmenti 
negl’individui maschi, di nove nelle femmine: la parte anteriore, sempre 
allargata e di forma quasi ovale, consta, e nel maschio e nella fem- 
mine, di cinque segmenti, dei quali il primo, il cefalotorace, che deriva 


LS 


dalla fusione del capo col primo segmento toracico, è in ogni caso 


(1) Il Prof. P. Pavesi nelle sue ricerche sulla fauna pelagica dei laghi italiani 
{Atti Soc. Veneta Trent. sc. nat. 1883 e Atti R. Istit. Lombardo Sc. e let. 1879) 
menziona qualche specie di Cyclops di alcuni laghi piemontesi. Vedasi a tale 
riguardo la descrizione di ciascuna specie, 


—_ De 


sempre più ampio degli altri, i quali vanno via degradando nello svi- 
luppo, così che l’ultimo è sempre molto ridotto e fa da anello di con- 
giunzione fra la parte anteriore e la posteriore del corpo. Il cefalotorace 
porta alla superficie ventrale due paia di antenne, le grandi e le piccole 
antenne , l'apparato boccale, un paio di piedi natatori, e sulla faccia 
dorsale un unico occhio mediano frontale. Ciascuno dei quattro rima- 
nenti segmenti del torace porta inferiormente un paio di piedi natatori. 

La parte posteriore del corpo, l'addome, è sempre, in ogni specie, 
ristretto ed allungato e consta dì cinque anelli nel maschio e di quattro 
soli nella femmina; ciò è dovuto alla fusione dei primi due in un seg- 
mento genitale unico, ingrossato, destinato a portare le sacca ovigere: 
però nei primi stadii di sviluppo delle femmine i due anelli sono separati. 
I segmenti addominali vanno pure degradando di dimensione dal primo 
all'ultimo e talora presentano, come si osserva nel Cyc/ops canthocar- 
poîdes e nel Cyc/ops Leuckartîi, gli orli di congiungimento guerniti di 
finissime punte: sono costantemente privi di estremità, soltanto l’ul- 
timo anello porta inferiormente la così detta forca, cioè due appendici, 
due cilindretti di varia lunghezza e grossezza, terminati sempre da se- 
tole, ben spesso piumose , fisse di numero in tutte le specie , variabili 
però di lunghezza in ciascuna. 

Le grandi antenne raggiungono talora, come nel Cyc/ops coronatus, 
una lunghezza considerevole ; in ogni caso però essa non è mai infe- 
riore a quella del cefalotorace. Constano di articoli che variano di nu- 
mero e dimensioni; il maggior numero di articoli, che nelle specie stu- 
diate si riscontra, si è di diciotto — Cyc/ops elongatus —, il minore 
è di dieci — C. canthocarpoîdes —. Baird però da un lato ha descritto 
un Cyclops dalle antenne di 26 articoli, e dall’altro lato Fischer ne ha 
descritto un altro con antenne dì 6 articoli. In ogni caso l’articolo basilare 
è sempre più ingrossato, e gli ultimi tre sempre più allungati e più gra- 
cili. Sulle grandi antenne si riscontrano, oltre a punte ed a ganci, dei 
fragili cilindretti, dei sottili filamenti, i quali, secondo il più degli au- 
tori, adempirebbero a funzioni di senso. Queste antenne servono ai 
maschi da organi sussidiari alla copula, afferrando e trattenendo la 
femmina durante tale funzione; in amendue i sessi poi concorrono alla 
locomozione. 

Le piccole antenne constano in tutte le specie di quattro articoli, 
muniti sempre di setole, di cui talune piegate a gomito; servono allo 
animale per fissarsi ed aderire a qualche sostegno. 

Nell’apparato boccale trovansi sempre molto sviluppate e robuste le 
mandibole e le mascelle, per contrario sempre ridotti e deboli i loro 
palpi. Il palpo mandibolare infatti si riduce ad una specie di tubercolo 
munito di due lunghe setole, e spesso di altre minori, poste presso le 
prime; pure poco sviluppato è il palpo mascellare , il quale all’estre- 
mità va munito di varie appendici semplici e corte. I piedi-mascella, 


E — 


sia l’esterno più largo, sia l’interno più ristretto, constano di quattro 
articoli, dei quali i due inferiori sono molto sviluppati, mentre i due 
superiori molto ridotti e forniti di uncini, di punte, di setole, spesso 
piumose: l'esterno porta due prominenze, una all’articolo inferiore, 
sormontata da più setole e l’altra al secondo articolo, munita di due 
setole; il terzo articolo si continua in un pezzo allargato portante un- 
cini, e l'articolo terminale sì presenta quasi foggiato a mo’ di bottone 
con uncini e setole. Più semplice è la conformazione del piede-mascella 
interno, il quale consta pure di 4 articoli, più ingrossati i due inferiori, 
ridotti i due superiori, ciascuno poi armato d’una setola ad uncino. 

I piedi natatori delle prime quattro paia sono foggiati in tutte le specie 
su di uno stesso stampo, constano cioè di due pezzi basilari uniti ed 
allargati e di due rami triarticolati con setole a ciascun articolo: i piedi 
del quinto paio sono, in ogni caso , ridottissimi in isviluppo di varia 
configurazione in ciascuna specie. 

L'occhio si presenta come una macchia mediana rossa o nera, munita 
di due sferette laterali, cristalline, brillanti. 

‘ In tutte le specie i maschi sono più piccoli delle femmine; la fecon- 
dazione è effettuata per mezzo di spermatofori; la femmina porta le 
uova in due sacca, che stanno ai lati del primo segmento addominale; 
lo sviluppo sì compie per metamorfosi. 

Questi crostacei, per lo più minutissimi, microscopici, trovansi in gran 
parte nelle acque de’ nostri paesi, e sì cibano di materie organiche in 
decomposizione. 

A caratteri sistematici per la distinzione delle specie si assumono: la 
lunghezza delle grandi antenne, il numero dei loro articoli, le partico- 
larità dell'apparato boccale, la conformazione dei piedi del quinto paio, 
la lunghezza della forca e delle setole caudali. 


1) C. canthocarpoides Fischer. 
C. longispina Templeton. 


Fischer — Beitrdge zur Kentniss der in der Umgegend von Petersburg sich 
findenden Cyclopiden. Bulletin de la Société impériale des Naturalistes 
de Moscou, 1851, 1853. — Beztrdge zur Kenntnis der Entomostraken. 
Abhandl. der Konigl. Akad. der Wissinsch. Munchen, 1860. 

Templeton — Trans. of the entomol. soc. of London, cit. da Claus. 

Claus — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 


La lunghezza del corpo, presa dalla sommità del cefalotorace all’estre- 
mità delle setole caudali, è di due millimetri. Il colore è rossiccio. Le 
grandi antenne constano di 10 segmenti, sono corte, non superando in 
lunghezza il cefalotorace, e d’un aspetto tozzo. Le piccole antenne con- 
tano quattro articoli, sono corte e portano setole, di cui talune pie- 


o 


gate a gomito. — I palpi dell'apparato boccale sono ridotti, mentre sono 
sviluppate e robuste le parti che li portano. 

I piedi natatori delle prime quattro paia sono normali; quelli dell’ul- 
timo paio sono ridotti a semplici sporgenze, sormontate da tre setole 
piumose. 

Un carattere molto saliente ed importante per il riconoscimento di 
questa specie ci è fornito dall’ultimo segmento toracico; questo forma 
quasi un anello, relativamente largo, portante, all’orlo inferiore, un’ar- 
matura di piccole punte. Così pure gli anelli addominali sono muniti di 
finissime punte agli orli di congiungimento. Le branche della forca sono 
corte e larghe, si articolano all’ultimo segmento addominale sotto un’ar- 
matura di punte, e tre serie oblique di punte portano sulla faccia dor- 
sale. Delle quattro setole terminali di ciascuna branca della forca, la 
esterna è ridotta ad una semplice punta, così pure è della interna, che 
però è un po’ più lunga, e delle mediane, radamente piumose, la me- 
diana interna è più lunga di tutto l’addome; la mediana esterna è la 
metà di questa. 

Questa specie è una delle più diffuse, ed io la trovai comunissima 
nelle acque dei dintorni di Torino e di Alba. 


2) C. minutus Claus. 
Claus — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 

E la più piccola forma di Cyc/ops che abbia trovato, non superando 
la lunghezza d’un mezzo millimetro. Il colore è bianchiccio. Le grandi 
antenne sono gracili e corte, presentando una lunghezza appena eguale 
a quella del cefalotorace; constano dì undici articoli, I piedi natatori 
delle prime quattro paia sono piccoli e biramati, quelli dell’ultimo paio 
sono rudimentali, formati cioè d’un semplice pezzo corto, senza rami, 
munito di una setola speciale lunga, distinta da altre minori. 

L’addome consta di anelli relativamente grossi, e termina con una 
forca lunga due volte l’ultimo segmento addominale. Le setole terminali 
della forca sono corte; le mediane però di ciascuna branca più lunghe 
assai, com'è di regola, delle laterali. 

Ho trovato questa specie nelle fontane di Feisoglio (alte Langhe). — 
Lago di Candia e lago di Viverone (Pavesi). 


3) C. serrulatus Fischer, Claus. 
C. longicornis Vernet, in Herrick. 
C. pectinifer Cragin » 
Fischer — Beètrige zur Kenntniss der în der Umgegend von Petersburg sich 


findenden Cyclopiden. Bulletin de la Société impériale de Mouscou, 1851 
et 1853. 


=— .) — 


Claus — Das Genus Cyclops una seine einheimischen Arten. 


» — Weitere Mittheilungen uber die einheimischen Cyclupiden. Archiv. 
fir Naturgesch., 1857. 


» — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 
Herrick — A final Report on the Crustacea of Minnesota, 1884. 


La lunghezza del corpo è di due millimetri ed il colore è leggermente 
rosato. Tra la parte anteriore e la posteriore si osserva una spropor- 
zione più spiccata che in tutte ie altre specie; tale sproporzione, suf- 
ficiente per il riconoscimento di questa specie, è dovuta a ciò che il 
cefalotorace, in unione ai primi tre segmenti toracici, è molto ampio, 
mentre l’ultimo segmento è ridottissimo, e l'addome a sua volta assai 
ristretto. Le grandi antenne constano di dodici articoli, dei quali i tre 
ultimi sono lunghi ed esili, e portano sottili setole. Le antenne poste- 
riori constano di quattro articoli allungati. — I piedi natatori dell’ul- 
timo paio constano d’un semplice pezzo munito di tre setole. L’addome 
presenta qua e là irregolarmente sparsi cornetti e punte. — La forca 
è all'incirca cinque volte più lunga che larga ed all'orlo interno, come 
pure al contorno di congiungimento col segmento addominale, presenta 
serie di finissime punte. In ciascuna branca della forca la setola interna 
e la esterna sono ridotte a punte, relativamente lunghe, e delle due 
mediane la mediana esterna è lunga quanto l’addome, la mediana in- 
terna quanto l’addome, più la forca. 

Ho trovato questa specie diffusa nelle acque di Torino, di Alba e di 
altre località. 


Varietas aviglianensis. 


Nei laghi di Trana e di Avigliana trovai numerosi Cyc/ops della specie 
sopra descritta, i quali da essa sì scostano per alcuni caratteri eviden- 
tissimi. Tuttavia non credo si possa costituire su di essi una specie 
distinta, ma solo una varietà del C. serru/atus. 

Presentano anzitutto una più marcata sproporzione tra la parte ante- 
riore e la posteriore del corpo , dovuta all’addome molto più ristretto 
e più allungato che nel C. serru/atus sopra descritto. — Le grandi 
antenne contano pur esse 12 articoli, ma sono tozze di aspetto e molto 
corte, cioè appena lunghe quanto il cefalotorace. 

Per ultimo, la forca è smisuratamente lunga e delle sue setole la in- 
terna e la esterna di ciascuna branca sono semplici punte; la mediana 
esterna è lunga quanto l’addome senza forca, l’altra quanto l'addome 
con la forca. 

Il Prof. Pavesi cita il C. serru/atus del lago di Avigliana, non so se 
si tratti della forma tipica o di questa varietà. 


Sf 


4) C. insignis Claus. 


Claus — Weztere Mittheilungen uber die einheimischen Cyclopiden, 1857. 
Archiv. fùr Natur. 


» — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 

La lunghezza del corpo è di quattro millimetri; il colore è rosso pal- 
lido. — Le grandi antenne, gracili e corte, constano di quattordici ar- 
ticoli. — Nell'apparato boccale si riscontra un carattere saliente nei 


piedi-mascella: questi cioè si presentano straordinariamente allungati 
ed armati di setole piumose di robusti uncini. Caratteristica è pure la 
conformazione dei piedi del quinto paio; essi iufatti contano due arti- 
coli, e portano nel mezzo del contorno interno una specie di corno 
uncinato e fornito di una lunga setola. — L'addome è allungato e va 
restringendosi dalla base all'estremità. — La forca è ingrossata e lunga 
quanto i tre ultimi segmenti addominali; delle quattro setole terminali 
di ciascuna branca la interna è una semplice punta, la esterna è lunga 
metà la forca, la mediana esterna lunga quanto la forca intera ed è su- 
perata d’un tratto dalla mediana interna. 

Trovai questa specie nelle pozze di Vanchiglia e dell’Eremo (Torino) 


e nelle acque presso Nichellino. 


5) C. Leuckartii Claus. 


Claus — Das Genus Cyclops und seine einheimischen Arten. Archiv. fir Nat., 
1857. 

La lunghezza è di due millimetri; la forma allungata e snella. Le 
grandi antenne contano diciasette articoli, dei quali i mediani sono di 
grossezza pressochè eguale; in lunghezza raggiungono il terzo segmento 
toracico. — I palpi dell’apparato boccale sono ridotti, ed il piede-ma- 
scella esterno mostra alla base, sulla faccia dorsale, una serie di piccoli 
rilievi che danno l’aspetto di una perlatura. — I piedi del quinto paio 
constano di due articoli, di cui l’ultimo pochissimo sviluppato e munito 
di una sola setola. — Addome ristretto e lungo. La forca è lunga due 
volte il segmento che la porta, e delle setole terminali di ciascuna 
branca la esterna è lunga quanto la forca, la interna lunga il doppio, 
la mediana esterna quanto la forca, più i tre ultimi segmenti addomi- 
nali, ed è superata ancora d’un tratto dalla mediana interna. È notevole 
ancora la particolarità della femmina, che porta le sacca ovigere diva- 
ricate dall’addome. 

Ho trovato questa specie in gran numero nell’ampia pozza del colle 
dell’ Eremo (Torino). 


sù 


6) C. pulehellus Koch in Herrick. 
C. licuspidatus Claus. 


Herrick — A final Report on the COrustacea of Minnesota. 


Claus — Weitere Mittheilungen uber die einheimischen Cyclopiden. Archiv. 
fir Naturgesch., 1857. 


» — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 

Questa piccola specie si confonde a prima giunta con quella sopra 
descritta, ma con un esame un po’ attento si rilevano molti caratteri 
distintivi. — La lunghezza è pure di due millimetri e la forma pure 
allungata e snella. — Le grandi antenne constano, come nel C. Leuc- 
hartii, di diciasette articoli, sono però molto più ingrossate e molto più 
corte, arrivando appena a raggiungere il primo segmento toracico ; pure 
corte e tozze sono le piccole antenne. Le parti dell'apparato boccale 
non presentano differenze da quelle della specie precedente: così dicasi 
dei piedi delle prime quattro paia. — Per contrario nei piedi dell’ul- 
timo paio trovasi un carattere molto saliente; essi constano cioè di un 
articolo basilare molto ridotto e di un altro terminale molto lungo, sor- 
montato da due setole, proprio l’opposto di quanto si nota nel C. Lewc- 
Rartii. — L’addome è allungato e gracile e così la forca lunga quattro 
volte circa l’ultimo segmento addominale, superante quindi di molto 
quella della specie precedente; oltre che lunga è più piccola e gracile. 
In ciascuna branca della forca le setole interna ed esterna sono ridotte 
a corte punte; la mediana esterna è lunga quanto la forca ed i tre ul- 
timi segmenti addominali, l’altra è lunga quanto l’addome intero. 

Trovai questa specie nei ristagni del Tanaro presso Alba. 


7) C. brevicaudatus Claus. 


Claus — Das Genus Cyclops und seine einheimischen Arten. Archiv. fùr Nat., 
1857. 


» — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 


Questa è una forma un po’ più grossa delle due ultime; la lunghezza 
del corpo arriva a due millimetri e mezzo. Le grandi antenne hanno 
un aspetto tozzo e non oltrepassano in lunghezza il terzo segmento to- 
racico; constano di diciasette articoli ingrossati, dei quali i tre ultimi 
sono più allungati e più sottili degli altri, e portano setole relativamente 
lunghe. Le piccole antenne contano quattro articoli corti e grossi. Le 
mascelle presentano il loro palpo corto e largo, ed i piedi-mascella 
vanno armati di molti uncini e setole. Nei piedi natatori delle prime 
quattro paia mancano alle linee di articolazione dei segmenti la serie 
di punte e le setole che si osservano in altre specie sopra descritte. — 
Nei piedi poi dell’ultimo paio si scorge, al contorno interno del secondo 
articolo, il quale è molto sviluppato, un corto corno sormontato da una 


E DIE 


lunga setola. — La forca è lunga tre volte l’ultimo segmento addomi- 
nale, per cui parrebbe ironica la denominazione specifica di drevicau- 
datus, se non si sapesse che questa è desunta non dalla forca, ma dalle 
setole caudali, le quali sono cortissime e radamente piumose. In ciascuna 
branca la setola esterna è la più corta, cioè lunga appena la metà della 
forca; la interna è lunga quanto la forca intera, la mediana esterna 
una volta e mezzo la forca e la mediana interna un po’ più lunga 
ancora. 

Ho trovato questa specie in numero stragrande nelle pozze dell’Ab- 
badia di Stura. 


8) C. brevicornis Claus. 
C. vîridis Fischer (?), in Claus. 


Claus — Das Genus Cyclops und seine einheimischen Arten. Arch. fir Nat., 


1857. 
» — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 


Questa è una specie relativamente grossa, perchè raggiunge, di regola, 
una lunghezza di tre millimetri e mezzo. — Il cefalotorace è molto ampio 
e robusto. — Le grandi antenne hanno un aspetto massiccio, sono corte, 
non superando il primo segmento toracico, donde la denominazione spe- 
cifica di brevicornîs, e constano di diciasette articoli, dei quali il ba- 
silare appare molto ingrossato e robusto, gli altri sono corti e tutti 
relativamente grossi, il settimo è il più lungo, e gli ultimi tre, che in 
tutte le altre specie sono molto più lunghi e più gracili degli altri, qui 
sono ancora grossi e ben di poco più allungati dei precedenti ; le setole 
e le punte, di cui vanno fornite le grandi antenne, sono corte e ro- 
buste. Pure accorciate e di forma tozza sono le piccole antenne, I piedi 
natatori delle prime quattro paia sono normalmente conformati, ma 
quelli dell’ultimo paio constano d’un pezzo basilare molto allargato e 
munito di una lunga setola e d'un altro pezzo piccolo, a stiletto, portante 
pur esso una lunga setola. — L’addome presenta sia nello stato adulto, 
sia negli stadii giovani, forti dentellature agli orli d'unione degli anelli, 
carattere questo molto appariscente per il riconoscimento di questa 
specie. — La forca è lunga due voite l’ultimo segmento addominale, e 
le sue setole sono assai radamente piumose, e quanto alla lunghezza la 
esterna di ciascuna branca è metà circa della forca, la interna è lunga 
due volte questa, la mediana interna è lunga quanto l’addome, e la 
rimanente lunga due volte la esterna. — La femmina, più grossa del 
maschio, porta le sacca delle uova discostate dall’addome. 

Trovai questa specie nelle acque presso Nichellino (Torino). 


home: © 


9) C. tenuicornis Claus, Herrick. 
C. quadricornis albidus, viridis Jurine, in Claus. 
Claus — Das Genus Cyclops und seine einheimishen Arten. Archiv. fir Natur- 
gesch., 1857. 


» — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 
Herrick — A final Report on the Crustacea of Minnesota, 1884. 


Forma allungata e snella, da un color verde pallido. La lunghezza 
del corpo arriva a tre millimetri e mezzo. — Il cefalotorace è molto 
ampio e saldo, come nel C. drevicornis. Le grandi antenne sono molto 
lunghe, arrivando fino al quarto segmento toracico e contano diciasette 
articoli, dei quali i primi, specialmente il basilare, sono grossi e robusti 
e gli altri vanno via diminuendo, così che i tre terminali si presentano 
lunghi molto ed esili e muniti ciascuno di una specie di rilievo e di 
setole; gli articoli che precedono portano dal lato interno serie di pic- 
cole punte, ed il basilare corte setole quasi piegate a semicerchio. 
Le piccole antenne, pure allungate, constano di quattro articoli, di cui 
il basilare allargato, porta al termine, verso l'interno, una lunga se- 
tola; il seguente porta due corte setole, il terzo è un po’ incurvato, 
ed infine il quarto termina con tre lunghe setole piegate un po’ alla som- 
mità e con altre più corte. Una particolarità caratteristica sì osserva 
al labbro superiore; questo è munito di dieci o dodici dentini, de’ quali 
i primi due ed i due ultimi sono più grossi. I piedi natatori presentano 
agli orli di congiungimento di ciascun articolo serie di fine punte e 
vanno muniti di setole radamente piumose. I piedi del quinto paio sono 
biarticolati, e pur essi agli orli d’unione degli articoli hanno finissime 
punte con una setola al primo e tre al secondo articolo. — L’addome 
allungato termina con una forca accorciata, di poco più lunga dell'ultimo 
segmento addominale; in ciascuna sua branca la setola esterna è lunga ad 
un dipresso quanto la forca, la seguente è lunga quanto l’addome in- 
tero, l’altra assai più lunga ancora, e per ultimo la interna è metà di 
questa: tutte poi sono fittamente piumose. — Questa specie di Cyc/0ps, 
che per molti caratteri si confonderebbe con la seguente, per altri da 
questa si allontana, così che il Claus ne fece con ragione una specie 
autonoma, 

Trovai questa specie con quella precedentemente descritta nelle acque 
presso Nichellino (Torino). Essa venne trovata anche dal Prof. Pavesi 
nel lago di Candia. 


SO 


10) C. coronatus Claus. 


C. phaleratus Koch (?) in Claus. 

C. quadricornîs var. c. Baird, id. 

C. quadricornis var. fuscus Jurine, var. prasinus Jur., id. 
C. obesicornis Templeton, id. 


Claus — Das Genus Cyclops und seine einheimischen Arten. Arch. fir Nat., 1857. 
» — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 


Questa è la più grossa specie che abbia trovato. — La lunghezza del 
corpo supera i tre millimetri e mezzo. Presenta una tinta scura carat- 
teristica. Robusto ed ampio è il cefalotorace. Le grandi antenne sono 
lunghissime, raggiungendo il primo segmento addominale e constano di 
diciasette articoli, relativamente gracili; di essi l’ottavo, il nono, il de- 
cimo, il dodicesimo, il tredicesimo ed il quattordicesimo hanno all’orlo 
rivolto verso la sommità delle antenne una corona di fini dentellature, 
donde la denominazione di Coronatus. Le piccole antenne poi sono pure 
allungate e contano quattro articoli, di cui il secondo è un po’ incurvato, 
ed al contorno interno è munito di corte punte, e i due ultimi sono della 
metà più stretti dei precedenti, ma più lunghi il doppio. — Anche qui 
nel C. coronatus, come nel C. fenvicornis, trovasi il carattere dei 
denti al labbro superiore, questo cioè è armato da otto a dieci rilievi, 
a cui da ciascun lato se ne aggiungono altri due più sviluppati diretti 
all’esterno, ed oltre a questi si nota, dopo una lacuna, un’altra pro- 
minenza laterale molto saliente. — Le parti dell'apparato boccale sono 
robuste e munite di uncini fortemente piegati e di setole talora piumose 
ed incurvate. — I piedi natatori delle prime quattro paia sono normal- 
mente conformati, quelli invece del quinto paio constano solo di due 
articoli e mostrano all’orlo d’unione dei due pezzi una serie di piccole 
punte con una setola, e all’estremità portano tre setole. 

Ie sfere cristalline dell'occhio nel C. coronatus appaiono come por- 
tate da due cilindretti scuri uniti alla base e divergenti. 

I segmenti dell’addome sono relativamente larghi, e di essi l’ultimo 
porta inferiormente , oltre alla forca, una serie di finissime ciglia. Le 
branche della forca, sono corte ma larghe assai, e le loro setole sono 
invece lunghe e piumose: la interna di ciascuna branca è lunga quanto 
la branca stessa, più i due ultimi anelli addominali; la mediana interna 
è lunga due volte è mezzo la precedente; la mediana esterna è lunga 
quanto la forca congiunta ai tre ultimi anelli addominali, e per ultimo 
la esterna è metà circa di questa. 

Il C. coronatus è facilmente riconoscibile, oltre che per altri carat- 
teri, per il contenuto nero dell’ovario, per la tinta verde-azzurro cupo 
del corpo e per il modo con cui la femmina porta le sacca ovigere; essa 
cioè non le porta scostate più o meno dall’addome, come le altre specie, 


— Ma 


ma adagiate lungo l’addome, anzi questo le ricopre in parte ; così che, 
a prima giunta, parrebbe di aver sott'occhio una specie da un solo sacco 
ovigero arrotondato. 


Trovai questo Cyc/ops nelle acque di Nichellino (Torino). 


11) C. elongatus Claus. 
Claus — Die frei lebenden Copepoden, 1863. 


Questa è la forma, fra le trovate, che ha le antenne formate del 
massimo numero di articoli. — La lunghezza del corpo è di due mil- 
limetri e mezzo. Il colore è chiaro. — Le antenne anteriori constano 
di diciotto articoli, ma tuttavia sono corte, non oltrepassando il primo 
segmento toracico; i tre ultimi articoli sono più allungati e più esili dei 
precedenti, ed il terminale porta un ciuffetto di setole. — Piccole e corte 
sono le antenne posteriori. — Pochissimo sviluppati sono ì palpi delle 
parti boccali. — I piedi natatori delle prime quattro paia sono nor- 
mali, cioè formati di due articoli basilari allargati e di due rami ap- 
piattiti, biarticolati; quelli invece dell’ultimo paio constano solo di due 
articoli, di cui il basilare corto ed il terminale lungo con due setole, 
una corta, l’altra lunga. 

L’addome, ristretto ed allungato, termina con una forca, la quale è 
lunga due volte l’ultimo anello addominale e porta le setole relativa- 
mente corte; di esse la interna e la esterna di ciascuna branca sono 
ridotte a semplici punte; la mediana interna è lunga quanto l'addome, 
e la mediana esterna quanto la forca, più i tre ultimi anelli addominali. 

Trovai questa specie nelle acque dei prati di Vanchiglia (Torino) e 
nei ristagni del Tanaro presso Alba. 


FAMIGLIA DEGLI ARPACTIDI 


Genere CANTHOCAMPTUS Westwood. 


Westwood — Partingt Cyclop. Nat. Hist., Art. Cycl., The Entomologist’s 
Text-Book. 


Il genere Canthocamptus presenta la segmentazione del corpo uguale 
a quella dei Cyc/ops; sì contano cioè anteriormente cinque segmenti, e 
posteriormente cinque nel maschio e quattro nella femmina, per la fu- 
sione dei primi due addominali in uno solo ingrossato. Il cefalotorace 
è ampio e saldo, e gli altri segmenti sono pure relativamente svilup- 
pati, e l'addome comincia con la stessa larghezza con cui termina il 
torace, così che molto meno appariscente che nei Cyc/ops è la distin- 
zione fra parte anteriore e posteriore del corpo. — Anche qui si hanno 


440_- 


le grandi e le piccole antenne. Le grandi antenne sono d'una mediana 
lunghezza, eguale cioè, di regola, a quella del cefalotorace; esse con- 
stano di otto articoli, di cui il basilare è naturalmente più ingrossato 
e gli altri vanno via degradando; è notevole che il quarto articolo, 
contando dalla base, si termina in un’appendice a mo’ di cilindretto 
terminato da setole, il quale venne da qualche naturalista scambiato 
per un ramo speciale delle antenne. Queste grandi antenne servono da 
organi di presa. — Le antenne posteriori sono piccole, corte, biramose 
col ramo secondario molto ridotto e biarticolato, e portano setole di cui 
talune piegate un po’ a gomito. — Robuste sono le mandibole che hanno 
il loro palpo corto e biarticolato. — Le mascelle portano palpi bira- 
mati, di cui il ramo esterno più robusto e sviluppato dell’interno ; 
amendue i rami presentano un articolo semplice, cilindrico, con nume- 
rose setole al contorno esterno ed una robusta appendice stilettiforme. 
— Quanto ai piedi-mascella, si può agevolmente da quelli dei Cyc/ops 
costruire quelli dei CanfRocamplus; infatti accorciando, ad esempio, il 
piede-mascella esterno di un Cyc/ops qualunque, fondendo i due primi 
articoli in uno solo robusto, che sarà il basilare, accorciando ancora 
il terzo, ed in luogo del quarto ponendo un paio di setole, e raddop- 
piando per ultimo le appendici a lancetta avremo il piede-mascella cor- 
rispondente del gen. Canthocampitus. 

Più semplicemente conformato si presenta il piede-mascella interno, 
il quale è pure biarticolato ed armato d’un lungo uncino. — Più im- 
portanti sono i caratteri dei piedi natatori. Questi, menire neì CycZops 
sono per le prime quattro paia foggiati tutti sopra uno stesso stampo, 
nei Canthocamptus invece presentano notevoli differenze in ciascun 
paio. I piedi infatti del primo paio, i quali stanno alla parte inferiore 
del cefalotorace, constano di due articoli basilari molto allargati e di due 
rami allungati, ristretti e biarticolati, e di questi due rami l’interno è 
del doppio più lungo dell’esterno e, quel che è più notevole, può venir 
piegato alla linea di unione con la base. — Nel secondo paio di piedi 
il ramo interno è molto meno sviluppato dell’esterno. — Nel terzo paio 
il ramo in questione è foggiato nel maschio in modo tutto speciale, cioè 
presenta i due articoli terminali conformati a cesoia. I piedi del quarto 
paio hanno pure due rami biarticolati, che sono identici nei due sessi. 

Al tutto caratteristiei poi sono i piedi del quinto paio; questi invero 
sono ridotti a larghe piastre duplici, munite di molte setole, le quali 
piastre nella femmina sì fondono quasi assieme al contorno interno, co- 
prono le aperture genitali e servono a dare protezione alla borsa delle 
uova; nel maschio invece sono più ristrette e fornite solo di due setole. 
e, a quanto pare, servono da organi accessori alla copula. La forca è 
cortissima e porta setole, di cui la mediana sempre più lunga delle la- 
terali. — Le uova sono portate dalla femmina in ùn unico sacco, che 
sta al 1° anello addominale. 


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1) C. staphilinus Jurine, in Claus. 


Cyctops minutus Muller, Latreille, Lamarck, Baird, id. 
Monoculus minutus Fabricius, in M. Edwards. 
Monoculus staphytinus Jurine, in M. Edwards e Claus. 
Cyclops staphylinus Desmaret, Baird, in Claus. 
Cyctopsina staphylinus M. Edwards. 

Doriîs minata Koch, in Claus. 

Canthocarpus staphylinus Baird, id. 

Nauplius minutus Philippi, id. 

Canthocamptus minutus Baird, id. 

Canthocarpus minutus Fischer, id. 

Canthocampitus minutus Herrick. 

Canthocamptus staplylinus Claus. 


Claus — Die frei lebenden Copepoden. 

Milne Edwards — Histoîre naturelle des Crustacés, 1840, t. I. 

. Herrick — A final Report on the Crustacea of Minnesota, 1884. 

Claus — Bettrdge zur Anatomie und Entwicklung der Copepoden. Archiv. 
fùr Nat., 1858. 

È una specie comunissima, dal corpo appena lungo un millimetro, 
non tenendo calcolo delle setole caudali, è di una tinta che dal rosato 
leggero va al rosso vivo. — Le antenne del primo paio sono lunghe 
ad un dipresso quanto il torace, constano di otto articoli, dei quali il 
quarto si continua nel cilindretto, di cui si è parlato nelle generalità. 
Le antenne del secondo paio sono corte e biramose, con uno dei rami 
ridottissimo. — Un carattere importante riscontrasi nei piedi natatori 
del primo paio, i quali sono, com'è di regola, biramati, ma il ramo 
interno è più lungo del doppio che il ramo esterno, e per giunta il 
primo articolo dell’interno è da solo lungo quanto l’intero ramo esterno. 
— L’addome presenta all'orlo inferiore de’ tre suoi segmenti serie di 
punte visibilissime. — La forca è corta ed allargata e porta accanto a 
corte setole due altre lunghe quanto il corpo intero. — Lo spermato- 
foro è allungato ed ha forma di sciabola. — La femmina porta le uova 
in un unico sacco. 

Trovai questa specie diffusissima nelle acque di Torino, di Alba e di 
altre località. 


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BOLLETTINO 


+ Musei di Zoologia a "natia comparata 


della R. Università di Torino 


N. a424 pubblicato il 30 Aprile 1892 Vor. VII 
11,694 


I MOLLUSCHI dei terreni terziarii del Piemonte 
e della Liguria 


descritti 
dal Dott. FEDERICO SAcco 


Parte XI e XII (1) 


PARTE XI 


(EULIMIDAE e PYRAMIDELLIDAE (pars)) 
con oltre 300 figure. 


Fam. EULIMA H. ed A. Adams, 1854. 
Gen. Eulima Risso, 1826 (vel Melanella Dufresne in Bowdich, 1822). 


Sottog. Eulima (str. sensu) — £. polita (Linn.) e var. subhastata, 
tongorecurva, subbrevis, percontorta, parvulina e pseudoptusa. — 
E. lactea (Grat.) e var. conjungens, inflexula, peradutlta e gra- 


cilis. — E. dertofusoîdea Sacc. — E. parvofusula Sacc. — E. na- 
noinflexa Sacc. e var. praecedens. 

Sottog. Vitreolina Montr. 1884. — V. tauroparvillima Sacc. — V. 
incurva (Ren.) var. Philippi. 

Sottog. Acicularia Montr. 1884. — A. subalpina Sacc. — A. pro- 
pinqua (Dod.) — A. spîna (Grat.) var. Eichwatldiî, polygîra, lacteo- 
eichwaldi e scalarata. — A. bicolorata Sacc. — A. subulangulata 
Sacc. 


(1) Nota. — La Parte XI è pubblicata nelle Memorie della R. Accademia 
delle Scienze di Torino, serie II, tomo XLII, 1892. 

La Parte XII, non potendo più essere inserita nelle suddette Memorie du- 
rante il corrente anno accademico 1891-92, venne pubblicata a spese dell’Autore. 

Tali Parti trovansi in vendita presso la libreria LoescHER, Torino, 


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Sottog. Subularia Montr. 1884. — S. subdulata (Don.) e var. tauri- 
nensis, taurostricta, pineifolia, parvogracitlis, acutiîssima, gigantea, 
crassulata, pseudangutlosa, pseudoterebratis, persuturata, trivarie- 
fasciata, quatuorfasciolata, trifasciolata, quinquefasciolata, psev- 
doquatuorfasciala e plurifasciolata. — S. angulatocrassa Sace. 

Sottog. Hordeulima Sacco, 1892. — ZH. Rordeota (Dod.) [tipo del sot- 
togenere]. 

Sottog. Sulcosubularia Sacco, 1892. — ,S. faurinensis Sacc. [tipo del 
sottogenere]. 


Gen. Rhombostoma Seguenza, 1876. 
Rhombostoma striata Segu. 


Gen. Niso Risso, 1826. 


Niîso taurinensîs Sacc. e var. strictiumbilicata. — N. tauroconica 
Sacc. — N. terebellum var. burdigalensis, conicoburdigalensis, 
postburdigalensis, pygmaea, acarinatoconica, acarinalta, pseudo- 
typica, unifasciolata, eburnea, eburneoconica, eburneoperconica, 
eburneofasciolata e basiochracea. 


Fam. PYRAMIDELLIDAE Gray, 1847. 


Le Mathilda attribuite generalmente a questa famiglia, costituiscono 
una famiglia a parte, MATHILDIDAE Sacco, 1892. 


Gen. Pyramidella Lamarck, 1799. 


Pyramidella plicosa Bronn. e var. suturatissima, angulatina, 
sublaeviuscula, ovuloides e laeviuscula. — P. eulimoîdea Sacc. — 
P., anfractinflata Sace. — P. oblusior Semp. e var. parvillima. — 
P. perfusotdea Sacc. — P. unisulcata Duj. e var. pseudoplicosa, 
sulcolaeviuscula ed astensis. — P. magnastensis Sacc. 


Gen. Odontostomia Jeffreys, 1837. 


Sottog. Odontostomia (str. sensu). — 0. conoîdea (Br.) e var. Sts- 
mondae, explicata, parvoaplicata, triangulatoides, infundibuloiaes, 
perconoîdalis, magniumbilicata e fraterna. — 0. pallidaeformis 
Sacc. — O. conoîdoplicata Sacc. — 0. aplicangultata Sacc. — 0. 
tongosismondae Sacc. — O. turritangulata Sace. e var. subrotun- 
dula. — O. rotundoumbilicina Sace. — 0. conoîdosubulina Sacc. — 
O. acuta (Jeffr.) var. plioastensis, pedemontana, inflatorosea ed obli- 
quoides. — O. unidentata (Mont.) e var. perpyramidata, savonensis, 
pseudoturrita, pseudopallida. — O. pallida (Mont.) var. tauromio- 
cenica. 


Sottog. Brachystomia Montr. 1885. — 2. riîssoîdes (Hanl.) var. plio- 
ceniîica e villalvernensis. — B. miosuboblonga Sacc. 

Sottog. Turritodostomia Sacco, 1892. — 7. plicata (Mont.) var. pla- 
natina. — T. turrita (Hanl.) [tipo del sottogenere] var. je/freysiana, 
conicastensiîs, inflatastensis, planastensis e converastensis. 

Sottog. Maerodostomia Sacco, 1892. — mM. bismichaetis Sacc. [tipo del 
sottogenere] e var. turritellina e multinensis. — M. submichaetis 
Sacc. e var. subangulatina, persuturata, transiens e turritastensis. 
— M. perstriata Sacc. e var. tauroconica. — M. conicoastensîis 
Sace. — M. suturalis (Bon.) — M. syrnoleoîdes Sacc. — M. der- 
lomagna Sacc. 

Sottog. Cyelodostomia Sacco, 1892. — C. mutinensis Sacc. [tipo del 
sottogenere]. — C. cingulata (Dod.). 

Sottog. Auristomia Montr. 1884. — A. fusuzata Sace. e var. incertula. 

Sottog. Ondina De Folin, 1870. — 0. imperforata Sacc. — 0. plio- 
biqua Sacc. — O. bugellensis Sacc. 


Gen. Eulimella Forbes, 1846. 


Sottog. Eulimella (str. sensu). — E. Sci/2ae (Scacch.) e var. extypo- 
conica, anteconica, graciliturrita, scalarioinfiata, procompactitis, 
magnoligustica e longopupoidea. — E. subumbilicata (Grat.) var. 
taurinensis ed anfractieltongata. -- E. tauroscalaris Sacc. — E. 
acicula (Phil.) e var. magnoturrîs e posteylindrica. — E. persu- 
turatoturris Sacc. — E. turricompactilis Sacc. e var. miocenica e 
pseudoaffinis. — E. Neumayeri (Koen.) var. pedemontana e tau- 
roacicula. — E. subumbilicatoides Sacc. e var. subulaltula, clava- 
tula ed anisocycloidea. — E. affinis (Phil.) var. miotaurina. — 
E. pseudoanisocycloidea Sacc. 

Sottog. Anisocyela Montr. 1880. — A. nitidissima (Mont.) var. prae- 
cedens. — A. subalpina Sace. e var. fauromiocenica, parvoclavata 
ed astensis. 

Sottog. Ptycheulimella Sacco, 1892. — P. pyramidata (Desh.) [tipo 
del sottogenere] e var. obliquaperta, rugulina, dertonensis e per- 
angulatina. — P. postconulus Sacc. — P. crassulata Sace. — 
P. basinflatella Sacc. 


Gen. Spica Monterosato, 1892. 
Spica Monterosatoî Sacc. [tipo del nuovo genere]. 


Gen. Menestho Moeller, 1842. 


Menestho Humboldtii (Risso) var. miobulinea, ventrisutcata, mio- 
sulcata e miolonga. — M. miohumbotdtii Sace. var. favrina. 


Pn Dea 


PARTE XII 


(PYRAMIDELLIDAE (fine), RINGICULIDAE, SOLARIIDAE 
e SCALARIIDAE (Agg.)) 


con oltre 200 figure. 


Fam. PYRAMIDELLIDAE (cont. e fine). 
Gen. Pyrgulima A. Adams, 1863. 
Sottog. Pyrgulina (sensu str.) — P. inferstincta (Mont.) var. sudbap- 


pennina. — P. chrysalis (Wood) var. meridionalis. — P. varior- 
nata Sacc. — P. turbonitloides (Brus.) var. a/pinoligustica. — P. 
fenestratoides Sace. — P. pygmaea (Grat.) var. subtypîca e postica. 


Sottog. Tragula Montr. 1884. — 7. fenestrata (Forb.) var. subalpina. 
— T. interstinctoides Sace. 

Sottog. Miralda A. Adams, 1863. — M. excavata (Phil.) var. turri- 
tastensîs. 

Sottog. Pyrgisculus Montr. 1884. — P. sca/arîs (Phil.) var. dasîde- 
pressa, pliopercostata e subfasciolata. 


Gen. Turbonilla Leach in Risso, 1826. 


Sottog. Turbonilla (sensu str.) — 7. /actea (Linn.) var. Campanettae, 
Gastaldiî, turritolonga, pliosigmoidea, intuspersulcata, ptiosimitis, 
perplicatosulcata, convexrulosulcata, pliogigantea, elegans, pauci- 
costata, paucicostobrunnea, brevicostulata, pseudoflorentina, tur- 
ritoparva e conicoparvula. — T. Meneghinti Lib. e var. astensi- 
convexa. — T. postacuticostata Sacc. var. ligustica e pliomagna. 
— T. pseudocostellata Sacc. e var. taurinensîs, hoernesiana e 
paucicostellata. — T. pliocostellatoides Sacc. — T. costellaltoides 
Sacc. e var. antiqua e dertocolligens. — T. Koeneni Sacc. — T. 
percostellata Sacc. — T. hemiacirsiformis Sacc. — T.? costellato- 
sulcata Sace. — T.? basisulculata Sacc. — T.? Reussi (Hoern.) — 
T. astensidelicata Sacc. e var. acutina. — T. delicata Montr. e var. 
basiglobosa. — T. turritodelicata Sacc. — T. obliquata (Phil.) var. 
plioligustica. — T. lacteopusilta Sacc. — T,? pusitta (Phil.) var. 
praecedens, gradatoides, conicina e plioparvillima. 

Sottog. Pyrgolidium Montr. 1884. — P. înternodultum (Wood) e var. 
miocenica, turrituloîdes, subanodulina ed astensipupotdea. 

Sottog. Pyrgolampros Sacco, 1892. — P.? plicatulus (Br.) — P. tau- 
rinensis Sacc. e var. subtorquata. — P. miosulcutalus Sacc. — 
P. miogracilis Sacc. — P. acostostrangutatus Sacc. — P.? tauro- 
pinensis Sacc. — P. mioperplicatulus Sacc. [tipo del nuovo sotto- 


== 


genere] e var. faurotransiens. — P. perplicatotorquatus Sace. — 
P. pseudoterebratîs (Sace.) — P. pliocolligens Sacc. — P. ligusti- 
coterebratis Sacc. e var. dîmidiolaevîs. — P. gracîtis (Br.) — P. 
exgracitis Sace. — P. dertogracitis Sace. — P. pliopseudogracilis 
Sacc. — P.? lacteoides Sacc. — P. paucistriatus (Jeffr.) var. der- 
tonensis. — P. mioovatus Sacc. — P.? miopupoîdes Sacc. — P.? 
pliopupoîdes Sacc. 

Sottog. Suleoturbonilla Sacco, 1892. — S. turricuza (Eichw.) [tipo 
del nuovo sottogenere] e var. conzcomutinensis. 

Sottog. Strioturbonilla Sacco, 1892 [tipo S. st9m20îdea (Jeffr.)]. — S. 
alpina Sacc. e var. mioappenninica, mioscalarata, basidepressula 
e stazzanensiîs. — S. miocrassulata Sacc. — S. plicalulosenensis 
Sace. — S. densecostata (Phil.) var. plivastensis e subalpina. 

Sottog. Pyrgostelis Montr. 1884. — P. rufa (Phil.) var. praecedens, 
exdensecostata, dertodecussata, miopersulcata, amplisulurata, de- 
cussata, multidecussata, Bellardîî, percostatoastensis, giganteoa- 


stensis e ligustica. — P. percostatorufa Sacc. e var. parvoastensis. 
— P. columnarîs (Bon.) — P. mioexreticulata Sacc. — P.? pyr- 
gostyltoides Sace. — P. bilîneata (Segu.) e var. persulcata, suba- 


lineata e paucisulcata. 

Sottog. Pyrgostylus Montr. 1884. — P. Lanceae (Lib.) e var. com- 
munis, convera e scarabelliana. — P. striatulotanceae Sacc. e var. 
pyramidatis e striatuloîides. — P. prostriatulolanceae Sace. e var. 
lanceacoîdes. — P. taurostriatuloides Sacc. — P. miostriatuloides 
Sace. — P. hemiacitrseoides Sacc. e var. sulcatolanceae. — P. mio- 
mutinensis Sace. — P. mioconvexulus Sacc. 


Fam. RINGICULIDAE Fischer, 1883, 
Gen. Ringicula Déesh., 1838. 


Sottog. Ringicula (str. sensu). — £. Crosseî Morl. 

Sottog. Ringiculospongia Sacco, 1892. — A. Bone/lii (Desh.) [tipo del 
nuovo sottogenere] e var. adolescens, pseudoringens, spongiosa, 
ovuloidea, perinflata e depressinflata. 

Sottog. Ringiculella Sacco, 1892. — . auriculata (Mén.) [tipo del 
nuovo sottogenere] e var. juvenilis, buccinea, elegans, cincta, buc- 
cinogigantea, conformis, crassa, constricita, quadriplicata, longîn- 
tlermedia, plioiîntermedia, intermedia, subcarinata, Depontaitlieri, 
doliiformis, taurinensis, pertaurinensis, brevis, ventricosa, gau- 
dryana, placentina, italica, parveplicata, laevis, costulata, taevi- 
gata, africana, simplex, exelongata, postcalabra, Baylei, eemariae, 
major, Fischeri, longispira, exilis, minor, longominor e perminor., 


io e 


— R. marginata (Desh.) e var. tuberomarginata, tabiodentata e 
Baudoni. — KR. gigantula (Dod.) e var. pseudogigantula. — R. 
acutior (May.). 

Sottog. Ringiculocosta Sacco, 1892. — . coslata (Eichw.) [tipo del 
nuovo sottogenere] e var. astensts. i 


Fam. SOLARIIDAE Bronn. 
Gen. Solarium Lamarck, 1799. 


Sottog. Solarium (str. sensu). — S. wmdrosum Brongn. var. basiper- 
sulcatula, basivariesulcata, sulculoaberrans, basisulcatella, nodosa, 
apenninica, Hoernesi, depressoapenninica, basiornata, îinsignis, 
expansa e subexpansa. — S. carocollatum Lk. e var. semitypica» 
elatoacrenutata, tauroelatissima, oblitesulcata, asulcoînfiata, de- 
pressotrisulcata, semisquamosoides, antiquoelata, infernesulculata 
ed infernecrenulata. — S. carocollatosimplex Sacc. e var. depres- 
socincia, unocingulata ed absidiformis. — S. simplex Bronn e var. 
crassulosa, subacrenula, gibbosoacrenula, subacingulosa, rugutlo- 
depressa, neglecta, infernelineata, trilineata, antiquoscalarata e 
pyramidata. — S. pseudoperspectivum (Br.) e var. complanata, 
scalariocomplanata, conicocomplanata, asulculata e suprastriatula. 
— S. prosemisquamosum Sacc. e var. persquamosa. — S. semi- 
squamosum Bronn. e var. bisulculata, planoscalaris, conicoligustica, 
bicingulatella, semilaeviuscula, îinflatoparva e sulculoinfiata. — S. 
montliferum Bronn. e var. brocchiana, perconotdalis, testudinea, 
permonilifera, subamonitifera, sulcosecarinata, semisquamosi- 
formis, latesulcata, basilatesulcata, lyelliana. — S. Lyelli Micht. 
e var. suprasulcatior e parvocarinata. — S. depressomoniliferum 
Sacc. e var. fricrenulatocincta, persulcatulina e perplanata. — 
S. humite Micht. e var. magnoconica, pauperocincta, supernefa- 


sciata e basînflata. — S. humilesimplexa Sacc. e var. nuda. — S.? 
taurotrochiforme Sacc. e var. parvohumitis. 
Sottog. Granosolarium Sacco, 1892. — G. millegranum (Lk.) [tipo 


del nuovo sottogenere] e var. expansiornata, complanata, elatoco- 
nica, latecrenulata, miocenica, conicodertonensis e miojuventuta. 
— G. millegranosquamosum Sace. e var. taurinensis ed intîtialis. — 
G.? Deshayesi (Micht.) e var. proemiliae. — G.? Emiliae (Semp.). 

Sottoz. Philippia Gray, 1847. — Ph. subconotidea (D’Orb.) var. subd- 
lutea, pyramidatlis, testudiniformis e juvenosimplex. — Ph. for- 
mosa (Jan) e var. vartolata. 

Sottog. Torinia Gray, 1840. — 7. radiata (Bors.) e var. postplicata, 
laevisulculata e depressulina. — T. Dumontti (Nyst) var. deperdîta 


SCR) — 


e plicatoîdes. — T. obtusa (Bronn) e var. subvariegata, simplico- 
juvenis, tauroarchiteoides, taurotransiens, basitaeniata, cingutlel- 
tata, dertonensis, depressecingutata, bicingulellata, alternecingutata 
ed alternecosticiltata. — T. Faustae Sace. e var. ornatior, cingu- 
latior e quatuorcingulata. — T. Albertinae Sacc. e var. depres- 
sulina, aequocingulata, tauromarima e latecingutata. 


Gen. Discohelix Dunker, 1847. 


Sottog. Pseudomalaxis Fischer, 1883. — P. A/dovrandi (For.) e var. 
ligustica. — P. rochettina (Micht.) — P. italica (Sacc.) e var. subd- 
planolavis 


Fim. SCALARIIDAE (Aggiunte. — Vedi Parte IX). 
Gen, Tenuiscala De Boury, 1887. 
Tenviscala plioligustica Sacc. 


Gen. Aciîrsa Mòrch, 1857. 
Acîrsa taurolaevis Sacc. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 122 pubblicato il 23 Maggio 1892 Vor. VII 
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LA eg i 
$ JUL 


Dott. DANIELE Rosa 


Descrizione dell’ALLOLOBOPHORA FESTAE 
nuova specie di Lumbricide 


In una sua recente escursione nella Tunisia il Dott. Enrico Festa 
raccolse un certo numero di Lombrichi, che donò poi insieme alle altre 
sue raccolte al Museo zoologico di Torino. 

La maggior parte di questi Lombrichi erano delle A//o/obophora tra- 
pezoîdes Dugés, specie che si trova pure a Tripoli ed in Egitto; v’erano 
poi anche individui di Hormogaster Redii, geoscolicide che fin qui si 
conosceva solo dall’Italia centrale e dalla Sardegna e che ultimamente 
era stato trovato dallo stesso Dott. Festa in Sicilia presso Palermo. 
Infine v’erano alcuni rappresentanti della piccola specie che sto qui per 
descrivere e che è ben nettamente distinta dalle altre specie di Lum- 
bricidi sinora note. 


Allolobophora Festae n. sp. 
Loc. — Dintorni di Tunisi. 


Lunghezza: 30-35"", diametro 2"" (esemplari in alcool). 

Segmenti 170-180. 

Forma cilindrica, pochissimo attenuata alle estremità. 

Cotore? (gli esemplari in alcool erano affatto scolorati). 

Prostomio estremamente piccolo, che col suo margine posteriore ar- 
rotondato intacca leggermente il 1° segmento; soventi esso è intera- 
mente retratto nell'ampia apertura boccale. 

Ctitetto occupante i segmenti (20,21 — 33) = 13,14 che sono però ben 
distinti gli uni dagli altri e lasciano ancora vedere i pori dorsali. 

Tubercula pubertalis ai segmenti 29, 30, 31 al tutto simili a quelli 
dell'A. 72ucosa Eisen. (= Enterion roseum Sav.). 


2 RESI 


Aperture maschiti al 15° segmento, molto rigonfie, ma non estese 
sui segmenti vicini. 

Papilte accessorie: un paio al 16° segmento portanti le setole ventrali, 
visibili in tutti gli esemplari; altre due papille, meno costanti, al 26° 
segmento sotto al clitello, unite per solito l’una all’altra da un rilievo 
trasversale. 

Setole strettamente geminate in 4 paia, di cui 2 ventrali e 2 late- 
rali. 

I receptacula seminis, o spermateche, hanno una forma e posizione 
caratteristica; essi sono claviformi, molto allungati e si trovano in due 
paia, che si aprono agli intersegmenti 12-13 e 13-14 in direzione delle 
setole dorsali (set. 3-4). 

Mi si permetta di insistere qui sulla necessità di dar sempre, nelle 
descrizioni di Lumbricidi, la posizione ed il numero delle spermateche, 
carattere facilmente osservabile anche in esemplari in alcool. Se io non 
avessi esaminato qui questo carattere, avrei certamente considerato 
questa forma come una semplice varietà di A. 722ucosa; ora in questa 
ultima specie le spermateche si aprono agli intersegmenti 9-10 e 10 11 
non già sulla linea delle setole dorsali, ma invece ‘lontano da esse, 
presso alla linea mediana dorsale, come avviene nell’A foelîda Sav. 
e nelle A. alpina e veneta Rosa. 

A proposito dell'A. veneta esporrò qui un fatto che dimostra sempre 
più la necessità di non trascurare quel carattere. Il Michaelsen (1) ha 
descritto nel 1890 un’A//o/obophora subrubicunda Eisen, forma nov. 
hortensis, notando che essa differisce dalla forma tipica per avere i /u- 
bercuta pubertatis ai segmenti 30 e 31 invece che ai segmenti 28, 29 
e 30, ed inoltre per avere le due setole delle paia dorsali più ravvi- 
cinate fra di loro. Ora, avendo pochi giorni sono potuto studiare dei tipi di 
questa varietà, gentilmente inviatimi poco fa dal Michaelsen stesso, ho 
potuto verificare che in questi le spermateche si aprivano presso la linea 
mediana del dorso, come nelle A. foefida, mucosa, alpina e veneta , 
mentre esse nell’A. subrubicunda (forma typîca e forma arborea) si 
aprono sulla linea delle setole dorsali e più precisamente delle dorsali 
inferiori (3* setola). 

La forma hortensîs è dunque lontana dall'A. subrudicunda. In realtà 
essa è una varietà della mia A. veneta e corrisponde precisamente a 
quella forma che io aveva descritto col nome di A. veneta var. nelle 
mie « Note sui Lombrichi iberici » (2). 


(1) Die Lumbriciden Norddeutschlanas. — Jahrb. der. Hamburg. wiss. An- 
stalten, VII, 
(2) Questo Boll., N. 63, vol. IV, 1889. 


4538 - Tip. Guadagnin e Candellero, via Gaudenzio Ferrari, 3 - Torino 


JUL 


BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 4253 pubblicato il 1° Giugno 1892 Vor. VII 


A 7 J 


Dott. E. GIGLIO-TOS 


Diagnosi di nuove specie di Ditteri 


VI. 
Sirfidi del Messico (1). 


Gen. Miixogaster Macg. 


M. dimidiata n. sp. — Foem. — Corp. long. mm. 11. Alae tong. 
mm. 10. — Nigra; faciei èt thoraciîs lateribus, frontis lineola trans- 
versa, scutelli apice, pleuris, abdominis segmento primo basi, secundo 
ettertio fascia apicali, flavis ; pedibus ferrugineis, tibiarum basi flava, 
femoribus anticis et mediis patllidioribus; alis hyalinis, margine an- 
tico late fusco. 

Femmina 1. — Tuxpango. 


Gen. Ubristes Walk. 


U. chrysopyga n. sp. — Foem. — Corpor. long. mm. 12. Alae 
‘long. mm. 9. — Nigra; corpore oblongo; facie, fronte, thoracis mar- 
gine antico et postico et sutura praealare, abdominis segmentis quarto 
et sequentibus pilis rigidis, brevibus, aureis tectis ; antennis longis 
basi rufis, articulo tertio duobus primis subuequale; pedibus ferru- 
gineis, aureo-pubescentibus, femoribus tibiisque posticis, incrassaltis ; 
alis medielate basali flava, apicali fusca. 

Femmina 1. — Orizaba. La 


(1) V. Boll. Mus. Zool. Anat. comp., n. 102, vol. VI. — Anche queste specie 
appartengono alla collezione Bellardi di Ditteri messicani, ora del Museo zoo- 
logico di Torino. 

Più minuta descrizione verrà data in un prossimo lavoro generale, 


da _ 


Gen. Microdon Meig. 


M. aquilinus n. sp. — Foem. — Corp. long. mm. 8. Alae long. 
mm. 6 — Abdom. tatit. mm. 5. Flavo testaceus: antennis nigris, 
articuto tertio falcato, thoracîs vîttis latis nigris confluentibus, abdo- 
mine lato, foliaceo, segmentis antice nîgro late fasciatis, segmento 
quarto toto nigro, pedibus nigrîs, tarsîis ferrugineis: alis fuscescentibus. 

Femmina 1. — Tuxpango. 


Gen. Copestylum Macq. 


C. parvum n. sp. — Corpor. long. mm. 8-10. Alae long. mm. 8-9. 
— Niîgrum; facîe, antennis, scutello, thoracîis lateribus maculisque 
duabus ante scuteltum, abdominis macutis duabus, magnis, latera- 
libus ad basim, geniculisque testaceîs fiavescentibus ; tibiis larsisque 
ferrugineis ; alîs venula transversa sub-fuscescente. 


Maschi 2. Femmina 1. — Tehuacan. 


C. simile n. sp. — Corp. /ong. mm. 9. Alae long. mm. 8. — 
C. parvo simile; differt: facie minus lata, vitta media nigricante; 
thoracis lateribus maculisque duabus ante scutellum obscure ferru- 
gineîs; abdominis maculis duabus minus perspicuis el latis; tibîîs 
basi late flavescentibus. 

Maschio 1. Femmina 1. — Tehuacan e Meztillan. 


Gen. Volucella Geofîfr. 


YV. omochroma n. sp. — Foem. — Corpor. long. mm. 14. Alae long. 
mm. 14. — Nigra; dense pilosa; facie, fronte et antennis cereis; 
oculis dense fulvo-hirtis; antennis articuto tertio supra exciso, scu- 
tello setis instructo; abdomine violaceo chalybeo; alis basi et dimidia 
costa nigricantibus. 

Femmina 1. 


V. furens n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 13. Alae tong. mm. 13. 
— Nigra, pitosa: facie elantennis obscure cereîs: scutello ferrugineo, 
spinoso: abdomine pedibusque nigro-ferrugineis: alîs limpidîs. 

Maschio 1. — Mexico. 


V. Craverii n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 13. Alae long. 
mm. 13 — Simittima V. Furenti: differt: scutello paltidiore, spinîs 
destituto: abdomine testaceo-ferrugineo, apice nigro. 

Maschio 1. — Mexico. 


— un 


V. flavissima n. sp. — Foem. — Corpor. long. mm. 11. Alae long. 
mm. 11. — Flava; faciei vitta media et lateralibus, thoracîs disco, ab- 
dominis segmento primo, sequentium fasciis posticis ad latera dila- 
tatis, femorum medietate basati, tibiisque posticis pectoreque praeter 
pleuris, nigris; alis venutis lransversis fuscis, apice sub-fuscescente. 

Femmina 1. — Orizaba. 


V. minima n. sp. — Mas. — Corp. long. mm.T. Alae long. mm. 7. 
— Nigra, splendens; genarum vittis, antennis, halleribus, tarsisque 
medtis et posticis basi, testaceîs; scutello apice ferrugineo, basi piliîs 
tongiîs et praetermodum densis instruclo; abdomine sub-circulari, 
lateribus ferrugineiîs; tibiis posticiîs externe dense ciliatis; alis mar- 
gine antico dilute flavescente. 

Maschio 1. — Orizaba. 


V. diehroica n. sp. — Foem. — Corp. long. mm. 7. Alae long. 
mm.T.-— Facie valde producta tluberculata, obtusa, thorace pectoreque 
viridibus metallicis: scutello cupreo, abdomine violaceo, metallicis ; 
pedibus nigris, alis medietate apicali fuscescente, cellula marginali 
clausa. 

Femmina 1. — Huastec. 


V. trigona n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 9. Alae long. mm. 9. 
— Flavescens; fucie valde producta; thoracis vittis tribus cupreiîs:; 
scultello sub-trigono, lateribus et apice depressis, medio carenato; ab- 
domine ferrugineo, basi testaceo, segmentis postice nigro marginatis, 
pedibus flavis, femoribus basi, tibiis tarsisque apice fuscescentibus; 
alis flavescentibus. 

Maschi 3. — Orizaba. 


V. hyaloptera n. sp. — Foem. — Corpor. long. mm. 10. Atae long. 
mm. 9. — Testacea pallida; scutelli apice, segmentorum abdominis 
fasciis, segmento quinto toto, tibiarum tarsorumque apice, nigrican- 
tibus (pedes posticî desunt)/; alis limpidis , stigmate dilute sub-flave- 
scente. 

Femmina l. — Tampico. 


V. hirsuta n. sp. — Mas. — Corpor. long. mm. 11. Alae long. 
mm. 9. — Nigra, omnino, et praesertimthorace, pitis hirta; faciei 
lateribus, antennarum stylo, thoracîs lateribus, scultello, abdominis 
maculis duabus obliquis basalibus in segmento primo, duabusque ba- 
salibus în secundo rectis, genicutlis et tarsorum basi flavescentibus; 
alis margine antico et venulis transversis fuscis. 

Maschio 1. — Meztillan, 


È di — 


V. hispida n. sp. — Mas. - Corp. long. min. 11. Alae tong. mne. 9. 
— Y. hirsutae s77727/îs; differt : abdomine in segmento secundo arcubus 
duabus lateralibus, in tertio fascia antica integra et media interrupta, 
în quarto fascia antica integra, flavis; pedibus ferrugineis ; tibiis dense 
ciliatis; alîs apice et venulis trasversis sub-fuscis. 

Maschi 2. — Orizaba. 


V. volucris n. sp — Mas. — Corp. long. mm. 9. Alae tong. mm 8. 
— V. hispidae sî2/7s; differt: oculis fasciîs tribus aeneîs; abdominîs 
segmento tertio fascia antica flava sub-interrupta, cum media con- 
juncta; quarto maculis duabus magnis lateralibus în gibbis positis ; 
femoribus medtis et posticis basi, geniculis, larsisque omnibus RES 

Maschio 1. — Orizaba. 


V. hystrix n. sp. — Mas. — Corp. long. mim. 9. Alae long. mm. 8. 
— Nigra, pilîs densîis omnino hirta; antennis testaceis, ocutlis fasciis 
tribus aeneis, scutello ferrugineo, abdomine obscure ferrugineo, cor- 
diforme, segmentis tertio et quarto tubercutatis; femoribus medtis 
et posticîis basi ferruginea; tarsis omnibus testaceis; alis margine 
antico et apice fusco-flavescentibus. 

Maschio 1. — Tuxpango. 


V. brevis n. sp. — Corp. long, min. 7-8. Alae long. mm. 6. — 
Nigra, pilîs omnino hirta; faciei lateribus, antennis, tarsorumque 
basî testaceîs; scutello, maculisque duabus lateralibus în secundo et 
tertio abdominîs segmentis ferrugineîs; alîs apice et fasciis duabus 
medîis abbreviatis fuscis. 


Maschio 1. Femmina 1. — Meztillan. 
V. obesoides n. sp. — Mas. — Corpor. long. mm. 12. Alae long. 
mm. 11. — Corporîs forina simitis V. ohesae Fabricti; facie violacea 


metallica, antennis nigriîs, stylo testaceo; ocutis fulvo-Rirlis; thorace 
pectoreque viridibus metallicis; scutello testaceo purpureo, margine 
postico supra impresso et setis munito; abdomine segmentis tribus 
primis testaceo-purpureîs, quarto viridi-violaceo metallico; pedibus 
obscure ferrugineis, tibîis omnibus ciliatis; alis ut în V. obesa ma- 
cutatis. 

Maschio 1. — Mexico. 


Gen. Eristalis Latr. 


E. bombusoides n. sp. — Mas. — Corpor. long. mm. 13. Alae long. 
mm. 12. — Fulvus et fulvo totus tonge pilosus; facie nigro-ferru- 
gîinea; antennis stylo medietate basali breviter plumoso ; thorace olt- 
vaceo , villis duabus longitudinalibus paruim perspicuis; abdomine 


i 


segmento primo el secundo basi, et macula media triangulari , in 
secundo et tertio nigris; pediîbus nigris; femoribus apice extremo, 
tibiis basi, tarsîs anticis et medtis basi testaceis; femoribus posticis 
valde încrassatis; aliîs limpidis. 

Foem. distineta: fronte lata, abdomine sub-nudo, nigro. 

Maschio 1. Femmine 4. — Oaxaca. 


E. trilimbatus n. sp. — Foem. — Corpor. fong. mm. 12. Atae tong. 
mm. 9. — Niger, splendens; facie et fronte lateribus albicantibus ; 
antennis testaceis, stylo nudo; thorace lateribus, fascia antica el prae- 
alare maculaque postica sub-quadrata, griseis ; sculelto, abdominis seg- 
mento secundo margine postico et macutlis duabus lateralibus vix 
perspicuiîs, margineque postico tertii et quarti ferrugineis; pedibus 
ferrugineis; femoribus posticis incrassatis et sublus ciliatis, nigris, 
libiîs posticis, dilatatis et dense cilialis; alarum venis diffuse flavo 


marginatis. 
Femmina 1. —- Tampico. 
E. praeclarus n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 12. Alae long. 


mm. 10.— Flavus; facie lateribus albicantibuss; antennis stylo nudo; 
thorace griseo tomentoso, fascia antica subtillima et interalari lata, 
nigris; abdomine segmento secundo vitta media , tertio macula po- 
stica indistincta, quarto toto praeter marginem posticum el hypopygio 
ferrugineîs ; femoribus tarsisque apice nigris; femotibus posticis in- 
crassatis et subtus ciliatis; alîs limpidis. 

Maschi 4. — Tuxpango. 


E. elarissimus n. sp. — Mas. — Corpor. long. mm. 10. Alae long. 
mm. 8. — Fulvo-flavus ; facie lateribus albicante; antennis stylo nudo; 
thorace griseo, fascia antica, interalari lata et postica nigris; abdo- 
mine segmento primo toto, secundo basi et vitta media mnigris; hy- 
popygio nigro; pedibus nigris, femorib:s posticis incrassatis el subltus 
ciliatis; tibiis anticis et mediis basi flava , posticis ferrugineis; alîis 
limpidis. 

Maschi 2. — Tuxpango. 


E. Sallei n. sp. — Foem. — Corp. ong. mm. 10. Alae long. mm. 9. 
— Flavus; facie lateribus aibicantibus: antennis stylo nudo; thorace 
nigro, fascia praealari grisea; abdomine vitta. media nigricante ad 
marginem posticum segmentorum dilatata; femoribus nigris, posticis 
incrassatis; tibiîs posticis ferrugineis ; tarsis posticis totis, anticiîs el 
mediis apice nigris; alis limpidis. 

Femmine 2. — Mexico, 


Shi 


E. triangularis n. sp. — Foem. — Corpor. long. mm. 9. Alae long. 
mm. 8. — Flavus; facie et fronte albicantibus; antennis stylo nudo; 
thorace nigro, fascia parva, praealari, interrupta, grisea ; abdomine 
segmento primo macula nigra, postica triangulari ; tertio, quarto el 
quinto nigris, margine flavo-limbato; femoribus tarsisque ferru- 
gineîs; femoribus posticis parum incrassatis; alis limpidis. 

Femmina 1. — Cuantla. 


Gen. Asemosyrphus Bigot. 


A. olivaceus n. sp. — Foem. — Corpor. long. mm. 10. Alae long. 
mm. 8. — Niger; facîe laleribus albicantibus; oculis nudîs ; thorace 
aeneo, griseo trilineato, olivaceo tomentoso; scutello olivaceo , late- 
ribus nigris; abdomine segmentis secundo, tertio et quarto margine 
postico, lateribus, et lunulis binis flavo-ferrugineîs; pedibus nigris ; 
tibiis posticîis totis, medtiis basi ferrugineîs; femoribus valde încras- 
satis; alis cinereis. 


Femmina 1. — Mexico. 
A. griseus n. sp. — Foem. — Corpor. long. mm. 9. Alae long. 
mm. 7. — A. olivaceo similis; differt: thorace griseo, tomentoso, li- 


neis lateralibus ad suturam externe appendiculatis; scutello toto nigro; 
abdomine nigro, în segmentis secundo et terlio margine postico lu- 
nulisque griseis, in quarto flavis, quarto et quinto pitis aureis ad- 
spersîs; tibîis posticis praeter apicem ferruginets. 

Mas.: simillimus foeminae A. olivacei; differt vero: /horace et su- 
tura ut în foemina Ah. grisei. 


Maschi 6. Femmine 13. — Tehuacan. 
A. impurus n. sp. — Foem. — Corpor. long. mm. 11. Alae long. 
mm. 8. — A. olivaceo s?777/î8; differt: statura aliquantulo majore; 


antennis articulo tertio obscure ferrugineo, stylo testaceo; thorace 
lineis destituto; abdomine lunutlis parum perspicuis. 
Femmina 1. — Mexico. 


Gen. Platymochaetus Wiedem. 


P. niger n. sp. — Foem. — Corpor. long. mm. 12-9, Alae long. 
mm. 9-7. — Niger, flavo-pubescens; antennis, scutello pedibusque 
ferrugineis ; antennarum stilo, tibiis tarsisque posticis praeter apicem 
testaceis; abdomine subconico, segmento primo margine postico flavo- 
villoso; alis margine antico fusco. 

Femmine 2, — Orizaba. 


DIST, go 


Gen. Salpingogaster Schiner. 


S. nova n. sp. — Foem. — Corp. ong. mm. 15. Alae long. mm. 10. 
— Ferruginea; facieî et frontis laleribus, pleurarum vittis obliquis, 
scultelli apice, abdominis segmento primo basi, pedum tibiis mediiîs 
et anticis basi, femoribus posticis apice el basi, lavo-sulphureis; tho- 
race viîttis duabus cinereis; abdomine apice, alis margine antico, ni- 
gricantibus. 

Femmina 1. 


Gen. Crioprora Ost. Sack. 


C. aretophiloides n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 17. Alae long. 
mm. 14. — Nîgra, longe et dense villosa; media facie, pleuris, tho- 
racîs el scultello margine postico, abdominis segmentis primo el se- 
cundo totis, tertio basi, flavis ; tertio fascia aurantiaca transversa ; 
antennis articulo tertio et stylo, tibiis tarsisque ferrugineis; alis sub- 
fuscis. 

Foem. differt: facie tota nigra, nitida, fronte lata, scutelto toto favo, 
femoribus posticis minus incrassatis. 

Maschi 2. Femmina 1. — Mexico, Angang. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 


N. 12-44 pubblicato il 9 Giugno 1892 Vor. VII 


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Prof. LORENZO CAMERANO 


Ricerche intorno al parassitismo ed allo sviluppo 
del GORDIUS PUSTULOSUS Baird 


Il Gordius pustulosus, descritto per la prima volta dal Baird nel 
1853 (1) sopra un esemplare femmina trovato parassita nella cavità 
addominale d’un 2/aps obiusa, è specie oggi ancora rarissima nelle 
collezioni ed è incompletamente nota. Un secondo esemplare di questa 
specie venne trovato solo nel 1884 dal Villot (2), pure parassita, nella 
cavità addominale d’un B/aps mortisaga a Grenoble. Anche questo 
esemplare è una femmina. Un terzo esemplare io lo ebbi nel giugno 1889 
raccolto in un pozzo del palazzo della R. Accademia Albertina di Torino. 
Un quarto esemplare, finalmente, venne raccolto dal dott. Cesare Lepori 
nell'acqua a Serramannu nella provincia di Cagliari. Questi due ultimi 
esemplari erano pure femmine (3). 

Il fatto dell’essersi trovato un esemplare della specie in discorso in 
un pozzo del palazzo della R. Accademia Albertina, in mezzo alla città 
di Torino, e il fatto dell’essersi trovati esemplari parassiti nei B/aps, 


(1) BarRD, Catalogue of the Entozoa in the British Museum, p. 37. — Proc. 
Zool. Soc. di Londra, 1853, p. 20, tav. XXX. fig. 4. — Ann. and Mag. nat. 
hist., 2* ser., vol. XV, p. 72. 

