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Full text of "Bulletino mensile della Accademia gioenia di scienze naturali in Catania"

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HARVARD   UNIVERSITY 


LIBRARY 

OF  THB 
MUSEUM  OF  COMPARATIVE  ZOOIiOQY 


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Giugno  1891.  Fascicolo  XXII. 


BULLETTINO   MENSILE 

DELLA 

ACCADEMIA    GIOENIA 

DI   SCIENZE  NATURALI   IN. CATANIA 

col  «. 

RESOCONTO  DELLE  SEDUTE  ORDINARIE  E  STRAORDINARIE 
e  Sunto  delle  Memorie  in  esse  presentate 


NUOVA     SERIE. 


CATAxNIA 

TIPOGRAFIA    C    GALATOLA 
1891. 


2MMM  lllllll  I  II  MMI  lllllll  MI  IMI  III  IMI  II  lllllll  IMI  MIMMIIMMMI  MIMI  II  MIMI  MI  IMI  MI IMI  IIIIIIII 


INDICE  DELLE  MATERIE 

CONTENUTE  NEL  PRESENTE  FASCICOLO 


Rendiconti  Accademici 

Verbale  dell'  adunanza  del  29  Giugno  1891 Pag.     1 

Sunti  delle  memorie 

Sul  moto  brachistocrono  d'un  sistema  di  punti  materiali,  del  Prof.   G.  Pen- 

nacchietti »     12 

I.  —  Sull'  iufenzione  malarica   sperimentale   nell'  uomo  e  negli  animali,  del 

Prof.  E.  Di  Maitei ..12 

II.  —  Sul  meccanismo  d' azione  del  virus   rabico  per  le  vie   digestive  ,   del 

Prof.  E.  Di  Mattei ..12 

III.  —  Sulla  virulenza  del  midollo    delle  ossa  negli  animali  rabici,  del  Prof. 

E.  Di  Mattei »     13 

IV.  —  Esperienze  sopra  un  metodo  di  pretesa  vaccinazione   antirabica,    del 

Prof.  E.  Di  Mattei »     13 

Cenni  Biografici ..15 


Giugno  1891.  Fascicolo  XXII. 


ACCADEMIA  GIOENIA 


DI 

SCIENZE        HST.A-T"Cr:Et.A.Il«I 

Mita  Straordinaria  lei  29  Giugno  1891,  (,) 

Presidente — Prof.  Giuseppe  Zurria 
Segretario  Generale— Prof.  Adolfo  Bartoli 

Sono  presenti  i  soci  effettivi  Sigg.  Proff.  Amato,  Ardirli,  Ca- 
fiei,  Capparelli,  Feletti,  Ferrari,  Grassi,  Pennacchietti,  Petrone, 
Ronsisvalle,  Ughetti. 

Intervengono  anche  molti  soci  corrispondenti  e  numeroso 
uditorio. 

All'  ora  stabilita  il  presidente  dichiara  aperta  la  seduta.  Il 
segretario  incomincia  col  dare  lettura  del  verbale  della  seduta 
precedente  che  viene  nelle  consuete  forme  approvato. 

Il  socio  effettivo  Prof.  Grassi  domanda  la  parola  e  fa  le 
seguenti  osservazioni  a  proposito  della  memoria  del  Prof.  Petrone 
«  Contributo  sull'azione  della  tubercolina  nei  tisici  »  letta  nella  se- 
duta precedente  del  21  Giugno  : 

«  Nella  sua  notevole  lettura,  l'illustre  nostro  collega,  Prof.  Pe- 
«  trone  ha  richiamato  un'altra  volta  l'attenzione  sopra  certi  sin- 
«  golari  fenomeni  presentati  dai  bacilli  della  tubercolosi  :  egli 
«  inclina  a  credere  che  essi  indichino  una  peculiare  sporificazione 


(l)  Il  verbale  della  discussione  di  questa  seduta  è  stato  compilato  dai  sunti 
forniti  dai  Signori  Accademici  che  presero  parte  alla  discussione:  Anche  le  bozze 
di  stampa  furono  corrette  dagli  stessi  Autori.  A  ciò  si  deve  il  ritardo  nella  pub- 
blicazione di  questo  fascicolo,  nonché  dei  due  fascicoli  precedenti. 


-  2  — 

«  dei  bacilli  stessi.  Fatti  simili  sono  già  stati  comunicati  dal 
«  nostro  Collega  fin  dal  1884  all'Accademia  medico-chirurgica  di 
«  Napoli  e  poi  pubblicati  negli  Atti  della  stessa  Accademia. 

«  Io  ho  domandato  la  parola  perchè  desidero  far  spiccare,  in 
«  questa  aggiunta  al  processo  verbale,  una  circostanza,  su  cui  il 
«  Prof.  Petrone,  per  soverchia  modestia,  ha  sorvolato,  cioè  che  le 
«  sue  osservazioni  furono  confermate  da  altri  autori,  più  special- 
«  mente  dallo  Schron,  senza  che  del  lavoro  del  nostro  egregio 
«  Collega  sia  stato  fatto  alcun  cenno.  Fa  davvero  molto  mara- 
«  viglia  che  lo  Schron  che  fu  per  tanti  anni  vicinissimo  al  Pe- 
«  trone  lo  abbia  del  tutto  dimenticato,  molto  più  che  nella  nota 
«  riassuntiva  del  Schron  stesso  tornano  in  onore  altri  fatti  osser- 
«  vati  dal  Petrone  (estroflessione  ampolliforme  e  successivo  stroz- 
«  zamento  dell'epitelio  bronchiale).  Noi  vogliamo  sperare  che  lo 
«  Schron  riparerà  la  sua  dimenticanza  nel  lavoro  esteso.  » 

Il  socio  Prof.  A.  Petrone  risponde  al  Prof.  Grassi ,  con  le 
seguenti  parole  : 

«  Dopo  ciò  che  ha  voluto  dire  il  Prof.  Grassi  sulla  storia 
«  delle  spore  tubercolari,  dei  bacilli  sporiferi,  aggiungendo  anche 
«  il  fatto  delle  formazioni  epiteliali  esogene  dei  bronchi,  ottenute 
«  dal  Petrone  anche  sperimentalmente  nel  lavoro  sulla  Rigenera- 
le zione  del  polmone ,  ringrazia  1'  amico  ,  ma  è  convinto  che  il 
«  Prof.  Schron,  il  quale  è  stato  suo  maestro  ed  a  cui  è  legato  da 
«  speciale  affezione,  non  ha  citato  pel  momento  i  suoi  lavori,  ed 
«  è  sicuro  che  lo  farà  più  tardi  nel  lavoro  più  esteso  e  completo. 

«  Al  proposito  fa  rilevare  la  coincidenza  anche  del  giorno 
«  dopo  7  anni,  quando  nel  29  Giugno  1884  egli  leggeva  all'  Ae- 
«  cademia  medico-chirurgica  di  Napoli,  di  cui  era  socio,  la  me- 
«  moria  «  Il  bacillo  di  Koch  nell'  essudato  della  leptomeningite  tu- 
«  bercolare— Prolificazione  gemmipar a  delle  spore  tubercolari-  Appa- 
«  rema  e  colorazione  dei  bacilli  nei  pezzi  induriti  col  liquido  di 
«  Mailer  »  presentando  parecchi  preparati,  ed  una  figura  (ripro- 
«  dotta  soltanto  nella  pubblicazione  fatta  dalla  Gazzetta  degli 
«  Ospitali  di  Milano ,  n.  8  e  9  —  1885) ,  sotto  la  quale  vi  era  la 
«  spiegazione  seguente  :  «  Forme  diverse  del  microbio  della  tuber- 
«  colosi,  corrispondenti  a  fasi  diverse  del  suo  sviluppo  nell'  essudato 
«  della  leptomeningite  tubercolare— &)  Spore  tubercolari   semplici  di 


—  3  — 

«  grandezza  diversa  —  b)  /Spore  gemmipare—c)  Bacilli  tubercolari 
«  semplici—  d)  Bacilli  sporiferi— e)  Bacilli   ramificati  da  ingrandir 

«  mento  delle  gemme  delle  spore— Hartnack  5-8. 

