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Giugno 1891. Fascicolo XXII.
BULLETTINO MENSILE
DELLA
ACCADEMIA GIOENIA
DI SCIENZE NATURALI IN. CATANIA
col «.
RESOCONTO DELLE SEDUTE ORDINARIE E STRAORDINARIE
e Sunto delle Memorie in esse presentate
NUOVA SERIE.
CATAxNIA
TIPOGRAFIA C GALATOLA
1891.
2MMM lllllll I II MMI lllllll MI IMI III IMI II lllllll IMI MIMMIIMMMI MIMI II MIMI MI IMI MI IMI IIIIIIII
INDICE DELLE MATERIE
CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
Rendiconti Accademici
Verbale dell' adunanza del 29 Giugno 1891 Pag. 1
Sunti delle memorie
Sul moto brachistocrono d'un sistema di punti materiali, del Prof. G. Pen-
nacchietti » 12
I. — Sull' iufenzione malarica sperimentale nell' uomo e negli animali, del
Prof. E. Di Maitei ..12
II. — Sul meccanismo d' azione del virus rabico per le vie digestive , del
Prof. E. Di Mattei ..12
III. — Sulla virulenza del midollo delle ossa negli animali rabici, del Prof.
E. Di Mattei » 13
IV. — Esperienze sopra un metodo di pretesa vaccinazione antirabica, del
Prof. E. Di Mattei » 13
Cenni Biografici ..15
Giugno 1891. Fascicolo XXII.
ACCADEMIA GIOENIA
DI
SCIENZE HST.A-T"Cr:Et.A.Il«I
Mita Straordinaria lei 29 Giugno 1891, (,)
Presidente — Prof. Giuseppe Zurria
Segretario Generale— Prof. Adolfo Bartoli
Sono presenti i soci effettivi Sigg. Proff. Amato, Ardirli, Ca-
fiei, Capparelli, Feletti, Ferrari, Grassi, Pennacchietti, Petrone,
Ronsisvalle, Ughetti.
Intervengono anche molti soci corrispondenti e numeroso
uditorio.
All' ora stabilita il presidente dichiara aperta la seduta. Il
segretario incomincia col dare lettura del verbale della seduta
precedente che viene nelle consuete forme approvato.
Il socio effettivo Prof. Grassi domanda la parola e fa le
seguenti osservazioni a proposito della memoria del Prof. Petrone
« Contributo sull'azione della tubercolina nei tisici » letta nella se-
duta precedente del 21 Giugno :
« Nella sua notevole lettura, l'illustre nostro collega, Prof. Pe-
« trone ha richiamato un'altra volta l'attenzione sopra certi sin-
« golari fenomeni presentati dai bacilli della tubercolosi : egli
« inclina a credere che essi indichino una peculiare sporificazione
(l) Il verbale della discussione di questa seduta è stato compilato dai sunti
forniti dai Signori Accademici che presero parte alla discussione: Anche le bozze
di stampa furono corrette dagli stessi Autori. A ciò si deve il ritardo nella pub-
blicazione di questo fascicolo, nonché dei due fascicoli precedenti.
- 2 —
« dei bacilli stessi. Fatti simili sono già stati comunicati dal
« nostro Collega fin dal 1884 all'Accademia medico-chirurgica di
« Napoli e poi pubblicati negli Atti della stessa Accademia.
« Io ho domandato la parola perchè desidero far spiccare, in
« questa aggiunta al processo verbale, una circostanza, su cui il
« Prof. Petrone, per soverchia modestia, ha sorvolato, cioè che le
« sue osservazioni furono confermate da altri autori, più special-
« mente dallo Schron, senza che del lavoro del nostro egregio
« Collega sia stato fatto alcun cenno. Fa davvero molto mara-
« viglia che lo Schron che fu per tanti anni vicinissimo al Pe-
« trone lo abbia del tutto dimenticato, molto più che nella nota
« riassuntiva del Schron stesso tornano in onore altri fatti osser-
« vati dal Petrone (estroflessione ampolliforme e successivo stroz-
« zamento dell'epitelio bronchiale). Noi vogliamo sperare che lo
« Schron riparerà la sua dimenticanza nel lavoro esteso. »
Il socio Prof. A. Petrone risponde al Prof. Grassi , con le
seguenti parole :
« Dopo ciò che ha voluto dire il Prof. Grassi sulla storia
« delle spore tubercolari, dei bacilli sporiferi, aggiungendo anche
« il fatto delle formazioni epiteliali esogene dei bronchi, ottenute
« dal Petrone anche sperimentalmente nel lavoro sulla Rigenera-
le zione del polmone , ringrazia 1' amico , ma è convinto che il
« Prof. Schron, il quale è stato suo maestro ed a cui è legato da
« speciale affezione, non ha citato pel momento i suoi lavori, ed
« è sicuro che lo farà più tardi nel lavoro più esteso e completo.
« Al proposito fa rilevare la coincidenza anche del giorno
« dopo 7 anni, quando nel 29 Giugno 1884 egli leggeva all' Ae-
« cademia medico-chirurgica di Napoli, di cui era socio, la me-
« moria « Il bacillo di Koch nell' essudato della leptomeningite tu-
« bercolare— Prolificazione gemmipar a delle spore tubercolari- Appa-
« rema e colorazione dei bacilli nei pezzi induriti col liquido di
« Mailer » presentando parecchi preparati, ed una figura (ripro-
« dotta soltanto nella pubblicazione fatta dalla Gazzetta degli
« Ospitali di Milano , n. 8 e 9 — 1885) , sotto la quale vi era la
« spiegazione seguente : « Forme diverse del microbio della tuber-
« colosi, corrispondenti a fasi diverse del suo sviluppo nell' essudato
« della leptomeningite tubercolare— &) Spore tubercolari semplici di
— 3 —
« grandezza diversa — b) /Spore gemmipare—c) Bacilli tubercolari
« semplici— d) Bacilli sporiferi— e) Bacilli ramificati da ingrandir
« mento delle gemme delle spore— Hartnack 5-8.
« Si augura, che una buona volta si fosse più incoraggiati
« da noi Italiani per i lavori proprii , così ne saranno meno di-
« mentichi o ignoranti gli stranieri. Si potrà criticare un lavoro
« ma non dimenticarlo; diversamente i più volenterosi non avranno
« più il sentimento del proprio dovere e scoraggiati finalmente
« abbandoneranno l'agone scientifico. »
Di poi il segretario legge l'ordine del giorno di questa seduta
straordinaria, cosi concepito :
Dottor Raimondo Cannizzaro — La funzione della gianduia ti-
roide— (Discussione sulla detta memoria).