(2) ViLLoT, Révision des Gordiens, Ann. sc. nat. zool. 1886, p. 303, tav.#XII! 
e XIV, fig. 8-12. 

(3) CAMERANO, Nuove osservazioni intorno ai Gordii, I. — Bollettino dei 
Musei di Zoologia e di Anatomia comparata di Torino, 66, vol. IV, 1889 e III. 
Gordii di Sardegna, ibidem, 83, vol. V, 1890. 


Il lavoro completo, accompagnato da una tavola, venne pubblicato 
negli Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino, 1892 


da 


m'indussero ad esaminare i B/aps che vivono nei sotterranei e nelle 
cantine della città di Torino. 

La specie più comune, e della quale se ne possono raccogliere in poco 
tempo molte centinaia d’individui, è il Blaps mucronata Latrel. 

Feci raccogliere perciò molte centinaia di B/aps mucronata nei sot- 
terranei e nei cortili degli edifizi di varie località di Torino, vale a 
dire: della casa del conte M. G. Peracca in via Madama Cristina, del- 
l'edifizio degl’Istituti Biologici in via di Po, dell’edifizio della R. Scuola 
veterinaria in via Nizza, d'una casa in piazza Bodoni, d’una casa in 
piazza Vittorio Emanuele II e del palazzo Carignano sede de’ Musei di 
Zoologia e d'Anatomia comparata. 

I B/aps provenienti dalle cantine della casa di Piazza Bodoni e di 
quella della piazza Vittorio Emanuele non presentarono alcun Gordio; 
invece gli esemplari provenienti da tutte le altre località presentarono 
numerosi esemplari di Gordius pustulosus allo stato parassito ed in 
vari stadî di sviluppo. 

Le mie osservazioni vennero ripetute durante gli anni 1890-91 e 92 
e mi diedero a un dipresso sempre gli stessi risultati, tanto che credo 
sia lecito conchiudere che per le località sopradette il parassitismo del 
Gordius pustulosus nel Blaps mucronata è un fatto normale. 

Nelle cantine e nei sotterranei dove sogliono vivere i B/aps mucro- 
nata vivono pure, come è noto, altri artropodi; così, ad esempio, nei 
sotterranei del palazzo dei Musei non sono rari gli Sphodrus leucoph- 
talmus, ) Harpatus aeneus e varie specie di piccole Amara; non sono 
rari neppure varie sorta di ragni e gli Oniscus murarius. 

Ho esaminato diligentemente anche questi artropodi raccolti, come i 
Blaps, a più riprese, ed ho trovato il Gordius pustulosus parassita nello 
Sphodrus leucophtalmus (29 marzo 1891) e nell’Harpalus aeneus (12 
aprile 1891). Il Gordio parassito di quest’ultimo era di piccole dimen- 
sioni e possedeva ancora i resti dell'armatura della tromba dello stadio 
larvale. 

Il giorno 27 marzo 1891 raccolsi 118 esemplari di Blaps mucronata 
nei sotterranei del palazzo dei Musei di Zoologia e d’Anatomia compa- 
rata; di questi 22 presentarono esemplari di Gordiîus pustulosus. Tra 
essì predominavano gl’individui giovani. 

Il giorno 3 giugno 1891 raccolsi nella stessa località 124 individuì di 
Blaps mucronata; di questi l'7 presentarono esemplari di Gordius pu- 
stulosus. In essi predominavano gl’individui adulti. 

Il giorno 25 febbraio 1892 raccolsi nella stessa località 94 individui 
di Blaps mucronata; di questi 19 presentarono esemplari di Gordius 
pustulosus, la maggior parte dei quali giovani. 

Come si scorge da quanto precede, si è verso il mese di giugno che 
i Blaps contengono i Gordiìi completamente sviluppati. Questo fatto io 


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lo verificai anche nelle altre località di Torino sopracitate, nelle quali 
trovai il Gordius pustutosus. 

Ora possiamo domandarci in che modo si sviluppa il Gordîus pustu- 
losus nelle condizioni speciali dei luoghi dove si trovano i B/aps mu- 
cronata e in che modo questi ultimi possono venire così abbondantemente 
infetti. 

Anzitutto debbo osservare che il Gordius pustulosus ha gli apparati 
riproduttori foggiati sullo stesso stampo fondamentale dei Gordii più 
noti, come ad esempio: il G. folosanus, il G. Viltoti, ecc., ed inoltre 
che i due sessi sono separati. Mi era venuto il dubbio che si trattasse 
d'una specie vivipara, ma nessun fatto è venuto a confermare questa 
ipotesi. 

Gl’individui adulti di Gordîus pustulosus, estratti dai Blaps e messi 
nell’acqua, vivono benissimo e si comportano come gl’individui delle 
altre specie. Ho provato ripetutamente a tenere individui adulti nella 
terra umida, ed anche in questa essi vivono a lungo, il che del resto 
avviene anche, entro a certi limiti, per altre specie di Gordii. Non ho 
osservato l'accoppiamento nè negl’individui tenuti nella terra umida, nè 
in quelli tenuti in acqua. 

Nei sotterranei del palazzo Carignano, sede de’ Musei, i Gordii per 
svilupparsi n0n Ranno a toro disposizione alcuna quantità di acqua. 
Solo durante le pioggie prolungate può gocciolare un po’ d’acqua dalle 
finestre chiuse da inferriate che dànno luce a’ sotterranei stessi; ma 
come io ho verificato ripetutamente, durante due anni, l’acqua sopra- 
detta serve soltanto ad inumidire il terriccio che sta sotto alle finestre. 
Si noti pure che si è precisamente in questo terriccio dove sono più 
numerosi gl’individui di B/aps attirati probabilmente dai detriti di varie 
sorta che cadono dalle inferriate sopradette. Nelle altre località di 
Torino, nelle quali i B/aps mì presentarono Gordii, le condizioni di 
vita sono a un dipresso come quelle dei sotterranei del palazzo Ca- 
rignano. 

Nel terriccio umido, seguendo le indicazioni del Perris (1), trovai 
alla profondità di 20 o 30 centimetri numerose larve di B/aps mucro- 
nata. Esaminatele diligentemente, anch'esse sì presentarono infette da 
Gordius pustulosus a varî gradi di sviluppo, ma in complesso di pic- 
cole dimensioni: così, ad esempio, in una larva ne rinvenni un individuo 
della lunghezza d’appena un centimetro. In nessuna tuttavia, sebbene 
io ne abbia esaminate oltre ad una settantina, trovai la prima forma 
larvale caratteristica dello sviluppo del G. Tolosanus o del G. Villoti. 


(1) Histoire des métamorphoses du Blaps producta Dey., et du Blaps fa- 
tidica Sturm. — Annales de la Société entomolog. de France, 2° ser., vol. X, 


pag. 603, 1852. 


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Ciò premesso, mi pare si debba ammettere che, nelle condizioni 
speciali dei sotterranei del palazzo Carignano e di altri edifizi di 
Toriîno, l'accoppiamento e lo sviluppo delle uova del Gordius pustulosus 
si compie nella terra umida în via normale. 

Per ciò che è dello sviluppo delle uova e delia prima forma larvale 
non mi venne fatta alcuna osservazione; mi pare tuttavia probabile che 
s'abbia qui un caso d’accorciamento di sviluppo. 

Forse lo stadio di larva propriamente detto si compie entro all’uovo 
e l’animale quando esce ha di già la forma allungata nematodiforme, por- 
tando seco, come residuo dello stadio larvale, una parte dell'armatura 
chitinosa della tromba e piccole prominenze chitinose all'estremità po- 
steriore del corpo. Il Gordio penetrerebbe forse nell’ospite essendo già 
allo stato nematodiforme. 

Per quanto abbia cercato non mi venne fatto di trovare larve di 
Gordii incistidate nè nei B/aps adulti, nè nelle larve anche giovani dì 
questi ultimi, 

Mi pare inoltre che pel Gordîus pustulosus, il quale si trova nelle 
condizioni di vita sopradette, si possa ritenere che esso sî sviluppa 
direttamente în un solo ospîte (1). 

Sarebbe interessante di verificare se il Gordiîus pustulosus presenti a 
Londra e a Grenoble, dove venne pure trovato parassita di B/aps, un 
analogo fenomeno d’adattamento. 

L’individuo di G. pustulosus che venne trovato in un pozzo della 
R. Accademia Albertina, proveniva certamente da qualche individuo di 
Blaps mucronata cadutovi entro. Analogamente forse si può spiegare 
la presenza d’un individuo di G. pustulosus in un serbatoio d’acqua a 
Serramannu in Sardegna. 

Il Villot (2) ha descritto minutamente la femmina del G. pustulosus : 
i miei esemplari corrispondono a questa descrizione e così pure corri- 
spondono in complesso le dimensioni delle areole dello strato esterno 
della cuticola, strato che il Villot chiama impropriamente epidermide (3). 


(1) Vedasi a proposito dell’incistidamento dei Gordii, VILLOT, L’évolution 
des Gordiens. — Ann. sc. nat., 7° ser., 1891, p. 343. 

(2) Op. citata. 

(3) Non ritornerò qui sopra laSquestione dell’epilermide e della cuticola 
dei Gordii poichè ho già avuto occasione di trattarla lungamente in altri la- 
vori. Il VILLOT recentemente (Evolutions des Gordiens, op. citata) torna a 
sostenere la sua idea che lo strato cellulare periferico sottocuticolare del 
Gordio adulto sia da considerarsi come un ammasso di fibrille nervose fra 
le quali si trovano ancora i nuclei delle cellule primitive dello strato ch’egli 
chiama ipodermico (tav. 16, pag. 5, e spiegazione della figura pag. 397). Gli 
argomenti che il ViLLor adduce per combattere l’opinione del VeJDOvscHY, 
del MicHEL e mia a tale riguardo, e tanto meno le figure che egli unisce al 


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Riguardo ai tubercoli infraareolari ho osservato che questi sono più 
sviluppati verso l'estremità posteriore del corpo ed assumono l’aspetto 
di minutissime spine; talvolta questi tubercoli o queste spine si trovano 
anche sopra l’areola stessa. 

Descriverò ora il maschio del G. pustulosus che fino ad ora non era 
conosciuto. 

La forma generale del corpo è simile a quella della femmina: ma le 
differenze di diametro trasversale fra l'estremità anteriore, la posteriore 
e la mediana sono meno spiccate che nella femmina. 

Le dimensioni degl’ individui più grossi sono m. 0,14, m. 0,15 in 
lunghezza e m. 0,0008 in larghezza. L’estremità posteriore è biloba: 
manca la lamina post-cloacale: vi sono due serie convergenti di peli 
setole. 

Lo strato cuticolare esterno presenta due sorta di areole: le une più 
piccole e di tinta più chiara, di dimensioni variabili (lunghezza da 12 
a 15 micromillimetri, larghezza da 10 a 15 micromillimetri); e le altre 
più grandi sporgenti, e di tinta più scura. Queste grosse areole (lun- 
ghezza da 25 a 30 micromillimetri, larghezza da 22 a 30 micromilli- 
metri) sono formate dalla fusione più o meno completa di varie areole 
più piccole. Le grosse areole sono più numerose e più sporgenti verso 
l'estremità posteriore del corpo. I tubercoli infraareolari sono come nella 
femmina. 


suo lavoro, non mi paiono menomamente sostenibili; quindi io conservo allo 
strato cellulare periferico dei Gordii adulti il significato ed il nome di strato 
epidermico propriamente detto ed agli strati soprastanti il nome di strati 
cuticolari. Ritornerò del resto sopra questo e sopra altri punti dell'anatomia 
dei Gordii, sui quali non mi è possibile andare d’accordo col ViLLor, in altra 
occasione. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 225 pubblicato 1° 11 Giugno 1892 Votr. VII 


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Sui generi ANONCONOTUS Camerano e ANALOTA Brunner. 


Nel 1857 A. Yersin pubblicò una accurata descrizione ed il disegno 
d'un Locustide, fin’allora non conosciuto, raccolto sulle Alpi, al quale 
diede il nome di Pferolepîs alpina (1), soggiungendo però come la forma 
d’alcune parti di esso e l’aspetto generale non corrispondessero esatta- 
mente al suddetto genere Pfero/epis, quale era stato circoscritto da 
Fischer, e terminando poi col dire: « Je dois ajouter que l’insecte dont 
« on vient de lire la description est le seul de ce dernier genre /Pte- 
« rolepîs) que je connaisse en nature, aussi ne puis-je préjuger de ses 
« affinités que sous toute réserve » (2). 

Nell'anno 1878 il prof. L. Camerano descriveva un’altra specie nuova, 
la quale è molto affine alla P. alpina Yers., e la costituiva però in un 
nuovo genere da lui descritto e chiamato « Anonconotus », denomi- 
nando la specie A. Ghiliani (3). 

Questa memoria del prof. Camerano fu ricordata dal dott. Ph. Bertkau 
nel suo « Bericht ùber die wissensch. Leistungen im Gebiete der Ar- 
thropoden wahrend der Jahre, 1877-78 » (4), ma non venne mai accen- 
nata nè rammentata dal « Zoological Record » dì Londra, nè nel volume 
dell’anno 1878, nè in quelli degli anni susseguenti. 


(1) A. YERSIN, Note sur un Orthoptère nouveau. — Ann. de la Soc. Entom. 
de France, 3® serie, tome VI, 1858, pag. 111, tab. 4, n. 1, fig. 1-9. 

(2) Op. cit., pag. li7. 

(3) L. CAMERANO, Descrizione di un nuovo genere e di una nuova specie 
di Ortottero piemontese. — Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino, 
vol. XIII, 1878, pag. 1190. 

(4) Zweite Halfte, pag. 55. — Vedi TRoscHEL, Archiv fur Naturgeschichte. 
Berlin, 1879. 


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Con ogni probabilità fu per tal causa che il dott. C. Brunner von 
Wattenwyl non ne conobbe la pubblicazione, laonde quando nel 1882 
diede alla luce il suo « Prodromus der Europaischen Orthopteren » non 
ricordò mai nè il gen. Anonconotus, niè lA. Ghiliani Cam., ed anzi 
costituì un nuovo genere « Ana/ota » (1) sulla Pterolepis alpina Yers. 
e sulla Omatota apenninigena Targ. che il prof. Targioni aveva de- 
scritto nel 1881 (2). 

Ebbi campo di studiare minutamente gli esemplari tipici dell’ Anon- 
conotus Ghiliani, gentilmente favoritimi dal prof. Camerano, ed ho 
potuto constatare che nemmeno un carattere di questo genere Anon- 
conotus discorda con quelli stabiliti da Brunner pel suo genere Ana/ota; 
chè anzi l’ Anonconotus Ghiliani è molto simile, quanto a conforma- 
zione e dimensioni, alla Pferolepîs alpina Yers., distinguendosene 
soltanto per colorazione differente e per alcune particolarità. E ciò mi 
risultò anche da accurati confronti fra i tipi suddetti e parecchi esem- 
plari di Pferoiepîs alpina. 

Stabilita così la sinonimia fra i generi Anonconotus Cam. e Analota 
Brunn., è evidente che dovrà essere adottato il primo nome come quello 
stabilito nel 1878, mentre il secondo non lo fu che nel 1882. 

Circa il nome di « Omazlota » dato dal prof. Targioni nel 1881 de- 
scrivendo la sua 0. apenninigena, la quale dalle diagnosi appare 
dover includersi nello stesso genere, è curioso il fatto che questo genere 
Omatota, a quanto si sa, non venne mai descritto, nemmeno dallo stesso 
Targioni, onde anche Brunner ritiene che l’Autore volesse riferirsi 
al genere Analota, non ancora pubblicato allora, conoscendo che esso 
Brunner lo doveva descrivere o credendolo già descritto (3). Ad ogni 
modo anche il nome Omalota è posteriore al nome Anonconotus, essendo 
stato dato nel 1881. 

Infine, lo stesso Brunner von Wattenwyl già nel 1861 aveva creato il 
genere « Psorodonotus » comprendendovi la Pferolepîs alpina Yers. e 
il Psorodonotus Pancici sua nuova specie (4); ma il nome Psorodonotus 
venne poi adottato solo per la Pterolepîs Fieberi Friv., sin. Psorodo- 
notus Pancici Brunn. e per la P. specularîis Fisch., con caratteri no- 
tevolmente diversi da quelli della P. a/pîna Yers. (5), onde questa specie 
oggidì non potrebbe più entrare nel genere Psorodonotus Brunn. quale 


(1) C. BRUNNER von WATTENWYL, Prodromus der Europaischen Orthop- 
teren. Leipzig, 1882, pag. 316. 

(2) Boll. della Soc. Entom. Ital., XIII, 1881, pag. 184. 

(3) Vedi BRUNNER, op. cit., pag. 318. 

(4) Verhandl. der K. K. Zool.-bot. Gesellschaft in Wien, 1861, XI Band., 
pag. 290. 

(5) Vedi BRUNNER, Prodromus Europ. Orth., pag. 366. 


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odiernamente s'intende, nè vi si potrebbero comprendere 1’ Anonconotus 
Ghiltiani Cam. o l’Omalota apenninigena Targ. 

Concludendo adunque, esclusi i nomi Psorodonotus e Omalota, va sta- 
bilita, a mio avviso, un’assoluta identità fra i generi Anonconotus Cam. 
e Anatota Brunn., dovendosi adottare il primo nome come quello indi- 
cato primitivamente. 

Avremo dunque questo genere così caratterizzato: 


Gen. Amonconotus Cam. 


Anonconotus Camerano. — Atti della R. Acc. delle Sc. di Torino, 1878, 
vol. XIII, pag. 1191. 
Analota Brunner. — Prodr. der Europ. Orth. Leipzig, 1882, pag. 316. 


Statura modica. Antennae corpus non superantes ; pronotum elon- 
gatum, rugosum, supra planum vel medio subdepressum, longitu- 
dinaliter carinulatum, lobis deflexis sinu humerali subdistincto. 
Elytra squamaeformia, pronotum parum superantia, în è subin- 
cumbentia, in 9 lateralia. Pedes breves; femora omnia subtus inermia; 
tibiae anticae latere sulcatae, tympano obtecto, supra uni- vel tri- 
spinulosae ; tibiae posticae supra in utroque margine spina apicali 
instructae, subtus spinis terminalibus 4 armatae, binis esternis 
maxrimis, binis internis minimis; articulus primus tarsorum posti- 
corum subtus plantulis liberis brevissimis insiructus. Prosternum 
obtuse bidentatum vel inerme ; meso- et metasternum triangulariter 
lobata. Segmentum anale è emarginatum; lamina supraanalis è 
triangularis; cerci è breves, conici, apice rotundati vel truncati, în- 
terne mucronati; lamina subgenitalis è elongata, medio carinulata, 
apice incîsa, stylis brevibus. Ovipositor parum iîincurvus, sensim 
acuminatus; lamina subgenitalis 9 transversa, emarginata. 

Finora appartengono a questo genere tre specie, che si possono rag- 
gruppare nel seguente modo: 


A) Prosternum muticum; tibiae anticae supra uni- vel bispi- 


nulosae A. apenninigenus Targ. 
B) Prosternum obtuse bispinosum; tibiae anticae supra trispi- 
nulosae A. alpinus Yers. — A. Ghilianii Cam. 


La prima specie, A. apenninigenus, ha caratteri notevolmente distinti 
dalle altre due, e non la conosco che dalle descrizioni. 

Delle altre due, a me note anche in natura, si posson dare le seguenti 
diagnosi : 


A. alpinus Yers. 


Pterolepis alpina Yersin — Ann. Soc. Ent. Franc., 3° ser., tom. VI, 1838, 
pag. 111, tab. 4, n. 1, fig. 1--9. 
Psorodonotus alpinus Brunner. — Verh. K. K. Zool. Bot. Ges. în Wien, 


1861, XI Band, pag. 290. 
Analota alpina Brunner. — Prodr. Europ. Orth. Leipzig, 1882, pag. 316. 


Supra et subtus olivaceo-viridis. Caput viride, antennis basi viri- 
dibus, apicem versus fuscescentibus, macula nigra circum oculos plus 
minusve distincita. Pronotum rugulosum, supra viride, antice sub- 
constrictum, impressione media lyrata distincta, carinula longitu- 
dinali media instructum, antice obsoleta, în parte postica evidentis- 
sima; lobis deflexis carinato-insertis, fuscis, marginibus infero et 
antico late flavo-viride vittatis, vel subtotis viridibus, sinu humeratli 
subdistincto. Elytra squamaeformia, elytra è subincumbentia, pallide 
fava, elytra 9g minima, lateralia, viridi-flava, pronoto subiota obtecta. 
Abdomen olivaceo-viride, medio carinatum; segmenta abdominatia 
dorsatlia ad carinae latera plus minusve fusco-macutata. Prosternum 
obtuse bidentatum. Femora omnia viridi-ferruginea : postica apice, 
saepe etiam cum tibiarum basi fusco-maculata. Segmentum anale è 
modice excavatumi; ovipositor ferrugineus. 


ò 9 
Longîtudo corporîs mm. 16—18 20—22,5 
» pronoti » 6,5 5,9 —7 
» elytrorum partis productae » 2 1—1,5 
» femorum posticorum » 11 13,5 
» oviposttoris » = 11-15 


Habitat. Alpi del Canton Waadt (Yersin) — Giura (Frey-Gessner) — 
Svizzera: Reculet, Gex, (Frey-Gessner) — Francia: Larche (Brisout) — 
Piemonte: Bardonecchia, Colle S. Giovanni, Col des Acles (Camerano). 


A. Ghilianii Cam. 


Anonconotus Ghiliani Camerano. — Atti R. Accad. delle Sc. di Torino 
1878, vol. XlI, pag. 1191. 


Subtus viridi-olivaceus, supra ater (è aterrimus, 9 fusco-atra). 
Occiput et vertex cum oculîs atra; frons lata, viridi-flava; antennae 
fusco-atrae, basi castaneae. Pronotum rugosum, supra atrum (in è 
aterrimum, în 9 fusco-atrum), antice subconstrictum, impressione 
media lyrata perspicua, postice magis productum, carinula media 
longitudinali instructum, antice obsoletissima, postice distineta ; pro- 
noti lobi deflexi carinato-rinserti, atri, margine infero late flavo vit- 
tato, sinu humerati fere indistincto. Elytra squamaeformia, pronoto 


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subtota obtecta; elytra è subincumbentia, pallide flava; elytra 9 mi- 
nima, lateralia, flava. Abdomen subtus virescens, lateribus atrum vel 
fusco-atrum, supra medio longiltudinatiter carinalum, fasciaque tata 
fusco-brunnea media parum perspicua ornalum, carina in segmen- 
tibus ommibus olivaceo maculata, vitltisgue duabus incertis ad carinae 
tatera per totum abdomen perductis, olivaceis. Prosternum magîs bi- 
dentatum. Femora omnia albido-rosea; postica apice cum basi tibiarum 
tate fusco-atro maculata; tibiae luteae. Segmentum anale è exca- 
vatum. Oviposîtor olîvaceo-ferrugineus. 


ò 9 

Longitudo corporis mm. 16 18 
» pronoti } RI 5. 7 

» elytrorum partis productae  » 1,5 1 

» femorum posticorum » 12 13 

» ovipositoris » — 14 


Habitat. Piemonte: Monti Biellesi (Ghiliani). 


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Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 126 pubblicato il 15 Giugno 1892-— Vot. VII 


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Prof. LORENZO CAMERANO 


Nota intorno al modo di preparare i grossi pezzi miologici. 


Verso gli ultimi giorni del mese di gennaio del corrente anno moriva - 
in Torino un giovane elefante indiano di proprietà del Circo dei Fra- 
telli Amato. 

I Fratelli Amato facevano generosamente dono di quest’elefante al 
Museo d’Anatomia comparata da me diretto. 

Il Museo d’Anatomia comparata di Torino possedeva dell'elefante 
asiatico soltanto i preparati seguenti: 

1° Scheletro completo d’individuo vecchio ; 

2° Cranio di altro individuo pure completamente adulto; 
3° Sezione della proboscide, conservata in alcool; 

4° Sezione del pene, conservata in alcool; 

5° Porzione di pelle conservata a secco. 

Inoltre il Museo di Torino possiede il pene di un elefante africano 
adulto, conservato in alcool (1). 

Sebbene il Museo di Torino disponga di pochi mezzi e sopratutto non 
abbia un armamentario adatto per la preparazione dei grandi pezzi 
anatomici, tuttavia si cercò di trarre dall’elefante sopramenzionato tutto 
il frutto possibile. 

Si preparò il cuore iniettandolo con sego colorato; si prepararono 
pure, la trachea e l’apparato laringeo, gli occhi, la lingua ed il pene 
che sì conservarono in alcool. Lo stomaco venne preparato a secco. 

Io volli pure tentare la preparazione in toto della proboscide e dei 


(1) L. CAaMERANO, Ein Beitrag zur Anatomie des Loxodon Africanus. — 
Zool. Anzeiger. lV, pag. 481, 1881. 


muscoli dell'estremità anteriore destra secondo il metodo proposto dal 
Plateau (1). 

Si è intorno alla preparazione di questi due ultimi pezzi che io in- 
tendo dare qui alcuni particolari. 

I pezzi, appena distaccati dal corpo dell'animale, mancandoci il tempo 
di procedere alla loro immediata dissezione, vennero immersi in una 
soluzione satura a freddo di allume. 

In questa rimasero una ventina di giorni. Siccome la stagione era 
molto fredda, così ebbi cura di fare ogni giorno riscaldare una parte 
della soluzione di guisa che la sua temperatura non s’abbassò mai troppo, 
la qual cosa sarebbe stata contraria ad una rapida penetrazione nelle 
masse muscolari. 

Dopo venti giorni, procedutosi alla dissezione accurata dei muscoli, si 
constatò che questi erano in buonissimo stato anche negli strati pro- 
fondi, sebbene in essi non fosse penetrata che in minima parte la 
soluzione d’allume. Compiuta la dissezione, il pezzo venne immerso in 
una soluzione nuova di allume per una settimana circa, quindi si pro- 
cedette alla colorazione dei muscoli col metodo del Plateau, e in seguito 
si mise il pezzo nella glicerina fenicata al sette per cento. Estratto, 
dopo una settimana il pezzo, ed esaminati i muscoli mediante tagli op- 
portuni nel loro spessore, si vide che i più grossi (del diametro trasver- 
sale di oltre un decimetro) non erano conciati intieramente nella loro 
parte mediana. Per ovviare a questo inconveniente io feci bagnare 
ripetutamente la parte interna dei muscoli con una soluzione a parti 
eguali di glicerina e di bicloruro di mercurio in soluzione alcoolica 
satura. Questa stessa soluzione venne pure iniettata nelle ossa sulle 
quali sono inseriti i muscoli. 

In seguito si rinfrescò la colorazione col carminio sciolto nell’ammo- 
niaca e il preparato venne senz'altro collocato in collezione dove si 
presenta coll’aspetto d’un preparato di muscoli freschi, e dove da oltre 
due mesi si conserva mantenendo i muscoli la loro flessibilità senza che 
abbia dato luogo ad alcun mutamento. 

La enorme e compatta massa muscolare della proboscide venne pure 
conservata in modo analogo, senza tuttavia che per essa sia stato ne- 
cessario ricorrere alla soluzione di glicerina e di bicloruro di mercurio. 

Ho voluto menzionare questi fatti poichè essi sono una conferma della 
bontà del metodo proposto dal Plateau, metodo che merita d’essere ap- 
plicato, più di quello che non sia, alla preparazione dei muscoli per le 


(1) Nate sur un procédé pour donner ou pour rendre leur couleur rouge 
aux muscles conserves dans l’alcuol. — Bull. Acc. Roy. de Bèlg., vol. 38, 
1874 — e Préparation rapide des grandes pièces myologiques. — Association 
francaise pour lPavancement des sciences. Congrès de Reims, 1880. 


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collezioni, le quali generalmente difettano di preparati miologici od hanno 
preparati poco servibili allo studio. 

Per gli animali di mole relativa piccola, come scimmie, ecc., l’allume 
può bastare purchè si proceda ad una dissezione immediata dei muscoli ; 
per gli animali di grande mole io credo raccomandabile, dopo l’uso 
dell’allume, anchè quello della soluzione di glicerina e di bicloruro di 
mercurio nel modo sopra indicato. 

Aggiungerò poi che l’uso della soluzione satura a freddo d’allume 
come primo bagno per i pezzi che si vogliono conservare in alcool, come 
la lingua, la trachea, il pene, ecc., m'ha dato risultati eccellenti e su- 
periori forse a quelli che dà la soluzione d’acido arsenioso che viene 
spesso adoperata. 

Certamente poi costituisce un'economia, poichè i preparati ricchi di 
sangue dopo che hanno soggiornato per qualche tempo nella soluzione 
d’allume, quando vengono messi in alcool non dànno più luogo a quei 
depositi di sostanza che rendono necessario il ripetuto cambiamento del- 
l’alcool stesso, la qual cosa, trattandosi di grossi pezzi e visto l’elevato 
prezzo dell’alcool in Italia e la eseguità delle dotazioni dei laboratori 
scientifici, è da tenersi in massimo conto. 

Credo anche che, avendone l’opportunità e l’armamentario occorrente, 
sarebbe conveniente pei grossi pezzi miologici fare un’iniezione nei vasi 
principali della soluzione glicerica sopramenzionata prima d’immergere 
il pezzo stesso nella soluzione d’allume. Così operando la preparazione 
potrebbe farsi in un tempo minore. Ciò credo in ogni caso importante 
da farsi qualora la preparazione dovesse compiersi d’estate in paesi a 
temperature elevate. 

Aggiungerò ancora che l’immersione nell’allume lascia possibile l'esame 
istologico dei tessuti. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


Pi della R. Università di Torino 
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N. £12'"7 pubblicato il 24 Giugno 1892 Vor. VII 


Fr. SAV. MONTICELLI 


Nota intorno a due forme di Cestodi 


Le due forme di Cestodi che formano oggetto della presente nota, sono 
state raccolte in epoche diverse in animali del nostro golfo: una nella 
valvola spirale della Lamna cornubdica; \’altra nell’intestino del De/- 
phinus delphîs. La prima io ho trovata nel novembre del 1886; la se- 
conda ha rinvenuta il Dott. zur Strasser nello scorso inverno, ed io 
poi ho ritrovata in questa primavera. Entrambe queste due forme de- 
vono riguardarsi come tipi di due nuovi generi, il primo della famiglia 
dei Tetrabothridae, il secondo della famiglia dei Tetracotylidae. La prima 


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forma è anche specificamente nuova, la seconda è nota. 


I. 


Nella Lumna cornubica sono stati finora riconosciuti i seguenti Ce- 
stodi : 
Tetrabothrium macutatum Olsson (1), 
Dinobothrium septaria P. J. van Beneden (2), 
Diplobothrium simile P. J. van Beneden (3), 
che sembrano esclusivi e proprii di questo Plagiostoma, perchè finora non 
risulta essi siano stati ritrovati in altri (4). Il nuovo Cestode da me ri- 


(1) Entozoa jakttagna hos Schandinaviska Hafsfiskar, Platyelminthes, I, 
in: Lund’s Universitàt Arskriftt. Tom. III, pag. 33-35, tab. I, fig. 5-13. 

(2) Deux Cestodes nouveaux de Lamna cornubica, in: Bull. Ac. Roy. Bel- 
gique (3), Tome XVII, n. 2, 1889 « estratto » Planche, fig. 1-3, pag. 4. 

(3) Ibid., pag. 5. Planche fig. 4-8. 

(4) Oltre questi Cestodi proprii, nella Lamna ne sono stati rinvenuti anche 
altri che vivono in altri Plagiostomi. 


REA 


trovato rappresenta la quarta specie propria della Lana, perchè, come 
le altre suddette, io non l’ho finora riscontrata negli altri Plagiostomi 
da me dissecati. Tutti i numerosi individui di questa nuova forma che 
ho raccolti, erano piccoli, misuravano in media 15-20 mill. in lunghezza, 
ed osservati a fresco e viventi, mostravano il capo ed i botridii caratte- 
risticamente colorati in giallo: essi non erano completamente maturi, in 
quanto che gli organi genitali erano tutti al completo, ma non avevano 
raggiunto tutti il loro definitivo sviluppo e non era ancora cominciata 
la produzione delle uova. 

La caratteristica saliente di questo Cestode, che non permette rife- 
rirlo ad alcuno dei generi finora noti della famiglia Tetrabothridae, è 
la forma dei botridii, e la forma e disposizione dei botridii accessori, e 
di questi ultimi specialmente per la presenza sul margine posteriore di 
ciascuno di essi di due appendici a forma di cornetti. Per l’insieme della 
testa questo Cestode ricorda molto i Monorygma (1), ma da questi fa- 
cilmente si distingue per la diversa disposizione reciproca dei botridii 
e dei botridii accessori, e per la presenza de’ succitati cornetti, od appen- 
dici posteriori di questi ultimi. Per queste caratteristiche, come per 
l’aspetto generale dello strobila e per la disposizione dei genitali, io 
considero il Cestode della Lana come un genere nuovo e distinto dagli 
altri che propongo chiamare, dalla presenza dei cornetti dei botridii ac- 
cessoriì: 

Ceratobothrium n. g. 


« Capo grande, distinto; botridii grandi, inlegri, sessili, con bdo- 
tridio accessorio grande, proeminente, provvisto sul margine poste- 
riore di due cornetti sporgenti. Collo dî mediocre lunghezza. Aperture 
genitali marginali, îrregolarmente alternanti ». 


Propongo torre il nome specifico per la nuova specie dalla caratte- 
ristica colorazione gialla del capo e dei botridii, e perciò questa dovrà 
chiamarsi: 


Ceratobothrium xanthocephalum n. sp. 
(Fig. 1-3). 


Il capo è ben distinto e relativamente grande; ì botridii larghi, grossi 
ed appaiati, disposti sulle due facce piane laterali dell'asse del capo, 


(1) E specialmente il M. perfectum van Beneden, che è il tipo di questo 
genere. Ricordo qui, a proposito di questa specie, ciò che ho detto altrove (in: 
Bull. Sc. France et Belg. Tome XXII, pag. 434) che il Monorygma illustrato 
come perfectum dallo Zschocche, è forma da questa diversa e nuova, che io 
ho chiamato Monorygma elegans. Per le mie ricerche le specie del genere 
Monorygma assommano oggi alle seguenti tre: M. perfectum v. Beneden, 
M. gracile Olsson, M. elegans Montic. (degli ScyZlium canicula e stellare). 


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che è appena più largo del collo e sporge di poco frammezzo i bo- 
tridii accessori dei singoli botridii, come un piccolo coccuzzolo, senza 
però oltrepassarli in altezza. I botridii sono anteriormente ristretti e 
posteriormente slargati a forma di un cucchiaio a punta molto allargata a 
paletta: essendo essi anteriormente molto concavi, il margine anteriore, 
che è assai più spesso del posteriore, è ripiegato e non aderisce all'asse 
del capo, ma sporge molto in fuori. La fig. 2 dà una immagine fedele 
della forma e disposizione dei botridii, e da essa si rileva anche quella 
dei botridii accessori: questi hanno forma subtrapezoidale; anterior- 
mente arrotondati, con margini posteriori subretti o leggermente arcuati, 
sono molto proeminenti ed hanno una cavità profonda non perfettamente 
circolare, ma della forma da me disegnata nella fig. 2. Essi sono 
. disposti molto obliquamente sull’asse del capo e sono addossati anterior- 
mente, all'asse del capo, poggiando posteriormente sul dorso, sporgente 
in fuori, del margine anteriore dei botridii. Nel margine posteriore, 
ai due estremi di esso, ciascun botridio accessorio presenta un piccolo 
cornetto: i cornetti di ciascuna coppia hanno le punte rivolte in dentro, 
cioè verso il margine posteriore dei botridii accessori, e sporgono in fuori, 
innanzi e sopra il margine anteriore dei botridii. Il collo è di mediocre 
lunghezza (fig. 1, 2) e vi si scorgono, per trasparenza, evidentissimi i 
tronchi longitudinali del sistema escretore, ravvicinati alla linea mediana. 
I primi segmenti sono brevi e rettangolari, poi subito si fanno subqua- 
drati e decisamente quadrati coi margini laterali rigonfi nel mezzo: i 
segmenti conservano per poco questa forma, perchè si allungano sempre 
più gradualmente, e si restringono nei due estremi, anteriore e poste- 
riore; cosicchè sono dapprima ellissoidali, poi decisamente ellittici e 
lunghissimi: l’ultimo segmento ha forma di cornetto e terminasi pun- 
tuto. La forma di tutto lo strobila e relativa dei segmenti, si può facil- 
mente rilevare dalla figura 1. Le aperture genitali sono marginali, ir- 
regolarmente alternanti: d’ordinario sempre più numerose da un margine 
che dall’altro nella proporzione di 7:10, pigliando per tipo uno strobilo 
di 17 segmenti con aperture genitali evidenti (p. es., quello della fig. 1). 
La disposizione dei genitali può bene apprezzarsi dalla figura 3, che è 
ricavata da un'ottima preparazione in toto, ottenuta per schiacciamento 
di uno strobila e successiva colorazione con carmino di Grieb, che dà, 
d’ordinario, delle ottime colorazioni per preparazioni in toto. L’ovario, 
costituito da due braccia, non è molto grande ed è situato nella estre- 
mità posteriore delle proglottidi: ciascun braccio dell’ovario è ramoso 
e costituito da fasci di raggi convergenti in un unico tronco , che si 
fonde con quello del lobo opposto dell’ovario nella linea mediana del 
segmento: da questo tratto comune si origina posteriormente l’ovidotto 
che s’inizia con un uno sfintere ovarico, evidente e sviluppato, della 
forma osservata dal Pintner nei Te/rabothridae, e che io ho recente- 


SE 


mente descritto nella Taenia coryphicephata (1). L’ovidotto si volge 
verso dietro e poi risale, descrivendo un arco, e, passando innanzi il 
tratto comune dell’ovario, si continua nell’utero, che dapprima si mostra 
come un tubo cilindraceo di calibro non molto considerevole, e poi co- 
mincia a slargarsi; ma io non ho potuto seguirne il decorso, perchè non 
aveva, forse, raggiunto ancora il suo completo sviluppo. Lungo la curva 
dell’ovidotto per risalire innanzi l’ovario, vedesi l'ammasso delle glandole 
del guscio che circondano l’ootipo. Prima dello sbocco delle glandole del 
guscio dovrebbe trovarsi lo sbocco del vitellodutto impari, che nasce 
dalla fusione dei vitellodutti dei vitellogeni, ma io non ho potuto ve- 
derlo, come non ho potuto vedere i vitellodutti, i quali, come i vitel- 
logeni, non ancora hanno raggiunto il loro completo sviluppo: questi, 
come si scorge dalla figura 3, occupano i margini laterali delle pro- 
glottidi e ne seguono la curva. Prima che l’ovidotto sì ripieghi per risa- 
lire e circondarsi delle glandole del guscio, riceve lo sbocco della va- 
gina: questa si origina dall’antro genitale, nel quale sbocca superiormente 
allo sbocco del pene, e dapprima decorre obliquamente, parallelamente 
alla tasca del pene, al margine laterale del segmento con calibro forte 
ed a spesse pareti, poi si restringe di poco, fa un’ansa e risale nella 
parte anteriore della proglottide parallelamente alla linea mediana del 
corpo ; giunta poco innanzi l’estremo anteriore della proglottide essa si 
ripiega a largo arco e ridiscende parallelamente al tratto ascendente ed 
alla linea mediana del corpo per raggiungere l’estremo posteriore del 
segmento, passare innanzi, o dietro l’ovario (secondo la faccia dalla quale 
si esamina il segmento) e sboccare nell’ovidotto nel modo e nel punto 
già detto. Tanto il tratto ascendente, quanto il discendente della vagina 
hanno pareti esili e conservano lo stesso calibro; solo il tratto discen- 
dente, prima di raggiungere l’ovario, sì slarga a fuso per un certo tratto 
ed acquista un decorso ondulato, e poi si restringe di molto per sboc- 
care nell’ovidotto: questo tratto slargato costituisce una sorta di ricet- 
tacolo seminale interno. I testicoli occupano la zona centrale del seg- 
mento , sono piccolini, tondeggianti e numerosi: i dottoloni testicolari 
si riuniscono, dopo essersi fusi l’uno nell’altro, in due dotti maggiori, 
ciascuno per una metà del segmento, che all’altezza dell'arco anteriore 
della vagina, e dietro questo, si riuniscono nella linea mediana del 
corpo, in un unico deferente che scende lungo la linea mediana dapprima 
esile e leggermente ondulato, poi con calibro maggiore, ravvolgendosi 
su se stesso, e raggiunge quasi la metà della lunghezza totale del seg- 
mento. Quivi giunto il deferente s’immette nella tasca del pene. È questo 
un organo allungato a forma di fiasco da caccia e disposto obliquamente, 


(1) « Notizie su di alcune specie di Taenria » in: Boll. Soc. Nat. in Napoli, 
Vol. V, 1891, pag. 162; al quale rimando per la bibliografia sull’argomento. 


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da avanti verso dietro, al margine laterale del segmento, ed è tanto lungo 
da raggiungere la metà quasi della larghezza totale del segmento. Le pareti 
della tasca del pene non sono molto sviluppate, ma il pene è lungo e musco- 
lare ed occupa ì due terzi della lunghezza della tasca: la parte basale, 
rigonfia, di questa accoglie un lunghissimo dotto ejaculatore di calibro 
discreto e ravvolto molte volte su se stesso. Come già ho detto innanzi, 
la tasca del pene si apre nel piccolo antro genitale, dietro lo sbocco della 
vagina. 
Il. 


Quantunque sieno state descritte diverse forme larvali di Cestodi nei 
Cetacei in genere e specialmente nei Delfinidi, di questi ultimi si co- 
noscono finora solo tre forme adulte e trovate nell’intestino, cioè: 


Bothriocephalus stemmacephalus Cobbold (1), 
Tetrabothrium triangulare Diesing (2), 
Taenia Forsteri Krefft (3), 


Il Cestode dei Delfini del nostro golfo non si riferisce nè al primo, che 
è un Botriocephatlinae (4), nè al secondo, che è una caratteristica forma 
di Tetrabothridae, che dovrà torse essere il tipo d’un nuovo genere (5), 
ma è invece un Tetracotylidae, un teniade, che io non esito a riferire 
alla Taenia Forsteri del Krefft, la quale certamente differisce dalla 7. Gr:- 
maldii, descritta recentemente, allo stato larvale, dal Moniez (6) e tro- 
vata nelle carni di un Delfino dell'Oceano Atlantico, come un esame 
comparativo di tre esemplari di questa specie, messi gentilmente a mia 
disposizione dal Moniez, con quelli dei Delfini del nostro golfo mi ha 
evidentemente dimostrato. Sono stato indotto a questo esame compara- 
tivo dalla supposizione del Moniez che la forma adulta della 7. Grimatdîi 
potesse trovarsi nell'intestino degli stessi Delfini, o dell’Orca, perchè ho 
pensato, per poco, che il Cestode in esame potesse essere appunto la 
forma adulta della 7. Grimaldii, e che le due specie potessero essere 
sinonime. 


(1) in: Trans. Linn. Soc. London. Vol. 22, pag. 167, tab. XXXIII, fig. 79-83. 

(2) Systema Helminthum. Vol. I, pag. 601. 

(3) On australian Entozoa, ecc., in: Trans. Entom. Soc. New South Wales, 
July 3, 1871, pag. 14, PIt. I, fig. 4,5 e 6. 

. (4) Vedi in proposito il mio E/enco degli Elminti studiati a Wimereux ece., 
in: Boll. Sc. Fr. Belgique, Tome XXII, pag. 429, nota 1. 

(5) Come mi ha dimostrato l’esame di alcuni esemplari tipici della colle- 
zione di Vienna, che il Dott. Marenzeller ha cortesemente messi a mia dispo- 
sizione. 

(6) Sur la larve du Taenia Grimaldii n. sp., parasite du Dauphin, in: Rev. 
Biol. Nord de la France, Tome II, 1889-90 « estratto ». 


LESSE 


La descrizione che dà il Krefft della T. Forsteri (1) è abbastanza in- 
completa, pure io non ho esitato ad identificare il Cestode dei Delfini 
del nostro golfo con questa specie, perchè esso presenta la caratteri- 
stica, ben messa in evidenza dal Krefft, di avere, cioè, le ventose un’ap- 
pendice proeminente sul margine anteriore esterno [A prominent tubercle 
on the anterior margin of each disk], la quale caratteristica dà alla 
parte anteriore del capo (visto di lato) l'aspetto, quantunque schema- 
ticamente, ben rappresentato dal Krefft nella fig. 6 della tav. I. Per 
questa caratteristica delle ventose con un’appendice allungata, anteriore 
(il tubercolo del Krefft), come per la forma del capo, questa Taenia dif- 
ferisce tanto dagli altri Teniadi, che io non esito a ritenere che essa 
debba formare il tipo di un nuovo genere di Tetracolylidae , caratte- 
rizzato, oltre che dalle già enumerate caratteristiche, anche dalla forma 
generale del corpo e delle proglottidi, dal modo di sbocco dei genitali 
marginalmente e tutti da un solo lato, ed ancora infine, dalla disposizione 
degli organi genitali medesimi e dalle uova. Propongo ‘Ghiamare È nuovo 
genere, dalla presenza delle appendici predette: 


Prosthecocotyle n. g. 


la cui diagnosi può così riassumersi : 


« Corpo anteriormente lanceolato ; capo piccolo, rigonfio, quadran- 
golare, ben distinto dal collo, con quattro tubercoletti ai quattro 
angoli anteriori; ventose grandi, robuste, ciascuna fornita antero- 
lateralmente di un'appendice allungata. Collo breve, poco distinto 
dal corpo. Segmenti molto ravvicinati, embricati, motto più larghi 
che lunghi. Aperture genitali marginali, unilaterali ». 


Descrivo ora semplicemente, questa specie senza entrare in minuti 
particolari anatomici sulla disposizione degli organi genitali, ciò che 
farò in altra occasione, a complemento della descrizione del Krefft, 
per meglio permetterne il riconoscimento. 


Prosthecocotyle Forsteri Krefft. 
(Fig. 4-13). 


Il corpo di questa specie per tutta la sua lunghezza mostra l'aspetto 
di un nastro ugualmente largo nella sua parte posteriore ed anterior- 
mente gradualmente ristretto ed allungato-lanceolato. Il capo è relati- 
vamente piccolo, di poco più largo dello estremo anteriore, e nettamente 


(1) Trovata nello stomaco di un Delphinus (probabilmente D. Forsteri, di 
Porto Jackson. 


PI". (OPA 


distinto dal corpo per mezzo di una strozzatura, o collare anulare, che 
ben si vede nelle fig. 4 e 6; essa scomparisce solamente negli animali a 
parte anteriore del corpo molto in estensione, nei quali il capo sembra 
molto più grande, come si può scorgere nella figura 5. Secondo lo 
stato di contrazione, o di estensione della parte anteriore, il capo può 
presentare aspetti molto diversi, come si può rilevare dalla compara- 
zione delle due figure 4, 5; ma la forma del capo è assai caratteristica 
e sì allontana da quella della comune dei Teniadi: esso è molto appiat- 
tito, dorso ventralmente (fig. 4, 5, 6, 10), anteriormente slargato, po» 
steriormente ristretto: ha la forma di una piramide tronca, a base ret- 
tangolare (fig. 10), con l'apice in basso e la base in alto ; cosicchè, visto 
di fronte, mostrasi trapezoidale. Anteriormente, nel centro, esso è rigonfio, 
a coccuzzolo ed ai quattro angoli sporgono quattro tubercoletti carnosi 
a punta rotondata (fig. 6, 4, 9, 10). Le ventose grandi, proeminenti , 

occupano tutto quasi il capo in lunghezza e sono decisamente laterali, 
disposte in due coppie sulle due facce del capo (fig. 6 e 10) e forie- 
mente muscolari: lateralmente e subdorsalmente da ciascuna ventosa si 
origina, anteriormente, un'appendice di forma caratteristica e terminan- 
tesi a punta rivolta verso i quattro angoli anteriori, sporgenti, del capo, 
dei quali sono il sostegno (fig. 6, 9, 10), che rassomigliano a corna di 
bue, o becco d’uccello. Queste appendici non sono indipendenti dalle 
ventose, ma formano con queste un corpo solo e sono costituite da fibre 
muscolari che appartengono al sistema delle fibre radiali delle ventose, 
delle quali sono una continuazione, come si può vedere nella fig. 6 ed 
ancora meglio nella figura 9. La muscolatura radiale delle ventose è 
molto evidente e sviluppata e sono esse nettamente separate dal me- 
senchima e rivestite nel loro cavo interno da un ectoderma molto com- 
patto ed intensamente colorabile (v. fig. 9). La parte anteriore del corpo, 
subito dietro la strozzatura che la separa dal capo, costituisce un breve 
collo, che, dapprima ristretto e largo quanto la parte basale del capo, 
comincia poi gradualmente ad allargarsi. Non è facile stabilire dove 
questo collo finisca e cominciano i veri segmenti del corpo: questi co- 
minciano ad apparire presto come rughe trasverse, indistinte, all’appa- 
renza incomplete, alle quali non corrispondono lungo i margini distinte 
insenature e sporgenze: a queste rughe indistinte neseguono di quelle più 
distinte e che limitano marginalmente delle sporgenze laterali: le rughe, 
o solchi, dapprima l’una all'altra ravvicinate assai, si allontanano poi 
gradualmente ed allora il margine posteriore dei segmenti, che così si 
determinano, comincia a sporgere sul segmento seguente. I segmenti a 
completo sviluppo sono l’uno all’altro addossati, sono brevi e quindi assai 
più larghi che lunghi ed hanno forma rettangolare, o trapezoidale; solo 
l’ultimo segmento è di poco più stretto, più lungo e terminasi a mar- 
gine posteriore rotondato. I singoli segmenti sono campanulati e forte- 


Re 


mente l’uno nell'altro incuneati (fig. 7, 8), il loro margine posteriore spor- 
gente è irregolare ed ispessito. Le aperture genitali sono tutte da una 
parte (unilaterali) e submarginali (ventrali). Appena determinatisi i primi 
segmenti, quantunque brevissimi, sì vedono apparire nel mezzo, lungo 
la linea mediana, gli accenni degli organi genitali: questi si sviluppano 
gradualmente a misura che i segmenti si allargano, e si completano 
quando questi hanno acquistata la loro forma definitiva. L'insieme della 
disposizione degli organi genitali può ricavarsi dalla figura 11, nè io 
intendo ora minutamente descriverli. I testicoli grossi e poco numerosi 
(5-7), sono disposti in unica serie trasversale nella parte anteriore del seg- 
mento innanzi gli organi femminili: l’ovario a due lobi grossi ed irre- 
golari situato nella metà posteriore del segmento, che occupa quasi tutta, è 
fatto di elementi ovarici grandi assai: vitellogeno unico, grosso, mediano 
fra i due lobi dell’ovario. La tasca del pene (fig. 8, 11) ha la forma carat- 
teristica di calice da me disegnata, ed il pene è assai breve, conico, a 
punta rotondata (1): la vagina (fig. 11) si apre lateralmente ed innanzi 
alla tasca del pene nell’antro genitale, che ha apertura larga, ellissoi- 
dale, con margine ispessito, proeminente. Le ultime proglottidi sono 
piene di capsule ovariche assai grandi che occupano tutto il segmento, 
nel quale non si scorgono più tracce degli organi genitali. In ogni 
capsula ovarica è contenuto un solo uovo, che ha già l'embrione a 
termine, racchiuso in una teca ispessita [inviluppo chitinoso (van Be- 
neden)], con uncinuli molto grandi, della forma da me disegnata, e con 
guscio irregolare ed ispessito alla periferia (fig. 12, 13). 
Il P. Forsterî misura da 25-65 mill. in lunghezza. 


Napoli, 26 aprile 1892. 


(1) Il KREFFT chiama « lemnisci » i peni: secondo questo A., ì segmenti 
della 7. Forsteri « vare not furnished with lemnisci », (pag. 14). 


Fig. 


e 


SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 


Lettere comuni a tutte le figure. 


ag — antro genitale p — pene 

de — dotto ejaculatore rse — ricettacolo seminale esterno 
df — deferente rsì — » » interno 
dt — dotti testicolari sfo — sfintere ovarico 

ec — ectoderma tp — tasca del pene 

99 — glandole del guscio v — vagina 

m — muscolatura vtl — vitellogeni 

ov — ovario ut — utero. 


ovd — ovidotto 


l. Ceratobothrium xanthocephalum n. g. n. sp. di molto ingrandito. 


Fig. 2. Capo dello stesso moltissimo ingrandito. 
Fig. 3. Ultimo segmento di uno strobila dello stesso visto a microscopio, sist. 


Fig. 
Fig. 


Fig. 
Fig. 


Fig. 


Fig. 
Fig. 
Fig. 


Fig. 


Zeiss, ?/a, camera chiara Dumaige, da una preparazione in toto. 

4-5. Due aspetti diversi del capo di Prosthecocotyle Forsteri Krefit, (da 
esemplari in alcool) sist. Zeiss, ?/a, camera chiara Dumaige. 

6. Capo dello stesso, moltissimo ingrandito da una preparazione in toto. 
sist. Zeiss, ?/a, camera Abbe. 

7. Proglottidi mediane dello stesso, sist. Zeiss, ‘/a, camera Dumaige. 

8. Disposizione dello sbocco dei genitali dello stesso, sist. Zeiss, !/A, ca- 
mera Dumaige, da una preparazione in toto. 

9. Sezione frontale del capo e collo dello stesso (metà) per lasciar vedere 
la struttura dell’appendice delle ventose, sist. Zeiss, '/c, camera 
Dumaige. 

10. Sezione trasversa del capo e delle ventose, all’altezza delle appendici 
di queste, sist. Zeiss, '/c, camera Dumaige. 

ll. Aspetto generale della disposizione dei genitali, da un preparato in 
toto, sist. Zeiss, ?/a, camera Dumaige. 

12. Una capsula ovarica con uovo, sist. Zeiss, ?/F, camera Dumaige (fi- 
gura impicciolita). 

13. Un uncino embrionale, sist. Zeiss, */F, camera Dumaige. 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
U della R. Università di Torino 
11,694” 


N. 128 pubblicato il 5 Agosto 1892 Vot. VII 


CARLO POLLONERA 


Note su alcuni gruppi di specie del Genere XEROPHILA 


I. Sul gruppo della X. SUBPROFUGA 


La X. subprofuga poco più che accennata da Stabile è ormai esatta- 
mente conosciuta in grazia delle descrizioni di Westerlund e delle buone 
figure date dalla M° Paulucci, ma meno chiara è la conoscenza delle 
forme che a quella si collegano. 

x. subprofuga Stabile = ZMe/îx subprofuga Stabile, Moll. Piém. 
1864, p. 47. — Westerl. Fauna Europ. 1877, p. 109. — Fauna palaarct. 
reg. I, 1889, p. 237. — Paulucci, Mal. Calabria, 1880, p. 101, tav. VI, 
f. 1-4. — Kobelt, Icon. 1877, fig. 1460 (47. Aradasti partim). 

Hab. I contorni di Napoli, Avellino, Nocera, Salerno, la Calabria, e, 
molto più a Nord, il M° Argentaro. 

La M* Pauluccei la cita pure di Sicilia, e la figura succitata di Kobelt 
sì riferisce infatti ad un esemplare di Messina, io però nella collezione 
Blanc non ho trovato nessun esemplare siciliano identico a quelli delle 
varie località della Campania. 

La X. subprofuga varia oltre che per la colorazione anche per le 
dimensioni, la striatura, lo spessore del guscio, l’altezza della spira e 
l’ampiezza dell’ombelico; e non soltanto col variare di località, perchè 
talora vivono insieme esemplari assai dissimili per più di un carattere. 
I più eleganti per maggior regolarità di striatura e per l’ornamentazione 
delle fascie simmetricamente interrotte sono quelli che vivono sulle col- 
line sottostanti al Vesuvio; i più solidi e rozzi quelli di Sorrento. 

X. Aradasii? Pir. = Z. Aradasîi Pirajno di Mandralisca, nota di 
moll. della Sicilia, 1842, p. 6. — 4. /ilograna Villa, Stabile, Moll. 
Piem. 1864, p. 47. 


Bern 


Differt a precedente testa omnino alba rare iînterrupte et anguste 
unifasciata); umbilico sapius profundiore; strigîis regularibus. Diam. 
10*|,:12'|,; alt. 7*|,9*|, mul. Variat spirae altitudine et umbilico 
interdum angustiore. 

Hab. Messina (Coll. Blanc). Questa forma si potrebbe anche considerare 
come una semplice varietà della X. subprofuga perchè gli esemplari a 
strie ben marcate e ad ombelico meno angusto si avvicinano assai a 
quella, ma quando l'ombelico è molto stretto e le strie meno accentuate 
la parentela colla X. /urdiînata Jan è pure assai evidente. Ho preferito 
perciò considerarla come una specie intermedia ma indipendente e le 
ho conservata la determinazione datale dal Benoit, sebbene non corri- 
sponda alla specie che questo autore illustra sotto quel nome. La X. 
Aradasti si distingue dalla X. subprofuga per la conchiglia bianco- 
lattea, per la mancanza di fascie scure (solo raramente una serie di 
macchie bruno-chiare rimpiazza la fascia carenale), per il cercine cal- 
loso dell’apertura sempre candido, e per la striatura quasi sempre re- 
golare, inoltre alcuni esemplari a spira mediocre assumono un aspetto 
più globuloso che quelli dell’altra specie a spira eguale. Questi ultimi 
caratteri mi fanno supporre che sia appunto questa la forma che Stabile 
indicava come 77, filograna Villa = H. Aradastî Mandr., che nel con- 
fronto colla profuga e colla subprofuga esso diceva: « encore plus 
globuleuse, à stries elégantes, contigues et régulières ». 

Questa forma non credo sia mai stata figurata, ma è facile rendersene 
conto col confronto della specie precedente. 

Varietas secessa Poll. — Testa minor, umbil. angustissimo, an- 
fractu ultimo saepe obuscure subangutoso. Diam. 8:4,-10; att. 6'|,-8 
millimetri. 

Hab. Messina (Sulliotti). 

x. pompeiana Bgt. = Z. pompeiana Bourguignat, in Locard, Cat. 
Moll. France, 1882, p. 343 (in nota). 

Differt a X. subprofuga testa minore et anfractu ultimo angulato. 
Diam. 7-10, alt. 6-7 Mil. 

Hab. I contorni di Napoli, all’Eremo di Camaldoli, Torre Annunziata 
e le rovine di Pompei. Sebbene il Locard collochi questa specie in un 
altro gruppo di Xerophîla, pure non è possibile allontanarla dalla X. 
subprofuga che ha lo stesso /acîes, ed oltre a ciò a Pompei vive con 
questa specie e si trovano individui intermedi che difficilmente si pos- 
sono attribuire con sicurezza all'una od all'altra. 

x. mentita n. sp. = ZH. subprofuga (partim) Westerlund et Blanc. 
Faune malac. Grèce, 1879, p. 70. 

Differt a X. subprofuga umbilico pervio, ampliore; anfraclibus su- 
perîs iminus converis, subplanulatis; anfractu utttimo initio perobluse 
angulato. Diam. 12-13, att. 9-10 '|, mit. 


salta 


Hab. I giardini di Palermo (Festa), ed in Grecia a Calcide nell’Eubea 
(Coll. Blanc). Di quest'ultima località ne trovai nella collez. Blanc due 
esemplari misti a parecchi altri di una forma prossima alla X. subme- 
ridionatlis. L'ornamentazione della X. entita è come quella della sud- 
profuga delle colline vesuviane, ma a tinta fondamentale di un bianco 
meno sporco; tuttavia uno dei due esemplari di Grecia ha la fascia 
carenale scurissima e non interrotta, cosa che non vidi in nessun esem- 
plare dell'altra specie. La diversità più notevole è quella dell’ombelico 
che è più ampio e più profondo; l’angolosità dell’ultimo anfratto è po- 
chissimo accentuata, ma si protrae sino alla metà di quello. La conchiglia 
è poco solida, subtrasparente; l'apertura irregolarmente rotonda, quasi 
tanto alta quanto larga, ed a cercine calloso poco rilevato e bianchiccio. 

Nel citato lavoro il Westerlund considera la X. subprofuga Stab. 
come sinonimo di X. submeridionalis Bgt. ma nelle sue opere più recenti 
esso ritiene queste due specie come affatto distinte. 

x. ilvatica n. sp. = 4. subprofuga Pollonera, Moll. terr. Piem., 
1885, n° 181 (non Stabile). 
 Differt a X. subprofuga festa minore; umbilico pervio, mediocriter 
aperto, profundo; strigîs crassioribus magis irregularibus; peristo- 
mate saepe rufulo, callo carente. Diam. 8 '|-10, att. 7 *|-8 mill. 

Hab. La valle della Scrivia negli Apennini del Piemonte, avendola 
trovata nelle posature di questo fiume presso Carbonara a Sud di Tor- 
tona. 

Nella colorazione la X. #vatica concorda colla subprofuga, ma talora 
la fascia carenale è continua; per l’ombelico aperto e profondo si accosta 
alla X. mentita dalla quale però differisce per la striatura più forte e 
meno serrata e per l’ultimo anfratto non angoloso; da entrambe poi 
queste specie si scosta per la mancanza del cercine calloso del peristoma. 

Questa specie si collega pure con altre forme del gruppo della X. 
profuga. 

x. turbinata. De Crist. e Jan. = A. turdinata De Cristofori e Jan, 
Mantissa, 1832, p. 2. — Pfeiffer, Mon. Hel. I, 1848, p. 155. — Westerlund, 
Fauna paloearct, 1889, I, p. 189. = ZH. Aradasti Benoit, Ill. test. Sic., 
1859, p. 132, tav. III, f. 6 (mala) — Kobelt, Icon. V, fig. 1461 (spira 
insuflicienter elata). 

Differt a X. subprofuga spîra conica semper magîs etata; strigîs 
tenuioribus, irregularibus; anfractu ultimo altitudine maiore; um- 
bilico angustissimo, semitecto. Diam. 10-114|,; alt. 9-10‘, mill. 

Hab. Messina. Il colore è biancastro-corneo, le fascie scure general- 
mente mancano o sono ridotte a poche traccie subtrasparenti, sussistendo 
soltanto quella carenale, ma anch’essa pallida, sottile ed interrotta; il 
margine interno del peristoma è di un rossigno chiaro, che traspare 
anche al di fuori, e che tinge un poco il cercine calloso, robusto e 


= As 


biancastro. L'apertura è proporzionatamente più piccola che nelle X. 
subprofuga e Aradasti, e l’ultimo anfratto alla sua origine assai più 
alto in confronto del diametro; l'ombelico è ridotto ad una strettissima 
perforazione, e la piccola dilatazione formata dall’ultimo anfratto è in 
parte ricoperta dal risvolto del margine columellare. Le strie sono meno 
forti che in qualunque delle specie precedenti. 

La figura di Benoit è assai cattiva, avendo la spira troppo poco 
elevata, le strie troppo grosse e l'ombelico troppo aperto; pure somi- 
glia ancora assai più a questa specie che non a quella a cui io ho con- 
servato il nome di Aradastîi. Quella di Kobelt è assai migliore e rende 
assai bene l’aspetto di questa conchiglia, ma rappresenta un esemplare 
a spira eccezionalmente bassa, quale io non ho mai veduto; allungan- 
dole la spina di un buon millimetro , si avrebbe una eccellente figura 
di questa specie. 

Kobelt, ripetendo l’errore di parecchi suoi predecessori, applica il 
nome di /{urbinata ad una specie dell'Arcipelago greco, mentre De Cri- 
stofori e Jan indicano la Sicilia come patria di questa specie. 

x. trimetina n. sp. 

Differt a X. subprofuga /esta tenuiore, subpellucida, globosiore; al- 
bida , fascîîs translucidis interruptis el maculis castaneîs ornata; 
strigîs crebris, validulis sed sublilioribus; anfractibus 6, superis con- 
verxioribus, ultimo ad aperturam minus dilatato; apertura angustiore, 
subrotundata ; perîstomate pallido, calto albidulo, angusto sed vali- 
dulo munito. Diam. 12 *|;-143|,, alt. 10-11'|, mill. 

Hab. L'isola di Pianosa del gruppo delle Tremiti nell’Adriatico, dove 
la raccolse il Prof. Tellini. L'ombelico è come negl’individui della sud- 
profuga ad ombelico più stretto, ma la conchiglia è assai più sottile e 
fragile, e di tinta fondamentale più bianca; la spira meno conica ed a 
contorno più convesso ; l’ultimo anfratto essendo meno dilatato alla sua 
estremità, l’apertura risulta meno ampia; il callo peristomale è ben 
netto, abbastanza rilevato, ma meno forte, e le strie o costicine della 
conchiglia sono più sottili, più serrate, ma più rilevate. 

x. balteata n. sp. 

Differt a X. subprofuga Zesta solida, nitida, candida ; fascia supra- 
carinale unica, latiuscula, continua, pallide cornea et fasciis plu- 
rimis infracarinalibus angustis, translucidis ornata; regutarîter 
compresse-subcostulata; anfractu ultimo turgido, rotundato, tantum- 
modo medio perobtuse subangulato. Apertura subcircularis, atba; 
callo crasso, candido, marginale, et callo altero profundiore munita. 
— Variail fasciis fere inconspicuis. Diam. 12 '|;-14'|,, alt. 104|;-12 
millim. 

Hab. Tudu Mannu presso Cagliari (Camerano). La X. bazteata si col- 
lega colla forma di Sorrento, a conchiglia solida, della subprofuga, ma 


su Wa 


se ne distingue per il colore fondamentale candido , per le fascie con- 
tinue, per la conchiglia ancora più solida, a costicine più grosse, 
meno fitte e smussate, infine per la lievissima angolosità all’origine del- 
l’ultimo anfratto, che, sebbene appena visibile, si prolunga sino alla 
metà del suo percorso. L’ombelico è come negli esemplari della sud- 
profuga ad ombilico più aperto. 

Il Dott. Westerlund (Fauna pal., p. 237) colloca presso la Z. sub- 
profuga le H. deana e pleurestha Tassy, di Die in Francia; ed il Bour- 
guignat (Prodr. mal. Tunisie, 1887, p. 37) la sua Z7. hola di Tunisia 
come prossima alla Aradasti, ma io non conosco queste specie che per 
le descrizioni dei loro autori. 


II. Sul gruppo della X. WARNIERIANA. 


x. Warnieriana Bgt. — H. Warnieriana Bourguignat, Moll. Sa- 
hara, 1864, p. 4, pl. 26, f. 18-20. — Hist. malac. Rée. de Tunis, 1868, 
p. 16, fig. 15-18. — Westerl., Fauna palaarct., I, 1889, p. 285. 

Hab. L’Alseria e la Tunisia. Bourguignat indica come dimensioni di 
questa specie 10 mill. per 8; ma essa è talvolta più grande, infatti tra 
gli esemplari di Bona, che ricevetti dal Dott. Hagenmùiler, uno rag- 
giunge: diam. 12 ‘|, mill. per 10‘/, di altezza. 

x. Warnierella n. sp. 

Differt a X. Warnieriana festa minore, spîra perdepressa , carîna 
acutiore. Diam. 9'|;; alt. 5! mill. 

Hab. Fernana (Tunisia sett.), dove ne raccolse un solo esemplare il 
Dott. Festa insieme a parecchi della X. îrrita. La fisionomia della con- 
chiglia, la forma della sua base, il colore e l’ombelico sono identici a 
quelli della Warnieriana; ma la carena è un po’ più acuta, e la spira 
o parte sopracarenale che in quella è molto maggiore che la parte in- 
fracarenale, nella Warnierella è notevolmente minore; inoltre il mar- 
gine tagliente del labbro è bianco invece di rossiccio. 

x. irrita Berthier — Z. îr?fa Berthier in Letourneux et Bourgui- 
gnat, Prodr. malac. Tunisie, 1887, p. 35, — Westerl., 1. c., p. 285. 

Differt a X. Warnieriana umbilico ampliore, spira depressiore, ca- 
rina interdum acutiore, apertura minus obliqua, saepius transverse 
subovata. Diam. 84|,-11'|;; att. 5!) 7%, mill. 

Hab. Parecchie località della Tunisia, e tra Sedil e Cedraia nel Sud 
della provincia di Costantina in Algeria: il Dott. Festa ne raccolse pa- 
recchi esemplari a Fernana nella Tunisia settentrionale. 

La depressione della spira e l'ombelico più aperto la distinguono fa- 
cilmente dalla X. Warnieriana, ma in parecchi esemplari la striatura 
è più netta e visibile e le fascie sono di color castagno più intenso. 
Guardando la conchiglia di fronte, la carena è alla metà dell'altezza 


Dr 


totale o poco al di sopra, mentre nella Warnieriana è sempre assai 
al di sotto della metà. 
x. cliens n. sp. 

Differt a X. irrita statura minore, testa supra subtusque compressa, 
umbilico ampliore et perspectivo. Diam. 7; alt. 4‘, mill. 

Hab. Fernana nella Tunisia settentrionale. Un solo esemplare raccolto 
dal Dott. Festa. L’ombelico, notevolmente più ampio che nella ?rrita, 
lascia scorgere internamente lo svolgimento di tutti gli anfratti; la ca- 
rena è situata poco al di sopra della metà dell’altezza; la spira e la 
base sono più compresse, senza che la carena diventi più acuta; il co- 
lore è bianco cinereo, con fascie brune scure, continue e ben nette; 
una larga sopracarenale, una 2* infracarenale ed una 3* basale larga 
come la prima. 

Carattere comune alle specie tutte di questo gruppo è la spira conica 
tettiforme, ad anfratti pochissimo convessi o quasi piani, separati da 
una sutura superficiale; l’ultimo carenato per circa ?/, del suo percorso. 


III. Sul gruppo della X. LALLEMANTIANA. 


x. Lallemantiana = H. Lallemantiana Bgt., Mal. Alg., I, 1864, 
p. 211, pl. 21, fig. 31-25. — Westerl., Fauna palearct., I, 1889, p. 279. 

Hab. Presso Mostaganem in Algeria (Bgt.). Non ho mai veduti esem- 
plari della forma tipica, ma soltanto quelli della forma 7nor indicata 
da Bourguignat (Prodr. mal. Tunisie, p. 39) che dice vivere a Kef El- 
Djerdja, e che fu raccolta dal Dott. Festa a Fernana (pure in Tunisia) 
insieme ad altre due forme di questo gruppo. Gli esemplari di Fernana 
hanno da 7 a 7 |, mill. di diametro per 5 ‘/,-5 #|, di altezza (invece dì 
10 per 7) e sono un po’ meno globulosi di quello figurato da Bourgui- 
gnat, essendo meno convessi alla base e colla spira spesso un po’ più 
elevata. 

La H. Lallemantiana Paulucci (Malac. Calabria, tav. 6, f. 5) diffe- 
risce da quella di Bourguignat per la conchiglia assai più compressa, 
sotto e sopra, per l’ultimo anfratto punto o poco angoloso, e pel mar- 
gine superiore dell’apertura .più arcuato e non discendente, come in 
quella. 

Xx. salivosa Let., Bgt. = ZH. salîvosa Let. et Bet. Prodr. mal. Tu- 
nisie, 1887, p. 39. 

Differt a X. Lallemantiana wumbilico profundo magis aperto, pervio; 
basi minus convera; aperlura eaxterne leviler subangulata; costulis 
în angulo validioribus. Diam. 12, alt. 8 mm. 

Hab. Djebel Recas (Tunisia) Let. — Il dott. Festa trovò un solo esem- 
plare di questa specie a Fernana, ma esso ha soltanto 94/, mm. di 
diametro per 6‘/, d'altezza. Il colore e l’ornamentazione della conchiglia 


Ue 


sono come nella La/lemantiana, così pure la tinta rossiccia del mar- 
gine tagliente del peristoma, e quella rosea del callo peristomale che 
però è più forte che in quella; ma l'ombelico è più ampio e più pro- 
fondo e pochissimo dilatato all'ultimo anfratto; l’angolosità dell’ultimo 
anfratto è in parte come crenulata per l’ingrossamento delle sottilissime 
costicine che ornano la conchiglia, e sul margine esterno dell’apertura 
sì scorge una leggerissima traccia di angolosità al punto in cui va a 
morire quella dell’ultimo anfratto. 
X, parca n. sp. 

Differt a X. Lallemantiana spira conica, magîs elata; umbilico sub- 
pervio, ampliore; apertura extus subangulala. A X. salivosa spîra 
elatiore; umbilico angustiore ; carina non crenutata. Diam. 64|,-7!|y 
att. 5-5*|; mm. 

Hab. Fernana (Tunisia sett.). In tutti gli altri caratteri concorda colle 
due specie precedenti. 

x. arida Monterosato, in schedis. 

Differt a X. Lallemantiana umbilico subpervio, ampliore; anfractu 
ultimo obtuse subangulato; strigis crassioribus îrregularibus; peri- 
stomate albido, interdum callo tenui albo munito. Diam. 8'|;-9; 
alt. 5'|,-6!|, mm. 

