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Full text of "Bollettino del Laboratorio di zoologia generale e agraria della R. Scuola superiore d'agricoltura in Portici"

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BOLLETTINO 


DEL 


Laboratorio  di  Zoologia  Generale  e  Agraria 


DELLA 


R  Scuola  Superiore  d'  Agricoltura  in  Portici 


volume    Vili 


(con  166  figure  nel    testo  e  1  tavolai 


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PORTICI 

PREMIATO   STAB.   TIP.    VESUVIANO 

Ernesto  Della  Torre 

1914 


BOLLETTINO 


DEL 


Laboratorio  di  Zoologia  Generale  e  Agraria 


DELLA 


R.  Scuola  Superiore  d'  Agricoltura  in  Portici 


Volume    Vili 


PORTICI 

PREMIATO   STAB.   TIP.   VESUVIANO  ^^0  ^t^S" 

di  E.  Della  Torre 
1913-1914. 


F.  SILVESTRI 


Viaggio  in  Africa 

per  cercare  parassiti  di  mosche  dei  frutti. 


INTRODUZIONE. 

Le  regioni  che  hanno  importanti  coltivazioni  di  frutti  e  che 
hanno  terreno  e  clima  adatti  per  estenderle  con  vantaggio,  sono 
state  preoccupate  molto,  nell'ultimo  decennio  specialmente,  dal  dif- 
fondersi della  Mosca  delle  frutta  (1)  (Ceratitis  capitata).  Gli  ento- 
mologi mentre  da  un  lato  cercarono  di  trovare  qualche  mezzo 
di  lotta  artificiale  atto  a  combattere  tale  dannosissimo  insetto, 
dall'  altro  (alcuni  di  essi)  tentarono  la  ricerca  di  parassiti  e  la 
loro  introduzione  nei  paesi  dove  non  esistevano  ;  ma  il  risul- 
tato delle  ricerche  dei  parassiti  fu  scarso  e  quello  della  loro 
introduzione  fu  affatto  negativo,  come  si  dirà  appresso,  ingene- 
rando cosi  in  molti  il  dubbio  che  una  lotta  naturale  contro  la 
Ceratitis,  e  anche  contro  forme  affini  dello  stesso  genere  e  del 
Dacus,  fosse  impossibile  prima  ancora  che  studi  più  estesi  ve- 
nissero compiuti  sull'argomento.  Le  cose  erano  i-estate  a  tale 
punto  e  vi  sarebbero  rimaste  chi  sa  per  quanti  anni  ancora,  quando 
una  circostanza  nuova  venne  a  far  riaprire  la  questione  della 
lotta  naturale  contro  detto  insetto. 

Questa  mosca  fu  nel  1910  osservata  a  Honolulu ,  intro- 
dottavi   quasi    certamente,    almeno   un   anno    innanzi,   con  frutta 


(1)  Così  io  credo  che  si  debba  chiamare  per  antonomasia  la  Ceratitis  ca- 
pitata che  attacca  molte  specie  di  frutta,  essendo  il  nome  italiano  di  Mosca 
delle  arance  troppo  ristretto  nella  specificazione  e  quello  inglese  di  Mosca 
mediterranea  delle  frutta  assolutamente  erroneo,  perchè  certamente  la  Ceratitis 
capitata  non  è  originaria  del  Mediterraneo,  né  nel  Mediterraneo  arreca  il 
maggior  danno. 


dall'Australia,  e  gettò  un  serio  e  ben  fondato  allarme  tra  le 
autorità  dell'ufficio  governativo  dell'agricoltura,  nonché  fra  tutti 
i  coltivatori  delle  isole  Hawaii,  non  solo  per  il  danno  diretto  che 
potevano  soffrire,  ma  più  ancora  per  le  misure  restrittive  che  la 
California  avrebbe  imposto  sulle  importazioni  di  frutta  da  tali 
isole. 

La  scoperta  della  Ceratìtis  capitata  nelle  Hawaii  diventò 
così  una  grave  problema  per  quelli  isolani  e  costrinse  autorità  e 
entomologi  a  pensare  seriamente  alla  sua  soluzione.  Si  comprese 
subito  che  una  lotta  artificiale  contro  tale  insetto  in  tali  isole 
dove  può  moltiplicarsi,  favorito  dal  clima,  tutto  l'anno,  dove  può 
svilupparsi  più  o  meno  bene  in  circa  30  specie  di  fratti,  che  cre- 
scono in  parte  anche  inselvatichiti  nei  boschi  o  nelle  campagne 
non  coltivate,  non  era  possibile;  perciò  il  signor  W.  M.  Giffard, 
Presidente  dell'ufficio  di  Agricoltura  e  che  fu  sempre  uno  dei  più 
attivi  e  più  competenti  fautori  del  metodo  di  lotta  naturale,  ri- 
studiò quanto  era  stato  fatto  a  tale  proposito  e  si  convinse  che 
c'era  ancora  molto  da  tentare. 

Le  sue  idee  furono  condivise  da  tutti  i  Commissari  dell'Agri- 
coltura, approvate  dalle  altre  Autorità,  così  egli  potè  nel  1912 
ottenere  i  mezzi  necessarii  per  fare  intraprendere  tali  ricerche. 

Il  signor  W.  M.  Giffard,  che  conosceva  quanto  io  avevo 
combattuto  per  cercare  di  tentare  la  lotta  naturale  contro  il  Dacus 
oleae  in  Italia  e  che  sapeva  come  fossi  convinto  che  detta  lotta 
era  possibile  anche  contro  la  Ceratìtis  e  che  questo  argomento 
meritava  almeno  di  essere  ancora  molto  studiato  prima  di  essere 
condannato,  si  rivolse  a  me  nella  primavera  del  1912  proponen- 
domi di  accettare  l'incarico  di  andare  a  cercare  i  parassiti  della 
Ceratitis  capitata  nell'Africa  occidentale,  regione  ancora  inesplo- 
rata da  tale  punto  di  vista  e  ritenuta,  invece,  come  probabile 
patria  di  origine  di  tale  mosca  anche  dal  nosti'o  valente  ditte- 
rologo  Bezzi. 

Io,  ottenuto  il  permesso  dal  Superiore  Ministero  d'Agricol- 
tura perchè  trattavasi  di  questione  importante  anche  per  l'Italia, 
accettai  con  entusiasmo  tale  incarico  e  stabilii  di  partire  nel 
mese  di  luglio,  facendomi  il  seguente  piano  per  le  mie  ricerche: 
1.  accertare  (s'intende  sempre  nei  limiti  del  possibile  ed  anche 
del  tempo  che  vi  avrei  impiegato)  se  la  Ceratitis  capitata  esi- 
steva nell'Africa  occidentale  dal  Senegal  in  giù,  oltre  che  al  Congo, 
e  se  vi  era   combattuta  da  speciali  nemici,  che  potevano   essere 


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introdotti  con  utilità  alle  Hawaii  e  in  Italia  ;  per  tale  scopo  cre- 
devo opportuno  di  visitare  il  maggior  mimerò  di  colonie  possibile; 
2.  non  trovando  la  Ceì'atitis  capitata^  ma  altre  mosche  dei  generi 
Ceratlth  e  Dacus  cercarne  pure  i  parassiti  per  sperimentarli  poi 
colla  Ceratitis  capitata,  e  qualora  fossero  apparsi  di  qualche  ef- 
ficacia  contro  essa,  cercare  di  introdurli  alle  Hawaii  e  in  Italia. 

ITINERARIO. 

Il  25  luglio  del  1912  m' imbarcai  sul  vapore  «  Europe  »  della 
Società  «  Chargeurs  Reunis  *  a  Pauillac  presso  Bordeaux  di- 
retto alla  Guinea  francese,  poiché,  essendo  mia  intenzione,  come 
sopra  dissi,  di  accertare  se  la  Ceratitis  capitata  viveva  anche  al 
nord  del  Congo,  mi  proponevo  di  visitare  innanzi  tutto  una  re- 
gione quasi  intermedia  tra  il  Congo  e  il  Marocco,  pronto  in  se- 
guito ad  andare  al  nord  o  al  sud  secondo  le  circostanze  l'avessero 
richiesto. 

Caiuvrie.  —  La  mattina  del  30  luglio  giungemmo  all'alba  a 
Tenerifìfe  e  poiché  il  vapore  doveva  fermarsi  fino  a  mezzogiorno, 
ne  profittai  per  scendere  a  terra  e  visitare  innanzi  tutto  il  mer- 
cato dei  frutti.  Trovai  questo  ben  fornito  di  pesche,  pere,  uva  e 
fichi  d'India  e  tra  le  pesche  ben  mature  ne  osservai  subito  buon 
numero  infette  di  Ceratitis  capitata.  Da  venditori  di  frutti  seppi 
che  specialmente  più  tardi  l' infezione  diventa  alle  volte  molto 
forte  e  che  in  settembre  si  estende  ai  fichi  d'India.  Non  sembre- 
rebbe che  la  Ceratitis  avesse  a  Teneriffe  speciali  nemici,  ma  per 
la  vicinanza  delle  Canarie  alla  costa  africana  sarebbe,  credo,  in- 
teressante studiare  per  qualche  mese  la  mosca  dei  frutti  anche 
in  tale   contrada. 

Dakar.  —  A  mezzogiorno  il  vapore  riprese  la  via  verso  l'A- 
frica e  la  mattina  del  2  agosto  entrò  nel  porto  di  Dakar,  l'unico 
degno  realmente  di  tal  nome  in  tutta  l'Africa  occidentale  a  nord 
dell'Angola  e  che  dopo  il  recente  ampliamento  é  per  diventare 
di  grande  importanza  anche  come  porto  di  scalo  per  i  vapori 
diretti  all'America  meridionale. 

Alle  ore  9  potei  scendere  dal  vapore  e  recarmi  in  città  os- 
servando tutto  con  vivo  interesse,  essendo  quella  la  prima  volta 
che  mettevo  piede  su  terra  di  Africa  tropicale,  ma  fui  subito  tra- 
sportato dall'oggetto  della  mia  missione  al  mercato  per  vedere 
quali  frutti  vi  erano  in  vendita.  Vi  trovai  pochi  manghi,  goyave, 


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qualche  popone,  papaya,  nonché  una  piccola  quantità  di  frutti  in- 
digeni di  Chrysohalanus.  Osservai  con  attenzione  un  buon  nu- 
mero di  manghi  e  goyave  dei  più  maturi,  un  popone,  una  papaya 
pure  molto  matura,  ma  non  vidi  alcuna  larva  di  dittero  ;  in  qual- 
che frutto  di  Chrysobalanus  osservai  invece  larve  di  Ceratitis 
e  acquistai  perciò  tutti  quelli  che  erano  in  vendita,  ponendoli  in 
una  calabassa  con  un  po'  di  sabbia  sul  fondo. 

Mi  recai  poscia  dal  Governatore  generale  dell'Africa  occiden- 
tale per  presentare  le  mie  credenziali  e  per  avere  raccomanda- 
zioni per  la  Guinea  francese.  Fui  gentilmente  accolto  ed  ebbi  la 
assicurazione  che  sarebbe  stato  telegraficamente  avvisato  il  Vice- 
governatore della  Guinea  francese  affinchè  facilitasse  le  mie  ri- 
cerche in  quella  regione. 

Nel  pomeriggio,  accompagnato  dal  signor  Noury,  ispettore  di 
agricoltura  del  Dahomey  che  viaggiava  pure  sul  «  Europe  »  per 
tornare  in  colonia,  visitai  il  giardino  sperimentale  governativo  di 
Hann  a  7  chilom.  da  Dakar.  Quivi  sono  coltivati  un  po'  di  agrumi 
e  varie  specie  di  frutti  tropicali,  dei  quali  trovai  giunti  a  matu- 
rità quelli  deìVAnacardiuni  occidentale.  Questi  frutti  erano  ro- 
sicchiati in  buon  numero,  e  più  o  meno  estesamente,  da  adulti 
di  Cetonidi  e  fornivano  abbondanti  umori  anche  ad  altri  insetti 
specialmente  Ditteri  e  Imenotteri,  ma  nessuno  di  quelli  che  esa- 
minai conteneva  larve  di  Irypaneidae. 

Domandai  al  Direttore  del  giardino  se  aveva  notato  partico- 
lari danni  prodotti  da  larve  di  Ceratitis  in  arancie  e  in  goyave 
o  altri  frutti  ed  ebbi  risposta  negativa. 

Alle  ore  17  dovetti  far  ritorno  sul  vapore  essendo  fissata  per 
le  18  la  partenza. 

Il  tempo  che  dalla  partenza  fino  al  giorno  2  si  era  mante- 
nuto bello,  cambiò  completamente  il  3  essendo  ormai  giunti  nella 
zona  delle  pioggie  che  con  poche  interruzioni  continuano  a  ca- 
dere, specialmente  presso  la  costa,  fino  a  tutto  ottobre. 

*  *  * 

Guinea  francese.  —  Il  giorno  4  sul  far  del  giorno  si  giunse 
in  vista  delle  isole  Los  lussureggianti  per  vegetazione  tropicale 
e  belle  per  molte  eleganti  palme  che  vi  crescono.  Verso  le  7 
arrivammo  in  vista  di  Conakry,  capitale  della  Guinea  francese,  e 
poco  dopo  il  vapore  gettò    l'ancora  a  circa  300  metri  dal  porto. 


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Piccoli  vaporetti  trasportarono  passeggeri  e  bagagli  alla  scala  del 
pontile,  perchè  a  questo  accostano  direttamente  solo  bastimenti 
mercantili  e  bastimenti  con  passeggeri  di  poco  tonnellaggio. 

Sotto  mia  pioggia  abbastanza  forte  e  poco  piacevole,  disceso 
a  terra,  presi  alloggio  nell'  albergo  Dubot,  che  merita  di  essere 
ricordato  perchè  è  il  migliore  che  esista  in  tutta  l'Africa  occiden- 
tale da  Dakar  (compresa)  al  Congo  Belga. 

Conakry  è  situata  sopra  V  isola  Tumbo,  che  ora  in  realtà  è 
una  penisola  essendo  unita  alla  terra  ferma  mediante  un  istmo, 
per  quanto  ad  alta  marea  sia  ridotto  ad  una  breve  e  stretta  zona 
larga  pochi  metri.  Essendo  essa  quasi  piana,  e  elevata  appena 
qualche  metro  sul  livello  del  mare,  non  offre  a  chi  arriva  alcun- 
ché di  attraente,  ma,  quando  vi  si  è  sbarcati,  piace  per  la  vege- 
tazione che  rallegra  tutte  le  sue  strade  sia  per  gli  alberi  piantati 
lungo  i  marciapiedi,  sia  per  quelli  dei  molti  giardini  privati.  Di 
indigeno  però  non  conserva  nulla,  perchè  anche  i  neri  vivono 
quasi  tutti  in  casette  in  muratura,  e  non  in  capanne,  e  cercano 
di  vestire,  come  possono,  all'europea. 

Il  mercato  è  quello,  che  conserva,  come  sempre  in  ogni  paese, 
le  caratteristiche  indigene,  perciò  colà  si  possono  ancora  gustare 
scenette  popolari   locali. 

Conakry  conta  quasi  7000  abitanti,  dei  quali  circa  500  euro- 
pei in  gran  parte  francesi.  Ha  già  una  buona  importanza  commer- 
ciale, che  aumenterà,  essendo  il  suo  porto  destinato  a  divenire  lo 
sbocco  di  molti  prodotti  dell'interno  della  Guinea  e  del  Sudan  col- 
l'ottima  ferrovia  che,  arrivando  a  Kouroussa,  ha  stabilito  un  mezzo 
di  comunicazione  rapido  e  sicuro  tra  il  Niger  e  la  costa. 

Le  produzioni  principali  della  Guinea  francese  sono  :  la  noce 
cola,  il  caoutchou  derivato  specialmente  da  Landolphia,  e  in  minor 
quantità  il  riso,  il  miglio,  il  sesamo,  varii  legnami.  Di  frutti  vi 
sono  coltivati  quasi  tutte  le  più  comuni  specie  tropicali,  e  negli 
ultimi  anni  fu  aumentata  la  produzione  di  banane  e  ananas  per 
esportarle  in  Europa.  L'allevamento  del  bestiame  bovino  ha  una 
grande  importanza  nelle  regioni  elevate  dell'  interno  e  special- 
mente sull'altipiano  del  Fouta-Djallon. 

Il  giorno  stesso  dell'arrivo  visitai  il  mercato,  ma  non  ci  trovai 
alcuna  sorta  di  frutti.  Nel  pomeriggio  andai  alla  Missione  dei 
Padri  del  S.  Spirito,  che  in  tutte  le  colonie  possiedono  buoni  giar- 
dini e  per  la  conoscenza  del  paese  possono  essere  utili  a  chi 
come  me  era  affatto  nuovo  della  regione. 


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Il  Rev.  Lerouche,  padre  superiore,  mi  ricevette  gentilmente, 
mi  accompagnò  in  una  visita  al  giardino  facendomi  vedere  come 
in  quell'epoca  varie  specie  di  piante  (manghi,  avvocati,  goyave) 
non  tenevano  frutti  e  dicendomi  che  la  stagione  non  era  certo 
propizia  per  le  mie  ricerche. 

L'indomani,  non  avendo  potuto  farlo  il  4,  che  era  domenica, 
mi  presentai  al  Vice-governatore,  che  mi  accolse  con  molta  cor- 
tesia e  fece  invitare,  per  mezzo  del  signor  Proche  (che  anche  in 
seguito,  in  ogni  circostanza,  fu  per  me  assai  premuroso)  l'ispettore 
di  Agricoltura  a  darmi  tutte  le  notizie  che  potevano  essermi  utili 
e  a  lasciarmi  studiare  nel  giardino  sperimentale  governativo  di 
Camayenne,  Il  giorno  stesso  mi  recai  coll'ispettore  signor  Geoffoy 
a  detto  giardino  sperimentale,  distante  circa  4  chilometri  da 
Conakry. 

Colà  giunti,  il  signor  Geoffoy  mi  presentò  al  sottoispettore 
residente  nel  giardino  e  poi  mi  accompagnò  in  un  giro  per  mo- 
strarmi le  piante  che  più  potevano  interessarmi.  Ivi  erano  molte 
specie  tropicali,  tra  le  quali  nomino  particolarmente  quelle  del-caut- 
chou,  del  caffè,  del  cacao,  e  buon  numero  di  piante  da  frutto  : 
Achras  sapota,  Anacardium  occidentale,  Anona  (varie  speciej^ 
Averrhoa  caì^arnhola,  Carica  papaya,  Citrus  aurantius  e  varietà, 
Eugenia  Mitchellii,  Mangifera  indica  e  varietà,  Persea  gratis- 
sìma,  Psidium  (varie  specie),  oltre  ananas,  banane  ed  altre  specie 
di  minore  importanza.  Vi  si  coltivavano  anche  alcune  piante  da 
ortaggio,  tra  le  quali  poponi,  cocomeri,  citriuoli  e  c'era  anche 
un  boschetto  di  Piume  ria  longi  flora,  che  ricordo  particolarmente 
perchè  fu  in  seguito  molto  utile  per  le  mie  ricerche. 

Degli  alberi  fruttiferi,  che  vedemmo,  solo  quello  à.Q\V Aver- 
rhoa portava  frutti  maturi,  che  aprii  in  buon  numero  e  tro- 
vai sani. 

Dal  6  air  il  agosto  restai  a  Conakry  visitando  il  giardino 
della  Missione,  quello  di  Camayenne  e  facendo  escursioni  nei 
dintorni  di  tali  località  in  cerca  sempre  di  qualche  frutto  che  po- 
tesse essere  attaccato  da  C£?ra///is,  però  senza  risultato.  Soltanto 
a  Camayenne  potei  esaminare  frutti  maturi  di  Landolphia,  ma  li 
trovai  pure  sani. 

Pensai  allora  di  cominciare  ad  allontanarmi  dalla  costa  e  di 
andare  a  Kakoulima,  stazione  a  47  chilometri  da  Conakry  situata 
alla  base  del  monte  omonimo  e  abbastanza  ricca  ancora  di  foreste 
nel  territorio  circumvicino.    Colà    con  due  indigeni  per  o  giorni, 


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nel  periodo  dal  12  al  18,  mi  aggirai  per  i  boschi  cercando  frutti 
selvateci,  pregai  anche  il  capo-stazione  indigeno,  che  in  seguito 
ad  una  raccomandazione  del  padre  Lerouche  fu  molto  gentile,  di 
interessare  suoi  conoscenti  a  portarmi  frutti  selvatici,  ma  non 
riuscii  a  procurarmi   alcunché  di  utile. 

Dispiacente  di  non  trovare  né  Ceratitis  né  Dacus,  lasciai  la 
mattina  del  19  Conakry,  col  treno,  per  Kindia,  dove  giunsi  a 
mezzogiorno. 

Kindia  é  per  il  numero  degli  abitanti  la  quarta  città  della 
Guinea,  dista  da  Conakry  153  chilometri  ed  è  situata  sopra  una 
collinetta  in  mezzo  ad  un  territorio  di  suolo  ricco,  coltivato  in 
basso  a  riso,  più  in  alto  a  miglio,  granturco  ed  altre  piante  ad 
uso  degli  indigeni,  nonché  per  una  notevole  estensione  poco  lon- 
tano dalla  città  verso  Conakry,  lungo  la  ferrovia,  a  banane  per 
esportazione. 

Fui  ricevuto  molto  gentilmente  dall'amministratore  di  quel 
distretto,  signor  P.  Billault  e  dal  capo  di  polizia,  signor  Lucquin, 
che  mi  accompagnò  il  giorno  stesso  al  giardino  sperimentale  di- 
retto dal  sottoispettore  signor  Brocard.  Quivi  trovai  maturo  sol- 
tanto un  frutto  di  Anona,  che  era  però  sano. 

Nei  giorni  20-22  feci  escursioni  nei  dintorni,  ovunque  cre- 
sceva un  po'  di  macchia,  mancando  vera  foresta,  ma  non  riuscii 
a  trovare  alcun  frutto  selvatico,  perciò  il  23  a  mezzogiorno  partii 
per  Mamou,  stazione  a  296  chilometri  da  Conakry  e  a  751  metri 
sul  livello  del  mare.  Mi  trattenni  colà  fino  a  tutto  il  26  agosto 
girando  per  le  macchie  circostanti  e  visitando  un  giardino  spe- 
rimentale governativo.  Quivi  trovai  un  popone  infetto  di  larve 
di  Dacus  armatus  e  lo  conservai  per  ottenere  le  pupe  del  Dit- 
tero. Nella  campagna  vicino  a  Mamou  vidi  alcuni  alberi  di  una 
drupacea  che  portavano  molti  frutti  maturi,  della  forma  e  della 
grandezza  di  un  piccolo  prugno  ovale,  ne  aprii  molti,  ma  non 
trovai  in  alcuno  larve  di  Dittero. 

Da  informazioni  assunte  a  Kindia  e  a  Mamou  mi  convinsi 
che  le  cose  sarebbero  state,  nella  Guinea,  pressoché  uguali  a  quelle 
che  avevo  osservato,  anche  andando  più  oltre,  e  perciò  decisi  di 
tornare  a  Conakry  e  da  li  al  Senegal,  dove  avrei  potuto  studiare 
le  Ceratitis  del  Crhysobalanus  e  vedere  se  altri  frutti  erano  at- 
taccati da  altri  Tripaneidi. 

Il  27  agosto  a  mattina  partii  da  Mamou  e  giunsi  a  Conakry 
la  sera. 


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Dal  28  al  30  feci  ancora  escursioni  nei  dintorni  di  Conakry 
e  a  Camayenne  e  raccolsi  per  la  prima  volta  qualche  frutto  di 
Piume  ria  infetto  di  larve  di  Ce? -a  tit  is  punctata  e  un  cetriolo  di 
quelle  di  Daciis  armatus. 

In  conclusione  durante  il  mese  di  agosto  nella  Guinea  fran- 
cese, da  Conakry  a  Mamou,  notai  quasi  completa  mancanza  di 
frutti  sia  coltivati  che  selvatici  e  potei  accertare  solo  la  presenza 
del  Dacus  armatus  e  della  Ceratitis  punctata. 

Dalle  pupe,  ottenute  dalle  larve  di  Chrysohalanus  di  Dakar 
dal  2-3  agosto  e  conservate  con  cura  in  tubi,  ebbi  esemplari  di 
una  Ceratitis  chiamata  poi  dal  Bezzi  C.  Giffardii  e  dal  17  al  19 
agosto  alcuni  esemplari  del  parassita  Diachasma  Fullawayi. 

*  *  * 

Senegal.  —  Il  pomeriggio  del  31  agosto  mi  imbarcai  nuova- 
mente suir  «  Europe  »,  che  era  in  viaggio  di  ritorno  e  alle  17 
proseguii  verso  Dakar,  dove  arrivai  la  mattina  del  2  settembre. 

Dakar  è  situata  sopra  la  costa,  elevata  circa  100  metri  sul 
livello  del  mare,  ed  è  divisa  in  una  parte  europea  ed  una  indi- 
gena ;  la  prima  è  costruita  come  una  città  moderna  d'Europa  con 
vie  per  lo  più  larghe,  fiancheggiate  da  alberi,  ed  ha  negozi  for- 
niti di  ogni  cosa  necessaria  e  anche  di  lusso.  La  parte  indigena 
della  città  dista  da  quell'europea  circa  un  chilometro,  è  composta 
di  capanne  di  legno  con  tetto  di  ferro  galvanizzato  o  di  paglia 
e  si  trova  in  poco  buono  stato. 

Gli  abitanti  sono  circa  25000,  dei  quali  un  decimo  circa  di 
razza  bianca,  in  gran  parte  francesi  impiegati,  essendo  Dakar  la 
sede  del  Governo  generale  di  tutta  l'Africa  occidentale  francese. 
Avendo  Dakar  un  buon  porto,  al  quale  fanno  scalo  anche  la  mag- 
gior parte  dei  vapori  diretti  all'America  meridionale,  se  le  Auto- 
rità giungeranno  a  fare  scomparire  del  tutto  la  febbre  gialla,  che 
non  di  rado  ha  decimato  la  popolazione  europea  ed  è  sempre  il 
terrore  di  tutti,  diverrà  certo  molto  più  importante.  Il  territorio 
attorno  però,  fino  ad  Hann,  è  estremamente  secco  e  squallido. 

Mi  trattenni  in  Dakar  dal  2  all'S  settembre  raccogliendo  e 
facendo  raccogliere  frutti  di  Chrysobalaìius,  che  disposi  oppor- 
tunamente per  ottenere  pupe  di  Ceratitis  e  loro  parassiti,  feci 
varie  escursioni  fino  al  giardino  sperimentale  di  Hann  per  osser- 
vare goyave  mature,  ciliegie  di  Cayenne  {Eugenia),  Anone  {A.  se- 


—  12  — 

negalensis),  comprai  spesso  manghi  e  papaye  mature,  ma  non 
vidi  larve  di  Ditteri  che  nei  frutti  di  Chnjsobalanus.  Questa  pianta 
cresce  fino  all'altezza  di  un  paio  di  metri  e  si  trova,  ma  non 
abbondante,  specialmente  lungo  la  ferrovia  da  Dakar  a  Tiaroye. 
Il  frutto  ha  un  diametro  di  25-35  mm,  con  sarcocarpio  spesso 
6-8  mm.  ;  essendo  mangiato  dagli  indigeni  non  è  possibile  averlo 
maturo  in  grande  quantità. 

Avendo  raccolto  a  Dakar  quanto  avevo  potuto  e  occorrendo 
alcuni  giorni  per  cominciare  ad  ottenere  Ceratitis  e  parassiti, 
stabilii  di  andare  il  giono  9  fino  a  S.  Louis  per  vedere  quali 
erano  le  condizioni  di  quei  luoghi  rispetto  ai  frutti.  La  sera  di 
detto  giorno  verso  le  5  pom.  giunsi  a  S  Louis  impiegando  il 
treno  10  ore  (comprese,  s'intende,  le  fermate)  a  percorrere  i  263 
chilometri. 

S.  Louis  è  la  sede  dell'amministrazione  governativa  del  Se- 
negal ed  ha  ancora  una  certa  importanza  commerciale,  essendo  il 
porto  inferiore  del  fiume  Senegal  che  è  una  buona  via  di  comu- 
nicazione col  Sudan  durante  i  mesi  da  luglio  a  gennaio,  quando 
è  navigabile  fino  a  Kayes;  però  completata  la  ferrovia,  ora  in 
costruzione,  da  Thiès  a  Kayes  ,  il  commercio  lungo  il  fiume  di- 
minuirà certo  notevolmente 

S.  Louis  ha  una  popolazione  di  circa  22000  abitanti,  dei  quali 
quasi  900  bianchi.  Situata  tra  il  mare  e  il  fiume  Senegal,  in 
luogo  piano,  sembra  che  debba  essere  allagata  da  un  momento 
all'altro  e  colle  case  basse  e  strette  non  piace.  Il  caldo  vi  si  sente 
più  che  a  Dakar. 

Il  Senegal  ha  alcune  produzioni  agrarie  abbondanti  come 
quella  del  miglio  (due  specie  :  Holcus  sorgimi  e  Panicwn),  del 
quale  ammirai  bei  campi  presso  Rufisque  e  Thiès,  l'arachide  che 
negli  ultimi  anni  viene  coltivata  molto  e  con  eccellente  successo, 
oltre  produzioni  minori  comuni  alle  zone  calde.  L'industria  del 
bestiame  è  abbastanza  intensa.  La  coltivazione  di  frutti,  almeno 
nella  parte  della  costa  da  me  visitata,  è  scarsa.  A  S.  Louis  trovai 
in  vendita  solo  un  po'  di  goyave,  che  erano  sane  ;  al  giardino 
sperimentale  governativo,  sito  presso  S.  Louis,  aranci  e  manda- 
rini erano  maturi,  ma  non  infetti  di  alcun  Dittero.  Osservai  in 
questo  giardino  la  Parlatoria  z-izyplii  molto  scarsa  e  parassitiz- 
zata  da  un  Aspidiotiphagus. 

Per  informazioni  avute  gentilmente  anche  dall'  Ispettore  di 
Agricoltura  compresi  che  a  S.  Louis  e  dintorni  non  e'  era  nulla 


—  13  - 

di  importante  per  le  mie  speciali  ricerche,  perciò  V  lì  ripresi  il 
treno  verso  Dakar  per  fermarmi  a  Thiès,  dove  i  padri  del  S.  Spi- 
rito hanno  un  importante  giardino.  Visitai  questo  il  giorno  stesso 
del  mio  arrivo,  e  vi  trovai  molte  piante  di  Anona,  Mangifera  e 
aranci,  ma  senza  frutti  maturi.  Vidi  un  albero  di  Mangifera  ab- 
bastanza infetta  d'Icerija,  che  veniva  però  distrutta  in  gran  quan- 
tità da  Rodolia  senegalensis  Weise. 

L'indomani  feci  un'escursione  nei  dintorni  per  accertare  se 
c'era  qualche  pianta  selvatica  con  frutti,  ma  non  ne  trovai.  Il 
13  andai  di  buon'ora  in  una  macchia  ad  8  chilometri  da  Thiès  e 
anche  in  quel  luogo  non  potei  vedere  frutto  di  sorta  non  essendo 
l'epoca  opportuna.  Più  tardi,  tra  gennaio  e  aprile,  deve  essere 
una  località  interessante  poiché  gli  alberi  sono  molto  varii  e  tra 
essi  vi  è  buon  numero  anche  di  Zizyphus. 

Nel  pomeriggio  tornai  a  Dakar,  dove  restai  dal  14  al  25  at- 
tendendo alla  raccolta  delle  pupe  dai  frutti  di  Chrysobala/uis,  che 
avevo  radunalo  colà  nella  prima  settimana  di  permanenza,  e  con- 
tinuando a  fare  escursioni  nei  dintorni.  Non  potei  trovare  alcuna 
altra  specie  di  Ceratiiis  oltre  le  due  del  Chrysobalamis,  ma  rac- 
colsi, per  la  prima  volta,  frutti  di  Calotropis  infetti  di  Dacus 
longistyhis. 

Per  raccogliere  materiale  più  abbondante  di  questa  specie 
mi  recai  nuovamente  a  Thiés  il  26-27.  Dal  28  settembre  a  tutto 
il  2  ottobre  fui  sempre  a  Dakar  custodendo  il  materiale  raccolto, 
dal  quale  cominciavo  ad  ottenere  parassiti,  e  visitando  ancora  i 
dintorni.  In  un  giardino  di  Dakar  vidi  una  papaya  infetta  di 
Coccus  sp.  ?,  che  era  distrutto  da  larve  e  adulti  di  Hgperaspis 
Merchi  Muls.  Spedii  esemplari  di  questo  Coccinellide  in  Italia, 
dove  giunsero  vivi  e  furono  nutriti  anche  con  Pseudococus  citri, 
di  cui  si  dimostrarono  avidi,  ma  sopravvenuto  l'autunno  non  fu 
possibile  moltiplicarli. 

Poiché  ero  ormai  certo  che  nel  basso  Senegal  in  quell'epoca 
non  estistevano  altre  specie  di  Ir ypaneidae  e  avevo  raccolto  al- 
meno i  più  importanti  parassiti  ivi  esistenti,  decisi  di  tornare  alla 
Guinea  francese  per  studiare  la  Ceratitis  'punctata,  per  trovarne 
possibilmente  altre  e  fare  qualche  osservazione  sul  Dacus  che 
già  avevo  visto  in  agosto.  Il  3  ottobre  lasciai  Dakar  e  il  5  sbarcai 
nuovamente  a  Conakry. 


-  u  — 


Guinea  francese.  —  La  mia  seconda  residenza  nella  Guinea 
francese  fu  poco  più  lunga  di  un  mese,  cioè  dal  5  ottobre  a  tutto 
il  6  novembre.  In  tale  periodo  di  tempo  feci  molte  escursioni 
specialmente  al  giardino  di  Camayennne,  dove  potei  raccogliere 
abbondante  materiale  di  Ceratiti?,  ^punctata  e  il  Dacus  oerte- 
bratus  e  D.  armatus,  e  disporre  anche  frutti  sul  terreno  per  le 
necessarie  esperienze. 

In  tale  giardino  durante  il  mese  di  ottobre  e  novembre  erano 
abbondanti  le  goyave  mature,  ma  in  nessuna  trovai  larve  di 
Irypaneidae. 

Nelle  goyave  mature  cadute  al  suolo  penetravano  numerosi 
insetti  per  cibarsene  e  farvi  sviluppare  la  prole  ;  tra  essi  notai 
specie  di  Carpophilus  e  di  Drosophila  e  di  ambedue  Imenotteri 
parassiti  endofagi.  (1) 

In  questo  giardino  ottenni  da  pupe  di  CeratUis  punctata  due 
specie  di  Braconidi  {Hedylus  Giff ardii,  Diachasma  Fullaway 
V.  robusfum),  una  di  Galesus  e  vidi  l'attività  delle  formiche  del 
genere  Dorylus  nel  distruggere  pupe. 

Nei  giorni  22  e  31  ottobre  andai  nei  boschi  di  Kakoulima  e 
vi  raccolsi  alcuni  frutti  di  Sarcocephahis  infetti  di  Cerai.  Gif- 
fardii,  che  mi  dette  in  seguito  specie  di  Braconidi  parassiti. 

Presso  Conakry  vidi  un  albero  di  Persea  molto  infetto  di 
Coccus,  che  veniva  distrutto  in  grande  quantità  da  numerosi 
Chilochorus  Silvestrii  Weise,  Exochomus  promtusWeìse  e  da  larve 
del  Lepidottero  Spalgis  lemoleae  Druce;  a  Camayenne  lo  stesso 
Chilochorus  predava  la  Parlatoria  zizyphi.  Di  esso  io  spedii 
molti  esemplari  vivi  in  Italia,  che  furono  liberati  a  Ripalta  (Cam- 
pobasso) in  un  olivete  infetto  di  Saissetia  oleae,  ma  non  si  ha  fi- 
nora la  prova  della  loro  acclimatazione. 

Né  a  Camayenne,  né  a  Conakry  né  a  Kakoulima  trovai  an- 
che durante  il  mese  di  ottobre  esemplare  alcuno  di  Ceratitis  ca- 
pitata, perciò  decisi  di    lasciare  la  Guinea   francese  per  andare 


(1)  Il  parassita  della  Drosophila  era  VEucoila  drosophilae  Kieff;  dello 
stesso  dittero  osservai  nella  Nigeria  i  seguenti  parassiti:  Trichopria  (Piano- 
pria)  rhopalica  Kieff;  Ashmeadopria  drosophilae  Kiefif.,  Spalangia  pusilla  Silv. 
e  un  altro  Calcidide  ancora  indeterminato. 


—  15  — 


nella  Nigeria,  regione  della  quale  era  già  noto  un  certo  numero 
di  Irypaneidae  dei  frutti,  il  cui  studio  poteva  riuscire  di  qualche 
interesse,  anche  se  non  vi  avessi  trovato  la  Ceratitis  capitata. 


Nigeria  meridionale.  —  Il  7  novembre  mi  imbarcai  sul  va- 
pore «  Lucie  Woermann  »,  buon  vapore,  ma  con  molte  cabine  ina- 
datte per  paesi  tropicali.  Alle  ore  8  salpammo  da  Conakry  e  alle 

14  dello    stesso    giorno    giungemmo  a  Freetown,    dove  il  vapore 
si  fermò  tre  ore  per  ricevere  alcuni  passeggeri.  L'indomani   alle 

15  toccammo  Monrovia,  ma  per  la  pioggia  e  per  la  brevità  della 
fermata  non  potei  discendere  a  terra. 

Il  10  novembre  il  vapore  fondeggiò  presso  Gran  Bassam 
(Costa  d'Avorio),  e  il  giorno  dopo  a  Secondee  e  ad  Accra  (Costa 
d'Oro),  il  12  a  Lome  (Togo)  e  a  Cotonou  (Dahomey)  e  finalmente 
il  13  presso  Lagos.  Le  fermate  nei  varii  porti  furono  sempre  così 
brevi  e  il  tempo  talmente  incerto  che  non  credei  opportuno  re- 
carmi a  terra,  tanto  più  che  i  vapori  dalla  Costa  d'Avorio  in  poi, 
per  i  banchi  d'arena  mobili  che  esistono  in  tutto  il  golfo  di  Guinea, 
gettano  sempre  l'ancora  a  notevole  distanza  da  terra.  A  Gran 
Bassam,  a  Cotonou,  a  Lome  dove  sono  stati  costruiti  lunghi  pontili 
di  ferro,  che  si  avanzano  sul  mare  fino  a  oltrepassare  il  basso- 
fondo più  pericoloso  ,  il  viaggiatore  nuovo  nota  con  curiosità  il 
modo  con  cui  si  imbarcano  e  si  sbarcano  passeggeri.  Questi  si 
siedono  in  quattro,  opposti  a  due  a  due,  in  una  specie  di  cesta 
di  legno,  che  viene  sollevata  o  calata  per  mezzo  della  grue,  colla 
quale  si  carica  o  scarica  merce. 

Il  13  novembre  di  buon'  ora  il  vapore  gettò  l'ancora  a  circa 
2  chilometri  dalla  costa  della  Nigeria,  di  fronte  allo  sbocco  della 
laguna  di  Lagos,  e  alle  6  passeggeri  e  bagaglio  furono  trasbor- 
dati su  un  piccolo  vapore. 

Attualmente  che  non  è  terminato  il  porto,  che  gli  inglesi  hanno 
cominciato  a  costruire  alla  foce  della  laguna,  tutti  i  grandi  vapori 
sono  costretti  fermarsi  in  aperto  mare  o  andare  a  Forcados  a 
sbarcare  la  merce  destinata  a  Lagos,  per  poi  farla  proseguire  su 
piccoli  vapori ,  che  calando  poco  possono  passare  sui  banchi  di 
arena  mobili,  ai  quali  ho  accennato  anche  innanzi.  In  tale  zona 
il  mare  è  sempre  mosso  e  i  capitani  anche  dei  vaporetti  pongono 
la  massima  cura  nell'attraversarla.  E  un  momento  in  cui  tutti  sul 


-  16  - 

vapore  hanno  l'animo  sospeso,  ma  poi  si  passa  nelle  tranquille  e 
sicure  acque  della  laguna ,  e  chi  è  nuovo  del  paese  comincia  a 
guardare  attentamente  la  riva  sinistra,  su  cui  in  breve  vede  disten- 
stendersi  la  parte  commerciale  europea  della  città  di  Lagos  e  gli 
uffici  governativi. 

Alle  8  si  giunse  allo  sbarcatoio,  animato  da  una  moltitudine 
di  indigeni,  e  senza  noie  di  autorità  doganali  o  sanitarie  si  potè 
discendere  e  far  trasportare  subito  il  bagaglio  all'  albergo.  La 
stessa  mattina  mi  recai  dal  Segretario  coloniale  ,  che  conosciuto 
lo  scopo  della  mia  missione  mi  forni  di  commendatizie  per  il 
Direttore  del  laboratorio  per  ricerche  mediche  in  Yaba,  e  per  quelli 
dell'ufficio  agrario  e  forestale. 

Nel  pomeriggio  feci  un'  escursione  per  la  città  indigena  che 
è  estremamente  interessante. 

Lagos  è  situata  suir  isola  dello  stesso  nome,  che  è  separata 
al  sud-est  da  uno  stretto  canale  dalla  regione  della  costa,  e  da  un 
altro,  un  poco  più  largo,  dalla  terraferma  di  nord-ovest ,  però  è 
riunita  artificialmente  ad  un  lato  e  all'altro  per  mezzo  di  ponti. 
È  a  pochi  metri  sul  livello  del  mare  e  tutta  circondata  da  acqua 
di  laguna,  perciò  se  questo  è  un  vantaggio  grande  per  le  comu- 
nicazioni, essendo  cosi  provvista,  attraverso  un  sistema  di  lagune, 
di  facili  vie  acquee  da  un  lato  col  Dahomey  e  dall'altro  col  basso 
Niger,  presenta  però  il  grande  inconveniente  di  non  permettere 
un  buon  drenaggio  della  città  e  di  avere  un  clima  caldo  umido, 
quasi  uguale  tutto  1'  anno. 

Lagos  ha  una  popolazione  di  quasi  73,000  persone,  dei  quali 
cinque  a  seicento  europei.  Grli  abitanti  neri  sono  in  maggioranza 
della  grande  divisione  degli  Yoruba,  che  comprende  varie  tribù, 
ma  essendo  Lagos  un  centro  commerciale  di  molta  importanza, 
ve  ne  sono,  in  minor  numero,  appartenenti  anche  a  molte  altre 
razze  africane.  La  città  indigena  è  formata  in  gran  parte  di  case 
di  fango  o  in  muratura ,  composte  del  pianterreno  soltanto,  con 
tetto  di  ferro  galvanizzato ,  ma  ne  ha  anche  all'  europea  a  due 
piani,  essendovi  indìgeni  ricchi  o  istruiti  che  occupano  alti  impieghi, 
e  guadagnano  buoni  stipendi. 

In  tutta  la  città  commerciale,  che  è  la  maggior  parte,  si  ve- 
dono numerose  botteghe  di  venditori  d'ogni  sorta  di  generi,  esposti 
in  abbondanza  anche  lungo  le  vie,  e  si  nota  un  gran  movimento 
vivace.  Sopra  tutto,  tra  la  folla  variopinta  delle  strade,  attraggono 
l'attenzione  bambini  e  bambine  indigene  molto  vispe    dell'età  di 


—  i7  - 

7  a  10  anni,  che  girano  vendendo  con  grazia  e  accortezza  qualche 
cibaria  per  gli  indigeni.  I  grandi  negozi  degli  europei  sono  situati 
lungo  il  porto,  dove  pure  si  trova,  verso  sud,  il  palazzo  del  Gover- 
natore e  gli  altri  uffici  governativi  principali. 

A  Lagos  è  possibile  comprare  ogni  sorta  di  articoli  europei; 
vi  si  trova  pure  una  fabbrica  governativa  di  ghiaccio,  cui  sono  an- 
nesse camere  frigorifere;  illuminazione  elettrica;  un  tram  a  vapore. 

Da  Iddo,  ad  un  chilometro  da  Lagos,  parte  l'ottima  ferrovia 
che  si  spinge  a  Yebba  sul  Niger  (307  miglia)  e  da  qui  passando 
per  Zungeru  e  Minna  nella  Nigeria  del  nord  giunge  fino  a  Kano. 

Inoltre  sonvi  buone  vie  di  comunicazione  per  automobili  e 
per  carri,  dove  è  possibile  avere  animali  bovini  e  equini. 

Tutti  i  servizi  civili,  istruzione  pubblica ,  poste  e  telegrafi  , 
ospedali  sono  bene  organizzati  e,  cosa  degna  a  notarsi ,  sono  te- 
nuti da  indigeni,  sotto  la  direzione  e  controllo  di  inglesi. 

La  mattina  del  giorno  14  mi  recai  col  treno  a  Yaba,  dove  è 
il  Laboratorio  per  le  ricerche  mediche  ,  che  mi  interessava  molto 
per  la  collezione  di  Ditteri  fatta  dal  Graham,  che  si  era  occupato 
particolarmente  di  Trypaneidi,  quando  era  direttore  di  tale  labo- 
ratorio. Il  D.r  Final,  incaricato  temporaneamente  della  direzione, 
mi  mostrò  gentilmente  tale  collezione,  nella  quale  vidi  esemplari 
di  tutte  le  specie  ricordate  dal  Graham  nella  sua  memoria  «  On 
west  African  Trypetìdae»,  ma  nessuno  di  Ceratitis  capitata.  Vi- 
sitato poi  r  ottimo  laboratorio  ,  mi  avviai  a  piedi  verso  Ebute- 
Metta  per  tornare  a  Lagos.  Lungo  la  via  cercai,  con  un  indigeno, 
frutti,  ma  potei  vedere  solo  alcuni  alberi  di  aranci  in  parte  maturi, 
e  tutti  sani. 

L' indomani  visitai  il  giardino  botanico  sito  presso  Ebute- 
Metta,  ove  trovai  pochissimi  frutti  di  caffè  maturi  e  qualcuno  di 
essi  infetto  di  Ceratitis  nigerrima.  Catturai  pure,  sopra  wn'Anona, 
un  esemplare  di  Cerat.  aìionae. 

Il  16  e  il  17  feci  qualche  escursione  nei  dintorni  di  Lagos, 
parlai  con  indigeni  per  cercare  di  avere  frutti,  ma  non  trovando 
nulla  per  le  mie  ricerche,  a  cagione  della  mancanza  di  frutta  in 
tale  epoca,  decisi  di  recarmi  a  Ibadan,  dove  è  la  sede  dell'ufficio 
di  agricoltura. 

La  mattina  del  18  partii  alle  9  col  treno  per  Ibadan  (distante 
123  chilometri)  e  giunto  colà  alle  5  pom.,  presi  alloggio  nella  casa 
per  gente  di  passaggio  (Rest  house)  di  proprietà  governativa,  dove 
si  può  avere  camera  e  vitto  secondo  una  tariffa  stabilita  e  esposta 

Bollett.  di  Zoologia  Gen.  e  Agr.  2 


—  18  - 

al  pubblico.  Questa  casa  in  legno  ad  un  piano,  elevato  un  paio  di 
metri  dal  suolo,  e  situata  in  un  recinto  circondato  da  siepe,  quasi 
alla  sommità  di  una  collina ,  mi  piacque  assai  e  mi  fece  godere 
un  tramonto  africano  e  una  vista  panoramica  delle  colline  adia- 
centi, sulle  quali  si  distende  la  città  di  Ibadan.  Questa  è  la  più 
grande  città  dell'Africa  occidentale  ,  contando  circa  175,000  abi- 
tanti, dei  quali  soltanto  una  settantina  europei.  È  la  più  interes- 
sante che  io  abbia  visto,  essendo  ancora  assai  poco  cambiata,  pel 
piccolo  numero  di  bianchi  che  vi  sono.  L'indomani  visitai  le  parti 
principali  della  città  e  specialmente  i  mercati,  dove  per  la  prima 
volta  vidi  in  uso  per  piccole  spese  i  così  detti  caur-i  cioè  con- 
chiglie di  Cypraea ,  che  in  numero  di  ben  300  valgono  10  cen- 
tesimi !  Lungo  le  strade,  all'  aperto,  non  rare  sono  tintorie  assai 
caratteristiche,  cucine  popolari  e  mille  altre  cose  che  1'  europeo 
nuovo  a  tali  spettacoli  non  si  sazierebbe  di  vedere  e  di  studiare; 
ma  io  non  potevo  dimenticare  la  mia  missione,  e  non  trovando, 
sui  mercati,  altri  frutti  che  banane  e  arancie  sane,  accettai  l' in- 
vito del  Direttore  dell'Agricoltura  di  andare  l'indomani  da  lui. 

La  mattina  del  20  novembre  a  cavallo,  gentilmente  fornitomi 
da  detto  Direttore,  mi  recai  alla  sede  dell'  ufficio  di  agricoltura, 
che  è  sito  a  circa  6  chilometri  da  Ibadan*  in  campagna,  coltivata 
in  gran  parte  a  cotone.  Fui  molto  gentilmente  accolto,  ebbi  alloggio 
e  ogni  informazione  che  poteva  interessarmi. 

Nel  pomeriggio  andai  col  micologo,  signor  Folk,  in  una  vicina 
piantagione  di  cotone  per  esaminare  capsule  attaccate  da  Lepi- 
dotteri e  ne  vidi  alcune  con  larve  di  Inparopsis ,  ma  non  ne 
riconobbi  alcuna  di  Gelechia.  Più  tardi  visitai  col  signor  Folk  il 
laboratorio  di  entomologia  e  non  vi  vidi  alcun  esemplare  conser- 
vato di  Gelechia  gossypiella  e  tra  i  Ditteri  nessuna  Ceratitis 
capitata.  Osservai  poi  molte  arancie  assai  mature,  cadute  sotto  un 
magnifico  albero  che  ne  era  carico  ,  ma  in  nessuna  trovai  larve 
di  Ceratitis. 

Il  21  a  mattina  tornai  con  due  indigeni  in  campagna  ,  in 
un'  altra  piantagione  di  cotone,  ma  le  ricerche  furono  inutili  per 
la  Gelechia  gossypiella.    Questa,  secondo  il   Dudgeon  (1),  esiste 


(1)  The  Agricultural  Journal  of  Egypt,  II  (1913;,  p.  46,  e  recentemente 
mi  scrive:  «  Gelechia  gossypiella  has  been  taken  by  me  at  Mayamba  ,  Sierra 
Leone,  and  has  been  observed  also  at  Ibadan  in  Southern  Nigeria  and  Anum 
on  the  Gold  Coast.  In  the  latter  locality  it  occurred  fairly  plentifully  on  pe- 
rennial cotton  grown  on  the  banks  of  the  Volta  River  ». 


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anche  nella  Nigeria  del  Sud ,  ma  dovendo  io  occuparmi  spe- 
cialmente dei  parassiti  delle  mosche  dei  frutti  e  non  trovan- 
done in  queir  epoca  alcuna  specie  in  quella  località,  non  credetti 
opportuno  continuare  le  ricerche  per  la  Gelechia  e  nel  pomerig- 
gio tornai  a  Ibadan.  Il  giorno  seguente  andai  a  circa  6  chilome- 
tri da  Ibadan  in  direzione  opposta  a  quella  già  percorsa  ,  per 
vedere  specialmente  in  alcune  macchie  se  vi  erano  frutti  indi- 
geni, ma  il  risultato  fu  negativo,  e  non  prevedendone  uno  di- 
verso nella  stessa  località,  il  23  mattina  ripresi  il  treno  verso 
Lagos  per  fermarmi  a  Olokemeji,  dove  è  la  sede  dell'ufficio  fore- 
stale governativo. 

Presso  la  stazione,  a  breve  distanza  dal  fiume  Ogum,  è  un 
piccolo  villaggio  indigeno  e  al  lato  opposto  della  ferrovia,  poco 
lontano,  in  una  spianata  tenuta  a  prato  è  1'  ufficio  forestale  e  le 
abitazioni  degli  impiegati,  che  se  europei  hanno  ciascuno  un  ottimo 
hungaloio  sempre  isolato  e  più  o  meno  distante  da  quello  dei  col- 
leghi. A  qualche  centinaio  di  metri  si  trova  un  giardino  sperimen- 
tale con  buon  numero  di  frutti  e  attorno  campi  aperti  e  foreste, 
che  sono  ora  di  riserva  governativa.  In  questa  località  gentilmente 
accolto  e  trattato  dal  Vice-direttore  signor  Dennet ,  valente  afri- 
canista, e  dagli  assistenti  signori  Christ  e  Bonny,  rimasi  dal  23 
novembre  al  9  dicembre  con  un'  assenza  di  due  giorni,  essendo 
dovuto  tornare  il  29  a  Lagos  per  affari. 

La  stessa  mattina  del  23  visitai  col  signor  Christ  il  giardino 
sperimentale  e  vi  trovai  mature  poche  go>ave,  alcune  ciliegie  di 
Cayenna  {Eugenia  Mitchelli)  e  un'  Anona  muricata.  In  nessuno 
dei  frutti  esaminati  vidi  larve  di  Ditteri,  ma  sull'albero  di  Eugenia 
catturai  una  femmina  di  Ceratitis  capitata.  Nel  pomeggio  tornai 
nella  stessa  località ,  esaminai  attentamente  tutti  i  pochi  frutti 
maturi  che  vi  erano,  tra  i  quali  buon  numero  di  Zlzyphus ,  ma 
li  trovai  tutti  sani.  Sullo  stesso  albero  di  Eugenia  presi  un  ma- 
schio di  Ceratitis  capitata. 

Avendo  accertato  che  in  quella  località  esisteva  la  Ceratitis 
capitata  mi  posi  con  indigeni  a  cercare  nelle  foreste  ogni  sorta 
di  frutti  e  feci  correre  la  voce  che  avrei  comprato  anche  a  buon 
prezzo  ogni  sorta  di  frutti  che  contenesse  qualche  verme  (larva 
di  dittero). 

Il  risultato  delle  mie  ricerche  e  delle  compere  fatte  a  in- 
digeni, per  il  tempo    impiegato    e    la   stagione,  fu  soddisfacente, 


20 


Piante. 

Ceratitis. 

?  Aheria. 

C.  anonae. 

Oxyanthus  sulcatus. 

C.    stictica  V.  anti- 

stictica. 

Pyrenacantha    Voge- 

C.  tritea. 

liana 

Gen.  ?  sp.  ? 

C.  nigerrima. 

Sarcocephalus    escu- 

C.   Giff ardii. 

len  tus. 

perchè   trovai  frutti  delle  seguenti  piante,  infetti   dalle    Ceratitis 
indicate  : 


Parassiti  ottenuti. 

Biosteres  caudatus  ,  Gale- 
sus  Silvestrii,  Spalangìa 
afra,  Dirhinus  Giffardii. 

Tetrastichus  Giffardii^  Bio- 
steres caudatus. 

Tetrastichus  oxyurus;  Opius 
inconsuetus. 


Tetrastichus  Giffardii,  Bio- 
steres caudatus. 


Da  nessuno  dei  frutti  delle  specie  ricordate,  e  che  furono  tutti 
quelli  inquinati  che  si  potettero  raccogliere  nei  giorni  della  mia 
permanenza  a  Olokemeji,  potei  ottenere  un  esemplare  di  Ceratitis 
capitata,  mentre  ebbi  centinaia  di  esemplari  delle  altre  specie. 
Nel  giardino,  dove  catturai  il  maschio  e  la  femmina  di  questa 
specie,  tornai  due  volte  per  esaminarvi  altri  frutti  che  venivano 
maturando,  come  quelli  di  Eugenia  mitchellii  e  E.  malaccensìs 
e  gli  ultimi  di  Psidium  guava,  ma  li  trovai  tutti  sani. 

Da  informazioni  avute  dagli  impiegati  dell'  ufficio  forestale, 
dovendosi  ritenere  che  in  quella  regione  fino  a  marzo-aprile  non 
si  sarebbero  trovati  frutti,  che  potevano  essere  attaccati  da  Cera- 
titis, stabilii  di  tornare  a  Lagos  ,  portarvi  tutto  il  materiale  in 
sviluppo  e  fare  qualche  escursione  in  altra  località. 

Il  giorno  9  dicembre  tornai  a  Lagos  ed  essendo  giunti  a  ma- 
turità i  manghi,  ne  osservai,  il  giorno  dopo ,  molti  assai  maturi, 
ma  li  trovai  immuni. 

L'  11  andai  a  Agege  (ad  un'ora  e  3  tre  quarti  di  treno  da 
Lagos) ,  dove  è  anche  una  stazione  agraria  governativa,  girai 
alcune  ore  per  un  bel  bosco  senza  vedervi  un  frutto  ;  in  campi 
aperti  dove  si  trovavano  molte  piante  di  papaye  ,  osservai  buon 
numero  di  frutti  di  esse,  anche  stramaturi,  ma  tutti  senza  larve  di 
Ceratitis. 

Il  12  tornai  all'orto  botanico ,  vi  esaminai  frutti  di  Eugenia 
malaccensis,  di  Sapindus    ma  tutti  sani  ;  in  un'  altra   escursione 


—  21  — 

fino  a  Yaba  potei  vedere  ancora  alberi  di  aranci  con  frutti  maturi 
e  sani. 

Nei  dintorni  di  Lagos  continuai  a  esaminare,  di  frequente, 
manghi,  qualche  anona,  ma  senza  trovarvi  materiale  da  studio. 

Su  di  un  albero  infetto  di  Aleurodes  notai  un  Coccinellide 
suo  attivo  predatore  e  alcuni  Imenotteri  parassiti  {Prospaltella, 
Eretmocerus)  e  sopra  un  Calophillum  attaccato  da  Aspidioius 
destructor  un  piccolo  Sci/mnus  {S.  nigerianus  Weise)  in  attività 
contro  di  esso. 

Frattanto  dal  12  al  24  dicembre  avevo  ottenuto  moltissimi 
parassiti  che  ero  disperato  di  non  poter  sperimentare  sulla  Cera- 
titis  capitata  e  da  quanto  avevo  visto  e  mi  era  stato  detto  da 
persone  pratiche,  intorno  alla  stagione  dei  frutti,  essendo  convinto 
che  fino  ad  aprile  o  ultimi  di  marzo  non  avrei  potuto  far  nulla 
di  meglio  nella  Nigeria  del  sud,  stabilii  di  visitare  il  Camerum 
e  poi  il  Congo  e  l'Angola  colla  speranza  di  trovarvi  la  Ceratitis 
capitata. 

Il  29  dicembre  partii  con  dispiacere  da  Lagos  non  per  la 
città,  che  è  realmenle  una  residenza  assai  poco  gradevole  e  non 
conveniente  per  ricerche  entomologiche,  ma  perchè  lasciavo  la 
Nigeria,  che  mi  sembrò  oltremodo  interessante  sotto  tutti  i  punti 
di  vista. 

*  *  * 

Camerun.  —  Il  30  dicembre  a  sera  verso  le  5  giungemmo 
presso  Vittoria  ;  la  nebbia,  propria  dell'epoca^  non  ci  fece  godere 
la  vista  del  Monte  Camerum  e  l'oscurità,  presto  sopravvenuta,  ci 
impedì  di  discendere  a  terra  la  sera  stessa. 

L' indomani  appena  giorno  presi  il  vaporetto  per  il  porto, 
fermandosi  anche  qui  il  vapore  a  oltre  un  chilometro  dalla  costa. 
Il  capo  del  distretto  mi  offri  gentilmente  alloggio  nella  casa  degli 
impiegati,  dove  mi  trovai  a  mio  agio  per  lavorare  e  dormire, 
mentre  per  i  pasti  mi  servii  di  un  vicino  albergo,  poco  degno 
anche  del  nome.  La  stessa  mattina  mi  recai  al  vicino  giardino 
botanico,  che  è  molto  esteso  e  il  più  ricco  di  specie  tropicali  tra 
tutti  quelli  dell'Africa  occidentale.  Il  capogiardiniere  mi  accom- 
pagnò in  un  rapido  giro  per  tutto  il  giardino  dandomi  molte 
informazioni  intorno  a  frutti  tropicali  indigeni  e  introdotti  da 
altri  paesi.    Però    anche  nel  Camerun  la  stagione  dei    frutti    co- 


—  22  — 

mincia  specialmente  in  marzo-aprile  e  termina  in  ottobre,  negli 
altri  mesi  i  frutti  sono  rari  o  mancano  quasi  del  tutto.  Nel  giardino 
eranvi  in  quell'epoca  pochi  frutti  di  Eugeìiia  Miichelli,  di  papaya, 
e  nelle  vicinanze  quelli  di  cacao.  Nei  primi  trovai  larve  di  Ce- 
ratitis  niger?H)iia,  dalle  pupe  delle  quali  ottenni  Biosteres  cau- 
datus,  in  varietà  di  papaya  a  frutto  piccolo,  rotondo,  larve  di 
Ceraiitis  punctata,  e  larve  ancora  di  questa  specie  in  frutti  di 
cacao. 

Dal  1"  air  8  gennaio  cercai  con  tre  indigeni  frutti  selvatici 
nelle  belle  foreste  vicine  e  potei  trovare  alcuni  frutti  di  Mimor- 
dica  infetti  di  larve  di  Dacus  bipartitus,  dalle  quali  ebbi  pupe^ 
in  buon  numero,  parassitizzate  da  letrastichus  Giff ardii  e  da 
Biosteres  caudatus  e  Diachasììia  Fullaway  v.  robusium.  Trovai 
anche  due  specie  di  Ficus  con  frutti  maturi,  ma  sani,  nonché  due 
frutti  di  piccola  pianta  selvatica,  dei  quali  uno  conteneva  una 
larva  di  Irypaneydae  che  giunse  a  trasformarsi  in  pupa  e  dette 
un  Optus  inquirendus. 

Potei  anche  avere  da  un  indigeno  alcuni  frutti  di  cola,  che 
erano  infetti  di  Ceratitis  colae. 

Le  ricerche  fatte  nelle  foreste  per  otto  giorni  furono  molto 
estese  e  molto  accurate,  il  capogiardiniere,  che  da  alcuni  anni 
vive  nel  Camerun,  mi  assicurò  che  anche  continuandovi  la  mia 
permanenza  per  breve  tempo  ancora,  non  avrei  potuto  esaminare 
buona  quantità  di  frutti  come  io  desideravo  ;  perciò  decisi  di  an- 
dare al  Congo. 

Non  essendoci  alcun  vapore  di  passeggieri  per  Boma,  e  do- 
vendo aspettare  quello  francese  che  in  febbraio  sarebbe  passato 
a  Cotonou  (Dahomey),  credetti  opportuno  di  tornare  in  dietro  per 
visitare  prima  la  Costa  d'Oro,  dove  mi  era  stata  segnalata  l'esi- 
stenza di  un  buon  giardino  botanico,  e  poi  il  Dahomey,  pronto, 
s' intende,  a  fermarmi  a  lungo  in  una  di  tali  regioni  se  fosse  stato 
necessario. 

A  Victoria  feci  inquinare  dai  2  Calcididi  e  dal  Procto- 
trupìde,  parassiti  delle  pupe  di  Ceratitis  anonae  della  Nigeria, 
le  pupe  di  C.  colae  e  di  Dacus  bipariitus  e  portai  meco  il  mate- 
teriale  che  poteva  servirmi  anche  per  la  Ceratitis  capitata. 

Anche  la  partenza  dal  Camerun,  il  9  gennaio,  fu  per  me  un 
dispiacere  come  entemologo,  perchè  la  sua  fauna  è  molto  ricca  e 
molto  interessante. 


-  23  - 

Victoria,  come  città,  finora  è  poco  importante  e  comprende 
una  parte  littorale  europea,  ove  sono  anche  un  po'  di  neri  impie- 
gati nei  negozi,  nella  missione  protestante  o  che  sono  piccoli 
commercianti,  ed  una  più  interna,  a  circa  un  chilometro  dal  mare, 
formata  tutta  di  case  di  indigeni.  A  poca  distanza  dalla  città  si 
ti'ovano  ancora  piccole  estensioni  di  foresta,  ma  questa  in  gran 
parte  è  stata  ormai  abbattuta  per  coltivarvi  il  cacao  ,  che  è  la 
principale  produzione  di  quel  distretto  del  Camerun. 

Non  ostante  che  il  clima  sia  as'^iai  umido  e  caldo  e  che  vi 
dominino  febbri  malariche,  febbri  emoglobinuriche  e  malattie  in- 
testinali, per  la  ricchezza  della  flora  e  della  fauna,  per  la  vici- 
nanza del  monte  Camerun  e  per  la  frequenza  di  comunicazioni 
coll'Europa  (almeno  due  volte  al  mese),  i  dintorni  di  Victoria  mi 
è  parso  siano  località  eccellente  per  fondarvi  una  stazione  biolo- 
gica tropicale. 


Costa  d'Oro.  —  La  mattina  del  9  gennaio  1913  mi  imbarcai  sul- 
r  «  Eleonore  "Woermajm  »  (lo  stesso  vapore  col  quale  ero  arrivato 
da  Lagos),  prendendo  passaggio  per  Accra  (Costa  d'Oro).  Essendovi 
stata  una  lunga  fermata  prima  presso  Lagos  per  caricare  cacao 
e  poi  a  Lome,  il  vapore  giunse  ad  Accra  solo  la  mattina  del  13 
gennaio.  Quivi  con  una  barca,  rimorchiata  da  una  lancia,  fui 
portato  dal  vapore  fin  presso  la  costa  e  poi  a  terra  a  dorso  di 
neri,  perchè  manca  ancora  uno  sbarcatoio.  Preso  alloggio  nell'unico 
e  pessimo  albergo  esistente,  tenuto  da  un  nero,  mi  recai  dal  Se- 
gretario coloniale  per  avere  il  permesso  di  stare  qualche  giorno 
nella  casa  governativa  di  Aburi,  situata  nell'  orto  botanico,  che  de- 
sideravo visitare  per  le  mie  ricerche.  La  mia  preghiera  fu  gen- 
tilmente accolta,  così  che  l'indomani  mattina  con  un  carro  auto- 
mobile, sul  quale  mi  fece  riservare  un  posto  lo  stesso  Segretario 
coloniale,  partii  da  Accra  per  Dodowa,  dove  giunsi  dopo  due  ore 
e  mezzo.  Colà  ero  atteso  da  portatori  di  amaca,  gentilmente  man- 
dati;,  per  ordine  del  Segretario  coloniale^  dal  Direttore  dell'ufficio 
d'agricoltura,  residente  in  Aburi,  e  per  la  prima  volta  provai  an- 
che tale  trasporto  in  amaca,  restandone  poco  entusiasta  tanto  più 
che  nelle  salite  più  faticose  è  preferibile  andare  a  piedi.  Poco 
dopo  mezzoggiorno  giunsi  al  giardino  botanico  di  Aburi  situato 
ad  una  elevazione  di  circa  500    metri  sul  livello  del  mare;  alla 


-  24  — 

sommità  di  una  collina,  dove  è  la  sede  dell'  ufficio  governativo 
d'agricoltura,  del  commissario  del  distretto  e  la  casa  per  passeg- 
geri e  ufficiali  governativi,  i  quali  sono  di  passaggio  o  hanno  bi- 
sogno di  lasciare  la  costa  per  un  po'  di  riposo  o  per  curarsi  di 
qualche  malattia,  che  non  richiede  l'immediato  ritorno  in  Europa. 
Il  villaggio  indigeno  di  poche  centinaia  di  abitanti  comincia  alla 
preriferia  del  giardino  botanico  e  si  estende  fin  poco  lontano 
sotto  la  cima  della  collina. 

Da  Dodowa  a  Aburi  non  esiste  più  che  qualche  breve  tratto 
di  bosco,  essendo  state  ormai  distrutte  le  foreste  per  piantarvi 
palme  da  olio  e  alberi  di  cacao.  Ed  è  anzi  a  quest'  ultima  colti- 
vazione che  gli  indigeni  della  Costa  d'  Oro  ormai  si  dedicano  a 
preferenza,  producendo  una  quantità  di  cacao  maggiore  dì  qual- 
siasi altra  colonia  dell'Africa  occidentale. 

10  ebbi  una  eccellente  camera  nella  casa  governativa  e  pas- 
sai una  vera  villeggiatura  in  quella  località  abbastanza  sana, 
dispiacente  solo  di  non  avervi  trovato  materiale  abbondante  di 
mosche  dei  frutti. 

Nel  pomeriggio  conobbi  l'entomologo  dell'ufficio  di  agricol- 
tura; egli  mi  disse  che  il  suo  predecessore,  1'  Armstrong,  si  era 
occupato  della  Ceratiiis  capitata,  ma  che  non  essendo  ancora 
pubblicate  le  sue  osservazioni,  non  poteva  comunicarmele.  Egli 
stesso,  aggiunse,  aveva  studiato  una  Ceratitis  dannosa  al  frutto 
di  cola  e  aveva  ottenuto  dalle    sue    pupe  un   Calcidide  (1). 

Lo  stesso  giorno  visitai  tutto  il  giardino  botanico,  ma  un  po' 
per  l'epoca  e  un  po'  per  V  eccezionale  siccità,  vi  trovai  maturi 
pochi  frutti  di  Eugenia  malaccensiSj  di  Psidlìim  guava,  di  Aver- 
rhoa  carambola  e  di  Anona]  tutti  questi  frutti  erano    sanissimi. 

11  giorno  dopo  e  nei  seguenti  esaminai  anche  varii  frutti 
maturi  di  Landolphia  e  li  trovai  pure  sani;  vidi,  invece,  infetti 
di  Ceratitis  colae  quelli  di  cola,  e  di  Ceratitis  nigerri^na  quelli 
di  caffè.  Dalle  pupe  della  prima  ottenni  Tetrastichus  Giffardii 
e  da  quelle  della  seconda  Opius  perproximus  var.  modestior  e 
Galesus  Silvestrii.  Inoltre  osservai  una  piccola  formica  {Aero- 
myrma  vorax)  predatrice  di  pupe  di  Co-atitis  colae. 

Dal  15  al  27  gennaio  ogni  giorno  feci  una  lunga  escursione 
con  due  indigeni  nelle  campagne  attorno  ad  Aburi,  ma  non  nu- 


li) Fu  da  me  riconosciuto  per  Tetrastichus  Giffardii. 


—  25  — 

scii  a  trovare  che  due  specie  di  frutti  selvatici,  che  non  erano 
attaccati  da  Ditteri. 

Colle  pupe  di  Ceratitis  colete  continuai  a  moltiplicare  le  tre 
specie  di  Imenotteri  parassiti  delle  pupe  trovate  nella  Nigeria  (1) 
e  raccolsi  quante  più  pupe  potei  nel  terreno;  però,  per  la  man- 
canza di  frutti  carnosi,  essendo  di  poca  utilità  la  mia  perma- 
nenza a  Aburi,  e  nel  resto  della  Costa  d'Oro,  fino  a  marzo,  cre- 
detti opportuno  di  non  cambiare  il  piano,  che  avevo  innanzi  sta- 
bilito, e  il  28  mattina  partii  da  Aburi  per  Dodowa  e  da  qui  per 
Accra.  Dopo  di  aver  percorso  circa  5  chilometri  un  accidente 
automobilistico,  che  minacciò  di  troncare  per  sempre  ogni  mia 
ricerca,  mi  costrinse  a  tornare  a  Dodowa  e  attendere  fino  al 
giorno  dopo  un  altro  carro-automobile. 

Il  pomeriggio  del  29  giunsi  a  Accra  e  potei  esaminarvi 
molti  manghi  stramaturi  ma  tutti  sani. 

La  mattina  dopo  mi  imbarcai  sul  vapore  «  Gando  »  diretto 
a  Cotonou  (Dahomey),    dove    arrivai  la  mattina  del  31  Grennaio. 

*  *  * 

Dahomey.  —  Cotonou  è  una  piccola  città  di  circa  2000  abi- 
tanti dei  quali  una  cinquantina  europei;  deve  la  sua  esistenza  al 
porto  e  alla  stazione,  da  cui  parte  la  principale  ferrovia  esistente 
nel  Dahomey.  Essa  è  anche  in  comunicazione  acquea  (lagunare) 
con  la  capitale  del  Dahomey,  Porto  Novo,  sita  pure  presso  una 
laguna  navigabile  fino  a  Lagos. 

La  stessa  mattina  del  mio  arrivo  volli  fare  un'escursione  nei 
dintorni  ed  ebbi  la  gradita  sorpresa  di  trovare  molte  piante  di 
Chrysobalanus  cariche  di  frutto  maturo  non  essendo  qui  appetito 
dagli  indigeni.  Ne  feci  subito  raccogliere  una  grande  quantità 
perchè  erano  in  parte  infetti  di  Ceratitis  e  li  disposi  opportuna- 
mente in  recipienti  adatti  con  arena  e  incaricai  due  indigeni  di 
cercare  anche  pupe  nel  terreno  arenoso,  sotto  le  piante,  per  varii 
giorni. 

Il  1°  e  2  febbraio  continuai  a  radunare  materiale  e  da  pupe 
raccolte  nel  terreno  ottenni  esemplari  di  Ceratitis  Giffardii  e  di 
Galesus  Silvestrii. 


(1)  Cioè  Dirhinus  Giffardii^  Galesus  Silvestrii,  Spalangia  afra 


—  se- 
ll giorno  3  febbraio  feci  un'  escursione  nei  dintorni  di  Seg- 
borouè  andandovi  da  Cotonou  col  treno,  essendo  distante  58  chi- 
lometri. Girai  quasi  tutto  il  giorno  per  le  macchie,  invitai  pure 
indigeni  a  cercare,  allettandoli  colla  promessa  di  buona  ricom- 
pensa, ma  potei  ripartire  solo  ccn  alcuni  frutti  infetti  di  Dacus 
brevistylus.  Trovai  colà  anche  frutti  di  Oxyanthus  sulcatus,  che 
però  erano  tutti  sani. 

Dal  4  al  9  febbraio  continuai  a  raccogliere  e  far  raccogliere 
a  Cotonou  Chrysobalanus  infetti  e  pupe  di  Ceratitis  nel  terreno 
e  cosi  radunai  un  ricco  materiale,  parte  del  quale  mi  servì  a 
moltiplicare  ancora  i  due  calcididi  e  il  proctotrupide  che  avevo 
ottenuto  in  Nigeria;  e  parte  fu  da  me  conservato  per  ottenerne 
i  parassiti.  Per  l'apparente  mancanza  di  Ceratitis  capitata  e  non 
volendo  azzardare  di  spedire  a  Honolulu  parassiti  con  altre  Ce- 
ratitis ospiti,  mantenni  la  decisione  di  proseguire  per  il  Congo; 
perciò  il  10  Febbraio  presi  il  vapore  «  Europe  »  per  Boma,  por- 
tando meco  in  due  secchi  sul  vapore,  anche  molti  frutti    infetti. 

*  *  * 

Congo.  —  Il  12  arrivammo  a  Libreville  capitale  del  Gabon. 
Fermandosi  il  vapore  alcune  ore  ne  profittai  per  scendere  a  terra 
e  fare  un'escursione  nei  dintorni.  Mi  recai  al  giardino  governa- 
tivo sperimentale  dove  era  più  facile  trovare  frutti  e  avere  utili 
informazioni,  poi  anche  in  quello  dei  Padri  dello  Spirito  Santo 
ma  trovai  solo  poche  goyave  mature;  l'epoca  non  era  opportuna 
per  ricerche  nei  frutti. 

n  giorno  16  giunsi  a  Boma  deluso  dell'aspetto  del  paese  at- 
traversato per  non  vedervi  foreste  quali .  si  aspetta  chi  non  e'  è 
mai  stato. 

All'arrivo  ebbi  gentilissime  accoglienze  dal  Console  generale 
italiano  e  dagli  altri  connazionali  al  servizio  del  Governo  belga, 
e  avrei  potuto  ottenere  dal  Governatore  molto  aiuto  per  le  mie 
ricerche,  come  egli  gentilmente  mi  fece  intendere  in  una  visita 
ch3  ebbi  l'onore  di  fargli,  ma  da  quanto  subito  vidi  con  le  escur- 
sioni che  feci  dal  17  al  19  nei  dintorni,  e  da  tutte  le  notizie  che 
ebbi  da  persone  pratiche,  dovetti  convincermi  che  a  Borna,  e 
vicinanze,  in  quell'  epoca  non  si  potevano  avere  frutti  adatti  per 
le  mie  ricerche;  infatti  riuscii  ad  esaminare  solamente  qualche 
goyava,  non  bene  matura  e  immune,  e  molti  frutti  di  una  dru- 
pacea, simili  a  piccole  prugne,  pure  sani. 


—  27  - 

Se  volevo  tentare  di  avere  frutti,  sarei  dovuto  andare  nel- 
l'interno e  impiegare  almeno  una  settimana,  ma  siccome  non  po- 
tevo avere  alcuna  certezza  di  trovarli  anche  attaccati  da  Cera- 
titis,  mentre  io  desideravo  ormai  continuare  almeno  a  moltipli- 
care quelli,  che  avevo  ottenuto  nella  Nigeria  e  nel  Dahomey, 
credetti  opportuno  di  non  perdere  il  vapore  che  partiva  per 
S.  Paolo  di  Loanda  il  20  febbraio  e  lasciai  in  tal  giorno  il  Congo. 

*  *  * 

Angola.  —  La  sera  del  21  febbraio  arrivai  a  S.  Paolo  di 
Loanda  capitale  dell'Angola,  città  d'aspetto  affatto  europeo  con 
circa  5000  abitanti  bianchi  quasi  tutti  Portoghesi,  e  distesa  in 
parte  in  piano,  presso  la  costa,  e  in  parte  in  salita  fino  sulla  cima 
dell'adiacente  collina.  E  una  città  che  per  se  stessa  può  piacere, 
ma  ha  dintorni  troppo  aridi  e  sprovvisti  quasi  di  vegetazione 
arborea. 

L' indomani  feci  una  visita  al  mercato  e  vi  trovai  alcuni 
manghi,  ma  sani.  Nel  pomeriggio  andai  nel  giardino  dell'  osser- 
vatorio, esaminai  le  poche  goyave  mature  esistenti  e  non  vidi 
alcuna  larva  di  dittero. 

Il  23  e  il  24  feci  delle  escursioni  nei  dintorni,  e  osservai 
buon  numero  di  frutti  maturi  di  un  Cactus  comune,  frutti  di  un 
Zizyphus ,  di  una  Mimordica ,  ma  senza  riscontrarvi  larve  di 
mosche. 

Il  giorno  25  andai  col  treno  a  Quifangondo  a  28  chilometri 
da  S.  Paolo  di  Loanda,  dove  mi  avevano  detto  sarebbe  stato 
possibile  trovare  goyave,  ma  invece  anche  colà  ve  ne  erano  po- 
chissime, non  bene  mature  e  immuni,  almeno  fino  a  quell'epoca. 

Le  ricerche  fatte  nell'Angola  da  S.  Paolo  di  Loanda  a  Qui- 
fangondo dal  22  al  25  febbraio  mi  dimostrarono  che  le  piante 
di  frutti  in  quella  regione  littorale  erano  scarsi  tutto  1'  anno,  e 
quasi  mancanti,  ed  ebbi  ciò  confermato  anche  alla  Stazione  agri- 
cola di  S.  Paolo.  Nell'interno  ad  oltre  una  giornata  di  treno  esi- 
stono foreste  tropicali  estesissime  e  al  Sud  dell'Angola,  suU'alti- 
piano,  foreste  con  vari  frutti  indigeni  e  giardini  con  molti  frutti 
d'Europa,  prestandosi  bene  il  clima  del  Sud  d'Angola  per  la  col- 
tivazione di  quest'  ultimi;  ma  io  non  potevo  essere  certo  di  tro- 
vare mosche  dei  frutti  da  potei  continuare  a  moltiplicare,  o  al- 
meno a  mantenere  viva  una  colonia  di  ciascuna  delle  specie  dei 


—  28  — 

parassiti  che  avevo  con  me,  perciò  mi  sembrò  mio  dovere  di 
sperimentare  ormai  i  parassiti  trovati  sulla  Ceratitis  capitata  e 
di  recarmi  subito  a  tal'uopo  nell'Africa  meridionale,  dove  fino  al 
principio  di  aprile  era  possibile  avere  larve  e  pupe  di  detta 
specie  in  abbondanza.  Pensavo  anche  che  qualoi'a  non  fossi  riu- 
scito a  moltiplicare  detti  parassiti,  potevo  tornare  in  aprile  nella 
Nigeria  per  fare  altre  ricerche. 

Debbo  qui  notare  che  giunto  a  S.  Paolo  di  Loanda  posi  in 
frigorifero  tutte  le  pupe  di  Ceratitis  Giffardii  che  non  erano 
schiuse  e  che  ne  comprendevano  un  migliaio  ottenute  dai  frutti 
dal  10  al  16  febbraio,  giorno  in  cui  gettai  i  rimanenti  nel  mare 
prima  di  entrare  nel  Congo. 

Avevo  inoltre  buon  numero  di  pupe  parassiti  zzate  da  Spa- 
langia,  Dirhinus,  Galesus,  e  adulti  delle  3  specie  di  detti  generi, 
nonché  di  Opius  e  di  Tetrastichus;  avevo  anche  ottenuto,  dal  21 
al  21  febbraio,  4  esemplari  di  Ceratitis  capitata  dalle  pupe  delle 
larve  viventi  in  Chrysohalanus  a  Cotonou. 

*  *  * 

Africa  meridioìiale.  —  Con  tale  materiale  partii  il  28  feb- 
braio da  S.  Paolo  di  Loanda  per  la  Città  del  Capo,  col  vapore 
portoghese  «  Africa»,  che  dopo  una  breve  fermata  a  Lobito  il 
1"  marzo,  entrò  poco  prima  di  mezzoggiorno  del  6  nel  porto  della 
Città  del  Capo  con  un  tempo  bellissimo,  che  mi  lasciò  ammirare 
tutto  il  magnifico  panorama  della  città  e  sobborghi  e  dei  monti 
che  la  proteggono  alle  spalle,  tra  i  quali  la  famosa  montagna 
della  tavola.  Il  Signor  Claudy,  segretario  dell'ufficio  entomologico 
della  Colonia  del  Capo,  gentilmente  mandato  dall'  entomologo 
Sig.  Mally  e  dal  Direttore  Signor  Lounsbury,  al  quale  avevo  te- 
legrafato dall'Angola  per  pregarlo  di  prepararmi  larve  e  pupe  di 
Ceratitis  cajntata,  mi  aiutò  nel  disbrigo  delle  pratiche  doganali 
e  mi  accompagnò  più  tardi  al  laboratorio  di  entomologia,  do^'e 
ebbi  dal  Mally  la  accoglienza  più  gentile,  che  potevo  desiderare, 
e  la  buona  notizia  che  già  aveva  preparato  una  certa  quantità  di 
pupe  e  frutti  infetti  e  che  aspettava  altri  di  questi  tra  breve. 

Con  lui  mi  recai  a  Rosebank,  dove  è  il  laboratorio  di  cam- 
pagna e  lo  stesso  giorno,  scelte  alcune  pupe ,  posi  con  esse 
esemplari  di  parassiti  adulti,  che  erano  arrivati  in  buone  con- 
dizioni. 


■  -  29  - 

Il  giorno  dopo  nello  stesso  laboratorio  potei  avere  altre  pupe 
e  frutti  infetti,  coi  quali  posi  alcuni  Opius. 

L'  8  marzo  col  Mally  e  col  vSignor  Hay  Good,  console  ame- 
ricano, andai  a  Constantia ,  podere  sperimentale  governativo, 
dove  potei  raccogliere  molte  pere  e  alcune  pesche  assai  infette 
di  Ceratitis  capitata. 

Nei  giorni  9-10  marzo  continuai  a  custodire  nel  laboratorio 
di  Rosebank  i  parassiti  e  a  fare  inquinare  pupe;  e  poi,  siccome 
per  alcuni  giorni  non  avrei  potuto  avere  pupe  cosi  abbondanti, 
quante  me  ne  occorrevano  per  i  parassiti,  partii  TU  per  Pre- 
toria, dove  il  Signor  Lounsbury  aveva  fatto  raccogliere  per  me 
molti  frutti  infetti.  Giunsi  colà  verso  mezzanotte  del  12,  e  dal  13 
al  15  potei  avere  buon  numero  di  pupe  per  i  parassiti.  Inoltre 
feci  due  escursioni  col  Signor  Lounsbury  in  giardini  ove  si  col- 
tivavano frutti  e  potei  vedere  che  nei  dintorni  di  Pretoria  la 
Ceratitis  capitata  era  nel  1913  molto  abbondate.  Il  Signor  Loun- 
sbury fu  di  eccezionale  gentilezza  e  oltre  alle  pupe  che  mi  fece 
trovare  pronte,  mi  dette  alla  partenza  due  casse  di  mele  cotogne 
molto  infette  di  Co-atitis. 

Il  pomeriggio  del  25  partii  col  treno  da  Pretoria  e  la  mat- 
tina del  17  giunsi  a  Wellington,  dove  discesi  per  fare  col  Si- 
gnor Claudy,  appositamente  venuto  dalla  Città  del  Capo,  un'escur- 
sione in  quel  territorio.  Visitai  un  giardino  trovandovi  piccole 
pesche  infette  di  Ceratitis  e  poi  tra  varii  alberi  di  Olivo  {Olea 
verrucosa)  ne  vidi  due  con  un  piccolo  numero  di  olive  mature, 
che  raccolsi.  Da  queste  ebbe  più  tardi  esemplari  di  Bracon  celer 
e  di  un  Closterocerus. 

La  sera  del  17  marzo  tornai  alla  Città  del  Capo  e  il  18  mi 
occupai  dei  parassiti  nel  laboratorio  di  Rosebank.  Il  19  andai  col 
Signor  Wood,  assistente  del  laboratorio  di  entomologia,  e  col  Si- 
gnor Claudy  a  Kirstenbosch  per  raccogliervi  frutti  di  Rubus  in- 
fetti di  Ceratitis  rubivora  e  che  il  Signor  Mally  aveva  radunato 
per  me  sul  terreno  in  due  luoghi  contrassegnati.  Nella  stessa  lo- 
calità esaminai  cocomeri  infetti  di  Dacus  Lounsburyi. 

Il  20  tornai  a  Costantia  per  avere  altri  frutti  infetti  e  rac- 
cogliere pupe  di  Ceratitis  nel  terreno.  Da  questo  materiale  ebbi 
più  tardi  esemplari  di  Opius  humilis  e  di  Tì-ichopria   capensis. 

Il  giorno  dopo  mi  trattenni  a  Rosebank  per  attendere  ai  pa- 
rassiti e  il  22  feci    un'  escursione  a  Stellenbosch  per    osservarvi 


-  30  — 

specialmente  olive,  ma  le  trovai  tutte  immature  e  per  la  siccità 
assai  piccole. 

Dal  23  al  25  marzo  fui  molto  occupato  a  Rosebank  coi  pa- 
rassiti Poiché  dal  materiale  di  Ceratith  Giffardii  messo  in  fri- 
gorifero a  S.  Paolo  di  Loanda  e  posto  a  temperatura  ordinaria, 
all'arrivo  alla  Città  del  Capo,  non  potei  ottenere  alcun  parassita, 
mi  persuasi  che  detti  Imenotteri  non  potevano  resistere  a  prolun- 
gata bassa  temperatura  e  che  dovevano  essere  portati  vivi  a  Ho- 
nolulu, allo  stato  adulto,  perciò  non  tentai  di  fare  un  invio  di 
pupe  parassitizzate  in  frigorifero,  e  avuto  il  consenso  del  Presi- 
dente dell'  ufficio  agrario  delle  Hawaii,  preparai  tutto  l'occorrente 
per  mantenere  vivi  i  parassiti  e  portarli  colà  io  stesso.  A  tal'uopo  mi 
provvidi  di  buon  numero  di  tubi  di  vetro  (lunghi  mm.  100  e  del 
diametro  di  20),  di  cotone  per  tappi,  di  miele  per  nutrimento  e 
di  una  pianta  di  Evonymus  japonica,  le  cui  foglie  dovevano  es- 
sere usate  per  mantenere  un  po'  di  umidità  nel  tubo  e  per  ser- 
vire da  piatto,  e  dovevano  essere  cambiate  appena  cominciavano 
a  disseccare. 

Dei  parassiti  che  avevo  portato  con  me  avevo  potuto  molti- 
plicare molto  il  Du'hiuus  e  il  Galesus,  meno  VOpius  perjjroxi- 
mus,  avevo  perduto  il  TetrasUchus  Giffaì'dil,  perchè  allo  stato 
adulto  non  ostante  le  mie  cure  non  mi  visse  più  di  una  dozzina 
di  giorni,  e  la  Spalangia  perchè  dette  soltanto  maschi. 


Australia.  —  Il  26  marzo  mi  imbarcai  sull'«  Ascanius  »  di- 
retto a  Adelaide,  dove  giunsi  il  15  aprile. 

Durante  il  viaggio  ottenni  da  pupe  di  Ceratitis  capitata  di 
Constantia  5  esemplari  di  Opius  (3  femmine  e  2  maschi),  15  esem- 
plari di  Trichopria  capensis  (tutti  da  una  pupa),  e  dalle  altre  pu- 
pe buon  numero  di  maschi  di  Opius;  e  maschi  e  femmine  di 
Dirhinus  e  Galesus. 

Il  16  feci  una  visita  all'  entomologo  del  Sud  Australia,  Signor 
Lea,  e  da  lui  ebbi  le  conferma  che  in  tale  Stato  non  esiste  an- 
cora la  Ceratitis  capitata;  andai  con  lui  fino  al  Monte  Lofty,  ma 
non  osservai  nulla  di  interessante  dal  punto  di  vista  dell'ento- 
mologia agraria,  mentre  come  naturalista  provai  grande  godimento 
nell'osservare  per  la  prima  volta  i  boschi  dell'Australia  e  nel  rac- 
cogliere qualche  interessante  artropode  su  quella  terra  che  era 
stato  per  me,  tante  volte,  un  sogno  il  visitare. 


—  31  - 

La  mattina  del  17  andai  col  Signor  Charlich,  Presidente  della 
deputazione  del  mercato  che  avevo  avuto  occasione  di  conoscere 
a  bordo,  in  varii  giardini  di  agrumi,  vigneti  e  oli  veti,  tutti  in 
buono  stato,  se  si  eccettuano  alcuni  alberi  dei  primi  infetti  di 
Cìirysomphaliis  aurantii.  Il  pomeriggio  dello  stesso  giorno  partii 
per  Melbourne  e  vi  giunsi  la  mattina  del  18. 

Mi  recai  dopo  mezzogiorno  alla  stazione  entomologica  go- 
vernativa, ma  vi  trovai  solo  il  custode  essendo  1'  entomologo  in 
Tasmania.  Seppi  con  certezza  che  la  Ceratitis  capitata  è  apparsa 
assai  raramente  solo  nelle  regioni  più  settentrinali  dello  stato  di 
Victoria. 

La  mattina  del  19  feci  un'  escursione  nei  dintorni  di  Mel- 
bourne e  alle  5  pomeridiane  continuai  il  viaggio  per  Sydney  giun- 
gendovi il  giorno  dopo  alle  10,30  antim.  Custodii  da  quel  giorno 
fino  al  24  i  parassiti,  che  venivano  fuori  in  buon  numero  dalle 
pupe,  feci  una  visita  al  Prof.  Froggatt,  che  mi  accolse  gentilmente, 
mi  provvide  frutti  infetti,  e  poiché  io  desideravo  anche  racco- 
gliere pupe  di  Bactvocera  (Daciis)  Tryoni  per  ottenerne  il  paras- 
sita Dihachasma  Tryoni,  mandò  con  me  a  Gosford,  il  25,  il  suo 
assistente,  Signor  Gurney,  che  aveva  particolarmente  studiato  la 
Bactrocera  Tryoni  a  Narara  presso  Gosford. 

Colà  giunti,  e  unitosi  a  noi  l' ispettore  d'  agricoltura  di  quel 
distretto,  andammo  in  un  bosco  dove  esistevano  alberi  di  8chi- 
zomeria  ovata,  i  cui  frutti  erano  in  parte  attaccati  dalla  Bactro- 
cera Tryoni.  Cercando  tutti  e  tre  con  molta  cura  riuscimmo  a 
raccogliere  nel  teri-eno  una  trentina  di  pupe.  Il  Signor  Gurney 
gentilmente  pregò  l' ispettore  di  cercare  per  me,  con  qualche 
operaio,  altre  pupe  il  giorno  dopo,  cosi  potei  averne  ancora  una 
ventina. 

Il  pomeriggio  del  26  feci  un'  altra  escursione  col  Signor  Gur- 
ney a  Parramatta  per  vedervi  agrumeti  e  trovai  colà  qualche  rara 
arancia  infetta  di  Ceratitis  e  alberi  di  agrumi  infetti  di  Cero- 
plastes  cerlferus,  chionas^iis  citri  e  Chrysomphalus  awantii. 
Questa  specie  era  attaccata  da  larve  e  adulti  di  Halmiis  {Or aus) 
e  specialmente  di  RhizoMus  lophantae. 

Dal  27  aprile  al  2  maggio  mi  occupai  sempre  di  mantenere 
in  buone  condizioni  i  parassiti  adulti,  che  per  le  nuove  nascite  di- 
venivano sempre  più  numerosi  e  richiedevano  perciò  maggiori  cure, 
e  feci  solo  qualche  rapida  escursione  al  Parco  Nazionale  e  a 
Katoomba  per  ammirarvi  le  bellezze  naturali. 


-  32 


Honolulu.  Il  3  maggio  partii  da  Sydney  col  «  Sonoma  >  di- 
retto a  Honolulu,   dove  sbarcai  la  mattina  del  16  maggio  stesso. 

Durante  il  viaggio  da  Sydney  continuarono  a  svilupparsi 
alcuni  Dirhinus  e  Galesus ,  e  fuoriuscirono  pochi  adulti  di 
Diachasma  Trijoni. 

Al  mio  arrivo  a  Honolulu  non  avevo  alcuna  pupa  di  Ceratitis 

0  Dacus  0  Bactroceì^a  vivente,  ma  solo  alcune  con  Galesus  e 
Diachasma  Tryoni  vicini  a  fuoriuscire,  e  con  Trichopria  pure 
molto  innanzi  nello  sviluppo;  avevo  inoltre  circa  500  adulti  di 
DMimus  Giffardii,  300  di  Galesus  Silvestrii,  12  di  Opius  per- 
proximus,  dei  quali  6  femmine  ottenuti  da  Ceratitis  Giffardii 
fin  dal  18  al  26  febbraio,  5  di  Opius  humilis  (2  9  3  cf)  ottenuti  da 
Ceratitis  capitata  dell'Africa  meridionale,  7  di  Diachasma  Tryoni 
(4  9  3  (-f )  dell'Australia;  giunsi  pertanto  a  Honolulu  con  cinque 
specie  di  parassiti  adulti,  pronti  a  depositare  uova,  e  con  una 
sesta  {Trichopria),  che  comparve  allo  stato  adulto  dopo  pochi 
giorni.  Portai  anche  esemplari  di  un  Csdcidìde  {Muscidifurax  raptor 
Gir.)  dell'Africa  meridionale  (avuto  dal  Signor  Mally),  che  attacca 
pupe  della  mosca  domestica,  di  Lyperosia  ii^ritans  e  affini. 

A  Honolulu  potei  avere  migliaia  di  pupe  al  giorno  e  coadiu- 
vato anche  dal  collega  FuUaway,  potei  dal  16  Maggio  al  12  Giu- 
gno moltiplicare  a  migliaia  i  Dirhinus  e  i  Galesus.  Cogli  Opius 
dell'  Africa  occidentale  non  fui  fortunato  perchè  ottenni,  nella  ge- 
nerazione di  Honolulu,  soltanto  maschi.  Gli  Opius  dell'  Africa 
meridionale  dettero  maschi  e  femmine  in  piccolo    numero,  come 

1  Diachasma  Tryoni  dell'"  Australia. 

Durante  il  mio  soggiorno  in  Honolulu,  che  si  prolungò  fino  al 
13  giugno,  furono  liberate  due  colonie  di  Dirhinus  presso  la  città 
e  alcuni  Diachasma  Tryoni  nell'isola  Hawaii  in  una  piantagione  di 
caffè. 

Alla  mia  partenza  l' entomologo  Fullaway  fu  incaricato  di 
continuare  la  moltiplicazione  e  la  distribuzione  dei  parassiti.  Egli 
riferirà  particolarmente  intorno  a  tutto  ciò  che  potè  fare  e 
ottenere. 

Il  13  giugno  partii  da  Honolulu  e  arrivai  il  19  a  S.  Franci- 
sco, da  dove  andai  a  Sacramento  per  visitarvi  il  laboratorio  en- 
tomologico diretto  dall'  amico  Signor  Smith. 


-sa- 
il 20  giugno  proseguii  per  Boston,  ma  colà  giunto  il  24, 
essendo  i  vapori  in  partenza  già,  completi  di  passeggeri,  dovetti 
andare  a  New  York,  dove  mi  imbarcai  il  1"  luglio  sullo  «  Stam- 
pala >  e  arrivai  a  Napoli  il  13  luglio  1913,  quasi  un  anno  da 
che  ne  ero  partito. 

Dei  parassiti  moltiplicati  a  Honolulu  potei  prendere  con  me 
esemplari  di  Dirhinus  e  di  Galesus,  che  furono,  in  agosto  e  set- 
tembre, moltiplicati  in  buon  numero  e  liberati  parte  a  Rosarno 
(Calabria)  e  a  Messina  in  luoghi  coltivati  a  peschi  e  agrumi  e 
infetti  di  Ceratitis  capitata,  in  parte  a  Fasano  (Bari)  in  oliveti, 
perchè,  secondo  prove  fatte  in  laboratorio,  detti  parassiti  possono 
vivere  anche  a  spese  del  Dacìis  oleae. 

Mosche  dei  frutti  osservate  nelle  regioni  percorse. 

Sotto  il  nome  di  mosche  dei  frutti  vanno  quelle  specie  di 
Ditteri  della  famiglia  Trypaneidae  (Syn.  Tì-ypetidae),  che  allo 
stato  di  larva  vivono  nei  frutti  di  molte  specie  di  piante,  com- 
prese varie  di  importanza  economica,  perciò  tali  mosche  interes- 
sano moltissimo  l'agricoltura 

Le  parti  del  mondo  più  ricche  di  specie  di  tali  Ditteri  sono 
r  Africa  e  V  Asia  avendone  poche  comparativamente  1'  America 
centrale  e  meridionale,  l'Australia  e  pochissime  l'Europa  e  l'Ame- 
rica del  Nord. 

I  generi  più  importanti  dal  punto  di  vista  agrario,  per  quanto 
finora  sappiamo,  sono  :  Ceratitis,  Dacus,  Bactrocera,  Rhagoletis, 
Anastreplia. 

II  genere  Ceratitis  è  originario  dell'  Africa  tropicale,  dove 
esistono  tutte  le  specie  conosciute,  ma  la  Ceratitis  capitata  sta 
per  diventare  cosmopolita  trasportata  con  frutti  dall'  uomo.  C  è 
da  stare  molto  in  guardia  ora  per  la  Ceratitis  aìionae  che  attacca 
anche  buon  numero  di  frutti. 

Il  genere  Dacus,  nel  senso  in  cui  l'usa  ora  il  Bezzi,  è  pure 
originario  dell'Africa  ed  ha  tutte  le  specie  conosciute  nello  stesso 
continente,  eccettuato  il  Dacus  oleae,  che  si  trova  anche  nell'  Eu- 
ropa meridionale  e  nell'Asia  occidentale. 

Il  genere  Bactrocera  è  indo-australiano  ed  una  specie,  la 
Bactrocera  Cucurbitae  (Coq.)  è  stata  introdotta  da  varii  anni  alle 
isole  Hawaii. 

Bollelt.  di  Zoologia  Gen.  e  Ayr.  3 


-  34  - 

VAnastrepha  è  neotropicale,  mentre  la  Rliagoletls  è  nota  per 
l'America  settentrionale  e  1'  Europa  centrale  e  meridionale. 

Durante  il  mio  viaggio  nell'Africa  occidentale  e  meridionale 
io  ebbi  occasione  di  osservare  le  specie  in  seguito  ricordate  dei 
2-eneri  Ceratitis  e  Dacus. 


& 


Fani.  Trypaueidae. 

Subfam.   Trypaneinae.  tribù  Ceratininae:  Ceratitis  capitata,  C.  Giffardii, 

C.  Silvestrii,     C.    stictica    v.    antistictica,    C 
punctata,   C,  anonae,     C.    colae,    C.  rubivora, 

C.  ninerrima,   C.  tritea. 

Subfam.  Dacinae:  Dacus  oleae,  D.  armatus,  D.  bipartitus,  D.  Lounshuryi, 

D.  vertebratus,  D.  brevistylus 

Di  tali  specie  segue  una  breve  descrizione  e  le  notizie  intorno 
ai  costumi  e  ai  metodi  di  lotta  tentati  e  da  tentarsi. 

Ceratitis  capitata  (Wiedm.) 

Syn,  cf  9  capitata  \\'iedemann,  1824,  55.  124  Trypeta)  e  1830, 
496,29.  (id.)\  Macquart,  1835,  454.  1.  {Petalophora)  e  1843,  219;  Guèrln 
Mèneville,  1843,  198.2.;  Westwood,  1848,  604  flg.;  Loew,  1862^  123.1. 
t.  XKVI  f.  1.;  Boeder,  1885,  132.1.;  Hubbard,  1885;  Henslow,  1890, 
655.;  Riley  e  Howard,  1890,5.  e  120.  fig.;  Wulp,  1896.  189.;  Lounsbury, 
J898;  Giard,  1900,  436.;  Johnson,  1904,79;  Mally,  1904;  Becker,  1905, 
144  ;  John,  1905,  58  ;  Ihering,  1905,  4  f.  2  ( Halterophora)  ;  Hempel, 
1905,  352,  e  196,  213  ;  Aldrich,  1905,  601.  ;  Becker  1908,  136,  ;  Frog- 
gatt,  1908,308.  —  citriperda  p.  p.  Mac  Leay,  1829,  475,  t.  XV.;  Heineken, 
1830,  198.;  Macquart,  1843,  376  (219)  t.  XXIX.  f.  10.;  Brauer,  1883, 
89.  —  hispanica  De  Breme,  1842,  188,  t.  VII.  f.  1-5.;  Goureau,  1859,43.; 
Sehiner,  1864,  174;  Rondani,  1870,29.1.  {Petalaphora)  ;  Laboulbène,  1871, 
441.;  Mina  Palumbo,  1882;  Alfonso  e  Bonafede,  1882,  13.;  Penzig, 
1887,  471.  'Halterophora);  Berlese,  1899,  1-7  fig.;  e  1900,  62,  f.  22;  Leo- 
nardi, 1900,  284,  f.  148-150;  Ribaga,  1901,35,  f.  19-30;  Bezzi  1909, 
276  e  279;  id.  1913,  130;  Quaintance,   1912;  Silvestri,  1912,  p.  506. 

Femmina  (Fig.  I,  1).  —  Corpo  ocraceo  (1)  con  faccia  grigio-bian- 
castra, fronte  tra  le  due  paia  posteriori  di  setole  fronto-orbitali 
imbrunita,  macchiata  di  nero  in  corrispondenza  agli  ocelli,  occi- 


(1)  Seguo  per  i  colori  la  «  Chromotaxia  »   di  Saccardo. 


-  35  - 

pite    nero    superiormente  e  ai  Iati  biancastro  ;  occhi  vinos  i-iride- 
scenti, setole  nere  eccetto  le  postverticali. 


Fig.  I. 

Ceratitis  capitata  :  1.  Femmina  ingrandita  e  in  grandezza  naturale  (a  destra  in  alto)  ; 
2.  maschio  ingrandito,  (Da  Fuller). 


Scuto  mesotoracico  (Fig.  II,  B)  grigiastro,  con  colorazione  nera 
anteriormente  e  ai  lati,  al  callo  omerale  che  è  aneliate  di  bianco, 
sulla  parte  mediana  anteriore  per  uno  spazio  subrettangolare,  sulla 
parte  mediana  poco  dietro  la  macchia  anteriore,  sulla  parte  subme- 
diana sublaterale  e  su  quella  posteriore  sublaterale,  che  è  marginata 
dietro  di  bianco  ;  macrochete  nere,  eccetto  le  scapolari  che  sono 
ocracee;  scutello  nero  con  una  stretta  linea  ondulata  subanteriore 
di  colore  stramineo  e  setole  nere  ;  mesopleure  bianco-grigiastre  ; 
addome  col  primo  e  terzo  segmento  forniti  al  dorso  di  una  fascia 
posteriore  di  colore  cesio-piombino. 

Le  ali  sono  ialine  con  macchie  nere,  brune  e  ocracee  rap- 
presentate rispettivamente  nella  figura  II,  2  con  tinte  di  intensità 
decrescente. 

Setole  maggiori  del  femore  del  1."  paio  di  zampe  e  quelle 
della  tibia  del  2."  e  S.**  paio  nere. 

Capo  (Fig.  II,  A)  con  setole  postverticali  interne  ed  esterne, 
quattro  paia  di  fronto-orbitali,  e  con  serie  occipitale  limitata  alla 
regione  dietro  gli  occhi.  Antenne  (Fig.  II,  1)  col  terzo  articolo 
quasi  due  volte  più  lungo  che  largo,  arista  sorpassante  per  '/s  la 
lunghezza  del  3.°  articolo,  brevemente  piumosa,  eccetto  alla  parte 
distale  (circa  Vg  della  lunghezza  totale  dell'arista),  che  è  nuda. 


-  36  - 

Zampe  del  1."  e  2."  paio  colle  setole  e  spine,  che  si  vedono 
nelle  figure  II,  3-5. 

Ovopositore  (Fig.  II,  6)  circa  sei  volte  più  lungo  della  sua 
massima  larghezza,  un  poco  più  stretto  presso  la  base  che  verso 
il  mezzo,  lungo  mm.  1,20. 

Lunghezza  del  corpo  mm,  3,5-.5. 

Maschio  (Fig.  I,  2).  Setole  fronto-orbitali  del  1.*^  paio  molto 
ridotte,  quelle  del  2.°  paio  (Fig   II,  8)  invece    assai  sviluppate  e 


Fig.  II. 

Ceralìtis  capitata:  A  capo  dal  dorso  (1.  verticali  interne,  2.  verticali  esterne,  3.  postveriicali 
esterne,  4.  postverticali  interne,  5.  occUari,  6-9  fronto-orbitali,  10.  serie  occipitale);  B  me- 
sotorace  dal  dorso  (1-2.  scapolari,  .3.  omerali,  4.  e  6.  notopleurali  o  postomerali,  5.  pre- 
suturale, 7.  sopralarc  anteriere,  8.  dorsocentrale,  9-10.  sopralari  posteriori,  11.  prescutellari, 
12.  scutellari  basali  e  13.  scutellari  apicali)  ;  1.  antenna  della  femmina;  2.  ala  ;  3.  zampa 
terza  dal  femore  e  4.  zampa  seconda  ;  5,  tibia  della  seconda  zampa  ;  6.  ovopositore;  7.  an- 
tenna del  maschio  ;  8.  setola  frontoorbitale  del  secondo  paio  ;  9.  parte  posteriore  dello 
addome  del  maschio  coli' apparecchio  genitale  esterno:  A  lato  esterno  e  B  lato  interno 
della  lamina  inferiore  del  forcipe;  C  processo  interno  ;  P  pene  ;  10.  metà  del  forcipe  co- 
pulativo visto  dalla  parte  superiore  (lettere  come  sopra). 


terminate  con  un  grande  allargamento  a  paletta  romboidale  li- 
neato longitudinalmente.  Antenne  (Fig.  II,  7)  coU'arista  piumata  fino 
a  poco  più  della  terza  parte  prossimale  e  per  metà  di  questa  bre- 
vemente e  air  ingiro,  e  per  l' altra  metà  solo  al  dorso  e  rada- 
mente. Forcipe  dell'organo  copuhitivo  (Fig.  II,  9-10)  col  lato 
esterno  della  lamina  inferiore  alquanto  più  lungo  dell'  interno  e 
attenuato. 


37 


Ovo  (Fig'.  III).  —  L'ovo  è  allungato,  circa  cinque  volte  più 
lungo  che  largo,  alquanto  convesso  al  dorso  e  concavo  al  ventre, 
col  polo  anteriore  ristretto  air  apice.  La  superficie  osservata  a 
secco  e  a  forte  ingrandimento  presenta  una  leggera 
scultura  poligonale.  La  lunghezza  varia  da  ram. 
0.75-0.97  e  la  larghezza  da  0.180-0.195. 

Larva  (Fig  IV,  10-12).  —  Di  colore  biancastro, 
macchiata  più  o  meno  estesamente  di  colore  cre- 
meo-ocroleuco  o  giallastro  per  il  contenuto  dell'  in- 
testino che  si  vede  per  trasparenza.  Il  corpo  è  di 
forma  conica  anteriormente  e  subcilindrica  posterior- 
mente, è  un  poco  ricurvo  (colla  convessità  al  dorso) 
innanzi,  e  dall'estremità  del  capo,  che  è  quasi  acuto, 
va  allargandosi  gradatamente  fino  al  5."  segmento, 
poi  si  allarga  ancora  di  poco  e  continua  quasi  dello 
stesso  spessore  fino  al  segmento  ultimo  che  è  il  più 


Fig.  in. 

Ceratitis  capita- 
ta: 1.  ovo  intero; 
2.  parte  ante- 
riore dello  stes- 
so più  ing-ran- 
dita. 


largo. 


Tutto  il  corpo  ò  composto  di  12  segmenti  distinti, 

dei  quali  il  primo  è  il  capo,  il  secondo  porta  ai  lati 

gli    stigmi    anteriori    dei  tronchi  tracheali,  1'  ultimo 

porta  al   ventre  l'ano  e  posteriormente, un   poco   dorsabnente,  gli 

stigmi  posteriori. 

Il  capo  (Fig.  IV,  1-3)  e  a  contorno  trapezoidale,  è  fornito  ante- 
rioi-mente  di  due  organi  antennali,  ciascuno  dei  quali  (Fig  IV,  4-5) 
è  formato  di  una  parte  dorsale  breve  conica,  divisa  in  due  arti- 
coli e  da  una  parte  ventrale  più  breve  della  dorsale,  ma  più  larga 
e  con  un  articolo  brevissimo  non  ben  distinto,  che  termina  leg- 
germente convesso  e  provvisto  di  alcuni  sensilli  piccolissimi  cir- 
colari. Sulla  parte  anteriore  submediana  del  capo  esiste  un  piccolo 
sensillo  circolare  per  lato.  I  lobi  orali  sono  convessi  6  forniti  cia- 
scuno di  9-10  rialzi  laminari  trasversali;  all'angolo  anteriore  dei 
lobi  orali  esiste  una  piccola  area  cii'colare  fornita  nel  mezzo  di  due 
sensilli  e  circondata  anteriormente  ed  esternamente  da  4  brevi 
papille  in  forma  di  piccolissimi  cucchiai.  Grli  uncini  mandibolari 
(Fig.  IV,  6)  sono  ben  curvi,  robusti  e  alquanto  più  lunghi  che 
larghi  alla  base  II  labbro  inferiore  ha  quattro  sensilli  in  serie 
trasversale  mediana. 

Il  segmento,  che  segue  al  capo,  ha  la  parte  anteriore  fornita 
tutta  all'  ingiro  di  serie  trasversali  di  spinule,  che  sono  più  nu- 
merose al  ventre  e  meno  al  dorso.  Lo  stigma  anteriore  (Fig.  IV,  7) 


-  38  - 

ha  di  regola  9  lobi  (1),  raramente  8  oppure  10.  Il  secondo  seg- 
mento ha  pure  la  parte  anteriore  fornita  tutta  all'  intorno  di  serie 
di  spinule;  il  terzo  ha  ancora  2-3  serie  di  spinule  al  dorso,  ma 
ne   è  sfornito    ai   lati,  è  poi  provvisto    al  ventre    come    gii  altri 


10        11 


Fig.  rv, 

Ceratitis  capitata,  Larva  adulta:  1.  capo  di  fronte  ;  2.  di  fianco  (un  po'  obliquo)  ;  3.  dal 
dorso  :  A,  parte  superiore  dell'  organo  antennalo  e  B  parte  inferiore  dello  stesso;  0,  un- 
cini boccali  ;  D,  lobi  orali  ;  E,  papille  ;  F,  labbro  inferiore  ;  4.  organo  antennale  (A  parte 
superiore  e  B  inferiore)  visto  dal  ventre  e  5.  lo  stesso  visto  di  fianco  ;  6.  uncino  mandi- 
bolare ;  7.  stigma  anteriore  ;  8.  piccola  porzione  del  dermascheletro  in  corrispondenza  ai 
rialzi  ventrali  ;  9.  stigmi  posteriori  ;  10.  larva  di  fianco  ;  11.  dal  ventre  e  12.  dal  dorso  : 
A  stigma  anteriore,  B  stigma  posteriore,  C  capo,  D  ano,  I-XI  segmenti  (tutte  le  figure, 
come  le  seguenti,  variamente  ingrandite). 

segmenti.  Questi  sono  lisci  al  dorso  e  ai  lati  e  presentano  lungo 
il  margine  posteriore  depressioni  circolari,  corrispondenti  a  in- 
serzione di  muscoli  e  al  ventre  hanno  un  rilievo  trasverso  con- 
vesso, formato  in  gran  parte  dalla  porzione  anteriore  di  un  seg- 
mento e  in  assai  minor  parte  da  quella  posteriore  del  precedente. 
Questo  rilievo  trasverso,  che  è  quello  che  funziona  da  organo 
locomotorio,  ha  tutta  la  superficie  (Fig  IV,  8)  fornita  di  serie 
trasversali  di  spinule.  L'ano  situato  sulla  faccia  ventrale  dell'ul- 
timo segmento,  e  alquanto  innanzi  l'estremità  posteriore,  è  circon- 
dato  da  un  leggero  rialzo  anulare  fornito  di  spinule.  Gli  stigmi 


(1)  Banks  attribuisce  a  questi  stigmi  circa  15  lobi  e  nella  figura  ne  rappre- 
senta 16,  ma  io  non  ne  ho  contati  mai  più  di  10;  certamente  egli  trovò  in 
collezione  larve  sotto  il  nome  di  Ceratitis  capitata  mentre  non  lo  erano. 


-  39 


1  2 

Fig-.  V. 
Ceratitis  capitata,  yiiipurìo:  1.  dui  dorso 
e  2.  dal  ventre:  A  stigmi  anteriori,  B 
stigmi  posteriori,  D  ano,  O  residuo  del- 
l' apertura  boccale  della  larva. 


posteriori  (Fig.  IV,  9)  hanno  ciascuno  tre  aperture  trasversali, 
circa  tre  volte  più  larghe  che  lunghe,  e  di  esse  la  mediana  è  si- 
tuata un  poco  più  esternamente  delle  altre. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  7-8,  larghezza  1,7-1,8. 
Pupario  (Fig.  V).  —  Il  pupario  è  ellittico  un  poco  più 
convesso  al  dorso,  specialmente  nella  metà  posteriore  che  al  ven- 
tre ;  di  colore  testaceo  laterizio.  Es- 
sendosi il  capo  della  larva  confuso  col 
segmento  seguente,  esso  appare  com- 
posto di  11  segmenti  che  hanno  la 
scultura  descritta  per  la  larva.  Gli 
stigmi  anteriori  si  vedono  anterior- 
mente c^me  due  brevissimi  tubercoli 
quando  il  pupario  si  guarda  dal  dorso 
0  dal  ventre,  e  quelli  posteriori  sono 
invisibili,  0  quasi,  quando  il  pupario 
è  visto  in  detta  posizione,  perchè  si 
trovano  sulla  faccia  posteriore  del 
pupario. 

È  lungo  mm.  4,2-4,5  e  largo 
2,2-2,3. 
Distribuzione  geografica  La  Cerati  ti  s  capitala  attualmente 
si  trova  nelle  segmenti  regioni  :  Europa  meridionale  (Italia  me- 
ridionale, Sicilia,  Malta,  Francia  meridionale,  Spagna  meridio 
naie).  Isole  Azorre,  del  Capo  Vei'de,  Madera,  forse  tutta  l'Africa 
continentale  essendo  nota  della  parte  settentrionale,  Uganda,  De- 
lagoa,  Transvaal,  Colonia  del  Capo,  Congo,  Nigeria,  Dahomey; 
Brasile  ;  Repubblica  Argentina  (Buenos  Ayres)  ;  Isole  Bermude  ; 
Australia:  Occidentale,  Nova  Galles  del  Sud,  estrema  parte  nord 
di  Victoria,  Queensland;  Nova  Zelanda:  parte  nord;  isole  Hawaii. 
Non  è  ancora  certo  che  viva  nelle  Indie  orientali,  quantunque  il 
Wiedeman,  che  prima  la  descrisse  nel  1824  sotto  il  nome  di 
Trypeta  capitata,  ne  abbia  dato  per  patria  :  East  Indies. 

Il  Macleay  ne  segnalava  nel  1829  i  danni  causati  alle  arance 
alle  Azorre  e  la  presenza  a  Madera  e  Santiago  (Isola  del  Capo 
Verde). 

F.  de  Breme  la  ricordava  nel  1842  per  la  Spagna,  Villeneuve 
nel  1859  per  l'Algeria,  Rondani  nel  1870  per  1'  Italia.  Pare  che 
verso  il  1865,  se  non  prima,  fosse  introdotta  alle  Bermude  ;  per 
l'Australia  fu  indicata  prima  dal  Fuller  nel  1897  e  forse  fu  intro- 


—  co- 
detta dall'Africa  orientale  o  meridionale  con  frutti.   Se  nella  Co- 
lonia del  Capo  sia  stata  introdotta  da  fuori,    o  si  sia  invece  pro- 
pagata  a   poco   a  poco  dall'  Est  al  Sud,  è  cosa  ancora  da  deter- 
minarsi. 

Alle  Hawaii  fu  importata  verso  la  fine  del  1909  o  al  principio 
del  1910  con  frutti  dall'Australia. 

La  patria  d' origine  della  Ceratitis  capitata  è  certamente 
l'Africa  tropicale  al  Sud  dell'  8."  grado  di  latitudine  iV,  ma  se  sia 
poi  tutta  tale  regione  o  solo  quella  occidentale,  credo  che  non  si 
possa  affermare  prima  che  accurati  studi  siano  stati  fatti  nell'A- 
frica equatoriale  francese  e  nell'Africa  orientale  inglese. 

Piante  nutrici  delle  larve. 

La  Ceratitis  capitata  può  vivere  allo  stato  di  larva  nei  frutti 
delle  piante  sotto  elencate  secondo  le  indicazioni  dei  varii  osser- 
vatori : 


Aberia  caffra  Harv.  &  Sond. 

Achras  sapota  L. 

Anona  varie  specie 

Atropa  belladonna  L. 

Averrhoa  carambola  L. 

Capsicum  var. 

Carica  papaya  L. 

Carissa  arduina  Lam. 

Cestrum,  sp. 

Chrysobalanus  ellipticus  Soland. 

»  icaco  L, 

Chrysophyllum  cainìto  L. 
Citrus  aurantium  L.  e  varietà 

»      japonica  Thunb. 
Coffea  sp.  ? 

Diospyros  kaki  L.  (Legno  santo) 
Eryobotrya    japonica    Lindi.    (Ne- 
spola del  Giappone) 
Eugenia  jambos  L. 

»  unifiora  L. 

»  malaccensis  L. 

Ficus  carica  Ij. 


Harpephyllum  caffrunfi&eYnh.. 

Kamani 

Lycopersicum  esclulentum  L, 

Mammea  americana  L. 

Musa  sapientium  L. 

Opuntia  tuna  Mill. 

»     vulgaris  Mill. 
Phaseolus  vulgaris    L,    (Baccelli  di 

qualche   varietà). 
Pyrus  malus.,  varietà  dolci  e  tenere. 

»      communis  L.  e  varietà 
Prunus  persica    Stokes  e  varietà 

»        armeniaca  L.  albicocco 
Per  sea  gratissima  Gaertn. 
Prunus  cerasus  L. 
Passiflora  quadrangularis  L. 
Psidium  specie 
Pyrus  germanica  Hook 
Pyrus  cydonia  L. 
Solanum  capsicastrum  Link. 
Vitis  vinifera  L.,  qualche  varietà 


-  Ai   - 

Qualche  autore  ha  annoverato  tra  i  frutti,  che  possono  essere 
attaccati  dalla  Cerati f is  capitata,  la  banana,  1'  ananas,  il  limone, 
ma  per  quest'ultimo  sembra  debba  escludersi  che  ciò  possa  essere, 
o  se  si  verifica  si  deve  considerare  come  un  fatto  eccezionale  e 
rarissimo  ;  nella  banana  matura  si  è  ottenuto  lo  sviluppo  della 
Ceratitis  capitata  in  esperimenti,  e  in  natura  si  potrà  pure  forse 
ottenere,  ma  solo  in  banane  stramature  con  buccia  rotta.  Si  deve 
escludere  del  tutto  anche  la  possibilità  dello  sviluppo  di  questa 
Ceratitis,  in  condizioni  naturali,  in  ananas. 

Anche  V  infezione  di  Lycopersicum  esculentum,  Capsicum^ 
Passiflora,  Anona,  Atropa  helladonna,  Pliaseoliis  (baccelli)  e 
qualche  altra^  deve  ritenersi  rara  o  accidentale.  Solo  qualche  va- 
rietà d'uva  molto  grossa  è  stata  osservata  infetta  nell'Africa  me- 
ridionale. 

Quanto  agli  altri  frutti  si  deve  notare  che  la  papaya,  se  pure 
è  vero,  può  essere  attaccata  solo  quando  è  stramatura,  come  pure 
la  Persea  ;  che  1'  intensità  dell'  infezione  è  molto  varia  nelle  di- 
verse varietà  di  Mangifera  e  che  in  alcune  anche  nulla;  così  è 
da  determinarsi  quali  sono  le  varietà  di  Psidimn  che  possono 
essere  più  attaccate.  Delle  mele  sono  attaccate  le  più  tenere  e 
dolci.  I  frutti  che  sono  preferiti  e  nei  quali  questa  Ceratitis  si 
sviluppa  assai  bene  sono  :  pesca,  albicocca,  pera,  pesca-noce, 
caffè,  arancie  (di  diverse  varietà)  quando  sono  ben  mature,  fichi, 
fichi  d'  India,  cotogni,  Eugenia  rnalaccensis,  Aberia  caffra,  Ka- 
mani. 

Note  biologiche  (1). 

Gli  adulti  della  Ceratitis  capitata,  venuti  fuori  dal  pupario, 
aiutandosi  col  ptilino  frontale  si  api'ono  la  via  attraverso  il  ter- 
reno soprostante  e  poi  camminano  sopra  di  esso  fin(ihè  in  breve 
tempo  distendono  le  ali  e  volano  via. 

Gli  adulti  si  cibano  di  sostanze  zuccherine  dovunque  ne  tro- 
vano, assorbono  pure  acqua  semplice  o  sostanze  liquide  contenenti 
certi  materiali  azotati. 


(1)  In  questo  paragrafo  è  riportata  integralmente  nna  gran  parte  della 
nota  del  Dr.  G.  Martelli  «  Alcune  note  intorno  ai  costumi  ed  ai  danni  della 
Mosca  delle  arance  {Ceratitis  capitata)  pubblicata  in:  Boll.  Lab.  Zool.  R.  Se. 
Agr.  Portici,  IV  (1910),  pp.  120-127. 


—  42  - 

L'accoppiamento,  quando  il  clima  è  calcio,  ha  luogo  dopo  4-7 
giorni  dalla  nascita  e  dura  due  a  quattro  ore. 

Ovo.  La  femmina,  che  vuol  depositare  uova,  posatasi  sul 
frutto,  fa  un  giro  attorno  ad  esso  tastandone  la  superficie  colla 
proboscide.  Se  questa,  durante  l'esplorazione,  incontra  una  lesione 
qualunque  sul  frutto  o  la  ferita  prodotta  dalla  trivella  di  un'altra 
femmina  che  vi  ha  deposte  le  uova,  la  mosca  non  esita  di  farvi 
penetrare  la  trivella  sua  e  deporvi  le  uova.  Ecco  perchè  «i  trova 
quasi  sempre  nel  frutto  inquinato  un  numero  abbastanza  grande 
di  larve. 

Se,  invece,  sulla  superficie  del  frutto  non  trova  alcuna  scal- 
fittura 0  ferita,  la  mosca  cerca  un  punto  di  minore  resistenza,  indi 
curva  l'addome  e  fissa  l'estremità  della  trivella  su  di  esso  facendo, 
per  forarlo,  dei  movimenti  di  alto  e  basso  con  l'addome. 

Dopo  10-20  minuti  la  trivella  riesce  a  penetrare.  Allora,  ap- 
parentemente, la  mosca  sta  ferma  per  un  tempo  variabile  da  4  a 
10  minuti,  durante  i  quali,  depone  le  uova;  poi  estratta  la  trivella, 
senza  invaginarla  nell'  astuccio,  gira  con  una  certa  premura  at- 
torno alla  ferita  strisciando  la  trivella  e  tastando  con  la  probo- 
scide, fino  a  quando  non  abbia  trovato  il  foro  sul  quale  si  mette 
a  succhiare  per  un  poco  ;  poi  si  allontana  o  torna  a  ficcarvi  la 
trivella  per  deporvi  altre  uova. 

Se,  mentre  cerca  il  foro,  s'  incontra  con  qualche  altra  femmi- 
na, si  slancia  contro  di  essa  e  a  furia  di  capate  e  di  colpi  di  ali 
cerca  di  metterla  in  fuga  Spesso,  però,  l'avversaria  riesce  vittoriosa 
ed  allora  è  questa,  che,  forse  attratta  dall'odore  della  polpa  del  frut- 
to emanato  dalla  ferita,  si  pone  a  succhiare  prima  e  a  deporre  le 
uova  poi.  L'  odore  della  polpa  certo  attrae  le  mosche,  poiché  ba- 
sta aprire  un  frutto  qualsiasi  e  porlo  a  qualche  distanza  dalle 
mosche,  perchè  queste  vi  accorrano  prestamente  a  succhiarne  gli 
umori. 

Si  può  anche  osservare  una  mosca  che  succhia  sui  margini 
della  ferita,  nel  mentre  che  un'  altra  è  intenta  a  deporre  le  uova. 

La  posizione  del  corpo  della  mosca  delle  frutta  quando  de- 
pone le  uova  è  indifferentemente  col  capo  in  giù  o  di  lato  o  in 
su,  contrai'iamente  alla  posizione  presa  dalla  mosca  delle  olive. 

Scacciata  la  mosca  subito  dopo  la  deposizione  e  aperta  la 
camera  delle  uova,  si  trovano  da  2  a  6  uova.  Se,  invece,  la  ca- 
mera ò  aperta  dopo  parecchie  ore  e  anche  dopo  due  giorni  dalla 
deposizione,  si  trova  un  numero  variabile  di  uova  da  14  a  75. 


—  43  — 

Non  si  è  fatto  ancora  un  accurato  esperimento  per  conoscere 
quante  uova  può  depositare  una  femmina  di  Ceratilis  capitata, 
ma  si  può  ritenere  che  esso  non  sia  inferiore  a  300 

II  foro  esterno  della  ferita  è  semicircolare  e  grande  quanto 
la  periferia  della  trivella.  Esso,  subito  dopo  prodotta  la  ferita,  non 
si  distingue  facilmente,  ma,  dopo  qualche  tempo  si  mostra  evi- 
dente, perchè  i  margini  si  colorano  in  bruno.  Inoltre,  di  seguito 
ai  margini,  per  un  breve  spàzio,  la  superfìcie  esterna,  in  corri- 
spondenza della  camera  delle  uova,  si  colora  in  rossastro  o  testa- 
ceo ;  neir  arancia  invece  in  bruno.  Nelle  pesche,  la  puntura  si 
manifesta  e  si  riconosce  molto  più  facilmente,  perchè  attorno  ad 
essa  si  produce  un  infossamento  sulla  superfìcie  esterna,  nel  cen- 
tro del  quale  si  trova  la  puntura  suddetta.  Questa  parte  colorata 
è  la  macchia  caratteristica  che  dai  pratici  si  riconosce  subito  sui 
frutti  inquinati. 

La  ferita  è  protonda  circa  2  mm.  nel  mesocarpio  e  il  foro  è 
lungo  mm.  0.245,  largo  mm.  0275,  quando  più  di  una  mosca  ha 
fatto  entrare  la  propria  trivella  nella  ferita. 

Nell'arancia  la  ferita  arriva  appena  all'endocarpio  se  il  me- 
socarpio non  è  molto  spesso. 

La  camera  delle  uova  è  a  contorno  subcircolare  quando  vi 
sono  state  deposte  uova  una  volta,  invece,  è  di  forma  ovale  e  può 
avere  una  larghezza  massima  di  mm.  4.275  (1),  quando  varie  fem- 
mine hanno  deposto  uova  nella  stessa  camera. 

La  camera  presenta  per  un  certo  spessore  le  pareti  bruna- 
stre,  e  di  seguito,  verso  la  parte  più  interna,  un  colore  meno 
bruno. 

Neirarancia  le  pareti  (tranne  l' inferiore)  e  la  parte  del  me- 
socarpio e  dell'epicarpio  attorno  ad  esse,  per  uno  spazio  di  3-4  mm., 
sono  molto  indurite  in  modo  da  potersi  paragonare  ad  una  piccola 
galla  conficcata  nel  mesocarpio.  Questa  può  cavarsi  senza  molto 
sforzo  colla  punta  di  un  temperino.  La  superfìcie  dell'  epicarpio 
corrispondente  a  questa  galla  è  di  color  testaceo-bruno. 

Le  uova  nella  camera  possono  trovarsi  o  un  po'  inclinate  pog- 
gianti col  primo  quarto  su  una  parete  laterale,  se  il  numero  di 
esse  non  è  superiore  a  tre-quattro,  o  distese  sulla  parete  infe- 
riore e  aggruppate  variamente,  se  il  numero  è  superiore  a  quello 
indicato. 


(1)  Questa  larghezza  fu  trovata  in  un  frutto  di  Opuntia  ficus  indica. 


—  44  - 

Larva.  La  larva  esce  dal  guscio  dell'  uovo  rodendolo  in  un 
lato  verso  il  micropilo,  dopo  due-tre  o  più  giorni  dalla  deposi- 
zione dell'  uovo,  a  seconda  dell'  epoca  e  dell'  andamento  della 
stagione. 

In  agosto,  ad  es.  in  Italia,  la  larva  è  nata  dopo  due  giorni, 
mentre  in  settembre  dopo  tre  giorni ,  e  in  ottobre  dopo  4-5 
giorni. 

Forato  il  guscio  la  larvetta  esce,  si  capovolge  e  comincia  a 
cibarsi  della  polpa  del  frutto. 