Prof. G. Pennacchietti — Sul moto brachistocrono di un sistema
di punti materiali.
Prof. Eugenio Di Mattei — Sull' infezione malarica sperimentale
nell'uomo e negli animali.
DETTO — Sul meccanismo d'azione del virus rabico per le vie digestive.
Detto — Sulla virulenza del midollo osseo degli animali rabici.
Detto— Esperienze su alcuni metodi di vaccinazioni antirabiche.
Secondo questo ordine del giorno il Sig. Dottore R. Canniz-
zaro riassume brevemente la sua memoria sulla funzione della
gianduia tiroide, già letta nella seduta precedente e pubblicata
nel relativo bnllettino; poscia il Presidente dichiara aperta la di-
scussione sopra questa memoria.
Il Prof. A. Petrone per il primo domanda la parola e fa le
seguenti osservazioni :
È lieto che il suo assistente J3ottor Cannizzaro abbia final-
mente comunicato air Accademia i risultati ottenuti in questa
serie di ricerche. Egli crede che alcuni corollarii devono essere
ancora studiati e sistemati, come la sostanza speciale detta tiroi-
dina, come l'azione antiepilettica di questa sull'uomo : si augura
che questi risultati siano meglio definiti e confermati dalla
Clinica.
La parte più importante del lavoro gli sembra V azione com-
pensativa del bromuro di potassio, una volta che è sottratta l'azione
del prodotto della glandola tiroide asportata. Egli crede con ciò
messa la base per gli studii sull' azione di quel prodotto , che
influenza nelle condizioni normali talmente il sistema nervoso
centrale da mantenere la giusta eccitabilità della zona psico-mo-
trice : probabilmente quella sostanza influisce anche sul trofi-
smo, ecc. Vuol dire, che tolta questa influenza moderatrice sulla
zona epilettogena i più piccoli stimoli sono capaci di essere con-
vulsionanti, e ciò è impedito dal bromuro.
Crede anche importanti i risultati, che il succo di certe parti,
come della corteccia cerebrale, ecc. dopo quello della tiroide, sia
capace di impedire i dannosi effetti strumiprivi. Con ciò si apre
il campo ad una nuova serie di ricerche sulla gianduia tiroide,
che egli inizierà per conto proprio appena gli sarà possibile.
Conchiude, che questi studii del Cannizzaro mettono una base
più salda per l'opinione che accorda le tristi conseguenze della
mancanza della tiroide, sia perchè asportata, sia perchè trasfor-
mata da processi morbosi locali , alla mancata elaborazione e
quindi assenza nel circolo di una sostanza prodotta dalla stessa
tiroide , a similitudine delle gravi conseguenze che avvengono
per processi morbosi che rendono inutili altri organi glandulari,
come il fegato, i reni, le capsule surrenali, le glandule genitali,
ecc. Gli studii ulteriori dovranno precisare la natura di questa
sostanza della tiroide e rischiararne la genesi , per sapere se è
un prodotto attivo funzionale della gianduia, ovvero un prodotto
regressivo speciale del ricambio materiale della tiroide.
11 Dottor Cannizzaro ringrazia l'Illustre Prof. Petrone per le
parole lusinghiere pronunciate sul suo lavoro e per la gentile insi-
stenza con cui gli ha da parecchi anni consigliato di pubblicare
alcuni risultati anche isolatamente : oggi si accorge con dolore
che se si fosse arreso sin dal primo giorno agli affettuosi desiderii
del suo maestro, né il tentativo del Vassale, né quello del Gley
sul succo delle tiroidi, avrebbero preceduto questa pubblicazione.
Riguardo poi alla qualità della sostanza elaborata dal corpo
tiroide, crede che debba essere un prodotto progressivo, giacché
non gli pare possibile che la natura abbia affidata una funzione
della più alta importanza a prodotti regressivi.
- 5 -
Poscia il Prof. Di Mattei domanda al D.r R. Cannizzaro,
se abbia ucciso a vario intervallo degli animali già stiroidati per
vedere se in essi (creduti scampati e sopravvissuti) si fossero per
avventura trovate glandole tiroidi accessorie. Pensa che sarebbe
bene sacrificare molti di questi animali per assodare sempre più
e meglio i resultati del D.r Cannizzaro.
Il Dottor R. Cannizzaro risponde che ha ucciso a varii in-
tervalli la maggior parte degli animali sopravvissuti e che in
nessuno di essi ha mai trovato alcun residuo delle tiroidi estir-
pate, tiroidi accessorie o tiroidi aortiche di sorta. Del resto am-
messa l'importanza funzionale della gianduia, diventa quistione
di secondo ordine il determinare se la detta funzione venga eser-
citata da altri organi suppletori!, ad esempio la pituitaria, come
crede l'autore , o da tiroidi accessorie che potrebbero essere in
appresso trovate in altri punti del corpo.
Dipoi ha la parola il socio effettivo Prof. Ughetti il quale
incomincia col dichiarare di non poter prender parte ad un'ampia
discussione sulla memoria del D.r Cannizzaro non avendone
udito la lettura per intiero , ma solo quella delle conclusioni ;
però dopo aver avuto conoscenza di questa:
1. Domanda al D.r Cannizzaro da quanto tempo sieno privi
di tiroide i cani che, secondo quanto egli afferma, ancora soprav-
vivono alla tiroidee toni ia, perocché è da ricordare che il Tizzoni
ha veduto sopravvivere a lungo alcuni cani , uno dei quali fino
a quattro anni, e che nel laboratorio di Patologia generale di
Catania un grosso cane operato di tiroidectomia sopravvisse in
perfetta salute fino a nove mesi dopo i quali fu colpito dai noti
fenomeni nervosi che in tre giorni lo condussero a morte.
2. Domanda inoltre come possa il D.r Cannizzaro conciliare
la sua ipotesi sulla funzione della tiroide col fatto della lunga
sopravvivenza dei cani stiroidati, seguita però sempre (a parte le
nuove osservazioni del Cannizzaro stesso) dalla morte , con gli
stessi fenomeni che presentano gli animali quando muoiono pochi
giorni dopo l'operazione.
