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Full text of "Bollettino del Laboratorio di zoologia generale e agraria della R. Scuola superiore d'agricoltura in Portici"

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BOLLETTINO 


DEL 


Laboratorio di Zoologia Generale e Agraria 


DELLA 
R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Portici 


Volume XII. 


(con 185 figure nel testo e 2 tavole) 


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PREM. STAB. TIP. E. DELLA TORRE 
1917-1918 


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BOLLETTINO 


DEL 


Laboratorio di Zoologia Generale e Agraria 


- R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Portici 


Volume XII. 


PORTICI 
PREM. STAB. TIP. E. DELLA TORRE 
1917 


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Dr G. GRANDI 


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CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA 


DEGLI 


CN EINI 


(Hymenoptera, Chalcididae) 


di GIAVA 


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Nel 1915 il ben noto naturalista E. Jacobson di Batavia, dietro 
mia richiesta e con grande gentilezza ed abilità, volle raccogliere, 
a Giava, un abbondante e prezioso materiale di Calcididi viventi 
entro ai frutti dei fichi selvatici, che mi fece pervenire in ottime 
condizioni, insieme a varie forme interessanti procurate dalla cor- 
tesia dei Dottori J. C. Koningsberger e I. Boldingh. 

Io ringrazio del mio meglio questi egregi signori e li prego 
di gradire pubblicamente l’attestazione della mia riconoscenza. 

Nel presente lavoro sono studiati, di tali raccolte, solamente 
gli Agaonini (1), rappresentati da 12 specie e cioè: 


Blastophaga puncticeps Mayr d'. 
» » distinguenda Grnd. d'. 
» boldinghi Grnd. d. 


(1) Per le altre mie contribuzioni alla conoscenza degli Insetti dei fichi 
selvatici, confronta; 
GranpI, G. — Gli Agaonini dell’Africa oce. raccolti dal Prof. F. Silvestri. 
Boll. del Laboratorio di Zoologia gener. ed agr. della R. 
Scuola Sup. di Agr. di Portici, Vol. X (1916), pag. 121-286, 
fig. I-LII. 
» » Nota su due Agaonini dell’Australia. — Boll. del Laborat. di 
Zoolog. generale ed agr. della R. Scuola Sup. di Agr. 
di Portici, Vol. XI (1916), pag. 145-159, fig. I-V. 
» » Contributo alla conoscenza degli Agaonini di Ceylon e dell’In- 
dia. — Boll. del Laborat. di Zoolog. generale ed agr. della 
R. Scuola Sup. di Agr. di Portici, Vol. XI, pag. 183-234, 
fig. I-XX, 1917. 


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Blastophaga valentinae Grnd. Te 9. 


» jacobsoni Grnd. of e 9. 
Ceratosolen striatus Mayr o’. 

> > nolandus Grnd. g° e 9. 

» crassitarsus Mayr gd e 9. 
Eupristina emeryi Grnd. o e 9. 

» koningsbergeri Grnd. o! e 9. 
Sycophaga spinitarsus Mayr Jg. 

» tristis Grnd. dg. 


Dell’Isola di Giava sono conosciute altre 9 specie: 
Ceratosolen fuscipes Mayr gd e 9. 

Apocrypta westwoodi Grnd. DT. 

Blastophaga javana Mayr d e 9. 


> quadrupes Mayr of e 9. 

> clavigera Mayr o e S. 
Ceratosolen appendiculatus Mayr DT e 9. 

» bisulcalus Mayr gd e 9. 

» constrictus Mayr gd e 9. 

» solmsi Mayr d e Q. 


delle quali le prime due sono state pure raccolte dallo Jacobson 
e descritte in altro luogo (1). Le rimanenti io non sono riuscito 
ancora a procurarmi. Ho bensi esaminato una coppia cotipica del 
C. solmsi, posseduta dal Museo Civico di Storia Naturale di Ge- 
nova (2), mai due esemplari erano in tali condizioni da non per- 
mettere, in alcun modo, uno studio di qualche precisione. 


Blastophaga ? puncticeps Mayr. (3) 


Mayr. — Wien. Entom. Zeitung., XXV. Jahrg., Heft. V, VI e VII, 1906, 
pag. 156-157. Grandi. — Boll. del Labor. di Zoologia generale ed agr. della 
R. Scuola Sup. di Agr, di Portici, Vol. X (1916), p. 129. 


Femmina. 


Mi e sconosciuta in natura. 


(1) Contributo alia conoscenza degli Agaonini di Ceylon e dell’ India, 
1. e., pag. 194-201, 232-234, fig. V-VIII, XIX e XX. 

(2) Cfr. Op. cit. in Boll. del Labor. di Zoolog. gen. ed: agr. della R. 
Scuola Sup. di Agr. di Portici, Vol. X (1916), pag 150. 

(3) Per la comparazione delle specie studiate in questo lavoro colle altre 
conosciute, confronta le tavole dicotomiche nelle mie ricerche sugli Agaonini 
dell* Africa occ. 


Lane 


Maschio. 


Di colore melleo, colle mandibole e le parti rinforzate del 
tegumento più oscure, fulvo-ferruginee; gli occhi castani, il gastro 


più chiaro, melleo-ocroleuco slavato. 


DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 350; largh.: 157,5; 
lungh. torace + propodeo: 647,5; lungh. pronoto: 402,5; largh.: 402,5; 


Fig. I. 
Blastophaga ? puncticeps Mayr, maschio: 1. Capo veduto 
dal dorso. 2. Antenna. 3. Mascelle del 1° paio; il labbro 
inferiore ¢ completamente atrofizzato. 4. Torace e pro- 
podeo veduti dal dorso. 5. Gli stessi veduti dal ventre. 
6. Zampa anteriore veduta dalla faccia esterna. 7. Z. 
media. 8. Z. posteriore veduta dalla faccia esterna. 
9. Estremità distale della tibia della stessa maggior- 
mente ingrandita per mostrare la disposizione e la 
conformazione dei denti. 10. Tibia, tarso e pretarso 
posteriori veduti dalla faccia interna. 11. 2° urite e 
gastro a uriti completamente introflessi: C, anche del 
2° paio di zampe; Z, episterni protoracici; S, spiracoli 
tracheali; S’, prosterno; S’, mesosterno; S’”’, metasterno; 
2-9, uriti corrispondenti. 


largh. mesonoto: 332,5; lar- 
gh. in corrispondenza dei 
due pezzi metanotali: 350; 
lungh. propodeo sui lati: 
87,5; largh. propodeo: 280. 

Capo. — Il capo (fig. 
I, 1) è un po’ più lungo 
che largo, fortemente con- 
vesso alla sua faccia dor- 
sale, subpianeggiante e un 
po’ depresso nel mezzo in 
quella ventrale; il margine 
epistomale non ha carat- 
teri di speciale importanza; 
il margine anteriore della 
fronte presenta due debolis- 
sime e brevi concavità la- 
terali ed una stretta profon- 
da e rotondata mediana, la 
quale, se si guarda il ca- 
po di faccia, col suo estre- 
mo posteriore sorpassa un 
po’ la linea ideale che con- 
giungerebbe il margine po- 
steriore degli occhi; le 
concavità laterali e quella 
mediana sono separate da 


due angoli pochissimo sporgenti e ampiamente rotondati. La zona 
incavata della parte anteriore del capo, che viene ad essere così 
limitata dal margine epistomale e da quello anteriore della fronte, 
è percorsa longitudinalmente da una carena mediana. I margini 
laterali del capo, dopo gli occhi, si mostrano divergenti e roton- 


dati; quello posteriore guardando il capo di faccia, appare acu- 
tamente rotondato ; gli occhi sono relativamente grandi, ovato- 
rotondati, latero-dorsali, posti molto innanzi. La superficie dor- 
sale del capo, per più che la sua metà anteriore, è provvista di 
setole brevi, rigide, robuste, inclinate all’indietro, simili a quelle 
di B. psenes L. — Le antenne (fig. I, 2) sono costituite di 4 ar- 
ticoli liberi oltre la radicola; questa è molto breve e saldata in- 
timamente collo scapo che è lungo una volta e !/, la sua lar- 
ghezza e presenta il margine interno fortemente convesso e roton- 
dato; il 2° articolo è lungo un po’ meno di due volte la sua lar- 
ghezza distale; è ristretto alla base e lungo poco più della metà 
dello scapo; il 3° articolo è in forma di anello, appena più largo 
dell’apice del 2° e meno di 2 volte la sua lunghezza massima; 
il 4° alla base è più largo del 3°, è lungo circa quanto lo scapo 
e due volte la propria larghezza; all’estremo distale si attenua 
un poco e termina rotondato; si presenta imperfettamente diviso 
in tre parti, delle quali una prossimale trasversa, larga più di 
due volte la sua lunghezza, una distale breve e cupuliforme ed 
una mediana, la maggiore, lunga quasi una volta e */, la sua 
larghezza; poche e brevi setole, distribuite come nella figura. — 
Mandibole costruite sul solito tipo, brevi, subtriangolari, breve- 
mente bidendate all’apice. — Mascelle del 1° paio ridotte a due 
lobi fusi insieme alla base, un po’ allungati, arrotondati all’apice, 
presentanti, ciascuno, una zona submediana ventrale maggior- 
mente indurita, nella quale sono inserite due setole piuttosto ro- 
buste (fig. I, 3). — Labbro inferiore completamente atrofizzato. 

TORACE. — Il pronoto (fig. I, 4) è circa tanto largo quanto 
lungo sui lati, più largo che lungo nel mezzo, a superficie debol- 
mente convessa in senso trasverso e provvisto di poche brevis- 
sime setoline, disposte specialmente lungo e presso i margini 
laterali; sui lati si ripiega in basso in due strette bande; ante- 
riormente ricopre il capo per un piccolo tratto; presenta un 
margine anteriore moderatamente convesso e due angoli ante- 
riori distinti e rotondati; i suoi lati sono un po’ divergenti all’in- 
dietro ed un po’ concavi nel mezzo; il suo margine posteriore è 
ampiamente concavo, gli angoli posteriori ben sporgenti e piut- 
tosto acuti. Gli episterni protoracici, grandi e massicci, sono 
fusi insieme lungo la linea mediana (fig. I, 5, E); del prosterno 
non rimane distinto che un piccolissimo pezzo a forma di trian- 
golo allungatissimo (fig. I, 5,s’), il quale è compreso all’ innanzi 


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fra gli episterni medesimi; la superficie mediana ventrale del 
pezzo complessivo sterno-pleurale è subpianeggiante ed appena 
un po’ depressa; setole lunghette e distribuite come nella fig. I, 5.— 
Il mesonoto (fig. I, 4), come in 5. psenes, si continua ininterrot- 
tamente col propodeo, essendo ridotto il melanoto a due pezzi 
laterali e subquadrangolari rotondati (fig. I, 4); considerati insieme, 
-mesonoto e metanoto appaiono come un complesso trasverso, a 
margini laterali rotondati e a superficie moderatamente convessa, 
Le parti chitinizzate mesosterno-e metasterno-pleurali sono rap- 
presentate da bande trasverse molto strette e addossate l’una al- 
l’altra, come le mostra la fig. I, 5,8” es’”.-— Il propodeo (fig. I, 4) 
è molto breve, trasverso, largo un po’ meno di tre volte la lun- 
ghezza dei suoi margini laterali liberi, col margine posteriore un 
po’ concavo nel mezzo e gli angoli rotondati; si ripiega sui lati 
in due brevi bandette, ove sboccano gli spiracoli tracheali, a pe- 
ritrema ovato-rotondato e poco sviluppato; alcune brevi setoline 
sono distribuite come nella figura. 
APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. 
I, 6): Anca un po’ più lunga che larga; trocantere indistinto; fe- 
more lungo un po’ meno di due volte la sua larghezza (altezza), 
col margine dorsale, nella sua metà prossimale, fortemente spor- 
gente a gobba rotondata; setole brevi, distribuite come nella fi- 
gura; libia, denti compresi, lunga un po’ più della metà del fe- 
more, colla concavità distale della sua faccia esterna limitata da 
una cresta dorsale 3-dentata e da due denti ventrali piuttosto 
apicali; setole come nella figura; Zarso lungo un po’ più della 
metà della tibia (denti compresi), composto di 2 articoli, dei quali 
il 1° è più gracile del 2° e provvisto di qualche dente breve e 
robusto; pretarso con unghie forti, larghe alla base, ricurve, 
acute e con una setola inserita nel tratto prossimale del loro 
margine ventrale. — Zampe medie (fig. I, 7). Molto gracili: Anca 
circa tanto lunga quanto larga, con setole lunghette, distribuite 
come nella figura; frocantere distinto, lungo quasi due volte la 
sua larghezza distale; femore lungo circa due volte il trocantere 
e poco più di due volte la sua larghezza massima (altezza); è un 
po’ strozzato prima del suo estremo prossimale e mostra il mar- 
gine ventrale sporgente e rotondato nel mezzo; libia un po’ più 
lunga del femore, ristretta alla base, fornita di varie setole; ¢aiso 
un po’ più lungo della tibia, costituito di 5 articoli: il 1° è un po’ 
più lungo del 2°; 2° e 3° sono simili fra loro e più lunghi che 


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larghi; il 4° è appena più breve e anch'esso più lungo che largo; 
tutti quattro sono tagliati obliquamente all’ apice; il 5° è il più 
lungo di tutti, circa quanto il 1° più il 2° e distintamente ristretto 
alla base; poche setole negli articoli 1°, 2° e 5’, come le mostra 
la figura; pretarso con unghie relativamente non molto gracili.— 
Zampe posteriori (fig. I,8,9e 10): Anca subcompressa, un po’ più 
lunga che larga; ¢rocantere mediocremente distinto; femore com- 
presso, un po’ più lungo che largo (alto), attenuato all’apice, col 
margine ventrale subdiritto e con quello dorsale fortemente con- 
vesso e sporgente all’ indietro a gobba rotondata; setole come 
nella figura; libia (denti esclusi) un po’ più breve del femore, 
subcompressa; la sua faccia esterna termina, all’estremo distale, 
con una cresta acutamente tridentata, un dente della quale si 
viene a trovare all’apice del margine ventrale; si osservano inoltre 
altri 2 denti all’estremo distale del margine dorsale; setole come 
nella figura; Za:so lungo circa quanto la tibia, denti esclusi; il 
1° articolo è lungo come i due seguenti presi insieme; il 2° ed il 
5°, simili fra loro, sono circa tanto lunghi quanto larghi; il 4° è 
un po’ più breve ed egualmente largo; il 5° è lungo come il 1°; 
setole come nella figura; pre/arso con unghie abbastanza robuste. 

ADDOME. — Per il propodeo si è visto a pag. 7 fig. I, 4. 
Il materiale scarso non ha permesso osservazioni precise sul ga- 
stro. Esso si mostra piuttosto breve e tozzo (fig. I, 11); il 3° uro- 
tergite, a superficie uniformemente e debolmente convessa, non 
presenta caratteri speciali; veduto dal dorso il suo margine ante- 
riore appare un po’ concavo nel mezzo; 8' urite con spiracoli 
tracheali a peritrema piccolo e rotondo; 9° come in psenes roton- 
dato e attenuato all’apice; 10° con due cerci mediocri, sublaminari, 
laterali, 4 dentati, molto ristretti alla base. Pene piuttosto allar- 
gato all'apice e con gli apodemi abbastanza lunghi. 

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — 8 esemplari comunicatimi e 
raccolti da E. Jacobson nell’ Orto Botanico di Buitenzorg (Isola 
di Giava), nel gennaio del 1915. 


ECOLOGIA. — Vive nei frutti del Ficus fulva Reinw. 
OSSERVAZIONI. — Riferisco con alquanta incertezza tale spe- 


cie alla B. puncliceps Mayr, giacchè la descrizione di quest’ Au- 
tore è assolutamente insufficiente ad un riconoscimento qualsiasi; 
è probabile che esaminando la 9 o gli esemplari tipici, si debba 
considerare la mia forma come una specie distinta, 


B. puncticeps distinguenda Grandi. 


Boll. del Labor. di Zoologia generale ed agr. della R. Scuol. Sup. di Agr. 
di Portici, Vol. X (1916), pag. 129. 


Femmina. 
Sconosciuta. 
Maschio. 


Molto affine al precedente; si distingue per il capo (fig. 11,1) 
posteriormente più allargato e circa tanto lungo quanto largo; 
per il 2° articolo delle an- 
tenne (fig. II, 2) distinta- 
mente più tozzo, più breve 
e più fortemente ristretto 
alla base; è lungo poco più 
di una volta la sua massi- 
ma larghezza; per il 4° ar- 
ticolo pure più largo e me- 
no sviluppato in lunghezza. 
Il pronoto (fig. II, 3) è 
molto distintamente più lar- 
go che lungo nel mezzo; 
anche il resto del torace, 
propodeo compreso, è più 
tozzo. Il femore delle zam- 
pe medie (fig. II, 4e 5) è 
B. puncticeps distinguenda Grnd., maschio: 1. Capo molto breve, POCO più lun- 
veduto dal dorso. 2. Antenna. 3. Torace e propodeo QO del trocantere; il tarso 
A ce ele celati» è appena più lungo della 
5. Tibia e tarso di una 7. media normale. 6. Femore, tibia o tanto lungo quanto 
tibia, tarso e pretarso di ie) zampa posteriore veduti essa; il 1° articolo é lungo 

dalla faccia esterna. 
quanto i due seguenti; il 
2° ed il 3° sono circa tanto lunghi quanto larghi; il 4° è un po’ 
più lungo; il 5° distintamente più lungo del 1° e del 2°, considerati 
insieme, quasi tanto lungo e, alle volte, tanto lungo quanto i tre 
primi articoli; talvolta 2° e 3° sono fusi insieme. Le zammpe po- 
steriori (fig. II, 6) mostrano il 1° articolo del tarso lungo quasi 


Fig. II. 


quanto i tre seguenti presi insieme; gli articoli 2°, 3° e 4° ten- 
dono ad essere un po’ pit lunghi che larghi. 

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — 8 esemplari raccolti nell’ Orto 
Botanico di Tjibodas (Isola di Giava) dal Dr. J. ©. Koningsber- 
ger e comunicatimi, nel Gennaio del 1915, dallo Jacobson. 

ECOLOGIA. — Sconosciuto il fico ospitante, 

OSSERVAZIONI. — Qualora si conosca la 9 non è improba- 
bile che questa forma debba essere considerata come specie a se. 


B. boldinghi Grandi. 


Bollettino del Lab. di Zoolog. gener. ed Agr. della R. Scuol. Sup. di Agr. 
di Portici, Vol. X (1916), pag. 128. 


Femmina. 
Sconosciuta. 
Maschio. 


Capo, torace, propodeo e zampe di color melleo-ocroleuco; 
mandibole e parti rinforzate del tegumento fulvo-ferruginee ; 
occhi castani; gastro biancastro. 

DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 315; larghezza: 315; 
lungh. torace + propodeo: 630; lungh. pronoto nel mezzo: 245; sui 
lati: 402,5; lungh. mesonoto nel mezzo: 227,5; lungh. metanoto+pro- 
podeo: 157,5; lungh. metanoto sui lati: 192,5: lungh propodeo sui 
lati: 35; lungh. della parte del gastro visibile dorsalmente: 437,5; 
largh. approssimativa: 437,5. 

Capo. — Il capo (fig. III, 1) è poco depresso dorso-ventral- 
mente; la sua faccia ventrale e subpianeggiante, quella dorsale 
fortemente convessa; veduto dal dorso appare circa tanto lungo 
quanto largo o poco più lungo che largo; il margine epistomale 
è subdiritto e rotondato agli angoli anteriori; il margine anteriore 
della fronte presenta due forti concavità submediane, separate 
fra loro da una listerella longitudinale, la cui superficie si con- 
tinua ininterrottamente con quella della fronte e che all’innanzi 
giunge, attenuandosi, fino al margine epistomale; i margini late- 
rali del capo innanzi agli occhi sono molto brevi, un po’ più 
brevi del diametro longitudinale degli occhi medesimi; dietro agli 
occhi si presentano sporgenti e rotondati e, in una col margine 


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posteriore, descrivono una ampia curva. Gli occhi sono piccoli, 
subrotondi, latero-dorsali e posti molto innanzi sul capo, la cui 


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Fig. TI. 
B. boldinghi Grnd., maschio: 1. Capo veduto dorsalmente. 
2. Antenna. 3. Mascelle del 1° paio; il labbro inferiore 
è completamente atrofizzato. 4. Mandibola. 5. Torace e 
addome veduti dal dorso. 6. Torace, propodeo e parte 
del gastro veduti dal ventre. 7. Dettaglio della parte 
anteriore laterale del protorace, veduta dal ventre, 
per mostrare la modalità di articolazione del pezzo ante- 
riore del pronoto. 8. Femore, tibia, tarso e pretarso an- 
teriori veduti dalla faccia esterna della zampa. 9. Zampa 
posteriore, veduta dalla faccia esterna. 10. Tibia, tarso e 
pretarso della medesima, veduti dalla faccia interna e 
maggiormente ingranditi. 11. Estremità distale del gastro 
a uriti in gran parte estroflessi: e, cerci; d, pronoto; 
e, mesonoto; E, episterni protoracici fusi collo sterno; 
f, metanoto; A, apodemi prossimali del pene; hk, pezzo 
anteriore mobile del pronoto ; m, collaretto membranoso; 
p, pene; 7, listerella dorsale indurita di rinforzo del 
10° urite; S, spiracoli tracheali; 5’, prosterno fuso cogli 
episterni; S”, mesosterno; S’”, metasterno ; x, processi 
laterali-posteriori di articolazione del pezzo mobile ante- 
riore del pronoto ; 1, propodeo; 2-10, uriti corrispondenti. 


silli ovolari ed a bastoncello. 


superficie, nella sua me- 
tà anteriore, è fornita 
delle solite setole robu- 
ste, lunghette e ripiegate 
all’indietro; in quella po- 
steriore è sparsamente 
punteggiata. Le antenne 
(fig. III, 2) sono costi- 
tuite di 3 articoli liberi, 
oltre la radicola, che si 
presenta piuttosto bre- 
ve; lo scapo è lungo cir- 
ca una volta e mezzo 
la sua massima larghez- 
za; il 2° articolo è lungo 
poco più della metà dello 
scapo e della sua lar- 
ghezza distale, che è ap- 
punto uguale alla metà 
dello scapo, distintamen- 
te ristretto alla base e 
fornito di alcuni sensilli 
e di qualche setola; il 
3° è un po’ più lungo 
dello scapo, colla sua 
massima larghezza supe- 
riore a quella dello sca- 
po medesimo, ristretto 
alla base e all’apice; si 
mostra diviso in due par- 
ti pressochè ugualmente 
lunghe, delle quali la 
prossimale è provvista di 
qualche setola, la distale, 
al suo apice, di vari sen- 


Mandibole (fig. III, 4) piccole, un 


po’ più lunghe che larghe, subtriangolari, brevemente bidentate al- 
l'apice; setole e sensilli come nella figura. Muscelle del 1° paio 


(fig. III, 5) ridotte a due pezzi piuttosto allargati, fusi reciproca- 
mente lungo la loro metà prossimale, forniti di numerose serie 
obliquo-trasverse di rilievi minutamente dentellati e, presso la 
base, di due setole lunghette e robuste ciascuno. Labbro inferiore 
completamente atrofizzato. 

TORACE — Il pronoto (fig. III, 5, 6 e 7), a superficie modera- 
tamente convessa in senso trasverso, appare più largo che lungo 
nel mezzo, meno largo che lungo sui lati e resulta diviso in due 
parti: una anteriore (k) molto meno ampia di quella posteriore, 
trasversa, all’innanzi col margine a curva ribassata, posterior- 
mente col margine concavo; questa parte è articolata coll’altra 
ai suoi estremi laterali mediante due brevi processi i quali si 
incastrano sotto l’estremo anteriore della ripiegatura ventrale 
della parte posteriore medesima. (fig. III, 6 e 7 x). Fra dette parti, 
anteriore e posteriore, si vede uno stretto spazio semitraspa- 
rente, rappresentato da una zona marginale non molto chiti- 
nizzata che appartiene alla seconda delle due parti citate del 
pronoto. Il pezzo anteriore, così costituito, è suscettibile, in certo 
modo, di qualche movimento in senso dorso-ventrale, è libero e 
ricopre in parte il cranio. Il pezzo posteriore (d) presenta i mar- 
gini laterali un po’ concavi nel mezzo, il margine posteriore for- 
temente incavato, gli angoli posteriori molto sporgenti all’indie- 
tro, acutamente rotondati e abbraccianti più della metà del me- 
sonoto; il suo margine anteriore è invece moderatamente con- 
vesso; gli angoli ben distinti. Gli episterni protoracici (fig. III’ 
6 e 7, E) sono completamente, fusi, insieme collo sterno, in un pezzo 
grande e massiccio, a superficie ventrale debolmente concava, 
ristretto posteriormente fra le articolazioni delle anche anteriori 
e troncato secondo una linea diritta, se lo si guarda dal ventre; 
all’innanzi presenta un margine distintamente concavo nel mezzo. Il 
prosterno pr. d. non è adunque in alcun modo delimitato; setole 
piuttosto numerose, distribuite come nella figura. — Il mesonolo (fig. 
III, 5, 6, e) è più largo che lungo, colla parte libera dei suoi margini 
laterali un po’ sporgente e rotondata, col margine posteriore subdi- 
ritto e colla superficie moderatamente convessa in senso trasverso; 
è un po’ meno largo del pronoto e si ripiega sui lati in due brevi 
bandette fornite di varie setoline (fig. III, 6, e). La parte sterno- 
pleurale è rappresentata da una banda trasversa, stretta, poco 
chitinizzata e continua (si vedrà come in questa specie non esista 
più traccia delle zampe medie) (fig. III, 6, S”).— Il metanoto (fig. III, 


5, f) è più o meno completamente distinto dal propodeo, mediante 
due linee rinforzate convergenti anteriormente; i suoi margini 
laterali sono moderatamente convessi, la sua superficie pure mo- 
deratamente convessa in senso trasverso. La parte sierno-pleu- 
rale indurita del metatorace (fig. III, 6, 5”) è ridotta ad un’ esile 
banda trasversa, addossata a quella mesotoracica ed un po’ spor- 
gente all’indietro e nel mezzo del suo margine posteriore ad 
angolo rotondato. — Il propodeo (fig. III, 5, 1) è molto breve; i suoi 
margini laterali liberi sono estremamente ridotti, i suoi angoli 
posteriori distinti e rotondati; il margine posteriore mediocre- 
mente ma distintamente concavo; si ripiega sui lati in due bre- 
vissime bande, occupate interamente dai peritremi degli spiracoli 
tracheali (S). 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE.— Zampe anteriori (fig.IIL8): 
Anca subcompressa, più larga che lunga; frocantere indistinto; 
femore compresso, lungo poco meno di due volte la sua mas- 
sima larghezza (altezza), poco attenuato all’ apice, col margine 
ventrale subdiritto e con quello dorsale poco sporgente prossi- 
malmente a gobba rotondata; varie setole, delle quali alcune lun- 
ghette, come nella figura; tibia subcompressa, più lunga (denti 
compresi) della metà del femore; l’ampia concavità distale della 
sua faccia esterna è limitata dorsalmente da una cresta triden- 
tata a denti piuttosto distanziati e ventralmente da una biden- 
tata; il dente più prossimale di quella dorsale è unito col corri. 
spondente della cresta ventrale mediante una sorta di carena a 
profilo incavato, che attraversa obliquamente la concavità descritta 
della faccia esterna della tibia; similmente si comporta il dente 
medio della cresta dorsale con quello apicale della cresta ven- 
trale; setole come nella figura; favso lungo un po’ più della metà 
della tibia (denti compresi) e costituito di 2 articoli; il 1° è un 
po’ più gracile del 2°; setole come nella figura; prelarso con 
unghie relativamente robuste, della solita forma. — Zampe medie 
completamente atrofizzate — Zampe posteriori (fig.III, 9 e 10): Anca 
subcompressa, lunga circa una volta e mezzo la sua larghezza; 
trocantere indistinto; femore compresso, poco più lungo che largo 
(alto), col margine dorsale convesso e rotondato; setole come 
nella figura; bia subcompressa, un po’ meno lunga (denti esclusi) 
del femore; la sua faccia esterna termina, all'estremo distale, con 
una breve cresta bidentata; il suo margine ventrale con un dente 
bipuntuto all’apice; lungo la metà distale del suo margine dorsale 


si notano inoltre alcuni brevi denti subconici; setole come nella 
figura; Zarso un po’ più lungo della tibia, di 5 articoli; il 1° è più lun- 
go e più grosso del 2°; il 2° ed il 3° sono simili fra loro e più lunghi 
che larghi; il 4° è un po’ più piccolo; il 5° grande come il 2°; pre- 
tarso con unghie relativamente robuste; setole come nella figura. 
ADDOME. — Per il propodeo si è visto a pag. 15. fig. II. 
Il gastro è costruito sul solito tipo: di una parte globulare cioè, 
fino al 6° urite, e di una parte tubulare costituita dagli uriti 7-10. 
Però la parte globulare presenta un grande sviluppo dei tergiti 
in contrapposto ad una grande riduzione, in lunghezza, degli ster- 
niti; si ha così, guardando il gastro di profilo, una linea dorsale 
molto estesa, sporgente fortemente a gobba rotondata ed una linea 
ventrale ridotta ad un brevissimo tratto subrettilineo. Da questa 
conformazione speciale consegue che il gastro, dalla metà del 5° 
urite in giù, si mostra ripiegato in modo eccezionale in avanti e 
contro la parte ventrale del corpo e che, guardando Il animale 
dal dorso, appaiono visibili completamente solo gli urotergiti 3° e 
4° e incompletamente il 5°. Il 3° urotergite presenta un rinforzo 
endoscheletrico anteriore, a forma di Y, col manubrio molto svi- 
luppato e diretto all’indietro (Fig. III, 5, 3). Il 10° urite porta 
cerci (fig. III, 11, c) relativamente ben sviluppati, subtriangolari, 
tridentati, articolati lungo la linea mediana con un rinforzo li- 
neare longitudinale dell’urotergite. Pene (fig. III, 11, p) attenuato 
all'apice e con apodemi prossimali non molto lunghi. 
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Una quarantina di esemplari 
raccolti nel 1915 dal Dr. Koningsberger nell’Orto Botanico di 
Tijbodas (Isola di Giava) e comunicatimi dallo Jacobson. 


EcoLoGIA. — Vive entro ai frutti del Ficus lanata BI. 
OSSERVAZIONI. — Questa specie ha qualche affinità colla B. 


quadrupes Mayr, dalla quale però si distingue subito per nume- 
rosi caratteri: forma del capo, costituzione del torace, assenza 
completa delle zampe medie, tarsi delle zampe posteriori ecc. 


B. valentinae Grandi 
Boll. del Labor. di Zoolog. general. ed agr. della R. Scuola Sup. di Agr. 
di Portici, Vol. X (1916), p. 127. 
Femmina. 
Della 9 di questa specie ho avuto a mia disposizione solo 
gli avanzi di due esemplari mutilati, dai quali mi è possibile di 
ritrarre solamente i caratteri di alcune parti. 


— 15 — 


Antenne (fig. IV, 1) collo scapo lungo poco più di una volta 
e mezzo la sua massima larghezza; il 2° articolo costruito sul 
solito tipo, in parte sporgente sopra lo scapo; il 3° diviso in tre 
parti, delle quali la più prossimale è ben distinta e appare come 
un’anello quasi indipendente 
dalle seguenti; la distale, che 
costituisce la squama brattei- 
forme, attenuata, provvista di 
un dente apicale e di alcune 
setole; il 4° articolo è un po’ 
più lungo che largo e ristretto 
alla base; il 5° è lungo quasi 
due volte la sua larghezza 
massima e circa due volte o 
poco più il 4°; è fornito di 
sensilli celoconici allungati, 
disposti in un’unica serie tra- 
sversa. Gli altri articoli man- 
cavano negli individui che io 
ho esaminati. — Mandibole 
Fig. IV. (fig. IV, 2) bidentate all’apice 
B. valentinae Grnd., femmina: 1. Scapo ed altri © CON due brevi denti suba- 
ret die ces in (ha ALE cenere) picali, uno per ciascuna fac 
sua appendice, veduta dalla faccia ventrale. Cla; setole come nella figura; 
2 zampa anteriore veduta qlla feci sem: appendice (1) lunga più di due 
esterna. 6. Estremo distale della tibia e parte volte la sua larghezza, con 
prossimale del 1° eaten del tarso per mostrare laminette trasverse sporgenti, 
la conformazione dei denti. 
delle quali le prime due si 
spingono posteriormente in una specie di diverticolo rotondato. 
Zampe anteriori (fig. IV,35): Anca lunga due volte e mezzo 
la sua larghezza massima, provvista di una serie longitudinale 
di lunghe setole, in vicinanza del margine ventrale della faccia 
interna; brocantere mediocremente distinto; femore lungo poco 
più di due volte la sua larghezza (altezza); bia, denti compresi, 
lunga più della metà del femore; /arso di 5 articoli, un po’ più 
lungo della tibia; il 1° articolo è lungo la metà della tibia; il 2° 


7 


(1) Anche in questa specie, come in molte altre alle quali ho accennato 
in precedenti pubblicazioni, tale formazione, essendo quasi completamente 
fusa col corpo della mandibola, perde il carattere morfologico di appendice. 


Sea 


ed il 3° sono trasversi; il 4° è pure trasverso, ma un po’ meno; 
il 5° è lungo quanto il margine libero dorsale dei due prece- 
denti articoli, considerati insieme; prrelarso con unghie robuste, 
larghe alla base, ricurve, acute; setole come nella figura. — 
Zampe medie (fig. IV, 4): Anca larga circa due volte la sua 
lunghezza; /rocantere ben distinto, lungo più di una volta e 
mezzo la sua larghezza; femore strozzato prima della sua base, 
lungo un po’ più di tre volte il trocantere è circa quattro volte 
e mezzo la sua larghezza (altezza); bia un po’ più lunga del 
femore, ristretta alla base, con un esile sprone semplice apicale; 
setole piuttosto rade, come nella figura; farso di 5 articoli, più 
breve della tibia; il 1° è un po’ meno lungo dei due seguenti 
presi insieme; 2° e 3° simili fra loro e più lunghi che larghi; 
4° un po’ più piccolo; 5° lungo circa quanto il 1° o appena 
meno; setole come nella figura; prelaiso con unghie mediocri.— 
Zampe posteriori (fig. IV, 5e 6): Anca lunga più di una volta 
e mezzo la sua larghezza; /rocanlere distinto, più lungo che 
largo; femore distintamente attenuato all’apice distale, col mar- 
gine ventrale moderatamente convesso nei suoi tre quarti pros- 
simali e con quello dorsale non molto convesso, ma sporgente 
all’indietro, sul trocantere, a gobba rotondata; //bia meno lunga 
del femore, con due denti apicali, uno all’estremo distale del suo 
margine ventrale, l’altro vicino a questo, ma sulla faccia esterna, 
ambodue bipuntuti; Zarso lungo circa due volte la tibia, di cinque 
articoli; il 1° è lungo un po’ meno della tibia e circa quanto i tre 
seguenti considerati insieme; il 2°, 5° e 4° diminuiscono appena di 
lunghezza; il 5° è lungo circa come il 1° o appena un po’ più; 
pretarso con unghie discretamente robuste; setole come nella 
figura. 


Maschio. 


Capo, torace, propodeo e zampe di color melleo o melleo- 
ocraceo; negli esemplari più scuri, slavati di ferrugineo; mandi- 
bole e parti rinforzate del tegumento fulvo-ferruginee; occhi ca- 
stani; gastro e antenne biancastro-sudici. 

DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 315; larghezza mas- 
sima: 245; lungh. mass. pronoto: 490; largh. ant: 280; largh. 
post: 385; largh. mass. del mesonoto: 332,5; lungh. mesonoto: 262,5; 
lungh. metanoto più propodeo: 367,5; largh. mass. metanoto: 332,5; 
largh. mass. propodeo: 262,5 


IM es 


Capo. — Il capo (fig. V, 1) è depresso, pianeggiante ven- 
tralmente e un po’ incavato nel mezzo in senso longitudinale, 
moderatamente convesso sulla faccia dorsale; veduto dal dorso 
appare distintamente più lungo che largo e attenuato all’innanzi, 


Fig. V. 
B. valentinae Grnd., maschio : 1. Capo veduto 
dal dorso; sono state tolte, ad arte, le mandi- 


bole. 2. Antenna. 3. Mandibola veduta dalla 
faccia ventrale. 4. Mascelle del 1° paio e 
labbro inferiore. 5. Torace e propodeo veduti 
dal dorso. 6. Gli stessi veduti dal ventre: 
d, pronoto ; e, mesonoto; E, episterni proto- 
racici fusi collo sterno; f, metanoto; 9, pro- 
podeo; S, spiracoli tracheali; S’, prosterno 
fuso cogli episterni; S”, mesosterno; S””, 
metasterno. 


il margine epistomale presenta 
tre sporgenze più o. meno roton- 
date: due submediane ed una me- 
diana; il margine anteriore della 
fronte si presenta profondamen- 
te intaccato ad angolo acuto; la 
concavità subtriangolare che vie- 
ne ad essere determinata innanzi 
ad esso è percorsa da una carena 
longitudinale a spigolo tagliente, 
che giunge fino all’estremo mar- 
gine epistomale; i margini late- 
rali del capo innanzi agli occhi 
e fino all’articolazione delle man- 
dibole, sono molto brevi e più 
corti del diametro longitudinale 
degli occhi medesimi; gli stessi 
margini, dietro agli occhi, sono 
moderatamente convessi; il mar- 
gine posteriore appare trilobato, 
coi lobi laterali appena accennati. 
— Gli occhi sono ovato-rotondati 
e mediocri. Setole brevi, gracili 
e sparse come nella figura. — 
Le antenne (fig. V, 1 e 2) sono 
costituite di 4 articoli liberi oltre 
la radicola; questa è ben svilup- 
pata, lunga più della metà dello 


scapo e un po’ meno di una volta e mezzo la sua larghezza; lo 
scapo è breve, tozzo e lungo una volta e mezzo la sua larghezza; 
il 2° articolo è tanto lungo quanto largo, fortemente ristretto alla 
base; porta alcuni sensilli e qualche setola; il 3° articolo è estre- 
mamente trasverso, ridotto ad un anello largo 5 volte la sua mas- 
sima lunghezza e provvisto di alcune setole, delle quali una cop- 
pia di lunghette e robuste presso il margine esterno; il 4° è più 
lungo dello scapo; si mostra un po’ attenuato verso l’apice e di- 


XII— Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 


2 


ee 


viso in tre parti: una prossimale appena un po’ piu lunga che 
larga; una mediana un po’ piü lunga della prima e della sua lar- 
shezza; una distale molto breve e cupuliforme; le prime due por- 
tano alcune setole, la seconda anche qualche sensillo ovato- 
allungato; la terza sensilli ovolari ed i soliti a bastoncello. — 
Mandibole (fig. V,3) subtriangolari, tanto lunghe quanto larghe 
alla base, bidentate all'apice, con condilo articolare ventrale ben 
sviluppato e sporgente; setole come nella figura. — Mascelle del 
1° paio (fig. V,4) ridotte a due pezzi non reciprocamente fusi 
alla base e che mostrano abbastanza distinto, distalmente, un 
lobo in forma di bitorzolo rotondato, provvisto dei soliti minuti 
rilievi tegumentali; sono fornite di alcune setole (4 o 5) piuttosto 
brevi e robuste. — Labbro inferiore (fig. V, 4) allungato e piut- 
tosto massiccio, provvisto, all’ estremo distale della sua faccia 
ventrale, di una coppia di setole brevi, subconiche, dentiformi; è 
compreso fra i due pezzi mascellari ed è un po’ più breve di essi. 

TORACE. — Il pronoto (fig. V, 5 e 6, d) presenta una superficie 
moderatamente convessa in senso trasverso; è un po’ più largo 
posteriormente che lungo nel mezzo, ma ben più lungo sui lati 
che largo anche posteriormente; i suoi margini laterali sono 
fortemente concavi, i suo angoli anteriori discretamente distinti 
e rotondati, il suo margine anteriore abbastanza convesso, quello 
posteriore invece fortemente concavo, con angoli ben sporgenti 
ed abbraccianti, sui lati, gran parte del mesonoto; lateralmente 
il pronoto si ripiega in due bande piuttosto strette; setole come 
nella figura, lungo i margini laterali piuttosto numerose. Gli 
episterni protoracici (fig. V, 6, E) sono in gran parte fusi collo 
sterno; però quest’ultimo è ancora abbastanza distinto, special- 
mente nella sua parte libera posteriore, compresa fra le anche 
del 1° paio di zampe; la superficie ventrale, resultante da quella 
dello sterno e da quella della faccia ventrale degli episterni, si 
presenta fortissimamente incavata; setole come nella figura. — 
Il mesonolo (fig. V, 5, e) mostra una superficie pressochè per 
nulla convessa in senso trasverso; è più largo che lungo, a mar- 
gine posteriore subdiritto, all’innanzi attenuato e rotondato; ap- 
pare adunque come un triangolo ad angoli fortemente roton- 
dati; setole relativamente lunghette, distribuite come nella figura; 
la parte sterno-pleurale mesotoracica (fig. V, 6, 8”) si presenta 
in forma di banda trasversa, piuttosto assottigliata in due punti 
submediani, in corrispondenza delle articolazioni delle zampe 


PIR Ie 


medie. — Il metanoto (fig. V, 5, f) è pressochè totalmente distinto 
dal propodeo dalle solite due linee rinforzate, convergenti ante- 
riormente ad angolo, le quali giungono però fino quasi al suo 
margine anteriore, dividendolo così in due parti subtriangolari, i 
cui margini esterni, liberi, sono incavati nel mezzo; la parte 
sterno-pleurale metatoracica (fig. V, b, s’’) indurita, appare 
essa pure come una banda trasversa, addossata a quella meso- 
toracica e sporgente all’indietro ad angolo piuttosto acuto in 
due punti pure submediani, corrispondenti a quelli ove invece 
la banda mesosterno-pleurale si assottiglia. — Il propodeo (fig. V, 
5, g, 6) mostra i suoi margini laterali fortemente convergenti 
all'indietro ad angolo acuto e brevemente intaccato e sporge sul 
gastro con un discreto tratto distale, a simiglianza di quanto 
avviene in molte specie del gen. Ceratosolen Mayr (DT basi 
criptogastri); si vedrà come a questo speciale comportamento 
del propodeo, corrisponda una relativa conformazione adatta del 
3° urotergite. Veduta di profilo, la linea dorsale del propodeo 
appare ricurva; sui lati esso si ripiega in due bande, che sono 
completamente occupate dai due grandissimi ed allungati peri- 
tremi degli spiracoli tracheali (S). Setole come nella fig. V, 5, g. 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. VI 
1): Anca più larga che lunga, subcompressa,,colla faccia esterna 
un po’ concava e con quella interna moderatamente convessa; 
trocantere indistinto; femore compresso, lungo più di una volta 
e mezzo la sua larghezza massima (altezza), attenuato all’apice 
distale, col margine dorsale sporgente e rotondato, specialmente 
nel suo tratto prossimale; setole come nella figura; Zibia sub- 
compressa, lunga, denti compresi, circa la metà del femore, 
coll’ampia concavità distale della sua faccia esterna limitata, 
dorsalmente, da una cresta tridentata, composta di denti ben 
sporgenti e ricurvi e ventralmente da una bidentata, assai ri- 
dotta e piuttosto distale; ¢arso di 2 articoli, un po’ più breve 
della tibia (denti compresi), col 1° articolo un po’ più gracile 
del 2°; pretarso con unghie robustissime, larghe alla base, ri- 
curve ed acute; setole come nella figura. — Zampe medie (fig. 
VI, 2) molto gracili: Anca poco più lunga che larga, ristretta 
distintamente all’ estremo. distale, fornita di varie setole; Zro- 
cantere ben distinto, appena più lungo che largo; femore 
compresso, lungo circa due volte e mezzo il trocantere e poco 
più di due volte la sua larghezza massima (altezza); {bia lunga 


= 99 — 


quanto il femore più il trocantere, allargata un po’ irregolar- 
mente all’ estremo distale, provvista di poche setole e di alcuni 
sensilli; Zarso di 5 articoli, lungo come la tibia: il 1° articolo 
eguaglia in lunghezza i due che lo seguono considerati insie- 
me; 2° e 3° sono un po’ più larghi che 
lunghi; il 4° è appena più breve; il 
5° è il più lungo di tutti, circa quanto 
il 1° più il 2°; pretarso con unghie 
mediocri; setole in numero estrema- 
mente scarso. — Zampe posteriori (fig. 
VI, 3 e 4): Anca subcompressa, circa 
tanto lunga quanto larga, al solito colla 
faccia esterna un po’ concava e con 
quella interna mediocremente convessa; 
trocantere indistinto; femore attenuato 
molto distintamente all'apice, col mar- 
gine dorsale fortemente sporgente al- 
Vindietro a gobba rotondata; è un po’ 
più lungo che largo (alto); setole distri- 
buite come nella figura; fibia subcom- 
pressa, più breve del femore; fornita, 
all'estremo distale della sua faccia ester- 
na, di una breve cresta bidentata e di 


Fig. VI. ra 


B. valentinae Grnd., maschio: 


1. Zampa anteriore veduta dalla 
faccia esterna. 2. Z. media. 3. Z. 
posteriore veduta dalla faccia e- 
sterna. 4. Estremo distale della 
tibia e primo articolo del tarso 
della medesima maggiormente in- 
granditi, per mostrare la forma dei 
denti apicali. 5. Addome a uriti in 
gran parte estrotlessi: j, placchetta 
indurita dorsale dell’se write; /i, zona 
a forma di ipsilon indurita ventrale 
del 7° urite ; M, collari membranosi 


intersegmentali; S, spiracoli tra- 


un dente piuttosto acuto e, all’estremo 
apice del margine ventrale, di un dente 
grande e bipuntuto; /arso di 5 articoli, 
complessivamente un po’ più lungo del- 
la tibia (denti esclusi); il 1° articolo è 
lungo circa quanto i due seguenti presi 
insieme; il 2°, 3° e 4°, sono trasversi e 
diminuiscono gradualmente di lunghezza 
dal 2° al 4°; il 5° è lungo quanto il 1°; 


cheali; 2-9, uriti corrispondenti, pretarso con unghie robuste ; setole 
come nella figura. 
ADDOME. — Per il propodeo si è visto a pag. 19, fig. V, 


5 e 6.— Il gastro (fig. VI, 5) è ben sviluppato; il 3° urotergite 
presenta un’ampia e profonda incavatura a sella per ricevere 
la parte sporgente del propodeo; 4° e 5° urotergiti ed i rispettivi 
sterniti sono molto trasversi; tutti tre gli urotergiti nominati 
appaiono forniti di setole fitte e lunghette. Il 6° urotergite, ul- 


ie 


timo, come di regola, della parte globulare del gastro, è molto 
ampio e provvisto di un numero assai scarso di setole brevis- 
sime; il 7° urosternite mostra un rinforzo chitinoso in forma di 
Y, col manubrio diretto verso la base e le branche verso l’apice 
distale dell’urosternite; anche 1’8° urite, ma al tergite, porta una 
sorta di piastra allungata, ben chitinizzata, di rinforzo; spiracoli 
tracheali come nella figura; 9° urite piuttosto breve e conformato 
nel solito modo; il 10° sembra sprovvisto di cerci. — Pene piut- 
tosto allargato all’apice. 

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Pochi esemplari raccolti dal 
Dr. Koningsberger nell’Orto Botanico di Tjibodas (Isola di Giava), 
nel Gennaio del 1915 e molti esemplari raccolti nello stesso anno 
_ dallo Jacobson, nell’Orto Botanico di Buitenzorg (Isola di Giava). 


EcoLoGIA. — Gli individui di Tjibodas erano ospitati dai 
frutti del Ficus cuspidata Reinw. 
OSSERVAZIONI. — Questa specie si distingue a prima vista, 


pei suoi caratteri, da tutte le altre fino ad ora descritte. 


B. jacobsoni Grandi. 


Bollett. del Lab. di Zoologia gener. ed agr. della R. Scuola Sup. di Agricolt. 
di Portici., Vol. X (1916), pag. 126 e 127. 


Femmina. 


Capo, articoli 1-2 delle antenne, torace, propodeo, gastro, 
zampe e ovopositore di un bel colore ocraceo-ferrugineo; gli ar- 
ticoli 3-11 delle antenne sono fuligineo-chiari; le mandibole e i 
denti delle tibie appaiono più scuri; gli occhi sono castano-vi- 
nosi; le ali hanno la setolosità umbrino-fumosa e le venature 
fuliginee; le valve dell’ovopositore pure fuliginee. 

Gli esemplari immaturi hanno il corpo di color cremeo. 

DIMENSIONI. — Lunghezza del capo py: 420; larghezza fra il 
margine esterno degli occhi composti: 490; lungh. pronoto: 262,5; 
largh. 385; lungh. mesonoto: 402,5; largh. ant.: 385; lungh. pro- 
podeo: 105; largh.: 402,5; lungh. gastro: 960; lungh. terebra; 1837- 
1925; lungh. ali ant.: 1592,5; largh. mass.: 647,5; lungh. ali post.: 770; 
largh. mass.: 192,5. 

Capo. — Il capo (fig. VII, 1 e 2) è più largo fra il margine 
esterno degli occhi composti che lungo (alto); il margine episto- 
male presenta due lobi sublaterali poco sporgenti e due subme- 


Be Deer, 


diani appena accennati; la sporgenza mediana, anziche breve ed 
acuta, @ ampia e rotondata; inoltre il tratto anteriore all’ inser- 
zione delle antenne, presenta una specie di rilievo allungato e 
rotondato all’innanzi; posteriormente minutamente setoloso. I mar- 


RUSS, 


AK. 
NG 
Aig. Wish 


Said 
Foti COMIT Ak 


an 


VII. 


B. jacobsoni Grnd., femmina: 1. Capo veduto di faccia. 2. Lo stesso 


Fig. 


veduto posteriormente. 3. Mandibola colla sua appendice, veduta 
dalla faccia ventrale. 4. La stessa veduta dalla faccia dorsale. 
5. Mascelle del primo paio e labbro inferiore. 6. Torace e propodeo 
veduti dal dorso. 7. Ali del primo e del secondo paio; si è trascu- 
rato di disegnare più che la metà distale della setolosità della 
cuticola di ciascun ala. 8. Parti pleuro-sternali del protorace e 
anche del primo paio di zampe. 9. Zampa anteriore. 10. Z. media. 
11. Z. posteriore: C, anche del primo paio di zampe; 7, episterni 
protoracici; A, parascutelli; J, ascelle; L, scapole; O, foro occipitale; 
Q, pronoto; R, scudo del mesonoto ; S, spiracoli tracheali; S’, pro- 
sterno; 7, toruli delle antenne; U, metanoto; 7, scutello del me- 
sonoto; W, posttragma del mesonoto; X, processo alare posteriore 
del mesonoto (quello anteriore non è disegnato); Y, parapteri; 
v, processi anteriori di raccordo della parte posteriore del mesonoto; 
I, propodeo, 


gini laterali del 
capo innanzi agli 
occhi, considerati 
fino all’incavatu- 
ra che riceve, la 
mandibola, sono 
poco più lunghi 
di '/, del diame- 
tro longitudinale 
degli occhi mede- 
simi; molto brevi 
adunque, conver- 
genti all’innanzi e 
convessi; il mar- 
gine posteriore 
sporge poco die- 
tro agli occhi e 
mostra due angoli 
rotondati ed un 
tratto intermedio 
debolmente con- 
cavo nel mezzo; 
il capo è decisa. 
mente acrotremo 
ed il margine an- 
teriore della sua 
faccia ventrale si 


mostra incavato 
come nella fig. 


VII,2. Setole brevi 


e piuttosto scarse come nella figura. — Gli occhi composti (fig. VII, 
1 e 2) sono molti grandi, distintamente facettati, minutamente 
setolosi, ovolari, dorso-laterali, ben sporgenti.—Gli ocelli (fig. VII,1) 
in numero di 2, disposti come nella figura. — Le antenne (fig. VIII, 
1 e 2) hanno lo scapo molto allungato, più lungo di due volte la 
sua massima larghezza, compresso, attenuato all'estremo distale, 


sporgente colla sua faccia esterna, alla base e all’innanzi, in una 
espansione angolare piuttosto ottusa; fornito, specialmente lungo 
il margine anteriore, di setole numerose e lunghe; il 2° articolo 
è piuttosto breve, costruito sul tipo di quello di B. psenes L., 
poco sporgente sullo scapo e colla sua faccia interna provvista 
solo di varie setole gracili; la faccia esterna ne porta alcune lun- 
ghette; il 3° articolo è integro e allungatissimo; si continua inin- 
terrottamente con una squama bratteiforme molto attenuata al suo 
estremo distale, priva di dente apicale e sorpassante distinta- 
mente il margine anteriore del 4° articolo; 4° articolo ristretto 
alla base e lungo un po’ meno di due volte la sua larghezza 
distale; porta varie setole lunghe e distali, disposte a verticillo; 
5° articolo largo 1 volta e mezzo la massima larghezza del 4° e 
lungo meno di una volta e mezzo la sua larghezza; è provvisto 
di alcune setole lunghe e di grandi sensilli ovato-allungati, di- 
sposti più o meno regolarmente in due serie trasverse; 6° ar- 
ticolo un po’ più lungo del 5°, meno largo e lungo più di 
una volta e mezza la sua larghezza; setole e sensilli come nella 
figura; il 7° e 1’8° sono simili fra loro, circa ugualmente lunghi, 
quasi ugualmente larghi, ristretti alla base, all’apice larghi una 
volta e mezzo la larghezza distale del 6°; sono provvisti di nu- 
merosi sensilli ovato-allungati, distribuiti più o meno regolar- 
mente in due o anche tre serie trasverse e di alcune setole 
lunghette e robuste; il 9° ha forma simile a quella dei due 
precedenti, ma è più breve e più largo all’apice; appare anche 
maggiormente ristretto alla base; oltre alle setole ed ai sensilli 
allungati soliti, distribuiti in due serie trasverse, è fornito di al- 
cuni altri sensilli costituiti da una breve papilla a bastoncello, 
inserita su di una larga base rotonda; il 10° articolo e 111° sono 
uniti insieme intimamente, ma lasciano scorgere bene la linea 
intermedia di divisione; il 10°.è un po’ più breve del 9°, quasi 
ugualmente largo all’apice, meno ristretto alla base; è provvisto 
di setole, di sensilli ovato-allungati, disposti in due serie e di sen- 
silli a bastoncello simili a quelli del 9°; 711° è lungo circa come il 
10° e attenuato all’apice; porta varie setole, sensilli ovolari e nu- 
merosi sensilli cilindroidi, bacilliformi, allungatissimi. — Mandi- 
bole (fig. VII, 3 e 4) un po’ più lunghe (denti compresi) che lar- 
ghe alla base; il dente apicale è forte, lungo ed acuto; quello su- 
bapicale è breve e subrotondato; il tratto prossimale dél margine 
orale (m. molare) è convesso; il margine esterno della mandibola 


presenta invece alla sua base una forte concavita e dipoi diffe- 
renzia una grossa e breve sporgenza articolare; la faccia ventrale 
della mandibola è provvista di 8-9 linee rilevate, obliquo-tra- 
sverse; setole come nella figura; fra esse una lunghissima e ro- 
bustissima inserita, dopo il dente subapicale, nel margine orale. 
L’appendice (1) è lunga circa come la mandibola e poco meno 
di tre volte la sua larghezza; è stretta e rotondata all’ apice; 
porta 10 laminette trasverse pochissimo sporgenti e due grandi 
denti prossimali e ricurvi.— Mascelle del 1° paio (fig. VII, 5) co- 
struite sul solito tipo; i pezzi che le costituiscono appaiono piut- 
tosto gracili, dilatati all’estremo distale e terminanti in una specie 
di muso rotondato; sono provvisti di un gruppo di 3-4 setole 
lunghette subapicali.— Labbro inferiore (fig. VII, 5) al solito, con 
2 grandi setole apicali, inserite su due brevi sporgenze rotondate 
ed accostate fra loro. 

TORACE. — Il pronoto (fig. VII, 6, Q) è subtrapezoidale, poco 
più largo di due volte la sua lunghezza mediana, col margine 
anteriore appena convesso, gli angoli anteriori distinti e roton- 
dati, i margini laterali un po’ divergenti, gli angoli posteriori 
sporgenti e rotondati, il margine posteriore moderatamente con- 
cavo; è fornito di numerose setole, distribuite come nella figura. 
Il prosterno (fig. VII, 8 S’) è un po’ più lungo che largo e sub- 
pentagonale. Gli episterni protoracici (fig. VII, 8, E) mostrano 
una faccia ventrale subtriangolare, col margine esterno appena 
sporgente ad angolo rotondato; sono provvisti di alcune setole.— 
Il mesonoto (fig. VII, 6) ha la sua parte anteriore larga meno di 
due volte la sua massima lunghezza; lo scuto è fornito di alcune 
setole; i solchi parassidiali, completi, sono obliqui e subdiritti; le 
scapole (L) sono un po’ più lunghe che larghe e col margine 
esterno sporgente ad angolo rotondato; portano alcune setole di- 
stribuite specialmente in vicinanza di questo margine. Lo scu- 
tello (V) è più largo che lungo e provvisto di alcune setole lun- 
ghette. Le ascelle (I), grandette, subtriangolari con alcune setole; 
i parascutelli (K) un po’ più grandi delle ascelle, più allungati, 
con una setola sola, piuttosto lunga. Il postfragma (fig. VII, 6, W) 
del mesonoto & ben sviluppato e sorpassa, all’ indietro, il mar- 
gine posteriore del propodeo. La parte s/erno-pleurale mesoto- 


(1) Vedi nota (1) a pag. 15, 


an 


racica (fig. VIII, 3) presenta un ampia zona sternale, fornita di 
due gruppi submediani di setole e che mostra distinte le solite 
due parti anteriori subtriangolari (A), due regioni episternali ap- 
pena accennate (E) e con alcune setole; due regioni epimerali, obli- 
quo-trasverse e ben distinte, pu- 
re con poche setole (E) — Il me- 
tanoto (fig. VII, 6, U) al solito 
e in forma banda trasversa; è 
glabro. La parte sterno-pleurale 
metatoracica è costruita sul 
tipo comune. 

APPENDICI DORSALI DEL TO- 
RACE. — Ali anteriori (fig. VII, 
7 e VIII 4). Sono lunghe due vol- 
te e mezzo e anche un po’ più 
la loro massima larghezza; alla 
base molto ristrette; il margine 
anteriore (costale) è un po’ conca- 
vo; il margine posteriore è poco 
sporgente ad angolo e piuttosto 
rotondato; la v. omerale è lunga 

Fig. VII. quasi una volta e mezzo la v. 
B. jacobsoni Grnd., femmina: 1. Antenna. 2. Ar- marginale più quella postmargi- 
Mester dale mofesina Teil dll fesa nale; In cellula costalo è lunga 
4. Parte della marginale, della postmarginale circa 13 volte la sua larghezza 
e allematiee pi oriemente grande che 02 massima ed in gran parte rico. 
veduta dal dorso. 6. Urosterniti: A, parte an- perta di setole; la marginale è 
Sar paverglen cel zmeepetarags teste circa tanto lunga quanto;Jla sti- 
pisternali mesotoraciche ; £', regioni epime 
rali mesotoraciche; S, spiracoli tracheali; t,ap- gmatica e un po’ più lunga della 
en | te metà della postmarginale. Lia sti: 
pondenti. 
gmatica è poco obliqua e termina 
con una clava un po’ sporgente all’innanzi a muso e fornita di 
4 sensilli rotondi, disposti come nella fig. VIII, 4. Tutta la cuticola 
dell’ ala, ad eccezione di una piccola zona prossimale, è fitta- 
mente rivestita di minute setole; si osservano pure delle linee 
oscurate che occupano il posto di altre venature; la frangia è 
costituita di setole lunghe quanto i due terzi del ramo stigma- 
tico. — Ali posteriori (fig. VII, 7) distintamente meno lunghe della 
venatura di quelle anteriori; ristrette alla base, attenuate ed 
acutamente rotondate all’ apice, lunghe un po’ più di quattro 


Eee Ges 


volte la loro massima larghezza; venatura appena accennata; 
frangia appena un po’ più lunga di quella anteriore; setole come 
nella figura. 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. 
VII, 9): Anca poco più lunga di due volte la sua massima lar- 
ghezza; lrocantere abbastanza distinto; femore attenuato ai due 
estremi e lungo un po’ più di due volte e mezzo la sua mas- 
sima larghezza (altezza); (bia lunga la metà del femore e circa 
tre volte la sua larghezza distale, fornita di alcuni denti all’a- 
pice del margine dorsale e ventrale; ¢avso lungo più di una 
volta e mezzo la tibia, di 5 articoli; il margine ventrale libero 
del 1° articolo è un po’ meno lungo dei margini ventrali com- 
plessivi del 2°, 3° e 4° articolo; il margine dorsale del 5° è circa 
tanto lungo quanto lo stesso margine del 1°; pretarso con unghie 
brevi, larghe alla base, ricurve’ed acute. Setole come nella 
figura. — Zampe medie (fig. VII, 10): Anca più larga che lunga; 
trocantere ben distinto, lungo circa due volte o poco meno la 
sua larghezza apicale; femore un po’ attenuato all'apice e stroz- 
zato prima della sua base; è lungo più di quattro volte la sua 
massima larghezza: bia un pò meno lunga del femore più il 
trocantere, gradualmente ristretta prossimalmente, provvista di 
varie setole e di uno piccolo sprone semplice distale; /arso un 
po’ più lungo della tibia, composto di 5 articoli; il 1° articolo è 
lungo sette volte la sua larghezza e più lungo dei due che lo 
seguono presi insieme; gli altri tre diminuiscono appena gra- 
dualmente di lunghezza; il 5° e lungo come il 2°; pretarso con 
unghie piccole e gracili; setole come nella figura. — Zampe po- 
steriori (fig. VII, 11): Anca lunga circa due volte la sua lun- 
ghezza massima e fornita di varie setole brevi e dentiformi; 
trocantere abbastanza distinto; femore attenuato all'apice, lungo 
circa due volte e mezzo la sua massima larghezza (altezza); 
tibia più breve del femore, lunga circa tre volte la sua lar- 
ghezza distale, ristretta alla base, fornita di varie setole e, al- 
l’apice del margine ventrale, di due denti; ¢arso di 5 articoli, 
un po’ meno lungo di due volte la tibia; il 1° articolo è un po’ 
più lungo di quattro volte la sua larghezza e un po’ meno dei 
due che lo seguono presi insieme; è fornito di varie setole, fra 
le quali alcune distintamente più grosse, dentiformi; 2°, 3° e 4° ar- 
ticolo diminuiscono gradualmente di lunghezza; il 5° è più lungo 
del 2° e meno lungo del 1°; setole di varia grandezza, come nella 


figura; pretarso con unghie larghe alla base, ma poco ricurve e 
poco robuste. 

ADDOME. — Il propodeo (fig. VII, 6, I) è trasverso, largo 
un po’ meno di quattro volte la sua lunghezza mediana, fornito 
di varie setole lunghette e di spiracoli tracheali a peritrema 
grande ed allungato. — Il gastro della solita forma; l’8° urotergite 
(fig. VITI, 5) porta due spiracoli tracheali a peritrema piccolo e 
subrotondato; 9° urite (fig. VIII, 5) colle solite appendici lunga- 
mente setolose; gli urosterniti sono costruiti come nella fig. VILI, 6 
e provvisti di varie setole relativamente lunghe assai; il pezzo 
terminale si mostra allungatissimo e molto attenuato distalmente. 
La ferebra è lunga due volte e anche più il gastro. 


Maschio. 


Di colore ocraceo-ferrugineo; le mandibole e le parti rin- 
forzate del tegumento più oscure; occhi neri; gastro un po’ più 
chiaro del torace. 

DIMENSIONI. — Lunghezza del capo py: 367,5; largh.: 490; 
lungh. pronoto: 542,5;largh.: 437,5; lungh. mesonoto: 350;largh.: 437,5 
lungh. metanoto + propodeo nel mezzo: 175; largh. a livello del 
metanoto: 455; lungh. del gastro fino al 9° urite: 1312, 5; largh. 
mass.: 560. 

Capo. — Il capo (fig. IX, 1 e 2) è depresso in senso dorso- 
ventrale (antero-posteriore), fortemente acrotremo, così chè la re- 
gione occipitale, veduta dal ventre, appare ridotta ad una striscia 
molto esile; osservato di faccia (dal dorso) è largo più di una 
volta e mezzo la sua lunghezza (altezza) mediana; i suoi mar- 
gini laterali innanzi agli occhi sono estremamente brevi, dietro 
agli occhi sono sporgenti e rotondati; il margine posteriore ap- 
pare trilobato. Il margine anteriore della fronte è incavato ad 
angolo rotondato e così pure il margine epistomale; il tratto 
compreso fra questi due spigoli mostra una superficie inclinata 
in basso e un po’ concava; il margine epistomale non limita qui 
la cavità orale; infatti la superficie compresa fra esso e quello 
anteriore della fronte si continua ininterrottamente colla faccia 
ventrale del cranio; ne resulta una quasi completa obliterazione 
della apertura orale di cui non rimane traccia che nelle due 
cavità laterali che ricevono le mandibole e in un piccolo forel- 
lino, dal quale sporge una specie di vescicoletta; all’indietro di 


dat 


tale foro, verso la faccia ventrale, si osservano 4 setole lunghette 
(fig. IX, 2, Be 7). La superficie dorsale dell’ epicranio è discreta- 
mente convessa e solo depressa in una zona mediana longitudi- 
nale, lungo la quale si osserva, per trasparenza, un rinforzo en- 
doscheletrico lineare che la percorre quasi completamente; la su- 


Fig. IX. 


B. jacobsoni Grnd., maschio: 1. Capo veduto dal dorso; delle antenne è disegnato solo 
lo scapo. 2. Il medesimo veduto ventralmente. 3. Antenna. 4. La stessa veduta dalla 


faccia opposta. 5. Mandibola veduta dalla faccia dorsale. 6. La medesima veduta ven- 

tralmente. 7. Apertura orale rudimentale, maggiormente ingrandita che non a fig. 2. 

8. Torace e propodeo veduti dal dorso. 9. Gli stessi veduti dal ventre: 5, apertura orale 

rudimentale; C, anche delle zampe mesotoraciche: D, scapo delle antenne; E, episterni 

protoracici; MZ, mandibole; 0, foro occipitale; S, spiracoli tracheali; S’, prosterno; 
S”, mesosterno; S’’, metasterno. 


perficie ventrale è subpianeggiante ed il suo margine anteriore, 
sui lati, lungo il tratto che da ciascuna banda limita la cavità 
di articolazione delle mandibole, mostra una concavità esterna, 
su cui si accavalla il condilo ventrale della mandibola stessa, ed 
una convessità rotondata interna. Il capo è rivestito di setole 
brevi e piuttosto scarse, distribuite come nelle figure. — Gli occhi 
(fig. IX, 1) sono relativamente grandi, latero-dorsali ed anche ab- 
bastanza sporgenti. — Le antenne (fig. IX, 1 D, 3 e 4) sono inserite 
sui lati della concavità compresa fra il margine anteriore della 


fronte e quello epistomale, come le mostra la fig. IX, 1; esse resul- 
tano costituite di 6 articoli liberi, bene sviluppati e ben distinti; 
lo scapo è subcilindrico, claviforme, strozzato prima della sua 
base, lungo circa tre volte la sua massima larghezza, fornito 
di varie setole lunghette; il 2° articolo e subcompresso, un po’ 
ristretto alla base, lungo un po’ meno di due volte la sua lar- 
ghezza distale; porta alcune setole e alcuni sensilli; gli arti- 
coli 3°, 4° e 5° sono trasversi, subcompressi, simili fra loro e 
forniti di un verticillo di setole piuttosto lunghe; sono larghi 
circa come l'apice del 2° o poco più; il 6° articolo è lungo un 
po’ più di 1 volta e ‘/, la sua massima larghezza, decisamente 
di più dei tre articoli che lo precedono e largo circa una volta 
la loro larghezza; si mostra diviso in tre parti delle quali la 
prossimale è trasversa e provvista di alcune setole lunghette 
disposte a verticillo; la mediana, più ampia, porta setole e qualche 
sensillo ovolare; la distale breve e cupuliforme è ricca di sen- 
silli ovato-allungati, di quelli a bastoncello e di alcune setole. — 
Mandibole (fig. IX, 1 e 2 M, 5 e 6) lunghe meno di due volte 
la loro larghezza prossimale, subtriangolari, fornite di un dente 
apicale acuto e di due denti subapicali, dei quali il ventrale è 
grande ed il dorsale molto ridotto; cavità articolare della base 
della faccia dorsale poco ampia; condilo ventrale ben sporgente 
e rotondato al suo apice; setole molto lunghe e molto robuste, 


distribuite come nelle figure. — Mascelle del 1° paio e labbro in- 
feriore completamente atrofizzati. 
TORACE. — Il pronoto (fig. IX, 8 e 9) è un po’ più lungo 


che largo, all’innanzi rotondato e ricoprente con un tratto libero 
parte dell’epicranio; anteriormente e sui lati presenta due intacca- 
cature longitudinali, dopo le quali i suoi margini laterali, appena 
divergenti ed appena concavi nel mezzo, si ripiegano in due 
strette bandette; il margine posteriore è ampiamente concavo; 
gli angoli posteriori sporgenti e rotondati; la superficie del pro- 
noto è subpianeggiante e fornita di setole sparse e minute, di- 
stribuite come nella figura. — Il prosterno (fig. IX, 9, S') è ben 
distinto dagli episterni e lungo quasi due volte la sua massima 
larghezza; i suoi */, anteriori sono compresi fra gli episterni mede- 
simi; all’ innanzi è tagliato bruscamente ed i margini laterali della 
sua parte posteriore sono un’ po’ convergenti all’indietro. Gli 
episterni proloracici (fig. IX, 9, E) mostrano la faccia ventrale 
subtriangolare e subpianeggiante, col suo suo margine interno un 


— d — 


po’ concavo e quelli esterni (anteriore e posteriore) subdiritti. — Il 
mesonolo è pressoché completamente fuso col propodeo (fig. IX, 8); 
i margini laterali liberi sono subdiritti; la superficie, subpianeg- 
giante o impercettibilmente convessa in senso trasverso, & fornita di 
varie minute setoline, distribuite come nella figura. La parte sier- 
no-pleurale mesotoracica (fig. IX, 9) è in forma di banda trasversa; 
però nel mezzo, fra le due anche delle zampe medie, è abba- 
stanza differenziata una regione sternale, rotondata, discretamente 
sporgente ed a superficie subpianeggiante. —- Il metanoto (fig. IX, 8) 
è ridotto a due piccoli pezzi subtriangolari e laterali, incuneati 
fra mesonoto e propodeo, i quali mostrano il breve margine esterno 
libero discretamente convesso e rotondato. La parte sterno-pleu- 
rale metatoracica indurita (fig. IX, 9) è ridotta essa pure ad una 
banda trasversa, addossata a quella mesotoracica. — Il propodeo 
(fig. IX, 8 e 9), como già si è detto, è fuso per gran parte col 
mesonoto; si presenta trasverso, coi margini laterali sporgenti e 
rotondati, gli angoli posteriori nulli, il margine posteriore con- 
vesso e intaccato fortemente nel mezzo; la sua superficie, sub- 
pianeggiante o appena percettibilmente convessa in senso tras- 
verso, è fornita di alcune setoline; spiracoli tracheali dorsali, 
laterali, anteriori, a peritrema piccolo o rotondo. 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. X,1): 
Anca’ un po’ più lunga che larga; trocantere indistinto; femore 
lungo un po’ meno di due volte la sua massima larghezza (al- 
tezza), attenuato all’ apice e provvisto di uno scarso numero di 
setole brevi; (bia (denti compresi) lunga circa la metà del fe- 
more e due volte e mezzo la sua larghezza maggiore; la conca- 
vità distale della sua faccia esterna è limitata tanto dorsalmente 
quanto ventralmente da una cresta bidentata; farso di 5 articoli, 
un po’ più lungo della metà della tibia; il 1° articolo ha il suo 
margine ventrale libero lungo come quello ventrale complessivo 
dei tre articoli che lo seguono ed è provvisto di 2 denti brevi, 
impiantati su di una base rotonda; gli articoli 2°, 3° e 4° sono 
trasversi e crescono gradualmente di larghezza; sono forniti di 
setole lunghette ed il 2° anche di un dente simile a quelli del 
19; il 5° è lungo quanto il 1° più il 2° e poco più lungo che largo; 
setole come nella figura; prrelarso con unghie robuste, larghe 
alla base, fortemente ricurve ed acute. — Zampe medie (fig. X, 
2): Anca subcompressa, larga due volte e mezzo la sua lunghez- 
za, molto ristretta distalmente; (rocantere ben distinto, un po’ 


ee 


più lungo dell’anca e circa due volte la sua larghezza distale; 
femore subcompresso, meno lungo di due volte il trocantere 
e circa due volte la sua larghezza massima (altezza); è atte- 
nuato ai due estremi e mostra ambodue i margini, dorsale e 
ventrale, moderatamente convessi; setole lunghette come nella 
figura; fibia subcompressa, all’ apice bruscamente allargata; è un 
po’ meno lunga del femore e circa tre volte la sua massima lar- 
ghezza; è fornita 
di varie setole piut- 
tosto lunghe, di al- 
cuni denti localiz- 
zati nella parte di- 
stale del suo mar- 
gine dorsale e di al- 
cuni altri, brevi e 
larghetti alla base, 
all’ estremo apice 
di quello ventrale; 
tarso di 5 articoli, 
un po’ più lungo 
della tibia; gli arti- 
coli sono subcom- 


B. jacobsoni Grnd., maschio: 1. Zampa anteriore veduta dalla pressi; il 1° è lun- 

faccia esterna. 2. Z. media. 3. Z. posteriore veduta dalla faccia go circa come idue 

esterna. 4. Addome a uriti molto introflessi veduto dal dorso. 2 = 

5. Lo stesso veduto dal ventre e ad uriti meno introflessi. seguenti, ristretto 

6. Estremo distale del gastro e pene: A, apodemi prossimali del alla base, fornito 

pene; m, collare membranoso intersegmentale compreso fra 9° e fs . 
10° urite; P, pene; 2-9, uriti corrispondenti; X, decimo urite. di poche setole e di 


una coppia di den- 
tini brevi, in vicinanza del suo apice ventrale; gli articoli 2°, 3' e 
4° sono simili fra loro, più larghi che lunghi (maggiormente il 
2°, meno il 4°), forniti di setole lunghette ed il 2° anche di un 
dente; il 5" è lungo circa quanto i tre precedenti presi insieme 
ed è provvisto di varie setole piuttosto lunghe; »relarso con 
unghie abbastanza robuste. — Zampe posteriori (fig. X, 3): Anca 
compressa, un po’ più lunga che larga, col margine ventrale sub- 
diritto ed a spigolo acuto e con quello dorsale fortissimamente 
convesso ed a spigolo rotondato; è fornita di poche setole; ¢70- 
cantere incompletamente distinto; femore compresso, più lungo 
che largo, attenuato distalmente, col margine ventrale subdiritto 
e con quello dorsale convesso e sporgente un po’ all’indietro a 


gobba rotondata; setole scarse e piuttosto brevi; ¢ibia un po’ 
più breve del femore, subcompressa, ristretta alla base, lunga 
circa due volte e mezzo la sua larghezza (altezza) distale, for- 
nita di varie setole lunghette, di un largo e grosso dente all’a- 
pice del suo margine ventrale, di una cresta bidentata a quello 
della sua faccia esterna e di vari dentini subconici lungo l’estremo 
distale del suo margine dorsale; farso di 5 articoli, un po’ meno 
lungo della tibia; il 1° articolo è lungo circa come i tre seguenti 
presi insieme ed è provvisto di alcune setole lunghette e di tre 
coppie di dentini ventrali; gli articoli 2°-4° diminuiscono gra- 
dualmente di lunghezza; il 2° è fornito di una coppia di denti si- 
mili a quelli del 1° e subapicali e di varie setole; gli altri solo 
di setole; il 5° è lungo circa come il 1% pretaiso con unghie 
robuste, larghe alla base, ricurve ed acute. 

ADDOME. — Per il propodeo si è visto a pag. 30, fig. IX, 8. 
Il 2° urotergite è assai ridotto e così pure il corrispondente ster- 
nite, pressochè completamente saldato col 3°. — Il gastro è costruito 
sul solito tipo (fig. X 4 e 5). Gli uriti 3°, 4°, 5° e 6°, che ne co- 
‚stituiscono la parte globulare, sono trasversi; il 3° urotergite è il 
più sviluppato; gli sterniti portano numerose setole brevi, unifor- 
memente distribuite come nella figura; 8° urite con. spiracoli tra- 
cheali a peritrema piccolo e rotondato; il 9° è costruito come in 
B. psenes L., molto attenuato distalmente e rotondato; fra 9° e 10° 
il solito collare membranoso, a superficie minutamente rilevata e 
con 2 listerelle longitudinali, una dorsale l’altra ventrale; il 10° è 
rinforzato da pezzi induriti come è disegnato nella fig. X, 6, ma 
è sprovvisto di cerci. Pene come nella fig. X, 6, P. 

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Poche 99 (5) mal conservate 
e molti 50 in ottime condizioni, raccolti nel gennaio del 1915 
nell’Orto Botanico di Buitenzorg (Isola di Giava) da E. Jacobson. 


EcoLOGIA. — Vive nei frutti del Ficus procera Reinw., v. 
crassiramea King. 
OSSERVAZIONI. — Questa specie, per numerosi caratteri fa 


gruppo a se e si distingue a prima vista da tutte le altre de- 
scritte fino ad oggi. 
Ceratosolen striatus Mayr. 

Mayr. — Wien. Entom. Zeitung., XXV Iahrg., Heft. V, VI u. VII., p. 153, 
(1907). x 
Grandi. — Grandi. Boll. del Labor. di Zoologia gener. ed Agr. della R. Scuola 

Sup. di Agr. di Portici, Vol. X (1916), pag. 153. 


— 59 — 


Femmina 


Sconosciuta (1). 
Maschio 


Di colore simile alla forma che segue. . 

DIMENSIONI. — Lunghezza del capo py: 542,5; largh. : 585; 
lungh. pronoto: 472,5; largh. ant. pronoto: 315; largh. post. pro- 
noto: 455; lungh. mesonoto: 567,5; largh.: 577,5; lungh. metanoto 
propodeo: 550; largh. metano- 
to:437,5;largh. massima propo- 
deo: 297,5. 

Simile alla forma seguen- 
te; ne differisce per il capo 
più debolmente ristretto all’in- 
nanzi, fornito di un numero 
maggiore di setole piuttosto 
lunghette e, in vicinanza dei 
suoi margini laterali, di varie 
strie fitte e longitudinali (fig. 
XI, 1); per le antenne (fig. XI, 
2) che hanno il 5° articolo un 

Fig. XI. po’ più breve del 4° e que- 

Ceratosolen striatus Mayr, maschio: 1. Capo veduto sto lungo quanto lo scapo; 

dal dorso. 2. Antenna. 3. Torace e propodeo veduti È Soa 

dal doses per il torace (fig. XI, 3) pit 

fittamente peloso, specialmen- 

te al pronoto e colla superficie di questo fittamente striata per il 
lungo. © 

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Una dozzina di individui rac- 
colti da E. Jacobson, nel gennaio del 1915, nell’ Orto Botanico 
di Buitenzorg, Isola di Giava. 

Gli esemplari studiati da Mayr provenivano dalla stessa lo- 
calità. 

EcoLoGIA. — Vive nei frutti del Ficus variegata BI. 

OSSERVAZIONI. — A proposito di questa specie noto che la 
striatura del capo e del pronoto dei miei oo corrisponde bene 


(1) Insieme coi maschi di questa specie, ricevuti dallo Jacobson, vi erano 
pure alcune femmine, in così cattivo stato però di conservazione e talmente 
mutilate, che non mi è stato possibile ritrarne alcun carattere di qualche 
importanza. 


XII — Bollett. di Zoologia Gen, e Agr. 3 


94 ze 


a quanto ne dice il Mayr, ma che invece essi non mostrano, 
come quelli, l’epicranio attenuato all’innanzi, benchè abbiano la 
stessa provenienza e, probabilmente, (Mayr indica un F. varie- 
gata BI. var?) vivano nei frutti della stessa pianta. — Si può su- 
bito affermare che la striatura sopra menzionata è prerogativa 
di troppo scarsa importanza per essere utilizzata, quasi esclusi- 
vamente, ad individualizzare una specie; infatti gli altri caratteri 
coi quali Mayr distingueva nel 1906 il suo striatus dall’appendicu- 
latus descritto nel 1885, sono: la mole un po’ inferiore, 1,2-1,5 mm. 
contro 1,5-1-8 e, come si è visto, il capo maggiormente ristretto 
anteriormente. Io ho studiato altri individui che provengono pure 
da Giava e dal F. variegata Bl, ma che mancano di striature 
e che hanno al contrario, il capo più attenuato all’innanzi. — 
Non conosco, in natura, l’appendiculatus Mayr, ma dalle figure 
di quest’Autore (Tav. XI fig. 1 e 2) vedo che il capo del o& 
di detta specie non corrisponde affatto a quello dei miei esem- 
plari e, dalla descrizione (1), che la terebra della 9 è lunga un 
po’ più di '/, del gastro, anzichè la metà o i */, come nelle 99 
che io possiedo. — Per ora riferisco allo s/riatus Mayr i maschi a 
capo e torace provvisti di strie e maggiormente ricchi di setole 
e ad una nuova sottospecie, di cui segue la descrizione, quelli a 
capo e pronoto lisci, ma provenienti dalla stessa località e dalla 
medesima pianta. Resta, in ogni modo, a definirsi con sicurezza 
l'identità di tutte tre le forme. 

Fra i Jg di Ceratosolen da me studiati fino ad oggi, quello 
di striatus si distingue subito per le sue antenne di 5 articoli, 
col 3° non in forma di anello, col 2° più breve di esso, col 4° 
lungo quanto il 5° e per le striature del capo e del pronoto. 


C. striatus notandus Grandi. 
Boll. del Lab. di Zoologia gener. ed agr. della R. Scuola Sup. di Agr. di 
Portici, Vol. X (1916), p. 151-153. 
Femmina. 


Di color castagno-fuligineo; antenne umbrino-fuliginee, oc- 
chi rubro-testacei; le parti pleuro-sternali del torace e le zampe 
sono generalmente melleo-ocroleuche, alle volte un po’ più oscure; 


(1) Mayr, G. — Feigeninsecten. —Verhandl. d. K. K. zool. bot. Ges. Wien, 
3and. XXXV, 1885, pag. 164-166. 


— dh 


le zampe hanno i femori e le anche imbruniti; la parte ventrale 
del gastro è di color umbrino più o meno fuligineo; |’ ovopo- 
sitore è melleo-ocroleuco; le sue valve nero-castane. 
DIMENSIONI. — Lunghezza del capo py: 402,5; largh. fra il 
margine esterno degli occhi composti: 437,5; lungh. torace: 507,5; 
largh. pronoto: 385; lar- 
gh. mesonoto: 367,5; lun- 
gh. propodeo: 35; largh. 
propodeo: 367,5; lungh. 
gastro: 612,5; largh:437,5; 
lungh. terebra: 455; lun- 
gh. ali anteriori: 1312,5; 
largh.: 665; lungh. ali po- 
steriori: 700; largh.: 210. 
Capo. — Il capo 
(fig. XII, 1) è un po’ più 
largo fra il margine e- 
sterno degli occhi com- 
posti che lungo (alto); 
il margine epistomale 
presenta i lobi sublate- 
rali poco o nulla spor- 
genti e rotondati, quelli 
submediani poco spor- 


Fig. XII. 


C. striatus-notandus Grnd., femmina: 1. Capo veduto di 


faccia. 2. Antenna. 3. Mandibola colla sua appendice, vedu- 
ta dalla faccia ventrale. 4. Mascelle del 1° paio e labbro 
inferiore. 5. Torace e addome veduti dal dorso. (Per la 
interpretazione delle varie parti cfr. la fig. VII, 6). 6. Ali 
del primo e secondo paio; non sono disegnate le setole 
di più che la metà distale di ciascun ala. 7. Parte del- 
l’omerale, marginale, postmarginale e stigmatica mag- 
giormente ingrandite. 8. Zampa anteriore veduta dalla 
faccia esterna. 9. Z. media. 10. Z. posteriore veduta dalla 
faccia esterna: S, spiracoli tracheali; t, appendici del 
9° urite; 0, ovopositore; v, valve del medesimo; 7, propodeo; 


genti e pure rotondati, 
quello mediano relativa- 
mente ben sviluppato; i 
margini laterali dell’epi- 
cranio innanzi agli oc- 
chi sono un po’ meno 
lunghi del diametro lon- 
gitudinale degli occhi- 


2-9, uriti corrispondenti. 


medesimi, diritti e deci- 
samente convergenti all’innanzi; il margine posteriere & ben svilup- 
pato dietro agli occhi, ma non rotondato e mostra due angoli ben di- 
stinti all’altezza degli ocelli pari, fra i quali é un po’ depresso; setole 
brevi e non fitte, come nella figura. — Occhi relativamente grandi 
e molto sporgenti; ocelli disposti a triangolo estremamente ottuso 
come nella figura. — Antenne (fig. XII, 2) collo scapo poco più 
lungo di 1 volta e mezzo la sua larghezza massima; alcune setole 


Ey 


come nella figura; 2° e 3° articolo al solito, come nella figura; 4° circa 
tanto lungo quanto largo e un po’ ristretto alla base; 5° un po 
più largo che lungo, molto ristretto alla base, all’estremo distale 
largo circa 2 volte il 4°; 6° più lungo del 5°, ma meno largo al- 
l'apice; & distintamente più lungo che largo; il 7° e 1°8° sono si- 
mili, 1'8° è un po’ più largo all’apice; sono ambedue all’ incirca 
lunghi come il 6°, ma distalmente più larghi; di questi articoli il 
5° ed il 6° mostrano una sola serie trasversa, più o meno rego- 
lare, di sensilli celoconici allungati; il 7’ e 1° 8° ne hanno due 
serie; le setole piuttosto scarse e non molto lunghe sono distri- 
buite come nella figura; gli articoli 9°, 10° e 11° sono fusi com- 
pletamente insieme in una clava lunga 2 volte e mezzo la sua 
larghezza, provveduta di setole e di sensilli vari come nella figu- 
ra. — Mandibole con denti ben acuti; appendice (1) è provvista di 
4 lamine rilevate; setole come nella fig. XII, 3. — Mascelle del 
1° paio (fig. XII, 4) prive di processi bacilliformi e fornite di una 
coppia di setole al loro estremo distale. — Labbro inferiore 
(fig. XII, 4) con una setola apicale molto lunga. 

TORACE. — Pronoto (fig. XII, 5) come nella figura; setole 
lunghette. — Mesonoto (fig. XII, 5) con scapole più lunghe che 
larghe; ascelle piccole, subtriangolari e con alcune setole; para- 
scutelli più grandi ed allungati; scutello pure un po’ più lungo 
che largo e fornito di poche setoline. — Melanoto (fig. XII, 5) 
al solito; postfragnia sorpassante di molto il margine posteriore 
del propodeo. Parti sterno-pleurali al solito. 

APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali anteriori (fig. XII,6) 
lunghe circa 2 volte la loro massima larghezza; la cellula costale 
è lunga circa 6 volte la sua larghezza; la v. omerale è lunga il 
doppio di quelle marginale e postmarginale; queste ultime sono 
all'incirca egualmente lunghe e tanto quanto la stigmatica che è 
poco obliqua, allargata all’apice in una clava rotondata, priva di 
sporgenza e fornita di 4 sensilli disposti come nella figura. 
Setole ecc. pure come nella figura. — Ali posteriori lunghe poco 
più di 3 volte la loro massima larghezza; setole e il resto come 
nella fig. XII, 6. 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE.—Zampe anteriori (fig. XI, 8): 
Anca lunga circa 2 volte la sua larghezza; femore 2 volte e'/,; 
tarso quasi due volte la tibia, denti compresi; il 1° articolo è un 


(1) Vedi nota 1 a pag. 15. 


po’ più breve della tibia e lungo circa come i tre seguenti presi 
insieme; setole, sensilli ecc. come nella figura. — Zampe medie 
(fig. XII, 9): Trocantere lungo circa quanto V anca; femore lun- 
go 4 volte e !/, la sua lunghezza e poco più di 2 volte il trocan- 
tere; bia poco meno lunga del femore più il trocantere e con 
uno sprone apicale; farso lungo circa quanto la tibia; il 1° articolo 
è lungo un po’ meno dei due seguenti presi insieme; setole ecc. 
come nella figura. — Zampe posteriori (fig. XII, 10): femore lungo 
un po’ meno di 2 volte la sua larghezza e con alcune setole lun- 
ghette; ¢ibia un po’ più breve del femore e con 2 denti apicali 
come nella figura; ¢avso lungo circa 2 volte e '/, la tibia; il 1° ar- 
ticolo è più lungo dei 2 seguenti presi insieme e circa tanto 
quanto la tibia; setole ecc. come nella figura. 

ADDOME. — Propodeo (fig. XII, 5, 1) fortissimamente trasverso; 
largo circa otto volte la sua lunghezza mediana; gli spiracoli tra- 
cheali hanno i peritremi lunghi circa due volte questa lunghezza 
mediana del pezzo; setole ecc. come nella figura. — Gastro (fig. 
XII, 5) più lungo che largo, subdepresso; il margine anteriore del 
3° urotergite è fortemente concavo; il 9° urotergite è, relativa- 
mente, molto bene sviluppato (v. fig. XII, 5, 9); il resto come 
nella figura già citata. — Terebra lunga la metà della lunghezza 
complessiva degli urotergiti 5°-8°, calcolandone solo il tratto li- 
bero oltre l’estremo distale del 9° urotergite; */, della medesima 
lunghezza, computando anche la parte prossimale sottoposta al 
9° urotergite (fig. XII, 5 v e 0). 


Maschio. 


Di colore ocroleuco, col protorace, le tibie anteriori e anche 
il capo slavati di ferrugineo; mandibole, margini anteriori del 
capo e le altre parti rinforzate di color ferrugineo-umbrino; il 
gastro è, come al solito, più chiaro. 

DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pw: 490; largh. : 332,5; 
lungh. pronoto: 367,5; largh. anter.: 262,5; largh. poster.: 367,5; 
lungh. mesonoto: 280; largh.: 445; lungh. metanoto propodeo: 437; 
largh. metanoto: 350; largh. mass. propodeo: 245. 

Capo. — Il capo (fig. XIII, 1) è lungo circa 1 volta e !/, la 
sua larghezza massima, all’innanzi sensibilmente ristretto; espan- 
sione tridentata frontale come nella figura; setole piuttosto rade, 
disposte come le mostra la stessa figura, — Occhi piccoli e situati 


sey ee 


agli estremi limiti anteriori del capo. — Antenne (fig. XIII, 2) di 
5 articoli; la radicola è lunga circa quanto lo scapo; questo è 
largo la metà della sua lunghezza; 2° articolo lungo più della 
metà dello scapo e circa due volte la sua massima larghezza; 3° ar- 
ticolo tagliato obliquamente all’apice, così che il suo lato interno 
è più lungo della sua larghezza e quello esterno circa la metà di 
essa; 4° articolo lungo un 
po’ meno dello scapo e un 
po’ più di due volte la sua 
massima larghezza; non è 
tagliato obliquamente al- 
Vapice ; 5° articolo un po’ 
più lungo del 4°, circa tan- 
to quanto lo scapo, atte- 
nuato e rotondato all’ apice; 
i pochi sensilli sono distri- 
buiti come nella figura. — 
Mandibole al solito (fig. 
XIII, 3); setole piuttosto 
brevi, ma robuste. — Le 
mascelle del 1° paio e il 
labbro inferiore sembra- 
O. striatus-notandus Grnd., maschio: 1. Capo veduto dal 10 completamente atrofiz- 
dorso. 2. Antenna. 3. Mandibola veduta dalla faccia zati; il margine anteriore 
gota, è ferie moto dla ese Tee della (faccia veci det 
veduti dal dorso. 6. Zampa anteriore veduta dalla capo mostra, nel mezzo, 
faccia esterna. 7. Z. media. 8. Z. posteriore. 9. Estremo £ 
distale del gastro a uriti completamente estroflessi: una sporgenza breve e ro- 
h, apodemi prossimali del pene; m, collare membra- tondata (fig. XIII; 4). 
N oe 
corrispondenti. (fig. XIII, 5) circa tanto © 
lungo quanto largo poste- 
riormente, cogli angoli anteriori rotondati; setole distribuite 
come nella figura. —- Mesonoto (fig. XIII, 5) largo un po’ meno 
di 2 volte la sua lunghezza mediana, coi margini ben sporgenti ad 
angolo rotondato; setole scarsissime e minutissime. — Melanoto- 
propodeo (fig. XII, 5) non completamente distinti I’ uno dall’al- 
tro; i lati del metanoto sono poco sviluppati in lunghezza, ro- 
tondati e convergenti all’ indietro. Le parti slerno-pleurali sono 
costruite sul solito tipo. Lo sierno mostra una superficie poco in- 


Fig. XIII. 


cavata. — Il propodeo pr. detto è molto allungato, attenuato e 
rotondato all’apice; sporge fortemente sul gastro (9g basicrip- 
togastri) (fig. XIII, 5). 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. 
XIII, 6): Anca poco più larga che lunga; femore lungo due volte la 
sua larghezza, con setole lunghette; tibia lunga circa la metà del 
femore; larso al solito. — Zampe medie (fig. XIII, 7): Anca lunga 
circa due volte la sua larghezza; trocantere indistinto; femore col 
margine ventrale subdiritto e con quello dorsale fortemente spor- 
gente e rotondato; è lungo circa 1 volta e '/, la sua larghezza; 
tibia lunga come il femore, col margine dorsale e con quello apicale 
provvisti, specialmente il primo, di numerosi dentini brevi, ro- 
busti e subconici; {arso lungo circa quanto la tibia; il 1° articolo 
e lungo quanto i due seguenti considerati insieme o un poco me- 
no; il 5° è più lungo del 1°; gli articoli 1°-4° sono forniti, al loro 
estremo distale, di alcuni dentini minuti, il 5° di setole lunghette; 
per il resto v. figura. — Zampe posteriori (fig. XIII, 8): Anca 
lunga circa 2 volte la sua massima larghezza, con ampia espan- 
sione laminare al suo margine dorsale; femore un po’ più lungo che 
largo, con poche setole; {bia un po’ più breve del femore, con una 
cresta bidentata all'estremo apice della sua faccia esterna e con 
alcuni brevi denti distribuiti in vicinanza di questo estremo della 
medesima faccia; tarso lungo circa come la tibia; il 1° articolo è 
più lungo dei due seguenti presi insieme ed è fornito di nume- 
rosi denti; gli articoli 2-4 ne portano alcuni apicali; il 5° é lungo 
circa quanto il 2°; il resto come nella figura. 

ADDOME. — Per il propodeo si è visto più sopra e a fig. XIII, 5.— 
Il gastro è costruito sul solito tipo; il 3° urotergite presenta una 
depressione mediana a sella; il 9° è più lungo di 1 volta e '/, la 
sua larghezza e conformato similmente a quelli delle altre specie 
(fig. XIII, 9, IX); il 10° urite è molto ridotto, più lungo che largo; 
presenta una ampia zona indurita, come è disegnata nella fig. XIII, 
9, X, ma è privo di cerci. Pene attenuato all'apice, con apodemi 
prossimali non molto sviluppati in lunghezza. (fig. XIII, 9, P) 

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Molte femmine ed una tren: 
tina di maschi raccolti da E. Jacobson, nel gennaio del 1915, nel- 
l’ Orto Botanico di Buitenzorg, Isola di Giava. 

EcoLOGIA. — Vive entro ai frutti del Ficus variegata BI. 

OSSERVAZIONI. — Fra le 99 a terebra non più lunga del ga- 
stro, quella riferibile a questa forma si riconosce per la fusione 


AQ Ea 


reciproca e completa degli articoli 9°, 10° e 11° delle antenne. 
Pel o' vedi quanto si è detto a proposito della specie prece- 
dente. 


C. crassitarsus Mayr. 


Mayr. — Verh. Zool. Bot. Ges. Wien, B. XXXV (1885), p. 161, 163, 171, 
ERE OA th ore ie 

Grandi. — Boll. del Labor. di Zoolog. Gen. ed agr. della R. Scuola Sup. 
di Agr. in Portici, Vol. X (1916), pag. 150, 152. 


Femmina. 


Di color umbrino-fuligineo, colle parti pleuro-sternali del 
torace, quelle sternali del gastro, le zampe e le antenne melleo- 
umbrine; il capo, all’ innanzi, è sfumato in chiaro; occhi atro- 
purpurei; ali ialine, slavate di umbrino in seguito alla fitta pe- 
losità di questo colore; venature umbrine. 

DIMENSIONI. — Lunghezza del capo py.: 402,5; largh. fra il 
margine esterno degli occhi comp.: 437,5; lungh. torace: 420; 
largh. pronoto: 350; largh. mesonoto: 332,5; lungh. propodeo: 105; 
largh.: 315; lungh. gastro: 525; largh.: 402,5; lungh. terebra: 87,5; 
lungh.: ali anter.: 1417,5; largh.: 665; langh. ali poster.: 770; 
largh.: 157,5. 

Capo. — Il capo (fig. XIV, 1) ha la sua lunghezza massima 
(altezza) un po’ inferiore alla larghezza compresa fra il margine 
esterno degli occhi composti; i margini laterali innanzi agli 
occhi sono lunghi circa come il diametro longitudinale degli 
occhi medesimi, preso dal dorso, subdiritti e poco convergenti 
all’innanzi; il margine pesteriore è poco sviluppato dietro agli 
occhi composti; guardando il capo di faccia presenta due angoli 
ben distinti e rotondati fra i quali è diritto; il margine episto- 
male mostra i lobi sublaterali rotondati e discretamente spor- 
genti, quelli submediani acutamente divergenti, quello mediano 
ben sviluppato e relativamente assai largo alla base; setole 
della superficie dorsale del capo piuttosto rare e brevi, quelle 
del margine posteriore e del margine epistomale lunghette e di- 
sposte come nella figura. — Occhi piuttosto piccoli, ma molto spor- 
genti; ocelli piccoli e disposti a triangolo ottuso come nella fi- 
gura. — Antenne (fig. XIV, 2) di 11 articoli, tutti liberi e ben di- 
stinti; lo scapo è piuttosto raccorciato, lungo 1 volta e ‘/, la 


dia AR 
sua larghezza; il 2° ed il 3° articolo sono costruiti come nella 
figura, sul solito tipo; la squama è stretta ed acuta; denti e se- 
tole come nella figura; 4° articolo circa tanto lungo quanto largo 
e un po’ ristretto alla base; il 5° è lungo circa 2 volte il 4° e 


Fig. XIV. 