La  larva  si  nutre  della  polpa  del  frutto  in  cui  vive,  roden- 
dolo cogli  uncinetti  boccali^  Essa  scava  una  piccola  galleria,  che 
però  non  si  può  nettamente  osservare  nei  frutti  a  polpa  ricca  di 
liquido,  perchè  quando  si  cerca  di  seguirla,  lo  impedisce  detto 
liquido.  Inoltre,  trovandosi  sempre  più  di  una  larva  nel  frutto,  le 
larve  non  progrediscono  nell'interno  della  polpa  ognuna  per  conto 
proprio,  ma  vanno  di  conserva  fino  a  quando  sono  vicine  all'ultimo 
stato  di  sviluppo  e  la  polpa  va,  mano  mano,  disfacendosi  e  mar- 
cendosi. 

Le  larve,  tranne  che  nei  fichi  d'  India,  fichi  comuni  e  frutti 
simili,  ove  girano  attorno  alla  parte  carnosa,  si  approfondano  nel 
frutto  arrivando  vicino  al  nocciolo  nelle  pesche  e  anche  vicino  al 
centro  nelle  pere  e  nelle  arance. 

La  larva  diventa  matura  in  9-12-15  giorni.  Così  in  estate  il 
tempo  che  trascorre,  perchè  la  larva  compia  il  suo  ciclo  di  svi- 
luppo, è  di  9-10  giorni,  al  principio  di  autunno  di  11-12  e  in 
novembre-dicembre  di  15. 

La  larva  matura  esce  fuori  dal  frutto  e  cade«sul  suolo.  Quivi 
curvandosi  fino  a  far  toccare  fra  di  loro  le  due  estremità  del  corpo, 
scatta  con  molta  destrezza  saltando  anche  alla  distanza  di  una 
diecina  di  centimetri.  Oltre  a  questo  modo  di  procedere  per  salti 
la  larva  può  camminare  sull'oggetto,  ove  si  trova,  con  estrema 
facilità,  anche  su  superficie  liscia,  come  porcellana  e  vetro,  e  in 
tutti  i  sensi,  dal  basso  in  alto  e  viceversa.  Per  camminare  si  serve 
delle  sporgenze  che  ha  sulla  parte  ventrale  dei  segmenti  e  che 
funzionano   quasi  da  ventose. 

Pup  '.  La  larva  matura  esce  dal  frutto  e  va  a  trasformarsi 
in  pupa  tra  i  detriti,  che  possono  trovarsi  sul  suolo  attorno  alla 
pianta,  o  nel  terreno  alla  profondità  di  1-30  millimetri,  a  seconda 
che  esso  sia  più  o  meno  sciolto. 


-  45  - 

La  durata  della  pupa  varia  pure  coll'epoca  e  coll'andamento 
della  stagione.  Può  essere  quindi  in  climi  caldi  di  10-11  giorni  in 
estate  e  in  climi  temperati  di  giorni  18-20  in  autunno  (ottobre)  e 
di  un  mese  ed  oltre  in  inverno. 

Durata  delio  svikcppo  e  generazioni.  Da  quello  che  si  è  detto 
più  sopra,  risulta  che  lo  sviluppo  della  mosca  delle  frutta  varia 
colla  temperatura  e  perciò  colle  stagioni,  e  n  l' andamento  di 
esse,  con  l'altitudine  e  la  latitudine,  nonché  con  l'esposizione  dei 
luoghi. 

A  Portici  il  ciclo  delle  varie  età  della  mosca  si  è  compiuto  in: 

Agosto 

dalla  deposizione  alla  schiusura  dell'uovo  giorni  2 

da  larva  a  pupa         .         .         .         .         .         »  9-10 

da  pupa  ad  adulto »  10-11 


Totale  giorni  21-23 

Ottobre 

dalla  deposizione  alla  schiusura  dell'uovo  giorni  3 

da  larva  a  pupa         .         .         .         ,         .         »  11-12 

da  pupa  ad  adulto »  18-20 


Totale  giorni     32-35 

Compiendo  la  mosca  delle  frutta  il  proprio  sviluppo  in  21-23 
giorni  in  estate,  in  climi  temperati,  e  durante  tutto  l'anno  in  climi 
tropicali,  si  ha  che  il  numero  delle  generazioni  che  essa  può  fare 
in  un  anno,  con  detta  temperatura,  è  di  oltre  12;  nell'Eui'opa  me- 
ridionale da  marzo  a  novembre  può  compierne  circa  6. 

fìauuì  causati. 

Dai  costumi  delle  larve,  dal  numero  e  dalla  qualità  delle  spe- 
cie di  frutti,  a  spese  dei  quali  esse  vivono,  dal  numero  di  gene- 
razioni che  la  mosca  delle  frutta  può  compiere  e  dalle  uova  che 
ogni  femmina  può  deporre,  si  deduce  facilmente  che  tale  mosca 
nei  paesi  dove  trova  condizioni  favorevoli  di  clima  e  frutti  adatti, 
può  moltiplicarsi  in  tale  numero  da  inquinare  fortemente  detti 
frutti  e  ridurre  inservibili  quelli  dei  quali  l' agricoltore  usa  la 
polpa,  0  impedire  il  normale  sviluppo  di  quelli  dei  quali  usa  i 
semi,  come  nel  caso  del  caffè. 


-  46  - 

Delle  regioni  invase  dalla  Ceratiiis  capitata  le  isole  Hawaii 
sono  quelle  che  hanno  le  condizioni  migliori  per  il  suo  sviluppo, 
essendovi  il  clima  subtropicale  tutto  V  anno  (eccettuati  i  monti), 
numerosi  i  frutti,  e  mancandovi  nemici  naturali. 

Nella  regione  paleartica  le  isole  Canarie,  Madera  e  le  Azorre 
soffrono  maggiormente  i  suoi  attacchi  ;  1'  Europa  meridionale  ha 
un  grande  freno  per  la  Ceratitis  nella  temperatura,  che  ne  im- 
pedisce lo  sviluppo  da  novembre  a  marzo,  e  nella  mancanza  di 
frutti  adatti  da  marzo  a  maggio  se  si  eccettuano  quelle  località 
dove  si  conservano  gli  aranci  sull'  albero  fino  a  tutta  primavera. 
Perciò  anche  senza  parassiti,  per  quanto  finora  conosciamo,  la 
Ceratitis  capitata  è  nell'  Europa  meridionale  un  insetto  che  solo 
quando  V  inverno  è  molto  mite  e  i  frutti  adatti  al  suo  sviluppo 
non  mancano  dall'aprile  all'agosto,  diventa  realmente  una  peste 
per  molti  frutti;  perlopiù,  nell'  Italia  meridionale  almeno,  attacca 
le  pesche  in  agosto  ed  è  per  tali  frutti,  in  particolare,  frequente- 
mente dannosa. 

Nella  Nova  Galles  del  Sud  si  comporta  in  modo  simile  a 
quello  dell'  Europa  meridionale,  ma  in  quella  regione  può  essere 
combattuta  'n\  parte  anche  dal  Diachasma  Tryoni. 

Più  dannosa  invece  è  nell'Australia  occidentale,  e  spesso  nel- 
r  Africa  meridionale.  Intorno  ai  danni  che  causa  nell'  America 
meridionale  (Brasile,  Argentina)  non  abbiamo  dati  sicuri,  ma  R.  v. 
Ihering  scrive  che  a  S.  Paolo  è  meno  dannosa  della  specie  indi- 
gena Aìiastrepha  fraterculus. 

Mezzi  di  lotta  artificiale. 

I  mezzi  di  lotta  artificiali  fin  qui  raccomandati  contro  la  Ce- 
ratitis capitata  sono  stati  i  seguenti  :  1.  protezione  degli  alberi 
con  fitte  reti  da  non  permettere  1'  entrata  delle  mosche  ;  2.  rac- 
colta e  distruzione  dei  frutti  infetti  ;  3.  distruzione  delle  mosche 
con  sostanze  attrattive;  4.  distruzione  delle  mosche  con  sostanze 
zuccherine  avvelenate. 

II  primo  metodo  è  certamente  di  risultato  sicuro  se  applicato 
prima  che  sia  cominciato  l' inquinamento  delle  mosche  e  se  non 
viene  inclusa  sotto  la  rete  qualche  femmina  adulta,  ma  è  super- 
fluo notare  che  esso  può  essere  solo  usato  per  qualche  albero  di 
speciale  valore. 


-  il  - 

La  raccolta  e  la  distruzione  delle  frutta  infette  dopo  che  que- 
ste sono  cadute  al  suolo,  può  servire  a  togliere  un  numero  mag- 
giore 0  minore  di  larve  e  quindi  di  mosche,  ma  un  certo  numero 
di  frutti  anche  bene  inquinati  restano  suU'  albero  finché  qualche 
larva  diventa  matura  e  fuoriesce  ;  inoltre  non  essendo  possibile 
che  gli  agricoltori  possano  raccogliere  ad  uno  ad  uno  tutti  i  frutti 
appena  cadono,  un  numero  più  o  meno  grande  di  larve  può  uscire 
prima  della  raccolta,  e  così  restano  sempre  mosche  sul  campo  e 
potranno  restarvi  spesso  in  quantità  sufficiente  da  riuscire  dannose 
non  ostante  quelle  distrutte  allo  stato  di  larva. 

Per  la  distruzione  di  mosche  con  sostanze,  che  possono  at- 
trarle e  farle  rimanere  in  esse  annegate  o  su  di  esse  attaccate,  si 
sono  consigliati  piatti  (protetti  anche  dalla  pioggia  per  mezzi  di 
coperchi  posti  a  3-4  centimetri  dal  margine  superiore  dei  piatti 
stessi)  contenenti  petrolio,  acqua  e  melassa,  materie  vischiose,  e 
si  è  visto  che  un  certo  numero  di  Ceratitis  può  essere  così  cat- 
turato, ma  che  sul  campo  ne  restano  sempre  abbastanza  per  con- 
tinuare il  danno. 

Il  quarto  metodo  è  quello  proposto  e  sperimentato  la  prima 
volta  dal  Mally  nel  1904  e  che  consiste  nello  spruzzare  radamente 
gli  alberi,  che  si  vogliono  difendere  dalla  Cera  litis,  cow  una  miscela 
composta  di  litri  22.700  di  melassa,  gr.  454  di  arseniato  di  piombo 
e  litri  113,500  di  acqua.  In  mancanza  di  melassa  si  consiglia  usare 
lo  zucchero  grezzo  secondo  la  seguente  formula  sperimentata  nel 
1909,  cioè  zucchero  kgr.  1.135,  arseniato  di  piombo  in  pasta 
gr.  306,  acqua  litii   18,16.  ». 

Per  ottenere  buon  risultato,  secondo  le  indicazioni  degli  spe- 
rimentatori è  necessario  rinnovare  circa  ogni  10  giorni  1'  irrora- 
zione e  sempre  poi  subito  dopo  una  pioggia.  Il  risultato  ottenuto 
coll'applicazione  di  questo  metodo  nell'Africa  meridionale  fu  per 
lo  più  soddisfcicente,  per  quanto  mi  fu  riferito,  perciò  gli  entomo- 
logi di  quell'Unione  continuano  a  raccomandarlo  molto,  affermando 
anche  di  non  avere  avuto  mai  da  lamentare  alcun  danno  agli 
alberi  per  l'applicazione  del  rimedio,  né  avvelenamenti  di  persone. 

Gli  esperimenti  futuri,  di  un  certo  numero  di  anni,  diranno 
r  ultima  parola  intorno  a  questo  metodo. 


-  AS  — 

Lotta  naturale. 

Fu  primo  il  g-overno  dell'Australia  occidentale  che  preoccu- 
pato del  grave  danno,  che  cagiona  in  quella  regione  la  mosca  delle 
frutta,  dette  l' incarico  all'entomologo  George  Compere  di  scoprire 
possibilmente  la  patria  d'origine  della  Ceratitis,  di  ricercarvi  in 
tal  caso  i  pai'assiti  e  mandarli  in  Australia. 

Il  Compere  coll'  entusiasmo  e  la  fiducia,  che  aveva  nel  me- 
todo di  lotta  naturale,  si  pose  in  viaggio  per  adempiere  l' incarico, 
e  credendo  che  la  Ceratitis  fosse  stata  forse  introdotta  in  Spagna, 
e  quindi  nell'  Europa  meridionale,  da  qualche  colonia  spagnuola, 
si  recò  innanzi  tutto  alle  Filippine,  poi  anche  in  Cina  e  Giappone, 
senza  riuscire  a  trovare  però  la  Ceratitis.  Dal  Giappone  andò  in 
California,  il  cui  Stato  lo  sovvenzionava  pure  per  la  ricerca  dei 
parassiti,  e  da  lì  in  Europa  (1903)  dove  prima  visitò  la  Spagna  e 
poi  la  Francia  e  l' Italia. 

In  Spagna  trovò  i  parassiti  della  Carpocapsa,  ma  né  in  quella 
regione,  né  nelle  altre,  quelli  della  Ceratitis.  Tornò  allora  in 
Australia,  e  poco  dopo  passò  a  Ceylon  e  nell'  India  dove  potè 
osservare  varie  specie  di  mosche  delle  frutta  del  genere  Dacus  e 
loro  parassiti,  ma  non  la  Ceratitis. 

Con  fermezza  ammirevole  da  parte  sua,  ma  maggiore  ancora 
da  quella  dei  Governi  che  pagavano  le  spese  occorrenti,  egli  andò 
nel  1904  nel  Brasile,  dove  per  alcune  informazioni  avute  sapeva 
trovarsi  la  Ceratitis.  Colà  egli  riuscì  a  trovare  parassiti  Braco - 
*  nidi,  nonché  uno  Statilinide  predatore  di  tali  specie;  credette  che 
essi  fossero  capaci  di  combattere  efficacemente  la  Ceratitis,  rac- 
colse buon  numero  di  esemplari  dello  Stafilinide  e  di  pupe  di 
mosche  parassitizzate,  portò  questo  materiale  vivente  in  Australia 
e  nella  sua  relazione  gridò  un  po'  troppo  ottimisticamente  vitto- 
ria, poiché  scrisse  :  <.<  Nel  Brasile  come  in  India,  Ja  forza  della 
natura  nel  controllare  questa  distruttrice  mosca,  é  completa  »  e 
più  innanzi  «  una  volta  che  si  saranno  acclimatati  questi  paras- 
siti neir  Australia  occidentale  non  ci  sarà  da  temere  di  più  da 
parte  della  Ceratitis,  che  da  quella  del  più  innocuo  insetto 
indigeno  ». 

Questo  linguaggio  entusiasmò  anche  gli  entomologi  del  Natal 
e  della  Colonia  del  Capo,  i  quali  informati  i  governi  rispettivi 
dei  risultati  che  si  prevedevano  in  Australia  coli'  introduzione  dei 
parassiti  della   Ceratitis  dal  Brasile,  ottennero  i  mezzi  per  andare 


-  i9  - 

neir  America  meridionale.  Essi,  C.  Fuller  e  C.  P.  Lounsbury, 
partirono  il  4  gennaio  dalla  città  del  capo  e  gimisero  il  28  dello 
stesso  mese  a  Bahia.  Il  Fuller  fece  le  sue  osservazioni  in  questa 
località  soltanto,  mentre  il  Lounsbury  visitò  anche  Rio  de  Ja- 
neiro, San  Paolo,  Montevideo  e  Buenos  Aires. 

Il  risultato  di  questo  viaggio  fu  poco  iucoraggiante:  essi  non 
trovarono  lo  Stafilinide  predatore  del  Compere  e  ottennero  sol- 
tanto un  Braconide  {Opiellus  trimaculatus)  da  un'  altra  specie  di 
mosca  delle  frutta  {Anastrepha  fì^atercula).  Inoltre  da  informa- 
zioni assunte  dal  Lounsbury  si  credette  di  potere  stabilire  che 
la  Ceratitis  era  stata  introdotta  nell'  America  meridionale  più 
recentemente  che  nel  Sud  Africa.  Il  poco  materiale,  che  il  Fuller 
portò  nel  Natal,  arrivò  morto. 

Il  Compere  nel  1905  andò  nuovamente  nel  Brasile,  dove 
giunse  a  Bahia  nel  febbraio.  Egli  raccolse  altro  materiale  di 
parassiti  di  mosche  delle  frutta  e  li  portò  nell'  Australia  occiden- 
tale, dove  furuno  liberati  come  i  precedenti. 

I  parassiti  brasiliani  non  avendo,  contrariamente  alla  grande 
speranza  in  essi  riposta,  dato  buona  prova  della  loro  attività,  il 
Compere  nel  1906  tornò  nell'  India  a  raccogliervi  parassiti  di 
Dacus  e  riuscì  a  trovarne  alcuni  e  a  portarli  a  Perth,  però  essen- 
do essi  giunti  durante  l' inverno  australiano  perirono  per  man- 
canza di  ospite. 

Nel  maggio  del  1907  egli  sempre  fiducioso  di  poter  acclima- 
tare i  parassiti  di  Bactrocera  (Bacus)  dell'  India  in  australia  per 
combattervi  la  Ceratitis,  volle  tornare  ancora  in  India  e  questa 
volta  in  pochi  mesi  egli  raccolse  da  settanta  a  centomila  pupe  pa- 
rassitizzate  e,  non  ostante  i  60  giorni  necessarii  pel  viaggio, 
riusci  a  portarle  in  buone  condizioni  a  Perth  (Australia  occi- 
dentale) dove  giunse  il  7  dicembre. 

L'  11  dello  stesso  mese  nacque  il  primo  parassita  e  altri 
esemplari  nacquero  nei  giorni  seguenti  in  numero  di  centinaia 
e  migliaia.  Tali  parassiti  erano  di  tre  specie.  Di  una  di  queste, 
la  più  abbondante  {Syntomosphyruni),  si  videro  venir  fuori  per- 
sino 36  esemplari  da  una  pupa  e  in  media  20  esemplari,  mentre 
delle  altre  due  (Braconidae),  in  genere,  un  solo  esemplare  alber- 
gava in  una  pupa. 

L'  11  dicembre  pose  nelle  gabbie,  contenenti  i  parassiti,  frutta 
infette  da  Ceì-atitis  e  il  7  gennaio  ottenne  da  esse  adulti  degli 
stessi  parassiti. 

Bolletl.  di  Zoologìa  Gen.  e  Agi-.  4 


^  50  - 

Nell'aprile  del  1908  aveva  già  ottenuti  circa  120,000  parassiti, 
la  maggior  parte  dei  quali  aveva  distribuiti  nelle  zone  più  infette 
dalla  mosca  delle  arance  e  20,000  esemplari  spediti  agli  entomologi 
dell'Africa  del  Sud. 

Nello  stesso  mese  esaminate  pupe  di  Ceratitis  prese  nelle 
località,  dove  erano  stati  liberati  i  parassiti,  se  ne  trovarono  un 
certo  numero  infette  dei  parassiti  indiani. 

Appena  io  conobbi  nel  1908  gli  ultimi  fatti  sopra  riferiti,  mi 
affrettai  a  scrivere  al  Compere  pregandolo  di  fare  il  favore  di 
mandarmi  alcune  pupe  di  Ceratitis  parassitizzate,  ma  trovandosi 
egli  in  viaggio  per  la  ricerca  di  parassiti  di  altri  insetti  dannosi, 
indarno  attesi  tre  mesi  una  lisposta.  Mi  rivolsi  allora  direttamente 
al  Signor  A.  Despeissis,  Sottosegretario  del  Ministero  d'Agricoltura 
dell'Australia  occidentale,  il  quale  con  somma  gentilezza,  promise 
di  mandare  pupe  di  Ceratitis  parassitizzate,  come  infatti  fece 
il  25  maggio  1909. 

Il  grande  interesse,  che  io  avevo  per  l'introduzione  in  Italia 
di  tali  parassiti,  era  non  solo  per  tentare  di  avere  da  noi  nemici 
naturali  della  mosca  delle  frutta,  ma  anche  per  sperimentare  se 
potevano  essi  attaccare  la  mosca  delle  olive  tanto  più  che  nella 
loro  patria  d'  origine  (India)  erano  parassiti  di  specie  di  Bacini 
{Bacirocera,  Syn.  Daciis). 

Dalle  pupe,  spedite  gentilmente  dal  Signor  Despeissis  e  giunte 
in  Italia  il  21  giugno,  ottenni  buon  numero  di  esemplari  di  un 
linenoiiQYO  C?à{i\(ì\^Q  {Syntomosphyriirii  ijuUcìim  e  due  maschi  di 
un  Braconide.  Con  quest'ultima  specie  perciò  non  potei  fare  alcun 
esperimento,  mentre  moltiplicai  a  migliaia  di  esemplari  il  Syntomo- 
sphyrum  e  li  liberai  a  Rosarno  (Calabria)  località  in  quell'anno  molto 
infetta  di  Ceratitis;  ma  non  è  stato  possibile  finora  avere  la  prova 
che  esso  vi  si  sia  acclimatato.  Anche  nell'Australia  occidentale,  se- 
condo quanto  mi  comunica  l'entomologo  di  quella  regione,  detta 
specie  non  ha  potuto  sopravvivere;  perciò  i  tentativi  di  lotta  natu- 
rale contro  la  Ceratitis  iniziati  dal  Governo  dell'Australia  occiden- 
tale hanno  avuto  un  risultato  negativo.  Quale  la  ragione  ?  Io  credo 
che  sia  specialmente,  e  forse  unicamente,  dipeso  dalla  mancanza 
di  ospiti;  infatti  nell'Australia  occidentale  come  in  Calabria  man- 
cando per  sei  ad  otto  mesi  (in  Italia  da  novembre  ad  aprile  e 
talora  fino  a  giugno)  larve  di  Ccì-atìtis  capitata,  i  Syntomosphyrum 
non  potendo  vivere  a  lungo  quanto  la  Ce)-atitis  e  non  potendo 
lijjroduisi  sono  scomparsi    Non  ritengo  che  la  causa  sia  stato  il 


-  51  - 

freddo  perchè  il  Syntomosphyrum  resistette  alla  temperatura  dì 
poco  superiore  a  zero  per  30-60  giorni  e  condizioni  peggiori  di  tali 
non  si  hanno  mai  in  natura,  a  basse  altitudini,  nell'  Italia  meri- 
dionale e  nell'Australia  occidentale. 

Il  Compere,  abbiamo  ^'isto,  andò  in  cerca  di  parassiti  della 
mosca  delle  frutta  nell'  Europa  meridionale,  nell'America  meri- 
dionale e  nell'India  e  non  visitò  affatto  l'Africa,  che  certamente 
è  la  patria  della  Ceraiith  calcitata  come  delle  altre  specie  dello 
stesso  genere.  Le  sue  ricerche  pertanto  furono  incomplete  e  fecero 
conoscere  soltanto  uu  numero  piccolissimo  di  parassiti  di  Try- 
IKineidae. 

Nel  1906-1607  il  Prof.  W.  W.  Froggatt,  Entomologo  della  Nova 
Galles  del  Sud,  ebbe  l' incarico  dai  varii  governi  della  confede- 
razione australiana  di  studiare  lo  stato  dei  metodi  di  lotta  na- 
turale tentati  nelle  diverse  regioni  della  terra  e  si  occupò  par- 
ticolarmente dei  Trypaneidae.  Egli  da  Sydney  andò  alle  isole 
Hawaii,  Messico,  Cuba,  Indie  occidentali.  Stati  Uniti,  Inghilterra, 
Spagna,  Francia,  Italia,  Austria,  Turchia,  Cipro,  Egitto,  India  e 
Ceylon  e  ovunque  assunse  informazioni  intorno  alla  Ceratitis  e 
specie  affini,  ma  non  fece  alcuna  ricerca  personale  sui  parassiti. 
Nella  sua  relazione,  in  cui  negò  ingiustamente  i  mirabili  risul- 
tati ottenuti  alla  Hawii  nel  combattere  la  Perkinsiella  e  qualche 
altro  insetto,  e  non  riconobbe  l' importanza  che  hanno  i  parassiti 
della  Carpocapsa  pomonella-  in  Europa,  senza  fare  alcuna  ac- 
curata ricerca  personale  si  dimostrò  affatto  incredulo  d'  ogni  lotta 
naturale  anche  per  la  Ceratitis. 

La  questione  della  lotta  naturale  contro  la  Ceratitis  capi- 
tata stava  a  questo  punto  quando  il  Signor  W.  M.  Gififard,  Pre- 
sidente dell'ufficio  agrario  governativo  delle  Hawaii  stabilì  di  far 
cercare  i  parassiti  della  Ceratitis  capitata  e  incaricò  me  di  tali 
ricerche  fissando,  giustamente,  che  innanzi  tutto  si  doveva  visi- 
tare l'Africa  tropicale  occidentale.  Io  cosi  feci,  come  ho  esposto 
brevemente,  innanzi,  nel  capitolo  dell'  itinerario 

Nella  Nigeria  e  nel  Dahomey  io  trovai  rispettivamente  in 
novembre  e  febbraio  la  Ceratitis  capitata,  e  nella  prima  re- 
gione ne  raccolsi  due  adulti,  ma  non  potei  ottenerne  un  esem- 
plare dai  molti  frutti  tenuti  per  sviluppo  di  Trypaneidi,  mentre 
ebbi  centinaia  di  individui  di  varie  altre  specie.  Nel  Dahomey 
tra  centinaia  di  esemplari  di  Cer.  Giffardii  avuti  da  migliaia  di 
frutti  di  Chrysobatanus,  ottenni  4  adulti  di  Ceratitis  capitata.  A 


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Aburi  (Costa  d'Oro)  nella  località,  dove  secondo  le  osservazioni 
di  Armstrong  esiste  la  Cer.  capitata^  non  potei  ottenerne  un 
esemplare  da  frutti  di  caffè,  di  Eugenia  malaccensis  da  alcune 
goyave,  anone,  a  fratti  di  Landolpliia  e  di  Passiflora. 

Le  mie  osservazioni  furono  fatte  in  dette  località  da  novem- 
bre a  febbraio,  perciò  io  non  ardisco  afiermare  che  la  Ceratitis 
capitata  è  nell'Africa  occidentale  molto  rara  tutto  l'anno,  do- 
vunque e  sempre.  Per  poter  fare  una  tale  affermazione  sarebbe 
necessario  studiare  per  alcuni  anni  la  Ceratitis  capitata  in  dette 
regioni.  Frattanto  però  è  degno  di  nota  che  mentre  nella  Nigeria 
eranvi  albuni  alberi  di  Aberia  {?)  carichi  di  frutti  infetti  di  Cer. 
anonae,  non  uno  dette  una  Ce)-,  capitata,  cosi  molti  frutti  di 
Eugenia  Micliellii  erano  tutti  immuni  menti-e  sopra  un  albero  di 
essi  catturai  due  esemptari  di  Cer.  capitata.  Nel  Dahomey  eravi 
una  abbondanza  straordinaria  di  Chrysobalanus  nelle  migliori  con- 
dizioni di  maturità,  ma  da  migliaia  di  fratti  ottenni  4  individui 
di  Ceratitis  capitata. 

Questi  fatti,  quantunque,  ripeto,  per  essere  stati  osservati  in 
un  breve  periodo  dell'  anno,  non  possono  avere  un  valore  asso- 
luto, purnondimeno  appaiono  molto  importanti  e  tali  da  far  rite- 
nere come  assai  probabile  che  la  Ceì'atitis  ca2yitata  ha  nell'Africa 
occidentale  potenti  cause  nemiche  che  ne  ostacolano  grandemente 
lo  sviluppo  e  la  mantengono  in  numero  affatto  trascurabile.  Io 
non  potei  durante  il  mio  viaggio  scoprire  alcun  parassita  della 
Ceratitis  capitata  perchè  questa,  come  ho  detto,  fu  trovata  estre- 
mamente rara,  ma  ritengo  che  tutti  gli  Imenotteri  da  me  scoperti 
parassiti  delle  altre  specie  di  Ceratitis  e  di  quelle  di  Daciis  at- 
taccano anche  la  Ceratitis  capitata  e  che  assai  probalbilmente 
ad  essi  si  debba  la  rarità  della  Ceratitis  capitata;  senza  con  ciò 
voler  negare  del  tutto  che  possa  esistere  anche  qualche  suo  spe- 
ciale parassita  da  me  non  trovato. 

Nell'Africa  meridionale  io  potei  arrivare  con  esemplari  vivi 
di  Diì'liinus,  di  Galesiis  e  di  Opiiis  perproximus  ottenuti  da  altre 
Ceratitis  dell'Africa  occidentale  e  tali  parassiti  attaccarono  tutti 
bene  la  Ceratitis  capitata,  perciò  potei  moltiplicarli  e  portarli 
anche  a  Honolulu.  Portai  a  Honolulu  anche  una  specie  di  Opiits 
(0.  humitis)  ottenuta  da  Ceratitis  capitata  dell'Africa  meridionale, 
come  la  Trichopria  capensis,  nonché  il  Diachasma  Tryoni,  del- 
l'Australia parassita  della  Bactrocera  Tì-yoni  che  attacca  ugual- 
mente la  Ceratitis  capitata. 


-  53  - 

h'Opiiis  preproxhntis  dette  sfortunatamente  solo  maschi  nella 
prima  generazione  a  Honolulu,  anche  la  Tì'ichopria  capensis  dette 
maschi  ;  perciò  restarono  4  specie  di  parassiti,  che  moltiplicati 
e  liberati  in  luoghi  adatti  si  spera  di  vedere  acclimatati. 

Quale  sarà  il  risultato  di  questa  introduzione  se  tutte  e  quat- 
tro tali  specie  o  almeno  il  Diachasma  e  il  Dirì'ìiuius  e  il  Galesus 
si  acclimateranno  ?  Non  è  possibile  dare  una  risposta  assoluta, 
ma  è  certo  che  se  T  acclimatazione  sarà  ottima,  tutti  e  tre  detti 
parassiti  potranno  distruggere  un  gran  numero  di  Cei-atiiis  ;  però 
il  Diachasma  non  potrà  inquinare  le  larve  quando  vivono  appro- 
fondate in  frutti  molti  grandi  come  aranci,  perchè  in  tal  caso, 
avendo  esso  un  ovopositore,  quando  è  disteso,  lungo  fino  a  5 
millimetri  o  poco  più,  non  può  raggiungerle  ;  i  Dii'hinus  e  i 
Galesus  non  potranno  attaccare  le  pupe,  le  cui  larve  avranno 
trovato  modo  di  approfondirsi  molto  o  di  penetrare  in  ripari,  nei 
quali  non  possono  arrivare  detti  parassiti.  E  pertanto  necessario 
attendere  per  vedere  se  il  numero  delle  mosche,  che  si  salverà 
dagli  attacchi  dei  parassiti,  sarà,  e  di  quanto,  ancora  dannoso. 

In  qualunque  modo  però  credo  che  desiderando  tentare,  come 
si  deve,  la  lotta  naturale  con  tutti  i  mezzi,  sia  necessario  cercare 
di  introdurre  alle  Hawaii  tutte  le  specie  di  Braconidi  da  me  tro- 
vate in  Africa  occidentale  parassite  di  Ceì'atitis  e  Daciis  e  che 
attaccano  le  larve  nel  frutto,  cominciando  daìì'Hedylus  Giffardii 
che  ha  un  ovopositore  lungo  (quando  è  disteso)  millimetri  7  ;  e 
oltre  ai  Braconidi  il  Tetraslichus  Giffardii  che  inquina  le  uova 
0  le  larve  giovani  di  Ceratitis;  cosi  si  potrebbe  avere  alle  Hawaii 
una  serie  di  parassiti,  dei  quali  uno  {Tetr.  Giffardii  e  forse  anche 
T.  oxyurus)  depone  le  uova  nelle  uova  o  nelle  larve  giovani, 
vicine  alle  superficie,  otto  specie  che  depongono  le  ova  nelle 
larve,  quando  sono  nei  frutti  alla  profondità  di  1  a  6  millimetri, 
e  tre  {Dirhiniis,  Spalangia,  Galesus)  che  depongono  le  uova 
nelle  pupe  quando  sono  nel  tei'reno. 

A  completare  la  lotta  sarebbe  cosa  ottima  se  si  scoprisse  e 
introducesse  un  parassita,  che  distrugge  le  uova  e  se  si  introdu- 
cesse anche  il  Syntomosphiiruin  indicum  che  attacca  le  larve 
nel  frutto  appena  questo  ha  l'epidermide  lacerata  e  la  polpa  in 
condizione  da  essere  artraversata  dal  parassita. 

Si  dovrebbe  anche  tentare  1'  introduzione  dei  Braconidi  pa- 
rassiti di  Anasb-epha  {Trypìeta)  del  Messico  e  dell'America  centrale 
e  meridion<ile,  tanto    più    che  il  trasporto    di   tali    parassiti  sarà 


~  54  - 

molto  facile  da  tali  regioni  alle  Hawaii,  mentre  per  quelli  del- 
l'Africa occidentale  è  pieno  di  difficoltà,  in  qualche  caso  forse 
insormontabili. 

La  lotta  naturale  contro  la  Ceratitis  capitata  a  me  sembra 
che  nelle  Hawaii  sia  bene  avviata  e  che  anche  colla  introduzione 
di  altri  parassiti  possa  condurre  ad  una  probabile  vittoria. 

Quanto  all'Europa  meridionale,  che  non  ha  una  successione 
di  frutti  e  quindi  di  Ceratitis  come  alle  Hawaii,  si  può  consi- 
gliare per  ora  l'introduzione  dei  Braconidi  che  possono  vivere 
allo  stato  adulto  quanto  la  mosca  delle  frutta.  Per  il  Tetrastichus 
Giffardii  è  necessario  sperimenta.ie  se  attacca  anche  il  Lacus 
oleae,  in  questo  caso  dovrebbe  esserne  raccomandata  molto  l'in- 
troduzione, perchè  potrebbe  propagarsi  bene  dove  vivono  am- 
bedue le  specie  e  diventare  assai  utile  contro  il  Dacus  e  la  Ce- 
ratitis. 

Questo  a  me  sembra,  è  quanto  si  può  attendere  e  consi- 
gliare in  base  a  quello  che  ora  noi  conosciamo,  ma  io  ritengo 
che  sia  assolutamente  necessario  che  un  entomologo  studi  accu- 
ratamente, almeno  per  un  anno,  la  Ceratitis  capitata  nella  Ni- 
geria e  nel  Dahomey,  perchè  mentre  in  tal  modo  si  potrebbe 
accodare  se  tale  mosca  è  realmente  sempre  assai  rara  nell'Africa 
equatoriale  occidentale,  si  potrebbero  in  questo  caso  riconoscere 
con  sicurezza  le  ragioni  della  sua  rarità,  si  potrebbero  forse  sco- 
prire anche  parassiti  delle  uova,  e  si  potrebbe  studiare  meglio 
la  biologia  dei  Tetrastichus.  Da  tutte  le  nuove  ricerche  e  studi 
credo  che  sì  trarrebbe  grande  profìtto  per  la  lotta  naturale  contro 
un  insetto,  che  non  vi  ha  ragione  di  ritenere,  fino  a  prova  con- 
traria, che  non  possa  essere  mantenuto  in  numero  trascurabile 
per  mezzo  di  nemici  naturali. 

Ceratitis  Criifardii  Bezzi. 

Boll.  Lab.  Zool.  VII  (1912),  p.  8,  flg    1  e  p.  21. 

Femmina.  —  Corpo  ocraceo  col  torace  macchiato  di  nero 
come  sì  vede  nella  figura  VI,  2,  le  ali  con  striole  e  macchie  ne- 
rastre basali,  e  fascio  giallastre  e  brune  rappresentate  con  tinte  di 
diversa  intensità  nella  figura  VI,  3.  Zampe  con  tutte  le  setole  ocra- 
cee eccetto  lo  sperone  della  tibia  del  2°  paio  che  è  nero.  Terzo 
articolo  delle  antenne  (Fìg.  VI,  1)  poco  più  del  doppio  più  lungo 
che  largo,  arista  brevemente  piumata  fino  all'apice. 


-  55  - 

Lunghezza  del  corpo  mm.  4-5,  dell'ovopositore  1. 
Maschio  simile  alla  femmina,  col  forcipe  (Fig  VI,  5)  dell'organo 
copulativo  avente   il  lato  esterno  della  lamina  inferiore  alquanto 

più  lungo   dell'interno,    atte- 
nuato e  acuto   all'apice. 

Lai -va  1).  —  Di  colore 
bianco  sporco  colla  parte  at- 
torno l'intestino  più  o  meno 
intensamente  cremea  o  isabel- 
lina  per  il  contenuto  dell'in- 
testino stesso  che  si  vede  per 
trasparenza.  È  lunga  mm. 
7-7,5,  larga  1,4-1,5.  Lo  stigma 
anteriore  ha  di  regola  12  lobi, 
raramente  11. 

Pupario  .  —  Di  color 
terra  d' ombra  tendente  al 
testaceo.  Lungo  mm.  4,  lar- 
go 2. 

Distì'ibuzione  geogra- 
fica. —  Questa  specie  fu  da 
me  raccolta  nel  Senegal  presso  Dakar,  nella  Cxuinea  francese  a 
Kakoulima,  nel  Dahomey  a  Cotonou,  nella  Nigeria  del  Sud  a 
Olokemeji,  perciò  la  distribuzione  geografica  di  essa  è  abbastanza 
vasta,  dal  Senegal  alla  Nigeria. 

Piante  nutrici.  —  Le  larve  furono  da  me  osservate  nel  Se- 
negal (agosto -settembre)  e  nel  Dahomey  (febbraio)  in  frutti  di 
Chrysobalaniis  ellipticus,  nella  Guinea  francese  (ottobre)  e  nella 
Nigeria  (novembre)  in  frutti  di  Sarcocephalus    esculentus. 

Note  biologiche.  —  Le  larve  di  questa  Cerata  is  si  possono 
trovare  nei  Clu^ysobalanus  in  numero  di  una  a  sei,  ma  più  fre- 
quentemente di  due,  infatti  di  43  frutti  inquinati  aperti  a  Cotonou 
uno  ne  aveva  6,  uno  4  e  gli  altri  quasi  tutti  2.  Nei  frutti  di  Sar- 
cocephalus possono  essere  invece  molto  numerose,  io  ne  ho  con- 
tate anche  34 


Fig.  VI. 


2.  inesotorace  dal 
5.  forcipe  dell' or- 


Ceratitis  GiffardU:  1.  antenna  ; 
dorso;   3.    ala;    i.    ovopositore 
gano  copulativo  :  A  prolungamento  del  lato  ester 
uo.  B  lato  interno,  C  processo  interno 


(1)  In  questa  e  nelle  specie  seg'nenti,  che  hanno  larva  e  pupario  simili  a 
quella  della  Ceratitis  capitata,  mi  limito  a  darne  le  dimensioni  e  qualche 
carattere,  se  vi  ha,  differente. 


—  56 


La  trasformazione  della  larva  in  pupa  ha  luogo  nel  terreno 
alla  profondità  di  qualche  centimetro.  Lo  stato  di  pupa  dura  da 
10-12  giorni. 

La  percentuale  dei  frutti  infetti  osservata  presso  Dakar  in 
settembre  fu  molto  bassa,  ma  io  credo  opportuno  di  non  tenerne 
conto  perchè  i  frutti  di  Chrysobalanus  erano  ricercati  per  cibo 
dagli  indigeni.  A  Cotonou,  dove  in  febbraio  gli  stessi  frutti  erano 
abbondantissimi,  quasi  tutti  maturi,  e  non  toccati  dagli  indigeni, 
osservai  un  infezione  del  43-63  7o>  ^  Olokemeji  in  novembre  circa 
il  70  %  dei  frutti  maturi  di  Sarcocephalus  erano  inquinati. 

Da  queste  percentuali  si  deduce  che  nel  1913  la  Ceratitis 
Giffardii  era  dannosa  nella  Nigeria  al  Sarcocephalus  ,  meno  a 
quelli  di  Chrysohalanus  nel  Dahomey.  E  probabile  che    in    altri 

anni  i  parassiti  la 
riducano  anche  a 
numero  minore. 

Di  questa  spe- 
cie osservai  i  se- 
guenti paras'siti  : 
Ophis  perproxi- 
mus  (  Dahomey  ) , 
Diachasma  ìulla- 
wayi  (  Senegal  ) , 
Bios  ter  es  caudatus 
(Guinea  Francese, 
Nigeria  ) ,  Galesus 
Silvestrii  (  Daho- 
mey), Tetrastichus 
Giffardii  (  Daho- 
mey, Nigeria).  Spe- 
rimentai con  suc- 
cesso su  questa  specie  il  Dirhinus  Giffardii  e  la  Spalangia  afra. 

Ceratitis  Silvestrii  Bezzi 

Boll.  Lab.  Zool.  VII  (1912),  p.  10,  fig.  2. 

lemmina.  —  Corpo  di  colore  nocciuola-isabellino  con  faccia  e 
occipite  biancheggianti;  torace  con  poche  macchie  nere  e  ali  simili 
a  quelle  della  specie  precedente  come  si  vede  nelle  figura  VII,  2-3. 

Arista  (Fig.  VII,  1)  brevemente  piumata  fino  all' apice.  Lun- 
ghezza  del  corpo  mm.  5,  5-6. 


Fig.  VII. 

Ceratitis  Silvestrii  :  1.  antenna  ;  2.  mesotorace  dal  dorso  ;  3.  ala  ; 

4.  ovopositore  ;   5.   forcipe   dell'  organo   copulativo    (lettere    come 

nella  figura  precedente). 


-  57 


Maschio  simile  alla  femmina.  Forcipe  dell'organo  copulativo 
(Fig.  VII,  5)  coir  apice  esterno  un  po'  più  lungo  che  nella  specie 
precedente. 

Disti' ibuzione  geografica.  —  Senegal  :  Dakar;  Sudan  Francese: 
Koulikoro. 

Piante  nutrici.  —  Io  ottenni  pochissimi  adulti  di  questa  specie 
a  Dakar  da  larve  viventi,  come  la  specie  precedente,  in  frutti  di 
Crhijsobalanus  (settembre);  il  signoi-  J.  Vuillet,  Ispettore  d'Agri- 
coltura del  Sudan  Francese,  me  ne  comunicò  alcuni  esemplari  otte- 
nuti da  frutti  stramaturi  di  Butyrospermnm  Parkii.  Egli  mi 
mandò  anche  due  individui  di  un  Braconide,  ritenuto  parassita 
di  detta  specie,  ma  essendo  giunti  in  cattive  condizioni  non  è  stato 
possibile  determinare  con  sicurezza  nemmeno  il  genere:  si  tratta 
forse  di  una  specie  di  Mesocrina  (tribù  Alysiinae) . 

Ceratìtis  stictica  Bezzi,  v.  antistictica  Bezzi 


Boll.  Lab.  Zool.  Se.  Agr.  Portici  VII  (1913),  p.  20,  flg.  1. 

lemmina. —  Corpo  ocraceo  col  torace  macchiato  di  nero  come 
si  vede  nella  (Fig.  VIII,  2).  Ali  (Fig.  Vili,  3)  ialine  colla  base,  la 

prima  fascia  trasversale  e  la  margi- 
nale ocracee,  le  altre  macchie  e  fascie 
brune,  più  o  meno  chiare.  Zampe  del 
colore  del  corpo  come  le  setole,  che 
portano,  eccetto  Io  sperone  della  tibia 
media  che  è  nero.  Arista  (Fig.  Vili, 
1)  piumata  fino  all'  apice.  Ovopositere 
gradatamente  e  leggermente  attenua- 
to, lungo  mm.  1,56  Lunghezza  del 
corpo  mm.  5. 

Maschio.  —  Simile  alla  femmina. 
Forcipe  dell'  organo  copulativo  (Fig. 
Vili,  5-6)  col  lato  esterno  un  poco 
più    lungo    che  nella  C  Giffardii. 

Osservazione. —  Questa  Ceratitis 
è  affine  alla  Giffardii,  ma  se  ne  di- 
stingue facilmente  pel  colore  del  to- 
race e  delle  ali,   per   l'arista  fornita 
di  piume  un  poco  più  lunghe. 


Fig.  vili. 

Ceratitis  stictica  v.  antistictica:  1.  an- 
tenna ;  2.  niesotorace  dal  dorso  ;  3.  ala; 
4.  ovopositore;  5.  metà  sinistra  del  for- 
cipe dell'  organo  copulativo  visto  dalla 
faccia  dorsale  (lettere  come  in  flg.  VI)- 


—  58   - 

Larva.  —  Di  colore  ocroleuco-cremeo  più  o  meno  sporco  per 
causa  del  contenuto  intestinale  che  si  vede  per  trasparenza.  Spi- 
nule  al  dorso  sui  tre  primi  segmenti  postcefalici,  al  ventre  come 
nelle  specie  precedenti.  Stigmi  anteriori  forniti  di  16  lobi.  Lun- 
ghezza del  corpo  mm.  8,  5-9,  larghezza  1,5. 

Pupario  —  Ellittico,  di  colore  laterizio.  Lungo  mm.  4,5, 
largo  1,8. 

Distì'ibuzione  geografica.  —  Finora  questa  Ceratitis  è  cono- 
sciuta solo  della  Nigeria  del  Sud  (Olokemeji),  dove  io  la  raccolsi 
in  Novembre. 

Pianta  7iutrice.  —  Le  larve  vivono  nel  frutto  di  Oxyanthus 
sulcatus  Heim.,  piccola  pianta  della  famiglia  delle  Rubiacee,  che 
cresce  spontanea  nelle  foreste  di  Olokemeji  e  i  cui  frutti  non 
sono  toccati  dagli  indigeni. 

Note  biologiche.  —  Le  larve  di  questa  Ceratitis  si  trovano 
in  un  frutto  perlopiù  in  numero  di  10-15,  talora  in  numero  mag- 
giore fino  a  24,  raramente  in  numero  minore  di  7,  4,  3  e  anche  1. 
Si  cibono  della  parte  interna  dell'esocarpio  e  della  polpa  che  si 
trova  fra  i  semi.  Si  trasformano  in  pupa  nello  stesso  frutto,  al- 
meno così  quelle  parassi tizzate  da  Tetrasticus  e  che  furono  le 
sole  che  raccolsi  in  natura.  Le  pupe  sane,  che  io  ebbi,  proven- 
nero da  larve  fuoriuscite  da  frutti  non  più  in  condizioni  naturali, 
perchè  erano  stati  colti  e  posti  in  recipienti  da  sviluppo. 

Lo  stato  di  pupa  dura  da  12-14  giorni. 

Nel  Novembre  del  1913  il  10  "/o  dei  frutti  di  Oxyanthus  erano 
infetti,  perciò  questa  specie  ridotta  in  numero  tale  da  lasciare  il 
90  7o  d^i  frutti  sani,  anche  se  attaccasse  pianta  utile  all'  uomo 
per  i  frutti,  dovrebbe  essere  considerata  assai  poco  dannosa. 

I  parassiti  che  osservai  di  questa  specie  furono  i  seguenti: 
Biosteres  caudatus,  Tetrastichus  Giff ardii. 

Ceratitis  punctata  Wied. 

Syn.  Trypeta  punctata  Wiedemann,  1824  p.  55,  123  e  1830,  p.  485; 
Loew,  1861,  p.  255;  Roder,  1885,  p.  133;  Froggatt  1909,  p.  106; 
Bezzi,  1909,  p.  277,  279  e  1912,  p.  5;  Graham,  1910.  p.  162,  Ender- 
lein 1911,  p.  410.   Trypeta  notata  Loew,   1844,  p.  330,  nota  2. 

Feynmina.  —  Corpo  di  color  nocciuola,  capo  con  fronte  isa- 
bellina,  macrochete  nere,  occhi  bruni  (a  secco,  rossi  scuro  un  po' 
iridescenti  a  fresco),  scuto  mesotoracico   con    due  linee    sublate- 


—  59  — 


rali  nere  più  o  meno  interrotte,  talora  evidenti  solo  attorno  alla 
base  delle  dorsocentrali  e  delle  prescutellari,  callo  omerale  im- 
macolato, regione  notopleurale,  sopralare  e  scapolare  posteriore 
nere,  scutello  isabellino  con  due  piccole  macchie  anteriori  e  tre 

grandi  posteriori  nere.  Ali  (Fig.  IX,  2) 
colla  base  fornita  di  macchie  nerastre, 
fascie  brune  e  qualche  piccola  mac- 
chia ai  lati  della  marginale  nerastra. 
Addome  sui  segmenti  1-4  con  due 
macchie  submediane  anteriori  e  due 
minori  sublatei'ali.  Zampe  colle  seto- 
le maggiori  nere.  Antenne  (Fig.  IX,  1) 
col  3."  articolo  circa  7?  più  lungo 
che  largo,  arista  piumata  fino  all'a- 
pice. Ovopositore  (Fig.  IX,  3)  coi  lati 
paralleli  fino  a  poco  distanza  dall'  a- 
pice  dove  diventa  subacuto,  lungo 
mm  3,12.  Lunghezza  del  corpo  mm.  9. 
Maschio  simile  alla  femmina. 
Forcipe  dell'organo  copulativo  (Fig. 
IX,  4)  col  lato  esterno  della  lamina 
inferiore  lunghetto  e  alquanto  ri- 
curvo. 
Larva.  —  Di  colore  cremeo  sporco.  Ha  poche  spinule  anche 
alla  parte  dorsale  del  4°  e  meno  su  quella  del  5  ,  nonché  alcune 
spinule  laterali  anche  sul  5"  e  sul  6"  oltre  alle  altre  spinule  con- 
suete al  ventre  e  sui  segmenti  1-3.  Grli  stigmi  anteriori  hanno 
25  lobi  ciascuno,  quelli  posteriori  sono  simili  a  quelli  della  C  ca- 
pitata. 

Pupario.  —  È  ellittico,  di  colore  testaceo-isabellino.  Lungo 
mm.  6  e  largo  3. 

Distribuzione  geografica.  —  Questa  specie  ha  una  vasta  di- 
stribuzione, trovandosi  forse  in  tutta  l'Africa  tropicale  essendo  già 
nota  della  Guinea  francese,  Ascianti,  Camerun,  Congo,  Delagoa, 
Uganda. 

Piatite  nutrici.  —  Questa  Ceratitis  era  già  nota  come  vivente 
allo  stato  di  larva  nei  frutti  di  cacao  {Theobroma  cacao  L.);  io 
ho  osservato  le  sue  larve  in  detti  frutti  nel  Camerun  e  in  quelli 
di  Plunieria  {Conopiiaryngia)  longi/tora  \)rcsao  Conakry  (Guinea 
francese). 


Fig-.  IX. 

Ceratitis  piinciata  :  1,  auteuna,  2.  ala; 
3.  ovopositore  ;  4.  parte  posteriore  del- 
r  addome  del  maschio  visto  di  sotto: 
A  lato  esterno,  B  lato  interno  della 
lamina  inferiore  del  forcipe  dell'organo 
copulativo     C  parte   interna,   P   pene. 


—  r.o  — 

Note  biologiche.  —  La  Ceratitis  punctata  deposita  le  uova 
nei  frutti  immaturi  ma  già  aventi  il  diametro  di  centimetri  3,  5-6 
di  Plumeria  e  a  giudicare  dalle  larve,  che  si  trovano  in  un  frutto, 
in  numero  vario  fino  a  21.  Le  larve  rodono  irregolarmente  la 
parte  interna  del  paricarpio  per  una  estensione  di  circa  74  della 
superficie  totale,  riducendolo  allo  spessore  di  1-3  millimetri;  si 
internano  un  po'  anche  tra  i  semi  mangiando  la  polpa  in  cui  si 
trovano.  Quando  sono  completamente  sviluppate  sì  aprono  un  foro 
di  circa  1  mm.  di  diametro  attraverso  la  parete  del  frutto,  fuo- 
riescono e  cadono  al  suolo,  dove  si  trasformano  in  pupa  alla  pro- 
fondità di  1-20  millimetri  (almeno  in  terreno  incolto  assodato 
come  quello  in  cui  feci  le  osservazioni). 

Lo  stato  di  pupa  dura  dodici  giorni. 

Il  frutto  attaccato  non  matura;  diventa  solo  in  pane  giallo  0 
giallastro  e  può  restare  anche  attaccato  all'  albero  dopo  1'  uscita 
delle  larve  della  Ceratitis. 

I  frutti  infetti  a  Camayenne  (presso  Conakry)  e  a  Conakry 
nel  giardino  pubblico  e  in  quello  del  Governatore  erano,  in  fine 
agosto  e  in  ottobre,  pochissimi,  nemmeno  il  10  y„  quantunque  i 
frutti  fossero  abbastanza  numerosi  e  non  toccati  da  alcuno. 

Nel  giardino  di  Camayenne  poco  lontano  dagli  alberi  di  Co- 
nopharyngia  ve  ne  era  uno  di  Cacao  con  frutti  maturi  ma  tutti 
immuni.  Anche  nel  Camerun  io  non  vidi  frutti  maturi  con  peri- 
carpio sano  che  fossero  attaccati  da  questa  Ceratitis  e  ritengo, 
fino  a  dimostrazione  contraria,  che  a  causa  della  durezza  e  dello 
spessore  del  pericarpio  del  frutto  del  cacao,  la  Ceratitis  punctata 
possa  depositare  le  uova  solo  nei  frutti  che  hanno  già  la  parte 
periferica  lesa  alla  superficie  da  qualche  altro  insetto. 

Per  le  osservazioni  fatte  da  me  nell'ottobre  1913  a  Conakry 
e  Camayenne,  la  Ceratitis  punctata  non  era  una  specie  dannosa 
lasciando  oltre  il  90  7o  dei  frutti  di  Plumeria  sani.  Quanto  ai  danni 
che  può  fare  al  cacao,  occorrono  altre  osservazioni  e  si  deve 
tener  conto  che  l'albero  del  cacao  non  è  indigeno  dell'Africa,  ma 
dell'America  tropicale. 

Nella  Gruinea  francese  io  ottenni  da  pupe  di  tale  Cei-atitis  i 
seguenti  parassiti:  Hedylus  Giffardii,  Diacliasma  Fullaway  v. 
robustum,  Galesus  Silvestrii  v.  robustior  e  osservai  Anomrna 
divorarne  pupe;  nel  Camerun  sperimentai  con  pupe  di  questa 
specie  il  Dirhinus  Giffaì-dii  e  la  Spalangia  afra,  che  si  svilup- 
parono bene. 


-  Gl  - 


Ceratiti»  anonae  Graham 

Syn.   C.  anonae  Graham  1908,  p.  114,  pl.  IX;  1909,  p.  11,  pl.  III,  flg.  5-7; 
1910,  p.   162,  pl.  XI,  üg.  1  e  5,  pl.  XII,  flg.  3;  Bezzi,  1909,  p.  277 
e  279;  1913  p.   19. 
C.  pennipes  Bezzi,   1908,  p.  387;  1909,  p.  277  e  279. 

Feminina.  —  Capo  isabellino  con  occhi  a  fresco  rossi  iride- 
scenti, a  secco  neri,  raacrochete  nere.  Sento  toracico  grigiastro 
col  callo  omerale  isabellino,  con    due    strette    fascie  submediane 

nere  appena  vi- 
sibili prima  della 
sutura,  più  lar- 
ghe alla  base  del- 
le dorsocentrali 
e  delle  prescu- 
tellari  che  non 
sorpassano;  i  lati 
sono  bruno  -  ne- 
rastri special- 
mente air  an- 
golo posteriore, 
e  la  parte  pre- 
scutellare  isabel- 
lina;  scutello  isa- 
bellino con  tre 
grandi  macchie 
posteriori  nere 
separate  da  una 
stretta  linea  lon- 
gitudinale; macrochete  toraciche  tutte  nere.  Ali  (Fig.  X,  2)  alla  base 
provviste  di  macchie  nerastre,  fascia  trasversale  tra  la  3"  e  la  5' 
vena  longitudinale  nel  mezzo  in  gran  parte  ocracea,  all'  apice  e 
alla  periferia  con  macchie  brune,  fascia  sulla  seconda  vena  trasver- 
sale di  colore  brunastro.  Zampe  testaceo  scure  colle  setole  maggiori 
nere.  Addome  di  colore  nocciuola  al  dorso  con  due  macchie 
submediane  sul  primo,  una  larga  fascia  posteriore  sul  secondo 
bruna,  e  una  fascia  anterioi'e  sul  3"  e  4"  segmento  leggermente  im- 
brunite; settimo  segmento  lungo  mm.  1,10-1,20.  Antenne  (Fig.  X,  1) 
col  3°  segmento  quasi  il  doppio  più  lungo  che  largo,  arista  piu- 
mata fino  air  apice.  Zampe  del  2°  e  3"  paio  colle  setole  e  spine 


Fig-.  X. 

C<iratitis  anonae:  1.  antenna  ;  2.  ala;  3.  zampa  del  secondo  paio  e  4. 
zampa  del  terzo  paio  della  femmina  dal  femore  ;  5.  ovopositore  ; 
Ü.  zampa  del  secondo  paio  del  maschio  dal  femore  ;  7.  metà  destra 
del  forcipe  dell'  organo  copulativo  visto  di  sotto  ;  8.  la  stessa  vista 
di  sopra  (lettere  come  nella  figura  precedente). 


-  02  - 

che  si  vedono  nelle  figure  X,  3-4.  Ovopositore  (Fig.  X,  5)  lungo 
mm.    1,15. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  6. 

Mascliio  differisce  dalla  femmina  per  avere  il  margine  infe- 
riore del  femore  per  circa  Ys  e  ambedue  i  margini  della  tibia 
delle  zampe  del  2'*  paio  (Fig.  X,  6)  forniti  di  una  serie  di  lunghe 
e  robuste  setole. 

Forcipe  dell'  organo  copulativo  (Fig.  X,  7-8)  col  lato  esterno 
molto  breve. 

Larva.  —  E  di  colore  cremeo  più  o  meno  estesamente  mac- 
chiata di  ocraceo  sporco  a  causa  del  contenuto  dell'intestino  che 
si  vede  per  trasparenza.  8pinu]e  al  dorso  sui  segmenti  1-2  post- 
cefalici,  sul  ventre  come  nelle  altre  specie.  Stigmi  anteriori  con 
12  lobi,  talvolta  11  oppure  13;  stigmi  posteriori  della  forma  tipica. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  8,  larghezza  1,5. 

Pupario.  —  Ellìttico,  di  colore  testaceo-laterizio;  lungo  mil- 
limetri 4,5^  largo  2. 

Distribuzione  geografica.  —  Questa  specie  era  già  nota  del- 
l'Ascianti,  della  Nigeria  meridionale  e  del  Congo.  Io  la  osservai 
nella  Nigeria  meridionale  presso  Olokemeji  e  dubito  che  1'  area 
occupata  da  questa  specie  sia  estesa,  oltre  che  dall'  Ascianti  al 
Congo,  fino  all'Africa  orientale. 

Piante  nutrici.  —  Il  Graham,  che  prima  descrisse  questa 
speci'e,  indicò,  come  frutti  ospiti  delle  sue  larve,  quelli  di  Anona 
muricata  e  di  Psidimn  (Xtttleyanum.  Io  trovai  frutti  di?  Ahe- 
ria  (1)  molto  infetti. 

Notizie  biologiche.  —  La  larve  di  questa  specie  vivono  in 
modo  simile  a  quelle  della  Ceratiti?,  capitata.  Si  trovano  sempre 
in  numero  di  15-20  in  un  frutto  (almeno  per  quanto  io  osserv^ai) 
e  r  abbandonano  quando  sono  completamente  sviluppate  per  tra- 
sformarsi in  pupa  a  poca  profondità  nel  terreno.  Lo  stato  di  pupa 
dura  circa  dieci  giorni. 

Alla  fine  di  novembre  i  frutti  di  tre  alberi  di  ?  Aberla 
presso  Olokemeji  erano  tutti  infetti.  E  questo  un  caso  di  gravis- 


(1)  Quando  comunicai  g-li  esemplari  di  Ceratitis  anonae  al  Prof.  Bezzi 
(cfr.  Boll.  Lab.  Zool.  VII,  1913,  p.  19)  aggiunsi  che  erano  stati  ottenuti  da 
larve  viventi  in  frutti  di  Spondias  lutea  perchè  così  mi  era  stata  determinata 
la  pianta,  ma  più  tardi  dovetti  convincermi  che  non  si  trattava  affatto  di 
Spondias. 


-  63  - 

sima  infezione  di  Ceratitü  da  me  osservato  nell'  Africa  occiden- 
tale e  merita  che  sia  considerato.  Come  ho  detto  nel  capitolo 
dell'  itinerario,  a  Olokemeji  in  novembre  si  trovavano  in  un  giar- 
dino sperimentale  pochissime  goyave  mature,  pochi  frutti  pure 
maturi  di  Eugenia  malaccensis  e  di  Aiiona,  un  certo  numero  di 
frutti  di  Eugenia  unifioì-a,  ma  tutti  sani.  Nei  boschi  attorno  il 
giardino  mancavano  grossi  frutti  con  abbondante  polpa;  soltanto 
a  circa  3  chilometri  di  distanza  si  trovavano  in  un  bosco  3  piante 
di  ?  Aberia  alte  3-4  metri,  con  abbondante  frutto  in  parte  ma- 
turo e  in  parte  prossimo  alla  maturazione.  Per  quante  ricerche 
io  facessi  con  indigeni,  anche  con  una  guardia  anziana  forestale 
del  luogo,  non  mi  fu  possibile  trovare  altre  piante  di  tale  specie 
in  quel  territorio,  quantunque  avessi  messo  anche  un  buon  premio 
per  chi  sapesse  indicarmene. 

Essendo  le  condizioni  dei  dintorni  di  Olekemeji  in  novembre 
tali  che,  almeno  per  una  diecina  di  chilometri  quadrati,  eranvi 
frutti  abbondanti,  e  ottimi  per  lo  sviluppo  di  C.  anonae,  solo  su 
tre  alberi  situati  1'  uno  vicino  all'  altro  in  uno  stesso  luogo,  io 
credo  che  si  possa  spiegare  la  grave  infezione  coli'  ammettere 
che  le  Ceratitis  di  una  zona  abbastanza  vasta  siano  state  richia- 
mate in  gran  numero  dall'  istinto  della  riproduzione  in  quello 
stesso  posto  e  abbiano  cosi  infettato  tutti  i  frutti,  mentre  i  paras- 
siti non  erano  accorsi  colla  stessa  rapidità  e  perciò  la  percen- 
tuale delle  pupe  da  me  trovate  infette  fu  appena  del  2-3.  Non 
escludo  però  che  la  grave  infezione  possa  essere  dipesa  da  scar- 
sezza di  parassiti  in  quell'  anno  o  anche  da  altre  cause  che  si 
potranno  accertare  studiando  la  questione  sul  luogo  per  qualche 
tempo. 

Osservai  a  Olokemeji  i  seguenti  parassiti  di  questa  Ceratitis: 
Biosteres  caudatus,  Dirhinus  Giffardii,  Galesus  Sivestrii,  Spa- 
langia  afra. 

Ceratitis  colae  sp.  n. 

Femmina.  —  Capo  di  colore  ambra  cogli  occhi  a  fresco  ros- 
sastri iridescenti,  a  secco  neri,  macrochete  nere.  Scuto  toracico 
grigio  pallido  col  callo  omerale  biancastro,  una  piccola  macchia 
nera  all'angolo  interno  della  sutura,  una  alla  base  delle  dorso- 
centrali  più  0  meno  estesa  talora  fino  alla  base  delle  prescutel- 
lari,  dove  comincia  una  macchia  biancastra  che  si    estende  fino 


allo  scutello;  l'angolo  posteriore  dello  scuto  è  pure  nero,  tutte  le 
macrochete  nere,  scutello  creraeo  biancastro  con  tre  grandi  mac- 
chie nere  posteriori.  Ali  (Fig.  XI,  2)  simili  a  quella  della  C.  anonae 
ma  a  fascie  un  po'  più  scure.  Zampe  testaceo-isabelline  colle  se- 


Fig.  XI. 

Ceratitis  colae:  1.  antenna;  2.  ala;  3,  zampa  del  secondo  paio  della  femmina;  4.  ovoposi- 
tore ;  5.  zampa  del  secondo  paio  del  maschio  ;  6.  metà    destra  del   forcipe  dell'  organo 
copulativo  visto  dalla  faccia  interna;  7.  parte  posteriore  dell'addome  del  maschio  visto 
di  sotto  (lettere  come  a  figura  IX)  ;  8.  ovo. 

tole  maggiori  nere.  Addome  colorato  quasi  come  nella  C.  anonco' 
essendo  solo  un  poco  più  chiaro  al  dorso. 

Antenne  (Fig.  XI,  1)  col  3'^  articolo  poco  più  del  doppio  pi.: 
lungo  che  largo,  arista  piumata  fino  all'apice.  Zampe  del  2"  paio 
(Fig.  XI,  3)  simili  a  quelle  della  C.  anonae.  Settimo  segmento 
addominale  lungo  mm.  2,  ovopositore  (Fig.  XI,  4)  lungo  mm.  2,05. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  6. 

Maschio  simile  alla  femmina  coi  femori  del  1'  paio  di  zampe 
un  poco  più  setolosi  di  quelli  della  C.  anonae-,  zampe  del  3^*  paio 
(Fig.  XI,  5)  col  femore  e  la  tibia,  pennati  ma  per  un'  estensione  un 
po'  minore  di  quella  che  si  osserva  nella  specie  precedente. 

Forcipe  dell'organo  copulativo  (Fig.  XI,  6-7)  col  lato  esterno 
molto  più  allungato  che  nella  C.  anonae. 

Ovo  (Fig.  XI,  8).  —  Subcilindrico  allungato,  un  poco  ricurvo, 
col  polo  anteriore  brevemente  tuberculiforrae  bianco,  lungo  mm. 
1-1,04  e  largo  0,20. 


-  65  — 

Larva.  —  Dì  colore  cremeo  più.  o  meno  estesamente  mac- 
chiata  di  colore  isabellino  per  il  contenuto  dell'  intestino  che  si 
vede  per  trasparenza.  Spinale  dorsali  sul  primo  e  ^secondo  seg- 
mento postcefalici,  quelle  sul  ventre  come  nelle  specie  precedenti. 
Stigmi  anteriori  perlopiù  con  15  lobi. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  8-8,5,  larghezza  1,5-1,6. 

Pupario.  —  Ellittico,  di  colore  testaceo-isabellino;  lungo  mm.  5, 
largo  2. 

Osseì'vazione.  —  Questa  specie  è  molto  affine  alla  Ceratitis 
onae  ;  allo  stato  adulto  si  può  distinguere  facilmente  la  fem- 
'  i  na  per  il  settimo  segmento  addominale  lungo  due  millimetri, 
ir.Bntre  quello  della  C.  anonae  è  di  poco  superiore  ad  un  milli- 
1  letro.  Le  larve  e  i  pupari  si  distinguono  bene  dal  numero  dei 
li.bi  degli  stigmi  anteriori  che  è  di  regola  15,  mentre  nella  C. 
•nonae  è  di  regola  12 

Distribuzione  geografica.  —  Raccolsi  questa  specie  a  Aburi 
Costa  d'oro)  e  a  Victoria  (Camerun). 

Piante  ìiutrici.  —  Tanto  a  Aburi  che  a  Victoria  io  ebbi  gli 
dulti  da  larve  viventi  nei  baccelli  di  Cola  acuminata  Schott 
;  En  ci  ri. 

Notizie  biologiche.  —  Le  uova  sono  depositate  dalla  femmina 
in  una  specie  di  camera  formata  nella  porzione  interna  della  parete 
del  baccello  e  qualche  volta,  in  parte  almeno,  sulla  superfìcie  della 
faccia  interna  della  parete  stessa.  In  una  dì  dette  camere  io  contai 
17  uova  e  in  corrispondenza  adesse,  vidi  sempre  sulla  superficie 
interna,  una  depressione  circolare  di  2-3  millimetri  di  diametro. 
Attraverso  la  puntura  fatta  dalla  trivella  della  femmina  geme  una 
sostanza  gommosa,  che  si  rapprende  e  chiude  la  puntura  stessa. 

Le  larve  di  questa  Ceratitis  si  trovano  in  numero  di  10-20 
(persino  34  ne  contai  una  volta)  in  un  frutto  di  cola.  Si  cibano 
della  parte  esterna  dei  semi  di  cola  lasciando  perlopiù  intatto  o 
poco  consumata  la  parte  interna  del  seme  stesso,  ma  producono 
sempre  un  notevole  danno  sia  diretto  che  indiretto. 

A  Aburi  nel  gennaio  1913  tale  Ceratitis  attaccava  circa  il 
60  7o  di  frutti,  perciò  era  realmente  dannosa,  ma  tocca  tener 
conto  che  nel  giardino  di  Aburi  l'albero  dì  Cola  vi  è  coltivato  e 
non  spontaneo.  Per  conoscere  bene  il  modo  di  comportarsi  di 
questa  specie  in  condizioni  naturali,  gli  interessati  devono  stu- 
diarla nelle  foreste  della  Guinea  Francese,  Sierra  Leone,  Liberia 
e  altre  regioni  dove  1'  albero  di  Cola  cresce  spontaneo. 

Bollett.  dì  Zooloe/ì'a  Gen.  e  Agr,  5 


-  66  — 

A  Aburi  raccolsi  3  pupe  infette  di  Tetrastickif.s  Glffardii  e 
alcune  divorate  dalla  piccola  formica  Aeromyrma  vorax.  Nei 
luoghi  dove  1'  albero  di  Cola  cresce  spontaneo,  questa  Ceratitis 
avrà  certamente  altri  parassiti. 

Ceratitis  riiMvora  Coquillet 

Coquillet,  1901,  p.  29;  Bezzi,  1909,  p.  277  e  279;  Froggatt,  1909,  p  409, 
pi.  V,  flg.  19. 

Femmina.  —  Corpo  di  colore  isabellino,  occhi  rossastri  iridi- 
scenti  a  fresco,  e  neri  a  secco,  macrochete  del  capo  e  del  torace 

nere,  dorso  del  torace  con  una  fascia  me- 
diana brunastra appena  distinta,  una  piccola 
macchia  nerastra  submediana  presso  la  su- 
tura e  un'  altra  tra  le  dorsocentrali  e  le 
prescutellari  ;  lato  posteriore  dello  sento 
pure  bruno  nerastro,  scutello  con  tre  grandi 
macchie  nere,  addome  fasciato  di  bruno. 
Ali  (Fig.  XII,  2)  simili  a  quelle  delle  due 
specie  precedenti,  ma  fornite  dì  una  pic- 
cola macchia  bruna  sul  4"  nervo  longi- 
tudinale prima  dell'  estremità.  Antenne 
(Fig.  XII,  1)  col  3'  articolo  poco  più  del 
doppio  più  lungo  che  largo,  arista  piumata 
fino  all'  apice.  Ovopositore  (Fig.  XII,  3) 
lungo  mm.  0,98. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  5. 
Maschio.  —  Simile   alla   femmina,  ma 
coi   femori    e   le  tibie  delle  zampe  medie 
pennate  come  si  vede  nella  figura  XII,  4. 
Forcipe  dell'  organo  copulativo  (Fig. 
XII,  5-6)  col  lato  esterno  lunghetto. 
Larva.  —  È    cremea,  macchiata   più  o  meno  estesamente    di 
colore  giallo-bruno  pel  contenuto   dell'  intestino  che   si  vede   per 
trasparenza.  Spinule  doi'sali  sul  primo  e  secondo  segmento  post- 
cefalici    e    qualche    serie    submediana  sul  terzo.  Stigmi  anteriori 
con  10-11  lobi. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  7,  larghezza  2. 
PujKirio.  —  È  ellittico,  di  colore  laterizio  ;    lungo    mm.  4,  2, 
largo  2. 


Ceratitis  rubivora:  1.  antenna; 
2.  ala  ;  3.  ovopositore;  4.  zampa 
del  secondo  paio  del  maschio  ; 
5.  metà  sinistra  del  forcipe  del- 
l' organo  copulativo  visto  dalla 
faccia  interna  ;  6.  metà  destra 
dello  stesso  visto  dallafacciasu- 
periore  (lettere  come  a  tig.  IX). 


—  67  — 

Distribuzione  geografica.  -  Colonia  del  Capo,  dove  anch'  io 
la  raccolsi  presso  Constantia  e  a  Kirstenbosch. 

Piante  nuti-ici.  ~  Fino  a  prova  contraria  si  deve  ritenere 
che  questa  Ceratitis  attacca  soltanto  i  frutti  di  Riibus. 

Note  biologiche.  —  Le  larve  vivono  in  numero  di  una  per 
frutto  e  completamente  sviluppate  vanno  nel  terreno  per  trasfor- 
marsi in  pupa.  Questo  stato  nel  marzo  durò  14  giorni. 

Dalle  pupe  che  io  raccolsi,  e  da  quelle  moltissime  che  ebbi 
per  gentilezza  del  Signor  Mally,  non  ottenni  alcun  parassita.  I 
frutti  di  Rubus  erano  nel  marzo,  presso  Constantia,  infetti  in 
numero  di  circa  il  20  7o- 

E  questa  una  specie  che  merita  di  essere  meglio  studiata  per 
conoscerne  le  cause  nemiche. 


Ceratitis  uigerrima  Bezzi 

Ceratitis  nigra  var.  nigerrima  Bezzi. 

Boll.  Lab.  Zool.  Se.  Agr.  Portici  VII  (1913),  p,  25  e  36,  fig.  3. 

Femmina.  —  Corpo  nero  lucido  col  capo  di  color  terra  d'om- 
bra, la  metà  distale  delle  tibie 
e  i  tarsi  di  colore  ocroleuco 
sporco;  macrochete  tutte  nere, 
ali  colorate  in  bruno  come  si  ve- 
do nella  figura  XIII,  2,  ptero- 
stigma nerastro.  Setole  fronto- 
orbitali  in  numero  di  4 paia  come 
nelle  specie  precedenti.  Antenne 
(Fig.  XIII,  1)  col  3"  articolo  poco 
più  del  doppio  più  lungo  che 
largo,  arista  con  lunghe  appen- 
dici (ma  decrescenti  un  po'  in 
lunghezza)  fino  all'apice.  Settimo 
segmento  addominale  formato 
come  nelle  precedenti  specie; 
ovopositore  (Fig.  XIII,  3)  un  poco 
ricurvo,  lungo  mm    0,84. 

Lunghezza  del  corpo  mm. 
3,4. 

Maschio.  —  Simile  alla  fem- 
mina. Forcipe  dell'organo   copulativo  (Fig.  XIII,   4)  colla  lamina 


Fig.  XIII. 

Ceratitis  nigerrima:  1.  antenna;  2.  ala;  3.  ovo- 
positore ;  4.  forcipe  dell'  organo  copulativo 
visto  di  sotto,  un  po'  obliquamente  ;  5.  capo 
della  larva  visto  dal  ventre  e  6.  di  fianco  ; 
7.  organo  antennale  dello  stesso  più  ingran- 
dito; 8.  uncino  mandibolare;  9  stigma  anteriore. 


-  68  — 

inferiore  breve  terminata  ad  angoli  arrotondati,  non  prolungata 
esternamente  come  nelle  specie  precedenti. 

Larva.  —  E  di  coloi'e  ocroleuco  sporco.  Al  dorso  ha  qualche 
serie  di  spinule  sul  secondo  e  qualcuna  minore  anche  sui  seg- 
menti 3'  e  4'  postcefalici.  La  parte  ventrale  delle  antenne  (Fig. 
XIII,  5-7)  porta  un  articolo  poco  più  largo  che  lungo,  molto  più 
lungo  che  in  in  qualunque  delle  altre  specie  da  me  osservate. 
I  lobi  orali  (Fig.  XIII,  5-6)  sono  forniti  di  4-5  rialzi  laminari  e 
all'  angolo  anteriore  di  4  papille  lunghette.  Gli  uncini  mandibolari 
(Fig.  XIII,  8)  sono  forti,  ben  curvi.  Gli  stigmi  anteriori  (Fig.  XIII,  9) 
hanno  ciascuno  sette  lobi,  che  presentano  pi'esso  la  base  uno 
strozzamento,  che  non  ho  visto  in  alcun'  altra  specie.  Stigmi  po- 
steriori   simili  a  quelli  delle  specie  precedenti. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  6,  larghezza  1. 

Pupario.  —  Ellittico,  di  colore  testaceo  sporco  tendente  al 
terreo,  lungo  mm.  3,1  ;  largo  1,9. 

Osservazione.  —  Questa  specie  per  la  colorazione  del  corpo 
e  per  la  forma  delle  antenne  e  per  quella  dei  lobi  degli  stigmi 
anteriori  della  larva  è  molto  diversa  da  tutte  quelle  da  me  os- 
servate-, ma  non  credo  opportuno  riferirla  al  genere  Carpophtho- 
romya  Austen,  perchè  il  principale  carattere  che  secondo  V  Au- 
sten distinguerebbe  questo  genere  dalla  Ceratitis,  e  cioè  la  forma 
del  settimo  segmento  addominale,  è  affatto  identico  e  nell'un  genere 
e  neir  altro.  Sono  però  convinto  che  quando  si  avrà  materiale 
più  abbondante  di  buon  numero  dì  specie,  sarà  necessario  smem- 
brare il  genere  Ceratitis  fondandosi  su  altri  caratteri. 

Distrilruzione  geografica.  —  Io  raccolsi  questa  specie  a  Lagos 
e  presso  Olokemeji  (Nigeria  meridionale),  a  Aburi  (Costa  d'Oro), 
a  Victoria  (Camerun). 

Piante  nutrici.  —  A  Lagos  (novembre)  e  a  Aburi  (gennaio) 
osservai  le  larve  nei  frutti  di  caff'è,  a  Olokemeji  (novembre)  in 
quelli  di  una  pianta  spontanea,  rimasta  indeterminata  (drupe 
rosse  et  maturità  e  lunghe  15-20  mm.,  larghe  al  massimo  6-9  mm), 
a  Victoria  (gennaio)  nei  frutti  di  Eugenia  uniflora. 

Notizie  biologiche.  —  Le  larve  di  questa  specie  vivono  di  re- 
gola in  numero  di  una  per  frutto,  di  cui  consumano  la  polpa  ; 
completamente  sviluppate,  al  solito,  abbandonano  il  frutto  e  ca- 
dono al  suolo,  ove  si  approfondiscono  alcuni  millimetri  e  si  tra- 
sformano in  pupa.  Anche  lo  stato  di  pupa  di  questa  specie  dura 
una  dozzina  di  giorni. 


69  — 


A  Lagos  i  frutti  di  caffè  maturi  erano  pochi  e  solo  in  numero 
di  4  furono  da  me  trovati  infetti  di  questa  Ceratltis,  a  Aburi 
soltanto  il  25-30%  elei  frutti  di  pochi  alberi  erano  attaccati,  a 
Olokeraeji  il  15-20  "/o  dei  frutti  della  pianta  selvatica  e  a  Victo- 
ria i  frutti  infetti  erano  dieci  su  venti  che  ne  raccolsi. 

Per  quanto  io  osservai,  la  Ceratitis  nigerrima  non  poteva 
ritenersi  molto  dannosa  nelle  regioni  da  me  visitate  durante  i 
mesi  di  novembre-dicembre  1912  e  gennaio  1913  ;  però  da  pupe 
ottenute  da  larve  fuoriuscite  da  frutti  dei  boschi  di  Olokemeji  non 
ebbi  parassita  alcuno,  da  quelli  di  Aburi  1'  Opius  perproximus 
V.  modestior  e  il  Galesus  Silvesb-ii,  da  quelle  di  Victoria  il  Bio- 
steres  caudatuz.  La  percentuale  di  parassitismo  più  alta  fu  quella 
di  Victoria  :  di  10  pupe  7  erano  parassitizzate. 

Ceratitis  tritea  Walker. 


Syn.   Trypeta  étritea  Walker,  1840,  p.   1034;  Loew,  1861,  p.  256. 
»     Carpoplithoronxya  tritea  Austen  1910,  p.  72  e  77. 
»     Ceratitis  tritea  Bezzi,   1913,  24  e  25,  fig.  2. 

Femmina.  —  Corpo  nero  con    callo    omerale    isabellino,  scu- 

tello  pure  isabellino  con  una  piccola 
macchia  rettangolare  trasversa  af- 
fatto posteriore  e  invisibile  dal  dorso 
e  due  altre  macchie  più  grandi  late- 
rali appena  visibili  dal  dorso  stesso; 
zampe  colle  tibie  e  i  tarsi  isabellini; 
ali  ialine  con  fasce  brune  .come  si  ve- 
de nella  figura.  Capo  con  cinque  paia 
di  fronto -orbitali;  antenne  (Fig.  XIV,  '  ) 
col  3*^  articolo  poco  meno  di  2/3  più 
lungo  che  largo,  arista  con  lunghe 
piume,  ma  decrescenti  in  lunghezza 
dalla  base  all'apice.  Ovopositore  (Fig. 
XIV,  3)  lungo  mm.  1. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  5. 
Maschio.  —  Simile  alla  femmina. 
Forcipe  dell'organo  copulativo  (Fig. 
XIV,  4)  col   lato  esterno   della  lamina 
inferiore  allungato,  attenuato,  un  po'  ricurvo  all'apice. 


Fig.  xrv. 

Ceratitis  tritea:  1.  antenna;  2.  ala;  3.  o- 
vopositore  ;  -l.  parte  distale  del  forcipe 
dell'  organo  copulativo  visto  di  ftalico; 
.5.  organo  anteunale  della  larva  visto  di 
fianco  e  G.  visto  di  sotto. 


—  70  — 

Larva.  —  E  di  colore  ocroleuco  sporco,  fornita  di  spinale 
dorsali  sul  primo  e  sul  secondo  segmento  postcefalici.  Organo  an- 
tennale  (Fig,  XIV,  5-6)  simile  a  quello  di  Ceratitis  capitata.  Stig- 
mi anteriori  con  11  lobi  semplici. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  1,  larghezza  1,  5. 

Pupario.  —  Ellittico  di  colore  testaceo-laterizio  ;  lungo  mil- 
limetri 4-4,3;  largo  2. 

Osservazione.  —  Questa  specie  è  distinta  dalle  precedenti 
oltre  che  per  la  colorazione,  anche  per  avere  5  paia  di  fronto- 
orbitali  invece  di  4.  Il  settimo  segmento  addominale  e  l'ovopositore 
non  differiscono  per  forma  da  quelli  delle  specie  precedenti  la 
C.  ììigerrima,  che  sola  ha  V  ovopositore  un  poco  curvo  e  asim- 
metrico. 

Distribuzione  geografica.  —  La  Ceratitis  tritea  era  stata 
descritta  su  esemplari  di  Sierra  Leone;  io  la  raccolsi  a  Olokemeji 
(Nigeria  meridionale). 

Piante  nutinci.  —  Le  larve  da  me  -raccolte  (novembre)  vi- 
vevano nei  frutti  di  Pyrenacantha  vogeliana  Baillon,  piccola 
pianta  rampicante,  spontanea  nei  boschi  presso  Olokemeji. 

Notizie  biologiche.  —  Le  larve  di  questa  specie  vivono  in 
numero  di  una  per  frutto,  a  spese  della  cui  polpa  si  nutrono. 

La  larva  completamente  sviluppata  fuoriesce  dal  frutto  e  si 
infossa  a  poca  profondità  ]iel  terreno  per  trasformarsi  in  pupa. 
Questo  stato  dura  circa  12  giorni. 

I  frutti  di  Pyrenacantha  vogeliana  non  sono  utilizzati  in  alcun 
modo  e  nel  novembre  del  1913  erano  infetti  in  piccola  quantità, 
circa  il  35  V„. 

Le  pupe,  ottenute  da  larve  fuoriuscite  dai  frutti  raccolti, 
erano  il  40  7c  parassitizzate.  I  parassiti  furono  i  seguenti:  Opius 
inconsuetus,  Biosteres  caudatus,  Tetrastichus  oxymnis. 

Daciis  oleae  Gm. 

Sieuve,  1769;  Isnard,  1772;  Bernard,  1782;  Penchienati,  1788,  595; 
Rossi,  1790,  317.  1538.  {Mvsca):  Giovene,  1792;  Olivier,  1792,  386;  Fa- 
bricius;  1794,  349.  152.  {Musca)  e  1805.  215.  3  {Oscinis)\  Coquebert,  1804, 
110.  t.  XXXIV.  f.  16  {Musco)  ;  Bayle-Barelle,  1809,  101.  {Musco)  ;  Pol- 
lini, 1817;  Briganti,  1822,  97  tav.;  Tripaldi,  1822,  139;  Meigen,  1822, 
264.6.  {Brachyopa)  e  1830,  22.  1.  t.  VI.  L.  f.  11-13;  Eisso^  1827,  230.;  0. 
Costa,  1728.  202.  ;  Grimaldi  1828,  1.  ;  Passerini,  1829.  10,  tav.  {Musco); 
Wiedemann,    1830,    515  nota;    Laure,  1834,  17  j  Gene,  1835,  184,  131. 


—  71   — 

(Oscinis)  e  1847  ;  Macquart,  1835,  451  1.  e  1852,  370.  ;  Boyer  de  Fonscolom- 
be,  1840,  112;  Cauvin,  1840;  Notariani,  1841;  Romano,  1843,  tav.;  Mazza- 
rosa,  1847,  515;  Koubaudi,  1847;  Bompar,  1848;  Musso,  1848;  Blaud,  1849; 
Mina  Palumbo,  1852,  241.  (Oscinis);  A.  Costa,  1857,  e  1877,  91  t.  V.  A.; 
Companyo,  1858,  tav.;  Loew,  1865,  124. 1.  t  XXXI.  f.2.;Hagen,  1863, 502.; 
Schiner,  1864,  176.;  Disconzi,  1862,  227.24;  Boisduval,  1867,  604;  Ron- 
dani,  1871,  184.  1.;  Kaltenbach,  1874,  437.  6.;  Lucas,  1881,  XIII;  Pe- 
ragallo,  1882;  Alfonso  e  Bonafede,  1882,  13;  Vitale  1887;  Massalongo  1891, 
323,  47;  del  Guercio,  1900;  Leonardi,  1900,  272.  f.  146,  147;  Ribaga, 
1901,  27,  f.  15-18;  Berlese,  1907,  2-23,  f.  1-10.;  Silvestri  1907;  Paoli, 
1908,  27.;  Sack,  1908,  7.  4.  —  var.  funestus  e  fiaviventris  del  Guercio, 
1900  e  Berlese  1907. 

Femmina  (Fig.  XV,  C).  —  Capo  colla  fronte  fulva  più  o  meno 
imbrunita  dagli  ocelli  fino  a  livello  delle  fronto-orbitali  dei  2"  paio, 


Fig.  XV. 

Dacus  oleae:  A  Ciipo  visto  dal  dorso  :  1.  verticali  interne;  '2.  verticali  esterne;  3.  ocelhiri; 

4-0  fronte-orbitali  ;    B  mesotorace  dal  dorso  ;  1-2  scapolari,  3-i  notopleurali,  5-(!  .sopraalari 

posteriori,  7.  scntelìari  apieali  ;  C  femmina. 

antenne  fulve,  coll'apice,  la  faccia  esterna  del  3°  articolo  e  quasi 
tutta  l'arista  bruni,  faccia  con  una  macchia  triangolare  mediana 
di  colore  paglierino  e  due  macchie  circolari  nere  agli  angoli  basali 
di  essa,  peristoma  con  una  macchia  bruna  sotto  gli  occhi,  probo- 
scide e  palpi  di  colore  ocraceo,  occhi  iridescenti,  occipite  più  o 
meno  imbrunito.  Torace  collo  sento  del  mesonoto  di  colore  fulvo, 
avente  una  stretta  linea  mediana  e  due  fascie  submediane  nere 
più  0  meno  estese,  spesso  unite  anteriormente   e   posteriormente  e 


—   72  — 


^mm$' 


occupanti  quasi  tutto  lo  scuto,  che  è  coperto  di  fitta  e  brevissima 
peluria  dì  colore  fulvo  ed  è  fornito  di  numerosi  peli  dello  stesso 
colore;  calli    omerali,    macchia    alla   base   della   2=^  notopleurale, 

pleure  in  corrispondenza  alla 
sutura,  macchia  ipopleurale  e 
maggior  parte  dello  scutello 
di  colore  paglierino;  metanoto 
nero,  mesosterno  avanti  la 
base  delle  zampe  con  grande 
macchia  nera;  zampe  di  co- 
lore fulvo-isabellino;  ali  iali- 
ne con  stigma  fulvo  imbru- 
nito air  apice  e  con  piccola 
macchia  bruna  all'  apice  del- 
l'ala  attorno  la  3*  vena  lon- 
gitudinale; bilancieri  di  co- 
lore isabellino  pallido.  Addo- 
me al  dorso  fulvo  con  una 
macchia  nera  submediana  sui 
segmenti  1-4,  che  può  essere 
più  0  meno  estesa  e  anche 
essere  indistinta  su  alcuni  di 
essi,  restando  per  lo  più  evidente  sui  primi;  la  parte  distale  del  seg- 
mento settimo  è  pure  nera.  Macrochete  (Fig.  XV,  A  e  B)  tutte 
nere.  Antenne  (Fig.  XVI)  col  terzo  articolo  poco  più 
di  Vs  più  lungo  che  largo,  arista  nuda  alquanto  più 
lunga  del  3°  articolo.  Settimo  segmento  addominale 
lungo  mm.  0,90,  ovopositore  (terebra)  0,95-1. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  4-5,  ma  talora  anche 
minore. 

Maschio.  —  Simile  alla  femmina,  ma  col  mar- 
gine laterale  del  3"  tergite  dell'  addome  (Fig.  XVI,  2) 
fornito  di  una  serie  di  circa  12  setole.  Forcipe  del- 
l' organo  copulativo  (Fig.  XVI,  3)  col  lato  esterno 
della  lamina  inferiore  alquanto  più  lungo  dell'  interno, 
attenuato  e  ricurvo  ad  uncino. 

Ovo  (Fig.  XVII).  —  Allungato  ovoide  col  polo  anteriore  poco  più 
largo  del  posteriore  e  avente  la  regione  micropilare  tuberculiforme, 
colla  faccia  dorsale  un  po'  convessa,  la  ventrale  pianeggiante.  Di 
colore  biancastro,  a  superficie  liscia,  che  a  secco,  a  forte  ingran - 


Fig.  XVI. 
Dacus  oleae:  1.  antenna;  2.  parte  posteriore  laterale 
del  terzo  segmento  addominale  del  maschio;  3.  parte 
posteriore  dell'addome  del  maschio  visto  di  fianco 
eoli'  estremità  posteriormente  :  A  lato  esterno  e  B 
lato  interno  della  lamina  inferiore  del  forcipe  del- 
l'organo  copulativo,  P  pene. 


Fig.  XVII. 
Dacus  oleae:  ovo. 


—  73 


dimento,  mostra  un  reticolo  poligonale.  Lmigo  mm.  0.68-0.75,  lar- 
go 0.19-0.20. 

Larva  (Fig.  X7III).  —  Corpo  di 
forma  allungata,  conica  anteriormente 
e  subcilindrica  posteriormente,  di  co- 
lore cremeo  più  o  meno  sporco  a 
causa  del  contenuto  intestinale  che 
si  vede  per  trasparenza.  Tutto  il  corpo 
è  composto  di  12  segmenti  distinti, 
dei  quali  il  primo  è  il  capo,  il  secondo 
porta  ai  lati  gli  stigmi  anteriori  dei 
tronchi  tracheali,  l'ultimo  porta  alla 
parte  anteriore  ventrale  l'ano  e  poste- 
riormente, dorsalmente,  gli  stigmi  po- 
steriori. Il  capo  (Fig.  XIX,  1-3)  è  a 
contorno  subtrapezoidale,  a  lati  un  po' 
convessi,  fornito  nella  parte  anteriore 
di  un  organo  antennale,  di  cui  la  parte 

dorsale  ^  breve,  conica,  formata  di  due  articoli  e  la  ventrale  leg- 

B 


12  3 

Fig.  XVIII. 
Dacìis  oleae:  1.  larva  adulta  dal  ventre, 
2.  di  fianco  e  3.  dal  dorso:  A  capo,  8  stig- 
mi, I-XI  segmenti. 


germente  convessa 


composta  di  un  ar- 
tìcolo non  ben  se- 
parato, fornito  al- 
l' apice  di  alcuni 
piccoli  sensilli  co- 
me si  vede  nelle 
figure  XIX,  4-5.  I 
lobi  orali  sono  con- 
vessi e  forniti  cia- 
scuno di  10-12  rialzi 
laminari  trasver- 
sali; r  angolo  an- 
teriore dei  lobi  ora- 
li con  un'area  ovale 
avente  2  sensilli  e 
anteriormente  e  in- 
ternamente con  4 
papille  lunghette  e 
larghe  a  mai'gine 
arrotondato,  più  lunghe    che    nella    Ceratitis    capitata    e 


Fig.  XIX. 

DacHs  oleae,  larva  adulta:  1.  capo  dal  dorso,  2.  dal  ventre  e  .S  di 
fianco  :  A  parte  superiore  dell'  organo  antennale,  B  parte  inferiore 
dello  stesso,  C  uncini  mandibolari,  D  lobi  orali,  E  papille  orali, 
F  hibbro  inferiore  ;  4.  organo  antennale  visto  di  fianco;  5.  lo  stesso 
visto  col  capo  un  po'  obliquo;  fi.  papille  orali;  7.  uncino  mandi- 
bolare ;  8.  stigma  anteriore  ;  9.  piccola  parte  del  dcrmaschelctro 
in  corrispondenza  alle  sporgenze  ventrali  ;  10.  parte  posteriore  del 
corpo  cogli  stigmi;  It.  capo  di  una  larva  neonata. 


nelle 


—  74 


specie  seguenti  di  Daciis.  Uncini  mandibolari  (Fig.  XIX,  7)   sem- 
plici, bene  arcuati   e  robusti. 

Il  primo  segmento  postcefalico  è  anteriormente  fornito  tutto 
all'  intorno  di  serie  di  spinule;  anche  i  segmenti  2-4  hanno  spi- 
nule  sul  dorso  oltre  che  al  ventre  e  ancora  il  5  '  ne  ha  qualche 
serie,  i  seguenti  sono  lisci  al  dorso  e  ai  lati  e  presentano  lungo 
il  margine  antei'iore  piccole  depressioni  circolari.  Al  ventre  i 
segmenti  5-12  hanno  una  parte  antei-iore  ti'asversale  convessa 
fornita  di  serie  di  spinule  (Fig.  XIX,  9)  e  la  parte  posteriore  dei 
segmenti  3-11,  adiacente  alla    anteriore    del  segmento   seguente, 

fornita  pure  per  breve  tratto  di  spi- 
nule; ai  lati  delle  valvole  anali  esi- 
stono alcune  spinule  e  dietro  di  esse 
un  numero  maggiore.  Gli  stigmi  an- 
teriori (Fig.  XIX,  8)  hanno  9-10  lobi, 
i  posteriori  (Fig.XIX,10)  hanno  ciascu- 
no 3  fessure  stigmatiche  larghe  e  brevi. 
Lunghezza  del  corpo  mm.  6-7, 
larghezza   1,3-1,4. 

La  larva  neonata  ha  uncini  man- 
dibolari (Fig.  XIX,  11  C)  con  dente 
preapicale  molto  bene  sviluppato. 

Pupario  (Fig.  XX).  —  È  allun- 
gato ellittico  coi  segmenti  distinti  e 
la  scultura  del  dermascheletro  della 
larva,  di  cui  è  formato,  abbastanza 
evidente,  quando  è  esaminato  con  adatto  ingrandimento.  È  di 
colore  testaceo-ocraceo  variante  fino  a  cremeo-isabellino  quando  è 
ben  secco.  Lungo  mm.  4-4,5,  largo  2,  ma  quando  le  larve  si 
sviluppano  con  poco  cibo,  non  diventano  della  lunghezza  normale 
e  perciò  anche  la  pupa  è  allora  più  piccola,  e  può  avere  anche 
la  lunghezza  di  mm.  3,5  e  la  larghezza  di  1,40-1,45. 

Distribuzione  geografica.  —  Il  Dacus  oleae  è  diffuso  in  tutto 
il  bacino  del  Mediterraneo,  alle  Canarie,  in  tutta  l'Africa  setten- 
trionale, orientale  e  meridionale,  nell'Asia  settentrionale  occiden- 
tale e  forse  fino  all'Hymalaia  e  all'India,  dovunque  esistono  specie 
del  genere  Olea. 

Piante  nntrici.  —  Fino  ad  ora  si  sa  che  il  Dacus  oleae  si 
nutre  allo  stato  di  larva  soltanto  della  polpa  dei  frutti  di  specie 
del  genere  Olea  (0.  europaea,  0.  verrucosa  e  altre). 


2 


Vis.  XX. 


Dacus  oleae,  pupario:  1.  dal  dorso;  2.  dal 
ventre  :  B  ano,  S  stigmi. 


—  75 


B 


Note  biologiche. 

Gli  adulti  si  nutrono    di    sostanze    organiche,    specialmente 
zuccherine  di  qualsiasi  origine;  di  solito  di   quelle  secrete    dalle 
piante  o  da  vari  Insetti   (particohirmente  Lecaniti).  Dall'  ottobre 
trovano  nutrimento  abbondante  nell'  essudato  delle  olive  che  av- 
viene   naturalmente ,    o 
che  fuoriesce  attraverso 
»  >^^^  ;-^7-  '.Tfom    ^l^^H^  punture  fatte  coll'ovopo- 

F^  ^        '  ^^^  ^mw^  '^  sitore  dalla  mosca  stessa. 

,"ì  j^ft-.-  ,  »,    _  ^^r  Lg  femmine    fecondate, 

dopo  3-4-6  giorni  dal- 
l'accoppiamento, a  se- 
conda della  stagione,  si 
portano  sulle  olive,  fanno 
penetrare  la  loro  trivella 
nel  frutto  in  direzione  o- 
bliqua  o  pressoché  ver- 
ticale, e  depongono  un 
uovo.  La  puntura  (Fig. 
XXI,  C)  cosi  praticata 
ha  forma  semilunare,  è 
lungaO,40-0,70  mm;  larga 
0,04-0,08  mm.,  si  appro- 
fonda per  0,96-1,05  mm., 
ed  ha  il  margine  ante- 
riore di  colore  avellaneo, 
quello  posteriore  bruno. 
Dopo  qualche  giorno  in 
causa  della  depressione  della  polpa  sottostante  all'  epicarpio,  il 
vano,  determinato  dalla  trivella  della  mosca,  si  strozza  nella  sua 
parte  superiore,  ed  acquista  cosi,  veduto  in  sezione  sagittale,  un 
aspetto  claviforrae  (camera  dell'  uovo  di  Martelli,  Fig.  XXI,  A); 
nelle  olive  verdi  è  riconoscibile  all'  esterno  per  la  macchia  (Fi- 
gura XXI,  C)  che  la  circonda,  macchia  a  contorni  netti,  regolari, 
generalmente  di  torma  triangolare  e  di  colore  bruno,  costituita,  se 
si  esamina  a  forte  ingrandimento,  da  due  o  tre  zone  concentriche 
di  colore  più  o  meno  intenso.  Una  femmina,  secondo  le  osser- 
vazioni di  Martelli,  depose  23;")  uova,  ma  il  numero  totale,  che 
può  deporre,  ò  certo  superiore  e  forse  di  molto. 


Fig.  XXI. 

A:  1.  Camera  deU' uovo  di  Dactis  oZeae  in  sezione  longitu- 
dinale ;  2.  in  sezione  sagittale  e  mostrante  l'ovo  ;  3.  in  se- 
zione trasversale;  B:  1.  pnntura  e  macchia,  2-3.  sezione 
trasversale  della  camera  dell'  uovo  ;  4.  sezione  sagittale 
(coir  ovo  5)  ;  C  aspetto  dell'  oliva  attorno  e  ad  vma  certa 
distanza  dalla  puntura;  D  varie  forme  di  punture  e  di 
macchie  suU'  oliva  (da  Martelli). 


—  76  — 


Le  larve  nascono  2-4  giorni  dopo  la  deposizione  dell'  ovo, 
rodono  il  guscio  lateralmente  al  micropilo,  si  attaccano  cogli  un- 
cinetti boccali  alla  polpa  dell'oliva  e  fuoriescono  dall'uovo  stesso. 
Le  gallerie,  scavate  dalle  larve  nel  sarcocarpio  del  frutto,  sono 
irregolari  e  tortuose,  aumentano  in  gi-andezza  di  mano  in  mano 
che  la  larva  cresce  e  procede  nel  suo  cammino,  hanno  direzione 
varia  ed  incostante,  obliqua,  curva,  o  parallela  all'epicarpio;  alle 
volte  presentano  delle  biforcazioni  col  i-amo    secondario  a  tondo 

cieco.  In  10-13 
giorni ,  in  estate, 
le  larve  sono  com- 
pletamente svilup- 
pate, vanno  allora 
in  vicinanza  della 
superfìcie  e  si  com- 
portano diversa- 
mente a  seconda 
che  l'oliva  è  matura 
o  no.  Nel  primo 
caso  praticano  un 
foro  d'uscita  (  Fig. 
XXTI,  f)  incidendo 
la  pellicola,  intro- 
ducono il  capo  nel- 
r  incisione,  lacera- 
no la  ferita  con 
movimenti  laterali 
e  vermicolari,  ed 
una  volta  uscite,  si 
incurvano  sul  frutto  e  scattano  lasciandosi  cadere  al  suolo;  giunte  sul 
terreno,  strisciano  fino  a  trovare  fra  i  detriti  e  nelle  anfrattuosita 
di  esso  un  luogo  adatto  ove  trasformarsi  in  pupa.  Nel  secondo 
caso,  preparando  il  foro  d'uscita,  divorano  solamente  la  polpa 
che  aderisce  all'epicarpio,  intaccano  e  lacerano  l'epicarpio  stesso 
in  due  o  tre  parti,  si  ritirano  un  poco  in  dietro,  rodono  la  polpa 
presso  il  foro  e  allargano  la  galleria  in  modo  da  costruire  una 
cavità  abbastanza  ampia  (lunga  mm.  8-4,  larga  4-4,5,  alta  2-2,5), 
nella  quale  si  trasformeranno  in  pupa.  La  durata  del  periodo  di 
pupa  è  molto  vario;  è  di  47-49  giorni  dai  primi  di  marzo  alla 
seconda    decade  di  aprile,    di  11    giorni   in   agosto-settembre,  di 


Fig.  XXII. 
Vari  aspetti  dell'  oliva  inquinata,  (grandezza  naturale)  :  a  macchia 
meno  bruna,  b  macchia  più  bruna,  ^  foro,  »i  parte  annerita,  p  pun- 
tura (da  Martelli). 


—   77   - 

13-29  dalla  terza  decade  dì  ottobre  ai  primi  di  novembre;  per 
le  pupe  svernanti  si  può  prolungare  fino  a  4  mesi.  L'insetto  per- 
fetto sforza  il  polo  del  pupario,  colla  regione  anteriore  del  capo 
(ptilinumj,  appositamente  rigonfiata  previa  entrata  in  essa  di  un 
liquido,  e  fuoriesce.  Il  ciclo  completo  da  ovo  ad  adulto,  si  compie 
circa  in  un  mese  nell'estate,  ed  in  un  tempo  maggiore  di  mano  in 
mano  che  diminuisce  la  temperatura.  Il  numero  delle  generazioni 
varia  col  variare  della  temperatura,  dell'altitudine,  dell'umidità 
del  terreno,  colla  sua  maggiore  o  minor  ricchezza  in  sostanze 
organiche,  e  a  seconda  della  presenza  o  no  di  olive  precoci  o  tar- 
dive. Nelle  regioni  littoranee  in  Italia  si  ha  un  massimo  di  5  ge- 
nerazioni, in  quelle  centrali  due  e  forse  una  terza  incompleta. 
Da  pupe  ibernanti  nel  terreno,  o  tra  i  muschi  dei  tronchi  degli 
olivi,  si  hanno  gii  adulti  in  marzo  o  in  aprile.  Questi,  dopo  es- 
sersi cibati  per  alcuni  giorni,  si  accoppiano  e  le  femmine,  se 
trovano  olive  sugli  alberi,  cominciano  a  depositare  le  uova,  dalle 
quali  è  possibile  avere  in  fine  di  maggio  o  in  giugno,  gli  insetti 
della  i^  generazione.  Se  però  in  una  data  località,  in  aprile-giugno 
non  esistono  sugli  alberi  le  olive,  non  può  aver  luogo  la  genera 
zione  primaverile  e  le  femmine  debbono  attendere  il  luglio  per 
depositare  le  uova  sui  frutti  nuovi.  In  questi  frutti  la  deposizione 
può  cominciare  quando  essi  hanno  la  grandezza  di  un  cece,  vale 
a  dire,  nell'Italia  meridionale  ed  in  quella  littoranea,  alla  fine  di 
giugno  o  nei  primi  giorni  di  luglio.  Non  tutte  le  varietà  di  olivi 
fioriscono,  e  accrescono  i  frutti  contemporaneamente,  perciò  le 
olive  precoci  sono  le  prime  attaccate  dalla  mosca,  e  tra  esse 
principalmente  quelle  a  sarcocarpio  più  tenero. 

Danni    causati. 

I  danni  causati  dal  D.  oleae  sono  diretti  e  indiretti.  I  primi, 
prodotti  dalla  larva,  consistono  nella  diminuizione  di  Vs  o  di  ^/ ^ 
della  polpa  di  ciascun  frutto,  e  nella  caduta  precoce  del  frutto 
stesso,  ciò  che  avviene  in  special  modo  quando  un'oliva  alberga 
più  di  una  larva.  In  annate  di  grande  sviluppo,  verso  la  fine  di 
settembre  o  nei  primi  giorni  di  ottobre,  si  possono  avere  tutte 
le  olive  al  suolo.  Quando  l'infezione  non  raggiunge  questo  mas- 
simo, può  causare  una  perdita  più  o  meno  grande  a  seconda  della 
percentuale  delle  olive  attaccate.  I  danni  indiretti  sono  rappre- 
sentati dalla  qualità  inferiore  di  olio  che  si  ottiene  dai  frutti  ba- 


cati,  inferiorità  dovuta  al  fatto,  che  una  volta  apertasi  una  via 
di  comunicazione  tra  1'  interno  della  polpa  e  1'  ambiente  esterno, 
si  rende  possibile  la  penetrazione,  nelle  olive,  di  funghi  e  di  mi- 
crorganismi capaci  di  alterare  più  o  meno,  a  secon'da  della  mag- 
giore o  minore  umidità  e  della  diversa  temperatura  della  stagione, 
il  rimaneìite  sarcocarpio. 

Mezzi  di  lotta  artificiale. 

La  biologia  del  Dacus  oleae,  sopra  riassuntivamente  esposta, 
indica  la  via  da  seguirsi  nella  lotta  artificiale.  Non  è  possibile 
distruggere  le  uova;  solo  in  qualche  caso,  nella  prima  genera- 
zione che  si  compie  nelle  olive  novelle,  si  potrebbe  distruggere 
una  piccola  parte  di  larve,  raccogliendo  i  frutti  precoci  ;  non 
resta  dunque  che  combattere  l'adulto,  e  combatterlo  direttamente 
0  indirettamente.  In  quest'ultimo  caso  i  metodi  usati  sono  pallia- 
tivi cioè  non  si  propongono  di  distruggere  tutta  o  quasi  l' infe- 
zione, ma  di  ridurla  più  o  meno  utilmente  secondo  le  condizioni 
locali.  Essi  consistono  nell'  impedire  alle  mosche  di  deporre  le 
uova  in  primavera,  e  nel  tenere  così  le  femmine  esposte  ai  ne- 
mici naturali  per  un  tempo  più  lungo.  A  tale  scopo  si  dovrebbe 
far  del  tutto  per  non  lasciare,  oltre  il  mese  di  aprile,  olive  coltivate 
o  selvatiche  sugli  alberi;  si  impedirebbe  così  la  generazione  pri- 
maverile. Le  olive  raccolte  dovrebbero  essere  trasportate  tutte  in 
locali  chiusi,  con  finestre  e  porte  protette  da  reti  metalliche,  si 
renderebbe  in  questo  modo  impossibile  1'  uscita  alle  mosche  svi- 
luppate dalle  larve  già  contenute  nelle  olive  stesse.  Si  potrebbero 
anche  raccogliere  le  olive  precoci  bacate,  in  luglio  o  in  agosto, 
e  distruggerle,  ovvero,  e  con  maggior  profìtto,  disporle  in  reci- 
pienti o  in  ambienti  protetti  da  reti  metalliche  capaci  di  fare 
uscire  i  parassiti  non  le  mosche. 

La  lotta  diretta  contro  1'  adulto  è  quella  alla  quale  si  è,  in 
modo  speciale,  pensato  tante  volte,  suggerita  dal  fatto  che  le  mo- 
sche hanno  bisogno,  pei"  mantenersi  e  per  riprodursi,  di  mangiare 
sostanze  zuccherine.  Molte  proposte,  anche  in  tempi  passati,  hanno 
mirato  ad  effettuare  una  tale  lotta,  ma  saranno  qui  ricordate  le 
più  recenti. 

O.  Comes  nel  1900  consigliò  di  appendere  agli  Olivi  ritagli 
vecchi  di  cuoio  o  carrubbe  imbevute  di  una  miscela  detta  mo- 
schicida e  composta  di  melassa,  arsenito  di  potassio  e  vasellina. 


—  79  — 

Gr.  Reale  nello  stesso  anno  propose  di  irrorare  gli  olivi  con 
una  soluzione  al  2  V«  di  una  sostanza  chiamata  emetosio  o  cu- 
proalo,  di  ignota  composizione  credo,  ad  efì'etto  vomitivo  per  la 
mosca,  e  capace  di  farla  allontanare  dall'  oli  veto. 

Nel  1901  M.  De  Cillis  raccomandò  di  sospendere  agli  olivi 
un  recipiente  di  argilla  della  capacità  di  circa  due  litri  e  mezzo, 
nel  quale  si  doveva  disporre  il  dachicida,  di  cui  sotto  è  ricordata 
la  formula,  coli 'avvertenza  di  aggiungere,  ogni  dieci  giorni,  una 
certa  quantità  d'acqua  per  mantenerlo  sempre  umido.  Lo  stesso 
De  Cillis,  continuando  ad  occuparsi  dell'argomento,  credette,  in 
seguito,  di  effetto  più  sicuro  irrorare  col  dachicida  gli  olivi,  e, 
con  azione  sua  personale  e  di  proprietari  interessati  nella  riso- 
luzione del  grave  problema,  riusci  ad  ottenere  nel  1903  dal 
R.  Ministero  di  Agricoltura,  che  il  suo  metodo,  come  era  stato 
escogitato  negli  ultimi  tempi,  fosse  sperimentato. 

Egli  proponeva  in  tale  epoca,  di  irrorare  gli  olivi  con  una 
miscela  (dachicida)  composta  di  miele  40,  melassa  40,  arsenito  di 
sodio  2,  acqua  sterilizzata  18,  da  allungarsi  in  10  parti  d'  acqua 
nel  momento  dell'  irrorazione.  Su  ogni  olivo  si  doveva  distribuire 
tale  miscela,  in  piccole  goccie,  nella  quantità  dì  500-700  gr., 
usando  una  pompa  con  cannula  a  getto  sottile.  Le  irrorazioni  si 
dovevano  iniziare  non  più  tardi  del  15  o  del  20  giugno,  nel- 
l'Italia meridionale,  ed  essere  ripetute  ogni  15  giorni,  almeno 
quattro  volte,  fino  alla  metà  di  agosto.  Dopo  un'eventuale  pioggia 
la  irrorazione  si  doveva  ripetere. 

Nel  1905  Lotrionte  suggerì,  per  apprestare  un  cibo  più  gra- 
dito alla  mosca,  di  sostituire  alla  melassa  miscele  di  glucosio 
commerciale  sciropposo  ;  e,  per  non  mettere  fra  le  mani  degli 
agricoltori  potenti  veleni,  di  adoperare,  in  luogo  dei  composti 
arsenicali,  il  solfato  di  rame.  La  principale  formula  concentrata^ 
che  egli  raccomandava  per  spalmare  la  superficie  delle  branche 
minori  e  dei  grossi  rami,  era  la  seguente  :  glucosio  commerciale 
sciropposo  gr.  88,  miele  d'api  5,  glicerina  commerciale  2,  solfato 
di  rame  5  ;  per  le  irrorazioni  proponeva  invece  :  glucosio  com- 
merciale scii'opposo  diluito  a  caldo  con  acqua  (non  oltre  il  punto 
da  perdere  la  consistenza  sciropposa)  gr.  94,  miele  d'api  2,  gli- 
cerina 2,  solfato  di  rame  2. 

Berlese  nel  1908  raccomandò  la  miscela  composta  di  melassa 
gr.  70,  arsenito  di  potassio  o  di  sodio  2,  acqua  litri  80,  da  allungarsi 
in    acqua  in  proporzione  di  1  a  10  al  momento  dell'  irrorazione. 


—  SO- 
LO stesso  De  Cillìs   propose  nel  1908    di    usare,    invece    del 
miele,  il  mosto  concentrato,  secondo  la  formola  :    mosto  38,  me- 
lassa 60,  arseniato  di  sodio  2. 

Nel  1903,  e  dal  1905  al  1910  si  fecero  in  Italia  esperimenti 
in  varie  regioni  della  Puglia ,  della  Calabria ,  della  Toscana, 
col  metodo  De  Cillis,  o  con  questo  lievemente  modificato,  ed  i 
risultati  ottenuti  furono  apprezzati  molto  diversamente.  A  me 
sembra  che  nello  stato  attuale  delle  cose,  si  possa  ritenere  quanto 
segue  :  1."  Irrorando  gii  olivi  con  500-700  gr.  di  liquido  conte- 
nente melassa,  miele  e  veleno  (dachicida  De  Cillis)  o,  peggio, 
contenente  melassa  e  veleno,  per  quattro  volte  dal  15  giugno  fino 
alla  metà  di  agosto^  o  anche  un  numero  maggiore  di  volte,  se  Io 
richiedono  delle  eventuali  forti  pioggie,  non  però  oltrepassando 
la  prima  quindicina  di  agosto,  non  si  riesce  a  combattere  in  modo 
utile  la  mosca  delle  olive;  2."  Usando  lo  stesso,  o  un  simile  metodo 
e  applicandolo  per  tutto  agosto  o  settembre,  almeno  finché  compa- 
iono gii  adulti  della  prima  generazione  estiva,  si  possono  ottenere 
risultati  talora  utili,  spesso  negativi  :  negativi  nelle  località  che 
hanno  un  autunno  mite,  e  nelle  quali  le  olive  si  raccolgono  solo 
a  terra,  quando  sono  cadute  naturalmente  ;  negativi  in  quelli  oli- 
veti  ove  la  Mosca  trova  nutrimento  sufficiente  negli  escrementi 
delle  Cocciniglie,  nella  melata  degli  alberi  o  in  altre  sostanze 
zuccherine  naturali  senza  essere  costretta  di  mangiare  il  dachi- 
cida ;  negativi  pure  nelle  annate  nelle  quali  le  frequenti  pioggie 
non  permettono  l' immediata  ripetizione  dell'  irrorazione.  Oltre 
r  incertezza  del  risultato,  incertezza  che  per  alcuni  in  vero  non 
esisterebbe,  si  è  affermato  che  gli  oliveti  sottoposti  per  due  o 
tre  anni  all'  applicazione  di  tate  metodo,  vanno  soggetti  ad  un 
intenso  attacco  di  fumaggine  ;  questa  fumaggine  si  svilupperebbe, 
al  dire  di  qualcuno ,  sulle  goccioline  di  sostanza  zuccherina 
sparsa  ripetute  volte  sugli  alberi ,  secondo  altri,  anche  sugli 
escrementi  delle  Cocciniglie  aumentate  di  numero  per  la  morte 
di  efficaci  predatori  come  i  Chllocorus  e  gli  Exochomus,  i  quali 
si  cibano  volentieri  di  melassa  avvelenata. 

Inoltre  si  è  posto  innanzi  il  ragionevole  sospetto  che  se  col- 
l'applicazione  di  detto  metodo,  si  riduce  realmente  di  numero  la 
mosca  delle  olive  fino  a  divenire  trascurabile,  ugualmente  si  deb- 
bono ridurre  di  numero  altri  Ditteri  {Tachinidl,  Sirfldi)  e  i  Coc- 
cinellidi  predatori  sopra  ricordati,  che  mangiano  pure  volentieri 
sostanze  zuccherine  e  che  hanno  una  importanza  grandissima  nel 


—  81  — 

combattere  molte  specie  di  insetti  dannosi.  A  togliere  ogni  dub- 
bio si  era  raccomandato,  fino  dal  1905,  di  eseguire  esperimenti, 
per  vari  anni  consecutivi,  in  un'  isola  ;  però  soltanto  nel  1910 
furono  iniziati.  Al  risultato  di  questi,  se  ripetuti  onestamente 
almeno  per  un  quinquennio,  spetterà  1'  ultima  parola  intorno  al 
metodo  De  Cillis. 

Delle  altre  miscele  ricordate,  si  raccomanda  molto  da  sé,  per 
la  sua  composizione  quella  del  Lotrionte,  perchè  non  contiene  la 
melassa,  che  è  sgradita  alla  Mosca,  e  contiene  invece  il  solfato 
di  rame  che  dovrebbe  impedire  lo  sviluppo  della  fumaggine.  Però 
anche  contro  di  questa,  oltre  il  prezzo  del  glucosio,  restano  i 
dubbi  di  disquilibrio  che  si  possono  produrre  colla  morte  di 
insetti  utili  nutrentisi  di  sostanze  zuccherine,  dubbi  che  potranno 
essere  dichiarati  infondati  solo  se  ripetuti  esperimenti  li  dimo- 
streranno tali. 

Dal  1908  vi  è  stato  un  desiderio  di  tornare  al  metodo  Comes, 
detto  a  secco,  per  distinguerlo  da  quello  delle  irrorazioni  chia- 
mato a  umido.  Furono  consigliati  dal  Berlese  sacchetti  di  garza 
ripieni  di  crusca  e  melassa  avvelenata,  da  appendersi  uno  per 
olivo  ;  più  tardi  recipienti  contenenti  dachicida  e  distribuiti  in 
proporzione  di  uno  per  ogni  venticinque  olivi  (metodo  delle  ba- 
cinelle) ;  però  non  si  ottenne  mai  un  risultato  soddisfacente.  Al- 
trettanto dicasi  del  così  detto  metodo  misto,  ohe  consiste  nell' ir- 
rorare una  volta  gli  olivi  e  poi  nell'applicare  il  metodo  a  secco. 

E  da  augurarsi  che  continuando  nelle  prove,  condotte  però 
da  persone  oneste,  si  giunga  a  scoprire  un  metodo  artificiale  real- 
mente buono  per  combattere  la  mosca  delle  olive  senza  recar 
danno  agli  olivi  o  ad  altre  coltivazioni  ;  ma  frattanto  credo,  come 
proponevo  fin  dal  1905,  che  si  debba  tentare  contro  di  essa  anche 
una  lotta  naturale. 

Lotta  naturale. 

Parassiti  della  mosca  delle  olive  in  Italia.  —  La  mosca  delle 
olive  allo  stato  adulto  è  distrutta  in  quantità  maggiore  o  minore 
da  Uccelli  insettivori.  Ragni  e  da  altri  predatori  generali  ;  inoltre 
va  soggetta  ad  attacchi  di  microrganismi  vegetali,  dai  quali  alle 
volte  può  essere  uccisa  in  gran  numero. 

Per  trarre  il  maggior  vantaggio  possibile  dai  predatori  della 
Mosca  adulta  è  necessario  lasciarla,  quanto  più  si  può,  esposta  c\i 

Bollett.  di  Zoologia  Gen.  e  Agr.  6 


—  82  — 

loro  attacchi,   mentre    non    può    attendere  alla  riproduzione   per 
mancanza  di  olive,  cioè  dal  marzo  al  luglio. 

Allo  stato  di  larva,  per  gii  studii  del  Laboratorio  di  Ento- 
mologia di  Portici,  si  sa  che  essa  è  attaccata,  in  Italia,  da  quattro 
specie  (e  da  una  varietà  di  una  di  esse)  di  Imenotteri  della  fa- 
miglia Chalcididae  e  cioè  dal  DincD-mus  daclcida  Masi,  Dinarmus 
dacicida  var.  virescens  Masi,  Eulophus  longulus  (Zett.)  Thoms., 
Eupehnus  urozonus  Dalm.,  Eurytoma  rosae  Nees.  Questi  Imenot- 
teri parassiti  hanno  costumi  pressoché  identici  rispetto  alla  Mosca 
delle  olive,  perciò  quello  che  appresso  è  esposto,  può  valere 
per  tutti. 

È  di  solito  nella  seconda  quindicina  di  luglio  che  nelle  regioni 
littoranee  dell'Italia  meridionale,  più  tardi  in  quelle  a  clima  più 
mite,  si  trovano  larve  di  mosca  (lunghe  e.  5  mm.)  nelle  olive  precoci. 
Nella  stessa  epoca  si  vedono ,  negli  oliveti ,  gii  l'dulti  delle 
quattro  specie  (o  di  una  o  di  alcune)  degli  Imenotteri  soprano- 
minati, le  cui  femmine  vanno  girovagando  sugli  alberi  visitando 
le  olive,  che  tastano  colle  antenne  per  riconoscere  se  contengono, 
nella  loro  polpa,  larve  di  mosca.  Avvertita  la  presenza  di  una 
di  queste,  la  femmina  cammina  come  preoccupata  innanzi  e 
indietro  sulla  parte  della  superficie  dell'  oliva  stessa  sovrastante 
alla  galleria  in  cui  si  trova  la  larva  della  mosca  ;  la  tasta  con 
rapide  vibrazioni  delle  antenne,  si  ferma,  gira  un  po'  su  se  stessa 
sempre  tastando  con  le  antenne,  e  trovato  il  punto  che  crede 
opportuno  alla  sua  operazione,  solleva  quanto  più  può  il  corpo 
stirando  verso  l'alto  le  zampe,  piega  in  basso  l'estremità  dell'ad- 
dome, poggia  la  punta  dell'ovopositore  sul  pericarpio  dell'oliva  e 
lo  conficca  nella  polpa.  Alle  volte  estrae  e  torna  a  ficcare  l'ovo- 
positore nell'oliva  una  o  due  volte.  Questo  atto  dura  pochi  se- 
condi. All'esterno  null'altro  si  può  osservare  dell'opera  compiuta 
dal  parassita,  ma  se  immediatamente  dopo  si  toglie  la  parte  della 
polpa  dell'oliva,  attraverso  la  quale  il  parassita  aveva  poco  in- 
nanzi introdotto  il  suo  ovopositore,  si  trova,  secondo  osservazioni 
fatte  dal  D.r  Martelli  per  il  Dinannus  dacicida  Masi,  da  me  per 
il  Binarmus  dacicida  var.  inrescens  Masi  e  per  VEulophus  lon- 
gulus, una  larva  di  Mosca  distesa,  paralizzata,  capace  ancora  di 
un  tenue  movimento  ;  in  un  tempo  maggiore  o  minore  essa  si 
irrigidisce  e  resta  turgida  e  morta.  Lasciando  indisturbato  il  pa- 
rassita dopo  la  prima  opei'azione,  esso  torna  a  conficcare  1'  ovo- 


—  83  — 

posìtore  nell'oliva  e  questa  volta  per  deporre  un  uovo  sul  corpo 
della  sua  vittima. 

Da  tale  uovo,  dopo  un  paio  di  giorni,  nasce  una  larvetta 
apoda,  che  si  attacca  con  le  mandibole  al  corpo  della  larva  della 
mosca  e  succhia  gli  umori  in  esso  contenuti.  Così  essa  rapida- 
mente si  accresce,  raggiunge  il  completo  sviluppo,  si  trasforma 
in  pupa  e  quindi  in  adulto,  impiegando  dallo  stato  di  uovo  a 
quello  d' insetto  perfetto  alato^  in  estate,  da  15  a  20  giorni  per  il 
Dincn-mus  dacicida  Masi,  secondo  Martelli,  e  14-15  per  V Eidophus 
e  il  Diìiarmus  dacicida  var.  virescens  secondo  le  mie  osserva- 
zioni fatte  nel  settembre  1907. 

Le  femmine  di  questi  parassiti  nate  in  agosto  e  nei  primi  di 
settembre  ripetono  su  altre  larve  di  mosca  l'operazione  che  ave- 
vano compiuto  le  loro  madri;  mentre  la  mosca  delle  olive  in  tali 
•epoche  ha  bisogno  di  una  trentina  di  giorni  per  compiere  una 
generazione,  essi,  nel  medesimo  tempo,  possono  compierne  due. 
Vantaggio  pertanto  enorme  del  parassita  rispetto  alla  vittima  ! 
Però  i  parassiti  che  nascono  in  fine  di  settembre  e  in  ottobre, 
almeno  in  massima  parte  ,  lasciano  gli  olivi  e  perciò  le  larve  di 
mosca,  per  recarsi  su  varie  piante  a  ricercarvi  gli  altri  insetti 
di  cui  sono  pure  paiassiti  e  che  devono  fornire  nutrimento  e  si- 
curo asilo,  nei  nidi,  alla  loro  prole  durante  la  fine  d' autunno, 
r  inverno  e  la  primavera. 

Si  è  constatato  in  qualche  località  una  percentuale  di  65  larve 
di  mosca  uccise  da  tali  parassiti  ;  ma  in  altri  anni  potrà  essere 
anche  maggiore.  I  parassiti  nostrani  della  mosca  delle  olive  dun- 
que apportano  il  loro  contributo  alla  distruzione  del  Dacus  oleae. 

Sfortunatamente  però  essi  non  sono  parassiti  del  Dacus  sol- 
tanto, e  nemmeno  attaccano  le  sue  larve  in  tutte  le  epoche  del- 
l'anno, perciò  essendo  parassiti  temporanei,  possono  essere  real- 
mente efficaci  solo  quando  si  trovino  negli  oliveti  in  quantità 
sufficiente,  rispetto  a  quella  della  mosca,  fin  dal  luglio  ;  perchè 
in  tal  caso  combattendo  essi  attivamente  le  prime  generazioni 
del  Dacus  possono  ridurlo  in  numero  trascurabile  per  l'ottobre  e 
il  novembre. 

Parassiti  africani  della  mosca  delle  olive.  —  Essendomi  oc- 
cupato nel  1904-1905  della  biologia  della  mosca  delle  olive  e 
dei  suoi  parassiti  e  tenendo  presente  ciò  che  fino  allora  si  co- 
nosceva intorno  alle  cause  naturali  nemiche  agli  insetti  ed  in- 
torno   alla    distribuzione    del    genere    Olea,   mi    convinsi    che    la 


—  84  — 

mosca  delle  olive  {Dacus  oleae)  non  era  un  insetto  realmente 
indigeno,  ma  importato  in  Italia  in  tempi  magari  molto  remoti 
senza  gli  insetti  nemici  di  esso,  e  pensai  subito  alla  probabile 
esistenza  di  altri  parassiti  della  mosca  delle  olive  fuori  d' Italia. 
Perciò  nel  settembre  del  1905  proposi  al  R.  Ministero  d'Agricol- 
tura uno  studio  biologico  della  mosca  delle  olive  e  dei  suoi  pa- 
rassiti in  Africa  e  in  Asia.  Tale  proposta  ripetei  in  seno  alla 
Commissione  che  lo  stesso  Ministero  nominò  per  stabilire  il  pro- 
gramma di  studii  ed  esperienze  pel  1906,  la  ripetei  a  quella  del 
1907  (1)  e  la  esposi  in  una  nota  letta  nell'adunanza  del  14  marzo 
1907  al  R.  Istituto  d' Incoraggiamento  di  Napoli. 

Nello  stesso  anno  1907,  in  risposta  ad  alcune  obbiezioni  del 
Berlese  contenenti  le  affermazioni  più  cervellotiche  e  antiscientifi- 
che immaginabili,  dirette  soltanto  a  screditare  il  metodo  naturale 
di  lotta  contro  la  mosca  delle  olive  pel  timore  che  quello  artifi- 
ciale, col  quale  credeva  già  di  essersi  assicurata  la  divisione,  con 
altri,  di  premi  di  qualsiasi  maniera,  fosse  trascurato,  riconfermai  la 
possibilità  dell'esistenza  di  parassiti  esotici  della  mosca  delle  olive 
e  la  necessità  della  loi'o  ricerca  e  introduzione  in  Italia  per  un 
probabile  utile  aiuto   nella  lotta  contro  la  mosca  delle  olive. 

In  una  nota  (2),  che  inviai  dietro  insistenti  richieste  al  Con- 
gresso internazionale  degli  olivicoltori  che  si  tenne  a  Tolone  nel 
1909,  tra  1'  altro  scrivevo:  «  Io  credo  che  sia  in  modo  assoluto 
necessario  tentare  in  Africa  ed  in  Asia  la  ricerca  di  tutti  quegli 
insetti  che  sono  parassiti  della  mosca  delle  olive,  e  propongo  a 
questo  congresso  di  far  voti  perché  i  governi  di  tutte  le  nazioni, 
che  coltivano  l'olivo,  stabiliscano  un  fondo  comune  da  impiegarsi 
a  tale  scopo  e  d'  accordo  affidino  a  qualche  persona  competente 
la  ricerca  di  tali  parassiti  s.. 

Rinnovai  nel  febbraio  del  1909  anche  al  R.  Ministero  d'Agri- 
coltura la  proposta  di  far  ricercare  e  introdurre  in  Italia  i  pa- 
rassiti esotici  della  mosca  delle  olive  e  di  altri  Dacus,  ma  inu- 
tilmente. 

Al  Congresso  degli  Agricoltori  italiani  in  Roma  nella  confe- 
renza in  cui  parlai  dei  tentativi  di  lotta  naturale  contro  varii  in- 


(1)  Cfr.  Atti  della  Commissione  consultiva  jper  l'olivicoltura  e  l'oleificio, 
sessione  1907.  Annali  di  Agricoltura,  1908,  p.  4Ì-45. 

(2)  Tale  nota,  non  avendo  potuto  io  recarrai  a  Tolone,  per  influenza  dei 
fautori  commerciali  del  metodo  artificiale  non  fu  letta,  uè  pubblicata  nel  re- 
soconto del  Consrresso. 


—  85  - 

setti  (1),  dissi  che  era  possibile  una  lotta  naturale  contro  la  mosca 
delle  olive  per  mezzo  di  parassiti  di  altri  Dacus  e  persino  di  altri 
generi  di  Trypetldae  d'Asia,  d'Africa  e  d'America.  E  aggiunsi  : 
«  Sarebbe  un  vero  delitto  se  specialmente  oggi,  dopo  l'esperimento 
coi  parassiti  dei  Dacìts  dell'  India  con  pieno  successo  (2)  trasportati, 
acclimatati  e  adattati  a  combattere  la  Ceratitis  in  Australia,  non 
si  tentasse  colla  maggiore  fiducia  anche  da  noi  l' introduzione  dei 
parassiti  prima  dell'Asia  e  poi  di  altre  regioni,  se  sarà  necessario.  » 

Non  ostante  le  mie  ripetute  proposte  di  far  cercare  in  Africa 
ed  in  Asia  i  parassiti  delle  mosca  delle  olive  e  non  ostante  gli 
sforzi  per  avere  olive  infette  di  Dacus  e  parassiti  di  questo  per 
mezzo  dei  colleghi  entomologi,  dal  1905  al  1909  la  questione 
dell'esistenza  di  speciali  parassiti  esotici  della  mosca  delle  olive 
restava  ancora  nel  regno  delle  cose  molto  probabili  ma  non 
certe. 