Hab. Palermo, a S. Maria del Gesù (Monterosato) ed a Souk-Ahras 
in Algeria (Roucayrol). Questa specie si distingue da tutte le precedenti 
per la angolosità dell’ultimo anfratto molto meno sensibile; per le rughe 
o costicine meno sottili, meno serrate e più irregolari; e per il peri- 
stoma bianco invece di rossiccio. L'ombelico è come nella X. parca, 
cioè piuttosto stretto, ma profondo. Gli esemplari di Algeria si distin- 
guono da quelli di Palermo per la colorazione più pallida, per l’apice 
un po’ più sporgente e per la callosità peristomale abbastanza netta, 


x 


mentre in quelli di Palermo è quasi nulla. 


IV. Sulla X. NEGLECTA ed alcune specie affini. 


x. neglecta Drap. = 4. neglecta Drap. Hist. moll., 1805, p. 108, 
pl. VI, fig. 12-13. — Rossm. Icon. V, 1831, fig. 355. — Bgt. Malac. 
Algér. I, 1864, p. 259, pl. 30, fig. 12-18. 

E’ questa una delle specie meno esattamente conosciute, ed il suo 
nome viene ancora oggidì applicato a forme disparatissime. Avendone 
io ricevuto dal sig. Locard parecchi esemplari di Lione e di Port Sainte 
Marie, che rappresentano questa forma nei limiti in cui è ora circo- 
scritta dal Bourguignat, credo far cosa utile completandone la deseri- 
zione. 

Testa subgloboso-depressa vel depressa, solidula, tenvissime striatula, 
spira conica, plus minusve depressa, interdum subplanulata, apice 


b--8 


minuto, levigato, rufulo; anfr. 5], converiuscutis, prioribus regu- 
lariter, ullimis celeriter evolutis, sutura sat impressa separatis; 
ultimo maiore, rolundato-compresso vel plus minusve subangulato, 
antice aliquaniulum descenaente ; 1. albida unicolore vel fulvo fa- 
sciata (fascia 1 supera, plurimis inferis, sepe interruplis); umbitlico 
pervio, mediocri vel laliusculo; apertura plus minusve obliqua, îr- 
regulariter subrotundata, superne sape compressa, fauce albidula 
vel fAavescente; peristomate recto, aculo, fulvo, calto fulvo (rare 
albidulo) munito, margine columetllari reflexiusculo, marginibus 
approximatis. — Forma depressa (Lyon), diam. 11-13; att. 64],-7 3], 
millimetri. — Forma spira elatiore (Port. S.-Marie), diam. 10'|y-12 ‘|, 
alt. 7-8], mm. 

Hab. La Francia meridionale. Bourguignat la cita di Algeria e We- 
sterlund anche della Spagna e della Grecia, ma io non ne ho mai vedute 
di questi paesi. In Italia la Paulucci la cita di quasi tutta la penisola, 
mentre De Stefani ne nega la presenza; Adami la menziona dei con- 
torni di Sassari e Cafici della Sicilia. Nella collezione del Museo di 
Torino la X. neglecta (str. sensu), di località italiane, vi è di Nizza, 
Mentone, Porto-Maurizio, Noli, Genova e Chiusi in Toscana. Gli esem- 
plari di queste tre ultime località sono a conchiglia più sottile che quelli 
di Francia e più scoloriti essendo per lo più biancastri unicolori o con 
fascie pallide ed anche il peristoma e la sva callosità sono di un fulvo 
pallidissimo e soventi bianco. Invece quelli di Mentone e Porto Maurizio 
sono più solidi, più vivamente coloriti, e questi ultimi anche più grandi, 
misurando fin 14‘, mm. di diametro. A Mentone vive pure una varietà 
notevolmente più piccola. 

La figura di Draparnaud è (come la maggior parte delle altre figure 
di quell’opera) esagerata nell’altezza del'a spira. Quella di Rossmiissler 
rappresenta invece uno degli esemplari più depressi, mentre quelle di 
Bourguignat rappresentano la forma più normale; solamente tutte ci 
fanno vedere esemplari ad ultimo giro eccezionalmente arrotondato con 
profilo semicircolare, mentre invece nel maggior numero il profilo del- 
l’ultimo anfratto è elissoide, ed in molti addirittura subangoloso. Ben 
raramente l’apertura è così rotonda come nella figura di Rossmàssler, 
ma più spesso è obliquamente irregolarmente subovale, e talvolta a 
margine superiore quasi rettilineo. 

Attorno alla X. neg/ecta si aggruppano molte forme, tutte a lei assaî 
più affini che non la X. ammonis (= umbilicaris Olivi). Dirò qualcosa 
di quelle che ho potuto osservare io stesso. 

x, submaritima Rossm. = ZH. submaritima Rossm., Icon. IX, 1839, 
fig. 575. 

Hab. Oran (Algeria). Nella coll. Mortillet (ora al Museo di Torino) 

trovai 3 esemplari di questa località, determinati ed inviati da Terver, 


Mar “Pa 


che concordano perfettamente colla descrizione e colle figure di Ross- 
miissler; due solamente sono di dimensioni un poco minori. Questa specie 
è vicinissima alla vera neg/ecta, dalla quale non si distingue che per 
la angolosità più spiccata dell'ultimo anfratto. Il peristoma ed il cercine 
calloso sono fulvo-pa!lido, la fauce biancastra. 

X. Breveti Deb, = 4. Breveti Debeaux in Westerl. Fauna palz- 
arct. 1, 1889, p. 269. — Kobelt, Icon., N. F., 1890, p. 1702. 

Hab. Tlemcen (Deb.) e Oran (coll. Mus. Tor.). Di questa specie trovai 
parecchi esemplari di Oran nella coll. Blanc, ed altri nella coll. Mor- 
tillet mandati da Terver insieme alla specie precedente dalla quale si 
distingue soltanto per l'apertura più rotonda, l’ombilico sovente un po” 
più stretto, l’ultimo anfratto meno decisamente o punto angoloso, ed 
il cercine calloso talvolta bianco. Dalla X. neg/ecta si distingue per la 
conchiglia quasi sempre più globosa, la spira più elevata, l'apertura 
più obliqua e più rotonda, e l’ombilico sovente più stretto. 

x. subneglecta Bst. — MH. sudneg/ecta Bgt., Mal. Chat. d’If, 1860, 

15. — Westerl., Fauna europ., 1876, p. 93. — Fauna palaarct. I, 
1889, p. 248. 

Hab. Is. di Chateau d’If, Marsiglia e Montpellier in Francia, in Al- 
geria a Bona e Algeri (West.); in Italia a Nizza, Mentone, Alassio, Al- 
benga e Genova. Non posso condividere l’opinione dei sigg. Locard e 
Westerlund i quali allontanano questa specie dalla neg/ecta, perchè la 
subneglecta non si distingue dall’altra che per la spira un po’ più alta, 
l’ombelico un po’ meno aperto e l’ultimo anfratto più distintamente 
angoloso. Gli esemplari di Nizza, Mentone e Alassio (coll. Mus. Tor.) 
furono determinati dal sig. Locard. 

x. Stossiciana n. sp. 

Differt a X. subneglecta festa matore, turgîdiore; spira elaliore; 
anfractu ultimo multo turgidiore. Diam. 13; att. 8'/y9 mill. — 
Testa albida unicolor, vel dilute interrupteque zonata; spira conica, 
subconvexa ; anfr. 5'|, converiusculis vel subplanutatis, sutura im- 
pressula separatis; ultimo turgido, plus minusve angulato, ad aper- 
turam rotundato; umbilico mediocri, pervio; apertura plus minusve 
obliqua, irregularîter rotundata, margine supero descendente et 
parum arcuato, callo tenui albido vel fulvo munita. 

Hab. Trieste (Coll. Blanc). Trovai questa specie in collezione confusa 
con un’altra di un gruppo diverso determinata dal dott. Westerlund col 
nome di H. fergestini: Stossich. Non accettai questo nome anzitutto 
perchè non potevo sapere a quale delle due forme si dovesse applicare, 
e poi perchè vi è un’altra 7. fergestina Miihlf, (pure manoscritta) che 
appartiene al gruppo della X. profuga Schm. 

x. trepidula Servain = Z. frepidula Serv. in Coutagne. Note faune 
mal. bass. Rhòne, 1881, p. 12. — West. Fauna palaearct. I, 1889, p. 268. 


Pao 


Hab. S. Nazaire, Arles e Lyon in Francia, Nizza, Mentone e Genova 
in Italia. Non conosco la descrizione originale di questa specie, ma 
ricevetti gli esemplari di Lione dal sig. Locard, il quale più di ogni altro 
era nel caso di poterli determinare con certezza. La X. trepidula si di- 
stingue dalla neg/ecta per l’ultimo anfratto nettamente angoloso alla sua 
origine, sebbene egualmente rigonfio; per la sua spira più tettiforme; 
per le suture più superficiali. L'ombelico è ugualmente ampio ma meno 
variabile che nella neg/ecta; la colorazione è uguale a quella degli 
esemplari pallidi e non ,fasciati di quest’ultima specie. Gli esemplari 
italiani sono sovente più compressi ed a spira più bassa. 

x, trepidulina Locard = Z. #repidulina Loc., in schedis. 

Differt a pracedente testa minore, umbilico angusto; anfractu 
ultimo valide et longius angutato. Diam. 9-10; att. 5|,-6 miu. 

Hab. Contorni di Nizza, Mentone e Alassio. L’ombelico è profondo, 
imbutiforme, non dilatato all'ultimo anfratto, ma è assai toria nella 
larghezza, trovandosene esemplari nei quali esso raggiunge le dimensioni 
dei più stretti della /repîdu/a, mentre in altri invece è strettissimo. 
Anche gli esemplari ad ombelico più ampio si distinguono dalla trepiduza 
per la angolosità dell’ultimo anfratto più acuta e che si estende sin oltre 
la metà del suo percorso, cosicchè nella conchiglia veduta di fronte i 
profilo a sinistra prende un aspetto ben diverso. 

A giudicare dalla descrizione la Y. velaviana Bgt. mi sembra avere 
molta aftinità colla /repidulina. 

x. triphera Bgt. = 4. friphera Bsgt. in Locard, Cat. moll. France, 
1882, p. 99 et 326. — Westerl. Fauna palaearct. I, 1889, p. 269. 

Differta X. trepidula umbilico angustiore; carina acutiore et longius 
extensa; anfraclu ultimo supra subplanulato et subtus convero ; 
apertura irregulariîter subrotundata, margine supero levîter obliquo, 
subplanulato, externo abruplte iînflexo, infero et columeltari arcuatis. 
Testa alba tenuissime et regulariter striolata; fascia supracarinati 
fulva, latiuscula, unica; infracarinales plurimae angustae integrae 
vel interruptae. Diam. 11'|,-12; alt. 7-74], mill. 

Hab. Gonfaron (dép. Var.) in Francia. Rarissima a Nizza, Mentone e 
Alassio. Oltre che per i caratteri distintivi sopra accennati, questa specie 
si distingue dalla 7repidula per un aspetto più elegante dovuto alla 
maggior finezza e regolarità della sua striatura e ad una maggior 
purezza di contorni. 

Xx, odarsensis Fagot = Z. odarsensîs Fagot, Diagn. d’esp., nouv. 
1884, p. 12. — West. Fauna palaearct. I, 1889, p. 245. 

Hab. Odars e tutto il Lauragais (Fagot). Io attribuisco a questa specie 
alcuni esemplari di Toulouse di colorazione pallida malgrado l'ombelico 
assai variabile nella dimensione e nell’ampiezza. Fagot dice di questa 
specie: « facilement reconnaissable à un ombelic moyen bien cylindrique, 


Mea, 1 90P 


à sa spire aussi convexe en dessus qu’en dessous, avec une partie bien 
tectiforme surbaissée. La coquille est comme vernissée et est parsemée 
de bandes ou de taches des plus élégantes; les individus frais présentent 
un bourrelet blanc tranchant sur la couleur rosée ou lie de vin de 
l’ouverture ». L'ultimo anfratto, alquanto compresso sopra e soito, ha 
un profilo piuttosto elissoide che circolare, ed in alcuni esemplari è 
nella sua prima parte ottusamente angoloso. 

x. trinacrina n. sp. = Z. negleta Cafici, Contrib. fauna malac. 
sicil. 1882, p. 7 (teste Monterosato). 

Differta X. neglecta (Drap.) festa solidiore; spira rotundato-con- 
vera; umbilico angusto, ultimo anfraciu tantum dilatato; apertura 
transverse ovali, callo albido validiore munita. Diam. 10'|-12; 
alt. 6*|-7 Mill. 

Hab. Il passo di Rigano presso Palermo (Monterosato). La conchiglia 
è bianchiccia con una larga fascia bruna sopracarenale macchiettata di 
chiaro, e parecchie fascie infracarenali di varia larghezza, interrotte o 
macchiettate di chiaro. La spira, assai depressa, non è conica come 
nella neg/ecta ma invece arrotondata, ad apice un poco sporgente, e 
suture superficiali. L'ombelico è stretto, e si dilata molto solamente 
all'ultimo anfratto, mentre quello della neg/ecta è imbutiforme e sol- 
tanto in alcuni esemplari l’ultimo anfratto si dilata oltre la spirale nor- 
male e mai tanto quanto nella frinacrina. L'apertura è meno inclinata 
e regolarmente ovale nel senso trasversale. 

x. nerusia n. sp. 

Differt a X. neglecta festa crassa, solidissima; umbilico perangusto; 
— Testa subglobosa, crassa, solîda, tenuissime striala; albida, fasciata, 
fascia unica supera, laliuscuta, continua, cornea vel nigrescente ; 
plurimis inferis, angustioribus, sape interruptis. Spira depresso-co- 
nica, anfr. 5-5 *|, convexriusculis, sutura impressa separatis; ultimo 
matore, rotundato, medio tamen perobluse subangulato, ad aperluram 
minime vel modicissime descendente. Umbilico angustissimo, ultimo 
anfractu pautul um dilatato. Apertura irregulariter rotundata, parum 
obliqua, callo valido albido-fulvo munita. Diam. 11-14 '|,; alt. 7-9'|, 
MILL. 

Hab. Grasse e Nizza. Questa specie ha qualche affinità colla X. nautica 
Locard per la solidità della conchiglia, ma se ne distingue per le di- 
mensioni minori, l’ultimo anfratto un poco subangoloso, e l’ombelico 
strettissimo, in qualche esemplare quasi puntiforme e soltanto un po’ 
dilatato all’ultimo anfratto. Dalla X. acosmeta Bsgt. differisce per le di- 
mensioni minori, la solidità della conchiglia e la ristrettezza dell’ombelico. 

x. acosmeta Bgt. = Z. acosmeta Bgt. in Locard, Cat. moll. France, 
1882, p. 99 et 325. — West. Fauna palaearct. I, 1889, p. 227. 
Hab. In Francia i contorni di Foix e di Toulouse (Bgt.). Ecco le pa- 


Mi Ss 


role di Bourguignat riportate da Locard. « Cette espèce se distingue, 
de la neglecta type de Draparnaud, avec laquelle on pourrait la con- 
fondre, par sa taille le double plus forte; par sa forme moins conique; 
par sa croissance spirale plus rapide, surtout au dernier tour, qui est 
très ample, et qui, de plus, n’offre aucune direction descendante à l’in- 
sertion du bord externe; par son ombilic plus ouvert; par son ouver- 
ture moins circulaire, mais un peu oblongue; par son péristome moins 
bordé; par la partie supérienre de son bord externe non incliné sur le 
haut de l’ouverture, comme celle de la neg/ecta, mais, au contraire, 
relevée et bien arrondie, etc. », 

Nella Coll. Mortillet vi sono 3 esemplari, determinatimi dal Locard 
come H. acosmeta, di Orange che Terver aveva riuniti alla cespilumy; 
ed infatti uno di quelli esemplari (ad apertura più rotonda) somiglia 
assai a quest’ultima specie. 

La loro conchiglia è assai sottile e fragile, il callo peristomale è bianco, 
e le dimensioni sono le seguenti: diam. 144‘|,-174/,; alt. 9-11//, mill. 

x. aginnica Locard += H. aginnica Locard, Cat. moll. France, 1882, 
p.341 — H. imara var. aginnica West., Fauna palaearct., 1889, p. 178. 

Hab. Port-Sainte-Marie (Lot-et-Garonne) in Francia. Il sig. Locard 
mi inviò in dono 3 esemplari di questa specie. 

Questa forma è come l’anello di congiunzione tra le X. neglecta e 
timara, e con egual ragione potrebbe venir considerata come semplice 
varietà tanto dell’una quanto dell’altra specie. Dalla prima non si di- 
stingue essenzialmente che per l’ombelico più ampio e più aperto; dalla 
seconda per le dimensioni minori (alt. 6 ‘-7; diam. 11-13 mill.), per la 
spira più conica e per l'apertura meno trasversalmente ovale. 

x. auscitanica Gourdon = H. submarilima Dupuy, Hist. moll. Fr., 
1849, p. 203, pl. XIII, f. 9 — ZH. auscitanica Gourdon, Bull. Soc. Malac. 
France, 1890, p. 235 — Fagot, Hist. malac. Pyr., 1892, p. 72. 

Hab. Il Sud-ovest della Francia. Dupuy cita, come località in cui vive 
questa specie, i contorni di Auch, Mirande e Lectoure. Non conosco 
esemplari di Mirande, ma nella Coll. Blanc trovai 4 esemplari di Lec- 
toure assolutamente conformi alla descrizione ed alla figura di Dupuy, 
ed è quindi a questa forma che spetta prima che ad ogni altra il nome 
di X. auscitanîca, applicato dal Gourdon alla 7. submarilima di Dupuy 
senza unirvi nessuna descrizione. Dal sig. Bavay di Brest ebbi in comu 
nicazione 3 esemplari di Auch, che differiscono alquanto da quelli di 
Lectoure e che, a mio parere, costituiscono una var. 227n0r della X. 2i- 
mara. Lo stesso sig. Bavay mi donò un esemplare, pure di Auch, che 
mi sembra essere la X. /ersiana Fagot. 

Tutte e tre queste forme erano dal Dupuy comprese sotto il nome di 
H. submaritima, ma la forma figurata è senza alcun dubbio quella che 
vive a Lectoure. 


CI? ga 


A Toulouse (Francia) vive una varietà biancastra, interamente priva 
di fascie ed a conchiglia più sottile. 

Io credo però che si verrà a considerare la X. auscilanica come una 
varietà della 7î2247a, a conchiglia più piccola, ad ombelico meno ampio 
ed a spira generalmente più elevata. 

x. limara Bet. = Z. /#mara Bgt. in Locard, Cat. moll. Fr., 1882, 
p. 114 e 340 — Westerl., Fauna palaarct., I, 1889, p. 178. 

Dal Dott. Hagenmuller ricevetti alcuni esemplari di questa specie di 
Bona in Algeria. Questi corrispondono bene alla descrizione di Locard, 
eccetto che per l’apertura, che è sempre trasversalmente subovale, un 
po’ obliqua, a peristoma ed a callo fulvo, e per le dimensioni assai 
maggiori. Infatti questi esemplari di Bona misurano: diam. 18-20, alt. 
11-12 mill. invece di 13 per 9; ma probabilmente le misure di Locard 
sì riferiscono ad esemplari francesi, sebbene io non ne conosca di così 
piccoli. Locard cita la /772a7a di Mentone e di Tolone, Saint-Nazaire, 
Toulouse ed Arles. Quelli di Toulouse sono la varietà biancastra della 
auscitanica; non conosco quelli delle altre località francesi succitate, 
ma ho ricevuto la /7720ra di Rochefort (diam, 17, alt. 10 '|, mill.) e di 
Auch (diam. 14 ‘/-15 ‘|, alt. 8‘/,-9 ‘|,) dal sig. Bavay; quest’ultima sotto 
il nome di 7. submaritima Dupuy. In Liguria la /imara si altera assai, 
e nella stessa località si trovano differenze strane di dimensioni, di al- 
tezza della spira, di ampiezza dell’ombelico, di forma dell'apertura e di 
consistenza di guscio, cosicchè, se non vi si trovasse qualche individuo 
quasi perfettamente tipico, non sarebbe possibile indovinare in qualcuno 
di questi esemplari aberranti la parentela coile forme del gruppo della 
negtecta. Io non conosco esemplari di Mentone, ma ne ebbi da Porto 
Maurizio (sig. Sulliotti), ne raccolsi io stesso a Rapallo, e ne trovai di 
Genova nella Coll. Mortiliet. Westerlund la cita ancora della Sicilia, ma 
io non la ricevetti mai dal March. di Monterosato. Gli esemplari liguri 
che io ho veduti, confrontati con quelli di Bona, hanno la conchiglia 
un po’ più sottile, la spira generalmente più elevata e l'ombelico meno 
ampio; il peristoma ed il suo cercine calloso sono bianchi o fulvi. 

Per la /îmara tipica si può dunque, per ora, stabilire così l’area in 
cui vive: Algeria, Francia meridionale e Liguria. È poi da notare che 
contrariamente alla maggior parte delle XerophQila questa e l’auscita- 
nîca vivono nei luoghi umidi. Della sua submarilima (X. auscitanica) 
Dupuy dice che vive nei prati, ed io a Rapallo ho trovato la /imara 
(e varietà aflini) lungo i fossi d’acqua e sugli steli del grano turco nei 
campi irrigati. 

Var.? popella. Di/fer/! a forma typica: umbilico angustulo, testa 
globosiore, spira magis conica. Diam. 134'|,-15, alt. 8 '|,-9!|, mit. 

Hab. Porto Maurizio (Sulliotti!). È questo un altro anello di congiun- 
zione tra la neglecta e la limara, ma in senso opposto all’aginnica, 


fg gite 


perchè la popezta ha l'ombelico ancor meno ampio della neg/ecta, ha 
le stesse dimensioni, ma ne differisce per la spira più conica e per la 
forma dell'apertura che è come nella /îmara. Per il complesso dei 
suoi caratteri questa forma è tanto affine alla meg/ecta, quanto alla 
limara. 

Westerlund unisce pure alla 2772070, come varietà, la X. Zîmarella 
Hagenm., ma siccome a questa si collegano strettamente altre forme di 
Toscana, in mezzo alle quali non ho mai trovato nessun esemplare che 
potesse riferirsi alla Zî2ara, così preferisco ritenere la /7maretla 
come specie distinta, alla quale fanno capo le forme di questo gruppo, 
che maggiormente si scostano dalla meg/ecta. Citerò prima altre forme 
che strettamente si collegano alla lara. 

x. mendica n. sp. 

Differt a X. limara festa minore, tenuiore; umbilico minus amplo; 
anfractu ultimo obluse angutloso; apertura non obliqua, irregula- 
riter transverse subovata. Diam. 12'|,-14, alt. 7-8 mill. 

Hab. Rapallo, insieme alla /î720r"a e sue varietà. L'ombelico è meno 
angusto che nella popeZla, ma più ristretto che nelle altre varietà della 
limara; ma quello che la distingue da questa specie è l’angulosità del- 
l’ultimo anfratto, abbastanza evidente sul primo terzo del suo percorso, 
e l'apertura punto obliqua, ma orizzontale, con il cercine calloso sot- 
tile, biancastro-fulvescente. Ricorda pure la frepidula, ma è meno glo- 
bosa, ha la spira assai più depressa e l'apertura non rotonda, ma tra- 
sversalmente irregolarmente ovale. 

Anche questa è una delle tante trasformazioni della X. lîmara. 

x. talepora Bgt. = H. /a/epora Bgt. in Locard, Catal. moll. Franee, 
1882, p. 98 e 325 — Westerl., Fauna palaarct., I, 1889, p. 227. 

Hab. Villefranche de Lauraguais ed i contorni di Toulouse nella Francia 
meridionale. 

Locard e Westerlund hanno allontanato questa forma dalla /7mara, 
alla quale tuttavia è tanto prossima da potersi considerare come una 
sua varietà. Dal Dott. Westerlund ebbi un esemplare di Villefranche, 
il quale differisce dalla /îm1ara di Bona solamente per la spira un po’ 
più conica, per l’ombelico un po’ più aperto all’ultimo anfratto, per 
l'apertura meno obliqua e di forma ovale più allungata ed a margine 
columellare più obliquo e meno incurvato. 

var. carantonica. Spira magis elala; apertura magis obliqua, re- 
gulariter ovato-etongata. Diam. 15-18, alt. 9'|;11 mil. 

Hab. Rochefort (Francia occid.). Ricevetti questa forma del sig. Bavay 
di Brest. 

x. lersiana Fagot = Z. /ersiana Fazot, Diagn. esp. nouv. 1884, 
p. 4. — Westerl., Fauna palaarct. I, 1889, p. 228. 
Hab. Tra Villefranche e Gardouch (Francia merid.). 


DRS a 


Attribuisco a questa specie, come mutazione ad ombelico meno ampio, 
un esemplare di Auch ricevuto dal sig. Bavay col nome di 2. sudma- 
ritima Dupuy. 

Questo esemplare differisce dalla auscitanica di Lectoure per la spira 
più convesso-conica, gli anfratti meno convessi, le suture più superfi- 
ciali, l'ombelico un po’ più ampio, ma sopratutto per l'apertura molto 
più obliqua, più ovale allungata ed a margine superiore discendente 
obliquamente quasi in linea retta. 

x. limarella Hagenmuùller = 7. marea Has. in sch. 

H. limara var. limarella Westerl., Fauna palaarct. I, 1889, p. 1178. 

Differt a X. limara umbilico angusliore, infundibuliforme, ad aper- 
turam non dilatato ; testa valide fusco-zonata (interdum tamen pallida 
vel alba), fascia supera lata, iînferis (4-6) angustis, saepe înterruptis; 
apertura lunata, semirotundata, peristomate fulvo, callo albido vel 
fulvo munita; margine infero fortiter incurvato. Diam. 13-15, alt. 
7-9 Mill. 

Hab. Villefranche de Lauraguais (Francia); mut. paZlîida a Rapallo 
(Liguria); mut. &/ba a Siena (Toscana). 

var. maior. Testa maior, spira saepe minus depressa: anfractu 
ultimo iînterdum perobtuse subangulato. Diam. 17-19, att. 10-12 mill. 

Hab. Genova e Rapallo in Liguria, e Pistoia in Toscana. 

var. maxima, Diam. 20-22, alt. 12 ‘/,-13 mill. 

Hab. Siena (Toscana). 

x. janalis n. sp. 

Differt a praecedente testa magiîs compressa, anfractu ultimo inîtio 
obluse angulalo, umbilico angustiore. — Spira depressa, converiu- 
scula; anf. 5'|,-6 convexîusculi, sutura impressa separati, ultimus 
supra converiusculus, infra convexus, inilio obluse angulatus; aper- 
tura parum obliqua, subrotunda, callo pallide fulvo (rare albo) mu- 
niîita; umbilicus angustus, ultimo anfractu aliquantulum dilatatus. 
Diam. 13'|-17, alt. 8'|;-10', mill. 

Hab. Genova, sulle rive del mare (Mortillet!). La colorazione è a fascie 
come nella /722arella, ma di un bruno poco intenso, e non ho ancora 
veduti individui unicolori. 

Se non fosse ben evidente la stretta parentela di questa specie colla 
precedente, difficilmente la si collocherebbe nel gruppo della neg/ecta e 
sembrerebbe piuttosto una forma molto depressa del gruppo della X. 
variabilis. 

x. senensis n. sp. 

Differt a X. limarella umbilico angustissimo. — Testa albida, uni- 
color ; (rare fusco-zonata) apertura parum obliqua, subrotundata, 
peristomate fulvo, callo albido vel pallide futvo munito. Diam. 17-21; 
att. 11-13'|, mill. 


ZA 


Hab. Siena e Pistoia in Toscana (Mortillet!). Ho separato questa forma 
unicamente per non accumulare nella stessa specie un numero troppo 
grande di varietà. 

Xx. pistoriana n. sp. 

Diîffert a X. limarella, festa saepîus magîs compressa; anfractu ul- 
timo magis dilatato ; apertura plus minusve obliqua, transverse ovata 
(non subrotundata). A X. limara differt testa aliquantulum globosiore 
et umbilico multo angustiore. Diam. 15-18, alt. 9'|,-11!], mill. 

Hab. Pistoia e Siena in Toscana (Mortillet!); Nizza in Liguria (Perez 
e Borelli!). 

var. genuensis. Differt a typo testa minore, spira depressiore, an- 
fractu ullimo înitio subangulato. Diam. 12 '|,-15, alt. 74/8 mill. 

Hab. Genova, presso il mare (Mortillet!). 

Queste ultime forme costituiscono un passaggio tra il gruppo delle X. 
neglecta e limara e quello delle X. augustiniana e variabilis. 


V. Specie nuove appartenenti a gruppi diversi. 


x. margarita n. sp. 

Testa anguste profundeque umbilicata (rare umbilico latiore), glo- 
boso-conîca, opacula, subtiliter irregulariterque strialula, versus 
aperturam rugosiuscula, sordide albida vel terrea, zonulis nume- 
rosîs, castaneîs, angustis interruptis, parum conspicuis et carina 
pallida ornata; spîra conica vel convexoconica, sat producta; anfr. 
5 3], convexiusculis, regulariter crescentibus, sutura impressula 
separatis; ultimo obtuse angulato; apertura oblique subovata, întus 
îridescente, margaritacea, margine rufescente, callo mediocri mar- 
garitaceo munita. Diam. 12-13 '|,, alt. 9-10'], mill. 

var. abdita. — Spîra depressior; umbilico angustior; anfr. 5 ra- 
pîde evolutis, ultimo maiore, înîtio acute angulato; apertura lunata, 
subcircularîs. Diam. 12-13; alt. 8-8'|, mill. 

var. abstrusa. — Spîra depresso-coniîca, ultimo anfr. multo maiore, 
dilatato; apertura minus obliqua, amplior, ad marginem externum 
(carinae altitudine) obtusissime subangulata. Diam. 12-15; alt. 
TRIO 2 INU, 

Hab. Oran (Ravin Ras-el-Aîn) in Algeria, dove la raccolse il signor 
Pallary sotto le foglie nei luoghi molto umidi. Appartiene al gruppo 
della X. Latasteî, Let.; ma si distingue subito dalle altre forme di 
questo gruppo, finora conosciute, per l’angolosità dell'ultimo anfratto. 

x. elusatica n. sp.? (vel potius X. wumbilicariîs Olivi var. elusatica 
POI). 

Testa X. umbilicari (= A. ammonis Schm.) simillima, a qua differt 

umbilico paululum minus dilatato et apertura saepîus ampliore. 


2A 


Diam. 15-17; att. 8'|;-9'|, mil. Forma minor; diam. 10 '|,-14; att. 
6-8 '|, Mill. 

Hab. In Francia nella regione sotto-pirenaica ad Auch e Marsolan; 
la forma m27no0r ad Agen. Questa forma ben difficilmente può distinguersi 
da certe mutazioni italiane della X. wmbi/7caris Olivi (= HA. ammonis 
Schn.); fu tuttavia dagli autori francesi sempre confusa ora colla neg/ectla, 
ora colla ericeforum dalle quali si distingue per gli stessi caretteri che 
servono a separare da queste la succitata specie italiana. 

x. bigerronica n. sp. 

Differt a X. ericetorum festa globosiore; anfractu ultimo minus 
compresso; umbilico angustiore et ad ulltimum anfractum multo 
minus dilatato. Diam. 13'|x-16'|,; alt. 7']9', Mu. 

Hab. Lourdes nei Pirenei, dove la raccolse il prof. D. Martin di Gap 
che me ne donò 2 esemplari. Questa forma venne finora confusa ora 
colla X. ericetorum, ora colla acosmeta. 

Essa appartiene certamente al gruppo della prima, della quale ha 
tutto il /aczes, ma se ne distingue per la forma più globosa, per la 
spira a profilo più convesso, per l’ultimo anfratto più alto in propor- 
zione della larghezza della conchiglia, ed infine per l'ombelico meno 
ampio, meno perspettivo e molto meno dilatato all'ultimo anfratto. Dalla 
X. acosmeta differisce per la conchiglia molto meno globosa, per la 
spira più depressa, per i primi anfratti meno convessi, per l’ultimo 
anfratto meno turgido, per l’apertura meno obliqua, subovale e più 
larga che alta, infine per l’ombelico più dilatato all’ultimo anfratto. 
Neppure si potrà considerare come una forma più grande della X. ert- 
cetetta dalla quale si distingue, oltre che per le maggiori dimensioni, 
per la forma dell’apertura e per l’ombelico proporzionatamente più 
ampio e meno dilatato all’ultimo anfratto. 

x. Feste n. sp. 

Testa anguste profundeque umbiticata, subgloboso-conoîdea, albido- 
lutescens, pallide fusco-zonata, costis validis albidis ornata; spira 
sat producta, conico-convexa, apice rufo; anfr. 5 !|, convexis, lente 
crescentibus, ultimo inilio angulato, ad aperturam subcompresso-r0- 
lundato, non descendente ; apertura parum obliqua, semiovata, supra 
et subtus subcompréssa ; peristomate castaneo, callo pallide-castaneo 
munito. Diam. 9'|,; alt. 6°), mm. 

Hab. Ain-Draham (Tunisia sett.), dove la raccolse il dottor Festa in 
un esemplare unico, ma in perfetto stato di conservazione. 

Questa specie mi sembra avvicinarsi alla X. Lecou/fféi (Letourn. e Bgt., 
Prodr. mal. Tunis., 1887, p. 35), dalla quale differirebbe per l’ultimo 
anfratto angoloso nella sua prima metà, e per la spira meno alta. 

Xx. Roucayroli n. sp. 
Differt a X. Letourneuxiana Bgt. anfractibus minus converis, fere 


MI 505 


subplanulatis, sutura parum impressa separatis, ultimo subacute 
carinato (carina ad aperluram evanescente), umbilico ampliore, ad 
ultimum anfraclum dilatato, et peristomate callo falbido) munito. 
Diam. 7'|,-9; alt. 4'|-5!|, mm. 

Hab. Souk-Ahras in Algeria (Roucayrol!) insieme alla X. incolumis 
Let. et Bgt. (1. c., p. 34), dalla quale si distingue per il suo ombelico 
più aperto e per le coste generalmente più fine. 


Nota. — Parecchie delle forme sopradescritte verranno figurate nella tavola 
che accompagnerà un secondo lavoro sul Genere Xerophila. 


BOLLETTINO 


DICI 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


5 della R. Università di Torino 
LIA-XAM 
N. 1429 pubblicato il 10 Agosto 1892 Vox. VII 


Dott. ENRICO FESTA 


I PESCI DEL PIEMONTE 


INTRODUZIONE. 


In questo mio lavoro io considero quella regione che ha per confini: 
a nord e ad ovest le Alpi, a sud le Alpi marittime, gli Apennini e il 
fiume Scrivia, ad est la Scrivia ed il Ticino. Essa comprende così la 
provincia di Torino, quella di Cuneo, parte di quella di Alessandria e 
parte di quella di Novara. 

Questa regione è bagnata da varii fiumi, di cui i principali sono: 

Primo, per ampiezza e copia d’acqua, il Po, poi la Sesia, la Dora 
Baltea, la Scrivia, la Stura, il Tanaro, la Bormida, 

Dei torrenti che si gettano nel Po, a sinistra, abbiamo fra i princi- 
pali: il Cervo, l’Elvo, l’Orco, il Mallone, la Stura di Lanzo, la Dora 
Riparia, il Sangone, la Chisola, il Chisone, il Pellice, il Giandone; a 
destra: la Varaita, la Maira, il Grana. 

Si gettano nel Tanaro il Pesio e l’Ellero; la Vermegnana col Gesso 
si gettano nella Stura. L’Orba si getta nella Bormida, 

Questa regione ha pure varii Jaghi prealpini e alpini, però di non 
grande ampiezza; il più grande è forse quello di Viverone o d’Azeglio. 
Poi il lago di Candia, i laghi di Caselette, i laghi di Avigliana, il lago 
del Moncenisio, i laghetti della Ferrera, il lago Sirio presso Ivrea e varii 
altri laghetti alpini, parte dei quali privi di pesci. 


= 


Io lascio in disparte il fiume Toce e il lago d'Orta, i quali pure 
apparterrebbero a questa regione, poichè la loro fauna ittiologica pre- 
senta i caratteri di quella della Lombardia con specie mancanti in tutto 
il resto del Piemonte. 

La nostra fauna ittiologica è distinta così per povertà di specie, spe- 
cialmente di quelle lacustri, e ciò per la mancanza di grandi laghi. 

Varie altre specie di pesci che dal mare rimontano i fiumi e altre che 
dimorano nei grandi fiumi, per gli ostacoli, che nella nostra regione si 
oppongono al loro avanzarsi, specialmente dighe, non possono più ora 
giungere fino alle nostre acque, mentre un tempo vi giungevano abba- 
stanza frequenti. Così gli Sforzon?, il Pelromyzon marinus L., |’ Alosa 
finta Cuv., che un tempo rimontavano il Po sino a Torino, od anche 
più in su, ora, incontrando essi presso Casale la grande diga di sbar- 
ramento stata ivi costrutta per l’irrigazione delle campagne, ed in cui 
non vi è che uno stretto e ripido passaggio per la discesa delle barche, 
non possono oltrepassarla e non si trovano ora più che a valle di questa 
città, mentre un tempo se ne prendeva non infrequentemente anche 
sino a Torino. Del Pelromyzon marinus però fu preso l’anno scorso, 
in febbraio, un individuo presso Gassino in un braccio morto del Po. 

La Perca fluviatilis L. pure non si trova più da noi che eccezional- 
mente. 

Mancano poi anche altre specie che vivono nel resto dell’Italia setten- 
trionale, parte delle quali pur troverebbero nelle nostre acque condi- 
zioni opportune. Così non abbiamo il Cobdilis barbatula L., il Blennius 
vulgaris Poll., il Gobius punctatissimus Canest. e il genere Gastero- 
steus, così comune nell’Italia centrale e meridionale. 

Nessun autore sinora si occupò in special modo dei pesci piemontesi. 

Sparsi accenni se ne trovano nelle opere di varii autori, come Cuvier 
et Valenciennes (1), Bonaparte (2), De Filippi (3), Costa (4), Canestrini (5), 
che ne studiarono qualcuno; ed anzi su esemplari stati loro inviati dal 
Piemonte fondarono varie specie, della cui validità vedremo in seguito. 

Così il Bonaparte distinse, come specie proprie del Piemonte, dalla 
Tinca vulgaris Cuv., la Tinca chrysiîtis; dal Gobio Auviatilis Cuv. 
il Gobio venatus ; dal Leuciscus pygus Lac. il Leuciscus roseus. 

Il De Filippi distinse dalla Cobitis taenîa L. la Cobditis larvata. 


(1) Histoire naturelle des poissons. Paris, 1828-1849. 

(2) Iconografia della Fauna italica. 1832-1841. 

(3) Cenni sui pesci d’acqua dolce della Lombardia. — Notizie natur. e 
civili sulla Lombardia. Vol. I. e Memorie Accad. Scienze. Torino, tom. XIX. 

(4) Fauna del Regno di Napoli. 

(3) Prospetto critico dei pesci d’acqua dolce d'Italia in: Archivio per la 
Zoologia. Vol. IV, fasc. II, 1866. — Fauna d’Italia, parte III. Pesci, 1874. 


Pag. 


ERRATA 


40 linea 24 - Syst. Natur, I, p. 526 


48 
50) 
56 
70 
78 
98 


14; 


10 
5) 
13 
36 
5 


"principio dorsale 


squamis ellipticis 
Syst. Natur. I, p. 526 
il capo 

Ha i lati 

od arrotondati 


CORRIGE 


Syst. Natur. ed. XII, I, p. 526 
principio della dorsale 
squamis mediocribus ellipticis 
Syst. Natur. ed. XII, I, p. 526 
il corpo 

Ha i lobi 

ed arrotondati 


Du 


le Ba 


Il Costa distinse dallo Scardinius erytrophthatmus L. lo Scardinius 
marrochius. 

Tutte queste specie non sono da me conservate , poichè non offrono 
caratteri di sufficiente valore per poterle ritenere distinte dalle suddette 
specie, che si trovano nel resto d’Italia e d'Europa. 

Quanto poi al Lewuciscus roseus del Bonaparte, certamente egli nel- 
l’assegnarlo proprio dei laghi del Piemonte o si sbagliò di località, op- 
pure considerò come lago piemontese il lago Maggiore poichè io, in 
quattro anni di ricerche, non ho mai potuto averne neppur un esemplare, 
e nessuno dei pescatori dei nostri laghi, da me interrogati, seppero 
darmene notizia. Invece nel lago Maggiore esiste comune il Lewciscus 
pigus Lac., di cui varii autori considerano come varietà il Leuciscus 
roseus Bp. 

Nessun autore essendosi dunque sinora occupato specialmente dei pesci 
della nostra regione, io credo non aver fatto opera al tutto inutile ri- 
studiando le specie che da noi si rinvengono su un gran numero di 
esemplari presi nelle nostre acque. 

Di quelle specie di cui non ho potuto aver esemplari, non darò la 
descrizione. 

Ho creduto conveniente di seguire per la descrizione delle specie il 
metodo e la disposizione dei caratteri usati dal Fatio (Faun. Vertébr. 
Swîss., vol. IV-V). Le descrizioni vengono così ad essere molto minute; 
ma non è d’uopo dimostrare l’importanza per le faune locali di descri- 
zioni che tengano conto diligente di tutti i caratteri, anche di quelli 
che non sono indispensabili per la diagnosi generale delle specie, poichè 
sì è, come è noto, spesso in tali caratteri che si verificano fenomeni 
di variazione e di adattamento, fenomeni che è oggi molto importante 
di studiare con precisione in ordine alle teorie generali sul variare 
delle specie. 

Per ciò che è della sinonimia e delle indicazioni bibliografiche che sì 
riferiscono alle singole specie ho creduto conveniente per brevità d’in- 
dicare , oltre gli Autori delle opere fondamentali d’ittiologia, soltanto 
i principali fra gli Autori italiani e fra gli stranieri quelli che in modo 
particolare si sono occupati dello studio dei pesci italiani. 

Nelle nostre acque abbiamo della sottoclasse dei Cyclostomi l’ordine 
Hyperoartia col genere Petromyzon Dum. con tre specie, di cui una, 
il Pet. Planeri Bloch si trova comune; delle due altre, il Pet. Auvia- 
tilis L. e il Pet. mariînus L.; la seconda è rarissima, molto dubbia la 
prima. 

Della sottoclasse dei Ganoide? abbiamo l’ordine dei Chondrosteî col 
genere Acîpenser Art., di cui incontransi probabilmente nel Po le 
quattro specie che rimontano i fiumi italiani : l’ Ac. Sturzo L., l’Ac. Nac- 
carti Bp., l Ac. Nardoi Heck., l’Ac. huso L. 


La 


Della sottoclasse dei Teleosteî abbiamo due ordini, ai quali appartiene 
la maggioranza de’ nostri pesci, cioè l’ordine dei Phrysostomi e l'ordine 
degli Acanthopteri. 

Del 1° gruppo dei Prysostomi, cioè dei Phys. Apodîi, abbiamo della 
famiglia Muraenidae il genere Anguilla, di cui ammetto una specie 
sola per l’Italia, lA. vw/garis Turt., non ritenendo buone le varie 
specie fondate da alcuni Autori sulla forma del capo e la larghezza della 
bocca. 

Del 2° gruppo, cioè dei Physostomi abdominales, abbiamo nella fa- 
miglia Clupeidae il genere A/osa Cuv. con una specie, l’.A/osa finta 
Cuv., che di primavera dal mare rimonta il Po fin presso Casale e si 
inoltra anche nel Tanaro e nella Bormida. 

Della famiglia Zsocîdae abbiamo il genere Esox Art. con una specie, 
l'Esox lucius L. 

Della famiglia Sa/monidae abbiamo il genere Thymallus Cuv. con una 
specie, il Thym. vulgaris Nilss., ed il genere Samo Arted. con una 
specie, il Samo Fario L. ion | 

Della famiglia Cyprinidae abbiamo 10 generi, cioè i gen.: Cyprinus 
Art., Tinca Cuv., Barbus Cuv., Gobîo Cuv., Alburnus Rond., Leu- 
ciscus Rond., Scardinius Bp., Squalius Bp., Phoxinus Ag., Chon- 
drostoma Ag. | 

Io ritengo distinti dal gen. Lewciscus Klein i generi Squalius Bp. e 
Chondrostoma Agassiz, poichè il primo è caratterizzato dall'avere i 
denti faringei disposti su due file; il secondo dalla forma proeminente 
del muso, dalle mascelle affilate e coperte da epidermide quasi cornea 
e dai denti faringei in una sola fila. 

Non ritengo invece distinto dal genere Squalius Bp. il genere Te- 
Zestes Bp., fondato solo sul numero dei denti faringei di 2 e 5 da un 
lato, 2 e 4 dall’altro, essendo il numero di questi denti variabile. 

Del genere Cyprinus considero una sola specie, il Cypr. carpio L., 
riunendo in essa le varie specie distinte da molti Autori: C. regina Bp., 
C. elatus Bp., C. rea cyprinorum BI., C. acuminatus Heck.-Kner,., 
C. ungaricus Heck., C. nudus BI., C. coriaceus Lacep. 

Del genere Tinca pure una sola specie, la 7. vulgaris Cuv., riu- 
nendo in essa la 7. italica e la T. crysitis del Bonaparte. " 

Del genere Barbus abbiamo due specie: il B. predejus Bp. e il B. ca- 
ninus Bp. Alla prima ho riunito il B. eques Bonaparte. 

Del genere Gobio ammetto da noi una specie sola, il G. fluviatilis Flem., 
riunendo ad esso il G. venatus del Bonaparte. 

Del genere A/burnus abbiamo l’A/0. alborelta De Filip. , che forse 
non è che una subspecie meridionale dell’ A/d. 2ucidus Heckel e Kner 
del resto d'Europa, 


ig P° 


Del genere Leuciscus abbiamo il Lewciscus aula Bp., riunendo ad esso 
il Leuc. rubetta, lo Sq. aula , lo Sq. elatus di Bonap., il Leuc. pa- 
geltus, il L. scardinus e il L. pauperum del De Filippi. i 

Del genere Squazius abbiamo due specie: 

1° SQ. cephalus L., cui ho riunito: lo 9. cavedanus Bp. da molti 
considerato come proprio dell’Italia e distinto dallo Sg. cepra/us del 
resto d'Europa, lo Sg. Pareti, lo Sq. Tiberinus, lo Sq. albus, lo Sq. 
dobuta del Bonaparte. 

2° Lo Sg. muticeltus (Bp.), cui ho riunito il T'e/esles Savigny Bp., 
e di cui credo anche semplice varietà il 7. Agassizsi di Heck. 

Del genere Phoxcinus abbiamo il PR. Zaevîs Ag. 

Del genere Chondrostoma abbiamo due specie: il CX. soélfa Bp. e il 
Ch. Genei Bp. 

Della famiglia Acanthopsidae abbiamo il genere Cobditis Art. con una 
specie sola, la Cod. taenia L., considerando io come varietà la Cod. ar- 
vata del De Filippi. 

Dell’ordine degli AcantRopteri, nel gruppo degli Acanthopteri s. str. 
abbiamo della famiglia Perciîdae il genere Perca Art. con la Perca 
fluviatitis Rond., rarissima ora, e forse quasi scomparsa dalle nostre 
acque; un tempo un po’ più frequente nel Po. 

Deila famiglia Triglidae abbiamo il genere Cottus Art. con il Cottus 
gobio L., cui ho riunito il Cottus ferrugineus di Heck. 

Della famiglia Godiidae abbiamo il genere Gobdbîus Lin., rappresen- 
îato dal G. Martensti Gunther, cui con un po’ di dubbio riunisco in 
una sola specie il God. Paniîzzae Verga. 

Si trovano adunque nelle nostre acque 29 specie di pesci; di cui 
6 specie, cioè: l’ Acîpenser Sturio, VA. Naccarîi, VA. Nardoi, VA. 
huso, il Pet. marinus e la Perca fiuviatitis, accidentali e rare; 1 il 
Pet. fluviatilis molto dubbia; 20 comuni e sedentarie; 2 di passaggio, 
delle quali l’una, cioè l’ Anguizia vulgaris, discende d'autunno in mare 
per ivi riprodursi; l’altra, cioè l’ A/osa finta, dal mare rimonta in pri- 
mavera i fiumi per deporvi le uova. 

Nella nostra regione la maggior parte delle specie non si eleva al di 
sopra dei 700 o 800 m, sul livello del mare. Molte anzi solo sino ai 500 m. 

Alcune però possono vivere a grandi altitudini, cioè : il Salmo fario L. 
che vive benissimo nel lago del Moncenisio, che è a 2000 m. circa sul 
livello del mare; lo Squalius muticelltus Bp., che fu trovato da me nei 
laghetti della Ferrera presso Susa a circa 1500 m.; il Phorinus laevis Ag. 
che ebbi dal laghetto di Viano sopra Viù a 2200 m. circa. 

Il Cottus gobio Lin. trovasi a Limone, provincia di Cuneo, a 1000 m. 
nel torrente Vermenagna. i 

La piscicoltura da noi non è praticata, salvo per le Tinche e per i 
Lucci, che si allevano negli stagni d’irrigazione in varie località. 


9 pen 


Perciò la pesca da noi non ha grande importanza nel commercio, non 
bastando il suo prodotto neppure al consumo delle città. 

Nessuna esportazione se ne può quindi fare, se si eccettua quella che 
si fa delle Trote del lago del Moncenisio, che vengono spedite ad Aix- 
les-Bains, e il cui prodotto, benefizio di quella Parrocchia, ascende a 
circa L. 3000 annue. 


Famiglia PETROMYZONTIDAE 
Genere Petromyzon Linn. 


Delle specie europee di questo genere varii Autori moderni conside- 
rano come una sola specie il Pef. Oma/ti di V. Beneden, il Pet. Auvia- 
tilis di Linneo e il Pet. Planeri di Bloch. 

Lasciando ora da parte il Pef. Omatti, il quale non riguarda la nostra 
fauna, non avendo io potuto avere finora esemplari del Pef. Auviatilis, 
non posso decidermi su tale questione. Però per le considerazioni, che 
accennerò in seguito, pur non associandomi pienamente all'opinione dello 
Schneider (1), del Waygel (2) e del Benecke (3), considero il Pet. Pla- 
neri BI. come una razza minore del P. /luviatilis Linn. e vivente spe- 
cialmente nelle acque dolci, seguendo in ciò l’opinione del D” V. Fatio, 
l’illustre autore della Fauna dei Vertebrati della Svizzera. 

Conserverò però, come fece il Fatio a designare questo nostro pesce, 
la denominazione di Pet. Planert. 


Petromyzon Planeri Bloch. 
Nome italiano. — Piccola lampreda. 
Nome piemontese. — Lamprè. 

Questo pesce presenta nella gioventù una forma larvale, stata con- 
siderata un tempo come appartenente ad un genere distinto, il genere 
Ammocoetes. 

a) Forma adulta. 
Petromyzon Planeri. Block. Hist. Nat., Poissons. Berlin, 1787, 
vol. III, pag. 37, pl. LXXVIII. 
Lacepède. Histoire Nat. des poissons. 1805, p. 30, pl. 3, fig. I. 
Cuvier, Régne Animal, 2° édit., 1829, vol. 2, p. 404. 


(1) A. SCHNEIDER, Be:ttrdge zur vergleichenden Anatomie und Entwick- 
elungsgeschichte der Wirbethiere. Berlin, 1879, p. 34-102. PI. I-XI. 

(2) L. WAYGEL, Die Zusammenziehung der zwei Arten von Petromyzon 
(P. Planeri und P. fluviatilis) in eine. — Verhandl. K. K. zool. bot. Ges. in 
Wien, XXXVIII, 1884, p. 311-320, pl. XVII. 

(3) BENECKE, Naturg. und Leben der Fishe, 1886, p. 193. 


ili fm 


De Filippi, Cenni sui pesci d’acqua dolce della Lombardia. (Estr. Not. 
nat. e civ. sulla Lombardia, vol. I, 1844, p. 18). 

Ginther, Fische des Neckar, 1853, p. 135. 

Hechkel und Kner. Sùsswasserfische der Oestreich. Monarchie, 1858, 
p. 380, fig. 203. 

Nardo. Prospetti sistematici degli anim. provincie venete, p. 86, 97. 

De Betta. Ittiologia veronese, p. 125. 

Stiebold. Sisswasserfische von Mitteleuropa, p. 375 (a), fig. a, d, n, 0. 

Bonaparte. Catal. metodico dei pesci Eur., 1846, N° 91 e N° 824. 

Ninni A. P. Cenni sui pesci della provincia di Treviso, p. "72. 

Canestrini. Prospetto critico dei pesci d’acqua dolce d’Italia, in Arch. 
per la Zool., vol. IV, pag. 186. 

Pavesi. Pesci e pesca del Canton Ticino, p. 72. ; 

De Betta. Materiali per una Fauna veronese, 1863. Verona, p. 141. 

Canestrini. Fauna d’Italia, parte III. Pesci, p. 31. 

Pavesi P. Vertebrati prov. Pad. interess. la pesca inviati all’Espos. 
— Estratt. Catal. Sez. italiana. Esposizione internazionale. Pesca. Ber- 
lino, 1880. 

Canestrini Ricc. I Pesci del Trentino e la pesca. Rovereto, 1885, 
p. 62. Estratto dall’X1 Annuario Società Alpinisti Trident. 

Petromyzon branchialis. Gunther. Catal. of Fisches of British 
Museum, 1859, VIII, p. 504. 

Giglioti E. H. Elenco dei mamm. uce., rettili, pesci della Fauna ital. 
Firenze, 1880. 

Petromyzon fluviatilis (partim). Benecke. Naturg. und Leben der 
Fische, 1886, p. 193, fig. 199 e 200. 

Petromyzon fluviatilis minor (Planeri et branchialis). Dott. V. 
Fatio. Faune des Vertébrés de la Suisse, vol. V. Genève, 1890, pag. 499. 


b) Forma larvale. 

Petromyzon branchialis. Lînneo. Systema Naturae, ed. XII, p. 394. 
Bloch. Hist. Nat. Pois., vol, III, p. 37; pl LXXVHI Ig 
Cuvier. Régne Animal, 2° édit., 1829, vol. 2, p. 406. 

Petromyzon lumbricalis. Pa//as. Zoograph. Rosso-Asiatica, III, 

pag. 69. 
Ammocoetes branchialis. Ho/andre. Faune Moselle, p. 264. 
De Filippî. Cenni, p. 18. 
Bonaparte. Cat. met., p. 31, N° 825. 
De Betta. Ittiol. Veron., p. 126. 
» Materiali per una Fauna Veronese, pag. 141. 
Hecke! und Knér. Siùsswasser., p. 382, fig. 204. 


a Giu 


It corpo è subcilindrico, un po’ compresso lateralmente, special- 
mente netta parte posteriore; non esiste linea laterale; netta forma 
larvale si vedono sul corpo numerosi solchi trasversali; la bocca 
nell'adulto è succhiante e rotonda; la mascella superiore è rappre- 
sentata da una lamina avente denti ottusi; ta mascella inferiore da 
una lamina portante sette denti arrotondati. — Nella forma larvale 
la bocca ha un labbro superiore grosso, che la circonda superior- 
mente e lateralmente; al disotto un corto labbro inferiore bilobo ; 
nella larva la bocca è sprovvista di denti. — Le due pinne dorsali 
sono vicine l'una all’altra, ora unîte da una carena membranosa, 
ora separate e distanti fra di toro di 2, di 3 e persino di 4 mm. 


a) Forma adulta. 

Il corpo ha forma quasi cilindrica; è però un po’ compresso ai lati, 
specialmente nella sua parte posteriore. 

Ha pelle nuda e liscia, che presenta però piccole pieghe soventi ir- 
regolarmente incrociate. 

L’altezza del corpo è in generale maggiore nelle femmine che nei 
maschi; sta, alla lunghezza totale del pesce, come 1 : 12-17. 

Il capo è allungato , quasi cilindrico; però il muso è un po’ com- 
presso ai lati. Dietro l'occhio apronsi orifizi branchiali subrotondi, mu- 
niti di doppie valvole, equidistanti quasi fra di loro. 

La lunghezza del capo fino all'ultimo orifizio branchiale sta alla lun- 
ghezza totale del pesce come 1 : 4,2-5,4. 

La distanza fra la punta del muso e il primo orifizio branchiale è 
uguale ad ‘ o a ‘/,, della lunghezza totale. 

‘ La bocca è inferiore, ha direzione obliqua ed è foggiata come a ven- 
tosa circolare. Negli individui non ancora trasformati completamente in 
adulti l'apertura boccale ha forma quasi triangolare. 

Essa ha un solo labbro circolare spesso e finamente frangiato. 

L'occhio è piccolo, subrotondo. 

Il suo diametro sta allo spazio preorbitale come 1 :3-4,6, e alla di- 
stanza fra il muso e il primo orifizio branchiale come 1 : 6-7. 

Esiste una sola apertura nasale, che si apre alla sommità d’un pic- 
colo tubetto situato un po’ al davanti degli occhi. 

La mascella superiore è rappresentata da una lamina cornea a forma 
di mezzaluna situata trasversalmente e avente due denti separati da un 
profondo solco mediano. 

Al disopra di questa, verso la parte superiore del labbro, sonvi varie 


Maia 


piastre talora con uno o due denti in forma di cono ottuso, disposte in 
fila trasversali. 

Al disopra di queste sovente si vedono varie altre piastre molto più 
piccole e disposte in fila molto irregolare. 

A destra e a sinistra, fra la lamina che fa da mascella superiore e quella 
che fa da mascella inferiore, vi sono tre piastre di forma ovale, disposte 
le une sopra le altre e portanti, per lo più, le due esterne due denti di 
forma di cono ottuso e tre la mediana. 

La mascella inferiore è rappresentata da una lamina quasi orizzon- 
tale nella sua parte mediana, e un po’ incurvata alle estremità, avente 
7 denti arrotondati subconici, di cui i mediani sono più piccoli che gli 
esterni. 

In un giovane, cioè in un individuo preso nella seconda metà di ot- 
tobre, non compiutamente trasformato, ed avente la bocca ancora 
triangolare, ho trovato, il che del resto fu già osservato anche dal 
Waygel (1), i denti esterni biforcati, in modo da apparire 9 denti in 
luogo di 7. 

Più all’indentro che la lamina che fa da mascella inferiore havvi poi 
un'altra lamina lobata e con finissime dentature. 

Poi, presso il margine frangiato del labbro, vedesi una fila di picco- 
lissimi tubercoli ossei. 

Le pinne dorsali sono due. 

La prima è più corta; la seconda si continua colla caudale e simula 
al disotto del corpo un’anale, che si estende di più ed è più apparente 
nelle femmine in frega che nei maschi. 

Hanno raggi molli. 

La prima dorsale ha origine circa alla metà della lunghezza totale 
del pesce. 

La sua lunghezza sta a questa lunghezza totale come 1 : 6,6-8,3. 

La sua altezza è uguale ad 4/; 0 4, 0 '/, 0 ‘/,, della sua lunghezza. 

Il suo margine superiore fa una curva appiattita nella parte poste- 
riore. 

La seconda dorsale ha origine talora subito dopo la prima, e sovente 
è unita ad essa da una membrana, ora dista da essa 2, 3 ed anche 4 mm. 
Essa è più alta che la prima, si abbassa molto nella parte posteriore, 
e sì unisce colla caudale. 

Questa è sempre minore in altezza che la 1* dorsale. Sorpassa di poco 
l'estremità del corpo, che circonda, e si estende al disotto sino circa 
alla depressione che segna superiormente il principio di essa. Ha forma 
lanceolata, 


(1) Luogo citato, 


na Rie 


Nelle femmine in frega questa pinna si prolunga inferiormente con 
una prominenza della carena inferiore, priva di raggi, che simula così 
una pinna anale. 

Il primo a notare questa carena fu il Siebold. 

Le parti superiori hanno un colore bruno verdastro , od olivastro, o 
grigio azzurrastro, o verde azzurrastro. I fianchi sono più chiari; so0- 
venti hanno riflessi madreperlacei. 

Le parti inferiori sono biancastre, o rosee, o giallastre, sempre con 
riflessi argentei. 

Le pinne sono grigiastre, o leggermente rosee, o giallastre, o legger- 
mente giallastro-aranciate. n 

Queste due ultime colorazioni si presentano specialmente nell'epoca 
della frega. 

Dei 20 individui di forma adulta che ho esaminati, 14 misuravano da 
135 a 140 mm., uno 15 cm., un’altro 158 mm. e 4 da 113 a 117 mm. 
Non ne ho mai trovati della lunghezza di 20 a 25 cm. assegnata come 
massima lunghezza di questa specie dal Blanchard in Francia (come 
nemmeno ne trovò nella Svizzera il Fatio). 

I maschi e le femmine hanno ne! tempo della frega una papilla ge- 
nitale abbastanza lunga. In individui di 114 a 116 mm., era lunga circa 
4 mm., in altri di 125 a 130 mm., misurava 5 mm. 

Non esiste la vescica natatoia. 

L’ovario ed il testicolo sono semplici. 

Stanno sulla linea mediana inferiore del corpo; l’ovario è multilobato ; 
il testicolo a foglietti. 

Le uova hanno 1 mm. circa di diametro. 

b) Forma larvale. 
(Ammocoetes branchiatis) . 

Il corpo ha forma un po’ più cilindrica, che nell'adulto. 

Per tutta la lunghezza del corpo si vedono numerosi solchi trasversali. 

Il capo è molto più accorciato che nella forma adulta. Sulla parte 
dove sonvi le aperture branchiali, il capo è rigonfiato. 

La distanza tra il muso, e il 1° foro branchiale sta alla lunghezza 
totale del corpo come 1 : 13-17. L'altezza del corpo alla lunghezza totale 
come 1l:11-15. 

Miiller (1) fu il primo che verificò l’identità di questa forma larvale 
col Petromyzon Planeri BI. 

La bocca ha due labbra. Uno superiore grosso, che circonda la parte 
superiore e i lati della bocca, e tra i lati inferiori di questo ve n’è un 
altro inferiore, piccolo, bilobo. Gli occhi o non esistono, o sono nascosti. 
Le aperture branchiali sono riunite da un solco. 


(1) Veber die Entwickelung der Neunaugen; MiLLERS Archiv. 1856. 


ci 


Le pinne sono molto più basse che nell'adulto, riunite fra di loro. 
Mancano di raggi e sono semplicemente membranose. 

Il colorito è quasi come negli adulti. Mancano però sempre i riflessi 
argentei sui fianchi e sulle parti inferiori. 

Ho trovato nel mese di ottobre delle larve con ovari e testicoli già 
relativamente sviluppati. Nel mese di novembre poi molte avevan già 
uova abbastanza formate. 

La lampreda da noi vive in tutte le acque correnti con fondo arenoso, 
di preferenza però terroso: così vive nei fiumi, fossi, paludi, canali e 
persino negli stagni. 

Nell'inverno si affonda profondamente nella melma del fondo. 

La sua vita nella forma larvale dura certamente più di un anno, 
poichè ho sovente pescato verso la metà di aprile larve della lunghezza 
di soli 43 mm., nello stesso giorno e negli stessi corsi d’acqua in cui 
prendeva molti adulti e anche molte larve di mediana grandezza. Se- 
condo gli autori in questo pesce la vita larvale durerebbe da 3 a 4 anni. 

Presi larve di 17 o 18 cm, di lunghezza; e altri autori ne citano fino 
di 20 cm. di lunghezza (Benecke (1)), mentre come dissi più sopra, vari 
esemplari adulti puri in frega non misurano che 113 a 114 mm. 

Parrebbe perciò che la larva di questo pesce possa trasformarsi in 
adulto a varie età. 

Secondo Benecke (2), l’epoca della trasformazione sarebbe tra l'agosto 
e il gennaio. Ma io ho trovato individui in via di trasformazione anche 
nel febbraio e nel marzo e nell’aprile; e il Fatio (3) dice d'aver avuto 
larve a metà trasformate alla fine di giugno, e anche al 24 di luglio. 
Non ho però mai potuto sinora trovare adulti dalla 2* metà di giugno 
alla fine di agosto. Ebbi invece individui in via di trasformazione e 
adulti da settembre o marzo e aprile. 

L'epoca della frega varia, almeno da noi, tra l’aprile e il giugno. Per 
lo più è tra la seconda metà di aprile e la fine di maggio. 

Il 24 aprile del 1890, in un ruscello presso Settimo Torinese, ebbi la for- 
tuna di assistere alla frega di 6 individui, 4 femmine e 2 maschi. In un 
luogo dove l’acqua era limpida e corrente e della profondità circa di 
20 cm., avevano scavato nel fondo arenoso una piccola cavità ad imbuto, 
larga circa 15 cm. e profonda circa 10. Stavan tutti attaccati al fondo 
colla bocca, vicinissimi gli uni agli altri e contorcendosi ed aggrovi- 
gliandosi variamente, le femmine lasciavano cadere le uova al fondo 


(1) Zur metamorphose des Flussneunauges. In Zoologischer Anzeiger, 
pag. 329, vol. II, 1880. 

(2) I. c. pag. 329. 

(3) Faun. Vert. Suisse, V, pag. 508. 


cia 


della cavità, e i maschi contorcendosi, emettevano il liquido fecondatore 
sulle uova ammucchiate sul fondo. 

Varii autori moderni Schreider, Waygel, Benecke, Fatio, non consi- 
derano come distinto dal Pet. Awwviatilis L. il Pet. planeri BI. 

Il P. Auviatitis non sarebbe che la forma, che assumerebbe la larva 
(ammocoetes branchiatis) trasformandosi alla foce dei grandi fiumi nel 
mare. 

I caratteri differenziali tra il Pet. Auviatilis e il P. Planeri, lasciando 
la statura poco importante, vista la sua variabilità nello stesso P. P/a- 
nerî, sarebbero : la forma acuta dei denti, e Ja distanza fra le due pinne 
dorsali. | 

Io non posso, non avendo potuto aver alcun esemplare di Petr0m. 
fiuviatilis, trattare questa questione; però osservo, che la prima pinna 
dorsale, in alcuni miei esemplari si continua colla seconda per mezzo 
di una membrana; in altri essa è separata dalla seconda da uno spazio 
di 2, di 3 e in alcuni di 4 mm. 

In quanto alla forma dei denti, che nel P. /uviatilis sono acuti, e 
nel Pet. Planeri ottusi. il Fatio dice d’aver trovato anche in un in- 
dividuo appartenente al Pet. /luviatilis denti ottusi. 

Nelle nostre acque, dopo la frega, cioè come già dissi, tra la seconda 
metà di giugno e la fine di agosto non si trovano più adulti, e il non 
trovarsi adulti con uova in via di sviluppo, fece credere al Muller ed 
a varii altri autori, che questo pesce muoia dopo la riproduzione. 

Il Fatio fa osservare che questa sparizione potrebbe pure avvenire 
dal fatto che dopo la riproduzione questi pesci si ritirassero dalle nostre 
acque per andare passar l’estate nei grandi fiumi o nei laghi. Però contro 
questa opinione starebbe il fatto della scarsità costante del numero degli 
adulti a confronto di quello delle larve; e il trovare sul finire dell’epoca 
della frega molti individui adulti morti. 

Il Benecke, ammette la morte dopo la riproduzione, e anche l'opinione 
di Schneider che fa una specie sola del P. Auviatilis e del P. Planeri. 

Egli dice che le larve (a2mmocoetes branch.) discenderebbero prima 
di trasformarsi alla foce dei fiumi nel mare, e là crescerebbero fino alla 
lunghezza di 30 a 50 cm. e poi trasformati in P. /uviatilis rimontereb- 
bero pei fiumi nei nativi ruscelli per dar opera alla riproduzione. 

La lampreda sì ciba di detriti animali che trova nel:limo, e di piccoli 
animaletti: come vermi, larve di insetti. 

Varii autori dicono che l’adulto si attacchi anche ai pesci per suc- 
chiarne il sangue. 

Da noi questo pesce è oggetto di speciale commercio ed è grandemente 
stimato come cibo. 

Nei dintorni di Settimo Torinese, i pescatori fanno in mezzo alle 
correnti, cumuli di terra molto concimata, da essi chiamati paston, in 


= ee 


cui le lamprede d'inverno e di primavera si radunano e vengono poi 
prese zappando questi cumuli. Si prendono pure con la rete detta sfe- 
rone (in piemontese trubbia). 

Località da cui ebbi i miei esemplari : 

Settimo Torinese (rivi, fossati). — Gassino (fossati). — Moncalieri 
(fossati) (torrente Chisola). — Chivasso (canali). -— Trino (canali). 


Petromyzon fiuviatilis. Linneo, Syst. Nat., ed XII, I. p. 394. 
De Filippi, Cenni, p. 18. 
Heckel und Kner, Sisswasserfische, p. 377, fig. 202. 
Camestrini, Prosp. crit., p. 184. 
Fatio, Faune Vert. Suisse, vol. V, p. 512. 

Nome italiano. — Lampredone. 

Di questa specie, ritenuta, come dissi parlando del Pet. Planeri BI. 
da vari autori come identica al Pef. Planeri BI., io non sono mai riu- 
scito a trovare nessun esemplare, nè ho potuto averne notizia alcuna 
dai molti pescatori da me interrogati. 

Non so quindi se venga o no nelle nostre acque e la annovero fra i 
nostri pesci unicamente perchè è molto probabile la sua esistenza anche 
da noi, trovandosi sebben raro, in varie regioni a noi finitime. 


Petromyzon marinus. Lînneo, Syst. Nat., ed XII, I. p. 394. 
De Filippî. Cenni, p. 18. 
Heckel! und Kner, Sùsswasserfische, p. 374, fig. 200 
Canestrini, Prosp. crit. p. 184. 
Fatio, Faune Vert. Suisse, vol. V, p. 520. 

Nome italiano. — Lampreda marina. 

Nome piemontese. — Lampreîon. 

Di questa specie so di un esemplare preso nel febbraio del 1890 in un 
braccio morto del Po presso Gassino, che io non ho però potuto avere. 
In una lettera diretta nel 1861 dal Dott. Verrone di Saluzzo al Prof. 
Michele Lessona è narrata la cattura di un esemplare di questa specie 
della lunghezza di cent. 55 nel Po, presso Saluzzo. 

È però specie affatto accidentale nelle nostre acque. 


Famiglia ACIPENSERIDAE. 


Genere ACIPENSER L. 


Delle quattro specie, che rimontano i fiumi italiani, cioè lA. Sturzo L. 
l'A. Naccarî Bp., lA. Nardoi Heck, l’A. huso L., probabilmente tutte 
quattro, ma forse più le tre prime rimontano il Po sino nel Piemonte. 
Un tempo se ne prendevano abbastanza frequentemente sino presso Torino. 

Ora, in causa della diga di Casale già sopra menzionata, non se ne 
trova più che a valle di Casale. 

Io non ho mai potuto averne sinora, ma qualcuno si prende tutti gli 
anni, e mi fu scritto essersene preso pur quest'anno uno di circa 1 m. 
di lunghezza. Sgraziatamente io non ho potuto vederlo, ma per la sua 
«grandezza lo reputo un A. Sturzo L. 

Siccome poi i pescatori di Casale, interrogati, seppero dire che si 
pescano colà storioni dal muso aguzzo e altri dal muso ottuso, così credo 
‘vi sì rinvengano le specie sopradette. 

In generale si pescano nella seconda metà di giugno o in luglio. 


— eee 


Famiglia MURAENIDAE. 


Genere ANGUILLA Thumberg. 


Anguilla vulgaris Turton. 


Nome italiano. — Anguilla. 
Nome piemontese. — Anguilla. 

Muraena Anguilla. Linneo, Syst. Natur., I, p. 426. 
Bloch, Histoir. Natur. poissons, vol. II, p. 3, fig. LXXII. 
Lacepéde, Histoir. Natur., III, p. 90. 

Pattas, Zoograph. Rosso Asiat., III, p. 71. 

Muraena unicolor. Ar/ed?, Icthyol. gen., p. 24, I. 

Anguilla vulgaris. Turton, British Fauna, p. 87. 
Fleming, A history of British fish., p. 199. 

Nardo, Prosp. Sistem., p. 73, 92. 

De Filippi, Cenni, p. 17. 

Bonaparte, Catalog. Metod., p. 38, n. 316. 

Grnther, Catalog. of fish., vol. VIII, p. 28. 

De Betta, Ittiol. veronese, p. 11". 

» Materiali Fauna veronese, p. 139. 

Ninni A. P., Cenni, p. 60, sp. XXIV. 

Siebota, Sisswasserfische, p. 342. 

Canestrini, Prosp. critic., p. 175. 

Blanchard, Poissons France, p. 491, fig. 129. 

Bonizzi, Prospetto sistematico pesci modenesi, 1869, p. 28. 

Pavesi, Pesci e pesca, p. 67 

Coanestrini, Fauna Ital., part. III, pesci, p. 29. 

Moreau, Hist. natur. poiss. II, p. 560. 

Giglioti, Elenco mamm., ucc., pesci, ecc., p. 46, n. 435. 

Fatio, Faune Vertébr. Suiss., V, p. 448. 

Canestrini R., Pesci Trentino, p. 59. 

De Carlini A., Vertebr. Valtellina, p. 89. 