C. crassitarsus Mayr, femmina: 1. Capo veduto 
di faccia. 2. Antenna. 3. Mandibola, colla sua 
appendice, veduta dalla faccia ventrale. 4. Ma- 
scelle del 1° paio e labbro inferiore. 5. Torace, 
propodeo, 2° urotergite e parte del 3° veduti 
dal dorso; per l interpretazione delle varie 
parti cfr. la fig. VII, 6. 6. Ali del primo e del 
secondo paio; al solito non sono disegnate le 
setole di più che la metà distale di ciascuna 
di esse. 7. 8. e 9. Variabilità della v. stigma« 
tica; disegni riprodotti da varî esemplari. 
10. Zampa anteriore veduta dalla faccia esterna. 
11. Z. media. 12. Z. posteriore veduta dalla 
faccia interna. 


largo, all’apice, circa 1 volta e 
‘/.3 è un po’ più lungo che largo; 
il 6° è lungo circa 1 volta e */, 
il 5°, ma, all’apice, circa egual- 
mente largo; è lungo quasi due 
volte la sua larghezza massima; 
gli ‘articoli 7°, :8°, 9 e 10° sono 
simili fra loro; il 7° tende ad es- 
sere un po’ più lungo, il 10° un 
po’ più breve; sono circa, tanto 
lunghi quanto il 6°, ma più lar- 
ghi; 111° è un po’ più breve del 
10°, lungo un po’ meno di 2 vol- 
te la sua massima larghezza, 
attenuato ai 2 estremi; l’articolo 
5° porta una serie trasversa di 
sensilli celoconici allungati; gli 
articoli 6-11 due serie più o me- 
no complete e regolari; l’ultimo 
non mostra altri sensilli speciali; 
setole lunghette come nella figu- 
ra. — Mandibole (fig. XIV, 3) del- 
la solita forma, con denti apicali 
brevi, con appendice pure assai 
breve, provvista di 4 laminette 
rilevate, trasverse, assai ristret- 
te. — Mascelle del 1° paio (fig. 
XIV, 4) con processi bacilliformi 


sporgenti a metà circa della loro lunghezza e lunghi circa quanto 
la metà del pezzo mascellare; sono forniti, all’apice, di 2 setole 
delle quali la più lunga supera di poco la metà del processo 
medesimo, l’altra è un po’ più breve; l’estremo anteriore del 
pezzo mascellare porta un’altra setola lunghetta. — Labbro infe- 
riore (fig. XIV, 4) con una setola apicale non molto lunga. 
TORACE. — Il pronoto (tig. XIV, 5) ha i margini laterali ben 
divergenti all’ indietro ed angoli posteriori sporgenti e piuttosto 


A econ 


acuti; setole lunghette come nella figura (1). — Il mesonoto (fig. XIV, 
5) presenta le scapole tanto lunghe quanto larghe e fornite, come 
lo scuto sui lati, di alcune setoline; lo scutello circa tanto lungo 
quanto largo; le ascelie subtriangolari, provviste insieme allo scu- 
tello di alcune setoline disposte come nella figura; i parascutelli 
glabri; il postfragma sorpassa di poco il margine posteriore del 
propodeo.—Metanoto (fig. XIV, 5) al solito, con 2 coppie di setole 
relativamente lunghette in posizioni submediane. 

APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali anteriori (fig. XIV, 
6, 7,8 e 9) lunghe circa 2 volte o poco più la loro massima lar- 
ghezza; il margine costale è un po’ concavo in corrispon- 
denza della cellula costale; questa è lunga 12-13 volte la sua 
larghezza e fittamente setolosa; la v. marginale è più breve di 
quella postmarginale e un po’ più breve anche della stigmatica; 
quest’ultima è poco obliqua ed a metà lunghezza un po’ piegata; 
termina con una clava che si prolunga in una sporgenza alle 
volte molto sviluppata, alle volte meno, alle volte breve; i sensilli, 
in numero di 3 o 4, sono disposti trasversalmente in linea diritta; 
qualche volta alcuni di essi si trovano al di fuori della sporgenza 
distale. Setole molto fitte come nella figura. — Ali posteriori 
(fig. XIV, 6) lunghe circa cinque volte la loro massima larghezza; 
setole ecc. come nella figura citata. 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. XIV, 
10): Anca lunga due volte e !/, la sua larghezza; femore quasi 
tre volte; tibia provvista al suo apice della solita espansione 
4-dentata, con 2 denti grandi e 2 piccoli alternati; Zarso lungo 
circa quanto il femore: il 1° articolo .è un po’ più breve della 
tibia e lungo circa quanto i due che lo seguono; il 5° è più breve 
del 2° più il 3°; il resto come nella figura. — Zampe medie 
(fig. XIV, 11): Femore quasi per nulla ingrossato nel mezzo; 
tibia inerme: tarso un po’ più lungo della tibia; il 1° articolo è 
lungo circa quanto i due seguenti considerati insieme; il 5° poco 
più lungo del 2°; per il resto vedi figura. — Zampe posteriori 
(fig. XIV, 12): Anca lunga un po’ meno di due volte la sua lar- 
ghezza; femore circa due volte, all’apice molto attenuato; tibia con 
2 denti all’ apice della faccia esterna; /arso lungo poco più di 


(1) Nella figura XIV, 5 il pronoto è disegnato molto di scorcio, inclinato 
dorso-ventralmente. 


due volte la tibia; il 1° articolo è un po’ meno lungo della tibia e 
dei 3 che lo seguono considerati insieme; il 5° è lungo circa 
come il 2°; setole e il resto come nella figura. 


ADDOME. — Propodeo (fig. XIV, 5) largo circa 5 volte e '/, 
la sua lunghezza mediana; setole e peritremi degli spiracoli tra- 
cheali, piuttosto brevi, come nella figura. — Gastro al solito. — 


Terebra appena sporgente dall’apice del gastro. 
Maschio. 


Capo, torace, propodeo e zampe di color ocraceo-ferrugineo, 
con linee marginali più oscure; margine anteriore del capo e 
mandibole fulvo-ferruginee ; gastro generalmente più chiaro: 
ocraceo, ocroleuco o anche cremeo ocroleuco. 

DIMENSIONI: Lungh. del capo pu: 438; largh.: 315; lungh. 
pronoto: 350; largh. ant.: 227,5; largh. post.: 280; lungh. ineso- 
noto: 227,5; largh.: 402,5; lungh. metanoto-propodeo: 262,5; largh. 
metanoto: 367,5; largh. propodeo: 210. 

Capo. — Il capo (fig. XV, 1) è lungo un po’ meno di una volta 
e '/, la sua massima larghezza, all’innanzi attenuato; l'espansione 
tridentata mediana della fronte, presso il margine anteriore, porta 
due setole lunghette ed è molto allungata (circa tre volte la sua 
larghezza distale) e assai assottigliata posteriormente in causa di 
una speciale conformazione dell’ epicranio; mancano infatti le pa- 
reti dorsali delle saccocce frontali entro le quali si contengono 
le antenne, le quali vengano a trovarsi così in due solchi a 
doccia (lunghi poco meno della metà del capo), inserite un po’ 
più avanti della metà della parete esterna di essi ed hanno 
la possibilità di fuoriuscire da un punto qualsiasi del solco mede- 
simo; ne resta in tak modo individualizzata e limitata I’ espansione 
mediana, conformata come si è già descritta. — Gli occhi, medio- 
cremente sviluppati, si trovano localizzati circa a °/, dal margine 
posteriore; la superficie dell’epicranio porta poche setole brevi, 
sparse come nella figura: — Antenne (fig. XV, 1 e 2) costituite di 5 
articoli; la radicola è meno lunga dello scapo; questo è lungo un 
po’ più di 1 volta e !/, la sua massima larghezza, appare breve 
e tozzo assai; il 2° è un po’ più breve dello scapo e distinta- 
mente meno largo; è lungo un po’ meno di 2 volte la sua mas- 
sima larghezza; 3° articolo più largo che lungo e, all’ apice, un 


ay Ve 


po’ pitt largo del 2°; 4° largo circa come il 3° e lungo come il 2°, 
non ristretto alla base; il 5° è il più lungo di tutti, alla base è 
largo come il 4°, all’ apice è attenuato, appare un po’ più lungo 
dello scapo; setole e sensilli come nella figura. — Mandibole 
(fig. XV, 3) del solito tipo; i due denti, alla loro base, differenziano 
un’espansione an- 
golare dentiforme 
ben distinta; setole 
come nella figura.- 
Mascelle del 1° paio 
(fig. XV, 4) fornite, 
ciascuna, di una 
sola setola lunghet- 
ta. — Labbro infe- 
riore (fig. XV, 4) 
rudimentale, ridot- 
to ad un bitorzolo 
mediocre, ristretto 
alla base: sembra 
privo di setole. 
Torace. — Il 
pronoto (fig. XV, 5 
e 6) è più lungo nel 
mezzo che non lar- 
go posteriormente 
e provvisto di un 
esiguo numero di 
setole minute. Pro- 


Fig. XV. 


C. erassitarsus Mayr, maschio: 1. Capo, veduto dal dorso; la 
metà distale dell’ ultimo articolo delle antenne non è disegnata. 
2. Antenna. 3. Mandibola veduta dalla sua faccia ventrale. 4. Ma- 
scelle del 1° paio e labbro inferiore rudimentale. 5. Torace e 
propodeo veduti ventralmente. 6. Gli stessi veduti dal dorso. 
7. Zampa anteriore veduta dalla faccia esterna. 8. Z. media. 
9. Z. posteriore veduta dalla faccia interna. 10. Estremo distale 


del gastro e pene: C, cerci; LZ, episterni protoracici; /, processi 

del 10° urite; A, apodemi prossimali del pene; m, collare mem- 

branoso intersegmentale; p, pene; S, prosterno ; S’, mesosterno; 
5’, metasterno; X, decimo urite. 


sterno (fig. XV, 5, 
S) simile a quello 
delle altre specie; 


gli episterni come 
nella fig. XV, 5, E. — Mesonoto (fig. XV, 6) distintamente più 
largo che lungo, più largo, ma non molto, della parte posteriore 
del pronoto; coi margini laterali convessi, divergenti all’ indietro 
e sporgenti in angoli distinti; setole come nella figura. Mesosterno 
trasverso, subtrapezoidale, come nella fig. XV, 5, S’. — Metanoto- 
propodeo (fig. XV, 5 e 6) non completamente distinti l’uno dall’ al- 
tro: il metanoto appare poco meno largo del mesonoto, coi mar- 


era hy A= 


gini laterali convessi e convergenti posteriormente; parte ster- 
nale trasversa, subtrapezoidale, colla superficie ventrale debol- 
mente concava (fig. XV, 5, 8S”). — Propodeo prop. detto (fig. XV, 5 
e 6) coi margini laterali diritti e convergenti all'indietro; gli an- 
goli posteriori sono ben distinti ed il margine dell’estremo distale 
diritto; il propodeo non è per nulla sporgente sul gastro (go /u- 
nerogastri); setole e il resto come nella figura. 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE.— Zampe anteriori (fig. XV,T): 
Femore lungo un po’ più di 2 volte la sua larghezza; tibia lunga 
circa la metà del femore; /a7so poco più breve della tibia; setole, 
denti ecc. come nella figura. — Zumpe medie (fig. XV, 8): Anca 
lunga nemmeno due volte la sua massima larghezza; trocantere 
perfettamente distinto, lungo circa due volte la sua massima lar- 
ghezza; femore lungo un po’ più di due volte la sua larghezza 
(altezza), appena attenuato ai due estremi, coi margini debolmente 
convessi; è fornito di un numero estremamente scarso di setole; 
tibia distintamente più lunga del femore, provvista di varie setole 
lunghette e di alcuni (1 o 2) brevissimi denti apicali; {arso più breve 
della tibia; il 1° articolo è lungo circa come i due seguenti conside- 
rati insieme; il 5° è più lungo del 1° più il 2° presi insieme; tutti gli 
articoli del tarso sono forniti di setole lunghe e completamente privi 
di denti. — Zampe posteriori (fig. XV, 9). Diversamente conformate 
da quelle delle altre specie: L’anca è compressa, lunga 2 volte la 
sua massima larghezza, attenuata all'apice, colla sua faccia esterna 
che si prolunga oltre il margine dorsale in una espansione la- 
minare, gradualmente meno sporgente verso l’estremo distale del- 
l’anca medesima; tale faccia esterna è subglabra, quella interna 
invece è ricca di setole fitte, lunghette e diritte. Trocantere 
abbastanza ben distinto, più lungo che largo. Femore compresso, 
lungo circa una volta e mezza la sua massima larghezza, verso 
l'apice un po’ attenuato, col margine dorsale convesso e spor- 
gente all’indietro e fornito di un'espansione laminare; la sua fac- 
cia esterna è subglabra, quella interna è fittamente ricoperta di 
setole lunghette. 7ibia poco compressa, un po’ ristretta alla base, 
poco più breve del femore, armata, all’estremo apice del margine 
ventrale, di un dentino acuto e all’estremo distale della faccia 
esterna di altri due ancora più piccoli; la faccia interna della 
tibia, il margine dorsale ed un piccolo tratto della faccia esterna 
presso lo stesso margine, sono rivestiti di numerosissime setole 


CIALIS 


lunghette. Tarso lungo quasi il doppio della tibia; i primi quat- 
tro articoli sono circa ugualmente larghi, più larghi della lar- 
ghezza massima della tibia, compressi ; il 1° è più lungo del 2°; 
questo è più lungo del 3°; il 4° è circa tanto lungo quanto il pre- 
cedente; il 5° è lungo come il 2° e meno largo degli altri quat- 
tro; il 1° è un po’ più lungo che largo e ristretto alla base; il 2° 
o circa tanto lungo quante largo; 3° e 4° sono più larghi che lun- 
ghi; il 5° e un po’ più lungo che largo. Tutti cinque si mostrano 
completamente rivestiti di setole fittissime, lunghe, subdiritte che 
danno loro un aspetto ispido. Pretarso con unghie robuste, lar- 
ghe alla base, falcate e con empodio poco voluminoso; rispetto 
alla mole non ordinaria degli articoli, le unghie appaiono piut- 
tosto deboli. 

ADDOME. — Per il propodeo si è visto a pag. 45, fig. XV, 
5 e 6. Il 2° urotergite è trasverso, abbastanza sviluppato e visi- 
bile quasi completamente oltre il limite posteriore del propodeo; 
il 3° urotergite è normalmente e regolarmente convesso in senso 
trasverso, senza traccia alcuna di concavità, depressioni o fosse 
qualsiansi. Il resto del gastro è costruito sul solito tipo già de- 
scritto per le altre specie. Il 10° urite presenta, al suo estremo 
distale, due processi dorso-laterali, tozzi, rotondati (fig. XV, 10, f) 
e porta 2 cerci subtriangolari, quasi a contatto lungo la linea 
mediana e forniti ciascuno di 2 denti ricurvi (fig. XV, 10, c). — 
Pene (fig. XV, 10, p) dilatato al suo apice; con apodemi prossimali 
non molto lunghi. 

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. Una ventina di femmine ed al- 
trettanti maschi raccolti nel Febbraio del 1915 dal Dr. J. Boldingh 
nell’Orto Botanico di Tjibodas, Isola di Giava e comunicatimi da 
E. Jacobson. I tipi di Mayr provenivano da Solkawama (Bandong), 
medesima isola. 


ECOLOGIA. — Questa specie vive entro ai frutti del Ficus 
ribes Reinw. 
OSSERVAZIONI. -- La 9 è riconoscibile per la sua piccola 


mole, per la terebra appena sporgente dall’ estremo distale del 
gastro e per la forma dei lobi submediani del margine epistomale; 
il 5 per le saccocce frontali delle antenne che appaiano come 
solchi e per la singolare conformazione dei tarsi delle zampe 
posteriori. 


UT 


Eupristina emeryi Grandi. 
Boll. del Laborat. di Zoolog. generale ed agr. della R. Scuola Sup. di Agric. 

di Portiei, Vol. XI (1917), pag. 217-218. 

Femmina. 

La meta posteriore dorsale del capo, il pronoto, mesonoto e 
propodeo, gli urotergiti, la meta distale del dorso dei femori an- 
teriori e posteriori, gran parte delle tibie medie e le valve dell’o- 
vopositore di color nero-castagno; gli articoli 4-11 delle antenne 
‘sono fuliginei; il resto è 
di color fulvo-ferrugi- 
neo; ali ialine con ve- 
natura appena soffusa di 
umbrino. 

DIMENSIONI. — Lun- 
gh. del capo: 490; largh. 
fra il margine esterno 
degli occhi composti:455; 
lungh. torace: 612,5; lar- 
gh. pronoto: 490; largh. 
mesonoto: 472,5; lungh. 
propodeo: 105; largh. pro- 
podeo: 490;lungh. gastro: 
752,5; lunghezza terebra: 


Fig. XVI. 
Eupristina emeryi Grnd., femmina: 1. 
faccia. 2. Lo stesso veduto posteriormente, colle mascelle 


Capo veduto di 


del 1° paio e il labbro inferiore. 3. Parti sterno-pleurali 
del mesotorace, 4. V. omerale dell’ ala anteriore forte- 


mente ingrandita. 5. Zampa anteriore veduta dalla faccia 

esterna: A, parti anteriori laterali del mesosterno; 5, parti 

medie sublaterali del medesimo; E, regioni episternali 

mesotoraciche; E”, regioni epimerali mesotoraciche; 0, foro 
occipitale; 7, toruli delle antenne. 


1365;lungh. aliant.: 1505; 
largh.: 682,5; lungh. ali 
post.: 875; largh.: 297,5. 

Capo. — Il capo (fig. 


XVI, 1e 2)è un po’ più 
lungo (alto) che largo fra il margine esterno degli occhi composti; 
il margine epistomale ha i lobi sublaterali appena sporgenti e ro- 
tondati, quelli submediani ben sporgenti, angolosi e assai avvi- 
cinati l’uno all’altro; il lobo mediano è brevissimo, piuttosto dor- 
sale e poco o nulla sporgente fra i due submediani; setole come 
nella figura. --I margini laterali del capo innanzi agli occhi sono 
distintamente più lunghi del diametro longitudinale degli occhi 
medesimi preso dal dorso, ben convergenti e appena convessi. 

Il margine posteriore è ben sporgente dietro agli occhi e ro- 
tondato; gli occhi sono relativamente piccoli e poco sporgenti; 
ocelli disposti a triangolo ottuso; setole minutissime e rade, di- 


Ay 


stribuite come nella figura. — Antenne (fig. XVII, 1) collo scapo 
lungo un po’ meno di due volte la sua larghezza; 2° e 3° arti- 
colo sul solito tipo; il 3° mostra maggiormente distinta che non 
in £. grassii Grnd., la divisione secondaria; setole come nella fi- 
gura; 4° articolo un po’ più lungo che largo; 5° circa tanto lungo 
quanto largo, più lungo e molto più largo del 4°; è provvisto di 
una serie trasversa di sensilli celoconici allungati che lo occupano 
quasi completamente in lunghezza, di qualche altro sensillo a ba- 
stoncello e di alcune setole lunghe; il 6° è un po’ più lungo che 
largo, lungo circa come il quinto, ma meno largo; porta gli stessi 
sensilli e alcune setole di cui una lunghissima; il 7° è più lungo 
che largo e molto più grande del 6°; è provvisto della solita serie 
trasversa distale di grandi sensilli allungati, acutamente sporgenti 
e di un altra serie incompleta prossimale; è pure fornito di qual- 
che setola piuttosto breve; 1° 8°, il 9° e il 10° sono simili fra loro, 
più larghi che lunghi, all’ apice poco più larghi del 7°; sensilli in 
serie distale e sporgente come nella figura; 1’ 11° è un po’ più lungo 
che largo e distintamente meno largo del precedente; è attenuato 
all’apice e fornito, al solito, di sensilli ovato-allungati di quelli a ba- 
stoncello e di una fossa rotonda (?) olfattiva. — Mandibole (fig. XVII, 
2) più lunghe che larghe alla base; tanto il dente apicale quanto 
quelli subapicali sono poco sviluppati; la faccia ventrale é percorsa 
da 6 rilievi a costa; I’ appendice è più iunga del corpo della 
mandibola e fornita di 9 lamine trasverse e di sole 4 sporgenze 
dentiformi, più grandi però di-quelle di grassii Grand. e occu- 
panti circa la metà della lunghezza del margine interno dell’ ap- 
pendice; setole come nella figura; anche in questa specie l’appen- 
dice è piuttosto indipendente dal corpo della mandibola, — Mascelle 
del 1° paio e labbro inferiore simili a quelle delle altre specie 
e conformati come nella figura XVI, 2. 

TORACE. — Pronoto (fig. XVII, 3) subtrapezoidale, con an- 
goli rotondati e setole minutissime. — Mesonoto (fig, XVII, 3) con 
scapole un po’ più lunghe che larghe e fornite di poche seto- 
line; scuto pure con poche setole; scutello un po’ più largo che 
lungo e con alcune setole brevissime; ascelle subtriangolari al- 
lungate, provviste di varie setoline; parascutelli glabri, stretti 
ed allungati. — Metanoto (fig. XVII, 3) al solito. Parti sterno-pleu- 
rali come si sono descritte nel genere; cfr. anche la fig. XVI, 3. 

APPENDICI DORSALI DEL TORACE. — Ali anteriori (fig. XVI, 
4 e XVII, 4) più lunghe di due volte la loro massima larghezza; 


ere 


la v. omerale é lunga un po’ meno di '/, della lunghezza totale 
dell’ala, si presenta meno ricurva di quella di £. grassii Grnd. 
e termina similmente dilatata e provvista al suo apice di 3 sen- 
silli, disposti a triangolo e di una brevissima setolina (fig. XVI, 
4); l'apertura della cellula costale è maggiore che non in quella 
specie; non vi è traccia alcuna della marginale; setole della cu- 
ticola alare anche più rade che non in grassi; frangia brevis- 
sima. — Ali posteriori (fig. XVII, 4) lunghe circa tre volte la 
loro massima larghezza; venatura appena accennata; il resto come 
nella figura. 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: Anca 
lunga un po’ più di due volte la sua larghezza prossimale; femore 
circa due volte; /ibia un po’ più 
breve della metà del femore, 
con cresta 5-dentata; /arso lun- 
go circa 1 volta e !/, la tibia, 
il 1° articolo è lungo circa quan- 
to i due seguenti presi insieme; 
il 5° quanto il 2° più il 3°; setole 
e il resto come nella fig. XVI, 
5.-- Zampe medie: Anca larga 
meno di due volte la sua lun- 
ghezza; trocantere ben distinto, 
più lungo dell'anca; all’ estremo 
distale del suo margine ventrale 
si spinge all’innanzi e in basso in 
una sorta di gobba acutamente 
rotondata, ben visibile e diffe- 
renzia inoltre un articolo secon- 


Fig. XVII. 


E. emeryi Grnd., femmina: 1. Antenna. z. Man- 
dibola, colla sua appendice, veduta dalla faccia 
ventrale. 3. Torace e propodeo veduti dal dorso 
(per l’ interpretazione delle varie parti cfr. la 
fig. VII, 6). 4. Ali del primo e del secondo paio. 
5. Parte del 7° e 8° urotergite: S, spiracoli tra- 


cheali; 7 e 8, urotergiti corrispondenti. 


dario che, veduto di profilo, ap- 
pare triangolare; femore lungo 
quasi 4 volte la sua massima lar- 
ghezza, ristretto alla base e atte- 
nuato anche all’apice; bia. di- 
stintamente più lunga del femore 
e con uno sprone semplice all’e- 


. stremo apice ventrale; Zarso tanto lungo quanto la tibia; il 1° arti - 
colo eguaglia in lunghezza i due seguenti considerati insieme; il 
5° è lungo circa come il 2°. Setole, ecc come nella fig. XVI, 6. — 
Zampe posteriori: Anca lunga un po’ più di 1 volta e ‘/, la sua 


XII— Bollett. di Zoologia Gen, e Agr. d 


Rpm 


larghezza; femore poco meno di due volte; Zibia con due vistosi 
denti apicali; Zarso più lungo di due volte la tibia; il 1° articolo 
è lungo circa quanto i tre che lo seguono considerati insieme; 
il 2° ed il 5° sono subsimili; il 4° è un po’ più. piccolo; il 5° è 
lungo circa come il 2°. Gli articoli 1°-4° sono compressi, larghi, 
robusti e, veduti di profilo, presentano il loro margine distale 
incavato, così che essi appaiono al dorso ed al ventre sporgenti 
in due angoli rotondati; setole, ecc. come nella fig. XVI, 7. 

ADDOME. — Propodeo (fig. XVII, 3) largo più di quattro 
volte la sua lunghezza mediana; spiracoli tracheali e setole 
come nella figura.—- Gastro della solita forma. La ferebra è lunga 
un po’ meno di due volte la lunghezza del gastro. 


Maschio. 


Di color ocraceo-ferrugineo, colle parti rinforzate del tegu- 
mento umbrino-castane. Gastro biancastro sudicio, con parte dei 
tergiti e degli sterniti dello stesso colore del torace. 

DIMENSIONI. — Lungh. del capo py: 350; largh. mass: 367,5; 
lungh: pronoto: 525; largh. anter.: 472,5; largh. poster.: 525; lungh. 
mesonoto: 280; largh.: 472,5; lungh. propodeo: 245; largh. 245. 

Capo. — Il capo è simile a quello di £. grassii Grnd., è 
circa tanto lungo quanto largo e l’intaccatura mediana frontale 
si mostra ad angolo più acuto; le sporgenze laterali anteriori 
sono più spinte all’innanzi; setole poche e minutissime, distri 
buite come nella fig. XVIII, 1. — Antenne collo scapo lungo un 
po’ meno di due volte la sua larghezza; il 2° articolo è un po’ più 
lungo che largo e fortemente ristretto alla base; il 3° è in forma 
di anello, largo circa 2 volte la sua massima lunghezza; il 4° è- 
un po’ più lungo dello scapo e porta varie setole e vari sensilli 
distribuiti, insieme a quelli degli altri articoli, come nella figura 


XVII, 2. — Mandibole un po’ più lunghe che larghe, della so- 
lita forma; vedi fig. XVIII, 3. 
TORACE. — Pronoto (fig. XVIII, 5) tanto lungo quanto largo 


e molto simile a quello di £. grassii Grnd. —Mesonoto (fig. XVIII,5) 
trasverso, largo circa 1 volta e ‘/, la sua lunghezza; i suoi mar- 
gini laterali sono più lunghi di quelli della specie già citata è . 
meno fortemente convergenti all’indietro. — Melanoto nullo; parti 
sterno-pleurali come si sono descritte nel genere e come le 
mostra la fig. XVIII, 9. — Propodeo (fig. XVIII, 5) pressochè 


LAZIO 


completamente fuso col mesonoto, molto più stretto di quello di 
grassti, più lungo che largo e rotondato al suo estremo anteriore; 
gli spiracoli tracheali, anzichè sboccare presso la sua base come 
in grassit, sboccano invece nella metà distale delle bandette ri- 
piegate del pezzo. Se- 
tole minutissime e ra- 
de, come nella figura. 

APPENDICI VEN- 
TRALI DEL TORACE. — 
Zampe anteriori. Mol- 
to simili a quelle di £. 
grassit; per i dettagli 
v. fig. XVII, 6. — 
Zampe medie: Anca 
più larga che lunga; - 
trocantere nullo; fe- 
more circa tanto lun- 
go quanto largo e col 
suo margine dorsale 
sporgente indietro a 


Fig. XVIII. 


E. emeryi Grnd., maschio: 1. Capo veduto dal dorso. 2. Antenna. Em 
3. Mandibola veduta dalla faccia ventrale. 4. Margine ante- gobba angolosa; tibia 
riore della faccia ventrale del cranio, nel suo tratto medio. lunga circa quanto il 
5. Torace e propodeo veduti dal dorso. 6. Zampa anteriore vi 
veduta dalla faccia esterna. 7. Z. media. 8. Z. posteriore ve- femore 0 poco meno e 
duta dalla faccia esterna. 9. Parti sterno-pleurali del torace: provvista di vari den- 
C, anche del secondo paio di zampe; E, episterni protoracici; 2 x 

S, prosterno ; S’, mesosterno; S”, metasterno. ti relativamente robu- 


sti, distribuiti presso 
il suo apice come nella figura; porta anche varie setole; tarso 
lungo un po’ più di 1 volta e '/, la tibia; il 1° articolo è lungo 
come i due che lo seguono o un po’ meno; 2°, 3° e 4° subsimili; 
il 5° è lungo circa quanto il 2° più il 3° presi insieme o un po’ 
meno; i primi 4 articoli, al solito, portano denti all’ estremo di- 
stale. Per le setole e il resto v. fig. XVIII, 7. — Zampe poste- 
riori: Anca più larga che lunga; femore lungo un po’ meno di 
due volte la sua larghezza; tibia (denti compresi) lunga un po’ 
più della metà del femore; è armata di una cresta bidentata al- 
l’estremo distale della sua faccia esterna, di alcuni denti brevi e 
subconici e di varie setole; Zarso più lungo della tibia; il 1° è 
lungo circa quanto i 2 che lo seguono; il 5° tanto quanto il 1°; i 
primi quattro, al solito, dentati all’apice; setole, ecc. come nella 
figura XVIII, 8. 


ADDOME. -- Per il propodeo si è visto a pag. 50, fig. XVIII, A. 
Il gastro non si è potuto esaminare. 
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Venticinque femmine e sei 


maschi raccolti nel Gennaio del 1915 da E. Jacobson, nell’ Orto 
Botanico di Buitenzorg, Isola di Giava. 
EcoLOGIA — Sconosciuta la specie di fico ospitatrice. 


E. koningsbergeri Grandi. 


Boll. del Labor. di Zool. generale ed agr. della R. Scuola Sup. di Agr. di 
Portici, Vol.. XI (1917), pag. 217, 218. 


Femmina. 


Parte posteriore del capo, torace al dorso, propodeo, uroter- 
giti, la metà prossimale della faccia ventrale del gastro, il dorso 
dei femori e in parte anche delle tibie e le valve dell’ ovoposi- 
tore di color nero castagno; il resto melleo-ocraceo. Le antenne 
hanno gli articolì 4-11 fuliginei. i 

DIMENSIONI. — Lunghezza del capo py: 280; larg. tra il mar- 
gine esterno degli occhi comp.: 350; lungh. torace: 437,5; largh. 
pronoto: 385; largh. mesonoto: 367,5; lungh. propodeo: 52,5; 
largh.: 332,5; lungh. gastro: 612,5; lungh. terebra: 787,5. 

Capo. Il capo (fig. XIX, 1) è distintamente più largo fra il 
margine esterno degli occhi composti che lungo; il margine epi- 
stomale presenta due lobi sublaterali appena accennati, due sub- 
mediani poco sporgenti ed uno mediano relativamente grande 
e dorsale; setole come nella figura. I margini laterali del capo, 
innanzi agli occhi, sono un po’ più lunghi della metà del mas- 
simo diametro degli occhi medesimi, debolmente convessi e con: 
vergenti all’innanzi; il margine posteriore è poco sviluppato dietro 
agli occhi; dopo di essi è rotondato, di poi appare quasi diritto; 
setole relativamente lunghette e non molto scarse. Il capo di 
questa specie appare raccorciato e meno depresso di quello delle 


altre forme. — Occhi, in rapporto alla mole del capo, relativamente 
grandi e discretamente sporgenti; ocelli disposti a triangolo 
molto ottuso. — Antenne (fig. XIX, 2) collo scapo lungo un po’ 


meno di 2 volte la sua massima larghezza; il 2° articolo è della 
solita forma; il 3° mostra ben distinte le 2 parti secondarie 
nelle quali è diviso; la squama bratteiforme è molto lunga, gra- 
dualmente assottigliata verso l’apice e subdiritta; sorpassa, col 
suo estremo distale, la metà del 5° articolo; il 4° articolo è un 


— 55 — 


po’ più lungo che largo; il 5° é appena un po’ più lungo che 
îargo e circa una volta e ‘/, il quarto, porta alcuni sensilli celo- 
conici allungati e non sporgenti distalmente, uno a bastoncello 
e qualche lunga setola; gli articoli 6°, 7°, 8°, 9° e 10° sono sub- 
simili fra loro, molto più grandi del 5° e più larghi che lunghi; 
aumentano un po’ in larghezza verso l’estremo distale dell’an- 
tenna, sono provvisti della so- 
lita serie trasversa, distale, 
sporgente di grandi sensilli al- 
lungati e di un numero scar- 
sissimo di setole; 1’11° è un po’ 
più lungo che largo, attenuato 
all’ apice, provvisto di sen- 
silli ovato-allungati, di quelli 
a bastoncello e di alcune se- 
tole. — Mandibole (fig. XIX, 
3) più lunghe che larghe; il 
dente apicale ed uno dei sub- 
apicali sono acuti e sporgenti; 
la faccia ventrale è fornita di 
7 rilievi a costa più o meno 
completi; l’ appendice è poco 
più lunga del corpo della man- 
dibola, molto stretta ed è 
provvista di 8 lamine trasver- 


E. koningsbergeri Grnd., femmina: 1. Capo veduto 
di faccia. 2. Antenna. 3. Mandibola, colla sua 
appendice, veduta dalla faccia ventrale. 4. Torace, 


propodeo e 2° urotergite; per Il’ interpretazione 
delle varie parti cfr. la fig. VII, 6. 5..Zampa an- 
teriore veduta dalla faccia esterna. 6. Anca della 
z. anteriore maggiormente ingrandita. 7. Tarso 
anteriore, nel quale il 2° ed il 3° articolo sono 
completamente fusi insieme; rimane come unica 
traccia la doppia serie trasversa di setole. 8. Z. 
media. 9. Z. posteriore. 10. Estremo distale del 
tarso e pretarso posteriore per mostrare la confor- 
mazione delle unghie. 


se, fuse colle sporgenze denti- 
formi del margine interno del- 
l’ appendice medesima; altre 
2 sporgenze dentiformi si tro- 
vano all’ estremo prossimale 
del pezzo; setole come nella 
figura. Queste mandibole sono 


ben distinte da quelle di tutte 
le altre specie del genere. — Mascelle del 1° paio e labbro infe- 
riore sul solito tipo. 

TORACE. — Pronoto (fig. XIX, 4) subtrapezoidale, coi mar- 
gini laterali, veduti dal dorso, debolmente convessi; è fornito di 
un certo numero di setoline. — Mesonoto (fig. XIX, 4) colle sca- 
pole circa tanto lunghe quanto larghe, provviste, insieme collo 
scuto, di varie setole brevi, impiantate in fossette rotonde; scu- 


tello più largo che lungo; ascelle subtriangolari e relativamente 
ampie, ambodue forniti di poche setoline; parascutelli allungati, 
glabri, poco più piccoli delle ascelle. — Metanoto (fig. XIX, 4) al 
solito; parti sterno-pleurali sul solito tipo; il postfragima (fig. XIX, 4) 
sorpassa distintamente per un buon tratto il margine posteriore 
del propodeo. 


APPENDICI DORSALI DEL TORACE. -— In tutti gli esemplari esa- 
minati mancano tanto le ali anteriori quanto quelle posteriori. 
APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori (fig. 


XIX, 5, 6 e 7): Anca lunga due volte la sua larghezza massima; 
lungo il suo margine ventrale provvista di una specie di espan- 
sione laminare fornita di una serie di setole lunghette; femore 
lungo poco più di due volte la sua massima larghezza; tibia con 
cresta tridentata distale; ¢arso più lungo della tibia: il 1° articolo 
è più lungo dei due seguenti presi insieme, il 5° è lungo circa 
come il 2° più il 3% qualche. volta (fig. XIX, 7) il 2° articolo è 
fuso col 3° (si riconosce la fusione dal numero delle setole che è 
doppio nell’ articolo resultante) e allora il 1° è lungo quanto il 
2°, 3° e 4° ed il 5° come il 1°. Setole come nella figura. — Zampe 
medie (fig. XIX, 8): Anca larga un po’ meno di due volte la sua 
lunghezza; trocantere ben distinto, integro, lungo una volta '/, la 
sua massima larghezza; femore poco attenuato ai due estremi e 
lungo poco più di tre volte la sua larghezza massima; tibia al 
solito; farso lungo circa tanto quanto la tibia: il 1° articolo è 
lungo circa quanto i due seguenti presi insieme; il 5° come il 
2°; setole come nella figura. — Zampe posteriori (fig. XIX, 9 e 10): 
Anca lunga meno di due volte la sua larghezza massima; trocantere 
più lungo che largo; femore pure meno di due volte; fibia con 
due denti apicali bipuntuti; Zarso lungo neppur due volte la tibia, 
con articoli compressi, ma poco allargati; il 1° è lungo circa come 
i tre che lo seguono considerati insieme, il 5° circa come il 2°; se- 
tole come nella figura; 97‘e/47:s0 con unghie irregolarmente dilatate 
e deformate all’apice (fig. XIX, 10); tale conformazione è costante 
in tutti gli esemplari esaminati. 

ADDOME. — Propodeo (fig. XIX, 4) fortissimamente trasverso, 
largo più di sette volte la sua lunghezza media; setole e spiracoli 
tracheali come nella figura. — Gastro al solito. — Terebra lunga 1 
volta e '/, il gastro. 


IE 


Maschio. 


Del solito colore. 

DIMENSIONI. — Lunghezza del capo pp: 297,5; largh. mass.:297,5; 
lungh. pronoto: 472,5; larg. ant.: 402,5; largh. poster.: 455; lung. me- 
sonoto: 217,5; largh.: 437,5; lungh. propodeo: 157,5; largh.: 280. 

Capo. — Il capo (fig. XX, 1) è simile a quello delle altre specie 
descritte e circa tanto lungo quanto largo; i suoi margini laterali 
sono meno dilatati però di 
quelli delle forme citate. — 
Antenne (fig. XX, 1) sul solito 
tipo; non si sono potute esa- 
minare perödiligentemente.— 
Mandibole similmente. 

TORACE. Il pronoto (Fig. 
XX, 2) è circa tanto lungo 
quanto largo; la sua parte an- 
teriore non è attenuata al- 
l innanzi, ma sporgente sui 
lati e rotondata.— Il mesonolo 
(fig. XX, 2) è simile a quello 
di E. emeryi Grnd., largo un 
po’ meno di due volte la sua 
lunghezza, pressochè comple- 
tamente fuso col propodeo, coi 
TRE PR OR suoi margini laterali modera- 
salmente. 3. Metà distale del femore, tibia, tarso tamente convergenti all’ in- 


Fig. XX. 


E. koningsbergeri Grnd., maschio : 1. Capo veduto 


e pretarso di una zampa anteriore veduta dalla dietro e poco convessi. — Me- 
faccia esterna. 4. Z. media. 5. Z. posteriore veduta i 

dalla faceia interna. tanoto nullo; le parti slerno- 

pleurali come sono state de- 

scritte nel genere. — Il propodeo (fig. XX, 2) è più largo che lun- 


go, posteriormente rotondato a curva ribassata. Gli spiracoli tra- 
cheali sboccano presso la sua base. 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE.—Zampe anteriori (fig. XX,3) 
simili a quelle delle altre specie: ¢ibia con cresta dorsale triden- 
tata, con alcuni altri denti brevi e subconici e con varie setole; 
tarso col primo articolo fornito di 2 grandi denti conici; il resto 
come nella figura. — Zampe medie (fig. XX, 4): L’ anca è poco 


Beer Ge 


più larga che lunga; il femore è lungo una volta e !/, la sua mas- 
sima larghezza; il suo margine dorsale è sporgente e rotondato, 
ma non spinto indietro a gobba, come quello della forma prece- 
dentemente descritta; la fibia è un po’ meno lunga del femore e 
fornita di varî denti, distribuiti specialmente lungo il suo margine 
dorsale; farso lungo un po’ più della tibia: il 1° articolo è un 
po’ meno lungo dei due seguenti presi insieme; il 5° è un po’ 
più lungo del 1°; i primi quattro articoli portano una corona di 
dentini apicali: setole come nella figura. — Zampe posteriori 
(fig. XX, 5): Il femore è un po’ più lungo che largo, col margine 
dorsale fortemente sporgente all’indietro a gobba rotondata, atte- 
nuato all’innanzi; fibia come nella figura; Zarso poco più lungo 
della tibia: il 1° articolo non raggiunge la lunghezza complessiva 
dei due che lo seguono; il 5° è circa tanto lungo quanto il 1°; 
talvolta 4° e 5° sono parzialmente fusi insieme; i primi quattro 
articoli sono provvisti di denti; setole scarsissime come nella 
figura. 

ADDOME. — Per il propodeo si è veduto a pag. 55, fig. XX, 2. - 
Il gastro non si è potuto esaminare. 

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Una ventina di 99 ed un solo o 
raccolti nel Gennaio del 1915 da E. Jacobson, nell’Orto Botanico 
di Buitenzorg, Isola di Giava. 


EcoLoGia. — Questa specie vive entro ai frutti del Ficus 
Beniamina L. v. comosa King. 
OSSERVAZIONI. — Le 99 erano tutte prive di ali, una sola 


portava un’ antenna; il 5 aveva il gastro in condizioni presso- 
chè inservibili. 


Sycophaga spinitarsus Mayr. 


Mayr. — Wien. Entom. Zeitung, XXV. Jahrg., Heft. V, VI u. VII, p. 163 
(1906). 
Grandi. — Boll. del Lab. di Zoologia gener. ed agr. della R. Senola Sup. di 
Agr. di Portici, Vol. X (1916), pag. 236. 
Femmina. 
Sconosciuta. 
Maschio. 


Di color fulvo-ferrugineo, colle mandibole, le parti rinforzate 
del tegumento e i denti delle tibie più oscuri; il gastro è più 


nen 


chiaro, sui lati biancastro sudicio, al dorso percorso da una zona 
mediana oscurata. 

DIMENSIONI— Lunghezza del capo wu: 525; largh. : 315-350; 
lungh. del pronoto: 525-542,5; largh.: 297,5-315; lungh. del me- 
sonoto : 262,5-280; largh.: 262,5; lunghezza del metanoto pro- 
podeo: 402,5; largh.: 262,5; lunghezza gastro: 700; larghezza 

8° urotergite: 367,5; lungh. pro- 
cessi dell’8° urite: 507,5. 
Capo. — Il capo è più lungo 
oo di una volta e '/, la sua larghezza 


; | massima; il margine epistomale 
N ag x al solito; i rinforzi dorsali endo- 
ER LL scheletrici non sono molto appa- 
(2: aN aa | riscenti; i due submediani ter- 
) \ Ta 5 minano generalmente a metà 
KI un 1 lunghezza del capo; punteggia- 
i N tura debole e scarsa e setole co- 
al 4 \L me nella fig. XXI, 1. — Antenne 
Ny ? collo scapo un po’ pitt lungo che 
S largo; il 2° articolo poco o nulla 


più lungo che largo; il 3° circa 


Fig. XXI. 
Sycophaga spinitarsus Mayr, maschio: 1. Capo tanto largo quanto lungo (V. fig. 
veduto dal dorso; non sono disegnate le man- XXI, 1): Hr Mandibole al solito. 
dibole. 2. Cranio di un altro esemplare. 3. Zampa 5 
anteriore. 4. Z. media. 5. Z. posteriore. TORACE. — Il pronoto è un 


po’ meno lungo di due volte la 
sua massima larghezza; la sua punteggiatura è orientata secondo 
linee longitudinali; la superficie dorsale, in vicinanza dei margini 
laterali e specialmente nella sua parte posteriore, presenta varie 
strie pure longitudinali. — Il inesonoto è circa tanto lungo quanto 
largo al massimo; nella sua zona mediana possiede una punteg- 
giatura più grossolana di quella del pronoto, sparsa piuttosto 
irregolarmente e con leggera tendenza ad orientarsi in linee lon- 
gitudinali. Il pezzo comprendente melanolo e propodeo è lungo 
circa 1 volta e !/, la sua massima larghezza; la punteggiatura 
è come quella del mesonoto, però più decisamente orientata in 
linee; la sua parte posteriore ed i suoi margini laterali sono pure 
striati per il lungo. Le parti sterno-pleurali sono costruite sul 
solito tipo, però si presentano più fittamente pelose. 
APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: Anca, 
femore e tibia al solito; farso più lungo della tibia; il 1° articolo 
XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. > 


a5 Re 


è circa tanto lungo quanto i tre seguenti presi insieme e circa 
due volte la sua larghezza (altezza) distale; è sprovvisto di denti; il 
5° articolo è più lungo dei quattro precedenti considerati in un tutto 
e circa due volte e !/, la sua larghezza (altezza). Setole, sensilli ecc. 
come nella fig. XXI, 3. — Zampe medie: il tarso è decisamente 
più lungo della tibia; il 1° articolo è lungo un po’ meno di due volte 
i tre seguenti presi insieme, più di due volte la sua larghezza (al- 
tezza) distale ed è fornito, al suo apice ventrale, di tre denti sub- 
conici; 5° articolo un po’ più lungo del 1° e più di due volte e !/, la 
sua larghezza apicale. Setole relativamente lunghe e numerose, 
specialmente all’anca ed al femore, sensilli, denti ecc. come nella 
fig. XXI, 4. — Zampe posteriori: il tarso è vistosamente più 
lungo della tibia; il 1° articolo è lungo due volte e '/, i tre seguenti 
e circa tre volte, o un po’ più, la sua larghezza (altezza) distale; 
al terzo distale del suo margine ventrale porta 4 denti subconici 
grandetti; il 5° articolo è meno lungo del 1° e circa tre volte la 
sua massima larghezza (altezza). Setole, come quelle delle zampe 
medie; sensilli ecc. come nella fig. XXI, 5. 


ADDOME. — Gastro al solito; appendici dell’8° urite piuttosto 
brevi e larghe. 
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Numerosi esemplari comuni- 


catimi e raccolti nel Gennaio del 1915 da E. Jacobson, nell’Orto 
Botanico di Buitenzorg, Isola di Giava. 


ECOLOGIA. — Questa specie vive entro ai frutti del Ficus 
variegata BI. 
OSSERVAZIONI. — Gli esemplari di Mayr provenivano dalla 


stessa località ed erano stati raccolti nella medesima specie di 
fico; questo fatto e la corrispondenza nel carattere dei denti del 
1° articolo dei tarsi posteriori, danno fidanza di una buona inter- 
pretazione della specie. 


S. tristis Grandi. 


3oll. del Lab. di Zool. gener. ed agr. della R. Scuola Sup di Agr. di Portici, 
Vol. X (1916), pag. 234. 


Femmina. 


Sconosciuta. 


ug 


Maschio. 


Di colore ocraceo-ferrugineo piuttosto chiaro, colle mandibole, 
le parti rinforzate del tegumento e le tibie delle zampe più oscure; 
il gastro è ocroleuco, cogli ultimi uriti e le parti laterali bianca- 
stro-sudici. 

DIMENSIONI: Lunghezza del capo wu: 472,5; larghezza: 297 
lungh. pronoto: 577,5; largh.: 315; lungh. mesonoto: 297,5; 
largh.: 297,5; lungh. metanoto 
propodeo: 402,5; largh.: 280; 
lungh. gastro: 1137,5; largh. 8° 
urite: 437,5; lungh. appendici 
8 urites- 181,0. 

Capo. — Il capo è lungo cir- 
ca 1 volta e !/, la sua massima 
larghezza; il margine epistomale 
è provvisto di un paio di setole 
submediane ; i rinforzi lineari 
dorsali endoscheletrici submedia- 
ni lo percorrono per metà circa 
della sua lunghezza; la punteg- 
giatura, localizzata nella parte 
mediana posteriore; è distribuita 

Fig. XXI. irregolarmente. Setole, minutis- 

S. tristis Gand., maschio: 1. Capo veduto dal sime, come nella fig. XXII, le 
ea near cee, SIMO calle sen. 
DA isa po tanto lungo quanto largo 0 

un po’ più largo che lungo ; il 

suo margine posteriore (esterno) è molto sporgente; il 2° articolo 
un po’ più largo che lungo o tanto largo quanto lungo; il 3° tanto 
largo quanto lungo; setole come nella figura. — Mandibole al solito. 

TORACE. — Il pronoto è meno lungo di 2 volte la sua massima 
larghezza; la punteggiatura è piuttosto scarsa e grossolana; neila 
metà anteriore è orientata secondo linee longitudinali; in quella 
posteriore è sparsa piuttosto disordinatamente. — Il mesonolo è 
circa tanto lungo quanto largo, con punteggiatura uguale a quella 
del pronoto, ma più fitta; all’innanzi sparsa piuttosto disordinata- 
mente, all’indietro tendente ad orientarsi in linee longitudinali. — 
Il metanoto-propodeo è lungo circa 1 volta e ‘/, la sua larghezza 


eG 


massima; è provvisto di una punteggiatura uguale a quella del 
mesonoto, piuttosto scarsa, sparsa irregolarmente o con leggera 
tendenza, nella parte posteriore, a orientarsi in linee longitudinali. 

APPENDICI VENTRALI DEL TORACE. — Zampe anteriori: L’anca 
è lunga poco meno di due volte la sua massima larghezza; il fe- 
more è un po’ più lungo che largo; la tibia un po’ più breve del 
femore; il ¢arso è circa tanto lungo quanto la tibia: il 1° articolo 
è un po’ più lungo dei 3 seguenti, circa due volte la sua massima 
larghezza e fornito di una coppia di minuti dentini; il 5° articolo 
è lungo circa quanto i 3 primi articoli e meno di due volte la 
sua larghezza massima; setole, denti, ecc. come nella fig. XXII, 3.— 
Zampe medie: Il tarso è circa tanto lungo quanto la tibia; il 
1° articolo è lungo un po’ più dei 3 seguenti presi insieme, circa 
due volte la sua larghezza e fornito, all’apice ventrale, di una cop- 
pia di brevi denti; 5° articolo un po’ più lungo del 1° e meno 
di due volte la sua larghezza; setole, denti, ecc. come nella fig. 
XXI, 4. — Zampe posteriori: U tarso è lungo come la tibia: il 
1° articolo è lungo un po’ più dei 3 seguenti e circa tre volte la 
sua larghezza distale; porta un paio di denti apicali; 5° articolo 
più breve del 1° e lungo meno di 2 volte la sua massima lar- 
ghezza; setole, denti ecc. vedi fig. XXII, 5. 

ADDOME. — Gastro della solita forma. 

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Tre soli esemplari comunica- 
timi e raccolti nel gennaio del 1915 da E. Jacobson nell’ Orto 
Botanico di Buitenzorg, Isola di Giava. 


ECOLOGIA. —- Questa specie vive nei frutti del Ficus glome- 
rata Roxb. 
OSSERVAZIONI. — E distinta dalla S. afflicta Grad. (1), colla 


quale ha maggiori affinità, per la relativa brevità dei femori 
delle zampe anteriori e del 5° articolo dei tarsi medi e posteriori. 
E una delle forme vit piccole. 


a 
c 
sc 
o 
og 
No) 
os 
Gi 


(1) GranpIi G. — Gli Agaonini dell’ Africa occ. ecc. 
250-252, fig. XL. 


F. SILVESTRI 


u 


MATERIALI PER UNA REVISIONE 


DEI 


DIPLOPODA ONISCOMORPHA. 


IT.) 


Specie di Sphaeroteridae delle regloni australiana 
e neozelandese a me note. 


Le specie di Sphaeroteridae, che erano state finora descritte 
per le regioni australiana e neozelandese, disposte per ordine 
cronologico sono le seguenti: 

1. Sphaerotherium conveeum C.L. Koch, Syst. a. 
Myr. (1847), p. 100; Id. Die Myr. I (1863), 
p. 31, Tab. XIV, Fig. 27 (=? Cyliosoma 
CONVELUM). Nova Hollandia 


bo 


. Zephronia (Sphaerotherium) De Lacyi White, 
Ann. nat. Hist. (3) III (1859), p. 406, PI. 
VII, figs, 2-3°; ( = Procyliosoma Delacyi). Nova Zealandia 


(o 


Sphaerotherium fraternum Butler, Ann. nat. 
Hist. (4) X (1872), p. 359 (=? Cyliosoma Nova Hollandia 
fraternum). (Victoria) 
4. Sphaerotherium leisomum Hutton, Ann. nat. 
Hist. (4) XX, p. 116 (= Procyliosoma 
leiosoma). Nova Zealandia 
. Sphaerotherium angulatum Butler, Trans. ent. 
Soc. London 1878, p. 299 (= Cyliosoma Nova Hollandia 
angulatum). (Queensland) 


ot 


(1) I. Specie del genere Sphaerotherium dell’Africa meridionale a me note. 
Boll. Lab. Zool. R. Se. Agr. Portiei IV (1910), p. 180-220 con XXII fig. 


— 62 — 


6. Sphaerotherium marginepunctatum Karsch, Arch. 
f. Naturg XLVII (1881), p. 31, Taf. II, Nova Hollandia 
Fig. 4 (= ? Cyliosoma marginepunctatum). (Queensland) 
7. Sphaerotherium walesianum Karsch , Arch. f. 
Naturg. XLVII (1881), p. 31, Taf. II, Fig.. Nova Hollandia 
7 et f. (= Cyliosoma walesianum) (N. S. Wales) 
8. Cyliosoma striolatum Pocock. Ann, nat. Hist. (6) 
XVI (1895), p. 414 ( = Procyliosoma strio- 
latum). Nova Zealandia 
9. Sphaerotherium novae-zealandiae Kirk, Tr. New 
Zealand Inst. XVIII (1896), p. 139, fig. 1-5 


( = Procyliosoma Novae-zealandiae). Nova Zealandia 
10. Zephronia Albertisii Silv. — Cyliosoma (Epicy- 

liosoma) Albertisii, Ibi, p. 74. Nova Zealandia 
11. Cyliosoma unicolor Silv. Ibi, p. 71. Nova Hollandia 
12. Cyliosoma Targionii Silv, Ibi, p. 69. Nova Hollandia 
13. Cyliosoma Sennae Silv., Ibi, p. 72. Nova Hollandia 
14. Cyliosoma Queenslandiae Bròl. = C. unicolor 


DIV: Ibi ape 


15. Cyliosoma penrithensis Bròl. = C. Sennae Silv., 
Ibi, p. 72. 


Di queste 15 specie finora decritte due secondo me, 0. Queen- 
slandiae e C. penrithensis, sono sinonime rispettivamente di ©. 
unicolor e C. Sennae; sei ( ? C. convexum, ? C. fraternum, C. 
angulatum, ? C.marginepunctatum, ? C. walesianum, ? S. Novae- 
sealandiae sono da ristudiarsi coi loro tipi, le altre sette sono qui 
descritte insieme a sei specie nuove cosi che in tutto io ho esaminato 
esemplari di 13 specie. Queste sono da me ascritte a due generi, Cy- 
liosoma e Procyliosoma, dei quali il primo comprende sei specie, ©. 
Targionii, C. Froggatti, C. unicolor, C. Sennae, C. Sjöstedli e C. 
Albertisii, tutte dell’ Australia orientale , il secondo sette specie, 
P. Leae, P. lasmanicum della Tasmania, P. striolutum, P. De- 
lacyi, P. leiosoma, P. tuberculatum della Nova Zelanda e P. 
(Syneyliosoma) Aurivillii dell’ Australia settentrionale. 

Noto che il genere Cyliosoma, per quanto finora sappiamo, . 
non ha alcuna specie fuori dell'Australia e che il genere Procy- 
liosoma ha specie in Tasmania, Nova Zelanda e una (apparte- 
nente a diverso sottogenere) nell’ Australia settentrionale, 


Fim. Sphaerotheridae. 


GEN. Cyliosoma Poc. 


Sphaerotherium ex p. C. L. Koch, Butler, Karsch, White, Hutton. 
Cyliosoma Pocock, Ann. nat. Hist. (6) XVI (1895), p. 414; Silvestri, Boll. Soc. 
ent. ital. XXIX (1898), p. 226; Brélemann, Records Austral. 


Mus. X, p. 77, Fig. 14. 


Corpus capite, collo, trunco 13-segmentato (tergitis 12, tergito 
vero 12° cum 13° coalito) et segmento anali constitutum, subse- 


Fig. I. 
caput pronum; 2. 
3. caput postice inspectum; 4. 


Cyliosoma Targionii: 1. caput supinum; 
caput a facie laterali inspec- 
epicranium supinum cum hypostomatis basilare; 
6. capitis epicranii regio ocularis et antennalis: A hyposto- 
matis basilare; Am antennae vel antennarum fovea; 2 infra- 
basilare; Cl clypeo, cl incisura postico -lateralis clypei; 
D inframaxillare ; E stipes maxillaris; Fr frons; G palpulus 
maxillaris; M1, M® et M3 mandibularum cardo, stipes et 
praemandibula; N lamina palatina; 0 oculi; O! ocellus; 
P phragma pseudoccipitalis; @ processus pseudoccipitalis 
externus; R processus pseudoceipitalis internus; T Tömö- 
svaryi organum. 


tum; 5. 


micylindraceum, arco 
dorsuali a tergitis, fa- 
cie ventrali a parater- 
gitis et sternitis forma- 
ta, in globum contrac- 
tile. 

Caput (Fig. I, 1-6) 
parum minus quam 
duplo latius quam lon- 
gius, clypeo unidenta- 
to, incisura postico- 
laterali clypei longa 
et a margine antico— 
laterali retrorsum (ha- 
ud introrsum) directa, 
fronte supra paullum 
convexa , lateraliter 
circa antennarum fo- 
veam ut parvum in- 
fundibulum formante, 
postice media parum 
depressa, regione ocu- 
lari rotundata, vertice 
supra perbrevi, acollo 
fere omnino obtecto , 
postice utrinque lato, 


subperpendiculari, foramine pseudoccipitali processu mediano nullo, 
 phragma pseudoccipitali parvo, processu pseudoccipitali interno 
perparvo, processu pseudoccipitali externo longo cum hypostomatis 


BG 


basilare fuso. Oculi ocellis congregatis, in angulo supero postico late- 
rali frontis sitis, compositi et ocello uno, a ceteris remoto, laterali- 
antico, parum sub Tömösvaryi organi libella et parum pone or- 
ganum idem sito. Tömösvaryi organum (Fig. I, 2 et 4-6) par- 
vum, .circulare, in antennarum infundibuli parte postica superiore 
situm. 

Antennae (Fig. V, 1) in frontis parte laterali antica sitae, 
insertione in infundibuli basi, breves, parum attenuatae, parum 
arcuatae convexitate postica, 8-articulatae, articulo sexto quam 
articuli ceteri singuli longiore, articulo primo quam ceteri singuli 
latiore et tantum quam sextus plus minusve breviore, articulis 
2-5 inter sese longitudine parum diversis, articulo septimo bre- 
vissimo, articulo octavo tantum ab antennarum facie apicali et 
sensillis apicalibus conicis 4, vel magis numerosis, manifesto, 
articulis 1-6, praeter setas breves, antice seta nonnulla longiore 


Fig. Il. Fig. II. 
Cyliosoma Targionii: 1. mandibula laeva Cyliosoma Targioni: 1. hypostoma supinum 
supina; 2. eadem prona; 3. praemandibula basilari excepto; 2. idem pronum cum prae- 
supina; 4, eadem prona: A dens apicalis; pharinge. 3. pars distalis mediana interna 
J lamina dentata (vel lobata); C laminae hypostomatis; 4. -lamina palatina: H fulera - 
pectinatae; D praemola: £ mola; G apo- chitinea laminarum maxillarium internarum; 
dema; M! cardo; M? stipes; M3 prae- litterae ceterae ut in fig. I. 
mandibula. 


instructis et articulo sexto circa apicem etiam sensillis nonnullis 

cheticis brevissimis conicis. 1 
Lamina palatina (Fig. I, 5 et III, 4) bene evoluta antice serie 

setarum brevium, lateraliter antice setis numerosis brevioribus et 


NN. 


brevissimis instructa nec non serie setarum per prominentiam 
sublateralem linearem. 

Mandibulae (Fig. II, 1-4) supra ab epicranio omnino obtectae 
et antice et lateraliter ab eodem superatae, cardine a stipite 
incisura profundiore infera et incisura brevi supera distincto, 
praemandibula dente apicali bene evoluto, lamina 5-lobata, la- 
minis pectinatis 5, praemola breviter setosa, mola bene evoluta 
interne laevi, supra externe tuberculum sat longum convexum 
formante, apodemate brevi. 

Hypostoma (Fig. III, 1-3) basilari bene arcuato cum processu 
pseudoccipitali externo lateraliter fuso, infrabasilari parum lato, 
transverse subrectangulari et medio postice angulatim sinuato, 
pseudocardinibus haud distinctis, inter mandibularum stipites et 
hypostoma membrana tantum sistente, 
inframaxillaripermagno, hypostomatis 
partem proximalem et distalem me- 
dianam formante, stipitibus maxilla- 
ribus externis (internis haud praesen- 
tibus) brevioribus, hypostomatis par- 
tem distalem lateralem tantum for- 
mantibus et palpulo singulo instructis. 

Collum (Fig. IV, 1) parvum, tran- 
sverse subsemiellipticum , postice ro- 
tundatum, antice utrimque paullum 
sinuatum, angulis laleralibus acutis 
capitis latitudinem aequans, antice 


marz super Capitis verticem sistens et po- 
Cyliosoma Targionii: 1. caput, colum —Stice atrunci tergiti primi sinu circum- 
et trunci tergitum primuni Ance in- datum. 
specta; 2. collum et trunci tergita I-III 5 È 
lateraliter inspeeta. C collum; L ter- Truncus segmentis 13 compositus, 


pira, ae en a segmento singulo 1-12 tergitoin arcum 
S ejusdem superficies superior: litterae  dorsualem (tergitum s. s. vel melius 
TORE U RER mesotergitum) et paratergitum diviso, 
segmenti 131 (praeanalis) tergito cum 
eodem segmenti praecedentis fuso ita ut trunci tergita distincta 
12 sint, paratergita (plewrae auctorum!) 11 quia primum eva- 
nidum est. 
Tergitum primum (Fig. IV, 1-2) magnum, medium antice 
sinuatum, colli marginem rotundatum circumdans, lateribus longis 
et deorsum magis quam latera tergitorum 2-4 pertinentibus, re- 


— 66 — 


trorsum rotundatim productis, postice super lobum lateralem sulco 
longitudinali ad tergiti secundi latera accipiendum instructum, 
inter superficiam superam et margines anticum lateralem, late- 
ralem et lateralem posticum area deplanata (area laminari appel- 
lata) plus minusve extensa et area declivi (area postlaminari 
appellata) etiam plus minusve extensa et animalculo in globulum 
contracto subtergitorum latera obtecta affectum. Tergitum secundum 
(Fig. IV, 2) lateribus angustatis subacutis et quam sequentia brevio- 
ribus; tergita 3-5 lateraliter gradatim latiora et gradatim longiora 
ita ut tergiti quinti margo inferior ad tergiti primi marginis inferioris 
libellam pertineat. Tergita 4-11 lateribus antice rotundatis postice 
plus minusve acutis, interne paullum sub paratergitorum libella 
longitudinaliter carinu- 
latis; tergitum ultimum 
magnum quam praece- 
dens parum minus altum, 
externe bene convexum, 
margine postico late ro- 
tundato, subtus parte ma- 
jore media antice lineis 
paullum prominentibus 
transversis et lateraliter 
postice carinula tran- 
sversali instructum. 

Paratergitum seg- 
menti primi evanidum , 
paratergita segmento- 
Oyliosoma Targioni: 1. antenna; 2. pes paris decimi; rum 2-12 transverse sub- 
Sars te ES pearl Sates tapas posso Pediacaularia; La nl) 
rumdem artieuli secundus et tertius antice et postice lia. Sterna inter pedes 
ot postice inspect; ®. eorumdem articuli secundus et tex. Nima, ad pedum latera 
tius postice inspecti. a, b, ¢ articulus primus, secundus, latiuscula, stigmata ge- 
tertius, d sterni processus anteriores, e sterni processus : 
laminares posteriores, / et g vulvae laminae proximales, rentia. 

h ejusdem lamina distalis, S sternum. Valva praeanalis sat 
parva, subtriangularis. 

Pedes omnes (Fig. V, 2) ungue terminali incluso 7-articulati, 
articulo sexto quam ceteri singuli longiore, articulo tertio quam 
sextus parum breviore, articulis primo et secundo longitudine inter 
sese subaequalibus et singulo quam tertius breviore, articulis 


Se 


quarto et quinto brevioribus et inter sese subaequalibus, ungue 
terminali longo, tenui et attenuato, acuto, bene arcuato et ad ba- 
sim dentato, articulo sexto apice subtruncato vel attenuato infra 
spinis nonnullis et pone unguem spina una instructum, articulo 
tertio brevi, spatio supero excepto, valde compresso, infra lami- 
nari, articulo secundo externe et articulo primo externe et an- 
tice in speciebus nonnullis spinulis plus minusve numerosis in- 
structis (frictione superficie externa articuli secundi cum superfi- 
cie externa infera articuli primi forsan organum stridulum con- 
stituente). 

Vulva (Fig. V, 3) a laminis tribus circumdata, quarum duae 
proximales sunt parum diversae et tertia distalis plus minusve 
elongata, subtriangularis, 

Mas. Tergitum ultimum eidem feminae simile vel ab eodem 
aliquantum diversum. 

Pedum paria 23, quia segmentum praeanale (trunci ultimum) 
pedum paribus duobus etiam instructum est 

Pedes paris 22' (Fig. V, 4-6) 3-articulati, sterno simplici, arti- 
culo primo longo et latiore, angulo infero interno deorsum ple- 
rumque producto, articulo secundo brevi robusto, circumlitione 
subconico, apice truncato, facie interna dentibus nonnullis (vel 
tuberculis spiniformibus) instructa, articulo tertio breviore, sub- 
eylindraceo facie externa dentibus (vel tuberculis spiniformibus) 
nonnullis aucta, frictione dentium articuli secundi cum dentibus 
articuli tertii organum stridulum formante. 

Pedes paris 23! (Fig. V, 7-9) quam praecedentes majores, 
B-articulati, sterno medio in processus duos medianos anticos 
apice acuto et, in processus duos medianos posticos laminares 
subtriangulares producto, articulo primo robusto, articulo secundo 
interne in processum brevem vel longum producto, articulo tertio 
longo, robusto externe aliquantum convexo, interne postice ali- 
quantum concavo et per marginem posticum internum serie ar- 
cuata tuberculorum instructo, quae frictione contra segmenti se- 
cundi processus interni marginem organum stridulum formant. 

Observatio. Genus hoc a genere Castanotherium Poc. vulvae 
laminarum numero et dispositione bene distinctum est. 


Re 


CONSPECTUS SUBGENERUM ET SPECIERUM MIHI NOTORUM. 


1. Antennae conis sensitivis apicalibus 4 instructae . » 2 2 2... 
Subgen. Cyliosoma s. s. 
3. Trunci tergitum primum area laminari longa; pedum articulus 
sextus apice attenuato . . . . C. Sennae Silv. 
4. Trunci tergitum primum area laminari minima, suleo postmar- 
ginali tantum constituta, pedum articulus sextus apice 
subtruneato. 


o. Vulvae lamina distalis quam proximalis externa haud vel 
vix longior; maris tergitum ultimum parum supra 
marginem posticum transverse parum sinuatum et area 
mediana longitudinali punctata, dense et brevissime 
setosa instructum. . . . . . ©. unicolor Silv. 


6. Vulvae lamina distalis quam proximalis externa aliquantum 
longior. 

7. Pedum articuli primi angulus inferior externus subrectus 
vel valde obtusus spinulis nonnullis instructus ; maris 
tergitum ultimum postice medium parum depressum, 
pedum paris 23: forcipis digito immobili quam mobilis 
parum: breviore. (Mat. tt. 702 Hroggattiasilve 

8. Pedum articuli primi angulus inferior externus rotun- 
datim extrorsum paullum productus, spinulis numerosis 
instructus; maris tergitum ultimum postice area me- 
diana parum elevata et parum lata, plana, punctata, 
usque ad marginem pertinente et depressione parva 
ad latera areae dictae instructum, pedum paris 23: for- 
cipis digito immobili quam mobilis multo breviore. 

C. Targionii Silv. 
2. Antennae conis sensitivis apicalibus plus quam 4 instruetae . . . 
Subgen. Epicyliosoma nov. 

9. Trunci tergitum primum area laminari subplana quam 
area postlaminaris haud latiore; antennae conis sen- 
sitivis apicalibus numerosis. . (. Albertisii Silv. 

10. Trunei tergitum primum area laminari magna, parum 
declivi, quam area postlaminaris longiore; antennae 
conis sensitivis apicalibus 8. . ©. Sjöstedti Silv. 


= 


Cyliosoma (s. s.) Targionii Silv. 


Bull. Soc. ent. ital. XXIX (1898), p. 226, fig. 1-3. 


© Nigrescens, ventre pedibusque fusco — umbrinis. 

Caput ad clypei marginem punctis numerosis, cetero punctis 
sparsis instructo. Antennae (Fig. V, 1) ab articulo secundo paullum 
attenuatae. Collum laevigatum. 

Truncus. Tergitam primum area postmarginali mediana brevi, 
declivi, convexa, antice sulco transversali angusto, postice sulco 
(vel area plana) lato, vix signato limitata, angulo antico sublate- 
rali quam lateralis aliquantum crassiore, antrorsum aliquantum 
producto et late rotundato, lamina laterali minima, pone margi- 
nem sulco constituta, area postlaminari longa, gradatim declivi, 
carinulis 6-8 obsoletis, superficie dorsuali laevigata. Tergita ce- 
tera sublaevigata (minutissime reticulata); tergitum ultimum bene 
convexum, postice subperpendiculare, minute punctatum et reti- 
culatum et medium supra marginem vix carinatim inflatum, mar- 
gine infero laminari, lateribus interne carina sat longa instructis. 

Pedes (Fig. V, 2) articuli primi angulo infero externo rotun- 
datim extrorsum paullum producto, articulo sexto tertium longi- 
tudine subaequante, robusto, apice ipso tantum parum attenuato, 
infra spinis 10-12, pone unguem spina una, ungue sat longo, bene 
arcuato. 

Vulva vide fig. V, 3. 

Sg Tergitum ultimum postice area mediana parum elevata et 
parum lata, plana, punctata (in exemplis bene asservatis forsan 
setosa), usque ad marginem pertinente et depressione parva ad 
latera areae dictae instructum. 

Organum copulativum vide fig. V, 4-9, p. 66. 

Long. corp. ad mm. 38, lat. 17; alt. tergiti ultimi 10; long. 
antennarum 4, pedum paris decimi 8,5. 

Habitat. Queensland: Cairns. (Descriptio et figurae ex typis!). 

Observatio. Species haec ad C. unicolor Silv. perproxima est, 
sed trunci tergiti primi angulo antico sublaterali magis producto, 
maris tergiti ultimi area postica mediana setosa et organi copu- 
lativi paris antici digito mobili magis attenuato et paris postici 
articuli secundi processu angustiore bene distincta est. 


Cyliosoma (s. s.) Froggatti Q sp. n. 


© Castanea, ventre pedibusque rufo-umbrinis. 

Caput ad clypei marginem punctis crebris, cetero punctis sparsis 
impresso ; antennae (Fig. VI, 1) ab articulo secundo aliquantum 
attenuatae. Collum laevigatum. 

Truncus. Tergitum primum area postmarginali mediana per- 
brevi, declivi, antice sulco angusto, postice sulco paullum lato 
vix signato limitata, angulo 
antico sublaterali margine 
quam margo lateralis aliquan- 
tum crassiore, antrorsum pa- 
rum producto et perlate ro- 
tundato, lamina laterali mini- 
ma, sulco postmarginali tan- 
tum constituta, area postla- 
minari sat longa, gradatim 
declivi, carinulis obsoletis, 
superficie dorsuali sublaevi- 
gata; tergitum ultimum minute 
punctatum et reticulatum, be- 
ne convexum, postice parum 
Cyliosoma Froggatti: 1. antenna; 2. pes paris declive, margine infero lami- 
decimi; 3. pedis paris secundi articulus primus et 2 2 
secundus cum vulva; 4. maris pes paris 22! postice nari, lateribus interne carina 
peel È Gham a aaa saliones DSHS 

postice inspecti. Pedes (Fig. VI, 2) articuli 

primi angulo infero externo 

obtuso, haud producto, articulo sexto tertium longitudine subae- 

quante, paullum attenuato, infra spinis 10, pone unguem spina 
una armato, ungue sat longa, bene arcuata. 

Vulva vide fig. VI, 3. 

o Tergitum ultimum postice aliquantum supra marginem 
parum depressum. 

Organum copulativum vide fig. VI, 4-6. 

Long. corp. mm 21, lat. 10, alt. tergiti ultimi 7, long. anten- 
narum 2, 5, pedum paris decimi 6. 

Habitat. Australia: Richmond River (N. S. Wales; Prof. W. 
W. Froggatt, cui species dicata est, legit). 


inspectus 


pes Hy Alig 


Observatio. Species haec ad C. Targionii Silv. peraffinis est, 
sed pedum angulo infero laterali extrorsum haud producto, maris 
tergito ultimo medio postice depresso et organi copulativi forma 


distinguenda est. 


Cyliosoma (s. s.) unicolor Silv. 


Cyliosoma unicolor Silvestri, Abhand. zool. 
Taf. II, Fig. 80-82. 


Mus, Dresden VI (1897), p. 16, 


Cyliosoma Queenslandiae Brölemann, Rec. Australian Mus. X, p. 80, fig. 14-15, 


Pl. XIV, fig. 1-4. 


2 Brunneo-viridescens tota, ventre pedibusque umbrinis. 
Caput per clypeum punctis sat numerosis, cetero punctis 


Fig. VII. 
Cyliosoma unicolor: 1. antenna; 2. trunci tergitorum 
primi et secundi pars lateralis; 3. pes paris decimi; 
4. pedis paris secundi articuli primus et secundus 
cum vulva; 5.-6. maris pes paris 221 antice et postice 
inspectus ; 7. maris pes paris 23! cum dimidio sterno 
antice inspectus; 8. ejusdem articuli secundus et tertius 
postice inspecti. 


sparsis impressum. Anten- 
nae (Fig. VII, 1) ab articulo 
secundo subcylindraceae, 
Collum laevigatum. 
Truncus. Tergitum pri- 
mum (Fig. VII, 2) area post- 
marginali mediana brevi, 
declivi, convexa, sulco an- 
tico tenui exarata, postice 
sulco lato, nitido, vix signa- 
to limitata, angulo antico 
sublaterali quam lateralis 
aliquantum crassiore, an- 
trorsum paullum producto, 
perlate rotundato, lamina 
laterali minima, pone mar- 
ginem sulco tantum con- 
stituta, area postlaminari 
longa, gradatim declivi et 
carinulis 5-6 instructa, su- 
perficie dorsuali laevigata, 


Tergita cetera tota laevigata; tergitum ultimum laevigatum | 
bene convexum, margine infero laminari, lateribus interne ca- 


rina sat longa instructis. 


Pedes (Fig. VII, 3) articuli primi angulo infero externo ro- 
tundatim extrorsum paullum producto, articulo sexto quam ter- 
tius parum longiore, robusto, tantum apice ipso parum attenuato, 


Apia 


infra spinis 8-10, pone unguem spina una armato, ungue sat 
longo, attenuato et bene arcuato. 

Vulva vide Fig. VII, 4. 

o Tergitum ultimum parum supra marginem posticum tran- 
sverse parum sinuatum et area mediana longitudinali punctata, 
dense et brevissime setosa instructum. 

Organum copulativum vide Fig. VII, 5-8. 

Long. corp. ad mm. 35; lat. 16, alt. tergiti ultimi 8, long. 
antennarum 3, pedum paris decimi 7. 

Habitat. Australia: Gayndah. (Descriptio et figurae ex typis! ). 

Observatio Species haec a C. Sennae trunci tergiti primi la- 
mina laterali minima facillime distinguenda est. 

Cyliosoma Queenslandiae Bròl. nullo dubio eidem speciei re- 
ferenda est. Fig. 81 in descriptione mea originali in repreductione 
litographica errata fuit, dolet hoc mihi et descriptio brevior, qua. 
rum causa clar. Brölemann in errorem delatus est. 


Cyliosoma (s. s.) Sennae Silv. 


Cyliosoma Sennae Silvestri, Bull. Soc. ent. italiana XXIX (1898), p. 227, 
fig. 4-6. 


8. 
Cyliosoma penrithensis Brölemann, Rec. Australian Mus. X (1915), p. 85, 
PI. XIV, fig. 5-7 et fig. 22. 


© Subcastanea, tergitoram margine postico nigrescente, ventre 
pedibusque umbrinis. 

Caput facie sparse punctata, ad clypei marginem punctis sat 
numerosis impressa; antennae (Fig. VIII, 1) tenues, vix attenuatae. 
Collum laevigatum. i 

Truncus. Tergitum primum (Fig. VIII, 2) area postmarginali 
mediana brevi, declivi, sulco angusto transversali antico, sulco 
postico parum lato vix signato postice limitata, angulo antico 
sublaterali quam lateralis aliquantum crassiore, antrorsum ali- 
quantum producto et late rotundato, lamina laterali sat magna, 
area postlaminari areae laminari subaequali, in partem anticam 
subperpendicularem laevigatam et in partem posticam nitidam, de- 
clivem, carinulis 6-7 instructam divisa, superficie dorsuali laevi- 
gata. Tergita cetera tota laevigata; tergitum ultimum bene con- 
vexum postice parum declive, margine infero laminari, lateribus 
interne carina longa instructis. 


po ily ayy panes 


Pedes (Fig. VIII, 3) articuli primi angulo infero laterali ob- 
tuso, parum rotundato, articulo sexto quam tertius aliquantum 
longiore, gradatim 
paullo attenuato, infra 
spinis 8, pone unguem 
spina una ab ungue 
parum remotaarmato, 
ungue sat longo et 
bene arcuato. 

Vulva vide fig. 
VII, 4. 

o Antennae et 
tergitum ultimum eis- 
dem feminae similia. 

Organum copula- 
Fig. VL tivum vide fig. VIII, 


Cyliosoma Sennae: 1. antenna; 2. trunci tergitorum primi et 5-8. 
secundi pars lateralis; 3. pes paris decimi; 4. pedis paris Long. corp. mm 
secundi artieuli primus et secundus cum vulva; 5. maris pes +e 
paris 22) cum sterno antice inspectus; 6. pes idem postice 24, lat. 12; alt. tergiti 
inspectus; 7. maris pes paris 23! cum dimidio sterno antice ultimi 7. lone. anten- 
inspectus; 8. ejusdem articuli secundus et tertius postice 2 2 

inspectus. narum 5, pedum paris 


decimi 6. 
Habitat. Australia: Cairns (Queensland, Typus!), Penrith et 
Cambexarra (N. S. Wales). 


Cyliosoma (Epicyliosoma) Sjöstedti sp. n 


© Subcastanea, ventre pedibusque luride umbrinis. 

Caput per clypeum punctis numerosis, cetero punctis sparsis 
instructo; antennae (Fig. IX, 1) tenues, ab articulo secundo sub- 
cylindraceae, conis sensitivis apicalibus 8 instructae. Collum 
laevigatum. 

Truncus. Tergitum primum area postmarginali mediana de- 
clivi, angulo antico sublaterali margine quam lateralis parum 
crassiore, late rotundato, lamina laterali longa, parum declivi, 
area postlaminari brevi subabrupte elevata, convexa, carinulis 
5 instructa, superficie dorsuali sublaevigata. Tergita cetera tota 
sublaevigata; tergitum ultimum bene convexum, postice parum 
declive, sublaevigatum, margine infero laminari, lateribus interne 
carina sat longa instructis. 

XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. i 6 


STA 

Pedes (Fig. IX, 2) articuli primi angulo infero externo late 
rotundatim paullum producto, ar- 
ticulo sexto elongato, quam tertius 
parum longiore, apice attenuato, 
infra spinis 12 armato, pone unguem 
spina uno, ungue sat longo et sat 
arcuato. 

Vulva vide fig. IX, 3. 

Mas ignotus. 

Long. corp. mm 25, lat. 11,5, 
alt. tergiti ultimi 7,5; long. anten- 
narum 3,2, pedum paris decimi 7,5. 

Habitat. Australia: Cardwell 
(Queensland. Mus. Stockholm). 


Dia, DS Cyliosoma (Epieyliosoma) 
Cyliosoma Sjöstedti: 1. antenna; 2. pes paris e are (PASS 
decimi; 3. pedis paris secundi articuli pri- Albertisii (Silv .)s 
mus et secundus cum vulva. Zephronia Albertisii Silvestri, Ann. Mus. 


Genova (2) XIV (1894), p. 635. 
© Umbrino-castanea capite et collo nigrescentibus, ventre 
pedibusque umbrinis. 

Caput per clypei partem anti- 
cam punctis numerosis , cetero 
punctis sparsis instructo; antennae 
(Fig. X, 1) breves ab articulo se- 
cundo paullum attenuatae, articulo 
sexto parum compresso et quam 
praecedens parum latiore, articulo 
septimo brevissimo conis sensitivis 
apicalibus numerosis. Collum lae- 
vigatum. 

Truncus. Tergitum primum a- 
rea postmarginali mediana satlonga 
declivi convexiuscula, sulco tran- 


Fig. X. 
sversali antico angusto et sulco  cytiosoma Albertisii: 1. antenna; 2. pedes 
latiusculo postico vix sienato limi- paris decimi; 3. ejusdem pars distalis; 
x = R 4. pedis paris seeundi artieuli primus et 
tata, angulo antico sublaterali quam secundus cum vulva; 5. maris antenna; 
lateralis parum crassiore, antror- 6. nn edis paris alate pecund 
et tertius antice inspecti; 7. maris pedis 
sum paullum producto et late rotun- paris 231 artieuli secundus et tertius postice 

a . inspecti. 

dato, lamina laterali sat magna, : 


area postlaminari laminae subaequali, declivi carinulis 6, superficie 


N yi 


dorsuali laevigata. Tergita cetera tota laevigata; tergitum ultimum 
postice parum declive, laevigatum, margine infero laminari, 
lateribus interne carina sat longa auctis. 

Pedes (Fig. X, 2-3) articuli primi angulo infero externo exciso, 
obtuso, ‘articulo sexto apice tantum paullum attenuato, infra 
spinis 9, pone unguem spina una ab ungue aliquantum remota, 
ungue sat longo arcuato. 

Vulva vide fig. X, 4. 

o Antennae quam eaedem feminae parum crassiores; tergi- 
tum ultimum eidem feminae simile. 

Organum copulativum vide fig. X, 6-7. 

Long. corp. mm 20, 3, lat. tergiti ultimi 6, long. antennarum 
3, pedum paris decimi 4,5. 

Habitat. Queensland: Somerset (D’ Albertis legit). 


Gen. Procyliosoma nov. 


Genus hoc a genere Cyliosoma Pocock notis sequentibus di- 
stinguendum est: pedum unguis crassus, attenuatus, parum ar- 
cuatus, vulvae lamina proximalis externa quam interna multo 
major, maris pedum 22' articulus primas parvus, articulus secun- 
dus digito immobili longo vel brevi, articulus tertius longus in- 
terne seta nonnulla instructus et per marginem internum posti- 
cum crenulatus, pedum 23' articuli secundus et tertius forcipem 
sat longum formantes, digito immobili interne processu carnoso 
plus minusve evoluto, digito mobili interne processu carnoso ma- 
gis attenuato instructo et per marginem internum posticum cre- 
nulato. 

Organa stridentia huius generis forsan frictione pedum arti- 
culi primi angulo infero externo cum articuli secundi angulo in- 
fero externo et certe maris pedum 22' et 23' forcipe constituta. 

Typus: Procyliosoma Leae sp. n. 


ay Wea 
CONSPECTUS SUBGENERUM ET SPECIERUM. 


1. Antennae conis sensitivis apicalibus quatuor instructae ; vulvae la- 
mina distalis brevis, margine infero rotundato . . 
Subgen. Procyliosoma s. s. 
3. Pedum articulus quintus spina apicali infera (1) instructus. 

5. Pedum articulus primus angulo infero externo lato, extror- 
sum bene producto . . . . . P.striolatum (Poc.) 

6. Pedum articulus primus angulo infero externo paullum 
vel vix producto. 

7. Trunci tergitum primum area postlaminari brevi, ele- 
vata, valde declivi, maris tergitum ultimum medium 
parum supra marginem posticum in tuberculum sub- 
ovale inflatum > =. e „un. 22 Mae Ss PAD 

8. Trunci tergitum primum area postlaminari longa parum 
elevata, gradatim parum declivi, maris tergitum ul- 
timum medium parum supra marginem posticum in 
tuberculum subovale inflatum, sub tuberculo parum 
depressum et in margine infero medio vix sinuatum 

P. tasmanicum sp. n. 
4. Pedum articulus quintus spina apicali infera destitutus. 

9. Trunci tergitum primum area postlaminari longa, convexa; 
pedum articulus sextus robustus parte distali tantum 
attenuata. 

11. Pedum articuli primi angulusinferus externus latus, sub- 
triangularis, haud spinosus. . . P. leiosoma (Hutton) 

12. Pedum articuli primi angulus inferus externus in pro- 
cessus spiniformes productus (adulti tergita Zum, 7um 
ad 11" Jateribus in tuberculum cunvexum productis) 

P. tuberculatum sp. n. 

10. Trunci tergitum primum area postlaminari brevi, valde 
declivi, pedum articulus sextus a basi attenuatus et 
infra spinis numerosis parum longe a basi incipienti- 
bus; armatus. Wa) foo cy a Pe DelacyiGWihite) 

2. Antennae conis sensitivis apicalibus numerosis; vulvae lamina di- 
stalis longiuscula, subtriangularis. . . SOREL 
Subgen Syncyliosoma nov. 
Typus: Procyliosoma (Syncyliosoma) Aurivillii sp. n. 


(1) Interdum in pedibus nonnullis abrupta, vel obsoleta vel nulla ! 


BB ty [ipa 


Procyliosoma (s. s.) Leae 


sp. n. 


© Umbrino - castanea, tergitorum margine postico nigrescen- 
te, ventre pedibusque, praeter articulum sextum atrescens, um- 


brinis. 


Corpus postice aliquantum angustatum. 
Caput faciei dimidia parte infera punctis sat numerosis, parte 


supera punctis paucis impressa; antennae 


Fig. XI. 


Prooyliosoma Leae: 1. antenna; 2. pes paris decimi; 3. pedis 
paris secundi articuli primus et secundus cum vulva; 4. maris 
pes paris 22! cum dimidio sterno antice inspectus; 5. ejusdem 
articuli secundus et tertius postice inspecti; 6. maris pes paris 
231 cum sterno antice inspectus; 7.-8. ejusdem articuli secundus 
et tertius antice et postice inspecti magis ampliati; 9. ejusdem 
articulus tertius (maxima pro parte) postice inspectus magis 
ampliatus. 


(Fig. XI, 1) ab articulo 
secundo paullum atte- 
nuatae. Collum punc- 
tis paucis praesertim 
ad margines dispositis 
instructum. 

Truncus. Tergi- 
tum primum areae 
postmarginali media- 
na sulco angusto pro- 
fundo transversali an- 
tice exarata, cetero de- 
clivi, convexo, in par- 
te supera a sulco vix 
signato , aliquantum 
arcuato, convexitate 
postica, limitata, an- 
gulo antico sublaterali 
antrorsum parum pro- 
ducto, late rotundato, 
lamina laterali mini- 
ma, pone marginem 
sulco constituta, area 


postlaminari brevi, elevata, valde declivi carinulis 5-6, superficie 
dorsuali, ut eadem tergitorum sequentium, minute reticulata. 
Tergitum ultimum postice subperpendiculare , circumlitione vix 
subogivale, superficie minute reticulata, margine infero laminari, 
lateribus interne carina sat longa instructis. 

Pedes (Fig. XI, 2) articuli primi latere infero externo extror- 
sum paullum producto, plus minusve rotundato, articulo quinto 
infra spina brevi (interdum obseleta) instructo, articulo sexto gra- 


Be {spe 


datim parum attenuato infra spinis 10-12, pone unguem spina 
una armato. 

Vulva vide fig. XI, 3. 

o Tergitum ultimum medium postice parum supra margi- 
nem in tuberculum subovalem inflatum. 

Organum copulativum vide fig. XI, 4-9. 

Long. corp. mm 21, lat. 10, alt. tergiti ultimi 6, long. anten- 
narum 2,6, pedum paris decimi 6. 

Juvenes. Exempla quatuor vidi minora (corporis long. mm. 
14-16) juvenilia eidem speciei pertinentia existimata, quae notis 
omnibus cum exemplis adultis congruunt pedibus exceptis, quorum 
articuli primi angulus inferus 
externus paullum magis produc- 
tus et minus rotundatus est. 

Habitat. Tasmania: Hobart. 
Cl. A. Lea, cui species dicata 
est, specimina descripta legit. 


Procyliosoma (s. s.) tasmanicum 
sp. n. 


© Castanea, ventre pedibus- 
que umbrinis vel pedum articu- 
lis 3-6 atrescentibus. 

Fig. XI. Corpus postice paullum an- 
Procyliosoma tasmanicum: 1. antenna; 2. pes KgUsStatum. 
paris decimi; 3. pedis paris secundi artieuli Caput facie tota punctis sat 
primus et secundus cum vulva; 4. maris pes Ù 3 
paris 221 cum dimidio sterno antice inspectus; NUMETOSIS ImMpressa , antennae 
5. maris pes paris 23! com sterno antice in- (Fig. XT 1) ab articulo secundo 
spectus; 6. ejusdem articuli secundi pars di- > 2 
stalis et articulus secundus postice inspecta; parum attenuatae. Collum punc- 
7. maris sterni inter pedes paris 23! processus tis sparsis, antice magis nume- 

rosis instructum. 

Truncus. Tergitum primum area postmarginali mediana bre- 
vissima declivi, sulco transversali basali exarata et sulco postico 
latiusculo vix signato, angulo antico sublaterali antrorsum parum 
producto, late rotundato, lamina laterali minima, pone marginem 
sulco constituta, area postlaminari longa parum elevata, gradatim 
parum declivi, carinulis 6, superficie dorsuali laevigata, minu- 
tissime reticulata. Tergita cetera superficiei sculptura tergito primo 
similia; tergitum ultimum bene convexum, postice perpendiculare, 


antiei apex. 


eee Or 


sat laevigatum, margine infero laminari, lateribus interne carina 
sat longa instructis. 

Pedes (Fig. XII,2) articuli primi latere infero externo paul- 
lum producto, rotundato, articulo quinto infra spina instructo, 
articulo sexto parum attenuato infra spinis 10-11, pone unguem 
spina una armato. 

Vulva vide fig. XII,3. 

o Tergitum ultimum medium postice aliquantum supra mar- 
ginem in tuberculum subovale inflatum et sub tuberculo parum 
depressum, margine infero medio vix sinuato. 

Organum copulativam vide fig. XII,4-7. 

Long. corp. mm. 15, lat. 7,6, alt. tergiti ultimi 4,2, long. 
antennarum 2,2, pedum paris decimi 4,5. 

Habitat. Tasmania: Hobart (A. Lea legit). 

Observatio. Species haec a P. 
Leae Silv. trunci tergiti primi forma 
nec non maris tergiti ultimi forma 
praesertim distinctissima est. 


Procyliosoma (s. s.) leiosoma (Hutton) 


Sphaerotherium leiosomum Hutton, Ann. nat. 
Hist. (4) XX (1877), p. 116. 

Cyliosoma liosoma Pocock, Ann. nat. Hist. 
(6) XVI (1895), p. 415. 


9 Castanea, pedum articulo ulti- 
mo atrescente. 

ERP apne INI antares Caput faciei dimidia parte infera 
2. pes paris decimi; 3. pedis paris punctis sat numerosis, parte supera 
SORTE me eects) punctis raris impressa; antennae (Fig. 

XII, 1) breves, ab articulo secundo 
vix attenuatae. Collum praeter punctos anticos paucos laevi- 
gatum. 

Truncus. Tergitum primum area postmarginali mediana sulco 
transversali exarata, pone sulcum convexa, gradatim cum super- 
ficie dorsuali confusa, angulo antico sublaterali antrorsum paul- 
lum producto et perlate rotundato, lamina laterali minima pone 
marginem sulco constituta, area postlaminari longa, nitida, con- 
vexa carinulis 6-7 aucta, superficie dorsuali sublaevigata minu- 
tissime reticulata. Tergita cetera tota sublaevigata minutissime 


Fig. XIII. 


Bee Qe 


reticulata; tergitum ultimum bene convexum, postice perpendicu- 
lare, sublaevigatum, margine infero laminari, lateribus interne 
carina brevi auctis. 

Pedes (Fig. XIII,2) articuli primi angulo infero externo in 
processum latum subtriangularem producto, per marginem infe- 
rum tuberculo nonnullo, perparvo, conico. aucto, articulo sexto 
quam tertius c. '/; longiore, robusto, tantum parte distali. atte- 
nuata infra spinis 6-8, pone unguem spina una armato. 

Vulva vide fig. XIII,3. 

Mas ignotus. 

Long. corp. mm. 17, lat. 8, alt. tergiti ultimi 4, long. anten- 
narum 2,2, pedum paris decimi 4. 

Habitat. Nova Zealandia: Dunedin (Cotypus!). 


Procyliosoma (s. s.) tuberculatum sp. n. 


© Castanea tergitum margine postice nigrescente. 

Caput faciei dimidia parte infera punctis sat numerosis et sat 
magnis, parte supera punctis raris impressa; antennae (Fig.XIV,1) 
sat tenues, ab articulo secundo paullum attenuatae. Collum lae- 
vigatum. 

Truncus. Tergitum primum (Fig. XIV,2) area postmarginali 
mediana sulco antico transversali exarata, convexa et in parte 
supera sulco latiusculo, vix signato, nitide limitata, angulo antico 
laterali quam margo lateralis parum crassiore antrorsum aliquan- 
tum producto, late rotundato, lamina laterali minima pone mar- 
ginem sulco tantum constituta, area postlaminari longa, nitida 
convexa carinulis 6-7 vix signatis, superficie dorsuali sublaevi- 
gata, minutissime reticulata. Tergita cetera media transverse 
paullum depressa, minute reticulata, tergita Zum et 75% ad 11m 
lateraliter parum longe a margine infero, in tuberculum breve 
crassiusculum, convexum producta, tergitum 6" ad eamdem li- 
bellam interdum paullum inflatum. Tergitum ultimum postice 
subperpendiculare, superficie minute reticulata, margine infero 
laminari, lateribus interne carina brevi auctis. 

Pedes (Fig. XIV, 3) articuli primi angulo infero externo lato, 
late rotundato, infra in processibus spiniformibus- 4-5, quorum 
tres externi longiores, producto, articulo sexto tantum parte 
distali attenuata infra spinis 7, pone unguem spina una armato, 


= Spe 


Vulva vide fig. XIV, 4. 

Mas adultus ignotus. 

Long. corp. ad mm 30, lat. 15, alt. tergiti ultimi 8, long. 
antennarum 4, pedum paris decimi 8. 

Juvenes, long. mm 20, lat. 9. Tergita 7% ad 11" lateribus 
vix inflatis, tuberculis nondum evolutis. Pedes articuli primi an- 


Fig. XIV. 


Procyliosoma tuberculatum : 1. antenna; 2. trunci tergita 1-4 lateraliter inspecta; 3. pes 

paris decimi; 4. pedis paris secundi articuli primus et secundus cum vulva; 5. maris pes 

paris 22! cum dimidio sterno antice inspectus; 6. ejusdem articulus secundus et tertius 

postice inspeetus; 7. maris pes paris 23° cum sterno antice inspectus; 8. ejusdem articuli 
secundus et tertius postice inspecti. 


gulo infero externo exciso et in processus spiniformes duos, 
quorum externus major est, producto. 

Juvenes, long. mm 13, lat. 6. Tergita 7-11 lateribus haud 
inflatis, haud tuberculatis. Pedes articuli primi angulo infero 
externo in processum spiniformem producto. 

Organum copulativum vide fig. XIV, 5-8. 

Habitat. Exempla~ vidi ad Cape Maria Van Diemen, Croixel- 
les (Marlborough), French Pass, Stephens Isl. collecta. 

Observatio. Species haec ad P. leiosoma (Hutt.) proxima est, 
sed trunci tergiti primi angulo antico lateralis parum magis pro- 
ducto, pedum articuli primi angulo infero externo processibus 
spiniformibus armato, nec non adultorum tergitis 2°, 7° ad 11" 
lateraliter in tuberculum productis distinctissima est. 


PA ea 


Procyliosoma (s. s.) Delacyi (White) 


Zephronia (Sphaerotherium) De Lacyi White, Ann. nat. Hist. (3) II (1859), 
p. 406, Pl. VII, figs 2-22. 

Sphaerotherium de Lacyi Butler, P. zool. Soc. London 1873, p. 177. 

Cyliosoma de Lacyi Pocock, Ann. nat. Hist. (6) XVI (1895), p. 415. 


Q Castanea tergitis maculis sparsis parvis nigrescentibus et 
margine postico etiam nigrescente, ventre pedibusque fulvo-um- 
brinis. 

Corpus postice gradatim aliquantum angustatum. 

Caput punctis paucis sparsis impressum; antennae (Kg. XV, 1) 
ab articulo secundo paullum attenuatae, articulo sexto fere duplo 
longiore quam latiore, articulo 
septimo breviore. Collum sublae- 
vigatum. 

Truncus. Tergitum primum 
area postmarginali mediana sulco 
transversali antico exarata, pone 
sulcum declivi convexa, in parte 

Fig. XV. supera sulco latiusculo vix si- 

Procyliosoma Delacyi: 1. antenna; 2. pes paris nato limitata, angulo antico 

decimi; 3. pedis paris secundi articuli primus È 4 

At aoe Ane Guinean sublaterali quam margo lateralis 

haud crassiore, antrorsum paul- 

lum producto, perlate rotundato, lamina laterali minima, pone mar- 

ginem sulco constituta, area postlaminari brevi, valde declivi ca- 

rinulis 6 vix signatis instructa et supra brevissime marginata, 

superficie dorsuali minute et dense reticulata. Tergita cetera mi- 

nute et dense reticulata; tergitum ultimum postice declivi, cir- 

cumlitione subogivali, margine infero laminari, lateribus interne 
carina brevi auctis. 

Pedes (Fig. XV, 2) articuli primi angulo infero externo lato, 
aliquantum extrorsum et deorsum producto, late rotundato, arti- 
culo sexto quam tertius parum longiore, attenuato, infra spinis 
9-11 parum longe a basi incipientibus, pone unguem spina una 
armato. 

Vulva vide fig. XV, 3. 

Mas mihi ignotus. 


Long. corp. mm 15, lat. 8, 5, alt. tergiti ultimi 4, long. an- 
tennarum 2,2, pedum paris decimi 4. 
Habitat. Nova Zealandia: Nelson. 


Ripeti 


Observatio. Species haec corporis partis posticae, trunci ter- 
giti primi et pedum articuli sexti forma a P. leiosoma (Hutt.) 
distinctissima est. 