«  Si  augura,  che  una  buona  volta  si  fosse  più  incoraggiati 
«  da  noi  Italiani  per  i  lavori  proprii ,  così  ne  saranno  meno  di- 
«  mentichi  o  ignoranti  gli  stranieri.  Si  potrà  criticare  un  lavoro 
«  ma  non  dimenticarlo;  diversamente  i  più  volenterosi  non  avranno 
«  più  il  sentimento  del  proprio  dovere  e  scoraggiati  finalmente 
«  abbandoneranno  l'agone  scientifico.  » 

Di  poi  il  segretario  legge  l'ordine  del  giorno  di  questa  seduta 
straordinaria,  cosi  concepito  : 

Dottor  Raimondo  Cannizzaro  —  La  funzione  della  gianduia  ti- 
roide— (Discussione  sulla  detta  memoria). 

Prof.  G.  Pennacchietti  —  Sul  moto  brachistocrono  di  un  sistema 
di  punti  materiali. 

Prof.  Eugenio  Di  Mattei  —  Sull'  infezione  malarica  sperimentale 
nell'uomo  e  negli  animali. 

DETTO — Sul  meccanismo  d'azione  del  virus  rabico  per  le  vie  digestive. 

Detto — Sulla  virulenza  del  midollo  osseo  degli  animali  rabici. 

Detto— Esperienze  su  alcuni  metodi  di  vaccinazioni  antirabiche. 

Secondo  questo  ordine  del  giorno  il  Sig.  Dottore  R.  Canniz- 
zaro riassume  brevemente  la  sua  memoria  sulla  funzione  della 
gianduia  tiroide,  già  letta  nella  seduta  precedente  e  pubblicata 
nel  relativo  bnllettino;  poscia  il  Presidente  dichiara  aperta  la  di- 
scussione sopra  questa  memoria. 

Il  Prof.  A.  Petrone  per  il  primo  domanda  la  parola  e  fa  le 
seguenti  osservazioni  : 

È  lieto  che  il  suo  assistente  J3ottor  Cannizzaro  abbia  final- 
mente comunicato  air  Accademia  i  risultati  ottenuti  in  questa 
serie  di  ricerche.  Egli  crede  che  alcuni  corollarii  devono  essere 
ancora  studiati  e  sistemati,  come  la  sostanza  speciale  detta  tiroi- 
dina,  come  l'azione  antiepilettica  di  questa  sull'uomo  :  si  augura 
che  questi  risultati  siano  meglio  definiti  e  confermati  dalla 
Clinica. 

La  parte  più  importante  del  lavoro  gli  sembra  V  azione  com- 


pensativa  del  bromuro  di  potassio,  una  volta  che  è  sottratta  l'azione 
del  prodotto  della  glandola  tiroide  asportata.  Egli  crede  con  ciò 
messa  la  base  per  gli  studii  sull'  azione  di  quel  prodotto  ,  che 
influenza  nelle  condizioni  normali  talmente  il  sistema  nervoso 
centrale  da  mantenere  la  giusta  eccitabilità  della  zona  psico-mo- 
trice :  probabilmente  quella  sostanza  influisce  anche  sul  trofi- 
smo, ecc.  Vuol  dire,  che  tolta  questa  influenza  moderatrice  sulla 
zona  epilettogena  i  più  piccoli  stimoli  sono  capaci  di  essere  con- 
vulsionanti,  e  ciò  è  impedito  dal  bromuro. 

Crede  anche  importanti  i  risultati,  che  il  succo  di  certe  parti, 
come  della  corteccia  cerebrale,  ecc.  dopo  quello  della  tiroide,  sia 
capace  di  impedire  i  dannosi  effetti  strumiprivi.  Con  ciò  si  apre 
il  campo  ad  una  nuova  serie  di  ricerche  sulla  gianduia  tiroide, 
che  egli  inizierà  per  conto  proprio  appena  gli  sarà  possibile. 

Conchiude,  che  questi  studii  del  Cannizzaro  mettono  una  base 
più  salda  per  l'opinione  che  accorda  le  tristi  conseguenze  della 
mancanza  della  tiroide,  sia  perchè  asportata,  sia  perchè  trasfor- 
mata da  processi  morbosi  locali ,  alla  mancata  elaborazione  e 
quindi  assenza  nel  circolo  di  una  sostanza  prodotta  dalla  stessa 
tiroide ,  a  similitudine  delle  gravi  conseguenze  che  avvengono 
per  processi  morbosi  che  rendono  inutili  altri  organi  glandulari, 
come  il  fegato,  i  reni,  le  capsule  surrenali,  le  glandule  genitali, 
ecc.  Gli  studii  ulteriori  dovranno  precisare  la  natura  di  questa 
sostanza  della  tiroide  e  rischiararne  la  genesi ,  per  sapere  se  è 
un  prodotto  attivo  funzionale  della  gianduia,  ovvero  un  prodotto 
regressivo  speciale  del  ricambio  materiale  della  tiroide. 

11  Dottor  Cannizzaro  ringrazia  l'Illustre  Prof.  Petrone  per  le 
parole  lusinghiere  pronunciate  sul  suo  lavoro  e  per  la  gentile  insi- 
stenza con  cui  gli  ha  da  parecchi  anni  consigliato  di  pubblicare 
alcuni  risultati  anche  isolatamente  :  oggi  si  accorge  con  dolore 
che  se  si  fosse  arreso  sin  dal  primo  giorno  agli  affettuosi  desiderii 
del  suo  maestro,  né  il  tentativo  del  Vassale,  né  quello  del  Gley 
sul  succo  delle  tiroidi,  avrebbero  preceduto  questa  pubblicazione. 

Riguardo  poi  alla  qualità  della  sostanza  elaborata  dal  corpo 
tiroide,  crede  che  debba  essere  un  prodotto  progressivo,  giacché 
non  gli  pare  possibile  che  la  natura  abbia  affidata  una  funzione 
della  più  alta  importanza  a  prodotti  regressivi. 


-  5  - 

Poscia  il  Prof.  Di  Mattei  domanda  al  D.r  R.  Cannizzaro, 
se  abbia  ucciso  a  vario  intervallo  degli  animali  già  stiroidati  per 
vedere  se  in  essi  (creduti  scampati  e  sopravvissuti)  si  fossero  per 
avventura  trovate  glandole  tiroidi  accessorie.  Pensa  che  sarebbe 
bene  sacrificare  molti  di  questi  animali  per  assodare  sempre  più 
e  meglio  i  resultati  del  D.r  Cannizzaro. 

Il  Dottor  R.  Cannizzaro  risponde  che  ha  ucciso  a  varii  in- 
tervalli la  maggior  parte  degli  animali  sopravvissuti  e  che  in 
nessuno  di  essi  ha  mai  trovato  alcun  residuo  delle  tiroidi  estir- 
pate, tiroidi  accessorie  o  tiroidi  aortiche  di  sorta.  Del  resto  am- 
messa l'importanza  funzionale  della  gianduia,  diventa  quistione 
di  secondo  ordine  il  determinare  se  la  detta  funzione  venga  eser- 
citata da  altri  organi  suppletori!,  ad  esempio  la  pituitaria,  come 
crede  l'autore ,  o  da  tiroidi  accessorie  che  potrebbero  essere  in 
appresso  trovate  in  altri  punti  del  corpo. 

Dipoi  ha  la  parola  il  socio  effettivo  Prof.  Ughetti  il  quale 
incomincia  col  dichiarare  di  non  poter  prender  parte  ad  un'ampia 
discussione  sulla  memoria  del  D.r  Cannizzaro  non  avendone 
udito  la  lettura  per  intiero  ,  ma  solo  quella  delle  conclusioni  ; 
però  dopo  aver  avuto  conoscenza  di  questa: 

1.  Domanda  al  D.r  Cannizzaro  da  quanto  tempo  sieno  privi 
di  tiroide  i  cani  che,  secondo  quanto  egli  afferma,  ancora  soprav- 
vivono alla  tiroidee  toni  ia,  perocché  è  da  ricordare  che  il  Tizzoni 
ha  veduto  sopravvivere  a  lungo  alcuni  cani ,  uno  dei  quali  fino 
a  quattro  anni,  e  che  nel  laboratorio  di  Patologia  generale  di 
Catania  un  grosso  cane  operato  di  tiroidectomia  sopravvisse  in 
perfetta  salute  fino  a  nove  mesi  dopo  i  quali  fu  colpito  dai  noti 
fenomeni  nervosi  che  in  tre  giorni  lo  condussero  a  morte. 

2.  Domanda  inoltre  come  possa  il  D.r  Cannizzaro  conciliare 
la  sua  ipotesi  sulla  funzione  della  tiroide  col  fatto  della  lunga 
sopravvivenza  dei  cani  stiroidati,  seguita  però  sempre  (a  parte  le 
nuove  osservazioni  del  Cannizzaro  stesso)  dalla  morte  ,  con  gli 
stessi  fenomeni  che  presentano  gli  animali  quando  muoiono  pochi 
giorni  dopo  l'operazione. 