Il  7  luglio  1909  mi  giunse  una  lettera  del  signor  Ch.  P.  Louns- 
bury,  Entomologo  del  Ministero  d'Agricoltura  del  Capo  di  Buona 
Speranza,  nella  quale  mi  annunziava  l' invio  di  due  esemplari  di 
Dacus  ottenuti  da  frutti  di  Olea  verrucosa  e  ritenuti  con  dubbio 
appartenenti  al  Dacus  olcae  e  due  esemplari  di  un  Braconide 
parassita  avuti  dalle  stesse  olive.  Egli  soggiungeva  :  ^<  Noi  non  ci 
siamo  accorti  che  affatto  recentemente  che  questi  frutti  erano 
infetti  di  qualche  mosca  della  famiglia  Trypetidae.  Gli  alberi  di 
Olea  verrucosa  fruttificano  abbondantemente  e  le  olive  bacate 
non  sembrano  numerose.  Noi  ci  occuperemo  di  quest'argomento, 
colla  cura  che  merita,  la  prossima  stagione.  In  questa  regione  si 
trovano  pochi  olivi  coltivati  e  le  larve  non  cagionano  danno  al 
frutto,  una  volta  che  nessuno  lo  ha  lamentato  ». 

Appena  ricevuti  gli  esemplali  di  Dacus  io  li  confrontai  con 
quelli  di  Dacus  oleac  d' Italia  e  li  trovai  identici,  ma  dubitando 
che  potesse  sfuggirmi  qualche  carattere  differenziale  li  mandai 
in  esame  al  nostro  valentissimo  specialista,  prof.  Mario  Bezzi,  il 
quale  confermò  che  si  trattava  realmente  di  Dacus  oleae. 

Dopo  questa  conferma  restava  assolutamente  accertato  :  1."  che 
nell'Africa  meridionale  esisteva  il  Dacus  oleae  ;  2."  che  per  le 
osservazioni  del  Lounsbur;y   non  erano    comuni  le  larve    di    esso 


(1)  Bollettino  Soc.  Ag-ric.  italiani,  XIV,  1909,  p.  356. 

(2)  Cosi  era  stato  scritto  in  qiieU'  epoca  dagli   entomologi  dell'Australia 
occidentale. 


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nei  frutti  di  Olea  verrucosa  ;  3."  che  detta  specie  era  passata 
inosservata,  per  non  avere  arrecato  mai  alcun  danno,  nelle  olive 
dei  pochi  alberi  coltivati. 

In  seguito  a  questa  buona  notizia,  di  cui  io  e,  credo,  tutti  gli 
olivicultori  dovranno  essere  molti  grati  al  signor  Lounsbury,  si 
poteva  ben  ritenere  che  il  parassita,  dallo  stesso  entomologo  in- 
viato, oppure  altri  parassiti,  o  esso  insieme  ad  altri,  combattes- 
sero efficacemente  la  mosca  delle    olive    nell'Africa  meridionale. 

Non  potendo  io  stesso  andare  in  quell'  epoca  in  Africa, 
scrissi  subito  a  lui  pregandolo  di  mandare  olive  bacate,  ma  ebbi 
in  risposta  che  per  il  1909  gli  era  ormai  impossibile  poter  sod- 
disfare la  mia  preghiera,  e  che  nel  1910  avrebbe  cercato  di  spe- 
dire alcuni  pacchi  postali  del  materiale  richiesto. 

Con  puntualità  e  gentilezza  eccezionali  il  Signor  Lounsbury 
alla  fine  di  maggio  del  1910  fece  il  primo  invio  di  olive  bacate, 
che  giunsero  a  Portici  il  21  giugno. 

Nella  cassetta  si  trovarono  18  esemplari  morti  del  Braconide 
parassita  {Opius  africamis  Sz.)  ed  una  femmina  viva. 

Il  viaggio  dalla  Città,  del  Capo  a  Portici  durato  26  giorni 
era  stato  fatale  ai  parassiti  e  così  fu  per  la  maggior  parte  di  essi 
in  seguito. 

Il  10  luglio  mi  giunse  una  cassetta  nella  quale  trovai  nove 
pupe  di  mosca,  da  una  delle  quali  il  14  luglio  uscì  una  femmina 
dello  stesso  Braconide  ;  il  16  dello  stesso  mese  arrivarono  altre 
tre  cassette,  nelle  quali  erano  8  Opius  morti  e  6  femmine  vive 
(di  queste  2  morirono  lo  stesso  giorno)  e  esemplari  di  3  specie 
di  Imenotteri  Calcididi,  cioè  1  femmina  di  £'w2^g^m?^s  viva,  2  fem- 
mine di  Eurytoma  pure  vive  e  2  femmine,  delle  quali  1  viva, 
di  Ormyrus.  Da  pupe  di  mosca  fuoriuscirono  inoltre  dal  16  al  18 
altre  sei  femmine  di  Opius,  e  dalle  olive  un  maschio  di  Eupelmus. 

In  un  pacco  di  olive  giunto  il  29  agosto  si  trovarono  tre 
Opms  morti  e  in  due  pacchi,  arrivati  il  I'  ottobre,  una  femmina 
e  un  maschio  di  Opius  vivi,  un  maschio  vivo  di  Bracon  celer 
Szepl,  e  una  femmina  viva  di  Eupelmus.  In  tutto  il  Lounsbury 
mi  mandò  otto  pacchi  postali  di  olive  (di  Olea  verrucosa)  dai 
quali  ottenni  vivi  in  Portici  13  femmine  e  1  maschio  di  Opius 
africanus,  2  femmine  ed  1  maschio  di  Eupelmus,  1  femmina  di 
Eurytoma,  1  femmina  di  Oì-myrus  ed  un  maschio  di  Bracon. 

Giudicando  da  tale  materiale  si  poteva  dire  che  nell'Africa 
meridionale  la  mosca    delle    olive  era  combattuta    almeno   da  5 


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specie  di  Imenotteri,  dei  quali  ^  della  famiglia  Bracoiiidae,  e  3 
della  famiglia   Cliaìcididae. 

Dei  parassiti  ricevuti  il  1910  il  più  frequente  fu  1'  Opius 
africantts  Sz.,  il  quale  fu  il  primo  parassita  endofago  della  mo- 
sca delle  olive  scoperto  nel  1909  dal  Lounsbury.  Esso  è  molto 
probabilmente  un  endofago  speciale  del  Dacus  oleae  e  deve  es- 
sere considerato  come  un  elemento  molto  importante  nel  com- 
battere detto  pernicioso  insetto. 

Nella  primavera  del  1910  il  Mar-chal  scoprì  un'altra  specie 
di  Opius  (0.  concolor  Sz.)  parassita  endofago  della  mosca  dello 
olive  in  Tunisia  e  nello  stesso  anno  io  ottenni  da  olive  dell'Eri- 
trea 5  specie  di  parassiti:  4  di  Chalcididae  e  uno  di  Braconidae 
{Opius  dacicida). 

Nel  1911  da  olive  dell'Eritrea  ottenni  una  varietà  (or/(^;i^aZ/s) 
di  Opius  afì'icanus  e  da  altre  del  Transvaal  VOplus  Lounsbttryi. 

Nel  marzo  del  1913,  durante  la  mia  breve  permanenza  nel- 
l'Africa meridionale,  potei  raccogliere  poche  olive  infette  di  Dacus 
oleae  presso  Wellington,  e  da  queste  ottenni  più  parassiti  che 
mosche:  il  parassita  dominante  fu  il  Bvacon  celer. 

Dalle  osservazioni,  che  fino  ad  oggi  abbiamo,  risulta  che  il 
Dacus  oleae  è  combattuto  in  Africa  da  4  specie  di  Opius  e  da  una 
varietà  di  una  di  esse,  da  un  Sigalphus,  da  un  Bracon  e  da  spe- 
cie di  Calcididi  dei  generi  Euri/toma,  EupelmuSj  Ormyrus,  e.  forse 
da  una  specie  di  Closterocerus  e  da  due  altre  di  generi  da  de- 
terminarsi. 

Quanto  al  valore  reale  di  tali  parassiti  nel  combattere  la 
mosca  delle  olive,  nulla  di  assoluto  si  può  affermare,  ma  possia- 
mo attenerci,  senza  tema  di  cadere  in  esagerazione,  a  quanto  con 
onesta  prudenza  mi  scriveva  il  Lounsbury  in  data  26  ottobre  1910. 
Ecco  la  traduzione  letterale  dei  periodi  della  lettera  che  riguar- 
dano questo  argomento  : 

«  Come  già  Le  scrissi,  io  non  ho  studiato  il  soggetto  suffi- 
cientemente per  poter  dare  una  opinione  competente  sull'utilità 
dei  parassiti  della  mosca  delle  oUve^  ma,  superficialmente,  ap- 
pare come  se  essi  fossero  di  considerevole  valore  nel  combattere 
tale  peste  e  come  se  la  spesa  di  forte  somma  fosse  giustificata 
per  riuscire  ad  introdurli  in  Italia.  Il  frutto  degli  olivi  coltivati 
liei  solo  podere  dove  sono  cresciuti  ulivi  per  utilizzarne  il    pro- 


—  88  - 

dotto,  fu  raccolto  quest'anno  molto  prima  di  quando  il  proprie- 
tario ci  disse  che  credeva  raccoglierlo,  e  quando  io  mandai  un 
impiegato  ad  esaminare  il  prodotto  per  le  larve  (della  mosca 
delle  olivej  tutto  il  frutto  era  stato  raccolto  e  messo  in  pressa.  Il 
proprietario  non  aveva  visto  alcuna  larva,  e  non  ne  aveva  viste  negli 
altri  anni  a  dispetto  del  fatto  che  olivi  selvatici  crescono  vicino  ai 
suoi  alberi  coltivati.  L'anno  passato,  voi  ricorderete,  noi  ottenem- 
mo alcuni  esemplari  di  Daciis  dai  frutti  degli  alberi  coltivati  in 
tale  località,  come  pure  parassiti.  » 

Dunque  i  fatti  che  vengono  confermati  anche  dal  poco  che 
io  quest'anno  osservai  sono  :  1"  che  nell'Africa  meridionale  esiste 
la  mosca  delle  olive  e  che  non  ostante  gli  alberi  di  Olea  verru- 
cosa fruttifichino  di  solito  abbondantemente,  essa  non  è  molto 
comune  ;  2°  che  la  mosca  delle  olive  in  quella  contrada  attacca 
anche  il  frutto  di  olivi  coltivati  in  prossimità  dì  olivi  selvatici, 
ma  così  scarsamente  che  il  proprietario  di  tali  olivi  non  si  è  mai 
accorto  della  presenza  delle  larve  della  mosca  nei  frutti  e  non 
ha  lamentato  mai  alcun  danno;  3"  che  molto  probabilmente  la  poca 
frequenza  della  mosca  delle  olive  in  quella  regione  si  deve  agli 
insetti  che  la  combattono. 

Questi  fatti  giustificano  la  speranza  che  introducendo  e  ac- 
climatando in  Italia  i  parassiti  africani  del  Dacus  oleae  si  possa 
riuscire  ad  ottenere  la  riduzione  della  mosca  delle  olive  a  quan- 
tità trascurabile. 

I  tentativi  da  me  fatti  finora  sone  i  seguenti  :  liberai  nel  1910 
alcuni  esemplari  di  Opius  africanus,  due  femmine  di  Eupelmus  ed 
una  di  Ormyrus  in  quel  di  Strongoli  (Calabria),  nel  1911  alcuni 
esemplari  di  Eupelmus  nel  Barese ,  nel  1912  alcuni  di  Opius 
africanus  a  Fasano  (Puglie)  e  quest'  anno  nella  stessa  località 
300  esemplari  dì  Dirhinus  Giffardii  e  100  di  Galesus  Silvestrii, 
avendo  sperimentato  in  laboratorio  che  queste  specie  attaccano 
anche  le  pupe  di  Dacus  oleae. 

Questi  tentativi,  anche  se  non  andranno  falliti,  devono  essere 
seguiti  senza  indugio  da  altri  più  importanti;  è  necessario  cioè  intro- 
durre ancora  molti  esemplari  delle  dette  specie  e  delle  altre  cono- 
sciute e  di  quelle  che  si  potranno  scoprire  e  in  Africa  e  in  Asia, 
se  si  vuole  conoscere  al  più  presto  quale  può  essere  il  risultato 
della  lotta  naturale  contro  il  più  dannoso  insetto,  che  esiste  in 
Italia,  e  per  combattere  il  quale  nulla  si  deve  lasciare  d'intentato. 


89  — 


Dacus  arinatus  Fabr. 

Fabricius,   1805,  p.   273;  Wiedemann,  1830,  p.  516;  Sack,  1908,  p.  8; 
Bezzi,   1908,  p.   147,   1909,  p.   202  e  297. 

Fernmina.  —  Corpo  verde  scuro  col  capo  di  color  terra 
d'ombra,  terzo  articolo  delle  antenne  imbrunito  all'apice  ed  ester- 
namente, faccia  con  due  macchie 
nere  sublaterali,  due  alti'e  macchie 
nere]^presso  l'angolo  inferiore  degii 
occhi,  mesonoto  con  una  fascia  me- 
diana più  0  meno  distinta,  calli  o- 
merali,  sutura  e  una  fascia  postsu- 
turale  sublaterale  testacee,  pleure 
in  corrispondenza  alla  sutura,  scu- 
tello  e  due  macchie  ipopleurali  di 
colore  ocroleuco  o  ocraceo.  Ali  con 
fascia  marginale  come  si  vede  nella 
(Fig  XXIII, 2).  Addome  con  una 
fascia  posteriore  ocroleuca  sul  se 
condo  segmento  e  grandi  macchie 
submediane  più  o  meno  estese  sui 
seguenti  ;  ventre  dell'  addome,  ec- 
cettuata la  parte  centrale,  di  colore 
nocciuola.  Zampe  col  primo  articolo 
dei  tarsi  e  la  parte  prossimale  dei 
femori  di  colore  ocroleuco,  il  resto 
bruno -testaceo.  Macrochete  scapolari  due  paia.  Settimo  segmento 
dell'addome  lungo  mm.  2,  5,  ovopositore  (Fig.  XXIII,3)  lungo  mm.  3. 
Lunghezza  del  corpo  mm.   9-10. 

Maschio.  —  Simile  alla  femmina,  ma  col  3"  segmento  addo- 
minale fornito  al  margine  laterale  di  una  serie  di  lunghe  setole. 
Forcipe  dell'organo  copulativo  (Fig.  XXIII,4)  col  lato  esterno  della 
lamina  inferiore  poco  più  lungo  dell'interno  e  ad  apice  subacuto. 
Larva.  —  Di  colore  cremeo-ocroleuco  più  o  meno  sporco. 
Capo  (Fig.  XXIII,5)  con  antenne  brevi,  lobi  orali  con  numerosi  rialzi 
laminari  trasversali,  papille  dell'  angolo  anteriore  dei  lobi  orali 
brevi,  uncini  mandibolari  con  dente  preapicale  piccolo.  Spinule 
dorsali  sui  segmenti  1-3  postcefalici  e  alcune  sul  4'.  Stigmi  an- 
teriori con  24-25  lobi. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  11,   larghezza  2. 


Fig.  XXIII. 

Dacus  armattis:  1.  antenna  ;  2.  ala  ;  3.  ovo- 
positore ;  4.  forcipe  deir  orbano  copulativo 
visto  di  fianco  un  po'  obliquamente;  A  lato 
esterno,  B  lato  interno,  C  parte  interna  su- 
periore) ;  5.  capo  della  larva  visto  di  fianco: 
A  parte  superiore  e  B  parte  inferiore  dello 
organo  antennale,  0  uncini  mandibolari. 
D  lobi  orali  ;  6.  uncino  mandibolare. 


—  90  — 


Pupario.  —  Ellittico ,  di  colore  testaceo-isabellino ,  lungo 
mm.  7,  largo  3- 

Distribuzione  geografica.  —  Noto  per  ora  solo  della  Gruinea 
francese  ;  ma  assai  probabilmente  avente  un  distribuzione  molto 
più  vasta  attaccando  cucurbitacee  coltivate. 

Piante  nub-ici.  —  Io  osservai  larve  di  questo  Bacu^s  in  po- 
poni e  citriuoli.  Non  ebbi  occasione  di  raccogliere  frutti  di  cucur- 
bitacee spontanee  infetti. 

Notizie  biologiche.  —  I  frutti  ricordati  possono  essere  alle 
volte  tutti  0  quasi  tutti  danneggiati  da  questo  Dacus,  secondo 
informazioni  avute  nella  Guinea,  ma  a  Camayenne  nell'agosto  e 
neir  ottobre  del  1913  soltanto  un  piccolo  numero  di  essi  erano 
attaccati.  In  un  frutto  si  potevano  contare  sempre  molte  larve, 
anche  50.  Le  pupe  erano  distrutte  in  gran  parte  da  formiche  del 
genere  Dorylus.  Anche  questa  specie  dovrebbe  essere  studiata 
in  contrade  dove  attacca  frutti  di  piante  spontanee. 

Dacus  Mpartitus  G^^Mm.'s.  /rpomor(7/csieß^^- 

Graham    1909,   p.    11,  pi.  IV,  flg.  7-8  e  1910,  p.   167,  pi.  XIII,   figu- 
ra 1-2  ;  Bezzi,  1909,  p.  292  e  297. 

Femmina.  —  Corpo  di 
color  bruno  nerastro  col  capo 
testaceo  isabellino  avente  una 
macchia  ocellare  nera,  una 
fascia  trasversale  arcuata  che 
tocca  posteriormente  gli  o- 
celli  pure  nera,  la  faccia  con 
due  grandi  macchie  nere  e 
il  peristoma  con  due  macchie 
nere  presso  l'angolo  inferiore 
degli  occhi,  l'occipite  bruno, 
le  antenne  pure  brunastre. 
Calli  omerali,  sutura,  una  li- 
nea mediana  postsuturale,  due 
linee  laterali  arcuate  postsu- 
turali,  pleure  ai  lati  della  su- 
tura, una  macchia  ipopleurale 
e  lo  scutello  di  colore  isabel- 


Fig.  XXIV. 
Dacus  bipartitus:  i.  anteuua  ;  2.  ala;  3.  ovopositore; 
4.  forcipe  dell'organo  copulativo  visto  di  fianco  obli- 
quamente (lettere  come  nella  figura  precedente). 


lino.  Ali  colle  fascie  quasi  nere  che  si  vedono  nella  figura  XXIV  2. 
Addome  e  dorso  colla  parte  posteriore  del  2°  seg'mento  e  le  sub- 


—  91   — 

mediane  dei  segmenti  3-5  di  colore  testaceo  isabellino,  al  ventre 
di  colore  avellaneo  eccetto  la  parte  centrale  degli  sterniti  che 
è  bruna.  Zampe  colla  parte  prossimale  dei  femori  ed  il  T''  articolo 
di  colore  testaceo  isabellino,  il  resto  testaceo  laterizio.  Scapolari 
due  paia.  Settimo  segmento  addominale  lungo  mm.  2,  10  e  ovopo- 
sitore (Fig.  XXIV,  3)  lungo  2,  50. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  9. 

Maschio  coi  lati  del  3°  segmento  forniti  di  una  serie  di  setole 
marginali.  Forcipe  dell'  organo  copulativo  (Fig.  XXIV,  4)  col 
lato  esterno  della  lamina  inferiore  molto  più  lungo  dell'  interno, 
attenuato  e  un  poco  curvato  all'apice. 

Larva  e  pupario  non  sono  descritti,  perché  non  furono  con- 
servati. 

Distribuì ioìie  geografica.  —  Specie  già  nota  per  l'Ascianti  e 
la  Nigeria  meridionale,  io  la  raccolsi  nel  Camerun. 

Piante  nutrici.  —  Il  Graham  indica  per  piante  nutrici  delle 
larve  i  poponi  e  i  citriuoli,  io  osservai  le  larve  in  frutti  di  Mo 
ìuoì-dica. 

Notiz.ie  biologiche.  —  Le  larve  si  nutrono  del  pericarpio  dei 
frutti  ricordati,  dei  quali  i  coltivati  possono  essere  molto  dan- 
neggiati. 

I  frutti  della  Morìiordica,  che  cresce  spontanea  nei  dintorni 
di  Victoria,  erano  solo  molto  parzialmente  infetti.  Da  pupe  ottenni 
i  seguenti  parassiti  :  Diachasma  Fuìlaway  v.  robustiwi,  Biosteres 
caudatus ;  Tetrastichus  Giffa)-dii. 

Dacus  Loiiusburyi  Coquillet. 

Coquillet  1901,  p,  27;  Bezzi  1908,  p.  292  e  297  ;  Froggatt    1909,  p.  87, 
pi.  Ili,  flg.  13;  Eiiderlein,   19J1,  p.  409. 

Femmina.  —  Corpo  di  colore  fulvo  olivaceo,  colla  fronte  e  il 
capo  testaceo-isabellino,  la  faccia  con  due  macchie  nere  sublate- 
rali, un'  altra  macchia  nera  presso  1'  angolo  inferiore  degli  occhi, 
ultimo  articolo  delle  antenne  in  gran  parte  nerastro,  torace  coi 
calli  omerali,  la  sutura  e  la  porzione  adiacente  delle  pleure,  una 
striscia  mediana  sul  mesonoto  dietro  la  sutura  e  due  sublaterali 
un  poco  arcuate  di  colore  testaceo,  due  macchie  nerastre  allun- 
gate ai  lati  della  striscia  mediana  ;  scutello  colla  parte  posteriore 
di  colore  testaceo.  Ali  (Fig.  XXV,  2)  ialine  con  una  macchia  api- 


—  92  — 


Fig.  XXV. 
Dacus  Lounsburyi  :  1.  antenna;  2.  ala;  3.  ovoposi- 
tore ;  4.  metà  sinistra  del  forcipe  copulativo  vista 
dal  lato  interno  ;  5.  capo  della  larva  supino  (lettere 
come  a  fig.  XXIII). 


cale  bruna  giungente  in  dietro  fino  a  livello  della  vena  trasver- 
sale posteriore  e  un'  altra  lungo  la  sesta  vena  longitudinale.  Zampe 
colle  anche   e   trocanteri   bruni,  parte  prossimale  dei  femori  del 

terzo  paio  e  primo  articolo 
dei  tarsi  isabellini  pallidi,  il 
resto  testaceo  o  testaceo-bru- 
no.  Parte  mediana  degli  ster- 
niti  1-6  dell'  addome  bruna, 
il  resto  di  essi,  di  color  noc- 
ciuola  pallido.  Settimo  seg- 
mento addominale  lungo  mm. 
2,5  e  ovopositore  2,6 

Lunghezza  del  corpo  mm. 
10-11. 

Maschio.  —  Simile  alla 
femmina  ma  coi  lati  dei  ter- 
giti addominali  provvisti  al 
margine  posteriore  di  una 
serie  di  lunghe  setole.  Forcipe 
dell'  organo  copulativo  (Fig. 
XXV,  4)  col  lato  esterno  della  lamina  inferiore  molto  più  lungo 
dell'interno,  poco  attenuato  e  leggermente  curvo. 

La7nm.  —  Di  colore  ocroleuco  sporco.  Uncini  mandibolari  con 
un  robusto  dente  preapicale,  lobi  orali  (Fig.  XXV,  5)  con  numerosi 
rialzi  laminari  trasversali. 

Spinule  dorsali  sui  segmenti  1-3,  in  minore  quantità  sul  quarto 
e  qualcuna  talora  sul  quinto.  Stigmi  anteriori  con  23-25  lobi. 
Lunghezza  del  corpo  mm.  13,  larghezza  2,8. 
Pwpario. — Ellittico,  di  color  testaceo  isabellino,  lungo  mm.  7,2, 
largo  3,2. 

Distribuzione  geografica.  —  Specie  diffusa  dall'Africa  orien- 
tale tedesca  alla  Colonia  del  Capo. 

Piante  nutrici.  —  Finora  le  larve  di  questa  specie  sono  note 
come  viventi  nei  cocomeri  coltivati.  Sono  da  ricercarsi  le  piante 
spontanee  nutrici. 

Notizie  biologiche.  —  Io  ebbi  occasione  di  vedere  cocomeri 
intetti  solo  a  Kirstenbosch  (Colonia  del  Capo),  e  seppi  che  quelli 
tardivi  nel  1913  furono  danneggiati  notevolmente.  La  biologia  di 
questa  specie  è  da  studiarsi  nell'Africa  orientale  tropicale  e  sub- 
tropicale. 


-  93  - 


Dacus  vertebratiis  Bezzi 


Bezzi    1908,    p.   147    e    1909,    p.    296;    Graham,   1910,  p.    167,  1.    XIII, 
fig.  3-4. 

Femmina.  —  Corpo  fulvo-brunastro  col  capo  testaceo  sporco 
fornito  di  due  macchie  nere  sulla  faccia  ed  una  bruna  sotto  gli 
occhi  ;  mesonoto  con  una  stretta  linea  mediana  presuturale  appena 
visibile,  e  due  submediane,  anteriori,  che  posteriormente  si  diri- 
gono ai  lati  vicino  alla  macchia  o- 
cracea  della  sutura,  nere  e  due  mac- 
chie pure  nere  submediane  più  o 
meno  distinte  postsuturali;  calli  ome 
rali,  sutura,  pleure  ai  lati  della  sutura, 
due  macchie  ipopleurali  e  scutello 
di  colore  ocroleuco  o  ocraceo.  Ali 
colle  fascie  che  si  vedono  nella  figu- 
ra XXVI,  2.  Addome  col  secondo  seg- 
mento avente  una  macchia  mediana 
nera  anteriore  congiunta  colle  due 
submediane  e  una  linea  nera  mediana 
che  continua  sui  segmenti  seguenti. 
Zampe  colla  base  dei  femori  e  il  primo 
articolo  dei  tarsi  di  colore  ocroleuco 
sporco,  il  resto  di  color  testaceo  più 
0  meno  scuro.  Scapolari  due  paia.  Settimo  segmento  addominale 
lungo  mm.  1^90,  ovopositore  (Fig.  XXVI,  3)  colla  parte  apicale 
molto  attenuata  lungo  mm.  1,95. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  6-7  72- 

Maschio  coi  margini  posteriori  laterali  del  3*"  segmento  for- 
niti di  una  serie  di  lunghe  setole.  Forcipe  dell'  organo  copulativo 
(Fig.  XXVI,  4)  col  lato  esterno  della  lamina  inferiore  alquanto 
più  lungo  dell'  interno,  ma  più  corto  e  meno  uncinato  di  quello 
del  D.  hreindylus. 

Larva  e  pu/pario  sconosciuti. 

Distribuzione  geografica.  —  Conosciuto  dell'  Eritrea  e  della 
Nigeria  meridionale,  io  ne  raccolsi  pochi  esemplari  a  Camayenne 
presso  Conakry  (Guinea  francese). 

Pianta  nutrice.  —  Sono  ancora  sconosciute  le  piante  spon- 
tanee delle  quali  si  nutre  questa  specie  allo  stato  di  larva,  delle 
coltivate  attacca  i  cocomeri  e  specie  affini. 


Fig-.  XXVI. 
Dacus  vertebratus  :  1.  antenna;  2.  ala; 
.S.   ovopositore  ;  i.  forcipe  dell'  organo 
copulativo  visto  lateralmente,   obliqua- 
mente. 


-  94  - 


Daciis   brevistylus  Bezzi. 


Bezzi,  1908,  p.  149. 

Femmina.  —  Corpo  di  color  fulvo  più  o  meno  scuro,  faccia 
con  due  macchie  nere  grandi  e  una  macchia  bruna  sul  peri- 
stoma  presso  la  parte  inferiore  degli  occhi;  torace  collo  sento  un 
poco  più  scuro  del  resto  del  corpo  avente  una  linea  mediana  pre- 
suturale e  due  macchie  submediane 
postsuturali  nere,  che  possono  es- 
sere più  o  meno  evidenti  (molto 
evidenti  negli  esemplari  in  alcool, 
quasi  invisibili  in  quelli  a  secco), 
calli  omerali,  sutura,  pleure  in  cor- 
rispondenza alla  sutura,  una  mac- 
chia ipopleurale  e  scutello  di  co- 
lore ocroleuco  o  ocraceo.  Ali  (Fig. 
XXVII,  1)  simili  a  quelle  della  spe- 
cie precedente.  Scapolari  due  paia. 
Settimo  segmento  lungo  1,5,  ovo- 
positore (Fig.  XXVII,  2)  1,56. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  6-7. 
Maschio  coi  lati  del  3"  seg- 
mento addominale  forniti  di  una 
serie  posteriore  di  setole.  Forcipe  dell'organo  copulativo  (Figura 
XXVII,  3)  col  lato  esterno  della  lamina  inferiore  più  lungo  del- 
l'interno, attenuato  ed  arcuato. 

Larva.  —  Uncini  mandibolari  con  dente  preapicale  bene  svi- 
luppato ;  lobi  orali  con  circa  15  rialzi  laminari.  Spinule  dorsali 
sui  primi  tre  segmenti  postceialici,  e  in  minor  quantità  sul  4"  e 
alcune  anche  sul  5".  Stigmi  anteriori  con  15,  talora  14  oppure 
16  lobi. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  8,  larghezza  1,4. 
Pupario.  —  Ellittico ,    di    colore    testaceo-isabellino ,    lungo 
mm.  4,5-5,5  largo  2-2,3. 

Osservasione.  —  Gli  esemplari  di  Segborouè  sono  più  piccoli 
di  quelli  del  Sudan  e  dell'Africa  meridionale  ed  hanno  le  macchie 
submediane  del  torace  più  distinti;  ma  non  credo  che  per  questo 
debbano  ritenersi  specificamente  diversi,  perché  ritengo  che  siano 
di  dimensioni  minori  per  essersi  sviluppati  con  cibo  non  abbondante. 


XXVII. 

Daeus  brevistylus:  1.  ala;    2.  ovopositore; 

3.  forcipe  dell'  organo  copulativo  visto  di 

lato,  uu  po'  obliquamente. 


-  95  - 

Distribuzione  geografica.  —  Questa  specie  è  forse  diftiisa  a 
tutta  l'Africa  tropicale  e  subtropicale  essendo  nota  dell'  Eritrea 
ed  essendo  stata  raccolta  da  me  nel  Dahomey  (Segborouè),  nel 
Transvaal  (Pretoria)  e  nella  Colonia  del  Capo  a  Kirstenbosch. 

Piante  nutrici.  —  Le  piante  nutrici  spontanee  di  questo  l)a- 
cus  devono  essere  specie  di  Cucurhitacee  ;  io  trovai  le  larve  in 
frutti  di  MoniorcUca?  (o  genere  affine)  nel  Dahoraey.  A  Kirsten- 
bosch (Colonia  del  Capo)  ottenni  pochi  adulti  da  larve  viventi  in 
cocomeri  col  Dacus  Lounsburpi. 

Notizie  biologiche.  —  Questa  specie  si  nutre  a  spese  del  pe- 
ricarpio di  cucurbitacee  spontanee  e  coltivate,  nei  cui  frutti  si 
può  trovare  in  numero  più  o  meno  abbondante. 

Questa  specie  è,  come  il  Dacus  armatus,  dannosa  ai  coco- 
meri, poponi  e  citriuoli  poiché  i  parassiti,  che  attaccano  le  larve, 
non  possono  raggiungerle  in  detti  frutti.  Da  pupe  ottenute  invece 
da  larve  viventi  in  fi'utti  di  Momordica  io  ebbi  circa  il  60  "/o  di 
parassiti,  rappresentati  da  due  specie  :  Opius  perproxirnus  e 
Biosteres  caudatus. 

Dacus  longistylus  Wied. 

Wiedmann,  1830,  p.  552,  tav.  X,  fig.  l'.,  Bigot,  18S4:,  p.  ò7  [Anastrephà); 
Magretti.  1888;  Bezzi,  1901,  p.  21-35,  1908  (142;;  1909,  p.  291-295; 
Becker,  1903,  p.  138-223  e  1905,  p.  144;  Sack,  1908,  p.  10;  Sur- 
couf,  1911,  p.  268-271,  flg.;  Froggatt,  1909,  p.  94;  Enderlein, 
1911,  p.  409. 

Femmina.  —  Corpo  di  colore  grigio-olivaceo,  faccia  con  due 
macchie  nere  sublaterali,  i  calli  omerali,  la  sutura,  una  fascia 
mediana,  che  comincia  a  livello  della  sutura  e  non  raggiunge  la 
parte  posteriore  dello  sento,  le  pleure  in  corrispondenza  alla  su- 
tura e  lo  scutello  di  colore  ocraceo  o  melico  ;  le  ali  ialine  con 
stigma  e  vene  ocracee  e  una  stretta  macchia  bruna  attorno  la 
parte  distale  della  seconda  vena  longitudinale  ;  zampe  testaceo  - 
isabelline  colla  parte  distale  inferiore  delle  tibie  bruna,  addome 
inferiormente,  e  specialmente  ai  lati,  di  colore  isabellino.  Macro- 
diete  scapolari  subrnediane  nulle.  Settimo  segmento  addominale 
(Fig.  XXVIII,  2)  molto'  allungato  colla  base  rigonfiata  e  il  resto 
cilindrico,  è  lungo  mm.  4-4,5,  ovopositore  (.Fig.  XXVIII,  3)  lungo 
mm.  5,4. 

Lunghezza  del  corpo  9-11. 


96  — 


Maschio  simile  alla  femmina.  Forcipe  clell'organo  copulativo 
(Fig.  XXVIII)  col  lato  esterno  della  lamina  inferiore  ad  apice 
allungato,  stretto,  un  po'  ricurvo. 

Larva.  —  Di  colore  cremeo-ocroleuco  più  o  meno  sporco. 
Capo  (Fig.  XXVIII,  5-6)  con  antenne  brevi,  lobi  orali  con  nume- 
rose linee  trasversali  esterna- 
mente ramificate,  papille  del- 
l' angolo  anteriore  dei  lobi  brevi, 
uncini  mandibolari  con  lungo 
dente  preapicale.  Spinule  dorsali 
sui  segmenti  1-5  postcefalici  e 
alcune  anche  sul  sesto.  Stigmi 
(Fig.  XXVIII,  7)  con  16-18  lobi. 
Lunghezza  del  corpo  mm. 
13-14,  larghezza  2,6. 

Pupario.  Ellittico  allungato, 
di  colore  terra  d'ombra  pallido. 
Lungo  mm.  7,5-8,  largo  3,3. 

Distribuzione  geografica.  — 
Questa  specie  era  nota  dell'  Eri- 
trea, del  Sudan  egiziano  e  fran- 
cese ,  dell'Africa  equatoriale 
francese  (Tchad),  io  la  raccolsi 
nel  Senegal  a  Thiès  e  a  Dakar. 
Piante  nutrici.  —  Le  larve 
vivono  a  spese  dei  frutti  di  Calotropis  proce)'a;  erroneamente  il 
Surcouf  attribuì  a  questa  specie  danni  ai  frutti  di  Cucurbitacee. 
Notizie  biologiche.  —  Era  una  cosa  ben  nota  (  Magretti , 
Becker  ed  altri)  che  gli  adulti  di  questa  specie  si  vedono  sotto 
le  larghe  foglie  della  Calotropis  fermi  o  aggirantisi  elegantemente 
su  di  esse  o  sui  suoi  fiori  in  cerca  di  cibo,  leccando  insisten- 
temente le  parti  esposte  dell'ovario,  degli  stami  e  i  petali,  però, 
per  quanto  io  so,  nessuno,  ne  aveva  osservato  le  larve. 

Le  uova  sono  depositate  attraverso  la  base  del  frutto  nella 
sua  parte  interna  per  quanto  lo  permette  la  lunghezza  dell'  ovo- 
positore. 

Le  larve  si  nutrono  a  spese  delle  parti  interne  del  frutto 
riducendole  a  poco  a  poco  ad  una  massa  quasi  del  tutto  pulve- 
rulenta    In  ogni  frutto  trovai  da  15-20  larve. 


Fig.  XXVIII. 

Bacìts  longistylus:  1.  antenna  ;  2.  settimo  seg- 
mento acldominale  ;  3.  ovopositore  ;  4.  forcipe 
dell'  organo  copulativo  visto  di  lato  e  oblìctua- 
mente;  5.  capo  della  larva  supino  ;  6.  lo  stesso 
visto  di  fianco  ;  7.  stigma  anteriore. 


—  97  — 

Le  larve  quasi  completamente  sviluppate  lasciano  la  parte 
interna  del  frutto  e  vanno  sulla  parete,  che  corrodono  pure  per 
uno  spazio  più  o  meno  esteso,  lasciando  intatta  l'epidermide  ;  poi 
rompono  anche  questa  e  cadono  al  suolo,  dove  si  approfondano 
per  4-10  centimetri  e  si  trasformano  in  pupa. 

Qualche  volta  vidi  frutti  aperti  colle  larve  ancora  nella  parte 
centrale. 

In  settembre  a  Dakar  lo  stato  di  pupa  durò  da  13  a  14 
giorni. 

Da  pupe  ottenute  da  larve  fuoriuscite  da  frutti  in  casa,  ebbi 
pochi  esemplari  di  Opius  dexter. 

In  campagna  le  formiche  del  genere  Anonima  distruggono 
molte  pupe,  perché  raccolsi  spesso  pupe  mangiate  da  esse  ;  inter- 
ratene, sparse  e  a  varia  profondità,  40  il  17  settembre,  7  giorni 
dopo  ne  trovai  33  ridotte  solo  ad  un  po'  di  pupario. 

Debbo  inoltre  notare  che  la  C  lotropis  cresce  a  Dakar  e  a 
Thiès  nelle  vicinanze  delle  case,  e  non  si  trova  in  vere  con- 
dizioni naturali.  Se  si  studiasse  il  Dcu:>  longistijlus  in  qualche 
parte  dell'Africa  dove  la  Calotropis  cresce  spontanea,  certamente 
si  scoprirebbero  altri  nemici  di  esso. 


DESCRIZIONE  E  NOTIZIE  BIOLOGICHE  DEI  PARASSITI. 

Fam.  Braconidae.  (1) 

Opius  coucolor  Szépl. 

Opius  concolor  Szépligeti,    Boll.    Soc.   ent.    France,   1910,    p.    244  ; 
MarchaL,  ibid.  e  C.  E.  Ac.  France  1911,  p.  215,  flg.  1-3. 

Femmina  fFig.  XXIX),  —  Colore  del  corpo  giallo-ocraceo,  an- 
tenne fulvo-brunastre,  ali  ialine  co)i  nervature  fulve  e  stigma   in 


(1)  Nelle  descrizioni  si  tenga  conto  di  quanto  segue  :  lo  Uso  la  parola 
metanoto  nel  vero  senso  morfologico  e  propodeo  per  il  così  detto  metatorace 
di  molti  sistematici  ;  2"  la  lunghezza  del  capo  è  misurata  dalla  linea  che  uni- 
rebbe gli  ocelli  pari  e  il  margine  dell' epistoma  e  la  larghezza  tra  il  margine 
laterale  dei  due  occhi  ;  3"  la  lung'hezza  e  la  larghezza  degli  occhi  sono  prese 
ponendo  il  capo  adagiato  sull'  occipite  ;  4"  la  lunghezza  del  corpo  è  calcolata 
dal  margine  anteriore  del  capo  alla  base  dell'  ovopositore  ;  5'  nella  lunghezza 
dell'  ovopositore,  indicata  nelle  descrizioni,  si  tiene  conto  solo  della  parte  di 
esso  sporgente  dall'  addome. 

BoUetl.  di  Zoologia  Gen.  e  Agr,  <  J 


—  98  — 


Fig.  XXIX. 
Opius  concolor  :  femmina. 


gran  parte  giallo-ocraceo,  zampe  del  1."  paio  coli'  ultimo   articolo 
bruno,  quelle  del  2."  paio  col  tarso  leggermente  imbrunito  e  quelle 

del  3."  paio  colla  parte 
posteriore  della  tibia  e 
il  tarso  brunastri. 

Il  capo  (Fig.  XXX,  1) 
è  circa  \l^  più  largo  che 
lungo  coll'epistoma  bre- 
ve, leggermente  rialzato, 
la  faccia  con  leggera  ca- 
rena mediana,  antenne 
di  circa  trenta  articoli, 
occhi  alquanto  più  del 
doppio  più  lunghi  che 
larghi,  non  giungenti  col 
margine  inferiore  a  li- 
vello del  solco  posteriore 
dell'  epistoma. 
Scuto  mesotoracico  liscio  coi  solchi  parapsidali  solo  anterior- 
mente manifesti.  Solco  trasversale  antiscutellare  fornito  di  8  fos- 
sette ;  depressione  ai 
lati  dello  scutello  in- 
ternamente crenulata. 
Metanoto  con  breve 
carena  mediana  e  cre- 
nulato  ai  lati  di  essa. 
Propodeo  con  carena 
mediana  anteriore  che 
prima  della  metà  della 
lunghezza  del  propo- 
deo stesso  si  biforca 
formando  due  piccole 
carene  divergenti,  il 
resto  è  leggermente 
rugoso.  Per  le  nerva- 
ture delle  ali  si  veda 
la  figura  XXIX. 

Addome  col  primo 
segmento  rugoso  al  dorso,  il  resto  liscio  fornito  di  pochi  peli.  Ovo- 
positore alquanto  più  corto  dell'addome. 


Fig.  XXX. 
Capi  visti  (li  fronte  :  1.  Onius  concolor  ;  2.  0.  dacicida  ;  .S.   O. 
Lonnsbiiryi;  4.   0.  dexter;   5.  0.  perproximus  ;  6.  0.  humilis  : 
7.   O.  africanus;  8.   O.  africaniis   orientaUs;  9.   0.  inconsuetits. 


—  99  — 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3,50;  larghezza  del  torace  0,85; 
lunghezza  delle  zampe  del  3/  paio  3,38,  lunghezza  dell'  ovopo- 
sitore 1. 

Distribuzione  geografica.  —  Specie  finora  nota  solo  della  Tu- 
nisia (Susa),  dove    fu   per   la  prima   volta  scoperta  dal   Marchal. 

Note  biologiche.  —  Questo  Opius  è,  come  le  specie  seguenti, 
un  parassita  interno  (endofago)  del  Dacus  oleae.  Esso  depone  le 
uova  nella  larva,  quando  si  trova  ancora  nell'  oliva,  e  la  sua  larva 
termina  lo  sviluppo  nella  pupa  della  mosca  delle  olive  e  nel  pu- 
pario di  questa  si  trasforma  in  pupa  per  uscirne  poi  allo  stato 
adulto. 

Quest' Opms  è  certamente  un  parassita  molto  importante  per 
combattere  la  mosca  delle  olive  e  deve  essere  introdotto  nei  paesi 
d' Europa  dove  non  esiste  alcun  parassita  endofago  del  Dacus 
oleae. 


Opius  dacicida  Silv. 

Opius  dacicida  Silvestri,  Disp.  eut,  agr.  Portici  (1911),  p.  520. 

Femmina  (Fig.  XXXI).  —  Corpo  e  torace  di  colore  ferrugineo, 
addome  ferrugineo   colla    parte    posteriore    dei    segmenti  bruno  - 

nerastri,  antenne  col  fla- 
gello fulvo-brunastro,  zam- 
pe ocraceo  -  ferruginee,  ali 
ialine  con  stigma  e  nerva- 
ture fulvo  -  brune. 

Il  capo  (Fig.  XXX,  2) 
è  poco  più  largo  del  torace, 
quasi  74  più  largo  che 
lungo,  colla  faccia  rialzata 
a  carena  longitudinale  nel 
mezzo,  epistema  troncato, 
un  po'  rialzato.  Antenne 
poco  più  lunghe  del  capo, 
di  35  articoli.  Occhi  quasi 
giungenti  col  margine  inferiore  a  livello  di  quello  posteriore  del- 
l' epistoma,  poco  più  del  doppio  più  lunghi   che  larghi. 

Scuto  mesotoracico  liscio  con  solchi  parapsidali  brevissimi  ; 
solco  trasverso  prescutellare  con  6  fossette  delle  quali  le  2  me- 
diane sono  un  poco  più  grandi  delle  altre;  scutello  liscio.    Meta- 


Fig.  XXXI. 
Opius  dacicida  :  femmina. 


—  100  — 


noto  con  leggera  carena  mediana  e  un  po'  crenulato  nella  parte 
SLibmediana.  Propodeo  un  po'  rugoso.  Solco  mesopleurale  cre- 
nulato. Ali  colle  nervature  disegnate  nella  figura  XXX 1  (1), 

Addome  subellittico  colla  parte  mediana  dorsale  del  1."  seg- 
mento rugosa,  il  resto  liscio,  fornito  di  un  certo  numero  di  peli. 
Ovopositore  più  corto  dell' ciddome. 

Lunghezza  del  corpo  mm  3;  larghezza  del  torace  0,97;  lun- 
ghezza delle  antenne  3,30,  dell'ala  anteriore  3,10,  larghezza  della 
stessa  1,17;  lunghezza  delle  zampe  del  3."  paio  2,70,  dell'ovopo- 
sitore 0,80. 

Maschio  sconosciuto. 

Distribuzione  geog reifica .  —  Eritrea,  parassita  di  Dacus  oleae. 

Osse/'Dazio7ie.  —  Questa    specie    è    molto    prossima  all'  Opius 

concolo)-  Szépl.,  però  si  distingue  per    le    antenne  di  35  articoli, 

per  le  fosse  prescutel- 
lari  meno  numerose,  per 
il  capo  un  po'  meno 
largo  e  gli  occhi  in  pro- 
porzione più  lunghi. 

Opius  Lounsburyi  sp.  n. 

Femmina  (Fig.XXXII). 
Corpo  di  colore  fulvo  - 
ferrugineo  colla  parte 
mediana  anteriore  e  quel- 
le laterali  dello  sento  del 
raesonoto  nere,  resto  dei 
lati  del  mesotorace  come 
il  mesosterno  neri,  metanoto  in  gran  parte  nero,  propodeo  fulvo. 
Addome  dal  2.  segmento  in  poi  quasi  completamente  nero.  An- 
tenne col  flagello  bruno,  ali  ialine  con  nervature  brune,  zampe 
testacee  coi  tarsi  posteriori  imbruniti  come  anche  1'  apice  della 
tibia  del  3."  paio. 

Il  capo  (Fig.  XXX,  3)  è  un  po'  più  largo  del  torace,  circa  Va 
più  largo  che  lungo,  peloso,  parte  mediana  della  faccia  legger- 
mente rigonfiata  a  carena  longitudinale,  epistema  breve,  troncato, 


Fig.  xxxn. 

Oph's  Lonnshitryi  :  feiuniina. 


(1)  L'  ala  destra  ha  una  medio-discoidale  sopranumeraria,  che  lio  vohito 
rappresentare  come  si  trova  nell'  esemplare  tipico. 


—  UH  - 

un  po'  rialzato.  Antenne  poco  più  lunghe  del  corpo,  di  35  articoli. 
Occhi  giunganti,  col  margine  inferiore,  appena  a  livello  del  mar- 
gine posteriore  dell'epistoma,  poco  più  del  doppio  più  lunghi  che 
larghi. 

Scuto  mesotoracico  semplice,  liscio,  coi  solchi  parapsidali 
distinti  solo  anteriormente  ;  solco  trasverso  prescutellare  con  una 
serie  di  7  fossette,  delle  quali  le  laterali  sono  maggiori  e  incom- 
pletamente divise  in  due  minori  ;  scutello  liscio,  fossa  parascutel- 
lare  appena  crenulata  a  lato  dello  scutello.  Metanoto  con  brevis- 
sima carena  mediana  e  fossa  in  gran  parte  crenulata.  Propodeo 
rugoso.  Ali  colle  nervature  che  si  vedono  nella  figura  XXXII. 

Addome  colla  parte  mediana  del  primo  segmento  un  po'  ru- 
gosa, il  resto  liscio  con  pochi  peli.  Ovopositore  più  corto  del- 
l'addome. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3,5  ;  larghezza  del  torace  0,80  ; 
lunghezza  delle  antenne  3,6,  dell'  ala  anteriore  3,25  ;  larghezza 
della  stessa  1,38  ;  lunghezza  delle  zampe  del  3.°  paio  3,15,  del- 
l'ovopositore 0,78. 

Maschio  sconosciuto. 

DistìHhuzione  geografica.  —  Transvaal,  parassita  di  Dacus 
oleae. 

Osservazione.  —  Questa  specie  è  affine  all'  0.  dacicida,  ma 
se  ne  distingue  facilmente  per  il  colore,  per  le  fosse  prescutellari 
più  estese  e  il  metanoto  più  crenulato. 

Opius  dexter  sp.  n. 

Femmina  (Fig.  XXXIII).  —  Corpo  tutto  di  color  ferrugineo, 
antenne  brune,  ali  ialine  con  nervature  brunastre,  pretarsi  di  tutte 
le  zampe  nerastri,  tarsi  delle  zampe  posteriori  suffusi  di  bruno. 

Il  capo  (Fig.  XXX,4)  è  circa  '/a  piìi  largo  che  lungo,  prov- 
visto di  punti  piliferi  abbastanza  numerosi,  di  una  leggera  carena 
sulla  parte  mediana  della  faccia,  coll'epistoma  leggermente  solleva- 
to. Le  antenne  più  lunghe  del  corpo,  di  oltre  31  articoli.  Oli  occhi 
sono  il  doppio  più  lunghi  che  larghi,  bene  convessi,  col  margine 
inferiore  sorpassano  quello  posteriore  dell'epistoma.  Scuto  del  me- 
sotorace  intero,  liscio;  solco  trasverso  prescutellare  fornito  di  circa 
dodici  fossette,  fossa  ai  lati  dello  scutello  profonda.  Metanoto  nella 
parte  submediana  crenulato.  Propodeo  con  una  carena  mediana 
che  si  biforca  solo  in  vicinanza  del  margine  posteriore,  superficie 


—  102  — 

profondamente  rugosa.  Solco  mesopleurale  fornito  di  una  serie  di 
fossette.  Per  le  nervature  delle  ali  si  veda  la  figura  XXXIII. 

Addome  ovale  col  primo  segmento  rugoso  al  dorso,  il  secondo 
fittamente  e  minutamente    punteggiato    nella    parte    anteriore,   il 


Fig.  XXXIII. 

Opitts  dexter  :  femmina. 

resto  con  alcuni  peli.  Ovopositore  circa  la  metà  più  breve  del- 
l' addome. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3-3,5  ;  larghezza  del  torace  0,80  ; 
lunghezza  delle  antenne  4-?  (1),  delle  ali  anteriori  3,20,  larghezza 
delle  stesse  1,40,  lunghezza  delle  zampe  del  3."  paio  3,50,  del- 
l'ovopositore 0,90. 

Il  maschio  è  simile  alla  femmina. 

Distrihuaione  geografica.  —  Senegal:  Dakar,  parassita  di  Da- 
cus  longistylus. 

Osservazione.  —  Questa  specie  è  molto  vicina  all'  Opius 
concolor  Szépl.,  però  è  possibile  distinguerla  per  gli  occhi  più 
grandi  (nell'  0.  concolor  non  arrivano  a  livello  del  solco  poste- 
riore dell'  epistoma),  per  la  carena  mediana  del  propodeo  più 
lunga  e  per  la  superficie  dello  stesso  più  rugosa. 


(1)  Gli  esemplari  conservati  a  seccò  per  la  descrizione  perdettero  l'estre- 
mità delle  antenne;  l'antenna  rimasta  col  mag-gior  numero  di  articoli  ne  ha 
31  e  non  è  intera. 


—  103  — 


Opius  perproximus   sp.  n. 


Femmina  (Fig.  XXXIV).  —  Corpo  tutto  di  colore  ocraceo-ferru- 
gineo  (soltanto  la  parte  mediana  dei  segmenti  addominali  è  talora 
suffusa  di  bruno),  antenne  dal  S.**  articolo  brune,  ali  ialine  collo 
stigma  ferrugineo  più  o  meno  estesamente  marginato  di  bruno   e 

colle  altre  ner- 
vature più  brune, 
zampe  del  colore 
del  corpo  eccet- 
tuati i  pretarsi 
che  sono  nera- 
stri e  la  parte 
infero-posteriore 
della  tibia  del 
3.°  paio,  e  il  tar- 
so delle  stesse 
zampe,  che  sono 
più  0  meno  suffu- 
si  di  bruno. 

Il  capo  (Fig. 
XXX,  5)  è  circa 
Yg  più  largo  che 
lungo  ,  fornito  di 
peli  abbastanza  numerosi,  con  faccia  provvista  di  leggera  carena 
mediana;  epistema  troncato,  leggermente  rialzato;  antenne  poco 
più  lunghe  del  corpo,  di  oltre  40  articoli  (41-46).  Gli  occhi  un  poco 
più  del  doppio  più  lunghi  che  larghi,  ben  convessi.  Sento  tora- 
cico liscio,  solco  trasversale  dietro  lo  scuto  con  una  serie  di  8 
fossette  ben  distinte;  scutello  liscio;  metanoto  con  leggera  carena 
mediana  e  crenulato  un  po' ai  lati;  propodeo  con  una  carena  me- 
diana che  verso  la  metà  della  sua  lunghezza  si  divide  in  due  che 
vanno  divergendo  ,  sul  resto  della  superficie  è  quasi  liscio  nella 
parte  submediana,  un  po'  rugoso  ai  lati  e  posteriormente.  Solco 
mesopleurale  fornito  di  fossette.  Ali  anteriori  e  posteriori  colle  ner- 
vature disegnate  nella  figura  XXXIV. 

Addome  ovale  col  primo  segmento  rugoso  al  dorso,  il  se- 
condo striato  per  brevissimo  spazio  nella  parte  anteriore  centrale, 
il  resto  liscio  con  pochi  peli.  Ovopositore  quasi  retto  alquanto  più 
lungo  dell'addome  o  poco  più  lungo  (negli  esemplari  minori). 


Fig.  XXXIV. 
Opius  perproximus  :  femmina. 


—  104  — 

Lunghezza  del  corpo  senza  ovopositore  mm.  3-3,5;  larghezza 
del  torace  0,85;  lunghezza  delle  antenne  5,  dell'ala  anteriore  3,6, 
larghezza  della  stessa  1,6,  lunghezza  delle  zampe  del  3."  paio  4,8, 
dell'ovopositore  3,5. 

Maschio  simile  alla  femmina. 

Distribuzione  geografica.  —  Dahomey  :   Cotonou,    Segborouè. 

Osservazione.  —  Questa  specie  si  distingue  dalla  precedente 
per  gli  occhi  un  po'  più  del  doppio  più  lunghi  che  larghi,  per  la 
carena  mediana  del  propodeo  biforcata  verso  la  metà  del  propodeo 
stesso,  per  l'ovopositore  più  lungo. 

Note  biologiche.  —  Questa  specie  fu  da  me  osservata  paras- 
sita del  Dacus  brevistylus  e  della  Ceratitis  Giffardii  e  fu  speri- 
mentata nell'Africa  meridionale  e  a  Honolulu  colla  Ceratitis  ca- 
pitata con  risultato  positivo.  In  laboratorio  si  ottennero  soltanto 
maschi,  perchè  l'accoppiamento  in  tubi  non  ebbe  luogo.  Nel  ten- 
tare di  introdurre  questa  specie  dall'Africa  occidentale  od  altra 
regione,  sarà  necessario  porre  maschi  e  femmine  per  alcune  ore 
in  una  grande  campana  di  vetro  con  un  rametto  verde  di  qualsiasi 
pianta  spruzzato  di  miele. 

La  femmina  di  questa  specie  tasta  colle  antenne  i  frutti  e 
riconosciutone  uno  inquinato  precisa  il  luogo  dove  si  trova  la 
larva,  allora  si  ferma,  inarca  quanto  più  può  il  corpo,  distende 
l'ovopositore,  lo  poggia  sul  frutto  nel  punto  soprastante  la  larva, 
ve  lo  introduce  con  una  certa  rapidità  per  colpire  con  esso  la  larva 
stessa  e  introdurre  nel  suo  corpo  un  ovo. 

La  larva  dell'  Ojyius  comincia  lo  sviluppo  nella  larva  della 
Ceratitis  e  lo  termina  nella  pupa,  fuoriuscendo  così  allo  stato 
adulto  dal  pupario  della  vittima. 

Lo  sviluppo  da  ovo  ad  adulto  a  Honolulu  ebbe  luogo  in  15-16 
giorni. 

Questa  specie  allo  stato  adulto  può  vivere  in  tubi  di  vetro, 
se  molto  ben  custodita  e  nutrita,  almeno  3  mesi,  infatti  io  riuscii 
a  trasportarne  esemplari  dall'Africa  occidentale  a  Honolulu  man- 
tenendoli vivi  della  metà  di  febbraio  alla  metà  di  maggio. 

Opius   perproximus  v.  modestior  n. 

Femmina  (Fig.  XXXV).  —  Lunghezza  del  corpo  mm.  2,5-3,4, 
larghezza  del  torace  negli  esemplari  maggiori  0,80,  lunghezza 
delle  antenne  4,5,  lunghezza  delle  ali  anteriori  3,2,  larghezza  delle 


—  105  — 


stesse  1,30,  lunghezza  delle  zampe    del    3."    paio    3,25,  lunghezza 
dell'  ovopositore  1,40. 

Il  colore  del  corpo  è  come  nella  forma  tipica,  ma  i  segmenti 
2-4  dell'  addome  al  dorso  sono  perlopiù  estesamente    iDruni  negli 

esemplari  di  dimen- 
sioni piccole. 

Le  antenne  , 
sempre  più  lunghe 
del  corpo,  hanno 
35  -  42  articoli. 

Il  torace  ha  la 
stessa  scultura,  co- 
me pure  le  ali 
hanno  nervature 
uguali  agli  esem- 
plari tipici  della 
specie. 

L'  ovopositore 
è  sempre  corto  (po- 
co più  corto  del- 
l'addome). 

Distribuzione 
geogìmfìca.  —  Co- 
sta d'  Oro:   Aburi,   parassita  di  Ceratiti^   nigerriyna;  Nigeria  del 
Sud:  Olokemeji,  parassita   di  C.   Glffardii  del  Sarcocephalus. 

Osservazione.  —  Ho  creduto  opportuno  distinguere  almeno  per 
ora  gli  esemplari  di  Aburi  ottenuti  da  Ceratitis  nigen-ima  da 
quelli  di  Cotonou  e  Segboroué,  perchè  tutti  hanno  l'ovopositore  un 
poco  più  corto  dell'addome,  le  antenne  con  un  numero  di  articoli 
minore.  E  da  verificarsi  se  questa  è  realmente  una  varietà  abba- 
stanza fissa  ormai,  o  se  invece  si  tratta  di  individui  di  Opius  per- 
proximus  tipico,  i  quali  sono  più  piccoli  soltanto  perchè  .svilup- 
patisi in  ospite  piccolo  (  Ceratitis  nìgerrima  )  ma  che  potevano 
essi,  0  la  loro  progenie,  svilupparsi  con  caratteri  della  forma  tipica 
se  nutrite  le  loro  larve  con  Dacus  brevistylus  o  con  Ceratitis 
Giffardii  (1). 

Questa  varietà  non  può  confondersi  coli'  Opius  dexter  per 
i  caratteri  indicati  sopra  per  la  forma  tipica  della  specie. 


Fig-.  XXXV. 
Opiiis  perpro.virrms  modestior:  femmiua. 


(1)  Gli  osemplari  di   Ceratitis    Giff^ardii    del    Sarcocephalus    di    Olokemeji 
erano  alquanto  più  piecoii  di  quelli  del  C/irysobala/ma  di  Cotonou. 


—  106  — 


Opius  humilis  sp.  n. 


Femmina  (Fig.  XXXVI).  —  Colore  del  corpo  ocraceo,  antenne 
fulvo -brunastre,  ali  ialine  con  nervature  brunastre  e  parte  centrale 
dello  stigma  ocraceo-ferrugineo,  zampe  col  pretarso  bruno  e  i  tarsi 
posteriori  pure  in  gran  parte  bruni. 

Il  capo  (Fig.  XXX,  6)  è  appena  più  di  '/a  più  largo  che  lungo, 
fornito  di  peli,  e  di  una  leggera  carena  mediana  sulla  faccia;  l'epi- 

stoma  è  legger- 
mente sollevato. 
Le  antenne  sono 
un  poco  più  lun- 
ghe del  corpo , 
di  35  articoli.  Grli 
occhi  sono  un 
poco  più  del  dop- 
pio più  lunghi 
che  larghi,  col 
loro  margine  in- 
feriore giungono 
a  livello  del  mar- 
gine superiore 
dell'epistoma. 

Scuto  meso- 
toracico  intero  , 
liscio,  con  bre- 
vissimi solchi  pa- 
rapsidali  solo  anteriormente  ;  solco  trasversale  prescutellare  con 
8  fossette;  scutello  liscio,  ai  lati  di  esso  3-4  fossette  ed  una  grande 
profonda  ;  metanoto  con  breve  carena  mediana,  nella  parte  sub- 
mediana brevemente  crenulato  prima  della  fossa  sublaterale.  Pro 
podeo  con  carena  mediana,  in  qualche  esemplare  divisa  fin  dalla 
base  in  due  quasi  contigue,  parallele  e  verso  la  parte  posteriore 
divergenti,  il  resto  è  rugoso.  Solco  mesopleurale  foveolato.  Le  ali 
sono  fornite  delle  nervature  che  si  vedono  nella  figura  XXXVI 
e  che  sono  eguali  a  quelle  delle  specie  precedenti. 

Addome  col  primo  segmento  al  dorso  rugoso,  il  resto  liscio, 
fornito  di  pochi  peli.  Ovopositoi'e  subretto  poco  più  corto  del- 
l' addome. 


Fig.  XXXVI. 

Opitis  humilis  :  femmina. 


—  107  - 

Lunghezza  del  corpo  ram.  2,60  ;  larghezza  del  torace  0,78  ; 
lunghezza  delle  antenne  3,30,  dell'  ala  anteriore  2,60,  larghezza 
della  stessa  1,15,  lunghezza  delle  zarape  del  3."  paio  2,  dell'ovo- 
positore 1,15. 

Distribuzione  geografica.  —  Constantia  (Colonia  del  Capo),  pa- 
rassita della  Ceratitis  capitata. 

Osservazione.  —  Questa  specie  è  molto  vicina  aXVO'pias  per- 
proximiis,  ma  si  può  distinguere  per  l'ovopositore  più  corto,  per 
gli  occhi  più  piccoli  e  per  la  scultura  del  propodeo,  che,  almeno 
negli  esemplari  da  me  esaminati,  non  ha  mai  una  carena  me- 
diana anteriore  biforcata  verso  la  metà  della  lunghezza  del 
propodeo. 

Per  le  dimensioni  è  ancora  più  vicina  ali  Opms  perproximus 
V.  modestior,  ma  per  i  caratteri  del  propodeo  può  essere  distinta. 

Note  hiologiche.  —  Questa  specie  fu  da  me  ottenuta  da  pupe 
di  larve  sviluppatesi  in  pere.  Data  la  lunghezza  dell'ovopositore,  qxxQ- 
st' Opir(s  può  deporre  uova  solo  in  larve  che  si  trovano  poco  ap- 
profondite nei  frutti  grandi  o  in  larve  che  stanno  in  piccoli  frutti. 
Io  ebbi  gii  adulti  in  viaggio  tra  l'Africa  e  l'Australia  il  3  aprile 
e  li  portai  in  buone  condizioni  a  Honolulu,  dove  le  femmine  depo- 
sitarono le  uova  in  larve  di  Ceratitis  capitata  viventi  in  frutti  di 
caffè. 

Gli  adulti  si  cominciarono  ad  avere  dopo  quattordici  giorni 
e  si  ottennero  alcuni  maschi  e  poche  femmine,  delle  quali  3  furono 
liberate  in  giugno  in  una  piantagione  di  caffè  a  Kona  (isola  Hawaii). 

Nella  prima  metà  di  ottobre  furono  raccolti  nella  stessa  pian- 
tagione frutti  di  caffè  che  dettero  500  pupe  di  Ceratitis.  Da  queste 
si  ottennero  26  maschi  e  26  femmine  di  Opius  hiimilis.  Altri 
esemplari  si  ebbero  in  seguito  e  furono  liberati  a  Moanalua  e  a 
Maunawili  Ranch  nell'isola  di  Ohau.  C'è,  credo,  molto  da  sperare 
in  questa  specie  per  la  lotta  contro  le  larve  di  Ceratitis  che  vi- 
vono in  piccoli  frutti  e  contro  quelle  non  molto  approfondite  an- 
che in  frutti  grandi. 

Opius  iiiconsuetus  sp.  n. 

Femmina  (Fig.  XXXVH)  —  Corpo  di  colore  ochraceo-ferru- 
gineo,  antenne  brunastre,  pretarsi  di  tutte  le  zampe  bruni,  tarsi 
delle  zampe  posteriori  un  po'  imbruniti,  le  ali  ialine  con  nerva- 
ture e  stigma  bruni. 


—  lOS  ^ 

Il  capo  (Fig.  XXX,  9)  è  grande,  più  largo  del  torace,  circa 
Va  più  largo  che  lungo,  fornito  di  molti  peli  e  di  una  leggera 
carena  mediana  sulla  faccia,  epistoraa  un  poco  rialzato.  Antenne 


Fig.  XXXVII. 
Ophis  inconsuetiis  :  femmina. 


più  lunghe  del  corpo,  di  50  articoli.  Occhi  grandi,  ben  convessi 
alquanto  più  del  doppio  più  lunghi  che  larghi. 

Scuto  mesotoracico  liscio  con  solchi  parapsidali  brevissimi  ; 
solco  trasversale  prescutellare  limitato  posteriormente  da  una 
linea  leggermente  concava  nella  parte  mediana,  cosi  che  su 
tale  regione  è  un  poco  più  largo,  è  fornito  di  8-10  fossette,  delle 
qiaali  le  due  mediane  sono  grandi,  profonde  e  le  altre  piccole. 
Il  metanoto  ha  una  breve  carena  mediana,  una  fossetta  ai  lati  di 
essa,  ad  un'  altra  fossetta  submediana.  Propodeo  con  carena  me- 
diana posteriormente  biforcata  e  superficie  più  o  meno  liscia. 
Solco  mesopleurale  fornito  di  una  serie  di  foveole.  Ali  colle 
nervature  che  si  vedono  nella  figura  XXXVII,  esse  differiscono 
da  quelle  delle  specie  precedenti  per  avere  la  nervatura  ricor- 
rente inserita  all'  origine  della  2.*  cellula  cubitale,  mentre  per 
questo  carattere  concordano  colla  specie  seguente. 

Addome  ovale  col  primo  segmento  al  dorso  leggermente  ru- 
goso, il  resto  liscio  fornito  di  pochi  peli.  Ovopositore  alquanto 
più  corto  dell'  addome. 


—  109  — 

Lunghezza  del  corpo  mm,  4  ;  larghezza  del  torace  0,90;  lun- 
ghezza delle  antenne  6,  dell'  ala  anteriore  4,  larghezza  della 
stessa  1,60,  lunghezza  delle  zampe  posteriori  4,  dell'  ovoposi- 
tore 1,17. 

Maschio  sconosciuto. 

Distribuzione  geografica.  —  Nigeria  del  Sud  :  OlokemejM,  pa- 
rassita della  Ceralitis  tritea. 

Osserva:; io?ie.  —  Questa  specie  è  distintissima  per  la  gran- 
dezza del  capo,  per  la  forma  del  solco  prescutellare  e  per  l'ori- 
gine della  nervatura  ricorrente. 

Opius  iuquirendus  sp.  n. 

Femmina  (Fig.  XXXVIII).  —  Corpo  ochraceo-ferrugineo,  an- 
tenne col  flagello  bruno,  ali  ialine  con  nervature  e  stigma  bruni, 
zampe  coi  tarsi  posteriori  un  po'  imbruniti. 


Fig.  XXXVIII. 
Opius  iuquirendus  :  femmina. 


Il  capo  (Fig.  XXXIX,  10)  è  poco  più  largo  del  torace,  abba- 
stanza fittamente  peloso,  colla  faccia  leggermente  carenatanel  mezzo, 
epistema  a  margine  troncato,  un  poco  rialzato  Antenne  più  lunghe 
del  corpo,  robuste,  molto  pelose,  di  56  ai'ticoli.  Occhi  piuttosto 
piccoli,  circa  il  doppio  più  lunghi  che  larghi,  non  giungenti  per 
breve  spazio  a  livello  del     margine  posteriore  dell'  epistema. 


—  no 


Scuto  mesotoracico  liscio  con  solchi  parapsidali  brevissimi  ; 
solco  trasversale  prescutellare  con  6  fossette,  scutello  liscio,  fossa 
parascutellare  un  poco  crenulata  internamente.  Metanoto  con  leg- 
gera carena  mediana  e  a  lato  di  questa  con  una  fossetta,  nel 
resto  un  poco  crenulato  verso  l' interno.  Solco  mesopleurale  for- 
nito di  una  serie  di  foveole. 

Ali  fornite  delle  nervature  che  si  vedono  nella  figura  XXXVIII. 

Addome  o- 
vale  col  primo 
segmento  al  dor- 
so appena  striato 
per  il  lungo  sulla 
parte  prossima- 
le; tutto  il  resto 
liscio  con  pochi 
peli. 

Lunghezza 
del  corpo  mm. 
5;  larghezza  del 
torace  1,2;  lun- 
ghezza delle  an- 
tenne 7,5,  del- 
l' ala  anteriore 
1,9,    lunghezza    delle    zampe   del   3." 


Fig.  XXXIX. 

Capi   visti    di    fronte:    10.  Opius  inquirendus;  il.  Hedylus  Giffardii, 

12,  Diachasma  Fullawayi  ;  13.  D.  Tryoni  ;  14.  Biosteres   caudatus;  15 

Bracon  celer. 


5,5,   larghezza  della  stessa 
paio  5,    deir  ovopositore  2. 

Maschio  sconosciuto. 

Distribuzione  geografica.  —  Camerun  :  Victoria;  l'unico  esem- 
plare descritto  fu  ottenuto  da  una  pupa  di  larva  vivente  in  un 
frutto  carnoso  selvatico. 

Per  quante  ricerche  facessi  in  una  foresta,  insieme  a  due- in- 
digeni, non  riuscii  a  trovare  che  due  frutti  su  due  pianticelle  alte 
circa  Va  metro  ed  essendo  l'unica  larva  esistente  in  una  di  essi 
parassitizzata,  non  posso  indicare  la  specie  ospite. 

Osservazione.  —  Questa  specie  per  le  sue  dimensioni  e  per 
il  numero  di  articoli  delle  antenne,  è  facilmente  distinguibile  dalle 
precedenti  ;  dall' Hedylus  Giffardii  cui  è  simile  per  dimensioni,  è 
molto  differente  per  la  struttura  del  mesonoto  e  del  resto  del  torace, 
per  le  nervatare  delle  ali,  per  la  mancanza  di  strie  nel  secondo 
segmento  addominale  e  per  la  brevità  dell'ovopositore. 


—  Ill  — 


Opiiis  atricaims  Szepl. 


ali    ialine   collo 
e    le    nervature 


OpiusafricanusQzépìigeti,  Boll.  Lab.  Zool.  Se.  Ag.  Portici,  IV (1910) p.  346, 
Silvestri,  Disp.  ent.  agr.   1911,  p.  442. 

Femmina  (Fig-.  XL).  —  Corpo  di  color  testaceo  col  mesotorace 
in  parte  nero  e  cioè  sui  lati  del  mesoscuto,  sulla  parte  mediana 
dello  stesso  fino  alquanto  innanzi  la  fossetta  posteriore,  sulle  parti 
laterali  e  ventrali  ;  antenne  col  flagello  bruno,  zampe  del  colore 

del    corpo  col    pretarso 
bruno, 
stigma 
brune. 

Il  capo  (Fig.  XXX,  7) 
è  largo  quanto  il  torace, 
poco  più  di  '/s  più  largo 
che  lungo,  abbastanza 
fittamente  peloso ,  con 
leggera  carena  nella  par- 
te mediana  della  faccia, 
epistoma  a  margine  tron- 
cato, leggermente  rial- 
zato. Antenne  lunghe 
circa  quanto  il  corpo,  di 
80  articoli.  Occhi  abba- 
stanza grandi,  poco  più  del  doppio  più  lunghi  che  larghi. 

Scuto  mesotoracico  con  una  profonda  e  stretta  fossa  circolare 
mediana  situata  poco  avanti  il  margine  posteriore  ;  solco  trasver- 
sale prescutellare  con  una  serie  di  6  fossette,  scutello  liscio.  Me- 
tanoto  con  brevissima  carena  mediana  fiancheggiata  da  una  fos- 
setta per  lato  e  3-4  crenulature  submediane.  Propodeo  profon- 
damente e  irregolarmente  foveolato,  stigma  grande  rotondo.  Solco 
mesopleurale  crenulato. 

Ali  colle  nervature  che  si  vedono  nella  figura  XL. 
Addome  colla  parte  mediana  del  primo  segmento  un  po'  ru- 
gosa, il  resto  liscio  e  fornito  di  buon  numero  di  peli.  Ovopositore 
molto  più  corto  dell'addome  (considerando  solo  la  parte  sporgente 
dall'  addome). 


Fig.  XL. 
OpÌKS  africanus  :  femmina. 


—  112  — 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3,2,  larghezza  del  torace  0,84  ; 
lunghezza  delle  antenne  3,25,  dell'ala  anteriore  3,  larghezza  della 
stessa  1,30  ;  lunghezza  delle  zampe  del  3.°  paio  3,  deir  ovoposi- 
tore 0,26. 

Maschio  simile  alla  femmina. 

Distribuzione  geografica.  —  Africa  meridionale  :  Wellington, 
Stellenbosch  (Colonia  del  Capo)  e  Transwaal. 

Noie  biologiche.  —  Questa  è  la  prima  specie  di  parassita 
endofago  della  mosca  delle  olive,  scoperto  dall'  entomologo  Ch. 
P.  Lounsbury  nel  Giugno  del  1909.  Esso  deposita  V  ovo  nella 
larva  che  si  trova  nell'  oliva  e  la  sua  larva  si  trasforma,  come 
quella  degli  altri  Opius,  in  pupa  nel  pupario  della  mosca.  In 
estate,  a  Portici,  questo  Braconide  impiegò  da  ovo  ad  insetto 
perfetto  17  giorni. 

Io  liberai  alcuni  esemplari  di  questo  parassita  nell'  estate 
del  1910  in  un  oliveto  presso  Strongoli  (Calabria)  e  ne  feci 
distribuire  alcuni  altri  nel  1911  a  Fasano  (Puglia).  Essendo  un 
parassita  che  vive  nell'  Africa  meridionale  in  clima  simile  a 
quella  dell'  Italia  meridionale,  è  necessario  continuai-ne  l' intro- 
duzione finché  si  sarà  sicuri  che  si  è  bene  acclimatato  in  una 
regione.  Da  questa  sarà  poi  facile  distribuirlo  altrove. 

Opius  africanus  Szépl.  var.  orientalis  n. 

Da  pupe  di  Dacus  oleae  dell'  Eritrea  ottenni  una  femmina  e 
un  maschio  di  Ojìius,  che  non  mi  sembra  si  possa  considerare 
specificamente  distinto  dall' 0.  africanus,  ma  solo  varietà  di  questo, 
così  caratterizzata  : 

Femmina  :  capo  superiormente  e  posteriormente  nero,  faccia 
testaceo-ferruginea  macchiata  di  bruno.  Torace  nero  eccettuate 
due  strette  strisele  parapsidali  e  le  tegole  testacee.  Zampe  te- 
stacee, ali  ialine  con  nervature  brune.  Addome  colla  parte  me- 
diana dorsale  del  primo  segmento  nera,  il  resto  fosco-ferrugineo 
più  o  meno  imbrunito. 

Occhi  (Fig.  XXX,  8)  un  poco  più  corti  che  nella  specie  tipica  e 
dimensioni  di  tutte  le  parti  del  corpo  un  poco  minori.  Antenne 
di  28  articoli. 

Maschio  anche  colla  faccia  del  capo  tutta  nera. 


-  ii8 


Hedylus  (xiifardn  sp.  n. 


Femmina  (Fig-.  XLI).  —  Corpo  di  colore  ocliraceo-ferrugineo, 
antenne  brune,  ali  appena  infoscate  colle  nervature  e  lo  stigma 
bruni,  zampe  coi  pretarsi  nerastri  e  i  tarsi  posteriori  un  po'  im- 
bruniti. 

Il  capo  (Fig.  XXXTX,  11)  è  poco  più  largo  del  torace,  meno  di  Vs 
più  largo  che  lungo.  Occhi  piccoli,   circa  il  doppio  più  lunghi  che 

larghi.  Antenne  un 
poco  più  lunghe  del 
corpo,  di  55  articoli. 
Pronoto  liscio  ai 
lati.  8cuto  mesotoraci- 
00  coi  solchi  parapsi- 
dali,  che  sono  abba- 
stanza profondi,  lisci, 
convergenti ,  e  arri- 
vano poco  oltre  la 
metà  dello  scuto  sen- 
za raggiungere  la  fos- 
setta situata  poco  in- 
nanzi la  parte  poste- 
riore mediana.  Solco 
prescutellare  con  una 
serie  di  4  fossette  ; 
scutello  liscio.  Meta- 
noto  con  una  carena 
mediana  e  a  lato  di 
questa  con  una  fossetta.  Propodeo  provvisto  di  una  leggera  gib- 
bosità anteriore  mediana,  di  alcune  rughe  lateralmente  e  poste- 
riormente e  di  una  piccola  protuberanza  arrotondata  poco  dietro 
e  lateralmente  (internamente)  allo  stigma.  Stigma  piccolo,  rotondo. 
Solco  mesopleurale  leggermente,  o  poco  distintamente,  foveolato.  Ali 
colle  nervature  disegnate  nella  figui*a  XLI. 

Addome  ovale,  col  primo  segmento  al  dorso  striato  longitu- 
dinalmente, il  secondo  con  numerose  strie  nella  parte  mediana, 
divergenti  un  poco  fra  di  loro  e  di  mano  in  mano  più  brevi  a 
partire  dalle  strie  mediane  alle  laterali,  gli  altri  segmenti  lisci 
e  forniti  di  pochi  peli.  Ovopositore  poco  più  lungo  del  corpo. 


Fìg.  XLI. 

Hedylus  Giffardii  : 


Bollett.  di  Zoologia  Gen.  e  Aijr, 


—  lU  — 

Lunghezza  del  corpo  mm.  5,5;  larghezza  del  torace  1,30:  lun- 
ghezza delle  antenne  8,5,  dell'ala  anteriore  5,20,  larghezza  della 
stessa  1,70,  lunghezza  delle  zampe  del  S."  paio  6,5,  dell'  ovopo- 
sitore 6,2. 

Maschio  simile  alla  femmina. 

Distribuzione  geografica.  —  Guinea  francese  :  Conakry,  pa- 
rassita di  Ceratitis  punctata  e  di  costumi  simili  a  quelli  degli 
Opiits. 

Variazione.  Due  esemplari  di  Kakoulima  ottenuti  da  pupe 
di  Ceratitis  Giffardii  sono  un  poco  più  piccoli  di  quelli  di  Co- 
nakry e  il  maschio  ha  le  ali  un  poco  più  infoscate  della  fem- 
mina ;  questa  ha  l'ovopositore  lungo  circa  quanto  il  corpo  cioè 
mm.  3,8. 

Osservazione.  —  Questa  specie,  che  ho  l'onore  e  il  piacere  di 
dedicare  al  vSignor  W.  M.  Griffard,  Presidente  dell'  Ufficio  d'Agri- 
coltura delle  isole  Hawaii  e  valente  conoscitore  degli  Imenotteri 
di  quelle  isole,  è  distintissima  dalle  altre  specie  innanzi  ricordate 
per  la  scultura  del  secondo  segmento  addominale,  oltre  che  per  il 
carattere  generico  della  seconda  abscisse  della  nervatura  radiale 
più  corta  della  prima  nervatura  trans  verso- cubitale. 

Diacliasma  Fullawayi  sp.  n. 

Femmina  (Fig.  XLII).  —  Corpo  di  colore  ferrugineo  o  ocraceo  - 
ferrugineo,  colle  antenne  fulvo-brune,  le  ali  ialine  a  nervature 
fulvo-brune  e  stigma,  in  parte  più  o  meno  grande,  fulvo-feiTugineo, 
tarsi  delle  zampe  posteriori  leggermente  imbruniti. 

Capo  (Fig.  XXXIX,  12)  alquanto  più  largo  che  lungo,  fornito 
di  fìtti  punti  piliferi,  colla  faccia  leggermente  rigonfiata  nel  mezzo 
a  carena.  Antenne  più  lunghe  del  corpo,  di  44  articoli.  Occhi  pic- 
coli circa  il  doppio  più  lunghi  che  larghi. 

Scuto  mesotoracico  con  profondi  solchi  parapsidali  convergenti 
e  incontrantisi  un  poco  innanzi  il  margine  posteriore  in  una  fossa  pro- 
fonda comune  ;  dalla  stessa  fossa  parte,  diretto  all'  innanzi,  un 
solco  mediano  che  dapprima  profondo,  a  poco  a  poco  va  a  per- 
dersi alla  superficie  verso  la  parte  mediana  dello  scuto.  Tutta 
la  superficie  è  abbastanza  fittamente  e  brevemente  pelosa.  Il  solco 
trasversale  prescutellare  è  fornito  di  4  fosse  profonde,  delle  quali 
le  due  laterali  sono  maggiori  delle  mediane.  Lo  scutello  è  liscio 
e  abbastanza  peloso  ;  lateralmente  ad  esso  prima  della  fossa  prea- 


115 


lare  si  nota  qualche  crenelatura.  Metanoto  fornito  di  una  fossetta 
mediana  divisa  in  due  da  breve  carena  e  crenulato  ai  lati,  Pro- 
podeo  fortemente  e  irregolarmente  foveolato. 

Ali  anteriori  e  pesteriori  colle  nervature  rappresentate  nella 
figura  XLII. 

Addome  anche  col  1.*^  segmento  liscio.  Ovopositore  diritto,  più 
lungo  dell'addome. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3,6  ;  larghezza  del  torace  1  ;  lun- 
ghezza delle  antenne  5,2,  lunghezza  dell'  ala  anteriore  3,70,  lar- 
ghezza della  stessa 
1,37,  lunghezza  delle 
zampe  posteriori  4, 
dell'  ovopositore  3,5. 
Maschio.  —  Dif- 
ferisce dalla  femmina 
per  avere  le  ali  più 
o  meno  intensamente 
affumicate. 

Distribuzione  geo- 
grafica. —  Senegal: 
Dakar,  parassita  della 
Ceratitis  Giffardii  ; 
Nigeria  del  Sud  :  Olo- 
kemeji,  parassita  della 
C.  Giffardii  e  C.  tri- 
tea  ;  Guinea  francese: 
Kakoulima,  parassita 
di  C.  Giffardii. 
Osservazione.  —  Gli  esemplari  di  Kakoulima  sono  un  poco 
più  piccoli  di  quelli  di  Dakar,  e  quelli  di  Olokomeji  ottenuti  da 
Ceratitis  Giffardii  del  Mrcocephaliis  sono  ancora  un  poco  più 
piccoli,  mentre  quelli  della  C.  trilea  pure  di  Olokomeji  sono  si- 
mili a  quelli  di  Dakar. 

Note  biologiche.  —  Questa  specie,  che  con  piacere  dedico  al 
Collega  D.  T.  Fullaway,  ha  pure  gli  stessi  costumi  dell'  Opius 
proximns.  A  Dakar  da  pupe  di  larve  di  Ceratitis  Giffardii  fatte 
inquinare  dal  6-8  settembre  ebbi  gli  adulti  del  parassita  dal 
21-25  settembre. 


Fig.  XLU. 

Diacliasma  Fullavmyi  :  tViiiiiiiiia. 


llf)  — 


Diachasiiia  Fullawayi  var.  rot)ustuin  n. 

Dalle  pupe  di  Ceì-atilis  'pìtnctata  raccolte  a  Conakry  ottenni 
oltre  alVHedylus  Giffardii  anche  vari  esemplari  di  un  Diachasma, 
che  appartengono  certamente  alla  stessa  specie  D.  Fullawaiji  di 
Dakar,  ma  si  distinguono  per  le  dimensioni  maggiori,  per  le  an- 
tenne un  poco  più  lungiie,  l'ovopositore  più  robusto,  il  1,"  segmento 
addominale  al  dorso  più  rugoso.  Il  solco  trasversale  prescutellare 
è  talora  fornito  di  4  fossette  come  nella  forma  tipica,  ma  più  spesso 
ha  le  fosse  laterali  più  o  meno  divise  in  due,  così  che  il  numero 
delle  fosse  varia  da  4  a  5  a  6.  Credo  che  si  possa  considerare 
come  una  forma  della  specie  tipica,  che  adattatasi  a  parassita  della 
Ceratitis  punctata  ha  acquistato  lievi  caratteri  differenziali. 

Femmina.  —  Lunghezza  del  corpo  mm.  4,5;  larghezza  del  to- 
race 1,30;  lunghezza  delle  antenne  (di  articoli  48J  6,  lunghezza 
dell'ala  anteriore  4,2,  larghezza  della  stessa  1,65,  lunghezza  delle 
zampe  del  3."  paio  4,30,  lunghezza  dell'ovopositore  3,5. 

Distribuzione  geografica.  —  Conakry  (Guinea  francese). 

Anche  da  pupe  di  Daciis  hipartitus  di  Victoria  (Camerun) 
ottenni  esemplari  simili  a  quelli  di  Conakry,  per  dimensioni  poco 
più  grandi  degli  esemplari  di  Dakar,  ma  coli' ovopositore  lungo 
mm.  3. 

Diachasma  Tryoui  (Camer). 

Syii.  Opius  Tryoni  Cameron,  P.  Linn,  Soc.  N.  S.  Wales  XXXVI  (1911\ 
p.  343;  Gurney,  Farmers  Bulletin,  No.  55,  N.  S.  Wales,  1912,  p. 
19,  pi.    1,  fig.  A-C  e  tìg    5. 

Femmina  (Fig.  XLIII,  5)  —  Capo,  torace,  primo  articolo  delle 
antenne,  zampe  anteriori  e  medie  di  color  testaceo-ferrugineo,  ad- 
dome in  gran  parte  bruno  o  bruno  nerastro  lucido,  ali  leggermente 
infoscate,  collo  stigma  e  le  nervature  brune,  zampe  del  3.''  paio 
dal  trocantere  all'  apice  brune. 

Il  capo  (Fig.  XXXIX,  13)  è  poco  più  largo  del  torace,  circa  y^  più 
largo  che  lungo  con  lievo  rialzo  longitudinale  mediano  sulla  fac- 
cia, epistoma  un  poco  sporgente  a  semicerchio  nel  mezzo. 

Antenne  più  lunghe  del  corpo,  di  45  articoli  ;  occhi  piccoli, 
il  doppio  più  lunghi  che  larghi. 


—  117  — 

Scuto  toracico  con  solchi  parapsidali  profondi  lisci,  conver- 
genti e  riuniti  in  una  fossetta  profonda  mediana  situata  poco  in- 
nanzi il  margine  posteriore.  Solco  trasverso  prescutellare  con  una 
larga  fossa  divisa  in  quattro  minori  e  ciascuna  fornita  anche  di 
incompleta  divisione  posteriore  ;  scutello  liscio,  fossa  parascutel- 
lare  con  crenelatura    appena    accennata    internamente.  Metanoto 


Fig.  XLIII. 

Diachasma  Tryonii:  1.  larva   iululta    dal   dorso;    2.  la   stessa    dal   ventre,  C  capo,  I-III 
segmenti  del  torace,  I-IO  segnieuti  dell'  addome  ;  3.  capo  della  stessa  dal  ventre,  A  an- 
tenne, D    mandibola,  G   mascella,   I    labbpo    inferiore  ;  -1.  piccola  porzione  di  tegumento 
della  larva  molto  ingrandita;  5.  femmina  adulta. 


con  breve  e  leggerissima  carena  mediana  fiancheggiata  da  due 
piccole  depressioni,  fossa  laterale  con  qualche  carena  abbreviata. 
Propodeo  fornito  di  una  piccola  protuberanza  anteriore  conica 
diretta  all'  innanzi,  supei'ficie  nella  parte  mediana  e  submediana 
quasi  liscia,  ai  lati  e  posteriormente  un  po'  rugosa.  Solco  meso- 
pleurale  crenulato.  Ali  colle  nervature  disegnate  nella  figura  XLIII. 

Addome  con  tutti  i  segmenti  lisci  splendenti,  forniti  di  pochi 
peli.  Ovopositore  lungo  circa  quanto  il  corpo. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3,5-4,5;  larghezza  del  torace  0,95  > 
lunghezza  delle  antenne  5  ,  lunghezza  dell'  ala  anteriore  4,  lar- 
ghezza della  stessa  1,70,  lunghezza  delle  zampe  del  .S.°  paio  4,40, 
lunghezza  dell'  ovopositore  4,5. 

Maschio.  —  Simile  alla  femmina. 

Larva  (Fig.  XLIII,  1-2).  E  di  forma  allungata  ovale,  biancastra, 
a  dermascheletro  apparentemente  liscio  ad  occhio  nudo,  ma  a  forte 
aumento  si  vede  fornito  di  fitte,  piccole  e  sottili  punte  (Fig,  XLIII,  4). 


—  118  — 

Le  mandibole  (Fig".  XLIII,  3)  sono  brevi,  leg-germente  arcuate  e 
gradatamente  attenuate  e  terminanti  in  punta.  Le  antenne  brevis- 
sime. Lunghezza  del  corpo  mra.  3,  larghezza  1.6. 

Distribuzione  geografica.  —  Australia:  Nova  Galles  del  Sud 
e  Queensland,  parassita  di  Bactrocera  [Daciis)  Tryoni. 

Note  hiotogiche.  —  Questo  Diachasìna  fu  scoperto  nel  1908 
prima  dall'  ispettore  0.  Brooks  e  poi  dell'  entomologo  W.  B.  Gur- 
ney.  Questi  negli  anni  seguenti  occupandosi  delle  mosche  dei 
frutti  della  Nuova  Galles  del  Sud  ottenne  lo  stesso  parassita  in 
buon  numero  e  constatò  che  le  larve  della  Bactrocera  Tryoni 
erano  uccise  da  questo  parassita  nel  1910  nella  proporzione  di 
4-52  per  cento.  Dalle  poche  pupe,  che  io  raccolsi  col  signor  Gur- 
ney  a  Gosford  nel  1913,  ebbi  il  70  7o  c^i  parassiti. 

Gallard  e  lo  stesso  Gurney  ottennero  qualche  esemplare  di 
questo  parassita  anche  da  frutti  che  erano  attaccati  da  larve  di 
Ceratitis  capitata,  perciò  il  Gurney  scriveva  che  il  Diachasìna 
Tryoni  può,  all'occasione,  diventare  un  importante  nemico  della 
Ceratitis  capitata.  Gli  esemplari  che  io  portai  a  Honolulu  inquina- 
rono larve  della  detta  Ceratitis  in  frutti  i  più  diversi. 

Lo  sviluppo  completo  da  ovo  ad  adulto  ebbe  luogo  in  14-16 
giorni.  Alcuni  esemplari  di  questo  parassita  furono  Ifberati  a  Kona 
(Hawaii)  e  a  Waianae  (Ohau).  E  sperabile  che  essi  vi  si  molti- 
plichino bene,  però  se  per  un  caso  qualsiasi  i  pochi  esemplari 
liberati  non  avessero  potuto  deporre  uova,  sarà  necessario  intro- 
durne al  più  presto  dall'  Australia  un  buon  numero  di  esemplari, 
perché  questo  Diachasìna  per  la  lunghezza  dell'  ovopositore,  mag- 
giore di  quella  dei  Braconidi  africani  parassiti  delle  mosche  dei 
frutti,  eccettuato  V  Hedylus  Giffardii,  può  essere  una  specie  uti- 
lissima nel  combattere  la  Ceratitis  capitata. 

Nel  1911  io  liberai  esemplari  di  Diachasma  Tryoni  presso 
Esperia  (^Prov.  di  Caserta);  ma  fino  ad  oggi  non  ho  alcuna  prova 
della  sua  acclimatazione. 

Biosteres   caudatus    Szépl. 

Boll.  Lab.  Zool.  R.  Se.  Agr.  Portici.  VII  (1913),  p.   103. 

Femmina  (Fig.  XLIV).  —  Capo  nero-piceo,  torace  di  colore  va- 
riabile dal  testaceo  al  rosso  mattone  più  o  meno  brunastro  fino  al 
nero.  Addome  ocraceo  ferrugineo,  al  dorso  più  o  meno  imbrunito, 
antenne  collo  scapo  fcrrui^ineo,  il  llagcUo  fulvo  -  bruiiastro    nella 


—   119  — 

parte  distale  e  più  o  meno  fulvo-ferrugineo  in  quella  prossimale, 
ali  leggermente  infoscate  con  stigma  e  nervature  brune,  zampe 
ochraceo  -  ferruginee  col  pretarso  bruno. 

Il  capo  (Fig.  XXXIX,    14)  è  poco    più    largo  del  torace,    ha 
superficie  fornita  di  numerosi  punti  piliferi,  parte   mediana  della 


l-'i«.  XLIV. 
Biostercii  caudaUis  :  feuiniiiia. 


faccia  appena  carenata,  epistoma  un  poco  sporgente  a  semicer- 
chio, 0  quasi  a  triangolo  colla  parte  mediana.  Antenne  lunghe 
circa  quanto  il  corpo  o  appena  più  lunghe,  di  34  -  37  articoli. 
Occhi  piuttosto  piccoli. 

Lati  del  pronoto  solcati  longitudinalmente  e  crenulati.  Scuto 
mesotoracico  con  profondi  solchi  parapsidali  foveolati,  convergenti 
in  una  fossetta  longitudinale  mediana,  situata  poco  innanzi  il  mar- 
gine posteriore.  Solco  trasversale  prescutellare  (Fig.  XLV,  2)  lun- 
go, fornito  di  due  grandi  fosse  mediane  separate  fra  loro  da  stretto 
spazio  e  ciascuna  divisa  più  o  meno  parzialmente  in  due  da  un 
rilievo  careniforme  più  o  meno  distinto;  scutello  breve  peloso  , 
fosse  parascutellari  semplici.  Metanoto  provvisto  di  una  carena 
mediana  e  lateralmente  di  qualche  breve  crenelatura  prima  della 
fossa  laterale.  Propodeo  con  breve  carena  mediana  e  superficie 
abbastanza  fortemente  rugosa,  stigmi  piccoli  rotondi.  Solco  meso- 


120 


pleurale  crenulato.  Ali    colle    nervature  che  si  vedono    nella    fi- 
gura XLIV. 

Addome  ovale  col  primo  segmento  striato  al  dorso  longitu- 
dinalmente, il  secondo  lungo  circa  quanto  i  due  seguenti  presi 
insieme,  liscio  come  gli  altri,  che  sono  forniti  pure  di  pochi  peli. 
Ovopositore  leggermente  arcuato,  colla  convessità  in  basso,  poco 
più  lungo  dell'addome. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3  -  3,5  ;  larghezza  del  torace  1  ; 
lunghezza  delle  antenne  3,6,  dell'ala  anteriore  3,  larghezza  della 
stessa  1,20,  lunghezza  delle  zampe  del  3."  paio  3,40,  dell'  ovopo- 
sitore 2,34. 

Distribuzione  geografica.  —  Nigeria  del  Sud:  Olokomeji,  pa- 
rassita dì  Ceratiti^  Giffardii  Bezzi. 

VaìHazione.  —  Dalle  pupe  della  stessa  Ceratitls,  ottenute  da 
larve  viventi,  come  quelle  di  Olokomeji,  in  frutti  di  Sarcocephalus 
esculentus  e  i-accolte    presso    Kakoulima    (Guinea  francese)  ebbi 

esemplari  dello  stesso  Bioste- 
res  caudatus,  che  differiscono 
per  essere  un  poco  più  grandi 
e  per  avere  sempre  (almeno 
nei  5  esemplari  ottenuti)  il 
torace  di  colore  nero  come 
il  capo. 

Esemplari  di  Olokemeji 
ottenuti  da  Ceralitis  fritea  so- 
no simili  a  quelli  di  Kakou- 
lima per  grandezza  e  quasi 
anche  di  colore. 

Altri  esemplari  ottenuti 
a  Victoria  (Camerun)  da  Ceratilis  nigerrirna,  viventi  in  frutti  di 
Eugeräa,  hanno  il  1."  segmento  addominale  più  profondamente 
striato.  L'ovopositore  è  lungo  mm.  1,70  ed  il  corpo  mm.  3,2. 

Nella  stessa  località  ottenni  individui  da  pupe  di  Dacus  bipar- 
titus,  i  quali  hanno  capo  e  torace  neri,  il  corpo  lungo  mm.  4, 
antenne  di  38  articoli,  ovopositore  lungo  mm.  3;  primo  segmento 
addominale  dello  stesso  colore  del  resto  dell'  addome  e  appena 
striato;  le  due  fosse  prescutellari  (Fig.  XLV,  1)  divise,  ciascuna, 
in  tre. 

Gli  individui  ottenuti  a  Olokemeji  da  Ce /-al /'tis  annuae  e 
C.  stictica  sono  lunghi  mm.  4,5,  hanno  antenne   di  37  a  40  arti- 


Fig.  XLV. 

Biosteres  caudatus:  1.  niesonoto   di   esemplari   ot- 
tenuti Aa  Dacus  bipartittis;  2.  mesouoto  di  esemplari 
ottenuti  da  Ceralitis  Giffardìi  (Olokemeji). 


—  121   -^ 

coli,  ovopositore  lungo  mm.  3,5,  capo  nero  o  nerastro  e  torace 
rosso-mattone-ferrugineo,  le  due  fosse  prescutellari  pure  divise  in 
tre  minori. 

Vari  individui  di  Segboroué  (Dahomey)  ottenuti  da  Dacus 
breì^istylus  sono  simili  a  quelli  avuti  da  C.  antütictica. 

Mantenni  vivi  esemplari  di  quest'  ultima  località  dal  febbraio 
alla  fine  di  aprile. 

Sigalplius  tlaci  kSzépl. 


Boll.  Lab.  Zool.  Se.  Agr.  Portici,  V,  (1811),  p.  223. 

Femmina  (Fig.  XLVI).  —  Corpo  nero,  bocca  e  zampe  testaceo- 
ferrug'inee,  coll'apice  delle  tibie  del  3.  '  paio  e  i  tarsi  dello  stesso 
un  po'  imbruniti,  ali  ialine  collo  stigma  e  le  nervature  brune. 

Il  capo  ò  un  poco  più  largo  del  torace,  quasi  '/g  più  largo 
che  lungo,  taccia  liscia  fornita  di  un  certo  numero  di  peli.  An- 
tenne poco  più  brevi  del 
corpo ,  di  20  articoli. 
Occhi  piuttosto  piccoli, 
quasi  il  doppio  più  lun- 
ghi che  larghi. 

Sento  mesotoracico 
con  solchi  parapsidali 
profondi,  foveolati,  con- 
vergenti e  riuaiti  nel 
mezzo  poco  innanzi  il 
margine  posteriore;  solco 
prescutellare  grande,  di- 
viso in  due  fosse  da  una 
divisione  mediana  e  cia- 
scuna fossa  a  sua  volta 
divisa  sul  fondo  in  3  -  4 
fossette  ;  scutello  liscio,  fossa  parascutellare  profondamente  ere 
nulata,  parte  postscutellare  fornita  di  4  fossette.  Metanoto  con 
due  fossette  mediane  anteriori  separate  da  tenue  carena,  il  resto 
crenulato.  Propodeo  fortemente  rugoso.  Ali  colle  nervature  dise- 
gnate nella  tigura  XLVI. 

Addome  al  dorso  foveolato-i-ugoso  eccetto  nella  pai'te  poste- 
riore. Ovopositore  più  corto  dell'addome. 


Fig.  XLVI. 

Sigalphus  daci  :  feniinina. 


—  422  — 

Lunghezza  del  corpo  mm.  2;  larghezza  del  torace  0,50;  lun- 
ghezza delle  antenne  1,7,  dell'ala  anteriore  2,20,  larghezza  della 
stessa  0,78  ;  lunghezza  delle  zampe  del  3.°  paio  1,90,  dell'  ovopo- 
sitore 0,45. 

Maschio  sconosciuto. 

Distribuzione  geog?'afica.  —  Transvaal,  parassita  di  Dacus 
oleae. 


Bracou  coler  Szépl. 

Boll.  Lab,  Zool.  R.  Se.  Agr.  Portici,  VII  (1913),  p.  101. 

Femmina  (Fig.  XLVII).  —  Corpo  di  colore  ocraceo-ferrugineo, 
colla  zona  ocellare,  la  parte  posteriore  del  capo,  quella  mediana 
anteriore  e  i  lati  dello  scuto  mesotoracico,  metanolo   e    propodeo,  e 

dorso  dell'addome  neri 
0  nerastri,  tarsi  medii  e 
tibie  e  tarsi  posteriori 
nerastri,  ali  quasi  ialine 
con  nervature  e  stigma 
bruni. 

Il  capo  (Fig.  XXXIX, 
15)  è  largo  quanto  il 
torcice,  circa  V3  più  lar- 
go che  lungo,  epistema 
brevissimo,  arcuato,  fac- 
cia pelosa;  occhi  grandi, 
bene  convessi,  il  doppio 
più  lunghi  che  larghi. 
Antenne  di  24-29  articoli  grossetti,  più  corte  del  corpo. 

Scuto  del  mesotorace  liscio  con  solco  sublaterale  longitudi- 
nale rudimentale,  solco  transverso  prescutellare  fornito  di  una 
serie  di  12  fossette,  scutello  liscio  ;  metanolo  con  una  brevissima 
carena  mediana  anteriore  e  un  poco  depresso-  ai  lati  di  essa, 
mentre  dietro  è  un  poco  convesso  e  liscio.  Propodeo  liscio  con 
una  leggera  carena  mediana,  che  non  raggiunge  la  parte  ante- 
riore. Ali  colle  nervature  disegnate  nella  figura  XLVII. 

Addome  subellittico,  rugoso  al  dorso  con  una  serie  trasver- 
sale di  fossette  verso  la  parte  mediana  del  primo  segmento,  una 
sull'anteriore  e  sulla  po.steriore  del  3.",  una  sul  margine  posteriore 
del  4."  e  del  5.°.  Ovopositore  diritto,  poco  più  lungo  dell'addome. 


Fig.  XLVn. 
Bracon  celer  :  fenniiiii; 


—  123  — 

Lunghezza  del  corpo  mm.  4;  larghezza  del  torace  0,80;  lun- 
ghezza delle  antenne  3,2,  dell'  ala  anterioi-e  3,5,  larghezza  della 
stessa  1,2.  lunghezza  delle  zampe  del  3."  paio  3,25,  dell'ovoposi- 
tore 2,10. 

Maschio  simile  alla  lemmina. 

Distribuzione  geografica.  —  Africa  meridionale  :  Wellington, 
Stellenbosch  (Colonia  del  Capo),  parassita  di  Dacus  oleae. 

Varietà.  —  Questa  specie  è  molto  variabile  pel  colore  :  la 
varietà  estrema,  opposta  a  quella  della  forma  tipica,  ha  il  corpo 
quasi  tutto  ocraceo  o  ocraceo-ferrugineo,  leggermente  imbrunito 
sul  propodeo  e  su  qualche  segmento  dell'addome. 

Fra  questa  varietà  e  quella  a  numei'osc  macchie  nei'e  o  ne- 
rastre, come  sopra  sono  state  descricte,  esistono  le  varietà  più 
diverse  per  la  riduzione  maggiore  o  minore  delle  macchie  stesse. 

Osso-Dazione.  —  Il  Bracon  cele>'  è  un  altro  importantissimo 
parassita  della  mosca  delle  olive  nell'  Africa  meridionale  e  deve 
essere  introdotto  in  Italia  con  grandi  spei"anze. 

Grli  esemplari,  che  io  ottenni  in  fine  marzo  e  aprile  da  olive 
raccolte  a  Wellington,  vissero  in  tubi  parte  fino  al  20  maggio  e 
alcuni  fino  al  29  giugno. 

Fam.  Proctotrupidae. 

Gralesus  Silvestrii  Kieffer. 

Boll.  Lab.  Zool.  R.  Se.  Agr.  Portici,  VII  (I9l3j,  p.  91. 

Femmina  (Fig.  XLVIII).  —  Corpo  nero  lucido,  antenne  nere 
colla  parte  distale  inferiore  degli  artìcoli  2  -  Q  di  colore  rosso 
scuro,  zampe  di  color  rosso  mattone,  ali  appena  infoscate. 

Il  capo  (Fig.  XLIX,  1-3)  visto  dal  dorso  ò  tanto  lungo  quanto 
largo,  è  fornito  di  una  serie  di  fossette  sul  margine  posteriore  in- 
feriore, di  un'altra  serie  superiormente  e  posteriormete  agli  occhi, 
di  quattro  fossette  pilifere  alquanto  innanzi  il  margine  posteriore 
e  di  due  tra  gli  ocelli  pari  ;  i  denti  frontali  esterni  sono  subacuti^ 
quello  mediano  ò  alquanto  più  lungo  dei  laterali,  stretto  e  sub- 
rettangolare.  La  faccia  ha  una  larga  fossa  m(;diana  anteriore,  al- 
cune fossette  pilifere  a  lato  di  essa  ed  è  un  po'  rigonfiata  nel  mezzo. 
Il  labbro  superiore  è  triangolare;  le  mandibole  (Fig.  XLIX,  4)  al- 
lungate,  r  articolo  4.'   dei  palpi  mascellari  (Fig.  XLIX,  5)  molto 


-  124  — 


Fig.  XLVIII, 
Galesìis  Silvestrii  :  femntiDa. 


dilatato  e  sporgente  ad  arco  internamente.  Antenne  (Fig.  XLIX,  6) 

di  12  articoli,  col 
primo  articolo  sotto 
carenato  longitudi- 
nalmente obliqua- 
mente e  col  pro- 
cesso laterale  ester- 
no alquanto  più 
corto  del  2."  arti- 
colo, 3."  articolo  un 
poco  più  lungo  del 
2.°,  per  gli  altri 
articoli  si  confronti 
la  figura. 

Il  protonice  è 
rivestito  di  peli 
bianchi.  Lo  sento 
mesotoracico  ha  i  solchi  parapsidali  larghi,  convergenti  verso  il 
margine  posteriore  in 
cui  sono  separati  fra 
di  loro  da  stretto  spa- 
zio, lobi  laterali  un 
po'  depressi;  scutello 
colle  fosse  anteriori, 
opposte  ai  solchi  pa- 
rapsidali, grandi,  se- 
parate da  breve  spa- 
zio, fosse  laterali  più 
piccole  delle  anteriori 
e  più  grandi  delle 
mediane.  Metanoto 
con  due  fosse  mediane 
e  una  serie  minori  ai 
lati  Propodeo  con  due 
fosse  mediane  ante- 
riori, due  grandi  la- 
terali e  alcune  picco- 
lissime all'angolo  po- 
steriore. ""^'""• 

Le  ali  posteriori  chiuse  sorpassano  un  poco  l'apice  dell' addo- 


Fig.  XLIX. 
Galesus  Silvestrii:  l.  capo  dal  dorso;  2.  lo  stesso  di  üanco  e 
3.  di  fronte  ;  4.  maudibohi  ;  5.  mascelle  e  labbro  inferiore  ;  6. 
antenne  della  femmina  ;  7.  zampa  del  primo  paio  ;  8.  zampa 
del  secondo  paio  ;  9.  apice  della  tibia,  tarso  e  pretarso  della 
terza  zampa  ;  10.  antenna  del  maschio  ;  il.  articoli  3»  e  4° 
della  stessa  ;  12.  antenna  di  femmina  di  Galesiifì  Silvestrii  rn- 
lìiistior. 


—  125  — 

me,  sono  fornite  di  una  piega  longitudinale  e  dei  peli  che  si  ve- 
dono nelle  figure. 

Peziolo  addominale  poco  più  lungo  che  largo,  fornito  di  una 
carena  mediana,  due  submediane  e  due  laterali,  tutte  longitudi- 
nali, robuste  II  resto  dell'  addome  è  percorso  da  una  linea  me- 
diana fino  circa  alla  metà  della  sua  lunghezza  ed  è  al  dorso  li- 
scio, lucido,  provvisto  di  pochissimi  peli,  al  ventre  ha  peli  assai 
numerosi  bianchi  dietro  il  peziolo,  e  meno  numerosi  sulla  restante 
superficie. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3  ;  larghezza  del  torace  0,65  ;  lun- 
ghezza delle  antenne  1,43,  dell'ala  anteriore  2,40,  larghezza  della 
stessa  0,92,  lunghezza  della  zampe  del  3."  paio  1,96. 

Maschio.  —  Antenne  di  14  articoli,  cilindracce,  lunghe  mm.  2,08, 
cogli  articoli  della  forma  che  mostrano  le  figure  (Fig.  XLIX,10-11); 
da  notarsi  poi  specialmente    che  il  3.^  articolo    alla    parte  distale 


Fis-.  I^. 
Galesiis  Süvestrü:  1.  capo  della  larva  adulta  dal  dorso;  2.  capo  della  larva  giovane  dal 
ventre  ;  3.  mandibola  mascella  e  labbro  inferiore  della  larva  adulta  ;  4.  larva  giovane 
intera  dal  ventre;  5.  capo  della  larva  adulta  dal  ventre;  G-8.  larva  adulta  dal  dorso,  di  fianco 
e  dal  ventre  :  A  antenna,  0  capo,  D  mandibola,  G  mascella,  H  palpo  mascellare,  L  labbro 
inferiore,  O  apertura  boccale,    I-IH  segmenti  del  torace  e  1-10  dell'  addome. 


esterna  e  il  quarto  a  quella  prossimale  pure  esterna  sono  un  poco 
concavi  e  forniti  il  3."  di  un  breve  e  robusto  processo  conico^  il 
4."  di  una  lunga  carena  che  finim'sce  libera  a  punta,  così  che 
avvicinandosi  uno  dei  due  articoli  all'  altro  colla  faccia  esterna 
si  forma  un  organo  di  presa  che  funziona  durante  l'accoppiamento. 
Ovo.  —  E  subellittico  il  doppio  più  lungo  che  largo,  coUa^ 
faccia  ventrale  poco  convessa  e  il  polo  cefalico  poco  maggiore 
del  codale,  lungo  mm.  0,416. 


—  126  - 

Larva.  —  La  larva  adulta  (Fig.  L,  6-8)  ha  una  forma  allungata 
tozza,  un  poco  più  assottigliata  posteriormente  che  anteriormente, 
ha  la  superficie  liscia  e  un  colore  (prima  dell'emissione  del  me- 
conio)  grigio  biancastro  più  o  meno  sporco.  Il  capo  (Fig.  L,  1,  3  e  5) 
è  a  contorno  subtrapezoidale  e  profondamente  inciso  nella  parte 
anteriore  dorsale  cosi  che  le  antenne  vengono  a  trovarsi  su  due 
larghe  sporgenze  conico-tronche.  Le  antenne  si  distinguono  come 
due  leggere  convessità  fornite  di  un  brevissimo  sensillo.  La  bocca 
è  piccola,  rotonda;  le  mandibole  sono  brevissime,  trasverso-trian- 
golari, colla  punta  appena  giungente  ai  lati  dell'apertura  boccale; 
mascelle  più  brevi  delle  mandibole  e  con  palpo  tuberculiforms; 
labbro  inferiore  semplice  laminare.  II.  torace  ha  il  mesonoto  de- 
presso e  nascosto  quasi  completamente  dal  metanoto,  che  manda 
sopra  di  esso  delle  sporgenze  carnose  come  si  vede  nella  figura. 
1  lati  dei  primi  due  segmenti  addominali  sono  un  poco  sporgenti  in 
fuori.  Questa  forma  del  corpo  della  larva  devesi  al  fatto  che  essa, 
succhiate  tutte  le  parti  molli  che  costituivano  la  pupa  della  mosca, 
lasciando  intatto  il  dermascheletro,  è  costretta  adattare  la  forma 
del  proprio  corpo  alla  forma  di  quello. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3,25,  larghezza  1,70. 
La  larva  neonata  (Fig.  L,  4)  ha  il  corpo  allungato,  assottigliato 
posteriormente,  di  forma  regolare.    Le  sue  mandibole  (Fig.   L,  2) 

sono  brevissime  e  alquanto  lon- 
tane dall'  apertura  boccale. 

Distribuzione  geografica  — 
Nigeria  del  Sud  :  Olokomeji,  pa- 
rassita della  Ccratitis  anonae  ; 
Costa  d'Oro:  Aburi ,  parassita 
della  Cei-atitis  nigerrima;  Da- 
»;;  .^  homey:  Cotonou,  parassita  della 

^*,  _  Ceratiti^  Giffardii. 

Note  biologiche.  —   Questa 

Femmina  di  Gcdes^,l^Silvèstrn  in    atto   di   de-        SpCCiC    fu    da  me  OttCUUta  ÌU  plC- 
porre  un  ovo  in  una  pupa  di  Ceraiiiis,  che  si        j^qJq    numcrO    da    pupC    dcllC     CC- 
vede  in  parte  scoperta.  .,.,..  ,     ,  ,. 

riiitis  ricordate  etupoisperimen- 
tata  con  successo  sulla  Ceraiiiis,  capitata,  C.  colae  e  sul  Dacus 
bipartitus  e  D.  oleae.  Essa  attacca  le  pupe  nel  terreno,  nel  quale 
possono  introdursi  quando  non  è  compatto  o  quando  è  arenoso. 
Ho  visto  femmine  girovagare  sul  terreno  sotto  alberi  di  cafiè 
infetti  di  Ceratitis  nigerrima,  andar  tastando  colle  antenne,  poi 


—  127  — 

introdursi  tra  i  crepacci  e  giungere  così  sopra  una  pupa,  che  vi 
si  trovava. 

La  femmina  di  questo  Galesus  (Fig.  LI)  deposita  le  uova  tenen- 
dosi colle  zampe  attaccata  al  pupario,  e  col  corpo  un  poco  arcuato 
in  modo  da  toccare  col  capo  e  coll'estremità  dell'addome  il  pu- 
pario stesso.  In  tale  posizione  estrae  l'ovopositore  e  in  2-3  mi- 
nuti deposita  un  uovo  nel  corpo  della  pupa.  Nell'Africa  tropicale 
lo  sviluppo  da  ovo  a  insetto  perfetto  ha  luogo  in  23-25  giorni,  a 
Honolulu  in  circa  30,  in  Italia  in  agosto-settembre  in  25-30 
giorni. 

Questo  parassita  fu  da  me  portato  a  Honolulu  in  numero  di 
circa  300  esemplari  e  fino  all'  11  settembre  ne  furono  distribuiti 
9140  in  Ohau,  Hawaii,  Kauai,  Mauai.  Ne  portai  anche  esemplari  in 
Italia  e  li  distribuii  a  Rosarno  (Calabria),  Fasano  (Puglia)  e  Messina. 

Galesus  Silvestri!  Kieffer  var.  robustior  nov. 

Femmina.  —  Questa  varietà  differisce  dalla  forma  tipica  pel 
colore  e  per  le  dimensioni. 

Corpo  nero,  antenne  nere,  ali  leggermente  infoscate,  zampe 
colle  anche  nere,  il  resto,  eccettuata  la  clava  dei  femori  che  è 
bruno  -  nerastra,  di  color  baio. 

Lunghezza  del  corpo  ram.  4;  larghezza  del  torace  0,82;  lun- 
ghezza delle  antenne  2,15,  dell'ala  anteriore  2,86,  larghezza  della 
stessa  1,10,  lunghezza  delle  zampe  del  3."^  paio  2,60. 

Distribuzione  geografica.  —  Guinea  francese:  Conakry,  paras- 
sita  di  CeratUis  punctata. 

Trichopria  capeiisìs  Kieffer. 

Boll.  Lab.  Zool.  R.  Se.  Agr.  Portici,  VII  (1913),  p.  92. 

Femmina  (Fig.  LII,  1).  —  Corpo  di  color  bruno-nerastro  col 
pronoto,  la  parte  posteriore  del  torace  e  il  peziolo  dell'  addome  di 
color  rosso  mattone,  più  o  meno  scuro,  rivestiti  di  peli  isabellini  ; 
antenne  cogli  articoli  2-7  testacei,  zampe  testacee  colle  parti  più 
ispessite  di  color  rosso  mattone  ;  ali  ialine  con  peli  bruni. 

Capo  subgloboso,  liscio,  con  occhi  piccoli,  antenne  cogli  ul- 
timi articoli  un  po'  ingrossati. 


-  128  — 


Sento  mesotoracico  liscio,  fossa  mediana  prescutellare  grande. 
Addome  col  peziolo  poco  più  lungo  che  largo,  molto  peloso, 
il  resto  liscio. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  1,70;  larghezza  del  torace  0,36;  lun- 
ghezza delle  antenne  1,10,  dell'ala  anteriore  1,35,  larghezza  della 

stessa  0,48,  lun. 
ghez/a  delle 
zampe  del  3.  " 
paio  1,45. 

Maschio.  — 
Un  poco  più  pie 
colo  della  fem- 
mina, con  anten- 
ne (Fig.  LH,  2) 
cilindriche,  lun- 
ghe mm.  1,35. 

Distr-ibuzione 
geografica  .  — 
Africa  meridio- 
nale :  Constantia 
(Colonia  del  Ca- 
po), parassita  di 
Cera  tit  LS  capi- 
tata. 
Note  biologiche.  —  Da  una  pupa  di  Ceratitis  capitata  rac- 
colta a  Constantia  in  Marzo  fuoriuscirono  15  esemplari  (3  cT  12  9) 
di  questa  Trichopria.  Feci  da  essi  inquinare  pupe  di  Ceratitis, 
due  delle  quali  dettero  i  parassiti  adulti  alla  fine  di  maggio.  Nella 
generazione  delle  Hawaii  si  ebbero  però  maschi  soltanto. 


Fig.  LII. 
Trichopria  capensis:  1.  femmina;  2.  aDtenna  del  maschio. 


Fam.  Chalcididae. 


Dirhinus  Criifardii  sp.  n. 


Femmina  (Fig.  LUI).  —  Corpo  e  torace  di  color  verde  rame,  ad- 
dome nero  lucido,  antenne  di  color  rosso  mattone  eccetto  la  clava 
che  è  bruna,  ali  ialine  con  nervature  brunastre,  zampe  del  primo 
e  secondo  paio  colle  anche  nere,  il  resto  di  color  rosso  mattone, 
quello  del  3."  paio  col  tarso  solo  rosso  mattone,  il  resto  nero. 


—  m) 


V 


Il  capo  (Fig.  LIV,  1-2)  ha  la  superficie  tutta  fornita  di  foveole 

circolari,  che  han- 
no ciascuna  una 
breve  setola  bianca- 
stra; i  due  iDrocessi 
frontali  sono  lun- 
ghi quanto  lo  scapo 
delle  antenne,  sono 
discretamente  lar- 
ghi, incisi  all'apice, 
col  lato  interno  sor- 
passante alquanto 
l'esterno  e  ad  apice 
subacuto.  Le  man- 
dibole (Fig.  LIV,  3) 
sono  lunghe  e  bi- 
dentate  all'apice  ;  i 
r  ultimo  articolo  tanto  lungo  quanto  gli  altri 


Fis-.  LUI. 
Diì-hiiiiis!  Gtff'iirrUì  ;  fi 'mm  in  a. 


palpi  labiali  hanno 
tre  precedenti  presi 
insieme.  Le  anten- 
ne (Fig.  LIV,  5-6) 
hanno  lo  scapo  lun- 
go quanto  gli  8  ar- 
ticoli seguenti  presi 
insieme  ;  il  pedi- 
cello è  circa  7?  più 
lungo  del  primo 
articolo  del  funico- 
lo, che  è  anche  la 
metà,  0  più  della 
metà,  più  breve  del 
secondo  del  funico- 
lo; la  clava  è  molto 
compatta,  colla  di- 
stinzione dei  tre 
articoli  appena  ac- 
cennata, uguaglia 
in  lunghezza  i  tre 
articoli  precedenti 
presi  insieme.   -  Il  pronoto 


2.  di  fianco;  3.  man- 


Fig.  LIV. 
DifhiiiKS  Giffardiì  :  1.  capo  visto  di  fronte 

diboia  ;  4.  mascelle  e  labbro  inferiore  ;  5.  ant(Miua  ;  6.  articoli  2-4 

della  stessa;  7.  porzione  dell'ala  colla  vena  stigmatica;  8.  zampa 

del  1»  paio  dall'apice  della  tibia;  9.  zampa  del  2"  paio  dall'apice 

della  tibiii  ;  10.  zampa  del  .^o  paio. 


ha   la    superficie    fornita    di    grosse 


Bollell.  di  Zoologia  Gen.  e  Agr, 


—  130  - 


foveole  circolari  aventi  una  breve  setola  mediana.  Il  mesonoto 
ha  la  stessa  scultura  del  pronoto.  Il  propodeo  ha  gli  angoli 
laterali  submediani  un  poco  sporgenti,  acuti,  la  superficie  rugosa 
foveolata  e  con  un  sistema  di  carene  come  si  vede  nella  figura. 
Le  ali  anteriori  con  vena  stigmatica  (Fig.  LIV,  7)  brevissima. 

Addome  ovale  compresso,  molto  acuto  posteriormente,  col 
peziolo  più  largo  che  lungo,  con  sei  carene  longitudinali  dorsali; 
secondo  segmento  sulla  parte  mediana  anteriore  abbastanza  fit- 
tamente e  leggermente  carenato  per  il  lungo,  per  circa  Vs  del- 
l' intera  lunghezza  del  segmento. 

Femore  delle  zampe  posteriori  (Fig.  LIV,  10)  molto  compresso, 
poco  meno  di  Yg  più  lungo  che  alto,  margine  inferiore  per  quasi 
tutta  la  parte  opposta  alla  tibia  finemente  dentato. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  4,  larghezza  del  torace  1,05,  lun- 
ghezza delle  antenne 
1,75,  lunghezza  del- 
l'ala anteriore  2,60, 
larghezza  della  stessa 
0,92,  lunghezza  delle 
zampe  del  3."  paio  3. 
Maschio.  —  Simile 
alla  femmina,  coll'a- 
pice  dell'addome  leg- 
germente arrotondato. 
Distribuzione  geo- 
grafica. —  Nigeria  del 
Sud:  Olokomeji,  pa- 
rassita di  Ceratitis 
anonae. 

Osservazione.  — 
Questa  specie  è  affine 
al  D.excavatusT>3Ì\n., 
ma  si  può  distingue- 
re facilmente,  quando  si  hanno  esemplari  di  confronto,  per  i  pro- 
cessi frontali  più  lunghi  e  ad  apice  esterno  più  separato  e  sub- 
acuto, per  le  carene  longitudinali  sul  secondo  segmento  dell'  ad- 
dome meno  numerose  (e.  15  invece  di  e.  20). 

Dal  Dirhinits  excavatus  v.  major  Strand  si  distingue  pure 
per  il  numero  delle  carene  longitudinali  del  secondo  segmento  e 


Dirhinus  Giffardii:  1.  larva  adulta  dal  dorso  e  2.  dal  ventre; 
3.  parte  del  capo  della  stessa  vista  dal  ventre  ;  4.  larva  neo- 
nata dal  dorso  e  5.  di  fianco  ;  6.  capo  della  stessa  dal  ventre; 
7.  mandibole  di  larva  neonata:  A  antenne.  D  mandibole,  O 
apertura  boccale. 


131  — 


per  i  processi  frontali  meno  larghi,  ad  apice  interno  più  lungo  e 
più  stretto. 

Odo  (Fig.  LVI,  2).  —  Allungato  ovale  colla  faccia  ventrale 
pianeggiante,  il  polo  cefalico  un  poco  più  largo  del  cedale. 

Lungo  ram.  0.585  e  largo  0.195. 

Larva  (Fig.  LV,  1-2).  —  È  di  forma  allungata  ovale  colla 
parte  posteriore  alquanto  più  assottigliata  dell'  anteriore,  bian- 
castra. Il  capo  è  molto  più  stretto  del  piotorace,  ha  due  brevis- 
sime antenne  e  piccole  mandibole  (Fig,  LV,  3)  colla  parte  distale 
assottigliata,  1'  apice  acuto  e  situate  alla  parte  interna  laterale 
della  cavità  boccale.  La  bocca  è  piccola  imbutiforme,  a  contorno 
esterno  rotondeggiante. 

I  segmenti  addominali  1-7  hanno  i  lati  del  dorso  leggermente 
rigonfiati  e  sporgenti. 

Lunghezza  del  corpo  mm.  3.6,  larghezza  1,8. 

La  larva  neonata  (Fig.  LV,  4-5)  è  lunga  mm.  0.90,  larga 
0,27.  Il  capo  ha  le  antenne  a  guisa  di  piccolo  tubercolo  e  porta 
i  peli  disegnati  nella  figura. 

II  primo  segmento  addominale  è  poco  più  largo  del    torace. 
Note  biologiche.  —  Questo  Dv-Jiinus    fu    da    me  ottenuto  la 

prima  volta  da  pupe 
di  Ceratitis  anonae, 
ma  poi  fu  sperimen- 
tato con  successo  con 
specie  di  Dacus  e  al- 
tre di  Ceratitis,  ti'a  le 
quali  la  C.  capitata. 
La  femmina,  girando 
sul  suolo  e  notata 
la  presenza  in  esso  di 
pupe  di  mosche  dei 
frutti,  scava  il  terreno 
un  po'  sciolto  0  are- 
noso aiutandosi  coi 
processi  frontali  e  col- 
le zampe  posteriori 
fino  a  giungere  sulla  pupa,  allora  la  tasta  e  riconosciutala  in  buono 
stato  si  dispone  nella  posizione,  che  si  vede  nella  figura  LVI,  1,  e 
trapassando  coli'  ovopositore  la  parete  del  pupario  deposita  un 
ovo  sul  corpo  della  pupa   (Fig.   LVI,  2).  In   due  a  tre  giorni  in 


Fig.  LVI. 

1.  Femmina  di  Dirhinus  Giffardii  in  atto  di  deporre  un  ovo  iu 

una    pupa    di  Ceratitis  ;  2.  pupa    di  Ceratitis  B,  sulla  quale  è 

stato  deposto  un  ovo  O  dal  Dirhinus  ;  A  parte  del  pupario  di 

Ceratitis. 


—  132  - 

estate  nasce  la  larva  che  comincia  a  succhiare  dall'esterno  la 
pupa  della  mosca  e  a  spese  di  questa  in  5-6  giorni  (sempre  in 
estate)  raggiunge  il  suo  completo  sviluppo  e  si  trasforma  poi  in 
pupa  nel  pupario  della  mosca  uscendone  quando  è  diventata 
insetto  perfetto. 

Lo  sviluppo  da  ovo  ad  adulto  nell'Africa  tropicale  ha  luogo 
in  16-20  giorni,  a  Honolulu  in  20  giorni,  in  Italia  durante  i  mesi 
di  agosto -settembre  in  19-20  giorni. 

Questo  Dh'liinus  è  specie  molto  resistente  e  può  vivere  in 
tubi  di  vetro,  se  ben  custodito,  almeno  5  mesi.  Io  ne  portai  a 
Honolulu  circa  500  esemplari  adulti  ed  alcuni  in  Italia.  Alle 
Hawaii  fino  all' 11  settembre  furono  distribuiti  circa  6000  esem- 
plari nelle  isole  di  Ohau,  Hawaii,  Kauai  e  Mauai;  in  Italia  fino 
a  tutto  ottobre  500  esemplari:  100  a  Rosarno  (Calabria),  300  a  Fa- 
sano  (Puglia)  e  100  a  Messina. 

Dirhiniis  Ehrhorni  sp.  n. 


Femmina  (Fig.  LVII).  —  Nera  con  una  leggerissima  tinta  verde- 
rame al  capo  e  al  torace,  antenne  collo  scapo,  il  pedicello  e  l' apice 

della  clava  di  colore  ros- 
so-mattone, il  resto  bru- 
no ;  ali  superiori  info- 
scate con  uno  spazio  lon- 
gitudinale ialino  subme 
diano,  ali  inferiori  leg- 
germente infoscate;  zam- 
pe del  1."  e  2."  paio 
(eccettuate  le  anche  di 
f'olor  rosso -mattone  e  la 
parte  più  spessa  dei  fe- 
mori imbrunita)  e  zampe 
posteriori  nere  col  tarso 
di  color  rosso-mattone. 

Il  capo  (Fig  LVIII,l-2) 
hai  processi  frontali  lun- 
ghi, stretti,  e  terminati  a  punta,  e  ai  lati  del  seno  mediano  della  faccia 
presso  la  metà  del  margine  interno  degli  occhi,  è  fornito  di  un  altro' 
piccolo  processo  acuto;  la  superficie  è  provvista  di  foveole  circolari 
portanti  una  breve  setola  nel  mezzo.  Gli  occhi    sono    grandi  ;  le 


Fig.  LVII. 
Dirldnus  Ehrhorni  :  femmina. 


133 


antenne  hanno  lo  scapo  lungo  quanto  i  sei  seguenti  articoli  presi 
insieme,  il  pedicello  è  poco  più  lungo  del  primo  articolo  del  fu- 
nicolo che  è  circa  la  metà  più  breve  del  secondo,  la  clava  è 
compatta  e  un  poco  più  lunga  dei  due  articoli  pi-ecedenti  presi 
insieme. 

Protorace  fornito  di    foveole  grandi  subcircolari,  aventi  una 
setola  in  mezzo.  Mesotorace  e  lati  del  metatorace   colla  struttura 

del  protorace.  Propodeo 
rugoso-foveolato  e  carenato 
come  si  vede  nella  figura. 
Ali  anteriori  (Figura 
LVIII,  4)  con  vena  stigma- 
tica cortissima. 

Addome  allungato  -  o- 
voide,  acuto  posteriormen- 
te, col  peziolo  più  largo 
che  lungo,  fornito  di  4  ca- 
rene dorsali,  secondo  seg- 
mento sulla  parte  ante- 
riore mediana  per  7»  circa 
della  lunghezza  di  esso 
fornito  di  leggere  carene 
longitudinali. 

Zampe    del    3.  °    paio 
(Fig.  LVIII,  5)  col  femore 
molto  compresso,    circa  V3 
più   lungo    che    alto,  sotto 
finemente  dentellato. 
Lunghezza  del  corpo  mm.  3,5;  larghezza  del  torace  0,98;  lun- 
ghezza delle  antenne  1,80,  dell'ala  anteriore  2,40,  larghezza  della 
stessa  0,87,  lunghezza  delle  zampe  del  3.'  paio  2,40, 
Maschio  sconosciuto. 

Distribuzione  geogì'cifica.  —  Nigeria  del  Sud  :  Olokomeji. 
Catturai  l'esemplare  descritto  mentre  si  aggirava  tra  frutti  di 
Sa?'cocephalus   escidentus  infetti   di   Ceì-atitis  Giff ardii  caduti  al 
suolo,  ma  non  posso  assicurare  se  è  realmente  parassita  di  que- 
sta specie. 

