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Full text of "Bullettino"

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Librarg of the Masem 
OF 


COMPARATIVE ZOOLOGY, 


AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS, 


Founded bp pribate subscription, in 1861. 


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No. 754 dr 
Nav. 1 est-Moar) 15E2. 


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BULLETTINO 


DELLA 


SOCIETA MALACOLOGICA ITALIANA 


BULLETTINO 


SOCIETÀ MALACOLOGICA 


ITALIANA 
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VOLUME VII. 


LSST 


ESA 
ACOLOGIC 


‘01881. 


Siena 1881. — Tip. d 


» FAUNA ITALIANA 


COMUNICAZIONI MALACOLOGICHE 
ARTICOLO SESTO 


Studio sulla HELIX (Campyl&a) cingulata, Studer 


E FORME AFFINI 
DI M. PAULUCCI 


L_z 


La 


In un pregevole ed interessante articolo inserito nel- 
l’Jahrbicher der Deutschen Malakozoologischen Gesel- 
Ischaft, 1876, pag. 344 il D." Kobelt si è occupato a lungo 
della Helix cingulata, Studer, e di numerose forme che ad 
essa si collegano a titolo di varietà. Siccome però il resul- 
tato del suo studio non è del tutto conforme ai miei propri 
apprezzamenti, che diverse varietà di tale specie esistenti 
nella mia collezione non vi sono enumerate e che inoltre 
alcune altre sono state scoperte e descritte solo dopo la 
pubblicazione del citato studio, così mì sono decisa a ritor- 
nare su questo argomento e spiegare in proposito la mia 
opinione prendendo spesso per punto di paragone le di lui 
osservazioni. E tanto più volentieri mi sono accinta alla 
revisione della Helix cingulata e delle sue varietà inquan- 
tochè questa pure è specie eminentemente italiana e che 
ero rimasta da lungo tempo in debito della descrizione di 
alcune sue forme da me solo enumerate nei Matériauxa ('). 


(') Matériaux pour servir è la Faune Malacologique de 1’ Italie et de 
ses îles, pag. 5 e pag. 30, nota 26, 1878. 


—_— 6 — 

Tutti gli autori che ho potuti consultare si trovano con- 
cordi nel ritenere che Studer descrisse la specie con esem- 
plari di Lugano. Anzi nessuno è forse più esplicito in pro- 
posito di quello che lo sia il D." Kobelt. 

Ciò premesso sembrami doversi incontestabilmente sta- 
bilire che per tipo della Melia cingulata debbansi prendere 
gli esemplari e la forma che vive a Lugano. 

A pag. 351 il D. Kobelt scrive: « i miei esemplari di 
Lugano sono in perfetta armonia con quelli della Valle 
dell’ Adige » ed in seguito egli continua osservando che 
Strobel è di parere diverso e Stabile anche. 

Sino ad ora io avevo accettato per tipo della Helix cin- 
gulata la forma del Trentino e distinto con il nome di Var. 
Luganensis, Schintz, quella di Lugano. Meglio studiata la 
questione ho dovuto convincermi che ciò proveniva da un 
errore, da una inesatta interpetrazione che conveniva cor- 
reggere, altrimenti avrebbe generato confusione e costituito 
in pari tempo una ingiustizia verso l’ autore della specie. 
Perciò mi unisco pienamente alla opinione dei miei due 
summenzionati connazionali e divido il parere e le conclu- 
sioni di Stabile il quale dice: (‘) « Se il nome specifico di 
« cingulata fu impiegato la prima volta da Studer per di- 
« notare l’ Helix di Lugano, e se più tardi poi fu appro- 
« priato un tal nome a qualche forma di altri paesi, — affi- 
« ne ma diversa dalla nostra, — per esser giusti si dovrà 
« bene ritornare a circoscrivere il nome di cingulata (con 
« la sinonimia non varietà Lugamnensis Schintz) al soli in- 
« dividui del territorio di Lugano, Valsoda, Tramezzina ece., 
« e creare un altro nome per la forma abbastanza diversa 
« delle contrade Bresciana e Trentina. » 

Come già sopra ho indicato il D." Kobelt non divide 
questa opinione; a parer mio però, caratteri differenziali ab- 


(') Prospetto sistematico-statistico dei Molluschi terrestri e fluviali vi- 
venti nel territorio di Lugano pag. 54 (nota) 1859. 


MI, da 


bastanza salienti per distinguere e circoscrivere queste due 
forme esistono positivamente e per convincersene basterà 
raffrontare la figura di Yérussac Histoire, tav. 68, fig. 5, 6, 
che nel Prodrîme, n.° 164 (1822) esso indica del Friuli 
Veneto e di Lugano, con quella di C. Pfeiffer, Naturg. 
deutsch Land-und Susswas. Moll. III, tav. 5, fig. 6, 9 (1828) 
che egli dice del Tirolo, per persuadersi della diversità di 
queste due forme. É 

Da tale stato di cose mi trovo dunque indotta a sepa- 
rare le due forme sin qui comunemente confuse ed a cir- 
coscrivere (appunto come lo spiega Stabile) il nome di Helix 
cingulata per il tipo ossia per la forma di Lugano quale è 
rappresentata da Férussac, del quale l Helix Luganensis 
Schintz, diviene necessariamente sinonimo, e a distinguere 
col nome di Var. Athesina (perchè vivefite principalmente 
nella Valle dell’ Adige) la forma del Trentino e Veronese 
tale come è riprodotta nell'opera di C. Pfeiffer. 

Il D" Kobelt, loc. cit. pag. 345, racconta di aver trovato, 
nell’ ottobre 1872, nella stessa città di Verona negli anditi 
dell’ antico anfiteatro romano, in prossimità dell’ ingresso 
una colonia di Helix cingulata, i cui individui strisciavano 
in gran copia sulle pareti umide dei vecchi muri. Io pure 
ve la ho ritrovata questa colonia, nel settembre 1879, e ne 
ho raccolti esemplari là, nel giardino Giusti, pure in Ve- 
rona, ed anche in alcuni altri siti dei dintorni della città; 
ma tali individui come quelli della maggior parte delle 
località situate lungo la valle dell’ Adige, di cui ho nume- 
rosi esemplari, di molteplici luoghi, appartengono appunto 
non al tipo, sibbene alla Var. Afthesina. 

Col nome di Var. Pinii, Adami, il cap. Adami mi favorì 
sino dal 1877, tre individui provenienti da Caldonazzo nel 
Trentino. Ignoro se il sullodato cap. Adami abbia descritto 
in qualche luogo questa sua varietà. Posso solo accertare 
che essa differisce da altri individui di diverse località da 
lui speditemi col nome di Helix cingulata, Studer, i quali 


o 


tutti indistintamente devono venir riferiti alla Var. Athe- 
sina, per colore carnicino giallastro più uniforme, per gu- 
scio ancora più sottile e meno distintamente striato. Per 
conseguenza, a parer mio, non può venire accettata che come 
una modificazione o mutazione locale della Var. Athesina. 

Mano a mano che la mia collezione malacologica ita- 
liana si fa più ricca di forme, di esemplari e di località 
diverse, aumenta con spaventevole proporzione la difficoltà, 
vorrei anzi dire la impossibilità, di metodicamente e logi 
camente distribuirla. 

Limitandomi adesso a parlare della Melia cingulata e 
delle varietà che le fanno corona, mi trovo a possedere una 
tal quantità di forme che qualora dovessi o tutte specifica» 
mente descriverle ovvero tutte ad essa riunirle, come‘ ho 
già fatto per l’ Helix planospira, Lamarck (') sono convinta 
che invece di porgere ai malacologi un lieve contributo di 
utile studio, un aiuto cooperativo nel disbrigo Mella \què- 
stione, non farei che aumentare l’ incertezza, complicare il 
soggetto. 

La Helix planospira è più idonea ad una riunione gene- 
rale delle sue diverse modificazioni. La Helix cingulata in- 
vece è più varia e in pari tempo più costante nelle sue 
forme principali; in ristretto spazio di terreno assume ca- 
ratteri fra loro molto diversi e tali caratteri si trovano 
quindi ripetuti in località geograficamente assai distanti, 
sebbene nell’ insieme non manchino i passaggi che li colle- 
gano alla forma primitiva. 

Converrà dunque riunirle tutte come varietà della Melia 
cingulata per la ragione che per: mezzo di modificazioni e 
di passaggi si può scorgere che da essa derivano? 

Torno a ripeterlo; credo che adottando un tal metodo 
non ne resulterebbe che confusione. Inoltre occorrerebbe 
adottare una nomenclatura complicata, impossibile con le 


(') Fauna Malacologica della Calabria, pag. 73, n.° 39, 1879. 


RAORT, pe 


regole tuttora in vigore. Sono dunque di opinione che il 
solo sistema pratico e accettabile sia di aggrupparle in tante 
diverse categorie quante sono le forme principali, scegliendo 
per ognuno di questi gruppi il nome della specie più anti- 
camente descritta che ha in pari tempo la probabilità di 
essere anche la meglio conosciuta. 

Facendo così seguirò il sistema inaugurato in questi 
ultimi anni da diversi distinti autori tedeschi e non sarò 
nemmeno lontana dal metodo adottato dal signor Bourgui- 
gnat, Récensement des Vivipara du sistèéme Européen, ove 
egli pure stabilisce dei gruppi che nomina con un derivativo 
creato sulla specie più antica, ovvero sulla specie più ca- 
ratteristica. La sola differenza, certamente non indifferente, 
consiste nella diversità di apprezzamento accordato al valore 
dell’ idea che rappresenta la specie o la varietà. Credo in- 
fatti di non andare errata asserendo che la definizione da 
me assegnata alla varietà risponde esattamente a ciò che il 
malacologo francese nomina specie; ammesso bensì che egli 
si dia ogni cura per eliminare tutte le forme dubbie o in- 
termedie e che per tipo delle sue specie scelga le forme 
estreme senza occuparsi delle altre che servono di passag- 
gio: lo che sarebbe in assoluta opposizione di quanto faccio 
lo che sempre sono intenta a ricercare e riunire le analo- 
gie, ad aggruppare le forme affini. 

E qui mi sembra acconcio di dare una spiegazione di 
ciò che chiamo specie e di ciò che distinguo col nome di 
varietà, tanto più che mi è stato da taluno indirizzato il 
rimprovero che io sia tanto amante di crear varietà. 

Ho già scritto (‘) che a parer mio un naturalista deve 
tener conto « des moindres nuances, des plus légers chan- 
gements qui se présentent à ses yeux. » Ed altrove (?). « Se 


(1) Matériaax pour servir è 1’ étude de la Faune Malacologique de 
l’Italie et de ses iîles. Avant-propos, pag. III, 1878. 

(:) Replica alle osservazioni critiche dei signori Pini, De Stefani e Ti- 
beri, in Bull, Soc. Malacol. Ital. 1879, parte III, pag. 187. 


LE 


però le diverse forme non si possono separare specifica 
mente sarebbe inesatto ed illogico negare che esistono al- 
cune modificazioni delle quali un malacologo coscienzioso 
deve tener conto e che deve distinguere. » 

In un riassunto (in Kévue et Mag. de zoologie, Janvier 
1851) delle conferenze fatte nel 1850 dal signor Isidoro 
Geoffroy Saint-Hilaire, trovo brevemente esposte le ragioni 
che fanno credere all’ eminente naturalista che « les carac- 
tères spécifique sont fixes pour chaque espèce, tant qu’ elle 
se perpétue au milieux des mémes circonstances; ils se mo- 
difient si les conditions ambiantes viennent à changer. » 

Partendo dunque da questo principio ammesso dalla mag- 
gior parte dei nostri maestri e da me ripetutamente enun- 
ciato, chiamo col distintivo di varietà una qualunque forma, 
relativamente costante, che sebben provvista di alcuni ca- 
ratteri suoi propri, nella maggior parte almeno degli indi- 
vidui, presenta nondimeno delle modificazioni di forma e 
degli anelli di congiunzione con una specie anteriormente 
descritta, talchè con una serie di individui si riesce a di- 
mostrare che a quella si riunisce sia nell’ uno o nell’ altro 
modo. 

Per esempio, la Helia cingulata tipo, di Lugano, è cer- 
tamente ben distinta dalla Var. Athesina, le due forme 
paragonate ai due estremi. Ma quando se ne hanno nume- 
rosì esemplari di molteplici località accade che alcuni di 
essi, in seguito a graduali modificazioni pressochè insensi- 
bili tanto dal lato del tipo quanto da quello della varietà, 
finiscono per approssimarsi talmente fra loro che diviene 
difficile di separarle, perchè mentre per alcuni caratteri quei 
singoli individui dovrebbero esser posti fra i tipi, per altri 
invece rientrano nella varietà e viceversa. 

Quando invece questi caratteri transitori mi mancano, e 
sino a tanto che mi mancano, mi credo autorizzata a con- 
siderare la specie come: distinta, o a descriverla come 
nuova. 


E 

Se poi alcuno, partendo da un diverso punto di vista, 
volesse rimproverarmi del perchè propongo nuove varietà 
subito che riconosco e confesso come queste per caratteri 
transitori si congiungono pertanto al tipo principale o a 
varietà già conosciute, risponderò semplicemente. Perchè 
quando sono intenta a volerle gruppare nella mia collezione 
non trovo altrimenti modo di associarle e tanto meno di 
identificarle con veruno dei gruppi, con nessuna delle forme 
già conosciute e descritte, e che per conseguenza qualora 
nonostante ve le intercalassi vi genererebbero solo confu- 
sione. Sono inoltre convinta che queste divisioni saviamente 
circoscritte, debitamente descritte e figurate, richiameranno 
maggiormente l’ interesse e le premure di ognuno, in special 
modo dei collettori e dei raccoglitori e così sempre più 
verranno ad essere ricercate e studiate"le singole forme. 

Passo ora ad altre considerazioni. Da quanto resulta 
dallo studio delle numerose varietà e dalle molteplici pro- 
venienze riunite nella mia collezione, mi sembra poter sta- 
bilire che l’ Helix cingulata, nel più largo senso da accor- 
darsi alla specie, è diffusa da Oriente ad Occidente in tutta 
l’Italia settentrionale. Nell’ Italia centrale essa abita solo 
il versante mediterraneo nè mi consta che sia ancora stata 
scoperta nel versante orientale dell’ Apennino; è bensì vero 
che scarsi sono i ragguagli che si hanno sino ad oggi 
sulla fauna malacologica di quella regione. Nell’Italia me- 
ridionale essa è limitata al monte Majella nell’ Abruzzo, ed 
a Piedimonte d’ Alife in Terra di Lavoro, che segnerebbe 
perciò il punto estremo, sempre sul pendio occidentale, della 
sua distribuzione geografica. Nelle sue numerose stazioni 
tre sono i tipi principali predominanti e sono ì più diffusi 
non solo; ma anche i meglio definiti e circoscritti perchè 
presentano caratteri più spiccati e più persistenti, mentre 
poi le numerose forme di questi tre rami tutte sì collegano 
in modo più deciso ed apparente. Questi tre stipiti princi- 
pali, che però tutti fanno capo alla Helix cingulata. sono 


BE CAO 


rappresentati dalla Helix Presli, Schmidt, da un lato e dalla 
Helix frigida, Jan, dall’ altro. 

Sono di opinione che una delle migliori riprove della 
discendenza da un solo ed unico ceppo di tutte le diverse 
varietà, compresi questi tre rami principali, sia fornita dalla 
stessa distribuzione geografica della specie. 

Infatti, mentre si vede che l’ Helix cingulata tipo, con 
le forme più affini è la maggiormente diffusa e sceglie a 
sua dimora le località non soverchiamente elevate (escluse 
rare eccezioni nel qual caso prende dimensioni più piccole) 
sì osserva pure che tanto sulle Alpi di Lombardia e di Pie- 
monte quanto sulle Alpi Apuane a misura che la specie si 
spinge ad abitare in località molto alte essa assume i ca- 
ratteri della Helix frigida; saltando da un gruppo all’ altro 
di queste montagne senza che quale intermedio, nei luo- 
ghi meno elevati, essa sia rimpiazzata da altra forma eccet- 
tuata la Helix cingulata. E viceversa, la Helix cingulata 
che tanto in Lombardia quanto sulle stesse pendici delle 
Alpi Apuane è così diffusa, vivendo e prosperando ovunque, 
con alcune più o meno sensibili modificazioni o variazioni 
locali, si perde sulle alture completamente e lascia libero 
campo allo sviluppo della ZMelix frigida e delle. sue nume- 
rose variazioni. 

Lo stesso presso a poco accade con la Helix Presli che 
però si spinge in località assai più meridionali e che con 
più o meno sensibili modificazioni si ritrova in numerose 
località, alcune delle quali assolutamente isolate, più o meno 
elevate, ma ove serve pure a rimpiazzare la Helix cingu- 
lata o alcune delle sue forme. più affini. Non vi è, che io 
sappia, che ai Bagni di Lucca, ove derogando alle sue abi- 
tudini la Helix Presli abita in luoghi pochissimo elevati 
(circa 125 metri sul livello del mare) cioè lungo il Serchio 
e sulla Lima, presso il ponte a Serraglio. Ivi è rappresen- 
tata dalle Var. Appeli, e Lucensis. Altrimenti sia nell’Istria 
in prossimità delle Alpi Giulie, alla Verna in Casentino, 


ma 15 —_ 


a Lucchio in provincia di Lucca, alla Majella in Abruzzo, 
vive in località che oltrepassano i 600 metri di elevazione. 

Onde far meglio e più facilmente comprendere come 
stando al materiale riunito nella mia collezione italiana io 
comprenda e raggruppi, secondo la loro maggiore affinità 
ed analogia, le forme numerose e diverse che si collegano 
quali dipendenti dalla Helix cingulata, unisco un quadro 
destinato a indicarne i rapporti. Tali modificazioni, tali pas- 
saggi, sono rappresentati nella mia raccolta, ed io mi darò 
ogni premura di dimostrare nel miglior modo questi rap- 
porti, queste affinità quali le scorgo, quali mi sembrano re- 
sultare dal mio ricco materiale di studio. 

Proseguo con l’ enumerazione dei diversi gruppi e delle 
varietà che ne fanno parte, per quindi occuparmi della de- 
scrizione di ognuna di esse. sd 


Quadro N.° 4 


CINGULATA 
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Rapporti fra l' HELIX CINGULATA, S%uder e le sue forme affini. 


ENUMERAZIONE DEI GRUPPI E DELLE VARIETÀ 


cingulata 
Anauniensis 
Athesina 
Baldensis 
bizona 


Kobeltiana 
montana 
Carrarensis 


Lucensis 


affinis 
Nicatis 
nisoria 
Presli 
Appeli 
Ancon®e 
agnata 


colubrina 
nubila 
tigrina 
Gobanzi ‘ 


Apuana 
frigidescens 


frigida (22subrica) 


Hermesiana 
frigidissima 
Ligurica 


SALINA 


Studer 

De Betta 
Paulucci 
Villa 
Rossmàssler 


Paulucci 
« 
Porro 


Paulucci 


« 
Costa 
Rossmassler 
Schmidt 
Kobelt 
Gentiluomo 
Paulucci 


Jan 
Ziegler 
Jan 
Frauenfeld 


che si collegano alla HELIX CINGULATA 


Gruppo I. (CINGULATA). 


Lugano. 

Valle di Non. 
Valle dell’ Adige. 
Monte Baldo. 
Nizzardo. 


Gruppo II. (CARRARENSIS). 


Alpi Apuane. 
« 
Carrara” 


Gruppo III. (PRESLI). 


Sponda s. del Serchio, presso 
i Bagni di Lucca. 

Lucchio. 

Majella. 

Prov. di Bergamo e di Como. 

Trentino, Goriziano, A. Giulie. 

Bagni di Lucca. 

Verna. 

Monte Prana (A. Apuane). 


Gruppo IV. (COLUBRINA). 


Dintorni del Lago di Garda. 
Trentino e Bresciano. 

Prov. di Bergamo e di Como. 
Val Vestino (Trentino). 


Gruppo V. (FRIGIDA). 


Issel 

Del Prete 
Jan 

Pini 
Adami 
Kobelt 


Alpi Apuane. 

Pania della Croce. 

Monte Codeno. 

Monte Presolana. 

Monte Frerone. 

Limone (Prov. di Cuneo), 


CINA (CI Der 

A questa enumerazione è duopo far seguire diverse con- 
siderazioni. 

La Var. Ancone, è quella che più di ogni altra si sco- 
sta dalle forme comprese nel presente quadro, non solo dalla 
Helix cingulata più o meno tipica, ma anche dal gruppo 
della Presti, giacchè mantiene una tal costanza di caratteri 
(che spiego esser prodotta dalla circoscritta area da essa 
abitata) da lasciarmi alquanto titubante sul punto ove me- 
glio possa annestarsi, se così posso esprimermi; è vero bensì 
che non si può negarle una discreta analogia con la Var. 
affinis. 

Nell’ articolo già citato, pag. 349, il D.° Kobelt parla a 
lungo della Helix colubrina e riassume il suo studio di- 
cendo: « Miglior partito sembrami per adesso di collocare. 
la colubrina e la cingulata quali varietà della stessa spe- 
cie »; partito che a me pure sembra sano e ragionato e 
che per conseguenza adotto. Anche il signor Pini (') par- 
lando della colubrina, pag. 74, la considera ‘come varietà 
della Helix cingulata. 

Riguardo a rapporti tra la colubrina e tigrina devo 
osservare che ho nella mia collezione individui che fra loro 
sì approssimano. Del resto Kobelt pure, loc. cit. pag. 353, 
sebbene scriva di non conoscere forme dubbie fra questi 
due tipi, osserva nondimeno che gli esemplari di colubrina 
quando sono molto depressi ricordano la figrîna, che anche. 
la colubrina è alcune volte ottusamente carenata, final 
mente che sopra alcuni individui anche il genere di colo- 
razione e di ornamentazione si manifesta affine (contin. 
Rossmass. tav. 107, fig. 1076, a). La maggior differenza, 
consiste nella forma dell’ apertura generalmente ben distinta 
(la caratteristica carena della figrina non restando sempre 
egualmente acuta su tutti i singoli individui e trovandosene 


(1) Molluschi terrestri e d’ acqua dolce viventi nel territorio di Esino, 
1876. 


denza 1I/ nnato 


alcuni che l’ hanno assai meno pronunziata), ma qui pure 
esistono esemplari che, derogando alla. regola, sono prov- 
visti di apertura grande, pianeggiante inferiormente, a pe- 
ristoma bene arrovesciato, ecc., ecc. 

Nonostante, per ora almeno, sebbene annoveri la tigrina, 
fra le forme dipendenti dalla Helix cingulata, converrà 
lasciarla quale specie autonoma, aspettando che sieno stati 
rinvenuti individui i quali dimostrino l’ esistenza di quelle 
modificazioni che si è autorizzati a presumere dovere esiste- 
re dall’ una all'altra forma, stando ai dati fin qui segnalati. 

Non ho materiale sufficiente, nella mia collezione, per 
dimostrare l’ esistenza di un anello di congiunzione tra la 
colubrina e la Gobanzi, quantunque anche sui miei esem- 
plari mi sia dato costatare dei sintomi che possono farlo pre- 
sagire; perchè ho delle colubrina fortemente striate, anzi 
provviste di costoline fitte e assai rilevate. Per conseguenza, 
piuttosto che di osservazioni mie proprie mi valgo di quelle 
consegnate dal D. Kobelt, loc. cit. pag. 350, il quale dice 
di aver trovato un numero considerevole di individui di 
Gobanzi sui quali nella parte inferiore le costoline anda- 
vano poco a poco ad obliterarsi ed in taluni finivano per 
scomparire completamente (continuaz. Rossmdss. tav. 107, 
fig. 1079) ed in tale stato, esso aggiunge, non differiscono 
dalla colubrina. Racconta pure di aver raccolto sul lago 
di Garda esemplari di colubrina sui quali alcune delle strie 
di accrescimento sono salienti come costole acute. 

Il signor Pini, loc. cit. pag. 74, fa sullo stesso proposito 
considerazioni interessanti, le quali viepiù dimostrano l’esi- 
stenza di un passaggio fra la colubrina e la Gobanzi; egli 
spiega anzi la modificazione in. questi termini. «....... alla 
imboccatura della Val Vestino ad Hano, ove promiscua- 
mente possono raccogliersi tanto la colubrina, che esem- 
plari tipici della Gobanzi, rinvenendosi eziandio esemplari 
della colubrina, in cui le striature biancastre cominciano 
a prendere la consistenza di costicine, finchè passando 
Bull. della Soc, Mal. It. Vol. VII, 2 


A 


PAU” A I * 


SE 


« per diversi gradi di metamorfosi, la conchiglia diviene 
« più appiattita, più consistente ed opaca, a costoline ben 
« pronunciate, diviene insomma la H. Gobanzi. » 

E più oltre esso aggiunge: « Pare adunque che succeda 
«la trasformazione d’ una specie nell’ altra sul monte Menos 
« presso Hano ove possono raccogliersi esemplari intermedii 
« ed esemplari tipici dell’ una e dell’ altra specie. » 

Siccome la Gobanzi è alquanto carenata, ossia lo è in 
modo più o meno marcato, credo che per mezzo di essa 
pure si potrà accedere alla tigrina. 

Non conosco la Var. fascelina, Ziegler, e però non l'ho 
notata nei miei quadri di distribuzioni e di analogie. Kobelt, 
loc. cit. vorrebbe venisse riferita alla fig. 1075 di Rossmdssler. 
Questo autore dice di averla ricevuta dal cap. Adami, pro- 
veniente dalla provincia di Mantova. 

Strobel (') pag. 159, parla di un Helix Presli, Var.? 
cingulina, Strobel, che stando ad individui ricevuti dal Pa- 
dre V. Gredler, col nome di Helix Presli, forma cingulina, 
Strobel, del Tirolo, mi sembrano non essere altro che una 
H. Presli, forma minor. Però siccome non conosco la de- 
scrizione di detta forma e che per conseguenza non sono in 
grado di collazionare e discutere i caratteri dal summen- 
zionato professore assegnati alla attual conchiglia, così non 
mi azzardo ad esprimere una opinione formale sul suo va- 
lore e mi limito solo a prenderne nota, Il D.° Kobelt sembra 
avere una opinione concorde alla mia giacchè, loc. cit. pag. 
547, indica accademicamente la cingulina Strobel, dicendo 
che sarà probabilmente simile ad una Presti, e che il suo 
autore la rinvenne nella Valgagna in provincia di Como. 
Il D Kobelt, loc. cit. pag. 351, parla di una Var. inornata 
Rossmiissler, dicendo: « Esemplari senza fascie, i quali si pre- 
« sentano sempre isolatamente fra gli individui che ne sono 
« adorni, non possono esser riguardati che come eccezioni 


(') Beitrag zur Mollusken-Fauna von Tirol, 1855 


SD) i 
« individuali. » A questa mutazione devesi riferire la fig. 371 
dell’Iconographie, che l’ autore chiama Helix cingulata Var. 
e che caratterizza con la seguente frase; « testa albida, 
fascia nulla, apertura ampliore, peristomate minus re- 
flexo » e che egli indica di Genova. Non so però che la 
Helix cingulata sia stata trovata a Genova, sebbene lo stesso 
D.° Kobelt lo confermi, loc. cit. pag. 346: in ogni caso quella 
figura rassomiglia alcune modificazioni della Var. Athesina. 
Del resto, come giustamente l’ osserva il D." Kobelt, la mag- 
gior parte delle Helix cingulata presentano delle mutazioni 
provviste di fascia solo filiforme, o assolutamente sprovviste 
di qualunque traccia di ornamento alla periferia dell’ ultimo 
anfratto. Alcuni individui delle Var. Kobeltiana ed affinis 
hanno nel mezzo dell’ ultimo giro una bella larga zona 
bianca lattea ben marcata ed apparente, fa questo diverso 
ornamento non può costituire una varietà distinta, sebbene 
-una modificazione accidentale. 

L’ Helix phalerata, Ziegler, in Rossmdissler, Iconogra- 
phie, III, pag. 6, tav. 11, fig. 159 (1836) ha assai analogia 
con alcune delle dipendenze della H. frigida, specialmente 
con la Hermesiana, Pini forma minor. Questa stessa affi- 
nità è pure osservata da Kobelt, loc. cit. pag. 356. Ma sino 
ad oggi non ho un materiale bastantemente numeroso e va- 
riato di Helix phalerata, per poter positivamente discutere 
della necessità di simil riunione. Ho però voluto parlarne 
per impegnare altri ad eseguire tali paragoni su più larga 
scala, e allo scopo di render più completo il mio attuale 
studio. L’ Helix phalerata, vive nel Friuli, sulle Alpi Giulie, 
anche dal lato meridionale, e nel Goriziano (Erjavec). 


DESCRIZIONE DELLE FORME 
Hielix cingulata. 


1820 HELIX CINGULATA, Sfuder, Verzeichn. der Schweizer 
Conchylien, Bern, pag. 14. 


Lo 


1837 HeLIX LUGANENSIS, Schintz, in Charpentier, Catal. 
Moll. Suisse, pag. 3, n.° 18. (H. cingulata, 
Studer). 


Ho già spiegato che per tipo della specie, prendo la for- 
ma di Lugano, quale è rappresentata da Férussac Histoire, 
tav. 68, fig. 5, 6. 

Conchiglia orbiculato-depressa, color carnicino sbiancato, 
ornata di fascia bruna più o meno larga alla periferia del- 
l’ultimo anfratto; 6 giri che crescono regolarmente, alquanto 
convessi, l’ ultimo dei quali non rigonfio superiormente nè 
inferiormente e molto scendente in prossimità dell’ apertura; 
guscio solido; visibilmente striato, la cui striatura è fitta, 
unita e si mantiene pressochè uguale anche nella parte di 
sotto sino all’ ombelico; questo è discretamente allargato e 
nell’ interno vi si scorge una parte del penultimo giro; la 
forma dell’ apertura è obliqua, piuttosto ovale, quantunque 
il labbro inferiore presenti un corto andamento lineare oriz- 
zontale; il peristoma in questo punto principalmente è in- 
grossato e tutto il margine è ripiegato all’ infuori; i bordi 
sono molto approssimati lo che dà alla forma generale del- 
l'apertura un aspetto quasi circolare; il margine columel- 
lare è dilatato. 

(Diam mas: R4%min 2002 

Tanto Rossmissler quanto Pfeiffer, sotto il nome di 
Helix cingulata, Studer, hanno confuso la forma di Lugano 
e quella della Valle dell’ Adige e del Tirolo. Ciò resulta 
dalle figure del primo dei summenzionati autori, il quale 
mentre nel fascicolo II, dell’ Iconographie, pag. 1, indica 
qual patria della specie, Lugano, Roveredo, Bolzano, i din- 
torni di Trieste, le Alpi del Tirolo ecc., nelle sue illustra- 
zioni rappresenta unicamente la Var. Athesina; e resulta 
egualmente dalla sinonimia adottata dell’ autore della Mo- 
nographia Heliceorum viventium, I, pag. 356, n.° 928, il 
quale cita indifferentemente e promiscuamente tanto la figu- 


AVO SUIT 


ra di Férussac, quanto quelle di C. Pfeiffer e di Rossmàssler. 
È poi curioso come esso indica per habitat della specie cin- 
que diverse località senza però nominare Lugano. 

La confusione fatta da questi due autori e che ave- 
va tratto me pure in inganno, è stata causa che l’errore 
si è stranamente perpetuato e diffuso. Non sono infatti i 
soli autori tedeschi che non si sono accorti o non hanno 
accordato il dovuto valore alla diversità di queste due forme. 

Il signor Pini che forse meglio di ogni altro sarebbe 
stato in caso di correggere e dimostrare questo errore, è 
stato trascinato, non capisco da qual ragione, a viepiù pro- 
pagarlo. Ho detto che forse più di ogni altro sarebbe stato 
in caso di correggerlo — mi spiego. — Il signor Pini ha 
riunita. una splendida raccolta delle forme della Zelix cin- 
gulata; vi ha fatti sopra studi accurati (*) prova ne sieno 
l'opuscolo sopra citato ed alcune osservazioni contenute a 
pag. 72, nei Molluschi del territorio di Esino; egli ben co- 
nosce la forma di Lugano, dappoichè alcuni degli individui 
di tal località esistenti nella mia collezione gli ho da esso 
ricevuti sino dal 1876. Inoltre il medesimo signore era già 
stato prevenuto dal chiarissimo professore Strobel che la 
forma figurata da Rossmàassler (fig. 88) quale Melio cin- 
gulata, Studer è quella del Tirolo. È vero che il signor 
Strobel commetteva una inesattezza riguardo alla sinonimia 
(stando almeno alla citata lettera pag. 10, 11 nell’opuscolo 
sunnominato) ma ciò non toglie che appunto in grazia di 
questa avvertenza egli avrebbe dovuto progredire con mag- 
gior circospezione, si sarebbe accorto così che una difte- 
renza, fra la forma il cui tipo è di Lugano e l' altra che 
riscontrasi principalmente nel Trentino, esiste indubitata- 
mente. 


(') Sopra una nuova forma di Campylea del sruppo della H. cingu- 
lata, Studer. (Estratto dagli A? della Soc. It. di scienze nat. Vol. XVII, 
fasc. I, 1874). 


ca ei 


Invece egli ha combattuto tanto l’ opinione del profes- 
sore Strobel quanto quella dell'abate Stabile valendosi, onde 
spiegare le sue conclusioni, del fatto che Rossmàassler « come 
forma tipica comprendeva tanto quelle provenienti dalle 
provincie lombarde che quelle del Tirolo Italiano. » (') Che 
Rossmaàssler intendesse come forma tipica tanto quella di 
Lugano che le altre del Trentino è indubitato e già supe- 
riormente ne ho fatto menzione, ma converrà per questo 
eternizzare un errore, una inesattezza? Ecco una cosa che 
non saprei incoraggiare malgrado il mio profondo rispetto 
per le opere dei nostri maestri. 

Nella mia collezione possiedo esemplari della forma ti- 
pica di Lugano, del monte che sovrasta la stazione di Peri, 
provincia di Verona, del Tirolo (ne ignoro la esatta loca- 
lità) e delle Alpi Apuane fra Levigliani e Mosceta. 


1852 VAR. ANAUNIENSIS, De Betta, Malacologia della Valle 
di Non (Tirolo Italiano) pag. 53. 


Esemplari di questa graziosa piccola varietà mi vennero 
gentilmente donati dal signor Comm. E. De Betta, e furono 
raccolti nella valle summenzionata. La stessa forma, leg- 
germente modificata e che comprende individui un poco più 
grandi e generalmente più solidi mi venne favorita dal 
cap. Adami e fu raccolta nella Valle del Sole, a Malò, an- 
che nel Trentino. Individui a questi ultimi identici furono 
trovati dal D.° Del Prete sul monte Prana. Resulta da ciò 
che sulle Alpi Apuane oltre al tipo vive pure la Var. Anau- 
niensis; alquanto leggermente modificata se paragonata con 
esemplari di località originale, ma però assolutamente si- 


[N 


mile ad individui di altro sito del Trentino. Questo fatto è 


(') Una lettera stampata del generale Alfonso Lamarmora nota che vi 
ha un solo Tirolo, quello in cui si parla tedesco e rimprovera 1’ uso di 
questa denominazione per parte degli italiani, quando è allargata al 
Trentino. 


nuo 193 in 


certamente interessante. Però non è straordinario quando 
si consideri che la Var. Anauniensis, non è realmente se 
non una forma minima del tipo stesso. 


1880 VAR. ATHESINA, Paulucci, in sched. (26 novembre). 

1828 HELIX CINGULATA, C. Pfeiffer (non Studer) Naturg. 
deutsch. Land-und-susswass, Moll. III, 
pag. 19, tav. 6, fig. 6, 9. 


1835. « « Rossmeissler (non Studer) Iconographie, 
II, pag. 1, tav. 6, fig. 88. 

1846 « « Kiister, (non Studer) sistem. Conch. Ca- 
binet Ed. II, Vol. I, p. 140, n.° 107, tav. 18, 
fio. 9} 0: 

1853 « « Reeve (non Studer) Conch. Iconica, Vol. 


7, tav. 160, fig. 1059! 


Per le considerazioni superiormente enunciate ho giu- 
dicato opportuno di adottare una nuova denominazione per la 
forma attuale, la quale differisce dal tipo per forma orbi- 
culato-convessa; per ultimo giro molto grande, relativamen- 
te all’ accrescimento regolare degli altri anfratti, assai più 
allargato e rigonfio anche inferiormente, paragonandolo con 
il tipo della specie; per striatura più obliterata; per aper- 
tura più grande, più dilatata; per la composizione diversa 
del suscio meno calcareo, più trasparente e più sottile, di 
color carnicino più cupo tendente al bigio; per ombelico pure 
un poco differente più chiuso cioè dall’ acchiocciolatura in- 
terna dell’ altro giro (il penultimo) di spira. 

Qual tipo di questa forma ho scelto esemplari che ben 
si addicono alla grandezza della citata figura di C. Pfeiffer, 
provengono da Eppan, nella Valle dell’ Adige, Trentino; 
misurano diam. mag. 26, min. 23, alt. 16 mill. 

Devo notare però che scarsi, relativamente, sono gli in- 
dividui i quali raggiungono tali dimensioni giacchè la gran- 
dezza più comune misura diam. mag. 22, min. 18 ‘4, alt. 


ATO 
11 /, mill., mentre altra ancora più piccola varia fra i 
17-18 mill. di diam. mag. su ll scarsi di altezza. 

Della attual varietà ho individui ornati di fascia scura 
ben marcata, altri ove questa è solo filiforme, altri ancora 
che ne sono privi affatto. Ho inoltre un esemplare assolu- 
tamente albino, cioè bianco latte; proviene da Eppan. Que- 
sta forma abita tutta la Valle dell’ Adige, da Bolzano sino 
entro Verona. A. Peri, non lungi dalla stazione della ferro- 
via, l ho trovata frammischiata con la Helix cingulata ti- 
pica. L’ ho pur ricevuta da Castelgoffredo in prov. di Brescia. 


1841 VAR. BALDENSIS, Villa, Dispositio, pag. 55, n.° 6 (Helix 
Baldensis). 

1839 HELIX CINGULATA, VAR. BALDENSIS, Rossmdssler, Ico- 
nogr. X, pag. 13, tav. 47, fig. 603-604. 


Il D Kobelt; loc. cit. pag. 351, scrive rapporto a questa 
forma, per rappresentar la quale indica la già citata fig. 
603-604 di Rossmdssler, che il cav. De Betta si oppone re- 
cisamente a che questa sia la Baldensis Villa e che egli si 
serve invece di questo nome per indicare una forma della 
colubrina a spira molto elevata. 

Deve essere accaduta una qualche involontaria confu- 
sione in proposito che ha tratto in errore il D.r Kobelt. 
In primo luogo gli stessi Villa, nel descrivere la Helia 
Baldensis — testa late umbilicata, orbiculata, subde- 
pressa, albido cornea, fascia unica ferruginea; anfracti- 
bus sex substriatis, glabris; apertura sub-rotunda, pero- 
bliqua; marginibus sub-connesis. — Alt. mill. 12-13, lat. 
7-50 — Habit. in montibus calcareis Veronensibus et 
precipue monte Baldo prope lacum Benacensem — Va- 
rietas HELIX CINGULATA « TESTA MAJORE, MARGINIBUS SUB- 
CONNESIS, UMBILICO LATIORE » — non danno luogo a nes- 
suna possibile confusione, dappoichè la confessano 'e rico- 
noscono quale una varietà della Melia cingulata. Dipiù 


DOS 
citano per rappresentare questa forma le stesse figure 603, 
604 di Itossmdssler. 

Aggiungo inoltre che ho nella mia collezione due indi- 
vidui di tal varietà, acquistati in due diverse epoche dai 
Villa, col nome di ZHelix cingulata, Var. Baldensis, i quali 
benissimo corrispondono alla illustrazione della Iconographie. 

Venendo ora a quanto il D." Kobelt scrive sulla opinione 
espressa dal cav. De Betta, ho vanamente cercato nei suoi 
scritti un’ idea conforme al senso spiegato nell’ Jahrbicher; 
ho anzi trovato il malacologo italiano spiegare apprezza- 
menti il cui resultato è in aperta opposizione con ciò che 
gli viene attribuito. 

Infatti nei Molluschi terrestri e fluviatili delle provincie 
Venete, 1855, De Betta scrive a pag. 39, come Var. f. della 
Helix cingulata, Studer, 1’ attual forma caratterizzandola 
con la frase impiegata dai Villa — major, umbilico latiore, 
marginibus subconnesis (Monte Baldo) HeLix  BALDENSIS, 
Villa. (Icon. Iossmis. X, fig. 603-604), senza farvi sopra la 
minima osservazione. 

Lo stesso cav. De Betta, Molluschi terrestri e fluviatili 
della provincia Veronese, 1870, pag. 52, n.° 50-XxvI, in- 
dica la presenza in detta provincia della Helix cingulata, 
Studer, e della varietà R major, marginibus subconnesis, 
umbilico latiore (Helix Baldensis Villa, Menegazzi Var. F). 
Rossmas. Icon. X, fig. 603-604. — Ed accompagna la sua 
riportata citazione, dalla osservazione seguente. « Quanto 
« alla Var. Baldensis ci occorre di avvertire che non po- 
« trebbe accettarsi che come altro degli estremi seriali del 
« tipo specifico, inquantochè è ovvio trovare moltissimi 
« esemplari intermedi e riscontrare tanto in questi che in 
« altri di molto minore dimensione, l’ uno e l’ altro od an- 
« che tutti e due i caratteri di ombelico molto largo e di 
« margini del peristoma molto riavvicinati e quasi uniti ». 

L'osservazione del comm. De Betta è perfettamente giu- 
sta ed io ne approvo tutti i particolari. Per rappresentare 


COMORE 

la Helix cingulata tipo cita la fig. 371 di Rossméissler. 
Come già l’ ho indicato tal figura deve esser riferita alla 
Var. inornata, di cui parla Kobelt. In ogni caso, torno a 
ripeterlo, detta figura assomiglia la Var. Athesina e non 
può in verun caso esser riportata alla Helix cingulata tipo. 
Non è però straordinario che il distinto malacologo abbia pre- 
so per tipo della specie (trattandosi del Veronese) la forma 
che si riscontra principalmente in tutta la provincia. Del 
resto ho già osservato che la massima parte degli autori 
ha sin qui confuse le due forme. 

Nella Malacologia Veneta, 1870, pag. 52 il signor De 
Betta torna a parlare della Helix cingulata e delle sue 
varietà tra le quali enumera la Var. Baldensis, Villa, ri- 
petendo la medesima frase latina sopra trascritta e la me- 
desima citazione delle due figure di Rossmdssler. Da quanto | 
precede mi sembra adunque incontrastabilmente dimostrato 
che tanto nel 1855, quanto ripetutamente nel 1870, a quin- 
dici anni di distanza fra queste due date il comm. De Betta 
è stato sempre concorde nel considerare ed accettare la 
Helix Baldensis, Villa, come una forma o una varietà della 
Helix cingulata e non altrimenti. 

Lo sviluppo della spira della Var. Baldensis è quello di 
una cingulata tipica, di forma molto elevata; la striatura, 
la qualità del guscio, il colore anche; invece l’ altezza del- 
l’ultimo anfratto e l’ apertura più dilatata l’ assomigliano 
alla Var. Athesina. 

Tutti gli autori si trovano concordi nell’ assegnare come 
stazione di questa varietà il monte Baldo. 

L'ho però raccolta anche nei dintorni di Peri, e preci- 
samente sui monti che sovrastano la via ferrata i quali 
sono separati dal gruppo del monte Baldo solo dal corso 
dell’ Adige. In tal località la Helix cingulata si rinviene 
abbondantissima, e fra i numerosi esemplari che vi raccolsi 
nel settembre 1879 scarsi sono gli individui che a detta for- 
ma possono riferirsi. 


ln Ai, 


1842 VAR. BIZONA, fItossmdéssler, Iconographie, XI, pag. 1, 
tav. 51, fio. 683. (Helix cingulata, Var. 
bizona). 


Questa forma vive nei pressi di Nizza marittima, ha il 
guscio dello stesso impasto del tipo; il suo ultimo anfratto 
non è grosso e rigonfio come nella Var. Athesina, sebbene 
come in questa sia molto allargato in paragone dell’ accre- 
scimento regolare di tutti gli altri giri. Il D.° Kobelt, loc. 
cit. pag. 351, scrive che le sue due fascie sono molto ap- 
parenti. Sulla figura di Itossmdssler lo sono assaissimo è 
vero. Non su tutti gli individui però la fascia inferiore è 
egualmente marcata; talchè è la sua forma e non esclusi- 
vamente la sua colorazione che devono guidare per distin- 
guerla. i 
Sarebbe molto interessante di poter seguire la diffusione 
della specie onde sapere quanto si allarga la sua arca tanto 
a levante quanto a ponente da quella stazione. 

Il sig. G. Nevill di Calcutta (') parlando, a pag. 115, di 
questa varietà raccolta a Mentone, e di cui un singolo in- 
dividuo fu trovato presso Sant’ Agnese al di sopra di 2000 
piedi sul livello del mare, indica di aver saputo dal signor 
Bourguignat esser questa la vera Helix cingulata, la quale 
sì rinviene abbondantemente sul Colle di Tenda. 


Helix Carrarensis. 


?  HELIX CARRARENSIS, Porro..... ? 
18759 « CINGULATA, VAR. CARRARENSIS, Kobelt, Cont. 
Rossmàs. Iconogr. IV, pag. 35, tav. 106, 
fig. 1071. 


(') On the Land-shells, extinet and living of the neighbourhood of 
Menton (Alpes Marittimes'. (From the Proceed, of the Zool. Soc. of London, 
February 17, 1880). 


MO 


Non sono riuscita a scoprire ove questa forma venne 
così denominata da Porro, anche con indicazione mano- 
scritta, sebbene gli autori concordino nel riconoscere il 
nostro malacologo come creatore di tal denominazione. Non 
è citata nel catalogo dei Molluschi terrestri e fluviatili 
della Toscana, del D. Gentiluomo, în Bull. Malac. Italiano 
1868, nè fra le diverse varietà dell’ Helix cingulata, pag. 76, 
nè come specie autonoma. Nell’ anno dopo, trovo menzio- 
nato nello stesso periodico, pag. 81, che il sig. Carlo Mar- 
chetti di Carrara aveva comunicata « una ‘interessante e 
svariatissima serie di mutazioni della Var. Carrarensis, 
Porro, dell’ Helix cingulata ». 

Solo nel 1879, Monogr. Hel. vivent. VII, pag. 419, Pfeif- 
fer parla per la prima volta di questa forma, che consi- 
dera pure come varietà della Helix cingulata, riportando 
appunto la sopra indicata citazione del Bullettino 1869, 
senza però entrare in ulteriori spiegazioni. 

Talchè per studiarla convien rivolgersi al D. Kobelt il 
quale ne dà una succinta diagnosi ed una figura che ha 
però il difetto di rappresentare un individuo un po’ piccolo; 
esso la indica delle montagne marmifere di Carrara. 

Dipoi la Carrarensis è stata nuovamente studiata e de- 
scritta dal D. R. Del Prete, in Bull. Soc. Malacol. Ital. 1879, 
pag. 75, tav. I, fig. 1-3, con l’ aggiunta della enumerazione 
di diverse modificazioni di forma e di colorazione. Il D. Del 
Prete la indica dei dintorni di Carrara, e stabilisce i se- 
guenti rapporti di dimensione; Diam. mag. 22-29, min. 17-24, 
alt. 11-15 mill., i quali sono diversi da quelli indicati nel- 
l Iconographie ma sono esatti. 

Gli esemplari della mia collezione che tutti mi furono 
gentilmente donati dal D." Del Prete, vennero da esso raccolti 
sulla via da Torano alle Cavette Binelli sopra a Carrara. 

Una modificazione della Carrarensis, che serve di pas- 
saggio alla Var. montana fu raccolta dal medesimo signore 
nel 1879 alla Tambura sulle Alpi Apuane, fra i metri 500 


sa DI 


e 1600; differisce per l’ ultimo giro meno rigonfio soprattutto 
inferiormente, per ombelico un poco più largo, per aper- 
tura meno rotonda e più ristretta. Ma il suo colore è quello 
di una Carrarensis di cui in definitiva non è che una for- 
ma meno globosa. 

Qui mi occorre aggiungere che concordando con l’ opi- 
nione espressa loco cit. pag. 74, dal D." Del Prete, mi trovo 
necessariamente in opposizione con quanto scriveva il D." De 
Stefani (') pag. 46. « L’ Helix cingulata ha una forma co- 
« stante e identica in tutte le Alpi Apuane e nell’ Apen- 
« nino della Valle del Serchio e della Lima. Codesta forma 
« diversifica da quella che la specie ha in generale nel- 
« l’ Alta Italia, nel Tirolo e nel Cantone Ticino, unica- 
« mente per l ombelico più ampio, derivante dalla minore 
« ampiezza proporzionale dell’ ultimo delli cus oltre a que- 
« sta differenza non ve ne sono altre costanti, nè pella for- 
« ma dell’ apertura, nè per sviluppo delle strie, nè per di- 
« mensioni, nè per il colore, nè per la rotondità dei giri, 
« nè per l’ altezza della spira, salvo che nella regione Apua- 
« no-Apennina, la spira non raggiunge in generale quegli 
« estremi di altezza che non di rado si incontrano negli 
« individui della regione Alpina ». 

E si noti che simile ragionamento era ispirato a pro- 
posito della Helix cingulata, Var. Carrarensis, sotto la 
qual denominazione generale il D. De Stefani includeva 
tutte le forme del Val di Serchio e del Val di Lima, le 
quali niente hanno di comune con la Carrarensis. E però 
senza voler confutare le argomentazioni del sullodato si- 
gnore mi limito a consigliare chiunque vorrà rendersi conto 
della loro esattezza a paragonare le figure delle tre forme 
Carrarensis, Appeli, e frigidescens, rappresentate loc. cit. 
dal D. Del Prete, senza entrar nemmeno in ulteriore esame 
‘di altre forme pure distinte. E cito appunto quelle 9 figure, 


(!) In Bullet. Soc. Malacol. Ital. 1875. 


= Bo) 


perchè essendo poste così di fronte le une alle altre, è più 
facile di scorgerne a colpo d’ occhio i caratteri eccessiva- 
mente variati. 


1880 Var. montana, Paulucci in sched. (8 Dicembre). 


È identica per colore alla Carrarensis, ma ne differisce 
pei seguenti caratteri; i suoi giri di spira hanno una forma 
pianeggiante e si svolgono con accrescimento unito, rego- 
lare, mentre invece nella Carrarensis è l’ ultimo anfratto 
che forma la metà quasi di tutta la conchiglia. Ha inoltre 
una forma generale più depressa, l’ ombelico un poco più 
allargato, l’ apertura alquanto più piccola e meno arroton- 
data, anzi più traversa e più ovale; inferiormente è assai 
meno rigonfia, talchè ponendo una Carrarensis ed una 
montana in modo da vederle ambedue di profilo si osserva 
che Il’ ultimo anfratto in prossimità dell’ apertura è più 
grosso nella prima di circa 2 '/, mill. che nella seconda. 

Diam. mag. 24, min. 20, alt. 11 mill. 

Ho preso come tipo di questa varietà una forma a 
media, ne possiedo però individui ancora più depressi; con 
ombelico più largheggiante ed altri ancora più piccoli, le 
cui proporzioni sono consimili a quelle sopra indicate. 

L’attual varietà sembra speciale al monte Tambura 
(Alpi Apuane) ove venne raccolta fino dal 1879 dal D." Del 
Prete il quale me ne favorì una quindicina di individui. 


1880 Var. KOBELTIANA, Paulucci, in sched. (25 Novembre). 


Alpi Apuane, ponte a Monsone D Del Prete 1879. 

Gli esemplari dell’ attual varietà hanno la più grande 
analogia con la figura della Contin. Rossmissler Icon. IV, 
tav. 106, fig. 1072, alla quale il D.° Kobelt non assegna 
nessun nome distintivo; la somiglianza è anzi così rimarche- 
vole che non avrei titubato a riportarvela definitivamente, 


cit Dl 


se non fosse sempre arrischiato di eseguire una identifica- 
zione senza conoscere il tipo che l’ autore ha avuto in mira, 
tanto più quando come nel caso attuale Ia località si trova 
esser diversa. Kobelt dice il suo individuo provenire da 
Carrara. 

Questa nuova forma è molto affine alla Helix cingulata, 
Studer, tipo di Lugano; esaminata dal lato della spira con- 
vien dire che è identica. Guardata dal lato dell’ ombelico 
si distingue per i seguenti caratteri. Ombelico più largo; 
apertura più circolare; superiormente più scendente. La sua 
colorazione si avvicina principalmente alla Var. bizona, per- 
chè mentre la parte superiore del guscio ha molta analogia 
con la cingulata tipo, la inferiore al di là della zona lattea 
che contiene ed accompagna la fascia mediana marrone, e 
tutto il fondo, fin presso l’ ombelico, è di fina tinta sfumata 
marrone verdastro. L’anfratto inferiormente più rigonfio, e 
più scendente, l’ apertura più circolare la fanno partecipare 
dei caratteri della Carrarensis, perciò mi valgo di lei per 
dimostrare l’affinità fra il tipo e questa ultima forma. 

Diam. mag. 25, min. 22; alt. 13 mill. 

Ne ho alcuni individui di forma più globulosa, altri con 
spira più depressa. Tutti provengono dalla medesima loca- 
lità. Mi faccio un piacere d’ imporre a questa nuova forma 
il nome dell’ esimio autore tedesco che così costantemente 
sì è occupato della Fauna italiana, illustrandone con saga- 
cia e con amore le principali produzioni malacologiche sin 
qui conosciute ed aggiungendo studi e note interessanti e 
coscienziose alla nostra bibliografia. 


\ 


Hielix Presli. 


?  HELIX PRESLI, 7. Schmidt, mss. 
1896 « « Rossmiissler, Iconographie IV, pag. 4, 
tav. 16, fig. 225. 


Pinta 7] pos 
1847? HrLIX PRESLI, Xiister, Conch. Cabinet, Ed. II, Vol. 2, 
pae. 82, n° 490, tav. (81, Men 
1848 « « Pfeiffer, Mon. Helic. vivent. I, pag. 358. 


Il primo che dia contezza di questa conchiglia è Ros- 
smissler, il quale indica come autore della specie Ziegler 
(mss.), e l’illustra con una figura così male eseguita, che 
sebbene ripetutamente citata da Pfeiffer, non mi dà nessuna 
idea di quella forma che comprendo rispondere alla Helix 
Presli e che non è infatti in armonia con l’altra rappre- 
sentata nel Conchylien-Cabinet. 

In detto libro trovo esser questa una specie manoscritta 
di Schmidt, ed il consiglio di confrontare Schmidt, Krai- 
ner Conch. pag. 11. Ansiosa di accaparrare qualche infor- 
mazione positiva su questa conchiglia mi affretto a rintrac- 
ciare il summenzionato opuscolo ('), ove invece di una accu- 
rata diagnosi, della citazione di una figura, o di qualche 
cosa infine che possa fermare la mia opinione trovo cinque 
linee in lingua tedesca ove si parla unicamente che la spe- 
cie venne scoperta dall’ autore in unione al signor profes- 
sore D." Johann Swat. Presl, alle sorgenti della Save, nel 
Wohein, su degli scogli dirupati ove gli individui si riscon- 
trano isolati, e che esso gliene offre la dedica. 

La Helix Presli differisce dalla Helix cingulata tipo per 
forma generale più depressa, per spira sempre pianeggiante, 
per l’ accrescimento degli anfratti che si svolge più lenta- 
mente e più regolarmente, l’ ultimo de’ quali è compresso 
anche dal lato dell’ ombelico: la striatura e il colore sono 
consimili a quelli della cingulata tipo, ma la Preslì è stria- 
ta un poco più forte ed è più ruvida al tatto. 

Malgrado che questi caratteri differenziali sieno così lie- 
vi, mi sembra nondimeno che la Helix Presli abbia un 
aspetto suo proprio che la potrà sempre far distinguere dal- 


(') Land-und Susswasser-Conchylien in Krain, 1847. 


Se OD a 
l’ Helio cingulata. Non so dunque dividere l'opinione del 
signor Pini (') il quale pag. 72, la pone quale assoluto si- 
nonimo di quest’ ultima. 

Anche Pfeiffer, loc. cit. osserva « Ab. H. cingulata sem- 
per differt spira plana, anfractibus lentius accrescentibus, 
marginibus peristomatis minus approrimatis et striis con- 
fertibus atque subtilioribus » e ciò in parte almeno resta 
esatto, sebbene come già sì è veduto Pfeiffer mescoli e con- 
fonda la cingulata tipo e la Var. Athesina. 

Sino ad oggi non sono riuscita a procurarmi che scarsis- 
simi individui di provenienze geograficamente italiane; ne ho 
però riuniti diversi di località fuori dei nostri confini e que- 
sti li devo principalmente alla gentilezza dei signori Gre- 
dler e Adami. È in grazia di tali tipi che mi è stato reso 
possibile di aggruppare le nostre forme le*quali per i carat- 
teri sono più affini alla H. Presli che alla H. cingulata. 

Di località italiane ho esemplari di Caprile nell’ alta 
Valle dell’ Adige, e delle Alpi Giulie versante meridionale. 
So però che vive anche nel Goriziano. Suppongo infatti che 
la H. Presli di cui tratta il signor Pini, loc. citato, debba 
e possa esser diversa di quella di cui parlo, sebbene sia 
d'altro lato esatto che la Var. nisoria, nominata dal pro- 
fessore Strobel (*) pag. 244, abiti la Lombardia. 

Non mi è nota la Helix Presli di Piedimonte di Alife (Terra 
di Lavoro) nominata da Philippi (*) pag. 111, n.° 61 e che ca- 
ratterizza come diversa dal tipo per « marginibus approxri- 
matis et fasciis tribus dilutis nullis ». Pfeiffer la distingue 
con la lettera y, l’ accetta dunque come una forma della 
Presli, e anche Martens (‘) pag. 192 parlando appunto della 


(4) Molluschi viv. nel territorio di Esino, 1876. 

(2) Essai d’ une distribution orographico-géographique des Mollusques 
de la Lombardie, Turin 1857, in Memotîres de V Académie des Sciences de 
Turin, série II, tom. XVIII. 

(s) Enumeratio Molluscorum Siciliae Vol. II, 1844. 

(*) In Jahrbiicher der Deutschen Malakozoologischen Gesellschaft, 
Heft II, April 1877. 


Bull. della Soc. Mal. lt. Vol. VII, ò 


SOS ALI 
conchiglia data da Scacchi ‘a Philippi, osserva che senza 
dubbio appartiene alla stessa forma nella quale include le 
Var. Ancone e Appeli, e che egli non può approssimare, 
malgrado la distanza geografica, che alla I. Presli. 

Il DE Kobelt, loc. cit. pag. 347, trattando della distribu- 
zione geografica della I. cingulata parla pure di quella 
della H. Presli, e dice aver essa il suo principale sviluppo 
al nord della catena delle Alpi, nel Tirolo settentrionale, 
nella vallata dell’ Inn, nel territorio Baverese, in Carniola 
e Carinzia sino a Idria, salendo sino a notevoli altezze, 
mentre nel Tirolo meridionale (Trentino) Gredler la indica 
in località che non oltrepassano i 700 m. di altezza. 

Schmidt scrisse il nome di questa specie, H. Preshi; i 
suoi connazionali Pfeiffer, Martens, Kobelt, ed anche Strobel, 
e Gredler lo hanno imitato. Alcuni italiani fra i quali il 
Pini e De Stefani scrivono Presslii. Siccome la specie attuale 
venne dedicata al signor Presl, così io credo che stando 
alle buone regole della nomenclatura quali le ha indicate 
Bronn (Ind. Paléont., pag. 64, 1858) e che ha riprodotte 
Bourguignat (Methodus Conchyliologicus denominationis, 
pag. 30, 1860) debbasi scrivere questo nome con l’ortogra- 
fia da me adottata ossia con un solo 7, e tanto più con una 
sola s. 


1338 VAR. NISORIA, Rossmdssler Iconographie, VIII, pag. 32 
tav. 38, fig. 509, (H. Preslii V. nisoria). 

1848 « Pfeiffer Mon. Helic. Vivent. I, pag. 358 

1878 INTERMEDIA, Paulucci, Matériaux pour servir à 1’ étude 
de la Faune Malac. de l’Italie, pag. 5 et 
pag. 30 (nota 26). 


Questa varietà unitamente alla cingulina di Strobel 
della quale ho superiormente parlato; mi sembrano essere 
le sole forme rappresentanti la vera H. Presli, F. Schmidt 
che vivono in Lombardia. 


Quando scrissi i « Malériaux » non conoscevo l’attuale 
varietà che da un unico individuo, di forma minor, rice- 
vuto in antico, con nome erroneo dai Villa — esso era il 
mio tipo — ciò spiega come possedendo alcuni altri esem- 
plari di nisoria, avuti come H. colubrina, Jan, e trovan- 
doli diversi dalla genuina colubrina e molto affini invece 
alla Helix Presli, ed alla Nicatis, proponessi il nome di 
Var. intermedia, appunto per questa forma che ho dipoi 
riconesciuto non esser altra cosa che la Var. nisoria, Ros- 
sméssler. Ciò spiega parimente il perchè riconosciuto il mio 
errore ponga il nome di Var. intermedia, in sinonimia. 

Nella mia collezione possiedo individui di Val Borlezza 
in provincia di Bergamo, inviatemi ripetutamente dal cap. 
Adami, da diverse località e l’ esemplaze avuto dai Villa, 
del quale ignoro la esatta provenienza. Il prof. Strobel 
però, loc. cit. pag. 244, indica la H. Presli, Var. nisoria, 
della Valgana e del monte Grigna, nella prov. di Como e 
di Sovere nel bergamasco dicendovela comune. 


1839 Var. NrcATIS, Costa (senior) Fauna del regno di Na- 
poli, Moll. Gaster. Polmon. pag. 16, n.° 5 
(Helix Nicatis). 
1869 HELIX FRIGIDA, Tiberi in Bullet. Malacol. Ital. pag. 113. 
1878 « VAR. NicaTIS Tiberi, de quelques Mollu- 
sques terrestres Napolitains (Extrait des 
Annales de la societé Malacol. de Belgi- 
que, tom. XIII 1878)0 pag: 14, tav: 2, 
fig. 1 (mala). 


L’attual forma venne scoperta dal prof. O. Costa di 
Napoli, padre del professore Achille Costa, dal quale ho 
avuto in dono gli esemplari della mia collezione, sulle rupi 
del monte Maiella, (Nicatis degli antichi) e principalmente 
nella località denominata Valle d’ Orfenda, sul versante 
meridionale del monte Majella in Abruzzo Citeriore. 


SERI [E SOMA 

Trovo una così grande analogia fra l Helix Presli, 
Schimdt, forma minor e la Helix Nicatis, che non solo 
non resto titubante a riunirla a questo gruppo ma devo 
dichiarare che a mala pena si può da quella distinguere. 
La Var. Nicatis è generalmente piccola, fra i 19-21 mill. 
di maggior diametro, alcuni individui però raggiungono sino 
a 24 mill. di diam. mag. 

Peccato che la figura del D." Tiberi sia così mal riu- 
scita, perchè non è possibile da quella farsi una idea 
esatta della forma della conchiglia e soprattutto della sua 
apertura, la scultura ne è troppo obliterata, l’ ultimo an- 
fratto sembra troppo rigonfio ed anche il guscio ha una 
apparenza di solidità senza trasparenza alcuna che non è 
punto caratteristico di questa varietà. 

Per assai lungo tempo, per difetto di materiale di con- 
fronto, fui incerta se convenisse meglio porre questa for- 
ma fra le discendenze dell’Helia cingulata, ovvero nel gruppo 
della Helix Presli. Ora i miei dubbi sono svaniti in grazia 
di individui di quest’ ultima che mi vennero procurati dai 
Signori Gredler ed Adami. 

I lievissimi caratteri distintivi che mi è dato scorgere. 
fra l’Helix Presli e la Var. Nicatis, oltre le minori di- 
mensioni di quest’ ultima, consistono nel guscio un poco 
più solido, nel peristoma alquanto più grosso e più arrove- 
sciato, nel colore più uniforme dell’ Helix Presli mentre la 
forma meridionale ha invece il guscio più sottile, il labbro 
meno ingrossato e meno ripiegato ed è di color bigiognolo 
frastagliato da macchie raggianti tendenti al nocciola pal- 
lido. Dipiù si vedono sul suo guscio tanto superiormente 
che inferiormente alcune rare punteggiature color bigio 
ferro consimili a quelle che si osservano sopra alcune Clau- 
silia, come la CI. punctulata, Kister. 

Si è già veduto che la Helix Presli o almeno una 
forma ad essa molto affine, vive a Piedimonte di Alife. 
Cosa dunque ci potrà essere di straordinariamente par- 


= I — 


ticolare che questa forma alpina abbia i suoi rappresen 
tanti sparsi anche sopra alcune altre vette dell’ Appennino ? 

Pfeiffer, Mon. Helic. Viv. IV. pag. 176, n.° 1103, descrive 
la specie, quindi osserva la sua affinità con la Helix Presti 
e Helix cingulata, dicendo, ab utraque perist. margine 
supero recto et apertura rotundata discrepans. 

Devo confessare che mentre riconosco esatto il carat- 
tere dell’ apertura più rotonda che nel tipo Presti, non trovo 
poi molta sensibile differenza nella piegatura del margine 
superiore, scendente anche nella Nicazis. Il DI" Cavanna ne 
rinvenne alcuni esemplari nel Luglio 1878 presso Carama- 
nico i quali fanno parte della collezione del Museo di Fi- 
renze e di cui ho ricevuti io pure qualche individuo. 


w 
1878 VAR. AFFINIS, Paulucci, Matériaux pour servir à l' é- 
tude de la Faune Malacol. de l' Italie, 
pag. 5, et pag. 30, (nota 26). 