Il  Dottor  R.  Cannizzaro  risponde  al  socio  Prof.  Ughetti,  che 
i  cani  i  quali  superarono  i  noti  fenomeni  nervosi  vissero  a  lungo, 
alcuni  anzi    vivono   ancora   coni'  è  detto  nella  nota,  ed  è  sicuro 


-  6  - 

che  se  al  cane  sopravvissuto  nove  mesi  nel  Laboratorio  di  Pa- 
tologia Generale  diretto  dal  Prof.  Ughetti  o  a  quelli  del  Prof. 
Tizzoni,  al  comparire  delle  convulsioni,  si  fossero  somministrate 
le  necessarie  dosi  di  bromuro  di  potassio  o  si  fossero  fatte  le 
iniezioni  del  suo  preparato,  essi  probabilmente  sarebbero  rimasti 
in  vita. 

La  seconda  domanda  del  Prof.  Ughetti  non  sarebbe  stata 
fatta  s'egli  avesse  assistito  alla  lettura  del  lavoro,  appunto  perchè 
l'autore  stesso  è  stato  il  primo  a  muoversi  tale  obbiezione ,  alla 
quale  ha  cercato  di  rispondere  ammettendo  che  in  certi  cani  gli 
organi  destinati  a  supplire  il  corpo  tiroide ,  dopo  1'  operazione 
funzionano  sufficientemente  bene  e  non  fanno  risentire  all'animale 
la  conseguenza  della  mancanza  dell'organo,  e  che  quando,  dopo 
qualche  tempo,  i  detti  organi  suppletivi,  per  ragioni  ancora  ignote 
non  producono  la  quantità  necessaria  di  principio  attivo,  l'orga- 
nismo deve  risentire  gli  effetti  della  mancanza  della  tiroide  ed  i 
noti  fenomeni  debbono  ricomparire. 

Augura  al  Prof.  Ughetti  di  trovare  una  spiegazione  più  sod- 
disfacente. 

Il  Prof.  Ughetti  si  dichiara  non  soddisfatto  delle  spiegazioni 
date  dal  D.r  Cannizzaro,  e  ritiene  che  né  queste  né  le  conclusioni 
udite  prima,  dieno  risposta  soddisfacente  alla  domanda  innanzi 
formulata. 

Infine  il  socio  effettivo  Prof.  A.  Capparelli,  osserva  che  questo 
lavoro  del  Cannizzaro  ha  un  forte  merito  per  aver  Egli  tenuto 
in  vita  più  lungamente  ed  in  maggiore  numero  i  cani  ai  quali 
fu  levata  la  tiroide,  colla  somministrazione  del  bromuro  di  po- 
tassio, e  che  Egli  pure  avendone  avuto  dall'autore  comunicazione 
ha  voluto  controllare  ed  ha  asportato  la  tiroide  in  un  cane  :  si 
sono  manifestati  i  noti  fenomenti  dopo  l'asportazione:  che  ammi- 
nistrata l'antipirina  e  dopo  la  morfina,  le  convulsioni  si  calmarono, 
ma  seguitando  1'  amministrazione  della  morfina  i  fenomeni  con- 
vulsivi riapparvero;  che  praticata  la  iniezione  del  bromuro  di  po- 
tassio i  fenomeni  scomparvero  in  seguito,  il  giorno  dopo  l'ammi- 
nistrazione del  bromuro  per  la  via  ipodermica  e  le  convulsioni 
dopo  due  giorni  di  amministrazione   sono   completamente  scom- 


parsi:  l'animale  viene  tenuto  in  osservazione  e  sarà  comunicato 
V  esito.  (1) 

Il  Dottor  Cannizzaro  ringrazia  il  Prof.  Capparelli  per  essersi 
occupato  subito  dell'argomento  ed  è  lieto  del  risultato  sin  ora  da 
lui  ottenuto  e  si  augura  che  col  tempo  siano  trovate  esatte  tutte 
le  sue  osservazioni. 

Dopo  queste  osservazioni,  non  essendo  domandata  la  parola 
da  nessun  altro  socio,  il  Presidente  dichiara  chiusa  la  discus- 
sione,,  e  si  passa  alla  nomina  della  commissione  per  giudicare  se 
la  memoria  del  socio  corrispondente  D.r  R.  Cannizzaro  possa  in- 
serirsi negli  Atti  dell'Accademia. 

La  commissione  approvata  dall'Accademia,  risulta  composta 
dei  soci  effettivi  Proffessori  Grassi,  Ughetti,  Capparelli. 

Di  poi  secondo  l'ordine  del  giorno,  il  socio  effettivo  Prof.  G. 
Pennacchietti ,  legge  la  sua  memoria.  —  Sul  moto  brachistocrono 
d'un  sistema  di  punti  materiali,  la  quale  non  dà  luogo  a  veruna 
discussione. 

Indi  il  socio  corrispondente  Prof.  E.  Di  Mattei  legge  quattro 
memorie,  aventi  per  titolo  : 

1°  Sull'infezione  malarica  sperimentale,  nell'uomo  e  negli  animali. 
2°  Sul  meccanismo  d'azione  del  virus  rabico  per  le  vie  digestive. 
3°  Sulla  virulenza  del  midollo  osseo  degli  animali  rabici. 
4°  Esperienze  su  alcuni  metodi  di  vaccinazioni  antiràbiche. 

Terminata  la  lettura  il  Presidente  dichiara  aperta  la  discus- 
sione sulle  precedenti  memorie. 

Il  socio  effettivo  Prof.  A.  Petrone ,  ottenuta  la  parola  do- 
manda prima  al  Prof.  Di  Mattei  ,  quando  ha  parlato  di  virus 
rabbico,  in  ispecie,  di  quale  si  è  servito  e  come  1'  ha  preparato. 

Relativamente  agli  esperimenti  coi  quali  il  Prof.  Di  Mattei  ha 
creduto  dimostrare  che  il  virus  rabbico  non  perde  la  sua  virulenza 
nel  tubo  digestivo  per  altri  animali,  mentre  non  infetta  l'animale 
su  cui  si  sperimenta;  e  quindi  ha  dedotto,  che  non  sono  le  secre- 
zioni ,  neanche  dello  stomaco ,   che   distruggono  la   virulenza ,  e 


(l)  NB.  Al  momento  della    pubblicazione  del  presente    bollettino  cioè,  dopo 
circa  40  giorni  l'animale  vive;  non  ha  più  presentato  convulsioni. 


che  non  è  l'epitelio  il  quale  garantisce,  perchè  egli  ha  cercato  di 
scontinuarlo  ed  alterarlo  con  punture,  stropicciamenti,  ecc.;  e  poi 
anche  ha  scelto  cani  con  fatti  inflammatorii  del  retto  per  speri- 
mentare nelle  condizioni  più  naturali,  ricorda  che  anche  i  mal- 
trattamenti fatti  nell'epitelio  della  mucosa  facilmente  si  riparano 
e  che  sarebbe  stato  interessante  qualche  reperto  anatomico  pre- 
ciso non  solo  delle  alterazioni  indotte  artificialmente  ,  ma  anche 
di  quelle  spontanee ,  affinchè  si  fosse  potuto  con  più  coscienza 
escludere  l'infezione  per  quelle  vie,  anche  con  epitelio  scontinuato. 

Egli  crede  però,  che  anche  con  1'  epitelio  scontinuato  l' infe- 
zione rabbica  non  è  avvenuta,  come  non  avviene  se  l'epitelio  è 
sano,  quando  il  tubo  digerente  con  tutta  la  integrità  del  suo  epi- 
telio ha  un  grande  potere  assorbente. 

Se  quindi  l'infezione  non  avviene,  mentre  la  virulenza  non  è 
distrutta  dai  secreti  locali ,  vuol  dire,  che  vi  dev'essere  una  ra- 
gione della  mancata  infezione ,  che,  a  suo  modo  di  vedere,  po- 
trebbe essere  la  seguente. 

Egli  ricordando ,  che  i  tessuti  sui  quali  a  preferenza  attec- 
chisce e  si  trasmette  il  virus  rabbico  sono  i  nervi  dell'  asse 
cerebro-spinale ,  come  ha  dimostrato  il  de  Vestea ,  troverebbe 
nella  mancanza  di  questi  nel  tubo  digerente,  la  ragione  della  dif- 
ficoltà di  propagazione  di  questa  infezione  per  quella  via. 