Questo  Dirhinus  è  dedicato  all'egregio  Collega  E.  M.  Ehrhorn, 
entomologo  del  governo  territoriale  delle  isole  Hawaii. 


Fig-.  LVin. 

Dirhinus  Ehrhorni:  1.  capo  di  fronte  e  2.  ili  tiaiito  ;   3 

antenna;  4.  porzione  dell'ala  colla  vena  stigmatica 

5.  zampa  del  3°  paio  dal  femore. 


134  - 


Spalaiigìa  afra  sp.  n. 

Femmina  (Fig.  LIX),  —  Il  corpo  è  nero  a  riflessi  nero-azzur- 
rognoli 0  nero-verdastri,  le  ali  ialine  colle  nervature  brune,  an- 
tenne e  zampe  nere,  eccettuati  i  tarsi  che  hanno  i  primi  4  articoli 
fu  Ivo -ferruginei  e  1'  ultimo  articolo  bruno. 

La  superficie  del  corpo  è  lucente,  liscia  dove  non  è  fornita 
delle  speciali  fossette  e  peli,  che  sono  riprodotti  con  cura  nella 
figura. 

Il  capo  (Fig.  LX,  1)  è  un  poco  più  lungo  che  largo  (visto  di 
faccia  e  compresi  gli  occhi),  a  lati  sotto  gli  occhi  un  poco  con- 
vergenti; la  superficie  è 
quasi  tutta  profondamente 
e  abbastanza  fittamente  im- 
pressa di  punti  piliferi;  la 
faccia  al  disotto  del  mar- 
gine inferiore  degli  occhi 
ha  una  forte  depressione 
mediana  a  lati  divergenti 
verso  il  clipeo.  Gli  occhi 
sono  abbastanza  pelosi.  Le 
antenne  (Fig.  LX,  4)  sono 
allungate  leggermente  in- 
grossate verso  l'apice,  collo 
scapo  uguagiiante  in  lun- 
ghezza il  pedicello  e  cinque 
articoli  del  funicolo,  il  pe- 
dicello è  circa  '/a  più  lungo  del  primo  articolo  del  funicolo,  la 
clava    è    lunga   quasi  quanto  gii  ultimi  2  artìcoli  del  funicolo. 

Il  torace  ha  gli  angoli  laterali  posteriori  acuti  e  alquanto 
sporgenti  in  dietro  e  leggermente  in  fuori  ;  per  la  scultura  si  con- 
fronti la  figura  LIX.  Le  ali  anteriori  non  sorpassano  l'apice  dell'ad- 
dome, sono  quasi  V3  più  lunghe  che  larghe,  hanno  la  vena  margi- 
nale quasi  la  metà  più  breve  dell'omerale,  la  stigmatica  e  la  post- 
marginale  (Fig.  LX,  5)  ugualmente  brevi. 

Le  zampe  (Fig.  LX,  6-9)  del  1."  paio  hanno  alla  tibia  un 
breve  e  robusto  sperone  apicale  e  una  forte  e  lunga  setola  con 
appendici  alquanto  innanzi  l'apice;  la  tibia  del  2.**  paio  è  fornita 
all'apice  di  una  setola  lunghetta  e  piuttosto  sottile  e  quella  del 
3,"  paio   di  una  robusta   setola  ;  il  trocantere  della   S/"    zampa  è 


Fig.  LIX. 

Spalangia  afra  :  femmina. 


—  435  — 


rigonfiato  al  dorso,  il  primo    articolo    dei    tarsi  ò  più   lungo 
tre  seguenti  presi  insieme. 

L'  addome,  compreso  il  peduncolo, 


dei 


è  lungo  quanto  il  torace, 
ha  il  peduncolo  carenato 
longitudinalmente,  il  quar- 
to segmento  notevolmente 
più  lungo  degli  altri. 

Lunghezza  del  corpo 
mm.  2-2,5;  larghezza  del 
torace  0,68;  lunghezza  delle 
antenne  1,56,  dell'  ala  an- 
teriore 1,69,  larghezza  della 
stessa  0,61,  lunghezza  della 
3.^  zampa  1,82,  dell'ovo- 
positore 0,95. 

Maschio.  —  È  poco  più 
piccolo  della  femmina,  col 
capo  più  corto  che  in 
quella,  essendo  un  poco  più 
largo  che  lungo;  le  antenne 
(Fig.  LX,  11)  sono  lunghe 
quanto  nella  femmina,  ma 
hanno  lo  scapo  molto  più 
corto,  il  pedicello  cortis- 
simo, il  l.**  articolo  del 
funicolo  invece  più  del  dop- 
pio più  lungo  del  pedicello. 
Distribuzione  geografica.  —  Nigeria  del  SudiOlokemeji,  pa- 
rassita di  Ceratitis  anonae. 

Osservazione.  —  Questa  specie  di  Spalangia  mi  è  sembrata 
ben  distinta  da  quelle  finora  descritte,  sopratutto  per  gii  angoli 
posteriori  del  torace  più  acuti  e  sporgenti  di  quelli  delle  altre. 
Note  biologiche.  —  Questa  Spalangia  è  parassita  della  pupa 
delle  mosche  dei  frutti,  è  un  ectofago  come  il  Dirhinus,  e  a  que- 
sto e  al  Galesus  è  simile  per  costumi.  Lo  sviluppo  da  ovo  ad 
adulto  nell'Africa  tropicale  ha  luogo  in  21-25  giorni.  Io  l'ottenni 
da  pupe  di  Ceratitis  anonae,  ma  poi  la  moltiplicai  con  C.  colae 
e  C.  Giffardii.  Sfortunatamente  nella  generazione  di  febbraio  ot- 
tenni soltanto  maschi,  così  non  potei  sperimentarla  colla  Cerai, 
capitata  nell'Africa  meridionale. 


Fig.  LX. 
Spalangia  afra  :  1.  capo  della  femmina  visto  di  fronte; 
2.  mandibola  ;  3.  mascelle  e  labbro  inferiore  ;  4.  an- 
tenna ;  5.  porzione  di  ala  colla  vena  stigmatica  e  la 
postmarginale;  6.  terza  zampa;  7.  prima  zampa;  8. 
seconda  zampa  e  9.  terza  zampa  dall'apice  <lella  tibia; 
10.  capo  del  maschio  visto  di  fronte  ;  li.  antenna 
dello  stesso. 


-  136  — 
Tetrastichus  Giffardii  Silv. 

Atti  R.  Ace.  Lincei  (5)  XXII  (1913),  p.  205. 

Femmina  (Fig.  LXI).  —  Corpo  nero  a  riflessi  nero-azzurrognoli 
colle  antenne  olivacee,  le  ali  ialine  con  nervature  ferruginee,  le 
tibie  e  i  tarsi  di  tutte  le  zampe  giallo-ferruginee. 

La  superficie  del  corpo  è  liscia,  solo  osservata  a  forte  ingran- 
dimento appare  finemente  reticolata. 

Il  capo  (Fig.  LXII,  1)  è  poco  più  largo  (cogli  occhi)  del  to- 
race e  poco  più  largo  che  lungo.  Il  clipeo  è  bidentato,  le  man- 
dibole (Fig.  LXII,  2)  hanno 
un  dente  esterno  attenuato, 
un  poco  curvo,  ben  separato 
dagli  altri  due,  dei  quali  l'in- 
terno è  arrotondato,  l'esterno 
breve,  più  o  meno  acuto;  palpi 
mascellari  e  labiali  (Fig. LXII, 
3)  brevi,  uniarticolati,  Gli 
occhi  sono  forniti  di  peli  brevi 
e  sparsi.  Le  antenne  (Fig. 
LXII,  4-5)  sono  abbastanza 
corte,  inserite  molto  vicino 
alla  linea  che  unirebbe  il  margine  inferiore  degli  occhi,  hanno  lo 
scapo  circa  Ys  più  lungo  che  largo  e  circa  il  doppio  più  lungo 
del  pedicello,  che  a  sua  volta  è  appena  più  lungo  del  L"  articolo 
del  funicolo  ;  dei  due  anelli  il  primo  è  molto  breve,  il  secondo 
è  quasi  laminare  ;  funicolo  e  clava  sono  per  lunghezza  quasi 
uguali  (considerando  anche  l'apice  attenuato  della  clava)  fra  di 
loro  e  forniti  di  peli  e  sensilli  come  si  vede  nella  figura. 

Il  torace  ha  lo  sento  fornito  di  un  solco  mediano  appena 
visibile  solo  nella  parte  posteriore,  che  è  fornito  presso  i  solchi  pa- 
rapsidali  di  3  setole  per  lato.  Lo  scutello  è  fornito  di  4  setole  (2  per 
lato).  Il  propodeo  ha  una  leggera  carena  mediana.  Gli  spiracoli 
sono  rotondi. 

Le  ali  anteriori  sorpassano  di  poco  l'apice  dell'addome,  sono 
poco  più  del  doppio  più  lunghe  che  larghe  con  ciglia  lunghette  ; 
sulla  vena  omerale  esiste  un  sensillo  circolare  ed  una  setola,  sulla 
marginale  numerose  setole  e  due  sensilli  circolari  presso  la  base, 
la  vena  stigmatica  (Fig.  LXII,  6)  è  lunghetta  e  termina  un  poco  a 


Fig.  LXI. 
Tetrastichus  Giffardii:  feinmiua. 


137  — 


capo  d'uccello  come  si  vede  nella  fìg'ura.  Le  zampe  (Fig.  LXTI,  7-9) 
hanno  le  tibie  armate  all'apice  di  una  spina  e  di  altre  setole  come 
mostrano  le  figure. 

L'  addome  è  poco  più  corto  del  capo  e  del  torace  presi  in- 
sieme, è  ovale  colla  parte  posteriore  acuta  e  il  primo  segmento 
formante  un  breve    e    stretto    peduncolo  ;    ciascun    segmento  dal 

2.*  sulle  parti  laterali,  dal 
g,  j  5."-  anche  sulla    parte  me- 

diana è  fornito  presso  il 
margine  di  alcune  brevi 
setole. 

Lunghezza  del  corpo 
mm.  1,6  -  2;  larghezza  del 
torace  0,46;  lunghezza  delle 
antenne  (negli  esemplari 
maggiori  )  0,58  ,  dell'  ala 
anteriore  1,30,  larghezza 
della  stessa  0,58,  lunghezza 
della  3.^  zampa  1,30,  lun- 
ghezza dell'  ovopositore 
0,52. 

Maschio.  —  È  più  pic- 
colo della  femmina,  coli 'ad- 
dome ovale. 

Le  antenne  (Fig.  LXII, 
10-11)  sono  allungate  collo 
scapo  poco  più  del  doppio 
più  lungo  del  pedicello  , 
fornito  nella  sua  parte  ante- 
riore interna  di  una  piccola  carena  che  è  lunga  quasi  quanto  la 
metà  di  tutto  lo  scapo,  porta  una  lunga  setola  ed  è  provvista  interna- 
mente di  sensillì  vescicolari  in  numero  di  circa  16.  Gru  articoli 
del  funicolo  sono  subcilindrici,  forniti  di  lunghe  setole  come  si  vede 
nella  figura,  la  clava  è  un  poco  più  lunga  degli  ultimi  due  arti- 
coli del  funicolo  presi  insieme.  Misurano  in  lunghezza  mm.  0,57. 
Distrihusione  geografica.  —  Nigeria  del  Sud:  Olokomeji,  pa- 
rassita di  Caratith  antütictica  e  C.  Giffardii;  Dahomey:  Cotonou, 
parassita  di  C.  Giffardii;  Costa  d'Oro:  Aburi,  parassita  di  C.  colae: 
Camerun:  Victoria,  parassita  di  Dacas  bipartiius. 


Fig.  LXII. 

Tetrastie/ms  Giffardii  :  1.  capo  di  fronte  ;  2.  mandibola; 
3.  mascelle  e  labbro  iuferior(?  ;  4.  pedicello,  anelli  e 
primo  articolo  del  funicolo  della  femmina;  5.  antenna 
della  stessa  ;  (ì.  porzione  dell'  ala  colla  vena  stigmatica 
(il  margine  costale  dell'ala  è  in  basso);  7.  prima  zampa, 
s.  terza  zampa  e  9.  seconda  zampa  dall'  apice  della  ti- 
bia ;  10.  antenna  del   maschio;   11.   scapo  della  stessa. 


—  138 


Note  biologiche.  —  Questo  Tetrastichus  deposita  le  uova  nelle 
uova  o  nelle  giovani  larve  delle  specie  di  Ceratitis  e  Dacus  sopra 
ricordate;  le  sue  larve  continuano  lo  sviluppo  nelle  larve  delle 
vittime  per  terminarlo  nelle  pupe  delle  stesse.  Nel  pupario  delle  mo- 
sche le  larve  del  parassita  si  trasformano  in  pupa  e  ne  escono  prati- 
cando sulla  sua  parete  uno  o  più  fori.  Da  ciascun  pupario  di  mosca 
io  ottenni  da  15-34  individui  di  Tetrastichus. 

Se  una  femmina  depositi  un  ovo  e  da  questo,  pel  noto  feno- 
meno della  poliembronia,  si  ottengano  gii  individui  che  si  con- 
tano in  un  pupario  di  mosca,  o  depositi  tante  uova  per  quanti  in- 
dividui debbono  svilupparsi,  è  cosa  ancora  da  studiare. 

Questo  Tetrastichus  mi  sembrò  un  parassita  molto  impor- 
tante nel  combattere  nel  1913  nella  Nigeria  presso  Olokemeji  la 
Ceratitis  stictica  v.  antistictica  e  può  essere  che  in  altri  anni  lo 
sia  pure  di  altre  specie  compresa  la  Ceratitis  capitata.  Certo  si 
è  che  esso  e  il  Biosteres  caudatus  sono  i  parassiti  di  mosche  dei 
frutti  più  diffusi  nell'Africa  occidentale  almeno  per  quanto  io  os- 
servai. Credo  che  sia  molto  importante  tentarne  V  introduzione 
alle  Hawai  e  in  Europa,  ma  sarà  necessario  prima  studiare  meglio 
la  Sua  biologia.  Io  non  riuscii  a  tenerlo  vivo  in  tubi  di  vetro  più 
di  15  giorni. 

Tetrastichus  oxynrus  sp.  n. 

Femmina  (Fig.  LXIII).  —  Corpo  nero-azzurrognolo  colle  an- 
tenne olivacee,  le  ali 
ialine  con  nervature 
fulvo  -  ferruginee,  le 
tibie  e  i  tarsi  di  tutte 
le  zampe  di  color  gial- 
lo-ferrugineo. 

Il  capo  (  Fig. 
LXIV,  1)  è  poco  più 
largo  del  torace  e  cir- 
ca ^/^  più  largo  che 
lungo.  Gli  occhi  sono 
provvisti  di  pochi  peli 
brevi,  sparsi.  Le  an- 
tenne (Fig.  LXIV,  '2) 
hanno  lo  scapo  quasi  '/&  più  lungo  che  largo  e  poco  più  del  doppio 
più  lungo  del  pedicello,  che  è  uguale  in  lunghezza  al  1."  articolo 


rig.  Lxni. 

Tetrastichus  oxynrus 


t'cinmiiii 


—  139  — 

del    funicolo  ;    questo    è    poco  più    breve  del  secondo  ;  hi    clava 
è  alquanto  più  lunga  dei  due  articoli  precedenti  presi  insieme. 

Scuto  mesotoracico  con  un  leggerissimo  solco  mediano  prov- 
visto presso  i  lati    di  4  setole.  Propodeo   con    carena    mediana  e 

angoli  laterali  posteriori  acuti. 
Le  ali  anteriori  sorpassano  ap- 
pena l'apice  dell'addome  e  sono 
poco  più  del  doppio  più  lunghe 
che  larghe;  la  vena  stigmatica 
(Fig.  LXIV,  4)  è  simile  a  quella 
della  specie  precedente. 

L'addome  è  lungo  circa 
quanto  il  torace  e  il  capo  presi 
insieme,  è  allungato  e  dal  H." 
segmento  in  poi  va  restringen 
dosi  molto  fino  a  terminare  acuto. 
Lunghezza  del  (^orpo  mm. 
2,60;  larghezza  del  torace  0,58; 
lunghezza  delle  antenne  0,90,  del- 
l' ala  anteriore  1,56,  larghezza 
della  stessa  0,72,  lunghezza  delle 
zampe  del  3.^  paio  1,45,  lun- 
ghezza dell'ovopositore  0,72. 

Nigeria  del  Sud:  Olokomeji,  pa- 


Fig.  LXIV. 

Tetrastichus  oxyurìis:  1.  capo  visto  di  fronte; 

2.  antenna  ;  3.  funicolo  dì  antenna  anomala  ; 

4.  porzione    di    ala    colla   vena   stigmatica  (il 

margine  costale  dell'  ala  è  in  basso). 

Maschio  sconosciuto. 
Distribuzione  geografica.  — 


rassita  di    Ceratitis  tritea.  Ottenni  10  esemplari,  femmine,  da  un 
pupario  di  detta  specie. 

Osservazione.  —  Questa  specie  è  distintissima  dalla  prece- 
dente specialmente  per  la  forma  dell'addome  e  la  lunghezza  delle 
antenne. 


Alla  descrizione  delle  specie  di  Calcididi  parassiti  delle  mo 
sehe  dei  frutti,    credo    opportuno    aggiungei'e  in  questo  capitolo 
anche  la  descrizione  del  Sijntoììiosphyrum  indicum,  perchè  è  una 
specie  che  almeno  in  paesi  tropicali  può  essere  molto  utile  e  do- 
vrebbe essere  introdotta  anche  alle  isole  Hawaii. 


—  uo  — 


Syntomosphyrum  indicum  Silv. 


Boll.  Lab.  Zool.  E.  Sc.  Agr.  Portici,  IV  (1910),  p.  232-244,  Fig.  Ill-VIIL 

Femmina  (Fig.  LXV).  —  Corpo  nero  lucido,  antenne  di  color 
castagno  coi  sensilli  isabellini  pallidi,  faccia  con  una  linea  me- 
diana alutacea,  che  sotto  l'ocello  di  mezzo  si  biforca  giungendo 
fino  a  lato  degli  ocelli  pari;  zampe  colle  anche  nerastre,    femori 

di  color  terra 
d'ombra  ten- 
dente al  casta- 
gno (  special- 
mente in  quel- 
li posteriori), 
tibie  e  tarsi 
ferruginei, 
pretars  o 
fosco;  ali  iali- 
ne colle  ner- 
vature di  co- 
lor castagno. 
Lunghez- 
za del  corpo 
mm.  1,5-2. 

Larva. — 
La  larva  com- 
pletamente sviluppata  è  allungata,  ovoide,  nuda,  con  capo  breve, 
con  antenne  indistinte,  piccola  apertura  boccale,  ai  cui  lati  ester- 
namente si  vedono  le  mandibole.  Queste  sono  cortissime  con 
una  larga  base  ed  una  estremità  assottigliata  che  misura  9-10 
millesimi  di  millimetro,  ed  è  alquanto  arcuata  ed  acuta.  L'intestino 
medio  è  enormemente  sviluppato.  La  lunghezza  totale  del  suo 
corpo  è  di  mm.  1,5-1,8  e  la  larghezza  0,80. 

La  larva  del  Syntomosphyrum,  che  conta  poco  più  di  un 
giorno  di  vita  libera  nel  corpo  della  larva  o  della  pupa  della  mo- 
sca dei  frutti,  e  tre  a  quattro  giorni  dalla  deposizione  dell'ovo, 
è  lunga  mm.  0,80,  larga  0,28  ed  è  allungata,  colla  parte  posteriore 
del  corpo  alquanto  più  assottigliata  dell'  anteriore,  col  capo  tra- 
sverso. 


Fig.  LXV. 
Syntomosphyrum  indicum:  femininìi. 


-   ii4   — 

Ovo.  —  U  ovo  ò  allungato.  Vi  ;  o  poco  meno,  più  lungo  che 
largo,  col  polo  posteriore  alquanto  più  largo  dell'  anteriore  e  la 
faccia  venti'ale  pianeggiante  o  leggermente  concava.  Misura  in 
lunghezza  mm.  0,221-0,234  ed  in  larghezza  0,058-0,065. 

Distribuzione  geografica.  —  Questa  specie  è  oiiginaria  del- 
l'India, dove  fu  scoperta  presso  Bangalore  dal  Compere;  da  questo 
fu  introdotta  nell'Australia  occidentale,  dal  Lounsbury  nell'Africa 
meridionale,  da  me  in  Italia  (Calabria),  ma  fino  ad  oggi  non  si 
può  confermare  la  sua  acclimatazione  fuori  dell'India. 

Note  biologiche.  —  Venuto  fuori  l'adulto  dal  pupario  del  dit- 
tero, di  cui  è  parassita,  e  che  in  India  sono  specie  di  Bactrocera, 
altrove  possono  essere  di  Ceratitis  e  di  Dacus,  attende  prima  agli 
amori  essendo  subito  pronta  la  femmina  ad  accettare  il  maschio, 
come  questo  ad  accoppiarsi  con  essa. 

La  femmina,  del  resto,  fecondata  o  no,  quando  fuoriesce  allo 
stato  adulto,  ha  le  ova  già  completamente  sviluppate,  perciò  sente 
subito  il  bisogno  di  cercai'e  la  vittima  alla  quale  affidarle,  e  che 
essa  sa  trovarsi  in  frutta  più  o  meno  marcite  per  la  presenza  di 
larve  di  mosche  dei  frutti. 

Qui  è  d'uopo  ricordare  che  le  larve  di  tali  mosche  riducono 
a  poltiglia  più  0  meno  densa  la  polpa  della  parte  delle  frutta 
nelle  quali  si  trovano,  per  cui  1'  epidermide  soprastante,  attra- 
verso la  quale  era  stato  praticato  anche  il  foro  colla  trivella  per 
la  deposizione  delle  ova,  di  mano  in  mano  perde  la  sua  consi- 
stenza e  si  lacera,  in  varii  frutti,  in  qualche  piccolo  punto.  Inoltre 
poiché  la  larva  completamente  sviluppata  abbandona  il  frutto  per 
andare  a  trasformarsi  in  pupa  nel  suolo,  fuoriuscendo  allarga  la 
lacerazione  che  già  si  era  formata  sull'epidermide  oppure  la  pra- 
tica essa  stessa,  rimanendo  così  sulla  superficie  del  frutto  almeno 
un  foro,  mentre  nell'  interno  possono  esservi  altre  larve  ancora 
più  giovani.  In  fine  è  noto  che  le  frutta  attaccate  dalle  larve 
delle  mosche  dei  frutti  si  staccano  facilmente  dall'  albero  e  ca- 
dendo sul  suolo  si  aprono  più  o  meno  secondo  lo  stato  di  matu- 
razione o  di  disfacimento  dei  tessuti  operati    dalle    stesse  larve. 

La  femmina  del  Sintomosfiro  indiano  cerca  appunto  le  frutta 
attaccate  dalle  mosche  e  che  presentano  l'epidermide  lacerata  in 
qualche  punto  (Fig.  LXVI,  1)  e  trovatane  una,  avanza  tastando  colle 
antenne  sull'  orlo  del  foro,  percependo  certamente  in  tal  modo 
il  movimento  che  sotto  fanno  le  larve  desiderate,  introduce  il 
capo  dentro  di  esso  e  si  spinge  verso  I'  interno  del  frutto  scom- 


—  142  — 

parendo  affatto  alla  vista.  Se  vogliamo  allora  conoscere  l'attività 
del  Sintomosflro  dopo  l'entrata  nel  frutto,  dobbiamo  aprire  questo 
(Fig-.  LXVI,  2)  ed  assisteremo  ad  una  scena  molto  singolare. 

Tra  le  larve  della  Ccì-atitis,  se  sono  entrate  varie  femmine 
di  Siutomosfiro,  si  vede  lo  scompiglio:  ciascuna  cerca  una  via  di 


Fig.  LXVI. 

1.  Pesca  intera  inquinata  da  larve  di  Ceratitis,  presentante  una  macchia  sull'epidermide 

in  corrispondenza  alla  polpa  marcita  ed  un  piccolo  foro,  sulla  ijuale  si  vedono  otto  adulti 

di  Sìintomosphyrum:  2.  la  stessa  aperta  per  metà,  mostrante  larve  di  Ceratitis  e  adulti  di 

Syntomosphyrum  in  vari  atteggiamenti. 


scampo  per  conto  suo,  quale  di  esse  coi  movimenti  vermicolari 
si  vede  venire  alla  superficie  della  polpa,  avanzarsi  così  per 
qualche  tratto  e  poi  rituffai"si  col  capo  dentro  la  polpa  e  scom- 
parirvi, quale  piegandosi  ad  arco  saltare  via,  quali,  nei  sensi  più 
svariati,  ritirarsi  nella  polpa  del  frutto.  Le  femmine  del  parassita 
si  sorprendono  negli  atteggiamenti  più  diversi;  qualcuna  è  col- 
r  ovopositore  conficcato  nella  parte  posteriore  del  corpo  della 
larva  di  Ceratitis,  che  sentendosi  offesa  più  che  mai  affretta  il 
suo  cammino  e  si  rituffa  nella  polpa,  qualche  altra  si  vede  mezzo 
sommersa  nella  polpa  a  fianco  della  parte  posteriore  del  corpo 
della  vittima,  qualche  altra  scomparire  del  tutto  colla  stessa  vit- 
tima nella  polpa,  altre  infine  in  cerca  di  una  larva  di  Ceratitis 
per  infettarle  delle  loro  ova. 

Giunta  la  femmina  del  parassita  in  vicinanza  di  una  larva, 
adagio  adagio  e  con  grande  cautela  la  tasta,  e  cerca  di  giungere 
insospettata  verso  la  sua  parte  posteriore.  Se  arriva,  come  desidera, 


—  U8 


a  trovarsi  a  contatto  di  tale  regione  del  corpo,  avvicina  ad  esso, 
piegandolo  un  po'  diversamente  secondo  la  posizione  in  cui  si 
trova,  l'estremità  dell'ovopositore  sulla  superficie  del  7"  od  8"  seg- 
mento addominale  e  l'introduce  nel  corpo  della  larva  della  Ce- 
ratitis  (Fig.  LXVII).  Questa  sentendosi  ferita  cerca  dì  sfuggire 
quanto  più  celeremente  può  inoltrandosi  nella  polpa,  ma  la  fem- 
mina del  parassita  non  per  questo  ritira 
r  ovopositore,  si  lascia  trasportare  in- 
vece dalla  vittima  tra  la  polpa  per  ab- 
bandonarla solo  quando  ha  depositato 
il  numero  di  ova  che  vuole.  Soltanto  se 
la  larva  della  Ceratitis  s' introduce  a 
fatica  in  polpa  alquanto  dura,  la  fem- 
mina del  parassita  è  costretta  a  stac- 
carsi da  essa. 

Lasciata  volontariamente  o  forzata- 
mente la  vittima,  il  parassita  si  vede 
sorgere  fuori  dalla  polpa  tutto  bagnato 
e  imbrattato  e  dirigersi  su  qualche  punto 
del  frutto  per  ripulirsi  e  tornare  poi  a 
cercare  altra  vittima  e  cosi  via  finché 
ha  depositato  tutte  le  ova.  Accade  però 
alle  volte  che  il  parassita,  trascinato 
dalla  vittima  nella  polpa,  non  torna  a 
rivedere  la  luce,  trovando  la  morte  men- 
tre   attende  alla  conservazione  della  propria  specie. 

Tanta  singolarità  di  costumi  non  poteva  certo  essere  imma- 
ginata in  un  piccolo  Imenottero  ! 

Ogni  femmina  di  Syntoniosphyrum  non  deposita  in  una  larva 
di  Ceratitis  forse  mai  meno  di  una  quindicina  di  ova  e  può  de- 
porre, in  tutto,  circa  200  ova.  Una  femmina  da  me  posta  con  un 
maschio  in  un  bicchiere,  contenente  una  pesca  con  larve  di  Ce- 
ratitis,  ne  parassitizzò  nove  dai  cui  puparii  uscirono  in  tutto  185 
individui  di  Sintomosfiro. 

Le  ova,  come  sopra  ho  detto,  sono  deposte  nella  parte  po- 
steriore del  corpo  della  larva  di  Ceratitis  ed  ivi  rimangono  tra 
i  varii  tessuti  durante  tutto  lo  sviluppo  embrionale,  che  si  compie 
nei  mesi  estivi  (Agosto)  in  due  giorni. 

Al  principio  del  terzo  giorno  dalla  deposizione  si  ha  la  prima 
larva,  la  quale  libera  nella  cavità  somatica  della  larva  della  Ce- 


1  2 

Fig.  LXVII. 
1.  Larva  di  Ceratitis  dal  dorso  con 
una  femmina  di  Syntomosphyrum  in 
atto  di  deporre  le  uova  ;  2.  la  stessa 
di  fianco  colla  femmina  di  Synto- 
niosphyrum staccatasi  dal  corpo 
della  larva  colle  zampo  e  rimasta 
attaccata  coli'  ovopositore. 


—  Ui  - 

ratitis  0  della  sua  pupa  (se  ormai  è  in  essa  trasformata,  come 
perlopiù  accade,  perchè  il  parassita  attacca  specialmente  le  larve 
adulte),  comincia  a  nutrirsi  succhiando  i  primi  liquidi  contenuti 
nel  corpo  dela  vittima  e  poi  attaccando  i  tessuti  di  essa  e  cresce 
cosi  rapidamente,  giungendo  alla  fine  del  terzo,  o  principio  del 
quarto  giorno  dalla  deposizione,  già  alla  lunghezza  di  oltre  8  de- 
cimi di  millimetro  e  durante  il  4"  giorno  dalla  deposizione  rag- 
giunge il  suo  completo  sviluppo  distruggendo  tutti  i  tessuti  della 
pupa.  Ciascuna  larva  tende  a  riempire  più  che  può  il  suo  inte- 
stino medio,  che  è  poco  più  piccolo  di  tutto  il  corpo. 

In  una  pupa  di  mosca  delle  frutta  secondo  le  mie  osserva- 
zioni del   1909   si  possono  sviluppare   da  15  a  35  larve,  normali 

sempre  tutte,  ma  tanto  più  piccole  quanto 
più  grande  è  il  numero  di  esse  che  si 
sviluppa  in  una  pupa. 

In  agosto  dopo  nove  o  dieci  giorni 
dalla  deposizione  dell'ovo  le  larve  del 
Syntomosijhyrum  si  trasformano  in  pupa, 
senza  circondarsi  di  alcun  involucro,  nel 
pupario  della  mosca. 

Pure    in    agosto,    in    Italia ,     dopo 
15  -  16  giorni    le    pupe    si    trasformano 
1  2  jn  adulti. 

Fig.  Lxvm.-  Questi  rodono  (Fig.  LXVIII)  in  un 

1.  Pupario    di  Ceratitis  contenente 

ìurve  di  S,/,itomosphyrum;  2.  nnaUro        pUUtO    qUalSÌaSl  Ìl    pupario  dcUa  mosCa  6 

pupario  con  tre  fori,  da  uno  dei     vcugono    all'  apcrto    a  ripetere  r  opera 

quali   esce   un  adulto   di  Syntomo- 

sphyrum.  dci  loro  gcuitorl.  Però  dopo  i  primi  fuo- 

riusciti (3-5)  gii  altri  profittano  dei  fori 
già  pronti  per  abbandonare  la  spoglia  della  vittima. 

Da  ogni  pupa  di  Ceratitis  parassitizzata  si  ottengono  di  re- 
gola maschi  e  femmine,  e  queste  in  numero  per  lo  più  prevalente 
su  quelli.  Di  189  individui  ottenuti  da  otto  pupari  39  erano  maschi 
e  gli  altri  erano  femmine. 

Sempre  per  le  osservazioni  da  me  fatte  a  Portici,  posso  af- 
fermare che  dall' 8  luglio,  giorno  in  cui  si  poterono  avere  larve 
di  Ceratitis  per  farle  parassitizzare,  fino  al  9  ottobre  il  Syntomo- 
sphyrum  indicum  compi  in  Italia  cinque  generazioni  e  cioè  la 
prima  dall'  8  luglio  al  26  dello  stesso  mese,  la  seconda  dal  31  lu- 
glio al  16  agosto,  la  terza  dal  16  al  31  agosto,  la  quarta  dal  1" 
al  18  settembre,  la  quinta  dal  18  settembre  al  9  ottobre. 


—  145  — 

Da  tali  osservazioni  risulta  che  il  Sintomosfiro  indiano  in  agosto 
compie  il  suo  completo  sviluppo  da  ovo  ad  adulto,  atto  a  deporre 
le  ova,  in  15-16  giorni. 

Pei'ciò  si  può  ammettere  che  in  Italia  esso  possa  compiere 
almeno  sette  generazioni  per  anno  arrestandosi  lo  sviluppo  da  no- 
vembi'e  a  marzo,  nell'  India  tropicale  e  alle  Hawaii  due  per  mese. 

In  estate  e  nelle  stesse  condizioni  la  mosca  dei  frutti  im- 
piega da  ovo  ad  adulto  ovifìcante  circa  25  giorni,  perciò  richiede 
due  quinti  di  tempo  di  più  e  può  fare  in  un  anno  due  quinti  di 
generazioni  di  meno  del  suo  parassita,  il  quale  pertanto  ha  da 
questo  lato  un  bel  vantaggio  sulla  vittima. 

Fam.  Formicidae. 

Dorylus  aflinis  Schuck. 

Questa  specie  diffusa  in  tutta  1'  Africa  tropicale  è  stata  da 
me  vista  più  volte  distruggere  pupe  di  mosche  dei  frutti  special- 
mente a  Dakar  (pupe  di  Dacus  longistylus  )  e  a  Camayenne  (pupe 
di  Dacus  arraatuü). 

Dorylus  (Anonima)  nigricans  Illig. 

v.  liybrida  Santschi 

Anche  questa  specie,  che  è  diffusa  e  comune  in  tutta  l'Africa 
tropicale  occidentale  a  Nord  della  foce  del  Niger  e  ben  nota  per 
le  sue  spedizioni  dirette  a  dar  la  caccia  specialmente  a  insetti, 
può  disti"uggere  pupe  di  mosche  dei  frutti  come  ho  visto  avvenire 
una  volta  a  Camaj^enne  (Conakry)  alle    pupe  di  CercUitis  punctata. 

Aeromyrma  vorax  Santschi  n.  sp. 

^  (Fig.  LXfX,  \)  Long:  0,8  mill.  Jaune.  Pattes,  antennes  et  gastre 
plus  clair.  Bord  des  mandibules  brunatre.  Tète,  sans  le  front,  thorax, 
moins  le  pronotum,  et  pédicule  mat  et  densément  réticulé  ponctué.  Le 
reste  luisant  et  lisse  avec  quelques  points  espacés.  Pubescence  assez 
abondante  surtout  sur  Ics  pattes  et  les  antennes. 

Bollett.  di  Zoologia  Gen,  e  Agr.  10 


—  146  — 

Pilosité  dressée  rare,  bien  plus  rare  que  chez  nosidamho  For.  et 
Traegaordhi  Sai7ts.  (in  lit.).  Téte  plus  long'ue  que  large  h  cotés  assez 
convexes  a  bord  postérieur  droit.  Yeux  d'  une  seul  facette  atrophieé 
situeé    au  tiers  anterieur  des  còtés.  Epistome  luisant,    convexe,    arqué 

en  avant,  inerme.  Mandibules  lisses,  de  5 
dents  subégales.  Un  léger  sillon  median 
va  du  front  au  bord  postérieur  de  la  téte. 
Dernier  article  de  l'antenne  presque  aussi 
long  que  le  reste  du  funicule.  Articles  3  à 
8  plus  du  double  plus  larges  que  longs  ;  pris 
ensemble  ils  sont  aussi  longs  que  le  2e"ie 
article  de  l'antenne.  Thorax  un  peu  plus 
court  que  la  téte.  Promesonotuni  un  peu 
convexe.  Sillon  metanotal  un  peu  moins 
profond  que  chez  Traegaordhi.  Face  basale 
de  r  epinotura  rectangulaire  a  peine  plus 
longue  que  large  et  faiblement  convexe  ; 
face  declive  bordée  d'  une  étroite  lamelle 
translucide,  den  tee  a  ses  deux  extremités. 
Premier  article  du  pédicule  plus  long  que 
haut  (plus  haut  chez  Traegaordhi),  arrendi 
en  dessus  et  en  dessous.  Deuxiéme  article  bas  deux  fois  aussi  large  que 
long.  Se  distingue  surtout  par  sa  sculpture. 
Aburi 

Note  biologiche.  -  Questa  piccola  fonnlca  fu  da  me  osser- 
vata a  Aburi  distruggere  pupe  di  Ceratiiifi.  coìae.  Essa  pratica 
un  piccolo  foro  sulla  parete  del  pupario,  poi  vi  penetra  dentro  e 
distrugge  a  poco  a  poco  tutta  la  pupa  della  Cei-alitis. 


Fig.  LXIX. 

Aeromyrmavoracc:\.o\\\i-\hve,\\xQ  de 
proftl;  2.  processus  bordant  la  face 
declivo  de  l'epiiiotum;  .3.  antenne; 
4.  thorax  et  pédicule  vus  de  dessus. 


CONCLUSIONE. 


I  risultati  principali  delle  mie  ricerche   sono  i  seguenti  : 

1.  Nell'Africa  occidentale  esistono  varie  specie  di  Ceratiti^  e 
di  Dacus,  alcune  delle  quali,  almeno  nei  mesi  in  cui  furono  da 
me  osserviate,  si  trovavano  così  ridotte  di  numero  da  far  ri- 
tenere che  siano  efficacemente  combattute  da  cause  nemiche 
naturali. 

2.  Un  certo  numero  di  Braconidi  (dei  generi  Opius,  Diachci- 
sma,  Iledìjln.^,  Bioste)-es),  di  Calcididi  (dei  generi  Tetrastichus, 
Spalangia)  e  di  Proctotrupidi  (del  genere  Galesus)  sono  forse 
le    cause    nemiche   più   attive    nell'  Africa   occidentale  contro  le 


-  147  - 

mosche  dei  frutti;  senza  pretendere  di  escludere  altri  nemici 
naturali  come  insetti  parassiti  delle  uova  e  bacterii  e  funghi 
parassiti  specialmente  di  larve. 

3.  Nella  Nigeria  e  nel  Dahomey  è  stata  da  me  accertata  la 
presenza  della  Cevatitis  capitata.  Questa  però  era^  almeno  da 
novembre-febbraio,  estremamente  rara.  E  probabile  che  tale 
rarità  si  debba  all'  azione  degli  stessi  parassiti  da  me  scoperti 
per  le  altre  specie  di  Cevatitis  e  Dacì(S,  senza  pretendere  con 
ciò  di  escludere  la  possibile  esistenza  di  altre  cause  nemiche. 

4.  Varii  parassiti  Imenotteri  di  una  stessa  specie  possono 
attaccare  specie  diverse  di  Cevatitis  e  di  Dacus. 

5.  Parassiti  di  Cevatitis  Giffardii  e  C.  anonae  furono  da 
me  sperimentati  colla  C.  capitata  e  si  svilupparono  bene. 

6.  Furono  da  me  trasportati  a  Honolulu  esemplari  vivi  allo 
stato  adulto  di  Opiiis  pevpvoxirnus,  Divliinus  Gi/favdii,  Gatesus 
Sitvestrii  dell'Africa  occidentale,  di  Opius  humilis  e  Tì-icliopvia 
capensis  dell'  Africa  meridionale,  di  Diachasma  Tryoni  dell'Au- 
stralia orientale,  da  Honolulu  a  Portici  esemplari  di  Divhinus 
e  di  Galesus. 

7.  Furono  moltiplicati  a  Honolulu  e  distribuiti  in  gran  nu- 
mero il  Di  vili  il  US  Gijfavdii  e  il  Galesus  Silvestvii,  in  pochi  esem- 
plari il  Diachasma  Tryoni  e  V  Opius  hum i lis',  in  Italia  il 
Divhirufs  e  il  Galesus. 

8.  Non  si  può  affermare  nulla  intorno  al  risultato  di  tali 
introduzioni,  finché  non  si  sarà  accertata  la  acclimatazione  di 
dette  specie,  ma  ammesso  che  essa  abbia  luogo  alle  Hawaii  almeno 
per  il  Diachasma,  ì'Opius  humilis,  il  Divhinus  e  il  Galesus,  c'è 
da  sperare  una  notevole  distruzione  di  Cevatitis  capitata. 

9.  Nel  caso  che  il  Diachasma  Tvyoni  non  riesca  ad  accli- 
matarsi col  piccolo  numero  degli  esemplari  importati  alle  Hawaii, 
sarà  necessario  importarne  al  più  presto  un  gran  numero  dal- 
l'Australia essendo  assai  facile  il  trasporto  di  tale  parassita  dalla 
Australia  alle  Hawaii.  Si  deve  anche  consigliare  1'  introduzione 
di  altri  Braconidi  dei  generi  Diacliasma  e  Biosteres,  parassiti 
di  Anastrepha,  dal  Messico  e  dall'America  centrale,  prima  di 
tentare  nuovamente  l' introduzione  dei  Braconidi  dall'Africa,  per- 
chè per  la  distanza  di  questa  regione  dalle  Hawaii  e  la  natura 
dei  parassiti  è  difficilissimo  il  loro  trasporto  in  buone  condizioni, 
mentre  dall'  Africa  occidentale  è  facile  l'introduzione  di  tali  pa- 
rassiti in  Italia. 


—  148  — 

10.  È  importante,  e  secondo  me  anche  necessario,  studiare 
ancora  la  Ceratitis  capitata  nell'Africa  occidentale  e  vedere  se 
essa  è  attaccata  dal  Tetrastichus  G/'/fardii,  e  in  questo  caso 
tentare  con  tutti  i  mezzi  T  introduzione  di  tale  parassita  alle 
Hawaii  e  in  Italia. 

11.  Io  ritengo  che  sarebbe  cosa  molto  utile  studiare  ancora 
la  Ceratili^  capitata  e  altre  mosche  dei  frutti  nell'Africa  occi- 
dentale dal  Natale  all'Uganda,  perché  è  possibile  che  in  tali  re- 
gioni vi  siano  altri  buoni  parassiti. 

12.  È  anche  molto  importante,  secondo  me,  introdurre  nel- 
l'Hawaii dall'India  il  8yntoìnosp]uj)-u.m  indicuin  e  studiare  gli 
altri  parassiti  del  genere  Bactrocera  in  India,  potendo  essercene 
di  quelli  molto  utili  per  combattere  la  Bactrocera  {Bacus)  Cucur- 
bitae e  qualcuno  anche  adattabile  alla  Ceratitis  capitata. 

13.  Per  la  mosca  delle  olive  è  necessario  innanzi  tutto 
tentare  l' introduzione,  e  relativa  acclimatazione,  AeWOpius  con- 
color dalla  Tunisia,  poi  quella  dei  parassiti  che  sono  noti  e  che 
si  scopriranno  in  Eritrea.  Se  con  questi  non  si  otterrà  il  risul- 
tato desiderato,  si  dovranno  anche  importare  i  parassiti  dall'Afri- 
ca meridionale  e  quelli  che  si  potranno  scoprire  in  altre  parti 
d'Africa  e  in  Asia. 

14.  È  per  noi  italiani  di  grandissima  importanza  studiare  la 
mosca  delle  olive  in  Tripolitania,  dove  non  sono  lamentati  danni, 
e  in  Eritrea  della  quale  già  conosciamo  molte  specie  di  parassiti 
di  detta  mosca.  Tali  studi  potrebbero  forse  far  risolvere  il  gra- 
vissimo problema  della  lotta  contro  la  mosca  delle  olive  o  sareb- 
bero molto  utili  per  far  conoscere  meglio  la  biologia  della  mo- 
sca e  dei  suoi  nemici. 

Concludendo  a  me  sembra  che  il  problema  della  lotta  natu- 
rale contro  la  Ceratitis  capitata,  e  contro  il  Bacus  oleae  se  non 
si  può  dire  ancora  risoluto,  ha  fatto  colle  mie  ricerche  un  altro 
piccolo  passo  innanzi. 

Se  i  parassiti  moltiplicati  e  distribuiti  alle  Hawaii  e  in  Italia 
non  si  acclimateranno  o  non  saranno  sufficienti  a  combattere  detti 
insetti,  si  potrà  con  maggiore  sicurezza  e  fiducia  seguire  la  via  sopra 
indicata  colla  assai  probabile  previsione  che  il  risultato  finale 
sarà  quello  di  riuscire  a  combattere  i  perniciosi  insetti  che  di- 
struggono ogni  anno  molti  milioni;  ma  se  anche  le  nostre  fondate 
speranze  dovessero  essere  in  parte,  o  del  tutto  deluse,  le  ricerche 
e  gli  studi,  che  si  faranno,  serviranno  almeno  ad  arricchire  Ten- 


—  149  — 

tomologia  agraria  di  molte  altre  cog'uizioni  utili  intorno  alle  mo- 
sche dei  frutti  e  ai  loro  parassiti  e  potranno  far  meglio  compren- 
dere e  considerare  il  complicato  problema  della  lotta  naturale 
contro  gli  insetti  dannosi  in  genere  e  contro  le  mosche  dei  frutti 
in  specie.  Chi,  allo  stato  rudimentale  delle  cognizioni,  sull'argo- 
mento, di  alcuni  anni  fa,  sentenziò  e  volesse  sentenziare  ancora 
oggi,  quando  siamo  ben  lungi  da  poter  affermare  di  conoscere 
bene  la  biologia  delle  mosche  dei  tVutti  e  dei  loro  parassiti,  che 
una  lotta  naturale  contro  tali  mosche  non  è  possibile,  deve  es- 
sere l'itenuto  o  per  un  presuntuoso  molto  ignorante  o  per  persona 
che  non  è  mosso  da  amore  per  la  verità  ma  da  bassi  fini  indi- 
viduali. 

Il  motto  degli  entomologi  onesti  deve  essere:  ignoriamo  an- 
cora molto,  perciò  lavoriamo  concordi  e  fiduciosi  ad  accumulare 
cognizioni  che  devono  servire  ad  affrettare  la  soluzione  di  pro- 
blemi di  grandissima  importanza  economica  per  tutta  l'umanità. 


150  — 


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nem.  Soc.  Sci.  Lille,  1847,  p.  161-237.— Anche  separato,  1850, 

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1910.  Martelli,  G.  —  Altre  notizie  dietologiche  della  mosca  delle  oli- 
ve. —  Boll.  Lab.  Zool.  R.  Se.  Agr.  Portici,  IV,  p    73-104,  9  fig. 

1910.  Martelli,  G.  —  Alcune  note  intorno  ai  costumi  e  ai  danni  della 

'  mosca    delle    arance  (Ceratìtis  capitata   VViedm.).  —  Ibidem,  p. 
120-127,  1  flg. 
1910  MARTELLI;  G.  —  Materiali    per   la   conoscenza   dei    parassiti   della 
mosca  delle  olive:  I.   Tischerìa  complanella  Hb.  —  IL  Myopiies 
limbardae  Schiner.  —  Ibidem,  p.  296-306,  6  flg. 

1911.  Martelli,  G.  —  Descrizione  e  prime  notizie   di   un  nuovo  zooce- 

cide    Ceratitis    Savastani   (Mosca    del    cappero).  —  Mem.  della 
R.  Accad.  degli  Zelanti   di  Acireale,  VII,  p.  8  (estratto),  4  fig. 

1912.  Martelli,  G.   —   La  mosca  delle    arance  non    vive  nei  nostri    li- 

moni. —  Giorn.  Agr.  merid.  p.   201-208. 
1912,  Martelli,  G.  —  Dobbiamo  difenderci  dalla  mosca  delle  arance. — 
Ibidem,   p,   280-284. 


—  160  - 

1913.  Martelli,  G.  —  La  mosca  delle  arance  {Ceratitis  capitata  Wied.ì 
vive  nei  nostri  limoni  ?  (Prime  osservazioni)^  Messina,  1813 
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—  161  - 

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into  the  United  States,  —  J.  econ.  Ent.  VI,   p.  68-73. 

1913.  Severin,  II.  H.  P.  —  A  historical  account  on  the  use  of  kerosene 
to  trap  the  mediterranean  P'ruit-fly  {Ceratitis  capitata  Wied.). — 
Ibidem,  p.  347-351. 

1912.  Severin,  H.  H.  P.  and  Härtung,  W.  J.  —  The  flight  of  two 
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sur  les  moyens  de  garantir  les  olives  de  la  piqure  des  insec- 
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1907.  Silvestri,  F.  —  Generazioni  della  mosca  delle  olive. —  Boll.  Lab. 
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1907.  Silvestri,  F.  —  Notizie  e  considerazioni  sugli  Imenotteri  paras- 
siti della  mosca  delle  olive  in  Italia  e  sulla  probabile  esistenza 
di  altre  specie  di  essi  nel  paese  ritenuto  originario  della  mosca 
stessa.— Atti  R.  1st.  Incor.  Napoli  (6),  IV,  p.  21.  (Questa  nota 
fu  riprodotta  per  intero  nell'altra  dal  titolo:  <  Sugli  Imenotteri 
parassiti  ectofagi  della  mosca  delle  olive  fino  ad  ora  osservati 
neir  Italia  meridionale^  etc.  (Cfr.  più  sotto). 

1907.  Silvestri,  F.  —  A  proposito  dei  parassiti  della   mosca  delle  oli- 

ve. —  Il  Coltivatore,  Anno  53,  pp,  710-717,  742-745. 

1908.  Silvestri,  F  (,in  collaborazione  coi  dottori  G.  Martelli  e  L.  Masi) — 

Sugli  Imenotteri  parassiti  ectofagi  della  mosca  delle  olive  fino 
ad  ora  osservati  nell'  Italia  meridionale  e  sulla  loro  importanza 
nel  combattere  la  mosca  delle  olive.  —  Boll.  Lab.  Zool.  R.  Se. 
sup.  Agr.  Portici,  II  (1908),  p.   18-82  con  36  flg.  nel  testo. 


—  i63  — 

1909.  Silvestri,  F.  —  Sguardo  allo  stato  attuale  dell'entomologia  agrà- 

ria negli  Stati  Uniti  del  Nord  America  e  ammaestramenti  che 
possono  derivarne  per  l'agricoltura  italiana.  —  Boll.  Soc.  Agri, 
coltori  italiani,  XIV;  Ceratitis  capitata,  p.  353-356.  Traduzione 
inglese  in:  The  Hawaiian  Forester  and  Agriculturist,  VI  (1909), 
p.  287-336. 

1910.  Silvestri,  F.  —  Introduzione  in  Italia   d'  un   Imenottero  indiano 

per  combattere  la  mosca  delle  arance  —  Boll.  Lab.  Zool.  R.  Se. 
Agr.  Portici,  IV,  p.  228-245. 

1910.  Silvestri,  F.  —  Materiali    per   la   conoscenza  dei  parassiti  della 

mosca  delle  olive.  —  Ibidem,  p.  295. 
1912.  Silvestri,  F.  —  Materiali    per  la  conoscenza   dei    parassiti  della 

mosca  delle  olive.  Ili,   Oecophyllembìus  neglectus   Silv.  —  Boll. 

Lab.  Zool.  R.  Se.  Agr.  Portici,  VI,  p.   176-203,  33  fig. 
1912.  Silvestri^  F.  —  Dispense  di  entomologia  agraria  secondo  le  lezioni 

del  Prof.  F.  Silvestri   raccolte   dal   Dr.    Guido    Grandi.    Parte 

speciale.  Portici,  Tip.  Della  Torre. 

1911.  Speiser,  P.  —  Zur  Kenntnis  aussereuropäischer  Dipteren.  —  Jabr- 

buch.  d.  Nassau  Ver.  fur  Naturk.,  LXIV,  pp.  237-261,  1911. 

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1906.  Theobald,  F.  V.  —  Report   on  Economie  Entomology.  —  Second 

Report  of  the  Wellcome  Research   etc.  —  Khartoum,  p.  67-96. 
1909.  Theobald,  F.  V.  —  Mediterranean  Fruit-fly.  Insect  pests  of  fruit, 

p.  493. 
1822.  Tripaldi,  A.  —  Su  taluni  insetti  che  fanno  disseccare  i  rami  degli 

ulivi  e  che  divorano  la  polpa  dei  loro  frutti,  ecc. — Atti  R.  1st. 

Incor.  Napoli,  III,  p.  139-179. 
1897.  Tryon,  H.  —  The  West  Australian  fruit-fly.  —  Journ.  Bur.  Agr. 

W.  Australia,  March,  p.  1186. 
1887.  Vitale,  F.  —  Monografìa    sulla   mosca    olearia   (Dacus  oleae).  — 

Messina. 
1849.  Walker,  F.  —  List  of  specimens  of  dipterous  insects  in  the  col- 
lection of  the  British  Museum.  —  Part  IV,  London. 
1853.  Walker,  F.  —  Insecta  Saundei'siana  :    or  characters  of  undescri- 

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1871.  Walker,  F.  —  List  of  Diptera  collected  in  Egypt  and  Arabia  by 

I.  K.  Lord,  with  descriptions  of  the  species  new  to  Science. — 

Entom,  X,  p.  336-346. 

1912.  Weinland,  H.  A.  —  The  fruit  fly  menace  and  preventive  measu- 

res. —  Mo.  Bui.  Cai.  State  Comm.  Hort.,  April    1912,  p.  156-159. 


—  164  — 

1848.  Westavood,  J.  D.  —The  Orange  fly  (Ceratitis  capitata).- Garden. 

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1869.  Weyenbergh,  H.  —  Deux   Diptères    noiiveaux    de    I'archlpel  des 

indes  orientales.  —  Arch,  neerl.  Sci.  nat.,  IV,  p.  359-362. 
1824.  Wiedemann,  C.  R.  —  Analecta  entomologica  ex  Museo  regio  Hafniae 

maxime  congesta.  —  Kilae. 
1830.  Wiedemann,  C.  K.  —  Aussereuropäische  zweiflügelige  Insekten.— 

Zweites  Theil.  —  Hamm,  Schulz. 
1912.  Zacher,  F.  —  Afrikanische  Fruchtfliegen.  —  Der    Tropenpflanzer 

XVI,  p.  236. 


Dr.  G.  grandi 


Descrizione  di  un  nuovo  Coccinellide  africano 

Serangium  Giöardi  n.  sp. 


Il  Coccinellide,  del  quale  io  mi  occupo  in  questa  nota,  è 
stato  raccolto,  insieme  ad  altri  (1),  dal  Prof.  F.  Silvestri  durante 
il  suo  recente  viaggio  nell'Africa  occidentale.  Egli  osservò  anche 
i  costumi  di  questo  Coleottero  e  volle  affidarlo  a  me  per  lo 
studio.  Io  lo  ringrazio  molto  della  sua  gentilezza.  La  specie, 
descritta  qui  come  nuova,  è  stata  rinvenuta  a  Lagos  (Nigeria 
meridionale)  in  buon  numero  di  esemplari  ed  a  Victoria  (Kamerun) 
in  quattro  esemplari.  Tanto  gli  adulti  quanto  le  larve  sono  attivi 
predatori  di  Emitteri  della  famiglia  Aleyrodidae. 

Per  desiderio  del  Prof.  Silvestri  l'insetto  è  dedicato  al  Signor 
W.  M.  Giffard,  presidente  dell'  Ufficio  agrario  del  Governo  Ter- 
ritoriale delle  Isole  Hawai,  sotto  i  cui  auspici  Egli  potè  compiere 
il  viaggio. 

Mi  è  grato  dovere  di  esprimere  anche  la  mia  riconoscenza 
al  Dottor  J.  Weise  di  Petersdorf,  al  Prof.  L.  Bouvier  ed  a  P.  Lesne 
del  Museo  di  Storia  Naturale  di  Parigi,  al  Maggiore  Th.  Casey 
di  Washington  ed  al  Dr.  G.  J.  Arrow  del  Museo  britannico  di 
Storia  Naturale,  che  vollero  con  grande  cortesia  comunicarmi  od 
esaminare  per  me  alcune  specie  che  mi  interessavano  particolar- 
mente per  questo  studio. 

Serangium  Giffardi  n.  sp. 

ADULTO. 

Di  un  colore  fondamentale  fulvo  ferrugineo  ;  alcuni  esem- 
plari sono  tutti  di  questo  colore  ;    altri    hanno  il  pronoto   unifor- 


(1)  ./.  Weise.  —  Coccinelliden  aus  Westafrika,  Boll.  Labor,  di  Zoolog*, 
g-en.  ed  agr.  della  R.  Scuola  Superiore  di  Agricoltura  in  Portici,  voi.  VII, 
p.  221-226. 


—  166  — 


memente  imbrunito  ;  qualcuno  presenta  imbrunita  irregolarmente 
la  regione  suturale  ed  il  margine  costale  delle  elitre  ;  qualcun 
altro  ha  il  pronoto  nero  ed  una  banda  suturale  pure  nera  ;  altri 
ancora  possiedono  questa  medesima  livrea,  ma  il  pronoto  è  fulvo 
ferrugineo  sui  lati  ;  infine  in  diversi  individui  le  zone  delle  elitre 
colorate  in  nero,  tanto  quella  suturale,  quanto  quelle  costali,  si  espan- 
dono tanto  da  lasciare  solo  due  mac- 
chie fulvo-ferruginee,  mediane  ed 
allungate,  una  per  ciascuna  elitra. 
Negli  esemplari  più  scuri  queste 
macchie  sono  ridottissime  e  di  color 
rosso  cupo.  Il  capo,  le  antenne,  le 
zampe  e  le  parti  sternali  sono  di 
color  fulvo  ferrugineo  ;  ferrugineo- 
rossastre  negli  individui  a  livrea 
più  oscura.  Gli  occhi  sono  neri. 

Il  corpo  è  emisferico,  appena 
attenuato  posteriormente. 

Lunghezza  dal  limite  anteriore 
del  pronoto  all'apice  delle  elitre  (il 
capo  non  è  visibile  dorsalmente) 
mm.  2. 

Massima  larghezza  colle  elitre 
mm.  2. 


Fig.  I. 


Serangium  Giffardi.  Adulto  veduto  dalla 
faccia  ventrale.  Non  sono  disegnate  le  se- 
tole e  i  peli.  A,  antenna;  B,  labbro  superiore; 
C,  capo;  E,  elitre;  F,  femori  anteriori,  medi 
e  posteriori;  /,  episterni  nietatoracici  ;  S, 
prosterno  ;  S'  mesosterno;  S",  metasterno  ; 
S/j,  subcoxae;  T,  trocanteri  anteriori,  medi 
e  posteriori  ;  3,  4,  5,  6  e  7,  3">-  7^  uroster- 
niti.  (Ingrandito). 


Capo. 


È  trasverso  (Fig.  II,  3)  ;  fronte 
col  margine  anteriore  diritto,  sui 
lati,  fra  l' occhio  e  il  suo  limite 
anteriore  incavata,  sì  che  l'inserzione  delle  antenne  è  visìbile,  ma 
viene  ad  essere  compresa  lateralmente  in  questa  cavità;  scarsamente 
e  debolmente  punteggiata  e  con  pochi  peli.  La  .(/oZ«  appena  prolun- 
gata all'innanzi  nella  sua  parte  media  e  non  oltrepassante  il  livello 
della  metà  dei  cardini  delle  mascelle  del  primo  paio.  Occhi  tondeg- 
gianti, in  gran  parte  visibili  dorsalmente,  glabri,  piuttosto  grosso- 
lanamente facettati. 

Antenne  (Fig.  II,  2)  di  nove  articoli  ;  il  primo  a  forma  di 
clava  corta  e  tozza,  ristretto  presso  la  base  e  fornito  di  varie 
setole  e  di  un  numero    discreto    di    sonsilli  a  pseudoporo   canale 


—  167  — 


contenuto  entro  una  camera  tondeggiante  (1);  il  secondo  articolo 
è  robusto,  appena  più  lungo  che  largo,  un  po'  attenuato  all'estre- 
mità distale  ;  il  terzo  è  quasi  quattro  volte  più  lungo  che  largo, 
subcilindrico  ;  va  debolmente  e  gradualmente  allargandosi  verso 
l'apice  ;  il  quarto,  quinto,  sesto  e  settimo  sono,  su  per  giù,   della 

medesima  grandezza  e 
della  medesima  forma, 
un  po'  più  larghi  che 
lunghi  e  appena  ristretti 
alla  base  ;  l'ottavo  è  si- 
mile ai  quattro  prece- 
denti, ma  è  più  ristretto 
alla  base  e  più  espanso 
all'apice;  il  nono  è  il 
più  grande  di  tutti,  è  più 
lungo  degli  articoli  pri- 
mo, secondo  e  terzo  presi 
insieme,  più  di  tre  volte 
più  lungo  che  largo,  qua- 
drilatero, coi  due  lati  più 
lunghi  ondulati  e  quello 
dell'estremità  distale  ta- 
gliato secondo  una  linea 
obliqua.  Gli  articoli  2-8 
sono  provveduti  di  poche 
setole  di  varia  lunghez- 
za ;  il  nono  è  ricco  di 
setole  mediocremente  lunghe,  di  alcune  molto  lunghe  e  di  sensilli 
simili  a  quelli  descritti  per  il  primo  articolo. 

Clipeo,  assai  ridotto,  membranoso,  normalmente  nascosto 
sotto  la  parte  anteriore  della  fronte. 

Labbro  superioì-e  (Fig.  II,  5).  Trasverso,  appena  ristretto  alla 
base,  colla  parte  anteriore,  membranosa,  a  limiti  irregolari,  ge- 
neralmente sporgente  all'  innanzi  e  sui  lati  ed  incavata  nel  mezzo. 
Setole  e  sensilli  come  nella  figura. 


Fìg.  II. 

SeratKjiuiìi  GifJ'ardi.  Adulto.  1.  Mascelle  del  primo  paio  e 
labbro  interiore  ;  2.  Antenna;  3.  Capo  vctluto  dal  dorso; 
4.  Mandibola  dalla  faceia  dorsale  ;  5.  Labbro  superiore  ; 
6.  Mandibola  dalla  faccia  ventrale  ;  A,  antenna,  B,  labbro 
superiore  ;  C,  cardine,  Z),  mandibola;  F,  lol)o  esterno  della 
mascella;  G,  lobo  interno  della  mascella;  H,  palpo  ma- 
scellare ;  H',  palpo  labiale  ;  L,  mento  ;  M,  submento  ; 
0,  occhio  ;  P,  pezzo  palpifero  ;  P/',  prefaringe  ;  .5,  stipite 
della  mascella.  (Tutto  le  figure  molto  ingrandite). 


(1)  Riguardo  ai  nomi  usati  nella  descrizione  delle  varie  parti  del  corpo 
e  per  l' interpretazione  dei  singoli  pezzi,  riportarsi  ad  una  mia  pubblicazione 
precedente  :  «  Studi  sui  Coccinellidi  »  in  Boll,  del  Lab.  di  Zoologia  g-ener.  ed 
agT.  della  R.  Scuola  Superiore  di  Ag-ricoltura  in  Portici,  An.  191o,  Voi.  VII, 
p.  267-302. 


—  168  — 

Mandibole  (Fig.  II,  4  e  6).  Piccole,  semplici,  unidentate, 
triangolari,  con  dente  ben  sviluppato,  ricurvo  e  appuntito.  Il  mar- 
gine molare  è  convesso  ;  il  condilo  vero  è  differenziato  in  un  lobo 
rotondato  ;  la  membrana  molare  è  provvista,  sul  suo  margine 
libero,  di  formazioni  setiformi,  brevi  ed  appuntite.  Il  margine  della 
mandibola  opposto  a  quello  molare  è  provveduto,  vicino  alla  base 
del  dente  apicale,  di  poche  setole  robuste. 

Mascelle  del  i."  paio  (Fig.  It,  1).  Lobo  esterno  piuttosto  gra- 
cile, a  forma  di  clava  ritorta,  assai  ristretto  alla  sua  base, 
rotondato  all'apice,  provveduto,  presso  l'estremità  distale,  di  alcuni 
sensilli  placoidei  e  delle  solite  setole  assai  pressate  le  une  alle 
altre.  Il  Lobo  Inlerno  comprende  una  parte  basale  ampia,  allun- 
gata, accostata  allo  stipite  e  che  si  porta  internamente  fino  a  rag- 
giungere il  cardine  ed  una  parte  apicale  ristretta  e  ricoperta  di 
numerosissimi  sensilli  chetici.  Stipile  triangolare,  compreso  fra  il 
lobo  esterno,  la  parte  basale  di  quello  interno  ed  il  cardine.  Cai^- 
dine  robusto  e,  per  la  sua  posizione,  coli'  asse  maggiore  diretto 
dorso-ventralmente.  Se  si  guarda  infatti  il  capo  dalla  faccia  ven- 
trale, appare  di  esso  solo  una  parte  di  forma  semicircolare.  Pezzo 
palpifero  molto  sviluppato,  dorsale,  solo  in  parte  visibile  ven- 
tralmente, allungato,  più  largo  all'  estremità  ove  si  articola  col 
palpo  che  non  all'opposta  ;  è  provveduto  di  alcune  setole  robuste. 
Palpo  mascellare  di  quattro  articoli:  il  primo  è  quasi  glabro  ;  il 
secondo  allungato,  claviforme,  con  numerosi  sensilli  a  pseudoporo 
canale  e  stiloconici  e  con  alcune  setole  molto  lunghe  ;  il  terzo  è 
appena  più  largo  che  lungo,  anch'esso,  come  il  primo,  provve- 
duto di  setole  e  di  sensilli  ;  il  quarto  è  più  di  una  volta  e  mezzo 
più  lungo  che  largo,  ristretto  alla  base  e  all'apice  e  quivi  tagliato 
secondo  una  linea  obliqua  ;  è  provvisto  di  numerose  setole,  di 
sensilli,  e,  nella  sua  parte  apicale,  dei  soliti  sensilli   stiloconici. 

Labbro  inferiore  (Fig.  II,  1).  Mento  ristretto  alla  base,  ta- 
gliato secondo  una  linea  diritta  all'  apice,  provveduto  di  setole 
e  di  sensilli.  Prefaringe  sporgente  a  guisa  di  muso  e  visibile  in 
parte  anche  ventralmente.  Subniento  tagliato  secondo  linee  diritte 
tanto  anteriormente  quanto  posteriormente  ;  più  ristretto  verso  la 
base,  convesso  ai  lati,  provveduto  di  setole  e  di  sensilli  distri- 
buiti come  nella  figura.  Palpi  labiali  di  tre  articoli;  il  primo 
trasverso,  il  secondo  cilindrico,  il  terzo  breve  ed  attenuato  al- 
l'apice. Tutti  tre  sono  provvisti  di  sensilli  e  di  poche  setole  di 
varia  lunghezza. 


—  169  — 


Protorace. 

Prnnoto  trasverso,  col  margine  anterioi'e  convesso,  quello 
posteiiore  ondulato  e  sporgente  nel  mezzo  in  una  specie  di  lobo 

intaccato  all'apice;  sui  lati 
spinto  innanzi  ad  abbrac- 
ciare parte  del  capo.  E  mi- 
nutamente, irregolarmente 
e  debolmente  foveolato  ; 
\     V_y\__,/^'''''^^  porta   poche  setole   gialla- 

stre disposte  specialmente 
lungo  i  suoi  lati  ed  alla 
base. 

Sterno  (Fig.  I  e  111,  1) 
ampio,  triangolare,  col  mar- 
gine anteriore  irregolar 
mente  convesso,  coi  lati  un 
po'  concavi  e  coU'estremità 
posteriore  (intercoxale)  ro- 
tondatata  ;  è  debolmente 
granulato-rugoso.  Epister- 
ni  (Fig.  II,  I)  distinti,  irre- 
golarmente triangolari.  L'è" 
pinoto,  ventralmente,  por- 
ta due  cavità  (fìg.  I  e  III,  1) 
in  ciascuna  delle  quali  si 
può  adattare  parte  dell'ul- 
timo articolo  di  ogni  antenna,  quando  1'  animale  finge  il  morto  e 
retrae  arti,  capo,  ed  appendici  di  questo. 

Mesotorace. 

Sdito  trasvei'so,  non  dissimile  dal  tipo  che  è  stato  descritto 
in  altro  luogo  (1),  con  sutura  longitudinalp*  e  coi  lati  differenziati 
in  apofisi  bacilliformi  dirette  all'  innanzi  all'  infuori  ed  in  basso. 
Scutello  a  forma  di  triangolo,  coi  lati  un  po'  convessi  nel  mezzo, 
poi  ristretti  a  formare  una  punta  acutissima.  Sterno  (Fig  I  e  III,  2) 
trasverso,  più  sti'etto  in  mezzo^  dilatato  ai  lati,  con  una  fossetta  ben 


Fig.  ni. 

Seranghon  Gì/f'rdl.  Adulto.  1.  Protorace  veduto  ven. 
tralmente  ;  eoxa,  trocantere  e  femore  sinistri  sono 
stati  tolti  ;  2.  Meso-  e  Metatorace  dal  ventre  ;  E,  epi- 
meri  mesotoracici  ;  Fr,  torcosterno  ;  7,  episterni  pro- 
toracici ;  /',  episterni  mesotoracici;  J",  episterni  me- 
tatoracici;  S,  prosterno;  S',  mososterno  ;  .V",  meia- 
sterno  ;  T,  trocantere.  (Ingranditi). 


(1)  Op.  citata  p.  273-274. 


—  170  — 

distinta  per  ricevere  il  manubrio  del  prosterno  e  colla  parte  in- 
tercoxale  terminata  a  larga  concavità;  è  debolmente  e  scarsamente 
pmitegg-iato  e  trasversalmente  rugoso.  Episie>-ni  (Fig.  Ili,  2)  ben 
distinti  dallo  sterno,  non  molto  sviluppati,  laterali,  subtriangolari. 
Epimeri  (Fig.  Ili,  2),  ampi,  subtriangolari. 

Metatorace. 

Presento  piuttosto  ampio,  trasverso.  Scuto  assai  sviluppato. 
Postscuto  sporgente  nel  suo  tratto  mediano,  a  forma  di  semicer- 
chio, col  margine  posteriore  intaccato  nel  mezzo,  poi  differenziato 
sui  lati  in  due  bande  esilissime,  addossate  al  margine  posteriore 
dello  scuto. 

Sterno  (Fig.  I  e  III,  2)  trasverso,  con  processo  anteriore  in- 
tercoxale  ampio  e  debolmente  rotondato  dall'estremità.  Non  pos- 
siede linee  ricurve  posteriormente  ai  margini  che  limitano  le  ca- 
vità mesocoxali ,  è  fornito  di  una  sutui"a  longitudinale  mediana 
che  interessa  solo  la  sua  metà  posteriore.  Appare  sparsamente, 
irregolarmente  e  debolmente  punteggiato  ;  porta  alcuni  peli  alle 
volte  localizzati  in  due  zone  mediane.  Foì'costerno  (Fig.  I  e  III,  2) 
ben  evidente,  diviso  in  due  parti,  dalla  sutura  longitudinale  che 
continua  quella  dello  sterno.  Siihcoxae  (Fig.  1  e  III,  2)  ben  svi- 
luppate. Episteì^i  (Fig.  I  e  III,  2)  laterali  allo  sterno,  più  larghi 
anteriormente  ;  all'  innanzi^  in  continuazione  della  linea  rilevata 
dello  sterno  che  limita  posteriormente  le  cavità  mesocoxali,  ciascuno 
di  essi  possiede  una  linea  rilevata  che  ne  limita  1'  estremo  ante- 
riore, concavo  e  costruito  in  modo  da  potere  permettere  l'addat- 
tamento  di  parte  del  femore  medio.  L'  estremo  posteriore  dell'  epi- 
pisterno  che  viene  a  trovarsi  fra  la  cavità  intercoxale  ed  il  se- 
condo urosternite,  si  abbassa  in  maniera  da  determinare  una  de- 
clività nella  quale  si  adatta,  in  piccola  parte,  il  femore  delle  zampe 
posteriori.  Sono  minutissimamente  granulosi  e  provveduti  di  pochi 
peli.  Epimeri  laterali  agli  episterni  e  ridotti  ad  una  sottile  banda. 

Elitre  (Fig.  IV,  2).  Vedute  dal  dorso  e  isolatamente,  appaiono 
tozze,  lanceolate,  colla  base  d' inserzione  molto  larga  e  tagliata 
secondo  una  linea  diritta  ;  l' angolo  interno  è  rotondato,  quello 
esterno  pochissimo.  I  margini  anale  e  costale  sono  uniformemente 
convessi.  Esaminate  ventralmente,  la  ripiegatura  costale  presenta 
due  concavità  in  corrispondenza  dei  femori  medi  e  posteriori  ; 
questa  molto  più  sviluppata  di  quella.  Il  margine  anale  dell'elitra 


—  171 


destra  presenta  una  linea  rilevata  a  costa  che,  ad  elitre    chiuse, 
si  incastra  entro  una  corrispondente  linea  incavata  dell'elitra  si 
nistra.  Dorsalmente,  lungo  il  margine  costale  e  lungo  quello  ba- 
sale, si  nota  una  serie  di  rade  setole   piuttosto    lunghe    e    sottili. 

Tutta  la  superfìcie  dor- 
sale dell'elitra  è  sparsa- 
mente e  debolmente  pun- 
teggiata. 

Ali  metatoraciche 
(Fig.  IV,  1).  Allungate, 
strette^  colla  zona  anale 
non  eccessivamente  lo- 
bata, all'apice  rotondate. 
Possiedono  una  vena  co- 
stale ,  una  subcostale , 
una  radiale  ed  una  me- 
diana. La  costale  è  bre- 
vissima ;  la  sifbcostale  è 
di  mediocri  dimensioni; 
le  più  sviluppate  sono  la 
maiale  e  la  mediana.  Il 
tratto  della  v.  radiale 
che  confina  col  margine 
esterno  anteriore  dell'  ala,  è  provveduto  di  una  serie  di  setole  di 
media  lunghezza.  Un  piccolo  tratto  (Fig.  IV,  1)  della  subcostale  è 
pure  provvisto  di  un  gruppo  di  minute  setoline.  Il  margine  po- 
steriore porta  una  frangia  di  setole  assai  ridotte  in  lunghezza. 


Fig-.  IV. 
Seranijium  Giffardi.  Adulto.  1.  Ala  del  mesotoraco  ;  2.  E- 
litra  veduta  ventralmente  ;  3.  Zampa  anteriore  ;  4.  Zampa 
posteriore  ;  C,  coxa  ;  F,  femore  ;  il/,  margine  anale  della 
elitra;  31'  margine  costale;  P,  pezzi  basali  dell'elitra; 
T,  tibia;  TV,  trocantere;  J  II  HI  e  IV,  1"  -  i«  articoli  del 
tarso  ;  1,  vena  subcostale  ;  :?,  v.  costale  ;  ó",  vena  mediana; 
4,  vena  radiale.  (Ingranditi). 


Zampe. 

Zampa  anterioì-e  (Fig.  IV,  3).  La  coxa  è  allungata,  più  di 
tre  volte  più  lunga  della  sua  massima  larghezza,  orientata  un 
po'  obliquamente  rispetto  all'asse  longitudinale  del  corpo.  Il  tì'o- 
cantere  è  breve  e  subtriangolare.  Il  (onore,  depresso  dorso-ven- 
tralmente,  è  enormemente  dilatato  in  senso  postero  -  anteriore, 
specialmente  nella  sua  metà  distale,  si  che  ne  resulta  un  margine 
anteriore  sporgente  in  una  specie  di  gobba  rotondata.  Sulla  taccia 
dorsale  e  anteriormente  è  provveduto  di  una  poco  profonda  ma 
ampia  concavità  longitudinale  nella  quale,  piegandosi  l' arto,  si 
adatta  la  tibia.  La  llhia  é  piuttosto  gracile,  ristretta  alla  base,  al- 


—  172  — 

largata  appena  nella  sua  parte  media,  attenuata  all'  estremità  di- 
stale. Il  tcu'so  è  composto  di  quattro  articoli.  Il  prefaìso  porta 
ungaicoli  semplici  e  provveduti,  alla  base,  di  un'apofisi  laminare. 
Le  varie  parti  delle  zampe  sono  provviste  di  diverse  setole  distri- 
buite come  nella  figura. 

Zampe  inedie  e  posteriori  (Fig.  IV,  4).  Le  zampe  medie  e 
posteriori,  ad  eccezione  delle  coxae  che  sono  globulari  nelle  zampe 
medie  e  col  loro  asse  maggiore  obliquo  rispetto  all'  asse  longitu- 
dinale del  corpo  ;  allungate  nelle  z.  posteriori,  un  po'  più  di  due 
volte  più  lunghe  che  larghe  e  coll'asse  principale  normale  all'asse 
longitudinale  del  corpo,  si  presentano  simili  fra  loro.  Il  t)'Ocan- 
tere  è  subtriangolare,  ma  più  allungato  e  più  grande  di  quello 
delle  zampe  anteriori.  Il  femoì-e,  pure  essendo  robusto,  non  è  così 
dilatato  antero-posteriormente  come  quello  delle  zampe  anteriori. 
La  tibia  è  più  robusta  e  più  lunga.  Tarso  e  pretarso  simili  a 
quelli  già  descritti. 

Le  coxae  anteriori  sono  quasi  contigue  fra  loro  ;  quelle 
medie  distintamente  separate;  finalmente  quelle  posterioì-i  più 
distanti  ancora  1'  una  dall'  altra. 

Addome. 

I  primi  sei  uriti  sono  simili  nel  maschio  e  nella  femmina.  Il 
primo  sternite  è  scomparso;  il  secondo  è  ridotto  a  due  bande 
laterali,  non  molto  strette,  addossate  al  margine  anteriore  del  terzo 
urosternite  ;  il  terzo  urosternite  è  ampio,  trasverso,  con  apofisi 
intercoxale  molto  larga  e  terminata  secondo  una  linea  diritta  ;  le 
linee  curve  che  limitano  posteriormente  le  declività  laterali 
(placche  femorali)  raggiungono  pressoché  il  margine  posteriore 
dello  sternite  ;  il  quarto,  quinto  e  sesto  sternite  sono  ridottissimi 
in  lunghezza,  meno  lunghi  nel  mezzo  che  non  ai  lati.  Questi 
quattro  urosterniti  sono  provveduti  di  pochi  punti  e  di  alcuni  peli. 

I  primi  sei  urotergiti  sono  membranosi. 

Maschio.  —  Il  7."  urosternite  (Fig.  V,  1)  è  ampio,  lungo  più 
dei  tre  precedenti  uniti  insieme,  posteriormente  rotondato,  a  super- 
ficie con  numerosi  punti  setiferi  ;  1'  ottavo  è  trasverso,  attenuato 
sui  lati,  rotondato  posteriormente  (Fig.  V,  1);  il  nono  (Fig.  V,  1)  è 
rappresentato  da  un  pezzo  impari  e  asimmetrico.  —  Il  settimo  uro. 
rotergite  è  semichitinizzato  ;  V ottavo  è  ampio,  più  lungo  del  cor- 
rispondente sternite,  rotondato  moderatamente  nel  margine  poste- 


—  173  — 


riore  ;  il  nono  ò  ti'asverso  e  si  ripiega,  nella  regione  pleurale,  in 
due  paratei-glti  triangolari  non  molto  inviluppati  ;  il  decimo  è 
trasverso,  appena  rotondato  agli  angoli  posteriori  (Fig.  V,  I). 

Femmina.  —  Il  settimo  vj-osteniite  (Fig.  V,  2  e  3)  è  simile  a 
quello  del  maschio,  però  il  suo  margine  posteriore  è  più  spor- 
gente e  maggior- 
mente rotondato  ; 
l'ottavo  urosternite 
(Fig.  V,  3)  è  tra- 
sverso ed  anch'esso 
più  regolarmente 
rotondato  di  quello 
del  maschio;  il  no- 
no (Fig.  V,  3)  è 
rappresent/ito  da 
due  pezzi  allunga- 
ti, attenuati  e  ro- 
tondati all'apice  e 
quivi  provveduti 
di  due  stili  piutto- 
sto lunghi  forniti 
di  alcune  setole  di 
varia  lunghezza 
(Fig.  V,  3  e  4)  ;  il 
decimo  manca. —  Il 
settimo  urotergite 
è  simile  a  quello  del  maschio;  l'ottavo  è  meno  trasverso  di  quello  del 
maschio,  più  sviluppato  in  lunghezza,  col  margine  posteriore  rego- 
larmente rotondato  ;  il  no)io  è  un  pezzo  allungato,  attenuato  poste- 
riormente, coU'estremità  tagliata  secondo  una  linea  diritta  e  cogli  an- 
goli arrotondati;  si  ripiega,  nella  regione  pleurale,  in  dne^xiratergiti 
triangolari,  i  quali  giungono  a  toccarsi  nella  regione  sternale  ed 
a  ricoprire,  in  parte,  i  pezzi  del  nono  urosternite  (Fig.  V,  3)  ;  il 
decimo  non  molto  sviluppato,  si  presenta  come  una  lamina  se- 
micircolare. L'undicesimo  nrice  manca  tanto  nel  maschio  quanto 
nella  femmina  Setole  e  sensilli  distribuiti  come  nella  fig.  V,  2  e  3. 
Organo  copulatorio  del  cf  (Fig.  V,  5),  Processo  impari  assi- 
metrico,  allungato,  un  po'  più  lai-go  alla  base  che  non  all'apice, 
ondulato  e  terminante  con  una  leggera  espansione  tagliata  se- 
condo una  linea  obliqua.  Guardandolo  dalla  faccia  ventrale  lo  si 


Fig.  v. 

Serangnrm  Giffardi.  Adulto.  1.  Urosterniti  del  maschio;  2.  Uro- 
sterniti  2-7  della  femmina  ;  3.  Urosterniti  7-9  della  femmina  ;  4. 
Apice  del  9*  urosternite  collo  xtilo  ;  5.  Organo  copulatorio  del 
maschio  ;  C,  condotto  e.jaciilatore  ;  P,  processo  impari  dell'organo 
copulatorio;  P',  processi  pari  dell'organo  copulatorio  ;  P",  pene; 
Pt,  paratergiti  ;  5,  stili  ;  3-9,  2»-9»  urosterniti  ;  'Jt.  9"  urotergite. 
(Ingrandito). 


—  174  — 


vede  provveduto,  da  un  lato,  di  una  concavittà  a  doccia  clie  lo 
occupa  per  metà  della  sua  lunghezza  ;  entro  questa  concavità  si 
adatta  il  pene.  I  processi  pari  sono  quasi  completamente  scom- 
parsi e  rimangono  rappresentati  da  un  lobo  rotondato  localizzato 
presso  la  base  del  processo  impari  e  da  un  piccolo  rilievo  che 
si  trova  più  in  alto,  lungo  il  processo  impari  stesso.  Il  primo  di 
questi  due  rilievi  porta  un  ciuffo  di  setole 
lunghe  e  robuste  ;  il  secondo  ne  porta  due. 
Il  pene  è  allungato,  attenuato  nella  porzione 
distale,  presso  T  apice  bruscamciite  ristretto 
e  ritorto;  termina  appena  dilatato  e  rotondato. 

LARVA  ADULTA, 

(Fig.  VI). 


Di  un  color  fondamentale  cremeo-ocroleuco. 

I  punti  neri  setiferi,  dei  quali  è  fittamente 
cosparsa  la  superficie  tergale  del  corpo  (Fig. 
VI),  danno  luogo  a  delle  zone  che  a  pic- 
colo ingrandimento  appaiono  di  color  um- 
brino.  Le  parti  prive  di  questi  punti  deter- 
minano una  fascia  longitudinale  mediana 
cremeo  ocroleuca,  un  po'  interrotta  ad  ogni 
tergite.  Il  capo  è  imbrunito   posteriormente. 

II  pronoto  ha  il  disco  mediano  più  oscuro. 
La  zona  stigmatica  di  ciascun  segmento  è  an- 
ch'essa imbrunita.  Le  parti  sternali  sono  tutte 

Zampe    dello    stesso    colore,   colle   anche    po' 


Fig.  VI. 

Seraniiium   Qiffardi.  Larva 

adulta   veduta  dal  dorso  e 

ÌDgraudita. 


cremeo-ocroleuche. 

oscure.  (Ehemplari  in  alcool). 

Lunghezza  dal  margine  anteriore  del  capo  all'  apice  abo- 
rale mm.  5. 

Lunghezza  del  protorace  mm.  1. 
»  »    mesotorace  »      1,2. 

Larghezza  del  primo  urite  mm.  1. 

Il  corpo  è  composto  del  capo,  di  tre  segmenti  toracici  e  di 
dieci  addominali. 

Capo  (Fig.  VII.  1).  Piccolo,  appena  più  lungo  che  largo,  con- 
siderando la  lunghezza  dall'occipite  fino  al  margine  anteriore  del 
labbro  superiore,  molto  più  stretto  del  protorace  ;  non  sono  di- 
stinte la  sutura  metopica  e  quelle  antenno-postfrontali  ;  è  provve- 


—  175  - 


duto  di  varie  setole  lunghe  e  robuste,  distribuite  come  nella  fi- 
gura su  citata.  Sei  occhi  larvali  (Fig.  VII,  1)  disposti  a  triangolo 
sui  lati  del  capo,  tre  per  parte,  subito  dopo  le  antenne. 

Antenne  (Fig.  VII,  1  e  4)  di  tre  articoli,  inserite  su  un  ampio 
rilievo  ;  il  primo  articolo  è  trasverso  e  provveduto  di  due  sensilli 

placoidei;  uno 
dorsale,  1'  al- 
tro ventrale  ; 
il  secondo  è 
pure  trasver- 
so, ma  ante- 
riormente, e 
sulla  metà  la- 
terale rivolta 
verso  la  parte 
orale  del  ca- 
po, è  differen- 
ziato in  un  lo- 
bo abbastanza 
largo  alla  ba- 
se, che  si  as- 
sottiglia bru- 
scamente pe- 
rò e  termina 
appuntito; 
questo  artico- 
lo porta  ven- 
tralmente e  presso  la  base  del  lobo  ora  descritto,  un  sensillo  sti- 
loconico;  il  terzo  articolo  è  ridotto  ad  un  bitorzolo  rotondato,  simile 
al  lobo  del  secondo  articolo,  provveduto  di  un  lungo  sensillo  chetico 
e  di  pochi  sensilli  stiloconici;  il  terzo  artìcolo  è  inserito  nella  metà 
distale  del  secondo  opposta  alla  parte  orale  del  capo  e  viene  a 
trovarsi  allo  stesso  livello  del  secondo  articolo  ;  l' antenna  appare, 
cosi,  come  biforcata.  Ogni  articolo  è  distinto  da  quelli  contigui  per 
mezzo  di  una  banda  membranosa  ;  queste  ed  il  rilievo  basale  già 
descritto,  permettono  all'  antenna  di  introflettersi  ed  estroflettersi 
parzialmente. 

Clipeo -labbì'O  (Fig.  VII,  1  e  3)  non  perfettamente  distinto 
dalla  fronte,  quasi  completamente  membranoso,  col  margine 
anteriore  trilobato,  incostante   di  forma  e  spesso   assimetrico.   È 


¥ìg.  VII. 

Serangiiim  GiJJ'ardi.  Larva.  1.  Capo  veduto  dal  dorso;  2.  Mandibola;  3. 
Clipeo-labbro;  i.  Antenna;  5.  Mascelle  del  primo  paio  e  labbro  inferiore; 
G.  Zampa  posteriore  ;  7.  Apice  della  zampa  ;  8.  Lo  stesso  di  uno  stato 
più  giovane  della  larva  ;  A,  antenna  ;  (7,  coxa  ;  67,  clipeo-labbro;  D,  man- 
dibole ;  F,  lobo  della  mascella  ;  Fc,  femore  ;  H,  palpo  mascellare;  H' ,  palpo 
labiale  ;  L,  mento  ;  il/,  submento  ;  O,  occhi  larvali  ;  T,  tibia-tarso;  Tr,  tro- 
cantere \  I II  e  III,  1°  2°  e  3"  articolo  delle  antenne.  (Molto   ingrandite). 


—  176  - 

provveduto  di  setole  di  varia  lunghezza,   distribuite   come   nella 
figura. 

Mandibole  (Fig.  VII.  2)  semplici,  unidentate,  a  dente  ri>curvo 
ed  aguzzo  ;  sono  provvedute,  presso  la  base  del  margine  esterno 
e  sulla  faccia  dorsale,  di  una  lunga  setola  e  di  pochi  sensilli. 

Mascelle  del  1.^  paio  e  labbro  inferiore  (Fig.  VII,  5)  legger- 
mente distinti  fra  loro.  Mento  appena  accennato  noi  suoi  limiti. 
Palpi  mascellaìH  di  tre  articoli  ;  il  primo  trasverso  e  con  pochi 
sensilli  stiloconici  e  placoidei  ;  il  secondo  subcilindrico,  appena 
trasverso  e  con  una  lunga  setola  ed  un  sensillo  placoideo  ;  il 
terzo,  largo  alla  base  e  attenuato  all'apice;  porta  due  setole,  una 
per  ogni  lato,  sottili  e  piuttosto  lunghe  e,  presso  la  sua  base  e  sul 
margine  esterno,  un  'altra  breve  ed  a  estremità  rotondata.  Al- 
l'estremo apice  i  soliti  brevi  sensilli  stiloconici.  Lobo  delle  ma- 
scelle non  molto  sviluppato  e  provveduto  di  alcune  setole  robuste 
e  di  vari  sensilli  stiloconici.  Palpi  labiali  di  due  articoli  ;  il 
primo  trasverso,  il  secondo  attenuato  all'  apice  ;  ambedue  sono 
privi  di  setole  ;  il  secondo,  all'estremità  distale,  porta  i  soliti  sen- 
silli stiloconici. 

Protorace  (Fig.  VI,) ,  trasverso ,  rotondato,  con  una  zona 
tondeggiante,  mediana  ed  un  po'  anteriore,  distinta  da  una  linea 
infossata  ;  in  vicinanza  del  limite  posteriore  di  questa  zona  si 
notano  due  piccole  fossette  allungate  e  nero  lucide.  Tutta  la  su- 
perficie dorsale  del  protorace  è  coperta  di  minutissime  setoline 
larghe  alla  base  e  molto  fìtte  ;  framezzate  a  queste  ve  ne  sono 
molte  altre,  di  gran  lunga  maggiori,  inserite  su  basi  circolari  che 
spiccano,  a  debole  ingrandimento,  come  macchioline  nere.  Queste 
setole  non  sono  distribuite  uniformemente  ;  si  mostrano  assai 
scarse  e  pressoché  mancanti,  infatti,  ih  una  piccola  zona  longi- 
tudinale e  media.  Le  pleure  portano  setole  lunghe  e  brevi  ;  lo 
sternite  solo  le  brevissime  già  descritte. 

Mesotorace  e  metatorace  (Fig.  VI) ,  più  trasversi  e  più 
larghi  del  protorace,  del  resto  conformati    similmente    a   questo. 

Zampe  (Fig.  VII,  6)  ad  eteronomia  abbastanza  sviluppata 
Subcoxa  non  molto  sviluppata.  Coxa  ampia,  robusta,  a  tronco  di 
cono.  Trocantere  piccolo,  molto  più  piccolo  della  coxa.  Femore 
quasi  cinque  volte  più  lungo  che  largo,  un  po'  ristretto  alla  base, 
tagliato  secondo  una  linea  obliqua  all'apice.  Tibia-tarso  più  lunga 
del  femore  e  assottigliata  verso  la  sua  estremità  distale.  Tutte  le 
varie  parti  della  zampa  sono  provvedute  di  setole ,  alcune  delle 


—  177  — 


quali  sono  lunghissime  e  distribuite  come  nella  figura.  L' apice 
della  tibia-tarso  porta  due  setole  assai  ristrette  alla  base  e  molto 
dilatate  all'  apice,  a  forma  di  spatola  (Fig\  VII,  7).  Queste  setole 
sono  assai  meno  dilatate  negli  stati  larvali  più  giovani  (Fig.  VII, 
8).  La  tibia-tarso  termina  con  un  unghia  semplice,  provveduta  di 
una  minuta  setolina  alla  sua  base. 

Addome.  I  dieci  segmenti  addominali,  ad  eccezione  del  no5?,o  che 
è  allungato  e  un  po'  ristretto  posteriormente  e  del  decirao  che  appare 
assai  ridotto,  sono  tutti  trasversi  e  diminuiscono  man  mano  in 
larghezza  procedendo  dal  primo  fino  all'  ottavo.  Hanno  lo  stesso 
rivestimento  di  setole  grandi  e  piccole  già  descritte  per  i  se- 
gmenti del  torace  ;  le  setole  maggiori  sono  specialmente  distri- 
buite lungo  i  lati  degli  uriti.  Esistono  nove    paia    di    stigmi.:  un 

paio  al  mesotorace  e 
le  altre  otto  paia  di- 
stribuite nei  primi  otto 
uriti. 

PUPA. 

(Fig.  vili). 

Di  color  strami- 
neo (in  alcool).  For- 
nita di  numerose  se- 
tole distribuite  come 
nella  figura. 


Fig.  vili. 

Seranginm  Giffardi.  Pupa.  1.  Dal  ventre  ;    2.  Dal   dorso.    (In- 
grandite). 


Questa  specie  può 
aggregarsi  al  genere 
Serangium  Blackb.  (Seuilchnoodes  Weise) ,  secondo  i  caratteri 
che  ne  dà  Sicard  in  :  Revision  des  Coccinellides  de  la  Faune 
Malgache  {Ann.  Soc.  Ent.  Frane,  Voi.  LXXVIII,  1909,  p.  151-152)  per 
la  testa  assai  inclinata  e  la  fronte,  di  conseguenza,  diretta  in  basso 
e  visibile  solo  ventralmente  ;  per  il  labbro  superiore  non  molto 
sviluppato  ;  per  i  palpi  mascellari  coll'ultimo  articolo  cilindrico  e 
troncato  all'  apice  secondo  una  linea  obliqua  ;  per  il  prosterno 
grande,  convesso,  col  margine  anteriore  ricurvo  e  ricoprente  le 
parti  della  bocca  ;  per  le  caratteristiche  del  mesosterno  e  del 
metasterno  ;  per  le  zampe,  corte,  larghe,  robuste,  a  femori  assai 
ampi  e  profondamente    solcati  per  ricevere    le    tibie    che    scora- 

BoUeit.  di  Zooìoii'ta  Gen.  e  Ai/r.  12 


—  178  — 

paiono  quasi  completamente  in  questa  specie  di  doccia  ;  infine  per 
la  conformazione  de.^li  sterniti  addominali  visibili. 

Però  la  mia  specie  ha  le  mandibole  unidentate  e  non  biden- 
tate,  e  le  antenne  di  9  articoli,  nell'  ultimo  dei  quali  non  si 
può  davvero  scorgere  la  minima  traccia  di  divisione,  non  asso- 
migliano certo  a  quelle  di  <S.  monticola  Sic.  di  cui  Sicard  dà  il 
disegno  a  p.  151  dell'  Op.  citata.  Le  unghie,  inoltre,  sono  semplici 
ma  provviste  alla  loro  base  di  un'  apofisi  laminare. 

L' unico  esemplare  a  mia  disposizione  di  iSf.  kimowi  Ws., 
gentilmente  donatomi  dal  Weise  stesso,  non  mi  ha  permesso  di 
vedere  se  anche  in  esso  si  riscontrino  questi  caratteri  differen- 
ziali. 


Formiche  d'Australia  e  di  Samoa 

ra.ccolte  cla.1  Frof.  Silvestri  nel  1913, 
determinate  da  C.  EMERY. 


Il  Prof.  Filippo  Silvestri  ha  raccolto  nel  suo  breve  soggiorno 
in  Australia  e  alle  isole  Samoa  più  di  47  forme  di  formiche, 
delle  quali  6  mi  sembrano  nuove. 

Quattro  specie  della  raccolta  sono  delle  isole  Samoa,  di  cui 
una  nuova  per  la  fauna  di  queste  isole^  e  che  è  stata  rinvenuta 
ancora  alla  Nuova  Caledonia.  Questa  formica,  prossimamente  affine 
ad  una  specie  della  Nuova  Guinea  {Rogeria  stigmatica  suhlevi- 
nodis  Emery),  verrà  descritta  da  me  nell'opera  «  Nova  Caledonia  » 
pubblicata  dai  Signori  Sarasin  &  Roux, 

La  fauna  mirmecologica  delle  isole  dell'  Oceania  è  povera, 
ma  ancora  meno  conosciuta  ;  credo  che  non  sarà  inutile  raggra- 
nellare e  pubblicare  le  spigolature  che  mi  è  dato  raccogliere  su 
questa  fauna.  Cosi  dal  Museum  di  Parigi  ebbi  in  comunicazione 
le  formiche  seguenti  di  vari  gruppi  d' isole  : 

Isole  Wallis  :  Odontomachus  haematoda  L.,  Plagiolepis  lon- 
gipes  Jerd.,  Tetramorium  guineense  F. 

Tonga-Tabu  :  Odontomachus  haematoda  L. 

Isole  Marianne:  Platythyrea  sp.  ?  cT  ;  piccolissima  specie. 

Elenco  delle  forme  raccolte. 

Località  :  Monte  Lofty  (presso  Adelaide)  ;  Ringwood  (presso 
Melbourne);  Sydney,  Eastwood,  Loftus,  Gosford,  Katoomba  (Nuova 
Galles  del  Sud)  ;  Pago-Pago  (isole  Samoa). 

Sphinctomyrmex  fallax  hedwigae  For.;  M.  Lofty;  un  esemplare. 
Myrmecia  forficata  F.  ;  M.  Lofty. 

»  tricolor  Mayr  ;  M.  Lofty. 

»  »         var.  rogeri  n.  ;  Sydney. 

»  pilosula  F.  Sm.  ;  M.  Lofty. 

Amblyopone  australis  Er.  ;  M.  Lofty. 


—  180  — 

RhytidojJonera  [Chalco'ponera)  metallica  F.  Sm.  ;  M.  Lofty,  Loftus. 
»  »  »         var.  cristulata  For.,  Rin- 

gAvood. 
»  »  sp.  ?  cT;  Loftus,  Katoomba. 

Euponera  {Brachyponei-a)  lutea  Mayr  ;  Loftus. 
Poneva  trigona   Mayr,    var.    conveoGiuscula   For.  ;    M.    Lofty, 

Ring'wood. 
Anochetus  graeffei  Mayr.  ;  Pago-Pago. 
Odontomachus  haematoda  L.  ;  Pago-Pago. 
Aphaenogaster  longiceps  riiginota  For.  ;  Sydney,  Katoomba. 
Machoinyrina  Silvestrii  n. ,  M.  Lofty  ;  un  esempLare. 
Pheidole  oceanica  Mayr  ;  Pago-Pago. 

»         variabilis  Mayr,  var.  rugosula  For.  ;  Katoomba. 
»         anthracina  For.,  graiidii  n.  ;  Grosford. 
Monomorium  ruhriceps  Mayr  ;  M.  Lofty,  Loftus. 
»  rothsteini  For.  ;  Loftus. 

»  (Mikwa)  sydnegense  For.,  iiigelhim  n.  ;  Loftus. 

Meranophts  oceanicus  F.  Sm.  ;  Loftus. 
Rogeria  stigmatica  sublevinodis  Emery  ined.  ;  Pago-Pago. 
Crematogaster  rufotestacea  Mayr  ;  Loftus. 

»  froggatti  For. ,    var.  scabrula  n.  ;  M.  Lofty. 

Leptomyrmex  varians  Emery,  var.  rufipes  Emery  ;  Gosford. 

>  »  »         var.  ruficeps  Emery;  Katoomba. 

Iridomyrmex  delectus  F.  Sm.  ;  Sydney,  Eastwood. 
»  nitidus  Mayr  ;  Loftus. 

»  anceps  papuanus  Emery  ;  Ringwood. 

»  fufoniger  domesticus  For.;  Katoomba. 

»  itiuci'ans  Lowne  ;  Katoomba. 

»  ibrnicatus  n.  ;  M.  Lofty. 

Melophorus  depressiceps  n.  ;  Katoomba. 
Plagiolepis  sp.  ?  9  ;  M.  Lofty. 
Prenolepis  rosae  For.  ;  Ringwood,  Loftus. 
mlnutula  For.  ?  9  ;  Ringwood. 
Caniponotus  {Myrmnturbu)  nigriceps  F.  Sm.  ;  Loftus. 

»  »  »  var.    dimidiata  Rog.  ;  l?in- 

gwood. 
»  »  »  var.  obnigra  For.  ;  M.  Lofty. 

»  »  maculatus  discors  For.  ,   var.    laeta 

For.  ;  M.  Lofty,  Loftus. 
»  {Myrmophyma)  claripes  elegans  For.  ;  Loftus. 


-  -181  - 


Camponotus  (Mt/nnosphiucfa)  inlre'pklas  Kirby;  Sydnej/,  Loftus, 

Katoomba. 
»  »  suffusus  bendigcnsis  For.;  Katoomba 

Ringwood. 
»  »  aeneopilosus  Mayr  ;  Loftus. 

{Mijniiamhlijü)  )-eticulatus  Rog.,  subsp.?;  Ringwood. 
Polijrhachh  aìuìiion  F.  ;  Loftus. 

»  hooker i  Lowne  ;  Loftus. 

Forme  nuove  o  interessjiuti. 

Myrmeciii  tricolor  Mayr ,  vai .  rogeri  n. 

M.  simiLlima  Rog".  nee  F.  Smith. 

Credo  dover  dare  an  nome  a  questa  varietà,  che  ho  rice- 
vuto altra  volta  dalla  Nuova  Galles  del  Sud,  dove  è  comune.  Tal 
forma  è  di  color  bruno  scuro  quasi  uniforme  ed  è  stata  anche 
menzionata  da  Mayr.  (Journ.  Mus.  Clodeffroy,  voi.  12,  p.  96,  1876j. 

Aphaeiiogaster  longiceps  F.  Sm.,  subs]).  rugiuota  For.  (fig.  1). 

Il  tipo  della  Mij)-ìnica  longiceps  F.  Smith  è  descritto  nel  Ca- 
talogo del  Museo  Britannico  ed  é  di 
Melbourne,  la  qual  cosa  mi  fece  so- 
spettare che  esso  non  fosse  simile 
agli  esemplari  del  Queensland  pro- 
venienti dal  Museo  Godeffroy,  deter- 
minati dal  Mayr  e  ritenuti  tipici  dal 
Forel,  ma  alla  sottospecie  ì-uglnota 
For.  della  N'iova  Galles  del  Sud.  Jn 
conseguenza  inviai  un  esemplare  di 
ciascuna  forma  al  Signor  Waldo,  che 
ebbe  la  compiacenza  di  confrontarli 
col  tipo  del  Museo  Britannico.  Dal 
confronto  risulta  che  la  forma  del 
Queensland  rassomiglia,  per  la  scul- 
tura dell'  epinoto,  al  tipo. 
Da  Sj/dney  il  Prof.  Silvestri  ha  raccolto  le  forme  alate  della 

subsp.  rìiginota. 

La  9  è  più  scura    e  più  grande   della  9  del  Queensland,  ha 

scultura  un  poco  più  forte  ed  ha  il  nodo  del  peziolo  più  elevato. 


Fig.  1. 

«  Profilo  del  maschio  di  Ap/iaenogaster 

longiceps  del  Queensland,  b  Profilo  del 

maschio    di  A.    longiceps    ruglnoia    di 

Sydney. 


—  182  — 

Il  cf  della  ruginota  è  più  grande,  più  scuro,  ed  ha  il  torace 
diversamente  conformato  in  confronto  del  cf  del  Queensland,  come 
si  vedi"à  del  disegno  dei  profili  delle  due  foi-me. 

Machomyruia  silvestrii  n,  (fig.  2). 


Fig.  2. 

Machomyrma    silvestrii  :   capo    dal 
dorso  ;  profilo  del  torace  e  del  pe- 
duncolo addominale. 


Operaia  maggiore  o  soldato.  —  Capo  e  torace  fulvi,  variegati 
di  bruno,  mandibole  rosse,  addome  e 
zampe  giallo  bruno,  antenne  dello  stesso 
colore,  con  lo  scapo  bruniccio. 

Capo  opaco, longitudinalmente  striato 
sulla  faccia  superiore  ;  però  l'estremità 
degli  angoli  superiori  è  lucida  e  soltanto 
punteggiata  ;  pronoto  striato  ad  arco  ; 
fianchi  del  torace  con  punteggiatura  fitta; 
tutto  il  resto  del  corpo  è  più  o  meno 
lucido.  Pubescenza  scarsa  sul  tronco, 
copiosa  e  semieretta  nelle  zampe  ;  peli 
eretti  scarsissimi,  fuorché  sul  gastro. 

Capo  grande,  un  poco  meno  di  una 
volta  e  mezzo  più  lungo  che  largo,  i  suoi 
lati  paralleli,  il  margine  occipitale  inca- 
vato. Occhi  piccoli,  situati  nel  mezzo  dei  lati.  Le  lamine  frontali 
brevi,  divergenti,  nascondono  l'articolazione  delle  antenne.  Il  clipeo 
è  un  poòo  sinuato  al  suo  margine  anteriore  ;  tra  le  lamine  frontali, 
s' insinua  lungamente  il  suo  prolungamento  posteriore,  continuo 
con  l'area  frontale  ;  da  questo  prolungamento,  partono  due  carene, 
che  si  avanzano  incurvandosi  lateralmente,  parallelamente  al 
margine  anteriore.  Mandibole  a  5  denti  marcati.  Antenne  brevi  ; 
lo  scapo  si  prolunga  fino  alla  metà  della  lunghezza  del  capo, 
clava  massiccia.  Torace  due  volte  lungo  quanto  è  largo  ;  pronoto 
con  spalle  ad  angolo  ottuso,  non  sporgenti  ;  sul  profilo  dorsale,  il 
pro-raesonoto  è  continuo,  la  sutura  pro-mesonotale  è  distinta,  ma 
non  impressa  ;  impressione  postmesonotale  molto  marcata,  con 
accenno  del  postscutello  ;  la  faccia  basale  dell'  epinoto  è  quasi 
rettilinea,  e  forma  un  angolo  ottuso  con  la  faccia  discendente, 
separata  da  esse  da  un  dente  minutissimo  ;  questo  dente  è  molto 
più  evidente,  quando  si  guarda  1'  epinoto  dal  dorso  od  obliqua- 
mente ;  allora  appare  che  le  due  facce,  basale  e  discendente,  sono 
marginate  sui  lati  da  uno  spigolo,  che  è  propagine  della  base  del 


—  183  — 

dente;  lo  stigma  dell'epinoto  è  sporgente  sul  fianco.  Peziolo  almeno 
due  volte  lungo  quanto  ò  largo,  picciuolato  d' innanzi,  con  un 
nodo  poco  più  largo  che  lungo  di  sopra,  posteriormente,  e  una 
lunga  spina  alla  base,  di  sotto.  Postpeziolo  ovale,  poco  più  largo 
del  peziolo.  Gastro  ovale,  allungato,  il  segmento  basale  poco  più 
lungo  dei  due  segmenti  pezìolari,  i  segmenti  seguenti  molto  spor- 
genti dal  margine  posteriore  del  segmento  basale.  Zampe  relati- 
vamente corte,  ma  sottili.  —  L.  3,7  mm. 

Monte  Lofty  (Adelaide)  ;  un  solo  esemplare. 

11  genere  Machotiit/rma  comprendeva  finora  una  sola  specie, 
la  21.  dispa)'  For.  del  Queensland.  La  nuova  specie  differisce 
notevolmente  dalla  specie  tipica,  principalmente  per  1'  abito  del 
corpo  piuttosto  gracile,  particolarmente  il  picciuolo  addominale 
molto  più  lungo  e  armato  inferiormente  di  una  spina.  Il  clipeo 
sembra  a  primo  aspetto  molto  diverso,  per  le  carene  descritte 
sopra,  ma  che  ci  sono  anche,  meno  marcate,  nel  M.  dispar. 

Questo    genere  si  avvicina  a  Plieidolc,  e  non  a  Liomyrrnex 
come   aveva    ritenuto   Forel.   Ciò   risulta   ad   evidenza  dalla   ve 
natura  delle  ali  del  cf  di  M.  dispai-,    che    ha    due   cellule   cubi- 
tali chiuse. 

Pheidole  aiithracina  For.,  subsp.  grandii  n. 

Soldato.  —  Simile  per  la  forma  al  tipo,  differisce  soprattutto 
per  la  scultura  del  capo  e  del  torace.  Il  capo  è  striato,  dal  clipeo 
fino  al  livello  degli  occhi  ;  la  metà  posteriore  è  liscia  e  lucidis- 
sima, segnata  di  scarsi  punti  e  qua  e  là  di  rudimenti  di  strìe. 
Il  pronoto  è  lucido,  segnato  appena  di  poche  strie  trasverse  in 
avanti  ;  ha  le  spalle  meno  angolose  del  tipo.  La  colorazione  è  ca- 
ratteristica :  picea,  col  gastro,  e  qualche  volta  anche  i  due  segmenti 
peziolari,  rossi  o  fulvi.  —  L.  3,5-4  mm. 

Operaia.  —  Differisca  dal  tipo  per  la  superficie  del  capo  in 
gran  parte  liscia  e  lucida  ;  soltanto  la  fossa  antennale  e  le  sue 
vicinanze  sono  concentricamente  striate.  Colore  fulvo,  i  femori 
più  0  meno  bruni.  —  L.  1,8  mm. 

Gosford  (N.  S.  W.). 

Ph.  anthracina  anthracina  For.  è  intermedia  per  la  scul- 
tura, parti colarmenre  dell'operaia,  tra  la  subsp.  grandil  e  la  subsp. 
orì>a  For. 


—  184  - 


Müiiomorium  riibriceps  Mayr, 


Tra  le  operaie  del  Monte  Lofty  si  trova  una  femmina  erga- 
toide  della  lunghezza  di  5,5  mm. 


Mouomoriuin    (Milara)  sydneyense   For.,  subsp.  nigella  n.  (fig.  3). 

Operaia.  —  Più  piccola  e  più  gracile  del  sydneyense  sydne- 
yense ;  scultura  come  nella  forma  suddetta;  colore  molto  più 
scuro,  con  le  mandibole,  antenne  e  zampe  fulve,  i  femori   bruni. 

Dorso  del  torace  più  piano  che  nella 
forma  tipica,  i  nodi  del  peduncolo  molto 
meno  elevati.  Le  figure  faranno  rilevare 
queste  differenze,  meglio  di  qualsivoglia 
descrizione  —  L.  1,6  mm. 
Loftus  (N.  S.  W.). 


b 


Fig.  3. 

a  Profilo  del  torace  e  del  peduncolo 

di  Monom,  (MitaraJ  sydneyense  ni- 

gellum  ;  ö  Lo  stesso,  ritratto  da  un 

cotipo  del  M.  sydneyense  sydneyense 

For. 


Crematogaster  rufotestacea  Mayr. 


Tre  esemplari  dell'operaia  mi  per- 
mettono di  confermare   la  mia  forinola 
delle  macrochete  {Deutsche  Entoin.  Zeit- 
schr.,   1912,  p.  668). 
Una  femmina  alata,  lunga  8  mm.  ;    clipeo    conformato    come 
nell'operaia. 

Crematogaster  froggatti  For.,  var.  scagnila  n. 

Operaia.  —  Differisce  dal  tipo  per  le  seguenti  note  : 

Il  capo  è  notevolmente  più  largo,  ma  coi  lati  meno  paralleli, 
cioè  con  gli  angoli  posteriori  più  rifondati. 

Il  torace  è  alquanto  più  largo. 

Il  postpeziolo  ha  un  solco  mediano  distintissimo,  che  invece 
è  indistinto  nel  tipo. 

Il  pro-mesonoto  è  densamente  punteggiato  ed  affatto  privo 
di  lucentezza. 

Il  colore  è  più  pallido. 

Monte  Lofty  (Adelaide). 

Quando,  l'anno  scorso,  ho  studiato  il  gruppo  del  C.  sordidiila, 
avevo  un  solo  esemplare  del  C.  froggatti,  il  quale  aveva  un  solo 


—  185  — 

paio  di  macrochete  sul  mesonoto  ;  ora  ho  esaminato  un  secondo 
cotipo  della  stessa  forma,  forse  meglio  conservato,  il  quale  ne 
ha  due.  La  var.  scabrula  ha  del  pari  due  paia  di  setole  sul  me- 
sonoto. Per  conseguenza,  la  C.  froggatti  non  differisce  dal  maggior 
numero  delle  altre  forme  australiane  del  gruppo  soì'didula,  in 
quanto  alla  formola  delle  macrochete.  Se  si  prescinde  dalle  6'.  rii- 
fotestacea  Mayr  e  pallipes  Mayr,  le  quali  sono  ben  distinte,  mi 
sembra  che  si  potrebbe  istituire  per  le  forme  australiane,  che 
Forel  ha  descritto,  collegandole  con  la  C.  sordidula,  una  specie 
caratterizzata  daUa  formohi  delle  macrochete. 

sp.  C.  queenslandensis  For. 
subsp.    »  »  queenslandensis  For. 

»        »  »  froggatti  For. 

»         var.  gilberti  For. 
»         var.  scab  mia  n. 
»        *  »  rogans  For. 

Forse  anche  la  forma  descritta  come  C.  sordidula  dispa)-  For., 
che  non  conosco;  Forel  stesso  è  nel  dubbio  se  debbasi  i-iguardare 
come  specie  a  sé. 

Iridom.vniiex  tbruicatus  n.  (fig.  4). 


Operaia.  —  Tegumento  sottilissimamente  punteggiato  e  pube- 
scente ;  peli  eretti  numerosi,  partico- 
larmente sul  gastro,  più  scarsi  sul  torace, 
sul  capo  e  sulle  zampe.  Nei"a,  le  man- 
dibole, i  funìcoli  e  i  tarsi  testacei. 

Capo  l'istretto  innanzi,  col  margine 
posteriore  largamente  troncato  e  legger- 
mente incavato  nel  mezzo,  largo  all'in- 
circa  quanto  è  lungo  ;  margine  anteriore 
del  clipeo  appena  sinuato  sui  lati  ;  lo 
scapo  raggiunge  il  margine  occipitale. 
Torace  notevolmente  corto  e  largo  ;  pro- 
mesonoto  molto  convesso,  quasi  uniformemente  ;  incisura  meso-epi- 
notale  profonda  e  larga,  nella  quale  fanno  sporgenza,  sul  profilo, 
gli  stigmi  del  metanoto  ;  epinoto  a  cupola  molto  sporgente,  con 
la  faccia  discendente  quasi  piana,  continua  con  la  faccia  basale 
gobba.   Squama  bassa,  ma  poco  inclinata,  alta   meno   della   metà 


Fig.  4. 

a  Profilo  äeWIridomj/rme.r  fornica- 

ius  :  b    Profilo    dorsale    del    forace 

dell'  1.  scrutator  F.  Sin. 


—  186  — 


dell'  epinoto,    col    margine   ritondato.    -  L.  2,6  -  2,8    min.  ;    capo 
0,6  X  0^55  ;  torace  0,9  X  ^>^  I  lunghezza  del  pronoto  0,6. 

Australia,  Museo  di  Parigi  ;  Monte  Lofty  (Adelaide),  Silvestri. 
Questi  ultimi  esemplari  sono,  a  mio  parere,  immaturi,  di  colore 
bruno  più  o  meno  chiaro,  con  le  zampe  pallide  ;  i  peli  eretti  sono 
scarsi,  la  qual  cosa  forse  dipende  da  imperfetta  conservazione. 

La  nuova  specie  si  avvicina  molto  i\\V Iridoìtiijrmex  scru- 
tator F.  Sm.  (o  almeno  alla  formica  che  ho  determinata  per  tale), 

che  abita  la   Nuova  Guinea,    per   l' abito 
tozzo,  il   colore  nero  e  la  pubescenza  ;    il 
a      profilo  del  torace  è  diverso;  si  riscontrino 
le  figure, 

Melophorus  depressiceps  n. 

^*  Operaia.  —  Rassomiglia   molto    al  ili. 

nitidissimiis  Er.  André,  per  la  scultura,  il 
sistema  peloso  ed  il  colore  ;   ne  differisce 
per  l'aspetto  un  poco  più  gracile  di  tutto 
il  corpo,  il  capo  più  depresso,  il  torace  a 
contorno    dorsale    alquanto    diverso    e   la 
squama  più  bassa.  Ho  disegnato  il  profilo 
delle  due  formiche,  per  far  vedere  le  differenze,  le  quali  appari- 
ranno assai  meglio  che  in  qualsiasi  descrizione.  —  L.  3-3,5  mm. 
Katoomba  (N.  S.  W.). 

Si  potrebbe  anche  considerare    la    nuova   specie    come    una 
sottospecie  del  nitidissimus. 


Fig.  5. 
a  Profilo  del  Melophorus  depres- 
siceps;  b  Lo  stesso,  ritratto  da 
un   cotipo   del   M.  nitidisshmis 

André. 


G.  LEONARDI 


Contributo  alla  conoscenza  delle  Cocciniglie 

dell'Africa  occidentale  e  meridionale. 


Il  Direttore  di  questo  Laboratorio  di  Entomologia  Agraria 
prof.  F.  Silvestri  nel  suo  recente  viaggio  in  Africa  trovò  modo, 
per  quanto  lo  scopo  del  suo  viaggio  lo  tenesse  sempre  occupa- 
tissimo, di  mettere  assieme  una  notevole  ed  interessante  colle- 
zione di  Coccidi,  che  egli  volle  gentilmente  affidare  a  me  per 
lo  studio. 

Per  si  fatta  cortese  comunicazione  io  porgo,  al  predetto  mio 
Direttore,  sentite  pai'ole  di  ringraziamento. 

Ho  diviso  lo  studio  del  materiale  in  due  parti.  Nella  prima  parte, 
che  è  quella  che  segue,  è  detto  di  tutti  i  Diaspiti  rinvenuti  nella 
su  ricordata  collezione,  mentre  nella  seconda  parte,  che  riescirà 
anch'essa  molto  interessante,  per  comprendere  buon  numero  di 
forme  nuove,  mi  riserbo  di  trattare  tutto  il  rimanente  materiale. 

Pakte  L  —  DIASPITI 

1.  —  Chiouaspis  citri  Comst. 

Chionaspis  citri  Comst.,  Rep.  U.  S.  Dep.  Agr.,  1880,  p.  Bl3,  1881  in  par.- 
C.  citri  Comst.,  2"'!  Report.  Dep.  Ent.  Corn.  Univ  ,  p.  100  (I883j. 

Raccolta  su  diverse  piante  di  Agrumi  a  Conakry  e  su  foglie 
di  Limone  a  Mamou  (Guinea  francese). 

Nel  primo  caso  essa  si  trovava  associata  alla  Lepidoswphes 
beckii  (Neum.),  nel  secondo  era  sola. 

2.  —  Howardia  Silvestrii  n.  sp. 

Ninfa.  —  Corpo  di  forma  pentagonale,  anteriormente  roton- 
dato, di  dieti'o  leggermente  acuminato.  Segmenti  del  corpo  ben  di- 
stinti tra  loro  e  later-almeute  sporgenti  in  corti  lobi  dei  quali  quelli 


—  488 


appartenenti  ai  tre  segmenti  precedenti  l' anale  sono  provvisti, 
lungo  il  margine  libero,  di  due  o  tre  peli  filiera  e  di  un  pelo 
semplice  e  breve  inserito  al  lato  dorsale.  Un'  altro  pelo  semplice,  i- 

dentico  a  quelli  ora 
notati,  si  riscontra, 
ancora,  sui  lobi  del 
quinto  segmento  ad- 
dominale. Antenne  tu- 
bercoliformi,  sormon- 
tate da  quattro  setole 
abbastanza  lunghe  e 
robuste.  Apparato  boc- 
cale bene  sviluppato 
con  setole  maxillo- 
mandibolari  che  di- 
stese sopravanzano 
notevolmente  l'estre- 
mità posteriore  del 
corpo.  Stigmi  grandi, 
gli  anteriori  con  un 
gruppo  di  quattro-cin- 
que dischi  ciripari,  i 
posteriori,  invece,  con 
un  sol  disco  ciriparo. 
Pigidio  con  tre  paia  di  palette  bene  sviluppate  aventi  tutte  il 
margine  libero  serrulato.  Di  dette  palette  le  mediane,  però, 
sono  più  grandi  e  più  prominenti  delle  altre.  Peli  filiera,  nel 
complesso,  lunghi  e  robusti;  di  essi  ve  ne  hanno  due  nello 
spazio  compreso  tra  le  pcdette  mediane  e  questi  si  presentano? 
in  paragone  degli  altri,  più  esili  ;  altri  due  peli  filiera  sono 
disposti  in  ciascun  spazio  compreso  tra  le  palette  del  paio 
mediano  e  quelle  del  secondo  e  tra  queste  e  quelle  del  terzo  ;  i 
peli  filiera  appartenenti  a  quest'  ultimo  paio  sono  i  più  lunghi  e 
robusti  di  tutti.  Due  altri  peli  filiera,  infine,  si  osservano  al  di  là 
delle  palette  del  terzo  paio  e  di  questi  l' interno  è  il  pelo  filiera 
più  breve  di  qualsiasi  altro.  Peli  semplici,  lungo  il  margine  libero 
del  pigidio,  in  numero  di  sei  piantati  al  lato  dorsale,  di  cui  i  due, 
situati  agli  angoli  basali  interni  delle  palette  mediane,  sono  abba- 
stanza lunghi  e  robusti.  Apertura  anale  disposta  in  alto  verso  11 
segmento    preanale.    Ghiandole    sericipare    abbastanza  numerose 


Fig.  I. 
Howardia  Silvestrii;  1.  ninfa  femminile,  dal  ventre  ;  2.  antenna; 
3.  stigmi  anteriori  ;  4.  pigidio  del  dorso  della  stessa  ;  5.  fem- 
mina adulta  dal  ventre  ;  6.  follicoli  di  femmina  adulta. 


—  189  — 

lungo  r  orlo  libero  del  pigidio  e  lungo  i  margini  dei  lobi  dei  seg- 
menti addominali. 

Colore  del  corpo  ocraceo. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  corpo  550  |x. 
Larghezza      »        »       420  \i. 

Feminina.  —  Corpo  obpiriforme  colla  regione  cefalotoracica 
molto  più  sviluppata  dell'  addominale.  Segmenti  del  coi-po  ben 
distinti  tra  loro  e  quelli  posteriori  protusi    lateralmente    in    corti 


Fig.  II. 
Pigidio  dal  ventre  di  femmina  adulta  di  Howardia  Sìlvestriì. 

lobi  di  forma  triangolare.  Margine  libero  del  corpo  nudo  salvo  i 
lobi  dei  quattro  ultimi  segmenti  precedenti  1'  anale  i  quali  sono 
provvisti  di  1-4  peli  filiera  e  di  qualche  breve  pelo  semplice. 
Stigmi  piuttosto  grandi,  rotondeggianti.  Pigidio  con  tre  paia  di  pa- 
lette bene  sviluppate  a  margine  libero  serrulato.  Di  queste  palette 
le  mediane  presentano  l'orlo  libero  più  o  meno  rotondato,  mentre 
quelle  delle  altre  paia  tendono  piuttosto  alla  forma  triangolare. 
Peli  filiera  numerosi,  lunghetti,  ma  non  molto  robusti  e  all'apice 
bi-o  triforcati.  Di  essi  ve  ne  hanno  due  tra  le  palette  mediane  e 
tre  negli  spazi  intercedenti  ti'a  esse  e  quelle  del  secondo  paio  e 
tra  queste  e  quelle  del  terzo.  Un  gruppo  di  tre  peli  filiera  si 
nota,  inoltre,  subito  dopo  le  pallette  del  terzo  paio.  Peli  semplici, 
lungo  il  pigidio,  pochi  e  minuti.  Apertura  anale  rotondeggiante, 
situata  verso  il  centro  dell'  area  del  pigidio  però  spostata  un  pò 
più  verso  il  segmento  preanale  anziché  verso  il  margine  libero 
del  pigidio.  Apertura  sessuale  rappresentata  da  un'ampia  fessui'a 
tras versa  che  si  apre  molto  più  in  avanti  verso  il  segmento  pre- 


—  100  — 

cedente  il  pigidio.  Grhiandole  sericipare  numerose  lungo  i  margini 
laterali  degli  ultimi  segmenti  addominali  e  sul  pigidio. 

Colore  del  corpo  ferrugineo-bruno. 

Vivipara;  tale  almeno  ho  ragione  di  ritenere  detta  specie 
avendo  riscontrato  nell'  interno  del  corpo  embrioni  già  formati  in 
tutte  le  loro  parti. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  corpo  4  mm.  circa. 
Larghezza      »        »       3  mm.       » 

Follicolo  femniiììile.  —  Molto  grande,  di  forma  ovale,  legger- 
mente convesso;  al  centro,  in  corrispondenza  dell'  esuvia  larvale, 
ombilicato,  costituito  da  un  tessuto  robusto,  ma  non  duro  e  fra 
gilè,  formato  oltre  che  dalle  spoglie  larvali  e  dalla  parte  sericea 
segreta  dall'  insetto,  ancora  dalla  pellicola  epidermoidale  della 
pianta  ospite  la  quale  lo  riveste,  al  dorso,  completamente.  Per  questo 
particolare  rivestimento  la  presenza  di  detto  Diaspite  difficilmente 
si  potrebbe  notare  se  non  venisse  smascherata,  in  parte,  dalla  ca- 
duta, col  tempo,  dei  follicoli  più  vecchi  i  quali  lasciano  dietro  di 
se,  come  traccia,  una  macchia  biancastra  data  dal  velo  sericeo 
ventrale  che  rimane  in  posto  e  per  secondo  perchè  la  presenza 
del  parassita  determina,  in  corrispondenza  al  punto  ove  è  fissato, 
una  specie  di  nicchia,  mentre  il  ramoscello,  tutto  all'  ingiro,  si 
ingrossa  dando  luogo  così  a  delle  nodosità  abbastanza    cospicue. 

Colore  del  follicolo  umbrino. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  follicolo  4-5  mm. 
Larghezza      »  »         3-4  mm. 

Habitat.  -  Raccolto  a  Kakoulima  su  una  pianta  rimasta  inde- 
terminata. 

3.  —  Diaspis  Newsteadi  n.  sp. 

Femmina.  —  Corpo  non  decisamente  circolare,  ma  un  poco 
ovale,  soverchiando  il  diametro  longitudinale  un  tantino  quello 
trasversale.  Segmenti  del  corpo  poco  bene  distinti  tra  loro  e  for- 
niti qua  e  là,  sui  margini  liberi,  di  radi  e  minuti  peli.  Antenne 
tubercoliformi  provviste  di  un'  unica  setola,  piuttosto  breve,  ma 
robusta  che  si  trova  inserita  al  lato  esterno  del  tubercolo.  Appa- 
rato boccale  con  setole  maxillo-mandibolari  che  distese  sopra- 
vanzano l'estremità  posteriore  del  corpo.  Stigmi  anteriori  con  un 
gruppo  di  dischi  ciripari  costituito  da  una  diecina  di  elementi; 
stigmi  posteriori  senza  dischi  ciripari.  Pigidio  con  un  sol  paio  di 


-  401  - 

palette  mediane  molto  gi'andi,  di  forma  piuttosto  triangolare, 
col  vertice  smussato-rotondato  e  coli'  orlo  libero  grossolana- 
mente ed  irregolarmente  seri'ulato.  Peli  filiera,  lungo  il  margine 
del  pigidio,  da  ciascun  lato  delle  anzidette  palette,  in  numero  di 
9-10,  molto  lunghi  e  robusti,  di  forma  cilindrica,  all'  apice  digi- 
tati o  almeno  biforcati.  Di  detti  peli  filiera  quelli  più  prossimi  alle 


Fig.  III. 
Diaspis  Neivsteadi;  1.  antenna  ;  2.  stigma  anteriore  ;  3.  pigidio,  di  femmina  adnlta,  dal  ventre. 


palette  sono  quelli  che  presentano  un  maggior  numero  di  bifor- 
cazioni, di  più  essi  sono  i  più  brevi  giacché  la  lunghezza  loro 
va  gradatamente  aumentando  man  mano  che  procediamo  dai 
peli  filiera  adiacenti  alle  palette  e  ci  portiamo  verso  quelli  che 
sono  da  esse  più  lontani.  Lo  spazio  compreso  tra  le  palette 
mediane  é  occupato  anche  da  due  peli  filiera  brevi,  così  da  non 
sorpassare  l'estremo  posteriore  delle  palette,  ma  larghi  e  all'apice 
divisi  in  più  branche.  Peli  semplici,  lungo  il  pigidio,  pochi  e  corti. 
Dischi    ciripari    perivulvari    in    cinque    gruppi    secondo    la   for- 

28  a  00 

mula:   22  a  28  -  27  a  32.  Apertura  sessuale  disposta  tra  i  quattro  gruppi 

2^  a  40  —  31  a  32 

di  dischi  ciripari  posteriori.  Apertura  anale  spostata  più  all' in- 
dietro verso  il  margine  libero  del  pigidio.  Quattro  ultimi  segmenti 
addominali  coU'orlo  libero  dei  lobi  laterali,  che  sono  poco  0  punto 
pronunciati,  forniti  di  peli  filiera  e  precisamente  in  numero  di 
8-9  per  ciascun  lobo  dei  tre  segmenti  posteriori,  di  uno  so- 
lamente per  quelli  dell'altro  segmento.  Quest'ultimo  pelo  filiera  è 
piuttosto  breve  e  presenta  l'apice  semplice  e  non  biforcato.  I  peli 


192  - 


filiera,  invece,  dei  segmenti  che  seguono  sono  molto  più  robusti  e 
lunghi  e  i  più  presentano  1'  apice  diviso  in  più  branche  anziché 
essere  semplice. 

Colore  del  corpo  giallo  ocraceo. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  corpo  1700  \s.. 
Larghezza  »  >  1400  {x. 
Follicolo  femminile.  —  Di  forma  ovale, 
molto  convesso,  Esuvie  larvali  giallo  -  zolfo  di- 
sposte nel  punto  culminante  del  follicolo.  Tessuto 
sericeo  del  medesimo  notevolmente  spesso,  robu- 
sto e  di  color  bianco  niveo,  però,  al  dorso,  si 
presenta  di  color  fulvo  per  essere  rivestito 
completamente  dalla  pellicola  epidermoidale 
della  pianta  ospite,  la  quale  appunto  è  del  detto 
colore. 

Lunghezza  del  follicolo  1600  (j,. 
Larghezza      »  »         1020  jx. 

Habitat.  —  Raccolto  a  Pretoria  su  una  pianta  rimasta  indeter- 
minata. 


Fig.  IV. 

Follicolo  di  femmina  a- 

dulta   di   Diaspis  jNew- 

sti'adi. 


Dimensioni 


Diaspis  tricuspidata  n,  sp. 