Il Dottor R. Cannizzaro risponde al socio Prof. Ughetti, che
i cani i quali superarono i noti fenomeni nervosi vissero a lungo,
alcuni anzi vivono ancora coni' è detto nella nota, ed è sicuro
- 6 -
che se al cane sopravvissuto nove mesi nel Laboratorio di Pa-
tologia Generale diretto dal Prof. Ughetti o a quelli del Prof.
Tizzoni, al comparire delle convulsioni, si fossero somministrate
le necessarie dosi di bromuro di potassio o si fossero fatte le
iniezioni del suo preparato, essi probabilmente sarebbero rimasti
in vita.
La seconda domanda del Prof. Ughetti non sarebbe stata
fatta s'egli avesse assistito alla lettura del lavoro, appunto perchè
l'autore stesso è stato il primo a muoversi tale obbiezione , alla
quale ha cercato di rispondere ammettendo che in certi cani gli
organi destinati a supplire il corpo tiroide , dopo 1' operazione
funzionano sufficientemente bene e non fanno risentire all'animale
la conseguenza della mancanza dell'organo, e che quando, dopo
qualche tempo, i detti organi suppletivi, per ragioni ancora ignote
non producono la quantità necessaria di principio attivo, l'orga-
nismo deve risentire gli effetti della mancanza della tiroide ed i
noti fenomeni debbono ricomparire.
Augura al Prof. Ughetti di trovare una spiegazione più sod-
disfacente.
Il Prof. Ughetti si dichiara non soddisfatto delle spiegazioni
date dal D.r Cannizzaro, e ritiene che né queste né le conclusioni
udite prima, dieno risposta soddisfacente alla domanda innanzi
formulata.
Infine il socio effettivo Prof. A. Capparelli, osserva che questo
lavoro del Cannizzaro ha un forte merito per aver Egli tenuto
in vita più lungamente ed in maggiore numero i cani ai quali
fu levata la tiroide, colla somministrazione del bromuro di po-
tassio, e che Egli pure avendone avuto dall'autore comunicazione
ha voluto controllare ed ha asportato la tiroide in un cane : si
sono manifestati i noti fenomenti dopo l'asportazione: che ammi-
nistrata l'antipirina e dopo la morfina, le convulsioni si calmarono,
ma seguitando 1' amministrazione della morfina i fenomeni con-
vulsivi riapparvero; che praticata la iniezione del bromuro di po-
tassio i fenomeni scomparvero in seguito, il giorno dopo l'ammi-
nistrazione del bromuro per la via ipodermica e le convulsioni
dopo due giorni di amministrazione sono completamente scom-
parsi: l'animale viene tenuto in osservazione e sarà comunicato
V esito. (1)
Il Dottor Cannizzaro ringrazia il Prof. Capparelli per essersi
occupato subito dell'argomento ed è lieto del risultato sin ora da
lui ottenuto e si augura che col tempo siano trovate esatte tutte
le sue osservazioni.
Dopo queste osservazioni, non essendo domandata la parola
da nessun altro socio, il Presidente dichiara chiusa la discus-
sione,, e si passa alla nomina della commissione per giudicare se
la memoria del socio corrispondente D.r R. Cannizzaro possa in-
serirsi negli Atti dell'Accademia.
La commissione approvata dall'Accademia, risulta composta
dei soci effettivi Proffessori Grassi, Ughetti, Capparelli.
Di poi secondo l'ordine del giorno, il socio effettivo Prof. G.
Pennacchietti , legge la sua memoria. — Sul moto brachistocrono
d'un sistema di punti materiali, la quale non dà luogo a veruna
discussione.
Indi il socio corrispondente Prof. E. Di Mattei legge quattro
memorie, aventi per titolo :
1° Sull'infezione malarica sperimentale, nell'uomo e negli animali.
2° Sul meccanismo d'azione del virus rabico per le vie digestive.
3° Sulla virulenza del midollo osseo degli animali rabici.
4° Esperienze su alcuni metodi di vaccinazioni antiràbiche.
Terminata la lettura il Presidente dichiara aperta la discus-
sione sulle precedenti memorie.
Il socio effettivo Prof. A. Petrone , ottenuta la parola do-
manda prima al Prof. Di Mattei , quando ha parlato di virus
rabbico, in ispecie, di quale si è servito e come 1' ha preparato.
Relativamente agli esperimenti coi quali il Prof. Di Mattei ha
creduto dimostrare che il virus rabbico non perde la sua virulenza
nel tubo digestivo per altri animali, mentre non infetta l'animale
su cui si sperimenta; e quindi ha dedotto, che non sono le secre-
zioni , neanche dello stomaco , che distruggono la virulenza , e
(l) NB. Al momento della pubblicazione del presente bollettino cioè, dopo
circa 40 giorni l'animale vive; non ha più presentato convulsioni.
che non è l'epitelio il quale garantisce, perchè egli ha cercato di
scontinuarlo ed alterarlo con punture, stropicciamenti, ecc.; e poi
anche ha scelto cani con fatti inflammatorii del retto per speri-
mentare nelle condizioni più naturali, ricorda che anche i mal-
trattamenti fatti nell'epitelio della mucosa facilmente si riparano
e che sarebbe stato interessante qualche reperto anatomico pre-
ciso non solo delle alterazioni indotte artificialmente , ma anche
di quelle spontanee , affinchè si fosse potuto con più coscienza
escludere l'infezione per quelle vie, anche con epitelio scontinuato.
Egli crede però, che anche con 1' epitelio scontinuato l' infe-
zione rabbica non è avvenuta, come non avviene se l'epitelio è
sano, quando il tubo digerente con tutta la integrità del suo epi-
telio ha un grande potere assorbente.
Se quindi l'infezione non avviene, mentre la virulenza non è
distrutta dai secreti locali , vuol dire, che vi dev'essere una ra-
gione della mancata infezione , che, a suo modo di vedere, po-
trebbe essere la seguente.
Egli ricordando , che i tessuti sui quali a preferenza attec-
chisce e si trasmette il virus rabbico sono i nervi dell' asse
cerebro-spinale , come ha dimostrato il de Vestea , troverebbe
nella mancanza di questi nel tubo digerente, la ragione della dif-
ficoltà di propagazione di questa infezione per quella via.