Paragonando questa forma con esemplari di Helix Pre- 
stù del Trentino, gentilmente comunicatimi dal Padre V. 
Gredler nel Febbraio 1879 erano così somiglianti da potersi 
quasi confondere. Bensì a Lucchio, nella stessa ristretta lo- 
calità ove vive la Var. affinis, e che vien distinta col no- 
me di Vallemagna, e circa 700 metri sul livello del mare, 
esistono diverse modificazioni di forma, più alta o più de- 
pressa, con ombelico più aperto o più ristretto, per aper- 
tura più o meno ovale, a margini più o meno approssi- 
mati, di colorazione più sbiadita o più scura, ornata di fa- 
scia mediana scura, larga, ovvero filiforme, o assolutamente 
deficiente. Tutti gli individui di questa località presentano 
però un carattere, un aspetto loro proprio che facilmente si 
percepisce a colpo d'occhio. Gli esemplari a spira alquanto 
elevata si avvicinano particolarmente alla Helix cingulata 
tipo, per forma generale; ma se ne distinguono sempre 
per maggior numero di anfratti, ad accrescimento più re- 


eos 


golare, ad ultimo giro meno rigonfio, superiormente più 
scendente, pei ‘quali caratteri partecipano in pari tempo 
dell’ Helix Presli. Quelli a spira decisamente più depressa 
e perciò affini alla Helix Presti, differiscono nondimeno per 
guscio più sottile, più trasparente, per anfratto meno scen- 
dente in prossimità dell’ apertura, per ombelico più largheg- 
giante, per colore meno sbiancato, tendente al castagno 
chiaro. Tutti poi hanno l'apertura più ristretta di quella 
delle due forme alle quali li paragono. Per tipo della mia 
varietà scelgo esemplari di dimensione media, a spira nè 
troppo alta, nè troppo bassa; tendente però piuttosto al de- 
presso. Questi misurano diam. mag. 25, min. 21, alt. 12 mill. 
Individui di grandezza massima, provvisti di ombelico più 
allargato e più perspectiveforme della Var. Appeli, misu- 
Talogdiamfamnas: 820/25) alt. 15, ombelico lat. 8 mill.; 
nell’ interno vi si scorgono tutti i giri sino dal primo. 


1878 VAR. LucensIs, Paulucci, Matériaux pour servir à la 
Faune Malacol. de l’ Italie, pag. 5, et 
pag. 30 (nota 26). 


Questa varietà è intermedia fra l'MHelix cingulata tipo 
. e la Var. Apuana Issel. Al tempo stesso essa riunisce 
pure alcuni dei caratteri della Helix Presli, avvicinan- 
dosi in special modo alla Var. Appeli, Kobelt. 

Dalla cingulata tipo, differisce per spira generalmente 
più elevata, per maggior regolarità nello svolgimento degli 
anfratti, per ultimo giro un poco meno rigonfio, per la for- 
ma dell'apertura e per ombelico assai più largo. 

Dalla Var. Apuana si distingue per colore non ver- 
dastro ma più simile a quello della cingulata tipo, per ul- 
timo giro molto più grande, con anfratti meno convessi e 
suture meno profonde, per apertura più allargata, per om- 
belico più grande. 

Dalla Var. Appeli si separa per minori dimensioni, 


e BI — 


spira più elevata, ombelico più stretto, ultimo giro relati- 
vamente più allargato e che cresce meno regolarmente. 

Gli esemplari della mia collezione provengono in mag- 
gior parte dai massi che costeggiano la via provinciale che 
dalla città di Lucca mena ai bagni di Lucca lungo la sponda 
sinistra del Serchio, ma ne ho pure alcuni donatimi dal 
D. Del Prete e da esso raccolti al ponte di Monsone, alla 
foce della Petrosciana ed a grotta Molle a 1010 metri di 
altezza sulle Alpi Apuane. Gli individui di queste due loca- 
lità sono tutti più piccoli del mio tipo, perchè mentre esso 
misura diam. mag. 23, min. 21, alt. 15 mill. questi invece 
misurano diam. mag. 21, min. 19, alt. 11 mill.; sono dun- 
que anche un poco più depressi. 

Ma non bisogna dimenticare che questa Var. Lucensis 
al pari di tutte le altre subisce nella stéSsa ristretta loca- 
lità le solite modificazioni di forma, sia nella larghezza del- 
l'ombelico sia nell’ elevazione della spira. Da ciò resulta 
che mentre gli individui a spira depressa sono assai affini 
alla Var. Appeli, di forma minor, quelli con spira alta 
l’avvicinano alla Var. Apuana e quelli a spira normale 
si accostano alla cingulata tipo. 

Perciò questa forma serve appunto di anello di riu- 
nione fra il gruppo della cingulata (s. s.), e quello delle 
Presti. 


1875 VAR. APPELI Kobelt, Cont. Rossmàssler Iconographie. 
IV, pag. 35, tav. 106, fig. 1070 (HA. cin- 
gulata, Var. Appelii). 


Il signor Martens scrive nell’ Jahrbiicher 1877, pag. 192, 
che giudicando dalle figure date dal D.° Kobelt egli opina 
che questa forma, come pure la Var. Ancone, Genti- 
luomo, debba venir riunita alla Helix Presli piuttosto che 
alla Helix cingulata. Mi associo pienamente all'opinione 
di questo distinto naturalista. Nella medesima località, ai 


Cardio 


Bagni di Lucca, è vero che si trovano promiscui agli 
esemplari a spira depressa come quello rappresentato dal 
D. Kobelt, individui provvisti di spira più rialzata ed a 
forma generale più convessa, ma ciò non toglie che la 
massima parte dei caratteri si mantenghino più di Presti 
che di cingulata, non solo per l’ andamento dei giri di 
spira ma anche e soprattutto per la forma dell’ ultimo an- 
fratto costantemente più depresso e per il guscio più sot- 
tilmente striato ma più ruvido al tatto. 

Dei Bagni di Lucca ho individui di grandezza massima, 
i quali misurano sino a 32 mill. di maggior diametro, 
ve ne ho inoltre alcuni assai più piccoli e per mezzo 
di questi si effettua il passaggio alla Var. Lucensis. 

Ho rari individui di Var. Appeli di color molto scuro 
(il tipo come è ormai noto è biancastro) quasi quanto la 
Var. Ancone,, ne ho poi molti privi affatto di fascia 
scura nel mezzo dell’ ultimo anfratto, di color carnicino 
pallido unicolore, ovvero provvisti al di sopra della pe- 
riferia di una larga zona bianca, i quali provengono in 
parte dai Bagni di Lucca, in parte da Stazzema, ponte 
Tomarlo in provincia di Lucca, in parte dalla Pania sulle 
Alpi Apuane. Di queste due ultime località mi vennero 
donati dal signor Del Prete, il nostro istancabile e fortu- 
nato raccoglitore di Viareggio. 

Presso il Ponte Nero in Val di Lima raccolsi pure al- 
cuni pochi esemplari di forma e colorazione tipica. 


1868 Var. Anconz, Gentiluomo, in Bullet. Malacol. Ital. 
pag. 40, n.° 2, (Helix cingulata mut. An- 
cone), tav. II, fig. 9-11. 

Tale interessantissima varietà è stata sin qui raccolta 
solo alla Verna nel Casentino, in località denominata « punta 
della Penna » a metri 1200 circa, situata in luogo di diffi- 
cile accesso, perchè straordinariamente scosceso. Gli esem- 


AGR 


plari della mia collezione vennero tutti raccolti dal si- 
gnor Caroti in diverse epoche. 

Fu descritta come una forma della cingulata sebbene 
lo stesso D." Gentiluomo vi riconoscesse dell’ analogia con 
l’H. Presli. A me sembra che i suoi caratteri costanti 
di forma più depressa, di ombelico largheggiante, di an- 
fratti pianeggianti ad accrescimento regolare, non rigonfii 
nè superiormente nè inferiormente, di apertura quasi cir- 
colare, consiglino piuttosto d’ includerla nel gruppo della 
Presti, che in quello della cingulata. Confesso però che 
questa conchiglia presenta un aspetto così singolare e 
speciale da sembrarmi talora possibile il ritenerla quale 
specie autonoma. 

Il signor Martens nell’ Jahrbicher sopra citato scrive 
che non saprebbe riconoscerla come una cingulata, ap- 
punto perchè la parte superiore è evidentemente più de- 
pressa e che i suoi anfratti si svolgono in maggior nu- 
mero e più lentamente, come ciò accade con l’ Helix Presti. 

Anteriormente, cioè nel 1872, il medesimo signore aveva 
scritto al D. Bonelli rapporto a questa stessa forma ('), 
pag. 408. « I caratteri che distinguono la H. Preslii della 
« Carintia, del Tirolo e della Baviera alpina dalla vera 
« Cingulata, sì riscontrano in quella da Lei raccolta, ma 
« ha dimensioni un poco minori di quelle delle Alpi, om- 
« belico notevolmente più largo e mezzo anfratto o tre 
« quarti di più. Deve dunque nominarsi H. Preslii e non 
« cingulata o farne una specie nuova ». 

Fu il D. Silverio Bonelli di Siena che scoprì real- 
mente questa bella conchiglia e che ne fece dono in 
parte al Museo della Specola di Firenze, in parte al prof. 


(') Catal. dei Moll. raccolti nei dintorni di Siena e in qualche altra 
parte della Toscana, dal dott. S. Bonelli, con note del dott. E. Von 
Martens, Affi della Soc, Ital. di Sc. Nat. Vol, XV, 1872. 


— 10 n 


Cesare D’ Ancona, il quale la comunicò quindi al D. Gen- 
tiluomo, allora direttore del Bullettino, che la descrisse. 

Una interessante mutazione di questa varietà, venne rac- 
colta a Paterno nel 1874 dal prof. Targioni-Tozzetti (dice 
la scheda). Differisce dal tipo per la total mancanza della 
fascia bruna scura mediana, che è rimpiazzata da una sot- 
tilissima filettatura del colore generale della conchiglia e 
che è posta nel mezzo di una larga zona bianca; ma que- 
sta benchè lieve modificazione, assai comune del resto alle 
Presli della regione centrale, dà un aspetto così strano alla 
conchiglia da non poterla quasi a colpo d’ occhio ricono- 
scere, tanto quella zona bianca sul fondo castagno chiaro 
del guscio ha una influenza sulla prima impressione vi- 
.suale. Eppure esaminato nei suoi più minuti dettagli que- 
sto individuo non differisce per nessun altro carattere da 
tutte le Var. Ancona da me possedute. 

Anzi a parer mio questo esemplare è così identico a 
quello della punta della Penna; la località denominata 
« Paterno » in comune di Pelago provincia di Firenze, è 
relativamente così distante dalla Verna; le condizioni lo- 
cali sono così diverse — perchè Paterno dal più al meno 
potrà esser alto 250 m. sul mare — che la presenza della 
attuale specie in tal sito mi sembra dover esser accettata 
con prudente riserva sino a nuova conferma. A questo sco- 
po, nel Luglio decorso, 1880, dopo un buon acquazzone 
feci una gita in questa località: risalii il torrente Vicano 
che scende da Vallombrosa, lo esplorai con la massima di- 
ligenza, ma non mi venne dato di scoprire nemmeno una 
spoglia di Helix Presli, sebbene fra quei massi raccogliessi 
un discreto numero di Helix planospira, forma tipica ed 
alcune altre specie. Anche a Vallombrosa, nelle mie fre- 
quenti escursioni sulle vette dei monti circostanti, ove in 
gran copia ho rinvenuto la Vitrina Bonellii, Targioni, 


della Verna, e la Helix Massoti, Bourguignat, non ho mai 


trovato traccia di Helix Presli. 


TRO SI a gr 


— 43 — 


1880 Var. AGNATA, Paulucci, (Dicembre in sched.). 


Questa varietà partecipa dei caratteri delle varietà affi- 
nis, Anconoe e montana, sebbene differisca da questa ultima 
più che dalle altre due. 

Dall’ affinis, si distingue per spira alquanto più alta, 
per guscio più solido, per ombelico più stretto, per aper- 
tura più scendente. 

Dall’ Ancona, si separa per spira assai più alta, per 
ultimo anfratto più allargato, e più rigonfio, inferiormente 
più convesso, per apertura più grande e più ovata, per 
ombelico molto più ristretto; gli esemplari a forma de- 
pressa, che però sono i meno comunig sono quelli che 
formano il passaggio dalla Var. agnata, alla Var. Ancone. 

Dalla Var. montana, con la quale per forma generale 
ha pure una leggera analogia, differisce per maggior nu- 
mero di anfratti, per ultimo giro meno allargato e meno 
rigonfio, per apertura più piccola e meno rotonda, per 
margini meno avvicinati e per diversità di colorazione. 

Anche in questa vi sono esemplari più grandi e più 
piccoli, provvisti di fascia marrone più o meno marcata 
in mezzo a larga zona bianca, ovvero mancante affatto 
della fascia bruna ed. ornati dalla sola larga zona bianca 
giallastra; la spira è più o meno elevata ed anche depressa. 

Diam. mag. 23, min. 20, alt. 12 mill. 

Abita le Alpi Apuane. Alcuni individui furono raccolti 
dal D Forsyth Major, nella grotta dello Stregone sul monte 
Penna di Sumbra, e mi vennero da esso donati nel 1877; 
altri vennero trovati sul monte Prana dal D." Del Prete che 
me li favorì nel 1879. 


Hielix colùbrina. 


1852 HELIX COLUBRINA, Jan. Mantissa, pag. 2, 6-103. 
Savi CINGULATA, VAR. COLUBRINA, Rossmdssler, VI, 
pag. 39, tav. 27, fig. 370, 


MMI 

1839 HELIX COLUBRINA, Deshayes, in Férussac. Hist. pag. 
33, tav. 69, F, fig. 15-13. 

1848. « CINGULATA, VAR. COLUBRINA, Pfeiffer, Mon. 
Helic. viv. I, pag. 356. 


Poco mi rimane da dire su questa conchiglia oltre 
quanto già ne ho scritto nella prima parte di questo stu- 
dio, tantopiù che essa è fornita di caratteri abbastanza 
salienti e costanti per esser facilmente riconosciuta e di- 
visa a colpo d’ occhio tanto dalle Helix cingulata e Pre- 
sli, quanto dalla frigida. 

Parlerò dunque piuttosto di una interessante modifi 
cazione di essa che abita fra Vesio ed il passo in Nota 
sulla sponda destra del lago di Garda e che mi fu do- 
nata dal cap. Adami. Questa forma un poco più depressa 
del tipo, così ben figurato in Férussac, è priva affatto della 
colorazione a macchie zig-zag, caratteristiche della colu- 
brina; solo dal lato inferiore, sotto la zona biancastra com- 
pariscono delle nebulosità color marrone; alcune volte que- 
ste stesse nebulosità si scorgono pure leggermente indi 
cate sui primi giri della spira; il suo guscio non è più 
liscio o lucente ma striato e rugoso. Per conseguenza 1’ at- 
tual forma partecipa in pari tempo della colubrina, di cui 
ha la forma, della varietà misorîa, di cui ha la striatura 
ed il colore, mentre questa stessa scultura segna un primo 
scalino verso la Gobanzi. 

La Helix colubrina vive principalmente in prossimità 
del lago di Garda. Nella mia collezione ho individui di Val 
d’Ampola e di Condino in Val di Chiese, Trentino; di Val 
Sabbia, Castelgoffredo e monte Suelo in Val di Caffaro, 
provincia di Brescia; del Comasco e di Salò sul Lago di 
Garda. 

Ne ho esemplari di forma tipica, altri a spira molto de- 
pressa o relativamente assai alta, alcuni di dimensioni molto 
ridotte, finalmente altre senza fascia scura. 


—_ 45 nm 


? VAR. NUBILA, Ziegler, sec. Parreyss ('). 


1875 HELIX NYSoRIA, Adami (non mnisoria Rossmissler) 
Moll. racc. in Val di Caffaro (prov. di 
Brescia) pag. 95, n.° 19, in Bullet. Soc. 
Malacol. Ital. e in sched. 

1875 VAR. NUBILA, Kobelt, cont. Rossmàs. Iconogr. IV, 
pag. 36, tav. 106, fig. 1073. 

1877 « Pfeiffer, Mon. Helic. Vivent. VII, p. 590. 


Differisce dalla colubrina tipo, della quale ha la colo- 
razione e gli ornamenti per ultimo anfratto molto allarga- 
to, paragonandolo con l’ accrescimento regolare degli altri 
giri; per apertura conseguentemente più grande, più dila- 
tata, più obliqua; per ombelico leggermente più allar- 
gato. Come forma generale sta press’ a poco in rapporto 
con la colubrina come la Var. Athesina alla Helix cin- 
gulata tipo, con la differenza che l’ ultimo anfratto dell’A- 
thesina non è solamente più allargato come in questa, ma 
anche più voluminoso e rigonfio e che la struttura stessa 
del guscio è diversa mentre qui è identica. 

Di questa varietà ho individui favoritimi dal cap. Adami 
di monte Suelo presso il lago d’ Idro in provincia di Bre- 
scia, fra Vesio e il passo di Nota sul lago di Garda, sponda 
sinistra, ne ho pure di Val Sabbia e di Val d’ Ampola, questi 
ultimi del Trentino donatimi dal padre V. Gredler di Bolzano. 

Le dimensioni indicate dal D.° Kobelt loc. cit., diam. 
mag. 27, min. 23, alt. 14 mill., sono esatte, ho però indi- 
vidui ancora più grandi. 


1867 Var. GoBanzi, Frauenfeld; in Verh. Zool. bot. Ges. 
Wien XVII, pag. 502 (Helix Gobanzi). 


. (') Non Zelo nubila, Charpentier, Teste Tiberi in Bull. Malac. Italia» 
no 1869, pag. "71, che è una forma della Zelig instabilis, Ziegler. 


a 460 e 


1868 HraLIX GOBANZI, Pfeiffer, Novitates Conchyl. III, p. 450, 
n. 599, tav. 99, fig. 4-9. 


1868 « Gentiluomo, in Bullet. Malacol. Italiano 
I, pag: 42; tav. III, fil 122148 

1876 « Pfeiffer, Mon. Helic. vivent. VII, pag. 418, 
n.° 2953. ( 

1875 « Kobelt, Continuaz. Rossmàssler Icono- 
graphie IV, pag. 86, tav. 107, fig. 1078, 
1079. 


DI 


La forma attuale è ormai ben nota a tutti i malacolo- 
ghi, resulta per conseguenza inutile di più lungamente par- 
larne oltre quanto ne ho già detto superiormente, tantopiù 
che numerose sono le illustrazioni che sono state date di 
questa bella ed elegante conchiglia, talchè riuscirà facile 
ad ognuno di distinguerla da ogni altra. i 

Voglio solo aggiungere una osservazione del D.° Kobelt, 
contenuta nell’ Jahrbiicher summenzionato pag. 350, ove per 
meglio far comprendere che la Gobanzi è una modificazio- 
ne della colubrina spiega come quella è circoscritta alla 
valle del Sarco (fiume del Trentino che mette foce nel lago 
di Garda e che da Peschiera in poi prende il nome di Mincio) 
la quale confina con la vera patria della colubrina, che 
come ho già indicato vive principalmente nei dintorni del 
lago di Garda e nel bresciano. 

Gli esemplari della mia collezione e che mi vennero do- 
nati dai signori Pini, Gredler e Adami provengono in mas- 
sima parte dal Val Vestino nel Trentino o da Hano in Val 
Sabbia, provincia di Brescia. 


Helix tigrina. 
1832 HeLix TiGRINA Crist. et Jan, Mantissa, pag. 2, 6-104 


1336 « Rossmiissler, Iconographie IV, pag. 4, 
lavi10/Mo, 226: 


VOLI, pe 


1899 HELIX TIGRINA, Deshayes in Férussac Hist. tav. 69. J, 


fig. 14-17. 
1848 « Pfeiffer, Mon. Helic. vivent. I, pag. 358, 
n.° 932. 


Anche su questa specie non ho veruna osservazione da 
aggiungere a quelle indicate nella prima parte del mio 
scritto; scarse però sono le buone figure di questa conchi- 
glia, quella di Férussac non è perfetta, l’ altra di Kister, 
Conch. Cabinet, Ed. II, tav. 12, fig. 9-10, sebbene citata da 
Pfeiffer non è punto esatta e quella di Reeve Conchologia 
Iconica, VII, tav. 151, fig. 985 è irriconoscibile. 

La Helix tigrina è propria delle prowincie bresciana e 
comasca. Gli esemplari della mia collezione gentilmente fa- 
voritimi dai signori Adami, Pini e Villa provengono dalle 
rive del Brembo e da Clusone (Val Seriana) in prov. di Ber- 
gamo e da Malgrate e Valsassina in prov. di Como. 


Hielix frigida. 


1852 HELIX FRIGIDA, Cristof. et Jan, Mantissa, pag. 2, 6, 101. 


1836 « Rossmdssler Iconographie III, pag. 5, 

tav (LI Afp 167 

1859 « Deshayes in Férussac Hist. tav. 69 F, 
fig. 11-14. 

1848 « Pfeiffer, Mon. Helic. vivent. I, pag. 350, 
n.013: 

1875 « Kobelt, contin. Rossméàssler Iconogra- 


phie IV, pag. 38, tav. 108, fig. 1082. 


Il DI Kobelt loc. citat. 1876, pag. 354, osserva molto 
giustamente che la figura di Rossmassler 157, non è punto 
caratteristica lo che diede origine a molti errori. 

Riunisco come forma minor fasciata, la Helix insubrica, 
di Cristofori e Jan, descritta subito dopo la rigida coi nu- 


CIR AIAE 


meri 6-101 ‘/, e rappresentata da Rossmàssler fig. 512, 
perchè mi sembra esser una modificazione non una varietà 
tantopiù che non è esatto che la forma fasciata sia sem- 
pre piccola più di quella unicolore. Anche in questa specie 
come nella maggior parte delle altre quando si dispone di 
un ricco materiale si scorgono sempre numerose mutazioni 
sia nell’ aspetto generale sia negli ornamenti o nel colore. 

Il signor Pini (') pag. 75, considera pure la frigida e 
l’ insubrica, come sinonimo l’ una dell’ altra ; solamente fa- 
cendo al contrario di come hanno agito Rossmassler, Pfeif- 
fer e gli altri malacologhi anche italiani che hanno avuto 
a parlare di questa specie, e cambiando il suo primo siste- 
ma seguito negli Atti della società Italiana, loc. cit. pag. 8, 
nomina ora la conchiglia attuale Helix insubrica ponendo 
la frigida qual sinonimo. Qual vantaggio possa derivare 
da questa posposizione, non sono giunta per anco a com- 
prenderlo. 

Invece il professore Strobel adotta un diverso metodo, 
certamente più complicato, ma che non mi sembra molto 
chiaro. Accetta cioè (loc. cit. pag. 244) una H. insubrica 
Jan et De Crist. Una H. frigida. De Crist. et Jan più una 
«mut. fasciata, plerumque minor, H. insubrica quor. — con 
l’ H. frigida ». Confesso che non ci ho capito proprio nulla. 

Ossia comprendo che il sullodato signore ammette una 
Helix insubrica ed un’ Helix frigida come due specie au- 
tonome — e sin qui nulla ho da osservare perchè ognuno 
è in diritto di comprendere, vedere ed apprezzare secondo 
le proprie convinzioni secondo i propri giudizii — ma non 
so rendermi conto di dove estragga la mut. fusciata ple- 
rumque minor, H. insubrica quor. che vive assieme alla 
Helix frigida, dal momento che la Helia insubrica Crist. 
et Jan costituisce appunto per tutti gli autori, Cristofori e 
Jan non eccettuati (come resulta dal paragone delle due. 


(!) Molluschi del Territorio di Esino 1870. 


LO) — 


diagnosi, e dal segno convenzionale '/, col quale è marcata 
la Helix insubrica e che ovunque nella Mantissa sta a de- 
notare la varietà) questa varietà, forma o mutazione ple- 
rumque minor fasciata. 


1874 VAR. HERMESIANA Pini (') pag. 7. 


Nei Matériaux pag. 80, (nota 27) io avevo riunito la 

Var. Hermesiana Pini, quale assoluto sinonimo dell’ Helix 
frigida; è però vero che per alcuni caratteri le due forme 
si possono separare, e perciò correggo la mia prima opi- 
nione ed accetto la Hermesiana come una var. della Helix 
frigida (?). 
È figurata nella Contin. Rossmissle®, IV, tav. 108, fig. 
1080, 1875. Kobelt nell’ Jahrbicher (1876) pag. 356, la para- 
gona da un lato alla Helix frigida, dall’ altro alla Helix 
phalerata alla quale serve pure di passaggio. 

È positivo che questa varietà è unita per tutti i suoi 
caratteri al gruppo dell’ elia frigida, non a quello della 
Helix cingulata alla quale arriva solo per una innumere- 
vole serie di analogie, ed è pur certo che dalla Helia fri- 
gida dipendono tanto la frigidescens scoperta dal D." Del 
Prete sulle Alpi Apuane, quanto la /rigidissima del Cap. 
Adami che abita fra i 2400 e i 2750 metri di altezza e che 
non è se non una forma molto ridotta della Helix frigida, 
Jan. Ambedue infatti servono a dimostrare la variabilità 
che subisce la specie a seconda dell’ influenza dell’ habitat, 


‘ossia la maggiore o minore elevazione sulle alte montagne, 


la differente alimentazione, congiunta forse alla diversità 
delle roccie sulle quali dimorano. 


(') Sopra una nuova forma di Campylea del gruppo della Helar cin- 
gulata, dagli Att: della Soc. Italiana di scienze naturali Vol. XVII. II 

(*) Anche il cap. Adami, J0oll. terr. e fluo. viventi nella Valle dell’Oglio, 
estratto dagli Affi della Soc. Veneto-Trentina, Vol. V, fasc. I, 1876, pag. 
43, considera prima di me la Hermesiana come varietà della Helix fri- 
gida e la fa rappresentare tav. I, fig. 4-6. 


Bull. della Soc. Mal. lt. Vol. VII. 4 


SRP: cr 
Nella mia collezione ho esemplari di questa forma delle 


seguenti località. Monte Presolana, Pini e Adami; monte 
Gleno m. 2600-2800, e monte Zendola m. 2000, Adami. 


1879 VAR. FRIGIDESCENS, Del Prete, in Bullet. Soc. Malacol. < 
Ital. 1879, pag. 76, tav. I, fig. 7-9. 


Venne raccolta dal sullodato signore sulle Alpi Apuane, 
Pania della Croce fra i metri 1100 e 1800. 

Solo in base ad una distribuzione geografica accetto que- 
sta varietà frigidescens, perchè a parer mio è talmente 
identica alla Helix frigida del monte Codeno e di altre 
località di Lombardia, che sono convinta qualora inavvedu- 
tamente accadesse di mescolare individui delle Alpi Apuane 
con altri dell’ Italia settentrionale riescirebbe assolutamente 
impossibile a chiunque di tornare a dividerli, mancando 
caratteri differenziali costanti anche ben lievi onde poterli 
riconoscere. Qui pure come in Lombardia si trovano esem- 
plari unicolori ed altri provvisti di fascia più o meno ap- 
parente che orna la periferia dell’ ultimo anfratto. 


? VAR. FRIGIDISSIMA, Adami. 


Non mi resulta sia mai stata descritta; so solo che in 
primo luogo il cap. Adami l’ aveva distribuita col nome di 
Helix Bertelliana, che quindi cambiò successivamente ta- 
lora con quello di Helix Hermesiana, Var. frigidissima, 
talora con quello di Helix frigida, Var. frigidissima, stan- 
do alle schede che accompagnavano gli individui da esso 
inviatimi in diverse epoche. Devo attestare bensì che queste 
modificazioni di nome non sono state fatte a casaccio, come 
suol dirsi; perchè infatti alcuni esemplari, quelli di monte: 
Frerone, per esempio, si accostano maggiormente alla Var. 
Hermesiana, mentre invece altri del Passo di Belviso, hanno 
più analogia diretta con la Helix frigida. Talchè questa 


Rai TLV]! lino 


forma serve a legare sempre più la Melix frigida con la 
Var. Hermesiana, e viceversa, partecipando qual forma mi- 
nor, come ho già indicato superiormente, alcune volte in 
maggior copia dei caratteri dell’ una, alcune volte dei ca- 
ratteri dell’ altra. 

I miei esemplari che tutti mi vennero regalati dal cap. 
Adami provengono dal monte Frerone sopra a Breno; que- 
sti misurano dai 18-20 mill. di diam. mag.; gli altri del 
passo di Belviso in Valle di Scalve, sono generalmente un 
poco più piccoli ed il minore di tutti non arriva completa- 
mente a 14 mill. di diam. mag. 


1866 Var. APUANA, Issel, Molluschi rac@olti nella provincia 
di Pisa, Estratto dal Vol. II delle Memo- 
rie della soc. Italiana di scienze naturali, 
pag. 10 (Helix cingulata, Var. Apuana). 


Questa varietà può egualmente bene venir considerata 
come dipendente dalla Melix cingulata tipo, quanto come 
varietà della Helix frigida, perchè costituisce il primo anello 
di congiunzione fra la cingulata, dalla quale si distingue 
principalmente per l’ apertura di forma più arrotondata, e 
la frigida var. frigidescens, dalla quale resta assai ma- 
lagevole di separarla. Nel mio quadro delle analogie e rap- 
porti di forma la pongo infatti accanto a quest’ ultima da 


. un lato, mentre dall’ altro è separata dalla cingulata tipo, 


solo dalla Lucensis. 

Ho preferito iscriverla come varietà della frigida piut- 
tosto che della cingulata, in primo luogo per la sua molta 
affinità con la frigidescens, di cui divide pure la patria 
giacchè le due forme si trovano unite nella medesima lo- 
calità, ed in secondo perchè essendo la forma o modifica- 
zione estrema della frigida, mi ricongiunge questa ultima 
alla cingulata tipo. 

Da due individui gentilmente comunicatimi dall’ autore 


Ri: er 
il 7 dicembre 1880, questa forma misura diam. mag. 25, - 
tai: 2008 alma i 

Nella mia collezione ho esemplari provenienti dal monte 
Forato, presso la foce della Petrosciana, da Matanna a me- 
tri 1300, e monte Prana; tutti donatimi dal D.° Del Prete 
in diverse epoche. 

Il medesimo, nelle sue recenti Note di conchigliologia 
‘Apuana, in Bull. Soc. Malac. Italiana, 1879, cita nel testo, 
pag. 77 la tav. I, fig. 10-12 ove questa varietà dovrebbe 
esser rappresentata. Ma ve la ho inutilmente cercata, per- 
chè manca là come altrove e le citate figure 10, 11, 12 
danno l'illustrazione di una varietà della Pupa Farinesi, 
Des Moulins. 


1875 Var. LigurIcA, Kobelt, Cont. Rossmàssler, Iconogra- 
phie, IV, pag. 38, tav. 108, fig. 1081. 


Non conosco l’ attual forma che dalla citata figura e da 
quanto ne dice l’autore, Jahrbicher, loc. cit. pag. 357. 

Questa varietà esistente nella collezione Rossmàssler, vi 
era indicata col nome di Helix frigida, Var. minor, pro- 
viene da Limone, nelle Alpi Marittime (Kobelt). 

Il DFE Kobelt la considera come dipendente direttamente 
dalla Var. Hermesiana, dice anzi che non potendola riu- 
nire alla Helix frigida si trovava molto perplesso sino al 
momento che venne scoperta la Helix Hermesiana, ora 
però senza esitare la pone in seguito di quest’ ultima. 

Il sig. Mario Lessona (') pag. 47, conferma la presenza 
di tal varietà in Piemonte, Stura di Cuneo; esso pure l’ac- 
cetta qual varietà della Helix Hermesiana, Pini. 

La Helix chamaeleon, Parreyss, in litt. è rassomigliata 
da Pfeiffer, Novitates Conchol. III, pag. 451, tav. 99, fig. 


(') Molluschi viventi nel Piemonte, Estratto dalla R. Accademia dei 
| Lincei, Anno CCLXXVII, (1879-80). 


MIE 


sin DI 


10-12, 1869, alla Melix insubrica, Jan; dovrebbe per con- 
seguenza venire inserita nel gruppo attuale. Non ne pos- 
siedo che scarsi individui, nessuno dei quali di località ita- 
liane; non azzardo dunque esprimere veruna opinione in 
proposito. Osservo solo, per memoria, che venne raccolta 
unitamente alla Zelix phalerata, Ziegler, nel Goriziano 
dal prof. Erjavec, sebbene qual patria di questa conchiglia 
vengano indicati i pressi di Malborghet in Carinzia. 

Per definire in modo ancora più positivo i rapporti della 
Helix cingulata, con tutte le differenti forme o varietà qui 
passate in rivista, è incontrastabile che gioverà assai la 
cognizione dell’ anatomia dei diversi animali; quantunque, 
a parer mio, questo studio non potrà produrre resultati 
assoluti, giacchè appunto in causa delle continue insensi- 
bili modificazioni subìte dal guscio, sembrami doversi sup- 
porre poco salienti i caratteri differenziali che presenterà 
il mollusco; d’ altronde bisognerebbe che questi animali 
venissero tutti studiati da una stessa persona e che que- 
sta si dasse il compito di stabilire i rapporti e le diffe- 
renze esistenti sugli individui molteplici che dovrebbe esa- 
minare, e che presentano questa numerosa serie di modi- 
ficazioni. 

Praticata in tali condizioni l’anatomia potrebbe riuscire 
veramente vantaggiosa e potrebbe venire accettata come 
base di nuovi studi che produrrebbero probabilmente qualche 
modificazione al sistema di gruppi adottato. Ma stando alle 
nostre cognizioni attuali, basate unicamente sulla diversità 
della conchiglia, sulla maggiore o minore affinità, sui rap- 
porti che presentano fra loro le diverse forme, credo non 
sì possa distribuirle sostanzialmente in modo diverso da 
quello che ho qui indicato. 


M. PAULUCCI. 


Villa Novoli 8 gennaio 1881. 


SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE 


TAVOLA. I. 


1. Felix cingulala, STUDER, tipo. Da un esemplare di Lugano; 
veduto dal lato della spira; — 1 a, (idem) veduto dal lato del- 
l'apertura; — 1 b, (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 

2. Plelixa cirgrlerte, StuDER, Var. Anauniensis, De Berta. Da un 
esemplare della Valle di Non, avuto dal Comm. De Betta; veduto 
dal lato della spira; — 2 a, (idem) veduto dal lato dell’ apertura; 
— 2 b, (idem} veduto dal lato dell’ ombelico. 

3. Felix cinggulata, StupeR, Var. Athesina, PauLUCCI. Da un esem- 
plare di Eppan; veduto dal lato della spira; — 3 a, (idem) ve- 
duto dal lato dell'apertura; — 3 b, (idem) veduto dal lato del- 
1° ombelico. 

4. Felix Carrarersis, Porro, Var. Kobeltiana, PauLucci. Da un 
esemplare di Ponte a Monsone; veduto dal lato della spira; — 
4 a, (idem) veduto dal lato dell'apertura; 4 b, (idem) veduto dal 
lato dell’ombelico. 

o. Helix Carrarensis, Porro, Var. montana, PauLucci. Da un 
esemplare del monte Tambura; veduto dal lato della spira; 
— 5 a, (idem) veduto dal lato dell’apertura; — 5 Db, (idem) ve- 
duto dal lato dell’ ombelico. 

6. Zfelix Presti, Scamint, Var. Lucensis, PauLUCCI. Da un esem- 
plare della sponda sinistra del Serchio pressoi Bagni di Lucca; 
veduto dal lato della spira; — 6a, (idem) veduto dal lato del- 
l'apertura; — 6 b, (idem) veduto dal lato dell’ombelico. 


TAVOLA II. 


1. Felix Presli, Scumpt, Var. affinis, PAuLUCCI. Da un esempla- 
re di Lucchio; veduto dal lato della spira; 1 a, (idem) veduto 
dal lato dell’apertura; 1, (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. . 

2. Felix Presti, ScamiDT, Var. Ancone, GeNnTILUOMO. Da un esem- 
plare della Verna; veduto dal lato della spira; 2 a, (idem) ve- 
duto dal lato dell’ apertura ('); — 2 b, (idem) veduto dal lato 
dell’ ombelico. 


(') Questa posizione essendo ritratta troppo inclinata ne resulta che la con- 
chiglia ha un’ apparenza soverchiamente alta; ossia, la spira non apparisce abba» 
stanza depressa e la parte inferiore sembra troppo rigonfia. Del resto 1’ identico 
difetto si riscontra su tutte le figure vedute di faccia ed è cagionato dal disegno 
originale che fu fatto per mezzo della fotografia. 


A 


amet II nie 


3. Helix Presti, Scumnt, Var. agnata, PauLucci. Da un esem- 
plare del monte Penna di Sumbra; veduto dal lato della spira; 
— 3 a, (idem) veduto dal lato dell’ apertura; — 3 b, (idem) ve- 
duto dal lato dell’ ombelico. 

4. Helix (rigida, Jan, Var. frigidescens, DeL Prete. Da un esem- 
plare del monte Pania della Croce avuto dal dott. Del Prete; 
veduto dal lato della spira; 4 a, (idem) veduto dal lato del- 
l'apertura; —- 4 b, (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 

o. Afelix frigida, Jan, Var. frigidissima, Apami. Da un esemplare 
del monte Frerone avuto dal cap. Adami; veduto dal lato della 
spira; — © a, (idem) veduto dal lato dell’apertura; — 5 b, (idem) 
veduto dal lato dell’ ombelico. 

6. 4felix frigida, Jan, Var. Apuana, IsseL. Da un esemplare del 


monte Forato; veduto dal lato della spira; — 6 a, (idem) ve- 
duto dal lato dell’apertura; — 6 b, (idem) veduto dal lato del- 
l'ombelico. 

=» 


CARLO DE STEFANI 


Sopra alcune XEROPHILZ dell’ Apennino centrale 


Ad Ascoli Piceno, ad oriente dell’ Apennino, il Kobelt 
(Rossmaessler’ s Iconographie fig. 1423, 1424) nel 1877, 
cita e figura una forma che attribuisce alla H. ammonis 
come var. major, distinta pelle dimensioni maggiori (Diam. 
18”, 5; alt. 9°”) e, soggiunge egli, pel colorito bianco del 
labbro esterno, il quale carattere però non si può dire co- 
stante negli individui di quella regione, essendo il colore 
a volte anche scuro. Gl' individui descritti dal Kobelt sono 
puramente bianchi o vivamente colorati da .fascie bruno- 
giallastre, e da piccole macchie o strie longitudinali di 
uguale colore: l’ ombelico, secondo il Kobelt, è molto più 
largo che nel tipo, sebbene tale ombelico largo si trovi 
pure in individui di regioni più settentrionali. 

La stessa forma la conosco di Spoleto (Pantanelli), di 
Orvieto, e della provincia senese. 

Questa medesima forma che in addietro era stata male 
attribuita all’ YZ. bathyomphala Charp. (Tiberi Bull. mal. it. 
1869, tav. 3, fig. 6-8) come apparisce evidentemente dalle 
figure e da tutti i caratteri, fu descritta e figurata dal Ti- 
beri un anno dopo del Kobelt, come specie diversa dall’ H. 
Ammonis col nome di H. discrepans (Tiberi Moll. terr. Nap. 
Ann. Soc. mal. de Belgique T. XIII, 1878, pag. 74, tav. II, 
fig. 2), e fu citata da lui a Gessopalena, Civitaquana e Ba- 
risciano negli Abruzzi e ad Acquasanta nella Marca d’ An- 
cona. Da prima il Tiberi vi riuniva solo gli individui inte- 


dei ia dinanzi ei 


e, 


BP) 1, gi 


ramente bianchi, ma più tardi riconobbe appartenervi anche 
quelli ornati di fascie (Note int. sp. terr. Bull. mal. it. Vol. V, 
1879, pag. 64). Gl' individui descritti dal Tiberi hanno di- 
mensioni anche maggiori di quelli descritti dal Kobelt (Diam. 
28, alt. 12). Anche il Tiberi dice che queste sue forme hanno 
appetto all’ H. Ammonis superficie più levigata e più lu- 
cida, ombelico più aperto, dimensioni maggiori. Ma questi 
caratteri essendo affatto relativi, io mi attengo per ora 
all’ opinione del Kobelt che vede in tali forme una sem- 
plice variazione meridionale dell’ H. Ammonis. Questa forma, 
quando è priva di fascie, fu attribuita qualche volta ine- 
sattamente all’ H. candicans cioè obvia, e su questa inesat- 
tamente si fondò la Paulucci per citare l’ H. candicans nel- 
l’Italia meridionale dove però non si tréva. (Mat. f. Italie 
pag. 31, lin. 34). 

Aggiungerò a tal proposito delle parole che possono 
schiarire altri equivoci in cui sono caduti recenti scrittori. 
Il Kobelt nel 1877 figurò una specie di Ascoli Piceno, avuta 
dal Mascarini, come H. bathyomphala Charp. (fig. 1429); que- 
sta specie è molto vicina all’ H. Ammonis var. major Kob. = 
H. discrepans Tiberi: ma diversifica come nota Kobelt stesso 
per l’ultimo giro più tondo e per la conchiglia più solida: 
perciò inesattamente la Paulucci (loc. cit.) ritiene la forma 
di Kobelt (fig. 1429) identica in tutto all’ H. discrepans Ti- 
beri, inesattamente il Kobelt attribuisce alla sua H. dathyom- 
phala tutte le località che il Tiberi cita per l H. discre- 
pans; ed infine lo stesso Kobelt attribuisce inesattamente 
la sua forma alla ZL bathyomphala Charp. che è una spe- 


‘ cile diversa. La suddetta forma di Kobelt, (fig. 1429), o spe- 


cie o varietà che sia, dovrà avere un nome differente. La 
vera H. bathyomphala Charp. del Monte Vettore, della Si- 
billa, (Valentini), di Monte Corona nel Piceno, del Monte 
dei Fiori e di Monte Corno nell’ Abruzzo, fu fisurata per 
la prima volta col suo vero nome dal Tiberi (Moll. terr. 
Nap. citati 1878, pag. 15, tav. II, fig. 3). Un'altra specie 


LV 

molto vicina alle anzidette e quasi semplice varietà dell’ H. 
bathyomphala è \ H. Spade Calcara del Monte Vettore 
(Calc.) di Acquasanta (Kob.) nell’ Umbria, e del Pizzo di Sivo 
nell’ Abruzzo. (Tiberi), del Monte dei Fiori e della Sibilla 
(H. destituta Valentini ex tipo). Esattamente, parmi, la de- 
scrisse il Kobelt (1877, pag. 101, fig. 1445; indicata nella 
fivura col nome inesatto di H. destituta) e benissimo ne 
parlò il Tiberi (Not. sp. terr. 1879, pag. 117): meno esatta- 
mente la Paulucci (loc. cit.) attribuì la vera H. Spade di 
Kobelt all’ H. dathyomphala Charp. Concludendo l’ esatta 
sinonimia delle forme indicate, o specie o varietà che siano, 
mi pare la seguente. 


1. H. Ammonis Schmidt, var. major Kobelt = H. bathyom- 
phala non Charp. Tiberi 1869 = 4. discrepans Tiberi. 

2. H. sp. = H. bathyomphala non Charp. Kobelt 1377. 

3. H. bathyomphala Charpentier, Tiberi 1878. 

4. H. Spade Calcara, Kobelt 1877, Tiberi 1878. 


ii inc - 


Pr I E e E e 


CARLO DE STEFANI 


CLAUSILIA LUNENSIS 


EVIL TI 


Testa parva, profunde rimata, solida, convexriuscula, 
fusiformis, superne attenuata et aciculata, inferne inflata 
et obesa, cerasino-fusca, sericea; apex @btusus. Anfractus 
10-11; primi duo nitidi, levigati, cornei; alii planulati 
vel parum converi, suturis non profundis divisi, cerasino- 
fusci, prope suturam superiorem linea albida tenuissima 
fimbriati, longitudinaliter costulati, transversim manifeste 
malleati, costella subtilissimo, parum oblique et sigmoi- 
dales, creberrimea, in anfractu ultimo prope aperturam 
minus approrimata, interdum prope a suturis canescentes: 
anfractus ultimus inflatus, exterius prope ab apertura ad 
suturam parum tumidus, în medio aliquantulum excava- 
tus, inferne bicristatus, et inter cristas sulco satis pro- 
fundo prope peristoma evanescente excavatus; crista in- 
fera magis valida, arcuata, marginem attingens. Apertura 
parva, anfractibus adherens vel parum soluta, ad axim 
testo leviter obliqua, subtetragona, exterius albida, intus 
cerasino-fusca, superne et inferne subangulata, ad basim 
parum canaliculata; sinulus profundus, mediocris; peri- 
stoma continuum, expansum, pellucidum; lamelle parieta- 
les approximata, supera marginalis obliqua, parva; infera 
sigmoidalis, crassiuscula, longe ab apertura in callum de- 
sinens; superficies interlamellaris interdum nitida, sepius 
uniplicata: lunella arcuata exterius vix manifesta, plica 


SIONE) e 


palatalis unica, supera, remota, ultra lunellam valde pro- 
longata: calli palatales duo; superus valde interior, cras- 
sus, tuberculis duobus approximatis constitutus; inferior 
ad depressionem cervicalem respondens, validus, longus, 
lamellam palatalem simulans. 


Lungh. m. 9-10 Largh. m. 2,2 — 2,8 
Altezza dell' apertura m. 2. 


Pania, Tambura nelle Alpi Apuane (Del Prete). 


E sufficientemente distinta dalla €. Pecchiolii De Stef. 
di cui si potrebbe ritenere come varietà, per la statura no- 
tevolmente più piccola, per la gonfiezzà degli ultimi giri, 
sicchè quasi sembra rintuzzata e gobba, pel colore rosso 
ciliegia più cupo, pelle costole longitudinali molto più nu- 
merose e più sottili, per l’ apertura meno staccata dall’ ul- 
timo giro, e più quadrata a cagione del margine columel- 
lare molto concavo e depresso nel mezzo, che non scende 
con curva dolce verso la base; per la presenza quasi co- 
stante di una piega interlamellare la quale è meno fre- 
quente nella C. Pecchioliti. La lunula all’ esterno è meno 
manifesta. I rimanenti caratteri dell'apertura sono uguali. 

La forma che ho descritta è forse la più piccola delle 
Clausilice italiane. 

Essa appartiene al gruppo della C. Pecchiolit De Stef. 
(C. rugosa Drap. var. Pinii West.) e della C. Delpretiana 
De St., il cui centro ci dimora è appunto nelle Alpi Apuane 
e nel prossimo Apennino. Fu ritenuto in addietro (') che la 


(1) Sulla C. Pecchiolti e specialmente sulla C. Delpretiana il Pini intese 
fare alcune osservazioni. Io gli risposi, (Due parole sulle osservazioni del 
Sig. Pini intorno ad alcune Clausilie Toscane. Bull. Soc. Mal. it. Vol. V.) egli 
replicò (Argomentazioni sulle due parole del Dott. Carlo De Stefani intorno ad 
alcune Clausilie Toscane. Bull. Soc. Mal. it. Vol. V.) e a vedere la sua 
replica, pare che abbia presa la mia risposta in mala parte, Me ne di- 


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O. Pecchiolii fosse varietà della C. rugosa e che la Cl. Del- 
pretiana lo fosse della C. perexilis Fagot delle Arièges. 
Chiesi in proposito il parere del Bourguignat il quale mi ri- 
spondeva in data del 1.° maggio 1880. « Votre Clausilia Del- 
pretiana est différente de la CI. perexilis de Fagot. Quant 
à votre CI. Pecchiolii elle ne ressemble pas du tout à la 
vraie rugosa (Drap.) de Montpellier. » 


spiace; ma non vorrebbe dir ciò che avevo colto nel vero ? Il Pini se la 
prende col mio antico lavoro sui Molluschi viventi in Val di Serchio, e con 
me perchè tre o quattro anni prima che pubblicassi le mie nuove Claw- 
silie non glie le mandai coll’ ultimo nome da me proposto, disgrazia, 
questa di non prevenire quattro anni prima gli studii e le osservazioni 
che sarò per fare dopo, della quale mai m?è riesgito correggermi. Pare 
anzi che quel mio vecchio scritto desse al Pini il fondamento pelle critiche 
alle mie nuove specie: ma se egli intese criticare le mie Clausilie, perchè 
non critica le sinonimie e le forme dei luoghi che ho citate, lasciando 
stare quelle cui nemmeno ho pensato altro che forse per escluderle? egli 
ha fatto come chi volendo criticare 1’ Apollo di Belvedere rivedesse le 
bucce al Biancone di Firenze. Se poi invece delle mie specie nuove in- 
tendeva criticare altre cose, perchè non cambiò titolo alla sua critica? 
Il Pini nella replica dice che « la mia critica è basata sull’ equivoco? » 
che non ho compreso il suo scritto « che i miei argomenti sono artificii », 
che mi son servito « di sofismi e cavilli » e questi sono garbati fiorel- 
lini: egli dice ancora che «le mie osservazioni non sono leali » che al- 
cune « mie asserzioni sono in malafede » che « ho tentato sviare le cose »: 
questi non sono argomenti cui si possa rispondere in un giornale 
scientifico. 

A proposito di critiche, mesi sono sfogliando un libro mi capitò di 
leggere, dopo un lungo elogio alla Paulucci, queste parole: « dirò aper- 
tamente avermi un poco sorpreso ed arrecato dispiacenza non lieve, il 
fatto di censure, di opposizioni, di animate polemiche che in questi giorni 
venni a conoscere sollevatesi contro l’ elaborato della Paulucci, la quale, 
non saprei davvero spiegarmi il perchè, troverebbesi ora di fronte a tre 
avversarii, il Pini, il Tiberi, e sopratutto il De Stefani intesi a combat- 
terla su estesa linea, e così quasi lo sembrerebbero, venuti in accordo 
nel pensiero di screditare un’ opera di tanto interesse e di tanto pregio. » 

Ho voltato le pagine per veder chi era l’° Autore che scopriva nei 


miei scritti tali peregrine cose, ed ho veduto che era E. De Betta: la 


sua pubblicazione è fatta negli Atti dell” Istituto Veneto T. VI, 1880, p. 419 
(Intorno agli studi per una malacologia terrestre e fluviatile dell’ Italia). 
Prego il nestore dei malacologi veneti di accettare le mie condoglianze 
per la dispiacenza non lieve di cui gli sono stato cagione davvero in- 
volontaria, 


Roo 

Infatti la C. Delpretiana è diversa dalla C. perexilis, 
di cui il Bourguignat mi spedì alcuni esemplari provenienti 
da Tarascon (Arièges), per la statura in generale un poco 
maggiore, e specialmente per la larghezza che di solito 
oltrepassa alquanto 2”, limite della C. perexilis, pel colore 
più chiaro, pelle costicine più frequentemente biancheggian- 
ti, per le coste longitudinali assai più rade in tutti i giri 
. (11 invece di 22), più grosse e rilevate, e meno sovente 
bifide, per l’ ultimo giro proporzionatamente meno. gracile, 
meno distaccato dagli altri, e meno portato innanzi presso 
l'apertura, quindi colla fessura ombellicale assai meno pa- 
lese: l’ apertura è più grande, più rotonda, e sta quasi al 
centro della conchiglia, mentre nella C. perexilis è portata 
tutta a sinistra. Per la piccolezza dell’ apertura la C. pere- 
ailis ha più analogia colla C. Pecchiolii. Chi volesse sino- 
nime la C. perexilis e la C. Delpretiana, dovrebbe porre 
insieme con loro anche la C. Pecchiolii e la C. lunensis; 
come pure chi ritenesse la C. Pecchiolii varietà della C. 
rugosa, dovrebbe considerare in quel modo anche le altre 
tre forme citate. 


ENUMERAZIONE 


DEI MOLLUSCHI PLIOCENICI DELLA TOSCANA 


VIVENTI NEL MEDITERRANEO 


DANTE PANTANELLI 


ANI TTI 


Traggo questa nota di molluschi trindfalmente dai miei 
lavori, da quelli del sig. De Stefani e dalla mia collezione 
di molluschi pliocenici della Toscana; meno poche specie 
ognuno avrebbe potuto farla da sè, spogliando i cataloghi 
di molluschi pliocenici pubblicati in varie epoche; nonostante 
ho creduto che potesse essere utile di riunire in una sola 
nota, ciò che è sparso in molti lavori; se non fosse altro 
servirà a stabilire più nettamente ciò che si conosce in 
questa materia fino a questo momento. Ho tralasciato molte 
delle specie citate da Appelius e tratte dalla collezione Ca- 
terini, come pure quelle di Valle Biaja date dal Manzoni, 
perchè appartenendo ai piani più giovani del pliocene, mi 
pareva che l’ elenco avrebbe perduto il suo carattere prin- 
cipale secondo le mie vedute, cioè di rappresentare una nota 
di quelle specie che hanno vissuto con una fauna ora estinta 
ma che si è sviluppata ed ha cresciuto in condizioni presso 
che eguali. Cito invece alcune delle specie di Monterufoli 
notate dal De Stefani, per quanto io non creda che questi 
strati appartengano al pliocene inferiore come egli opina, 
ritenendo invece che sieno prossimi alla parte superiore del 
pliocene, rimanendo però distinti da questa qualora sì creda 
conveniente o di estendere il quaternario o d’ intercalare 


18 (0 DE 
un nuovo periodo tra il quaternario e il pliocene propria- 
mente detto. 

Ed ora che ho avvertito ciò che ho preso in considera- 
zione e ciò che ho trascurato, ciascuno potrà meglio a sua 
volta apprezzare o correggere la mia nota. 

Per semplicizzare le ricerche ho conservato lo stesso or- 
dine della Enumerazione e sinonimia delle conchiglie me- 
diterranee. Marchese di Monterosato. Palermo 1878. 


Brachiopoda. — Terebratulina caput-serpentis, Lin. (Mon- 
talcino) (‘). 
Argiope decollata Chem. (Monterufoli, De Stefani). 


Conchifera. — Anomia ephippium, Lin.; A. striata Broc. 

Ostrea cochlear Poli. 

Spondylus Geederopus Lin. 

Pecten multistriatus Poli = P. pusio auct.; P. varius 
Lin.; P. opercularis Lin.; P. pes-felis Lin.; P. flexuosus Poli; 
P. similis Lask.; P. Teste Biv.; P. jacobeus Lin. 

Lima infilata Chem. 

Pinna nobilis Lin. 

Modiola barbata Lin.; M. phaseolina Phil. (S. Miniato, 
De Stefani). 

Modiolaria Petagne Scac.; M. costulata Risso (S. Minia- 
to, De Stefani). 

Nucula sulcata Bronn.; N. nucleus Lin. 

Lembulus pella Lin.; L. commutatus Phil. 

Limopsis tenuis Seg.; L. aurita Broc. 

Pectunculus bimaculatus Poli. 

Arca Noe Lin.; A. tetragona Poli; A. barbata Lin.; A. 
lactea Lin. (S. Gemignano). 


(!) Indicherò la località per le sole specie rare, o che non sono state 
citate in lavori precedenti, come pure il nome dell’ autore per quelle 
specie che non posseggo nella mia collezione. 


È 


mi 0 


Montacuta substriata Mtg.; M. bidentata Mtg. 

Kellia suborbicularis Mtg. 

Lucina borealis Lin.; L. spinifera Mtg. (Orciano). 

Jagonia reticulata Poli. 

Woodia digitaria Lin. 

Diplodonta rotundata Mtg. 

Cardium hians Broc.; C. aculeatum Lim.; C. echinatum 
Lin.; C. papillosum Poli; ©. exiguum Gml.; ©. Lamarkii 
Reeve = C. edule auc?, var. rusticum Lam. (Casciana). 

Cypricardia lythophagella Lam. 

Chama gryphoides (Lin.) auct.; C. gryphina Lam. 

Isocardia cor Lin. 

Astarte fusca Poli. 

Circe minima Mtg. 

Venus casina Lin.; V. multilamella (Lam.) auct.; V. gal- 
lina Lin.; V. ovata Pen.; V. rudis Poli. 

Dosinia exoleta Lin.; D. lupinus Poli (S. Miniato, De 
Stefani). 

Cytherea chione Lin. 

Tapes geographicus Lin. (Limite); T. floridus Lam. = T. 
loeta Poli; T. edulis Chem. (S. Miniato, De Stefani). 

Gastrana fragilis Lin. 

Tellina planata Lin.; T. nitida Poli; T. compressa Broc.; 
T. pulchella Lam. 

Psammobia Ferroénsis Chem. 

Mactra subtruncata Da Costa. 

Lutraria elliptica Lam. 

Eastonia rugosa Chem. 

Syndosmia alba Wood; S. prismatica Mtg. 

Solecurtus strigilatus Lin.; S. antiquatus Pult. = S. co- 
arctatus auct. 

Solen vagina Lin. 

Pandora inaquivalvis Lin. 

Thracia papyracea Poli. 

Negra cuspidata Olivi (S. Quirico). 

Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII. ò 


La 


Ligge e 


Corbula gibba Olivi. 

Panopaa glycymeris Born. 

Saxicava rugosa Lin. 

Petricola lythophaga Retz. 

Gastrochoena dubia Penn. i 
Pholas candida Lin. (S. Miniato, De Stefani). 
Teredo norvegica Spengl. 


Solenoconchia. — Dentalium dentalis Lin. 
Siphodentalium tetragonum Broc. 


Gastropoda. — Chiton corallinus Ris. (Castelluccio). 

Emarginula cancellata Phil. 

Fissurella costaria Bart. 

Capulus hungaricus Lin. 

Calyptrea chinensis Lin. 

Crepidula unguiformis Lam. 

Haliotis lamellosa Lam. 

Trochus magus Lin.; T. guttadauri Phil.; T. succinctus 
Monts.; T. rarilineatus Michd,; T. articulatus Lam.; T. du- 
bius Phil. (S. Miniato, De-Stefani); T. miliaris Broc. = T. 
millegranus Phil.; T. granulatus Born; T. striatus Lin.; T. 
unidentatus Phil. 

Clanculus corallinus Gmt.; C. Jussieui Payr. 

Turbo rugosus Lin. 

Phasianella pulla Lin.; P. speciosa Mill. 

Phasianema costatum Broc. 

Rissoa auriscalpium Lin.; R. lineolata Michd. = R. 
Ehrenbergii Phil. (Monte Ruffoli, De Stefani); R. similis 
Scac.; R. variabilis Mùll.; R. reticulata Mtg.; R. cimicoides 
Forb. (Monte Ruffoli, De Stefani); R. Zetlandica Mtg.; R. 
costata Ad.; R. proxima Ald. 

Rissoina Bruguieri Payr. 

Setia fusca Phil. (S. Gemignano). 

Truncatella truncatula Drap. 


PI (7 


Cocum trachea Mtg. 

Vermetus gigas Biv.; V. triqueter Biv. 

Siliquaria anguina Lin. 

Turritella communis Risso; T. tricarinata Broc.; T. tri- 
plicata Broc. 

S. Turtone Turt.; S. geniculata Broc.; S. commutata 
Monts. (Orciano); S. Celesti Arad.; S. pulchella Biv. 

Mathilda quadricarinata Broc. 

Pyramidella plicosa Bronn. 

Menesto Humboldtii Risso. 

Odostomia conoidea Broc.; O. polita Biv.; O. excavata 
Ph.; O. pygmaa Grat.; O. interstineta Mtg.; O indistincta 
Mtg.; O. scalaris Phil; O. elengantissima Mtg.; 0. pusilla 
Phil.; O, .rufa Phil.; O. striatula Lin. (aucd); O. Scille Scac.; 
O. acicula Phis.; O. ventricosa Farb. 

Eulima polita Lin.; E. distorta (avc?); E. subulata Donov. 

Natica millepunctata Lam.; N. macilenta Phil. (S. Miniato, 
De Stefani); N. Josephinia Risso. N. catena Da Costa = N. 
helicina Broc. | 

Adeorbis subcarinatus Mtg. 

Bifrontia zanclaea Phil. (Orciano). 

Cancellaria cancellata Lin. 

Chenopus pes-pelicani Lin. 

Cerithium vulgatum Brug.; C. rupestre Risso; Cerithio- 
lum scabrum Olivi; C. pusillum Jeffr. 

Triforis perversa Lin. 

Cerithiopsis tubercularis Mtg.; C. bilineata Horn. 

Purpura hoemastoma Lin. 

Triton nodiferus Lam. 

Ranella gigantea Lam. 

Tiphys tetrapterus (auct). 

Murex erinaceus Lin.; M. corallinus Scac. 

Trophon rostratus Oliv.; T. craticulatus Broc.; T. vagi- 
natus De Crist. et Jan; T. multilamellosus Phil. 

Fasciolaria lignaria Lin. 


sg 


Euthria cornea Lin. 

Pisania maculosa Lam. (Monte Ruffoli, De Stefani). 

Pollia d’ Orbignyi Payr. 

Pseudomurex lamellosus Phil. 

Cassidaria echinophora Lin. 

Cassis saburon Brug. 

Dolium galea Lin. 

Nassa limata Chemn.; N. reticulata Lin.; N. semistriata 
Broc.; N. incrassata Muil.;, N. mutabilis Lin.; N. gibbosula 
Lin.; N. neritea Lin. VU. 

Columbella rustica Lin. (De Stefani, S. Miniato); ©. 
scripta Lin. 

Lachesis minima Mtg. 

Pleurotoma septangularis Mtg.; P. turgida Forb.; P. re- 
ticulata Micd.; P. infilata De Crist et Jan; P. Vauquelini 
Payr;; P.'Bertrandi Payr:; P° rusulosa Ph 

Mitra ebenus Lam. 

Marginella miliaria Lin.; M. clandestina Broc. 

Utriculus mammillatus Ph.; U. truncatulus Brug. 

Actaon tornatilis Lin. 

. Bulla utriculus Broc.; B. hydatis Lin. 

Scaphander lignarius Lin. 

Philine scabra Mill. (S. Miniato, De Stefani). 

Alexis myosotis Drap. (Orbana). 


Pteropoda. — Hyalaa tridentata Fors. 


Cleodora piramidata Lin. 
Creseis subulata Quoy e Gaim. 


LITE - 


enne Sl ii aa 


M. PAULUCCI 


CONTRIBUZIONE 


ALLA PAUNA MALACOLOGICA ITALIANA 


SPECIE RACCOLTE DAL D' G. CAVANNA 
NEGLI ANNI 1878, 1879, 1880 
CON ELENCO DELLE CONCHIGLIE ABRUZZESI 


e descrizione di due nuove SUCQINEA 


INTRODUZIONE 


Il D G. Cavanna intraprese ripetutamente, cioè negli 
anni 1878, 1879 e 1880, escursioni scientifiche nello scopo 
principale di raccogliere materiali Entomologici. Nondimeno 
le sue ricerche non si limitarono a questo ramo della sto- 
ria naturale e profittando del suo soggiorno nelle diverse 
proYincie, si diede pure premura di ricercar Molluschi, di 
cui riunì un ricco ed interessantissimo contingente, del 
quale volle confidare a me lo studio e la descrizione. 

Il presente elenco ha dunque per base di rendere di 
pubblica ragione il resultato delle investigazioni e delle 
scoperte del D.° Cavanna che, con soggiorno più o meno 
prolungato, percorse la penisola principiando da Imola, con- 
tinuando sul versante Adriatico sino alla Maiella e perlu- 
strando pure parte dell’ Umbria e della Terra di Lavoro. 
Le sue ricerche bensì furono più prolungate, più estese e 


— ue 
più accurate ad Avellana e alla cima del Catria nell’ Um- 
bria, a Caramanico ed al monte Maiella nell’ Abruzzo Ci- 
teriore, nel Matese, a Piedimonte .di Alife, monte Cassino e 
monte Cairo nella Terra di Lavoro. 

È mio compito l’ esprimere al sullodato signore la mia 
viva gratitudine per le premure e le fatiche che non ha 
risparmiate per riunire tante belle specie, generalmente in 
numerosi esemplari, e per avere avuto la gentilezza di do- 
narmele in parte. Ed è per sodisfare al di lui desiderio e 
come a testimoniare della sua solerzia, che ho intrapreso 
l’ attual lavoro, tanto più volentieri in quanto varie sono 
le nuove specie e numerose le forme anteriormente sco- 
nosciute che egli ha raccolte. I tipi delle une e delle altre 
verranno depositati nel Museo di Firenze e nella mia col- 
lezione. 

Auguro nell’ interesse della Malacologia italiana e nel 
mio, dal quale non potrebbe esser diviso, che il D.° Cavanna 
ripeta sovente le sue scientifiche peregrinazioni. 


M. PAULUCCI. 


Villa Novoli 23 Marzo 1881. 


Nel presente lavoro, alle indicazioni Tav. I e Tav. II, s’ intenda so- 
stituito Tav. I (bis) e Tav. II (bis). 
NOTA DELLA REDAZIONE. 


GENERE VITRINA 2raparnava (1801). 
Phenacolimax Stabile. 
1. Vitrina Draparnaldi. * 


1817 VITRINA DRAPARNALDI, Cuvier, Règne Anima], II, pag. 
405 (in nota). 


1855 — MAJOR, VAR. DRAPARNAUDI, Moquin-Tandon, 
Hist. Moll. France, II, pag. 50. 
1871 — DRAPARNALDI, Mabille, Hist. Malacol. du Bas- 


sin de Paris, 1.” fascicule, pag. 76. 


Abita Avellana nell’ Umbria e la cima della Maielletta 
in Abruzzo Citeriore (1878). 

La V. Draparnaldi è la sola specie che tanto da Moquin- 
Tandon, quanto da Mabille sia citata come abitare nella Fran- 
cia meridionale una località denominata Pont du Gard. Nel 
1870 raccolsi colà alcuni scarsi individui che ben si addi- 
cono alla descrizione di Mabille e convengono pure nei 
caratteri differenziali da esso indicati come esistenti fra 


questa e la V. major Férussac. Gli individui delle due sum- 


menzionate località italiane ben si assomigliano a quelli 
del Pont du Gard. Credo: dunque di non ingannarmi iden- 
tificandoli alla specie di Cuvier, 


SOT 


Forse non è che una semplice varietà della V. major; 
se ne distingue per minori dimensioni, per ultimo giro più 
depresso, meno allargato, meno dilatato in prossimità del- 
l'apertura e per la forma di questa più scendente, più tra- 
versa e più ovale. 


2. Vitrina Costae. * 
davi desi 5918 


1877 VITRINA PELLUCIDA, Costa, (non Miiller) in sched. 

1878 —_ —_ (part.) Paulucci, Matériaux pour 
servir à la F. Malacol. de l’ Italie, pag. 1, 
Dido 


Testa orbiculato-subdepressa, fragili, lutescente vel vi- 
ridescente, ad suturam perspicue confertim striata; — 
spira vix convexriuscula, apice minuto, prominulo; — an- 
fractibus 4, irregulariter accrescentibus, sutura crispa- 
tis, ultimo maximo, depresso-rotundato, ad aperturam 
dilatato, parum descendente; — apertura ovata,wix elon- 
gata, transversa, maxima; peristomate acuto, bi. 
columellari arcuato, non reflexo. 


Diam. major 7, minor 5 ‘/,, alt. 4 mill. 