Anguilla fiuviatilis. Z/ecke! und Kner, Sùsswasserfische, p. 319, 
fig. 167. 
Anguilla latirostris. Risso, Histoir. Natur. de l’Europ. Merid. 1827, 

TL, Di FOR. 

Yarrel, Proc. Zool. Society 1831, p. 133. — History of Brit. Fish., 
1896,..JI, p.=296. 

Grinther, Catalog.o f Fish. VIII, p. 32. 

Blanchard, Poissons Franc., p. 495. 


ma 


. Anguilla acutirostris. isso, 1. c. p. 198. 
Yarrett, History of Brit. Fis., p. 254. 
Blanchard, Poiss. Frane., p. 497. 
Anguilla mediorostris. Risso, 1. e. p. 199. 
Yarrett, l. c. p. 301. 
Blanchara, Poiss. Franc., p. 496. 
Anguilla oblongirostris. B/anchard, Poiss. Franc., p. 496. 


Il corpo è motto allungato, subcitindrico, un po’ compresso tale- 
ralmente, specialmente sulla coda. 

Sulla pelle esistono squame allungate disposte a zig-zag, e che non 
st COprono. 

Il capo ha forma subconica; è allungato lateralmente, corto su- 
periormente. Le mascelle ed il vomere sono muniti di più file di piccoli 
denti. La mascella inferiore sorpassa la superiore. Innanzi alle 
pettorali si apre una piccola fessura branchiale lunga quanto ta 
base di queste pinne. 

La dorsale e l’anale sono lunghe, sostenute da numerosi raggi, 
inclinati, flessibili. Esse sì uniscono colla caudale appuntata în una 
sola pinna. 

° La dorsale nasce ad una distanza dall’apice del muso uguale a 
circa il doppio od il triplo della lunghezza del capo. 


Il corpo ha forma allungata; è subcilindrico ; ai lati è un po’ com- 
presso, specialmente sulla coda. Ha quasi uguale altezza sino a circa 
metà dello spazio tra la dorsale e l’anale, da questo punto si va abbas- 
sando sensibilmente. Questa altezza sta alla lunghezza totale del pesce 
come 1 : 15,3-19,7. 

La sua larghezza è 7/,)a 9/, della sua altezza. L’ano si apre molto 
più al davanti che la metà della lunghezza del corpo, generalmente di 
uno spazio un po' maggiore della lunghezza laterale del capo. 

Il capo è depresso superiormente, di forma subconica, con muso più 0 
meno acuto od anche arrotondato. La sua lunghezza laterale sta alla lun- 
ghezza totale del pesce come: 1 : 7,4-9,2. La sua altezza sta alla lunghezza 
laterale come: 1 :2,1-2,6, Ha le gote carnose. 

Le piccole narici si aprono al davanti dell’occhio e vicino a questo. 
Hanno forma ovale allungata. 

La bocca è ampia; arriva coi suoi margini sin sotto la metà o il bordo 
posteriore dell’occhio. Ha labbra molto sviluppate e lingua lunga. 


TR 


La mascella inferiore sorpassa la superiore. di una lunghezza uguale 
ad ‘|, o ‘|, il diam. dell'occhio (1). 

I denti sono piccoli, conici, disposti in file irregolari che vanno re- 
stringendosi dall’avanti all’indietro. 

Si trovano sulla mascella inferiore, sulla superiore, sull’intermascellare 
e sul vomere. 

Le ossa faringee hanno piccolissimi denti. 

L'occhio è piccolo, situato presso alla fronte. 

Il suo diametro sta alla lunghezza laterale del capo come 1 : 9,5-11,2. 

Lo spazio preorbitale è di grandezza un po’ varia secondo la forma 
più o meno acuta od ottusa del muso. È in generale uguale a 1 !/, 0 2 
volte, od anche un po’ più, il diametro dell’occhio. 

Lo spazio interorbitale è un po’ minore del preorbitale, e, in alcuni 
individui dal muso molto acuto, uguale al diametro dell’occhio. 

La fessura branchiale ha forma di mezzaluna colla cavità rivolta al 
davanti. Il suo diametro è press’a poco uguale ad ‘|, o ‘|, dell'altezza 
del capo misurata all’occipite. 

La pinna dorsale nasce ad una distanza dall’apice del muso uguale 
da due a tre volte la lunghezza del capo. Essa si unisce alla codale. 
È sostenuta come questa da numerosi raggi flessibili, articolati, e 
divisi finamente all'estremità, ed è ricoperta dalla pelle del corpo. È 
alta quasi ugualmente per tutta la sua lunghezza. 

La caudale, che si confonde colla dorsale, cui è unita, ha forma lan- 
ceolata, sorpassa di poco l’estremità della coda, ed inferiormente si unisce 
coll’anale. Questa comincia immediatamente dopo l’ano. Ha pur essa 
numerosi raggi flessibili ed è meno alta che la dorsale. 

Le pettorali nascono subito dopo la fessura branchiale, ed hanno la 
base lunga quanto il diametro di questa. Hanno il margine subarroton- 
dato; sono piccole e corte; la loro lunghezza è uguale a 2,5-3-4 volte 
il diametro dell'occhio, e portano da 17 a 19 raggi molli. 

Le squame sono molto piccole, allungate, nascoste nella pelle, riunite 
in gruppi di 4 o 5 e disposte a zig-zag. 

La linea laterale scorre lungo circa la metà dell'altezza del corpo; 
non ha squame speciali, ma di tratto in tratto piccole conche, formate 
da un ispessimento dell’integumento. 

In molti punti si vedono fasci di squame attraversare questa linea. 

Il colore delle parti superiori, per lo più, è verde olivastro o ne- 
rastro. 

La parte inferiore dei fianchi è sempre più chiara, per lo più grigiastra. 


(1) CANESTRINI, Prosp. critic., p. 175 e Faun. Ital., p. 29, dice erronea- 
mente: la mascella inferiore è più corta che la superiore, mentre è il con- 
trario. 


Lg) fi 


Le parti inferiori sono bianche o giallastre, rossastre e talora anche 
grigio azzurrastre. 

La dorsale e la caudale sono per lo più olivastre, più chiare che il 
dorso. L’anale è, od olivastra molto chiara, oppure, specialmente nella 
sua parte anteriore, biancastra, giallastra o rosea. 

Le pettorali sulla faccia superiore per lo più sono olivastre con la 
base giallastra; sull’inferiore giallastre. 

L’Anguilla nelle nostre acque giunge adulta alla lunghezza di 55, 60, 
od 80 cm. 

Se ne trovano fin del peso di 3,5 a 4 chilogr. e della lunghezza di più 
di un metro. Però da noi sono già considerate grandissime quelle del 
peso da 1l ‘|, a 2 chilogr. 

L’Anguilla varia assai nella forma del capo. 

Queste variazioni furono da vari autori considerate come specie di- 
stinte. Il Risso (1), il Yarrel (2) distinsero l’ Ang. acutirostris, V Ang. 
tatirostris e l' Ang. mediorostris. 

Il Blanchard (3), a queste tre specie ne aggiunse un’altra l Ang. 
oblongirostris BI. 

La prima di queste specie sarebbe caratterizzata dalla forma acuta 
del muso, che la seconda avrebbe ottuso, mentre la terza avrebbe il 
muso mediocremente ottuso. 

L’Ang. oblongirostris del Blanchard avrebbe una forma del capo che 
starebbe fra quella dell’ Ang. mediorostris e quella dell’acutirostris. 

La maggioranza degli autori, Heckel e Kner (4), Siebold (5), Cane- 
strini (6), Moreau (7), Fatio (8), e in parte il Glinther (9), hanno con- 
siderato queste specie come semplici varietà di forma dell’ Anguilla 
vulgaris Turt. 

Io pure, non riscontrando nelle descrizioni date per queste pretese 
specie, altro carattere veramente differenziale che la forma diversa del 
muso, ed avendo negli esemplari da me esaminati, ed anche in alcuni di 
una stessa località, trovato numerosi passaggi tra una forma e l’altra, 
credo doversi seguire l’opinione dei suddetti autori. 


(1) Histoir. Natur. Europ. Merid., Tom. III, p. 198. 

(2) Proc. Zool. Soc. 1831, p. 133. History of Brit. Fish., p. 284, 301. 
(3) Poissons de la France, p. 496. 

(4) Susswasserf. p. 319. 

(5) Susswasserfische p. 342. 

(6) Prosp. critic., p. 176. 

(7) Hist. Nat. poissons France, Tom. II, p. 560. 

(8) Faun. Vert. Suisse. V, p. 448. 

(9) Catal. of Fish., VIII, p. 28. 


Mala Po 


Il Ginther poi, (nel suo Catalog. of. Fish. VIII, p. 32), pur conside- 
rando identiche l’A. acutirostris, VA. obtongirostris, e VA. mediorostris, 
ritiene come specie distinta la A. Zafîrostris, che egli dice caratterizzata 
dalla forma allargata del muso, dalla distanza tra l'origine della pinna 
dorsale e dell’anale, minore che nell’A. v%/g9arîs, per uno sviluppo 
maggiore delle labbra e per la mascella inferiore molto più proeminente. 

Alcuni esemplari del Piemonte da me esaminati avevano alcuni di. 
questi caratteri mentre mancavano degli altri. 

Però, in quanto allo sviluppo delle labbra e alla proeminenza della man- 
dibola inferiore, ho visto che anche alcuni individui dal muso acuto e di 
media grandezza erano per questo rispetto uguali all’ Ang. /atirostris. 

Perciò nel Piemonte credo che non esista altra specie che l’ Ang. vul- 
garîs Turt. 

L’anguilla è comune in tutte le nostre acque. Vive ugualmente bene 
nelle correnti che nelle stagnanti. 

Ama però che le acque siano profonde, e che il fondo sia ricco di 
limo, poichè ama star nascosta nel fango, dove produce come un tumore 
munito di due aperture, da una delle quali esce la coda, dall'altra il 
capo. In grazia della sua stretta apertura branchiale può stare a lungo 
fuori acqua; ed esce talora dal suo liquido elemento, e può, strisciando 
sul suolo umido come un serpente, trasportarsi da uno stagno all’altro, 
come ho io stesso osservato, poichè colsi una volta un’anguilla in un 
prato situato tra due canali. 

Ciò spiega il fatto di trovarsi anguille in stagni completamente isolati, 
ed abbastanza distanti da corsi d’acqua. 

Pare ora accertato che le anguille non si riproducano in acque dolci, 
ma si rechino al mare per riprodursi. Il loro viaggio verso il mare, 
che vien chiamato /a calata delle anguille, si effettua nei mesi di 
settembre, ottobre, novembre e dicembre, specialmente nelle notti oscure 
e burrascose. 

Le piccole anguille nate nel mare, rimontano i fiumi dalla fine di 
gennaio alla fine di marzo, e per gli affluenti si sparpagliano nei fossi, 
canali, stagni e laghi. 

La pesca dell'anguilla da noi si fa per lo più colla lenza detta di fondo, 
che si tende alla sera e si ritira al mattino successivo. Per esca si mette 
un pesciolino od un lombrico. 

La sua carne bianca, grassa e saporita è assai stimata sui nostri 
mercati. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Lago di Avigliana. — Gassino 
(Po). — Moncalieri (canali). — Trino (stagni). 
Lunghezza degli esemplari: da 60 a 15 cm. 


Ra 


Famiglia CLUPEIDAE. 
Genere ALOSA Cuvier. 


Alosa finta Cuvier. 


Nome italiano. — A/osa, Agone, Cheppia. 
Nome piemontese (Alessandria). — Cippia, Ceppia. 
Clupea Alosa. Linneo, Systema Natur., vol. I, ed. XII, p. 523, 
(partim). 
Alosa finta. Cuvier, Regn. Anim., vol. II, p. 320. 
De Betta, Ittiologia Veronese, p. 97. 
Moreau, Poissons de la France, tom III, p. 456. 
Fatio, Faune vertéb. Suisse, vol. V, p. 4l. 
Alausa vulgaris. Cuvier et Valenciennes, Histoir. natur. poiss., XX, 
p. 391 (partim). 
Hecke! und Kner, Sùsswasserfische, p. 228, fig. 133 (partim). 
Alosa vulgaris. Canestrini, Prosp. crit., p. 141 (partim). 
Pavesi, Pesci e pesca, p. 54 (partim). 


Le azose al tempo della riproduzione rimontano il Po sino a Casale 
e dal Po si spingono anche nel Tanaro e nella Bormida fin presso allo 
sbocco in questa dell’Orba. 

Si trovano nella Bormida dalla fine di maggio ai primi di luglio, 
sempre numerose, ma in numero vario secondo gli anni. 

Il loro prezzo sul mercato di Alessandria varia da 40 a 60 centesimi 
al chilogramma, e in certi anni, in cui se ne prendono numerosissime, 
è solo di 30 centesimi al chilogramma. 

Di questa specie non ho potuto disgraziatamente per varie circostanze 
avere esemplari presi in Piemonte. Di essa darò la descrizione in un 
altro mio lavoro. 


aa 


Famiglia ESOCIDAE. 


Genere ESOX Linneo 
Esox Lucius Linneo 


Nome italiano. — L*ccio. 
Nome piemontese. — Loss. 
Esox Lucius. Linneo, Syst. Natur., ed. XII, tom. I, p. 516. 
Bloch, Hist. natur. poiss., I, p. 183, pl. XXXII. 
Ginanni, Istoria civile e naturale delle pinete ravennati. Roma, 1774, 
p. 382. 
Lacepéde, Hist. nat., X, p. 20. 
Cuvier, Règne Anim., ed. II, vol. II, p. 282. 
» » » illust. Poissons, p. 230. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. nat., XVIII, p. 279. 
Naccari, Ittiologia adriatica, sp. 69. 
Nardo, Prodromus Adr. ichthyolog., p. 16, sp. 141. 
» Prospetti sistematici, p. 73, 92. 
Bonaparte, Cat. Metod., p. 25, n°. 133, 
De Betta, Materiali per una Fauna veronese, p. 138, sp. 18. 
De Filippi, Cenni, p. 17. 
Hecke! und Kner, Sùsswasser., p. 287, fig. 157. 
Bonizzî Paolo, Prospetto sistematico e catal. pesci del Modenese, p. 23. 
Gunther, Catal. of. fish., VI, p. 226. 
De Betta, Ittiol. ver., p. 112. 
Ninniî A. P., Cenni, p. 60. 
Siebold, Sùsswasserfische, p. 325. 
Canestrini, Prosp. crit., p. 138. 
Pavesî, Pesci e pesca, p. 52. 
Apelle Deî, Ittiologia, piscicoltura e pesca nella provincia senese, 
p. 30. 
Canestrini, Fauna d’Italia, parte III, Pesci, p. 21. 
Giglioli, Elenco mamm., ucc., pesci, ecc., p. 42. 
Fatio, Faune des vertébr. de la Suisse, vol. V, p. 419. 
Canestrini R., I pesci del Trentino, p. 42. 
De Carlini A., Vertebrati della Valtellina, p. 89. 


Il capo è depresso ed ha un largo e lungo muso. Lo squarcio della 
bocca è ampio; la mascella inferiore ha denti canini e sorpassa la 
superiore. 


DIR PS 


It profilo del dorso è quasi rettilineo fino alla dorsale che è posta 
motto indietro e opposta all’anale. La linea laterale è distinta. 


6-8 1 1 6-8 e 4 
a SB RESA (DO ALE rp ati? 
Pale ib 


Il corpo è allungato, quasi quadrangolare ; il dorso è quasi rettilineo, 
appiattito fino alla dorsale posta molto all’indietro e che si origina un 
po’ prima dei *|, della lunghezza totale del pesce. Dopo la dorsale si 
abbassa fino alla caudale. Il profilo inferiore è un po’ convesso. 

Il capo è largo, appiattito superiormente ed allungato. La lunghezza 
del capo sta alla lunghezza totale del pesce come 1 :3,4-3,8. L’occhio è 
più grande nei giovani che negli adulti; è un po’ ovale ed il suo dia- 
metro sta alla lunghezza laterale del capo come 1] : 5,6-7,4 e talora circa 
come 1:8. 

Lo spazio interorbitale è un po’ più grande che il diametro orizzon- 
tale dell'occhio — il diametro dell’occhio sta a questo spazio come 
1:1,1-1,4. 

Il muso è depresso, largo, arrotondato. La mascella inferiore sorpassa 
la superiore. 

L’intermasceilare porta da ciascuna parte una fila di piccoli denti. 

Sulle ossa palatine sonvi 5 file di denti piccoli, rivolti all’indentro, 
disposti a destra ed a sinistra della linea mediana. La lingua e le ossa 
faringee hanno piccoli denti. 

Sul vomere pure si vedono piccoli denti dei quali 2 o 3 più grandi. 
Sul mascellare inferiore sonvi piccoli denti diretti all’indietro. 

Più all’indentro che questi vi è una fila di 5 o 8 denti conici. 

La pinna dorsale nasce un po’ più al davanti che il punto che segna 
i 3/, della lunghezza totale del pesce. Ha forma subquadrata con un 
margine un po’ arrotondato, ed è un po’ meno lunga che alta. La sua 
altezza è o uguale allo spazio preorbitale o un po’ minore. Ha da 19 
a 23 raggi: i primi 4 o 5 raggi pseudo-spinosi, poi 2 o 3 articolati, 
gli altri divisi. 

L’anale nasce vicino all’ano, al disotto circa della metà o del terzo 
della base della dorsale. È in generale più corta che la dorsale e la 
sua altezza è un po’ maggiore di quella della dorsale. Ha 1'7-21 raggi, 
di cui 4-6 pseudospine e 2-3 raggi articolati, gli altri divisi. 

Le pettorali hanno un margine arrotondato, forma triangolare e sono 
un po’ più lunghe che le ventrali. 


(1) Il numero al disopra della linea orizzontale indica il numero dei raggi 
non divisi. — Quello al disotto il numero dei divisi. — D. = pinna dorsale. 
P. = pettorali. V. = ventrali. A. = anale. C. = caudale. 


ada: 

Le ventrali nascono a circa la metà della lunghezza totale. Hanno 
pur esse margine arrotondato e sono più corte che l’altezza dell’anale. 

Le squame sono impiantate nella pelle, sono abbastanza spesse, di 
forma subquadrata o subarrotondata. 

Quelle delle parti mediane del corpo sono circa uguali alla pupilla; 
quelle delle parti anteriori e posteriori sono più piccole. 

La linea laterale, partendo dall’angolo superiore dell’opercolo, termina 
a circa metà della base della codale. Passa circa ai ?|, dell’altezza del 
corpo, procedendo quasi rettilinea. Ha squame senza vero tubulo, ma 
di esse alcune presentano un solco che va dal bordo libero fino al nodo, 
che è posto al terzo anteriore verso il bordo libero. Da questo nodo 
partono vari raggi verso il bordo fisso. 

Queste squame sono separate le une dalle altre da 2, 3 0 4 squame 
ordinarie. 

Il colore delle parti superiori è olivastro, bruno, verdastr®, giallastro, 
od anche nerastro. Sulla parte superiore posteriore del capo queste 
tinte sono più scure. 

Le parti laterali del corpo sono grigio-giallastre con riflessi dorati, o 
grigio-argentee. Su questo fondo si vedono 12-15 striscie brune dirette 
obliquamente dal dorso al ventre. Talora queste striscie sono scomposte 
in grandi macchie e marmoreggiature. 

La disposizione a striscie di queste macchie s’incontra specialmente 
nella giovane età. 

Il ventre è bianco argenteo, talora un po’ sfumato di giallastro. Talora 
presenta una tinta grigiastra dovuta a fitta e minuta punteggiatura 
nerastra. 

Le pinne dorsale e caudale sono bruno-rossastre o giallastre o grigiastre, 
con macchie brune o nerastre disposte in file trasversali. La caudale ha 
i raggi inferiori aranciati. 

Le pettorali, ventrali, anale sono pallide nei giovani, giallastre negli 
adulti. Le ventrali sovente sono macchiate e traccie di macchie vedonsi 
pure sull’anale. 

Il numero delle vertebre è di 55-57. 

Il luccio cresce rapidamente di mole quando abbia copioso nutrimento. 

Io ne misi in un mio ampio stagno ben provvisto di tinche individui 
di non più di 8 cm. di lunghezza al mese di aprile, e ne pescai uno al 
fine di luglio lungo già 30 cm. Alla metà di ottobre poi, prosciugato lo 
stagno, ne trovai della lunghezza di 35, 40 e alcuni fino di 45 cm. e 
del peso di 5 ettogrammi a un chilogramma. Bisogna però notare che 
in libertà, non trovando quasi mai sì copioso nutrimento, cresce con 
molta minor rapidità. 

Può vivere a lungo e perciò arriva a grandi dimensioni, e non sono 
molto rari individui di 80 cm. o 1 m. di lunghezza totale. 


= Ma 


L’epoca della frega varia pel luccio dalla metà di febbraio fino a 
maggio e,anche fino al fine di questo mese secondo le località. 

Le uova hanno un diametro di mm. 2 a 2 ‘/$. Sono per lo più attac- 
cate alle erbe, raramente in acque profonde, per lo più in luoghi pa- 
ludosi poco profondi e con fondo riccamente erboso. 

Vive negli stagni, nei laghi, nei fossati, nelle paludi e nei fiumi. 

Ama nascondersi fra le erbe ed immobile attendere che la preda gli 
venga a tiro per precipitarvi sopra veloce come il lampo. 

È voracissimo, non risparmia gli individui della sua specie per poco 
che siano minori di mole, e in mancanza di pesci mangia ratti d'acqua, 
giovani uccelli acquatici, rane e persino rospi. 

Sì pesca in diversi modi: colla nassa, col bertovello, con la fiocina 
e con l’amo a cuì sì mette per esca un pesciolino; alcuni pescatori mi 
dissero d’aver con buon esito adoperato come esca uva: io però non 
sono mai riuscito a prenderne con tale esca. 

Ha carne bianca e saporita, che è abbastanza stimata. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Moncalieri (fossati e Po), Ce- 
resole d'Alba (stagni), lago di Candia, Gassino (Po). 


— agi 


Famiglia SALMONIDAE. 
Genere THYMALLUS Cuvier. 


Thymallus vulgaris Nilsson. 


Nome italiano. — Temoto. 
Nome piemontese. — Témer. 

Salmo Thymallus. Linneo, Syst. Nat., edit. XII, I, p. 512. 
Bloch, Hist. Nat. poiss., I, p. 183, pl. XXXII. 

Coregonus Thymallus. Lacepede, Hist. Nat., V, p. 254. 

Thymallus vulgaris. N?/sson, Ichthyol. Scandin., p. 13. 
Siebota, Sùsswasserfische, p. 267. 

Ninni, Cenni, p. 31. 
Canestrini, Prosp. critico, p. 127. 
» Fauna d’Italia. Parte III, Pesci, p. 23. 
Gunther, Catal. of Fish., VI, p. 200. 
Gigliolî, Elenco ecc., p. 42, num. 376. 
Canestrini R., Pesci del Trentino, p. 40. 

Thymallus vexillifer. Agassiz, Poissons d’eau douce, pl. 15-16. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. Nat. des poissons, tom. XXI, p. 438. 
Bonaparte, Catal. Metod., p. 23, num..110. 

Hecke! und Kner, Sisswasserf., p. 242, fig. 137. 
Nardo, Prospetti sistematici, p. 71. 
De Filippi, Cennì, p. 17. 
De Betta, Ittiol. veronese, p. 100. 

» Materiali Fauna veronese, p. 138. 
Pavesi, Pesci e pesca, p. 45. 
De Carlini A., Vertebrati della Valtellina, p. 88. 
Fatio, Faune Vertéb. de la Suisse, V, p. 286. 


Il corpo è coperto di squame di mediocre grandezza. Il capo è 
piccolo e conico. La bocca è piccola; la mascella inferiore è più 
corta che lu: superiore. Le mascelle, îl vomere ed il palato sono armati 
di numerosi denti minuti. Sonvi pure piccolissimi denti sulle ossa 
faringee. La pinna dorsale è molto lunga ed alta, e prende origine 
innanzi alle ventrali. La sua lunghezza è pîù che il doppio di quella 


=. ERIN 


dell’anale. La dorsale ha varie file dî macchie nerastre talora poco 
apparenti. Le parti laterali anteriori del corpo hanno pure per lo 
più macchie nerastre rotondeggianti. 

5-7 p i 1 3-5 


OS po eeIoion pe cito 7 diviso 
D. In n IO 


1l corpo è allungato, fusiforme, abbastanza compresso lateralmente. 
Il suo profilo superiore è convesso e s’innalza fino alla dorsale, posta 
molto più avanti che la metà della lunghezza del corpo, poi si fa di- 
scendente. Il profilo inferiore è quasi rettilineo sino all’ano. Dopo si 
innalza approssimandosi al profilo superiore. I lati del ventre sono come 
angolosi. 

L’altezza del corpo sta alla lunghezza totale del pesce come 1 : 3,9-4,8 
in individui adulti; come 1 :5-5,7 in giovani. 

Il capo è piccolo, conico. Il suo profilo superiore è leggermente con- 
vesso, ma molto discendente seguendo la curva del dorso. Il profilo 
inferiore è quasi rettilineo. La sua lunghezza laterale sta alla lunghezza 
totale del pesce come 1 :5,5-5,9 in adulti, come 1 : 4,7-4,8 in giovani, 
da 80 a 85 mm. di lunghezza totale. 

La bocca è piccola, un po’ arcata. La mascella superiore ricopre la 
inferiore. Il mascellare superiore è largo, arriva sino al margine ante- 
riore dell’occhio o poco più in là, e porta alcuni fini denti. 

L’opercolo ha i suoi bordi, eccettuato l'anteriore, arrotondati. 

Il subopercolo è molto largo, ha forma quasi di mezzaluna. 

Il preopercolo ha il margine posteriore subarrotondato. 

L’occhio è grande, rotondo; il suo diametro sta alla lunghezza late- 
rale del capo come 1 :3,9-4,4 negli adulti; nei giovani è relativamente 
più grande, il suo diametro sta alla lunghezza laterale del capo come 
1:3,4-3,6. 

Il mascellare superiore, l’intermascellare, il mascellare inferiore, le 
ossa del palato portano denti leggermente uncinati, piccoli, disposti su 
una sola fila, o alternati fra loro formando così due file. Il vomere 
porta pure vari fini denti. Le ossa faringee ne hanno pure, ma picco- 
lissimi. 

La pinna dorsale è lunga ed alta. Essa ha origine molto più innanzi 
che la metà della lunghezza del pesce. Essa ha i raggi molto flessibili 
nella loro parte superiore, in modo che la pinna può pendere late- 
ralmente. 

È più lunga che alta. È leggermente decrescente all'indietro. Ha il 
margine leggermente convesso. La sua altezza varia secondo gli indi- 
vidui: in alcuni è quasi uguale alla metà della sua lunghezza, in altri 
ne è circa i ’/jo. 


= ig — 


Ha da 5 a 7 raggi semplici e 14 a 17 divisi. 

Dei semplici, 2 o 3 sono non articolati, 3 o 4 articolati indivisi. 

La pinna adiposa è alta, sovente più che i raggi mediani della caudale; 
è spessa ed ha il margine superiore arrotondato. 

Le pettorali sono un po’ acuminate ed abbastanza larghe. La loro 
lunghezza è, secondo si tratti di individui con dorsale molto o poco alta, 
o un po’ minore, o un po’ maggiore che questa altezza. La lunghezza. 
di esse è poi negli adulti minore che la lunghezza delle ventrali; nei 
giovani invece uguale o un po’ maggiore. Hanno 1 raggio articolato 
non diviso, e 14 a 15 divisi. 

Le ventrali nascono o sotto la metà della base della dorsale, o un 
po’ più all'indietro. Hanno forma quasi triangolare. Sono un po’ più 
lunghe delle pettorali negli adulti, un po meno lunghe nei giovani. 
Hanno 2 raggi indivisi, di cui il primo è semplice, il secondo articolato, 
e da 8 a_10 raggi divisi. L’anale ha forma subquadrata. La sua lun- 
ghezza sta alla lunghezza della dorsale come 1 :2-2,5. È più alta che 
lunga. Ha 12 a 15 raggi; 3 o 5 non divisi, gli altri divisi. 

Dei non divisi 3 sono semplici, 2 articolati. 

La pinna caudale è molto biloba: il lobo superiore è soventi un po’ 
più corto che l’inferiore, è acuminato, mentre l’inferiore è per lo più 
arrotondato. È piuttosto corta. La lunghezza del raggio più lungo è 
minore che la lunghezza laterale del capo. 

Il corpo è coperto di squame di mediocre grandezza. Queste sono più 
grandi nelle parti superiori laterali del corpo, e van facendosi sempre 
più piccole nella parte anteriore inferiore del corpo. Verso la gola, al 
disotto dell’origine delle pettorali vedesi uno spazio nudo. 

La linea laterale cominciando all’angolo superiore dell’opercolo scorre 
un po’ al disopra della metà dell’altezza del corpo. Le sue squame sono 
un po’ minori che quelle circostanti, od uguali ad esse. Hanno una su- 
perficie uguale a circa ‘|, quella dell’occhio. 

Le squame sono sfornite di radii; ma hanno strie concentriche intorno 
ad un nodo. Quelle della linea laterale, hanno al bordo fisso un solo 
lobo posto nella parte mediana, le altre hanno quattro lobature. Il bordo 
libero è più o meno arrotondato secondo le varie parti del corpo. 

Sulla linea laterale dei miei esemplari ho contato da 76 a 87 squame. 

Il colore delle parti superiori, nell'estate e nell’autunno è olivastro, 
o grigio verdastro. I fianchi sono grigio argentei. Le parti laterali del 
dorso ed i fianchi hanno numerose striscie longitudinali di colore più 
scuro. Sulle parti laterali anteriori del corpo vi sono molte macchie 
nerastre rotondeggianti, le quali però mancano in alcuni individui. Le 
parti inferiori sono biancastre. 

Nell’epoca della frega i colori sì fanno più vivi; il dorso è olivastro 
o bruno verdastro, ed ha riflessi metallici azzurri o dorati. I fianchi sono 


= aura 


più pallidi e presentano pure riflessi argentei o dorati. Sul dorso e sui 
fianchi si vedono numerose striscie parallele di color rossastro o bru- 
nastre con riflessi metallici. Il capo è olivastro con riflessi iridiscenti. 
Il labbro superiore è roseo; le parti inferiori sono di color giallastro 
molto pallido o bianche. 

La pinna dorsale ha la base azzurrognola o violacea. È gialla alla 
sommità, ed ha varie macchie di color nero-azzurro disposte in 4 0 5 
file. La pinna adiposa è verdastra. Le pettorali sono più o meno aran- 
ciate; verso ì raggi esterni verdastre. Le ventrali sono aranciate collo 
spazio tra un raggio e l’altro azzurrognolo e talora sono macchiate di 
nerastro. L’anale è ora azzurrastra alla base e giallastra alla sommità, 
ora violacea. La caudale è per lo più verdastra. 

Nei giovani tutte queste tinte sono molto più sbiadite, anzi se ne 
incontrano alcuni di color grigio argenteo, e che hanno lungo il corpo 
solo poche macchie sbiadite verdastre. In questi individui la pinna 
dorsale è quasi incolora. 

Il femolo adulto giunge nelle nostre acque alla lunghezza di 35 a 
45 cm. ed al peso da ‘/, chilogrammo a 8 ettogrammi. Se ne pesca qual- 
cuno del peso di 1 chilogrammo, ma raramente. 

Il femolo ama le acque correnti, limpide e non troppo profonde. Si 
ciba per lo più di piccoli animaletti, specialmente insetti e loro larve. 

È dotato di grande celerità di nuoto, però sovente ama star immobile 
col capo contro corrente, e così tranquillo, che varie volte mi è ac- 
caduto di prendere con reti da insetti individui da 30 a 35 cm.di lun- 
ghezza. 

L’epoca della frega dura da febbraio alla prima metà di marzo. Il 
temoto depone le uova in un canaletto che scava sul fondo e che alcuni 
autori vogliono fatto colla pinna caudale, altri colle ventrali. Le uova 
sono gialle, numerose, e di circa 3 millimetri di diametro. 

Questo pesce morde volentieri all’amo, cui per lo più si mettono per 
esca insetti, preferibilmente larve di /riganee o mosche. Si pesca pure 
con varie sorta di reti. La sua carne è squisita e molto stimata. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Torino (torrente Stura) — 
Moncalieri (Po) — Ivrea (Dora Baltea) — Gassino (Po). 


o) 


SINIS 


Genere SALMO. 


Salmo Fario Linneo. 


Nome italiano. — Trota. 
Nome piemontese. — 7ruta. 
Salmo Fario. Linneo: Syst. Natur., I. ed. XII, p. 509. 
Bloch, Hist. Natur. poissons, I. p. 121, tab. 22-23. 
Agassiz, Poissons d’eau douce, tab. III et IV. 
Bonaparte, Catal. Metod., p. 23, n. 102. 
De Filippi, Cenni, p. 17. 
Nardo, Prospetti sistematici, p. 71. 
De. Betta, Ittiol. Veronese, p. 102. 
» Materiali Fauna Veronese, p. 138, sp. 26. 
Ninni, Cenni, p. 29. 
Giinther, Catalog. of fish., VI, p. 59, 60, 64. 
Dei Apetlle, Ittiologia senese, p. 26. 
Giglioli, Elenco mamm., ucc., rett., p. 41, n. 368. 
Salmo alpinus. B/0c4%, Hist., Natur. Poiss. III, p. 135, pl. CIV. 
Cuvier, Règ. Animal, 2° edit., vol. 2°, p. 304. 
Salmo punctatus. Cuvier, Règ. Animal, vol. 2°, p. 304. 
Salmo marmoratus (Juv.). Cuvier, Règ. Animal., vol. 2°, p. 304. 
Salar ausonii. Cuvier et Valenciennes, Hist. nat. poiss., XXI, 


. 319, pl. 618. 


Heckel una Kner, Sùsswasser, p. 268, fig. 138. 
Salar Baillonii. Cuvier et Valenciennes, Hist. natur. poiss., XXI, 


s1942; pl..619. 


Gunther, Catalog. of fish, VI, p. 87. 
Moreau, Hist. nat. poiss. France, III, p. 539 
Trutta fario. Ma/mgrem, Fischfauna Finlands, p. 337. 

Siebold, Sùsswasserfische, p. 219. 
Canestrini, Prosp. critic., p. 133. 

» Fauna d’Ital., parte III, pesci, p. 24. 
Boniîzzi, Prospett. sistematico dei pesci del Modenese, p. 22. 
Blanchard, Poiss. France, p. 472, fig. 123. 
Canestrini, R., I pesci del Trentino, p. 31. 
De Cartini A., Vertebrati della Valtellina, p. 89. 
Salmo lacustris. Linneo, Sist. Natur., ediz. XII, tom. 1, pag. 510. 
Fatio, Faun. Verteb. Suisse, V. p. 329. 


pa 


IL corpo è tozzo e piuttosto alto (più alto neî maschi che nelle 
femmine). La lunghezza laterale del capo è nei maschi minore che 
l'altezza del corpo, quasi uguale a questa altezza nelle femmine. Il 
mascellare superiore si prolunga posteriormente sîn oltre il margine 
posteriore dell'occhio e s'allarga rapidamente nella sua parte poste- 
riore: lo stelo del vomere ha due fila di denti. La pinna dorsale 
nasce avanti le ventrali, le pettorali sono negli adulti arrotondate 
e piuttosto corte. 

3-5 5, 2 1 DOS 
È 9-10 A. 3.8 V. n.8 P. 11-13 C. 17 divisi. 
Squam. linea later. 105-128. 

Vertebre 60. 


D 


Il corpo è tozzo, di altezza variabile non solo secondo l’età od il sesso» 
ma anche secondo le località. Così nei giovani è meno alto che negli 
adulti, e di questi il maschio ha per lo più corpo più alto che la fem- 
mina. Quegli individui poi che abitano varii dei nostri laghetti alpini, 
ed i grandi fiumi, hanno in generale il corpo più tozzo di quelli dei 
torrenti alpini. 

L'altezza del corpo sta alla lunghezza totale talora come 1 :4,2-4,5, 
generalmente però come 1 : 4,8-5,6. 

Il capo ha forma più o meno conica, secondo l’età e le condizioni; col 
muso ottuso o un po’ più appuntato pure secondo l’età e le condizioni 
di vita: nei giovani è molto più ottuso che negli adulti, e di questi 
quelli che, rinchiusi in laghetti alpini, restano infecondi, hanno col capo 
molto più conico il muso più acuto. 

La lunghezza laterale del capo sta alla lunghezza totale del pesce 
come 1 : 4,2-4,8. 

L’occhio è rotondo, un po’ .più grande nei giovani che negli adulti. 
Il suo diametro sta alla lunghezza laterale del capo come 1 :4-4,9 nei 
giovani, come ]l:5-6 negli adulti. 

Il mascellare superiore arriva posteriormente fin oltre il margine 
posteriore dell'occhio. Nella sua parte posteriore s’allarga rapidamente. 
Però vari esemplari del Lago del Moncenisio avevano quest’'osso che 
si allargava assai gradatamente, avvicinandosi per questo carattere al 
S. carpio (Trutta carpîio) L. 

Le mascelle sono subeguali, però talora l’inferiore sorpassa un poco 
la superiore, specialmente nei maschi e negli individui che vivono nei 
laghi alpini come quello del Moncenisio. 

Sovente nei maschi l'estremità anteriore della mascella inferiore s’in- 
nalza leggermente ad uncino. 


i 

Le mascelle portano denti più o meno forti e più o meno rivolti 
all'indietro. Questi denti mi parvero relativamente più forti nei giovani 
che negli adulti. 

Sono disposti su una sola fila. 

La lingua e il palato sono pure provviste di denti. 

Sulle ossa faringee poi se ne vedono piccoli gruppi. 

Il vomere ha una parte anteriore allargata subtriangolare ed una parte. 
posteriore allungata. Sulla base della parte anteriore porta denti disposti 
trasversalmente. 

Tra la parte anteriore allargata e la posteriore allungata vi è una 
parte ristretta. Sulla linea mediana della parte allungata esiste una ca- 
rena che porta denti disposti in due file. Negli esemplari del lago del 
Moncenisio, cui ho già più sopra accennato, una delle file è quasi nulla 
appariscente, anzi in alcuni ve ne è realmente una sola. 

La piana dorsale ha origine un po’ prima che la metà della lunghezza 
del corpo, senza la caudale. Decresce pochissimo posteriormente ed ha 
il margine quasi rettilineo, o leggiermente concavo. È un po’ più alta 
che lunga nei giovani; negli adulti è quasi ugualmente alta che lunga. 

Ha 3 o 5 raggi semplici. Se 5, i tre primi raggi sono semplici. Poi 
ha 2 raggi articolati indivisi; poi 9 a 10 raggi divisi. 

La pinna adiposa è un po’ varia di forma e di altezza secondo l’età 
e gli individui. È ora quasi diritta ora incurvata all’indietro e presenta 
per lo più un restringimento nella sua parte inferiore. 

Le pettorali hanno il margine convesso e negli individui adulti forma 
arrotondata. 

La loro lunghezza è maggiore che la lunghezza della dorsale e che 
quella delle ventrali. Rivolte al dinnanzi giungono per lo più al bordo 
anteriore dell’occhio; in alcuni adulti solo fino al bordo posteriore. 

Hanno un raggio articolato non diviso ed 11 a 13 divisi. 

Le ventrali nascono o leggiermente all’indietro della metà della base 
della dorsale, o per lo più, sotto al terz'ultimo od al penultimo raggio 
della dorsale. Sono più corte che le pettorali. 

Hanno il margine leggermente convesso, e forma più o meno arro- 
tondata. 

La distanza fra la loro punta e l’ano è uguale a *, o ad ‘|, della 
loro lunghezza. ’ 

Hanno due raggi non divisi: il 1° semplice, il 2° articolato; poi 7 o 8 divisi. 

L’anale nasce subito dopo l’ano. 

Il suo margine è rettilineo o leggermente concavo ed è leggermente 
decrescente. La sua altezza è un po’ minore che l’altezza della dorsale, 
un po’ maggiore che la lunghezza di questa. 

Ha 5 raggi non divisi. I 3 primi sono semplici, i 2 ultimi articolati, poi 
7 08 raggi divisi, 


di 


BS. - 


La caudale è nei giovani abbastanza biloba, coi lobi arrotondati; negli 
adulti insensibilmente biloba, e colle estremità dei lobi abbastanza acu- 
minate; negli individui molto adulti il margine di questa pinna è quasi 
rettilineo. La lunghezza di questa pinna è variabile non solo secondo 
l'età, ma anche secondo le località: la lunghezza del suo più grande raggio 
sta alla lunghezza totale del pesce come 1 :6,2-7,8, talora sino come 
1:8, ed in qualche giovane come 1 : 5,5-5,7. 

Ha per lo più 17 raggi divisi. 

Le squame sono piccole, di forma subarrotondata. Però negli esemplari 
del lago del Moncenisio hanno una forma che s'avvicina molto all’elittica. 

Quelle della linea laterale portano numerose strie concentriche, ed 
un tubulo abbastanza lungo. Hanno il bordo fisso con una lobatura sulla 
parte mediana, e col bordo libero arrotondato. Su questa linea contai 
da 107 a 120 squame. 

Nei maschi all’epoca della frega, gonfiando la pelle, le squame ri- 
mangono più immerse in essa, e sono coperte quasi al tutto da un ab- 
bondante muco. 

La colorazione varia moltissimo nella #rofa, e si può dire che non vi 
è lago o ruscello, che non abbia una propria varietà di colore di trote. 

In quelle che abitano nei torrenti o nei laghi provenienti da ghiacciai 
e perciò con acque molto fredde predomina un colorito più chiaro, cioè 
di color grigio sulle parti superiori, con poche macchie nere, rosse 0 
giallastre; è argenteo sui fianchi e sulle parti inferiori. 

In quelle dei torrenti alimentati da sorgenti e di quelli di pianura in 
generale il colore delle parti superiori può essere: olivastro, brunastro, 
verdastro od anche nerastro, con macchie giallastre, brune, nerastre 
od azzurre, e di forma varia, ora rotonde, ora subquadrate, ora disposte 
come a striscie sinuose. 

Quelle di varie località alpine, per esempio quelle di un piccolo tor- 
rente detto Vortosan nella Valle di Aosta, sono come marmoreggiate 
di bruno sul dorso e sui fianchi sino al ventre. 

All'epoca della frega tutti questi diversi colori si fanno più scuri e 
più vivi. Sovente i fianchi e le parti inferiori divengono grigio-nerastri 
per una fittissima punteggiatura nerastra e le pinne sono nerastre. 

La pinna dorsale per lo più negli adulti è macchiata di bruno o di 
nero. Nei giovani però, specialmente in quelli che abitano acque molto 
fredde, essa è senza macchie. 

Le dimensioni a cui può giungere la zrofa variano molto secondo la 
quantità di nutrimento e secondo le località. 

Nei grandi fiumi e nei laghi piuttosto ampii, può giungere a grandi 
dimensioni, cioè a circa 1 m. di lunghezza: come un esemplare preso 
nel Po, che si conserva nel Museo zoologico di Torino, ed individui da 
me visti del lago di Moncenisio. 


2 RI 


Per lo più, adulte, le #rofe misurano da 50 a 60 cm. 

La colonna vertebrale ha 57-60 vertebre. 

La trota, come abbiamo avuto occasione di vedere, varia moltissimo, 
secondo le località, il sesso e gli individui. Quindi non fa meraviglia 
come se ne sia distinto un gran numero di specie, che ora con ragione 
si riuniscono come fa il Giinther (1), in una sola, il Samo Fario di 
Linneo, comprendendo in essa il Sa/720 Fario di Linneo (2) il S. a/pinus 
di Bloch (3), il S. saratzlis di Schrank (4), il S. punctatus di Cuvier (5), il 
S. marmoratus di Cuvier, il Safar Ausonti di Cuvier et Valenciennes (6) 
e di Heckel e Kner (7), ed il Salar Baittoni di Cuvier et Valenc.; 
e non è senza molta esitazione che io tengo distinta questa specie dal 
S. carpio Linneo, e non seguo per. ora l’opinione del Dott. V. Fatio (8), 
di riunirle cioè in una sola col nome $S. Zacustrîs Linneo. 

I caratteri dati come specifici delle due suddette specie, sono invero 
un po’ variabili specialmente la dentatura del vomere con denti disposti 
su due file e la forma delle squame elittiche nel S. carpio, arrotondate 
nel S. fariîo, Per esempio le trote che si pescano nel lago del Mon- 
cenisio hanno, come ho fatto osservare, molti dei caratteri del S. 
carpio L. mentre quelle che si prendono nel torrente Cenischia che 
proviene dal lago hanno in maggioranza quelli del S. /ario L. 

La trota ama le acque correnti e limpide. 

Preferisce i fondi ricchi di sassi, sotto cui ama nascondersi. 

Si ciba di insetti e di pesci, e distruggendo buon numero di larve dì 
insetti si rende utile all'agricoltura. 

È dotata di grande forza ed agilità. 

Vain frega nei mesi di ottobre, novembre, dicembre, ed in quest’epoca 
rimonta dai fiumi nei ruscelli montani. Le uova di color giallastro o 
giallo aranciato sono poco numerose ; si distaccano dagli ovari a poco a 
poco, e si accumulano libere nella cavità viscerale. Le uova mature 
degli individui che esaminai, avevano un diametro di mm. 4,5. Vengono 
deposte in un solco, che il pesce si scava nella ghiaia del fondo, e ven- 
gono, secondo l'osservazione di vari pescatori da me interrogati, e che 
sarebbe confermata da quanto dice il Fatio (Faun. vert. Suiss., V, p. 375), 
ricoperte in parte con sabbia o ghiaia. 


(1) Catalog. of Fish., Vl, p. 63. 

(2) Syst. Nat., ed. XII, vol. I, p. 509. 

(3) Hest. Nat: Potss., IU; (p:,135) pl. 104. 
(4) Fauna Boica, I p. 320. 

(5) Rèegne anim. vol. 2° p. 304 

(6) Hist. Nat. Poiss., XXXI p. 319 p. 618. 
(7) Susswasserfische, p. 248, fig. 138. 

(8) Faune Vertebr. Suisse, V, p. 325. 


La trota può vivere a grandi altitudini; vive ad esempio, benissimo 
nel lago del Moncenisio a 2000 m. circa di altitudine, ed è così, col Pho- 
xinus laevis Ag. uno dei nostri pesci, che vive a più grandi altezze. 

La #rota viene pescata in varii modi; coll’amo, a cui si mettono per 
esca varie sorta di insetti e di larve di questi, specialmente larve di 
friganee. È poi il pesce che abbocca meglio alla cosidetta mosca arti- 
ficiale, cioè all’amo munito di un insetto artificiale fatto per lo più 
con penne di uccelli. Si pesca pure con la fiocina, con varie sorta di 
reti, come lo sferone, la negossa, la nassa, la razzuola, ecc. 

In alcune delle nostre valli alpine, per esempio in alcuni paeselli della 
valle d'Aosta, si pesca in un modo assai curioso. Il pescatore va di notte 
nei torrenti munito di una lanterna speciale fatta a boccia e munita di 
un lungo tubo per non lasciar passare l’acqua e dare l’aria necessaria 
alla fiamma. Immerge questa lanterna nei siti dove sa esservi Zr’ote. 
Queste, attratte dalla luce, vengono intorno alla lanterna; allora il 
pescatore solleva adagio adagio la lanterna, il pesce segue la luce e 
viene così a fior d’acqua, dove il pescatore con un rapido e ben ag- 
giustato colpo di falcetta lo uccide. 

Si uccidono pure in buon numero col fucile sparando su esse quando 
all’epoca della frega vengono presso le sponde dei fiumi e torrenti. 

Questo pesce ha carne squisita ed ovunque molto pregiata. 

Il colore della carne varia secondo le località. La carne di quelle 
della maggior parte dei fiumi e torrenti di pianura è bianca o legger- 
mente rosea. Quella delle trote dei torrenti e laghi alpini secondo le 
località, è 0 rosea, o giallastra, o rossastra. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Torino (torrente Stura) — 
Moncalieri (Po) — Locana (torrente Orco) — Lago del Moncenisio 
(2000 m. sul livello del mare) — Aosta (Dora Baltea). 


i — 


Famiglia CYPRINIDAE. 
Genere CYPRINUS Linneo. 


Cyprinus earpio Linneo. 
Nome italiano. — Carpa. 


Nome piemontese. — Carpa. 
Cyprinus carpio. Linneo, Syst. Natur., ed. XII, p. 525, ed. XIII 


cur. Gmel. I-II, p. 141. 


=] 


Bloch, Hist. nat. des poiss., I, p. 77, pl. XVI. 

Lacépède, Hist. natur., V, p. 504. 

Cuvier, Règne animal, II, p. 191. 

Bonaparte, Faun. Ital., fasc. XVIII, pi. 108, fig. 1. — Catal. Metod. 


. 26, n. 140. 


Cuvier et Valenciennes, Hist. natur. poiss., XVI, p. 23. 

De Filippi, Cenni, p. 9. 

De Betta, Ittiologia veronese, p. 58. 

» Materiali ecc., p. 133, sp. 9. 

Gunther, Catalog. of fish, vol. VII, p. 25. 

Heckel und Kner, Sùsswasserfische, p. 54, fig. 21. 

Nardo, Prospetti sistematici, p. 72. 

Siebold, Sùsswasserfische, p. 84. 

Ninni, Cenni, p. 36, sp. X. 

Canestrini, Prosp. crit., p. 64. 

Bonizzi P., Prospetto sistematico dei pesci del Modenese p. 10. 

Canestrini, Fauna d’Italia, parte III, Pesci p. 10. 

Pavesi, Pesci e Pesca, p. 24. 

Dei Apelte, Ittiologia ecc. Provincia Senese, p. 19. 

Giglioli, Elenco mamm. uce. pesci, ecc., p. 43, n. 389. 

Fatio, Faune des vertébrés de la Suisse, p. 171. 

Canestrini R., Pesci del Trentino, p. 16. 
Cyprinus rex eyprinorum. B/och, Hist. nat., I. p. 89, pl. XVII. 
Cyprinus nudus. 2/oc/, Fische Deutschl, III, p. 178. 
Cyprinus coriaceus. Lacépéde, Hist. nat., V, p. 528. 
Cyprinus regina. Bonaparte, Faun. Ital., fasc. XIII-XVIII, tav. 108, 


Cat. met., p. 26, n. 131. 


fig. 1. 


Cuvier et Valenciennes, Hist. natur. poiss., XVI, p. 63. 
Hecket und Kner, Sùsswasserfische, p. 62, fig. 26. 
Cyprinus hungaricus. Zecke?, Ann. Wien. Mus., I, p. 222, tom. 19, 


pen 


bare: Via 


 Cuvier et Valenciennes, l. c. XVI, p. 65. 
Bonaparte, Cat. met., 26, n. 142. 
Heche! und Kner, Sùsswasserfische, p. 60, fig. 23-24. 
Cyprinus elatus. Bonaparte, Fauna ital., fase. XVII-XVIII tav. 108, 
fig. 3. — Cat. met., p. 26, n. 146. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. natur. poiss., XVI, p. 62, 


Cyprinus acuminatus. Zecke! und Kner, Sisswasserfische, p. 58, 
fig. 22. 


IL corpo è atto, coperto di squame grandi, dî forma subquadrata. 
IL muso è ottuso; la bocca è terminale, grande, con grosse labbra e 
munita di 4 barbette robuste e lunghe, di cui quelle del paio supe- 
riore sono più corte che quelle del paio inferiore. La dorsale è molto 
più lunga che alta; l’anale subquadrata è più alta che lunga, en- 
trambe hanno un raggio osseo robusto fornito di grossi denti; la 
caudale è profondamente incisa a mezzaluna. Le ossa faringee hanno 
denti în triplice serie con questa disposizione: 1, 1, 3. La loro corona 
è appiattita e solcata trasversalmente. Contansi 34-39 squame sulla 
linea laterale. 


3-4 1 gi: 3 Ja 


LS 


Il corpo è piuttosto compresso lateralmente specialmente sulla coda. 
Il profilo superiore è più o meno convesso, in alcuni individui lo è 
pochissimo. Il profilo inferiore è quasi rettilineo, leggermente concavo 
dall’anale alla caudale. 

La linea laterale parte dall’angolo superiore dell’opercolo e con per- 
corso quasi rettilineo termina a metà circa dell’altezza della base della 
codale; su questa linea contansi 34-39 scaglie. L’altezza massima del 
corpo sta alla lunghezza totale del pesce come 1 : 3,4-4,1; alla lunghezza 
totale senza la pinna codale come 1 :2,4-3,7. 

Il capo visto lateralmente è di forma quasi conica. 

La sua fronte è piana, discendente. 

Il profilo superiore del capo ora continua la curva del profilo superiore 
del tronco, ora forma con esso, negli individui a dorso molto convesso, 
un angolo. La sua lunghezza laterale sta alla lunghezza totale del pesce 
come ] : 3,9-4,5. 

La bocca è terminale. 1l suo squarcio è poco ampio; giunge al più 
sotto alle narici; è un po’ obliquo, in alcuni quasi orizzontale. Ha labbra 
carnose. Da ciascuna parte vi sono due barbette. Le superiori sono più 


i, Sia 


corte (‘/, 0 ‘|, il diametro dell’ occhio) le inferiori più lunghe (un po’ 
più, o un po’ meno che il diametro dell'occhio). 

L'occhio è rotondo, prossimo alla sommità della fronte; il suo dia- 
metro sta alla lunghezza laterale del capo come 1 :4,7-6,5. È relativa- 
mente più grande nei giovani che negli adulti e nei vecchi. 

Sul capo vi sono varie linee di pori. 

L’opercolo è grande e con forti strie disposte a ventaglio che partono . 
dall'angolo superiore anteriore. 

I denti faringei sono da ciascuna parte 5, disposti in 3 serie. La serie 
posteriore ha tre denti. Di essi due hanno corona appiattita solcata, 
il terzo, l’inferiore, ha una corona tubercolosa. Le altre due serie hanno 
ciascuna un piccolo dente con corona appiattita. 

Le pinne pettorali hanno il margine arrotondato; nascono sotto l’an- 
golo superiore dell’opercolo, e la loro punta dista dall’origine delle 
ventrali di ‘/, o ‘/, della loro lunghezza. Hanno 1 raggio semplice e 14 
a 16 divisi. 

Le ventrali nascono al disotto del 2° o del 3° raggio diviso della dor- 
sale. Sono, o uguali all'altezza dell’anale, o un po’ più lunghe di questa. 

La loro lunghezza misura dai 4, ai %, dell'altezza del corpo. 

Hanno un margine leggermente arrotondato. Portano 2 raggi semplici 
ed 8 divisi. Dei 2 semplici il 1° è piccolo, osseo, non articolato, il 2° è 
articolato. 

La dorsale nasce un po’ al davanti della perpendicolare innalzata 
dall'origine delle ventrali e termina al disopra del penultimo raggio 
dell’anale e al disopra del fine di questa. È più alta in corrispondenza 
dei primi raggi fino al 4° od al 5° diviso, poi si abbassa e scorre quasi 
parallelamente al dorso ; il suo raggio più lungo (il dentato od il 1° di- 
viso) è o un po’ minore o quasi uguale all’altezza dell’anale. Porta 3 
o 4 quattro raggi semplici, l’ultimo dei quali fortemente dentato, coi 
denti rivolti in basso. Dopo vi sono 19 o 22 raggi divisi. 

L'anale nasce al disotto del quart’ultimo raggio diviso della dorsale. 
Porta 8 raggi: 3 semplici, di cui il 3° è dentato, e 5 divisi. 

La pinna caudale è profondamente incisa a mezzaluna, coi lobi sub- 
uguali e leggermente arrotondati. Ha per lo più 17 raggi divisi. 

Il corpo è coperto di squame grandi, quasi quadrate, o quasi penta- 
gonali; e che presentano piccoli radii partenti da un nodo posto quasi 
centralmente. Il bordo posteriore presenta lobi, ed un fascio di solchi che 
vanno a convergere al nodo centrale. 

Il colore delle parti superiori è bruno verdastro, o bruno rossastro 
od azzurrastro, o verde-nero, od olivaceo. Sui fianchi queste tinte si fon- 
dono e vi sì vedono bei riflessi rossi o dorati. Il bordo libero delle 
scaglie è orlato di fitti puntini neri, che formano come tante maglie 
che coprono il corpo. 


a GE 


Le labbra sono giallastre. Delle barbette, le inferiori sono giallastre 0 
rossastre, le superiori olivastre. — Le parti inferiori sino all’anale, cioè 
sul ventre, sul petto e sulla gola sono biancastre o giallastre; dall’anale 
alla codale sono gialle od aranciate. La dorsale è grigio verdastra. L’'anale 
e le ventrali grigiastre o rossastre, coi raggi aranciati. La codale 
è olivastra o nerastra talora con sfumature rossastre. 

La carpa cresce abbastanza presto, e giunge adulta per lo più alla 
lunghezza di 45 a 50 cm. Sovente anche però può arrivare a dimensioni 
molto maggiori e, sebbene da noi i grandi individui si trovino più ra- 
ramente che in altri paesi, dove questo pesce è oggetto di allevamento, 
pure ne vidi nel Vercellese individui di 60 cm. di lunghezza, e nel 
Museo zoologico di Torino se ne conserva un esemplare che misura 
cm. 85. 

Questo pesce varia moltissimo nella forma e nell’altezza del corpo. 
Le diverse sue variazioni furon ritenute come specie diverse dai vari 
autori. Quelle dal corpo molto elevato ebbero dal Bonaparte (1) il nome 
di Cyprinus elatus. Quelle all’incontro dal corpo molto allungato 0 
poco alto ebbero dall’Heckel (2) il nome di Cyp. hungaricus. 

Il Cyp. regina del Bonaparte sta per la forma del corpo fra le due 
sopradette. Io trovai anche in individui della stessa località alcuni dei 
caratteri attribuiti a queste tre forme con moltissime forme di passaggio. 
Perciò, come del resto fu già dimostrato da molti autori, fra i quali 
Gunther (3), Canestrini (4), Fatio (5), credo doversi ritenere semplici 
varietà del Cyp. carpîio Lin., queste tre forme. Così pure trovai la 
forma acuta del muso propria del Cyp. acuminatus Heck. und Kner 
(Cyp. angutatus et thermatis Heck.). L'altezza del corpo però in questi 
individui non è quella attribuita dai suddetti autori a questa specie, ma 
all'incontro la lunghezza delle pinne ventrali ed anale si avvicina 
molto a quella assegnata al Cyp. acuminatus Heckel und Kner. Per cui 
vista la grande variabilità che la carpa presenta nell’altezza del corpo 
nei diversi individui credo anche questa una semplice varietà. 

Non trovai in Piemonte la varietà a squame grandi e rade cioè il 
Cyprinus rex cyprinorum di Bloch (6), nè la varietà nuda Cyp. co- 
riaceus Lacépède (7). 

La carpa ama le acque stagnanti o poco correnti. Così la troviamo 


(1) Fauna Italica, fasc. XVII, XVIII, fig. 108, fig. 3. 
(2) Ann. Wien. Mus., I, p. 222, tom. 19, fig. l. 

(3) Catalog. of Fish, VII, pag. 25. 

(4) Prospetto critico, p. 64. 

(5) Faun. Vert. Suiss., IV, p. 189. 

(6) Hist. Natur. I, p. 89, pl. XVII. 

(7) Hist. Nat., V, p. 528. 


a TRO PE 0] 
di #1; ae 
< Tea bi 

È : 


id 


negli stagni, nelle insenature tranquille dei corsi d’acqua e nelle gore 
dei mulini. Preferisce i siti ove vi sono molte piante acquatiche. Si ciba 
di piante acquatiche, di detriti animali, ed anche di piccoli animaletti 
come vermi e insetti. 

La frega avviene in maggio 0d in giugno, qualche volta anche in luglio. 
Le uova sono deposte in siti tranquilli, sulle piante acquatiche, a poca 
profondità. Sono piccole e numerosissime, e di colore verdastro. 

Da qualche anno nell’alto Piemonte, specialmente nella valle del Po 
al disopra di Torino, la carpa va facendosi rara. Comunissima ancora 
la troviamo nel Vercellese. 

Nel Piemonte non è, come in molti altri paesi, oggetto di allevamento, 
il che è da deplorarsi, potendo l'allevamento delle carpe dare un buon 
reddito perchè la sua carne è stimata assai. Si pesca in vari modi: 
colla nassa e con varie sorta di reti, come la razzuola, lo sferone. I 
grandi individui sì pescano anche colla fiocina. All’amo morde abbastanza, 
e si usano varie sorta di esca, come pane, piselli cotti, formaggio, 
o anche lombrici o qualche insetto. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: La Motta (Vercellese) — Trino 
Vercellese (Gore di Mulini) -— Moncalieri (Po). 


Genere TINCA Cuvier. 


Tinca vulgaris Cuvier. 


Nome italiano. — Tinca. 

Nome piemontese. — Tenca. 

Cyprinus tinca. Linneo, Syst. Natur. I, p. 526 ed. XIII, ed. cur. 
Gm. I-III, p. 1413. 

Bloch, Hist. Nat. poiss., I, p. 70. 

Lacépède, Hist. Nat. des poissons, 1778, pl. XIV-V, p. 186. 
Cyprinus tinca auratus. 2/0c/, Hist. Nat., I, 1805, p. 47, p. XV. 
Tinca vulgaris. Cuvier, Règ. Anim., II, p. 191. Règ. Anim,, ill. 

p. 218, ph. 94. 

Cuvier et Valenciennes, XVI, p. 322, pl. 484. 

Nardo, Prospetti sistematici, p. 72, 91, 99. 

De Filippi, Cenni, p. 9. 

Bonaparte, Cat. Met., p. 28, n. 164. 

De Betta, Ittiologia veronese, p. 70, sp. IX. 

» Materiali, p. 133, sp. II. 


= 


Ra 


Heckel und Kner, Siùsswasserfische, p. 75, fig. 34. 
Ninni, Cenni, p. 43, sp. XIII. 
Canestrini, Prospetto crit., p. 25. 
Boniîzzi, Prospetto sistematico pesci Mod., p. 12. 
Grinther, Catal. of Fishes, VII, p 264. 
Canestrini, Fauna d’Italia, parte III, pesci p. 12. 
Fatio, Faune des Vert. Suisse, IV, p. 210. 
Giglioti E. H., Elenco ecc., p. 48, n. 389. 
Canestrini R., Pesci del Trentino, p. 21. 
De Carlini A., Vertebrati Valtellina, p. 86. 
Tinca ehrysitis. Bonaparte, Faun. Ital., III, fasc XVIII. 
Tinca italica. Bonaparte, Faun. Ital., III, fasc. XVIII. 


Il corpo è tozzo, coperto di squame piccolissime, tutte le pinne sono 
arrotondate. La pinna dorsate ha origine dietro le ventrali. Ciascun 
angolo della bocca ha uni barbelta corta. I denti faringei sono di- 
sposti su una sola fila, foggiati a clava ed în numero di 4 nel lato 
destro e 5 nel sinistro oppure raramente 5 da ambidue i lati. Contansi 
sulla linea laterale 90-120 squame. 


3-4 ] 2 34 ua 
D. 359 P. 1515 1 859 A. 6-8 C. 17 divisi. 


Il corpo è tozzo, leggermente compresso lateralmente. La coda è più 
compressa del tronco. Il profilo superiore descrive una curva ascendente 
fino al davanti della dorsale; poi ora va gradatamente abbassandosi fino 
all’origine della caudale, dove s’innalza un poco, ora è piuttosto con- 
cavo dalla dorsale fino alla caudale. Il profilo inferiore del corpo appare 
lesgermente convesso fino all’ano, lungo l’anale descrive una linea 
obliqua ascendente; dall’anale alla codale è leggermente concavo. Il 
corpo presenta la sua maggior altezza verso il principio della dorsale. 
Questa altezza sta alla lunghezza totale del pesce come 1 :3,5-4,9. 

Il capo è generalmente largo, arrotondato, di forma quasi ovale; 
qualche volta è quasi conico ed abbastanza acuminato. La sua lunghezza 
laterale, sta alla lunghezza totale del pesce come 1 :4,2-6,9. 

Lo squarcio della bocca è un po’ obliquo. Le labbra sono spesse e 
carnose, la bocca è un po’ protrattile. A_ ciascun angolo porta una bar- 
betta corta la cui lunghezza sta alla lunghezza laterale del capo come 
1:5,2-7,5, e che è un po’ più lunga nei giovani che nei vecchi. Si vedono 
sul capo varie linee di pori ben apparenti. Una facendo seguito alla 
linea laterale circonda la parte posteriore superiore del capo e va ad 
unirsi colla linea laterale opposta. Un’altra partendo dalla parte poste- 


MST TS O LI n MR LA he i. 4 iL f 
i POL et da > ai | i di: 


riore superiore del capo va sino alle narici. Un'altra partendo dall’an- 
golo superiore dell’opercolo s’abbassa, circonda la metà inferiore del- 
l'orbita e va sino all'apice del muso. Un'ultima partendo dall’angolo 
superiore del preopercolo e circondandone il margine posteriore va sin 
sotto al mascellare inferiore. Le narici sono doppie. Si aprono circa al 
terzo posteriore dello spazio preorbitale. L'apertura anteriore è poste- 
riormente circondata da una papilla carnosa che fa da valvola, potendo . 
abbassata coprire l’apertura posteriore. 

L’occhio è rotondo, più o meno piccolo, molto mobile, ma posto la- 
teralmente nella parte superiore del capo. Il suo diametro sta alla lun- 
ghezza laterale del capo come 1:3,8-5,7. La proporzione 1 :3,8 fu 
trovata da me solo in individui molto giovani, di 51 mm. e di 38,5 mm. 
di lunghezza totale. 

Lo spazio interorbitale sta alla lunghezza laterale del capo come 
1:2,4-3.7. 

Le ossa faringee portano denti disposti in una sola fila in generale 
in numero di 4 da una parte e 5 dall’altra, qualche volta 5 da ambe 
le parti. La corona di questi denti, se un poco usata, è piatta e poco 
uncinata all'estremità posteriore. 

La pinna dorsale nasce un po’ all'indietro dell'origine delle ventrali. 
È molto più alta che lunga. La sua altezza supera di */,, a >|. la sua 
lunghezza. È più alta nei giovani che negli adulti, e in questi, un po’ 
più alta nei maschi che nelle femmine. Porta 11 a 13 raggi. Il primo ed 
il secondo raggio sono semplici ed assai corti; il terzo è articolato solo 
all’apice, il quarto è articolato; tutti gli altri sono tutti più o meno divisi. 

Le pinne pettorali nascono sotto all’angolo posteriore dell’opercolo- 
Sono più lunghe nei maschi che nelle femmine. In quelli giungono so- 
venti fino all'origine delle ventrali, nelle femmine ne distano di ‘|, a ‘|, 
ed anche di più che '/, della loro lunghezza. La loro forma è quasi 
ovale o quasi arrotondata. Portano 16 a 18 raggi. Il primo raggio è 
semplice, gli altri divisi. 

Le ventrali nascono un po’ prima della perpendicolare abbassata dal 
principio della dorsale. Giungono nei maschi e nei giovani fino all’ano. 
In alcuni maschi sorpassano di molto l’ano giungendo fino all’origine 
dell’anale. Nelle femmine adulte sono più corte. Hanno 10 a 11 raggi: 
2 semplici, gli altri divisi. 

Nei maschi, specialmente all’epoca degli amori, queste pinne presen- 
tano il 2° raggio semplice molto ingrossato e robusto, il che, come os- 
servò il professore Canestrini (1), induce uno sviluppo grande delle 
ossa anteriori e posteriori del bacino. 


(1) Prosp. crit., p. 70. — Faun. Ital., p. III, pesci p. 13. — Caratt. sessuali 
second. della Tinca in Att. Soc. Ven.-Trent. Padova, vol. I, fasc. 2, tav. IV. 


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Il principio dell’anale dista dall’ano un po’ più o un po’ meno di ‘|, 
della lunghezza della sua base. Ha un contorno arrotondato. Abbassata, 
in molti maschi arriva sino all'origine della caudale; nelle femmine ne 
dista più o meno. Porta 9 o 12 raggi: i primi 3 o 4 semplici, gli altri 
6 od 8 divisi. 

La codale è leggermente lobata. La lobatura è più accentuata nei 
giovani; negli individui molto vecchi, il margine della caudale è quasi 
diritto. La sua lunghezza è varia. È maggiore nei giovani che negli 
adulti. Sta alla lunghezza totale del pesce come 1:5-5,2 nei giovani, 
come 1 :5,5-6,2 negli adulti e nei vecchi. 

Il corpo è coperto di squame piccole, elittiche, sottili, e che portano 
numerosi raggi, che partono da un nodo posto presso il bordo fisso. 

La linea laterale comincia all’angolo superiore dell’opercolo, e di- 
scendendo un poco descrive una leggera curva, e termina alla metà 
circa dall’altezza della radice della codale. Contansi su questa linea da 
90 a 120 squame. 

Il colore delle parti superiori è: sul dorso verde-olivastro o bruno, 0 
verdastro, più o meno scuro; sui fianchi in generale si fa più chiaro, 
e sovente presenta riflessi dorati. Le labbra negli individui dalla tinta 
scura sono rosse, negli altri biancastre o rosee. Le pinne dorsale, codale, 
e anale sono nerastre o violette. Le pettorali e le ventrali sono sovente 
rossastre alla base. 

Le finche del lago di Candia presso Ivrea presentano tutte sulle parti 
superiori un colorito quasi nero, dovuto a minutissimi puntini neri assai 
ravvicinati su un fondo verdastro, specialmente sul capo e sul dorso. 
Sulle parti inferiori fino all’anale sono di color aranciato vivo ed alcune 
biancastre. Le labbra sono rosse. Le pinne nerastre. Hanno pure il corpo 
assai alto, il capo molto lungo (la lunghezza laterale del capo sta alla 
lunghezza totale del pesce come 1 :3,1-3,9), e il muso abbastanza acuto. 
In quanto alla forma corrispondono alla figura data della inca da 
Heckel e Kner (Sisswasserfische, p. 75) e che non corrisponde per la 
forma del capo a nessuna delle tinche delle altre parti del Piemonte, 
e che è diversa pure dalle figure date della 77nca dalla maggior parte 
degli autori. 

Non ho trovato la varietà Ciprinus tinca auratus di Bloch avente 
colorito giallo dorato con macchie nere, e che il Fatio trovò nella 
Svizzera. 

La tinca cresce assai presto. Le finche allevate negli stagni dì irri- 
gazione presso Ceresole d'Alba, messe nel marzo negli stagni lunghe 
70 o 80 mm. quando, verso la metà di ottobre, questi si prosciugano, 
hanno quasi tutte la lunghezza di 200 a 250 mm. 

Giungono a mole più o meno grande secondo le località e le condizioni 
più o meno favorevoli. Per lo più giungono al peso di 2 o 3 kg. Però 


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sovente, in condizioni favorevoli, giungono a molto maggior mole. Ne 
vidi di quelle che pesavano 4 o 5 kg: ed una, pescata presso un mulino 
del Vercellese, che pesava 6 kg. 

Il Bonaparte (1) ha descritto due specie di tinche proprie dell’Italia, 
la 7. italica e la T. chrysitis. La seconda sarebbe propria del solo 
Piemonte. Fu già da vari autori dimostrato (2) che queste due specie 
non sono da ritenersi come buone. Il Bonaparte dà, come specifici di 
esse, caratteri molto variabili; come la lunghezza del capo, l’altezza del 
capo e l’altezza della pinna dorsale, caratteri tutti che, come si può 
vedere dalla data descrizione, sono variabili assai. Inoltre i caratteri 
della diversa robustezza dei raggi delle ventrali, non è già specifico, 
ma sessuale. Nelle tinche del Piemonte però ho trovato più frequente 
la forma del corpo corrispondente alla forma 7. crysitis Bp. E solo in 
quelle allevate negli stagni di irrigazione predomina la forma della 
T. italica Bp. 

La Zînca vive nei laghi, negli stagni, nei fossati, nei canali, nelle 
paludi e nei fiumi dove l’acqua è molto tranquilla e specialmente 
presso i mulini, Ama un fondo melmoso e ricco d’erbe. 

È poco vivace, eccetto al tempo degli amori in cui si vedono nuotare 
qua e là, in cerca di un luogo atto a deporre le uova, in generale una 
femmina seguita da vari maschi. È pure vivace quando d'estate il tempo 
è minaccioso. Allora negli stagni, dove esse sì trovano in grande quantità, 
sì ode un rumore secco, che esse producono collo sbattere le labbra 
alla superficie dell’acqua. Nella cattiva stagione si nascondono nella 
melma. La frega, secondo le località e le condizioni di vita, avviene 
dalla seconda metà di maggio a tutto giugno. Qualche volta fino alla 
prima metà, od anche fino a tutto luglio. 

La femmina depone le uova sulle piante acquatiche, presso la sponda. 
Queste sono molto piccole e numerosissime. Bloch ne ha contate 297,000 
in un individuo, 

La tinca si ciba di piccoli animali, come vermi, insetti e piccoli mol- 
luschi; di vegetali, e specialmente di detriti animali e vegetali che 
trova abboccando la melma. 