E tanto più crede giustificata questa sua opinione dal fatto,
che il virus rabbico è inoculabile soltanto nelle porzioni estreme
del canale alimentare, ove l'Anatomia ci insegna, che non vi è
il solo sistema del simpatico come nel resto del tubo, ma anche
il sistema nervoso animale: così nell'intestino retto non solo arri-
vano alcuni rami del plesso ipogastrico superiore ed inferiore del
simpatico, ma ancora rami del plesso pudendo che appartengono
al sistema nervoso animale , senza dire dell' ano che è animato
esclusivamente da nervi dalla sfera animale. È soverchio poi
ricordare che nella porzione superiore del tubo , oltre il gran
simpatico , vi sono le diramazioni del glosso-faringeo , dell' ipo-
glosso, del vago e nelle labbra, rami del trigemino e del facciale.
Non può poi accettare come tesi generale, che i pezzi ana-
tomici infetti perdono tutta la loro virulenza dopo che sono stati
conservati in alcool, anche assoluto: ciò sarebbe vero , se gli
_ 9 —
effetti lineivi provenissero soltanto dai batterli : inveee è risaputo,
che questi parassiti ordinariamente agiscono in danno dell'orga-
nismo invaso più per i prodotti del loro ricambio , ptomaine , e
per i guasti che inducono nel terreno di cultura, tossialbumine ,
ecc., in modo che l'alcool, l'etere, il cloroformio uccidono i bat-
terli, ma ne sciolgono a seconda i prodotti nocivi, estremamente
venefici in vani casi. Pel virus rabbico può essere vero il prin-
cipio, che non deve perciò essere generalizzato.
Poscia il socio effettivo Prof. A. Capparelli prende la pa-
rola, per fare osservare al Prof. Di Mattei, che i fermenti solu-
bili non perdono, trattati con alcool, le proprietà biologiche e
che sino a dimostrazione concludente non crede doversi accettare
quanto il Prof. Di Mattei opina relativamente al potere distrut-
tivo esercitato dall' alcool sui veleni che gli organismi possono
segregare.
Il Prof. Di Mattei risponde prima al Prof. Petrone e poi al
Prof. Capparelli.
Al Prof. Petrone risponde , che il virus di cui si è servito è
quello che comunemente si adopera in simili esperienze , cioè
l'emulsione acquosa del cervello e del midollo spinale degli ani-
mali rabici.
Trova giusta l'osservazione del Petrone di doversi sacrificare
gli animali di esperimento a vario tempo, per vedere ai diversi
stadi le lesioni intestinali naturali p artificialmente prodotte; ma
a lui più che sacrificare gli animali premeva per la natura dei
suoi esperimenti, tenerli in vita lungo tempo. Ha però sacrificati
invece degli animali di controllo.
Trova poi ingegnosa e terrà in debito conto 1' idea del
Petrone sulla mancata infezione per la via intestinale per la
mancanza di nervi dell'asse cerebro-spinale nel tubo digestivo ;
ma non crede di accettarla come spiegazione finale, poiché la
rabbia non si trasmette solo per la via dei nervi, ma ben anco
per la via sanguigna e linfatica ; eppoi perchè 1' infezione non
avvenne nemmanco quando si praticarono negli animali clisteri
ed enteroclismi, cioè quando si portò il virus rabico in contatto
di quella parte ultima dell'intestino che oltre al simpatico è in-
nervata dal sistema nervoso animale.
- 10 -
Risponde poi ai Proff. Petrone e Capparelli elio dall'ultima loro
obbiezione egli deve asserire che ò stato perfettamente frainteso :
poiché egli non ha mai accennato a fermenti solubili, e che par-
lando di pezzi anatomici immersi nell' alcool assoluto ricorda di
avere specificato che intendeva parlare esclusivamente del mi-
dollo rabico il quale, come è risaputo da Pasteur in poi , perde
in poco tempo nell'alcool assoluto la sua virulenza.
Dopo la risposta del Prof. Di Mattei , il Prof. A. Petrone
prende nuovamente la parola e dice che alle risposte del Prof, di
Mattei deve replicare, essere egli lieto, che il di Mattei abbia ora
messo le cose in più precisi termini. Ritiene sempre che l' infe-
zione e la trasmissione del virus rabbico si faccia principalmente
lungo i nervi del sistema animale, come è stabilito dalle ricerche
del Prof, di Vestea, e come dolorosamente è confermato dal fatto
clinico, che l'inoculazione della rabbia nell' uomo succede tanto
più facilmente e fortemente , quanto più sono interessati i nervi
più vicini all'asse cerebro-spinale, come principalmente la faccia
e gli arti superiori più degli inferiori. I risultati positivi da
iniezione diretta nei vasi, ricordati dal di Mattei, non dice nulla
contro la precedente opinione , perchè è chiaro , che una volta
inquinato il sangue , significa aver infettato tutti i tessuti , e
quindi anche le parti predilette, cioè i nervi: e finché non vi
saranno dimostrazioni positive in contrario , egli deve ritenere
che i nervi dell' asse cerebro-spinale sono il terreno di cultura
più propizio ed i conduttori del virus rabbico al sistema nervoso
centrale cerebio-spinale: anzi è di opinione, che tutto ciò che ha
esposto il di Mattei conferma sempreppiù questa dottrina per la
qualità diversa dei nervi che animano il tubo alimentare, e così
spiega l'infezione avvenuta per la via dell'intestino retto.
Infine trova giusto, che il di Mattei non abbia potuto sacri-
ficare i cani ammalati di catarro intestinale, avendo dovuto se-
guire lo sperimento sino alla fine : consiglia però di sacrificare
per l'avvenire qualcuno di questi cani malati per definire la le-
sione precedente ed avere con ciò una base più solida per le
ulteriori conclusioni.