Conchiglia fragile, lucida, sottile, trasparente, alquanto 
depressa, di color giallastro pallido o verdognolo, alla su- 
tura fortemente striata, strie fitte, serrate, obliterate su tutto 
il rimanente dell’ anfratto che è quasi liscio; — spira piut- 
tosto convessa, apice piccolo, rilevato; anfratti 4 che cre- 
scono irregolarmente, i primi 3 piccoli, l’ ultimo più allar- 
gato particolarmente in prossimità dell’ apertura, depresso 
arrotondato e dilatato; — le suture sono crispulate, quella 
dell’ ultimo anfratto più delle altre; — l’ apertura è ovale, 
alquanto scendente, allungata, un poco trasversa, molto 


— 759 — 


grande; peristoma acuto, labbro columellare arcuato ma non 
ripiegato. 

Abita la cima del monte Morrone in Abruzzo (1878). 

Questa specie non può venir paragonata che con la V. 
major, Férussac, ne differisce però per Il’ acchiocciolatura 
più regolare dei suoi giri ciò che fa sembrare il vertice 
più centrale; per l’ ultimo anfratto che prende uno sviluppo 
notevole solo in prossimità dell’ apertura; per l’ apice più ri- 
levato, per la striatura ben distinta intorno alla sutura e 
per avere la superficie di tutto il guscio meno liscia; per 
la foîma dell’ apertura affatto diversa, cioè meno alta, più 
depressa ed allungata, meno arrotondata, più ovale ed un 
poco più obliqua. 

I primi esemplari di questa bella Vilfina mi vennero 
donati nel 1877 a Napoli dal prof. Achille Costa col nome 
di V. pellucida; per cui riconosciuto ormai che tal deno- 
minazione era erronea mi faccio un dovere di dedicargliela. 
Quelli individui provenivano da Arapietra m. 2033 sul Gran 
Sasso d' Italia in Abruzzo. Gli altri raccolti dal D.° Cavanna 
differiscono un poco per colore più verdognolo e per la 
striatura meno profonda, sebbene visibilissima; ogni altro 
carattere rimane identico. 


Oligolimax Fischer. 
3. Vitrina Musignani. * 


1842 VITRINA MuUSIGNANI, Pirajno, barone di Mandralisca, 
Nota di Moll. della Sicilia, pag. 5. 
1357 — —_ Benoit, Ill. sist. Sicilia, pag. 60, 
n.° 2, tav. 1, fig. 4 (juvenis). 
Abita la cima del monte Morrone in Abruzzo (1878). 
Alcuni autori riuniscono la V. Musignani alla V. an- 
nularis Studer, ed io pure nei Matériaux, commisi questo 


SME 
errore che sono lieta di poter correggere, aggiungendo -ac- 
‘cordarmi in proposito in modo assoluto con quanto scrive 
il Dr Kobelt nella continuazione del Rossméassler, Icono- 
graphie, Vol. V, 1877, pag. 89. 

Nella mia collezione ho individui di V. Musignani pro- 
venienti dai monti delle Madonie in Sicilia che mi vennero 
donati dal signor Benoit nel 1870 e 1877 con l’ inesatto 
nome di V. pellucida e mescolati ad esemplari di quest’ ul- 
tima specie. i 

Conosco la V. annularis, Studer, da un tipo gentilmente 
comunicatomi dal signor Clessin il 22 dicembre 1879 con 
l'indicazione seguente: « V. annularis, Studer, Tourbillon 
à Syon, orig. Charpentier, Berlin Museum » e da esemplari 
di mia proprietà anche non italiani. Sono dunque in grado 
di poter stabilire che la V. Musignani differisce dalla  V. 
annularis per forma assai più depressa, cioè per spira meno 
rilevata ed ultimo anfratto assai meno rigonfio, per aper- 
tura più piccola e molto più ovale. La striatura della YV. 
Musignani è anche alquanto più marcata. 

Osservo però che in questa specie non so.vedere alcuna 
traccia di carena, sebbene sia possibile che gli esemplari 
giovani sieno « quasi carenati » come lo indica Benoit. 

Non mi sembra nemmeno improbabile che alla specie in 
discorso debba venir riportata la fig. 3, della tav. I del me- 
desimo autore, la quale certamente non rappresenta la V. 
pellucida, Miller, come esso lo dice. Potrebbe, è vero, venir 
pur riferita alla V. annularis, perchè mancando questa specie 
della figura veduta di profilo, non se ne possono giudicare 
tutti i caratteri. Finora però non mi consta personalmente che 
la V. annularis sia stata raccolta in Sicilia, anzi nel qua- 
dro di paragone che il signor Bourguignat fa fra la fauna 
della Sicilia e quella d’ Algeria (Malacologie de l° Algérie 
Vol. II, pag. 345) questa non è indicata. Resulterebbe per 
conseguenza che la V. annularis di cui loc. cit. parla il 
D. Kobelt, dovrebbe riferirsi alla V. Musignani. Bensì il 


EU 
mio materiale di Vitrina di Sicilia è ancora troppo scarso 
perchè possa affermare in modo positivo che la V. annu- 
laris, la cui area geografica si estende dalla Svizzera, luogo 
di origine, sino al Caucaso ('), di dove io pure possiedo un 
individuo, non viva nella nostra isola. 

La V. Musignani, rappresentata dal prof. 0. G. Costa 
(Fauna del regno di Napoli, Gaster. pulm. 1829, pag. 9, 
tav. 4, fig. 6) è troppo incerta troppo poco caratteristica, 
per poter esser citata. 

4. Vitrina rugosa. * 
Tav Inoz: 


1879 VITRINA RUGOSA, Paulucci in sched' 


Testa minutissime perforata, rugosa, orbiculato-de- 
pressa, fragili, hyalina, pallide lutescente, ad suturam pro- 
funde costato-rugosa; — spira subdepressa, apice acutiu- 
sculo; — anfractibus 3 '/ converis, rapide, regulariter 
crescentibus, ultimo latiore, rotundato, in medio subcom- 
presso, ad aperturam dilatato; — sutura profunda; — 
apertura ovata, elongata, transversa; — peristomate acu- 
to, margine columellari leviter arcuato et reflexo. 


Diam. major 5, minor 4, alt. 3 mill. 


Conchiglia provvista di piccolissimo forame, tutta rugosa, 
di forma arrotondata, depressa, fragile, trasparente, di color 
giallastro. pallido; — profondamente costata e rugosa in 
prossimità della sutura che è assai incavata; — anfratti 3 !/, 
convessi, che crescono rapidamente e regolarmente, l’ultimo 
dei quali più allargato e dilatato presso l’ apertura, roton- 
dato ma compresso alla periferia; — apertura più lunga 


() Boettger in Jahrbicher 1879, pag. 392, n° 1, tav. 10, fig. 3. 


eo 


che alta, di forma ovale, trasversa; — peristoma sottile, 
margine columellare leggermente arcuato e ripiegato sul- 
l’ ombelico. 

Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 

L’attual conchiglia può paragonarsi con le V. Musi 
gnani e plicosa Bielz, di Transilvania. Da ambedue diffe- 
risce per forma assai più depressa. Si distingue inoltre dalla 
prima, per minor numero di anfratti, che crescono diversa- 
mente, vale a dire più rapidamente nella V. rugosa che 
nella V. Musignani; la sutura di quest’ ultima è inoltre 
molto meno incavata, gli anfratti meno convessi e la scul- 
tura più obliterata. Dalla V. plicosa si divide per. diverso 
.modo di svolgimento dell’ acchiocciolatura, per proporzioni 
affatto particolari, - per scultura molto più marcata, per 
apertura più ristretta ecc. ecc. 


GENERE HYALINIA Agessiz (1837). 
Hyalinia s. str. 


o. Hiyalinia scotophila. 
cavegEgn oto: 


1872 HYALINA AQUITANICA, Bonelli e Martens (non Char- 
pentier) Cat. Moll. raccolti nei dintorni 
di Siena (in Atti Soc. Ital. sc. naturali) 
pag. 403. 

1879. — scoroPHILA, De Stefani, in Bull. Soc. Ma- 
lacol. Ital. pag. 39. 


Abita Avellana nell’ Umbria (1878) e Prata Sannita (1879). 

Questi individui vennero determinati col paragone di 
esemplari di località tipica, gentilmente donatimi in parte 
dall’ autore stesso della specie, parte dall'amico prof. Pan- 
tanelli. 


Lei chi siii 


Ul — 


Le mie Myalina sp....... dei Matériaux, pag. 25, nota 7, 
tanto quella del monte Amiata, quanto |’ altra di Firenze, 
Ascoli Piceno, e monte Corno nulla hanno di comune con 
la specie attuale. 


6. Hyalinia obscorata. * 


? HELIX OBSCURATA, Porro, (brevi manu, inedita). 


gra — Villa, Dispos. Syst. pag. 56, n.° 8. 
18539. — — Pfeiffer, Monogr. Helic. vivent. III, 
pag. 104, n.° 465. 
1879 HYALINA  — Kobelt, Cont. Rossmàssler Iconogra- 
phie IV, pag. 22, tav. 156, fig. 1586. 
1879 HYALINIA — Paulucci, Faun# Malac. Calabria, 


pag. 47, n.° 16. 


Abita la Maielletta e Caramanico in Abruzzo Citeriore 
(1878), Terelle a m. 900 sul monte Cairo, la selva reale di 
Torcino e S. Pasquale di Piedimonte a m. 500 in Terra di 
Lavoro (1879). 

Confesso che da molto tempo mi trovo assai imbaraz- 
zata per l’ identificazione di questa specie: La frase primi- 
tiva di Villa è così concisa, quella corretta da Pfeiffer e 
completata da Kobelt tanto poco conforme alla prima; le 
figure così poco nette, la distribuzione geografica talmente 
incerta e questa pure modificata in parte nella Monogra- 
phia Heliceorum, che mi sembra assai probabile possa sotto 
questo nome di H. obscurata esser confusa più di una spe- 
cie. In questo frangente mi sono adunque scelta una 4. 
obscurata a modo mio, prendendo per tipo una forma che, 
fra tutte le Hyalinia italiane da me conosciute, meglio sì 
adatta alle figure del Chemnitz-Kiister II, tav. 121, fig. 16-18 
ed a quella già citata del D. Kobelt. Il mio tipo provviso- 
rio proviene dai Bagni di Lucca e su questo ho identificato 
le forme delle altre provenienze sopra indicate. Ma non sarò 


LILMO La 
soddisfatta e sicura della mia esatta determinazione che 
quando avrò potuto esaminare e paragonare il tipo di Porro. 


7. Hyalinia meridionalis. 
lava Mi ai: 


1880 HYALINIA MERIDIONALIS, Paulucci, (in sched. 18 jun.). 


Testa profunde sub-pervio umbilicata, valde depressa, 
planorbiformi, supra planulata, tenui, fragili, pellucida, 
subviridulo-lactescente, leviter substriatula, ad suturam 
subcrispulata, subtus pallidissima; — spira planulata; — 
anfractibus 5'/2-6 compressiusculis, ad suturam quasi in- 
cumbentibus, regulariter crescentibus, sutura valde impres- 
sa separatis; — ultimo latiore, compresso, prope aperturam 
sub-dilatato, paullo descendente; — apertura obliqua, 
ovato-oblonga, transversa; peristomate recto, acuto, sim- 
plici; — margine superiore subarcuato, inferiore recto. 


Diam. major 15-15 ‘4 — minor 13, alt. 5 mill. 


Conchiglia provvista di ombelico profondo poco allargato, 
in forma di Planorbis, molto depressa, superiormente pia- 
neggiante, sottile, fragile, trasparente, di color verdastro 
pendente al bianco latte, leggermente ornata di strie irre- 
golari, più marcate e come increspate intorno alla sutura, 
al di sotto ancora più pallida; — spira piana; — anfratti 
5 ‘/a-6, compressi, e che si appoggiano, direi quasi si so- 
vrappongono, gli uni agli altri, ad accrescimento regolare 
e separati da sutura ben marcata; — ultimo assai largo, 
compresso, alquanto dilatato e scendente in prossimità del- 
l'apertura; — questa è obliqua, ovato-allungata, trasversa; 
— peristoma diritto, acuto, semplice; — margine superiore 
un poco arcato, inferiore retto. 

Abita S. Marino; Avellana nell’ Umbria (1878) Monte 
Cassino in Terra di Lavoro (1879). 


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Y 


Shake A) cos 
Già anteriormente io conoscevo questa specie dei Bagni 
di Lucca, e di Monte Cassino, ove Caroti ed io Il avevamo 
raccolta nel 1877. Il mio tipo è dei Bagni di Lucca perchè 


di questa località dispongo di un più ricco materiale. 


L’attual conchiglia è affine alla Hyalnia obscurata 
(Helix) Porro. 

Ne differisce bensì per forma generale più depressa, per 
anfratti più piani, meno sovrapposti, per ultimo giro più 
compresso (non carenato) e più allargato, meno rigonfio in- 
feriormente; per colore più sbiancato, per minor lucentezza 
del guscio; per ombelico più stretto; per apertura meno ro- 
tonda, più trasversalmente allungata, diritta inferiormente e 
non lunata. Anche la scultura è un poco diversa. 

Fino ad ora avevo considerato questa@ conchiglia come 
una varietà depressissima della HY. obscurata, e come tale 
era indicata nella mia collezione; sebbene avessi pur notati 
gli altri caratteri differenziali che da questa la distinguono. 
Ora però nel ristudiare le specie di tal gruppo, vedendo 
che questa forma si mantiene così costante in località fra 
loro relativamente lontane, mi decido a pubblicarla come 
autonoma. 


Vitrea Fitzinger. 
8. Hiyalinia diaphana. 
1820 Helix DIAPHANA, Sfuder, Kurz. Verzeichn. pag. 86. 
1855 ZONITES DIAPHANUS, Moquin-Tandon, Hist. Moll. Fran- 
ce, II, pag. 90, tav. IX, fig. 30-32. 
1879 HYALINIA DIAPHANA, Paulucci, Fauna Malacol. della 


Calabria, pag. 48, n.° 17. 


| Abita Avellana nell’ Umbria (1878). 


BNS Apr 
9. Kiyalinia Cavannae. * 
Tav. I, fig. 3. 


1879 HyALINIA CAVANNA, Paulucci, in sched. 


Testa minuta, late umbilicata, depressa, planiuscula, 
albida, diaphana, crystallina, sub lente eleganter radiatim 
striata; — anfractibus 5, convexis, lente et regulariter 
crescentibus, sutura profunda separatis, ultimo rotundato, 
subtus vix compresso; — apertura lunari; — margine ba- 
sali planulato; — peristomate simplici, acuto. 


Diam. major: 3, minot,2. 4, alt A n 


Conchiglia piccola, largamente umbilicata, assai depressa 
e pianeggiante, bianca, diafana, cristallina, osservata con 
buon ingrandimento vi si scorgono eleganti strie raggianti 
che ne ornano tutta la superficie soprattutto intorno all’ an- 
fratto; — questi sono 5, convessi, crescono regolarmente e 
lentamente, sono separati da profonda sutura, l’ ultimo è 
arrotondato e inferiormente compresso; — apertura lunare; 
margine inferiore pianeggiante; — peristoma semplice, acuto. 

Abita la cima del monte Morrone in Abruzzo (1878). 

Sono lieta di dedicare questa graziosa piccola conchi- 
glia al DI G. Cavanna che con tanta costanza e diligente 
intelligenza in questi tre ultimi anni ha esplorato, anche 
dal lato malacologico, diverse provincie sulle quali sino ad 
ora assai scarsi erano i ragguagli positivi e ne ha riportato 
un ricco, interessante e numeroso materiale. 

Non conosco nessuna MHyalinia «di questo gruppo che 
possa venire assimilata alla HA. Cavanno. Per il suo lar- 
go ombelico potrebbe assomigliarsi alla H. etrusca, Pau- 
lucci, mentre per la forma della spira ha una qualche ana- 
logia con la H. crystallina, Miller, dalla quale però si 
distingue per maggier depressione dell’ ultimo anfratto, per 


“ 


ia Labini “dla i 


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ai ” 


SR 
accrescimento più regolare dei giri, per diversità di aper- 
tura, per l’ ombelico, ecc. ecc. 


Retinella Shuttleworth. 
10. Hiyalinia olivetorum. * 


1784 HELIX OLIVETORUNM, Mermann, ex Schrot. Einl. II, pag. 
214. 

1879 HYALINIA — Kobelt, Contin. Rossmàssler, Ico- 
nographie, VI, pag. 15, tav. 154, fig. 1568. 


Abita Avellana nell’ Umbria e Caramanico in Abruzzo 
Citeriore (1878). # 


Var. icterica. 


1878 HYALINA ICTERICA, Tiberi, de quelques Moll. terr. 
Napol. Extrait des Ann. de la Soc. Ma- 
lacol. de Belgique, tom. XIII, pag. 1, sp. 
tano Nes 

1879 HYALINIA OLIVETORUM, VAR. ICTERICA, Paulucci, Faun. 
Malac. Calabria pag. 50. 


Abita S. Pasquale, m. 500, sopra a Piedimonte di Alife 
e la selva reale di Torcino (1879). 

Alcuni degli individui raccolti a S. Pasquale sono par- 
ticolarmente grandi e belli, cioè freschi e ben coloriti. 


GENERE ZONITES »rzonifori (1810). 
11. Zonites compressus. * 
1836 HELIX comPRESSA, Ziegler, mus. Rossmàssler, Icono- 


graphie, III, pag. 3, tav. 11, fig. 150. 
Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII. 6 


MIRO Lai 


1844 HELIX COMPRESSA, Pfeiffer, Mon. Helic. vivent. I, pag. 
123 Aenao92ì 


Abita Caramanico, in Abruzzo Citeriore (1878). 


Var. Italica. * 


1875 ZONITES coMmPRESSUs, VAR. ITALICA, XKobelt, Contin. 
Rossmàssler Iconographie, IV, pag. 50, 
tav 001078 


Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 

È stata pur rinvenuta a Salle sul monte Morrone nel 
1880, a cura del signor Groves che me ne ha gentilmente 
donati alcuni individui. 

La Var. Italica, non è a buon conto che una forma del 
tipo dal quale solo si distingue per spira più rilevata, per 
essere in generale più conoidea. Anche nelle provincie me- 
ridionali però, nella medesima località, vivono promiscua- 
mente individui assolutamente identici a quelli dell’ Istria. 
(Rossméssler e Prada) della Dalmazia (Brusina) e della 
Carniola (Kobelt). 


GENERE HELIX Zémné (1758). 
Patula Held. 
12. Helix rotundata. * 
1774 HeLIX ROTUNDATA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. 
pane 
1838. — — Aossmissler, Iconographie, VII, 


pag. 13, tav. 32, fig. 454. 


Abita la Maielletta (1878). 


sc SEAN i 


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È 


— 83 — 


19). Helix abietina. * 


1864 HELIX ABIETINA Bourguignat, Malacologie Algérie I, 
pag. 179, tav. 19, fig. 17-19. 


Abita Avellana nell’ Umbria e la Maielletta (1878); De- 
fensa fra i m. 1000-1500 e Camporotondo, m. 1150, nel 
Matese (1879). 

Il signor Bourguignat accompagna la descrizione della 
sua nuova specie con la enumerazione dei caratteri differen- 
ziali che la distinguono dalla Z. rotundata Miller. Questi 
caratteri sono: Ombelico meno allargato sebbene egualmente 
profondo — giri di spira che crescono più lentamente, l’ ul- 
timo de’ quali (il sesto) è in proporzione@più dilatato e più 
grande — apertura meno incavata, rotonda, non ovale. — 
Striatura affatto diversa, cioè strie o costicine più larghe, 
più regolari e più grosse. 

È positivo che gli esemplari in discorso si riferiscono 
tutti preferibilmente piuttosto alla H. abietina, che alla 
H. rotundata; sia paragonandoli con. la descrizione e le 
bellissime figure de « l° Algérie, » e con un individuo rice- 
vuto con questo stesso nome dal marchese di Saint-Simon 
e da lui raccolto a S. Croce di Gerusalemme, in Roma, sia 
confrontandoli con individui di H. *rotundata , provenienti 
dalla patria originaria di questa specie, cioè dalla Danimar- 
ca e la Norvegia, e con quelli di diverse parti d’ Italia cioè 
di Lombardia, di Toscana ecc. 

Non posso però tralasciare di osservare che il D." Del 
Prete ha raccolto sulle Alpi Apuane esemplari di H. rotun- 
data, i quali partecipano di alcuni dei caratteri della H. 
abietina; presentano cioè una striatura che per spessezza e 
grossezza è intermedia fra l’ una e l’ altra specie. Questo 
fatto mi conduce per conseguenza a dubitare del valore 
specifico della H. abietina, e m' induce a supporre che que- 
sta ultima debba considerarsi piuttosto come una varietà 


l'i e 
più o meno diffusa che come una specie autonoma. Sono 
anche confermata in questa ipotesi dal paragone degli in- 
dividui della Calabria, i quali sebbene appartenenti per 
la maggior parte dei loro caratteri alla H. rotundata, hanno 
però, come quelli delle Alpi Apuane, un genere di striatura 
| molto affine a quella dell’ ZH. abietina. 

E probabile che non mi sarei mai decisa di creare una 
nuova specie sugli scarsi caratteri proprii all’ H. abietina; 
ma siccome trovo la specie fatta, trovo che alcuni dei miei 
esemplari sì riferiscono meglio a questa che alla H. rotun- 
data e soprattutto constato la simultanea esistenza delle 
due specie in Abruzzo, sulla Maielletta, lo che mi sembra 
degno di esser preso in considerazione, così ne approfitto, 
almeno per il momento. Tanto più che per amore del vero 
devo dichiarare di non avere avuto difficoltà per distinguerle 
e separarle l una dall’ altra. Mi riserbo bensì, a misura 
che se ne presenterà l’ occasione, di studiare con ogni 
attenzione le modificazioni che potrebbero verificarsi in que- 
ste due specie per decider quindi se convien meglio lasciarle 
distinte ovvero considerarle come dipendenti l’ una dall'altra. 


14. Hielix rupestris. * 


1801 HELIX RUPESTRIS, Draparnaud, Tableau Moll. pag. 71, 
n.° 4 et Hist. Moll. France, pag. 82, tav. 
VII, fig. 7-9 (1805). 

1838 — — Rossmiissler, Iconographie, VIII, pag. 
38, tav. 39, fig. 534. 


Abita la cima del monte Amaro (Maiella) m. 2749 (1878); 
il monte Cairo m. 1669, Gallo m. 875, in Terra di La- 
voro; Acqua Vanera m. 1200, Campo Oraca m. 1137, Esule 
Masseria del Giudice m. 2050 nel Matese (1879). La cima 
del monte Catria nelle Marche (1880). 

Assieme al tipo il D.° Cavanna raccolse pure le tre prin- 
cipali varietà che si conoscono di questa specie. 


Var. saxatilis. * 
1821 HELIX SAXATILIS, Hartmann, syst. Gasterop. pag. 52. 


Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 

Questa varietà è pur citata da Moquin-Tandon, ist. 
Moll. France, II, pag. 192. Il paragone dei miei esemplari 
colla descrizione pag. 185 e con le fig, 28-30, tav. 16, della 
Malacol. de l’ Algérie, mi fa supporre che questa stessa 
forma sia quella indicata dal signor Bourguignat come 
Helix umbilicata, Montagu, di cui egli fa la sua Var. B. 
della ZH. rupestris. 


Var. trochoides. *® 


1822 HELIX RUPESTRIS, VAR. A. TROCHOIDES, Férussac, Tabl. 
Systemat. pag. 44, et Hist. tav. 80, fig. 3. 


Abita Avellana nell’ Umbria e Caramanico in Abruzzo 
Citeriore (1878). 


Var. convidea. 


1864 HELIX RUPESTRIS, VAR. D. CONOIDEA, Bourguignat , 
Malacol. Algérie, I, pag. 185, tav. XVI, 
fig. 31-33. 


Abita Piedimonte di Alife presso le sorgenti del Torano 
(1879). Gli individui ivi raccolti, in assai gran numero, sono 
tutti un poco più piccoli delle sopra citate figure sebbene 
le proporzioni sieno le medesime. È la prima volta che mi 
capita fra mano questa graziosa varietà di provenienza ita- 
liana. 


dI 


Trigonostoma Fitzinger. 
15. Helix obvolata. * 


1774 HeLIx oBvoLuTA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. 
TI pag: 27, mn 229. 
1895. — —_ Rossmiissler, Iconographie, I, pag. 
O, eve ioni Ils 


Abita Avellana nell’ Umbria e Caramanico in Abruzzo Gi- 
teriore (1878); Defensa nel Matese fra i m. 1000-1500 (1879). 


Trichia Hartmann. 
16. FIelix cinctella. * 


1801 HELIX CINCTELLA, Draparnaud, Tableau Moll. pag. 
87, et Hist. Moll. France pas 994 
ta vAiViDfio:8234(1805)? 

1837 — — Rossmcsslter, Iconographie VI, pag. 
O) er 20 Ia, SO 


Abita Avellana nell’ Umbria e Caramanico in Abruzzo 
Citeriore (1878); Selva Reale di Torcino in Terra di Lavoro 
(1879). i 

Assieme al tipo in queste diverse località è stata pur 
rinvenuta la mutazione di colore scuro, indicata da Moquin 
Tandon col distintivo di B fusca, Potiez et Michaud. 


Carthusiana Kobelt. 
17. Hielix cantiana. 


1803 HELIX CANTIANA Montagu, Test, Britan. pag. 422. 


I casi 
Var. rubella. 


1826 TnuEBA RUBELLA isso, Hist. Naturel. Eur. merid. IV. 
pag. 75, n.° 169. 


Abita Pergola nelle Marche, Avellana nell’Umbria (1878); 
Ponte Corvo e Santa Maria di Monte Leuce in Terra di 
Lavoro (1879). 

L’' Helix da Campo Villa è sinonimo di questa varietà. 


Il signor Bourguignat (') considera la Zheba rubella Risso 


come specie autonoma, riunendovi bensì la da Campi Villa 
e designandola come intermedia fra le H. cantiana, con- 
sona, strigella e fruticum. 


Var. Cemenelea. 


” 
1826 THEBA CEMENELEA, £tisso, Hist. Nat. Europe Meridion. 
INADa Saona 03: 


Abita S. Marino (1878). 

All’ attuale varietà riunisco la H. Galloprovincialis Du- 
puy, Hist. Moll. France, pag. 204, n.° 52, tav. IX, fig. 5, 
(1848), e la H. Anconc, Issel, App. Catal. Moll. Pisa, in 
Atti Soc. Ital. Sc. Nat. 1872, pag. 63, n.° 6. 

Il signor Bourguignat loc. cit. mentre considera esso 
pure la H. Galloprovincialis come sinonimo della Theba 
cemenelea, accetta però quest ultima come distinta da ogni 
altra specie. Ed il D." Kobelt, nella contin. del Ltossmdssler, 
V, pag. 23, tav. 125, fig. 1203 (1877) ammette la H. Ancone, 
come specie autonoma. 


Var. Campanica. 
av SA SL 


1880 HELIX CANTIANA, VAR. CAMPANICA, Paulucci, in sched. 
junius. 


(‘) Etude synon. Moll. Alpes Maritimes, pag. 38, 1861, 


2 98: 
A VAR. RUBELLA dffinis, solum discrepans spira depres- 


store, ultimo anfractu supra planulato, deinde magis in- 
flato, umbilico latiore. 


Diam. major 21, minor 17 ‘/,, alt. 13 mill. 


L’attual varietà ha molta analogia con la Var. rubella, 
se ne distingue però per spira più depressa, per anfratti 
più pianeggianti, l’ ultimo dei quali, alquanto ripianato ac- 
costo alla sutura, diviene particolarmente rigonfio prima di 
raggiungere la periferia e dal lato inferiore; — per om- 
belico più allargato e che lascia scorgere nell’ interno 
oltre la metà del penultimo anfratto, come ciò accade nel- 
l Helix Martensiana Tiberi. i 

Abita Monte Cassino, S. Maria di Monte Leuce e Ponte- 
corvo in Terra di Lavoro; Defensa nel Matese (1879). Al 
cuni individui, sebbene adulti si trovano di dimensioni assai 
minori a quelle indicate. 

La H. cantiana è una delle nostre forme particolarmente 
variabili, che modifica continuamente i suoi caratteri e che 
perciò lascia molta libertà alle discussioni ed agli apprez- 
zamenti. Provvisoriamente io l ho così divisa nella mia 
collezione, ma confesso che ne sono mediocremente soddi- 
sfatta talchè prevedo mi converrà in seguito sistemarla di- 
versamente. 


Eulota Hartmann. 


18. Hielix Martensiana. * 


» 


1869 HeLIX MARTENSIANA, Tiberi in Bullet. Malacol. Ital. 
pag. 68, n.27, tav. II fio 


1877, — - Kobelt, Contin. Rossmàssler, Ico- 
nographie, V, pag. 21, tav. 125, fig. 1198, 
1199. 

1879. — APENNINA........ ? in Novitates Conchol. V. pag. 


153; n3018, tav 1540 ai 


i 


RARO. pie 


Abita monte Cassino (Paulucci e Caroti 1877); Avellana 
nell’ Umbria e Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878); — 
Cima del Monte Cairo, m. 1669 e Defensa (1879). Il D." Ca- 
vanna ha pur raccolto una forma minor, tanto a Caramanico 
quanto sulla cima del Morrone (1878). 

Continuo come per il passato a chiamare questa specie 
H. Martensiana, Tiberi, perchè nel mio modo di vedere, 
stando alle regole della nomenclatura anche la più rigo- 
rosa, credo sarebbe ingiusto l’ adottare per essa il nome di 
H. apennina, Muhlfeld, come lo trovo preferito nelle Novi- 
tates. E vero che in Jan, Consp. method. testaceorum, 
pag. 5 (1830) è catalogata una H. strigella Var. apennina, 
Megerle, ma questo nome non essendo accompagnato da ve- 
runa descrizione caratteristica, non impliga diritto alcuno 
a reclamarne la priorità e a doverlo preferire a quello re- 
golarmente imposto nel 1869 dal D." Tiberi. 

Rossmàassler, Iconographie I, pag. 62, nomina pure que- 
sta H. strigella, Var. Apennina, ma qui anche non si trova 
descrizione veruna. Pfeiffer Monogr. Helic. viv.. I, pag. 143, 
che è pur citato nell’ articolo delle Novitates, pone questo 
nome fra i sinonimi assoluti della I. strigella, Draparnaud ('). 


19. FIelix Apennina. 


? HELIX APENNINA Porro........ 


1877 — _ Kobelt, Contin. Rossmàssler Icono- 
graphie, V, pag. 22, tav. 125, fig. 1200. 
1879  — SUBORBICULARIS, Martens, in Novit. Conchol. V, 


pag. 184, tav. 154, fig. 6-8. 


Abita la cima del Monte Cairo in Terra di Lavoro (1879). 
Una forma assai più. piccola vive sul monte Morrone 
(1878). 


(') Tableau Moll. pag. 84, 1801, et Hist. tav. VII, fig. 1-2, 1805. 


LIGNE 

Possiedo nella mia collezione buoni e caratteristici esem- 
plari di questa specie delle Alpi Apuane, Pania della Croce, 
dono del D." Forsyth Major 1877. 

Anche per questa specie trovo giusto di continuare ad 
usare il nome anteriormente adottato, piuttosto che sosti- 
tuirlo con quello di H. suborbdicularis, perchè a parer mio 
questa nuova denominazione è parimente inaccettabile. In- 
fatti siccome per la specie precedente e per le ragioni sopra 
esposte credo più equo prescegliere il nome di 27. Marten-. 
stana, nulla si oppone a che si conservi alla specie attuale 
il nome di H. Apennina, Porro, che sebbene rimasto per 
lungo tempo semplicemente manoscritto e solo sanzionato 
dall’ uso generale, ha ricevuto non ha guari la sua regolar 
descrizione dal Dr Kobelt nel 1877, vale a dire anterior- 
mente alla pubblicazione di quello del Von Martens (') 


20. Helix Parreyssi. * 


1853 HELIX PARREySSI, Pfeiffer, in Zeitschr. f. Malak. pag. 


146. i 

1859 — — Pfeiffer, Mon. Helie. viv. IV, pag. 
TEO 1070 i 

1877 — — Kobelt, Cont. Rossmàssler Icono- 
graphie, V, pag. 26, tav. 2600 a 

1879  — ORSINII, VAR. MINIMA........ in Novitates Conch. 


V, pag. 185, tav. 154, fig. 17-19. 


Abita Caramanico e la cima della Maielletta in Abruzzo 
(1378) e la cima di monte Cairo, in Terra di Lavoro (1879). 
Pfeiffer descrive la presente specie come distintamente 
granulata alla base. Confesso che non sono mai riuscita a 


(') Consultare anche in proposito, Paulucci, repliche alle osservazioni 
critiche del Dott. Tiberi, in Bullet. Soc. Malacol. Italiana 1879, pag. 197 
e pag. 198. 


erat. sile i ie 


SE 


scorgere questo carattere, sebbene vedo come tutti i miei 
esemplari, dal più al meno, sono sulla superficie del guscio, 
e più particolarmente nella parte inferiore, striati e mal- 
leati. 

Ho spiegato nel già citato articolo del BuMlettino 1879, 
pag. 198, che agli occhi mici questa specie, della quale pos- 
siedo numerosi individui di molteplici località, sembra -ab- 
bastanza distinta dalla Z2.' Orsînii Porro, ed i suoi carat- 
teri; particolarmente quello dell’ ombelico sempre ristretto, 
appariscono sufficientemente costanti per poter venir con- 
siderata come autonoma; non mi dilungherò dunque a ri- 
petere quello che credo di aver chiaramente dimostrato. 


21. Helix Orsinii.* 


1841 HeLix ORSINI, Porro, in Villa, Disp. System. pag. 54, 
i Dolo: 

1869. —  OrsInII, Tiberi, in Bullet. Soc. Malacol. Ital. 
pag. 66, n.° 4, tav. III, fig. 9-11. 

1877 — — Var. MAJELLA, Kobelt, Cont. Rossmàssler 
Iconographie, V, pag. 25, tav. 126, fig. 
1210 et VI, tav. 160, fig. 1628, 1629. 

1879 — E A in Novitates Conchol. V, pag. 184, 
n.° 915, tav. 154, fig. 12-15. 


Abita Caramanico, la cima del monte Amaro m. 2739, 


«la cima della Maielletta, la cima del Morrone, in Abruzzo 


(1878). 

Nei Matériaux, pag. 28, nota 21, ho spiegato come con- 
trariamente alla opinione generalmente invalsa negli autori 
tedeschi, bisogna accettare qual tipo della specie attuale la 


| conchiglia ornata di larghe zone cornee o castagne, e non 


quella più o meno biancastra, pendente in rosaceo quale è 
rappresentata nella Cont. Rossmiissler Iconographie, VI, 


ip 37 Kav. 160 fig. 1627. La diagnosi dei Villa non per- 


E 


mette verun dubbio in proposito; essi descrivendo questa 
specie la dicono aperte umbilicata, depressa, e nel parlare 
delle sue dimensioni la indicano « diam. maj. 12-18, alt. 6-9 ». 

Mi sembra per conseguenza fuori di dubbio, malgrado la 
elasticità di queste dimensioni, che essi intendano per H. Or- 
sinii, la stessa specie di quella che comprendono gli autori 
da me indicati. nella sinonimia, ed io pure. Nondimeno oc- 
corre rimarcare che i Villa accompagnano la diagnosi con la 
seguente nota « Helicibus strigella, Drap. et erycetorum (sic) 
Miller proxima ». Ora la H. Parreyssi può venir parago- 
nata, così all’ ingrosso, con l’ H. strigella, mentre invece 
IRE Orsi, per il suo largo ombelico e per la sua forma 
depressa può, in certo modo, venir confrontata con la AH. 
ericetorum. Ma questa stessa associazione di idee espressa 
dai Villa mi fa appunto supporre che sotto il nome di MH. 
Orsinii essi comprendessero le H. Orsinii e Parreyssi. Sic- 
come però quest’ultima è stata ben caratterizzata da Pfeiffer, 
così mi sembra che affine di non fare inutili confusioni, deb- 
basi mantenere il nome di H. Orsinii alla specie larga- 
mente ombilicata, a forma depressa e che ha maggior ana- 
logia (sebbene molto lontana) con la H. ericetorum, e ri- 
tenere, \per «H. Parreyssi l'altra, ‘a forma MeonoideonfizÀ 
ombelico più stretto, che ha una certa somiglianza (quan- 
tunque leggera) con la forma della ZH. strigella. 

È bensì vero che l H. Orsinii, secondo i tipi tuttora 
esistenti della collezione Orsini diligentemente esaminati dal 
prof. Mascarini, risponde invece alla specie che chiamo H. 
Parreyssi. 

Il D. Tiberi nel Bullettino citato, pag. 66, fa una digres- 
sione perfettamente esatta e forbita riguardo alla H. Orsini, 
accompagnata da una illustrazione (tav. III, fig. 9-11) che 
sebbene poco bene eseguita, dimostra indubbiamente come 
per H. Orsinii esso accetti la specie largamente ombilicata, 
quantunque nel 1877 mi inviasse esemplari di H. Parreyssi 
provenienti da Pizzo di Sivo, col nome di H. Orsinti. 


A E n 


I signori Mascarini e Valentini pure, chiamano H. Orsinit 
la H. Parreyssi e ciò accade appunto in causa della iden- 
tificazione eseguita dal prof. Mascarini con i tipi dell’Orsini. 

Il D Kobelt, nella Continuazione di Rossmàssler, rife- 
risce alla H. Orsinii, le sue figure 1630, 1631, e 1632. Per 
me sono invece tre forme della H. Parreyssi. 

Faccio notare che il D." Kobelt, correggendo la diagnosi 
originale della H. Parreyssi, vi toglie l’ espressione « sub- 
triangulari-lunaris » riguardo alla forma dell’ apertura, e 
vi toglie pure l’ altra definizione « obsolete dentifero » par- 
lando del margine basale. Questa modificazione serve a 
permettere di poter identificare con più certezza l’attuale 
specie. | 

Che poi tanto Pfeiffer quanto Kobelt abbiano avuto in 
vista la stessa specie, forse anzi lo stesso individuo, ciò è 
indubitato, poichè l uno e l’altro indicano come tipo un 
esemplare esistente nella collezione Rossmàssler. 

Non voglio tralasciare di notare che ho nella mia colle- 
zione 8 individui provenienti dal monte Morrone, i quali 
mi vennero gentilmente donati dal prof. Issel, che hanno 
l’ombelico più ristretto e la spira alquanto più rilevata che 
nel tipo. Nondimeno non mi sono trovata perplessa nel ri- 
ferirli decisamente alla MH. Orsinii della quale 1’ ultimo 
anfratto ha la forma allargata e pianeggiante e l’apertura 
più larga che alta, al rovescio di quella della H. Parreyssi, 
che è più alta e meno larga. 

Riassumendo il mio concetto ripeterò dunque: per sape- 
re quale è, e cosa è la ZH. Orsinii, conviene attenersi esclu- 


sivamente alla diagnosi originale dei Villa; siccome è indi- 
‘scutibile che questi autori nella loro frase hanno descritto 


un esemplare di forma depressa, largamente ombilicato, così 


resta positivo trattarsi della H. Orsinài quale la compren- 


do, non della H. Parreyssi come taluni lo vorrebbero. 
Altrimenti ci si troverebbe di faccia ad una specie che 
porterebbe due nomi mentre l’ altra resterebbe senza. Lo 


e 


che sarebbe pur contrario al fatto giacchè ambedue hanno 
il loro ben definito e regolarmente descritto. 


Campilaea Beck. 
22. Helix planospira. 


1822 HELIX PLANOSPIRA, Lamarck, Hist. Nat. des Anim. 
sans vert. VI, pag. 78, n.° 48. 

1879 — — Paulucci, Fauna Malacol. Calabria, 
pas: 78, ni 89 tav. i e 


Abita Avellana nell’ Umbria (1878) — Campo Oraca a 
m. 1137 nel Matese (1879). 

L'unico individuo raccolto in questa ultima località seb- ‘ 
bene di forma tipica si distingue nondimeno per dimensioni 
un poco maggiori e per guscio alquanto più rugoso. 


Var. pubescens. * 


1878 HELIX PUBESCENS, Tiberi, de q. Moll. terr. Napol. 
(Extrait des Annales de la soc. Malac. 
de Belgique Vol. XII, pag. 11.) 

1879 — PLANOSPIRA, VAR. PUBESCENS, Paulucci, Fauna 
Malac. Calabria, pag. 84, tav. III, fig. 1, 2. 


Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 
Anche di questa varietà il D." Cavanna raccolse esem- 
plari di maggiori o minori dimensioni. 


Var. depilata. 


? HELIX. DEPILATA, Orsini (in litteris). 
1876 —  SETOSULA, VAR. CALVA, Kobelt, Contin. Ross- 
miéssler Iconographie IV, pag. 29, tav. 
104, fig. 1060. 


I GI mm 


1879 HELIX PLANOSPIRA, VAR. DEPILATA, Paulucci, Fauna 
Malac. Calabria, pag. 86, tav. III, fig. 4. 


Abita Avellana nell’ Umbria (1878 e 1880). 


Var. Alif90nsis. 
Tav. II, fig. 3. 


1880 HEeLIX PLANOSPIRA, VAR. ALIFANSIS, Paulucci, in 
sched. (November). 


Discrepans a typo testa majore, tenui, fragilissima, 
opaca, piliis brevibus perpaucis conspersa; — anfractu 
ultimo magis inflato; — apertura lata, vix rotundata; — 
peristomate tenuissimo. 


La 
Diam. major 29, minor 25, alt. 16 mill. 


Questa bella varietà è rimarchevole per il suo guscio 
sottile e trasparente, cosperso di fitti fori e di rari peli 
(disposti nella stessa guisa che sulla Var. Casertana, Pau- 
lucci, Fauna Malac. Calabr. tav. III, fig. 3 c); — la sua 
spira è più depressa che nelle varietà setulosa e Calabrica, 
forma globosa, (1. c. tav. IV, fig. 1 e 4) ma il suo ultimo 
giro superiormente quasi pianeggiante, è più allargato e 
inferiormente più rigonfio che in qualunque altra varietà o 
forma; — l'apertura è obliqua, transversalmente oblungo- 
arrotondata; — il margine columellare non diritto e pia- 
neggiante come nel tipo, ma arrotondato come nella Var. 
setulosa e Calabrica; — il peristoma è molto sottile. 

Abita S. Pasquale sopra Piedimonte di Alife, m. 500 in 
Terra di Lavoro (1879). Il D. Cavanna' ne raccolse due soli 
individui fra loro perfettamente identici. 


Var. setulosa. 


1825 HELIX SETULOSA, Briganti, Descriz. di due nuovi Eli- 
ci, in Atti R. Accad. scienze, Napoli, II, 
pag. 168, tav. I 


ESIGR Le 


1879 —  PLANOSPIRA, VAR. SETULOSA, Paulucci, Faun. 
Malac. Calabria, pag. 88, tav. IV, fig. 1. 


Abita Avellana nell’ Umbria (1878). 

Ho citato l’ opuscolo del Briganti, ma convien dichia- 
rare che occorre una fervida immaginazione per riconoscere 
in quelle figure la forma attuale; la descrizione poi prin- 
cipia con le parole seguenti: « Testa Melicis hortensis si- 
milis ». La dice di Salvitelle (Princip. Citeriore). 


Var. confusa. 


1857 HELIX CONFUSA, Benoit, Illustraz. Sist. crit. Sicil. pag. 
Ol ie VID ii, 20. 


Abita Avellana nell’Umbria (1878). 

La presenza di questa forma nell’ Umbria mi toglie gli 
scrupoli che avevo sin qui mantenuti contro la riunione 
di questa modificazione con la H. planospira. 

Sulla identità degli individui di Avellana con quelli di 
Sicilia non può sussistere dubbio veruno perchè la confusa 
di Umbria per forma generale, per apertura, per colore e 
spessezza di guscio, per peristoma crasso, è stata da me 
accuratamente paragonata e riconosciuta compagna in ogni 
carattere ad esemplari che ho avuti dallo stesso cavalier 
L. Benoit. 

Forse mi verrà osservato da alcuno che la presenza 
appunto di una identica forma, in diverse località relati- 
vamente così distanti come l Umbria e la Sicilia, starebbe 
invece a dimostrare il contrario di quanto intendo provare; 
e che precisamente tal fatto viene in appoggio dell’ opi - 
nione manifestata da diversi malacologhi che essa debba 
esser accettata come autonoma, perchè da tal fatto emer- 
ge la riprova che ha caratteri suoi propri, che si man- 
tengono costanti e si ripetono in più luoghi. Non nego 


eni sn «— 


Paz 


che a prima vista simil ragionamento possa apparire lo- 
gico e calzante. Mi affretto dunque a replicare che con- 
vien riflettere come in questa stessa località di Avellana, 
assieme alla ZH. planospira tipica, vivono pure, come l’ho 
già superiormente indicato, le varietà depilata e setulosa, 
le quali unitamente alla Var. Calabrica (che per ora al- 
meno per quanto mi consta non vi è stata rinvenuta) fan- 
no precisamente il passaggio alla confusa. 

Convien dunque ammettere che in detto luogo le di- 
verse varietà si sviluppano senza mescolarsi, a meno che 
si preferisca supporre che l'accoppiamento di alcune di 
queste forme generi gli ibridismi o le modificazioni che 
continuamente si rinvengono nell’ una o nell’ altra località. 
Resta inoltre a sapersi se anche ad Avellana, di dove ol-’ 
tre al tipo ricevei altre tre varietà tutte in scarsi esem- 
plari, queste si manterrebbero costantemente così facili a 
dividersi qualora si trattasse invece di doverne separare 


qualche centinaio ‘di individui. 


23. Helix Presli. 
? HrLtx PRESLI I, MY. Schmidt, mss. 

1847? — —  Kiister, Conch. Cabinet, Ed. II, Vol. II, 

pag. 82, n.° 490, tav. 81, fig. 3-4. 
Var. Nicatis. 

1859 HrLix NicaTIS, Costa (senior) Fauna del R. di Na- 
poli, Moll. Gaster. Polm. pag. 16, n.° 3. 

1381 —  PREstLI, VaR. NicatIs, Paulucci, in Bullet. Soc. 
Malac. Ital. Vol. VII, pag. 35. 


Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII. 7 


Me 
Xerophila Held. 


24. Helix neglecta. 


1805 HELIX NEGLECTA, Draparnaud, Histoire Moll. France, 
pag. 108, tav. 6, fig. 12-13. 


Abita S. Marino (1878) Santa Maria di Monte Leuce 
m. 230, in Terra di Lavoro (1879). 

La conchiglia di dimensioni tipiche non è stata raccolta, 
ma bensì individui di forma minor, che ben si adattano alla 
illustrazione datane dal signor Bourguignat, Faune Mala- 
col. de l’ Algérie I, (1864), tav. 30, fig. 15. 


25. Helix ammonis. * 


? HELIX AMMONIS, A. Schmidt, (in litt.) 
1857 — = Strobel, Essai d’ une distrib. Orogr. — 
Géogr. des Moll. terr. dans la Lombardie 
(in Mém. Acad. Sciences Turin, série II, 
tom. XVIII, pag. 245). 
1877 — — Kobelt, Cont. Rossmàssler, Iconogra- 
phie, V, pag. 95, tav. 143, fig. 1423-1424. 


Abita Pergola nelle Marche, Avellana nell’ Umbria, e 
Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 

Devo al D.° Tiberi diversi esemplari di IZ. ammonis pro- 
venienti pur da Caramanico, accompagnati da scheda che 
copio testualmente. — « H. ericetorum Miiller, V. ammonis 
A. Schmidt (sono con L. Pfr. che non ammette l H. am- 
monis) da me erroneamente pubblicata come H. cespitum. » 
— Il D- Tiberi è in pieno diritto di non accettare l’ H. am- 
monis per specie distinta, sebbene nel 1877, epoca nella 
quale mi spediva questi individui, L. Pfeiffer avesse già 
ammesso come autonoma la H. ammonis. Quello che vo- 


ult IT cn 
glio solo far rimarcare è che nel 1877 il D." Tiberi, di suo 
proprio impulso riconosceva e confessava erronea la sua 
anteriore denominazione di H. cespitum. Come va dunque 
che nel 1879, nel Bullettino, pag. 65, ripeteva aggravan- 
dola simile inesattezza ? 

Nei Matériaux, pag. 6, per errore di stampa e per inav- 
vedutezza mia, invece delle sopraccitate figure 1423 e 1424, 
della Continuazione di Rossmcssler, fu citata la figura 
1425, che il D." Kobelt chiama pure H. ammonis, ma che 
mi sembra, per quanto si può giudicare da una figura di 
cui non si vede neppure lo svolgimento della spira, dovreb- 
be probabilmente venir riferita piuttosto alla H. obvia, Zie- 
gler, forma italiana, la cui spira è spesse volte meno de- 


. pressa, anzi più rilevata che negli indivilui di oltre Alpe. 


26. ETelix candicans. (') 


? HELIX CANDICANS, Ziegler, Mus. 


1841 — _ Pfeiffer, in Wiegn. Arch. I, pag. 220. 

1848 — _ (pars) Pfeiffer, Mon. Helic. viv. I, 
pag. 164. 

, °° — — Chemn. Kister, Ed. II, Helix, Vol. I, 


pag. 259, n.° 241, tav. 38, fig. 10-12. 
1369 — BATHIOMPHALA, Tiberi (non Charpentier) in Bul- 
let. Malcol. Ital. II, pag. ‘70, tav. III, fig. 
6-38 (mala). 
1877 — — Tiberi (non Charpentier) in sched. 
18377 — — XKobelt (non Charpentier) cont. Rossmàs- 


(1) Il signor De Stefani, n Bullet. Soc. Malacol. Ital. 1881, pag. 57, 
avrà avuto, come esso dice, la miglior buona volontà di rischiarare al- 


. cuni equivoci riguardanti qualche specie di XeropAz/a dell’ Italia meri- 


dionale, fra le quali viene a trattare delle Z. ammozis e candicans. L’in- 
tenzione era certamente lodevolissima, ma a parer mio egli non ha 
raggiunto lo scopo ed ho speranza che la mia sinonimia e quanto ho 
scritto riguardo a queste due specie possa dimostrarlo. 


— 100 — 


sler, Iconographie, V, pag. 97, tav. 143, 
fig. 1429. 


Abita Avellana nell’ Umbria (1880). 

I principali autori tedeschi, Pfeiffer, Kobelt, Clessin, 
hanno adottato in massima una H. candicans Ziegler, alla 
quale riuniscono come assoluto sinonimo la H. obvia Hart- 
mann, apud Ziegler. Il D." Westerlund, Fauna Europea, 
Prodrome, pag. 94 (1876) ha molto ragionevolmente osser- 
vato che la ZH. obvia portando la data del 1840, la A. can- 
dicans del 1841, bisognava che la specie fosse chiamata 
col primo nome. Di più egli ha staccato, se così può dirsi, 
le due forme l’ una dall’ altra ed ha ritenuto che la H. can- 
dicans debba considerarsi come varietà distinta dalla ZH. 
obvia. Fin qui nei « Matériaux » e nelle « Repliche » io 
pure avevo adottato questo ultimo sistema per la Fauna 
Itoliama Meteo soprattutto per mancanza di materiale ed 
anche per non aver studiato abbastanza queste due con- 
chiglie, in modo da potervi discuter sopra seriamente. Ora 
però ho potuto raccogliere una gran quantità di HA. obvia, 
sia a Gainfharn presso Vienna, sia a Peri non lungi da 
Verona. Le ho studiate attentamente assieme ad alcu- 
ne altre di diverse provenienze estere ed ho pur passato 
in rivista il mio materiale italiano tanto della H. obvia 
quanto della Z. candicans. Il resultato delle mie osserva- 
zioni mi ha portato a stabilire che nella loro estesa area 
geografica esse mantengono ben distinti i loro differenziali 
caratteri. Per conseguenza ricredendomi dalla mia prima 
opinione e separandomi dagli altri summenzionati autori, 
credo dover ritenere le due specie come fra loro perfetta- 
mente distinte, perchè provviste di caratteri propri che per- 
mettono sempre di facilmente separarle. Vi sono diverse. 
specie considerate da tutti come autonome che non hanno 
caratteri differenziali spiccati quanto queste due. Osservo 
inoltre che la stessa distribuzione geografica, per quanto 


— 101 — 


sin qui resulta dalla mia collezione è assai diversa; perchè 
mentre l’ Z. candicans dall’ Italia settentrionale, centrale e 
meridionale, si diffonde sulle coste dell’ Asia Minore e sino al 
Caucaso, l’ I. obvia invece si estende solo in paesi più setten- 
trionali, abita cioè la Svizzera, l’ Italia superiore, l’ Austria, 
l’ Ungheria e credo non oltrepassi i Principati Danubiani. 
Infatti non trovo che il professor Mousson la citi di veruna 
delle località orientali ove indica la MH. candicans. 

La forma major di questa specie è stata fatta rappre- 
sentare dal D. Tiberi (‘') tav. II, fig. 2, col nome di H. di- 
screpans. Esso scrive in proposito a pag. 15 « L’on pourrait 
« peut-étre vouloir rapporter notre espèce à Vl H. candicans, 
« Ziegler = H. obvia, Hartmann, qui habite 1’ Allemagne, 
« l Autriche, la Hongrie, la Russie merfflionale, et l Italie 
« supérieure. Mais notre espèce, outre que la candicans 
« ne s' avance pas jusqu' à l’Italie méridionale, présente une 
« taille presque double, est plus luisante et plus lisse, et a 
« un ombilic plus ouvert, laissant clairement apercevoir 
« l’interieur de la spire. Nous pensons donc qu’ elle doit 
« étre maintenue comme espèce distincte ». 

Il D.° Tiberi dice che la H. candicans non si avanza 
sino all’ Italia meridionale! Chi glielo ha detto? Come lo 
prova? Ed .in tal caso da dove provengono i due individui 
che mi donò nel 1877 come della Maiella, col nome di H. 
bathiomphala? 

Questi due esemplari non sono grandi quanto la surri- 
ferita figura; hanno l’ ombelico meno aperto, ossia l’ uno 
di essì l' ha più, l’altro meno, ma nessuno dei due quanto 
la figura. Essi sono identici per forma, per composizione 
del guscio, per lucentezza, pei gruppetti sparsi di macchio- 
line bigie disseminate sulla superficie, per apertura, e per 
ombelico al numerosi individui che ho dell’ alta Italia non 


('Y De quelques Moll. terr. Napol., Extrait des Annales de la Societé 
Malacol, de Belgique, tome XIII, 1878, 


— 102 — 


solo, ma pure a quelli di Cilicia in Asia minore, di Odessa 
e di Crimea nella Russia meridionale, di Koutais nel Cau- 
caso, la maggior parte dei quali mi vennero determinati 

dal professor Mousson di Zurigo. 

Anche a proposito della H. cinctella, Draparnaud, il 
D. Tiberi scriveva nel Bullettino Malacologico Italiano 1869, 
pag. 68, n.° 5, che questa specie « vive nelle regioni me- 
diterranee e nelle colline, NON NELLA REGIONE MONTANA; 
PER CUI NON PUÒ TROVARSI, COME NON SI TROVA, NELLE AL- 
TRE REGIONI DI ABRUZZO ». 

Malgrado il veto lanciato dal D." Tiberi, questa specie 
ha avuto la sfacciataggine di lasciarsi trovare in piena pro- 
sperità sul monte Maiella presso Gesso Palena in Abruzzo 
ed egli è stato costretto, dall’evidenza del fatto indiscutibile, 
a dare una smentita al suo articolo anteriore nel Bulletti- 
no Malacologico Italiano 1872, pag. 72, ed a confessare 
l’ esistenza dell’ ZH. cinctella in quello stesso Abruzzo ove 
pochi anni prima affermava che la specie non si poteva 
trovare. Non sarebbe dunque più prudente, in simili casi, 
riconoscere francamente che i nostri dati, le nostre cogni- 
zioni riguardanti la distribuzione geografica ed isotermica 
delle diverse specie sono ancora troppo incompleti per po- 
tersi azzardare a stabilire a priorî delle ipotesi che i fatti 
vengono quindi a contraddire? 

Possiedo nella mia collezione numerosi esemplari della 
H. candicans provenienti da ponte d’ Arli e Ascoli Piceno 
(Mascarini e Valentini) e due del monte Maiella (Tiberi). 
Torno a ripetere che non saprei accettarli come specifica- 
mente distinti dagli individui dell’ Italia settentrionale e di 
altri paesi di Europa. Ù 


27. Helix instabilis. 


? HELIX INSTABILIS, Ziegler, Mus. 
1842 — _ Pfeiffer in Symbol, 2, pag. 81. 


— 103 — 

1877 HeLIix Spapa, Kobelt (non Caleara) cont. Rossmis- 
sler, Iconographie, V, pag. 101, tav. 144, 
fig. 1445 (H. destituta non Charpentier). 

1879 — InsragILIs, Paulucci, in Bullett. Soc. Malacol. 
Ital. Vol. V, pag. 204. 


Abita la cima del Cesima, m. 1170, in Terra di Lavoro 
(1879). 


Var. bathiomphala. 


? HELIX BATHIOMPHALA, Charpentier, in sched. (non Ti- 


beri). 

1848 — INSTABILIS, y Pfeiffer, Mon? Helic. vivent. I, 
pag. 443, (Addenda). 

1879 —  BATHIOMPHALA...... in Novitates Conchol. V, 
pag. 185, n.° 916, tav. 155, fig. 1-4. 

1879 — instaBIDIs, e) Paulucci, in Bullett. Soc. Malacol. 


Italiana, pag. 212. 
Cima del monte Catria nelle Marche (1878). 
Il D Cavanna ne raccolse individui di forma tipica, altri 
con spira più depressa ed altri di forma più alta. 


28. KIelix conspurcata. 


1801 HrLIX CONSPURCATA Draparnaud, Tableau Moll. p. 93. 


1805. — — Draparnaud, Histoire Moll. Fran- 
ce, pag. 105, tav. 7, fig. 23-25. 
1864 — _ Bourguignat, Malacol. Algérie I, 


pag. 194, tav. 20, fig. 1-8. 


Abita monte Giove presso Fano - nelle Marche (1878) 
monte Cassino, m. 518, Prata Sannita m. 300; Pontecorvo 
m, 100 in Terra di Lavoro (1879). 


— 104 — 


29. Helix trochoides. 


1789 HELIX TROCHOIDES, Poiret, Voyage Barberie, II p. 29. 


1801 —. CONICA, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 69. 

1805. — — Draparnaud, Histoire Moll. Fran- 
ce, pag. 79, tav. 5, fig. 3-5. 

1864 — TROCHOIDES, Bourguignat, Malacol. Algérie I, 


pag. 282, tav. 32, fig. 23-28. 
Abita monte Giove, presso Fano, nelle Marche (1878). 


30. Helix Cavannze. 
Tav. II, fig. 4. 


1880 HeLIX CAVANNA, Paulucci, in sched. 22 jun. 


Testa parvula, filocincta, aperte umbilicata, supra co- 
nica aut subconica, subtus compresso-rotundata, solidiu- 
scula, cretacea, confertim rugoso-striatula, sordide cinerea; 
maculis punctisque griseis plus minusve picta; — spira 
sub-conica, apice prominente, nitido, lucido, corneo; — 
anfractibus 5-6, convexiusculis, carina filiformi circum- 
cinctis, lente regulariterque crescentibus, sutura impressa 
separatis, ultimo paululum majore, leviter descendente, 
filocincto; — apertura obliqua, rotundata; peristomate re- 
cto, acuto, intus subincrassato; — marginibus convergen- 
tibus, columellari leviter reflexo. 


Diam. major 6 ‘/,-7, minor 5 ‘'/x-5 %,, alt. 4-5 mill. 


Conchiglia piccola, ornata di un cordoncino alla perife- 
ria, ombelicata, conica o pressochè conica superiormente, 
compressa di sotto sebbene arrotondata, assai solida, creta- 
cea, coperta di strie o rugosità fitte, disuguali in grossezza, 
di color bigio sporco e marcate di punti o freghi bigi più 
scuri; spira piuttosto conica; anfratti assai convessi, circon- 


— 105 — 


dati da una sottil carena filiforme, che crescono regolar- 
mente (gli ultimi due abbandonando l’ andamento degli altri, 
ossia il medesimo pendio leggermente inclinato, scendono 
maggiormente in direzione perpendicolare, senza però allar- 
garsi in proporzione e ciò dà appunto alla conchiglia l’aspetto 
conico o trochoide) separati da profonda sutura; — l’ultimo 
un poco scendente in prossimità dell’ apertura; — questa è 
obliqua, arrotondata, il peristoma è acuto, diritto, ingrossato 
da un leggero labbro biancastro; — margini discretamente 
convergenti, il columellare un poco ripiegato. 

Questa bella specie vive sulla cima del monte Mileto, 
m. 2050, ed a Esule, Masseria del Giudice, m. 1352, nel 
Matese (1879). 

Dedico anche l’ attuale nuova specie #l D." G. Cavanna 
come attestato di amicizia e di gratitudine per lo zelo da 
lui dimostrato nel raccoglier Molluschi durante le sue suc- 
cessive escursioni scientifiche. 


Var. scissa. 


davanti flo 5: 


1880 HeLIX CAVANNA, VAR. scISssa, Paulucci, in sched. 
22 Jun. 


Discrepans a typo testa depressiore, umbilico magis 
aperto, inequaliter et incerta striatula, carina filocincta 
subobliterata. 


Diam. major 8, minor 7, alt. 4 */, mill. 


Più depressa del tipo, con ombelico più allargato, a stria- 
tura più incerta, più ineguale, più grossolana, con carena 
pressochè smussata e cordoncino appena indicato, questa 
varietà sembra meno frequente del tipo e non è stata rin- 
venuta dal D," Cavanna che sul monte Maiella a m. 2749, 


— 106 — 


81. HIelix Grovesiana. * 
Tav. II, fig. 1. 


1881 HeLIX GROVESIANA, Paulucci, in sched. 12 Febr. 


Testa aperte pervio umbilicata, subdepressa, acute ca- 
rinata, supra tectiforme, subtus convexa, solida, cretacea, 
albidula, confertim striato-costulata; spira parum convexa, 
tectiforme; — apice subprominulo, nitido, corneo; — an- 
fractibus 5 ‘/,, regulariter accrescentibus, supra carinam 
elevatiusculis, ultimo antice non descendente, acute filiformi 
carinato; — apertura parvula, leviter obliqua, angulato- 
subrotundata, intus albida; — peristomate recto, acuto, 
intus albo-labiato; — marginibus approximatis, callo te- 
nuissimo junetis. 


Diam. major 9 ‘'/,, minor 8 4, alt. 4‘ mill. 


Conchiglia provvista di ombelico assai largo, alquanto 
depressa, a carena acuta, superiormente a forma di tetto, 
convessa di sotto, solida, cretacea, biancastra (alcuni scarsi 
individui presentano inferiormente la traccia di una fascia 
sbiadita), a strie forti, a guisa di costoline, fitte, serrate; — 
spira piuttosto convessa, apice abbastanza prominente, li- 
scio, corneo, lucente; — anfratti 5 ‘/,, ad accrescimento re- 
golare, che al di sopra della carena sono un poco rigonfi, 
l’ultimo dei quali non scendente, acutamente carenato; — 
carena filiforme, compressa; apertura piccola, leggermente 
obliqua, angolata ma pressochè rotonda, internamente bian- 
ca; — peristoma diritto, acuto, fornito internamente di un 
cercine bianco; — margini approssimati, uniti da un sotti- 
lissimo callo. 

Abita Salle sul monte Morrone in Abruzzo Citeriore (1880). 

Questa conchiglia interessante venne raccolta per cura 
del signor Groves, uno dei nostri più distinti botanici, che 
ebbe la gentilezza di donarmela ed al quale mi faccio un 


— 107 — 


dovere ed un piacere di dedicarla, quale attestato della mia 
. considerazione e della mia gratitudine. 

Non saprei raffrontarla che con la H. Spratti, Pfeiffer 
dell’ isola di Malta, dalla quale bensì si distingue a prima 
vista per i seguenti caratteri. Forma generale più alta seb- 
bene la conchiglia sia più piccola; — spira più prominente; 
non pressochè incavata come nella Spratti; forma dell’ an- 
fratto assai meno convessa fra la sutura e la carena di- 
modochè l’ una e l’altra appaiono meno infossate; — parte 
inferiore più rigonfia; striatura più sottile, ombelico più 
stretto e meno dilatato. 

Nondimeno è indiscutibile la molta analogia esistente fra 
la nuova specie e quella di Malta, e ciò a parer mio è quanto 
trovo di più singolare e di particolarmerfte interessante. 


Tachea Leach. 
32. Helix nemoralis. * 


1758 HELIX NEMORALIS Linné, Syst. Nat. Ed. X, I, pag. 773. 
_ — Férussac, Hist. tav. XXXIV, fig. 4. 


Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 

Sino ad ora nella mia raccolta Malacologica italiana 
non possedevo esemplari di questa specie di località più 
meridionali che il monte Soratte, o monte S.' Oreste nella 
provincia di Viterbo. Il Von Martens però l’ avrebbe pur 
raccolta nella macchia del lago di Castello presso Albano, 
cioè in luogo assai più meridionale ancora, e nel Malakozool. 
Bldtter 1868, pag. 80, n.° 14, lo stesso autore scrive che 
il Museo di Bologna ne avrebbe individui provenienti dal- 
l’ Abruzzo. 

Nonostante quanto precede e che non era ignorato dal 
D." Tiberi poichè esso pure parla degli esemplari esistenti 
al Museo di Bologna, nonostante dico, egli nel Bullettino 


— 108 — 


Malacol. Italiano 1869, pag. 115 non teme di arrischiarsi 
a scrivere « Per quanto sappiamo non sì è questa (l’ H. 
nemoralis) sinora trovata in Abruzzo ove non potrà al 
certo esistere. » 

Che egli non l’ avesse ricevuta di Abruzzo, non stento 
a crederlo, perchè per quanto mi sembra resultare dal- 
l’ attuale elenco, sono diverse le specie che gli erano sco- 
nosciute; nondimeno era inesatto l’ asseverare che la specie 
non era ancora quivi stata raccolta, dappoichè parla degli 
individui del Museo di Bologna per confutarne la provenienza. 
Il decretar quindi che l’ H. nemoralis non può al certo esiste- 
re in Abruzzo è una di quelle infondate asserzioni nelle quali 
un naturalista serio non dovrebbe lasciarsi trascinare, per- 
chè come già l ho osservato superiormente, non siamo an- 
cora abbastanza iniziati circa alla distribuzione delle no- 
stre specie per potere emettere opinioni cotanto arrischiate, 
quando soprattutto non vi sono ragioni particolari per 
coadiuvare una qualunque simile ipotesi. 