E  tanto  più  crede  giustificata  questa  sua  opinione  dal  fatto, 
che  il  virus  rabbico  è  inoculabile  soltanto  nelle  porzioni  estreme 
del  canale  alimentare,  ove  l'Anatomia  ci  insegna,  che  non  vi  è 
il  solo  sistema  del  simpatico  come  nel  resto  del  tubo,  ma  anche 
il  sistema  nervoso  animale:  così  nell'intestino  retto  non  solo  arri- 
vano alcuni  rami  del  plesso  ipogastrico  superiore  ed  inferiore  del 
simpatico,  ma  ancora  rami  del  plesso  pudendo  che  appartengono 
al  sistema  nervoso  animale ,  senza  dire  dell'  ano  che  è  animato 
esclusivamente  da  nervi  dalla  sfera  animale.  È  soverchio  poi 
ricordare  che  nella  porzione  superiore  del  tubo  ,  oltre  il  gran 
simpatico  ,  vi  sono  le  diramazioni  del  glosso-faringeo  ,  dell'  ipo- 
glosso,  del  vago  e  nelle  labbra,  rami  del  trigemino  e  del  facciale. 

Non  può  poi  accettare  come  tesi  generale,  che  i  pezzi  ana- 
tomici infetti  perdono  tutta  la  loro  virulenza  dopo  che  sono  stati 
conservati   in  alcool,    anche   assoluto:  ciò   sarebbe  vero  ,  se  gli 


_  9  — 

effetti  lineivi  provenissero  soltanto  dai  batterli  :  inveee  è  risaputo, 
che  questi  parassiti  ordinariamente  agiscono  in  danno  dell'orga- 
nismo invaso  più  per  i  prodotti  del  loro  ricambio  ,  ptomaine  ,  e 
per  i  guasti  che  inducono  nel  terreno  di  cultura,  tossialbumine  , 
ecc.,  in  modo  che  l'alcool,  l'etere,  il  cloroformio  uccidono  i  bat- 
terli, ma  ne  sciolgono  a  seconda  i  prodotti  nocivi,  estremamente 
venefici  in  vani  casi.  Pel  virus  rabbico  può  essere  vero  il  prin- 
cipio, che  non  deve  perciò  essere  generalizzato. 

Poscia  il  socio  effettivo  Prof.  A.  Capparelli  prende  la  pa- 
rola, per  fare  osservare  al  Prof.  Di  Mattei,  che  i  fermenti  solu- 
bili non  perdono,  trattati  con  alcool,  le  proprietà  biologiche  e 
che  sino  a  dimostrazione  concludente  non  crede  doversi  accettare 
quanto  il  Prof.  Di  Mattei  opina  relativamente  al  potere  distrut- 
tivo esercitato  dall'  alcool  sui  veleni  che  gli  organismi  possono 
segregare. 

Il  Prof.  Di  Mattei  risponde  prima  al  Prof.  Petrone  e  poi  al 
Prof.  Capparelli. 

Al  Prof.  Petrone  risponde ,  che  il  virus  di  cui  si  è  servito  è 
quello  che  comunemente  si  adopera  in  simili  esperienze  ,  cioè 
l'emulsione  acquosa  del  cervello  e  del  midollo  spinale  degli  ani- 
mali rabici. 

Trova  giusta  l'osservazione  del  Petrone  di  doversi  sacrificare 
gli  animali  di  esperimento  a  vario  tempo,  per  vedere  ai  diversi 
stadi  le  lesioni  intestinali  naturali  p  artificialmente  prodotte;  ma 
a  lui  più  che  sacrificare  gli  animali  premeva  per  la  natura  dei 
suoi  esperimenti,  tenerli  in  vita  lungo  tempo.  Ha  però  sacrificati 
invece  degli  animali  di  controllo. 

Trova  poi  ingegnosa  e  terrà  in  debito  conto  1'  idea  del 
Petrone  sulla  mancata  infezione  per  la  via  intestinale  per  la 
mancanza  di  nervi  dell'asse  cerebro-spinale  nel  tubo  digestivo  ; 
ma  non  crede  di  accettarla  come  spiegazione  finale,  poiché  la 
rabbia  non  si  trasmette  solo  per  la  via  dei  nervi,  ma  ben  anco 
per  la  via  sanguigna  e  linfatica  ;  eppoi  perchè  1'  infezione  non 
avvenne  nemmanco  quando  si  praticarono  negli  animali  clisteri 
ed  enteroclismi,  cioè  quando  si  portò  il  virus  rabico  in  contatto 
di  quella  parte  ultima  dell'intestino  che  oltre  al  simpatico  è  in- 
nervata dal  sistema  nervoso  animale. 


-  10  - 

Risponde  poi  ai  Proff.  Petrone  e  Capparelli  elio  dall'ultima  loro 
obbiezione  egli  deve  asserire  che  ò  stato  perfettamente  frainteso  : 
poiché  egli  non  ha  mai  accennato  a  fermenti  solubili,  e  che  par- 
lando di  pezzi  anatomici  immersi  nell'  alcool  assoluto  ricorda  di 
avere  specificato  che  intendeva  parlare  esclusivamente  del  mi- 
dollo rabico  il  quale,  come  è  risaputo  da  Pasteur  in  poi  ,  perde 
in  poco  tempo  nell'alcool  assoluto  la  sua  virulenza. 

Dopo  la  risposta  del  Prof.  Di  Mattei ,  il  Prof.  A.  Petrone 
prende  nuovamente  la  parola  e  dice  che  alle  risposte  del  Prof,  di 
Mattei  deve  replicare,  essere  egli  lieto,  che  il  di  Mattei  abbia  ora 
messo  le  cose  in  più  precisi  termini.  Ritiene  sempre  che  l' infe- 
zione e  la  trasmissione  del  virus  rabbico  si  faccia  principalmente 
lungo  i  nervi  del  sistema  animale,  come  è  stabilito  dalle  ricerche 
del  Prof,  di  Vestea,  e  come  dolorosamente  è  confermato  dal  fatto 
clinico,  che  l'inoculazione  della  rabbia  nell'  uomo  succede  tanto 
più  facilmente  e  fortemente ,  quanto  più  sono  interessati  i  nervi 
più  vicini  all'asse  cerebro-spinale,  come  principalmente  la  faccia 
e  gli  arti  superiori  più  degli  inferiori.  I  risultati  positivi  da 
iniezione  diretta  nei  vasi,  ricordati  dal  di  Mattei,  non  dice  nulla 
contro  la  precedente  opinione ,  perchè  è  chiaro  ,  che  una  volta 
inquinato  il  sangue ,  significa  aver  infettato  tutti  i  tessuti  ,  e 
quindi  anche  le  parti  predilette,  cioè  i  nervi:  e  finché  non  vi 
saranno  dimostrazioni  positive  in  contrario ,  egli  deve  ritenere 
che  i  nervi  dell'  asse  cerebro-spinale  sono  il  terreno  di  cultura 
più  propizio  ed  i  conduttori  del  virus  rabbico  al  sistema  nervoso 
centrale  cerebio-spinale:  anzi  è  di  opinione,  che  tutto  ciò  che  ha 
esposto  il  di  Mattei  conferma  sempreppiù  questa  dottrina  per  la 
qualità  diversa  dei  nervi  che  animano  il  tubo  alimentare,  e  così 
spiega  l'infezione  avvenuta  per  la  via  dell'intestino  retto. 

Infine  trova  giusto,  che  il  di  Mattei  non  abbia  potuto  sacri- 
ficare i  cani  ammalati  di  catarro  intestinale,  avendo  dovuto  se- 
guire lo  sperimento  sino  alla  fine  :  consiglia  però  di  sacrificare 
per  l'avvenire  qualcuno  di  questi  cani  malati  per  definire  la  le- 
sione precedente  ed  avere  con  ciò  una  base  più  solida  per  le 
ulteriori  conclusioni. 