Il Prof. Di Mattei replica al Prof. Petrone nei termini
seguenti :
- 11 -
Quest' ultimo concetto ribadito dal Prof. Petrone cioè sulla
trasmissione del virus rabico lungo i nervi condurrebbe ad una
discussione d'ordine generale. È saputo infatti, Cornelia bene ac-
cennato il Prof. Petrone, dalle molteplici ricerche della scuola di
Pasteur, che anche le iniezioni venose di virus infettano 1' orga-
nisme, perchè il virus viene trasportato in vari punti del sistema
nervoso centrale ove esso cresce e si moltiplica. Ma il punto di-
scusso ( e dove proprio la teoria del Di Vestea, menzionata dal
Prof. Petrone, è monca) è se si debba accettare come legge che
a seconda la sede della morsicatura, vi corrisponde un tipo spe-
ciale di rabbia, furiosa nel caso di morsicatura della faccia
ed arti superiori, paralitica pel caso di morsicatura agli arti in-
feriori. Ora colla infezione per la via venosa questa legge non
resta più assoluta, poiché dal momento che l'infezione per i vasi
può riprodurre ugualmente ora una or l'altra delle due forme, è
certo che nei casi di morsicatura alla faccia, avvenendo l' infezione
per la via dei vasi può benissimo aversi la forma paralitica inve-
ce della furiosa e viceversa per la morsicatura agli arti inferiori. -
Ma ripete che questa è questione d'ordine generale che egli cre-
de conduca fuori del suo tema, questione del resto ancora molto
discussa , e quindi prega il Prof. Petrone a permettergli di non
continuare più su quel terreno.
Terminata questa discussione l'Accademia passa alla nomina
della commissione per giudicare se le Memorie del socio corri-
spondente Prof. E. Di Mattei debbano essere inserite negli Atti
Accademici.
La Commissione riesce composta dai soci effettivi Proff. To-
maselli, Petrone e Capparelli.
Dopo di che il segretario , a termini dell' art. 16 dello Sta-
tuto, fa un resoconto dei lavori scientifici presentati all'Accademia
nella gestione 1890-1891, il cui numero è quasi doppio della media
delle annate accademiche precedenti , e mentre si compiace di
questa maggiore attività accademica, fa voti, perchè dal Consiglio
Provinciale venga ripristinato all'Accademia il sussidio annuale
toltole di recente. Poscia il segretario presenta i conti e i docu-
menti degli atti amministrativi compiuti dal consiglio di ammi-
nistrazione.
— 12 -
Infine l'Accademia nomina la commissione che deve fare lo
esame dei conti della gestione 1890-91. La commissione risulta
composta dai Signori Proff. Basile ed Orsini-Faraone.
Dopo di che la seduta viene tolta, alle ore 2 e lì2 poni.
SUNTO DELLE MEMORIE
Prof. G. PennacchìETTI — Sul moto brachistocrono d'un sistema
di punti materiali — Si riduce il problema alla integrazione d'un
sistema canonico , nel quale il tempo sia la variabile indipen-
dente. Indi si dimostrano teoremi generali relativi al moto bra-
chistocrono d'un sistema qualunque di punti, e in particolare d'un
sistema rigido.
Prof. E. Di MATTEI — I. Sull'infezione malarica sperimentale
nell'uomo e negli animali. — L' A. continuando le sue ricerche ag-
giunge che oltre al chinino e al sublimato, nemmanco l'arsenico
introdotto per diverse vie riesce a debellare le forme parassitarie
credute malariche del sangue degli uccelli : comunica altri due
esperimenti con risultati negativi d'iniezione ipodermica di san-
gue di colomba infetta all'uomo.
Prof. E. Di Mattei — II. Sul meccanismo d' azione del virus
rabico per le vie digestive. -- L' A. ha voluto studiare come si
comporta il virus rabico per lo stomaco relativamente alla sua
virulenza. Nutrendo cani con cervelli rabici ed organi rabici per
più mesi, gli animali non ebbero nulla a soffrire. Portando di-
verse lesioni (ferite e traumi) nello stomaco e negli intestini, o
producendo catarri artificiali con sostanze chimiche e nutrendo
gli animali come sopra, gli animali resistettero all' infezione. La
bile, il succo enterico, il succo pancreatico si mostrarono senza
alcuna azione sul virus rabico. Anche il succo gastrico nelle con-
dizioni dell'esperimento non si è mostrato molto attivo; ma per
— 13 —
un' affermazione più decisiva attende il risultato di altre espe-
rienze in corso, nelle quali ha variato le condizioni e il metodo
della ricerca. Dice che è un supplizio il dovere attendere l'esito
di esperimenti di simil genere, dovendosi per esso aspettare anche
più mesi.
Prof. E. Di Mattei — III. Sulla virulenza del midollo delle,
ossa negli animali rabici.— L' A. comunica alcune esperienze fatte
sotto la sua direzione dall'assistente D.r Francesco Stagnitta, dalle
quali risulta che il midollo delle ossa degli animali rabici è vi-
rulento; potendosi con esso trasmettere la rabbia per qualunque
via di iniezione : e che questa virulenza si mantiene per alcuni
giorni dopo la morte dell' animale ed anche per qualche giorno
prima.
Prof. E. Di Mattei — IV. Esperienze sur un metodo di pre-
tesa vaccinazione antirabica. — L' A. comunica alcune esperienze
fatte nel suo laboratorio dal predetto D.r Stagnitta, consistenti nel-
la somministrazione per la via dello stomaco di piccolissime quan-
tità (pochi centigrammi) di cervello rabico sia fresco , sia tenuto
nell'alcool assoluto, e reso polverulento con l'aggiunta di zucchero
di latte e conveniente tritatura. In seguito a tale trattamento non
si è visto insorgere negli animali nessun fenomeno morboso , e
nessuna preservazione in essi della rabbia, poiché più tardi ino-
culati con virus fisso, morirono coi sintomi noti di rabbia para-
litica. Nell'uomo la stessa ingestione e protratta per più tempo
non diede luogo ad alcun fenomeno morboso.
Così per queste esperienze non si appoggerebbe la possibilità
o la pretesa di un nuovo metodo di profilassi antirabica, che ver-
rebbe piuttosto considerato come allucinazione di mente malata.
crani M@CTWUfICI
min 'ifrii' tri
Il Prof. ORAZIO SILVESTRI.
Orazio Silvestri nacque a Firenze il 7 febbraio 1835 da Gio-
vanni, valente professore di architettura in quella città e dall'esimia
pittrice Giuditta Orengo.
Il trasporto, che il gentile giovanetto provava per gli studi
classici, P ambiente artistico nel quale era cresciuto, fecero nascere
in lui una viva inclinazione per le belle lettere , tantoché , compiti
in patria gli studi preparatori, segui a Pisa i corsi di filologia.