Intanto ecco che ora vien confermata l’ esistenza della 
H. nemoralis in Abruzzo non solo, ma anche in Basilicata 
ove venne raccolta l’ anno decorso dal signor Caroti e gli 
esemplari delle due provincie sono depositati nella mia 
collezione, ove sarò sempre disposta di mostrarli a chiun- 
que bramasse accertarsene. 


Macularia Albers. 
38. Helix vermiculata. 


1774 HELIX VERMICULATA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. 
Hiistodipaog 20722008 

18397 — ce Rossmdssler, Iconographie, V, 
pag. 6, tav. 22, fig. 301. 


Abita monte Giove presso Fano nelle Marche; San Ma- 
rino; Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). Monte Cas- 


“ea 


2 00 — 


sino; Presenzano; Prata Sannita; Ponte Corvo in Terra di 
Lavoro (1879). 

Oltre il tipo ornato di 5 fascie staccate e distinte, si 
trovano in queste diverse località varie mutazioni o com- 
binazioni di colori e di zone, sino agli individui partico- 
larmente grandi, ad ultimo anfratto relativamente larghis- 
simo, di color bianco crema unicolore, i quali provengono 
da Caramanico ove sono stati rinvenuti assieme ad esem- 
plari scurissimi. 


Iberus Montfort. 


34. Helix strigata. 
” 


1822 HELIX STRIGATA, Férrusac, Prodrome, n.° 162. 
Var. fusco-labiata. 


1842 HELIX STRIGATA, VAR. FUSCO-LABIATA, Rossmdssler, 
Iconographie, XI. pag. 2, tav. 51, fig. 684. 


Abita Avellana nell’ Umbria (1880). 

Il DI Cavanna raccolse un unico esemplare della attuale 
varietà e nessun individuo tipico. 

E incerto che possa accettarsi Miller come descrittore 
di questa specie perchè nel II.° Vol., Verm. ferr. et fluv. 
Hist., pag. 61, n.° 250 egli da una diagnosi che non si 


. addice completamente alla conchiglia in discorso, dimodochè 


la maggior parte degli autori, compreso Férussac, ripor- 
tano solo in modo dubbio il nome di Muller quale autore 
della H. strigata. 


85. Helix Carsoliana. 


1822 HELIX CARSOLIANA, Férussac, Prodrome n. 67. 
—_ _ Férussac, Histoire, tav. 41, fig. 1. 


; — 110 — 
1878 HrLIX MARRUCINA, Tiberi, De quelques Moll. terr. 
Napol: in Annales Soc. Malacol. de Bel- 
gique Vol. XII, pag. 18, tav. II fig. 5. 


Var. recondita. 


1876 HELIX RECONDITA, Westerlund, Faun. Europ. Prodr. 
pag. 130, n.° 321. 

1878 — CARSOLIANA, VAR. RECONDITA, Paulucci, Ma- 
tériaux pour serv. a la F. Mal. d’ Italie, 
pag. 8 et pag. 34, nota 44. 

1879 — _ —_ — Paulucci, Re- 
plica alle oss. crit. ecc., in Bullet. Soc. 
Malacol. Ital. Vol. V, pag. 196. 


Abita Piedimonte d’ Alife (1879). 
Var. contaminata. * 


1877 HeLIx CARSEOLANA (pars), Kobelt, Cont. Rossmàssler 
Icon. V, pag. 10, tav. 123, fig. 1176.? 


1878 — — VAR. CONTAMINATA, Paulucci, Matériaux 
loc. cit. pag. 8 et pag. 34, nota 44. 
1879 — — — — Paulucci, Replica, 


loc. cit., Vol. V, pag. 196. 


Abita la cima del Morrone (1878); Campo Oraca m. 1137 
nel Matese (1879). 

Cito con un poca di titubanza la figura 1176 della Ico- 
nographie, perchè non vi si scorge traccia di macchia co- 
lumellare scura. Constato nondimeno che quella illustra- 
zione dà una esatta idea della grandezza, colorazione, ele- 
vazione di spira, apertura dell’ ombelico ecc. dell’attuale 
varietà. 


— lil — 


Var. Milettiana. 
Tav I Me. 2. 


1881 HreLIix CARSOLIANA, VAR. MILETTIANA, Paulucci, in 
sched. 12 Febr. 


Differt a typo testa multo majore, conica, ultimo an- 
fractu latiore, magis inflato, columella callosa, late brun- 
neo maculata, peristomate fusco. 


Diam. major 22, minor 19, alt. 15 mill. 


Questa nuova varietà non può venir paragonata che col 
tipo, dal quale differisce per forma generale assai più 
grande, per spira molto più conica, per witimo anfratto vi- 
sibilmente più sviluppato e rigonfio; l'ombelico è chiuso come 
nel tipo, ma la columella è largamente callosa e stesa su 
di esso, formando una larga macchia marrone che si dif- 
fonde pure su tutto il peristoma e sul callo che riunisce i 
due bordi. Ne conosco esemplari più grandi e più elevati 
delle dimensioni sopra indicate. 

Abita la cima del monte Miletto, m. 2050 nel Matese, e 


Macchia Perrara, m. 1250 in Terra di Lavoro (1879). 
Var. Uzielliana. * 


1877 HeLIX CARSEOLIANA (altera pars) Aobelt, Cont. Ros- 
sméissler Iconographie, V, pag. 10, tav. 
123, fig. 1174-1175. 

1878. —  CARSOLIANA, VAR. UZIELLIANA, Pawlucci, Ma- 
tériaux, pag. 8 et pag. 34, nota 44. 

1879 — — — — Paulucci, Re- 
plica, loc. cit. Vol. V, pag. 196. 


Abita Caramanico (1878). 
Fu per errore che nei Matériaua vennero citate le figu- 


— 112 — 


re 1175, 1176 dell’ Iconographie, invece delle figure 1174 
1175 per rappresentare l’ attual varietà. 


Helicogena Risso. 
56. Hlelix aspersa. * 


1774 HELIX ASPERSA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, 
pag. 59, n.° 293. 
a — —_ Férussac Histoire, tav. XVIII. 


Abita San Marino, monte Giove presso Fano e Pergola 
nelle Marche; Caramanico in Abruzzo (1878) — Piedimonte 
di Alife e Ponte Corvo in Terra di Lavoro (1879). 

In queste molteplici località la I. aspersa, assume forme 
assal diverse e la colorazione varia dal pallido quasi uni- 
colore sino al marrone scurissimo. 


37. Hielix ligata. * 


1774 HrLIx LIGATA, Muller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, 


pag. 58, n.° 60. 

1860 — GUSSsonEANA, Bourguignat, Amen. Malco JI 
paci av 30011 

1869 — LIGATA, Paulucci, Fauna Malacol. della Cala- 


bra pas iS) 


Abita S. Marino, Avellana nell’ Umbria, Caramanico in 
Abruzzo Citeriore (1878) — Cima del monte Miletto, m. 2050, 
cima di macchia Perrara m. 1250 e monte Cassino in Terra 
di Lavoro (1879). 

Anche questa specie nelle sue numerose stazioni assume 
forme varie, dimensioni e colore diverso. 


38. Hielix lucorùum. * 


1758 HeLix LUcoRUM, Linné, Ed. X, pag. 1247, n.° 692. 


— 113 — 
1860 HpLix LUcorRUM, Bourguignat, Amén. Malacol. II pag. 
L71720; (fig. de 
1860 — sTRAMINEA, Bourguignat, Amén. Malacol. II, 
pag. 171, tav. 20, fig. 3, 4. 


Abita San Marino, Avellana nell’ Umbria e Caramanico 
in Abruzzo Citeriore (1878). 

Paragonando le figure che Briganti (') dà della sua M. 
straminea, con quelle superiormente citate riprodotte con 
lo stesso nome dal signor Bourguignat, mi sembra facil- 
«mente rilevarsi che non solo non sono identiche, ma nep- 
pure si assomigliano; perchè scorgo nella H. straminea 
Briganti, un carattere differenziale consistente nella forma 
tutta storta e ripiegata della columella #*che fa sembrare 
l’ apertura provvista di un ingrossamento dentiforme, il 
qual carattere non è certamente riprodotto sulla figura 
delle Aménités. Sono di opinione che questa columella 
contorta non debba essere un attributo assoluto della spe- 
cie, perchè ho nella mia collezione individui della località 
originale ove venne scoperta questa forma, i quali non ne 
hanno il minimo indizio, talehè questo carattere deve con- 
siderarsi accidentale, non specifico. Ma in tal caso a cosa 
dunque si riassume la differenza specifica? Il summenzionato 
autore francese enumera, è vero, una lunga serie di carat- 
teri differenziali, ma questi non reggono difaccia ad una 
numerosa serie di individui, e sino ad oggi almeno devo 
convenire di non esser riuscita a poter separare l’ H. stra- 
minea, nemmeno come una varietà della H. lucorum, per- 
chè anche la dimensione maggiore non è assoluta, mentre 
nella medesima località si rinvengono individui completa- 
mente adulti più o meno grandi, più o meno globosi, con 


(!) Descrizione di due nuove specie di Elici (in Atti della R. Accade- 
mia delle Scienze di Napoli) pag. 172, tav. II, fig. 1-4, 1825. 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII, 8 
» 


— ll4 — 


apertura più o meno scendente, con bordo columellare più 
o meno calloso ecc. ecc. 

Non è nemmeno esatta l’ asserzione del signor Bour- 
guignat che Vl H. straminea « n'a été recueillie jusqu'à 
present que dans les montagnes des Abruzzes », dappoichè 
lo stesso Briganti scrive « Habitat in Principatu Citeriori, 
Aprutio, aliisque nostri Regni locis ». 

Nè sarà fuor di luogo osservare che il Briganti nel de- 
scrivere la sua Elice non conosceva al certo 1 H. lucorum, 
perchè mentre paragona le differenze della nuova specie da 
lui descritta con le H. pomatia, e grisea non prende in con- 
siderazione la necessità di confrontarla con la H. lucorum. 


GENERE BULIMINUS xnreasvberg (1831). 


Zebrina Held. 
39. Buliminus detritus. 


1774 HeLIX DETRITA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, 
pa N 0100) 

1855 BuLimus DETRITUS, Moquin-Tandon, Hist. Moll. Fran- 
ce, II, pag: 294, n° 3, tav e 

1860 BuLIMINUS. — Albers, Die Helicen, Ed. IL, p. 235. 


Abita la cima del monte Cairo, m. 1669, in Terra di 
Lavoro (1879). 

Gli esemplari tutti raccolti in questa località dal D." Ca- 
vanna, appartengono alla mutazione unicolore biancastra che 
Moquin-Tandon designa col nome di albinos. 


Chondrula Beck. 
‘40. Buliminus tridens. 
1774 HeLIx TRIDENS, Muller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, 


pag. 106, n.° 305. 


È) 


— 115 — 
1855 BULIMUS TRIDENS, Moquin-Tandon, Hist. Moll. France, 
II, pag. 297, n.° 4, tav. 21; fig. 28-30. 
1860 BuLiminus — Al/bers, Die Helicen, Ed. IL.*, pag. 237. 


Abita Imola in prov. di Bologna, S. Pasquale (Piedi- 
monte) m. 500, e la cima del monte Cairo m. 1669 in Terra 
di Lavoro (1869). 


41. Buliminùs quadridens. * 


1774 HELIX QUADRIDENS, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. 
II, pag. 107, n.° 306. 


1855 BuLIMUS — Moquin-Tandon, Hist. Moll. Fran- 
ce II, pag. 299, n.° 6/ftav. 22, fig. 4-6. 
1860 BuLIMINUS. — Albers, Die Helicen, Ed. II.*, p. 237. 


Abita Caramanico, la cima della Maielletta e del monte 
Morrone in Abruzzo Citeriore (1878) — la cima del Cesima 
(Presenzano) m. 1770; Macchia Perrara (Gallo) m. 1250; 
cima del monte Cairo, m. 1669 in Terra di Lavoro; S.* Ma- 
ria Defensa m. 1000-1500 ed Acqua Vanera m. 1200 nel 
Matese (1879). 


Nape@us Albers. 
42. Buliminus obscurus. 


1774 HeLIx oBscura, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, 
pag. 103, n.° 302. 

1855 BuLiMmus oBscuRUS, Moquin-Tandon, Hist. Moll. Fran- 
cendittpae: 2915 ne 2, tavazi, is 9. 

1860 BuLIMINUS. — Albers, Die Helicen, Ed. II, p. 234. 


Abita Terelle sul monte Cairo e la cima di questo stesso 
monte a m. 1669 in Terra di Lavoro (1879). 


— 116 — 
GENERE STENOGYRA snoessitercortn (1854). 


Rumina Risso. 
43. Stenogyra decollata. * 


1758 HELIX DECOLLATA, Linné, Syst. Nat. Ed. X, pag. 773, 
n.° 608. 

17607 — —- Linné, Syst. Nat. Ed. XII, pag. 1247, 
n.° 695. 

1855 BuLimus pECcOLLATUS  Moquin-Tandon, Hist. Moll. 
Erance«I, pas. 81; n, tav22 oso! 

1860 STENOGYRA DECOLLATA, Albers, Die Helicen, Ed. II, 
pag. 263. 


Abita S. Marino; Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 
Cima del Cesima (Presenzano) m. 1170 e Pontecorvo in 
Terra di Lavoro (1879). Ne ho pur ricevuti alcuni esemplari 
che a cura del signor Groves sono stati raccolti a Salle sul 
monte Morrone (1880). 


GENERE PUPA 2raparnava (1801). 
Torquilla Studer. 
44. Pupa frumentùum. 

1801 PupA FRUMENTUM, Draparnaud, Tableau Moll. pag. 50. 
1837 — — Rossmdssler, Iconographie, V, pag. 
lil ittavie 29 nea) 

Abita presso le sorgenti del Torano a Piedimonte di 
Alife in Terra di Lavoro (1879). i 


Ho già spiegato nei Matériaux, pag. 36, nota 52, che 
non conosco esemplari della specie attuale di veruna lo- 


le SAI re 


— 117 


calità italiana che possano riferirsi in modo assoluto alla 
P. frumentum della Francia meridionale, perchè i nostri 
si distinguono sempre per suture più marcate e profonde, 
per striatura più forte, per forma generalmente più rigon- 
fia, ece., ecc. Nondimeno anche nel nostro territorio si tro- 
vano individui che a quelli più si approssimano e sono que- 
sti ultimi appunto che io prescelgo come tipi della P. fru- 
mentum, forma italiana. 


Var. Apennina.* 


1845 PupA APENNINA, Charpentier, in Kiister, System. 
Conch. Cab. Gat. Pupa, pag. 105, tav. 14, 
fio. 25-28. ” 

1878 — FRUMENTUM, VAR. APENNINA, Paulucci, Maté- 
riaux pag. 10 et pag. 36, nota 52. 


Abita Avellana nell’ Umbria, Caramanico e la cima della 
Maielletta in Abruzzo Citeriore (1878). 

Alle osservazioni consegnate nei Matériaue loco cit. 
conviene aggiungere inoltre come in questa varietà meri- 
tino particolare attenzione, in primo luogo, il colore più 
scuro della conchiglia, che pende nel nocciola, secondaria- 
mente, le cicatrici esterne delle lamelle interne che si esten- 
dono su quasi tutta la superficie dell’ ultimo anfratto, come 
è indicato appunto sulla fig. 28 della tav. XIV di Kiister. 
Queste cicatrici esterne le ho notate sopra alcuni individui 
isolati provenienti dal Monte in Val d’' Elsa e da Campor- 
biano presso Volterra, sebbene in queste due località la for- 
ma più allungata e il colore più pallido della conchiglia la 
facciano piuttosto rientrare nelle Var. IMlyrica o elongata. 
Invece negli esemplari tanto della Maielletta quanto di Ca- 
ramanico, i caratteri tipici di questa varietà sono benissi- 
mo sviluppati e spiccati, talchè se non esisitesssero forme 
intermedie o di passaggio si potrebbero accettare come rap- 


— 118 — 


presentanti di una specie autonoma. Ma ho già indicato che 
tali modificazioni esistono e però non credo dover rinun- 
ziare al partito già accettato nella mia prima pubblicazione, 
tanto più che nuove indagini, ripetuti studi, hanno avuto 
per risultato di confermare il mio antico apprezzamento. 


Var. Illyrica. 


1887 PuPpA FRUMENTUM, VAR. ILLYRICA et VAR. ELONGATA, 
Rossmtissler, Iconographie, V, pag. 11, 
tav 231 diet 31237019. 


Abita Fano nell’ Umbria (1878). 

Il D Westerlund, Faun. Europaea Prodr. pag. 170 
(1876) riunisce la Var. Illyrica ed elongata, ambedue di 
Rossmàssler. Approvo e adotto questa riunione perchè mi 
sembra impossibile di poter limitare e circoscrivere queste 
due forme che si fondono l’ una nell’ altra. Osservo inoltre 
che, data la distribuzione geografica di questa varietà la 
quale è sparsa in molte località anche del centro della no- 
stra penisola, avrei preferito per ragione di logica adottare 
il nome di Var. elongata piuttosto di quello di Var. IMly- 
rica, ma me ne sono astenuta perchè quest’ ultimo nome 
si trova già menzionato nel vol. I, pag. 82 (1835) dell’ Ico- 
nographie, e che per conseguenza è anteriore all’ altro di 
due anni. 


45. Pupa avenacea. * 
1792 BuLIMUS AVENACEUS, Bruguière, Encyclop. Method. I, 


Mers pas 399: 
1801 PupA AVENA Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 59. 


1837 — —  Itossnessler, Iconographie, V, pag. 13, 
lav. dog (Mo 319: 
1852. — —  Kiister, Conch. Cabinet, Ed. II, Gat. Pupa, 


pag. 48, tav. 6, fig. 12-14. 


— 119 — 


Abita Pergola e la cima del monte Catria nelle Marche; 
Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). — Acqua Vanera, 
m. 1200; Esule Masseria del Giudice, m. 1352; Campo Oraca, 
m. 1137 nel Matese; Piedimonte di Alife m. 200 e sorgenti 
del Torano in Terra di Lavoro (1879). 

Una mutazione che si distingue dal tipo per maggiori 
dimensioni in grossezza ed in lunghezza, ma soprattutto per 
essere assai più svelta, che è stata raccolta presso Avel- 
lana nell’ Umbria ed a Caramanico nel 1878, l’ ho distinta 
nella mia collezione col nome di forma elatior. 

Ha un numero di anfratti eguali al tipo, cioè 8, ma mi- 
sura circa 1 ‘/ mill. di lunghezza maggiore di questo, ossia 
supera di poco 8 mill. 

. 
46. Pùpa Philippii. 


1840 Pupa PaHiLippII, Cantraine, Malacol. Medit. pag. 140. 

1342. — CAPREARUM, Philippi, apud Rossmaàssler, Icono- 
graphie, XI, pag. 11, tav. 53, fig. 729. 

1344 — Puiuippa, Philippi, Enumer. Molluse. Sicil. II, 
pag. ll4,n> s;ctavy2h fig 3 


Abita Prata Sannita, m. 800 e Piedimonte di Alife in 
Terra di Lavoro (1879). 


Orcula Held. 


47. Pupa doliolum. 


1792 BuLimus poLioLum, Bruguière, Encyclop. Method. I, 
Vers, pag. 351. 


1801 Pupa Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 58. 

18397 — —_ Rossmissler, Iconographie, V, pag. 
16, tav. 23, fig. 328. 

1855 — —_ Moquin-Tandon, Hist. Moll. Fran- 


ce, II, pag. 385, tav. 27, fig. 32-34. 


— 120 — 


Abita la Maielletta e Caramanico in Abruzzo Citeriore 
(1878). — Avellana nell’ Umbria (1880). 

Il D. Tiberi nel 1877 mi donò esemplari di questa specie 
raccolti a Gessopalena sul monte Maiella. 

Nella mia collezione ho distinto una forma curta, si- 
mile del tutto al tipo, ma di questo alquanto più raccorcita; 
è quella che più di frequente si rinviene nei sopra accen- 
nati luoghi. 


Pupilla Leach. 
48. Pupa cylindracea. 


1778 TuRBo cyLINDRACEUS, Da Costa, Test. Britan. pag. 89. 
1801 PupA uMBILICATA, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 58. 


1864 — — Bourguignat, Malacol. Algerie II, 
pag. 91, tav. VI, fig. 8-Il, 13, 14. 
1879 — cYLINDRACEA, Paulucci, Faun. Malacol. Calabria, 


pag. 136, n.° 68. 


Abita Prata Sannita m. 300, in Terra di Lavoro (1879). 

Avevo generalmente trovato i numerosi autori, che mi 
era riuscito di consultare, concordi nel ritenere che la P. 
cylindracea Da Costa fosse identica alla P. umbilicata Dra- 
parnaud. Avevo nondimeno osservato che il signor Bourgui- 
gnat, sempre esatto sino allo ‘scrupolo dei diritti di priorità 
cronologica, chiamava l' attuale specie P. umbilicata Dra- 
parnaud in tutte quelle sue pubblicazioni che ho potuto 
procurarmi; ciò mi aveva fatto nascere il dubbio che la spe- 
cie dell’ autore inglese dovesse da questa esser diversa. E 
però a varie fiate mi ero data a studiare con la maggiore 
attenzione questa Pupa con esemplari di Svezia, delle Eaux 
Bonnes e della Rochelle in Francia, paragonandoli con in- 
dividui di diverse parti d’ Italia, per vedere se arrivavo a 
scoprire fra questi e quelli una differenza qualunque, ma 


— 121 — 

non ero mai riuscita nel mio intento. Ultimamente studiando 
appunto tale argomento mi imbattei in un articolo del si- 
gnor Bourguignat, il quale nella Malacologie terrestre du 
Chateau d' If, pag. 29 (1860) parlando appunto della P. um- 
bilicata Draparnaud, scrive « Le Pupa umbilicata est une 
« espèce speciale aux contrées du littoral. Elle se trouve 
« au Maroc, en Algérie, en Espagne, en France. Seulement 
« elle semble ne guère dépasser dans notre pays, la vallée 
« de la Seine. 

« Tous les individus que j ai eus à examiner du nord 
« de la France, ainsi que de 1’ Angleterre, n’ appartenaient 
« point à cette espèce, mais bien à un autre Pupa connu 
« des Anglais sous le nom de Cylindracea. 

« C’ est done une grave erreur de coMffiderer, ainsi que 
« l’ ont fait MM. Moquin-Tandon et L. Pfeiffer, ’ umbilicata 
« de Draparnaud comme identique au Pupa (Turbo) cylin- 
« dracea de Da Costa, Test. brit., p. 89, pl. V, f. 16, 1789. 
«— «Je donnerai bientòt, du reste, toutes les preuves è 
« l’ appui de cette opinion, telles que caractères, signes dif- 
« ferentiels, ainsi qu’ un grand nombre de figures représen- 
« tant ces deux Pupa depuis leur première période jusqu' à 
« leur entier développement. » 

In seguito di quanto precede mi convinsi che per ben 
definire una simil questione, per mettermi nel caso di distin- 
guere le differenze specifiche che il signor Bourguignat se- 
gnalava fra le due conchiglie, mi conveniva prima di tutto 
procurarmi esemplari di provenienza britannica. 

Senza por tempo in mezzo scrissi subito ad una mia com- 
piacente corrispondente, la signora J. Fitz-Gerald a Folke- 
stone, pregandola ad inviarmi la Pupa in discorso, in nu- 
merosi individui e di diverse località. Essa con la squisita 
cortesia che la distingue si affrettò di appagare il mio de- 
siderio e mi mandò esemplari delle seguenti località inglesi. 
Di Folkestone e di Boxley (Kent); di Clifton, Clevedon e 
Portishead (Glaucestershire); di Huddersfield (Yorkshire); di 


— 122 — 


Chelmsford (Suffolk). E fra questi, a seconda di mia special 
richiesta, eranvi individui di diverse età e dimensioni. Al 
loro giungere mi posi tosto a studiare nuovamente la Pupa 
cylindracea ed a paragonarne gl’ individui italiani con quelli 
d’ Inghilterra Svezia e Francia meridionale e settentrionale. 

Ma malgrado tutta la mia buona volontà di scoprire 
caratteri differenziali fra questi moltissimi esemplari delle 
sopra accennate diverse località, devo umilmente confessare 
che non ci sono potuta riuscire. 

Dirò anzi che paragonata una serie di Pupa cylindracea 
di ogni età e grandezza, proveniente da Folkestone, vi ho 
appunto trovati tutti i caratteri che il signor Bourguignat 
nella Malacologie du Chateau d’ If, pag. 28 assegna come 
proprii alla P. umbilicata, ed inoltre che i miei esemplari 
combinano egualmente con le figure rappresentanti giovani 
ed incompleti individui di P. umbilicata, della tav. VI, della 
Malacologie de l’ Algérie. Vi ho cioè trovato tanto la la- 
mella spirale che orna il penultimo giro, quanto 1’ altra 
lamella che circonda l asse columellare, vi ho veduto le 
lamelle bianche traverse che sopra gli esemplari più adulti 
simulano dei segmenti simili a quelli che si scorgono nella 
Segmentina nitida. 

Per conseguenza mi trovo condotta dal resultato delle 
mie osservazioni a continuare a considerare la P. umbili- 
cata, Draparnaud, come assolutamente identica alla P. cy- 
lindracea Da Costa, sino a tanto almeno che mi sia con- 
cesso di vedere in esse i caratteri che il signor Bourguignat 
afferma esistere fra le due. 

Sò bene e riconosco sin d’ ora che la P. cylindracea 
assume forme diverse. È talora assai più raccorciata e ri- 
gonfia, è talora assai più allungata e snella (non l ho però 
ancora veduta come è rappresentata nelle fig. 12 e 15 della 
summenzionata tav. VI de l° Algérie). 

Anche la forma dell’ apertura è qualche volta inferior- 
mente più angolosa, meno arrotondata. L’ ombelico sì mo- 


— 123 — 
stra in alcuni esemplari più allargato, in altri più ristretto. 
Ma questi caratteri che sì scorgono a vicenda sopra in- 
dividui di ogni località e che non combinano stabilmente 
in modo da poter essere accettati come differenze specifiche, 
non hanno potuto guidarmi nella distinzione delle due forme 
accettate dal malacologo francese. 

Mi si osserverà forse che non ho paragonato giovani in- 
dividui di località italiana con giovani esemplari di Folke- 
stone; ciò è vero, perchè infatti non ho avuto a mia dispo- 
sizione questa specie non adulta di provenienza italiana. Ma 
quando si rifletta che il signor Bourguignat ha fatto figurare 
la P. umbilicata e che la dice diversa da quella d’ Inghil- 
terra, mentre ho appunto confrontato esemplari di P. cylin- 
dracea con descrizione e figure di P. umb@licata, mi sembra 
converrà pure ammettere che ogni appiglio dovrà neces- 
sariamente esser remosso dallo stesso fatto dell’ identità 
dell’ una con l' altra. 


49. Pupa Semproni. 


1857 Pupa SeMmPRONI, Charpentier, Catal. Moll. Suisse, 
pag. 15. 


Var. dilucida. 


1837 PupA DILUCIDA, Ziegler, apud Rossmàssler, Iconogra- 
pie, V, pag. 15, tav. 23, fig. 326. 


Abita Avellana, sotto la scorza dei Faggi (1880). 

Osservo che tanto Moquin-Tandon, Histoire Moll. France, 
II, pag. 390 (1855) quanto Bourguignat, Mulacol. d’ Aix-les- 
Bains, pag. 52 (1864) considerano la P. Semproni, Charpen- 
tier come una varietà della P. umbilicata Draparnaud; 
mentre tutti gli autori tedeschi da me consultati l’ accettano 
come specie autonoma; è vero che Pfeiffer, Mon. Helic. Viv. 


— 124 — 


I, pag. 330, n.° 73, la paragona alla P. umbilicata, dicen- 
dola affine, ma più piccola della metà. 

Ignoro poi qual partito ritraggano i due summenzionati 
malacologi francesi della Var. dilucida. 


GENERE BALEA cray (1824). 
50. Balea perversa. 


1758 TURBO PERVERSUS, Linné, Syst. Nat. Ed. X, I, p. 767. 

1801 Pupa FRAGILIS, Draparnaud, Tableau Moll. pag. 64. 

1824 BALEA — Prideaux, in Gray in Zool. Journ. 
Vol. I. 


Var. Deshayesiana. 


1860 BALIA DESHAYESIANA, Bourguignat, Amén. Malacol. II, 
pag. 74, tav. 13, fig. 4-6. i 


Abita Bosco Rotondo presso Avellana nell’ Umbria sotto 
la scorza dei Faggi (1880). 

Confesso che non sono sinora riuscita a trovar caratteri 
abbastanza stabili e costanti per distinguere specificamente, 
come lo spiega il signor Bourguignat, le numerose Balea 
esistenti nella mia collezione di molteplici parti d’Italia, e 
che in seguito di ciò considero la specie del summenzio- 
nato autore come varietà della B. perversa. 

Non conosco sin qui rappresentanti di questo genere che 
dell’ Italia settentrionale e centrale, e quivi il punto più 
avanzato verso il mezzodì mi risulta essere il Monte Amiata 
nella provincia di Grosseto. Mentre poi il genere esiste in 
Corsica (Moquin-Tandon) in Sardegna (Caroti) ed in Sicilia 
(Benoit). 


— 125 — 
GENERE CLAUSILIA zareperned (1805). 
Marpessa Moquin-Tandon. 
‘51. Clausilia laminata. 
1803 TurBo LAMINATUS, Montagu, Test. Britan. pag. 359, 


tav. 2, fig. 4. 
1830 CLAUSILIA LAMINATA, Turton. 


1847? — — Chemnitz-Kiister, Conch. Cabi- 
net Ed. II, pag. 109, n.° 107, tav. 12, 
fig. 13-18. 

1864 —_ —_ Bourguignat, Malacol. de la Gr. 
Chartreuse, pag. 86, tal 8, fio. 1-4. 

1879 setiani die Paulucci, Faun. Malac. Calabria, 
pag. 143. 


Abita Bosco Rotondo sopra Avellana nell’ Umbria (1880) 
e Defensa presso il lago del Matese, m. 1000-1050 (1879). 

Le citate figure de la Malacologie de la Gr. Chartreuse 
convengono perfettamente agli individui del Matese; mentre 
quelli di Avellana, i quali sono assai più rigonfi ma non più 
allungati, hanno una mediocre analogia con la fig. 463 del- 
la Iconographie di Rossmàssler, della quale sono più corti, 
ma però meno obesi della fig. 1702 nella continuazione del- 
la medesima opera. 


52. Clausilia incisa. 


1875 CLAUSILIA INCISA Xvisfer, in Binnenconch. Dalmatiens 
III, pag. 20. 


1878 —_ —  Paulucci, Matériaux, pag. 11, et pag. 
87, nota 59. 
1879 —_ —  Boettger, Cont. Rossmàssler, Icono- 


graphie, VI, pag. 66, tav. 169, fig. 1071. 


— 1260 — 

Abita Avellana nell’ Umbria (1878) e la selva reale di 
Torcino in Terra di Lavoro (1879). 

Pianfranzese in prov. di Arezzo; monte alle Croci, mon- 
te Morello e Cascine presso Firenze; Monte nel comune di 
S. Gemignano, Camporbiano nel comune di Montaione, Pi- 
gnano presso Volterra; Cetinale presso Siena, Castel del 
Piano in prov. di Grosseto; dintorni di Perugia, di Cortona, 
di Avellana e di Grotta di Pale nell’ Umbria; Monte Fal- 
cone prov. di Ascoli-Piceno; Valle Subequana in prov. di 
Aquila (ricevuta dal D. Tiberi coll’ erroneo nome CI. la- 
minata) e di Torcino. 

Ho voluto indicare dettagliatamente queste località a 
scanso di equivoci, perchè dal ragionamento del D." Boettger, 
loc. cit. pag. 67, sembrerebbe che io l’ avessi segnalata sulle 
Alpi Apuane, alla Verna, e al Monte Amiata mentre di que- 
ste tre ultime località ho scritto invece nei Matériaua, di 
possedere rappresentanti della CI. laminata. 


Delima Hartmann. 
58. Clausilia gibbula. 


1836 CLAUSILIA GIBBULA, Ziegler, apud Rossmdssler, Icono- 
graphie, III, pag. 12, tav. 12, fig. 171. 
1878 - — Paulucci, Matériaux, p. 12, n. 301. 


Abita la cima del monte Catria nelle Marche (1878). 
54. Clausilia Porestana. 


1844 CLAUSILIA Pa:stANA, Philippi, Enumeratio Moll. Sicil. 
Vol Us pas Milone 


Var. semisculpta. 


1878 CLAUSILIA Pa:sTANA, VAR. SEMISCULPTA, Paulucci, Ma- 
tériaux pag. 12, et pag. 38, nota 62. 


me 0 
1879 CLAUSILIA Pa:stana, VAR. seMiscuLPTA, Boettger in 
Contin. Rossmissler Iconographie, VI, 
p. 103, tav. 173, fig. 1747. 
Abita Pontecorvo e Presenzano, in Terra di Lavoro (1879). 


Var. Neumeyeri. 


1847? CLAUSILIA NEUMEYERI, Kiister, in Chemn. Conch. Ca- 
binet, Ed. II, Gatt. Clausilia, pag. 65, tav. 


7, fig. 5-7. 
1878 — PastANA, VAR. NEUMEYERI Paulucci, Ma- 
tériaux pag. 12, et pag. 38, nota 62. 
1879 —_ — — Ci, Boettger, ìn 


Contin. Rossméssler, Iconographie, VI, 
pag. 103, tav. 173, fig. 1748. 


Abita Presenzano, Terra di Lavoro (1879). 
55. Clausilia piceata. * 


1836 CLAUSILIA PICHATA, Ziegler, apud Rossmdssler, Icono- 
graphie IV, pag. 18, tav. 18, fig. 266. 
1878 — — Paulucci, Matériaux, p. 12, n.° 306. 


Il tipo di questa specie che ben corrisponda alla citata 
figura non è stato rinvenuto dal D.° Cavanna, il quale ha 
invece raccolto a Caramanico, in Abruzzo Citeriore (1878) 
una forma molto più grande, che ho distinto nella mia col- 
lezione col nome di forma maxima. Il tipo è indicato della 
dimensione di 14-16 mill., la forma di Caramanico misura 
invece 20 mill. Bensì possiedo pure altra forma di grandezza 
intermedia, della lunghezza di 18 mill, che proviene da 
monte Corno, anche in Abruzzo e che ho chiamato forma 
Major. 


— 128 — 


Nella medesima località di Caramanico il D Cavanna 
ha pur raccolto due singoli individui che differiscono dagli 
altri per la forma straordinariamente accidentata della loro 
apertura, il cui bordo del peristoma è così compresso ai due 
lati, così incavato, che ciò dà all’ apertura una forma molto 
lunga e ristretta non solo, ma anche incurvata e contorta; 
Questi due esemplari non sono però identici fra loro, per- 
chè uno, assai più piccolo dell’ altro, ha l apertura ancora 
molto più contorta del primo, i bordi del peristoma ancora 
più avvicinati, e così l’ apertura viene ad assomigliare un 
poco quella della CI. cruciata, Studer, il cui bordo colum- 
mellare sarebbe egualmente incurvato quanto il bordo ester- 
no. Si tratta dunque unicamente di due esemplari ad aper- 
tura anormale. 


56. C lausilia Itala. 


1824 CLAUSILIA ITALA, Georg. V. Martens, Reise n. Vene- 
dig. II, pag. 442. 


1847? — —  Kister, in Chemn. Conch. Cab. Ed. 
IE Gatt.* Claus pag 08 o vie 
fio. 18-20. 
1859 —_ — Pfeiffer, Mon. Helic. Viv. IV, p. 474, 
a Z05, 


Abita Avellana nell’ Umbria (1880). 

Il DE Cavanna ne rinvenne un unico esemplare sotto la 
scorza di un castagno. Non è tipico, e non appartiene com- 
pletamente nemmeno alla Var. nigra, Pecchioli, quantun- 
que per il colore scuro del guscio e per la striatura vi si 
avvicini; ma differisce però per essere meno grosso ed obeso, 
meno grande, più affusato, talchè può dirsi intermedio fra 
il tipo, forma minor, e la summenzionata varietà. È poi 
da notarsi che le papille completamente obliterate sulle su- 
ture sono rimpiazzate sui primi anfratti da delle crenula- 
ture assai fitte e ben marcate. 


—— 129 — 
Medora V. Vest. 


57. Clausilia punctulata. 


1847 CLAUSILIA PUNCTULATA, K%ster, in Chemn. Conch. Ca- 
bin. Ed. II., Gatt. Claus. pag. 36, n.° 25, 
tav. 3, fig. 22-23 (non tav. 4, come è in- 
dicato nel testo). 

1876 —_ ORSINIANA Villa (in sched.). 

1877 — PUNCTULATA, Paulucci, in Bullet. Soc. Ma- 
lacol. Ital. pag. 68 (Lett. al segretario 
della Società). 


Abita Esule, Masseria del Giudice, î. 1352, nel Ma- 
tese (1879). 


Var. platycephala. 


? CLAUSILIA PLATYCEPHALA, Scacchi, fide Tiberi, in Bul- 
i let. Malacol. Ital. 1872, pag. 24 (nota). 


1844 — DALMATINA, Philippi, (non Partsch) Enume- 
ratio Moll. Sicilia, II, pag. 117, n.° 14. 
1847 — — VAR. ITALIANA, KAwsfter, in Chemnitz 


Conch. Cab. Ed. II, Gatt. Claus. pag. 32, 
av oe du 

1878 — PUNCTULATA, forma platychela Scacchi, Bo- 
ettger, System. Verzeichn. der leb. Arten 
der Landschneckengattung Clausilia, p.23. 


Abita Piedimonte di Alife in Terra di Lavoro (1879). 
Il carattere principale di questa varietà consiste nella 
sua apertura molto larga, nel suo peristoma evaso, ma non 
più arrovesciato che nel tipo, come anche nella forma ge- 
nerale della conchiglia alquanto più obesa e ventricosa. In 
quanto alla grandezza questa sembra soggetta a modifica- 
Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII. 9 


— 130 — 

zioni, perchè mentre fra gli individui raccolti dal D. Ca- 
vanna ne ho alcuni che benissimo si adattano alla citata 
figura di Kùster, e che misurano lungh. 19-20 diam. 6 mill., 
altri di ugual località con l’ apertura distinta dal medesimo 
sopraccennato carattere, misurano invece lungh. 25, diam. 
DIA 

Mi duole di non aver potuto attingere maggiori raggua- 
gli intorno a questa forma interessante e mi duole pure 
che questi sieno così incerti. Ciò che è indubitato però è 
che Tiberi, Philippi, Kiuster et Boettger parlano positiva- 
mente della varietà attuale e che tutti si trovano concordi 
ad assegnarle per luogo di origine Piedimonte di Alife. 


Papillifera Hartmann. 
58. Clausilia leucostigma. 


1856 CLAUSILIA LEUCOSTIGMA, Ziegler, apud Rossméssler, À 
Iconographie, III, pag. 11, tav. 12, fig. 166. 


Var. opalina. * 


1856 CLAUSILIA OPALINA, Ziegler, apud Rossmdssler, Icono- 
graphie, III, pag. 11, tav. 12, fig. 167. 
1847 « LEUCOSTIGMA, VAR. C., Ktister, in Chemn. 
Conch. Cabin. Ed. II, Gatt. Claus., pag. 56, 
tav. 5, fig. 45-47. 
1872 « VEsTINA Tiberi (in sched.), et in Bullet. 
Malacol. Italiano, 1872, pag. 26, n.° 49. 


Abita Caramanico e la cima della Maielletta (1878). 

Una forma major, di detta varietà, indicata pure dal 
D. Boettger, Syst. Verz. Claus. pag. 35, come di Carama- 
nico è stata anche raccolta dal D.° Cavanna in questa lo- 
calità (1878). 


PAESI 13/1 AMS 


Var. megachilus. 
Tav IL, 19. 5. 


1881 CLAUSILIA LEUCOSTIGMA, VAR. MEGACHILUS, Paulucci, 
in sched. 19 Febbr. 


A VAR. OPALINA discrepans, testa minor, violascenti 
grisea, sub-opaca, sutura albo-marginata, epapillata, aper- 
tura parvula, magis rotundata, peristomate solido, incras- 
sato, reflexo, marginibus callo valido junctis. long. 13, 
diam. 4 mill. 


Questa nuova varietà deve esser confrontata con la Var. 
opalina, dalla quale differisce per minéri dimensioni, per 
essere pressochè opaca, sebbene del medesimo colore bigio 
pendente in violaceo, per esser priva di papille (in alcuni 
esemplari se ne vedono delle rarissime sui primi anfratti) 
le quali sono rimpiazzate da una filettatura bianca che per- 
corre la sutura; l’ apertura è più ristretta, è più arrotondata; 
il peristoma ripiegato, ingrossato, solido, i cui margini sono 
riuniti da un forte callo sporgente. 

Abita la cima del monte Cairo, m. 1669, in Terra di 
Lavoro (1879). 

Ho comunicato questa nuova forma al chiarissimo D.' 
Boettger, osservando che sebbene da prima fossi stata in- 
certa se riferirla -ad una varietà della CI. candidescens, 
ovvero ad una varietà della CI. lewcostigma, sembravami 
però miglior partito avvicinarla piuttosto a questa che a 
quella. Esso mi ha gentilmente risposto che dopo di aver 
passato in rivista il suo ricco materiale dell’ una e del- 
l’altra specie, trovava giusti tutti i miei argomenti ten- 
denti a considerarla come varietà della CI. leucostigma, 
piuttosto che della CI. candidescens, ed approvava pure 
il nome da me prescelto, salvo una lieve modificazione che 
ho adottata. 


— 132 — 


59. Cliausilia candidescens. 


1835 CLAUSILIA CANDIDESCENS, Ziegler, apud Rossmàssler, 
Iconographie, II, pag. 10, tav. 3, fig. 104. 

1847 — — XKaister, in Chemn. Conch. Cab. Ed. II, 
Gatt. Claus. pag. 54, tav. 5, fig. 38-40 
(non tav. 59 come è indicato nel testo). 

1878 — — Paulucci, Matériaux, pag. 13, et pag. 
88, nota 64. 


Abita Pontecorvo, m. 100, monte Cassino m. 518, Terelle 
sul monte Cairo, m. 902, Gallo m. 875, Prata Sannita m. 
300, San Pasquale presso Piedimonte d’ Alife in Terra di 
Lavoro (1879). 


Var. cinerea. 


1836 CLAUSILIA CINEREA, Philippi, Enum. Moll. Sicilize, I, 
pag. 145, n.° 11, tav. 8, fig. 24. 


1836 — omnINOSA Ziegler, apud Rossmédssler, Ico- 
nographie, II, pag. 11, tav. 12, fig. 168. 
1847 — CINEREA Keister, in Chemn. Conch. Gabin. 
Ed. II, Gatt. Claus. p. 55, tav. 5, fig. 41-44. 
1878 — CANDIDESCENS, VAR. CINEREA, Paulucci, Ma- 


tériaux, pag. 13, et pag. 38, nota 64. 
Abita Pontecorvo m. 100, e Santa Maria di Monte Leuce 
mia vini dlerra dia voroKiS79) 
Scarsi individui di una forma molto piccola e che mi- 
sura solo 10 millim. di lunghezza su 3 arditi di diametro, 
vennero pur raccolti dal D." Cavanna a Pontecorvo. 


60. Clausilia bidense 
1758 TurBo BIDENS, Linné, Syst. Nat. Ed. X, pag. 767. 


1774 HELIX PAPILLARIS, Muller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. 
I pa ZO I 


1836 CLAUSILIA PAPILLARIS, Ltossmisster, Iconographie, II, 
pag. 12, tav. 12, fig. 169. 

1879 — BIDENS Paulucci, Fauna Malacol. Calabria, 
pag. 150, n.° 77. 


Abita monte Giove nelle Marche ed Avellana nell’ Um- 
bria (1878). 

Sul monte Giove, assieme al tipo alligna pure una for- 
ma minor, i cui più piccoli individui sono lunghi 10 mill. 
scarsi su 8 di diametro. 


Dilataria V. Mollendorff. 


La 
61. Clausilia Boettgeriana. * 
Tav. MI, fig. 4. 


1872 CLAUSILIA soLIDA, Tiberi, (') in Bullet. Malacol. Ita- 
‘liano, pag. 24, n.° 44. 
1877 —_ — Costa, (in sched.). 
1878 — BoETTGERIANA Paulucci, Matériaux, pag. 14 et 
pag. 40, nota 70. 


Abita sulla cima della Maielletta e del Morrone, Cara- 
manico in Abruzzo Citeriore (1878); sul monte Mileto m. 
2050 nel Matese (1879). 

I primi 4 individui che vidi di questa specie mi vennero 
donati dal prof. A. Costa di Napoli nel 1877, con l’ erronea 
denominazione di CI. solida, Draparnaud, provenivano dal 
monte Maiella. 

Fu per errore che nei Matériaux loc. cit. in luogo di 
scrivere che questa è la prima specie del gruppo Dilata- 
ria, segnalata nell’ Italia meridionale, mentre nell’ Italia 
settentrionale se ne conoscono varii rappresentanti, venne 


(') Non C. solida, Draparnaud, Hist. pag. 69, tav. 4, fig. 8, 9 (1805). 


— 154 — 


inavvedutamente stampato che questa è la prima specie 
del gruppo (sens. strict.), che è stata raccolta sul territorio 
italiano, lo che è pure un controsenso dappoichè in quella 
medesima pubblicazione sono indicate altre tre Clausilia 
del medesimo gruppo. 


Pirostoma V. Mollendorff. 
62. Clausilia parvula. * 


1789 HELIX PARVULA Studer, Faunul; Helvet. in Coxe, Trav. 
Switz., t. III, pag. 431. 

1857 CLausiLia — A. Schmidt, Die Krit. Gruppen der 
Europ. Clausilia, pag. 33, n.° 14, tav. IV, 
fio. 74 et tav. X, fig. 190. 


Abita la cima del monte Catria nelle Marche (1878). 
Il cav. I. Blanc, già nel 1877 me ne favorì alcuni in- 
dividui provenienti da monte Corno in Abruzzo. 


63. Clausilia cruciata. 


1820 CLAUSILIA CRUCIATA, Studer, System. Verz. der Schw. 
Conch. pag. 20. 

1857 — — A. Schmidt, Die Krit.. Gruppen 
der Europ. Claus. pag. 49, tav. VI, fig. 
INOX vena SIE a ZIO 


Abita Avellana nell’ Umbria e la Maielletta in Abruzzo 
(1878). 

Gli esemplari di queste due località, sebbene combinino 
perfettamente con lé citate figure, sia pei caratteri del- 
l'apertura come per il modo di striatura, sono però un 
poco più grandi della summenzionata figura 207. 


(4. Clausilia plicatula. * 
1805 CLAUSILIA PLICATULA, Draparnaud, Hist. Moll. France, 
pag. 72, tav. 4, fig. 17-18. 
1857: — _ A. Schmidt, Die Krit. Gruppen 
der Europ. Claus. pag. 25, tav. III, fig. 43, 
et tav. X, fig. 182. 
Abita Caramanico in Abruzzo (1878). 
65. Clausilia lineolata. 
1836 CLAUSILIA LINEOLATA, Held, in Isigs pag. 275. 
Var. tumida. 
1857 CLAUSILIA LINEOLATA, VAR. TUMIDA, Parreyss, apud 
A. Schmidt, Die Krit. Gruppen der Europ. 
Claus. pag. 16, tav. II, fig. 19, et tav. IX, 
io nonì 
Abita Avellana. nell’ Umbria (1878). 
GENERE SUCCINEA z2raparnerd (1801). 


66. Succinea Pfeifferi. * 


1895 SUCCINEA PFEIFFERI, ARossmdsster, Iconographie, I, 


pag. 96. 

1864 _ _ Bourguignat, Malacol. Algérie 
I, pag. 64, tav. 3, fig. 26-28. 

1877 _ _ Baudon, in Journ. Conchyl. 


XXV, pag:»158; tav. VI, io. 1, l'a. 


Abita la cima della Maielletta. 


— 136 — 


Occorre notare come mentre gli esemplari raccolti dal 
D. Cavanna si adattano benissimo con le figure dei due 
citati malacologi francesi, non combinano invece con la 
illustrazione dell’ autore della specie medesima. 


Var. brevispirata. * 


1877 SUCCINEA PFEIFFERI, VAR. BREVISPIRATA, Baudon, in 
Journ. Conchyl. Vol. XXV, pag. 159, tav. 
Syd SI 


Abita la cima della Maielletta, assieme al tipo. Questi 
esemplari vennero determinati paragonandoli con individui 
della collezione Del Prete, provenienti da Bury (Oise) e ad 
esso inviati dal D.° Baudon. Il signor Bourguignat Apercu 
sur les esp. franc. du G. Succinea, pag. 17, 1877, consì- 
dera l’ attual forma come varietà della S. debilis, Morelet, 
lo che non mi sembra adottabile. 


67. Succinea elegans. * 


1826 SuccINEA ELEGANS fisso, Hist. Nat. Europe Méridio- 
nale, IV, pag. 59. 

1877 — — Baudon, in Journ. Conchyl. Vol. 
XXV, pag. 171, tav. Xii 


Abita Imola in provincia di Bologna (1878); Prata San- 
nita, m. 300, in Terra di Lavoro (1879). 


68. Succinea pleuraulaca. * 


1870 SUCCINEA PLEURAULACA Letourneux, in Ann. de Malac. 
Tn pa 298: 

1376 —_ — Pfeiffer, Mon. Hel. viv. Vol. 
VII, pag. 88, n° 87 a. | 


+ 


— 187 — 

Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 

Ho denominati i miei esemplari dietro il paragone di 
individui della collezione Del Prete, provenienti da Bellano 
e che esso aveva avuti con egual nome plewvrolacha, (sic) 
Letourneux, dal signor N. Pini. 


69, SSaccinea debilis. * 


? SUCCINEA DEBILIS Morelet, Mss. in Mus. Cuming. 


1859 — — Pfeiffer, Mon. Helic. viv. IV, pag. 
81l;n.0 68: 

1864 » — —  Bbourguignat, Malacol. Algérie I, 
pag. 65, tav. III, fig. ge_35. 

18783. — —  Bourguignat, Apercu Suc. franc. 
pagrel6yn.°v15i 

1879 — — Paulucci, Fauna Malacol. Calabria, 


pag. 169, tav. VII, fig. 5. 


Abita la cima della Maielletta, e Caramanico, in Abruz- 
zo Citeriore (1878). 

Gli esemplari della Maielletta, sono più grandi e perciò 
più tipici di quelli figurati nella fauna della Calabria. 


GENERE LIMNAA zrrwugeione (1791). 
Limnus Montfort. 
70. Limnoea stagnalis. 


1758 HELIX sTAGNALIS, Linné, Ed. X, 1, pag. 774. 


17607 — — Linné, Ed. XII, pag. 1249, n.° 703, 
(non H. stagnalis Linné pag. 1248, n.° 697). 
_ 1867 Limnzza — Bourguignat, Spicil. Malacol. pag. 


94, tav. 12, fig. 1, 2. 


Abita il Lago del Matese m. 1050 (1879). 


— 158 —. 


Contrariamente all’ opinione di diversi moderni autori 
tedeschi, scelgo e adotto col signor Bourguignat la forma 
attuale per tipo di questa specie, giacchè meglio di ogni 
altra si adatta alla figura I della tav. 5, di Gualtieri Te-. 
stacea, citata appunto da Linné. 


Gulnaria Leach. 
71. Limnaa auricularia. 


1758 HELIX AURICULARIA, Linné, Syst. Nat. Ed. X, pag. 774. 


1864 LimnzaA = — Bourguignat, Malacologie Algérie 
IE paeesoie ia DOra 1. 
1877 — — Kobelt, Cont. Rossmassler Icono- 


graphie V, pag. 40, tav. 129, fig. 1244. 


Abita il Lago di Campo di Giove, in Abruzzo Ulteriore 
2.° (1878) ed il Lago del Matese, m. 1050 (1879). 

Anche per questa specie prescelgo a tipo una forma 
che ben si addice alla fig. F della tav. 5 di Gualtieri per- 
chè citata da Linné (Ed. XII, pag. 1250, n° 708), sebbe- 
ne questa figura rappresenti un individuo molto piccolo, lo 
che non toglie però di ravvisarvi la forma generale, la 
quale, non viene svisata nè cambiata dalle maggiori o mi- 
nori dimensioni. Occorre però notare come la figura sopra 
indicata dell’ Iconographie, che pur anche benissimo si 
adatta agli esemplari in discorso, vien chiamata dal D." Kobelt 
L. auricularia, Var. ventricosa, Hartmann; d’altronde l’in- 
dividuo ivi rappresentato non mi sembra essere completa- 
mente adulto, perchè il suo labbro esterno non è sufficien- 
temente arrovesciato. 


— 139 — 


Limnophysa Fitzinger. 
72. JLLimnoea palustris. 


1774 BuccINUM PALUSTRE, Miller, Verm. Terr. et fluv. Hist. 
LI pag. 190, n.° 320. 


Var. contorta. * 


Tav. IV, fio. 5. 


1881 LIMNA:A PALUSTRE, VAR, CONTORTA, Paulucci, in sched. 
14 Feb. 
La 
Differt a typo testa minor, lanceolata, apertura elon- 
gatiuscula, columella fortier contorta sicut in L. STAGNALIS. 


Abita il lago di Campo di Giove in Abruzzo Ulteriore 
2 (1878). 

Per la forma generale l’ attual varietà ha una discreta 
analogia con la Var. lanceolata, Bourguignat, Malacol. 
Algérie, II, pag. 183, tav. 11, fig. 20; se ne distingue però 
facilmente in grazia della sua columella fortemente con- 
torta, lo che produce uno speciale allargamento su due 
terzi circa dell’ altezza dell’ apertura, perchè il bordo co- 
lumellare che in principio, cioè dalla sua inserzione, scende 
diritto come in tutte le ZL. palustris, sì contorce quindi in 
fuori e viene a produrre un seno ben marcato come ciò 
accade nella L. stagnalis. Anche il colore è leggermente 
più pallido, ossia più corneo che nel tipo. Ne conosco sette 
individui i quali presentano tutti il medesimo carattére. 


73. Limnoeea peregra. * 


1774 BuccINUM PEREGRUM, Miller, Verm. Terr. et fluv. Hist. 
II, pag. 130, n.° 324. 


— 140 — 


1877 LIMNAA PEREGRA, Kobelt, Cont, Rossméssler, Icono- 
graphie, V, pag. 117, tav, 149, 


Abita Imola nella prov. di Bologna e Caramanico in 
Abruzzo Citeriore (1878). 

Sono concorde col D.° Kobelt, nell’ammettere che la ci- 
tata tavola rappresenta tutta una serie di modificazioni della 
molto variabile L. peregra, salvo forse qualche rara ecce- 
zione e per meglio giudicare in proposito, converrebbe poter 
esaminare i singoli esemplari che hanno servito a quelle 
diverse illustrazioni. Pertanto occorre osservare che i miei 
individui delle due sopraccennate località sono molto affini 
solo alla sua figura 15904, la quale secondo lo stesso D. 
Kobelt, pag. 119, rappresenta la L. Gibilmannica Costa (L. 
solidum, Philippi) di Sicilia. Con la sola differenza che men- 
tre gli individui d’ Imola hanno un guscio più sottile e più 
fragile, gli altri di Caramanico l hanno assai più solido e 
perciò sono più conformi ad uno dei caratteri propri della 
L. Gibilmannica. La spira che paragonata con l’ indicata 
figura convien pure assai bene, si mostra però un poco 
troppo sviluppata se paragonata con la! fico Mae 
dell Enumeratio Mollusc. Sicilia. 

Credo di possedere la L. Gibilmamnica di Sicilia e pre- 
cisamente delle Madonìe, in 3 individui ricevuti dal signor 
Benoit, col nome di L. peregra Miller; dico credo, perchè 
i miei esemplari che assai bene si adattano alla citata figu- 
ra del D. Kobelt, discretamente a quella di Philippi, dalla 
quale differiscono appunto, come gli altri di cui ho supe- 
riormente parlato, in causa della spira più rialzata e più ap- 
parente, si addicono meglio che ad ogni altra alla fig. 10 d, 
della tav. 7 dell’ IMlustraz. sist. critica della Sicilia, che 
lo stesso cav. Benoit in nota manoscritta chiama L. pereger. 

Benoit in Bull. Soc. Malacol. Ital. I, 1875, pag. 156, par- 
lando della L. Gibilmannica Costa, la chiama una bellis- 
° sima varietà della LZ. peregra, che s'incontra sulle Madonie 


— 14il — 

presso Gibilmanna, nelle acque del Sambuco, nell’ex-feudo 
di Aspromonte. Mi trovo assai più disposta ad accettare que- 
sto partito piuttosto che quello di considerare la L. Gibit- 
mannica, come specie autonoma siccome l’adotta il signor 
Bourguignat, il quale ne modifica anche il nome, chiaman- 
dola ZL. Gibilmani (') (supponendo probabilmente che Costa 
le avesse imposto un nome di persona e non di località) 
appunto avuto riguardo alla variabilità della L. peregra. 

Confesso però che in causa della diversità esistente fra 
i miei esemplari d’Imola e di Caramanico non azzardo 
positivamente riferirli a questa varietà che d’ altronde non 
conosco abbastanza. 


74. Iuimnorea trouacat@Ma; * 


1774 BuccinuMm TRUNcATULUM, Muller, Verm. Terr. et fluv. 
ISSUE 950, neo 

1801 Limnacus mINUTUS, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 51. 

1864 LimnzzA TRUNCATULA, Bourguignat, Malacol. Algérie 
IspaoN 85; av! fio. 11. 


1879 —_ —_ Clessin, in Malakozool. Blatter, 
Volfiz0sipag:204 tav. IL 
1879 — —_ Paulucci, Fauna Malacol. Cala- 


bria,. pag. l'7o; n° 86. 


Abita Avellana nell’ Umbria, e Caramanico in Abruzzo 
Citeriore (1879); Pontecorvo ed Aquino in Terra di Lavoro; 
ed Acqua Vanera m. 1200 nel Matese (1879). 

In queste diverse località varie sono le forme che ven- 
nero raccolte; ad Avellana, per esempio il tipo generale, 
sebbene di dimensioni meno esigue conviene molto bene 


‘con la fig. 13 della citata tavola del Malakozool. Blatter, 


(‘) Malacol. Algérie, II, quadro di paragone con la Fauna di Sicilia, 
pag. 350. 


— i42 — 

che l’ autore dice provenire dalla Calabria; a Caramanico 
invece si trova una forma che ha molta analogia con la 
fig. 11, la quale rappresenta un individuo di Milano, ed 
un'altra che ha la maggiore affinità con la fig. 11 della 
tav. XI, della Malacol. Algérie. 

Ma è bene notare come ovunque le forme sono molto 

miste e di piccole dimensioni. 


GENERE PLANORBIS cwesrara (1756). 
Tropidiscus Stein. 
75. Planorbis umbilicatus. * 


1774 PLANORBIS uMBILICATUS, Muller, Verm. Terr. et fluv. 
Hist. II, pag. 160. 


Var. subangulatus. 

1844 PLANORBIS SUBANGULATUS, Philippi, Enum. Moll. Sicil. ( 
Ik pag. 119, tav. 21, fig. 6. 

1879 — UMBILICATUS, VAR. SUBANGULATUS, Pauluc- 
ci, Fauna, Malacol. Calabria, pag. 180. 


Abita il lago di Campo di Giove m. 1054, in Abruzzo 
Ulteriore 2.° (1878). 


GENERE ANCYLUS ceoffroy (1767). 
76. Ancylus simplex. 


1771 LEPAS sIMPLEX, Buc' hoz Aldrov. Lotharingia pag. 236. 
ANCYLUX FLUVIATILIS, Auct. plurib. 
1862 — SIMPLEX, Bourguignat, Spicil. Malacol. p. 189. 
1864 — — Bourguignat, Malacol. Algérie II, 
pag. 189, tav. XII, fig. 1-6. 


— 143 — 
Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878) e Defensa 
m. 1000-1500 nel Matese (1879). 


77. Ancylus costulatus. 


ANCYLUS COSTULATUS, Aster, mss. in Litt. 


1859 —_ —_ Kister, in Chemn. Conch. Cabi- 
net. Ed. II, Gat. Ancylus, tav. I, fig. 15-17. 

1862 — _ Bourguignat, Spicil. Malacol. 
pag. 172. 

1864 i — Bourguignat, Malacol. Algérie 


II, pag. 194, tav. XII, fig. 31-36. 


Abita S. Marino (1878). ad 

Gli individui della sopra indicata località sono un poco 
più piccoli della illustrazione datane da Kister; la forma 
e la scultura però combinano bene, di più essi sono iden- 
tici ad altri raccolti dal signor Caroti in Sardegna nel 
1879 ed è a tutti noto che la specie in discorso è appunto 
segnalata di Corsica, Sardegna e Sicilia non escluse di- 
verse località del continente. 


73. Ancylus gibbosus. 


1852 AncyLus GIBBOsUs, Bourguignat, in Litteris. 


1861 — —_ Bourguignat, Etude synon. Moll. 
Alpes Marit. pag. 59, tav. I, fig. 13-19. 
1379 — — Paulucci, Fauna Malac. Calabria, 


pas. l72, n 85 
Abita Caramanico, in Abruzzo Citeriore (1878); Gallo a 
m. 87 in Terra di Lavoro (1879). 
79. Ancylus Tinei. * 


1839 AncyLUS TINEI, Bivona, (non Benoit) Nuovi Moll. dei 
dint. di Palermo, pag. 4, fig. 2. 


pone N 


— idd — 


1862 AncyLus TINEI, Bourguignat, Spicil. Malacolog., 
pag. 70! 

1877 — GIBBOSUs Benoît, (non Bourguignat) Ill. Syst. 
Crit. Sicil., tav. 7, fig. 17 (secondo una 
comunicazione manoscritta). 


Abita il lago di Campo di Giove in Abruzzo Ulteriore 
2.° (1878); e Torano presso Piedimonte di Alife, m. 200 in 
Terra di Lavoro (1879). 

In un recente articolo sugli Ancyl/us della Grecia, il si- 
gnor Clessin, scrive di aver constatato come l’ A. Tinei, 
Bivona, l’ A. Benottianus, Bourguignat e lA. recurvus, 
Parreyss, modificandosi insensibilmente poco alla volta, fini- 
scono per fondersi in un solo cespite, per cui, egli aggiunge, 
crede conveniente di riunirli adottando e preferendo (come 
fa realmente) il nome di A. recurvus, Parreyss. 

Malgrado la mia deferenza per il malacologo tedesco 
non saprei accettare le di lui conclusioni. 

In primo luogo devo osservare che sino ad oggi ho ‘ 
potuto senza troppa difficoltà separare l A. Tinei, dall’ A. 
Benoitianus; per amore del vero aggiungerò anzi che i 
primi esemplari della mia collezione appartenenti a queste 
due specie mi vennero determinati dal signor Clessin. 

In secondo luogo devo notare che qualora in avvenire 
giungessi io pure a riconoscere l’ utilità e la necessità di 
simile riunione, non consentirei certamente che al nome 
imposto da Bivona sino dal 1839, ed accompagnato da re- 
golare diagnosi e da una figura, che sebbene non perfetta- 
mente eseguita dà nondimeno un’ esatta idea della forma 
della conchiglia, venisse sostituito e preferito un nome sem- 
plicemente manoscritto di Parreyss. 

Kiister nel 1853 fece figurare due tavole di Ancylus le 
quali non erano accompagnate da veruna descrizione, ma 
solo da un elenco delle specie in esse rappresentate, con i 
numeri corrispondenti alle diverse figure; ma stando all’ opi- 


— 145 — 

nione del signor Bourguignat (') egli avrebbe mescolate le 
due specie, lA. Tinei, e lA. Benoitianus, sotto il nome 
di A. recurvus, Parreyss, ma senza figurare la specie che 
quest’ ultimo chiamò realmente A. recurvus (*) e che si ri- 
ferirebbe all’ A. gibbosus, Bourguignat. 

Non m' incarico di discutere l’ opinione espressa dal ma- 
lacologo francese, ammetto bensì che sotto il nome di A. 
recurvus, Kiister fece figurare il contorno di diverse forme. 


GENERE CYCLOSTOMA nraparnava (1801). 
80. Cyclostoma elegans. * 


1774 NERITA ELEGANS, Muller, Verm. Terr. et fluv. Hist. 
Il; paga 177). 3 369 


1801 CycLostomA — Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 38. 

1855 —_ — Moquin-Tandon, Hist. Moll. France 
II, pag. 496, tav. XXXVII, fig. 3, 22, 23. 

1879 — —  Paulucci, Fauna Malacol. Calabria, 


pag. 184, n.° 90. 


Abita Rimini, San Marino, Monte Giove presso Fano e 
Pergola nelle Marche; Avellana nell’ Umbria, Caramanico 
in Abruzzo Citeriore (1878); S. Maria di monte Leuce m. 231; 
bosco di S. Pasquale m. 500; Terelle sul monte Cairo in 
Terra di Lavoro; cima del Cesima m. 1170 e la selva reale 
di Torcino (1879). 


GENERE POMATIAS strade» (1789). 


81. Pomatias elongatus. 
Lav VOTA: 


1879 PomatIAs ELONGATUS, Paulucci, in Bullet. Soc. Mala- 
col.tal. Ve pag 19, nok 


(!) Spicil. Malacolog. pag. 179 e pag. 180 (1862). 
(*) Spicil. Malacol. pag. 182, nota 4. 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII. 10 


— 146 — 


Abita Campo Oraca m. 1137 nel Matese; Gallo m. 875 
e Prata Sannita in Terra di Lavoro (1879). 

Oltre al tipo identico agli esemplari delle Alpi Apuane 
il D Cavanna raccolse pure una forma che si distingue per 
le sue dimensioni alquanto maggiori e che vive a Piedimonte 
di Alife m. 200 ed alle sorgenti del Torano presso Piedi- 
monte (1879). 


82. Pomatias Adamii. 


1879 PoMATIAS ADAMI, Paulucci, in Bullet. Soc. Malacol. 
TalSVEnpa e enene 

1879 — — Paulucci, Fauna Malacol. Calabria 
pag: 188, n. 92tavi VISA 


Abita Macchia Perrara (Gallo) m. 1250 in Terra di La- 
voro; Campo Oraca, m. 1137 ed Esule Masseria del Giu- 
dice m. 1352 nel Matese (1879). 

Anche dell’ attuale specie venne raccolta una forma un 
poco più grande del tipo presso la cima del monte Cesima 
(Presenzano) m. 1170 e ad Acqua Vanera, m. 1200 nel Ma- 
tese (1879). 