Resiste lungo tempo fuori dell’acqua, in grazia dello sviluppo della 
membrana, che circonda l’opercolo. Così può essere trasportata viva 
per lunghi tragitti, avvolta nell’erba umida. 

Da noi è stimata assai la carne di quelle dei laghi, e più di quelle 


allevate negli stagni di irrigazione; disprezzata invece la carne di quelle 
che vivono nelle paludi. 


(1) Fauna Italica, fasc. XVIII, tav. 109, fig. 1 e 2. 


(2) CANESTRINI, Prosp. crit., p. 75. — FaTlo, Faun. Vertébr. Suisse, IV, 
p. 223. 


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Questo è l’unico pesce, di cui nel Piemonte si faccia un allevamento, 
poichè, come ho già detto, negli stagni di irrigazione sono allevate in 
gran numero; e questi danno così ai proprietari un prodotto quasi 
uguale a quello dato da un egual spazio di terra coltivata. Si mettono 
al mese di marzo i giovani lunghi 60 o 70 mm., e al mese di ottobre 
sì prosciugano gli stagni, e si raccoglie il pesce. Si mette per lo più 
un giovane /wcecio ogni 200 /inche circa per moderare la troppo grande 
moltiplicazione delle /inche. 

La inca vive ad altitudini abbastanza grandi. Da noi la più grande 
altitudine, dove l’ho trovata, è a 1500 m. circa sul livello del mare, 
cioè nei laghi della Ferrera presso Susa, dove però fu importata ed ora 
è rarissima. 

Si pesca colla nassa, colla razzuola e coll’amo, cui si mette un lom- 
brico per esca. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Casale (paludi) — Torino 
(Dora riparia) — Novarese (stagni) — Rivarossa Canavese — Ivrea 
(Lago di Candia) — Ceresole d'Alba (stagni) — Moncalieri (paludi) — 


Laghi della Ferrera (1500 m. sul livello del mare). 


Genere BARBUS. 


Barbus plebejus Valenciennes. 


Nome italiano. — Bardo. 
Nome piemontese. — Bard. 
Barbus plebejus. Va/en. in Cuv., Règ. Anim., 2 ed. II, p. 213. 

Règ. Anim., ill., p. 217. 

Bonaparte, Icon. Faun. Ital., tom. III, 1839, fasc. XXV, 129, punt. 
XX, fasc. 110, fig. 1. 

Bonaparte, Cat. Met., p. 27, n. 156. 

Cuvier et Val., Hist. Natur., XVI, p. 139, pl. 462. 

Heckel una Kner, Sùsswasserfische, p. 82, fig. 38. 

Nardo, Prospetti sistematici, p. 72. 

Camnestrini, Prospetto critico, p. 72. 

Giinther, Catal. of. Fishes, VII, p. 88. 

Bonizzi, Prospetto sistematico pesci Modenesi, p. 14. 

Ninni, Cenni, p. 39, sp. XI. 

Canestrini, Faun. It., parte III, pesci, p. 11. 


Giglioli E. A., Elenco, p. 43, n. 391. 
Fatio, Faun. Vert. Suiss., vol. IV, p. 254. 
Canestrini L., Pesci del Trentino, p. 19. 
De Carlini A., Vertebrati della Valtellina, p. 86. 

Barbus fluviatilis. De Fé/ippî, Cenni, p. 8. 
De Betta, Materiali, p. 134. 

» Ittiologia veronese, p. 73. 

Monti, Notizie dei pesci del Canton Ticino, 1864, p. 27. 
Dei Apelte, Ittiologia provincia senese, p. 21. 

Barbus eques. Valenciennes in Cuvier, Reg. Anim., 2° ed. II, p. 273. 
Bonaparte, Icon. Faun. It., tom. III, p. 129, tav. 110, fig. 2, fase. 

XXV-1839. 

Bonaparte, Catalog. Metod., p. 27, n. 155. 
Cuvier et Valenciennes, XVI, p. 140, pl. 463. 
Heckel und Kner, Sùsswasserfische, p. 84, fig. 39. 


Il raggio osseo delta dorsale è poco robusto, flessibile specialmente 
nella sua metà superiore, e finamente dentato ora fino ai *|, della 
sua lunghezza, ora solo circa sulla sua metà inferiore. Le squame 
sono piccole; se ne contano 66-75 sulla linea laterate. 


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0 8-9 16-17 lo 5 


Il corpo ha forma allungata; il profilo superiore è più 0 meno con- 
vesso, e sì innalza dolcemente, o procede quasi rettilineo sino alla 
dorsale, poi si abbassa ora dolcemente ora quasi insensibilmente sino alla 
codale. Il profilo inferiore è un po’ convesso fino all’anale. Dopo l’anale 
si incava e si fa quasi parallelo al profilo dorsale. 

L’altezza del corpo sta alla lunghezza totale del pesce come L :3,4 
(in femmine piene d’uova), e generalmente come 1 : 4,5-5,9. 

Il capo è allungato. Il suo profilo superiore è più o meno convesso. 
Qualche volta tra le narici trovasi una leggiera gibbosità. La sua lun- 
ghezza laterale sta alla lunghezza totale come 1 :4,3-5,1. È ora molto 
più lungo che l’altezza del corpo, ora poco maggiore che questa, o quasi 
uguale. L'altezza del corpo sta alla lunghezza del corpo come 1 : 1,04-1,3. 

Il muso è prolungato oltre la bocca, ed un po’ rigonfio. La bocca è 
inferiore, il suo squarcio ha forma di un ferro di cavallo, ed arriva sin 
sotto alle narici. Ha labbra in alcuni individui spessissime, in altri un 
po’ meno. Da ciascuna parte vi sono due barbette, più o meno grosse, 
di lunghezza disuguale. Le anteriori sono un po’ più corte. Le poste- 
riori, se si rivoltano al davanti, ora giungono sino all'apice del muso, 


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ora lo oltrepassano. Rivolte all’indietro, le anteriori arrivano sino sotto 
le narici od al di là di queste (in alcuni quasi sino sotto il margine 
anteriore dell'occhio). Le posteriori arrivano sino sotto al margine po- 
steriore dell'orbita o lo oltrepassano. Nei giovani le posteriori o non 
arrivano o arrivano appena al margine posteriore dell'orbita. Invece 
le anteriori, essendo nei giovani lo spazio preobitale minore arrivano 
rivolte all’indietro quasi sino sotto all'occhio. 

L'occhio è posto lateralmente, ma nella parte superiore del capo. 
E più grande nei giovani che negli adulti. Il suo diametro nei miei 
esemplari sta alla lunghezza laterale del capo come 1 :4,3-8,2. (Il Ca- 
nestrini, Prosp. crît., p. 71, dà il rapporto 1 : 4,8-5). 

Lo spazio preorbitale è minore nei giovani che negli adulti. Il dia- 
metro dell’occhio vi è compreso da 1,7 a 4 volte. 

Lo spazio preorbitale comprende da 1,6 a 2,6 volte il diametro del- 
l'occhio. Questo spazio è molto minore nei giovani che negli adulti. 

L’opercolo è trapezoidale e liscio. 

Le ossa faringee inferiori portano 10 denti in 3 file in generale di- 
sposti così: 2, 3,5. Questi hanno una forma a cucchiaio. 

La pinna dorsale nasce un po’ più al davanti che le ventrali: circa 
alla metà delia lunghezza del corpo. 

La sua lunghezza sta alla lunghezza laterale del capo come 1 : 1,9-2-3. 
È di forma trapezoidale. Ha il margine superiore quasi rettilineo. In 
molti decresce lentamente all'indietro; in alcuni abbastanza rapidamente; 
in questi l’ultimo raggio è solo poco maggiore che la metà della lun- 
ghezza del raggio più lungo. La sua maggior altezza è o uguale o un 
po’ minore che la lunghezza delle pettorali, quindi minore che l’altezza 
del corpo, però in individui molto giovani (di 55 a 60 mm.) è uguale 
o quasi uguale a questa. 

Porta da 12 a 13 raggi: 4 non divisi, di cui il 1° rudimentale e 
pseudospinoso come il 2°; il 2° ed il 4° articolati; poi ne ha 8 0 9 divisi; 
il 4° non diviso, che è il più lungo, è quasi uguale al 1° diviso, è 
rigido nella sua metà inferiore, flessibile e più distintamente articolato 
nella sua metà superiore. Inoltre per i */, inferiori o quasi solo per la 
', della sua altezza. sul bordo posteriore porta due file di piccoli denti, 
di cui alcuni bilobi, un po’ rivolti verso il basso, o diretti quasi oriz- 
zontalmente. 

Nei giovani la dentellatura è più estesa ed appare, in proporzione, 
più forte che negli adulti. 

Le pettorali nascono al dissotto dell'angolo superiore dell’opercolo; 
hanno la punta un po’ arrotondata, ed il margine inferiore un po’ con- 
vesso, poi rientrante. Sono più o meno larghe e più o meno allungate, 
ma sempre più lunghe che l’altezza della dorsale. 

Sono più lunghe nei maschi che nelle femmine. 


Hanno 17 a 18 raggi: uno semplice, articolato, poco più corto che il 
1° diviso; poi 16 a 17 divisi di cui il 2° è il più lungo. 

Le ventrali cominciano al disotto del 1° o del 2° raggio diviso della 
dorsale. Hanno un margine un po’ arrotondato. La lunghezza del loro 
raggio più iungo è o uguale (nei maschi) o molto minore (nelle fem- 
mine) che l’altezza dell’anale, essendo nei maschi l’anale meno alta che 
nelle femmine. Hanno 10 raggi, di cui due semplici. Di questi il primo 
è molto corto, osseo, e strettamente addossato al 2° semplice, e ricoperto 
dalla pelle, in modo che senza toglier questa non se ne può constatare 
la presenza. Il 2° semplice è articolato e lungo un po’ meno che il 
1° diviso. Gli altri sono divisi. L'ultimo, che è il più corto, misura 
più che la metà della lunghezza del 1°, che è il più lungo. 

L'’anale ha origine in generale al disotto del punto, che segna la metà 
della lunghezza tra il principio dorsale e la base della codale, ossia su- 
bito dopo l’ano. Arriva colla sua punta più o meno vicino alla base 
della caudale: più vicino nelle femmine, meno nei maschi. È un po’ acu- 
minata alla sommità; ha il suo margine posteriore ora un po’ convesso 
ora quasi rettilineo, e qualche volta (sebben raramente) un po? concavo. 
La lunghezza della sua base è un po’ più o un po’ meno che i *|, del- 
l’altezza o alcune volte quasi la ‘|, dell'altezza. Ha 8 raggi, 3 semplici 
di cui il 1° non articolato, gli altri due articolati. Poi 5 divisi: il 5° 
diviso quasi sino alla base. 

La caudale è profondamente biloba. I lobi sono acuti; sono per lo più 
subuguali; talora l’inferiore è un po’ più lungo. La sua lunghezza sta 
alla lunghezza totale del pesce come 1 :4,9-5,6. È più lunga che l’al- 
tezza del corpo, un po’ più corta che la lunghezza laterale del capo. 

Le squame sono di mediocre grandezza, Sul bordo libero terminano in 
un prolungamento subconico. Le squame della parte posteriore del corpo, 
specialmente quelle della parte ventrale della coda sono più grandi, e 
molto più allungate, che quelle della parte anteriore del corpo, in cui 
sono di forma quasi arrotondata; e specialmente piccole sono quelle sul 
petto. Le squame ventrali sono lunghe come il diametro dell’occhio e 
quelle presso l’anale anche di più. Quelle della parte mediana del corpo 
misurano circa ‘|, il diametro dell’occhio, le pettorali sono più piccole: 
misurano circa ‘|, di questo diametro. 

Le squame presentano fine striature concentriche e raggi che diver- 
gono anteriormente e posteriormente da un nodo posto nella parte po- 
steriore verso il bordo fisso. 

Sulla linea laterale si contano 64 a 75 squame. 

Il colore delle parti superiori è bruno più o meno scuro, con molti 
punti nerastri più o meno fitti, che si estendono pure sul capo e sulle 
gote. Questi punti in alcuni individui mancano quasi del tutto. I fianchi 
nella loro parte inferiore sono giallastri o biancastri. Il ventre è bianco 


j — 49 — 


argenteo. Le barbette sono o rosee o rossastre. Le anteriori sovente 
alla loro base od anche per tutta la loro lunghezza sulla faccia supe- 
riore sono nerastre. 

Le pinne dorsale e caudale sono brunastre o verdastre punteggiate di 
nerastro, 

La dorsale in alcuni individui non macchiettati non presenta i punti 
nerastri; in altri è macchiettata. La caudale presenta sovente verso 
l'apice dei due lobi una tinta rossastra. 

Il darbo nelle nostre acque giunge per lo più alla lunghezza di circa 
40 ecm.; però ne ho visti soventi della lunghezza di 50 a 55 cm. ed al. 
cuni, sebben rari, di 60 cm. I più grandi individui, che vidi, erano del 
Po (50 e 60 cm.) e del Tanaro (di 45, 50 e 55 cm.). 

I giovani in generale hanno minore altezza del corpo, l'occhio più 
grande e lo spazio preorbitale più corto che gli adulti. 

Le femmine hanno quasi sempre le pinne pettorali un po’ più corte 
che i maschi, l’anale invece un po’ più alta. 

Degli autori, che si occuparono della fauna ittiologica italiana, il 
De Filippi {1), il De Betta (2), il Monti (3) non ammettono il 28. pZe- 
bejus Bp. come specie distinta dal B. /Muviutilis di Agassiz (4). 

Io trovo invece giusta l’opinione del Valenciennes (5), del Bona- 


. parte (6), del Gunther (7), del Canestrini (8), e del Fatio (9), che am- 


ti 


mettono questa specie distinta dalla sopradetta. 

Probabilmente non ne è che una subspecie meridionale ma si diffe- 
renzia costantemente per la dentellatura del raggio dorsale, la quale in 
tutti i nostri dardi è sempre fina; questo raggio nei nostri dardi è 
sempre flessibile, specialmente nella sua metà superiore, e non robusto 
e fortemente dentato come nel 2. /uviatilis Agassiz. 

Cuvier e Valenciennes, Bonaparte, Heckel e Kner distinguono poi 
tra i nostri dardi un’altra specie: il B. eques Val. 

Alcuni dei caratteri attribuiti da Cuvier e Valenciennes e da Bona- 
parte a questa specie non coincidono con quelli dati da Heckel e Kner. 

Questi le attribuiscono un raggio osseo dorsale dentellato per tutta 


(1) Cenni, p. 9. 

(2) Ittiolog. veron., p. 73. 

(3) Notizie pesci Como e Sondrio e Canton Ticino, p. 27. 
(4) Mém. Societ. Se. Nat. Neuchàtel, 1, p. 37. 

(5) Hist. Natur. des poissons (Cuv. et Valenc.), XVI, p. 139. 
(6) Faun. Ital., fasc. XXV, tav. 110, fig. 1. 

(7) Catalog. of Fish, VII, p. 88. 

(8) Prospett. critico, p. 75. 

(9) Faun. Vert. Suiss., IV, p. 263. 


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la sua lunghezza, invece Cuvier e Valenciennes dicono che questo 
raggio presenta solo traccie di dentellatura, ed il Bonaparte dice, che è 
seghettato sino alla sua metà superiore. La lunghezza delle barbette e 
la proporzione fra la lunghezza laterale del corpo e la base della dor- 
sale sarebbero i caratteri più importanti per questa specie. Il Bonaparte 
dà pel B. plebejus la seguente frase: darbus capite amygdatliformi, 
parum longiori altitudine corporis, quintum longiludinis aequante : 
labiis tenuibus: spatio interoculari via majori quam oculo marimo, 
anteposito: radio osseo pinnae dorsatis modice robusto, serrulato: 
squamis ellipticis, elongatis. Per il B. eques: barbus capîte subovatli 
supra gibbo, valde tongiori altitudine corporis, parum breviori lon- 
gitudinis quarto: labiîs crassîs: spatio interoculari plus dupto majori 
quam oculo parvo, retroposito: radio 0sseo pinnae dorsatis modice 
robusto, serrulato ; squamis magnis, subrotundatis, postice converis. 

Heckel e Kner (Sùsswasserfische) aggiungono a questi caratteri la 
proporzione tra la base della dorsale e la lunghezza laterale del capo: 
nel B. p/ebejus uguale a metà della lunghezza del capo nel 8. eques 
molto maggiore. 

Ora, dalla data descrizione sì vede che la lunghezza del capo, ora è 
più che il quarto della lunghezza totale, ora è il quinto di questa lun- 
ghezza. La sua lunghezza è pure ora poco, ora molto ne grande che . 
l'altezza del corpo. 

Le labbra sono ora più, ora meno spesse. Lo spazio interoculare, la 
grandezza dell’occhio, e lo spazio preorbitale sono variabili secondo 
l’età. La forma delle scaglie poi varia moltissimo secondo le varie parti 
del corpo, ed il Bonaparte non ci dice di quale parte siano quelle da lui 
descritte. Inoltre il carattere aggiunto da Heckel e Kner non è stabile, 
poichè la proporzione tra la base della dorsale e la lunghezza laterale 
del capo è variabile, essendo come 1 : 1,9-2,3. La lunghezza quasi uguale 
delle due paia di barbette nel dbarbus egques, che è pure uno dei ca- 
ratteri più salienti di questa specie, e quindi la lunghezza del 1° paio 
anteriore maggiore nel B. eques che nel B. plebejus e che arrivano 
nel 1° fino sotto l'occhio è anch'essa variabile, non solo secondo l’età, 
ma anche secondo gli individui, poichè le barbette anteriori ora arri- 
vano sino alle narici, ora molto al di là di queste, e quasi fino al- 
l’occhio. Arrivano poi sotto di questo nei giovani. 

Sono quindi pienamente del parere del Canestrini (Prospetto critico, 
p. 75), del Gunther (Catazog. of fish. VII, p. 88) e del Fatio (1), di non 
considerare cioè buona specie il B. eques Val. 

Il bardo vive da noi nei finmi, canali e laghi. 

Ama acqua un po' corrente, ma vive bene anche nei laghi, 


(1) Faune vert. Suisse IV, p. 264. 


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Non l'ho trovato in acque poste a più di 600 metri. sul livello del 
mare. 

Il suo cibo è più animale che vegetale, poichè, quantunque si cibi qualche 
volta di piante acquatiche, pure preferisce i piccoli animaletti come 
chiocciolette, vermi, ecc.; ama pure molto la carne degli animali morti. 

D'inverno i dardi si radunano dove l’acqua è più profonda, in qualche 
buca o sotto qualche riparo presso alle sponde. 

L'epoca della frega varia tra la seconda metà d’aprile od il principio 
di maggio e la seconda metà di giugno. 

Le uova sono molto piccole e numerose. 

Le uova sono deposte sulle pietre o sulla sabbia del fondo dove 
l’acqua è corrente. Sono considerate come velenose. 

La carne del dardo è poco stimata. 

Il bardo si pesca coll’amo, cui-per esca si mette un lombrico o del 
formaggio, con diverse specie di reti, colla nassa, e col tridente atti- 
randolo di notte con un fuoco. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Torino (fiume Po) — Monca- 
lieri (fiume Po, torrente Banna) — Masazza (Biellese) — Gassino (Po) 
— Crescentino (Po) — Casale (Po) — Cuorgnè (torrente Orco) — Lago 
di Viverone -- Lago di Avigliana. 


Barbus caninus Bonaparte (1). 


Nome italiano. — Bardo canino. 
» piemontese. — Bard cagnin. 
? Barbus meridionalis. R7sso, Histoire Naturelle de l'Europe méri- 
dionale, 1827, III, p. 437. 
Blanchard, Poissons de la France, p. 313, fig. 62. 
Barbus eaninus. Bonaparte, Fauna ital., fasc. XXV, tav. 110 dis, 
fas. 2. 
Cuvier, Règn. animal, 2° éd., p. 273. 
» Règne animal, illustr. — Poissons, p. 217. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. natur. — Poissons, vol. XVI, p. 142. 
Bonaparte, Catal. Metod., p. 27. 


(1) Il Bonaparte è il primo che abbia pubblicata una descrizione (fase. XXV, 
Icon. Fauna ital., 1839) di questa specie, per cui mi parrebbe doversi egli 
considerare autore di essa, e non il Cuvier, che solo ne accenna il nome (Règ. 
Anim., 2* ed., p. 273) e non dà descrizione alcuna, nè Cuvier e Valenciennes, 
il cui volume, che parla dei Bardi, fu pubblicato nel 1842; nè il Bonelli che 
fu l’autore del nome, ma non pubblicò alcuna descrizione. 


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Heckel und Kner, Sisswasser., p. 85, fig. 40. 
Canestrini, Prospetto critico, p. 77. 

Pavesi, Pesci e pesca del Canton Ticino, p. 28. 
Stebold, Sisswasserfische, p. 110. 

Gunther, Catal. of Fish., p. 95, vol. VII. 

Bonizzi, Prospetto sistem. pescì del Modenese, p. 14. 
Canestrini, Fauna d’Italia, parte III. Pesci, p. 11. 
Giglioli E. H., Elenco, p. 48, n. 393. 

Fatio, Faun. Vert. Suiss., IV, p. 266. 


Le squame sono di mediocre grandezza. 

Il raggio osseo della dorsale non è seghettato ed è flessibile. Le bar- 
bette del paio anteriore sono molto più corte che quelle del paio po- 
steriore. La codale è corta e più alta della dorsale; nelle femmine 
è più alta che neî maschi. Le ossa faringee inferiori hanno denti 
uncinati, disposti su tre file in numero di 2, 3, 5 da ciascun lato. 
Sulla linea laterale contansi 47-53 squame. 

3-4 1 2 3 


D. 78 /el 16-17 V. 78 A. 5 C. 17 divisi. 


Il corpo è allungato , subcilindrico, un po’ compresso lateralmente , 
specialmente sulla coda. 

Il profilo superiore è un po’ convesso sulla nuca, e poi pochissimo con- 
vesso sino alla dorsale, e dopo questa rettilineo; oppure questo profilo 
è quasi rettilineo dalla nuca alla pinna caudale. 

Il profilo inferiore è un po’ convesso fino all’anale, da questa alla 
caudale un po’ concavo. 

Il capo ed il dorso sono larghi. 

La più grande altezza del corpo verso il principio della dorsale sta 
alla lunghezza totale del pesce come 1 :5,3-6,2; non ho trovato il rap- 
porto 1 :4,7 dato dal Canestrini (Prosp. crit., p. 77). 

La linea laterale comincia all'angolo superiore dell’opercolo e con 
percorso quasi rettilineo va a terminare alla metà circa dell'altezza 
della base della caudale. Vi si contano 47-53 squame. 

Il capo ha forma quasi conica. La sua lunghezza laterale sta alla 
lunghezza totale del pesce come 1 : 4,7-5,2. Lo spessore del capo (mi- 
surato sull’opercolo) è circa la metà della lunghezza laterale del capo. 
— Il muso è ottuso. 

La bocca è inferiore, trasversale ed a mezza luna. Il suo squarcio si 
estende fin sotto le narici. 


i ( — 


Le labbra sono spesse, carnose. Portano da ciascuna parte due bar- 
bette. L’anteriore è più corta della posteriore. La prima arriva per lo più 
fin sotto le narici ed anche le sorpassa; la seconda arriva fino sotto agli 
occhi od al margine posteriore dell’occhio. La seconda, se si rivolta al 
dinanzi, non giunge fino sotto all'apice del muso. Nei giovani queste 
barbette sono più corte, poichè la prima arriva a mala pena fin sotto 
alle narici, o non vi arriva, e la seconda giunge fino al margine ante- 
riore dell’occhio o sotto l'occhio. 

L’occhio è quasi rotondo. Il suo diametro sta alla lunghezza laterale 
del capo come 1 : 4,5-7,5 (1); allo spazio preorbitale sta come 1 : 1,2-2,5. 

Lo spazio interorbitale è minore che il preorbitale, alcune volte quasi 
la metà di questo. 

L’opercolo è trapezoidale. 

Le ossa faringee portano per lo più 10 denti su tre file. Generalmente 
così disposti: 2, 3, 5. La loro forma è molto simile a quella dei denti 
del B. plebejus Bp. 

Le pinne pettorali sono un po’ più corte che l’altezza del corpo, più 
lunghe che l’altezza della dorsale. Sono arrotondate nella parte poste- 
riore; alla sommità sono un po’ appuntite. Nelle femmine sono pure più 
corte che l’altezza dell’anale; nei maschi uguali a questa, o in alcuni 
di pochissimo più lunghe. Hanno 17 o 18 raggi: uno non diviso, che 
è uguale al 3° o al 4° diviso, e 16 o 17 raggi divisi. 

Le ventrali per lo più cominciano sotto al 2° raggio diviso della dor- 
sale; hanno il margine arrotondato. Sono molto più corte che le pet- 
torali: la loro lunghezza sta all'altezza del corpo come 1 : 1,1-1,7. Por- 
tano 9 a 10 raggi: 2 non divisi, di cui il 1° è cortissimo, il 2° è arti- 
colato; poi 7 od 8 divisi. 

La dorsale nasce alla metà circa della lunghezza compresa fra il muso 
e la base della caudale. La sua lunghezza sta alla lunghezza laterale 
del capo come 1:1,4-2,4, essa cioè è un po’ più o un po’ meno della 
metà dell’altezza del corpo, sta alla lunghezza del suo raggio maggiore, 
cioè alla sua altezza, come 1 :1,3-1,5. Ha il margine superiore quasi 
diritto, e che decresce dolcemente all'indietro; il suo ultimo raggio è 
ancora uguale a circa i */, dell'ultimo semplice, o del 1° diviso. Essa 
porta 10 o 12 raggi — 3 o 4 semplici, poi 7 od 8 divisi. Se esistono 
4 semplici, il 1° non apparisce quasi, e resta quasi tutto nascosto dalle 
squame. Il 3° od il 4° raggio osseo non è forte e dentato come nelle 


(1) Il Fatio (Faun. Suiss.) da il rapporto 1 :3 ?/,-6. Io non ho trovato mai 
il rapporto 1:3?/, — quantunque abbia esaminato varii individui di soli 65 
mm. di lunghezza. Il Canestrini dà invece 1 : 7/,,-8 — ma probabilmente, come 
fa osservare il Fatio, ciò proviene dall’aver egli esaminato solo individui adulti. 


= = 


altre specie di Bardi, ma flessibile; ed è poco minore del 1° diviso o 
quasi uguale ad esso. 

L’anale nasce circa dove cade la perpendicolare abbassata dal punto 
che segna la metà della distanza tra l'origine della dorsale e la base 
della caudale. Abbassata, questa pinna giunge nelle femmine fino alla 
base della caudale, e anche la sorpassa in alcune femmine giovani. È 
pure in queste un po’ più lunga ed anche più alta delle pettorali e della 
caudale. Nei maschi non arriva fino alla base della caudale e la sua al- 
tezza è uguale alla lunghezza delle pettorali. La sua lunghezza sta alla 
sua altezza come 1 :2-2,8 in femmine, come 1 :1,8-2 in maschi. Ha 3 
raggi non divisi e 5 divisi. 

La caudale è abbastanza forcuta. I suoì lobi sono ora poco acuti, anzi 
quasi arrotondati alla sommità, ora abbastanza acuti, e ciò specialmente 
nelle femmine di media grandezza. I lobi sono disuguali sempre nelle 
femmine giovani; nei maschi e nelle femmine molto vecchie quasi uguali. 
Il suo raggio più lungo sta alla lunghezza totale del pesce come [ : 4,9- 
6,2, secondo l'età (1 :4,9-5,4 nei giovani, 1:5,8-6,2 in individui adulti 
e vecchi). Le squame sono più grandi che nel 8. p/edejus, specialmente 
nella parte laterale inferiore del corpo dopo le ventrali. Nella parte 
anteriore del corpo sono più piccole, specialmente sul dorso, le cui squame 
sono in grandezza meno che la metà delle ventrali posteriori. Queste 
hanno forma allungata, portano numerose strie concentriche e molti 
raggi divergenti anteriormente e posteriormente da un nodo posto più 
vicino al margine fisso che al libero. Le dorsali hanno forma subro- 
tonda od ellittica e sono striate quasi come le prime. Quelle che stanno 
intorno alla base dell’anale hanno una forma più allungata che le la- 
terali e le ventrali. 

Il colore delle parti superiori è bruno rossastro , con molte macchie 
e punti bruni o nerastri. Queste macchie sì vedono anche sulla parte 
superiore del capo e sulle gote. Sui lati del corpo e del capo sì vedono 
riflessi azzurrastri. 

Le parti inferiori sono di color biancastro, e bianco argenteo sul 
ventre. 

Le barbette d’estate sono rosse. D’autunno le superiori sono rossastre 
sulla faccia superiore, bianchiccie sulla inferiore; le inferiori sono bian- 
chiccie. 

Le pinne pettorali e le ventrali sono rosso-aranciate. Le pettorali 
hanno macchie brune o nerastre. Le ventrali, o sono senza macchie, o 
ne hanno pochissime e poco appariscenti. 

Questo Bardo giunge al più alla lunghezza di 20 o 21 cm. Pare però 
che da noi non giunga per lo più nemmeno a questa grandezza; poichè 
i più grandi che ho potuto avere pescati nelle nostre acque misurano 
150 o 155 mm. di lunghezza totale. 


ergo ., Ve Cep 


| 
i 


— lt 


Ne ho però ricevuto di 20 cm. di lunghezza, pescati nel fiume Toce. 

È notevole in questa specie il fatto, stato osservato dal Pavesi ()) e 
confermato dal Fatio (2), che le femmine, e più se giovani, hanno una 
pinna anale molto più alta che i maschi, e che giunge sino alla base 
della caudale. Esse hanno pure una caudale più lunga e con lobi più 
acuti, e di questi l’inferiore è più lungo del superiore. La lunghezza 
della codale però si riduce un po’ coll’età. Questi caratteri, come già 
disse il Pavesi, sono tra quelli che Heckel e Kner (3), Siebold (4), 
Ginther (5) danno come specifici del Bard. Petenyi Heck. dell’ Austria, 
dell'Ungheria e della Germania. Nelle femmine del nostro B. caninus però 
non si contano che 47-52 squame sulla linea laterale (in un esemplare 
del Canton Ticino ne contai 53); mentre nel Lard. Pelenyi se ne con- 
terebbero 55-60. Giinther però dice che Jeitteles ne ha contate 53-55. 
Devo notare inoltre che nella fisura data del B. caninus da Heckel e 
Kner, i quali però non ne ebbero che due esemplari, le barbette ante- 
riori giungono sino sotto le narici posteriori; e quelle del paio poste- 
riore fino al margine posteriore dell’occhio. Probabilmente i loro indi- 
vidui erano maschi, poichè nella loro. figura la pinna anale è molto 
corta. 

L’incavatura del dorso, che Heckel e Kner dicono propria del 2. ca- 
ninus, ed invece non esistente nel B. Pe/enyiî, fu da me, che esaminai 
un gran numero d'individui, trovata mancante in molti individui gio- 
vani e di grandezza mediana, in quasi tutti quelli adulti. 
| Questo Bardo ama acque correnti rapidamente, limpide e con fondo 
a preferenza sassoso. Non so l’epoca della frega di questa specie, non 
avendone potuto finora prendere od avere di primavera o d’estate , ma 
solo in autunno. -— Da noi è abbastanza comune. La sua carne non è 
molto stimata. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Gassino (Po) — Masazza (Biel. 
lese) — Occhieppo inferiore (Biellese) — Torino (torrente Stura). 


(1) Pesci e pesca, p. 30. 

(2) Faun. Vert. Suisse, IV, p. 27. 
(3) Susswasser.. p. 87. 

(4) Sùsservasserfische, p. 111. 

(5) Catal. of Fisch., p. 95, vol. VII. 


Ren 


Genere GOBIO. 


Gobio fiuviatilis Fleming. 


Nome italiano. — Gobione. 
Nome piemontese. — Crassot, Giajot. 
Cyprinus gobio. Linneo, Syst. Natur., I, p. 526 - ed. XII, I, III, 
p. 1412. 
Lacèpéde, Poissons, V, p. 533. 
Bloch, Hist. natur. poiss., Berlin, 1785, tom. I, p. 49, tav. VIII, fig. 2. 
Agassîiz, Isis. 1828, p. 1049, tav. XII, fig. 2. 
Cyprinus benacensis. Po/lini, Viaggio al Lago di Garda, 1816, 
p. 21, tav. I, fig. 2. 
Gobio fluviatilis. F/emîng9, History of British Animals, 1828, Edin- 
burgh, p. 186. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. Nat. Poiss. XVI, p. 300, pl. 481. 
Bonaparte, Fauna Italica, fasc. XXV, (1839) tav. 110% fig. 6. 
Siebotd, Sùsswasserfische, p. 112. 
Canestrini, Prosp. crit., p. 80. 
Bonizziîi, Prospetto sistematico deì Pesci del Modenese, p. 15. 
Blanchard, Poissons de ia France, p. 293, fig. 57, 58, 59. 
Grnther, Catal. of. fish., VII, p. 172. 
Dei Apette, Ittiologia della provincia senese, p. 22. 
Canestrini, Fauna d’Italia, parte III, fig. XII. 
Giglioli, Elenco ecc., p. 44, n. 395. 
Fatio, Faune des vertébr. de la Suisse, IV, p. 281. 
Canestrini R., I pesci del Trentino, p. 20. 
Gobio lutescens. De Filippi, Cenni, p. 393. 
Gobio venatus. Bonaparte, Fauna Italica, XXV, tav. 110. fig. 5. 
Nardo, Prospetti sistematici, p. 72. 
Gobio vulgaris. Hecke/ und Ener, Sùsswasserfische, p. 90, fig. 42, 
43, 44. 
Gobio benacensis. Nînni, Cenni, p. 42. 
Gobio Pollinii. De Betta, Ittiolog. veron., p. 77. 
» Materiali..., p. 134. 


Le squame sono piuttosto grandi. Tra la gola e le pettorali esiste 
uno spazio nudo. La fronte ed il muso sono convessi. La bocca è 
infera; ha due barbelte piuttosto corte, che arrivano sin sotto la metà 
dell'occhio 0 sino al margine preopercolare. Le ossa faringee infe- 


Pag “pa 


riori portano denti unciînati, disposti su due file în numero di 3 e 5, 
oppure 3 e 5 da una parte e 2 e 5 dall’attra. 
Sulla linea laterale contansi 39-44 squame. 
3 1 2 3 
V. 


D. Ti P. 13-15 è 6-8 A. 6 C. 17 divisi. 


Il corpo è moderatamente allungato, fusiforme. 

La sua parte anteriore è più o meno cilindrica, o quasi quadrilatera. 

Il profilo superiore presentasi un po’ convesso fino alla dorsale, dopo 
di questa procede quasi rettilineo fino alla caudale. Il profilo inferiore 
è quasi rettilineo. Nelle femmine pregne presentasi molto rigonfio per 
il grande sviluppo delle ovaie. 

Il dorso è arrotondato, ma verso la nuca si appiattisce e negli adulti 
sovente presenta un avallamento mediano. 

L’altezza del corpo sta alla lunghazza totale del pesce per lo più come 
1:4,8-6,1; come 1 :4,5-4,7 in femmine con uova; come 1 :4,8-6,1 nei 
maschi e nelle femmine d’autunno. ) 

L’ano si apre circa alla metà della lunghezza totale del pesce nei 
giovani, od un po’ più all'indietro nei vacchi ed in individui di media 
grandezza. 

Il capo è largo, più o meno lungo; la sua lunghezza laterale sta alla 
lunghezza totale del pesce come. 1 :4,5-5,1, secondo la forma più 0 
meno allungata dei diversi individui anche della stessa età e località. 
Il suo profilo superiore è ora pochissimo, ora moltissimo convesso, se- 
condo che il muso è allungato o corto. La sua lunghezza è ora quasi 
uguale, ora poco più che l’altezza del corpo. Sulla fronte è appiattito, 
verso le narici si rigonfia un po’; poi in generale havvi una piccola 
depressione, infine sul muso è di nuovo un po’ rigonfio. Inferiormente 
il capo ha un profilo quasi rettilineo. 

Il muso è più o meno prolungato ed ottuso, sempre largo, e presenta 
da ambe le parti una depressione laterale. 

Le narici sono grandi, doppie, situate al quarto od al terzo posteriore 
della distanza fra l'occhio e l’apice del muso, secondo la lunghezza di 
questo. 

La bocca è inferiore, foggiata a ferro di cavallo; ha labbra medio- 
cremente spesse. Gli angoli della bocca ora non arrivano alla perpen- 
dicolare calata dalle narici anteriori, ora vi arrivano, e altre volte 
arrivano a quella calata dalle narici posteriori. Il labbro superiore è 
un po’ protrattile. La lingua è abbastanza spessa, 

A ciascun angolo della bocca esiste una barbetta, di lunghezza un po” 
variabile, uguale ad un diametro o a uno e mezzo, 0 quasi a due dia- 


e BR 


metri dell'occhio, secondo l’età e gli individui. Arriva rivolta all’indietro 
sino sotto alla metà od al margine posteriore dell’occhio; in pochi gio- 
vanì solo al margine anteriore dell’occhio. La sua lunghezza sta alla 
lunghezza laterale del capo come 1: 1,9-3,5. 

L'occhio è di mediocre grandezza, subelittico, posto lateralmente, ma 
nella parte superiore del capo in modo che il suo margine superiore 


affiora il profilo superiore del capo. Il diametro orizzontale dell'occhio 


sta alla lunghezza laterale del capo come 1 :3,6 in individui giovani, e 
come 1 :4,4-4,8 negli adulti. Lo spazio preorbitale è più o meno grande 
secondo che il muso è più o meno prolungato. In generale è 1, circa 
o 1 ‘|. il diametro dell’occhio. 

Lo spazio interorbitale è pure vario secondo la forma più o meno 
allungata del capo: ora subuguale al diametro dell’occhio, ora un po' 
maggiore di questo. Il diametro dell’occhio sta a questo spazio come 
1:0,9-1,3. 

L’opercolo è trapezoidale, la sua lunghezza è quasi uguale all'altezza. 
Il subopercolo è largo ed ha il margine arrotondato. Il preopercolo ha 
il margine posteriore verticale. 

Le ossa faringee hanno le ali poco sviluppate, ed il Joro margine an- 
teriore fa un angolo ottuso col corpo dell’osso. Portano denti disposti 
in due file. Per lo più ho trovato (come pure ii Fatio) su un lato 5 
grandi denti e 3 piccoli molto anteriori; sull’altro 5 grandi e 2 piccoli; 
talora 5 grandi e 3 piccoli da ambidue i lati. La corona dei grandi denti 
è uncinata alla sommità. Questo uncino sovente per l’uso è quasi 
scomparso. 

La pinna dorsale comincia poco avanti l'origine delle ventrali. È molto 
più alta che lunga. Il suo margine superiore è quasi rettilineo. La sua 
altezza è, nei miei individui, che hanno da 109 a 50 mm. di lunghezza 
totale, od un po’ minore od uguale all’altezza del corpo. Ha in generale 
10 raggi: 3 semplici e 7 divisi; non ho trovato su 46 esemplari che 
esaminai, 8 raggi divisi come trovò il Canestrini (1) in 1 esemplare. 

Il 1° semplice è rudimentale, il 2° e 3° sono articolati; il 3°, che è 
il più lungo, è lungo quanto il 1° diviso. 

Le pettorali nei maschi hanno forma un po’ appuntita, sono più lunghe 
che nelle femmine e i loro grandi raggi esterni, i 3 o i 7 primi, pre- 
sentano un rigonfiamento. Nelle femmine questo rigonfiamento manca, 
e le pinne sono più corte, e la loro forma è più arrotondata. Colla loro 
punta arrivano più o meno vicino all’origine delle ventrali: ne distano 
circa di ‘|; 0 ‘|, della loro lunghezza nei maschi, un po’ più od un 
po’ meno che ‘|, della loro lunghezza nelle femmine. Sono molto più 
lunghe che le ventrali, e la loro lunghezza è ora uguale, ora un po’ 


(1) Prospetto critico p. 82. 


id 


» Sally 


— 69 = 


minore che l'altezza della dorsale. Hanno per lo più da 14 a 16 raggi: 
1 semplice, e 18 a 15 divisi, di cui il 3° od il 4° è il più lungo. 

Le ventrali hanno origine al disotto del 2° o del 3° raggio diviso 
della dorsale. Hanno forma arrotondata, arrivano fino all’ano, o lo ol- 
trepassano di poco nelle femmine. Oltrepassano piuttosto l’ano nei 
maschi (di ‘/. fino ad ‘|, della loro lunghezza in alcuni). Sono poi di 
lunghezza o un po’ minore od uguale all'altezza dell’anale (minore in 
generale nelle femmine, uguale o subuguale nei maschi). Hanno 8 a 10 
raggi; 2 semplici e 6 a 8 divisi di cui il 1° semplice è cortissimo, il 2° è 
articolato. Il secondo diviso è il più lungo. 

L’anale nasce un po’ al davanti od un po’ all’indietro della perpen- 
dicolare calata dal punto ove giunge la dorsale abbassata, cioè un po’ 
al davanti della perpendicolare calata dal punto, che segna la metà 
della distanza tra l'origine della dorsale e la base della caudale. La sua 
punta dista sempre molto dalla base della caudale. La sua altezza è 
sempre minore di quella della dorsale: è ora uguale alla lunghezza 
delle ventrali, ora un po’ più grande che questa. La sua forma è quasi 
quadrata, il suo margine è quasi rettilineo. La sua lunghezza è ora ‘|, 
ora circa i *|, dell'altezza. Ha in generale (su 40 individui che esa- 
minai non trovai che 2 individui aventi 10 raggi: 3 semplici e 7 divisi) 
9 raggi; 3 semplici e 6 divisi. Il 2° dei non divisi è uguale alla metà del 
3° 0 poco meno. Il 3° è un po’ più corto che il 1° diviso od uguale. 

La caudale è biloba, per lo più coi lobi appuntati subuguali o col 
superiore un po’ più lungo. È abbastanza lunga. La lunghezza del suo 
raggio maggiore sta alla lunghezza totale del pesce come 1 : 4,8-5,5 se- 
cendo l’età (più lunga nei giovani, meno negli adulti). 

Il corpo è ricoperto di squame grandi, ma molto sottili, con nume- 
rose strie concentriche, ed un fascio di raggi che divergono a ventaglio 
dal nodo. Il bordo libero è arrotondato; il fisso è quasi diritto, però 
quasi alla metà ha un piccolo lobo. Sono più alte che lunghe. Nella 
parte anteriore del corpo, specialmente sul dorso sono un po’ più pic- 
cole che nella parte posteriore. Le addominali sono ancora più piccole. 

Tra la base delle pettorali e la gola vi è uno spazio nudo abbastanza 
largo, subtriangolare. 

La linea laterale, partendo dall’angolo superiore dell’opercolo, de- 
scrive una leggiera curva concava fino circa al disotto del fine della 
dorsale; poi procede rettilinea, e va a finire circa alla metà dell'altezza 
della base della caudale. Contai nei miei individui da 89 a 43 squame su 
questa linea (1). Quelle che sono nella parte mediana del corpo sono le 


(1) Il Canestrini (prosp. critic. p. 80) ne contò sui suoi individui 39-44. — 
Il Fatio (Faun. Vert. Suiss., IV, p. 290), 40-44. — Il Bonaparte (Faun. 
Ital.), 40. 


sd 


più grandi. Quelle anteriori sono più piccole e più arrotondate, e quelle 
posteriori più piccole ma un po’ più allungate. 

Il colore delle parti superiori è un po’ diverso secondo le stagioni e 
la località. In generale è grigio-verdastro, brunastro o giallo-olivaceo 
più o meno scuro. Su questo fondo si vedono macchiette brune o ne- 
rastre, che, o sono irregolarmente disposte, o possono riunirsi a for- 
mare piccole fascie trasversali. Poi vi sono numerose macchiette più 
piccole nerastre, che si estendono anche sulla parte superiore del capo 
ed anche sulle gote. I fianchi e le parti laterali del corpo sono argentei 
con riflessi iridescenti. Hanno pure una fascia giallo-dorata, che ora è 
più, ora meno apparente. Si vedono pure su questa parte grandi mac- 
chie di un color grigio acciaio o nero azzurro disposte in fila tra l’o- 
percolo e la base della codale; in molti queste macchie formano una 
fascia continua. 

Il muso da ciascuna parte ha una macchia nerastra, ed un’altra az- 
zurrata sull’opercolo. 

Le parti inferiori sono bianco-argentee. 

La pinna dorsale è giallastra, l’anale è giallastra od un po’ rossastra. 
Tutte e due hanno macchiette brune o nerastre disposte in striscie più 
o meno regolari. Le pettorali sono giallastre senza macchie o con poche 
macchiette. Le ventrali e l’anale per lo più sono di color giallastro 
molto pallido senza macchie, o con poche macchie. 

I Gobioni non giungono a grande statura. Il Fatio (1) attribuisce agli 
adulti e vecchi nella Svizzera da 13 a 17 cm. di lunghezza. Il più grande 
individuo esaminato dal Canestrini (2) misura 108 mm.; De Betta (3) dà 
al suo G. Pollinti la statura di 10 a 11 cm. e per quelli del Benaco 8 cm. 
Il De-Filippi (4) dà al suo G. 2ufescens la lunghezza di 13 cm. I più 
grandi esemplari che io ho potuto avere sinora misurano 109-110 mm. 
di lunghezza totale. Nel lago di Avigliana non ho potuto prenderne che 
di 66 mm. Una femmina di questo lago con ovaie sviluppate e con uova 
quasi mature misurava appena 53 mm. 

I maschi si distinguono dalle femmine pei raggi delle pettorali più 
robusti, per la maggior lunghezza di queste pinne ed in generale pure 
per le ventrali più lunghe. Inoltre all’epoca della frega portano sul capo , 
piccoli tubercoli. 

I giovani hanno forme più allungate e svelte. 

Il Bonaparte (5) distingue col nome di G. venatus i Gobioni da lui 


(1) Fauna Vertébr. Suisse, IV, p. 292. 

(2) Prosp. crit., p. 80. 

(3) Ittiol. veron., p. 78. 

(4) Cenni, p. 7. 

(5) Fauna Ital., fs. XXV, tav. 110 dis, fig. 5. 


ricevuti dal Piemonte e dal Bolognese. Egli ne dà la seguente frase : 
Gobio capite parum longiore altitudine corporis, quintum longîtu- 
dinîs sea superante; spatio înteroculari aequante oculum, lateralem, 
grandiculum , antepositum; cirris mediocribusj pinna dorsali vix 
ante ventrales antepositas orta. Dice inoltre che questa specie è distinta 
dal G. Mluviatitis Cuv., perchè il capo sta cinque volte nella lunghezza 
totale, mentre nel G. /uviatiliîs sta solo quattro volte. Dalla descrizione 
data si può vedere che questa lunghezza nei nostri Gobioni è compresa 
da 4,5 a 5,1 volte nella lunghezza totale. Questa lunghezza poi, secondo 
la forma del capo, nei diversi individui è ora quasi uguale, ora un po’ più 
grande che l’altezza del capo. 

Le ventrali poi nel nostro Gobdione prendono origine quasi sempre un 
po' all'indietro dell'origine della dorsale (sotto il 2° od il 3° raggio diviso). 
Lo spazio interorbitale pure ora è subeguale, ora un po’ maggiore che 
il diametro dell’occhio (questo sta a quello spazio come 1 : 0,9-1,3). 

Dalle cose dette vedesi che questi caratteri attribuiti al nostro Godo, 
cioè al G. venatus dal Bonaparte sono molto incostanti, e quindi io 
sono dell’opinione del Canestrini, del Giinther (1) e del Fatio, cioè di 
non considerare distinto dal G. //wwviatilis Fleming la specie G. venatus 
del Bonaparte. 

Il De-Filippi (2) poi ne’ suoi Cenn? distingue pure il Gobione dell’Italia 
dal G. Mluviatitis Flem. e gli dà il nome di G. lufescens, di cui dà la 
frase: G. ore înfero, oculis lateralibus , corpore subquadrilatero , 
pinna caudatli apicibus acuminatis, superiori longiusculo; poi dice : 
La nostra specie pare bastevolmente contraddistinta dalle congeneri per 
la bocca piccolissima, che cogli angoli non raggiunge le perpendicolari 
calate dalle narici, per la molta convessità della fronte e del muso, per 
l’interposto avallamento e per la statura, che non oltrepassa i 13 cm. 
Tutti questi caratteri ora si riscontrano tutti, ora in parte nei nostri 
Gobioni. Invero la bocca negli esemplari da me esaminati ora non giunge, 
ora appena giunge sotto il foro anteriore delle narici, ora arriva sino 
al foro posteriore. La forma del capo ora è convessa molto, ora pochis- 
simo, secondo che il muso è corto o prolungato. L’avallamento poi in- 
terposto ora si riscontra, ora no. Quindi, come pure affermano il Ca- 
nestrini, Heckel e Kner, il Gunther ed il Fatio, il G. 2ufescens De Filippi 
non deve essere distinto dal G. /Awwviatilis Flem. Il G. Pollinii poi del 
De-Betta (3) essendo, come lo dice lo stesso autore, la stessa specie che 
il G. lutescens del De Filippi, deve anch'essa essere soppressa. 


(1) Catalog of Fish, VII, p. 172. 
(2) Cenni, p. 7. 
(3) Ittiol. veron., p. 78. 


— 623 - 


Apelle Dei nel suo lavoro: Itliologia, piscicollura e pesca nella pro- 
vincia senese. Siena, 1871, chiama erroneamente il Gobio Auviatilis 
col nome italiano di G/iozzo , mentre questo nome è dato da tutti gli 
Autori al Godius Martensii Gunther. | 

Il Gobdione ama le acque correnti, limpide ed a fondo ghiaioso 0 sas- 
soso. Trovasi anche numeroso nei nostri laghi, nei canali dove l’acqua 
non è tanto limpida ed il fondo terroso; vive in alcuni casi anche nelle 
acque stagnanti. Sta quasi sempre sul fondo o vicino a questo. So- 
vente si vede immobile fra le pietre, o nuotare lentamente qua e là 
tra i sassi senza mai allontanarsi dal fondo. E però dotato di grande 
velocità, fuggendo velocissimo in caso di -pericolo. Ha dei siti di predi- 
lezione in cui ama trattenersi, e sovente mi accadde di pescarne mol- 
tissimi in uno stesso sito, specialmente in certune insenature tranquille, 
mentre a poca distanza di là non ne prendeva neppur uno. Al ‘tempo 
degli amori, che corre dalla metà di aprile fino a giugno, si vedono 
schiere di questi piccoli pesci rimontare i corsi d’acqua, radunarsì e 
trattenersi numerosi nelle insenature dei corsi d’acqua, dove questa è 
un po’ tranquilla. Depone le uova sulle pietre nelle acque limpide, 
correnti e poco profonde. 

Ha carne saporita ed è assai apprezzato sui nostri mercati. Si pesca 
con varie sorta di reti, colla nassa e coll’amo, cui per esca sì usano 
per lo più insetti e vermi. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Torino (Po — Stura) — Gas- 
sino (Po) — Casale (Po) — Avigliana (laghi) — Moncalieri (paludi) — 
Ivrea (Dora Baltea) — Pollenzo (Tanaro) — Crescentino (canali). 


Genere ALBURNUS Rondelet. 


Alburnus alborella (De Filippi). 


Nome italiano — Avola. 
Nome piemontese — Mé?iga. 
Leuciseus alburnus. Cuvier el Valenciennes, Histoire Natur. des 
poissons, XVII, p. 272 (partim). 
Aspius alborelia. De Filippi, Cenni, p. 16. 
Aspius alburnus. Bonaparte, Fauna ital., fasc. XXX (1841), punt. 157, 
tav: 116,.fig. ©. 
Leuciseus alburnellus. Martens, Wiegm. Archiv. 1857, p. 151-179. 


“a 


Alburnus alborella. Zecke/ und Kner, Susswasserfische, p. 187. 
Bonaparte, Cat. met., p. 33, n. 257. 
» Fauna d’Italia, parte III. — Pesci, p. 15. 
Nardo, Prospetti sistematici, p. 73. 
De Betta, Ittiologia veronese, p. 81. 
» » Materiali ecc., p. 135. 
Ninni, Cenni, p. 58. 
Canestrini, Prospetto critico, p. 84. 
Bonizziî, Prosp. sistem. pesci del Modenese, p. 16. 
Pavesi, Pesci e pesca, p. 32. 
Fatio, Faune des vertéb. Suisse, IV, p. 440. 
Canestrini R., Pesci del Trentino, p. 24. 
Alburnus alborella var. lateristriga. Canestrini, Prospetto crit., 
p. 84 — Note ittiol. Arch. Zoolog., vol. 3, fasc. 2°, p. 103. 
“** Alburnus fracchia. Zecke! und Kner, Sisswasser., p. 188, fig. 72. 
Gigliolî E. H., Elenco, p. 45, n. 421, 
Alburnus alborellus. Grn/her, Catal. of Fish. VII, p. 313. 
Giglioli E. H., Elenco, p. 45, n. 420. 


Le squame sono assai caduche. IL ventre forma tra te pinne ven- 
trali e lano uno spigolo. La mascella inferiore sorpassa la superiore 
e la sua punta anteriore proeminente sî adatta în una cavità for- 
mata dalle ossa intermascellari. Le ossa faringee inferiorî sono 
graciti, hanno denti su due file in numero di 2 e 5 da ciascun lato. 
La perpendicolare calata dall'origine della dorsale cade a poca di- 
stanza datl’ano. L’anale è lunga. La linea laterate ha 44-49 squame. 
3 Il 1 3 


Pisoni id 


78 E 8 - 13-16 C. 17 divisi, 


D. 


Il corpo è allungato, compresso lateralmente, e va comprimendosi gra- 
datamente dall’addome all'indietro. 

Il profilo superiore è ora quasi diritto, ora lievemente convesso fino 
alla dorsale e poi rettilineo; ora è abbastanza convesso, facendo una 
curva regolare ascendente fino alla dorsale, regolarmente discendente 
fino alla caudale. 

Il profilo inferiore fa una curva regolare fino all'origine dell’anale ; 
da questa alla codale il profilo s’innalza e si fa quasi parallelo a quello 
superiore. Questa curva è un po’ più pronunciata nelle forme a profilo 
superiore quasi rettilineo, 


IA 


Il dorso è poco largo, arrotondato. Il ventre tra le ventrali e l’ano 
forma una carena. 

L'altezza del capo è varia. Essa sta alla lunghezza totale del pesce 
come 1 : 4,7-6,3; e come 1:4,5-6,5 in quegli individui che portano una 
fascia grigia che corre lungo il mezzo del corpo (var. laleristriga Ca- 
nestrini). 

Il capo ha forma in generale d’un cono tronco obliquamente alla som- 
mità; talora è quasi perfettamente conico, secondo che la bocca ha posi- 
zione più o meno obliqua ed il mento è più o meno proeminente. 

Il profilo superiore del capo, pure secondo la posizione della bocca e 
la forma più o meno ottusa del capo, è ora quasi rettilineo, ora nelle 
forme con corpo alto, abbastanza inclinato verso il davanti, continuando 
la curva del dorso. 

La lunghezza laterale del capo sta alla lunghezza totale del corpo 
come 1 :4,7-5,6 (come 1 :4,5-5,2 negl'individui con fascia grigia). ‘ 

Il fronte è piuttosto largo, un po’ appiattito. Lo spazio interorbitale 
è od uguale o leggermente più piccolo che il diametro dell’occhio. Il dia- 
metro dell’occhio sta ad esso come 1 :1,0-1,1. 

Lo spazio preorbitale è sempre più piccolo che il diametro dell’oc- 
chio (di ‘/,, a ‘/; più piccolo). (Canestrini dà il rapporto 1 : 1,0-1,7). 

La bocca è più o meno obliqua; in generale il margine superiore 
della sua apertura trovasi al disopra del centro dell’occhio. In alcuni 
esemplari con capo di forma conica e con corpo molto elevato, il mar- 
gine superiore dell'apertura boccale è a livello del centro dell’occhio, 
ed in pochissimi anche al disotto dell’occhio. Lo squarcio della bocca po- 
steriormente non arriva che al disotto delle narici. 

La mascella inferiore sorpassa la superiore e fa alla sua punta ante- 
riore un uncino abbastanza evidente rivolto all’insu, il quale si adatta 
in una cavità formata dalle ossa intermascellari. 

Il mento è più o meno proeminente. 

Le narici sono piccole e doppie. 

La lingua è stretta. 

L’occhio è grande, rotondo, laterale. Il suo diametro sta alla lunghezza 
laterale del capo come 1 :3-3,7 (1). 

L’opercolo ha forma trapezoidale. Il suo bordo anteriore è rettilineo; 
il posteriore fa angoli più o meno smussati, ed è più alto che lungo, 
Il subopercolo è abbastanza largo, foggiato quasi a mezza luna. 

Le ossa faringee sono gracili. Hanno un’ala non molto sviluppata e 
che forma col corpo dell’osso un angolo ben evidente o quasi retto. 
Portano denti disposti in due file. Da ciascuna parte 2 piccoli sulla fila 


(1) Non ho trovato negli esemplari che esaminai il rapporto 1 :2,9 dato dal 
Canestrini (Prosp. crit., p. 85). 


ile 


ua 9° DI 17 


sea 


anteriore e 5 grandi sulla fila posteriore; e di questi il terzo è il più 
grande; l’ultimo è il più distante dagli altri, Sono uncinati alla som- 
mità ed un po’ dentellati sulla corona. 

L'origine della dorsale è sempre dopo le ventrali, un po’ più lontana 
dal capo nei maschi che nelle femmine, cioè in queste è a circa metà 
della distanza fra il capo e la base della codale; nei maschi un po’ più 
indietro. Talora la perpendicolare calata dal suo primo raggio giunge 
a piccolissima distanza dall’ano, altra volta è quella calata dall’ultimo 
raggio che giunge presso l’ano. La dorsale è più alta che lunga. La 
sua altezza è per lo più uguale dai ‘/,, agli *|,, dell’altezza del corpo. 
La lunghezza della sua base sta alla sua altezza come 1 :1,3-1,8, Il 
margine superiore è leggermente convesso. Ha 10 o 11 raggi: 3 sem- 
plici: di cui il primo è corto, esile e poco visibile; il secondo è la |, 
od ‘|, del terzo, che è lungo quanto il 1° diviso. Poi ha 7 od 8 raggi 
divisi; l’ultimo di questi è diviso quasi fino alla base. 

Le pettorali hanno il margine un po’ arrotondato, e sono abbastanza 
appuntite. Sono più lunghe che le ventrali, che la lunghezza dell’anale 
e che l’altezza della dorsale. Giungono colla loro punta ad una distanza 
dall'origine delle ventrali uguale da ‘|, ad ‘|, della loro lunghezza. Hanno 
in generale 15 raggi: 1 indiviso e 14 divisi. 

Le ventrali hanno origine molto al davanti della perpendicolare ca- 
lata dall'origine della dorsale. Abbassate giungono quasi sino all’ano, 
o ne distano di poco. Hanno 9 o 10 raggi: 2 semplici e 7 od 8 divisi. 
Il 1° semplice è una pseudospina e fu trascurato da vari autori (1). È 
cortissimo e sublaterale. Il secondo è articolato, e quasi uguale al 1° 
diviso, che è il più lungo. 

L’anale prende origine per lo più al disotto del termine della base 
della dorsale o leggermente più indietro, od anche più avanti. Ha un 
margine un po’ concavo, e va abbassandosi all’indietro. La sua lunghezza 
è maggiore che l’altezza della dorsale, od uguale a questa, od anche 
un po’ minore. È in generale minore nelle femmine che nei maschi. 
Nelle prime è per lo più uguale alla distanza fra il bordo posteriore 
dell’opercolo e il bordo anteriore dell’occhio; nei secondi, se adulti, è 
uguale alla distanza fra il bordo posteriore dell’opercolo e le narici; se 
giovani, essendo il capo di essi in proporzione più lungo, la lunghezza 
dell’anale ha rispetto al capo quasi le stesse proporzioni che nelle fem- 
mine. Ha per lo più 3 raggi non divisi e 13 a 16 divisi. 

La pinna caudale è profondamente biloba, coi lobi acuminati. L’in- 
feriore è per lo più un po’ più lungo che il superiore; hanno un mar- 
gine quasi rettilineo. La sua lunghezza è o quasi uguale alla lunghezza 


(1) CANESTRINI, Prospetto critico, p. 85. 


dt 


* bb = 


laterale del capo, 0 minore di ‘'/, o di ‘/,, secondo la forma del capo, 
ed il sesso. In generale ha 17 raggi. 

Le squame sono grandi e sottili, quelle dei fianchi sono poco più 
alte che lunghe. Il margine fisso è trilobo o bilobo, quello libero arroton- 
dato. Hanno strie concentriche intorno ad un nodo posto presso il bordo 
fisso; dal nodo partono verso il margine libero raggi divergenti di nu- 
mero vario. L’area di queste squame è uguale a ‘/, o quasi alla ‘/, della 
superficie dell’occhio. Le dorsali anteriori sono arrotondate e più pic- 
cole. La lucentezza delle scaglie mi parve variare secondo le località, 
e secondo la limpidezza delle acque in cui vivevano gli individui da me 
esaminati. 

La linea laterale descrive una curva convessa dolce e quasi regolare; 
passa circa al terzo inferiore dell’altezza del corpo. Si contano su di 
essa da 44 a 45 scaglie, che hanno un tubulo subcilindrico un po’ 
distante dai due margini. 

Le parti superiori hanno colore verdastro. Questa colorazione infe- 
riormente sui fianchi è limitata da una linea giallastro-dorata, formata 
da una serie di macchie. I fianchi ed il ventre sono di color bianco ar- 
genteo lucente, ma di lucentezza un po’ varia secondo, come già dissi 
più sopra, le località e la limpidezza delle acque. Sull’opercolo sovente 
d’estate si vedono macchie dorate. Alla base delle pinne durante l’epoca 
della frega si vedono piccole macchie aranciate. Negli individui appar- 
tenenti alla varzetas lateristriga del Canestrini lungo la metà del 
tronco scorre una fascia grigia; essi hanno sul dorso e sulla parte 
superiore ed anche un poco sulle laterali del capo numerosi punti neri. 

Però anche in molti individui, che per le dimensioni del capo e per 
l'altezza del corpo paiono non appartenere a questa varietà si vedono 
lungo la metà del tronco e sul dorso numerosi punti neri. Le pinne 
sono quasi incolore o leggermente grigiastre o giallastre. 

In alcuni individui della varietà /aterîstriga le pinne pettorali pre- 
sentano sui primi due o tre raggi superiori una colorazione leggermente 
nerastra dovuta a numerosi punticini neri. In essi la dorsale e la codale 
sono grigiastre chiare con puntini neri. Le ventrali, la codale e l’anale 
sono leggermente grigiastre pure con rari puntini scuri, 

Da noi questo pesce non giunge per lo più che alla lunghezza di 10 cm. 
ed ancora raramente, poichè la maggior parte sono lunghivda 95 a 97 mm. 
In alcune altre regioni d’Italia sembra che arrivi a dimensioni un po’ 
più grandi. Il più grande individuo misurato dal Canestrini (1) misu- 
rava 106 mm. Il Fatio (2) assegna all’a/boreZZa una lunghezza massima 


(1) Prospetto critico, p. 84. 
(2) Faune Vertébr. Suiss., IV, p. 117. 


— n —- 


di 136 mm. Il Pavesi (1) dà un massimo di 16 cm. Il De Filippi (2) 
una media di 10 cm. 

Nei maschi per lo più la pinna dorsale ha origine un po’ più indietro 
che nelle femmine, così pure l’anale. Inoltre la lunghezza della base 
di questa è nei primi un po’ più grande che nelle seconde. Il primo 
raggio delle pettorali è un po’ più spesso. I giovani hanno un capo in 
proporzione più lungo. Inoltre presentano molti punticini neri sul dorso 
e sulle parti superiori e laterali del capo. Le vertebre sono in numero 
di 38 a 39. 

Non è senza molta esitazione che io conservo come specie distinta 
1 A/b. alborelta De Filippi dall’ A/d. 2ucidus Heck. del resto d'Europa. 

Invero, se si confrontano le descrizioni che i diversi autori (Heckel 
e Kner, Fatio, ecc.) danno delle due specie, non troviamo altri caratteri 
veramente differenziali, che il numero dei raggi dell’anale ed il numero 
delle vertebre, minori nell’A. a/borella che nell’A. lucidus. Tutti gli 
altri caratteri dell'A. 2ucidus desunti dalle proporzioni tra le diverse parti 
del corpo, e la forma delle ossa faringee si riscontrano soventi anche 
nella nostra 2vo/a. Il carattere però dei numeri dei raggi dell’anale 
non è poi di grande importanza poichè nell’ A/0. lucidus è secondo 
Heckel e Kner di 17-20 (secondo il Fatio non sarebbe che di 15 a 18) e 
nei 67 esemplari di avo/e da me esaminati è di 13 a 15. Il Canestrini 
ne contò 16 in un esemplare del lago di Garda. Unico carattere vera- 
mente differenziale rimane il numero delle vertebre, che nell’avo/a è 
di 37 a 39 invece nell’A/D. ucidus è di 41-44. Inoltre 1’ A/d. lucidus 
arriva a dimensioni più grandi che 1’ Ab. a/boreZla; però la grandezza 
delle nostre avo/e, come già osservò il Canestrini, si va facendo mag- 
giore man mano che dall'Italia centrale andiamo verso la settentrionale; 
Pavesi invero nel Canton Ticino ha trovato avo/e di 16 cm., ed il Fatio 
ebbe dal lago di Lugano un esemplare lungo 17 cm. Così pure da noi 
le avole dei nostri laghi alpini giungono a dimensioni un po’ più grandi 
che quelle delle acque di pianura. Inoltre avendo io confrontati i miei 
esemplari con 4 4/0. lucidus del lago di Ginevra, non vi trovai altra 
differenza che il numero maggiore (16-18) di raggi divisi dell’anale e 
il numero (42) delle vertebre. Pare perciò, e questa è pure l’opinione 
del Canestrini, del Ginther (3) e del Fatio, che 1’ A/0. a/borella De Fil. 
altro non sia che una forma meridionale dell’A/d. /ucidus Heck del 
resto d'Europa; la qual forma avrebbe una statura minore che l'A. 
lucidus, ed un numero ridotto di raggi dell’anale e di vertebre. 


(1) Pesci e pesca, p. 39. 
(2) Cenni, p. 16. 
(3) Catalog. of Fish. VII, p. 313. 


iui 


Heckel e Kner (1) poi hanno, su. un esemplare di Treviso, distinto 
un’altra specie meridionale di A/burnus che chiamarono Alburnus frac- 
chia. Questa specie è identica alla varietà lateristriga del Canestrini, 
poichè, come dimostra il Canestrini ed è confermato dal Giinther, i ca- 
ratteri attribuiti dai suddetti autori a questa specie si trovano anche, 
eccetto la fascia grigia in molte delle nostre avo/e. Il Fatio crede che 
l’A?b. fracchia Heck. sia un giovane dell'A. alborella. Questa varietà 
da noi è abbastanza comune, specialmente in vari laghi. 

Cuvier e Valenciennes (XVII, p. 272) nel loro A/burnus lucidus 
comprendono anche la nostra avola. 

L' Aspîus alburnus del Bonaparte (2) è certamente, come può desumersi 
dalla descrizione, la nostra avo/a, però la figura che ne dà è certa- 
mente non giusta, specialmente riguardo al colore. Varie avole del lago 
di Viverone, eccetto il numero dei raggi dell’anale, sono, per la° piccolezza 
del capo, e per l’altezza del corpo, molto simili all’ A/burnus breviceps 
di Heckel e Kner, che il Fatio crede semplice varietà dell’ A/D. Zu- 
cidus Heck. 

Ho poi ancora da osservare che delle nostre 4vo/fe poche hanno una 
forma corrispondente alla figura che Heckel e Kner danno dell'A. a/- 
borella. La maggior parte delle avoZe del Piemonte, specialmente quelle 
dei vari laghi hanno un corpo più alto. 

L’avola ama le acque correnti e limpide, Però la troviamo abbon- 
dante anche nei nostri laghi, alcuni dei quali, come quello di Candia, 
hanno acque non molto limpide. 

L’epoca della frega è in maggio, giugno e anche talora nella prima 
metà di luglio. 

Si pesca da noi con varie sorta di reti, ma la sua carna è poco ap- 
prezzata. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: La Motta (Vercellese) — Gassino 
(Po) — Moncalieri (Po) — Viverone (lago di) — Candia (lago di) — 
Avigliana (laghi di) — Crescentino (canali) — Torino (torrente Stura) 
Pollenzo (Tanaro). 


(1) Susswasser., p. 133. 
(2) Fauna ital., fasc. XXX-1841, p. 157, tav. 116, fig. 5. 


Genere LEUCISCUS Rondelet. 


Leuciscus aula Bonaparte (1). 


Nome italiano. — Trotto. 
Nome piemontese. — Vazron, Boltà, Pssol. 
Leuce. trasimenicus. Bonaparte, Faun. Ital., tom. III, punt. 103, 
tav. 112, fig. 4, (fasc. XX-1837). 
Cuvier et Valenciennes, Hist. Nat. des poissons, XVII, p. 195. 
Leuciseus rubella. Bonaparte, Fauna Italica, tom. III, p. 103, 
tav. 112, fig. 1, fasc. XX-1835. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. Nat. des poissons, XVII, p. 158. 
Dei Apetle, Ittiologia della provincia senese, p. 25. 
Squalius aula. Bonaparte, tom. II1, tav. 116, fig. IV, fas. XXX-1841. 
Squalius elatus. Bonaparte, tom. III, tav. 116, fig. 3, fas. XXX-184]. 
Leuciscus altus. Cuvier et Valenciennes, Histoir. natur. poiss., 


XVII, p. 327. 
Leuciseus pagellus. — Leuciscus scardinus. — Leuciscus pau- 


perum. De Filippi, Cenni, p. 14. 
Leuciscus aula. Cuvier et Valenciennes, 1. c., XVII, p. 151. 
Canestrini, Prosp. critico, n. 95. 
Gunther, Catalog. of fish., VII, p. 215. 
Pavesi, Pesci e pesca, p. 35. 
Canestrini, Fauna d’Italia, parte III, pesci, p. 17. 
Giglioli E. H., Elenco mamm., ucc., pesci, ecc. p. 44, n. 396. 
Fatio, Faune vertéb. Suisse, vol. IV, p. 536. 
Canestrini R., I pesci del Trentino, p. 28. 
De Carlini A., Vertebrati della Valtellina, p. 87. 
Leuciscus Fucini. Bonaparte, Fauna Italica, tom. III, p. 104, 
tav. 113, fig. 1, fas. XXII-1888. 
Cuvier et Valenciennes, XVII, p. 152. 
Sieucos aula. Hecke! und Kner, Sùsswasser., p. 162, fig. 86. 
Leucos rubella. ZMecke! und Kner, Sisswasser., p. 164, fig. 87. 
De Betta, Ittiol. veronese, p. 85. 
» Materiali Fauna veronese, p. 136. 
Dei Apetle, Ittiologia provincia senese, p. 25. 
Leucos pauperum. De Beta, Ittiologia veronese, p. 84. 
» Materiali, p. 135. 


(1) HECKEL pone questo pesce nel gen. Leucos. Non mi pare che questo ge- 
nere sia da conservarsi poichè la sua separazione dal gen. Leuciscus Rondel. 
è basata solo sul fatto dell’esistenza nel genere Lewcos di 5 denti sulle ossa 
aringee inferiori. Il numero di questi denti, come si sa, varia qualche volta; in 


qualche Leue. aula se ne trovarono 4 da una parte e 5 dall’altra. 


a 


Ninnî, Cenni, p. 50. 
Leucos Fucini. — L. trasimenicus. — L. rubella. — L. aula. 
— L. Henlei. — L. pauperum. — L. scardinus. — L. pagellus. Bo- 
naparte, Catal. Metod., p. 29, n. 181-188. 


It corpo è alto, le squame grandi, îl capo corto. La dorsale prende 


origine sopra le ventrali. Le ossa faringee inferiori hanno un'ala 
larga în basso; hanno denti su una sola fila: 6 0 5 nel lato sinistro, 
5 nel destro, gli anteriori con corona conica, i posteriori con corona 
uncinata e compressa ai lati. La linea laterale ha 37-42 squame. 
Una fascia più o meno apparente esiste, ma non sempre, lungo il 
tronco. 


FIMAI Isa (eV gal io din gigi. 
UR AE O TOSO GISTNaGI 'Tune ; 


Il capo è piuttosto alto, compresso lateralmente e di forma oblunga. 
Il profilo superiore è un po’ convesso fino alla dorsale, da questa alla 
caudale è diritto od un po’ convesso. Il profilo inferiore è molto concavo 
fino all’origine dell’anale. Dopo s’innalza e si fa diritto o quasi concavo 
fino alla caudale. 

L’altezza del corpo varia un po’ secondo il sesso e l’età; nei giovani 
è minore che negli adulti. Quest’altezza sta alla lunghezza totale del 
pesce come 1 :3,5-3,6 in femmine piene d’uova; come 1 :3,7-4,8 negli 
altri. 