Quella era un' epoca fortunata per l' Università di Pisa e per la
Toscana tutta; i dotti d' Italia, cacciati dalle altre parti , trovavano
nel mite governo del granduca Leopoldo, asilo e protezione. Ed in
quel tempo illustravano Pisa, il Matteucci , il Mossotti, il Piria , il
Meneghini, il Paolo Savi. Orazio trovava modo di frequentare i corsi
di quest' illustri scienziati, e s' accese nell' animo suo un tanto amore
per gli studi naturali , che , appena laureato in filologia e belle
lettere, si dedicò con tutta lena alle scienze naturali, ed in queste
prese la laurea a soli 19 anni, dando prove luminose del suo brìi-
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lante ingegno, e meritandosi 1' affetto dei professori ed una meda-
glia d' oro, che il granduca destinava ai giovani più studiosi.
Ammesso per concorso nel 1854 alla R. Scuola normale su-
periore di perfezionamento in Pisa, conseguito nel 1856 il diploma
per l' insegnamento delle scienze fisiche e naturali, fu nominato nel
1857 assistente di chimica nella Università di Pisa, e professore di
chimica e storia naturale nel Liceo della stessa città. Nel 1863 andò
a Napoli, assistente alla cattedra di chimica industriale. Vi restò poco
tempo, ma in quella breve dimora mostrò il suo amore per gli studi
naturali, con l'interessarsi vivamente dei fenomeni vulcanici del Ve-
suvio. Nominato nello stesso anno professore di chimica generale
nella R. Università di Catania, riuscì con assidue cure a provvedere
il Gabinetto del necessario materiale, del quale questo era quasi af-
fatto sprovvisto, e colla gentilezza dei modi, 1' eleganza e la chia-
rezza della parola, 1' indirizzo pratico e sperimentale, che dette al-
l'insegnamento, si guadagnò la stima dei colleghi, e la riverenza e
1' affetto degli scolari.
Nel 1865, fotta conoscenza col prof. Fouqué, membro dell'Isti-
tuto di Francia, sali con lui a studiare 1' eruzione dell' Etna; questa
circostanza fece decidere il giovane professore , entusiasmato dai
grandi fenomeni della natura, ad occuparsi di vulcanologia e di fisica
terrestre, mentre per l'innanzi aveva trattato argomenti di pura chimica.
Ed in questo nuovo campo lasciò splendide orme del suo in-
gegno e della sua perseveranza.
Da quel giorno 1' Etna fu 1' oggetto principale dei suoi studi ;
quel superbo vulcano divenne il gradito campo delle sue importanti
ricerche. Nel 1867 dolorose circostanze di famiglia 1' obbligarono
ad allontanarsi momentaneamente da Catania ; lece un viaggio in
Francia dove fu cordialmente accolto.
Nel 1874 fu nominato professore di chimica tecnologica al
Museo di Torino ; accettò l' alto ufficio, finche gli si presentò 1' oc-
casione di ritornare a Catania professore di Mineralogia e Geologia
e Direttore del nuovo Gabinetto di Fisico -Chimica terrestre, da cui
tanto onore doveva ridondare a questo- nostro Siculo Ginnasio.
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Una malattia lunga e dolorosa lo rapì il 17 Agosto 1890 alla
scienza, alla famiglia, ed ai numerosi ed affezionati amici.
Come sposo , come padre , come amico si mostrò all' altezza
dello scienziato.
La singolare attitudine del Silvestri a tutti i rami delle scienze
naturali, fece si che in tutta la sua carriera s'occupò degli argomenti
più svariati , passando dalla fisica terrestre alla botanica , dalla chi-
mica alla paleontologia. Nell'ultimo decennio egli pubblicò 70 la-
vori , che si trovano sparsi negli Atti dell' Accademia Gioenia , nei
bullettini della Società geografica italiana, in quelli della Società me-
teorologica, nella Nuova Antologia, nei Comptes Rendus dell'Istituto
Nazionale di Francia e in diversi giornali scientifici.
Si può non essere pienamente d'accordo in alcune parti con le
sue conclusioni , ma bisogna ammirare l' ingegno profuso nei suoi
lavori, P eleganza dei processi, molti dei quali originali, l'importanza
delle ricerche e dei resultati. Ma gli studi più importanti, più continuati,
che a lui si devono, sono i lavori sui vulcani ed in ispecie sull'Etna;
vulcanologo insigne, degno successore del Gioeni e del Gemmellaro,
aveva l'Etna come dominio; e con l'Etna il suo nome è strettamente
legato.
Abbiamo di lui una storia fedele delle eruzioni del 1865, 69,
72, 79, 83 e 86; pregevoli memorie sulle lave ed altre importanti
di fisico-chimica-terrestre, di vulcanologia, di mineralogia e d'argo-
menti diversi, che lo resero conosciuto in Italia ed all'estero.
Egli molto cooperò per la fondazione dell' Osservatorio Bellini
sull' Etna , che voleva principalmente dedicato agli studi vulcanolo-
gici e meteorologici ; un altro grande merito di Lui è l'aver saputo
creare nella Università di Catania uno dei migliori gabinetti di Mi-
neralogia, Geologia e Fisico-chimico-terrestre che possegga l'Italia,
adoprandovi tutto il suo intelligente zelo e disponendovi il materiale
raccolto con l'ordine e con l'eleganza propria del suo eletto animo d'ar-
tista. E auguriamoci che il lavoro, nel quale infuse tutta l'anima sua,
non vada distrutto, e non si disperdano le collezioni e gli strumenti
dei quali aveva arricchito il Gabinetto di Fisico Chimica Terrestre.
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Provvisto di cosi larga coltura, buono, affabile , estremamente
cortese, fu circondato dall' affetto di numerosi e fedeli amici. La sua
amicizia fu cercata dai più illustri scienziati italiani e stranieri. E i
suoi meriti gli aprirono le porte delle principali accademie e Società
scientifiche; la nostra Accademia Gioenia lo nominò suo corrispon-
dente nel 1863; e poco dopo, cioè ai 12 del Marzo 1865, socio effettivo;
in questi ultimi tempi lo ebbe per due anni segretario generale, ed
egli coprì questo alto ufficio cattivandosi 1' affetto dei colleghi , e
promovendo grandemente l' incremento dell' Accademia stessa.
La sua morte fu rimpianta da tutti quanti lo conobbero; e molte
importanti Accademie ed illustri scienziati, come il Fouqué membro
dell'Istituto di Francia e il P. F. Denza, Direttore dell' Associazione
Meteorologica Italiana, scrissero di lui sentite ed affettuose biografie.