Il  Prof.  Di  Mattei  replica  al  Prof.  Petrone  nei  termini 
seguenti  : 


-  11  - 

Quest'  ultimo  concetto  ribadito  dal  Prof.  Petrone  cioè  sulla 
trasmissione  del  virus  rabico  lungo  i  nervi  condurrebbe  ad  una 
discussione  d'ordine  generale.  È  saputo  infatti,  Cornelia  bene  ac- 
cennato il  Prof.  Petrone,  dalle  molteplici  ricerche  della  scuola  di 
Pasteur,  che  anche  le  iniezioni  venose  di  virus  infettano  1'  orga- 
nisme,  perchè  il  virus  viene  trasportato  in  vari  punti  del  sistema 
nervoso  centrale  ove  esso  cresce  e  si  moltiplica.  Ma  il  punto  di- 
scusso (  e  dove  proprio  la  teoria  del  Di  Vestea,  menzionata  dal 
Prof.  Petrone,  è  monca)  è  se  si  debba  accettare  come  legge  che 
a  seconda  la  sede  della  morsicatura,  vi  corrisponde  un  tipo  spe- 
ciale di  rabbia,  furiosa  nel  caso  di  morsicatura  della  faccia 
ed  arti  superiori,  paralitica  pel  caso  di  morsicatura  agli  arti  in- 
feriori. Ora  colla  infezione  per  la  via  venosa  questa  legge  non 
resta  più  assoluta,  poiché  dal  momento  che  l'infezione  per  i  vasi 
può  riprodurre  ugualmente  ora  una  or  l'altra  delle  due  forme,  è 
certo  che  nei  casi  di  morsicatura  alla  faccia,  avvenendo  l' infezione 
per  la  via  dei  vasi  può  benissimo  aversi  la  forma  paralitica  inve- 
ce della  furiosa  e  viceversa  per  la  morsicatura  agli  arti  inferiori.  - 

Ma  ripete  che  questa  è  questione  d'ordine  generale  che  egli  cre- 
de conduca  fuori  del  suo  tema,  questione  del  resto  ancora  molto 
discussa ,  e  quindi  prega  il  Prof.  Petrone  a  permettergli  di  non 
continuare  più  su  quel  terreno. 

Terminata  questa  discussione  l'Accademia  passa  alla  nomina 
della  commissione  per  giudicare  se  le  Memorie  del  socio  corri- 
spondente Prof.  E.  Di  Mattei  debbano  essere  inserite  negli  Atti 
Accademici. 

La  Commissione  riesce  composta  dai  soci  effettivi  Proff.  To- 
maselli,  Petrone  e  Capparelli. 

Dopo  di  che  il  segretario ,  a  termini  dell'  art.  16  dello  Sta- 
tuto, fa  un  resoconto  dei  lavori  scientifici  presentati  all'Accademia 
nella  gestione  1890-1891,  il  cui  numero  è  quasi  doppio  della  media 
delle  annate  accademiche  precedenti ,  e  mentre  si  compiace  di 
questa  maggiore  attività  accademica,  fa  voti,  perchè  dal  Consiglio 
Provinciale  venga  ripristinato  all'Accademia  il  sussidio  annuale 
toltole  di  recente.  Poscia  il  segretario  presenta  i  conti  e  i  docu- 
menti degli  atti  amministrativi  compiuti  dal  consiglio  di  ammi- 
nistrazione. 


—  12  - 

Infine  l'Accademia  nomina  la  commissione  che  deve  fare  lo 
esame  dei  conti  della  gestione  1890-91.  La  commissione  risulta 
composta  dai  Signori  Proff.  Basile  ed  Orsini-Faraone. 

Dopo  di  che  la  seduta  viene  tolta,  alle  ore  2  e  lì2  poni. 


SUNTO  DELLE  MEMORIE 


Prof.  G.  PennacchìETTI  —  Sul  moto  brachistocrono  d'un  sistema 
di  punti  materiali  — Si  riduce  il  problema  alla  integrazione  d'un 
sistema  canonico ,  nel  quale  il  tempo  sia  la  variabile  indipen- 
dente. Indi  si  dimostrano  teoremi  generali  relativi  al  moto  bra- 
chistocrono d'un  sistema  qualunque  di  punti,  e  in  particolare  d'un 
sistema  rigido. 


Prof.  E.  Di  MATTEI  — I.  Sull'infezione  malarica  sperimentale 
nell'uomo  e  negli  animali.  —  L'  A.  continuando  le  sue  ricerche  ag- 
giunge che  oltre  al  chinino  e  al  sublimato,  nemmanco  l'arsenico 
introdotto  per  diverse  vie  riesce  a  debellare  le  forme  parassitarie 
credute  malariche  del  sangue  degli  uccelli  :  comunica  altri  due 
esperimenti  con  risultati  negativi  d'iniezione  ipodermica  di  san- 
gue di  colomba  infetta  all'uomo. 


Prof.  E.  Di  Mattei  —  II.  Sul  meccanismo  d'  azione  del  virus 
rabico  per  le  vie  digestive.  --  L' A.  ha  voluto  studiare  come  si 
comporta  il  virus  rabico  per  lo  stomaco  relativamente  alla  sua 
virulenza.  Nutrendo  cani  con  cervelli  rabici  ed  organi  rabici  per 
più  mesi,  gli  animali  non  ebbero  nulla  a  soffrire.  Portando  di- 
verse lesioni  (ferite  e  traumi)  nello  stomaco  e  negli  intestini,  o 
producendo  catarri  artificiali  con  sostanze  chimiche  e  nutrendo 
gli  animali  come  sopra,  gli  animali  resistettero  all'  infezione.  La 
bile,  il  succo  enterico,  il  succo  pancreatico  si  mostrarono  senza 
alcuna  azione  sul  virus  rabico.  Anche  il  succo  gastrico  nelle  con- 
dizioni dell'esperimento  non  si  è  mostrato  molto  attivo;   ma  per 


—  13  — 

un'  affermazione  più  decisiva  attende  il  risultato  di  altre  espe- 
rienze in  corso,  nelle  quali  ha  variato  le  condizioni  e  il  metodo 
della  ricerca.  Dice  che  è  un  supplizio  il  dovere  attendere  l'esito 
di  esperimenti  di  simil  genere,  dovendosi  per  esso  aspettare  anche 
più  mesi. 

Prof.  E.  Di  Mattei  — III.  Sulla  virulenza  del  midollo  delle, 
ossa  negli  animali  rabici.— L'  A.  comunica  alcune  esperienze  fatte 
sotto  la  sua  direzione  dall'assistente  D.r  Francesco  Stagnitta,  dalle 
quali  risulta  che  il  midollo  delle  ossa  degli  animali  rabici  è  vi- 
rulento; potendosi  con  esso  trasmettere  la  rabbia  per  qualunque 
via  di  iniezione  :  e  che  questa  virulenza  si  mantiene  per  alcuni 
giorni  dopo  la  morte  dell'  animale  ed  anche  per  qualche  giorno 
prima. 


Prof.  E.  Di  Mattei  —  IV.  Esperienze  sur  un  metodo  di  pre- 
tesa vaccinazione  antirabica.  —  L'  A.  comunica  alcune  esperienze 
fatte  nel  suo  laboratorio  dal  predetto  D.r  Stagnitta,  consistenti  nel- 
la somministrazione  per  la  via  dello  stomaco  di  piccolissime  quan- 
tità (pochi  centigrammi)  di  cervello  rabico  sia  fresco ,  sia  tenuto 
nell'alcool  assoluto,  e  reso  polverulento  con  l'aggiunta  di  zucchero 
di  latte  e  conveniente  tritatura.  In  seguito  a  tale  trattamento  non 
si  è  visto  insorgere  negli  animali  nessun  fenomeno  morboso ,  e 
nessuna  preservazione  in  essi  della  rabbia,  poiché  più  tardi  ino- 
culati con  virus  fisso,  morirono  coi  sintomi  noti  di  rabbia  para- 
litica. Nell'uomo  la  stessa  ingestione  e  protratta  per  più  tempo 
non  diede  luogo  ad  alcun  fenomeno  morboso. 

Così  per  queste  esperienze  non  si  appoggerebbe  la  possibilità 
o  la  pretesa  di  un  nuovo  metodo  di  profilassi  antirabica,  che  ver- 
rebbe piuttosto  considerato  come  allucinazione  di  mente  malata. 


crani    M@CTWUfICI 


min  'ifrii'  tri 


Il  Prof.  ORAZIO  SILVESTRI. 


Orazio  Silvestri  nacque  a  Firenze  il  7  febbraio  1835  da  Gio- 
vanni, valente  professore  di  architettura  in  quella  città  e  dall'esimia 
pittrice  Giuditta  Orengo. 

Il  trasporto,  che  il  gentile  giovanetto  provava  per  gli  studi 
classici,  P  ambiente  artistico  nel  quale  era  cresciuto,  fecero  nascere 
in  lui  una  viva  inclinazione  per  le  belle  lettere ,  tantoché  ,  compiti 
in  patria  gli  studi  preparatori,  segui  a  Pisa  i  corsi  di  filologia. 