Il capo è relativamente corto, di forma subconica, con muso più o 
meno ottuso. La sua lunghezza (da proporzioni prese su 17 esemplari, 
che misuravano tra i 155 mm. e 60 mm. di lunghezza totale) è un po’ 
varia: sta alla lunghezza totale del pesce come 1 : 5-5,7. (Il Canestrini (1) 
dà il rapporto l : 4,7-5,4 ed il Fatio (2) 1 : 5-6 ‘/.). Il suo profilo superiore 
è in alcuni quasi rettilineo, in altri un po’ convesso ; fa sovente col 
dorso un angolo ben evidente. Il muso ora è molto ottuso ed arroton- 
dato, ora pochissimo ottuso. Il profilo inferiore è più o meno convesso, 
e presso l’articolazione del mascellare s’innalza più o meno, sicchè il 
mento è ora molto, ora poco proeminente. La larghezza dei capo misurata 
sull’opercolo sta alla lunghezza laterale come 1 : 1,8-2,7. 

La bocca è terminale e leggermente inferiore. Il suo squarcio è quasi 


(1) Prospetto critico, p. 96. 
(2) Faune Vert. Suiss., IV, 537. 


> ici 


> n 


— Mi 


orizzontale od un po' obliquo, secondo la forma più o meno proeminente 
del mento. Arriva cogli angoli sotto le narici. Le mascelle sono quasi 
uguali; talora la superiore sopravvanza un poco l’inferiore. 

L'occhio è rotondo e di mediocre grandezza. Il suo diametro sta alla 
lunghezza laterale del capo come 1 : 2,8-4,1. È relativamente più grande 
nei giovani che negli adulti. 

Lo spazio interorbitale è più o meno largo, secondo l’età e la forma 
del capo. Il diametro dell’occhio sta a questo spazio come 1 : 1-2. Questo 
spazio è più grande negli adulti che nei giovani, nei primi cioè è uguale 
a 1,6 o anche a 2 volte il diametro dell’occhio, nei giovani solo a 1 od 
ail; f/a 

L’opercolo è piuttosto stretto , trapezoidale. Il suo margine anteriore 
è quasi rettilineo od un po’ convesso. Il superiore è circa la ‘|, dell’in- 
feriore, che è leggermente convesso e fa col posteriore un angolo ottuso. 
Il subopercolo è foggiato a mezza luna, piuttosto largo. L’interopercolo 
è triangolare, un po’ allungato. 

Le ossa faringee inferiori hanno un’ala larga, che forma un angolo 
ottuso col corpo dell’osso. Portano denti disposti su una sola fila ; gli 
anteriori hanno una corona conica, i posteriori l’hanno compressa la- 
teralmente ed un po’ uncinata all’estremità. Sono in numero di 6 0 5 
sul lato sinistro, e 5 sul destro. 

La pinna dorsale prende origine circa al disopra della metà della base 
della ventrale, ossia a circa metà della lunghezza del corpo senza la 
caudale. È più larga che lunga, ed è di altezza varia secondo gl’indi- 
vidui. Questa sta alla lunghezza totale del corpo come 1 :5,4-6,2. La 
lunghezza dell’ultimo suo raggio sta alla lunghezza del 1° come 1 : 1,8-2. 
L'altezza della prima sta alla sua lunghezza come 1 :1,1-1,6. Ha forma 
trapezoidale. Decresce più o meno rapidamente all’indietro ed ha un 
margine rettilineo o leggermente concavo. Ha 11 a 12 raggi, 3 semplici, 
8 a 9 divisi. Il 1° semplice è cortissimo, il 2° circa metà del 3°, che è 
subuguale al 1° diviso, che è il più lungo. L’ultimo diviso è biforcato 
fino alla base. 

Le pettorali hanno forma un po’ allungata. Hanno un margine leg- 
germente arrotondato , ed hanno gli ultimi raggi assai corti. Sono un 
po’ più lunghe che le ventrali, o quasi uguali a queste. Hanno 16 o 17 
raggi: uno non diviso articolato e 15 o 16 divisi; di questi il 2° è il 
più lungo. 

Le ventrali hanno forma subtriangolare colla punta ed il margine 
arrotondati. Hanno lunghezza varia, secondo l’età ed il sesso. Ora ar- 
rivano quasi fino all’ano, distandone appena di 4/3 o ‘/3 della loro lun» 
ghezza, come in alcune femmine, ora ne distano di quasi ‘|. Sono cioè 
sempre più lunghe che l’altezza dell’anale, poco più lunghe che la 
lunghezza della dorsale, poco più corte che le pettorali. 


= 9 


L’anale ha forma trapezoidale, un margine rettilineo o leggermente 
concavo. La sua lunghezza è varia, ora è circa ‘|; più corta che la sua 
altezza, ora, come in certi giovani, quasi uguale. Nasce subito dopo 
l’ano, cioè al davanti del punto ove arriva la dorsale abbassata. Ha 3 
raggi semplici e 8 a 10, più sovente 9, raggi divisi. Il 1° semplice è 
cortissimo, il 2° circa ‘|, del 3°, che è quasi uguale al 1° diviso, che è 
sempre il più lungo. 

La caudale è profondamente biloba, col margine dei lobi leggermente 
convesso. Questi sono abbastanza acuminati. Ha 17 a 18 raggi divisi. Il 
raggio più lungo è o quasi uguale alla lunghezza laterale del capo, 0 
per lo più, più lunga che questa, secondo la lunghezza del capo, di !/, 
a ‘|, della sua lunghezza. 

Le squame sono grandi e spesse. 

Negli adulti il diametro di quelle delle parti mediane del corpo uguaglia 
la grandezza dell’occhio; nei giovani l’occhio essendo relativamente 
più grande esse misurano solo un po’ più che ‘|, dell’occhio. Le mediane 
hanno il margine libero arrotondato ; il margine fisso ha verso la metà 
una larga prominenza più o meno dentellata. Il margine inferiore e su- 
periore sono quasi paralleli. In generale sono quasi ugualmente larghe che 
lunghe. Però, secondo gli individui, sono o un po’ più alte che lunghe, 
o viceversa. Hanno un nodo quasi centrale, poi numerose strie con- 
centriche e varii raggi che partono dal nodo e si dirigono in varie dire- 
zioni. Le squame laterali delle parti anteriori e posteriori sono un po’ 
più piccole, così le pettorali. Le dorsali sono le più piccole e di forma 
più arrotondata. 

La linea laterale descrive una curva, quasi parallela al profilo ven- 
trale, e che passa quasi al terzo inferiore dell’altezza del corpo; ha 
da 37 a 42 squame. Su 49 individui, di cui contai le squame della 
linea laterale, 17 ne avevano 40, 3 ne avevano 42, 12 ne avevano 88, 
8 ne avevano 39 e 9 ne avevano 37. Non ho trovato il massimo 47 dato 
dal Canestrini. 

Il colore delle parti superiori è in alcuni individui un misto di azzurro, 
verde e giallo con lucentezza metallica, in altri olivastro con tinte 
giallastre. La parte inferiore dei fianchi e le parti inferiori sono di color 
bianco argenteo e talora hanno tinte giallastre. Lungo il tronco si vede, 
ma non sempre, una fascia grigio nerastra, ora bene apparente, ora po- 
chissimo, che talora manca quasi del tutto; in generale è più distinta 
presso il capo ed alla base della codale, dove forma una macchia più 
scura. Essa talora si estende anche sul capo e sulla parte superiore 
dell’opercolo; al disopra di questa linea esiste, specialmente in primavera 
e nell'estate, una linea giallo-dorata. 

Il capo è sull’occipite verdastro, sulla fronte e sui lati argenteo e 
sull’opercolo molte volte è dorato. 


n 


- 9 


‘La pinna dorsale e l’anale sono grigiastre, talora leggermente gial- 
lastre. Le pettorali, le ventrali e l’anale, secondo le località, le stagioni 
e l’età, sono grigiastre (specialmente negli adulti in autunno) o gial- 
lastre o con tinte rossastre. Le pettorali in generale sempre più grigie 
delle altre. 

Il triotto giunge da noi per lo più alla lunghezza di 150 o 155 mm. 
Il più grande individuo misurato dal Canestrini misurava 149 mm. di 
lunghezza totale. Il Fatio ne ebbe della lunghezza di 160 a 170 mm.; ed il 
Pavesi assegna a questa specie un massimo peso di 90 gr.; però, come 
giustamente fa osservare il Fatio, probabilmente gli individui da lui 
pesati erano femmine piene d’uova. 

I maschi in primavera hanno sovente tubercoletti sul capo, ed in ge- 
nerale pinne ventrali un po’ più lunghe. I giovani hanno l’occhio più 
grande, il capo meno ottuso e il corpo meno alto. 

Le vertebre sono 36. 

Questa specie presentando nell’altezza del capo, nella lunghezza delle 
pinne e nella forma del capo notevoli variazioni, fu da varii autori divisa 
in parecchie specie. 

Il Bonaparte descrive nella sua Fauna Italica varie specie; cioè il 
Leucos rubella, il Leuc. Fucini, il Leuc. trissimenicus, lo Squalius 
aula e lo Sq. elatus (1). Lo Squatius aula del Bonaparte non è che il 
nostro Leuc. aula ; nella figura che ne dà lo rappresenta senza fascia 
grigia. Lo Sg. elatus sarebbe distinto dal Lewc. aula principalmente per 
l’altezza del corpo; ma quest’altezza, come si può vedere dalla descri- 
zione, è variabile (sta alla lunghezza totale come 1 :3,5-4,8) quindi 
queste due specie devono considerarsi identiche. 

Il Leuciscus rubella, ritenuto buona specie da vari autori, come Cuvier 
et Valenciennes /ZHistoîre Nat. Poiss., XVII, pag. 158), Heckel e Kner 
(Srisswasser., p. 164), De Betta (Iftioz. veron., p. 85), si distinguerebbe 
per il capo un po’ acuto, molto più breve che l’altezza del corpo, per 
la bocca piccola, per lo spazio interorbitale subuguale a 2 diam. del- 
l’occhio, per le pinne pettorali, ventrali ed anale rosse, per la dorsale 
ampia e che nasce sopra le ventrali, per la caudale un po’ più lunga 
del capo e per l’ultimo raggio della dorsale che misura meno che la 
metà del 1°, per l’altezza dell’anale subuguale alla sua lunghezza. 

Tutti questi caratteri si trovano soventi pure nel Lewc. aula, come 
pure la mancanza della fascia grigia. 

Il colore delle pinne poi non è carattere di importanza specifica, 
poichè si sa che esso può apparire e scomparire secondo le condizioni 


(1) Questa specie è descritta da Cuvier et Valenciennes, XVII, p. 237, col 
nome di Lewciscus altus. 


parta] SEE 


dell'ambiente, ed io ho osservato che individui con pinne giallastre od 
aranciate, da me presi, morendo perdevano dopo poco tempo questo 
colore, divenendo le pinne grigiastre. Così pure in vari individui da 
me tenuti in un acquario poco illuminato, dopo pochi giorni il colore delle 
pinne impallidiva notevolmente. 

La fioritura sul capo all’epoca della frega fu da me pure osservata 


nel Leuc. aula. Perciò sono dell'opinione del Canestrini, del Gunther . 


e del Fatio di ritenere identica specie e semplice varietà del L. aula 
il Leuc. rubella. Il Leuc. Fucini ed il Leuc. trasimenicus Bp. sareb- 
bero, secondo il Canestrini, varietà locali. 

Il De Filippi (Cenni, pag. 14) distinse il Lewciscus pagellus, il Lew- 
ciîscus scardinus e il Leuciscus pauperum. Queste tre specie, la cui 
distinzione è basata sulla lunghezza del capo, sull’altezza del corpo, 
sulla grandezza dell'occhio e dello spazio interorbitale e sul colorito, 
caratteri tutti assai variabili, e quindi di pochissimo valore in questi 
pesci, sono a ragione dalla maggior parte degli autori riunite al Lewc. 
aula Bp. 

Il f#riotto è comune in tutto il Piemonte. Vive tanto nelle acque 
correnti quanto nelle stagnanti. 

Ama i fondi erbosi. Trovasi nei fiumi, fossati, paludi, torrenti, ca- 
nali, laghi e stagni. Ama tenersi vicino allo sbocco degli acquedotti nei 
fiumi per i numerosi detriti organici che vi trova. 

Va in frega nell'aprile od in maggio. 

Le uova sono piccolissime, numerose e vengono deposte sulle erbe 
presso la riva. Il Triotto può riprodursi in abbastanza giovane età, 
poichè ho trovato femmine di soli mm. 61 di lunghezza totale con ovaie 
già ben sviluppate. 

Si pesca con varie sorta di reti: colla razzuola, collo sferone e con 
varie altre reti. Morde volentieri all’amo. Per esca sì adopera o un 
lombrico o polenta. 

La sua carne è disprezzata. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Torino (Po e Stura) — Mon- 
calieri (fossati) — Giaveno (fossati) — Gassino (Po, paludi) — Avigliana 
(laghi) — Ivrea (Dora Baltea) — Trino Vercellese (paludi, fossati, ca- 
nali) — Pollenzo (Tanaro). 


1 
È 
4 
ì 


MM 
Leuciscus roseus Bonaparte. 


Leuciscus roseus. Bonap., Fauna ital., tom, II, tav. 114, fig. 1 
(fasc. XXIV, 1839). 
Cuvier et Val., XVII, p. 156. 
Canestrini, Prosp. critie., p. 102. 
» Fauna d’Italia, parte III, pesci, p. 18. 

Grinther, Catal. of Fish., p. 218, vol. VII. 

Giglioti E. H., Elenco ecc., p. 44, n. 399. 

Fatio, Faun. Vertéb. Suisse, IV. p. 512. (Lo mette in sinonimia col 
L. pigus De Filippi). 

Questa specie, che ora ritiensi da alcuni autori come una varietà del 
Leucîscus pigus De Filippi, è dal Bonaparte descritta come appartenente 
ai laghi del Piemonte. Ora è quasi certo che il pi90 non esiste nel 
Piemonte, ed io in quattro anni di ricerche non sono riuscito a trovare 
un solo esemplare del Leuc. roseus. Neppure i pescatori dei nostri laghi, 
da me interrogati, seppero darmene notizia. 

Ora due dubbi mi si presentano: o il Bonaparte considerò come laghi 
piemontesi il Lago Maggiore e quello di Como ove trovasi il Lewuc. 
pigus De Filippi, del quale il suo Lewuc. roseus Bp. sarebbe una varietà, 
oppure si sbagliò di località. Del resto nè il Canestrini, nè il Giglioli 
non ne ebbero neppure un esemplare e gli individui che Cuvier et 
Valenciennes attribuiscono al Leuc. roseus Bp. erano del lago di Como. 

Credo perciò non doversi ritenere questa specie come esistente nel 
Piemonte. 


Genere SQUALIUS Bonaparte. 


Squalius cephalus (Linneo). 


Nome italiano. — Cacedano. 
Nome piemontese. — Quazastr, Scajass. 
Cyprinus cephalus. Zînn., Syst. Nat., ed. XII, I, p. 527, — ed. XIII, 
I, p. 1417. 
Cyprinus idus. 2/0cX, Hist. Nat. poiss., tom I, p. 202, pl. XXXVI. 
Cyprinus dobula. Cuvier, Règ. Anim., II, p. 195. 
Leuciscus dobula. Agassiz, Mém. Soc. Science. Natur. Neuchàtel, 
I, p. 38. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. Natur. poiss., XVII, p. 172. 
Leuciscus cephalus. F/e727n9, British Animals, p. 187. 
Gunther, Catalog. of fish., p. 220, vol. VII. 
Giglioti, Elenco mamm., uccelli, pesci, ecc., p. 44, n. 401. 


Ml 


Leuciscus cavedanus. B0nap., Fauna it., tom. III, p. 104, tav. 113, 
fig. 2 (fasc. XXII, 1838). 
De Filippi, Cenni, p. 12. 
Cuvier et Valenciennes, XVII, p. 196. 
Leuciscus Tiberinus. — L. Pareti. — L. albus. Bonap., Fauna 
Italica, tom. III, punt. 104, fas. XXII, (1838), tav. 113. 
Bonaparte, Catal. Metod., p. 31. 
Leuciscus squalius. Cuvier et Valenciennes, Hist. Natur. Poissons, 
XVII, p. 191. 
Dei Apetle, Ittiologia provincia senese p. 24. 
Leuciseus albus. Cuvzer et Valence., Hist. Nat. Poiss., XVII, p. 192. 
Squalius dobula. Bonaparte, Catal. metod., p. 31. 
Heckel und Kner, Slùsswass., p. 180, fig. 99 e 100. 
Squalius cephalus. Dydowskz, Cyp. Livlands, p. 119. 
Sfebotd, Slsswasserfisch., p. 200, fig. 33. 
Blanchard, Poissons de la France, p. 392, fig. 91-92. 
Fatio, Faune Vert. Suiss., IV, p. 557. 
Squalius clathratus. B/anchard, Poiss. France, p. 398, fig. 94. 
Leuciscus squalus. Bonaparte, Faun. Ital., punt. 96, tav. 111, 
fig. 1 — tav. 112, fig. 2, fasc. XIX (183) 
Squalius cavedanus. Bonaparte, Cat. met., p. 31. 
Heckel und Kner, Sisswass., p. 184, fig. 101. 
Nardo, Prospetti sistem., p. 72, 91. 
De Betta, Ittiol. veronese, p. 89. 
Ninni, Cenni, p. 54. 
Canestrini, Prosp. crit., p. 103. 
Pavesi, Pesci e pesca, p. 39. 
Bonizzi, Prospetto sistem. Pesci del Modenese, p. 20. 
Canestrini, Fauna d’Italia, parte III. Pesci, p. 15. 
Fatio, Faune Vert. Suisse, IV. p. 576. 
Canestrini Ricc., Pesci del Trentino, p. 25. 
De Carlini, Vertebrati della Valtellina, p. 87. 
Squalius albus. Hecke! und Kner, Sisswass., p. 197-198, fig.110-111. 
Squalius meridionalis. B/anchard, Poiss. France, p. 396, fig. 93. 


Le ossa faringee inferiori sono robuste; hanno un'ala non lunga, 
che fa un angolo un po’ ottuso col corpo dell’osso. Portano ciascuno 
7 denti în due file così disposti: 2 e 5. I denti hanno una corona 
uncinata con dentellature. La pinna dorsale ha 8-9 raggi divisi e 
anale 8-10. La dorsale e l’anale sono corte. La prima ha origine 
sopra le ventrali, cioè al disopra delta 17%, 18%, 19* squama della 
linea laterale. Su questa linea contansi 43-48 squame grandi e spesse. 


— Wi 


La bocca è terminale, ampia, ed arriva fino al disotto delle narici, 
oppure del margine anteriore dell'occhio e talora anche leggermente 
più indietro. 


3 1 2 3 
D. 59 = 


P. TSE - g A. s-I0 17 GIVisÌ: 


Il corpo è allungato, spesso, più o meno compresso ai lati. È meno 
compresso nei giovani che negli adulti. Il suo profilo superiore segue 
una curva convessa dorsalmente, la quale in alcuni individui continua 
dal capo alla codale ; in altri convessa sino alla dorsale, poi il profilo 
sì fa quasi rettilineo. Talora, in alcuni vecchi individui, presso la nuca 
sì vede una leggera gibbosità. Il profilo inferiore è ad un dipresso come 
il superiore, però un po’ appiattito verso il petto. Il corpo è di altezza 
un po’ varia: su 20 esemplari da me misurati, quest’altezza sta alla 
lunghezza totale come 1 :4,3-5,6 negli adulti e negli individui di media 
grandezza; come 1 :5,6-6 nei giovani. 

Il capo ha forma subconica, con un muso più o meno acuto, secondo 
la direzione più o meno obliqua della bocca. Il suo profilo superiore ora 
continua la curva del dorso, ora fa con questo un angolo ottuso; esso 
poi ora è rettilineo, ora un po’ convesso ; la fronte è larga. ll profilo 
inferiore è ora quasi rettilineo, ora è quasi come il profilo superiore, 
ora verso l’angolo del mascellare si eleva abbastanza bruscamente, co- 
sicchè il mento si fa un po’ proeminente. 

La bocca è più o meno obliqua, terminale, però in alcuni individui 
vecchi è leggermente inferiore per essere il muso arrotondato. Lo 
squarcio della bocca arriva ora sin sotto le narici, ora sotto il margine 
anteriore dell’occhio, ora leggermente più indietro. Il labbro inferiore 
è un po’ più corto che il superiore. Le labbra sono abbastanza spesse. 

L’occhio è laterale, subrotondo. Il suo diametro sta alla lunghezza 
laterale del capo come 1 : 4-6. 

Lo spazio interorbitale è ampio, però più o meno secondo l’età (più 
ampio negli adulti). Il diametro dell'occhio sta a questo spazio come 
1:1,2-2,2. Lo spazio preorbitale è un po’ più grande che il diametro 
dell’occhio; di poco nei giovani, quasi il doppio negli adulti. 

L’opercolo è trapezoidale. Il lato superiore è più che la metà dell’in- 
feriore. Il posteriore leggermente concavo. Soventi presenta più strie. 
Il subopercolo è a mezza luna e largo. L’interopercolo è ben visibile 
ed ha forma di triangolo abbastanza largo. Il preopercolo ha i margini 
inferiore e posteriore arrotondati. 

Le ossa faringee inferiori sono robuste. Hanno un’ala ben sviluppata 
che fa un angolo ottuso un po’ arrotondato col corpo dell’osso. Ciascuno 
porta 7 denti disposti su due file; 2 piccoli sulla fila anteriore, 5 grandi 


Li Wa 


sulla posteriore. Questi sono lunghi, forti, compressi lateralmente nella 
parte superiore, ed hanno una corona uncinata alla estremità con den - 
tature poco numerose sul margine. 

La pinna dorsale nasce al disopra del punto che segna all’incirca la 
metà della base delle ventrali, ora leggermente più avanti, ora legger- 
mente più indietro, ossia nasce al disopra della 17° (raramente) e per 
lo più della 18* o 19° squama della linea laterale. È più alta che lunga; 
la sua lunghezza sta all'altezza come 1 : 1,2-2 coi passaggi: 1,5-1,6-1,7-1,8. 
La sua altezza misura dai >|,, ai ?/,) dell’altezza del corpo. Ha da lla 
12 raggi, 3 semplici ed 8 o 9 divisi. Il 1° semplice ed il 2° sono pseudo- 


spinosi — il 1° è corto; il 2° un po’ meno che la metà del 3°, che è il 


più lungo di tutti i raggi o uguale al 1° diviso. L’ultimo raggio diviso 
biforcato è in generale più lungo che la metà del 1° diviso. 

Le pettorali hanno il margine arrotondato, e decrescono rapidamente 
all'indietro. Sono generalmente uguali all’altezza della dorsale, o leg- 
germente più lunghe. La distanza tra la loro punta e l'origine delle 
ventrali è un po’ minore od un po’ maggiore che la metà della loro lun- 
ghezza. Hanno 1 raggio semplice e 16 o 17 divisi. 

L’origine delle ventrali è un po’ al davanti dell’origine della dorsale, 
ossia al disotto della 14* o della 15* o della 16* squama della linea la- 
terale. Sono più corte che le pettorali, misurano dai °|, ai 4/, della lun- 
ghezza di esse. Hanno il margine arrotondato. Hanno generalmente 10 
raggi, 2 semplici ed 8 divisi. Il 1° semplice è corto, ed un po’ laterale. 
Il 2° è un po’ minore del 1° diviso, che è il più lungo. 

L’anale ha forma subquadrata. Il suo margine inferiore è un po’ con- 
vesso (1). Questa convessità è pochissimo pronunciata nei giovani, ben 
visibile negli adulti. L'anale nasce molto più indietro del punto in cui 
finisce la dorsale, ma un po’ più avanti che il punto dove arriva la 
dorsale abbassata, ossia per lo più al disotto della 27° scaglia della linea 
laterale. Ha 11 a 13 raggi, di cui 3 non divisi. Heckel e Kner (2) di- 
stinguono lo Sg. cavedanus dal cephalus per 2 raggi semplici all’anale; 
ciò non è giusto, poichè nei nostri cavedaniî esistono sempre 3 raggi 
semplici. Il 1° semplice è molto corto; il 2° è uguale a circa ‘|, del 
3°, che è uguale o subuguale al 1° diviso. Dopo ve ne sono 8 o 10 divisi. 
L’ultimo di questi è per lo più profondamente diviso. 

La codale è profondamente biloba. Ha i lati abbastanza acuminati, col 
margine leggermente convesso. I lobi sono quasi uguali, però l’inferiore 
è per lo più leggermente più lungo. De’ suoi raggi i primi 7 sono sem- 


(1) CANESTRINI, Prosp. crit., p. 105, e Fauna ital., p. 15. dice che questo 
margine è rettilineo: in tutti i cavedani da me osservati questo era un po’ 
convesso. 

(2) Susswasserfische, p. 184. 


eo --<——_m’——————’ —_Pr_——_—mm———_——m— mini Di ii i etti 


d di Se tnt i de nm dente 


PT III 


— Mr 


plici; i 4 successivi sono articolati, ma non divisi; poi ve ne sono 17 
divisi, poi 3 articolati non divisi, poi 7 semplici. 

Le squame sono grandi e molto spesse. Le mediane sono subarroton- 
date; hanno almeno la grandezza dell'occhio negli adulti; nei giovani 
sono più piccole dell’occhio. Hanno il margine libero arrotondato o lieve- 
mente acuminato , e talora con leggiere intaccature. Hanno un nodo 
quasi centrale e radii in numero vario secondo le parti del corpo, che 
vanno alcuni al margine fisso e altri al margine libero. Hanno pure 
sulla parte libera numerose strie concentriche un po’ ondulate. Le squame 
della parte mediana del ccrpo subito al disopra della linea laterale sono 
le più grandi, quasi uguali in altezza e lunghezza. Quelle della parte po- 
steriore del corpo e quelle del dorso sono un po’ più piccole; molto più 
piccole sono quelle pettorali e di forma quasi ovale. 

La linea laterale, paricudo dall'angolo superiore dell’opercolo e ter- 
minando incirca alla metà dell’altezza della radice della pinna codale, 
descrive una leggera concavità, e passa un po’ al disotto della metà 
dell’altezza del corpo. Su essa contansi da 43 a 48 squame (eccezional- 
mente 49). 

La colonna vertebrale ha 43 vertebre. 

Il colore delle parti superiorì è o grigio-acciaio icon riflessi metal- 
lici, o verdastro od olivastro. Le squame per lo più (specialmente negli 
individui dal dorso grigio acciaio) hanno alla base della parte libera ed 
al margine libero molti punti verdi oscuri. Il Blanchard (Poîssons de la 
France, p. 398) distingue a torto per questa punteggiatura e per le 
strie concentriche delle squame più regolari, una specie, cioè il suo 
Squal. clathratus, specie che sarebbe fondata così su caratteri che 
variano moltissimo nei nostri cavedani. 

Le squame delle parti superiori al disopra della linea laterale sovente 
sulla loro parte mediana presentano una tinta più chiara, in modo che il 
dorso e le parti superiori dei fianchi appaiono longitudinalmente rigate 
di chiaro. I fianchi per lo più sono argenteo-giallastri. Il ventre è ar. 
genteo o bianco-giallastro. Le pinne dorsale ed anale sono grigio-verdastre 
o brunastre. Le pettorali, le ventrali e l’anale sono ora pallide o brune 
ai margini, ora le pettorali e le ventrali e la base dell’anale sono ros- 
sastre, oppure sono giallastre alla base, e nel resto o fittamente pun- 
teggiate di nero o nerastre. Talora tutte le pinne sono nerastre. 

Nei giovani sovente tutte le pinne sono di color giallastro chiaro, 
colla punta delle ventrali sovente incolora. 

Il cavedano giunge a dimensioni abbastanza grandi. Per lo più adulto 
ha una lunghezza di 20 a 30 cm. Ma ve ne sono del peso di kg. 1,5 
a 2 e anche 2,5 kg. Pavesi attribuisce ad individui del lago di Lugano 
il peso di 2 a 3 kg. 

Il Bonaparte ritiene come specie distinta lo Sg. cavedanus, lo sq, 


— Sap 


tiberinus, lo Sg. Pareti, lo Sq. albus. Il De Filippi riunisce le tre 
prime in una sola, dicendo con ragione: Se a questi vogliamo pa- 
ragonare quello di Lombardia, tenendo conto di tutte le più minute 
variazioni, giungeremo facilmente a ricondurre le tre specie ad una, 
o ad aggiungerne molte intermedie. In quanto allo squalius albus il 
Bonaparte dà la frase seguente: Squalius atbo virens argenteus, lon- 
gitudine altitudinem sextuplto superante: capite altitudine corporis 


molto longiori: spatio îinteroculari fere duplo oculo maximo: orelam- 


plissimo: pinnis parvulis subnigricantibus: dorsali ventralibus 0ppo- 
sîta, subtruncata. Come si può vedere dalla descrizione data, tutti questi 
caratteri si riscontrano talora nello Sg. cephalus Lin. Quanto all’am- 
piezza della bocca, essendo questa nei cavedani varia, è carattere di 
poco valore. Così pure non è buon carattere il numero dei radii delle 
squame. 

Quasi tutti gli autori, eccetto il Giglioli, che trattarono dei pesci 
italiani ritengono come specie distinta dallo Sg. cepRalus Lin. lo Sq. 
cavedanus Bp. Io, avendo esaminati attentamente molti dei nostri ca- 
vedani, non eredo che debbasi il nostro cavedano ritenere separato 
specificamente dallo Sg. cephalus Lin., del resto d'Europa. Invero, la- 
sciando da parte la forma del muso, che sarebbe in generale più acu- 
minata nel nostro cavedano (sebbene anche da noi esistano individui 
con capo e bocca larghissimi, e con mento proeminente), l’unico ca- 
rattere veramente differenziale secondo gli autori sarebbe la posizione 
dell'origine della dorsale, che sarebbe sopra la 19° squama della linea 
laterale nello Sg. cavedanus, mentre nello Sg. cephalus sarebbe sulla 16°. 
Ora si è visto come questa pinna prenda origine talora sulla 17*, sulla 
18° e sulla 19* squama della linea laterale. Perciò, essendo così varia- 
bile questa posizione, non è buon carattere specifico. Heckel e Kner 
poi certamente si sbagliarono attribuendo alla Sg. cavedanus due raggi 
semplici all’anale, poichè sempre ne trovai 3, come già osservò il Fatio. 
Lo Steindackner /Fischfauna des Isonzo) attribuisce come carattere 
specifico al nostro Sg. cavedanus, una macchia scura tra l’opercolo 
e le pettorali. Io non ho quasi mai nei nostri cavedani riscontrato tale 
macchia. 

Il Canestrini /Prosp. Crit., p. 105) poi dice che il margine inferiore 
dell’anale è nello Sg. cavedanus rettilineo. Ciò non è vero, poichè, 
specialmente negli adulti, questo margine è sempre convesso. 

Il Fatio (1) aveva già considerato questa questione, e già aveva ri- 
dotto a semplice subspecie meridionale lo Sg. cavedanus Bp. Io, in se- 
guito alle suddette considerazioni, ritengo doversi seguire l'opinione del 


(1) Faune Vertébr. Suisse, IV, p. 570, 


i # 


Giinther (1), del Moreau (2), del Giglioli (3), i quali considerano come 
una semplice varietà il nostro cavedano, e lo riuniscono in una sola 
specie collo Sg. cephalus Lin. 

Il cavedano ama le acque correnti e profonde. Si adatta però benis- 
simo alle diverse condizioni, vivendo pure abbastanza bene in acque 
stagnanti. Così lo troviamo nei fiumi, canali, torrenti, fossati, laghi; e 
rimontando nella primavera i piccoli ruscelli, arriva sovente negli stagni 
isolati. Preferisce però i fondi pietrosi o ghiaiosi agli erbosi. 

Il suo cibo è essenzialmente animale. Gli insetti, i vermi, i piccoli pesci, 
i piccoli ranocchi, sono da lui avidamente ricercati. Però si adatta al 
bisogno anche a cibi vegetali. 

La frega dura dalla metà di aprile a tutto giugno o anche più tardi. 
Però generalmente è in maggio o giugno. 

Le uova piccole e numerose sono deposte sulle pietre o sulla ghiaia 
del fondo ove l’acqua è bassa e corrente. 

Si pesca colla lenza così detta a mosca finta, oppure con varie altre 
sorta di esca, come pane, polenta, carne, piccoli pesci, vermi, insetti, 
Si prende poi con varie sorta di reti; i grandi individui vengono anche 
talora presi colla fiocina. 

La sua carne è pochissimo stimata. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Moncalieri (Po, torrente Banna) 
— Gassino (Po) — Crescentino (Po) — Torino (torrente Stura) — 
Carmagnola (stagni) — Pollenzo (Tanaro) — Casale (Po) — Lago di 
Viverone -- Lago di Avigliana. 


Squalius muticellus Bonaparte. 


Nome italiano. — Vazrone, Mozzetta. 
Nome piemontese. — Vaiîròn, Strion. 
Cyprinus aphya. Hartmann, Helvet. Ichtyol., p. 200. 
Agassiz, Isis., 1828, p. 1048. 
Leuciscus aphya. Agassîz, Wiegm. Archiv., 1838, p. 79. 
Jeuciscus muticellus. Bonap., tom. III, tav. 112, f. 3. fas, XX, 1837. 
De Filippi, Cenni, p. 13. 
Gunther, Catal. of Fishes, VII, p. 234. 


(1) Catalog. of Fish., p. 220, vol. VII. 
(2) Hist. Nat. Poiss. de la France, tom. NI, p. 422. 
(3) Elenco mammiferi, uccelli, ecc. 


— BS 2 


Giglioli, Elenco mamm. ucc. pesci, ecc., p. 43, n. 408. 
Leuciscus Savignyi. Cuvier et Valenciennes, Hist. natur. poiss., 
XVII, p. 238. 
Leuciscus Agassizii. Cuvier et Valenciennes, Hist. natur. poiss., 
XVII, p. 254. 
Telestes aphya. Bonaparte, Catal. Metod., p. 30, n. 203. 


Telestes Agassizii. Hecke!, Beitràge zu den Gattungen Salmo und . 


Telestes in Verhandl. des Zool. Bot. Vereins in Wien. II, 1853. 
Heckel und Kner, Sùsswasserfische, p. 206, fig. 116. 
Stebola, Sisswasserfische, p. 212. 
Telestes rysela. Hecke!, Beitràge, ecc., l. c. 
Telestes Savignyi. Bonaparte, Faun. Ital., tom. III, fas. XX VIII, 1840. 
» » Catal. Metod. p. 30, n. 201. 
Heckel und Kner, Sisswasserfische, p. 208, fig. 117. 
Nardo, Prospetti sistematici, p. 73. 
Martens, Wiegm. Arch., 1857, p. 182. 
Ninni, Cenni, p. 54. 
Telestes muticellus. Canestrini, Prosp. crit., p. 108. 
Canestrini, Archiv. per la Zoolog. 1866, p. 113. 
Bonizziî, Prospetto sistemat. dei pesci del Modenese, p. 20. 
Canestrini, Fauna d’Italia, parte II, p. 16. 
Squalius Agassizii. Blanchard, Poiss. Franc., p. 406. 
Fatio, Faune des vertébrés de la Suisse, III, p. 605. 
Squalius Savignyi. Fazio, Faune des Vert. Suisse, IV, p. 625. 
Squallius souffia. Moreau, Hist. nat. poiss. France, III, p. 420. 


Il corpo è piuttosto allungato, fusiforme, ed un po’ compresso tate- 
ralmente. Il capo è subconico, più o meno ottuso; ta bocca è un po’ 
obliqua e leggermente inferiore; la mascella superiore sorpassa ap- 
pena l’inferiore. Le pinne dorsale ed anale sono corte: la dorsale 
prende origine al disopra delle ventrali; lungo il lronco scorre una 
fascia nerastra, che però sovente manca cd è poco distinta. Le ossa 
faringee hanno un’ala corta ed angolosa, ed il corpo dell’osso è un po’ 
rigonfio al disotto di essa; hanno denti con corona uncinata disposti 
su due file; în generale 2 e 5 da un lato e 2 e 4 dall’attro, talora 
però, sebben rarumente, 5 da ambe le parti. Si contano 45-51 squame 
sulla linea laterale. 

2-3 


3 l 2 Hiza, 
5 3-9 12% BAIA iÉ 7 hh 8-9 GC. 17 -‘drvisi 


Eccez. °*|, Eccez. * 


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- VI 


Il corpo è piuttosto allungato ed un po’ compresso ai lati specialmente 
sulla coda. È piuttosto elevato, però la sua altezza varia un poco se- 
condo gli individui. Questa altezza sta alla lunghezza totale del pesce 
come 1:4,4-5,7. Il profilo superiore è un po’ convesso sino alla pinna 
dorsale; dopo questa si abbassa gradatamente sino alla caudale. Il pro- 
filo inferiore è convesso fino all’ano, dopo questo si innalza avvicinan- 
dosi al profilo superiore. 

Il capo è subconico, il suo profilo superiore è un po’ convesso, però 
più o meno secondo l’età e gli individui; meno negli adulti, che nei 
giovani, anzi negli adulti sovente è quasi rettilineo. Il profilo inferiore è 
quasi come il superiore, sebbene generalmente un po’ meno convesso. 
La lunghezza laterale del capo sta alla lunghezza totale generalmente 
come 1 : 4,8-5,7. (In individui di 55 a 62 mm. di lunghezza totale, presi 
nei laghetti della Ferrera a circa 1500 metri sul livello del mare, 
come 1] :4,4-4,5). Quindi la lunghezza laterale del capo è ora un po’ 
maggiore, ora un po’ minore che l'altezza del corpo. Quindi questo rap- 
porto fra l'altezza del corpo e la lunghezza laterale del capo invocato 
da Heckel e Kner /Stwsswasser., p. 207) come distintivo tra il Telestes 
Agassizii Heck, e il Tel. Savignyi Bp. è, come si vede, molto variabile. 

Il muso è ottuso; la mascella superiore sorpassa appena l’inferiore. 
La bocca è un po’ inferiore, leggermente obliqua; arriva coi suoi 
angoli sino sotto le narici o sin sotto il margine anteriore dell’occhio. 

Le ossa faringee hanno un’ala piuttosto corta, angolosa. Al disotto 
di essa il corpo dell’osso appare come rigonfio. Portano denti con corona 
uncinata, con leggere e minute dentellature ai margini, e che sono disposti 
su due file : per lo più, 2 anteriori piccoli e 4 posteriori grandi, da un lato, 
e 2 e 5 dall’altro lato, però talora, sebben raramente, 5 da ambidue i lati. 

L'occhio è rotondo ; il suo diametro sta alla lunghezza laterale del 
capo come 1 :3,5-4,3 secondo trattasi di giovani o di adulti. 

Lo spazio preorbitale è quasi sempre uguale al diametro dell’occhio, 
o leggermente più grande, 

Lo spazio interorbitale è un po’ più grande che il diametro dell’occhio; 
il diametro dell’occhio è per lo più uguale a “/,o 0 ?/,0 0 #/jo di questo 
spazio. 

L’opercolo è trapezoidale; il suo margine inferiore è quasi rettilineo 
e molto obliquo, e fa un angolo quasi retto col margine posteriore legger- 
mente sinuoso e più corto che l’inferiore. 

La pinna dorsale ha origine circa alla metà della lunghezza del corpo 
senza la caudale, cioè circa al disopra del punto ove finisce la base delle 
ventrali. Ha un margine leggermente convesso, ed in alcuni quasi ret- 
tilineo; È piuttosto rapidamente decrescente all’indietro. La sua altezza 
è uguale a ‘|, (per lo più nei maschi), o ‘/, (per lo più nelle femmine), 
o ‘|; (per lo più nei giovani), dell’altezza del corpo. 


a 


La sua lunghezza sta all'altezza come 1 :1,1-1,2. Ha generalmente 11, 
eccezionalmente 12 raggi: 3 non divisi ed 8 o 9 divisi. In un individuo 
preso nella Dora Baltea ad Aosta questa pinna aveva 3 raggi non divisi 
e solo 7 divisi. Dei non divisi il 1° ed il 2° sono semplici, il 1° rudi- 
dimentale, il 2° è un po’ più grande; il 3° è articolato. 

Le pinne pettorali hanno il margine un po’ arrotondato e giungono 
nei maschi ad una distanza dall'origine delle ventrali uguale a ‘/;, 5/3; ‘ls 
della loro lunghezza o giungono fino ad essa, anzi in alcuni maschi la 
oltrepassano un poco. Questa distanza nelle femmine è uguale a 4/, od 
a !], della loro lunghezza. La loro lunghezza è di ‘/, o di */, ad ‘|, mag- 
giore.che quella delle ventrali. Hanno da 14 a 15 raggi: 1 articolato 
indiviso e 13 o 14 divisi. 

Le ventrali hanno origine un po° prima della metà della lunghezza 
del pesce, esclusa la caudale. Hanno il margine arrotondato. La loro 
punta giunge nei maschi fin vicino all’ano od anche lo oltrepassano; 
nelle femmine la distanza tra la loro punta e l’ano è uguale a ‘|, circa 
della loro lunghezza. Hanno 9 raggi: 2 non divisi e 7 divisi. Dei non 
divisi il 1° è semplice, il 2° è articolato. 

L’anale nasce subito dopo l’ano, cioè circa al disotto del punto ove 
giunge la dorsale abbassata, o leggermente più innanzi. La sua altezza 
è per lo più da ‘/. a ‘,, minore che quella della dorsale, cioè uguale 
all'incirca alla lunghezza delle ventrali. La sua lunghezza è uguale a 
‘|, 03] 0 3/; della sua altezza. Ha 10 a 12 raggi: generalmente 2 o 3 non 
divisi e 8 divisi, talora 9 divisi: un individuo preso ad Aosta e che 
aveva pure solo 7 raggi divisi alla dorsale, ne aveva 7 divisi. Dei non 
divisi i due primi sono semplici, il terzo articolato. 

La caudale è abbastanza biloba e coi lobi piuttosto acuminati (1), 
subuguali. Ha 17 raggi divisi. 

Il corpo è coperto di squame abbastanza granili: quelle laterali hanno 
un’area uguale all’incirca ad ‘/, od a */, di quella dell'occhio. Hanno il 
margine libero arrotondato. Il margine fisso ha verso la metà una promi- 
nenza con tre piccole lobature. Le squame delle parti posteriori sono 
più lunghe ed angolose che quelle delle parti mediane. Le dorsali ante- 
riori sono piccole ed ovali, le pettorali anteriori più piccole ancora e 
subarrotondate. Le squame poi presentano molte strie concentriche; 
poi varii radii divergenti da un centro posto verso il margine fisso ; questi 
radii sono in numero variabile secondo le varie parti del corpo, in 
numero di 7, 12, 17 e sino di 20. Questo carattere è quindi assai va- 
riabile. 


(1) Non ho trovato in nessuno dei miei esemplari piemontesi i lobi arro- 
tondati come dice trovansi nello Sq. Savignyi Bp. il Fatio. /Fauna Vertéb. 
Suisse, p. 631). 


ue ve gg e 


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RA ATI EE AE e 


a 


Su 30 individui, di cui contai le squame della linea laterale, questa 
ne aveva da 45 a 51. Non ho trovato il massimo di 60 squame dato 
dal Canestrini (1). Le squame di questa linea sono simili a quelle delle 
parti mediane del corpo. Hanno poi un tubulo abbastanza corto, posto 
nella parte mediana. Io confrontai le squame della linea laterale di 
molti individui del Piemonte con quelle di 3 individui di Sg. Agassizii 
Heck. presi nel fiume /sar di Baviera, e non vi trovai differenza al- 
cuna nella lunghezza del tubulo, che, secondo il Fatio (2), dovrebbe 
essere più corto nello Sg. Savignyi Bp. che nello Sg. Agassizii Heck. 

La colonna vertebrale ha 40 a 42 vertebre. 

Il colore delle parti superiori è bruno verdastro, sovente, specialmente 
all’epoca della frega, con bei riflessi azzurri. Lungo il tronco esiste 
una fascia nerastra che sovente è poco distinta, o manca quasi del 
tutto. La parte inferiore dei fianchi e le parti inferiori sono biancastre 
o bianco argenteo. Sovente sulla parte superiore del capo, sull’opercolo 
e sui fianchi, specialmente all’epoca della frega, si vedono numerosi 
punticini neri. 

Le pinne generalmente sono più o meno tinte di color giallo rossastro 
pallido; all’ascella delle pettorali sovente vedesi una macchia aran- 
ciata. Però in alcuni individui da me presi nel mese di luglio nei laghetti 
della Ferrera a 1500 metri sul livello del mare queste pinne erano 
quasi del tutto grigiastre. quantunque essi avessero l’abito di nozze con 
numerosi tubercoletti gialli sul capo. 

Il vaîrone non giunge a grandi dimensioni. Il più grande individuo 
che ebbi misura 140 mm. Il Canestrini ne ebbe di 164 mm., ed il Fatio 
di 150 mm. dal Canton Ticino. 

I maschi si distinguono dalle femmine in generale per la lunghezza 
un po’ maggiore delle pettorali e delle ventrali. All'epoca della frega 
presentano numerosi tubercoletti gialli sul capo. In individui viventi a 
grandi altitudini (laghi della Ferrera) notai che il capo era relativa- 
mente al corpo più grande e più lungo che in individui di ugual gran- 
dezza presi in acque di pianura. 

Molti autori distinguono dallo Sg. mwuticellus Bp. (Leuciîscus muti- 
celtus Bp.), lo Squalius Agassizîi Heck. e lo Sg. Savignyi Bp., di cui 
il primo sarebbe proprio delie regioni a nord delle Alpi e il secondo 
delle regioni a sud delle Alpi. 

Il Bonaparte (3) aveva distinto in Italia il Lewcîscus mmuticellus e 
lo Squalius Savignyiî. Questa opinione è sostenuta da Heckel e Kner (4), 


(1) Prospetto critico, p. 111. 

(2) Faun. Vert. Suiss., IV, p. 617. 

(3) Fauna Italica, fasc. XX, pl. 112, fig. 3 e fasc. XXVIII, pl. 115, fig. |. 
(4) Susswasserfische, p. 221. 


96 = 


invece combattuta dal De Filippi (4). Il loro Te/estes muticeltus Bp. 
(Leuciscus mulicelltus Bp.) sarebbe caratterizzato dall’avere: 55-60 
squame sulla linea laterale; i raggi dell’anale uguali in altezza ai >| di 
quelli della dorsale; una macchia aranciata alla base delle pettorali; 
capo appena più corto che l’altezza del corpo; 8 raggi divisi all’anale; 
pettorali assai lunghe e squame con pochi radii. 

Il 7. Savignyiî Bp. avrebbe: 45-47 squame sulla linea laterale (Heckel 


e Kner), 50 (secondo Bonaparte); i raggi dell’anale uguali ai 5/; di quelli | 


della dorsale; il capo più corto che l’altezza del corpo; le pettorali 
corte. 

Il 7. Agassizii avrebbe: 48-56 squame sulla linea laterale; capo poco 
più corto che l’altezza del corpo; 9 raggi divisi all’anale e squame con 
molti radii. 

Il Canestrini (1) giustamente dimostra che il Tel. Savignyi Bp. è 
identico al T. muticellus Bp. E invero ho fatto osservare nella descri- 
zione come la lunghezza delle pettorali sia in questo pesce variabile 
secondo il sesso e l’età; come pure è variabile l’altezza dell’anale e la 
forma più o meno convessa del muso, e quindi la lunghezza del capo 
in rapporto con l’altezza del corpo. La forma però che corrisponderebbe 
al T'. muticellus Bp. si avvicinerebbe molto al T. Agassizii di Heck. 
e quindi al Leuciscus muticellus di Gunther (2) per la forma del capo 
e l'altezza del corpo. Io ho confrontato numerosi individui del nostro 
vairone con 3 individui di Sg. Agassiziî Heck. del fiume Isar in Ba- 
viera, e, tranne la forma allungata del capo ed il muso proeminente, non 
vi trovai differenze. 

Heckel e Kner dicono che l’altezza dell’anale è nel 7. Agassizi? minore 
che la lunghezza dei raggi di tutte le altre pinne; che esso ha 9 raggi 
all’anale ed il muso mediocremente convesso. Ma questi caratteri sono 
tutti variabili, poichè l'altezza dell’anale anche nei nostri vazrontî è ora 
un po’ minore, ora un po’ maggiore ed ora uguale alla lunghezza delle 
ventrali, ed abbiamo visto quanto varii la forma del muso. In quanto 
poi all'esistenza di molti radii sulle squame, abbiamo visto che il nu- 
mero di essi varia nello stesso individuo secondo le diversi parti del 
corpo. 

Il Fatio (1) già propende molto per l'opinione del Canestrini (2) e del 
Gunther (3), i quali riconoscono una sola specie europea di Te/estes, 


(4) Cenni, p. 13. 

(1) Prospetto critico, p. 113. 

(2) Catalog. of Fish., VII, pag. 234. 
(1) Faun. Vert., IV, p. 635. 

(2) Prospetto critico. 

(3) Catal. of Fish. 


sn Bai 


a cui Canestrini dà il nome di Te/estes muticellus Bp. il Gunther 
‘di Leuciscus muticellus Bonaparte. Io, per le ragioni che ho più sopra 
riferite, sono dell'opinione del Canestrini e del Gunther ; solamente, non 
ritenendo io buono il genere Te/estes Bp., poichè fondato solo sul nu- 
mero dei denti faringei, variabile, come abbiamo visto, e ritenendo di- 
stinto dal genere Lewciscus di Klein il genere Squalius Bp., caratte- 
rizzato dai denti disposti su due file, credo doversi dare al nostro Vaîrone 
il nome di Sq. muticellus Bp. 

Il Vaîrone ama le acque limpide e correnti, vive però anche bene 
nei laghi. 

Può vivere ad altitudini abbastanza grandi; così l’ho trovato abbon- 
dante nei laghetti della Ferrera presso Susa, a circa 1500 metri sul li- 
vello del mare. 

Ama vivere a stuoli; si ciba preferibilmente di piccoli insetti e vermi; 
raramente di vegetali. L’epoca della frega nelle acque di pianura avviene 
per lo più nel maggio o nel giugno. Però nelle acque di montagna av- 
viene più tardi, cioè anche in luglio, perchè tutte le femmine che io 
ho preso alla fine di luglio nei laghetti della Ferrera avevano ancora 
le uova. 

La carne di questo piccolo pesce da noi è poco stimata , quindi non 
non se ne fa alcuna pesca speciale. Lo si prende insieme alle specie 
affini con varie sorta di reti. Morde bene all’amo avente un insetto od 
un lombrico per esca. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Torino (Stura) — Gassino (Po) 
— Crescentino (Po) — Chivasso (Po) — Aosta (Dora Baltea) — Ivrea 
(Dora Baltea) — Lago di Viverone (Ivrea) — Laghetti della Ferrera 
(Susa; 1500 m. sul livello del mare). 


Genere SCARDINIUS Bonaparte. 


Scardinius erythrophthalmus (Linneo). 


Nome italiano — Scardola, Scardafa. 
Nome piemontese — Scavèrda. 
Cyprinus erythrophthalmus. Linneo, Syst. Nat., ed. XIII, I, II, 
p. 1429. 
Bloch, Hist. Nat. Poiss., I, p. 25, tab. I. 
Cuvier, Règ. Anim., 2° édit., p. 276. 
» Règ. Anim., ill. Poiss., p. 222. 


ciare 


Cyprinus seardula. Nardo, Prodromus Adr. Ichthyol., p. 17, 159. 
Leuciscus erythrophthalmus. Agassiz, Cypr. de Neuch , p 38. 
Fleming, British animals, p. 188. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. nat. poiss., XVII, p. 107. 
De Filippi, Cenni, p. 15. 
Grnther, Catal. of Fish., VII, p. 231. 
Giglioli, Elenco mammiferi, uccelli, pesci, ecc., p. 44, n. 404. 
Leuciscus scardafa. Bonaparte, Fauna italica, tom. III, fasc. XIX 
(1837), tav. III, fig. 3. 
Dei Apelle, Ittiologia della provincia senese, p. 25. 
Scardinius erythrophthalmus. Bonaparte, Faun. ital., fase XXVII 
(1840), tav. 116, fix 2 (fasc. XXX, 1841). 
Heckel und Kner, Sisswasserfische, p. 153, fig. 79 e 80. 
Bonaparte, Catalog. Metod., p. 32, n. 286. 
Siebold, Sùsswasserfische, p. 180. 
De Betta, Ittiologia veronese, p. 12. 
» Materiali, ecc., p. 135, 
Ninni, Cenni, p. 56. 
Canestriniî, Prosp. crit., p. 89. 
Bonizzi, Prospetto sistematico e catalogo dei pesci del Modenese, p. 16. 
Pavesi, Pesci e pesca, p. 34. 
Canestrini, Fauna d’Italia, parte III. Pesci, p. 14. 
Canestrini Ricc., Pesci del Trentino, p. 23. 
De Carlini A., Vertebrati della Valtellina, p. 86. 
Scardinius scardafa. Bonaparte, Fauna ital, tom. III, punt. 96, 
tav. III, fig. 3, fasc. XIX (1837). 
Heckel und Kner, Sùsswasser., p. 157, fig. 82. 
Bonaparte, Cat. Metodico, p. 32, n°. 233. 
Scardinius hesperidicus. Nardo. Prosp. sistem., p 72, 91. 
Bonaparte, Cat. metod., p. 32, n. 234. 
Scardinius dergle. ZMecke! und Kner, Sisswasserfische, pag. 156, 
fie. 81. 
Scardinius plotizza. Id. id. p. 159, fio. 84. 
Scardinius macrophthalmus. Id. id. p. 160, fig. 85. 
Scardinius marrochius. Costa, Fauna del Regno di Napoli, tav. XIII. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. Natur. Poiss., XVII, p. 126. 


Il corpo è alto, compresso lateralmente e convesso superiormente. 
IL capo è corto ed alto. La bocca è obliqua e terminale. Le squame 
sono grandi. La dorsale ha origîne dopo le ventrali. Essa e l’anale 
sono corte. Le ossa faringee inferiori hanno un'alta stretta. Portano 
denti disposti su due file, con corona uncinata, e seghettati alta faccia 


Ab pa 


interna în numero di 3 e 5 da ambi i tati. Sulla linea laterale con- 
tansi 39 a 42 squame. 
3 1 2 3 


V. A. da, C. 16-17 divisi. 


2 ego penis Agg 


Il corpo è compresso lateralmente ed alto. Il suo profilo superiore è 
ora leggermente convesso, (specialmente negl’individui giovani), ora 
molto convesso sino alla dorsale, (specialmente negli adulti); in molti 
di questi il dorso fa una gobba presso alla nuca, in modo che il capo fa 
col dorso un angolo. Dopo la dorsale il profilo si fa leggermente con- 
cavo fino alla caudale. Il profilo inferiore descrive una curva leggermente 
convessa fino al margine dell’anale. Da questo punto si fa rientrante, 
innalzandosi verso il dorso, e dopo l’anale descrive una leggiera concavità. 

L'altezza del corpo è più o meno grande, secondo gl’individui, le 1o- 
calità e specialmente secondo l’età, essendo in generale minore nei gio- 
vani che negli adulti. Questa altezza, in 17 individui di cui presi le 
proporzioni, sta alla lunghezza totale come 1 :3,2-4,6. 

L’ano apresìi presso all’origine della pinna anale. 

Il capo è abbastanza spesso, aito e piuttosto corto; la sua lunghezza. 
laterale sta alla lunghezza totale del pesce come 1 :4,5-5,6 (1). La lun- 
ghezza superiore del capo è ora circa i "/,, ora gli #,, della lunghezza 
laterale di questo. La sua forma è un po’ varia. In generale ha la fronte 
appiattita, una forma quasi conica sul davanti ed ha il muso un po’ 
arrotondato colla bocca obliqua. Sovente la fronte presenta come una 
leggiera concavità, e la bocca è fortemente obliqua ed il mento proemi- 
nente, in modo da dare al profilo inferiore del capo una forte conves- 
sità. Qualche volta poi (come ho osservato in individui di 94 a 102 mm. 
di lunghezza) il capo è un po’ convesso superiormente e perciò la bocca 
diviene poco obliqua ed in alcuni quasi orizzontale. 

La bocca è terminale e, come già dissi, ora fortemente, ora legger- 
mente obliqua. Il suo squarcio arriva fin sotto le narici. Le labbra sono 
poco spesse. L’inferiore sorpassa leggermente la superiore. Le narici sono 
piuttosto piccole. 

L’occhio è rotondo, laterale, ora molto, ora poco distante dal profilo 
frontale più negl’individui dalla fronte convessa, meno in quelli dalla 
fronte appiattita. È abbastanza grande. Il suo diametro negli adulti sta 


alla lunghezza laterale del capo come 1 :3,3-4,5 (2); nei giovani come 
1:3-3,2. 


(1) Secondo Canestrini, Prospetto critico, p. 90, come | : 4,5-6,1. 
(2) Secondo il Canestrini come | : 3-4,6 — secondo il Fatio come 1 : 3 4/,-4 2/3. 


« Yo 

Lo spazio interorbitale è più o meno grande, secondo l’età; molto 
più grande negli adulti che nei giovani. Misura 1 (nei giovani) a 2 (negli 
adulti) volte il diametro dell’occhio. 

Lo spazio preorbitale nei giovani è minore che il diametro dell’occhio 
di circa ‘'/,. Negli adulti invece è più grande che questo diametro di 
rase 

L’opercolo è subtrapezoidale. Il suo margine anteriore è obliquo, ret- 
tilineo o pochissimo convesso, il posteriore concavo; il margine infe- 
riore è ora rettilineo, ora leggermente, ora fortemente obliquo. Il sub- 
opercolo ha forma quasi di mezza luna. L’interopercolo forma come un 
triangolo. : 

Le ossa faringee sono abbastanza robuste. Hanno un’ala corta e che 
forma un angolo abbastanza acuto col corpo dell’osso quasi in faccia al 
quarto dente. Portano ciascuno 8 denti disposti su due file: 5 grandi e 
3 piccoli. (Eccezionalmente in un individuo lungo 265 mm. si trovano 
da una sola parte 5 grandi denti e 4 piccoli. Il 2° di questi, l’anormale, 
è un po’ all’infuori della fila degli altri). Igrandi denti hanno forma al- 
lungata, sono compressi lateralmente, uncinati all'estremità, e presentano 
dentellature distinte sul margine interno (1). 

La dorsale nasce un po’ più all'indietro che l'origine delle ventrali, 
ossia molto più indietro del punto che segna la metà della lunghezza 
del pesce senza la caudale. È più alta che lunga ed ha un margine 
rettilineo o leggermente concavo; decresce rapidamente all'indietro ed 
è abbastanza acuminata alla sommità. La sua lunghezza è uguale ai ?), 
o un po’ più che la metà della lunghezza del più grande raggio. L’al- 
tezza è un po’ maggiore che la lunghezza superiore del capo, minore 
di ‘| a ‘|, della lunghezza laterale del capo. 

Porta da 11 a 12 (raramente) raggi; 3 semplici di cui il 1° cortissimo 
e poco apparente, il 2° lungo circa la metà del 3° che è articolato e 
lungo quasì come il 1° diviso, che è il più grande. Poi 8 in generale, 
poche volte 9 divisi, l’ultimo dei quali uguale alla metà od a poco più 
che la metà della lunghezza del 1° diviso. 

Le pinne pettorali hanno un margine arrotondato; sono un po’ acu- 
minate alla sommità ed hanno un margine leggermente convesso. Sono 
più lunghe nei maschi che nelle femmine. Nei primi sono uguali all’al- 
tezza della dorsale, nelle seconde minori. Non arrivano abbassate sino 
alle ventrali, dalla cui origine distano di ‘|; o ‘3 della loro lunghezza 
nei maschi, e circa di ‘/, e qualche volta '/, (Come in una femmina 
piena d’uova) nelle femmine. Hanno da 15 a 17 raggi: 1 semplice arti- 


(1) Ho confrontato le ossa faringee dei miei esemplari con quelle di individui 
del Canton Ticino e non vi trovai differenza alcuna. 


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dela rar n 


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colato quasi uguale al 1° diviso e 14 a 16 divisi; di questi il 1° è il 
più lungo. Il 1° semplice nei maschi in frega appare molto più spesso 
che nelle femmine e come leggermente incurvato. 

Le ventrali hanno il margine poco arrotondato. Alla sommità fanno 
un angolo poco acuto, in modo da avere una forma subtriangolare. 
Hanno origine più al davanti che la dorsale, cioè presso al punto che 
segna la metà della lunghezza del pesce senza la caudale. Sono più 
lunghe nei maschi che nelle femmine. Sono in generale quasi uguali 
all'altezza dell’anale. Arrivano più o meno vicino all’ano. In alcuni 
maschi giungono quasi fino ad esso; ne distano in generale di ‘/, a ‘|, 
nelle femmine e in varie femmine piene d’uova quasi di */,. Hanno 9 
(raramente) o 10 raggi: 2 semplici, il 1° dei quali cortissimo, il 2° 
quasi uguale al 1° diviso. Poi 7 (raramente) o 8 (quasi sempre) divisi, 

L’anale ha un margine rettilineo ; è poco decrescente all’indietro. Ha 
una forma quasi quadrata. La sua lunghezza è quasi uguale a quella 
della dorsale o un po’ maggiore (nei giovani). La sua altezza è sempre 
quasi più lunga che la lunghezza di 1, di 2, di 3 mm. secondo la gran- 
dezza del pesce. Rarissimamente (in un giovane) uguale. Ha da 12 a 15 
raggi. L'ultimo di questi è diviso quasi sino alla base e misura circa 
la metà del 1°. (Su 50 individui, 45 avevano 10 raggi, 4 ne avevano 11 
e 1 solo (giovane) 12). Di questi raggi 3 sono semplici, di cui il 1° cor- 
tissimo, il 2° uguale a circa la metà del 1° diviso che è il più lungo; 
poi 9, più comunemente 10, più raramente 11 e rarissimamente 12 
divisi. 

La caudale è di mediocre lunghezza e molto biloba. I lobi hanno il 
margine un po’ convesso e sono un po’ arrotondati alla sommità. L’in- 
feriore è sovente un po’ più lungo che il superiore. La lunghezza del 
raggio più lungo sta alla lunghezza totale del pesce come 1 : 4,5-5. Così 
essa è o poco più lunga od uguale (raramente) alla lunghezza laterale 
del capo. Ha 17 raggi divisi, poi 2 non divisi, fiancheggiati da 4, 6 0 7 
più corti man mano verso l'esterno. 

Le scaglie sono grandi, subquadrate. Hanno negli adulti un’area mag- 
giore di ‘|, a ‘‘, di quella dell’occhio; nei giovani minore di ‘/, o di ‘|. 
Il margine libero è arrotondato. Il margine fisso presenta tre lobi. I mar- 
gini superiore ed inferiore sono ora diritti, ora un po’ convessi. Hanno fine 
striature concentriche intorno ad un nodo posto quasi nel mezzo. Poi 
varii radii che partono da esso e vanno al margine libero. Nelle scaglie 
degli individui vecchi si vede come un inviluppo irregolare di strie 
intorno al nodo. Nella parte anteriore del corpo le scaglie sono più 
piccole. Le dorsali sono pure più piccole; così le ventrali posteriori. 

La linea laterale fa una curva regolare e termina a metà circa 
dell'altezza della radice della codale, seguendo la curva del corpo 
passando ora per la 5* squama della serie verticale, ora per la 7*, ora 


= 92 


per l°8*. Ho contato su questa linea, in 50 individui, da 39 a 42 scaglie, 
più spesso 40. Di queste le mediane sono le più grandi e portano un 
tubulo stretto e piuttosto corto. 

Il colore nella scardola è vario assai secondo le località e le stagioni. 
Le parti superiori, per lo più, sono color di piombo, oppure sono di color 
verde azzurrastro, od olivastro, o bruno verdastro ; in alcuni (per esempio 
nella maggior parte di quelli del lago di Candia) sono quasi nerastre. Sui 
fianchi queste tinte presentano riflessi argentei o bronzati o dorati. So- 
vente sì vedono macchie formate da fitti punticini nerastri che circon- 
dano la base della parte libera delle scaglie. I lati del capo sono argentei 
o dorati. L’opercolo pure ha riflessi dorati. Sovente queste parti sono 
punteggiate finamente di nerastro. 

I giovani presentano alla base della codale una macchia o fascia ne- 
rastra. 

La pinna dorsale è di color grigio-verdastro pallido; sovente alla 
estremità è rossastra. 

La codale è grigio-verdastra più scura che la dorsale, e nella metà 
posteriore sovente è rossastra o rossa. Le pettorali sono aranciate 0 
giallastre colla base giallastra o grigiastra (d’autunno). Le ventrali e 
l’anale hanno la base, o la metà, od i due terzi inferiori giallastri, ne] 
resto sono rosso-aranciate. 

Negli individui colle parti superiori nerastre o color di piombo, le 
pinne sono nerastre (nei primi) o grigiastre (nei secondi). 

La scardola giunge da noi adulta per lo più alla lunghezza di 24 a 
26 cm. (1). 

I maschi durante la frega presentano nella parte superiore del capo, 
ed un poco anche sul dorso e sulla faccia interna delle pinne pettorali, 
come delle granulazioni. Inoltre i maschi hanno le pettorali un po’ più 
lunghe che le femmine, ed il primo raggio di queste pinne rigonfio ed 
un po’ incurvato. 

I giovani hanno una livrea meno brillante, corpo meno alto, capo 
relativamente più lungo, occhio più grande che gli adulti, pinne gene- 
ralmente grigiastre, eccettuata la metà esterna della codale che è ros- 
sastra; hanno pure molti punticini neri sparsi sul corpo ed una macchia 
o fascia nerastra alla base della codale. 

Di 5 individui di cui contai le vertebre, due ne avevano 37, uno 38 e 
due 40. 

Questo pesce varia moltissimo, secondo l’età, le località e gli individui, 


(1) Il Fatio dà il mass. di 30 cm. Il più grande individuo misurato dal Ca- 
nestrini è lungo 209 mm. — Cuvier et Val., XVII, p. 126, assegnano al loro 
Sc. Marrochius Costa del Piemonte la lunghezza di 5 pollici, ossia 135 mm. 


— ® — 


non solo nel colore e nell’altezza del corpo, ma anche nella forma del 
capo, nella posizione della bocca, nel diametro dell'occhio. Tutte queste 
variazioni furono dai vari autori considerate come altrettante specie. 

Il Bonaparte (1) ne distingue due specie: lo Scard erythrophthatmus 
e lo Scard. scardafa; quest’ultima specie sarebbe caratterizzata dalla 
forma troncata del muso, dalla bocca fortemente obliqua ed all’avere 8 
raggi divisi nelle pinne ventrali, 9 nell’anale, 8 nella dorsale. 

Il Nardo (2) distingue pure lo Scard. hesperidicus caratterizzato da 
una livrea scura e da pinne verdastre. Cuvier et Valenciennes (3) at- 
tribuiscono poi al Piemonte un’altra specie: lo Scard. marrochius di 
Costa caratterizzato dall'aver la lunghezza del capo compresa 5 volte 
nella lunghezza totale, l’altezza del corpo uguale ad ‘|, della lunghezza del 
corpo, l'occhio compreso 3 ‘, volte nella lunghezza laterale del capo; 
inoltre avrebbe 10 raggi divisi alla dorsale, 11 all’anale. La pinna codale 
avrebbe un piccolo orlo più grigio. I denti faringei sarebbero più gra- 
cili che quelli dello Scard. erythrophthalmus L.; avrebbe una lunghezza 
di 135 mm. 

Heckel e Kner (4) banno ridotto a varietà lo Scard. hesperidicus del 
Nardo (5), ma riguardano lo Sc. scardafa del Bonaparte come buona 
specie ed hanno stabilito altre 3 specie cioè: Scar. dergle, Scar. plo- 
tizza e Scar, macrophthalmus. 

Lo Scar. dergle sarebbe caratterizzato da un corpo alto, un capo 
più acuminato che nello Scar. erythrophthalmus, da una bocca poco 
obliqua e da pinne pettorali e ventrali corte. Questi autori però con- 
fessano che questa loro specie è molto simile alla varietà hesperidica 
del Nardo. 

Lo Scar. plotizza avrebbe le pinne dorsale, anale e caudale corte. 
I raggi più lunghi di quest'ultima sarebbero minori che la. lunghezza 
laterale del capo. Io ho trovato in varii laghi alpini parecchi individui 
aventi questi caratteri. Essi hanno colorito e pinne nerastre; dove li 
ho trovati più frequenti si è nel lago di Candia, ove anche altri pesci, 
come la Tinca, hanno livrea nerastra. 

Siebold (6) poi ha dimostrato che il metodo delle misurazioni, su cui 
si basano Heckel e Kner per distinguere le loro specie di Scardin?us, 
non ha il valore da essi attribuitogli. I caratteri attribuiti come speci- 
fici dello Scard. scardafa furon da me incontrati o tutti, od in parte, 


(1) Fauna Italica, fasc. XIX, puntata 96, tav. III, fig. 3. 
(2) Prosp. sistem., p. 72. 

(3) Hist. Nat. Poiss., XVII, p. 125. 

(4) Susswasserfische, p. 153. 

(5) Prosp. sistem., p. 72-91. 

(6) Susswasserfische, p. 180, 


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in vari dei miei individui; di questi invero alcuni hanno un muso for- 
temente troncato con bocca molto obliqua. Ma tra questi, che corrispon- 
derebbero anche per altri caratteri allo Sc. scardafa ed altri aventi il 
muso acuminato e bocca pochissimo obliqua e corrispondenti quasi in 
in tutto allo Scard. dergle, notai numerose forme che segnano un pas- 
saggio continuo da una forma all’altra. Anzi in varii (tre individui del 
lago di Candia) osservai un capo abbastanza convesso superiormente con 
una bocca appena obliqua. 

Il numero dei raggi delle pinne non può dare pure buoni caratteri, 
stante la grande varietà di questo, e su alcuni individui corrispondenti 
pel resto allo Scard. scardafa io contai 10 raggi divisi all’anale. In 
molti individui poi, corrispondenti per tutti gli altri caratteri allo Sc. 
marrochius Costa (1), trovai più sovente 8, talora 9 raggi divisi alla 
dorsale e qualche volta 10 all’anale. La macchia grigia scura o ne- 
rastra -della pinna caudale è un carattere dei giovani dello Scard. ery- 
throphthalmus. Perciò certamente lo Sc. marrochius del Costa non è 
una buona specie, ma una delle svariate forme individuali che s’incon- 
trano negli individui di mediocre statura dello Sc. erythrophthalmus 
di varie nostre località 

La scardola è comunissima nel Piemonte. Ama le acque tranquille; 
così trovasi nelle paludi, nei fossi, nei laghi, nei canali, nelle risaie e 
specialmente là dove abbonda la vegetazione acquatica. 

L'epoca della frega dura dalla seconda metà di aprile a tutto maggio, 
od anche in giugno, specialmente nei laghi alpini. Le uova numerosissime 
e piccole e di color rossastro sono attaccate per lo più alle piante acqua- 
tiche in siti tranquilli e poco profondi. 

La carne di questo pesce è disprezzata Si pesca con varie sorta di 
reti; morde poco volentieri all’amo. Per esca si adopera per lo più un 
lombrico. 


Località da cui provengono i miei esemplari: Gassino (Po morto) — 
Moncalieri (paludi, fossati) —. Crescentino (risaie, paludi) — Trino Ver- 


cellese (paludi) — Lago di Candia — Lago di Viverone — Lago di 
Avigliana. 
Lunghezza dell'esemplare più grande mm. 265. 
» » più piccolo » 55. 


(1) Costa — Fauna Reg. Nap., p. 12, tav. XIII. 


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Genere PHOXINUS Agassiz. 


Phoxinus laevis Agassiz. 


Nome italiano. — Fregaroto, Sanguinerota . 
Nome piemontese. — Vazròn. 
Cyprinus phoxinus. Lînneo, Syst. Nat. ed. XII, I, p. 528. 
Linneo, Systema Naturae, edit. XIII, I, III, p. 1422. 
Bloch, Hist. nat. des poiss., I, p. 51, tav. VIII. 
Lacépéede, Hist. natur. poiss., V, p. 571. 
Cuvier, Règne animal, II, p. 195. 
Cyprinus aphya. Lînneo, Systema Naturae, p. 528. 
Leuciscus phoxinus. 7/emiîng, A: hist. of British animals, p. 188. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. nat. poiss., XVII, p. 363. 
Gunther, Catalog. of fish, VII, p. 237. 
Giglioli, Elenco mamm., ucc., rett., pesci ital., p. 45, num. 142. 
Phoxinus laevis. Agassîz, Mem. Soc. Sc. Nat. Neuchatel, I, p. 37. 
De Filippi, Cenni, p. 10. 
Bonaparte, Catal. Metod., p. 28, num. 171. 
Hecke! und Kner, Sùsswasserfische, p. 210, fig. 119, 120. 
De Betta, Ittiol. veronese, p. 93. 
Ninni, Cenni, p. 49. 
Siebold, Sùsswasserfische, p. 222. 
Canestrini, Prospetto crit., p. 116. 
» Fauna d’Italia, parte III, pesci p. 16. 
Pavesi, Pesci e Pesca, p. 42. 
Fatio, Faune Vertéb. de la Suisse, IV, p. 688. 
Canestrini R., Pesci del Trentino, p. 27. 
De Carlini A., Vertebrati della Valtellina, p. 87. 
Phoxinus Marsilii. Hecke, Ann. Wien Mus., I, p. 232. 
Bonaparte, Cat. Met., p. 28, n. 172. 