Femmina.  —  Corpo  obpiriforme  coi  segmenti  che  lo  compon- 
gono poco  ben  distinti  tra  loro.  Margini  liberi  dello  stesso  prov- 
visti di  pochi  e  brevi  peli  sempli- 
ci distribuiti  qua  e  là  a  debita 
distanza  tra  di  loro.  Apparato 
boccale  con  setole  mascillo-man 
dibolari  abbastanza  lunghe  Stig- 
mi senza  gruppi  di  dischi  ciri- 
pari.  Antenne  tubercoliformi  sor- 
montate da  tre  setole  lunghette, 
presso  a  poco  eguali  tra  loro  e 
poco  robuste.  Pigidìo,  a  margine  libero  largamente  rotondato, 
provvisto  di  5  paia  di  palette  di  cui  il  paio  mediano  è  il  più 
sviluppato  e  si  presenta  di  forma  decisamente  tricuspidata.  A 
dette  palette,  da  ciascun  lato,  segue  un  pelo  filiera  abbastanza 
robusto,  ma  non  molto  lungo  che  per  la  fabrica  rassomiglia 
perfettamente  ai  due  peli  filiera  compresi  tra  le  palette  mediane. 
Dopo  il  pelo  filiera  si  riscontra  lo  sbocco  di  una  grossa  ghiandola 


Fig.  V. 
Pigidio    di    femmina  adulta   di  Diaspis  tricu- 
spidata. 


—  i()3  ~ 

sericipara,  dopo  di  che  abbiamo  le  palette  del  secondo  e  terzo 
paio,  adiacenti  tra  loro,  più  piccole  delle  mediane,  a  margine 
libero  rotondato,  ialine  e  di  sviluppo  diverso  riescendo  quella 
del  II  paio  notevolmente  più  sviluppata  di  quella  del  terzo. 
A  questa  segue  un  altro  sbocco  di  grossa  ghiandola  serici  para, 
nonché  un  pelo  filiera  e  le  palette  ialine  del  quarto  e  quinto  paio, 
maggiormente  ridotte  in  confronto  delle  precedenti,  specie  quella 
del  quinto  paio  che  ò  rappresentata  da  una  minuta  punta  den- 
tiforme.  Dopo  dette  palette,  lungo  il  rimanente  orlo  del  pigidio, 
non  si  osservano  altre  appendici,  solo  il  margine  si  presenta  rial- 
zato in  punte  dentiformi  di  poco  sviluppo  e  lungo  esso,  ancora,  ven- 
gono a  trovarsi  pochi  altri  sbocchi  di  grosse  ghiandole  sericipare. 
Peli  semplici,    lungo    il    pigidio,   pochi  e  minuti.    Dischi   ciripari 

4-5 

perivulvari  in  cinque  gruppi  secondo  la  formula:  i5_  20.  Apertura 

13—  16 

sessuale  disposta  tra  i  4  gruppi  di  dischi  ciripari  laterali;  apertura 
«,  anale    situata    molto     più     all'  indietro 

verso  il  margine  libero  del  pigidio. 
Colore  del  corpo   giallo   ocroleuco. 
Lunghezza  del  corpo  1000  \i.  circa. 
Larghezza      »        »         850  [x.     » 
Follicolo    femminile.  —  Di     color 
grigio   fuligineo,    poco    convesso,    colle 
esuvie   eccentriche   abbastanza    svilup- 
^'^-  ^^-  paté   in   confronto    delle   dimensioni   di 

Alcuni  follicoli  femminili,  in  posto,        x    ^j.       •\     r>  ^^•       ^       m  ^  •  ti,., 

di  Dìaspis  tricuspidatc.  ^^^to  il  follicolo.  Tcssuto  scricco  dcl  fol- 

licolo poco  robusto  e  poco   consistente. 
Dimensioni  del  follicolo:  Lunghezza  1150  {x.  circa. 

Larghezza     750  ja.       » 
Habitat.  —  Raccolto  nella  Nigeria  a  Olokemeji  sulla  corteccia 
di  una  pianta  rimasta  indeterminata.  Tutti  gii  esemplari  furono  ri- 
scontrati invasi  da  un  fungo  che  rimase  anch'  esso  indeterminato. 

5.  —  Hemichioiiaspis  proxima  n.  sp. 

Femmma.  —  Corpo  allungato  colle  estremità  rotondate  e  con 
la  massima  larghezza  che  cade  verso  la  metà  dello  stesso.  Segmenti 
addominali  più  stretti  dei  eefalotoracici  e  sporgenti  lateralmente 
in  lobi  bene  manifesti  aventi  il  margine  libero  rotondato.  Di  detti 
lobi  quelli  appartenenti  agli  ultimi  segmenti  addominali  sono  prov- 

Boìlett.  di  Zooìofjia   Gen.  e  Agr.  X3 


—  194  — 


visti,  lungo  il  margine  libero,  di  2-3  peli  filiera  i  quali  sono  lunghi 
e  robusti.  Apparato  boccale  con  setole  mascillo-mandibolari  che  rag- 
giungono e  sopravanza- 
no l'estremità  posteriore 
del  corpo. 

Antenne  tubercoli- 
formi  sormontate  da  un 
lungo  flagello.  Stigmi 
posteriori  senza  dischi 
Ciri  pari, 

Pigidio  con  due  paia 
di  palette  di  cui  le  me- 
diane, intensamente  co- 
lorate, presentano  i  mar- 
gini interni  addossati  Tu 


Fig.  VII. 

Hemichionaspis  proxima;  1.  femmina  adulta  vista  dal  ven- 
tre; 2.  follicolo  della  stessa;  3.  follicolo  maschile. 


no  contro  l'altro  e  quelli 
esterni  incisi  più  volt^ 
Le  palette  del  secondo 
paio,  invece,  sono  separate  dalle  prime  da  un  robusto  pelo  filiera 
e  dallo  sbocco  di  una  grossa  ghiandola  sericipara.  Esse  sono 
molto  piccole,  esili,  quasi  ia- 
line con  margine  libero  ro- 
tondato ed  integro.  Dal  lato 
esterno  di  ciascuna  paletta 
del  secondo  paio  si  nota,  sem- 
pre lungo  il  margine  libero 
del  pigidio,  prima  un  pelo  fi- 
liera poi  gli  sbocchi  di  due 
grosse  ghiandole  sericipare  ed 
a  una  certa  distanza  da  que- 
ste un'  altro  pelo  filiei'a  cui  seguono  gli  sbocchi  di  altre  due 
ghiandole  sericipare,  e  per  ultimo,  in  vicinanza  del  segmento 
preanale,  si  scorge  ancora  un  quarto  pelo  filiera.  Peli  semplici, 
lungo  il  pigidio,  lunghetti,  robusti  e  distribuiti  conforme  si  vede 
nella  fig.  Vili.  Dischi  ciripari  perivulvari  in  cinque  gruppi  secon- 


Fig.  vili. 

IMgidio  di  femmina  adulta  di  Hemichionaspis  pro- 
xima visto  dal  dorso. 


do  le  formule:  21-19  ;   n-ii^  ;   15  -  21  .  Apertura    sessuale   situata    al 

17  —  17         16  —  16         22  —  23 

centro  dei  quattro  gruppi  di  dischi  ciripari  laterali.  Apertura 
anale  disposta  quasi  alla  stessa  altezza  della  sessuale  solo 
spostata  un  poco  più  verso  il  segmento  preanale. 


—  ì%  - 

Colore  del  corpo,  negli  esemplari  trattati  con  acido  acetico, 
melico,  salvo  il  pigidio  che  presenta  una  tinta  giallo-ocracea. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  corpo  900  {x. 
Larghezza      »         >       550  \i. 

Follicolo  femminile.  —  Di  forma  ovale,  appena  convesso  con 
la  parte  sericea  costituita  da  un  tessuto  poco  robusto,  bianco  - 
grigio,  con  le  esuvie  disposte  all'apice  dell'estremità  più  stretta 
del  follicolo,  di  color  ocroleuco. 

Dimensioni  del  follicolo:  Lunghezza  del  follicolo  .     .     1280  |x. 

Larghezza     »  »         .     .       800  (x. 

Lunghezza  dell'esuvia  larvale  350  \i. 
Larghezza      »         »  »         220  (a. 

Lunghezza     »         »       ninfale  750  ji. 
Larghezza     »         »  »        470  jx. 

Follicolo  maschile.  —  Allungato,  a  lati  paralleli,  diritto  o 
leggermente  curvato,  posteriormente  rotondato,  al  dorso  profon- 
damente solcato,  così  che  le  carene  che  ne  risultano  sono  bene 
appariscenti.  Spoglia  larvale  giallastra,  piccola,  situata  ad  una 
estremità;  tessuto  sericeo  bìanco-niveo. 

Dimensioni  del  follicolo:  Lunghezza  960  ]x. 

Larghezza    320  [jl. 

Habitat  —  Raccolto  a  Thiès  (Senegal)  e  a  Mamou  sul  Mango,  a 
Conakry  suìVAnona,  ad  Hann  (Dakar)  sulla  Calotropis  procera  e 
su  una  pianta  rimasta  indeterminata;  a  Dodowa,  a  Lagos,  a  Cotonou 
(Dahomey),  a  Quifangando  (Angola)  e  a  Pretoria  su  piante  rimaste 
anch'  esse  indeterminate. 

Osservazione.  —  Questa  specie  ricorda  assai  da  vicino  VHem. 
Orlandi  Leon,  dalla  quale,  però,  si  distingue  facilmente  per  i  se- 
guenti caratteri.  Possiede  dischi  ciripari  agli  stigmi  anteriori  e 
dischi  ciripari  costantemente  più  numerosi  nei  gruppi  che  circon- 
dano l'apertura  sessuale  ;  inoltre  sono  presenti,  benché  poco  appa- 
riscenti, le  palette  del  secondo  paio  e  possiede,  ancora,  dei  peli 
filiera  su  tutti  i  lobi  dei  quatti'o  ultimi  segmenti  addominali,  an- 
ziché solo  su  quelli  dei  due  ultimi  come  ò  il  caso  della  Hem, 
Orlandi, 


-  496  - 

6.  —  Aspidìotus  destructor  Sign. 

Aspidiotus  destructor  Sign.,  Ann.  Soc.  Ent.  Fr.,  (4),  IX,  p.  120  (1869). 

Di  questa  specie  ebbi  esemplari  su  piante  provenienti  da  lo- 
calità diverse  cioè  da  Cotonou  (Dahomey)  su  foglie  di  pianta  ri- 
masta indeterminata  e  da  Lagos  su  foglie  di  una  specie  di  Cario- 
phyllum.  In  ambedue  i  casi  il  parassita,  per  la  massima  parte,  era 
disposto  alla  pagina  inferiore  delle  foglie  le  quali  si  presentavano, 
specie  nel  materiale  proveniente  da  Lagos,  letteralmente  rivestite 
dagli  scudetti  protettori  del  parassita.  Ho  osservato,  però,  che 
gran  numero  di  individui  appartenenti  a  detta  specie  erano  stati 
attaccati  da  un  imenottero  parassita  e  condotti  a  morte  prima  che 
avessero  compiuto  il  loro  ciclo  biologico.  Il  Prof.  Silvestri  osservò 
larve  e  adulti  di  Scyumus  nigerlantis  Weise  distruggere  questo 
Aspidiotus  presso  Lagos. 

7.  —  Aspidiotus  elaeidis  Marchal. 

Aspidiotus  elaeidis  March,    (senz.    descriz.),  Compt.    Rend.    Soc.    Bici., 
LXVI,  p.  587  (1909);  Bull.  Soc.  Zool,  France,  XXXVI,  p    69  (1909). 

Un  solo  esemplare  raccolto  su  pianta  rimasta  indeterminata 
a  Conakry. 

Dal  Marchal  la  specie  è  ricordata  del  Dahomey  su  una 
specie  di  Palma,  la  Elaeis  guineensis. 

8.  —  Aspidiotus  gowdeyi  Newst. 

Aspidiotus  gowdeyi  Newst.,  Notes  on   Scale-Insects   (Coccidae)  —  Part.  I 
(from  the  Bull,  of  Entomologie.  Research,  vol.  IV.  pag,  77,  May^  1913). 

Ebbi  abbondante  materiale  da  Cotonou  (Dahomey).  La  pagina 
superiore  delle  foglie  della  pianta  ospite,  rimasta  indeterminata, 
erano  rivestite  completamente  dal  parassita,  il  quale  però  non 
difettava  ancora  sulla  pagina  inferioi-e  delle  stesse.  Il  Newstead 
ebbe  la  specie  da  Entebbe  (Uganda)  SMÌVAnona  muricata. 

9.  —  Aspidiotus  pectiuatus  Lindgr. 

Aspidiotus   pectinatus    Lindgr.,  Jahrb.    Hamb.    wiss.    Aust.    (XXVI)  , 
p.  43  (1909). 

Questa  specie  fu  raccolta  a  Pretoria  e  sembrerebbe,  dall'  e- 
same    dei    campioni    (alcuni    ramoscelli    investiti   completamente 


—  197  — 

dalla  cocciniglia),  trattarsi    di    una    specie  facile    a    moltiplicarsi 
rapidamente. 

Sarà  opportuno,  per  tale  ragione,  di  tenerla  presente  posto 
che  essa  trova  comodamente  da  vivere  anche  su  piante  da  frutto 
come,  ad  esempio,  il  Pero,  sulla  quale  pianta  (proveniente  dal 
Sud  Africa)  Y  avrebbe  appunto  riscontrata,  per  la  prima  volta, 
il  Lindi  nger. 

10.  —  Aspidiotus  replicatus  Lindgr. 

Aspidiotus    replicatus    Lindgr. _,  Jahrb.,     Hamb.     wiss.    Aust.     (XXVI), 
p.   17  (1909). 

Questo  Diaspite  nel  Sud  Africa  sembrerebbe  essere  abba- 
stanza comune  poiché  il  Lindinger,  che  ce  lo  fece  conoscere, 
lo  indica  come  ospite  dell'  Ehretia  cymosa,  dell'  Illigcra  penta- 
phi/Ua,  della  Mitragyne  macrophylla  e  di  varie  specie  di  Anacar- 
diacee  ;  io  non  riescii  a  raccogliere,  però,  sul  materiale  pro- 
veniente da  Conakry,  che  dai  tre  ai  quattro  esemplari  e  anche 
questi  distribuiti  su  piante  diverse,  rimaste  tutte  indeterminate. 
Questa  povertà  di  esemplari  può  forse  attribuirsi  alla  diversità 
delle  piante  ospiti  oppure  a  ragioni  climatiche  alquanto  diverse 
da  quelle  che  si  riscontrano  nel  Sud  Africa. 

Intorno  a  questa  specie  debbo  osservare,  inoltre,  che  essa 
riesce  molto  interessante  per  i  caratteri  tutt'affatto  particolari  che 
presenta  il  follicolo  della  stessa.  Infatti,  in  detto  follicolo,  l'esuvia 
ninfale  rappresenta  i  due  terzi  ed  anche  più  dell'  intero  involuci'o 
di  guisa  che,  per  questo  carattere  e  per  la  assoluta  mancanza  di 
dischi  ciripari  perivulvari,  essa  si  allontana  dagli  Aspidiotus  per 
avvicinarsi  alle  Aonidie  stabilendo  cosi  un'anello  di  congiunzione 
tra  i  due  gruppi.  Di  più  ,  detto  follicolo  presenta  un'  altra 
particolarità;  la  parte  sericea  cioè  dell'  involucro,  in  un  dato  punto, 
si  mostra  divisa  da  una  profonda  e  stretta  insenatura  a  margini 
quasi  perfettamente  paralleli  tra  loro.  Per  questo  carattere  adun- 
que e  per  quelli  prima  ricordati  io  ritengo  opportuno  istituire,  per 
detta  specie,  se  non  un  genere  nuovo  almeno  un  sottogenere  che 
distinguo  col  nome  di  Heteraspis. 

11.  —  Aspidiotus  trausparens  Green. 

Aspidiotus  transparens    Green  (part.).,   Catalogue    of    Coccidae    ^Indian 
Museum  Notes,  vol.  VI,  n.  1,   1896). 

Pochi  esemplari  su  foglie  di  Chrysobalanus  raccolte  a  Dakar. 


—  198  — 

1^.  —  Aspidiotiis  trail svaalensis  ii.  sp. 

femmina.  —  Corpo  della  forma  consueta  con  margini  liberi 
provvisti  qua  e  là  di  qualche  pelo  semplice  lunghetto  e  flessibile. 
Antenne  tubercoliformi  fornite  di  un  flagello  lungo  e  robusto 
inserito  al  lato  esterno  della  base  del  tubercolo.  Apparato  boccale 
con  setole  maxillo-raandibolari  non  molto  lunghe.  Stigmi  senza 
dischi  ciripari.  Pigidio  con  tre  paia  di  palette    di   cui  quelle  del 

paio  mediano,  in  confronto  dì 
quelle  delle  altre  paia,  sono 
molto  più  grandi,  spatoliformi 


^W     °  -■     'Lin£m^  ^^^  ^^^^  interni    diritti  e  quasi 

paralleli,     mentre    i    laterali 
esterni  sono  leggermente  ar- 
^'^"  ^^'  cuati  e  tanto  gli  uni  che  gli 

Pigidio,  dal  dorso,  di  femmina  adulta  di  Aspidiotus 

transvaaiensis.  altri,    vcrso    1  estreiiio  poste- 

riore, si  presentano  incisi,  ab- 
bastanza profondamente,  una  sol  volta.  Orlo  libero  posteriore  di  det- 
te palette  un  poco  arcuato  e  più  o  meno  leggermente  sinuato.  Pa- 
lette del  secondo  paio  più  larghe  alla  base  che  all'apice  e  quivi 
rotondate  mentre,  sul  margine  esterno,  sono  lievemente  incise.  Pa- 
lette del  terzo  paio  triangolari,  dentiformi.  Pettini  numerosi  e  va- 
riamente incisi.  Di  essi  ve  ne  hanno  due  stililormi  tra  le  palette  me- 
diane; due,  notevolmente  larghi  e  profondamente  incisi  all'apice,  tra 
le  palette  mediane  e  quelle  del  secondo  paio  e  tre,  di  egual  fabrica, 
nello  spazio  intercedente  tra  le  palette  del  secondo  paio  e  quelle 
del  terzo.  Queste  appendici  sopravanzano  le  palette  con  tutta  la 
porzione  incisa  del  pettine. 

Al  di  là  delle  palette  del  terzo  paio,  da  ciascun  lato,  si  osser- 
vano altri  pettini  in  numero  di  6-7,  i  quali  sono,  ancora,  più 
profondamente  e  variamente  incisi  che  non  lo  siano  i  pettini  com- 
presi tra  le  palette,  però  in  essi  le  incisioni  interessano  soltanto 
il  margine  laterale  esterno  della  lamina,  mentre  l' interno  rimane 
integro.  Detti  pettini,  procedendo  lateralmente  alla  paletta  del 
terzo  paio,  vanno  diminuendo  in  lunghezza  non  solo,  ma  pre- 
sentano via  via  un  numero  sempre  minore  di  incisioni  di  modo 
che  i  pettini,  in  numero  di  uno  o  due  disposti  nll'estremità  della  se- 
rie^ sono  stiliformi  e  senza  intaccature  di  sorta.  In  confronto  dei  pet- 
tini compresi  tra  le  palette,  quelli  esterni,  più  prossimi   alla  pa- 


—  199   — 

letta  del  terzo  paio,  sono  più  lunghi.  Dischi  ciripari  perivulvari 
in  quattro  gruppi  secondo  la  formula:  ^  .  Apertura  sessuale  situa- 
ta nello  spazio  compreso  tra  i  quattro  gruppi  di  dischi  ciripari, 
però  non  disposta  al  centro  di  detto  spazio,  ma  spostata  un  poco 
più  air  indietro  verso  i  gruppi  di  dischi  ciripari  posteriori.  Aper- 
tura anale  collocata,  in  confronto  della 
sessuale,  più  all'  indietro  verso  il  mar- 
gine libero  del  pigidìo. 

Colore  del  corpo  giallo.  Vivipara. 
Dimensioni  :  Lunghezza  del  corpo  1200 |x. 
Larghezza    »        »      1000  [x. 
Follicolo   femminile.  —  Quasi    cir- 
colare, discretamente    convesso,  con  le 
esuvie  centrali  o  appena  eccentriche,  pic- 

Fig.  X. 

cole,  tinte  leggermente  in  giallo.  Parte 

Follicolo    leniminile    di  Aspidiotus  .  i    i       /•   n  •       i 

transmaiensis.  scricca    dcl    lollicolo    abbastanza   com- 

patta e  robusta.  Velo  ventrale  completo, 
esilissimo   che   rimane  aderente  per  intiero  a'ia  foglia  quando  si 
rimuove    la  parte  dorsale.  Colore  del  follicolo  umbrino  chiaro. 
Dimensioni  del  follicolo  :  Lunghezza  1350  [x. 

Larghezza    1050  [i. 
Habitat.  —  Raccolto    a    Pretoria    sulle    foglie    del    Nerium 
oleander  associato  al  Chysoìaphaluii  afpnis. 

13.  —  Aspidiotus  uiigiiiculjitus  n.  sp. 

Femmina.  -  Corpo  decisamente  ovale,  un  poco  più  attenuato 
di  dietro  che  all'  innanzi.  Segmenti  del  corpo  non  bene  distinti 
tra  loro.  Margine  libero  di  essi  provvisti  di  radi  peli,  i  quali  sono 
lunghetti  e  alquanto  rigidi.  Detti  peli,  sui  lobi  dei  segmenti  addo- 
minali si  trovano  inseriti  presso  l'angolo  superiore  del  rispettivo 
segmento.  Sul  margine  libero  del  corpo,  ancora,  ai  lati  della  regione 
cefalotoracica  e  precisamente  all'altezza  dell'  angolo  superiore  del 
mesonoto,  si  nota  una  vistosa  protuberanza  tronco  conica  termi- 
nata da  una  breve,  ma  robusta  unghia  ricui'va.  Apparato  boc- 
cale bene  sviluppato  con  setole  maxillo-mandibolari  enorme- 
mente lunghe.  Antenne  tubercoliformi  presentanti  tre  appendici 
di  cui  la  mediana,  in  forma  di  robusto  flagello,  è  abbastanza 
lunga  in  confronto  delle  laterali  che  sono  dentiformi    e    di    esse 


.  —  200  — 

l'esterna  è  la  più  breve.  Stigmi  senza  dischi  ciripari,  Pigidio  lar- 
gamente rotondato  con  tre  paia  di  palette,  di  cui  il  paio  mediano, 
bene  sviluppato  e  colorito  intensamente  in  giallo,  presenta  am- 
bedue le  palette    con    gli  orli  laterali   incisi    una    volta  soltanto. 


Fig.  XI. 

Aspidiotvsunguiculatus.,  1.  femmina  adulta  dal  ventre;  ü.  spina  linguiforme  laterale 
della  stessa  ;  3.  pigidio  di  femmina  adulta  ;  4.  follicolo  della  medesima. 


Palette  del  secondo  e  terzo  paio  molto  più  strette,  a  forma  di 
lancia,  di  mediocre  lunghezza  e  quasi  incolori.  Pettini  bene  svi- 
luppati, più  stretti  alla  base  che  all'apice  dove  sono  più  o  meno 
profondamente  incisi.  Per  quanto  riguarda  il  loro  numero  e  la 
loro  distribuzione  essa  è  del  tutto  conforme  a  quanto  vedesi  nella 
fig.  XI  3.  Ciò  valga  anche  per  quanto  si  riferisce  ai  peli  semplici  che 
stanno  piantati  lungo  il  margine  libero  del  pigidio.  Dischi  ciri- 
pari perivulvari  in  quattro  gruppi  ed  ogni  gruppo  costituito  da  non 
più  di  tre-quattro  dischi.  Apertura  sessuale  disposta  verso  il  cen- 
tro dell'  area  del  pigidio,  nello  spazio  compreso  tra  i  quattro 
gruppi  di  dischi  ciripari.  Apertura  anale  ampia  situata,  in  para- 


—  201  — 

gone    dell'  apertura    sessuale,  più  verso  il  margine  libero  del  pi- 
gidio. 

Colore  del  corpo  giallo.  Vivipara. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  corpo  580  \x. 
Larghezza      »         »       490  |j,. 

Follicolo  feìiiminile.  —  Di  forma  ovale,  robusto,  mediocre- 
mente convesso,  con  la  maggior  altezza  corrispondente  al  punto 
in  cui  sono  situate  le  esuvie  le  quali  risultano  spostate  notevol- 
mente verso  una  delle  estremità  del  follicolo. 

Colore  delle  esuvie  nerastro,  mentre  la  parte  sericea  del  fol- 
licolo presenta  una  tinta  rolor  nocciuola  che  risulta  più  intensa 
attorno  alle  esuvie,  più  sbiadita  invece  man  mano  che  si  ])rocede 
verso  il  margine  del  follicolo.  Velo  ventrale  bene  sviluppato, 
bianco. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  follicolo  1600  jx. 
Larghezza      »  »         1300  [x. 

Habital.  —  Pochi  esemplari  raccolti  a  Conakry  sulla  pagina 
inferiore  di  una  pianta  rimasta  indeterminata. 

14.  —  Pseudoaonidia  ferox  var.  perspinosa  n.  sp. 

Di  questa  specie  non  ho  trovato  che  un  unico  esemplare  fem- 
mina il  quale  per  i  caratteri  del  pigidio  e  per  altri  ancora  cor- 
risponde esattamente  alla  specie  descritta 
dal  Lindinger.  Per  tale  fatto  ritenni,  al  mo- 
mento, identiche  le  due  forme  ;  però,  in 
seguito,  avendo  raffrontato  con  maggior 
cura  r  esemplare  da  me  posseduto  con  la 
descrizione  e  le  figure  della  specie  illu- 
strata dal  Lindinger  potei  rilevare  alcune 
differenze  che  se  non  sono  tali  da  auto- 
rizzarmi a  fare  dell'esemplare  da  me  pos 
Fi}?.  XII.  seduto  una  nuova  specie  sono  però,  a  mio 

Femmina  adulta  di  pscmìoao-     „\y^^{y^\Q     bastevoH    pcr    ritenerla    se  non 

nidia  ferox  var.  iJerspinosa.  ^  '  ,  _ 

altro  una  buona  varietà. 
Nella  specie  del  Lindinger  il  margine  anteriore  della  regione 
cefalotoracica    sarebbe    sormontato    da    circa   dieci  protuberanze 
coniche  più  o  meno  smussate  all'apice  (1)  protuberanze  che  per 


(1)  Lindinger.  —  Di  Schikllausgattung-    Selenaspidus  ,    pag\    7  ,    tav.    II, 
abb.  5,  a. 


—  202   - 

la  fabrica  loro  differiscono  da  quelle  presentate  dall'esemplare  da 
me  posseduto  (vedi  fig.  XIIE',  il  quale,  inoltre,  caso  certo  da  riferirsi 
ad  anomalia,  porta  ancora  sul  margine  cefalico  destro  soltanto  due 
consimili  produzioni  chitinose.  Dette  protuberanze,  in  parte,  sono 


Fig.  XIII. 

Margine  cefalico   colle   caratteristiche  appendici  di  femmina  adulta  di  Pseudaonidia 
ferox  var.  perspinosa. 


coniche,  dentiformi;  in  parte  a  forma  di  sottili  lamelle  rettango- 
lari aventi  i  due  angoli  liberi  prodotti  in  due  punte  che  all'apice 
sono  acute  anziché  grossolanamente  smussate  come  vedesi  nella 
figura  dataci  dal  Lindinger;  in  modo  identico  finiscono  all'apice  an- 
che le  altre  due  appendici  or  ora  menzionate. 

Una  seconda  differenza  risiede  nel  diverso  numero  di  dischi 
ciripari  che  concorrono  a  costituire,  nelle  due  forme,  i  gruppi  cir- 
costanti l'apertura  sessuale.  Infatti  nella  forma  descritta  dall'Aut. 
tedesco  i  gruppi  di  dischi  ciripari  perivulvari  sono  costituiti  da 
6-9  elementi  per  i  gruppi  laterali  anteriori  e  di  6  per  quelli  po- 
steriori ;  mentre  nell'  esemplare  da  me  posseduto  detti  gruppi  di 
dischi  ciripari  perivulvari  comprendono  un  maggior  numero  di 
elementi  e  rispondono  alla  formula:  ^^. 

Habitat.  —  Un  solo  esemplare  raccolto  a  Conakry  su  una  pianta 
rimasta  indeterminata 

15.  —  Pseudoaouidia  kameruuica  Lindgr. 

Selenaspidus  kamerunicus  Lindgr.,    Jahrb.  Hamb.   avìss.    Aust,,  XXVI, 
pp.  4,7  (1900). 

Raccolti  dai  quattro  ai  cinque  esemplari  su  piante  diverse 
provenienti  da  Conakry. 


203  — 


16.  —  Pseudoaoniditi  silvaticsi  Lindgr. 

Selenaspidus    silvaticus    Lindgr.,  Jahrb.    Hamb.    wiss.    Aust.     XXVI  , 
pp.  4,10  (1909). 

Riscontrata  su  alcune  foglie  di  agrumi  provenienti  da  Loanda. 
Essa  vi  si  trova  associata  alla  Lepidosaphes  beckii  e  alla  Pseu- 
doaonidia  trilobitifoì'm/'s.  A  differenza  della  L.  beckii,  che  preteri- 
sce fissarsi  alla  pagina  superiore  delle  foglie,  la  P.  silvatica  predi- 
lige, al  contrario,  la  pagina  interiore.  Oltre  gli  agrumi,  secondo  il 
Lindinger,  questa  specie  attacca  diverse  altre  piante  come  la 
Rinorea  exappendiculata,  il  Ficus  indica,  la  Bandeiirica  spe- 
ciosa e  si  trova  diffusa  nel  Kamerun  (Africa  occidentale),  e  a 
Amani  (Africa  orientale).  Anche  questa,  come  VAspidioius  pecti- 
nalus  è  una  di  quelle  specie  che  vivendo  a  spese  di  piante  col- 
tivate, debbono  essere  tenute  presenti  affinchè  ne  sia  impedita 
r  introduzione  nel  nostro  paese. 

17.  —  Pseudoaoiiidisi  trilobitiformis  Green. 

Asjndiotus  trilohitiformis  Green.  Ind.  Mus.  Notes,  IV,  p.  4  (1896). 

Questa  bellissima  specie,  che  vive  su  buon  numero  di  piante 
tia  le  quali  talune  di  grande  importanza  agraria  come  sono,  ad 
esempio,  gli  agrumi  sembra  sia  molto  comune  nell'Africa  occidentale 
giacché  io  ebbi  campioni  sul  Neriiiui  e  sul  Cariaphylliüii  da 
Conakry;  sugli  Agrumi  e  sull'  Anaca)'dian  occidentale  da  Dakar; 
sul  Neriiim,  ancora,  da  Kindia  (Guinea  Francese),  nel  qual  caso 
essa  ti'ovavasi  associata  'dWAspidiotits  transvaalensis  Leon,  e  su 
altre  piante  rimaste  indeterminate  provenienti  da  Loanda  e  dti 
Cotonou  (Dakomey)  ecc. 

18.  —  Selenaspidus  articulatus  Morg. 

Aspìdiotus  articulatus  Morg.,  Ent.  Mon.  Mag.,  XXV,  p.  352  (1889). 

Ebbi  esemplari  di  questa  specie  da  un'  unica  località  e  pre- 
cisamente da  Loanda.  Delle  due  piante  ospiti  una  rimase  indetermi- 
nata, r  altra  era  una  pianta  di  agrumi  affetta  pui'e  da  Psexdoao- 
nidia  hnlobitifoì-riiis  e  da  Lepidosaphes  beckii. 


—  204  — 


Fig.  XIV. 

Chrysomphalns  affìnis  ;  1.  femmina  adulta  visto  dal  ventre; 
2.  follicolo  della  stessa  in  posto. 


19.  —  Chrysomphalus  attìuis  n.  sp. 

Feìumina.  —  Corpo  obpiriforme  colla  regione  cefalotoracica 
molto  sviluppata  in  confronto  dell'addominale,  la  quale  si  protende 
air  indietro  a  guisa  di  cono  coll'apice  ampiamente  smussato.  Se- 
gmenti del  corpo  poco  bene  distinti    tra    loro.   Apparato  boccale 

con  setole  maxillo-man- 
dibolari  che  distese  non 
sorpassano  1'  estremità 
posteriore  del  corpo.  Sti- 
gmi senza  dischi  ciripari. 
Margine  libero  del  corpo 
con  pochi  peli  semplici 
distribuiti  qua  e  là  a 
notevole  distanza  l'uno 
dall'altro.  Pigidio  più 
lungo  che  largo,  di  no- 
tevole sviluppo.  Margine 
libero  del  pigidio  con 
tre  paia  di  palette,  tutte 
presso  che  di  eguali  dimensioni.  Le  palette  del  primo  e  secondo 
paio  presentano,  sul  margine  libero  esterno,  un'  urica  incisione 
molto  accentuata,  mentre  le  palette  del  terzo  paio,  oltre  l' inci- 
sione su  ricordata,  ne  mostrano  altre,  ma  queste  però,  in  para- 
gone della  prima,  sono  meno  profonde.  Pettini  tra  le  palette  e  al 
di  là  di  esse.  Queste  appendici  sono  assai  bene  sviluppate,  pal- 
miformi, all'apice  profondamente  incise  e  così  lunghe  da  sopravan- 
zare coi  denti  l'estremo  posteriore  delle  contigue  palette.  Di  que- 
sti pettini  ve  ne  sono  due  tra  le  palette  mediane,  due  tra  queste 
e  le  palette  del  secondo,  tre  tra  queste  ultime  e  le  palette  del 
terzo  paio  e  tre  ancora,  da  ciascun  lato,  al  di  là  delle  palette 
del  terzo  paio.  Immediatamente  ai  pettini  ricordati  seguono,  per 
ultimo,  due  vistose  protuberanze  triangolari  avanzi,  molto  pro- 
babilmente, di  altre  palette,  dopo  di  che  l'orlo  libero  del  pigidio, 
per  buon  tratto,  si  mostra  fortemente  chitinizzato  e  rilevato  in 
denti  minuti,  mentre  l'ultima  porzione  del  margine  mostra  l'epi- 
dermide molle  o  solo  lievemente  indurita.  Parafisi  brevi  anzi  che 
no,  in  numero  di  due  per  ciascuna  paletta.  Di  dette  parafisi  quelle 
disposte  all'angolo  basale  esterno  delle  palette  sono  le  più  lun- 
ghe.   Un'  altra   parafisi,    di    minor   sviluppo,  a  cui  seguono  altre 


-  205  — 

affatto  rudimentali,  fa  capo,  presso  a  poco,  alla  base  del  pettine 
mediano  appartenente  a  quelle  serie  che  trovasi  disposta  ester- 
namente alle  palette  del  terzo 
paio.  Dette  parafisi  non  figurano 
nel  disegno  qui  riportato.  Ghian- 
dole sericipare  poche,  ma  molto 
grandi,  cogli  sbocchi  disposti 
lungo  il  margine  libero  del  pi- 
gidio  e  precisamente  in  corri- 
Yìg  XV  spondenza  alle  basi  dei  singoli 

„.  ...     ,,,        ,. ,.      .      ,  ,,   ,.  ,,,         pettini.  Apertura  sessuale  situata 

Piffulio.  dal  dorso,  eh  femmin.a  adulta  di  C/ir;/-        ^  ^ 

somphaius  afflnis.  all'altczza  dei  gruppi  di  dischi 

ciripari   posteriori.   Dischi   ciri- 
pari  perivulvari  in  quattro  gruppi  secondo  la  formula:  ^|^. 

Apertura  anale,  in  confronto  della  sessuale,  situata  più  verso 
l'estremità  posteriore  del  pigidio.  Peli  semplici,  sul  margine  libero 
del  pigidio,  pochi  e  brevi. 

Colore  del  corpo  giallo  ocraceo. 

Dimensioni:  Lunghezza  del  corpo  1170  ji. 
Larghezza      »        *      1000  [i. 

Follicolo  femminile.  —  Di  forma  irregolare,  lievemente  con- 
vesso con  le  esuvie  appena  eccentriche,  delle  quali  la  larvale 
piccola  e  la  ninfale  notevolmente  più  grande.  Tessuto  sericeo 
molto  compatto  e  robusto. 

Colore  del  follicolo  nero  castaneo  al  centro  in  coiTÌspondenza 
delle  esuvie  larvali,  gradatamente  colorato  meno  intensamente 
procedendo  dal  centro  verso  i  margini.  Velo  ventrale  bene  svi- 
luppato, di  mediocre  robustezza,  grigiastro. 

Dimensioni  del  follicolo  da  2  a  2  V4  ii^m. 

Habitat. — Raccolto  a  Kakoulima  (Guinea  francese)  su  una  pianta 
rimasta  indeterminata  ed  a  Pretoria  sul  Nerium  che  contempora- 
neamente era  infestato  anche  da  Aspidiotiis  ti'ansnaalensis  Leon. 

19.  —  Chrysomplijilus  aouidum  Linn. 

Coccus  aonidum,  Linn.,    Syst.  Nat.,  Ed.    X,    I,    p.    455    (1758   ;   Chry- 
somphahts  ficus  Ashm.,  Am.  Ent.,  Ili,  p.   267  (1880). 

Pochi  esemplari  su  foglie  di  Mandarino  provenienti  da  Co- 
nakiy. 


—  206  - 


20.  —  Chrysomphalus  Greeiii  n.  sp. 


ghetti  e  distribuiti 


Fig.  XVI. 

Chrysomphalus  Greeni.;  1.  femmina  adulta  dal  ventre;  2.  pigidio 
della  stessa  ;  3.  follicolo  femminile. 


Femmina.  —  Corpo  quasi  circolare,  colla  regione  addominale, 
molto  meno  sviluppata  della  regione  cefalotoracica,  leggermente 
protesa  all'  indieti'o. 

Margini  liberi  del  corpo  provvisti  di  pochi  peli  semplici,  lun- 
a  debita  distanza  gli  uni  dagli  altri.  Appa- 
rato boccale  bene 
sviluppato  con  se- 
tole maxillo  mandi- 
bolari piuttosto  bre- 
vi. Stigmi  senza  di- 
schi ciripari.  Pigi- 
dio  con  tre  paia  di 
palette  di  mediocre 
sviluppo  di  cui  le 
mediane  più  grandi 
delle  altre  paia, 
mentre  quelle  del 
secondo  paio  sono 
le  meno  vistose.  Le 
palette  del  primo  e  secondo  paio  presentano  il  margine  libero 
posteriore  rotondato  e  1'  orlo  laterale  esterno  con  un'  unica  inci- 
sione ;  quelle  del  terzo  paio,  al  contrario,  sono  triangoliformi  e 
presentano  il  margine  laterale  esterno  inciso  più  volte.  Parafisi 
di  sviluppo  vario.  Di  esse  ve  ne  hanno  due  per  ciascuna  paletta 
e  queste  fanno  capo  agli  angoli  basali  delle  medesime.  Due  altre 
paia  di  parafisi,  di  sviluppo  molto  notevole,  in  confronto  di  quelle 
ora  ricordate,  mettono  capo,  invece,  tra  gii  spazi  intercedenti  tra 
le  palette  mediane  e  quelle  del  secondo  paio  e  tra  queste  e  quelle 
del  terzo  paio.  Dette  parafisi,  nella  parte  distale,  sono  ingrossate 
a  mo'  di  clava,  ma  si  fatto  ingrossauiento  è  appena  accennato  nel 
paio  di  parafisi  più  interno,  le  quali,  ancora,  sono  più  brevi  di 
quelle  dell'altro  paio  in  cui  l' ingrossamento  su  indicato,  come  si 
può  osservare  nella  fig.  XVI  2  è  molto  notevole.  Altre  parafisi,  però 
di  sviluppo  rudimentale,  si  notano  ancora  lungo  il  margine  libero 
del  pigidio,  al  di  là  di  quelle  appartenenti  al  terzo  paio  di  pa- 
lette. Detta  porzione  di  orlo  libero  del  pigidio  si  vede  poi,  di 
tratto  in  tratto,  rilevata  in  denti  di  sviluppo  vario.  Pettini  pochi  e 


—  207  - 

questi  brevissimi  e  minuti.  Di  si  fatte  appendici  se  ne  possono 
osservai'e,  non  senza  difficoltà,  due  disposte  tra  le  palette  del  se- 
condo e  terzo  paio  ed  una,  da  ciascun  lato,  immediatamente 
dopo  le  palette  del  terzo  paio.  Nessun  pettine  apparentemente 
esiste  tra  le  palette  mediane  e  tra  queste  e  quelle  del  secondo 
paio.  Peli  semplici,  lungo  il  pigidio,  brevi  e  delicati.  Dischi  ciripari 
perivulvari  distribuiti  molto  probabilmente  in  soli  4  gruppi  ;  dico 
probabilmente ,  perchè  le  preparazioni  microscopiche  dei  due 
unici  esemplari  che  possiedo  mi  permisero  di  rilevare  solamente 
i  due  gruppi  di  dischi  ciripari  posteriori  e  una  parte  di  uno  dei 
gruppi  laterali  superiori.  I  due  gruppi  di  dischi  ciripari  posteriori  si 
compongono  di  5-6  dischi.  Apertura  sessuale  situata  all'altezza  dei 
due  gruppi  di  dischi  ciripari  perivulvari  posteriori;  apertura  anale, 
in  confronto  della  sessuale,  spostata  un  pò  più  all'  indietro. 

Colore  del  corpo  giallo  ocraceo. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  corpo  830  \i. 
Larghezza      »        »       750  \i. 

Follicolo  femminile.  —  Di  forma  circolare,  leggermente  con- 
vesso, robusto,  con  le  esuvie  al  centro.  Colore  del  follicolo  nero, 
salvo  uno  stretto  lembo  marginale,  in  cui  il  tessuto  sericeo  è 
meno  compatto,  che  presenta  una  colorazione  castaneo-oscura.  Al 
dorso  il  follicolo,  nei  primi  tempi,  è  rivestito  completamente  dalla 
pellicola  epidermoidale  della  pianta  ospite,  che  è  di  color  grigio 
argenteo. 

Diametro  del  follicolo  1100  jj.. 

Habitat.  —  Raccolto  a  Conakry  su  una  pianta  rimasta  inde- 
terminata. 

21.  —  Chrysomphalus  rossi  Mask. 

Aspidiotus  rossi  Mask.,    N    Z.  Trans.,  XXIII,  p.  3  (1830). 

Gli  esemplari  di  questa  specie  provengono  da  Adelaide  (Au- 
stralia), alcuni  sono  ospiti  su  piante  rimaste  indeterminate,  altri 
sono  fissati  sui  frutti  dell'  olivo. 

22.  —  Aouidiella  chrysobalauì  n.  sp. 

Femmiìia.  —  Corpo  di  forma  circolara,  colla  regione  cefalo- 
toracica enormemente  sviluppata  in  confronto  dell'  addominale  la 
quale  è  costituita  da  segmenti  molto  stretti  e  brevi  così  che  essi. 


—  208  - 

procedendo  dall'  innanzi  all'  indietro,  vanno  man  mano  restrigen 
dosi  sempre  più  di  guisa  che  detta  regione  del  corpo  assume  for- 
ma lievemente  conica. 

Orlo  libero  del  corpo  fornito  qua  e  là  di  qualche  pelo  sem- 
plice, lunghetto,  ma  non  rigido. 

Antenne  tubercoliformi  provviste  di  un'  unico  flagello  abba- 
stanza lungo  e  robusto.  Stigmi  piuttosto  grandi  senza  dischi  ciripari. 

Setole  maxillo  -  mandibolari 
che  distese  sopravanzano  l'e- 
stremità posteriore  del  corpo. 
Pigìdio  ampio,  dì  forma  trian- 
golare, col  margine  libero, 
p,.    jj-^jj  nella  metà  anteriore,  da  cia- 

T,-  •,■,•..      ■      A  1*    A-  A^^irii.ii^  nt.   „  ,„      scuu  lato,  u  11 Ì  f  0  r  ffi  cmcu  tc  cre- 

Pigiilio  ili  temmina  adulta  di  Aomchella  chrysoba-  ' 

lani  nulato,  mentre  sul  rimanente 

presenta  delle  appendici  varie, 

nonché  delle  incisioni,  più  o  meno  profonde,  le  quali  suddividono 

sì  fatta  porzione  dell'  orlo   lìbero  in  più  tratti  presso    a    poco   di 

eguale  lunghezza. 

Palette  in  numero  dì  tre  paia  di  cui  le  più  sviluppate  sono 
quelle  appartenenti  al  paio  mediano  che  sì  presentano  all'  in- 
nanzi largamente  rotondate  e  su  ambo  gli  orli  laterali  con  un'unica 
incisione.  Detta  incisione,  sul  margine  esterno,  è  sensibilmente  più 
profonda  che  quella  riscontrata  sul  lato  interno.  Palette  del  se- 
condo e  terzo  paio  meno  prominenti  delle  mediane  non  solo,  ma 
ancora  man  mano  decrescenti  in  sviluppo  dal  secondo  al  terzo 
paio.  Sì  fatte  palette  presentano  il  margine  laterale  interno  inte- 
gro, mentre  quello  laterale  esterno  è  inciso  e  precisamente  due  o 
tre  volte  quello  appartenente  alle  palette  del  secondo  paio,  quattro 
volte,  invece,  quello  che  spetta  alle  palette  del  terzo  paio.  Parafisi 
due  per  ciascuna  paletta.  Queste  parafisi,  eccezione  fatta  per 
quelle  che  fanno  capo  all'angolo  basale  esterno  delle  palette  del 
secondo  e  terzo  paio  le  quali  sono  notevolmente  lunghe  e  ingros- 
sate, sono  piuttosto  brevi  e  poco  diverse  in  lunghezza  tra  loro. 
Altre  parafisi,  d'  aspetto  più  o  meno  rudimentale,  si  riscontrano, 
ancora,  lungo  il  margine  libero  del  pigìdio,  da  ciascun  lato,  al  di 
là  delle  palette  del  terzo  paio. 

Pettini  e  peli  semplici,  brevissimi  e  molto  minuti,  distribuiti 
conforme  mostra  la  fig.XVII.  Apertura  sessuale  disposta  verso  il  cen- 
tro dell'  area  del  pigìdio  ;  apei'tura  anale  situata  quasi  alla  stossa 


-  209  — 


altezza  di  quella  però,  in  suo    confronto,    spostata    un    poco    più 
air  indietro. 

Colore  del  corpo  giallo  ocraceo. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  corpo  650-1600  ^. 
Larghezza      »        »      580-1450  [x. 

Follicolo  femminile.  —  Di  forma  irregolarmente  ovale,  abba- 
stanza convesso,  colle  esuvie  larvali  nere  spostate,    più  o  meno, 
verso  il  margine.  Tessuto  sericeo  del  follicolo   compatto    e    resi- 
stente ricoperto,  al  dorso,  da  un  tenue  velo 
bianco  grigio,  sotto  al  quale  la  restante  por- 
zione è  colorata  in  nero-castagno.  Velo  ven- 
trale bene  sviluppato,  robusto,  biancastro. 

Lunghezza  del  follicolo  da  1-2  mm. 

Habitat.  —  Sul  Chrysobalanus  a  Dakar. 

23.  —  Aonidia  simplex  n.  sp. 


Fig.  XVIII. 

Follicolo  femminile  di   Ao- 
nidiella  chrysobalani. 


Femmina.  —  Corpo  obpiriforme  coi  seg- 
menti che  lo  compongono  poco  ben  distinti 
tra  loro.  Antenne  tubercoliformi,  sormontate 
da  un  lungo  e  robusto  flagello.  Stigmi  grandi, 

senza  dischi  ciripari.  Pigidio  piuttosto  stretto  e  allungato  con  due 
paia  di  palette  di  cui  le  mediane  molto  più  sviluppate  di  quelle  del 

secondo  paio.  Le  palette  mediane,  al- 
quanto avvicinate  tra  loro,  presentano 
i  margini  liberi  interni  quasi  paralleli 
tra  loro  e  segnate  da  una  o  più  inci- 
sioni. Nei  casi  che  V  incisione  sia 
unica  allora  essa  è  più  marcata  che 
non  quando  le  incisioni  sono  diverse. 
Palette  del  secondo  paio  di  forma  pres- 
so che  triangolare  col  margine  laterale  esterno  inciso  profonda- 
mente. Pettini  pochi,  lunghetti  ma  molto  esili.  Di  essi  ve  ne  hanno 
due  stìliformi  tra  le  palette  mediane,  due  altri,  col  margine 
esterno  seghettato,  situati  tra  le  anzidette  palette  e  quelle  del 
secondo  paio  ed  un'  altro  ancora,  all'  apice  bidentato,  piantato 
subito  al  di  \k  della  paletta  del  secondo  paio.  Peli  semplici  pochi, 
ma  lunghetti,  di  essi  i  maggiori  sono  quelli  inseriti  al  margine 
dorsale  del  pigidio,  quanto  alla  loro  distribuzione  essa  è  conforme 
a  quanto   si  osserva  nella   fig.   XIX.  Apertura  sessuale  situata  in 

Boltett.  di  Zoologia  Gen.  e  Ai/r.  14 


XIX. 

Pigidio,  dal  dorso,  di  Aonidia  simplex 


—  2\0  - 

avanti  verso  la  metà  del  segmento;  apertura  anale  disposta,  invece, 
alla  metà  del  tratto  che  corre  dall'apertura  sessuale  al  margine  libe- 
ro del  pigidio.  Mancano  i  dischi  ciripari  peri  vulvari.  Ghiandole  seri- 
cipare  poco  numerose,  di  calibro  sottile  e  a  tubo  non  molto  lungo. 
Colore  del  corpo  giallo  zolfo.  Vivipara. 
Dimensioni  del  corpo  :  Lunghezza  800  ^. 

Larghezza  550  [jl. 
follìcolo  femminile.  —  Di  forma  molto  irregolare,  un  poco 
più  lungo  che  largo,  non  molto  convesso  e  colla  maggior  conves- 
sità in  corrispondenza  dell'e- 
suvia  larvale  che  trovasi  più 
0  meno  spostata  verso  una  del- 
le estremità.  Spoglia  larvale 
perfettamente  ovale  tinta  leg- 
germente in  carnicino;  esuvia 
ninfale  grande,  molto  più  svi- 
luppata nella  regione  cefalo- 
toracica in  confronto  della 
parte  addominale  che  è  anche 
notevolmente  più  stretta,  di 
color  ferrugineo.  Parte  sericea 
dorsale  del  follicolo  costituito 
da  un  tenue  velo  grigio-sporco,  che  riveste,  in  modo  irregolare,  a 
mala  pena  la  spoglia  ninfale.  Velo  ventrale  abbastanza  robusto, 
biancastro,  che  chiude  completamente  la  cavita  data  dalla  regione 
cefalotoracica  della  spoglia  ninfale  cavità  che  accoglie  e  ripara  il 
corpo  dell'  insetto  adulto. 

Dimensioni:  Lunghezza  del  follicolo.     .     .     1000  fx.  circa. 
»  dell'esuvia  ninfale       900  [x.      » 

»  »        »        larvale       450  jjl.      » 

Habitat.  —  Raccolta  in  pochissimi    esemplai^    a    Pretoria  su 
una  pianta  rimasta  indeterminata. 


Fig.  XX. 

Aoniclia  simple./:;  1.  follicolo  di   feinniina  adulta; 

2.  spoglia  larvale  ;  3.  esuvia  ninfale. 


24.  —  Lepidosaphes  beckii  Newm. 

Coccus  beckii  Newm.,  The  Entom  ,  IV,  p  217,  Feb  (1869j  ;  Aspidiotus 
ci7ricoZa  Pack. ,  Guide  to  Study  of  Insects,  p.  527,  Aug.  (18G9  ;  Myti- 
laspis  fulva  Targ  ,  Bull.  Soc.  Ent.  Ital.,  p.   l3l  (1872). 

Esemplari    su    piante    di    agrumi    provenienti    da    Conakry, 
Loanda,  Dahomey. 


-  211 


25.  —  Lepidosaphes  cliitiuosus  Lindgr. 

Lepidosaphes    chitinosus    Lindgr.,  Jahrb.    Hamb.    wiss.    Anst  ,    XXVI, 
p.  34  (1909). 

Pochi  esemplari  provenienti  da  Pretoria  su  pianta  rimasta 
indeterminata. 

26.  —  Lepidosaphes  kanieruiiensis  Lindgr. 

Lepidosaphes  kamerunensis  Lindgr.,   Jahrb.   Hamb.   wiss.  Aust.,  XXVI, 
p.  .38  (1909). 

Ebbi  esemplari  da  Conakry  sulle  foglie  di  una  pianta  rimasta 
indeterminata  le  quali  erano  infestate,  ancora,  da  esemplari  di 
Ischnaspsis  longirostris  (Sign.). 

27.  —  Lepidosaphes  marginalis  n.  sp. 

Femmiìia.  —  Corpo  molto  allungato  coi  segmenti  addominali 
non  sporgenti  lateralmente  in  lobi  bene  manifesti.  Margini  liberi 
del  corpo  nudi  o  tutt'  al  più  con  qualche  minuto  pelo  distribuito 
qua  e  là  senza  ordine  apparente.  Antenne  tubercoliformi  con  fla- 
gello abbastanza  lungo,  robusto  e  piegato  ad  uncino.  Apparato 
boccale  con  setole  maxillo  -  mandibolari  di  notevole  lunghezza. 
Stigmi  anteriori  con  un  gruppo  di  dischi  ciripari  costituito  da 
4-5  elementi,  situato,  in  paragone  di  quanto  si  osserva  d'ordinario 
nelle  altre  specie,  non  all'altezza  dell'apparato  boccale,  ma  al- 
quanto più  spostato  air  indietro.  Stigmi  posteriori  senza  dischi 
ciripari. 

Pigidio  con  tre  paia  di  palette  di  cui  le  mediane,  non  molto 
sporgenti  e  lievemente  divergenti  tra  loro,  presentano  1'  orlo  li- 
bero posteriore  inciso  più  volte.  Palette  del  secondo  paio  più 
sporgenti  delle  mediane,  bene  sviluppate,  col  margine  libero  ro- 
tondato. Palette  del  terzo  paio  triangoliformi,  adiacenti  a  quelle 
del  secondo  paio  e  molto  meno  sviluppate  di  queste.  Peli  filiera 
pochi,  ma  lunghi  e  robusti.  Di  essi  ve  ne  ha  uno  tra  le  palette 
del  primo  e  secondo  paio,  un  secondo,  da  ciascun  lato,  subito 
dopo  le  palette  del  terzo  paio,  un  terzo,  situato  a  circa  metà  del 
tratto  di  margine  che  corre  dalle  palette  del  terzo  paio  al  se- 
gmento preanale  ed  un  quarto,  tnl volta  accoppiato  ad  un  quinto, 


—  212  — 


il  quale  risulta  ad  ogni  modo    molto  più  breve  di  quelli    ora   ri- 
cordati, disposto  in  prossimità  del  segmento  preanale. 

L'orlo  libero  del  pigidio,  dopo  le  palette  del  terzo  paio,  pre- 
senta una  profonda  insenatura,  dopo  di  che  la  rimanente  porzione  si 


Fig.  XXI. 
Pigidio  (li  feinmina  adulta  di  Lepidosaphes  marginalis. 

mostra  rialzata  in  parte  in  tanti  denti,  residui  forse  di  altre  pa- 
lette. Ghiandole  sericipare  abbastcìnza  numerose,  coi  loro  sbocchi 
al  dorso  del  pigidio,  secondo  mostra  la  fìg.  XXI.  Sui  segmenti  pre- 
cedenti il  pigidio  ghiandole  così  fatte  e  in  buon  numero  vengono 
ad  aprirsi,  in  serie  lineare,  specialmente  lungo  il  margine  poste- 
riore e  quello  libero.  Dischi  ciripari  perivulvari  in  cinque  gruppi 

i; 

secondo  la  formula  :  13-15.   Apertura  sessuale  compresa  nello  spazio 

35-31 

determinato  dai  quattro  gruppi  di  dischi  ciripari  perivulvari  ; 
apertura  anale,  invece,  situata  all'altezza  corrispondente  al  gruppo 
impari. 

Colore  del  corpo,  negli  esemplari  secchi,  previo  trattamento- 
con  acido  acetico,  incolore  salvo  il  pigidio  che  è  colorato  inten- 
samente in  rosso  mattone. 

Dimensioni  del  corpo  :  Lunghezza  del  corpo  2  ram    circa. 

Larghezza      »        »      600  [i.        » 


—  213  — 

Follicolo  femriiinik'.  —  Molto  lungo,  stretto,  l'etti  lineo,  un  poco 
convesso  e  gradatamente  allargantesi  dall'  innanzi  all' indietro  ove 
si  presenta  coll'estremità  rotondata,  Esuvie  larvali, 
situate  all'estremità  anteriore,  giallo-pallide;  di  esse 
la  larvale  misura  meno  della  metà  della  lunghezza 
della  spoglia  ninfale.  Tessuto  sericeo  del  follicolo 
piuttosto  esile,  bianco  niveo. 


Fig-.   XXII. 

Follicolo    fem- 
minile  di  Lejn- 
(ìosaphes  margi- 
iialis. 


Dimensioni  :  Lunghezza  del  follicolo  3  mm.  circa. 

Larghe/za  massima  del  follicolo  700  [j,. 
Lunghezza  della  spoglia  larvale  420  [x. 
Larghezza       »  »  »        240  ^i 

Lunghezza      -  »      ninfale      950  [i. 

Larghezza       »  »  »  440  ji. 


Habitat.  -   Raccolta  a  Mamou  su  una  pianta  ri- 
masta indeterminata. 

Osserraz-ioììc.  —  Gli  esemplari  di  questa  bellis- 
sima specie  si  trovano  disposti  alla  pagina  inferiore 
delle  foglie  della  pianta  ospite  e  precisamente  lungo   il  margine 
libero  delle  stesse. 


28.  —  DiiiJispis  (listiiieta  n.  sp. 


FeìiDJiina.  —  Corpo  allungato,  colla  regione  cefalica  molto 
attenuata,  posteriormente,  invece,  terminato  in  un  ampio  pigidio 
di  forma  triangolare. 

Segmenti  del  corpo  abbastanza  bene  distinti  tra  loro,  di  essi 
i  cefalotoracici  sono  molto  più  sviluppati  degli  addominali;  essi  poi, 
coU'età,  si  chitinizzano  fortemente  rimanendo  nello  stesso  tempo 
distesi,  mentre  gli  addominali,  man  mano  che  l' insetto  si  sgrava 
della  prole,  si  ritirano  gli  uni  dentro  gli  altri  e  tutti  completa- 
mente dentro  l'astuccio  chitinoso  costituito  dai  segmenti  precitati. 
Margine  libero  del  corpo  senza  peli  semplici. 

Stigmi  anteriori  e  posteriori  con  un  gruppo  di  3-4  dischi  ci- 
ripari.  Antenne  grandi,  tubercoliformi,  sormontate  da  quattro 
setole  grosse  e  brevi.  Pigidio  con  due  paia  di  palette  di  cui  le 
mediane  molto  sviluppate  presentano  il  margine  libero  irregolar- 
mente sinuato;  quelle  del  secondo  paio,  adiacenti  alle  prime,  al 
contrario,  sono  notevolmente  più  piccole  e  più  sporgenti.  Lateral- 


—  214  — 

mente  a  ciascuna  paletta  del  secondo  paio  si  osserva,  dopo  breve 
tratto,  una  profonda  insenatura  dopo  di  che  1'  orlo  libero  del  pi- 
gidio  decorre,  fino  al  segmento  preanale,  senza  presentare  alcuna 


Fig.  XXIII. 

Dinasjìis  distincta;  1.  pigidio  dal  dorso  di  femmina  adulta  ;  2.  margine 
laterale  degli  ultimi  segmenti  addominali  della  stessa. 


altra  speciale  particolarità    Peli  fìlit^ra  piuttosto  brevi,   mediocre- 
mente robusti  e  distribuiti  conforme  mostra  la  fig.  XXIII. 

Spazio  compreso  tra  le  palette  mediane  senza  peli  filiera. 
Lobi  degli  ultimi  segmenti  addominali,  lungo  l'orlo  libero,  con  un 
gruppo  di  tre-quattro  peli  filiera.  Apertura  sessuale  rappresentata 
da  un'ampia  fessura  trasversa  disposta  nel  mezzo  del  segmento  ; 
apertura  anale,  invece,  situata  più  all'  innanzi  verso  il  segmento 
preanale. 

Colore  del  corpo  luteo.  Vivipara. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  corpo  1600  [x. 
Larghezza      »        »  800  [i. 

Follicolo  femminile.  —  Allungato  e  di  dietro  molto  più  espanso 
che  air  innanzi,  notevolmente  convesso  con  le  esuvie,  disposte 
all'apice  anteriore,  piccole  e  appena  soffuse  di  giallo.  Tessuto  se- 
riceo mediocremente  robusto,  di  color  bianco  sporco. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  follicolo  1900  [j.. 
Larghezza      »  »         1200  \u 

Habitat.  —  Raccolto  a  Pretoria  sulla  corteccia  di  una  pianta 
rimasta  indeterminata. 


215  — 


29. 


DiiiJispis  (xiffjirdi  n,  sp. 


Femmina.  -  Corpo  allungato  che,  procedendo  dall'  innanzi 
air  indietro,  va  gradatamente  allargandosi  per  raggiungei-e  il  mas- 
simo diametro  trasverso  all'  altezza  del  terzo  segmento  addomi- 
nale dopo  di  che,  continuando  verso 
r  estremità  posteriore,  si  restringe  di 
nuovo  un  poco.  Segmenti  della  regione 
cefalotoracica,  in  confronto  di  quelli  ad 
dominali,  molto  sviluppati  e  lunghi  così 
da  rappresentare  quasi  i  due  terzi  della 
lunghezza  totale  del  corpo.  Detti  seg- 
menti sono  fortemente  chitinizzaii,  men- 
tre cosi  fatto  indurimento  nei  segmenti 
dell'addome  ò  meno  accentuato  e  limi- 
tato soltanto  a  quelli  più  pi'ossimi  alla 


regione    del    torace. 


Margini  liberi  del 


Fig.  XXIV. 

Dinaspis   Gi/fardi  ;  1.    femmiiiii  a- 

diilta  vista  dal  ventre  ;  2.  follicolo 

(Iella  stessa. 


corpo  sprovvisti  di  peli.  Antenne  tuber- 
coliformi,  con  un  flagello  ricurvo,  abba- 
stanza lungo  e  robusto.  Apparato  boc- 
cale con  setole  maxillo-mandibolari  non 
molto  lunghe.  Stigmi  senza  dischi  ciri- 
pari.  Pigidio  con  un  paio  di  palette  media- 
ne grandissime,  che  presentano  i  margini  interni  tra  loro  un  poco 
divergenti.  Orlo  libero  di  dette  palette  completamente  serrulato. 
Di  fianco  poi  a  ciascuna  paletta,  al  lato  esterno,  si  osserva  un 
pelo  filiera  molto  lungo  e  robusto,  notevolmonte  curvato  verso  la 
paletta  ;  ad  esso  segue  il  rudimento  di  una  seconda  paletta  e 
adiacente  alla  stessa  abbiamo^  ancora,  una  stretta  lamina  ialina  a 
margine  libero  inciso,  rudimento  anche  questo,  probabilmente,  di 
una  terza  paletta,  indi  un  secondo  pelo  filiera  dopo  di  che  il  ri- 
manente orlo  libero  del  pigidio  non  presenta  che  dei  minuti  rialzi 
dentiformi  e  un  terzo  pelo  filiera  situato  molto  in  alto  in  prossi- 
mità del  segmento  preanale  I  peli  filiera,  per  rispetto  alla  lun- 
ghezza, robustezza  e  cui'vatura,  vanno  gradatamente  diminuendo 
procedendo  da  quelli  situati  vicino  alle  palette  mediane  e  andando 
verso  i  lati.  Un'altro  pelo  filiera,  più  breve  dei  precedenti,  si  os- 
serva sui  margini  liberi  dei  lobi  del  segmento  preanale.  Peli  sem- 
plici, lungo  il  margine  del  pigidio,  poco  numerosi  e  poco  robusti, 


—  216  — 

distribuiti  secondo  mostra  la  fig.  XXV.  Apertura  sessuale  ampia  cAìg 
si  apre  verso  il  centro  dell'  area  del  pigidio.  Mancano  i  dischi 
ciripari  perivulvari.  Apertura  anale,  in  confronto  della  sessuale, 
disposta  più  air  innanzi  verso  il  margine  del  segmento  preanale. 

Ghiandole     sericipare    abba- 
stanza numerose  e  grandi. 
Colore  del  corpo  giallo  ocra- 
ceo. Vivipara 

Lunghezza   del   corpo   950  {jl. 
Larghezza      »         »       350  \i. 
Follicolo    feìnminile.  — 
Allungato  e  attenuato  -  roton- 
Fig  XXV  ^^^^  ^^^®  ^^^  estremità,  leg- 

Pigidio  di  femmina  adulta,  dal  dorso,  di  Dinaspis        germCntC      COUVCSSO,      COllC    C- 

Giffardi.  suvie   giallognole,   mentre  la 

parte  sericea  del  follicolo,  che 
è  costituito  da  un  tessuto  non  molto  spesso,  ma  abbastanza  con- 
sistente, è  bianco-niveo. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  follicolo  1300  [x. 
Larghezza      »  »  400  [a. 

Follicolo  maschile.  —  Simile  al  follicolo  femminile,  però  coi 
margini  laterali  quasi  paralleli  tra  loro. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  follicolo  900  jx. 
Larghezza      »  »         300  jx. 

Habitat.  —  Raccolto  a  Kakoulima  sulla  pagina  inferiore  delle 
foglie  di  una  pianta  rimasta  indeterminata. 

30.  —  Diuaspis  Loiinsburyi  n.  sp. 

Femmina.  —  Corpo  mediocremente  allungato  colla  massima 
larghezza  che  corrisponde  alla  metà  circa  del  corpo.  Regione 
cefalica  sensibilmente  attenuata  e  con  margine  libero  rotondato 
regione  addominale  terminata  da  un  pigidio  largamente  arcuato. 
Segmenti  che  compongono  V  addome,  man  mano  che  si  procede 
dall'avanti  all'tndietro,  sempre  più  arcuati  di  maniera  che  il  se- 
gmento preanale  finisce  coll'abbi'acciare  e  circoscrivere  su  tre  lati 
il  pigidio.  Detti  segmenti,  abbastanza  bene  distinti  tra  loro,  non 
sono  sporgenti  lateralmente  in  lobi  bene  manifesti.  Orlo  libero  del 
corpo  sprovvisto  di  peli  semplici.  Lobi  dei  tre  segmenti  preanali 
con  peli  filiera  lungo  il  margine  libero  e  precisamente  in  numero 


—  217  — 


Fig.  XXVI. 
Pigidio,  dal  dorso,  di  Dinaspis  Lonnshuryi. 


di  2-3  sui  lobi  dei  segmenti  precedenti  V  anale  e  1-2  su  quelli 
dell'altro  ;  i  peli  filiera  appartenenti  a  quest'ultimo  segmento,  in 
paragone  ai  peli  filiera  posseduti  dagli  altri  segmenti,  sono  meno 

lunghi  e  robusti  come,  del  resto, 
meno  lungo  e  robusto  é  qual- 
siasi pelo  filiera  che  si  trovi  si- 
tuato sui  lobi  dei  segmenti  addo 
minali  in  confronto  di  quelli  che 
si  trovano  disposti  lungo  il  mar- 
gine libero  del  pigidio.  Antenne 
molto  avvicinate  tra  loro,  tuber- 
coliformi  e  provviste  ai  lati  di 
due  setole  piuttosto  brevi  e  poco 
robuste.  Apparato  boccale  con 
setole  maxillo  mandibolari  relati 
vamente  brevi.  Stigmi  anteriori  grandi,  posteriori  piccoli  ed  am- 
bedue le  paia  senza  dischi  ciripari.  Pigidio  con  tre  paia  di  pa- 
lette, di  cui  le  mediane  situate  entro  un'  insenatura,  poco  spor- 
genti, tra  loi-o  divergenti  e  con  margine  libero  anteriore  dentato  ; 
palette  del  secondo  paio  triangoliformi,  abbastanza  bene  svilup- 
pate e  con  margine  libero  apparentemente  integro  ;  palette  del 
terzo  paio  contigue  a  quelle  del  secondo,  molto  piccole,  denti- 
formi.  Peli  filiera  abbastanza  lunghi  e  robusti,  coll'apice  semplice 
o  biforcato  ed  in  questo  caso  colle  branche  di  lunghezza  diversa. 
Peli  semplici  pochi,  brevi  e  poco  robusti.  Rimanente  orlo  del  pi- 
gidio rialzato  in  denti  più  o  meno  vistosi  e  diviso  in  più  tratti 
per  la  presenza  di  alcune  incisioni  più  accentuate  delle  altre. 
Ghiandole  sericipare  numerose  lungo  il  margine  libero  del  pigi- 
dio  e  lungo  l'orlo  libero  della  poi'zione  posteriore  dei  lobi  appar- 
tenenti ai  tre  ultimi  segmenti  che  precedono  1'  anale.  Mancano  i 
dischi  ciripari  peri  vulvari.  Apertura  anale  situata  molto  in  avanti 
verso  il  segmento  preanale  ;  apertura  sessuale,  in  confronto  del- 
l'anale, spostata  un  poco  più  all'  indietro. 
Colore  del  corpo  giallo.  Vivipara. 
Dimensioni  del  corpo:  Lunghezza  del  corpo  1100  ji. 

Lai'ghezza      »        »         650  jx. 
Follicolo  feunnlnile.  -  Non  molto  allungato,  piuttosto  espanso 
e  di  forma    romboidale,    lievemente    convesso    e    con    le  esuvie, 
giallo-aranciate,  disposte  all'  estremità  più  attenuata  del  follicolo. 


—  218  — 


Parte  sericea    del    follicolo  costituita    da    un    tessuto  abbastanza 
compatto,  ma  sottile  e  di  color  bianco-niveo. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  follicolo  2  mm.  circa. 

Larghezza      »  »         1300  [j,. 

Lunghezza  dell'esuvia  larvale  470  ]x. 

Larghezza      »         »  »        220  [x. 

Lunghezza     »         »        ninfale  800  [x. 

Larghezza      »         »  »        450  [x. 

Habitat.  —  Raccolto  a    Pretoria   su   due 

piante  rimaste  indeterminate. 

31.  —  Diiiaspis  pseudoiuorpha  n.  sp. 


Fig-    XXVII. 

Follicolo  femminile  di  Di 

naspis  Loì(nsbì(rì/t. 


ìcYiimina.  —  Corpo  allungato,  stretto, 
leggermente  piriforme  e  coi  diversi  segmenti 
che  lo  compongono  poco  distinti  tra  loro. 
Segmenti  addominali  non  sporgenti  lateral- 
mente in  lobi  bene  manifesti  e  gli  ultimi  tre,  precedenti  il  pigidio, 
coi  margini  laterali  provvisti  di  un'  unico  pelo  filiera  abbastanza 
lungo  e  robusto.  Antenne  tubercoliformi 
fornite  di  un  lungo  flagello  ripiegato  ad 
uncino  il  quale,  all'apice,  si  presenta 
biforcato  con  una  delh  branche  più  lunga 
dell'altra.  Apparato  boccale  con  setole 
maxillo-maiidibolari  che  distese  raggiun- 
gono, all'  incirca,  1'  estremità  posteriore 
del  corpo.  Stigmi  senza  dischi  ciripari. 
Pigidio  col  margine  libero,  verso  la  metà, 
profondamente  incavato  ;  1'  incavatura 
presenta  gli  orli  laterali  sensibilmente  di- 
vergenti. Palette  in  numero  di  tre  paia, 
di  cui  le  mediane  sono  situate  entro  l' in- 
senatura anzidetta,  addossate  rispettiva- 
mente ai  margini  di  destra  e  di  sinistra 
della  stessa.  Queste  palette  sporgono  ap- 
pena al  di  là  del  margine  del  segmento  e 
presentano  l' orlo  libero  serrulato.  Palette  del  secondo  paio  grandi, 
molto  sporgenti,  a  margine  libero  rotondato  e  separate  dalle  pal- 
lette mediane  da  un  robusto  e  lungo  pelo  tìliera  e  dallo  sbocco 
di  una   grossa   ghiandola   sericipara.  Palette  del  terzo  paio  adia- 


Fig.  XXVIII. 

Dinaspis  pseudomorpha.  1.  fem- 

mìmi  adulta  vista  dal   ventre  ; 

•-'.  follicolo  della  stessa. 


—  2t0  — 

centi  a  quelle  del  secondo,  triangolifoi-mi  e  molto  piccole  in  con- 
fronto di  quelle.  A  dette  palette,  da  ciascun  lato,  segue  subito  un 
secondo  pelo  filiera,  dopo  di  che  il  margine  presenta  una  note- 
vole intaccatura  in  fondo  alla  quale  viene  a  sboccare  un'  altra 
grossa  ghiandola  sericipara.  Il  i-esto  dell'  orlo  libero  che  segue  pre- 


Fiff.  XXIX. 
Dinaspis  polimorpha;  1.  antenna  di  femmina  adulta;  a.  pigidio  della  stessa. 

senta,  ancora,  discosti  tra  loro,  due  rialzi  dentiformi,  rudimenti  forse 
di  altre  palette,  e  un  terzo  pelo  filiera  situato  subito  dopo  il  se- 
condo rialzo.  Spazio  compreso  tra  le  palette  mediane  non  oc- 
cupato da  peli  filiera.  Peli  semplici  lungo  il  pigidio  conforme 
vedesi  nella  fig.  XXIX.  Apertura  sessuale  disposta  verso  il  centro 
dell'  area  del  pigidio  ;  apertura  anale  spostata  molto  più  all'  in- 
nanzi in  prossimità  del  segmento  preanale. 
Colore  del  corpo  fulvo. 
Dimensioni  :  Lunghezza  1430  \x. 

Larghezza  500  [x 
Follicolo  femnanile.  —  Molto  lungo,  stretto,  convesso,  a  lati 
quasi  paralleli,  di  dietro  rotondato,  con  le  esuvie  larvali  situate 
proprio  all'  estremità  anteiiore.  Tessuto  sericeo  abbastanza  com- 
patto, bianco  -  niveo.  Esuvie  appena  soff"use  di  giallo,  la  larvale 
molto  più  piccola  della  ninfale. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  follicolo  2400  [j.. 

Larghezza      »  »  750  [j.. 

Lunghezza  della  spoglia  larvale  450  ]i.. 

Larghezza       »  »  »         230  [j.. 

Lunghezza      »  »        ninfale  950  {x. 

Larghezza      »  »  »        450  jx. 


—  220  — 

Habitat.  —  Raccolta  a  Conakry  su  una  pianta  rimasta  indeter- 
minata. Gli  insetti  si  fissano  alla  pagina  inferiore  delle  foglie  e  pos- 
sibilmente lungo  tutto  il  margine  libero  della  stessa. 

32.  —  Dìiiaspìs  SilTestrii  n.  sp. 


Femmina.  —  Corpo  molto  allungato,  all'  innanzi  rotondato  coi 
margini  laterali  quasi  pai-alleli  giacché,  procedendo    dall'  innanzi 

air  indietro,  essi  divergono  tra  loro  in  mi- 
sura appena  percettibile  fino  al  raggiungi- 
mento del  terz'ultimo  segmento  addominale 
dopo  di  che  la  larghezza  trasversa  dall'  in- 
setto va  nuovamente  attenuandosi.  Pigidio 
piuttosto  ampio,  largamente  arcuato.  Seg- 
menti cefalotoracici  molto  lunghi;  segmenti 
addominali  molto  brevi  di  maniera  che 
tutta  questa  regione  sta  a  rappresentare 
meno  di  un  terzo  della  lunghezza  totale  del 
corpo.  Margine  libero  del  corpo  sprovvisto 
di  appendici  eccezione  fatta  per  gli  orli  li- 
beri dei  lobi  degli  ultimi  segmenti  addomi- 
nali che  portano  ciascuno  dai  due  ai  tre 
peli  filiera  i  quali  sono  discretamente  lunghi 
e  robusti.  Regione  cefalotoracica,  quando 
fine  del  suo  ciclo  biologico,  fortemente 
la    reeione    addominale    resta   ancora    fles- 


Fig.  XXX. 

Ditiaspis  Silrestrii;  1.  femmina 

adulta,  dal  ventre  ;  2.  follicolo 

della  stessa. 


l'insetto  è  verso  la 
chitinizzata,  mentre 
sibile  tanto  da  poter  ritrarsi  in  parte  entro  la  prima.  Apparato 
boccale  con  setole  maxillo  -  mandibolari  piuttosto  brevi.  Antenne 
rudimentali  rappresentate  da  un'  unico  flagello  lungo  e  robusto. 
Stigmi  anteriori  con  due  o  tre  dischi  ciripari.  Stigmi  posteriori 
senza  dischi  ciripari.  Pigidio  con  cinque  paia  di  palette  di  cui 
le  mediane  molto  grandi,  lievemente  divergenti  tra  loro,  fogli- 
formi,  a  margine  libero  largamente  rotondato  e  serrulato  ;  pa- 
lette delle  altre  paia  meno  sviluppate  e  tale  sviluppo,  proce- 
dendo dalle  palette  mediane  e  andando  verso  il  lato  di  sinistra 
o  di  destra,  va  man  man  )  decrescendo.  Di  si  fatte  palette  quelle 
appartenenti  al  secondo  e  terzo  paio,  che  sono  contigue  tra  loro, 
presentano  appareiìtemente  l'orlo  libero  privo  di  incisioni,  mentre 
quelle  del  quarto  e  quinto  paio,  pur  esse  tra  loro  adiacenti,  mo- 


—  221  — 


strano  detto  margine  inciso,  però  in  esse  le  incisioni  sono  meno 
profonde  di  quelle  che  si  osservano  nelle  palette  del  paio  mediano. 
Peli  filiera  pochi,  tuttavia  abbastanza  robusti  e  lunghi.  La  distribu- 
zione di  dette  appendici,  lungo  il  margine  libero  del  pigidio,  e  dei 
peli  semplici  è  conforme  a  quanto  vedesi  nella  fìg.  XXXI.  Ghiandole 
sericipare  numerose  e  di  sviluppo  diverso  ;    le    maggiori,  per  la 

massima    parte,    sboccano 
lungo  l'orlo  libero  del  seg- 
mento, mentre  le  minori  si 
aprono  alla  superficie  dor- 
sale    di    detto    segmento. 
Mancano   ì  dischi   ciripari 
perivulvari    e    1'  apertura 
sessuale   si   apre   verso    il 
mezzo  dell'  area    del   seg- 
mento,  mentre   1'  apertura 
anale,  in  confronto  dell'a- 
pertura suddetta,  si   trova 
spostata  più   verso  il  seg- 
mento preanale. 
Colore  del  corpo  giallo  ocraceo.  Vivipara,  tale  almeno  ritengo 
debba  essere  questa  specie  posto    che    nel  corpo  della  stessa  ho 
osservato  gli  embrioni  delle  larve  quasi  al  loro  completo  sviluppo. 
Lunghezza  del  corpo  1300  (x. 
Larghezza      »        »         370  [x. 

Follicolo  femminile.  —  Allungato,  a  lati  quasi  paralleli  se  non 
fosse  un  poco  più  largo  nella  l'egione  corrispondente  alla  massima 
larghezza  dell'esuvia  ninfale^  posteriormente  rotondato,  al  dorso 
leggermente  convesso  e  colla  porzioiie  seiicea,  poco  consistente,  di 
color  umbrino- chiaro,  mentre  le  spoglie  larvali  hanno  una  colo- 
razione leggermente  ocracea. 

Dimensioni  del  follicolo:  Lunghezza  del  follicolo 


Fig.  XXXI. 

Pigidio.    dal    dorso,    dì    femmina    adulta    di    Dinaspis 
Silvestrii. 


Larghezza 


1650  [X. 
400  [X. 

Lunghezza  della  spoglia  larvale  380  [x. 
Larghezza       »  »  »       220  {x. 

Lunghezza       »  »         ninfale  700  jx. 

Larghezza       »  »  »       400  [x. 

Habitat.  —  Raccolto  a  Conakry  su  una  pianta    rimasta  inde- 
terminata. 


—  222  — 


33.  —  Isclmaspis  loiigirostris  Sign. 

Myiilaspis  longirostris    Sign.,    Bull.    Soc.  Ent.    Fr.,    (Ö)    II,    p.  XXXV 

(1882). 

Ho  avuto  materiale  su  diverse  piante  provenienti  da  Conakry 
e  su  foglie  di  una  pianta  raccolta  a  Segborone.  Riscontrai  sempre 
r  insetto  associato  ad  altre  cocciniglie  particolarmente,  però,  con 
Vlschnaspis  Silvestrii,  colla  Pseudoaonidia  kamerunica  e  con  una 
particolare  forma  di  Aleurodes. 

34.  —  Ischuaspis  Mpindeusis  Linding. 

Ischnaspis  bipidensis  Lindgr.,  Jahrb.  Harab.    wiss.  Aiist.,    XVI,   p.    32 
(1909). 

Anche  di  questa  specie  ho  avuto  esemplari  unicamente  da 
Conakry  su  una  pianta  rimasta  indeterminata.  Detto  diaspite 
riscontrasi  preferibilmente  sulla  pagina  inferiore  delle  foglie. 

35.  —  Ischnaspis  Silyestrii  n.  sp. 

Di  questo  bellissimo  Diaspite  non  ho  rinvenuto  nessun  esem- 
plare di  femmina  adulta,  ma  unicamente  follicoli  contenenti  spo- 
glie ninfali  di  maschi  e  femmine. 

L'esame  di  sì  fatto  materiale,  malgrado  la  mancanza  di  qual- 
siasi esemplare  adulto,  permette,  tuttavia,  di  p^ter  riferire  con 
ogni  sicurezza  la  specie  al  genere  Ischnaspis  come,  ancora,  data 
la  peculiare  fabrica  del  follicolo,  di  ritenerla  una  forma  non  an- 
cora descritta. 

Ninfa.  —  Forma  del  corpo  allungata,  a  lati  quasi  paralleli, 
colla  regione  cefalica  un  poco  più  ristretta  dell'  addominale.  Se- 
gmenti del  corpo  poco  bene  distinti  tra  loro.  Stigmi  senza  dischi 
ciripari.  Apparato  boccale  con  setole  maxillo  -  mandibolari  lun- 
ghette. Antenne  tubercoliformi  provviste  di  un  esile  setola  abba- 
stanza lunga,  Pigidio  ampio  col  margine  libero  ,  verso  il  mezzo, 
lievemente  incavato,  privo,  al  lato  dorsale,  delle  areole,  più  o  meno 
poligonali,  che  si  riscontrano  nei  pigidi  di  femmine  adulte  delle 
specie  congeneri  fin  qui  note. 

Margine  libero  del  pigidio  con  due  paia  di  palette  di  cui  le 
maggiori  sono  quelle  appartenenti    al    paio    mediano.   Le  palette 


223  — 


sono  distribuite  a  notevole  di«tanza  l'ima  dall'altra  e,  nella  parte 
libera,  presentano  il  margine  rotondato  e  quelle  mediane  ancora 
minutamente  serrulato.  Alla  base  le  palette  si  prolungano,  nell'  in- 
terno dell'area  del  pigidio,  con  un 
pezzo  leggermente  chitinizzato  di 
torma  più  o  meno  conica,  arcuato 
un  poco  e  con  la  concavità  rivolta 
verso  l'asse  mediano  longitudinale 
del  corpo  dell'  insetto.  Peli  filiera 
pochi     e    molto    brevi    distribuiti 


Fig-,  xxxii. 

Pigidio  (li  uiufa  di  Ischnaspis  Silvestri 


conforme  mostra  la  fìg.XXXIT.  Peli 


semplici  due  abbastanza  lunghi  e 
rigidetti  piantati  tra  le  palette  mediane,  due  altri  più  brevi  situati 
uno  per  lato  all'  esterno  delle  predette  palette  e   quattro,  ancora 
più  corti  dei  precedenti,  divisi  in  gruppi 
di  due,  disposti  al  di  là  delle  palette  del 
secondo  paio.  Rimanente  orlo  libero  del 
pigidio  rialzato   in   minuti   denti.  Aper- 
tura anale  situata  verso  il   centro   del- 
l' area  del  segmento. 

Colore  del  corpo,  salvo  la  regione 
del  pigidio  che  è  più  intensamente  co- 
lorata, appena  soffuso  da  una  lieve  thita 
giallognola. 

Dimensioni:  Lunghezza  del  corpo  600  [x 
Larghezza     »       »       220  |a. 

Follicolo  ninfale.  —  Allungato,  a 
lati  quasi  paralleli,  C(  Ila  esuvia  larvale, 
disposta  ad  un'estremità,  gialla,  fornita 
di  antenna  bene  sviluppata,  la  quale  è  co- 
stituita da  6  articoli  poco  bene  distinti 
tra  loro  causa  la  presenza  su  ogni  artico- 
lo di  numerose  strie  trasverse  che  risul- 
tano più  fitte  e  numerose  verso  la  porzione  distale  dell'antenna. 
Degli  articoli  che  compongono  l'antenna  l'ultimo  od  apicale  è  molto 
più  lungo  degli  altri.  Estremità  posteriore  del  follicolo  rotondata. 
Al  dorso  il  follicolo  è  leggermente  convesso  ed  è  rivestito  da  una 
massa  di  sostanza  grigiastra,  di  consistenza  spugnosa,  la  quale  costi- 
tuisce come  una  specie  di  cuscinetto  che  si  estende  dall'estremità 


Fig.  XXXIII. 

iHchnaspis    SUvestrii;    1.    follicolo, 

in  posto,  di  detta  ninfa;  2.  antenna 

dell'  esuvia  larvale. 


—  224  — 

posteriore  della  spoglia  larvale  fin  verso  l'estremità  posteriore  del 
follicolo. 

Dimensioni  :  Lunghezza  del  follicolo  960  ^. 
Larghezza      »  »         320  ^. 

Habitat.  —  Raccolto  a  Conakry  su  una  pianta  rimasta    inde- 
terminata. 

36.  —  Parlatoria  pergaudii  var.  Cainelliae  Comst. 

Parlatoria  pergandii  var.  Camelliae  Comst.,  2nd.   Rep.  Dep    Ent.   Corn. 
Univ.,  p.  114  (1883). 

Sugli  Agrumi  a  Conakry. 

37.  —  Parlatoria  zizyphi  (Lucas). 

Coccus  zizyphus  Lucas,  Bull.  Soc.  Ent.  Fr.,  (3)  I,  p.  XXVIII  (1853). 

Numerosi  esemplari  su  foglie    di    Mandarino    provenienti   da 
Conakry. 

Portici,  Iß  ottobre  1913. 


über  zwei  neue  afrikanische  Coniopterygiden 


VON 


Dr.  Günther  Enderlein,  Stettin. 


Unter  den  von  Herrn  Professor  Dr.  F.  Silvestri  in  Afrika 
gesammelten  Insekten  fanden  sich  2  Coniopterygidenarten,  die 
mir  derselbe  zu  privater  Bearbeitung  überliess.  Gleichzeitig  machte 
sich  die  Aufstellung  einer  neuen  Gattung  für  die  früher  von  mir 
aus  Australien  beschriebene  Helicoconis  australiensis  End.,  1906, 
nötig. 

Helicoconis  capeiisis  nov.  spec. 

Ziemlich  hell  gelbraun.  Augen  schwarz.  Fühlei'  etwas  heller, 
lang,  30  -  giiedrig,  das  erste  Glied  etwa  so  lang  wie  dick,  das 
2.  etwas  länger  als  dick,  die  übrigen  Glieder  so  lang  oder  etwas 
kürzer  als  dick,  das  Endglied  wieder  etwas  länger.  Beine  braun- 
gelb. Flügel  hyalin,  weisslich.  Vorderflügel  mit  4  kleinen  dunkel- 
braunen Flecken  :  mit  ziemlich  breitem  dunkelbraunem  Saum 
ist  versehen:  1,  die  Querader  zwischen  r2_^.3, 2.  die  Radiome- 
dianquerader  zwischen  r4+5, 3.  die  Mediocubitalquerader  ;  ein 
runder  kleiner  Fleck  findet  sich  ferner  an  der  Basis  von  w?.i. 
Der  Basalabschnitt  von  r  44.5  ist  wenig  kürzer  als  die  Quer- 
ader zwischen  r  ^j^^  und  m.  1.  Die  Querader  zwischen  r  1.  und 
r.  24.3  läuft  von  hinten  nach  vorn  schräg  nach  aussen ,  der 
Basalabschnitt  von  r4^5  schräg  nach  innen,  Radialgabel  etwas 
kürzer  als  bei  //.  lutea  und  wenig  länger  als  Zelle  r  44.:,. 
Querader  zwischen  sc  und  r  1  ganz  undeutlich.  Hinterflügel  un- 
gefleckt  ;  Querader  zwischen  r  1  und  r  2+3  schräg  und  so  lang 
wie  der  Basalabschnitt  von  r  24.3.  Radialzelle  wenig  länger  als 
am  Ende  breit.  Radiomedianquerader  zwischen  rr  und  mi  so 
lang  wie  der  Basalabschnitt  von  rn  1  und  mit  diesem  einen  stumpfen 
Winkel  bildend.  Abstand  zwischen  m  und  ciii  auch  nach  der 
Basis  zu  ungewöhnlich  bieit  und  noch  wesentlich  breitei-  als  bei 

Boilctt.  di  Zoolüijia   Gen.  e  Agr.  lo 


—  226  — 

//.  hhfr/x  End.  aus  Pera,  ru  i  nur  sehr  schwach  uad  flach  gebogen, 
etwa  so  wie  bei  H.  lutea  (Wall.). 

Körperlänge  2,4-3,4  mm. 

Vorderflügellänge  3,2-3,5  mm. 

Fühlerlänge  ca.  2  mm. 

Süd  Africa  :  Capstadt,  6  Exemplare  gesammelt  von  Pi-of.  Dr. 
F.  Silvestri. 

Cryptoscenea  nov.  gen. 

Typus  C  australiensis  Enderl.,  1906    Australien. 

Unterscheidet  sich  von  Ilelicoconü  Enderl.,  1906  durch  den 
Besitz  einer  Querader  zwischen  m  und  cu  i  im  Hinterflügel, 
von  Spiloconis  Enderl.,  1906,  welche  diese  Querader  auch  besitzt, 
durch  das  kurze  i.    und  ü.   Fühlerglied. 

Diese  3  Grattungen  sind  also  folgendermassen  zu  unter- 
scheiden : 

1.  Zwischen  ni  und  cif  i  im  Hinterflügel  eine  (sehr  kurze) 
Querader,  Zelle  Cu  ist  bis  zum  Ende  sehr  schmal      ....     2 

Zwischen  ui  und  ru  i  im  Hinterflügel  keine  Querader. 

—  Zelle  Cu,.  +  Cu  i  nach  Aussen  zu  allmählich  verbreitert 
und  auch  nach  der  Basis  zu  nicht  sehr  eng,  zuweilen  sogar  ziem- 
lich breit Helicocoiiis  Enderl.,  1905 

2.  Die  beiden  Basalgliedei'  der  Fühler  auffällig  lang  (3-4 
mal  so  lang  wie  breit).  Vorderflügel  mit  einzelnen  schwärzlichen 
Flecken Spiloconis  Enderl.,  1907 

—  Die  beiden  Basalglieder  der  Fühler  nicht  verlängert.  Vor- 
derflügel ohne  dunklere  Flecken Cryptoscenea  n.  g. 

Conioconipsa  Enderl.,  1905. 

Bis  jetzt  sind  2  Arten  dieser  Gattung  bekannt. 
C.  ja^wiilca    Enderl.,    1907    aus    Japan    und    C.  vesiculigera 
Enderl.,  1906  aus  Hinterindien.  Eine  dritte  Species  ist  : 

Coniocompsa  Silvestriana  nov.  spec. 

9  Kopf  und  Thorax  dunkelbraun.  Fühler  und  Beine  braun, 
Tarsen  etwas  heller.  Fühler  16  -  gliedrig,  ziemlich  kurz  und  ge- 
drungen. Abdomen  blass  gelblich  grau. 


—  227  — 

Vorderflügel  braun,  Zeichnung-  ähnlich  wie  bei  C.  velieri 
ligcra  End.,  aber  die  hyalinen  E'lecke  sind  viel  kleiner  und  die 
der  Flügelmitte  fehlen  fast  gänzlich.  Der  Basalteil  der  Zelle  RH 
wesentlich  länger  und  schmäler  ;  im  Hinterflügel  ist  die  Radial- 
zelle kürzer  und  die  Querader  zwischen  c  und  r  i  im  Hintei- 
flügel  ist  etwas  mehr  nach  der  Spitze  zu  gerückt. 

Körperlänge  2  '/g  mm. 

Vordenflügellänge  2  V2  mni- 

Französisch  Guinea  :  Conakry,  1  9  gesammelt  von  Professoi- 
Dr.  F.  Silvestri. 


F.  GAVAZZA 


Ricerche  intorno  alle  specie  dannose  alla  colti- 
vazione del  riso  (Oryza  sativa)  e  specialmente 
intorno  al   Chironomus  Gavazzai  Kieffer. 


Da  numerosi  anni  nelle  pianure  delle  provincie  di  Bologna 
e  Ferrara,  dove  si  coltiva  molto  riso,  era  noto  che  alcuni  animali 
acquatici  sono  grandemente  dannosi  alla  pianta  suddetta  special- 
mente nelle  prime  settimane  dì  suo  sviluppo 

Si  era  ricercato  di  stabilire  quali  fossero,  tra  i  tanti  abitanti 
delle  acque  delle  risaie,  i  maggiori  produttori  di  danni,  ma  non 
si  era  avuto  alcun  risultato  soddisfacente.  Nou  dico  che  le  ri- 
cerche siano  state  vane,  ben  lungi  da  ciò  esse  portarono  a  sta- 
bilire che  parecchie  larve  fìtotaghe  acquatiche  di  insetti  e  alcune 
specie  di  molluschi  sono  daimose  alla  pianta  di  Oryza  sativa, 
ma  evidentemente  nessuna  di  esse  era  la  causa  dei  gravi  danni 
verifìcantisi  al  riso  appena  germogliante,  danni  che  talvolta  ren- 
devano assolutamente  impossibile  alla  pianta  di  crescere,  annul- 
lando così  il  raccolto. 

Il  Dott.  G.  Del  Guercio  che  nel  1911  venne  nelle  risaie  del 
Molinellese,  descrisse  infatti  i  danni  arrecati  dalle  larve  di  due 
Friganeidi  :  la  Phryganea  striata  e  il  Limnophitus  rhombicus, 
di  un  Tafano,  Tobanus  dubius  e  di  una  Ti^mla  non  precisamente 
determinata  (1). 

Da  quanto  scriveva  il  suddetto  autore  sì  vede  che  delle 
quattro  larve  nominate  le  maggiormente  dannose  sarebbero  la 
Phryganea  ed  il  Limnophitus  le  quali  produrrebbero  la  morte 
della  giovane  pianta  di  riso  coU'accartocciarne  le  foglie  per  far- 
sene   il    loro  caratteristico   astuccio.   Io    non  intendo    contraddire, 


(1)  F.  Del  Guercio —«  Redia  » ,  voi.  VII,  fase.  II,  p.  466,  1911. 


ma  osservo  che  i  mag-giori  danni  che  si  voificaiio  nelle  nostre 
risaie,  danni  i  quali  non  solo  obbligano  a  ripetere  due  o  tre  volte 
le  semine,  ma  le  rendono  talvolta  tutte  inutili,  avvengono  sempì-e 
prima  che  il  riso  abbia  le  foglie.  E  ciò  è  tanto  noto  ai  nostri  risi- 
cultori,  che  per  scongiurare  in  parte  il  pericolo  fanno  germogliare 
il  riso  e  lo  lasciano  fino  ad  un  certo  grado  accrescere,  prima  di 
seminarlo. 

Inoltre  le  larve  dei  Friganeidi  sono  facili  a  vedersi  ed  anche 
a  raccogliersi  sicché  non  sarebbero  sfuggite  a  chi  ricercava  le 
cause  del  danno,  nelle  località  maggiormente  colpite. 

In  tutte  le  risaie  della  bassa  pianura  bolognese  si  ebbero  a 
lamentare  gravi  danneggiamenti  specialmente  nelle  primavere  del 
1911,  1912,  e,  sebbene  un  po' meno,  1913. 

I  risicultori  si  difendevano  con  due  mezzi  empirici:  1.")  se- 
minando il  riso  già  germogliato  ;  2.")  togliendo  l'acqua  dalle  risaie 
per  uccidere  coll'essiccamento  1'  ignoto  nemico.  Entrambi  i  mezzi 
si  mostrarono  utili,  ma  non  tali  da  scongiurare  il  pericolo,  e  ciò 
specialmente  perchè  V  essiccamento  se  prolungato  così  da  ucci- 
dere il  produttore  del  danno,  è  anche  nocivo  alla  pianta  del  riso. 

Nondimeno  queste  prove  dimostravano  due  cose  :  1  '.  che  la 
specie  dannosa  attacca  esclusivamente  il  giovane  germoglio  ; 
2.'  che  essa  non  sopporta  un  vero  essiccamento. 

Prima  di  passare  a  dire  il  metodo  delle  mie  osservazioni  ed 
il  loro  risultato  voglio  aggiungere  che  anche  nella  stessa  risaia 
non  si  vedeva  mai  che  il  danno  fosse  uguale  in  tutti  i  punti,  ma, 
air  incontrario,  si  verificava  una  tale  diversità  da  «  quadro  »  a 
«  quadro  »  (1)  che  mentre  in  alcuni  il  riso  era  assolutamente  di- 
strutto, in  altri  invece  non  si  verificava  nessun  danno. 

Per  giungere  ad  una  conclusione  sicura  raccolsi  nella  scorsa 
primavera  le  forme  animali  sospettabili  che  trovai  nelle  risaie 
più  colpite  e  poi  le  isolai  ciascuna  in  uno  o  più  cristallizzatori 
dove,  sopra  a  terra  di  risaia  preventivamente  seccata  e  polveriz- 
zata, seminai  il  riso  colla  quantità  normale  d'  acqua. 

In  tale  modo  potevo  ogni  giorno  seguire  1'  azione  che  una 
data  specie  aveva  sul  germoglio  e  sulla  foglia  dell'  ())'yza 
sat  iva. 


(1)  Quadro,  si  chiama  dai  risicultori  bolognesi  o^ni  bacino  d'acqua  cir- 
condato da  arginelli. 


-  230  - 

Quattro  cristallizzatori  contenevano  le  specie  di  molluschi: 
Limnen  palustris,  L.  stagnalis,  L.  auriculata  e  due  specie  di 
Planorhis  ;  un  cristallizzatore  conteneva  diverse  specie  di  Gam- 
marus  ed  altri  crostacei  ;  due  contenevano  i  Friganeidi,  Phri/- 
gmiea  e  Limnophilus  ;  uno  conteneva  diverse  larve  di  Efemeridi 
e  Perlidi  :  due  contenevano  larve  di  Tipulidi,  di  Tanypus  e  di 
altri  ditteri  ;  e  finalmente  sei  cristallizzatori  contenevano  le  larve 
di  un  Cliiroìionius  che  avevo  riscontrate  oltre  ogni  dire  nume 
rose  nei  luoghi  maggiormente  colpiti. 

Aggiunsi  poi  altri  quattro  cristallizzatori,  in  due  dei  quali 
misi  la  terra  e  l'acqua  di  un  qaadro  di  risaia  molto  colpito, 
mentre  negli  altri  due  misi  la  terra  e  l' acqua  di  un  quadro 
non  danneggiato. 

Il  16  di  aprile  seminai  il  riso  in  tutti  i  18  cristallizzatori. 

Non  sto  ad  esporre  dettagliatamente  le  osservazioni  da  me 
fatte  giacché  ciò  sarebbe  superfluo,  ma  mi  accontento  di  accen- 
nare ai  risultati  ottenuti. 

Nei  quattro  cristallizzatori  dei  molluschi  vidi  che  le  tre 
Limnee  arrecano  tutte  danno  al  riso  tanto  mantenendo  tagliato  il 
germoglio  man  mano  che  cresce,  quanto  tagliando  le  fogiioline 
ed  i  gambi  della  giovane  pianta.  Questo  danno  però  è  prodotto 
quasi  esclusivamente  dagli  esemplari  giovani  delle  limnee  non 
avendo  quasi  mai  osservato  gli  esemplari  adulti  in  atto  di  man- 
giare la  pianta  o  il  germoglio.  Il  danno  però  che  arrecano  le 
limnee  è  sempre  molto  limitato,  primo,  perchè  anche  dato  il  loro 
numero  grandissimo,  le  colture  hanno  sempre  mostrato  non  poche 
piante  grandi  e  sane;  secondo,  perchè  i  semi,  il  cui  germoglio  è 
stato  attaccato  da  esse,  sono  sempre  in  grado  di  riprodurre  la 
pianta  e  ciò  per  la  ferita  superficiale  e  mai  penetrante  prodotta 
dalle  limnee.  Le  Planorhis  poi  sono  invece  assolutamente  innocue. 

Nel  cristallizzatore  dove  stavano  i  crostacei  non  ebbi  ad 
osservare  mai  alcun  danno. 

Nei  due  cristallizzatori  dove  stavano  i  Friganeidi  osservai 
che  molti  germogli  erano  mangiati,  col  conseguente  diradamento 
delle  piante  cresciute.  Nondimeno  le  piante  giunte  ad  essere 
grandi  non  erano  poche  e  ciò  non  ostante  il  numero  grandissimo 
di  friganeidi.  Inoltre  la  ferita  prodotta  dal  morso  di  queste  larve 
non  penetrava  mai  nel  seme,  tagliando  solo  l'apice  del  germoglio. 
Tolte  le  lai've,  la  maggior  parte  dei  semi  ripigliava  lo  sviluppo. 
Non  mi  fu  mai  dato  di  osservare  che  le  larve  di  Friganeidi  ado- 


—  231   - 

perassero  le  foglie  del  riso  per  la  fabbricazione  del  loro  astuccio 
e  ciò  anche  avendo  poste  nel  cristallizzatore  larve  prive  di 
astuccio  che  rapidamente  lo  andavano  rifacendo  con  materiali 
diversi. 

Nel  cristallizzatore  dei  Perlidi  ed  Ephemeridi  non  osservai 
mai  alcun  danno  al  germoglio  o  alla  pianta  di  riso. 

Nei  due  cristallizzatori  dove  avevo  poste  larve  di  diverse 
specie  di  ditteri,  fra  le  quali  più  numerose  quelle  di  Tani/pus, 
non  osservai  nessun  danno  né  al  germoglio  né  alla  pianta.  Ciò 
naturalmante  non  esclude  che  vi  siano  larve  di  Tipulidi  e  Tabanidi 
dannose  al  riso;  quello-  che  viene  escluso  si  é  che  queste  larve 
siano  gli  autori  dei  più  gravi  danni  osservati,  e  ciò  per  il  loro 
numero  non  molto  gi'ande  e  per  la  gi-ande  quantità  fra  loro  di 
forme  innocue. 

Nei  sei  cristallizzatori  in  cui  stavano  le  larve  del  Giuro- 
nomas,  il  riso  non  riusci  mai  a  mettere  le  foglie  e  solo  qualche 
rara  pianticina  crebbe  nei  cristallizzatori  in  cui  le  lai've  erano 
meno  numerose.  Dove  le  larve  erano  molte,  la  distinzione  fu 
assoluta.  Q,uasi  tutti  i  germogli  erano  disti'utti,  ma  non  solo  i  ger- 
mogli, giacché  osservai  che  nel  più  dei  casi  dopo  distrutto  il  ger- 
moglio la  larva  si  interna  nello  stesso  seme  cosi  da  sollevare  a 
po'  per  volta  il  pericarpo  coriaceo,  che  pei'  la  sua  durezza  non 
é  attaccabile,  e  scoprire  l'albume  fai'inaceo  del  seme  stesso.  Prodotto 
con  lento  e  ripetuto  lavoro  lo  staccamento  del  pericarpo,  allora  la 
larva  ha  avanti  a  sé  il  facile  pasto  di  tutto  il  contenuto  che  poco 
per  volta  divora   fino   a  traforare  1'  intero  seme  in  diversi  punti. 

La  fìg.  1  ci  mostra  tre  semi  di  riso  che  sono  stati  attaccati 
dal  nostro  Chironornus,  e  la  fìg.  2  mostra  una  larva  in  atto  di 
cibarsi  col  contenuto  del  seme.  Da  quanto  ho  detto  si  capisce 
chiaramente  che  i  semi  attaccati  dal  Chironornus  non  possono 
più  germogliare  dato  che  la  via  seguita  dalla  larva  distrugge 
tutto  r  embrione. 

Le  larve  da  poco  schiuse  non  sono  affatto  dannose  perchè 
esse  non  possono  in  alcun  modo  attaccare  il  germoglio  del  riso 
0  altre  piante  macroscopiche,  esse  si  cibano  infatti  di  alghe  mi- 
croscopiche e  di  detriti  organici,  come  è  facile  vedere  esaminando 
il  contenuto  del  loro  tubo  digerente.  Ma  questo  fatto  ha  poco 
valore  pel  danno  arrecato  al  riso,  giacché  il  rapido  accresci- 
mento della  larva  e  la  dui'ata  abbastanza  lunga  della  vita  lar- 
vale (da  17  a  22  giorni  in   piiinavei'a)  fanno  sì  che  ogni  larva  sia 


—  232  — 

divoratrice  di  riso  per  un  periodo  cosi  lungo  da  permetterle  di 
attaccare  non  pochi  semi. 

Da  quanto  abbiamo  detto  si  è  già  capito  che  il  seme  di 
Oryza  nativa  danneggiato  dal  nostro  Chironomus  appare  sempre 
diverso  da  quelli  danneggiati  dagli  altri  animali  a  noi  finora  noti. 

Per  controllare  le  mie  osservazioni  seminai  in  un  recipiente 
che  conteneva  molte  larve,  del  riso  germogliato  e  accresciuto, 
che  aveva  già  una  buttata  di  4  o  5  mm.,  e  constatai  che  le  larve 
non  danneggiarono  affatto  tale  semina,  sicché  posso  affermare  che 
i  danni  arrecati  dal  Chironomus  si  limitano  al  primo  periodo  di 
tempo  dopo  la  semina,  proprio  come  si  osserva  accadere  nelle 
nostre  risaie. 

Nei  due  vasi  dove  avevo  posto  la  terra  presa  in  località  molto 
danneggiate,  osservai  che  il  riso  veniva  distrutto  quasi  totalmente 
dalle  innumerevoli  larve  di  Chironoìuus  contenute  nella  melma.  So- 
pra 512  semi  danneggiati,  da  me  osservati,  ben  403  si  mostravano 
attaccati  dal  Chironomus  non  ostante  che  nel  vaso  si  trovassero 
pure  tutte  le  altre  specie  e  forme  sopra  citate.  Nei  vasi  dove  avevo 
posto  la  terra  presa  in  locatità  poco  o  nulla  colpita,  il  riso  crebbe 
bene  e  solo  pochi  semi  si  mostrarono  danneggiati.  Le  larve  del 
Chironomns  erano  pochissime  nella  melma  di  questi  vasi,  mentre 
le  larve  di  altri  insetti  vi  erano  nello  stesso  numero  che  nel  vaso 
dove  il  riso  fu  molto  danneggiato. 

Da  tutte  queste  prove,  da  tutte  le  numerose  osservazioni, 
parmi  appaia  con  evidenza  che  la  larva  del  Chironomus  da  me 
raccolta  sia  la  vera  causa  dei  danni  gravissimi,  spesso  verifica- 
tisi nelle  risaie  dell'  Italia  settentrionale. 


Questo  stabilito  mi  misi  a  cercare  se  qualcosa  di  simile  si 
fosse  finora  osservato  riguardo  a  larve  di  Chironomidi.  Il  Sack  (1) 
parla  infatti  di  alcune  larve  di  Chironomidi  (Cricotopus  brevi- 
palpis,  Tanytarsus  stratiotis  ecc.)  che  divorano  le  foglie  di 
certe  piante  acquatiche  {Potamogeton  natans,  Stratiotes  aloides 
ecc.)  scavandovi  dentro  una  specie  di  galleria.  Ma  si  trattava 
di   altri  generi    di    questa    famiglia,  le  piante  danneggiate  erano 


fi)    P.  Sack.  —  Aus    den    Leben  unseren    Zuckmücken,    41    Bericht   der 
Senckenb.  Naturfor.  Gesell.  Hef.  3,  Juni  1910,  Frankfurt  a.  M. 


—  233  — 

attaccate  solo  nelle  foglie  ed  esse  non  appartenevano  mai  a 
specie  vegetali  coltivate.  Il  Prof.  Douglas  dell'  Università  di  Edim- 
burgo osservò  invece  dei  Chironomidi  nocivi  al  IrifoUum  pra- 
tense (1)  ma  anche  questi  non  erano  Chiì-onomus  e  non  attac- 
cavano il  seme. 

In  tutti  gli  altri  lavori  da  me  consultati,  come  in  tutti  i  libri 
migliori  di  entomologia  agraria  non  trovai  mai  alcuna  notizia 
intorno  all'  azione  di  Chironomidi  a  danno  di  piante.  Infatti  il 
Sack  parlando  di  queste  larve  dannose  alle  piante  (2)  dice  :  «  il  nn- 
ìne?'0  dei  Chironomidi  minatori  di  jìiante  è  hen  lungi  dall'essere 
a  noi  noto,  giacché  la  conoscenza  di  queste  ku-ve  biologicamente 
così  iììteressanfi  è  fino  ad  ora  troppo  piena  di  lacune  ».  E 
prosegue  :  «  solo  del  5  7o  di  tutti  i  Chironomidi  finora  descritti 
ci  sono  noti  lo  sviluppo  e  le  abitudini;  e  di  molte  larve  non 
sappiamo  neppure  a  quale  genere  esse  appartengano  ».  Tutti 
poi  gli  autori  che  si  occuparono  di  questo  gruppo  insistono  nel 
dimostrare  quale  grande  campo  di  ricerca  esso  ci  offra  tanto  nella 
biologia  come  nella  fisiologia  e  nella  morfologia  (3). 

Io  non  intendo  certo  di  discutere  in  questa  breve  nota  né  di 
parlare  di  questioni  generali  riguardanti  i  Chironomidi,  ma  ho 
solamente  accennato  a  quanto  derivò  dai  numerosi  studi  di  altri 
per  dimostrare  che  le  osservazioni  fatte  sul  nostro  Chironomus 
non  hanno  solamente  valore  per  la  conoscenza  di  specie  dannose 
all'agricoltura,  bensì  per  l'aumento  delle  nostre  conoscenze  intorno 
ad  un  gruppo  d'insetti  biologicamente  assai  importante. 

Aggiungo  pertanto  alle  osservazioni  esposte  intorno  ai  danni 
arrecati  dal  Cliironomus  all' Org  sa  saliva,  altre  osservazioni  ri- 
guardanti lo  sviluppo  di  questo  insetto  e  le  descrizioni  della  sua 
larva,  ninfa  ed  imago. 

Per  la  determinazione  della  nostra  specie  mi  rivolsi  al  chia- 
rissimo Prof.  Dott.  Kieffer  di  Bitsch  che  è  il  più  profondo   cono- 


(1;  Douglas.  —  Citato  dal  Kieffer. 

(2)  Sack.  Op.  cit. 

(3)  Kieffer  J.  J.  —  Chironomidae,  Genera  Insectorum,  1906. 
Thibnemann  a.  —  Die  Metamorphose  der  Cliirouomiden,   Zeitschr.  f. 

wissensch.  Insecktenbiologie,  V,  4,  pag.  1,  1909. 
»  —  Wochensclir.  f.  Aquarien  n.  Terrarien  Kunde,  V, 

5,  1909,  p.  176. 
MiALL  L    e.  ,    Hammond   A.  il   —  The    structnre    and    life-lii. story  of 
Cfiironomus,  Charendon  Press    Oxford,  1909. 


_  234  - 

scitore  di  questo  gruppo  A  lui  inviai  larve,  pupe  ed  insetti  per- 
fetti d'  ambo  i  sessi.  Con  somma  gentilezza  egli  mi  rispose  che 
trattavasi  con  assoluta  sicurezza  di  una  nuova  specie  di  Chiro- 
nonws  e  che  egli  1'  avrebbe  descritta  in  questo  Bollettino.  Il  29 
novembre  infatti  venne  qui  pubblicata  la  descrizione  che  il  Kieffer 
dà  dell'  imago  di  questa  nuova  specie  italiana,  alla  quale  con 
troppa  gentile  bontà  volle  porre  il  nome  di  Chirononius  Ga- 
vazzai (1).  Né  deve  meravigliare  che  si  tratti  di  una  specie 
nuova  quando  si  pensi  che  delle  innumerevoli  forme  di  Chiro 
nomidi  viventi  in  tutti  i  paesi  del  globo  e  in  tutti  i  diversi  am- 
bienti che  essi  paesi  presentano,  non  ci  sono  note  che  circa  1500 
specie.  In  un  solo  ruscello  della  Germania  il  Thienemann  nel 
1907  raccolse  17  diverse  specie  di  Chironomidi,  e  di  queste  sola- 
mente 3  erano  già  note  e  descritte,  mentre  ben  14  venivano  os- 
servate per  la  prima  volta.  Se  ciò  accade  in  G-ermania  dove  esi- 
stono ricercatori  assidui  e  specializzati,  è  facile  immaginarsi  quello 
che  accadrebbe  in  Italia  se  ci  si  mettesse  a  studiare  le  forme  di 
questo  gruppo  da  noi  viventi. 

A  proposito  della  descrizione  data  dal  Prof.  Kieffer  debbo 
dire  che  nelle  parole  di  preambolo  si  trova  una  grave  inesattezza 
dovuta  forse  a  mie  non  sufficienti  spiegazioni.  Vi  si  vede  scritto 
che  il  Ch.  Gavazzai  vive  «  sul  Trifolium  pratense  »  mentre  do- 
vrebbe dire  «  suir  Oryza  saliva  ■» . 

La  larva  del  Gh.  Gavazzai  si  comincia  ad  osservare  in  di- 
screto numei'o  nelle  acque  degli  acquastrini  e  dei  fossati  ad  acqua 
poco  mobile,  circa  alla  metà  di  marzo.  Forse  nelle  annate  in  cui 
il  tepore  primaverile  si  fa  sentire  più  presto,  si  potranno  trovare 
comuni  le  larve  di  questa  specie  anche  alla  fine  di  febbraio. 

Solo  cominciando  dai  primi  d'aprile  osservai  la  grande  quan- 
tità di  queste  larve  in  tutte  le  acque  stagnanti  e  poco  profonde 
della  bassa  pianura  Bolognese.  Il  numero  di  esse  larve  è  talvolta 
assolutamente  enorme  specialmente  nelle  risaie  che  presentano 
un  ambiente  sempre  adatto  al  loro  sviluppo.  Per  avere  un'idea 
intorno  alla  quantità  di  larve  di  Chironomidi  che  può  talvolta 
trovarsi  in  una  località,  basta  citare  l'osservazione  del  Thumm  (2), 


(1)  Kieffer  J.  J.  —  Un  nouveaii  Chironoinide  des  risiéres  de  Bologne, 
Boll.  Labor.  Zoolog,  li-en  ed  agraria  della  R.  Scuola  Superiore  d'Agricoltura 
in   Portici,  voi.  VII,  2H  novembre  1913. 

(2)  Thumm.  —  Natur  und  Haus,  1908,  p.  107 


-  235  — 

il  quale  ci  dice  di  aver  estratte  «  da  12  litri  di  melma  circa 
tre  litri  di  pure  larice  di  Chironomidi  ».  Il  Thienemann  poi 
aggiunge  che  ìvà  i  numei-osi  Chironomidi  raccolti  «  in  wui  loca- 
lità si  troveranno  seìupre  frammiste  molte  specie  diverse,  ma 
certo  ana  sola  di  esse  sarà  in  ogni  caso  di  gran  lunga  pro- 
ponderante ». 

Io  infatti  in  un  litro  di  melma  raccolta  in  una  risaia  molto 
danneggiata  trovai  ben  100  gr.  di  sole  larve  di  Chiì-onomìis 
Gavazzai!  E  si  noti  che  certo  mi  sono  sfuggite  non  poche  larve 
di  piccola  dimensione.  Questo  fatto  del  trovarsi  talvolta  le  larve 
in  numero  straordinariamente  grande  spiega  a  sufficienza  l'entità 
dei  danni  che  si  osservano  colpii'e  V  Oryza  saliva. 

Ho  detto  qua  sopra  che  le  risaie  presentano  sempre  un  am- 
biente adatto  alle  larve  di  questa  specie  e  ciò  per  le  ragioni  se- 
guenti. Le  larve  si  trovano  in  acque  poco  profonde  (da  5  a  45 
centimetri)  e  stagnanti,  cosi  che  non  mi  fu  mai  dato  trovarne 
nelle  paludi  dove  l'acqua  giungeva  alla  profondità  di  3  o  4  metri, 
0  nei  fossati  dove  l' acqua  aveva  una  forte  corrente.  Trovai 
invece,  e  talvolta  numerose,  le  larve  in  certe  pozze  d'acqua  pu- 
trefatta, fra  un  limo  nero,  fetente,  ricchissimo  di  sostanze  orga- 
niche in  decomposizione  ;  e  le  larve  non  si  mostravano  affatto  a 
disagio  in  una  simile  soluzione  così  sopraccarica  di  tanti  pro- 
dotti della  decomposizinne  organica  da  avere  resa  quasi  impos- 
sibile ogni  forma  di  vita.  La  loro  resistenza  invece  è  molto  meno 
forte  contro  l'essicamento,  anche  se  di  non  lunga  durata.  Non  solo 
se  tolte  dall'acqua  le  larve  muoiono  dopo  breve  tempo,  ma  muo 
iono  anche  se  lasciate  nella  terra  troppo  poco  umida.  Infatti  in 
una  parte  di  risaia  dove  erano  moltissime  larve  feci  togliere 
l'acqua  e  lasciare  che  per  tre  giorni  il  sole  disseccasse  la  crosta 
della  terra,  e  dopo  ritrovai  pochissime  larve  sopravvissute.  Natu- 
ralmente questa  prova  fu  ancor  più  dannosa  al  riso  che  al  Chi- 
ronomus. 

Son  ben  noti  i  piccoli  tubi  che  molte  larve  di  Chironomidi 
si  fabbricano  come  dimora  e  dai  quali  non  escono  che  acciden- 
talmente. Il  Cliiì'onomus  Gavazzai  invece  non  solo  non  si  forma 
un  astuccio  consistente,  ma  neppure  ha  un  vero  tubo  nella  melma 
come  il  Gh.  plumosiis  ed  altri.  Sta  bensì  sepolto  o  quasi,  nel 
limo  ma  indifferentemente  in  un  punto  o  in  un  altro  e  si  mostra 
spesso  girovago  in  cerca  di  un  chicco  di  riso  da  iittaccare. 
Quando  la  larva  ha  trovato  un  cibo  comodo,  si  pone  nella  melma 


—  236  ^ 

a  pochi  millimetri  dal  seme  e  ne  esce  di  tratto  in  tratto  per  ci- 
barsi del  giovane  germoglio  prima,  e  poi  dell'  albume  farinaceo 
del  seme  stesso.  Se  il  seme  che  serve  di  cibo  ad  una  larva  viene 
allontanato,  la  larva  non  tarderà  molto  ad  uscire  dal  limo  e  ricer- 
care un  altro  seme  di  cui  cibarsi.  Le  larve  sono  sensibilissime 
alla  luce,  e  basta  la  minima  ombra  mobile  (talvolta  anche  quella 
prodotta  da  una  nube)  per  farle  affondare  per  parecchio  tempo 
nella  melma.  Ciò  spiega  come  non  ci  si  sia  prima  accorti  del  suo 
grande  numero  e  del  suo  modo  di  cibarsi.  La  vita  larvale  di 
questo  Chironoìiìus  è  assai  varia  di  durata  e  ciò  specialmente 
per  l'azione  della  temperatura.  Nei  cristallizzatori  tenuti  all'aperto 
essa  variò  circa  da  17  a  22  giorni,  mentre  in  un  cristallizzatore  la- 
sciato in  pieno  sole  contro  una  parete  e  ritirato  la  notte  in  casa 
fu  solo  di  14  o  15  giorni.  Non  potei  osservare  che  solo  4  mute, 
ma  certamente  alla  mia  osservazione  ne  è  sfuggita  almeno  una 
prima. 

La  larva  del  Ch.  Gavazzai  (Fig.  3)  giunge  alla  lunghezza  di 
25  mm  e  il  diametro  massimo  del  suo  corpo  ad  un  1  mm.  ;  il 
colore  della  larva  è  rosso  sangue  un  pò  scuro,  la  testa  appare  di 
un  rosso  bruno  che  la  distingue  dal  colore  del  coi'po.  La  forma 
non  è  dissimile  da  quella  delle  larve  di  Ch.  phonosus  ed  altri 
affini.  La  testa  fortemente  rivestita  di  chitina  è  lunga  mm.  0,7  e 
porta  da  ogni  parte  due  occhi  semplici,  rotondi  ;  il  bordo  posteriore 
della  testa  e  la  parte  inferiore  d'essa  è  di  color  bruno  scurissimo 
come  gli  organi  boccali. 

Le  antenne  (Fig.  4)  sono  di  5  segmenti,  il  primo  è  lungo 
3  volte  e  Yj  quanto  largo  alla  base,  a  tre  quarti  dalla  base  porta 
un  pelo  lungo  e  sottilissimo  ricurvo  verso  1'  apice  dell'  antenna. 
Il  secondo  segmento  è  largo  meno  della  metà  del  primo  e  lungo 
la  terza  paite  di  quello.  Presso  alla  base  di  questo  segmento 
e  sull'apice  del  primo,  è  pure  impiantato  un  prolungamento  seto- 
liforme  che  è  lungo  quanto  i  tre  primi  segmenti  apicali.  Il  terzo 
segmento  è  brevissimo  (meno  d'  un  quarto  del  secondo)  e  molto 
largo  in  rapporto  alla  propria  lunghezza  è  foggiato  a  forma  d'imbuto, 
più  largo  all'apice  che  alla  base.  Il  quarto  segmento  è  sottile  ed  allun- 
gato (una  volta  e  mezzo  la  lunghezza  del  terzo)  e  porta  al  suo 
apice  il  quinto  segmento  che  è  quasi  un  sottilissimo  pelo  lungo 
come  il  quarto. 

I  due  pseudopodi  del  primo  segmento  del  corpo  sono  brevi 
(mm.  0,4j  e  coronati  da  numerose  unghiette  brune  molto  sottili  e 


-  237  — 

non  dentate.  I  quattro  tubi  ventrali  del  penultimo  (11.")  segmento 
sono  lunghissimi  (mm.  3)  in  rapporto  alla  dimensione  della  larva, 
e  appaiono  di  color  rosa  data  la  loro  grande  trasparenza.  I  due 
tubercoli  dorsali  del  12."  segmento  sono  piccolissimi,  un  po'  più 
scuri  del  rosso  circondante  e  portano  alcuni  peli  appena  lunghi  due 
volte  quanto  il  tubercolo  stesso.  I  quattro  tubi  anali  sacciformi 
sono  come  nelle  specie  vicine.  Fra  1'  8."  ed  il  9/  anello  sono  facil- 
mente visibili  gli  organi  genitali, 

I  due  pseudopodi  del  12."  segmento  sono  lunghi  (mm.  0,75)  e 
coronati  da  una  serie  di  uncini  dentati  e  ricurvi,  bruno  -  neri. 

Descritta  così  la  larva  per  quanto  mi  fu  possibile  osservare, 
passo  a  parlare  brevemente  nella  ninfa. 

La  ninfa  del  nostro  Chù'onomus  è  sempre  libera  come  quella 
delle  specie  affini,  si  trova  in  fondo  all'acqua  sopra  la  terra 
dove  si  mantiene  scoperta  per  mezzo  dei  quasi  continui  movimenti. 
Piegandosi  ad  ai'co  dorsalmente  essa  avvicina  con  rapida  mossa,  il 
segmento  terminale  munito  di  peli  ai  ciuffi  di  filamenti  branchiali 
del  protorace  e  produce  così  una  forte  corrente  d'  acqua  attorno 
ai  ciuffi  che  sono  gli  organi  respiratori, 

Olti'e  a  questo  movimento  la  ninfa  ne  ha  un  altro  più  brusco 
e  ]-apido,  che  le  permette  di  spostarsi  nell'  acqua  e  che  essa  fa 
quasi  esclusivamente  quando  venga  toccata  da  un  corpo  estraneo. 
La  ninfa  appare  molto  più  debole  della  larva,  sicché  è  facile  tro- 
vare nelle  pozze  d'acqua  putrefatta  delle  larve  sane  e  delle  ninfe 
morte. 

Inoltre  ho  potuto  sperimentare  che  le  ninfe  muoiono  rapida- 
mente sotto  ad  un  certo  spessore  d'  acqua. 

Misi  molte  larve  adulte  e  alcune  ninfe  in  un  gran  vaso  (alto 
m.  1,10,  largo  0,60)  sotto  un  metro  d'acqua  ed  osservai  che  nes^ 
suna  ninfa  sopravviveva  a  quella  profondità.  Questo  fatto  si  os- 
serva anche  in  natura  giacché,  come  già  dissi,  non  si  trovano 
lai've  e  ninfe  del  Ch.  Gavazzai  che  nelle  acque  poco  profonde. 

La  durata  della  ninfosi  varia  da  3  a  5  giorni  e  può  essere 
modificata  dalla  temperatura. 

La  ninfa  sale  alla  superficie  dell'acqua  solamente  14  o  12  ore 
prima  della  nascita  dell'  imago. 

La  ninfa  del  Ch.  Gavazzai  (Fig.  5)  va  da  10  a  12  mm.  di 
lunghezza.  Il  protoi-ace  porta  due  ricchissimi  ciuffi  di  filamenti 
branchiali  che  appaiono  come  una  lunga  e  folta  chioma  bian- 
chissima   avvolgente  tutta  la  parte  anteriore  della  ninfa.   Dietro 


—  238  — 

air  inserzione  delle  antenne  dell'  imago  si  trovano  due  uncini 
fortemente  curvi  in  avanti  e  riuniti  fra  loro  da  una  linea  curva. 
La  ninfa  è  tutta  di  colore  bruno  -  nerastro  e  solo  in  alcuni  punti 
(come  è  noto  per  le  forme  vicine)  appare  il  rosso  dell'emoglobina 
che  si  è  localizzata.  Il  quart'  ultimo  segmento  dell'  addome  pre- 
senta tre  peli  ad  ogni  fianco  i  quali  sono  rivolti  verso  il  segmento 
anale.  11  penultimo  segmento  porta  due  forti  e  lunghi  uncini  ne- 
rastri ai  due  fianchi,  proprio  dove  si  inserisce  l' ultimo  anello 
dell'  addome  ;  ciascuno  di  tali  uncini  è  distintamente  dentato. 
L'  ultimo  segmento  addominale  ha  la  solita  forma  e  porta  una  ric- 
chissima e  lunga  corona  di  peli  che  sembrano  una  grande  e 
bianca  pinna  codale. 

L' insetto  perfetto  del  Ch.  Cavasz-ai  è  comune  dal  mese  di 
aprile  al  mese  di  agosto  presso  tutte  le  acque  stagnanti  della  no- 
stra pianura.  Nel  mese  di  marzo  come  in  quelli  di  ottobre  e 
novembre  lo  trovai  sempre  molto  scarso.  I  maschi  sono  sempre 
molto  più  numerosi  della  9-  Questo  osservai  anche  negli  esem- 
plari schiusi  in  ischiavitù  dei  quali  solo  il  20  %  è  rappresentato 
dalle  femmine. 

Non  mi  fu  mai  dato  d'  osservare  questa  specie  nelle  acque 
stagnanti  del  nostro  Appennino  per  quanto  la  ricercassi. 

Chiudo  questa  nota  riproducendo  la  descrizione  dell'  imago 
del  chiarissimo  Prof.  Kieffer,  corredata  di  fotografie  prese  sui  miei 
esemplari. 

«  cf  (Fig.  6)^  9-  Griallo  ;  tre  strie  raccorciate  sul  mesonoto  di 
«  un  color  giallo  più  scuro,  metanoto  bruno  -  nero,  mesosterno 
«  color  giallo  -  brunastro,  bilancieri  bianchi,  antenne  bruno  -  nere 
«  nel  maschio,  gialle  nella  femmina  col  sesto  articolo  bruno,  palpo 
«  bruno  -  nero,  tergiti  2-4  del  maschio  con  una  stretta  stria  tra- 
«  sversale  bruna  situata  in  mezzo  ed  allargata  al  suo  centro, 
«  addome  della  femmina  color  giallo  -  brunastro,  strie  indicate 
«  solo  da  delle  traccie,  estremità  degli  articoli  tarsali  1-4  nere, 
«  il  5.°  nero  salvo  la  base.  Lobi  frontali  distinti.  Antenne  del  ma- 
«  Schio    (Fig.  7)  di  12  articoli  ;  il  12."  articolo    è    5    volte    lungo 

<  quanto  i  10  precedenti  riuniti,  articoli  3-11  quattro  volte  grossi 

<  quanto  lunghi,  ciuffi  di  (iolor  fulvo.  Antenne  della  9  (Fig.  8)  di 
«  6  articoli  ;  il  secondo  ristretto  al  mezzo,  3-5  con  un  collo  altret- 
«  tanto    lungo    quanto    il    rigonfiamento,  6."  quasi  doppio  del  5.". 

<  Nervatura  trasversale  nera  (Fig.  9).  Metatarso  anteriore  lungo  un 
«  terzo  più  che  la  tibia,  brevemente  peloso   come  il  2."  articolo, 


Boll.  Lab.  Zool.  R.  Se.  Agr.  Portici.  Voi.  Vili. 


Tav. 


\\ 


/ 


\ 


II 


—  239  - 

«  i  peli  sono  lunghi  2-3  volte  quanto  la  sua  grossezza.  Articolo 
«  terminale  della  pinza  (Fig.  10)  molto  lungo,  arcuato,  appena 
«  assottigliato  all'apice  dove  è  glabro  e  munito  di  5  lunghe  setole 
«  rigide,  appendice  superioi'e  destra  larga  appuntita  che  oltrepassa 
»  di  una  metà  l'articolo  basale;  appendice  inferiore  che  raggiunge 
«  il  mezzo  dell'  articolo  terminale. 

«  Lunghezza  cf   10  mm. ,  9  8  mm.  ». 

Istituto  Zoologico  R.   Università 
Bologna,   IO  dicembre  1913. 


SPIEGAZIONE  DELLA  TAVOLA  I. 

Fig,  1.  —  Semi  di  riso  attaccati  dal  Ch.    Gavazzai  Kieff. 

»  2    —  Larva  in  atto  di  cibarsi  del  contenuto  di  un  seme. 

»  3.  —  Larva  di  Chirotiomus  Gavazzai  Kieffer. 

»  4.  —  Antenna  della  larva. 

»  5.  —  Ninfa  del  Chironomus  Gavazzai  Kieff. 
»        6.  —  Insetto  perfetto  maschio  di  Ch.  Gavazzai  Kieffer. 