Procyliosoma (s. s.) striolatum (Poc.) 
? Sphaerotherium novae-zealandiae Kirk, Trans. New Zealand Institut XVIII 
(1885), p. 139, fig. 1-3. 
Cyliosoma striolatum Pocock, Ann. nat. Hist. (6) XVI (1895), p. 414. 


o Umbrinus, dorsum totum nigro marmoratum, ventre pe- 
dibusque, articulo sexto atro excepto, umbrinis. 

Corpus postice paullum angusta- 
tum capite et trunci tergito primo 
eisdem P. de Lacyi (White) similibus. 
Superficies tergitorum omnium tota 
dense et minute punctata. Tergitum 
ultimum margine postico medio paul- 
lum sinuato (an semper ?). 

Pedes (Fig. XVI, 2) articuli primi 
angulo infero externe late extrorsum 
aliquantum producto, late rotondato, 
articulo quinto infra spina apicali 
armato, articulo sexto quam tertius 
parum longiore, attenuato, infra spinis 
10-11, parum longe a basi incipien- 
tibus, pone unguem spina una armato. 


Fig. XVI. 


Procyliosoma striolatum : 1. 

2. pes paris decimi; 3. maris pedis 

paris 221 articuli secundus et tertius 

postice inspecti; 4. maris pedis paris 

23! articuli secundus et tertius antice 

inspecti; 5. ejusdem articulus tertius 
postice inspectus. 


antenna; 


Organum copulativum vide fig. 
XVI, 3-5. 

Long. ‘corp. mm 17, lat. 9, alt. 
tergiti ultimi 4, long. antennarum 
2, 5, pedum paris decimi 5, 5. 
Habitat. Nova Zealandia: French Pass; 


Greymouth (South Island, Pocock). 

Observatio. Colore et sculptura specimen a me examinatum 
speciei dictae refero, quae a P. de Lacyi White colore, corporis 
forma et praesertim pedum articulo quinto spina armato distin- 
guenda est, sed exempla alia inquirenda sunt, ut notae expositae 
melius confirmentur, et exempla typica P. striolalum Poc. cum 
eisdem P. Novae-zealandiae Kirck comparanda sunt, quia proba- 
biliter uni et eidem speciei pertinent. Clarissimi T. W. Kirk de- 
scriptio cum figuris haec est: 


Baie SH a 


Sphaerotherium Novae-zealandiae. 


Head, coarsely punctured, especially near anterior margin, which 
is notched in the centre, and strengthened by a ridge, immediately 
behind which is a transverse groove, and in front a number of yellow 
and brown hairs; the groove, and the space around is closely but coar- 
sely punctured, the punctures becoming much more distant as the 
posterior margin is approached. 


Fig. 2. 


Fig. 3. 


1. Profile; 2. Head, nuchal plate, and first segment, front view; 3. Last two dorsal 
segments from behind. 


Nuchal Plate. — Anterior margin strengthened by a ridge, produced 
in the centre, but slightly depressed on superior surface ; posterior 
margin rounded ; entire but somewhat irregular. ! 

Dorsal Plates. — Smooth, highly polished. First dorsal segment with 
a very strong lateral ridge, continued up the anterior margin beyond 
its articulation with the nuchal plate; in the depression immediately 
behind the ridge are a number of eoarse punetures ; a shallow transverse 
depression about one-third of the distance from anterior margin ; the 
anterior lateral margins very obtusely rounded; the plate produced 
backwards, so that if the line of junetion between the first and second 
segments was continued, the portion cut off would be nearly semicireular. 
Last dorsal segment arched, margin entire, sharp, a wide shallow de- 
pression immediate inside the margin, expanding upwards at both ends. 
Intermediate segments smooth above, with the margin rounded in front 
and pointed behind; strengthened by a ridge, and with a triangular 
excavation at the anterior angle, most distinct in ihe fifth and ninth 
segments; a few yellow hairs in, and a prominent oblong tubercle 
just above and in front of, each excavation, especially noticeable in 
fifth to ninth segments. First dorsal segment widest; 2" to 6th about 
even ; 7th wider: 8th to 11th about even. 


Colour. — Light Brown, marbled with darker. 
Length. — 1. 35; breadth,. 8; width of head, 4; depth of head,. 25. 
Habitat. — Tinakori Hills, Rimutaka Mountains, Wellington ; Strat- 


ford, New Plymouth. The specimens from Stratford were presented by 
Mr. A. Burrell. 


E peso 


Procyliosoma (Sincyliosoma) Aurivillii sp. n. 

© Rufo - castanea, tergitorum margine postico parum obscu- 
riore. 

Caput ad clypei marginem punctis sat numerosis, cetero 
punctis sparsis impresso; antennae (Fig. XVII, 1) breves, sat tenues, 
parum compressae et parum attenua- 
tae, conis sensitivis apicalibus e. 10 
instructae. Collum laevigatum. 

Truncus. Tergitum primum area 
postmarginali mediana brevi, declivi 
convexa, antice sulco angusto tran- 
sversali, postice gradatim cum super- 
ficie dorsuali confusa, angulo antico 
sublaterali margine quam lateralis 
parum crassiore, antrorsum paullum 
producto, late rotundato, lamina la- 
terali minima, pone marginem sulco 
constituta, area postlaminari longa 
na Sunetiocoma) Auriontin gradatim declivi convexa postice a 
1. antenna; 2. pes paris decimi; 3. pedis superficie dorsuali vix limitata et ca- 
ese e (i rinulis ‘obsoletioribus; superficie, dor: 

suali sublaevigata. Tergita cetera tota 
sublaevigata ; tergitum ultimum altum, bene convexum, postice 
perpendiculare, sublaevigatum, margine infero laminari, lateribus 
interne carina brevi instructis. 

Pedes (Fig. XVII, 2) articuli primi angulo infero externo ro- 
tundatim paullulum producto et spinulis minimis instructo, arti- 
culo sexto robusto, ad medium infra paullum convexo parte api- 
cali sat attenuata, infra spinis 8, pone unguem spina una armata, 
ungue crasso, parum arcuato. 

Vulva vide fig. XVII, 3. 

Mas ignotus. 

Long. corp. mm 30; lat. 16, alt. tergiti ultimi 10, long. an- 
tenn. 3, 5, pedum paris decimi 9, 5. 

Habitat. Australia: Cape York (Mus Stockholm). 


Fig. XVII. 


MARIO BEZZI 


Una nuova specie etiopica 


DEL 


Gen. Himantostoma Loew (Dipt.). 


Da quando nel 1901-1908 ho pubblicato i miei contributi alla 
conoscenza della ditterofauna dell’Eritrea (1), io non ho mai ces- 
sato di ricercare materiali per un ulteriore progresso nello studio 
di questa parte dell’entomofauna della nostra Colonia. In questi 
ultimi tempi ho avuto la buona ventura di poter disporre di una 
ricca ed interessantissima raccolta, che con grande oculatezza e 
abilità fu riunita nei pressi di Ghinda dal Dott. Alberto Mochi, 
al quale mi è grato di porgere qui i più vivi ringraziamenti. 
Fra le molte catture da lui fatte, una delle più notevoli è quella 
che serve di oggetto al presente studio. 

Pare infatti che il gen. Himantostoma costituisca fra i ditteri 
una delle più grandi rarità, poichè di esso non furono veduti fi- 
nora che 2 esemplari: uno è quello tipico, di sesso maschile, rac- 
colto prima del 1863 nell’Illinois, Stati Uniti d'America; e l’altro, 
di cui non è indicato il sesso ma che sembra parimenti un ma- 
schio, è quello trovato in Ungheria nel 1907 dal dott. Kertész. 

Nessuna meraviglia adunque se il genere è ancora poco 
conosciuto; eppure i suoi rappresentanti non dovrebbero essere 
difficili a trovare, se ne fossero conosciute le abitudini ed il modo 
di vivere, poichè la presenza in tre regioni zoologiche, la near- 
tica, la paleartica e la etiopica, deve certamente attestare una 
larga diffusione. A Ghinda il dott. Mochi raccolse 6 esemplari 
dei due sessi, ascrivibili ad una nuova specie. 


(1) Materiali per la conoscenza della fauna eritrea raccolti dal Dott. Paolo 
Magretti. Ditteri. Bull. della Soc. entom. ital., XXXIII, 1901, p. 5-25. 

Ditteri eritrei raccolti dal Dott. Andreini e dal Prof. Tellini. 2. e. 
XXXVII, (1905) 1906, p. 195-304; XXXIX, (1907) 1908, p. 3-199. 


gm 


Il gen. Himantostoma venne istituito succintamente dal Loew 
nel 1863 (1, p. 320-321) in questa fatta: Nota. Hinantostoma 
corporis forma Xystam simulat, at figura faciei magis Hyalo- 
myiae quam Xystae est. Ab utroque genere proboscide tenui et 
quam dimidium corpus longiore, facie per carinam mediam 
nasuta et alarum vena quarta anguio recto fracta breviterque 
appendiculata differt. Sono poche parole, ma bisogna pur con- 
venire che il grande ditterologo, coll’usata abilità, ha con esse 
saputo scolpire in modo irrefutabile i caratteri, l’aspetto e la na- 
tura del nuovo genere. 

Nel 1878 VOsten Sacken lo ricorda nella seconda edizione 
del suo catalogo (2, p. 146); e nel 1891 Brauer e Bergenstamm 
lo nominano nella parte seconda dei loro « Vorarbeiten » (3, p. 
411 e 445), mettendolo nel catalogo fra Acaulona e Trichopoda, 
e poi nell'indice dichiarando invece che è da collocare presso 
Xysta. 

Nel 1891 il Tyler Townsend (4, p. 96-97) lo comprende nella 
sua tabella dei Fasiidi, colle seguenti antitesi: Abdomen shorter, 
rounded, almost naked or with only fine and short pubescence. 
Apical cell closed and petiolate. Fourth longitudinal vein bent at 
angle to meet the third; petiole of the apical cell very long; 
hind cross-vein near the middle of the apical cell; face with 
a median carina. 

Nel 1893 Brauer e Bergenstamm (5, p. 231) ripetono nell’in- 
dice che è affine a Xysta. Nel 1897 il Coquillett lo annovera 
nella sua Revisione (6, p. 40) fra i generi a lui non noti; nel 
1905 il prof. Aldrich lo comprende nel suo catalogo (9, p. 424); 
il prof. Williston nelle due prime edizioni del suo Manuale non 
lo nomina nemmeno, e nella terza (11, p. 377) lo indica fra 
i generi non potuti collocare. 

Tutti gli autori suddetti non hanno mai visto l’insetto in na- 
tura. e si riferiscono sempre ai dati del Loew; finalmente il Tyler 
Townsend nel 1908 (12, p. 126), dopo aver esaminato il tipo al 
Museo di Cambridge, Mass., lo colloca nella sua tribù dei Clisto- 
morphini (famiglia Phasiidae), assieme al suo gen. Clistomorpha, 
creato per la Xystu didyma del Loew e per la Olytiomyia atrata 
del Coquillett. 

Null’altro si trova, riguardo al nostro genere, nella lettera- 
tura ditterologica per quanto si riferisce all'America. Ma nel 
1897 lo vediamo comparire in Europa per opera del prof. Thal- 


SA Gora 


hammer (7, p. 145) che descrive un Himantostoma hungaricum, 
raccolto nell'Ungheria centrale dal dott. Kertèsz; egli lo mette 
poi nel suo catalogo del 1899 (8, p. 49, n. 219) in testa alla sot- 
tofamiglia dei Fasiini, prima del gen. Cistogaster. 

Un po’ troppo affrettatamente io ho posto nel terzo volume 
del Catalogo dei ditteri paleartici (10, p. 464) questa specie in 
sinonimia colla Ancistrophora Mikii dello Schiner. Mi pare che 
a ciò si oppongano i seguenti fatti: le dimensioni minori; il colore 
opaco, non lucente; la facies infra medium tubercutata che in- 
dica evidentemente la carena facciale mancante in Ancistrophora, 
la quale ha invece l’orlo boccale rilevato; lo scudetto con 4 setole 
corte; il piccolo ‘nervo trasversale più vicino all’apice, ed il 
grande più vicino alla base che all’apice. Per quanto il Thalham- 
mer non parli di macrochete, si capisce che devono mancare real- 
mente, perchè colloca la sua specie presso Cistogaster; quindi 
tutto sommato sembra più sicuro si tratti di un vero Himanto- 
stoma, congenere colla specie nordamericana, 

Avendo sott'occhio parecchi esemplari dei due sessi, credo 
opportuno fare una breve esposizione dei caratteri del genere. 


GEN. Himantostoma Loew 1865. 


Corpo xistiforme, sia per aspetto che per colorazione. 

Capo (fig. 1, D) piuttosto grosso, arrotondato, un po’ più largo 
del torace. Occhi grandi, nudi, rotondi, ugualmente avvicinati 
nei due sessi, colle faccette superiori un po’ più grandi delle 
inferiori, sopratutto nella femmina (il che mi pare si verifichi 
anche in Xysta, p. e. in holosericea, nella quale inoltre il ma- 
schio ha gli occhi più distanti che nella femmina). Occipite piatto, 
alquanto concavo nella metà superiore, un po’ prominente in 
quella inferiore, con corti peli setoliformi lungo il margine esterno 
formanti superiormente una breve corona. Tubercolo ocellare 
piuttosto prominente, con un paio di brevi setole; ocelli piuttosto 
grandi, di color rosso. Fronte regolarmente convessa, arrotondata, 
piuttosto sporgente in profilo, colle setole frontorbitali complete 
ma deboli, disposte su di un’unica serie per parte in ambo i 
sessi. Guancie nude, arrotondate, così larghe superiormente quanto 
è largo il terzo articolo dell’antenna. Peristoma poco più largo 
delle guancie, lungo, coll’orlo boccale poco sporgente, con peli 
setoliformi disposti su 2-3 file irregolari lungo il margine infe- 


a BQ 


riore. Faccia rilevata nel mezzo a formare una grande carenà 
ottusa assai sporgente, che divide le fosse antennali, e che nel 
mezzo si protende in una sorta di naso arrotondato assai carat- 
teristico. Le antenne sono molto brevi, inserite a livello del mezzo 
degli occhi, largamente separate dalla carena suddetta, anche 
presso la loro radice; il secondo articolo porta una breve setola 


x 


all’orlo superiore; il terzo è arrotondato all’apice, appena supe- 


Fig. 1. — Himantostoma Mochii n. sp. B Ala della femmina. C Estremità dell'addome 
della femmina. D Capo del maschio veduto di profilo. Tutte le figure sono ingrandite. 


riore in lunghezza ai due primi presi assieme e non raggiunge 
l'estremità delle fosse antennali. L’arista è un po’ più lunga del- 
l’antenna, fortemente ingrossata alla base, brevemente pube- 
scente. La proboscide è sottile, lunga quanto il corpo, piegata 
a ginocchio verso il mezzo; il segmento basale è lungo più di 
2 volte il capo; quello apicale è un po’ più lungo di quello ba- 
sale e termina aguzzo. Palpi brevi, leggermente clavati e distin- 
tamente pelosi. 

Torace convesso, arrotondato, brevemente peloso sul disco; 
le sue macrochete sono poco sviluppate, e consistono solo in 
brevi omerali, notopleurali, sopraalari, un paio di dorsocentrali 
poco avanti lo scudetto ed un paio di acrosticali prescutellari. 
Parimenti sui fianchi le mesopleurali e le sternopleurali sono 
poco distinguibili fra i peli; tra le ipopleurali se ne notano 2-3 
piuttosto robuste ma brevi. Scudetto con pochi peli sul disco e 
con 4 macrochete bene sviluppate, un paio basale ed uno apicale 
più breve. Squame grandi, nude sul disco, l’inferiore del doppio 
più grande della superiore. 

Addome corto nel maschio, più allungato nella femmina, com- 
posto di 5 segmenti, di cui l’ultimo piccolo e breve; esso è solo 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 7 


=O) pe 


peloso, e per quanto i peli dei lati siano più robusti, non si tratta 
tuttavia di macrochete differenziate. Ventre semplice nei due 
sessi, peloso. Genitali del maschio larghi alla base, ripiegati sotto 
il ventre, inclusi. Genitali della femmina (fig. 1, C) assai lunghi 
e sporgenti, costituiti nella parte apicale da 3 lamelle, due la- 
terali allargate ed ottuse, armate all’apice di forti spine ricurve 
ed una impari inferiore mediana, in forma di robusto aculeo 
piegato in basso. 

Piedi semplici nei due. sessi, con scarsi e brevi peli; pulvilli 
ed unghie uguali nei due sessi. 

Ali (fig. 1, B) senza spinula costale distinta e col margine 
anteriore quasi nudo; anche tutte le nervature sono nude alla 
base. La costa arriva fino all’apice del terzo nervo; il secondo 
nervo è diritto, il terzo è leggermente curvo in basso all’estre- 
mità; il quarto è piegato ad angolo retto od ottuso e di solito è 
fornito di una piccola appendice, non spuria; esso raggiunge in 
alto il terzo ad angolo quasi retto molto prima della sua fine; 
nervo trasversale posteriore poco obliquo e pressochè diritto; se- 
sto nervo lungo, ma spurio all’apice ed evanescente prima di 
raggiungere il margine; piccolo trasversale posto sotto l’apice 
del primo longitudinale e dopo il mezzo della cellula discoidale; 
grande trasversale posto nel mezzo fra il piccolo ed il cubito od 
un po’ più verso il primo; peduncolo della prima. cellula poste- 
riore lungo pressappoco come il grande trasversale. Lobo ascel- 
lare molto sviluppato; alula ovale e bene sviluppata. 

Le tre specie note si possono per ora distinguere come segue: 


1 (2). Statura piccola (2 mm); guancie pelose; torace senza distinte 
strisce scure sul dorso; ali più lunghe del corpo, col cubito 
della quarta arrotondato e privo d’ appendice . ... . 

hungaricum Thalh. 


2 (1) Statura maggiore (5-6 mm.); guancie nude; terace con striscie 
secure più o meno distinte; ali più corte del corpo, col cubito 
della quarta angolato e di regola appendicolato. 


3 (4). Carena facciale nera, con tomento bianchiecio; addome con sot- 
tile striscia mediana longitudinale scura . . . sugens Lw. 

4 (3). Carena facciale distintamente rossiccia; addome con larga striscia 

longitudinale oscura più o meno completa, e larghe orlature 
scure al margine posteriore del secondo e del terzo segmento 
Mochii sp. n. 


Roe 


Himantostoma Mochii n. sp. 79, fig. 1. 


Nigrum, cinereo-tomentosum, nigro-pilosum, antennis palpis 
proboscide pedibusque concoloribus, orbitis albo-micantibus, ca- 
rina faciali distincte rufescente, thoracis dorso vittis quatuor 
longitudinalibus plus minusve distinctis et abdominis vitta me- 
dia limbisque posticis segmentorum fuscis, alis hyalinis cubito 
angulato et persaepius appendiculato; 

o genitalibus griseis latis occultis, subtus non appendicu- 
latis; 

© abdominis apice lamellis duabus nigris nilidis nigro-spi- 
nulosis et unco infra curvato et hamato praedito. 

Long. corp. mm. 5-6; long. alae mm. 4,5-5,5. 

Exemplaria aliqua utriusque sexus in herbidis circa Ghin- 
da, Erythraea, mens. Julio-Decembre 1916, a cl. Dre. A. Mo- 
chi, cui species honoris causa dicata, lecta. 


La presente specie pare strettamente affine a quella tipica 
nordamericana descritta dal Loew, tanto che non si riesce a diffe- 
renziarla, se non pei caratteri insignificanti più addietro riportati. 

Capo (fig. 1, D) coperto di denso tomento di color grigio 
scuro, colle orbite però bianche e lucenti; la striscia frontale è 
di un nero vellutato; la carena facciale è rossiccia; l’angolo an- 
teriore del peristoma è ornato di una macchia cangiante di co- 
lor porporino. Ocelli di un rosso rubino, occhi di un rosso 
bruno. Tutti i peli sono neri. La striscia frontale sul davanti è 
larga come la lunula, che è bianca, poi si restringe formando un 
triangolo molto allungato che giunge per mezzo di una sottile 
linea fra le orbite sino agli ocelli. Antenne ed arista interamente 
nere, come la lunghissima proboscide ed i brevissimi palpi. 

Il disegno del torace è più distinto nel maschio che nella 
femmina; esso consta di 4 striscie longitudinali, interrotte presso 
la sutura, le mediane più strette, le esteriori del doppio più lar- 
ghe, tutte evanescenti all'indietro, ma le esterne più prolungate 
delle interne. Pleure uniformemente grigio-scure. Tutti i peli e 
le macrochete neri. Scudetto grigio chiaro, più scuro sui mar- 
gini, con pochi peli sul disco. Postscudetto e mesoframma di 
color grigio chiaro. Squame bianco-pellucide, coll’orlo candido; 
bilancieri infoscati. 


gg 


Addome grigio come il torace, colla striscia mediana più 0 
meno sviluppata ma larga e spesso interrotta; le fascie scure del 
margine posteriore sono larghe e complete solo sul secondo e 
sul terzo segmento. Il primo segmento é interamente nero. I peli 
sono neri. Il ventre è di un grigio uniforme, senza disegno di- 
stinto. I genitali del maschio sono grigi al di sopra, neri al di 
sotto. Nella femmina l’orlo posteriore del quarto e tutto il pic- 
colo quinto segmento sono più scuri ed un po’ lucenti; le lamelle 
laterali e l’aculeo mediano sono neri e lucentissimi, come pure 
nere sono le spine (fig. 1, C). 

Piedi interamente neri e con peli pure neri; unghie nere; 
pulvilli assai infoscati. 

Ali (fig. 1, B) ialine, distintamente giallognole verso la base; 
nervature gialle nella metà basale, infoscate in quella apicale. 
L’appendice del cubito pare variabile, poichè manca nei tre ma- 
schi; e delle 3 femmine, 2 Vhanno piccola ed una (quella figurata) 
abbastanza lunga. 


BIBEIOGRAFRTA 


1. Lorw, H. — Diptera Americae septentrionalis indigena. Centurai 
quarta. — Berl. ent. Zeitschr., VII, 1863, p. 275-326. 
2. OSTEN SACKEN, C. R. — Catalogue of the described Diptera of 


North America. (Second edition). — Washington 1878, 276 p. 

3. BRAUER FR. und BERGENSTAMM, J. v. — Die Zweiflügler des Kaiser- 
lichen Museums zu Wien. V. Vorarbeiten zu einer Monographie 
der Muscaria schizometopa (exclusive Anthomyidae). Pars II. — 
Denkschr. d. math.-naturwiss. Cl. d. K. Akad. d. Wiss., LVIII, 
Wien 1891, p. 305-446. 

4. TyLER Townsenp, C. H. — The North American genera of Calyp- 
trate Muscidae. — Proc. of the Entom. Soc. of Washington, 
II, 1891, p. 89-100. 

5. Brauer, Fr. und J. v. BERGENSTAMM — Op. cit. VI. Pars III. lc. 
LX, Wien 1893, p. 89-240. 

6. CoquiLLETT, D. W. — Revision of the Tachinidae of America North 
of Mexico. A family of parasitic two- winged insects. — 
Washington 1897, 156 p. 


7. THALHAMMER, J. — Dipteron novum ex Hungaria. — Termeszet. 
Füzet., XX, Budapest 1897, p. 145. 
8. THALHAMMER, J. — Fauna Regni Hungariae. Animalium Hungariae 


hucusque cognitorum enumeratio systematica. Diptera. — 
Budapest 1899, 76 p., 1 carta. 


9. ALDRICH, J. M. — A Catalogue of North American Diptera (or 
two-winged flies). — Washington 1905, 680 p. 
10. Bezzi, M. und P. SteIN — Katalog der Paläarktischen Dipteren. 


Band III. Cyelorrhapha aschiza. Cyclorrhapha schizophora: 
Schizometopa. — Budapest 1907, 828 p. 

11. WiLLIston, S. W. — Manual of North American Diptera. Third 
Edition. Illustrated. — New Haven and London 1908, 405 p., 
163 fig. 

12. TownsenD, CH. H. T. — The Taxonomy of the Muscoidean Flies, 
including descriptions of new genera and species, — Washington 
1908, 138 p. 


ALBERTO RAZZAUTI 


ea 


CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA 


DEL 


TONCHIO DEL FAGIUOLO 


(Acanthoscelides obtectus [Say]) 


Sulla presenza del Tonchio del fagiuolo (Acanthoscelides obtec- 
tus [Say]) in Italia e sui danni da esso apportati al prezioso legume 
non si hanno che poche e malsicure notizie: eppure questo Bru- 
chide è noto da più di un ventennio fra noi e forse era sfuggito 
per l’innanzi all’attenzione degli agricoltori. 

Solo MINA PALUMBO (1) ne dette qualche notizia a proposito 
di danni arrecati ai fagiuoli in Sicilia (1895-96) e recentemente è 
stato appena ricordato nella « Entomologia agraria » redatta dalla 
R. Stazione d’Entomologia agraria in Firenze (2). 

Molto invece sul Tonchio del fagiuolo è stato scritto da ento- 
mologi stranieri, specialmente nordamericani, ma, a dir vero, la 
copia dei lavori non corrisponde in complesso alla loro buona 
qualità (3): le presenti ricerche si propongono di apportare, sia 
dal punto di vista puramente entomologico, sia da quello appli- 
cativo, un contributo alla migliore conoscenza dell’insetto in que- 
stione. 

AI mio Maestro, EUGENIO FICALBI, professore in Pisa ed a 
G. A RASETTI, direttore della cattedra ambulante di Agricoltura 
di quella provincia, esprimo qui la mia gratitudine, per il mate- 
riale e le notizie che mi hanno cortesemente inviato. 


(1) Minà PaLumBo. — Note di Entomologia agraria. — Bollett. Entom. 
agraria e Patologia vegetale, anno 3, n. 4, pp. 53-56, Padova, 1896. 

(2) A. Stazione a’ Entomologia Agraria in Firenze. — Entomologia agra- 
ria. Manuale sugli insetti nocivi alle piante coltivate, etc. Firenze, Ricci, 1915. 

(3) Ricordo ad es., come prova di questa mia asserzione, il lavoro di 
GALIEN Mincaup. — Le Bruchus irresectus Fahr., parasite des haricots cul- 
tivés. - Bull. Société d’étude des Sc. naturelles de Nimes, année 1899, tome 
27, pp. 103-107, Nimes, 1899. Tale lavoro, nella parte che riguarda la biolo- 


x 


gia dell’insetto, è assolutamente fantastico. 


None 


DESCRIZIONE DELL’INSETTO NEI SUOI VARII STATI 
Ordo: Coleoptera. — Fam.: Bruchidae 


Acanthoscelides obteetus (Say), 1831. 


Bruchus obtectus Say. — Description of new species of Curculio- 
nites of N. America, p. 1, 1831. 
» » » — Girard M. — Journal Soc. centr. Horti- 
culture de France, Sér. 3, T. 1, pp. 95- 
99, 1879. 
> » — Fauvel A.—Revue d’Entomologie, Vol. 8, 
p. 153, Caen, 1889. 
> » » — Gibson Arthur. — Canad. Entomologist, 
Vol. 38, pp. 355-367, fig. 1, 1906. 
> » » — Gibson Arthur. — 37. Ann. Report en- 
tom. Soc. Ontario, pp. 116-117, 1 fig. 
» » » — Edwards James Champion G. E. — The 


Entom. Monthly Magaz., Vol. 51, N. 4, 
pp. 140-142, 1915. 


Bruchus obsoletus Say. — Description of new species of Curculio- 

nites of N. America, p. 2, 1831. 

» » » — Rathvon. — Americ. Entom., Vol. 2, N. 4, 
pp. 118-119, 1870. 

» » » — Angus. —Americ. Entom., Vol. 2, N. 4, 
p. 125, 1870. 

» » » — Fuller — American Entom., Vol. 2, N. 4, 
p. 302, 1870. 

» » » — Riley.— American Entom., Vol. 2, passim, 
1870. 

» » » — Horn. — Trans. Amer. Ent. Soc., Vol. 4, 
p. 327, 1870. 

» » > — Le Conte, Horn, Leidy. — Proc. Ac. nat. 
Sc. Philad., p. 270, 1876. 

» » » — Sharp. — Biologia Centrali Americana, 
Coleoptera, V, p. 458,1879 — 1886. 

» ” » — Packard. — Entomologie for Beginners, 
p. 104, 1888. 

» »- > — Popenoe. — 20 Ann. Rep. Kans. Agric. 


Exper Station for 1889-90, pp. 206-210, 
tav. 9, fig. 1-5, 1890. 

» « » — Lintner. 24. Report Ins. N. Jork, p. 425, 
1889; 6th Report Ins. N. Jork, pp. 
178-185, 1890; 44th Report on the N. 
York State Museum, (Report of the Sta- 
te Entomologist)., for year 1890, pp. 355- 
279, 2 fig., 1892. 


OG aa 


Bruchus irresectus Fahraeus. — Schénherr's Genera et species Curculio- 
nidum, Vol. 5, p. 18, 1839. 
» » » — Perris, E. — L’Abeille, T. 11, Nouvelles 


et faits divers, Ser. 2, N. 3, pp. 9 12, 
N. 4, pp. 13-16, 1874. 
” » — Marseul, M.S. A.—Catalogue des Coléop- 

teres d’ Europe et du bassin de la 
Méditerranée en Afrique et en Asie, 
p. 203, 1863. 

» » » — Mingaud, G. — Bull. Soc. d’étude de Se. 
naturelles de Nimes, T.27, pp. 103- 
107, Nimes, 1894, 


Bruchus pallidipes Fahraeus. — Schönherr’s genera et species Curculio- 
nidum, Vol. 5, p. 91, 1839. 
» » » — Heyden, L., E. Reitter und J. Weise. — 


Catalogus Coleopterorum Europae et 
Caucasi, edit. 3, p. 180, 1883, [in sino- 
nimia con BD. mimosae}. 


Bruchus Breweri Crotch G. R. — Proc. Zool. Society of London, p. 398, 
1867. 
Bruchus subellipticus Wollaston. — Insecta maderensia, p. 420, 1854. 
Bruchus fabae Fitch A. — Trans. Soc. Encour. Domes, p. 62, 1861. 
» » » — Packard. — 9th Rept. U.S. Geolog. Geo- 
graph. Surv. Terr., p. 767, 1877. 
) » » -- Riley. — 3d Rept. Ins. Nox., pp. 52-56, 
fig. 19, 1871. 
» u » — Riley. — Trans. Acad. Science St. Louis, 
Vol. 3, p. 220, 1877. 
» » » — Packard. — A Text-Book of Entomology, 
1898. 
Laria irresecta (Fahraeus). — Bertolini S. — Catalogo dei Coleotteri 
d’Italia, p. 105, Siena, 1899. 
Laria obtecta (Say). — Darboux G. et Mingaud G. — Bull. Soc. 
5 entom. de France, pp. 72-76, 1902. 
» » » — Darboux G. et Mingaud G. — Bull. Soc. 


d’étude des Se. naturelles de Nimes, 
T. 29, pp. 25-29, Nimes, 1902. 

Mylabris irresecta (Fahraeus). — Baudi F. — Naturalista Siciliano, 1886, 
p. 58, n. 41, Palermo, 1886; Deutsche 
ent. Zeitschrift, Berlin, 1886. 

» » > — Heyden L., Reitter E. und Weise J. — 

Catalogus Coleopterorum Europae, 
Caucasi et Armeniae rossicae, p. 332, 
Mödling, 1891. 

Acanthoscelides obtectus (Say). — Schilsky J. — Die Käfer Europas, Heft 
41, Nürnberg, 1905, 


oT 


Aeanthoscelides obtectus (Say). — Heyden, v. L., E. Reitter und J. Weise. — 
Catalogus Coleopterorum Europae, 
Caucasi et Armeniae rossicae, Ed. 2, p. 


590, 1906. 
» » > — Silvestri, F. — Dispense di Entomologia 
agraria (Parte speciale), Portici, 1911, 
p. 368. 
» » — Manter J. A. — Journal of economic En- 


tomology vol. 10, N. 1, pp. 190-195, 
Concord, 1917. 
Nome volgare: Tonchio del fagiuolo, Acantoscelide del fagiuolo. 


Adulto. 
(Fig. I) 

Corpo oblungo-ellittico, gradualmente slargato verso il terzo 
posteriore, dove esso raggiunge la sua massima larghezza. Colo- 
razione generale del corpo nera o nero - bruniccia, mascherata 
inferiormente da una corta o fitta peluria grigio-sericea, superior- 
mente da peli setolosi grigio-chiari, lunghetti 
e più o meno densi, frapposti a peli fulvo- 
bruni, più scarsi, raccolti sulle elitre in areole 
irregolarmente rettangolari, che costituisco- 
no così una caratteristica macchiettatura. 

Capo assai più largo che lungo, con collo 
distinto, convesso e quasi carenato longitu- 
dinalmente, bruscamente declive sulla fronte; 
rostro indistinto dal capo, pianeggiante, lungo 

pr un po’ meno della sua larghezza basale, la- 
obtectus (Say),adulto: (ingr) teralmente provvisto di due forti rilievi ca- 

reniformi. La parte superiore del capo e del 
rostro è densamente punteggiata, con punti rugosi quasi confluenti 
fra loro. 

Gli occhi sono molto convessi, escavati, nella loro parte an- 
tero-superiore, dalla fossetta antennale che li incide per oltre la 
metà del loro diametro longitudinale; con la loro parte posteriore 
giungono quasi a livello del collo. Le antenne, gradualmente 
ingrossate e lievemente pelose raggiungono all’incirca la base del 
protorace: degli undici articoli, i primi quattro sono di colore 
ocraceo più o meno infuscato alla sommità, il quinto è ocraceo 
nella metà prossimale, bruno in quella distale, i cinque seguenti 
bruni, l’ultimo ocraceo alla base; il secondo articolo, quasi cilin- 
drico, come i due seguenti, è un po’ più breve di questi, che sono 


Figo 


Sr 
subeguali, il quinto è a forma di cono rovescio assai allungato, 
i cinque seguenti ciatiformi, gradualmente slargati e accorciati, 
l’ultimo, ovoide, appuntito all’apice. 

Il labbro superiore è pressochè semicircolare, provvisto di 
due serie trasverse di setole, una mediana, l’altra apicale. Le man- 
dibole (fig. II, 2) sono moderatamente arcuate, fortemente appuntite 
all'apice, col margine esterno lievemente sinuoso e riccamente 
provvisto di setole; il margine interno è escavato da un largo solco 
longitudinale che si inizia a breve distanza dall’apice e che pre- 
senta nella sua parte distale un ciuffo seriale di setole; da questo 
si origina verso il basso una prominenza membranacea, fornita di 
corte appendici setolose, che circonda la mola assai sporgente, 
grossolanamente zigrinata (m), e che si prolunga ancora un po’ 
in basso (a). 

Le mascelle del primo paio (fig. II, 3) hanno il lobo interno 
appena più corto dell'esterno; il lobo interno (9) è fornito di una 


I 
i CE if! Hajld ft art 


mista rl! MIRA 
NPT NT: MUTA rl] 
ION ARAL 


Acanthoscelides obtectus (Say), adulto: 1. - antenna sinistra; 2. - mandibola destra; 

3.-mascella sinistra; 4.-labbro inferiore: m mola; a. appendice della mola; c. cardine 

s. stipite; p’. pezzo palpigero della mascella; p. palpo mascellare; y. lobo interno; 9°. lobo 
esterno; M. submento; L. mento; é palpo labiale; 2. glossa. (diversamente ingr.) 


fitta serie di setole robuste e un po’ ricurve, il lobo esterno (9°) 
spatoliforme, si presenta distintamente articolato sopra un pezzo 
subgaleare, ed è riccamente provvisto, specie nella parte apicale, 
di lunghe setole unipennate. Il palpo mascellare (p) è lunghetto, 
composto di quattro articoli e sorpassa, disteso, di circa il doppio 


gg 


la lunghezza dei lobi; il primo articolo è brevissimo, ocraceo, il 
secondo, bruno al pari dei due seguenti, è lungo circa il doppio 
del terzo, l’ultimo, sottile e affusato, eguaglia quasi in lunghezza 
i due precedenti uniti insieme. 

Il labbro inferiore (fig. II, 4) possiede una glossa (/) slargata, 
lievemente biloba e setolosa: il palpo labiale (7) è triarticolato, col 
primo articolo molto corto e di colore ocraceo; il secondo è appena 
più breve del terzo, che è affusato, ambedue poi sono di colore 
bruniccio. 

Il protorace è conico, con i lati un po' sinuosi, arrotondati in 
avanti; la base presenta un lobo mediano sporgente e arrotondato, 
un po’ rientrante nella sua metà; gli angoli posteriori ricuoprono 
obliquamente l’angolo omerale delle elitre. La superficie del pro- 
torace è impressa da una punteggiatura forte e profonda: presenta 
un breve solco mediano appena accennato posteriormente, indi- 
stinto in avanti. 

Lo scutello è bene sviluppato, di forma quasi quadrata e poste- 
riormente incavato verso il suo mezzo. Le elitre hanno gli angoli 
anteriori arrotondati, ricoperti completamente dalla base del pro- 
torace; sono pianeggianti nel loro mezzo, bruscamente declivi sui 
lati e nella loro parte distale. La superficie di ciascun’elitra pre- 
senta dieci solchi longitudinali, i quali, eccettuato il primo (iuxta- 
suturale), sono più o meno riccamente provvisti di grossi punti 
distanziati; il solco iuxtasuturale decorre quasi parallelamente alla 
linea suturale ed arriva fino all’ angolo suturale; il secondo e il 
terzo solco non arrivano alla estremità posteriore delle elitre, il 
quarto ed il settimo, il quinto ed il sesto, più brevi di tutti, si 
uniscono indietro indistintamente fra loro. Il fondo delle elitre è 
puntato rugoso con qualche punto più grosso, sparso qua e là sulle 
interstrie. Le ali sono bene sviluppate. 

Le zampe (fig. III) sono coperte di peluria assai fitta: quelle 
del primo paio (1) hanno i due primi articoli del tarso subeguali, 
quelle del secondo (2) e terzo (3) paio hanno il primo articolo 
lungo quasi tre volte il secondo. Le zampe del primo paio 
sono interamente giallo-rossiccie con l’anca, il trocantere e gli 


(1) Generalmente nelle opere faunistiche si considerano come tetrameri 
i tarsi dei Bruchidae; io noto che ciò non è esatto. Il tarso dell’ Acantho- 
scelides, ad es., realmente è pentamero, per la presenza di nn piccolo, ma 
ben distinto, articolo preungueale (vedi fig. III). 


: — 100 — 


ultimi articoli del tarso infuscati; simili nella colorazione sono 
quelle del secondo paio ma con l’anca decisamente nera, quelle 


Fig. III. 
Acanthoscelides obtectus (Say), adulto; zampe del primo (1), secondo (2) e terzo (3) paio; 
4. estremità del tarso delle zampe del terzo paio; 7. — rilievo spinoso; «. — articolo 


preungueale. (ingr ) 


del terzo paio infine hanno per di più la coscia colorata in nero 
nel margine interno. Le zampe del terzo paio, lunghe circa 1,7 
volte le anteriori, sono le più caratteristiche per la forma; le coscie 
sono molto rigonfie, concave nel lato interno, dove posseggono 
verso l’articolazione della 

tibia un forte rilievo (7°) or-. 

nato di quattro spine decre- 

2 scenti in altezza: le tibie 

sono ornate sulle loro fac- 
cie di costole longitudinali, 
meno rilevate sul lato e- 
sterno, le quali vanno a 
terminare con rilievi chi- 


Fig. IV tinici spiniformi. 
Acanthoscelides obtectus (Say), adulto: ultimo segmento L'angolo apicale inter- 
addominale (a), visto ventralmente, e suoi rapporti a È ei Al ee 
col pigidio (p), nei due sessi. (ingr.) no è pl ovvisto di una unga 
spina. 


L’addome, fittamente peloso, è rossiccio con i segmenti info- 
scati alla base: totalmente rosso, benchè mascherato dalla peluria, 
è il pigidio. 


ioe 


I due sessi sono facilmente riconoscibili (fig. IV): nel maschio 
il pigidio è fortemente ricurvo all’apice e l’ultimo segmento addo- 
minale è breve e profondamente smarginato per ricevere l’estre- 
mità del pigidio; nella femmina invece il pigidio è meno declive 
e curvato all’ apice e l’ ultimo segmento 
addominale più lungo e appena smar- 
ginato. 

Lunghezza del corpo (con la testa in 
posizione naturale, cioè reclinata): mm. 
2,5-3,2; larghezza massima: mm. 1,7 - 1,9. 


Fig. V Uovo. 
Acanthoscelides obtectus (Say). 
Gruppo di uova (molto ingr.) L'uovo (fig. V) è di color bianco, lu- 


cido : per la forma è ellittico (talora di- 
storto intorno al suo asse), allungato nel contorno, fortemente 
assottigliato dal suo mezzo verso uno dei poli, che è così più 
acutamente arrotondato dell’altro. A piccolo ingrandimento, con 
una lente ordinaria, appare liscio, 
ad ingrandimento più forte la su- 
perficie si rivela come zigrinata 
per la presenza di piccole verru- 
che tondeggianti e confluenti fra 
di loro. 

Lunghezza: mm. 0,68-0,71; lar- 
ghezza massima: mm. 0,26-0,28 


Larva. 


Come tutti i Bruchidi cono- 
sciuti, l’ Acanthoscelides obtectus 
presenta un’ipermetamorfosi, aven- 
do la larva del primo stadio as- 
sai diversa da quella del secondo. Fig. VI 

Larva del primo stadio. (fig. Acanthoscelides obtectus (Say). — Larva 
VI) vi Lunga, piegata A dlarca: mm. del primo stadio (di fianco, assai ingr.). 
0,52-0,56; distesa: mm. 0,65-0, 67; larghezza massima: mm. 0,21. 

Di forma tozza, appena arcuata, un po’ rigonfia nella regione 
toracica; fornita di ben distinti piedi toracici. Di colore è bian- 
chiccia, col capo giallino e con le mandibole brunastre: il tergite 


— 102 — 


protoracico, il terzultimo ed il penultimo tergite addominale hanno 
formazione chitinose di un giallo ocraceo chiaro. 

Il corpo è composto del capo e di tredici segmenti, l’ultimo 
dei quali, specialmente nella parte sternale, è cortissimo. 

Il capo tondeggiante, quasi sferico, è incassato obliquamente 
nel protorace, ma è un po’ protrattile; è fornito, in corrispondenza 
della base della mandibole, di una 
macchia pigmentata in nero, che 
rappresenta forse un organo visivo 
ridotto, e di brevi antenne (fig. VIT,4) 
formate da un articolo basale, ri- 
gonfio e tozzo, sormontato da due 
sensilli pressochè cilindrici, lun- 
ghi più. del primo articolo, dei 
quali il più interno porta una se- 
tola lunghetta. Le mandibole (fig. 
VII, 1-3), vedute di sopra, appaio- 
no ottusamente triangolari e quasi 
equilatere: internamente sono esca- 
vate nella parte superiori e porta- 
no una mola emisferica , alquanto 
sporgente. Le mascelle (fig. VII, 5) 
sono brevi; col lobo fornite di spine 

Fig. VII e di setole e provvisto sul lato 
Acanihoscelides obtectus (Bay): Larva del ‘esterno, che'é declive, diumgpalpo 
primo stadio: 1. - mandibola sinistra, vista 
di sopra; 2. - vista di sotto; 3. - dall’inteno, molto breve, formato da un articolo 
un po’ obliquamente; 4. - antenna.sinistra;. ‘niecolissimo” e cilindrico portato 
5. - mascella sinistra, vista obliquamente 
dal lato esterno; 6. - rilievo chitinico del da un palpigero assai più largo e 
pronoto, visto: Gall’ alto; *t,:5.97--zampsf@miu alto Ml labio (o indistinto” 
del primo, secondo e terzo paio (diversa- Nate A 

mente ingr.) Dei tre segmenti toracici, il 

pronoto è il più sviluppato in 
larghezza: nella sua parte superiore mediana, che è molto con- 
vessa e proeminente, presenta un’area con tegumento ingrossato 
fornito di piccolissime spine e di setole, ed in essa, un rilievo 
chitinico (fig. VII, 6) a forma di H, con branche basse e slargate, 
munito di rilievi dentiformi. Il mesonoto è un po’ più breve del 
metanoto: ambedue portano setole come mostra la fig. VI. Al lato 
inferiore di ognuno dei segmenti toracici si inserisce un paio di 
appendici ambulatorie (fig. VII, 7-9); ognuna di queste è formata 
da una parte basale poco distintamente articolata sul resto del 


— 103 — 


segmento, di un pezzo subcilindrico di diversa lunghezza, munito 
all'estremità di due setole ed infine di un articolo sottile ma lungo, 
che termina con una ventosa. La lunghezza degli arti del primo 
paio è di circa mm, 0,07, di quelli del secondo di circa mm. 0,09, 
ed infine di quelli del terzo di mm. 0,11 circa. 

I segmenti addominali portano al dorso da ogni lato un gruppo 
di due setole, una molto lunga, l'altra breve e spiniforme, riunite 
sopra un rilievo mammillonare: il primo peraltro possiede soltanto 
la setola lunga. 

La regione pleurale di ogni segmento è pure fornita di due 
setole simili a quelle del dorso: ancora qui fanno eccezione il primo 
segmento che possiede una sola lunga setola ed inoltre il secondo 
che ha invece soltanto la setola spi- 
niforme. Caratteristica del primo seg- 
mento addominale è la presenza di 
una spina chitinica obliquamente spor- 
gente sopra la regione pleurale : il 
terzultimo ed il penultimo poi hanno 
rispettivamente l’estremità del tergite 
e l’intero tergite con placche assai 
intensamente chitinizzate. 

Tutti gli sterniti addominali han- 
no lateralmente, verso le pleure, un 
rilievo tondeggiante munito di una 
setola lunghetta: essi sono molto con- 


Fig. VIII. ER o 
Acanthoscelides obtectus (Say). — Lava Vessi in avanti e posseggono un fit- 


adulta del secondo stadio, vista di fian- to rivestimento dì corte setole spi- 


co (ingr.) 


nose. 

Larva del secondo stadio. — (fig. VIII). Lunga, piegata ad 
arco ed a completo sviluppo: mm. 3-3,5; distesa: mm. 4-4,2 cir- 
ca; larghezza massima (all’altezza dei primi segmenti addominali ): 
mm. 2-2,2. Tozza, curvata ad arco, specialmente con la parte 
toracica: di color bianco cremeo, col capo dello stesso colore, 
eccettuato il margine frontale, il clipeo, il labro, le mandibole che 
sono bruni. 

Il corpo è composto del capo, e di dodici segmenti apparenti, 
l’ultimo dei quali è assai corto: la massima larghezza del corpo 
corrisponde al terzo segmento addominale, restringendosi esso di 
qui verso il capo e, più gradatamente, verso la parte posteriore, 
finchè il penultimo segmento addominale è circa la metà del terzo. 


— 104 — 


Il capo, quando larva è in riposo, sporge dalla parte tergale 
del pronoto per circa un terzo della sua lunghezza, inferior- 
mente ancor meno. 

Isolato dal resto del corpo (fig. IX, 1) appare tondeggiante, 
molto convesso di sopra, con la massima larghezza verso la sua 
metà, eguale a circa */,, della sua lunghezza maggiore; ante- 
riormente, nella regione frontale è escavato e da questa depres- 
sione che si restringe all’in- 
dietro, ha origine un solco lon- 
gitudinale mediano che per- 
corre tutta la lunghezza del 
capo. 

Il labbro superiore (fig. 
IX, L) è circa una volta e 
mezzo più lungo che largo, 
molto incurvato in avanti; 
possiede una sottile depres- 
sione trasversale, munito di 
setole, verso il suo mezzo e 
una serie di più robuste e 
Acanthoscelides agili — Larva adulta del BAU Au Se on eee 
secondo stadio: 1.-capo visto di sopra; 2. - antenna; Il clipeo (H) è laminare, ar- 
“mandibole destra marcela osta; babe; rotondato sui lati, concavo 
L. labro; H. clipeo; C. mandibola; 8. antenna; in avanti sia alla base che 
A. fossetta antennale; MU. mola; IEG; palpo mascel- all’orlo anteriore, munito di 

lare; S. setole labiali. (divers. ingr.) 

corte setole. _ 

Le antenne (B) situate in una fossetta antennnale (A) sono, 
relativamente assai sviluppate: constano di due articoli tozzi e ci- 
lindrici e di un breve sensillo terminale conico, posto framezzo ad 
una corona di setole. Manca ogni accenno esterno di organo visivo. 

Le mandibole (fig. IX, 3) sono corte e grosse, subtrapezoidali, 
con la parte molare (M) escavata e orlata di alto di un piccolo 
dente spiniforme e di una breve serie di prominenze ottuse. 

Le mascelle (fig. IX, 4) sono tozze, con lobo quasi cosi largo 
che alto, provvisto all'orlo esterno di robuste setole; il palpo 
mascellare (P) è uniarticolato, lungo appena più del lobo, inserito 
su largo pezzo palpigero. 

Il labbro inferiore (fig. IX, 5) è ridotto ad una linguetta car- 
nosa, con una sporgenza terminale biloba provvista di due setole 
interne grossette (S); non sono visibili palpi labiali. 


— 105 — 


Pronoto un po’ più largo del mesonoto e del metanoto, i quali 
sono subegiali. 

La parte tergale di questi segmenti è poco convessa: il ter- 
gite protoracico porta un’impressione ellittica trasversa, i tergiti 
del mesonoto e del metanoto sono un po’ rilevati anteriormente, 
quest’ultimo poi porta dietro il rilievo un sottile solco trasver- 
sale. I tre segmenti toracici sono molti rigonfi lateralmente: nella 
parte sternale ciascuno (fig. IX, 6) presenta d’ambo i lati un ri- 
gonfiamento mammillonare, fornito di setole mediocri e di una ap- 
pendice tozza e corta ristretta all’estremo in uncino. 

I segmenti addominali sono al dorso provvisti di un forte rialzo 
anteriore, depressi nel mezzo e rilevati ancora, ma meno, nella 
regione posteriore: i primi quattro sono provvisti nel loro 
mezzo di un solchettino longitudinale. Tali rilievi tergali dei 
segmenti dell’addome diminuiscono gradatamente di altezza all’in- 
dietro, talchè gli ultimi due segmenti appaiono di sopra solamente 
convessi. 

Gli sterniti addominali sono assai convessi nella loro parte 
mediana e rilevati in mammelloni verso le pleure. 

Tutti i segmenti del corpo infine sono 
ricoperti di minutissime setole, molto corte 
e visibili solo a discreto ingrandimento. 


Prepupa. 
(Fig. X) 


Simile alla larva adulta, ma appena 
lievemente ricurva e con soli sette sterniti 
addominali visibili. Il capo è quasi libero 
(fig. X) ed è ripiegato in basso, i segmenti 


Fig. X toracici sono molti ristretti, depressi, e 
Acanthoscelides obtectus (Say) — aumentano gradatamente di larghezza dal 
Prepupa; capo e torace visti dal 2 x fe 

disotto (ingr.) primo al terzo; il primo segmento addo- 


minale è del pari, confrontato con il seg- 
mento corrispondente della larva, molto ristretto, i seguenti 
aumentano poi regolarmente di dimensioni verso la parte poste- 
riore, fino al quarto sternite, dove l’addome ha la massima lar- 
ghezza; gli ultimi diminuiscono di nuovo, ma non proporzional- 
mente, cosicchè l’addome, visto di sopra, ha un apparenza gros- 
solanamente ovoide. 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 8 


— 106 — 


Xli abbozzi dei piedi sono assai sviluppati, un po’ meno quelli 
delle ali, sotto forma di due grosse gibbosità laterali- nel meso-e 
nel metanoto. I segmenti addo- 
minali sono, al dorso, pianeg- 
gianti, provvisti di un solco lon- 
gitudinale, fiancheggiato d’ambo 
i lati da una irregolare depres- 
sione. 

Pupa. 
(Fig. XD. 

La pupa é di color bianco 
cremeo, con gli occhi un po’ scu- 
ri a sviluppo inoltrato. Corpo di- 
ritto, privo di setole, con la mas- 
sima larghezza dell’ addome al 
terzultimo sternite: segmenti ad- 


Fig. XI 
Acanthoscelides obtectus (Say). — Pupa, vista dominali superiormente molto 


di fianco e di sopra (ingr.) 


depressi e incisi come mostra 
la fig. XI. 

Lunghezza del corpo: mm. 3,6-3,8: larghezza massima (com- 
prese le pteroteche): mm. 1,8-2. 


DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. 


Incerta è la patria d’origine dell’ Acanthoscelides obtectus: 
alcuni, ad es. FAHRAEUS, vogliono che sia la Persia o l'Armenia, 
altri (SAY) ’ America del Nord. 

Quel che oggi si può con sicurezza affermare, è che questo 
Tonchio ha una larghissima distribuzione geografica e forse anche 
è cosmopolita. SHARP nella « Biologia centrali americana » lo indica 
nelle seguenti località: Nord-America a oriente delle M. Rocciose, 
Messico, Guatemala, Nicaragua, Antille, Argentina (B. Ayres). 

È conosciuto pure in Australia, alle Azorre ed alle Canarie. 
In Europa, per quel che mi consta, l’ Acanthoscelides è noto in 
Inghilterra, in Francia, in Italia: BERTOLINI lo cita per le Alpi 
marittime e per la regione mediterranea, MINÀ PALUMBO per 
Genova, Napoli, e per la Sicilia (Palermo, Castelbuono), LUIGIONI 
mi scrive di averlo raccolto nelle valli di Valtournanche (1913) 
ed il Prof. SILvESTRI di averlo trovato assai dannoso ai fagiuoli 
in Acerra (Caserta) e Nocera Inferiore (Salerno). 


— 107 — 


In Toscana l’Acanthoscelides è conosciuto certamente in quat- 
provincie: Firenze, Livorno, Lucca e Pisa; non si può escludere 
che le altre ne siano del tutto immuni. Specialmente la vasta 
provincia pisana è infestata in modo particolare: è diffusissimo, 
ad es., nei dintorni della città, dove si coltivano i rinomati fa- 
giuoli, cosidetti, di S. Michele, ed in alcuni comuni finitimi (Bagni 
S. Giuliano, Bientina, Calcinaia, Vecchiano); pure molto diffuso 
è nell’alta collina dei Monti Pisani (Buti, Calci, Vicopisano), poco 
invece nella bassa collina della Val d’Era e della Stersa. Sem- 
brano immuni le località di bassa collina di Val Tora e della Fine 
e quelle di alta e media collina della Val di Cecina: nella Marem- 
ma pisana, tranne Suvereto e Piombino, dove, benchè con inten- 
sità diversa, il Tonchio ha operato danni, le altre località appa- 
iono quasi o del tutto immuni. 

In provincia di Lucca gli attacchi più gravi si hanno nelle 
zone di piano e in terreni un po’ collinosi (Chiesina Uzzanese, 
Borgo a Buggiano, Ponte Buggianese, Pietrasanta, Serravezza, 
Camaiore, etc.). L’Agro livornese è completamente infettato: spora- 
dico invece si mantiene ancora il Tonchio nella provincia di Firenze. 

Quanto all'apparizione dell’Acanthoscelides in Europa, MIN- 
GAUD scriveva nel 1899: « ce charancon n’est connu en France, com- 
me devastateur des haricots que depuis une vingtaine d’années >; 
secondo questo autore l'importazione in Europa sarebbe avvenuta 
probabilmente per mezzo di navi cariche di fagiuoli americani. 

Analogamente BARGAGLI (1) scrive che all'Esposizione inter- 
nazionale di Parigi del 1878, da semi di fagiuoli provenienti dalla 
R. Argentina e non molti differenti da quelli nostrali, esposti nella 
sezione americana, sul finire di Agosto si sviluppavano in gran- 
dissima copia individui del Bruchus lentis Bohm. « Mentre dun- 
que, osserva l’autore, i fagiuoli, almeno in Italia, sono tra i pochi 
o forse gli unici semi di legumi risparmiati dai danni dei Bruchus, 
quelli della R. Argentina ospitavano perfino parecchi di quegl’in- 
setti in un medesimo seme >». 

Ma si trattava veramente, io mi chiedo, del Bruchus lentis 
o piuttosto dell’Acanthoscelides obtectus? dalla particolarità dieto- 
logica accennata dal BARGAGLI sembrerebbe trattarsi di questo ul- 
timo, tanto più che TARGIONI TOZZETTI (in litteris a MINA PALUMBO) 


(1) BarGAGLI Piero. — Rassegna biologica di Rincofori europei. Fi- 
renze, 1883 - 87. 


— 108 — 


dice esplicitamente che la R. Stazione di Ent. agraria di Firenze 
ebbe esemplari di Acantoscelide da fagiuoli esposti allla Esposi- 
zione di Parigi. 

In tal caso l'opinione emessa da MINGAUD avrebbe una e non 
piccola prova di veridicità. 

Quanto all’epoca d'importazione in Italia, essa ci sfugge: 
ricordo solo che in alcuni dei luoghi colpiti del Pisano, l’Acan- 
toscelide è noto da più di un decennio, in altri (Sicilia) da più 
di un ventennio. 

Se poi esso sia stato importato in Italia con fagiuoli tonchiati 
o Si sia diffuso attivamente dalla Francia in Italia (la presenza 
del Tonchio nelle Valli di Valtournanche e nelle Alpi marittime 
può sembrare, a questo proposito, sintomatica) non può essere 
dimostrato: fino a prova contraria io sto per la prima supposizione. 


BIOGRAFIA. 


Pianta nutrice. — L’Acanthoscelides obtectus si nutre, come 
è noto, allo stato larvale, dei semi di alcune Phaseolaceae. Pre- 
feriti da tutti sono il Phaseolus vulgaris Savi e il Phaseolus multi- 
florus Lam. nelle loro numerose varietà; tra quelle bianche in To- 
scana, sono più attaccate le varietà grosse (fagioli pisani o di 
S. Michele, 0 prèmici) e quelli allungati (pinöli o piroli): un po’ 
meno quelli piccoli (¢ondini). 

Ma mancando o scarseggiando questi, il Tonchio si mostra 
di gusti molto eclettici, perchè può attaccare il fagiuolo dall’oc- 
chio (Dolichus melanophthalmus DC.), la fava (Vicia faba L.) la 
veccia (Vicia sativa L.), il lupino (Lupinus albus L.), la cicerchia 
(Lathyrus sativus L.), il pisello (Pisum sativum L.). In casi estremi, 
come ho praticato in allevamento artificiale, il Tonchio si è adat- 
tato al granturco (Zea mays L.). 

Di qualche costume. — Il Tonchio adulto è un insettuecio 
molto vivace al pari di ‘altri suoi affini e buon volatore. Nel breve 
periodo in cui vive all’aperto (come dirò, in una generazione 
il Tonchio vive in tal modo) esso sta fra le foglie, evitando di troppo 
mostrarsi, intento solamente alle cure della riproduzione. Toccato, 
si lascia cadere come morto a terra, con le zampe rattratte e di 
solito col ventre in aria; ma in tale stato il Tonchio non persiste 
lungamente, chè, appena tornata la quiete, facendo leva con le 
lunghe zampe del terzo paio, si raddrizza e fugge via rapidamente, 
camminando o volando. 


— 109 — 


Nei magazzini o in altri luoghi dove comunque si conservino 
fagiuoli, il Tonchio ordinariamente sta nascosto fra le anfrattuosità 
e i vacui della massa; in queste condizioni di abitato non mostra 
mai una grande attività. 

La vita dell’adulto non è ordinariamente molto lunga, rag- 
giungendo appena qualche settimana. Qualche individuo della 
terza generazione può vivere fino a tre o quattro mesi, ma non 
arriva mai ad una completa ibernazione. 

Accoppiamento e deposizione delle uova. — Poco dopo la 
schiusura degli adulti avviene l’accoppiamento, che è di breve 
durata; di li a qualche giorno di solito, (nell’ultima generazione 
dell’anno [quarta] spesso l’ovoposizione si prolunga per due setti- 
mane e più) le femmine iniziano la deposizione delle uova. Nelle 
generazioni prima, terza e quarta, le uova sono deposte con una 
sostanza attaccaticcia ma non molto resistente, sui fagiuoli o sulle 
pareti dei recipienti che li contengono, di solito a gruppetti di due 
a quattro, talora anche isolate, specie se la femmina è prossima alla 
fine dell’ovoposizione. Il numero delle uova, deposte da ogni fem- 
mina, ascenderebbe, secondo FABRE (1) al numero di ottanta: ma 
io ho osservato che, almeno da noi, tale numero è costantemente 
minore. Infatti da cinque femmine segregate cellularmente con 
maschi, appena schiuse, ho ottenuto al 18 giugno (prima genera- 
zione) questi dati: 


Femmina n. 1 A ‘ 3 : ; uova deposte 38 
> n. 2 6 - : > > 46 
> n. 3 5 : > » 26 
» Da 4 b » » 26 
> DIO : 1 » » 28 


Appare dunque da questa tabella che il numero delle uova de- 
poste oscilla assai largamente. Del resto esso non si mantiene co- 
stante nella sua media, neppure nelle varie generazioni: è sensibil- 
mente maggiore (circa sessanta uova in media) nella seconda gene- 
razione, talchè io credo che la media generale delle uova deposte 
per ogni femmina, nelle quattro generazioni, possa definirsi nel 
numero di cinquanta circa. 


(1) FABRE F. H. — Le Bruche des haricots: in: Souvenirs entomologi- 
ques, série 8, IV, Paris, Delagrave. 


a= iO 

È osservazione ripetuta e confermata che il Tonchio del fa- 
giuolo aborre da semi freschi e immaturi; ciò vale per tutte le 
generazioni, non esclusa la seconda, la quale è la sola che si svolga 
quasi interamente nei semi ancora in posto sulla pianta. 

Le cose avvengono così: adulti della prima generazione (che 
compaiono, come dirò, nella seconda metà di luglio o ai primi 
di agosto) abbandonano appena schiusi, i fagiuoli secchi ove si 
svilupparono. A confronto degli adulti delle altre generazioni, 
questi Tonchi mostrano una molto più straordinaria vivacità; se 
schiusero in stanze chiuse, volano affollandosi intorno ai vetri, 
nell’affannosa ricerca di un pertugio che permetta loro di uscire 
all’aperto. 

In questo tempo ormai i legumi del fagiuolo pendono dalla 
pianta, secchi, maturi o ben vicini a maturità: e su di essi si 
esplica da parte dei Tonchi, giunti all’aperto, una cernita accurata. 

Quasi sempre le femmine schivano quei legumi che presen: 
tano dischiuse, più o meno largamente, le loro valve: le uova 
deposte là dentro rimarrebbero esposte ai raggi troppo diretti del 
sole o all’avidità di qualche predatore. Diligentemente ricercati 
sono i legumi perfettamente chiusi: su questi si vedono le fem- 
mine intente a pazienti esplorazioni in lungo e in largo, con soste 
momentanee, nelle quali l’insetto ha un largo dimenio di palpi e 
di antenne. 

Se il legume non è trovato conveniente, porta ad es. dei semi 
vani, esso è abbandonato senz'altro e la femmina procede ad altre 
ricerche. Io ho osservato in tal modo delle femmine esaminare 
successivamente dieci o quindici legumi prima di accingersi alla 
deposizione. 

Trovato un legume adatto, la femmina si arresta e lungo la 
sutura dorsale delle valve di esso, col robusto apparecchio buc- 
cale, produce delle strette sforacchiature in corrispondenza dell’at- 
tacco dei semi; è veramente interessante la constatazione che 
tali forellini sono praticati sempre in una regione determinata, 
cioè ad una certa distanza dall’inserzione del seme, dove il seme 
stesso non è nè troppo aderente, nè troppo lontano dalla parete 
interna del legume. In tal modo, praticato il foro, la femmina 
introduce in esso l’ovopositore assai lungo e robusto, fino a toc- 
care il tegumento del seme e depone su esso un gruppetto di 
uova. Ripete poi tale lavoro di escavazione e di deposizione sullo 


— ill = 


stesso legume, passando poi ad altri fino al termine dell’ovoposi- 
zione. 

Schiusura delle uova e vita larvale: ninfosi e schiusura 
degli adulti. — Le uova schiudono di solito in un periodo di tem- 
po che oscilla intorno a sette giorni: nella quarta generazione 
(ottobre e dicembre) le uova impiegano per schiudere un tempo 
maggiore che si può valutare da dieci a venti giorni circa. 

Le larve neonate sono molto vivaci: attaccano subito i semi 
se ne hanno a disposizione, ma sono anche capaci di compiere un 
certo percorso perricercarli. Trovato il punto adatto per lo scavo 
(l’esame preventivo occupa un periodo che va da un giorno a 
due ed anche tre) la giovane larva inizia la corrosione del tegu- 
mento; il forellino di ingresso è praticato quasi sempre sulle fac- 
cie laterali del seme ed il tempo che le larvettine impiegano per 
scavarne la prima parte (fino cioè a scomparire con l’estremità 
del corpo in essa), quantunque dipendente dalla qualità del seme, 
dalle sue condizioni di secchezza, dalla grossezza dei tegumenti 
e dalla vigoria infine della giovine larva, è in media di circa 20 
ore. 

Il testa è la parte del seme che offre maggiore resistenza: 
corroso questo, le cose procedono assai speditamente. Curvata ad 
arco, la larvettina intenta ai primi approcci di scavo, sembrerebbe 
quasi immobile, se non avesse ogni tanto qualche breve movi- 
mento a trivella con la parte anteriore del corpo; man mano che 
si approfonda, la larva ripiega ad arco, sempre più stretto, l’estre- 
mità posteriore e la raddrizza in alto con movimenti ripetuti, quasi 
direi convulsivi. 

Tali movimenti servono senza dubbio a dar miglior presa 
alle mandibole: l’ornamento protoracico deve, per essi, funzionare 
come una lima; l’estremo del corpo oltre a dare appoggio e spinta 
allo scavo funge anche come da spazzola, togliendo cioè il detrito 
minutissimo che si accumula nelle vicinanze del forellino d’in- 
gresso. Non tutte le larve peraltro si scavano il primo foro: al- 
cune, come già alcuni autori hanno osservato, approfittano delle 
gallerie scavate da altre e solo nell'interno del seme procedono 
per conto loro. 

La prima parte della galleria è quasi perpendicolare alla 
superficie del seme e così sottile che appena permette i movi- 
menti della giovane larva: poi diviene di solito parallela alla 
superficie e un po’ più ampia. 


— 112 — 


Allestremita di questa galleria, che è dilunghezza variabile, 
la giovane larva subisce quasi sempre la prima muta, (quattro 
giorni circa dopo la nascita) che la porta ad assumere l’abito del 
secondo stadio; avvenuta la muta, la larva allunga l'estremità 
del cunicolo, prima scavato, verso la superficie, e divorando len- 
tamente in tal punto la massa cotiledonare, arriva a scavarsi una 
celletta ellissoidale (con l’asse maggiore parallelo alla superficie) 
che arriva fin sotto i tegumenti del seme. 

Le dimensioni di queste cellette sono un po’ variabili; cioè 
il loro asse maggiore, disposto, come ora ho detto, secondo la 
superficie del seme, varia da mm. 4 a 5, l’asse minore da mm. 
1,5 a 2. 

La durata dello stato larvale del secondo stadio dipende pre- 
cipuamente dalla stagione: nella prima e seconda generazione 
ascende a un po’ meno di venti giorni, nella terza varia, secondo 
il tempo meno o più inoltrato in cui furono deposte le uova, da 
venticinque a trentacinque giorni, nella quarta generazione infine 
la durata dello stato larvale è relativamente lunghissima, poi- 
chè la larva si accresce lentissimamente ed impiega a trasfor- 
marsi in ninfa da cinque a più di sei mesi. 

Giunta a maturità, la larva spinge il suo lavoro verso la su- 
perficie in modo che la parete della celletta si riduce da questa 
parte, quasi esclusivamente al solo spermoderma ed appare perciò 
pellucida: così hanno origine (fig. XII e XIII) quelle macchie ir- 
regolarmente ellittiche, caratteristiche dei fagiuoli tonchiati. Né a 
ciò si arresta la larva: essa corrode il tegmen dello spermoderma 
in un’area circolare, in modo che, avvenuta la trasformazione in 
immagine, questa possa inciderla lungo i bordi con le mandibole, 
e, facendo leva col capo, spingere l’opercolo circolare che così si 
si forma (diam. circa mm. 1, 5-2), e sollevarlo, per uscire all’aper_ 
to. Nel contempo i detriti e gli escrementi sono dalla larva diligen_ 
temente compressi verso le pareti inferiori e laterali della celletta 
e rivestiti di una sostanza bianchiccia, agglutinante, che da alle 
pareti l’ apparenza di un bozzolo. 

Ciò predisposto, la larva si apparecchia alla ninfosi: lo stadio 
di pupa è preceduto da quello ben distinto di prepupa che dura 
circa due o tre giorni nella buona stagione, un po’ più nella terza 
generazione. 


— 113 — 


La ninfosi dura di regola da cinque a otto giorni, © un po’ 
più lunga nella terza generazione, nella quale le pupe impiegano 
talora per trasformarsi anche dodici giorni. 


ia 


Fig. XII e XIII 


Semi di Fagiuoli tonchiati di differenti varietà, con le macchie caratteristiche, prima della 
schiusura dei Tonchi adulti (b) e dopo (a): nella fig. XIII si vedono degli adulti che schiudono 
e delle femmine intente alla deposizione delle uova (quasi in grandezza naturale). 


L'immagine resta chiusa nella sua celletta ancora due o tre 
giorni, poi, sollevato l’opercolo, esce; nella seconda generazione 
peraltro, nella maggior parte dei casi, quando cioè i fagiuoli 
non sono ancora sgranati, l'adulto non ha compiuto l’opera sua: 
esso deve procedere ad una corrosione nelle valve del legume, 
in modo da poter uscire all’aperto (fig. XIV). 

Numero delle generazioni annuali. — Esaminando la non 
scarsa letteratura intorno al Tonchio del fagiuolo, si rimane sor- 
presi come gran parte degli autori taccia di questo argomento o 
dia in proposito indicazioni errate. Solo FABRE (1), se io non erro, 


(1) Fasre J. H. — Le Bruche des haricots: in: Souvenirs entomologiques, 
série 8, IV, Paris, Delagrave. 


— 114 — 


fra gli autori europei, ammette quattro generazioni annuali e 
quattro io pure ne ho riscontrate in Toscana. Ma l’illustre ento- 


Fig. XIV 
Legume di Fagiuolo a com- 
pleta maturità. Mostra fori 
di uscita degli adulti della 
seconda generazione. 


mologo provenzale, tante volte sdegnoso di 
quelle che ritiene superfluità scientifiche, ci 
dice solo che ogni generazione si compie in 
cinque settimane per tutta la buona sta- 
gione e che l’ultima (quella di settembre- 
ottobre) sonnecchia nelle sue logge fino al 
ritorno dei calori : osservazioni queste, sem- 
brami, nè troppo precise, nè troppo partico- 
lareggiate. 

Per quello che io ho osservato in To- 
scana, le quattro generazioni si succedono 
nel modo che vengo a descrivere. 

La prima generazione ha inizio con la 
deposizione delle uova da parte degli adulti 
della quarta generazione, i quali cominciano 
a comparire ai primi di giugno; le uova 
sono deposte via via che gli adulti schiu- 
dono, poco dopo la schiusura, e le larvettine 
nascono di li a sette o dieci giorni. 

Gli adulti di questa generazione com- 
paiono alla fine di luglio o nella prima dieci- 
na di agosto. È questa una generazione che 
si svolge ancora sui fagiuoli della raccolta 
dell’ anno precedente; spesso, cioè quando gli 
adulti della quarta generazione non trovino 
fagiuoli intatti a loro disposizione, su quel- 
li attaccati dalla generazione precedente 
(quarta). 

Per lo sviluppo degli individui di questa 
generazione, ecco a mo’ d’ esempio, alcuni 
dati positivi: alcuni adulti della prima gene- 
razione schiusi il 12 giugno 1916, depongono 
le uova il 14: le prime larve schiudono il 
20 ed attaccano subito i fagiuoli: le larve si 
cambiano in prepupe il 14 luglio, le prepupe 


in pupe il 16, le pupe in adulti il 20, i primi adulti schiudono 
il 22 dello stesso mese. 


— 115 — 


Gli adulti della prima generazione invadono, come gia ho 
detto, i fagiuoli ancor sulla pianta e depongono le uova sui semi, 
attraverso i legumi secchi, nel modo caratteristico che è stato de- 
scritto: la deposizione dura fino alla seconda diecina di agosto e 
gli adulti schiudono dai primi di settembre alla terza decade di 
questo mese. 

Data l’ epoca della raccolta dei fagiuoli secchi in Toscana, que- 
sti, portati in magazzino, albergano quasi sempre il Tonchio in sta- 
to imperfetto; gli adulti di questa seconda generazione quindi schiu- 
dono nei depositi e possono perciò più largamente infettare il rac- 
colto, con la deposizione di uova a breve intervallo dalla loro 
comparsa. 

Tale deposizione di uova avviene di regola entro il settembre 
e con essa si inizia la terza generazione di cui gli adulti compa- 
iono dagli ultimi di ottobre a tutto novembre. È interessante no- 
tare come in questa generazione il periodo di sviluppo dell’insetto 
si allunghi, quanto più tardi sono deposte le uova: così ad es., 
mentre da uova deposte il 6 settembre 1916, schiusero adulti 1’8 
novembre, da uova deposte il 15 settembre, gli adulti comparvero 
solo agli ultimi di novembre. 

Questi adulti depongono le uova dopo alcuni giorni della 
loro comparsa (generalmente dopo 5-20 giorni) e le larve nascono 
in un periodo di tempo assai maggiore che nelle altre genera- 
zioni. 

Le larve di questa generazione (quarta) si sviluppano molto 
lentamente : lo stato larvale occupa un periodo di tempo che 
varia da quasi cinque mesi a sei mesi e mezzo. Così ad es., da 
uova deposte il 18 ottobre 1916, le prime larvettine nacquero 
verso il 25 dello stesso mese: posteriormente, l’esame dei fagiuoli 
fatto nel febbraio 1917 mostrò larve non molto sviluppate e gli 
esami successivi confermarono lentissimo l’accrescimento. La me- 
tamorfosi da larva in prepupa avvenne verso il 15 maggio e la 
comparsa degli adulti il 3 giugno. 

Il seguente quadro mostra schematicamente come si succedano 
le quattro generazioni : 


— 116 — 


I Generazione. 


10 - 20 Giugno — Deposizione delle uova degli adulti della 
quarta generazione. 
17 - 30 Giugno — Nascita delle larve. 


17 Giugno - 22 Luglio — Accrescimento delle larve. 
22 Luglio - 10 Agosto — Comparsa degli adulti della prima genera- 
zione. 


II Generazione. 


23 Luglio - 12 Agosto — Deposizione delle uova degli adulti della prima 
generazione. 

30 Luglio - 25 Agosto — Nascita delle larve. 

30 Luglio - 20 Settem. — Accrescimento delle larve. 

4 - 26 Settembre — Comparsa degli adulti della seconda gene- 
razione. 


III Generazione. 


5 - 30 Settembre — Deposizione delle uova degli adulti della 
seconda generazione. 

12 Sett. - 10 Ottobre — Nascita delle larve. 

12 Settem. - 20 Novem. — Accrescimento delle larve. 

1 - 30 Novembre — Comparsa degli adulti della terza generazione, 

IV Generazione. 

5 Novem. - 10 Dicem. — Deposizione delle uova degli adulti della 
terza generazione. 

15 Novem. - 30 Dicem. — Nascita delle larve. 

15 Novem. - 15 Maggio — Accrescimento delle larve. 

6 - 16 Giugno — Comparsa degli adulti della quarta gene- 
razione. 


Questi dati, naturalmente valgono in linea generale, perchè 
lo sviluppo delle varie generazioni può variare nello stesso anno 
con le condizioni di nutrimento, di temperatura etc.; alcuni in. 
dividui poi, nella quarta generazione specialmente, mostrano un 
periodo di sviluppo abbreviato. Così si possono avere degli adulti 
che schiudono agli ultimi di aprile o a primi di maggio: ma per 
quello che ho osservato, essi periscono senza neppure deporre le 
uova. 


È — 117 — 


DANNI CAUSATI DAL TONCHIO DEL FAGIUOLO. 


Come già è stato detto, il nutrimento delle larve dell’ Acan- 
thoscelides obtectus è costituito in prima linea dai semi del Pha- 
seolus vulgaris e del Phaseolus multiflorus nelle loro numerose 
varietà. Quali danni esse larve inducano nei semi del prezioso 
legume, è facile comprendere, quando si pensi che un sol seme 
può essere attaccato in una sola generazione fin da venticinque 
larve e che le generazioni si susseguono a brevi intervalli; in 
tali casi la massa cotiledonare si riduce a un miscuglio di de- 
trito finissimo che non ha più alcun valore alimentare. Ma anche 
quando l’ infezione è leggera, i fagiuoli, sia per la perdita di 
peso, sia perchè devono essere venduti a prezzi bassissimi, data 
la naturale riluttanza dei consumatori ad acquistare fagiuoli ton- 
chiati, subiscono un ingente deprezzamento. Non è raro poi il 
caso che i fagiuoli non possano essere affatto commerciati e che 
i produttori sieno costretti a gettarne intere partite o a cibarne 
gli animali da cortile. 

I danni nel Pisano ed in altre zone sono stati e sono così 
gravi che non pochi agricoltori hanno dovuto rinunziare alla col- 
tivazione del fagiuolo. 

Anche dal punto di vista riproduttivo i fagiuoli tonchiati 
sono poco adatti alla semina. Da un semplice esperimento fatto 
da me nella primavera di quest’ anno, ho potuto constatare 
quanto segue: 


» le Numero dei fagiuoli | Numero dei fagiuoli Percentuale 
Stato dei fagiuoli seminati germinati di germinaziono 
Inte ore er Re 50 42 84 9), 
/ dauna generazione, . 50 22 44 » 
x | da due generazioni. . 50 24 48 » 
S 
© da tre generazioni . . 50 10 20 » 
S 
S . € 
A f da quattro generazioni. 50 3 6» 
\ da cinque generazioni . 50 0 0 » 
Percentuale dei fagioli integri che hanno germinato > 5 89%, 
Percentuale media dei fagioli tonchiati che hanno germinato . 23,6 °/, 


Percentuale media dei fagiuoli tonchiati distrutti b 5 » 16,4% 


— 118 — 


Giova per altro osservare che le piante che nascono da semi 
tonchiati, come già ha dimostrato E. Garn (1) anche per riguardo 
ad altre leguminose, sono molto più deboli e soggette a malattie 
crittogamiche ed infine danno prodotto più scarso e di qualità 
peggiore. 


CAUSE NATURALI CHE OSTACOLANO LO SVILUPPO 
DEL TONCHIO. 


Nei numerosissimi allevamenti da me praticati, mai mi è 
avvenuto di osservare insetti nemici del Tonchio, per quanto PA- 
CKARD asserisca che esso è attaccato in America da alcuni Ime- 
notteri endofagi. 

Invece un nemico che arreca al Tonchio danni rilevanti è 
un Acaro del sottordine Helerostigmata, della famiglia Tarsone- 
midae, cioè il Pediculoides ventricosus (Newp.). 


Pediculoides ventricosus (Newp.) 1850. 


Heteropus ventricosus Newport, Trans. Linnean Society, 2, 42, pp. 70-71 1850. 

Acarus tritici Lagréze-Fossot et Montanet, 1851. 

Physogaster larvarum Licht., 1868. 

Pediculoides tritici Targioni-Tozzetti, 1875. 

Sphaerogyna ventricosa (Newp.), Laboulbène et Mégnin, 1885. 

Pediculoides ventricosus (Newp.), Canestrini, 1888. Berlese, (Acari, Myriopo- 
da, etc., LXXV, 7). 


Maschio (fig. XV A) — Lunghezza del corpo: mm. 0,20 circa; 
larghezza massima: mm. 0,09-0,10. 

Ha corpo di color bianco sporco, di forma subrombica, cioé 
larghissimo nella regione postomerale e da questa ristretto in 
avanti e all’ indietro, dove termina mucronato. 

Le zampe del primo paio sono un po’ più corte delle se- 
guenti e terminano con un’unghia robusta, sessile: quelle del se- 
condo e del terzo paio sono provviste di ventosa terminale; le 
zampe del quarto paio infine sono un po’ più robuste e molto 
più corte delle precedenti e posseggono al loro apice un’ unghia 
molto ricurva. 


(1) Gain E. — Sur la germination des grains de légumineuses habitées 
par les Bruches. Comptes-rendus de 1’Académie des Sciences, 15 luglio 1897. 


— 119 — 


Il dorso è provvisto di alcune setole delle quali le due preo- 
merali e le due preterminali sono le più lunghe. 

Femmina non ovigera (fig. XV B). — Lunghezza del corpo: 
mm. 0,24-0,25; larghezza massima: mm. 0,05-0,07. Ha corpo dello 
stesso colore del maschio, ma relativamente più allungato e pit 
stretto, pediculiforme, con l’addome diviso in cinque scudi dorsali 


Fig. XV. 


Pediculoides ventricosus (Newp.). A maschio; B femmina non ovigera; C femmina ovigera 
(dal dorso; diversamente ingrand.) 


forniti ciascuno di due setole per lato, l’anteriore più lunga, la po- 
steriore più breve: nel primo scudo peraltro una sola setola è evi- 
dente. Le zampe delle quattro paia sono tutte simili fra loro, 
fatta eccezione per quelle del primo, che mancano di ventosa e 
presentano invece una forte unghia terminale. 

La distanza delle zampe delle due paia anteriori da quelle 
del terzo paio é molto più notevole che nel maschio. 

Le setole stimmatiche sono brevi e terminano rigonfiate in 
una grossa clava. 

Femmina ovigera (fig. XV, C) — Dalla femmina non ovigera 
si distingue per l’enorme dilatazione dell’ ultimo segmento addo- 
minale che, per racchiudere le uova, assume la forma di una sfera 
del diametro di mm. 5-6. In tale stato è visibile anche ad oc- 
chio nudo, come una vescichetta di colore giallastro. Le zampe 


del terzo e del quarto paio, a differenza di quel che accade in al- 
cune specie congeneri, restano libere davanti alla sfera addominale. 

Cenni biografici. — Il Pediculoides ventricosus, con le specie 
affini, è noto ai cultori di Entomologia agraria, come attivo di- 
struttore di larve di parecchi insetti dannosi, viventi nei granai 
o nei magazzini di cereali (ad es. Calandra granaria L.) come 
anche nei legni cariati, quali Coleotteri xilofagi, Ditteri, Imenotteri. 

Le larve e le pupe di C. granaria L. e di C. oryzae L. 
sono spesso decimate da questo acaro: per ciò che riguarda i 
Bruchidi, sono conosciuti i suoi attacchi alle larve di Brruchas 
rufimanus Boh. e di Pachymerus quadrimaculatus Fabr. 

In tutti i campioni di fagiuoli tonchiati da me presi in esame, 
ben raramente era assente il Pediculoides ventricosus; ınolto di 
frequente invece esso si sviluppò in pro- 
porzioni tali, da distruggere quasi com- 
pletamente un’ intera generazione. 

La riproduzione di questo acaro av- 
viene normalmente da giugno a ottobre 
ed in tale periodo si succedono molte 
generazioni. 

È specie vivipara: la femmina parto- 
risce degli individui in uno stadio avan- 
zato di sviluppo, i quali rapidamente cre- 
scono e raggiungono in pochi giorni lo 
stato adulto. Le larve neonate del Tonchio 
sono quelle maggiormente attaccate dall’a- 
caro, ma anche le larve adulte e le pupe 
non ne sono immuni, sebbene per le con- 
dizioni del loro abitato più difficilmente 
possano essere aggredite. Le uova pure 

Fig. XVI sono oggetto di ricerca da parte dell’acaro, 
ri abated Se Sin che si nutre del loro contenuto; è facile 
diculoides ventricosus (Newp.) trovare delle uova completamente svuotate 

(Oer): e che albergano ancora il distruttore (fi- 

gura XVI). 

Di contro a questa azione veramente benefica esercitata dal 
Pediculoides, sta il fatto che esso può, nel trasporto o nel ma- 
neggio dei semi infestati, attaccarsi alla pelle di chi tali semi 
maneggi, e produrre delle manifestazioni patologiche più o meno 
gravi, delle quali più volte si sono occupati i dermatologi. 


— 121 — 


Il caso più frequente è il manifestarsi, nelle parti del corpo 
attaccate dall’ acaro di una dermatosi passeggera, accompagnata 
spesso da leggera febbre: più raramente si producono eruzioni 
erimatoso-vescicolari e in qualche caso anche vescico-pustolose. 
Ciò determina grande inquietudine nell ammalato, prurito intenso 
nella parte colpita e talora febbre fino a 40°. In Toscana tali ma- 
nifestazioni sono note col nome di mal del moscione o gatta 
porcina. 

Queste proprietà del P. ventricosus limitano a nostro ri- 
guardo la sua azione di ausiliario e sono tali, mi sembra, da non 
incoraggiare alcuno ad una sua maggiore propagazione. 


METODI ARTIFICIALI DI LOTTA CONTRO 
IL TONCHIO DEL FAGIUOLO. 


Non essendo consigliabile per le ragioni ora esposte, l’alleva- 
mento del Pediculoides ventricosus, nè conoscendosi per ora in 
Italia altri parassiti dell’ Acantoscelide, non è possibile, almeno 
attualmente, di combattere questo insetto col metodo naturale. 

I metodi artificiali di lotta urtano contro non poche, nè pic- 
cole difficoltà, specialmente per il fatto che il Tonchio ha quattro 
generazioni annuali e possono aversi successive reinfezioni nella 
stessa partita di semi. 

Il metodo artificiale, più largamente consigliato, almeno in 
America, si basa sull'uso déi vapori di solfuro di carbonio entro 
speciali fumigatori, come quello descritto e figurato da CHITTEN- 
DEN (1) nei mezzi di lotta contro il Bruchus rufimanus Boh. 

Le fumigazioni col solfuro di carbonio, se fatte in larga dose 
e per tempo assai lungo fanno ingiallire i fagiuoli, ma essendo utili 
certamente contro gli adulti, è da raccomandarsi 1’ impiego del 
solfuro di carbonio, con le modalità e nelle proporzioni volute 
pel grano o per altri cereali, per uccidere gli adulti della prima 
o della seconda generazione nel magazzino, nell’epoca della mas- 
sima loro apparizione. 

Un altro metodo che a me sembra indubbiamente migliore è 
quello di sottoporre i fagiuoli infestati ad una temperatura di 
circa 60° C. 


(1) CorrrENDEN J. H.— The Broad Bean Weevil. Bullettin U. S. Depart- 
ment of Agricolture, Bureau of Entomology, N. 96, part 5, pp. 59-82, fig. 
11-20, Washington, 1912. 

XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 9 


MANTER (1) che recentemente ha eseguito esperienze in pro- 
posito, ci dice che gli embrioni sono uccisi in 10 minuti a 52° C; 
le larve neonate in 7 minuti a 55°, le larve adulte, nel seme, in 
20 minuti, le pupe, pure dentro il seme, in 25 minuti, gli adulti 
infine in 4 minuti, sempre alla stessa temperatura. 

Naturalmente la durata dell’esposizione al calore dipende in 
primo luogo dalla quantità dei fagiuoli da trattare e dal loro am- 
massamento; con tutte le riserve intorno alla germinabilità dei 
semi trattati con questo metodo, io ritengo, in base alle esperienze 
eseguite, che il passaggio dei fagiuoli al forno o all’ essiccatoio 
alla temperatura di circa 60° C, in strati non maggiori di 4 cm. e 
per la durata di 6 ore, porti alla morte del Tonchio in qualsiasi stato. 

Altri metodi, quali l’insolazione dei semi tonchiati, la loro 
immersione in acqua riscaldata, l esposizione ai vapori di acido 
cianidrico, etc., non mi sembrano molto pratici. 

L'efficacia dei rimedi ricordati ha valore per le generazioni 
successive a quella che viene combattuta e se la cosa è ben fatta e, 
occorrendo ripetuta, potrà condurre alla diminuzione del Tonchio 
fino a ridurlo a quantità trascurabile. 

Io vorrei pertanto : 

1.° Che nei luoghi infestati si facesse obbligo agli agricol- 
tori di sottoporre i fagiuoli alla disinfezione col solfuro di carbonio 
quando compaiono gli adulti della prima e della seconda ge- 
nerazione, oppure che quelli destinate al consumo, vengano passati 
al forno o allo essiccatoio, appena raccolti, nel modo indicato. 

2.° Che la conservazione dei fagiuoli si facesse in recipienti 
od in luoghi dove potesse essere impedito l’ accesso ai tonchi ; 
tali recipienti o ambienti dovrebbero essere preventivamente puliti 
o disinfettati in modo da essere sicuri che non contengano Tonchi 
del fagiuolo. 

3.° I fagiuoli da sementa potrebbero essere scelti da partite 
di fagiuoli sottoposti alla disinfezione col solfuro di carbonio al- 
Vepoca della comparsa degli adulti della prima o della seconda 
generazione. 

I. Liceo di Grosseto, Luglio 1917. 


(1) Manrpr J. A. — Notes on the Bean Weevil (Acanthoscelides (Bruchus) 
obtectus Say). Journal of economie Entomology, vol. 10, n. 1 pp. 190-193, 
Concord, 1917 


F. SILVESTRI 


SULLA 


Lonchaea aristella Beck. (Diptera: Lonchaeidae) 


dannosa alle infiorescenze e fruttescenze del Caprifico e dei Fico. 


Nel gennaio del 1915 Savastano (1) segnalò la presenza della 
Lonchaea aristella Beck. nella Penisola Sorrentina ed accennò ai 
suoi costumi. Nell’estate dello stesso anno io ricevetti lagnanze 
per forte caduta di fichi immaturi, causata da Lonchaea, da parte 
di agricoltori dei dintorni di Portici e, trovando troppo sommarie 
descrizione e notizie date dal Savastano, ripresi lo studio di tale 
insetto e lo continuai fino al dicembre 1917, epoca in cui credo 
ormai utile pubblicare quanto da me è stato osservato nei din- 
torni di Portici, nel Cilento e su materiale ricevuto da varie 
parti d’Italia e di altre regioni circummediterranee. 

“ Ringrazio il R. Ministero d’ Agricoltura per avermi permesso 
di visitare qualche località del Cilento a fine di estendere le os- 
servazioni personali fuori della Provincia di Napoli e ringrazio 
pure tutti coloro che gentilmente mi mandarono infiorescenze e 
fruttescenze di Caprifico e di Fico e che sono ricordati nel para- 
grafo della distribuzione geografica per ciascuna località. 


Lonchaea aristella Becker 


Mittheil. zool. Mus. Berlin, 1905 p. 129. 
Nome volgare: Lonchaea del fico; nome dialettale: Mosca nera del fico. 


ADULTO (Fig. I). — Corpo (se l’insetto è vivo o ancora fre- 


sco) di colore nero lucente con leggera tinta verde scura o az- 


(1) La mosca nera dei fichi (Lonchaea aristella Beck ). — R. Stazione spe- 
rimentale di agrumicoltura e frutticoltura. — Acireale. Boll. n. 17, 4 pp. 


zurrastra, occhi di colore rosso mattone: se l’insetto è morto € ‘ 
secco, gli occhi sono di colore baio scuro o bruno; parte ventrale 
dell'addome, nel mezzo, di colore castagno, nel resto di colore fu- 
moso; ali ialine con nervature isabelline o testacee; zampe di 
colore nero o nero brunastro. 

Corpo lungo mm 4, largo al torace 1,60. 

Il capo ha la fronte fornita di poche e brevi setole simili 
a quelle infraorbitali inferiori; le macrochete infraorbitali supe- 


Fig. I. 


Lonchaea aristella: femmina (ingrandita). 


riori sono una per lato e lunghe, ma più brevi delle ocellari, 
che sono anche un poco più lunghe delle verticali interne e que- 
ste più lunghe delle esterne. Le antenne (Fig. II, 1) sono provvi- 
ste di una lunga setola superiore sul secondo articolo ed hanno 
il terzo allungato, compresso, visto di lato a forma subtriangolare, 
circa */, più lungo che largo ad apice largamente arrotondato, 


1 


l’arista è tutta piumata ed è poco meno di '/, più lunga del 3° 
articolo. Il palpo è breve, subovale, rivestito di brevissimi peli 
e fornito di una lunga setola apicale e di altre brevi sparse 
sulla superficie superiore, su quella inferiore e sull’esterna. 
Torace. Lo scuto mesotoracico è rivestito di brevissima pe- 


luria ed è fornito di numerosi brevi peli, eccetto che alla parte 


— 125 — 


posteriore, oltre che delle macrochete disegnate nella figura I; 
lo scutello al dorso ha la brevissima peluria come lo scuto e 4 
lunghe macrochete, sul margine posteriore inferiore poche brevi 
setole laterali e mediane. Le ali allo stato di riposo sono in parte 


sovrapposte l’una all’altra e sorpassano per quasi due millimetri 


Fig. II. 


Lonchaea aristella, adulto: 1. antenna; 2. ala; 3-5. zampa del 1°, 2° e 3° paio; 6-7. ultimo 

articolo del tarso e pretarso visti di fianco e dal ventre; 8. parte posteriore dell'addome 

della femmina dal 7° segmento vista dal dorso; 9. ovopositore visto dal ventre; 10-11. parte 
posteriore del corpo del maschio visto dal ventre e di fianco: P pene. 


l'addome; per la nervatura delle ali e per le zampe si vedano le 
figure II, 2-7. 

Addome con sei segmenti ben visibili, il settimo è anulare, 
ben chitinizzato come gli altri e quasi completamente nascosto 
nel precedente, l’ottavo è membranoso, nascosto nel precedente, 
il nono e decimo formano l’ovopositore (Fig. II, 8-9) che allo 
stato di riposo sporge appena coll’apice dall’addome. I tergiti e 
gli sterniti 2-6 sono forniti di numerose setole brevi e alcune mar- 
ginali lunghette, il settimo segmento al dorso è fornito solo po- 
steriormente di setole, mentre al ventre ne ha su tutta la super- 
ficie; per gli altri segmenti e l’ovopositore si vedano le figure I 
© Whee 


— 126 — 


Maschio. Addome col quinto tergite addominale molto pit 
grande di quello della femmina e formante la parte dorsale ap- 


Fig. II. 
Lonchaea aristella: 1. ovo visto 
dalla faccia dorsale; 2. lo stesso 
visto di fianco ; 3. piccola por- 
zione di chorion vista a forte 
ingrandimento. 


parente dell’ addome che copre I organo 
copulativo e l'apice dell’ addome (Fig. II, 
10-11). 


Ovo. 


L’ ovo (Fg. III) è allungato con polo 
anteriore alquanto pit stretto del poste- 
riore, la faccia dorsale convessa, la ven- 
trale leggermente concava, la superficie 
finissimamente reticolata e vista a forte 
aumento anche minutamente granulosa; 
dal polo anteriore lungo i lati per circa 
‘/, della sua lunghezza totale l’ovo è 
fornito di una piega lineare socondo la 
quale il chorion si aprirà per fare usci- 


re la larva neonata. L’ovo è di colore bianco e misura in lun- 


ghezza mm 0,90-0,93 ed in larghezza 


0,22. 


Larva. 


LARVA NEONATA (Fig. IV). — Corpo 
allungato, conico, quasi cinque volte più 
lungo che largo, di colore bianco colle 
mandibole di colore ferrugineo, compo- 
sto del capo e di altri undici segmenti 
distinti, tre dei quali rappresentano il 
torace ed otto l’addome. 

È lunga mm 0,80-0,85, larga 0,18. 

Il capo è breve, alquanto più largo 
(alla base) che lungo, a lati convergenti 
anteriormente, dove comincia troncato, 
un poco convesso e scavato a seno nel 
mezzo; al dorso mostra la parte superio- 
re delle antenne, al margine anteriore 


ventrale la parte inferiore delle stesse e nel mezzo, al ventre 


la bocca. 


Fig. IV. 
Lonchaea aristella: larva neonata 
dal dorso e dal ventre. 


? 


Le antenne (Fig. V, 1-2) sono composte di una parte infe- 
riore ed una superiore. Questa & breve (lunga mm 0,014) formata 


— 127 — 


di un’appendice ellittica poco più larga alla base che all’apice e 
quasi tanto larga che lunga, portata sopra una breve sporgenza 
del capo che è alquanto più larga. La parte inferiore (1) delle an- 
tenne (Fig. V, 2) è brevissima, appena sporgente a guisa di pro- 
tuberanza convessa e fornita di 5 sensilli brevissimi, cilindrici, 
nel mezzo e di due altri eccentrici anteriori. Al dorso del capo 
esistono anche due piccoli 
sensilli circolari presso la 
base della parte superiore 
delle antenne. Avanti il 
margine boccale si trova 
un gruppo di tre sensilli 
circolari (sensilli preorali) 
e ai lati della bocca due 
rialzi trasversali per lato, 
Lonchaea aristella, larva neonata: 1. capo dal dorso; a quali 2 De cal 
2. lo stesso dal ventre: A parte dorsale delle antenne, MArgIMe anteriore legger- 
ne. ce de 

rialzo posteriore, in posi 
zione sublaterale, esiste un piccolo sensillo circolare. Le man- 
dibole (Fig. VIII, 2) sono tridentate col dente mediano più breve 
e più stretto dell’apicale e del posteriore. Il labbro inferiore ha 
la forma di una piccola lamina a margine anteriore convesso. 

I pezzi scheletrici faringei sono come si vede nella figura- 
Ville 2: 

Torace. Il protorace è alquanto più lungo del mesotorace e 
metatorace presi isolatamente, alla parte ventrale mediana è for- 
nito anteriormente di 6-7 serie trasversali di minutissime punte 
e di altre 4-5 serie ai lati, mentre ne manca al dorso; inoltre 
esso è fornito ventralmente come il meso-ed il meta-torace di due 
sensilli circolari submediani, di tre minutissime papille avvicinate 
(accenno rudimentale di appendici toraciche) poco più in dietro 
e più in fuori e di due sensilli circolari poco più in fuori e di 
due laterali, oltre a due (sempre uno per lato) submediani dorsali. 


Fig. V. 


(1) Il Keilin, che ha pubblicato una serie di interessanti lavori sulla mor- 
fologia delle larve di Ditteri (si veda fra le altre la memoria: Recherches sur 
les larves de Diptères Cyclorhaphes, in Bull. scient. France et Belgique XLIX, 
pp. 15-198), considera come palpo mascellare ciò che io ritengo parte inferiore 
dell’antenna o organo antennale. 


I segmenti addominali hanno al ventre un rialzo anteriore 
trasversale ambulatorio fornito di 8-9 serie di minutissime punte, 
un solco trasversale submediano e al dorso i primi sette hanno 
due sensilli circolari submediani e due laterali (uno per lato), l’ul- 
timo ha al dorso tre sensilli per lato prima della sporgenza che 
porta gli stigmi e al ventre l’ano con tre serie di minutissime 
punte attorno le valvole anali. 