83. Pomatias macrocheilus. * 
Tav. V, fig. 4. 


1879 POMATIAS MACROCHEILUS, Westerlund, in Jahrbicher 
der Deutsch. Malakozool. Gesell. pag. 160. 

1879 — — Westerlund et Blanc, Apercu s. 1. Fau- 

i ne Malacol. de la Grèce, pag. 132, tav. IV, 
fig. 31 (mala). 


Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore (1878). 


-- 147 — 


Var. limbatus. * 
Tav. V, fig. 5. 


1879 POMATIAS MACROCHEILUS, VAR. LIMBATUS, Westerlund, 
in Jahrbiicher loc. cit. pag. 161. 


Abita la cima del monte Morrone in Abruzzo (1878). 

Per tipo della specie il D." Westerlund prese origina- 
riamente esemplari di Dalmazia e di Caramanico, mentre 
per la sua varietà ebbe in vista appunto esemplari del Mor- 
rone. I miei individui mi vennero gentilmente determinati 
dall’ autore sino dal gennaio 1879. 


84. Pomatias sospes. 
Tav. V, fie. 6. 


1879 PomaTIAS sospEs, Westerlund, in Bull. Soc. Malacol. 
mal Vapaga zione d2. 

1879 — — Westerlund, in Jahrbùcher, loc. cit. 
pag. 165. 


Abita l’ isola Monterone nel lago del Matese (1879). 

Gli individui di questa località differiscono da quelli di 
Levigliani, nelle Alpi Apuane, solo per dimensioni alquanto 
maggiori. 


85. Pomatias agriotes. 
avaiVvag oto; 


1879 POMATIAS AGRIOTES, Westerlund, in Bullet. Soc. Ma- 
lacol.{Ktali. iV pass 20m bl 

1879 _ — Westerlund, in Jahrbiùcher, loc. 
cit. pag. 165. 


Abita Avellana nell’ Umbria (1878). 


— 148 — 


È per errore tipografico che nell’ Jahrbicher questa 
specie venne detta di « Suellana » in luogo di Avellana. 


GENERE AMNICOLA cowld e Hatdemann (1841). 


86. Amnicola callosa. * 
TE VOTIOHIZO 


1881 AMNICOLA CALLOSA, Paulucci, in'sched. 19 marzo. 


Testa minuta, obeso ventricosa, rimata, corneo vire- 
scente, solida; — spira brevi, sub-conica, apice prominu- 
lo; — anfractibus 4'/,-5, convexiusculis, primis minutis- 
simis, rapide accrescentibus, sutura profunda separatis, 
penultimo ultimoque maximis, rotundatis, ultimo dimidiam 
altitudinis subaquans; margine appresso vel subsoluto, 
late et fortiter calloso; — apertura ovata, subobliqua, su- 
perne vix angulata, intus albida; — peristomate continuo, 
recto, columellari crasso, margine esterno arcuato, acuto. 

Operculum profunde immersum, aurantiacum. 


MEZ idonee 


Conchiglia piccola, corta, rigonfia, provvista di discreta 
fessura ombilicale allungata, di color corneo verdastro, so- 
lida; — spira corta, pressochè conica, con apice rilevato; — 
anfratti 4'/-5, piuttosto convessi, i primi de’ quali pic- 
coli, che crescono rapidamente e separati da profonda su- 
tura, mentre l’ ultimo ed il penultimo sono relativamente 
assal grandi, arrotondati e l’ ultimo forma quasi la metà 
dell’ altezza della intera conchiglia; — il margine è aderente, 
alcune volte quasi staccato e fornito di forte e grosso cal- 
lo; — apertura ovale, leggermente obliqua, superiormente 
alquanto angolosa, internamente bianca; peristoma conti- 
nuo, diritto, bordo columellare ingrossato, l’ esterno arcuato 
e sottile. 


— 149 — 


Opercolo molto profondo, colore arancione. 

Abita Caramanico in Abruzzo Citeriore. 

Non saprei raffrontare questa specie con nessuna delle 
forme italiane da me sin qui conosciute. 


87. Amnicola minima. 
Tav. V, fig. 8. 


1881 AMNICOLA MINIMA, Paulucci, in sched. 19 marzo. 


Testa minutissima, subglobosa, subrimata, pallide cor- 
nea; — spira obtusiuscula, apice parvulo; — anfractibus 
4'/, convexis, sutura profunda divisis, a tertio velociter 
accrescentibus, ultimo dimidiam altitudinis superans, ad 
aperturam vix descendente; — margine appresso, subcal- 
loso, leviter arcuato; — apertura rotundata, parum obli- 
qua, superne angulata, intus albida; — peristomate acuto, 
margine columellari parum reflexo, externo compresso. 

Operculum valde immersum. 


Alt. 13, diam. 1 ‘/, mill. 


Conchiglia piccolissima, munita di lieve fesso ombilicale, 
color corno pallido, a spira ottusa ed apice minuto; — an- 
fratti 4 !/, convessi, divisi da sutura profonda, i quali dal 
terzo in poi crescono velocemente, ed il cui ultimo quasi 
scendente, supera in altezza la metà dell’ intera conchiglia; 
— margine aderente, un poco calloso; leggermente arcuato; 
— apertura arrotondata, alquanto obliqua, superiormente 
angolosa, internamente bianca; — peristoma acuto, margi- 
ne columellare un poco ripiegato, l’ esterno sensibilmente 
compresso. 

L’opercolo profondamente nascosto nell'interno del- 
l’ apertura. 

Abita a S. Agata nel Matese ed a Torano in Terra di 
Lavoro (1879). 


— 150 — 
Questa è la più piccola Ammnicola italiana che abbia an- 
cora veduta. 


GENERE BYTHINELLA rzoquin-Tandon (1851). 
88. Bythinella opaca. * 


1856 PALUDINELLA OPACA, Ziegler, teste Frauenfeld, Uber 
die Paludinen aus d. gr. d. P. viridis, in 
K. Akad. d. W. math. naturw. CLXXII, 
Baldi vi Mn o2005 

1878 BrTHINELLA  —  Paulucci, Matériaux pour s. à la 
F. Malac. de l’ Italie, pag. 19, n.° 486, et 
pag. 50, nota 120 bis. 


Abita Caramanico, in Abruzzo Citeriore (1878). 


x 


Var. Isseli. 


1868 ByTHINIA IssELI, Gentiluomo, in Bullet. Malacol. Ital. 
pag: 95, n.° I4I. tav: (6, 


Abita S. Maria Defensa, m. 1000-1500 nel Matese (1879). 

Dopo di aver avuto un ricco materiale di Bythinella 
di diverse parti d’' Italia, ho dovuto persuadermi che sa- 
rebbe impossibile il mantenere la B. Isseli, quale specie di- 
stinta dalla B. opaca, della quale non è che una forma 
di maggiori dimensioni. Perciò mi associo a quanto serisse 
in proposito il D." Del Prete (') sennonchè devo notare che 
gli individui in discorso sono più grandi e più grossi di 
quelli che comunemente si rinvengono in diverse parti del- 
la Toscana, per cui gli ho distinti nella mia raccolta col 
qualificativo di forma grossa. 


(') Note di Conch. Apuana, in Bullet. Soc. Malacol. Ital. Vol. V, pag. 
85, 1879. i 3 


— 151 — 


GENERE HYDROBIA (Zartmann) Rourguignat (1877). 


89. KHIydrobia minuscula. * 
Tav. 0, Ig. 9. 


1881 HyDRoBIA MINUSCULA, Paulucci, in sched. 19 marzo. 


Testa minutissima, angustissime rimata, conoidea, cor- 
neo opaca vel viridula, spira conico elongatula, apice acu- 
tiusculo; — anfractibus 4'/,-5, parum converis, sutura, 
profunda separatis, 2 prioribus parvulis, coeteris valde 
accrescentibus, ultimo majore, */, altitudinem equante, ad 
aperturam non descendente; — margine subappresso; — 
apertura obliqua, piriformi, superne arcuata; — peristo- 
mate continuo, ad marginem columellareg leviter reflexo; — 
margine dextro subarcuato prope suturam comprexiusculo. 

Operculum ignoto. 


NITRRZIalamn ieLE 


Conchiglia molto piccola con fossetta ombilicale appena 
apparente, conoidea, color corno opaco ovvero verdastra, a 
spira in forma di cono allungato, ad apice acuto; — an- 
fratti 4 ‘/,-5 alquanto convessi separati da sutura profonda, 
i due primi piccoli, gli altri che aumentano progressiva- 
mente, l’ ultimo dei quali, relativamente grande, rappresen- 
ta i */, dell’ altezza totale e non è scendente in prossimità 
dell’ apertura; — margine pressochè attaccato; — apertura 
obliqua in forma di pera, acuta superiormente; — peristoma 
continuo, bordo columellare leggermente ripiegato, il destro 
un poco arcuato e compresso in vicinanza della sutura. 

Non ne conosco l’ opercolo. 

Abita S. Agata nel Matese (1879). 

Una forma più corta, i cui primi tre giri aumentano 
pian piano, il cui penultimo prende maggior sviluppo e 
l’ultimo relativamente è assai più grande e più rigonfio è 
stata raccolta dal D." Cavanna a Caramanico nel 1878. Non 
mi sono voluta azzardare a creare con essa una nuova spe- 


— 152 — 
cie perchè non dispongo di sufficenti esemplari e perchè i suoi 
caratteri non mi sono sembrati abbastanza spiccati. Provviso- 
riamente l’ ho distinta nella mia collezione come Var. curta. 

Il signor Clessin, al quale ho comunicate queste diverse 
specie fiuviali, mi ha espresso l’ opinione che quest’ ultima 
possa essere una Belgrandia non completamente adulta; 
osservando bensì che il carattere dei suoi primi anfratti, 
diverso da quello di ogni altra specie italiana, autorizza a 
considerarla come nuova. 

Professo una sincera deferenza per il dica di 
Ochsenfurt, nondimeno non saprei dividere il suo apprezza- 
mento, perchè oltre il non essermi riuscito di scorgere nei 
miei diversi esemplari nessuna traccia di gibbosità, ciò che 
sarebbe facilmente e normalmente spiegabile qualora real- 
mente questi individui non avessero raggiunto il loro com- 
pleto sviluppo (lo che d'altronde non saprei concordare nel 
caso attuale, perchè i miei esemplari mi paiono ben com- 
pleti), trovo inoltre che lo svolgimento della spira come 
l’ apparenza generale di questa piccola conchiglia è di 
Hydrobia e non di Belgrandia. 

È noto infatti come le Hydrobia sieno caratterizzate da 
una spira allungata, acuminata, a punta sottile, mentre in- 
vece le Belgrandia sono munite generalmente di apice più 
ottuso, sebbene la spira sia alcune volte discretamente al- 
lungata. 


GENERE PISIDIUM €. mfeigfer (1821). 
90. Pisidium intermedium. 


1855 PISIDIUM INTERMEDIUM, Gassîes, Descript. Pisidium reg. 
Aquitan. pas IRR 

1880 — — Paulucci, Rivista delle sp. ap. 
ai G. Spheer. Calyc. e Pisid., in Bullet. 
Soc. Malacol. Ital. VI, pas 2600: 


Abita Imola nella prov. di Bologna (1878). 


APPENDICE 


CONCHIGLIE RACCOLTE NELL’ ABRUZZO ULTERIORE 2.° 


NEL MARZO 1881 


HIT 


‘Avevo appena terminato il manoscritto della prima par- 
te di questo lavoro, quando mì si presentò una favorevole 
occasione di far cercare conchiglie terrestri e fluviali nei 
dintorni di Fucino, Tagliacozzo e Carsoli. Ne profittai con 
avidità ed ecco il catalogo delle specie ivi raccolte, delle 
quali ho creduto utile fare un apposito supplemento, non 
solo perchè vi sono state scoperte nuove specie e nuove 
forme interessanti, ma pur anche allo scopo di completare 
vie più le generali cognizioni sulla Fauna di questa poco 
esplorata regione. 

Nè fuor di proposito sarà il segnalare come l'insieme 
delle poche specie che furono trovate negli emissari del 
lago di Fucino, o sulle rive di questi canali, presentino il 
carattere della Fauna settentrionale il quale si palesa, so- 
prattutto, per la presenza di alcune forme di Succinea e di 
Limnea, della Valvata piscinalis, dell’ Unio pictorum e del 
Pisidium amnicum. 


Novoli 3 Maggio 1881. 


M. PAULUCCI. 


— 154 —. 


8. Hyalinia diaphana. 


1820 HELIX DIAPHANA, Studer. 


L’ attuale specie venne pur trovata in un singolo indi- 
viduo ad Avezzano. 


16. E{elix cinctella. 
1801 HELIX CINCTELLA, Draparnaud. 
Già nominata; è stata rinvenuta anche ad Avezzano. 
91. HIelix carthusiana. 
1774 HELIX CARTHUSIANA Muller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. 
II, pag. lo. 
1837 — CARTHUSIANELLA Rossmdssler, Iconographie, V, 
VI, pag. tav. 271330000 
Fu raccolta ad Avezzano. 
17. Helix cantiana. 
1803 HELIX CANTIANA, Montagu. 
Var. cemenelea. 


1826 THEBA CEMENELEA, isso. 


Questa varietà, già indicata, vive pure ad Avezzano ed a 
Carsoli. 


13. Helix Martensiana. 


1869 HELIX MARTENSIANA, Tiberi. 


— 155 — 

Catalogata nella prima parte questa specie venne raccolta 
piuttosto abbondante ad Avezzano, ove promiscuamente alla 
forma tipica vivono individui con spira più depressa ed altri 
più rilevata. 


20. FIelix Parreyssi. 


1853 HgLIix PARREYSSI, Pfeiffer. 


LS 


Fu rinvenuta a Avezzano ed è già stata indicata. 


92. Helix Alphabucelliana. 


davis: 
” 


1881 HeLIx ALPHABUCELLIANA, Paulucci, in sched. 8 apr. 


Testa mediocriter umbilicata, subdepressa, striatula, 
pallide castanea, prope suturam atque peripheriam albido 
fasciata; — spira prominula, apice minutissimo, diaphano, 
corneo; — anfractibus 7 convexis irregulariter (prioribus 
lente, regulariterque, ad penultimo celeriter) crescentibdus, 
ultimo maximo paululum descendens, sutura impressa se- 
paratis; — apertura obliqua, ovato-oblonga, intus fulva; 
— marginibus approximatis, dextro arcuato, columellari 
ad insertionem reflexo. 


Diam. major 16, minor 14, alt. 10 mill. 


Conchiglia con ombelico mediocre, piuttosto depressa, 
leggermente striata, di color castagno chiaro con due fascie 
bianche, una delle quali circonda la periferia, questa è stret- 
ta, l’altra che percorre intorno alla sutura e più larga; — 
| Spira assai rilevata, apice piccolissimo, diafano, corneo; — 
anfratti 7 convessi, separati da sutura ben marcata, che 
crescono irregolarmente, i primi 5 ben regolari occupano 
appena un terzo di tutta la superficie della conchiglia, men- 


— 156 — 


tre gli ultimi due presentano uno svolgimento molto rapi- 
do e l’ultimo, che ‘è relativamente assai grande, si allarga 
in prossimità dell’ apertura; — questa è obliqua, ovale allun- 
gata, scura all’ interno; — peristoma acuto, internamente 
guarnito da un cercine rossastro; — margini leggermente 
convergenti, l’ esterno arcuato, il columellare un poco ripie- 
gato sull’ ombelico. 

Abita Avezzano (Alphabucellis degli antichi). 

Questa specie partecipa dei caratteri delle H. Orsinti, 
Porro, Parreyssi, Pfeiffer, e Martensiana, Tiberi. Della 
prima ha l’ altezza della spira, la qualità del guscio ed il 
colore; ma se ne distingue per ombelico costantemente più 
ristretto, per ultimo -giro più rigonfio e più allargato in 
prossimità dell’ apertura, più scendente, ciò che produce una 
sensibile diversità nella forma di questa, la quale, per con- 
seguenza è molto obliqua ed ellittica invece di circolare 
come nella H. Orsinii. Alla seconda si avvicina pei due 
summenzionati caratteri, colorazione e fascie bianche, come 
pure per l’ ombelico piuttosto stretto, ma se ne scosta per 
guscio più solido, per spira più depressa, che si avvolge 
più irregolarmente, per ultimo anfratto assai più allargato 
e più scendente e per la forma dell’ apertura. Alla terza si 
approssima per lo svolgimento dei suoi giri di spira ed an- 
che per la forma dell’ ombelico, ma se ne separa facilmente 
per la diversità del guscio, per il colore, per la maggior 
depressione dell’ anfratto dal lato dell’ ombelico, per aper- 
tura più obliquamente allungata e più ristretta. 


24. Helix neglecta. 
1805 HELIX NEGLECTA, Draparnaud. 
È stata già indicata la sola forma minor, che venne 


pur rinvenuta a Tagliacozzo, mentre a Carsoli furono rac- 
colti anche individui di dimensioni tipiche. 


25. Helix ammonis. 
? HELIX AMMONIS, Schmidt, in litt. 


Già notata venne dipoi trovata ad Avezzano. 
93. Helix profuga. 


1854 HeLIX PROFUGA, A. Schmidt, in Malakol. Blatter, Vol. 


lì pag. 18. 

1837 —.  sTRIATA (part). Ztossmdéssler, Iconographie, VI, 
pag. 28, tav. 26, fig. 354 D. 

1859 —  pPRoFUGA, Pfeiffer, Mon. Helic. Viv. IV, p. 144, 
NES9 


” 


Ad Avezzano furono solo rinvenuti individui di forma 
minor, che bensì, astrazione fatta dalle dimensioni, conven- 
gono per ogni altro lato perfettamente con la sopra citata 
figura dell’ Iconographie, che rappresenta il tipo quale si 
riscontra nelle provincie settentrionali e particolarmente 
nei pressi di Trieste, da dove ho ricevuti esemplari che 
benissimo vi si adattano, dal chiarissimo prof. A. Stossich. 

Nella Faune Malacologique de l Algérie, I, pag. 214, 
trattando della sua Helix submeridionalis, il signor Bour- 
guignat cita per rappresentarla, le fig. 354 a, b, della tav. 
26, dell’ Iconographie di Rossmdssler. Il medesimo autore 
francese, loc. cit., scrive inoltre di esser costretto a cam- 
biare in submeridionalis, il nome della specie che Parreyss 
aveva chiamata meridionalis, perchè quest’ ultimo era stato 
anteriormente impiegato per designare altre specie diverse. 
Da ciò dovrebbe dunque resultare necessariamente che la 
H. meridionalis divenisse assoluto sinonimo della H. sudb- 
meridionalis, e che per conseguenza le due specie doves- 
sero essere identiche. 

Ora Rossmàssler sebben chiami erroneamente queste due 
ficure, H. striata, Draparnaud, dice la prima dell’ Italia del 


— 158 — 
nord e la seconda di Trieste. In seguito nel Vol. XIII, XIV 
(1854) pag. 26, correggendo il suo primo apprezzamento 
chiama la fig. 354 a, H. intersecta Poiret, e la fig. 354 Db, 
H. profuga Schmidt. 

A parer mio tanto la fig. 354 a, quanto la fig. 354 b, 
si debbono riferire alla H. profuga; ma ciò che mi sembra 
ancora più indiscutibile è che per H. meridionalis Parreyss 
devesi ritenere la fig. 354 e, che Rossmàssler indica di 
Spalato, e che viene accettata con questo nome sia da 
Pfeiffer, Mon: Helic: Vio.M, pag. 210, n°M2 1865 
Westerlund, Fauna Europ. pag. 108, n.° 250. i 

Da quanto precede mi sembra dunque emergere con la 
maggior chiarezza che, se le figure dell’ Algérie, debbono 
riferirsi alle figure di Rossmàssler citate da Bourguignat, 
era inutile che questi imponesse un nuovo nome, giacchè 
già avevano ricevuto quello di H. profuga da Schmidt. E 
mi sembra pure indiscutibile che la ZH. meridionalis di 
Parreyss nulla ha di comune con la submeridionalis Bour- 
guignat. 

Se poi la forma di Algeria debba e possa riferirsi alla 
nostra profuga, o meritare una distinzione specifica, ecco 
quello che mi è impossibile di definire per mancanza di 
tipi di località affricane. Intanto fa duopo osservare che 
Bourguignat dice la sua H. submeridionalis specie inter- 
media fra le A. profuga, Schmidt, striata, intersecta Poiret 
e lineata ('‘). Esso dunque le ritiene diverse. A giudicarne 
dalla descrizione e da alcune delle figure (tav. XXIV) que- 
sta differenza mi sembrebbe dubbia ma, per la ragione so- 
pra indicata, non azzardo esprimere un parere positivo. In- 
vece sarei disposta ad affermare erronea l’ opinione dei si- 
gnori Westerlund et Blanc, Apercu sur la Faune Malaco- 
logique de la Grèce, pag. 70, n.° 75 (1879) i quali credono 


(!) Malacologie Algérie, I, pag. 216, 1864. 


PR PS PA 


inte ceo = 


ì 
| 
i 


— 159 — 
poter riportare alla Z. subprofuga Stabile le sopra indicate 
figure di Bourguignat. 


94. FIelix pyramidata. 
1805 HELIX PYRAMIDATA, Draparnaud, Hist. Moll. pag. 80, 
Tav ivi 190, 
18397 — —_ Rossmiissler, Iconographie, VI, p. 
25, tav. XXVI, fig. 319. 
Individui di questa specie vennero raccolti a Carsoli. 
33. Helix vermiculata. 
1774 HELIX VERMICULATA, Miller. 
Essa pure vive a Carsoli ed è già stata indicata. 
35. EHIelix Carsoliana. 
1822 HELIX CARSOLIANA, Férussac. 


Specie già notata nella prima parte. 


Var. uniarmata. 


Tav. III, fig. 3. 
1881 HELIX CARSOLIANA, VAR. UNIARMATA, Paulucci. 
Differt ad iconis Ferussaci testa paululum major, subtus 
comprexiuscula, umbilico sub-clauso, apertura magis elon- 
gata, marginibus subparallelis, infero fortiter calloso vel 


dentato, sopra columellam brunneo maculatum. 


Diam. major 21, minor 17, alt. 13 mill. 


— 160 —. 


Questa bella varietà fu scoperta presso Carsoli fra le 
rovine di un antico castello. Per colore, per qualità di te- 
sto, per svolgimento della spira è identica alla figura di 
Férussac e ad esemplari della mia collezione che con que- 
sta perfettamente combinano; solo le dimensioni sono un 
poco maggiori. Dimodochè dal lato superiore non si osser- 
vano differenze. Dal lato inferiore invece esse sono sensi- 
bili e molteplici. È più compressa; l ombelico è a * aperto; 
li margini sono pressochè paralleli e danno all’ apertura 
una forma ristretta ed allungata, di più l’ inferiore di essi 
è provvisto di una forte protuberanza a guisa di denticolo 
compresso ; l’ inserzione columellare che copre parte del- 
l’ ombelico è ornata da una macchia marrone; finalmente 
tutto il peristoma leggermente arrovesciato è internamente 
circondato da una specie di ingrossamento che in minori 


proporzioni continua la callosità del bordo inferiore. 
37. Hlelix ligata. 
1774 HELIX LIGATA, Miller. 


Menzionata nella prima parte, fu pure rinvenuta ad 
Avezzano. 


Var. Delpretiana. 


1875 HeLIX LIGATA, Var. CAMPANA, Kobelt (non Tiberi) 
in Rossmàs. Iconog. IV, pag. 23, tav. 100, 
fig. 1043. 

1878 — — — DeELPRETIANA, Paulucci, Maté- 
riaux pour serv. à l’ et. de la F. Malac. 


de l’Italie pag. 8 et pag. 34, nota 46. 
Abita Carsoli. 
39. Buliminus detritus. 


1774 HELIX DETRITA, Muller. 


— 161 — 
Questa specie già citata trovasi pure a Tagliacozzo e a 
Carsoli. 


4l1. Buliminus quadridens. 
1774 HELIX QUADRIDENS, Miller. 
Elencata precedentemente vive pure a Carsoli. 
43. Stenogyra decollata. 
1758 HELIX DECOLLATA, Linné. 
Trovasi ad Avezzano e Tagliacozzo; Bià nominata. 
45. Pupa avenacea. 
1792 BULIMUS AVENACEUS, Bruguière. 
Già menzionata fu anche raccolta a Carsoli. 
58. Clausilia leùucostiema. 
1836 CLAUSILIA LEUCOSTIGMA, Ziegler. 
Var. opalina. 
18396 CLAUSILIA OPALINA, Ziegler. 


Rinviensi ad Avezzano, Tagliacozzo e Carsoli; è stata già 
nominata nella prima parte. 


66. Succinea Pfeifieri. 


1835 SuccINnEA PrEIFFERI, Rossmàssler. 
Bull. della Soc. Mal, It. Vol. VII. ìì 


— 1602 — 


Var. rubiginea. 


1881 SUccINEA PFEIFFERI, VAR. RUBIGINEA, Paulucci, in 
Schedo#94%gun: 


Discrepans a typo testa minor, solida, rubiginea, aper- 
tura obliqua, ovato-rotundata. 


Long. 8, diam. major 5, ap. alt. 5 lat. 3‘. 


Più piccola del tipo, ne differisce soprattutto per il suo 
guscio assai solido e di colore arancio-rossastro; — la sua 
apertura obliqua è ovato-arrotondata invece che ovato-allun- 
gata. L'avevo supposta la SS. contortula, Baudon e con tal 
«nome l'avevo comunicata a questo signore domandando la 
sua opinione. Mi rispose che non è la sua specie. 

Abita presso il laghetto di Via Nuova a Fucino. 

Nella prima parte è stata già catalogata la forma tipi- 
ca dell’attuale specie. 


69. Succinea debilis. 
SUCCINEA DEBILIS, Morelet. 


Iscritta precedentemente fu ora raccolta in prossimità del 
lago di Fucino. 


95. Succinea Crosseana. 


1877 SuccinzA CRossEANA, Baudon, in Journal. Conchyl. 
Vol. 25, pag. 348, n.° I, tav. Q0ciae 


Abita presso il lago di Fucino. Il. solo esemplare morto 
che ho veduto di questa località l ho studiato paragonan- 
dolo con individui che dèvo alla gentilezza del signor P. 
Fagot, i quali provengono da Villefranche (Haute Garonne) 
e che esso mi donò con egual nome a Bellevue nel 1878. 


— 163 — 


70. Luiimnoea stagnalis. 


1758 HELIX STAGNALIS, Linné. 


Var. fossarina. 
Tav. IV, fig. 1. 


1881 LIMNAA STAGNALIS, VAR. FOSSARINA, Paulucci, in sched. 
28 jun. 


Differt a typo testa multo minor, spira breviuscula 
ultimo anfractu ventrosior, apertura ovata, brevi, colu- 
mella minus contorta. 

, 

Diam. major 12, minor 10, lung. 21 ‘/,, Apert. long. 12 '/, 

lata 8 mill. 


Piccola forma che si distingue per minori dimensioni, 
per brevità di spira e minor sottigliezza di questa per es- 
ser più raccorciata ed obesa, per apertura più corta, per 
svolgimento meno rapido e meno scendente degli anfratti, 
per. columella meno ed altrimenti contorta. 

Con la varietà successiva ha pure discreta analogia, ne 
differisce però per il suo guscio più liscio, per l’ ultimo giro 
non superiormente pianeggiante, per apertura non quadrata, 
e la columella meno contorta. Talchè si potrebbe in certa 
guisa considerare come una modificazione partecipante dei 
caratteri della L. stagnalis e della Var. Fucinensis, re- 
stando bensì più affine alla prima che alla seconda. Abita 
gli emissarii del lago di Fucino. 


70. KLimnoea stagnalis. 


1758 HELIX STAGNALIS, Linné. 


— 164 — 


Var. Fucinensis. 


Tav No bg. 2,13. 


1881 LIMNA:A STAGNALIS, VAR. FuUCINENSIS, Paulucci, in 
sched. 28 jun. 


Differt a typo testa ampla, solida rugosa, malleata , 
spira abbreviato-conica, anfractu ultimo ventroso, superne 
planulato, apertura quadriangulari, lata, peristomate re- 
flexiusculo, columella minus contorta. 


Diam. major 32, minor 23, alt. 55, apert. alt. 32, lata 
18 mill. 


Questa bella varietà è intermedia per la sua forma fra 
la L. stagnalis, Linné, Var. B. borealis, Nordenskiold et 
Nylander, Finland. Moll. pag. 51, tav. 3, fig. 41 B (1856) 
che il sig. Bourguignat, Spicil. Malacologiques, pag. 96, 
(1862) considera come specie autonoma, e la L. elophila,, 
Bourguignat, loc. cit. pag. 97, tav. 12, fig. 7, 8. Differisce 
dalla prima per aver l’ ultimo anfratto superiormente pia- 
neggiante, carattere che dà all’ apertura una forma quadran- 
golare, e la columella più contorta sebbene come in questa 
non troncata. Dalla seconda si distingue per guscio meno 
fortemente striato, quantunque come in questa rugoso e 
malleato, per apertura più scendente superiormente e più 
allungata inferiormente. 

Il suo colore è corneo pendente in violaceo, massime 
sulla spira; ve ne sono individui anche più chiari, la sutura 
è marginata di bianco. 

Abita gli emissarii del lago di Fucino. 

Nella stessa località si trovano mescolati individui il 
cui carattere differenziale consiste solo nell’esser più corti 
e più atticciati. | 

Volendo accettare la L. elophila Bourguignat, come spe- 
cie autonoma (ed io in massima non troverei da oppormici) 


— 1605 — 


è positivo che la mia varietà Mucinensis, dovrebbe venir 
piuttosto riferita ad una modificazione di questa che alla 
stagnalis. Ma l’ analogia che scorgo tra le forme borealis, 
elophila, e Fucinensis, alle quali quest’ ultima mi sembra 
servir d’ intermedia, mi stanno a dimostrare la probabilità 
che si possa trattare di modificazioni successive più o meno 
accentuate, di cui si potranno constatare meglio gli anelli 
e i rapporti quando tanto la mia quanto altre collezioni 
saranno provviste di più ricco materiale di località diverse, 
e che saranno ben studiate le singole forme ed i diversi 
reciproci rapporti. Mi riserbo dunque di tornare in seguito 
su tale argomento. 

La L. stagnalis tipo è già stata elegcata nella prima 
parte. 


71. JLimnaea auricularia. 
1758 HELIX AURICULARIA, Linné. 


— La forma tipica quale vive nel lago del Matese non è stata 
raccolta; invece è stata rinvenuta una modificazione che si 
trova simile pure nel sunnominato lago, ed ho creduto inte- 
ressante di farla riprodurre, sembrandomi esser essa uno de- 
gli estremi seriali della specie, giacchè fra il tipo e questa si 
riscontrano numerose altre modificazioni caratterizzate da 
spira un poco più un poco meno raccorciata, ad apertura più o 
meno allargata, mediante le quali appunto si forma tutta la 
catena di congiunzione; e però non ho voluto nemmeno di- 
stinguerla con nome proprio, altrimenti sarebbe occorso se- 
gnalare una a una le successive modificazioni delle forme 
intermedie, ovvero far disegnare la scala tutta di questi 
numerosi passaggi. 


73. Limnoea peregra. 


1174 BucciNuM PEREGRUM, Miller. 


— 166 — 


1877 Limnz&:A PEREGRA, Kobelt, Cont. Rossmàssler, Icono- 
graphie V, pag. 117, tav. 149, fig. 1489. 


Gli esemplari che furono raccolti presso Fucino ben si 
adattano alle due surriferite figure, perchè appunto alcuni 
sono più grandi o più piccoli e provvisti di spira più cor- 
ta o più lunga. 

La specie attuale è stata già catalogata. 


74. Limnoaea truncatula. 
1774 BuccinuMm TRUNcCATULUM, Miller. 
Vive a Tagliacozzo. Specie già menzionata. 
75. Planorbis umbilicatus. 
1774 PLANORBIS UMBILICATUS, Muller. 


Var. subangulatus. 
1844 PLANORBIS SUBANGULATUS, Philippi. 


Trovasi negli emissari del lago di Fucino. Questa va- 
rietà è stata indicata anche nella prima parte. 


80. Cyclostoma elegans. 
1774 NERITA ELEGANS, Muller. 


Abita Avezzano e Carsoli, gli individui della prima lo- 
calità sono tutti piccoli e di color violaceo più o meno or- 
nati di fascie punteggiate. Specie già nominata. 


82. Pomatias Adamii. 
1879 POMATIAS ADAMI,, Paulucci. 


Già catalogato precedentemente. 


ST 


Var. Carscolanus. 
Tav. V, fig. 2. 


1881 PomatIAs ApAMI, Var. CARSEOLANUS, Paulucci, in 
sched. 28 Jun. 


Discrepans a typo testa pallida, magis obesa, maculis 
hepaticis fasciam unicam prope suturam ornata; — an- 
fractu ultimo magis rotundato ac elongato; apertura la- 
tiore; — peristomate semper bilabiatum. 


Si distingue dal tipo per colorazione più incerta, pen- 
dente nel bigio giallastro, per forma più raccorciata e grossa, 
per essere ornato da una sola serie di nifacchie che accom- 
pagna la sutura; — l’ultimo anfratto è più regolarmente 
arrotondato ed allungato, non leggermente compresso verso 
la regione ombelicale; — apertura più grande, peristoma 
Sempre bilabiato. 

Abita presso Carsoli sulle rovine di un antico Castello. 


96. Bythinia tentaculata. 


1758 HELIX TENTACULATA, Linné, Syst. Nat. Ed. X, I, p. 774. 
1801 CycLostoma IMPURUM Draparn. Tabl. Moll. pag. 41. 


Var. codia. 


1862 BrTHINIA coDIA, Bourguignat, spicil. Malacol. p. 136, 
tav. VIII, fig. 5-7. 


I pochi esemplari che sono stati trovati nei fossi di Fu- 
cino e che sono tutti morti, appartengono alla forma pic- 
cola, obesa e raccorciata sulla quale il signor Bourguignat 
fondò la sua specie da individui di Pisa. Differiscono solo 
per aver la spira leggermente più accentuata ed il labbro 


— 168 — 


visibilmente ingrossato talchè il peristoma apparisce dupli- 
cato, e l’ apertura più ristretta. La presenza di tal forma 
in questa località è interessante a costatare perchè confer- 
ma quanto avevo già accennato nei Matériaux, pag. 47, 
nota 105, che cioè la B. fentaculata tende a prendere una 
forma più obesa e raccorcita a misura che abita siti più 
meridionali. 


97. Valvata piscinalis. 


1774 NERITA PISCINALIS, Muller, Verm. terr. et fiuv. Hist. 
II, pag. 172. 

1864 VALVATA — Bourguignat, Malacologie d’ Aix- 
les-Bains, pag. 69, tav. I, fig. 11-15. 

Gli esemplari che vivono presso Fucino si adattano assai 

bene alla citata figura; la sola lieve differenza che vi scorgo 

consiste nel penultimo anfratto un poco più rilevato, ciò 

che produce nella forma generale della conchiglia un’ ap- 

parenza leggermente più svelta ed allungata. 


98. Unio pictorum. 
. 1758 MyA pictoRUM Linné, Ed. X, I, pag. 671. 
1855 UNIO —_ Moquin-Tandon, Moll. France, II, pag. 
576, n.° 10, tav. LI, fig. 4. 
Gli esemplari raccolti negli emissari del lago di Fucino 
sono un poco più piccoli della citata figura, ma tanto la 
forma quanto le proporzioni sono identiche. 


99. Pisidium amnicum. 


1774 TELLINA AMNICA Muller, Verm. terr. et fluv. Hist. II, 
pag. 205, n.° 389, 


PE Rn SIZE —— 


— 169 — 


1855 PIsipium AMNICUM, Moquin-Tandon, Moll. France II, 
pag. 583, tav. 52, fig. 11-12. 

1880 —_ — Paulucci, in Bullet. Soc. Malacol. 
Ital. Vol. VI, pag. 170, n.° ], 


Fossi dei dintorni di Fucino, 


Onde render più completo e più uniforme l’ elenco delle 
specie che sino ad ora si conoscono degli Abruzzi credo 
possa riuscire utile aggiungere la nota di quelle enume- 
rate dal D." Tiberi, accompagnandola dagalcune osservazio- 
nì le quali serviranno a dar loro una nomenclatura, più 
esatta e soprattutto più conforme a quella superiormente 


adottata. 

Non rimando al catalogo pubblicato dal signor Martens 
nel Malakozoologische Blatter, Vol. 15, 1868, pag. 73 e se- 
guenti perchè le specie ivi indicate sono comprese e ripor- 
tate dal. D." Tiberi. 

Nella prima parte di questo lavoro sono contrassegnate 
con asterisco le specie Abruzzesi. 


41.° Nel Ballettino Malacologico Ita= Osservazioni 

liano 1869, 
leo niesEcomMpressusi i Sipildo (PI... 0. ROIO SOON LI 
AI PPStrinio ce 0 I SR Min. da E 
3. <. pulchella. . . « 65 Manca nel mio elenco. 
RE ES 00 i a anna) SE 
5. « cinctella. . . . « 68 Vedi rettifica, 1872, pag.16 « 16 
a Tyson dea ORTI RT RM eo 0 
Bee Mantenzianat n. 680 Ie unite 7A 18 
S. « strigella . . . . « 69 Non socomprenderea qual 


specie possa riferirsi que- 
sto nome. Forse alla H. 
Apennina che non è elen- 
cata ? 

variabilis. . . . « 69 Manca come sopra. 


e) 
A 


10. Helix bathiomphala . 

ll. « Spade. 

12. « profuga 

13. « pyramidata . 

14. <« acuta . LI 

15. « intermedia, Gn 
tetrazona . 

16. « Carseolana . 

7 ricada: 

18. « planospira . 

19. «  setipila 

20. « pisana. 

21. « nemoralis 

22. « vermiculata. 

23. « strigata 

24. « aperta. 

25. « aspersa 

26. «  ligata. 

27. « straminea 


N 


AND! 


« 


« 
« 
« 


70 
ni 


71 
71 
72 


2 
72 


113 


113 


114 
115 
115 


115 
115 
115 
115 
116 
123 


2.° Nel Bullet. Soc. Malacol. Ital. 


1872. 


. Helix cespitum 
29. « carthusiana. 
30. « rotundata 
3]. « Pyramis . 

. Hyalina icterica 


33. « cellaria var. 
34. « nitida . 

35. Stenogyra decollata . 
36. Buliminus detritus 
ESITA « obscurus . 
38. « quadridens 


39. Cionella Hohenwarti. 


acicula 
Clausilia laminata. 


40. « 
4l, 


H. candicans Ziegler, Man-. 


ca c. Ss. 
H. instabilis Ziegler, Var. 
Spade, Calcara. Manca c.s. 


VANO 


Manca c. s. 

H. tetrazona Manca. 

Ignoro a qual varietà della 
H. Carsoliana Férussac do- 
vrà venir riportata. 

Helix Presli Schmidt, Var. 
Nicatis Costa . 

Sotto questo nome sono 
comprese diverse varietà 

H. planospira v. setulosa. 

Manca c. s. 

Vedi pag. 43 da Lan 
lavoro I; 


Manca c. s. 


H. lucorum 


H. ammonis Sch. (in specim) 


2 ? 2 
Hyalinia olivetorum var. . 
« obscurata % 

Manca c. s. 


Manca c. s. 
Vedi rettifica — De quel. 
Moll. Terr: Nap. in An. 
Soc. Mal. Belgique, 1878, 
p. 19 (estr.) 
? 2 G 
Manca c. s, 


« 
« 


NO 


« 


« 


93 
94 


23 


22 
22 


32 


BE, 


36 
37 
38 


— 71 — 


142. Clausilia Orsiniana . . p. 22 
143. « candidescens . « 23 
44. « BolldaA Mi Ve 24 
45. « papillaris . . « 24 
46. « OPAINA ta. ved 
4T. « leucostigma . « 25 


48. « candidilabris . « 26 
49, « VIESUINA) rr 120 


50. Glausilia piceata . . . « 26 
151. « IRINA ni 


52. « Sibbula: (i sus @ 27 


03. « PICADUAR TO. et 
54. Pupa frumentum . . . « 28 
SOM NAVENACe®.... n 28 
suliicieScranum .. ... . « 19 
See igo lola tte «26 
SMB PINI pi... («29 
Sme Mmrupestris . (. ... « 29 
CUM iimimUtissima,. . . « 29 
61. Carychium minimum . « 30 
62. Cyclostoma elegans . . « 30 
63. Pomatias maculatus . . « 380 
sim epatulust > . . € 30 
In nota. 
65. Vitrina pellucida . . . p. 31 
fegggeien n annularis ©... . « 31 
67. Hyalina crystallina . . « 81 
6SSClausilia idubia. . . <« 91 


3.° In An. Soc. Mal. Belgique 1878 
(Estratto). 


69. Helix discrepans Tiberi p. 14 


MOMINIcN ‘picena Tiberi . . (e 17 
7l. « Marruccina Tiberi « 18 
72. « Carsoliana Ferus. 

Var. Persianii Tiberi . . « 19 


73. Clausilia Marsicana T.. « 19 


Claus. punctulata Kiist. (non 
di Abruzzo). 

(non di Abruzzo). 

Claus. Boettgeriana Paulue. N.° 
«  bidens Linné. Manca. 


«  leucostigma Var. « 
«  leucostigma Ziegler “« 


«  leucostigma Var. . . « 
«  leucostigna Var. opa- 
lina, Da esempl. ricevuti 
dallo stesso Dott. Tiberi, 
di Barisciano . 


Indicata sulla fede di Char- 
pentier il Dott. Tiberi non 
la conosce di Abruzzo. 

Manca c. s. 


-n 


Manca'c. s. 
Ù . . P c « 
Manca c. s. 
? ? 2 

Manca c. s 
Manca c. s. 
Non so a quali specie questi 

2 nomi debbono riferirsi. 


Vitrina Coste, Paulucci ? . N.° 
«rugosa Paulucci? . « 

Manca c. s. 

Manca c. s. 


H. candicans, Ziegler forma 
major. 

H. tetrazona, Jan. 
« Carseolana, Férus. tipo. « 


« Carseoliana, Férus. Var. 
Uzzelliana, Paulucci . . « 

CI. leucostigima, Ziegl. Var. 
Marsicana, Tiberi . . . « 


SE. 


80 


o DI 


— 1722 — 


Le specie catalogate dal D.° Tiberi sono dunque 73. To- 
gliendone due che esso dichiara non di Abruzzo rimangono 
71. Togliendo le altre in numero di 8, che sono sinonimi 
o varietà restano 63. Togliendo infine quelle pure che nel 
suo catalogo riporta sulla fede di diversi autori, le quali 
ascendono al numero di 9, si ha un totale di Specie 54. 

Le specie di Abruzzo da me elencate nel presente la- 
voro sono 70. Aggiungendo a queste le 19 iscritte dal D. 
Tiberi nei suoi diversi studi da me qui riportati e che non 
figurano nel presente volume, sebbene in buona parte sieno 
rappresentate nella mia collezione anche di provenienza . 
Abruzzese, si sommerà un totale di Specie 89. 

Il signor Bourguignat. Aménités Malacologiques, II pag. 
136, tav. 17, fig. 14-16, indica di Abruzzo la Helix aimo- 
phila, e in Species Novissima Molluscorum, 1876, pag. 53, 
descrive la H. straminiformis, come di Monte Amaro. Am- 
bedue da me sin qui sconosciute. 


RI RAI 


DESCRIZIONE 
di due nuove specie di SUCCINEA 


MI 


Succinea Benoiti. 
Taviovgedge 11 


1875 SUCCINEA ANGUSTA, Benott, (non F. Schmidt) in Bull. 
Soc. Malacol. Ital. pag. 132, n.° 10 (exclus. 
synon.) et in specimini 1877. 

1881 - BeNoITI, Paulucci in sched. 18 jun. 


Testa oblongo-ovoidea, solida, laeviuscula, pallide rufe- 
scens; — spira sub-brevis, vertice minuto; — anfractibus 
3, sutura albo-marginatis, penultimo subconvexus, ulti 
mo */; longitudinis superans, ad basi dilatatus; — aper- 
tura oblonga, superne acutiuscula; — peristomate calloso , 
intus aurantio limbatum; marginibus sub-arcuatis, callo 
aurantiaco valido junctis; — columellari incrassato. 


Long. 13, diam. 6 ‘4 — Ap. alt. 9, lat. 4 7; mill. 


Conchiglia della forma di un uovo allungato, solida, 
quasi liscia, pallido rossastra; spira piuttosto corta, vertice 
piccolo; anfratti 3, marginati di bianco lungo la sutura, che 
crescono con rapidità, il penultimo dei quali leggermente 
convesso, l’ ultimo supera i due terzi della total lunghezza 
ed è dilatato alla base; apertura allangata, superiormente 
acuta; peristoma calloso ornato all’ interno di un’ orlatura 
arancione; margini piuttosto arcuati. 

Abita Spadafora nella provincia di Messina (Benoit). 


— 174 — 


Malgrado accurate ricerche non ho trovato nessuna in- 
dicazione molto esatta riguardo alla S. angusta, F. Schmidt. 
I più dettagliati ragguagli me gli ha forniti Mousson (') 
pag. 45, n.° 19, il quale catalogando questa specie raccolta 
sulle rive del lago di Janina, dice «..... est plus enroulée 
« que la S. Pfeifferi, Rssm. (Icon. I, n.° 46), la spire ne 
« formant que la sixièòme partie du dernier tour. M. F. 
« Schmidt proposa ce nom pour des exemplaires de l’Istrie, 
« avec les quels ceux de Janina coincident parfaitement. 
« Jai recus cette méme forme svelte et comprimée dans 
« les haut des tours, de la Grèce et de la Sicile; elle parait 
« donc essentiellement appartenir au midi, et je n’ aurais 
« pas hésité de lui donner le nom plus ancien de S. levan- 
« tina, Desh. (*) si la plupart des Malacologues (Pfr. Mon. 
« II, pag. 515 (°) 1848) et recemment encore M." Bourgui- 
« gnat (Cat. pag. 6) n’ avaient pas declaré ce nom étre sy- 
« nonyme de celui de Pfeifferi. » 

Da quanto precede mi sembra apparire in modo indi- 
scutibile che la nuova forma da me descritta, non può ve- 
nir riferita alla S. angusta, perchè non è nè compressa nè 
svelta 

La S. angusta molto probabilmente dovrà venir riunita 
alla S. longiscata, Morelet, (‘) la quale vive realmente nel- 
l’ Istria, presso Monfalcone ove l’ ho raccolta io stessa nel 
13880, ed in Grecia. Anzi sono confermata in questa mia 
ipotesi da una nota interessante dei signori Westerlund e 


(') Coquilles terr. et fluv. recueillies dans 1° orient par M. le Dott. 
A. Schlaefli, Zurich, 1859. 

(*) Succinea levantina Deshayes, Di madilian scientifique de Morée, 
Zoologie, pag. 170, n.° 265, tav. XIX, fig. 25-27, 1833. A giudicarne dalla 
figura (ammesso che sia esatta) mi sembrerebbe difficile il riportare 
questa forma alla S. Pfeiferi, Rossmissler. 

(*) Pfeiffer, loc. cit. pone è vero una S. azgusta in sinonimia della 
S. Pfeiferi, ma indica come autore Studer, non Schmidt. 

(4) Description des Moll. Portugal pag. 51, n.° 1, tab. V, fig. 1, 1845. 


i — 175 — 
Blanc (') pag. 128, n.° 262, i quali indicano appunto la S. 
longiscata come vivente in diverse località della Grecia, e 
notano che i loro esemplari si accordano perfettamente con 
quelli di Bayonne comunicati dallo stesso signor Morelet. 

Dietro queste diverse considerazioni mi sono persuasa 
che questa è una nuova specie da aggiungersi alle Swc- 
cinea italiane e mi faccio un dovere ed un piacere di de- 
dicarla al cavalier Luigi Benoit di Messina, non solo come 
testimonianza della mia personal gratitudine per le molte 
ed interessanti conchiglie che in diverse epoche mi ha do- 
nate, ma anche come un attestato di stima e di ricono- 
scenza di tutti i Malacologi sia stranieri sia italiani per 
quanto egli ha operato per render note le conchiglie ter- 
restri e fluviali siciliane, cooperando cosìfad aumentare le 
comuni cognizioni ed illustrando la Fauna tanto interessante 
e ricca della sua isola. 

Prima però di pubblicare come specie nuova la $S. Be- 
noîti ho voluto consultare il parere del signor D." Baudon, 
ben noto per i suoi studi sul genere Succinea, e gli ho in- 
viati i miei esemplari col nome da me prescelto ed un rias- 
sunto delle osservazioni superiormente indicate. Esso mi ha 
risposto « je crois cette espèce bien fondèe ». 


Succinea inconcinna. 
Nava VEio AO: 


1881 SUCCINEA INCONCINNA Paulucciî, in sched. 22 jun. 


Testa angusta, contorto-acuminata, fragili, fortiter 
rugoso-striata, pallide luteola; — spira contorto-producta; 
— anfractibus 3 ‘/,-4, sutura submarginata separatis, ra- 
pide crescentibus, penultimo convexo, ultimo */; longitudi- 


(1) Apereu sur la Faune Malacologique de la Grèce inclus l’Epire et 
la Thessalie, 1879. 


— 176 — 


nis non cequans, prope suturam constricto, ad basim atte- 
nuato; — apertura obliqua, elongata superne, acuta; — 
peristomate simplici; — margine externo arcuato, columel- 
lari recto. 


Lungh. 17, diam. 6 ‘/.; apert. alt. 11, lat. 5%; mill. 


Conchiglia stretta contorta, acuminata, fragile, forte- 
mente striata e rugosa, di color giallastro pallido; — spira 
contorta, allungata; — anfratti 3 !/,-4, separati da sutura 
marginata, che crescono con rapidità, il penultimo conves- 
so, l’ ultimo assai scendente, non raggiunge i due terzi della 
lunghezza totale, ristretto, come strangolato in prossimità 
della sutura ed attenuato inferiormente; — apertura obli- 
qua, allungata acuta in alto; — peristoma sottile, margine 
esterno arcuato, columellare diritto. 

Abita Novoli lungo i fossi che costeggiano la via ferrata 
livornese. 

Ho comunicato anche l’ attuale specie con questo nome 
al signor D." Baudon di Muy ed esso mi ha replicato « bon- 
ne espèce du groupe de S. elegans ». 


: 


SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE 


TAVOLA. I. bis 


. Vitrina Costo, Paulucci. Da un esemplare di Arapietra, avuto dal 


Prof. A. Costa; ingrandimento veduto dal lato della spira; — 1 4, 
(idem) ingr. veduto dal lato dell’ apertura; — 1 2, (eden) ingr. ve- 
duto dal lato inferiore; — l c, (idem) contorno di grandezza natu- 
rale veduto dal lato della spira; — 1 d, (#4dem) contorno di gr. 
nat. veduto dal lato inferiore. è 


. Wéfn'inaca a'vaggoser, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal Dott. Ca- 


vanna a Caramanico; ingr. veduto dal lato della spira; — 2 4, 
(idem) ingr. veduto dal lato dell’ apertura; — 2 4, (dem) ingr. ve- 
duto dal lato dell’ ombelico; — 2 c, (idem) contorno di gr. nat. 
veduto dal lato della spira; — 2 d, (idem) contorno di gr. nat. ve- 
duto dal lato dell’ ombelico. 


. Pfogendisrzion Canraarosrar, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal 


Dott. Cavanna sulla cima del Monte Morrone; ingr. veduto dal 
lato della spira; — 3 a, (dem) ingr. veduto dal lato dell’ apertura; 
— 3 d, (idem) ingr. veduto dal lato dell’ ombelico. 


. MFozcolèsrion Mscessese, Paulucci (‘). Da un esemplare raccolto nei de- 


triti dell’ Arno; ingr. veduto dal lato della spira; — 4 4, (246) 
ingr. veduto dal lato dell’ apertura; — 4 8, (idem) ingr. veduto 
dal lato dell’ ombelico. 


. FPigestintra scolopirilia, De Stefani. Da un esemplare di Siena avu- 


to dal Dott. De Stefani; veduto dal lato della spira; — 5 a, (édem) 
veduto dallato dell’ apertura; — 5 8, (idem) veduto dal lato del- 
1° ombelico. 


. BBogenlirricn prres'idléiomieetis, Paulucci. Da un esemplare raccolto ai 


Bagni di Lucca; veduto dal lato della spira; — 6 4, (?dem) veduto 
dal lato dell’ apertura; — 6 8, (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 


(*) Matériaux pour servir à la Faune Malacologique de |’ Italie, etc, 1878 pag. 2, 


n.° 47. pag. 25, nota 10. Questa specie è qui rappresentata a scopo di confronto 
con la H. Cavanne. 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII, 12 


— 178 —- 


TAVOLA II. bis 


1. Pfelixo comticanea, Montagu, Var. CAMPANICA, Paulucci. Da un esem- 
plare raccolto dal Dott. Cavanna a Monte Cassino; veduto dal lato 
della spira; — 1 @, (îdem) veduto dal lato dell’ apertura; — 1 5, 
(dem) veduto dal lato dell’ ombelico. 


2. Helix Alpirabreceltisazioa, Paulucci. Da un esemplare raccolto ad 
Avezzano; veduto dal lato della spira; — 2 a, (idem) veduto dal 
lato dell’ apertura; — 2 d, (idem) veduto dal lato del dorso. 


3. Felix plesma®sprincea, Lamarch, Var. ALIiFENSIS, Paulucci. Da un 
esemplare raccolto dal Dott. Cavanna a S. Pasquale presso Piedi- 
monte d’ Alife; veduto dal lato della spira; — 3 4, (idem) veduto 
dal lato dell’ apertura; — 3 0, (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 


4. Flelix Cervamrer, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal Dott. Ca- 
vanna sul Monte Miletto; ingr. veduto dal lato della spira; — 
4a, (idem) ingr. veduto dal lato dell’ apertura; — 4 3, (édem) 
ingr. veduto dal lato dell’ ombelico; — 4 c, (idem) contorno gr. 
nat. veduto dal lato della spira; — 4 d, (dem) contorno gr. nat. 
veduto dal lato dell’ ombelico. 


o. PFetia Cervarsoratr, Paulucci, VAR. scissa, Paulucci. Da un esemplare 
raccolto sul Monte Maiella dal Dott. Cavanna; ingr. veduto dal 
lato della spira; 5 @, (idem) ingr. veduto dal lato dell’ apertura; 
— 5 bd, (idem) ingr. veduto dal lato dell’ ombelico; — 5 €, (édem) 
contorno gr. nat. veduto dal lato della spira; — 5 d, (é4em) con- 


torno gr. nat. veduto dal lato dell’ ombelico. 
TAVOLA III. 


1. 4felio Grovestane, Paulucci. Da un esemplare avuto dal Sig. 
Groves, raccolto presso Salle sul Monte Morrone; ingr. veduto 
dal lato della spira; — 1 «, (idem) ingr. veduto dal lato dell’ aper- 
tura; — 1 d, (idem) ingr. veduto dal lato dell’ ombelico; — 1 c, 
(idem) contorno gr. nat. veduto dal lato della spira; — 1 d, (24em) 
contorno gr. nat. veduto dal lato dell’ ombelico. 


2. Helix Cansaliceme, Férussac, Var. MILETTIANA, Paulucci. Da un 
esemplare raccolto dal Dott. Cavanna sulla cima del Monte Miletto; 
veduto dal lato della spira; — 2 a, (idem) veduto dal lato del- 
l’ apertura; — 2 0, (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 


3. Melito Cersotiuza, Férussac, Var. UNIARMATA, Paulucci. Da un 
esemplare raccolto presso Carsoli, veduto dal lato della spira; — 
3 a, (idem) veduto dal lato dell’ apertura; 3 d, (idem) veduto dal 
lato dell’ ombelico, 


d. 


— 179 — 


Clausilia Bocetigerianea, Pavlucci. Da un esemplare raccolto dal 
Dott. Cavanna sulla cima della Maielletta; ingr. veduto dal lato 
dell’ apertura; — 4 a, (24em) ingr. veduto di profilo; — 4 b, (24em) 
ingr. veduto in profilo dal lato della rima ombelicale; — 4 6, 
(idem) ingr. veduto dal lato del dorso; — 4 d, (dem) contorno gr. 
nat. dal lato dell’ apertura. 


5. Clacwsilia leucostiginia, Ziegler, VAR. MEGACHILUS, Paulucci. Da 


do 


un esemplare raccolto dal Dott. Cavanna sulla cima di Monte 
Cairo; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; — 5 4, (idem) ingr. 
veduto di profilo; — 5 d, (i4em) ingr. veduto in profilo dal lato 
del dorso; — 5 d, (idem) contorno gr. nat. veduto dal lato del- 
l’ apertura. 


TAVOLA IV. 


. Lémasaenea SEcaggorarlis, Linneo, VAR. FOSSARINA, Paulucci. Da un esem- 


plare pescato nei fossi presso il Lago dif'Fucino; veduto dal lato 
dell’ apertura. 


. Limmera sfagoeatis, Linneo, Var. FucineNsIsS, Paulucci. Da un 


esemplare pescato nel Lago di Fucino; veduto dal lato del dorso; 
— 2a, (idem) veduto dal lato dell’ apertura; — 2 d, (2dem) veduto 
di profilo; 2 c, (idem), forma corta, veduta dal lato dell’ apertura. 


» Linomever ppestosstnis, Miller, VAR. CONTORTA, Paulucci. Da un esem- 


plare pescato dal Dott. Cavanna nel Lago di Campo di Giove; 
veduto dal lato del dorso; — 3 a, (idem) veduto di profilo; — 
3 d, (idem) veduto dal lato dell’ apertura. 


. Hdnnanieree csran'icrstses'ica, Linneo. Da un esemplare pescato nei fossi 


presso il Lago di Fucino; veduto dal lato del dorso; — 4 a, (édem) 
veduto dal lato dell’ apertura. 


TAVOLA V. 


. Pomraticas elosggetees, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal 


Dott. Del Prete, alla Foce del Lucese, Alpi Apuane; ingr. veduto 
dal lato dell’ apertura; — 1 @, (dem) contorno di gr. nat. veduto 
dall’ apertura. 


. Pomelieas Adcamasi, Paulucci, VaR. CARSEOLANUS, Paulucci. Da un 


esemplare raccolto a Carsoli; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; 
— 2 a, Cidem) contorno di gr. nat. veduto dall’ apertura. 


. Pomeafias agrioies, Westerlund. Da un esemplare raccolto al- 


Avellana dal Dott. Cavanna; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; 
3 a, (idem) contorno di gr. nat. veduto dall’ apertura, 


-- 180 — 


. Ponmralias imacrocheitus, Westerlund. Da un esemplare raccolto 
a Caramanico dal Dott. Cavanna; ingr. veduto dal. lato dell’ aper- 
tura; 4 a, (idem) contorno di gr. nat. veduto dall’ apertura. 


. Panmralics macsocheitas, Westerlund, VAR. LIMBATUS, Wester- 
lund. Da un esemplare raccolto presso la cima del Monte Morrone 
dal Dott. Cavanna; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; — 5 4, 
(idem) contorno di gr. nat. veduto dall’ apertura. 


. Pomatias sospes, Westerlund. Da un esemplare raccolto dal Dott. 
Del Prete sul Monte Forato, Alpi Apuane; ingr. veduto dal lato 
dell’ apertura; — 6 «, (dem) contorno di gr. nat. veduto dal- 
l’ apertura. 


. Amanicolea seississaci, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal Dott. 
Cavanna a S. Agata nel Matese; ingr. veduto dal lato dell’ aper- 
tura; — 7 a, (idem) ingr. veduto dal lato del dorso. 


. Aspossieotca csttogsia, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal Dott. 
Cavanna a Caramanico; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; — 
8 a, (idem) ingr. veduto dal lato del dorso. 


. HFyadrobiu sminuseota, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal 
Dott. Cavanna a S. Agata nel Matese; ingr. veduto dal lato del- 
l apertura; — 9 a, (idem) ingr. veduto dal lato del dorso. 

f 


10. Succinea inconcinne, Paulucci. Da un esemplare raccolto presso 
Novoli; veduto di profilo; — 10 a, (idem) veduto dal lato del dorso; 
— 10 d, (idem) veduto dal lato dell’ apertura. 


11. Seecinea Besnoiti, Paulucci. Da un esemplare ricevuto dal Cav. 


Benoit, proveniente da Spadafora, Sicilia; veduto di profilo; — 
11 a, (idem) veduto dal lato del dorso; — 11 d, (‘4dem) valore dal 
lato dell’ apertura. 


—_— __ > TTT 


ROBERTO LAWLEY 


La sera del 9 Luglio 1881 si spengeva in Montecchio 
presso Pontedera (Toscana), una prezios& esistenza. 

RoBERTO LAwWLEY, in quel giorno istesso, nella floridezza 
della sua salute, nel mentre attendeva al disbrigo delle sue 
faccende, colto da improvviso malore, ne restava vittima 
dopo sole tre-ore, inani ed inefficaci affatto essendo riusciti 
tutti i soccorsi della scienza apprestatigli, che pure in larga 
copia e colla sollecitudine più unica che rara, gli vennero 
forniti dai medici accorsi. gr 

Impossibile narrare lo sgomento oltrechè della famiglia, 
che ben si comprende, di tutti coloro che lo conoscevano. 

Egli era }' amico di tutti i buoni, il conforto dei poveri, 
il protettore di quegli che a lui dirigevasi. 

Nessuno in sul momento volea prestar fede alla funesta 
verità, che ratta qual folgore si muoveva da bocca a bocca 
«e diffondevasi, lasciando nella costernazione, quanti ne ve- 
nivano a cognizione. 

Ero oramai abituato ad incontrarlo tratto tratto, allorquan- 
do recavasi alla vicina Pisa, sempre pronto, svelto e vivace 
nel disimpegno dei suoi affari, sempre col volto gioviale e 
con un sorriso, tutto suo, ch’ avea stereotipato sul labbro. 
Cortese sempre, avrebbe voluto che i suoi amici lo seguis- 
sero fino a Montecchio, a quel Montecchio che seppe far 
nominare e tenere in pregio, anco al di fuori d'Italia, 


— 182 — 


Prestante della persona, simpatico nei modi, convincente 
nel ragionare, si amicava gli animi sul subito, e a sè li 
legava quanto più lo si potea conoscere da vicino ed ap- 
prezzare. 

Roserto LawLRY sortì i suoi natali in Firenze il 20 
Ottobre dell’anno 1818 da Carolina Deval e dal Cav. Roberto 
Lawley Ser Lord Wendloch. 

Ebbe la sua prima educazione in Isvizzera, e dopo pochi 
anni, ancor giovinetto, ritornato in Firenze, proseguì gli 
studi sotto la direzione del precettore Vittorio Pecchioli, che 
seppe farsene poi, più che uno scolare, un amico. 

All’ età di 18 anni incominciò il corso di studio delle 
scienze esatte nella R. Università di Pisa, da cui poi esciva 
per dedicarsi nel 1841 alla direzione ed amministrazione 
della sua tenuta di Montecchio, la quale necessitava di col- 
tivazioni e miglioramenti che ei studiò subito ed ai quali, 
dato mano una volta, pose sempre mente con zelo ed amore, 
e perizia non comuni, fino a dare alle sue terre l’ appa- 
renza di altrettanti giardini. 

Avvicinavasi frattanto il momento in cui il primo grido 
di libertà echeggiava nella nostra penisola: era il 1848 e 
il LAWLEY non poteva rimaner sordo alle voci che chia- 
mavano i giovani alla riscossa della patria. Impugnò le 
armi e corse egli pure sui piani lombardi, ove fece parte 
dei combattimenti del 13 e 29 Maggio contro il nemico. 

Cessato il tuonar delle artiglierie tornò a Montecchio, 
utile volendo mostrarsi anco in tempo di pace, oltrechè col 
braccio eziandio colla mente. 

Accettò pertanto di buon grado la carica di sindaco del 
vicino comune di Calcinaia (1848) e pubblicò contempora- 
neamente una relazione sui resultati ottenuti dai migliora- 
menti da lui introdotti nell’ azienda rurale e dalle pratiche 
razionali effettuate in un decennio nella sua fattoria di Mon- 
tecchio, confrontando tuttociò coi sistemi antecedentemente 
adottati. 


— 183 — 


Pose nel 1856 fra i primi in esperimento 1’ applicazione 
dello zolfo contro lo oidium della vite, e nell’ anno succes- 
sivo ne rese palesi per le stampe i resultati ottenuti. La 
cultura della vite, resa in allora vieppiù difficile perchè co- 
stretta a combattere il potente parassita, fu in tali disastrosi 
momenti più che mai l’ obiettivo degli studi a lui prediletti. 
Viaggiò la Francia (1860), percorse l’ Italia (1861) sempre in 
cerca di notizie e cognizioni nuove sulla viticoltura e sulla 
enologia, per farne poi debita applicazione alle sue coltiva- 
zioni che ne risentirono i più preziosi vantaggi. 

E poichè il dilettevole non fosse dall’utile disgiunto si diè 
cura quasi contemporaneamente nelle raccolte di oggetti di 
belle arti, riuscendo a porre insieme una eletta serie di 
medaglie e gessi artistici, encomio di Wtutti i conoscitori 
che li visitavano. 

Fu solo nel 1857 che volle dedicare il pensiero oltrechè 
agli studi rurali ed agli artistici, a quelli scientifici. Volle 
fondare una collezione di conchiglie viventi, terrestri cioè 
fluviatili e marine e vi si pose con quell’ ardore e con 
quella pertinacia di proposito a lui propria. Acquistò libri, 
si diè ad escursioni e ad acquisti di belle specie e fu sem- 
pre di lui pensiero anco il fornirsi di un ottimo magazzino 
di duplicati, onde aprire facile via agli scambi e soccorrere 
qualche collezione più della sua deficiente. 

Ma è ben naturale che una collezione di conchiglie vi- 
venti suggerisca alla idea dello studioso quella delle conchi- 
glie fossili. Zoologicamente parlando intendesi di leggieri la 
formazione di una raccolta di conchiglie recenti, ma per colui 
che intenda addentrarsi, sia pur lievemente, negli studi della 
geologia e della paleontologia, non può far senza dell’ al- 
tra, nonchè a complemento, pure a sostegno e confronto 
della prima. Ed allora, egli, che abitava la Toscana, pros- 
simo alle colline e montagne di cui il Brocchi illustrò le 
ricchezze paleontologiche nascoste, non ebbe più freno nelle 
sue investigazioni, ma fece in breve ora raccolte pregevo- 


— 184 — 


lissime dei fossili pliocenici delle nostre colline, procaccian- 
dosi numerose serie di specie, rappresentate spesso da cen- 
tinaia di esemplari. 