»  7.  —  Antenna  del  maschio         »      »  »  » 

»  8.  —  Testa  della  femmina  »      »  »  » 

»  9.  —  Ala  del  maschio  »      »  »  » 

»  10.  —  Pinza  terminale  dell'  addome  del  maschio  di   Gh.  Gavazzai  Kieff. 


Beiträge  zur  Kenntnis  der  Copeognathen  111. 


Ueber  einige  von  Professor  Silvestri  in  Westafrika 
gesammelte  Copeognatha. 

Von   Dr.  GÜNTHER  ENDERLEIN,  Stettin. 

(Mit  2  Figuren). 


Ueber  einige  von  Herrn  Professor  F.  Silvestri  in  Westafrika 
gesammelte  und  mir  zur  privater  Bearbeitung  übergebene  Copeo- 
gnathen berichte   ich  in  Folgendem. 

Ärchipsocus  Hag.,  1882. 
Typus  A.  puber  Hag.,  1882,  im  Bernstein. 

Ärchipsocus  dexter  Enderl.,  1911. 

Französisch  Guinea  :  Camayenne,  1  macropteres  9?  1  brachy- 
pteres  9- 

Ärchipsocus  neens  nov,  spec. 

(Fig.   l  u.  2). 

Brachijpteres   9-  ~~  Kopf  rostbraun.  Augen    klein,  schwarz. 

Palpen  ziemlich  dunkel  braun.  Fühler  (Fig.  1)  braun,  schlank, 
2.  Glied  mehr  als  doppelt  so  lang  wie  breit,  3. 
besonders  auffällig  lang,  auch  das  letzte  Glied. 
Innere  Lade  der  Maxille  (Fig.  2)  lang,  am  Ende 
etwas  zu  gebuchtet.  Thorax  rostbraun.  Vorderfiügel 
schuppenförmig  wie  bei  allen  brachypteren  9  und 
nicht  den  Hinterrand  des  Thorax  überragend  ;  an 
der  Spitze  gebräunt.  Beine  braun ,  Trochanter 
blass  gelblich.  Abdomen  dick  eiförmig,  blass  gelb- 
lich ;  braun  ist  auf  der  Obei'seite  ein  feiner  me- 
dianer Längsstreif  und  2  breitere  nahe  am  Seiten- 
rand ;  die  Längsstreifen  best(  hen  hauptsächlich 
aus  je  einem  Fleckchen  auf  jedem  Segment  die 
I  2         etwas    verwaschen    zusammenfliessen.    Die     Sub- 

genitalplatte    (  8  Sternit  )    die   etwas  schmäler  als 

sonst  ist  und  die  Gonopoden,  die  von  oben  gesehen  hinten  etwas 

spitzer  sind,  braun 


—  241  -= 

Körperlänge  1,4-1,5  mm. 

Fühlerlänge  0,6  mm. 

West- Afrika.  Goldküste:  Ab  uri,  4  9  gesammelt  von  Profes- 
sor Dr.  F.  Silvestri. 

Diese  Art  unterscheidet  sich  von  allen  bekannten  Arten 
(3  recent,  1  fossil)  durch  die  dunkle  Färbung  des  Kopfes,  Tho- 
rax, der  Beine  und  besonders  der  3  Längstreifen  des  Abdomens. 
Die  bisher  bekannten  3  recenten  Arten  fertigen  alle  ausgedehnte 
Gespinnste  an. 

Lichenomima  Enderl ,  1910. 

Licheiioiuiina  guiueensis  nov.  spec. 

9  Kopf,  Thorax  und  Abdomen  ziemlich  hell  braungelb.  An- 
tennen dünn  braungelb.  Beine  braungelb,  Schenkel  ohne  die  End- 
spitze braun  ;  Endspitze  der  Schienen  und  das  3  Tarsenglied 
schwarzbraun.  Vorderflügel  braun  mit  sehr  kleinen  und  sehr  dichter 
gelblichen  Flecken  völlig  gleichmässig  besetzt,  nur  an  den  Aderenden 
und  am  sehr  hurz  gestielten.  Scheitel  der  Areola  postica  ein  zwinziges 
braunes  Fleckehen.  Zwischen  Scheitel  der  Areola  postica  und  Ga- 
belungspunkt der  Radialranius  eine  etwas  hellere  Stelle.  Adern 
gleichmässig  braun  und  blassgelblich  gefleckt  mit  Ausnahme  der 
Analis.  Kadialramus  und  Media  in  einem  Punkte  sich  berührend. 
Hinterflügel  hyalin.  Randader  an  der  Spitze  braun  und  hellgeblich 
gefleckt  ;  Radialranius  und  Media  durch  eine  lange  Queradei'  ver- 
bunden. 

Körperlänge  3,3-3,7  mm. 

Vorderflügellänge  4  74-5  'A  mm. 

Französisch  Guinea:  Mamou  1  9  (Kleineres  Ex). 

Camayenne  1  9  (Grösseres  Ex). 


BoünU.  di  Zouloijja   (Jew.  e  Agr. 


Dr.  G.   grandi 


Ricerche  sopra  un  Phoridae  (Diptera)  africano 
(Aphiochaeta  xantina  Speis.  ),  con  partico- 
lare riguardo  alla  morfologia  esterna  della  larva. 


Fra  gii  insetti  secchi  e  conservati  in  segatura  di  legno  clie 
a  varii  intervalli  di  tempo  il  Prof.  F.  Silvestri  inviava  a  que- 
sto Laboratorio  dall'  Africa ,  durante  il  suo  recente  viaggio, 
attrassero  la  mia  attenzione  due  o  tre  forme  larvali  di  Ortotteri 
Acrididi,  provenienti  da  Lagos  (Nigeria  meridionale),  i  quali  alber- 
gavano nella  cavità  toracica,  addominale  ed  anche  nella  capsula 
cefalica,  numerose  larve  di  Dittero,  perfettamente  sane  e  viventi. 
Fissate,  parte  alle  pareti  della  cavità  interna  degli  stessi  Acrididi, 
parte  al  tegumento  esterno  e  parte  ancora  alla  carta  che  avvol- 
geva i  singoli  lotti  di  insetti,  si  osservavano  pure  parecchie  pupe, 
alcune  ancora  viventi,  altre  già  vuote.  Infine,  framezzati  agli  in- 
setti dell'invio,  numerosi  adulti  morti  di  un  Dittero  caratteristico. 
Non  mi  fu  difficile  riportare  larve,  pupe  ed  adulti  alla  famiglia 
Phoridae  ed  al  gen.  Aphiochaeta  Brues.  Il  Prof.  M.  Bezzi  ed  il 
Dottor  P.  Speiser  di  Labes  ebbero  l'estrema  cortesia  di  confermare 
lei  diagnosi  generica  e  di  riferire  la  forma  all'.!,  xantina  Speis, 
descritta  del  Kamerun  nel  1907. 

Gli  stati  larvali  di  questa  famiglia  sono  ancora  imperfetta- 
mente conosciuti.  Recentemente  il  Dr.  D.  Keilin,  del  Laboratorio 
d'evoluzione  degli  esseri  oi'ganizzati  di  Parigi,  ha  portato  un  ot- 
timo contributo  alla  loro  conoscenza  ed  ha  descritto  minutamente 
e  con  molta  precisione  larve  e  pupe  della  Phora  tìeì-genstammi 
Mik.,  della  Pìi.  rìifi/pes  Meig.,  della  7 V/.  y'/^//V'or;('/.s  Meig.  e,  inoltre, 
le  pupe  di  due  specie  indeterminate  dello  stesso  genere. 

Io  ho  procurato  di  studiare  il  più  accuratamente  possibile  la 
larva  e  la  pupa  6.Q\y Aphiocìiaela  .cantina  Speis,  e  pi'esento    qui 


—  248  — 

il  resultato  delle  mie  osservazioni,  insieme  con  alcuni  cenni  sulla 
costituzione  dell'  adulto.  Però,  siccome  non  mi  è  stato  possibile 
di  occuparmi  subito,  quando  cioè  le  larve  erano  ancora  viventi, 
del  loro  studio,  ed  ho  dovuto  poi,  di  conseguenza,  servirmi  del 
materiale  conservato  in  alcool  o  fissato  in  soluzione  acquosa  di 
Hg".  CI,,  così  alcuni  pochi  dettagli  mi  sono  sfuggiti. 

È  noto  che  le  larve  dei  Foridi  vivono  indifferentemente 
nelle  materie  organiche  animali  e  vegetali  in  decomposizione,  ed 
alcuni  Autori  hanno  affermato  che  per  esse  si  possono  osservare 
dei  veri  casi  di  parassitismo.  Fino  ad  oggi  sono  state  rinvenute 
nei  cadaveri  di  Gasteropodi  polmaiiati  del  gen.  Helix:  H.  poma- 
tia  L.,  H.  aspersa  Drap.,  H.  nemoralisL,.,  H.  horlensis  Müll.  ecc. 
(Phorà  Bergenstamrni  Mik.,  Ph.  rufì.pes  Meig,,  Ph.  rußcornis 
Meig.);  una  specie,  la  Ph.  spjhingicides,  sarebbe  stata  ottenuta 
dalla  Sphinx  convolvuli  (Bouche);  un'altra,  Ph.  ìun-acleellae  Bou.- 
che  (  =  Ph.  sordida  Zett.)  dalle  larve  di  Tinea  heracleella;  la 
Ph.  nigra  (:=: pusilla  Mg.  ^=^  p limila  Mg.)  secondo  Scolltz,  teste 
Brauer,  vive  allo  stato  larvale  negli  Agarici  e,  secondo  Hartig, 
nel  Bombyx  pini.  Perris  ha  trovata  la  stessa  specie  sotto  la  scorza 
del  Pino  marittimo.  La  Ph.  atricapilla  Curtis  {^=iAph.  fasciata 
Fall.)  è  citata  da  Carpenter,  teste  Westwood,  come  trovata  nelle 
pupe  di  Coccinella  sp.  —  Rondani  descrive  la  Pliora  fasciata 
Fall.  (  =z  Aph.  fasciata  Fall.)  come  vero  parassita  della  Coccinella 
7  punctata  L.  e  dice  di  aver  veduto  egli  stesso  la  femmina  pun- 
gere (?)  le  pupe  di  Coccinella.  Ph.  caliginosa  è  ricordata  da  Pre- 
mi come  parassita  del  Crabro  laturatus;  Ph.  semi ff ava  d-dR-dvug, 
teste  Eremi,  come  parassita  di  Lepidotteri.  Hypocera  incì-assata 
Meig.  è  considerata  da  Packard  come  parassita  delle  Api  in  In- 
ghilterra. Il  Prof.  Silvestri  mi  dice  di  aver  trovati  gli  adulti  di  un 
Furide  indeterminato  in  un  lotto  di  Lepidotteri  Ropaloceri  del  genere 
Morpho,  provenienti  da  Guayaquil  (Repubblica  dell'  Equatore).  Il 
Di".  W.  A.  Schulz  di  Strassburg  ha  trovato,  similmente,  Foridi  in 
individui  morti  di  Morpho  Achilles  L.,  Helicopis  acis  Fabr.  ed 
//.  cupido  L.  provenienti  da  Sào  Joào  (Para).  A,  Chapellier  ha 
veduto  uscire  adulti  di  Ph.  bergenstanuni  Mick,  e  raßpes  Meig.  da 
larve  e  pupe  viventi  in  un  corpo  di  Canarino  mummificato  nei 
vapori  di  Formolo.  Ch.  T.  Brues  ha  descritto  recentemente  VHy- 
pocera  vectabilis  ottenuta  da  Coleotteri  secchi  pervenuti  al  Museo 
Nazionale  Ungherese  dall'Harrar  (Abissinia).  Hoffmann,  Reinhard, 
Mégnin,   Wood    e  Webstei'  hanno   segnalato  Ph.  aterriìna  Fabr, 


—  244  — 

albipennis,  perennis  e  Conicera  atra  Meig.  come  ottenute  da  ca- 
daveri umani.  E.  Brunetti  nel  1912,  dà  la  descrizione  della  nuova 
specie  Aphiochaeia  ferruginea  che  egli  ha  ottenuto  dai  cadaveri 
di  un  Sauro,  il  Calotes  versicoIo)''Diìnd.  di  Calcutta  e  da  esemplari 
di  Cybister  limbatus  F.  raccolti  a  Raniganj  (Bengala),  e  aggiunge, 
senza  specificare  la  fonte  di  tale  notizia:  v<  From  the  fact  that  it 
has  been  proved  to  attack  man,  infesting  the  intestines  and  even 
able  to  complete  its  life  cycle  as  an  internal  human  parasite, 
considerable  interest  has  centred  round  it  recently,  and  more  than 
once  enquiries  have  been  made  of  me  for  published  description  » . 
Curiose  ed  interessanti  sono  le  osservazioni  fatte  dal  Pergande 
nel  Settembre  del  l*èl()^\AV ApocepliaUis PergandeiCoqmlX.Vn gior- 
no, mentre  riposava  in  campagna,  vide  un  individuo  di  Camponotus 
pennsylvanicus  De  Geer.  girare  in  modo  strano  e  come  avesse  per- 
duto il  controllo  dei  suoi  movimenti.  Raccolse  la  formica,  la  pose 
entro  un  tubo  e  la  portò  a  casa.  Il  giorno  dopo  la  ritrovò  col  capo 
staccato  dal  ti-onco  e  vide  una  larva  sporgere  dal  foro  del  torace; 
questa  larva  allevata  diede  il  Foride  in  questione.  Non  gli  fu  pos- 
sibile poi  catturare  alcun  altra  formica  attaccata  dal  Foride;  qual- 
cuna ne  vide  muoversi  nella  stessa  curiosa  maniera,  ma  gli  sfuggì 
internandosi  immediatamente  nel  nido.  Riuscì  tuttavia  a  raccogliere 
alcuni  adulti  di  Apoceplialus  che  vide  volare  entro  i  formicai  del 
Camponotus.  Li  pose  entro  tubi  con  individui  sani  della  formica, 
ma  non  sorprese  alcuna  manovra  da  parte  dell'yl^^oct^p/ìfli^^s,  anzi 
il  Camponotus  finì  coll'uccidere  il  dittero.  Cita  anche  osservazioni 
consimili  fatte  dal  Dr.  Fox  nell'estate  del  1887. 

Varie  altre  specie  di  Apocephalus  pare  abbiano  le  stesse  abi- 
tudini. 

J.  R.  Malloch  infine,  in  un  recentissimo  studio  sui  Foridi  del 
Museo  Nazionale  degli  Stati  Uniti  d'America,  riporta  varie  notizie 
riguardo  VJiabitat  di  numerose  specie  di  questa  famiglia:  Trupheo 
neura  microcephala  Loew.  in  larve  morte  di  Lepidotteri  (Hub- 
bard e  Riley)  ;  Tr.  trinervis  Becker,  nelle  carogne  e  nei  funghi 
putrefatti  (Wood)  ;  Tr.  fratercula  Brues,  in  un  nido  di  Vespa  ger- 
manica;  Tr.  opaca  Meig.  in  un  cadavere  umano  esumato;  Pa;-«- 
spiniphora  maculata  Meig.,  nelle  chiocciole  morte  (Wood)  ;  Do- 
hrniphora  concinna  Meig.  (  =  cimbidis  Aldrich) ,  nei  bozzoli  di 
Cimbex  americana  (Aldrich)  ;  Dohr.  abdominalis  Fallen,  sulle  ca- 
rogne (Malloch);  Chaetoneurophora  thoracica  Meig.  in  un  nido 
di  Talpa  (Malloch);  Ch.  caliginosa  Meig.  {^=- urbana  Meig.)  nello 


—   245  — 

stesso  nido  e  nelle  carogne  (Malloch)  ;  Ch.  curvinervis  Becker, 
pure  nelle  carogne  (Mallocli)  ;  Hj/pocera  vitHpennis  Meig.  in  un 
nido  di  Bonibiis  (Wood);  Aphiochaeta  cpeirae  Brues,  nei  bozzoli 
delle  nova  di  Epeira  (Brues)  ;  Aph.  nedae  Malloch,  in  un  Coleot- 
tero messicano  :  la  Neda  mm'ginalia;  Aph.  pnli.caina  Fallen,  nei 
nidi  di  Vespa  gei-manica  (Van  der  Wulp)  e  negli  Agaricus  (Schiner); 
Aph.  minor,  Zetterstedt  {z=:?ninuta  Aldrìch)  nei  bozzoli  di  Cim- 
bex  americana  (Aldrich)  ;  Aph.  rufipea  pure  nei  nidi  di  Vespa 
germanica  (Newstead)  e  nelle  larve  di  Nematus  Salicis  (Fitch). 
Aph.  scalaris  Loew  in  insetti  morti  e  nelle  cipolle  ;  Aph.  conica 
Malloch,  neir  addome  di  una  formica,  il  Camponotì(S  pennsylra- 
nicus  (Pergande)  ;  Apìi.  aletiae  Comstock,  considerata  dal  Com- 
stock  stesso  come  parassita  del  Verme  del  Cotone  {Aletta  argil- 
lacea) V  Aph.  juli  Brues,  in  Miriapodi  del  genere  Spirobolus  {Spi- 
robolus  marginatus)]  Apth.  caia  Melander  e  Brues  e  Aph.  rostrata 
Mei.  e  Brues,  raccolte  presso  un  nido  di  Ilalictus  pruinosus  (Me- 
lander e  Brues)  ;  Aph.  atlantica  Brues  in  una  pupa  decomposta 
^\  Aletta;  Aph  eüarthaeM.?i[\oQh,m  due  coleotteri  morti:  VEvar- 
thus  ovatus  e  Polyphilla  sp.  ;  Aph.  setacea  Aldrich  nei  bozzoli 
di  Cimbex  americana  (Aldrich)  ;  Aph.  humeralis  raccolta  su  un 
Pioppo  ove  era  abbondante  una  specie  di  Coccinellide;  Syneura 
coccipìiila  Coquìllet,  allevata  da  larve  alberganti  entro  il  capo 
pegli  adulti  di  Iconja  PourcJiasi  e  /.  hraziliensis  ;  PHliciphora 
venata  Aldrich,  in  conchiglie  di  molluschi  morti  (H.  H.  Smith)  ; 
Wandolleckia  Cooìiii  Brues,  in  un  mollusco  terrestre  del  gen, 
Acliatina  (Cook)  ;  Plastophora  formicarum.  Verrai,  antiguensis 
Malloch,  cracofordi  Coquillet,  parassite  della  Solenopsis  geminata. 
Nelle  sostanze  vegetali,  oltre  la  Ph.  pumila  Meig.,  già  citata, 
la  P/i.  tubericola  è  ricordata  da  Fi'ajaenfeld  del  tartufo  bianco;  la 
Ph.  bovistae  da  Gimmertal,  come  trovata  in  un  fungo  ancor  fresco 
del  genere  Lycoperdoii;  Ph.  lutea  da  Scholtzs,  teste  Brauer,  nei 
funghi  del  g^w.  Agaricus]  Pli.  pulicaria  dallo  stesso  autore  come 
vivente  allo  stato  larvale  nello  sterco  di  bue.  Ph.  fi  ava  Fallen  e 
Pseudostenophora  pubericornis  Malloch  negli  Agaricus  (Schiner 
e  Malloch)  ;  Ph.  fungicola  Coquill.  nel  Trametes  pecki  (Coquillet); 
PIi.  Agarici  Lintner,  nei  funghi  decomposti  (Lintner)  ;  Ph.  pusilla 
Meig.  (  =  nigra  Meig.)  wqW Aga)-icus  prunulus  (Schiner);  Pulici- 
phora  lucifera,  Dahl,  in  un  fiore  gigantesco  di  Arum  che  esalava 
un  fetore  simile  a  quello  dei  cadaveri  (Malloch). 


—  246  — 

Vari  Foridi  sono  pure  conosciuti  come  Mirmecotili  e  Ter- 
mi tofili. 

Sfortunatamente  le  osservazioni  clie  si  sono  potute  fare  sulla 
specie  della  quale  si  tratta  in  questo  scritto,  non  sono  decisive 
né  tali  da  convalidare  l'ipotesi  del  possibile  parassitismo  dei  Dit- 
teri in  questione.  Il  Prof.  Silvestri  si  ricorda  perfettamente  di 
aver  raccolti  vivi  gli  Acrididi,  nei  quali  furono  poi  da  me  rin- 
venute le  larve  e  le  pupe  di  Aph.  xantina,  ma  si  ricorda 
anche  di  aver  lasciato  per  qualche  tempo  gli  insetti,  uccisi  col- 
l'etere  acetico,  esposti  entro  cassette  di  legno.  Le  emanazioni  de- 
boli di  questo  etere  all'aperto  non  possono  essere  state  sufficienti 
a  tener  lontane  le  femmine  deW Aphiochaeta.  Il  Sig.  Chapellier 
ha  già  fatto  notare  in  proposito,  la  resistenza  straordinaria  di 
questi  animali  che  si  sviluppano  con  meravigliosa  indifferenza 
nei  corpi  impregnati  di  formolo. 

È  quindi  da  supporsi,  con  maggiori  probabilità  di  essere  nel 
vero,  che  gli  Acrididi  ospiti  dell' Aphiocliae (a  xantina  siano  stati 
inquinati  post  mortem. 

Aphiochaeta  xantina  Speiser. 

Beri    Entom.  Zeitschr.  B.  LII.   1907.   p.   148. 

Adulto. 

9  Di  color  melico.  Occhi,  macrochete,  parte  della  superficie 
dei  primi  nove  urotergiti,  apice  dei  femori  posteriori  ed  una  linea 
dorsale  delle  tibie  medie  e  posteriori  fuliginei.  Ali  trasparenti,  con 
venature  melleo-oscure. 

Capo  (Fig.  I,  1)  trasverso,  considerando  la  sua  larghezza  mi- 
surata fra  gli  estremi  limiti  degli  occhi  composti.  Fronte  rico- 
perta di  minute  setoline  nere  e  inclinate  e  di  sedici  grandi  se- 
tole, otte  per  parte,  distribuite  come  segue:  sei  lungo  il  margine 
antei'iore  della  fronte;  due  mediane  laterali,  una  per  parte;  sei 
posteriori  allineate  in  due  serie  di  quattro  setole  ciascuna;  la 
prima  di  queste  serie  è  anteriore  all'ocello  impari;  della  seconda 
due  setole,  le  mediane,  sono  comprese  fra  i  due  ocelli  pari  e  le 
due  altre  si  trovano  esteraamente  a  questi  ocelli,  presso  l'angolo 
posteriore  degli  occhi  composti.  Subito  dopo  queste  ultime  se  ne 
notano  altre  due,  ma  più  piccole,  una  per  parte.  Il  margine  delle 


24: 


i^uaiicie  porta  una  serie  di  setole  più  piccole  anche  delle  due  ul- 
time descritte  e,  nel  suo  estremo  antei-iore  o  inferiore,  due  grosse 
macrochete  per  parte.   Ocelli   composti    grandi,    grossolanamente 

facettati,  pelosi.  Ocelli 
tre,  disposti  a  trian- 
golo. 

AntcmìieiYìg.l,  2) 
caratteristiche,  di  sei 
articoli.  Il  1"  ed  il  2" 
glabri  ;  il  2"  e  com- 
preso in  parte  entro 
il  3"  larghissimo,  fun- 
giforme, ricoperto  di 
minute  setoline;  4"  e 
5"  più  lunghi  che  lar- 
ghi, sottili,  pelosi;  6" 
lunghissimo,  attenua- 
to, filiforme,  piumoso, 
con  due  sensilli  presso 
la  base. 

Sono  distinti  il 
clipeo,  il  labbro  supe- 
riore, r  ipofaringe  e 
il  labbro  inferiore. 
Queste  singole  parti 
possiedono  una  strut- 
tura alquanto  compli- 
cata; se  ne  darà  solo 
un  cenno  giacché  le 
figure  annesse  spiega- 
no meglio  che  qual- 
siasi descrizione.  Il 
clipeo  (Fig.  II,  1)  è  convesso  e  un  po'  trasvei-so.  Il  labbro  siqjeriore 
(Fig.  II,  1  e  2),  allargato  sui  lati  e  posteriormente,  si  attenua  al- 
l'innanzi  e  termina  trilobato;  il  lobo  mediano  porta  un  pezzo  im- 
pari chitinizzato  che  veduto  di  fianco  appare  dilatato  all'apice  e 
bipuntuto. 

L'  vpofaringe  (Fig.  II,  2)  è  attenuata  al  suo  apice  distale;  è 
poco  visibile  dal  dorso  e  dal  ventre  ,  bene  invece  di  fianco.  Il 
Labbi-o  inferiore  (Fig.  II,   1,  2  o  :>)  consta    di    mento  e    di    sub- 


Fìii.  I. 

Aphiochaeta  jcantinaSiiìeis.  AAnìto.  —  1.  Capo  dal  dorso. -2.  An- 
tenna. 3.  Palpo  mascellare.  4.  Torace  veduto  dorssalnieute  :  ". 
autenne  ;  a',  ali  mesotoraciche  ;  B,  labbro  superiore  /),  bilaii- 
eeri  ;  e,  clipeo;  H,  palpi  mascellari;  L,  labbro  iiifcvioi-e  ; 
M,  mesotorace  ;  M',  scutello,  il/",  metatorace  ;  0,  occhi  ;  o, 
ocelli;  i  -  6",  articoli  l»-60  dell'antenna.  iTnttc  le  (if;-are  va- 
lianiente   iniiraiidite. 


—  248  - 

mento  II  mento  sporge  all'  innanzi  ed  in  basso  in  due  lobi  o  la- 
belli  ed  è  provveduto  di  una  serie  di  produzioni  chitinose,  den- 
tiformi  e  ricurve,  distribuite  lungo  i  margini  interni  di  essi 
e  di  una  pure  dentiforme,  ma  diritta,  mediana  ;  porta  numerose 
setole  brevi  e  lunghe  distribuite  come  nella  figura  ed  è  fornito 
di  alcuni  inspessimenti  di  rinforzo  e  di  sostegno  (Fig.  II,  3).  Sub- 
mento con  poche  setole,  trasverso.  (Fig,  II,  3  \ 


Fig.  II. 

Apliiochfii'ta  .ranlimi  Sjn'is.  Adulto.  —  l'arte  anteriore  del  c-ai)o  veduta  un  po'  ol)li(|uanieiite 

dal  dorso.  2.  Pezzi  della  bocea  veduti  di  lato.  3.  r>ahbro  interiore  dal  ventre:  A,  antenne; 

B,  Libbro  superiore  ;   t7,  clipeo  ;  H,  palpi  mascellari  ;  /p.,  ipofaringe  ;  L,  labbro  inferiore; 

.1/,  subniento  ;  O,  occhi.  (Tutte  le  figure  molto  ingrandite). 


Palpi  mascellari  fFig.  I,  3)  clavati,  robusti,  biarticolati.  Il 
r  articolo  è  brevissimo.  Sono  provveduti  di  tre  specie  di  setole: 
alcune  brevissime,  sottili,  inclinate  li  ricoprono  quasi  completa 
mente;  altre  assai  più  robuste  sono  sparse  specialmente  sulla  su- 
perficie ventrale;  altre  ancora,  enormi  e  rivestite  di  minutissimi 
peluzzi,  sono  distribuite  sul  loro  mai'gine  esterno  e  lungo  l'estre- 
mo esterno  della  superficie  ventrale. 

Mesotorace  (Fig.  I,  4)  ampio,  fittamente  e  uniformemente  ri- 
coperto di  setole  minute,  nere  ed  inclinate;  possiede  inoltre  quat- 
tordici macrochete  distribuite  come  nella  figura:  dieci  laterali, 
cinque  per  parte  e  quattro  lungo  il  suo    margine    posteriore  ;  di 


—  249  — 


queste  ultime  le  due  mediane  sono  più  brevi.  Sui  lati,  dopo  la 
terza  macrocheta,  iniziando  1'  esame  dall'innanzi,  si  notano  due 
setole  più  corte  ma  ben  più  robuste  di  quelle  che  ricoprono  il 
mesotorace,  ScitleUo  (Fig.  I,  4)  con  quattro  macrochete  distri- 
buite come  nella  figura.  Metatorace  (Fig    I,  4)  glabro. 

Ali  (Fig.  Ili,  1)  ampie,  appena  attenuate  verso  l'apice,  colla 
regione  anale  abbastanza  lobata  e  la  parte   basale    ristretta.   La 

venatura  costale 
è  provveduta  di 
una  doppia  serie 
di  setole.  La  par- 
te basale  dell'ala 
è  pure  provvista 
di  numerose  se- 
tole robuste.  Per 
gli  altri  caratte- 
ri vedi  la  figura. 
Bilance7'i 
(Fig.  Ili,  2)  gran- 
di, con  un  arti- 
colo basale  tra- 
sverso, minuta- 
mente e  fitta- 
mente peloso,  un 
peduncolo  ri- 
stretto e  prov- 
veduto tanto  nella  faccia  dorsale  quanto  in  quella  ventrale  di 
una  serie  di  speciali  sensilli;  infine  una  zona  terminale  dilatata, 
pelosa  e  con  tre  setole  maggiori  distribuite  luogo  il  margine  po- 
steriore ed  all'estremo  apicale. 

Zampe  (Fig.  Ili,  3)  robuste,  coli'  anca  sviluppatissima,  il  fe- 
more attenuato  verso  1'  ai)ice  e  la  tibia  appena  un  po'  dilatata 
nella  sua  regione  distale.  Tarsi  di  5  articoli  Unguicoli  sottili  e 
falcati.  Tutte  le  zampe  sono  i-icoperte  di  setole  brevi  ed  incli- 
nate. La  coxa,  la  parte  distale  dei  femori,  il  margine  esterno 
delle  tibie  e  i  tarsi  ne  possiedono  inoltre  varie  più  lunghe  e  più 
robuste.  L'apice  interno  delie  tibie  medie  e  posteriori  ne  porta 
una  lunghissima  e  l'ivestita  di  minuti  peluzzi. 

Addoìiic  (Fig.  IV).  —  È  composto  di  10  uriti.  Gli  uriti  7°,  8", 
(j"  e  10"  sono  introtìettibili  ed  estrofiettibili    nel  e  dal  resto    del- 


Fig.  III. 

Aphioc/iaeta  à-antina  Speis.  Adulto.  —  1.  Ala  mesotoracica;  2.  Bilaucere 
3.  Zampa  anteriore.  (Le  figure  variamoute  iugrandite). 


—  250  — 

l'addome.  Gli  urotergiti  1",  2",  3"  e  4",  sono  trasversi;  il  1"  ha  il 
margine  anteriore  incavato;  il  2°,  è  il  maggiormente  sviluppato 
in  larghezza;  gli  altri  vanno  man  mano  diminuendo  in  larghezza; 
il  5'  è  più  lungo  che  largo;  il  6°  è  breve  e  trasverso;  il  7"  è  più 
lungo  che  largo:  TS"  è  molto  più  lungo  che  largo;  il  9"  è  breve  e  ro- 
tondato posteriormente;  il  10"  è  brevissimo  ed  è  rappresentato  da 
un  pezzo  rotondato  che  porta  due  vistosi  cerei.  Tutti  i  tergiti  sono 

provveduti  di  varie 
minutissime  setoli- 
ne distribuite  come 
nella  figura;  il  mai"- 
gine  posteriore  del 
5«,  6"  e  7"  ne  por- 
ta una  serie  di 
maggiormente  svi- 
luppate; VS'  e  il  9" 
sono  ricoperti  di 
setole  minute  e  ne 
posseggono  varie 
altre  maggiori;  il 
10"  ed  i  cerei  {Fig. 
IV,  1,  2  e  3)  sono 
anch'essi  ricoperti 
di  setole  minute  e 
fitte  e  provveduti 
di  un  certo  numero 
di  setole  più  grandi, 
delle  quali  alcune, 
una  per  ciascun  cerco  e  due  per  il  10"  urite,  lunghissime.  Fra  il 
6"  ed  il  7"  e  fra  il  7"  e  l'S"  urite  esistono  delle  ampie  membrane 
intercalari  che  permettono  l'introflessione  e  l'estroflessione  degli 
uriti  rispettivi.  La  regione  pleurale  è  membranosa  e  pieghet- 
tata. Ventralmente,  dal  6"  urite  in  su,  gli  steniiti  sono  poco  o 
nulla  distinti. 

Larva  111. 

(Fig:.  V.) 


Fig.  IV. 

Aphiochaeta  ccantiiui  Speis.  Femmina  adulta.—  1.  Addome  veduto 

dal  dorso  e  cogli  ultimi  segmenti  estroflessi  ;  2.  Parte  distale  dello 

stesso  eoi  segmenti  introflessi  ;  8.  Nono  e  decimo  uriie  dello  stesso: 

i-JO,  uriti  lo-lO»;   C,  cerei.  (Vari  ingrandimenti). 


Larva  eucefahi,  amphipneustica,  costituita  del  capo  (pseudoce- 
talo),  di  tre  soiniti  toracici  e  di  otto  addominali,  E  allungata   ed 


—  251  — 


attenuata    all'  innanzi  e  presenta  la  sua  massima  larghezza  a  li- 
vello del  5°  e  6"  somite  addominale;  il  7"  somite  è  un   po'  meno 
largo;    l'S"   termina   tronco.   È   di  color  stra- 
mineo con  leggera  slavatura  verdastra. 

Capo. 

(Fig-.  VI,   1) 

E  tagliato  obliquamente  dall'alto  al  basso 
e  dall'  avanti  all'  indietro  ;  ventralmente  è 
provveduto  di  un  solco  mediano  e  longitu- 
dinale. Gli  organi  antennali  resultano  diffe- 
renziati al  loro  apice  in  due  paia  di  pa- 
pille, le  prime  dorsali  innervate  dal  ganglio 
sopraesofageo,  le  alti-e  ventrali  innervate  dal 
ganglio  sottoesofageo.  Le  dorsali  (fig.  VI,  1  e  6) 
sono  più  sviluppate,  più  sporgenti  e  situate 
nel  limite  estremo  del  capo.  Appaiono  triarti- 
colate,  col  primo  pseudoarticolo  o  articolino 
ampio,  trasverso,  più  largo  alla  base  che 
all'apice  e,  dorsalmente,  provveduto  di  due 
piccolissimi  sensilli  situati  latei-almente;  il 
secondo  articolino  è  largo  un  po'  più  della 
metà  del  primo  all'apife,  è  trasverso  e  sembra 
abbia  possibilità  di  invaginazione  nel  primo; 
il  terzo  è  il  piùcoi'to,  ha  forma  di  cupola  e 
porta  un'  area  apicale  chiara  che  corrisponde 
ad  una  fossetta  sensitiva.  Le  -papille  ventrali  (fig.  VI,  1),  vedute 
di  profilo,  appaiono  poco  o  nulla  rialzate  e  sono  situate  a  metà 
distanza  circa  fra  le  papille  dorsali  ed  il  limite  anteriore  dell'aper- 
tura boccale;  portano,  ciascuna,  un  certo  numero  di  inspessimenti 
papilliformi  distribuiti  irregolarmente.  Fra  le  papille  dorsali  e 
quelle  ventrali,  assai  più  vicino  però  a  quelle  dor.sali  sebbene 
in  posizione  nettamente  ventrale  e  localizzate  più  internamente 
di  queste,  si  notano  due  papille  a  bastoncello  (una  per  parte]  ci- 
lindriche e  rotondate  all'apice.  Corrispondono  alle  formazioni  C  C 
descritte  dal  Keilin  per  la  Phora  rufijìe^  Meig.  e  che  egli  ha 
omologato  alle  vescicole  C  della  Phora  Bergenslaaruu'  Mik.,  le 
quali  ultime  sono  invece  situate  fra  le  papille  ventrali  e  la  bocca. 
Dai  lati  e  dai  limite  posteriore  della  bocca  si  differenziano    due 


Fig.  V. 

Aphiochaeta  xantina  Speis. 
Larva  III  veduta  dal  dor.so  : 
A«  -  A*,  1°  -  8°  uriti  ;  6',  capo; 
S,  stigmi  anteriori;  S',  stig- 
mi posteriori;  T,  l"  segmen- 
to toracico;  T',  2°  segmento 
toracico  ;  T",  3°  segmento 
toracico.  (Ingrandita). 


-  252  — 

vescicole  retrattili  e  ben  sviluppate  le  quali  si  combaciano  nella 
linea  mediana;  su  di  esse  però  non  mi  è  stato  possibile  vedere 
alcuna  traccia  di  piccole  papille;  dai  lati  esterni  di  ciascuna  di 
queste  vescicole  si  partono  i  lobi  orali  che  appaiono  come  rarai- 


Aphiooltcwta  xantina  Speis.  Larva  III.  —  1.  Capo  veduto  dal  ventre  ed  un  po'  di  scorcio; 
2.  8°  urite  dal  dorso  ;  3.  50  urite  dal  dorso  ed  un  po'  inclinato  per  far  vedere  la  papilla 
pleurale  ;  4.  Papille  ventrali  dei  segmenti  toracici  ;  5.  Papilla  submediana  apicale  dell'  80 
urite  ;  6.  Papilla  dorsale  dell'  organo  anteunale  ;  7.  Papilla  laterale  del  20  segmento  del 
torace  ;  8.  Papilla  laterale  del  1°  segmento  del  torace  ;  a,  papille  mediane  dorsali  dei 
segmenti  addominali  ;  a',  papille  submediane  dorsali  degli  stessi  segmenti  ;  a",  papille 
laterali  degli  stessi  ;  «'"  papille  pleurali  degli  stessi  ;  ac,  papille  a  bastoncello  delle  pa- 
pille laterali  del  torace  e  della  submediana  apicale  dell'  80  urite  ;  B,  papille  ventrali 
infraautennali  ;  C,  vescicole  boccali  ;  e,  papilla  ventrale  esterna  del  torace  ;  i»,  apice  del 
pezzo  impari  intermedio  dello  scheletro  cefalo -' faringeo  ;  d,  papille  ventrali  internedel 
torace  ;  E,  apici  dei  pezzi  laterali  pari  dello  scheletro  cefalo-faringeo  ;  F,  apertura  orale; 
G,  apice  chitinizzato  della  placca  dorsale  dello  scheletro  cefalo-faringeo  ;  H,  lobi  orali  ; 
N,  camera  feltrata  degli  stigmi  posteriori  ;  0,  papille  anteriori  degli  stigmi  posteriori  ; 
P,  zona  anteriore  dei  segmeuti  addominali;  Q,  zona  media  ;  R,  zona  posteriore;  Tr,  trachea 
degli  stigmi  ;  V,  fossetta  sensitiva  della  papilla  dorsale  dell'  organo  autennale  ;  F,  stigmi 
posteriori,  Z,  papille  dorsali  dell'organo  autennale;  Z'  papille  ventrali  dello  stesso  or- 
gano ;  1,  3,  -3,  pseudoarticoli  o  articolini  10-3°  della  papilla  dorsale  dello  stesso  organo  ; 
/,  papille  mediane  apicali  dell'  8»  urite;  II,  papille  submediane  apicali  dello  stesso  ;  III, 
e  IV,  papille  laterali  dello  stesso.  (Tutte  le  figure  assai  fortemente  ingrandite). 


Acati  allo  loro  estremità  (Fig.  VI,  1).  Dalla  bocca  sporgono  ge- 
neralmente le  estremità  dentellate  dei  due  pezzi  laterali  pari  EE 
dello  scheletro  cefalo -faringeo,  e,  se  lo  stato  di  retrattilità  delle 
vescicole  lo  permette,  si  scorgono  anche  i  due  apici  distali,  ben 
chitinizzato  l'uno,  assai  meno  l'altro,  rispettivamente   del    pezzo 


-  253  - 

intermedio  D  e  del  pezzo  mediano  impari  dorsale  G  dello  stesso 
scheletro  (Fig.  VI,  1). 

La  faccia  dorsale  del  capo,  ad  eccezione  delle  due  papille 
antennali  già  descritte,  non  presenta  alcuna  particolarità  degna 
di  nota. 

Scheletro  cefalo  -  faringeo  (Fig.  VII,  4).  —  È  costituito  sul 
tipo  descritto  dal  Keilin  per  le  specie  del  li  (gruppo  :  Vi  si  no- 
tano due  pezzi  laterali  paì-i  EE,  dentellati  all'estremità  e  debol- 
mente bilobati  alla  base  (Fig.  VII,  4);  un  pezzo  impari  intermedio  D 
che  si  assotiglia  verso  la  base  (Fig.  VII,  4);  questo  pezzo  guar- 
dato dal  ventre  appare  biforcato;  le  due  branche,  ognuna  delle 
quali  raggiunge  un  pezzo  basale  /l,  sono  unite  fra  loro  da  un 
collare  chitinoso  C,  l'anello  faringeo  (Fig.  VII,  4).  Lo  stesso  pezzo 
presenta,  in  ciascun  lato  e  circa  a  metà  della  sua  lunghezza,  una 
protuberanza  d  e,  partendosi  dalla  sua  base  e  diretta  obliqua- 
mente in  avanti,  una  specie  di  bacchetta  chitinosa  d^;  tanto  la 
pr'otuberanza  d,  quando  la  bacchetta  d  '  si  vanno  ad  articolare 
coi  due  lobi  basali  dei  pezzi  laterali  pari  EE;  la  protuberanza  d 
col  lobo  ventrale,  la  bacchetta  d^  con  quello  dorsale  (Fig.  VII,  4). 
[  pezzi  basali  AA,  sono  ampi  ma  poco  chitinizzati  (Fig.  VII,  4);  ven- 
tralmente sono  uniti  da  una  placca  semichitinizzata  ed  un  po' 
convessa  B  che  costituisce  la  faccia  ventrale  della  faringe  e  che 
termina  anteriormente  a  livello  dell'  anello  faringeo  C  già  de- 
scritto (Fig.  VII,  4;;  dorsalmente  sono  pure  uniti  da  una  placca 
poco  chitinizzata  e  anch'essa  convessa  che  si  prolunga  in  avanti, 
si  incunea  fra  i  due  pezzi  pari  laterali  EE  e  sopro  il  pezzo  in- 
termedio D  e  termina  abbastanza  chitinizzata  in  un  lobo  atte- 
nuato G.  (Fig.  VII  4).  Verso  la  sua  base  questa  placca  di  unione 
presenta  una  specie  di  ponte  a  quattro  branche  K\  delle  quali 
branche  due  terminano  in  ano  dei  pezzi  basali  A,  le  altre  nell'altro 
(Fig.  VII,  4).  Non  vi  è  traccia  del  pezzo  accessorio  M  descritto 
da  Keilin  per  le  specie  del  I  Gruppo. 

Torace. 

(Fig.  VII,  1) 

Torace  (Fig  VII,  1).  —  Il  primo  segmento  toracico,  che  è 
il  meno  sviluppato  in  larghezza,  termina  rotondato  in  avanti;  gii 
altri  due  sono  trasversi,  il  terzo  più  largo  del  secondo;  tutti  tre 
portano,  tanto  sulla  faccia  dorsale  quanto  su  quella  ventrale, 
delle  papille  sensitive  speciali. 


—  254  — 

Parte  dorsale  —  /  Segmeìito  toracico  (Fig.  VII,  1).  —  Dor- 
salmente è  provveduto,  nella  sua  parte  anteriore,  di  varie  serie  di 
piccole  produzioni  dentiformi;  subito  dietro  il  limite  di  queste  serie 
si  notano  quattro  papille:  due  mediane  e  due  laterali.  Le  laterali 


Fis.  VII. 

Aphiochaeta  ccantina  Speis.  Larva  III.  —  1.  Capo,  1»  e  2"  seg;meuto  toracico  dal  dorso  ; 
a.  Apice  aborale  dal  ventre  :  S.  Quarto  e  quinto  urite  dal  ventre  ;  i.  Scheletro  cefalo- 
t'arino-eo  :  A,  pezzi  ba.sali  pari  dello  scheletro  cefalo-farinin'eo  ;  on,  ano  ;  a,  papilla  dorsale 
dell'  organo  anteunale  ;  B,  placca  ventrale  della  faringe  ;  r,  anello  faringeo  ;  cp,  capo  ; 
Z),  pezzo  impari  intermedio  dello  scheletro  cefalo-faringeo  ;  d,  protuberanza  dello  stesso 
pezzo  ;  d',  bachetta  chitinosa  del  medesimo  ;  E,  pezzi  laterali  pari  delle  scheletro  cefalo- 
faringeo ;  a,  pezzo  mediano  impari  dorsale  dello  stesso  ;  h,  mammelloni  ventrali  dello 
addome  ;  A",  placca  dorsale  dello  scheletro  cefalo-faringeo  ;  K'  pezzo  chinitizzato  della 
stessa  placca  ;  m,  papille  dell'orlo  del  labbro  iiosteriore  dell'ano;  Y,  stigmi  anteriori; 
i.  re,  serie  trasverse  dorsali  di  produzioni  (lentiformi  ;  7,  1"  segmento  toracico;  77,  2*  seg- 
mento  toracico.  (Tutte  le  figure  molto  ingrandite). 


sono  ben  sviluppate  e  visibili  cinche  a  debole  ingrandimento;  le  me- 
diane sono  più  piccole  e  ditfeiiscono  inoltre  per  qualche  altro  carat- 
tere. La  conformazione  generale  di  queste  papille  è  del  resto  simile; 
resultano  di  forma  più  o  meno  conica,  strozzate  a  metà  od  ai 
tre  quarti  della  loro    lunghezza  e  terminanti  a  punta    rotondata; 


—  255  — 

al  loro  apice  estremo  si  nota  la  solita  area  chiara  corrispondente 
ad  una  fossetta  sensitiva.  Oi"a  le  papille  laterali  presentano  sulla 
faccia  esterna,  presso  a  poco  a  livello  della  strozzatura ,  una 
piccola  papilla  cilindrica  a  bastoncello  coli'  apice  arrotondato 
(Fig.  VI,  8);  le  medie  invece  sono  sprovviste  di  questa  forma- 
zione. Dietro  alla  serie  trasversa  di  queste  quattro  papille,  una 
per  lato  e  un  po'  più  in  fuoi'i  delle  papille  laterali,  sono  localiz- 
zate due  protuberanze  rotondate  e  ben  evidenti  che  portano  gli 
sbocchi  degli  stigmi  anteriori  (Fig.  Ill,  lì. 

//  e  III  Segmento  toracico  (Fig,  V  e  VII,  1).  —  .Sono  con- 
formati similmente;  dopo  la  solita  zona  anteriore  di  produzioni 
minute  e  dentiformi,  presentano  una  serie  trasversa  di  sei  papille: 
due  mediane,  due  submediane  e  due  laterali.  Di  queste  papille 
le  mediane  e  le  submediane  conservano  il  carattere  delle  papille 
medie  del  I  segmento  toracico;  le  laterali  invece,  come  le  laterali 
dello  stesso  segmento,  sono  prevvedute,  ciascuna,  di  una»p{ccola 
papilla  a  bastoncello. 

Parte  ventrale  —  Tutti  tre  i  segmenti  del  torace  portano, 
ventralmente,  delle  produzioni  assai  minute  e  non  visibili  se  non 
a  forte  ingrandimento.  In  ognuno  di  essi  infatti,  in  posizione  as- 
sai laterale  e  procedendo  nell'  osservazione  dall'  interno  all'  esterno, 
si  notano,  in  ciascun  lato,  quattro  papille  assai  minute  a  forma 
di  sottile  verghetta,  inserite  su  di  una  base  rotonda  (Fig.  VI,  4); 
corrispondono  alle  papille  pleurali  interne  della  larva  riferita  da 
Kieffer  alla  P.  rnfipes  ed  alle  produzioni  d  d  d  d  descritte  da 
Keilin  per  le  larve  della  P.  )'/ffipes,  i-ußconiis  e  Beì-genstcììumi. 
Più  estei-namente  ancora  ed  un  po'  distante  da  queste,  vi  è  una 
produzione  simile,  ma  più  robusta  e  con  una  base  di  inserzione 
più  ampia,  (fìg.  VI,  4);  corrisponde,  probabilmente,  alla  papilla  pleu- 
rale esterna  di  Kieffer  ed  alla  formazione  C  di  Keilin. 

Addome. 

I  primi  sette  somiti  addominali,  per  quanto  riguarda  le 
formazioni  dermali,  si  assomigliano  perfettamente;  mi  ripor- 
tei-ò,  di  conseguenza,  per  la  descrizione,  ad  una  qualsiasi  di 
essi,  Ogni  somite  addominale  (Fig.  VI,  3)  è  superficialmente  di- 
viso in  tre  zone  trasverse;  una  anteriore,  la  più  ampia,  ricoperta 
quasi  completamente  dalle  solite  minute  formazioni  dentiformi; 
una  media  quasi  completamente  priva  di  queste  formazioni  ed  una 


-  256   - 

posteriore  che  ne  è  provveduta  come  la  anteriore;  possiede,  inoltre, 
otto  papille:  quattro  disposte  nella  zona  media  e  quattro  in  quella 
posteriore;  di  queste  ultime  quattro  due  sono  mediane  e  due  sub- 
mediane; delle  quattro  della  zona  media  due  sono  sublaterali  e 
due  laterali,  o  meglio  due  laterali  e  due  pleurali;  le  pleurali  non 
sono  visibili  dal  dorso  quando  la  larva  è  perfettamente  prona. 
Tutte  otto  le  papille  sono  conformate  come  quelle  mediane  e 
submediane  dei  segmenti  toracici.  11  settimo  segmento  addomi- 
nale (Fig.  V)  si  protende  posteriormente  a  guisa  di  lobo  larga- 
mente rotondato  e  raggiunge  la  base  degli  stigmi  dell'ottavo  so- 
mite. Venti'almente  i  sette  semiti  iu  discorso  presentano  un  paio 
di  mammelloni  mediani  e  numerose  minutissime  setole  distribuite 
come  nella  Fig.  VII,  3.  Non  ostante  un  esame  molto  accurato, 
non  mi  è  stato  possibile  vederne  un  numero  maggiore;  non  so  se 
questo  stato  di  cose  sia  veramente  conforme  al  vero,  o  se  invece 
il  materiale  non  vivente  che  io  ho  avuto  a  mia  disposizione  mi 
abbia  impedita  una  ricerca  precisa. 

L'ottavo  somite  addominale  fFig.  VI,  2),  osservato  dal  dorso, 
oltre  ad  un  paio  di  stigmi,  presenta  dodici  papille  di  varia  forma. 
Di  queste  papille  otto  sono  distribuite,  quattro  pei'  parte,  sui  mar- 
gini del  segmento  e  gli  danno  così  quell'  aspetto  dentellato  che 
appare  osservando  la  larva  a  piccolo  ingrandimento.  Di  esse,  due 
mediane  apicali  sono  le  più  piccole;  due  altre  submediane  pure 
apicali  sono  le  maggiori  e  portano,  presso  l'apice  ed  esternamente, 
una  piccola  papilla  a  bastoncello  simile  a  quelle  già  descritte 
per  le  papille  laterali  dei  segmenti  toracici  (Fig.  VI,  5);  le  altre 
quattro,  laterali,  sono  più  piccole  delle  submediane  e  più  grandi 
delle  mediane  apicali. 

Localizzati  nella  parte  media  della  faccia  dorsale  del  somite, 
a  guisa  di  grosse  protuberanze  rotondate,  si  notano  gli  stigmi  po- 
steriori. Se  si  osservano  di  lato,  con  un  po'  di  cura  ed  a  forte 
ingrandimento,  si'  può  vedere  come  a  metà  circa  della  loro  al- 
tezza ciascuno  di  essi  sia  provveduto  di  due  minute  papille  una 
anteriore  ed  una  posteriore,  ambedue  della  solita  forma  a  baston- 
cello. La  parte  ventrale  di  questo  somite  poi'ta  l'apertura  anale, 
subtriangolare,  circondata  da  tre  sorta  di  labbra,  due  laterali  ed 
una  posteriore,  assai  sporgenti  e  ricoperte  delle  formazioni  den- 
tiformi  minutissime,  già  descritte  varie  volte.  L'  estremo  limite 
delle  labbra  posteriori  è  provveduto  di  due  papille  cilindriche  e 
molto  piccole.  Tanto  la  faccia  doi'sale  quanto  quella  ventrale    di 


-  257  — 

questo  somite,  portano,  distribuite  come  nella  fig.  VII,  2,  le  solite 
serie  irregolari  di  formazioni  dentiformi. 

Se  ora,  per  rendere  più  chiara  la  distribuzione  delle  varie 
formazioni  tegumentali  della  larva  di  Aph.  xantina  8peis.,  indi- 
chiamo ciascuna  di  esse  colle  lettere  già  usate  dal  Keilin  per  le 
larve  di  P.  ritfipes,  ruficoì'ìiis  e  Bergenstaìmni  e  cioè  con: 

a  a  le  papille  dorsali  dell'organo  antemiale, 

bb  le  papille  ventrali  dello  stesso  organo. 

ce  le  papille  ventrali  infraantennali. 

f  le  vescicole  boccali. 

e  i  lobi  orali  laterali  a  queste  vescicole. 

S  IO  le  serie  trasverse  di  produzioni  dentiformi. 

a  le  papille  dorsali  toraciche  e  addominali. 

e  le  piccole  papille  a  bastoncello  inserite  sulle  papille  laterali  del 
torace  e  su  quelle  submediane  apicali  dell'  8."  somite  del- 
l'addome. 

K  le  papille  laterali. 

p  le  piccole  papille  situate  anteriormente  sugli  stigmi    posteriori. 

o  le  piccole  papille  situate  posteriormente  sugli  stessi  stigmi. 

m  le  papille  dell'orlo  delle  labbra  posteriori  dell'ano. 

h  i  mammelloni  ventrali  dei  segmenti   addominali. 

d  le  papille  interne  del  lato  ventrale  dei  segmenti  toracici. 

C  le  papille  esterne  del  lato  ventrale  dei  segmenti  toracici. 

P  la  zona  dorsale  anteriore  di  ciascun  segmento  addominale. 

Q  la  zona  dorsale  media  di  ciascun  segmento  addominale. 

R  la  zona  dorsale  posteriore  di  ciascun  segmento  addominale. 

Potremo,  riportando  queste  rappresentazioni  nel  quadro  che 
segue  e  localizzandole  secondo  la  loro  naturale  posizione,  facil- 
mente renderci  conto  dei  rapporti  che  esistono  fra  i  caratteri 
della  larva  che  abbiamo  studiata  e  quelli  delle  forme  preceden- 
temente conosciute. 


ÈoUett.  di  Zoologia  Gen.  e  Àgi'. 


—  258 


I'ARTE    DORSALE 


PARTE  VENTRALE 


Capo 


a  a 


a  a 


ce  ce 

bb  bb 

e     f  Bocca  f    e 


\ 


£  w 


Ica        a       a       a  e 


stigma  stig-ma 


Torace        jj 


III 


1    lU 


e  a      a  a  a  a      a  e 


1     lU 


i     ca      a  a  a  a      ac 


e         dddd        dddd        e 


e        dddd        dddd        e 


e         dddd        dddd        e 


I-VII 


Addome 


Vili 


h         h 
ano 


P  ^  to 

Q  a  a  a  a 

a  a  a  a 
B  Z  w 

K  K 

P  P 
a         stigmi         a 

o  o 

e  a  a  e 

a      a 

Pupa. 

(Fig-.  Vili). 

Possiede  lo  stesso  numero  di  segmenti  della  larva;  il  capo 
però,  retratto  enti-o  il  torace,  non  appare  ad  un  esame  esterno  e, 
di  conseguenza,  le  due  papille  che  si  vedono  sporgere  all'  estre- 
mo apicale  non  sono  le  papille  dorsali  dell'organo  antennale,  ma 
le  due  laterali  del  primo  segmento  toracico.  Del  resto  le  papille 
sono  distribuite  come  nella  larva.  Da  due  fori  situati  nella  parte 


-  259  — 


Fig.  Vili. 
Aphiochaeta  xantina  Speis.  Pupa.  —  1.  Dal 
dorso  ;  2.  di  lato  e  di  scorcio:  7,  II  e  ///, 
1«,  2°  e  ?>o  scgìTiento  tcracico.  (Ingrandite). 


mediana  dorsale  presso   il    limite  anteriore    del    secondo    somite 

addominale,  escono  i  due  carat- 
teristici corni  stigmatici  (fig-.  Vili 
e  IX,  4),  piuttosto  lunghi,  ma  non 
lunghissimi, 

I  segmenti  primo,  secondo  e 
terzo  addominali  presentano,  dor- 
salmente, una  sutura  di  divisione 
che  decorre  longitudinalmente  e 
dorsalmente  nel  mezzo  dei  seg- 
menti su  accennati,  si  biforca  poi  e 
dirigendosi  da  ciascuna  banda  ver- 
so i  lati,  limita,  sempre  dorsal- 
mente, il  margine  anteriore  del 
primo  segmento  addominale;  rag- 
giunti così  i  margini  laterali  del 
segmento  li  segue  interessando  an- 
che quelli  del  secondo  e  terzo  so- 
mite e  decorrendo  precisamente  fra  la  serie  delle  papille  laterali 
e  quella  delle  papille 
pleurali,  al  margine 
posteriore  e  dorsale 
del  terzo  somite  si  ri 
piega  nuovamente,  li- 
mita questo  margine 
e  da  ogni  lato  rag- 
giunge la  sutura  lon- 
gitudinale mediana 
già  descritta  (  Fig. 
VIII).  Vengono  così 
ad  essere  individua- 
lizzati due  pezzi,  co- 
stituiti, ciascuno,  dal- 
la parte  dorsale  dei 
segmenti  primo,  se- 
condo e  terzo  dell'ad- 
dome e  provveduti  di 
un  corno  stigmatico  e 
di  nove  papille:  tre  per  ogni  segmento.  Questi  due  pezzi  si  distac- 
cano quando  l'adulto  esce  dalla  pupa. 


Fig.  IX. 
A'phio<;haetn  xantina  a\)ti^.  Pupa.  —  1.  Apice  aborale  dal  dorso; 
2.  Apice  orale  pure  dal  dorso  ;  3.  Produzioni  chitinose  dell'a- 
pici' al)orale;  -i.  Corno  stigmatico:  S,  stigmi  anteriori;  S',  stigmi 
posteriori.  (Tutte  le  ligure  molto  ingrandite). 


-  260  — 

Per  i  caratteri  che  sono  venuto  mim  mano  descrivendo,  la 
larva  e  la  pupa  di  Aiohiochacfa  xantina  Speis,  trovano  posto 
nel  II  Gruppo  istituito  dal  Dr.  Keilin  e  che  già  comprende  Ph. 
ruflpes,  ruflcornis,  pusilla  e  scalaris.  Per  vero  dire  la  lunghez- 
za dei  suoi  corni  stigmatici  è  superiore,  almeno  per  quanto 
ne  posso  giudicare  dalle  figure  del  Keilin,  a  quella  dei  corni  di 
queste  specie.  Di  più  molte  delle  larve  che  io  ho  osservate  si 
sono  strasformate  in  pupa  entro  il  corpo  stesso  degli  Acrididi  nel 
quale  erano  vissute.  Il  primo  fatto  può  costituire^  a  ragione,  uno 
di  quei  casi  di  transizione  che  il. Keilin  stesso  aveva  già  preve- 
duti; il  secondo  può  non  rispecchiare  fedelmente  quanto  avviene 
di  regola  in  natura.  Di  fatto,  date  le  condizioni  di  ambiente  ab- 
bastanza calde  (minim.  13  centigr.,  mass.  20"  centigr.)  nelle  quali 
io  conservavo  la  capsula  Petri  che  conteneva  le  larve,  e  consi- 
derato che  in  causa  di  questa  temperatura  piuttosto  alta,  i  corpi 
degli  Acrididi  si  erano  disseccati,  si  può  supporre  che  parte  delle 
larve,  avendo  trovato  un  ambiente  favorevole,  si  siano  senz'altro 
trasformata  in  sito. 


—  201  — 


BIBLIOGRAFIA 


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N.°  5.  Hafte  1.  —   p.   1-16.  —   1  tav.  e  10  fig.  nel  testo. 


DoTT.  ALFREDO  BORELLI 


Dermatteri 

raccolti  dal  prof.  F.  Silvestri  nell'Africa  occidentale. 


PROTODERMAPTERA. 

Fam.  Pygidicranidae. 

SuBFAM.  Diplatynae. 

Gen.  Diplatys  Serv. 
Diplatys  couradti  ?  Burr. 

Trans.  Ent.  Soc.  London  p.  281,  1904. 

Due  larve  raccolte  a  Aburi  (Costa  d'  Oro)  che  per  la  forma 
dell'occipite  e  del  pronoto  riferisco  con  molto  dubbio  alla  Diplatys 
conradti  Burr,  specie  trovata  nel  Camerun. 

SuBF.  Karschiellinae. 

Gen.  Karschiella  Verh. 

Karschiella  cameruueusis  Verh. 

Zool.  Anz.  n.  665,  p.  183,  1902. 

Una  9  e  una  larva  da  Victoria  (Camerun).  * 

SuBF.  Echinosomatinae. 

GEN.    Echinosoma  Serv. 

Echinosoina  concolor  Borelli 

Ann.  Mus.  Stor.  Nat.  Genova  (."]■  Voi.  3  p.  352,  1907. 
Una  ninfa  cf  ^^  Aburi  (Costa  d'Oro) 


—  2Ö5  — 
Echìnosoma  congolense  ?  Borelli 

Ann.  Mus.  Storia  Nat.  Genova  (3)  Vol.  3  jd.  351,  1907. 

Due  larve  da  Aburi  (Costa  d'Oro)  che  per  il  colore  del  pro- 
noto e  delle  zampe  riferisco  con  un  certo  dubbio  a\V Echinosoma 
congolense  specie  descritta  del  Congo  Francese. 

Fam.    Labiduridae. 

SuBFAM.  Psalinae. 

Gen.  Anisolabis  Fieber 

Auìsolabìs  maritima  Bonelli 

Forficula  maritima  Bonelli,  apud  Gene,  Monog-r.  Forf.  p.  9,  Padova,  1832. 

Un  esemplare  cf  da  Conakry  (Guinea  Francese). 

Quest'esemplare  è  degno  di  nota  per  il  colore  nero-pece  del 
capo,  dei  segmenti  superiori  dell'  addome  e  delle  branche  della 
pinzetta  il  quale  contrasta  col  colore  giallo-grigiastro  delle  parti 
boccali  e  delle  antenne,  giallo -paglia  delle  zampe  e  giallo  sporco 
dei  segmenti  dello  sterno. 

Anisolabis  isomorpha  Borelli 

Ann.  Mus.  Stor.  Nat.   Genova  (3),  Voi.  3  p.  362,  1907. 

Due  esemplari  9  da  Mamou  (Guinea  Francese). 
Specie  trovata  nella  Guinea  Poi'toghese  dal  compianto    Leo- 
nardo Fea  e,  per  quanto  io  sappia,  non  rinvenuta  poi. 

Anisolabis  angulifera  Dohrn. 

Brachylahis  angnlifera  Dohrn:  Stett.  Ent.  Zeit.  Vol.  25,  p    294,  1864.  —  Ani- 
solabis pluto,  Rehn,  Proc.  U.  S.  Nat.  Mus.  Vol.  29,  p.  506,  f.  4,  ($),  1905. 

Un  esemplare  9  da  Aburi  (Costa  d'Oro)  il  quale  corrisponde 
esattamente  alla  descrizione  ed  alla  figura  che  Rehn  dà  dell'Am- 
solahii^  Pluto,  specie  che  il  D.'*^  Malcolm  Bur,  dopo  avere  esa- 
minato il  tipo  descritto  dal  Dohrn,  identifica  voW' Anholahis  an- 
gulifera  Dohrn.  (ötett.  ent.  Zeit.,  p.  334,  Mai  1911). 


-  266  — 
:  ,  .,,  Aiiisolabis  ovvenii  Bmr. 

Aim.  Mag.  Nat.  Hist.  (8)  Vol.  8,  p.  39,   1911. 

Un  esemplare  9  ^'^  Victoria  (Camerun). 

Aiiisolabis  hotteiitota  Dohrn 

Forcinella  hottentota  H.  Dohrn  in:  Eiit.  Zeit.  Stettin,  v.  XXVIII  p.  334,  1867. 
1  9  da  ManoLi  (Gruinea  Francese). 

Aiiisolabis  Silvestri!  no  v.  sp. 

cf:  Capo  bruno  chiaro,  lucente,  labbro  superiore  testaceo, 
parte  anteriore  del  clipeo  e  palpi  boccali  gialli.  Appena  più 
lungo  che  largo ,  pressocché  triangolare  cogli  angoli  poste- 
l'iori  debolmente  arrotondati;  convesso  colla  sutura  postfrontale 
appena  distinta  e  la  medio-posteriore  ben  mar'cata,  segnata  da 
un  leggero  solco.  Antenne  di  20  articoli,  pubescenti,  bruni  ad 
eccezione  del  primo  e  del  terzo  gialli  del  sedicesimo  e  del  di- 
ciassettesimo bianchicci;  quarto  e  quinto  articoli  conici  appena 
più  lunghi  che  larghi,  il  sesto  di  lunghezza  uguale  a  quella  del 
terzo,  i  seguenti  allungantisi  ed  assottigliantisi  insensibilmente  e 
passando  dal  conico  al  piriforme. 

Pronoto  rettangolare,  più  lungo  che  largo,  anteriormente  di 
larghezza  inferiore  a  quella  del  capo,  di  larghezza  pressocché 
uguale  posteriormente;  margine  anteriore  tronco,  margini  laterali 
leggermente  divergenti  e  debolmente  riflessi,  margini  e  angoli 
posterioi'i  arrotondati.  Superficie  supeiiore  leggermente  convessa, 
largamente  depressa  lungo  i  margini  laterali  e  segnata  per  tutta 
la  sua  lunghezza  da  un  leggero  solco  mediano.  Colore  bruno- 
testaceo  coi  margini    laterali  gialli,  lucente. 

Mesonoto  più  corto  ma  sensibilmente  più  largo  del  pronoto 
nella  sua  parte  posteriore,  convesso:  lucente  e  rugoloso,  giallo- 
testaceo  jiiù  oscuro  lungo  i  lati. 

Metanoto  anteriormente  di  larghezza  uguale  a  quella  del  me- 
sonoto, allargantesi  fortemente  nella  parte  posteriore,  di  lunghezza 
uguale  a  quella  del  mesonoto  coi  lati  sensibilmente  più  lunghi, 
margine  posteriore  fortemente  concavo;  convesso,  rugoloso  e  del 
colore  del  mesonoto. 

Segmenti  dello  sterHO  giallo-chiari. 


—  267  — 


Zampe  gialle  coi  femori  del  primo  paio  ornati  nel  mezzo 
delle  faccie  anteriore  e  posteriore  di  mia  piccola  macchia  bruna, 
rotonda.  Primo  articolo  dei  tarsi  di  lunghezza  poco  superiore  a 
quella  del  terzo  e  inferiore  alla  somma  del  secondo  e  del  terzo. 
Segmenti  dell'addome  di  colore  castaneo-rossiccio  ad  ecce- 
zione del  primo  giallo  -  bruno.  Allargantisi  dal  primo  al  sesto, 
pressocchè  paralleli,  dal  sesto  all'ultimo;  alquanto  depressi,  molto 
leggermente  punteggiati  con  minutissime  rughe,  ben  marcate  sui 
lati  dei  segmenti  6  a  9,  i  quali  sono  forniti  di  una  Ccirena  longi- 
tudinale e  si  prolungano  posteriormente  in  una  punta  triangolare. 
Pieghe  tubercolari  dei  terzo  e  quarto  segmenti  poco  marcate.  Ul- 
timo segmento  rettangolare,  di  un  terzo  più  largo  che  lungo,  pun- 
teggiato, segnato  nei  due  terzi  anteriori  da 
un  solco  loiìgitudinale  mediano,  il  quale  incon- 
tra posteriormente  una  depressione  limitata  da 
due  ripiegature  prominenti,  che  corrispondono 
alle  carene  mediane  dalle  branche  della  pin- 
zetta. Margine  posteriore  tronco,  superfìcie  late- 
rali infossate  e  rugose  nella  metà  superiore,  for- 
nite di  una  carena  longitudinale  ben  marcata, 
obliqua  dall'avanti  all'indietro,  la  quale  corri- 
sponde posteriormente  al  margine  inferiore 
della  pinzetta. 

Segmenti  inferiori  dell'  addome  bruno-ros- 
sicci; rugolosi  con  alcuni  punti  fortemente  im- 
pressi disposti  in  serie,  forniti  di  peli  gialli  più 
numerosi  lungo  il  margine  posteriore.  Penul- 
timo segmento  coperto  di  minute  rughe  e  di 
grossi  punti,  grande,  più  largo  che  lungo;  dap- 
prima rettangolare  poi  restringentesi  a  mò  di 
trapezio  coi  margini  laterali  sinuosi  e  coi  mar- 
gine posteriore  fortemente  smarginato.        « 

Pigidio  poco  sporgente,  conico,  leggermente  intaccato  poste- 
riormente. 

Branche  della  pinzetta  di  colore  castagno-rossiccio,  più  oscure 
verso  l'apice,  punteggiate;  sepai'ate  dal  pigidio,  triquetre  ed  al- 
largate alla  base,  diritte  per  due  terzi  circa  della  loro  lunghezza, 
poi  cilindriche,  più  sottili  e  piegate  verso  l'intei-no,  la  desti-a  pri- 
ma della  sinistra  e  più  fortemente,  quasi  ad  angolo  retto.  Supe- 
riormente fornite  per  metà  della  lunghezza  di  una    cai'ena    me- 


Fis-.  1. 

Anisolobis  Silvestrii:  ot- 
tavo iirosteruite  (iu  alto) 
e   parte   posteriore    del 
corpo  dal  dorso. 


—  268  — 

diana,    poi  arrotondate;  internamente  divergenti  e  depresse  sino 
al  punto  in  cui  esse  s'  incurvano    poi  arrotondate,  margine  infe- 
riore leggermente  denticolato. 
Lunghezza  totale  del  corpo:  19  millimetri. 

»  della  pinzetta  a  sinistra:  2,7,  a  destra  2;1  millimetri. 

Un  solo  esemplare  cT  da  Olokemeji  (Nigeria  Meridionale). 

Specie  distinta  per  la  forma  caratteristica  del  penultimo  seg- 
mento inferiore  dell'addome;  la  forma  della  pinzetta  ricorda  quella 
^^M^ Anisolahis.  compressa  Borelli  dalla  quale  esse  differisce  per 
il  colore  delle  zampe  e  delle  antenne. 

Auìsolabìs  incisa  nov.   sp. 

cf  :  Capo  nero-pece  o  bruno  rossiccio,  lucente,  colla  parte 
anteriore  del  clipeo  gialla,  il  labbro  superiore  bruno  -  rossìccio, 
testaceo  all'apice,  i  palpi  boccali  giallo  -  bruni.  Pressocchè  largo 
quanto  lungo,  con  suture  distinte,  la  medio-posteriore  segnata  da 
un  leggero  solco;  i-ugoloso  e  sparso  di  alcuni  punti  ben  marcati. 
Antenne  di  19  articoli  di  colore  bruno  oscuro  ad  eccezione  degli 
articoli  14  e  15  o  14,  15  e  16  bianchicci;  articoli  4  e  5  cilindro- 
conici,  corti,  larghi  quanto  lunghi;  6  poco  più  lungo  che  largo;  i 
seguenti  conici,  allungantisi  insensibilmente  e  gradatamente. 

Pronoto  nero-pece  coi  margini  laterali  bruno-rossicci,  quasi 
quadrato,  di  larghezza  anteriore  uguale  a  quella  del  capo  e  uguale 
alla  propria  lunghezza,  un  pò  più  largo  posteriormente.  Margine 
anteriore  tronco,  margini  laterali  diritti  e  debolmente  riflessi, 
margine  posteriore  diritto,  angoli  posteriori  debolmente  arroton- 
dati. Superficie  superiore  rugolosa,  sparsa  di  grossi  punti,  segnata 
da  un  leggero  solco  longitudinale  mediano. 

Mesonoto  e  metanoto  del  colore  del  pronoto,  rugolosi  e  sparsi 
di  alcuni  grossi  punti,  segnati  per  tutta  la  loro  lunghezza  da  una 
linea  mediana.  Mesonoto  di  un  quinto  meno  lungo  del  pronoto  e 
pressocchè  della  stessa  larghezza,  metanoto  allargantesi  gradata- 
mente dall'  avanti  all'  indietro  col  margine  posteriore  fortemente 
concavo. 

Zampe  di  colore  giallo:  femori  oscurati  di  bruno  nel  mezzo 
delle  faccie  superiore,  anteriore  e  posteriore;  tibie  bi'une  nella 
metà  basale  della  faccia  inferiore.  Primo  articolo  dei  tarsi  di 
lunghezza  alquanto  superiore  a  quella  del  terzo,  uguale  alla  som- 
ma del  secondo  e  del  terzo. 


—  269  — 


Fit 


2. 


Segmenti  dell'addome  nero-pece  o  bruno-rossicci  allargantisi 
sensibilmente  dal  primo  all'  ottavo,  fittamente  e  fortemente  pun- 
teggiati, forniti  dal  quinto  all'ottavo  di  una  carena  laterale  liscia 
e  sporgente,  prolungati  posteriormente  dal  quinto  al  nono  in  punta 
triangolare.  Pieghe  tubercolari  dei  terzo  e  quarto  segmento  poco 
distinte.  Ultimo  segmento  lucente,  sparsamente  punteggiato,  meno 
di  un  terzo  più  largo  che  lungo,  sensibilmente 
convesso,  declive  nel  terzo  posteriore,  fornito 
lateralmente  di  due  prominenze  crestiformi  ar 
cuate  verso  1'  esterno,  le  quali  occupano  i  due 
terzi  posteriori  della  superficie  e  oltrepassano 
alquanto  il  margine  posteriore  in  corrispon- 
denza delle  carene  mediane  delle  branche  della 
pinzetta.  Margine  posteriore  concavo  tra  le 
branche  della  pinzetta;  superficie  laterali  debol- 
memte  infossate,  prive  di  carene. 

Inferiormente:  segmenti  sternali  testacei. 
Segmenti  dell'  addome  bruni,  punteggiati  e  for- 
niti di  peli  bruno-rossicci.  Penultimo  segmento 
rugoso  e  fortemente  punteggiato,  fornito  di  nu- 
merosi peli,  ottusamte  triangolare  col  margine 
posteriore  fortemente  intaccato  da  una  incisione 
triangolare  mediana. 

Pigidio  poco  sporgente,  conico. 
Branche  della  pinzetta  di  colore  nero  pece,  separate  dal  pi- 
gidio, quasi  simmetriche,  corte;  robuste  diritte  e  triquetre  per  i 
tre  quarti  della  loro  lunghezza  poi  più  sottili  piegate  ad  arco  e 
arrotondate.  Internamente  allargate  per  un  breve  tratto  poi  diver- 
genti e  cilindriche  sino  alle  punte  che  non  s'  incontrano;  mar- 
gine inferiore  leggermente  dentellato. 

9:  Ultimo  segmento  dell'addome  restringentesi  sensibilmente 
nella  parte  posteriore,  quasi  uniformemente  convesso,  privo  di 
creste  laterali  superiori. 

Penultimo  segmento  ventrale  arrotondato,  col  marghie  po- 
steriore intero  e  sporgente. 

Branche  della  pinzetta  diritte  e  quasi  contigue,  allargate  alla 
base  esse  vanno  assottigliandosi  gradatamente  sino  alle  punte  ri- 
curve ed  incrociate. 

Lunghezza  totale  del  corpo,  cf  :  18,  9  •  l'^>5  millimetri 
»         della  pmzetta,       (f  :    2,  9  •     2,1  » 


Anisolabis  incisa  :  otta- 
vo urosternite  (in  alto) 
e    parte   posteriore    del 
corpo  dal  dorso. 


—  270  — 

Esemplari  cf  Q  e  ninfe  da  Conakry  e  da  Kindia  (Guinea 
Francese). 

Var.  nfgHco>')iis. 

Un  esemplare  cf  da  Kakoulima  (Guinea  Francese). 

Quest'esemplare  di  colore  nero,  invece  di  avere  gli  articoli 
delle  antenne  in  parte  bruni  e  in  parte  bianchicci,  ha  18  articoli 
uniformemente  neri;  inoltre  le  sue  zampe  sono  di  un  colore  nero- 
pece  mentre  negli  altri  esemplari  esse  sono  gialle  o  gialle  oscu- 
rate di  bruno. 

Questa  specie  si  avvicina  a,\VAnisolabis  ovvenii  Burr,  dalla 
quale  essa  differisce  per  l'incisione  caratteristica  del  penultimo 
segmento  ventrale  e  per  il  colore  delle  antenne  e  delle    zampe. 

SuBF.  Brachylabinae. 

Gen.  Ctenisolabis  Verh. 

Cteiiisolabis  togoensis  Verh. 

Sitzungsb.  Ges.  Nat.  Fr.  Berlin.,  p.   14,   U»02. 

Un  solo  esemplare  cf  da  Kakoulima  (Guinea  Francese). 

Gen.  Nannisolabis  Burr. 

Nauuisolabis  caiiieruiiensis  nov.  sp. 

cT  :  Capo  nerastro  col  labbro  superiore  ed  i  palpi  boccali 
bruno  oscuri,  non  lucente,  zigrinato,  fornito  di  due  piccole  linee 
curve  mediane  dietro  le  antenne.  Triangolare  cogli  angoli  poste- 
riori arrotondati,  sensibilmente  convesso,  suture  appena  distinte. 
Occhi  piccoli,  rotondi  e  anteriori.  Antenne  di  10  articoli,  pube- 
scenti, di  colore  bruno  ad  eccezione  dei  due  ultimi  bianchicci;  il 
primo  cilindro-conico ,  più  lungo  che  largo;  il  secondo  piccolis- 
simo; il  terzo  cilindrico,  appena  più  lungo  che  largo;  il  quarto  ed 
il  quinto  cilindrici,  molto  corti,  sensibilmente  più  larghi  che  lun- 
ghi ;  il  sesto  della  lunghezza  del  terzo,  appena  più  lungo  che 
largo;  i  seguenti  allungantisi  insensibilmente,  più  lunghi  che  lar- 
ghi, cilindro-conici. 

Pronoto  rettangolare  cogli  angoli  posteriori  insensibilmente 
arrotondati,  margine  anteriore  leggermente  sporgente,  margini 
laterali  diritti  debolmente  riflessi,  margine  posteriore  tronco.  Poco 


—  271  — 

più  lungo  che  largo,  anteriormente  di  larghezza  pressocchè  uguale 
a  quella  del  capo,  posteriormente  di  poco  inferiore  alla  propria 
lunghezza.  Superficie  superiore  debolmente  convessa,  segnata  per 
i  tre  quarti  della  sua  lunghezza  da  una  linea  mediana,  fiancheg- 
giata anteriormente  da  due  impressioni  longitudinali,  corte,  ap- 
pena distinte. 

Mesonoto  tumido  nei  due  terzi  anteriori,  diviso  da  una  de- 
pressione trasversale,  fornito  lateralmente  da  due  ripiegature  ot- 
tuse che  non  raggiungono  il  terzo  posteriore. 

Metanoto  allargantesi  nella  parte  posteriore,  col  margine  po- 
steriore sensibilmente  concavo. 

Pronoto,  mesonoto  e  metanoto  di  colore  nero  pece,  zigrinati 
e  coperti  da  una  fine  peluria  giallognola. 

Zampe  giallo -pallide  coi  femori  bruno  oscuri  nei  due  terzi 
prossimali. 

Segmenti  dell'addome  bruno  -  oscuri,  coperti  da  una  peluria 
giallognola;,  zigrinati,  allargantisi  dal  primo  al  sesto,  restrigentisi 
dal  settimo  alFultimo  il  quale  è  di  larghezza  superiore  a  quella 
del  primo.  Pieghe  tubercolari  dei  terzo  e  quarto  segmenti  mar- 
cate. Ultimo  segmento  liscio,  più  di  sei  volte  più  largo  che  lungo, 
restringentesi  debolmente  dalla  base  all'apice;  margine  posteriore 
concavo  nel  mezzo  fiancheggiata  da  2  piccole  sporgenze  trian- 
golari addossate  alle  radici  della  pinzetta,  sinuoso    lateralmente. 

Inferiormente  di  colore  più  chiaro.  Penultimo  segmento  ven- 
trale due  volte  più  largo  che  lungo,  quadrangolare  col  margine 
posteriore  insensibilmente  arrotondato. 

Pigidio  poco  sporgente,  triangolare  coll'apice  tronco. 

Branche  della  pinzetta  bruno-rossiccie,  separate  dal  pigidio, 
cilindriche,  diritte  ed  ingrossate  per  metà  della  loro  lunghezza 
poi  assottigliantisi  sensibilmente  ed  incurvantisi  leggermente  verso 
l'interno  sino  alle  punte  acute,  non  incrociate. 

Un  solo  esemplare  cf  da  Victoria  (Camerun). 
Lunghezza  totale  del  corpo:  7,5  millimetri 

»  della  pinzetta  poco  più  di  2  millimetri. 


—  272  - 

PARADERMAPTERA. 
Fam.  Äpachyidae. 

Gen.    Apachyus    Serville 
Apachyiis  murrayi  Dohrn. 

Stett.  Ent.  Zeit.  Vol.  24,  p.  44,  1863. 

Tre  ninfe  da  Olokemeji  (Sud  Nigeria)  che  per  il  colore  giallo- 
chiaro  e  la  mole  piuttosto  piccola  riferisco  air^^«c/i7/ws  muì'vay 
Dohrn,  specie  comune  nel  Conge  e  nella  Nigeria. 

EUDERMAPTERA. 

Fam.  Labiidae. 

SuBF.  Spongiphorinae. 

Gen.    Spongovostox    Burr. 

Spongovostox  Gestroi  Burr. 

Ann.  Mag.  Nat.  Ilist.  (8),  Voi.  4  p.  122,  19Ü9. 

Un  esemplare  cT  e  2  9  da  Kindia  (Guinea  Francese). 
Spongovostox  assiniensis  Bonn. 

Bormans  (apud  Bolivar),  Ann.  Soc.  Ent.  Fr.  Voi.  62  p.  170,  1898. 

Un  esemplare  cT,  3  9  e  larve  da  Aburi  (Costa  d'  Oro).  Gli 
esemplari  raccolti  dal  prof.  Silvestri  appartengono  alla  forma 
ciclolabia. 

SuBF.  Labiinae. 

Gen.    Labia    Leach. 
Labia   curvicauda   Motsch. 

Bull.  Soc.  Nat.  Moscou,  Vol.  36,  p.  2  pi.  2  f.  1,  1863. 

var.  cameruuensis  Borg. 

Platylahia  camerunensis  Borg,  Arkiv.  f.  Zool.  Vol.  1  p.  57o,  pi.  26  fig.  4, 1904. 

Un  esemplare  cf  e  1  9  da  Olokemeji  (Sud  Nigeria). 

Un  esemplare  cT,  3  9  ^  larve  da  Conakry  (Guinea  Francese). 


—  278  — 

Fam.    Chelisochidae. 

SuBF.  Chelisochinae. 

Gen.  Chelisoches  Scudder. 
Chelisoches  plagiatus  Fairm. 

Arch.  Ent.  Vol.  2,  p.  257,  pi.  9  f.  3   O,  1858. 

Un  esemplare  cT  e  una  ninfa  da  Aburi  (Costa  d'Oro). 

Chelisoches  sp.  ? 

2  larve  da  Conakry  (Gruinea  Francese)  e  da  Olokeraeji  (Sud 
Nigeria)  indeterminabili. 

Fam.    Forficulidae. 

SuBF.  Forficulinae. 

GrEN.    F  o  r  f  i  c  u  1  a    Linn. 
Forflcula    senegaleusis    Serv. 

Hist.  Nat.  Orth.  p.  .39,  1839. 

Parecchi  esemplari  cT  e  9  da  Thiès  e  da  Dakar  (Senegal). 
La  mole  degli  esemplari  cf  è  notevole: 

Lunghezza  totale  del  corpo:  20,5  mm. 
»  della  pinzetta:  8  mm. 

SuBF.  Diaperasticinae. 

Gen.    Diaperasticus    Burr. 

Diaperasticus    erythrocephalus    Olivier 

Eìicycl.  Méth.  Voi.  6,  p.  468,  1791. 

L"  var.  (liezi  Borni. 
Un  esemplare  9  da  Ibadan  (Sud  Nigeria). 

Bollett.  di  Zoologìa  Gen.  e  Agr.  18 


—  274  - 

2."  var.  maculìpes  nov. 

Un  esemplare  cf  da  Mamou  (Guinea  Francese). 

Quest'  esemplare  privo  di  ali,  come  la  varietà  diezi  Borm., 
invece  di  avere  le  zampe  uniformemente  gialle  o  giallo-rossiccie 
è  ornato  sulla  faccia  superiore  dei  femori  e  delle  tibie  del  primo 
e  del  secondo  paio  di  una  lunga  macchia  bruna.  E  anche  degno 
di  nota  il  colore  molto  oscuro  del  capo  il  quale  è  quasi  nero  sul 
vertice  mentre  i  lati  rigonfi  dell'  occipite  sono  bruno-caffè.  Le 
banche  della  pinzetta  sono  relativamente  corte,  abbastanze  ro- 
buste e  sensibilmente  arcate;  la  parte  allargata  della  base  ha  la 
forma  di  un  triangolo  coi  lati  leggermente  seghettati  ed  i  mar- 
gini interni  delle  banche  sono  forniti,  quasi  sino  alle  punte,  di 
numerosi  granuli  o  piccoli  tubercoli. 

Lunghezza  totale  del  corpo:  10,5  millimetri 
»  della  pinzetta:       1,75  » 


DoTT.  G.  GRANDI 


Studi    sui    Coccinellidi. 


IV. 

Nota  sul   gen.   Solanophila   Weise. 

Continuando  nelle  mie  ricerche  sui  Coccinellidi  (1),  ho  avuto 
l'opportunità  di  esaminare  vari  esemplari  di  Solanophila  obsoleta. 
La  struttura  generale  del  corpo  di  questo  genere,  in  riguardo  al- 
meno alla  specie  esaminata,  è  simile  a  quella  di  Epilachna;  passo, 
adunque,  rapidamente  in  rassegna  solo  quelle  parti  che  mi  sem- 
brano presentare  qualche  variazione. 

Capo  simile  a  quello  di  Epilachna,  con  antenne  (Fig.  I,  3) 
un  po'  più  gracili  e  cogli  articoli  4-8  relativamente  più  allungati. 
Mandibole  (Fig.  I,  4)  pure  simili;  i  denti  principali  però  sono  un 
po'  più  sviluppati  e  meno  acuti  ed  il  primo  di  essi  (s' intende 
quello  più  vicino  alla  base  della  mandibola)  è  più  lungo;  inoltre 
i  dentini  che  sono  compresi  fra  la  zona  molare  e  questo  dente 
principale  sono  pure  meno  acuti.  Clipeo,  labbro  superiore  e  ma- 
scelle del  primo  paio  conformate  similmente.  Labbro  inferiore 
(Fig.  I,  5)  coi  margini  laterali  del  submento  convessi;  setole  e  sen- 
silli  distribuiti  come  nella  figura. 


(1)  Colgo  l'occasione  della  presente  nota   per  correggere  alcuni   «  lapsus 
calami»  avvenuti  nella  compilazione  dei  miei   «Studi  sui  Coccinellidi»   Boll, 
del  Lab.  di   Zool.  gen.    ed   Agr    della    R.  Scuola    Sup.    di  Agric.  di  Portici. 
Voi.  VII,  p.  267-302: 
A  pag. 


274 
276 

riga 

» 

3a          , 
Ila       ( 

invece  di 

Parte  sternale 

leggi 

:  Parte  pleurale 

274 

277 

» 
» 

ultima   / 

6»      < 

prima     » 

Sterno 

» 

Parte  sternale 

287 

» 

6* 

invece    » 

attraverso 

» 

sotto 

287 

» 

14a 

»         » 

10<^  urosternìte 

» 

IC^  urotergite 

298 

» 

ll-12a 

»         » 

Tnesotorace 

» 

pro-e  metatorace 

294 

' 

17a 

»         » 

sternale 

» 

tergale 

—  276  - 

Il  torace,  nelle  sue  parti  tergali,  pleurali  e  sternali,  non 
presenta  variazioni  notevoli  da  quello  descritto  per  Epilachtia. 
Elitre  colla  parte  ripiegata  del  margine  costale  un  po'  più  ampia. 
Ali  mesotoraciche    simili.  Zampe  pure    simili,  ma  provvedute  di 


Fig.  I. 

Solanophila  obsoleta.  —  1.  Organo  copulatario  del  (j  ;  non  è  disegnato  il  condotto  eja- 
culatore;  l' estrema  parte  prossimale  del  pene,  in  seguito  a  macerazione  in  potassa 
caustica,  è  un  po'  deformata;  2.  Apice  della  tibia,  tarso  e  pretarso  di  una  zampa  poste- 
riore; non  sono  disegnate  le  setole  ed  i  sensilli;  3.  Antenna;  4.  Mandibola  veduta  dal 
dorso;  5  labbro  inferiore  :  H'  palpi  labiali  ;  L,  mento  ;  M,  submento  ;  P,  pezzo  impari 
dell'organo  copulatario;  P'  ))ezzi  pari;  P"  pene.  (Vari  ingrandimenti). 


unguicoli  bifidi  e  sprovvisti,  alla  base,  di  apofisi  laminare  ango- 
losa (Fig.  I,  2). 

Addome.  —  Uriti  1-8  simili  a  quelli  di  Epilachna  chryso- 
melina;  V8°  urotergite  della  9  (Fig.  II,  l)  è  appena  intaccato  nella 
parte  media  del  suo  margine  posteriore. 

9  Urotergiti  9"  e  10''  —  Fra  r8«  ed  il  10°  urotergite  si  os- 
serva una  zona  membranosa  mediana,  la  quale  forse  è  da  consi- 
derarsi come  parte  del  9°  urotergite;  ai  lati  di  essa,  come  già 
notai  a  proposito  di  Epilachna,  Lasia  e  Cynegetis,  si  trovano 
due  paratergiti  ben  chitinizzati  che  vengono  a  portarsi  ventral- 
mente fra  rS''  ed  il  9°  urosternite.  Verhoeft"  considera  come  9°  uro- 
tergite solo  queste  due  parti  laterali  chitinizzate.  Il  10°  (Fig.  II,  i) 


—  277   — 


è  un  pezzo  un  po'  trasverso,  convesso  al  suo  margine  posteriore 
e  cogli  angoli  posteriori  rotondati,  il  quale  non  è  molto  distinto 
dalla  zona  membranosa  compresa  fra  i  due  paratergiti  del  9°  e 
viene  a  trovarsi  un  po',  colla  sua  parte  prossimale,  fra  il  margi- 
ne anteriore  dei  paratergiti  stessi.  Questo  pezzo  è  similmente  co- 
struito in  Epilachna  , 
Lasia  ecc.  ed  era  stato 
indicato  invece,  per  que- 
sti generi,  ed  anche  per 
Serangium,  come  parte 
del  9°  urotergite. 

9  Uì'osternite  9°  — 
(Fig.  II,  ])  È  simile  a 
quello  di  Epilachna  dir y- 
sonielina,  diviso  cioè  in 
due  pezzi  quadrangolari, 
cogli  angoli  rotondati  e 
provvisti  ciascuno,  nella 
parte  media  del  loro  mar- 
gine posteriore  di  uno 
stilo  setoloso. Non  ho  quin- 
di nulla  da  aggiungere; 
osserverò  solo  che  l'a- 
pertura genitale  che  si 
apre,  come  in  Epila- 
chna, fra  i  due  pezzi 
sternali  descrìtti  pel  9"  urite  e  sotto  la  membrana  che  unisce 
V8^  col  9°  urosternite  è  spesso  circondato  da  minuti  peluzzi;  tanto 
essa,  quanto  quella  anale  che  è  situata  sotto  il  10°  urotergite, 
sono  ampie  e  quasi  contigue.  Il  10"  urosternite  infatti,  ben  distinto 
nel  1"  stadio  di  pupa,  pare  ridotto  nell'adulto  ad  una  parte  mem- 
branosa non  facilmente  definibile.  Non  è  il  caso  di  pronunciarsi 
su  di  esso,  prima  di  avere  osservato  e  comparato  molte  specie. 
cf  Urotergiti  9°  e  IO''  —  Sono  simili  a  quelli  di  Epilachna 
chìysomelina  e  su  di  essi,  di  conseguenza,  sorvolo. 

cf  Urosternite  P"  —  È  in  Solanophila,  come  in  Epilachna 
chrysomelina,  sempre  più  o  meno  fortemente  ridotto  e  compreso 
fra  i  paratergiti  del  9°  urite  (Fig.  II,  2),  i  quali,  in  Epilachna, 
Lasia  ecc.  etano  stati  interpretati  come  sterniti  dello  stesso  urite. 


Fig.  II. 

Solanophila  obsoleta.  1.  Gli  ultimi  uriti  della  $  veduti  dal 
ventre;  2.  Gli  stessi  del  O  ;  non  sono  designate  tutte  le  se- 
tole. A,  apertura  anale;  G,  apertura  genitale,  (molto  ingr.) 


—  278  — 

Si  è  già  visto  (1)  come  invece  in  Serangifiw,  questo  sternite  sia 
ben  sviluppato  in  un  pezzo  ampio  ed  assimetrico. 

Concludendo  si  avrebbe  per  ISolanophila  la  seguente  rappre- 
sentazione grafica  degli  uriti  : 

T.  I,  II,  III,  IV,  V,  VI  VII,  Vili,  9°   10"  (IP) 

S.  (I,) II,  III,  IV,  V,  VI  VII,      8«    9«  (10°    IP) 

che  è  uguale  a  quella  già  data  per  Epilachna. 

Organo  copidatario  (jiel  cT  —  (Fig.  I,  l)  Processi  pari  e  pro- 
cesso impari  relativamente  più  corti  e  più  tozzi  di  quelli  di  Epi- 
lachna chrysomelina.  I  primi  sono  attenuati  e  rotondati  all'apice; 
il  secondo,  veduto  di  profilo,  appare  terminato  a  punta  ed  un  po' 
ricurvo  verso  i  processi  pari.  Setole  distribuite  come  nella  figura. 
Pene  un  po'  ristretto  al  suo  apice  distale  e  subito  dopo  appena 
dilatato  e  rotondato. 


(1)  G.  Grandi.  Descrizionf.  di  mi  nuovo  Coccinellide  Africano  "  Serangiurti 
Gì/fardi,,  n.  sp.  -  Boll,  del  Lab.  di  Zool.  gen.  ed  Agr.  della  R.  Scuola  Sup. 
di  Agric.  di  Portici.  Voi.  Vili,  p.  165-178. 


Prof.  MARIO  BEZZI 


DITTERI 

raccolti  dal  Prof.  F.  Silvestri  durante  il  suo  viaggio  in  Africa 

del  1912-13 


I  ditteri  raccolti  dal  Prof.  Silvestri  nel  suo  viaggio  in  Africa 
per  cercare  parassiti  di  mosche  dei  frutti  non  sono  molto  nume- 
rosi, se  si  eccettuano  quelli  che  si  riferivano  al  suo  speciale  campo 
di  indagini.  Essi  comprendono  nondimeno  parecchie  specie  assai 
interessanti  dal  punto  di  vista  zoogeografìco,  ed  altre  ancora 
nuove  per  la  scienza;  fra  queste  è  degna  di  particolare  menzione 
la  scoperta  di  uno  strano  nuovo  genere  aberrante  di  tripaneidi. 

Io  ringrazio  vivamente  il  Prof.  Silvestri  di  avermi  affidato 
lo  studio  di  questo  mtiteriale,  che  egli  ha  inoltre  voluto  genero- 
samente cedere  alla  mia  collezione,  nella  quale  dunque  si  conser- 
vano i  tipi  delle  novità  qui  descritte  per  la  prima  volta. 

Siccome  le  località  dove  il  Prof.  Silvestri  *)  ha  fatto  le  sue 
raccolte  sono  piuttosto  varie  e  numerose,  così  credo  opportuno 
premettere  il  seguente  prospetto  geografico  delle  specie  comprese 
nella  collezione. 


1. 

Scatopse  n.  sp. 
Sternobrithes  tumidus  Loew. 
Bombylius  ornatus  Wied. 
Neolaparus  morie  n.  sp. 
Hoplistomerus  serripes  F. 
Aptiiochaeta  xanthina  Speis. 
Thoracites  cingulatus  n.  sp. 
ApoUenia  griseoviridis  n.  sp. 


Senegal. 

Rhinia  apicalis  Wied. 
Lispa  leucospila  Wied. 
Engistoneura  unilineata  n. 
Daeus  longistylus  Wied. 
»       (testaceus  Macq.). 
Cerati tis  Giffardii  Bezzi. 
»  Silvestri!  Bezzi. 


sp. 


(1)  F.  Silvestri  —  Viaggio  in  Africa  per  cercare  parassiti  di  mosche 
dei  frutti.  Boll,  del  Labor,  di  Zool.  gen.  e  agr.  di  Portici.,  Vili,  1913,  p.  3-164, 
69  figg.  —  Vedi  anche  Bull.  N.  3,  Territory  of  Hawaii,  Honolulu  1914  p.  1-176, 
24  tavv. 


—  280  — 


Guinea  francese. 


Plecia  ruficollis  F. 
Sternobrithes  fuscicornis  n.  sp. 
Tinda  nigra  Macq. 
Hyperalonia  niveifrons  n.  sp. 
Promachus  trichozonus  Loew. 
Chrysosoma  smaragdinum  Walk. 
Sy ritta  fasciata  Wied. 
Sarcophaga  liirtipes  Wied. 
Ehynchomyia  trigramma  n.  sp. 
Rhinia  apicalis  Wied 
Bengalia  depressa  Walk 
Pyrellia  viola  Big. 
Glossina  palpalis  R.  D. 


Lonchaea  glaberrima  Wied. 
Simomesia  pantherina  Big, 
Parypliodes  modestus  n.  sp. 
Coelocephala  arcuata  n.  sp. 
Chrysomyza  melanopa  n.  sp. 
Dacus  armatus  F. 

»       vertebratus  Bezzi. 
Cerati tis  Giffardii  Bezzi. 
»         punctata  Wied. 
Diopsis  apicalis  Dalm. 
Sepsis  rufa  Macq. 
Conops  erythrocephala  F. 
Oncomyia  p. 


Nigeria  meridionale. 


Tabanus  thoracinus  P.  B. 
Systropus  Silvestrii  n.  sp. 
Laphria  bipenicillata  Big. 
Neoitamus  podagi'icus  n    sp. 
Miltogramma  sp. 
Chrysomyia  Tellina   Bezzi. 
Hermyia  diabolus  Wied. 
Pyrellia  nudissima  Loew. 
Musca  senegalensis  Macq, 


Mydaea  proxima  Stein. 
Ceratitis  capitata  Wied. 

»  Giffardii  Bezzi. 

»  stictica  antistictica  Bezzi. 

»  anonae  Grab. 

»  nigerrima  Bezzi 

»         tritea  Walk. 
Conradtina  acrodiauges  Speis. 
Paralimna  nigripes  Ad. 


4. 


Costa  d'Oro. 


Baccha  pietà  Wied. 
Zonochroa  pterostigma  n. 
Lucilia  sericata  Meig. 
Pyrellia  nudissima  Loew. 
Glossina  palpalis  R.  D. 
Clitodoca  fenestralis  Macq 


sp. 


Simomesia  tigrina  Enderl. 
Ceratitis  colae  Silv. 

»  nigerrima  Bezzi. 

Cladoderris  Silvestrii  n.  sp. 
Trepidarla  respondens  Walk. 
Zaprionus  vittiger  Coq. 


Cainerun. 


Philodicus  obscuripes  Loew. 
Dacus  bipartitus  Grab. 
Ceratitis  punctata  Wied, 


Ceratitis  colae  Silv. 

»         nigerrima  Bezzi. 
Trepidarla  respondens  Walk. 


—  281  — 


6.  —  Dahomey. 


Musca  senegalensis  Macq. 
Atherigona  magnipalpis  Stein. 
Lonchaea  glaberrima  Wied. 


Chrysomyia  cuprinitens  Rond. 
Simomesia  pantherina  Big. 
Chrysomyza  smaragdina  Loew. 


Dacus  brevistylus  Bezzi. 
Ceratiti«  Giflfardii  Bezzi. 


Augola. 

Drosophila  repleta  Woll. 
Milichiella  lacteipennis  Loew. 


8.  —  Unione  del  Sud  Africa. 


Sarcophaga  hirtipes  Wied. 
Hylemyia  sinensis  Jaenn. 
Dacus  oleae  Gmel. 


Dacus  Lounsburyi  Coq. 

>       brevistylus  Bezzi. 
Cerati tis  rubivora  Coq. 


Fam.  Bibionidae. 


1.  —  Scatopse  n.  sp. 

Una    coppia  di   Dakar,    Senegal,    conservata  in  alcool. 
Si  tratta  di  una  specie  evidentemente  nuova,  di  cui  la  fem- 
mina presenta  ali  rudimentali. 

2.  —  Plecia  raflcolìis  Fabricius  1781. 

Una  coppia  di  Kindia,  Guinea  francese.  Essa  è  alquanto  dete- 
riorata dalla  conservazione  in  alcool;  la  riferisco  provvisoriamente 
a  questa  specie  del  Capo,  che  verrà  certo  in  seguito  smembrata 
in  parecchie  altre. 

Fam.  Stratiomyidae. 

3.  —  Sternobrithes    tumidus    Loew  1856. 

Una  femmina  di  Dakar,  Settembre  1912.  Corrisponde  bene, 
per  la  forma  e  colorazione  delle  antenne,  a  quanto  dice  il  Dott. 
Kertèsz  nel  suo  lavoro  del  1907  sul  genere  Gobertina;  i  tarsi 
anteriori  sono  interamente  neri.  Se  non  si  è  fatta  confusione, 
come    dubito   per  la  scoperta  qui  di  seguito  riferita,  la  specie  è 


—  282  — 

largamente  diffusa  per  tutta  la  regione  etiopica;,  essendo  ricor- 
data della  Caffreria,  dell'Africa  orientale  tedesca,  del  paese  dei 
Somali,  dell'Eritrea,  del  Camerun  e  di  Sierra  Leone. 

4.  —  Sternobrìthes  fuscicornis  n.  sp.  cf  9- 

Siniilis  et  afflnh  tumido,  divert  antennarum  stylo  latiovi 
et  omnino  nigra,  tarsis  anticis  albis  et  cellula  marginali  se- 
cunda    distincte    majori.  Long.  corp.  mm.  4-4,2. 

Un  maschio  di  Conakry ,  Guinea  francese.  Ottobre  e  2  femmine 
di  Camayenne,  Guinea  francese,  12  Ottobre  1912. 

Mi  risolvo  a  distinguere  questa  specie  dalla  precedente,  so- 
pratutto in  riguardo  alla  differente  forma  delle  antenne.  Queste 
hanno  i  due  primi  articoli  piccoli  e  nereggianti;  il  terzo  nero 
nella  faccia  esterna  e  giallo  su  quella  interna;  lo  stilo  largo, 
compresso,  non  assottigliato  verso  l'apice,  a  lati  paralleli,  lungo 
circa  come  l'antenna  ed  interamento  di  colore  nero  intenso.  Il 
capo  è  conformato  come  nella  specie  tipica,  come  pure  lo  scu- 
detto. I  piedi  hanno  i  femori  neri,  colla  punta  gialla  ;  le  tibie 
gialle,  ma  largamente  nere  nel  mezzo;  tutti  i  tarsi,  compresi 
anche  quelli  che  primo  paio,  interamente  bianchi.  Le  ali  sono 
uguali;  però  la  seconda  cella  marginale  è  all'incirca  del  doppio 
più  che  grande  in  tumidus. 

5.  —  Tinda  nigra  Macquart  1835. 

Alcuni  maschi  raccolti  a  Conakry,  Guinea  francese,  nell'Ot- 
tobre 1912.  Siccome  il  colore  delle  antenne  sembra  essere  al- 
quanto variabile  nell'estensione  del  giallo,  cosi  credo  possibile  che 
pallipes  e  vicina  del  Bigot  siano  da  collocarsi  fra  i  sinonimi 
della  specie  presente,  come  nel  frattempo  fece  il  Dott.  Ender- 
lein,  Zool.  Anz.  1914,  p.  307. 

Fam.  Tabanidae. 

6.    -  Tabanus  thoracinus  Palisot  1820,  cf. 

Un  maschio  di  Lagos,  Nigeria  meridionale,  Novembre  1912. 
È  specie  frequente  nell'  Africa  occidentale,  e  già  ricordata  di 
Lagos.  Il  maschio  era  tuttavia  ancora  ignoto  al  Sarcouf  nella  sua 
monografìa  del  1909;  né  mi  consta  che  sia  stato  descritto  dappoi. 


-   283  — 

Esso  è  simile  alla  femmina  nel  colore  delle  antenne,  del  torace, 
dell'addome,  dei  piedi  e  delle  ali;  la  testa  è  molto  più  larga  del 
to)'ace;  il  dente  basale  del  terzo  articolo  delle  antenne  è  abba 
stanza  sporgente  ;  il  triangolo  frontale  è  interamente  giallo  e 
quello  verticale  aflfatto  invisibile;  le  faccette  mediane  superiori 
degli  occhi  sono  assai  dilatate,  e  lungo  il  margine  posteriore  sono 
contornate  da  una  stretta  zona  di  faccette  piccole,  estesa  fino  al 
vertice;  la  divisione  fra  le  faccette  grandi  e  le  piccole  è  molto 
netta,  la  zona  di  quelle  piccole  è  un  po'  meno  della  quarta  parte 
del  diametro  verticale  dell'occhio.  Gli  occhi  sono  nudi.  I  palpi 
sono  di  forma  ovale  e  di  color  giallo,  forniti  di  peli  gialli. 

Fam.  Bombyliidae. 
7.  —  Hyperaloiiia  niveifrons  n.  sp.  cf  • 

Differì  a  nigripenne  Loew,  cui  similis  et  affinis,  statura 
minori  et  fi-onte  omnino  argenteo  squamosa. 

Long.  corp.  mm.  10,  al.  exp.  mm.  23. 

Un  maschio  di  Conakry,  Guinea  francese,  Ottobre  1912. 

Per  quanto  di  dimensioni  minori,  questa  specie  è  affine  in 
tutto  a  nigripennis,  e  come  in  questa  i  piedi  e  le  antenne  sono 
completamente  neri;  il  corpo  essendo  denudato,  non  si  può  ve- 
dere se  vi  sono  i  ciuffi  di  peli  fulvi  sul  torace;  le  ali  sono  iden- 
tiche, sia  pel  colore  che  per  la  disposizione  delle  nervature.  Ma 
ciò  che  mi  induce  a  considerare  la  specie  come  nuova  è  .il  ca- 
rattere della  fronte  che  è  tutta  densamente  coperta  di  squame 
argentee  lucenti,  estese  fino  al  livello  degli  ocelli. 

Potrebbe  forse  coincidere  colla  Erebus  Walker  descritta  di 
Sierra  Leone,  ma  le  ali  in  questa  son  dette  avere  delle  strisce 
cineree  lungo  le  cellule,  che  qui  mancano  affatto. 

8.  —  Systropus  Silvestrii  n.  sp.  cf. 

Long.  corp.  mm.  13-15;  long,  antenn.  mm.  3,5-4. 

Due  esemplari  di  Lagos,  Nigeria  meridionale,  Novembre  1912. 

È  un'  importante  scoperta,  poiché  costituisce  il  primo  rap- 
presentante di  questo  peculiare  genere  raccolto  nell'  Africa  occi- 
dentale; tutti  gli  altri  sono  noti  del  Sud  o  della  costa  orientale. 
Esso  differisce  da  tutti  pel  colore  dell'  addome;  si  avvicina  solo 
allo  Snouni  Adams  della  Rodesia,  che  ha  però  il  torace  diversa- 
mente colorato. 


—  284  — 

Il  Walker  ha  ricordato  il  S.  macilentus  Wied.  di  Sierra  Leone, 
e  forse  potrebbe  aver  avuto  sott'occhi  la  specie  qui  descritta.  Nel 
frattempo  (D.  E.  Z.,  1914,  p.  6)  il  Dott.  Speiser  ha  descritto  un 
S.  holaspis  del  Camerun,  che  pare  però  appartenere  al  gruppo 
del  leptogaster  Loew. 

E  fuor  di  dubbio  che  a  proposito  dei  Systropus  africani  re- 
gna ancora  una  grande  confusione,  alla  quale  contribuirono  lo 
Schiner  e  sopratutto  il  Karsch;  nella  mia  monografia  del  1905  io 
ho  accolti  i  dati  di  questi  due  autori,  poiché  non  conoscevo  al- 
cuna specie  etiopica  de  visu.  Ora  sono  convinto  che  il  Loew 
avesse  ragione  di  ritenere  che  il  macilentus  dello  Schiner  non 
fosse  altro  che  il  suo  leptogaster;  il  vero  macilentus  Wied.  ha 
due  sole  cellule  sottomarginali,  come  risulta  dalla  figura  originale 
ed  è  quindi  nelle  stesse  condizioni  del  macilentus  del  Macquart. 
I  femori  sono  in  tutti  senza  spine.  Le  specie  etiojjiche  si  possono 
distinguere  come  segue. 

1  (6).  Tre  cellule  sottomarginali. 

2  (5).  Peduncolo  addominale  in  gran  parte  di  color  nero,  solo  sui 
lati  o  posteriormente  di  color  rosso  bruno;  ali  molto  infoscate. 

3  (4).  Scudetto  fornito  di  due  profondi  solchi  longitudinali    .     .     . 

leptogaster  Loew  {macilentus  Schin.) 

4  (3).  Scudetto  interamente  liscio,  senza  solchi    .     holaspis  Speis. 

5  (2).  Peduncolo  addominale  interamente  di  color  rosso  bruno,  an- 
che nella  parte  superiore;  ali  più  chiare     ....     clavatus  Karsch 

6  (1).  Due  sole  cellule  sottomarginali. 

7  (10).  Peduncolo  addominale  interamente  di  color  giallo  rosso. 

8  (9).  Lati  del  torace  presso  la  base  delle  ali  di  color  nero;  ali  info- 
scate; statura  minore  (miohrochus  Speis  1910)  macilentus  Wied.  e  Macq. 

9  (8).  Lati  del  torace  con  macchia  ferruginea  presso  la  base  delle 
ali;  ali  grigie,  infoscate  solo  lungo  la  costa;  statura  maggiore     .     . 

crudelis  Westw. 

10  (7).  Peduncolo  addominale  nero,  o  giallo  solo  sui  lati. 

11  (14).  Peduncolo  addominale  giallo  sui  lati. 

12  (13).  Torace  ornato  di  larga  striscia  gialla  laterale  e  colle  pleure 
rossicce  verso  il  mezzo;  fasce  gialle  addominali  estese  fino  al  quinto 
segmento;  statura  maggiore Snowii  Ad. 

13  (12).  Torace  interamente  nero,  anche  sulle  pleure;  ultimi  seg- 
menti dell'addome  senza  fasce  gialle  dorsali;  statura  minore  .     ,     .     . 

Silvestrii  n.  sp. 

14  (11).  Peduncolo  addominale  interamento  nero,  come  pure  tutto 
il  rimanente  addome    .     .     .     .     , atratus  Macq. 


—  285  — 

La  nuova  specie  S.  Silvestrìi,  che  mi  compiaccio  di  dedicare 
all'insigne  Professore  che  la  raccolse,  si  può  distinguere  come  segue. 

Occhi  uniti  per  un  lunghissimo  tratto;  vertice  ed  occipite  di 
color  nero,  con  tomento  grigio;  triangolo  frontale  giallo;  lati  della 
bocca  e  guance  di  color  giallo,  con  tomento  argentino;  proboscide 
nei'a;  palpi  gialli;  antenne  nere,  col  primo  articolo  di  color  bruno 
rossiccio  nella  sua  parte  basale,  uguale  in  lunghezza  agli  altri 
due.  Torace  interamente  di  color  nero  opaco,  sottilmente  punteg- 
giato, con  tomento  grigio  sulle  pleure  e  con  brevi  ciuffi  di  pe- 
luzzi  bianchi  al  margine  posteriore  delle  pteropleure  ed  a  quello 
inferiore  delle  sternopleure;  omeri  con  stretta  macchia  di  color 
giallo  scuro,  che  si  estende  con  una  strisciolina  fin  verso  il  mezzo 
del  torace;  sopra  le  anche  anteriori  si  nota  una  macchia  callosa 
di  color  giallo  più  chiaro.  Scudetto  come  il  torace,  con  qualche 
corto  pelo  nero  lungo  1'  orlo  posteriore.  Bilanceri  col  peduncolo 
giallognolo  e  colla  clava  nera  alla  base,  bianca  all'apice.  Addome 
interamente  nero,  con  qualche  pelo  nero  presso  la  base;  il  pe- 
duncolo, che  è  formato  dalla  metà  posteriore  del  primo  segmento 
e  da  tutto  il  secondo  ed  il  terzo,  ha  una  striscia  gialla  su  ciascun 
lato,  che  verso  il  margine  posteriore  del  terzo  segmento  si  dilata 
a  formare  una  fascia  ;  quarto  segmento  con  fascia  gialla  lungo 
l'orlo  posteriore,  assottigliata  superiormente;  i  rimanenti  segmenti 
presentano  solo  una  stretta  macchia  gialla  in  forma  di  orlo,  che 
non  arriva  sul  dorso.  I  genitali  presentano  al  disotto  una  punta 
di  color  giallo  bruno  da  ciascun  lato,  e  due  uncini  neri,  foggiati 
a  mezzaluna  Anche  anteriori  interamente  di  color  giallo  rossiccio, 
come  pure  i  femori,  di  cui  però  gl'intermedii  sono  assai  più  oscuri; 
tibie  gialle  sul  di  fuori,  brune  al  di  dentro;  tarsi  nereggianti,  il 
pretarso  però  ornato  di  una  striscia  gialla  sul  lato  esterno.  Piedi 
dell'ultimo  paio  tutti  di  color  bruno  rossiccio,  coi  tarsi  neri;  tutte 
le  spine  sono  nere.  Ali  ugualmente  infoscate  in  tutta  la  superficie, 
un  po'  più  scure  lungo  il  margine  anteriore;  si  hanno  solo  due 
cellule  sottomarginali  ;  la  prima  cellula  posteriore  è  distintamente 
ristretta  all'apice. 

9.  —  Bombylius  ornatiis  Wiedeman  1828. 

Un  maschio  raccolto  al  giardino  sperimentale  di  Hann  presso 
Dakar,  Senegal,  nel  Settembre  1912. 

Questa  specie  è  largamente  diffusa  per  la  regione  etiopica. 


—  286  — 

Fam.  Äsilidae. 
10.  —  Neolaparns  morio  n.  sp.  cf9- 

Long.  Corp.  mm.  15-16. 

Una  coppia  di  Dakar,  Senegal,  Settembre  1912. 

Anche  di  questo  ricco  genere  l'Africa  occidentale  conta  solo 
poche  specie,  come  aperhis,  moerens  ed  oralis]  la  presente  specie 
è  gracile,  interamente  nera  in  tutte  le  sue  parti,  colle  ali  pure 
nereggianti. 

Capo  nero;  la  faccia  però,  guardandola  obliquamente  dall'alto, 
appare  copeita  di  tomento  cenerino  a  riflessi  bruni  e  più  distin- 
tamente nella  femmina  che  nel  maschio;  i  palpi  sono  di  color 
nero  e  coperti  di  peli  neri;  la  proboscide  è  lucida,  nera;  le  an- 
tenne sono  interamente  nere,  col  terzo  articolo  ovale,  molto  largo, 
lungo  come  i  due  primi  assieme;  il  mistace  è  costituito  da  2  sole 
setole  nere,  lunghe  e  forti;  nella  parte  inferiore  della  faccia  stanno 
molti  peli  neri  piuttosto  lunghi,  al  posto  del  mistace;  non  vi  è  trac 
eia  di  tubercolo  facciale,  solo  l' orlo  della  bocca  è  sporgente  ; 
tutte  le  setole  sono  nere.  Torace,  scudetto  e  mesoframma  intera- 
mente di  color  nero  vellutato  assai  intenso,  senza  disegno;  però 
guardando  dal  davanti  appaiono  due  strisce  longitudinali  di  tomento 
grigio  a  riflessi  bruni,  più  distinte  nella  femmina  ed  interessanti 
solo  il  primo  terzo  del  dorso;  i  peli  sono  scarsi  e  di  colore  oscuro; 
le  macrochete  robuste  e  nere;  le  poche  metapleurali  sono  deboli 
e  nere;  la  presuturale  è  la  più  forte  e  più  lunga  di  tutte.  Scu- 
detto completamente  nudo  e  senza  setole.  Bilanceri  di  color  bruno 
oscuro,  colla  clava  lurida.  Addome  interamente  nero;  nel  maschio 
è  quasi  tutto  opaco  ed  irto  di  peli  neri  piuttosto  lunghi  e  densi; 
i  genitali  sono  piccoli,  di  color  nero  lucente,  colla  lamina  in- 
feriore lunga,  ovale,  rigonfia.  Nella  femmina  l'addome  è  quasi 
del  tutto  nudo,  abbastanza  lucente,  con  leggeri  riflessi  porporini; 
gli  ultimi  segmenti  sono  lucentissimi  anche  sul  ventre;  le  spine 
dell'  ovopositore  sono  di  color  giallo.  Piedi  gracili,  interamente 
neri,  con  peli  e  spine  di  color  nero;  solo  i  ginocchi  sono  un  po' 
bruni.  Ali  uniformemente  nereggianti,  con  riflessi  violacei;  prima 
e  quarta  cellule  posteriori  largamente  aperte  alla  estremità;  cella 
discoidale  stretta  e  lunga,  col  piccolo  nervo  trasversale  posto  in 
corrispondenza  del  suo  terzo  basale. 


—  287  — 

11.  —  Hoplìstomerns  serripos  Fabricius  1805. 

Due  maschi  di  Thies,  Senegal,  di  questa  specie  diffusa  per 
buona  parte  nell'Africa. 

12.  -  Laphrìa  bìpenìcìllata  Bigot  1891. 

Un  maschio  di  Lagos,  Nigeria  meridionale;  la  specie  è  de- 
scritta dell'Assinia  e  ricordata  anche  del  Camerun. 

E  un  po'  più  grande,  misurando  24  mm.  di  lunghezza  e  42  di 
apertura  di  ali.  I  genitali  del  maschio  sono  muniti  alla  base  da 
ciascun  lato  di  un'appendice  stiliforme  bifida,  di  color  nero  lucido 
colla  punta  gialla.  I  piedi  sono  irti  di  lunghi  peli  neri,  princi- 
palmente sulle  tibie;  le  tibie  del  primo  paio  sono  coperte  di  to- 
mento dorato  sul  lato  interno:  quelle  dell'ultimo  paio  sono  mu- 
nite al  difuori  presso  la  base  di  una  fortissima  setola  ricurva. 

13.  —  Prottiachus  trichozonus  Loew  1858. 

Un  maschio  di  Conakry,  Guinea  francese.  Descritto  origina- 
riamente della  Guinea. 

14.  —  Neoìtamns  podagricus.  n.  sp.  cf. 

Un  maschio  di  Lagos,  Nigeria  meridionale,  che  misura  22  mm. 
di  lunghezza  con  30  mm.  d'apeitura  d'ali.  E  collocato  provviso- 
riamente in  questo  genere,  ed  assai  distinto  per  gii  enormi  ge- 
nitali del  maschio  e  per  la  struttura  dei  piedi  intermedii;  le  ner- 
vature alari  sono  disposte  come  in  Heligmoneura  e  la  H.  Roth- 
kirchi  Speiser  1913  del  Camerun  è  forse  affine. 

E  tutto  nero,  con  cingoli  addominali  giallognoli,  coi  piedi  in 
parte  gialli,   colle  ali  assai  infoscate  e  provviste  di  riflessi  violacei. 

Capo  nero;  faccia  senza  tubercolo,  ma  un  po'  sporgente  nella 
parte  inferiore;  mistace  formato  di  poche  setole,  le  superiori  nere, 
le  inferiori  gialle;  antenne  nere,  ma  il  terzo  articolo  manca;  peli 
occipitali  superiori  neri;  barba  densa  e  bianca  Torace  denudato 
ed  ingrassato;  le  sue  setole  sono  nere,  anche  le  metapleurali,  che 
sono  sottili.  Bilanceri  giallognoli,  colla  clava  bianchiccia.  Ad- 
dome piuttosto  grosso,  cilindrico,  ottuso  ,  con  peli  neri  e  piutto- 
sto lunghi  sui  lati,  ma  senza  macrochete  marginali;  esso  è  nero, 
opaco,    ma    i    segmenti   presentano    un'orlatura    completa    abba- 


~  288  — 

stanza  larga  di  color  giallognolo;  ventre  nero,  con  cingoli  corri- 
spondenti a  quelli  del  dorso;  presso  l'apice,  sotto  i  genitali  e  l'ul- 
timo segmento,  è  munito  di  un  denso  ciuffo  di  lunghi  peli  argen- 
tini, che  è  quasi  invisibile  dal  disopra.  I  genitali  hanno  la  lamella 
superiore  di  color  nero  lucente  ,  rigonfia ,  bilobata ,  portante  nel 
mezzo  una  grande  appendice  carenata  superiormente  e  termi- 
nante a  mezzaluna  ali 'infuori,  colle  punte  acutissime;  la  lamella 
inferiore  è  accompagnata  da  due  fortissime  branche,  di  color  nero 
lucido,  ottuse,  ricurvate  in  alto  e  munite  un  po'  dopo  la  metà  di 
un  forte  dente  ottuso;  al  disopra  vi  sono  pochi  peli  brevi  e  neri; 
tutto  questo  ipopigio  misura  ben  4  mm.  di  lunghezza.  Piedi  di 
color  nero  lucido;  i  quattro  anteriori  hanno  i  femori  ornati  al  di 
sotto  di  una  larga  striscia  testacea,  e  le  tibie  tutte  testacee  al  di 
fuori  e  nere  al  di  dentro;  i  posteriori  hanno  i  femori  interamente 
neri  e  le  tibe  colla  metà  basale  giallo-testacea;  tutti  i  pretarsi 
sono  rossi  alla  base,  i  posteriori  però  meno  largamente.  /  piedi 
intermedi  presentano  una  peculiare  armatura;  i  loro  femori  sono 
irti  al  disotto  fin  quasi  verso  l'apice  di  numerose,  brevi  e  fortis- 
sime spine  nere  ottuse;  le  tibie  hanno  il  lato  interno  irto  di  spine 
rigide  nere,  meno  forti  ma  più  fitte;  i  pretarsi  portano  al  disotto 
presso  la  base  3-4  fortissime  e  grossissime  spine  nere  ottuse.  I 
femori  del  primo  paio  presentano  al  disotto  presso  la  base  un 
piccolo  gruppetto  di  forti  e  corte  spine  nere;  i  femori  anteriori 
sono  oltre  a  ciò  un  po'  ingrossati,  quelli  intermedii  ancor  di  più, 
quelli  posteriori  sono  invece  lunghi  e  gracili.  Ali  fortemente  in- 
foscate, solo  l'alula  ed  il  lobo  ascellare  ialini;  esse  hanno  forti 
riflessi  violacei  ;  il  ramo  inferiore  della  forca  del  terzo  nervo  lon- 
gitudinale è  assai  più  sinuoso  che  in  Heligmonewa  ;  la  prima 
cella  posteriore  è  perciò  all'apice  del  doppio  più  larga  che  verso 
il  mezzo;  la  quarta  cella  posteriore  e  1'  anale  sono  fornite  di  un 
peduncolo  piuttosto  lungo. 

Fam.   Dolichopodidae. 

15.  —  Chrysosoma  smaragdìnum  Walker  1849. 

Un  maschio  di  Kindia,  Guinea  francese.  La  specie  è  descritta 
di  Sierra  Leone. 


-  289  - 

Fam.  Syrphidae. 
16.  —  Baccha  pietà  Wiedemann  1830. 

Alcuni  maschi  di  Aburi,  Costa  d'Oro,  17  gennaio  1913,  otte- 
nuti da  allevamento. 

Il  pupario  è  della  solita  forma,  di  color  bianco  giallognolo 
sudicio,  liscio;  il  tubercolo  stimmatico  posteriore  è  lungo  mm.  1,5, 
brevemente  bifido  all'apice  in  corrispondenza  delle  due  placche, 
che  sono  di  color  bruno  lucente. 

17.  —  Syritta  fasciata  Wiedemann  1830. 
Un  maschio  di  Conakry,  Guinea  francese,  in  agosto. 

Fam.  Phoridae. 

18.  —  Aphiochaeta  xanthina  Speiser  1907. 

Alcuni  esemplari  con  pupario  di  Dakar,  Senegal,  6  settem- 
bre 1912. 

Ottenuta  da  ortotteri  saltatori,  di  cui  il  prof.  Silvestri  rac- 
colse esemplari  pieni  zeppi  di  larve.  Descritta  originariamente 
del  Camerun.  Vedi  a  suo  riguardo  il  lavoro  del  Dott.  Grandi  in 
questo  stesso  Bollettino,  Vili,  1914,  p.   242-263. 

Fam.  Larvae voridae. 

19.  —  8arcopliaga  hirtipes  Wiedemann  1830. 

Un  esemplare  di  Conakry,  Guinea  francese,  ottobre  1912  ed 
uno  di  Pretoria,  Unione  del  Sudafrica,  Marzo  1913. 

20.   —  Miltogramma  sp. 

Un  esemplare  schiacciato  ed  indeterminabile ,  raccolto  ad 
Olokemeji  come  parassita  di  un  nido  di  Anthidimn  truncatum  Sm. 

Bùllelt.  di  Zoologia   Gen.  e  Ayr.  19 


—  290  — 

21.  —  Thoracites  cingnlatus  n.  sp.  9 

Similis  et  affmis  abdominali  Fabr.,  at  tnox  distinguendus  ge- 
nis  7ion  pallide  pilosis,  cingulis  latis  nigris  abdoyninalihus,  tibiis 
nigris  et  alis  extus  non  nigricantibtis. 

Long.  Corp.  mm.  6,5. 

Un  maschio  di  Thìes,  Senegal. 

I  calliforini  rostrati  sono  molto  numerosi  nella  regione  etiopica. 
Nel  mio  lavoro  del  1911  pubblicato  in  questo  stesso  Bollettino  io  ho 
dato  una  tavola  dei  generi,  ed  una  delle  specie  del  genere  Bhyncho- 
myia  Tra  i  generi  del  primo  gruppo,  cioè  fra  quelli  distinti  dall'a- 
vere la  forma  del  capo  rotondeggiante  in  alto  come  nelle  vere  Rin- 
comie,  io  non  ho  compreso  il  gen.  Thoracites  B.  B.,  che  i  suoi  autori 
collocavano  nei  Dexidi. 

Ora  però  che  conosco  la  specie  tipica  indiana  Th.  abdomi- 
nalis F.  ho  potuto  convincermi  che  si  tratta  di  un  affine  di 
Rhynchomyia,  ad  arista  lungamente  piumata  da  ambo  le  parti, 
come  in  Idiopsis.  Ciò  che  distingue  il  gen.  Thoracites  é  la  na- 
tura della  fronte,  che  presenta  solo  le  due  file  ordinarie  di  setole 
frontorbitali  molto  lunghe  e  robuste,  mentre  nella  9  esistono  solo 
2  orbitali  esterne,  forti  e  bene  sviluppate,  da  ogni  lato;  in  Idiopsis 
invece,  come  in  Rhynchomyia,  la  fronte  della  9  presenta  molte 
piccole  setole  disordinate  al  posto  delle  orbitali  esterne,  senza 
che  fra  di  esse  campeggino  in  modo  particolare  quelle  maggiori. 
Il  genere  Thelychaeta,  di  cui  conosco  la  orientale  viridiaurea, 
e  di  cui  vi  è  anche  una  specie  africana  {termimtta),  mi  pare  più 
opportuno  la'iciarlo  nel  gruppo  Pollenia,  malgrado  manchi  della 
peculiare  peluria  tomentosa,  come  pure  il  mio  Apollenia,  che 
il  Dott.  Villeneuve  crede  meglio  collocare  colle  rostrate. 

Capo  grosso,  tutto  coperto  di  fitto  tomento  di  color  cenerino 
giallognolo,  meno  l'occipite  che  è  nereggiante  con  macchia  gialla 
verticale;  peristoma  e  guancie  senza  alcuna  macchia  oscura, 
queste  ultime  fornite  di  qualche  peluzzo  nero  nella  parte  supe- 
riore^ ma  mancanti  dei  lunghi  peli  bianchi  deìV  abdominalis; 
striscia  frontale  assai  stretta,  uguale  ad  '/g  di  ciascuna  orbita, 
di  color  bruno  rossiccio,  allargata  verso  la  parte  posteriore  per 
racchiudere  un  angusto  ed  allungato  triangolo  ocellare;  tutte  le 
macrochete  son  nere  e  robuste,  cosi  anche  le  ocellari  e  le  due 
paia  di  orbitali  esterne  ;  antenne  interamente  gialle,  coli'  arista 
brevemente  piumata,  la  metà  circa  che  in  abdominalis;  orlo  boc- 


—   291  — 

cale  più  sporgente,  mentre  il  peristoma  è  di  metà  più  stretto; 
palpi  gialli,  proboscide  nera  e  occhi  nudi.  Torace  nel  fondo  di 
color  verde  metallico,  ma  così  densamente  coperto  di  tomento 
cenerino  da  non  trasparirne  quasi  traccia,  così  anche  lo  scudetto; 
le  macrochete  sono  tutte  nere,  ma  pel  cattivo  stato  di  conserva- 
zione non  sono  suscettibili  di  descrizione.  Squamule  di  color 
bianco  sudicio;  bilanceri  giallognoli.  Addome  interamente  giallo, 
con  denso  tomento  cenerino;  primo  segmento  ornato  al  margine 
posteriore  di  una  macchia  laterale  nera,  non  estesa  né  sul  dorso 
né  sul  ventre  ;  secondo  con  macchia  laterale  più  larga,  formante 
una  fascia  dorsale  interrotta  nel  mezzo;  terzo  pure,  ma  colla 
fascia  più  grande  e  completa  sul  ventre  ;  quarto  con  fascia  del 
tutto  completa;  peli  e  macrochete  nere.  Piedi  interamente  neri, 
perfino  nelle  anche  e  nelle  tibie  Ali  grigio-cenerine,  giallognole 
verso  la  base,  senza  alcun  disegno  oscuro  ;  nervi  gialli,  nereg- 
gianti all'infuori;  spina  costale  distinta;  terzo  nervo  provvisto  alla 
base  di  due  setole  ;  cubito  arrotondato  ;  prima  cella  posteriore 
strettamente  aperta  e  terminante  un  po'  prima  dell'apice  alare. 

22    —  Rhyuchoiuyia  trigramma  n.  sp.  9- 

Genis  macula  parva  nigra  notatis ,  thorace  scutelloque 
viridibus  canotoìuentosis,  abdomine  luteo  viridi  nitente  vittis 
tribus  longitudinalibiis  nigris,  intermedia  integra  lateralibus 
ììiodo  in  segmento  tertio  distinctis,  ornato,  pedibus  nigris  tibiis 
obscure  rubescentibus,  alis  griseohyalinis  basi  et  apice  ad  costam 
nigrovittatis. 