Sistema respiratorio. La prima larva ha soltanto due stigmi 
posteriori situati alla parte dorsale posteriore del corpo. Ciascuno 
di essi (Fig. VIII, 3) è fornito di due piccole aperture che por- 
tano ad un brevissimo condotto comune, il quale alla distanza 
di mm 0,065 continua col tronco tracheale longitudinale che 
percorre, come l’opposto, i lati del corpo dando numerosi rami 
tracheali. Attorno lo stigma si trovano 4 robuste setole appiattite 
e ramificate. 


Fig. VI. 
Cio. V 
Lonchaca aristella: larva adulta BES VAL 
vista dal dorso, di fianco e dal Lonchaea aristella: capo della larva adulta visto dal 
ventre. ventre e di fianco (lettere come a fig. V). 


Fino alla lunghezza di 2 mm la larva presenta ancora i ca- 
ratteri sopra indicati. 

LARVA ADULTA (Fig. VI). — Corpo allungato subconico dal 
settimo segmento del tronco al capo, il resto subcilindrico, di co- 
lore paglierino sporco o cremeo colle mandibole nere, gli stigmi 
posteriori di colore rosso mattone. 

Corpo lungo mm 7-8, largo posteriormente mm 1,10-1,30. 

Il capo (Fig. VII, 1 e 2) ha la parte dorsale delle antenne 
breve, divisa in due articolini (di questi il terminale è assai più 


— 129 — 


stretto e ad apice convesso) e la ventrale formata di una bre- 
vissima sporgenza provvista alla superficie di alcuni (5-6) mi- 
nutissimi sensilli cilindrici e subconici. I lobi orali sono al ventre, 
e parte lateralmente, forniti di fitte linee trasverse come si vede 
nella figura VII; al lato interno delle mandibole il loro margine 
si prolunga alquanto sotto 
forma di breve lamina leg- 
germente lobata. Le man- 
dibole (Fig. VIII, 5) sono 
ben uncinate, sprovviste di 
denti preapicali. 

Il primo segmento del 
torace ha nella parte ante- 
riore 3-5 serie trasversali 
interrotte di spinette tutto 
all’ingiro, il 2° segmento 
toracico ha poche spinule 
al margine anteriore late- 
rale e qualche volta ne 
manca completamente, il 
5° toracico è liscio. I seg- 
menti addominali hanno 
alla parte anteriore del 

Fig. VII. ventre un rialzo trasverso 
Lonchaca aristella: 1. mandibole e armatura faringea ambulatorio, che porta sul 
della larva neonata vista dal ventre; 2. la stessa di 2 È, 
fianco; 3. uno stigma posteriore della larva neonata; primo tre a quattro serie 
4. CULI: faringea della In adulta ve dal trasverse di punte piccole 
ventre e artificialmente distesa; 5. la stessa di fianco È 2 
anche colle mandibole; 6. metà del rialzo ventrale € fra di loro subuguali e 
Suono five pon da a mete sn sui segmenti, che seguono 
adulta vista di dietro; 8. stigma anteriore della larva (Fig. VII, 6), tre serie tra- 
adulta; 9. stigma posteriore della larva adulta. sverse ; dette punte sono 
più grandi nella seconda 
serie. Il resto della superficie del corpo è liscio eccetto una pic- 
cola area circolare attorno le valvole anali, che è provvista di 
forti spinule disposte dietro l’ano in 2-3 serie irregolari ed in- 
nanzi l’ano in 2 serie. 

Gli. stigmi anteriori (Fig. VIII, 8) sono poco sporgenti dalla 
superficie del corpo e forniti di 8-9 lobi e talvolta di 7, quelli 
posteriori (Fig. VIII, 9) sono portati da una brevissima sporgenza 
cilindrica, hanno ciascuno tre fessure laterali (disposte più vicine 


— 130 — 


al lato esterno) e un tubercolo interno; ciascuna fessura è al- 
lungata e provvista sul margine interno di piccole sporgenze pi- 
liformi formanti un feltro per l’aria; 
sulla lamina stigmatica esistono 4 
appendici setoliformi ramose, come 
si vede nella figura VIII, 9. 


Pupario. 


Il pupario (Fg. IX) è allungato, 
poco più del doppio più lungo che 
largo, poco assottigliato anteriormente 
e meno posteriormente, ben convesso 
al dorso e un poco meno al ventre; 
quando è vuoto e secco, è di colore 
testaceo laterizio, ha segmenti ben 
Lonchaea aristella: pupario visto dal distinti, stigmi anteriori e posteriori 

dorso e dal ventre. poco sporgenti, superficie del corpo 
avente oltre la scultura della larva, 

anche una leggerisima striatura trasversale al ventre ed ai primi 
ed ultimi segmenti anche al dorso. Lungo mm 3,8-4 e largo 1,7-1,5. 


DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. 


O 


e 


Fig. IX. 


La Lonchaea aristella fu descritta dal Becker su esemplari 
dell'Egitto, ricordata poi dallo stesso per le Canarie e dal Sava- 
stano per la Penisola Sorrentina: Io ne ho visto esemplari della 
provincia di Cosenza (Prof. Casella); di Porto Maurizio: Ventimi- 
glia (Dr. G. Leonardi); di Perugia: Poggio Mirteto (Prof. P. Zap- 
pelli); di Napoli: Portici, Resina ed altre localita; di Caserta: Cas- 
sino; di Salerno: S. Maria di Castellabate, Pollica, Monteforte 
Cilento (V. Cerulli); di Bari: Gioia del Colle (Dr. E. Cavano); 
di Lecce (Prof. Vallese); Cellino S. Marco (A. Rizzo); di Bene- 
vento: Arpaia (V. De Simone); di Catania (Prof. G. Scalia); di 
Trapani: Salemi (Dr. M. Patti); di Palermo (Prof. S. Accardi); di 
Sassari: Nuoro (Prof. G. Sciarra). 

Di altri paesi circummediterranei ho visto esemplari delle 
seguenti località: Corfù (Dr. Saracomenos); Tripoli (Prof. De Cil- 
lis); Algeri (P. de Peyerimhoff); Portogallo: Algarve (Dr. A. F. 
de Seabra); Spagna: Alpujarra (Ing. L. De Salas). 

Da tali dati di fatto risulta che la Lonchaea aristella esiste 
in tutto il bacino occidentale del Mediterraneo, alle Canarie, a 


— 131 — 


Corfù e quasi certamente anche in tutto il bacino orientale del 
Mediterraneo. Non è possibile, finchè non si avranno osservazio- 
ni su questa Lonchaea in Asia, affermare che essa è indigena e 
distribuita in tutta la regione ritenuta patria di origine del Fico 
(Ficus carica L.) cioè dall’Afganistan a tutte le regioni del Me- 
diterraneo ed alle Canarie, ma è certo che la sua presenza in 
Italia ed in tutta l'Europa meridionale deve essere molto antica, 
quantunque per l’Italia sia stata ricordata per la prima volta nel 
1915 e per Corfù, Spagna € Portogallo lo sia ora. 


PIANTE NUTRICI. 


Questa Lonchaea vive allo stato di larva nelle infiorescenze 

e nelle fruttescenze di Ficus carica tanto delle forme di Caprifico, 
come in un certo numero 
di quelle del Fico dome- 
stico, ma a preferenza delle 

ı prime; in Algeria anche di 
quelle di Ficus pseudoca- 
rica Batt. et Trab. 


NOTIZIE BIOLOGICHE. 


L’adulto (Fig. I e X, 4) 
» della Lonchea del fico 
comparso in autunno deve 
svernare, almeno io non ho 
potuto osservare larve di 
questa Lonchea da dicem- 
bre al principio di aprile, 
nè ho visto pupe rimanere 
1. uova; 2. larve; 3. pupe; 4. adulti di Lonchaea Ne pae stato n ita ‚all 
aristella pochissimo ingranditi. periodo di tempo. Esso si 
nutre di sostanze zucche- 
rine quali si possono trovare in natura sugli alberi; è piuttosto 
di movimenti lenti quando cammina, ma vola egregiamente. 
La maturazione delle uova, in estate e in individui nutriti 
con acqua e miele, si ha in una diecina di giorni. 


Fig. X. 


— 132 — 


Le prime uova da me osservate nei dintorni di Portici erano 
state deposte in Profichi (1) nella prima quindicina di aprile e le 
ultime in novembre in Mamme di Caprifico. Dall’aprile al novem- 
bre (20), almeno nei dintorni di Portici, si possono trovare ova 
fresche in infiorescenze di Caprifico e dal maggio all’ottobre an- 
che in infiorescenze di alcune varieta di Fico domestico. 

Le ova sono deposte isolate o in numero di 2-4, più frequen- 
temente di 3, sotto le squame ostiolari, perlopiù sotto una squa- 
ma del primo ordine esterno, in qualche caso sotto una di secon- 
do ordine. 

Già nel mese di maggio, ma più specialmente nei mesi se- 
guenti, è molto frequente il caso di trovare sotto le squame di 
una infiorescenza un numero di uova superiore a tre o quattro 
e nelle fruttescenze (Fig. XI, 1) fino a 50, 100 (una volta ne con- 


Fig. XI. 


1. Mammone visto dalla boccuccia, attorno la quale tolta la prima serie di squame 

ostiolari si vede una macchia bianca corrispondente a numerose uova di Lonchea; 

2. metà di un altro Mammone con larve di Lonchea nella cavità del ricettacolo; 

3. metà di un altro Mammone visto dalla superficie esterna e mostrante numerosi fori 
d’useita di larve di Lonchea. 


tai 109 sotto le squame di un Mammone maturo), tanto di infio- 
rescenze di Caprifico come in quelle di Fico coltivato, ma ritengo 
che tali uova siano depositate nella stessa infiorescenza da varie 
femmine, perchè in aprile e maggio quando si inizia la deposi- 
zisne per parte delle femmine, che hanno svernato e che sono 


. 
(1) La nomenclatura, che seguo per le varie infiorescenze di Caprifico, & la 
seguente: Orni o Profichi, Forniti o Mammoni,, Cratiri o Mamme. 


— 133 — 


ridotte di numero, le infiorescenze attaccate sono poche e le uova 
in esse deposte sono 1 a 4; cosi di dieci profichi osservati il 1° 
maggio otto avevano 3 ova ciascuno, uno 4 ed uno 1 ovo. Non 
è da escludersi che le femmine delle generazioni primaverili e 
estive siano più feconde e che possano deporre ciascuna volta 
anche un numero di uova un poco maggiore di 4. 

Nelle infiorescenze che hanno l’ostiolo aperto, l’ovo invece 
di essere deposto orizzontalmente sotto una squama, può essere 
deposto anche più o meno perpendicolarmente nel condotto ostio- 
lare. Come dirò appresso, l’infiorescenza attaccata dalla Lonchea 
quasi sempre cade quando la larva fuoriesce dalla parete del ri- 
cettacolo o poco dopo o poco prima, così che perlopiù infiore- 
scenze col foro della larva non restano sull’albero o vi restano 
per poco tempo. 

In quest’ultimo caso può accadere che la Lonchea depositi 
le uova anche attraverso tale foro nella galleria scavata da una 


Fig. XII. 
Due profichi immaturi spaccati per mgtà e mostranti larve di Lonchea nella cavità del 
ricettacolo tra i fiori e parti di gallerie nel parenchima (a sinistra). 


larva fuoruscita, come ho poche volte osservato in agosto in in- 
fiorescenze di Fico Troiano trovandovi da 2 a 5 uova. 

La deposizione dell’ovo è fatta dalla femmina estroflettendo 
gli ultimi segmenti dell'addome e introducendo il nono e decimo 
(Fig. II, 9) foggiati a spada sotto una squama ostiolare. L’ atto 
della deposizione dura circa un minuto. 

In aprile l’ovo impiega a svilupparsi otto giorni, mentre in 
estate tre giorni. i 

Larva. Le larve neonate, quando si tratta di infiorescenza 
giovane di Caprifico, attraversano il condotto ostiolare e vanno 
nella cavità del ricettacolo sopra i fiori che la tappezzano. Quivi 


— 134 — 


cominciano ad attaccare gli stili e gli ovari, svuotano special- 
mente questi introducendovi la parte anteriore del corpo dopo 
di avere forata la parete; quando hanno raggiunto la lunghezza 
di 6-7 millimetri si insinuano tra i fiori (Fig. XII), corrodono an- 
che il loro peduncolo e la parete del ricettacolo sottostante e alla 
fine completamente sviluppate, o quasi, cominciano a scavare 
una galleria nello spessore della parete del ricettacolo, praticano 
un foro attraverso la parete stessa e cadono a terra, dove alla 
profondità di pochi centimetri (2-10) si trasformano in pupa. 
Nelle fruttescenze mature di Caprifico le larve di Lonchea 
oltre che cibarsi della parete del ricettacolo e di rimasugli di 
fiori del ricettacolo, si introducono colla parte anteriore, attra- 


Fig. XIII. 


Fico Troiano immaturo spaccato per metà in corrispondenza ad una galleria di Lonchea. 


verso il foro d’uscita della Blastophaga, nelle galle di questa e 
ne divorano lo strato interno molle. 

Nelle infiorescenze giovani di Fico coltivato (p. es. Troiano), 
le larve abbandonano presto la cavità del ricettacolo per cor- 
rodere specialmente il parenchima della sua parete, nella quale 
scavano una galleria di una lunghezza di circa 2 centimetri 
(Fig. XIII). 

Il foro d’uscita della larva si trova sulla superficie lalerale 
dell’infiorescenza in posizione molto svariata: su 110 Fichi Troiani 
immaturi 57 l'avevano sulla metà inferiore, 53 su quella superiore 
in qualche caso poco lontano dell’ostiolo o dal peduncolo. 


— 135 — 


Tale foro ha un diametro di mm 0,50-0,70 e sulle infiore- 
scenze verdi (Fig. XIV) è circondato da una stretta zona depres- 
sa di epidermide avente un diametro, insieme al foro, di mm 
1,10-1,20, 

Il foro è unico perlopiù, ma altre volte se ne osservano due 
o più, così il 3 agosto su 110 infiorescenze ne vidi 25 con due, 
4 con tre, 1 con 4, 1 con 5, 1 con 8 e le altre con uno. 


Fig. XIV. 


1e 2. Due fichi immaturi di razza Troiano mostranti il foro d’uscita della larva della 
Lonchaca uristella; 3. Un fico immaturo di razza Troiano, al quale i è tolta l'epidermide 
sopra e attorno la galleria scavata dalla larva della Lonchea. 


Su infiorescenze verdi di Fico Troiano si vede cominciare 
dal foro una leggera depressione della larghezza di millimetri 
1,20 a 2 di colore verde o più o meno scuro, che si prolunga 
dall’alto in basso, 0 viceversa, con decorso più o meno irregolare, 
tortuoso per la lunghezza di circa 2 centimetri. Sollevando l’epi- 
dermide (con un poco di tessuto sottostante) in corrispondenza a 
tale depressione (Fig. XIV, 3) si mette allo scoperto la galleria sca- 
vata dalla larva nella parete del ricettacolo, del diametro di circa 
1 millimetro a pareti di colore variante dall’isabellino al fulvo o 
al colore di terra d’ombra contrastante con quello della parete 
sana del ricettacolo che è bianco. 

La larva dalla nascita alla trasformazione in pupa impiega 
un numero vario di giorni secondo la temperatura e forse an- 
che secondo lo stato dell’infiorescenza o della fruttescenza: larve 


nate in Profichi il 20 aprile si trasformarono in pupa il 14 maggio 
impiegando 24 giorni, mentre larve nate la sera dell’8 agosto in 
Mammoni fuoriuscirono completamente sviluppate il 14; larve 
nate il 14 agosto il 21 erano completamente sviluppate, impiegando 
cioé due terzi meno delle larve primaverili. 

Pupa. Questa si trova nel terreno alla profondita di 2 a 10 
centimetri, eccezionalmente nella galleria scavata dalla larva 
nella parete del ricettacolo; una volta, su almeno cinquemila in- 
fiorescenze da me aperte, fu trovata nella cavità del ricettacolo 
di un’infiorescenza di fico Troiano. 

La ninfosi, nei casi da me osservati, durò 10 giorni in mag- 
gio, 9-10 in agosto, 16 giorni in fine ottobre e primi novembre. 

Numero delle generazioni. È stato da me accertato che da 
ova deposte ai primi di aprile si hanno gli adulti verso la fine 
(almeno fin dal 24) di maggio; gli adulti di questa 1* generazione 
deponendo le ova alla fine di maggio o primi di giugno possono 
dare adulti di una seconda generazione agli ultimi di giugno o 
primi di luglio; in questo ultimo mese, in agosto ed in settembre 
si hanno certamente almeno tre generazioni cioè la 3*, 4° e 5% 
compiendosi l’intero sviluppo in luglio ed agosto anche in soli 
19 a 20 giorni; una 6° generazione si ha in ottobre-novembre- 
dicembre. I primi adulti della 1° generazione da me osservati a 
Portici comparvero il 14 maggio, gli ultimi della 6" generazione 
il 15 dicembre. Poichè le Lonchee devono vivere allo stato adulto 
oltre un mese, è naturale che adulti della prima generazione con- 
tinueranno a depositare uova mentre quelli dellla seconda depo- 
siteranno pure uova e così via, perciò si avrà un intreccio di ge- 
nerazioni; ma il numero massimo di quelle di un anno devono 
essere di almeno 6, dove la Lonchea trova il Caprifico o questo 
e razze di Fico domestico adatte al suo sviluppo; dove invece esi- 
stono solo razze di Fico domestico potrà cominciare la deposizione 
delle uova nei fioroni (a Portici l’ho osservata in tali infiorescen- 
ze il 1° maggio) e terminare in novembre nei fichi Natalini; dove 
infine mancano Caprifico e razze tardive di Fico domestico è da 
verificarsi se la Lonchaea aristella può sussistere. 


DANNI CAUSATI. 


Le larve di Lonchaea si cibano, ho detto, di stili, di ovari, 
di peduncoli di fiori e di parenchima della parete del ricettacolo 
di infiorescenze giovanissime e di infiorescenze mature, nonchè 


delle stesse parti quando sono diventate carnose e l’infiorescenza 
si è trasformata in fruttescenza. 

È da considerarsi separatamente l’azione delle larve nelle 
infiorescenze e nelle fruttescenze, come anche l’azione in quelle 
di Caprifico dall’azione in quelle di razze di Fico coltivato. 

Le infiorescenze di Caprifico (tanto Profichi, Mammoni che 
Mamme) quando sono molto giovani ed hanno una cavità del ri- 
cettacolo bene sviluppata (Fig. XV, 3 e 4) sono rovinate prima 


Fig. XV. 


1 e 2. Un Mammone immaturo con cavità del ricettacolo occupata da fiori gallicoli con 

Blastophaga: le larve di Lonchea muoiono tutte o quasi tutte compresse dai fiori; 

3 e 4. un Mammone immaturo con cavità del ricettacolo bene sviluppata, ottimo per lo 
sviluppo di larve di Lonchea. 


nei fiori, specialmente ovari, ed alla fine anche nel parenchima 
della parete del ricettacolo. Le infiorescenze così attaccate cadono 
al suolo 0 poco prima o poco dopo l'uscita delle larve. Nelle infio- 
rescenze, nelle quali per qualche causa i fiori non continuano 
a svilupparsi bene e avviziscono, le larve si nutrono special 
mente del parenchima della parete del ricettacolo. Anche nelle 
fruttescenze le larve corrodono particolarmente il parenchima 
del ricettacolo. Le infiorescenze bene infette di Blastophaga 
(Fig. XV, 1 e 2) non sono danneggiate dalla Lonchaea, perchè 
le larve di questa muoiono compresse tra la parte distale dei 
fiori gallicoli. 

Nelle Mamme ibernanti della maggior parte delle razze di 
Caprifico (cioè delle razze a squame ostiolari beve sviluppate, 
orizzontali) si trovano in inverno numorosi gusci di ova della 
Lonchaea, ma in nessuna di esse si vedono larve in qualsiasi stato 
della Lonchaea. Ricordo alcune osservazioni : 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 10 


— 138 — 


6 Dicembre 1916. Portici e Resina. Moltissime Mamme quasi tutte 
con gusci di uova di Lonchaea e senza larve. 

7 Dicembre 1916. Lecce. Molte Mamme di 5 razze, delle quali 
quelle della razza con squame grandi orizzontali erano in- 
fette di ova di Lonchaea in numero del 96 °/,, quelle di razza 
a squame brevi rientranti nell’ostiolo tutte immuni, quelle di 
razze intermedie erano infette in numero dal 5 °/, al 30 °/,; 
tutte però senza larve. 

9 Dicembre 1916. Salemi (Trapani). 127 Mamme, delle quali 118 
con gusci di ova di Lonchaea e senza larve. 

26 Dicembre 1916. Cosenza. 28 Mamme, delle quali 22 con gusci 
di ova di Lonchaea e senza larve. ° 

20 Gennaio 1917. Arpaia (Benevento). 28 Mamme tutte con nu- 
merosi gusci di ova di Lonchaea e senza larve. 

20 Gennaio 1917. Algeri (Algeria). Due Mamme di caprifico va- 
rietà « Kabyle.» ambedue con numerosi gusci di ova di 
Lonchaea e senza larve. 

20 Gennaio 1917. Algeri (Algeria). Sette infiorescenze di Ficus 
pseudocarica Batt. et Trab. dell’Harrar e coltivato nel giar- 
dino botanico dell’Università di Algeri, tutte e sette con nu- 
merosi gusci di ova di Lonchaea e senza larve. 

12 Febbraio 1917. Alpujarra (Malaga, Spagna). Venti Mamme 
delle quali 11 con gusci di ova di Lonchaea e senza larve. 

1° Marzo 1917. Algarve (Portogallo). 24 Mamme, delle quali 17 
con gusci di ova di Lonchaea. 

18 Marzo 1917. Portici. 20 Mamme, delle quali 18 con molti gusci 
di ova di Lonchaea e senza larve. 


Moltissime Mamme giovani immature, o Mamme senza fiori 
gallicoli, invece cadono al suolo dalla metà di agosto a novem- 
bre per causa della Lonchaea. 

I Profichi (Orni) vengono attaccati dalla Lonchaea, le cui 
larve si sviluppano bene in quelli giovani della fine di aprile e 
primi di maggio o in quelli che hanno un numero di fiori limi- 
tato trasformati in galle dalla Blastophaga o in quelli divenuti 
fruttescenze mature. I Profichi da me osservati a Resina nel 1917 
dal 12 aprile al 18 luglio furono 364, dei quali 50 furono trovati 
infetti di Lonchaea. 

I Mammoni (Forniti) osservati nel 1917 dalla fine di luglio 
furono trovati infetti la prima volta 1’S agosto, quando erano an- 


— 139 — 


cora molto giovani. Il 18 agosto a Portici sopra una pianta di 
Caprifico, che aveva tutte le infiorescenze piccole infette di Lon- 
chaea, furono raccolte fruttescenze, delle quali una fu trovata im- 
mune, l’altra avente sotto le squame ostiolari 27 gusci di uova 
di Lonchaea e 6 di Oscinis, ma nell’interno senza larve di tali 
Ditteri. In seguito si osserva pure che le piccole infiorescenze di 
Caprifico sono tutte attaccate dalla Lonchea; ma mentre in quelle 
di razza con cavità del ricettacolo più o meno grande le larve 
di Lonchea si sviluppano bene, nelle infiorescenze di forma de- 
pressa e con cavità del ricettacolo occupata tutta da fiori le larve 
di Lonchea muoiono tutte, o quasi tutte, compresse tra i fiori. 
Altrettanto accade alle larve di Lonchea, quando nascono in in- 
fiorescenze, nelle quali già è penetrata la Blastophaga e nelle 
quali per lo sviluppo dei fiori gallicoli scompare la cavità del 
ricettacolo, come ho già detto innanzi. È da notarsi che la Lon- 
chea, quando una pianta di Caprifico porta infiorescenze giovani, 
infiorescenze con fiori gallicoli e fruttescenze, depone le uova 
nelle prime e nelle ultime e non nelle seconde. 

La massima comparsa di individui di Lonchaea si ha al tempo 
della maturazione dei Profichi (luglio) e dei Mammoni che si 
‘ protrae da agosto fino a novembre, perchè mentre in giovani 
infiorescenze si possono sviluppare poche larve, in un Profico 
o Mammone maturo se ne possono sviluppare molte, fino ad un 
centinaio. 

Nel caso del Fico domestico il danno maggiore è fatto dalla 
Lonchaea alle infiorescenze giovani del mese di luglio, perchè esse 
sotto l’attacco di una o poche larve, perdono l’aderenza normale 
del peduncolo al ramo e all’atto dell'uscita della larva o poco dopo 
(e scosse artificialmente o da forte vento o pioggia anche prima) 
cadono al suolo. Î 

Dopo il mese di luglio l’attacco alle infiorescenze immature 
di Fico coltivato diminuisce molto e quello alle fruttescenze è 
poco frequente o, finora, è stato poco notato. 

Le razze di Fico domestico come quelle di Caprifico, non 
sono tutte attaccate, ma solo quelle a squame ostiolari grandi, 
disposte quasi orizzontalmente e non corte e rientranti nell’ostiolo. 

Nel Napoletano è il Fico Troiano prima e in ottobre e no- 
vembre il Natalino, che più soffrono degli attacchi di questa mo- 
sca, nel Cilento è il fico detto Pascarolo e quello così detto a 
tre produzioni, in Sicilia il Biancolillo, ma anche altre razze bian- 


— 140 — 


che e nere sono attaccate. Una delle razze, che per la estesa col- 
tivazione che se ne fa è molto importante ed è immune (almeno 
io non ho potuto osservare nè infiorescenze nè fruttescenze in- 
fette), è il Fico Ottato (o Dottato). 

Debbo inoltre notare come in una stessa contrada ed anche 
in uno stesso campo si possono trovare piante di Fico molto in- 
fette ed a poca distanza piante immuni o quasi. Sembra che la 
Lonchaea preferisca. sempre le piante più riparate da venti e 
quelle più frondose. 

In conclusione, dalle mie osservazioni risulta che la. pianta 
ospite preferita dalla Lonchaea è il Capritico e che tra le razze 
di queste quelle a frutto allungato ovoide con ben sviluppata ca- 
vità del ricettacolo e con squame ostiolari orizzontali sono le più 
adatte al suo sviluppo. 

Però è da notarsi che quando le infiorescenze di Caprifico 
hanno la cavità del ricettacolo tutta occupata da fiori stretti fra 
di loro o da fiori gallicoli della Blastophaga, le larve di Lon- 
chaea perlopiù non possono proseguire lo sviluppo e restano 
morte tra la parte distale di detti fiori. 

Quanto all’entita dei danni è forse trascurabile quella alle 
infiorescenze del Caprifico, perchè il numero delle Mamme e di 
Profichi con Blastophaga, che resta immune è perlopiù grande; 
invece può essere grave quello alle infiorescenze di qualche razza 
di Fico domestico, come ho visto nei territori di Portici, Resina 
e Torre del Greco negli anni 1916 e 1917, dove ridusse in qual- 
che giardino le infiorescenze a metà ed anche a meno; mentre 
in altri orti la caduta fu trascurabile quasi. Per dare un’ idea 
esatta del danno che qualche volta può recare questa specie ci- 
terö un caso particolare : il 12 luglio 1917 a Resina, sotto un al- 
bero di Fico Troiano di dimensioni medie, furono trovati 82 fichi 
immaturi bucati dalla larva di Lonchea e tra 15 fichi raccolti a 
:aso sull’albero 8 avevano uova di tale dittero. Sotto lo stesso 
albero il 2 agosto furono trovati 704 fichi caduti per causa della 
Lonchea ed il 9 dello stesso mese altri 340, di 20 fichi colti sul- 
l'albero tre avevano uova di Lonchea. Sullo stesso albero il 21 
settembre furono colti 10 fichi immaturi, 10 prossimi a maturità 
e 10 maturi: questi ultimi furono trovati immuni, dei primi, tre 
avevano uova di Lonchea e dei secondi altrettanti erano infetti; 
sul suolo non si trovavano più fichi caduti per causa della Lon- 
chea. Da questa ed altre molte osservazioni si deduce che il danno 


— 141 — 


vero e anche forte può essere causato dalla Lonchea ad alcune 
varietà o razze di Fico domestico col provocare una caduta di 
infiorescenze o fichi immaturi. La imbacatura dei fichi maturi, al- 
meno per quanto io ho finora osservato, può ritenersi di poca im- 
portanza economica, perchè per le varietà di Fico domestico non 
è stata da me trovata mai estesa ad una forte percentuale e per- 
chè i fichi da tavola vengono consumati presto, prima che le larve 
di Lonchea, che possono esserci, li corrompano in modo visibile. 

È importante da ora innanzi che si facciano osservazioni in 
molte località sulla così detta cascola dei fichi immaturi per ve- 
dere quando essa dipende dalla Lonchea e quando da altre cause, 
e sulla imbacatura dei fichi maturi specialmente nelle località 
dove i fichi sono essiccati. 

Interessante, ripeto, è il fatto da me verificato tanto nel 1916 
che nel 1917 nel Cilento, nei comuni di Castellabate e di Pollica, 
che il Fico Ottato non viene attaccato dalla Lonchea, che pure 
esiste nelle stesse località avendo p. es. trovato a Pollica in un 


N 


es 


aA 
AA i 
aA BARA A, Aaa, 


WAS ASR ARA aay 
a9: 


ARABARAALAA SA 


10 11 12 


Fig. XVI. 
Ceratitis capitata, larva adulta: 1. capo di fronte; 2. di fianco (un po’ obliquo); 3. dal 
dorso: A parte superiore dell’organo antennale e B parte inferiore dello stesso; C uneini 
boccali; D lobi orali; E papille; F labbro inferiore; 4. organo antennale (A parte supe- 
riore e B inferiore) visto dal ventre e 5. lo stesso visto di fianco; 6. uncino mandibolare; 
7. stigma anteriore; 8. piccola porzione del dermascheletro in corrispondenza ai rialzi 
ventrali; 9. stigmi posteriori; 10. larva di fianco; 11. dal ventre e 12. dal dorso: A stigma 
anteriore, B stigma posteriore, C capo, D ano, I- XI segmenti. 


giardino dei Sigg. Sernicola un Fico detto delle tre produzioni 
con infiorescenze e fruttescenze tutte bacate, mentre Fichi Ottati 


— 142 — 


ne da me né da altri furono visti colle larve di tale Dittero. La- 
gnanze a fichi maturi per causa di larve di Lonchea non potei 
raccogliere in Puglia, ove fui varie volte e ove nell’agosto e nel 


Fig. XVII. 


Drosophila ampelophila: 1. adulto; 2. pupario di sopra e di fianco; 3. larva: A corpo 

intero; 5 ultimo segmento addominale visto di sopra (1 tubo tracheale, 2 protuberanza, 

3, 4, 5 tubercoli carnosi), © capo e primi due segmenti toracici (1 estroflessione, 2 tubi 
ad uncino, 3 placca triangolare, 4 tubo tracheale); 4. uovo (da Martelli). 


settembre del 1916 feci domande insistenti in proposito ed osser- 
vazioni personali. 

È noto che alcune varietà di Fico domestico possono essere 
attaccate da larve della Ceratitis capitata, perciò chi farà osser- 
vazioni sulla imbacatura dei fichi, dovrà porre attenzione di non 
confondere le larve di Lonchaea con quelle di Ceratilis (1). 


1) Per notizie particolari su questa specie si veda: F. SILVESTRI. Viaggio 
in Africa per cercare parassiti di mosche dei frutti. — Boll. Lab. Zool. Se. Agr. 
Portici VIII (1913), p. 34-54. 


— 143 — 


Riproduco in questa nota le figure (XVI) della larva di detta 
Ceratitis e delle parti del corpo più caratteristiche, affinchè con- 
frontandole con quelle della Lonchaea (Fig. VI-VIII) facilmente 
si possano distinguere le due specie. 

Quando i fichi maturi sono offesi in qualche parte dell’ epi- 
dermide o cominciano a marcire possono essere facilmente attac- 
cati dalla Drosophila ampelophila Lw. (1), il Moscerino dell’uva 
(del mosto etc.). Anche di questa specie do le figure (Fig. XVII), 
che serviranno a farla distinguere facilmente dalla Lonchaea. 

Le fruttescenze del Caprifico possono essere attaccate da un 
altro Dittero, 1’ Oscinosoma discretum Bezzi, del quale tratto in 
una nota, che fa seguito alla presente in questo stesso Bollettino. 


NEMICI DELLA LONCHAEA ARISTELLA. 


Io ho tenuto in osservazione migliaia di ova, larve e pupe 
di questa Lonchaea raccolte nella provincia di Napoli, di Salerno 
e di Lecce ed ho avuto anche oltre un migliaio di pupe da Tri- 
poli; fra tale materiale ho ottenuto esemplari di un Imenottero 
Calcidide solo da pupe di Portici e Resina. Tale Imenottero è il 
Pachyneuron vindemmiae (Rond.) parassita anche della Droso- 
phila ampelophila. 


Pachyneuron vindemmiae (Rond.). 


Syn. Pteromalus vindemmiae Rondani, Giornale « La Campagna » 1876, 
Estr. 3 p., Fig. 4-6. : 
»  Pachyneuron vindemmiae Martelli, Boll. Lab. Zool. Se. Agr. Por- 
tici IV (1910), p. 169-172. 


FEMMINA (Fig. XVIII). — Corpo verde scuro, quasi nero, collo 
scapo delle antenne e le zampe, dal trocantere, di colore testa- 
ceo, flagello delle antenne bruno nerastro, ali ialine colle nerva- 
ture brune, 

Lunghezza del corpo mm 2, largezza del torace 0,60. 


(1) Si veda per questa specie: G. MarrELLI. Notizie sulla Drosophila 
ampelophila Lw.— Boll. Lab. Zool. Sc. Agr. Portici IV (1910), p. 163-174, 


— 144 — 


La superficie dorsale del torace è reticolata, quella dell’ad- 


dome liscia. 


Fig. XVII. 


Pachyneuron vindemmiae: femmina. 


Per i caratteri delle 
antenne, zampe ed ali si 
veda la figura XIX. 

CostuMI. La femmina 
del Pachyneuron cerca le 
pupe di Lonchaea sulla su- 
perficie del terreno tra i 
frutti caduti al suolo o si- 
tuate a poca profondità e 
deposita un uovo attraver- 
so il pupario sul corpo della 
pupa della Lonchaea. La 
sua larva succhia la prepu- 
pa o la pupa del Dittero e 


una volta completamente sviluppata si trasforma in pupa nello 


stesso pupario della Lon- 
chea. Da esso poi, at- 
traverso un foro pratica- 
to colle mandibole, fuo- 
riesce il Pachyneuron 
adulto. 

In estate l’intero svi- 
luppo da uovo ad adulto 
si compie in 15 giorni, 
in settembre-ottobre in 
23-29 giorni. 

Questo imenottero 
che, come ho detto so- 
pra, è anche parassita 
della Drosophila, poten- 
do attaccare le pupe di 
Lonchea scoperte o po- 
co nascoste, ha poca 0 
nessuna importanza per 
combattere la Lonchaea. 


Fig. XIX. 


Pachyneuron vindemmiae: 1. capo visto di fronte; 2. antenna 
di femmina; 3. mandibola destra; 4. porzione di ala ante- 
riore colla marginale, postmarginale e stigmatica; 5. zampa 
del 2° paio dall’ apice della tibia; 6. zampa del 3° paio 


dall’apice della tibia; 7. antenna di maschio. 


Osservazioni ulteriori potranno accertare se la Lonchaea va 
soggetta allo stato di larva o di adulto agli attacchi di batteri o 
di funghi; per ora io, oltre al parassita ricordato, posso notare fra 


145 


le cause ad essa nemiche indirettamente la Blastophaga, la quale, 
causando la trasformazione dei fiori del Caprifico in galle, riduce 
la cavità del ricettacolo delle infiorescenze fino a farla scompa- 
rire ed in tal modo fa morire le larve di Lonchea, che in detta 
cavità si possono trovare. 

La mancanza (almeno per quanto finora si sa) di speciale o 
speciali nemici animali delle uova o delle larve o delle pupe di 
Lonchea in Italia, a Tripoli e a Corfù mi fa sospettare assai che 
tale specie, nonostante la sua generale distribuzione nel bacino 
del Mediterraneo e la sua probabile antica esistenza in detto 
bacino, non è originaria dello stesso, ma introdotta, Sarà molto 
importante che entomologi dell'Asia e di altre regioni tropicali 
facciano osservazioni sugli insetti, che attaccano le infiorescenze 
e le fruttescenze di Ficus per stabilire la reale distribuzione della 
Lonchaea aristella e per far conoscere i nemici che essa può avere 
in tali regioni. Dopo tali osservazioni si potrà dire qualche cosa 
di concreto anche intorno la patria di origine di detta Lonchaea. 


MEZZI DI LOTTA CONTRO LA LONCHAEA ARISTELLA. 


La lotta contro gli adulti di Lonchea per mezzo di sostanze 
velenose mi è sembrata di risultato molto incerto, perciò non è 
stata da me sperimentata ed ora non è consigliata. 

Contro le larve si può raccomandare di raccogliere e distrug- 
gere infiorescenze e fruttescenze (fichi immaturi e maturi) caduti 
al suolo, colla sicurezza se venisse fatta con cura da tutti, di di- 
minuire un poco l’intensità dell’infezione, ma non in un modo 
agrariamente utile con tale mezzo soltanto, perchè quando le in- 
fiorescenze e fruttescenze sono cadute al suolo, già una o più 
larve di Lonchea sono perlopiù fuoruscite. 

Il mezzo di lotta principale, che io credo opportuno proporre 
contro la Lonchea, è indiretto e consiste nel sopprimere le con- 
dizioni locali favorevoli allo sviluppo della Lonchea: cioè, 1° si 
deve cercare di abbandonare o limitare la coltivazione delle va- 
rietà di Fico che sono più adatte al suo sviluppo, come il Fico 
Troiano, il Pascarolo (Cilento), il Natalino, il Biancollilo (Trapani), 
il Fico detto a tre produzioni (Cilento); (osservazioni locali per 
ogni provincia potranno far conoscere esattamente altre varietà 
preferite dalla Lonchea); 2° il Caprifico, dove non è in modo as- 
soluto necessario per portare a maturità fichi di razze gentili di 


— 146 — 


importanza reale economica, non deve essere coltivato affatto; 
dove poi é necessaria la caprificazione, si dovrebbe coltivare solo 
nelle varieta o razze ad infiorescenze fornite di squame ostiolari 
brevi e rientranti. 

Una lotta indiretta involontaria viene praticata in provincia 
di Napoli contro la Lonchaea mediante l’inoliazione (volg. pun- 
tura), che consiste nell’ungere con olio l’ostiolo ‘dei fichi in a- 
gosto (quando sono prossimi a maturare), allo scopo di anticipare 
di pochi giorni la loro maturazione. I fichi cogli ostioli unti non 
sono attaccati dalla Lonchaea. Tale operazione, che non è spe- 
cialmente raccomandata dai frutticultori, perchè fa ottenere frutti 
di qualità piuttosto scadente e facilmente alterabili, non può es- 
sere nemmeno proposta per le infiorescenze estive ancora piccole 
(prima quindicina di luglio), perchè le farebbe presto cadere. 


Aggiunta. — Questa mia memoria sulla Lonchaea aristella era in circo- 
lazione, come estratte, da pochi giorni (11 dicembre), quando ricevetti (24 
dicembre) quella del Prof. L. Savastano dal titolo ’’ Contributo allo studio sui 
rapporti biopatologici della mosca nera del fico (Lonchaea aristella Beck.) ed il 
suo ospitante nella Penisola Sorrentina,, (Estratto dagli Annali della R. Sta- 
zione sperimentale di Agricoltura e Frutticoltura in Acireale, Vol. IV, 1916- 
1917, pp. 118-146, Tav. IV-V). 

Debbo ricordare che il Savastano aveva già dato prove poco felici nel trat- 
tare argomenti di entomologia coi bollettini della Stazione di Agrumicoltura 
N. 16 (’’La mosca delle arance e la frutticoltura meridionale,,) e N. 19 ("Le 
invasioni di bruchi nei nocciuoletti del Messinese,,); ma colla recente me- 
moria sopracitata ha superato quanto di peggio si poteva aspettare da lui 
nel campo entomologico. 

Per risparmio di tempo e di carta mi limito a notare : 10 il Savastano 
ha commesso un errore madornale affermando (dopo tre anni di studio che 
egli dice di aver fatto sulla Lonchaea) che il bucolino sui fichi (Cfr. Fig. 
XIV di questa mia memoria e Tav. IV, Fig. 1 della sua) è fatto da insetto 
diverso dalla Lonchaea, mentre in realtà è il foro d’uscita della larva di essa 
Lonchaea; 2° egli con tale errore, oltre che l’inettitudine alla più semplice 
osservazione, ha dimostrato anche la mancanza di elementari cognizioni ento- 
mologiche pur semplicemente sospettando che tale buco sui fichi possa essere 
fatto dall’imenottero Philotrypesis; 3° egli in tre anni di studio, nonostante la 
sua permanenza in Acireale, come Direttore della Stazione di Agrumicoltura e 
Frutticoltura, non è stato capace di accertare l’esistenza della Lonchaea ari- 
stella anche in Sicilia; 40 altrettanto dicasi del non avere osservato la Lonchaea 
in infioriscenze e fruttescenze di Caprifico, che sono preferite a quelle del 
Fico domestico; 5° egli non ha osservato con cura (si è lasciato trasportare 
dall’immaginazione o ha male sperimentato ?) ed afferma cose non conformi al 
vero intorno al periodo di tempo occorrente allo sviluppo delle larve e delle 
pupe della Lonchaea, alla trasformazione delle larve e delle pupe nei fichi 
pasqualini, all’azione della pioggia sulle pupe e della temperatura in settem- 
bre sugli adulti, alla deposizione delle uova (da lui negata) in fichi in isvi- 
luppo e in fichi maturi; 60 egli ha confuso (almeno in qualche caso, p. es. p. 124) 
le larve e lu pupe di Drosophila con quelle di Lonchaea ; 7° egli infine serive 
cose cervellotiche sui rapporti tra mosca e fico e ambiente. 


F. SILVESTRI 


DESCRIZIONE DI UNA SPECIE 


Oscinosoma (Diptera: Chloropidae) 


osservato in fruttescenze di caprifico. 


Studiando la Lonchea (1) trovai molto frequente nei Profichi 
uova e larve del Dittero Cloropide Oscinosoma (2) discretum 
Bezzi, che credo utile descrivere in questa nota, affinchè si possa 
distinguere dalla Lonchaea aristella e dalle larve degli altri Dit- 
teri, che possono attaccare fruttescenze di Caprifico. 


Oscinosoma discretum Bezzi in litt. (3). 


Nome volgare: Oscinosoma distinto. 


ADULTO. —- Femmina (Fig. I). Corpo nerastro a lucentezza 
verde-scura, col ventre dell'addome nel mezzo di colore castagno, 
nel resto di colore nocciuola scuro; parte inferiore della faccia 
(eccetto un tratto trasverso subantennale), primo e secondo arti- 
colo e parte prossimale del terzo articolo delle antenne di colore 
alutaceo; occhi di colore bruno-baio; zampe alutacee, più o meno 
estesamente imbrunite ai femori ed alla parte prossimale delle 
tibie, ali ialine colle nervature di colore bruno sempre più pal- 
lido dalla costale all’anale, che diventa quasi ialina. 


(1) Cfr. F. SıLvestei. Sulla ZLonchaea aristella (Diptera: Lonchaeidae) 
dannosa alle infiorescenze e frutteseenze del Caprifico e del Fico. — Boll. Lab. 
Zool. Se. Agr. Portici XII (1917), pp. 123-146. 

(2) Oscinosoma Lioy 1864 = Oscinella Becker 1909 = Oscinis in p. Auc- 
torum nec Latreille. 

(3) Il Bezzi (in litteris) da questa diagnosi: O. lagunae Becker notis om- 
nibus similis et affinis, differt fronte nudiuscula vel multo brevius pilosula, 
antennarum articulo tertio nigro superne, pedibusque denique femoribus ac 
tibiis late nigris aut brunneo-nigro fasciatis, saltem posterioribus in foemina. 


— 148 — 


Lunghezza del corpo mm 2,20-2,60, larghezza del torace 0,75- 


Oscinosoma discretum : 


0,80; lunghezza 
delle antenne 
0,40, dell’ala an- 
teriore 1,70, lar- 
ghezza della 
stessa 0,76. 

Il capo (Fig. 
II, 1)hala fronte, 
eccettuata una 
regione triango- 
lare colla base 
sugli occhi, fitta- 


Higa: mente e legger- 


femmina (molto ingrandita). 


mente striata 


per il lungo e fornita di brevi e sottili setole sparse, macrochete 


ocellari piuttosto bre- 
vi, macrochete verti- 
cali lunghette e subu- 
guali fra loro, le fron- 
torbitali brevi, più bre- 
vi dall’alto in basso. 
Le antenne (Fig. II, 2) 
hannoil 3° articolo bre- 
ve, poco più lungo che 
largo (visto lateral 
mente), a margine an- 
teriore largamente ar- 
rotondato, l’arista è 
tutta piumata ed è */, 
più lunga dell’articolo 
precedente. I palpi so- 
no forniti disetole bre- 
vi e setole lunghette. 

Torace. Lo scuto 
mesotoracico è prov- 
visto di numerose e 
brevi setole ed ha le 
poche macrochete di- 
segnate nella figura I; 


Oscinosoma diseretum, adulto: 1. capo visto di fronte; 2. an- 
tenna dal secondo articolo; 3. zampa del primo paio dal femore; 
4. e 5. zampa del secondo e terzo paio dall’ apice della tibia; 
6. e 7. apice di una zampa visto di fianco e di sotto; 8. parte 
posteriore del corpo di una femmina dal sesto segmento (coi 
segmenti estroflessi); 9. parte posteriore del corpo di un maschio 
dal margine del quinto segmento; 10. la stessa dal ventre. 


lo scutello è rivestito di brevissimi peli e 


149 = 


fornito di brevi setole, ha due macrochete posteriori abbastanza 
lunghe e tre paia di macrochete basali decrescenti in lunghezza 
dall’ apice dello scutello alla base. Ali allo stato di riposo quasi 
completamente sovrapposte |’ una all’ altra e sorpassanti di poco 
l'estremità dell'addome; per le nervature delle ali e per le zampe 
si vedano le figure I e II, 3-7. 

L’addome ha i tergiti 2-5 forniti di brevissimi peli e di un 
numero minore di peli brevi; gli altri tergiti, che allo stato di 
riposo sono introflessi gli uni negli altri 
e completamente nel quinto, hanno le po- 
che setole e peli che si vedono nella figu- 
ra II, 8. 

Maschio simile alla femmina, un poco 
più piccolo; organo copulativo come si 
vede nella figura II, 10. 

Ovo (Fig. III) È bianco, allungato, 
circa °/, più lungo che largo, alquanto 
convesso al dorso e concavo al ventre, 
un poco più assottigliato al polo cefalico 
che al codale. La superficie è solcata lon- 

1 2 gitudinalmente ed è anche reticolata a 
EIA maglie larghette quanto i solchi e disposte 

eae TROIA secondo essi. Al polo cefalico ha una bre- 
zione di chorion (più ingrandita) vissima e stretta sporgenza a forma di 
coppa, al polo codale invece è unifor- 

memente convesso. È lungo mm 0,58 - 0,60, largo 0,14-0,15, 

L’ovo si apre al polo cefalico per rottura irregolare longitu- 
dinale del chorion a lato della sporgenza apicale. 

Larva neonata (Fig. IV). Corpo allungato conico circa °/, più 
lungo che largo, di colore bianco trasparente, composto del capo 
e di altri undici segmenti distinti, tre dei quali rappresentano il 
torace ed otto l'addome. 

È lunga mm 0,80, larga (alla parte più larga) 0,15. 

Il capo (Fig. V) è breve alquanto più largo (alla base) che 
lungo, a lati assai leggermente convergenti anteriormente, dove 
è troncato, appena convesso e fornito di leggera depressione lon- 
gitudinale mediana; al dorso mostra, un poco dietro il margine 
anteriore, la parte superiore delle antenne e al margine anteriore 
la parte inferiore delle stesse, al ventre la bocca. 


— 150 — 


Le antenne (Fig. V) sono composte di una parte inferiore ed 
una superiore. Questa & breve (lunga 0,014) formata di un’appen- 
dice ellittica strozzata alla base, che & disposta 
sopra una brevissima sporgenza anulare alquanto 
pitt larga. La parte inferiore delle antenne & leg- 
germente convessa, appena sporgente sul resto 
della superficie e fornita di otto sensilli, che spor- 
gono come microscopiche punte. 

Avanti il margine boccale si trovano 4+ 4 
appendici sottili triangolari, delle quali le due 
interne alquanto piü lunghe delle esterne; dietro 
la base di queste ultime esistono due sensilli cir- 
colari, dei quali quello superiore è poco più 
grande dell’inferiore. 

Sulla faccia ventrale ai lati della bocca si 
trovano due leggeri rialzi trasversali lisci. 

Le mandibole (Fig. V, 3 e VIII, 3) sono bene 
oscinosoma diserenm, wrcuate, acute all’apice e fornite di due brevi 
larva neonata dal dorso denti al margine inferiore poco dietro Il apice. 

© GET Vanna L’armatura faringea è come si vede a fig. VIII, 

URE 2 

Torace. Il protorace è un poco più lungo di ciascuno dei due 
segmenti che seguono ed ha anteriormente un solco trasversale 
che li divide in una breve parte anteriore ed una posteriore. 
La prima nel momento di massima contrazione si invagina entro 
la posteriore insieme al capo ed è fornita al ventre di 3-4 serie 
trasversali irregolari di minutissime punte; il resto è liscio ed è 
provvisto ventralmente alla parte submediana di tre minutissime 
papille riunite insieme, che si interpetrano col Keilin rudimento di 
zampe, nonchè di un sensillo circolare più avvicinato alla linea 
mediana, uno più allontanato di dette papille ed infine una pa- 
pilla laterale dorsale. Il mesotorace e metatorace sono anelli sem- 
plici, lisci, forniti delle stesse papille del protorace. 

Addome. L’addome ha i segmenti 1-7 divisi al ventre da un 
solco trasversale quasi mediano e il primo di essi ha al margine 
anteriore ventrale due serie trasversali di minutissime punte, gli 
altri, compreso l’ottavo, hanno alla parte anteriore ventrale un 
leggero rialzo ambulatorio convesso, trasverso, a contorno subel- 
littico, fornito di 6-8 serie trasversali (diminuenti di numero la- 
teralmente) di minutissime punte subconiche. L’ottavo segmento 


Fig. IV. 


oltre il rialzo ambulatorio anteriore ha al dorso, verso il mezzo 
della sua lunghezza, due sensilli circolari submediani e due sub- 
laterali poco più in dietro dei submediani; posteriormente ha al 
dorso due brevi sporgenze submediane, che portano un’appendice 


Big. Vi 


Oscinosoma discretum, larva neonata: 1. capo dal dorso; 2. lo stesso dal ventre; 3. lo 
stesso di fianco: A parte superiore e 8 parte inferiore delle antenne, © sensilli pre- 
boccali, D mandibole, E labbro inferiore. 


più breve e più stretta leggermente clavata, all’estremità della 
quale si aprono gli stigmi; alla parte ventrale posteriore dell’ot- 
tavo segmento si apre l'apertura anale, a lato della quale si tro- 
vano due valve convesse e avanti ad esse una a due serie tra- 
sversali di minutissime punte. 

Sistema respiratorio. La prima larva ha soltanto due stigmi 
situati alla parte dorsale posteriore del corpo. Ciascuno di essi 
(Fig. VIII, 4) è fornito di due piccole aperture che conducono a 
brevissima distanza in un condotto comune, il quale dopo un per- 
corso di mm 0,059 si continua col tronco tracheale longitudinale 
che si dirige, come l’opposto, in avanti attraversando quasi tutto 
il corpo e dando rami tracheali laterali. Attorno ciascuno stigma 
si trovano 4 setole ramose. 

Larva adulta (Fig. VI). È lunga mm 4, larga 0,60, di colore 
bianco paglierino con mandibole nere, la forma del corpo ed il 
numero dei segmenti, che lo compongono, sono come nella larva 
neonata. Da questa differisce l’adulta per il numero e la disposi- 
zione dei rialzi della faccia ventrale del capo, per la mancanza 
di processi laminari avanti l’apertura boccale, per la forma delle 
mandibole, per la presenza di stigmi al protorace, per tre aper- 
ture su ciascuno degli stigmi posteriori, 


Se 59 


Il capo (Fig. VII) è fornito sui lobi orali e avanti all’apertura 
boccale, fino a poca distanza dalla parte inferiore delle antenne, 
di numerosi rialzi lineari trasversali disposti come si vede nella 
figura VII. La parte superiore delle antenne è lunga mm 0,019 


Fig. VI. Fig. VIL. 
Oscinosoma diseretum: Oscinosoma discretum: capo di larva adulta dal ventre 
larva adulta vista di e di fianco : lettere come a fig. V. 

fianco. 


e fornita di tre anelli, dei quali l’apicale è il più stretto, il più 
lungo ed è convesso all’apice. La parte antennale inferiore è si- 
mile a quella della prima larva, come pure i sensilli preboccali, 
Le mandibole (Fig. VIII, 7) sono semplici, bene arcuate ed acute. 
L’armatura faringea è formata come si vede nelle figure VIII, 5 e 6. 
Itre segmenti del torace hanno le papille, rappresentanti l’accenno 
di zampe, fornite di una breve e sottile setola. 

L’addome ha il rialzo ambulatorio del primo segmento for- 
nito di 4-5 serie trasversali irregolari di piccolissime sporgenze 
scalpelliformi (Fig. VIII, 8), mentre i segmenti seguenti ne hanno 
6-7 serie irregolari. Poco dietro le valvole anali si trova un pic- 
colo rialzo mediano fornito di 4 punte acute e brevemente unci- 
nate. - 

Sistema respiratorio. Nella larva adulta, come già in quella 
del 2° stadio, il sistema respiratorio è fornito di un paio di stigmi 
anteriori oltre che dei due posteriori. Questi (Fig. VIII, 11) però 
sono forniti di tre aperture (eccezionalmente di due (Fig. VIII, 12) 
come nella 1* larva); gli stigmi anteriori (Fig. VIII, 9-10) spor- 


a tds 


gono dalla parete del corpo mm 0,040 e sono divisi in 4 a 5 lobi 


profondi, i posteriori 0,065. 


Pupario. Questo (Fig. IX) è allungato, alquanto assottigliato 
anteriormente e meno posteriormente, è di colore testaceo scuro 


Fig. VIII. 


Oscinosoma discretum: 1. armatura faringea 
di larva neonata colle mandibole vista di sotto 


un po’ di fianco; 2. la stessa vista di fianco; 
3. apice della mandibola di larva neonata; 
4. stigma posteriore di larva neonata; 5. arma- 
tura faringea di larva adulta coi lati distesi e 
vista di sotto; 6. la stessa di fianco colle man- 
dibole; 7. mandibola di larva adulta; 8. rialzo 
ambulatorio dell’ addome della larva adulta; 
9. e 10. stigma anteriore di larva adulta visto 
di fianco e di sopra; 11. stigma posteriore di 
larva adulta; 12. stigma posteriore della stessa 
con due aperture. 


(quando è secco e libero dal 
contenuto) e lungo mm 2,60-3,00 
largo 0,87-0,90. La sua superfi- 
cie, oltre la segmentazione della 
larva (eccettuato il capo rientrato 
nel primo segmento) e la scul- 
tura della stessa, mostra per 
ciascun segmento varie pieghe 
trasversali e sulla parte ante- 
riore del corpo e sulla posteriore 
anche delle pieghe o rughe di- 
rette longitudinalmente o obli- 
quamente. Gli stigmi anteriori 
sporgono leggermente, i poste- 
riori alquanto di più. 


Gre 


DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. 


Finora io ho osservato que- 
sta specie solo nei dintorni di 
Portici e di Resina. 


NOTIZIE BIOLOGICHE. 


L’Oscinosoma distinto de- 
pone le uova sotto le squame 
ostiolari dei Profichi (Orni) ma- 
turi e raramente nei Mammoni 


(Forniti) pure maturi disponendole orizzontalmente come fa la 
Lonchaea. In una stessa fruttescenza si possono trovare numerose 
uova, fino oltre il centinaio, di questo Oscinosoma solo o dell’Osci- 
nosoma e della Lonchea insieme. Le larve neonate penetrano 
nella cavità del ricettacolo e si cibano di rimasugli di fiori gal- 
licoli in decomposizione e del parenchima della parete del ricet- 
tacolo stesso; completato lo sviluppo lasciano il profico, che per- 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 


11 


— 184 — 


lopiù è già caduto al suolo, si introducono nel terreno alla pro- 
fondità di pochi centimetri e si trasformano in pupe. 

Il tempo impiegato da questa specie per svilupparsi da uovo 
ad adulto in giugno e luglio è come quello impiegato dalla Lon- 


Fig. IX. 
Oscinosoma diseretum: pupario 
dal dorso e dal ventre. 


chea, cioè di una ventina di giorni. 
Quantunque nei Profichi maturi du- 
rante il mese di giugno e quello di luglio 
si trovarono abbondanti le uova e le larve 
di Oscinosoma e da tutte le pupe in fine 
luglio e primi di agosto si ottennero gli 
adulti, durante il resto del mese di agosto 
non trovai in numerose infiorescenze di 
Caprifico alcun uovo e larva di tale specie; 
solo il 4 settembre rividi poche uova di 
essa in Mammoni maturi raccolti presso 
Resina, mentre vi erano negli stessi, in 
numero sterminato, le uova di Lonchea. 
Non trovai mai finora le uova dell’ Osci- 


nosoma in fichi di varietà gentili ed avendo osservato uova e 
larve di esso soltanto in Profichi e Mammoni maturi, dubito che 
sia specie vivente normalmente in altro modo. Ciò dovrà essere 
precisato da ulteriori studi; per ora è da me accertato che 
l’ Oscinosoma discretum in giugno ed in luglio si trova abbon- 
dante nei Profichi (Orni) maturi. 


F. SILVESTRI 


aa 


CONTRIBUTO 


ALLA CONOSCENZA 
DEL 


CELIODE DEL NOCCIVOLO 


(Coeliodes ruber Marsh.: Coleoptera, Curculionidae). 


Nel maggio del 1914 gli agricoltori di Vico di Palma Campania 
(Caserta) lamentavano forte perdita di piccole nocciuole per la 
puntura del. Coeliodes ruber, per la qual ragione il solerte 
Presidente del locale Consorzio agrario, Signor Dott. Gian Lo- 
renzo Carbone, richiese una visita del Direttore della Cattedra 
ambulante di Agricoltura, Prof. Sotgia. Avendo questi voluto che 
io mi unissi a lui nella visita, perchè si trattava di un insetto 
ancora poco noto nei suoi costumi, ebbi occasione di osservare 
i reali danni che il Coeliodes ruber arrecava e credetti mio do- 
vere cominciare a studiarlo per conoscerne esattamente la vita 
e poter consigliare la lotta più efficace. 

Coll’aiuto del R. Ministero d’Agricoltura, cui porgo vivi rin- 
graziamenti, e -coll’interessamento del Dott. Carbone, che pure 
ringrazio, potei continuare le mie osservazioni nel Nolano ed 
estenderle anche ai nocciuoleti dell’ Avellinese per altri tre anni. 
Ora sembrandomi abbastanza noti i costumi di tale Coeliodes, 
li espongo in questa memoria facendoli precedere da una descri- 
zione dell’insetto e seguire dall'indicazione della lotta da adottare. 

Ricorderò, prima, che fino al 1904 nessun autore, per quanto 
a me è stato possibile verificare, aveva parlato di danni causati 
dal Coeliodes ruber al nocciuolo. In tale anno il Trotter (1) per 
il primo richiamò l’attenzione sui guasti causati dalle larve di 
tale insetto alle infiorescenze maschili del nocciuolo. Dopo di lui 
nessun altro, che io sappia, si occupò dell’argomento. 


(1) A. Trorrpr. Osservazioni e ricerche sulla «malsania» del noc- 
ciuolo in provincia di Avellino e sui mezzi atti a combatterla. — « Redia » 
II, pag. 54. i 


— 156 — 


DESCRIZIONE DEL CELIODE DEL NOCCIUOLO 


nei suoi varii stati. 


Orpo Coleoptera. — Fam. Curculionidae 
Coeliodes ruber (Marsh.) 


Syn. Curculio ruber Marsham, Coleoptera britannica ete. secundum 
methodum linnaeanum disposita, Londini 1802, p. 251, n. 39; Coe- 
liodes ruber Schönherr, Genera et species curculionidum cum sy- 
nonymia, Parisiis 1837, IV, p. 284; C. Mannerheimii Gyllenhal, in 
Schönherr, Genera et species etc. (ut supra), p. 297; C. rufirostris 
Stephens, Illustrations of British Entomology ete. Coleoptera, Lon- 
don 1836-37, IV, p. 23; C. ruber Kuhnt, Illustr. Bestimm. - Ta- 
bellen A. Kifer Deutshlands, Stuttgart, 1912, p. 983. 

Nome volgare: Celiode del nocciuolo; nome dialettale: Punteruolo. 


Adulto. 


(Fig. I). 


Corpo tutto di colore rosso terra-cotta, fornito di brevi setole 
squamiformi di colore nocciuola chiaro o biancastro al ventre ed 
al dorso, eccettuato il rostro, gran parte 
(la mediana) del corsaletto e tre aree 
trasversali sulle elitre più o meno estese, 
le quali parti tutte hanno’ setole squami- 
formi, strette, del colore del corpo o poco 
più scure; il rostro è del colore del corpo 
e più o meno imbrunito all’apice; gli occhi, 
le mandibole e le unghie sono neri; le an- 
tenne sono di colore rosso mattone o baio. 

Variazioni. — Le setole squamiformi, 

Fig. I. grandi, larghe sulle elitre variano alquanto, 

en fa nella intensità del colore, da quello noc- 
ciuola chiaro o biancastro; sono anche in 

numero un poco variabile e disposte un poco diversamente nei 
vari individui lasciando quindi spazi, occupati dalle squame minori 
e del colore del corpo, più o meno estesi e più o meno irregolari, 
perciò gli spazi rossi trasversali delle elitre sono ora più ed ora 
meno distinti da quelli coperti dalle squame di colore nocciuola 


— 157 — 


chiaro o biancastro ; quando sono poco distinti, gli esemplari di 
Coeliodes appaiono, ad occhio nudo specialmente, di colore rosso 
terra-cotta uniforme. 

La lunghezza del corpo, col rostro disteso, è di mm 3,5-4 
e la larghezza di mm 1,90 - 2,10. 

Il capo (Fig. II, 1-2) senza il rostro è a contorno subcirco- 
lare, al dorso convesso e fornito di fitte fossette rotonde aventi 
ciascuna una breve setola squamiforme subrettangolare a margini 


Fig. II 


Coeliodes ruber, adulto: 1. capo visto dal dorso; 2. lo stesso visto di fianco; 3. estremità 

del capo vista dal dorso e molto ingrandita; 4. la stessa vista dal ventre; 5. antenna; 

6-7. mandibole; 8. mascella del primo paio vista dal ventre; 9. parte distale della stessa 

vista dal dorso; 10. labbro inferiore visto dal ventre: a tendine dell’abduttore e 6 ten- 

dine dell’ adduttore delle mandibole, c appendice mandibolare, C cardine mascellare, 

G lingua, H palpo mascellare, I palpo labiale, L articolo basale del palpo, M submento, 
P lobo mascellare, S stipite mascellare. 


interi, gli occhi sono abbastanza piccoli e lateralmente non spor- 
gono dal contorno del capo; il rostro è circa */, più lungo del 
resto del capo, è leggermente arcuato colla convessità al dorso 
e pochissimo più largo all’apice che alla base, sulla metà pros- 
simale è ai lati del dorso fornito di fossette e squame, alla faccia 
laterale, sopra gli scobri, di setolette squamiformi e nel resto di 
poche setole sparse, oltre le lunghe setole presso l’apice, che si 


vedono nelle figure. 


— 158 — 


Il clipeo (Fig. II, 3) è leggermente scavato a seno nel mezzo; 
le mandibole (Fig. II, 6-7) sono fornite di due forti denti e di 
una lamina interna prossimale; la loro appendice pelosa basale 
interna è molto lunga, un poco più del doppio più lunga, della 
intera mandibola. Le mascelle del primo paio (Fig. II, 8-9) non 
hanno due lobi distinti ma tutto il margine interno libero armato 
sotto di una serie di setole spiniformi, leggermente arcuate all’a- 
pice, e sopra di molte setole sottili e lunghette, il palpo mascel- 
lare è brevissimo e triarticolato. Il labbro inferiore (Fig. II, 4 
e 10) è molto piccolo con un submento terminante ad angolo 
nel mezzo e fornito alla parte prossimale laterale di due setole 
lunghette e robuste, palpo di tre articoli brevi; lingua poco più 
corta dei palpi con poche setole robuste alla parte distale infe- 
riore e moltissime sottili alla superficie superiore; per le setole 
di tutte le parti boccali sì vedano le fig II, 3-4 e 6-10. 

Le antenne (Fig. II, 5) sono genicolate collo scapo lungo 
quanto i sei articoli seguenti e retrattili ai lati del rostro negli 
scobri, che sono bene sviluppati e giungenti quasi agli occhi; 
la clava è intera, subovoide e poco più corta dei quattro articoli 
precedenti presi insieme. 

Il pronoto è alquanto più largo posteriormente che lungo, è 
leggermente depresso, poco dietro al margine anteriore ha i lati 
alquanto divergenti ed il margine posteriore nel mezzo un poco 
rivolto in dietro e brevemente inciso; la sua superficie è tutta 
fornita di fossette che per gran parte del dorso hanno una stretta 
setola squamiforme, dietro ed ai lati squame larghe, piumate. Lo 
scutello è molto piccolo, subovale. Tutta la parte sternale ha un 
profondo solco mediano che arriva quasi al margine posteriore 
del metasterno per ricevervi il rostro, quando è ripiegato sotto 
il corpo. 

Le elitre sono abbastanza fittamente solcate per il lungo (10 
solchi per ciascuna) e fornite lungo i solchi di profonde fossette 
aventi una setola assottigliata (Fig. III, 6 e 7) più o meno piu- 
mosa nascente alla parte anteriore; la superficie tra i solchi ha 
due atre serie di setole squamiformi strette subrettangolari, del 
colore del corpo o due a tre serie di setole squamiformi alquanto 
più grandi, di color nocciuola chiaro o biancastro disposte come 
si è detto a proposito del colorito dell’ insetto. Le ali membra- 
nose sono bene sviluppate. 


159-5 


Le zampe (Fig. III, 1-5) hanno il femore del 2° e 3° paio un 
poco più ingrossato alla parte preapicale di quello che non sia 
nelle zampe del 1° paio e inferiormente, sul margine più spor- 
gente, hanno un gruppetto di setole brevi squamiformi piumose; 
la tibia ha il margine 
superiore distale e 
quello terminale for- 
niti di una serie di 
spine; le unghie sono 
bifide col ramo inter- 
no alquanto più breve 
dell’esterno. 

Addome con cin- 
que segmenti appa- 
renti, dei quali I’ ul- 
timo ha lo sternite 
alquanto sinuato ed 
il tergite leggermente 
carenato nel mezzo 
e subperpendicolare 
posteriormente. 

Fig. IH. Tutta la parte 


Coeliodes ruber, adulto: 1-3. zampa del primo, secondo e terzo ventrale dell’addome 
paio; 4-5. FALSO del SEA articolo È DUC taTeS visti se dorso e la faccia posteriore 
e dal ventre; 6. piccola porzione di elitra tra due solchi a i x 
squame minori; 7. porzione della stessa a squame maggiori; del quinto tergite, 


8. setola minore della superticie di elitra tra i solchi; 9. setola n Gan 
del dorso del pronoto; 10. setola maggiore della superficie di res le pleure € gli 
elitra tra i solchi; 11. setola delle pleure; 12. setola dello sterno. sterni del torace, han- 


no numerose setole 
squaniformi piumate, nascenti alla parte posteriore di una larga 
fossetta (per la forma delle setole si vedano le Fig. III, 8-12). 

Il maschio è molto simile alla femmina; si può distinguere con 
un esame esterno per il quinto sternite apparente dell’ addome 
poco più breve di quello della femmina e nel mezzo appena 
sporgente. 

0 vo. 

L’ovo del Coeliodes ruber è subgloboso, essendo poco più 
lungo che largo e misurando, quando da poco è deposto, in lun- 
ghezza 0,43-0,45 in alcuni fino a 0,52 ed in larghezza 0,30-040, 
quando invece contiene l'embrione avanzato nello sviluppo, può 
misurare fino a mm 0,65 x 0,54. Il suo colore è biancastro. 


— 160 — 


Larva adulta. 
(Fig. IV) 


Corpo di colore giallo ocroleuco col capo di colore fulvo—fer- 
rugineo infoscato sul margine del clipeo, le mandibole nerastre 
all’apice, gli ocelli neri, il pronoto leggermente 
ocraceo. 

Lunghezza del corpo se disteso mm 5, se 
piegato ad arco in posizione di riposo mm 3; 
larghezza mm 1,5; larghezza del capo mm 0,65. 

Tutto il corpo è composto del capo e di 
tredici segmenti distinti, dei quali tre spettano 
al torace e dieci all'addome. 

Il capo (Fig. V, 1) è a contorno subcirco- 
lare essendo poco più largo che lungo (fino 
alla base del labbro superiore), sopra è con- 
vesso, sotto pianeggiante. L’epicranio ha una 

Fig. IV. sutura distinta ed è fornito, oltre che delle 
Goeliodes ruber, larva antenne e degli ocelli, delle setole che si ve- 
completamente svilup- x = 

pata. dono nella figura. Gli ocelli sono due per lato 

con pigmento nero a qualche distanza dalla 

cornea specialmente nell’ anteriore (Fig. V, 4), che è più grande 

e situato al lato esterno dell’antenna; l’ocello posteriore si trova 

alquanto più indietro. Le antenne (Fig. V, 4) sono brevissime, 

appena sporgenti come disco larghetto, fornito di sei minutissimi 
sensilli conici ed un grande sensillo subgloboso. 

Il labbro superiore (Fig. V, 2-3) è alquanto più stretto del 
clipeo, col margine , anteriore arrotondato nel mezzo e legger- 
mente sinuato ai lati, colla superficie fornita superiormente, verso 
la metà, di tre setole per lato, delle quali la mediana è più lunga 
delle altre, di due setole brevi mediane anteriori e due più sot- 
tili poco dietro e poco esternamente alle anteriori, sotto è prov- 
visto di sei setole corte, grosse, ottuse, submediane, disposte dal- 
l’avanti all’ indietro e di tre setole laterali anteriori brevi, ro- 
buste ed ottuse. Le mandibole (Fig. V, 5-8) sono brevi, robuste, 
subpiramidali a base subtriangolare, coll’apice diviso in due brevi 
denti ottusi, dei quali l’esterno è minore dell’ interno, e la re- 
gione molare inerme; sulla faccia superiore sublaterale esterna 
sono fornite di 2 brevi setole. 


— 161 — 


Le mascelle del primo paio hanno un lobo semplice poco 
più lungo del primo articoio del palpo, che è breve, biarticolato 
(per le setole e sensilli delle mascelle e del labbro inferiore si 


Fig. V. 
Coeliodes ruber, larva adulta: 1. capo dal dorso; 2. elipeo e labbro superiore proni; 
3. labbro snperiore supino; 4. piccola porzione antero-laterale del capo colle antenne A 
e l’ocello 0; 5-6. mandibole viste dal dorso; 7. una mandibola dal ventre e un poco 
girata a sinistra; 8. la stessa dal dorso; 9. mascelle del primo paio e labbro inferiore; 
10. parte distale della mascella del primo paio dal dorso; 11. la stessa dal ventre. 


vedano le Fig. V, 9-11); il palpo labiale è brevissimo e biarti- 
colato. 

Il torace ha il pronoto intero a dermascheletro un poco più 
robusto di quello dei segmenti seguenti, liscio e fornito di due 
(una per lato) setole brevi sublaterali; due setole simili si tro- 
vano all'angolo anteriore esterno del pronoto. Il mesonoto ed il 
metanoto, come tutti i segmenti dell'addome, hanno il dermasche- 
letro microscopicamente verrucoso e sono divisi da un solco tra- 
sversale in una parte anteriore maggiore ed una posteriore mi- 
nore, che è fornita di due setole brevi sublaterali. Il protorace 
ha una setola anche all’angolo esterno anteriore ventrale e tra 
questa e la setola dorso-laterale ha uno stigma; tale setola non 
esiste bene sviluppata in nessun altro dei segmenti seguenti, dove 
invece è rappresentata da una microscopica: gli sterniti toracici 
hanno ai lati una piccola area a contorno subellittico leggermente 


EGO 


convessa, quasi liscia, fornita di due a tre setole, area rappre- 
sentante un rudimento delle zampe, e nella regione submediana 
due (sempre una per lato) aree simili, come esistono anche sui 
segmenti addominali. 

L’addome ha nove segmenti bene sviluppati ed il decimo 
rudimentale, rappresentato dalla regione attorno l’ano. Il nono 
segmento è molto più corto degli altri otto precedenti, che sono 
simili fra loro, divisi ciascuno al dorso in tre regioni e portano 
uno stigma e due setole brevi per lato, situata una alla regione 
sublaterale del postsegmento ed una sulla pleura dorsale poco 
dietro lostigma; oltre tali setole bene sviluppate ne hanno al- 
cune microscopiche, delle quali sembrano costanti una subme- 
diana sul postsegmento, una al lato interno della setola breve 
dello stesso postsegmento, una ai lati della regione mediana del 
segmento, una sulla parte ventrale della pleura e due a tre sul 
rialzo submediano dello sterno. Il nono segmento manca di stigma 
ma ha le setole sviluppate come i precedenti, il decimo non ha 
alcuna setola bene sviluppata. 

Gli stigmi, come risulta da quanto ho detto, sono nove: uno 
ai lati del protorace e otto ai lati dei primi otto segmenti addo- 
minali. 

Pupa. 


Il corpo è lungo mm. 3,5 e largo (colle pteroteche) 2, è un 
poco curvato ad arco colla convessità al dorso, di colore ocro- 


Fig. VI. 


Cocliodes ruber: pupa vista dal dorso, di fianco e dal ventre. 


leuco, col rostro, le antenne, le zampe e le pteroteche paglierine, 
fornito delle setole che si vedono nella Fig. VI. 


— 163 — 


DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. 


Il Coeliodes ruber è indicato nei cataloghi di Coleotteri per 
‘tutta I’ Europa; in Italia io I’ ho trovato comune nell’ Avellinese 
e nel Nolano, l’ ho osservato anche nei dintorni di Napoli, ne ho 
visti esemplari di Capri e ne ho raccolti rari esemplari in Sicilia 
(S. Pietro Patti). 


PIANTE NUTRICI 


Finora è stato indicato il nocciuolo solo come pianta nu- 
trice del Coeliodes ruber. 


BIOGRAFIA. 


Adulto. — Gli adulti del Celiode del nocciuolo fuoriescono 
dal terreno (dove le loro larve completamente sviluppate si erano 
approfondate) alla fine dell’ inverno e principio di primavera: per 
l’Avellinese ed il Nolano il periodo di massima fuoriuscita va 
dal 15 marzo al 15 aprile, ma qualche raro esemplare fueriesce 
anche in fine febbraio e primi di marzo; in serra di rete metal- 
lica poi, a Portici, con temperatura come l’esterna, nel 1916 la 
fuoriuscita degli adulti di larve sviluppatesi in amenti, raccolti 
il 5 novembre 1915, cominciò il 26 febbraio 1916 e terminò il 
4 aprile con un massimo nella seconda quindicina di marzo; nel 
1917 per gli adulti di larve sviluppatesi in amenti raccolti in 
ottobre a Vico di Palma Campania e presso Avellino in novembre, 
la fuoriuscita cominciò il 13 gennaio, fu abbondante dal 14 al 15 
(giornate di scirocco), scarsa nel resto di gennaio, febbraio e prima 
quindicina di marzo, abbondante nella seconda quindicina di marzo 
e primi di aprile, scarsa in seguito fino a cessare completamente 
il 20 aprile. 

A Vico di Palma Campania il 25 febbraio 1917 scuotendo 
una ventina di alberi si raccolsero due Celiodi, il 10 marzo tre, 
il 15 aprile scuotendo un centinaio di alberi si raccolsero set- 
tantadue esemplari. Secondo le mie osservazioni si può dunque 
ritenere che la fuoriuscita degli adulti sviluppatisi da larve della 
fine di un anno ha luogo in gran parte dal 15 marzo al 15 aprile 
dell’anno seguente e che può essere anticipata o ritardata in re- 
lazione alla temperatura. 


— 164 — 


Gli adulti si cibano in primavera del parenchima delle foglie, 
dei succhi dei peduncoli delle foglie o dei teneri germogli e pit 
tardi (maggio) di quello delle piccole nocciuole; gli esemplari, 
che fuoriescono dal terreno molto presto, possono anche forare 
gemme; gli stessi adulti in 
fine estate e autunno si 
cibano di parti di fiori ma- 
schili. Il parenchima delle 
foglie viene corroso colle 
mandibole per piccoli spa- 
zii trale nervature, così che 
la foglia rimane sforac- 
chiata (Fig. VII); i germogli 
sono forati col rostro, in 
un punto dell’ asse, alla di- 
stanza variabile di alcuni 
centimetri dall’apice, i pe- 
duncoli delle foglie a poca 
distanza dall’ inserzione e 
nell’ un caso e nell’ altro la 
parte soprastante la puntu- 
ra, che è di regola una, 
cioè la parte apicale del 
germoglio o l’intera foglia, 
a poco a poco appassisce 
e dissecca. Le tenere noc- 


Fig. VII. ciuole sono traforate dal 
Parte apicale di un rametto con foglie corrose da ° ‘n 5 Sme 
adulti di Celiode ed asse apicale del germoglio punto Celiode col rostro sulla Pal 


dagli stessi. te apicale, non coperta dal- 

la cupola, e corrose colle 

mandibole nella mandorla, per cui esse si arrestano nello svi- 
luppo, avvizziscono e disseccano. 

Gli adulti fuoriusciti dal terreno in primavera si vedono su- 
gli alberi di nocciuolo fermi sulla pagina inferiore delle foglie 
oppure intenti a nutrirsi delle parti che ho sopra nominate o al- 
trimenti attivi. Se si accorgono di avere vicino una persona, e 
meglio ancora se il ramo su cui stanno posati viene scosso bru- 
scamente, essi raccolgono zampe e rostro contro il corpo e si 
lasciano cadere come morti per lo più fino al suolo; ma nelle 


— 165 — 


ore calde e quando cadono da rami alti invece di arrivare a terra 
prendono il volo, che possono eseguire perfettamente. 

Nella seconda quindicina di maggio e primi di giugno essi 
abbandonano gli alberi e si ritirano nel suolo, specialmente at - 
torno la base delle ceppaie dei nocciuoli, alla profondità di 1 a 
7 centimetri e cadono in estivazione. Nel 1917 presso Avellino 
il 6 giugno i Celiodi erano rarissimi sui nocciuoli, tanto che in 
_ circa sei ore di osservazione in due persone ne vedemmo solo 4 
esemplari su alberi che in maggio ne avevano numerosi; lo stesso 
giorno, 6 giugno, in un’ora di ricerca 
raccogliemmo invece 8 Celiodi nel 
terreno attorno la base dei nocciuoli. 

Gli adulti estivanti nel terreno 
fuoriescono alla fine dell’estate e prin- 
cipio di autunno e tornano a cibarsi 
sui nocciuoli, attaccando questa volta 
gli amenti maschili. Essi si nutrono 
a preferenza di parti di antere, alle 
quali arrivano forando |’ amento col 
rostro. La puntura sull’amento, quando 
è recente, appare come un forellino a 
contorno ovale col diametro maggiore 
di mm. 0,26 ed il minore di mm. 0,195, 
è profonda circa un millimetro e dalla 
superficie dell’ amento in basso va 


Fig. VII. allargandosi fino a, mezzo millimetro 
Amenti di nocciuolo già forati in più circa. Il foro attraversa la parte SU- 
Da nn a ACLS perficiale di una brattea, parte piü o 


meno grande del perigonio e metä 
circa di un’antera. La brattea traforata cambia colore a poco a 
poco fino a passare dal colore verde nocciuola a quello rosso 
mattone o brunastro. 

In fine di estate e principio di autunno i Celiodi si vedono in 
accoppiamento. Durante tale atto il maschio tiene le zampe ante- 
riori distese in avanti e aggrappate colle unghie al margine an- 
teriore delle elitre, le zampe medie colle unghie sui lati delle 
elitre poco dietro l’ angolo anteriore e le zampe posteriori rivolte 
in basso ed indietro sotto l’ addome della femmina. L’ accoppia- 
mento dura da 15 a 30 minuti primi e la femmina deve subirlo 


— 166 — 


più volte, perchè tanto alla fine di settembre come alla metà di 
ottobre si vedono esemplari in copula. 

Già alla fine di settembre le femmine hanno ova completa- 
mente sviluppate e cominciano la deposizione. Questa ha luogo 
dentro l’ amento. La femmina incide colle mandibole la superficie 
di una brattea e comincia a spingere il rostro in basso con mo- 
vimenti ora perpendicolari ora obliqui in tutti i sensi (da un lato 
all’ altro e dall’ avanti all’ indietro) ottenendo così di fare il foro 
più profondo e più largo. Essa continua tali movimenti fino a 
penetrazione dell’ intero rostro impiegando in tale operazione 
circa mezz’ ora (una impiegò 37 minuti primi, durante i quali 
mantenne sempre in movimento il rostro; un’ altra 35). Termi- 
nato il foro, che risulta delle dimensioni anche più sopra ricor- 
date, cioè largo alla superficie mm. 0,26 x 0,195, in basso circa 
mezzo millimetro e profondo uno, la femmina solleva il capo per 
estrarre tutto il rostro, fa un giro completo sopra sè stessa in 
modo da portare l’ estremità dell’ addome dove prima era quella 
del rostro, estroflette gli ultimi segmenti dell’ addome, li introduce 
nel foro e rimane così per circa un minuto primo o poco piu 
depositando un ovo sul fondo del foro, di regola sopra il resto di 
un’ antera già corrosa. Depositato 1’ ovo solleva di poco l'addome 
mentre secerne nel foro una sostanza fluida di aspetto sciropposo 
e di colore giallastro. Ciò fatto si sposta un poco dalla posizione 
che aveva, solleva in alto I’ estremità dell’ addome, ritira la breve 
parte estroflessa, poi torna ad abbassare |’ addome e strofinan- 
done lI’ estremità sull’ amento per pulirlo si allontana. 

Vidi una volta una femmina attendere alla preparazione del 
foro per depositare l ovo mentre era in accoppiamento attivo 
con un maschio. Questo dopo una quindicina di minuti interruppe 
il coito, ma rimase sul dorso della femmina portandosi un poco 
più in avanti in modo da tenere i tarsi delle zampe anteriori ai 
lati del protorace e quelli del secondo e terzo paio ai lati delle 
elitre; dopo pochi minuti si rivolse su sè stesso in senso contrario 
a quello della femmina e poco dopo riprese la posizione di prima. 
Frattanto la femmina compì in 35 minuti primi il foro, poi de- 
pose nel modo già descritto I’ ovo e si allontanò avendo sempre 
il maschio sul dorso. 

La sostanza, che la femmina secerne nel foro in fondo al 
quale ha deposto l’ ovo, come ho già detto, appena emessa è di 
colore giallastro e di consistenza sciropposa, ma poi a poco a 


— 167 — 


poco solidifica, diventa molto dura e prende un colore prima 
ocraceo e poi melleo più o meno sporco. Per la presenza di questa 
sostanza si riconosce subito il foro, nel quale è stato deposto l’ovo, 
da quello che è praticato dall’adulto solo per nutrirsi e che è 
lasciato aperto. 

La deposizione delle uova cominciata in fine settembre con- 
tinua molta attiva in ottobre e scarsa in novembre. Cinque adulti 
raccolti in Avellino il 5 novembre 1915 vissero in laboratorio nu- 
trendosi di amenti fino al 9 dicembre 
dello stesso anno e depositarono ancora 
undici uova. 

Gli adulti comparsi in un anno sem- 
bra che muoiono tutti lo stesso anno, 
perchè almeno in laboratorio non soprav- 
vissero mai oltre dicembre. 

Larva. — L’ uovo in fine settem- 
bre impiega 8-9 giorni a svilupparsi, 
in fine ottobre e primi novembre da 10 
a 11 giorni. 

La larva neonata comincia a ro- 
dere le parti circostanti e specialmente 
le antere fino al rachide centrale diri- 
gendosi prima un poco in basso, poi 
progredisce a poco a poco nell’amento 
longitudinalmente e circolarmente nu- 
trendosi degli stami e dei rudimenti 
perigoniali. Il polline costituisce la mas- 
RE i olo con manche Sa principale del. suo’ riutrimento. 

e fori di uscita delle larve di Coe- A completo sviluppo, che in fine e- 


liodes; sull’amento a destra si vede 
; 


Fig. IX. 


E i Goeliodes (er state e Paineıpıo di Autunno sl compie in 
germente ingranditi). 15 a 20 giorni, la galleria da essa sca- 


vata nell’ amento ha una forma irrego- 
lare, una lunghezza di 5-6 mm., una larghezza (Fig. X) di circa 
2 mm. e contiene cacherelli e rosura. La parte dell’ amento sopra- 
stante alla galleria si distingue per il colore rosso mattone sporco 
che fa forte contrasto, finchè l’ amento è chiuso (Fig. IX), con 
quello verde nocciuola della parte sana. Quando poi l’ amento si 
‘apre, in corrispondenza alla galleria delle larve del Celiode esso 
non presenta fiori e può essere più o meno distorto. 


— 168 — 


Oltre che negli amenti I’ ovo può essere deposto alle volte 
nellejgalle dell’ Eryophyes avellanae (Pag.) Nal., nelle quali io 
ho trovato qualche volta larve di Coeliodes sia nell’ Avellinese 
e nel Nolano, come anche in Sicilia, dove presso S. Piero Patti 
ancora il 23 marzo si trovava qualche larva in dette galle. In 

questo caso le larve si nutrono 
= delle foglioline ipertrofizzate del- 
È la gemma trasformata in galla. 

Terminato lo sviluppo, cosa 
che secondo mie osservazioni 
| N x comincia a verificarsi alla meta 
di ottobre, la larva apre un foro 
i attraverso la parete soprastante 
I SE : dell’ amento, sbuca fuori e cade 
: sul terreno, nel quale si appro- 
fonda per alcuni centimetri (da 
10 a 30 circa, e più o meno se- 
— Pr I condo la resistenza del terreno) 

SARA e foggia attorno al suo corpo una 

Sezioni trasversali ai amenti di nocciuolo in cella di terra tapezzata interna- 

corrispondenza alle gallerie delle larve di mente di un sottile strato di so- 

agito des (poco Aaeranalio); stanza di colore castagno ed a 

i superficie liscia e lucente. Tale 

cella si separa facilmente dal terreno circostante, ha una forma 
ovale e misura mm. 4 in lunghezza, 2,4 in larghezza. 

La larva nel terreno inpiega circa due mesi a trasformarsi 
in pupa in autunno, così che alla metà di dicembre possono tro- 
varsi pupe nella cella; a Portici già il 30 dicembre ho potuto 
osservare qualche raro adulto nelle celle, ma siccome la fuoriu- 
scita di larve dagli amenti continua anche in novembre e primi 
di dicembre e coll’ abbassarsi della temperatura si prolunga il 
periodo per la trasformazione delle larve in pupe, alla fine di feb- 
braio e primi di marzo possono ancora trovarsi larve nel terreno. 
Quando poi le larve di Coeliodes si sviluppano in galle di Eryo- 
phyes, anche in febbraio e marzo il periodo di vita allo stato di 
larva può abbreviarsi col crescere della temperatura. 

Pupa — La pupa si trasforma in adulto in tempo abbastanza 
breve cioè in una quindicina di giorni o poco più, potendosi già 
trovare alla fine di dicembre qualche adulto nelle celle. Natu- 
ralmente anche questo periodo va soggetto a variazioni per causa 


— 169 — 


della temperatura. Tutte le larve danno però le pupe al più tardi 
il 20 aprile. 


DANNI CAUSATI DAL CELIODE DEL NOCCIUOLO. 


Dai costumi dell’ insetto innanzi ricordati sappiamo che gli 
adulti del Celiode attaccano foglie forandone per. piccoli tratti la 
lamina o scavando un foro nel peduncolo, attaccano germogli 
scavando pure un foro nell’ asse a distanza di pochi centimetri 
dall’ apice, attaccano nocciuole forandone il guscio e parte della 
mandorla che viene corrosa, attaccano amenti forandoli e roden- 
done qualche fiore; possono attaccare anche gemme fiorali o fo- 
gliari. Gli effetti di tali attività sono: sforacchiamento di foglie, 
disseccamento di foglie intere e di germogli quando sono punte 
rispettivamente sul peduncolo o sull’ asse, disseccamento delle 
piccole nocciuole e delle gemme punte, distruzione di qualche fiore 
di un amento. La larva poi distrugge alcuni fiori maschili. 

Delle varie sorta di danno prodotto dagli adulti e dalle larve 
del Celiode del nocciuolo le più gravi, considerate in sè stesse 
sarebbero quelle causate al peduncolo delle foglie, all’ asse dei 
germogli e alle gemme, ma in realtà considerati tali danni in re- 
lazione al numero dei Celiodi che almeno finora io ho per tre 
anni osservato e al numero delle foglie, gemme e germogli che 
una pianta ha, si può ritenere praticamente trascurabile; altret- 
tanto dicasi del danno causato agli amenti quando questi sono 
in numero discreto, perchè la produzione del polline resta ab- 
bondante non venendo distrutto tutto l’ amento. Se le infezioni 
del Celiode fossero tali da distruggere la massima parte degli 
amenti, diversamente da quanto io finora ho potuto osservare, si 
potrebbe temere, col Trotter, un’ atrofia dei fiori femminili per 
mancata fecondazione. 

Il danno maggiore causato dal Celiode, da me osservato ne- 
gli anni 1914-1917 e lamentato dagli agricoltori, è quello alle 
piccole nocciuole, perchè queste, quando sono punte dal Celiode 
anche una sola volta, vanno subito a male disseccando. 

Questa sorta di danno è stato molto notato nel Nolano, dove 
la varietà di nocciuolo predominante è la S. Giovanni, varietà 
precoce che in fine maggio ha già il frutticino lungo anche mm. 5 
e largo 7. 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 12 


— 170 — 


NEMICI NATURALI DEL CELIODE DEL NOCCIUOLO. 


Durante le osservazioni che ho fatto sul campo, più volte 
vidi un comune ragno della famiglia Thomisidae, il Xisticus la- 
nio C. Koch. (Fig. XI) afferrare un adulto di Celiode per nutrir- 
-sene. È probabile che qualche altro 
ragno predi pure il Celiode: ma l’azio- 
ne di tali predatori non pare molto 
notevole a giudicare dal numero di Ce- 
liodi che restano sugli alberi. 

Dal 1914 al 1917 io ho tenuto in 
osservazione moltissime uova, larve o 
pupe del Celiode del nocciuolo ed ho 
potuto osservare un solo parassita Ime- 
nottero, che depone l’uovo nella larva 


Fig. XI. £ Resa a 
Fialioie lands (Grandezza naturale); ne CUI AL NA divora quella del Celio- 


de quando è riparata sotterra nella cella, 
nella quale dovrebbe trasformarsi in pupa. Esso appartiene alla 
famiglia Ichneumonidae, genere Thersilochus, e secondo il mio 
esame sembra specie nuova, che denomino 


Thersilochus coeliodicola sp. n. 


Femmina (Fig. XII. Corpo nero un poco più chiaro alla fac- i 
cia ventrale dell'addome che è tutto lucido, margine del clipeo, 
tegole e zampe, dal trocantere, di colore testaceo un poce im- 
brunite alla parte distale dei tarsi, ali ialine colle nervature e 
tutto lo stigma bruni. , 

Lunghezza del corpo (senza ovopositore) mm 3,5, larghezza 
del torace 0,78, lunghezza delle antenne 2,00, dell’ ala ante- 
riore 3,40, larghezza della stessa 1,35, lunghezza dell’ ovoposi- 
tore (parte sporgente) 0,80. 

Il capo è, cogli occhi, poco più largo del torace, ha il cli- 
peo appena arcuato e fornito di una serie di setole marginali 
lunghette, la faccia un poco convessa nel mezzo sotto le anten- 
ne, scobri antennali piccolissimi. Occhi sporgenti forniti di po- 
chi e brevissimi peli. 

Torace con solchi parapsidali appena accennati, fossa pre- 
scutellare profonda e leggermente crenulata sul fondo, scutello 


— 11 — 


come la superficie del mesonoto finissimamente scabra, parte an- 
teriore del parascutello con profonda fossa circolare e dietro la 
fossa leggermente crenulata, postscutello appena visibilmente (al 
microscopio) crenulato, metanoto nel mezzo anteriormente foveo- 
lato, posteriormente convesso, scabro e ai lati fornito di grande 
fossa; propodeo colla parte mediana anteriore fornita di due o 


Fig. XII. 


Thersilochus coeliodicola: femmina (molto ingrandita). 


tre carene longitudinali riunite fra di loro irregolarmente da ca- 
renette trasversali, superficie del resto finissimamente foveolata, 
reticolata e fornita di peli piuttosto numerosi e lunghetti, area 
posteriore ben delimitata, più del doppio più lunga della metà 
del propodeo; spiracoli piccoli, rotondi. 

Addome col peziolo stretto leggermente striato per il lungo, 
postpeziolo subtrapezoidale liscio, tegiti seguenti lisci con qualche 
pelo. Ovopositore rivolto in dietro ed un poco in alto. 

Maschio simile alla femmina; antenne di 22 anticoli. 

Habitat. Avellino. 

Osservazione. —- Questa specie è molto vicina a 7. saltator 
(Grav.), ma si può distinguere per le antenne delle femmine di 
20 articoli, per l’area posteriore giungente più innanzi, per lo 
stigma più lungo, per la prima cellula cubitale (o discocubitale) 
e la discoidale più allungate. 


— 172 = 


Larva neonata (Fig. XIU, 1-2). È di colore bianco subialino 
con fascie trasversali, sui segmenti del torace e sui primi 6 ad- 
dominali, di colore giallastro coll’ intestino pure giallastro; lunga 
mm 1,30, larga 0,15. 

Il corpo è subcilindrico molto assottigliato posteriormente e 
composto di un capo e di altri 13 segmenti. Il capo ha la su- 
perficie fittamente granulosa ed 
ha una piccola apertura boccale 
anteriore, ventrale (Fig. XIII, 3), 
entro la quale si vedono le 
mandibole abbastanza arcuate 
ed acute. I 3 segmenti del torace 
hanno una fascia chitinosa quasi 
intera; i primi 6 segmenti ad- 
dominali hanno una simile fascia 
intera sui primi 5 segmenti e 
gradatamente meno estesa al 
dorso dal 4° al 6°. I segmenti 7-9 
hanno ciascuno ai lati del ventre 
una breve appendice carnosa 
subconica ; il decimo segmento 
Thersilochus coslicdicsta: 1. larva Geonate dal: © molto assottigliatose pin lunso 
ventre; 2. la stessa di fianco; 3. parte anteriore del precedente. 

SL de se a ae sung | Lara adulta (Fig. XII, 4). 
schiacciato: A antenna, H palpo mascellare, Questa misura in lunghezza mm 
7 palo bial, AC mann 0 Male.) 3,8, in larghezza (LO ila ice 

po allungato quasi ugualmente 
assottigliato anteriormente che posteriormente colla superficie, 
eccetto quella del capo, microscopicamente verrucosa e fornita 
per ciascun segmento di una serie trasversale di pochi e bre- 
vissimi peli; è di colore bianco macchiato di colore ochroleuco in 
corrispondenza all’intestino pel contenuto di questo (che è polline), 
che si vede per trasparenza. 

Il capo (Fig. XIII, 5) ha le antenne a contorno circolare ed 
appena convesse, le mandibole (Fig. XIII, 6) quasi diritte ed acu- 
te, i palpi mascellari brevissimi, conici, i labiali più brevi dei 
mascellari; inoltre è fornito dei brevissimi peli che si vedono nella 
figura. 

Biologia. La femmina del Thersilochus deposita l’uovo nel 
corpo della larva del Celiode quando si trova nell’amento. La 


Fig. XIII. 


— 173 — 


larva del parassita rimane al primo stadio, finchè la larva del 
Celiode si trova in sviluppo, ma quando quest’ultima si è nascosta 
nel terreno ed ha formato la cella per trasformarsi in pupa, la 
larva del Thersilochus divora tutte le parti molli di essa la- 
sciando solo il dermascheletro e poi si costruisce un bozzolo nella 
cella della larva del Celiode a contatto colla parete interna di 
detta cella, ma lasciando fuori del bozzolo i resti della vittima. 

Il bozzolo del Thersilochus è perfettamente ellittico, è for- 
mato di un sottile strato di seta all’esterno e di un sottile strato 
membranaceo, amorfo, liscio all’interno, è di colore isabellino 
con una fascia equatoriale di colore nocciuola all’esterno, men- 
tre all’interno è di colore testaceo verdastro lucentissimo con 
una fascia equatoriale isabellina. Il colore apparente all’esterno 
è dovuto alla combinazione del colore dello strato membranaceo 
con quello dei fili di seta esterni, che sono biancastri. La lun- 
ghezza del bozzolo è di mm 3,2, la larghezza di 1,6. 

Già alla metà di gennaio io ho trovato in bozzoli di Thersi- 
lochus larve completamente sviluppate ed in qualcuno la pupa; 
anche alla fine di febbraio si possono trovare larve del Celiode 
colla larva del parassita ancora interna. Alla fine di marzo e 
primi di aprile del 1916 osservai nei bozzoli di Thersilochus 
adulti completamente sviluppati, ma nella primavera non li vidi 
fuoriuscire e nell’estate li trovai morti forse per troppo secchezza 
dell'ambiente (in un tubo di vetro) in cui si trovavano. Credo 
che in natura la fuoriuscita dal terreno avvenga in autunno, 
epoca (5 ottobre) in cui io ho potuto catturarne un esemplare 
femmina mentre stava esplorando un amento di nocciuolo. 


MEZZI DI LOTTA CONTRO IL CELIODE DEL NOCCIUOLO. 


Dallo studio dei costumi del Celiode io sono venuto alla con- 
clusione che l’unico mezzo di lotta utile e pratico contro di esso 
è la raccolta degli adulti. 