Meritevoli di menzione sono i di lui magazzini di du- 
plicati, che erano altrettante ricchissime collezioni di belli 
e scelti esemplari di conchiglie fossili, quasi a saggio di ciò 
che dovevano poi essere le sue collezioni vere e proprie. E noi 
tutti collezionisti d’ Italia e moltissimi anco dell’ estero pro- 
fittammo spesso della generosità del LAwLEY che apriva a 
tutti assai di buon grado i suoi magazzini nel desiderio che 
arricchissimo con quelli le nostre private raccolte. 

Io conosco assai bene la sua libreria. Essa faceva degno 
riscontro alle sue collezioni: ricca essendo non solo di trat- 
tati generali, ma di monografie sceltissime e molte delle 
quali acquistate a prezzo ben caro. 

Delle sue collezioni, dei suoi studi prediletti di malaco- 
logia e paleontologia egli fece la sua occupazione favorita, 
direi quasi esclusiva, allorquando le gravi faccende inerenti 
ai suoi terreni non lo assorbivano. Allora egli, profittando 
della tranquillità della sua residenza, vero luogo eletto per un 
collezionista, circondavasi delle sue specie, dei suoi libri, 
del suoi cataloghi, e studiando, ordinando, e migliorando, 
vi trascorreva intere serate, giornate intere. 

Niuno potrebbe descrivere la soddisfazione che leggevasi 
schietta e completa sul volto del LAwLEy, allorquando qual- 
che amico collezionista andava a visitar le sue collezioni. 
Bisogna essere collezionisti ed essere stati magari una sol 
volta a Montecchio per saperlo a dovere. Si rinchiudeva col 
visitatore nelle sale che accoglievano quei tesori di storia 
naturale e la giornata passava allora in un attimo, tolto i 
momenti nei quali egli perfettamente esercitava i tratti 
della più squisita ospitalità. 

Vide sorgere con entusiasmo in Italia il Bullettino Ma- 
lacologico Italiano; ne seguì con ansia le sorti e fu uno dei 
primi a fondare la Società Malacologica Italiana, allorchè 


— 185 — 


vide del primo pericolante l’ avvenire. Amò la Società di 
Malacologia e ne fu eletto e rieletto cassiere, fin dalla sua 
fondazione. Fu anco uno dei due soci della Biblioteca Ma- 
lacologica, la quale sebbene scarsi, pubblicò pure scelti la- 
vori in isceltissima edizione. 

Il LAWLEY onde viemeglio vantaggiare le sue collezioni 
avea istruito appositamente alcuni giovani, perchè sapessero 
adeguatamente scavare, raccogliere e conservare ciò che rac- 
coglievano. Con questi mezzi potenti i suoi fossili progre- 
divano in numero, in bellezza di specie e di esemplari, pro- 
priamente eccezionali. Allorquando dalla vicina Orciano 
comparvero i primi avanzi di pescì fossili, oramai noti oggi 
nel mondo scientifico, parvero a lui, e non a torto, non dubbi 
segni di scavi migliori e più proficui. Attendendo personal- 
nalmente allora alle prime ricerche e con febbrile attività, 
seppe procacciarsi dei pesci fossili resti molteplici, e ricche 
collezioni specialmente di denti, fra i quali molti di forma 
o rarissima o strana oltre ogni dire e sconosciuta. 

Componevasi quasi contemporaneamente in Pisa la So- 
cietà Toscana di Scienze Naturali, di cui fu socio fondatore, 
ed a quella affidò molti lavori suoi, con opportune tavole 
illustrative, come rilevasi facilmente dallo elenco, che più 
in avanti pubblichiamo. Questi nuovi studi, queste nuove e 
sorprendenti raccolte, di cui, secondo il suo antico costume, 
fe’ parte ai musei nazionali ed esteri, ed agli amiei, lo re- 
sero meritamente apprezzato in Italia e fuori, donde ven- 
nero spontanee le molteplici onorificenze, di cui per vero 
dire, egli non si glorificava mai con alcuno. 

Egli così franco con tutti, così buono, faceva il bene 
per il bene, non per l’ utile proprio che ne potea trarre, 
e può perciò a buon diritto nomarsi benemerito dell’ agri- 
coltura e della scienza. 

Morì nel fior dell'età, senza che alcuno nè egli stesso 
lo potesse per avventura supporre, allorquando avea volto 
la mente ad un lavoro scientifico di lunga lena che pur 


— 186 — 
troppo fu l’ultimo suo e che lasciò affidato alle stampe (') 
e nel mentre occupavasi ad ordinare alcuni altri suoi studi 
da presentare all’ adunanza straordinaria di Malacologia che 
ebbe luogo or nel settembre in Venezia, in occasione del 
Congresso geografico. 

RoBERTO LAwLEy lascia ricca eredità di affetti, nella 
famiglia che adorava e negli amici; lascia esempio utile ad 
imitarsi, come si possa impiegare le proprie ricchezze la 
propria mente ed il proprio tempo, per il lustro ed il de- 
coro del proprio nome e della propria patria. 


12 Ottobre 1881. 


C. GENTILUOMO. 


ELENCO DELLE MEMORIE SCIENTIFICHE 


pubblicate da ROBLRTO LAWLEY 


1875. Monografia del genere Notidanus; Firenze. Pag. 34 con 4 tavole. 
- 1875. Osservazioni sopra una mascella fossile del genere Sphoerodus; Pisa. 

Pag. 10 con una tavola. 

1875. Pesci ed altri vertebrati fossili del pliocene toscano; Pisa. Pag. 12. 

1876. Nuovi studi sopra i pesci ece. ed altri vertebrati fossili delle colline 
toscane; Firenze. Pag. 122, con 5. tavole. 

1877. Quattro memorie sopra resti fossili; Pisa. Pag. 92. 

1879. Nuovi denti fossili di Notidanus; Pisa. Pag. 10. 

1879. Resti fossili delle Selache che trovasi in Ricava presso S. Luce nelle 
colline pisane; Pisa. Pag. 8. 

1880. Denti fossili della Molassa miocenica del monte Titano (Rep. di 
S. Marino; Selache Manzoni; Pisa. Pag. 10 con figure. 


(') Vedi avanti. 


— 187 — 


1881. Studi comparativi sui pesci fossili coi viventi del genere Carcharo- 
don, Oxyrhina e Galeocerdo; Pisa. Pag. 150 con 24 tavole. 


Fu quest’ ultimo lavoro appunto che ei lasciò alle stampe, nè vide 
compiutamente pubblicato. Riserbando ad altri, il compito, che a me 
sarebbe inadeguato, di far risaltare i pregi scientifici, onde va questo 
lavoro adorno, mi limiterò ad accennare come mi sembri poter questo 
nuovo libro del Lawley tenere uno dei primi e principali posti fra le di 
lui pubblicazioni, essendo ricco di argute osservazioni ed essendo trattati 
gli argomenti con molto ordine. Il volume è fornito di belle e numerose 
tavole ed è stampato in pregevolissima edizione. 

Il Lawley, se la morte immatura non ce lo avesse rapito, non si sa- 
rebbe fermato a questo punto: molto e molto ancora di materiali scien- 
tifici importantissimi egli avrebbe avuto opportunità di studiare, anco 
perchè le raccolte non erano cessate per questo, naa continuavano ani- 
mose nella speranza di fornir sempre più allo studioso preziosa suppel- 
lettile scientifica. Ma lo esempio non vada deserto; altri ne raccolga 
l’ assunto, a vantaggio della scienza ed in omaggio alla memoria di uno 
dei cultori più devoti della medesima. 


MOLLUSCHI POSTPLIOCENICI 


DELLA TORBIERA DI POLADA PRESSO LONATO 


Comunicazione del Socio Cav. G. B. ADAMI 


CAPITANO NELLA 26.8 COMPAGNIA ALPINA 


CRI 


Nelle depressioni del terreno morenico che circonda a 
mezzodì il Lago di Garda, si trovano numerose torbiere, fra 
le quali una denominata Polada, posta fra Lonato e Desen- 
zano, e precisamente ad un chilometro e mezzo ad oriente 
della prima borgata. Questa torbiera è da tempo ben nota 
ai cultori d’ archeologia preistorica per la gran quantità di 
selci lavorate ed ossami raccolti e dottamente classificati 
dal chiarissimo Prof. D Rambotti di Desenzano. La di lui 
grandiosa e ben ordinata raccolta desta la più viva ammi- 
razione a quanti la visitano, sia per la straordinaria quan- 
tità di oggetti fra i quali molti assai rari e del più alto 
interesse per la scienza, sia per la cortesia e dottrina colle 
quali l’ egregio professore mostra e descrive l’ uso e la ra- 
gione di essi. Avendo osservato fra gli ossami fossili alcune 
conchiglie calcinate provenienti dalla stessa torbiera, presi 
la determinazione di esplorarla. Vi feci per conseguenza 
alcune escursioni, in una delle quali ebbi il piacere di essere 
accompagnato dallo stesso Prof. Rambotti e dall’ egregio 
Prof. Piatti, che mi diedero interessantissime notizie sulle 
scoperte archeologiche di quella torbiera e di altre vicine. 
Il risultato delle mie esplorazioni è l’ elenco seguente, che 


— 189 — 


viene ad accrescere le finora pur troppo scarse cognizioni 
sulla nostra fauna malacologica postpliocenica. 

La torbiera Polada occupa un bacino pressochè circo- 
lare del diametro di circa 300", e trovasi elevata di circa 
120" sul livello del Lago di Garda. Era occupata antica- 
mente da un piccolo lago senza emissario, cinto da colline 
di mediocre elevazione, e se le mie osservazioni non sono 
erronee, essa trovasi precisamente al punto di unione di due 
successive morene frontali; la più antica formata dalla ca- 
tena collinosa fra Lonato e Castiglione, la più recente dalla 
serie di colline sulla cui cresta trovasi Castel Venzago ('). 

Anche negli attuali ghiacciai non è raro il fenomeno 
della formazione di piccoli laghi in condizioni analoghe. 

In mezzo alla torbiera trovasi una le&gera elevazione 
terrosa che dovea formare un isolotto, sul cui lembo me- 
ridionale erasi stabilita la stazione preistorica. Attualmente 
in seguito a successivi interrimenti artificiali eseguiti ad 
epoche ignote allo scopo di colmare e coltivare la torbiera, 
la forma primitiva del terreno trovasi assai modificata. Vi 
sì notano cinque interrimenti successivi stratificati, il di 
cui peso avendo compressa la sottostante torba, fece pren- 
der agli strati la forma di una sinclinale, che attualmente 
sconvolta e in parte distrutta per i lavori di estrazione della 
torba, è tuttavia in qualche punto riconoscibile. I predetti 
interrimenti formarono ad epoche diverse il fondo delle acque 
raccolte in questa depressione, epoche probabilmente assai 
vicine, a giudicare dall’ esigua potenza degli strati torbosi 
che gli separano, essendo noto come il processo di torbifi- 
cazione succeda abbastanza rapidamente: solo lo strato del 
più basso interrimento ha circa 1”, 50 di spessore. 

Sotto questo più basso, ossia più antico interrimento, 
trovasi un banco di ottima torba che in qualche punto ha 
uno spessore di oltre 10". A questo è sottoposto immedia- 


[LTTTACO 


(') Veggasi la carta alla scala 1:21600 dello stato maggiore austriaco, 


— 190 — 


tamente l'antico fondo del piccolo lago, formato da uno 
strato dello spessore di oltre 1", composto di un limo a sotti- 
lissimi elementi argilloso-calcarei ('), zeppo di conchiglie 
calcinate, che in qualche tratto formano dei veri e consi- 
derevoli ammassi. Al di sotto trovasi uno strato di circa 
0", 50 di argilla plastica, che sovrasta al terreno glaciale 
formato da un impasto caotico di fanghiglie e ciottoli roton- 
dati, striati, e tendenti alla forma triquetra. 

Il terriccio (ferreto) che in qualche luogo è associato 
alla torba, e la rende di cattiva qualità, è assai ferruginoso. 
E notevole una sorgente d’ acqua ferruginosa che sgorga 
sul margine del canale di scolo praticato per facilitare 
l'estrazione della torba (?). 

Le specie trovate sul fondo della torbiera benchè appar- 
tengano a generi ancora viventi negli stagni, laghi ed acque 
correnti dei dintorni, pure si presentano in generale sotto 
le forme delle stesse specie che ora vivono solo nelle re- 
gioni più settentrionali d’ Europa, ciò che indicherebbe un 
clima solo alquanto più freddo dell’ attuale. Qualche specie 
come il Planorbis charteus, Valvata alpestris, Var. Piatti, 
Cyclas cornea Var., Pisidium Rambottianum ed altre rap- 
presentano forme che finora non furono segnalate come vi- 
venti in Italia. È notevole la mancanza del genere Unio, 
Anodonta, e Leguminaja, e delle specie Limnea peregra, 
e Paludina fasciata, tanto comuni nelle acque di questo 
territorio. 

La fauna della Polada è rappresentata da 16 generi con 
56 specie delle quali 11 terrestri, e 25 fluviatili. Egli è certo 
che più attente indagini e assidue ricerche in questa e nelle 
altre numerose torbiere, tanto di questa regione, come in 


(') Il materiale di questo strato potrebbe essere usato per emendare 
i terreni coltivabili. 

() Anche in altre torbiere venni assicurato trovarsi simili sorgenti, 
ed è notevole il fatto, che tutte le più rinomate sorgenti di queste spe- 
cie sgorgano da torbiere o in vicinanza di esse. 


— 191 


quelle ancor più numerose che trovansi alle falde ed al 
piede delle nostre prealpi, faranno conoscere altre forme 
ora scomparse dalle nostre acque, che permetteranno rac- 
cordare il successivo sviluppo della nostra fauna malaco- 
logica nel corso delle epoche passate. Il contributo quindi 
allo studio ed alla conoscenza della fauna fossile che qui 
presento, mi lusingo non sarà del tutto inutile a raggiun- 
gere questo scopo. 0 


1. Helix pulchella Miill. 


Ho raccolto tre esemplari perfettamente determinabili 
sul fondo della torbiera. Vivente assai comune nei dintorni. 


La 
2. HI. carthusianella Drap. 


Due esemplari nella parte più bassa dello strato princi- 
pale di torba: frequente negli strati superiori: assai comune 
vivente. 


3. KI. fruticum Mill. 


Pochi esemplari mal conservati nel fondo della torbiera; 
frequenti le spoglie negli strati superiori. Vive nelle folte 
siepi dei dintorni di Desenzano in limitati accantonamenti, 
ma in numerosissime famiglie. Gli esemplari viventi appar- 
tengono alla mutazione bianca-unicolore, essendo rarissima 
la fasciata, e la colorata in tutta la regione fra il Chiese 
e il Mincio. Gli esemplari fossili non si può indicare a qual 
mutazione appartengano meno quelli degli strati superiori, 
che appartengono alla prima. 


4. HI. strigella Drap. 
Unico esemplare sul fondo della torbiera. Rara vivente 


nei dintorni di Desenzano, mentre trovasi assai frequente 
verso Salò. 


— 192 — 


5. Hi. nemoralis Linn. 


Qualche spoglia infranta sul fondo della torbiera, fre- 
quente nei successivi interrimenti: la calcinazione appena 
compiuta degli esemplari raccolti nelle parti più basse della 
torbiera mi lasciano dubitare che essi vi sieno stati tra- 
volti in epoche più recenti. Questa specie vive straordina- 
riamente abbondante in questo territorio. 


6. FI. lucorum Mill. 


Riporto questa specie, che io non potei raccogliere nella 
torbiera, trovandola accennata in una nota del D." Pini ('), 
il quale la vide nella collezione Rambotti all’ esposizione 
archeologica di Brescia nel 1875. Comune vivente. 


7. FI. unifasciata Poiret. 


Una sola spoglia ben determinabile sul fondo della tor- 
biera. Frequente e in qualche località assai abbondante tro- 
vasi vivente questa specie. Nella torbiera, meno che nei 
banchi superiori, non ho trovata alcuna traccia dell’H. cincta, 
candicans, e ammonis tanto comuni in questo territorio. 


8. Buliminus detritus Mill. 


Un solo esemplare impastato nel limo del fondo della 
torbiera: frequente nei successivi interrimenti; assai abbon- 
dante vivente. 


9. B. tridens Mill. 
Alcune spoglie. Vivente piuttosto poco frequente. 
(!) Contribuzione alla fauna fossile postpliocenica della Lombardia. 


Nota del socio Nap. Pini. Atti Soc. Italiana Scien. Nat. V. XXI, Mila- 
no 1879, 


— 193 — 


10. Vertigo antivertigo Drap. 


Due esemplari calcinati nel fondo della torbiera; non è 
rara negli strati superiori. Vive abbastanza frequente nei 
dintorni. 


11]. Cyclostoma elegans Miill. 


Qualche esemplare alla superficie del gran banco di 
torba, più frequente nei successivi. Vive straordinariamente ‘ 
abbondante nei dintorni. 


12. Succinea arenaria Bopch. Var.? 


Si trova abbastanza frequente una varietà più piccola 
del tipo nello strato principale di torba e nei successivi. 
Sembra una forma intermedia all’ arenaria ed all’ oblonga. 
Non la trovai vivente in questo territorio. 

Trovasi pure un’altra specie nella torbiera avendone 
trovato dei frantumi, che credo poter riferire alla S. Pfeif- 
feri, che vive in tutto il territorio. 


13. Limnaea stagnalis Linn. 


Rarissima sul fondo della torbiera, ove non trovai che 
poche spoglie infrante: trovasi più frequente negli strati 
superiori, aumentando progressivamente in dimensioni. Le 
forme settentrionali di questa specie sono in generale pic- 
cole, e in nessun luogo come nella regione fra il Chiese 
ed il Mincio, credo s’ incontrino esemplari così giganteschi. 
Un esemplare raccolto in uno degli interrimenti intermedi 
misura 67°" di lunghezza. Vive nelle acque della torbiera 
ed è ovunque comune. 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII. 15 


— 194 — 


14. L. palustris Miill. 


Frequente negli strati superiori, l’ ho riscontrata assai 
rara sul fondo della torbiera. Assai comune vivente nei 
dintorni e specialmente nel Lago di Garda. 


15. Le. vulgaris Pfr. 


Questa forma che dovrebbesi ascrivere ad una delle tante 
varietà della precedente, trovasi raramente sul fondo, e nei 
vari strati, ed anche vivente nelle acque palustri della tor- 
biera. È questa l unica località del territorio fra il Chiese 
ed il Mincio nella quale io abbia potuto raccogliere questa 
forma. 


16. L. ovata, Drap. 


Un solo esemplare ben conservato sul fondo della tor- 
biera. Vive localizzata in questo territorio. A Cavriana la 
rinvenni in esemplari assai grandi. 


17. Limnoeea auricularia, Drap. 


Si trova sul fondo abbastanza raramente; un esemplare 
assai grande misura 82”" in altezza e 24" in diametro. È 
più frequente nei successivi strati. Vive nel lago di Garda, 
e in molte località del territorio. A Solferino in un fosso 
presso l’ Ossario la rinvenni abbondantissima e in dimen- 
sioni considerevoli (1871). 


18. Planorbis corneuùs, Linn. 
Var. etruscus, Zgl. 


Assai rara sul fondo melmoso della torbiera, si fa più 
frequente nei successivi interrimenti. Nel secondo raccolsi 
qualche esemplare che misura oltre 44"® di diametro e 14°" 
d'altezza. Vive affatto comune in tutte le acque stagnanti. 


— 195 — 


19. Pl. carinatus, Miill. 
Var. turgidus. (') 


Frequente sul fondo melmoso della torbiera misto ad 
altre specie. Questa varietà si distingue dal tipo per di- 
mensioni minori, forma superiormente convessa, e piana al 
di sotto, carena quasi filiforme svolgentesi al basso della 
conchiglia, la sutura superiore profonda, e l’ apertura quasi 
romboide. (Helix rhombea, Turton?) Questa forma attual- 
mente vive nella Svezia. La specie è piuttosto rara tanto nel 
lago di Garda, che nelle acque stagnanti del territorio. Le 
sue dimensioni raggiungono appena i 108° di diametro. 


20. PI. spirorbis, Linn. 


Ho raccolto 6 esemplari sul fondo della torbiera, che 
dubbiosamente ascrivo a questa non comune specie. 


21. P1. charteùs, West. 


Un unico esemplare raccolto sul fondo, perfettamente 
identico agli esemplari tipici della Svezia avuti dalla cor- 
tesia dello stesso prof. Westerlund autore della specie. E 
questa la prima volta che questa forma venne trovata sul 
suolo italiano. 


22. PI. albus Mill. 


Io non raccolsi che un solo esemplare, indubbiamente 
appartenente al gruppo di questa forma. Non l’ ho mai po- 
tuto trovar vivente nei dintori, e nemmeno nel 1871 nel 
quale anno per circa 6 mesi ho esplorato in ogni senso il 
territorio fra il Mincio, il lago, ed il Chiese. Esso vive in- 


(') Westerlund. In Malak. — Blàtt. p. 108, Bd. 22. 


— 196 —- 


vece assai comune nel lago d’ Idro e d'Iseo. L’ esemplare 
trovato appartiene ad una delle sue più piccole varietà. 


23. PI. crista Linn. 


Quattro esemplari completi trovati nell’ impasto di avanzi 
conchigliferi sul fondo della torbiera. Due appartengono 
alla var. cristatus Drap., e due alla var. nautileus Linn. 
Essi sono perfettamente conservati e benchè completamente 
calcinati conservano distinti i caratteri delle due varietà. 
Vivente io non l’ ho mai raccolto in questi dintorni, e per 
mia esperienza è una delle specie più rare delle nostre acque. 


24. Pl. complanatus Linn. (non Auct. plur.) 


Ne ho raccolto cinque esemplari sul fondo della torbie- 
ra. Ritenuti dapprima per la Segmentina nitida per esser 
completamente calcinati, dietro più attento esame mì sono 
assicurato appartenere indubbiamente alla presente specie, 
sia per la completa mancanza dei setti caratteristici della 
Segmentina, per dimensioni minori, e soprattutto per la 
maggior depressione dei giri, e per l’ ombellico più stretto. 
Questa specie, tanto comune nel settentrione d’ Europa, io 
non l’ ho mai raccolta vivente. Essa fu per altro segnalata 
vivente in Lombardia (') ed in Sicilia (*?) ed in altre pro- 
vincie italiane (?). 


25. Segmentina nitida Linn. 


Ho raccolto due soli esemplari trovati in mezzo ai fran- 
tumi di altre specie, nei quali in causa della completa cal- 


(') Villa. Catalogo molluschi Lombardia, 1871. 
(*) Benoit. Catalogo molluschi della Sicilia. 
(#) Paulucci. Matériaux ecc. ecc. — Molluschi fluv. ital. inviati alla 
Espos. intern. della pesca a Berlino. 


— 197 — 


cinazione solo con forte ingrandimento si riesce a scorgere 
le traccie dei setti caratteristici della specie. Nei dintorni 
la trovai vivente solo nel lago di Garda e presso Cavriana. 
Il cav. Tommasi la trova assai abbondante nel territorio di 
Castelgoffredo, ove io pure la raccolsi in un’ unica località 
nel 1871. 


26. Ancylus lacustris Linn. 


Non raro sul fondo della torbiera. Frequente sulle erbe 
palustri delle acque della torbiera, e in altre località del 
territorio, 


DI. Paludina contecta Millet. 


Piuttosto rara nello strato melmoso del fondo; sì fa fre- 
‘quente ed abbondante nei successivi. Dal fondo alla super- 
ficie gli esemplari aumentano in dimensione. In uno strato 
intermedio raccolsi un esemplare appartenente alla var. 
inflata Villa, che misura 47"" d’ altezza, per 36"" di dia- 
metro. Manca affatto nella torbiera la P. fasciata Mùll., 
che trovasi così comune in tutte le acque stagnanti del 


x 


territorio mentre la contecta lo è assai meno. 


28. Bithynia tentaculata Linn. 
Straordinariamente abbondante nel fondo della torbiera, 
ove forma dei veri ammassi. Si trova egualmente in tutti 
gli strati, ed è comunissima vivente. Gli esemplari della 
torbiera sono piuttosto piccoli, come quelli del lago di 
Garda, mentre sono assai più sviluppati quelli che si tro- 
vano nei fossi isolati del territorio. 


29. Bithynella sp.? 


Un unico esemplare raccolto sul fondo che molto sì av- 
vicina alla B. opaca Zgl. della Dalmazia. 


— 198 — 


30. Valvata alpestris Blauner. 
Var. Piattii, mihi. 


Straordinariamente abbondante sul fondo della torbiera 
nel quale forma considerevoli ammassi. Si distingue dal 
tipo per giri più arrotondati, umbellico meno aperto, di modo 
che non si possono vedere tutti gli anfratti fino all’ apice 
come nel tipo, per forma orbiculato-piramidale, apertura 
non circolare, ma contrassegnata da una leggera angolosità. 
alla connessione del peristoma al penultimo anfratto, per 
la spira meno rapidamente crescente e per un’ elevazione 
sempre maggiore ma molto variabile. Probabilmente è la 
stessa forma trovata dai fratelli Villa nella torbiera di Mag- 
giolino in Brianza ed ascritta dal Pini alla V. alpestris 
Schuttl. Var.?, come si può facilmente dedurre dalla nota 
posta in fondo alla pagina 3 del lavoro già citato. In 
questo stesso lavoro il D.° Pini ha classato la forma della 
Polada, veduta nella collezione preistorica del prof. Ram- 
botti, quale V. piscinalis, classificazione che non esito a 
dichiarare erronea avendo questa forma caratteri specifici 
ben diversi; nella collezione Rambotti io non osservai altre 
forme che la varietà qui descritta. 

Mentre sul fondo della torbiera sono numerosissimi gli 
opercoli della 5. fentaculata, non mi fu possibile trovarne 
alcuno della presente Valvata. 

Questa forma, che io sono inclinato a ritenere estinta, 
è intermedia alla V. piscinalis ed all’ alpestris, e prego 
l’ egregio Don Angelo Piatti, ad accettarne l’ omaggio, quale 
tributo d’ ammirazione al dotto ed attivissimo professore di 
. Storia Naturale del Liceo di Desenzano. 


81. V. cristata Mill. 


Assai comune sul fondo della torbiera mista alle altre 
specie. Sono interessanti alcune mostruosità, del resto ah- 


— 199 — 


bastanza frequenti in questa piccola specie. Un esemplare 
conservando i giri quasi sullo stesso piano, ma completa- 
mente staccati ha l’ ultimo rettificato: due altri sono in- 
vece scalariformi coi giri distaccati, misurando poco più di 
sur di altezza. 

Si trova frequente in tutti gli altri strati torbosi, e vive in 
tutti i fossi del territorio, essendo solo difficile raccoglierla 
per la sua piccolezza; in qualche località è così comune che 
si trovano gli astucci, o sacchi delle /riganidi completa- 
mente rivestiti di esemplari di questa piccola Valvata. Io 
gli ho trovati specialmente presso Solferino nel 1871, ove 
lungo gli stessi fossati ve ne sono di quelli formati di 
Planorbis, Bithynia, Limnaa, Pisidium, Cyclas, Valvata 
e Ancylus, ed ognuno sempre formato da una sola specie 
con esemplari scelti quasi di egual grandezza, e saldati 
regolarmente alla parete esterna dei predetti sacchi. 


52. V. spirorbis Drap. 


Conservo un solo esemplare raccolto assieme a quelli 
della precedente che è perfettamente caratteristico. Questa 
forma elencata in tutti i cataloghi regionali, che del resto 
è molto rara, io non l’ ho mai raccolta vivente in questo 
territorio. Essa distinguesi dalla precedente per forma meno 
depressa e umbellico più largo, nonchè per minor numero 
di giri spirali sull’ opercolo. 


58. V. minuta Drap. 


Alcuni esemplari raccolti sul fondo della torbiera in 
mezzo alle altre specie, corrispondono perfettamente a que- 
sta forma, che fu per la prima volta scoperta vivente in 
Italia presso Castelgoffredo dal cav. Tommasi. 


54. Pyrgula annulata Jan. 


Un solo mezzo esemplare raccolto dal prof. Piatti nel 
giorno che visitammo assieme la torbiera. I cingoli carat- 


— 200 — 


teristici sono scomparsi, e la bocca è molto più allungata, 
che negli esemplari del lago di Garda, nel quale e nel 
Mincio vive comune ed abbondante. 


56. Cyclas cornea Drap. 
Var. nucleus Stud. 


Frequente nella parte superiore dello strato conchiglia- 
ceo che costituisce il fondo della torbiera. Gli esemplari 
sono in generale piccoli, e molti così piccoli da lasciar 
dubbio che essi appartengano a questa specie, per cui dub- 
biosamente appunto io ve li ascrivo. Predominano esemplari 
molto globulosi, quasi sferici, a tessuto solido, e affatto 
simili alle forme settentrionali, e specialmente alla C. Scal- 
diana, Jen. che vive nell’ Holstein, e nel Nord d’ Europa. 

Alcuni esemplari conservano ancora l’ epidermide, ma 
sono così fragili che riesce assai difficile l’ estrarli intatti 
dalla melma indurita. Questa varietà si trova vivente, as- 
sieme alla specie in bellissimi esemplari nei fossi limac- 
ciosi dei dintorni di Cavriana ove io la raccolsi molto ab- 
bondante nel 1871. 


56. Pisidium Rambottianum nov. sp. 


C. minima, elongato-ovata, ventricosula, calcinata, sub 
lente subtiliter et inequaliter striata: antice ovali-rotun- 
data, mediocriter elongata; postice rotundato-abbreviata; 
umbonibus obtusis, subdepressis; supra infraque arcuata; 
ligamentum brevissimum: intus calcinata. Dentibus car- 
dinalibus 2, angustissimis, conicis, internum minutissi- 
mum margine interno attingente, externum validior; den- 
tibus lateralibus elongatis, trigonalibus. 


Long. 2"%-3""% — Lat. 1°, 50-22", 40 — Crass. Imm-Qnm 


Conchiglia delle forme più piccole del genere, ovale 
rotondata or più ed or meno ventricosa, bianca per cal- 


— 201 — 


cinazione completa, che ha distrutta l’ epidermide e la na- 
turale colorazione; osservata colla lente sì vede sottilmente 
e inegualmente striata; appare più striata la regione ven- 
trale delle valve; la parte anteriore è in generale ovale 
rotondata, e mediocremente allungata, terminante in una 
punta ottusa corrispondente a circa la parte mediana della 
conchiglia; la parte posteriore è perfettamente circolare, ed 
abbreviata, raramente troncata; gli umboni sono estesi, 
ottusi, e appena sporgenti, più avvicinati alla parte po- 
steriore, il loro apice trovasi al terzo posteriore della to- 
tale lunghezza della conchiglia; i margini sono in gene- 
rale regolarmente arcuati, ma in qualche esemplare for- 
mano eccezionalmente una leggera angolgsità specialmente 
all’ unione del margine posteriore, col superiore ed infe- 
riore, il ligamento è distrutto e solo in qualche raro esem- 
plare visibile; le valve unite per adesione, al minimo urto 
si staccano; internamente la calcinazione ha distrutto ìl 


color naturale, e le impressioni muscolari e palleali. I denti 


della valva destra sono due, piccolissimi, di forma conica; 
l’ interno sottilissimo, poco rilevato, più ravvicinato all’ orlo 
interno della conchiglia, l esterno è invece più robusto, 
più allungato e sporgente; i due denti laterali alquanto 
allungati di forma triangolare a base molto larga, l’ ante- 
riore più ravvicinato ai cardinali, più robusto ed elevato 
del posteriore; nella valva sinistra trovasi un sol dente 
cardinale, poco rilevato, formato da un incrassamento di- 
sposto obliquamente dall’ esterno all’ interno; i denti late- 
rali sono doppi, gli interni più robusti e rilevati, gli ester- 
nì assai piccoli. 

Per distinguere le parti più minute di questa forma oc- 
corre osservarla con una lente a forte ingrandimento. Essa 


rammenta le piccolissime forme settentrionali di questo ge- 


nere, ed è assai variabile in dimensioni di modo che al pri- 
mo aspetto si è facilmente indotti a credere di aver innanzi 
agli occhi diverse specie, quando si esamini un discreto 


— 202 — 


numero di esemplari. Si distingue dal P. milium Cless., per 
esser di questo alquanto più grande e più globuloso, e di 
forma diversa: è simile al fossarinum Cless., ma facile a 
distinguersi per esser questo in generale di maggiori di- 
mensioni, e per il margine posteriore ottusamente troncato, 
e specialmente per gli umboni più ravvicinati a questo; ha 
pure qualche affinità col subiruncatum Jen., ma questo oltre 
esser ventricoso, avere umboni maggiormente sporgenti, si 
distingue pel margine anteriore la di cui punta cade verso 
la parte più bassa della conchiglia, e per il posteriore più 
breve; rammenta pure qualche piccola forma dell’ obtusale 
Pfr., il quale presenta la parte anteriore meno appuntata, 
e il margine superiore più curvo ed inclinato. 

In Italia io non ho mai trovato alcuna forma simile a 
questa, che ha tutto l’ aspetto d’ una forma settentrionale, 
attualmente estinta alla nostra latitudine. 

Trovasi abbondantissimo sul fondo della torbiera impa- 
stato nel banco conchigliaceo assieme a tutte le specie fin 
qui enumerate. Esso fu riconosciuto per una forma distinta 
da molti insigni malacologi ai quali ’' ho spedito, prima di 
decidermi a pubblicarlo, non avendo voluto affidarmi ai soli 
confronti colle altre specie europee, che nella mia collezione 
si trovano quasi al completo. 

Ho dedicato questa specie al chiarissimo Prof. D. Ram- 
botti di Desenzano, quale omaggio di profonda stima e gra- 
titudine per avermi presentata l’ occasione di questo mio 
modestissimo studio. 


Edolo, maggio 1881. 


GIov. BATTISTA ADAMI, 


PROCESSO VERBALE 


DELLE ADUNANZE STRAORDINARIE TENUTE IN VENEZIA 
i giorni 20 e 24 Settembre 1881 (') 


i A 


20 SETTEMBRE. — Presidente Meneghini; presenti i si- 
enori Fischer, Paulucci, Westerlund, Pirona, Issel, Gamba, 
Caroti e Pantanelli. P 

Il presidente apre la seduta ringraziando gli intervenuti, 
si ferma specialmente sulla importanza della conchigliolo- 
gia nei suoi rapporti con la paleontologia e con gli studi 
moderni sulla discendenza delle specie; rimpiange che il 
Lawley uno tra i soci più cari e più zelanti sia stato da 
poco rapito agli amici e alla scienza e si augura che dalle 
discussioni che si faranno abbia ad avvantaggiarsi l’ impor- 
tante ramo della storia naturale al cui studio è rivolta la 
società. Termina pregando il sig. Fischer di assumere la pre- 
sidenza della seduta. 

Il sig. Fischer ringrazia la presidenza e gli intervenuti 
dell’ ufficio assegnato ed invita il segretario a dar conto 
delle comunicazioni riguardanti la presente adunanza. 

Dopo le comunicazioni del segretario riguardanti le ade- 
sioni alla presente adunanza e le memorie presentate, si 
vota ad unanimità a proposta del segretario un ringrazia- 
mento al municipio di Venezia, incaricando la presidenza 
di parteciparlo al comm. sindaco della città. 


(:) A queste adunanze erano invitati tutti i cultori della malacologia: 
gli intervenuti si raccolsero in una sala del palazzo municipale corte- 
semente concessa dal municipio di Venezia. 


— 204 — 


Aperta la discussione sulle norme a seguirsi per la no- 
menclatura delle specie, si determina di prendere a base 
della discussione la memoria presentata dal D." GC. A. We- 
sterlund rappresentante l’ accademia di Stokolm. La discus- 
sione essendo aperta vengono accettate le seguenti propo- 
ste, intendendo che esse debbano costituire una serie di 
consigli dei quali la società raccomanderebbe 1° adozione. 

I nomi delle classi e degli ordini dovranno preferi- 
bilmente essere stabiliti secondo i caratteri anatomici degli 
animali, o secondo i caratteri della conchiglia. 

Ogni nome deve essere di una sola parola e tratto 
dal greco o dal latino; i nomi greci sono da preferirsi. 

Sì rifiuteranno i nomi di classe o di ordine tratti da 
un nome generico. 

I nomi di famiglia debbono avere per radicale quello 
del genere principale secondo la legge di priorità. 

I nomi di famiglia debbono terminare in modo uni- 
forme, le famiglie colla terminazione ide, quelli delle sotto- 
famiglie in ina. 

I nomi generici saranno per l'avvenire sostantivi greci 
o latini, nomi di paesi o di persone. 

I nomi geografici sono da preferirsi per le specie. 

Il nome specifico comincierà con lettera minuscola a 
meno che non sia di persona. 

Il nome specifico tratto dai caratteri della conchiglia 
o dell’ animale deve avere per radicale una parola latina 
o greca; sarà meglio però lasciare i radicali greci per i 
generi, famiglie, classi ecc. 

Nella scelta dei nomi specifici si debbono evitare quelli 
di suono molto vicino, e i nomi come dubium, incertum 
ecc. il cui significato perde ordinariamente qualunque va- 
lore con lo studio più accurato della specie. 

Quando i nomi di persone serviranno a formare il no- 
me di una classe, ordine, famiglia o specie, dovrà restare 
inalterato il nome della persona nel radicale della parola. 


— 205 — 


Si eviterà sempre di prendere nomi di persone che non ab- 
biano reso con la loro dottrina importanti servigi alla 
scienza. 

Nella scelta dei nomi geografici sarà presa la parola 
latina se esiste; in altro caso sarà il nome della località 
conservato inalterato nel radicale della parola. 

Si rifiuteranno sempre ì nomi composti di due parole 
una greca e l’altra latina. 

Sospesa la discussione sulla nomenclatura viene data 
lettura di una memoria del Prof. Issel sulla Pupa amicta, 
e di un’ altra del Prof. Strobel sulla Campylea delle quali 
si approva la pubblicazione nel Bullettino della società. 

La marchesa Paulucci fa omaggio ai presenti dell’ ulti- 
mo suo lavoro su i molluschi degli Abruzzi. 


21 SETTEMBRE. — Presidente Fischer; presenti Meneghini, 
Paulucci, Del Prete R., Del Prete E., Parona, Gamba, Ca- 
roti, Pantanelli. 

Letto ed approvato il verbale della seduta precedente 
Fischer prega il presidente della Società di riprendere la 
direzione della discussione. 

Ripresa la discussione sulla nomenclatura delle specie 
viene stabilito dopo varia discussione e in seguito alle deli- 
berazioni della seduta antecedente ciò che segue. 

Si potranno correggere sempre gli errori puramente or- 
tografici; è lasciata indecisa la questione riguardante i nomi 
geografici inesattamente applicati. 

Una specie sarà ben caratterizzata, quando sia de- 
scritta per modo da potere facilmente riconoscerla; così 
viene pure lasciata impregiudicata la questione se debba 
intendersi per assolutamente necessaria la figurazione delle 
specie. 

La priorità s' intenderà acquistata quando la descrizione 
sia stata effettivamente pubblicata per modo che la pubbli- 
cazione sia di ragione comune o per mezzo di atti di acca- 


— 206 — 
demie o altri libri vendibili in commercio; la semplice co- 
municazione di nuove specie sarà insufficiente per la priorità 
della data. 

Sorta la discussione sulle parole varietà, mutazione e 
forma si stabilisce di impiegare la prima parola per indi- 
care le differenze tra gruppi di individui contemporanei 
di una stessa specie; la parola mutazione dovrà servire per 
indicare le varietà non contemporanee ossia quelle che si 
verificano tra individui ritenuti della stessa specie, ma appar- 
tenenti a piani geologici differenti; la parola forma sarà im- 
piegata nei casi dubbi. 

Si accetta in massima la proposta inviata dal sig. Statuti 
per un ufficio conservatore di una collezione tipica, riman- 
dando al consiglio di studiare le modalità pratiche della sua 
effettuazione. i 

La marchesa Paulucci raccomanda specialmente gli studi 
malacologici in Italia, e che si abbia cura di tener conto 
della distribuzione geografica e batimetrica delle specie. 

Pantanelli avendo domandato se vi siano caratteri che 
facciano distinguere una fauna d’ acqua salmastra da quella 
di lagune sopra-salate, il sig. Fischer risponde non credere 
che sieno stati fatti fino ad ora su questo soggetto studi 
definitivi; così negli Schott dell’ Algeria si riuniscono i Car- 
dium con le Melanie e le Melanopsis, e quando l'affluenza 
del sale ha scacciato i primi le sole Melanopsîs hanno re- 
sistito. Nel golfo di Riga le Limnee e le Neritine vivono 
con specie marine. Nel Caspio la fauna conserva il carat- 
tere sarmatico, nella Bulgaria si trovano le Adachne e le 
Didachne mescolate con conchiglie lacustri, nel mare di 
Aral sussiste sempre il Cardium edule, il lago Mariotis 
che nell'estate si converte sulle rive in uno specchio di 
sale contiene sempre abbondatissime le Melanopsis; termina 
raccomandando lo studio della fauna della laguna Veneta 
e di tutte quelle altre località che potrebbero portare 
luce su questa questione della quale riconosce 1 impor- 


— 207 — 
tanza non tanto dal lato biologico quanto da quello della 
geologia. 

Il presidente avendo domandato al sig. Fischer se la strut- 
tura del guscio delle conchiglie possa essere caratteristico, 
questi risponde che le limitate conoscenze che si hanno su 
queste ricerche mostrano essere l’ esame del guscio molto 
importante, come per suo mezzo si possano distinguere i 
pteropodi dai gasteropodi e quindi possa fornire buoni cri- 
teri per certe specie che male potrebbero essere distinte 
dalla forma esterna del semplice guscio.. 

Circa alla possibilità di stabilire un futuro congresso 
geologico internazionale, Fischer proporrebbe e viene accet- 
tato, di fare pratiche onde nel futuro congresso geologico 
internazionale vi sia aggregata una sezione speciale per la 
conchigliologia. 

È riservato alla presidenza della società |’ approvazione 
del presente processo verbale. 


DANTE PANTANELLI Segretario. 


Della PUPA AMICTA, Parreys 


COME INDIZIO DI ANTICHI LIVELLI ASINI 


NOTA 
di A. ISSEL 


Incaricato dal R.° Comitato geologico di eseguire insieme 
all’ Ing. L. Mazzuoli il rilievo della formazione ofiolitica che 
occupa gran parte della Liguria orientale, profittai delle 
numerose gite che ebbi occasione di fare in località poco 
esplorate per raccogliere il numero che potei maggiore di 
molluschi coll’ intento di accrescere i materiali già da lungo 
tempo adunati per una malacologia ligustica. 

Riserbandomi di enumerare in altra occasione le specie 
raccolte, le quali per verità sono poco numerose e in gran 
parte comuni ai territori circonvicini, mi propongo ora di 
richiamare l’ attenzione dei colleghi conchiologi sopra una 
particolarità degna di nota nella ubicazione di una di esse 
e precisamente della Pupa amicta, Parreys. 

Questa così denominata da Parreys fu descritta da Pfeif- 
fer nel 1854 (') e poi da Bourguignat nel 1860 (*) Rossmàs- 
sler (°) la figurò nel 1859 col nome di P. pallida var. tri- 
dentata che fu pure adottato da Westerlund (‘). La descri- 


(‘) L. Pfeiffer, Malak. Blatter, 1854, pag. 67. 
(*) Bourguignat, Malacologie terrestre de l’île du Chateau d’If Des 
de Marseille, Paris, 1860, p. 25, tav. I, fig. 11-13. 
(8) Rosnassieri Iconog. Der Landeind=suss ra i III, 
Band, Leipzig, 1859, pag. TI. 
(4) Westerlund, fauna europea molluscorum extramarinorum prodro- 
mus sistens fasc. II, Lund, 1878, p. 166. 


— 209 — 
zione della /. pallida tipica di Philippi comparve fin dal 
1842 nell’ opera di Rossmàssler e, secondo questo autore, 
la specie proviene dall’ Italia boreale ('). 

Bourguignat scrive che la P. amicta si distingue dalla 
P. pallida per la sua columella più lamellosa, meno diritta 
e meno regolare, munita alla sua estremità superiore di 
una piega tubercolosa abbastanza forte e soprattutto per la 
parete aperturale ornata di due denticolazioni, il che non 
si verifica nella pallida. 

Io non ho mai raccolto nè veduto esemplari autentici della 
P. pallida tipica; ma e per la sua rarità e pei suoi intimi 
rapporti colla specie precitata, mi è nato il sospetto che sia 
stata fondata per qualche esemplare un po aberrante 0 
imperfettamente sviluppato dalla P. amicta. 

La P. amicta vive d’ ordinario sulle rupi calcaree, a 
breve distanza dal battente del mare, talchè deve essere 
raggiunta non di rado dagli spruzzi d’ acqua salsa sollevati 
pel frangersi delle onde. In tali condizioni la raccolsi in 
copia a Quarto, a Quinto, a Nervi (*), a Bogliasco e a Pieve 
di Sori (presso Genova), a Portovenere e sugli isolotti Tino, 
Tinetto (nel golfo della Spezia). Secondo Bourguignat, è co- 
mune presso Tolone nella penisola di Saint Mandrié e si 
trova altresì, in scarsa copia, all’ isola del Chateau d' If, non 
lungi da Marsiglia. 

Orbene, nelle mie ultime escursioni mi accadde di tro- 
vare la medesima specie abbondantemente rappresentata, 
sempre sulle roccie calcaree, a distanza non piccola sul 
mare e ad altezza ragguardevole sopra il suo livello. La 
raccolsi a Bavari e Traso nell’ alta valle del Bisagno, a 
circa 100 metri d’ altezza sul mare e tra 5 e 6 chilome- 


{') Rossmàssler, op. cit., fasc. II, Dresden, 1842, n.° 738, pag. ll. 

(*) Rossmîssler, assegna per patria alla sua 2. pallida, var. tridentata 
« Ribera (leggasi Riviera) presso Nervi » e dice che vi fu raccolta da 
ZLittel. 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII, 14 


— 210 — 


tri dalla costa, sopra Cassagna e Statale, a circa 450 m. 
d’ altitudine e da 10 a 12 chilometri dal mare, lungo la via 
provinciale di Varese ligure fra questa città e Santa Maria 
del Taro, a 400 m. d’ altitudine e a 16 o 17 chilometri dal 
lido più vicino. 

Gli individui rinvenuti in queste insolite ubicazioni dif- 
feriscono sensibilmente dalla forma littorale della P. amicta, 
inquantochè sono più snelli, più acuminati, più piccoli ed 
hanno l apertura più regolarmente ovale e coi margini più 
approssimati. Per tali differenze la conchiglia di cui si tratta 
deve essere ascritta ad una varietà peculiare che denomi- 
nerò excelsa; ma, sia per grado sia per costanza, non hanno 
valore di caratteri specifici. 

Nelle località enumerate la P. amiîcta era associata alla 
P. quinquedentata e ad un Pomatias riferibile al gruppo 
dello striolatum, Porro. A Varese v’' erano anche: Helix 
nemoralis, Lin., H. aspersa, Mùll., H. lucorum (quest ulti- 
ma nella sua stazione più occidentale). 

In tutti questi punti la roccia calcarea (calcare marnoso 
eocenico, calcare a fucoidi), alla quale aderiscono i mollu- 
schi di cui si tratta presenta segni evidenti d’ erosione e 
numerosi fori di litofagi, da cui si argomenta che in tempi 
poco lontani da noi ivi frangesse il mare e vivessero mol- 
luschi marini. 

Siffatte antiche traccie di livelli marini non sono rare 
in Liguria ed io credo di averne riconosciute tre zone prin- 
cipali. L’ inferiore, compresa fra il livello del mare e una 
diecina di metri d’ altitudine, è ben visibile nel porto di 
Genova sotto la chiesa di San Tommaso, a Nervi, a Pieve 
di Sori, nella grotta di Bergegi ecc. L’ intermedia si trova 
tra 80 e 100 metri e si osserva nell’ interno della città sul 
colle d’ Oregina, nella valle del Bisagno, lungo i torrentelli 
che mettono al mare presso Nervi, nel Finalese ecc. La 
caverna delle Arene Candide ed altre presso Finalmarina, 
cavità allineate a circa 90 metri d’ altitudine sul fianco del 


— 211 — 
monte Caprazoppa, corrispondono appunto a questo livello 
e sono verosimilmente scavate dai flutti. 

La terza zona si manifesta con fori di litodomi che appa- 
riscono tra i 400 e i 500 metri su quasi tutti i monti cal- 
carei della Liguria marittima, per esempio sul monte Creto, 
sul Promontorio di Portofino, sopra Nascio, sopra Cassagna, 
e Statale ecc. 

Le tre zone non appariscono mai esattamente circoscritte 
e definite. Anzichè zone sono più propriamente orizzonti 
lungo i quali i fori si mostrano più numerosi. Questi, d’ al- 
tronde, non mancano anche alle altitudini intermedie. 

Tali fori presentano i margini tanto più logori quanto più 
sono alti e dalla condizione loro rispettiva, nonchè dalla 
distribuzione altimetrica delle formazioni terziarie e quater- 
narie in Liguria, inferisco che tutti quelli riferibili ai due li- 
velli più alti risalgono al pliocene e gli altri appartengono 
al postpliocene o all’ attualità. 

Intanto la coincidenza che ho segnalata, cioè il ritrova- 
mento nello stesso punto della Pupa amicta, specie essen- 
zialmente marittima, e di traccie d’antichi littorali non mi 
sembra fortuita. 

Questo fatto tende a dimostrare, a parer mio, che in tempi 
poco lontani dall’ attualità la Pupa amicta visse, com’ è 
suo costume, presso la riva del mare e che, ritiratesi le 
acque salse pel lento e graduato sollevarsi delle coste, si 
innalzò con esse e raggiunse poco a poco le stazioni nelle 
quali fu testè scoperta, adattandosi insensibilmente alle 
nuove condizioni di vita; ciò senza uscire dall’ area limita- 
tissima, nella quale era confinata prima del sollevamento. 

Se queste mie induzioni non fossero infondate, ne verrebbe 
di conseguenza che il ritrovamento della Pupa amicta in 
un punto qualsiasi delle Alpi o degli Appennini sarebbe se- 
gno che ivi giunse il mare per poi ritirarsi. Da un mollu- 
Sco vivente si potrebbe desumere in tal modo un impor- 
tante criterio geologico, quasi come si trattasse di un fossile. 


— 212 — 


Non ho che un’ ultima notizia da aggiungere; il prof. Ce- 
sare D’ Ancona mi comunicò anni sono una bella varietà 
più allungata e più grande del tipo della P. amiîcta, prove- 
niente da Croce Fieschi fra gli Appennini liguri. Non co- 
nosco questa località, che dista dal mare oltre 40 chilome- 
tri ed è situata a più centinaia di metri d’ altitudine, ma 
so che poco lungi si osservano i fori di litodomi corrispon- 
denti alla terza zona segnalata pocanzi. 


Sulla CAMPYILZEA 


SPIEGAZIONI 


Nel pregevole sintetico Studio sulla Helix ( Campylea) 
cingulata, Studer e forme affini, dalla signora M. PAU- 
Lucci inserito nel Bullettino della Socigtà malacologica 
italiana, Vol. VII, 1881, trovo alcune asserzioni poco esatte 
ed alcune osservazioni, che nell’ interesse della scienza credo 
di dovere rettificare. 

Alla pagina 18 leggo quanto segue: 

« Strobel (') pag. 159, parla di un’ Helix Presli, Var.? 
« cingulina, Strobel, che stando ad individui ricevuti dal 
« Padre V. Gredler col nome di Helix Presli, forma cin- 
« gulina, Strobel, del Tirolo, mi sembrano non essere altro 
« che una H. Presli, forma minor. Però siccome non co- 
« nosco la descrizione di detta forma e che per conseguenza 
« non sono in grado di collazionare e discutere ì caratteri 
« dal summenzionato professore assegnati alla attual con- 
« chiglia, così non mi azzardo ad esprimere una opinione 
« formale sul suo valore e mi limito solo a prenderne nota ». 

Siccome la signora Paulucci, ed a quanto sembra, an- 
che il D. Kobelt, come vedremo, non conoscono la descri- 
zione che diedi della Helix in questione, e siccome la me- 
desima apparve in un’ epoca ormai lontana, nel 1844 (*), 


(') Beitrag zur Mollusken-Fauna von Tirol, 1855. Nelle ScAriftez des 
zoologisch-botanischen Vereins in Wien. 

(*) Delle conchiglie terrestri d’ Innsbruck. Nel Giornale dell’Z. R. Isti- 
tuto Lombardo e Biblioteca Italiana. Milano, 1844, pag. 301. 


Aldi — 


così mì si permetterà di riprodurre quanto di quella Helix 
scrissi in allora, mentre era tuttavia un forzato studente 
in legge. Ecco le mie parole: 


HELIX CINGULATA Stud., var. cingulina mihi. 


Testa late umbilicata; orbiculato-compressa; crassa; 
longitudinaliter irregulariterque striata; dilute griseo-fu- 
sca, in zona albida fusco-unifasciata; apertura subrotun- 
da, perobliqua, marginibus approximatis; anfractibus 5 '/, 
subplanis, sensim crescentibus. 


Dimens., ali. max. I° 2°, min Ta mor Ra 


Abita solo, a mia notizia, nella Klamm, dove per altro 
è abbondantissima. 

Mutaz. a) fascia evanescente (rara). 

Osservo. Differisce dall’ HZ. cingulata (') per gli anfratti 
meno elevati nel senso spirale, più compressi, e lentamente 
crescenti in modo che l’ultimo rimane meno gonfio che non lo 
sia in quella specie; pel labbro superiore più protratto e più 
risvolto in basso; per avere l’ apertura più larga che alta, e 
più spaziosa la cavità ombilicale; infine per sempre minori 
dimensioni. Inclinerei a ritenerla quale varietà dell’ H. Pre- 
sli Rossm. (f. 225), principalmente dietro la mutazione a), 
se questa pure non se ne discostasse per maggiore distanza 
dei margini e per l’ ombilico più angusto, caratteri costanti 
anche nella var. nisoria Rossm. (H. colubrina Porro, p. 30; 
et Villa Cat., p. 16), la quale nella provincia di Como rac- 
cogliesi nella Valgana..... La vera II. colubrina De Cr. et 
Jan, quale la figura Rossmàssler, diversa dalla nisoria del- 
lo stesso, mi provenne da Val di Ledro. Il mio sospetto che 
l’ H. cingulina sia una forma speciale di transizione tra la 
cingulata e la Preslii viene anche confermato da individui 


(') Ossia ZH. athesina Paulucci, 


— 215 — 


di quest’ultima specie che il signor Stentz mi rimetteva 
raccolti nel Tirolo. 

Queste ultime parole spiegano come in seguito, undici 
anni dopo, secondo l’accenno della signora Paulucci, io abbia 
potuto mutare parere e riguardare, sebbene solo dubitativa- 
mente, la H. cingulina quale varietà della H. Presli anzi 
che della H. cingulata, opinione nella quale andai di poi 
ogni giorno più confermandomi. 

Alla pagina citata la signora Paulucci prosegue: 

« Il D." Kobelt sembra avere una opinione concorde alla 
<« mia (intorno all’ H. cingulina) giacchè, loc. cit. pag. 347, 
« indica accademicamente la cingulina Strobel, dicendo che 
« sarà probabilmente simile ad una Presti, e che il suo 
« autore la rinvenne nella Valgagna in provincia di Como ». 

Questa asserzione del Kobelt è erronea, al pari di va- 
rie altre a mio riguardo contenute ne’ suoi scritti, le quali, 
mentre non fanno punto onore alla mia scienza ed alla mia 
esattezza e coscienziosità, servono a perpetuare degli errori, 
a crearne dei nuovi e ad ingarbugliare maledettamente la 
matassa ai geografi in malacologia. Non è punto la ZH. cin- 
gulina che raccolsi in Valgana (non Valgagna), sibbene la 
H. nisoria, come sopra abbiamo appreso. All’ opposto, e ad 
aumentare la confusione, il signor Pini ('), enumerando le 
varie forme, che egli riunisce nel suo gruppo specifico H. 
cingulata, afferma essere la H. mnisoria, anzi che l H. 
Cingulina, come vedemmo, che vive nel territorio d’ Inns- 
bruck. 

Alla pagina 34 della memoria in discorso della signora 
Paulucci esperimentiamo tosto una deplorevole conseguenza 
dell’ erronea asserzione del Kobelt, poichè vi leggiamo: 

« Questa varietà (H. nisoria) unitamente alla cingulina 
« di Strobel della quale ho superiormente parlato, mi sem- 


(') Osservazioni sopra una nuova forma di Campyl@a. Negli Atti della 
Società italiana di scienze naturali in Milano. Vol. XVII, fase. 4.° 1874, 1875. 


— 216 — 


« brano essere le sole forme rappresentanti la vera H. Pre- 
« sli, F. Schmidt che vivono in Lombardia ». | 

L’ H. cingulina, ripeto, non vive in Lombardia. Lo Stentz, 
come ebbi ad accennare nel Beîtrag zur Moll. Fauna ecc., 
citato in principio, indica l’ I. Presli raccolta sul Monte 
Baldo. Ma tutti pur troppo sappiamo quanta fede si possa 
accordare alle indicazioni dei commercianti naturalisti, per 
accettarle senza un controllo. 

Buona parte della confusione che regna nelle idee circa 
alla distribuzione geografica delle forme, almeno in mala- 
cologia, non provenne nè proviene solo dalla malafede e 
dalla poca scienza dei commercianti, come or ora ho avver- 
tito, ma, a parere mio, da un metodo inesatto d’ enunciare 
i sinonimi, contro il quale, anche per ragione di giustizia, 
ebbi già a protestare in un precedente mio lavoro ('). Al- 
cuni cioè pongono senz’ altro tra i sinonimi d’ un Zoro tipo 
specifico, qualunque, indistintamente qualsiasi forma ch' esst 
vi riferiscono. Così, nel caso concreto, porrebbero tra i si- 
nonimi dell’ A. Presti e l’ I. nisoria e Vl’ H. cingulina, men- 
tre che in senso stretto e vero non lo sono punto: saranno 
varietà ma non mai sinonimi, mentre sarebbero veri sino- 
nimi, p. e.,. le MH. luganensis Schinz e cingulata Studer. Se, 
ritornando all’ H. Presti, nè meno nella enumerazione dei 
luoghi di dimora sì terranno questi distinti secondo le suddi- 
stinte tre forme, ne verrà ciò che abbiamo poco sopra ve- 
duto: la H. nisoria indicata del territorio d’ Innsbruck, e la 
H. cingulina della Valgana. 

Della H. PRESLI, nel senso ammesso dalla signora Pau- 
lucci, conosco tre forme, quali ho distinte nelle Controsser- 
vazioni ecc. (*) pag. 1, cioè: 

(') Intorno alla distribuzione oro-geografica dei molluschi viventi nel 
versante settentrionale dell’ Appennino ecc. Nel Sullettino della Soc. ma- 
lac. ital. Vol. III, 1878; pag. 92 e 97. 

(?) Controsservazioni alle osservazioni critiche del signor N. Pini, re- 


lative alla Melia cingulata Studer. Negli Atti della Soc. ital. di sc. nat. 
Vol. XVII, fasc. 4.° 1875, 


— 217 — 

l. Forma trifasciata (fasciis 023-40 interruptis dilutis), 
late umbilicata, anfractibus compressis, HY. Presti F. Schmidt, 

2. F. unifasciata (rectius fasciis 123-45, superis et infe- 
ris palidis), latior umbilicata, anfractibus compressis, H. cin- 
gulina Strobel. 

8. F. unifasciata (rectius fascils 123-45, superis et in- 
feris in maculas divisis), minus late umbilicata, anfractibus 
depressis, maculata, H. nisoria Rossmàssler. 


Quanto alla ZH. luganensis Schinz, H. cincuLATA Studer, 
di Lugano e del Comasco, ammesso pure che avessi com- 
messo una inesattezza riguardo alla sinonimia, come la si- 
gnora Paulucci ritiene, sta però sempre ghe fui il primo a 
segnare la differenza che corre tra quella forma e la A. 
cingulata figurata dal Rossmàssler, che è la forma tiro- 
lese, trentina, veneta e lombarda, escluso il Comasco, (A. 
athesina Paul.); differenza che, secondo A. Sehmidt, riscon- 
trerebbesi bene anche nella struttura del mollusco, che sa- 
rebbe quella della ZH. Presti nè già della suddetta H. cin- 
gulata Rossméassler. Per cui ripeto qui quanto scrissi 
nell’ articolo: Intorno alle H. cingulata Studer ecc. (*): 
« finchè sì riterrà, come per lo passato, la H. Preslii spe- 
« cificamente diversa dalla ZM. cingulata (athesina), io, ba- 
« sandomi sul carattere differenziale anatomico, unirò la 
« H. luganensis alla prima, e non mai alla seconda. Se poi, 
« in seguito, venisse mai provato che A. Schmidt abbia 
« errato nel suo giudizio anatomico, io, lasciando al me- 
« desimo tutta la responsabilità di questo, muterò ‘consi- 
« glio, ma solo allora e solo in tale caso ». 

Fra le questioni da trattarsi nelle adunanze straordi- 
narie della Società malacologica italiana, che avranno luo- 


(') Intorno alle Zelia cingulata Studer e frigida Jan var. Hermesiana 
Pini. Osservazioni e rettifiche. Negli Atti della Soc. ital. di se. nat. in Mi- 
lano, 1874, Vol. XVII, fase. 4° 


— 218 — 


go quanto prima nella città di Venezia, veggo segnata in 
primo luogo quella relativa alla nomenclatura delle specie. 
Lascio ai malacologi riuniti in quelle adunanze il decidere, 
se le indicazioni dello Studer relative alla sua Helix cin- 
gulata presentino gli estremi necessari e voluti per dovere 
riconoscergli il diritto di priorità sullo Schinz e sul Ross- 
missler. Ne dubito e ritengo quindi pure dubbiosa la mia 
inesattezza riguardo alla sinonimia delle AH. luganensis 
Schinz, cingulata Studer, e H. cingulata auct., cingulata 
var. athesina Paulucci. 

Trattando della HeLIX rRIGIDA De Crist. et Jan, la si- 
gnora Paulucci alla pagina 48 così si esprime: « Invece il 
« professore Strobel adotta un diverso metodo, certamente 
« più complicato, ma che non mi sembra molto chiaro. Ac- 
« cetta cioè (loc. cit. (') pag. 244) una ZH. insubrica Jan et 
« Crist., una H. frigida De Crist. et Jan più una « mut. fa- 
« sciata, plerumque minor, H. insubrica quor. — con l' H. 
« frigida ». Confesso che non ci ho capito proprio nulla ». 

Parole alquanto dure. Diedi la spiegazione di questo sup- 
posto enigma nei miei articoli, retro citati in nota: Intorno 
alle Helix cingulata e frigida, e Controsservazioni alle 
osservazioni critiche ecc. Ma, poichè sembra che la signora 
Paulucci non abbia udita che una sola campana, non abbia 
letti che i soli articoli del Pini di quella polemica, nè già 
ì miei, come giustizia avrebbe voluto, così ripeto qui quanto 
nei medesimi in proposito osservai e replicai al Pini. 

Sostengo che la MH. frigida mutazione (o varietà indi- 
viduale) fasciata non è punto, come egli ed altri credono, 
l'H. insubrica di Jan; del che ognuno può convincersi leg- 
gendo la diagnosi che ne dà l’autore nella sua Mantissa 


(') Essai d’ une distribution orographico-géographique des mollusques 
terrestres dans la Lombardie. Turin, 1857. Estratto dai Mémoires de l’Aca- 
demie des sciences de Turin, série II, tome XVIII. 


— 219 — 


n. 6-101 ‘/, pag. 2, ma soprattutto osservando la figura 512 
del Rossméissler, e gli esemplari che raccolgonsi al monte 
Baldo, nei quali concorrono tutti i caratteri assegnati a tale 
forma, cioè, non solo la striatura, più marcata che non 
nella maggioranza degli esemplari della Y. frigida Jan, 
non soltanto la fasciatura, ma bene anco le dimensioni minori 
che non quelle della detta Helix a lei affine (alle quali diffe- 
renze aggiungonsi altre non segnate nella brevissima frase 
del Jan). Può darsi che I’ Z. insubrica non sia che una varietà 
locale o geografica della H. frigida, ma non ne sarà mai una 
semplice varietà individuale (nè credo che Jan ad una tale 
varietà avrebbe mai imposto un secondo nome). Riscontriamo 
individui a conchiglia unicolore, ed individui a conchiglia 
fasciata tanto nella H. frigida della Grigna nel Comasco, 
quanto nella Y. insubrica del M. Baldo nel Veronese, solo 
che nella prima prepondera la mutazione senza fascia, nella 
seconda sembra più comune la fasciata. Ammessa la fascia- 
tura come carattere distintivo tra la H. insubrica e la H. 
frigida, ne verrebbe che due forme, di guscio decisamente 
differenti, sarebbero tanto H. frigida quanto H. insubrica, 
ciò che non può stare. Ricapitolando abbiamo: 


Helix frigida 
mut. unicolor, 
unifasciata, H. insubrica quor. 


Helix insubrica 
mut. unifasciata, 
unicolor, var. inornata de Betta ('). 


Tra le varietà geografiche della H. frigida, scriveva 
nel 1874 (e quindi prima dell’ Adami e degli altri), va po- 
sta, come esternai al signor Pini, la nuova HELIX HERME- 


(') Catalogo dei molluschi viventi sul M. Baldo. Nel Giornale di Ma- 
lacologia da me compilato, anno II, 1854, pag. 134. 


— 220 — 


SIANA del medesimo (e fu anzi questa asserzione il movente 
della polemica con lui, che la voleva invece varietà dell’ H. 
cingulata), sia per la consistenza del guscio, sia per la 
sua colorazione, sia pel numero degli anfratti, che, almeno 
nell’ esemplare favoritomi dal Pini, il quale mi scrisse che 
la forma ne è costante, sale a 6 e non a soli 5, come egli 
ha indicato nella sua memoria (Osservaz. sopra una nuova 
forma di Campyleea) citata, sicchè, al pari della H. fri- 
gida, ha un giro di spira di più della H. luganensis e della 
H. cingulata auct., e quindi la sua spira stessa cresce assai 
più lentamente che in queste. Infine, altro motivo che mi 
induce ad unire la nuova Melix in discorso alla A. frigida, 
anzi che alla H. luganensis od alla cingulata, trovo nella 
sua stazione, analoga a quella delle 7. frigida ed însubrica, 
ed è l’ alpe Polzone sul monte Presolana in val di Scalve 
nel Bergamasco. Questi sono i fatti che adduco in appoggio 
della mia opinione; ed io persisterò in essa sino a tanto 
che si risguarderà la MH. frigida specificamente diversa e 
dalla H. Preslii e dalla H. cingulata auctorum, nec Studer, 
e sino a tanto che, come dichiarai al signor Pini, l’ esame 
anatomico non mi avrà persuaso del contrario. 