Quella  era  un'  epoca  fortunata  per  l' Università  di  Pisa  e  per  la 
Toscana  tutta;  i  dotti  d' Italia,  cacciati  dalle  altre  parti ,  trovavano 
nel  mite  governo  del  granduca  Leopoldo,  asilo  e  protezione.  Ed  in 
quel  tempo  illustravano  Pisa,  il  Matteucci ,  il  Mossotti,  il  Piria ,  il 
Meneghini,  il  Paolo  Savi.  Orazio  trovava  modo  di  frequentare  i  corsi 
di  quest'  illustri  scienziati,  e  s'  accese  nell'  animo  suo  un  tanto  amore 
per  gli  studi  naturali ,  che ,  appena  laureato  in  filologia  e  belle 
lettere,  si  dedicò  con  tutta  lena  alle  scienze  naturali,  ed  in  queste 
prese  la  laurea  a  soli  19  anni,  dando  prove  luminose  del  suo    brìi- 


-  16  - 

lante  ingegno,  e  meritandosi  1'  affetto  dei  professori  ed  una  meda- 
glia d'  oro,  che  il  granduca  destinava  ai  giovani  più  studiosi. 

Ammesso  per  concorso  nel  1854  alla  R.  Scuola  normale  su- 
periore di  perfezionamento  in  Pisa,  conseguito  nel  1856  il  diploma 
per  l' insegnamento  delle  scienze  fisiche  e  naturali,  fu  nominato  nel 
1857  assistente  di  chimica  nella  Università  di  Pisa,  e  professore  di 
chimica  e  storia  naturale  nel  Liceo  della  stessa  città.  Nel  1863  andò 
a  Napoli,  assistente  alla  cattedra  di  chimica  industriale.  Vi  restò  poco 
tempo,  ma  in  quella  breve  dimora  mostrò  il  suo  amore  per  gli  studi 
naturali,  con  l'interessarsi  vivamente  dei  fenomeni  vulcanici  del  Ve- 
suvio. Nominato  nello  stesso  anno  professore  di  chimica  generale 
nella  R.  Università  di  Catania,  riuscì  con  assidue  cure  a  provvedere 
il  Gabinetto  del  necessario  materiale,  del  quale  questo  era  quasi  af- 
fatto sprovvisto,  e  colla  gentilezza  dei  modi,  1'  eleganza  e  la  chia- 
rezza della  parola,  1'  indirizzo  pratico  e  sperimentale,  che  dette  al- 
l'insegnamento, si  guadagnò  la  stima  dei  colleghi,  e  la  riverenza  e 
1'  affetto  degli  scolari. 

Nel  1865,  fotta  conoscenza  col  prof.  Fouqué,  membro  dell'Isti- 
tuto di  Francia,  sali  con  lui  a  studiare  1'  eruzione  dell'  Etna;  questa 
circostanza  fece  decidere  il  giovane  professore ,  entusiasmato  dai 
grandi  fenomeni  della  natura,  ad  occuparsi  di  vulcanologia  e  di  fisica 
terrestre,  mentre  per  l'innanzi  aveva  trattato  argomenti  di  pura  chimica. 

Ed  in  questo  nuovo  campo  lasciò  splendide  orme  del  suo  in- 
gegno e  della  sua  perseveranza. 

Da  quel  giorno  1'  Etna  fu  1'  oggetto  principale  dei  suoi  studi  ; 
quel  superbo  vulcano  divenne  il  gradito  campo  delle  sue  importanti 
ricerche.  Nel  1867  dolorose  circostanze  di  famiglia  1'  obbligarono 
ad  allontanarsi  momentaneamente  da  Catania  ;  lece  un  viaggio  in 
Francia  dove  fu  cordialmente  accolto. 

Nel  1874  fu  nominato  professore  di  chimica  tecnologica  al 
Museo  di  Torino  ;  accettò  l' alto  ufficio,  finche  gli  si  presentò  1'  oc- 
casione di  ritornare  a  Catania  professore  di  Mineralogia  e  Geologia 
e  Direttore  del  nuovo  Gabinetto  di  Fisico -Chimica  terrestre,  da  cui 
tanto  onore  doveva  ridondare  a  questo-  nostro  Siculo  Ginnasio. 


-  17  - 

Una  malattia  lunga  e  dolorosa  lo  rapì  il  17  Agosto  1890  alla 
scienza,  alla  famiglia,  ed  ai  numerosi  ed  affezionati  amici. 

Come  sposo  ,  come  padre  ,  come  amico  si  mostrò  all'  altezza 
dello  scienziato. 

La  singolare  attitudine  del  Silvestri  a  tutti  i  rami  delle  scienze 
naturali,  fece  si  che  in  tutta  la  sua  carriera  s'occupò  degli  argomenti 
più  svariati ,  passando  dalla  fisica  terrestre  alla  botanica ,  dalla  chi- 
mica alla  paleontologia.  Nell'ultimo  decennio  egli  pubblicò  70  la- 
vori ,  che  si  trovano  sparsi  negli  Atti  dell'  Accademia  Gioenia  ,  nei 
bullettini  della  Società  geografica  italiana,  in  quelli  della  Società  me- 
teorologica, nella  Nuova  Antologia,  nei  Comptes  Rendus  dell'Istituto 
Nazionale  di  Francia  e  in  diversi  giornali  scientifici. 

Si  può  non  essere  pienamente  d'accordo  in  alcune  parti  con  le 
sue  conclusioni ,  ma  bisogna  ammirare  l' ingegno  profuso  nei  suoi 
lavori,  P  eleganza  dei  processi,  molti  dei  quali  originali,  l'importanza 
delle  ricerche  e  dei  resultati.  Ma  gli  studi  più  importanti,  più  continuati, 
che  a  lui  si  devono,  sono  i  lavori  sui  vulcani  ed  in  ispecie  sull'Etna; 
vulcanologo  insigne,  degno  successore  del  Gioeni  e  del  Gemmellaro, 
aveva  l'Etna  come  dominio;  e  con  l'Etna  il  suo  nome  è  strettamente 
legato. 

Abbiamo  di  lui  una  storia  fedele  delle  eruzioni  del  1865,  69, 
72,  79,  83  e  86;  pregevoli  memorie  sulle  lave  ed  altre  importanti 
di  fisico-chimica-terrestre,  di  vulcanologia,  di  mineralogia  e  d'argo- 
menti diversi,  che  lo  resero  conosciuto  in  Italia  ed  all'estero. 

Egli  molto  cooperò  per  la  fondazione  dell'  Osservatorio  Bellini 
sull'  Etna ,  che  voleva  principalmente  dedicato  agli  studi  vulcanolo- 
gici e  meteorologici  ;  un  altro  grande  merito  di  Lui  è  l'aver  saputo 
creare  nella  Università  di  Catania  uno  dei  migliori  gabinetti  di  Mi- 
neralogia, Geologia  e  Fisico-chimico-terrestre  che  possegga  l'Italia, 
adoprandovi  tutto  il  suo  intelligente  zelo  e  disponendovi  il  materiale 
raccolto  con  l'ordine  e  con  l'eleganza  propria  del  suo  eletto  animo  d'ar- 
tista. E  auguriamoci  che  il  lavoro,  nel  quale  infuse  tutta  l'anima  sua, 
non  vada  distrutto,  e  non  si  disperdano  le  collezioni  e  gli  strumenti 
dei  quali  aveva   arricchito  il  Gabinetto  di  Fisico    Chimica  Terrestre. 


-  18  - 

Provvisto  di  cosi  larga  coltura,  buono,  affabile  ,  estremamente 
cortese,  fu  circondato  dall'  affetto  di  numerosi  e  fedeli  amici.  La  sua 
amicizia  fu  cercata  dai  più  illustri  scienziati  italiani  e  stranieri.  E  i 
suoi  meriti  gli  aprirono  le  porte  delle  principali  accademie  e  Società 
scientifiche;  la  nostra  Accademia  Gioenia  lo  nominò  suo  corrispon- 
dente nel  1863;  e  poco  dopo,  cioè  ai  12  del  Marzo  1865,  socio  effettivo; 
in  questi  ultimi  tempi  lo  ebbe  per  due  anni  segretario  generale,  ed 
egli  coprì  questo  alto  ufficio  cattivandosi  1'  affetto  dei  colleghi  ,  e 
promovendo  grandemente  l' incremento  dell'  Accademia  stessa. 