La dolce e cara imagine di Lui resta perenne nei cuore degli
amici; nel libro d' oro della scienza, del lavoro, del progresso sta
scritto il suo nome. (1)
Il Segretario Generale dell' Accademia Gioenia
A. BARTOLI
(1) L'accademia Gioenia ha testé deliberato, che all'apertura del nuovo anno
accademico , si faccia una solenne commemorazione del compianto Prof. Orazio
Silvestri, incaricandone il chiarissimo socio Prof. G. Basile.
1»
Il Prof. LORENZO MADDEM.
Lorenzo Maddem nacque in Acireale il 14 Novembre 1801 dal-
l'ingegnere Giovanni e dalla signora Ragusa; ma fin da fanciullo e
durante il corso della lunga sua vita dimorò sempre a Catania. Com-
piti gli studi in questa Università, fu chiamato nel 1829 ad inse-
gnarvi la fisica generale.
Nel 1862 ebbe la cattedra di Meccanica razionale, che tenne
con onore sino al 1885, anno in cui chiese il riposo. Nei 1824 era
stato eletto socio straordinario dell' Accademia Gioenia ; nel 1843
divenne Socio effettivo e fu uno dei primi e benemeriti soci di que-
sta Accademia.
Mori in Catania il 14 Marzo 1891, legando al nostro Ateneo
la sua estesa biblioteca, ricca di importanti opere di matematica.
Portò un grande amore allo studio ed all'insegnamento e seppe
guadagnarsi l' affetto riverente dei discepoli e la stima dei colleghi ,
e per oltre un ventennio sostenne degnamente la carica di Preside
della Facoltà di Scienze.
Ebbe profonde cognizioni sulle opere stradali ed idrauliche, ed
in grazia della sua intelligenza e del suo sapere non comuni, fu per
dieci anni regio ispettore di ponti e strade per le tre provincie di Ca-
tania, Messina e Siracusa. Dovendo scegliere, per la legge sulla cu-
mulazione degli impieghi , tra questo ufficio e la cattedra , per il
grande amore che portava all'insegnamento ed allo studio, declinò
la carica d'ispettore, benché per questa percepisse uno stipendio più
che doppio di quello, che aveva come professore.
Pubbliche e private amministrazioni gli affidarono importanti
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incarichi, che egli disimpegnò con onore tanto da meritarsi la stima
e l'affetto di tutti.
Conservò negli ultimi anni serena e lucida la mente. Ora ri-
posa dopo una lunga vita di studio portando con sé la stima ed il
cordoglio degli allievi, degli amici e dei conoscenti.
Il Segretario Generale dell' Accademia (Jioeiiia
A. BARTOLI
21 -
Il Prof. MARIO DISTEFANO.
Mario Distefano nacque in Catania il 15 Agosto 1 8 1 5 . Fatti i
suoi studi in questa Università si dette con amore alla professione
di Architetto, ritraendone non poco onore. Nel Luglio del 1852 fu
chiamato ad occupare la cattedra di architettura civile. Già nel 1833
era stato eletto socio corrispondente dell'Accademia Gioenia; nel 53
fu nominato socio effettivo. A lui fu affidato nel 1874 F insegna-
mento della Geometria descrittiva , unito per qualche tempo con
quello dell'architettura.
Afflitto da lenta e crudele malattia si ritirò dall' insegnamento
nell'Aprile dell' 88. Mori il 26 Luglio 1890.
Si segnalò, più che negli scritti, nelle importanti opere eseguite
nelle quali mostrò intelligente operosità e zelo non comuni.
A lui si debbono pregevoli opere pubbliche e private ; e tra le
altre promosse efficacemente l'opera del nuovo porto di Catania.
Chiamato a coprire importanti uffici cittadini, tra i quali quello
di Presidente della Camera di Commercio e di Presidente del col-
legio degli Ingegneri ed Architetti, vi spiegò molta attività.
Fu benemerito dell' istruzione popolare procurando che fossero
sussidiate le scuole di disegno istituite dalle società operaie, e inte-
ressandosi grandemente per la fondazione delle scuole d' arti e me-
stieri, e di viticoltura ed enologia.
L'Accademia piange la perdita di questo antico suo socio.
Il Segretario Generale dell'Accademia Gioenia
A. BARTOLI
22 -
Il Prof. P. ANTONINO MAUGERI
Nacque in Catania il dì 4 giugno del 18 13 da Domenico e da
Antonia Di Bella. Sin dalla prima età rivelò ingegno perspicace e
memoria non comune. Il padre, modesto operajo , non avrebbe po-
tuto apprestargli i mezzi necessari agli studi , ma il giovane Anto-
nino, indossato l'abito del Poverello di Assisi, ebbesi nel Convento
i mezzi della propria cultura.
Si senti chiamato altamente agli studi filosofici, e a questi con-
sacrò tutta la sua vita. Fu discepolo dell' illustre Vincenzo Tedeschi
e il Filosofo catanese si accorse ben presto che il Maugeri accennava
a toccare le altezze della scienza prima.
Nel 1846 apertosi il concorso per la supplenza alla cattedra di
filosofia nella R. Università di Catania , il Maugeri s' iscrisse fra i
concorrenti, eh' erano diversi; ma all' ultima ora rimase solo alle
prove di quel concorso, che garantiva il diritto di successione al Ti-
tolare nella cattedra. Secondo i regolamenti, allora vigenti, dovette
scrivere una Dissertazione estemporanea sulP Origine delle lingue par-
late, che fu la tesi tratta a sorte della Commissione esaminatrice ;
questo lavoro edito dopo pochi giorni in Catania coi tipi di P. Giun-
tini, meritossi 1' ammirazione dei dotti; superate splendidamente le
altre prove, vinse il concorso, ebbesi la nomina per la supplenza. (1)
Nel 1849 il Maugeri fu fatto segno alle più dure persecuzioni
della Polizia del Governo delle due Sicilie ; soffrì l' esilio, il carcere
e poi di nuovo l' esilio fuori gli Stati. Dopo molti anni gli fu per-
messo di tornare a Catania, ma dovette soggiacere alla continua
sorveglianza di quell' odiata Polizia. È inutile il dire che ogni pub-
blico ufficio gli venne interdetto. Si fingeva solo, per somma tolle-
(1) Il 28 Geimaju 1847, fu eletto socio onorario dell'Accademia Gioenia.