Tale raccolta dovrebbe essere praticata nella prima quindi- 
cina di maggio nelle ore mattutine per mezzo di tenda disposta 
sotto la pianta, i cui rami vengono scossi direttamente colle ma- 
ni se le piante sono basse, o con bastoni ad uncino se le piante 
sono alte. La tenda da preferirsi dovrebbe essere lunga due me- 
tri, larga uno e fermata lungo i lati maggiori a due aste di le- 
gno in modo però da fare un po’ di conca quando le due aste 


— 174 — 


sono tirate in direzione opposta. Una tenda così fatta è agevol- 
mente portata da due ragazzi ed agevolmente può essere scossa 
con un lato minore nella bocca di un sacco, nel quale si radunano 
per tutta la mattinata gli insetti che si possono raccogliere sulle 
tende. Im mancanza di una tenda così preparata si può fare uso 
di qualsiasi tenda o di un comune lenzuolo. 

La raccolta deve cominciarsi sul fare del giorno e si può 
continuare fin quando i Celiodi non volano via facilmente (per 
lo più in maggio fin verso le ore 9). ; 

I Celiodi caduti sulla tenda e riversati in un sacco, che il 
portatore terrà chiuso e scuoterà ogni tanto per far restare il 

contenuto sul fondo, saranno poi get- 


ay ; tati sopra il fuoco 0 immersi col sacco 
ISS x È in acqua bollente. 
x Facendo un’accurata raccolta in 


maggio, si puö essere certi di ridurre 
MEI in maniera utile la quantità di Celiode 
pa RER META e di più si distrugge anche un buon 
(ingranditi). numero di Balaninus nucum (L.) 
(Balanino o Punteruolo delle Noc- 
ciuole, Fig. XIV), che nella stessa epoca si può trovare sui 
nocciuoli e che tanto danno spesso arreca col mandare a male 
molte nocciuole. 

Se si è trascurata la raccolta del Celiode in maggio, si po- 
trà fare agli ultimi di settembre e primi di ottobre. 

Oltre questo metodo contro gli adulti, io non credo che possa 
raccomandarsi per la distruzione delle nova e delle larve la rac- 
colta degli amenti infetti, perchè non sarebbe facile e perchè, se 
fosse possibile e economica e si facesse con cura, porterebbe 
spesso alla distruzione completa degli amenti maschili prima che 
avessero servito anche parzialmente alla fecondazione, come in- 
vece possono servire, se essendo anche attaccati da una o po- 
che larve vengono lasciati sugli alberi. 


Dr. RAFFAELE SARRA 


LA VARIEGANA 


(Olethreuites variegana Hb. Lepidotfero Tortricide) 
Dr SUOI PARCASSITDI: 


La Variegana (Olethreiites variegina Hb., della famiglia Tor- 
tricidae e sottofamiglia Epibleminae) è un lepidottero molto co- 
mune, la cui larva, polifaga, è nociva agli alberi da frutta. 


Adulto. 


Il forace presenta, posteriormente, una cresta di scagliette. 
Le ali superiori hanno colorito grigio-azzurro scuro, misto a bru- 
no, nella zona, compresa tra il loro punto di inserzione, il mar- 
gine anteriore (fino alla metà) ed il posteriore (per circa */, della 
sua lunghezza); dietro questa zona, nel mezzo, vi sono due punti 
neri; nella restante superficie, il colorito è bianco, con offusca- 
menti grigio-chiari. L'apertura delle ali raggiunge 18-21 mm. 

Il maschio ha le antenne brevemente ciliate e le ¢ibie po- 
steriori, in vicinanza dell’articolazione tibio-femorale, sono prov- 
viste di un pennello di peli, diretto in dietro ed in basso (1). 


Ovo. 


È schiacciato, a contorno circolare, con superficie convessa 
(nella parte libera), di colorito bianco sporco, iridescente, e misura 
0,5 X 0,5 — 0,8 X 0,8 mm. 

Vuoto, è trasparente, striato e più lungo che largo. 


(1) SpuLER, A., Die Schmetterlinge Europas, III, tav. 84, fig. 73, Stutt- 
gart, 1910. 


— 176 — 


Larva. 


La larva neonata è cilindrica, alquanto assottigliata all’estremo 
addominale, lunga, in media, 1 mm., di colorito bianco-sporco, 
con la testa castagno-chiaro. Il dermascheletro è fornito di pa- 
pille (tubercoli primari) del colore del corpo, sormontate da pe- 
luzzi bianchi, il pronoto e la placca anale sono di colorito bru- 
no-chiaro. La larghezza della testa è di mm. 0,015 e dell’estre- 
mo addominale di mm. 0,010. Dopo 7-10 giorni, la larva diventa 
verde ed il pronoto, le papille e la placca sono nerastri. 

Larva adulta. Il colorito varia dal verde-scuro al verde- 
nero. Il capo, il pronoto, le papille e la placca anale sono di co- 
lorito nero. Lunghi peli bianchi sono impiantati sulle papille 
(tubercoli minori). Nella larva, giunta a maturità, le 4 papille 
dorsali hanno la seguente disposizione: nel secondo segmento 
toracico sono in linea trasversale, a curva anteriore; nel terzo, 
anche in linea trasversale, ma a curva meno accentuata; negli 
altri segmenti, sono disposte a trapezio, tranne in quello anale, che 
le ha in linea trasversale. Nel secondo e terzo segmento toracico, 
la soprastigmatica e la sottostigmatica sono antero-inferiori allo 
stigma e soprapposte l’una all’altra. Esiste la marginale. Lunghezza 


del corpo = mm. 10-15, larghezza (massima) = 3 mm. (1). 
Crisalide. 


Ha forma obconica, allungata, arrotondata anteriormente. Il 
colorito, nelle prime ore, è giallo, poscia castagno ed, in seguito, 
quasi nero. La superficie del dermascheletro è finamente punteg- 
giata e fornita di peli bianchi, disposti in serie. I segmenti del- 
Vaddome, alla parte dorsale, sono provvisti di dentini acuti, chiti- 
nosi, disposti in due serie trasversali e paralelle. Ne sono sprov- 
visti il 1° ed il 10° e nel 2°, quella anteriore è poco appariscente. 
Il 9° ne ha una sola. L'ultimo anello è, all'estremo, armato di 12 
uncini. di colorito testaceo: 4 formano, all'estremo, un gruppo 
centrale, 4 (2, per lato) sono all’esterno e vicini ai medesimi e 4 
sono anteriori e laterali, in corrispondenza del punto mediano 
dell’anello. La lunghezza è, in media, di 8 mm. e la larghezza 
(nel mezzo) di 3 mm. 


(1) È disegnata in Kırcnner, O, Aslas der Krank. und die Beschäd. uns. 
landw. Kulturpflanzen, Stuttgart, 1896-1902 (V, tav. 17, fig. 2 e tav. 27, fig. 11). 


— 177 — 


DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. 


Europa centrale e meridionale, Livonia, Finlandia, Svezia ed 
Asia minore (1). 


BIOGRAFIA DELL’ADULTO. 


Gli adulti sfarfallano, nella 1% decade di maggio, ma in mag- 
gior numero, nella 2*. La farfalla, di giorno, riposa, disponendo 
le ali superiori sulle inferiori ed inclinando le une e le altre, 
dal margine interno all’esterno. Le antenne poggiano sulle ali. 
Svolazza di notte ed appena colpita dalla luce, il mattino. Si nu- 
tre di acqua e sostanza zuccherina. i 

I primi accoppiamenti si ebbero il 13 maggio e si seguirono 
fino al 51, sempre nelle prime ore del mattino. Il maschio si si- 
tua in direzione opposta a quella della femmina e le estremita 
delle ali di questa coprono, a tetto, quelle del maschio. Dura la 
copula, di regola, 2 ore ed è unica. Una sola volta, durò 6 ore 
ed, anche una sola volta, una femmina subì 3 copule. 

In bottiglie o tubi di vetro, la femmina depone le ova a 
gruppi, di rado isolatamente. Nel 1916, di 9 femmine, 4, e, nel 
1917, di 16, soltanto 7 deposero ova, in numero abbondante. La 
deposizione cominciò il 23 maggio e cessò il 12 giugno. Il numero 
delle ova oscillö, fra un minimo di 109 ed un massimo di 396, 
vale a dire si ebbe, per farfalla, la media di 170 ova. Vennero 
emesse, in circa 5 giorni. 

Non siamo riusciti a scoprire l’organo della pianta sul quale 
le ova vengono depositate. Kirchner (2) riferisce, che vengono 
nascoste, isolatamente, nelle gemme fiorali, dove passano l’inverno 
ed, in primavera, prima che abbia luogo lo sboccio, le larvette 
fuoriescono dall’ovo. Considerato, che i guasti ed i ripari delle 
larve, di cui si parlerà, si osservano sopra alberi adulti e vecchi 
(ricchi di screpolature e fenditure del tronco e dei rami) e giam- 
mai su gli alberetti dei vivai, crediamo, che, molto probabilmente, 
le ova vengano nascoste, a gruppi, nelle fessure della corteccia e 
del legno. In tale sede, trova facile ingresso il parassita delle 
ova, del quale ci occuperemo. 


(1) SPULER, A., Op. cit., II., pag. 265. 
(2) KIRCHNER, O., Die Obstbaumfeinde, ihre Erkenn. und Bekiimp., Stutt- 
gart, 1912, pag. 18. 


BIOGRAFIA DELLA LARVA. 


Piante nutrici. Nelle,campagne di Santeramo Colle (Puglie) 
e di Matera. (Basilicata), la larva della Variegana vive sul ne- 
spolo (Mespilus germanica L.), mandorlo (Prunus Amygdalus 
Stok.), ciliegio canino (P. Mdahaleb L., che a Santeramo volg. è 
chiamato la nera), susino (P. domestica L.), albicocco (P. Arme- 
niaca L.), melo, var. nano (Pirus malus L.) e vi è stata da noi rac- 
colta dal 15 marzo al 30 aprile. 

Gli alberi, più invasi, sono il nespolo ed il susino. 

Gli autori citano altre piante nutrici (Prunus avium L., P. 
cérasus L., P. insititia L., Pirus communis L.). 

Comparsa. Da ova, deposte nella 3° decade di maggio e 
1? di giugno, sgusciano le larvette, nel marzo dell’anno seguente 
e verso la metà dello stesso mese si possono trovare di quelle che 
gia hanno raggiunto la lunghezza di 3-4 mm. 

Alimento. Le larve, da noi allevate, vennero nutrite con fo- 
glie di mandorlo. 

La piccola larva, strisciando sulla pagina superiore delle 
foglioline, le rodono a chiazze, strappando le zolle di parenchima, 
chiuse fra le nervature. Sette larve, nate da 2 giorni, e lunghe 
1,5 mm., poggiate su foglioline (cent. 1,5 X 0,5) attaccarono la 
loro pagina superiore, lungo la nervatura mediana e verso l’apice, 
producendo chiazze, variabili in estensione e non danneggiarono 
l'epidermide della pagina inferiore. Dopo 10 giorni, le foglie pre- 
sentavano chiazze di maggiore grandezza, in sedi differenti. Una 
sola foglia era intaccata, dalla parte del margine. 

In età più avanzata, la larva danneggia la foglia, dalla parte 
del margine, che presenta frangie ed insenature irregolari. Se 
non si ha cura di cambiare spesso la foglia, il parenchima è com- 
pletamente distrutto e di questa non restano che la nervatura 
mediana ed il picciolo. 

Ripari. La larva non rode soltanto, ma cura di costruirsi, 
colle foglie, un riparo, nel quale si nasconde. Se si introducono, 
in un tubo di vetro, una larva matura ed una foglia, quella si 
situa lungo la nervatura mediana e, movendo a destra ed a si- 
nistra il capo, emette dalla bocca fili, che con un estremo ven- 
gono attaccati al vetro e coll’altro alla foglia. Ne risulta una nic- | 
chia, lunga 1,5-2 e larga 1-1,5 cent. 


In età più giovane, si chiude fra le due metà di una foglia, 
che piega a cerniera, lungo l’asse maggiore. Messa a contatto 
con una gemma fogliare, appena schiusa, la larva si nasconde 
fra le foglioline, che vengono legate insieme con fili e poscia in- 
cise. Se le foglie sono in numero di 2 0 3 o 4, queste sono riu- 
nite ad astuccio, nel quale la larva si nasconde. 

Sull’albero, le foglie, tenute insieme dai fili, per il loro apice 
e dall’altra fissate, mercè il picciolo, al ramo, a misura che vanno 
crescendo, aggobbiscono su loro stesse, con convessità all’esterno 
ed allora ne risulta un astuccio, che assume la forma di ovoide 
o di piramide o di fuso, a grossa pancia. 

Questi ripari sono costituiti, sul susino e sul mandorlo, di 3 
o 4 foglie, e sul nespolo di 4 o 6. Su questo albero, l’astuccio 
racchiude sempre il boccio fiorale od il piccolo frutto, che sono 
rosi e perforati. L’astuccio del susino e del mandorlo presenta le 
erosioni verso la base od i margini delle lamine fogliari. I ca- 
cherelli vengono espulsi fuori. Quando, a causa delle larghe ro- 
sicature, la larva non riesce a nascondersi comodamente, abban- 
dona la nicchia e ne va a costruire una nuova. 

Il frutto del mandorlo è raramente attaccato. Il 19 aprile 1916, 
s’introdussero, in 6 tubi di vetro, una larva per tubo, foglie e 
frutti acerbi di mandorlo. Tre larve costruirono il riparo, fra le 
foglie, due fra le foglie ed il vetro e la sesta addentò il mallo 
della piccola mandorla, senza curarsi di rodere le foglie. La man- 
dorla venne fissata alla parete del tubo, mercè fili intrecciati a 
corridoio, di forma cilindrica, alquanto svasato agli estremi e mu- 
nito di apertura, dalla quale la larva espelleva gli escrementi. 
Fino al 28 aprile, la mandorla fu perforata e vuotata interamente 
del seme. 

Nella cavità residuale, la larva passò a crisalide, dopo avere 
chiuso il forame d’ingresso con fili lassi. Ad altre larve venne 
offerto, per alimento, soltanto mandorle e queste furono rosicchiate, 
ma, quando nel tubo venne, il giorno seguente, introdotta una foglia, 
le larve lasciarono da parte i frutti e si cibarono di sola foglia. 

Alcuni costumi. La larva, stimolata, si agita vivacemente e, 
lasciata cadere, si appende ad un filo, che fuoriesce dalla bocca. 
Messa sul tavolo, si dà a correre, poscia solleva la metà ante- 
riore del corpo ed esegue colla testa movimenti, come se volesse 
tastare. Se, durante tali movimenti, le si avvicina un fuscello 
od una foglia, vi si attacca. 


— 180 — 


Numero delle generazioni. Spuler riferisce, che l’adulto com- 
pare nel maggio e nel giugno ed, anche più tardi, in una se- 
conda generazione (1). 

Da ova deposte, nel maggio e nel giugno, è vero, che si ve- 
dono fuoriuscire larve, ma desse, raccolte ed allevate, non pre- 
sentano segni nè di vita nè di crescenza normali. Sono gialle, si 
danno a rodere, a chiazze, le foglioline, ma non crescono. Lar- 
vette, venute fuori, 1’8 giugno, presentavano, il 17 luglio (dopo 
39 giorni), la lunghezza di 1-1'/, mm. e, nei giorni seguenti 
soccombettero, in un piccolo riparo di fili. 

La generazione è unica ed invano l’osservatore troverà, sulle 
piante nutrici citate, nuove larve e nuovi ripari, dopo l’aprile. 

Passaggio a crisalide. Si ottenne la prima crisalide, il 5 
aprile, le altre seguirono, nella 2% e 3* decade di aprile e nella 
1? e 2° di maggio. Il maggiore numero si ebbe il 27 e 29 aprile, 
1172, 55.8, 9nezlo maggior 

La vita della larva, dalla schiusa delle ova al passaggio a 
crisalide, dura, in media, 40 giorni. 

La fase di crisalide dura 25 giorni, ma, per le crisalidi del 
maggio, fu, in media, di 14. 

Le crisalidi si possono ricercare, sugli alberi, nei ripari di 
foglie, sotto la corteccia e nelle fenditure dei tronchi, rarissi- 
mamente nell’interno del frutto acerbo del mandorlo. 


DANNI. 


Nespolo. Sono danneggiate le foglie, i bocci fiorali ed i pic- 
coli frutti, che si presentano forati od interamente distrutti. 

Susino, melo nano, albicocco, ciliegio canino. Sono danneg- 
giate soltanto le foglie. 

Mandorlo. I guasti colpiscono le foglie, rarissimamente i pic- 
coli frutti acerbi. Questi si presentano forati e ripieni di lacinie 
di buccia del seme. Il forame ha contorno irregolare, con dia- 
metro, oscillante fra 3 mm. ed 1 cent. 

Poichè una larva, nutrita con foglie di mandorlo, ogni tre 
giorni, ne divora, quasi completamente, due, risulta, che, da sola, 
non riesce, agli alberi di alto fusto, che mediocremente nociva. 
Ma, in compagnia di altre tortrici (sugli alberi da frutta vivono 


(1) SPULER, A., Op. eit., pag. 265. 


— 181 — 


parecchie specie) ed, in particolare modo, se attacca alberi bassi, 
come il nespolo, può riuscire gravemente dannosa. 


PARASSITI. 


La Variegana è combattuta, secondo le nostre osservazioni, 
da cinque parassiti, appartenenti all’ordine degli imenotteri. 


CALCIDIDI. 


_ Copidosoma sp. 
Adulto. 


FEMMINA. — Capo pit alto che largo e meno largo del to- 
race. Fronte e vertice, a punteggiatura alveolata-poliedrica (a 
ditale). Occhio, nel diametro trasverso, meno largo della fronte. 
Ocelli disposti a triangolo, che ha il lato posteriore più lungo. 
Antenne, inserite vicino la bocca, divise da un rilievo cilindrico- 
conico (carena), che separa le fosse antennali. Lo scapo, lungo 
quanto il pedicello ed i primi due articoli del funicolo, non rag- 
giunge l’ocello anteriore. Il pedicello è più lungo che largo, ma 
meno lungo del 1° articolo del funicolo. Gli articoli di questo, 
più lunghi che larghi, crescono, gradualmente, in larghezza. Clava 
di 3 articoli, diritta, lunga poco meno dei primi 5 articoli prece- 
denti, con apice troncato obliquamente. Mandibole tridentate, il 
dente esterno più acuto, l’interstizio fra questo ed il medio più 
profondo e più largo, il dente interno più corto, il medio più lun- 
go e massiccio. 

Torace robusto, mesonoto con punteggiatura simile a quella 
del capo, splendente. Scutello anche punteggiato, carenato, ma la 
carena scompare, poco dopo la metà dello scutello. Ali anteriori, 
ciliate, superanti la lunghezza dell’addome di 0,5 mm. Il nervo 
omerale raggiunge il margine anteriore delle ali prima del punto 
nediano. Il marginale cortissimo. Lo stigmatico, cilindrico e curvo, 
è lungo 3 volte il marginale. Il postmarginale è appena accennato. 

Addome sessile, ovoide, più corto e più stretto del torace. 
Ovopositore nascosto. Sprone delle zampe anteriori sottile ed ar- 
cuato, delle medie grosso e lungo quasi quanto il 1° metatarso, 
delle posteriori dritto e sottile. 


— 182 — 


Lunghezza 1,5 mm. (ad ali divaricate), 2 mm. (ad ali chiuse). 
Larghezza massima del torace 0,5 mm. 

Colorito del vertice, della fronte e della faccia verde-metal- 
lico, con iridescenze bluastre. Occhi-rosso scuri. Ocelli rosso-gra- 
nato. Scapo bruno metallico, più chiaro verso l’apice. Pedicello 
bruno fosco. Clava e funicolo bruni. Mandibole giallo-scure. To- 
race verde, pleure bruno-violette. Scutello, alla base ed ai lati 
verde-scuro, matto, all’apice verde splendente. Ali ialine, nerva- 
ture brune. Addome verde-scuro, alla base, nel restante con iri- 
descenze porporine. Zampe anteriori con anca nera, femori scuri, 
tibie gialle e tarsi bruno-chiari. Zampe medie con anca nera, fe- 
mori scuri, tibie giallo-rossastre, tarsi e-sprone bianco sporco, 
unghie scure. Zampe posteriori con anca nera, femori e tibie 
scure, tarsi bruno-chiari. Tutte le articolazioni chiare. 

MaAscHIO. — Antenne con scapo sottile. Pedicello più lungo 
che largo e meno lungo (circa la metà) del 1° articolo del funi- 
colo. Questo è più lungo del 2°, che è poco più lungo del 3°. I 
4 seguenti quasi uguali, in lunghezza. Clava cilindrica, assotti- 
gliata all’apice, lunga quanto il 5° ed il 6’ presi insieme e larga 
quanto i precedenti articoli. A cominciare dal 2° fino al 1° della 
clava, gli articoli hanno breve peduncolo, inserito eccentricamente 
sui precedenti (antenna seghettata). Funicolo e clava coverti di 
peluria densa. I peli non sono disposti a verticillo, uguali in lun- 
ghezza alla spessezza dell’articolo. 

Colorito dello scapo e del pedicello bruno-fosco, del funicolo 
e della clava bruno-chiaro. La faccia è verde metallico, con iri- 
descenze dorate. 

Osservazioni. Il Mayr (1) descrive 14 specie europee di Co- 
pidosoma ed 8, esotiche, sono elencate nel Catalogo di De Dalla 
Torre (2). Sono tutte parassite di lepidotteri. Questa specie sem- 
bra affine al C. chalconotum Dalm., ma la femmina non ha lo 
scutello rosso-porporino vivo, descritto dal Mayr. Gli esemplari 
del Nees hanno lo scutello cupreo ed, ai margini, verde; quelli 
di Walker e di Thomson (3) cupreo. Le anche e le cosce poste- 


(1) Mayr, G., Die europäischen Eneyrtiden, Wien, 1876, pag. 57 ed Hy- 
menopt. Miscellen, I, 1902, pag. 290. 

(2) DALLA Torre, 0. G. Dn, Catal. Hymenopt., V, Lipsia, 1898, pag. 242. 

(3) Nuns, C. G., Hymenopt. Ichneum. aff., II, 1834, pag. 232. — WALKER, 
F., The Entom. Magazine, V, 1838, pag. 35. — THÒomson, C. G., Skandina- 
viens Hymenop., IV, 1875, pag. 173. 


— 183 — 


riori non sono verdi, ma nere, senza iridescenze verdi. Il ma- 
schio poi non, ha lo scutello zigrinato, come viene descritto dal 
Mayr, ma scultura simile a quella della femmina. 


Ovo. 


L’ovo ovarico ha la forma di fiasco allungato, lungo 0,020 


mm., largo 0,006 mm. (nella pancia del fiasco) e 0,003 mm. (nella 
bocca). 


BIOGRAFIA DELL’ ADULTO. 


I Copidosoma corrono celeramente, vibrando con vivacità le 
antenne. Stimolati dalla luce solare o da altra causa, saltellano. 
Si cibano di sostanze zuccherine. 

Per accoppiarsi il maschio salta sulla femmina, che non tra- 
lascia di correre, trascinandosi il maschio, che le sta di fianco, 
ovvero, supino, in direzione opposta. La copula dura pochi secondi. 

La femmina, strisciando sui gruppi delle ova della Variegana, 
le tasta colle antenne e poscia, poggiando il ventre su di esse, 
le trafigge coll’ovopositore, per lasciare cadere un solo ovo nel- 
l'interno dell’ovo della tortrice. 

L’ovo dell’encirtino inizia il suo sviluppo in quello della far- 
falla e dà origine ad un numero di larvette, che stabiliremo in 
prosieguo, le quali vivono a spese dei succhi interni della larva 
della tortrice (poliembrionia). 

La larva della Variegana parassitizzata, benchè più grossa 
ed, in apparenza, più robusta delle compagne, è torpida nei mo- 
vimenti e, se tenuta in cattività, messasi in disparte, fila, fra le 
foglie ed il vetro dei tubi ovvero sulla ovatta del turacciolo dei 
medesimi ovvero fra le pieghe di una sola foglia, un riparo, che 
può raggiungere la lunghezza di 3-4 cent. Dopo pochi giorni, di- 
venta rigida e tesa ed il dermascheletro si conforma a bassori- 
lievo, lasciando scorgere i bozzoletti della larva dell’encirtino. 
Apparvero infarcite di bozzoli 2 larve, il 2; 1, il 5; 2, 1’8; 3, il 9; 
5, il 10; 1, il 14 maggio. 

Il bozzolo del Copidosoma è ellittico, lungo 1,5 mm., largo 
0,5 mm., verde-giallo (appena costruito) e scuro (dopo 5-6 giorni). 
È costituito di frammenti di visceri della vittima, cementati. 

Gli adulti comparvero dal 21 maggio al 2 giugno e da ogni 
larva di Variegana, in media, in numero di 116. Da una larva 


— 184 — 


di Variegana o vengono fuori maschi o femmine. Una sola con- 
teneva 68 femmine ed 80 maschi. 

Negli anni 1914, 1916 e 1917, si ebbero 1161 esemplari, dei 
quali 752 erano femmine e 409 maschi. 

La percentuale delle larve di variegana parassitizzate fu 
nella proporzione del 4 °/,. 

Questo Copidosoma ha naturalmente una generazione, come 
la specie ospite. 


BRACONIDI. 


— Ascogaster quadridentatus Wesm. 


L’Ascogaster depone un ovo nella larva della Variegana. Da 
una larvetta di Variegana, raccolta il 28 marzo, lunga 4,5 mm. 
venne fuori, il 14 aprile, una larva di Ascogaster e da altra larva, 
del 3 aprile, lunga 4 mm., venne fuori il 19, quella del braconide. 
Le vittime vennero quindi parassitizzate, in età giovane. 

La larva dell’Ascogaster, uscita dall’ovo, si nutre dei succhi 
interni della vittima e, giunta a maturità, l’abbandona, forando 
il dermascheletro, da dentro in fuori, in corrispondenza dei primi 
anelli addominali. La fuoriuscita fu osservata dalla metà di aprile 
alla metà di maggio ed in maggior numero il 5 ed il 9 maggio 

Larva adulta. Cilindrica, arcuata, a poli ottusi, gialliccia, 
lunga 5 mm., larga 1,5 mm. 

La larva trascorre, eseguendo movimenti torpidi, 1-2 giorni 
e poi, di regola, in meno di 24 ore, costruisce, nel riparo di fo- 
glie della Variegana, un bozzoletto, costituito di una sostanza vi- 
scosa, che emette e che indurisce all'aria. È di forma ellittica, 
bianco, semitrasparente, lungo 4 mm., largo 2. Fra le pieghe delle 
foglie lo si ritrova intero, sulla parete interna del tubo è attac- 
cato a metà e lascia scorgere la larva, attraverso il vetro. Su 
400 larve di Variegana, ne raccogliemmo 87. 

La larva passa nel bozzolo, in media, 7 giorni e si trasforma 
in pupa, il cui stadio dura, in media, 10 giorni. 

ADULTO. — Il primo adulto comparve il 13 e l’ultimo il 26 
maggio. Il forame di uscita, sul bozzolo, presenta il contorno sfran- 
giato ed i diametri 1-1,5 X 0,5 — 1 mm. Se il bozzolo è attaccato 
ad una foglia, anche questa è forata, in corrispondenza del foro 
del bozzolo. 


— 185 — 


L’Ascogaster quadridentatus in Europa è specie comune (1). 
Parassitizza le larve della Variegana, secondo le nostre osserva- 
zioni, nella proporzione del 20 °/. 


2. — Apanteles longicaudis Wesm. 


Questo Apanteles depone un solo ovo, nella larva della Va- 
riegana. Da 3 larvette di questa, lunghe 6 mm. (il 30 marzo, il 
1° e 7 aprile) e da altra, di 7 mm. (il 19 aprile), vennero fuori 
larve del braconide, rispettivamente, il 4, 7, 10 aprile. La vittima 
quindi viene parassitizzata, in età giovane, 

La larva di Variegana parassitizzata si mette in disparte, ri- 
fiuta di alimentarsi e non sempre riesce a filarsi il riparo. 

La larva del parassita, uscita dall’ovo, si nutre degli umori 
dell’ospite e, giunta a maturità, l’abbandona; ciò che si verifica 
dalla 3* decade di marzo alla prima di maggio. 

La larva adulta dell’Apanteles è cilindrica, di colore giallo 
paglierino, alquanto piegata ad arco, lunga 4 mm. 

Fuoriuscita, fila una rete lassa, nel centro della quale si cir- 
conda di una sostanza viscosa, che emette e che, all’aria, indu- 
risce. Ne risulta un bozzolo, di forma ovoidale, allungato, bianco, 
col polo ottuso rispondente all'estremo addominale, semitrasparen- 
te, lungo 4 mm., largo 1,5 mm. Viene costruito, in 24 ore 0 poco 
più ed attaccato, per intero, alla parte della pianta, sulla quale 
sì trova. 

La pupa dell’Apanteles è gialla, con occhi rossi, somiglia un 
pesce scodato, lunga 4 mm. Lo stadio di pupa dura 12-14 giorni. 

ADULTO. — Il primo adulto comparve l’ 11 aprile e l’ultimo 
il 19 maggio. Il bozzolo viene aperto, al polo più sottile, con di- 
stacco di piccola calotta. 

Questa specie è conosciuta del Belgio, Olanda, Germania, 
Inghilterra. 

La percentuale delle vittime, da noi osservata, fu del 6 °/,. 


(1) La morfologia di questo braconide e dei due seguenti e la loro 
distribuzione geografica sono riportate dal Marshall, T. A., in ANDRÉ, E., 
Species des Hymenopt. d’ Europe et d’ Algérie, IV, 1888, pag. 365, 467, 
Gray, V, 1891, pag. 233. — L’Ascogaster e l’Apanteles sono lunghi 3-4 mm., 
jarghi 1 mm., il Macrocentrus è lungo 7 mm. (senza ovopositore) e largo 
1 mm. 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 13 


— 186 — 


3. — Macrocentrus thoracicus Nees. 


Le larve di questo parassita abbandonano la vittima, verso 
la fine di aprile ed i primi di maggio. Dopo 1-2 giorni, si situano 
lungo la nervatura mediana della foglia, assumono, contraendosi, 
la forma di ovoide allungato, lungo 8 mm., largo 3 mm. (nel 
mezzo) e si chiudono nel bozzolo. 

La larva adulta è cilindrica, gialla, curva nel suo 3° inferiore, 
con un polo più ottuso dell’altro, lunga 7 mm., larga 1,5 mm. 
(polo ottuso), 1 mm. (l’altro polo) e 2,5 mm., dove il 3° superiore 
si unisce al medio. 

Il bozzolo somiglia un barilotto allungato, di colorito ciocco- 
lata, lungo 7-8 mm., largo 2 mm. (nel mezzo), opaco. 

Lo stadio di pupa dura, in media, 16 giorni. 

ADULTO. — Distaccando una piccola calotta, gli adulti ven- 
nero fuori dal bozzolo, il 18, 20, 25 maggio. 

Il Macrocentrus thoracicus è indicato per tutta Il Europa; i 
nostri esemplari provengono da Santeramo Colle e furono l’1°/ 
rispetto alle larve della Variegana. 


ICHNEUMONIDI. 


Pristomerus vulnerator (Panz.) Curtis. 


La larva di questa specie è pure parassita endofago della 
larva della Variegana, dalla quale fuoriesce, dalla metà di aprile 
alla metà di maggio. 

Il suo bozzolo si trova nel riparo di foglie della tortrice ed 
è costituito di sostanza viscosa, indurita, di colorito grigio-bruno, 
di forma ellittica, opaco, lungo 6-7 mm., largo 2 mm. 

L’adulto viene fuori dal bozzolo, che presenta un forame, a 
contorno sfrangiato, del diametro di 1-2 mm., nella 2% e 5* de- 
cade di maggio (1). 

Questo Icneumonide, comune in Europa, fu da noi osservato 
nella percentuale del 4 °/, di larve di Variegana. 


(1) E descritto in LAMEERE, A., Manuel de la Faune de Belgique, III, 
3ruxelles, 1907, pag. 88. E lungo 6-7 mm. (senza ovopositore), largo 1,5 mm. 


— 187 — 


METODO DI LOTTA. 


Contro la Variegana si potrebbe raccomandare un metodo 
di lotta naturale, quando la raccolta delle larve fosse facile. In 
questo caso, si dovrebbe praticare nell’aprile. 

Le larve verrebbero chiuse ed allevate dentro cassette, da 
tenersi in campagna, al coperto, munite di rete metallica, a ma- 
glia, non più larga di 2 mm., allo scopo di permettere la fuoriu- 
scita dei parassiti e non quella delle farfalle. 

Il frutticultore, fra le Tortrici, ugualmente di colorito verde, 
che osserverà sugli alberi da frutta, nelle nostre campagne, ri- 
conoscerà, in ogni epoca, la larva della Variegana, perchè que- 
sta presenta la placca anale nera, della quale sono sprovviste le 
altre larve di Tortrici. 

Sarà bene di tenere gli appezzamenti di terreno, coltivati 
a peri, meli, noci, peschi, vicino a quelli di susini, mandorli e 
nespoli, essendo la Carpocapsa pomonella L. convittima del- 
l’Ascogaster quadridentatus e del Pristomerus vulnerator (1). 

Nel caso che questa specie di Tortrice si moltiplicasse molto 
e fosse necessario combatterla artificialmente, consigliamo le irro- 
razioni di arseniato di piombo all’ 1°/, se in pasta o al '/, °/,, se 
in polvere. 

Esprimiamo i più vivi ringraziamenti al conte Turati, che de- 
terminò la Tortrice ed al prof. Silvestri, il quale controllò 1’ Asco- 
gaster e l’Apanteles e determinò gli altri parassiti, 


Matera, 9 dicembre 1917. 


(1) SCIARRA, G., Contr. alla conoscenza della Carpocapsa pomonella L., 
in Boll. Lab. di Zool. della R. Se. di Agric. di Portici, X, pag. 39. 


Dr. G. LEONARDI 


Terra contribuzione alla conoscenza delle Coctinigli Italian. 


Essendosi la fauna Coccidologica italiana arricchita, in questi i 
ultimi anni di varie forme nuove, ho ritenuto opportuno ed utile, 
nell'interesse degli studiosi in materia, di ricordarle brevemente, 
con questa nota, che è la terza da me pubblicata su detto ar- 
gomento e di aggiungere un elenco di tutte le specie finora 
conosciute per l’Italia. 


SUBFAM. Diaspinae. 
1. — Aspidiotus hedericola Linding. 
Aspidiotus hedericola Linding., Inap, Cocciden-Sammlung; n. 209. 


Habitat. — Raccolto sull’Edera a Bordighera (Liguria) e a Ra- 
gusa (Dalmazia). 


2. — Aspidiotus britannicus Newst. 


Aspidiotus hederae Newst., Ent.Mo. Mag., XXXII, p. 279 (1896) non Vallot. 
» britannicus » DER ERRRINV Shy (lites), 


» » Leon., Gen. e Spec. Diasp., Aspidiotus, p. 223 (1900). 
» » Newst., Mon. Brit. Coce., I, p. 117 (1901). 
» » Lindin., Die Schildlaüse (Coccidae) Europas ecc., 


p. 196 (1912). 


Habitat. — Raccolto sul Viburnum a Palermo (Sicilia), sul 
rhamnus alaternus alla Mortola (Ventimiglia), sull’Hedera helix 
a Fasano sul Lago di Garda. 


— 189 — 


3. — Aspidiotus Lataniae Sign. 


Aspidiotus lataniae Sign., Essai sur les Cochenilles, p. 124 (1869). 


» » Comst., Sec. Rep., p. 78 (1883). 

» transparens Green, Insects Pests of the Tea Plant, pag. 22(1890). 
» lataniae Green, The Coccidae of Ceylon, Vol. I, p. 36 (1896). 
» (Evaspidiotus) lataniae Leon., Gen. e Spec. di Diaspiti, Aspi- 


diotus, pag. 96 (1900.) 


Habitat. — Raccolto a Firenze sul Pandanus Yeitchi. 
4. — Aspidiotus lenticularis Linding. 


Aspidiotus lenticularis Linding., Die Schildlaüse (Coceidae) Europas ecc. 
p. 149 (1912). 
» » Iaap, Cocciden-Sammlung, n. 146, 174. 


Habitat. — Raccolto sull’Olivo a Catanzaro (Calabria) e a Va- 
razze e Ventimiglia (Liguria), raccolto sulla Pistaccia lentiscus a 
Ragusa (Dalmazia) e sul Populus tremula a Lugano (Svizzera). 


5. -- Aspidiotus ligusticus n. sp. 


Larva. — Corpo ovale provvisto, lungo i margini, di pochi e 
minuti peli, giallo. Segmenti del corpo distinti tra loro da leggeri 
solchi. Antenne di cinque articoli non molto lunghi. Degli articoli 

delle antenne il quinto rag- 
ae giunge una lunghezza che 
supera quella complessiva dei 
quattro articoli precedenti 
presi assieme. Per lunghezza 
segue poi |’ articolo secondo, 
mentre il terzo e quarto, pres- 
so a poco eguali tra loro, sono 
Aspidiotus ligusticus. ARR larva; 2. zam- i più brevi di Du Le anten: 
pa del III paio della stessa; 3. pigidio della larva. Ne portano dei peli non molto 

numerosi, ma in complesso 
lunghi e robusti distribuiti conforme si vede nella fig. I, n. 1. Zampe 
robuste e lunghe quasi quanto la metà della lunghezza del corpo. 
Esse sono conformate nel solito modo e di particolare non presen- 
tano che una notevole lunghezza del paio di digituli maggiori. Pigi- 
dio ampio con setole anali robuste e lunghe circa quanto la metà 
della lunghezza totale del corpo. Lungo il margine libero il pi- 


EN 
> 


wu. 


CY 


— 190 — 


gidio presenta due paia di palette bene sviluppate, più ristrette alla 
base che verso l’apice, ove le stesse presentano un margine ro- 
tondato, mentre su ciascuno degli orli laterali sono incise una 
sol volta. Oltre le dette palette si osservano ancora delle inci- 
sioni profonde disposte tra le stesse e al di là delle medesime, 
nonchè alcuni minuti peli semplici. 

Dimensioni: Lunghezza del corpo 200 p. 


> » dell'antenna 63 p. 
> > del III paio di zampe 89 p. 
Femmina. — Per la forma generale del corpo rassomiglia 


assai a quella dell’Aspid. viticola, dalla quale può venire distinta 
particolarmente per i caratteri dell'armatura del pigidio. Come 
V Aspid. viticola presenta an- 
tenne tubercoliformi sormon- 
tate da una setola robusta, lun- 
ghetta e ripiegata ad uncino la 
quale manca però dell’espan- 
sione squamiforme di cui è 
ornata, invece, l’antenna del- 

l’Aspid. viticola. Setole ma- 
Aspidiotus alia e LS adulta; 2. anten- ann WE 
na della stessa; 3. follicolo della femmina adulta. me. Stigmi senza dischi ci- 

ripari. Pigidio ampio, al mar- 
gine libero largamente rotondato. La sua armatura è costituita da 
tre paia di palette, di cui quelle del paio mediano sono le meglio 
sviluppate, hanno forma all’incirca rettangolare, rotondate poste- 
riormente e incise una sol volta profondamente sui margini laterali. 
Quelle del secondo e terzo paio, invece, sono pressochè eguali tra 
loro e presentano l’orlo libero rotondato e, d’ordinario, privo d’in- 
cisioni. Le insenature disposte tra le palette e al di là di esse sono 
occupate da pettini i quali sono variamente sviluppati. Di essi ve ne 
hanno due esili stiliformi o biforcati tra le palette mediane, due più 
larghi, denticolati all’apice, situati tra le palette mediane e quelle 
del secondo paio; tre tra queste e quelle del terzo paio, di cui 
uno, contiguo alla paletta del secondo paio, esile, stiliforme e uni- 
dentato sul lato esterno, mentre gli altri due sono bene svilup- 
pati e multidenticolati. L’ incisione che segue alle palette del 
terzo paio è occupata da due pettini, di cui quello esterno è più 
sviluppato dell’interno e presenta incisisioni più profonde. Sul ri- 
manente orlo del pigidio si notano poi altri pettini in numero di 


— 191 — 


cinque o sei i quali diminuiscono nello sviluppo man mano che 
si procede lateralmente verso il segmento preanale. Eccetuato il 
primo pettine che è costituito da due branche stiliformi, di cui la 
maggiore è la più interna, gli altri pettini che seguono sono fog- 
giati a guisa di acute 
e semplici spine salvo 
quello di mezzo della 
serie il quale porta, sul 
lato esterno, un piccolo 
dente. Peli semplici non 
Fig. II. molto lunghi e robusti 
Aspidiotus ligusticus.— Pigidio della femmina adulta. inseriti, parte al margine 
dorsale e parte al margine ventrale del segmento conforme si 
vede nella fig. III. Dischi ciripari perivulvari in quattro gruppi 
secondo le formole: Di; ae Li, Apertura sessuale disposta tra 
i quattro gruppi di dischi ciripari; apertura anale situata più in- 
dietro a metà circa del tratto che va dall’apertura sessuale al 
margine libero del segmento. 

Colore del corpo giallo o giallo ocraceo. 

Dimensioni: Diametro da 550 p-600 p. 

Follicolo femminile. — Circolare o quasi, appena convesso, co- 
stituito da un tessuto delicato biancastro soffuso da una leggera 
tinta cremea. Spesso i follicoli sono rivestiti dalla pellicola epi- 
dermoidale della corteccia della pianta ospite. Esuvie eccentriche, 
ma non marginali, la larvale piccola, la ninfale molto grande; 
questa, sovente, si stacca con tutta facilità dal resto del follicolo. 
Colore delle esuvie giallo chiaro talvolta anzi quasi incolore. 

Dimensioni: Diametro del follicolo 1000 p. circa. 

Habitat. — Raccolto sulla Vite a Ventimiglia. 

Osservo. — Come l’Aspid. viticola quest'altra specie si rinviene 
fissata sulle ramificazioni più grosse della pianta ospite e come 
si avverte pel primo i vari individui di A. ligusticus amano fissar- 
si gli uni accanto agli altri con questa differenza che l’ammas- 
samento, anzichè avvenire in modo irregolare, come si nota per 
VAspid. viticola, conserva per questa specie un certo ordine. In- 
fatti gli esemplari di A. ligusticus si vedono disposti in serie le 
quali seguono il decorso delle scanelature longitudinali che pre- 
senta la corteccia della Vite. 

L'infezione data da questo Aspidiotus si riscontra maggior- 
mente intensa sulle Viti, che presentano parte della corteccia 


— 192 — 


screpolata e staccata, perchè sotto questa l’insetto trova una certa 
difesa contro gli insetti parassiti che lo insidiano, siano essi preda- 
tori o endofagi. 


6. — Hemiberlesia subterranea Lind. 


Epidiaspis subterranea Linding., Die Schildlatise (Coceidae) Europas ecc. 
pag. 174 (1912). 
» » Iaap, Cocciden-Sammlung, n. 153. 


Habitat. — Raccolto sull’ Agropyrum intermediuin (Host.) a 
Pegli (Liguria), su A. sp. a Bevagna (Umbria), su A. repens (L.) 
a Ragusa (Dalmazia). 


7. — Hemiberlesia ephedrarum (Lind.) 


Aspidiotus ephedrarum Linding., Die Schildlaüse (Coceidae) Europas ece. 
p. 139 (1912). 

Hemiberlesia  » Paoli, Contributo alla conoscenza delle Coceiniglie 

della Sardegna (Redia, vol. XI, f. I, p. 265 (1915). 


Habitat. — Raccolto in Sardegna a Oliena sull’ Ephedra nabro- 
densis. 


8. — Hemiberlesia Trabuti March. 


Aspidiotus (Hemiberlesia) Trabuti March., Bull. Soc. Zool. France, XXXIV, 
pag. 59 (1909). 


» » » Linding., Die Schildlaüse (Coceidae) Eu- 
ropas ecc. pag. 139 (1912). 
» > Malenotti, Redia, Vol. XI, fasc. 2, pag. 


312 (1916). 
Habitat. — Raccolta a Oliena (Sardegna) sull’Ephedra nabro- 
densis. 
9. — Hemiberlesia canariensis (Linding.) 


Aspidiotus canariensis Lind., Jahrb. Hamb. wiss. Aust., XXVIII, 3, 
pag. 12 (1911). 


» » Sascer, Catal. of Rec. Descr. Coce. IV, p. 92 (1912). 
» » Iaap, Cocciden-Sammlung, n. 145. 
» » Linding., Die Schildlaüse (Coceidae) Europas ece., 


pag. 103 (1912). 


Habitat.— Raccolto aSestriLevante(Liguria)sulla Centaureasp. 


— 193 — 


10. — Targionia nigra Sign. 
Targionia nigra Sign., Ann. Soc. Ent. Fr., (4), X, p. 106 (1870). 
Aspidiotus Signoreti Comst., Sec. Rep., Dep. Ent Corn. Univ., p. 82 (1883). 
» (Targionia) Signoreti Ckll., Bull. 6, T. s. Dep. Ag., pp. 14, 
19%. 1.397): 
Targionia nigra Taap, Cocciden-Sammlung, n. 125, n. 176. 
» »  Linding., Die Schildlaüse (Coccidae) Europas ece., pag. 
104 (1912). 
Habitat.— Raccolto a Ventimiglia, Bordighera, Alassio (Liguria) 
sulla Cineraria marittima. 


11. — Targionia Iaapi (Linding.) 


Aspidiotus Iaapi Iaap, Cocciden-Sammlung, n. 175. 


Habitat. — Raccolto a Sestri Levante (Liguria) sulla Genista pi- 
losa sp. 


12. — Lepidosaphes tubercolata Malen. 


Lepidosaphes tubercolata Malen., Nuovi Diaspiti (Redia, Vol. XII, fase. I, 
p. 183, Firenze 1916). 


Habitat.— Raccolta a Firenze sul Cymbidium tracyanum. 
13. — Pseudoparlatoria parlatorioides CKl. 


Aspidiotus (?) parlatorioides Comst., Second Rep. Dep. Ent. Corn. Un., 
pag. 64 (1883). 


Pseudoparlatoria » Ckll., Rev. Mus. Paul., III, p. 503 (1898). 
» » Rolfs e Quaint., Cocc. Amer., Dec. I-II, 
n. 9 (1898). 
» » Ckll., In. N. Y. Ent. Soc., VII, p. 258 (1899). 
» » Hemp., Rev. Mus. Paul., IV, p. 511 (1900). 


Habitat. — Raccolta a Firenze. 


— 194 — 


14. — Adiscodiaspis ericicola March. 


Diaspis (Adiscodiaspis) erieicola March.., Compt. Rend. Ac. Se., Paris 
CXLVIII, 13, p. 871 (1909). 
» ericicola Sand., Catal. of Rec. Descr. Coccidae, II, p. 48 (1909). 
Adiscodiaspis ericicola Lind., Die Schildlaiise (Coceidae) Europas ece., 
p. 141 (1912). 
» » Paoli, Contrib. conose. Coccin. Sardegna « Redia » 
Vol. XI, fasc. I, pag 262 (1915). 


Habitat.— Raccolta sul’ Erica arborea fra Orosei e Siniscola 
(Sardegna). 


15. — Howardia bielavis (Comst.) 


Chionaspis biclavis Comst., Second Rep on Scale Insects, p. 98 (1883). 
Aspidiotus theae Green, Insects Pests of the Tea Plant, p. 12 (1890). 
Howardia biclavis Berl. e Leon., Riv. Pat. Veg., IV, p. 348 (1896). 
Chionaspis » Green, Ind. Mus. Notes, IV, p. 2 (1896). 

Howardia  » Berl. e Leon., Ann. di Agricolt., p. 127 (1898). 
Chionaspis » Green, Cocc. Ceylon, Pt. II, p. 152:(1899). 


» » Newst., Mon. Brit. Coccid., I, p. 190 (1901). 
Habitat. — Raccolta a Firenze sull’ Hemaloxylon campe- 
chianum. 


SUBFAM. Lecaninae. 
16. — Eulecanium prunastri (Fonsc). 
Coccus prunastri Fonse., Ann. Soc. Ent. Fr., III, p. 211 (1834). 


Lecanium blanchardi Targ., Catal., p. 38, (1869). 
» prunastri Sign., Ann. Soc. Ent. Fr., (5), III, p. 423 (1873). 


» rotundum  » » » DE mp2 >, ps 4280 lo). 

» prunastri Dougl., Ent. Mon. Mag., XXII, pp. 14, 158 (1885). 

» » Howard, Yearbook, U. S. Dep. Agr, p. 272 (1894). 
Eulecanium  » Fernald, Catal. of Coceidae, p. 193 (1903). 
Lecanium » Sanders, Journ. of Econon. Entomol., Vol. 2, n. 6, 


pag 446 (1909). 


Habitat. — Raccolto sul Prugno selvatico a S. Pietro Avellana 
(Campobasso) e sul Pesco a Is Piricoccus fra Quarto S, Elena e 
S. Gregorio (Cagliari) in Sardegna, 


— 195 — 


17. — Eulecanium piligerum sp. n. 


Femmina adulta. — Corpo più o meno convesso, ovale, an- 
goloso, con superficie dorsale non liscia, ma rugosa e le rugosità, 
d’ordinario, disposte in serie trasversali più o meno parallele tra 
loro. Dette rugosità assumono, talvolta, l’aspetto di vere e proprie 
carene. 

Margini liberi del corpo provvisti di una serie di spinette 
abbastanza lunghe e robuste. Incisioni stigmatiche poco profonde 
e contrasegnate da tre 
spine coniche le quali se 
sono più robuste delle 
spine marginali sono, 
però, in loro confronto, 
più brevi e all’apice ot- 
tuse anzichè terminate 
in punta acuta. 

Antenne piuttosto 
) brevi, di sette articoli di 
® cui l’articolo terzo lungo 
quasi quanto i tre arti- 


Fig. IV. . . 6 ; 
Eulecanium piligerum. — 1. antenna di femmina adulta; coli seguenti presi as- 


2. zampa del III paio della stessa; 3. spine stigmatiche; sieme. Articolo settimo 
4. squame anali; 5. porzione del derma dorsale lungo la Ho f 1 N 
linea mediana longitudinale. plu lungo del preced ente 


e verso la meta lieve- 


mente strozzato cosi da simulare un’autentica articolazione. Pochi 
e brevi peli sono distribuiti sui vari pezzi che compongono detti 
organi. 

Zampe abbastanza bene sviluppate, normali, col paio di di- 
gituli più brevi all'apice un poco più ingrossati dei digituli più 
lunghi. 

Stigmi grandi e solchi stigmatici contrassegnati da una serie 
numerosa di dischi ciripari. 

Fessura anale poco profonda; squame anali triangolari, piut- 
tosto grandi e fornite di qualche pelo. Anello anale circoscritto 
da otto robusti peli che superano in lunghezza sensibilmente l’e- 
stremità posteriore delle squame anali. 

Derma, dal dorso, caratterizzato da una serie di grossi fori 
ghiandolari, a sezione circolare, disposti lungo l’asse longitudi- 
nale del corpo. I fori ghiandolari che compongono detta serie 


— 196 — 


non sono però tutti dello stesso calibro, ma, come mostra la 
fig. IV, n. 5, bensi di calibro diverso. 

Negli intervalli che intercedono tra i vari sbocchi ghiandolari 
sono interposti dei peli piuttosto lunghi e robusti i quali, in ge- 
nerale, sono diretti tutti all’indietro. Al di fuori della predetta zo- 
na il rimanente derma dorsale mostra, ancora, sparsi qua e la, 
altri minuti fori ghiandolari e altri radi e minuti peli. La zona 
marginale del derma dorsale è più ricca, dei predetti organi, 
della porzione di tegumento che sta fra la zona mediana e quella 
marginale. 

Colore del corpo ocraceo bruno. 

Dimensioni: Lunghezza del corpo circa 2 mm. 


» Larghezza » > ‘cda .limmicatit; gomme 

> Altezza > » 1 mm. circa. 

» Lunghezza dell’antenna 350 p. 

« » del III paio di zampe 370 p. 
Maschio. — Di color rosso arancione simile, per la fabrica 


generale del corpo, ai maschi delle specie congeneri. 

Capo di forma triangolare, cuoriforme, appuntito all’innanzi, 
piuttosto piccolo. Torace ampio così che misura all'incirca la 
sf metà lunghezza dell’ intero 
corpo non compreso lo stilo. 
Addome cilindrico più stretto 
del torace. Antenne e zampe 
normali e di lunghezza me- 
diocre; le prime costituite di 
dieci articoli i quali sono ri- 
vestiti di numerosi peli che 
sono esili e brevi; le seconde 
presentanti il femore breve 
e grossetto, mentre la tibia, 

molto più sottile, è pressochè 
ee cilindrica, e lunga quasi il 

Eulecanium ORE meen del III paio del Sone del Memore 
maschio; 2. ala dello stesso; 3. follicolo maschile. Tarso più breve della 
metà lunghezza della tibia. 
Questa, come pure il tarso, presenta i margini liberi molto ru- 
gosi e rivestiti di numerosi e corti peli. Altri peli, in quantità mino- 
re, sono disposti sul femore, mentre il trocantere ne ha uno solo, ma 
questo è sensibilmente più lungo e robusto dei peli prima ricordati. 


— 197 — 


Ali ampie, più del doppio più lunghe che larghe, di color bian- 
castro e percorse, come mostra la fig. V, n. 2, da tre nervature. Dette 
ali presentano, lungo la nervatura marginale, una fascia di color 
rosso vivo la quale si espande nello spazio compreso tra la ner- 
vatura suindicata e il margine libero della lamina alare. 

Stilo robusto, lungo circa un terzo della lunghezza totale 
del corpo. Filamenti cerosi caudali bianchissimi, più lunghi della 
lunghezza totale del corpo. 

Dimensioni: Lunghezza del corpo 1770 u, 


» > dell’antenna 750 uw. 

» > della zampa del III paio 760 u. 

» > dello stilo compresa la base 575 y. 
» » dei filamenti cerosi caudali 1830 u. 
» » dell’ala 1370 uw. 

> Larghezza dell’ala 600 p. 


Follicolo maschile. — Il follicolo maschile differisce sensibil- 
mente dalla forma ordinaria. Esso si presenta formato da una 
lamina dorsale semitrasparente e molto esile, la quale ha forma 
ovale riuscendo, però, più ristretta all’innanzi che di dietro. Po- 
steriormente detta lamina presenta un’incisione corrispondente a 
quella che offrono le forme dei Lecaniti adulti o non ancora 
adulti. Dorsalmente la lamina presenta, ancora, dei solchi tra- 
sversali più o meno marcati corrispondenti, probabilmente, ai sol- 
chi che delimitavano i vari segmenti del corpo dell'insetto sotto- 
stante. 

Dei predetti solchi il penultimo, a contare dall’indietro al- 
l’innanzi, risulta sempre molto più marcato degli altri ed è pre- 
cisamente lungo detto solco, che in seguito ai movimenti dell’in- 
setto che ha raggiunto il completo sviluppo e che tende a libe- 
rarsi dal suo involucro, avviene la rottura per cui quello può ac- 
quistare l’agognata libertà. 

Dimensioni: Lunghezza del follicolo 1785 u. 


» Larghezza » » 915 1. 
Habitat. — Raccolto sul Prugno ad Altamura. 
18. — Eulecanium ficinum Paoli. 


Lecanium (Eulecanium) ficinum Paol; Redia, Vol. XI, fase. I, p. 252, 
Firenze (1915). 


Habitat. — Raccolto sul Ficus carica a Siniscola prov. di Sas- 
sari (Sardegna). 


— 198 — 


19. — Eulecanium sericeum Linding. 


Lecanium sericeum Linding., Inseckten Börse, XXIII, p. 147, Sept. (1906). 


» (Globulicoccus) sericeum Linding., Ent. Blätter, Schwabach, 
III, 8 and 9 (1907). 
» » » Linding., Ber. Stat. f. Pflanzensch. 


Hamb., IX, p. 7 (1907). 
Physokermes sericeus Linding., Die Schildlaüse (Coccidae) Europas ecc., 
p. 49 (1912.) 
Lecanium (Globulicoccus) sericeum Cecconi, Man. di Entomol. Forestale, 
p. 188, Firenze (1914). 


Habitat. — Raccolto a Vallombrosa (Firenze) sull’Abete bianco. 


20. — Euealymnatus tessellatus (Sign.). 


Lecanium tessellatum Sig., Ann. Soc. Ent. Fr., (5), III, p. 401 (1873). 


» » Dougl., Ent. Mon. Mag., XXIV, p. 25 (1887). 

» » Mask., N. Z. Trans., XXV, p. 219 (1892). 

» » Green, Ind. Mus. Notes, IV, n. 9 (1896). 

» » Ckll. e Parr., The Industrialist, p. 229 (1899). 
Coccus » Kirkaldy, Fauna Haw., III, pt. 2, p.-106 (1902). 
Eucalymnatus » Ckll., Ann. Mag, N. H., (7), 1X, p. 453 (1902). 


Habitat.— Raccolto a Napoli sul Pterospermum acerifolium 
e a Ospedaletti (Liguria) su Kentia ed altre Palme. 


SOTTOFAM. Pseudococcinae. 


21. — Pseudococcus diminutus sp. n. 


Larva. — Corpo assai allungato, a lati quasi paralleli, po- 
steriormente appena più attenuato che all’innanzi coi vari seg- 
menti tra loro poco ben distinti. 

Occhi laterali, abbastanza vistosi, tubercoliformi. È 

Antenne brevi di sei articoli, di cui quello terminale più 
lungo di tutti, misurante la lunghezza complessiva dei tre arti- 
coli precedenti. Articolo basale e articolo terzo e quarto cilin- 
drici e decrescenti in lunghezza dalla base all’apice; articolo 
quinto pure cilindrico, ma un poco più lungo del quarto. Tutta 
l'antenna è provvista di peli sottili e di mediocre lunghezza. 


— 199 — 


Zampe piuttosto brevi, poco robuste, normali e colla tibia 
più breve del tarso. 

Rostro bene sviluppato con setole mascillo-mandibolari lun- 
shissime. 

Segmento preanale prodotto lateralmente in due modesti lobi 
rotondati. Detto segmento, dal dorso, presenta tre spine coniche 


Sila ti] 
alto 0 / 


Fig. VI. 
Pseudococcus diminutus.—1. larva vista dal dorso; 2. antenna della stessa; 3. zampa del 
III paio; 4. segmento preanale e anale della larva visti dal dorso; 5. segmento preanale 
visto dal ventre. 


inserite sul margine di ciascun lobo di cui quella mediana risulta 
un poco più robusta delle laterali. L’area del segmento presenta 
inoltre, da questo lato, quattro dischi ciripari distribuiti simme- 
tricamente. 

Dal lato del ventre abbiamo, invece, per ciascun lobo, una 
lunga e robusta setola e quattro dischi ciripari distribuiti con- 
forme mostra la fig. VI, n. 5. 

Il rimanente derma presenta, tanto al lato dorsale che ven- 
trale, altri dischi ciripari alternati con dei brevi peli, distribuiti, 
sia gli uni che gli altri, con simmetria su ambe le metà laterali 
del corpo. Dal lato del dorso, però, in confronto del lato ventrale, 
si nota un maggior numero di peli e di dischi ciripari. 

Anello anale con sei peli sensibilmente più brevi delle setole 
preanali, 


= 200 — 


Colore del corpo giallo citrino. 
Dimensioni: Lunghezza del corpo 650 u. 


> Larghezza » > 250 p. 

> Lunghezza dell’antenna 110 u. 

> » delle zampe del terzo paio 265 w. 
Femmina. —- Corpo molto allungato circa tre volte più lungo 


che largo e verso le due estremità attenuato-rotondato. Segmenti 
del corpo distinti tra loro da profondi solchi e ornati, sui mar- 
gini liberi, da numerosi e brevi peli. 

Regione toracica dorsale provvista, verso il mezzo, di una vi- 
stosa e profonda foveola di forma più o meuo ovale e a contorno 
regolare. 

Occhi piuttosto piccoli, tubercoliformi, disposti ai lati del 
corpo e poco sporgenti. Setole rostrali molto lunghe. 

Antenne brevi ed esili rivestite di numerosi peli di mediocre 
sviluppo e costituite da otto articoli che, per ordine di lunghezza, 
si seguono secondo la 
formula seguente: 8, 
2,215 40 MRO amon 

Zampe normali, 
piuttosto brevi e po- 
co robuste. 

Segmento prea- 
nale prodotto lateral- 
mente in due modestr 
lobi a margine roton- 
dato. Detto segmento, 
dal lato del ventre, 
presenta numerosi di- 


US ER . schi ciripari di grosso 
Pseudococeus diminutus. — 1. femmina adulta vista dal dorso; i 3 a 
2. antenna della stessa; 3. zampa del terzo paio; 4. segmenti calibro, tral quali tro- 


Fig. VII. 


anale e preanale della medesima visti dal dorso; 5. segmento —vansi disseminati mol 
preanale visto dal ventre. 

ti altri di calibro mini- 

mo, nonchè dei corti 
peli i quali hanno una distribuzione simmetrica. Verso l’apice 
dei lobi si avverte poi l’inserzione di una robusta e lunga setola. 
Dal dorso, invece, il segmento presenta buon numero di dischi 
ciripari di calibro minimo e distribuiti tra essi dei peli più o 
meno lunghi. Mancano, da questo lato, i dischi ciripari di grosso 
calibro e si riscontrano, invece, due spine coniche di mediocre 


— 201 — 


robustezza, piantate lungo il margine libero del lobo, verso l’api- 
ce suo. Sui segmenti precedenti l’anale, a differenza di quanto si 
osserva nelle altre forme congeneri da noi considerate, troviamo 
che mancano le caratteristiche spinette laterali le quali sono so- 
no sostituite da un pelo più robusto dei circostanti (fig. VII, n. 4). 
Rimanente tegumento del corpo, dal dorso, fornito di numerosi dischi 
ciripari di cui una porzione a calibro minimo, altri a calibro 
medio, tra i quali stanno inseriti dei peli di varia lunghezza. Peli 
e dischi ciripari sono ordinati in serie trasversali. Mancano le 
grosse ghiandole tubulari. 

Derma, dal ventre, ricco di peli e di dischi ciripari tra 
i quali predominano quelli di grosso calibro che sono numerosis- 
simi, specie sugli ultimi segmenti addominali ed in particolar 
modo attorno all’apertura sessuale. 

Anello anale con sei peli i quali raggiungono, a mala pena, 
i due terzi della lunghezza della setola che sta inserita verso l’a- 
pice dei lobi del segmento preanale. 

Il corpo dell’insetto si mostra sempre abbontantemente ri- 
coperto da secrezione cerosa, però, sui lati, non presenta mai i 
caratteristici cilindretti cerosi che sono così frepuenti in moltis- 
sime altre specie. 

Spogliato della secrezione cerosa questo Pseudococcus mo- 
stra una colorazione giallognola. 

Dimensioni: Lunghezza del corpo da 3-4 mm. 


» Larghezza » » sel cay) t/ 2mm, 
> Lunghezza dell’antenna 475 p. 
> » della zampa del HI paio 700 u. 


Habitat. — Frequentissimo e abbondantissimo sul Phormium 
tenaw a Bordighera (Liguria). 


22. — Pseudococeus notabilis sp. n. 


Femmina. — Corpo ovale, posteriormente molto largo e al- 
l’innanzi, invece, in paragone, molto più attenuato, ricoperto, quasi 
tolalmente, da piccoli glomeruli di cera bianca. 

Massima larghezza del corpo, che cade all’altezza del primo 
segmento addominale, misurante, all’incirca, i tre quinti della lun- 
ghezza totale del corpo. Segmenti che lo compongono distinti tra 
loro da profondi solchi e da marcate impressioni foveoliformi e 
lateralmente essi non sono pronunciati in lobi bene manifesti. 

XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. p 14 


== 002) 2 


Margine libero del corpo ornato di brevi peli. Rostro con 
setole notevolmente lunghe. Antenne brevi ed esili di otto articoli 
i quali, per ordine di lunghezza, si susse- 
guono secondo la formula seguente: 8, 3, 1, 
2 Ae Dy Oy als 

I tre primi articoli dell’antenna hanno 
forma piuttosto cilindrica, mentre i seguenti, 
meno l’ultimo che è fusiforme, sono più o 
meno infundibuliformi. Numerosi peli rive- 
stono i vari articoli dell'antenna e dette ap- 
pendici risultano lunghette, ma molto esili. 

Zampe normali, armate all’apice di un- 
ghia breve, ma robusta. 

ORA E Segmento preanale terminato da due 

eoceus notabilis. modesti lobi i quali, all'apice, sono forniti di 

una setola molto robusta. 

Al lato interno della setola sta piantato, in prossimità della 
base sua d’inserzione, un pelo il quale 
raggiunge, all’incirca, la metà lun- 
ghezza dell’anzidetta setola. 

Dal lato. del ventre il segmento 
preanale mostra numerosi dischi ci- 
ripari di calibro minimo nonchè dei 
peli i quali hanno distribuzione sim- 
metrica e sono riuniti a gruppi con- 
forme mostra la fig. X, n. 1. 

Dal dorso, invece, il segmento 
preanale presenta due aree di forma 
ovale, una per ciascun lato, le quali 
sono colorate più intensamente del 
rimanente tegumento. In dette aree 
si notano due robuste spine coniche, Pig. IX. 
variipeli di ‘lunghezza: diversae ‚un: 2 edoccecue notables ane 

femmina adulta; 2. zampa del terzo 
gran numero di dischi ciripari di paio della stessa. 
piccolo diametro e a sezione più 
o meno triangolare, i quali sono abbastanza fitti tra loro, senza 
tuttavia venire a reciproco contatto. Il resto del tegumento 
presenta, sparsi qua e là, altri dischi ciripari conformi quelli pri- 
ma ricordati, nonchè buon numero di ghiandole tubulari di pic. 
colo calibro e a breve condotto. 


Fig. VIII. 


— 203 — 


Sui segmenti precedenti il preanale, lungo i margini liberi, 
da ciascun lato, abbiamo altre areole, le quali comprendono esse 
pure delle spinette, alcuni peli semplici e vari sbocchi di minuti 
dischi ciripari. Le spinette diminuiscono in sviluppo procedendo 
dall’ indietro al- 
l’avanti e il loro 
numero, nelle a- 
reole anteriori, 
aumenta da due 
a tre. Sulla ri- 
manente superfi- 
cie del corpo il 
derma, dal dor- 
so, presentaspar- 
si qua e là buon 


Fie. X. ‘dischi 
5A Tr AL 

Pseudococeus notabilis.—1. segmento preanale di femmina adulta visto ums 2 di disc: 
dal ventre; 2. lo stesso visto dal dorso. crıparı di PIC- 


colo calibro,non- 

ché molte ghiandole tubulari minime e poche altre di grosso ca- 
libro; dal ventre, invece, oltre a numerosi dischi eiripari a ca- 
libro minimo e un certo numero di peli, abbiamo, ancora, sugli 
ultimi segmenti addominali, dei grossi dischi ciripari i quali rie- 
scono particolarmente numerosi attorno all’apertura sessuale. 

Anello anale con sei setole lunghe e robuste. 

Colore del corpo su per giü identico a quello delle specie 
congeneri. 

Dimensioni: Lunghezza del corpo da 2 ‘/, mm. a 3 !/, mm, 


> Larghezza  » » Di AI mm, 
» Lunghezza dell’antenna 600 u. 
» > della zampa del III paio 985 u. 


Habitat. — Raccolto nel giardino d’acclimatazione Hambury 
alla Mortola (Ventimiglia) sul Myoporum tuberculatum e su Ni- 
cotiana sp. ; 


23. — Ripersia Silvestrii n. sp. 


Femmina ovigera. — Corpo di forma ovale rotondata. Esso, tra 
l'inserzione delle antenne, è alquanto attenuato ed al vertice im- 
presso in una larga fossetta. La massima larghezza del corpo 
cade, all’incirca, all’altezza dell'inserzione del terzo paio di zampe. 


— 204 — 


Segmenti del corpo bene distinti tra loro e lateralmente pro- 
dotti in modesti e larghi lobi a margine più o meno ondulato. 
Orlo libero del corpo ornato di peli brevi. 

Occhi piccoli situati al disotto dell’inserzione delle antenne. 

Antenne di sei articoli, di cui l'articolo apicale fusiforme è 
il più sviluppato di tutti e raggiunge una lunghezza che eguaglia 
un terzo della lunghezza totale della stessa. 

Gli altri articoli sono tutti, più o meno, cilindrici e di essi 
il maggiore per dimensione è l’articolo basale, mentre l’articolo 
quarto è il pezzo 
più corto di tutti. 
Tutti gli articoli 
hanno dei peli bre- 
vi, ma robusti, l’ar- 
ticolo terminale, 
inoltre, è fornito 
in più di alcune 
setole più lunghe e 
più robuste. Anche 
l'articolo quinto 
oltre i peli men- 

Mi dk zionati presenta 

a ea a ee ee ee ee 

maggiormente ingrandito; 5. segmento anale e preanale della Setola (fig. XI, n. 2). 

femmina adulta visti dal dorso. Zampe di for- 

ma normale, robu- 

ste, ornate di vari peli di lunghezza e sviluppo diverso, nel com- 

plesso, però, essi sono tutti piuttosto brevi. Tarso armato di ro- 
busta unghia; mancano i digituli. 

Apertura anale circoscritta da sei peli piuttosto corti e poco 
robusti; lobi anali poco sviluppati e provvisti di una setola di 
mediocre sviluppo. 

Derma, tanto dal dorso che dal ventre, ricco di dischi ciri- 
pari e di minuti peli i quali si trovano intercalati tra i prece- 
denti organi. 

Superficie del corpo ricoperta da un tenue strato di secre- 
zione cerosa bianca d’aspetto polverulento. 

Colore del corpo conforme quello delle altre specie con- 
generi. 


Dimensioni. Lunghezza del corpo 1220 w. 


> Larghezza » » 870 yp. 

» Lunghezza delle antenne 254 p. 

» » delle zampe del III paio 425 uy. 
Maschio. — Attero, molto simile per la forma del corpo alla 


femmina adulta, però esso è di un ovale più allungato e verso 
le due estremità più attenuato. 

La porzione cefalica poi, interposta tra l’inserzione delle an- 
tenne, presenta, nel mezzo, una impressione molto più profonda di 


Fig. XII. 
Ripersia Silvestrii.—1. maschio visto dal dorso; 2. sua antenna; 3. segmento anale e preanale 
del maschio visti dal ventre; 4. gli stessi visti dal dorso; 5. pene e guaina visti dal ventre; 
6. pene libero dalla guaina. 


quella che è stata ricordata per la forma femminile. Come nella 
femmina, anche nel maschio, i vari segmenti che lo compongono 
sono protusi lateralmente in lobi bene manifesti, i quali, a diffe- 
renza di quelli femminili, mostrano dei peli così robusti da ri- 
tenerli quasi altre tante setole. Queste appendici hanno uno svi- 
luppo vario e tutte, più o meno, sono contorte e ripiegate addi. 
ritura ad uncino. 0 

Antenne meno robuste che nella femmina, di sei articoli pur 
esse, di cui l’articolo apicale risulta più lungo di tutti gli altri, 
ma non panciuto come il pezzo corrispondente dell’antenna fem- 
minile; seguono per lunghezza l’articolo terzo e quinto, mentre 
l'articolo quarto è il più breve di tutti. Tutti gli articoli dell’an- 
tenna sono provvisti di peli, però mancano le robuste setole che 


— 206 — 


abbiamo ricordato per Varticolo quinto e sesto dell’antenna della 
femmina. 

Zampe di forma normale conformi, del resto, alle zampe 
della femmina. 

Apparato genitale breve, collo stilo che può essere ritratto 
completamente entro la guaina. 

Derma come nella femmina, sia al dorso che al ventre, ricco 
di dischi ciripari e di minuti peluzzi. 

Secrezione cerosa che riveste il corpo e colore del corpo 
conforme quanto si osserva nella femmina. 

Dimensioni: Lunghezza del corpo 685 yp. 


» Larghezza » » 534 m. 

» Lunghezza dell’antenna 254 y. 

> » del III paio di zampe 390 1. 
» » dello stilo 63 u. 


Habitat. — Raccolto a Torre del Greco in un nido di Plagio- 
lepis pygmaea (Lat.) dal Prof. F. Silvestri. 


24. — Eriococeus eactearum sp. n. 


Larva. — La larva dell’E. caclearum rassomiglia moltissimo 
a quella dell’. Bezzii sia per la forma generale del corpo, quanto 
per la colorazione di esso, come pure per la disposizione e nu- 
mero delle spine cerifere che stanno disposte lungo il margine 
libero del corpo e dei lobi anali e per il lungo pelo che si trova 
inserito al lato ventrale dei predetti lobi. 

La differenza esenziale, che corre tra le due forme, risiede 
principalmente nella mancanza nella larva di £. cactearum delle 
due spine cerifere interne del mesotorace. 

Antenne di sei articoli, dei quali il terzo più lungo di tutti 
e più lungo dei due articoli successivi presi assieme; seguono per 
lunghezza prima |’ articolo terminale poi il basale, secondo, quinto 
e quarto il quale non solo risulta il più breve di tutti, ma si pre- 
senta, ancora, più largo che lungo. Tutti gli articoli portano dei peli 
di lunghezza diversa e nel complesso lunghetti. 

Zampe normali col tarso lungo circa il doppio della tibia, 
armato di robusta unghia e fornito di quattro digituli due più 
lunghi e due più brevi. 

Setole rostrali lunghissime, quasi il doppio della lunghezza 
totale del corpo. 


— 207 — 


Setole anali pure lunghe e robuste. 
Anello anale con sei peli. 
Dimensioni: Lunghezza del corpo 635 uy. 


» Larghezza > » 285 u. 

> Lunghezza delle antenne 115 u. 

» » del III paio di zampe 230 u.. 
Feinmina. — Rosso vinosa, di forma ovale allungata, ante- 


riormente rotondata, di dietro terminata in due corti lobi. 
Segmenti del corpo, specie dal lato dorsale, ben distinti tra 
loro. 
Apparato boccale non molto grande con setole rostrali brevi. 
Antenne di sette articoli di cui l’articolo basale molto grosso, 
il terzo, più stretto alla base che all’apice, più lungo di tutti 


Fig. XIII. 
Eriococcus cactearwm.—1. antenna della larva; 2. zampa del terzo paio della stessa; 
3. segmento anale e preanale della medesima visti dal dorso; 4. femmina adulta dal dorso; 
5. antenna della femmina; 6. zampa del terzo paio della medesima; 7. segmento anale e 
preanale della femmina visti dal dorso; 8. gli stessi visti dal ventre. 


e notevolmente più lungo dei due articoli successivi presi assieme; 
articolo quarto e settimo pressochè egualmente lunghi, ma un 
poco più brevi del secondo; articolo quinto e sesto più larghi 
che lunghi ed il sesto più breve del quinto. In qualche esemplare 
si nota nell’articolo terzo un principio di divisione in due arti 
coli pressochè eguali tra loro in lunghezza. 

Pochi peli lunghetti sono inseriti sui vari articoli dell'antenna, 
essi più numerosi si riscontrano sull’articolo apicale. 

Zampe bene sviluppate col femore più lungo degli altri ar- 
ticoli, tibia e tarso quasi egualmente lunghi. 


Lobi anali con setole apicali robuste e molto lunghe provvi- 
sti, al dorso, di tre spine cerifere e al lato ventrale di tre peli 
lunghetti; le prime sono inserite verso il margine esterno dei lobi, 
i secondi, invece, hanno le loro inserzioni situate più all’ in- 
terno. 

Anello anale con sei setole. 

Derma dal dorso fornito, lungo il margine libero, di una serie 
di numerose e robuste spine cerifere le quali sono in numero di 
tre per ciascun lato di ogni segmento addominale. 

Oltre le dette spine cerifere altre ve ne sono di dimensioni 
minori le quali sono piantate un po’ più all’interno, ma sempre 
però in prossimità dell’orlo libero del corpo. Queste spine risul- 
tano più numerose nella regione cefalica e toracica, in confronto 
della regione addominale (Fig. XIII, n. 4). 

Al dorso, ancora, vengono a sboccare delle ghiandole tubulari, 
delle quali alcune sono di grosso calibro, altre di calibro molto 
più piccolo. Questi organi hanno una distribuzione abbastanza 
uniforme. 

Dal lato del ventre il derma presenta delle robuste e lunghe 
setole le quali risultano più numerose nella regione frontale del- 
l’insetto. 

Il tegumento da questo lato presenta, inoltre, sparsi qua e là, 
dei dischi ciripari il cui numero è molto limitato. 

Dimensioni: Lunghezza del corpo da 2750 p. a 3000 1. 


> Larghezza » » 1500 u. 
> Lunghezza dell’antenna 122 y. 
> > del III paio di zampe 635 w. 


Sacco ceroso di forma ovale più o meno irregolare, alquanto 
convesso, bianco, d’aspetto cotonoso, mediocremente compatto, al 
dorso rivestito di numerosi filamenti cerosi più o meno sciolti 
simili a riccioli, all’interno liscio, ma non così compatto che non 
si possa rilevare l'intreccio dei filamenti da cui è formato. 

Dimensioni: Lunghezza del follicolo da 3000 p. a 3500 p. 

Follicolo maschile — Simile al femminile, ma molto più pic- 
colo. 

Dimensioni: Lunghezza da 1250 pn. a 1400 p. 

Habitat. — Raccolto a Bordighera (Liguria) su Cereus sp., Ma- 
millaria sp., Echinopsis sp. ecc. 


— 209 — 


25. — Nidularia pulvinata (Planch.) 


Coccus pulvinatus Planch., Le Chermes du Chéne, p. 25 (1864). 
Nidularia pulvinata Sign., Ann. Soc. Ent. Fr, (5), V, p. 17 (1875). 


» » March., » » » » Vol. LXXVII, p. 259 
(1908). 
» » Linding., Die Schildlaüse (Coceidae) Europas ece. 


p. 281 (1912). 


Habitat. —- Raccolta sulla Quercus ilex a Portomaurizio (Li- 
guria). 


“ ELENCO DELLE SPECIE DI COCCINIGLIE 


Lio we donarti scontrate tm ai 


SOTTOFAM. Diaspinae. 


I. — Gen. Aspidiotus Bouché. 

1) Aspidiotus hederae Vallot. — Sull’Edera e moltissime altre piante. 

2) » hedericola Linding. — Sull’Edera. 

3) » britannicus Newst. — Sull’Edera, sul Viburnum sp., sul Rham- 
nus alaternus. 

4) » lataniae Signor. — Sul Pandanus Yeitchi. 

5) » ligusticus Leon. — Sulla Vite. 

6) » cyanophylli Sign. — Sul Quajacum officinale, Anona muricata, 
Brachychiten acerifolium. 

7) » patavinus Berl. — Sul Prunus cerasus. 

8) > abietis Schk. — Sul Pinus silvestris. 

9) > ostraeformis Curt. — Sul Platano, Pioppo, Tiglio ecc. 

10) » zonatus (Frauenf.). — Sulla Quercus peduncolata e Q. pubescens. 

11) » pyri Licht. — Sul Pero. 

12) » labiatarum March. — Sulla Globularia cordifolia, sulla Stachys 
glutinosa e Teucrium capitatum. 

13) » lenticularis Linding. — Sull’Olivo, Populus tremula e Pistacia 
lentiscus. 


14) » viticola Leon. — Sulla Vite, 


1) 
2) 


3) 


1) 
2) 
3) 


1) 


1) 
2) 


— 210 — 


II. — Gen. Chrysomphalus Ashm. 


Chrysomphalus aonidum (Linn.) — Sulla Ruppelia grata e Artabotris odo- 


ratissima. 
, dictyospermi (Morg.) — Sugli Agrumi, Palme e moltissime 
altre piante. 
» degeneratus Leon. — Sulla Camellia. 
III. — Gen. Aonidiella Berl. e Leon. 
Aonidiella aurantii (Mask.). — Sugli Agrumi. 
taxus Leon. — Sul Taxus baccata. 
» inopinata Leon. — Sul Mandorlo e sul Pero. 


IV. — Gen. Aonidia Tare. 


Aonidia lauri Bouché. — Sui Lauri. 


V. — Gen. Hemiberlesia Cock. 
Hemiberlesia camelliae (Sign.). — Sull’Evonymo e moltissime altre piante. 
» subterranea Lind. — Su varie specie di Agropyrum. 
ephedrarum (Lind.). — Sull’Ephedra nabrodensis. 
Cecconii Leon. — Sull’ Osirys alba. 
Trabuti March. — Sull’ Ephedra nabrodensis. 
minima Leon. — Sulla Quercus ilex. 
» canariensis (Linding.). — Sulla Centaurea sp. 
VI. — Gen. Targionia Signor. 
Targionia vitis (Sign.). — Sulla Vite, Quercus sp., Arbutus unedo. 
> donacis Lind. — Sull’Arundo donax. 
nigra Sign, — Sulla Cineraria maritima. 
» distincta Leon. — Sulla Quercus robur. 
Iaapi (Linding.). — Sulla Genista pilosa. 
VII. — Gen. Leucaspis Targ. 
Leucaspis pusilla Low. — Su varie specie di Pinus. 
» pini (Hartig.). — Su varie specie di Pinus. 
? Signoreti Targ. — Sul Pinus laricio. 
» Riccae (Targ.) — Sull’ Olivo. 
x Loewi Colvée. — Su varie specie di Pinus. 
VII. — Gen. Parlatoria Targ. 
Parlatoria oleae (Colvée). — Sull’Olivo e molte altre piante fruttifere. 
zizyphi (Lucas). — Sugli Agrumi. 
Pergandii var. Camelliae Comst. — Sulle Camelliae e varie spe- 


cie di Croton, 


atte 


IX. — Gen. Lepidosaphes Schimer. 


1) Lepidosaphes pinnaeformis Bouché, — Sugli Agrumi e molte altre piante. 


2) » » var. oleae Leon. — Sull’Olivo. 

3) » ulmi (Linn.). — Sugli Agrumi e moltissime altre piante. 
4) » conchiformis (Gmel.). — Sull’Olmo e sul Fico. 

5) » Destefanii Leon. — Sulla Phyllirea media. 

6) » tubercolata Malen. — Sul Cymbidium tracyanum. 

7) » Gloverii (Pack). — Sugli Agrumi. 

8) » Newsteadi (Sule.) — Sul Pinus silvestris. 

9) » serrifrons (Leon.). — Sul Croton undulatum e ©. Majesticum. 
10) » ficifoliae Berl. — Sul Ficus carica. 

11) » » var. ulmicola Leon. — Sull’ Olmo. 


X. — Gen. Pseudoparlatoria Cock. 
1) Pseudoparlatoria parlatorioides Ckll. — Su pianta rimasta indeterminata. 
XI. — Gen. Pinnaspis Cock. 
1) Pinnaspis buri (Bouché). — Sul Phyllodendron pertusum. 
XII. — Gen. Diaspis Costa. 


1) Diaspis leperii Signor. — Sul Pero, Melo, Prugno ece. 


2) » Boisduvalü Signor. — Sul Pandanus utilis e P. odoratissimus. 
3) » bromeliae (Kerm.). — Sul Phoenix paludosa. 
4) > visci (Schr.). — Sul Cupressus pyramidalis, Thuya sp., Juniperus sp. 


5) » calyptroides (Costa). — Su Cactus sp. 
XII. — Gen. Aulacaspis Cock. 


1) Aulacaspis pentagona (Targ.). — Sui Gelsi e moltissime altre piante. 
2) » rosae (Bouché). — Su Rose sp. e Rubus sp. 


XIV. — Gen. Adiscodiaspis (March.). 
1) Adiscodiaspis erieicola March. — Sull’Erica arborea. 
XV. — Gen. Howardia Berl. e Leon. 


1) Howardia biclavis (Comst.) — Sull’Hematoxylon campechianum. 
2) » zamiae (Morg.). — Sulla Cicas revoluta. 


XVI. — Gen. Fiorinia Targ. 


1) Fiorinia fioriniae (Targ.). — Sulla Camellia japonica, sulla Kentia phoste- 
riana e Phitelephas klopstoki. 


OTOL 


u 


XVII. — Gen. Hemichionaspis Cock. 


1) Hemichionaspis aspidistrae (Sign.) — Sull’Aspidistra elatior, sul Cymbidium 
ensifolium e su Funchia sp. 


XVII. — Gen. Chionaspis Signor. 


1) Chionaspis evonymi Comst. — Sull’Evonymo japonica. 

2) > salicis (Linn.). — Sui Salici, Pioppi, Olmi ece. 
3) » etrusca Leon. — Sul Tamarix sp. 

4) > Berlesii Leon. — Sull Asparagus acutifolia. 


SoTTOFAM. Asterolecaniinae. 


I. — Gen. Asterolecanium Targ. 
1) Asterolecanium fimbriatum (Fonse.). — Sull’Hedera helix e su Arabis sp. 
2) » thesii (Dougl.). — Sul Pittosporum tobira, Templetonia re- 
tusa e Phagnalon sp. 
3) > aureum \Boisdy.). — Sull’Anthuriwm leoconerium e Celogine 
cristata. 
4) > variolosum (Ratz.). — Sulla Quercus sp. 
5) » quercicola (Bouché). — Sulla Quercus sp. 
6) » ilicicola (Targ.). — Sulla Quercus ilex. 


II. — Gen. Pollinia Targ. 


1) Pollinia Pollini Costa. — Sull’Olivo. 


III. — Gen. Lecanodiaspis Targ. 
1) Lecanodiaspis sardoa Targ. — Sul Cistus salviaefolius. 


SOTTOFAM. Hemicoccinae. 


I. — Gen. Kermococeus Silv. 
1) Kermococeus vermilio (Planch.). — Su varie sp. di Quercus. 
2) » roboris Fonse. — Su varie sp. di Quercus. 
3) » ilicis (L.). — Sulla Quercus ilex. 
4) » bacciformis Leon. — Su varie specie di Quercus. 


SOTTOFAM. Lecaniinae. 


I. — Gen. Saissetia Dephanch. 


1) Saissetia oleae (Bern.). — Sull’Olivo, Agrumi e moltissime altre piante. 
2) » hemisphaerica (Targ.). — Su Asparagus sp., Coffea sp., Cicas ecc. 


— 213 — 


II. — Gen. Eulecanium Ckll. 


1) Eulecanium corni (Bouché). — Sul Nocciuolo, sulla Vite, sulle Rose, ecc. 
2) » » var. robiniarum March. — Sulla Robinia pseudoacacia. 
3) » Cecconii Leon. — Sul Menispermum canadense. 
4) » ficinum Paoli. — Sul Ficus carica. 
5) » prunastri (Fonse). — Sul Prugno selvatico e sul Pesco. 
6) » coryli (Linn.). — Sul Noceiuolo, Tiglio, Acero, Ippocastano. 
7) » piligerum Leon. — Sul Prugno. 
8) » bitubercolatum (Targ.). — Sul Pero e sul Crataegus. 
9) > persicae (Fabr.). — Sulla Vite, sul Gelso, Eleagnus ecc. ecc. 
10) » sericeum Linding. — Sull’Abete bianco. 

Ill. — Gen. Sphaerolecanium Leon. 


1) Sphaerolecanium Emerici (Planch.). — Sulla Quercus robur e Q. suber. 
IV. — Gen. Physokermes Targ. 


1) Physokermes abietis (Geoffr.). — Sull’Abete rosso. 


V. — Gen. Coccus L. 
1) Coccus hesperidum (Linn.). — Sull’Edera, Lauro, Agrumi e molte altre 
piante. 


VI. — Gen. Eucalymnatus CkIl. 


Eucalymnatus tesselatus (Sign.). — Sul Pterospermum acerifolium, Kentiae e 
altre Palme. 


VII. — Gen. Lecanopsis Targ. 
1) Lecanopsis brevicornis Newst. — Raceolto entro il terreno. 
2) » mirmecophila Leon. — Raccoito in un nido di Tetramorium coe- 

spitum. 

VIII. — Gen. Pulvinaria Targ. 
1) Pulvinaria Vitis (Linn.). — Sulla Vite. 
2) » floccifera (Westw.). — Sull’Evonimo, Pittosporum, Podocarpus ece. 
3) > mesembrjanthemi (Vallot). — Su Mesembryanthenum sp. 

IX. — Gen. Philippia Targ. 


1) Philippia oleae (Costa). — Sull’Olivo. 


— 214 — 


X. — Gen. Euphilippia Berl. e Silv. 


1) Euphilippia olivina Berl. e Silv. — Sull’Olivo. 


XI. — Gen. Lichtensia Sign. 


1) Lichtensia viburni Sign. — Sull’Edera e sul Viburnum timus. 


XII. — Gen. Eriopeltis Sign. 


1) Eriopeltis festucae (Fonse.). — Su Festuca sp. 


XII. — Gen. Ceroplastes Gray. 


1) Ceroplastes rusci LL. — Sul Ficus carica, Vite, Lentisco, Mirto ece. 


2) » 


Bra 


nerii Newst. — Sul Nerium oleander. 
sinensis Del Guercio. — Sugli Agrumi e moltissime altre piante. 


XIV. — Gen. Aclerda Sign. 


1) Aclerda Berleseii Buffa. — Sull’Arundo donax. 


SOTTOFAM. Pseudococcinae. 


I. — Gen. Phenacoecus Ckll. 
1) Phenacoccus graminicola Leon. — Su Graminacea sp. 
2) » formicarum Leon. — Raccolto in un nido di Pheidula palli- 
dula Nyl. 
II. — Gen. Pseudococeus Westw. 
1) Pseudococeus citri (Risso). -— Sugli Agrumi e altre piante. 
2) » nicotianae Leon. — Su Nicotiana Colossea e N. macrophilla X 
N. Colossea. 

3) » myrmecarius Leon. — Raccolto in un nido di Camponotus sp. 
4) cycliger Leon. — Raccolto in un nido di Aphenogaster testa- 
ceo-pilosus. 

5) » diminutus Leon. — Sul Phormium tenax. 

6) adonidum (Linn.) — Sugli Agrumi e su numerosissime altre 
piante specie su quelle coltivate in serra. 

7) > longipes Leon. — Sull’Alocasia macrorica. 

8) » notabilis Leon. — Sul Myoporum tubercolatum e su Nico- 
tiana sp. 

9) » Vitis Nidielsk. — Sulla Vite. 

10) » ficus (Sign.). — Sul Ficus carica 


— 215 — 


III. — Gen. Ripersia Sign. 


1) Ripersia libera Leon. — Su una specie di graminacea. 
2) » inquilina Leon. — Raccolta in un nido di Formica rimasta inde- 
terminata. 
3) > hypogea Leon. — Raccolta scavando il terreno. 
4) > Silvestrii Leon. — Raccolta in un nido di Plagiolepis pygmaea (Latr.). 
5) » Sardiniae Leon. — Raccolta in un nido di Solenopsis sp. 
6) » montana Newst. — Raccolta su una graminacea. 
IV. — Gen. Rhizoeeus Künck. 
1) Rhizoecus falcifer Künk. — Su alcune Palme e su varie specie di Phor- 
mium. 
V. — Gen. Eriococeus Targ. 


1) Eriococcus Araucariae Mask. — Sull’Araucaria excelsa. 


2) » cactearum Leon. — Su Cereus sp., Mamillaria sp., Echinopsis sp. 
3) » ericae Sign. — Sull’Erica. 
4) » latialis Leon. — Su pianta rimasta indeterminata. 
5) » Bezzii Leon. — Sul Rhododendron ferrugineum. 

VI. — Gen. Micrococcus Leon. 
1) Micrococcus Silvestrii Leon. — Raccolto in ridi di Tapinoma erraticum. 
2) » similis Leon. — Sulle radici di piante di Grano. 


VII. — Gen. Trabutina March. 


1) Trabutina elastica March. — Sulla Tamarix africana. 


VII. — Grn. Ceroputo Sule. 


1) Ceroputo superbus Leon. — Su varie specie di Graminacee. 
IX. — Gen. Gossyparia Sign. 
1) Gossyparia spuria (Modeer). — Su varie specie di Ulmus. 


X. — Gen. Nidularia Targ. 


1) Nidularia pulvinata (Planch.) — Sulla Quercus ilex. 


SOTTOFAM. Ortheziinae 


I. — Gen. Orthezia Bose 
1) Orthezia insignis Doug]. — Su Coleus sp. e su altre piante. 
2) » Martellii Leon. — Su alcune Graminacee. 


3) » Urticae (Linn.). — Sull’Ortica. 


SOTTOFAM. Margarodinae. 


I. — Gen. Margarodes Guild. 


1) Margarodes mediterraneus Silv. — Su Cynodon sp. di cui sugge le radici. 


SOTTOFAM. Monophlaebinae. 
I. — Gen. Icerya Sign. 
1) scerya Purchasi Mask. — Sugli Agrumi e numerose altre piante. 


II. — Gen. Monoplaebus Leach. 


1) Monoplaebus serratulae (F.) — Sulla Medicago, Vicia, Triticum, Papaver, 
Anthemis ecc. 


ANNA FOA 


L’epitelio dell’ intestino medio nel baco da seta 


sano e in quello malato di flaccidezza. 


Mi sono proposta di studiare più esattamente di quanto siasi 
fatto finora, le lesioni anatomiche che si riscontrano nei bachi 
da seta malati di flaccidezza, non colla speranza di poter trovare 
in tal modo la causa della malattia — chè purtroppo una lunga 
schiera di insigni ricercatori si è affannata inutilmente intorno 
a questo soggetto, — ma collo scopo di penetrare più addentro 
nella natura di questo flagello, che è il più gran nemico della 
bachicoltura in molte regioni d’Italia e tuttavia non è ancora 
nettamente caratterizzato. Infatti il Verson che ha speciale com- 
petenza sull'argomento nella recentissima edizione del suo trat- 
tato « Il filugello e l’arte di governarlo » (10) così si esprime in 
proposito: « Le difficoltà incominciano dai segni esterni della 
malattia i quali oltre che variare di caso, ordinariamente si pa- 
lesano quando le alterazioni interne sono già tanto gravi, che 
ogni soccorso torna inutile ». « I segni esterni della flaccidezza 
dicono solo questo: che essa uccide in uno spazio relativamente 
breve e che i cadaveri delle vittime passano in rapida putredine ». 
Qualche cosa di più si sa delle alterazioni interne ma anche qui 
le cose son ben lontane dall’essere precisate. 

Cito ancora dal trattato del Verson: « La diminuzione nel 
numero dei globuli sanguigni, la presenza di granulazioni adi- 
pose disseminate pei vari tessuti, l’ aspetto dei vasi renali, sono 
fenomeni che non hanno un significato ben determinato. Ma la 
nostra attenzione è fermata in maniera singolare dalle alterazioni 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 15 


ae OE hs ee 


evidenti che ha subito il tubo intestinale anche nei gradi inci- 
pienti del male. 

Lo stomaco ne è colpito più di ogni altra parte. E lo si 
scorge tosto nelle sue pareti appannate le quali lasciano traspa- 
rire un verde sbiadito in luogo del colore vivace, che in condi- 
zioni normali tramanda la foglia contenuta. 

Per lo più la porzione anteriore di esso si presenta più dila- 
tata della posteriore: e lo si trova vuoto soltanto in quei bachi 
che furono colti dal morbo quando avevano raggiunta la matu- 
rità o quando stavano impegnati nel processo di una muta. Ma 
in tutti i casi è rammollita la mucosa ed ingrossata la membrana 
anista, la quale nondimeno ha perduta la naturale consistenza di- 
ventando opaca e torbidiccia. E allo stesso tempo scema rapida- 
mente la alcalinità fisiologica dell'umore gastrico per scomparire 
via via e trasmutarsi in acida; e le tonache ventricolari sempre 
più s’intorbidano e si rammolliscono; e la mucosa con l’anista si 
spappola in tenue poltiglia; e la muscolare offesa nella sua conti. 
nuità lascia uscire il contenuto putrescente, che porta la corru- 
zione da un viscere all’altro ». 

Maggiori particolari per quanto si riferisce alle alterazioni 
anatomiche dovute alla flaccidezza, per quanto io so, non si tro- 
vano in nessun autore. 

Volendo procedere ad un esame comparativo degli organi del 
baco sano e del baco malato, ho incominciato naturalmente a stu- 
diare il tubo intestinale che sembras la ede principale della malattia. 


ook ook 


Materiale e metodi di ricerche. — Tutti i bachi che mi sono 
serviti per questo lavoro erano della razza giallo indigeno. I 
primi esaminati appartenevano ad un allevamento primaverile, 
nel quale la malattia si manifestò tardivamente e non fece grande 
strage e molti bachi riuscirono a tessere un bozzolo regolare. 
Le ricerche ulteriori furono eseguite con bachi di un allevamento 
estivo ottenuto da seme trattato con acido cloridrico. In questo 
allevamento la malattia si manifestò più precocemente e quasi 
tutti gli individui perirono. Entrambi gli allevamenti furono fatti 
nell’ Istituto Bacologico di Portici, dove ho compiuto la maggior 
parte di questo lavoro. 

L'esame a fresco, in soluzione fisiologica di cloruro di sodio 
o in picrocarminio, da principio non mi ha rivelato niente di 


— 219 — 


più di quanto già si sapesse sulle alterazioni degli organi dei 
bachi malati, perciò mi sono valsa più specialmente delle sezioni. 

Ho adoperato per lo più come fissativo il liquido di Leeuwen (1) 
che mi è sempre risultato il migliore per la conservazione 
degli Artropodi, e che in questo caso mi ha dato la più buona 
fissazione. In questo liquido, a freddo, ho immerso i bachi sani, 
della 5* età per due o tre ore, poi li ho tagliati in tre pezzi, e 
ve li ho lasciati ancora per 3 o 4 giorni. Li ho poi lavati ripe- 
tutamente e a lungo in alcool forte ed inclusi in paraffina Ho 
ottenuto in tal modo bellissime sezioni, ma prima di includere i 
pezzi in paraffina ho dovuto a volte nei bachi molto avanzati 
nello sviluppo, tirar via colle pinzette, i serbatoi delle ghiandole 
della seta che si erano induriti fortemente e non avrebbero 
potuto esser tagliati in fette sottili. Ho colorito le sezioni con 
emallume ed eosina, con ematossilina ferrica di Heidenhain, con 
carminio. In seguito, per mettere meglio in evidenza la struttura 
delle cellule, ho fissati gli intestini isolati, estratti rapidamente 
dai bachi anestetizzati con etere solforico, in liquido di Her- 
mann (2); li ho tenuti nel fissativo fino a 24 ore, a volte taglian- 
doli semplicemente in 2 o 3 porzioni, a volte aprendo ognuno 
dei pezzi con un taglio longitudinale. Con quest’ultimo mezzo 
credevo di facilitare la fissazione, ma non ho ottenuto nessun 
vantaggio notevole. Ho colorito le sezioni con safranina e verde 
luce. In seguito, per ragioni che dirò più avanti, ho anche se- 
zionato bachi della prima età, appena nati o di uno o due gior- 
ni. Per questi ho avuto ottimi risultati col liquido di Leeuwen, 
mantenuto per qualche ora alla temperatura di circa 40°, poi a 
freddo per un giorno o due. I piccoli bachi si sezionavano be- 
nissimo tutti interi. Invece non sono riuscita affatto a fissarli in 
modo soddisfacente con nessuna delle usuali miscele a base di 
acido osmico, pur introducendoli nel fissativo dopo aver tolto via 
la testa per aiutare la penetrazione del liquido. La colorazione 
colla safranina mostrava ad evidenza che la fissazione non era 
riuscita, perchè i nuclei si colorivano bene in rosso nel tratto 
anteriore e di mano in mano sempre peggio, finchè l’ultimo tratto 
restava del tutto scolorito. 