Long.  corp.  mm.  8, 

Una  femmina  di  Conakry,  Guinea  francese.  Ottobre    1912. 

Ricorda  un  po'  la  tetropsis  Big.,  che  io  posseggo  della  Gui- 
nea; ma  quest'  ultima  é  molto  più  grande,  col  capo  rosso,  colla 
macchia  nera  delle  guancie  molto  più  grande  ed  accompagnata 
al  disopra  da  una  macchia  argentina,  coi  piedi  interamente  rossi; 
inoltre  le  strisce  laterali  nere  dell'addome  son  poste  sui  lati  e 
non  sul  dorso  e  l'arista  é  completamente  nuda. 

Capo  grigio,  nereggiante  sull'occipite,  rossiccio  sulla  faccia 
e  sul  peristoma;  striscia  frontale  più  stretta  dell'orbita,  di  color 
rosso  bruno;  la  macchia  callosa  nera  delle  guancie  é  piccola  e 
posta  un  po'  dopo  la  metà;  il  peristoma  presenta  pure  nel  mezzo 
una  strisciolina  nera  obliqua  da  ciascuna  parte;  le  antenne  sono 


-  292  — 

gialle,  separate  alla  base  da  una  carena  abbastanza  larga  ma 
breve,  11  terzo  articolo  è  un  po'  imbrunito  e  l'arista  è  pubescente 
con  peli  abbastanza  lunghi;  proboscide  nera,  palpi  gialli;  orbitali 
esterne  piccole  e  numerose,  disposte  su  due  serie  disordinate  ; 
guancie  nude;  occhi  nudi;  orlo  anteriore  della  bocca  assai  spor- 
gente. Torace  e  scudetto  di  color  verde,  ma  tutti  coperti  di  denso 
tomento  grigio-giallognolo,  sul  quale  sono  sparsi  tanti  punticini 
neri:  visto  dal  di  dietro  presenta  come  tre  strette  strisele  longi- 
tudinali prive  di  tomento,  di  cui  la  mediana  si  prolunga  anche 
per  tutto  lo  scudetto;  le  macrochete  sono  rotte.  Squamule  di  color 
bianco  sudicio.  Addome  appiattito,  largo,  ovale,  interamente  di 
color  giallo  trasparente,  lucido,  con  leggeri  riflessi  verdi  e  por- 
porini sui  dorso,  opaco  e  con  leggere  tomento  grigio  sul  ventre; 
una  stretta  striscia  nera  mediana  si  estende  per  tutto  il  dorso 
dalla  base  all'apice,  più  dilatata  nel  mezzo  ed  assottigliata  alle 
due  estremità;  le  due  strisele  laterali  interessano  tutto  il  terzo 
segmento  e  la  parte  posteriore  del  secondo;  oltre  a  ciò  sui  lati, 
dalla  parte  del  ventre,  si  nota  una  strisciolina  nera  in  corrispon- 
denza del  terzo  e  del  quarto  segmento.  Piedi  neri,  comprese  le 
anche;  base  delle  tibie  e  dei  tarsi  di  color  bruno-rosso  oscuro.  Ali 
senza  spina  costale;  la  striscia  nera  marginale  interessa  la  cella 
costale  e  forma  poi  una  macchia  indefinita  verso  l'apice  delle 
celle  marginale  e  sottomarginale  ;  terzo  nervo  longitudinale  nudo 
alla  base;  cubito  arrotondato;  prima  cella  posteriore  strettamente 
aperta;  nervi  di  color  giallo,  oscuri  verso  l'estremità 

23.  —  Rhìuìa  apìcalis  Wiedemann  1830. 

Un  esemplare  di  Thies,  Senegal  ed  uno  di  Conakry,  Guinea 
francese,  8  ottobre  1912.  Corrispondono  bene  coi  miei  esemplari 
delle  Canarie;  l'addome  é  tutto  giallo,  senza  striscia  bruna  me- 
diana longitudinale;  la  macchia  alare  apicale  è  ben  distinta. 

24.  —  Beugalia  depressa  Walker  1857. 

Una  femmina  della  Guinea  francese  (Camayenne). 

25.  —  Zoiiochroa  pterostigma  n    sp.  cf  9- 

Fusco-lutescens,  antennis  pedibusque  luteis,  thoracis  dorso 
vittis  duabus  longitudinalibiis  fuscis  plus  minusve  latis  ornato, 
abdominis  segmentis   secundo  et   tertio    margine   postico   vitta 


—  293   — 

nigra  integra,  qitarto  vitta  in  medio  late  Ì7iterrupia,  praeditis, 
alis  ex  griseo-hiialinis  macula  parva  fusca  rotundata  ad  finem 
nei'vi  secundi  exornatis. 

cf  :  fronte  siculi  in  foemiua  lata  et  vittis  fuscis  thoraca- 
libus  in  medio  conßuentibtis. 

9  .■  macrochaelis  frontorbitalibits  externis  nullis. 

Long.  Corp.  mm.  4,5-5. 

Un  maschio  e  due  femmine  di  Aburi,  Costa  d'Oro,  Gen- 
naio 1913. 

Si  tratta  di  un  piccolo  calliforino  giallo,  interessante  sotto 
vari  aspetti;  per  il  facies  generale  e  per  molti  caratteri  si  acco- 
sta al  genere  Zonochroa,  al  quale  fu  anche  riferito  dal  barone 
Surcouf  che  sta  preparando  uno  studio  monografico  sul  gruppo; 
ma  se  ne  allontana  per  avere  gli  occhi  del  maschio  largamente 
disgiunti  e  colle  faccette  di  uguale  grandezza;  non  può  però  ad 
ogni  modo  venir  collocato  nel  gen.  Choeoromyia. 

Capo  grande,  arrotondato,  interamente  giallo,  con  due  larghe 
macchie  nere  nella  parte  superiore  dell'occipite;  visto  di  profilo, 
esso  appare  rigonfio,  colla  fronte  appena  sporgente  sul  davanti, 
col  peristoma  inclinato  all'indietro  dopo  la  vibrissa  e  largo  all'in- 
circa  come  '/a  ^^1  diametro  verticale  dell'occhio;  fronte  di  lar- 
ghezza pressoché  uguale  nei  due  sessi  e  coi  lati  paralleli  ;  nel 
maschio  però  la  striscia  mediana  è  distintamente  ristretta  all'in- 
dietro; essa  è  di  color  giallo  rosso,  mentre  le  orbite  frontali  sono 
più  oscure  e  coperte  di  tomento  grigio;  mancano  le  frontorbitali 
esterne  nei  due  sessi;  le  ocellari  sono  minute;  le  guancie  hanno 
solo  qualche  raro  pelo,  mentre  le  creste  facciali  sono  cigliate  di 
brevi  e  sottili  setole  fin  oltre  la  metà;  la  sutura  frontale  è  tagliata 
in  forma  di  f\  molto  aperto,  lasciando  visibile  una  larga  lunula. 
Antenne  interamente  gialle,  col  terzo  articolo  assai  lungo,  rag- 
giungente l'orlo  della  bocca;  l' arista  è  lungamente  piumata  da 
tutte  e  due  le  parti,  col  tratto  nudo  apicale  di  poco  più  lungo 
degli  ultimi  raggi.  Palpi  di  color  giallo  scuro  ;  proboscide  piut- 
tosto lunga  e  cornea,  non  rigonfia,  lucente.  Torace  giallo;  sul  dorso 
si  notano  però  due  strisele  scure,  coperte  di  tomento  cenerino, 
che  nella  femmina  sono  separate  e  spesso  così  strette  da  non  ol- 
trepassare all'indentro  la  linea  delle  dorsocentrali,  mentre  nel 
maschio  si  fondono  fra  loro  al  punto  da  coprire  tutto  il  disco;  ma- 
crochete acrosticali  piuttosto  lunghe  e  forti,  3  +  3;  dorsocentrali 
2  +  4;  sternopleurali  1  +  1;  pteropleurali  corte  e  deboli,  formanti 


-    294  — 

un  piccolo  ciuftetto.  Squamule  piuttosto  grandi,  di  (^olor  bianchiccio 
lurido,  pellucide,  nude  sul  disco,  brevemente  cigliate  di  bianco  sul 
margine;  bilanceri  bianchi.  Scudetto  interamente  giallo,  colle  macro- 
chete  preapicali  deboli  Addome  globoso,  lucente,  coperto  di  peli 
neri  ma  sfornito  di  macrochete;  l'orlo  nero  posteriore  del  secondo  e 
del  terzo  segmento  è  abbastanza  largo,  quello  del  quarto  é  ridotto 
a  due  macchie  laterali;  i  genitali  del  maschio  sono  piuttosto 
grandi  e  sporgenti,  gialli.  Piedi  interamente  gialli  con  peli  e  setole 
nere.  Ali  piuttosto  larghe  e  rotondeggianti,  senza  spina  costale, 
ialine,  colla  piccola  macchia  rotonda  bruna  assai  spiccata;  ner- 
vature nere,  la  terza  spinosa  dalla  base  fino  al  piccolo  nervo 
trasversale;  quarta  col  cubito  arrotondato,  e  molto  convergente 
colla  terza  verso  l'apice,  per  cui  la  prima  cella  posteriore  è  assai 
ristretta  all'estremità;  piccolo  nervo  trasversale  breve  e  molto 
obliquo,  il  grande  invece  è  lungo  e  leggermente  ricurvo  ad  S. 

26.  —  Apollenia  griseoviridis  n.  sp.  9- 

Viridocanae  Hough  simillima,  sed  distincta  antennis  totis 
pallide  luteis  et  tibiis  torsoriimque  basi  rufoluteis. 

Long.  corp.  min.  9. 

Una  femmina  di  Thies,  Senegal;  io  la  posseggo  anche  di  Bo- 
lama,  Guinea  portoghese,  raccolse  L.  Fea.  Appartiene  nettamente 
al  genere  Apollenia,  affine  a  Pollenia  ed  a  Thelychaeta,  come 
fu  rinnovato  dal  Dott.  Villeneuve,  che  fondò  per  la  mia  Ap.  sta- 
bulans  un  nuovo  genere. 

Capo  grigio,  volgente  al  giallo  intorno  all'orlo  della  bocca, 
che  è  poco  rilevato,  e  sulla  carena  facciale;  guancie  tornite  verso 
la  parte  inferiore  di  una  macchia  nera  callosa,  che  negli  esem- 
plari freschi  non  si  scorge  perchè  tutta  coperta  dal  tomento; 
striscia  frontale  di  color  rosso  bruno;  guancie  nude  (mentre  in 
Thelychaeta  son  tutte  coperte  di  piccoli  e  forti  peli  neri  setoli- 
formi);  occhi  nudi;  setole  orbitali  esterne  5-6^  disordinate;  palpi 
di  color  giallo  pallido  ;  proboscide  inferiormente  di  color  verde 
metallico  lucente.  Torace  e  scudetto  di  color  verde  metallico, 
con  riflessi  porporini  e  coperti  di  fitto  tomento  cenerino;  margine 
posteriore  delle  mesopleure  fornito  di  peli  dorati  fra  le  setole, 
ma  nel  resto  senza  peluria;  chetotassi  come  in  viridocana.  Ad- 
dome come  il  torace,  con  riflessi  porporini  più  spiccati  e  punteg- 
giato di  nero;  vi  sono  delle  setole  solo  sui  lati  e  sulla  parte  pò- 


-   295  — 

steriore  dell'ultimo  segmento  ;  ventre  verso  il  mezzo  coperto  di 
denso  tomento  bianco.  Piedi  neri  ;  i  femori  del  primo  paio  sono 
però  verdi  come  le  rispettive  anche.  Squamale  di  color  bianco 
giallognolo;  bilanceri  giallognoli.  Ali  fornite  di  una  striscia  scara 
poco  distinta  verso  l'apice  delle  celle  marginale  e  sottomarginale; 
spina  costale  distinta;  terzo  nervo  longitudinale  con  qualche  setola 
presso  la  base;  cubito  piegato  ad  angolo  ottuso;  prima  cella  poste- 
riore strettamente  aperta  e  terminante  un  po'  prima  dell'  apice 
dell'ala. 

27.  —  Chrysomyia  Tellinii  Bezzi  1908. 

Una  femmina  di  Lagos,  Nigeria  meridionale,  di  questa  specie 
che  io  descrissi  dell'Eritrea,  ma  che  fu  poi  rinvenuta  in  altri 
luoghi  dell'Africa  orientale. 

28.  —  Chrysomyia  cuprinìtens  Rondani  1873. 

Una  femmina  di  S.  Paolo  di  Loanda,  Angola.  Non  è  che  la 
forma  africana  della  albiceps,  come  la  intende  il  Dott.  Villeneuve, 
diffusa  per  tutta  la  regione  etiopica. 

29.  —  Lucilia  sericata  Meigen  1826. 

Una  femmina  di  Aburi,  Costa  d'Oro,  di  questa  specie  europea, 
sparsa  per  l'intero  continente  africano. 

30.  —  Hermyia  diaboliis  Wiedemann  1819. 

Un  maschio  di  Lagos,  Nigeria  meridionale;  anche  questa  inte- 
ressante specie  è  largamente  distribuita  per  la  regione   etiopica. 

Fam.  Muscidae. 

31.  —  Pyrellia  nudissima  Loew  1852. 

Una  femmina  di  Lagos,  Nigeria  meridionale  ed  una  di  Aburi, 
Costa  d'Oro,  17  gennaio  1913. 

32    —  Pyrellia  viola  Bigot  1871  e  Villeneuve  1913. 

Molte  femmine  di  Conakry ,  Guinea  francese ,  ottenute  da 
allevamento  e  portanti  i  relativi  puparii.  Il  primo  nervo  longitu- 
dinale è  setoloso  per  tutto  il  suo  percorso  ed  il  terzo  lo  è  fino 
al  piccolo  trasversale. 


—  296   — 

Il  pupario  è  di  color  rosso  cupo;  le  linee  delle  papille  ven- 
trali sono  allargate  verso  il  mezzo,  triseriate;  le  placche  stimma- 
tiche  posteriori  son  di  color  nero  lucente  ed  assai  avvicinate  fra 
di  loro. 

33.  —  Glossina  palpalis  R.  Desvoidy  1830. 

Una  coppia  di  Conakry,  Guinea  francese,  ottobre  1912  ed  un 
maschio  di  Aburi,  Costa  d'Oro,  17  gennaio  1913. 

34.  —   Musca  senegaleusis  Macquart  1843. 

Molti  esemplari  dei  due  sessi  di  Olokemeji  e  Lagos,  Nigeria 
meridionale,  ed  altri  di  Cotonou,  Dahomey. 

35.  —  Mydaea  proxima  Stein  1913. 

Un  maschio  di  Olokemeji,  Nigeria  meridionale,  che  risponde 
bene  alla  descrizione  di  questa  specie  dell'Africa  orientale,  Kili- 
mandjaro. 

36.  —  Lispe  leucospila  Wiedemami  1830,  Stein  1913. 

Un  maschio  di  Thies,  Senegal;  la  specie  fu  primieramente 
descritta  dell'India,  poi  risultò  essere  diffusa  per  tutta  la  regione 
etiopica  e  per  quella  orientale  fino  alle  Filippine. 

37.  —  Hylemyia  sinensis  Jaennìcke  1866. 

Un  maschio  di  Constantia,  Transvaal  ;  lo  Speiser  la  dà  del 
Kilimangiaro  lo  Stein  la  ricorda  dell'  Abissinia  e  di  Durban, 
mentre  fu  descritta  originariamente  dell'Asia.  È  assai  affine  alla 
nostra  pullula  Zett. 

38.  —  Atherigoua  magnipalpis  Stein  1906. 
Una  coppia  di  Cotonou,  Dahomey;  fu  descritta  del  Camerun. 

Fam.  Lonchaeidae. 

39.  —  Lonchaea  glaberrinia  Wiedemann  1830. 

Alcuni  esemplari  di  Conakry,  Guinea  francese  e  di  Cotonou, 
Dahomey. 

La  specie  era  nota  solo  della  regione  neotropica,  ma  proba- 
bilmente sarà  diffusa  per  tutti  i  tropici;  la  piumata  Lamb  pare 
assai  affine. 


—  297  — 
Fam,  Ortalidae. 

40    —  Clitodocsi  teiiestralis  Macquart  1843. 

Una  femmina  di  questa  magnifica  specie  raccolta  presso 
Aburi,  Costa  d'Oro,  il  17  gennaio  1913.  Io  la  posseggo  anche  del 
Congo  belga,  e  la  vedo  ricordata  del  Camerun  e  di  vari  luoghi 
della  Guinea,  tra  cui  anche  già  della  Costa  d'Oro. 

41.    —  Eiigistoiieura  uuilìneata  n.  sp.  9« 

'Nigro-coerulescens.,  pwictalata,  ahdomlne  chalijheo,  capite 
antennisque  rufis,  pedihus  maxima  ex  parte  nig-ì't^,  atis  nigris 
ritta  alba  angusta  integra  ante  apicem  et  strigala  praeapicali 
in  cellula  posteriori  secunda  ornatis. 

Long,  coì-p.  mm.  9. 

Un  esemplare  di  Thies,  Senegal;  vi  sono  parecchie  altre  specie 
note  dell'Africa  occidentale  che  presentano  un  disegno  alare  ana- 
logo, ma  presso  nessuna  di  esse  lo  si  vede  così  semplice. 

Capo  interamente  rosso,  coll'occipite  molto  rigonfiato  infe- 
riormente come  in  Piatì/stoma,  e  la  fronte  molto  rilevata  a  guisa 
di  tubercolo  sul  davanti,  sopra  la  base  delle  antenne;  queste  sono 
interamente  raccolte  nelle  fossette  facciali,  che  sono  separate  da 
una  larga  carena  appiattita,  tutta  scolpita  di  sottili  rughe;  arista 
brevemente  piumosa;  palpi  neri,  colla  base  gialla,  forniti  di  setole 
nere;  proboscide  molto  ingrossata,  rossa,  con  peli  pallidi;  macro- 
chete verticali  nere;  occipite  senza  alcuna  macchia  nera.  Torace 
nero,  appena  con  qualche  leggero  riflesso  ceruleo;  sul  dorso  è 
tutto  punteggiato  ed  appare  grigiastro  ed  opaco  pei  brevissimi 
peli  neri;  sulle  pleure  è  più  lucente  e  più  volgente  al  ceruleo 
oscuro,  con  peli  neri  un  po'  più  lunghi;  la  macrocheta  mesopleu- 
rale  è  sottile.  Scudetto  semicircolare,  piatto  al  disopra,  punteg- 
giato come  il  torace  ma  meno  grigio,  ed  un  po'  più  azzurro  e  più 
lucente  specialmente  verso  il  margine;  le  macrochete  sono  cadute, 
ma  sembrano  essere  in  numero  di  6  ed  inserite  su  piccoli  tuber- 
coli. Mesoframma  e  metapleure  di  color  nero  lucente ,  appena 
fornite  di  un  po'  di  tomento  grigio.  Squamule  piccole,  bianche; 
bilanceri  bruno  neri,  col  peduncolo  giallo-rosso.  Addome  tutto 
azzurro  e  lucente,  con  punteggiatura  molto  più  sottile  di  quella 
del  torace;  il  secondo  segmento  è  coperto  sui  lati  di  tomento  grigio 
e  porta  dei  peli  neri  eretti  piuttosto  lunghi;  tutti  gli  altri  peli 
sono  pui'e  neri,  ma  brevissimi;  il  terzo,    il    quarto    ed    il    quinto 


—  298  — 

sono  tra  loro  uguali  in  lunghezza;  il  quinto  è  triangolare  e  na- 
sconde al  disotto  l'ovopositore  che  è  breve,  nero,  assai  rigonfio 
alla  base,  colla  punta  appena  sporgente  se  guardato  dal  disopra; 
ventre  nero;  membrana  ventrale  di  color  bruno  lurido.  I  piedi, 
comprese  le  anche,  sono  di  color  nero  lucente;  i  trocanteri  sono 
bruno-rossastri;  i  femori  sono  un  po'  rosso  bruni  verso  l'estremità 
ed  hanno  peli  neri  ;  le  tibie  posteriori  sono  più  o  meno  rosso 
brune;  i  tarsi  anteriori  sono  neri,  gli  altri  mancano.  Ali  intera- 
mente di  color  bruno  nero;  un  po'  più  chiare  sono  una  striscia 
lungo  il  mezzo  della  cella  discoidale,  la  parte  posteriore  della 
terza  cella  posteriore  e  quella  della  cella  ascellare;  la  fascia 
bianca  è  completa,  stretta,  appena  arcuata,  e  comincia  al  mar- 
gine anteriore  presso  la  fine  del  primo  nervo  per  terminare  al 
margine  posteriore  presso  la  fine  del  quinto;  la  piccola  fascia 
preapicale  è  più  stretta  e  sale  dal  margine  posteriore  fino  al 
quarto  nervo. 

42.  —  Simomesia  pantherina  Bigot  1891. 

Un  maschio  di  S.  Paolo  di  Loanda,  Angola,  12  febbraio  1913 
ed  uno  di  Kakoulima,  Guinea  francese,  ottobre  1912. 

Questa  specie  fu  descritta  dell'Assinia  e  poi  ricordata  del 
Camerun  nel  1913  dal  Dott.  Speiser,  che  ha  ragione  di  dichia- 
rare, contrariamente  ad  Hendel  1912,  che  è  differente  dalla  mia 
S.  zebra  1908  dell'Eritrea;  egli  ha  però  torto  di  metter  la  specie 
dell'Enderlein  in  sinonimia  con  quella  del  Bigot.  Vi  sono  quindi 
tre  specie  del  genere  Simomesia,  due  dell'Africa  occidentale  ed 
una  di  quella  orientale;  io  ritengo  tuttavia  che  questo  genere 
non  si  possa  mantener  distinto  dal  seguente  Paì'yphodes. 

43.  —  Simomesia  tigrìna  Enderlein  1912. 

Una  femmina  di  Aburi,  Costa  d'Oro,  17  gennaio  1913. 

Questa  specie,  descritta  dell'isola  Fernando  Po,  è  ben  distinta 
dalla  precedente  pel  disegno  alare,  molto  ridotto,  come  si  rileva 
dalla  figura  data  dal  dott.  Enderlein,  e  sopratutto  per  la  curva- 
tura del  secondo  segmento  della  Media,  per  cui  la  base  della 
cella  discoidale  risulta  assai  ristretta. 

Il  disegno  alare  in  paìitherina  è  più  ricco,  ed  ancor  più 
ricco  è  nella  mia  zebra,  presso  la  quale  forma  come  sette  fascie 
trasversali. 


—  299  — 

44.  —  Paryphodes  modestus  n.  sp.  cJ'^,  fig.  I. 

Tottis  niger,  scutello  concolo j'e ,  vittis  duabus  frontalibus 
rnargiiie  orali  tarsisque  luteis,  alls  ex  griseo  hyalinis  fasciis 
qnatuor  fuscis  qucii'iini  tantum  secunda  integra  ornatis. 

Fascia  alai-um  prima  in  foemina  ad  venam  secundam  inter- 
rupta,  in  mare  contra  usque  ad  venam  quintam  producta. 
Long.  Corp.  mm.  3,2  -  3,8. 

Due  maschi  ed  una  femmina  di  Camayenne,  Gruinea  francese, 
12  ottobre  1912. 

Questa  specie  differisce  dalle  altre  tre  note  finora  nel  suo 
genere  (omega  Speis.,  perforatus  End.  e  leucurus  Speis.)  pel 
colore  interamente  nero  dello  scudetto  e  pel  disegno  alare. 

Capo  grosso,  un  po'  più  largo  del  torace,  al  quale  è  addos- 
sato; gli  occhi  sono  molto  grandi  e  rotondi;  la  fronte  è  relativa- 
mente stretta,  a  lati  paralleli,  nera  con  due  strette  fasce  gialle 
trasversali  complete,  una  verso  il  mezzo  ed  una  sopra  le  antenne, 
ed  inoltre  è  un  po'  gialla  anche  presso  al  vertice;  la  fascia  me- 
diana è  divisa  nel  mezzo  da  una  piccola  lineetta  nera;  attraverso 
la  parte  inferiore  della  faccia,  sopra  l'orlo  della  bocca,  si  stende 
pure  una  fascia  gialla;  il  peristoma  è  stretto  e  nero,  coU'orlo  orbi- 
tale però  bianco;  le  antenne  hanno  gli  articoli  basali  bruno  neri, 
il  terzo  grigio  lurido,  arrotondato  all'apice,  con  una  lunga  arista 
appena  pubescente  ;  i  palpi  sono  gialli  ;  la  proboscide  grossa  ;  le 
macrochete  verticali  sono  nere  e  corte.  Il  torace  è  appiattito,  qua- 
drato, robusto,  interamente  di 
color  nero  opaco;  si  notano 
solo  due  sottili  striscioline 
gialle  escese  dall'omero  alla 
radice  delle  ali,  poste  una 
sopra  ed  una  sotto  la  sutura 
notopleurale  e  vicinissime  ad 

Fig.  I. 

essa.  Scudetto  interamente  ne- 

Ala  di  Paryphodes  modestus  9i  ".  sp.  ^ 

molto  ingrandita.  t'o,  abbastcìuza  grande,  con  b 

macrochete  marginali  ed  alcu- 
ni peli  più  corti.  Squamule  brune;  bilanceri  di  colore  bianco  giallo- 
gnolo. Addome  breve  e  grosso,  intermente  nero,  alquanto  lucente, 
con  scarsi  e  brevi  peli  neri  ;  genitali  del  maschio  molto  grossi  ; 
di  color  nero  lucido;  ovopositore  bene  sporgente,  lungo  mm.  1,5, 
coll'articolo  basale  piatto  e  nero  e  gli   apicali    gialli;    membrana 


—  300  — 

ventrale  lurida,  abbondante.  Piedi  corti,  robusti,  interamente  neri, 
con  brevi  peli  neri;  tutti  i  tarsi  sono  gialli,  gii  anteriori  quasi 
bianchi,  ma  l'ultimo  articolo  è  nero  in  tutti;  le  tibie  anteriori  e 
medie  sono  gialle  all'estremità.  Ali  con  disegno  piuttosto  varia- 
bile (fig.  I);  delle  quattro  fascie  oscure  solo  la  seconda  è  com- 
pleta; la  prima  pare  molto  diversa  secondo  il  sesso,  poiché  almeno 
in  quella  qui  figurata  essa  è  interrotta  al  secondo  nervo,  oltre  il 
quale  è  rappresentata  solo  da  una  macchia  sul  te.rzo  nervo, 
mentre  nei  maschi  si  prolunga  senza  interruzione  fino  al  quinto 
nervo;  le  due  ultime  sono  pure  accennate  solo  da  macchie,  di 
cui  talvolta  esistono  solo  quelle  poste  sopra  il  primo  nervo  lon- 
gitudinale. 

45   —  Coelocephala  arcuata  n.  sp.  9- 

Nigra,  thorace  griseo  tiigro-punctiilato,  abdòmine  nigro-ni- 
Udo  basi  tarnen  luteo,  fronte  et  jwi-lstomio  partim  luteis,  pedi- 
bus  luteis  nigrovariis ,  alis  ex  griseo  hyalinis ,  vitta  fusca, 
arcuata  integra  per  venam  transversam  majorem  ad  marginem 
posticiim  ducta  exornatis. 

Long.  corp.  mm.  7-7,5  cum  terebra. 

Una  9  di  Conakry,  Guinea  francese,  ottobre  1912,  e  una  di 
Maraou,  Guinea  francese,  26  agosto  1913. 

Questa  specie  è  molto  affine  a  quella  tipica  dei  genere  de- 
scritta di  Bondei  ed  Usambara  dal  Karsch  e  non  più  ricordata 
dappoi;  ma  ne  differisce  pel  colore  del  torace  ed  addome  e  pel 
disegno  alare.  Il  genere  Coelocephala,  ignoto  ai  più,  panni  buono 
e  ben  fondato;  é  affine  a  Parypìiodes  ed  agii  altri  istituiti  dal 
dott.  Speiser,  ma  differisce  da  tutti  per  la  lunghezza  dei  piedi, 
per  il  facies  di  Cefaliino  e  per  la  fronte  concava. 

Capo  molto  ben  separato  e  distinto  dal  torace,  del  quale  è 
anche  più  alto;  i  rigonfiamenti  occipitali  inferiori  sono  poco  svi- 
luppati; la  fronte  è  relativamente  stretta  e  notevolmente  concava 
per  cui  gii  occhi  sporgono  sopra  di  essa;  essa  é  di  color  nero 
lucente,  come  tutto  l'occipite,  ma  davanti  alle  antenne  presenta 
una  fascia  gialla  abbastanza  larga;  anche  gli  ocelli  sono  collocati 
su  di  una  macchia  di  color  bruno  rossiccio;  la  faccia  è  corta, 
concava,  nera;  il  peristoma,  piuttosto  stretto,  è  giallo;  il  prelabro 
(clipeo)  è  nero;  le  antenne  sono  corte,  gialle,  coll'arista  pressoché 
nuda;  i  palpi  sono   nereggianti;    la    proboscide    è    grossa ,    gialla 


—  301  - 

verso  l'apice,  nera  nel  resto;  il  capo  è  tutto  nudo,  meno  le    due 
forti  macrochete  verticali  interne   e  le  due  esterne,  che  sono  nere, 
ed  alcuni  peli  con  2  setole  più  lunghe  sul  peristoma.  Torace  in- 
teramente nero,  ma  tutto  cosparso  di  tomento  grigio,    sul    quale 
spiccano  molto  i  piccoli  punticini  neri  disposti  a  serie;  di  macro- 
chete si  notano  solo  2  notopleurali,  3    sopraalari    ed    una    meso- 
pleurale,  tutte  robuste  e  nere.   Scudetto  nero,  piano,  piuttosto  cor- 
to, molto    rugoso    sul  disco,    con  3  paia  di  forti  macrochete  nere 
ei'ette.    Mesoframma    di  color    nero  lucido;  squamule  e  bilanceri 
bianchi.  Addome  nero    lucido,    con    peli  bianchi  piuttosto  lunghi 
alla  base  ed  all'apice;  il  primo  segmento  è  giallo,  con  linea  me- 
diana longitudinale    nera    e    lati  neri;  il  ventre  è  giallo,  meno  il 
primo  segmento  che  è  nero.  Ovopositore  col  primo  segmento  nero 
e  rigonfio,  gli  altri   due  gialli  ed  acuti;  esso  è  lungo  in  tutto  mm. 
2,3-2,5.  Piedi  piuttosto  allungati,  particolarmente  quelli  del  primo 
paio  che  hanno  le  anche  assai  lunghe  e  gialle,  con  macchia  nera 
posteriore;  tutti  i  trocanteri  sono  gialli;  i  femori  sono  neri,  gialli 
all'apice  e  lungo  la  faccia  superiore,  almeno  i  4  anteriori;  le  tibie 
sono  gialle,  quelle  mediane   interamente,    mentre    le    altre    sono 
largamente  macchiate  di  nero;  i  tarsi  del  primo  paio  sono    neri, 
quelli  del  secondo  e  terzo  invece  interamente  gialli;  tutti  i  piedi 
sono  pressoché  nudi,  con  solo  alcune   brevissime    setole.    Le    ali 
sono  grigio  ialine;  l'orlo  anteriore  non  è  infoscato  lungo  tutta  la 
costa,  ma  presenta  solo  lo  stigma  giallognolo  ed  una  sottilissima 
marginatura  apicale  assai  sfumata  e  poco  distinta    fra    le    estre- 
mità del  secondo  e  quarto  nervo;  la  fascia  arcuata  è  stretta  ma 
completa,  di  color  bruno  chiaro;  comincia  al    margine    anteriore 
all'estremità  dello  stigma  e  si  prolunga    in    bell'arco,    mantenen- 
dosi tutta  uguale,  fin  sopra  al    nervo  trasverso    posteriore,    dove 
termina  al  quinto  nervo.  Il  terzo  nervo    è    diritto,    l'ultimo    seg- 
mento del  quarto  é  divergente  con  esso;  il   nervo    trasverso    po- 
steriore è  lungo  e  diritto.  Alla  base  della  terza  cella    posteriore 
si  nota  una  macchia  bruna  molto  sfumata  ed  incerta. 

46.  —  Chrysomyza  smaragdiua  Loew  1852. 

4  femmine  tipiche  di  San  Paolo  di  Loanda,  Angola,  24    feb- 
braio 1913. 

Diffusa  per  tutta  la  regione  etiopica. 


—  302  - 

47.  —  Chrysomyza  melanopa,  n.  sp.,  fig.  II. 

Tota  nigro-chlaijbea,  capite  concolore,   antennis  pedibusque 
nigris  tarsis  tarnen  luteis,  alis  vitreis,  vents  luteis,  cellula  poste- 
riori prima  clausa  sed  noii 

^-^ — ^^  pedunculata. 

'^^'^  -—— Z-_^.  I^ong.  Corp.  mm.  4 

V     XjV^^^Zr^ ^  Un  esemplare,  di   cui   è 

1;      \^       ^       _..-■■  impossibile  stabilire  il  sesso, 

""  — "  di  Conakry,  Guinea  francese, 

Fig.  II.  ottobre  1912. 

Ala  di  Chrysomyza  melanopa.  n.  sp.,  QuCSta      SpCCiC      presenta 

molto  ingrandita  ^^^^^^  ^-^  esagorato  il  Carat- 

tere alare  della  flainpes  Karsch  (che  si  trova  anche  in  Tunisia, 
all'  isola  di  Djerbci),  ma  ne  differisce  a  prima  vista  pel  colore 
nero    del  capo  e  dei  piedi. 

Fronte  interamente  di  color  azzurro  oscuro,  come  il  resto 
del  capo,  che  volge  però  di  più  al  nero;  palpi  e  proboscide  neri; 
antenne  nere,  un  po'  brune  verso  la  base  ed  internamente.  Torace 
e  scudetto  di  color  azzurro  cupo;  pleure  volgenti  al  verde.  Ad- 
dome mancante.  I  piedi  sono  neri,  coi  soli  tarsi  gialli.  Le  ali  sono 
perfettamente  vitree  ed  ialine,  e  molto  caratteristiche  per  la  for- 
ma della  prima  cella  posteriore  (fìg.  II) 

Fam.  Trypaneidae. 

Le  specie  dei  generi  Dacus  e  Ceratitis  sono  già  elencate, 
colle  località  dove  furono  raccolte,  dal  prof.  Silvestri  nella  sua 
citata  relazione;  perciò  io  qui  non  faccio  che  ricordare  i  nomi 
per  completare  l'enumerazione. 

48.  —  Dacus  oleae  Gmelin  1788. 

49.  —  Dacus  armatus  Fabricins  1805. 

50.  —  Dacus  bipartitus  Graham  1909. 
51.  —  Dacus  Lounsburyi  Coquillett  1901. 

52.  —  Dacus  vertebratus  Bezzi  1908. 

53.  —  Dacus  brevistjins  Bezzi  1908. 


—  303    - 

54.  —  BacQS  longistylus  Wiedemann  1830. 

Una  9  di  Thies,  Senegal,  corrisponde  benissimo  ai  caratteri 
dati  dal  Macquart  nel  1835  per  la  sua  Leptoxyda  testacea  pure 
del  Senegal;  questo  nome  si  può  quindi  includere  fra  i  sinonimi 
di  longistìjlus,  che  resta  dunque  il  tipo  del  genere  Leptoxyda, 
cui  si  devono  ascrivere  molti  dei  Dacus  etiopici. 

55,  —  Ceratitis  capitata  Wiedemann  1824. 
56.   -  Ceratitis  Giffardii  Bezzi  1912. 

57.  —  Ceratitis  Silvestrii  Bezzi  1912. 

58.  —  Cerat  tis  stictica  antistictica  Bezzi  1913. 

59.  —  Ceratitis  punctata  Wiedemann  1^24. 

60.  —  Ceratitis  anonae  Graham  1908. 
61.  —  Ceratitis  colae  Silvestri  1913. 

62.  —  Ceratitis  rubivora  Coquillett  1901. 

63.  —  Ceratitis  nigerrima  (Bezzi  1913)  Silvestri  1913. 

64.  —  Ceratitis  tri  tea  Walker  1849. 

65.  —  Conradtina  acrodiauges  Speiser  1913. 

Una  femmina  di  Lagos,  Nigeria  meridionale,  di  questa  specie 
recentemente  descritta  del  Camerun  e  molto  affine  ad  acroleuca 
Wied. 

66.  —  Clacìoderris  n.  gen.  Silvestrii  n.  sp. 

Il  prof  Silvestri  ha  trovato  ad  Aburi  una  coppia  di  uno  stra- 
nissimo dittero,  che  costituisce  un  aberrante  genere  di  Tripaneidi. 
Io  credo  che  esso  possa  collocarsi  nella  vicinanza,  già  alquanto 
strana,  dei  generi  Schistoiìtenim,  Rhochmopterum  e  Rhabdo- 
chaeta,  malgrado  manchi  dell'incisione  del  margine  alare  e  la 
pittura  delle  sue  ali  sia  di  natura  diversa;  tuttavia  il  piccolo 
nervo  trasverso  atrofico  pare  attesti  una  certa  simiglianza. 

Caratteri  peculiari  del  nuovo  genere  sono  la  singolare  forma 
del  capo,  differente  nei  due  sessi;  la  cella  anale  ottusa   all'apice 


—  304  — 


ed  i  primi  tre  nei'vi  longitudinali  assai  allontanati  dalla  costa, 
per  cui  il  terzo  giace  già  in  corrispondenza  dell'  asse  mediano 
dell'ala;  infine  lo  strano  disegno  dell'ala,  di  cui  non  ne  conosco 
altro  di  simile  nella  famiglia,  ammenoché  lo  si  voglia  interpre- 
tare come  una  esagerazione  del  tipo  reticolato-raggiato. 

Cladoderris  n,  gen. 

Capite  ah  antico  viso  lato.  inf}-a  in  mare  dilatato  et  utrin- 
que  vnicronulaio  (Fig.  Ili,  2),  a  latere  inspecto  (fìg.  Ili,  3)  an- 
gustissiìiw,  fronte  valde  declivi,  fere  perpendiculari,  niacrochae- 
tis  frontorbitalibus  anteriorihus  nullis;  tiiberculo  ocellari  conico 
et  valde  producto;  antemiarum  seta  hreviter  piumosa;  chaeto- 
taxia  thoracali  completa. 

Alarum  venis  secwida  et  tertia  (Fig.  Ili,  1)  a  margine  re- 
motis,  tertia  in  inedia  ala  profsus  locata]  prima  et  tertia  per 
totam  longitudinem  setis  longis  spinosis-,  transversa  parva  fere 
obliterata',  cellula  aitali  obtusa  angulo  infero  externo  non  pro- 
ducto', pictura  in  ramos  marginales  longissimos  producta. 
Typus  generis',  species  proxime  sequens. 
La  forma  del  capo  è  molto  caratteristica  ed  abbastanza   dif- 
ferente nei  due  sessi,  poiché    solo    nel    maschio   esso   è  inferior- 
mente assai  più  dilatato   che 
nella  parte  superiore,  e   pro- 
lungato sui  laii    da    ciascuna 
parte  in  una  punta  aguzza  ri- 
volto all'i nfuori  ed  in  avanti. 
Visto  di  fianco  il  capo  è  molto 
stretto,  colla  fronte  assai  inc- 
linata, pressoché  perpendico- 
lare. Gli  occhi  sono  piuttosto 
stretti;  il  tubercolo  ocellare  è 
assai  sporgente,  e  il  vei'tice  è 
incavato    ai  lati  di  esso,  per 
cui  visto  dal  davanti   appare 
trilobato;  la  lunula  è   piccola 
e  nascosta    Le  antenne   sono 
inserite   a   livello  della  metà 
dell'  occhio;  il    terzo   articolo 
è  concavo    superiormente   ed  arrotondato  all'apice;  la  fronte  e  le 
guancie   sono    coperte  di  pìccoli  peli  teneri;  la  corona  occipitale 


Fig.  III. 

Cladoderris  n.  gen.  Silvestrii  n.  sp. —  1.  Ala.  2.  Capo 

del  maschio  vis*to  dal  davanti.  3.    idem,    visto    di 

lato.  —  Tutte  le  figure  molto  iugiaudite. 


—  305  — 

manca  ed  è  rappresentata  solo  da  pochi  peli.  Le  macrochete  sono: 
un  paio  di  robuste  ocellari,  piuttosto  ingrossate,  due  paia  di  fron- 
torbitali  superiori,  di  cui  il  primo  è  molto  ingrossato,  e  due  paia 
di  verticali.  Il  torace  presenta  1  omerale,  2  notopleurali,  1  presu- 
turale, 3  sopraalari,  un  paio  di  prescutellari  ed  uno  di  dorso-centrali 
vicine  :  sui  fianchi  si  nota  solo  una  mesopleurale  poco  robusta. 
Lo  scudetto  é  rotondo,  piuttosto  rigonfio,  con  3  paia  di  macro- 
chete. L'addome  è  bi'eve  e  rotondo,  senza  macrochete  ;  i  genitali 
del  maschio  sono  piuttosto  grossi  e  sporgenti  al  di  sotto  ;  l'ovo- 
positore é  di  poco  più  corto  dell'addome,  triangolare,  largo  alla 
base,  appiattito.  I  piedi  sono  brevemente  pelosi;  manca  la  serie 
di  setole  sotto  i  femori  anteriori  ;  lo  sperone  delle  tìbie  inter- 
medie è  piccolo.  Le  ali  sono  larghe,  e  non  presentano  né  spina 
costale  né  incisione  basale;  il  nervo  ausigliare  é  diffuso  all'apice; 
il  primo  nervo  è  già  molto  lontano  dalla  costa  e  lungamente 
spinoso  per  tutto  il  suo  percorso;  il  secondo  é  pure  assai  allonta- 
nato; il  terzo  anche,  ed  é  spinoso  per  tutta  la  lunghezza;  il  pic- 
colo nervo  trasversale  è  spurio,  poco  distinto  e  collocato  al  prin- 
cipio dell'ultimo  terzo  della  discoidale;  la  cella  anale  è  più  breve 
della  seconda  basale. 

Cladoderris  Silvestrii  n.  sp.  (f^,  fig.  IIL 

Pallide  lutea,  nigi-o  variegata  et  maculata,  anteìinis,  pedi- 
busqtie  luteis,  his  tarnen  tibiis  anticis  ante  apiceni  et  geniculis 
quatuor  poste  rio  )'ibus  latius  atromaculatis,  alis  albo-hgalinis, 
dimidio  antico  nigro)-adlato,  postico  partim  pallide  et  late  reti- 
culaio. 

Long.  Corp.  mm..  3-3,5. 

Una  coppia  raccolta  il  17  gennaio  1913  ad  Aburi,  Costa  d'Oro, 
dal  prot.  Filippo  Silvestri,  al  quale  sono  lieto  di  dedicare  questo 
notevole  insetto,  in  segno  di  ammirazione  per  l'energia  e  l'abilità 
da  lui  dispiegate  nel  suo  viaggio  in  Africa. 

Questa  specie  colpisce  subito  per  la  strana  e  spiccata  colo- 
razione del  corpo  e  delle  ali.  Il  capo  è  interamente  giallo  chiaro, 
solo  l'elevato  tubercolo  occipitale  spicca  pel  colore  nero  intenso 
della  parte  superiore;  l'occipite  presenca  due  larghe  macchie  di 
color  nero  opaco,  una  per  parte;  la  fronte  é  opaca  ed  un  po' 
oscurata  sul  davanti  e  sui  lati  presso  gli  occhi.  Le  antenne  sono 
gialle,  ma  l'arista  coi  suoi  peli  appare  nereggiante;   i  palpi  e    la 

Bollelt.  di  Zoologia  Gcii.  e  Aijr.  -il 


—  306  — 

proboscide  sono  gialli;  i  peli  della  fronte  sono  di  color  chiaro, 
quelli  del  peristoma  in  parte  scuri  ;  tutte  le  macrochete  sono 
nere.  Il  torace  è  di  color  giallo  o  bianco  sudicio,  opaco;  sul  dorso 
presenta  4  larghe  strisele  longitudinali  nere,  lucide  sul  davanti, 
le  laterali  largamente  interrotte  in  corrispondenza  della  sutura, 
tutte  non  raggiungenti  lo  scudetto,  davanti  al  quale  si  notano  due 
macchie  nere;  pleure  immacolate;  i  peli  sono  corti  ed  oscuri,  un 
po'  più  lunghi  quelli  della  parte  superiore  della  pleure;  le  macro- 
chete  sono  nere.  Lo  scudetto  è  colorato  come  il  torace  e  presenta 
solo  due  piccolissime  macchiette  nere  rotonde  presso  l'apice:  le 
sue  macrochete  sono  pure  nere.  Il  mesoframma  è  di  color  nero 
opaco,  giallo  sui  lati  e  strettamente  anche  lungo  la  linea  mediana. 
I  bilanceri  sono  gialli.  L'addome  è  giallo  chiaro,  quasi  bianchic- 
cio; il  terzo  segmento  presenta  due  grandi  macchie  nere  rotonde 
una  per  lato;  il  quarto  ne  ha  tre,  una  per  lato  ed  una  mediana, 
ed  oltre  a  ciò  presenta  un  largo  orlo  nero  lungo  il  margine  po- 
steriore; il  quinto  è  tutto  nero  e  piuttosto  lucente,  mentre  gli  altri 
sono  opachi;  i  peli  sono  lunghetti,  neri  sul  nero  e  chiari  sul  chiaro; 
il  ventre  è  giallo;  i  genitali  del  maschio  sono  interamente  gialli; 
l'ovopositore  è  nero,  coi  segmenti  apicali  gialli.  I  piedi,  comprese 
le  anche  ed  i  tarsi,  sono  interamente  di  color  giallo  pallido,  sul 
quale  risaltano  molto  le  macchie  nere;  il  primo  paio  presenta 
solo  due  minuti  punti  neri  al  ginocchio  ed  una  macchia  nera  in 
forma  di  anello  poco  prima  dell'apice  della  tibia;  il  secondo  e  il 
terzo  hanno  una  larga  macchia  nera  verso  il  ginocchio,  interes- 
sante largamente  l'estremità  del  femore  e  più  strettamente  la  base 
della  tibia;  oltre  a  ciò  le  tibie  hanno  una  Paacchia  nera  all'e- 
stremità. Le  ali  (fig.  Ili,  1)  hanno  il  disegno  quasi  nero  nella 
metà  anteriore,  più  pallido  e  sempre  più  sfumato  verso  l'orlo 
posteriore. 

Fam.  Diopsidae. 
67.  —  Dìopsis  apicalìs  Dalman  1817. 

Una  coppia  di  Conakry,  Guinea  francese,  ottobre  1912.  De- 
scritta di  Sierra  Leone  e  poco  conosciuta;  è  assai  affine  alla  ten- 
uipes,  Westwood. 

Fam.  Sepsidae. 

68.  —   Sepsis  rufa  Macquart  185L 

Una  femmina  di  Conakry,  Guinea  francese,  30  agosto  1912. 


-  307   - 

1  Questa  specie  ha  una  larghissima  distribuzione,  essendo  dif- 
fusa per  la  regione  orientale;  in  Africa  fu  raccolta  nell'Egitto  ed 
in  Rodesia. 

Fam.  Tylidae. 

69.  —  Trepidarla  respoudeos  Walker  1849, 

Un  esemplare  di  Aburi,  Costa  d'Oro,  17  gennaio  1913  ed  uno 
di  Victoria,  Camerun,  8  aprile  1913.  E  nota  dell' Assinia,  di  Sierra 
Leone  e  del  Congo, 

Fam.  Ephydridae. 
70.  —  Paraliiniia  uigripes  Adams  1905. 

Una  femmina  di  Ibadan,  Nigeria  meridionale,  22  novem- 
bre 1912. 

Questa  specie,  descritta  della  Rodesia,  è  molto  distinta  per 
la  modesta  colorazione  della  fronte  e  per  le  dimensioni  relativa- 
mente grandi. 

Fam    Drosophilidae. 

71.  —  Zaprionus  vittiger  Coquillett  1901. 

Alcuni  esemplari  dei  due  sessi  di  Aburi,  Costa  d'Oro. 

Questa  elegante  specie,  originariamente  descritta  del  Capo, 
risultò  poi  diffusa  per  tutta  la  regione  etiopica  ;  lungo  la  parte 
orientale,  giunge  fino  all'Eritrea;  e  lungo  quella  occidentale  fino 
al  Senegal,  avendone  io  recentemente  ricevuti  degli  esemplari  di 
Kouiikoro  dal  signor  Vuillet  di  Parigi. 

72.  —  Drosophila  repleta  Wollaston  1858. 

Alcuni  esemplari  di  Quifangondo,  Angola,  febbraio  1913. 

La  specie  fu  descritta  dell'Ascianti  dal  Mik  nel  1886  col  nome 
di  aspersa,  ma  deve  esser  diffusa  per  tutto  il  continente  africano, 
come  lo  è  per  le  zone  calde  e  temperate  calde  dei  due  emisferi. 

Vedi  a  proposito  della  distribuzione  e  sinonimia  di  questo 
dittero,  che  può  chiamarsi  domestico,  le  mie  due  note  in  «  So- 
cietas  entomologica  »,  XXV,  1910,  p.  67  e  XXVII,  1912,  p.  2;  ed 
inoltre  l'articolo  di  Frederik  Knab  in  «  Psyche  »,  1912,  p,  106-108. 


-    308  — 

In  seguito  io  ho  ricevuto  questa  specie  anche  di  Calcutta  in 
India;  e  nella  mia  abitazione  a  Torino  essa  è  per  tutto  l'anno  la 
specie  più  comune,  ed  in  certi  mesi  dell'  anno  unica,  del  suo 
genere.  Il  Beckei-  la  ebbe  anche  dal  Marocco. 

Fam.  Milichiidae. 

73.  —  Milicliiella  lacteipennis  Loew  1865. 

Alcuni  esemplari  di  S.  Paolo  di  Loanda ,  Angola ,  26  feb- 
braio 1913. 

Anche  questa  specie,  originariamente  descritta  di  Cuba,  deve 
esser  diffusa  per  tutta  la  zona  tropicale  e  subtropicale,  essendo 
finora  nota  di  Portorico,  St.  Vincent,  Stati  Uniti  meridionali.  Perù, 
Canarie,  Isole  Hawaii,  Nuova  Guinea  e  Giava.  Dell'Africa  tropi- 
cale non  era  ancor  nota. 

Fam.  Conopidae. 
74.  —  Coiiops  erytlirocephala  Fabricius  1794. 

Un  esemplare  di  Conakry,   Guinea  fr-ancese,  ottobre   1912. 

È  questa  un'importante  scoperta  d'ordine  zoogeograflco,  poiché 
la  specie  era  nota  solo  dell'India;  vedine  una  bella  figura  a  co- 
lori in  Maxwell-Lefroy,  Indian  Insect  Life,  tav.  LXV,  flg.  11  (1909). 

Anche  questo  caso  è  da  aggiungersi  agli  altri  di  insetti  della 
regione  orientale  che  arrivano  fino  al  golfo  di  Guinea,  come  il 
Paragus  serrati is,  la  Baccha  sapphirina,  ecc. 

Questa  specie  è  poi  senza  dubbio  meritevole  di  formare  un 
genere  a  se,  per  la  sua  aberrante  venatura  alare,  già  illustrata 
dal  Macquart. 

75.  —  Oncomyia  sp. 

Un  esemplare  di  Conakry,  Guinea  francese,  molto  affine  alle 
nostre  forme  paleartiche,  che  lascio  pel  momento  indeterminato 
in  attesa  della  monografia  del  signor  Kröber  di  Amburgo. 


Formicides  de  Y  Afnque  occidentale  et  australe 

Du  voyage  de  IVI.r  le  Professeur  F.  Silvestri 

Décrlte    par    le    D.'    F.     SA  NTS  CHI 


l.*'  —  SuBFAMiLLE  :  Ponerinac 

Sectio  L  —  Prodorylinae 

Phyracaces  Foreli  n.  sp. 

^  Long.  3,5  mill.  ìsoìv.  Patte  et  antennes  brunes.  Milieu  des 
cuisses  et  mandibules  bruii  foncé.  Pilosité  fine,  un  peu  oblique 
moins  espacée  sur  le  gastre  que  sur  le  reste  du  corps,  rare  sur  les 
pattes.  Pubescence  assez  abondante  sur  le  membres,  rare  ailleur. 
Luisante.  Téte  lisse,  espacément  ponctuée.  Thorax  grossiérement 
ride  strie  en  long,  lisse  sur  le  milieu  des  còtés.  Dessus  du  pédicule 
et  du  postpétiole  fìnement  ride  réticulé  en  long.  Gastre  assez 
densement  ponctué  avec  une  bande  fìnement  striée  en  travers 
à  la  base  des  derniers  segments. 

Téte  un  peu  plus  longue  que  large  et  légérement  rétrécie  en 
avant  avec  les  còtés  un  peu  convéxes,  le  bord  postérieur  droit  ou  à 
peine  concave  et  les  angles  peu  arrondis.  Yeux  ovales,  occupant  un 
peu  plus  du  tiers  moyen  des  còtés.  Mandibules  rétrécies  à  la  base,  à 
bord  externe  à  peine  concave  à  bord  interne  ai'qué,  indistinctement 
denticulé  et  aminci.  Jones  bordées  en  avant  par  une  carène  élevée 
tranchante  i-euversée  en  dehors  et  atteignant  le  bord  antérieur  de 
la  téte  prés  de  l'angle.  Crétes  frontales  élevées,  convergentes  en 
ardere  où  elles  s'  abaissent.  Le  scape  atteint  le  bord  postérieur 
des  yeux.  Articles  2  à  7  du  funicule  presque  de  la  moitié  plus  courts 
que  larges.  Massue  de  4  articles,  le  dernier  plus  long  que  le  pre- 
cedent qui  est  plus  long  que  large.  Thorax  bordé,  presque  le  double 
plus  long  que  large,  un  peu  rétr-éci  dans  son  tiers  antérieur,  un 
peu  convexe.  Face  declive  concave,  bordée.  Pédicule  distincte- 
ment  plus  large  que  long,  peu  élargi  en  arrière,  à  bord  anté- 
rieur tronqué,  les  angles  postérieurs  prolongés  en  courtes  èpines 


—  310  — 

mousses  et  un  peu  recourbées  en  dedans.,  plus  longues  que  le 
feston  median  du  bord  postérieur.  Postpétiole  légérement  plus 
large  que  1'  article  precedent  et  aussi  long  que  large.  Pi-emier 
article  du  gastre  bien  plus  long  et  assez  convexe. 

Voisin  de  Ph.  Bramisi  Em.  et  de  PJi.  KraepUni  For. 

Còte  d'  Or  :   Abury.  1  ^. 

Sectio  II.  —  Proponerinae 


Mystriuiii   Silvestrii   n.    sp.   (fig.    1). 

^  Long.  5,8  mill,  (sans  les  mandibules).  D'un  brun  roussatre 
foncé.  Devant  de  la  téte,  mandibules,  antennes,  pattes  et  gastre 
d'un  roux  plus  ou  moins  dilué.  Tarses  et  anus  jaunes.  Mate.  Téte, 
thorax  et  deux  premiers  segments  abdominaux  (petiole  et  postpé- 
tiole) grossièrement  ride  réticulé  en  grosses 
fossettes  à  fond  luisant,  irisé,  presque  lisse, 
avec  un  point  median  d' où  emerge  une 
courte  soie  squameuse,  jaunàtre.  Sur  les 
3eme  q^  4eme  segments  abdomìuaux  les  rides 
deviennent  franchement  longitudinales  sans 
former  de  reticulations,  et  s'  effacent  sur 
les  derniers  segments  qui  sont  tìnement 
et  densement  ponctués  avec  la  base  très 
finement  reticulée  en  travers.  Fossettes 
antennaires  et  còtés  de  V  epistome  ridés 
en  long,  Mandibules,  antennes  et  pattes 
plus  superflciellement  ridées  réticulées,  le 
tout  densement  ponctué  dans  les  intervales 
sauf  les  mandibules  qui  n'ont  qu'un  point 
entre  les  reticules  donnant  naissance  à  une  soie  courte  et  simple. 
Les  soies  squamiformes  sont  bien  plus  courtes  que  chez  M.  Vöe- 
Izhoioi  For.  et  partout  répandues  sur  le  corps  et  les  pattes  ; 
elles  se  rangent  le  long  de  la  face  interne  des  mandibules. 
Sur  le  bord  des  segments  du  gastre  elles  sont  aussi  un  peu  plus 
longues  et  mélangée,  de  quelque  longues  soies  épaisses.  Les  tarses 
sont  en  outre  épineux.  Pubescence  courte,  épaisse,  très  rare  par- 
tout sauf  sur  le  funicule. 

Téte  plus  large  que  longue,  fortement  échancrée  derrière,  les 
cótés  convexes  en  arrière    et    concaves    en    avant,  terminés  aux 


Fig.  1. 

Mystrium  Silvestrii  u.  sp.  —  Téte 

vue  de  face. 


—  311   — 

angles  antérìeurs  par  deux  fortes  épines  plus  lonques  que  chez 
M.  Vöelzkowi  For.  Une  impression  plus  ou  moins  profonde  sur 
le  vertex.  Yeux  très  petits  (plus  petits  que  chez  M.  mysticum 
Rog.)  peu  distincts  places  au  milieu  des  còtés.  Epistome  un  peu 
plus  long  et  moin  abrupt  que  chez  M.  mysticum  k  bord  anté- 
rieur  également  arqué  et  denticulé.  Le  scape  dopasse  un  peu  le 
milieu  des  còtés  de  la  lète.  Articles  9  et  10  du  funicule  bien  plus 
épais  que  longs,  le  ll^'ne  moins  d'un  quart  plus  long  que  large. 
L'  extrémitó  des  mandibules  est  distinctement  spatulitbrme,  plus 
élargie  que  chez  M.  ìnysticum  et  Vöelzkowi.  Les  dents  sont  plus 
petites,  le  rang  supérieur  en  compte  11  environ  qui  s' avancent 
jusqu'  à  l'extrémité  où  elles  sont  très  basses  et  très  allongées. 
Thorax  rétréci  au  niveau  du  mesonotura  qui  est  distinctement 
limite  en  avant  et  en  arrière.  Pronotum  aussi  long  que  large 
dans  son  tiers  postérieur.  La  face  basale  de  l'epinotum  plus  large 
que  longue,  plane  fait  un  angle  de  115.''  avec  la  face  declive. 
Noeud  du  pédicule  trois  fois  aussi  large  que  long.  Abdomen  peu 
étranglé  après  le  postpétiole  qui  est  double  plus  large  que  long. 
Pattes  courtes. 

9.  Long.  6  mill.  Ne  différe  de  l' ouvriére  que  par  les  carac- 
téres  ordinaires  du  thorax  et  l'abdomen  légérement  plus  épais. 

Cameroun  :  Victoria  3  g  1  9-  C'est  la  première  espèce  du 
genre  trouvée  sur  le  continant  africain. 

Stigniatoniina  (Xyiniiier)  nov,  Subgen. 

Epistome  inerme  avance  en  lobe  rectangulaire.  Mandibules 
étroites  avec  une  rangée  de  dents  simples  tout  le  long  de  leur 
bord  interne.  Thorax  étroit  k  suture  promesonotale  distincte,  les 
autre  absolète.  Pédicule  étroit,  assez  longuement  pétiolé  en  avant, 
gastre  étranglé  et  très  allonge,  pour  le  reste  comme  chez  Stig- 
ìnatomma. 

S.  (X)  inutìcum  n.  sp.  (flg.  2). 

^  Long.  3,5  mill,  (avec  les  mandibules).  D'  un  roux  un  peu 
brunàtre.  Mandibules  antennes  et  pattes  plus  jaunàtres.  Luissant. 
Lisse  avec  une  très  fine  ponctuation  assez  dense.  Quelques  rares 
polls  autour  de  la  bouche  et  à  l'extrémité  abdominale.  Pubescence 
partout  assez  abondante  mais  ne  cachant  pas  la  sculpture.  Téte 
mi  cinquième  plus  longue  que  large,  d'un  quart    plus   étroite  en 


—  312   — 

arrière  qu'eii  avant,  à  còtés  à  peine  arqués,  presque  droits  et  le 
bord  postérieur  distinctement  concave.  Aveugie,  parfois  nn  rudi- 
ment de  facotte  au  tiers  postérieur.  Crétes  frontales  écartées.  Lobe 
de  l'épistome  rectang'ulaire  quatre  fois  plus  large  que  long.  Aire 

frontale  très  éti'oite.  Le  scape  atteint 
presque  le  quart  postérieur  de  la  téte, 
Tous  les  articles  (2  à  10)  du  funicule 
plus  larges  qiìe  longs.  Mandibules  lui- 
santes,  densement  ponctuées,  étroites, 
longues  comme  les  trois  quart  de  la 
longueur  de  la  téte.  Le  bord  externe 
est  d' abord  droit  dans  ses  quatre 
cinquièmes  basaux  pour  devenir  for- 
teraent   convexe    dans    le    cinquèrae 

Stigmatomma  (Xymmer)  muticum  n.  sp.  •iti  i     •  ^  '      ' 

a)  profii,  h)  tète  vue  de  face.  apical.    Lc   bord  uiteme  legerement 

convexe  est  arme  de  8  dents  assez 
fortes  simples  (rarement  bifurquées)  avec  l'espace  entre  les  2*^'"*^  et 
3eme  (jeuts  plus  grand  que  les  autres.  Thorax  assez  plat  en  dessus 
et  subbordé.  Pronotum  un  quart  plus  long  que  large.  Meso- 
epinotum  soudé,  environ  trois  fois  aussi  long  que  large  avec 
les  bords  presque  droits  ;  la  face  basale  de  l'epinotum  plus  dis- 
tinctement bordée  en  arrière  passe  à  la  face  declive  par  une 
courbe  brusque.  Face  declive  droite  d'un  coté  à  l'autre,  convexe 
de  haut  en  bas  dans  son  tiers  inférieur,  concave  dans  le  bas. 
Noeud  du  pédicule  un  tiers  plus  long  que  large,  à  cótés  assez 
convexes,  bien  plus  haut  devant  que  derrière.  La  face  antérieure 
faiblement  convexe  descend  presque  perpendiculairement  sur  le 
petiole  lequel  est  aussi  long  que  le  tiers  de  la  longueur  du  noeud. 
Pas  d'  appendice  en  dessous  mais  un  simple  tubercule  très  bas. 
Postpétiole  plus  court  que  le  petiole  ;  plus  haut  que  long  et  aussi 
long  que  large  derrière.  Cette  espèce  est  très  caractéristique  par 
son  epistome  inerme  et  lobe.  La  S.  Bellii  Forel,  des  Indes  appar- 
tient  peut  étre  au  méme  sous  genre. 
Nigeria:  Ibadan  4  5. 

Discothyrea  oculata  Em. 

Guinee  frangaise  ;  Mamou  ^. 

Probolomyrmex  flliformis  Mayr. 

Guinee  frangaise  :  Kakoulima  7  ^. 


—  313  — 

Sectio  III.  —  Euponerinae. 
Centromyrmex  sellaris  Mayr. 

Cameroun  :  Victoria  3  ^. 

Un  peil  plus  petit  que  les  dimmensions  indiquée    par    Mayr. 

Paltotyreus  tarsatus. 

Guinee  francaise  :  Conakry,  $  ^.  Kakoulima  9  Kindia  9« 
Senegal:  Thiés  1  9. 
Cameroun  :  Victoria  1  9- 

Me;?apoiiera  foeteiis  F. 

Senegal:  Thiés  9  ^. 
Sierra  Leone   1   5. 

Pachycoudyla  (Bothropouera)  Silvestrii   n.  sp. 

H  Long.  5,5  mill.  D'un  brun  maron  plus  dilué  sur  les  pattes 
et  les  mandibules.  Mate  ;  densement  ponctuée  sur  la  téte  et  le 
thorax,  plus  espacement  sur  T abdomen  où  l'intervale  des  points 
est  luisant  et  lisse.  Pubescence  couchée  assez  dense,  ne  cachant 
pas  complétement  la  sculpture.  De  longs  poils  fins  assez  abondants 
plus  espacés  sur  la  téte  et  les  raembres. 

Téte  d'un  quart  environ  plus  longue  que  large,  aussi  large 
en  avant  qu'en  arrière,  à  còtés  faibleraent  arqués,  bord  posté- 
rieur  droit  et  les  angles  mousses  mais  non  arrondis.  Les  yeux 
en  ovale  sont  aussi  larges  que  l'epaisseur  du  scape  et  distants 
de  l'angle  antérieur  de  la  téte  d' un  peu  moins  que  leur  lon- 
gueur. L'épistome  a  une  forte  carène  faiblement  sillonée  le  long 
de  sa  créte  et  convexe  sur  le  profll;  le  bord  antérieur  forme  un 
angle  obtus  (moins  avance  que  chez  crassa  Em.).  Lobes  frontaux 
déprimés,  contigus,  avec  un  sillon  frontal  court  et  assez  profond 
derrière.  Mandibules  lisses,  avec  quelques  points  espacés,  armées 
de  6  dents  dont  la  6®'""  plus  petite  (7  dents  chez  Esche richi  For.) 
et  ornées  d'un  sillon  oblique  sur  le  coté  externe  du  tiers  basal.  Le 
scape  dépi'asse  l'occiput  de  moins  de  son  épaisseur.  Premier  article 
du  funicule  conique,  aussi  long  que  les  deux  suivants  réunis.  Ar- 
ticles 2  à  10  plus  larges  que  longs  et  s' épaississant  progressive- 
ment.  Thorax  à  2  sutures,  mais  la  suture  mesoepinotale  est  bien 


—  314  — 

nioins  marquee  que  la  promesonotale  et  bien  plus  effacée  chez 
un  des  exemplaire  que  que  chez  I'autre.  Pronotum  plus  long  que 
large,  arrondi  et  subbordé  devant.  Mesoepinotum  faiblfraent  cun- 
vexe  d'  avant  en  arriére,  le  mesonotiun  plus  large  que  long.  La 
face  basale  de  V  epinotum  bien  plus  longue  que  large.  Face  de- 
clive assez  fortement  concave  d'  un  coté  à  V  autre,  oblique  et 
rectiligne  de  haut  en  bas,  très  distinctement  bordéé.  Ecaille  à 
peine  plus  haute  que  le  postpétiole,  à  face  antérieure  et  posté- 
rieure  verticale,  la  première  convexe  de  droite  à  gauche  ;  vue 
de  dessus  elle  est  presque  le  double  plus  large  que  longue.  Post- 
pétiole un  peu  rétreci  et  tronqué  devant,  assez  étrangié  deriière, 
plus  large  que  long.  Artide  suivant  beaucoup  plus  long  que  large. 
Tarses  medians  et  postérieurs  bordés  de  fins  aigui lions. 

Còte  d'Or:  Abury  2  ^. 

Voisin  de  P.  Escherichi  For.  dont  il  différe  surtout  par  les 
mandibules.  La  suture  mesoepinotale  peu  prononcée.  Chez  P.  fos- 
sigera  Mayr,  les  mandibule  out  9  dents,  chez  P.  Picardi  For.  et 
P.  Sjoestedti  Mayr.  le  pédicule  est  plus  long  que  large. 

Paoli ycoiidy la  (Bothroponera)  talpa  Er.  André. 


a^. 


9  (non  encore  décrite).  Long.  12  mill.  Plus  étroite  que  pachy- 

dernia  Em.  Le  téte  moins  con- 
cave derrière,  le  pédicule  aussi 
long  q^ue  large  (plus  large  chez 
pachydermia)  du  reste  comme 
l'onvrière. 

Guinee  frangaise  :  Kakou- 
lima   1   ^. 

Coté  d'Or:  Abury  1  9. 

Je  constate  que  /*.  (Z?)  va- 
riolata Santschi  (Ann.  Soc.  Ent. 
Belgique,  LVI,  1912,  p.  151)  est 
une  simple  race  de  taljxi,  la 
téte  est  plus  longue,  la  pilosité 
beaucoup  plus  rare,  les  yeux 
un  peu  plus  grands.  Pachy- 
condyla  ^Bothroponera)  talpa 
André  n'est  pas  indiquée  dans 
le  catalogue  des  Ponerines  du  Genera  Inseciorum  de  Wytsman. 


Fig.  3. 
Pachycondyla  {Bothroponera)   Sjoestedti  Mayr 
a)  téte    de   face,    h)  epinotum  écaille  et  post- 
pétiole vue  de  profll. 


—  315  — 

Pachycoiidyla  (Bothroponera)  Sjoestedti  Mayr. 

Camerouii  :  Victoria  1  9  (^^-  3). 
Les  ailes  sont  ties  obscures. 

Pachycoiidyla  (Bothroponera)  gaboiieusis  André 
var.  striatideiis  nov,  var.  (fig-.  4). 


Fiff.  4. 

Pachycondyla  {Bothroponera)  yabonensis  Er.  André,  v.  stria- 

tidens  n.  v.  epinotum,    écaille  et  postpétiole  a)   de  profil, 

b)  de  dessus 


^  Différe  de  la  for- 
me type  par  ses  mandi- 
biiles  en  majeure  partie 
densement  striées  et  sub- 
mates  tandis  qu'elles  sont 
luisantes  et  lisses  chez 
le  type.  Les  rides  de  la 
téte  très  divergentes.  Le 
thorax  plus  robuste.  Le 
gasti'e  est  mat,  dense- 
ment ponctué  reticule 
avec  de  gros  points  en- 


foncés    mais    pas    de    fossettes    proprement    dites. 
Cameroun  :    Victoria    1    ^. 

Eupoiiera  (Mesopoiiera)  caifra  Sm. 

Guinee  franga ise  :  Kakulima  7  ^. 

Eupoiiera  (Mesopoiiera)  sénégaleusis  n.  sp. 

(fig.  5). 

^  Long.  5,  à  5,5  mill.  D'un  roux  brunàtre,  membres  un  peu 
plus  clairs.  Luisante.  Téte  et  devant  du  pronotum  submats  et  plus 
densement  ponctués  que  le  reste  du  tegument  qui  est  lisse.  Pu- 
bescence abondante  sur  la  téte  se  diluant  en  allant  vers  le  gas- 
tre.  Quelques  poils  dresses  fins  assez  longs  sur  le  corps,  bien 
plus  courts  et  plus  abondants  sur  les  appendices.  Téte  un  peu  plus 
longue  que  large,  légérement  plus  étroite  en  avant  avec  les  còtés 
faibleraent  arqués  et  le  bord  occipital  droit,  excavé  derrière.  Yeux 
médiocres  (8  facettes  dans  le  grand  diamétre)  places  un  peu  en 
arrière  du  quart  antérieur.  Le  sillon  frontal  atteignant  le  milieu  de 


-   316     - 

la  téte.  Epistome  assez  tortement  carene,  le  bord  antérieur  avance 
en  triangle  subacuminé  au  milieu  corame  chez  E.  elime  For.  mais 
un  peu  plus  long  (lobé  chez  E.  scolopax  Em.).  Mandibules  allon- 
gées  à  bord  externe  un  peu  concave  au  milieu    et   bord  interne 

arme  de  14-15  dents 
alternati vement  grandes 
et  petite,  les  apicales 
plus  fortes,  les  posté- 
rieures  atténuées.  Le 
scape  dopasse  1' occiput 
d'un  peu  moins  de  son 
vìg-  5-  épaisseur.  Articles  2  à  4 

Kuponera    {Mesoponera)    senegalensis    n.    sp.  —   a)    prottl,         (-Jq      fuuiculc      SUbé^'aUX 
b)  (levant  de  la  téte.  ,'~,        . 

'/j  plus  long  qu  epais 
le  P'  du  funicule  un  peu  plus  long  que  les  suivants,  Pronotum 
plus  long  que  large  (plus  long  que  chez  Elime  v.  rotundala  For.) 
le  mesonotum  plus  large  que  long.  Suture  mesoepinotale  assez 
enfoncée.  Les  deux  faces  de  l'epinotum  d'égales  longueur  formant 
sur  le  profil  un  angle  net  quoique  mousse.  La  face  basale  plus 
étroite  en  avant,  légérement  convexe  d'avant  en  arrière  et  creusée 
d'un  sillon  dans  le  tiers  postérieur  qui  se  continue  sans  transitions 
brusque  avec  la  face  declive  laquelle  est  distinctement  bordée. 
Ecaille  ovale,  amincie  en  haut,  de  droite  à  gauche,  convexe  en 
avant  et  concave  en  arrière,  de  haut  en  bas  à  peine  concave  en 
avant  et  assez  convexe  en  arrière.  Un  appendice  lamellaire,  arrendi 
en  avant,  tronqué  en  arrière,  occupe  la  moitié  antérieure  du  dessous 
du  pédicule.  Gastre  à  peine  rétreci  après  le  postpétiole. 

Différe  de  E.  elisae  dont  elle  est  très  voisine  par  ses  mandi- 
bules plus  allongées. 

Senegal  :  Thiés  2  ^. 

Euponera  (Trachymesopus)  nigeriensis  n.  sp. 

^  Long.  4,5-4,8  mill.  Noire.  Mandibules,  antennes,  pattes  et 
anus  jaune  brunàtre  ;  milieu  des  cuisses  et  antennes  plus  foncées. 
Mate,  densement  et  réguliérement  ponctuée  sur  la  téte  et  le  de- 
vant  du  thorax,  epinotum  et  abdomen  un  peu  luisants  avec  une 
ponctuation  un  peu  plus  espacée.  Mesopleure  et  metapleure  plus 
ou  moin  striolée.  Pubescence  couchée  longue  et  abondante,  jau- 
nàtre,  dirigée  vers  la  ligne  mediane  sur  la  téte  et  le  thorax,  en 


-   317  — 

ardere  sur  rabdoinen.  Pilosité  dressée  fine,  irrégulière,  plus  longue 
autoui'  de  la  bouche  et  à  l'extrémité  du  gastre  que  sur  le  thorax, 
rare  sur  la  téte  et  les  pattes. 

Téte  carrée,  presque  aussi  large  que  longue,  un  peu  plus 
étrolte  devant  à  còtés  assez  convexes  et  bord  postérieur  trans- 
versai, arrendi  aux  angles.  Yeux  assez  petits  de  18-20  facettes, 
long  comme  1'  épaisseur  du  scape  et  places  au  cinquiéme  anté- 
rieure  de  la  téte.  Lobes  frontaux  déprimés,  leurs  bords  externes 
torment  un  angle  obtus.  Episteme  assez  court  à  carène  forte  et 
convexe  et  à  bord  antérieur  faiblement  arqué.  Mandibules  lisses 
avec  quelques  gros  points  clairsemés,  de  8-9  dents,  fortes  et  aigües 
en  avant  plus  petites  en  arrière.  Leur  bord  externe  est  faiblement 
sinueux  dans  les  deux  tiers  basaux  et  arqué  dans  le  tiers  restant. 
Scape  épaiS;  cylindrique,  atteignant  le  bord  postérieur.  Articles  3 
à  9  du  fimicule  plus  courts  qu'épais.  2"  aussi  long  qu'épais,  P""  pres- 
que aussi  long  que  les  deux  suivants  l'éunis,  tons  les  articles  s'epais- 
sissent  progressivement  jusqu'au  dernier  qui  est  en  outre  aussi 
long  que  les  deux  precedents  réunis.  Thorax  assez  deprime  bordé. 
Pronotum  un  peu  plus  large  que  long  au  milieu  à  bords  arqués 
devant  et  droits  sur  !es  cotes,  subépaulé.  Meson otum  plus  large  que 
long,  environ  le  double  plus  large  devant  que  derrière  avec  les 
còtés  un  peu  convexes.  Suture  promesonotale  distincte,  la  mesoepi- 
notale  assez  peu.  Epinotum  comprime,  ses  faces  laterales  concaves, 
sa  face  basale  un  peu  plus  longue  que  la  declive,  et  droite  sur 
le  profil  comme  le  reste  du  thorax  sur  le  méme  plans,  rectangu- 
laire,  environ  deux  fois  plus  longue  que  large  à  bord  lateraux 
rectilignes  sauf  aux  angles  postérieurs  qui  font  brusquement  sail- 
lie  en  dehors  pour  faire  suite  au  bord  de  la  face  declive.  Celle-ci 
est  un  peu  concave  de  droite  à  gauche  et  passe  à  la  face  basale  par 
une  courbe  reguliere,  assez  lisse.  Ecaille  un  peu  plus  haute  que 
le  gastre,  un  peu  plus  amincie  au  bord  supérieur  que  chez  stigma 
Fab.  arrondie  de  droite  k  gauche,  peu  ou  pas  inclinée  en  avant, 
la  base  environ  trois  fois  plus  épaisse  que  le  haut.  La  face  an- 
térieure  presque  droite  de  haut  en  bas  fparfois  légérement  con- 
cave en  haut)  et  fort  convexe  d'un  coté  à  l'autre.  La  face  poste - 
rieure  piane  et  un  peu  convexe  en  haut.  Postpétiole  tronqué  de- 
vant, plus  large  que  long,  article  suivant  aussi  long  que  large, 
assez  étranglé  entre  les  deux. 

Nigeria  :  Olokemeji,  Dee.  1912,  8  ^  (types). 

Còte  d'Or:  Aburi,  1  ^. 


—  318    - 

Guinee  frangaise  :  Kakulima  1   ^. 
Cameroun  :  Victoria  1   ^. 

Ces  derniers  un  peu  plus  petits,  plus  luisants  et  moins  pu- 
bescents  que  le  type. 

Eupouera  (Trachymesopus)  Dawiiii  For.  var.  africana  For. 

Nigeria  del  Sud  :  Lagos  1  9- 

Euponera  (Brachypoiiera)  Sennaarensis  Mayc. 

Senegal  :  Dakar,  Thiés. 

Nigeria  du  Sud:  Ibadan,  Olokemeji. 

Guinee  frangaise  :  Conakry,  Kindia,  Kakulima. 

Gen.  Asphinctopoue  nov. 

(fig.  C). 

^  Téte  allongée.  Yeux  petits,  lobes  trontaux  soudés  et  sur- 
plombant  l' episteme.  Celui-ci  tbrtement  avance  dans  sa  partie 
moyenne  en  un  lobe  dente  aux  angles.  Mandibules  dentèes  trian- 
gulaires,  assez  étroites.  Antennes  de  12  articles.  Les  3  à  11  ti'ès 
courts  et  de  plus  en  plus  épais,  le  dernier  très  allonge.  Thorax 
plus  étroit  que  la  téte  à  sutui'es  très  prononcées.  Pédicule  en 
forme  d'  écaille  mince.  Gastre  non  étranglé  après  le  postpétiole, 
cònique  et  arqué  en  bas.  Aiguillon  très  dévoloppé.  Pattes  d'  un 
Seul  éperon  comme  chez  Fonerà. 

Asplìiiictopone  Silvestrii  n.  sp. 

^  Long.  3,7  mill  Jaune  roussàtre.  Pubescence  très  rare  sur  le 
corps,  passable  sur  les  pattes.  Seulement  quelque  poils  dresses  vers 
la  bouche  et  à  1'  extrémité  du  gastre.  Luisante.  Lisse  avec  une 
fine  ponctuation  assez  serrée  sur  la  téte,  très  discrète  sur  le  reste 
du  corps.  Epinotum  un  peu  rugueux  avec  quelques  gros  point 
allonges.  Téte  un  peu  plus  longue  que  large  (environ  ^/Jkcòtés 
et  bord  postérieur  faiblement  convexes  et  les  angles  arrondis. 
Yeux  de  4  à  5  facettes,  plus  courts  que  1'  épaisseur  du  scape  et 
places  au  tiers  antérieur.  Les  deux  lobes  frontaux  sont  sondes  au 
au  milieu  avec  une  petite  échancrure  en  avant  et  en  arrière  de 
leur  suture.  Le  sillon  frontal  faiblement  indiqué  atteint  le  milieu 


319   — 


de  la  téte.  L'epistome  à  une  forte  carène  mousse  qui  descend  per- 
pendiculairement  jusqu'au  bord  antérieur  et  est  faiblement  arqué 
sur  le  profll.  Dans  ses  deux  quarts  mediants,  l'epistome  s'avance 
en  un  lobe  subrectiligne  devant  avec  les  ang:les  fortement  dentés. 
Mandibules  lisses,  de  5  fortes  dents,  leur   bord    externe    presque 

droit  se  courbe  fortement  vers  l'extré- 
h  mite.  Le  scape  n'atteint  pas  le  bord 

postérieur  de  la  téte.  Premier  article 
du  funicule  cònique,  deux  fois  plus 
long  que  large.  Articles  2  à,  9  bien 
plus  épais  que  larges,  le  10*^  un  peu 
plus  épais  et  le  dernier  aussi  long 
que  les  5  precedents  réunis.  Pronotum 
convexe  arrendi  sur  les  cótés  et  de- 
vant, fortement  échancré  derrière 
plus  large  que  long.  Suture  promeso- 
notale  profonde.  Mesonotum  en  ovale 
transversai,  presque  le  double  plus 
large  que  long,  assez  fortement  con- 
vexe, aussi  haut  devant  que  le  pro- 
notum et  asse/  incline  en  arrière.  Suture  metanotale  un  peu  plus 
large  et  un  peu  plus  profonde  que  la  précédente.  Face  basale  de 
l'epinotum  étroite,  de  Va  P^^s  longue  que  large,  convexe  d'avant 
en  arrière,  plus  courte  que  la  face  declive  qui  très  oblique  et 
bordée.  Les  cótés  de  l'epinotum  sont  assez  comprimés  et  un  peu 
concave  vers  le  haut:  Ecaille  aussi  haute  que  le  gastre  plus  large 
que  l'epinotum,  amincie  aux  bord  qui  sont  mousses  et  le  sommet 
un  peu  accuminé.  Sa  face  postérieure  convexe  de  haut  en  bas  et 
piane  de  droite  à  gauche,  la  face  antérieure  droite  de  haut  en 
bas  et  convexe  d'  un  coté  à  l'autre.  Grastre  sans  trace  de  rètré- 
cissement  après  le  postpétiole,  assez  arqué  en  bas,  à  base  obli- 
quement  tronquée  en  bas.  Aiguillon  robuste,  pattes  courtes. 
Nigeria:  Olokemeji;  Dee.   1912,   1  seul  ^. 


Fig.  6. 

Asphinctopone    Silvestri!    n.    g,    n.    sp 
a)  protìl,  b)  devaiit  de  la  téte. 


Cryptopoiie  aiigustata  n.  sp. 

(flg--  7). 

^  Long.  1,7  mill.  Jaune  ;  Mandibules,  episteme,  antennes  et 
pattes  jaune  pale.  Entiérement  et  assez  densement  pubescente, 
pilosité  dressée  rare.  Submate,  lisse  avec  une  ponctuation  très 
fine  surajontée,  beaucoup  plus  dense  sur  la  téte.  Téte   rectangu- 


—  320     - 

laire,  V4  P^"^  longue  que  large  à  còtés  presque  droits  (très  fai- 
blement  convexes)  et  bord  postérieur  droit,  à  peine  plus  étroite 
en  avant.  Lobes  frontaux  sondes  entre  enx,  se  continuant  en  avant 
avec  la  carène  de  V  episteme  qu'  ils  surplombent.  Le  bord  anté- 
rieur  de  celui-ci  est  un  pen  arqué.  Le  sillon  frontal 
distinct  n'atteint  pas  le  milieu  de  la  téte.  Bord  dente 
des  manciibules  un  peu  échancré  et  inerme  dans  sa 
moitié  postérieure  avec  trois  dents  en  avant.  Le 
funicule  atteint  le  quart  postérieur  de  la  téte.  Massue 
de  4  articles.  1^^'  article  du  funicule  aussi  long  que 
r  avant  dernier  ;  le  dernier  cónique  aussi  long  que 
les  deux  precedents  réunis.  Artide  7  du  funicule 
2  V2  fois  plus  long  que  le  6®'"^.  Thorax  étroit  clé- 
Fis.  7.  prime  à  profil  dorsal  réctiligne.  Le  pronotum  arqué 

cryptopone  an-     qyì  avaut  ct  uu  pcu  plus  loug  quc  large.  Suture  pro- 

gustata    n .    sp .  ...      .  ^ 

Thorax  et  de-  mcsonotalc  peu  distuictc.  Le  mesoepmotum  sans  suture 
vant  de  rabdo-     mctauotalc  mais  fortement   étranglé  latéralement  à 

sua.  son  niveau.  Face  declive  courte,  bordée  latéralement, 

passant  à  la  face  basale  par  une  courbe  légulière. 
Ecaille  plus  haute  que  longue,  tronquée,  piane  en  arriére,  trans 
versalement  convexe  en  avant  où  elle  est  verticale  sur  le  protil, 
aussi  longue  dessus  que  large  en  arriére.  Le  dessous  faiblement 
arqué.  Postpétiole  plus  long  que  large,  plus  étroit  en  avant,  tai- 
blement  étranglé  derrière.  Segment  suivant    encore  plus  allonge. 

Guinee  frangaise  :  Kakulima  1  ",  et  Maraou  2  ^. 

Fonerà  puuctatissiiua  Rog. 

Guinee  francaise  :  Conakry  9- 
Nigeria  :  Olokemeni  Q,  Lagos  9- 

Fonerà  incisa  n.  sp. 

(fig.  8). 

^  Long.  4  mill.  D'un  roux  terne,  front  et  funicule  brunàtres. 
Pattes  et  extrémité  du  gastre  jaune  clair.  Pubescence  adiacente 
assez  abondante  partout,  plus  longue  sur  le  gastre.  Pilosité  dressée 
clair  semée.  Luisante.  Densement  et  très  finement  ponctuée.  Epi- 
notum  et  gastre  plus  lisses  et  moins  densement  ponctuès.  Téte 
rectangulaire,  légérement  plus  étroite  en  avant,    d'  un  bon  quart 


Fis.    8. 


—  321   — 

plus  long-ue  que  larg-e.  Còtés  très  faiblement  convexes,  le  bord 
postérieur  droit  avec  les  còtés  assez  arrondis.  Yeux  de  3-4  fa- 
cettes,  au  sixiéme  antéiieur  des  còtés.  Le  sillon  frontal  dépasse 
le  tiers  postérieur  de  la  téte.  Episteme  aplati  au  milieu  s'  avan- 
Qant  en  pointe  étroite  entre  les  lobes  frontaux.  Assez  fortement 
imprimé  en  avant  des  fossettes  antennaires,  son  bord  antérieur  est 

concave  dans  le  tiers  ex- 
terne et  un  peu  arqué  dans 
le  tiers  median.  Mandibules 
lisses,  un  peu  plus  longues 
que  larges  à  bord  externe 
très  convexe,  armées  de 
7  dents  assez  courtes,  les 
3  distales  plus  fortes.   Ar- 

ponera  incisa  n.  sp.  —  a)   profil,    b)   téte  vue  de  face,  ■o      x      n      j         i       '       ^ 

e)  articulation  tibio  -  tarsieune    postérieure.  tlClC,     O      a     D      QU      lUniCUie 

le  double  plus  larges  que 
longs.  Premier  et  dernier  du  funicule  le  double  plus  longs  que 
larges,  les  autres  nn  peu  plus  larges  que  longs.  Thorax  plus 
étroit  que  de  la  téte,  un  peu  deprime.  Pronotum  plus  large  que 
long  (sans  le  col)  mesonotum  en  ovale  transversai,  un  peu  plus 
large  que  long.  Suture  promesonotale  bien  distincte,  la  mesoepi- 
notale  profondément  enfoncóe  dans  mi  sillon.  Face  basale  de  l'épi- 
notum  le  double  plus  longue  que  large,  élargie  derrière,  un  peu 
convexe,  passant  par  une  courbe  reguliere  à  la  face  declive  qui 
est  plus  courte.  Le  promesonotum  forme  un  profil  horizontal  dont 
le  pian  est  plus  élevé  que  celui  de  l'épinotum.  Ecaille  bien  plus 
haute  que  l'épinotum,  aussi  épaisse  en  haut  qu'en  bas,  le  double 
plus  large  que  longue  à  faces  antérieure  et  postérieure  verticales, 
la  premiere  plus  convexe  d'un  coté  à  l'autre  que  la  deuxième. 
Sous  la  moitié  antérieure  du  pédicule  se  trouve  un  appendice 
lamellaire  allonge.  Postpétiole  à  peine  plus  bas  que  Técaille,  plus 
lai'ge  que  long,  tronqué  devant.  Segment  suivant  également  plus 
large  que  long  séparé  du  precedent  par  un  sillon  assez  fort. 
Nigeria  :  Lagos  1  ^. 

Pouera  Abeillei  Er.  André,  var.  cammeruuensis  nov.  var. 

^  Long.  2,5  mill.  Testacee.  Mandibules  antennes  et  pattes 
iaune  pale.  Téte  submate  plus  densement  ponctuée  et  pubescente 
que  le  type.  Le  pédicule,  vu  de  dessus  est  aussi   long  que  large 

Bollett.  di  Zooloyia  Gen.  e  A(jr.  21 


-    322   — 

et  sa  face  antérieiue  s'  avance  d'  avantuge  en  bas  sur  le  reste 
comme  chez  le  type.  Facile  k  distinguer  par  la  couleur  de  ses 
appendice«  qai  sont  à  peine  plus  clairs  que  le  reste  du  corps  chez 
le  type.  Chez.  P.  traegaordhi,  le  pédicule  est  plus  épais  en  haut, 
le  pronotum  plus  allonge  et  le  profil  de  thorax  plus  vóuté. 
Cameroun  :  Victoria  3  ^. 

Pouera  coeca  n.  sp. 

(fig.  9). 


^  Long.  2  mill.  Jaune  roussatre  pale.  Mate.  Extrémité  du 
gastre,  episteme  et  mandibules  assez  luisants.  Très  finement  pon- 
ctuée.  Converte  d'  une  pubescence  très  fine  presque  pruineuse. 
Parci-parlà  quelques  polls  redresses,  courts. 

Téte  plus  longue  que  large,  faiblement  convexe  latéralement, 
un  peu  plus  large  derrière  avec  le  bord  occipital  à  peine  concave. 

Aveugle.  Mandibules  plus  longues 
que  larges,  de  6  dents  dont  les  3  an- 
térieures  plus  fortes.  Epistome  à  ca- 
rène arrondie  sur  le  profil,  (plus  an- 
gulaire  chez  P.  Gleadowi  For.  le 
bord  antérieur  faiblement  arquè  au 
milieu,  oblique  sur  les  cotes.  Lobes 
frontaux  un  peu  plus  petits  que  chez 
P.  Gleadowi.  Le  scape  est  distant 
du  bord  postèrieur  d'  environ  son 
épaisseur.  Funicule  assez  èpaissi  en 
massue  à  paitir  du  7*^"'®  article  qui 
est  distinctement  plus  grand  que  les 
precedents.  Article  9  aussi  long  que  large.  Le  dernier  aussi 
long  que  les  trois  precedents  réuiiis.  Pi'ofil  du  thorax  faible- 
ment convexe  d'  avant  en  arrière  sans  impression  ni  sinuosité 
au  niveau  des  sutures.  Pronotum  plus  large  que  long  au  milieu. 
Suture  promesonotale  très  distincte,  la  mesoepinotale  presque 
eftacée.  Mesonotum  long  comme  un  peu  plus  de  la  moitié  du  pro- 
notum, moitié  plus  large  que  le  segment  suivant.  Face  basale  de 
l'épinotum  rectangulaire,  subbordèe,  environ  un  tiers  plus  longue 
que  large,  formant  avec  la  face  declive  un  angle  légérement  ar- 
rendi. Celle-ci  est  subbordèe,  et  légérement  convexe.  Pédicule  un 


Fig.  9. 

Poneva  coeca  n.  sp.  — a)  piofil    b)  téte 
de  face. 


—   323   - 

peil  plus  haut  que  la  face  declive  ;  un  peu  moins  épais  que  chez 
Gleadowi  un  quart  plus  haut  qu'  épais  à  la  base.  Sommet  arrendi 
sur  le  profil.  Vu  de  dessus  il  est  distinctement  plus  large  que  long 
(épais)  régulièreraent  arrendi  en  avant  et  pian  derrière.  Postpé- 
tiole  un  peu  plus  long  que  large,  tronqué  devant  avec  les  angles 
antèrieurs  un  peu  arrondis,  médiocrement  étranglé  derrière.  Le 
segment  suivant  aussi  long  que  large. 

V  Long.  2,2  mill.  D'  un  jaune  un  peu  plus  foncé  que  1'  ou- 
vrière.  Vertex  et  insertions  alaires  brunàtres.  Plus  luisante.  Les 
yeux  sont  distants  du  bord  de  la  téte  d'un  tiers  de  leur  diamètre. 
Le  funicule  a  une  massue  de  5  articles  encore  plus  distincte  que 
chez  r  ouvrière.  Profil  du  thorax  un  peu  convexe.  Le  pronotuni 
(et  son  col)  est  aussi  long  que  le  mesonotum.  Le  deux  faces  de 
r  épinotum  subégales,  la  declive  une  idée  concave.  L'  écaille  est 
beaucoup  plus  étroite  en  haut  que  chez  la  ^.  La  face  antérieure 
fortement  oblique,  le  sommet  est  presque  trois  fois  plus  large 
qu'  épais,  convexe  devant,  à  peine  concave  derrière.  Les  ailes 
manque  nt. 

Voisine  de  P.  Gleadoioi  For  et  P.  er(jatandria  For.  mais  la 
téte  est  plus  courte  que  chez  P.  Gleadoioi  et  plus  longue  que 
chez  P.  ergatandriaj  diftére  en  outre  de  ce  deux  espéces  par  sa 
suture  mesoepinotale  peu  distincte. 

Cameroun  :  Victoria  1^19- 


Gen.  Myopias. 
SijB.  Gen.  Proinyopias  nov.  subgen. 

^  L'épistome  s'avance  un  peu  entre  les  arétes  frontales.  Man- 
dibules  étroites,  arquées,  tronquées  et  faiblement  dentées  au  bout, 
sans  dents  distinctes  sur  le  bord  interne.  Premier  article  du  fu- 
nicule pas  beaucoup  plus  long  que  le  suivant.  Sillon  frontal 
comme  chez  Myopias.  Yeux  ati'ophiés  ou  absents.  Thorax  com- 
prime entre  le  mesonotum  et  1'  épinotum.  Suture  proraesonotale 
distincte,  suture  metaepinotale  effacée.  Pédìcule  cuboidal.  Gastre 
peu  étranglé  après  le  po5tpétiole.  Eperons  lateral  des  2^™®  et  3^™® 
paires  des  tarses  assez  dévoloppés,  le  median  grand  et  pectine. 

Ce  sous  genre  relie  les  Myopias,  au   Trapeziopelta. 


-  324  — 
Myopi.as  (Promyopias)  SÜTestrii  n.  sp. 

(fig.   10). 


^  Long.  5  mill.  D'un  roux  brunatre  ;  téte,  mahdibules  et  fu- 
nicide  plus  foncés  ;  pattes  plus  claii'es.  Luisante,  lisse  avec  une 
fine  ponctuation  pilig'ére  assez  espacée  sur  le  corps,  plus  dense 
et  plus  grossiere  sur  la  téte  qui  est  aussi  submate.  Pilosité  assez 

abondante,   courte,  surtout   sur  la  téte  où 
^^        ;:,  elle  est  très  relevée.  Quelques  longs  poils 

aux  mandibules,  à  l'épistome  et  aux  der- 
niers  segments  abdominaux. 

Téte  rectangulaire,  un  peu  plus  lon- 
gue  que  large,  à  bord  occipital  transversal 
avec  les  angles  assez  ai'rondis.  Les  còtés 
sont  presque  droits  avec  des  yeux  k  peine 
distincts  au  sixième  antérieur.  Arétes  fron- 
tales surplombant  l'épistome  entre  lesquel- 
les  ce  dernier  avance  un  peu  en  coin  et 
ne  formant  en  avant  qu'un  lobule  ari'ondi 
peu  distinct.  Sillon  frontal  atteignant  le 
5eme  postérleur  de  la  téte.  Mandibules 
linéaires,  arquées,  aussi  longues  que  la 
téte,  tronqueés  et  denticulées  à  l'extrémité, 
plus  large  dans  leur  moitié  basale  et  se 
rétrécissant  brusquement  au  milieu  où  se 
trouve  une  dent  rudimentaire,  le  reste  du 
bord  interne  seulement  gariü  de  irès  petits 
denticules  espacés.  Le  scape  dèpasse  un 
peu  le  quart  postérieur.  Premier  article  du 
funicule  la  moitié  plus  long  que  le  suivant.  Articles  3  à  9  du  funi- 
cule  plus  épais  où  aussi  larges  que  longs.  Les  cinq  derniers  articles 
un  peu  renfìés.  Thorax  plus  étroit  que  la  téte  à  profìl  dorsal  con- 
tinu,  horizontal,  faiblement  convexe  en  avant.  Suture  promesono- 
tale  très  distincte,  concave  en  arrière.  Suture  mesoepinotale  obso- 
lète. Pronotuni  un  peu  plus  long  que  large  à  còtés  droits,  arrondi 
devant.  Mesoepinotum  écliancré  latéralement  au  niveau  des  sutu- 
res. Epinotum  bordé  sur  les  còtés,  la  face  basale  passant  à  la 
face  declive  par  un  angle  très  arrondi.  Noeud  cubique,  sa  face 
supérieure  trapezoidale  est  uu  peu  plus  longue  que  large  derrière 


Fig.   10. 

Myopias   (Promyopias)  Silvestrii 
n.  sp.  — a)  profll,  b)  face  supé- 
rieure. 


—  325  — 

et  plus  haute  devant.  La  face  antérieure  tronquée  a  une  bordure 
mousse,  la  face  postérieure  passe  à  la  supérieure  par  un  angle 
arroiidi.  Gastre  plus  large  que  la  téte,  peu  ou  pas  rétréci  après 
le  postpétiole.  Eperons  latéraux  des  tarses  pectinés.  long  corame 
le  tiers  des  éperons  medians. 

Guinee  frangaise  :  Mamou  (24  aoùt  1913)  2  ^. 

Plectroeteiia  mi  nor  Em. 

Cameroun  :  Victoria  1   ^. 
Còte  d'Or:  Abury  3  g. 

Psalidomyriiiex  foveolatus  André. 

Guinee  tranc^aise  :  Kakoulima  3  ^. 

Gen.  Cacopone  nov. 

^  Episteme  étroit, .  tbrtement  surplombé  par  les  arétes  fron- 
tales entre  lesquelles  il  ne  pénétre  pas,  non  lobé,  échancró  à  l'ar- 
ticulation  mandibulaire.  Les  mandibules  sont  linéaires  élargies  en 
ter  de  lance  dans  leur  tiers  externe,  faiblement  arquées,  et  creusée 
en  gouttière  de  long  de  leur  face  interne.  Premier  article  du  fu- 
nicule  à  peine  plus  long  que  le  suivant.  Massue  peu  épaissie  de 
trois  articles,  le  dernier  très  allonge.  Téte  rectangulaire  allongée. 
Yeux  rudimentaires.  Thorax  allonge,  suture  mesoepinotale  obso- 
lète Pédicule,  postpétiole  et  article  suivant  bien  plus  longs  que 
larges.  Gastre  tbrtement  étranglé.  Tibias  des  deux  paires  posté- 
rieures  d'  un  seul  éperon  bien  developpé  et  pectine.  Sculpture 
densement  ponctuée  de  fossettes.  8e  place  entre  Psalidomyrmex 
et  Myopias. 

Cacopone  liastifer  n.  sp. 

(lig.  11). 

^  Long.  10  mill,  (sans  les  mandibules).  D'un  brun  ferrugineux, 
plus  ou  moins  rougeàtre  sur  le  gastre  et  les  appendices.  Submat. 
Densement  convert  de  fossettes  piligeres  ombiliquées,  générale- 
ment  alignées  en  long  et  separées  par  des  intervales  lisses  et 
luisants  sauf  sur  les  còtés  du  thorax  et  le  devant  de  la  téte  qui 
sont  finement  striés  et  moins  luisants.  Face  declive  de  Tèpinotum 


-    326  — 

lisse.  De  chaque  point  emerge  un  poil  dressé  fin  et  pointu,  brun, 

assez  court  sur  la  téte  plus  long  sur  le  gastre. 

Téte  réctangulaire,  un  quart  plus  longue    que  large,  à  còtés 

paralleles  et  bord  postérieur  faiblement  concave.  Les  angles  posté- 

rieurs  un  peu  rentrés  et  arrondis,  les  antérieurs  légéreinent  sail- 
lants  près  desquels  sont  situés  de  très  petits 
yeux.  Lobes  fVontaux  contigus  ;  sillon  frontal 
peu  distinct  atteignant  le  tiers  antérieure  de  la 
téte.  Mandibules  un  peu  plus  longues  que  la 
moitié  de  la  téte.  Le  coté  externe  est  droit  dans 
ses  deux  tiers  basals  et  arqué  dans  le  tiers  re- 
stant  qui  se  dilate  en  dedans  et  se  termine  en 
pointe  mousse.  La  face  interne  est  entiérement 
creusée  en  gouttière  qui  devient  inférieui-e  dans 
la  partie  dilatée.  Le  scape  atteint  presque  le 
quart  postérieur  de  la  téte.   Articles  2  à  8  du 

Fig.  11.  ^ 

funicule  un  peu  plus  épais  que  longs.   Le  der- 

Cacopone  hastifer  n.  sp. 

téte,  face  supérieure.  nìer  du  funiculc  aussì  long  que  les  trois  pre- 
cedents réunis.  Thoi'ax  plus  étroit  que  la  téte. 
Pronotum  plus  large  que  long  au  mileu.  Suture  promesonotale 
fortement  concave  en  arrière.  Profil  du  mesoepinotum  faiblement 
convexe  (presque  droit)  Face  declive  triangulaire,  étroite  et  for- 
tement bordée  d'  une  créte  subdentée  au  milieu  des  còtés.  Pé- 
dicule  comprime,  plus  de  deux  fois  plus  long  que  large  derrière, 
où  il  est  le  double  plus  large  que  devant.  Les  faces  antérieui'es  et 
supérieures  unies  par  un  profil  réguliérement  arqué  qui  s'abnisse 
jusqu'à  r articulation  épinotale.  Face  postérieure  tronquée,  velli- 
cale. Postpétiole  piriforme,  d'un  tiers  plus  long  que  large  derrière, 
arrendi  devant.  x^rticle  suivant  un  peu  plus  étroit  que  la  tote  et 
presque  aussi  long  que  celle-ci.  arrendi  en  arrière.  Les  segments 
suivants  out  une  tendance  à  se  diriger  en  bas  et  en  dessous. 
Còte  d'Or:  Abury  1   ^, 

Leptogeuys  criistosa  n.  sp. 

(fig.   12). 

^  Long.  6,8  min.  Noire.  Mandibules,  funicule,  pattes  et  anus 
brun  ferrugineux.  Cuisses  plus  foncées.  Mate.  Assez  fortement 
ridée  -  rugueuse.  Les  rides,  plus  ou  moins  irréguliéres  sont  plutòt 
longitudinales  sur  le  devant  de  la  téte  et  transversales  sur  le 
thorax.  Elle  sont  semées  d'une  grosse  ponctuation  piligére  en  forme 


—   327   — 

de  fossettes  assez  confluentes,  lisses  et  luisantes  dans  le  fond  tandis 
que  le  pourtour  est  finement  réticulé  striolée  en  travers  siirtout 
sur  le  devant  du  thorax.  La  face  declive  de  l'épinotum  est  trans- 
versalement  ridée.  Mandibules,  hanches,  pattes  et  gastre  lisses  et 
luisants.  Pilosité  brunàtre  fine  assez  longue  et  abondante  partout. 
Téte  pentagonale.  Un  quart  plus  large  vers  les  angles  antérieurs, 
k  còtés  et  bords  postérieurs  presque  droits 
avec  les  angles  postérieurs  arrondis.  Yeux 
à  peu  près  aussi  grands  que  le  tiers  des 
còtés  de  la  téte  et  places  à  l'union  du  tiei's 
antérieur  et  du  tiers  moyen.  Episteme  court 
muni  d'  un  petit  bec  court  au  bout  de  sa 
carène  qui  est  très  prononcée.  Les  dents  du 
dessous  de  la  bouche  petites  mais  distinctes 
sont  placées  près  de  la  base  des  mandibules. 

Fig'.  12. 

Celle -ci,  peu  arquées  (comme  chez  L.  Sthul- 

Leptogenys   crustosa    u.  sp.  .  n    i    i.        j  um  i  •  l       •  i. 

téte,  face  supérieure.  niCDiui  Mayr.)  a  bords  paralleles,  plus  etroites 
que  le  scape,  se  terminent  en  pointe  aigué 
avec  un  denticule  présapical  dessinant  entre  eux  un  bord  ter- 
minal concave,  aussi  court  que  la  largeur  de  la  mandibule.  Le 
scape  dopasse  1'  occiput  d'  environ  deux  fois  son  épaisseur.  Tous 
les  articles  du  funicule  sont  plus  longs  qu'ópais.  Le  9^'"^  qui  est 
le  plus  court,  est  encore  un  quart  plus  longs  que  large.  Le  2^"'*^ 
du  funicule  est  un  tiers  plus  long  que  le  1^^  Pronotum  aussi 
long  au  milieu  que  large.  Les  sutures  antérieures  et  postérieures 
du  mesonotum  bien  imprimées.  Le  metaepinotum  est  distinctement 
convexe.  La  face  basale  passe  à  la  declive  par  une  courbe  regu- 
liere. Cette  dernièie  étroite  est  distinctement  bordée.  Pédicule 
un  tiers  plus  long  que  large,  plus  étroit  et  plus  bas  devant.  Les 
antérieures  et  postérieures  descendent  verticalement.  L'antéiieure 
est  arrondie  vers  ses  bords,  la  postérieure,  au  contraire,  à  les 
siens  prononcés  et  son  angle  supérieur  se  prolonge  en  arrière  en 
pointe  mousse,  déprimée.  un  peu  relevée,  plus  large  que  longue. 
Gasti'e  assez  fortement  étrangié  après  le  postpétiole,  ce  segment 
et  le  suivant  subégaux. 

Voisine  de  L.  Conradti  For.  mais  plus  petite,  la  téte  plus 
étroite,  la  sculpture  moins  longitudinale,  l'épine  dorsale  de  l'écaille 
plus  courtej  etc. 

Guinee  frangaise  :  Conakry  (8  aoftt  1913)  2  ^. 


--  328  — 
Leptogeuys  lougiceps  n.  sp. 

(fig.  13). 


Fig.   13. 

Leptoyenys  longicepn  n. 
sp.  téte,  face  siipérieure. 


^  Long.  4-4.5  mill.  Noire.  Mandibules,  antennes,  pattes,  cotes 
de  la  face  declive  de  repinotum  et  extréraité  de  l'abdomen  d'un 
brnn  roussàtre;  milieu  des  cuisses  rembruni.  Pilosìté  dressée  in-é- 
gulière  ja  une  pale,  assez  abondante  sur  le  corps  et  les  appendi- 
ces. Pubescence  mediocre.  Luisante.  Téte  lisse  et  trés  luisante 
derrière  avec  quelques  points  clairsemés,  submate  devant  où  elle 
est  tìncment  réticuiée  avec  une  ponctuation 
beaucoup  plus  confluente.  Thorax  et  pédicule 
converts  d'une  grosse  ponctuation  irréguliéi-e 
dirigèe  en  arrière,  assez  efifacée  sur  la  moitié 
postérieure  du  pronotum.  Còtés  du  reste  du 
thorax  mats  et  finement  rugueux.  Gasti-e  lisse 
avec  une  ponctuation  espacée. 

Téte  rèctangulaire  légérement  plus  large 
devant.  Un  quart  plus  longue  que  large  à  còtés, 
faibleraent  convexe  et  bord  postérieur  droit, 
bordò,  avec  les  angles  peu  arrondis.  Les  yeux 
sont  grands  comme  le  cinquième  des  còtés  de 
la  téte  et  places  au  tiers  antéiienr.  Episteme  carène  avec  un  lobe 
median  mousse  et  un  festen  au  milieu  des  còtés.  Mandibules  étroitcs, 
longues  comme  les  deux  tiers  de  la  téte,  beaucoup  plus  arquées  en 
bas  qu'en  dedans  avec  les  bords  subparalleles,  bisotées  à  l'éxtremité 
et  inermes.  Le  scape  atteint  juste  le  b^rd  occipital.  Articles  ì  k  2 
du  funicule  subégaux,  du  2®""«  au  6®"^«'  plus  longs  que  larges,  les 
7,  8  et  9  aussi  épais  que  longs,  le  dernier  conique  long  comme 
les  deux  precedents  réunis.  Pronotum  plus  large  que  long,  arrendi 
sur  les  còtés  et  devant,  fortement  concave  derrière.  Suture  pro- 
mesonotale  très  mai-quée  en  bourrelet  enfoncé.  Suture  mesoepi- 
notale  distincte,  transversale.  Epinotum  un  peu  tectiforme,  sa  face 
basale  étroite  et  mousse,  un  peu  plus  élargie  derrière.  Face  de- 
clive bordée,  passant  à  la  ftxce  basale  par  une  forte  courbe.  Sur 
le  profi],  le  thorax  est  faiblement  convexe  avec  une  petite  incision 
derrière  le  mesonotum.  Noeud  du  pédicule  plus  large  derrière  que 
long.  La  face  postérieure  piane  plus  large  que  l'antérieure.  Face 
supèrieure  droite  sur  le  profil  et  très  convexe  d'un  còte  k  l'autre, 


329 


aussi  large  derrière  que  longue.  Postpétiole  plus  haut  et  plus 
large  que  long,  assez  rétreci  derrière,  tronqué  devant.  Article 
suivant  à  peine  plus  long  que  le  precedent. 


Senegal 


Dakar  1  3. 


Leptogeiiys  (Lobopelta)  guiiieeiisis  n.  sp. 

(fig.   U). 

^  Long.  4  mill.  Brun  foncé.  Mandibules  antennes,  pattes, 
pédicule  et  bord  poste rieur  des  segments  du  gastre  d'  un  brun 
plus  ou  moins  roussatre.  Anus  jaune.  Lisse  et  luisante,  cotes  de 
r  épinotum    irrégulièrement   rides,  face  declive  transversalement 

striée.  Pilosité  dres- 
sée  assez  clairse- 
mée  et  de  longueur 
très  irrégulière,  ra- 
re sur  le  dos  du 
thorax  et  la  moitié 
antérieure  de  l'ab- 
domen.  Pattes  et 
antennes  pube- 
scentes. 

Téte  réctangu- 
laire,  plus  longue 
que  large,  à  còtés  et  bord  occipital  faiblement  convexes.  Les  angles 
postérieurs  arrondis.  Yeux  médiocres,  places  au  sixième  antérieur 
des  còtés,  leur  diamétre  égale  presque  la  distance  qui  les  séparé 
de  l'angle  antérieur.  Arétes  frontales  séparées  par  un  sillon  lan- 
céolé  qui  atteint  le  tiers  antérieur  de  la  tète.  Episteme  triangulaire, 
fortement  carène,  avance  en  lobe  median  tronqué  au  bout.  Mandi- 
bules lisses  aussi  étroites  à  la  base  qu'à  l'éxtremité,  bord  terminal 
court,  marqué  à,  la  base  par  une  dent  plus  ou  moins  distincte  et 
une  seule  dent  apicale.  Le  bord  externe  est  presque  droit  et  aussi 
recourbé  en  bas  que  chez  L.  castanea  Mayr.  Le  scape  dépasse 
d'un  quart  le  bord  occipital.  Les  articles  l  à  3  du  funicule  su- 
begaux  le  double  plus  longs  qu'  épais,  le  suivant  plus  court,  les 
6,  7  et  8  aussi  épais  que  longs.  Pronotum  aussi  large  que  long 
(plus  large  que  chez  L.  castanea).  Mesonotum  plus  court  et  plus 
large  que  chez  cette  derniere  espèce.  L'  épinotum  est  sembable 
avec  les  stigmates  faisant  saillie  sur  le  bord  de  la  face  declive. 


Fig.  U. 
Leptogenys  {Lobopelta)  guineensis  u.  sp. 


—  330  — 

Pédicule  squamiforme,  plus  mince  en  haut  qu'à  la  base,  plus  large 
que  long-,  arrondi  en  avant  et  en  dessus.  Angles  antérieurs  effaces, 
la  face  postérieure  piane.  Portpétiole  plus  haut  que  long  et  que 
large. 

Très  voisine  de  L.  (L.)  castanea  Mayr.,  pirokae  For.  et  paroa 
For.  mais  différe  par  la  forme  de  1'  écaille  qui  rapproche  cette 
espéce  ce  L.  Brui/ssor/i  For.  Chez  parva  la  téte  est  en  outre  plus 
courte  et  chez  sa   var.  dispar  Sants.,  le  pédicule  épais  au  sommet* 

Guinee  francaise  :  2  ". 

Anochetus  puuetatus  Santschi  var    occitlentalis  n.  var. 

^  Dififère  du  type  du  zoulouland  par  la  ponctuation  plus  fine 
de  la  téte  et  plus  eflfacée  sur  le  pronotum.  La  pubescence  un  peu 
plus  apparente  sur  la  téte.  L'écaille  est  raoins  échancrée  au  sora- 
met  et  fait  passage  à  punclaUceps  Mayr,  dont  pimctatus  est 
peutétre  une  simple  race. 

Cameroun  :  Victoria  2  ^. 

Anochetus  parvus  n.  sp. 

^  Long.  2,8-3  mill.  Brun  jaunàtre.  Angles  de  la  lète,  mandi- 
bules,  antennes  et  pattes  d'un  jaune  brunàtre  terne.  Pubescence 
fine  assez  abondante  plus  longue  sur  le  gastre.  Luisante.  Lisse  avec 
une  ponctuation  moins  forte  que  chez  A.  talpa  For.  mais  aussi 
dense  sur  la  téte,  plus  clair  semée  sur  le  pronotum  et  l'abdomen. 
Front  finement  strie  en  eventail  et  mat.  Epinotum  strie  en  tra- 
vers.  Col  du  pronotum  finement  réticulé. 

Téte  rectangulaire,  un  cinquième  à  un  quart  plus  longue  que 
large.  Les  còtés  à  peine  élargis  derrière  les  yeux  qui  sont  assez 
grands  (20  à  25  facettes).  Le  bord  occipital  peu  échancré  mais 
très  excavé  en  dessous.  Mandibules  un  peu  plus  courtes  que  la 
moitié  de  la  téte,  moitiè  plus  élargìe  dans  leur  tiers  distal  qu'à  la 
base,  leur  bord  interne  est  faiblement  sinueux  et  inerme,  elles 
sont  terminées  par  trcis  dents  aigués,  la  mediane  moitiè  plus 
courte  que  l' inférieure  à  la  base  de  laquelle  elle  s' insère.  Epis- 
teme èchancrè  el  bilobe  s'  avangant  un  peu  entre  les  lobes  fron- 
taux.  Pas  de  sillon  frontal  sauf  vers  1'  occiput  une  impression 
allongée.  Fosses  laterales  postérieures  très  faiblement  imprimèes. 
Le  scape   atteint  le  bord   postérieur.    Le  P*"  article    du    funicule 


—  331  — 

aussi  long  que  les  ti-ois  suivants  réunis.  Articles  2  à  6  plusépais  ou 
aussi  épais  que  longs,  les  suivants  de  plus  en  plus  longs,  le  dernier 
aussi  long  que  les  trois  precedents  réunis.  Thorax  convexe,  arrondi 
devant,  aussi  long  que  large,  mesonotum  raoitié  plus  large  que 
long,  transversal  devant,  arquó  derrière  avec  ses  sutures  nettes. 
Face  basale  de  1'  épinotum  trois  fois  plus  longue  que  large  au 
milieu,  le  double  plus  large  derrière  que  devant,  bordée  latéra 
lement  en  arrière.  Face  declive  plus  courte,  formant  sur  le  profil 
un  angle  presque  droit  avec  la  fcice  basale  grace  à  deux  tuber- 
cules  pyramidaux  émoussés  au  sommet,  divergents,  entre  lesquels 
l'épinotura  est  échancré.  Ecaille  mince  à  bo'rd  tranchants,  légé- 
rement  ovale  avec  le  somraet  transversal  (inerme  et  non  échan- 
cré). Gastre  tronqué  devant  peu  rétréci  derrière  le  postpétiole. 
Voisin  de  A.  pimclaticeps  Mayr  mais  bien  plus  petit. 
Nigeria  :  Olokomeji  2  ^. 

VAR.  longiceps  n.  var. 

9  Long.  3  mill.  Jaune  terne.  Insertions  alaires  brunes.  Téte 
plus  longue,  scape  plus  court.  Un  léger  sillon  frontal  au  devant 
de  l'ocelle  median.  Mesonotum  et  scutelluni  lisses.  Du  reste  comma 
Fouviière. 

Cameroun  :  Victoria  1^19- 

Aiiochetus  africanus  Mayr. 

Cameroun  :  Victoria  4  ^. 

Cote  d'Or:  Abury  6  ^. 

Gomme  le  fait  remarquer  M.''  Emery  cette  espéce  varie  beau- 
coup.  Les  exemplaires  d'Abury  sont  plus  petits  et  plus  sculptés 
que  ceux  du  Cameroun. 

Anochetus  talpa  For. 

Nigeria  :    Ibadan   1  ^. 

Odontoiiiachus  haematodes  L. 

Senegal:  Thiés  1  ^. 

Nigeria:  Ibadan  296^.  Lagos  2  ^.  Olokomeji  3  c^  1  9. 

Còte  d'  Or  :  Abury  2  9. 

Guinee  frangaise  :  Kindia  2  ^. 

Cameroun  :  Victoi'ia  6  ^. 


—  332  — 

Odontmaclms  assiniensis  Em. 

Còte  d'  Or  :  Abury  2  ^. 

SuBFAM.  :  Dorylinae. 

Dorylus  alHiiis  Shuck. 

Senegal  :  Dakar  8  y. 

Guinee  frangaise  :  Conakry  ^.  Camayene  ^. 

Dorylus  spininodis  Em. 

Nigeria  :  Olokemeji  4  ^. 
Cameroun  :  Victoria  3  ^. 

Dorylus  lielvolus  L. 

Transvaal  :  Pretoria  7  ^. 

Dorylus  (Auomiiia)  nigricans  111. 
Guinee  frangaise  :  Conakry  1   (f. 

SuBSP.  Biirmeisteri  Shuck, 
Nigeria  :  Ibadan  5  ^. 

VAR.  liybrida  Santschi. 
Guinee  frangaise  :  Conakry  ^.  Kakoulima  ^.  Kindia  Ö. 

VAR.  rufescens  Wasra. 
Cameroun  :  Victoria  10  ^. 

SuBSP.  arcens  West. 
Còte  d'Or:  Abury  1    9|   6  ^. 

Dorylus  (Anonima)  Gerstaeckeri  Em. 
Còte  d'  Or  :  Abury  6  ^. 


—   333    — 

Dorylus  (Anomma)  Emeryi  Mayr. 
Còte  d'Or:  Abiiry  23  ^. 

Dorylus  (Typhlopoue)  fulvus  West. 

Senegal:  Thìés  1   (f. 

Dorylus  (typhlopoue)  fulvus  West.  St.  badius  Gerst. 
V.  obscurior  n.  var. 

Qj-  Long.  11  k  11,5  mill.  D'un  brun  maroii  foncé.  Gastre  jaune 
brunàtre.  Mandibules  et  funicule  noirs.  La  téte  est  un  peu  plus 
allongée  que  chez  badius  de  I'Afrique  orientale  et  moins  distinc- 
tement  élargie  au  tiers  postérieur,  mais  pas  aussi  longue  que 
chez  le  type  de  l'espèce  La  face  basale  de  l'épiuotum  et  le  pé- 
dicule  plus  larges  et  plus  robustes.  Du  reste  comme  chez  badius. 
Chez  la  ^  de  9  mill,  le  sillon  épinotal  est  plus  marqué.  Bien 
moins  robuste  que  la  race  stramineus  Sitz. 

Guinee  frangaise  :  Conakry  ^   9\. 

St.  rhodesiana  For. 

Transvaal  :  Pretoria  2  ^. 

Dorylus  (Rhogmus)  flmbriatus  Shuck. 
Guinee  frangaise  ;  Conakry  2  cf.  Mamou  2  §. 


-   334  — 

M  YR  MICIN  AE. 

Sectio  I.  —  Promyrmicinae  Em. 

Tribù  Pseudomyrmini  For. 

Sima  Mocquerjsi  André 

Guinee  frangaise  Kakulima  1   (^. 

Sima  triangularis  Stitz  st.  illota  n.  st. 

c^.  Long.  7,5  mill.  Noire.  Mandibules,  bord  antérieur  de  la  tète^ 
lobes  frontaux,  antennes,  pattes  et  une  tache  près  du  bord  pos- 
térieur  des  segments  du  gastre  s'étendant  parfois  en  dessous  de 
celui-ci,  d'un  jaune  bruatre  assez  clair. 

Pilosité  dressée  fine,  blanchàtre,  rare  sur  le  thorax  et  le  devant 
du  gastre,  assez  clairsemèe  sur  le  devant  de  la  téte,  le  pédicule, 
le  reste  de  l'abdomen  et  les  membres.  Pubescence  blanchàtre, 
courte,  assez   discrète  sur  le  thorax,  plus   longue  sur  l'abdomen, 

Subopaque.  Très  densement  et  finement  l'éticulée  avec  une 
poni-tuation  assez  serrée  sur  la  téte  et  le  thorax,  plus  rare  sur 
l'abdomen. 

La  base  des  derniers  segments  de  celui-ci  très  finement  strie 
en  travers  et  luisante. 

Téte  comme  chez  S.  Mocquerysi  André,  mais  avec  des  yeux 
plus  grands  et  trois  ocelles.  Le  devant  de  l'epistome  s'avance  en 
un  lobe  court  rectangulaire,  légérement  concave  devant  (lobe  à 
peine  indiqué  chez  5.  Mocquerysi. 

Mandibules  striées,  arquées  dans  leur  tiers  distal,  de  trois 
dents  et  deux  denticules  plus  ou  moins  distincts.  Le  scape  atteint 
le  milieu  de  l'oeil.  Premier  article  du  funicule  un  peu  plus  long 
que  les  deux  suivants  réunis.  Les  autres  articles  sont  à  peine  plus 
longs  qu'épais,  l'avant  dernier  plus  court,  le  dernier  deux  et  de- 
mi fois  plus  long  que  large  à  la  base.  Thorax  conforme  comme 
chez  S.  Moque)-ysi,  mais  distinctement  plus  large,  le  pronotum 
fortement  bordé  est  plus  large  devant  que  long.  Mesonotum  très 
étroit.  Metanotum  indistinct,  la  suture  metaepinotale  étant  obsolète. 
Les  deux  noeuds  du  pédicule  plus  larges  et  plus  courts,  le  dernier 
aussi  long  que  large  derrière  et  un  peu  plus  large  que  le  precedent. 


-   335  — 

9  Long.  9  mill.  Le  scutelium  rétìculé  corame  le  reste  du  thorax, 
les  taches  du  gastre  d'un  jaune  plus  sombre,  les  mandibules  moins 
ai-quées  au  bout  avec  de  plus  grosses  dents.  Le  lobe  de  l'épistome 
moins  distinctement  concave  en  avant  et  moins  anguleux  sur  les 
còtés.   Deuxième   noeud    plus  large,  du   reste    comme  I'  ouvrière: 

C'est  avec  quelque  doutes  que  je  rattnche  cette  forme  à 
'S",  lì-ianguku'is  que  je  ne  connais  pas  en  nature. 

Nigèrie:  Olokemeji   1   ^.  1  9- 

Sectio  IL   —  Eumyrmicinae  Em. 

Tribù  Myrinicini  F.  Sm. 

Cratomyriiiex  regalis  Em. 

Nigeria:  Lagos  3  c^,  Olokemeji  6  ^. 

Tribù  Pheidolini  Em. 
Messor  barbarus  L.  st.  Galla  Em. 
Senegal:  Dakar,  9  ^.  Thiés  2   i. 

Messor  barbarus  L.  st.  minor  Andié. 
Canaries:  Ténériffe  4  ^  1   rf. 

Pheidole  excellens  Mayr. 

Guinee  frangaise:  Kindia  4  ^,  Conakry  1   ^. 

Ph.  excellens  Mayr.  st.  Weissi  Sants. 

9  Long.  9,7  mill,  d'un  brun  foncé  plus  uniforme,  que  chez 
le  type,  plus  svelte,  le  duxième  noeud  plus  étroit,  le  reste  comme 
chez  excellens. 

Le  %  a  la  téte  longue  de  3,2  X  2,3  mill,  et  non  3,9  X  2,4  comme 
il  a  été  imprimé  par  erreur  dans  la  descriptione  initiale. 

Le  gastre  est  concolor  brun  noir  tandis  qu'il  est  plus  ou 
moins  roussatre  à  la  base  chez  le  type. 

Nigèria:  Lagos   l   %.  \  ^. 


336 


Pheidole  Buchholzi  Mayr, 

9  (non  décrite)  Lon^.  9,5  mill.  Brun  rouge  un  peu  plus  foncé 
que  chez  le  Q|.  Sculpture  plus  accentuée,  surtout  pour  le  réseau 
de  rides  de  la  téte  qui  est  plus  fort.  Mesonotum  strie  en  long. 
Scutellum  fìnement  rugueux, 

Téte  aussì  large  que  longue,  plus  large  derrière  où  elle  est 
largement  et  peu  profondément  échancrée.  Les  yenx,  assez  con- 
vexes  sont  places  au  quart  antérieur  des  còtés  et  plus  petits  que 
l'espace  qui  les  séparé  de  l'angle  antérieur  de  la  téte. 

Le  scape  atteint  le  quart  postérieur.  Thorax  un  peu  moins 
large  que  la  téte.  Mesonotum  aussi  large  que  long,  arrendi  devant, 
droit  derrière,  pian  dessus.  Epines  plus  fortes  et  plus  obliques  en 
arrière  que  chez  le  Q|.  Pédicule  plus  large.  Deuxiéme  article  '/s 
plus  large  que  long  (aussi  large  que  lung  chez  le  soldat). 

Cameroun:  Victoria  9-   ^-  ^^ 

Pheidole  occipitalis  André  st.  neutralis  n.  st. 

%.  Long.  6  mill.  L'occiput  est  densement  ridé-réticulé  avec 
une  ponctuation  fondamentale.  Le  vertex  est  seni  plus  ou  moins 
lisse  et  luisant,  parfois  aussi  entièrement  mat.  Les  mandibules 
ont  une  ou  deux  petites  dents  vers  l'angle  interne  et  deux  fortes 
à  leur  extrémité  du  reste  corame  comme  chez  le  type. 

^.  Long  3,6  mill,  noire  brunàtre,  pattes  et  mandibules  brun 
clair.  Plus  fortement  sculptée  que  chez  le  type  de  l' espèce  où 
l'occiput  est  lisse  et  luisant  taudis  qu'il  est  fìnement  ponctué  chez 
neutralis.  Le  dos  du  pronotuni  est  presque  entiéi-ement  sculpté. 

Fait  passage  à  Ph.  Buchholsi  Mayr  dout  elle  imite  la  scul- 
pture (le  vertex  est  plus  luisant  chez  neìitralis  et  la  gastre  plus 
fortement  sculpté)  la  téte  moins  longue  et  la  couleur  plus  foncée 
du  reste  comme  chez  occipitalis. 

Guinee  frangaise:   Camayenne. 

Pheidole  rugaticeps  Em.  st.  arabs.  Em. 

Senegal:  Dakar.  TJiiès.  Jai  regu  plusieurs  fois  cette  forme  de 
différentes  localités  du  Senegal  et  d'Erythrée. 

Pheidole  megacephala  Fab. 

Senegal:  Dakar        9- 

Angola:  San  Paolo  de  Loanda  19  6?- 


—  337  — 

Plieidole  piiuctiilata  Mayr. 

Angola:  S.  Paolo  de  Loanda.   '-1|.  9- 
Transvaal:  Pretoria  Q^.  9- 
Guinee  franyaise:  Mamou  9- 

Ph.  piiiictiiljita  Mayr.  v.  melaiicliolica  Sants. 

Còte  d'Or:  Abury:  ^,  ^  mermitergates,   9|. 

^  Mei-mitergates.  Long  5,6  mill,  Téte  de  la  femelle  un  peu 
atrophiée,  thorax  du  soldat,  gastre  trés  développé,  ressemblant 
k  celui  de  la  femelle  contenant  un  Mermis  sp? 

II  y  a  des  formes  intermediaires  entre  le  %  et  la  ^.  qui  rap- 
pelent  le  -8.  G.  Allopheidole  For.  mais  les  grands  %  ne  different 
pas  du  type  de  ntelaììcJiolica,  je  suppose  que  ce  dimoi'phisme  est 
du  au  parasitisme. 

Pheidole  rotiiudata  For. 

Transvaal:  Pretoria  1   c^. 

Plieidole  rotiiudata  Foi-.  st.  iinpressifroiis  Wasm. 

Transvaal:  Pretoria  1   Qj..  1  ^. 

Plieidole  rotiiudata  For.  st.  costaurieusis  .Sants. 

Guinee  frangaise:  Kindia  1   Ü[|.  1  ^. 
Kakulima      Q|. 

Nigerie  du  sud:  Ibadan.  %.  (Les  exemplaires  d'Ibadan  sont 
un  peu  plus   petits). 

Plieidole  teiiiiiiiodis  Mayr. 

Cape  de  B.  E.  Kirstenbosch   1  9.  1   Of. 
Plieidole  aurivilli  Mayr. 

Guinee  frangaise:  Kakulima  1   ^.   1   1[. 

Plieidole  aeberlei  For. 

Senegal:  Thiès       ^. 

Bollett.  di  Zoologia  Gen.  e  Ayr.  22 


—  838  — 


Plieidole  mentita  n.  sp. 

%.  Long.  4-4,2  mill.  Voisin  de  P^i.  Aurivillii  Mayr.  dont  il 
diffère  comme  suit:  Rouge  brunàtre.  Devant  de  la  téte,  mandibules, 
massue  des  anteiines,  articulations  des  pattes  et  tarses  jaune  un 
peu  roussatre;  reste  des  pattes  brun  jaunatre.  Deuxième  article 
du  pédicule  et  gastre  noir  brunàtre. 

Mate.  Téte  bien  plus  densement  ridée  reticulée  que  chez  Auri- 
oilii  0Ù  les  rides  des  còtés  de  la  téte  et  du  devant  des  yeux  sont 
espacées  et  avec  de  rares  anastomoses  tandis  que  chez  mentita 
elles  forment  un  fort  réseau  polygonal  sans  direction  prépondérante. 
Eu  outre,  le  fond  des  sti'ies  est  plus  grossièrement  granuleux. 