La  sua  morte  fu  rimpianta  da  tutti  quanti  lo  conobbero;  e  molte 
importanti  Accademie  ed  illustri  scienziati,  come  il  Fouqué  membro 
dell'Istituto  di  Francia  e  il  P.  F.  Denza,  Direttore  dell'  Associazione 
Meteorologica  Italiana,  scrissero  di  lui  sentite  ed  affettuose  biografie. 

La  dolce  e  cara  imagine  di  Lui  resta  perenne  nei  cuore  degli 
amici;  nel  libro  d'  oro  della  scienza,  del  lavoro,  del  progresso  sta 
scritto  il  suo  nome.  (1) 

Il  Segretario  Generale  dell' Accademia  Gioenia 
A.    BARTOLI 


(1)  L'accademia  Gioenia  ha  testé  deliberato,  che  all'apertura  del  nuovo  anno 
accademico ,  si  faccia  una  solenne  commemorazione  del  compianto  Prof.  Orazio 
Silvestri,  incaricandone  il  chiarissimo  socio  Prof.  G.  Basile. 


1» 


Il  Prof.  LORENZO  MADDEM. 

Lorenzo  Maddem  nacque  in  Acireale  il  14  Novembre  1801  dal- 
l'ingegnere  Giovanni  e  dalla  signora  Ragusa;  ma  fin  da  fanciullo  e 
durante  il  corso  della  lunga  sua  vita  dimorò  sempre  a  Catania.  Com- 
piti gli  studi  in  questa  Università,  fu  chiamato  nel  1829  ad  inse- 
gnarvi la  fisica  generale. 

Nel  1862  ebbe  la  cattedra  di  Meccanica  razionale,  che  tenne 
con  onore  sino  al  1885,  anno  in  cui  chiese  il  riposo.  Nei  1824  era 
stato  eletto  socio  straordinario  dell'  Accademia  Gioenia  ;  nel  1843 
divenne  Socio  effettivo  e  fu  uno  dei  primi  e  benemeriti  soci  di  que- 
sta Accademia. 

Mori  in  Catania  il  14  Marzo  1891,  legando  al  nostro  Ateneo 
la  sua  estesa  biblioteca,  ricca  di  importanti  opere  di  matematica. 

Portò  un  grande  amore  allo  studio  ed  all'insegnamento  e  seppe 
guadagnarsi  l' affetto  riverente  dei  discepoli  e  la  stima  dei  colleghi , 
e  per  oltre  un  ventennio  sostenne  degnamente  la  carica  di  Preside 
della  Facoltà  di  Scienze. 

Ebbe  profonde  cognizioni  sulle  opere  stradali  ed  idrauliche,  ed 
in  grazia  della  sua  intelligenza  e  del  suo  sapere  non  comuni,  fu  per 
dieci  anni  regio  ispettore  di  ponti  e  strade  per  le  tre  provincie  di  Ca- 
tania, Messina  e  Siracusa.  Dovendo  scegliere,  per  la  legge  sulla  cu- 
mulazione degli  impieghi  ,  tra  questo  ufficio  e  la  cattedra ,  per  il 
grande  amore  che  portava  all'insegnamento  ed  allo  studio,  declinò 
la  carica  d'ispettore,  benché  per  questa  percepisse  uno  stipendio  più 
che  doppio  di  quello,  che  aveva  come  professore. 

Pubbliche  e  private    amministrazioni    gli    affidarono    importanti 


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incarichi,  che   egli  disimpegnò  con  onore  tanto  da  meritarsi  la  stima 
e  l'affetto  di  tutti. 

Conservò  negli  ultimi  anni  serena  e  lucida  la  mente.  Ora  ri- 
posa dopo  una  lunga  vita  di  studio  portando  con  sé  la  stima  ed  il 
cordoglio  degli  allievi,  degli  amici  e  dei  conoscenti. 

Il  Segretario  Generale  dell'  Accademia  (Jioeiiia 
A.  BARTOLI 


21  - 


Il  Prof.  MARIO  DISTEFANO. 

Mario  Distefano  nacque  in  Catania  il  15  Agosto  1 8 1 5 .  Fatti  i 
suoi  studi  in  questa  Università  si  dette  con  amore  alla  professione 
di  Architetto,  ritraendone  non  poco  onore.  Nel  Luglio  del  1852  fu 
chiamato  ad  occupare  la  cattedra  di  architettura  civile.  Già  nel  1833 
era  stato  eletto  socio  corrispondente  dell'Accademia  Gioenia;  nel  53 
fu  nominato  socio  effettivo.  A  lui  fu  affidato  nel  1874  F  insegna- 
mento della  Geometria  descrittiva ,  unito  per  qualche  tempo  con 
quello  dell'architettura. 

Afflitto  da  lenta  e  crudele  malattia  si  ritirò  dall'  insegnamento 
nell'Aprile  dell'  88.  Mori  il  26  Luglio  1890. 

Si  segnalò,  più  che  negli  scritti,  nelle  importanti  opere  eseguite 
nelle  quali  mostrò  intelligente  operosità  e  zelo  non  comuni. 

A  lui  si  debbono  pregevoli  opere  pubbliche  e  private  ;  e  tra  le 
altre  promosse  efficacemente  l'opera  del  nuovo  porto  di  Catania. 

Chiamato  a  coprire  importanti  uffici  cittadini,  tra  i  quali  quello 
di  Presidente  della  Camera  di  Commercio  e  di  Presidente  del  col- 
legio degli  Ingegneri  ed  Architetti,  vi  spiegò  molta  attività. 

Fu  benemerito  dell'  istruzione  popolare  procurando  che  fossero 
sussidiate  le  scuole  di  disegno  istituite  dalle  società  operaie,  e  inte- 
ressandosi grandemente  per  la  fondazione  delle  scuole  d'  arti  e  me- 
stieri, e  di  viticoltura  ed  enologia. 

L'Accademia  piange  la  perdita  di  questo  antico  suo  socio. 

Il  Segretario  Generale  dell'Accademia  Gioenia 
A.  BARTOLI 


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Il  Prof.  P.  ANTONINO  MAUGERI 

Nacque  in  Catania  il  dì  4  giugno  del  18 13  da  Domenico  e  da 
Antonia  Di  Bella.  Sin  dalla  prima  età  rivelò  ingegno  perspicace  e 
memoria  non  comune.  Il  padre,  modesto  operajo  ,  non  avrebbe  po- 
tuto apprestargli  i  mezzi  necessari  agli  studi ,  ma  il  giovane  Anto- 
nino, indossato  l'abito  del  Poverello  di  Assisi,  ebbesi  nel  Convento 
i  mezzi  della  propria  cultura. 

Si  senti  chiamato  altamente  agli  studi  filosofici,  e  a  questi  con- 
sacrò tutta  la  sua  vita.  Fu  discepolo  dell'  illustre  Vincenzo  Tedeschi 
e  il  Filosofo  catanese  si  accorse  ben  presto  che  il  Maugeri  accennava 
a  toccare  le  altezze  della  scienza  prima. 

Nel  1846  apertosi  il  concorso  per  la  supplenza  alla  cattedra  di 
filosofia  nella  R.  Università  di  Catania ,  il  Maugeri  s' iscrisse  fra  i 
concorrenti,  eh'  erano  diversi;  ma  all'  ultima  ora  rimase  solo  alle 
prove  di  quel  concorso,  che  garantiva  il  diritto  di  successione  al  Ti- 
tolare nella  cattedra.  Secondo  i  regolamenti,  allora  vigenti,  dovette 
scrivere  una  Dissertazione  estemporanea  sulP  Origine  delle  lingue  par- 
late, che  fu  la  tesi  tratta  a  sorte  della  Commissione  esaminatrice  ; 
questo  lavoro  edito  dopo  pochi  giorni  in  Catania  coi  tipi  di  P.  Giun- 
tini,  meritossi  1'  ammirazione  dei  dotti;  superate  splendidamente  le 
altre  prove,  vinse  il  concorso,  ebbesi  la  nomina  per  la  supplenza.   (1) 

Nel  1849  il  Maugeri  fu  fatto  segno  alle  più  dure  persecuzioni 
della  Polizia  del  Governo  delle  due  Sicilie  ;  soffrì  l'  esilio,  il  carcere 
e  poi  di  nuovo  l' esilio  fuori  gli  Stati.  Dopo  molti  anni  gli  fu  per- 
messo di  tornare  a  Catania,  ma  dovette  soggiacere  alla  continua 
sorveglianza  di  quell'  odiata  Polizia.  È  inutile  il  dire  che  ogni  pub- 
blico ufficio  gli  venne  interdetto.  Si  fingeva  solo,  per  somma  tolle- 


(1)  Il  28  Geimaju  1847,  fu  eletto  socio  onorario  dell'Accademia  Gioenia. 