(1) Acido picrico sciolto in alcool assoluto 1 °/, parti 6, cloroformio p, 1, 
formalina p. 1, acido acetico p. mezza o meno. 3 

(2) Cloruro di platino 1 °/, parti 15; acido osmico 2 °/ parti 4; acido 
acetico glaciale parti 1. 


= 


Ho estratto allora gli intestini da bachi giovanissimi, toglien- 
do all’animale la testa, poi praticando coll’ago un taglio dei te- 
gumenti un po’ al di sopra dell’ultimo paio di zampe addominali, 
e tirando quest’ultima porzione in modo da far uscire dal corpo 
Vintestino. L’operazione riusciva molto facilmente, gli intestini 
venivano fissati in liquido di Hermann e coloriti con safranina 
e verde luce. I preparati riuscivano a volte brillanti, ma con- 
frontandoli con quelli dei bachi interi, fissati col liquido di Leeu- 
wen, mi son potuta accorgere che lo stiramento esercitato per 
estrarre l’intestino bastava ad alterare la forma delle cellule, e 
quindi non ho insistito con questo metodo che a tutta prima mi 
era apparso soddisfacente. 

Ho anche sezionato qualche embrione. Le uova erano state 
fissate con alcool a 90° bollente, sgusciate e imparaffinate. 


Confronto tra l’epitelio dell'intestino medio di bachi sani e di 
quelli malati di flaccidezza. — Nelle sezioni dell’ intestino medio 
dei bachi sani, le cellule dell’epitelio intestinale, come è noto, si 
presentano sotto due aspetti differenti: aleune hanno forma più 
o meno somigliante ad un calice, altre hanno figura di cilindro 
o di clava: le prime e le seconde si alternano quasi regolarmente. 

Questa disposizione che è quella descritta da tutti gli autori, 
è stata infatti da me riscontrata in tutti i bachi sani che ho esa- 
minati, (V. Tav. I fig. 1, Tav. II fig. 1: le cellule cilindriche od 
a clava sono indicate colle lettere c. ci, le cellule caliciformi colle 
lettere c. ca). Più avanti mi intratterò estesamente sul significato 
di questi due aspetti differenti. Ora invece mi preme notare che 
il primo baco flaccido che ho sezionato, mi si è presentato sotto 
un aspetto completamente diverso riprodotto nella fig. 4 di Tav. I. 

L’epitelio intestinale a tutta prima appare ancora in buone 
condizioni, le cellule epiteliali sono benissimo conservate, la mu- 
scolatura non è visibilmente alterata, ma il confronto col baco 
sano fa vedere che mancano del tutto le cellule caliciformi. Si 
noti che le sezioni del baco sano e di quello malato, tutti e due 
della 5° età, corrispondono presso a poco alla stessa porzione di 
intestino medio, quella compresa tra il 5° ed il 6° anello addo- 
minale, e sono ottenute cogli stessi metodi di fissazione e di co- 
lorazione. Naturalmente non si poteva trarre nessuna conclusione 


senza estendere le ricerche, e per questo ho sezionato molti altri 
bachi flaccidi. Ho avuto reperti sempre paragonabili a questo 
primo ottenuto. 

Infatti l'intestino di un secondo baco flaccido presentava an- 
cora lo stesso fenomeno, cioè la mancanza delle cellule calicifor- 
mi. Un tratto della sezione trasversale di questo intestino è rap- 
presentato nella fig. 2 (Tav. I) Quivi l’epitelio appare disteso 
mentre negli altri due casi descritti formava delle pieghe, ma si 
sa che le pieghe dell’intestino hanno carattere transitorio, quindi 
questa differenza non ha alcun significato. Per verificare se la 
mancanza delle cellule caliciformi fosse totale o limitata ad una 
parte, ho avuta la pazienza di sezionare tutto quanto I intestino 
medio di questo secondo baco flaccido. Ho trovato dovunque lo 
stesso aspetto; nell’ultimo tratto, quello più vicino all’intestino po- 
steriore, le cellule erano più allungate, ma sempre soltanto di 
aspetto cilindrico, e comparivano le pieghe mancanti nel tratto 
precedente in tutto l’intestino medio. Tra Vuna e l’altra cellula 
si vedevano spesso degli spazi chiari; la membrana peritrofica 
(nella figura segnata per) era ispessita enormemente, e si presen- 
tava come costituita da molti strati, paralleli alla superficie li- 
bera delle cellule. In qualche punto tra l’epitelio e la peritrofica 
si potevano distinguere le goccioline coagulate di secreto pro- 
dotto dalle cellule intestinali. Un reperto singolare, che ho tro- 
vato solo in questo baco, ma, in questo, molto diffuso per tutta 
la lunghezza dell’intestino è costituito da cellule allungate, iso- 
late disposte nello spessore della peritrofica sempre nella stessa 
direzione, cioè coll’asse maggiore parallelo alla superficie del 
lume intestinale (Tay. I fig. 2 c ?). Assai sono rimasta incerta sul 
significato di queste cellule ed ancora non sono in grado di dare 
ad esse un’interpetrazione sicura. Ricordando di aver letto nel 
trattato del Verson (10) sopra citato (pag. 316) che il Prof. Tigri 
in bachi malati di macilenza aveva creduto di ravvisare. delle 
Gregarine (1) ho pensato che queste cellule per la loro forma e 
per il modo di presentarsi potevano ben ricordare tali Protozoi 
e forse il Tigri aveva avuto sott'occhio qualche cosa di simile. 
Ho cercato accuratamente in tutte le sezioni qualche figura più 
chiara che rivelasse la struttura caratteristica delle Gregarine, 
ma non sono riuscita a trovarla, come non ho trovato nessuna 


(1) Non ho potuto trovare il lavoro originale del Tigri. 


— 222 — 


figura che potesse riferirsi ad un altro Protozoo. Ritengo, che si 
tratti di cellule epiteliali distaccatesi dall’ intestino e profonda- 
mente alterate. 

Un aspetto alquanto diverso da quelli finora descritti pre- 
sentava l'intestino di un altro baco flaccido (Tav. I fig. 3), nel 
quale la malattia evidentemente era ad un grado meno avanzato 
di quello degli altri duc bachi. Come dimostra la figura, in que- 
sto esistono ancora tanto le cellule cilindriche che le caliciformi, 
ma invece di essere alternate quasi regolarmente, come nei bachi 
sani, le cellule cilindriche sono in numero senza paragone supe- 
riore. Di più le cellule caliciformi invece di avere la loro super- 
ficie basale allo stesso livello di quella delle cellule cilindriche, 
appaiono sempre più in alto, a volte ancora riunite alla base da 
un picciolo, a volte completamente distaccate; a volte si trovano 
adirittura verso la superficie libera dell’epitelio. Ciò dimostra che 
si distaccano e si separano dalle altre. Attorno ad ogni cellula 
caliciforme si forma uno spazio chiaro ove sembra di vedere una 
sostanza assai difficilmente colorabile. E’ notevole il fatto che in 
questo intestino la secrezione del succo intestinale è attivissima, 
ed evidentemente dovuta alle cellule cilindriche, le quali dalla 
superficie libera lasciano uscire le goccioline di secreto (se) che 
più in alto poi si vedono in forma di sfera costituire uno strato 
molto spesso. In questo baco la peritrofica (non rappresentata 
nella figura), è enormemente ingrossata, e, come nel caso sopra 
descritto, mostra una stratificazione ben spiccata. Aderenti alla 
peritrofica dal lato che guarda il lume dell’intestino, ed anche 
intercalate tra i vari strati, si trovano colonie di batteri viva- 
mente coloriti coll’ematossilina; essi non riescono ad attraversare 
tutta la membrana ed a trovarsi a contatto colle cellule epiteliali. 

Non ho riprodotto nelle tavole le sezioni Yelative agli inte- 
stini degli altri bachi flaccidi da me studiate perchè avrei avuto 
figure assai poco dissimili da quelle ora descritte. In tutte quanti 
ho osservato la scomparsa più o meno completa delle cellule ca- 
liciformi, in alcuni le cellule cilindriche erano assai ristrette; la 
loro secrezione appariva a volte abbondantissima. 

Di altri bachi flaccidi non ho fatto sezioni, ma ho esaminato 
frammenti di epitelio intestinale a fresco col picrocarminio, ed 
ho riscontrato sempre gli stessi fatti. 

Quanto ho detto finora si riferisce a bachi del primo alleva- 
mento che sali al bosco ai primi di giugno. 


— 223 — 


Nel mese di agosto ho esaminati altri bachi sani e flaccidi, 
facendo i preparati degli intestini isolati come ho detto prece- 
dentemente. Le figure 1, 2 e 3 della tavola II rappresentano ap- 
punto alcuni di questi preparati. Le figure 1 e 2 sono tolti da 
due bachi differenti della 5* età fissati mentre mangiavano ed 
almeno apparentemente erano sani; la fig. 3 è tolta da un baco 
della stessa eta, di grossezza eguale ai precedenti, ma già evi- 
dentemente malato. Se si confrontano le une e le altre si vede 
che nelle prime due, le cellule caliciformi (c. ca) sono tanto nu- 
merose quanto le cilindriche, nella terza invece sono assai più 
rare ed evidentemente alterate, appaiono assai assottigliate e con 
una cavità interna limitata. Debbo però notare che in questo baco 
flaccido la parte anteriore dell’ intestino medio (non rappresen- 
tata nelle figure) presentava un’ alterazione meno spiccata delle 
cellule caliciformi. 


Come si debbono interpretare i due aspetti delle cellule epiteliali 
dell’ intestino medio. — Dal confronto dell’ intestino dei bachi sani 
con quello dei bachi malati è risultato che mentre nei primi le 
cellule appaiono in parte cilindriche e in parte caliciformi, nel 
secondo le cellule caliciformi sono alterate o scomparse, in parte 
o del tutto. Non si può tentare una spiegazione qualunque di 
questo fatto senza risollevare la questione, già tanto dibattuta 
dagli scienziati, dell’ esistenza o meno di un dimorfismo nelle 
cellule epiteliali dell’ intestino degli insetti. 

Per quanto intorno a questo argomento esista già una lette- 
ratura estesissima, non si può dire che sia stata pronunciata la 
parola definitiva, perchè studi recenti hanno mutato le opinioni 
che erano più generalmente accettate. 

Non è qui il luogo di rifare tutta la stori a della questione; 
per quanto interessa specialmente I’ intestino del filugello, basta 
prender le mosse dal magistrale lavoro del Verson « L’ evolu- 
zione del tubo intestinale del filugello » (9) dove si trova citata 
estesamente la letteratura relativa. Il Verson dopo aver descritto 
i vari aspetti presentati dalle cellule epiteliali dell’ intestino del 
baco da seta scrive (pag. 18): « Quando di età in età appariscono 
intiere zone dell’ epitelio di eguale ubicazione, ora coi caratteri 
di elementi protoplasmatici, ora con quelli di cellule mucipare, 


— 224 — 


o miste tra una specie e l’altra o costituite finalmente con im- 
mensa prevalenza da calici vuoti, bisogna pur conchiudere che 
le cellule protoplasmatiche rappresentano forme puramente tran- 
sitorie, e che il destino ad esse comune consiste nel subire una 
serie di mutazioni per cui diventano prima organi secernenti e 
sono convertite poi in calici. Il nome col quale vanno distinte 
non fa che precisare una determinata fase evoluzionale negli ele- 
menti dell’ epitelio ond’ è rivestito |’ intestino medio; una fase che 
passa del resto con più o meno rapidità, di volta in volta ». 

E più avanti (pag. 23), in seguito ad una descrizione minuta 
di varie fasi della secrezione: « Dopo di ciò ho appena bisogno 
di manifestare espressamente la sicura convinzione, attinta a 
molte migliaia di preparati che nella larva del filugello le cellule 
a calice non sono nè formazioni permanenti con caratteri di sta- 
bilità nè sono suscettibili di rigenerazione in modo da riprodurre 
le parti versate fuori e da ricuperare |’ aspetto di cellule integre ». 

Dopo il Verson, il Nazari nelle sue ricerche sulla struttura 
digerente e sul processo digestivo del Bombyx mori allo stato 
larvale (6) (lavoro uscito nell’anno successivo a quello del Verson) 
descrive le cellule cilindriche e le cellule caliciformi e la loro 
alternanza perfetta e aggiunge: « Questa perfetta alternanza è 
difficile a spiegarsi ove si attribuisca alle cellule caliciformi il 
significato di formazioni transitorie che hanno generalmente e 
sembra più probabile che le cellule caliciformi, pur derivando da 
cellule cilindriche, rimangano tali durante un’intera età larvale. » 

Molti altri autori che precedentemente, per altri insetti ave- 
vano studiata la questione erano venuti a conclusioni analoghe 
a quella del Verson, e infatti nel trattato del Berlese sugli 
Insetti (1) si legge « È stato lungamente discusso circa i rap- 
porti di queste cellule con diversi aspetti. La primitiva idea 
che nell’ epitelio del mesenteron vi fossero cellule differenti tra 
loro morfologicamente e fisiologicamente ed ancora di diversa 
origine è omai abbandonata dopo che i begli studi del Bizzozero, 
del Verson, del Visart, del Mingazzini tra i nostrali e di altri 
stranieri hanno dimostrato che la cellula è sempre la stessa dalla 
cripta alla sua ultima fase caliciforme. » 

La questione sembrava adunque definitivamente risoluta, ma 
invece, almeno per quanto si riferisce alle larve dei Lepidotteri, 
il Deegener in seguito alle sue ricerche sulla Deilephila euphor- 
biae (3), è venuto a risultati del tutto opposti. Le conclusioni del 


anon 
Deegener sono ampiamente riassunte dall’ autore stesso nel ca- 
pitolo « Der Darmtraktus und seine Anhänge » che fa parte del 
manuale di Entomologia di Schröder (4) i cui primi fascicoli 
comparvero nel 1912 e 1913. Quivi sono anche riportate alcune 
delle figure del lavoro originale. Dal citato capitolo traduco i 
periodi seguenti: « L’ epitelio sempre semplice del mesenteron 
degli insetti consiste o di una sorta di cellule le quali servono 
tanto alla formazione del secreto quanto all’ assorbimento, o di 
due sorta di cellule entrambe certamente secretrici, per quanto 
i loro secreti siano diversi. In tal caso le cellule che si incon- 
trano costantemente nel mesenteron e che secondo il parere con- 
corde di molti autori di regola segregano sfere di secreto che 
possono conservare ancora per lungo tempo la loro forma nel 
lume intestinale devono essere riunite sotto un determinato nome 
(Cellule cilindriche secondo Frenzel, Sferociti secondo Deegener) 
e distinte da quelle (cellule a calice secondo Leydig, List, cali- 
cociti secondo Deegener), sviluppate solo in alcuni esapodi (larve 
di Lepidotteri, Cetonia aurata, Gryllotalpa, Effemeridi, Eschnidi) 
il cui diffuso secreto acidofilo non appare mai in forma di sfera. 
Su questa separazione bisogna tanto più insistere in quanto che 
calicociti e sferociti sono due sorta di cellule senza dubbio di- 
verse morfologicamente e fisiologicamente, tra le quali non esi- 
stono gradi di passaggio ». 

Quasi contemporaneamente a quelli di Deegener nel 1911, 
comparvero altri due lavori riguardanti la nutrizione dei Lepi- 
dotteri dove però la questione delle due sorta di cellule non 
è nemmeno trattata. Uno di questi è una breve nota del Por- 
tier (7) sulla digestione fagocitaria della Nonagria typhae, 
Lepidottero che passa un periodo della vita larvale negli steli 
della Typha latifolia; V altro è una Memoria del Bordas (2) con 
tavole e figure, dove sono descritti molti intestini di larve di Le- 
pidotteri. Per quanto |’ A. citi nella bibliografia ilavori del Dee. 
gener, non li discute affatto; nelle sue figure le cellule del me- 
senteron appaiono uniformi. 

Ancora nel 1911 il il Jordan (5) in una relazione presentata 
alle Verh. der deutsch. Zool. Gesell., basata in parte su osser- 
vazioni proprie, in parte su ricerche di Steudel, tratta della fun- 
zione secretiva ed assorbente delle cellule intestinali dei verte- 
brati e sopratutto degli insetti. Quivi, dopo aver parlato dei vari 
modi di digestione in vari gruppi di invertebrati conchiude che 


| 
bo 
bo 
Se 
| 


« mentre in quasi tutti gli invertebrati (e vertebrati) che hanno 
digestione estracellulare si trovano cellule assorbenti accanto a 
cellule ghiandolari, che sempre per il loro aspetto si possono di- 
stinguere l’una dall’ altra, negli insetti avviene il contrario Salvo 
alcuni casi come p. es. nelle larve di Plychoptera contaminata 
descritte da Van Gehuchten (l’ A. non cita ancora il Deegener) 
le cellule dell’ intestino medio degli insetti sono eguali tra loro. 
La loro identità risulta da una serie di osservazioni: così Bie- 
dermann vide in tutte le cellule dell’ intestino medio delle larve 
di Tenebrio molitor, senza eccezione, delle riserve di albumina; 
la contessa di Linden trovò nelle larve di Vanessa tutto | epi- 
telio dell’ intestino medio e anche quello dell’ intestino posteriore 
fittamente riempito di goccioline di sostanza colorita (clorofilla) ». 
Il Jordan e lo Steudel nella Blatta, mediante iniezioni di solu- 
zioni di sali di ferro nella cavità del corpo, dimostrarono. che 
l’ assorbimento viene fatto dalle stesse cellule che secernono. 

Lo studio dell’ assorbimento e secrezione nell’intestino degli 
insetti venne poi ripreso e completato dallo Steudel, il quale nel 
1915 pubblicò i resultati delle sue ricerche (8). Egli estese ad 
altri insetti, cioè Carabus auratus, Myrmeleon formicarius, Me- 
lolontha vulgaris, Gryllotalpa vulgaris, Bombus terrestris, Vespa 
vulgaris, i procedimenti già usati per la Blatta, vale a dire il 
nutrimento degli animali con sali di ferro, le iniezioni di sali di 
ferro e la combinazione di questi due mezzi di ricerca. Trovò 
che alle reazioni col ferro si prestano meglio i carnivori e gli 
onnivori, e quegli insetti che come gli Imenotteri prendono ali- 
menti liquidi; minor successo ottenne cogli erbivori, cioè Melo- 
lontha e Gryllolalpa. Conchiude che « il più importante resultato 
è la doppia funzione (absorzione e secrezione) delle cellule attive 
dell’ epitelio intestinale le quali possono trovarsi in due stadi 
quello di absorzione e quello di secrezione Tra i due possono 
trovarsi stadi di passaggio. » 

Considerando questo lavoro di Steudel si può dire che es- 
senzialmente esso non contraddice al Deegener, come parrebbe a 
primo aspetto, perchè anche il Deegener ammette che le cellule 
cilindriche (sferociti) siano capaci di assorbire e secernere; di 
più il Deegener troverebbe altre forme di cellule forse soltanto 
secernenti (calicociti) che però non si trovano in tutti gli insetti. 

(li insetti che secondo il Deegener avrebbero le due sorta 
di cellule, non sono compresi tra quelli studiati dallo Steudel, ad 


Pe 


eccezione del Gryllofalpa che però è uno di quelli che ha dato 
allo Steudel le reazioni più incerte. 

Tutto sommato sembrerebbe di poter conchiudere che la 
maggior parte degli insetti hanno una sola sorta di cellule nel. 
l’ epitelio del mesenteron, e alcuni, tra cui le larve dei Lepidot- 
teri, e quindi il baco da seta, ne hanno due. 

Senonchè nel recente trattato del Verson (10) I’ autore con- 
serva in proposito la stessa opinione da lui espressa nel suo la- 
voro precedentemente citato (9). 

Ho così dovuto riprendere a considerare la questione perchè, 
per spiegare il fatto da me messo in luce che nella flaccidezza 
scompaiono le cellule caliciformi, se si ammette che esse siano 
un aspetto speciale delle cellule cilindriche, sapendo che nella 
fiaccidezza la secrezione del succo gastrico è, almeno per qual- 
che tempo, conservata (come si può vedere anche nei preparati, 
e come dimostra per esempio la fig. 3 a Tav. I) bisogna con- 
cludere che tutto il processo di secrezione sia così profondamente 
ed intrinsicamente modificato, da produrre nelle cellule che lo 
compiono manifestazioni del tutto diverse dalle usuali. Viceversa, 
se le cellule caliciformi e le cilindriche sono due sorta differenti, 
basta ammettere che una di esse abbia una minore resistenza 
contro agente ancora incognito che è causa della flaccidezza 
per capire come possa scomparire prima dell’ altra. 

Prima di accogliere l’ una o V altra di queste due interpre- 
tazioni io mi sono posta i seguenti quesiti: 1.° stabilire quando 
cominciano a distinguersi le due sorta di cellule; 2.° verificare se 
si presentino o no egualmente distinte in tutte le fasi della di- 
gestione; 3.° ricercare nella struttura stessa delle due sorta di 
cellule o l’ esistenza di stadi di passaggio tra le une o le altre, 
o possibilmente, qualche carattere che permetta di meglio in- 
dividualizzarle. 

Ho incominciato a studiare le sezioni di bachi fissati imme- 
diatamente dopo la nascita, coi metodi sopra indicati. In questi 
bacolini, orientati convenientemente, è facile avere sezioni lon- 
gitudinali che comprendano tutto quanto l’ intestino, o almeno 
tutto I’ intestino medio, dalla valvola cardiaca a quella pilorica. 
Si vede così che tanto attorno alla valvola cardiaca quanto attorno 
alla valvola pilorica vi è un anello di cellule cilindriche senza 
le cellule caliciformi; l’anello anteriore ha uno spessore più grande 
di quello posteriore, 


— 228 — 

Su tutto il tratto compreso tra i due anelli le cellule cilin- 
driche e le caliciformi si alternano quasi dovunque regolarmente, 
è raro il caso di vedere due o più cellule cilindriche vicine l’una 
all’ altra; non ho riscontrato mai due cellule caliciformi conse- 
cutive. 

Ma se l'alternanza regolare delle due cellule è costante, tut- 
tavia l’ aspetto dell’ intestino medio, nei bachi appena nati è al- 
quanto diverso nei due terzi anteriori e in quello posteriore. Nei 
due terzi anteriori (Tav. I fig. 5) le cellule che chiamo cilindri- 
che per uniformarmi alla nomenclatura generalmente usata da- 
gli autori, in realtà si presentano a forma di clava, cioè più ri- 
strette alla base, più rigonfiate verso l’ estremità libera. I nuclei 
sono ovali allungati, disposti circa alla metà dell’ altezza della 
cellula, tutti perfettamente allineati. Il protoplasma al disotto del 
nucleo si presenta assai denso, a volte vi si possono scorgere, 
più o mene nettamente dei filamenti longitudinali; al di sopra del 
nucleo appare meno denso con numerosi vacuoli: in qualche pre- 
parato i vacuoli si estendono anche al di sotto del nucleo. Lo 
straterello di protoplasma più superficiale è di nuovo un po’ più 
denso. Al di sopra di questo straterello in alcuni punti del pre- 
parato si distingue molto bene su ciascuna cellula una sorta di 
ciuffetto che evidentemente rappresenta il margine ciliato o vab- 
dorio il quale apparirà molto più netto negli stadi un po’ più 
avanzati (rab.). La peritrofica non si distingue, forse è già for- 
mata, ma sottilissima. Apparentemente a contatto col rabdorio 
(forse separato da esso per mezzo della peritrofica sottilissima) 
si scorge il pigmento oscuro delle cellule della membrana sierosa, 
che il baco ha ingoiato nell’ uscire dall’ uovo (p. sie.). 

Le cellule che si alternano colle cilindriche sono quelle che, 
ancora per uniformarmi alla nomenclatura usuale, chiamerò ca- 
liciformi, per quanto siano calici in cui l’ apertura è strettissima 
o forse manca del tutto (questo particolare non si può decidere 
colle sezioni dove non si è mai certi di aver tagliato la cellula 
proprio lungo il suo asse longitudinale). In queste cellule (fig. 5 
c. ca) il nucleo è ancora ovalare, ma a volte meno allungato di 
quello delle cellule cilindriche. È situato o alla base o a poca 
distanza da essa. Il protoplasma circonda il nucleo per una zona 
limitatissima; a formare le pareti della cavità che costituisce il 
lume del calice contribuisce uno straterello di protoplasma diffe- 
renziato, che nei preparati colorati con ematossilina ed eosina si 


— 229 — 


colora in rosa un po’ più intenso del secreto che occupa la ca- 
vità del calice, nei preparati coloriti con safranina e verde luce 
si colora in verde. Denomino questo strato strato interno (str. 
in. in fig. 5, 8 e 10 di Tav. I; fig. 1,2 e 5 di Tav. ID. Non sem- 
pre questo strato si distingue nettamente, ma molte volte è evi- 
dentissimo specialmente nei bachi di età più avanzata, come dirò 
più avanti. 

Nell’ ultimo tratto corrispondente circa al terzo posteriore 
dell’ intestino medio dei bachi appena nati, come ho detto, l’epi- 
telio ha caratteri alquanto differenti (Tav. I fig. 6). Tutto il pro- 
toplasma delle cellule cilindriche si colora poco ed appare chiaro: 
nelle cellule caliciformi la parte corrispondente al calice invece 
di estendersi fin quasi alla base dell’ epitelio, non arriva che alla 
metà. Al disotto vi è come un piede ristretto, formato di proto- 
plasma denso, in mezzo al quale con una certa difficoltà si arriva 
a distinguere il nucleo (fig. 6 22.). Questa differenza tra la parte 
anteriore e la parte posteriore dell’ intestino medio si può osser- 
vare soltanto nei bachi appena nati e scompare in quelli che 
hanno già preso qualche nutrimento; si direbbe che 1’ ultimo 
tratto dell’ intestino sia più arretrato nello sviluppo, della parte 
anteriore. 

Quello che mi interessa notare, per riguardo all’origine delle 
due sorta di cellule, è che anche nella parte posteriore del me- 
senteron, dove esse ancora non hanno acquistato i loro caratteri 
definitivi, si osserva l’ allineamento dei nuclei delle cellule ci- 
lindriche differente da quello delle cellule caliciformi e l’alternanza 
quasi sempre regolare delle une e delle altre. Ammettendo che le 
caliciformi rappresentino uno stadio di evoluzione delle cellule ci- 
lindriche questa disposizione si spiega molto male, quando si ri- 
fletta che I’ intestino non ha ancora funzionato. Si può obiettare 
che l’ animale ha già inghiottito la sierosa e quella parte del 
corion dell’ uovo in cui ha praticato il foro che gli ha permesso 
di uscire alla luce e che questo materiale introdotto nell’intestino 
potrebbe esser stato eccitamento sufficiente a produrre 1’ elimi- 
nazione di secreto e la formazione dei calici. Resterebbe però 
sempre da chiarire la ragione per cui avrebbero reagito allo sti- 
molo una cellula sì ed una no, mentre sono disposte tutte quante 
sullo stesso piano. 

Per togliere anche questa obiezione ho sezionato degli em- 
brioni di bachi della stessa partita di giallo indigeno da cui più 


— 230 — 


tardi tolsi gli individui che mi servirono nelle mie ricerche. Ho 
presi in considerazione gli embrioni fissati il giorno precedente 
a quello a cui si ebbero la maggior parte delle nascite. In questi 
embrioni |’ epitelio dell'intestino medio quasi dovunque presenta 
l’ aspetto riprodotto a fig. 9 della Tav. I. Non si distinguono bene 
nelle mie sezioni i confini tra le varie cellule (in qualche punto 
però vi è un accenno di separazione più netto di quello rappre- 
sentato nella figura); i nuclei sono disposti in due file una più 
vicina. alla base, |’ altra situata circa a metà dell’ altezza del- 
l’epitelio Specialmente attorno ai nuclei della fila basale si vede ac- 
cumularsi del protoplasma denso, senza vacuoli. Al di sopra del- 
l'orlo libero dell’epitelio vi è uno strato (740) colorito in rosa 
dove si intravede traccia di striatura longitudinale, che eviden - 
temente rappresenta il rabdorio, non ancora differenziato. Al di 
là di questo strato verso I’ interno del lume intestinale, vi sono 
granuli di pigmento (p. sie) che ritengo proveniente dalla sierosa, 
misti a globuli vitellini più o meno alterati. 

Come si devono interpretare le due file di nuclei ? 

Confrontando la fig. 9 colle figg. 5 e 6 mi parrebbe naturale 
ammettere che la fila più bassa di nuclei debba dare origine alle 
cellule caliciformi e l’altra alle cellule cilindriche. Ma resto un po’ 
dubbiosa nell’accogliere questa interpretazione perchè il Verson, 
la cui competenza per tutto quanto riguarda l’istologia del filu- 
gello è indiscussa, accenna al fenomeno, ma lo spiega in tutt’al- 
tro modo. 

Dice il Verson (9) a pag. 10 « È stato accennato innanzi 
come l’epitelio dell'intestino medio, cilindrico nei suoi primordi, 
si abbassa poscia proliferando verso la regione dorsale, per ri- 
tornare da ultimo ancora cilindrico. Però è rimarchevole — e 
non mi consta che altri abbia mai rilevato quest’ interessante 
particolare — che nel filugello il mutamento va accompagnato 
da una singolare disposizione dei nuclei epiteliali. Le singole cel- 
lule cominciano a riprendere forma slanciata appena compiuta 
la chiusura tubolare dell’ intestino e non sono riuscite ancora a 
comporre un suolo continuo, perchè qua e là si scorgono nell’e- 
pitelio delle brevi interruzioni. Ora nel breve spazio di tempo 
che trascorre fra il primo riallungarsi delle cellule depresse e 
rade da una parte e la piena colmatura delle lacune sunnotate 
dall'altra (due giorni al massimo !) l’epitelio presenta quasi im- 
provvisamente un doppio ordine di nuclei alternanti, attesochè 


— 231 — 


alla base tra le cellule decisamente cilindriche e provviste di 
nucleo alto, poco discosto dalla faccia libera, sorge in massa una 
novella generazione di elementi muniti di nuclei quasi altrettanto 
grande, ma poveri di protoplasma e perciò tondeggianti di forma. 
Lo studio dei processi di rinnovazione che impegnano | epitelio 
del mesenteron nelle mute larvali ci fornirà criteri sicuri per ri- 
condurre questo fenomeno alle sue vere origini. Intanto staremo 
paghi ad avvertire che esso è di breve durata e che alla vigilia 
dello schiudimento l’epitelio dell’intestino medio apparisce d’ or- 
dinario costituito da un suolo unito e continuo di cellule cilin- 
driche nelle quali il nucleo occupa la parte pressochè centrale ; 
la parte libera porta un orlo nettamente striato; fra questo e il 
nucleo, dunque nella metà superiore delle cellule si vengono adu- 
mando numerose gocciole sferiche di materia omogenea assai ri- 
frangente; non si scorgono ancora nè calici vuoti nell’epitelio, nè 
membrana anista nel vano del ventricolo ». Il Verson rappresenta 
questo stadio nella sua fig. 18. E a proposito del rinnovamento 
delle cellute epiteliali dice (pag. 27) « .. nidi di cellule germi- 
nali o embrionali che si vogliono dire, giacciono sparsi anche 
nell’ intestino medio del filugello, fra epitelio e muscolare, cir- 
condati da scarsissimo tessuto congiuntivo. Essi non vi mancano 
nè allo stato embrionale nè a quello larvale. Ma è certo che non 
sono sempre egualmente distinti e diventano ora più ora meno 
palesi. E a somiglianza delle cellule peritoneali delle trachee..... 
crescono e scemano eziandio col volgere delle mute i nidi ger- 
minali fra le tonache dell’intestino medio. Questo vicendevole 
movimento si rende già manifesto all’ avvicinarsi della muta in- 
traovulare che precede di poco lo schiudimento; ed è cagione 
che in certa epoca embrionale l’epitelio del ventricolo presenta 
un doppio ordine di nuclei, come fu accennato a suo luogo. » 
Io ho studiato troppo poco il processo delle mute per poter 
dir nulla in proposito della formazione di nuove cellule dai nidi. 
È probabile che appunto durante la muta da cellule indiffe- 
renziate si originino tanto le cellule cilindriche che le cellule cali- 
ciformi del mesenteron, e che altrettanto avvenga nell’embrione 
nelle sue ultime fasi di sviluppo nell'uovo; certo è che negli em- 
brioni da me esaminati le due file di nuclei erano evidenti an- 
cora il giorno precedente alla nascita (precisamente furono fissati 
l'8 maggio 1917, la maggior parte delle nascite si ebbe il 9 mag- 
gio) e che la figura 18 del Verson sopra citata, che mi dispiace di 


— 232 — 


non aver riprodotta nelle mie tavole, riferentesi al baco neonato 
coincide assai bene colla mia fig. 5 di Tav. I a cui corrisponde. 
La figura del Verson è stata rappresentata ad un ingrandimento 
assai più piccolo; in essa le varie cellule cilindriche sono netta- 
mente separate l’una dall’altra da canalicoli chiari che si esten- 
dono fin verso la base dove la figura è meno precisata. Non mi 
sembra ingiustificato il dubbio che i canalicoli chiari del Verson 
rappresentino il lume delle cellule caliciformi e che alle migliori 
proprietà fissative del liquido di Leeuwen da me adoperato, e al 
più forte ingrandimento si debba l’aver potuto io distinguere 
nella parte basale dell’epitelio i nuclei delle cellule caliciformi e 
la piccola zona di protoplarma che li circonda. 

Aggiungerò che i bachi appena nati, decapitati e fissati col 
liquido di Hermann, e coloriti con safranina e verde luce, per 
quanto non mi abbiano fornito preparati abbastanza ben riusciti 
per esser riprodotti nelle tavole, tuttavia mi hanno permesso di 
distinguere lungo tutto l’intestino medio, la presenza di cellule 
caliciformi le quali si possono riconoscere facilmente perchè la 
loro parte corrispondente al calice prende un colorito verde più 
o meno spiccato, che manca del tutto nelle cellule cilindriche. 


Per studiare il modo di presentarsi delle due sorta di cel- 
lule nei vari stadi della digestione, ho sezionato una serie di ba- 
colini di un giorno di età fissati rispettivamente a diversi intervalli 
dopo un pasto, e precisamente, dopo 2 ore e mezza, dopo 4 ore, 
dopo 6 ore, dopo 11 ore, e ‘/, d’ora dopo aver ricevuto un secondo 
pasto. Questa serie di preparati contrariamente a quanto mi sarei 
aspettata, non si è dimostrata sufficiente a fornire una succes- 
sione di figure che desse un'idea abbastanza precisa delle varie 
modalità presentate dalle singole cellule nello svolgimento della 
loro funzione, e ciò sopratutto per la circostanza che i vari in- 
testini sezionati longitudinalmente non presentavano mai lo stesso 
aspetto in tutta la loro lunghezza, e nemmeno un avvicendarsi 
regolare di aspetti diversi che potessero logicamente esser rite- 
nuti derivati gli uni dagli altri. Piuttosto ho avuto l'impressione 
che nello stesso momento in uno stesso baco porzioni diverse 
del tubo intestinale, non regolarmente disposte, potessero trovarsi 
in fasi differenti di secrezione o di assorbimento. Ma su questo 
punto che richiederebbe vaste ricerche non mi sono intrattenuta, 


— 253 — 
tanto più che il mio scopo non era quello di studiare il funzio- 
namento delle cellule epiteliali dell’intestino, ma di vedere se 
durante la digestione si trovassero evidenti stadi di passaggio 
tra le cellule cilindriche e le caliciformi, oppure vi fosse qualche 
stadio in cui tutte le cellule apparissero uniformi, come ho de- 
scritto in principio per i bachi flaccidi. 

Non ho trovato nè l’una cosa nè l’altra, e ritengo che non 
esistano. 

Riporto alla Tav. I nelle fig. 7 e 8 i due casi estremi delle 
modificazioni presentate dall’ epitelio intestinale durante il pro- 
cesso di digestione. 

La fig. 7 è tratta da un baco ucciso dopo il digiuno di 11 
ore, la fig. 8 da un baco ucciso ‘/, dora dopo il pasto. Nella 
fig. 8 l’epitelio è altissimo, le cellule cilindriche e caliciformi 
presentano evidentissima la loro regolare alternativa. Le cellule 
cilindriche. sono allungate e ristrette (confr. con fig. 5 che rap- 
presenta l’intestino del baco appena nato) i loro nuclei pure 
sono allungati, e si estendono verso la faccia libera della cel- 
lula, non verso la faccia basale dove sono i nuclei delle calici- 
formi. L’ orlo libero presenta evidentissimo il rabdorio (ra0) al 
di sopra del quale si accumulano le sferule di secreto (se) 
trattenute dalla membrana peritrofica (per.). Le cellule caliciformi 
hanno allargata la cavità del loro calice, la quale specialmente 
in basso, mostra assai evidente quello strato che ho denominato 
strato interno (str. in... I nuclei sono diventati tondeggianti, 
sempre avvicinati alla base della cellula. In questo stadio la dif- 
ferenza tra cellule cilindriche e caliciformi, si è accentuata. 

Molto diversamente si presenta in qualche punto V intestino 
del baco digiuno da 11 ore (fig. 7). Quivi l’epitelio ha un’ al- 
tezza che è appena i due terzi di quella descritta precedentemente, 
i confini tra le varie cellule non si distinguono più, come più non 
si rivela a primo aspetto |’ alternanza regolare tra cellule cilin- 
driche e le caliciformi; però l’esistenza delle une e delle altre è ri- 
velata dai nuclei e dai calici. I nuclei delle cellule cilindriche 
sono ancora allineati circa alla metà dell’altezza dell’epitelio; la 
cromatina appare riunita in una massa di forma ovale, ma irre- 
golare, attorno alla quale si nota un vacuolo che non ritengo 
artificiale perchè lo riscontro in tutti i preparati di intestini 
di bachi digiuni. A volte qualche nucleo è disposto trasversal- 
mente e sembra in via di distaccarsi, Le cellule caliciformi va- 


XII Bollett, di Zoologia Gen. e Agr. 16 


— 234 — 


riano molto di aspetto, e irregolarmente, nelle varie zone dello 
intestino. In alcuni tratti sono ancora quasi inalterate e si pre- 
sentano presso a poco come nella fig. 8, in altri punti come per 
es. nel tratto riprodotto a fig. 7 sono alterate moltissimo; il calice 
invece di apparire allungato ha forma tondeggiante, il nucleo 
della cellula è schiacciato e impiccolito; a volte sembra che le 
cellule siano andate distrutte o ne rimangano solo i residui. Sa- 
rebbe molto interessante per lo studio della funzione della cellula, 
un’ esatta conoscenza di tutti i gradi di alterazione, ma mi avrebbe 
condotto troppo lontano dall’ argomento, e mi sono limitata alla 
ricerca delle forme di passaggio tra cellule cilindriche e caliciformi. 

Debbo dire che non le ho trovate per quanto abbia esaminati 
accuratamente molti intestini in questo stadio; anche là dove 
l’ epitelio aveva subito le maggiori modificazioni, come per es. in 
quello riprodotto a fig. 7 non è possibile confondere le une colle 
altre. Gli spazi chiari attorno alle masse di cromatina (nuclei) delle 
cellule cilindriche si distinguono assai bene dai calici i quali hanno 
le parete circondata dallo strato interno che si colora in rosa col- 
l’eosina. In qualche caso, come per esempio nella seconda delle cel- 
lule cilindriche della figura 7 il protoplasma al di sopra del 
nucleo è più chiaro, ma non si può esser certi che questo pro- 
toplasma appartenga alla cellula cilindrica invece che ad una 
cellula caliciforme ad essa addossata; in ogni modo la posizione 
del nucleo e la mancanza dello strato interno escludono uno sta- 
dio di passaggio. 

Certo è che i nuclei delle cellule cilindriche restano diversi 
per grandezza, forma e posizione da quelli delle cellule calici- 
formi comunque alterati. Alcuni nucleetti che si vedono alla base 
dell’ epitelio, e non si saprebbero attribuire a nessuna delle due 
sorta, devono appartenere ai nidi di cellule di sostituzione. 

Riguardo allo stadio ora descritto, che certamente è uno dei 
più interessanti, devo notare che nei punti dove I’ epitelio pre- 
senta più alterate le cellule caliciformi, si ha una condizione che 
potrebbe ricordare quella dei bachi flaccidi, se non fosse comple- 
tamente diverso l’aspetto delle cellule cilindriche; di più nei bachi 
flaccidi la riduzione o la mancanza dei calici si riscontra in tutto 
l'intestino, mentre in questo stadio, solo eccezionalmente qua e la. 

Un’ altra differenza è data dalla presenza assai frequente del 
succo intestinale nei bachi flaccidi, e dalla mancanza quasi totale 
del secreto nei bacolini digiuni da 11 ore. 


— 235 — 


A questo proposito debbo osservare che il Deegener per le 
larve di Deilephila euphorbiae e per gli adulti di Dytiscus ha 
dimostrato che lo svuotamento del secreto delle cellule nel lume 
intestinale non avviene subito dopo che l’ animale ha preso il 
nutrimento, ma prima, così che il nutrimento già trova il secreto 
preparato. D’ altra parte è noto che si può provocare il vomito 
e raccogliere abbondante succo intestinale da bachi da seta di- 
giuni. Avrei creduto perciò di trovare nei bacolini digiuni da 11 
ore un’ abbondante secrezione, ma il reperto diverso dall’ aspet- 
tiva non è in contraddizione con quanto ha visto Deegener, per- 
chè gli intestini dei bachi dopo 11 ore erano ancora pieni di fo- 
glia. Lo stadio osservato e descritto deve ritenersi perciò una 
fase di assorbimento il quale sarebbe affidato almeno perla mas- 
sima parte alle cellule cilindriche. Per studiare propriamente le 
condizioni dell’ intestino dei bacolini digiuni avrei dovuto fissarli 
in un tempo più lontano dal pasto, ma suppongo che non dovreb- 
bero differire assai da quelle dei bachi appena nati. 

Infine ho cercato di stabilire se le cellule cilindriche e le 
caliciformi si potessero riconoscere ancora nel momento della 
muta, quando l’ epitelio vecchio si distrugge e quello nuovo si 
va formando. 

Come dimostra la fig. 10 di Tav. I, rappresentante 1’ inte- 
stino di un baco sezionato durante la prima muta, la differenza 
tra le une e le altre, nell’epitelio in via di distruzione è spicca- 
tissima, più spiccata forse che in tutti gli stadi precedenti sopra- 
tutto per l’ aspetto dei nuclei e per il grande spessore che ha 
assunto lo strato interno dei calici. Invece nei nidi germinali di 
cellule nuove (c. nwo.) che si vanno man mano sviluppando non ho 
potuto distinguere le due sorta di elementi, i quali come ho detto 
più indietro, forse si differenziano appunto in questo periodo da 
cellule originariamente uniformi. 


# E * 

Per studiare più intimamente la struttura dell’ epitelio inte- 
stinale ho sezionato gli intestini isolati, fissati come ho detto, in 
liquido di Hermann, e li ho colorati con safranina e verde luce. Per 
questo scopo i più adatti si sono dimostrati i bachi della 5° età, 
sia per le maggiori dimensioni dei loro elementi cellulari, sia per 
la maggior facilità di estrarre l’ intestino senza alterarlo. Ho così 
potuto mettere in luce alcune particolarità, che mi sembra con- 


— 236 — 


fermino pienamente il modo di vedere di Deegener sul modo di 
funzionare delle cellule cilindriche e delle caliciformi, affatto in- 
dipendenti le une dalle altre. 

Le cellule cilindriche, in una fase di attività moderata, quando 
il secreto è poco o nullo, si presentano come nella fig. 1 a Tav. II. 
Esse appaiono per lo più a clava, a volte però la base è meno 
ristretta che in quelle riportate nella figura. Il nucleo si colora 
fortemente in rosso, il protoplasma in rosa pallido. Nel proto- 
plasma si distinguono assai nettamente delle fibrille colorite in 
verde; anche in verde si colorano i bastoncini che costituiscono 
il rabdorio. In qualche preparato è possibile mettere in evidenza 
una serie di granuli alla base dei bastoncini, ma non sempre si 
vedono; credo che ciò dipenda dalla fissazione più o meno ben 
riuscita. Non posso stabilire se i bastoncini siano o no in rap- 
porto. colle fibrille; dai miei preparati questo rapporto non risulta, 
ma per decidere la questione occorre impiegare metodi speciali 
di colorazione, cosa che mi propongo di fare in seguito. Anche 
sul significato delle fibrille non è possibile pronunziarsi, senza 
ricerche speciali, poichè i vari autori che hanno studiato 1’ argo- 
mento in altre forme, ne hanno dato le interpretazioni più dif- 
ferenti. A proposito dei bastoncelli ho potuto confermare quanto 
del resto era già noto, che la loro lunghezza è in rapporto col- 
V altezza della cellula. 

Quando |’ eliminazione del secreto è molto intensa, allora il 
rabdorio assume un aspetto differente (fig. 2). I bastoncelli non 
formano un orlo a spazzola, ma appaiono riuniti a gruppetti, tra 
un gruppetto el’ altro si fanno strada le goccioline di secreto (se.), 
che poi si distaccano via, ma conservano ancora per qualche 
tempo la loro forma tondeggiante, prima di fondersi insieme. Du- 
rante la secrezione attiva i nuclei restano sempre verso Il’ orlo 
libero della cellula, anzi qualche volta sembra che la cromatina 
venga eliminata e poi la cellula vada distrutta. 

Le cellule a calice, in una fase di attività moderata si pre- 
sentano come nella fig. 1. Hanno figura a calice aperto. I nuclei 
colorati in rosso stanno alla base, il protoplasma appare roseo 
con una rete verdastra, ma confusa, non evidente come le fibrille 
delle cellule cilindriche, La parete del calice è rivestita da quello 
che ho chiamato strato interno, il quale certamente non è il se- 
creto della cellula. Il secreto può scorgersi nell’interno della cel- 
lula in forma di fini granuli, forse prodotti per coagulazione di 


— 237 — 


una massa omogenea; lo strato interno invece presenta a volte 
una sorta di striatura perpendicolare al lume della cellula; è co- 
stantemente più spesso verso la parte basale, e di mano in mano 
diventa sottile verso la parte apicale. 

Nelle cellule in grande attività (fig. 2) questo strato interno 
può apparire distaccato (forse per effetto della fissazione) ma si 
presenta sempre ben distinto, a volte come ripiegato. 

Nelle cellule osservate a fresco in soluzione fisiologica appare 
evidentissimo e splendente. Se si prolunga l'osservazione in que- 
sto liquido finche l’epitelio si altera, si può notare che le cellule 
cilindriche e le caliciformi si distruggono in un modo differente: 
le cilindriche si rigonfiano, diventano sempre meno appariscenti, 
finchè scompaiono; le caliciformi pure scompaiono, ma resta an- 
cora per, molto tempo distinguibile lo strato interno, come una 
membranella splendente tutta pieghettata. 

La presenza dello strato interno, speciale delle cellule cali- 
ciformi, non può spiegarsi se si ammette che esse rappresentino 
cellule cilindriche svuotate del loro contenuto. 

Ancora meno va d’accordo con quest’ipotesi il modo di pre- 
sentarsi dell’epitelio intestinale sezionato tangenzialmente. Le fig. 
4, 5 e 6 rappresentano appunto una serie di tali sezioni; non 
sono riportate tutte le sezioni consecutive per non moltiplicare 
il numero dei disegni, la fig. 4 è la più superficiale cioè la più 
esterna; tra la fig. 4 e la fig. 5 s’interpone una sezione non rap- 
presentata, tra la fig. 5 e la fig. 6 se ne interpongono due, non 
rappresentate, ne seguivano ancora altre due prima di arrivare 
alla superficie interna dell’ epitelio. 

Nella fig. 4, subito al di sotto della muscolatura, si vede un 
bell’epitelio, ove le cellule sono quasi a contatto. Ognuna ha il 
suo nucleo colorito in rosso, circondato da protoplasma chiaro ; 
al disotto del nucleo si comincia a vedere uno strato verde. Tutte 
queste cellule, così regolarmente disposte sono cellule caliciformi 
viste dalla base, al di sotto dei nuclei lasciano intravedere lo 
strato interno; le cellule cilindriche sono rappresentate solo dai 
tratti, spesso a figura di listerella, coloriti in verde, che stanno 
tra una cellula e l’altra. 

Ho numerato cinque cellule caliciformi per seguirle facil- 
mente in tutte le sezioni. Nella regione rappresentata nella fig. 5 
vengono ad essere comprese soltanto le sezioni dei calici, che 
appaiono di diametro molto diverso; è evidente un rapporto di- 


— 238 — 


retto tra l'ampiezza del calice e le dimensioni della cellula, come 
pure collo spessore dello strato interno. 

Questo strato forma una piega in corrispondenza al nucleo 
che sporge internamente, così in una sezione può apparire doppio 
(vedi cellula 5). Le cellule caliciformi sono ancora assai avvici- 
nate le une alle altre. 

Nella fig. 6 invece le sezioni dei calici delle 5 cellule nume- 
rate sono assai discoste tra loro; tutte quante sono molto più pic- 
cole che nella figura precedente, in ognuna lo strato interno è 
più sottile. Tra di esse compaiono ad un tratto i nuclei delle cel- 
lule cilindriche i quali sembrano assai diversi dai nuclei delle 
cellule caliciformi; dalle figure si direbbero molto minori, ma ciò 
dipende dal fatto che esse rappresentano sezioni trasversali di 
un ellisse allungato, mentre per il caso delle cellule caliciformi 
la sezione viene ad essere nel senso dell’ asse maggiore. Dalle 
figure risulterebbe anche un’altra differenza consistente nella pre- 
senza dei nucleoli nei nuclei delle cellule cilindriche e nella man- 
canza di essi nei nuclei delle cellule caliciformi, ma questo ca- 
rattere non si presenta costantemente. Due fatti però meritano di 
esser messi in evidenza e, cioè, la disposizione regolare e certamen- 
te non casuale che presentano le cellule caliciformi viste in sezione 
tangenziale e l'allineamento di nuclei delle cellule cilindriche. Que- 
sti fatti non si possono spiegare se non ammettendo che le une e le 
altre una volta differenziatesi conservino i loro rapporti reciproci; 
se i calici derivassero dalle cellule cilindriche dovrebbe continua- 
mente avvenire una migrazione dei nuclei delle cellule cilindriche 
verso la base dell’ epitelio, e un continuo spostarsi delle cellule 
caliciformi primitivamente formatesi per far posto alle nuove che 
si verrebbero via via aggiungendo ad esse, quindi il loro addos- 
sarsi e il loro restringersi. Invece si può dimostrare che esse di 
mano in mano aumentano di dimensioni. Si confrontino infatti la 
cellula N. 2 e la cellula N. 5 in tutte e tre le sezioni figurate. 
Nella prima sezione (fig. 4) comprendente le basi delle cellule ed i 
loro nuclei, la cellula N. 2 ha dimensioni minori, e nucleo minore 
della cellula N. 5; nella sezione 2* (fig. 5) comprendente la parte 
più dilatata dei calici, ancora la cellula N. 2 è minore della N. 5; 
di più essa ha l’orlo interno poco ispessito, formando una curva 
regolare, la N. 5 ha l’orlo interno assai ispessito formante sva- 
riate pieghe; nella sezione 3° (fig. 6) il calice della cellula N. 2 
è già ridotto ad un collo sottile, quello della N. 5 è ancora allar- 


— 239 — 


gato con un orlo interno molto più spesso. Le altre cellule N. 3, 
1 e 4 presentano i gradi intermedi tra quelli descritti. Un pas- 
saggio graduale tra tutti questi stadi partendo dal N. 2 per giun- 
gere fino al N. 5 si spiega molto bene coll’ipotesi che la cellula 
funzionando aumenti di volame ed accresca il suo strato interno 
di mano in mano che forma ed elimina il secreto; invece il pas- 
saggio inverso, dalla condizione presentata dalla cellula N. 5 a 
quella N. 2 secondo me non si potrebbe spiegare affatto. 

Risulta perciò che le cellule caliciformi funzionano indipenden- 
temente ed in modo diverso dalle cellule cilindriche, Questo modo 
di funzionare non corrisponde affatto a quello delle cellule calicifor- 
mi dell’intestino dei vertebrati, dove la cavità che contiene il 
secreto dapprima appare come un infossamento alla superficie li- 
bera, si estende poi sempre più verso la parte basale della cellula, 
ed il secreto esce dall’ampia apertura che si viene così formando. 
Inoltre nel baco da seta certamentte il secreto non è mucoso 
come quello delle cellule caliciformi dei vertebrati, perchè non 
dà nessuna delle reazioni della mucina. Tutto ciò concorda con 
quanto dice il Deegener (4) (pag. 275). « In modo tutto diverso 
(dalle cellule cilindriche) si comportano le cosidette cellule mu- 
cose, per le quali è più appropriato il nome di cellule calicifor- 
mi (calicociti) perchè il loro secreto (per lo meno nelle larve dei 
Lepidotteri) assolutamente non è mucoso. Mentre gli sferociti 
(cellule cilindriche) seppure forse non permanentemente, almeno 
nelle pause tra due fasi di secrezioni sono capaci di riassorbire, 
nelle cellule caliciformi secondo ogni apparenza abbiamo dinnanzi 
solo elementi secernenti. Il loro secreto comprime (verdrängt 
bei vollständiger Fillung) a completo riempimento quasi tutto il 
plasma, il quale poi avvolge come un sottile strato il vacuolo di 
secreto, mentre il nucleo della cellula di regola sta alla base, 
Nello svuotamento si produce nella superficie della cellula un’a- 
pertura (spesso non presente) attraverso la quale il secreto sgor- 
ga nel lume del canale. L’ uscita non avviene repentinamente, 
ma a poco a poco, e il nucleo segue il vacuolo del secreto fino 
a metà della cellula, ma non oltre. Ognuna di queste cellule, 
come gli sferociti, è capace di ripetute emissioni di secreto ». 

Il Deegener non distingue uno strato interno dal resto del 
protoplasma. Io ritengo che questo strato possa fino ad un certo 
punto paragonarsi al rabdorio delle cellule cilindriche. 


940 


Non ha la stessa struttura, ma a volte sembra, che ho detto, 
presentare delle strie perpendicolari alla superficie libera, ha lo 
stesso comportamento del rabdorio rispetto alle sostanze coloranti, 
e come si è detto indietro per il rabdorio, ha un’altezza che varia 
in rapporto colle dimensioni della cellula. 

In seguito alle mie ricerche sul baco da seta, devo anch’ io 
conchiudere analogamente al Deegener per altre larve di Lepi- 
dotteri, che in queste forme il mesenteron presenta due sorta di 
ceilule secernenti, diverse tra loro e non trasformabili le une nelle 
altre almeno nell’ intervallo tra una muta e l’altra. 


Conclusioni. — Dal confronto dell’intestino medio dei bachi 
da seta sani, con quello dei bachi da seta malati di flaccidezza 
risulta, che mentre nei primi si distinguono due aspetti differenti 
delle cellule epiteliali, cioè cellule a forma cilindrica, e cellule 
a forma di calice, nei secondi le cellule in forma di calice sono 
ridotte, alterate o quasi completamente scomparse, mentre le cel- 
lule cilindriche, sono ancora più o meno bene conservate. Anche 
nell’ intestino dei bachi malati di faccidezza e mancante degli 
elementi a forma di calice, si verifica per qualche tempo la pro- 
duzione di succo gastrico. 

Questo resultato porta per conseguenza la discussione sul si- 
gnificato dei due aspetti delle cellule epiteliali del mesenteron. 
Se debbono considerarsi come stadi diversi di una sola sorta di 
cellule, si deve ammettere che nella flaccidezza il meccanismo 
della secrezione del succo gastrico, sia talmente alterato da mo- 
dificare in modo del tutto diverso dall’usuale l'aspetto delle cel- 
lule destinate a tale funzione; se invece si ha a che fare con due 
formazioni differenti, si deve concludere che una delle due (le 
cellule caliciformi) viene attaccata più prontamente dell’altra dal- 
l'agente, ancora incognito, che produce la malattia. 

Nei bachi appena nati, che non hanno preso alcun nutri- 
mento, l'intestino medio presenta già le due sorta di cellule, alter - 
nate quasi regolarmente le une alle altre, coi nuclei allineati in due 
file corrispondenti ciascuna ad una delle due sorta di elementi; 
negli embroni fissati il giorno precedente a quello della nascita 
non si distinguono ancora le due sorta di cellule nell’epitelio del- 
l'intestino medio, ma i nuclei vi si vedono già disposti in due file, 


Ag, 


Nei bachi della prima eta, fissati in vari periodi della dige- 
stione, da un quarto d’ora a 11 ore dopo il pasto, si distingono 
sempre le due sorta di cellule senza poter stabilire tra di esse 
gradi di passaggio, però nei bacolini uccisi 11 ore dopo il pasto, 
alcuni tratti dell’epitelio dell’intestino hanno le cellule caliciformi 
ridotte di numero e alterate di forma. Nei bachi fissati durante 
la muta possono riconoscersi molto bene le due sorta di cellule 
nell’epitelio che ha già funzionato e va distruggendosi, non si di- 
struggono ancora nei nidi germinali. 

Negli intestini di bachi della 5* età, isolati, e fissati con mi- 
scele a base di acido osmico, si mettono in luce evidente strut- 
ture differenti per le cellule cilindriche e per quelle caliciformi. 
Tanto i vari modi di presentarsi delle cellule cilindriche, quanto 
i vari aspetti delle cellule caliciformi, accuratamente studiati, 
non possono venir interpretati come stadi di passaggio tra l’una 
e l’altra sorta di elementi, ma forniscono la base all’ipotesi che 
entrambe funzionino per proprio conto e in modo diverso; che 
entrambe abbiano una funzione secernente, e, forse, soltanto gli ele- 
menti cilindrici, anche una funzione assorbente. Ciò coincide con 
quanto ha stabilito il Deegener per le larve di Lepidotteri, la 
Cetonia aurata, il Gryllotalpa, gli Effemeridi, gli Eschnidi. 

Il fatto che alcuni insetti si comportino tanto differentemente 
dagli altri riguardo alla struttura del tubo intestinale a dir vero 
appare assai strano e a tutta prima inconcepibile, ma probabil- 
mente la divergenza è meno assoluta di quello che sembra. Forse 
le due sorta di cellule si differenziano da un’ unica sorta in de - 
terminati periodi, per esempio durante le mute (ipotesi che coin- 
cide coll’ opinione espressa dal Nazari), forse anche negli altri 
insetti esistono due sorta di cellule, ma meno nettamente distin- 
guibili. 

Se nella flaccidezza del baco da seta una delle due sorta 
di cellule secernenti va distrutta mentre l’altra è ancora in 
grado di funzionare, il succo gastrico dovrà esistere ancora, ma 
avrà proprietà differenti: ciò si accorda col fatto ben noto che 
nei bachi flaccidi la reazione del succo gastrico, invece di essere 
alcalina, va di mano in mano alterandosi, fino a diventare netta- 
mente acida. 


3. 


10. 


— 242 — 


LETTERATURA CITATA. 


. BeRLESE, A. — Gli Insetti, loro organizzazione, sviluppo ecc. — Società 


Editrice Libraria, Milano, 1909. 

Borpas, L. — L’appareil digestif et les tubes de Malpighi des larves 
de Lépidoptères. — Ann. Sc. nat. Zool., Vol. 14, 1911. 

DEEGENER, P. — Beiträge zur Kenntnis der Darmsekretion, — 
I. parte: Deilephila euphorbiae. Arch. f. Naturgesch. 75 Jahrg. 
1. Bd, 1909. - II. parte: Macrodytes (Dytiscus) circumcinctus. 
Ibid. 76 Jahrg. 1. Bd, 1919. 

DEEGENER, P. — Der Darmtraktus und seine Anhänge. — In Hand- 
buch der Entomologie di Chr. Schröder - Verlag von Gustav 
Fischer. Jena, Bd. I, 1915. 

JoRDAN, H. e STEUDEL A. — Uber die sekretive und absorptive 
Funktion der Darmzellen bei Wirbellosen, insbesondere bei 


Insekten. — Verh. deutsch. zool. Gesell., 1911. 
NAZARI, A. — Ricerche sulla struttura del tubo digerente e sul 
processo digestivo del Bombyx mori. — Ricerche fatte nel 


Lab. di Anat. Norm., Roma, Vo]. 7, 1899. 

Portier, P. — Digestion phagocytaire des chenilles xilophages des 
Lépidoptéres. — C. R. Soc. Biol., Paris, 70, 1911. 

STEUDEL, A. — Absorption und Secretion in Darm von Insekten. — 
Zool. Jahrbücher. Abt. f. Zool. u. Phys., XXX Bd., 1913. 


. Verson, E. — La evoluzione del tubo intestinale del filugello. — 


Atti del R. Istituto Veneto di scienze lettere ed arti. Tomo VIII, 
ser. VII, 1897 e 98. 

Verson, E. — Il Filugello e l’arte di governarlo. — Società editrice 
libraria, Milano, 1917. 


Fig. 


bo 


ao 


— 243 — 


SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. 


Significato delle abbreviazioni per tutte le figure. 


c. ca. = cellule caliciformi. 

c. ci. = cellule cilindriche. 

c. nuo. = cellule nuove. 

CR = cellule indeterminate. 
MU. = muscolatura. 

n. c.ca. = nucleo cellule caliciformi. 
n.c. ci. = nucleo cellule cilindriche. 
p. sie. = pigmento della sierosa. 
per. = peritrofica. 

rab. = rabdorio. 

se. = secreto. 

str, in. = strato interno. 


Microscopio Koristka. 


Taw. Ie 


Frammento di intestino medio di baco della 5* eta, sano. 
Sezione trasversale in corrispondenza al 6° segmento addo- 
minale. Oc. 1 ob. 8. J 

Frammento di intestino medio di baco della 5* età, malato di 
flaccidezza. Sezione e ingrandimento come in fig. 1. 

Frammento di intestino medio di un altro baco della 5* età 
malato di flaccidezza. Sezione e ingrandimento come in fig. 1. 

Frammento di intestino medio di un terzo baco della 5° eta 
malato di flaccidezza. Sezione e ingrandimento come in fig. 1. 

Frammenti di intestino medio di baco appena nato che non ha 
ancora ingerito foglia. Sezione longitudinale. Oc. 4 comp. 
ob. 1/15 imm. omog. 

Verso la metà della lunghezza dell’ intestino. 

Verso la parte posteriore. 

Frammento di epitelio dell’intestino medio di un bacolino della 
1* età che ha ricevuto un solo pasto e in seguito è rimasto 
digiuno 11 ore. Sezione e ingrandimento come nelle fig. 5 e 6. 

Frammento di epitelio dell’intestino medio di un bacolino 
della 1* età, fissato 1/4 d’ora dopo il secondo pasto, Sezione 
e ingrandimento come nelle fig. 5 e 6. 


— 244 — 


ae eos — Frammento del mesenteron dell’embrione di un baco da seta 
nel giorno precedente alla nascita. Sezione e ingrandimento 
come in fig. 5 e 6. 

» 10. 


— Frammento del mesenteron di un baco durante la prima mata. 
Sezione e ingrandimento come in fig. 5 e 6. 


Taw. II. 


Tutte le figure rappresentano frammenti di intestino medio di bachi della 58 eta, 


collo stesso ingrandimento. Oc. 4 comp. ob. 1/15 imm. omog. 


Fig. 1. — Baco sano. Sezione longitudinale. 
» 2. — Baco sano. Sezione trasversale. 
3 — Baco malato di flaccidezza. Sezione longitudinale in un tratto 


dell’ intestino corrispondente a quello di fig. 1. 

Sezioni tangenziali di mesenteron di baco sano. La fig. 4 rap- 
presenta la sezione più superficiale; tra la fig. 4 e la fig. 5 
si intereala una sezione, non rappresentata, tra la fig. 5 e 


la fig. 6 se ne intercalano due, non rappresentate. 


Sono numerate progressivamente da 1 a 5, cinque cellule 


caliciformi per seguirle più facilmente nelle varie sezioni. 


Lit. lacchinardi e Fervars-Tavia 


Monti disegno 


Lit lacchinardhs e Fervari-lavia 


We H, 


= 


Monti disegno 


Es 
RE 


ahi 
Rie ae 
TANDO 


9 
Pa 
gy 


F. SILVESTRI 


LI 


CONTRIBUZIONE ALLA CONOSCENZA 
del genere CENTROBIA Förster 


(Hymenoptera, Chalcididae). 


Studiando da qualche tempo gli insetti del Rovere (Quercus 
robur) e del Nocciuolo (Corylus avellana) ho ottenuto da rametti 
di dette piante esemplari di due specie di Calcididi appartenenti 
ad un genere (Centrobia) che sembra non sia stato più osservato 
da alcuno dopo dello scopritore, che lo descrisse un po’ imper- 
fettamente. A rettificare qualche piccola inesattezza della descri- 
zione del genere e a far conoscere meglio la specie tipica ed 
una specie nuova pubblico questa nota di sistematica, riserbando 
a più tardi, se mi sarà possibile, un contributo alla biologia delle 
stesse. 


GEN. Centrobia Forster 
(Fig. L-1V). 


1856 Centrobia Förster, Hymen. Studien II, p. 87 et 89. 


1904 > Ashmead, Mem. Carnegie Mus. I, p. 360. 

1909 » Schmiedecknecht, Gen. Insect. Chalcididae, p. 488. 

1912 » Girault, Bull. Wisconsin Nat. Hist. Soc. X, p. 85 et 91. 

1914 » Girault, Bull. Wisconsin Nat. Hist. Soc. XII, p. 55 et 87. 
Femmina (Fig. I) — Corpo allungato, alquanto compresso, 


addome un poco assottigliato posteriormente e fornito di un lungo 
ovopositore. 

Il capo, compresi gli occhi, è largo quanto il torace, è ver- 
ticale colla parte superiore alquanto convessa, visto di fronte è 
poco più largo che alto, la faccia subperpendicolare alquanto 
rigonfia nel mezzo, con breve depressione sugli scobri; il clipeo 
ha il margine subretto con una piccolissima incisione triangolare 
mediana. Gli occhi sono piuttosto piccoli, bene convessi, forniti 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 17 


— 246 — 


di poche e brevissime setole; gli ocelli laterali sono distanti dagli 
occhi e formano con l’ocello mediano un angolo appena ottuso. 
Le antenne sono inserite distanti dal margine boccale, un 
poco più in alto della linea che unirebbe il margine inferiore 
degli occhi. Esse sono 
composte di scapo, pedi- 
cello, un anello ben di- 
stinto, due piccoli sub- 
anelli (1) alla base di un 
articolo ben sviluppato 
del funicolo ed unaclava 
triarticolata. 

Le mandibole han- 
no un dente interno lar- 
ghetto e tre altri denti 
acuti crescenti in lun- 
ghezza dall’interno all’e- 
sterno. I palpi mascellari 
sono uniarticolati ed han- 
no all'apice un sensillo 
chetico interno grossetto 
ed una setola esterna. I 

Bie a palpi labiali sono rudi- 
Centrobia Walkeri: femmina (molto ingrandita). mentali ; tubercoliformi 
e forniti di due setole. 

Torace collo scuto mesotoracico molto più lungo dello scu- 
tello e fornito di 4 setole, due subanteriori e due subposteriori, 
anche lo scutello è fornito di 4 setole e due sensilli placoidei. 
Scapole provviste di una setola ciascuna. 

Ali anteriori coprenti il corpo fino a tutto l'addome, larghe, 
colla submarginale poco più breve della marginale, postmarginale 
nulla, stigmatica breve terminante internamente con una macchia 


(1) Col nome di subanello o subanelli io propongo di distinguere quella 
o quelle divisioni più o meno incomplete (p. es. antenne di Trichogramma) che 
si trovano alla base dell’articolo del funicolo seguente l'anello o gli anelli; 
i subanelli morfologicamente credo non abbiano nulla a che fare coi veri 
anelli che sono piccoli o piccolissimi articoli completi. Il subanello o i 
subanelli sono da me interpetrati come speciali sensilli delle antenne e 
devono essere ristudiati con molta cura in tutti i generi dei Calcididi osser- 
vandoli bene su ambedue le faccie (esterna ed interna) delle antenne. 


— 247 — 


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— 248 — 


subrotonda e dietro con una sporgenza lineare fornita di 4 sen- 
silli; membrana alare con poche file di setole, margine alare con 
setole brevi gradatamente allungantisi dal margine anteriore 
(esterno) a quello posteriore (interno); ali posteriori molto strette 
con brevi setole anteriori, lunghe setole posteriori e una breve 
serie longitudinale di setole dorsale e due ventrali. 

Zampe lunghe e sottili con tarsi di 3 articoli, tibie medie 
con uno sperone sottile e lunghetto ed uno breve, tibie posteriori 
con uno sperone breve ed una serie di setole marginali più brevi 
e robuste. 

Addome sessile, poco più del doppio più lungo del torace, 
con otto tergiti distinti (non compreso il propodeo), dei quali il 
quinto è il più lungo, il sesto (che è morfologicamente l’ ottavo) 
breve, il settimo molto più breve e strettissimo e porta ai lati 
un appendice cercoide tuberculiforme fornita di 4 setole sottili e 
poco lunghe, l'ottavo brevissimo membranoso. Ovopositore molto 
lungo, diretto prima all’innanzi fin sotto il mesosterno, dove spinge 
a guisa di cappuccio i primi sterniti addominali, poi ripiegato in 
basso e diretto in dietro fino ad oltrepassare l'estremità posteriore 
dell’addome per uno spazio sempre notevole (nella specie tipica 
per una lunghezza uguale quasi a quella del torace e dell'addome 
presi insieme). 

Maschio. — Ha caratteri simili a quelli della femmina ed ha 
un pene alquanto sporgente dietro l’estremità dell’addome. 

Specie tipica: Trichogramma Walkeri Förster. 

Osservazione. — Il genere Centrobia ta fondato nel 1856 dal 
Forster per una specie che egli stesso aveva descritto sotto il 
nome di Trichogramma Walkeri (e non Calleptiles Walkeri come 
erroneamente egli scrive più tardi); egli attribuì ad esso antenne 
di 6 articoli senza anello e con clava triarticolata, ma io ritengo 
che egli nonostante abbia scritto di avere osservato le antenne 
con forte ingrandimento e di non avere visto anelli, sia caduto 
in errore per insufficiente mezzo di osservazione o per esame 
dell’ antenna solo a secco. In questo stato infatti è ben difficile 
distinguere anello e subanelli anche a forte ingrandimento. Gli 
esemplari che io riferisco per tutti gli altri caratteri alla Centrobia 
Walkeri hanno un anello e due subanelli alle antenne e credo di 
non errare in tale riferimento. 

Nessun autore sembra che abbia dopo il Förster e prima di 
me raccolto esemplari di tale specie (quantunque debba essere 


—- 249 — 


molto comune nei boschi di quercia d’ Europa) e perciò coloro che 
come l’Ashmead, lo Schmiedecknecht ed il Girault pubblicarono 
diagnosi del genere Centrobia, ripeterono per esso i caratteri 
dell’ antenna dati dal Förster. 

Dei numerosi generi nuovi di Trichogrammatinae descritti 
dal Girault, il genere Neobrachistella sembra che abbia una an- 
tenna conformata come Centrobia, ma sarebbe distinto per avere 
la vena marginale corta. 


Centrobia Walkeri Forst. 


(Fig. I e ID. 


Trichogramma Walkeri Forster, Verh, naturh. Ver. preuss. Rheinl. III, 1851, 
pars 264 Tab: 1 Hg 9 a,b; e, 

Calleptiles Walkeri Forster, Hymen. Stud. II. 1856, p. 89. 

Centrobia Walker? Förster, Ibidem. 


Femmina — Corpo di colore castagno colla parte superiore 
del capo, la parte mediana del torace per la larghezza dello scu- 
tello (eccettuata la parte submediana e anteriore dello scuto, 
che è castagna), le ascelle e parte anteriore dei tergiti addominali 
di colore ferrugineo o ocroleuco. Antenne di colore fulvo, tendente 
al ferrugineo di sotto, ali ialine colle nervature brune, zampe 
di colore castagno coll’ apice del femore, la base e l'estremità 
della tibia e i primi due articoli del tarso di colore ferrugineo, 
terzo articolo del tarso e pretarso più o meno imbruniti. 

Lunghezza del corpo (senza ovopositore) mm 1, larghezza 
del torace 0,23, lunghezza delle antenne 0,38, dell’ ala anteriore 
0,80, larghezza della stessa 0,59; lunghezza dell’ ovopositore (parte 
estroflessa) 0,80, dell’ ovopositore misurato dall’ estremo anteriore 
al posteriore 1,56, pene sporgente per mm. 0,13. 

Maschio simile alla femmina anche per colore. 

Per gli altri caratteri si vedano la descrizione del genere e 
la figura II. 

Habitat. — lo ottenni dal 1° al 23 maggio un certo numero 
di esemplari di questa specie da rametti di Quercus robur di 
Cosenza e di Fiastra (Macerata) che erano stati tagliati fin dal- 
l'autunno dell’ anno precedente. Forse questa specie è parassita 
di ova di qualche Emittero, che le depone dentro il legno di rami 
di Quercus, 


— 250 — 


Il Förster aveva trovato gli esemplari tipici nel suo giar- 
dino di Aachen sopra una pianta di Syringa vulgaris presso la 
quale si trovava una catasta di legna da bruciare e sospettò as- 
sai ragionevolmente che fossero usciti da tale legna, in cui forse 
potevano essere parassiti di larve lignivore. 


Centrobia Walkeri Forst. 


var. minor nov. 


Dagli stessi rametti di Quercus robur di Fiastra che dettero 
vari esemplari di Centrobia Walkeri ottenni più numerosi esem- 
plari di Centrobia che 
concordano in tutti i ca- 
ratteri colla forma tipica, 
eccetto le dimensioni che 
+4 sono notevolmente mino- 
ri; non avendo trovato 
esemplari intermedi cre- 
do che si tratti di esem- 
plari riferibili ad una 
distinta varietà caratte- 
rizzata dalle seguenti 
dimensioni : lunghezza 
del corpo mm. 0,65, lar- 
ghezza del torace 0,19, 
lunghezza delle antenne 0,30, dell’ ala anteriore 0,58, larghezza 
della stessa 0,28, lunghezza della parte sporgente dell’ ovoposi- 
tore 0,40, lunghezza dell’ ovopositore misurato dall’estremo ante- 
riore a quello posteriore 0,78. 

Esemplari riferibili a questa stessa varietà li ebbi da rametti 
di Quercus ilex di Portici e di Quercus robur di Bono (Sassari) 
sempre in maggio. 


SIE 
MMS 


Fig. III 


Centrobia similis; femmina (molto ingrandita). 


Centrobia similis sp. n. 


Femmina (Fig. III). — Corpo di colore fulvo più o meno 
chiaro colla parte posteriore dei segmenti addominali 3-6 di co- 
lore castagno, antenne e zampe fulve, ali ialine con nervature 
castagne, 


— 251 — 


Lunghezza del corpo (senza ovopositore) mm. 0,90, del torace 
0,22, delle antenne 0,26, dell’ ala anteriore 0,58, larghezza della 
stessa 0,30, lunghezza dell’ovopositore (parte sporgente) 0,26, lun- 
ghezza dello stesso mi- 
surato dalla estremità 
anteriore alla posterio- 
TEWON(S: 

Maschio simile alla 
femmina col pene spor- 
gente mm. 0,15 

Per i caratteri delle 
antenne, delle ali e delle 
zampe si veda la figu- 
ra IV. 

Osservazione. Que- 
sta specie si distingue 
facilmente dalla Centro- 
bia Walkeri tipica ed 
anche dalla sua varietà 
C. W. minor per il co- 
lore, per il secondo sub- 
anello delle antenne pro- 
porzionatamente più lun- 
ro, per la stigmatica un 
poco più larga, per I o- 
Centrobia similis, femmina: 1. antenna vista dalla faccia vopositore sporgente ? 
interna; 2. la stessa dal pedicello a tutto il funicolo più sempre dietro l'addome, 
ingrandita ; 3. ali *); 4. 5. e 6. zampe del primo, secondo 

SOLE time un terzo meno quantun- 

n; chez: 

aan ee a quel 
dovrebbero andare decrescendo gradatamente. Dre € 

la dell’ovopositore della 


Centrobia Walkeri v. minor ed in qualche esemplare anche 
maggiore. 

Habitat. — Ho ottenuto gli esemplari tipici descritti da ra- 
metti di nocciuolo di. Avellino durante il mese di maggio ed altri 
nella stessa epoca pure da rami di nocciuolo di Nola. Anche questa 
Centrobia è probabile che sia parassita di uova di Emitteri. 


Big:-IV, 


F. SILVESTRI 


N 


Descrizione e notizie biologiche di due Imenotteri 
Calcididi parassiti di uova di Cicale. 


Continuando la raccolta e lo studio di insetti parassiti per me- 
glio conoscere quali di essi hanno rapporti con insetti dannosi, ho 
potuto osservare nel 1917 e 1918 due specie di Imenotteri Calcididi 
parassiti di uova di Cicale (Cicada plebeja Scop. e Tettigia orni L.), 
dei quali uno (Ceranbycobius cicadae Gir.) era già noto, l’altro 
(Centrodora cicadae mihi), sembra, è rimasto finora sconosciuto (1). 
Di ambedue le specie do nelle pagine seguenti le descrizioni degli 
adulti, uova e larve e le notizie sui loro costumi; ma innanzi 
tutto credo opportuno ricordare come e dove depongono le uova 
le Cicale sopra nominate. 

Tanto la Cicada plebeja che la Tettigia orni depongono le 
uova in luglio, agosto e primi di settembre (2). Esse scelgono per 
tale atto steli di piante erbacee o rami di piante legnose che 
possono essere di specie molto diverse, ma devono avere uno stesso 
carattere, devono cioè i loro steli e i rami essere secchi o quasi 
e non devono essere vuoti nell’interno o, se lo sono, devono avere 
pareti abbastanza spesse da contenere le cellette per le uova. Le 


(1) Oltre i due Imenotteri parassiti nominati ho osservato frequentemente 
esemplari di Pediculoides intenti a distruggere uova sane di Cicala o larve 
di Cerambycobius o uova contenenti larve di Centrodora. Ho pure trovato 
qualche larva di Cerambycobius attaccata da un’altra larva cetoparassita di 
Calcidide, forse di Homoporus, avendo ottenuto da steli di Arundo pliniana 
anche due esemplari di Caleidide riferibile a tale genere; ma non avendo 
potuto avere materiale sufficiente per un allevamento, non posso per ora 
accertare nulla in proposito. 

(2) Si tenga presente che tutte le osservazioni principali sono state fatte 
nella provincia di Salerno a pochi metri di altitudine. 


— 253 — 


uova da me tenute in osservazione erano state deposte in steli 
di Arundo pliniana, pianta che è frequente in alcune località 
della provincia di Salerno, ed in rametti di Acer campestres posti 
a sostegno di viti. 

Ambedue le Cicale nominate per deporre le uova introducono 
il loro ovopositore attraverso la superficie del rametto (o stelo) 
scelto e lo dirigono in dentro ed in basso in modo da formare 


Fig. I. 


Steli di Arundo pliniana: i primi tre interi, i due seguenti spaccati per il lungo, 
con nidiate di ova di Cicada plebeja; i tre seguenti a destra interi, il nono e il decimo 
spaccati con nidiate di ova di Teltigia orni. 
una celletta diretta dall’alto in basso e lunga circa un centimetro 
se di Cicada e circa mezzo centimetro se di Teléigia. Dopo la pri- 
ma celletta ne scavano una seconda, introducendo l’ovopositore la 
Cicada alla distanza dal basso in alto di circa un centimetro dal 
primo in linea retta, ed alla distanza di mezzo centimetro la Tetli- 
gia. Dopo la seconda ne scavano una terza e così via fino ad 11 
o 15 di regola sempre in linea perpendicolare e alla distanza indi- 
cata; frequentemente però si trovano anche rametti con fori in nu- 
mero molto maggiore e disposti non in una linea perpendicolare, nè 
alla distanza indicata, ma in varie serie perpendicolari più o meno 
irregolari e molto avvicinate (Fig. I). In tali casi credo che altra 


— 254 — 


o altre femmine abbiano depositato le uova sulla stessa parte del 
rametto (0 stelo) cominciando in un altro punto vicino all’incisura 
praticata dalla prima femmina che depositö le uova oppure, almeno 
talvolta, una stessa femmina praticato un certo numero di fori e 
relative cellette dal basso in alto, è tornata in basso per ricomin- 
ciare un’altra serie di fori più o meno regolarmente alternati coi 
primi. 

In ogni celletta la Cicada deposita da 6 a 12 uova, che sono 
lunghe mm. 2,60 e larghe 0,65; la Teltigia ve ne deposita 4 a 5 
lunghe mm. 2,20, larghe 0,58. 

Le uova deposte in luglio, agosto e primi di settembre danno 
in ottobre le larve, le quali si approfondano nel terreno. 


Cerambycobius cicadae (Giraud) 
Eupelmus cicadae Giraud, Ann, Soe. ent. France (5) I (1871), p. 413. 

© Corpo verde scuro metallico un poco più chiaro sulla faccia 
e sul dorso del torace, antenne nerastre collo scapo verde scuro me- 
tallico, zampe coll’ apice del 
femore, la base e la parte 
distale della tibia ed il tarso, 
eccettuato l’ultimo articolo 
bruno, di colore fulvo-ocraceo, 
ali ialine colle nervature ful- 
vo-ocracee. 

Lunghezza del corpo 
(senza ovopositore) mm. 3,8, 
larghezza del torace 0,70, 
lunghezza delle antenne 1,45, 
dell’ ala anteriore 2,20, lar- 
ghezza della stessa 0,80; lun- 
ghezza della parte sporgente 
dell’ ovopositore 1,70, dello 
stesso dalla base all’apice 5,60. 

Capo poco più lungo del 
torace, occhi brevemente e 
piuttosto radamente pelosi. 

Torace con reticolo microscopico e numerose e brevissime 
setole. 

Per i caratteri delle antenne, delle parti boccali, delle ali e 
delle zampe si vedano le figure II-III. 


Fig. II. 


Femmina di Cerambycobius cicadae. 


— 255 — 


Sg Corpo verde scuro coll’addome nerastro a riflessi azzurri, 
antenne nere, zampe nere coll’apice dei femori, la base e l’estre- 
mità delle tibie isabellini, articoli 1-3 dei tarsi anteriori isabel- 
lini pallidi, articoli 1-4 dei tarsi medi e posteriori bianchi, ali 


Reti: 


So Alatri ent 
Si ili | ) Me 5 ee > 


n M 


Mead E77 0 


Fig. III. 
Cerambycobius cicadae, femmina: 1. capo visto di fronte; 2. antenna; 3. margine del clipeo 
col labbro superiore e mandibole; 4. mascelle del primo e secondo paio ; 5. parte della 
marginale, postmarginale e stigmatica dell’ala posteriore; 6. zampa del secondo paio 
dall’ apice della tibia; 7. zampa del terzo paio dall’ apice della tibia; 8. cercoide del 
nono segmento addominale; 9. antenna del maschio. 


ialine con nervatura brunastra. Tergiti addominali a margine po- 
steriore retto; pene appena sporgente. 

Lunghezza del corpo mm. 2,60, larghezza del torace 0,52, 
lunghezza delle antenne 1,10. 

Habitat. Io ho ottenuto esemplari da uova di Cicale raccolte 
a S. Maria di Castellabate e Agropoli (Salerno), Acri (Cosenza); 
Reaumur, Lichtenstein e Fabre lo osservarono in Francia. 

Osservazione. Questa specie fu riferita dal Giraud al genere 
Eupelmus Dalm., ma per le antenne a scapo compresso, per la 
forma dell’ estremo addome e per la postmarginale più lunga 
credo che debba ascriversi al genere Cerambycobius Ashm. 


— 256 — 


Il primo ad osservare questa specie fu il Reaumur (1), il quale 
aprendo rametti con uova di Cicale trovò in quasi tutti, al posto 
di uno o più gruppi di uova, due o tre larve bianche, senza zampe 
le quali si erano sviluppate a spese delle uova e che « devinrent 
au primtemps, egli scrive, de petites mouches noires et luisantes 
de la classe des ichneumons. Les femelles portent au derrière 
deux longs filets, tantot séparés l’un de l’autre et tantöt réunis, 
parce que l’un est une espece de tariere dont l’autre est 1’ etui. 
Cet instrument lui sert a porter ses oeufs dans 
les nids où les cigales ont logé les leurs ». 

Quantunque il Reaumur abbia attribuito 
un colore nero agli adulti di tale parassita, si 
può credere che egli abbia voluto intendere 
nerastro, quale esso appare quando si guarda 
ad occhio nudo con poca attenzione e si può 
ritenere che l’insetto da lui osservato sia stato 
( realmente il Cerambycobius cicadae descritto 

| nel 1871 dal Giraud su esemplari mandatigli 

dal Lichtenstein, che li aveva ottenuti a Mont- 

| pellier da rametti con uova di una Cicala, pro- 
babilmente di Cicada plebeja. 

Il Fabre (2) osservò lo stesso parassita in 

Fig. IV. atto di deporre le uova nei fusticini o rametti 
Cerambycobius eicodee: Contenenti le uova di Cicala e mentre questa 
a non aveva ancora terminato di deporre nello 

e tre ugualmente). stesso rametto; notò pure la posizione verticale 

assunta dalla parte posteriore del corpo durante 

l'introduzione dell’ ovopositore, ma non si occupò di conoscere 
altre particolarità dei costumi. 


(È 


Ovo. 


L’ovo ovarico del Cerambycobius cicadae (Fig. IV, 1) ha la 
forma di un fiaschetto un po’ depresso sopra un lato e con un 
collo alquanto più lungo della pancia e questa fornita posterior- 
mente anche di una breve appendice conica; quando esso è de- 

(1) Sur les Cigales et sur quelques mouches de genres approchants de 
leur. Memoires pour servir A l’histoire des Insectes. Vol. V, quatriéme me- 
moire, 1740, p. 183, pl. 19, fig. 12-14. 

(2) Souvenirs entomologiques. Cinquiéme série, XVIII. La Cigale. La 


ponte, p. 272. 


— 257 — 


posto (Fig. IV, 2 e 3) presenta una forma subellittica allungata, al 
dorso alquanto convessa o pianeggiante o appena concava, ai due 
poli ristretta; il polo anteriore continua in un peduncolo sottile, 
lunghetto e più o meno ritorto su sè stesso essendo rimasto vuoto 
dell’ooplasma, il polo posteriore termina appuntito e più o meno 
uncinato; l’ovo è di colore bianco e senza 
il peduncolo è lungo mm. 0,482, largo 0,156. 


Larva. 


La larva neonata (Fig. V) è allungata, 
circa tre quarti più lunga che larga, col 
capo leggermente cremeo ed il resto bianco, 
È lunga mm. 0,60, larga 0,17. Essa è com- 

posta del capo e di tredici segmenti ben 
distinti. 

Il capo ha un rivestimento chitinoso 
più forte del resto del corpo ed è fornito 
di due brevi antenne uniarticolate coniche 

Fig. V. e di quattro setole superiori submediane: 
Cerambycobius cicadae: 1. lava due poco dietro e due poco innanzi il livello 
neonata dal dorso; 2. la stesst della base delle antenne, sotto ha due setole 

vista dal ventre. 

laterali anteriori e due sublaterali poco 
dietro e a fianco delle mascelle. La bocca è ventrale, quasi ter- 
minale ed ha un labbro con due sensilli circolari, due brevi e 
forti mandibole uniarticolate e pochi 
sensilli circolari sulle mascelle e sul 
labbro inferiore come si vede nella 
figura VI. 

I segmenti del torace hanno due 
brevissime setole ventrali submediane, 
due brevi sublaterali dorsali e due la- 
terali; i segmenti addominali 1 ad 8 
hanno le setole laterali e le sublaterali HM ne 

Cerambycobius cicadae: capo e pri- 
superiori; sul penultimo le setole late- mo segmento toracico della larva 
ralidiventano-ventrali ultimo ha. due; neonata visti daliventre: in alto a 

destra una mandibola della stessa. 
brevissime setole laterali posteriori. 

Sulla parte anteriore dei segmenti toracici e degli addomi- 
nali fino al penultimo compreso esistono tanto al dorso che al 
ventre minutissime punte che vanno decrescendo di numero sui 
segmenti addominali posteriori. 


— 258 — 


La larva neonata ha quattro paia di stigmi situati un paio 
ai lati del mesotorace ed un paio ai lati dei primi tre segmenti 
addominali. 

Larva adulta (Fig. VID. Corpo allungato poco ristretto an- 
teriormente ed alquanto di più posteriormente, pochissimo piegato 
ad arco colla convessità al dorso; di colore biancastro leggermente 
tinto di grigio a causa del 
contenuto dell’ intestino che 
si vede un poco per traspa- 
renza, colle mandibole nera- 
stre. Lungo fino a mm. 3,5 
e largo 0,98. 

Il corpo è composto del 
capo e di tredici segmenti 
distinti. 

Il capo visto dal dorso 
è quasi il doppio più largo 
alla base che lungo, ha lati 
gradatamente convergenti ed 
Pieve arcuati, è fornito sopra di sei 
adulta vista di fianco; setole lunghette e di antenne 
a destra capo della stessa prono (in alto) e supino yn & è a 

tuberculiformi brevissime, 

sotto ha una setola Junghetta 
per lato e sul labbro superiore e sulle mascelle del primo e 
secondo paio i sensilli che si vedono nella figura VII; le man- 
dibole sono brevi, forti, acute, poco uncinate. 

I tre segmenti del torace hanno ciascuno due brevi setole 
sublaterali dorsali, due laterali, due sublaterali ventrali e due 
submediane ventrali; i segmenti 1 ad 8 addominali mancano delle 
setole ventrali, subventrali e submediane, il 9° ha la sublaterale 
ventrale, il decimo ha due brevi setole ventrali e due dorsali po- 
steriori. 

Gli stigmi sono nove distribuiti uno per lato dei segmenti del 
corpo dal 2° toracico al settimo addominale, 


Cerambycobius cicadae: 1 


(in basso). 


Biografia. 


Gli adulti del Cerambycobius cominciano a comparire dai 
primi agli ultimi di luglio (a Portici li ebbi dall’8 al 28). Essi sono 
molto attivi; si nutrono bene di sostanze zuccherine ed anche 
appena fuoriusciti allo stato adulto possono accoppiarsi. 


=) ORO) 


Accoppiamento. Il maschio, che è molto più piccolo della 
femmina, sale sul dorso di essa rapidamente e si porta in avanti 
fino ad essere col capo sul capo della femmina e incrocia le sue 
colle antenne di essa, poi svelto cammina a ritroso e si ripiega 
coll’addome sotto il ventre della femmina per restare accoppiato 
pochi secondi. Se non riesce ad accoppiarsi con una prima ma- 
novra, la ripete. 

Dopo l'accoppiamento ho visto più di una volta il maschio 
tornare sul dorso della femmina, collocarsi col capo in corrispon- 
denza a metà circa delle antenne, le 
zampe anteriori sulla base delle stesse, 
le zampe medie sugli occhi e in tale 
posizione battere colle proprie le an- 
tenne della femmina, accarezzare le 
stesse colle mandibole ed i palpi, 
colle zampe medie lisciare i lati del 
capo e restare così per alcuni se- 
condi, poi allontanarsi definitivamente 
dalla femmina. Altre volte ho visto 
fare tale manovra quando la fem- 
mina non cedeva al primo tentativo 
di amplesso. 


Fig. VIII. 
Pezzo di stelo di Arundo pliniana con Deposizione dell’ UOVO. La fem- 
femmina di Cerambycobius cicadue in . A È o + 
atto di deporre un uovo vicino a nova mina quando e capitata sopra un 
di Cicada plebeja. rametto o fusticino contenente ova 


di cicala, vi cammina tastandolo ed 
arrivata ad un’incisura, che porta alla celletta colle ova, tocca 
la superficie colle antenne e se trova conveniente di deporvi 
l’ovo, si rivolta col corpo in modo da collocarsi coll’ addome 
su detta incisura, abbassa lo stiletto (non la guaina) e comincia 
a tentare di introdurlo nel foro facendo dei movimenti di avanti 
e dietro col corpo. Se riesce ad introdurre lo stiletto, lo appro- 
fonda tutto nella galleria contenente le ova e rimane allora col 
corpo orizzontale, o quasi, dal vertice del capo fino alla base 
dell’ ovopositore, col capo perpendicolare colle antenne diritte 
rivolte in alto e in avanti e la parte posteriore dell’ addome 
rivolta pure in alto (Fig. VIII) e in qualche momento anche 
un poco in avanti. La deposizione dell’ uovo è compiuta in 5-6 
minuti. 


= 260° 


L’ ovo è deposto nella celletta, in cui si trovano le uova di 
cicala, a contatto col primo di esse ed in luglio impiega quattro 


Fig. IX. 
Pezzo di stelo di 
Arundo pliniana 
spaccato in corri» 
spondenza a cinque 
cellette di uova di 
Cicada plebeja: nella 
terza (cominciando 
dall’alto ) e 
celletta si 
vede una larva adul- 


nella 
quinta 


tadi Cerambycobius 
che ha distrutto tut- 
te le uova. 


giorni a svilupparsi (a Portici ova deposte il 19 
luglio dettero le larve il 23). 

La larva neonata nasce a contatto di un uovo 
e con movimenti vermicolari si pone in modo da 
potere aderire colla bocca alla superficie dell’ovo 
stesso e lo succhia. 

Una larva da un ovo passa ad un altro e per 
diventare adulta consuma di regola tutte le uova 
che si trovano in una celletta di Tettigia orni e 
che sono 4-5 oppure tutte o quasi tutte quelle di 
una celletta di Cicada plebeja che sono 6 a 12. 

La larva che ha terminato di nutrirsi (già ai 
primi di agosto possono trovarsi larve a tale stato) 
spinge i gusci delle uova anche frantumati parte 
ad un estremo e parte all’ opposto lasciando così 
un canale, da essa occupato col capo rivolto al- 
l’ineisura, in cui si trasforma l’anno seguente in 
pupa e resta fino all’ estate successiva, quando 
divenuto insetto adulto pratica un foro circolare 
attraverso la circostante parete del fusticino o 
rametto e fuoriesce all’ aperto. ì 

Debbo notare che qualche larva invece di 
dare l'adulto l’anno seguente lo dà dopo due anni, 
almeno a Portici in laboratorio è avvenuto che 
da rametti di acero secco con ova di cicala rac- 
colti a S. Maria di Castellabate nell’ottobre del 1916 
ebbi vari adulti di Cerambycobius nel luglio 1917 
ed una femmina dello stesso il 20 luglio 1918. 

Di regola una nidiata di Cicala attaccata dal 
Cerambycobius ha distrutte le uova di due o più 
cellette (Fig. IX) (da due o più larve s’ intende), 
più raramente di una sola perchè pare che se il 


Cerambycobius non è disturbato, dopo di aver deposto un ovo 
in una celletta, passa ad un’altra o ad altre della stessa nidiata. 


Nei due anni 1917 e 1918 che io ho fatto le 


mie osserva- 


zioni specialmente in provincia di Salerno, ho trovato una per- 
centuale di uova di Cicale attaccate da questo parassita che non 
sorpassava il 25 °/, ma il Reaumur scrisse di avere osservato 


O 


distrutte le uova di una o due cellette di quasi tutte le nidiate 
di cicala da lui aperte, ciò che potrà avvenire qualche anno, e 
potrebbe essere anche con maggiore intensità, da noi. 


Centrodora cicadae sp. n. 


Adulto. 


Femmina (Fig. X). Corpo di colore brunastro colla parte del 
capo al di sopra del margine inferiore degli occhi, il mesonoto, 
eccetto due macchie poste- 
riori laterali e due fascie 
larghe laterali sullo scutello, 
il propodeo; la base dell ad- 
dome e in alcuni esemplari 
anche gran parte del settimo 
e dell’ ottavo segmento (ap- 
parenti) di colore isabellino 
o fulvo chiaro; antenne -bru- 
nastre; ali ialine; le anteriori 
un poco affumicate dietro la 
marginale eccetto verso il 
centro della membrana, dove 

Fir x. si mantengono quasi incolore; 

Femmina di Centrodora cicadae. zampe brunastre coll’ apice 

del femore, quello delle tibie 

e i primi 4 articoli dei tarsi di colore isabellino o testaceo pallido. 

Lunghezza del corpo (senza ovopositore) mm. 1,75; larghezza 
del torace 0,34; lunghezza delle antenne 0,58; dell’ ala posteriore 
1,12, larghezza della stessa 0,40; lunghezza dell’ovopositore, che 
è retto, misurato dalla base corrispondente sotto il terzo seg- 
mento addominale (quarto morfologico) all’ estremità posteriore 
1,30; lunghezza della parte sporgente dell’ovopositore 0,40. 

Occhi provvisti di numerose e brevissime setole. Per gli altri 
caratteri del capo, delle antenne, delle appendici boccali, delle 
ali e delle zampe si vedano le figure X e XI 

Maschio. Quasi sempre oltre la metà più piccolo della fem- 
mina misurando mm. 0,85 in lunghezza e 0,22 in larghezza (al 
torace). Antenne lunghe 0,30 e collo scapo allargato a differenza 
della femmina. 


XII Bollett, di Zoologia Gen, e Agr. 18 


— 262 — 


Habitat. Tutti gli esemplari finora da me osservati sono della 
provincia di Salerno (S. Maria di Castellabate e Agropoli). 


Fig. XI. 


Centrodora cicadue, femmina: 1. capo visto di fronte; 2. antenna; 3. pedicello e primo 

articolo del funicolo della stessa; 4. parte inferiore del capo colle mandibole; 5. labbro 

superiore; 6. mascelle del primo e del secondo paio; 7. parte prossimale dell’ala ante- 

riore; 8-10. zampe del primo, secondo e terzo paio dall’apice della tibia; 11. cercoide 
del nono segmento addominale; 12. antenna del maschio; 13. pene. 


Osservazione. Questa specie è affine alla Centrodora (sub 
Paraphelinus) speciosissima (Girault), ma si distingue (stando 
alla descrizione) per il colore e la diversa lunghezza degli arti- 
coli delle antenne. 


Ovo. 


L’ ovo della Centrodora cicadae (Fig. XII, 1 e 2) è molto 
allungato e un poco piegato ad arco, ha un polo pochissimo as- 
sottigliato e l’opposto molto di più. È lungo mm. 0,150-0,160, 
largo (nel punto di maggiore larghezza) mm. 0,040. 


— 263 — 


Larva. 


La larva neonata (Fig. XII, 3) è tozza, poco più del doppio 
più lunga che larga, quasi tronca anteriormente, poco assottigliata 
posteriormente, convessa al ven 
tre e leggermente concava al 
dorso. Non presenta segmenta- 
zione distinta, nè peli di sorta; 
in mezzo alla parte anteriore 
del corpo ha una piccola bocca, 
ai cui lati si trovano due bre- 
vissime mandibole triangolari. 
L’intestino medio è molto svi- 
luppato ed occupa la maggior 
parte della cavità del corpo. 
È lunga mm. 0,28 e larga 0,13. 