Questo è quanto scriveva nel 1874, e non sembra essere 
noto alla signora Paulucci, come non lo sarà a molti altri 
malacologi. 


Vignale di Traversetolo, 12 Settembre 1881. 


P. STROBEL. 


FAUNA ITALIANA 


COMUNICAZIONI MALACOLOGICHE 
ARTICOLO SETTIMO 


Descrizione di una nuova specie del genere ACME 
DI M. PAULUCCI 


SL 29r— 


Acme Delpretei. 


Testa imperforata, exiqua, gracilissima, cylindracea, 
polita, nitida, diaphana, — spira elongata, exili, apice, 
obtuso; — anfractibus 7-7'/,, sutura submarginata sepa- 
ratis, regulariter accrescentibus, primis 4 pallide-luteolis, 
reliquis violaceis, ultimo ad aperturam ascendente, ad 


basim compresso; — apertura verticali subpiriformi, ad 
insertionem labri acute sinuata; — peristomate incrassa- 
tulo, subcontinuuss — margine columellari reflexiusculo, 


margine externo arcuato, prope suturam sinuoso, extus 
limbo incrassato, regulari, violaceo, ad marginem aper- 
tura attingente, eleganter cincto. 


Long. 2.%, diam. %, mill. 


Conchiglia imperforata, sottile, gracilissima, cilindrica, 
liscia, lucente, trasparente; — spira lunga, sottile, apice 
ottuso; — anfratti 7-7 ‘/,, separati da sutura ben marcata 
e leggermente marginata, che crescono regolarmente, i pri- 
mi 4 pallidi giallognoli, gli altri di un bel color violetto, 


— 222 — 


l’ultimo risale in prossimità dell’ apertura ed è attenuato 
alla base; — sopra ogni giro di spira si scorgono i segni 
delle anteriori marginature dell’ apertura; — questa è ver- 
ticale a forma di pera, sinuata ed acuta all’ inserzione del 
labbro esterno; — peristoma leg'ermente ingrossato, quasi 
continuo; — margine columellare alquanto ripiegato, mar- 
gine esterno arcato sinuoso presso la sutura, circondato al 
di fuori da-una elegante orlatura violacea poco prominente 
sebbene nettamente circoscritta la quale raggiunge il mar- 
gine dell’ apertura; — i due bordi sono congiunti da un callo 
assai ben marcato. 

Questa graziosa piccolissima specie venne rinvenuta dal- 
l’amico D- R. Del Prete a Bozzano comune di Massarosa 
presso Viareggio, sotto un sasso ove ve ne era riunita una 
numerosa famiglia in società di scarsi individui di Acme 
polita, Hartmann. 

Mi è grato di dedicarla all’ amico D.° Del Prete, che 
sempre mi è stato così generoso delle sue numerose ed in- 
teressanti scoperte e lo prego gradire questo attestato di 
cordiale stima. 

Non mi pare che l’attuale nuova specie possa venir 
confusa con veruna altra delle già conosciute perchè da 
ognuna di loro diversifica per notevoli caratteri differenziali. 

Dall’ epoca in cui nella Fauna Malacologica della Cala- 
bria inserii una breve notizia sul genere Acme e sulle spe- 
cie che a mia cognizione erano state citate come raccolte 
in Italia ho da aggiungere alcuni interessanti ragguagli ed 
il catalogo delle specie italiane da me conosciute, con l’in- 
dicazione delle località ove vennero rinvenute, stando al 
materiale riunito nella mia collezione. 


1° Acme Foriniana, G. Nevill, Land-Shells extinet and li- 
ving on the Neighbourhood of Menton 
(Extr. dai Proc. of the Zool. Soc. of Lon- 
don, 1880) pag. 136, tav. XIV, fig. 4. 


— 223. — 
Specie che dall’ autore venne scoperta presso Mentone 
all’ entrata della stretta valle di Saint Louis e della quale 
mi favorì alcuni individui. 


2.° AcME POLITA, Hartmann (Pupula acicularis polita 1840). 


Vetta del monte Santo di Gorizia (Caroti) Sonico presso 
Edolo (Adami) Bozzano (Del Prete). 


3.° ACME DELPRETEI, Paulucci. 


Bozzano presso Viareggio Del Prete. 
» 
4.° ACME SUBDIAPHANA, Bivona (Bulimus) Nuovi Moll. Terr. 
dei dintorni di Palermo, pag. 20, fig. 10, 
(1839). 


Calaforno presso Vizzini (Cafici). 

Oltre i due individui della mia collezione ne ho pur ve- 
duti altri appartenenti al signor Corrado Cafici di Vizzini 
in Sicilia, il quale si occupa con zelo e con ottimo resultato 
di raccorre e studiare le specie della sua ricca patria, tut- 
tora troppo poco esplorata, ove ha rinvenute diverse inte- 
ressantissime conchiglie sin qui poco note e poco o punto 
diffuse. A parer mio quest’ Acme il cui valore specifico è 
da taluno discusso, è distinta dalla polifa non solo per il 
suo colore bianco trasparente limbato di marrone pendente 
in violaceo sotto la sutura, ma pur anche per maggiori di- 
mensioni, per anfratti meno convessi, più pianeggianti, più 
lunghi, per apertura più obiliqua e più allungata. 


5.° Acme BENOITI, Bourguignat, Malacologie Algérie II, 
pag. 218 (1864). 


Sicilia (Benoit) Corleone in Sicilia (Monterosato). 


— 224 — 


6.° ACME LINEATA, Draparnaud (Bulimus 1801). 


Esino prov. di Como (Pini), Comasco (Villa) Fagagna 
prov. di Udine (Pirona). 


7. ACME SPECTABILIS, Zossmdssler (Carychium) Iconogra- 
phie IX-X, pag. 36, tav. 49, fig. 659 (1839). 


Dintorni di Gorizia (Erjavec), Valle del Cornappo Tor- 
lano (Pirona). 


8.° AcmE VENETA Pirona, (Acicula spectabilis, Var. a. Ve- 
neta) Prosp. Moll. Friuli (in AGNESE 
Veneto, tomo X, serie III, pag. 697, n.° 93, 
1865). 


Fagagna, prov. di Udine (Pirona).- 

Non trovo indicata questa bella specie in nessuno degli 
autori che hanno in special modo trattatto della monogra- 
fia di questo genere. Forse perchè immeritatamente sarà 
loro rimasta sconosciuta come lo era a me pure sino a poco 
tempo fa, sebbene col nome di Acicula Veneta, sia cata- 
logata anche dal De Betta, Malacol. Veneta, pag. 89, n.° 159 
e pag. 123 (1870). 

Il signor De Betta (nota 30) enumera dettagliatamente 
i caratteri differenziali che la distinguono dalla A. spe- 
ctabilis. i 

Alle dimensioni minori, alle costicine più spesse e più 
sottili, indicate dal malacologo veronese aggiungerò che la 
A. Veneta differisce pure per forma più gracile, più snella, 
per ultimo anfratto non compresso e come inferiormente 
subcarenato, per essere fortemente rimata, quasichè umbi- 
licata; Il anello che circonda il margine destro così rilevato 
nell’ A. spectabilis è qui assai poco sporgente; finalmente 
mentre il numero dei giri è identico nelle due specie, ossia 


— 225 — 
7-8, la lunghezza della A. spectabilis è 5 '/,, diam. 2 mill, 
quello della A. Veneta è lung. 4, diam. 1‘ mill. 

Per completare questi appunti aggiungerò pure che la 
presenza in Toscana dell’ A. lineata venne indicata dal 
D De Stefani în Bull. Soc. Malacol. Ital. 1875, pag. 60, 
a Sassorosso (al sasso del Colle presso la buca della Guerra) 
fra le ortiche e fra le pietre, cosicchè tre sono le specie 
di Acme che a mia notizia sono state rinvenute in Toscana, 
e 8 quelle che vivono in Italia, delle quali la Foliniana 
Nevill, la Veneta Pirona e la Delpretei Paulucci non erano 
da me state segnalate nel breve cenno di cui ho superior- 
mente parlato. Termino prendendo nota di un nuovo inte- 
ressante ed accurato studio monografico del genere Acme, 
Considerations sur le genre Acme et les operculés terre- 
stres, del marchese Folin (Bordeaux 1880), il quale viene 
ad aumentare la bibliografia concernente queste eleganti 
piccole conchiglie sulle quali sino a pochi anni indietro sì 
avevano così scarse nozioni. 


Novoli 6 Luglio 1881. 


M. PAULUCCI. 


Bull. della Soc. Mal. It. Vol. VII. 15 


RASO NE 908 


S. BRUSINA 


29 


Sia per le troppe occupazioni, che per la mia assenza 
da Zagabria non ho sinora avuto il destro di rettificare alla 
mia volta la Rettifica del Cav. Prof. Strobel inserita nel 
Bullettino della Società malacologica italiana per l’anno 
1880, pag. 262, che vide la luce quest’ anno, mesi or sono. 

Lo stesso Signore, al quale non posso fare a meno di 
tributare la mia profonda stima, come al fondatore del primo 
giornale malacologico italiano, mi rimprovera di aver attri- 
buito al Sandri la descrizione della Helix (Campylaa) cri- 
nita. Io dissi infatti: « Sandri fu il primo a descrivere », 
mentre dovea dire: « Sandri fu il primo a trovare, Strobel 
a descrivere », sebbene neppur ciò è esatto, perchè quando 
e da chi ebbe Sandri la I. crinita nessuno saprà mai dirlo. 
È certo che egli stesso non l’ha raccolta sopra luogo e 
ne ignorò la vera provenienza. Nella mia monografia delle 
Campylea stampata a Bruxelles stà: « 1856, Helix crinita 
Sandri in Strobel l. c. pag. 108 »; questa mia citazione è 
adunque esatta e tale quale da tutti si usa. Non avendo 
poi pur troppo qui il giornale del Prof. Strobel non poteva 
più ricordarmi che Sandri semplicemente nominò la specie, 
mentre la diagnosi era del Prof. Strobel, e tutto assieme 
si tratta di alcune linee di stampa. 

Ciò che più mi duole si è poi, che il Prof. Strobel mi 
rimprovera per la mia « acerba critica ingiustamente lan- 


— 227 — 


ciata » contro quelli che mi precedettero. Appunto nella 
mia « Contribuzione per la fauna dei molluschi dalmati » 
dallo stesso citata io dico di alcuni lavori dei miei prede- 
cessori: « utilissimi elenchi », d’ uno dico che: « è interes- 
sante », uno lo chiamo « molto interessante ». (Vedi pag. 5 
e 6). Dei più nulla dico e d’ uno soltanto dissi aver recato 
più confusione che altro. Se un giorno riescirò a pubblicare 
la mia malacologia dell’ Adriatico e dei paesi slavi meri- 
dionali, spero anche di poter provare che l’ elenco in di- 
scorso, unico da me biasimato, è il lavoro meno critico di 
tutti gli altri allora citati, anzi, posso dirlo, è il meno cri- 
tico di tutti quelli sinora pubblicati, i quali trattano di ma- 
lacologia dalmata. ” 

Dunque il giudizio così categoricamente e generalmente 
espresso dal Prof. Strobel è tutt’ altro che giusto verso di 
me. Nonchè « acerbamente criticare » i miei predecessori 
ho sempre dato « unicuique suum », ho rilevato in ogni 
occasione i meriti dei naturalisti, o dei raccoglitori, che 
nell’ uno o nell’ altro modo illustrarono la storia naturale 
patria, se anche nulla pubblicarono; nominai molte specie 
nuove in loro onore, od in memoria di loro; scrissi le loro 
lodi e biografie, alcune volte in italiano, di più in lingua 
croata. Del resto è pure vero che odio la diplomazia e le 
frasi diplomatiche, odio il gesuitismo ed ogni falsità, chiamo 
ogni cosa col nome che alla stessa si addice, e sebbene que- 
sto mio procedere fu sempre scevro da ogni qualsivoglia 
. malvolenza, pure più volte mi ha portato disgusto e falsi 
apprezzamenti; ma, è mio naturale, che non trovo di dover 
correggere ad arte. 

Da ultimo il Prof. Strobel dice, che a me furono « pro- 
pizie le circostanze ed abbondanti i mezzi ed i materiali », 
ciò che non era il caso dei miei predecessori. Siccome an- 
che il mio amico il Prof. Stalio sì espresse presso a poco 
così nelle sue interessanti: « Notizie storiche della malaco- 
logia dell’ Adriatico » (pag. 62), così mi trovo doppiamente 


— 228 — 


in obbligo di rettificare queste asserzioni del tutto infondate. 
Che io abbia a mia disposizione più mezzi dei miei prede- 
cessori, i quali scrissero e pubblicarono in Dalmazia non 
v ha dubbio; ma quelli dei miei predecessori che scrissero 
a Milano, a Venezia, a Trieste, a Vienna avevano ed hanno 
al giorno d’ oggi più mezzi, almeno letterari, di me. Io ho 
a mia disposizione, è vero, la più bella e completa raccolta 
di conchiglie del mare Adriatico e dei paesi slavi meridio- 
nali, la quale abbia mai esistito, sull’ origine della stessa 
ne parla pure lo Stalio (pag. 36); ma il nostro museo, di 
recente fondazione, è ben lontano dal possedere una ricca 
raccolta di conchiglie marine e continentali appartenenti 
alla fauna europea e così necessaria per i confronti. Le no- 
stre biblioteche sono appena in embrione, così che anche 
della letteratura malacologica abbiamo diverse opere; ma 
non ancora tutte quelle di assoluta necessità. Le bibliote- 
che di Milano, Venezia e persino di Trieste sono sinora ben 
più ricche delle nostre. 


Zagabria (Zagreb) 1 Novembre 1881. 


Le PYRGULINA 


WfblLL' EUROPA ORIENTALE 


NOTE 


di S. BRUSINA. 


LR 


» 


La storia di queste note è breve. Ritenemmo cioè non 
inutile di schiarire un po’ la storia meno chiara della ben 
nota Pyrgula annulata. Non ci pareva poi naturale il par- 
lare di questa senza ricordare alcune nostre specie fossili 
ad essa assai affini. Ma come si fa a fare la storia delle 
Pirgole fossili senza curarsi delle prossime Micromelanie ? 
Come si fa poi ad occuparsi di Pirgole e Micromelanie 
della Dalmazia, Croazia, e Slavonia trascurando le altre 
specie affini, od intermedie dell’ Europa orientale? Ecco in 
qual modo da argomento in argomento n° è venuto il pre- 
sente articolo, col quale, tutt’ altro che credere d’ aver 
sciolto le questioni toccate, abbiamo semplicemente voluto 
esporre alcune nostre idee in proposito, ben fortunati, se 
altri di noi più provetti vorranno far di meglio. 


Zagreb (Zagabria) 11 Decembre 1881. 


S. BRUSINA, 


— 250 — 


PYRGULINA. 


Come avrò occasione di dimostrarlo parlando del genere 
Micromelania, già nel 1874 io osservava, che alcune specie 
fossili degli strati a Congerie dell’ Europa orientale, a mio 
credere, a torto ascritte dagli autori ai generi issoa, 
Tricula, Pyrgula, Pleurocera, Melania appartenevano ad 
un gruppo proprio appunto a detti depositi d’ acque salma- 
stre e fors’ anco a generi nuovi ('). La scoperta d’ una se- 
rie rilevante di tali tipi mi ha sempre più corroborato in 
tale opinione. Questi generi o sottogeneri sono: Pyrgula , 
Micromelania e Diana, dei quali mi occuperò in queste 
note. Ad altri devo poi lasciare il decidere, se i generi 
Lartetia, Iravadia e Bugesia sieno sinonimi dei tre già 
sopra nominati, 0, come sembra, sieno generi particolari. 
Sia poi come si vuole sono persuaso, che tutti questi tipi 
generici appartengono ad un gruppo, o sotto-famiglia co- 
mune, per la quale propongo il nome Pyrguline , tolto 
da quello del genere più antico. Questa nuova sotto-famiglia 
è da aggiungersi a quelle della famiglia delle Aissoide 
prese nel senso di Stimpson, o se vogliamo di Clessin. 
Discutendo dei generi Pyrgula, Micromelania e Diana 
farò del mio meglio per dimostrare l’ appartenenza degli 
stessi a questa famiglia e non a quella delle Melanie. Vo- 
lendo poi caratterizzare le Pyrguline non saprei fare di 
meglio, che dirle: Hydrobie dall’abito melaniaceo. Appunto 
la loro apparenza di Melanie fu quella, che ha indotto me 
ed altri a crederle generi melaniani. Questo mio modo 
di vedere non è del resto affatto nuovo, perchè ancor nel 
1858 il celebre Martens, in un suo articolo, che purtroppo 
non ho potuto riscontrare, ha diviso le numerose specie 


(!) S. Brusina. Fossile Binnen-Mollusken aus Dalmatien, Kroatien und — 
Slavonien nebst einem Anhange. Agram 1874. S. 133, 


— 231 — 


di Hydrobia in gruppi, e precisamente le annulata, bica- 
rinata ed altre le collocò in un gruppo separato delle 
« Pyrgule » ("). 

In queste note farò cenno dei generi e delle specie, le 
quali vanno a costituire questa sotto-famiglia; quì nomi- 
nerò altre ancora, le quali, almeno per ora, non ho creduto 
di poter ascrivere alla stessa. 

Ho quindi escluso dalla presente enumerazione alcune 
specie, alle quali non si può negare recisamente un tipo pir- 
goliforme almeno in parte incipiente. Queste sono la Hydro- 
bia Sieversi Bòttger specie asiatica vivente dello Araxes (*), 
e le Hydrobia Eugenie Neum. della Transilvania ed /7y- 
drobia Attica Fuchs della Grecia, ambidue fossili. Que- 
ste tre appartengono ad un gruppo particolare, le cui 
specie si distinguono per avere un cingolo, o filo a forma 
di carena, il quale scorre spiralmente per la metà dei giri; 
carattere questo certamente pirgolaceo; però così la loro 
forma, come l’ abito loro generale mi persuade apparte- 
nere piuttosto alle vere Hydrobie. Infatti la sola scultura 
non è punto criterio sufficiente a distinguere generi e meno 
che meno famiglie. Come lo vedremo in seguito esistono 
Pyrgulina perfettamente liscie, o, ci si passi il termine, 
idrobiformi; così possiamo dall’ altra parte ammettere anche 
vere Hydrobie ornate, o pirgoliformi. Lo studio anatomico 
dell’ Hydrobia Sieversi potrà un giorno dimostrare, se que- 
sti apprezzamenti sono, o meno corrispondenti alla vera 
natura delle cose. 

Anche la Hydrobia Pauli Fuchs da Calamo ed Hagiar 
Pigi nella Grecia mostra un incipiente carattere pirgolaceo 
in quel grosso cingolo a forma di carena, che s' innalza 
nella parte superiore dei giri tosto sotto la sutura. Detto 


(') Malakozoologische Blitter. Neue Folge. II Bd. Cassel 1880. S. 189. 
(2) Jahrbiicher der Deut. Malakozool. Gesell, VIII Jabrg. Frankfurt 
ajM. 1881. S, 246. 


— 232 — 


cingolo è analogo a quello della Pyrgula? Tietzei; ma 
appunto e per essere poco sicuro che quest’ ultima specie 
sia una Pyrgula genuina, ed essendochè l’ abito della stessa 
Hydrobia Pauli è idrobiforme, ho creduto bene d’ escludere 
anche questa dal novero delle Pyrguline. 

La sotto-famiglia delle Pyrguline offre pure forme di 
un tipo asiatico, — caratteristico cioè alla fauna recente 
della regione indiana — poscia lo vedremo. Quì ci sia an- 
cora permesso di ricordare, come Tournoiler e Martens, nella 
critica che fecero al mio lavoro già citato, osservarono che 
non solo nell’ America settentrionale, ma ancor più nel- 
l’ India e nella China faceva d’ uopo cercare specie recenti 
simili agli insoliti tipi di molluschi dei nostri terreni ter- 
ziari ('). Ben persuaso della giustezza dell’ osservazione di 
tali autorità aggiungerò che io non l’ ho allora potuto 
constatare non solo per mancanza del necessario materiale 
dall’ Asia, ma purtroppo per non avere a mia disposizione 
neppure la relativa letteratura, ed ecco il perchè mi era 
impossibile di stabilire simili confronti. 

Quest’ anno, al congresso dei naturalisti e medici tede- 
schi, che ebbe luogo a Salisburgo , il professore Neumayr 
portò nuovi documenti per provare le relazioni esistenti fra 
i fossili degli strati a Paludine ed a Melanopsidi dell’ Eu- 
ropa orientale e specie recenti dell’ Asia. In prova di che 
Neumayr mostrò alcune specie nuove scoperte dalla spedi- 
zione Széchenyi nella China. Già prima di ciò ho avuto 
occasione di riconoscere forme analoghe alle nostre in al- 
cune della regione indiana. Non -sarà forse del tutto fuor 
di luogo il farne quì cenno. 

Nel Pachychilus parvum Lea del Siam (?), da lungo tem- 


{‘) Journal de Conchyliologie. Vol. XXIII. Paris 1875. pag. 190, e 
Jahrbiicher der Deut. Malakozool. Gesell. II. Jahrg. Frankfurt ajM. 1875. 
S. 165. 

(?) L Lea. Observations of the Genus Unio. Vol. XI. Philadelpia 1864, 
pag: 7/6, PI 22, fig. 14 


— 233 — 


po noto ai naturalisti, ho riscontrato una forma simile 
alle nostre £ythinia dal peristoma ingrossato e labiato, 
quali sono la Bythinia Podvinjensis Neum. dalla Slavonia e 
la Bythinia labiata Neum. della Transilvania, per le quali 
De Stefani propose un nuovo genere Neumayria. Specie 
ancor più prossima alle due fossili or citate si è la Pachy- 
drobia paradoxa Crosse e Fischer dalla Cambogia ('), al 
qual genere i due autori ascrivono anche il Pachychilus 
parvum. Quest'anno poi pubblicarono altre sette specie 
nuove di Pachydrobia. Contuttociò questi nuovi generi New- 
mayria e Pachydrobia non sembrano identici, poichè le 
Neumayria, secondo Neumayr, hanno opercoli grossi, s0- 
lidi, calcari, simili a quelli del genere Zioplax, mentre le 
Pachydrobia hanno opercolo piccolo, tenffe e corneo. 

Il nuovo genere Jullienia Crosse e Fischer pure della 
Cambogia si mostra somigliantissimo al genere Fossarulus 
della Dalmazia, e questa somiglianza è ben più grande, che 
quella già prima da me constatata fra il Fossarulus tricari- 
natus e la Paludina costigera Beck (*). Per esempio la 
Jullienia acuta Poirier (*) è un tipo analogo al nostro Y. 
tricarinatus. La J. nodulosa Poirier (‘) è simile abbastanza 
al F. Stachei. Così pure, sebbene la bocca sia altrimenti 


(') Journal de Conchyliologie Vol. XXIV. Paris 1876, pag. 320, T. 10, 
fio. 3. 

(°) Clessin nei suoi interessanti studi sulle Paludine, ai quali avremo 
occasione di richiamarci, dice essere carattere di molto minore impor- 
tanza quello delle carene comuni ai Fossarulus ed alla Paludina costigera, 
mentre ritiene di ben più gran momento il peristoma ingrossato e dop- 
pio. Io sono della stessa opinione, nè so di averlo inteso altrimenti. Ho 
indicato la P. costigera come l’ unica specie vivente allora conosciutami, 
la quale per le sue carene mostrava una certa somiglianza coi Fossarulus. 
Tanto è vero, che nelle tabelle della prefazione coi segni +, o — indi- 
cai la maggiore, o minore somiglianza delle nostre specie fossili con re- 
centi e precisamente alla pagina 11 n.° 22 ho indicato essere la PZ. costi- 
gera — simile al /. iricarinatus. 

(*) Journal de Conchyliologie, XXIX, Paris 1881, pag. 12, PI. 1, f. 8. 

(*) Loco citato pag. ll, PI. 1, f. 7. 


— 234 — 
conformata, la Pachydrobia Harmandi Poirier (') e la P. 
variabilis Poirier (*) ricordano per la loro forma e scultura 
specie di Micromelania, e per l’ apertura si. avvicinano 
ancor più alle Prososthenia. Lo abbiamo poi già detto, che 
la Hydrobia Sieversi è prossima alle H. Eugenia ed AH. 
Attica. Insomma noi attendiamo con impazienza il lavoro 
del Neumayr sulle conchiglie recenti chinesi della spedi- 
zione Széchenyi, che ci recherà ancor più luce in proposito. 


Pyrgula De Cristofori et Jan. 


Ancor quando Mihlfeld pubblicava nel 1824 il Turbo 
annulatus chiudeva una nota osservando, che per questa 
specie e per un'altra — che lo stesso riteneva generica- 
mente eguale al suo 7urDdo, mentre infatti è una Niso — 
si dovrà in avvenire creare un nuovo genere. Se si riflette, 
che Miihlfeld espresse quest’ opinione in un’ epoca, nella 
quale i generi corrispondevano presso a poco alle famiglie 
del giorno d'oggi, in un’ epoca, nella quale i generi Lin- 
neani non aveano fatto luogo ancora a quelli più naturali 
proposti da Lamarck, si deve concedere, che questo genere 
non è superfluo. 

Cristofori e Jan alla loro volta, nulla sapendo nè del 
Turbo annulatus di Linneo, nè di quello del Mihlfeld, ap- 
pena conosciuta la specie proposero per la stessa un nuovo 
genere. Questo fu accettato dalla grande maggioranza dei 
naturalisti. 

Oggi che si è fatto un passo ancor più in là nelle sud- 
divisioni generiche, oggi che conosciamo altre specie re- 
centi prossime alla Pyrgula annulata, e ben 16 specie fos- 
sili dell’ Europa orientale, possiamo dire che questo gruppo 
generico esiste non solo di fatto, ma anche di diritto. 


(4) Loco citato pag. 16, PI. 2, f. 4. 
(2) Loco citato pag. 16, PI. 2, f. 5. 


— 235 — 

Questione ad ogni modo di maggior momento si è quella, 
a quale famiglia va riunito questo genere. Siamo tutti d’ac- 
cordo, che la sola conoscenza dell’ organizzazione dell’ani- 
male, sulla quale già da tanti anni Rossmassler, Martens 
ed altri richiamarono invano l’attenzione dei malacologhi, 
potrà sciogliere questo piccolo nodo gordiano. Ne spende- 
remo perciò poche parole tenendo una breve rivista delle 
opinioni esposte dagli autori. Michelin, Potiez e Michaud, 
Deshayes, Rossméssler ed altri collocarono la Pyrgula an- 
nulata nel genere Melania. De Cristofori e Jan — i quali 
proposero il nuovo genere — come i fratelli Adams, Chenu 
ed altri, che lo accettarono, lo collocarono direttamente od 
indirettamente nella famiglia delle Melanide. I fratelli Villa, 
Porro ed altri or l’ unirono alle Melani@fed ora alle Palu- 
dine. Bourguignat, il quale nella monografia del genere si 
è espresso: « Pour nous, qui adoptons le genre Pyrgula, 
nous croyons qu’ il doit étre placé, dans la méthode, avant 
le genre Hydrobia, dans la famille des Paludinide », ora 
invece in un suo lavoro recente collocò il genere Pyrgula 
nella famiglia delle Melanida ('). Procedere questo per noi 
tanto meno comprensibile, che già prima Menegazzi, poscia 
Bourguignat stesso descrissero le parti esterne dell’ ani- 
male, in alcune delle quali riscontrarono già delle somi- 
glianze coll’ animale delle Paludine. Kobelt nella seconda 
edizione del catalogo dei molluschi d’ Europa pure l’anno- 
vera qual genere melaniaceo. Clessin, nel suo interessante 
studio sulla famiglia delle Paludine, fa lo stesso, però os- 
serva: « Die Gestalt des Gehiuses und die Form der Mindung 
weisen die Art zur Familie Melaniiden, obwohl erst neuer- 
dings Dybowski aus dem Baicalsee eine Reihe, mit Ausnahme 
der Spiralkiele ahnlicher Formen beschrieben hat ». 


(') Descriptions de deux nouveaux genres algériens suivies d’une Clas- 
sification des familles et des genres de Mollusques terrestres et fluvia- 
tiles da Système Européen. Toulouse 1877, pag. 45. 


— 236 — 


Fra i primi, che a mio sapere hanno detto appartenere 
le Pirgole alle Paludinacee, vanno annoverati Hartmann, 
Strobel. Martens si è stato poi quello, il quale nell’articolo, 
che non ho potuto vedere, inserito nell’ Archivio del Wie- 
gemann dell’anno 1858, indicò il suo vero posto naturale. 
Lo stesso cioè divise le Hydrobie in cinque gruppi; il se- 
condo di questi è quello delle « Pyrgula », al quale ascrive 
le specie annulata, bicarinata ed altre. Coerente poi a 
questo suo procedere lo stesso autore negli importantissimi 
rapporti annuali del « Zoological Record » fa sempre cenno 
delle specie di Pyrgula nella famiglia delle Rissoide. 
Stimpson battè pure questa via naturale comprendendo le 
Pirgole nella sotto-famiglia delle Hydrobine. Neumayr è 
così persuaso della loro parentela colle Hydrobie, che nel 
suo lavoro sui fossili transilvani dice, che l’ esame dell’ar- 
matura linguale della Pyrgula annulata farà vedere appar- 
tenere questa alle Hydrobie. Come io poi alla mia volta 
ho ritenuto doversi ascrivere il genere Micromelania alla 
famiglia delle Melanide, così non avea un’ opinione fon- 
data riguardo alla Pyrgula annulata, unica specie del ge- 
nere, che prima conosceva. La scoperta e conoscenza di 
tante specie di Pyrgula fossili mi persuase, che Martens, 
Stimpson, Neumayr e tutti quelli, i quali le recarono più 
o meno direttamente nelle vicinanze delle Paludine, o delle 
Hydrobie battono la vera strada. 

Altra questione sì è finalmente, quali delle specie re- 
centi hanno diritto di far parte del genere Pyrgula. Clessin 
chiude l’ osservazione sopra citata colle parole: « Neuere 
franzòsische Autoren stellen auch die sildfranzòsische Byh. 
bicarinata in das Genus (Pyrgula), was ich nicht billigen 
kann ». Noi abbiamo però veduto, che non solo Bourgui- 
gnat ed altri francesi; ma, come lo abbiamo risaputo ap- 
punto dall’ articolo dello stesso Clessin, anche Martens 
ascrisse fra le altre al gruppo delle « Pirgule » la bica- 
rinata. Stimpson annovera in questo genere la Paludina 


— 2397 — 


bicarinata Desm. e la Pyrgula Pyrenaica Bourg. dell’ Eu- 
ropa, come pure la Puludestrina Andicola d' Orb. dell’ Ame- 
rica. Neumayr nella discussione del genere /Hydrobia par- 
lando di specie fossili dice: « Die Ubereinstimmung mit 
Pyrgula annulata, sowie mit Hydrobia oder Pyrgula bi- 
carinata Desm. ist eine so bedeutende, dass man sie gene- 
risch wohl nicht trennen kann ». Sono pienamente d’accordo 
con Martens, Bourguignat, Stimpson e Neumayr, che la 
Paludina bicarinata si è pure una Pyrgula, tanto più che 
nella Pyrgula turricula della Slavonia abbiamo una specie 
alquanto analoga. Poco potrei dire delle altre specie re- 
centi, le quali potessero esser ascritte al genere Pyrgula, 
per non conoscerle in natura. Wolf per esempio pubblicò pure 
una Pyrgula scalariformis specie postpliocenica dell’ Ame- 
rica ('), la quale secondo l’ autore è la prima specie ame- 
ricana di questo genere. Questa distinguesi per avere una 
sola carena molto alta, che percorre la parte inferiore dei 
giri. Il suo tipo non è però confondibile nè con quello delle 
nostre due Pirgole unicarinate, e meno ancora con quello 
delle Hydrobie unicarinate, delle quali abbiamo già avuto 
occasione di parlare (cioè delle Hydrobia Sieversi, H. Eu- 
genie e H. Attica); ha invece tutto l’ abito del Pyrgidium 
Nodotianum Tourn. dal quale alla sua volta differisce ge- 
nericamente soltanto per l’ apertura. 

Per ciò che riguarda la distribuzione del genere Pyr- 
gula nel tempo troviamo, che la Pyrgula? Brusinai è la 
più antica, ed è appunto perciò, come pel suo tipo peculia- 
re, che abbiamo doppio motivo di dubitare della sua appar- 
tenenza a questo genere. La Pyrgula? Tietzei e la Pyrgula 
Dalmatina dovrebbero essere le più giovani d’ età, perchè 
trovate nei terreni terziarî della Bosnia e della Dalmazia, 
cioè nelle marne a Melanopsis, le quali vengono general- 


(') American’Journ. of Conch. Vol. V. Philadelphia 1870, pag. 198, 
LIZA 


— 238 — 

mente dichiarate plioceniche ed equivalenti agli strati a 
Paludine della Croazia e Slavonia. Questo fatto non sem- 
bra però superiore ad ogni dubbio. Stur cioè non solo mì 
fece attento sulla mancanza di specie comuni agli strati a 
Paludine croato-slavoni, ed a quellia Melanopsis dalmato- 
bosnesi; ma dichiarò anche sospette le poche identificazioni 
finora fatte. I depositi della Dalmazia e Bosnia sono assai 
verosimilmente fra loro equivalenti; ma potrebbe darsi es- 
sere più antichi di quello che generalmente si crede, forse 
equivalenti agli strati di Sotzka. Ecco una questione pro- 
posta ai nostri geologi. Mi limiterò qui a constatare il fatto, 
che dopo tanti anni di ripetute ricerche, l’ unica specie dal- 
mata, per la quale posso garantire la sua identità con 
specie croato-slavoni, si è la Bythinia tentaculata L. Que- 
sta unica specie comune ad ambe le formazioni è però del 
tutto indifferente per la sua vasta distribuzione geologica 
e geografica, essendo diffusa quasi in tutta la regione pa- 
leartica. 

Del resto la Pyrgula Dalmatina è una vera Pyrgula, 
mentre la Pyrgula? Tietzei è un tipo molto aberrante, che 
dovrà forse venir escluso da questo genere. 

Tutte le altre specie del genere sono plioceni e proprie 
agli strati a Congerie. però probabilmente dei depositi di 
acque già dolci, e soltanto qualcuna dagli stessi strati 
si, ma d' acque salmastre. 

La distribuzione geografica delle specie fossili sembra 
limitata all’ Europa orientale; ci sono sinora cioè note al- 
cune Pirgole dell’ Ungheria meridionale e della Transil- 
vania, varie specie dai paesi slavi meridionali — Banato, 
Slavonia, Croazia, Dalmazia e Bosnia, — finalmente alcune 
anche dalla Grecia. Porumbaru non ne trovò nella Rume- 
nia; conviene però osservare, che i depositi di questo paese 
furono appena di recente meglio perlustrati; e la loro na- 
tura non è punto favorevole alla conservazione di conchi- 
glie così delicate, come sono quasi tutte le Pirgole. 


— 239 — 

Le specie viventi sono proprie all’ Europa meridionale. 
La Pyrgula Pyrenaica Bourguignat e la Pyrgula bicari- 
nata Desmoulins sono esclusive al sud della Francia; la 
terza, la Pyrgula annulata Linné, è subalpina, riscontrasi 

in varie località ai piedi dell’ Alpi dell’ alta Italia e delle 
croato-dalmate Alpi Bebie. Non conosco in natura la suppo- 
sta Pyrgula, o Paludestrina Andicola d' Orbigny vivente, 
nè la post pliocenica Pyrgula scalariformis Wolf, per cui 
non sapendo se sieno, o no vere Pirgole, non so dire, 
se questo genere è, o no proprio anche all’ America. 

Finalmente ci faremo ad esaminare le Pirgole dell’ Eu- 
ropa orientale dal punto di vista sistematico. Trattandosi, 
meno una, di specie estinte non possiamo®parlare altro che 
di somiglianze esterne. Delle 20 specie da noi prese in con- 
siderazione tre appartengono a tipi aberranti e forse propri, 
cioè la Pyrgula? Brusinai, la Pyrgula? Tietzei ed anche 
la Pyrgula quadricarinata, sebbene quest’ ultima è la più 
prossima al vero tipo pirgoliforme. Tutte le altre 17 specie 
sono vere Pirgole, le quali si possono assai bene dividere 
in due gruppi, quello cioè delle specie più, o>meno pros- 
sime alla Pyrgula annulata, e quello delle specie simili 
alla Pyrgula Dalmatina. Le specie del primo gruppo si di- 
stinguono per avere carene a forma di cingoli, o lamelle 
sempre liscie, mentre quelle del secondo gruppo hanno ca- 
rene ornate da tubercoli, o granelli. Ogni gruppo va poi 
diviso in più serie. A riconoscerle più facilmente aggiun- 
giamo qui una tabella notandone quei caratteri, che sono 
sufficienti a distinguerle. 


PIRGOLE DALLE CARENE LISCIE. 


Serie del tipo della P. annulata. 


ei giri di mezzo nell'ultimo giro 


annulata .|torricellata 102 carene 2 
atava torricellata; di statura minore 1 carena « 
mesa conico-torricellata; di statura magg. <« « < 
Fuchsi torricellata 2 carene < 


Archimedis « << 


— 240 — 


Serie del tipo della 2. margarila. 


nei giri di mezzo nell'ultimo giro 


margarita conico-globosa l carena 2 
pagoda torricellata «14 « 
elegantissima « « « 1 
Specie di tipo proprio. 
angulata ‘striata per traverso | 1carenal 1 
Specie di tipo proprio. 
turricula jla più piccola |] 2carene] 2 
PIRGOLE DALLE CARENE ORNATE. 
Serie del tipo della 7. Mealmeafène. 
Dalmatina ‘carena spinoso-tubercolata | Il Carona 2 
Mathildeformis longitudinalmente costolata PESARE « 
crispata carena merlato-ondeggiata | « « « 
Cerithiolum longitudinalmente costolata 2 carene « 
baccata carena super. spinoso-tubercolata « « « 
interrupta ‘carena super. merlato-ondeggiata « « | « 
Specie di tipo proprio. 
aspera |subulato-torricellata, reticolata | 2 carenel 4 
SPECIE RECENTE. 
1. Pyrguùula annulata Linné. 
ME MELANIA ITALICA Mvhlfeld mss. 
ana Gualtieri Index Test. Conch. T. 58, 
fipda: 
« 1767 TurBo ANNULATUS Lin. System. Nat. ed. XII, I, 
1240 » ('). 


(1) Le citazioni così chiuse fra virgolette sono quelle di opere, che 
non abbiamo potuto esaminare. Quando non è altrimenti indicato, un 
semplice numero romano indica il volume, il numero arabico la pagina 
dell’ opere citate; quando segue poi ancora un numero arabico fra paren- 
tesi questo dinota la pagina dell'esemplare tirato a parte della stessa 
opera. 


— 241 — 
1788 TurBo ANNULATUS Gmelin ed. XIII, I, 3669. 


1818. « « Chiereghini mss. sp. 36, f. 941, 
942. 
1824 « « Muhlf. in Verhand. Gesell. Naturf. 


Freunde I, 215, T. 9 (3), f. 5. 
1881 MELANIA HeLVvETICA Michelin in Magaz. de Zool. I, 
dlrsbe dl di 
1832 PrRGULA ANNULATA De Crist. et Jan Consp. Meth. 
Test. 7, Mant. 4. 
1835 PALUDINA UNICARINATA Cantr. in Bull. Acad. Bel- 
gique II, 389, (non Sow). 
1835 MELANIA ANNULATA Pot. et Mich. Moll. Douai, I, 
258, T. 27gf. 5, 6. 


1838 « HELVETICA Desh. Lam. Anim. s. vert. VIII, 
442. 

1839 « ANNULATA lossm. Iconograph. II, 42, T. 
90 NESS]: 

LUN io Cantr. Malacol. Médit. T. 5, £. 9. 

1841 PrRGULA ANNULATA Villa Disp. System. 37. 

1844 « « Villa Catal. Moll. Lomb. 9. 

1846 « « Porro Moll. terr. e fiuv. 25. 

1847 « « Nardo Sinom. moderna 82. 

1848 « « Strobel Enum. Gaster. Ber- 
gam. 39 ». 

1851 « « Spinelli Catal. Moll. Bresc. 18. 

1852 « « Strobel Malac. Trent. 98 ». 

1855 « « Menegazzi Malac. Veron. 325. 

1855 « « De Betta e Martinati Cat. Moll. 
Ven. 91. 

1855 « « Hanley Ipsa Lin. Conch. 350. 

1856. « « Spinelli Moll. Bres. 2.3 ed. 129. 

1858 « « Martens in Wiegmann Arch. » 


1858 « HELVETICA H.a. A. Adams Gen. rec. Moll. 
T:1:909;- T.0 8a 
Bull. della Sce. Mal. It. Vol. VII. 16 


1859 PyrRGULA ANNULATA Gredler Tirol s Conch. in Ver- 


1860 
1861 


1864 
1865 
1866 
1870 
1870 
1870 


1870 
1871 


1875 


1875 


1876 


1877 


1878 
1880 
1881 


« 
« 


« 


« 


« 


« 


« 


« 


« 
« 


« 


« 


« 


« 


« 
« 
« 


hand. zool. - bot. Gesell. 
TXN255) 
HELVETICA Chenu Man. d. Conch. I, 294, 
« Bourg. Rev. et Magaz. d. Zool. 
== Spicil.! MalactaN2 tAr9: 
f. 1-5. 
ANNULATA Stfossich Fauna Adr. 14. 
HELVETICA Stimpson Reschear. Hydrob. 47. 
ANNULATA Kutschig in Brus. Moll. Dalm. 


106. 

« De Betta Moll. Veron. 122. 

« De Betta Malac. Veneta 99. 

« Brus. in Rad jugoslav. akad. 
XI, 96. 

« Brus. Ipsa Chier. Conch. 206. 

« Kobelt Catal. Europ. Binnen- 
con. 64. 

« Tommasi in Bull. Soc. Malac. 
Tassi 79: 

« Neum.in Jahrb. geol. Reichsan. 
XXV, 419 (19). 

« Adami Moll. valle d’Oglio 85. 
(Atti Soc. Ven Arenas 
DAL 

« Kobelt in Jahrb. Malak. Gesell. 
IVAMS8: 


HnLvarIca Paulucci Faun. Malac. Ital. 20. 
ANNULATA Clessin in Malak. Blatter I, 172. 
« Kobelt Catal. Europ. Binnencon. 
Ciao 


Hab. Zrmanja in Dalmazia. 
Sebbene a mio credere è già quasi un secolo e mezzo 
da quando fu pubblicata la prima figura di questa specie 


-- 243 — 


quanto piccola tanto interessante, sebbene non v'ha poi 
dubbio che negli ultimi 50 anni può dirsi generalmente 
conosciuta, pure fino al giorno d’ oggi nulla sappiamo della 
sua organizzazione anatomica, nè sappiamo se il genere 
Pyrgula fondato per questa specie ha ragione di esistere, 
nè sappiamo a che famiglia devesi ascrivere detto genere, 
nè siamo d'accordo sull'autore e sul nome che la specie 
deve portare, nè siamo informati esattamente della sua di- 
stribuzione geografica, nè alcuno, a mia saputa ne fece 
finora la storia completa. Ecco il perchè siamo stati indotti 
ad occuparci alquanto di tutti questi argomenti colla spe- 
ranza di poterli chiarire almeno in parte, quantunque pur 
troppo il primo, quello cioè della parte amatomica, quello 
dal quale dipendono le altre questioni, resta ancora da 
sciogliersi. 

Quei pochi, i quali ebbero agio di raccogliere la Pyrgu- 
la annulata in Dalmazia ne raccolsero le spoglie soltanto 
nel sedimento della Zrmanja ed io fra questi. Quest’ unica 
località dalmata è lontana da ogni abitato, nè c'è colà per- 
sona, la quale sapesse fare ricerca di molluschi vivi, per- 
ciò mi rivolgo ai colleghi italiani colla preghiera di volermi 
procurare degli esemplari viventi per farne l'esame ana- 
tomico e sciogliere definitivamente tutte le questioni da 
questo dipendenti e le quali cercheremo intanto di decidere 
in parte almeno per vie indirette. — Prima di far ciò dob- 
biamo però occuparci della storia della specie. 

Linneo descrisse un 7urdo annulatus come segue: 


« T. anfractuum sutura marginata prominente. 

Gualt. test. t. 50; f. L. 

MOMO ORO testa candida, '/, pollicis longa: apertura 
subovali ». 


Soltanto un paio di naturalisti credettero di riconoscere 
nel Turbo annulatus la specie più tardi generalmente co- 


— 244 — 


nosciuta sotto i nomi di Pyrgula annulata, o P. Helvetica, 
mentre i più non si curarono punto della specie Linneana. 
A decidere la cosa dovevasi attendere lo scioglimento della 
questione dall’ importante opera di Hanley « Ipsa Linnei 
Conchylia »; ma già le prime parole del celebre autore mi 
fecero perdere quasi ogni speranza di riescita. Hanley dice 
cioè, chè nè il manoscritto, nè la raccolta di Linneo recano 
luce alcuna su questa specie incerta. Osserva di più essere 
la diagnosi Linneana troppo succinta, potendosi applicare 
con eguale probabilità a mezza dozzina di specie; noi oggi 
potremmo anzi aggiungere a mezzo centinaio di specie. 
Hanley osserva ancora, come il rude disegno del Gualtieri 
citato da Linneo mostra della rassomiglianza colla Melania 
Helvetica, e che perciò si è congetturato essere quest’ ul- 
tima ed il Turbo annulatus identiche. Continua poi dicendo, 
avere questa ipotesi la mala fortuna, che mentre la carena 
della Pyrgula annulata è pressochè centrale, la caratteri- 
stica della specie di Linneo è l’ esistenza della carena alla 
sutura. Hanley contuttociò conchiude, che si potrebbe pure 
riferire la Melania Helvetica al Turbo annulatus aggiun- 
gendovi però un segno d’ interrogazione, essendo possibile 
che Linneo abbia così compilato la sua diagnosi tratto ap- 
punto in errore dalla inesatta figura del Gualtieri. — A mio 
credere invece non solo si può riferire il Turbo annulatus 
di Linneo a questa specie, ma si può farlo anche trala- 
sciando il punto d’ interrogazione proposto da Hanley, e ne 
dirò tosto le ragioni. 

Tostochè Linneo stesso si richiamò alla figura del Gual- 
tieri mi resta a provare, se si può ritenerla realmente tolta 
dalla Pyrgula annulata. La descrizione del Gualtieri suona: 
« Turbo integer, acuminatus, parvus, spira acuta circum- 
datus, candidus ». Sebbene anche questa descrizione sia suc- 
cinta, come tutte quelle dell’ epoca, pure è applicabile alla 
nostra specie; vi accorda la statura, nè me ne può dissua- 
dere il colore candido, chè nello scorso secolo nessuno si 


— 245 — 


curava di molluschi viventi, accontentandosi di conchiglie 
raccolte alle rive e perciò sempre più o meno calcinate, 
molte candide. La figura in grandezza naturale della tavola 
Gualtieriana si attaglia alla nostra specie, mentre le figure 
ingrandite sono rudi e la carena invece di trovarsi sulla 
metà d’ ogni giro, è disegnata presso alla sutura. Questi 
sono i motivi che fecero dubitare Hanley dell’ esattezza di 
tale identificazione, La figura dell’ opera del Gualtieri è 
tutt’ altro che esatta, è vero; però, se si riflette, che, meno 
rare eccezioni, tutte le figure di conchiglie minute, che ab- 
biamo di quell’ epoca, sono pure poco buone e tanto più 
quando le stesse sono state ingrandite, come è il caso della 
figura Gualtieriana, allora non si può avere scrupolo di 
identificare queste due denominazioni, e ritengo superfluo 
di corroborarlo con altri esempi analoghi. Mi limiterò qui 
a constatare che, mentre appena da poco tempo mi sono 
procurato l’ opera di Hanley, ed ho avuto il destro di leg- 
gere ciò che ne dice, esaminando molto tempo prima la 
figura del Gualtieri non ho dubitato un solo momento rap- 
presentare la stessa realmente la Pyrgula annulata degli 
autori, dipendendo la posizione della carena principale 0 
dall’ inscienza del disegnatore, o dall’ autore, chè allora non 
ci si badava tanto per sottile. — Oltre a queste ragioni ne 
abbiamo ancora una, la quale deve togliere ogni dubbio. 
Hanley a buon diritto sospettò della possibilità di tale iden- 
tificazione, perchè Linneo ammette la carena sulla sutura, 
mentre che nella Pyrgula annulata trovasi nella parte 
mediana dei giri. Basta però prendere la monografia del 
Bourguignat ed esaminare le superbe figure dateci dallo 
Stesso. La figura 5 rappresenta cioè una forma, la quale 
almeno da noi è molto più rara, e nella quale trovasi una 
carena soltanto nella parte mezzana dei giri. La forma più 
comune è però quella disegnata ai n. 1 e 2, e la quale 
oltre alla carena mezzana ne ha una anche alla sutura. — 
Nè con ciò sono esauste le nostre prove. 


— 246 — 


Chiereghini ci diede la prima buona, anzi ottima figura 
di questa specie, che purtroppo non fu pubblicata, e la ri- 
ferì al Turbo annulatus di Linneo. E se anche Chiereghini 
non va annoverato fra gli scrittori critici, ricorderemo Mihl- 
feld, il quale era della stessa opinione. È noto generalmente 
che Mihlfeld nominò questa specie Melania Italica — quan- 
do lo ignoriamo, non avendo lui mai pubblicato questo no- 
me — è certo però che Munhlfeld, al quale dobbiamo la 
prima buona descrizione, ed il quale fu il primo a pubbli- 
care anche una buona figura di questa specie, abbandonando 
il nome creato, la diede come specie linneana, citò e l’ edi- 
zione di Gmelin e l’ opera del Gualtieri. Siccome poi l’ ar- 
ticolo dello stesso portava per titolo: « Beschreibung eini- 
ger neuen Conchylien », in una nota si scusa per avere 
compresa questa specie non nuova dicendo: « Ich wurde 
diese Mondschnecke hier nicht aufgefùàhrt haben, wenn 
Gmelins Beschreibung, oder des Gualtieri Abe 
selbe hinlànglich erkennbar gemacht héatten ». 

Ammesso il caso ormai improbabile che non si volesse 
riconoscere in questa nostra la specie Linneana, dovrebbe 
contuttociò ancor sempre nominarsi P. annulata e se non 
di Linneo allora di Miihlfeld, come lo osservò già Martens (') 
e come lo fece quest’ anno Kobelt nel suo catalogo. Dalla 
sinonimia sopra citata risulta che Muùhlfeld ha preceduto di 
ben otto anni Michelin, ed oltre a ciò il nome Melania 
Helvetica impostole dallo stesso sarebbe in ogni caso inam- 
missibile, perchè contiene un errore. La Pyrgula annulata 
non vive punto nella Svizzera. Bourguignat lo constatò nei 
22 laghi svizzeri da lui visitati, lo confermarono De Betta 
ed altri, e ne parleremo di nuovo nel periodo relativo alla 
distribuzione geografica della specie. Tanto meno siamo 
d’ accordo collo stesso Bourguignat, il quale dice, che seb- 
bene la specie porta a torto il nome di P. Melvetica, pure 


(') Zoological Record, VII, London 1870, pag. 141. 


— 247 — 


questo nome deve esserle conservato e si richiama alle re- 
gole da lui pubblicate. Mi rincresce di non aver ancora 
veduto queste regole; direi però, che qualunque sieno le 
ragioni dallo stesso addotte, un nome così erroneo devesi 
abbandonare. Ancor D’ Orbigny propose doversi cangiare 
quei nomi, i quali si trovano in aperta contradizione colla 
località che li ricordano e nella nota si spiega con esempio 
dicendo: « Dans le cas, par exemple, où l’ ou nommerait 
Africana une espèce inconnue à Vl Afrique et propre è 
l’Amerique » ('). Per questa ragione io ho p. e. cangiato 
il nome alla Clausilia Lesinensis del Kutschig pubblicata 
da Kister, credo ancora nel 1848, perchè questa non abita 
punto l’ isola di Lesina, ma alcune località delle Bocche di 
Cattaro. Egli è adunque perciò, che nel 1876 mi sono de- 
ciso di ribattezzarla e proposi il nome di Clausilia Kneri 
in memoria del ben noto ittiologo professore all’ università 
di Vienna e mio maestro D." R. Kner (*). Per la stessa ra- 
gione Crosse nel 1876 propose la nuova denominazione di 
Khodea Pfeifferi per una specie che Pfeiffer, ingannato 
sulla provenienza, ancor nel 1876 avea nominato Achatina 
Californica, mentre fu provato non vivere nella California, 
ma nella Nuova Granada. Per ben 20 anni fu generalmente 
riconosciuto dagli autori il nome impostole da Pfeiffer, e 
secondo Crosse 7 autori hanno ripetuto per ben 17 volte 
questo nome erroneo; ma ora è certo che verrà eliminato 
dalla scienza e che la proposta di Crosse verrà general 
mente accettata. 

Cantraine pubblicò nel 1835 una Paludina unicarinata 
della Sicilia. Sono intimamente convinto che Cantraine sotto 
questo nome intese la nostra specie; me lo prova il nome 


(') A. D’ Orbigny. Mollusques vivantes et fossiles, T. I, Paris 1845, 
pag. 105. 

(*) In Rad jugoslav. akadem. znan. i umjet. Kn. XXXVI. U Zagrebu 
1876, str. 78. 


= D8 — 


caratteristico; me lo prova la diagnosi, che quantunque suc- 
cinta ben vi si adatta; me lo prova la figura sopra citata 
della Malacologia Mediterranea, tolta senza dubbio dalla 
P. annulata, quantunque nè ne è fatta parola nel testo, nè 
vi è un nome sulla tavola; lo provano i fratelli Villa, i quali 
dubitativamente sì, ma pure riportano questo nome qual 
sinonimo della P. annulata. E giacchè ricordai qui la Ma- 
lacologia Mediterranea del Cantraine osserverò esservi altre 
specie figurate in quest’ opera, delle quali non v'ha cenno 
alcuno nel testo, come dall'altra parte detto autore descrisse 
nel Bollettino dell’ Accademia» delle scienze del Belgio di- 
verse specie, che non trovo nella Malacologia Mediterranea. 
Mi sia permesso esprimere il desiderio, che i colleghi del 
Belgio e meglio di tutti l'illustre Società Malacologica Bel- 
ga, vogliano rendere un servizio alla scienza sia cercando 
di decifrare le specie mediterranee da lui descritte, sia fa- 
cendo noti i nomi non peranco pubblicati delle specie figu- 
rate nella Malacologia Mediterranea. 

Come risulta dalla sinonimia sopra citata dopo il 1832 
quasi tutti gli autori riportarono questa specie sotto il nome 
impostole da De Cristofori e Jan, e, caso curioso, appunto 
nelle opere di maggior mole, come sono quelle del De- 
shayes, dei fratelli Adams, del Chenu, dello Stimpson fu 
descritta sotto il nome erroneo di Michelin. 

De Betta nel 1870 venne a toccare la questione del nome; 
rigettando pure la denominazione erronea di P. Helvetica, 
ritiene, che nel caso si volesse rimettere un nome anteriore 
a quello di De Cristofori e Jan, dovrebbesi accettare quello 
manoscritto del Muhlfeld Melania Italica; ma, come Mar- 
tens osserva, De Betta fece questa proposta: « but without 
knowing that is has been formally described and figured by 
Megerle von Muhlfeld........ as Turbo annulatus Gmelin. 
Gmelin ’s species, however, seems different » ('). Lo abbiamo 


('' Zoological Record. VII. London 1870, pag. 141. 


i - 


— 249 — 


già detto, che noi riteniamo essere anche il 7. annulatus 
del Gmelin sinonimo della nostra specie. 

Per ciò che riguarda la distribuzione geografica della 
specie vedrò di essere più breve. Linneo e Gmelin non 
ne conobbero la patria. Di Chiereghini nulla posso dire, 
perchè, allora che ne esaminai l’opera manoscritta, mi cu- 
rai soltanto dei molluschi adriatici, ritenendo che l esame 
critico delle specie terrestri e fluviali venete, era da riser- 
varsi appunto ai colleghi italiani. — A Mihlfeld fu spedita 
da Gorizia; la ritenne essere specie marina (« unbezweifelt 
Meeresbewohnerin »). Oggi è affatto superfluo provare il 
contrario; è però un fatto, che secondo Pirona non fu tro- 
vata ancora nel Friuli, nè è citata nel cgtalogo delle con- 
chiglie di Monfalcone del Brumati, nè il mio amico profes- 
sor Erjavec, il quale pubblicò un lavoro così finito sopra ì 
molluschi del Goriziano, l'ha mai colà raccolta. 

Michelin la disse Svizzera, ma come l’ ho già esposto 
Bourguignat l’ha invano cercata in ben 22 laghi svizzeri; 
De Betta'nega egualmente trovarsi in Isvizzera, e non ne 
è fatto cenno da nessuno degli autori, che illustrarono la 
Malacologia di quel paese. Tratti in errore da Michelin lo 
hanno ripetuto Deshayes, Rossmàssler, Stimpson ed altri. 

Cantraine disse la sua Paludina unicarinata della Si 
cilia, ma nessun malacologo l’ ha mai colà trovata, nè è 
fisurata nella bella e pur troppo ancor incompleta opera 
del cav. Benoit. 

. In un catalogo delle conchiglie del Museo di Heidelberg, 
che non ebbi occasione di vedere, a dire dello Spinelli è in- 
dicata come patria il Piemonte, ciò che è naturalmente falso. 

De Cristofori e Jan hanno il merito d’ averne primi in- 
dicata la vera patria, che si è il lago di Garda, o Benaco, 
ov è più comune che altrove presso Lazise.I fratelli Villa, 
Porro, Strobel, Spinelli, Menegazzi, De Betta, Martinati, 
Gredler, Tommasi, Adami ecc. la raccolsero poscia in di- 
verse località dell'alta Italia e del Trentino. 


— 250 — 

Rossmassler fu il primo a citare come patria della spe- 
cie anche la Dalmazia e ciò sulla fede dello Stentz, il quale 
fu assai probabilmente quello che primo l’ha scoperta in 
Dalmazia. Nella monografia del Bourguignat la Dalma- 
zia non è punto ricordata. Sembra che anche Kobelt non 
vi presti fede, perchè questa località manca in tutti e. tre 
1 cataloghi di lui sopra ricordati. 

Riepilogando adunque le cose sin qui dette è certo che 
la P. annulata fu sinora rinvenuta in alcune località della 
Lombardia e Venezia, nel Trentino ed in Dalmazia soltanto 
nel Zrmanja, ove l'ho raccolta ancor io, ma pur troppo sol- 
tanto morta nel sedimento del fiume alla piccola cascata 
detta Luna sopra Obbrovazzo. 

Le questioni relative alla « ragione d’ essere » del ge- 
nere Pyrgula, e se lo stesso sia da considerarsi qual mem- 
bro della famiglia delle Melanide, o delle Paludinide e 
Rissoida l'abbiamo già trattate sopra. 

Mi esimo del tutto dal dare una descrizione della specie, 
chè fu già descritta specialmente da Rossmàssler, Mene- 
gazzi, Bourguignat, Stimpson, assai bene da Gredler ecc. 
Mi limiterò soltanto a dirne alcunchè della sua variabilità, 
essendochè ci riescirà utile per la discussione di alcune delle 
specie estinte. Come lo ha constatato Bourguignat per gli 
esemplari italiani, così anche fra gli esemplari dalmati si 
riscontrano due varietà, le quali sarebbe però errore il con- 
siderare quali forme, o sottospecie da distinguersi con nome 
apposito. L'una adunque si è quella figurata da Muhlfeld, 
Potiez e Michaud, Cantraine, Adams e magnificamente da 
Bourguignat al n.° 5. Questa si è la varietà, da noi più 
rara, unicarinata. nella -quale cioè la seconda carena, 
a cingolo suturale degli anfratti mediani manca, venen- 
do quella del giro precedente sempre coperta dal giro 
seguente. L' altra, la più comune in Dalmazia, è quella 
figurata poco bene da Chenu, maestrevolmente ai n. 1 e 2 
da Bourguignat. In questa varietà il cingolo, o margine 


oa TELI II 


— 201 — 
suturale nei giri di mezzo va a formare una vera seconda 
carena. 

Finalmente relativamente alla statura Spinelli distinse 
una var. minor del lago di Garda e d'Iseo alta 9 e del 
diametro di 8"" ed una var. major del lago d’ Idro alta 11 
fino a 12"" e del diametro di 4""., In Dalmazia abbiamo 
allora soltanto la var. minor, perchè mai fu dato di tro- 
vare esemplari di un’ altezza maggiore di 9". 


SPECIE FOSSILI. 


2. Pyrgula atava Brusina sp. n. 
# 

Hab. Slavonia. 

Questa specie è di forma conico-torricellata, ha sette giri 
e mezzo divisi fra loro da una sutura leggermente margi- 
nata. I giri embrionali sono lisci e mamellonati, gli altri 
poi sono percorsi nella loro metà da una carena spirale 
abbastanza elevata formata da un cingolo acuto; l' ultimo 
giro ha due carene, la seconda essendo formata dal mar- 
gine cingoliforme discendente dalla sutura degli anfratti 
superiori. La bocca è diremo quasi orecchiuta, il margine 
columellare è poco distinto e non distaccato. 

La somiglianza di questa Pyrgula colla specie recente 
ed in ispecie colla forma da una sola carena è così appa- 
riscente, che noi da bel principio eravamo quasi persuasi 
essere eguali, e soltanto dopo averle ripetutamente confron- 
tate ci siamo dissuasi dall’ identificarle. 

Per non incorrere nella taccia di creare specie inutili; 
nei nostri lavori precedenti, abbiamo identificato alcune 
delle specie terziarie nostrane con recenti, ne risultò poscia, 
che tali identificazioni non erano ammissibili ed abbiamo 
così appreso ad essere più guardinghi nel farlo di nuovo. 

Sebbene ne abbiamo un unico esemplare, raccolto a 
Zavrsje presso Sibinj, pure è così perfettamente conserva- 


— boo — 


to che molto facilmente se ne possono rilevare le diffe- 
renze. La specie recente cioè raggiunge una statura di 
8, 10 e secondo Spinelli fino 12"" di altezza su 2,3" di 
diametro ed ha 8 giri. La nostra è alta appena 4” il suo 
diametro è insensibilmente minore di 2"" ed ha 7*/ giri, 
per cui p. e. esemplari ancora incompleti della P. annulata, 
i quali cioè non hanno ancora messo l ultimo giro colla 
bocca completata, sono con tuttociò molto più grandi e pan- 
ciuti del nostro individuo. Per ciò che riguarda le carene 
questa specie e la forma unicarinata della P. annulata sono 
identiche; hanno cioè due carene nell’ ultimo giro, una ca- 
rena sola, la quale scorre per la metà degli anfratti me- 
diani ed alla sutura degli stessi sì osserva pure un filo 
cingoliforme, o careniforme, come si voglia dire, del quale 
non è del tutto privo nessuno degli esemplari recenti dal- 
mati. Ciò adunque non le farebbe punto distinguere. Gli 
altri notevoli caratteri, che la fanno riconoscere dalla re- 
cente devono cercarsi nell’ apertura. Il peristoma cioè del- 
la P. annulata è sottile come tutta la conchiglia, e sul- 
l’ orlo del peristoma, ove vanno a finire le due carene osser- 
vansi quelle linee angolose formate dalle carene che rag- 
giungono l’ orlo dell'apertura, così esattamente disegnate 
in tutte le belle figure del Bourguignat. La specie fossile 
invece sebbene di tanto più piccola ha il peristoma note- 
volmente ingrossato e delle carene, le quali percorrendo 
l’ultimo giro vanno a finire sull’ orlo dell’ apertura, sul pe- 
ristoma vha appena appena traccia. 

Avuto riguardo ai detti tre punti di differenza osservati, 
come pure alla circostanza che l’una è recente, l’altra fos- 
sile, crediamo bene di doverle distinguere e siamo persuasi 
che trovandosi un giorno altri esemplari verrà sempre me- 
glio provata la ragione di questo procedere. 

È innegabile che questa specie ha per noi un interesse 
particolare appunto per la sua somiglianza colla recente e 
se ci fu specie dalla quale si ebbe origine la P. annulata 


— 253 — 


non è possibile, direi quasi, che lo possa essere stata altra 
che la P. atava, ed è perciò che Il’ abbiamo così nominata. 


3. Pyrgula incisa Fuchs. 


1870 PrrauLa Incisa Fuchs in Jahrb. geol. Reichsan. 
XX, 351, (9), T. 14, f. 20-23. 


1870 « « Fuchs loco citato 540 (10). 

1874 SITUATA) Brus. in Rad jugosl. akad. XXVIII, 
102. 

1874 « INCISA Brus. Foss. Binn. - Moll. 135. 

1874 « «  Sandberg. Conch. d. Vorwelt 690. 

1875 « « Neum. in Jahrb& geol. Reichsan. 


XXV, 619 (19). 
1877 HyrDRoBIA « Fuchs in Fùhrer Excur. geol. Ge- 
sell. 74. 


Hab. Ungheria, Banato, Croazia. 

Ne ho potuto esaminare 6 esemplari, dei quali due ab- 
bastanza bene conservati, provenienti dalle immediate vi- 
cinanze di Zagabria (Zagreb) e raccolti negli strati a Con- 
gerie ricchi di specie di Cardium, Dreissena, Planorbis, 
Micromelania ecc. ecc. Fuchs l’ha scoperta e pubblicata 
da prima come specie proveniente da Radmanest nel Ba- 
nato, poscia da Tihany in Ungheria. Nulla posso dire a pro- 
posito della forma della vera P. incisa dalla Grecia; ve- 
dasi del resto l’ opinione da me espressa là ove parlo d’ una 
seconda forma detta da me P. Fuchsi. 