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ranza  dell'Autorità  politica  locale,  che  il  Maugeri  insegnasse  privata- 
mente filosofia  ad  una  numerosa  Gioventù,  che  accorreva  da  tutta  la 
Provincia  per  apprendere  da  lui  quella  scienza,  che  dà  i  principi,  i 
criteri,  il  metodo  a  tutte  le  altre  scienze.  Tentato  spesso  con  lusin- 
ghiere promesse  a  dichiarazioni  gradite  a  quel  Governo,  il  Maugeri 
non  si  piegò  giammai.  Morto  il  Tedeschi,  avea  diritto  a  succedergli 
nella  cattedra  di  filosofia,  ma  non  era  nemmeno  pensabile  che  quel 
Governo  avesse  in  lui  rispettato  quel  diritto.  Però,  nel  1860  gli  fu  fatta 
giustizia;  per  decreto  Dittatoriale  fu  nominato  professore  ordinario  di 
filosofia  nella  R.  Università  di  Catania;  e  sostenne  questo  insegna- 
mento sempre  con  dignità,  meritandosi  1'  ammirazione  della  Gioventù 
studiosa  e  dei  Colleghi  dell'  Ateneo  catanese. 

Nel  1889,  non  tanto  per  gl'incomodi  fisici,  da  cui  negli  ul- 
timi anni  di  sua  vita  veniva  pur  troppo  travagliato,  ma  perchè  sen- 
tiva in  lui  un  po'  menomata  la  memoria,  chiese  il  ritiro.  La  Facoltà 
di  filosofia  e  lettere,  di  cui  fu  sempre  preside,  e  il  rettore  dell'Uni- 
versità, si  sforzarono  invano  a  non  tarlo  insistere  sulla  domanda  di 
ritiro,  il  Maugeri  fu  irremovibile  dal  suo  proposito  ,  esempio  bellis- 
simo di  coscienza  della  dignità  di  professore  ,  che  dovrebbe  essere 
imitata  da  colleghi  parecchi  (1). 

Importante  è  il  contributo  che  il  Maugeri  portò  alle  scienze  fi- 
losofiche colle  opere  da  lui  pubblicate,  che  gli  meritarono  un  posto 
eminente  fra  i  filosofi  siciliani  ed  anche  nazionali.  Oltre  il  saggio 
estemporaneo  siili'  Origine  delle  lingue  parlate ,  di  cui  sopra  si  fece 
cenno,  ci  abbiamo  di  lui  : 

Un  dubbio  sulla  esistenza  delle  verità  filosofiche,  Messina   1841. 

Rivista  alla  Rivista   del  P.  Romano  Messina,   1843. 

Genealogia  della  Ragione  filosofica,  Messina  1845. 

Vedute  filosofiche,  Catania   1856. 

Platone  ed  Aristotile,  Catania   1857  (opera  rimasta   incompleta.) 


(1)  Il  Governo  però  non  ha  diritto  di  aspettarsi  da  tutti  il  sagrifizio  del 
Maugeri;  e  per  non  vedere  spesso  quasi  Mummie  sulle  cattedre,  è  necessario  ri- 
formi la  legge  sulle  pensioni. 


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Vincenzo   Tedeschi  ed  il  suo  secolo,  Catania   1858. 

Sull'influenza  della  filosofìa  in  tutte  le  tintane  sciente,  Catania  1861. 

L' Italia  al  cospetto  delle  Nazioni,  Catania   1875. 

Sulle  Missioni  francescane  in  Italia,  Catania   1882. 

L'  uomo  e  la  scienza,  Torino   1883. 

La  scienza  e  gli  scienziati,  Catania   1883. 

Ma  le  opere  più  importanti  di  lui  sono  : 

Corso  di  legioni  di  filosofia  razionale,  voi.   3,  Catania    1865-67. 
Elementi  di  filosofìa,  Catania  J869. 

//  positivismo  e  il  razionalismo,  ossia,  la  missione  della  scienza  ne- 
gli ultimi  dieci  anni:   18JO-1880,  Catania   1880. 

È  impossibile  in  un  cenno  necrologico  mettere  in  rilievo  i  pregi 
delle  opere  di  Maugeri,  specialmente  del  Corso  di  Lezioni  di  filosofia 
razionale,  e  del  positivismo  e  del  razionalismo,  ricordo  solamente  che 
esse  ebbero  lusinghieri  giudizi  del  Di  Giovanni,  del  Catera-Lettieri, 
del  Boscarini,  del  Conti,  del  Poli,  del  Tommaseo,  del  Nova.  L'Isti- 
tuto Imperiale  delle  scienze  Morali  e  Politiche  di  Francia  (7.  gen.  1867) 
le  ricorda  con  frasi  lusinghiere  ;  V  Annuaire  Pilosophyque  di  Parigi 
(voi.  IV,  gemi.  1867)  espone  il  sistema  del  Maugeri  ed  ha  per  lui 
parole  di  lode  splendidissima.  Neil'  Jahrbikber  der  Literatur  di  Hei- 
delberger  N.  15,  1866;  il  Mittermaire ,  e  ai  N.i  56,  57  dello  stesso 
anno,  il  Reichlin-Meldgg,  giudicano  l'opera  di  Maugeri,  e  ci  mostrano 
quanto  egli  venne  apprezzato  nella  sapiente  Germania.  Taccio  i  giudizi 
di  altre  Riviste  nazionali  ed  estere,  che  fanno  onore  al  nostro  Filosofo. 

Modesto  sempre,  fu  alieno  di  fare  scalpore  sul  suo  nome;  pure 
molte  Accademie  nazionali  ed  estere  si  onorarono  di  scrivere  il  nome 
di  lui  neh1'  albo  dei  loro  soci.  Meritossi  sempre  la  fiducia  del  Go- 
verno della  P.  Istruzione,  quantunque  nelle  sue  funzioni  di  Preside 
abbia  sempre  elevato  la  voce  nell'interesse  di  razionali  riforme  e  nel- 
l'interesse della  Facoltà  cui  presedeva;  gli  venivano  affidati  delicati 
incarichi  per  Commissioni  di  esami  e  di  concorsi.  Direi  che  fu  pure 
insignito  della  croce  di  Cavaliere  e  poi  di  Ufficiale  della  Corona 
d'Italia,  se  lo  sciupìo  di  queste  onorificenze  non  avesse  fatto  perdere 


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ad  esse  il  carattere  di  onoranza;  ritiratosi  dall'insegnamento,  fu  no- 
minato Professore  emerito. 

Amò  la  Gioventù  studiosa,  a  cui  con  chiarezza  e  profondità  di 
concetti  spezzò  il  pane  della  scienza,  tenendo  sempre  d' innanzi  alla 
mente  di  essa,  elevati  gl'ideali  della  vita.  Amò  la  scienza  stessa  e  la 
difese  dagli  attentati  degli  estremi  sofistici ,  che  ne  costituiscono  la 
negazione.  Amò  l'Italia;  come  il  Gioberti,  procurò  sempre  di  mettere 
in  rilievo  le  glorie  italiane  ;  nell'unità  del  pensiero  filosofico  ■  e  nella 
tradizionalità  della  filosofia  italiana  scorgeva  la  garanzia  dell'  unità 
nazionale;  combattè  contro  il  servaggio  del  pensiero  italiano  al  pen- 
siero straniero  ,  più  temibile  dello  stesso  servaggio  politico  ;  soffrì 
molto  pel  risorgimento  nazionale;  apparteneva  a  quella  eletta  schiera 
di  Sommi ,  che  in  modi  diversi  lavorarono  pei  grandi  ideali  del- 
l'epopea nazionale  ,  e  con  essi  si  sentì  1'  anima  piena  di  amarezza 
quando  vide  il  doloroso  passaggio  dall'  Epos  all'  Epa,  ed  ebbe  frasi 
fieramente  sdegnose  contro  la  corruzione  invadente. 

Portò  sempre  a  fronte  alta  la  sua  fede  religiosa;  soffrì  con  cri- 
stiana rassegnazione  i  dolori  acutissimi  della  malattia,  che  lo  travagliò 
negli  ultimi  due  anni  di  sua  vita;  e  poscia  colpito  da  paralisi  morì 
coi  conforti  religiosi  il  dì   15  giugno   1891.  * 

Prof.  Francesco  Fisichella 


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