La larva adulta (Fig. XII, 
Cintrodord cicadae: 1, 6 2. due nova ‘già de: 4-0) ha forma subovale colla 
poste; di ana neonata molto ingrandita cogli parte posteriore corrispondente 
organi interni visti per trasparenza; 4. larva fù = Ò 
adulta vista dal dorso; 5. la stessa vista dal al polo piu assottigliato. Il capo 
ventre; 6. capo della stessa visto dal ventre. è piccolo, trasverso, e può na- 

scondersi quasi del tutto nel 
torace; il resto del corpo è formato di tredici segmenti distinti, 
tutti nudi. 

Il capo (Fig. XII, 6) è fornito di due brevissime antenne a 
forma di tubercolo convesso situato all’angolo anteriore laterale; 
la bocca è apicale, centrale e limitata ai lati da due forti man- 
dibole leggermente uncinate, acute. 

La lunghezza della larva adulta è di mm. 0,78-1,40 e la 


larghezza 0,42-0,60. 


Fig. XII. 


Biografia. 


Gli adulti dell’ ultima generazione dell’anno di Centrodora 
cicadae cominciano a comparire dai primi di luglio alla fine dello 
stesso mese dell’anno seguente, a Portici li ebbi da rametti o fu- 
sticini, che avevano contenuto ova di cicala, dal 7 al 26 luglio; 
gli adulti della prima generazione estiva cominciano a venire 
fuori ai primi di agosto e continuano fino a tuttto lo stesso mese. 

L’ accoppiamento può aver luogo subito dopo la comparsa 


degli adulti. 


— 264 — 


Il maschio avvicinatosi ad una femmina sale rapidamente sul 
suo dorso e si colloca sopra o di fianco al capo e comincia colle 
sue antenne a battere su quelle della femmina, poi si porta lesto 
in dietro e ripiega il proprio addome sotto quello della femmina. 
Se questa è vergine e accetta 1’ accoppiamento, il maschio resta 
attaccato qualche secondo e poi si distacca; se la femmina ricusa, 
il maschio torna sul dorso e ripete lo stimolo con insistenza 
anche per più volte e a lungo (anche per un minuto), finchè per- 
sistendo il rifiuto della femmina se ne allontana. 

La deposizione delle uova viene cominciata nello stesso 
mese di luglio. Quando una femmina che ne è in cerca, ha tro- 
vato un rametto con uova di cicala, vi cammina su rapidamente 
tastando in corrispondenza delle incisure e attorno ad una di 
questa si ferma tastando colle antenne e anche introducendo il 
capo nell’ incisura stessa, poi gira un poco quasi attorno allo 
stesso punto sempre tastando e torna a fermarsi. 

Se vuole depositare l’uovo si ferma a poca distanza dall’in- 
cisura, qualche volta anche un po’ distante, piega |’ addome in 
basso fino a porre la guaina dell’ovopositore perpendicolarmente 
alla superficie del rametto e comincia a fare sforzi per introdurre 
gli stiletti. Quando essa è ferma in tale posizione, appena tocca 
la superficie su cui si trova colla estremità delle zampe del 
secondo e terzo paio, mentre quelle del primo paio le agita dal- 
Vavanti in dietro e appena di quando in quando le tocca sulla 
superficie del rametto (o stelo). Quando poi comincia a fare pe- 
netrare l’ovopositore, rivolge la guaina coll’ addome in dietro ed. 
esercita la pressione con tutto il corpo orizzontale sulla base del- 
l’ ovopositore che a poco a poco introduce a fatica interamente 
nel rametto in corrispondenza ad un uovo di cicala, arriva sul- 
l’ovo stesso, lo fora e vi deposita un uovo. 

L’ intero atto della deposizione può durare circa un quarto 
d’ ora. 

Lo sviluppo embrionale dell’ uovo in luglio avviene in circa 
tre giorni e l’ accrescimento della larva in due a tre: a Portici 
da ova deposte il 26 luglio (dalle ore 9 alle 12) nacquero le larve 
la mattina del 29 e la mattina del 31 si trovarono larve quasi 
adulte lunghe mm. 0,78 e si ebbero gli adulti il 14 agosto cioè 
dopo 19 giorni dalla deposizione. Gli adulti della prima genera- 
zione depositano le uova per una seconda ed ultima. 


sogno 


In un uovo di cicala si trovano frequentemente due larve di 
Centrodora, qualche volta anche tre. 

L’ ovo parassitizzato contenente la larva prende prima un 
colore giallastro cremeo e poi rosso mattone pallido. 

La Centrodora cicadae, da quanto ho osservato, è un paras- 
sita endofago delle uova di cicala, che compare allo stato adulto 
quando comincia la deposizione delle dette uova. Le ova e le 
larve della Centrodora si sviluppano rapidamente e le seconde, 
se sono quelle della prima generazione, si trasformano in pupa 
dopo pochi giorni e, se sono quelle della seconda, restano fino all’anno 
seguente nell’ovo di cicala e nel luglio danno gli adulti che 
sgusciano dal corion delle ova distrutte e sbucano fuori dal fu- 
sticino o rametto attraverso uno dei fori che aveva praticato la 
cicala per deporre le uova. 

La percentuale di uova distrutte da questo parassita endo- 
dofago negli anni 1917 e 1918 nelle regioni, dove io praticai la 
raccolta delle uova di Cicale, fu molto bassa, forse inferiore ad 
1 °/,; ciò non fa escludere che in altri anni possa essere anche 
molto maggiore. 


F. SILVESTRI 


= 


Il genere Thysanus Walker. 


(Hymenoptera: Chalcididae ) 


Credo di aver potuto riconoscere il genere Thysanus Walker 
e desidero ridescriverlo, perchè finora era stato troppo male 
considerato. 


Thysanus Walker. 
1840. Thysanus Walker, Ann. nat. Hist. IV, p. 234. 


1856. Triphasius Forster, Hym. Studien II, p. 83 et 84. 
1856. Plastocharis Forster, Ibidem, p. 145. 


1878. » » Verh. naturh. Ver. preuss. Rheinl. XXXV, p. 68. 
1895. > Howard, Revis. Aphelininae N. America, U. S. Dep. Agri- 


cult. Div. Ent. Techn. Ser. I, p. 27. 
1900. Signiphora ex p. Ashmead, Pr. U. S. Nat. Mus. XXII, p. 409. 
1904. Thysanus Ashmead, Mem. Carnegie Mus. I, p. 346. 
1909. Thusanus Schmiedeknecht, Gen. Insect. Chalcididae, p. 454. 
1912. Thysanus Mercet, Trab. Mus. Cienc. nat. N. 10, p. 122. 
1913. Signiphora ex p. Girault, Pr. U. S. Nat. Mus. XLV, p. 193. 


1916. subgen. Matritia Mercet, Bol. Soc. esp. Hist. Nat. XVI, p. 523. 
Femmina (Fig. I). — Corpo allungato, un poco depresso, a 


lati subparalleli convergenti all'estremità posteriore. 

Il capo, compresi gli occhi, è largo quanto il torace, è ver- 
ticale, colla parte superiore leggermente convessa, portante tra 
gli occhi gli ocelli. Visto di fronte è tanto alto quanto largo, ha 
gli scobri lunghi e stretti e alla parte esterna di essi la faccia 
alquanto depressa; il clipeo ha il margine subretto appena con- 
vesso nel mezzo. Gli occhi sono nudi; gli ocelli laterali sono 
poco lontani dagli occhi e formano coll’ocello mediano un an- 
golo retto. 

Le antenne sono inserite poco dietro il margine del clipeo 
e sono composte di scapo, pedicello, 4 anelli (o 3 anelli ed un 


— 267 — 


cortissimo quarto articolo del funicolo) ed una clava intera molto 
lunga. 

Le mandibole sono tridentate, i palpi mascellari biarticolati 
e quelli labiali uniarticolati. 

Torace col pronoto molto bene sviluppato giungente ai lati 
fino alla base delle tegole e coprente la parte mediana anteriore 
dello scuto me- 
sotoracico; que- 
sto è intero, leg- 
germente con- 
vesso, fornito 
solo di 4 brevis- 
sime setole; lo 
scutello è tra- 
sverso, legger- 
mente convesso, 
ha due sensilli 
placoidei sub- 
mediani e quat- 
tro brevissime 

Fig. 1. setole posteriori. 

Femmina di Thysanus ater. Il metanoto è 

breve, trasverso, leggermente convesso nel mezzo e avente ai 

lati una piccolissima carena longitudinale un poco convergente 

coll’ opposta. Il propodeo è pure fornito di due carenette che 

cominciano alla parte posteriore delle carene del metanoto e 

finiscono riunite alla parte posteriore mediana del propodeo che 

sporge un poco sull’addome; gli spiracoli sono abbastanza grandi 
e rotondeggianti. 

Ali anteriori bene sviluppate con nervature submarginale 
e stigmatica, sprovviste di postmarginale, membrana alare nuda 
e (almeno in 7. ater) finissimamente reticolata, ciglia marginali 
lunghe o brevi. 

Zampe lunghe e sottili con tarsi di cinque articoli, apice del 
femore e base e apice della tibia del 2° paio forniti di setole 
spiniformi, sperone della tibia dello stesso paio lungo e spinoso 
sulla faccia esterna 

Addome con otto tergiti ben distinti, dei quali il primo 
(morfologicamente uguale al secondo e terzo) è lungo, il settimo 
(uguale morfologicamente al nono) brevissimo fornito di due 


cercoidi, che portano 4 setole sensitive, l’ ottavo (o decimo) è 
breve e stretto. 

L’ovopositore nelle specie finora conosciute sporge appena 
dall’addome. 

Maschio. — Differisce dalla femmina per le antenne aventi 
gli anelli (specialmente il 4°) più brevi e la clava più lunga. 

Specie tipica: Thysanus ater (Haliday). 

OSSERVAZIONE. — Il genere Thysanus fu descritto dal Walker 
colla seguente diagnosi: « Corpus elongatum. Antennae quasi 3- 
« articulatae articulo 3 lineari - elongato. Alae longe ciliatae. 
« Nervus subcostalis abrupte terminatus apice non deflexus. Tarsi 
« medii longissimi. - Corpus lineare subdepressum. Caput obla- 
« tum. Antennae prope os insertae (6 articulatae ?), articulus 1" 
« linearis radicula gracili; 2" brevior, obconicus, sequentes tres 
« brevissime annuliformes vix conspicui; 3" (ex analogia trium 
« locum implens) praecedentibus conjunctim longius, mari duplo 
« longior, linearis compressus  subnudus. Collare antrorsum at- 
« tenuatum. Suturae parapsidum inconspicuae. Scutellum obtu- 
« sum. Abdomen subsessile oblongum dorso deplanatum (plic: 
« elevata acuminata per basim protracta); segmentis subaequa- 
« libus; fem. longius, apice acuminatum; subtus carinatum, rima 
« infera ad 1/3 longitudinis protracta. Trebra recondita. Alae 
« plumato - ciliatae, ulna crassiuscula costae medium superante 
« et abrupta. Pedes tarsis longis tenuibus, mediis longissimis. 

« Sp. 1. Th. ater. — Niger nitidus verticis margine, fronteq. 
« media rufis; verticis macula albicante prope utrumque oculum. 
« Antennae ochraceae articulis 1° 2° obscurioribus. Pedes ochreo- 
« fusci, geniculis tarsisque pallidioribus. Alae hyalinae nervo fu. 
« sco, fascia media effusa infumata. (Corp. long. lin. 1/2; alar. 
« lin. 3/4) » - Haliday. 

Egli dette poi una figura abbastanza buona della specie tipica 
nell’ « Entomologist » del 1841 (Tab. K, fig. 3) con figure anche 
delle antenne del maschio e della femmina, alle prime delle quali 
attribuì 4 articoli ed alle seconde 6. 

Il Förster non apportò alcuna luce intorno a questo genere 
ed anzi ne disconobbe molto la posizione ascrivendolo ai Tetra- 
stichini, perchè in un esemplare che Egli aveva in collezione 
credette vedere solo 4 articoli ai tarsi. 

L’ Howard, 1’ Ashmead, lo Schmiedeknecht ed il Mercet con- 
tinuarono a ritenere per esatto il carattere delle antenne dato 


— 269 — 


dal Walker e non dando alcun valore alla forma del torace che 
pure è abbozzata nella figura del Walker secondo il tipo dei 
Signiphorini, considerarono il Thysanus per un Aphelinino. 

Essendo però cosa certa che le descrizioni delle antenne dei 
Calcididi date dal Walker, dal Forster ed altri autori dell’epoca, 
per ciò che riguarda specialmente il numero degli anelli, sono 
tutte errate e tenendo presenti tutti gli altri caratteri del genere 
Thysanus quali furono dati dal Walker e quali particolarmente 
appaiono nella figura della specie tipica, io credo di essere nel 
vero riferendo ad esso ed alla sua specie tipica gli esemplari 
genericamente sopra descritti. 

Oltre la specie tipica Th. alter (Halid.) ed il Th. subaeneus 
(Forster) appartiene allo stesso genere la Signiphora (Matritia) 
coniugalis Mercet, la Signiphora argentina Brèthes e probabil- 
mente tutte le specie di Signiphora dell’ Ashmead e del Girault (1), 
riferite da quest’ ultimo autore al gruppo S. nigra Ashm. 


Thysanus ater (Halid.) Walk. 


Thysanus ater (Haliday) Walker, Ann. nat. Hist. IV. 1840 p. 234; Walker, 
Entomologist 1841, Tab. K, Fig. 3 (maschio); Id. Notes on Chaleid. 
P. 7. 1872 p. 114, Fig.; Id. Entomologist: VI, 1873, p. 473, Fig.; 
Mercet, Trab. Mus. Ciene. nat. N. 10, 1912, p. 124. 

Plastocharis atra Förster, Verh. naturh. Ver. preuss. Rheinl. XXXV (1878), p. 68. 

Plastocharis ater Howard, Bull. U. St. Depart. Agric. Divis. Entom. Techn. 
Ser..I..1895; p: 28, Fig. 8. 

? Signiphora nigra Ashmead, Pr. U. S. Nat. Mus. XXII (1900), p. 409 et 410; 
Girault, Pr. U. S. Nat. Museum XLV (1913), p. 201 et 228. 


Femmina. Colore del corpo nero brunastro lucido colla parte 
superiore del capo, eccetto il vertice, bruna, antenne brunastre, 
quasi nere all’apice, ali ialine colla parte prossimale della mem- 
brana delle anteriori fino a tutta la stigrnatica leggermente affu- 
micata, nervature brune, zampe nere brunastre coi ginocchi, col- 
l’apice delle tibie (specialmente di quelle del 2° e 3" paio) e coi 
primi quattro articoli dei tarsi di colore terra d’ ombra o isabel- 
lini e l’ultimo articolo dei tarsi ed il pretarso più o meno im- 
bruniti. 

Lunghezza del corpo mm 0,76, larghezza del torace 0,20, 
lunghezza delle antenne 0,40, dell’ala anteriore 0,43, larghezza 


(1) Opere citate nella sinonimia. 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 19 


— 270 — 


della stessa 0,18, lunghezza dell’ ovopositore dalla base all’apice, 
che appena sporge dietro l’addome, 0,40-0,50. 

Per i caratteri del capo, delle antenne, delle appendici boc- 
cali, del torace, delle ali e delle zampe si vedano le figure e III, 


Fig. II. 


Thysanus ater, femmina: 1. capo visto di faccia; 2. antenna; 3. pedicello e funicolo colla 
parte prossimale della clava; 4. parte inferiore del capo dal margine del clipeo ai fori 
antennali; 5. mandibola; 6. mascelle del primo e del secondo paio; 7. torace senza pronoto 
e primo segmento dell’addome; 8. ali; 9. parte della membrana alare colla marginale-e 
stigmatica; 10 e 11. zampe del primo e secondo paio dal femore; 12. sperone della tibia 
del secondo paio; 13. zampa del terzo paio; 14. estremità dell'addome dal nono segmento; 
15. antenna di maschio; 16. pedicello, anelli e parte prossimale della clava della stessa; 
17. pene, 


Maschio. Corpo simile a quello della femmina per colore e 
poco più piccolo per dimensioni, ma colle antenne ad anelli più 
brevi e clava più lunga come si vede nella fig. II, 15-16, 
lunghe 0,48. 

Habitat. Questa specie è stata da me ottenuta da femmine 
immature di Aspidiotus ostreaeformis Curt., su Prunus di S. Pie- 


— 271 — 


tro Avellana (Campobasso) dal 2 al 23 luglio, da Aspidiotus o 
da Asterolecanium (sui rametti si trovavano specie di ambedue 
i generi !) su Quercus robur di Fiastra in giugno e da Aspidiotus 
ostreaeformis su Corylus avellana di Avellino in maggio. 

Gli esemplari descritti dal Walker erano stati raccolti in In- 
ghilterra e quelli dal Förster riferiti alla stessa specie in Ger- 
mania. 

Osservazione. L’ Haliday ed il Walker danno le antenne del 
Th. ater come « ochraceae articulis 1° et 2° obscurioribus »; io in 
tutti gli esemplari osservati e riferiti alla stessa specie avendole 
trovate brunastre, ritengo che detti autori non si siano espressi 
con precisione o le abbiano viste col flagello ocraceo in qualche 
esemplare molto secco. 

Ritengo per assai probabile che la Signiphora nigra Ashm. 
sia identica al Th. ater e forse pure qualche altra specie di tale 
gruppo di Signiphora del Girault, perchè ormai è certo che pic- 
cole specie di parassiti europei di cocciniglie hanno seguito nella 
diffusione le specie ospiti d’ Europa o anche specie affini. Credo 
che sia necessario un accurato riesame di tutte le specie di S7- 
gniphora per stabilire prima quali di esse appartengono al ge- 
nere Thysanus ed in secondo luogo quali di esse appartengono 
anche al Th. ater. 


MARIO BEZZI 


= 


ULTERIORI NOTIZIE 


SUL 


gen. Himantostoma Loew (Dipt.). 


A p. 86-93 di questo stesso volume ho pubblicato una breve 
nota colla descrizione di una nuova specie etiopica del genere 
Himantostoma. Ne ho preso occasione per estendermi sui carat- 
teri del genere in base al materiale in esame e per distinguere la 
nuova dalle altre due specie note, col sussidio delle descrizioni 
offerte dagli autori. 

Merce la cortesia del ben noto ditterologo nord-americano 
J. M. Aldrich di West Lafayette, Ind., che qui vivamente rin- 
grazio, posso ora disporre di un esemplare 9 della specie tipica 
del genere Himantostoma. Lo studio di questo esemplare mi ha 
permesso di riconoscere che la specie americana, benchè stretta- 
mente affine in tutto a quella etiopica ed assai simile ad essa 
nell’ aspetto e nella colorazione, non può tuttavia rimanere nel 
medesimo genere, avendo la proboscide semplice e diritta. 

Il Loew infatti nella descrizione originale dice soltanto: pro- 
boscide tenui et quam dimidium corpus longiore; mentre è il 
Thalhammer a parlare di: proboscide longa, exili, biarticulata; 
è quindi probabile che solo quest’ultima specie sia congenere con 
quella africana. 

Si rende pertanto necessaria la fondazione di un nuovo ge- 
nere, pel quale propongo il nome di 


Diplopota, nov. genus. 


Differt a gen. Imitomyia (Himantostoma), cui notis omnibus 
similis et affinis, proboscide bicubitala corpore longiore, macro- 
chaelisque thoracalibus minus numerosis, dorsocentrali unica 
valida utrinque. 

Spec. typ.: Himantostoma Mochii Bezzi 1917. 


— 273 — 


La mia descrizione generica, a p. 88-90 della citata pubbli- 
cazione, vale quindi pel presente nuovo genere. 

La proboscide dell’ Im. sugens è lunga solo quanto la parte 
basale di quella della Dipl. Mochii. Peli e setole sono in J. sugens 
più sviluppati; vi sono 3 paia di dorsocentrali distinte dopo la 
sutura, ed anche 1 o 2 paia presuturali abbastanza differenziate; 
i piedi sono pure più setolosi. La peculiare struttura dei genitali 
della femmina, che fa fede di qualche singolare modo di ripro- 
duzione, è foggiata su un tipo simile in ambo le specie; però in 
sugens la lamella inferiore non è semplice come in Mochii, bensi 
presenta una conformazione più complessa. 

In base alle nuove conoscenze, le 3 specie si possono dunque 
meglio distinguere come segue : 


1 (2). Proboscis simplex, corpore brevior; corpus et pedes magis setosa; 
macrochaetae dorsocentrales plures ante et pone suturam distinctae 
gen. Imitomyia (sugens Lw.). 
2 (1). Proboscis biarticulata et cubitata, corpore longior; corpus et pedes 
minus setosa; macrochaetae dorsocentrales indistinctae, vel unica 
tantum utrinque mox ante scutellum posita . gen. Diplopota n. 
3 (4). Genae nudae; alae corpore breviores, vena quarta angulatim flexa 
et appendiculata . . » 2 .. =... + D. Mochii Bezzi. 
4 (3). Genae pilosulae; alae corpore longiores, vena quarta arcuatim flexa 
et non appendiculata . . . . . . D. hungarica Thalh. 


Il signor Aldrich mi informa di aver raccolto 13 9 di Im. 
sugens a Minot, nel Dakota settentrionale, il giugno 1918; uno 
dei suoi esemplari venne confrontato dal signor Nathan Banks 
col tipo del Loew a Cambridge, Mass., e dichiarato conspecifico. 
Egli aggiunge che la specie fu raccolta recentemente anche a 
Farewell Creek, nel Saskatchewan meridionale del Canadà, dal 
signor H. E. Smith, che ne trovò 2 o& e 4 Q, di cui pubblicò la 
descrizione nel 1915 sotto il nome di Saskatchewania canadensis 
(15, p. 153). Tale diligente descrizione del gen. Saskatchewania 
può valere pel confronto di caratteri del gen. Imitomyia (Himan- 
tostoma) con quelli del gen. Diplopota. 

Il signor Aldrich pensa che la località dell’ Illinois origina- 
riamente data per Im. sugens non sia esatta, perchè questo Stato 
si trova troppo a SE rispetto alle regioni nordoccidentali del- 
l'America settentrionale, di cui la specie pare propria. Egli infine 
richiama l’attenzione sopra il fatto che il nome di Himantostoma 


SOTA 


Loew 1863, essendo preoccupato da Himantostoma Agassiz 1862 
nei Celenterati, non può venir usato pei Ditteri; ma in suo luogo 
si deve adoperare quello di Imiltomyia proposto dal sig. Tyler 
Townsend (14, p. 49). Veramente nel Nomenclator dello Scudder 
(p. 149) si trova pel genere del Loew Jl erronea data di 1853, 
desunta dal Marschall; ma la cosa era già stata corretta dal 
Coquillett nel suo lavoro sulle specie tipiche dei generi di Ditteri 
nordamericani (13, p. 552). 


BIBLIOGRAFIA. 


13. CoquiLLETT, D. W. — The type-species of the North American 
genera of Diptera. — Proc. of the U. S. Nat. Mus., XXXVII, 
1910, p. 499-647. 

14. Townsenp, Cu. H. T. — A readjustment of muscoid names. — 
Proc. ent. Soc. Washington, XIV, 1912, p. 45-53. 


15. SwirH, H. E. — A new genus of Tachinidae from the canadian 
Northwest. — Canad. Entom., XLVII, 1915, p. 153. 
16. Bezzi, M. — Una nuova specie etiopica del gen. Himantostoma 


Loew (Dipt.). — Boll. del Labor. di Zool. gen. e agr. di Portici, 
XII, 1917, p. 86-93, fig. 


Dort. RAFFAELE SARRA 


Intorno ad un Imenottero Tentredinide 


( Cimbex 4-maculata Müll. ) 
danwos o.al comand oro. 


Tra gli insetti dannosi al mandorlo figurano due Tentredinidi, 
la Caliroa cerasi L. e la Cimbex 4-maculata Müll. La prima vi- 
sita, occasionalmente, i mandorli che si trovano in vicinanza dei 
ciliegi, attaccati dalla medesima, e non causa danni rilevanti. 

1 L’ altra compare esclusiva- 
mente sul mandorlo ed essen- 
do stata da noi osservata in 
questi ultimi anni presso Ma- 
tera, ne diamo la descrizione 
e notizie biologiche. 


Adulto. 


Femmina. — Corpo gros- 
so e tozzo, di colorito nero e 
giallo, come appresso sarà 
notato. 

Capo ferrugineo. Anten- 
ne clavate, con flageilo di 5 
articoli, testacee. Clipeo smar- 
ginato. Faccia e pronoto gial- 


i THEE lo-solfo. Fronte nera. Scutello 
Cimbex 4-maculata: femmina (in alto) e maschio È « 
(in basso). punteggiato e, lungo la linea 


mediana, depresso. Addome, 
lateralmente, non arrotondato, con larga fascia gialla, interrotta 
nel mezzo, sul 3° segmento e con due macchie laterali, 
anche gialle, sul 2° e 4°; gli altri segmenti, con macchia 
mediana basale, triangolare, nera. Trivella nascosta, costituita di 
2 lamine, cornee, a forma di S italica, a curvature molto aperte, 
lunghe 4-5 mm., larghe 0,5 mm., con superficie a rigature testa- 


— 276 — 


cee, parallele, divisa da tratti trasparenti; con estremità intaccata 
da fenditura, che la divide in 2 lobi, di cui uno conico, curvo, a 
punta e l’ altro largamente ottuso e sottostante al primo. Ali ja- 
line, giallastre, più fosche lungo la costa, con vene e stigma te- 
stacei. Piedi ferruginei, con striscia nera, a parte anteriore dei 
femori medi e posteriori. Lunghezza — 15-23 mm. 

Maschio. — Anche e femori posteriori molto lunghi e grossi. 

Colorito variabile: 

var. a: faccia nera ed assenza di macchie gialle, sul 2° e 
4° segmento addominale. 

var. b: primi 4 segmenti neri, senza macchie laterali. 

var. c: 3° segmento nero, con macchie gialle, laterali, ap- 
pena accennate. Il 4°, anche nero, con 2 piccole strisce laterali, 
curve, ferruginee. 

var. d: 2° segmento, senza macchie laterali. 

Osservazioni. — Costa descrive questa Ciimbex, ma la chiama 
humeralis Fourc. (1). Konow vede, nella C. humeralis, una va- 
rietà della C. 4-maculata (2). Negli esemplari del Costa, la mag- 
giore variabilità di colorito dell'addome è presentata dalla femmina. 


Ovo. 


Ha forma di ovoide allungato, leggermente curvo su di un 
lato; ottuso ai poli (di cui uno è più sottile), a superficie liscia, 
di colorito verde chiaro, lungo 2-3 mm., largo poco meno di 1 mm. 
La larghezza raggiunge 1-1,5 mm. (nel mezzo), pochi giorni prima 
della fuoriuscita della larva. 


Larva. 


Neonata. — Corpo eruciforme, con 22 zampe e capo grosso 
ed, anteriormente, convesso; di colorito verde scuro, nei primi 
giorni; in seguito, il capo ed il dorso hanno colorito bruno-scuro 
ed il ventre bruno-chiaro. Lunghezza mm. 4-6, larghezza 1 mm. 
(estremo cefalico), 0,5 mm. (estremo addominale). Veduta da lon- 
tano, somiglia un piccolo chiodo. 


(1) Costa, A., Prospetto degli imenotteri italiani, III, in Atti A. Acc. Sc. 
fis. e mat., Napoli, 1894, p. 8. 
(2) SCHMIEDEKNECHT, 0., Die Hymen. Mitteleuropas, Jena, 1907, p. 775: 


— 277 — 


Seconda larva. — Il colorito del corpo diventa bruno-az- 
‘ zurrastro, colorito, che si scorge attraverso un leggiero strato di 
polvere pruinosa, biancastra. Il dorso presenta punti rotondi, neri, 
disposti lungo 3 linee longitudinali (una mediana, dorsale, e 2 
laterali). 

Terza larva. — Il corpo, coverto di denso strato di pruina, 
è diviso da pieghe trasversali, non uguali in spessezza. A causa 
di tali pieghe, non è agevole il ritrovare segni netti di delimi- 
tazione dei segmenti, che sono 12 (3 toracici e 9 addominali). 11 
capo è grosso, schiacciato d’avanti in dietro, nero. Delle tre linee 
longitudinali con macchie o punti neri, la dorsale è costituita di 
25 punti: i primi 5 sono, in grossezza, pressochè simili, i seguenti 
18, alternamente, uno piccolo e l’ altro grande, gli ultimi 2 uguali; 
le 2 linee laterali hanno, ciascuna, 24 macchie, cuneiformi, delle 
quali dodici sono superiori, gialle, colla base rivolta verso la 
linea dorsale mediana, ed addossate alle inferiori. Queste, anche 
in numero di 12, ma colla base rivolta verso le zampe, sono di 
colorito nero. Lo spazio, che intercede fra queste macchie, è oc- 
cupato da strie nere, lineari, parallele. Gli spiracoli sono 9, neri, 
triangolari, ad apice superiore e colla base, situata su di una ri- 
gonfiatura del dermascheletro. Il 1° si trova verso la base del 
1° paio di zampe toraciche; il 2° dietro la base del 5° paio; gli 
altri in corrispondenza ed al disopra delle zampe addominali. 
Superiormente agli spiracoli ed a partire dal 3° al 9°, si notano 
7 fossette circolari, nere (sbocco di glandole secretrici di un li- 
quido di difesa della larva). Le zampe toraciche, in numero di 
3 paia, sono 4-articolate, armate di uncino e di colorito pallido, 
variegato di nero. Le addominali, in numero di 7 paia, a forma 
di capezzolo mammillare, subarticolate, con segmento basale anu- 
lare e largo ed un segmento terminale inerme e senza cerchio, 
sono anch’ esse di colorito pallido. Le prime 5 paia uguali in 
lunghezza, il 6° paio più corto, il 7° cortissimo. Le anali (1 paio) 
sono più grosse e più lunghe delle addominali, anch’ esse pallide. 

Larva matura. — Il capo (veduto di fronte) è più stretto 
del torace ed inflesso in basso, ha il contorno di un ferro di ca- 
vallo ed è bianco, tendente al cremeo. Ocelli, in numero di 2, 
sferoidali e circondati da largo margine ovalare, di colorito ca- 
stagno. Antenne coniche, indivise, poco più lunghe che larghe 
alla base, di colorito castagno e sporgenti dal fondo di una fos- 
setta ovalare, circondata da zona giallo-bruna. Labbro superiore 


— 278 — 


trilobo e smarginato. Mandibole robuste, chitinose, triquetre, cave, 
con denti, parte aguzzi e parte a scalpello. La sinistra (guar- 
dando il capo dal vertice) ha 3 sporgenze larghe, ottuse, lisce, 
divise da 2 vuoti, sulla faccia interna, tagliata a sghembo. La 
destra, anch’ essa internamente tagliata a sghembo, ha 2 fossette 


Fig. 2. 
A destra due foglie di mandorlo mostranti, la prima verso l’apice e la seconda presso la 
base, la bolla contenente ovo di Cimbex; nel mezzo una foglia di mandorlo con una 
larva di Cimbex allo stato di riposo; a destra in alto una larva adulta distesa ed in 
basso un bozzolo della stessa Cimbex. 


a fondo rugoso, divise da 2 sporgenze a punta. Colle fossette di 
destra ingranano 2 sole sporgenze di sinistra e le sporgenze a 
punta di destra sono ricevute dai vuoti di sinistra. Mascelle molli, 
con pettine falcato, chitinoso, i denti del quale sono in numero 
variabile. Palpi mascellari 4-articolati, labiali 3-articolati. Lab- 
bro inferiore trilobo: il lobo medio, più sviluppato, presenta, fra 
i 2 palpi, una fessura ovalare, che limita una caruncola (serit- 
terio). Corpo allungato, quasi cilindrico con tre linee di mac- 
chie, delle quali la dorsale ne ha 25: la 1* lineare, le 2 ultime 
uguali fra loro, le intermedie, alternamente, una piccola e l’altra 
più grande; la linea laterale è simile a quella, descritta nella 
terza larva, ma le strie lineari, interposte alle macchie, sono, 


OTO 


nel 1° e 2° spazio, in numero di 3; 5, nel 3% 6, negli altri e, 
dietro |’ ultima, v'è una stria, alla quale segue un’ altra, trian- 
golare. Spiracoli, orifizî delle glandole e zampe, come nella terza 
forma larvale. 

Il dermascheletro, osservato al microscopio, si. mostra co- 
sparso, in serie ed a gruppi, di minute verruche, coniche, secre- 
trici della pruina. Lunghezza del corpo centim. 3-4, 5. Larghezza 
mm. 4 (capo), 5 mm. (nel mezzo del corpo), 3 mm. (estremo ad- 
dominale). 

Anche la larva presenta varietà di colorito: 

var. a (esemplari della 2* muta): sulla linea laterale, le 
prime 6 macchie gialle, non cuneiformi, ma lineari, addossate a 
punti neri. 

var. b (della 3° muta): sulla linea dorsale, punteggiature 
piccolissime e, sulla laterale, le strie lineari ridotte a 2, nel 1° spa- 
zio; ad 1,.nel 2° e 3°; a 2, nel 4°; a 3, negli altri; 2, appena ac- 
cennate, nel penultimo; mancanti, nell’ ultimo. 

var. c (della 4* muta): le punteggiature del dorso delle 
pieghe addominali appena visibili e quelle lineari della linea la- 
terale, in numero di 1, nel 1°, 2° e 3° spazio; di 2, nel 4°; di 3, 
nei seguenti, e di 2, nel segmento anale. 


Prepupa. 


È simile alla larva, ma molto convessa sul dorso, piatta sul 
ventre e colle zampe addominali introflesse e ridotte a sette 
grosse pieghe trasversali, parallele. Lunghezza = 1,5-2,5 cent. 
Larghezza — 4-5 mm. (capo), 5-9 mm. (nel mezzo), 2-4 mm. 
(estremo addominale). 


Pupa. 
Simile all’adulto, è ravvolta in cuticola trasparente. 
Distribuzione geografica. 


Europa centrale e meridionale, Asia minore (1). In Italia, ove 
piu, ove meno, frequente (2); noi l’abbiamo raccolta presso Ma- 
tera (Potenza) e Santeramo Colle (Bari). 


(1) SCHMIEDEKNECHT, O., op. cit., p. 775. 
2) Costa, A., op. cit., p. 8. 


= 280 — 


Biografia dell’ adulto. 


Gli adulti compaiono, negli ultimi giorni di marzo (25-29) e 
prima decade di aprile, fuoriuscendo da bozzoli dell’ anno prece- 
dente, che saranno descritti in seguito. 

L’ estremo del bozzolo, rispondente al capo, viene dalla Cim- 
bex inciso, a sghembo, dalle robuste mandibole. Mercè tale inci- 
sione, il bozzolo si apre, con caduta di una calotta, che ha il 
margine ovalare. Restano nella cavità del bozzolo il dermasche- 
letro della prepupa e la cuticola della pupa. 

Il maggior numero di adulti si ebbe dal 1° al 7 aprile. Emet- 
tono dall’ ano, appena nati, un liquido di colorito grigio-sporco. 

Riposano, nelle gabbiette, colle ali addossate sul corpo ov- 
vero leggermente divaricate ed in posizione orizontale. 

Esposti al sole, volano con volo pesante, ronzando e cadono, 
battendo, il più delle volte, col dorso. 

Non abbiamo potuto sorprenderli nell’ atto di alimentarsi, pur 
avendo apprestato loro svariati alimenti (sostanze zuccherine li- 
quide, fiori freschi e piccoli insetti vivi). 

I primi accoppiamenti, che avevano luogo ogni volta che 
erano esposti al sole, si osservarono dal 3 alla metà di aprile. 
L’ estremo addominale del maschio si situa sotto quello della fem- 
mina, e gli assi del corpo assumono la direzione diametralmente 
opposta o formano un angolo acuto o retto. La durata della co- 
pula oscilla da 5 a 10 minuti primi. La femmina riceve una co- 
pula, nella giornata, raramente 2 o 3, in 1 o 2 giorni. 

La deposizione delle ova avviene, verso la metà di aprile. 
Postasi la femmina a cavalcione del margine di una foglia, pog- 
gia su questo il capo, incurva l’ estremo addominale sul ventre 
ed, estratta la trivella, incide, colla punta, l’ epidermide della 
pagina superiore della foglia, per un tratto lineare, parallelo al 
margine della lamina e distante dal medesimo un mezzo milli- 
metro incirca. Poscia, agitando la trivella in sopra, in sotto ed 
in avanti, scolla l’epidermide, in 1-2 minuti primi, e costruisce 
una bolla o saccoccia, che ripete la forma ed il contorno della 
trivella, e somiglia il fodero di un occhiale stringi-naso, lunga 
4-5 mm. e larga 2-3 mm. In ogni sacca, lascia cadere un solo 
ovo, che scivola celeramente fra le due lamine della trivella. 


— 281 — 


Vengono scelte le foglie di media lunghezza e più turgide: 
su 150 foglie, risultarono incise 48, che avevano la lamina lunga 
5-7 cent.; 84 presentarono una lunghezza media di 3-4 cent.; 18 
erano più corte (1-2 cent.). 

Fu constatata, su 145 foglie, 1 sola sacca; 2, su 4; 3, su di 
1. Su 118, la sacca trovavasi più in vicinanza della base della 
lamina; su 29, quasi nel mezzo; su 3, verso |’ apice. In tutte, sul 
margine laminare. 

Non sempre le sacche contengono l’ ovo, spesso sono vuote 
e, rarissimamente, trovasi incisa e scollata l’epidermide della 
pagina inferiore della foglia. 

Gli adulti, in cattività, soccombono nei primi della 3* decade 
di aprile. 

Le ovaie delle femmine di piccola statura contengono da 45 
a 112 ova e le più grosse ne conservano da 129 a 147. 


Biografia della larva. 


Piante nutrici. — Nelle campagne di Santeramo Colle (Pu- 
glie) e di Matera (Basilicata), la larva di questa Cimbex vive sul 
mandorlo (Prunus Amygdalus Stok.). Due sole larve raccogliemmo 
sul bianco-spino (Crataegus oxyacantha L.), sul quale vive, in 
altre regioni d’Italia (1). Costa la volle dannosa alla vite, nel 
distretto di Bari (2), ma sulla vite da noi non venne mai riscon- 
trata. In Sicilia, neppure danneggia questa pianta (3). Nel Belgio, 
è rara sul bianco-spino e sui susini (4). Dagli autori, che hanno 
trattato della coltivazione del mandorlo, in Italia e fuori, questa 
larva non è annoverata, fra le dannose ai mandorli. 

Comparsa della larva. — Se si visitano, ogni giorno, albe- 
retti di mandorlo, le cui foglie presentano sacche ovigere, si os- 
serva, che queste sono aperte, sul tratto dell’ epidermide incisa. 


(1) GRIFFINI, A., Imenotteri, Neurotteri, Pseudoneurotteri, Ortotteri e Rin- 
coti italiani, Milano, 1897, p. 22. 
(2) Costa, A., op. cit., p. 8. 


(3) De STEFANI, T., Insetti occasionalmente dannosi alle viti, Palermo, 
1914, p. 5. 


(4) LAMEERE, A., Manuel de la Faune de Belgique, III, Bruxelles, 1907, 
p. 36. 


— 282 — 


In seguito, il bordo inciso della medesima si salda col parenchima 
sottostante e le sacche si chiudono, riempiendosi di umore ac- 
quoso, sul quale l’ ovo galleggia Posteriormente, l’ ovo si gonfia 
e si fa, verso i poli, più trasparente, raggiungendo, dopo 10-13 
giorni, la lunghezza di 2-2,5 mm. e, nel mezzo, la larghezza di 
1-1,5 mm. Verso il 15°-16° giorno, la larvetta, cilindrica, di co- 
lorito verde-chiaro, piegata ad ansa, addossata alle pareti del- 
l’ovo e semovente, lascia scorgere, attraverso le medesime, prima 
gli occhi, poscia le mandibole e le unghiette. Al 20°-22° giorno, 
nella 1° decade di maggio, la larva viene fuori, rompendo a frange, 
nel centro, la cella ovigera. 

Alimento. — Le larve vennero allevate, apprestando loro 
foglie di mandorlo. Quando vogliono cibarsi, strisciano lentamente 
sulla foglia, raggiungono il margine di essa, l’ abbracciano colle 
zampe, ponendosi a cavalcione e puntellando le zampe anali, su 
di una delle pagine laminari Con movimenti del capo, che si ese- 
guono dall’ avanti all’ indietro, il margine della foglia viene in- 
ciso ad arco, fino alla nervatura mediana. Rarissimamente, le 
foglie vengono distrutte dalla parte dell’ apice o della base. 

Lscrementi. — Di colorito nero, somigliano piccolissimi gnoc- 
chi, convessi da un lato e concavi dall’ altro. Il centro della con- 
cavità ha colorito ferruginoso. Se il terreno, sottostante alla chioma 
dell’ alberetto, è pulito, dagli escrementi caduti può arguirsi la 
presenza delle larve. 

Mute. — Le larve subiscono 4 mute: la 1*, in media, ha luogo 
dopo 9 giorni, dalla nascita; la 2*, dopo 6, dalla 1°; la 3*, dopo 
5, dalla 2°; la 4°, dopo 8, dalla 3°. 

Alcuni costumi. — Riposa, attorcigliata su di sé stessa, a 
spira, aderendo alla pagina inferiore delle foglie. Se si vuole cat- 
turarla, si lascia cadere sul terreno e, presa fra le dita, o sti- 
molata, schizza dalle fossette sopra-spiracolari grosse gocce di 
liquido limpido, verdastro, di sapore dolce. 

Questo liquido non è ricercato dalle formiche. Messe insieme, 
in tubi, larve e formiche, la loro compagnia non viene disturbata 
e queste soccombono per inedia. 

Costruzione del bozzolo. — Dalla metà di giugno alla 1* de- 
cade di luglio, la larva costruisce il bozzolo. Dal seritterio emette 
un filamento nastriforme, giallo-pallido, che attacca cogli estremi 
alle pareti della gabbia, in punti, fra di loro alquanto distanti, 
ovvero a 3-4 foglie viciniori. Il filo indurisce all’ aria, dopo po- 


— 283 — 


chi secondi. Mercè movimenti combinati del capo, delle mascelle, 
del labbro inferiore e delle zampe anteriori e con spostamento 
del corpo, ora in un verso ed ora in un altro, il filamento viene 
aggrovigliato in più strati, e ne risulta un bozzolo cilindrico, a 
poli largamente convessi, scabro e filamentoso al di fuori, al- 
quanto levigato al di dentro, di colorito giallo o ferrugineo 0 ca- 
stagno, semitrasparente, lungo 2-3 cent. e largo 8 mm. -1 cent. 
Nella costruzione, impiega 7-10 ore. 

Numero delle generazioni. — Una sola. 

Passaggio della larva a prepupa. — Riparata nel bozzolo, 
sotto le pietre o nel terreno, la larva passa a prepupa. 

Passaggio della prepupa a pupa. — Dalla fine di febbraio 
alla metà di marzo dell’ anno seguente, le prepupe perdono la 
leggiera curvatura del corpo, diventano di consistenza più dura, 
assumono la posizione rettilinea ed il dermascheletro lascia scor- 
gere, attraverso, gli organi sottostanti della pupa, che rompendo 
l'estremo del dermascheletro, rispondente al capo, viene fuori, 
situandosi vicino alla spoglia di quello. 

Durata della fase di pupa. — Circa un mese. 


Danni. 


Una larva incide, in parte, o distrugge in toto, durante una 
giornata e secondo la età, da 1 a 3 foglie. Su di un alberetto, 
alto 1,60 m., siamo riusciti a contare 23 sacche ovigere. Su di 
un altro, alto 1,40 m., contammo 27 sacche, delle quali 5 erano 
vuote. Risulta, che 20 larve mature possono, durante una gior- 
nata, danneggiare 60 foglie e 600, in 10 giorni. 

I danni più rilevanti si osservano sulle piantine dei vivai e 
sui giovani innesti dei mandorli. 


Cause biologiche ostacolanti i danni della larva. 


Abbiamo visitato, per molti giorni di seguito, alberetti, invasi 
da larve e che si trovavano in vicinanza di muraglie, di siepi e 
di alberi, frequentati da uccelli insettivori (corvi, gazze). Il loro 
numero si mantenne quasi non alterato. Sembra, che nè gli uc- 
celli e nè itopi debbano annoverarsi, fra i predatori di tali larve, 


— 284 — 


contrariamente a quanto asseriscono gli autori, per le larve di 
Lophyrus (1). 

Secondo le nostre osservazioni, due parassiti dell’ ordine de- 
gli imenotteri ostacolano i danni di questa Cimdex. 


ICHNEUMONIDI. 


1. — Opheltes glaucopterus L. 


È una delle specie più grosse di Europa, fra gli ichneumo- 
nidi (2). 

Biografia. — Molte larve di Cimbex non riescono a filare il 
bozzolo e, divenute prepupe, si lasciano conservare bene, fra 
l’ovatta, senza soccom- 
bere. Parecchie di que- 
ste, verso la metà di 
marzo dell’anno seguen- 
te, avvizziscono, special. 
mente nella regione del 
capo e, negli ultimi gior- 
ni del marzo medesimo, 
da un forame del der- 
mascheletro, si vede 
uscire la larva adulta 


Fig. 3. 


A destra un Opheltes glaucopterus, a sinistra un bozzolo dell’ Ophelles. Raccolta 
di Cimbea col foro da cui esso è sbucato. e chiusa in un tubet- 


to di vetro, dopo 3-4 
giorni di riposo, questa si mette a filare una rete lassa di fila- 
menti, nel centro della quale fabbrica, anche dopo 3-4 giorni, un 
bozzolo cilindrico, a poli cttusi, grigio-sporco, semitrasparente, 
liscio, lungo, 9-10 mm., largo 6 mm. e costituito di sostanza, che, 
all’ aria, indurisce. In seguito, a causa di emissione di meconio, 
da parte della larva dell’ Ofionino, il bozzolo acquista il colorito 
piceo e diventa opaco. Simile colorito ed opacità presentano, nei 


(1) TarcIonI TOZZETTI, A., in Annali di Agricoltura, 1884, Relaz., per gli 
anni 1879-1882, al Ministero di A. I. e C., Firenze-Roma, 1884, p. 373. 

(2) L’adulto è descritto in RATZEBURG, I., T., C., Die Ichneumonen der 
Forstinseeten, Berlin, I, 1844, p. 100, ed in LAMBERE, A., op. cit., p. SI. 


— 285 — 


primi di aprile, 1 bozzoli della Cimbex, che racchiudono il bozzolo 
del parassita. 

Gli adulti di Opheltes svolazzano, dagli ultimi di aprile alla 
2° decade di maggio, dopo avere praticato 2 forami, a contorno 
sfrangiato, il primo sul proprio bozzolo (7 mm. x 5 mm.) ed il 
secondo su quello dell’ ospite (5 mm. x 4 mm.), in corrispondenza 
del primo. 

La spoglia della prepupa della Cimbex si rinviene attaccata 
al bozzolo dell’ Opheltes. 

In campagna gli adulti visitano i mandorli, per cercare e 
leccare la melata degli afidi ed, in cattività, si nutrono di liquidi 
zuccherini. L’ accoppiamento ha la durata di circa 15 minuti primi. 
Le femmine depositano le ova, nella 2° decade di maggio, sulle 
pareti delle bottiglie, dove sono rinchiuse. 

L’ ovo è cilindrico, leggermente curvo, verde pallido, lungo 
1,5 mm., largo ‘/, di mm., ottuso ai poli. 

Gli ultimi adulti cessano di vivere, verso la metà di giugno. 

Da questo Ofionino, che ha una ge- 
nerazione, nell’ anno, secondo le nostre 
osservazioni, le larve della Tentredinide 
vengono parassitizzate, nella proporzio- 
nerdel220%/,: 


2. — Lampronota melancholica 


Grav. 


Tig a Specie più piccola della precedente 
Lampronota melancholica. (1) è, nella fase larvale, parassita, anche 
endofago, della larva della Cimbex. 

Gli adulti vengono fuori, dagli ultimi di aprile ai primi di 
maggio. L’ ultimo soccombette il 24 maggio. 

Il bozzolo, morfologicamente, è simile a quello dell’ Opheltes, 
ma il forame di uscita è più piccolo (5 mm. x 3 mm.) ed an- 
che più piccolo quello praticato sul bozzolo della Tentredinide 
(2 mm. x 3 mm.), che racchiude il primo. 


(1) L’ adulto è descritto in RATZEBURG, op. cit., II, 1848, p. 113, ed in 
LAMEERE, op. cit., p. 76. 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 20 


— 286 — 


Le larve della Cimbex sono parassitizzate da questo Pim- 


plino, nella proporzione del 25°/,, e si ha di esso anche una sola 
generazione. 


Metodo di lotta. 


Sugli innesti giovani di mandorlo e sulle piante dei vivai, 
la larva sarà combattuta colla raccolta e la distruzione ovvero, 
meglio, colla irrorazione di sostanze liquide velenose, da prati- 
carsi, nel maggio, sulle foglie. 

Sulle piante ad alto e grosso fusto, riuscendo tale metodo 
non pratico e molto dispendioso, le larve verranno abbandonate 
alla lotta naturale degli ichneumonidi. 


Matera, 24 ottobre 1918. 


F. SILVESTRI 


== 


CONTRIBUZIONE 


ALLA © 


conoscenza dei Termitidie Termitofili 


dell’ Africa occidentale. 


De} 


I. — Termitofili (1). 


PARTE PRIMA. 


PROTOZOA. 


Feci nell’Africa occidentale, anche per speciale desiderio del 
mio illustre maestro Prof. B. Grassi, dei preparati del contenuto 
cecale dell’intestino delle seguenti specie di Termiti per accer- 
tare se e da quali specie di Protozoi erano infette : Cryptotermes 
Havilandi (Sjöst.), Glyptotermes parvulus (Sjöst.), Schedorhino- 
termes putorius (Sjòst), Coptotermes Sjòstedti Holmgr., Termes 
bellicosus Smeath., Hamitermes runconifer Silv., Cubitermes ocu- 
latus Silv., Microcerotermes fuscotibialis subsp. libericus Rosen. 
I miei preparati furono studiati dal Grassi che pubblicò una ma- 
gistrale memoria (2) comprendente anche i Protozoi dei preparati 
da me fatti in Australia e nell’Eritrea. 

Da tale memoria tolgo |’ elenco che segue e rimando chi si 
interessa dell’ argomento al lavoro originale, soltanto aggiungo 
che i Flagellati sotto ricordati, come prima suppose lo stesso 
Grassi e poi credettero di dimostrare Buscalioni e Comes (3), forse 


(1) I. Termitidi. — Boll. Lab. Zool. Se. Agr. Portici IX (1914), pp. 3-146 
con 84 figg. nel testo e 1 tav. doppia. 

(2) B. Grasst. — Flagellati viventi nei Termiti. — Memorie R. Accade- 
mia Lincei (9) XII, Fasc. VIII, pp. 1-68 con 10 tavole, 1917. 

(3) L. BuscaLionI e S. Comes. — La digestione delle membrane vegetali 
per opera dei Flagellati contenuti nell’intestino dei Termitidi e il problema 
della simbiosi. — Atti Acc. Gioenia Sci. nat. Catania (5) III, Mem. XVII, 
pp. 1-16, 1910. 


— 388 — 


non sono veri parassiti, ma ospiti simbiotici utili anche per i 
Termitidi; credo però che questo argomento meriti ancora di 
essere studiato a fondo prima che si possa dire ben chiarito. 

Nelle specie di Hamilermes, Cubitermes e Microcerotermes 
non trovai alcun Protozoo. 


FLAGELLATA — HYPERMASTIGINA. 


Fam. Staurojoenidae. 
Staurojoenina mirabilis Grassi. 
Habitat. Erythraea (1): Mayabal, in Epicalotermes aethiopicus Silv. 
Fam. Trichonymphidae. 
Pseudotrichonympha Hertwigi Hartm. v. minor Grassi. 
Habitat. Gallorum Guinea: Conakry, in Coptotermes Sjöstedti Holmgr. 


Pseudotrichonymha magnipapillosa Grassi. 


Habitat. Gallorum Guinea: Conakry, in Schedorhinotermes puto- 
rius (Sjost.). 


Fam. Holomastigotidae. 
Holomastigotoides, mirabilis Grassi. 


Habitat. Gallorum Guinea: Conakry, in Coptotermes Sjöstedti Holmgr. 


POLYMASTIGINA. 


Fim. Tetramitidae. 
Devescovina glabra Grassi. 


Habitat. Nigeria: Olokemeji, in Cryptotermes Havilandi (Sjöst.). 

(1) Alle specie dell’Africa occidentale aggiungo qui per i Protozoi, ed in 
seguito per altre classi, anche la citazione o la descrizione di specie dell’Africa 
orientale e australe da me raccolte o avute da qualche gentile corrispondente, 
che sarà a suo luogo ricordato. 


Habitat. 


Habitat. 


Habitat. 


Habitat. 


Habitat. 


Habitat. 


Di questa interessante famiglia di Nematodi trovai solo un 
esemplare, che non è stato possibile determinare con esattezza, 
nella cavità addominale di un soldato di Thoracotermes brevi- 
raccolto presso Mamou (Guinea francese). L’esemplare 
del Mermitide era lungo 15 mm. e largo 0,14; il soldato di Tho- 
racotermes infetto non presentava alcun cambiamento di forma 


notus Silv. 


— 289 — 
Devescovina stereociliata Grassi. 
Auri Ora (1): Aburi. in Glyptotermes parvulus (Sjést.). 


Devescovina nova Grassi, 


Erythraea: Nefasit, in Neotermes erythraeus Silv. 
Macrotrichomonas pulchra Grassi. 

Auri Ora: Aburi, in Glyptotermes parvulus (Sjöst). 

Fam. Calonymphidae. 


Stephanonympha Silvestri Janicki 
var. cryptotermitis Havilandi Grassi. 


Nigeria: Olokemeji, in. Cryptotermes Havilandi (Sjöst.). 


Diplonympha Foae Grassi. 


Auri Ora: Aburi, in G/yptotermes parvulus (Sjöst.). 
CILIATA — HETEROTRICHA. 


Fam. Bursaridae. 


Nyctotherus ? termitis Dobell. 


Gallorum Guinea: Conakry in Termes bellicosus Smeath. 


NEMATODA. 
Fam. Mermithidae. 


e di grandezza apparenti, rispetto a soldati sani. 


(1) Auri Ora = Costa d'Oro, Gold Coast 


290 — 


ARTHROPODA. 


CRUSTACEA. — ISOPODA. 


Trichoniscidae. 


GENUS. Termitoniscus nov. 
(Fig. I et I). 


Corpus depressum, cireumlitione (uropodibus exceptis) subeireulari, 
supra SERBO curiosis (vide fig. II, 11) et tuberculis nonnulis convexis 
nec non tuberculis elongatis laterali- 
bus instructum. 

Caput in trunci primi segmenti 
sinu aceomodatum , antice medium 
triangulariter parum productum, la- 
teraliter obtuse parum produetum , 
elypeo brevi, transverso, serie tran- 
sversali setarum brevium instructo, 
labro nudo antice subrotundato. 

Antennae robustae, aliquantum 
depressae, articulo quinto longiore, 
flagello breviore biartieulato, artieulo 
secundo quam primus parum longiore 
et cylindro setarum terminato. Anten- 
nulae sat longae extrorsum supra an- 
tennarum basim vergentes et arcua- 


Fig. I. tae, articulo tertio longiore, per api- 
Termitoniseus Fulleri: animal pronum. cem sensillis foliaceis nonnullis in- 
structo. 


Mandibula laeva dentibus externis 5, quorum externus latiusculus 
apice aliquantum sinuato, ceteri inaequales quam externi breviores sunt, 
mola bene evoluta et appendice subeylindracea longa plumis instructa, 
mandibula dextera dente longo externo et dente breviore, mola et ap- 
pendice eisdem mandibulae laevae similibus. 

Maxillae primi paris mala interna penicillis tribus, quorum internus 
subtilior est et longior, mala externa dentibus majoribus tribus et mi- 
noribus Me nec non appendicibus duabus dentiformibus plumatis ut 
fig. II, 7 demonstrat instructa. 

fae secundi paris lobo interno ab externo incisione haud di- 
stineta separato et quam idem aliquantum longior. 


pe 


Pedes maxillares palpo biartieulato, articulo primo breviore, appen- 
dice masticatoria quam palpus parum breviore, parte distali conica 
seriebus setarum brevissimarum transversalibus instructa, basipodito 


! Fig. II. 
Termitoniscus Fulleri: 1. eaput supra et antice inspectum; 2. antenna; 3. ejusdem pars 
distalis; 4. antennula; 5. mandibula laeva prona; 6. mandibula dextera ex latere interno 
inspecta; 7. maxillae primi paris malae externae pars distalis; 8. maxillae primi paris 
malae internae pars distalis; 9. maxilla secundi paris; 10. pes maxillaris; 11. dermatis 
particula cum granulis tribus multo ampliatis ; 12. pes paris tertii; 13. ejusdem pars 
distalis; 14. pleon supinum; 15. uropodis exopoditi pars distalis. 


quam palpus parum longiore angulo antico externo extrorsum aliquan- 
tum producto. 

Pereion. Tergita omnia lateraliter expansa, pedum insertionem spatio 
magno superantia, segmento primo caput fere omnino complectente, 
segmento ultimo pleon, appendicibus exclusis, complectente, superficie 
dorsuali ut eadem capitis granulis et tuberculis convexis nec non late- 
raliter tuberculis elongatis, cariniformibus instructa. 

Pereiopodes similes appendicibus numero et forma ut fig. II, 12-13 
demonstrant instructi, ungue terminali nudo, simplici. 

Pleon quam pereion multo angustius et brevius, a pereionis seg- 
mento ultimo, praeter appendices, complexum est, segmentis tribus 
anterioribus lateribus hand produetis, segmentis quarto et quinto in 
processibus duobus sat angustis, longis, retrorsum vergentibus, segmenti 
quinti processibus uropodum dimidiam partem protopoditi superantibus, 
acutis, segmento sexto...? (medio in exemplo typico abrupto !). Uropodes 
protopodito longo quam pleon parum breviore subconico apice truncato, 
exopodito quam protopoditum angustiore, subconico truncato, protopo- 


ade 


dito longitudine subaequali, endopodito parvo, breviore, quam protopo- 
ditum dimidio breviore, subeylindraceo et sub protopodito obtecto. 
Typus Termitoniscus Fulleri sp. n. 
Observatio. Genus hoe corporis forma, antennarum flagello, man- 
dibularam appendice plumosa, uropodum protopodito inter genera 
Trichoniscinarum bene distinetum est. 


Termitoniscus Fulleri sp. n. 


2 Corpus (in alcool) stramineum. 

Long. corp. (cum uropodibus) mm. 4, lat. maxima 3, altitudo 0,7, 
long. antennarum 1,35, long. pereiopodis tertii 1,35. 

Characteres ceteri vide figuras I et II et generis descriptionem. 

Habitat. Mozambico: Inhonguvo, Buzi River, Beira. 


Biologia. L'unico esemplare da me esaminato fu raccolto dal 
chiarissimo termitologo Claude Fuller, al quale mi pregio dedi- 
care la specie, nella camera reale di un nido di Termes belli- 
cosus Smeath. forma mossambica nel maggio 1915. 

Questo Isopodo ha la forma del corpo molto protettiva potendo 
esso per la sua larghezza e poco spessore aderire bene alla su- 
perficie su cui è posato e sfuggire ai Ter- 
miti o offrire a loro solo la sua larga su- 
perficie dorsale. 

È questo il secondo curioso genere 
di Isopodi Termitofili dell’ Africa australe 
essendo l’altro il Phylloniscus Braunsi 
Pure., vivente in nidi di Hodolermes. 


Fam. Oniscidae. 


Trichorina hospes sp. n. 
(Fig. III et IV). 


© Corpus elongatum antice parum, postice 
aliquantum angustatum, stramineum, supra 
Pig. IH. tubereulis parvis squamiformibus transverse 


Trichorhina hospes: animal seriatis instructum. 
pronum. 


Caput antice medium paullum convexum 
lateribus subrotundatis, paullum productis, su- 
pra seriebus 4-5 transversalibus tubereulorum parvorum squamiformium 
instructum, oculis parvis ocellis 4 constitutis, clypeo setis 3 + 3 instructo, 


— 293 — 


labro antice rotundato, nudo. Antennulae articulo secundo angulo interno 
apicali aliquantum producto, articulo tertio quam secandus aliquantum 
longiore parum arcuato, per marginem convexum et apice squamulis 
6 instructo. 

Antennae quam corpus parum magis quam ?/; breviores, sat tenues, 
articulis longitudine et forma vide fig. IV, 2 et 3. Mandibulae setis pecti- 
natis tribus; maxillarum mala externa apice dentibus 6 +3, quorum 
duo interni dente minori preapicali aucti sunt, mala interna angulo 


Trichorhina hospes: 1. caput supra et antice inspectum; 2. antenna; 3. ejusdem flagellum; 
4. antennula; 5. mandibula laeva supina; 6. mandibulae dexterae pars distalis prona ; 
7. maxillae primi paris malae externae pars distalis; 8. maxillae primi paris malae in- 
ternae pars distalis; 9. maxillae secundi paris pars distalis; 10. pedes maxillares; 
11. pedis maxillaris pars distalis magis ampliata; 12. dermatis dorsualis squama 
marginalis postica; 13. pes paris tertii; 14. telson cum uropodibus. 


externo breviter acuto margine supero interno penicillis duobus aequa- 
libus instructa; maxillae secundi paris lobo interno quam externus 
parum latiore, setis brevibus marginalibus instructo. 

Pedes maxillares appendice masticatoria quam palpus circiter 
dimidio breviore subrectangulari, superficie infera seta laterali externa 
apicali brevi et seta preapicali subinterna instructa, palpo articulo 
primo brevissimo setis duabus subspiniformibus instructo, articulo se- 
cundo externe setis tribus, apice penicillo compacto setarum c. 10, 
interne ad apicem appendicis masticatoriae penicillo eylindraceo com- 


— 094 — 


pacto setarum 6 nee non seta ad ejusdem basim superam et seta ali- 
quantum longe ab ejusdem basi instructo. 

Pereion. Supra aliquantum convexum lateribus paullum convexis 
et pedum insertionem spatio parvo superantibus. 

Segmentorum superficies seriebus transversalibus 4-5 tubereulorum 
parvorum squamiformium aucta. Segmentum primum capitis partem 
posticam tantum complectens. Pedes articulorum forma et armatura 
vide fig. IV, 13-14. 

Pleon quam pereion ce. 2/3 brevius et aliquantum angustius, seg- 
mentis 3-5 lateribus acute retrorsum aliquantum productis et superficie 
tuberculorum parvorum squamiformium seriebus transversalibus 2. 
Telson triangulare ad apicis uropodum protopoditi libellam pertinens. 
Uropodum protopoditum breve et latum in parte apicali interna exo- 
poditum gerens, quod conicum est, quam protopoditum c. 1/3 longius 
et setis apicalibus 6 instructum, endopodito subconico quam exopoditum 
parum minus quam duplo breviore et setis apicalibus 3 instructo. 

Long. corp. mm. 4,2; lat. 1,5; long. antennarum 1,30; long. pere- 
iopodis tertii 1,00. 

Habitat. Nigeria: Olokemeji. 


Biologia. Raccolsi l’ esemplare descritto in una galleria di 
Eutermes tenebricus Silv. Questo termitofilo deve. considerarsi 
un sinoicoxeno, perchè non era disturbato dalle Termiti, nè da 
esse ricercato e non mostra, almeno per quanto è possibile com- 
prendere senza uno studio anatomico, alcuno speciale carattere 
sviluppatosi in seguito alla sua termitofilia. Esso deve nutrirsi 
dei detriti che si trovano nel nido dell’ Hulermes. 

Le altre specie conosciute di questo genere vivono sotto 
pietre, foglie e legno marcio o nell’ humus. 


i ARACHNIDA. — PSEUDOSCORPIONES. 


Fam. Chtoniidae. 


Chtonius serrulatus sp. n. 


(Fig. V et VI). 


2 Corpus pallide umbrinum abdomine parum pallidiore. 

Cephalothorax subaeque longus atque latus margine antico medio 
in processum parum latum et parum longum denticulatum producto, 
lateribus subparallelis, superficie sublaevi setis sat numerosis simpli- 
cibus sat brevibus instructa. 


— 295 — 


Oculi duo (utrimque uno). Cheliceri quam cephalothorax fere 1/3 bre= 
viores digito mobili bene arcuato galea destituto, dentibus et serrula 


Fig. V. 
Chtonius serrulatus: animal 
pronum. 


vide fig. VI, 3-6, flagello setis sat longis 
ramosis 9 composito. Maxillae laminis in- 
ternis elongatis acutis, hypopharinge trian- 
gulari quam laminae internae aliquantum 
breviore, palpo quam corpus parum longio- 
re, tibia caliciformi, manu elongata supra 
inspecta c. 1/; longiore quam latiore, tri- 
chobothriis duobus basalibus instructa, di- 
gitis quam manus fere duplo longioribus, 
ambobus minute subaequaliter et dense ser- 
ratis, trichobothriis vide fig. VI, 9. 

Pedes vide fig. VI, 10-12. 

Abdomen quam cephalothorax fere du- 
plo longior lateribus subparallelis , parte 
postica rotundata, tergitis setis simplieibus 
6+6, quarum 3, praesertim in segmentis 
posticis, lungiusculae,3 breves vel breviores 


sunt, sternitis serie setarum 5 +5 vel 6 +€ brevium instructis. 


Fig. VI. 

Chtonius serrulatus: 1. cephalothoracis margo anticus medianus; 2. chelicer pronus; 

3. chelicer supinus; 4. seta flagelli; 5. cheliceri digitus mobilis supinus; 6. cheliceri digi- 

tus fixus supinus; 7. maxillae et palpi articulus primus; 8. palpus pronus; 9. ejusdem ma- 

nus et digiti lateraliter inspecti; 10. pes primi paris; 11. pes quarti paris; 12. ejusdem 
pars distalis; 13. maris pars ventralis proximalis cum foramine genitali. 


J Sterna antica cum foramine genitali vide tes Vals, 


— 296 — 


Long. corp. mm. 1,24, lat. cephalothoracis 0,45: long. cheliceri 0,28, 
palpi 1,58, pedis primi paris 0,85, quarti paris 1,25. 

Habitat. Nigeria: Olokemeji (Typi!); Auri Ora: Aburi (Paratypi!). 

Observatio. Species haec ad Cht. natalensis Tullgren proxima mihi 
videtur, sed cephalothoracis margine medio breviter, sed bene, pro- 
ducto, palpi digitis bene serrulatis, maris areae genitalis setarum nu- 
mero distincta est. 


Biologia. Presso Olokemeji raccolsi un maschio ed una fem- 
mina ovigera dentro una galleria di Eutermes tenebricus Silv., 
mentre presso Aburi raccolsi due femmine sotto un tronco d’albero 
in putrefazione, pertanto deve ritenersi questo Chlonius come 
termitofilo occasionale della categoria cleploxeni. 


ACARI. 
Fam. Gamasidae: Laelaptinae. 


Laelaps (? Ooloelaps) moderatus sp. n. 
(Fig. VII). 


2 Corpus luride testaceum, antice et postice aliquantum angustatum 
lateribus convexis, dorso convexiusculo setis simplicibus brevibus sat 


e ON 


Fig. VII. 
Laelaps moderatus: 4. corpus supinum; 2. rostri pars antica dorsualis; 3. mandibulae 
chela; 4. palpus maxillaris; 5. maxillae supinae cum palpi articulo primo; 6. maxillae 
pars distalis; 7. appendix praesternalis; 8. pes primi paris; 9. pedis secundi paris pars 
distalis subtus inspecta; 10. pedis primi paris pars distalis lateraliter inspecta; 11. animal 
pronum. 


(1 \ 


sparsis ut fig. VII, 11 demonstrat instruetum, scuto dorsuali spatio mi- 
nimo abdomen haud tegente. i 


— 297 — 


Mandibulae chela bene evoluta digito fixo dentibus duobus sat 
magnis ad eosdem mobilis oppositis, nec non dentibus duobus parvis 
preapicalibus armato. 

Rostrum epistomate brevi, triangulari, acuto, marginibus subinte- 
gris, maxillis processu spiniformi robusto externo et appendicibus 
duobus aliis, quarum externa margine interno plumato, interna ali- 
quantum brevior et parum attenuata est, palpo longiusculo parum 
attenuato, setis vide fig. VII, 4; hypopharinge longa, triangulari an- 
gusta, vix pilosula. 

Scutum sternale longe hexagonum setis 3 +3 brevibus instruetum; 
scutum genito-ventrale ab anali spatio sat longo separatum, setis 
typicis brevibus; scutum anale sat magnum seta postica breviore. Ap- 
pendix praesternalis basi trapezoidea sat longa, ramulis subeylindraceis 
apice truncato pilis sat iongis instructis. Pedes sat longi, similes, setis 
vide fig. VII, 8-10. 

Long. corp. mm. 0,65; lat. 0,43; long. pedum paris primi 0,47. 

Mas ignotus. 

Habitat. Senegal: Thies. 

Observatio, Species haec a ceteris subg. Oolaelaps Berl. epistomate 
breviore mandibularum chelis robustioribus, setis corporis posterioribus 
brevioribus multo differt et notis dictis, praeter epistomatis forma ad 
species gen. Hypoaspis Can. proxima est. 


Biologia. Raccolsi ? esemplare 
tipico in una galleria di un nido 
di Eutermes trinervius Ramb.; non 
posso precisare quale sorta di re- 
lazioni passano tra esso ed il suo 
ospite; forse esso si nutre di uova 
o di detriti che trova nel nido, 


GEN. Spatholaelaps nov. 
(Fig. VIII et IX). 


9 Corpus elongatum ovale, postice 
quam antice aliquantum latius. Seu- 
tum dorsuale convexiusculum corpus 
spatio postico sat longo haud tegens, setis sat numerosis simplicibus 
instructum. 

Mandibularum chelae digitis debilibus inermibus, digito fixo apice 
tantum profunde inciso. Rostrum epistomate haud producto, maxillis 
lamina triangulari subhyalina instructis, hypopharinge quam lamina 
maxillaris breviore, triangulari, palpo longo, robusto, 4-articulato, ar- 
ticulo quarto tantum sulco transversali-obliquo, haud divisione, signato. 


Fig. VIII. 
Spatholaelaps termitophilus: animal pronum. 


Scutum sternale elongato-hexagonale, latum; seutum genito-ven- 
trale ab anali spatio longo discretum antrorsum supra foramen genitale 
spatio longo spathulae instar productum, superficie postica reticulata, 
setis vide fig. IX, 1. Scutum anale parvum setis tribus consuetis. 


I 
Và 
AVS 


Fig. IX. 
Spatholaelaps termitophilus: 1. corpus supinum; 2. corpus lateraliter inspectum; 3. man- 
dibulae chela; 4. palpus maxillaris subtus inspectus; 5. idem lateraliter inspectus; 6. maxil- 
Jae supinae cum palpi articulo primo; 7. appendix praesternalis; 8. pes primi paris; 9. pedis 
tertii paris pars distalis subtus inspecta; 10. pedis primi paris pars distalis subtus 
inspecta. 


Pedes sublaterales, inter sese similes, paris primi et quarti quam 
ceteri aliquantum longiores, omnes unguibus destituti et ambulacro 
membranaceo sat magno simili instructi. 

Stigmatum peritrema bene evolutum, in corporis parte laterali situm. 

Species typica : Spatholaelaps termitophilus sp. n. 

Observatio. Genus hoc inter Oolaelaps Berl. et Apolaelaps Silv. col- 
locandum est, a primo chelarum forma, scuti dorsualis brevitate, ab 
ambobus epistomatis forma, pedibus unguibus destitutis, scuto genitale 
antrorsum sub sterno multo producto, pedibus fere ad corporis latera 
infera insertis distinctum est. 


Sphatholaelaps termitophilus sp. n. 


© Corpus pallide testaceum setis et notis ceteris vide fig. VIII et IX 
et generis descriptionem. 

Long. corp. mm. 0,72, lat. 0,42; pedis primi paris 0,58. 

Habitat. Camerum: Victoria. 


— 299 — 


Biologia. L’unico esemplare sopra descritto fu da me raccolto 
in una galleria sotterranea del Basidentitermes Aurivillii (Sjòst.) 
in mezzo ad operai di tale Termite. Non ne conosco i costumi, 
ma per la mancanza di unghie alle zampe e per le chele man- 
dibolari deboli e senza denti sospetto che questa specie abbia 
una biologia simile a quella degli Urozercon. 


GEN. Urozercon Berl. 
(Fig. X-XIII). 


Urozercon Berlese, Zool. Anz. XXV (1901), p. 13; Silvestri, Redia I (1903), 
p. 172 et 204, Tav. VI, figg. 287-288. 
Termitacarus Trägärdh, Zool. Anz. XXX (1906), p. 875. 


La diagnosi di questo genere data dal Berlese deve essere 
ampliata ed in parte corretta nel seguente modo : 


Scutum dorsuale integrum, abdomen haud omnino tegens, setis 
simplicibus numerosis instructum; feminae sternale latum setis 3 + 3 
longis instructum, genitale et ventrale inter sese confusa et setis 5 + 5 
instructa, anale cum ventrali confusum. Stigmatum peritrema bene 
evolutum, 

Rostrum inferum maxillis interne in processum triangularem sat 
longum productis, hypopharinge parva triangulari acuta, palpo maxil- 
lari articulis quatuor liberis constituto. Mandibulae longae, sat tenues, 
digitis exilibus, laminaribus, edentatis. 

Pedes sat breves et crassiusculi, gradatim attenuati, unguibus desti- 
tuti, tantum caruncula membranacea in pedum primi paris quam in 
ceteris majore terminati, basi inter sese valde approximati, primi paris 
quam ceteri parum crassiores, quarti paris quam ceteri parum longiores. 

Mas: foramen genitale fere ad apicem sterni apertum. 

Totus venter scuto unico molli protectus et setarum pare ad pedum 
paris tertii (in femina absente) instructus. 

Mandibulae quam eaedem feminae diversae digito mobili quam 
fixus breviore et apice truncato, Pedes iisdem feminae similes. 


Osservazione. Di questo genere si conoscevano fino ad ora 
due specie termitofile delle quali una, la tipica U. paradowus Berl. 
da me raccolta in nidi di Hutermes Rippertii (Ramb.) nell’Ame- 
rica meridionale e l’altra U. (sub Termitacarus) cuneiformis Trig. 
del Natal. Io ho raccolto nell'Africa occidentale quest’ultima spe- 
cie ed una nuova; ne conosco anche una dell'Australia setten- 
trionale presa in un nido pure di Kulermes. 


— 300 — 


Biologia. Nell’ America meridionale raccolsi molti individui di 
Urozercon paradoxus circolanti nel nido fra individui di Eutermes 
Rippertii, li vidi anche camminanti sul corpo degli operai e più 
specialmente sul corpo della regina, come anche sui mucchietti 
delle uova. Sospettai che l’Urozercon vivesse solo di spoglie di 
Eutermes; ma ora dopo di avere osservato I’ Urozercon cuneifor- 
mis Trig. e VU. modestus sp. n. rispettivamente sul corpo di 
operai di Eutermes trinervius: Ramb. ed Hamitermes evunci- 
fer Silv. credo si debbano ritenere le specie di Urozercon pro- 
babilmente come Z'ermilofili cleptoreni che cioè per la loro pic- 
colezza sfuggono agli attachi dei Termiti e che sottraggono ad 
essi cibo, mentre gli operai nutrono larve o soldati o regina. 
La forma delle mandibole appoggia anche la mia supposizione e 
la mancanza di unghie alle zampe indica che gli Urozercon 
sono specialmente adatti a stare at- 
taccati al corpo degli ospiti per mezzo 
della membrana ambulacrale. 


Urozercon cuneiformis (Träg.). 


(Fig. X et XI). 


Termitacarus cuneiformis Trägärdh, Zool. 
Anz. XXX (1906), p. 875. 


Q Corpus pallide isabellinum, fere 
7/5 longius quam latius, convexiuscu-- 
lum, antice quam postice aliquantum 
latius, antice late rotundatum, superficie 
setibus simplicibus ut fig. X demonstrat 
instructa. Scutum dorsuale spatio sat brevi abdomen haud tegens, parte 
detecta setis 4+ 4 instructa; pygidium supra vix manifestum seta me- 
diana et setis duabus lateralibus quam mediana robustioribus et circa 
duplo longioribus anetum. j 

Mandibulae digito fixo apice profunde inciso, parte altera latiuscula 
margine convexo, parte altera aliquantum longiore attenuata quam 
digitus mobilis, parum latus, parum breviore. 

Rostrum supra in laminam brevem medianam lateribus roduntatis 


Fig. X. 
Urozercon cuneiformis: animal pronum. 


productum. , 
Palpi articulo seeundo externe ad apicem spina robusta, longa, 


recta, extrorsum directa quam palpus totus parum breviore armato. 
Pedes setis et spinis vide fig. XI, 7-10. 


— 301 — 


Long. corp. mm. 0,58, lat. 0,31; long. pedum paris primi 0,28. 


Fig. XI. 


Urozercon cuneiformis: 1. feminae corpus supinum; 2. mandi- 
bulae chela dextera prona; 3. eadem supina; 4. rostrum pro- 


num cum mandibulis extroflexis; 5. idem supinum; 6. palpus 
maxillaris; 7. pes primi paris ab articulo tertio; 8. pedis 
primi paris pars distalis supra inspecta; 9. pedis primi paris 
pars distalis subtus inspecta haud bene expansa; 10. pedis 


secundi paris pars distalis subtus inspecta. 


Habitat. Senegal: 
Thiès (Silvestri); Natal: 
Avoca (Trägärdh). 

Observatio. Species 
haec a ceteris hucus- 
que descriptis spina lon- 
ga externa apicali palpi 
articuli secundi facilli- 
me distinguenda est. 


Biologia. Di que- 
sta specie raccol- 
si pochi esemplari 
femmine sul corpo di 
operai di Eutermes 
trinervius Ramb. Il 
Trägärdh raccolse un 
solo maschio in un 
nido di Eulermes sp. 


Urozercon modestus 
Spain. 
(Fig. XII et XIII). 
© Corpus pallide 
avellaneum, subellipti- 


cum, c. 1/3 longius quam latius, supra parum convexum, setis simpli- 


cibus numero et forma ut fig. XII de- 
monstrat instructum. Scutum dorsuale 
brevi spatio abdomen haud tegens, parte 
detecta setis duabus submedianis instruc- 
ta; pygidium supra vix manifestum seta 
mediana et setis duabus lateralibus quam 
mediana robustioribus et circa duplo lon- 
gioribus auctum. 


Mandibulae digito mobili quam fixus, 
in apice vix incisus, parum longiore et 
parum latiore, seta basali sat longa. 

Rostrum supra vix sinuatum, haud 
produetum, 

Palpi et pedes setis et spinis vide 
fig. XIII, 7-10. 


Fig. XII. 
Urozercon modestus: animal pronum- 


Long. eorp. mm. 0,52, lat. 0,36, long. pedum paris primi 0,30. 
XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 


— 302 — 


o Statura minor (long. corp. mm. 0,45, lat. 0,28); mandibularum 
digitus mobilis quam fixus brevior in apice subeylindraceus, truncatus; 
scutum sternale setis 44 4 (et non 3-++3 ut in femina) instruetum. 

Habitat. Gallorum Guinea: Kindia. 

Observatio. Species. haec ab U. paradoxus Berl. pygidii seta me» 
diana quam laterales breviore, setis marginalibus posticis seuti dorsualis 


Fig. XIII 


Urozercon modestus: 4. feminae corpus supinum; 2. mandibulne chela supra inspecta; 
3. eadem subtus inspecta; 4. rostrum pronum; 5. idem. supinum ; 6. palpus maxillaris; 
7. pes paris primi ab articulo tertio; S. pedis paris primi pars terminalis subtus in- 
specta; 9. eadem lateraliter inspecta; 10. pedis paris secundi pars terminalis subtus 
inspecta; 11. appendix praesternalis; 12. maris corpus supinum; 13. maris mandibulae chela 


242 et setis dorsualibus abdominis partis detectae tantum 1+1 prae- 
sertim bene distineta est. 


Biologia. Raccolsi pochi esemplari di questa specie mentre 
camminavano sull’addome e sul torace di operai di Hamiterme 
evuncifer Silv. 


Fam. Tarsonemidae: Tarsoneminae. 
Imparipes termitophilus sp. n. 
(Fig. XIV). 


© Corpus eireumlitione subovali parte latiore antica, superficie et 
pedibus setis generis typicae instrueta longitudine ut fig. XIV, 1-2 
demonstrant. Setae caudales 3 -+ 3 robustae, longae, subaequales, Pedum 


— 308 — 


paris quarti articuli quarti pars attenuata brevis et articulus ultimus 
quam setae distales arti- 
culi quarti multo brevior. 

Long. corp. mm. 0,32; 
lat. 0,23. 

Habitat. Gallorum Gui- 
nea: Kindia. 

Observatio. Species 
haec ab I. histrieinus Berl. 
setarum caudalium longi- 
tudine et pedis paris quar- 
ti articulo quarto et quin- 
to brevioribus bene distin- 
cia est. ' 


Biologia. Raccolsi al- 
cuni esemplari di que- 
sto piccolo acaro sul 
corpo di regina di Pe- 
ricapritermesappellans 


Silv.. v. metata Silv. e 

Imparipes termitophilus: 1. animal pronum ; 2. animal A È : 

supinum aliquantum depressum ; 3. rostrum subtus inspec- su mucchi di uova di 

tum; 4. pes primi paris; 5. pes paris secundi; 6. pes paris Termes natalensis Hav.; 

tertii; 7. pes quarti paris; 8. pedis paris quarti articuli 5 o 5 

quarti apex cum setarum basi et articulus quintus; 9. seta è da ritenersi come ter- 
infera cephalothoracis lateralis antica. mitofilo parassitoxeno. 


Fam. Trombidiidae: Erythraeinae. 


Rhyncholophus longulus sp. n. 


(Fig. XV). 


Corpus totum ochraceum vel isabellino-cremeum, elongatum, ali- 
quantum magis quam duplo longius quam latius, ad pedum par tertium 
aliquantum constrinetum, parte antica quam postica parum latiore. 
Crista mediana corporis partis anterioris longa antice setis nonnulis bre- 
vibus plumatis cireumdata, trichobothriis subtilibus; oculi ocello singulo 
compositi. Derma totum setis brevissimis, subtliter et dense plumatis 
vestitum. 

Rostrum antice lateraliter setis nonnullis simplicibus supra setis 
plumatis instructum: palpi sat graciles articulo quarto subtus seta longa 
simplice instructo, articulo quinto e. 1/3 longiore quam latiore et un- 
guem haud vel vix superante. 


— 304 — 


Pedes longi, sat graciles, primi et quarti paris quam corporis lon- 
gitudo aliquantum superantes, primi paris articulo ultimo ?/3 longiore 
quam (lateraliter inspecto) latiore. 

Long. corp. mm. 2,10, lat. corporis partis anticae 0,85, long. palpi 
0,65, long. pedum paris primi 2,48, paris secundi 1,56. 

Habitat. Exempla typica ad Thiés (Senegal) et exemplum alium 
ad Mamou (Gallorum Guinea) legi. 

Observatio. Species haec ad Rhyncholophus siculus Berl. proxima 


Fig. XV. 
Rhyncholophus longulus: 1. rostrum pronum; 2. mandibula; 3. palpus maxillaris; 4. ejus- 
dem articuli quartus et quintus externe inspecti; 5. idem interne inspecti; 6. cephalo- 


thoracis crista dorsualis antica 7. corporis; setae; 8. pedis paris primi articulus ultimus; 
9. pedis paris tertii articulus ultimus; 10 animal pronum (setis omissis), 
est, sed colore, pedibus longioribus, palporum articulo quinto breviore 
saltem distincta est. 


Biologia. Raccolsi due esemplari in una galleria di un nido 
di Termes bellicosus Smeath. presso Thiès ed un altro in una 
galleria dello stesso Termes presso Mamou. Non ebbi tempo e 
modo di fare osservazioni sui costumi di questa specie, ma credo 
che essa debba considerarsi come un predatore di Termiti. Resta 
poi a provare se le Termiti trattano questo Rhyncolophus come 
nemico (cleptoxeno) o come amico (euxeno). L’averlo trovato in 
due località molto distanti fra di loro e sempre in una galleria 
di nido di Termes bellicosus fa ritenere, fino a prova contraria, 
che sia un termitofilo vero e non accidentale. 


— 305 — 


DIPLOPODA. 


Fam. Polydesmidae. 

Le specie di Diplopodi da me trovate nell’Africa occidentale 
in nidi di Termiti sono tre e appartenenti alla fam. Polydesmidae 
s. 1. Esse sono tutte specie a corpo ben protetto dal collo pro- 
lungato a tetto sopra il capo, da carene laterali e anche da ca- 
rene o tubercoli posteriori proteggenti l’ultimo segmento del corpo 
e quello anale. Si debbono considerare come specie termitofile 
sinoicoxene, ma non permanenti, perchè sono 
state trovate anche sotto pietre infossate nel 
terreno dove non erano Termiti. 


SUBFAM. Cryptodesminae. 


GEN. Diporodesmus nov. 
(Fig. XVI et XVII). 


Corpus capite, collo, segmento anali et seg- 
mentis aliis 19 compositum antice paullum, po- 
stice aliquantum angustatum, nee in globum 
nec in spiram contractile tantum arcuatim paul- 
lum flexibile. 

Caput omnino obtectum, antice spatio per- 
parvo, lateraliter sat magno a collo superatum, 
fronte convexiuscula, laevi, nuda, clypei margine 
antico profunde tridentato et superficie setis vide 
fe XV. * 

? Antennae breves articulo quinto quam sextus 

Diporodesmus afer: 1. cor- . . A 2 

poris pars antica prona; PArum longiore, articulo septimo sat longo tu- 

2.truncisegmentumnonum berculo plurisetoso apicali externo et trichobo- 

pronum ; 3. corporis pars tprio pretubertculari instructo, setis et sensillis 
postica prona. 
ceteris vide fig. XVII, 2. 

Mandibulae dente apicali, lamina dentata, laminis pectinatis 6 bene 
evolutis instructae. 

Hypostoma vide fig. XVII, 4. 

Collum marginibus subhorizontalibus antice late rotundatis integris 
et areis praemarginalibus 12 lineis brevibus signatum, medium con- 
vexum granulo nonnullo perparvo instructum. 

Trunci segmenta dorso convexo superficie seriebus duabus transver- 
salibus tubercolorum nonnullorum minorum, in corporis parte postica 


Fig. XVI. 


— 306 — 


evanescentium aucta, carinis lateralibus bene evolutis extrorsum et 
aliquantum deorsum vergentibus, margine laterali parum supra sterno- 
rum libellam pertinente, marginibus omnibus subintegris, parte laterali 
praemarginali carinae primae et carinarum 16-18 in areis duabus a 
lineis brevibus divisa; carinarum articulo postico a segmento 14° gra- 
datim retrorsum magis producto et acuto. Segmentum 19% medium 


JE 


Be if 


Ù A 
Di 


Fig. XVII. 


Diporodesmus afer: 1. epicranium pronum; 2. antenna; 3. mandibula; 4. hypostoma; 5. seg- 

mentum nonum postice inspectum; 6. carinae porigerae pars lateralis; 7. corporis pars 

postrema prona; 8.cadem supina; 9. pes primi paris; 10. pedes secundi paris cum 

vulva; 11. pes segmenti noni; 12. sterna segmenti noni cum pedum articulus primus; 
13. dermatis dorsualis particula. 


manifestum (haud obtectum), a segmenti 18! carinis lateraliter obtec- 
tum et superatum, triangulare apice truncato setis vide fig. XVII, 8. 

Pori repugnatorii tantum in segmento quarto (= quinto Auctorum) 
sistentes et sese parum pone mediam carinam paullum longe a margine 
laterali aperientes. 

Sterna inter pedum basim sat lata, transverse sulcata et setis paucis 
brevibus instructa. 

Pedes breves articulo primo breviore, articulo secundo quam ter- 
tius aliquantum longiore, articulo sexto tertium longitudine subaequante. 

SJ ignotus. 

Typus: Diporodesmus afer sp. n. 

Observatio. Genus hoe pororum numero a ceteris affinibus distin- 
guendum est. 


— 307 — 


Diporodesmus afer sp. n. 


Corpus stramineum vel luride isabellinum. : 

Long. corp. mm. 6, lat. segmenti noni cum carinis 1,25, sine ca- 
rinis 0,74; long. antennarum 0,62, pedum segmenti noni 0.58. 

Characteres ceteri vide generis descriptionem et figuras XVI et XVII. 

Habitat. Gallorum Guinea: Kindia (Typi!); Conakry (Paratypi!). 

Variationes. Ad Mamou 299 legi, quarum altera cum carinis 
mm. 1,35, altera mm. 1,56 lata est. 

Ad Kakoulima exemplum in nido Eutermitis corp. long. mm. 4, 
lat. cum carinis 0,90, exemplum in nido Anoplotermitis corp. long. 
mm. 4,2, lat.. 0,84. 

Characteres ceteri ut in exemplis typicis. 


Biologia. Raccolsi due esemplari 
di questa specie in una galleria di 
un nido di Tuberculitermes bycani- 
stes (Sjöst) v. guineensis Silv. presso 
Kindia e a Kakoulima uno in una 
galleria di Kutermes trinervius Ramb. 
ed uno in una galleria di Anoploter- 
mes lateralis Valk. Sembra però che 
la specie non sia unicamente termi- 
tofila perchè presso Kindia, Conakry 
e Mamou ne raccolsi esemplari sotto 
pietre approfondite nel terreno. 


SUBFAM. Pyrgodesminae. 


Lophodesmus tardus sp. n. 


XVHI. (Fig. XVIII et XIX). 
Lophodesmus tardus: 1. eorporis pars 
antica prona; 2. ejusdem pars postica © Corpus luride isabellinum vel um- 
prona; 3. ejusdem pars antica laterali- re x A nic % 
ter inspecta; 4. ejusdem pars postrema brinosigstaceum sed in DIE! aus eres 
lateraliter inspecta. plis plus minusve humo et quisquiliis 
indutum. 


Caput fronte lateraliter ad verticem utrimque processibus spinifor- 
mibus 4, media areis duabus elongatis latiusculis, magis elevatis a ver- 
tice orientibus, superficie irregulari, usque ad antennarum libellam per- 
tinentibus instructa, ad torulorum latera externa aliquantum depressa, 
elypeo setis brevioribus numerosis et setis paucis anticis transverse 
biseriatis brevibus instructo et margine medio tridentato (in exemplo 
uno anomaliter bidentato). 


— 308 — 


Antennae articulo quinto quam ceteri longiore et crassiore, setis 
vide fig. XIX, 2. 

Collum parte antica subhorizontali carinatim producta w 140 caput 
superante, margine antico late rotundato, 10-lobato, lobis paullum pro- 
funde sejunctis, superficie cetera bene convexa, seriebus transversis 
duabus tubercolorum, quorum submediani sat magni, aucta. 

Trunci segmenta bene convexa, carinis lateralibus subinferis extror- 
sum et aliquantum deorsum vergentibus. Metazonae superficie dorsuali 


Fig. XIX. 


Lophodesmus tardus: 1. epieranium antice inspectum; 2. antenna; 3. praemandibula; 

4. partis molaris marginis particula magis ampliata; 5. hypostoma; 6. segmentum nonum 

postice inspectum; 7. ejusdem carina supra inspecta; "8. ejusdem metazonae marginis 

dorsualis adiecti particula; 9. corporis pars postica a segmento 18° supina; 10. feminae 

pedes paris secundi antice inspecti; 11. pes segmenti noni; 12. vulvae; 13. organum co- 

pulativum postice inspeetum; 14. idem antice inspectum; 15. organi copulativi articulus 
secundus postice inspectus; 16. idem antice inspectus. 


tota papillis microscopicis brevissimis sat numerosis et tubercolorum, 
nec non carinarum, marginibus papillis subpiliformibus microscopicis 
brevibus obsessis, serie submediana tubercolorum parvorum et tuber- 
culis minoribus 1-2 seriatis lateralibus (praecarinalibus) instructa. Tu- 
bereula seriei submedianae segmentorum 1-3 supra bipartita, in segmen- 
torum 4-18 tripartita et segmentorum 16 et 17 quam praecedentia etiam 
aliquantum longiora et retrorsum aliquantum vergentia (Fig. XVIII, 4), 
segmenti 18 divisione prima et secunda tubercoloram submedianorum 
parva ut tubercula perparva distineta, parte postica longa retrorsum 
produeta ut processus bifidus profunde divisus, postice rotundatus, seg- 
mentum praeanale contractum parte bifida superans. Carinae segmenti 


— 309 — 


primi margine externo parum profunde trilobato, segmentorum 2-18 bi- 
lobato sed carinarum porigerarum lobo postico excisione postica angu- 
lari affecto et tuberculum porigerum ut fig. XIX, 7 demonstrat gerente; 
carinae segmentorum 161, 17! et 181 gradatim minores. Metazonarum 
limbus dorsualis adiectus in particulis microscopicis transversis, posti- 
ce subtilissime serratis, divisus est. Segmentum 19" cauda triangulari 
apice truncato setis consuetis instructa. 

Sterna inter pedum basim angustissima. 

Pedes vide fig. XIX, 11. i 

Pori repugnatorii in segmentis 4, 6, 8, 9, 11, 12, 14-18 (—5, 7, 
9, 10, 12, 15, lo-19-Auctorum) siti et in segmentis 4, 6, 8, 9, 11, 12, 
14 a tuberculo laterali postico carinarum gesti, in segmentis 15, 16, 17 
in superficie laterali postica carinarum et in segmento 13° in superficie 
laterali antica carinarum aliquantum longe a margine laterali siti. 

Lamina subanalis triangularis utrimque seta longa aucta; valvulae 
anales parum convexae. 

Long. corp. mm. 7, lat. segmenti noni cum carinis 1, 45, ejusdem 
sine carinis 0, 72; long. antennarum 0, 78, pedum segmenti noni 0, 78. 

do Organum copulativum vide fig. XIX, 13-16. 

Habitat. Nigeria: Olokemeji. 

Observatio. Species haec ad Lophodesmus Escherichii Silv. affinis 
est, sed statura parum minore, colli margine antico minus profunde 
lobato, tuberculis submedianis in segmentis posticis longioribus, tuber- 
culis interseriatis medii dorsi incospicuis bene distincta est. 


Biologia. Raccolsi alcuni esemplari in gallerie di nido di 
Eutermes tenebricus Silv., tre in un nido di Microcerotermes 
brachygnathus var. progrediens Silv. ed uno in un nido di Pro- 
mirotermes Holmgreni Silv. Nella stessa località raccolsi alcuni 
esemplari di questa specie sotto pietre infossate nel terreno, per- 
ciò non sembra che essa sia termitofila permanente. 


Lophodesmus angustus sp. n. 
(Fig. XX). 


© Corpus isabellino-testaceum. 

Caput fronte lateraliter ad verticem utrimque processibus spinifor- 
mibus duobus nec non granulis subacutis ut per verticis partem late- 
ralem, media areis duabus elongatis latiusculis, magis elevatis a vertice 
orientibus usque ad antennarum libellam pertinentibus instructa, ad 
torulorum latera externa depressa, aliquantum concava, clypeo setis 
brevioribus numerosis et setis paueis antieis transverse biseriatis bre- 
vibus instructo et margine medio tridentato. 


— 310 — 


Antennae articulo quinto quam ceteri longiore et crassiore setis 
vide fig. XX, 4. f 

Collum parte antica subhorizontali antrorsum producta, caput w 78 
superante, margine antico perlate rotundato, 10-lobato, lobis paullum 
profunde sejunctis, superficie cetera bene convexa seriebus transversis 
duabus turbeculorum majorum subaequalium convexorum 4+ 4 et tu- 
berculis minoribus (praesertim internis) posticis 12 instructa. 

Trunci segmenta bene convexa carinis lateralibus subinferis extror- 
sum et aliquantum deorsum vergentibus. Metazonae superficie dor- 
suali tota papillis clavatis microscopicis minimis instructa et per mar- 


Fig. XX. 5 
Lophodesmus angustus: 1. corporis pars antica prona; 2. ejusdem pars postica prona; 
3. epicranium antice inspectum; 4. antenna; 5. hypostoma; 6. segmentum nonum postice 
inspectum; 7. ejusdem carinae pars lateralis supra inspecta; 8. carinae papillae margina- 
les posticae; 9. metazonae marginis dorsualis adjecti particula; 10. corporis pars postica 


lateraliter inspecta; 11. corporis pars postica a segmento 18° supina; 12. pes segmenti noni;, 
13. organum copulativum postice inspectum; 14. idem antice inspectum; 15. ejusdem 
articulus secundus lateraliter inspectus. 


gines tuberculorum et carinarum papillis elavatis microscopicis minus 
brevibus coacervatis aucta; metazonae omnes seriebus quatuor longitu- 
dinalibus tuberculorum sat magnorum convexorum, nee non tuberculis 
parvis inter carinarum basim et tuberculorum seriem externam et tuber- 
culis minoribus posticis instrueta. Tubercula serieram submedianarum 
segmentorum 1-3 bipartita, cetera tripartita, segmenti 17i parte tubercu- 
lari postica retrorsum parum producta, segmenti 18‘ tuberculo primo 
et secundo seriei submedianae perparvis, tubereulo tertio longo cum 
opposito basi connato, retrorsum producto ut processus bifidus profunde 


— 311 — 


(1. 130) divisus postice rotundatus segmentum praeanale superans (1130). 
Carinae segmenti primi margine externo parum profunde trilobato, seg- 
mentorum ceterorum haud porigerorum parum profunde bilobato, seg- 
mentorum usque ad 15" trilobato, lobo postico quam praecedentes 
breviore et tubercolo porigero instructo, segmentorum 16-18 parum 
profunde trilobato. Metazonarum limbus dorsualis adjectus in particulis 
mieroscopieis transversis integris divisus est. Segmentum 19um postice 
angustatum rotundatum setis consuetis inferis et setis marginalibus bre- 
vibus subevlindraceis ut fig. XX, 11 demonstrat instructum, valvulas 
anales spatio sat brevi superans. 

Sterna inter pedum basim angustissima. 

Pedes vide fig. XX, 12. 

Pori repugnatorii in segmentis 4, 6, 8, 9, 11, 12, 14-18 (= 5, 7, 
9, 10, 12, 13, 15-19 Auctorum) siti et in segmentis 4, 6, 8, 9, 11, 12, 
14 et 15 a tubercolo laterali postico carinarum gesti, in segmento 16 
et 17 in superficie carinarum lobo postico parum a margine laterali 
multo a margine postico remoto, in segmento 18° in superficie carina- 
rum lobo antico parum a margine laterali remoti. 