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ranza dell'Autorità politica locale, che il Maugeri insegnasse privata-
mente filosofia ad una numerosa Gioventù, che accorreva da tutta la
Provincia per apprendere da lui quella scienza, che dà i principi, i
criteri, il metodo a tutte le altre scienze. Tentato spesso con lusin-
ghiere promesse a dichiarazioni gradite a quel Governo, il Maugeri
non si piegò giammai. Morto il Tedeschi, avea diritto a succedergli
nella cattedra di filosofia, ma non era nemmeno pensabile che quel
Governo avesse in lui rispettato quel diritto. Però, nel 1860 gli fu fatta
giustizia; per decreto Dittatoriale fu nominato professore ordinario di
filosofia nella R. Università di Catania; e sostenne questo insegna-
mento sempre con dignità, meritandosi 1' ammirazione della Gioventù
studiosa e dei Colleghi dell' Ateneo catanese.
Nel 1889, non tanto per gl'incomodi fisici, da cui negli ul-
timi anni di sua vita veniva pur troppo travagliato, ma perchè sen-
tiva in lui un po' menomata la memoria, chiese il ritiro. La Facoltà
di filosofia e lettere, di cui fu sempre preside, e il rettore dell'Uni-
versità, si sforzarono invano a non tarlo insistere sulla domanda di
ritiro, il Maugeri fu irremovibile dal suo proposito , esempio bellis-
simo di coscienza della dignità di professore , che dovrebbe essere
imitata da colleghi parecchi (1).
Importante è il contributo che il Maugeri portò alle scienze fi-
losofiche colle opere da lui pubblicate, che gli meritarono un posto
eminente fra i filosofi siciliani ed anche nazionali. Oltre il saggio
estemporaneo siili' Origine delle lingue parlate , di cui sopra si fece
cenno, ci abbiamo di lui :
Un dubbio sulla esistenza delle verità filosofiche, Messina 1841.
Rivista alla Rivista del P. Romano Messina, 1843.
Genealogia della Ragione filosofica, Messina 1845.
Vedute filosofiche, Catania 1856.
Platone ed Aristotile, Catania 1857 (opera rimasta incompleta.)
(1) Il Governo però non ha diritto di aspettarsi da tutti il sagrifizio del
Maugeri; e per non vedere spesso quasi Mummie sulle cattedre, è necessario ri-
formi la legge sulle pensioni.
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Vincenzo Tedeschi ed il suo secolo, Catania 1858.
Sull'influenza della filosofìa in tutte le tintane sciente, Catania 1861.
L' Italia al cospetto delle Nazioni, Catania 1875.
Sulle Missioni francescane in Italia, Catania 1882.
L' uomo e la scienza, Torino 1883.
La scienza e gli scienziati, Catania 1883.
Ma le opere più importanti di lui sono :
Corso di legioni di filosofia razionale, voi. 3, Catania 1865-67.
Elementi di filosofìa, Catania J869.
// positivismo e il razionalismo, ossia, la missione della scienza ne-
gli ultimi dieci anni: 18JO-1880, Catania 1880.
È impossibile in un cenno necrologico mettere in rilievo i pregi
delle opere di Maugeri, specialmente del Corso di Lezioni di filosofia
razionale, e del positivismo e del razionalismo, ricordo solamente che
esse ebbero lusinghieri giudizi del Di Giovanni, del Catera-Lettieri,
del Boscarini, del Conti, del Poli, del Tommaseo, del Nova. L'Isti-
tuto Imperiale delle scienze Morali e Politiche di Francia (7. gen. 1867)
le ricorda con frasi lusinghiere ; V Annuaire Pilosophyque di Parigi
(voi. IV, gemi. 1867) espone il sistema del Maugeri ed ha per lui
parole di lode splendidissima. Neil' Jahrbikber der Literatur di Hei-
delberger N. 15, 1866; il Mittermaire , e ai N.i 56, 57 dello stesso
anno, il Reichlin-Meldgg, giudicano l'opera di Maugeri, e ci mostrano
quanto egli venne apprezzato nella sapiente Germania. Taccio i giudizi
di altre Riviste nazionali ed estere, che fanno onore al nostro Filosofo.
Modesto sempre, fu alieno di fare scalpore sul suo nome; pure
molte Accademie nazionali ed estere si onorarono di scrivere il nome
di lui neh1' albo dei loro soci. Meritossi sempre la fiducia del Go-
verno della P. Istruzione, quantunque nelle sue funzioni di Preside
abbia sempre elevato la voce nell'interesse di razionali riforme e nel-
l'interesse della Facoltà cui presedeva; gli venivano affidati delicati
incarichi per Commissioni di esami e di concorsi. Direi che fu pure
insignito della croce di Cavaliere e poi di Ufficiale della Corona
d'Italia, se lo sciupìo di queste onorificenze non avesse fatto perdere
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ad esse il carattere di onoranza; ritiratosi dall'insegnamento, fu no-
minato Professore emerito.
Amò la Gioventù studiosa, a cui con chiarezza e profondità di
concetti spezzò il pane della scienza, tenendo sempre d' innanzi alla
mente di essa, elevati gl'ideali della vita. Amò la scienza stessa e la
difese dagli attentati degli estremi sofistici , che ne costituiscono la
negazione. Amò l'Italia; come il Gioberti, procurò sempre di mettere
in rilievo le glorie italiane ; nell'unità del pensiero filosofico ■ e nella
tradizionalità della filosofia italiana scorgeva la garanzia dell' unità
nazionale; combattè contro il servaggio del pensiero italiano al pen-
siero straniero , più temibile dello stesso servaggio politico ; soffrì
molto pel risorgimento nazionale; apparteneva a quella eletta schiera
di Sommi , che in modi diversi lavorarono pei grandi ideali del-
l'epopea nazionale , e con essi si sentì 1' anima piena di amarezza
quando vide il doloroso passaggio dall' Epos all' Epa, ed ebbe frasi
fieramente sdegnose contro la corruzione invadente.
Portò sempre a fronte alta la sua fede religiosa; soffrì con cri-
stiana rassegnazione i dolori acutissimi della malattia, che lo travagliò
negli ultimi due anni di sua vita; e poscia colpito da paralisi morì
coi conforti religiosi il dì 15 giugno 1891. *
Prof. Francesco Fisichella
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