Téte  plus  petite,  carrée.  Les  articles  du  funicule  plus  longs. 
Thorax  plus  élancé  et  beaucoup  plus  étroit.  Le  mesonotum  est 
convexe  et  plus  distinct  du  pronotum,  il  forme  en  avant  une  im- 
pression plus  distincte  que  chez  aurivillii  Mayr.  Face  basale  de 
l'épinotum  près  de  deux  fois  plus  longue  que  large  (Un  tiers  plus 
longue  chez  Aurimllii)  Epines  aussi  longues  mais  plus  divergentes 
plus  rapprochées  à  leur  base.  Le  noeud  du  pi'emier  article  du 
pédicule  plus  bas,  le  deuxième  article  plus  long  que  large,  un  peu 
plus  étroit  que  chez  Aurivillii.  Gastre  lisse  et  luisant  (fìnement 
reticule  à  le  base  chez  Aurivillii)  chez  Fh.  Aeherlei  For.  le  quart 
postérieur  de  la  téte  est  luisant  et  lisse;  chez  Ph.  Escherichi  For. 
la  sculpture  est  plus  reguliere  et  distinctement  ridée  en  long. 

^  Long.  3-3,3  mill.  Couleur  et  pilosité  comme  chez  le  soldat. 
Téte  assez  superficiellement  reticulée  ponctuée  et  luisante;  ridée  en 
long  sur  les  joues,  lisse  sur  les  còtés  en  dehors  des  yeux  (bien  plus 
lisse  et  luisante  sur  le  front  et  le  vertex  chez  Aurivillii).  Dessus  du 
pronotum,  pédicule  et  gastre  lisses,  reste  du  thorax  densement 
ponctué  et  mat. 

Téte  près  du  double  plus  longue,  avec  les  mandibules,  que 
large  (plus  courte  chez  Aurivillii),  les  yeux  un  peu  en  arrière  du 
tiers  antérieur,  le  bord  occipital  droit  est  d'un  tiers  plus  court 
que  la  distance  qui  séparé  leur  angle  du  bord  postérieur  des  yeux. 
Aire  frontale  large  et  lisse. 

L'épistome  s'avance  en  triangle  tronqué  et  faiblement  échancré 
devant.  Mandibules  de  deux  dents  apicales  aigués  suivies  d'une 
dizaine  de  denticules  distincts.  Tous  les  articles  du  funicule  beaucoup 
plus  longs  que  larges.  Pronotum  et  mesonotum  convexes  séparés 


—  339  — 

par  une  impression  distincte.  Sillon  épinotal  assez  profond.  Face 
basale  de  l'epinotum  rétrécie  devaut  assez  convexe,  subbordée,  un 
quart  plus  longue  que  large.  Epines  déliées,  divergentes  et  relevées, 
uu  peu  moins  longues  que  l'intervalle  de  leur  base.  Face  declive 
di'oite  plus  courte  que  la  basale.  Premier  noeud  du  pédicule  aussi 
haut  que  long-  à  la  base,  plus  bas  que  l'épaisseur  moyenne  de  son 
petiole  antérieur,  celui-ci,  incurve  en  haut.  Deuxième  noeud  pres- 
que  aussi  long  et  le  double  plus  large  au  milieu  que  le  precedent, 
deux  fois  aussi  long  que  large.  Gastre  étroit,  lisse  à  la  base. 
Guinee  fran^aise:  Kindia  ^.   'Jj..  9- 

Var.  pullata  n.  var. 

'4-  Long.  4,2  mill.  Diffère  dli  type  par  sa  couleur  noire;  les 
niiindibules  en  partie  rouge  sombre;  les  tibias  et  les  tarses  bruns. 
Plus  mate  et  encore  un  peu  plus  fortement  sculptée,  la  base  du 
gastre  légérement  ponctuée.  L'occiput  est  un  peu  moins  échancré. 

'■}  Long.  3  mill.  Couleur  du  %.  le  pronotum  un  peu  plus  ru- 
gueux  que  chez  le  type,  pour  le   reste  semblable. 

Guinee  francaise:  Camayenne,  2  ^.  1   %. 

Pheidole  termitophila  For. 

Senegal:  Dakar  %.  Thiés  %. 

Pheidole  termitophila  For.  st.  liberieiisis  For. 

Guinee  franyaise:  Mamou  3   %.  6  ^.  Kakulima  %. 
Pheidole  iiiiuiiiia  Mayr.  var.  Catella  n.  var. 

•Jf|.  Diffère  du  type  du  Cameroun  par  sa  couleur  noire  k  peine 
brunätre.  Les  niandibules  et  le  bord  antérieur  de  la  téte  restent 
rouges.  Antennes  et  pattes  jaune  brunàtre  clair.  Pédicule  brun  - 
jaunàtre.  La  téte  est  un  peu  moins  luisante  et  légérement  plus 
étroite    Pour  le  reste  comme  le  type. 

^  noire  avec  mandibules  antenues,  pattes  et  pédicule  brunàtre 

C'est  une  forme  foncée  et  plus  septentrionale  de  l'espéce. 

Nigerie  du  sud:  Olokemeji  ^   ü*|. 

Còte  d'Or:  Aburi  1   %. 


—  340  — 


Plieiclole  iiigerieiisis  n.  sp. 

Q|.  Long-.  2-2,2  mill.  Jauiie  clair  à  peine  briinfitre.  Lisse  et 
luisant.  Téte  (moins  le  front  qui  est  luisant)  et  coté  du  thorax  mats, 
finement  granulé-ponctués  avec  quelques  rides  allongées  sur  les 
còtés  du  thorax  et  sur  la  téte  où  elles  sont  disposées  comrae  c.hez 
Ph  minima  Mayr.  Pilosité  dresée  longue  et  assez  abondante.  Pu- 
bescence longue  et  un  peu  relevée  sur  les  tibias,  plus  courte  sur 
les  antennes.  Téte  un  peu  plus  allongée  que  chez  minima.  Les 
arétes  frontales  se  prolong'ent  jusqu'au  tiers  postérieur  limitant 
une  depression  peu  profonde  refìée  vers  son  extrémité  pour  at- 
teindre  les  yeux  et  où  se  loge  incomplétement  l'antenne.  Aire  fi-on- 
frontale  enfb)icée,  luisante.  L'épistome  a  deux  carènes  mousses  et 
écartées,  imprimé  au  milieu  et  faiblement  échancré  à  son  bord 
antérieur.  Mandibules  lisses  à  bord  terminal  tranchant  et  arme  de 
deux  dents  apicales  et  une  plus  petite  à  l'angle  interne  de  ce  bord. 
Le  scape  atteint  le  tiers  postérieur,  articles  2  à  8  du  funicule  bien 
plus  épais  que  longs.  Les  articles  9  et  10  un  quart  plus  longs 
qu'épais,  le  premier  du  funicule  plus  long  que  les  trois  suivants 
réunis.  Promesonotum  comme  chez  minima  mais  la  sutui'e  est 
moins  large  que  chez  tricaricata  formant  une  convexité  forte  et 
régulièi-e  du  col  jusqu'au  sillon  metanotal.  Face  basale  faiblement 
convexe,  un  peu  plus  longue  que  lai'ge  et  bordée.  Les  épines 
obliques  en  haut  et  en  ardere  sont  longues  comme  les  deux  tiers 
de  leur  intervalle.  Premier  noeud  comme  chez  minina  le  som- 
met  mousse  et  faiblement  échancré.  Deuxième  noeud  le  double  plus 
lai'ge  que  le  precedent,  aussi  long  que  large  avec  les  còtés  angu- 
leux  et  le  devant  arro.ndi. 

Très  voisin  de  Ph  minima  Mayr.  dont  il  dififère  surtout  par 
la  sculpture. 

Nigerie  du  sud:  Olokemeji  2  'JJ.. 

Pheidole  tricariiiata  n.  sp. 

%.  Long  2-2,2  mill.  Jaune  pale,  dessus  de  la  téte  d'un  jaune 
un  peu  roussàtre.  Grastre  jaune  pale  terne.  Bord  de  l'épistome  et 
mandibules  un  peu  rembuni.  Bord  dente  de  celles-ci  brun  foncé. 
(Suì)mat  à  un  faible  grossissement).  Téte  fìnement  et  assez  espa- 
cement  ridée-striée  en  long.  Ces  rides,  plus  denses  en  avant 
s'espacent  en  arrière  et  atteignent  le  bord    occipital.  Leurs  inter 


—  341  — 

valles  sollt  lisses  et  luisants  du  front  au  vertex  mais  ils  sent  flne- 
raeiu  reticules  sur  les  còtés.  En  outre  de  nombreux  gros  points 
sont  parsemès  un  peu  partout,  plus  spécialement  sur  les  còtés  et 
derrière.  Le  reste  du  corps  est  lisse  avec  quelques  gros  points  sur 
le  pronotuni  et  une  fine  rugosité  sur  1'  epinotum  et  les  coté  du 
thorax.  Une  tine  pilosité  dressée  assez  clair-seraée,  irrégulière, 
fait  transition  à  une  pubescence  assez  relevée  et  assez  abondante 
sur  les  appendices  et  la  téte. 

Téte,  un  cinquième  plus  longue  que  large,  un  peu  plus  étroite 
en  arrière  avec  les  còtés  assez  arqués  et  le  bord  occipital  assez 
profondément  échancré  au  milieu.  Une  impression  longitudinale 
large  et  lisse  occupe  le  quart  median  et  postérieur  de  la  téte. 
Yeux  assez  plats,  de  8  à  10  facettes,  places  au  quart  antérieur 
des  còtés.  Arétes  frontales  très  divergentes,  courtes  comme  le  quart 
du  scape,  nuUement  prolongées  et  saus  sillon  ou  scrobe  pour  le 
scape.  Celui-ci  dépasse  un  peu  le  milieu  de  la  téte.  Artide  2  à  8 
du  funicule  plus  épais  que  longs.  Massue  très  épaissie,  ses  deux 
articles  basaux  à,  peine  plus  longs  qu'épais,  aussi  long  ensemble  que 
le  terminal.  Aire  fontale  lisse,  a=!sez  grande.  Epistome  à  trois  carénes, 
la  mediane  n'atteint  pas  tout  à  fait  le  bord  antérieur  tiindis  que 
les  laterales  y  font  saillies.  Mandibules  lisses  avec  quelques  points 
épars,  à  bord  terminal  tranchant,  aussi  large  que  leur  longueurs, 
armées  de  deux  dents  apicales.  Pronotum  cruciai,  très  fortement 
prolongé  latéralement  au  milieu  où  il  est  aussi  large  que  long, 
faiblement  convexe  d'un  coté  k  l'autre  et  fortement  d'avant  en 
ai-rière.  Suture  promesonotale  obsolète  Mesonotum  subbodé,  \égé- 
rement  plus  large  devant  que  derrière,  formant  une  petite  saillie 
sur  le  profil.  Sillon  metanotal  peu  profond;  la  face  basale  se  relève 
devant,  bordée,  un  peu  plus  longue  que  large  deri-ière,  faiblement 
concave  d'un  coté  à  l'autre,  presque  droite  sur  le  profil.  Face 
declive  plus  courte,  et  peu  convexe.  Epines  relevées,  minces  et 
longues  comme  la  moitié  de  la  face  basale.  Le  premier  article  du 
pédicule  a  le  petiole  entérieur  aussi  épais  que  la  hauteur  du  noeud. 
Celui-ci  forme  une  écaille  étroite  (courte)- aussi  haute  que  ìavge  et 
k  sommet  transversal.  Deuxième  article  arrondi  sur  le  profil,  un 
quart  plus  large  que  le  precedent,  arrondi  devant  avec  les  còtés 
faiblement  rentrant  en  arriée  comme  chez  Ph.  pallidula  Nyl. 

Diffère  de  yyiinima  Mayr.  et  nicjerieìisis  n.  sp.  par  la  téte  plus 
allongée,  les  crétes  fi'ontales  courtes  et  la  forme  du  pronotum. 

Guinee  francaise:  Camayenne,  quelque  soldats. 


—  342  —  . 

Tribù  Melissotarsini  Em. 
Melissotarsus  Emeryi  For.  v.  pìlipes  Sants 

Senegal:  Thiès  2  ^. 

Tribù  Myrmicariini  For. 
Myrmiearia  eumenoides  Gerst.  st.  coiigoleiisis  For., 
Cameroun:  Victoria  1  ^. 

Tribù  Creniastog^astriiii  Forel. 
Creinastogaster  striatula  Em. 
Cote  d'Or:  Abury  2  ^. 

Cr.  tricolor  Gerst  st.  riifoiiiger  Em. 
Transvaal:  Pretoria  8  ^. 

Cremastogaster  cacozela  n.  sp. 

^.  Long.  4-4,5  mill.  Rouge  jaunàtre,  gastre  noir  ;  funicule, 
massue  des  anteniies  et  pattes  brun  noiràtre,  reste  du  funicule  et 
derniers  tarses  jaune  brunàtre.  Milieu  de  l'épistome,  front,  moitié 
postérieure  de  la  téte,  còtés  du  pronotum  (milieu  du  meson otum 
chez  le  grandes  ^)  et  gastre  luisants,  lisses  avec  des  points  épars; 
gastre  et  còtés  du  pronotum  faiblement  chagrinés.  Devant  de  la 
téte  strie  en  long.  Thorax  réticulé  ponctué,  submat  avec  des  rides 
longitudinales  qui  vont  en  divergeant  sur  la  face  basale  de  l'épi- 
notum.  Les  deux  noeuds  du  pédicule  finements  ponctués  et  submats 
(parfois  un  peu  luisant  sur  la  partiè  postérieure  du  duxième  nooud). 
Pilosité  dressée  rare  sauf  autour  de  la  bouche,  au  bout  et  dessous 
le  gastre  où  elle  est  assez  clair  semée.  Pubescence  espacée  par 
tout,  rare  sur  le  thorax. 

Téte  un  peu  plus  large  que  longue  avec  les  còtés  convexes  et 
le  bord  postérieur  droit,  aussi  large  devant  que  derriòre.  Les  yeux 
occupent    presque    tout    le    tiers  median  des  còtés.  Aire  frontale 


—   343  — 

distincte.  Un  silloii  frontal  atteint  le  milieu  de  la  téte.  Aretes  fron- 
tales presque  anssi  longues  que  leur  intervalle.  Episteme  faible- 
ment  convexe,  peu  arqaé  à  son  bord  antérieur.  Mandibules  striées 
à  la  base,  espacement  ponetuées  vers  le  bord  terminal,  lequel  est 
oblique  et  arme  de  4  dents  dont  les  deux  distales  bien  plus  grandes. 
Antennes  de  11  articles.  Le  scape  dopasse  un  peu  le  bord  postérieur 
de  la  téte,  articles  3  à  7  aussi  longs  qu'épais,  9  et  10  subégaux. 
Pronotum  comme  chez  Cr.  f  ricolor  Gerät,  bordé  latéralement,abaissé 
devant,  mais  la  suture  promesonotale  est  presque  transversale  au 
lieu  de  s'avancer  en  coin  comme  chez  ir/colo^.  Mesonotum  presque 
aussi  large  devant  que  long,  médìocrement  rétréci  derrière,  à 
còtés  droits,  bordés  dans  les  deux  tiers  postérieurs  qui  sont  di- 
stinctement  concaves  de  droite  à  gauche  et  convexes  d'avant  en 
ardere  vers  le  sillon  metanotal.  Face  basale  de  l'épinotum  le  dou- 
ble plus  large  que  longue  formant  une  convexité  qu'atteint  presque, 
sur  le  profil,  le  pian  du  promesonotura.  Son  milieu  est  légérement 
impressionné,  surtout  en  arrière.  Face  declive  très  oblique,  peu 
concave  de  haut  en  bas,  un  peu  convexe  de  droite  à  gauche,  surtout 
dans  le  bas.  Epines  un  quart  à  un  tiers  plus  longues  que  la  face 
basale  et  presque  comme  les  deux  tiers  de  l' intervalle  de  leur 
base,  un  peu  divergentes  et  dirigées  en  arrière  et  un  peu  en  haut. 
Premier  noeud  trapezoidal,  aussi  long  que  large,  son  bord  antérieur 
transversal  avec  les  angles  distints  mais  arrondis  et  les  bords 
latéi'aux  rectilignes.  Deuxième  noeud  complétement  silloné  au 
milieu  et  échancrè  en  arrière  sans  appendices  au  dessous.  Gastre 
plus  large  que  la  téte,  à  bord  antérieur  transversal. 

Fait  partie  du  groupe  tricolor  et  r-essemble  surtout  à  la  race 
rufoniger  Em.,  mais  elle  s'en  distingue  par  son  epinotum  concave 
et  la  téte  plus  lisse,  celle-ci  densement  sculpture  chez  rufoniger 
et  rufìmembrinn  Sants.,  cette  dernière  race  a  le  mesonotum  bien 
moins  concave  derrière. 

Guinee  frangaise:  Camayenne  2  ^. 

Cremastogaster  aegyptiaca  Mayr  st.  seuegalensis  Rog.  v. 
devincta  n.  var. 

^  Long.  4-4,3  mill.  Variant  du  brun  noiràtre  au  noir  rougeàtre. 
Gastre  noir.  Pattes  et  antennes  brun  foncé.  Sculpture  un  peu  plus 
faible  que  chez  senegale/isis.  Le  corps  est  un  peu  plus  étroit,  le  scape 
un  peu  plus  long.  Le  premier  noeud  du  pédicule  un  peu  plus  long 


344 


qne  large  devant  (plus  court  chez  senegalensis  de  méme  taille). 
Sillon  metanotal  peu  profond,  le  bord  postérieur  du  mesonotum 
ne  forraant  pas  une  si  forte  poition  declive  comme  cliez  senega- 
lensis. Du  reste  semblable. 

Guinee  francaise:  Konakry  8  ^. 

Ct:  senegaiensis  Rog  n'est  qu'uue  race  de  Cr.  aegyptiaca  Mayr. 
Elle  est  durestc  très  variable,  c  est  ainsi  que  les  exemplaires  de 
petite  taille  sont  parfois  privés  d'épines. 

La  var.  devincta  est  une  forme  plus  meridionale;  elle  lessemble, 
par  sa  couleur,  à  la  race  Pharaonis  Sants.  de  la  haute  Egypte  mais 
cette  dei-nière  à  les  épines  et  le  pi-eniier  noeud  du  pédicule  plus 
courte. 

Cremastogaster  stigmata  n.  sp. 

(Fiff.   15) 

^.  Long.  3,5-4  mill.  Bru.i  rougeàtre  foncé,  derrière  de  la  téte 
plus    sombre.    Gastre  ocie  jaune  ou  Jaune   brunätre.    Mandibules 

devant  de  la  téte  et  pattes 
rouge  jaunätre  plirs  ou  moins 
foncé,  milieu  du  funicule  aiti- 
culation  des  pattes  et  tarses 
plus  jaunatres.  Stigmates  de 
l'epinotuni  et  anus  jaune. 

Submat.  Front,  moitié  po- 
stérieure  de  la  téte  trés  lui- 
sante.  Pattes  face  declive  de 
l'epinotum  et  gastre  lisses  ce 
luisants.  Jones  finement  et 
taiblement  striées  en  long. 
Thorax  réticulé-ponctué  avec  quelques  faibles  rides  concentriques 
sur  le  pi'onotum.  Còtés  du  mesothorax  densement  ponctué.  Les 
deux  noeuds  du  pédicule  superfìciellement  réticulé.  Quelques  longs 
polls  fins  devant  la  téte  aux  hanches  et  à  l'extrémité  du  gastre  et 
quelques  soles  tronquées  disposées  par  paire  sur  le  corps.  Pu- 
bescence rare  sur  le  thorax,  plus  apparente  sur  la  téte  et  le  gastre 
bien  que  très  espacée,  plus  abondante  sur  les  membres. 

Téte  carrèe  (un  peu  plus  élargie  derrière  chez  les  petites  ^'■^) 
avec  les  angles  et  les  còtés  assez  arrondis,  le  bord  postérieur  droit 
ou  très  taiblement  concave.  Les  yeux  occupcnt  un  peu  plus  du 
troisième  quart  postérieur  de  la  téte.  Crétes  frontales  subparallè- 


Fis'.  1.5. 

Cremastogaster   stigmata    n.    sp.  ;  profil  rlu  thorax, 
vu  nn  pen  ohliquement. 


—  345  — 

les.  Aire  frontale  imprimée,  à  bords  postérieurs  indécis.  Episteme 
pen  eonvexe,  tròs  peu  arqaé  le  long  de  son  bord  antérieur. 
Mandibules  assez  fortement  striées  à  la  base,  lisses  avec  quelque 
gros  points  dans  le  quart  terminal,  armées  de  4  dents  subégales. 
Antenne  de  11  articles.  Le  scape  atteint  le  bord  postérieur  de  la 
téte.  Artide  4  dn  funicule  un  peu  plus  court  qu'épais,  ses  voisins 
à  peine  plus  longs.  Massue  de  3  articles  mais  les  deux  derniers 
be;uicoup  plus  épais:  Le  pronotum,  non  bordé  devant,  s'abaisse 
obliquement  vers  le  col.  Les  còtés  bordés  mais  peu  saillants,  le 
dessus  légéremont  eonvexe.  Mesonotum  presque  droit  sur  le  protìl 
avec  une  courte  et  faible  déclivité  vers  le  sillon  raetanotal  (lequel 
est  peu  profondi  faiblenient  eonvexe  d'un  coté  à  l'autre  et  non 
boi'dé.  Sans  saillies  medianes,  mais  la  sculpture  un  peu  effacée 
devant  au  milieu  avec  la  suture  pronotale  faible.  Face  basale  de 
l'epinotum  eonvexe,  un  quart  plus  large  que  longue  et  élargie  en 
arrière,  non  bordée.  Epines  longues  cornine  un  peu  plus  du  tiers 
de  l'intcìvalle  de  leur  base  (qui  est  droit  on  faiblement  concave) 
dirigées  en  arrière  et  faiblement  incurvées  en  bas.  Stigmates  très 
grands,  situés  imniédiatement  sous  la  base  des  épines.  Face  de- 
clive concave.  Premier  noeud  du  pédicule  aussi  long  que  lai-ge 
devant,  avec  les  angles  antérieurs  très  arrondis  et  les  bords  la- 
téraux  un  peu  incui'vés.  Deuxième  noeud  fortement  silloné  au 
milieu  et  échancré  derrière. 

cT.  Long.  2,7-3  mill.  Brun  foncé.  Mandibules,  pattes  brun 
jauiiàtre.  Antennes,  proscutellum,  insertions  alaires  et  armure  ge- 
nitale jaune  terne.  Luisant.  Téte  et  pédicule  très  fìnement  granu- 
leux.  Dessus  du  mesonotum  striolé  en  long,  le  reste  lisse. 

Pilosité  dessée  clairsemée.  Pubescence  rare  sur  le  corp,  assez 
espacée  et  adiacente  sui-  les  pattes,  plus  courte  plus  relevée  et 
plus  riebe  sur  les  antennes. 

Téte  trapezoidale,  plus  large  devant  que  longue.  Les  yeux 
occupent  un  peu  plus  que  la  moitié  antérieure  des  còtés.  Premier 
nrticle  de  l'antenne  (scape)  le  double  plus  long  qu'épais,  2  ""^ 
piriforme,  plus  long  que  large  mais  pas  plus  large  que  les  suivants 
qui  sont  plus  épais  que  longs.  Mandibules  tronquées  à  l'extrémité 
(pii  est  moitié  plus  étroite  que  la  base,  environ  qunfi'e  tbis  plus 
longues  que  larges. 

Pronotum  très  eonvexe  et  débordant  en  avant.  Scutellum 
débordant  un  peu  en  arrière  au  dessus  du  metanotum.  Face  declive 


—  346   — 

inerme.  Les  deux  noeiids  du  pédicule  très  courts.  Ailes  hyalines, 
long'ues  de  3-3,5  mill. 

Nigeria:  Olokemeji  6  ^  7   cf. 

Cremastogaster  coelestis  Sants. 

Guinee  francaise  :  Camayenne  2  ^. 

Cremastogaster  acaciae  For.  var.  gloriosa  n.  var. 

^.  Long.  3,5-4,3  mill.  Jaune  un  peu  roussàtre,  gastrejaune  plus 
cu  moins  brunàtre.  Lisse  et  luisante  Devant  de  la  téte,  mandibules 
dos  du  thorax  très  légérement  striès  en  long,  (d'un  jaune  plus 
terne  et  plus  striée  chez  le  type).  Thorax  un  peu  plus  large  surtout 
la  face  basale  de  l'epinotura.  Premier  noeud  du  pédicule  réguliè- 
reraent  arrondi  devant  comme  chez  Cì\  ttfricana  (plus  large  chez 
le  type,  du  reste  semblable. 

Congo  belge:  Boma  12  ^. 

Cremastogaster  gambiensis  André. 

Conaky  Guinee  francaise:  Camayenne  3  ^. 

M.'"  Forel,  décrit  dans  la  Rev.  d'  Ent.  1908  p.  140  une  v^ir. 
longiruga  en  disant  que  le  type  de  André  à  les  rides  épinotales 
transversales;  c'est  inexact,  André  écrit:  «  longitudinales»  caractères 
que  je  retrouve  sur  un  exemplaire  type  recu  de  M.'^'  André.  Je 
possedè  du  Redji:  Lado  (Reichenspenger)  une  var.  k  rides  transver 
sales  pour  laquelle  je  donne  le  nom  de  tì-ansversiruga  n.  v. 

Cremastogaster  nigeriensis  n.  sp. 

fFig.  Ifi) 

^.  Long.  2,3  mill.  D'un  roux  brunàtre  avec  la  téte  et  le 
deuxième  noeud  plus  foncé;  les  membres  plus  clairs.  Le  gastre 
est  noir  brunàtre  et  la  base  plus  ou  moins  jaune  brunàtre.  Lisse 
et  luisante.  Quelques  stries  sur  les  joues,  l'épinotum  et  les  còtés 
des  raeso  et  metathorax.  Une  paire  de  soies  tronquées  sur  chaque 
noeuds  du  pédicule  et  quelques  soies  pointues  autour  de  la  bouche, 
de  l'anus  et  des  hanches.  Pubescence  mediocre,  courte,  plus  ou 
moins  relevée  sur  le  thorax. 

Téte  aussi  large  que  longue,  un  peu  plus  étroite  devant,  à 
còtés  moyennement  arquès.  Bord    postérieur  droit  ou  très  faible- 


Fig-.   IH. 

Cremastoi/aster    »igeriensis    u 
thorax. 


sp.  :    profll    lUi 


—  347  — 

ment  concave,  et  angles  postérieurs  très  arrondis.  Yeux  assez 
convexes,  occupant  le  deuxiéme  quart  postérieur  des  còtés.  Crétes 
frontales  un  peu  plus  espacées  1' une  de  1' autre  que  la  distance 
qui  les  séparé   des  còtés   de  la  téte.  Aire   frontale  peu  distincte. 

Epistome  faiblement  carène,  à 
bord  antérieurlégérement  aiqué. 
Mandibules  lisses  très  luisantes 
de  4  dents,  1'  apicale  bien  plus 
longue  que  les  autres.  Le  scape 
dépasse  un  peu  l'occiput,  Les 
articles  3  à  6  du  funicule  plus 
larges  que  longs,  les  8  à  11  bien 
plus  longs  que  larges,  massue 
de  trois  articles.  Promesonotuin 
sans  suture  distincte,  faiblement  convexe  au  milieu  avec  les  bords 
ai-rondis;  Vu  de  devant  plus  étroit  en  haut  qu'en  bas.  Vu  de  dessus 
les  còtés  sont  rectilignes  et  un  peu  convergents  en  arrière  dans 
les  trois  quart  antérieurs  puis  plus  fortement  dans  le  quart  restant 
où  ils  dessinent  une  legere  encoche.  Partie  postérieure  du  mesono- 
tum  ti'ès  declive  sur  le  sillon  metanotal  lequel  est  peu  profond. 
Face  basale  de  l'epinotum  faiblement  convexe  sur  le  profìl,  le 
double  plus  large  que  longue,  légérement  plus  étroite  devant  et 
un  tiers  plus  courte  que  la  face  declive,  qui  est  très  oblique  et 
concave  dans  le  haut.  Epines  longues  comme  le  tiers  de  leur  in- 
terdille, horizontales  et  un  p  'u  plus  longues  que  leur  base  au 
dessous  de  laquelle  se  trouve  un  stigma  assez  grand.  Face  supé- 
rieure  du  premier  noeud  du  pédicule  un  cinquième  plus  longue 
que  large  devant  où  il  l'est  environ  un  quart  plus  qu'en  arrière. 
Le  bord  antérieur  faiblement  arqué  et  les  còtés  en  ligne  droite 
ou  légérement  brisée  au  tiers  postérieur.  Deuxiéme  article  non 
silloné  ni  échancré,  ari'ondi  dessus,  un  tiers  plus  large  que  long. 
Voisin  de  Wilüerthi  Sants.  mais  en  diffère  par  son  thorax 
non  bordé. 

Nigerie  du  Sud.  Lagos  6  ^. 

('remastogaster  pronotalis  n,  sp. 


'^.  Long.  3,8-4,5  mill.  Rouge  jaunAtre  plus  ou  moins  foncé  au 
milieu  du  thorax.  Pédicule  et  milieu  des  cuisses  varie  de  brun 
jaunàtre,  reste  des  pattes  et  antennes  jaune  testacé.  Gastre  et  tiers 


—  348  — 


Fig.  17. 

Pedicule  de  a)  Crema stogaster  Bequaerti  For.  b~i  Cr. 
pronotalis  n.  sp.  et  e)  Cr.  rugosa  André. 


apical  des  épiues  épinotales  noir  ou  noir  brunàtre.  Moitié  antérieure 
de  la  téte  striée  avec  le  fond  faiblemeiit  rugueux  et  luisant.  Front 
et  reste  de  la  téte  lisses  et  luisants  (forteraent  sculptué  chez  Cr.  ru- 
go.sa  André  et  Cr.  Bequaerti  For).  Pronotum  grossièrement  réti- 
culé-riigueux   avec  un   fond  de  sculpture   densement   ponctué  et 

assez  luisant  vu  au  micro- 
scope. Mesonotura  avec  la 
méme  sculpture  mais  à  direc- 
tion plus  nettement  longitu- 
dinale. Face  basale  fortement 
et  régulièrement  ridée  excen- 
triquement  de  devant  vers  les 
épines.  Face  declive  lisse  au 
milieu  striée  sur  les  còtés. 
Còtés  du  pronotum  lisses  ou 
très  finement  reticules  et  lui- 
sants. Còtés  des  meso  et  me- 
tanotum  l'idés  en  travers  sur  un  fond  densement  réticulé  ponctué 
et  presque  mat.  Abdomen  (toujours  pedicule  et  gastre)  lisse  avec 
une  ponctuation  piligere  clair  semée.  Pubescence  longue  et  assez 
abondante,  plus  ou  moins  relevée  sur  les  membres.  Seulement 
quelques  longs  polls  vers  la  bouche,  sous  la  téte  et  le  corps,  et 
vers  Tan  us. 

Téte  plus  large  que  longue  et  faiblement  incurvée  derrière 
chez  les  grands  individus,  plus  étroite  chez  les  petits  ou  le  bord 
postérieur  est  plus  transversal.  Les  yeux  assez  convexes  occupent 
environ  le  deuxième  quart  postérieur  de  la  téte.  (Plus  grands 
chez  Cr.  Bequaerti  et  plus  petits  chez  rugosa).  Aire  frontale  peu 
distincte  et  plus  large  que  longue.  Episteme  non  carène  à  bord 
antérieur  faiblement  arqué,  lisse  au  milieu  chez  les  grandes  ou- 
vriéres.  Mandibules  striées,  de  4  dents.  Antennes  de  11  articles. 
Le  scape  dépasse  un  peu  l'occiput.  Articles  2  à  5  du  funicule 
aussi  larges  que  longs.  (Bien  plus  longs  chez  Bequaerti)  La  massue 
plus  épaisse  et  le  penultième  article  moitié  plus  long  que  large 
(Le  double  plus  long  chez  Bequaerti)  Thorax  comme  chez  rugosa 
et  Bequaerti  mais  le  pi'onotum  est  plus  court  et  phm,  sans  im- 
pression mediane  devant  où  il  est  fortement  bordé  eu  are  avec  les 
épaules  un  peu  moins  prononcées.  Mesonotum  le  double  plus  long 
au  milieu  que  le  pionotum  dont  il  prolonge  le  pian.  Bien  moins 
impressionné  latéralement  vers  la  suture  pronotale  que  chez  Be- 


—   349  — 

quacrti,  bordé  avec  une  portion  declive  (;ourte,  subverticale  et 
une  faible  carène  mediane.  Epìnotum  comme  chez  Bequaerti.  Les 
épines  sont  aussi  longues  que  la  face  declive  avec  laquelle  elles 
forment  un  angle  droit.  Premier  noeud  trapezoidal,  aussi  large 
devant  que  long  avec  les  angles  antéi'ieurs  arrondis  mais  bien 
marqués  et  non  tronqués  comme  chez  Bequaerti,  le  bord  antérieur 
transversai  (très  arrondi  chez  rugosa).  Deuxième  article  plus  large 
que  long  sans  sillon  median  ni  impression. 
Nigeria:  Olokemeji  4  §. 

Var.  (lakareiisìs  n.  var. 

^.  Long.  3,2-4  mill.  D'un  jaune  brunàtre  plus  clair  que  le  type. 
Premici'  segment  du  gastre  general ement  brun  jaunàtre.  Tète  lisse, 
joues  plus  faiblemeiit  striées  que  chez  le  type  de  l'espèce.  Thorax 
moins  fortement  sculpté,  les  rides  du  pronotum  distinctement  lon- 
gitudinales  (indifferentes  chez  le  type,  franchement  transverses 
chez  rugosa  André).  Le  scape  atteint  les  bord  occipital.  Le  pro- 
notum distinctement  impressionné  en  long  au  milieu  et  séparé  en 
deux  parties  laterales  plus  ou  moins  convexes  comme  chez  6V.  Be- 
quaerti. Epines  plus  courtes  et  moins  divergentes  que  chez  le  type- 
pour  le  reste  semblable. 

Senegal  :  Dakar  10  ^. 

Cremastogasler  (Oxygyiies)  stadel inaimi  Mayr. 

Guinee  frangaise  :  Conakry  ^. 

Creiiiastogaster  (Oxygynes)  stadelmautii  Mayr. 
Var.  doliehocephala  Sants. 

Nigeria:  Ibadan,  ^.  Le  noeud  du  premier  article  du  pédicule 
est  étroit  comme  chez  la  var.  angustutata  Mayr  mais  la  téte  est 
plus  iongue  que  large  tandis  qu'elle  est  plus  large  chez  angustutata. 

Creinastogaster  (Decacrema)  edeutula  n.  sp. 

(Fig.    18; 

^  Long.  2  -  2,5  mill.  Brun  roussàtre  clair.  Antenne  et  patte 
jaunes,  gastre  plus  ou  moins  obscuici  dans  sa  moitié  postérieure. 
Luissant,  lisse  avec  une  ponctuation  piligère  clairsemée.  Còtés  de 


—  350  — 

l'épistome,  du  mesonotum  et  epinotum  très  superfinellement  reti- 
cules. Une  paire  de  soies  sur  ehacun  des  segments  thoraciques  et 
pédiculaires  ;  très  espacés  et  plus  abondants  sur  le  gastre  et  de 
vant  la  téte.  Pubescence  discrète  partout. 

Téte  rectangulaire,  un  peu  plus  longue  que  large,  faiblement 
arquée    sur    les  còtés,  à  peine  concave  derrière.  Les  yeux  assez 

grands  et  convexes  sont 
places  au  tiers  posté- 
rieur.Crétes  frontales  di- 
vergentes et  très  espa- 
cées.  Aire  frontale  large. 
Epistorae  un  peu  con- 
vexe  sans  carène  avec 
b  un  bord  antérieur  un  peu 

Fig.  18.  arqué.  Mandibules  lisses 

Cremastoyaster  eüenUda  :   a)  profit  ;  b)  antiMine.  aVCC  QUelOUCS  ''"rOS  Ijoin- 

ts,  de  quatre  dents  su- 
bégales.  Antennes  de  neuf  articles,  massue  de  deux.  Le  scape 
atteint  le  cinquième  postérieur.  Articles  3  à  5  du  funicule  le  dou- 
ble plus  larges  que  long,  le  2**"'"  le  double  plus  long  que  large. 
Promesonotum  sans  sutures  distinctes,  presque  aussi  large  que 
long,  le  dos  assez  convexe  à  còtés  arrondis  en  avant.  Mesonotum 
subbordé  derrière  et  sur  les  còtés  qui  sont  plus  droits.  Face  ba- 
sale de  l'epinotum  très  courte,  environ  quatre  fois  plus  large  que 
longue,  un  peu  convexe  d'avant  en  arrière  et  trois  tois  plus  courte 
que  la  face  declive  qui  est  très  concave  et  bien  bordée.  Angles 
des  deux  faces  mousses,  inermes.  Premier  noeud  un  tiers  plus  long 
que  large  à  cótés  très  faiblement  arqués,  plus  étroit  devant  que 
derrière  avec  les  angles  antérieurs  complétement  effaces  et  les 
angles  postérieurs  relevés.  Deuxième  article  arrondi,  aussi  long 
que  large  et  plus  étroit  que  le  precedent.  Gastre  large. 

cT-  Long.  2,7  mill.  Jaune  grisatre  clair  macule  de  brunatre 
sur  le  thorax.  Téte  noiràtre:  Pattes  et  antennes  blanc  jaunatre. 
Ailes  hyalines  à  nervures  pales.  Lisse  et  Itiisant.  Pilosité  très 
clairsemée. 

Téte,  aussi  large  devant  que  longue  irréguliérement  arrondie 
en  arriere  des  yeux.  Ceux-ci  occupent  la  moitié  antérìeure  des 
còtés.  Mandibule  d'une  dent.  Epistome  convexe  au  milieu  Une 
impression  frontale  distincte.  Antennes  de  dix  articles,  premier  et 
troisième  subégaux,  un   peu   plus  longs  que  le  deuxième  qui  est 


—  351   — 

globiileiix.  Promesonotum  tbrtement  convexe.  Scutellum  et  epino- 
tun  dessinant  chacun  sur  le  profil  une  forte  oonvexité  de  méme 
dimension.  Premier  noeud  ari'ondi  et  très  bas.  Deuxieme  noeud 
arrendi  devant  elargì  derrière. 

Guinee  francaise  :  Kindia  ^  cf . 

Une  §  a  le  gastre  très  grossi  par  la  presence  d'un  Mevmis. 

Creiiiastogaster  (Atopogynes)  depressa  Lat 

Nigerie  du  sud  :  Lagos  3  9- 

St.  Poreli  Mayr. 

Cameroun  Victoria  10  ^. 

Nigerie  du  sud  Alokemejs  ^  —  Ibadan  ^. 

La  race  For  eli  n'est  probablement  que  1'  ^  de  depressa  i.  sp. 

Tribù  Myrinecinini  Ashmead. 

Atopoiuyriiiex  Mocqiierysi  André. 

Dahomey:  Kotonou  8  ^. 

Atopomyrmex  cryptoceroides  Em. 

Guinee  fiangaise:  Kakulima  2  ^.  Maraou  1  ^.  Kindia  6  ^ 
Nigerie  du  Sud  :  Ibadan  8  ^. 

Tribù  Meranopliiii  Emery. 
Meranophis  iiauus  André. 

9  (Non  encore  décrite)  Long.  5,2  mill.  Alle  antérieure  5,7  mill. 
Milieu  du  mesonotum  lisse,  le  reste  de  la  sculpture  un  peu  plus 
forte  que  chez  le  ^.  L'epinotum  torme  entre  les  deux  faces  un 
angle  dente.  Ailes  hyalines  à  nervures  jaune  pale;  du  reste  Gom- 
me la  ^. 

Guinee  francaise:  Kindia  ^  9- 


—  352   - 

Calyptoinyrmex  iiuininnlitìca  n.  sp. 

^  Long.  2,6-2,7  mill.  Bruii  iioir;  gastre  brun  rouge  clair 
Mate.  Téte,  dessus  du  promesonotum  et  du  pédicule  couvert  de 
grosses  fossettes  confluentes  plus  ou  moins  héxagonales  sur  le 
derrière  de  la  téte  et  le  dos  du  thorax,  plus  irrégulières  sur  le  pé 
dicule  avec  une  tendance  à  s'allonger  sur  le  devant  de  la  tete. 
Les  rides  qui  torment  V  intervalle  de  ces  fossettes  sont  faiblement 
luisantes.  Chaque  fossette  est  remplie  par  un  gros  poil  squameux 
généralement  circulaire  et  ombiliqué  au  milieu,  d'un  jaune  d'ocre 
pale.  Ces  squames  sont  très  abondantes  partout,  aussi  bien  sur  le 
gastrequi  est  lisses  et  assez  mat  dessus,  que  sur  les  pattes  qui  sont 
un  peu  rugueuses  et  assez  luisante,  lei  illes  sont  plus  allongées, 
cooleaires  et  entrernèlées  de  gi'os  poils  courts  lesquels  deviennent 
prédominants  sur  les  tarses.  Sur  les  derniers  segments  du  gastre, 
autant  dessous  que  dessus,  les  squames  foi-ment  un  rang  simple  et 
serre  en  bordure.  ,, 

L'épistome,  les  arétes  frontales  et  le  scape  out  une  bordure  de 
poils  claviformes  trés  espacés.  Il  y  a  en  outre  des  poils  ordinai  res 
un  peu  plus  épais  dans  gouttière  transverse  de  l'episteme,  plus 
tins  sur  les  mandibules  et  plus  courts  sous  la  téte.  Reste  du  tho- 
rax glabre  ii'régulièrement  ride  rugueux. 

Téte  un  tiers  plus  étroite  devant  que  derrière,  à  peine  plus 
longue  que  large  au  quart  postérieur.  Bord  occipital  droit,  forte- 
ment  arrendi  aux  angles.  Les  aretes  frontales  débordent  les  bords 
de  la  téte  et  sont  faiblement  échancrés  dans  leur  moitié  posté- 
rieure  pour  laisser  apparaltre  les  yeux  Ceux-ci  très  convexes  ont 
10  facettes  sur  le  bord  d'un  scrobe  très  profond.  Portion  frontale 
de  l'epistome  en  triangle  très  allonge,  la  partie  lobée  fortement 
échancrée  au  milieu  formant  deux  fortes  dents  divergentes.  Man- 
dibules finement  ponctuées-striées  et  mates  en  dedans,  lisses  et 
très  luisante  le  long  de  leui'  bord  externe  et  vers  leur  bout,  le 
bord  terminal  large  de  7  à  8  denticules  plus  accentués  en  avant. 
Scape  dilate  dans  sa  moitié  distale.  Antennes  de  12  articles.  Pro- 
mesonotum bordé,  peu  convexe,  aussi  long  que  large  devant,  moitié 
plus  étroit  en  arrière  qu'en  avant.  Bord  antérieur  arqué  avec  les 
épaules  anguleuses  Les  còtés  sont  presque  rectilignes,  le  bord 
postérieur  fortement  échancré.  Face  basale  de  l'epinotum  plus 
longue  que  large,  très  fortement  concave  d'un  coté  à  Tautre  avec 


les  bords  largement  relevès  et  léfo-érement  échancrès  d'avant  en 
nrrière.  Face  declive  égalemeiit  bordée,  fortement  concave,  formant 
sur  Jes  còtés  avec  la  face  basale  un  angle  submutique.  Premier 
aiticlc  du  pédicule  avec  un  noeud  d'un  quai't  plus  large  que  long 
et  bien  plus  court  que  sou  petiole  antérieur,  aussi  haut  que  large, 
bien  ]ilus  large  à  la  base  qu'au  soramet  lequel  est  arrondi.  Deuxième 
ai'ticle  aussi  long  mais  un  peu  plus  large  que  le  precedent  en 
ovale  ti'ansversal.  Gastre  aussi  large  que  la  téte,  k  peine  tronqué 
à  la  base. 

Cameroun:  Victoria  6  ^. 

Tribù  Solenopsidini  For. 
SuB-TRiBU  Monomoriinì  Em. 

Mouoiiioriiiiii  salonionis  L.  st.  siibopaciiin  Sm. 

Canaries:  Teneriffe  ^. 

Moiioiiìoi'ìum  bicolor  Era. 

Senegal  :  Dakar  ^. 

Guinee:  Kindia,  Mamou  ^. 

Oette  espèce  varie  beaucoup.  Les  esemplaii-es  de  Guinee  sont 
d'un  l'ouge  plus  sombi'e.  Il  y  a  lieu  de  remarquer  deux  nouvelles 
formes.  Je  donne  ici  la  clè  dichotomique  des  races  et  variétés 
de  l'espèce. 

1.  Gastre  mat 2. 

Gastre  luisant.  Basse  Egypte.  M.  bwolor  St.  ni  (idi  ventre  Em. 

2.  Pilosité  chair  semèe 3. 

Pilosité  assez  abondante,  Somalie.    .     .     St.  Iiirsìtiuni  For. 

3.  a)  Long.  2,6-2,8  mill,  gastre  noir  avec  uu  reflet  bleuàtre. 
.     .     .     (z=:Var.  coerulescens  Sants) bicolor  i.  sp. 

/;)  Long.  3-3,2  mill.  Gastre  sans  reflet,  la  base  un  pen  rous- 

sàtre.  Haute  Egypte v.  ruflbasis  n.  var. 

e)  Long.  2  mill,  gastre  avec  faible  reflet  bleu,  le  scape  ne 
dopasse  pas  le  bord  occipital.  Psammophores  assez  développès. 
Ponctuation  du  thorax  plus  prononcèe  que  chez  le  type.     .     .     . 

St.  dakarensis  n.  st.  Plusieui's  ^. 

Senegal  :  Longa  (Roubaud)  types. 
Dakar  (Silvestri)  1    ^. 

Bollett.  di  Zoologia  Gen.  e  Agr.  2S 


-   354  — 

Monomoriuin  Pharaonis  L. 

Senegal:  Dakar  2  Q,  ^. 

Mououiorium  floricola  Jerd. 

Nigerie  du  Sud  :  Lagos  ^  9- 

Monomorium  setnliferuin  For. 

Angola:  Quifangondo  2  ^. 

Monomorium  (Holcomyrmex)  gracillimum  Sm. 

Guinee  fran^aise:  Mamou  3  '§. 

Monomorium  (Mitara)  atomus  For.  st.  mictilis  For. 

Guinee  frangaise:  Mamou  ^. 

Le  petiole  du  premier  article  pédiculaire  est  un  peu  plus  long 
que  chez  les  exemplaires  d'Erythrée. 

Sous  TRIBÙ  Soleiiopsidini  Forel. 
Soleuopsis  orbuloides  Er.  André. 

^.  (Non  décrite)  Long.  3,4  mill.  Jaune,  bord  des  mandibules 
et  insertion  des  alles  brune.  La  téte  forme  un  rectangle  un  peu 
mo'ns  allonge  que  chez  l'ouvrière.  Les  yeux  un  peu  plus  grands 
que  le  tiers  des  còtés  de  la  téte  sont  places  en  avant  de  son  mi- 
lieu. Antennes  de  11  articles,  massue  de  2  articles.  Mandibules 
lisses  de  4  dents.  Carène  de  l'epistome  écartées,  peu  saillantes  en 
avant.  Thorax  très  comprime,  à  profil  dorsal  rectiligne  sauf  le 
devant  du  mosonotura  qui  forme  une  courbe  reguliere  avec  le 
pronotum  qu'  il  surplombe  k  peine.  Les  deux  faces  de  l'epinotum 
con  vexes,  formen  t  également  une  co  urbe  reguliere  sans  trace 
d'angle  ni  de  bordure.  Premier  noeud  conique,  bien  plus  haut  que 
long,  le  sommet  aiTondi  d'avant  en  arrière  et  sur  les  cótés  est 
presque  deux  fois  aussi  large  que  long.  Petiole  antérieur  aussi 
long  que  la  hauteur  du  noeud.  Deuxième  noeud  un  peu  moins  long 
que  large  et  aussi  large  et  plus  bas  que  le  precedent.  Gastre  en- 
viron trois  fois  aussi  large  que  le  thorax. 

Nigeria;  Olokemeji  ^  9- 
»  Lagos  ^. 


--  355  - 


Solenopsis  punctaticeps  Mayr. 

Angola:  Quifangando,  1   ^. 

Solenopsis  punctaticeps  Mayr.  var.  indocilis  n. 

^.  Long.  1,8-3  mill.  Téte  et  thorax  jaune  rougeàtre,  le  reste 
jaune.  Pilosité  assez  reguliere,  un  peu  plus  courte,  sur  les  tibias. 
Téte  plus  carrée.  Le  premier  noeud  un  peu  plus  large  à  la  base 
avec  le  petiole  antérieur  un  peu  plus  court,  le  sommet  plus  aminci. 
9.  Long.  5  mill.  Brun  rouge  Mandibules  antennes  pattes 
deuxième  noeud  et  gasti-e  jaune    Pilosité  assez  courte.  Aile  supé- 

rieure  longue  de  5,6  mill  Dents  de 
l'epistome  saillantes  et  espacées  com- 
me  chez  le  type.  Le  premiei-  noeud 
un  peu  plus  étroit  au  sommet.  Du 
reste  comme  le  typcr 

Guinee  frangaise:  Mamou  7^5  9- 

Solenopsis  pylades  For. 
V.  itinerans  For. 

Guinee  frangaise:  Conakry  4  ^. 

Tribù  Pheidoiogetini  Emery. 

Auelens  diabolus  Sants. 

{  =  Oligomynnex  diabolus  Sants.   Bull.   Soc. 
Ent.  France  191^  p.  459-4fì0)  (fig.  9). 

%.  Long.  2,4-2,6  mill.  Jaune  un 

peu    roussàtre.  Téte   rouge   brunàtre, 

le    devant    jaune    rougeàtre,    gastre 

jaune  grisàtre,  pattes  et  antennes  jau- 

nes.  Densement  ponctué  reticule,  mat. 

Mandibules  occiput  et  dessus  du  pi'o- 

mesonotum  lisses,  espacément  pontués 

et  luisants,  gastre  finement  ponctué  avec  un  reflet  graisseux.  Jones 

et  còtés  de  l'epistome  striés  en  long.  Un  réseau  de  rides  plus  ou 

moins  concentriques  autour  de  l'aire  frontale  devenant  transver- 


Fig.   19. 

A)ieleus  diabolus  Santis.  :  a)  et  h)  Téte 
du  ÜJ  ;  e)  Profil  du  thorax;  d)  protìl  de 
1'  ^  ;  e  )  tète  de  1'  9  ;  f)  uiandibule  de  r  ?  • 


—  856    - 

sales  vers  I'occiput  se  supperpose  à  la  sculpture  de  la  fete  qui  est 
plus  forte  que  sur  le  reste  du  corps.  Pilosité  dressée  assez  abon- 
dante  et  assez  courte  par  tout  y  compris  les  appendices  où  elle 
est  plus  oblique,  plus  pubescente. 

Tète  rectangulaire,  un  quart  plus  longue  que  large  à  còtés 
un  peu  arqués,  surtout  en  arrière.  A  bord  postérieur  échancré  avec 
les  angles  réflechis  en  avant  en  forme  de  cornes.  Un  ocelie  me- 
dian chez  les  grands  individus.  Yeux  très  petits  situés  en  arrière 
du  tiers  antérieur  des  cótés.  Le  scape  rèdine  atteint  le  milieu  de 
la  tète.  Articles  2  à  5  du  funicule  aussi  iarges  que  longs,  les  sui- 
vants  plus  longs.  Epistome  bicarèné,  ci'eusé  en  gouttière,  èlargie 
en  avant  entre  les  carènes.  Son  bord  antérieur  échancré  au  milieu 
et  taiblement  téstonné  sur  les  còtés  Mandibules  de  G  dents.  Pro- 
mesonotum  globuleux.  Suture  promesonotale  étfacèe,  sillon  meta- 
notai  peu  profond.  Le  metanotum  peu  saillant  mais  distinct.  Face 
basale  de  l'epinotum  subbordé  dessus,  aussi  longue  que  large  der- 
rière  plus  conte  que  la  declive  qui  est  concave  de  haut  en  bas 
et  avec  laquellé  elle  forme  un  angle  inerme  mais  distinct.  Premier 
noeud  un  peu  plus  haut  que  la  longueur  du  petiole  antérieur,  le 
sommet  ari'ondi  est  deux  fois  aussi  large  que  long.  Deuxième  noeud 
un  quart  plus  large  que  long,  rétrèci  en  avant  où  il  est  aussi  large 
que  le  precedent;  gastre  un  peu  anguleux  de  chaque  cotés  du 
pèdicule. 

^.  Long  1,2  mill.  Jaune.  Assez  luisante.  Densement  ponctuèe. 
Dessus  du  promesonotum,  des  noeuds  et  du  gastre  lisses  avec  une 
ponctuation  piligère  moins  serrée.  Pilosité  comme  chez  le  %  mais 
plus  courte. 

Téte  rectangulaire,  un  tiers  plus  longue  que  large,  les  còtés 
presque  droits  et  paralleles,  le  bord  postérieur  droit.  Yeux  dune 
facette,  un  peu  en  avant  du  milieu.  Epistome  avance  en  lobe 
arrondi  sans  carène  distincte.  Mandibules  de  6  dents.  Le  scape 
atteint  le  cinquième  postèi'ieur  de  la  téte.  Les  articles  2  à  7  du 
funicule  bien  plus  Iarges  que  longs.  Promesonotum  sans  suture, 
faiblement  convexe  avec  les  épaules  arrondies.  Sillon  mesonotal 
peu  profond.  Face  basale  de  l'epinotum  subbordée,  aussi  longue 
que  la  declive,  inerme.  Premier  article  du  pèdicule  un  quart  plus  bas 
que  long  et  environ  quatre  fois  plus  long  que  large.  Le  noeud 
est  arrondi  en  dessus  et  distinctement  plus  long  que  large.  Deux- 
ième noeud  plus  èpais  que  le  precedent  et  plus  long  que  lai-ge. 

Cameroun:  Victoria    2  c^  2   Q^.. 


357   - 


Aiieleus  Silvestrii  n.  sp.  (fig.  20). 

0[[.  Long-  2-2,5  mill.  Roux  testacé.  Téte  ponctiiée  avec  un 
lache  réseaii  de  rides  comprenant  de  4  à  8  points  dans  chaque 
maille  et  se  disposant  trans v^ersale men t  en  arrière  tandis  que  sur 
la  moitié  antérieure  de  la  téte  les  rides  sont  longitudinales  et  que 

la  ponctuation  s'efface 
dans  leurs  intervalles 
qui  deviennent  lisses  et 
luisants.  Jones,  epistome 
mandibules  et  milieu  du 
front  lisses  et  luisants 
chez  le  9^  de  2  mill. 
Thorax  ponctué,  l'epino- 
tum  l'est  très  densement 
le  promesonotum  plus 
faiblement  mais  en  outre 
irrégulièrement  et  assez 


Fig.   20. 

Aueleus    Siloestrii   n.    sp.  :    a)    "3i    téte  ;   b)    ^    proftl    du 

thorax  ;   e)    $   profll,  téte  vue  obliquement  ;  d)    ^    thorax 

vu  de  de.ssiis  ;  e)   9    tète  vue  de  face. 


foi'tement  ridés  en  tra- 
vers.  Ses  deux  noeuds 
plus  du  moins  lisses , 
gastre  lìsse.  Pilosité  jau- 
nàtre,  pointue  et  courbée  assez  clair-semée  (plus  courte  et  plus  abon- 
dante  chez  A.  condenscena  Sants)  Pattes  et  antennes  très  pubescen 
tes.  Téte  rectangulaire,  un  cinquième  à  un  quart  plus  longue  que 
large,  les  còtés  faiblement  arqués,  le  bord  postérieur  très  échancré 
et  bordé  d'une  faible  créte  chez  les  plus  grands  soldats.  Yeux  de  6  à 
8  facettes  au  quart  antérieur  des  còtés.  Epistome  bicarèné,  échancré 
au  milieu  de  son  bord  antérieur.  Mandibules  larges,  armées  de 
cinq  dents  distinctes.  Le  scape  atteint  presque  le  milieu  de  la  téte. 
Articles  2  à  7  du  funicule  bien  plus  large  que  longs,  le  8*""*^  un 
pen  plus  large.  Promesonotum  convexe  comme  chez  ^4.  perpu- 
sillus  Em.  Suture  promesonotale  indistincte,  indiquée  par  une  ou 
deux  rides  plus  fortes  que  les  voisinès  Sillon  metanotal  assez 
profond,  le  metanotum  fait  une  lógère  sail  lie.  Face  basale  bordée 
fortement  divergente  en  arrière  et  en  dehors,  terminée  par  de 
fortes  dents.  Premier  noeud  aussi  haut  que  le  petiole  antérieur, 
plus  haut  que  chez  .1.  perpusillns  et  le  sommet  de  l'écaillc  plus 
épaisse.  Deuxième  noeud  subrectangulaire  (vu  de  dessus)  un  tiers 


—  358  — 

plus  large  que  long,  les  cotes  peu  con  vexes.  Gastre  échancré  en 
avant. 

Còte  d'Or:  Aburi  1   ^  2   %. 

Aeromjriua  vorax  Sants. 

'^.  Long-.  0,8  mill.  Jaune.  Pattes  antennes  et  gastre  plus  clair, 
borei  des  mandibules  brunàtre.  Tète  sauf  le  front,  thorax  moins 
le  pronotum,  et  pédicule  mat  et  densement  ponctué  réticulé.  Le 
reste  luisant  et  lisse  avec  quelques  points  espacés.  Pubescence 
assez  abondante  surtout  sur  les  pattes  et  les  antennes.  Pilosité 
dressée  rare  bien  plus  rare  que  chez  A.  ISosida/nbo  For  et  Trae 
gaordlii  Sants.  Téte  plus  longue  que  large  à  còtés  assez  con- 
vexes  et  bord  postérieur  droit.  Yeux  d'  une  seule  facette  atro- 
phiée  situés  au  tiers  antérieur  des  còtés.  Episteme  luisant,  convexe, 
arqué  en  avant,  inerme.  Mandibules  lisses,  de  5  dents  subégales. 
Un  léger  sillon  median  va  du  front  au  bord  postérieur.  Le  scape 
atteint  le  quart  postérieur  de  la  téte;  le  dernier  article  de  lan- 
tenne  est  presque  aussi  long  que  le  reste  du  funicule.  Articles  3 
à  8  plus  du  double  plus  larges  que  longs;  pris  ensemble  il  sont 
aussi  longs  que  le  2"®  article  de  1'  antenne.  Thorax  un  peu  plus 
court  que  la  téte.  Promesonotum  un  peu  convexe.  Sillon  metanotal 
un  peu  moins  profond  que  chez  TraegaordhL  Face  basale  de 
l'epinotum  rectangulaire  à  peine  plus  longue  que  large  et  taible- 
raent  convexe.  Face  declive  bordée  d'une  étroite  lamelle  translu- 
cide dentée  à  ses  deux  extrémités. 

Premier  article  du  pédicule  plus  long  que  haut  (Plus  hauts 
chez  Traegaoì-dìii).  et  arrondi  en  dessus  et  en  dessous.  Deuxième 
article  bas  en  ovale  transversai,  plus  large  que  le  precedent  (Plus 
large  chez  Nosidambo).  Diffère  en  outre  de  ces  deux  espèces  par 
la  sculpture  plus  forte  de  la  téte. 

Còte  d'Or:  Aburi  1  seule  ^. 

Oligomyrmex  augoleusìs  n.  sp.  (Fig.  21). 

%.  Long.  0,9-1  mill.  Jaune  roussàtre,  téte  plus  rougeàtre,  ga- 
stre jaune  brunàtre,  pattes  et  antennes  jaunes.  Mandibules,  milieu 
de  l'epistome,  occiput,  mesoepinotum,  dessus  des  deux  noeuds  et 
gastre  lisses  et  luisants.  Téte,  reste  du  thoi'ax  mats  et  ponctués. 
Le  dessus  de  la  téte  est  en  outre  densement  et  assez  finement 
ride  strie  en  long.  Le  fond  des  stries  est  plus  luisant  et  moins 
ponctué  en  avant  vers  Ics  joues  et  l'epistome  qu'en  ardere.  Sur 


—  359   - 

les  còtés  de  la  téte  les  stries  s'aiiastomosent  plus  ou  moins.  Quel- 
ques longs  polls  disperses  sur  le  corps,  la  pubescence  est  surtout 
distribuée  sur  les  membres  et  la  téte. 

Téte  rectang'ulaire,  un  quart  plus    longue    que  large  à  còtés 
un  peu    convexes  et  bord   occipital   légérement   échancré.   Yeux 


Fig.  21. 

Oligomyrmea:   angolensis   n.  sp.  :    j\-    téte  de  face   et  profll  du  corps. 

d'une  facette,  un  peu  en  avant  du  tiers  antérieur  des  còtés.  Epi- 
stome  bicarené,  échancré  au  milieu  de  son  bord  antérieur,  con- 
vexe  d'avants  en  arrière.  Le  scape  dépasse  un  peu  le  milieu  de 
la  téte.  Articles  3  à  7  de  l'antenne  un  peu  plus  épais  que  longs, 
le  deiiiier  de  la  masse  aussi  long  que  les  6  precedents  réunis. 
Mandibules  de  4  dents.  Promesonotum  globuleux,  un  peu  plus 
long  que  large  avec  la  suture  promesonotale  peu  distincte.  Sili  on 
metanotal  assez  imprimé.  Face  basale  bordée,  échancrée  et  élargie 
derrière  et  un  peu  plus  longue  que  lai-ge,  terminées  par  deux  dents 
longues  comme  le  quart  de  leur  intervalle,  larges  à  leur  base.  Face 
declive  fortement  bordée,  concave.  Premier  article  du  pédicule 
un  peu  moins  haut  que  long,  son  noeud  ai'rondi  au  sommet  est 
presque  le  double  plus  large  que  long.  Le  sommet  du  deuxième 
noeud  à  peine  plus  large  que  le  premier  mais  seulement  d'un 
quart  plus  court  que  large.  Gastre  court,  échancré  de  chaque 
coté  du  pédicule.  Très  voisin  de  0.  Alluaudl  Sants.  et  JeanneU 
Sants.  mais  chez  le  premier  la  téte  est  plus  courte  et  la  sculpture 
plus  lisse  chez  le  deuxième. 

^.  Long.  0,8  mill.  Jaune  roussàtre.  Téte,  epinotura  et  còtés 
du  !*"■  noeud  mats,  densement  et  finement  reticulés-ponctués,  le 
reste  luisant  et  lisse.  Téte  un  peu  plus  longue  que  large,  plus 
longue  que  chez  0.  Alluaudi  et  muins  élargie  derrière.  Le  scape 


—  360    - 

atteint  presque  le  quart  postérieur  Manclibules.  de  4  dents.  Thorax 
large  devant  et  plus  épaulé  que  chez  AUuaudL  Face  basale  de 
I'epinotum  bieii  plus  large  que  loiigue  avec  les  dents  médiocres, 
aussi  larges  à  la  base  que  longues.  Premier  article  du  pédicule 
un  peu  plus  long  que  haut  et  un  peu  plus  large  au  sommet  que 
chez  Alluaudi.  Deuxiéme  noeud  arrendi,  plus  éti'oit. 
Angola:  Quifangondo  3   ü|,  2  ^. 

Oligoiiiyrmex  debilis  Sants. 

(Bull.  Soc.  Ent.  France  1913  p.  459)  (fig    22). 

%.  (non  décrit)  Long.  2,5-2,6  mill.  Rouge  jaunàtre  ,  gastre 
et  mandibules  jaunes  un  peu  brunatre,  bord  des  mandibules  noi- 
ràtre,  pattes  et  antennes  jaunes.  Luisant.  Dessus  de  la  téte  submat, 
strie  ride  en  long  avec  les  intervalles  très  fìnement  et  densement 
ponctués  surtout  dans  les  deux  tiers  postérieurs  de  la  téte  et  par 
seme  de  quelques  gros  points  espacés.  Mandibules ,  milieu  du 
clypeus,  dessus  du  promesonotum  et  gastre  lisses  avec  quelques 
petits  points  espacés.  Còtés  du  promesonotum  et  dessus  des  deux 
noeuds  fìnement  reticules  ,  reste  du  thorax  et  du  pédicule  den- 
sement ponctué.  Quelques  soies  assez  longues  sur  l'abdomen,  d'au- 
tres  plus  courtes  fines  et  l'edressées  sur  la  téte  et  le  thorax. 
Pattes   antennes  pubescentes, 

Téte  rectangulaire,  un  quart  plus  longue  que  large,  à  còtés 
paralleles  et  presque  droits,  le  bord  postérieur  échancré  dans  son 
tiers  median,  convexe  et  arrendi  dans  les  tiers  externes  qui  sont 
en  outre  hordes  d'une  petite  créte  transversale.  Un  ocelle  median. 
Yeux  d'une  facette  an  tiers  antérieur.  L'épistome  a  deux  carè- 
nes  mousses  au  sommet  limitant  en  dehors  les  fosses  anténnaires, 
sun  bord  antérieur  échancré  au  milieu  et  festonnè  sur  les  còtés. 
Antennes  de  iO  articles  (quelque  fois  9).  Le  scape  atteint  le  mi- 
lieu de  la  téte.  Mandibules  de  5-6  dents.  Pronotum  convexe  en 
disque  ai'rondi  aussi  large  que  long  et  bordé  en  avant.  Suture  me 
sonotale  distincte.  Mesonotum  un  peu  plus  large  que  long  sur  les 
còtés  ,  fortement  échancré  en  avant.  Sillon  metanotal  asscz  pro- 
fond.  Face  fasale  de  l'épinotum  un  peu  plus  large  que  longue,  boi - 
dèe,  échancré  denière,  un  peu  convexe  en  avant.  Angles  des  deux 
ftices  mutiques.  Face  declive  un  quart  plus  longue  et  un  peu  con- 
cave en  haut.  Pieniier   article    une    fois    et   demi    plus  long   quo 


—  36t    — 

hniir,  le  noeud  assez  bas  et  a>Tond'  au  sonimet  est  en  ovale  tiaiis- 
voisal  ,  le  double  plus  lara^e  que  long.  Deuxième  noeud  moitié 
])lus  large  que  le  precedent,  environ  deux  tiers   plus   large   que 


Fig.   22. 

Oligomyrmex   debiiis    8auts.  :    a)   '\   profil  du  corps  ;    b)   -U-    téte  ;    e)   '^i    thorax    vu   de 

dessus  ;  d)    '^    antenne  ;  e)    ?    antenne  ;  t)    $    téte  ;  g)  processus  épiuotal    ?  ;  h)    o   ; 

i)    O     pédicule  vu  de   dessus  ;  j)    ¥  • 


long,  arrondi  dessus,  devant  et  sur  les  còtés.  Gastro  non  échan- 
C'ié  devant,  ovale,  assez  grand. 

'^.  Long  0,8  mill.  Jaune  brunatre;  téte  brun  jaunatre;  pattes, 
antenne«  et  mandibules  jaunes.  Lisse  et  luisante  avec  quelques 
points  épars  plus  nombieux  sur  le  vertex.  Epinotum  ponctué-ré- 
ticulé,  assez  mat.  Pubescence  courte  assez  relevée. 

Téte  un  sixìème  plus  longue  que  large  à  còtés  assez  ai-qués, 
aussi  large  en  avant  qu'  en  arrière  où  le  bord  est  droit  et  les 
angles  moyennement  arrondis. 

Epistome  convexe,  subbicaréné,  à  bord  antérieur  entier  et  a- 
vancè.  Antennes  de  9  articles.  Le  scape  atteint  le  cinquième  pò 
stérieur  ;  les  articles  2  à  6  du  funicule  plus  larges  que  longs,  le 
dernier  presque  aussi  long  que  le  leste  du  tunicule.  Promesono- 
tuni  un  quart  plus  long  que  large  sans  sutures  distinctes,  les  épau- 
les  marquees  mais  arrondies.  Suture  metanotale   enfoncée.   Face 


—   362   — 

basale  de  1'  épinotura  bordeé,  presque  aussi  longue  qae  large,  la 
face  declive  bordée  lateralement  d'une  lamelle  de  tìssus  spon- 
gieiix.  Premier  article  du  pédicule  moitié  plus  long  que  haut  avec 
un  noeud  bas  et  arrendi  dessus  et  devant ,  aussi  lai-ge  que  long 
au  sommet.  Deuxième  article  en  ovale  transversal,  la  moitié  plus 
large  que  long.  Gastre  assez  grand. 

cf.  Long.  3  mill.  Noir  un  peu  brunàtre,  pattes  antennes  et  fu- 
nicule  jaune-brunàtre.  Luisant.  Téte,  dessus  du  thorax,  épinotum 
et  pédicule  fìnement  ponctués.  La  té  te  est  en  outre  finement  strio- 
lée  en  long.  Une  pilosité  peu  longue  ,  fine  ,  assez  oblique  et  en- 
tremelée  à  la  pubescence  sur  le  corps  est  passablement  abondante. 
Pattes  et  antennes  seulement   pubescentes. 

Téte  trapezoidale  ,  aussi  large  devant  que  sur  les  còtés.  Les 
yeux  aussi  grands  que  la  moitié  des  còtés  sont   places   près  des 

angles  antérieurs.  Un  sillon 
va  de  r  ocelle  median  à  1'  épi- 
stome  qui  est  f^rtement  ca- 
rène. Mandibules  étroites,  de 
3  petites  dents.  Le  scape  est 
plus  épais  et  plus  court  que 
le  troisième  article  de  1'  an- 
tenne. Mesonotum  aussi  large 
que  long  avec  un  sillon  de 
Mayr  incomplet.  Scutellum 
triangulaire  aussi  large  de- 
vant que  long.  Épinotum  étroit 
convexe  et  inerme.  Sommet 
des  deux  noeuds  faiblement 
convexe  en  ovale  transversal. 
Deuxième  noeud  environ  deux 
tiers  plus  large  que  le  pre- 
mier. Gastre  long  et  étroit.  Les 
stipites  long  et  ètroits,  arquès  en  dedans  arrondis  à  1'  extrèmitè 
et  creusé  intérieurement  en  gouttière. 

Guinee  franpaise:  Kindia  5.  9\.cf.et  Conakry,  Caraayenne  ^.  Q[. 

Carebara  Silvestrii  n.  sp.  (Fig.  23). 


Fig.   23. 

Carebara   Silvestrii    9    n.  sp.  :    a)   profil  ;    b)    dos  ; 

e)   tete    de   face. 


^    Long.  1,5-1,8  mill.  Jaune,  assez  luisant,  lisse  avec  une  ponc- 
tuation  pilifere  et  une  pilosité  comme  chez  C.  vidua  Sm. 


—    oho 


Cai-eboi-a  annodi  For. 


a)  profll  (hi  thorax;   b)  dos  du  niènie; 
e)    téte. 


Téte  un  peu  plus  longue  que  large  (  \/t  ),  épistome  couvexe, 
^  lobé    comme    chez 

vid/ra,  subbordé  du 
coté  des  fosses  an- 
tennaires .  Mandi 
bules  de  4  fortes 
dents.  Le  scape  at- 
teint  le  quart  posté- 
rieur  de  la  téte. 
Promesonotum  le 
double    plus     long 

que    l'épinotura   (un  tiers  plus  loug  chez  vidua).  Face  basale  in- 

complétement  bordée,  plus 

courte  ou  aussi  courte  que  a^ 

le    face   declive.    Premier  '^^^ — ^ 

noeud    distinctement    plus  —      ^^ 

étroit  que  le  suivant,  assez 

longuement     pédiculé    de 

vant.   C  est   peut  étre  1'  ^ 

incomme    de     C.     sìchelii 

Mayr 

Guinee  frangaise  :  Ma- 

mou  ^.  ^  Fis-  2-^- 

J^énéo"al  ■    ThieS    ^  Carehara  vidua  Sm.   '^  •  a)  profil  du  corps;  b)  le  méme 

'^        '  ^'  vu  de  dessvis  ;    e)  téte  de  face  ;    d)  niaudibule. 

Les    ^    de    Caì-ebara 
atìicain  méritant  une  étude  plus  attentive,  ]e  donne  ici  la  clé  analy- 

tique  des  espèces  avec 
les  figures.  L'Oligoinijì' 
mex  arnoldi  Forel.  est 
aussi   un  Carehara. 

A).  Mandibules  de 

3  dents,  Rhodesia.  .  C. 
arnoldi  For. 

B).  Mandibules  de 

4  dents. 
1.    Face    basale  de 

r  épinotum     bordée     et 
plus  longue  que  la  face 
declive  C.  vidi' a  Sm. 
2.  Face  basale  de  1'  épinotum  plos  courte. 


Fig.  26. 

Careharn    Arnoldi    For.    ^  •    a)    thorax    vu    du   dos 
incme   de   profil;    e)  mandibules;    d)  téte. 


bi  le 


—  8ß4 


a)  V  noeud  du  pedicule  '/^  plus  étroit  que  le  suivant.     . 
C.  SilvestìHi  n. 

b)  P'"  noeud  aussi  large  que  le  suivant     .     C.junodi  For. 

Paedalgiis  iiifimus  Sants,  (Fig.  27). 
{Oligomyrmex  iiifimus  S;ints.  Bull.  Soc.  Ent.  France  1913  p.  459). 

^.  Long.  0,8  mill.  Jaune;  pattes  et  antennes  janune  pale.  Den- 
sement  ponctuée.  Mate.  Episteme,  dessus  du  promesonotum  et  des 
deux  noeunds  du  pedicule,  et  gastre  lisses  avec  une  ponctuation  pi- 
lifere espacée.  Pubescence  courte  et  assez  clair-semée.  Quelques 
poils  dresses  autour  de  la  bouche  et  sur  l'extrémité  de  l'abdomen. 

Téte  rectangu- 
laire,  aussi  longue 
que  large  ,  à  còtés 
un  peu  convexes  et 
plus  rétrécie  en 
avant  qu'  en  arriè- 
re  où  le  bord  est 
presque  droit  Yeux 
nuls  ou  réduits  à 
une  très  petite  ta- 
cile pigmentée  au 
tiers  antérieur  des 
còtés.  Le  scape  do- 
passe un  peu  le 
quart  postérieur. 
Articles  2  à  7  du 
funicule  bien  plus  épais  que  longs,  le  8*'™*'  un  peu  plus  long 
qu'  épais ,  le  dernier  très  épais  et  aussi  long  que  le  reste  du 
funicule.  Epistome  bicaréné,  étroiteraent  échancré  au  milieu  de 
son  bord  antérieur  qui  avance  un  peu,  prolongé  en  arrière  entre 
les  arétes  frontales  Aire  frontale  indiquée.  Mandibules  de  4  dents, 
la  dernière  placée  en  avant  de  l'angle  postérieur  qui  est  inerme. 
Promesonotum  deprime  ,  sans  sutures.  La  sutui-e  raetanotale  peu 
distincte.  Pronotum  fortement  épaulé  presque  aussi  large  de  van  t 
que  long,  subbordé.  Face  basale  de  1'  épinotum  rectangulaire,  un 
peu  plus  longue  que  large,  fortement  bordée  et  un  peu  concave 
de  droite  à  gauche ,  fortement  inclinée  en  arrièi'e.  Face  declive 
aussi  longue  que  la  pi'écédente  bordée  par  un  processus  lamellaii-e 


Fig.   27. 

Paedalgus  infimus  Sants.    V.   a)  profll;  b)  face  superieure;  e)  pro- 
cessus  épinotal  ;    d)  tète  ;    e)  antenne. 


—  865 


qui  rappelle  celui  des  Strumigenys.  Premier  article  du  pédioule 
aussi  haut  que  long,  le  sommet  du  noeud  2  Va  fois  plus  large 
que  long,  le  noeud  suivant  encore  un  peu  plus  large,  en  ovale 
transversal;  gastre  largement  échancré  devant. 

Guinee  frangaise  :  Kindia  quelques  '^  et  larves. 

L'absence  de  Soldats  ,  les  palpes  de  2  articles  et  autres  ca- 
ractéi-es  me  font  ranger  cette  espèce  dans  le  genre  Paedalgus 
Forel.  bien  que  la  massue  des  antennes  ne  soit  que  de  deux  ar- 
ticles comrae  chez  le  autres  Oligoynyrmex. 

Dureste  chez  un  exemplaire  type  de  P.  esche rlchi  For.  le  T*""'" 
ai  tide  de  l'antenne  est,  comme  chez  P.  infinius,  k  peine  plus  grand 
que  le  precedent.  Les  larves  sont  glabres.  Diffère  du  P.  escJierichi 
par  sa   sculpture  plus  faible  et  surtout  par  son  épinotum  plus  long. 

Tribù  Tetramoriiiii  Emery. 
Tetranioriuin  pusilluni  Em.  var.  auxia  nov.  var. 

^.  Long.  2  mill.  Noire.  Mandibules  pattes  et  antennes  jaune 
brunatre.  Assez  luisant,  ride  en  long  avec  de  petits  points  espacès 

dans  r  intervalle  des 
stries  qui  sont  assez 
luisants.  Fond  des 
scrobes,  cótés  du  tho- 
rax, moitié  postérieu- 
re  de  la  face  basale 
de  r  épinotum  et  face 
declive  densement  et 
régulièrement  ponc- 
tués.  Les  deux  noeuds 
du  pédicule  un  peu  plus  fìnement  ponctués  avec  quelques  rides 
longitudinales.  Gastre  lisse.  Mandibules  lisses  avec  quelques  points 
espacès  et  quelques  faibles  stries  à  la  base  ,  de  deux  dents  api- 
cales,  le  reste  indistinctement  denticulé.  Le  thorax  est  assez  de- 
prime en  avant  et  resseré  au  niveau  de  la  suture  mesoepino- 
tale  ,  laquelle  ,  ainsi  que  la  promesonotale  est  effacée.  Épinotum 
plus  dente  que  le  type.  Deuxième  noeud  en  ovale  transversai, 
des  2/3  plus  larges  que  le  precedent. 

9.  Long.  2,3  mill.  Alle  antérieure  de  2,5  mill,  hyalines  à  ner- 
vouses  jaune  brunàtre,  du  leste  comme  chez  le  type. 

Guinee  frangaise  :  Camayenne  près  de  Conakry.   ^.  9- 


Fig.   28. 
Tetra  IH  or  ium  pusilhiin  Eni.  var.  inixifi  u.  vai'.    9  ■ 


—  366  — 

Tetramorium  pusìllum  Em.  var.  exoleta  n.  v. 

^.  Long.  1-6  mill.  Brun  roussatre  clalr,  gastre  brun  de  poix, 
pattes,  antennes  et  mandlbules  jaunes.  L'épinotum  est  plus  forte- 
ment  dente  que  chez  le  type  un  peu  plus  que  chez  la  var.  anxia, 
le  premier  noeud  est  un  peu  plus  court,  un  peu  moins  luisant  que 
chez  anxia  du  reste  identique.  Fait  aussi  passage  au  T.  intextum 
Sants.  qui  pourait  étre  rattaché  au  pìisiUum  comme  race  quand 
on  en  connaitra  les  formes  sexuées. 

Nigerie:  Lagos  6  ^. 

Tetramorium  africaiium  Mayr. 

Cameroun:  Victoria  2  ^. 
Guinee  frangaise  :  Conakry  2  ^. 

Tetramorium  aculeatum  Mayr. 
Cameroun:  Victoria  1   ^. 

Tetramorium  sericeiveutris  Eni. 

Gruinée  fran^aise:  Conakry  1   '^. 
Nigerie:  Ibadan  4  ^. 

Tetramorium  blochmauui  For.  v.  uigriventris  Stitz. 

Guinee  frangaise:  Kakulima  2  ^. 

Tetramorium  grassi  Em. 

Cape  de  B.  E.  Constencia  2  9  2^. 

Tetramorium  capeuse  Mayr. 

Cape  de  B.  E.  Stellenbosch  1   ^. 
Constancia  4  9- 


-    367  — 

Tetramoriiim  caespitum  L.  st.  schultzei  For. 
Cape  de  B.  E.  Stellembosch  1  ^. 


Fig.  29. 

Tetramorhim    cameritnense   Mayr.    v.    Woelhroeciii    For.    $  • 


Tetraiiioriiuii  caiiieruueuse  Mayr. 
var.  Woelbroecki  For.  (fig.  29). 

Nigerie  cUi  Sud:  Lagos  2  ^. 

Xiphomyrmex  orbiceps  n.  sp.  (fig.  30). 

^.  Long.  2,3-2,5  mill.  Noir  ou  noir  brunatre.  Mandibules, 
funicule  et  aiticulations  des  pattes  jaune  roussatre.  Quelques 
polls  dresses  sur  le  devant  de  la  tète.  Antennes  et  tarses  assez 
pubescents ,  le  reste  glabre.  Très  luisant  et  entiérement  lisse 
(sans  les  fossettes  de  X  fossidatum  For.). 

Téte  arrondie  un  peu  plus  large  que  longue,  légèrement 
convexe  derrière.  Les  yeux  occupent  un  peu  plus  du  cinquième 
median  des  còtés   de  la   téte.    L' episteme   plat   en   avant  a  une 


iOS  — 


faible  carène  mediane  dans  sa  nioitié  postérieure  de  chaque  coté 
de  laquelle  il  est  foitement  impressionné.  Son  bord  antérieur 
s'avance  un  peu  en  un  lobe  orné  de  cinq  faible  crénelures.  Les 
crétes  frontales  assez  rapprochées  en  avant  s'écartenc  fortement 

en  arrière  pour  atteindre  le  quai't 
l)Ostérieui'  de  la  téte  bordant 
en  avant  un  sci-obe  pian  non  deli- 
mitò den-  èi'e.  Le  scape  depasse 
légérement  le  bord  occipital.  Ar- 
ticles 2  à  7  plus  épais  que  longs. 
Mandibules  lisses,  de  3-4  dents 
fortes  et  irrégulièrement  espacée, 
(paifois  un  deiìticule  suplémen- 
taire  enti'e  la  deuxième  et  la  troi- 
sième).  Thorax  beaucoup  plus  étroit 
que  la  téte  à  sutures  obsoletes. 
Le  bord  antérieur  arqué  formant 
des  angles  nets,  les  bords  latéraux 
festonés.  Epines  de  l' épinotum 
épaisses  à  la  base,  divergentes, 
longues  comme  le  quart  de  la 
longueur  du  thorax.  Epines  me- 
tasternales  aussi  longues  que  la  moitié  des  pi'écédentes.  Premier 
noeud  du  pédicule  un  peu  plus  court  que  son  petiole,  toi  tement 
arrendi  sur  les  còtés  et  devant  et,  de  droite  à  gauche  au  som  met 
lequel  est  presque  aussi  large  qu'  à  sa  base.  Deuxième  article 
plus  large  que  le  precedents  vu  de  dessus  il  est  en  ovale  trans- 
versai et  aussi  large  que  haut.  Gastre  arrondi,  aussi  long  que 
large. 

Très  voisin  de  T.  fossulalum  Foi-.  dont  il  difìère  surtout  par 
sa  téte  cirrondie,  l'absence  de  fossettes  et  l'épistome  non  échancré 
devant. 

Cameroun:  Victoria  3  ^. 
Còte  d'Or:  Abury  4  ^. 


Fig.   30. 

Xiphomyrmex   orbiceps   u.  sp.    $  • 


Xiphomyrmex  Muralti  For. 


O  (non  encore  décrite).  Long.  2,5  mill.  Le  mesonotum  est  ride 
en  long  dans  la  moitié  postérieure  et  deux  rides  sur  le  scutellum. 


869  — 


Epines  épinotales  plus  robustes  et  plus  paralleles.  Sommet  de 
réeaille  du  premier  noeud   ti'ois  fbis  plus  large  que  long  (épais>. 

Deuxième  noeud  également  bien  plus 
large    que   chez  l'ouvrière.  Du  reste 
semblable.   Les  ailes  manquent. 
Còte  d'Or:  Abury  1^19. 

Xiphoiiiyrmex  Muralti  Foi\ 
St.  flavithorax  n.  st.  (fig.  31). 

^.  Long.  1,8  mill.  Difitèr-e  du  type 
par  la  couleur  du  thorax  qui,  corame 
les  mandibules,  les  antennes  et  les 
pattes  est  entièrement  jaune  clair 
tandis  que  le  reste  de  la  téte  et 
r  abdomen  sont  noir.  Lisse,  sauf  quel- 
ques rides  disposées  corame  chez 
Muralti  mais  en  plus  il  y  a  quelques 
rides  longitudinales  interrorapues 
sur  le  pronotum  et,  en  revanche,  la  ride  située  entre  la  mediane 
et  celle  bordant  le  sci'obe  est  beaucoup  plus  courte  et  attent  seu- 
leraent  le  tiers  antéi'ieur  de  la  téte.  En  avant  elle  se  poursuit  sur 
l'épistome  corame  chez  le  type.  Le  devant  du  pronotnm  est  plus 
ou  moins  rugueux  et  submat.  Mandibules  de  6  dents.  La  téte  est 
un  peu  plus  courte.  La  suture  promesonotale  faiblement  indiquée- 
Les  épines  un  peu  plus  longues  et  les  deux  noeuds  du  pédicule 
légéreraent  plus  larges. 

Còte  d'Or:  Abury  1   ^. 


Fig.   31. 

Xiphomyrmex   Muralti    For.    st.    flavi- 

thorax   n.  st.    9  • 


Xiphomyrmex  mimiscuhis  n.  sp.  (fig.  32) 

^.  Long.  1,7  raill.  Noir.  Mandibules,  antennes  et  pattes  jaune 
brunàtre,  cuisses  et  funicule  plus  foncés.  Une  pilosité  relevée, 
fine,  assez  courte  et  blanchàtrc  abonde  assez  partout.  Luisant. 
Sculpture  fondamentale  lisse  avec  des  rides  longitudinales  dispo- 
sées corame  chez  T.  Muralli  For.  mais  plus  norabreuses  etsouvent 
intei-rompues  sur  la  téte  et  le  thorax  (environ  5-7  d'  un  scrobe 
à  1 'autre).  Jones  et  còtés  de  la  téte  en  dehors  des  scrobes  lache - 
ment  ridés  réticulés.  Meso  et  raetapleure  ponctuées,  le  reste  lisse. 
Téte  rectangulaire,  '/e  phis  longue  que  large,  faiblement  rétrécie 


Bolletl.  di  Zoologia  Gen.  e  Ayr, 


H70 


devant,  à  còtés  presque  droits.  Bord  postérieur  faiblement  convexe 
avec  les  angles  un  peu  arrondis.  Les  yeiix,  places  un  peu  en  avant 
du  milieu  des  còtés  sont  assez  convexes  et  aussi  grands  que  lo 
quart  des  còtés.  Mandibules  lisses,  espacement  ponctuées  à  bord 
terminal    arme   de  6   dents,    plus    étroites    que    chez    T.  Mu)-aìti. 

Episteme  arrendi  en  ariière 
avec  une  ride  mediane  te- 
nant lieu  de  carene,  con 
vexe  d'avant  en  ardere  et 
presque  droit  transversale- 
ment,  sur  un  bord  antérieur 
faiblement  arqué.  Le  scrape 
atteint  le  cinquième  posté- 
rieur de  la  téte  et  est  en- 
tièrement  regu  dans  un 
scrobe  plat  complétement 
bordé  d'  une  aréte  comme 
chez  T.  Murala.  Thorax 
comme  chez  cette  derniére 
espèce  mais  un  peu  plus 
large  devant,  l'épinotum 
plus  court  ainsi  que  ses  épi- 
nes,  qui  sont  en  outre  i)lus 
larges  k  leur  base.  La  face 
declive  est  plus  concave,  les  épines  ìnférieure  très  réduites.  Le 
premier  noeud  du  pédiciile  plus  long  que  large  avec  un  profil 
rappelant  celui  de  T.  caespiinm  L.,  la  face  supéi'ieure  convexe 
de  droite  k  gauche  à  peine  convexe  d'  avant  en  arrière.  Deuxiè- 
me  noeud  une  demi  fois  plus  large  que  long  en  ovale  trans- 
versai,   plus  large  que  le  precedent. 

Cette  espèce  est  très  voisine  de   T.  Muralli  For.   mais  s' en 
distingue  surtout  par  la  forme  du  pédicule  et  de  la  téte. 
Cameroun:  Victoria  1   ^. 


Fig.  32. 
Xiphomyrmex  minusciiltis  n.  sp. 


Xiphomyrmex  atomuiu  n.  sp. 


^.  Long.  1,2-1,3  mill.  Jaune,  bord  des  mandibules,  arétes  fron- 
tales et  articulation  des  antennes  jaune  brunàtres.  Soies  jaunes, 
obtuse,  longues   comme   le   2*^'"®   noeud  et  distantes  de  leur  lon- 


—   371   - 

g'ucLir.  Pubescence  très  ròire  sur  le  corps,  passable  sur  les  pattes, 
plus  abondante  sur  les  tarses  et  les  antennes.  Mat.  Fond  de  la 
sculpture  fineineiit  róticulée  ponctuée  assez  superficielle  par  place 
plus  acceiituée  sur  la  téte,  le  col  du  pronotuin  et  les  cótés  du 
thorax.  Celui-ci  à  en  outre  un  lache  róseau  de  rides  grossières 
longitudiiiales.  Quelques  courtes  rides  vers  1'  occiput  et  deux 
autres  plus  taible  pros  des  crétes  frontales.  Celle-ci  prolongées 
sous  forme  de  rides  sur  l'épistome.  Gastre  lisse. 

Téte  i-ectangulaire,  un  peu  plus  longue  que  large,  un  peu  ré- 
trécie  en  avant,  les  còtés  assez  convexes  surtout  vers  le  angles  po- 
stérieurs  qui  sont  largement  arrondis,  le  bord  postérieur  peu  con- 
vexe  et  l'occiput  assez  fortemeut  échancré  vers  le  col,  Yeux  assez 
bonibès,  places  entre  le  milieu  et  le  tiers  antérieur  des  còtés  dont 
leur  diamètre  égale  environ  le  cinquième.  Epistome  convexe  et 
arqué  assez  large  entre  les  arétes  frontales  avec  une  aire  frontale 
mal  indiquée.  Les  ai'étes  frontales  atteignent  le  sixième  postérieui- 
de  la  téte  et  sont  continuées  jusqu'à  celui-ci  par  une  l'ide  irrégulière 
liinitant  en  dedans  un  scrobe  peu  profond,  ponctué  réticulé  et  non 
délimité  en  dehors.  Le  scape  dépasse  à  peine  le  bord  occipital.  La 
inassue  du  funicule  est  formée  de  ti'ois  articles,  mais  le  premier 
est  à  peine  plus  d'un  tiers  plus  gi-and  que  le  precedent,  tandis  que 
les  deux  suivants  sont  beaucoup  plus  grands.  Articles  3  à  7  plus 
hirges  que  longs.  Mandibules  fìnements  striées  de  4  dents.  Thorax 
sans  sutures  distinctes,  environ  le  double  plus  huge  dcvant  que 
long,  le  bord  antérieur  droit  d'une  épaule  à  I'autre.  Promesonotuni 
un  peu  convexe,  à  còtés  subbordés  par  le  dévcloppement  des 
rides.  Face  basale  de  l'ópinotum  un  peu  abaissée,  rectangulaire, 
un  quart  plus  longue  que  large  separée  du  mesonotum  i)ar  une 
ride  transversale  plus  ou  moins  compiette.  Face  declive  concave 
etfortement  bordée,  lobées  aux  angles  inférieurs.  Epinesépinotales, 
étroites  rectilignes  sur  le  profll,  légeremént  arquées  en  dedans, 
aussi  longues  que  leur  intervalle  (a  l'extremité)  et  que  la  face 
declive.  Pi'emier  noeud  en  cube  comprime,  le  bord  supero-anté- 
rieur  airondi  de  droite  à  gauche.  Le  bord  postero  supérieur 
arrondi  d' avant  en  ari'ière,  un  peu  plus  haut  que  long  et  un 
quart  plus  long  que  lai'ge.  La  face  supérieur  droite,  la  face  an- 
téiieure  perpendiculaire  ou  un  peu  oblique  en  bas  et  en  arrière 
de  facon  que  le  bord  supérieur  est  un  peu  surplombant  Le  pe- 
tiole  antérieur   est   un    peu   plus  long   que  le   noeud,    légéreraent 


—  372   - 

convexe  dessous  et  inerme.  Deuxième  noeud  un  quart  plus  large 
que  long-  et  que  le  precedent,  droit  devant,  arrondi  derrière. 

Très  caracteristique   par  sa  petite  taille  et  ses  antenne. 

Gabon  :  Libreville  4  ^. 

Tribù  Cataulacinì  Emery. 
Cataulaciis  tardus  n.  sp.  (fig.  33). 


^.  Long.  6-6,5  mill.  Noir.  Scape,  genoux,  coté  externe  des  ti  bias 
postérieurs  et  derniers  tarses  rouge  brun.  Tibia«  antérieurs  i-ouge 
jaunàtre.  Quelques  poils  dresses,  courts  et  tron 
qués  vers  la  bouche  et  l'extreraitè  du  gastre,  le 
scape  et  les  tibias.  Pubescence  presque  nulle  sauf 
sur  le  funicule.  Mate.  Entièrement  et  finement 
ponctuée  en  de  à  condre.  Sur  cette  sculpture 
tondamentale  s'étale  un  lache  rèseau  de  rides 
espacèes  à  direction  1''  longitudinale  sur  le  de- 
vant  de  la  téte  et  le  dos  du  thorax,  où  elles 
sont  assez  reguliéres,  2"  transversale  sur  le 
devant  du  pronotum,  les  còtes  du  thorax  la 
face  declive  de  l'epinotum,  3"  plus  irrégulière 
et  ci  a  vantage  anastomosée  sur  le  reste  de  la 
téte  et  le  gastre.  Sur  ce  dernier,  les  rides  sont 
très  affaiblies  et  s'effacent  presque.  Le  premier 
noeud  est  gros>ièrement  ride  en  travers  devant 
et  en  long  dessus  et  sur  les  còtés  Le  deuxième 
noeud  est  grossierèraent  ridé-réticulé  dessus  et  ri- 
de en  long  devant.  La  téte  est  en  outre  parsemée 
de  gros  points  assez  espacès.  Téte  aussi  longue 
que  large  derrière;  un  peu  plus  d'un  tiers  plus 
étroite  devant.  Les  còtés  ont  une  dent  au  tiers 
antérieur  (en  avant  des  yeux)  et  sont  plus  distinctement  convexes 
en  arriére  qu'en  avant.  Le  bord  postérieur  est  presque  droit,  fai- 
blement  sinueux  à  l'union  du  tiers  median  et  des  tiers  externes. 
Les  angles  sont  droits,  sans  épine  ni  i-ondeur.  Le  diamétre  des 
yeux  est  presque  egal  à  la  distance  qui  les  séparé  du  bord  pos- 
teriur  de  la  téte.  L'épistome  est  arrondi  en  arriére,  les  angles 
latéraux  saillants  en  dent  triangulaire.  Le  bord  antérieur  droit 
avec  une  faible  échancrure  au  milieu  derrière  la  quelle  se  forme 


Fig.  33. 

Catatilacìis    tardus 

n.  sp.    V  • 


—   373   - 

une  iinpression  concave  très  distincte.  Les  raandibules  grossière- 
ment  l'idées  en  long'  avec  quelques  festons  en  place  des  dents. 
Articles  2  ä  6  du  funicule  beaucoup  plus  épais  que  longs.  Le 
thorax  se  rapproche  de  celui  du  C.  Huberi  Andi'é,  bien  que  plus 
étroit  et  un  peu  plus  bas  dei-rière.  Les  deux  sutures  dorsales  à 
peine  indiquèes  par  un  sillon  très  supertìciel.  Pronotum  environ 
trois  fois  aussi  lai'ge  que  long,  le  bord  antérieur  peu  arqué.  Les 
còtés  presque  droits  et  paralleles.  Les  angles  antérieurs  paraissent 
écliancrès  en  coin  parceque  l'épine  mediane  qui  se  trouve  aussi 
chez  Huberi,  est  ici  portie,  tout  en  avant,  et  est  fort  peu  saillante. 
En  airière,  l'angle  du  pronotum  est  droit  non  émoussé.  Epinotum 
plus  large  que  long,  médiocrement  concave  entre  les  épines, 
lesquelles  sont  très  fortes,  un  peu  divergentes  dirigées  en  arrière, 
aiguès  et  plus  longues  que  l'intervalle  de  leur  base.  Face  supé 
rieui-e  du  V^'  noeud  du  pédicule  rectangulaire,  un  peu  plus  large 
que  longue  (bien  moins  large  chez  chez  Huberi)  légérement  plus 
large  en  avant.  La  face  antérieure  assez  courte  et  verticale,  les 
faces  laterales  obliquent  en  dessous  jusqu'à  la  carène  inférieure 
qui  est  dentée  au  milieu,  Deuxièrae  noeud  k  peine  plus  large  que 
le  precedent,  le  double  plus  large  en  avant  qu'en  arrière  :  avec 
les  angles  antérieurs  ti-ès  arrondis,  convexe  dessus  et  de  coté  avec 
une  petite  dent  en  dessous.  Gastre  ovale,  Yi  P^^^s  long  que  large, 
médiocrement  échancré  devant,  sans  bordure  saillante. 
Guinee  franQaise:  Mamou   1  '^. 

C.itaulacus  giiiiieeusis  Sm. 

Nigerie:  Lagos  1  ^.  Dahomey:  Cotonou  1  9- 

Tribù  Dacetini  Forel. 

Struinigenys  rufobruuea  n.  sp. 

^.  Long.  1,5-1,6  mill.  Téte,  promesonotum  et  second  article 
du  pédicule  roussàtre.  Epinotum  (surtout  les  còtés)  premiei  noeud 
du  pédicule  et  gastre  d'un  brun  plus  ou  moins  foncé.  Réticulée 
ponctuée;  mate  avec  quelques  faibles  rides  allongées  sur  le  pro- 
notum. Deuxième  article  du  pédicule  et  gastre  lisses  et  assez 
luisants.  Trois  ou  quatre  grosses  stries  de  chaque  còtés  de  la  base 
de  celui-ci.  Une  rangèe  de  poils  cocleaires  le  long  du  scape  de 
l'épistome  et  de  l'arète  frontale.  Reste  de  la  téte  thorax  et  pattes 


—   374  - 

parsemès  de  polls  très  courts  ä  peine  l'cnflès  en  massiie  ;  (plus 
petits  que  chez  Iraegaordlii  8aiit.).  Quelques  paires  de  longs  polls 
claviformes  sur  le  thorax  et  chaque  article  du  pédicule.  Quelques 
poi  Is  fins  vers  la  base  des  maiidibules.  Une  faible  pubescence 
sur  les  pattes  et  les  anteunes, 

Téte  corditbrme,  un  quart  plus  longue  que  large,  fortement 
échancrée  derrière.  Yeux  de  8-9  facettes,  places  au  milieu  des 
còtés  de  la  téte.  Epistonie  plus  long  que  lai'ge  à  bord  antérieur 
un  peu  arqué.  Mandibules  linéaires,  assez  arquées,  longues  corame 
pi'esque  le  double  de  l'épistome.  Trois  dents  spinitbrmes  dont  deux 
terminales  et  une  au  quart  distal  avec  un  denticule  place  au  tiers 
antérieur  de  leur  intervalle  comme  chez  ^.  Traegaordhi.  Le  scrobe 
atteint  le  quart  postèrieur  de  la  téte  et  loge  tout  le  scape.  Celuici 
légérement  sigmoidal,  est  peu  épaissi  (nioins  que  chez  Tfciegaor- 
dhi).  Dernier  article  de  Tantenne  un  cinquiòme  plus  long  que  le 
reste  du  funicule,  P^"  article  du  funicule  le  double  plus  long 
qu'épais,  plus  long  que  Ics  deux  articles  suivant  réunis  qui  sont 
plus  épais  que  longs.  Pi'onotum  peu  convexe,  subdéprimé,  tbite- 
ment  bordé  en  ai'c  devant,  légérement  épaulé  avec  les  còtés  di'oits 
convergents  en  ardere.  Suture  mesoepinotale  efifacée.  Mesonotum 
et  epinotum  bordé,  formant  un  profil  faiblement  convexe  se  con 
tinuant  en  avant  avec  celui  du  pronotum.  Face  declive  aussi 
longue  que  la  basale  tbi'inant  ensemble  un  angle  très  ouvert  bordé 
d'une  bandelette  spongieuse  assez  forte  et  se  continuant  sous  les 
dents  épinotales.  Celles-ci  sont  aussi  longues  que  la  moitié  de  leur 
intervalle.  Face  supero-postèrieure  du  premier  noeud  du  pédicule 
aussi  longue  que  large  avec  les  angles  antérieurs  arrondis.  Le 
sommet  un  peu  anguleux  sur  le  i)rofil  est  haut  comme  les  deux 
tiers  de  la  longueur  de  son  petiole.  Deuxième  noeud  deux  tbis  et 
demi  plus  large  que  long,  transversal  devant,  très  aiTondi  latéra- 
lement  avec  un  processus  glandulaire  assez  developpé  dessous 
autour  de  son  articulation  postérieure. 

9.  Long.  2,5  mill.  Plus  foncèe  que  l'ouvrière,  moins  roussàtrc 
devant  Les  denticules  intermediaires  des  mandibules  plus  longs. 
Le  diamètre  des  yeux  égale  la  largeur  du  scrobe.  Vertex  et  dos 
du  thorax  plus  longuement  pilleux.  Les  ailes  raanquent. 

Voisine  de  ò',  TraegaordJii  Sants.  mais  plus  petit«^  avec  une 
pilosité  plus  courte. 

Guinee  frangaise:  Conakiy  1^9- 

Nigerie:  Olokemeji  1  ^. 


—  375 


Struiuigeujs  (Triclioscapa)  coiicolor  n.  sp. 

^.  Long.  1,7  à  1,8  mill.  Jauiic  olair.  Mute.  Densement  ponctuée 
réticulée,  Gastre  lisse  et  lui  san  t  avec  une  dizaine  de  longues  stries 
à  la  base.  Quelques  polls  claviforraes  sur  la  téte,  l'abdoraen  et 
une  frange  le  long  de  l'épistome  et  du  scape.  Thorax  presque  gla- 
bre, une  paire  de  poils  aux  angles  antérieurs  du  pronotura  et  du 
raesonotum.  Pattes  et  antennes  pubescentes. 

Téte,  apeine  plus  longue  (sans  les  mandibules)  que  large.  Bord 
occipital  peu  échancré.  Yeux  de  7  facettes.  Bord  antérieur  de  l'épi- 
stome un  peu  arqué.  Mandibules  très  flnement  denticulées,  lisses, 
faiblement  ponctuées  et  luisantes,  longue  comme  l'intervale  qui  sé- 
paré leur  base  des  yeux.  Plus  courtes  et  un  peu  plus  larges  à  la  base 
que  chez  S.  Escher/chi  For.  La  distance  qui  séparé  le  scrobe  de 
l'angle  postérieur  de  la  téte  égale  la  longueui"  du  premier  article 
du  funicule.  Le  scape  est  plus  coudé  et  un  peu  plus  élargi  que 
chez  Escheì'ichi  For.  mais  moins  que  chez  ^S.  serrula  Sants.  Dernier 
article  de  funicule  plus  long  que  les  4  articles  precedents.  Arti- 
cles 2  et  3  du  funicule  un  peu  plus  longs  que  larges.  (plus  larges 
chez  serrula)Vvof\\  du  promesonotum  assez  régulièrement  convexe, 
moins  brusquement  abaissé  vers  l'epinotum  que  chez  Escher ichi 
For.  Epinotum  un  peu  convexe  d'avant  en  arrière.  Dents  assez 
couites,  bien  plus  petites  que  chez  Escherichi;  avec  les  bande- 
lettes  spongieuses  bordant  la  face  declive  de  l'epinotum  moins 
larges.  Premier  ai-ticle  du  pédicule  un  peu  plus  court  que  chez 
Escherichi  avec  le  processus  spongieux  plus  faible  dessous.  Deu- 
xiéme  noeud  en  ovale  transversai  comme  chez  le  type.  Ressemble 
à  première  vue  à  serrula  mais  est  fort  volsi n  (ì' Escherichi  For. 

9-  Long.  2,5  mill.  D'un  jaune  plus  ocracé,  un  peu  roussàtre 
sur  le  dos.  Téte  plus  courte  moins  échancrée  derrière  que  chez 
cognata  Sants.  9-  Les  angles  du  pronotum  moins  marqués.  La 
bande  spongieuse  du  dessous  du  premier  article  du  pédicule  moins 
développée,  alles  un  peu  jaunàtres  à  nervure  roussàtre  longues 
de  2,3  mill.  Le  2**™"  article  du  pédicule  réticulé  comme  chez  Al- 
luaudi  mais  la  couleur  est  tout  autre,  la  téte  et  les  mandibules 
plus  courtes. 

Còte  d'Or:  Abury  10  ^  4  9. 


—  376  - 

Strumigeu.ys  (Trichoscapa)  Eschericlii  For.  st.  cognata  8aiits. 
Guinee  frangaise:  Kindia     ^. 

var.  obscuriyeutris  ii.  var. 

^.  Pronotuiu  plus  ou  moins  reticule  avec  quelques  rides  lon- 
gitudinales  deri'ières,  assez  luisant  et  plus  ou  moins  lisse  au  milieu. 
Epinotum  plus  ou  moins  bordé.  Deuxième  noeud  un  peu  moins 
large  et  complétement  contourné  en  avant  par  une  bande  de  la 
masse  spongieuse.  Gastre  d'un  brun  presque  noir  ou  noir  dans  sa 
plus  grande  partie,  le  reste  roussàtre. 

Nigerie:  Olokemeji  10  ^. 

Strumigeiiys  (Trichoscapa)  Alluaudi  Sants, 
st.  nigerieusis  n.  st. 

^.  Long.  1,6-1,8  min  Roussàtre,  pattes  antennes  et  mandibules 
jaunàtres,  parfois  le  gastre  un  peu  brunàtre.  Mate  Densement  et 
entièrement  reticulée  ponctuée.  Mandibules  et  gastre  seni  lisses  et 
luisants  Une  dizaine  de  sti'ies  espacées  à  la  base  de  celuicì.  Pilosité 
comrae  chez  Alluaudi  et  Escherichi. 

Téte  plus  longue  que  large  (plus  longue  que  chez  concolor) 
les  mandibules  comnie  chez  Escherichi  et  Alluaudi.  Le  scape  est 
plus  long  plus  mince  et  moins  sinueux  que  chez  concolor.  Le 
funicule  plus  long  mais  les  articles  2-3  aussi  larges  que  longs 
Pronotum  bordé  devant  en  are  réguliei"  saus  échancrures  dans 
leur  tiers  externe  comme  chez  Alluaudi. 

Mesonotum  et  face  basale  de  l'épinotum  arrondis,  non  bordés. 
Cette  dernière  taiblement  convexe  d'avant  en  arrière.  Les  épines, 
relevées,  sont  un  pen  moins  longues  que  chez  cognata.  La  ban- 
delette  spongieuse  bordant  la  face  declive  très  faible,  mediocre 
sous  le  premier  noeud,  assez  abondante  sous  le  deuxième,  du  reste 
comme  Alluaudi. 

Fait  transition  entre  Alluaudi  et  concolor,  faciles  à  distinguer 
d' Escherichi  par  la  sculpture  mate  du  deuxième  article  du  pédicule. 

Nigeria:  Olokemesi  3  ^. 


377 


SuBFAM    Dolichoderinae  Foiel. 

Tribù  Tapìnomìni  (Emer>) 
Tapiiioina  nieliiiioceplialuiii  F. 

Guinee  fraiicaise:  Conakry  9  ^'• 

Teclnioniyrniex  albipes  Sm    st.  Foreli  Em. 

Angola:  S.  P.  de  Loanda  1   c^. 

Techiioniyrniex  iiioereiis  Santschi. 
Guinee  francaise:  Kakulima   10  '^. 

SuBFAMiL.  Camponotinae  Forel. 

Sectio  II.  —  Mesocamponotinae  Forel. 

Tribù  Plagiolepirtiiii  Forel. 

Plagiolepis  Brimni  Mayr. 

Varieté  lég'erement  rembrunie. 
Guinee  frangalse:  Mamou  6  '^. 

Plagiolepis  (Aiioplolepis)  custodieus  Sm. 

Angola:  S.  P.  de  Loanda  ^. 

Plagiolepis  (Aiioplolepis)  custodieus  Sm.  v.  fallax  Mayr, 

Cape  de  B.  E.:  Constancia  2  ^, 

Acantliolepis  capeusis  Mayr. 
Transvaal  :  Pretoria  4  9- 


—  378  — 

Acaiitholepis  capeiisis  Mayr.  st.  csiiiescens  Em. 

Còte  d'Or:  Aburi  8  '•^.  Senegal:  Dakar  ^.  Nigerie  du  Sud: 
Lagos  8  ^.  Guinee  frantyaise:  Kindia  8  ^. 

Acaiitholepis  capeiisis  Mayr.  caiiesceiis  Em.  v.  cacozela  Sants. 

Nigerie  du  Sud  :  Olokemeji  5   ^. 

Acaiitholepis  simplex  For.  st.  laevis  Sants. 

Ce  n'est  qu'une  race  de  A.  simplex,  Les  antenues  sont  presque 
entièrement  jaunes  (à  peine  un  pen  brunà-tres  dans  le  tiers  ter- 
minal chez  le  type  de  Dakar,  les  exemplaire  de  Conakry  sont  un 
pen  moins  luisants. 

Guinee  frangaise:  Conakry  6  ^. 

Sectio  Eucamponotinae  Forel. 

Tribù  Formicinii  Forel. 

Pseudolasiiis  Weissi  Sants.  v.  sordida  n    var. 

'^.  Jaune  terne  (jaune  orange  chez  le  type)  Mandibules  de 
6-7  dents.  Le  scape  dopasse  un  peu  le  bord  i)ostérieur  de  la  tète. 
Aveugle.  Profil  du  mesonotum  un  peu  plus  droit,  du  reste  comnie 
le  type  du  Congo, 

Còte  d'Or:  Abury  4  ^.  , 

Tribù  Prenolepidii  For. 
Preuolepis  (Nylauderiìi)  loiigicoriiis  Latr. 

Guinee  francaise:  Conakry,  ^.  —  Kakoulina,  v-  —  Nigerie  du 
Sud:  Lagos,  ^. 

Tribù  OBcophylliiii  Forel. 

OEcophylla  smaragdina  Fab.  st.  longiuoda  Latr. 

Senegal:  Dakar  H'^.  Guinee   frangaise:  Kindia.  §. 


—  379  — 

Tribù  Cainpoiiotini  Forel. 
C'aiiipoiiotus  (Myriiioiurbsi)  iiuiciihitus  Fab. 

Senegal:  Thiés  8^19. 

C.  (M)  maculaius  F.  st.  Brutus  For. 
CameroLin  :  Victoria  3  c^. 

C.  (M)  niaculatus  F.  st.  Brutus  For.  v.  Cliilou  For. 
Senegal:  Thiés  2  ^. 

C.  (M)  maculatus  F.  st.  liocuemis  Em. 
Angola:  Quifangondo  2^19- 
C.  (M)  maculatus  F.  st.  melauocuemis  Sants.  v.  Lohieri  Sants. 
Guinee  francaise:  Conakry   19  8^. 

C.  (M)  maculatus  F.  st.  Scliereri  For. 

Nigerie  du  Sud:  Olokenieji,  2  ^. 
Gruinée  franyaise:  Kakulima,  2  ^. 

Campouotus  (M.yrmoturba)  maculatus  F.  st.  miserabilis  n.  st 

^.  Long.  6,5-9  mill.  ^  ^^(tjor.  Téte  noire  ou  noire  brunàtre, 
devant  de  lepistome  et  bord  des  mandibules  rouge  sombre,  an 
gles  postérieurs  de  la  téte,  milieu  des  scapes,  dos  du  thorax  et  du 
gastre  plus  ou  moins  brun  roussätre  a  limites  fondues;  reste  du 
funicule,  tibias  et  tarses,  còtcs  du  thorax,  écaille,  premier  segment 
du  gastre  et  bord  des  segments  suivants  d'un  jaune  plus  ou  moins 
roussätre;  funicules  hanches  et  cuisses  jaune  commc  chez  C.  ina- 
culatus  i.sp.Pilosité  dressée  moitié  plus  courte  mais  disposée  comme 
chez  maculatus  i.  sp.  Pubescence  coui'te  et  très  clairsemée  sur 
les  antennes,  plus  longue  et  plus  apparente  sur  les  joues  et  les 
pattes.  Un  peu  plus  luisants  et  plus  faibleraent  réticulé,  le  devant 


—  380  — 

de  la  tète,  au  contraire,  l'est  plus  tìnement  et  plus  densement  avec 
un  aspect  plus  mat  que  chez  macirlatus  1,  sp. 

Téte  plus  longue  que  large,  1,7  X  2,2  mill.)  les  còtés  presque 
droits  et  subparalleles  dans  les  deux  tiers  postérieurs.  Le  bord 
postérieur  faiblemeut  concave  avec  les  angles  un  peu  arrondis. 
Les  yeux,  places  aux  tiers  postérieurs  de  la  téte  ont  un  dianiétre 
un  peu  plus  petit  que  l'intervalle  qui  les  séparé  du  bord  posté- 
lieur.  CYétes  frontales  comme  chez  le  type  de  l'espèce.  Epistome 
carène.  Mandibules  luisantes,  lisses  avec  des  gros  pointe  assez 
nombreux,  de  six  dents.  Le  scape  dépasse  le  bord  occipital  de 
moins  d'un  tiers  de  sa  longuer.  Thorax  relativement  plus  étroit 
que  chez  fnaculalus  i.  sp.  avec  un  profìl  moins  convexe  en  arrière. 
Les  deux  faces  de  l'épinotum  peu  distinctes,  la  basale  deux  fois 
plus  longue  que  la  declive.  Metanotum  distinct.  Profil  lateral  de 
l'ecaille  triangulaire,  le  bord  antérieur  faiblement  convexe,  le  bord 
postérieur  rectiliéne,  plus  long  et  assez  oblique.  Sommeg  arrondi, 
gastre  allonge.  Tibias  sans  piquants,  comprimés  comme  chez  ma- 
ìatìis  i.  sp.  Longuer  du  scape  2  mill,  d'un  tibia  postérieur  2,2  mill. 

c^.  minor.  Couleur  de  la  H  minor  du  macnlalns  i.  sp.  le  dessus 
du  thorax  et  de  la  téte  un  peu  plus  roussàtres,  milieu  des  seg- 
ments du  gastre  avec  une  large  tache  brunàtre  très  diffuse.  Téte 
très  allongèe,  les  yeux  sont  places  au  milieu  les  còtés  et  en  ar- 
arrière  desquels  ceux-ci  convergent  directement  vers  un  col  for- 
mant  à  lui  seul  le  bord  postérieur.  Epistome  très  convexe  avec 
une  carène  moins  accentuée  que  chez  maculatus  i.  sp.  Epinotum 
proportionellement  plus  allonge  avec  une  face  declive  plus  courte. 
Du  reste  corame  l'ouvrière  major. 

Cette  petite  race  se  rapproche  de  atì^amentarius  par  ses 
tibias  mais  elle  est  bien  distincte  par  sa  couleur,  les  varìetés  du 
groupe  liocnemis  Em.  sonts  plus  grandes,  voisin  aussi  de  la  race 
minusculus  Stitz,  mais  difère  par  la  forme  de  la  téte  et  1'  écar- 
teraent  des  crètes  frontales. 

Guinee  francaise:  Kindia  4  ^. 

Campoiiotus  (Myriiioturba)  acwapiiuensis  Mayr. 

Guinee  francaise:  Kindia  10  c^,  Camajenne  2  y?  Mamou  6^. 

C.  (M)  acwapimensis  Mayr  v.   Pultoni  For. 
Cameroun:  Victoria  4  B. 


-    381   — 

Campoiiotiis  (Myrmusericus)  rufoglauciis  For.  st.   Vestitiis  Sin 

Ti'ausvaal :  Pretoiia  5  c^. 

C.  (M)  rufoglaiK'us  Jerd.  st.  cinctellu^  Gerst. 
Transvaal:  Pretoria  2^19- 

C.  (M)  rufoglauciis  Jerd.  st.  Havomarginatus  Mayr. 
paucipubens  Sants. 

Angola;  Quifangondo  1  ^. 

Caiiiponotus  (Orthouotomyrmex)  soricus  F. 

Senegal:  Dakar-  1  ^. 

Canipouotus  (Ortlioiiotomyruiex)  Meiuerti  For. 

Senegal:  Dakar  s^.  Guinee  frangaise: 
Conaki-y  ^.  Nigerie  du  Sud:  Olokemeji  ^. 

Cantp  iiotus  (Myrmotrema)  bituberculatus  André. 

Guinee  francaise:  Kakulima  6  ^. 

Canipouotus  (Myrmotrema)  foramlnosus  For.  st. 
orthodoxus  n.  st. 

^  Long.  3,5-6,5  mill.  Noire.  Mandibules,  devant  des  joues,  an- 
tennes  hanches  et  pattes  d'un  roux  assez  clair.  Bords  postérieurs 
des  segments  du  gastre  jaune  or.  Mate,  entiérement  ponctuée  comme 
chez  C.  grand idieri  For.  Le  thorax  un  peu  plus  fortement  et  les 
fossettes  des  joues  plus  grandes  et  plus  contluentes.  Pilosité  épaisse 
et  blanche  disposée  comme  chez  grdudidieri.  La  pubescence  dorée 
est  un  peu  plus  courte  et  un  peu  plus  abondante  sur  le  gastre, 
mais  ne  cache  pas  la  sculpture.  II  n'y  à  pas  de  ligne  glabre  me- 
diane. 


—  382  — 

^.  major.  Téte  plus  longue  que  larg'e,  plus  étroite  devant, 
à  còtés  subrectiiignes  dans  les  deux  tiers  postérieurs,  convexe 
dans  le  tiers  antérieur.  Le  bord  postérieur  droit  ou  faiblement 
convexe  avec  les  angles  droits  à  sommets  arrondis.  Les  yeux  sont 
proportionnelleraent  plus  dévelopi)es  que  chez  graiuiidieri,  leur 
bord  antérieur  atteint  le  milieu  de  la  téte.  Crétes  frontales  plus 
écartées  que  c\\Q.zgraìididle}'i.  For.  leur  intervalle  étant  plus  gi-and 
que  celui  qui  les  séparé  des  còtés  de  la  téte.  Epistome  plat,  rec- 
tangulaire,  bien  plus  étroit  que  long,  s'avangant  un  peu  en  lobe 
transversal  en  avant.  Mandibules  dedix  dents,  scape  subcylindrique, 
dépassant  de  son  épaisseur  le  bord  postérieur  de  la  téte.  Articles 
du  funicule  bien  plus  courts  que  chez  grandidieri,  le  2''™*'  du  fu- 
nicule  à  peine  deux  fois  plus  long  que  lai'ge.  Thorax  relativenient 
plus  étroit  devant  et  plus  elargì  derrièi'e  que  chez  gj'aìididicri. 
Avec  le  méme  profil  dorsal,  les  còtés  du  pronotum  et  l'angle  de 
l'épinotum  moins  arrondis.  La  ftice  basale  presque  aussi  longue 
que  la  face  declive  torment  ensemble  un  angle  moins  ouvert  que 
chez  grandidieri. 

^.  minor.  Yeux  plus  coiivexes  et  places  phis  en  arrière  (pie 
chez  grandidieri. 

Race  très  caractéristée  par  la  couleur  de  ses  membres,  sa  petite 
taille;  chez  la  race  benguelensis  Sants,  du  reste  plus  gi-ande,  la 
pubescence  est  plus  espacée. 

Guinee  frangaise:  Klndia  8  ^  (type)  et  Kakoulina  8  ^. 

Cainpuiiotns  (  My  r  in  (»trema)  foraminosus  For.  st.  haereticus  n.  st. 

Long.  4,7  à  7,5  mill.  '^.  major.  Noire.  Moitié  basale  du  scape, 
funicule,  mandibules,  devant  du  clypeus  et  des  joues,  extrémité 
des  tarses  roux-brunatre.  Pilosité  dressée  bianche,  fine,  et  pointue 
disposée  coinme  chez  Olivieri  For.  mais  plus  courte,  surtout 
sur  le  gastre.  Pubescence  blanche  et  fine  comme  chez  O/i 
Vieri  mais  plus  courte  sur  le  gastre,  plus  rare  sur  le  dos  du  thorax 
et  plus  abondante  sur  les  còtés.  Partout  très  densemcnt  et  assez 
finement  ponctuée,  le  gastre  et  les  pattes  plus  finemen*^^.  Fossettes 
des  Jones  plus  confiueiites  et  plus  profondes  que  chez  grandidieri. 
For.  Assez  marquees  (chez  Ruspolii  For.  et  Robecci  Em.  les  fos- 
settes sont  au  contraire  plus  petites)  Téte  comme  chez  grandidiei-i 
aussi  large  que  longue  avec  les  .còtés  inoins  convexes,  le  scape 
dépasse  un  peu  moins  le  bord    postérieur  de  la  téte,  les  articles 


-  .^83  — 

du  funicLile  beancoup  plus  courts  (1  V2  à  2  fois  plus  longs  qu'épais) 
Prouotum  arrendi  devant  mesonotum  faiblement  eonvexe  et  lége- 
renient  plus  élevé  que  la  face  basale  de  l'épinotum  (toutes  tbis 
nioins  élevée  que  chez  Rohecci  Em.)-  Face  basale  eonvexe  de  droite 
k  gauche,  k  peine  d'avant  en  arrière,  aussi  large,  (à  peine  plus 
étroite  que  chez  Olivieri  For.),  moitié  plus  courte  que  la  face 
declive  avec  laquelle  elle  fait  un  angle  obtus  comme  chez  Ro- 
hecci. La  face  declive  est  verticale  en  haut,  concave  dans  le  bas, 
écaille  comme  chez  grandidieri;  gastre  assez  allonge. 

c^.  minor.  Tète  plus  longue  que  chez  grandidieri  avec  les 
còtés  plus  rectilignes.  L'épinotum  est  un  peu  plus  large,  et  con- 
tinue en  ligne  droite  le  pian  du  mesonotum.  Le  gastre  est  deu- 
senient  ponctué  comme  chez  la  c^  major.,  du  reste  semblable. 

Voisins  de  Ruspolii  et  Rebecci  mais  avec  les  fossettes  plus 
gi'andes,  Ruspolii  a  ha  tace  basale  de  l'épinotum  triangulaire  et 
concave  sui-  le  profil;  Robecci  k  le  gastre  moins  densement  ponctué. 

Nigerie  du  Sud:  Olokemeji  6  ^. 

Còte  d'Or:  Abury:  3  ^. 

Caiiiponotus  (Myrinotrema)  Bayer!  For.  st.  nìgeriensis  n.  st. 

^.  media.  Long  7  à  8  mill.  Noire.  Tiers  basal  des  scapes  rous- 
sàtre.  Parfois  le  bord  terminal  des  mandibules  un  peu  rougeatre. 
Mate.  Densement  ponctuée,  gastre  et  pnttes  plus  tinement,  donnant 
aux  teguments  un  aspect  grisàtre.  Fossettes  peu  marquees,  petites 
sur  les  joues,  mieux  imprimées  vers  le  bord  antérieur  l'épistome 
et  les  mandibules.  Pilosité  dressée  assez  abondante  (comme  chez 
Peci-isi  For.)  d'un  blanc-jaunàtre  longue  et  pointue,  plus  longue 
sur  le  thorax  et  le  bord  de  l'écaille  que  sur  le  gastre  dont  elle 
borde  surtout  les  segments.  Tibias  bordés  de  piquants  noiràtres. 
Pubescence  longue  et  fine,  assez  espacée. 

Téte  bien  plus  longue  que  large,  rétrécie  d'un  quart  en  avant  a- 
vec  les  còtés  et  le  bord  postérieur  assez  peu  convexes.  Les  yeux,  pla- 
ces un  peu  en  arrière  du  quart  postérieur  de  la  téte,  sont  convexes  et 
d'un  diamétre  presque  égal  aux  deux  tiers  de  la  partie  dilatée  du 
scape.  Celul-ci  dépasse  de  près  de  sa  moitié  le  bord  occipital.  Episto- 
me  trapezi  forme, plus  fortementcarené  que  chez  P^;'rzs2i  Mandibules 
de  6  dents.  Le  profil  du  thorax  forme  une  courbe  reguliere  k  peu  prés 
le  double  plus  longue  ([ue  haute.  Le  pronutum  est  pian,  un  cin- 
quième  plus  lai'ge,  assez  l'éguliérement  arrendi  devant  et  de  còtés. 


384 


Epinotum  très  comprime,  le  sommet  de  la  face  basale  forme  une 
créte  tectifoi"ine,  les  deiix  faces  réunies  en  une  seule  courbe  re- 
guliere. Ecaille  couvexe  devant,  piane  derrière,  inclinée  en  avant, 
épaisse  en  bas  tranchante  au  sommet  qui  est  ogival.  Tibias  pi'isma- 
tiques  et  cannelés. 

Dift'ère  du  type  par  sa  téte  plus  allongée  sa  taille  plus  grande 
et  la  couleur  du  scape.  L'ouvrière  major  doit  étre  encore  plus 
grande.  Tous  les  exemplaires  examines  varient  très  peu  de  taille. 

Nigerie  du  Sud  :  Ibadan  3  H,  Lagos  1   y. 

Polyrliachys  (Myrma)  laboriosa  Sm. 

Nigerie  du  Sud:  Lagos  1   ^. 

Polyrhache.ys  (.Hyrma)  inuni^ta  Sants.  (fig.  .34) 

5^.  (non  décrite)  Long.  4,7  mill  (téte  fléchie).  Noire,  tiers  dis- 
tal des  funicules  rougeätres.  Des  soies  brunes  dressées  sur  le  dos 
du  thorax,  oblique  sur  le  gastre,  plus  courtes   sur  la  téte  et  les 

pattes.  Pubescence  rare.  Ma- 
te. Gastre  luisant.  Téte  striée 
en  long,  mesonotum  en  tra- 
vers.  Stries  du  pi-onotum  et 
de  l'épinotum  divergentes. 
Abdomen  tinement  réticulé. 
Téte  comme  chez  la  "  mais 
plus  arrondie  derrière.  Yeux 
convexes,  le  scape  dépa>se 
de  près  de  sa  moitié  le  bord 
occipital.  Epistome  carène,  lui- 
sant. Thorax  profondéments  et  assez  largement  incise  aux  sutures 
dont  le  fond  est  lisse  et  luisant,  lemesonotum  parait  presque  déiaché 
sa  base  d'implantationétantplusétroite  que  sa  face  dorsale.  Pronotum 
rectangulaire,  un  quart  plus  large  que  long  arme  aux  angles  an- 
térieurs  de  deux  fortes  épines  mousses,  aplaties  et  un  peu  arquées 
en  bas.  Mesonotum  quatre  fois  plus  large  que  long.  Epines  epinotales 
relevées,  un  peu  arquées  en  haut,  aignés  et  aussi  longues  que  la  face 
basale.  Celle-ci,  très  oblique,  aussi  longue  que  la  declive  dont  elle 
continue  presque  la  direction.  Ecaille  biconvexe,  de  4  fortes  dents 
subégales  et  divergentes  comme  chez  la  ^.  Gastre  court,  distinte- 
ment  tronqué  et  bordé  devant.  Du  reste  comme  la  '^  du  Congo. 
Còt  d'Or:  Abury  1  ^. 


Fig.   34. 

Pohjrhachys    monista    Sauts'     ?  • 
et    épine    prouotale    vue    de    dessus. 


-    385  — 

Polyrhachys  (Myrma)  militaris  Fab.  v.  calabarica  For. 
Guinee  frangaise:  Kakoulima  3  ^. 
Polyrhachys  (Myrma)  schistacea  Gerst  v.  diviaoi'des  For 

Congo  beige:  Borna  2  ^. 

P.  (M)  schistacea  Gerst.  v.  rugolosa  Mayr. 
Angola:  Quifangondo  1  ^. 

P.  (M)  schistacea  Gerst.  st.  atrociliata  Sants. 
Guinee  fran9aise:  Conakry  3  ^. 


INDICE  DKL  VOL.  Vili. 


1.  Bezzi,  M.   —  Ditteri    raccolti    dal    Prof.  F.  Silvestri  du- 

rante il  suo  viaggio  in  Africa  del  1912-13.  fll  Mag- 
gio 1914)  (1) pag.  279 

2.  BoRELLi,  A.  —  Dermatteri  raccolti  dal  Prof.  F.  Silvestri 

neir  Africa  occidentale.  (18  Marzo  1914)        .         .        »      264 

3.  Gavazza,  F.   —  Ricerche  intorno  alle  specie  dannose  alla 

coltivazione  del  riso  (Oryza  sativa)  e  specialmente 
intorno  al  Chironomus  Gavazzai  Kieffer.  (2  Marzo 
1914) »      228 

4.  Emery,  C.  —  Formiche  d'Australia  e  di  Samoa  raccolte 

dal    Prof     Silvestri   nel   1913.    (30   Gennaio  1914).        »      179 

5.  Enderlein,  Gr.  —  Ueber  zwei    afrikanische    Conioptery 

giden.  (3  Marzo  1914) »      225 

6.  Enderlein,  G.  —  Beiträge  zur  Kenntnis  der  Copeogna- 

then.  III.  Ueber  einige  von  Professor  Silvestri  in 
Westafrika  gesammelte  Copeognatha  .  (  5  Mar- 
zo  1914) »     240 

7.  Grandi,  G.  —  Descrizione  di  un  nuovo  Coccinellide  afri- 

cano, Serangium  Giffardi  n.  sp.  (29  Gennaio  1914).        »      165 

8.  Grandi,  G.  —  Studi    sui    Coccinellidi.  IV.    Nota  sul  ge- 

nere Solanophila  Weise.   (4  Maggio  1914)       .         .        »      275 

9.  Grandi,  G.   —  Ricerche  sopra  un  P^ortrfae  (Diptera)  afri- 

cano (Aphiochaeta  xanthina  Speis.),  con  particolare 
riguardo  alla  morfologia  esterna  della  larva.  (10 
Marzo  1914) »      242 

10.  Leonardi,  G.  —  Contributo  alla  conoscenza  delle  Cocci- 

niglie   dell'Africa    occidentale  e  meridionale.  (16 

Febbraio  1914) »      187 

11.  Santschi,  F.  —  Formicides  de   V  Afrique  occidentale  et 

australe  du  voyage  de  M.  le  Professeur  F.  Silve- 
stri. (29  Luglio  1914, »      309 

12.  Silvestri,  F.  —  Viaggio  in  Africa  per  cercare  parassiti 

di  mosche  dei  frutti.  (28  Novembre  1913)     . 


(l)  La  data  qui  posta  e  presso  1  titoli  seguenti,  è  quella  in  cui  fu  pub- 
blicata, come  estratto,  la  memoria  relativa. 

La  memoria  12  fu  anche  pubblicata  nel  voi.  XI  degli  Annali  della  R. 
Scuola  Superiore  d'Agricoltura  di  Portici  e  le  memorie  7,  9  e  10  nel  Voi.  XII 
degli  stessi  Annali. 


Prezzo  del  presente  Volume  L.  20 


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