Lamina subanalis triangularis setis duabus posticis sat longis; val- 
vulae anales parum convexae. 

Long. corp. mm. 6, lat. segmenti noni cum carinis 0,85, ejusdem 
sine carinis 0,46, long. antennarum 0,52, pedum segmenti noni 0,46. 

do Organum copulativum, vide fig. XX, 13-15. 

Habitat: Nigeria: Yaba (Lagos) et Lagos. 

Observatio. Species haec a praecedente corpore angustiore, carinis 
porigeris trilobatis, poris segmenti 15! etiam a tuberculo gestis, nec non 
maris organi copulativi forma distinctissima est. 

Biologia. Raccolsi un esemplare in una galleria di Thora- 
cotermes macrothorax (Sjöst.) a Yaba presso Lagos e pochi altri 
esemplari sotto pietre molto infossate in vicinanza della città di 
Lagos. 

CHILOPODA. 


Fam. Scolopendridae. 


Asanada brevicornis Mein. 


var. afra nov. 


Presso Camayenne (Conakry) nella Guinea francese raccolsi 
in un nido di Microcerotermes parvulus (Sjöst) 4 esemplari e 
in una galleria di nidi di Euchilotermes lensus var. arcuata Silv. 
un altro esemplare di Asanada, dei quali il maggiore misura 
26 millim. Questi esemplari della Guinea francese, che sono i 


— 312 — é 


primi conosciuti di tale genere pel continente africano, concor- 
dano per i loro caratteri con quelli dell’ Asanada brevicornis Mein. 
dell’ India eccetto nella forma delle zampe dell’ ultimo paio, le 
quali hanno il femore a superficie dorsale convessa sprovvista 
di solchi ed il secondo articolo con solco dorsale cominciante un 
poco dietro il margine anteriore. Per tale leggera differenza io 
riferisco per ora gli esemplari della Guinea francese ad una va- 
rietà nuova. Quando si avrà buon numero di esemplari di Asanada 
dell’ India e dell’Africa si potrà fare un migliore apprezzamento 
dei caratteri di specie e varietà. 

Biologia. Gli esemplari che io raccolsi si trovavano in gal- 
lerie di nidi delle specie di Termiti sopra ricordate. Essi vi erano 
penetrati almeno temporaneamente per nutrirsi di Termiti, come 
posso affermare anche per la prova avuta coll’ esame del conte- 
nuto dell’intestino di un esemplare, dove erano ancora due man- 
dibole di un operaio di Microcerotermes ed anche residui chiti- 
nosi di uno Stafilinide. 

Quest’ Asanada deve pertanto considerarsi come temitofilo 
parassita predatore forse temporaneo, quantunque io nella stessa 
località non abbia potuto raccogliere la stessa specie fuori del 
nido di Termiti. In altre località dell’ Africa occidentale non 
riuscii a vederne esemplari nè in nidi di Termiti nè sotto pietre 
o sotto tronchi d’albero o nell’ humus. 


INSECTA. 


COLLEMBOLA. 


I collemboli termitofili da me trovati in Africa comprendono 
2 specie e 4 varietà appartenenti ai tre generi Cyphoderus Nic., 
Pseudocyphoderus Imms, Calobatinus mihi (= Calobatella Borner). 

Il Börner ricorda anche come termitofili per il Natal le se- 
guenti specie: Cyphoderus colurus Born. C. natalensis Börn.; 
C. limboxyphius Born.; C. bidenticulatus Par.; Pseudocyphoderus 
Wasmanni Born. 

Dei tre generi finora trovati in Africa con specie termitofile 
il Cyphoderus è quello che non presenta peculiari adattamenti, 
mantenendosi con apparecchio boccale tipico tutto bene svilup- 
pato senza riduzione nelle mandibole o nelle mascelle. Il Cypho- 
derus è un genere ipogeo che vive di detriti e cerca nei nidi 


— 315 — 


delle Termiti oscurità e cibo come in quelli di Formiche; pare 
che nessuna delle sue specie abbia contratto speciali rapporti 
cogli ospiti e perciò nessuna ha assunto notevoli caratteri diffe- 
renti da quelli tipici che si ritrovano nel comune Cyphoderus 
albinus Nic. d’ Europa. 

Il Pseudocyphoderus presenta anche uno sviluppo notevole 
di macrochete situate alla parte ventrale anteriore e laterale del 
capo. È un genere che si ciba forse esclusivamente di funghi col- 
tivati da Termiti ed ha subito una piccola riduzione dell’ appa- 
recchio boccale. 

Il genere Calobatinus è quello che ha subito i maggiori cam- 
biamenti, rispetto ai due generi sopra ricordati. Questo genere 
ha un apparecchio boccale con mandibole assai ridotte, sprov- 
viste di parte molare e con apice subclavato, le mascelle termi- 
nano allungate con tre denti ottusi un poco distanti fra di loro 
in linea longitudinale. Questa riduzione dell’ apparecchio boccale 
significa che probabilmente questo Collembolo colla sua abilità di 
cavalcare sopra il corpo dei Termiti, toglie loro il cibo quando 
nutrono la regina o le larve o i soldati. In relazione con questo 
suo modo di vivere deve avere sviluppato di più tutto il si- 
stema delle macrochete e dei sensilli. Il pretarso è ridotto a due 
sottili punte per attaccarsi al corpo degli ospiti, le zampe sono 
divenute più lunghe per facilitare il salire a cavallo. 

Tra i Collemboli termitofili anche il genere indiano Cypho- 
derodes Silv. ha, secondo osservazioni del Dr. v. Buttel, Vabitu- 
dine di stare a cavallo della regina, soldati ed operai di Termes 
ed anche in esso troviamo apparecchio boccale ridotto rispetto 
a quello del Cyphoderus, pretarso con membrana adatta ad ade- 
rire meglio al corpo dell’ ospite. 

In conclusione per i Collemboli si può dire che quanto più 
la relazione di essi colle Termiti diventa intima, tanto più si ri- 
duce l’ apparecchio boccale rispetto a quello di forme tipiche a 
vita libera. 


Cyphoderus arcuatus Wahlgren 
var. holonycha nov. 
(Fig. XX. 


Albus; antennae quam capitis longitudo e. '/; longiores, articulo 
primo breviore, articulo quarto longiore, quam secundus e. '/, et quam 
tertius fere */, longiore. 


— 514 — 


Pedes praetarsi ungue superiore utrimque dente singulo laterali 
proximali sat longo et acuto, dentibus distalibus nullis vel 1-2 minimis, 
ungue inferiore sat magno et subtus in dentem parvum vel sat magnum 
producto. Furca manubrio quam dentes e. '/, longiore, dentibus serie 
externa squamarum 7 et serie interna squa- 
marum 4 supra instructis, squama interna 
quam externa fere duplo, vel aliquantum 
minus longiore, mucrone longitudine multo 
variabili, quam dentes parum minus quam 
dimidium breviore vel magis quam triplo 
breviore vel longitudine intermedia, semper 
dentibus duobus superis anteapicalibus et 
dente supero minore proximali (semper pone 
dimidiam longitudinem mucronis) armato, 
dentis squama apicali interna semper, ut 
dixi, longa, quare secundum mucronis lon- 
RABAT on tee gitudinem quam idem vix longior vel multo 
cha: 1-3. dentis apex cum mucrone longior est. 
exemplorum trium; 4. pedis primi Long. corp. mm. 1,10, lat. abdominis 
paris apex ‘Iateraliter (antics) in: TV: 03-32; long.  antennarum: 0-20 pedi 
spectus; 5. idem subtus inspectus; 
6. pedis secundi paris apex subtus Paris tertii 0,50, fureae (cum mucrone lon- 

inspectus. go) 0,45. 
Habitat, Gallorum Guinea: Kakoulima. 

Observatio. Exempla formae typicae (Wahlgren, op. cit. a p. 316, p. 20, 
fig. 39) ad Kaka (Nilus Albus) lecta erant. Varietas haec secundum Wahl- 
greni descriptionem et figuram differt mucronis exemplorum typicorum 
forma magis arcuata et praetarsi ungue superiore dentibus distalibus 
destituto. Notanda est in hac varietate magna variatio mucronis longi- 
tudine in exemplis ejusdem nidi ex Kakoulima. 


Fig. XXI. 


Biologia. Vidi molti esemplari di questa specie in camere a 
funghi di Acantholermes militaris (Hag.) presso Kakoulima; essi 
devono nutrirsi di detriti o funghi. Gli esemplari della forma ti- 
pica descritta dal Wahlgren erano stati raccolti in nidi di Ter- 
mes natalensis Hav. 


Cyphoderus arcuatus Wahler. 


var. brevimueronata nov. 
(Fig. XXII). 


Varietas haec differt a forma typica speciei et varietatis holonycha 
mucrone semper brevissimo, breviore quam in forma mucrone brevi 


— 315 — 


instructa varietatis praecedentis, nee non furcae dentibus serie interna 


Fig. XXII. 


Cyphoderus arcuatus var. brevimucronata: 1. pedis primi paris apex 

lateraliter inspectus; 2. idem supra inspectus; 3. idem subtus inspec- 

tus; 4. pedis secundi paris apex; 5. dens laevus cum mucrone pronus; 
6. mucro lateraliter inspectus; 7. animal lateraliter inspectum. 


squamarum 6 (se- 
rie externa squa- 
marum 7) instru- 
etis. 

Dentes quam 
muero ce. °/, lon- 
giores, squama a- 
picali interna 
quam externa c. 
*/, longiore. Mu- 
ero dentibus tri- 
bus praeapicali- 
bus instructus. 
Praetarsi unguis 
superioris denti- 
bus distalibus nul- 
lis, proximalibus 
sat evolutis, un- 
gue inferiore for- 
ma typica. 

Long. corp. 
mm. 1,10, lat. ab- 
dominis IV 0,30; 


long. antennarum 0,32, pedum paris tertii 0,55, furcae cum mucrone 0,42. 
D ? 2) ’ ? 


Habitat. Senegal: Dakar. 


Biologia. Raccolsi pochi esemplari in 
gallerie centrali di un nido di Hutermes 
trinervius Ramb. 


Cyphoderus arcuatus Wahl. 
var. squamidives nov. 
(Fig. XXII). 

Praetarsi unguis dentibus distalibus parvis 
duobus instructus et dentibus proximalibus 
nec non ungue inferiore eisdem formae typicae 
similibus. 

Dentes quam mucro ?/, longiores, supra 
serie externasquamarum 8-9 instructi, squama 
apicali interna in exemplis inspectis abrupta, 
squama apicali externa quam mucro parum 


Fig. XXIII. 


Cyphoderus arcuatus var. squa- 


midives: 1. pedis primi pa- 
ris apex lateraliter inspectus; 
2. idem subtus oblique inspec- 
tus; 3. dentis laevi apex cum 
mucrone externe inspectus. 


breviore. Mucro dentibus praeapicalibus tribus instructus, quorum pro- 
ximalis parum ante mediam longitudinem situs est. 


= 316s 


Long. corp. mm. 1,80, lat. abdominis IV 0,40, long. antennarum 
0,50, pedum paris tertii 0,65, fureae cum mucrone 0,56. 
Habitat. Transvaal: Pretoria. 


Biologia. Il Sig. C. Fuller raccolse due esemplari di questa 
specie in un nido di Termes natalensis Hav. insieme al Caloba- 
linus rhadinopus Boru. 


Cyphoderus termitum Wahlgren. 


(Fig. XXIV). 


Results of the Swedish zool. Exp. to Egypt and the White Nile 1901 under 
the Direction of L. A. Jägerskiold. No. 15, Apterygota (1906), p. 19, 
figg. 37-38. 


Albus; antennae quam capitis longitudo e. 1/3 longiores, articulo 
primo breviore, articulo 
quarto longiore et quam 
secundus c. 1/3, quam ter- 
tius e. 2/3 longiore. 

Pedes praetarsi unguis 
superioris margine infero 
laterali postico dente vel 
unguicula proximali sat 
longa et sat lata, margine 
infero mediano dentibus 
duobus perparvis distali- 
bus, in exemplo nonnullo 
evanescentibus, instructo; 
ungue inferiore bene evo- 
luto, dente infero latiuscu- 
lo aucto. 

Furea manubrio quam 
dentes c. 8/10 longiore, den- 
Vig. XXIV. tibus serie externa squa- 


Cyphoderus termitum: 1. caput supinum; 2. mandibulae Marum 6 et serie interna 


apex interne inspectus. 3. ejusdem apex subtus inspectus ; squamarum 4 supra in- 
1. MPA lla 9 Apex 5, DOQI8 Daria Ieri Oper antes nenee Ni tretisisgnamagio oculi 


tus; 6. idem postice inspectus; 7. exempli alii pedis tertii È 
paris apex lateraliter (postice) inspectus; $. idem subtus Interna quam muero pa- 
inspectus; 9. idem supra inspectus. rum breviore, squama a- 


picali externa quam idem 
e. 1/3 breviore, dente quam mucro ce. 4/7 longiore, mucrone robusto 
apice attenuato sursum parum vergente, dentibus duobus praeapica- 
libus, nee non dente minimo interno inter dentes praeapicales et 


— 317 — 


dente minimo aliquantum pone dentem secundum praeapicalem armato. 

Long. corp. ad mm. 1,50, lat. abdominis IV 0,50, long. antenna- 
rum 0,45, pedum paris tertii 0,70, furcae 0,65. 

Habitat. Gallorum Guinea: Conakry. Exempla speciei typica lecta 
erant ad Kaka (Nilus Albus). 

Observatio. Parva est differentia inter exempla mea et exempla 
typica pedum ungue dente distali minore, quam idem a ©. Wahlgren 
delineatus est. 


Biologia. Questa specie era frequente presso Conakry in nidi 
di Termes bellicosus. Gli esemplari si aggiravano per le gallerie 
e specialmente nelle camere occupate dai 
giardini di funghi e nella parte centrale del 
nido. Essi devono nutrirsi di funghi o di altri 
detriti esistenti nel nido e non devono avere 
alcuna relazione diretta coi termiti, i quali li 
lasciano indisturbati. Se i Termiti tentassero 
assalirli, essi per la loro piccolezza, colla 
loro agilità ed anche col salto facilmente 
potrebbero sfuggire loro. 

Gli esemplari studiati dal Wahlgren era- 
no stati raccolti in nidi di Termes nata- 
lensis Hav. 


Pseudoeyphoderus sqamicauda sp. n. 
(Pig. XXV et XXVI). 
Albus. Caput circumlitione subsemiellypti- 
cum, subaeque longum atque postice latum, su- 
nn ER DIA setibus duabus subtilibus (trichobotriis) sub- 
cauda: animal lateraliter WMedianis subanticis, squamis per marginem anti- 
inspectum. cum medianum aliquantum longioribus instru- 
etum, subtus macrochaetis distalibus medianis et 
lateralibus in figura delineatis instructum. Antennae breves quam capitis 
longitudo parum longiores, articulo primo brevi, articulo secundo quam 
primus ec. 3/5 longiore, infra macrochaetis sat brevibus robustis 5, qua- 
rum proximalis major est, articulo tertio quam secundus parum bre- 
viore, articulo quarto quam tertius c. 3/7 longiore et parum arcuato 
convexitate supera. 

Thorax mesonoto quam metanotum parum longiore, ambobus setis 
destitutis. Pedes longi, coxa paris primi macrochaeta robusta laterali 
antica et macrochaeta subtili laterali postica proximali, coxa secundi 
paris macrochaetis robustis et longis 4, tertii paris macrochaetis parum 
robustis 4-5, trochantero primi paris seta sat longa subtili interna et 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 22 


— 318 — 


tertii paris seta longa subtili proximali antica, femore primi et secundi 
paris seta sat longa proximali interna, tertii paris macrochaeta sat ro- 
busta longa antica a basi parum remota instructo, tibio-tarso attenuato 
infra setis robustioribus tribus, quarum tertii paris aliquantum longio- 
res sunt, et seta cInvata supera ad praetarsum robusta aliquantum arcuata, 


Fig. XXVI. 


Pseudocyphoderus squamicauda: 1. animal pronum cum furca sub corpore directa; 2. caput 
pronum; 3. caput lateraliter inspeetum ; 4. caput supinum ; 5. caput supinum magis am- 
pliatum cum mandibulis et maxillis etiam delineatis; 6. antenna; 7. mandibula subtus 
inspecta; 8. ejusdem pars distalis magis ampliata; 9. ejusdem pars distalis interne in- 
specta; 10. maxilla primi paris; 11. ejusdem apex magis ampliatus; 12. pedis tertii paris 
pars distalis lateraliter (antice) inspecta; 13. ejusdem praetarsus magis ampliatus; 14. tertii 
pedis apex supra inspectus; 15. idem subtus inspectus; 16. furea prona; 17. dens dexter cum 
mucrone pronus; 18. dentis laevi apex cum mucrone; 19. dentis dexteri apex cum mu- 
erone subtus inspectus; 20, dentis apex cum muerone magis ampliatus. 


apice sat dilatato, quam praetarsus c. !/5 longiore; praetarso ungue 
supero dente anteriore et posteriore proximalibus et dentibus duobus 
medianis distalibus, ungue infero bene evoluto et dente infero sat magno. 

Furca manubrio quam dentes parum minus quam duplo longiore, 
setis vide fig. XXVI, 16, dentibus supra externe et interne serie squama- 
rum 7 instructis, quarum 5 proximales breves, quinta quam sexta parum 
magis quam dimidium brevior, sexta quam septima ce. !/5 brevior; squa- 
mae seriei externae eisdem seriei internae subaequales sunt. Mucro bre- 
vissimus, conicus, dentibus destitutus est; squama apicali infera eisdem 
apicalibus superis subaequalibus. 


— 319 — 


Long. corp. mm. 1,35, lat. abdominis IV 0,36, long. antennarum 
0,32, pedum paris tertii 0,65, furcae (squamis apicalibus exceptis) 0,38. 
Habitat. Erythraea : Nefasit, Mayabal. 


Biologia. Questa specie vive in numerosi esemplari nelle 
camere a funghi del Termes bellicosus Smeath. ed è probabile 
che si cibi esclusivamente di tali funghi. 


GEN. Calobatinus nom. nov. 


Syn. Calobatella Borner, Zool. Anz. XLI (1913), p. 275, nee Calobatella Mick, 
Wien. ent. Zeitung XVII (1898), p. 197. 


Calobatinus rhadinopus (Börner). 


var. erythraea nov. 


(Fig. NXVII-XXVII). 


© Corpus album, elongatum, antice et postice attenuatum latitudine 
majore in abdominis segmento quarto sistente. Caput longum parum 
minus quam longius quam postice latius, aliquantum attenuatum et ali- 
quantum depressum, antice medium convexe parum productum, squa- 
mis vestitum nec non setis in figuris XXVII, 1-3 fideliter delineatis 
instructum, quarum notandae sunt setae quatuor sat longae, filiformes, 
plumatulae (trichobothria): duo dorsuales sublaterales ad medium caput 
et duo laterales subanticae (aliquantum pone antennarum insertionem). 
Oculi nulli. Antennae articulo primo brevi, secundo longiore quam 
tertius e. 1/7 longiore et macrochaetis plumatis instructo, quarum quinque 
ad medium articulum approximatae, articulis tertio et’ quarto quam 
secundus parum tenuioribus setis brevibus instructis, articulo quarto 
quam tertius e. 1/7 longiore. 

Mandibulae apice subelavato simplici, maxillae apice dentibus tri- 
bus subobtusis terminato. 

Thorax. Meso-et metanotum tantum setis nonnulis brevibus subme- 
dianis et posticis instructa. Pedes longi, setis brevibus sat numerosis 
instructi et coxis anticis macrochaeta longa plumata antica et altera 
laterali, coxis mediis macrochaetis longis tribus lateralibus, coxis posti- 
cis macrochaetis tribus parum longis lateralibus instructis, trochantero 
tertii paris macrochaeta infera longa, trochanteris ceteris tantum setis 
brevibus instructis, femoribus mediis et anticis maerochaeta proximali 
sat longa, femoribus posticis macrochaeta proximali antica longa et 


-- 320 — 


macrochaeta sat longa proximali interna instructis, tibio-tarsis anticis 
et posticis tantum setis brevibus instructis, posticis etiam macrochaeta 
sat longa infera parum ante mediam longitudinem auctis, seta supera 
ad praetarsum subtili eylindracea quam praetarsus idem haud longiore. 

Abdomen. Tergitum primum setis duabus submedianis posticis bre- 
vibus et nonnullis brevioribus instructum. Tergitum secundum lateraliter 


Fig. XXVII. 


Calobatinus rhadinopus var. erythraea: 1. caput pronum; 2. caput lateraliter inspectum; 
3. caput supinum; 4. antenna; 5. mandibula; 6. maxillae apex;7. pes paris tertii; 8. dens 
laevus cum mucrone ex latere externo inspectus; 9. dentis dexteri pars apicalis cum 
mucrone; 10. pedis paris tertii pars distalis lateraliter inspecta; 11. maris antenna; 
12. maris pes paris tertii; 13. maris area setosa postica urotergiti quarti (in latere dextero 
setis brevibus et setis clavatis omissis, in latere laevo setis longis omissis); 14, maris 
juvenis eadem area setosa postica urotergiti quarti; 15. maris juvenis Calobotinus rhadi- 
nopus ex Petroria (Transvaal) eadem area setosa postica urotergiti quarti; 16. maris 
adulti seta submediana urotergiti sexti. 


macrochaetis duabus quarum altera multo longior et trichobothriis tri- 
bus longis, tergitum tertium lateraliter macrochaetis duabus subae- 
qualibus et trichobothriis tribus, tergitum quartum macrochaetis duabus 
submedianis subanticis longioribus, macrochaetis quatuor sat longis 
subposticis et trichobothriis tribus longis sublateralibus, nec non setis 
brevibus numerosis ut fig. XXVIII, i demonstrat instructum; tergita quin- 
tum et sextum setis vide fig. camdem. 


— 321 — 


Furca manubrio quam dentes 7/1; longiore- supra macrochaetis dua- 
bus basalibus sat longis et setis robustis brevibus numerosis per totam 
superficiem instructo, dentibus supra ad basim macrochaetis tribus gra- 
datim brevioribus, interne squamis 6 et externe squamis 3, squama 
apicali interna quam dens parum breviore et quam mucro c. 1/3 lon- 
giore, squama apicali externa brevi quam interna parum magis quam 


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XXVIII. 
Calobatinus rhadinopus var. erythraea: 1. feminae urotergita I-VI prona; 2. maris abdomena 
tergito quarto pronus; 3. idem lateraliter inspectus; 4. maris urotergita V-VI et segmentum 
anale prona; 5. maris juvenis abdomen a segmento 4° pronus furea sub abdomine directa. 


duplo longiore, ad mucronis basis latus externum seta plumata quam 
mucro aliquantum breviore instructis, mucrone attenuato, vix arcuato. 

Tubus ventralis eylindraceus, longus ad mm. 0,25 

Long. corp (furca exclusa) mm. .1,25, lat. segmenti IV abdomina- 
lis 0,32; long. antennarum 0,70, pedum paris tertii 0,68, furcae (cum 
squamis apicalibus) 0,52. 

Mas. Antennae quam eaedem feminae longiores, long. ad mm. 0,95. 

Pedes parum longiores, paris tertii long. ad mm. 0,78, macrochaetis 
parum longioribus et paris tertii trichobothrio longiore ad basim su- 
peram tibio-tarsi inserto et quam tibio-tarsus ipse e. '/, breviore. 

Abdominis tergita 4-6 setarum numero et forma ab iisdem feminae 
multo diversa sunt ut fig. XXVIII, 2-4 demonstrant. 


Mas immaturus. Differt ab adulto forma setarum tergitorum abdo- 
minalium 4-6 (Fig. XXVII, 14) et trichobothriis longioribus absentibus 
in parte supera basali tibio-tarsi pedis paris tertii. 

Habitat. Erythraea: Mayabal. 

Observatio. Exempla typica clar. C. Börner descripsit ex Natal; 
exempla ad eamdem speciem a me relata, ad Pretoria (Transvaal) a 
elar. C. Fuller collecta, omnia hand adulta sunt et maris immaturi cha- 


Calobatinus rhadinopus var. occidentalis: 1. mas lateraliter inspectus; 2. caput lateraliter 

inspectus; 3. antenna; 4. pes paris tertii; 5. dens laevus pronus; 6. ejusdem apex; 7. idem 

subtus inspectus; 8. area setosa postica urotergiti quarti (in latere laevo setis longis 

omissis); 9-10. setae duae longae submedianae areae. dictae; 11. seta submediana clavata 
urotergiti quinti; 12. seta submediana urotergiti sexti. 


racteribus saltem a mare immaturo ex Mayabal setarum dorsualibus 
areae subposticae urotergiti IV numero (cfr. Fig. XXVII, 14 et 15) saltem 
distineta sunt. 


Biologia. Gli esemplari da me raccolti si trovavano a ca- 
vallo sul corpo di soldati e di operai di Termes bellicosus nelle 
parti più diverse. Afferrando l’ esemplare di Termite che lo porta, 
il Calobatino salta via. È necesseria tentare una accurata osser- 
vazione in nidi artificiali per stabilire bene quali sono i parti- 
colari rapporti di questo Collembolo col Termes, 


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L’ Assmuth raccolse gli esemplari studiati dal Börner in un 
nido di Termes natalensis ed anche il Fuller li raccolse in un 
nido della stessa specie. 


Calobatinus rhadinopus (Borner) 


var. occidentalis nov. 
(Fig. XXIX-XXX). 


Presso Conakry raccolsi alcuni esemplari di Calobatinus, che 
cavalcavano pure sul capo di soldati di Termes bellicosus; le 
femmine di essi sono così simili a quelle del Calobatinus rhadi- 


Fig. XXX. 


Calobatinus rhadinopus var. occidentalis: 1. feminae abdomen a segmento 4°, furea sub 

abdomine directa, pronus; 2. maris abdomen a segmento 4° furca extensa pronus; 3. idem 

lateraliter inspectus; 4. maris abdomen a segmento quinto pronus; 5. idem a segmento 
sexto lateraliter inspectus. 


nopus dell’ Africa orientale, che io non ho potuto distinguerle in 
modo evidente per alcun carattere; i maschi invece per la forma 
delle setole dei segmenti addominali 4 a 6 (si confrontino le 
fig. XXIX e XXX) sono alquanto diversi da quelli della forma 
sopra descritta, perciò riferisco gli esemplari dell’ Africa occi- 
dentale ad una varietà nuova. 


— 324 — 


THYSANURA. 


Gastrotheus parvulus sp. n. 
(Pig. XXXI) 


2 Corpus parvum ochraceum, elongato-ovale postice quam antice 
parum magis angustatum, squamis et setis instructum. Squamae postice 
aliquantum latiores, pluriradiatae, radiis postice spatio longo liberis, 
pleraeque dorsuales u 42x 28. 

Caput squamis nullis, setis sat numerosis brevibus et macrochaetis 
sat longis, sed attenuatis, et in apice incisis Supra et antice instructum. 


Fig. XXXI. 


Gastrotheus parvulus: 1. metanoti particula postica; 2. squama dorsualis postica; 3. an- 

tennae pars proximalis; 4.-5. mandibulae; 6. maxilla primi paris; 7. ejusdem lobus inter- 

nus et 8. lobus externus, 9. labium cum palpo altero; 10. pes paris tertii; 11. ejusdem 

tarsi apex et praetarsus; 12. urosterna Gum ad 9um cum ovipositore; 13. urotergitum 
decimum cum cercis; 14. cercus lateralis interne inspectus. 


Antennae in exemplis typicis haud integrae, partis proximalis setis et 
sensillis vide fig. XXXI, 3. Mandibulae dentibus sat magnis; maxillae 
primi paris lobi interni appendice praeapicali apicem lobi ejusdem vix 
superante, lobo externo quam lobus internus paullum breviore palpo 
maxillari sat tenui. Labium submento postice lateraliter haud producto, 
lobis bene evolutis, palpi articulo ultimo magis quam 1/3 longiore quam 
latiore. 


Thorax cum abdomine gradatim conjunctus, praeter squamas, pro- 
noto setarum seriebus transversalibus 5-6, meso-et metanoto seriebus 
duabus, setis omnibus sat brevibus et attenuatis. Pedes setis vide 
fig. XX XI, 10, tibiae apice infero et supero externo spinis robustis bi- 
fureatis instructo, tarso brevi, crasso, praetarsi unguibus lateralibus 
sat longis apice attenuato, ungue mediano quam laterales parum bre- 
viore, valde attenuato. 

Abdominis tergita serie subpostica setarum eisdem thoracis simi- 
lium instructa; tergitum decimum breve trapezoideum, postice late et 
profunde sinuatum, macrochaeta longa apicali utrimque auctum et 
seta preapicali interna brevi. 

Urosterna 4-6 setis posticis 4; stili in segmentis 6-9, vesiculae in 
segmentis 6-7 sistunt. Stili VI-VIII breves, stili IX quam VIII fere 
*/, longiores. Urosterni octavi pars mediana subtriangularis. 

Ovipositor crassiusculus quam stili IX parum longior. 

Cerci laterales breviores, cercus medianus in exemplis typicis haud 
integer sed verosimiliter quam laterales parum longior. 

Long. corp. mm. 2, lat. thoracis 0,65, long. antennarum ?, palpi 
maxillaris 0,32, pedum paris tertii 0,78, ovipositoris 0,38, cercorum la- 
teralium 0,38, setarum dorsualium seriei subposticae 0,084. 

Habitat. Galloram Guinea: Camayenne. 

Observatio. Species haec ad Gastrotheus minutellus (Silv.) proxima 
est, sed statura minore, setis dorsualibus brevioribus (1) et magis at- 
tenuatis, urotergito decimo aliquantum minus sinuato distincta est. 


Biologia. — Raccolsi due femmine adulte di questa specie in 
una galleria di un nido di Basidentitermes potens Silv. presso 
Camayenne. 


Gastrotheus afer sp. n. 
(Fig. XXX). 


© Sat parva, ochracea. Corpus elongato-ovale, postice quam antice 
parum magis angustatum, squamis et setis instructum. Squame plurira- 
diatae, postice parum latiores, praeter squamas serierum anticarum 
ceterae radiis spatio sat longo liberis, majores p 55 x 42. 

Caput squamis nullis, setis brevibus subtilibus numerosis per su- 
perficiem totam nee non macrochetis sat longis paullum attenuatis, in 
apice incisis supra et antice instructum. Antennae in exemplo typico 


(1) Setae dorsuales seriei subposticae in Gastrotheus (sub Atelura) minu- 
tellus Silv. long. 0,126. 


haud integrae, partis proximalis setis et sensillis vide fig. XXXII, 3-4. 
Palpi labiales articulo ultimo magno fere 1/3 longiore quam latiore. 
Thorax cum abdomine gradatim coniunctus, praeter squamas pro- 
noto setarum seriebus transversalibus 5-6, mesonoto et metanoto seta- 
rum seriebus 3 instructis, setis sat brevibus et attenuatis. Pedes setis 
vide Fig. XXXII, 5, tibiae 
apice infero et supero- 
externo setis bifurcatis 
duabus armato, praetarsi 
unguibus lateralibus lon- 
gis, parum arcuatis, basi 
infra aliquantum latiore et 


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Fig. XXXII. E 
Gastrotheus afer: 1. animalculum totum praeter squamas, 
antennis hand integris, pronum; 2. metanoti particula po- 
stica; 3. antennae pars proximalis ab articulo secundo su- 
pra inspecta; 4. ejusdem articuli 2-5 subtus inspecti; 5. pes 


paris tertii; 6. ejusdem tarsi apex et praetarsus; 7. uro- 
tergitum decimum cum cercis; 8. urosterna Gum ad 9um 
cum ovipositore. 


interne carinulata, ungue 
mediano quam laterales 
spatio longo minore et 
bene attenuato. 

Abdominis tergita se- 
rie setarum eisdem thora- 
cis similium subpostica in- 
structa; tergitum decimum 
trapezoideum fere 1/, ad 
basim latius quam longius, 
postice late et profunde 
sinuatum, angulis laterali- 
bus acutis, macrochaeta 
longa apicali, seta brevi 
praeapicali interna et alia 
breviore praeapicali infera 
instruetum. 


Urosterna 6-7 stilis et vesiculis instructa, urosterna 8-9 stilis. 
Stili segmentorum 6-8 breves, segmenti noni quam praecedentes 
fere duplo longiores. Urosterni octavi pars mediana sat magna, sub- 


semielliptica. 


Ovipositor crassiusculus, parte postica parum angustata. 
Cerci in exemplo typico haud integri, sed certe breves, partis si- 


stentis setis et sensillis vide fig. XXXII, 7,. 

Long. corp. mm. 3,5, lat. thoracis 1, long. antennarum?, long. 
palpi maxillaris 0,50, pedum. paris tertii 2,08, ovipositoris 0,65, cer- 
corum lateralium (subintegrorum) 0,38, setarum dorsualium seriei sub- 
posticae 0,156. 

Habitat. Gallorum Guinea: Camayenne. 

Observatio. Species haec etiam sectioni Gastrotheus minutellus Silv. 


pertinet, sed statura majore et setis dorsualibus parum longioribus et 
parum magis attenuatis distineta est. 


Biologia. — Presi una femmina adulta ed una giovane in 
una galleria di un nido di Pericapritermes appellans v. metata 
Silv. tra operai e larve presso Camayenne (Guinea francese). 


Gastrotheus brachyurus sp. n. 


(Fig. XXXIII). 


© Corpus parvum, ochraceum, elongatum, antice parum, postice parum 
magis angustatum, squamis et setis instructum. Squamae crebre radiatae, 
radiis breve spatio liberis, majores p 70 x 36, minores u 42 X 28. 

Caput squamis et macrochaetis sat longis, attenuatis, in apice bi- 
furcatis instructum. Antennae in exemplo typico haud integrae, partis 


Fig. XXXII. 


Gastrotheus brachyurus: 1.-2. squamae dorsuales; 3. antennae pars proximalis ab articulo 
secundo subtus inspecta; 4. palpi labialis articuli penultimus et ultimus; 5. metanoti par- 


ticula squamis denudata; 6. pes paris tertii; 7. ejusdem tarsi apex et praetarsus; 8. uro- 
tergitum decimum cum cercis; 9. urosterna 5um ad 9um cum ovipositore. 


proximalis setis et sensillis vide fig. XXXIII, 3. Palpi maxillares tenues, 
labiales articulo ultimo magno paullum longiore quam latiore. 

Thorax cum abdomine gradatim conjunctus, praeter squamas pro- 
noto setarum seriebus transversalibus 5-6, meso-et metanoto seriebus 
duabus, setis omnibus sat brevibus et attenuatis. Pedes setis vide 
fig. XXXIII, 6,tibiae apice infero et supero externo spinis duabus bifur- 
catis armato, tarso sat attenuato, praetarsi unguibus lateralibus sat 
longis simplieibus, ungue mediano quam laterales ce, 1/3 breviore, basi 
latiuscula, pilosula, apice attenuato. 


— 328 — 


Abdominis tergita 1-9 serie subpostica setarum eisdem thoracis si- 
milium instructa; tergitum decimum breve, trapezoideum, postice sat 
late et profunde sinuatum, macrochaeta apicali longa et setis duabus 
praeapicalibus inferis brevibus instructum. 

Urosterna 2-5 postice setis duabus brevibus medianis et alia in- 
termedia breviore, nec non seta sublaterali et setis duabus Jateralibus 
instructa ; urosternum 6" postice inter stilos setis brevibus 4 + 4, 
urosternum 7um setis duabus medianis instructum. Urosterni octavi pars 
mediana subsemiovalis postice setis 4 brevioribus aucta. Vesiculae in 
segmentis 6-7, stili in segmentis 6-9, stili segmenti octavi quam septimi 
aliquantum longiores, stili segmenti noni quam octavi ce. */, longiores. 

Ovipositor crassiusculus quam stili IX vix longior. 

Cerci laterales perbreves, cercus medianus in exemplo typico haud 
integer sed verosimiliter quam laterales parum longior. 

Long. corp. mm. 2,3, lat. thoracis 0,78, long. antennarum ?, palpi 
maxillaris 0,32, pedum paris tertii 0,84, ovipositoris 0,38, cercorum la- 
teralium 0,24, setarum dorsualium seriei subposticae 0,098. 

Habitat. Auri Costa: Aburi. 

Observatio. Species haec setarum dorsualium thoracalium distribu- 
tione sectioni Gastrotheus minutellus pertinet, sed capite squamis in- 
structum, urosterno 6° setis 4 + 4 postice instructo, brevitate cercorum 
lateralium, nec non squamis radiis magis numerosis multo diversa est. 


Biologia. — Trovai l’unico esemplare descritto tra un gruppo 
di operai e larve di Basidentitermes Aurivillii (Sjòst.) in una 
galleria sotterranea presso Aburi. 


Gen. Dionychella nov. 


(Fig. XXXIV et XXXV). 


© Corpus circumlitione elongato-ovale, antice quam postice latius 
squamis biformibus et setis instruetum. 

Caput parvum, manifestum, antennis brevioribus articulis integris, 
articulo tertio sensillis 13, quorum 7 infera, 2 infera lateralia, 2 supera 
lateralia et 2 supera, articulis 4-8 sensillis longisetis duobus (altero 
infero, altero supero) lateralibus externis, articulo 9" sensillo longiseto 
supero-laterali, articulo ultimo sensillo apicali triramoso consueto. 

Clypeus parvus, brevis, transverse rectangularis, fere duplo latior 
quam longior; labrum sat parvum, subtriangulare apice rotundato et 
setis minimis instructo. 

Mandibulae parvae dentibus parvis, parum robustis, haud bene 
chitineis et albicantibus; maxillae primi paris longae, labri marginem 
superantes, lobis elongatis attenuatis, plerumque apertae (abductae) 


— 329 — 


stnt et antrorsum directae ut organum titillans usae, lobo interno 
appendice infera quam quatuor praecedentes longiore, antice plumosa, 
introrsum directa, appendice apicali antrorsum directa et marginibus 
ambobus dentatis, lobo externo (Fig. XXXIV, 7 et 9) attenuato, quam 
internus aliquantum longiore, apice acuto, dente praeapicali et seta sat 
longa instructo, palpo maxillari 5-articulato brevi, quam lobus externus 
parum breviore, sat tenui setis et sensillis vide fig. XXXIV, 10. Labium 


Vig. XXXIV. 


Dionychella titillans: 1. antennae articuli 3-4 supra inspecti; 2. caput pronum; 3. cly- 

pens et labrum prona; 4.-5. mandibulae; 6. caput supinuin; 7. maxilla primi paris; 8. ejus- 

dem lobus internus et 9. lubus externus; 10. palpi maxillaris artieulus ultimus; 11. labium 

cum palpo altero; 12. ejusdem lobi lateralis alterius cum palpi articulo primo; 13. palpi 
labialis articulus ultimus supra inspectus; 14. idem subtus inspectus. 


mento antice triangulari postice lateraliter in processum corniformem 
longiusculum antrorsum sub capitis latera usque ad mandibularum 
basim directum, productum, lobis externis quam interni paullum lon- 
gioribus, apice paullum reverso et setis brevissimis subtilioribus instru- 
cto, palpo labiali 3-articulato, articulo ultimo magno magis quam 1/3 
longiore quam latiore, depresso, subtus setis numerosis sparsis brevibus 
et sensillis 6 ad apicem instructo, supra nudo et sulcis transversis 
nonnullis tenuibus exarato. Glossa parva subtrapezoidalis, paraglossae 
haud manifestae. 

Thorax.gradatim cum abdomime conjunctus, setis lateralibus mar- 
ginalibus et squamis superis instructus. 

Pedes breves, robusti, setis et spinis vide fig. XXXV, 5-6, tarso 
4-articulato, praetarso unguibus duobus simplicibus instructo. 


— 330 — 


Abdomen gradatim aliquantum angustatus tergitis seta nonnulla 
laterali postica et squamis superis instructis, tergito decimo brevi, ma- 
erochaeta angulari postica instructo. Sterna squamosa setis duabus po- 
sticis sublateralibus instructa. Vesiculae parvae in segmento septimo 
tantum sistentes; stili breves in segmentis 7-9. 

Ovipositor brevis, crassus. 

Cerci breves, laterales quam medianus fere dimidio breviores, setis 
et sensillis vide fig. XXXV, 11. 

Mas ignotus. 

Species typica: Dionychella titillans sp. n. 


Fig. XXXV. 
Dionychella titillans: 1.-2. squamae dorsuales; 3. metanoti particula cum squamis serie- 
rum duarum; 4. antenna; 5. pes paris tertii; 6. ejusdem tibia; 7.-8. pedis paris tertii tarsi 
apex et praetarsus; 9. urotergitum decimum cum cercis; 10. urosterna 6um ad 9um cum 
ovipositore; 11. cercus lateralis; 12. ovipositoris valvulae superae apex subtus inspectus; 
12. animaleulum pronum (squamis et setis omissis). 


Observatio. Genus hoc inter cetera subfamiliae valde diversum et 
peculiare est praesertim labri parvitate, appendicium oralium fabrica 
et praetarsi forma. 


Dionychella titillans sp. n. 
(Fig. XXXIV et XXXV). 


Parva, ochracea. Corporis squamae biformes, alternatae, alterae 
(p 56 = 11) tantum radiis longitudinalibus brevi spatio apicali liberis, 
alterae longiores et angustiores (1, 67 = 14) radiis longitudinalibus et 
lineis transversis arcuatis instructae. 


— 331 — 


Caput supra setis brevibus tantum instructum, antennis et appen- 
dicibus oralibus vide supra generis deseriptionem. 

Thoracis et abdominis tergita squamis transverse seriatis omnino 
vestita. Pedes vide fig. XXXV, 5-8. 

Urotergitum decimum subtrapezoideum, c. !/; ad basim latius quam 
longius, postice aliquantum sinuatum. 

Urosterni octavi pars mediana brevis lata, angulis posticis late 
rotundatis margine medio paullum sinuato. 

Stili urosterni octavi quam idem septimi parum breviores, stili 
segmenti noni quam idem octavi fere duplo longiores, 

Ovipositor stilos IX haud superans, crassus, valvulis superis apice 
infra appendicibus brevioribus laminaribus instructis. 

Cerci vide fig. XXXV, 9 et 11. 

Long. corporis mm. 2,10, lat. thoracis 0,90, long. antennarum 0,52, 
palpi maxillaris 0,22, pedum paris tertii 1,10, stilorum IX 0,14, ovi- 
positoris 0,26, cerci mediani 0,42, cercorum lateralium 0,22. 

Habitat. Auri Costa: Aburi. 

Biologia. Questa specie è ospite del Thoracotermes macro- 
thorax (Sjöst.) ed è un termitofilo euxeno. Si trova nelle parti 
più varie del nido in mezzo a larve, operai e soldati e non è 
affatto molestata. Quantunque io non abbia osservazione diretta 
che lo provi, dalla forma dell’ apparecchio boccale ritengo che 
questa specie venga nutrita dagli operai del Thoracotermes come 
le larve di esso, infatti la Dionychella ha clipeo breve e labbro 
superiore piccolissimo. così che non serve a coprire l’ apertura 
boccale e lascia facilmente entrare cibo quando la Dionychella 
alza il capo verso la bocca dell’ operaio del Thoracotermes; ha 
mandibole molto ridotte a confronto delle specie di generi non 
termitofili o ancora non molto specializzati (si confrontino le fi- 
gure XXXI, 4-9 colle figure XXXIV, 4-12), ha mascelle del primo 
paio che non hanno più un lobo interno conformato per aiutare 
la presa dell’alimento, ma con ambedue i lobi molto allungati e 
trasformati in organi da servire a sollecitare gli operai del Ter- 
mite per farsi dare cibo. 

Non so interpetrare la funzione dell’appendice del lato poste- 
riore del labbro inferiore, nè so che cosa possa dare la Diony- 
chella in cambio al Thoracotermes al di fuori di pulizia o carezze 
fatte colle mascelle del primo paio. 

Uno studio anatonico e osservazioni in nidi artificiali potranno 
chiarire bene i rapporti di questa e delle seguenti interessanti 
specie coi Termiti. 


— 332 — 


Gen, Pauronychella nov. 


(Fig. XXXVI). 


2 Corpus elongato-ovale squamis et setis instructum. 

Caput parvum, manifestum, antennis brevioribus, 10-articulatis, ar- 
ticulis integris, sensillis ut in genere praecedente. Appendices orales 
eisdem gen. Dionychella similes, sed maxillae primi paris lobo externo 


Fig. XXXVI. 


Pauronychella cubitermina: 1.-2. squamae dorsuales; 3. squama ventralis; 4. antenna; 

5. ejusdem articuli 3-4 proni; 6.-7. mandibulae; 8. maxilla primi paris; 9. ejusdem lobus 

internus et 10. lobus externus; 11. labium; 12. pes tertii paris; 13.-14. ejusdem tarsi apex 

et praetarsus supra et lateraliter inspecti; 15. urotergitum decimum cum cercis; 16. uro- 

sterna Tum ad 9um cum ovipositore: 17. maris urotergitum decimum cum cercis; 18. maris 
pars postica supina cercis abruptis. 


quam internus haud longiore, apice appendicibus brevioribus duobus 
(palpulis) cylindraceis terminato. 

Thorax cum abdomine gradatim conjunctus, supra squamosus et 
lateraliter tantum setis instructus. Pedes breves, robusti, setis et spinis 
vide fig. XXXVI, 12-14, tarso 4-articulato, praetarso unguibus duobus 
simplicibus instructo. 

Abdomen gradatim aliquantum angustatus, tergitis squamis indutis 
et seta nonnulla laterali postica instructis, tergito decimo brevi, ma- 
erochaeta angulari postica instructo. Sterna squamosa setis duabus po- 


sticis etiam instructa. Vesiculae parvae (vel pseudovesiculae) in seg- 
mento septimo tantum sistentes; stili breves in segmentis 7-9. 

Ovipositor brevis, crassus. 

Cerci breves, laterales quam medianus aliquantum breviores, setis 
et sensillis vide fig. XXXVI, 15. 

Mas. Urotergitum decimum quam idem feminae parum angustius 
et subtus utrimque processibus brevissimis robustis eylindraceis auctum. 

Cerci mediani pars basalis per latera superiora processibus brevio- 
ribus robustis eylindraceis instructa. 

Penis brevior, crassus; paramera penem parum superantia cylin- 
dracea. 

Typus: Pauronychella cubitermina sp. n. 

Observatio. Genus hoc ad gen. Dionychella perproximum est, sed 
maxillae primi paris lobi externi forma bene distinetum est. 


Pauronychella cubitermina sp. n. 
(Fig. XXXVI). 


© Parva, ochracea. Corporis squamae praecipue biformes, in dorso 
alternatae (u 42-50 x 14) radiis longitudinalibus, alterae (p 56 >< 11) 
longiores et parum angustiores radiis longitudinalibus et lineis tran- 
sversis arcuatis instructae. 

Caput supra setis brevibus tantum instructum, antennis et appen- 
dicibus oralibus vide supra. 

Thoracis et abdominis tergita squamis transverse seriatis omnino 
vestita. Pedes vide fig. XXXVI, 12. 

Urotergitum decimum subtrapezoideum, magis quam !/, ad basim 
latius quam longius, postice paullum et latissime angustatum, macro- 
chaetis angularibus robustis sat longis. 

| Urosterni octavi pars mediana sat brevis lata, angulis posticis late 
rotundatis margine postico medio vix sinuato. 

Stili urosterni septimi eisdem urosterni octavi subaequales, stili 
urosterni noni quam idem octavi ce. !/s longiores. 

Ovipositor et cerci Vide fig. XXXVI, 15-16. 

Long. corp. mm. 2,3, lat. thoracis 1,02, long. antennarum 0,52, 
palpi maxillaris 0,26, pedum paris tertii 1,12, stilorum IX 0,13, ovi- 
positoris 0,26, cerci mediani 0,36, cercorum lateralium 0,22. 

Mas urotergito decimo, pene et parameris vide fig. XXXVI, 17-18. 

Habitat Gallorum Guinea: Camayenne. 


(1) In un nido di Cubitermes curtatus Silv. presso Kindia presi un pic- 
colo esemplare maschio di Pawronychella, che non riesco a distinguere dal- 
la P. cubitermina, almeno senza un minuto esame microscopico dal quale mi 
astengo per ora per non distruggere l'unico individuo raccolto. 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 23 


— 334 — 


Biologia. — Questa specie è stata da me trovata in un nido 
di Cubitermes severus Silv. e in un altro di Cubitermes aemulus 
Silv. Nell’uno e nell’altro caso furono visti gli esemplari di Pau- 
ronychella tra individui varii dei Cubitermes senza che fossero 
perseguitati. Ritengo che la Pauronychella sia pure da conside- 
rarsi come termitofilo euxeno che viene nutrito dalle termiti e che 
esso si serve delle mascelle del primo paio per pulire o accarez- 
zare e avere cibo. Il lobo esterno di tali mascelle 
non è” però in questo genere così allungato e 
specializzato quanto in Dionychella. 


Gen. Allonychella nov. 


(Fig. XXXVII-XLII). 


Corpus e. */, longius quam latius, antice et po- 
stice aliquantum angustatum, squamis biformibus 
et setis instructum. 

Caput parvum, manifestum, antennis breviori- 
bus, 10-articulatis, articulis integris, articulo tertio 
sensillis 13, quorum 7 infera, 2 infera lateralia, 2 
supera lateralia et 2 supera, articulis 4-8 sensillo 
longiseto infero laterali externo et altero supero la- 


Fig. XXXVII. 
Allonychella notavilis: . terali instructis, articulo nono sensillo longiseto la- 
animalculum pronum terali externo et articulo decimo sensillo brevi tri- 


squamis omissis. 5 . 
ramoso apicali. 


Clypeus brevis parum magis quam duplo latior quam longior, la- 
brum subtriangulare antice rotundatum et setis minimis apicalibus nu- 
merosis instructum. Mandibulae parvae, dentibus parvis parum robustis, 
haud bene chitineis, albicantibus; maxillae primi paris longae, labri 
marginem superantes lobis subaequaliter elongatis, plerumque apertae 
(abductae) sunt et oblique antrorsum directae ut organum titillans usae, 
lobo interno eidem generis praecedentis simili sed apice lobi ipsius 
longiore et aliquantum arcuato, lobo externo appendicis terminalis lobi 
interni apicem paullum superante, attenuato sed minus quam idem 
generis praecedentis et sensillis duobus subeylindraceis terminato, palpo 
maxillari insertione supera sublaterali, 5-articulato quam lobus externus 
parum longiore, articuli ultimi sensillis vide fig. XL, 11. Labium eidem 
generis praecedentis subsimile est. 

Thorax cum abdomine gradatim coniunetus, setis lateralibus, setis 
subposticis et squamis superis transverse seriatis, biformibus, alternatis 
instructus. 


— 335 — 


Pedes breves, robusti, setis vide fig. XXIX, 1, tarso 4-articulato, 
praetarso ungues duos inter sese plus minusve diversos et parte su- 
pera laminari instructos gerente. 

Abdomen gradatim aliquantum angustatus tergitis supra, ut thorax, 
squamosis serie subpostica setarum auctis, paratergitis sutura distine- 


g yy 


JSS | Pyros 
/ \ Dik SR Ce 
TCX SR 


\ 
Y x 


yi 


Allonychella notabilis: 1. squama antica tergitorum; 2. squamae dorsuales serierum dua- 

rum posticarum; 3. metanoti particula postica cum squamarum serie; 4. antenna; 5. maxilla 

primi paris; 6. ejusdem lobus internus et externus; 7. labium; 8. urotergita nonum et 

decimum cum cercis; 9. urosterna Sum et 9um cum ovipositoris valvulis disiunctis; 10. uro- 

sternorum 8 et 9 pars altera cum ovipositoris dimidia parte; 11. maris urotergita nonum 

et decimum cum cercis; 12. maris urosterna 7um ad 9um cum pene et parameris; 
13. ejusdem urosterna Sum et 9um magis ampliata. 


tis, tergito decimo brevi, utrimque macrochaeta angulari postica instru- 
eto. Sterna squamosa et seta nonnulla apicali et alia submediana postica. 
Vesiculae parvae in segmento septimo, stili in segmentis 7-9 sistentes. 

Ovipositor brevior, crassus. 

Cerci breves, laterales quam submedianus plus minusve breviores 
setis et sensillis vide fig. XXXVIII, 8. 

Mas. Urotergitum nonum margine mediano postico late et sat pro- 
funde rotundato, margine sublaterali angulato ; urotergitum decimum 
parvum, postice profundissime et latissime sinuatum, lateribus attenua- 
tis arcuatis, forcipiformibus, usque ad marginem medium ab urotergito 
nono obtectum, latere singulo medio interne processibus nonnullis bre- 
vioribus subeylindraceis et aliis parum longe ab apice nec non setis 


— 536 — 


brevibus attenuatis apicalibus internis et macrochaeta supera praeapi- 
cali instructum. 
Cereus medianus articulo primo 


vioribus et brevibus subeylindraceis 
instructus. 


dracea quam penis parum longiora. 
Typus: Allonychella notabilis sp.n. 
Observatio. Genus hoe a praece- 
dente lobi externi maxillae primi pa- 
ris et praetarsi forma bene distinc- 
tum est. 


Allonychella notabilis sp. n. 
(Fig. XXXVII-XXXIX). 


Fig. XXXIX. 


Allonychella notabilis: 1. pes paris tertii; Parva, ochroleuca. Corporis squa- 
2.-6. tarsi apex et praetarsus, subtus, snbtus mae praecipue biformes , in dorso 
oblique, supra, SUDIA, online et subtus alternatae, alterae (u. Gi 18) apice 
oblique inspectus. 

parum dilatato, radiis subtilibus lon- 
gitudinalibus, alterae (p. 56 x 18) radiis subtilibus longitudinalibus et 
lineis transversalibus instructis; squamae etiam aliae tergitorum seriei 
anticae sistunt parum minores et radiis parallelis instructae. 

Caput squamis nullis, setis brevibus sat numerosis, setis duabus 
submedianis frontalibus longis et serie posticarum setarum longarum 
instructum. Antennae et oris appendices cfr. fig. XXXVIII, 5-7. 

Thoracis tergita (Fig. XXXVIII, 3) et abdominis tergita 1-6 serie 
postica setarum longarum instructa. 

Pedes robusti setis vide fig. XXXIX, 1, praetarsi ungue antico interne 
dente minimo, apice magis attenuato forma ut fig. XXXIX, 2-6, de- 
monstrant. 

Urotergitum decimum subtrapezoidale, fere duplo ad basim latius 
quam longius, margine postico profunde et late sinuato, angulo postico 
macrochaeta longa instructo. 

Urosterni octavi pars mediana sat brevis, lata, postice subrecte 
truncata vel vix sinuata. Stili urosterni septimi breviores, urosterni 
octavi eisdem septimi similes, urosterni noni quam octavi aliquantum 
longiores et quam ovipositor breviores. 

Ovipositor stilos IX parum superans, valvulis superis quam inferae 
erassioribus, parum longioribus et apice infra processibus spiniformibus 
nonnullis auctis, 

Cerci vide fig. XXXVIII, 8. 


utrimque processibus nonnullis bre- 


Penis brevior, paramera subeylin- | 


Long. corp. mm. 2,6, lat. thoracis 0,90, long. antennarum 0,55, 
palpi maxillaris 0,26, pedum paris tertii 1,18, stilorum IX 0,12, ovi- 
positoris 0,30, cerci mediani 0,36, cercorum lateralium 0,30. 

Mas. Tergitum decimum et cerci vide fig. XXXVIII, 11. 

Penis crassus, brevis; paramera subeylindracea quam penis parum 
longiora. 3 

Habitat. Gallorum Guinea: Camayenne (Conakry). 

Biologia. Questa specie è un termitofilo euxeno, vive col 
Procubitermes acutifrons Silv. tra. operai e individui giovani o 
adulti di altre caste. I suoi rapporti col Termite devono essere 
simili a quelli supposti per la Dionychella. - 

E da notarsi che questa specie come Il’ Allonychella rufi- 
cauda ha pure le mascelle di regola aperte coi lobi diretti al- 
Vinnanzi, ma il lobo esterno di esse non si è allungato tanto co- 
me nelle mascelle della Dionychella e ha conservato ancora i 
sensilli terminali, perciò è meno specializzato. 

Allonychella ruficauda sp. n. 
(Fig. XL-XLII) 
2. Parva, ochroleuca, cercis rufescentibus. Corporis squamae 


SZ 


in dorso praecipue biformes, alternatae, alterae (pn 77x20) subrectangu- 


ae 


G 


Fig. XL. 
Allonychella ruficauda: 1.-2.squamae dorsuales; 3. squama alia; 4. metanoti partieula 
postica cum squamis; 5. antenna prona; 6. ejusdem articulus tertius; 7.-8. mandibulae; 
9. maxilla primi paris (praeter basim); 10. ejusdem lobus internus et externus magis 
ampliati; 11. palpi maxillaris artieulus ultimus; 12. labium; 13. clypeus cum labro; 
14. urosterna Gum ad 9um. 


— 538 — 


lares radio mediano robustiore, ferrugineo, radiis ceteris subtilibus 
stramineis in apice spatio plus minusve longo libero, alterae (p 50 x 20 
vel minores) radiis subtilibus. 

Caput sutura metopica fulvescente latiuscula, supra setis longis, 
parte distali subtiliore capilliformi, et setis duabus frontalibus subme- 
dianis longis sat robustis et nonnullis submarginalibus ‘posticis sat lon- 
gis et aliis marginalibus 
postieis brevibus instrue- 
tum. Antennae et oris ap- 
pendices vide fig. XL, 
5-13. 

Thorax cum abdomine 
gradatim coniunctus tergi- 
tis serie subpostica seta- 
rum brevium et supra 
squamis alternatis, prae- 
sertim postice altera lon- 
ga, altera brevi. 

Pedes vide fig. XLI, 1, 
praetarsi ungue antico in- 
terne dente parvo spini- 
formi armato, unguibus 
ambobus lamina interna 
ut figurae XLII demon- 


Fig. XLI. strant instructis. 
Allonychella ruficauda: 1. pes paris tertii; 2. urotergitum Abdominis tergita 1-7 


decimum cum cereis; 3. segmenti Si et 9! dimidia pars postice serie setarum bre- 
urosternis supinis: A tergitum, B paratergitum, C subcoxa, - 9 
y. 4 Po” 

S stilus, O! valvula supera et ©? valvula infera ovipo- vium ut thorax, deri 

sitoris; 5. animalculum pronum squamis omissis. octavum postice tantum 


setis paucis instructum. 

Urotergitum decimum ad basim latius quam longius, partem po- 
sticam versus gradatim aliquantum angustatum, margine postico late 
et profunde sinuato, supra squamis instructum et macrochaeta utrimque 
praeapicali sat longa, nec non seta apicali breviore. 

Urosterni octavi pars mediana brevis, lata, angulis rotundatis, ce- 
tero margine postico subrecte truncato. Stili urosterni septimi breviores, 
urosterni octavi eisdem septimi similes, segmenti noni quam octavi 
longiores et quam ovipositor aliquantum breviores. 

Ovipositor stilos IX aliquantum superans, valvulis superis crassio- 
ribus quam inferae parum longioribus et apice infra appendicibus bre- 
vioribus spiniformibus instructis. 

Cerci laterales quam submedianus parum breviores articulis elon- 
gatis, setis et sensillis cfr. fig. XLI, 2. 


Mas ignotus. 

Long. corp. mm. 3; lat. thoracis 1,10, long. antennarum 0,76, pal- 
pi maxillaris 0,33, pedum paris 
tertii 1,35, stiloram IX 0,14, ovis 
positoris 0,38, cerci mediani 0,72, 
cercorum lateralium 0,65. 

Habitat. Gallorum Guinea: Ka- 
koulima. 

Observatio. Species haec a prae- 
cedente statura parum majore, ca- 
pitis setarum forma et longitudi- 
ne, setarum seriei posticae tergi- 
torum brevitate, squamarum dor- 
sualium, cercorum et praetarsi for- 
ma multo distincta est. i 


Biologia. Questa specie vi- 
Fig. XLII. ve col Procubitermes Sjostedti 
Allonychella ruficauda: I-VI. tarsi apex et prae- (Rosen) in perfetta armonia, es- 
tarsus variatim inspecti: A unguis anterior, é È } È 
B unguis posterior. sendo stati da me osservati gli 
esemplari raccolti tra operai e soldati senza che fossero mo- 


lestati. 


Allonychella ruficauda Silv. 


v. robustior nov. 


In un nido di Procubitermes curvatus Silv. presso Camayen- 
ne (Guinea francese) raccolsi un esemplare di Allonychella, che 
differisce da quelli tipici presi col Procubitermes Sjöstedtli (Ro- 
sen) per essere di dimensioni un poco maggiori ed avere le setole 
del margine posteriore dei tergiti un poco più lunghe. 

Per ora credo giustificato ritenere tale esemplare come rap- 
presentante di una varietà dell’ Allonychella ruficauda, ma quando 
se ne avranno altri esemplari e si conoscerà il maschio della for- 
ma tipica e di questa varietà, si potrà fare un accurato esame 
comparativo e stabilire di quale grado sono le differenze della 
forma vivente col Procubitermes Sjöstedti da quella vivente col 
Procubitermes curvatus. 


ug 


Monachtinella Doriae Silv. 
(Fig. XLIII) 


Io descrissi questa specie con un esemplare (femmina) rac- 
colto dal Fea presso il Rio Cassine nella Guinea portoghese. 

Ora posso aggiungere la descrizione del maschio e dare le 
dimensioni delle antenne e dei cerci interi della femmina. 


"Ul, 
man In 
be 
i 


LANA! IM 
SUI III 


XLIII. 


Monachtinella Doriae: 1. caput pronum cum mandibulis aliquantum remotis; 2. maris 

antennae laevae pronae pars proximalis; 3.-4, mandibulae; 5. maxilla primi paris; 6. labium 

cum palpo altero; 7. tarsi apex et praetarsus; 8. maris urotergitum decimum cum cer- 

corum parte proximali; 9. maris urosterna 7um ad 9um cum pene et parameris ; 
10. paramerum alterum. : 


9 Antennae gradatim magis attenuatae, quam corpus aliquantum 
breviores. 

Cercus medianus quam corpus parum magis quam 1/3 brevior et 
quam cerci laterales c. 3/1 longior. 

5 Antennarum articulus secundus latere interno et infero interno 
parte basali excepta, paullum inflato et glandulis vesiculosis instructo. 

Penis brevior, erassior; paramera brevia, crassiora, sterni partem 
posticam inter stilos fere totam oceupantia, apice aliquantum angustato 
et penicillum setarum robustarum gerente, parte preapicali setis sat 
numerosis obtusis, robustis instructa, parte basali per superficiem an- 


— 341 — 


gularem internam setis brevissimis numerosis, cetero setis brevibus 
instructo. 

Cerci quam idem feminae processibus brevioribus spiniformibus 
plus minusve obtusis, magis numerosis, instructi. 


Habitat. L’esemplare raccolto dal Fea proveniva, come ho 
detto, dalla Guinea portoghese, io ne raccolsi esemplari nella 
Guinea francese (Conakry, Kakoulima, Kindia), Costa d’Oro (Aburi) 
e Gabon (Libreville). 

Questa specie fu da me presa a Kakoulima alla base di un 
nido di Cubitermes severus Silv., a Kindia in un nido di Termes 
natalensis Hav.,a Aburi in una camera di un nido di Ancistro- 
termes crucifer (Sjöst.), altre volte sottopietre con o senza for- 
miche. 

Quantunque io non abbia avuto tempo di fare ripetute e ac- 
curate osservazioni in proposito, credo che questa specie si debba 
considerare come un termitofilo (e anche mirmecofilo) predatore. 
Essa corre molto rapidamente e deve profittare della grande agi- 
lità per visitare le gallerie di termiti» specialmente del genere 
Termes, per cercarvi cibo, probabilmente divorando larve 0 uova. 

È un termitofilo che specializzato come predatore ha con- 
servato il suo apparecchio boccale (Fig. XLIII, | et 3-6) uguale a 
quello delle specie non termitofile e ha sviluppato un poco di 
più il pretarso (Fig. XLIII, 7) avendo le unghie più lunghe. 


Monachtinella setosa sp. n. 


(Fig. XLIV). 


© Corpus ochroleucum, squamis destitutum, supra et subtus setis 
brevibus vestitum, fronte antice macrochaetis nonnullis aucta. 

Antennae gradatim magis attenuatae corporis longitudinem subae 
quantes, sensillis et setis generi consuetis. = 

Palpi maxillares tenues; palpi labiales articulo ultimo parum magis 
quam !/ı longiore quam latiore. 

Thorax quam abdomen parum brevior et quam ejusdem pars an- 
tica parum latior, supra praeter setam angularem sat longam setis 
omnibus brevibus instructus. Pedes vide fig. XLIV, 1-2, praetarsi un- 
guibus lateralibus Jongis, ungue mediano lato, parum longe ab apice 
angustiore, attenuato, acuto. 

Abdomen tergitis setis duabus lateralibus sat longis et superficie 
setis omnibus brevibus. Tergitum nonum, ut in Monachtinellae specie- 
bus ceteris, lateribus quam pars mediana aliquantum longioribus subtus 


— 342 — 


reflexis usque ad stilorum VIII libellam et margine postico laterali late 
rotundato. Tergitum decimum brevius subtrapezoideum, margine postico 


Yer pil 
$4 if 


fy 
2 II 


Fig. XLIV. 


Monachtinella setosa: 1. pes paris tertii; 2. tarsi apex et praetarsus; 3. urotergitum de- 

cimum cum cercorum parte proximali; 4. urosterna 5um ad 9um cum ovipositore; 5. maris 

antennae pars proximalis prona; 6. ejusdem articulus secundus magis ampliatus; 7. maris © 

urosterna 6um et 7um; 8. maris urosterna Sum et Jum cum pene et parameris; 9. paramerum 
alterum. 


late et paullum profunde sinuato, supra setis brevibus et macrochaeta 
subpostica sublaterali instructum. : 

Urosterna setis brevibus et seta nonnulla postica sat longa in- 
structa. Urosterni 8' pars mediana subtriangularis. Vesiculae in seg- 
mento septimo et stili in segmentis 5-9 sistunt. 

Ovipositor longus, sat tenuis, pseudoarticulatus, pseudoarticulis 
longis, stilorum IX apicem spatio longo superans, setis brevibus et seta 


nonnulla apicali sat longa instructus. N 


Cercus medianus quam corpus aliquantum brevior, cerci laterales 
quam medianus magis quam !/; breviores, setis et sensillis consuetis i 
instructi. 

Long. corp. mm. 5,5, lat. thoracis 1,8, long antennarum 4,8, palpi 
maxillaris 0,90, pedum paris tertii 3,10, ovipositoris 1,8, cerci me- 
diani 3,5, cercorum lateralium 2. p 

¢ Antennarum articulus secundus quam primus parum brevior, 
parte laterali submediana in processum brevem, erassiusculum, subey- 
lindraceum apice convexo et setis brevioribus instructo nee non vesi- 
culis glandularibus infra ad apicem sese aperientibus, productum. 


x 


— 343 — 


Penis brevissimus; paramera magna ab eisdem speciei praecedentis 
penicillo apicali minore et breviore, et setis praeapicalibus minus nu- 
merosis differunt. 

Cercus medianus supra utrimque et cerci laterales per marginem 
internum articuloram 1-5 spinis nonnullis brevioribus, obtusis armati. 

Habitat. Gallorum Guinea: Conakry, Kakoulima. 

Observatio. Species haec corpore squamis destituto et maris antennae 
articuli secundi forma praesertim a specie praecedente et etiam a Mo- 
nachtinella Gestri Silv. diversissima est. 


Biologia. Raccolsi esemplari di questa specie in un nido di 
Termes bellicosus presso Conakry e a Kakoulima anche sotto grosse 
pietre. Per i costumi rimando a quanto ho detto per la specie 
precedente. 

Gen. Trichotriura nov. 
(Fig. XLV-XLVII). 


2 Corpus elongatum antice parum, postice gradatim magis atte- 


Fig. XLV. 


Trichotriura nigeriensis: 1. animalculum pronum; 2. antennae articuli 2-6 proni; 3. an- 
tennae articulus undecimus; 4. articulus ultimus pronus; 5 idem ex latere externo inspecto; 


6.-7. mandibulae; 8. maxilla primi paris; 9. ejusdem lobus internus; 10. lobi externi apex. 


nuatum, thorace latiusculo cum abdomine gradatim conjuncto, squamis 
destitutum, setis instructum. 


— 344 — 


Caput sat magnum manifestum, antennis quam corpus multo bre- 
vioribus articulis a sexto in artieulinis duobus et a decimo articulino 
singulo etiam in articulinis duobus minoribus diviso, articulo tertio sen- 
sillis longisetis 4, quorum duo superi et duo inferi sunt, articulis 4-12 

sensillis longisetis duobus, quorum alter super et 

VA alter lateralis inferus est, nec non sensillis aliis ut 

7 fig. XLV, 2-5 monstrant, artieulo ultimo appendice 

apicali nullo, sensillis cireumapicalibus instrueto. _ 

Mandibulae robustae dentibus magnis et robu- 
stis numero et forma vide fig. XLV, 6-7. Maxillae 
primi paris lobo externo latiusculo, laminare, apice 
palpulo brevi externo instructo, lobo interno exter- 
num longitudine aequante apice acuto, appendice 
praeapicali apicem attingente, appendicium forma et 
numero vide fig. XLV,9, palpo maxillari 5-articu- 
lato sat longo et sat tenui. Labium lobis bene evo- 
lutis, palpo 3-articulato, articulo ultimo ovali, ar- 
ticulis 1-3 area interna longa setis numerosis bre- 
vibus instructis; glossa lata. 

Thorax quam abdomen latior sed postice cum 
eodem gradatim conjuncto, supra setis pluriseriatis 
instructus. Pedes robusti, tibia spinis tribus apicali- 
bus, inferis, integris, nec non spina majore consueta 
infera et setis spiniformibus duabus apicalibus su- 
peris et duabus internis armata, tarso 4-articulato, 
praetarso (Fig. XXIV, 3-4) unguibus duobus latera- 
libus et alio mediano minore simplicibus instructo. 

Abdomen tergito decimo breviore, stilis in seg- 
mentis 7-9, vesiculis, vel pseudovesiculis, in seg- 


Fig. XLVI. f 

Trichotriura nigerien- mento septimo. È 

sis: antenna dextera ©. Ovipositor erassiusculus, pseudoarticulatus, sat 
prona. brevis. 


Cerci breves, laterales quam medianus aliquantum breviores. 

Mas ignotus. 

Species typica: Trichotriura nigeriensis sp. n. 

Observativ. Genus hoc inter genera Atelura (et affinia) et Nicoletia 
(et affinia) intermedium est, corporis et palpi labialis forma, stilorum 
numero, squamarum absentia, urotergito decimo breviore, cercis bre- 
vibus nec non antennarum sensillorum numero facile distinguendum est. 


— 345 — 


Trichotriura nigeriensis sp. n. 
(Fig. XLV-XLVII). 


9 Sat parva, cremea. 

Caput supra setis minimis sat namerosis et setis ec. 25 brevibus 
instructum. Antennae 13-artieulatae, articulis a sexto.in articulinis duo- 
bus et a decimo articulino singulo etiam in articulinis duobus minori- 
bus diviso, setis et sensillis vide fig. XLVI. Appendices orales vide supra. 


RITA RIE 
ae da \ ta 


starai 
hoe 
0 


ling to, 


Nah! 


Fig. XLVII. 
Trichotriura nigeriensis: 1. labium cum palpo altero, 2. pes paris tertii; 3.-4. tarsi apex 
et praetarsus; 5. urotergitum decimum cum cercis; 6. urosterna Gum ad 9um cum 
ovipositore. 


Thorax praeter setas minimas parum numerosas pronoto setis bre- 
vibus 6- 7 seriatis, mesonoto setis 3-4-seriatis et metanoto 2-3-seriatis 
instructo. Pedes vide fig. XLVII, 

Abdominis tergita 1-9 praeter setas minimas setarum brevium se- 
rie subpostica instructa; tergitum decimum brevius, parte postica sub- 
trapezoidea, margine postico late et parum profunde sinuato, angulis 
rotundatis machrochaeta praeapicali instructis, superficie machrochaeta 
laterali parum longe a basi et setis nonnullis brevioribus aucta. 

Urosterna setis brevissimis sat numerosis et setis brevioribus 2 + 2 
subposticis instructa. Urosterni octavi pars mediana subtriangularis. 

Stili segmenti septimi breviores, segmenti octavi quam septimi 
ce. 1/3 longiores et segmenti noni quam octavi c. 2/5 longiores. 

Ovipositor stilos IX parum superans. 

Cerci setis et sensillis vide fig. XLVII. 


— 346 — 


Long. corp. mm. 3, lat. thoracis 1,2, long. antennarum 1,30, palpi 
maxillaris 0,65, pedum paris tertii 1,70, stilorum IX 0,17, ovipositoris 
0,78, cerci mediani 0,71, cercorum lateralium 0,52. 

Habitat. Nigeria merid.: Ibadan. 


Biologia. Presi quattro femmine adulte in un nido di Procu- 
bitermes curvalus v. sinuosa Silv. tra operai, larve e soldati 
presso Ibadan. 

In questa specie i caratteri, che forse possono considerarsi 
come particolari alla sua vita termitofila, sono la forma del terzo 
articolo del palpo labiale e particolarmente la presenza di nu- 
merose setole abbastanza fitte disposte sulla parte inferiore in- 
terna di ciascuno dei tre articoli labiali. 


F. SILVESTRI 


 —— --—- — 


Un genere e due nuove specie 
di Calotermitidi (Insecta Isoptera) 
dell’ Eritrea. (Africa Or). 


Essendo già staté nominate due specie di Calotermitidi, da me 
raccolte nell’ Eritrea, nella memoria del Prof, B. Grassi « Fla- 
gellati viventi nei Termiti (1) » e in quella mia sui Termitofili (2) 
credo opportuno pubblicarne la descrizione prima di terminare lo 
studio di tutti gli altri Termiti dell’Eritrea, che ora ho dovuto 
interrompere. 


GEN. Epicalotermes nov. 
(Fig I). 


Femina (regina). Caput aliquantum longius quam latius, oculis 
bene evolutis, ocellis sat magnis oculos tangentibus, antennis ar- 
ticulis ? (in exemplo typico maxima pro parte abruptis), mandibulis 
vide fig. I, 3-4. 

Pronotum quam caput cum oculis vix latius, antice et postice 
parum sinuatum; mesonotum postice latum parum sinuatum, me- 

tanotum etiam postice latum aliquantum sinuatum. Squama alae 
anticae (Fig. I, 5) magna quam eadem alae posticae magis quam 
duplo longior est. 

Pedes sat longi, tibiarum So apicalibus 
ticulatis, praetarsi empodio minimo, 

Abdomen cercis brevioribus uniarticulatis, conicis, 

Miles. Caput parum longius quam latius parum altum, supra 
subplanum, circa antennarum foramen tubuli instar aliquantum 
productum, labro transverso subrectangulari, duplo latiore quam 


Q 


3, 3, 5, tarsis 4-ar- 


(1) Memorie R. Accad. Lincei (5) XII (1917), Fase. VIII. 
(2) Boll. Lab. Zool. Se. Agr. Portici XII (1918), p. 288. 


— 548 — 


longiore, medio rotundatim parum producto, oculis atris, haud 
prominentibus, antennis 11-articulatis, articulo tertio longiove, 
mandibulis rubustis, quam caput aliquantum brevioribus, bene 


Fig. I. 
Epicalotermes aethiopicus: 1. feminae caput et thorax prona; 2. ejusdem caput lateraliter 


inspectum ; 3.-1. ejusdem mandibulae: 5. feminae alae anterioris squama basalis; 


6. ejusdem pes tertii paris a tibiae apice; 7. militis caput et thorax prona; 8. ejusdem 
caput lateraliter inspectum; 9. ejusdem labrum cum celypeo; 10. ejusdem antenna; 
11.-12. ejusdem mandibulae supinae. 
arcuatis, acutis, antrorsum et parum sursum vergentibus, parte 
basali quam distalis latiore ita ut inter ambas externe angulus 
plus minusve obtusus manifestus sit, dentibus robustioribus secun- 

dum familiae dispositionem typicam distributis. 

Pronotum fere duplo latius quam longius, quam caput parum 
minuslatum antice angulatim aliquantum sinuatum et sursum parum 
vergens, postice perlate rotundatum. Pedes sat breves, robusti, 
tibiarum spinis apicalibus 3, 3, 3, praetarsi empodio minimo. Stili 
sat breves. 

Cerci breviores, uniarticulati, I 

Larva operaria (long. mm 7,5). Caput vix latius quam lon- 
gius, antennis 12-articulatis mandibulis eisdem adultorum similibus. 

Pronotum parum magis quam duplo latius quam longius, quam 
caput parum latius. Pedes robusti, tibiarum spinis apicalibus 3, 3, 3, 
empodio minimo, Cerci et stili eisdem militum similes. 


— 349 — 


Typus: Epicalotermes aethiopicus sp. n. 

Habitat. In Acaciae sp. ramis emortuis. 

Observatio. Genus hoc ad Proneotermes Holmgr. militis forma 
proximum est, sed ejusdem capite minus altum, mandibulis magis 
arcuatis, dentibus majoribus et praesertim labri brevitate, latitu- 
dine et forma transverse subrectangulari distinctum est. 


Epicalotermes aethiopicus sp. n. 
(Fig. I). 


Regina. Corpus supra fulvescens subtus fulvo isabellinum, 
membranis avellaneis, oculis nigris. Caput c. !/, longius quam 
inter oculos latius, oculis bene convexis, ocellis oculos tangentibus, 
antennis in exemplo typico haud integris, articulo tertio antennae 
alterae quam secundus aliquantum longiore, articulo eodem an- 
tennae alterae secundum longitudine aequante. 

Pronotum quam caput cum oculis vix Jatius antice et postice 
parum sinuatum, lateribus late rotundatis. : 

Long. corp. mm. 8, long. capitis 1,40, ejusdem lat. (inter ocu- 
los) 1,35, long. tibiae III 1,28. 

Larva operaria. Corpus stramineum abdomine cibi contenti 
causa avellaneo oculis atris. Caput vix latius quam longius, an- 
tennis 12-articulatis, articulo tertio quam secundum fere !/; bre- 
viore et quam quartus duplo longiore mandibulis vide fig. I, 3-4. 

Pronotum magis quam duplo latius quam longius, quam ca- 
put parum latius, antice parum sinuatum, lateribus late rotundatis. 

Long. corp. mm 7,5; long capitis 1,35, ejusdem lat. 1,40, long. 
antennarum 1,05 tibiae III 0,90. 

Miles. Corpus luride stramineum vel cremeum abdomine cibi 
contenti causa plus minusve avellaneo, capite ochraceo-ferrugineo, 
antice ferrugineo vel fulvo-ferrugineo mandibulis, praeter partem 
basalem, fulvo-ferrugineis. 

Caput lateribus subparallelis angulis posticis late rotundatis, 
parum (c. ?/1) longius quam latius, modice altum, suturis vix si- 
gnatis, dimidia parte distali media gradatim parum magis depressa 
et lateraliter circa antennarum foramen tubuli instar aliquantum 
producta, labro duplo latiore quam longiore transverse subretan- 
gulari, antice medio rotundatim parum producto; antennae 11- ar- 
ticulatae, articulo tertio pistilliformi quam secundus duplo, vel 
parum magis quam duplo, longiore, articulo quarto secundum 


XII Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 24 


— 350 — 


longitudine aequante; mandibulae capitis latitudinem subaequantes, 
dentibus vide fig. I, 7 et 11-12. 

Abdomen urotergitis setis minimis posticis et urotergitis 7-9 
etiam setis 2 +2 brevibus instructis, urosternitis setis paucis bre- 
vissimis et nonnullis brevibus posticis instructis. 

Long. corp. mm 8, long. capitis 2,34, ejusdem lat. 1,75, long. 
mandibularum 1,70, antennarum 1,74, tibiae III 1,10. 

Habitat. Erythraea: Mayabal (c. 8 Klm. a Nefasit remota) in 
ramo exsiccato Acaciae (sp. ?). 


Neotermes erythraeus sp. n. 


(Fig. I). 


Regina. Corpus supra fulvo-ferrugineum, subtus parum pal- 
lidius. Caput fere !/; longius quam inter oculos latius, suturis 
subtilioribus mani- 
festis, oculis modi- 
ce prominentibus, 
ocellis magnis ocu- 
los tangentibus, an. 
tennis haud inte- 
gris, articulo se- 
cundo quam ter- 
tius 1/3 longiore, ar- 
ticulo tertio quam 
quartus paullum 
longiore. 

Pronotum quam 
caput cum oculis 
aliquantum (ec. Y/s ) 
latius, antice pa- 
rum, postice minus 
sinuatum, lateribus 
late roduntatis, me- 
Neotermes erythraeus: en et pronotum prona; 2. caput En a meta 
lateraliter inspeetum; 3. alae anterioris squama; 4. militis caput postice lata recte 

Ne truncata. Squama 
alae anticae parum longior quam postice latior. 

Pedes robusti, spinis consuetis, empodio sat longo. 

Abdomen urotergitis et urosternitis setis paucis posticis, bi- 


— 351 — 


seriatis sat longis et setis minimis sat numerosis instructis, cer- 
cis brevissimis, conicis. 

Long. corp. mm 11, long. capitis 1,95, ejusdem lat. (inter ocu- 
los) 1,43, long. tibiae III 1,45. 

Larva operaria. Corpus cremeum abdomine cibi contenti causa 
avellaneo. Caput subaeque longum atque latum, oculis cremeis, 
antennis 14-articulatis, articulo tertio secundum longitudine ae- 
quante et divisionem vel divisiones duas obsoletas monstrante, 
quam quartus-magis quam duplo longiore. 

Pronotum vix magis quam duplo latius quam longius, quam 
caput paullum latius, antice vix sinuatum postice subrecte trun- 
catum. lateribus late rotundatis. Pedes robusti empodio breviore. 

Abdomen parum setosum stilis brevibus, cercis brevioribus. 

Long. corp. mm 7, lat. capitis 1,95, long. antennarum 1,70, 
tibiae III 1,30. 

Miles. Corpus luride cremeum, capite ferrugineo, antice ferru- 
gineo testaceo, mandibularum parte basali testacea, cetero nigro, 

Caput c. !/; longius quam latius lateribus parallelis, altum 
et supra bene convexum, circa antennarum foramen vix produc- 
tum, oculis parvis elongato-ovalibus stramineis, labro c. */, la- 
tiore quam longiore angulis anticis late rotundatis, medio rotun- 
datim parum producto, antennis 16-articulatis, articulo tertio quam 
secundus vix longiore et quam quartus fere !/; longiore, mandi- 
bulis robustis parte apicali tantum aliquantum arcuata, dentibus 
typicis robustis et sat longis. 

Pronotum parum magis quam duplo latius quam longius, 
‘quam caput vix latius antice parum sinuatum, postice subrecte 
truncatum, lateribus perlate rotundatis. 

Pedes et abdomen eisdem larvarum operariarum similia. 

Long. corp. mm 12, long. capitis 3,8, ejusdem lat. 2,5, long. 
mandibularum 2,2, antennarum 3, tibiae III 1,70. 

Exemplum unum aliquantum minus est: long. corp. mm 11, 
long. capitis 3, ejusdem lat. 2,2, long. mandibularum 2. 

Habitat. Erythraea: Nefasit, in plantae ignotae rami ligno 
emortuo. 

Observatio. Species haec ad Neotermes (sub Calotermes) me- 
ruensis (Sjöst.) proxima est, sed militum capite comparative mi- 
nus lato et antennis 16-articultis distincta est. 


F. SILVESTRI 


= a ea 


Descrizione di due nuovi generi 
di Geophilidae (Chilopoda) del Messico. 


Fra i Geophilidae, che io raccolsi nel 1908 nel Messico, si 
trovano esemplari di due nuovi interessanti generi che presentano 
anche un carattere non riscontrato ancora in alcun altro dei ge- 
neri conosciuti, perciò desidero descriverli senza ulteriore ritardo. 


Fam. Geophilidae. 


SUBFAM. Neogeophilinae (1) nov. 
(Fig. I-III). 


Maxillae primi paris mala una tantum instructae, uniarticu- 
lata et subcoxosterno diviso. 

Observatio. Subfamilia haec nota indicata a Geophilidarum 
subfamiliis omnibus multo distincta est. 

Typus: Genus Neogeophilus nov. 


GEN. Neogeophilus nov. 
(Fig. I). 


Corpus antice parum postice vix attenuatum. 

Lamina cephalica subaeque longa atque postice lata lateribus 
antrorsum parum convergentibus, sutura frontali indistincta. Anten- 
nae paullum attenuatae articulo sexto subaeque longo atque ad api- 


(1) Seguendo i eriterii che sono prevalsi negli ultimi anni nella sistema- 
tica dei Chilopodi, questo gruppo dovrebbe senza esitazione elevarsi a fami- 
glia, ma io dubito che, tenendo in giusto conto quanto si pratica in altri 
ordini di Artropodi, si sia molto esagerato nel dare il valore di famiglia a 
gruppi inferiori, perciò in attesa di uno studio più approfondito di tutti i 
Geophilidae preferisco ascrivere i due nuovi generi qui descritti ad una nuova 
sottofamiglia. 


— 353 — 


cem lato, articulo ultimo fere duplo longiore quam latiore, articulis 
a quinto gradatim -setis magis numerosis et brevioribus instructis, 
articulo ultimo etiam sensillis subclavatis in areis duabus latera- 
libus dispositis et sensillis minimis setiformibus apicalibus instructo. 

Labrum coalitum integrum, medium dentibus nonnullis pa- 
rum robustis obtusis instructum, lateraliter inerme, mandibulae 


Jf stl ke 
Neogeophilus primus: 1. caput et trunci segmenta duo prona; 2. eadem supina; 3. antennae 
articulus ultimus; 4, labrum et epipharinx; 5. labrum magis ampliatum; 6. mandibula; 
7. ejusdem pars distalis magis ampliata; 8. maxillae primi et secundi paris; 9. pes maxil- 
laris; 10. segmentum 304 pronum; 11. idem supinum; 12. idem lateraliter inspectum; 
13. pedis paris 10! pars distalis; 14. pedis paris 40! pars distalis; 15. corporis pars postica 
a segmento pedifero penultimo prona; 16. eadem'a segmento pedifero ultimo supina. 


margine distali tantum pectinato, pectinis dentibus sat robustis; 
maxillae primi paris subcoxosterno magno diviso, mala una sat 
magna; maxillae secundi paris subcoxosterno integro et palpo 
4-articulato, articulo ultimo brevi, unguiformi apice breviter bifido. 

Lamina basalis lata, quam lamina cephalica parum minus lata, 
brevissima, lateribus parum convergentibus, lamina praebasalis 
distincta. Pedes maxillares flexi marginem frontalem spatio sat 
longo haud attingentes, subcoxis lineis chitineis distinctis, c. °/s an- 


tice latioribus quam longioribus, margine antico late sinuato, inermi, 
articulo secundo subaeque ad basim lato atque externe longo, 
margine externo quam internus magis quam duplo longiore, 
inermi, articulis tertio et quarto brevibus inermibus, ungue ter- 
minali longo, multo angustato, attenuato, acuto, fere anguli recti 
instar, introrsum directo; infra paullum profunde et rare serrato. 

Tergita haud sulcata praetergito magno, paratergito (praescu- 
tello) etiam magno quam scutellum spiraculiferum maiore, scutel- 
lis ceteris vide fig. I, 12. Praesterna antica media angustata, ce- 
tera transverse rectangularia. 

Sterna poris nullis, setis tantum nonnullis instructa. . 

Pedes parium 1-33 ungue terminali infra medio dentato, pa- 
rium 6-30 dente majore ut fig. I, 15 demonstrat et parte distali 
infra vix crenulata, seta basali antica robusta, quam unguis parum 
longiore, parte distali lata apice acuto infra inciso, seta basali 
postica brevissima, pedes ceteri ungue parum arcuato attenuato 
acuto, seta antica basali subtili quam unguis parum breviore, 
seta basali postica brevissima. 

Segmentum ultimum pediferum praetergito magno, tergito 
(praetergito exluso) elongato paullum ad basim latiore quam ion- 
giore, lateribus parum convergentibus et margine postico late 
rotundato, sterno brevi, fere duplo ad basim latiore quam longiore 
lateribus parum convergentibus, margine postico vix sinuato, sub- 
coxis parum inflatis subtus poris 8, supra poris 10 instructis, po- 
ris omnibus perparvis et glandulis etiam parvis, pedibus, subcoxis 
exceptis, 5-articulatis setis brevissimis vestitis, crassis, articulis 
5-5 latitudine subaequalibus et quam secundum parum latioribus, 
articulo quinto subelliptico, c. !/; longiore quam latiore. 

Pori anales obtecti. 

Species typica: Neogeophilus primus nov. 


Neogeophilus primus sp. nov. 


o Corpus totum ochroleucum. 

Pedum paria 81, long. corp. mm. 34., lat. segmenti primi 0,56. 

Characteres ceteri vide generis descriptionem et fig. I. 

Habitat. Exemplum descriptum ad Cuernavaca in humo in- 
fossum legi. 


— 355 — 


Gen. Evallogeophilus nov. 


(Fig. I-II). 


Q Corpus antice aliquantum postice vix attenuatum. 

Lamina cephalica vix longior quam lalior, lateribus vix con- 
vergentibus, sutura frontali indistincta. Antennae ab articulo se- 
cundo vix attenuatae, articulo sexto parum latiore quam longiore, 


> 


Pip Reza 


Evallogeophilus mexicanus: 1. caput et trunci segmenta duo prona; 2. eadem supina; 


3. eadem lateraliter inspecta; 4. antennarum articulus ultimus; 5. labrum; 6. maxillae 

primi et secuudi paris; 7. pes maxillaris; 8. segmentum 101 pronum; 9. idem supinum; 

10. segmentum quartultimum pronum; 11. idem supinum; 12. pedis paris primi apex po- 

stice inspectum; 13. pedis paris decimi pars distalis antice inspecta; 14. pedis paris 40! 
pars distalis postice inspecta. 


articulo ultimo fere duplo longiore quam latiore, articulis 1-4 se- 
tis nonnullis brevibus, articulis 5-6 setis nonnullis etiam brevio- 
ribus et articulis ceteris tantum setis brevioribns numerosis in- 
structis, articuli ultimi sensillis eisdem generis praecedentis si- 
milibus. 


— 356 — 


Labrum integrum per marginem medianum latum breviter et 
subtiliter Jaciniatum (vel pectinatum), lateribus inermibus. Mandi- 
bulae et maxillae primi et secundi paris eisdem generis praece- 
dentis similes sunt sed maxillae primi paris palpi unguis setis 
nonnullis infra instructus est. 

Lamina basalis lata lateribus parum convergentibus, lamina 
praebasalis manifesta. Pedes maxillares flexi marginem frontalem 
spatio magno haud attingentes subcoxis antice latioribus quam 
longioribus, margine antico sinuato et dentibus duobus submedia- 
nis parvis obtusis armato, articulo secundo inermi, margine ex- 
terno quam internus magis quam duplo longiore, articulis 3° et 4° 
brevioribus inermibus tantum setis nonnullis instructis, articulo 
ultimo longo attenuato, acuto, latissime arcuato introrsum directo, 
margine infero parum profunde et sat rare serrato, basi inermi. 

Praetergita magna, paratergitum magnum quam scutellum 
spiraculiferum majus, postscutella in corporis parte antica duo, in 
corporis parte postica tria, parascutella duo. Spiracula antica usque 
ad segmentum 24"" magna subelliptica, cetera subrotunda parva. 

Paratergitum in corporis parte posteriore quam in antica 
maius et a segmento septultimo ad penultimum gradatim maius 
ita ut in segmento penultimo longitudinem praetergiti et tergiti 
subaequet, parascutella a segmento sextultimo inter sese fusa et 
longitudine paratergitum aequantia, postscutella a segmento quin- 
tultimo ad penultimum gradatim minora sunt et evanescunt. 

Sterna omnia poris glandularibus consuetis destituta sed sterna 
postrema poris nonnullis minimis glandularum aliarum instructa; 
sternum penultimum et antipenultimum sulco parasternali nullo, 
sterna duo praecedentia sulco parasternali antice haud distincto; 
praesterna antica media angustiora, cetera integra rectangularia. . 

Pedes paris primi ad 28" ungue terminali infra medio den- 
tato, pedes paris 6!.ad 26" quam ceteri aliquantum robustiores 
ungue terminali dente mediano infero maiore triangulari armato, 
parte apicali bene arcuata, acuta, unguis seta basali infera antica 
quam unguis parum longiore, robusta, apice laminari subtriangulari 
instructo, seta postica subtiliore et brevissima. Pedes ceteri ungue 
terminali attenuato parum arcuato, seta antica basali subtili quam 
unguis aliquantum breviore et seta postica brevissima instructo. 

Segmentum ultimum pediferum superficie partium omnium, 
subcoxis inclusis, bene reticulata, sterno subaeque longo atque 


— 357 — 


ad basim lato, lateribus paullum convergentibus, postice aliquan- 
tum sinuato, tergito praetergito nullo, postice angustato, subcoxis 
parum inflatis subtus interne poris 8-11 et supra etiam interne 


Fig. III. 
Evallogeophilus mexicanus: 1. segmentum decimum lateraliter inspectum; 2. segmentum 
decimultimum lateraliter inspectum; 3. segmentum septultimum lateraliter inspectum; 
4, segmentum sextultimum lateraliter inspectum; 5. segmentum penultimum lateraliter 
inspectum; 6. feminae corporis pars postica prona; 7. eadem supina; 8. eadem lateraliter 
inspecta; 9. maris pars postica prona; 10. eadem snpina; 11. eadem lateraliter inspecta. 


poris nonnullis 10-13 instructis, pedibus quam praecedentes lon- 
gioribus praeter sobcoxas $-articulatis, inermibus. 

Pori anales perparvi. Appendices genitales biarticulatae. 

S Pedes ultimi praeter subcoxas 5-articulati, articulo ultimo 
ex conjuctione articuli quinti et sexti formato quam ceteri longiore. 

Observatio. Genus hoc a genere Neogeophilus tergito seg- 
menti ultimi pediferi praetergito destituto, paratergitis posticis 
quam antici multo maioribus, parasternis etiam haud distinctis 
bene diversum apparet. 

Typus: Evallogeophilus mexicanus sp. n. 


Evallogeophilus mexicanus sp. n. 


© Corpus ochroleucum capite et corporis parte postrema 
ochraceis. 


— 558 — 


Segmentum ultimum pediferum sobcoxarum poris superis 8-11, 
poris inferis 10-13, pedibus tenuibus, parum attenuatis, setibus 
brevibus sparsis instructis. 

S Pedes ultimi crassiores, haud attenuati, externe setis nu- 
merosis brevioribus, interne setis parum numerosis brevibus in- 
structi. 

Pedum paria 9 67, o 63; long. corp. ad mm. 30; lat. seg- 
menti primi 0,60. 

Habitat. Exempla typica in nemoris humo infossa ad Jalapa 
legi. 


INDICE DEL VOL. XII. 


1. Bezzi, M. - Una nuova specie etiopica del Gen. Himan- 
tostoma Leow. (Dipt.) (10 luglio 1917) (1) 

2. Bezzi, M. — Ulteriori notizie sul gen. Himantostoma 
Leow (Dipt.). (30 Novembre 1918) 

3. Foà, A. — L’ Epitelio dell’ intestino medio nel baco 
da seta sano e in quello malato di flaccidezza 
(20 Maggio 1918) (2) . 5 E 

4. GRANDI, G. — Contributo alla conoscenza degli Agao- 
nini (Hymenoptera, Chalcididae) di Giava. (17 Gen- 
naio 1917) : 3 > : : : . ò 

5. LEONARDI, G. — Terza contribuzione alla conoscenza delle 


10. 


Cocciniglie italiane. (12 Aprile 1918) 


. RAZZAUTI, A. — Contributo alla conoscenza del Tonchio 


del fagiuolo (Acanthoscelides obtectus [Say]) (Co- 
leoptera-Bruchidae). (28 Settembre 1917) 


. SARRA, R. — La Variegana (Olethreùtes variegàna Hb. 


Lepidottero Tortricide) ed i suoi parassiti. (12 Gen- 
naio 1918) . 1 . a 5 e ° : 

SARRA, R. — Intorno ad un Imenottero Tentredinide 
(Cimbex 4-maculata (Miill.). dannoso ai mandorlo. 
(10 Dicembre 1918) 


. SILVESTRI, F. — Materiali per una revisione dei Diplo- 


poda Oniscomorpha. -— II. Specie di Sphaerote- 
rid ie delle regioni australiana e neozelandese a me 
note. (14 Aprile 1917) . © , ; c È 
SILVESTRI, F. — Sulla Lonchaea aristella Beck (Diptera: 
Lonchaeidae) dannosa alle infiorescenze e frutte- 
scenze del Caprifico e del Fico. (10 Dicembre 1917) 


» 


» 


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dI 


188 


94 


175 


123 


(1) La data qui posta e presso i titoli seguenti, è quella in cui fu pub- 
blicata, come estratto, la memoria relativa. 
(2) Questa memoria fu anche pubblicata nel vol. III dei Rendiconti del- 
l’ Istituto bacologico della R. Scuola Superiore d’ Agricoltura in Portici. 


abil 


14. 


Eel 


— 360 — 


SILVESTRI, F. — Descrizione di una specie di Oscinosoma 
(Diptera: Chloropidae) osservato in fruttescenze di 
Caprifico. (12 Dicembre 1917) 6 : : . 


. SILVESTRI, F. — Contributo alla conoscenza del Celiode 


del nocciuolo (Coeliodes ruber Marsh: Coleoptera, 
Curculionidae). (14 Dicembre 1917) 


3. SILVESTRI, F. — Contribuzione alla conoscenza del genere 


Centrobia Förster Hymenoptera, Chalcididae. (24 
Agosto 1918) . 

SILVESTRI, F. — Descrizione e notizie biologiche di alcuni 
Imenotteri Calcididi parassiti di uova di Cicale. 
(9 Ottobre 1918) 


. SILVESTRI, F. — Il genere Thysanus Walker. (Hymenop- 


tera: Chalcididae). (15 Ottobre 1918) . 7 c 


. SILVESTRI, F. — Contribuzione alla conoscenza dei Termi- 


tidi e Termitofili dell’Africa occidentale — II. — Ter- 
mitofili (Parte prima). (22 Dicembre 1918) (1) 


SILVESTRI, F. — Un genere e due nuove specie di Calo- 
termitidi (Insecta Isoptera) dell’ Eritrea (Africa 

or.). (27 Dicembre 1918) : 5 : 3 . 

. SILVESTRI, F. — Descrizione di due nuovegeneri di Geo- 


philidae (Chilopoda) del Messico. (28 Dicembre 1918) 


» 


» 


» 


» 


» 


(1) Questa memoria fu anche pubblicata nel vol. XV degli Annali della 
R. Seuola Superiore d’Agricoltura in Portici. 


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