Il capo ha îl muso molto convesso e bocca obliqua. Le squame sono 


piccolissime e si ricoprono poco le une colle altre. La linea laterale 
è incompleta ; generalmente è distinta apparentemente soto sin sopra 
alle pinne ventrali. Per lo più esiste uno spazio nudo fra le petto- 
rali e le ventrali. L'altezza del corpo non è maggiore che la lunghezza 
laterale del capo. La pinna anale prende origine al disotto dell’ul- 
timo raggio della dorsale. Le ossa faringee sono gracili, incurvate, 
ed hanno un'alta corta ed arrotondata. Hanno denti su due file, un- 
cinati all'estremità; per lo più in numero di 2 e 4 a destra, 2 e 5 


AIR | AT! 


a sinistra, raramente 2 e 4 da ambidue i lati, eccezionalmente 2 e 
5 a destra e2eda sinistra. La linea laterale ha da 80 a 90 squame. 


3 l 2 3 
D. ag ai V. GR A. 33 


Il corpo è poco elevato, subcilindrico sul tronco e compresso late- 
ralmente verso la coda. Il profilo superiore è convesso, e segna una 
curva ascendente ora sino alla dorsale, ora comincia ad abbassarsi un 
po’ prima dell’origine di essa. Dopo la dorsale il profilo si fa legger- 
mente discendente o quasi rettilineo fino alla caudale. Il dorso nella sua 
parte anteriore ora è arrotondato, ora leggermente appiattito. Il profilo 
inferiore è un po’ convesso fino all’ano. Dopo questo si fa obliquo, e si 
innalza dolcemente verso il profilo superiore. 

L'altezza massima del capo, che è all’incirca verso l’origine delle 
ventrali sta alla lunghezza totale del pesce come 1 :5-5,9 talora sino 
come 1 : 6. 

L’ano apresi un po’ più indietro che il punto che segna la metà della 
lunghezza totale del pesce. 

Il capo è abbastanza grande; il suo profilo superiore è convesso. 
L’inferiore è pure convesso, ma un po’ meno del superiore. Il muso è 
arrotondato, però un po’ più ottuso nei maschi che nelle femmine. La 
lunghezza laterale del capo sta alla lunghezza totale del pesce, secondo 
le località, e l’età degli individui, come 1] :4,3-5,3. Negli esemplari pe- 
scati in laghi posti a grandì altitudini, trovai in generale il capo un 
po’ più lungo, che in quelli che abitano in acque di pianura: nei primi 
invero la lunghezza del capo sta alla lunghezza totale del pesce come 
1:4,3-5; mentre negli altri per lo più come 1 : 4,6-5,3. 

La bocca è obliqua, un po’ protrattile. Il suo squarcio arriva coi suoi 
angoli sin sotto le narici. Ha labbra abbastanza spesse. 

L’occhio è rotondo; il suo diametro sta alla lunghezza laterale del 
capo come 1:3-4,6 secondo se trattasi di individui giovani o di adulti. 
Il diametro dell’occhio sta allo spazio interorbitale pure secondo l’età 
come 1 : 0,9-1,5. 

L’opercolo è subquadrato; quasi più lungo che alto: Il suo margine 
superiore è concavo e fa col margine posteriore pur esso un po’ con- 
cavo un angolo retto arrotondato, Il margine superiore è per lo più 
leggermente convesso. Il subopercolo è abbastanza largo e a mezzaluna 
poco arcata. 

Sul capo nel tempo degli amori, nei maschi e nelle femmine adulte 
si vedono tubercoletti di color giallastro. 

Le ossa faringee seno gracili; hanno forma fortemente incurvata, 


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falciforme, ed un'ala stretta ed arrotondata. Hanno denti disposti su due 
file, uncinati all'estremità. Generalmente ve. ne sono 2 sulla fila ante- 
riore e sulla posteriore 4 grandi dalla parte destra, e dalla sinistra 2 
piccoli sulla fila anteriore e 5 sulla posteriore. Talora, sebbene rara- 
mente, ne trovai 2 e 4 da ambidue i lati, ed in un solo individuo 2 e 
5 a destra e 2 e 4 a sinistra. 

La pinna dorsale ha il margine convesso; è decrescente lentamente 
all'indietro. È più alta che lunga. La sua lunghezza è per lo più 0 
6), dell'altezza. Ha per lo più 10 raggi: 3 non divisi, di cui i 2 primi 
semplici, il 3° articolato; poi 7 divisi, di cui l’ultimo biforcato quasi 
sino alla base. 

Le pinne pettorali sono abbastanza grandi. Hanno il margine convesso, 
e le estremità arrotondate. Nei maschi sono più lunghe che nelle fem- 
mine, ed hanno all’epoca della frega i principali raggi divisi, specialmente 
il 1°, molto rigonfii. La distanza tra la loro punta e l'origine delle ven- 
trali nelle femmine varia da ?*|, a *{, della loro lunghezza, invece 
nei maschi non è che ‘/,, ' o ‘/,3 di essa, ed in molti la punta delle 
pettorali arriva sino all’origine delle ventrali; cioè sono subuguali o 
minori dell'altezza della dorsale nelle femmine, sempre più lunghe 
che questa altezza nei maschi. Generalmente queste pinne portano 
16 raggi: 1 articolato e 15 divisi. In molti maschi, specialmente in 
quelli che vivono in acque poste a grandi altitudini, il numero dei 
raggi delle pettorali appare ridotto: io ho contati i raggi delle pinne 
pettorali di maschi presi nella Stura presso Torino, ed in alcuni di 
questi trovai solo 12 o 11 raggi divisi, mentre le femmine ne avevano 
15, e molto più sottili. In maschi poi presi nel laghetto di Viano sopra 
di Viù a circa 2200 metri sul livello del mare, ho contato 12, 11, 10 ed in 
alcuni persin solo 9 raggi divisi alle pettorali. Il Fatio (1) è forse il 
primo che abbia richiamato l’attenzione su questo fatto. 

Le pinne ventrali hanno origine circa a metà della lunghezza del 
pesce senza la caudale. Hanno forma arrotondata con il margine con- 
vesso. Sono più lunghe nei maschi che nelle femmine. 

Nei maschi arrivano colla loro punta sino all’ano,-od anche all'origine 
dell’anale. Nelle femmine invece giungono ad una distanza dall’ano 
uguale ad ‘|, od ‘/, della loro lunghezza. Hanno per lo più 9 o 10 raggi, 
molto raramente 8 raggi: 2 sono divisi, di cui il primo è semplice e 
corto, il secondo articolato e lungo quasi come il 1° diviso; poi 7 od 
8, raramente 6, divisi. 

L’anale ha origine sotto l’ultimo raggio della dorsale, o sotto la fine 
della base di essa. Ha forma simile alla dorsale, ed è molto più alta 


{1) Faun. Vertéb. Suiss., IV, p. 649. 


— hg — 
che lunga. La sua lunghezza è od uguale, od un po’ maggiore di quella 
della dorsale ; la sua altezza è pure leggermente maggiore di quella della 
dorsale. Ha 9 o 10 raggi: 3 non divisi, e 6 o 7 divisi. Dei non divisi, 
2 sono semplici, ed il 3° articolato. 

La pinna caudale è poco biloba coi due lobi uguali o subuguali od 
arrotondati. La lunghezza del suo più grande raggio è sempre minore 
che la lunghezza laterale del capo. Ha 17 raggi divisi. 


Le squame sono piccolissime, e si ricoprono pochissimo le une colle 


altre, anzi talora appaiono quasi poste semplicemente vicina l’una al- 
l’altra. Per lo più sv’ ventre tra le pettorali e le ventrali si vede uno 
spazio privo di squaine. Le squame delle parti mediane laterali sono 
subrotonde od ovali, ed hanno un nodo quasi centrale, poi intorno a 
questo vi sono numerose strie concentriche, e vari radii, che divergono 
tutto all’intorno del nodo. 

La linea laterale è di lunghezza variabile, quasi sempre incompleta; 
talora. è interrotta, e segnata da tubuli distanti gli uni dagli altri. Per 
lo più questa linea coi tubuli appare più distinta nella parte anteriore 
del corpo sino alle ventrali, od all’ano. Contansi per lo più 80-90 squame 
su questa linea dal capo all’origine della caudale. 

Il colore varia principalmente secondo le stagioni. Fuori dell’epoca 
della frega il colore delle parti superiori è per lo più olivastro, o ver- 
dastro, talora nerastro ; talora invece grigio-giallastro macchiato di ne- 
rastro. Per lo più esiste sulla parte mediana del dorso una fascia scura 
continua dal capo alla caudale. 

Le parti laterali sono grigiastre, verdastre, o giallastre per lo più 
con riflessi dorati, soventi si vedono macchie disposte a strie trasver- 
sali sulle parti superiori e laterali. Una linea dorata scorre lungo la 
parte superiore dei fianchi, Sovente si vede una macchia scura verso 
la base della caudale. Le pinne sono giallastre o verdastre quasi inco- 
lore. La dorsale ha qualche macchia nella sua parte inferiore. 

Nell’epoca della frega la parte superiore dei fianchi, la gola ed il muso 
sono di un bel nero con riflessi azzurri; le parti laterali verde oscuro; 
e le parti inferiori per lo più di colore rosso vino, come pure la base 
delle pinne pettorali, ventrali, ed anale. Vi è una macchia bianco-ar- 
gentea sull’opercolo. 

Questi colori nella femmina sono un po’ meno vivi. 

La sanguinerola ha sempre piccola statura; la lunghezza dei più 
srandi individui da me misurati era di 80 mm. Il Fatio assegna agli 
adulti una lunghezza da 70 a 100 mm. Il più grande individuo misurato 
dal Canestrini aveva 94 mm. di lunghezza totale. 

La colonna vertebrale ha da 38 a 40 vertebre. 

I maschi sono distinti dalle femmine per i raggi principali divisi delle 
pettorali più ingrossati che nelle femmine, e quindi per la maggior 


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robustezza e lunghezza di queste pinne e delle ventrali, pel muso più 
ottuso, e per la statura in generale minore. Inoltre in essi, specialmente 
in quelli delle acque di montagna, il numero dei raggi delle pettorali 
è minore. All’epoca della frega tanto essi che le femmine vecchie hanno 
tubercoletti sul capo. 

La sanguinerola si trova in tutte le acque limpide. Può vivere a 
grandi altitudini. 

Così la troviamo sino ad oltre i 2000 metri sul livello del mare in 
vari nostri laghetti alpini. Così ne ebbi dal laghetto di Viano presso 
Viù a circa 2200 metri. Queste sanguinerole, che vivono nelle acque 
di montagna, hanno il capo un po’ più lungo ed alto che quelle delle 
acque di pianura, ed un corpo un po’ meno alto (1). 

La sanguinerola è vivacissima e vorace. D’inverno si nasconde sotto 
le radici degli alberi delle sponde, o sotto qualche ammasso di detriti. 
Sì ciba di sostanze animali e vegetali. L’epoca della frega varia secondo 
le località: nelle nostre acque di pianura comincia alla metà d'aprile e 
dura sino a giugno. Nelle acque di montagna la frega avviene molto 
più tardi cioè in luglio e talora sino al principio di agosto. Le femmine 
del lago di Viano, cui ho sopra accennato, pescate in pria di agosto 
avevano uova mature. 

Questo bel pesciolino è poco pregiato come cibo specialmente per la 
sua piccola mole. Non se ne fa perciò pesca speciale. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Torino (Stura) — Orbassano 
(fossati) — Moncalieri (fossati, Sangone) -- Giaveno (fossati) — Viù 
(Lago di Viano). 


Genere CHONDROSTOMA Agassiz. 
Chondrostoma soétta Bonaparte. 


Nome italiano — Savetta. 
Nome piemontese — Vo2d. 
Cyprinus nasus (Soétta). Naccariî, Ittiol. Adriat., p. 413. 
Chondrostoma soétta. Bonaparte, Fauna ital., tom. III, fas. XXVITI, 
1840, tav. 115, fig. 3. 


(1) Già Heckel e Kner /S&sswasser., p. 210/ hanno con ragione riunito in 
una sola specie cioè al Phorinus laevis, il Ph. Marsilit Heck (ùber Europ. 
Cyprin. in der Ann. d. Wienn. Mus., I, 232) che sarebbe distinto da una linea 
laterale completa, ed il Ph. Lumaireul Bonelli, 


— 100 — 


Bonaparte, Catal. Metod., p. 28, n. 169. 
Hechel und Kner, Siisswasserfische, p. 221, fig. 128. 
De Betta, Ittiol. veronese, p. 96. 
Canestrini, Prospetto critico, p. 120. 
Gunther, Catal of Fishes, VII, p. 273. 
Canestrini, Faun. It., parte III, pesci, p. 18. 
Giglioli, Elenco ecc. p. 42, n. 415. 
Fatio, Faune Vertéb. Suiss., IV, p. 694. 
Canestrini R., Pesci del Trentino, p. 30. 
De Carlini A., Vertebrati della Valtellina, p. 87. 
Chondrostoma nasus. De Filippi, Cenni, p. 10. 
Chondrostoma seva. Cuvier et Valenciennes, Histoire Natur., 
XVII, p. 396. 
Chondrostoma rysela. Bonaparte, Fauna ital., tom. III, fase. XXVIII, 
tav. 115, fig. 3. 


IL corpo è piuttosto atto. Il muso è cartilaginoso e più o meno proe- 
minente. Le mascelle sono affilate. La bocca è înferiore e trasver- 
salmente un po’ arcuata. Le squame sono grandi, subquadrate. La 
pinna dorsale è acuminata ed ha 8-9 raggi divisi. L’anale è angotosa 
ed ha 11 a 13 raggi divisi. Le ossa faringee hanno un'alta che va 
gradatamente perdendosi nel processo anteriore dell’osso. Hanno 7 
denti disposti su una sola fila, compressi lateralmente come la lama 
di un coltello, e coll’estremità un po’ rivolta all’insù. Contansi 56-63 
squame sulla linea laterale. 

3 1 2) 3 


D. — P V 


Reges? Sg eg A 11-18 C. 17 divisi 


Il corpo è compresso lateralmente e piuttosto alto. Il profilo inferiore 
è convesso fino all’ano, dopo di questo si innalza avvicinandosi al 
profilo superiore, e dopo l’anale si fa leggermente concavo fino alla 
caudale. . 

L'altezza massima del corpo sta alla lunghezza totale per lo più come 
1:4,2 negli adulti; come 1:5,2 nei giovani. 2 

Il capo è conico, col muso arrotondato e proeminente. Il suo profilo 
superiore è quasi rettilineo, discendente e continua la linea del dorso; 
l’inferiore è simile al superiore, solo il mento è un po’ proeminente. 
La lunghezza laterale del capo sta alla lunghezza totale del pesce 
come l : 5,9-6. 

Il muso è largo, subarrotondato, e sorpassa la bocca di circa la metà 


— 104 — 
della larghezza di questa. La bocca è inferiore, trasversale, ed un po' 
arcuata, e coi suoi angoli arriva sin sotto le narici. Le mascelle sono 
affilate e coperte da una epidermide dura, quasi cornea. Il mascellare 
inferiore è corto ed appiattito. Il superiore è come un po’ avvolto su 
se stesso. L’occhio è rotondo, il suo diametro sta alla lunghezza late- 
rale del capo come 1 :3,6-5,2 secondo l’età. 

Lo spazio preorbitale è uguale a ‘/,, od anche un po’ di più, del 
diametro dell'occhio nei giovani. Lo spazio interorbitale è uguale, od 
un po’ maggiore, al doppio del diametro dell'occhio negli adulti; è minore 
nei giovani, misurando appena da 1 ‘|, a 1 ‘|; il diametro dell’occhio, 

Sul capo all'epoca della frega vedonsi piccoli tubercoli. 

L'opercolo è grande, di forma trapezoidale; verso la metà della sua 
altezza, ma un po’ più all’insù, vedesi come una cresta che va verso 
il margine posteriore. Ha poi varie strie sulla sua metà inferiore. Il suo 
margine inferiore è leggermente convesso o quasi rettilineo, il superiore 
ed il posteriore un po’ concavi. 

Le ossa faringee hanno un'ala piuttosto larga, e che va perdendosi 
gradatamente nel processo anteriore dell'osso. Hanno 7 denti disposti 
da ciascuna parte su una sola fila. (Io non ne ho mai trovato 6 da una 
parte e 7 dall’altra come dice d’aver trovato, sebben raramente, il 
Fatio (Faun. Vert., IV, p. 699). I denti hanno una corona che pre- 
senta nel mezzo un solco, sono appiattiti lateralmente quasi come la 
lama di un coltello e coll’estremità leggermente rivolta all'insù. 

La pinna dorsale ha origine circa a metà della lunghezza del pesce 
senza la caudale. Essa ha il margine un po’ concavo, ed è rapidamente 
decrescente all’indietro, ed abbastanza acuminata all'estremità. L’al- 
tezza di essa misura per lo più dai ‘|,, ai °/,) dell'altezza del corpo. 
La sua lunghezza sta alla sua altezza come 1: 1,1-1,6. Ha generalmente 
12 raggi, talora anche 11: 3 non divisi e 8 o 9 divisi, Dei non divisi 
il 1° è rudimentale e semplice; il 2° è poco articolato, il 8° distinta- 
mente articolato, 

Le pettorali hanno il margine convesso, sinuoso e sono acuminate 
all'apice; sono più lunghe che le ventrali. La loro punta arriva al di- 
sotto della 17° o della 18* o della 19° squama della linea laterale. Hanno 
generalmente 17 raggi: il 1° articolato e robusto e non diviso ; i succes- 
sivi divisi, ed i due ultimi per lo più articolati ma indivisi. 

Le ventrali nascono al disotto dell'origine della dorsale, od un po’ più 
avanti che questa. Hanno il margine un po’ convesso e l'estremità un 
po’ arrotondata. Giungono colla loro punta quasi fino all’ano, o ad una 
distanza da esso che varia da ‘|, a ‘|, della loro lunghezza. Hanno 10 
od 11 raggi: 2 non divisi e 8 o 9 divisi. Dei non divisi, il primo è sem- 
plice, laterale e non misura che circa ‘|, del 2°, che è articolato e lungo 
quasi quanto il 1° diviso, 


— 102 — 


La pinna anale nasce circa al disotto del punto ove giunge la dorsale 
abbassata o leggermente più avanti. Ha il margine un po’ concavo, ed 
è acuminata all’estremità anteriore, e lentamente decrescente all’in- 
dietro. Ora è un po’ più lunga che alta, ora la sua lunghezza è uguale 
all'altezza, secondo gli individui. Ha 14 o 16 raggi: 3 non divisi e 11 
a 13 divisi: dei non divisi, il ]° è corto, semplice, ed uguale ad ‘/, 
circa del 2°, che ha traccie di articolazioni, ed è circa la ‘|, del terzo, 
che è articolato e più lungo del 1° diviso. 

La pinna caudale è profondamente incisa: i suoi lobi hanno il mar- 
gine leggermente convesso, sono acuminati, e sono subuguali negli adulti; 
nei giovani sovente il lobo inferiore è un po’ più lungo del superiore. 
La sua lunghezza è compresa generalmente 4,7-5 volte nella lunghezza 
totale. i 

Le squame sono grandi, solidamente impiantate e di forma arrotondata 
o subquadrata. Quelle delle parti laterali mediane del corpo hanno 
un’area uguale a quella dell'occhio negli adulti; nei giovani sono più 
piccole. Hanno pochi radii divergenti da un nodo posto un po’ verso il 
margine fisso. Le squame dorsali anteriori sono più piccole. Le pettorali 
sono quasi uguali alle dorsali anteriori. 

La linea laterale descrive dal margine superiore dell’opercolo alla 
metà della base della caudale una curva regolare. Scorre un po’ al 
disotto della metà dell’altezza del corpo. Su essa contansi da 56 a 63 
squame. Le mediane hanno un tubulo piuttosto stretto e presentano 
nella parte mediana del bordo libero una leggera intaccatura. Le po- 
steriori hanno forma più stretta, più allungata, col tubulo più lungo. 

Il colore delle parti superiori è verdastro e va gradatamente facen- 
dosì più chiaro verso i fianchi; i fianchi sono bianco argentei con sfu- 
mature di una tinta verdastra ; sovente alla base della parte libera delle 
scaglie si vede una fitta punteggiatura che forma piccole macchie ne- 
rastre. Le pinne dorsale e caudale sono grigiastre o verdastre; l’anale 
è verdastra o leggermente tinta, sopratutto negli adulti, di color giallo 
aranciato molto chiaro. Le pettorali sono pure di color aranciato pallido 
o rossastro. Le ventrali sono aranciate o rossastre. 

La colonna vertebrale ha 44 vertebre. 

Il Chond. soétta Bp. è rappresentato al nord delle Alpi dal Chond. 
nasus L. 

Il De Filippi (1) non ammette il CW. soétta Bp. come specie distinta 
dal CR. nasus L.; e per questa opinione propende pure il Canestrini (2). 
[o però ritengo la nostra savetta distinta specificamente dal CR. nasus 


(1) Cenni, p. 10. 
(2) Prosp. crit., p. 121. 


rie Mle l'aa Cd 


=103 — 


per i seguenti caratteri: per la forma del capo sempre molto più conica, 
e col muso più acuto che nel CR. nasus; per la forma della bocca un 
po’ arcuata, per la forma più allungata delle pinne pettorali; per le 
squame più grandi; per il corpo sempre molto alto; per il numero 
minore di vertebre cioè di 44, mentre nel Chrond. nasus è di 47-48. 
Però devo notare che la forma dei denti faringei del CX. soétta è uguale 
a quella del CR. nasus L. 

Il Ch. ryseta del Bonaparte, non è che una varietà del C%. soétta. 
IN Ck. ryseta dell’Agassiz non è la stessa cosa che il CR. rysela Bonap. 
poichè il CR. rysela Agassiz è un ibrido del CRondrostoma nasus L. 
con un rappresentante del genere Squalius Bp. 

La savetta ama le acque limpide e molto correnti. Da qualche anno 
non è più comune nelle nostre acque come un tempo. 

Si pesca con varie sorta di reti; morde poco all’amo. 

La sua carne da noi è poco stimata. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Gassino (Po) — Chivasso (Po) 
— Moncalieri (Po), 


Chondrostoma Genei Bonaparte. 


Nome italiano. — Lasca. 
» piemontese. — Fèérrsa, Streigg, Strigg. 
Leuciscus Genei. Bonaparte, Faun. Ital., tom. III (fasc. XXIV, 
1839), tav. 114, fig. 2 (fasc. XXX, 1841), tav. 116, fig. 1. 
Chondrostoma jaculum. De Filippi, Cenni, p. 11. 
Chondrostoma Genei. Bonaparte, Cat. Met., p. 28, n. 170. 
Heckel und Kner, Sisswasser., p. 220, fig. 126-127. 
De Betla, Ittiol. veron., p. 95. 
» Materiali, ecc., 137. 
Siebotd, Sisswasserfische, p. 230, fig. 40 e 41. 
Ninni. Cenni, p. 47. 
Canestrini, Prospetto critico, p. 122. 
Gunther, Catal. of Fish., VII, p. 273. 
Bonizzi, Prospetto sistem. pesci del modenese, p. 21. 
Canestrini, Fauna d’Italia, parte III, p. 19. 
Fatio, Faun. Vert. Suiss., IV, p. 733. 
Giglioli, Elenco mamm., ucc., pesci, p. 45, n, 416, 
Canestrini R., Pesci del Trentino, p. 31. 


— 104 — 


Moreau Dott. Em., Histoire naturelle des. Poissons de la France, 
Supplement), 1891, p. 68. 


I? corpo è allungato e poco alto. Le squame sono grandi e sub- 


quadrate. IL muso è poco proeminente. La bocca è un po’ più stretta. 


che îl diametro dell'occhio e foggiata a ferro di cavallo. La pinna 
dorsale è acuminata; ha origine sopra le ventrali, cd ha 7-9 raggi divisi. 
Le ventrali hanno 8 raggi divisi, lVanate 8-10. Le ossa faringee infe- 
riori hanno le alî anteriormente molto allargate e che non presen- 
fano incavature sul margine libero: hanno 5 denti da ambo i lati; 
raramente 6 da un lato e 5 dall’attro. La linea laterale ha 52-56 
squame. 


3 lan 3 pig 
‘De 79 vo; uo] V.bL'UA. 810 C. 17 divisi. 


(dA 
DO 


Il corpo ha forma allungata , ed è poco alto. Il profilo superiore è 
leggermente convesso fino alla dorsale. Dopo questa si fa quasi rettilineo 
fino alla radice della pinna caudale. Il dorso è arrotondato. Il profilo 
inferiore è quasi rettilineo fino all'origine dell’anale. Da questo punto 


s’innalza rapidamente avvicinandosi al profilo superiore. L'altezza del: 


corpo sta alla lunghezza totale del pesce come 1 :4,6-5,7 (in individui 
adulti per lo più come 1 : 5,5-5,7). 

Il capo è subconico; ha il profilo superiore un po’ convesso, l’inferiore 
quasi rettilineo. Il muso è arrotondato, largo, e sorpassa di poco la 
bocca. Questa è larga quanto il diametro dell'occhio, ed arrotondata a 
ferro di cavallo. 

L'occhio è subrotondo; il suo diametro sta alla lunghezza laterale 
del capo negli adulti per lo più come 1 : 4-4,1; nei giovani come 1: 3,3-4 (1). 

Le ossa faringee hanno l’ala assai allargata e che ha il margine quasi 
rettilineo e senza incavature. Generalmente hanno 5 denti da ambe le 
parti; oppure, ma raramente (su 24 esempl. 2 soli) 6 da una parte e 5 
dall'altra. Sono un po’ meno compressi ai lati che quelli del CQRond. 
soélta Bp. 

La pinna dorsale nasce al disopra delle ventrali. È un po’ acuminata 
alla sommità e decrescente rapidamente indietro. Ha 3 raggi non di- 
visi: il 1° rudimentale e semplice, il 2° un poco articolato all’apice 
il 3° articolato; poi ha 7 a 9, per lo più 8, raggi divisi. 


(1) Secondo Canestrini (Prosp. crit., p. 123) come 1:3,1-4,1. 


E e e 


—108— 


Le pettorali hanno la punta arrotondata, e questa giunge ad una di- 
stanza dall'origine delle ventrali uguale a °/, 0d a ?|,, della loro lun- 
ghezza. Hanno 1 raggio semplice, e 14 a 15 divisi. 

Le ventrali hanno il margine arrotondato; nascono circa alla metà 
della lunghezza del pesce senza la caudale, e giungono colla loro punta 
ad una distanza dall’ano uguale da ‘/,,) a ‘/,, della loro lunghezza. Hanno 
2 raggi non divisi ed 8 divisi, 

Dei 2 non divisi il primo è rudimentale, laterale, ed è pseudospinoso; 
il secondo è articolato, 

L’anale nasce circa al disotto del punto dove arriva la dorsale abbas- 
sata: ha il margine rettilineo ed è decrescente piuttosto rapidamente 
all'indietro, Ha 3 raggi non divisi ed 8 a 10 divisi. Dei non divisi il primo 
è rudimentale , il secondo ha traccie di articolazioni ; il terzo è distin- 
tamente articolato. 

La caudale è biloba; i lobi sono acuminati all’apice, ed hanno il mar- 
gine leggermente convesso. Ha 17 raggi divisi. La sua lunghezza sta alla 
lunghezza totale del pesce come 1 :5-5,4. 

Le squame sono di mediocre grandezza ; sono subquadrate, col margine 
libero un po’ arrotondato; sul margine fisso hanno intaccature. Hanno 
vari radii, che in numero di 6 a 12, partendo da un nodo posto più 
presso al margine fisso che al libero, vanno alla parte mediana del 
margine libero. 

La linea laterale passa un po’ al disotto della metà dell’altezza del 
corpo. Si contano su di essa 52-56 squame. 

La colonna vertebrale ha 42 vertebre. 

Il colore delle parti superiori è grigio-verdastro con riflessi dorati, 
che formano linee longitudinali sul dorso e sulla parte superiore dei 
fianchi. Sui lati del corpo si vedono numerosissimi punticini neri; 
lungo la metà del tronco scorre una fascia grigia, che però sovente 
manca. I lati del corpo e del ventre sono bianco-argentei. I margini 
dei pezzi opercolari sono giallo-aranciati, come pure il contorno della 
bocca. La parte superiore del capo è grigio-verdastra , i lati argentei. 
Nel tempo della frega sul capo e sulla parte anteriore del dorso si ve- 
dono bottoncini spiniformi. Le pinne dorsale e caudale sono verdastre. 
Le pettorali, ventrali ed anale sono giallo-chiare. Alla base di queste 
pinne vi sono macchie giallo-aranciate. 

Questo pesce non giunge a grandi dimensioni: i più grandi individui 
da me visti avevano 185 mm. di lunghezza. Il più grande individuo 
misurato dal Canestrini (1) misurava 153 mm. Il Fatio (2) assegna agli 
adulti di questa specie la lunghezza di 160-175 mm. 


(1) Prosp. crit., p. 124. 
(2) Faune Vert. Suîsse, IV, p. 188. 


— 106 — 


Il Leuciscus Genei del Bonaparte (1) è la stessa specie che il CR. Genet 
Bonaparte (2). 

Il Chondr. jaculum del De Filippi (3) è pure la stessa specie che il 
Ch. Genei del Bonaparte, poichè, sebbene ad essa il De Filippi assegni 
dimensioni esagerate (32 cm. di lunghezza), la descrizione che ne dà 
s’adatta benissimo alla nostra Lasca. E lo stesso autore, come dice il 
Moreau (4), in una nota manoscritta in aggiunta ad un esemplare dei 
suoi Cenni sui pescî d’acqua dolce della Lombardia, che aveva inviato 
al Valenciennes, riconosce questa identità e propone di dare a questa 
specie il nome di Chondrostoma Genei (De Filippi). Il Moreau (Il. c.) 
pone in dubbio non solo questa identità, ma ancora dubita della diffe- 
renza specifica fra il CA. nasus L. e il Ch. jaculum De Filippi. Io non 
sono del parere dell’illustre ittiologo francese; poichè a me pare che 
la descrizione data dal De Filippi del CX. jaculum corrisponda abba- 
stanza, tranne in quanto alla fascia grigia del tronco, che sappiamo 
mancare sovente nella nostra Lasca, alla figura che il Bonaparte dà del 
suo Leucîscus Geneî. In quanto alla descrizione data dal Bonaparte, essa 
differisce da quella data dal De Filippi solo per ciò che riguarda l’al- 
tezza del corpo: nel Leucîscus Genei la lunghezza totale sarebbe mag- 
giore di quest’altezza di 4 ‘|, volte; nel Cl. jaculum del De Filippi la 
lunghezza totale sarebbe 6 volte maggiore dell’altezza del corpo, Noi 
però abbiamo visto che nella nostra Lasca l’altezza del corpo sta alla 
lunghezza totale come 1 : 4,6-6. Quindi tale differenza ha nessun valore. 
Io credo adunque siano la stessa cosa il Lewc. Geneî Bp. e il Ch. jacutum 
De Filip. 

Riguardo poi al dubbio espresso dal Moreau, che il Ch. Jacuum 
De Filippi e quindi il nostro Ch. Geneî Bp. non sia specie distinta da 
Ch. nasus L. e quindi dal CA. soétta Bp. rappresentante il CX. nasus L. 
nelle nostre acque, io faccio osservare che il CR. Geneî Bp. si distingue 
facilmente e sempre dal Ch. soétta Bp. per i seguenti caratteri: 

1° Per il numero delle squame della linea laterale: 52-57 nel CX. 
Genei, 56-63 nel Ch. soétta. 
2° Per il numero minore dei raggi divisi dell’anale: 8-10 nel C%. 
Genei, 11-13 nel Ch. soétta. Io nel nostro CA. soétta non trovai mai il 
caso di soli 12 raggi all’anale, come dice d’aver trovato il Moreau in 
esemplari del CR. nasus di Francia. 


(1) Fauna Ital., tav. 114. 

(2) Catalog. met., p. 28. 

(3) Cenni, p. ll. 

(4) Histoir. natur. Poiss. France. Supplem., p. 70. Paris, 1891. 


— 107 — 


3° Per la forma del corpo sempre meno alta e più allungata nel 
Cn. Genei che nel Ch. Soétta. 
4° Per il numero delle vertebre: 42 nel Ch. Genei, 44 nel Ch. soétta. 
5° Per il numero dei denti faringei: 5 da ambidue i lati e rara- 
mente 6 da un lato e 5 dall’altro nel CR. Genzi; 7 da ambidue i lati 
o 6 da un lato e 7 dall'altro nel Ch. soétta. 
6° Per il margine dei pezzi opercolari gialli e per le macchie giallo- 
aranciate esistenti alla base delle pettorali, ventrali ed anale del CW. 
Geneî e mancanti nel Ch. soétta. 
La Lasca è comune nei nostri fiumi, torrenti e laghi. Preferisce però 
le acque correnti ed a fondo sassoso o sabbioso. 
L’epoca della frega varia fra la seconda metà di aprile a tutto maggio. 
Il suo modo di vivere è simile a quello del CR. soétla. 
Si pesca con varie sorta di reti; non morde quasi all’amo. 
La sua carne è poco stimata. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Moncalieri (Po — Chisola) — 
Torino (Po) — Crescentino (Po) — Casale (Po) — Lago di Viverone — 
Lago di Candia — Ivrea (Dora Baltea). 


— 108— 


Famiglia ACANTHOPSIDAE. 
Genere COBITIS Artedì. - 
Cobitis taenia Linneo. 


Nome italiano — Codilte fluviale. 
Nome piemontese — S/rassasac, Susia. 
Cobitis taenia. Linneo, Syst. Naturae, ed. XII, vol. I, p. 499. 
Bloch, Hist. Natur. poiss., 1, p. 177, tav. XXXI, fig. 2. 
Cuvier, Règn. Animal, ed. 2°, vol. II, p. 278. 
» Règn. Animal. ill.,, Poissons, p. 225. 
Lacepède, Hist. natur., tom. IX, p. 10. 
Pallas, Zoographia Rosso-Asiat., III, p. 166. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. natur. poiss., XVIII, p. 58. 
Gunther, Catal. of Fish., VII, p. 362. 
Heckel una Kner, Sùsswasserfische, p. 303, fig. 163. 
Stebotd, Sùsswasserfische, p. 338. 
De Betta, Ittiologia veronese, p. 116. 
Canestrini, Prospetto critico, p. 146. 
Bonizzi, Prospetto sistem. pesci del modenese, p. 24. 
Canestriniî, Fauna d’Italia, parte 3*, p. 20. 
Pavesi, Pesci e pesca, p. 65. 
Moreau, Hist. natur. poiss. France, II, p. 434. 
Gigliolti E. H., Elenco mamm,, uccelli, pesci, p. 46, n. 424. 
Fatio, Faune des vertébrés de la Suisse, V, p. 10. 
Cobitis larvata. De Filippi, Mem. Accad. Scienze Torino, XIX, 
SAIL: 
De Filippi, Revue et Magasin de Zoologie, 1859, XXII année, p. 50. 
Canestrini, Prosp. crit., p. 150. 
» Note ittiologiche. Archiv. Zoolog., vol. III, fasc. 2, p. 304. 
» Fauna Ital. parte 3*, p. 21. 
Giglioli E. H., Elenco mamm., uccelli, pesci, ecc., p. 46, n. 425. 
Botia taenia. Yarre/, British Fish., I, p. 881. 
Acanthopsis taenia. A7ass7z, in Mem. Soc. Scienc. Neuchàtel, I, p. 36 
De Filippi, Cenni, p. 77. 
Bonaparte, Catal. met., p. 26, n. 139. 
Nardo, Prospetti sistematici, p. 72, 92. 
De Betta, Materiali, ecc., p. 139. 
Ninni, Cenni, p. 35. 


== 


It corpo è attungato, compresso tateralmente. Il capo pure è motto 
compresso ai lati; ha labbra grosse; porta 6 barbette. Sotto l’occhio 
ha una spina doppia, erigibile attraverso una fessura cutanea. Le 
ossa faringee hanno denti su una sola fila, conici, acuti, separati 
gli uni dagli altri, raramente în numero di 7, per to più di 8-10. 
La vescica natatoria è in una cassa ossea subrotonda, un po’ più 
larga che lunga. Le squame sono piccole. La pinna codate ha il mar- 
gine quasi diritto; alla sua base ha generalmente due macchie nere. 
Le guancie, gli opercoti ed il dorso sono macchiati di bruno su fondo 
giallo chiaro. Sui fianchi nella maggior parte delle femmine si vede 
una serie dî macchie brune, ora separate tra loro, ora unite da una 
fina punteggiatura; nella maggior parte dei maschi sui tati del corpo 
si vedono due fascie brune continue 0 quasi continue e tendenti a 
scomporsi în macchie verso la parte posteriore del corpo. 

3 i 2 


È 3 9 
D. TE P. 38 V. 56 A. 5 C. 13-14 divisi, 


Il corpo è di forma molto allungata. È compresso lateralmente. Il 
profilo superiore generalmente è un po’ convesso ed ascendente sino 
alla dorsale, dopo di questa discende gradatamente. Il profilo inferiore 
è quasi diritto. Il corpo è poco alto, la sua altezza sta alla lunghezza 
totale del pesce come 1 :6,3-9,8. 

L’ano è situato circa ai */} della lunghezza totale. 

Il capo è molto compresso lateralmente e più nella parte superiore. 
Il profilo superiore è convesso. Il muso è tronco ed arrotondato. Il capo 
è poco lungo, la sua lunghezza laterale sta alla lunghezza totale come 
1:5,5-6,7. La bocca è piccola, inferiore. Lo squarcio ha forma semi- 
circolare. Le labbra sono grosse ; il superiore porta 6 barbette: di queste 
il paio anteriore è cortissimo, il secondo uguale all’incirca al diametro 
dell'occhio, il terzo posteriore, situato agli angoli della bocca, uguale 
circa a ‘/,j o ad ‘|, della lunghezza laterale del capo. 

L’occhio è situato molto in alto presso il profilo frontale. Ha forma 
ovale, il suo diametro maggiore è un po’ obliquo. Questo sta alla lun- 
ghezza laterale del capo come 1 :5,2-6,6; talora sino come 1 : 8 (1). Lo 
spazio interorbitale è di ‘/, o di ‘/, minore che il diametro dell'occhio. 

L’apertura opercolare è chiusa in basso dalla membrana branchio- 
stega. 

L'osso suborbitale porta una spina forte, doppia, con le acute punte 


(1) Secondo il Canestrini /Prosp. crit., p. 147) come |: 4,9-6,5. 


— 110 — 


dirette posteriormente, e di cui la posteriore è più forte e lunga del- 
l'anteriore; accidentalmente, come trovai in una femmina lunga 96 mm., 
la punta posteriore è bifida. Questa spina è erigibile attraverso una 
fessura della pelle. 

Le ossa faringee hanno una forma fortemente arcuata e sono più 
spesse nella parte mediana. Hanno denti disposti su una sola fila, acuti, 
conici e separati fra loro in numero di '7 (raramente) per lo più di 8 o 10. 

La pinna dorsale ha origine un poco all’indietro del punto che segna 
la metà della lunghezza del corpo senza la caudale. Ha il margine su- 
periore un po’ convesso. È più alta che lunga. La sua lunghezza sta 
all’altezza come l:1,2-2. La sua altezza in alcuni individui è uguale 
o quasi uguale all’altezza del corpo, in alcuni un po' maggiore, in altri 
un po’ minore. Ha 10 o 11 raggi: 3 semplici, di cui i due primi pseu- 
dospinosi, il 3° articolato; poi 7 od 8 divisi. 

Le pinne pettorali hanno un margine leggermente convesso e forma 
abbastanza acuminata nei maschi, subarrotondata nelle femmine. Sono 
sempre più lunghe nei maschi che nelle femmine, quantunque in queste 
la loro lunghezza sia un po’ variabile. La lunghezza di queste pinne è 
minore sempre che l’altezza della dorsale nelle femmine, raramente 
uguali e per lo più maggiori che quest'altezza nei maschi. Hanno un 
raggio semplice e 5 a 8 divisi. Il 1° diviso è il più lungo; questo raggio 
nei maschi è fortemente rigonfio e sovente i suoi due rami sono riuniti. 
Sul suo terzo inferiore poi, sulla faccia inferiore della pinna, esso porta 
una paletta cartilaginea, subarrotondata e più ampia in generale che 
l'occhio. Nella femmina questa manca od è rudimentale. 

Il Fatio (Faun. vert., V, p. 13) dice d’aver veduto in alcune femmine 
questa paletta abbastanza sviluppata. Io però su centinaia di femmine anche 
vecchie (di 110 mm. di lunghezza) non la trovai mai che rudimentale. 

La punta delle pettorali dista dall’origine delle ventrali meno nei 
maschi che nelle femmine, ma anche variamente in queste. Questa di- 
stanza ora è nelle femmine maggiore molto e quasi il doppio della 
lunghezza delle pettorali, ora è poco maggiore o quasi uguale. Nei 
maschi, essendo le pettorali più lunghe, la distanza fra la loro punta 
e le ventrali è solo uguale alla lunghezza delle pettorali. 

Le ventrali nascono sotto il 1° od il 2° raggio diviso della dorsale. 
Hanno forma arrotondata e sono in generale leggermente più lunghe 
che l'altezza dell’anale. Hanno 2 raggi semplici e 5 a 6 divisi. 

L’anale nasce al disotto del punto che segna la metà della distanza 
fra l’origine della caudaie e la metà della base della dorsale. Ha il mar- 
gine convesso. La sua lunghezza è uguale all’incirca ad ‘/, della lun- 
ghezza laterale del capo. È di ‘|, circa più alta che lunga. Ha 3 raggi 
semplici come la dorsale e 5 divisi. 

La codale ha il margine quasi rettilineo o leggermente convesso. 


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“to. E 


— 1141— 


La sua lunghezza è quasi uguale all'altezza del corpo. Ha 13 o 14 raggi 
divisi. 

Il corpo è coperto di squame piccolissime; negli adulti quelle delle 
parti mediane del corpo sono arrotondate e misurano in generale 0,5 mm. 
circa di diametro. Si coprono poco le une colle altre, sul ventre nulla 
o molto poco. 

La linea laterale non ha squame, ma porta alcuni piccoli tubuli mem- 
branosi. Si estende solo fino circa a metà della lunghezza delle pet- 
torali. 

Il colore delle parti superiori è giallastro. Su questo fondo si vedono 
sul dorso larghe fascie trasversali grigio-verdastro-scure e tra queste 
altre macchie più piccole. Più in basso e nella parte anteriore del corpo 
vi è una serie di piccole macchie pure grigio-verdastre, poi al disotto 
una striscia piuttosto larga ora senza macchie, ora con piccolissime 
macchiette. 

Sulla parte mediana dei fianchi, cioè presso la linea laterale si vede una 
serie di grandi macchie rotonde o subquadrate generalmente nere, talora 
brune, in numero di 10, 13 o 17. Talora queste macchie sono unite da 
una fitta punteggiatura bruna. Alla base della codale vedonsi 2 macchie 
nere ora ben separate, ora quasi unite così da formare una linea tra- 
sversale. I fianchi sono pure di color giallastro, più chiaro che quello del 
dorso; le parti inferiori sono giallastro-chiare o biancastre. Sul capo e 
sugli opercoli su fondo giallastro sonvi macchiette brune, un po’ più 
grandi sull’opercolo. Dall’occhio alla punta del muso si vede una linea 
nerastra. Le pinne pettorali, ventrali, anale sono giallastre senza macchie 
o rosee. La dorsale ha varie serie di macchiette, così pure la codale. 

Il cobîite fluviale arriva per lo più nelle nostre acque da 85 a 110 mm. 
di lunghezza; a queste dimensioni però non arrivano che le femmine. 

I maschi sono sempre più piccoli che le femmine e si distinguono da 
queste, oltre che per la colorazione di cui dirò in seguito, per il primo 
raggio diviso delle pettorali molto ingrossato e per l’ampia paletta mem- 
branosa che questo raggio porta. 

La colorazione che ho più sopra descritta è quella che la maggior 
parte degli autori attribuiscono alla Codîfîs faenia Lin. e che il Can- 
toni (1) denominò varîetas puta. 

Invece altri individuì presentano sul dorso le fascie traversali ben 
marcate, e sui lati del corpo due fascie longitudinali continue, brune, 
separate da uno spazio giallo od immacolato o con una linea di piccole 
macchiette brune; questi individui hanno pure le pettorali e l’anale un 


(1) Sulla variabilità del Cobite fluviale (Cobitis taenia L.), Rendiconto del 
R. Istituto Lombardo, Serie 11, vol, XV, fas. XI, 


— 112— 


po’ più lunghe. Di questi individui, che io trovai abbastanza comuni in 
quasi tutte le località del Piemonte, alcuni presentano le due fascie ben 
distinte; in altri la punteggiatura della fascia sulla linea laterale tende 
a raccogliersi in gruppi, così da formare macchie nnite da una punteg- 
giatura accostandosi perciò alla colorazione della pretesa varietas puta. 

Tali individui corrispondono adunque alla varzetas bilineata del Ga- 
nestrini (1). Ora di varie migliaia di individui che esaminai, tra quelli 
appartenenti alla pretesa varietas puta, non uno era maschio. Due 0 
tre individui maschi, che si avvicinavano nel resto alla varietas puta, 
ne differivano perchè le macchie della linea laterale erano unite da fitta 
punteggiatura, e perciò si avvicinavano alla varietas bilineata. Invece 


tutti gli individui corrispondenti in tutto alla pretesa varietas dilineata. 


Canestr., erano maschi. Perciò, mi pare quasi accertato, che le due pre- 
tese varietà della cobitis taenia cioè la varietas puta del Cantoni e la 
varietas bilineata del Canestrini, non siano già varietà distinte, ma 
bensì due colorazioni diverse secondo il sesso, la prima propria delle 
femmine la seconda propria dei maschi. La maggior lunghezza delle pet- 
torali e dell’anale, e la statura minore ritenute come distintivi della 
varietas bilineata Canestr. sono appunto caratteri proprii del maschio 
della Cobditis taenia. 

Il professor De Filippi (2) poi descrisse come specie distinta dalla Cod. 
taenia, la Cobiîtis larvata (De Filippi) propria del Piemonte colla se- 
guente frase: Cobitis larvata; forma Cobilidis taeniae, genis, operculis, 
vittaque laterali continua intense fuscis: dorso olivaceo brunnescenti fere 
concolore; abdomine albido. D. 9 — P. 9 — A.6 — C. 14. Poi dice 
che la lunghezza del capo è nella Cod. /arvata compresa 5 volte nella 
lunghezza totale; mentre nella Cod. faenia è compresa 6 volte. Inoltre 
nella Cod. /arvata fra la punta della pettorali e la base della ventrale 
vi è una distanza eguale alla lunghezza delle pettorali, mentre nella 
Cob. taenia questa distanza è quasi il doppio della pinna pettorale. La 
pinna dorsale nella Cod. Zarvata è più alta che larga, mentre nella 
Cob. taenia è sì alta che larga. 

Il Canestrini (3) poi considerando la frase data dal De Filippi incom- 
pleta le aggiunge altri caratteri cioè il numero minore dei denti faringei, 
che nella Cod. larvata sarebbe di 6 mentre nella Cod. taenia sarebbe 
8 o 9, ed il colore bruno uniforme del capo. 


(1) Prosp. critico, p. 148. 

(2) Nuova specie da pesci d’acqua dolce del Piemonte, in Mem. R. Acc. 
Scienz. Torino. Serie ll, tom. XIX, 1861, p. LXXI, e in Revue et Magasin 
de Zoologie. Guerin Méneville. Paris, serie ll, tom. XI, 1859, p. 50. 

(3) Sulla Coditis larvata, De Filippi, in Archivio per la Zool. e Anat. Mo- 
dena, vol. lll. fasc. ll, aprile 1865. 


— 113— 


In quanto al rapporto fra la lunghezza del capo e la lunghezza totale 
del pesce, che sarebbe 5 secondo il De Filippi nella Cod. larvata e 6 
nella Cod. taenia, già il Canestrini (I. c.) fa osservare che è molto va- 
riabile. Invero abbiamo visto nella descrizione da me data che nella 
Cob. taenia la lunghezza laterale del capo sta alla lunghezza totale 
come l : 5,5-6,7 (secondo il Canestrini come 1 : 5,4-6,7); negli esemplari 
poi appartenenti alla Cobdilis /arvata, che misurai, questa lunghezza 
stava come l : 5,5-6, alla lunghezza totale. Quindi questo rapporto non 
può essere un buon carattere specifico. 

Abbiamo pure detto come la lunghezza delle pettorali e quindi la distanza 
tra la loro punta e le ventrali, sia non solo minore molto nei maschi 
che nelle femmine, ma anche variabile in queste; cioè ora è quasi il 
doppio della lunghezza delle pettorali, ora poco maggiore o quasi uguale 
a questa lunghezza. La lunghezza della pinna dorsale sarebbe poi nella 
C. larvata minore che l’altezza di essa. Abbiamo però visto che anche 
nella Cobitis taenia la lunghezza della dorsale sta alla sua altezza come 
1:1,2-2. 

L’unico carattere differenziale sarebbe il numero minore dei denti 
faringei che il Canestrini dice 6 nella Cod. larvata, 8-10 nella Cod. 
taenia. Anche questo carattere perde molto della sua importanza poichè 
il Fatio trovò 7 denti nella Cod. taenia, come trovai io stesso sebben 
molto raramente. Io esaminai poi tanto in individui appartenenti alla 
Cob. larvata, quanto in altri appartenenti alla Cobitiîs taenîia la capsula 
ossea che fa da vescica natatoia, e non riscontrai lo sviluppo maggiore 
che il De Filippi ed il Canestrini dicono proprio della Cod. larvata. 
Inoltre, in tre anni di assidue ricerche, e specialmente nel territorio di 
Settimo Torinese, dal qual luogo il De Filippi dice d’aver avuto molti 
Cob. larvata, io non sono riuscito, quantunque mì sian passati per le 
mani migliaia di individui, a trovare che 8 esemplari della Cod. larvata, 
3 maschi e 5 femmine. Inoltre, eccetto 1 individuo, che pescai in un 
canale presso Moncalieri nel luglio 1888, non ne trovai mai in altre 
località. Io quindi credo che la Cod. larvata De Filippi debba conside- 
rarsì solo come varietà della Cod. taenîa L. 

Un’altra varietà di colorazione che s’incontra in varie località del 
Piemonte, è quella che ricevette dal Cantoni il nome di varzetas con- 
spersa, e di cui trovai varî esemplari, fra cui un solo maschio. È assai 
affine alla varzetas larvata De Filippi: 

In essa le macchie del dorso sono quasi unite sino alla dorsale, sicchè 
il dorso appare quasi uniformemente grigio-verdastro. Dopo la dorsale 
queste macchie sono più separate. Lo spazio compreso tra le macchie 
dorsali e la linea laterale è coperto da una punteggiatura abbastanza 
fitta, bruna. Sulla linea 'aterale poi si vede come una fascia dal capo 
alla caudale, costituita da macchie formate da gruppetti irregolari di 


8 


— 114 — 


punti pure bruni, ma un po’ più scuri, riuniti più o meno tra loro da 
numerosi punti. Al disotto della linea laterale si vedono pure macchie 
ma più rade che sulle parti superiori. Dall’ano alla caudale per lo più 
tutto il fianco è macchiettato. Il ventre è biancastro. Le due macchie 
della base della caudale si uniscono più o meno in una sola. 

Presso Settimo Torinese, nell'aprile del 1891, trovai 3 individui di 
un’altra varietà di colorazione. In essi tutto il corpo è bianco-giallastro 
molto chiaro. Sul dorso vi è una leggera punteggiatura bruna, od una 
tenuissima punteggiatura sulle parti laterali. Sul capo e sulle gote questa 
è più fitta, e sugli opercoli vi è una macchia più scura. Questa colo- 
razione sembra per così dire, un impallidimento, (forse sotto certe con- 
dizioni di vita) di quella della varietas larvata, cioè abbiamo in questi 
individui la scomparsa della macchiatura bruna. 

La Cobitis taenia L. adunque sì trova nel Piemonte in 3 principali 
varietà di colorito : 

a) Varietas puta Cantoni e varietas bilineata Canestr.; la prima 
propria delle femmine, la seconda dei maschi; e queste sono le più co- 
muni. 

b) La varîetas larvata (Cobit. tarvata De Filippi) localizzata princi- 
palmente nei dintorni di Settimo Torinese e rarissima presso Moncalieri. 

c) La varietas conspersa Cantoni, che si trova, sebben rara, in 
varie parti del Piemonte. 

Il Cobite fluviale, vive nei fiumi, fossati, stagni e laghi. Ama un 
fondo arenoso o terroso. Sta quasi sempre affondato più o meno nell'arena 
o nel fango del fondo, o nascosto sotto qualche riparo. Disturbato fugge 
velocissimo. Si ciba di piccoli animaletti, vermi, larve d’insetti e simili. 

La frega avviene secondo le località dalla metà di aprile al principio 
di giugno. Le uova sono poco numerose e del diametro poco più di 1 mm. 

Questo pesce viene da noi pescato colla rete detta sferone, (in pie- 
montese #rubbia) 0 preso prosciugando ì fossi, dove abita. La sua carne 
è poco stimata. 


Località in cui furono presi i miei esemplari: Settimo Torinese (fossati) 
— Moncalieri (Po e fossati) — Trino Vercellese (fossati) — Crescentino 
(fossati) — Ceresole d’Alba (stagni) — Lago di Candia — Lago di Viverone 
— Lago di Avigliana. 


— 115 — 


Famiglia PERCIDAE. 
Genere PERCA Linneo 


Nome italiano. — Perca fluviatile, Pesce persico. 

Nome piemontese. — Pés persî. 

Perca fluviatilis. Linneo, Syst. Natur., ed. XII, 1766, vol. I, p. 481 
— ed. XIII cur. Gmel. 1788, I, III, p. 1303. 

Cuvier et Valenciennes, Hist. natur. poiss., II, p. 20. 

Bonaparte, Fauna italica., tom. II, tav. 87, fig. 1, (fase. XIV, XVII). 

De Filippi, Cenni, p. 6. 

De Betta, Ittiologia veronese, p. 4l. 

Canestrini, Prospetto critico, p. 55. 

Fatio, Faune vertéb. Suisse, IV, p. 10. 

Questo elegante pesce si trova ora da noi rarissimamente e nel solo 
fiume Po. Un tempo però si pescava molto più comunemente. Ora se 
ne prende raramente, ed in generale a valle di Casale, poichè la 
diga stata costrutta in vicinanza di questa città loro impedisce di rimon- 
tare il fiume. In quattro anni di ricerca non sono riuscito ad averne alcun 
esemplare. 


— 116 — 


Famiglia TRIGLIDAE. 
Genere COTTUS Artedì 


Cottus gobio Linneo. 


Nome italiano. — Scazzone. 
Nome piemontese. — Bota. 
Cottus gobio. Linneo, Syst. Natur., ed. XII, vol. I, p. 452. — ed. 
XII cur. Gmel. I, II, p. 3211. 
Bloch, Histoire naturelle des poissons, tom. II, p. 85. 
Cuvier et Valenciennes, Histoire Natur. des poissons, tom. IV, p. 125. 
Bonaparte, Catal. metod., p. 62, n. 545. 
Nardo, Prospetti sistematici, p. 78, 92, 100. 
Giinther, Catal. of Fish., II, p. 156. 
De Filippi, Cenni, p. 6, (vulg. Scazzone). 
De Betta, Ittiolog. veron., p. 47. 
» Materiali ecc , p. 131. 
Heckel und Kner, Sùsswasserfische, p. 34. 
Ninni, Cenni, p. 64. 
Canestrini, Prospetto critico, p. 41. 
» Fauna d’Italia, parte III. Pescì, p. 29. 
Bonizzi, Prospetto sistematico dei pescì del Modenese, p. 25. 
Giglioti E. H., Elenco, p. 23, n. 72. 
Fatio, Faune des Vertébrés de la Suisse, V, IV, p. 105. 
Canestrini R., Pesci del Trentino, p. 50. 
De Carlini, Vertebrati della Valtellina, p. 85. 
Cottus ferrugineus. Hecke/ in litt. ad Bonaparte, Catal. met. p. 62, 
n. 548. 
Heckel und Kner, Sùsswasser., p. 27. 
De Betta, Ittiologia veronese, p. 49. 
» Materiali, p. 132. 


Il corpo è cilindro-coniîco; il capo è grosso, depresso, armato di 
spine, col muso più o meno largo ed arrotondato. Il corpo è privo di 
squame; le mascelle ed il vomere sono forniti di minutissimi denti. 
Il dorso ha due pinne tra loro ravvicinate. Le pinne ventrali hanno 
4 raggi articolati; eccezionalmente il 2° od il 3° biforcato. Queste 


1 "00, 


Ar 


pinne sono corte e prîve di fascie; l’unale prende origine sotto il 2° 
od il 3° raggio della 2* dorsale. L’ano è pîù vicino all'apice del muso 
che all'estremità della codate. 


l* D. 6-8. 2 D. 16-18-20. 2. 16-18. VV. ni A. 11-13. C. 8-9 divisi. 


< LI 


Il corpo è privo di squame; la sua pelle è coperta di muco. La linea 
laterale scorre lungo il terzo superiore del corpo, e comincia un poco 
al disopra dell’angolo fatto dalla punta posteriore dell’opercolo, e va a 
terminare circa alla metà dell’altezza della base della caudale. 

Il capo è grosso; il preopercolo porta una spina più o meno forte se- 
condo gl’individui, ricurva ad uncino diretto all'indietro e rivolto in 
alto. Sotto di questa avvene un’altra formata da una intaccatura del- 
l'interopercolo e diretta all’avanti. L’opercolo poi termina in punta ed 
è quasi triangolare. Il capo ora è molto arrotondato col muso molto 
ottuso, ora è quasi conico con un muso molto acuto. Ho trovato la forma 
conica del capo ed il muso più acuto, specialmente negl’individui gio- 
vani ed in quelli non oltrepassanti gli 85 mm. e di color rossigno. Su 23 
esemplari di diversa grossezza, sesso e località esaminati, la lunghezza 
laterale del capo sta alla lunghezza totale del pesce come 1 :3,9-4,5. 
Non ho trovato la proporzione 1 : 4,6 trovata da Canestrini (Pr'osp. crit., 
p. 153) in esemplari di Riolunato nel Modenese. 

La bocca è terminale e di grandezza varia, secondo che la forma del 
capo è ottusa o conica, forma che mi parve dipendere molto dall’età, 
poichè la trovai, come già dissi, quasi sempre conica nei giovani, in- 
vece sempre molto arrotondata nei grandi individui. La perpendicolare 
innalzata dagli angoli della bocca ora arriva al margine anteriore della 
pupilla, ora arriva solo al margine anteriore dell’orbita. 

Gli occhi sono grandi, posti nella parte superiore del capo, molto mo- 
bili ed avvicinati fra loro. Lo spazio interorbitale varia pure di gran- 
dezza secondo l’età, gl’individui e la forma del capo. In quelli dal capo 
più acuto è minore del diametro dell'occhio, mentre negli altri o gli è 
uguale o lo sorpassa di ‘/., di ‘,, ed in alcuni vecchi individui dal capo 
molto largo ed arrotondato sino di ‘/,. Il diametro orizzontale dell'occhio 
poi sta alla lunghezza laterale del capo come ] :4,3-6,4. È più grande 
generalmente nei giovani che negli adulti. Le mascelle e la parte an- 
teriore del vomere portano finissimi denti. 

Le pinne pettorali sono impiantate sotto la punta posteriore dell’oper- 
colo. Sono grandi, di lunghezza variabile. La perpendicolare innalzata 
dalla estremità di esse incontra, in alcuni esemplari, il principio della 
2° pinna dorsale, cioè esse giungono fin dietro all’ano ; in altri quella 


— 118—- 


perpendicolare incontra solo la fine della 1* dorsale, ossia le pettorali 
giungono solo fin all’ano. I raggi sono articolati in numero di 13 a 15, 
più sovente 14. Contrariamente a quanto ha trovato il Canestrini , su 26 
esemplari da me esaminati, molti dei quali adulti, di mm. 105 a 120, 
non ho trovato che in due i raggi superiori di queste pinne divisi. In 
uno di mm. 101 di lunghezza totale avente 15 raggi, 111°, il 12° e 13° 
erano divisi; nell’altro la pinna sinistra ha 1’11° e 12° divisi; la destra 
nessuno. La maggior frequenza d’individui con raggi non divisi fu pure 
trovata dal Fatio (Faune Vertébrés Suisse, vol. IV, p. 111). 

Le ventrali sono impiantate fra le pettorali. Non ho trovato costante 
la distanza dalla loro punta all’ano data dal Canestrini, cioè che distino 
dall’ano per quanto importa la metà della loro lunghezza; ma in alcuni, 
specialmente in individui di media grandezza, questa distanza è uguale 
a ‘|, di questa pinna, in altri solo a ‘|;, e in alcuni le ventrali giun- 
gono quasi fino all’ano. Hanno 1 raggio semplice e 4 articolati, quasi 
sempre indivisi. Due esemplari del torrente Stura poi avevano biforcati 
l’uno il 2° articolato, l’altro fl 3°. 

La 1* pinna dorsale è composta di pseudospine; nei miei esemplari in 
numero di 6 a 8, più comunemente 7 a 8. Essa comincia un po’ all’in- 
dietro dell’origine delle pettorali, e termina generalmente al disopra 
dell'ano. Una piccola membrana la unisce alla 2? dorsale. 

Questa porta 16-18 raggi. (Non ho mai trovato nei miei esemplari i 
massimi 19 e 20 dati da Canestrini e Fatio); eccezionalmente alcuni sono 
biforcati alla sommità. 

L’anale comincia al disotto del 2° o 3° raggio della 2° dorsale. I suoi 
| raggi sono articolati, non divisi, in numero di 11 a 14; negl’individui 
vecchi più spesso 12. I suoi raggi sono più lunghi che quelli della 2* 
dorsale, e l’ultimo suo raggio è uguale od un po’ più lungo che l’ultimo 
di quella. ? 

La codale è leggermente arrotondata o quasi diritta sul suo margine 
libero posteriore. I suoi raggi mediani sono articolati, divisi; i 3 più 
esterni sono articolati ed indivisi. La sua lunghezza è varia, e sta alla 
lunghezza totale del pesce come 1 :5,5-6,5. 

Non ho nei miei esemplari trovato la proporzione 1 : 5 data dal Fatio. 

L’altezza della radice della coda sta alla lunghezza totale del pesce 
come ] :12,46-16,6. 

Le ovaie sono voluminose, bilobe, con involucro nero. 

I due testicoli sono allungati. 

Le parti superiori hanno un colore fondamentale brunastro o grigia- 
stro, o giallastro, rossastro o biancastro e più o meno scuro, secondo 
gl’individui e le stagioni. Le parti inferiori sono biancastre. Nell’epoca 
degli amori dal capo sino all'addome sono fittamente punteggiate di nero 
e specialmente sulla parte inferiore del capo, in modo che questa appare 


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tinta di nerastro. I fianchi hanno riflessi bronzati. Le parti superiori 
hanno macchie brune, che ora fanno come una marmoreggiatura, ora 
sono disseminate irregolarmente, ora formano 3 o 4 o 5 fascie tra- 
sversali. 

Le pinne ventrali sono giallastre, quasi senza macchie, qualche volta 
scarsamente macchiate di bruno. L’anale è giallastra con poche macchie 
irregolari brune. La seconda dorsale, le pettorali e la caudale sono gri- 
giastre o giallastre con macchie brune che formano striscie sui raggi. 

I più grandi dei miei esemplari misurano da 110 a 120 mm. Può però 
questo pesce da noi giungere a statura un po’ più grande. 

Molti miei esemplari, tutti di statura non superiore agli 85 mm., per 
la forma acuta del muso, per la distanza tra l’uno e l’altro occhio, e 
per la lunghezza ed altezza della codale corrisponderebbero al Cottus 
ferrugineus. Heck (1), che Jeitteles (2) ha dimostrato non doversi am- 
mettere come specie, ma come semplice varietà del Co//us Gobio L., 
ma ne differiscono per l'altezza della radice della coda, compresa nei 
miei esemplari, 15 volte circa nella lunghezza totale, e per la lunghezza 
delle pettorali maggiore, e quella delle ventrali minore; invece ho in- 
contrati questi caratteri in altri esemplari dal muso molto ottuso, e nei 
quali le pinne ventrali giungono quasi sino all’ano. 

To trovai poi quasi sempre nei giovani individui la forma acuta del 
muso e la distanza fra gli occhi uguale al diametro dell’occhio ; mi pare 
che sia questa forma giovanile, che persistendo più o meno a lungo, dà 
così luogo, in certi adulti, a quella forma del capo che sarabbe carat- 
teristica del Coltus ferrugineus Heckel. 

In due esemplari del torrente Stura, come più sopra dissi, ho trovato 
che le pinne ventrali avevano uno dei raggi articolati diviso, in un esem- 
plare era il 3°, nell’altro il 2°. Questo carattere, cioè l'essere i raggi delle 
ventrali divisi, è uno di quelli attribuiti al Coffus affînis di Heckel. 

Lo scazzone vive nei fiumi e torranti dove il fondo è sabbioso o 
ghiaioso. Non ho sinora trovato lo scazzone al disopra dei 1000 m. 
sul livello del mare (come nel torrente Vermenagna a Limone in pro- 
vincia di Cuneo), quantunque l’abbia cercato nei laghi e torrenti 
alpini. 

Il Fatio lo trovò sino a 2200 m. di altitudine. 

Ama star nascosto sotto alle pietre. E dotato di grandissima velocità 
di nuoto. Se si allontana dalla pietra sotto cui ha scelto dimora quasi 
sempre vi ritorna, come ho io stesso osservato soventi, avendo trovato 


(1) HeckEeL uND KNER, Sùsswasserfische, p. 34. 
(2) JEITTELES, Uder die Stisswasser Arten der Fish-Gattung Cottus. Archivio 
per la Zoologia, vol. I, fasc. I, 1861, p. 158. 


— 120 — 


per più giorni sotto la stessa pietra lo stesso individuo, quantunque ne 
lo avessi ogni volta cacciato. 

Nel canale digerente di vari individui, che ho esaminato, trovai larve 
di insetti specialmente di ortotteri (libellule); in alcuni dei pesciolini 
(Gobius Martensti); in uno trovai un piccolo crostaceo /@sellus)/. 

La frega nella nostra regione comincia verso la seconda metà di 
febbraio e dura sino alla fine di marzo; qualche volta fino alla prima 
metà di aprile. 

Il maschio prepara una cavità scavando la ghiaia sotto qualche sasso 
dove l’acqua non è molto alta e non ha grande velocità. 

Le uova, di 2 mm. circa di diametro, sono disposte in un mucchietto 
e sono per lo più attaccate alla faccia inferiore del sasso che copre il 
nido. Il maschio non si allontana da esse, ed i nostri pescatori ricono- 
scono il luogo del nido dai sassolini sparsi all’ingiro della cavità, e così 
facilmente predano il maschio. Ne ho io stesso nel mese di marzo del- 
l’anno scorso presi parecchi in tal modo nel torrente Stura. 

Lo scazzone si pesca da noi generalmente colla rete detta sferone 
(rete ora proibita dalle leggi in vari torrenti) e colla forchetta special- 
mente all’epoca della frega. La sua carne è assai stimata sui nostri 
mercati. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Torino (torrente Stura) — 
Trino Vercellese (canali e torrenti) — Moncalieri (Po) — Lago di Avi- 
gliana — Ivrea (Dora Baltea) — Aosta (Dora Baltea (800 m. circa sul 
livello del mare). 


— 121 — 


Famiglia GOBIIDAE. 
Genere GOBIUS Art. 


Gobius Martensii Ginther. 


Nome italiano. — GhRiozzo. 
Nome piemontese. — Grassétta, BOt. 

Gobius fluviatilis Bonelli. 
Cuvier et Valenciennes, Hist. Natur. poiss., XII, p. 52. 
De Filippi, Cenni, p. 392. 
Bonaparte, Catal. Metod., p. 64, n. 582. 
Hechkel und Kner, Sùsswasser., p. 47, fig. 19. 
Martens, Wiegm. Archiv. 1857, p. 176, tav. 9. 
Canestrini, Prosp. crit., p. 164. 

» Fauna d’Italia, parte III, pesci, p. 26. 
Bonizzi, Prospetto sistem. Pesci del Modenese, p. 27. 
Fatio, Faune Vert. Suisse, IV, p. 133, fig. 234. 

Canestrini Ricc., Pesci del Trentino, p. 53. 

Gobius Bonellii. Bonaparte, Catal. Metod., (1846) n. 96. 
Nardo, Prospetti sistem., p 79, 92, (1860). 
Ninni, Catal. dei Ghiozzi del Veneto, p. 4. 

» Cenni, p. 67. 

(robius Martensii. Gunther, Catalog. of fish., IIl, p. 15. 
Giglioli E. H., Elenco ecc., p. 28, n. 453. 


Il corpo è subcilindrico, più compresso nella parte posteriore. È 
coperto di squame di mediocre grandezza; più piccole nella parte 
anteriore del corpo, più grandi nella parte posteriore; hanno forma 
circolare e sono persistenti. Le pinne ventrali sono unite fra loro 
in tutta la loro lunghezza. I denti mascellari sono piccoli, quelli 
della prima fila un po’ maggiori degli altri. Lo squarcio della bocca 
arriva sîn sotto il margine anteriore dell'occhio. La prîma pinna 


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dorsale porta per lo più 6 raggi pseudospinosi. La seconda dorsale 
ha 10 raggi divisi; l’anale 7 ad 8 divisi. 
1 1 


{ ” 
È Pl È sota " La L saga 
1 CD 0- 8 n. I0.Iì P. 13-14 V. 5 A. Tè C. 13 divisi. 


Squame della linea laterale 35-40. 


e 


L'altezza massima del corpo (davanti alla 1° dorsale) sta alla lunghezza 
totale del pesce come 1 :5,3-7,2. Il tronco è subcilindrico nella parte 
anteriore; dopo la 1° dorsale va gradatamente assottigliandosi fino alla 
pinna codale. Le parti inferiori fino all’ano sono nude. 

Il capo è grosso, rigonfio sulle gote, di forma più o meno conica, e 
perciò il muso è più o meno appuntito. La forma svelta del capo e più 
appiattita del muso fu da me trovata quasi sempre costante nei giovani, 
più rara negli individui di media statura, rarissima nei vecchi. La sua 
lunghezza laterale nei miei esemplari sta alla lunghezza totale del pesce 
come 1 :3,8-4,6. 

La bocca è grande e fessa obliquamente. La mascella inferiore sorpassa 
sempre la superiore. Le mascelle portano più file di denti piccolissimi. 
Quelli della fila più esterna sono più grandi. La bocca è un poco pro- 
trattile. Il suo squarcio arriva tutt’al più sotto al margine anteriore del- 
l’occhio. 

Gli occhi sono più o meno grandi secondo’ l’età, ravvicinati fra di 
loro, e posti nella parte superiore del capo. Il loro diametro sta alla 
lunghezza laterale del capo come 1 :3,5-6,3. 

Lo spazio interorbitale è più o meno grande che il diametro dell’occhio 
(più piccolo nei giovani, più grande negli adulti). 

Le gote sono molto carnose e danno al capo un aspetto rigonfio. 

Le pinne pettorali sono grandi, di forma quasi ovale e più o meno 
lunghe. Sono impiantate poco dietro la fessura branchiale. In alcuni 
arrivano fin sopra all’ano, in altri fino solo al disotto della fine della 
1° dorsale. Hanno 13 a 14 raggi articolati, di cui il primo in basso ed 
i due ultimi in alto non divisi; rarissimamente tutti indivisi (in un esem- 
plare sui 60 di cui esaminai le pinne). 

Le ventrali nascono poco al disotto della base delle pettorali. Sono 
unite fra loro in tutta la loro lunghezza e formano così un disco ovale 
e cavo. Hanno ciascuna 1 raggio, il 1° semplice e 5 divisi. Arrivano 
colla loro punta fino al disotto della metà della 1° dorsale; in giovani 
individui talora sino all'estremità di essa. 

La 1* pinna dorsale ha quasi sempre 6 pseudospine. Su 60 individui 
esaminati, 2 ne portano solo 5. Essa è molto più corta che la 2* dorsale 


imita nn A 


— 123 — 


e più bassa. È più o meno distante da essa, più vicina in generale nei 
maschi; in alcuni individui (maschi) la sua membrana finisce quasi alla 
base del 1° raggio della 2* dorsale. 

La 2° dorsale comincia al disopra dell'ano e finisce al disopra del fine 
della base dell’anale. La sua lunghezza sta alla lunghezza totale del 
pesce come 1 :5-5 */,. Il 1° raggio è una pseudospina, poi vi sono 10-11 
raggi articolati quisi sempre in parte divisi; alcune volte tutti indivisi. 

L’anale comincia generalmente sotto il 5° raggio della 2" dorsale e 
termina colla sua base al disotto del termine della sopradetta pinna. 
Porta 1 pseudospina e 7-9 raggi articolati divisi o no. 

La codale è leggermente arrotondata; porta 13 o 14 raggi articolati per 
lo più divisi, ed ai lati di questi 3, 40 5 raggi molto più corti e semplici. 

Le squame della prima metà del corpo sono quasi elittiche e molto 
più piccole (in alcuni individui la metà) di quelle della parte posteriore 
del corpo, specialmente dell’ultima parte di questo presso la pinna 
caudale. E questo non solo nei giovani, come ha trovato il Fatio (Faune 
des vertébrés IV, p. 139), ma anche nei vecchi (in individui di 75 mm. 
di lunghezza totale). 

L’ano è situato in generale un po’ più avanti che la metà della lun- 
ghezza totale del pesce. Dietro ad esso vi ha una papilla genitale assai 
appariscente, più corta e Jarga nelle femmine, più acuta e più lunga 
nei maschi. Il colore di questo pesce varia notevolmente non solo se- 
condo gli individui e le stagioni, ma anche nello stesso individuo. Io 
ne tenni vivi per qualche tempo, e li vidi cambiare sovente di colore; 
e non solo cambiare l’intensità di colore nelle macchie, ma persino il 
colore del fondo. 

In generale d’estate ed al tempo della frega il dorso ed i fianchi sono 
grigio-verdastri o giallastri. Il dorso è marmoreggiato di macchie bruno- 
violacee. 

Sui fianchi queste macchie in generale si riuniscono in larghe fascie 
separate da piccole fascie chiare, oppure queste macchie sono sparse 
irregolarmente. Il capo è più scuro; sovente sui fianchi e sulle parti 
inferiori si vedono molti punticini neri. La gola sovente è colorita di 
nerastro. Le parti inferiori sono biancastre o giallastre o verdastre 
pallidissime senza macchie, oppure punteggiate finamente di nero. 

La prima dorsale varia moltissimo di colore, anzi è la parte che nello 
stesso individuo può variare maggiormente, Talora è giallastra o ver- 
dastra, ma per lo più nel tempo della frega presenta alla sua sommità 
una piccola striscia chiara; poi al disotto di questa ne ha una larga 
azzurro-metallica, poi una più piccola aranciata, poi una bianca. 

Nell'autunno, per lo più, questa pinna su un fondo grigiastro pre- 
senta macchiette brune e nella parte superiore cinque o sei macchie 
grandi nerastre, che si possono unire a formare una fascia, 


— 19% — 


La seconda dorsale, su un fondo grigiastro giallastro od incoloro, ha, 
specialmente sui raggi, macchiette brune disposte in file orizzontali. 
Le pettorali sono o giallastre o verdastre chiare, o quasi trasparenti 
senza macchie, oppure leggermente macchiate di bruno. 

L’anale è o incolora o azzurrognola-chiara, per lo più non macchiata, 
oppure con piccoli punti nerastri. 

La caudale è grigiastra o giallastra con macchie brune sui raggi di- 
sposte in fascie che seguono la curva del suo margine posteriore. 

La lunghezza totale dei più grandi tra i miei esemplari è dai 70 ai 
79 mm. 

Il Canestrini (1) ammette come buona specie il Gobius Panizzae 
Verga (2), e dà come carattere distintivo di questa specie l’avere le 
squame della parte anteriore del corpo molto più piccole che quelle 
della posteriore, e l’avere 5 raggi alla prima dorsale e 9 alla seconda. 
Nella descrizione da me data si vede che il primo di questi caratteri 
è stato da me trovato costante in tutti i miei esemplari; e non solo, 
come già feci osservare, nei giovani, come dice il Fatio, ma anche in 
individui della più grande statura cioè di 78 mm. di lunghezza totale. 
Il carattere poi del numero dei raggi della 1* dorsale non è anch'esso 
di molto valore, poichè, come già dissi, in 2 esemplari, l’uno lungo 
mm. 63,5, l’altro mm. 54,5, presi nell’ottobre del 1891 in un canale 
presso Crescentino, sì contano appunto 5 raggi a questa pinna. Il nu- 
mero dei raggi della seconda dorsale è però in essi diverso che quello 
del G. Panîzzae, avendo quei due esemplari 11 raggi a questa pinna; 
questo numero però varia da 11 a 12 per cui mi pare non debba avere 
molta importanza. Pochissimo valore poi può avere il colore nella sud- 
detta specie, vista la grande variabilità di colore nel nostro Godîus 
Martensti. 

Per queste ragioni dubito fortemente della validità della specie del 
Verga, che non mi arbitro però di mettere in sinonimia col G. Mar- 
tensîî Giinther, non avendo mai potuto osservare esemplari attribuiti 
ad essa. 

Devo pure notare che un esemplare preso nell’ottobre di quest'anno 
in un canale presso Crescentino, lungo mm. 62 ha, con un muso molto 
acuto, il corpo quasi cilindrico e molto sottile. L'altezza del corpo, 
mm. 6,5, sta alla lunghezza totale come 1] : 9,5. Lo spazio interorbitale 
misura solo 4 mm.; il diametro dell'occhio mm. 3; la lunghezza late- 
rale del capo mm. 3. Il suo colorito poi è molto oscuro ; il capo è quasi 
nero. La sua 1° dorsale ha 6 raggi, la 2" 12. Per cui esso sì avvicine- 


(1) CANESTRINI, Prosp. crit., p. 165. 
(2) Atti della terza riunione degli scienziati italiani. Firenze, 1841, 'p. 397. 


— 125 — 


rebbe (tolto il numero dei raggi della 2° dorsale) al G. avernensis 
Canestr. 

Il nostro 9Ri03z0 vive nei fiumi, torrenti e canali aventi fondo 
ghiaioso o sabbioso. Sta, come lo scazzone, volentieri nascosto sotto 
alle pietre. Nuota velocemente. 

La frega avviene, al dire dei pescatori, dalla seconda metà d’aprile 
fino alla fine di giugno e talvolta fino alla prima metà di luglio. 

La carne di questo pesce è stimata. Si pesca come lo scazzone. 


Località da cui ebbi i miei esemplari: Crescentino (Po, canali) — 
Casale (Po) — Torino (torrente Stura) — Lago di Candia — Lago di 
Avigliana — Ivrea (Dora Baliea) — Masazza (Biellese). 


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BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


Bo 
N. 13O pubblicato il 17 Settembre 1892 Vox. VII 


Dott. DANIELE Rosa 


Descrizione dell’ALLOLOBOPHORA SMARAGDINA 
nuova specie di Lumbricide 


Il dott. Emil von Marenzeller, dell’I. R. Museo di Vienna, m'inviava 
in esame qualche giorno fa cinque lombrichi, di cui due erano stati 
presi dal dott. Sturany a Ferleiten a 1100 m. sul mare, e tre dal noto 
entomologo E. Ganglbauer sulla Petzen presso Bleiberg (Carinzia) sopra 
ai 1000 m. 

Questi lombrichi, come già aveva osservato il Marenzeller, appar- 
tengono tutti alla stessa specie ed avevano colpito i loro scopritori pel 
loro colore verde-smeraldo. i 

Si tratta di una specie nuova appartenente al gruppo dell’A. 7rape- 
zoîdes, ma perfettamente distinta; la descriverò qui sotto il nome di 
A. smaragdina preso appuvto dalla sua colorazione che fra i Lumbricidi 
è abbastanza rara. 


Allolobophora smaragdina n. sp. 


Dimensioni: Due individui in alcool ben distesi hanno lunghezza 
rispettivamente di 70 ed 80 mm., con un massimo diametro di circa 
6 mm.; tre individui più contratti son lunghi da 45 a 65 mm., con un 
diametro massimo pure di 6 mm. 

Segmenti da 77 a 104. 

Forma negl’individui distesi cilindrica, un po’ depressa inferiormente, 
poco attenuata all’indietro; gl’ individui contratti sono curvi a semi- 
cerchio ed affatto simili all’A. chiorotica. 


Lies 


Cotore sul ‘vivo verde-smeraldo; gli esemplari in alcool distesi presen- 
tavano ancora una leggera tinta verdognola; quelli contratti erano 
ancora intensamente verdi anche inferiormente. Il clitello in alcool è 
pallido. 

Prostomio con strettissimo prolungamento posteriore che taglia metà 
del 1° segmento. 

Ctitetto occupante i segmenti (24,25 — 33) = 9,10; esso ha margini 
longitudinali molto netti ed anzi alquanto rilevati, i suoi segmenti sono 
ancora distinguibili anche dorsalmente ma non lasciano vedere i pori 
dorsali. 

Tubercuta pubertatis ai segmenti 30, 31, 32 presentantisi come strette 
aree pellucide continue, circondate da un orlo opaco rilevato che dor- 
salmente si fonde coi margini del clitello. 

Aperture maschili al 15° segmento, abbastanza rigonfie ed estendentisi 
alquanto sui segmenti vicini. 

Setole geminate; le laterali sono poste un ‘po’ ‘più basso della linea 
laterale del corpo. 

Primo poro dorsate all'intersegmento 4-5. 


CARATTERI INTERNI. 


Vescicole seminali: 4 paia ai segmenti 9, 10, 11, 12 senza capsule 
seminali, per cui i testes ed i padiglioni son liberi nei segmenti 10 e 11. 

Spermateche (0 receptacula seminis) in due paia nei segmenti 9 e 10, 
aperte agli intersegmenti 9-10 e 10-11 in direzione delle setole dorsali; 
le loro aperture son visibili esternamente in forma di piccoli occhielli, 
ma non si può decidere se siano piuttosto in direzione della setola 
dorsale inferiore (3) o della superiore (4), realmente la loro posizione 
è intermedia. 

I tipi di questa specie sono deposti all’I. R. Museo di storia naturale 
di Vienna. 

Quest’A//olobophora fu trovata dal Ganglbauer in compagnia colla 
interessantissima sanguisuga terrestre Xerobdella Lecomtei Frauenfeld 
stata recentemente illustrata dal dott. R. Blanchard (Mem. Soc. Zool. 
de France, 1892), la quale, secondo mi comunica il Marenzeller, si nutre 
decisamente di lombrichi. 


— accisros__ 


5014 - Tip. Carlo Guadagnini, via Gaudenzio l'errarì, 3 - ‘Torino 


Now. 24,/892 
BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


_ della R. Università di lorino 
Il;09S$" 


N. 4351 pubblicato il 24 Settembre 1892 Vox. VII 


Dott. DANIELE Rosa 


MEGASCOLEX TEMPLETONIANUS n. sp. 


(DIAGNOSI PREVENTIVA). 


Alcuni mesi fa dal Dott. E. von Marenzeller ricevevo in esame un 
certo numero di terricoli esotici. Rinviando il materiale determinato 
comunicai al Dott. Marenzeller che fra altre specie già note esso con- 
teneva una nuova specie che avrei poi descritto col nome di Mega- 
scolex templetonianus. 

Facevo conto di descrivere questa specie più tardi insieme con altri 
perichetini inediti che appartengono al Museo zoologico di Torino. 
Frattanto nel n. 18, anno IV, del giornale « das Naturalien Cabinet » 
di R. E. Hoffmann (Griinberg pr. Schlesien) è apparso un articolo in- 


. titolato « Ein neu entdeckter Riesenwurm auf Ceylon » nel quale si 


dà un breve cenno del Megascolex templetonianus Rosa e si annunzia 
che esemplari di esso si trovano in vendita presso il signor Giorgio 
Redemann di Anversa (rue du Fagot, 18). 

Ciò rende necessaria la pubblicazione di una diagnosi preventiva di 
questa specie; colgo quest'occasione per far notare che i soli esemplari 
da me esaminati di questa specie sono quelli ceduti dal Redemann all’I. 
R. Museo di storia naturale in Vienna. 


Megascolex templetonianus n. sp. 


Loc. Ceylon. 

L’esemplare maggiore (piuttosto contratto) è lungo 56 cm., ha un 
diametro massimo di 12 mm., risulta di 570 segmenti ed ha colore 
uniformemente grigio-chiaro un po’ verdognolo. 


. 


pù de 


Le setole formano cicli interrotti sul ventre per circa 2 mm,, il loro 
numero al 12° segmento è di 62, e sale poi fino a 112, numero che si 
conserva press'a poco uguale dal 40° segmento in poi. 

Le aperture delle spermateche sono in due paia agli interseementi ‘7-8 
ed 8-9, affatto laterali. L'apertura femminea al 14° segmento è unica. 
Le aperture maschili sono in fondo a due infossature longitudinali che 
tagliano il 18° segmento estendendosi un po’ sui vicini. Queste infos- 
sature son precedute e seguite da papille in forma di areole piatte, 
trasversalmente allungate, con orlo chiaro. Le due prime di queste 
areole sì trovano sul 17° segmento dietro alle setole, le altre due si 
trovano sul segmento 19°; queste sono doppie e risultano ciascuna di 
due areole contigue, l’una anteriore, l’altra posteriore alle setole. 

Il clitello non è ancora ben sviluppato. I pori dorsali cominciano 
all’intersegmento 11-12. 

Per quanto riguarda i caratteri interni notiamo solo che i dissepi- 
menti 6-7 a 14-15 incl. sono estremamente robusti. Nel segmento 5° 
si trova il ventriglio, nell’8° e 9° Ie due paia di spermateche, lunghi 
sacchi tubulari con breve diverticolo digitiforme, nell'11° e 12° le ve- 
scicole seminali, nel 18° le prostate che sono masse piatte tondeggianti, 
quasi bipartite da una profonda incisione in fondo della quale nasce il 
canale muscolare che va all'apertura maschile. Il vaso dorsale è sem- 
plice. 

La specie più vicina a questa è il Megascolex coruleus Templeton 
(= Pleurochata Moseleyi Beddard, 1883) altra forma gigantesca pro- 
veniente pure da Ceylon, la quale però si distingue facilmente dalla 
nostra per la colorazione, pel numero molto minore di segmenti (260), 
per le spermateche piriformi senza diverticolo, pel vaso dorsale doppio 
e per altri caratteri. 


—_—c>>rva_—-— 


5025 - Tip. Carlo Guadagnini, via Gaudenzio Ferrari, 3 - ‘l’orino 


BOLLETTINO 


DIECI 


— Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
Ho.U! Î92. della R. Università di Torino 


IRSTO: 69S_ 
N. 4352 pubblicato il 20 Ottobre 1892 Vor. VII 


Dott. E. GieLIO-TOS 


Diagnosi di nuove specie di Ditteri 


VII. 
Sirfidi del Messico (1) 


Gen. Eristalis Latr. 


E. Sumischrasti n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 11; alae long. 
mm. 9. — Antennarum stylo nudo, femoribus tibiisque posticis iîn- 
crassatis et pîilis nigris ciliatis; oculis pilosis. Facie antennisque te- 
staceîs; articuto tertio superne brunneo: thorace nigro, sculello flavo, 
flavo-pîilosis; abdomine ad apicem albido-piloso în segmento secundo 
maculis duabus lateralibus flavis; fascia subapicali nigra; margine 
postico flavo-limbato in omnibus segmentis, fascia media viridi-aenea 
integra în segmentis ltertio quartoque. Pedibus flavis, femoribus basi 
nigro maculatis; alis immaculatis. 

Maschio 1. — Tehuacan. 


E. Atropos n. sp. — Mas. — Corpor. long. mm. 11; alae tong. 
mm. 9. — Niger, serico-villosus; anlennis stylo nudo, femoribus po- 
sticis parum incrassatis. Facie argenteo-pollinosa, antennis brunmeis, 
fronte nigro-pilosa; oculis pilosis; thoracis fascia praealari late iîn- 
lerrupta, maculisque duabus supra alarum basim el duabus ante 
scutellum argenteo-micantibus; abdomine maculis duabus flavis in 


(1) V. Boll. Mus. Zool. Anat. comp., n° 102, vol. VI, e n° 123, vol. VII. Anche 
queste specie appartengono alla collezione Bellardi di Ditteri messicani, ora 
del R. Museo Zoologico di Torino. 

Più minuta descrizione verrà data in un prossimo lavoro generale. 


SL ARIDI 


segmentis secundo tertioque; pedibus ferrugineîis, femorum basi tar- 
sorumque apice nigricanltibus; alîs limpidis. 
Maschio 1. — Mexico. 


Gen. Syrphus Fabr. 


S. lautus n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 10; atae long. mm. 8. 
— Niger, serico-villosus ; facîie flava, griseo-pollinosa, fronte flava, ni- 
gro-pîtosa, antennis flavis articulo tertio superne nigro ; oculis nudîs; 
thorace pitis flavis induto; macutis duabus ante alas flavis, pleurisque 
flavo-pollinosis; sculello abdominisque maculis duabus in segmento 
secundo , fasciisque integris în segmentis 3°, 4° et 5° postice pau- 
lisper emarginatis, flavis; pedibus nigris , tibiis totis et femoribus, 
praeter basim, anticis et medtis flavis; alis lutescentibus. 

Maschio 1. — Tuxpango. 


S. Saussurii n. sp. — Mas. — Corp. long. mill. 8; alae long. mm. T. 
— Niger; facie lateribus flavis , fronte flava , nigro-pilosa; thorace 
ante et post alas flavo-maculato, pectore viridi-aeneo ; scultello favo, 
nigro-pioso; abdomine subovato; segmento primo laleribus flavîs; 
segmentis 2°-5° utrinque flavo-macutatis, macutis magnis interne 
rotundatis, eaxterne iruncatis; pedibus nigris, femoribus apice, ti- 
biisgue basi obscure ferrugineîs ; alis dilute lutescentibus. 

Maschio 1. — Orizaba. 

Synon. — ® Syrphus —? WiILLISTON, Biologia centrali Americana, 
vol. III, p. 16, n° 4. 


Gen. $Sphaerophoria St. Farg. et Serv. 


S. syrphica n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 10; alae long. mm. 8. 
— Nigra; facie et fronte flavis, paulisper nîgro pilosis; thoracis strigîs 
lateralibus interruplis, pieurarum macutlis, scutello, abdominisque 
maculis flavo-sulphureis; abdomine sub-lineare; segmento primo tla- 
teribus flavis: in segmento secundo fascia media late îinterrupta, în 
lertio el quarto fascia lata integra antice et postice marginata, în 
quinto maculis duabus convergentibus, flavis; pedibus flavis, tarsîs 
posticis nîgris; alîs limpidis. 

Maschio 1. — Orizaba. 


Gen. Melanostoma Schiner. 


M. elegans n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 8; alae long. mm. 7. 
— Viridi-aeneum, coerulescens; facie laleribus oriseo-pollinosîs , 
fronte nigro-pilosa, antennis articulo tertio inferne testaceo; abdo- 
mine lineari, nigr0-0paco, pilis raris, brevibus, albidis, sericeiîs adsperso, 


sita tr 


snc 


vio i 


în segmentis 2°-4° maculis lateralibus ad basim fasciisque posticis ni- 
tentibus; pedibus niîgris; femoribus anticis et mediis praeter basîim, 
tibîis totis anticiîs el mediis, et tarsis praeter apicem , tibiis posticis 
basi, metatarsisque posticis obscure testaceis; alis sub-limpidis, mar- 
gine antico, apîceque fusciîs. 

Foemina differt: fronte lata. 


Maschi 4. Femmine 2. — Orizaba. 
M. bellum n. sp. — Foemina. — Corp. long. mm. 6; alae long. 
mm. 6. — Obscure viridi-aeneum , nitens; antennis fiavis, arliculo 


tertio superne niîgro; abdomine sub-ovato, nigricante-nitente, în seg- 
mentis 3°-5° macutis utrinque fiavîs linearibus ad basim , interne 
diltatatis, în segmento 5° minimis; pedibus flavis, poslicorum femo- 
ribus apice, tibiîs în medio tarsisque apice nigricantibus; alis dilute 
utescentibus. 
Femmine 2. 
Gen. Miesogramma Loew. 


M. rombicum n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 6; alae long. 
mm. 6. — Viridi-aeneum, coerulescens; facie pa; rm producta, fronte 
et antennis flavis; thoracîs marginibus lateralibus, scutelli margine, 
maculisque parvis ante alas în pleuris flavis; abdomine lineari ni- 
tente, ad apicem parum dilatato; margine antico segmenti primi , 
fascia media în secundo fere integra, maculisgqne în aliis segmentis 
flavis; in segmentis 3° et 4° ad basim macutis duabus marginatlibus 
lriangularibus, striga mediana antice dilatata, et utrinque macutis 
eam concomitantibus; în quinto strigis quatuor flaviîs; pedibus flavis, 
annulis nigris în posticis, unum ad apicem femorum, duobus în ti- 
biis, larsisque posticis totis nigris; alis sub-limpidis. 


Maschi 2. Femmina 1. — Orizaba. 
M. diversum n. sp. — Foemina. — Corp. long. mm. 5; alae long. 
mm. 5. — Viridi-aeneum, nitens; facie flavo, fronte lateribus flavis, 


antennis flavis articuto tertio nigricante, scutelli margine indistincte 
flavicante, abdomine nigro-opaco , margine antico segmenti primi , 
fascia subtili în segmento secundo late interrupta, maculisque in 
aliis segmentis, flavis; în segmentis 3° et 4° ad basim macutlis duabus . 
parvis lateralibus, striga media postice abbreviata et utrinque ma- 
culis flavîs; în segmentis 2°-4° fascia postica inlegra satis lata, vio- 
lacea, nitente, in quinto maculis duabus; pedibus Navis, tibiis tarsisque 
tolis posticis brunneis, femoribus posticis ad apicem brunneo-annu- 
latis; alîs limpidis. 
Femmine 2. 


M. ciliatum n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 7; alae long. mm. 6. 
— Nigro-coerulescens, nitens; facie salis producta et antennis flavis; 


Sn 


thoracîs striga media viridi-aenea, tateribus el scutelli margine late 
Navo-limbatis: abdomine segmento secundo în medio coarclato ; seg- 
menti primi margine antico, secundi fascia lata integra media, flavis: 
in segmentis tertio et quarto ad basim maculis duabus lateralibus 
eaterne dilatalis, interne postice appendiculatis strigam mediam îin- 
cludentibus, flavis; în quinto maculîs duabus marginatibus, strigisque 
duabus medtis flavis; pedibus flavis, femoribus posticis sublus dense 
nigrociliatis et ad apicem nigro-annulatis , tibiis posticîs in medio 
brunneis, tarsîs posticîs ochraceiîs apice brunneo; alis dilutissime lu- 
fescentibus. 

Foemina differt: femoribus posticis non cîiliatis. 

Maschio 1. Femmina l. — Tuxpango. 


M. comma n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 5 ; alae long. mm. 5. 
— Flavum; trianguto verticali, thorace, praeler margines, et pectore 
viridi-aeneis; abdomine sub-lineari; segmento primo, praeler mar - 
ginem anticum, secundo, praeter fasciam inltegram mediam flavam, 
nigris; în segmentis 3° et 4° ad basim maculis duabus mediis, vir- 
gulatis, angulisque posticîs nigris, în quinto macula media nigra ad 
basîim; pedibus flavis, tarsiîs posticîs apice brunneis; alîs lîmpidis. 

Maschi 2. — Mexico. 


Gen. EBaecha Fabr. 


B. spatulata n. sp. — Foemina. — Corp. long. mm. 13; alae long. 
mm. 10. — Flavo-tesltacea; fronte în medio striga nigro-ferruginea; 


Ihoracis dorso strigis tribus lalis rufis, media minus distincta; abdomine 
‘ongo petiolo, nigro-nitenle, apice dilutato ; in segmento quarto strigis 
duabus mediis, postice abbreviatis, ad basim cum strigis lateralibus 
obiiquis confluentibus, flavis, quinto et sexto strigis tantum medtis 
praeditis; pedibus flavis, posticorum femoribus basi et annuto prope 
apicem , tibiîisque praeter basim nigricanlibus;s metalarsis posticis 
longis; alis fusco-lutescentibus, margine antico fusciore. 
Femmina 1. — Orizaba. 


Gen. Chilosia Meig. 


C. aurotecta n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 10-11; alae long. 
mm. 9-10. — Nigro-aenea, pitosa ; facie biltubercutata, lateribus griseo 
pollinosiîs; antennis articulo ter'tio avo; oculis pîitis hirtis; thorace et 
scutello pilistongis nigris indutis; sculello setisdestituto; abdomine ovato; 
segmentis duobus primis pilis longis, ad lalera albicantibus, indutis, 
aliis pilîs brevibus flavicantibus 5; pedibus nigris, tibiîs omnibus praeter 
annulumnigrum medium, metalarsisque anticis et posticis obscure 
ferrugineîs; calypteris albidis; alis flavicantibus. 


RETE 317 


Foemina distineta: fonte lata, flavo-pilosa , oculis sub-nudis; tho- 
racîs pilîs auratis, brevioribuss abdomine praeter segmentum primum 
pilis longîs densissime tecto. 

Maschi 2. Femmine 3. — Orizaba. 


Conopidi del Messico, 


Gen. Physocephala Schiner. 


P. maxima n. sp. — Foemina. — Corp. long. mm. 17; alae long. 
mm. 12. — Rufo-ferruginea; fronte et facie flavo-testacea; antennis 
longiîs flavo-testaceiîs, margine supero niîigro; thoracîs dorso striga tata, 
media, nigra, postice abbreviata; metanoto inferne nigro ; abdomine 
segmento secundo lateribus , tertio dorso nigro-maculatis , coeterîs 
aurato-pollinosis;s pedibus ferrugîneîs; tibiis omnibus medietate ba- 
sali flavicanlibus; femoribus subtus sub-spinulosîs; alis nîgricantibus; 
margine postico, praeter venas: quintam longitudinalem, magnam 
transversam et quartae longitudinatlis seclionem extremam, sub- 
lîmpidis. 

Femmina 1. — Mexico. 


Gen. Conops Linn. 


C. ocellatus n. sp. — Mas. — Corp. long. mm. 7; alae long. mm. 5. 
— Niger, niîtens; facie flava, macula epiîstomica nigra; antennis ar- 
ticulo tertio subulato , longiludine fere aequale duobus primis con- 
Junctis; în segmento secundo abdominis fascia postica flavo-testacea; 
tibiis omnibus medietale basali flavis; pulvillis flavis; alis sub-lim- 
pidis, macula sub-rotunda nigra in medio, contra marginem anticum 

Maschi 2. — Mexico. 


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BOLLE EIHNO 


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Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 
della R. Università di Torino 
N 233 pubblicato il 29 Ottobre 1892 VoL. VII 


ACHILLE GRIFFINI 


Locustidi raccolti nella Valtravaglia. 


Dopo i lavori del D" R. Pirotta (1), (2), e quello del D' G. Malfatti (3), 
sulla fauna ortotterologica della Lombardia, non mi consta che in altre 
pubblicazioni si trovino cataloghi di ortotteri lombardi, fuorchè nell'opera 
del Bettoni (16) e nei recenti lavori di M. Bezzi (17) e di A. De Car- 
lini (18), (19); in nessuno però si dà una descrizione delle specie quali 
nella suddetta regione si presentano, nè v’ hanno cenni intorno alla loro 
biologia. 

Durante un mio soggiorno nei mesi di agosto e settembre 1892 a 
Porto-Valtravaglia, paese situato sulla riva sinistra del Lago Maggiore, 
ebbi cura in ripetute escursioni nei dintorni, di raccogliere fra gli insetti 
specialmente gli Ortotteri che nella suddetta valle mi venne fatto di 
incontrare, tenendo esatto conto dello loro condizioni biologiche. Avendo 
principiato ora a studiarli, cominciando da quelli appartenenti alla fa- 
miglia dei Locustidi, vi rinvenni alcune specie nuove per la Lombardia 
propriamente detta, altre non accennate nei citati lavori dei Dottori 
Pirotta e Malfatti; per tutte poi, la Valtravaglia è località lombarda non 
indicata nei lavori stessi. 

Mi sembrò dunque di qualche interesse il riunire in un catalogo ra- 
gionato queste specie, proponendomi in seguito, di eseguire un analogo 
lavoro sugli Acrididi. 

I generi di Locustidi da me raccolti nella Valtravaglia, volendo faci- 
litare la determinazione degli individui adulti, si possono distinguere nel 
modo seguente: 

A) Elitre ed ali perfettamente sviluppate. 
I. Tibie anteriori col timpano aperto. 
x) Le ali oltrepassano di molto le elitre. — Primi due articoli 


ei 


dei tarsi non solcati ai lati; anche anteriori armate d’una spina; ovopo- 
sitore assai corto e alto. — Dimensioni mediocri. 4. Phaneroptera. 

x) Elitre ed ali di quasi egual lunghezza. — Primi due articoli 
dei tarsi solcati ai lati; anche anteriori prive di spina; ovopositore 
allungato e stretto. — Dimensioni minori. 5. Meconema. 

II. Tibie anteriori col timpano coperto, tibie posteriori armate 
inferiormente di 4 spine apicali; anche anteriori con una spina. 

y) Prosterno con due punte. 

a) Dimensioni molto grandi; tibie anteriori solcate lateral- 
mente, con una spina apicale superiormente sul margine esterno ; fronte 
poco inclinata. 1. Locusta. 

B) Tibie anteriori senza solchi laterali; fronte molto inclinata. 

z) Dimensioni mediocri, antenne poco più lunghe del corpo; 
femori posteriori forniti inferiormente di molte piccole spine. 

2. Conocephalus. 

23) Dimensioni piccole; antenne lunghissime; femori posteriori 
forniti inferiormente di poche piccolissime spine. 3. Xiphidium. 

yy) Prosterno privo di punte; tibie anteriori armate superior- 
mente di 3 spine, e solcate lateralmente; primo articolo dei tarsi po- 
steriori fornito inferiormente di plantule libere. 6. Platycleis. 

B) Elitre rudimentali, squamiformi, nelle 9 talora ridottissime e 

nascoste sotto il pronotum; nei è la sinistra ricopre gran parte della 
destra; ali ridottissime o mancanti. — Prosterno privo dì punte. 

I. Tibie anteriori col timpano aperto; anche anteriori senza spina; 
i primi 2 articoli dei tarsi non solcati ai lati; cerci del > non ripiegati 
sotto la lamina sottogenitale; ovopositore breve, alto, minutissimamente 
seghettato ai margini. 7. Leptophyes. 

II. Tibie anteriori col timpano coperto; i primi due articoli dei 
tarsi, solcati ai lati. 

x) Tibie posteriori con 4 spine apicali inferiormente; pronotum 
superiormente piano; primo articolo dei tarsi posteriori fornito infe- 
riormente di plantule libere. — Dimensioni grandi o mediocri. 

9. Thamnotrizon. 

22) Tibie posteriori con 2 sole spine apicali inferiormente. 

a) Dimensioni grandi, ventre grosso; pronotum rugoso con 
una forte piega trasversale e rialzato posteriormente a guisa di arcione. 

8. Ephippigera. 

B) Dimensioni piccole; antenne lunghissime; primo articolo 
dei tarsi posteriori fornito inferiormente di plantule libere lunghe 
quanto esso; pronotum superiormente piano. 10. Anterastes. 

Le seguenti descrizioni furono fatte sugli individui della località; 
quanto alla bibliografia ed alle sinonimie, mi limiterò a citare le opere 
fondamentali sugli Ortotteri del Fischer e del Brunner, ed i lavori 
sugli Ortotteri della Lombardia. 


1. Gen. Locusta De Geer. 
L. viridissima (L.). 


Gryllas (Tettigonia) viridissimas. — Linné (13) pag. 698. 

Locusta viridissima. — Fischer ()0), p. 251. Tab. XIV, fig. 5. — Brunner (6), 
pag. 307. — Pirotta (1), pag. 17. — Malfatti (3), pag. 318. — Bettoni (16), 
pag. 251. — De Carlini (18), pag. 15; (19), pag. 90. 

Corpo molto robusto — D'un bel verde, con qualche indecisa 
macchia bruna sulla parte superiore delle elitre — Pronotum a 
forma di sella, però superiormente pianeggiante, con una impressione 
a forma di lira verso il mezzo; ornato d'una fascîa media longitu- 
dinale bruniccia poco spiccata, estesa anche all’occipite — Zampe 
robuste — Etlitre ed ali oltrepassanti di motto î femori posteriori; 
questi ornati inferiormente di due serie di piccolissime spine a punta 
nera — Ovopositore dritto, molto lungo, sopravvanzato però dalle 
elitre; cerci del > allungati, rellilinei — Lamina sottogenitale del È 
armata di due punte lunghe (stili), minori però dei cerci. 


Lunghezza del corpo mm. 32 55 (coll’ovop.) 
» delle elitre » 44 52 
Porto (Giardino di casa Torta); Sant'Onofrio — Settembre. 


2. Gen. Conocephalus Tunberg. 
C. mandibularis (Charp). 


Locusta mandibularis. — Charpentier (7), pag. 106. 

Conocephalus » — Fischer (10), pag. 245. Tab. XIV, fig. 1. — 
Brunner (6), pag. 304, Tab. VIII, fig. 71. — Pirotta (1), pag. 16; (2) pag. 633. 
— Malfatti (3), pag. 318. 

Corpo piuttosto robusto — Di color verde chiaro, raramente roseo 
o bruniccio — Sominità del capo prolungata in un tubercolo ottuso; 
labbro roseo, mandibole gialle — Pronolum allungato, un po’ rugoso 
— Elitre ed ati superanti di molto l'addome — Zampe mediocremente 
robuste — Cerci del è brevi e ingrossati; ovopositore lungo, dritto, 
appuntito. 

ò Q 
Lunghezza del corpo mm. 27—29 48—50 (coll’ovop.) 
» delle elitre » 31-34 36—40 

Porto, Domo, strada Porto-Muceno, Germignaga, Bedero, Nasca, San 
Pietro, Rocca di Caldé, Ticinallo, alture di Sant’ Antonio. — Agosto e set- 
tembre. 

È il locustide più comune in agosto, vive nei prati; salta poco bene, 
vola mediocremente. — Le larve, attere o fornite d’ali rudimentali, 
hanno due linee sottili gialle ai lati del corpo. — Mantenuto in schiavitù 


e 


si nutre con piccole graminacee (Poa, Festuca, ecc.) ma non resiste a 
lungo, ed è presto vittima di altri locustidi affamati e più carnivori 
che con esso si trovino. 

Rara è nella Valtravaglia la varietà rosea; ne trovai pochi individui 
presso Ticinallo e presso Nasca; rarissima la varietà bruna. 


3. Gen. XMiphidium Serville. 
X. fuscum (Fab.). 


Locusta fusca. — Fabricius (8), pag. 43. 
Xiphidium fuscum. — Fischer (10), pag. 247, Tab. XIV, fig. 2 e 3. — 
Brunner (6), pag. 301. — Pirotta (1), pag. 16. — Malfatti (3), pag. 318. 


Corpo gracile — Verde con una fascia bruna dorsale estesa dal- 
l’occipîte all'estremità posteriore e segnata anche sulle elilre; antenne 
lunghissime — Pronotum breve coi lobi laterali posteriormente un 
po’ rigonfi — Etitre ed ali superanti alquanto lestremo dell'addome ; 
le ali sopravvanzano un po’ le elitre — Zampe gracili; femori po- 
steriorî con 2 minutissime spine inferiormente sul margine esterno 
verso l'apice — Cerci del è piccoli, con un dente interno verso l’e- 
stremità; ovopositore dritto, allungato, oscuro. 

è (sec. Brunner) @ 
Lunghezza del corpo mm. 12-15 29 (coll’ovop.). 
» delle elitre » 12,59—20 15 
Nei campi sulle alture di Sant'Antonio — 30 agosto. 


4. Gen. Phaneroptera Serville. 
Ph. quadripuncetata Br. 


Phaneroptera quadripunetata. — Brunner (5), pag. 212 — (6), pag. 292, 
Tab. VIll, fig. 66. — De Carlini (18), pag. 15. 


Corpo gracile — D'un bel verde chiaro, con minutissime puntic- 
chiature rossiccie superiormente — Pronotum breve, coi lobi laterali 
più alti che lunghi — Elitre del è ornate superiormente verso la base, 
di 4 distinti punti neri attorno all’apparato stridulante (specchio), 
e cioè uno sull’elitra destra ed uno sulla sinistra al limite posteriore 
dî questo apparato, e due sull’elitra sinistra al limite anteriore, presso 
il pronotum — Etitre della 9 senza punti — Ali superanti di motto 
le elitre — Addome superiormente ornato d’una fascia oscura inde- 
cisa — Zampe assaî gracili — Cercî del è curvi, sottili e appuntiti ; 
ovopositore breve, alto, ripiegato all'insù formando un angolo ottuso 
colla propria base — Lamina sottogenitale del è quasi cuoriforme, 
încisa all’apice, ma non dilatata. 


Lunghezza del corpo mm. 16—19 23 (coll’ovop.). 
» delle elitre » 18—19 19 


O 


e 


= 


Ticinallo, Bedero, strada Porto-Muceno, Rocca di Caldé, Porto (Giar- 
dino di casa Torta) — Agosto e settembre. 

In Lombardia finora questa specie non era stata raccolta che a Sondrio 
dal D' De Carlini. 

Vola meglio di qualsiasi altro locustide qui citato; sta sulle Quercus 
e Castanea — Le larve si trovano frequentemente in agosto sulle siepi 
ed anche nei giardini privati. — L’apparato di stridulazione nel genere 
Phaneroptera raggiunge molta perfezione; il fenomeno d’autotomia delle 
zampe posteriori raggiunge il suo massimo, ed è quasi impossibile cat- 
turare un individuo senza che ne abbandoni una, sia se afferrato, sia 
se posto in alcool ancora vivo e intero. 


5. Gen. Meconema Serville. 
M. varium (Fab.). 


Locusta varia. — Fabricius (8), pag. 42. 
Meconema varium. — Fischer (10), pag. 240, Tab. XII, fig. 19, 20. — 
Brunner (6). pag. 296, Tab. VIII, fig. 68. — Pirotta (1), pag. 16. 


Corpo assai gracile — D’un bel verde chiaro — Occipîte ornato 
d'una fascia mediana gialla che sî estende su! pronotum, ove si n0- 
tano posteriormente due punti neri ai lati di questa — Pronotum 
breve, arrotondato posteriormente, con un solco trasversale al mezzo 
— Elitre cd ali quasi trasparenti — Zampe gracilti — Cerci del è 
allungati, sottili; ovopositore poco ricurvo, lungo quanto l'addome — 
Lamina sottogenitale della 9 triangolare. 

è (sec. Brunner) 9 
Lunghezza del corpo mm. 12—15 23 (coll’ovop.). 
» delle elitre » 11-12,5 10 

Ticinallo, Rocca di Caldé — Agosto e settembre. 

Vive sulle quercie — Le larve; attere, hanno una fascia d'un bel 
giallo estesa dall’occipite all'estremo del corpo — Nei Meconema pare 
manchi l'organo stridulante anche al 3. 

Finora la località più prossima alla Lombardia, nella quale venne 
raccolta questa specie, era il Canton Ticino. 


6. Gen. Platyeleis Fieber. 
P. grisea (Fab.). 


Locusta grisea. — Fabricius (8), pag. 4l. 

Decticus (Platycleis) griseus. — Fischer (10), pag. 269, Tab. XIII, fig. 3. 

Platycleis grisea. — Brunner (6), pag. 347. — De Carlini (18), pag. 16 — 
(19), pag. 90. 

Platycleis griseus. — Pirotta (1), pag. 18; (2), pag. 634. — Malfatti (3), 
pag. 319. 


e 


Corpo piuttosto robusto — Di color verde grigio, tutto variegato di 
bruno — Fronte rossiccia a ombreggiature brune — Pronotum. a 
forma di sella, coi lobi laterati più alti che lunghi, aventi il margine 
inferiore più chiaro; superiormente piano con una impressione 
media a forma di lira; per lo più grigio a variegalure oscure, ma 
în alcuni individui la parle superiore come l’occipite tendono al 
giallastro — Elitre a macchie e linee brune e grigio-chiare; queste 
e le alî raggiungono e superano l’estremo dell’addome — Zainpe or- 
nate di lineette brune; femori posteriori con una fascia bruna late- 
rale, motto ingrossati alla base — Addome grigio-bruno lateralmente, 
chiaro superiormente — Ventre pallido coî segmenti tutti piani in 
ambo i sessi — Cerci del è conici, con un dente interno verso l'apice ; 
ovopositore falciforme, appuntito, quasi nero, lungo un po’ più che 
una volta e mezza îl pronolum — Lamina sottogenttate della 9 solcata 
al mezzo, con due lobî arrotondati. 

ò 9 
Lunghezza del corpo mm. 21-23 33  (coll’ovop.) 
» delle elitre » 23 23—26 

Bedero, strada Porto-Muceno, Rocca di Caldé — Agosto e settembre. 

Questa specie vola e salta con gran forza nei luoghi ghiaiosi e cespu- 
gliosi, talora si trova sulle siepi. In prigionia vive abbastanza bene 
nutrendosi di piccole graminacee; il è stride frequentemente lungo il 
giorno producendo un suono poco vibrato che ripete più volte. 

A proposito del gen. P/a/ycleis il D' Pirotta nel suo lavoro sugli Or- 
totteri del Varesotto, cita come vivente nella Valtravaglia la P. montana 
(Koll); ma per quanti insetti di questo genere io abbia raccolti nella 
suddetta località, essi vanno tutti attribuiti alla P. grisea (F.) che i 
citati autori non hanno indicata abitante la Valtravaglia. 


7. Gen. Leptophyes Fieber. 


L. laticauda (Friv). 
Odontura laticauda. — Frivaldsky (12), pag. 102, Tab. IV, fig. 1. 


Leptophyes > — Brunner (5), pag. 79; (6), pag. 284. 
Barbistites ruficosta. — Frey-Gessner (11), pag. 19, Tab. 1, fig. 2. 
Odontura » — Pirotta (1), pag. 15. 

Corpo tozzo con zampe gracili — Verde, tulto disseminato di mi- 


nutissimi punti bruni superiormente — Antenne rossiccie con rare 
anellature pallide — Pronotum breve, non prolungato oltre il me- 
sonotum, con accenno a due linee gialle laterali — Etitre în ambo 
i sessi squamiformi, sporgenti oltre il pronotum, aventi una costa 
laterale rialzata, ornate specialmente nella Q di una linea curva 
bruna — Addome piuttosto grosso percorso superiormente nel è da 
una fascia bruna indecisa, longitudinale. — Zampe lunghe e poco 


1 i e 


robuste, quasi prive dì punteggiatura nella 9; tibie leggermente ros- 
siccie — Cerci del è piuttosto grossi e curvi all'apice ; ovopositore lungo 
un po’ più del doppio della lunghezza del pronotum, motto compresso, 
alto, con minuta segheltatura — Lamina sottogenitalte del è assai 
larga alla base, priva di carenature, ristretta verso l'apice e quivi 


un po’ incavata. 
s) 


ho 
Lunghezza del corpo mm. 17 29-31 (coll’ovop.) 
» della parte di elitre sporgente » 3 25-83 

Ticinallo, strada Porto-Muceno — Agosto e settembre, lungo le siepi. 

Gli esemplari da me raccolti e così descritti, per le linee gialle aì lati 
del pronotum e per le dimensioni dell’ovopositore sì avvicinano anche 
alla L. punctatissima (Bosc.), ma mi parve più conveniente ascriverli 
alla prima specie, tenendo conto della mole, delle antenne, della lamina 
sottogenitale del 4. Più che ogni altra si addirebbe loro la descrizione 
che Frey-Gessner diede del suo Barbistites ruficosta, specie che ora 
vien considerata come sinonima alla L. /alicauda. 

Anche per questa specie la località più prossima alla Lombardia in 
cui finora era stata raccolta, è il Canton Ticino. È specie pochissimo 
atta al salto. 


8. Gen. Ephippigera Latreille. 
E. vitium Serv. 


Ephippigera vitium. — Serville (14), pag. 68. — Fischer (10), pag. 213. 
Tab. IV, fig. 6 e Tab. X, fig. 2, 3, 4. — Brunner (6), pag. 390. — Pirotta (1), 
pag. 14; (2), pag 633. — Bettoni (16), pag. 250. — De Carlini (19), pag. 90. 

Ephippiger vitium. — Malfatti (3), pag. 320. 


Corpo robusto, grosso — Verde-olivaceo 0 rugginoso superiormente, 
giallo aî lati, pallido ventralmente — Occipite nero — Pronotum 
rugoso, con un solco al mezzo assai pronunciato e la parte posteriore 
motto rialzata, ampia, convessa; senza carenature fra la regione 
superiore e î lobi laterali; margine inferiore quasi rettilineo, chiaro 
— Etitre squamiformi, convesse, dî color rugginoso a grosse retico- 
lature; quasi eguali nel è e nella è — Zampe allungate, tibie ante- 
riori con una sola spina sul margine esterno; femori posteriori po- 
chissimo ingrossati — Lamina sopra-anale del è ripiegata fra i cerci, 
fornita di due angoli laterali ben pronunciati — Cerci del è grossi, 
brevi, poco appuntiti, muniti d’un dente interno; ovoposîtore pochiîs- 
simo ricurvo, lungo tl triplo del pronotum, un po appuntito e oscuro 
verso l'apice. 

ò 9 
Lunghezza del corpo mm. 24-27 46 (coll’ovop.) 
» della parte sporgente delle elitre » 4 3 


sa BI 


Rocca di Caldé, Domo, strada Porto-Muceno, Bedero, 

È il locustide più comune in settembre, specialmente abbondante sulla 
Rocca di Caldé; sta sui Corylus, Alnus, Quercus, Castanea, Morus, 
ove stride con ritmi frequenti, producendo un suono molte forte e secco. 
Nelle Ephippigerae stride anche la 9, però il suo organo non è identico 
a quello del è (a). Questo locustide non salta quasi affatto, adattato 
come si è alla vita arborea, ma va lentamente arrampicandosi di ramo 
in ramo, agitando le lunghe antenne. In prigionia non si nutre e non 
resiste; stride in modo diverso dal consueto, se afferrato pel torace 0 
se spaventato da qualche colpo ; il fenomeno di autotomia in esso è molto 
notevole; una 9 per es. da me afferrata per le zampe posteriori, le abban- 
donò entrambe contemporaneamente, d’un sol colpo; del resto questo 
distacco si compie anche per un repentino spavento dell’animale, senza 
che esso venga neppur toccato. Nelle mie raccolte incontrai un numero 
di è di gran lunga maggiore che di 9. 


9. Gen. Thamnotrizon Fischer. 
T. Chabrieri (Charp.). 


Locusta Chabrieri. — Charpentier (7), pag. 119. 
Thamnotrizon » — Fischer (10), pag. 263, Tab. XII1, fig. 13. — 


Brunner (4), pag. 293. Tab. X, fig. 6; (6), pag. 334. — Malfatti (3), pag. 318. 
Pterolepis Chabrieri. — Pirotta (1), pag. 18. 


| Corpo robusto — D’un verde chiaro a variegature nere — Fronte 
gialla, con 4 punti neri; una grande macchia nera attorno agli 
occhi che si continua nei lobi laterali del pronotum, ornati inferior- 
mente d'una larga marginalura gialla; la parte superiore del pro- 
notum è notevolmente allungata, chiara, arrontondata posteriormente, 
e porta due impressioni trasversali ad angolo — Metanotum nella 9 
superiormente nero — Etitre del è squamifor mi, nere, sopravvanzanti 
di poco îl pronotumy; nella 9 ridottissime, quasi invisibili — Segmento 
anale del è, nero — Zampe ornate di linee e punteggiature nere; 
femori posteriori molto dilatati alla base, lateralmente percorsi da 
fascie nere, inferiormente portanti 3 piccole spine sul margine iîn- 
terno — Cerci del è con un dente alla base; ovopositore allungato, 
un po ricurvo, gradatamente più oscuro verso l'apice — Lamina 
sottogenitale del è con lobi armati di una punta un po’ curva; quella 
della 9 triangolare, profondamente incisa. 


è (sec. Brunner) 9 
Lunghezza del corpo mm. 19—26 39 (coll’ovop.) 


» della parte spor. delle elitre » 1— 1,5 a 


(a) Vedi in proposito, oltre le ricerche di P. Bertkau e di J. Ritzema, il 
lavoro del D" R. Cobelli sugli Ortotteri genuini del Trentino. Rovereto, 1886. 


sat Vi 


Strada Porto-Muceno, S. Pietro — Agosto e settembre. Lungo le siepi. 
La località più settentrionale in cui fu finora trovata questa specie, 
è Rivera, fra il Monte Ceneri e Camoghé (6). 


T. femoratus (Fieb.). 


Pterolepis femoratus. — Fieber (9), pag. 44. 

Thamnotrizon fallax. — Yersin (15), pag. 526, Tab. X, fig. 21-25. — 
Brunner (4), pag. 293. Tab. XI, fig. 7. 

Thamnotrizon femoratus. — Brunner (6), pag. 343. — De Carlini (19), pag. 90. 


Corpo robusto — Di color castagno più 0 meno scuro a variega- 
ture grigie e nere; ventralmente giallo-sulfureo — Fronte a ombreg- 
giature nere, due grossi punti neri sul vertice del capo ; una grande 
macchia nera dietro gli occhi che si estende ai lobi laterali del pro- 
notum, ornati inferiormente d'una larga marginatura giatta; la 
parte superiore del pronotum non è molto allungata, piuttosto arro- 
tondata posteriormente, e porta una impressione mediana a forma 
di lira — Elitre del è squamiformi, brune con due vene gialle ; 
quelle della 9 ridottissime, invisibili — Zampe ornate di sfumature 
oscure; femori posteriori motto dilatati alla base, e quivi ornati d'una 
macchia nera, inferiormente colorati în giallo-zolfo e privi di pic- 
cole spine — Cercî del è allungati, con un piccolo dente quasi al 
mezzo; ovopositore non molto allungato, ricurvo, gradatamente più 
scuro all’apice — Lamina sottogenitale del è terminata da due piccole 
punte, gialla, ornata ai lati da marginature nere; quella della 
breve, coi lobi arrotondati, pochissimo incisa. 

ò 
Lunghezza del corpo mm. 20—24 34—37 (coll’ovop.) 

» della parte sporgente delle elitre » 2,06— 3,0 — 

San Pietro, Rocca di Caldé, Bedero — Agosto e settembre. 

La Val Vigezzo era finora l’unica località lombarda ove si conoscesse 
esistere questa specie, che vi fu raccolta recentemente dal D” De Carlini. 
Come si può scorgere dalla descrizione, gli individui da me raccolti, per 
colorazione e per alcune particolarità non corrispondono perfettamente 
al Th. femoratus (Fieb.), nè tanto meno al 7%. fa/lax Fisch., Br. che 
è minore e di cui lo stesso Brunner dice: « pronotum supra. .. impres- 
sionibus et carinis nullis », però si possono ritenere come appartenenti 
ad una lieve modificazione del 7%. femoratus. — Il color sulfureo delle 
parti ventrali negl’insetti morti svanisce affatto. 

Questo locustide vive nei luoghi dirupati e cespugliosi, spicca notevo- 
lissimi salti, e ricaduto al suolo si nasconde sotto gli sterpi. È notevole 
il fatto del trovarsi sulla Rocca di Caldé e su quella di Bedero ove 


(8) CALLONI S. Noterelle Entomologiche — Bull. Soc, Ent. It. 1889, pag. 49, 


can 


emergono le dolomie del Trias ed ove sono frequenti luoghi scoscesi ; 
mentre non l’ho mai incontrato nella regione intermedia, formata in 
gran parle da morena insinuata e tutta coltivata a prati e vigneti. 

Sì adatta meglio di ogni altra specie alla prigionia, nutrendosi di 
piccole graminacee; il è stride tutta la notte e più raramente il giorno, 
producendo un trillo acuto, d’una sola nota, a lunghi intervalli. 


10. Gen. Amterastes Brunner. 
A. Raymondi (Yers.). 
Pterolepis Raymondi. — Yersin (15), pag. 524, Tab. X, fig. 17-20. 
Rhaeocleis dorsata. — Brunner (4), pag. 303, Tab. XV, fig. 19. 
Pterolepis dorsatus. — Pirotta (1), pag. 18. 


Rhacocleis Raymondi. — Malfatti (3), pag. 319. 
Anterastes » — Brunner (6), pag. 329. 


Corpo gracile — Rossiccîo 0 giallastro superiormente; di color 
castagno scuro ai lati, per tutta ta lunghezza del corpo; incerte 
lineette percorrono tutta la parte dorsale — Antenne lunghissime — 
Pronoltum allungato, troncato în avanti e posteriormente, coi lobi 
laterali pochissimo alti, ornati inferiormente d’una marginatura 
gialliccia; sulla parte superiore si nota un punto mediano bruno, 
indeciso — Etitre del è chiare, squamiformi, non oltrepassanti 1° 
segmento addominale; quelle della $ appena visibili — Zampe ros- 
siccie non tanto gracili, ornate di punteggiature oscure — Cerci 
del è piuttosto grossi, ottusi; ovoposîitore appuntito, alquanto falci- 
forme, meno lungo dell'addome. 


ò 9 
Lunghezza del corpo mm. 15—17 23 (coll’ovop.) 
» della parte sporgente delle elitre  » 2-3 1 
Rocca di Caldé — Agosto e settembre. 
Vive nei luoghi erti e cespugliosi. — Negli individui tutti da me rac- 


colti è quasi invisibile la fascia bruna che i femori posteriori in questa 
specie presenterebbero, secondo le diagnosi date dagli autori. 


BE PE 


INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE 


(1) PiroTtTA D' RomuaLpo. Degli Ortotteri genuini insubrici. Elenco siste- 
matico. — Estratto degli Atti della Soc. Ital. di Scienze Naturali. Vol. XXI. 
Milano, 1878. 

(2) — Intorno agli Ortotteri ed ai Miriapodi del Varesotto. — Atti della 
Soc. Ital. di Scienze Naturali. Vol. XXI. Milano, 1878. 

(3) MALFATTI G. Intorno al alcune specie di Ortotteri genuini Lombardi. 
— Atti della Soc. Ital. di Scienze Naturali. Vol. XXIl. Milano, 1879. 

(4) BRUNNER von WATTENWYL C. Disquisitiones Orthopterologicae. — Ver- 
hand. der K. K. Zool. Bot. Gesellschaft in Wien. XI. Band, 1861. 

(5) — Monographie der Phaneropteriden. — Wien, 1878. 

(6) — Prodromus der Europdischen Orthopteren. — Leipzig, 1882. 

(7) TOUSSAINT DE CHARPENTIER. Horae Entomologicae. — Vratislaviae, 1825. 

(8) FaBRICcIUS JoH. CHR. En/omol!. systematica emendata ed aucta. — Hafniae, 
1792-94. Tom. Il. 

(9) FIEBER FR. X. Synopsis der Europaischen Orthopteren. — « Lotos » 
Ill, lahrg. Prag, 1854. 

(10) FiscHER LeoP. HENR. Orthoptera Europaea. — Lipsiae, 1853. 

(11) FREY-GkEssNER E. Orfhopterologisches. — Mittheil. der Schweiz. Ento- 
mologisch. Gesell, redig. von G. Stierlin. Band lV, n° 1. Schaffhausen, 1873. 

(12) FrIvaLDsKy Janos. Monogr. Orthopterorum Hungariae. — Pest, 1868. 

(13) LINNEÉ Car. a. Systema Naturae. — Edit. XIl reformata. Holmiae, 
1766-67. Tom. |, pars ll. 

(14) SERVILLE AUDINET. Révue méthodique des Orthoptères. — Ann. des Sc. 
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(15) YERSIN A. Note sur quelques Orth. nouveaur ou peu connus d’ Europe. 
— Aun. de la Soc. Entom. de France. III ser., Tom. VII, 1860. 

(16) BerToNI E. Prodromi della Faunistica Bresciana. — Brescia, 1884. 

(17) Bezzi M. Aggiunte alla fauna entomologica della Provincia di Pavia. 
— Bull. Soc. Ent. It. 1891, pag. 120. 

(18) DE CARLINI A. Artropodi di Valtellina. — Bull. Soc. Ent. It., 1889, 
Trim. I e II 

(19) — Artropodi di Val Vigezzo. — Bal). Soc. Ent. It., 1892, Trim. I 


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JUN 20 1893 


19» BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. aA54 pubblicato il 24Novembre1892 Vor. VII 


Prof. LORENZO CAMERANO 


Ricerche intorno alla forza assoluta dei muscoli degli insetti 
Muscoli flessori delle mandibole dei COLEOTTERI 


NOTA PREVENTIVA (l). 


Nessuno sì è occupato fino ad ora di studiare la forza assoluta o statica 
dei muscoli degli insetti. Per ciò che riguarda gli insetti in generale e 
in particolar modo i Coleotteri le uniche ricerche che la scienza possiede 
intorno alla loro forza sono dovute al Plateau (2) ma esse non hanno 
per oggetto di determinare la forza assoluta dei muscoli. Il Plateau 
studiò la forza degli insetti intendendo il vocabolo forza nel suo signi- 
ficato volgare e fece conoscere il peso che fa equilibrio alla contrazione 
di un gruppo di muscoli dell’animale senza tener conto del numero degli 
elementi contrattili che li costituiscono. Il Plateau fece conoscere inoltre 
il rapporto fra il peso del corpo dell'animale ed il peso che l’animale 
può trascinare o sollevare. 

Le ricerche del Plateau sono condotte con grande diligenza, come 
tutte del resto le ricerche di questo autore; ma è evidente che da esse 
nulla si può dedurre intorno al valore reale e relativo della contrattilità 
della fibra muscolare degli insetti. Il Plateau conchiuse: 1° che, a parte 


(1) Il lavoro completo venne approvato per la stampa nelle Memorie della 
R. Accademia delle Scienze di Torino nella seduta del 20 Novembre 

(2) Sur la force musculaire des insectes. Bu2Z/. d. l’Acad. roy. de Belgique. 
2° ser., vol. 20, 1865 e vol. 22, 1886. — SrRAUS DiircKHEIM, DE Lucy, BIBIKOFF, 
DAHL, GRABER, MAREY, AMmans ed altri si sono occupati della funzione del 
volo, del nuoto ecc. ma non hanno studiato la forza assoluta dei muscoli 
da essi presi a considerare. La stessa cosa si dica pure del RoLLET, del FRE- 
DERIcQ, del KNnoLL e di altri che si sono occupati dello studio fisiologico di 
vari muscoli degli insetti. 


ba peo 


il caso del volo, gli insetti hanno, rispetto al loro peso, una forza enorme 
comparativamente ai vertebrati; 2° che in uno stesso gruppo di insetti 
la forza varia da una specie all’altra in senso inverso del peso del corpo. 

Queste conclusioni del Plateau, citate in quasi tutti i trattati di fisio- 
logia e nei lavori anche recenti che si occupano della forza o della fatica 
dei muscoli, vennero quasi sempre interpretate erroneamente come del 
resto fece già osservare lo stesso Plateau in un suo lavoro posteriore (1). 
Infatti, tenendo conto dello spazio percorso, si può affermare che un 
Coleottero che solleva un peso eguale a 50 volte il peso del proprio 
corpo non è necessariamente più forte dell’uomo che solleva un peso 
eguale alla metà del peso del proprio corpo. Il lavoro fatto dall’uno e 
dall’altro sarà al contrario lo stesso, tenuto calcolo delle proporzioni, 
se l’uomo solleva il peso alla altezza di 50 centimetri nel tempo che il 
Coleottero solleva il suo di '/, centimetro. Il lavoro fatto dal Coleottero 
sarà rappresentato da 50 p X !|, e il lavoro fatto dall’uomo sarà rappre- 
sentato da*4/, pi :d0 ora: 90DpX* =D X'005(2) 

Come sì vede, da quanto precede, era interessante di ricercare negli 
insetti quale fosse realmente la forza assoluta dei muscoli, cioè la forza 
non più riferita all'unità di peso di sostanza muscolare, ma bensì riferita 
all'unità di sezione muscolare. Ciò io ho cercato di fare per varie 
specie di Coleotteri. 

I muscoli scelti per tale ricerca sono i muscoli flessori delle mandibole. 

Io sono giunto alle conclusioni seguenti : 

Nella determinazione del peso 220x722vm (elemento primo per calcolare 
la forza muscolare assoluta) che i muscoli flessori delle mandibole dei 
Coleotteri possono sollevare sotto l’azione dello stimolo massimo, è d’uopo: 

1° Sperimentare sopra individui raccolti, per quanto sì può contem- 
poraneamente, nella stessa località e nel primo periodo di apparizione 
della specie al fine di potere, presumibilmente, esperimentare sopra in- 
dividui in eguali condizioni rispetto al tempo da cui hanno compiuto la 
metamorfosi e rispetto alla riproduzione. 

2° Sperimentare sopra individui tenuti il minor tempo possibile in 
laboratorio poichè la maggior parte, anche conservati nelle migliori 
condizioni di luce, di calore, e di nutrimento deperiscono rapidamente. 

3° Sperimentare sopra individui della stessa specie a temperature 
non molto variabili fra loro, quantunque i Coleotteri siano, per ciò che 
riguarda la forza muscolare assoluta, meno sensibili ai rapidi cambia- 
menti di temperatura dei Crostacei decapodi. Le specie di Coleotteri ac- 
quaiole devono essere tenute in acqua a temperatura non troppo elevata, 
non al disopra dei 20 centigradi. 


(1) Bull. Acc. d. Belgique, 3° ser., vol. VII, 1884. 
(2) FREDERICQ, La lutte pour l’éristence chez les animaua marins, 1889. 


E e 


4° Fare per ciascuna specie e nei casi di spiccato dimorfismo sessuale 
per gli individui dei due sessi, una serie di prove preventive per de- 
terminare: 1° il peso limite, 724rîmum, approssimativo per potere poi 
determinare questo valore nello sperimento definitivo colla minor ratica 
possibile del muscolo ; 2° la direzione del piano che rappresenta la sezione 
massima del muscolo; 3° l'inclinazione del tendine del muscolo flessore 
rispetto al margine inferiore della mandibola, nei casi in cui esso non 
si possa considerare come inserito in direzione normale al margine stesso. 

Tenendo conto di queste osservazioni io ho ottenuto dalle mie ricerche 

i risultati seguenti : 

1° Nei Coleotteri la forza assoluta dei muscoli flessori delle mandibole 
non varia come nei Crostacei nella stessa specie, col variare del peso 
e della mole del Coleottero poichè nei Coleotteri e in generale negli 
insetti con metamorfosi compiuta, in cui vi sono grandi differenze di 
peso e di mole nello stadio perfetto (esemp. Lucanus cervus Linn.) 
queste differenze non dipendono dall’età dell’animale come insetto per- 
fetto; ma da cause complesse che hanno agito durante il periodo larvale. 
Non è possibile quindi come per i Crostacei decapodi determinare un 
valore più elevato (medio) della forza muscolare assoluta corrispondente 
al peso medio dell’insetto. 

2° Un raffronto tra la forza assoluta dei muscoli flessori delle man- 
dibole e il peso del corpo o la mole delle varie specie di Coleotteri non 
conduce a stabilire nessuna legge generale. 

3° Nella stessa specie ed anche negli individui di eguale sesso la 
forza muscolare assoluta presenta talvolta differenze notevoli anche a 
parità di tutte le altre condizioni in cui sì fa l’esperimento. 

4° In alcune specie CaraDus italicus, Gybisteter, Roeselii, Hydro- 
philus piceus, Lucanus cervus, il muscolo flessore della mandibola 
sinistra è spiccatamente più forte del destro, nello stesso modo che il 
muscolo flessore della chela sinistra dei Crostacei decapodi è più forte del 
destro. Nel Dyticus marginalis, nel Blaps mucronata e nell’ Aromia 
moschata è invece più forte il destro. 

5° Nelle specie sperimentate, considerate nel loro complesso, la forza 
assoluta dei muscoli flessori delle mandibole delle femmine è un po’ su- 
periore a quella dei maschi; questa differenza non è tuttavia ben spiccata 
che nel Carabus italicus e nel B/aps mucronata. 

6° I valori medii e massimi della forza assoluta dei muscoli flessori 
delle mandibole nelle specie di Coleotteri sperimentate sono i seguenti : 
Carabus italicus Bonn. valore medio gr. 2380, valore massimo gr. 3150,88; 
Omaseus melas Creutz: valore medio gr. 2859,68, valore massimo gr. 
4045,47; Pseudophonus pubescens Miller, valore medio gr. 2783,10, 
valore massimo gr. 4055,87; Sfaphylinus caesareus Cederh, valore 
medio gr. 2158,04; Sfaphylinus edentitus Block, valore medio gr. 


Te 


2891,75; Cudisteter Roeselit Fuessly, valore medio gr. 2639647, valore 
massimo gr. 3524,62; Dyficus marginatis Linn. valore medio gr. 2633,25, 
valore massimo gr. 3952,47; Dyticus pîsanus Lap., valore medio gr. 
2374,40, valore massimo gr. 2511,19; Aydrophilus piceus Linn., valore 
medio gr. 3904,10; valore massimo gr. 4800,88, Lucanus cervus Linn., 
valore medio gr. 5082,38, valore massimo gr. 6915,89; Dorcus parallelo- 
pipedus Linn., valore medio gr. 4917,92, valore massimo gr. 5224,75; 
Blaps mucronata Latrel, valore medio gr. 4248,94, valore massimo 
gr. 4747,57; Aromia moschata Linn., valore medio gr. 4784,58, valore 
massimo gr. 6171,60; Cazlidium sanguineum, gr. 4388,20. © 

7° Riunendo insieme le specie di Coleotteri secondo le famiglie alle 
quali esse appartengono si hanno i seguenti valori medii per la forza 
muscolare assoluta: 

._  Caradidae, grammi 2674,38; Staphylinidae, gr. 2524,89; Dyticidae, 
gr. 2549,11; Hydrophilidae, gr. 3904,10; Lucanidae, gr. 5000,15; Te- 
nebrionidae, gr. 4248,94; Cerambycidae, gr. 4586,39. 

8° La forza assoluta dei muscoli flessori delle mandibole dei Coleotteri 
è in rapporto strettissimo colla natura e colla durezza delle sostanze 
che servono di cibo alle varie specie. Essa è minore nelle specie schiet- 
tamente carnivore, va crescendo nelle specie che si nutrono di sostanze 
vegetali e di detriti e raggiunge un valore più elevato ancora nelle 
specie che per una ragione o per l’altra intaccano colle mandibole gli 
strati legnosi delle piante. Il suo valore massimo si trova in quelle specie 
nelle quali le mandibole si trasformano in modo speciale in armi di 
combattimento /Lucanus cervus). 

9° Il valore medio generale della forza muscolare assoluta dei Co- 
leotteri studiata nei muscoli flessori delle mandibole è di gr. 3432,59 e 
il valore massimo assoluto è di grammi 6915,89. 

10. La forza assoluta dei muscoli flessori delle mandibole dei Co- 
leotteri è superiore a quella dei muscoli flessorì delle chele dei Crostacei 
decapodi (valore medio gr. 1841,21 e valore massimo gr. 3203 (1)) e a 
quella dei muscoli stati sperimentati della rana (valore medio gr. 2000,00, 
valore massimo gr. 3000 (2)); ma è inferiore a quella dei muscoli dei 
Molluschi Lamellibranchi (valore medio gr. 4545,79, valore massimo gr. 
12431,00 (3)) e sopratutto poi è notevolmente inferiore a quella dell’uomo 
(valore medio gr. 7902,33, valore massimo gr. 10000,00 (4)). 


(1) CAMEL ANO, 

(2) RosENTHAL. 

(3) PLATEAU. 

(4) KostER, NENKE e KnoRzZ, HAUGTON. 


5128 - Tip. Carlo Guadagnini, via Gaudenzio l‘errari, 3 = Torino 


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(ni BOLLETTINO 


Musei di Zoologia ed Anatomia comparata 


della R. Università di Torino 


N. 135 pubblicato il 21 Dicembre 1892 Vor. VII 
Descrizione 


di una nuova specie di Colombo del genere PTILOPUS 


per TOMMASO SALVADORI. 


Durante gli studii da me fatti intorno alla collezione dei colombi del 
Museo Britannico, vi trovai mancante una rara specie del genere 
Ptiltopus, cioè il P. mercieri di Nukahiva, una delle Isole Marchesi. 
Io conoscevo questa specie per averne veduto il tipo nel Museo del 
Jardin des Plantes in Parigi, ed avendo trovato nel Catalogue of a Col- 
tection of Birds del Tristram che un esemplare veniva attribuito a 
detta specie, pregai il Tristram di volermelo inviare; egli con grande 
cortesia condiscese alla mia richiesta, e vedendolo, con mia sorpresa, 
mi accorsi subito che quell’esemplare apparteneva ad una specie distinta, 
Esso era stato raccolto dal Garrett, uno dei collettori del Godeffroy, ma 
non già in Nukahiva, come asserisce il Tristram (l. c. p. 34), ma nel- 
l’isola Hivaoa, o Dominica, appartenente ad un altro gruppo delle Isole 
Marchesi. Lo Schmeltz (Ethn. Abth. Mus. Godeffroy, p. 238) menziona 
appunto Hivaoa e non Nukahiva, fra le isole delle Marchesi, nelle quali 
il Garrett fece raccolte. 

Per poter meglio fissare i caratteri distintivi della nuova specie, 
portai meco l’esemplare a Parigi, per controntarlo col tipo del Pfifopus 
mercieri, e per tal modo sono ora in grado di indicarne con preci- 
sione i caratteri differenziali : 


Ptilopus tristrami, nov. sp. 


Ptilinopus mercieri, Finsch (nec Des Murs et Prevost), P. Z. S. 1877, 
p. 410. (Isole Marchesi, Garret); Schmeltz, Mus. Godeffr. Cat. VII, 


iii 


p. 14 (1879); id., Ethnogr. Abth. Mus. Godeffroy, p. 238 (Hivaoa, o 
Dominica, Isole Marchesi) (1881). 

Pltilopus mercieri, pt., Elliot, P. Z. S. 1878, p. 536; Schmeltz, Verh. 
Ver. Hamb. 1877 (1879), p. 179 (Isole Marchesi, Garrett); Tristr., Cat. 
Coll. B. p. 44 (Isole Marchesi); Wiglesw., Ibis, 1891, p. 569 (pt.); id., 
Aves Polynes. p. 48, n. 249 (pt.) (1891). 


Ad. — Pileo maculaque conspicua, mandibulae basi, laete roseis ; 
pileo, fronte excepta, fascia lata flava cimcumadato ; cervice et 
dorso summo grisescente-viridibusy mento et gula flavidis ; lateribus 
colli et parte ima gulae virescente-griseis; plumis gutturis bifidis, 
virescentibus, apice grisescentibus ; pectore, abdomine et subcauda- 
libus flavis, his paullo taelioribus j lateribus pectoris et iliis viri- 
dibus; dorso uropygiîo, supracaudalibus alisque viridibus, his ni- 
tentibus; remigibus secundartis flavido marginatis, interioribus, 
dorso proximis, scapularibusque tongioribus macula subapicali 
caerulescente-viridi notatis; cauda subfurcata, superne nitide vi- 
ridi, parte apicali grisea et viridi marginata; cauda inferne 
grisea, fascia apicali lata albida notata; « rostro viridi corneo ; 
iride rubra; pedibus obscure purpurascentibus » (Garrett). Long. 
tot. mm. 220; alae mm. 140; caud. mm. 85; rostri culm. mm. 12; 
tarsi mm. 21, 

Hab. Hivaoa, ins. Marquesis. 


Obs. Ptilopus Pt. mercieri a/finis, sed fascia flava pileum roseum 
(fronte excepta) circumdante, collo, guttureque cinereo tinctis, 
dorso magîs virescente, pectoreque flavo laeliore et a colore griseo 
guituris abrupte diviso, a Pt. mercieri ex Nukahiva prorsus di- 
versus. n 
Questa specie appartiene al gruppo di quelle del genere P/i/opus 

distinte per la presenza della macchia rosea alla base della mandibola 

inferiore e che comprende, oltre alla nuova specie, il Pt. roseica- 
pillus, il PL. mercieri ed il Pl. huttoni; esse si possono distinguere ai 


seguenti caratteri : 


a. Mento et gula media albo-flavidis : 


a'. Macula pectorali lata saturate purpurea; abdomine flavo- 


aurantiaco-. . . . +00. ARSA. Poseieapiltas 
(ex ins. Mariannis). 


b'. Pectore macula purpurea destituto. 
c. Colore rubro-purpureo pilei usque ad 
occipitem extenso et fascia flava 
postica destituto; collo flavicante- 


viridi, minime'griseo: . . UU. .°. Pt. mercieri 
(ex ins. Nukahiva). 


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d. Pileo roseo, fascia flava postice cir- 
cumdato; collo antico et regione 
gutturali viridibus, griseo tinctis . Pi. tristrami 
(ex ins. Hivaoa) 
. Mento pallide purpureo tinto; ci tali 


rali latissima purpurea. . DES Pt. hultloni 
(ex ins. Opara). 


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Bollettino dei musei di Zool. ed Anat. Comp. di Torino Vol.VII 


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