Lo stesso fondatore della specie sospettò che la P. incisa 
potesse essere identica alla P. annulata (Vedi l'opera so- 
pra citata pag. 540). Mi sono perciò dato cura di studiare 
la questione con attenzione tanto maggiore e dopo ripetuti 
esami ecco i resultati da me ottenuti. La P. annulata ha 
8 giri, mentre la P. incisa secondo Fuchs ne ha 10 ed 11, 
sebbene le due specie raggiungano la stessa statura, ed è 


— 254 — 

appunto perciò che i giri della P. annulata crescono rela- 
tivamente e vanno allungandosi, mentre nella P. incisa si 
aumentano molto più lentamente, e da ciò ne segue ancora 
che sono disposti meno traversalmente all'asse della con- 
chiglia, mentre nella P. annulata sono visibilmente più 
traversali; di più i giri di quest’ ultima sono più convessi. 
Le carene nella specie recente sono notevolmente e più 
elevate e più acute. La sutura nella specie fossile è sem- 
plice e lineare, nella recente è di solito munita di un forte 
filo, o cingolo simile a carena, in merito del quale appunto. 
riesce bicarinata, cingolo il quale manca in rarissimi esem- 
plari, in quelli cioè nei quali è più debole e viene nascosto 
e coperto dal giro susseguente. Finalmente l’ ultimo giro 
della P. annulata è relativamente più sviluppato degli altri 
e l'apertura più espansa, in quella vece nella P. sncisa 
l’ultimo giro cresce in proporzione agli altri; la fronte ba- 
sale dell’ ultimo giro nella specie recente è poi più svi- 
luppata e più convessa che non lo sia nella specie fossile. 

Fra gli esemplari raccolti della P. incisa ve ne sono 
due molto più snelli degli altri. 

Questa specie è la più grande e la più diffusa di tutte 
le altre specie fossili. 


4. Pyrgula Fuchsi Brusina. 


1877 PyrRauLaA INcISA Fuchs Tertiàrbild. Griech. 39, T. IV, 
f. 25-27 (pro parte). 


Hab. Grecia. 

Fuchs pubblicò questa specie proveniente dagli strati a 
Congerie di Livonates presso Talandi, e dice di aver esa- 
minato esemplari da questa località, i quali sono perfetta- 
mente eguali a quelli di Radmanest, ed è perciò che li de- 
terminò come P. incisa. Oltre a questi esemplari, dice di 
aver trovato altri differenti dai tipici, i quali potrebbero 


— 266 — 


forse rappresentare una specie particolare, cosa che non 
volea decidere non avendo perciò sufficienti materiali. Io né 
posso, nè trovo nulla da ridire a tuttociò, però la figura 
sopraccitata mi dimostra trovarsi una forma, la quale si 
distingue notevolmente dalla vera . incisa ed è perciò 
che in base alla figura del Fuchs ho ereduto necessario di 
ribattezzarla. Già la forma della vera P. incisa è differente 
da quella della P. Fuchsi; i giri di quest’ ultima sono più 
convessi e crescono più celermente, l’ultimo giro è note- 
volmente più alto e la base riesce più sviluppata e più con- 
vessa; l’ apertura è assai più espansa e mentre la /. incisa, 
ad onta della sutura marginata devesi dire unicarinata, que- 
sta riesce bicarinata e sembra essere più prossima alla 
P. annulata di quello che non lo sia la P. incisa. 


5. Pyrgula Archimedis Fuchs. 


1870 PyrauLa ArcHIMEDIS Fuchs in Jahrb. geol. Reichsan. 
XX, 350 (8). T. 14, f. 28-31. 


1874 « « Sandberg. Conch. d. Vorwelt. 
690. 

18759 « « Neum. in Jahrb. geol. Reichsan. 
DOXV, 619 (19). 

1877 HyDROBIA . « Fuchs in Filhrer Excurs. geol. 
Gesell. 74. 

Hab. Banato. 


Anche a proposito di questa interessante specie da 
Radmanest, la quale, come lo disse Fuchs, benissimo ricor- 
da la Turritella Archimedis in miniatura, non ho nulla da 
aggiungere. 


6. Pyrgula margarita Neumayr. 


1875 HYDROBIA MARGARITA Neum. in Jahrb. geol. Reichsan. 
XXV, 625 (25). T. 17, f. 14. 


— 256 — 


1877 HyDROBIA MARGARITA Fuchs in Filhrer Excurs. geol. 
Gesell. 75. 


Hab. Transilvania. 

Neumayr ebbe un solo esemplare tipico di questa forma, 
che si è quello descritto e figurato, da Vargyas. L’ esem- 
plare figurato al n.° 13 sebbene, come bene osserva Neu- 
mayr, rappresenti una forma di passaggio, pure lo ritengo 
più prossimo alla P. margarita che non alla P. pagoda. 


7. Pyrgula pagoda Neumayr. 


1875 HyDRoBIA PAGODA Neum. in Jahrb. geol. Reichsan. 
XXV, 624 (24). T. 17,£.12. 

1877 < « Fuchs in Fiùhrer Excurs. geol. 
Gesell. 75. 


‘ Hab. Transilvania. | 
Neumayr ha potuto esaminare circa 3000 esemplari da 
Vargyas; io devo alla gentilezza del Sig. Neumayr alcuni 
esemplari di questa magnifica specie, i quali pure proven- 
gono da Vaspatak presso Vargyas. 


8. Pyrgula elegantissima Frauenfeld. 


1864 HyDROBIA ELEGANTISSIMA ‘Frauen. in Verhand. zool. 
- bot. Gesell. XIV, 151, 


TO liE,0: 
18759 « « Neum. in Jahrb. geolog. 
Reichsan.XXV,624 (24). 
1877 « « Fuchs in Fihrer Excurs. 


geol. Gesell. 76. 


Hab. Transilvania. 
Frauenfeld ha descritto questa specie da Arapatak, Neu- 


— 2507 — 


mayr ne ebbe un unico esemplare poscia accidentalmente 
perduto, da Vargyas. Non sono lontano dal credere essere 
questa forse soltanto una forma giovanile della P. pagoda; 
se così fosse quest’ ultima dovrebbe assumere il nome im- 
postole da Frauenfeld. 


9. Pyrgula angulata Fuchs. 


1870 PrRauLAa ANGULATA Fuchs in Jahrb. geol. Reichsan. 
XX, 351 (9). T. 14, f. 32-34. 


1874 « « Sandberg Conch. d. Vorwelt. 
690. 

1875 « « Neum. in Jahîfb. geol. Reichsan. 
XXV, 619 (19). 

1877 HyYDROBIA « Fuchs in Fùhrer Excurs. geol. 
Gesell. 74. 


Hab. Banato, Slavonia. 

Tre esemplari da Grgeteg, sebbene poco ben conservati 
credo di poterli identificare senza errare alla specie sotto 
questo nome descritta da Fuchs e scoperta a Radmanest 
nel Banato. Ha una sola carena come la precedente, mo- 
stra però un tipo più proprio, quantunque nel complesso sia 
una vera Pirgola. 


10. Pyrgula turricula Neumayr. 


1875 HyDROBIA TURRICULA Newm. Palud. u. Cong. Schich. 
MT Des fe ae 


1875 « « Neum. in Jahrb. geol. Reichs- 
an. XXV, 420 (20). 
1877 « « Fuchs in Fùhrer Excur. Deut. 


geol. Gesell. 79. 


Hab. Slavonia. 
Bull. della Sce. Mal. It. Vol. VII, 17 


— 258 — 

Questa è l unica specie comune fra tutte le nostre Pir- 
gole fossili; ne abbiamo molti esemplari dalla località detta 
« Laka staza » presso Karlovci in Slavonia, da Grgeteg ne 
abbiamo soli 6 esemplari. 

Non v ha dubbio essere la stessa specie descritta da 
Neumayr. Ha 6 giri come esattamente lo mostra l ottima 
figura, che ne diede Neumayr, e se nella descrizione dello 
stesso leggesi avere 4 giri, ciò non è altro ehe un errore 
tipografico. 

La Pyrgula turricula è la più piccola di tutte le specie 
sinora note, e sebbene si mostri di un tipo particolare pure 
non dubito doversi ascrivere a questo genere, opinione del 
resto già espressa anche dallo scopritore della stessa e ciò 
precisamente nel secondo dei suoi lavori sopra citati. La 
Paludina bicarinata Desmoulins della Francia si è l’unica 
specie recente, la quale sembra essere di un tipo analogo 
alla nostra, ed è perciò, che sebbene Frauenfeld e Clessin 
non l’ approvarono, ritengo Martens e Bourguignat abbiano 
avuto ragione d’ averla compresa fra le Pyrgole; ed ecco, 
a mio credere, un caso di più, nel quale lo studio di specie 
estinte ci conduce a meglio conoscere le viventi. 


11. Pyrgula Dalmatina Brusina sp. n. 


Hab. Dalmazia. 

L’anno scorso ho scoperto un unico esemplare di que- 
sta specie nei depositi di Miocic-Parcic presso Drnis in Dal- 
mazia fra migliaia e migliaia di fossili; la specie è dunque 
rarissima, anzi l’ unica trovata sinora in un solo esemplare, 
interessante ancor più perciò che questa si è la sola vera 
Pyrgula fossile della Dalmazia. 

Questa specie su un altezza di circa 3‘ ha un dia- 
metro di circa 1 ‘/;"". La sua forma è cilindrico-torricellata, 
ed è per lungo leggermente piegazzata. I giri, nel numero 
di sette, crescono lentamente, e meno quelli dell’ embrione 


— 259 — 


tutti gli altri sono ornati da una carena, la quale alla sua 
volta è munita da una serie di granelli, 1 quali negli an- 
fratti superiori sono più elevati e ricordano quasi piccole 
spine, mentre negli anfratti inferiori sono più piccoli ed 
arrotondati come perlette. Come l abbiamo detto, i giri sono 
longitudinalmente piegati a modo di leggere coste ed ogni 
piega nel suo punto saliente è coronata da una perletta. 
La sutura è lineare, un po’ irregolare e fornita da un cin- 
golo filiforme, il quale percorre tutti gli anfratti, meno gli 
embrionali si intende, e sull’ ultimo va a formare la seconda 
carena. Questa seconda carena è molto elevata e forma an- 
golo dividendo recisamente |’ anfratto inguna parte supe- 
riore e nella parte inferiore, o basale, la quale invece che 
essere convessa è alquanto concava. Per ciò che riguarda 
l'apertura basta notare, che il margine columellare del pe- 
ristoma è del tutto distaccato dalla regione columellare 
stessa. 

La Pirgola dalmatina è interessante ancor perciò che 
sebbene vivea in Dalmazia, là ove adunque ancora vive 
l’unica specie recente la P. annulata, è ben differente da 
questa e più vicina alla P. daccata della Slavonia. La spe- 
cie fossile invece la più simile alla P. annulata, cioè la 
P. atava, fu finora trovata soltanto in Slavonia e chi sa 
se scoperte ulteriori ci porteranno più luce sull’ origine e 
le relazioni che potevano passare una volta fra queste spe- 
cie curiose. La presente si distingue dalla P. daccata a 
colpo d’ occhio; la P. dbaccata è assai meno snella, le per- 
lette sono su tutti i giri più elevate quasi spinose, ed il 
cingolo alla sutura è così elevato che va a formare una 
seconda carena. 


12. Pyrgula Mathildoeformis Fuchs. 


1870 PrRauLa MaTHILDAFORMIS Fuchs in Jahrb. geol. 
Reichsan. XX, 350 (8). 


— 2600 — 


1874 Pyrrgura MatHILDAFORMIS Sandberg. Conchyl. d. 
Vorwelt 690. 

1877 HyDROBIA « Fuchs in Fihrer Excurs. 
geol. Gesell. 75. 


Hab. Banato. 

Nulla posso dire di nuovo relativamente a questa spe- 
cie da Radmanest già dettagliatamente descritta ed ancor 
meglio figurata da Fuchs. 


13. Pyrgula crispata Brusina sp. n. 


Hab. Slavonia. 

Sebbene ho trovato un unico esemplare proveniente dalla 
località di Zavrsje presso Sibinj al torrente Stinjavac, pure 
è così distinto da tutti gli altri, che non dubito essere il 
rappresentante di specie particolare e nuova. 

Detto esemplare ha 3"" di altezza e 2"" di diametro, è 
bene conservato e specialmente la scultura lo è perfetta- 
mente, però nulla possiamo dire di positivo sul numero 
degli anfratti, sulla forma della bocca perchè difettoso alla 
base. Assai facile si è il distinguerlo dalla P. daccata a 
cui più si avvicina; la P. crispata è cioè ad ogni modo più 
larga, quello che poi più la caratterizza si è la sua scul- 
tura. La carena non è composta di perlette come nella P. 
baccata, ma viene formata da una lamella acuta e molto 
elevata; nella parte superiore dei giri si osservano delle 
pieghe come costoline a forma di mezzaluna, le quali sor- 
montano detta lamina, che riesce perciò increspata, o rag 
grinzita, come si voglia dire ed in seguito a ciò l’ orlo della 
lamina non è retto, ma va a formare una linea ondeggiante. 
Guardando questa carena da una qualunque parte laterale 
sembra granellata, ma se la si guarda da sopra, ponendola 
cioè perpendicolarmente col vertice in su, si vede l’ orlo 
ondeggiante e non punto formato da granelli distaccati. La 


lee 


— 261 — 


carena cresce proporzionatamente ed è sull’ ultimo giro 
molto elevata; la seconda carena poi visibile unicamente 
sull’ ultimo giro è filiforme e molto più bassa della prima. 
I caratteri rilevati sono adunque tali da non poter lasciar 
dubbio sulle grandi differenze che passano fra la /. baccata 
e la P..crispata. 


14. Pyrgula Cerithiolum Brusina sp. n. 


Hab. Slavonia. 

Sebbene tengo un unico e mal conservato esemplare di 
questa specie alto 2 '/,"" e con un diametro di 1 ‘/;"" circa, 
slavato dalle minuzie di Grgeteg, pure non ho dubitato un 
solo momento d'aver sott’ occhio una nudfa specie, la quale 
sebbene abbia delle relazioni di somiglianza con due delle 
specie già descritte, pure non è possibile d’unirla a nessuna. 
La maggiore somiglianza la mostra cioè colla P. Mathil- 
deformis, però è distinguibile a colpo d’ occhio, perchè 
mentre la P. Mathildaformis ha una sola carena alla metà 
dei giri ed alla sutura un cingolo filiforme, questa nostra 
specie ha due carene molto alte sulla metà dei giri, e lo 
spazio intermedio fra le due carene è molto incavato. Lo 
spazio incavato fra le due carene nei giri di mezzo è più 
largo, che non quello spazio, il quale resta fra la carena 
e la sutura, sia verso il giro superiore, sia verso il giro 
inferiore. La carena superiore d’ ogni anfratto è sempre un 
po’ più sviluppata della carena inferiore. — Altra specie 
ad ogni modo meno prossima a questa nostra, che non lo 
sia la precedente, si è la P. interrupta, però anche fra que- 
ste le differenze sono notevoli. In primo luogo già la forma 
le distingue; in secondo luogo le carene della P. interrupta 
sono relativamente parlando molto meno alte; delle due ca- 
rene della P. interrupta una percorre circa per la metà 
del giro, l’altra sta più sotto presso alla sutura, mentre 
in questa le due carene scorrono per la metà dell’anfratto 


— 262 — 


e sono egualmente distanti dalle due suture, da quella cioè 
del giro antecedente, come da quella del seguente. Final- 
mente, mentre la P. interrupta è parzialmente coperta da 
pieghe, questa nostra lo è in tutta la sua lunghezza. Garat- 
teri questi soli più che sufficienti a distinguerle e sono per- 
suaso che trovando altri esemplari e meglio conservati si 
potranno constatare altre differenze ancora, relative all’aper- 
tura, labbro ecc. 


15. Pyrgula baccata Brusina. 


1878 PyrRGULA BACCATA Brus. in Journ. de Conch. XXVI, 
350 (3). 


Hab. Slavonia. 

Magnifica specie della quale possediamo soltanto esem- 
plari difettosi assai, come sono tutti i fossili provenienti dalle 
località ove furono trovati. Nel materiale da Zavrsje presso 
Sibinj ne ho trovato soli 4 esemplari, in quello raccolto 
presso al torrente Stinjavac dello stesso villaggio abbiamo 
trovato 6 esemplari. 

Questa specie tiene alquanto della forma della P. annu- 
lata, la sua scultura è però così distinta, che si è superfluo 
ogni altro confronto. La carena, la quale percorre i giri 
nella loro metà è formata da tubercoli alti e rotondi, l'un 
dall’ altro distaccati, per cui sì può a buon diritto dire che 
si è adorna da collana di perle, e così l'abbiamo nominata. 
Un filo semplice, cingoliforme trovasi alla sutura, questo 
va a formare una seconda carena specialmente alta sul- 
l’ultimo giro. Oltre alle carene e noduli osservansi sugli 
anfratti delle leggerissime pieghe, le quali sono disposte 
alquanto per traverso e sono più visibili sulla parte supe- 
riore dei giri, al disopra cioè del primo cingolo di perle. 


— 263 — 


16. Pyrgula interrupta Brusina. 


1878 PyrRGULA INTERRUPTA Brus. in Journ. de Conch. 
XXVI, 350 (4). 


Hab. Slavonia. 

L’unico esemplare originale di questa specie l’ho tro- 
vato slavando le minuzie raccolte nella « Dolina » di 
Kovacevac, come sembra proveniente dagli strati inferiori 
a Paludine caratterizzati dalla presenza delle Vivipara Neu- 
mayri Brus., Bythinia tentaculata L., Lithoglyphus fuscus 
Zieg., Neritina sycophanta Brus., Melanopsis cf. cognata 
Brus. Altri due esemplari da Grgeteg sebbene difettosi ci 
sembrano appartenere alla stessa specie. 

Questa Pirgola ha della rassomiglianza colla P. Archi- 
medis, dalla quale però non è difficile di distinguerla in 
ispecie per la sua scultura. Prima di tutto la forma di que- 
sta nostra è meno conica delle altre, la direi piuttosto al- 
quanto cilindrica. I due giri embrionali sono come al solito 
lisci ed alquanto più rigonfi che nelle altre. Tutti gli altri 
anfratti sono percorsi da due carene elevate, le quali li 
attraversano tenendosi però circa alla parte inferiore del 
giro stesso; la carena superiore è alquanto più alta del- 
l’ inferiore, ed è ornata da noduli poco distanti, questi trag- 
gono la loro origine da pieghe curve, le quali sono visibili 
soltanto nella parte superiore d'ogni giro, cioè fino alla pri- 
ma carena, ove sono interrotte e così lo spazio fra le due 
carene, come quello della seconda carena alla sutura dei 
giri è liscio. La seconda carena non è punto suturale come 
in altre specie nostrane, ma trovasi al disopra della sutura. 
Lo spazio intermedio fra i due cingoli riesce naturalmente 
un po’ incavato. La base dell'ultimo giro è pure semplice 
e convessa. 


Oi 


17. Pyrgula aspera Brusina. 


1878 PYRGULA ASPERA Brus. in Journ. de Conch. XXVI, 
390 (4). 


Hab. Slavonia. 

Trovai tre esemplari di questa specie e fra questi uno 
perfettamente conservato fra le minuzie della località detta 
« Laka staza » presso Karlovci (Karlowitz). Detto esem- 
plare completo avea l’ apertura espansa simile in tutto a 
quella d’altre Pirgole e precisamente così come sta de- 
scritta nella diagnosi del citato giornale di conchigliologia 
di Parigi, ma pur troppo apertura così delicata col pren- 
der la conchiglia ripetutamente in mano se ne andò in pezzi. 

Questa bella specie è vicina alla P. interrupta soltanto 
per avere due carene nei giri mediani, nel resto differisce 
e da questa e da tutte le altre sotto ogni aspetto. In pri- 
mo luogo è notevolmente più snella di tutte, anzi è subu- 
lata. I giri sono convessi ed arrotondati come in nessuna 
altra specie. Le carene sono tutte filiformi; sottili pieghe, 
o costoline longitudinali percorrono la conchiglia in tutta 
la sua lunghezza ed incontrandosi colle carene vanno a 
formare una rete; nel punto d'incontro poi ove le pieghe 
sormontano i cingoli formano dei piccoli nodi simili a per- 
lette. A differenza poi di tutte le altre Pirgole nostrane 
l’ultimo giro è ornato da quattro carene, mentre i superiori 
ne hanno due. Caratteri questi tutti, i quali sono più che 
sufficienti per farla riconoscere da tutte le altre. — Così 
la forma, come la scultura generale di questa specie ricor- 
da assai bene molte specie del genere Melania, e fra le 
vere Pirgole può questa dirsi una vera Micromelania, 0 
Melania in miniatura. 

Paladilhe fondò un genere Bugesia per una specie tro- 
vata nell’ alluvium del Lez presso Montpellier, nella quale 
all’abito di un’ Hydrobia si unisce la scultura d’ un Geri- 


— 266 — 


thium ('). Doubreuil ritiene che questa non sia altro che lo 
stato embrionale di un’ altra conchiglia (*); ma Bourguignat 
nel 1877 l ammette nel novero dei generi validi ed è com- 
preso anche nel nuovo Catalogo del Kobelt. Sia come si 
vuole, la stessa caratteristica si attaglia benissimo alla P. 
aspera; quanta sia poi la somiglianza fra la nostra specie 
e la Bugesia Bourguignati Pal. non possiamo dirlo non 
possedendo l’opera ove quest’ ultima fu descritta e figurata. 


18. Pyrgula° quadricarinata Fuchs. 


1877 PyRGULA QUADRICARINATA Fuchs Tertiàrbild. Griech. 
39. T..4, f. 22-24. 
La 

Hab. Grecia. 

Sono persuaso che questa bella specie da Livonates 
presso Talandi sebbene si distacca più delle altre dal tipo 
delle vere Pirgole pure può ancor sempre ascriversi a que- 
sto genere. Nella tavola citata del Fuchs e nel testo a pag. 37 
sta scritto il nome P. tricarinata forse più adatto a questa 
specie, perchè l’ ultimo giro sembra avere più di quattro 
carene, i mediani ne mostrano soltanto tre, restando la 
quarta del giro superiore sempre coperta dal giro inferiore. 


19. Pyrgula‘ Tietzei Neumayr. 


1880 HypRroBIiaA Tietzri Neum. Jahrb. geol. Reichsan. 
AARI 68220) E VIET 13. 


Hab. Bosnia. 
Non avendo potuto vedere questa specie scoperta nei de- 
positi di lignite di Zepi non lungi da Konjica nel bacino 


(') Martens in The Record of Zoological Literature 1866, V. III. Lon- 
don 1868, pag. 184. 
(*) Loco citato 1869, Vol. II, London 1870, pag. 550. 


— 2660 — 


terziario della Nareuta mi limito a constatare dall’ esame 
della figura del Neumayr, che questa si è pure una forma 
molto aberrante. L’ ho collocata provvisoriamente qui, per- 
chè potrei trovare dei punti di contatto fra questa e la 
P. Brusinai, sebbene tanto differisce dalle altre tutte, che 
si potrebbe considerarla essere il rappresentante d’ un tipo 
generico proprio. 


20. Pirgula? Brusinai Tournouér. 


1875 PrRauLA? BrusINAI Tourn. in Journ. Conch. XXIII, 
167. 

1876 « « Tourn. in Ann. Écol. Norm. 
Voti (13) TA: 


Hab. Grecia. 

Nulla posso dire di positivo di questa curiosa specie gen- 
tilmente dedicatami da Tournouér, perchè non la conosco 
in natura. È un tipo assai aberrante e lo stesso scopritore 
l’ha perciò dubitativamente ascritta al genere Pyrgula. Ne 
fu trovata l impronta nel calcare delle vicinanze della chie- 
sa di S. Giorgio dell’ isola Kos. Ad ogni modo, dopo la sco- 
perta della P. quadricarinata, pure greca, possiamo dire 
non essere tanto isolata. 


MICRO MELANIA Brusina. 


Nell’ appendice alla mia edizione tedesca sopra i mollu- 
schi continentali fossili del Triregno ho richiamato 1’ atten- 
zione dei naturalisti sopra molte piccole specie di gastero- 
podi di un tipo rissoiforme specialmente diffuse negli strati 
a Congerie dell’ Europa orientale. Specie queste dai vari 
autori ascritte ai generi Rissoa, Tricula, Pleurocera, Pyr- 
gula, Melania. Osservava poi a proposito delle stesse : 


e — 


— 267 — 


« Ich bin der Meinung, dass vielleicht alle oben angefiihrten 
Arten zu einer Sippschaft gehéòren, welche eben den bracki- 
schen Ablagerungen eigen ist; dass aber alle zu einer Ga- 
ttung zu vercinigen wdiren, mòchte ich nicht im Minden- 
sten behaupten, um so weniger, da mir bis jetzt nur einige 


“in natura bekannt sind. 


Die Agramer Congerien-Schichten haben bis jetzt einige 
sehr interessante Arten geliefert,......... welche mit den 
meisten Fuchs’schen Pleurocera und Melania unz wei- 
felhaft eine Gattung bilden ». Ho voluto ripetere tutto ciò, 
perchè da una parte furono detti essere i confini del genere 
da me allora proposto troppo vasti, dall’ altra sono state 
arruolate al genere Micromelania specie che io non ho 
mai pensato di ascrivere allo stesso. Io f. proposto cioè 
questo genere per 4 specie degli strati a Congerie in Za- 
gabria, esprimendo l’ opinione che la più gran parte delle 
Pleurocera e Melania di Fuchs dovevano pure ascriversi a 
questo genere; ma non ho punto inteso di comprendere le 
Tricula, Rissoa e Pyrgula degli altri autori. 

Sandberger fondò per la Pleurocera costulata P. leve, 
P. Radmanesti, P. scalariaeforme , P. Schwabenaui e 
P. Kochii il genere Goniochilus. Dice di averlo fondato 
nel 1870, d’ essere stato costretto, sebbene a malincuore, 
di creare questo nuovo nome, il quale è del resto sinonimo 
di Micromelania. Però la tavola della sua classica opera, 
che rappresenta il Goniochilus costulatus vide la luce credo 
nel 1873, il testo fu poi senza dubbio alcuno pubblicato 
dopo del mio lavoro. 

Neumayr nel suo importante contributo per la conoscenza 
dei fossili della Transilvania trattando del genere Hydro- 
bia venne a parlare anche di queste forme. Riescirebbe 
quì troppo lunga l’ esposizione delle importanti riflessioni 
dall’ autore fatte, rimandiamo perciò il lettore al lavoro 
dello stesso. Neumayr diede il catalogo delle specie, le 
quali secondo lui, andavano ascritte al genere Micromelania, 


— 268 —. 


ed approvando la mia proposta notò che il genere Micro- 
melania combina soltanto in parte col genere Goniochilus. 
Martens finalmente dichiarò sinonimi 1 generi Lartetia 
Bourguignat (1869), Micromelania Brusina (1874) e Gonio- 
chilus Sandberger, pel quale anche Martens indica l’ anno 
1870 ('), mentre fu pubblicato nel 1874, o se si vuole nel 1873, 
che non possiamo calcolare il manoscritto del 1870. 
Mentre nel gennaio 1874 io conosceva un’ unica Pyr- 
gula fossile ed una sola Micromelania, o Pleurocera se- 
condo Fuchs (*), oggi ne conosco qualche dozzina. Con 
ciò si modificarono anche le mie idee relative all’ apparte- 
nenza del genere, ed ai tipi che lo rappresentano. Mentre 
era cioè allora persuaso, che le Micromelanie doveansi 
unire alla famiglia delle Melanide, ora sono convinto essere 
le stesse geneticamente prossime alle Pirgole. Per ciò che 
poi riguarda i differenti tipi delle specie, da noi con più, 
o meno ragione ascritte alle Micromelanie, mi sono messo 
all'opera persuaso della necessità di suddividere le Mi- 
cromelanie in gruppi naturali; ma — ho piacere di po- 
terlo confessare — non vi ci sono riescito. La divisione 
delle Micromelanie in carinate, o costolate e liscie sarebbe 
così artificiale, come a suo luogo abbiamo dimostrato inna- 
turale il dividere le Melanopsis in liscie e costolate. Come 
poi da una parte sembra non naturale l’ unire tutte le 
Micromelanie in un genere solo, così dall’ altra parte, 
volendole suddividere, non si sa dove incominciare e dove 
arrestarsi, tanto è insolito il tipo di alcune specie. Ed in- 
fatti si esamini p. e. la Micromelania Rissoina e chi non 
riconoscerà la sua grande somiglianza al genere Rissoîna? 
Sfido qualunque, il quale avesse raccolto la Micromelania 


(1) Martens in The Zoological Record for 1878. V. XV. London 1880. 
Moll. pag. 47. 

(°) Vedasi l'edizione croata prima del nostro lavoro sui molluschi con- 
tinentali del Triregno, pag. 102. 


— 269 — 


Cerithiopsis in un deposito di fossili marini, che non sa- 
rebbe pienamente convinto di aver a fare con una specie 
di Cerithiopsis. A Fuchs riescì così curiosa la rassomi- 
glianza della sua Pleurocera scalariformis con una piccola 
Scalaria, che disse di ascriverla soltanto provvisoriamente 
al genere Pleurocera. Appunto per la loro somiglianza a 
Melanie in miniatura le ho chiamate Micromelania, e Fuchs, 
abbandonando il genere Pleurocera, finì più tardi col rife- 
rire alcune specie direttamente al genere Melania. Non 
parleremo di somiglianze coi generi Hydrobia, Pyrgula 
perchè sono generi d’ una stessa famiglia, anzi, secondo 
alcuni, queste sono sezioni d’ un genere solo. Egli è perciò, 
che lontano dal proporre nuovi nomi e nueiri gruppi generici 
le lascio tutte sotto la comune denominazione generica di 
Micromelania. Ritengo meglio di fare così, di quellochè 
riunirle a tipi generici della cui identità non siamo ancor 
punto convinti; meglio così che non far proposte non per 
anco abbastanza maturate. 

Or ci resta adunque a dire alcunchè dei generi, coi 
quali le Micromelanie furono recentemente dette essere 
identiche. Ritiene qualcuno, che il nostro genere sia eguale 
al genere Iravadia dell’ Indie orientali. Non avendo il gior- 
nale della Società Asiatica, ove Blanford descrisse e figurò 
la sua Iravadia ornata, mi trovo nell’impossibilità di far- 
mene una giusta idea. Dal referito del Martens (') rilevia- 
mo, che questa specie vivente nell’ acque salse del delta 
dell’ Irawady, si assomiglia ad una issoina. Fra le nostre 
Micromelanie, come l’ abbiamo detto, vi sono pure forme, 
le quali assai bene ricordano una Rissoina, però nella 
diagnosi riportata dallo stesso Martens sta, che la Iravadia 
ha il peristoma « eatus variciformi-incrassato, intus dila- 


x 


tato, » e questo si è carattere importante, che non riscon- 


(') The Record of Zoological Literature 1867. Vol. IV. London 1868. 
pag. o4l. 


— 210 — 


trasi in alcuna delle nostre specie, nelle quali è ben con- 
servata l’ apertura. 

Il secondo genere, al quale furono identificate le nostre 
Micromelanie è il genere Lartetia, pubblicato nel 1869 da 
Bourguignat ('). Secondo Bourguignat la Francia alberga 5 
specie recenti e varie fossili, per le quali ultime appunto 
fondò il genere. De Stefani scoprì una specie anche in Italia. 
E certo, che le Lartetia dei depositi della Senna presso 
Parigi si mostrano molto simili alle nostre Micromelanie 
liscie, però le stesse hanno un abito a mio modo di vedere 
differente dalle nostre Micromelanie e provengono da depo- 
siti quaternari d’ acqua dolce, mentre le nostre sono invece 
esclusive ai depositi pliocenici a Congerie caratterizzati da 
una fauna d’ acque salmastre. Farò il mio possibile per 
pubblicare quanto prima le figure delle specie originali da 
me ascritte al genere Micromelania e se ne vedrà allora 
la differenza. Credo più naturale di conservare il genere 
Micromelania fondato per specie e liscie ed ornate, di 
quello che confonderlo colle Lartezie tutte liscie, e ciò an- 
che nel caso che venisse dimostrata l’ identità dei due ge- 
neri. Come dissi, la separazione delle Micromelanie liscie 
da quelle variamente scolpite sarebbe del tutto arbitrario. 
Sarebbe p. e. puro artificio il collocare in un genere la 
M. Fuchsiana liscia, ed in un altro la M. monilifera or- 
nata. Apparentemente molto differenti, queste due sono in 
fatto assai vicine; la forma cioè più comune della seconda è 
appunto quella nella quale la scultura è appena marcata 
e questa forma, meno che nella scultura è altrimenti in 
tutto e per tutto prossima alla M. Fuchsiana. 

Per ciò che riguarda la distribuzione geografica e geo- 
logica del genere, non ne possiamo dir molto, perchè dovrà 
prima di tutto provarsi, se le Lartezie viventi e fossili 


(') Catalogue des Mollusques terrestres et fiuviatiles des environs de 
Paris è l’ époque quaternaire. Paris 1869, pag. 15-18. - 


— 271 — 


della Francia ed Italia, come l’Iravadia, vivente dell'Asia, 
sieno genericamente eguali alle Micromelanie, le quali ul- 
time sono per ora un tipo caratteristico dei depositi d'acque 
salmastre dell'Europa orientale, ove non fu puranco scoperta 
alcuna vivente. 

Per lo stesso motivo non è ancora tempo di decidere 
con ogni sicurezza le questioni di metodica relative al ge- 
nere ed alle specie. Pure a mio credere, Martens ha piena 
ragione di ascrivere il genere Iravadia alla famiglia delle 
Rissoide, alla quale lo stesso ascrive anche gli altri generi 
delle Hydrobiide. Bourguignat considera il suo genere 
Lartetia qual membro della famiglia Melanide, Martens 
però nei rapporti del « Zoological Recor@ » ne fa sempre 
cenno là, ove tratta della famiglia delle issoidae e sono 
in ciò pure pienamente d’ accordo con lui. Fra le nostre 
Micromelanie riscontransi forme così prossime alle Pirgole, 
Idrobie ecc., che ci dimostrano ad evidenza d’ essere gene- 
ticamente imparentate colle stesse. Le Micromelanie sono 
p. e. più vicine alle vere Pirgole, che non lo sieno le specie 
del genere Diana. Anzi il genere Micromelania può dirsì 
intermedio fra il genere Pyrgula ed il genere Diana e 
coerentemente a ciò l’ ho quì collocato. La M. Cerithiopsis 
e la M. serratula sono poi quelle, le quali ci dimostrano 
l’ indubbia parentela delle Micromelanie colle Pirgole. 

Relativamente alla parte sistematica delle specie ho ten- 


: tato di riunirle in gruppi a seconda della loro maggiore, 0 


minore somiglianza come segue: 
SPECIE TIPICHE PIRGOLIFORMI: 


Micromelania Cerithiopsis 
« serratula. 


SPECIE DEL TIPO DELL' Îravadia. 


Micromelania coelata 
« Rissoina 


— 272 — 


Micromelania costulata 


« monilifera 

« Banatica 

« Schwabenaui 

« elegans 

« scalariaeformis 
« Kochii. 


SPECIE DEL TIPO DELLE Lartetia. 


Micromelania Fuchsiana 


« auriculata 
« laevis 
« Radmanesti 


SPECIE DI UN TIPO ABERRANTE. 


Micromelania? glandulina 
« ? Haidingeri. 


Prima di passare all’enumerazione delle specie non sarà 
superfluo d’ avvertire, che rovistando fra i tipi asiatici in 
cerca di forme analoghe alle Micromelanie, ho creduto di 
doverle cercare anche fra i curiosi generi del lago di 
Baikal pubblicate dal Dybowski. Ho trovato però, che per 
esempio la somiglianza fra alcune delle nostre e le Tra- 
chybaikalia (Ligea) carinato-costata, T. (L.) Wraesnio- 
wskii, T. (L.) carinata ecc. tutte dell’ autore citato, è così 
lontana dall’ esimermi di occuparmene d’ avvantaggio. 


SPECIE FOSSILI. 
1, Micromelania Cerithiopsis Brusina. 


1874 MICROMELANIA CERITHIOPSIS Brus. Foss. Binn. — 
Moll. 134. 


— 273 — 
1875 MicRoMELANIA ceRITHOPSIS Neum. in Jahrb. geol. 
Reich. XXV. 420 (20). 


Hab. Croazia. 

Questa è certamente la più curiosa delle specie zagra- 
biesi e l’unica comune delle nostrane, avendone raccolto 
finora più di mezzo centinaio d’ esemplari perfettamente 
conservati. Azzardo dire d’ averla esattamente caratteriz- 
zata nel lavoro sopra citato, perciò riesce superfluo il ri- 
petere la descrizione. € appunto parlando di questa specie, 
ed avuto riguardo alla sua scultura tanto simile a quella 
di alcune specie del genere Melania del gruppo Vide, che 
ho espresso l'opinione dovere il genere Micromelania ap- 
partenere alla famiglia delle Melanidae, mentre ora sono 
persuaso del contrario, come lo abbiamo già esposto poco 
sopra. 


2. Micromelania serratula Brusina. 


1878 MICROMELANIA SERRATULA Brus. in Jour. Conch. 
XXVI. 349 (3). 


Hab. Slavonia. 

Tengo due soli esemplari di questa specie interessante 
dai depositi delle vicinanze del torrente Gjubrik e pur 
troppo tutti e due imperfetti; nulla posso dire perciò del 
peristoma; la loro forma è subulato-torricellata. È prossima 
alla M. Cerithiopsis e “dovrebbe superarla alquanto nella 
statura; ne differisce per avere i giri più convessi e di- 
visi da sutura lineare profonda e per essere striata per 
lungo. Va d’accordo colla M. Cerithiopsis per avere 2 
carene nei giri superiori, 3 in quelli di mezzo e 4 nel- 
l’ultimo, queste sono però del tutto altrimenti conformate 
per cui è facil cosa il distinguerle. Le carene della M. ser- 
ratula hanno cioè la forma d’ una lamella ed i tubercoli 

Bull. della Sco. Mal. It. Vol. VII, 18 


— 274 — 

sono come spine acute, così che queste possono benissimo 
ricordare una lamina di sega ed è perciò che l’ abbiamo così 
nominata. La M. Cerithiopsis ha invece tubercoli molto alti, 
a forma di perle, le quali spesso nel loro vertice sono in- 
cavate come corrose; la sutura poi è crenulata, perciò che 
una serie di noduli secondari di un giro superiore, va ad 
ingranare in una serie di nodetti del giro che segue. 


3. Micromelania coelata Brusina. 


1874 MICROMELANIA COELATA Brus. Foss. Binn. Moll. 135. 
1875 « «. Neum. in Jahrb. geolog. 
Reichsan. XXV, 420 (20). 


Hab. Croazia. 

Rimando il lettore alla descrizione contenuta nel mio 
lavoro sopra citato. Nel corso di circa 14 anni abbiamo otte- 
nuto appena una mezza dozzina di esemplari di questa bel- 
lissima specie dagli strati a Congerie dell’ immediate vici- 
nanze della capitale ad Okrugljak. Fra questi un solo è di 
perfetta conservazione, e vi sì osserva il peristoma continuo, 
ingrossato d’ alquanto, ma con tuttociò col margine acuto, 
e quello che più monta del tutto distaccato dalla columella. 
È prossima più che a nessun’ altra alla M. Rissoina ulti- 
mamente scoperta, dalla quale si distingue a colpo d'occhio 
perchè è più piccola e più snella; i giri sono più convessi, 
mancano del tutto le strie traversali, la scultura è più uni- 
forme su tutti gli anfratti, le coste longitudinali sono più 
elevate, più rare e nel punto d'incontro colle carene for- 
mano nodi più marcati. 


4. Micromelania Rissoina Brusina. 


1878 MICROMELANIA Rissorna Brus. in Journ. Conch. XXVI. 
349 (3). 


Hab. Slavonia. 


— 275 — 


Il Sig. L. Rossi, che per conto nostro perlustrò i nostri 
depositi terziari, ha scoperto questa specie a Karlovci 
(Karlowitz). 

Se questa specie avesse quel canale alla base dell’ aper- 
tura caratteristico del genere issoina ognuno dovrebbe 
assolutamente ascriverla a questo genere marino tanta ne 
è la rassomiglianza. 

La forma di questa Micromelania è conica, torricellata, 
ha 7 od 8 giri per lungo piegazzati; sopra un’ altezza di 
6*/}® misura 2 ‘/ di diametro. L’ apice è liscio e levigato, 
i giri seguenti sono muniti di una carena ornata da tuber- 
coletti spiniformi, la qual carena scorre quasi per la metà 
dei giri, nel percorrere poi i giri spiralménte in giù e ca- 
rena e nodetti vanno diventando meno elevati ed in quella 
vece s’incomincia a mostrare anche una seconda carena, 
per cui la conchiglia riesce nei giri inferiori bicarinata. In 
altri individui nell’ ultimo e penultimo giro scompariscono 
quasi del tutto le carene, e le pieghe longitudinali diven- 
tando più forti assumono la forma di vere coste longitudi- 
nali. Dei 5 esemplari, che abbiamo avuto sott’ occhio, due 
hanno soltanto coste negli ultimi due giri, e sono appunto 
queste, le quali ricordano assai bene il genere Aissoina. 

La M. Rissoina si distingue dalla M. costulata per es- 
sere più grande e più panciuta, perchè le coste longitudi- 
nali sono molto più forti e sviluppate, ed ancor più forti 
le carene, e mentre la M. costulata riesce liscia e lucente, 
la nostra è coperta da fitte, sottili, ma ben visibili strie 
traversali, le quali pure contribuiscono a farcela sembrare 
una fissoina. La M. costulata mai ha più di una carena 
e, per non parlare di differenze secondarie conchiuderemo 
col dire, che sebbene prossime pure differiscono sotto ogni 
aspetto. 


— 270 — 


5. Micromelania costulata Fuchs. 


1870 PLEUROCERA costuLATUM Fuchs in Jahrb. geolog. 
Reichsan. XX, 349 (7). 
T. 14, f. 35-88. 

1874 GonxrocHIiLus costuLATUM Sandbder. Conch. d. Vor- 
welt 689, T. 31, f. 16. 

1877 MELANIA COSTULATA Fuchs in Fiùhrer Excurs. 
geol. Gesell. 75. 


Hab. Banato. 

Non solo ebbi campo d’ esaminare questa interessante 
specie da Radmanest nell’ imperiale museo mineralogico a 
Vienna, ma ne tengo anche alcuni esemplari avuti dalla 
gentilezza del sig. barone Schròckinger-Neudenberg. 

Questa più d’ ogni altra si avvicina alla nostra M. Ris- 
soîna, dalla quale si distingue assai facilmente, perchè, 
senza ricorrere a caratteri più minuziosi, riesce più piccola 
e più snella, i giri sono più traversali, e la scultura, seb- 
bene simile, pure nel suo dettaglio è differente e molto meno 
marcata. 


6. Micromelania monilifera Brusina. 


1874 MICROMELANIA MONILIFERA Brus. Binn. — Moll. 134. 
1875 « « Neum. in Jahrb. geol. 
XXV, 420 (20). 


Hab. Croazia. 

Possediamo una mezza dozzina d’ esemplari raccolti nel 
corso di tanti anni nelle località prossime ad Okrugljak, ed 
un unico dalla località detta Fraterscica, ambedue nei con- 
torni immediati di Zagabria. La descrizione, che ne abbia- 
mo data nel lavoro sopra citato, in base ai tre primi esem- 
plari scoperti, non ha bisogno di correzioni. Come lo abbia- 


ii -— n st. 


— 271 — 


mo già notato questa specie si presenta in due-varietà una 
dalla scultura debole, l’ altra naturalmente colla stessa scul- 
tura, ma più marcata, per cui l’ una ci ricorda benissimo 
la scultura della M. costulata, V altra quella della M. Ris- 
soina. Si pensi ognuno una conchiglia della statura e forma 
della M. Fuchsiana, colla scultura delle due specie citate 
e si potrà formare un’ esatta idea di questa nostra specie. 


7. Micromelania Banatica Brusina. 
1870 PLEUROCERA RADMANESTI Fuchs in Jahrb. geolog. 


Reichsan. XX, 349 (7) T. 
14, f. 63-65 (non f. 59, 


62). 
1870 « « Fuchs loco citato 540 (10). 
1870 « « Fuchs loco citato 546 (16). 
1874 PLEUROCERAS « Sandberg. Conch. d. Vor- 
welt 690. 
1877 HyDROBIA « Fuchs in Filhrer Excurs. 


geolog. Gesell. 75. 


Hab. Ungheria, Banato. 

Questa specie proviene da Tihany, da Kùp e da Radma- 
nest. È cosa ben nota esistere specie polimorfe i cui indi- 
vidui estremi sono fra loro assai differenti, senza che per- 
ciò cada a qualcuno in mente di volerci vedere in queste 
tante specie indipendenti. La cosa è però qui differente; al 
vedere cioè le figure della Pleurocera Radmanesti era poco 
persuaso, che la forma rappresentata dalle figure 59-61, sia 
specificamente eguale a quella figurata ai numeri 63-69. 
Egli è perciò, che, essendo a Vienna, non ho mancato di 
esaminare gli esemplari originali, i quali conservansi nel- 
l’ imperiale museo mineralogico e dalla loro ispezione mi 
sono persuaso ancor meglio non solo della possibilità, ma 
della necessità di distinguere le due forme. Per una ho 


— 278 — 


conservato .il nome impostole da Fuchs, per l’altra sono co- 
stretto di proporre un secondo nome. La M. Banatica si 
avvicina più delle altre al tipo delle Pirgole; longitudinal- 
mente è piegazzata e per traverso munita di due carene 
appena distinte, ornate da due serie corrispondenti di gra- 
nelli. Ripetuto poi l’ esame a Zagabria, sopra esemplari anni 
or sono gentilmente favoritimi dal sig. barone Schròckinger- 
Neudenberg, il quale ebbe il merito di aver raccolto le con- 
chiglie fossili di Radmanest, me ne sono ancor meglio 
convinto. i 


8. Micromelania Schwabenaui Fuchs. 


1870 PLEUROCERA SCHWABENAUI Fuchs in Jahrb. geolog. 
Reichsan. XX, 3539 (9) T. 


20) 02128 

1874 PLEUROCERAS « Sandberg. Conch. d. Vor- 
welt 690. 

1877 MELANIA « Fuchs in Fuùhrer Excurs. 


geol. Gesell. 75. 


Hab. Ungheria. 

Non ho avuto agio di vedere questa specie di Tihany; 
non mi sembra però differire per niente genericamente dal- 
le altre Micromelanie, colle quali si accorda e per la forma 
generale, e per la scultura e per la costruzione del labbro 
esterno. 


9. Micromelania elegans Fuchs. 
1877 MELANIA ELEGANS Fuchs Tertiarbild. Griech. 15, T. II, 
f. 30-32. 


Hab. Grecia. 
Non ho avuto occasione di vedere questa specie dei de- 
positi terziari di Megara, però lo stesso autore rileva la 


cita. 


— 279 — 


rassomiglianza di questa con una /tissoina, e dice appar- 
tenere al genere Micromelania. 


10. Micromelania scalariseformis Fuchs. 
1870 PLEUROCERA SCALARIAFORMIS Fuchs in Jahrb. geol. 


xelchsan. XX, 350 (8) 
T. 14, f. 47-49. 


1874 PLEUROCERAS « Sandberger Conch. d. 
Vorwelt 690. 
1877 MELANIA « Fuchs in Fiùhrer Excurs. 


geol. Gesell. 75. 
Hab. Banato. si 
Questa specie trovata a Radmanest secondo Fuchs ha 
l'abito di una Scalaria, ed è perciò, che lo stesso soltanto 
provvisoriamente l’ avea collocata nel genere Pleurocera, 
poscia a dirittura nel genere Melania. Ho avuto il piacere 
| di poterla esaminare trovandomi a Vienna, mi è sembrato 
mostrare della rassomiglianza colla M. coelata ed è perciò 
che l’ ho qui annoverata. 


11. Micromelania Kochii Fuchs. 


1870 PLeEuRocERA KocHua Fuchs in Jahrb. geol. Reichs- 
MASO OLO), 


f. 20-22. 

1874 PLEUROCERAS « —— Sandberg. Conch. d. Vorwelt. 
690. 

1877 MELANIA « Fuchs in Fùhrer. Excurs. geol. 


Gesell. 75. 


Hab. Ungheria. 
Fuchs ebbe ad esaminare un unico esemplare di questa 
specie dalle sabbie di Kup. Nell’ abito accorda del tutto colle 


— 280 — 


altre Micromelanie, tanto è vero, che Fuchs la comprese 
nel suo genere Pleurocera; si allontana però da tutte le 
altre per avere soltanto cinque giri. 


12. Micromelania Fuchsiana Brusina. 


TST4VPERUROCHRARe. e Brus.in Radjugosl. Akad. 
XXVIH, 102. 

1874 MICROMELANIA FUCHSIANA Brus. Foss. Binn. — Moll. 
134. 

1875 « « Neum. in Jahrb. geolog. 
Reichsan.XXV,420 (20). 


Hab. Croazia. 

Questa interessante specie dalle immediate vicinanze del- 
la nostra capitale differisce da tutte per essere perfetta- 
mente liscia, su d’una altezza di 6 4"" ha un diametro di 
1/4" appena, per cui la sua forma riesce subulato-acuta; 
dei giri ne contai dieci sebbene sono persuaso, che esem- 
plari perfetti ne avranno anche di più; questi crescono len- 
tamente, sono assai insensibilmente convessi; anzi potreb- 
bero dirsi quasi piani, non hanno nè carene, nè margine 
alla sutura e soltanto l’ ultimo giro ha un angolo careni- 
forme, il quale divide la parte superiore dalla parte basale. 

La Hydrobia Heldreichi Fuchs da Megara in Grecia è 
prossima alla M. Fuchsiana. Differisce dalla stessa perchè 
si è notevolmente più rigonfia, per avere i giri più convessi 
e più distaccati il’ uno dall’ altro; nella M. Fuchsiana cioè 
i giri sono quasi perfettamente piani ed addossati, o se vo- 
gliamo combacianti l’ uno all’ altro, nella H. Heldreichi in- 
vece verso la sutura inferiore d’ ogni giro trovasi un sotti- 
le filo suturale, simile a debole carena, ed il giro seguente, 
invece che tenersi tosto a questa linea discende un po’ in 
giù e sembra così direi distaccato dal giro superiore. Del 
resto l’ H. Heldreichi è stata scoperta in depositi d’ acqua 


— 281 — 
dolce ed è perciò, che anche per questa circostanza, ad onta 
della sua affinità colla nostra M. \Yuchsiana, non la ritengo 
punto essere una Micromelania. 


13. Micromelania auriculata Brusina. 


1870 PLEUROcERA LAVE Fuchs in Jahrb. geol. Reichsan. 

XX, 348, (6). T. 14, f. 50-53 

(non f. 43-46). 

1870 « « Fuchs loco citato 540 (10). 

1874 PLEUROCERAS « —Sandberg.Conch.A. Vorwelt. 690. 

1877 HyDpRoBIA LAVIS Fuchs in Fihrer Excurs. geol. 
Gesell. 74. 


Hab. Ungheria, Banato, Croazia. 

Sia dalle parole del Fuchs, che dall’ esame degli origi- 
nali, che conservansi nell’ imperiale museo mineralogico, 
sono stato indotto a distinguere questa forma dalla M. levis, 
nè qui fa duopo ripetere i motivi già esposti là ove parlasi 
della Pleurocera laeve tipica dello stesso autore. 

Fu trovata sinora a Radmanest ed a Tihany, ed a que- 
sta credo di poter riferire alcuni esemplari ben conservati 
e rari assal negli strati a Congerie di Okrugljak presso 
Zagabria. 

La Lartetia Roujoni Bourg. del quaternario di Parigi 
è di alquanto simile alla ZH. auriculata; un confronto delle 
relative figure basterà a farne vedere le differenze. 


14. Micromelania laevis Fuchs. 


1370 PLEUROCERA LAVE Fuchs in Jahrb. geol. Reichsan. 
XX. 348, (6) T. 14, f. 43-46 
(non f. 50-58). 

1870 « « Fuchs loco citato 540 (10). 

1874 PLEUROCERAS « Sandberg.Conch.d. Vorwelt.690. 


— 282 — 


1877 HyDpRoBIA LAVIS. Fuchs in Fiùhrer Excurs. geol. 
Gesell. 74. 


Hab. Ungheria, Banato, Croazia. 

Parlando di questa specie, scoperta prima a Radmanest 
e Tihany (e poscia da noi in un paio di cattivi esemplari a 
Zagabria), Fuchs dice, come da bel principio era disposto 
di distinguere due specie, ma che avuto riguardo alle forme 
intermedie esistenti, ha poi preferito di ritenerle essere sem- 
plici varietà d’ una sola. Fuchs ci diede ottime figure d’ambe 
le forme e le ha pure descritte, per cui è superfluo di par- 
larne d’ avvantaggio. Quale forma tipica ritengo quella dallo 
stesso descritta e ficurata alla tav. 14, fig. 43-46 e per le 
stesse ragioni esposte parlando delle due forme della Pleu- 
rocera Radmanesti Fuchs sono indotto a proporre per l’al- 
tra un altro nome. 

La Lartetia Belgrandi Bourg. dei depositi della Senna 
ha della rassomiglianza colla M. l@evis. 


15. Micromelania Radmanesti Fuchs. 


1870 PLEUROCERA RADMANESTI Fuchs inJahrb. geol. Reichs. 
XX. 349 (7). T. 14. f. 59, 
62 (non f. 63-65). 


1870 « « Fuchs, loco citato, 540 (10). 

1870 « « Fuchs, loco citato, 546 (16). 
T° 22000001? 

1874 PLEUROCERAS « Sandberg. Conch. d. Vor- 
welt. 690. 

1877 HyDROBIA « Fuchs, Fuùhrer Exc. geol. 
Gesell. 75. 


Hab. Ungheria, Banato. 

Questa specie fu finora trovata a Tihany, a Kup ed a 
Radmanest. Ho conservato il nome di M. Radmanesti im- 
posto da Fuchs per la forma liscia di Radmanest e per 


-- 283 — 


quella dagli anfratti superiori costolati di Kùp. I punti di 
differenza fra questa e la M. Banatica sono tali e tanti, 
che io ho reputata necessaria la distinzione delle due forme. 
Può darsi benissimo, come lo dice Fuchs, che vi sieno esem- 
plari di passaggio fra le due forme, questi però per nulla 
ci possono distogliere dal dividerle, essendo ormai fatto 
provato, che i casi di passaggio nelle specie fossili degli 
strati a Congerie, a Paludine, a Melanopsidi sono assai 
frequenti, per cui ci offrono anzi uno degli esempi più 
chiari della verità delle teorie discendentali. Abbiamo bre- 
vemente descritto la bella scoltura della M. Banatica; la 
M. Radmanesti si presenta in una varietà perfettamente 
liscia, ed una varietà parzialmente costata, ma quello che 
più monta differisce dalla M. Banatica” anche nella forma 
generale. L’ ultimo giro è proporzionatamente alquanto più 
grande, i giri sono più traversali, finalmente il labbro esterno 
della Radmanesti prende una flessione più forte di quello 
che non lo sia quello della M. Banatica. 

Questa nostra specie mostra una certa rassomiglianza 
nella forma dei giri colla Zartetia Mabilli Bourg. dei de- 
positi di Parigi. È assai difficile il rilevare con parole le 
differenze, che passano fra le nostre Micromelanie e le 
Lartezie, trattandosi di specie tutte minute ed affatto liscie; 
ognuno potrà più facilmente e meglio persuadersene con- 
frontando le figure del Fuchs con quelle del Bourguignat. 


16. Micromelania? glandulina Stoliczka. 


1862 TRICULA GLANDULINA »Stol. in Verh. zool. — bot. 
Geseli XII 595. TIRO. 

1875 MICROMELANIA « Neum. in Jahrb. geol. Reichs- 
an. XXV. 420 (20). 

1877 HyDROBIA « Fuchs in Fùhrer Excurs. geo- 


log. Gesell. 74. 


Hab. Ungheria. 


— 284 — 


Scoperta nelle sabbie di Zala Apati non lungi dal lago 
di Balaton. Ò 

Quando per la gentilezza del Sig. Stur, ho potuto esa- 
minare gli esemplari originali delle Tricula glandulina e 
T. Haidingeri dello Stoliezka scrissi nel mio libretto di 
note: « nè gli strati a Congerie e quelli a Paludine della 
Croazia e Slavonia, nè quelli dalle marne con Melanopsis 
della Dalmazia contengono forme simili. Queste pretese 
Tricule si mostrano di un tipo tutto proprio; sono specie 
minute, che ricordano per la loro forma il genere marino 
Chrysallida Carpenter. Sono per lungo ornate da leggiere 
costoline, del resto così la loro forma, come la loro scol- 
tura ha un non so che di particolare. » 

Più tardi esaminando le raccolte dell’ imperiale museo 
mineralogico ho trovato pure una certa relazione fra que- 
ste due pretese Tricula e la M. Radmanesti del Fuchs, 
specialmente se si pone attenzione alla forma di Kup, della 
quale Fuchs ci ha dato una buona figura nel lavoro rela- 
tivo a questa località alla tav. XXIII, fig. 17-19. 


17. Miicromelania? Haidingeri Stoliczka. 


1872 TRIcuLA HamingERI Stfol. in Verh. zool. — bot. 
Gesell: XIT. 9360-96 
1875 MICROMELANIA « Neum. in Jahrb. geol. Reichs- 
an. XXV. 420 (20). 
1877 HyDROBIA « — Fuchs in Fiihrer Excurs. geol. 
Gesell. 74. 


Hab. Ungheria. 

Questa specie è stata scoperta nella stessa località colla 
precedente ed anche negli strati di Stegersbach non lungi 
da Fùrstenfeld. Si distingue dalla 7. glandulina perchè le 
costoline sono meglio visibili e nel mezzo dei giri vi si 
osserva una tenue carena, sulla quale le coste prendono la 


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— 285 — 
forma di tubercoletti; le altre differenze sono meno rilevanti. 
Il celebre Stoliczka credette di trovarvi una somiglianza 
fra questa fossile e la Paludina aculeus Gould di Boston 
nell’ America settentrionale; non conosciamo alcuna specie 
recente, la quale fosse realmente simile ad una, od all’al- 
tra delle due Tricula dello Stoliczka. 


DIATNA Clessin. 


Quando Neumayr pubblicava la Pyrgula Haueri osser- 
vava, che nè fra le specie recenti, nè gira le fossili cono- 
sceva tipo alcuno, il quale si mostrasse in una maniera pro- 
nunciata prossimo alla specie dalmata, mentre l’ unica 
specie recente colla quale poteva dirsi unita per un certo 
numero di caratteri era la Pyrgula annulata. Più tardi mi 
dichiarava pienamente d’ accordo con Neumayr, e dissi di 
non voler proporre un nuovo genere per le Pyrgula Haueri 
e P. inermis, sebbene tanto divergenti nel loro abito dalle 
altre Pirgole, e riconosceva essere vere Pirgole soltanto 
le specie di Radmanest descritte da Fuchs. Dall’ altra parte 
qui devo osservare, che non mi è mai caduto in mente di 
ritenerle genericamente eguali alle specie da noi scoperte 
nelle vicinanze di Zagabria, e per le quali proponeva il nuo- 
vo genere Micromelania, chè se fossi stato di questo pa- 
rere l’ avrei annoverate come Micromelanie e non come 
Pirgole. 

Sandberger, il quale ebbe pure ad esaminare la nostra 
Pyrgula Haueri sì limitò a dire, che, possedendo troppo 
poco materiale di specie recenti, non era in grado di deci- 
dere, se le specie dalmate appartenevano realmente a que- 
sto genere. 

Egli è perciò, che nel mio manoscritto, da più tempo 
in preparazione sopra i nostri fossili lacustri, a scanso di 


— 286 — 

ulteriori identificazioni più o meno innaturali, avea final- 
mente deciso di stabilire un genere o sottogenere apposito 
per le specie dalmate e l’ ho chiamato Neumayria. Nome 
però, che ho dovuto lasciar cadere, perchè nel 1878 De Ste- 
fani lo propose per un nuovo genere o sottogenere creato 
per la Bythinia labiata Neumayr. Bayle nello stesso anno 
adoperò di nuovo questo nome per un genere di Ammoniti 
jurassici. 

Nello stesso torno di tempo la signorina Thiessè scoprì 
una nuova Pyrgula vivente della Grecia, in onore di lei 
detta da Godet Pyrgula Thiesseana. Appena ne abbiamo 
veduta la prima figura, nel periodico malacologico tedesco, 
ci siamo anche persuasi, che le pretese Pirgole fossili dal- 
mate trovarono finalmente in questa ultima una vera pa- 
rente e ciò ci levò l’impiccio di creare un nuovo nome, 
perchè Clessin propose per la specie greca un nuovo gruppo 
generico, che chiamò Diana, ed io non ebbi così che appli- 
carlo alle nostre specie. Più tardi, sebbene non avea avuto 
campo di far pubblica questa mia opinione, la trovai indi- 
rettamente approvata da Kobelt, il quale nella continua- 
zione dell’ Iconografia del Rossmàssler osservò, che l’'inte- 
ressantissima Pyrgula Thiesseana si è verosimilmente pros- 
sima alle varie specie fossili del genere scoperte negli strati 
dell’ Europa orientale. 

Al congresso dei naturalisti e medici tedeschi, che ebbe 
luogo nelle vacanze scorse a Salisburgo, il prof. Neumayr 
nella sezione geologica ci tenne una breve prelezione mo- 
strando coì relativi esemplari alla mano la somiglianza che 
passa fra alcune conchiglie dei nostri depositi terziari ed 
alcune recenti della China; scoperte appena dalla spedizio- 
ne Szèchenyi. Fra queste una delle più interessanti è ap- 
punto una specie nuova, la scultura della quale si mostra 
assai simile a quella della Diana Haueri — nè ne voglio 
dire di più per non invadere un campo non mio. 

Dunque come i paleontologhi riconobbero nella Pyrgwla 


pr eu 


CEI n 


pe —_ 


— 287 — 
Haveri, così anche i malacologhi videro nella Pyrgula 
T'riesseana un tipo particolare; egli è perciò che questo 
gruppo generico si può dire indirettamente approvato da 
Neumayr, Sandberger e Kobelt. 

Circa alla distribuzione geologica e geografica poco ab- 
biamo da dire. L'unica specie vivente del genere trovasi 
in Grecia. La Dalmazia ha tre forme fossili nelle marne a 
Melanopsis, della cui appartenenza geologica ne abbiamo 
già fatto parola. Se tutte e tre le specie della Macedonia 
vanno ascritte a questo genere, è cosa che si potrà deci- 
dere in seguito e soltanto in base a miglior materiale. La 
loro statura e la scultura ce le fanno ad ogni modo sup- 
porre prossime a queste, ed anche geologicamente parlando 
le specie dalmate e le macedoni appartengono assai vero- 
similmente allo stesso orizzonte, e si trovano in territorio 
in certo modo intermedio fra la Dalmazia e la Grecia. 

Martens osservò, che il nome Diana fu già adoperato 
per un genere di pesci ('). Infatti Risso così chiamò un pe- 
sce mediterraneo ancor nel 1826, però Bonelli un anno pri- 
ma avea proposto per lo stesso genere il nome Astroder- 
mus, il quale fu anche accettato dai primari ictiologhi come 
Cuvier e Valenciemes, Bonaparte, Ginther, Canestrini, Mo- 
reau ecc. Non v ha adunque motivo di non accettare la 
denominazione da Clessin proposta per le specie in discorso. 


SPECIE RECENTE. 
1. Diana Thiesseana Godet. 


1878 PrRauLa THIiesseANA Godet in Jahrb. Malak. Ge- 
sell. V. 321. 

1878 « « Clessin in Malak. Blatt. XXV, 
7 RS 


(') The Zoological Record for 1878 V. XV. London 1880, pag. 46. 


— 288 — 


1879 PyrrRauLa THIESsEANA Kobelt Synopsis Nov. Moll. 40. 


1879 « « 

1880 « « 

1881 « « 
Hab. Grecia. 


Westerlund et Blanc. Malac. 
Grèce. 141, 10053224 

Kobelt in Rossm. Iconogr. VI, 
19,;; dix 1897010: 

Kobelt Catal. Europ. Binnen- 
conch. 2.° Aufl. 151. 


Devo alla gentilezza del sig. cav. Blanc alcuni esemplari di 
questa interessante specie scoperta dalla signorina Thiessè 


a Missolungi. 


Nell’ opera sopra citata di Westerlund e Blanc è descritta 
una var. albida, ed una var. filicosta. Lo abbiamo già so- 
pra detto, che Kobelt fu il primo a notare la parentela ge- 
nerica di questa specie colle nostre fossili. 


SPECIE FOSSILI. 


2. Diana Haueri Neumayr. 


1869 PrRauLa HAuUuERI Neum. in Jahrb. geol. Reichsan. 


1874 « « 
1874 « « 
1874 « « 
1875 « « 


1875 MICROMELANIA « 


1877 HyYDROBIA « 


Hab. Dalmazia. 


XIX; 362, (8). T. 1100042, 

Brus.in Rad jugosl. Akad. XXVIII. 
34. 

Brus. Foss. Binn. — Moll. 49 

Sandberg. Conch. d. Vorwelt 671. 
Lao) Berici 

Brus. in Maschek Manuale Dalm. 
13 (15). 

Neum. in Jahrb. geol. Reichsan. 
XXV, 420 (20). 

Fuchs in Fùhrer Excurs. geol. Ge- 
sell. 79. 


— 289 — 


Dopo ciò che abbiamo detto a proposito dell’ appartenen- 
za generica di questa specie, e della sua affinità colla D. 
Thiesseana della Grecia e con un’ altra specie ancora ine- 
dita dalla China, nulla abbiamo di nuovo da aggiungere. 
Scoperta prima nelle marne a Melanopsis dei terreni fra 
Miocic e Parcic presso Dernis, poscia l’ ho trovata anche 
nella località detta « Zupica potok » presso Sinj in Dalmazia. 


3. Diana inermis Neumayr. 


1869 PrRauLa INERMIS Neum. in Jahrb. geol. Reichsan. 


1874 « « 
1874 « « 
1875 « « 
LE « « 


1875 MICROMELANIA « 


1877 HyYDROBIA « 


Hab. Dalmazia. 


XIDG!362, ((9)8 Thorn. 
Brus.in Radjugesl. Akad. XXVIII. 
34. 
Brus. Foss. Binn. — Moll. 49. 
Brus. in Maschek Manuale Dalm. 
14 (16). 
Sandberg Conch. d. Vorwelt 672. 
Neum. in Jahrb. geol. Reichsan. 
XXV. 620. (20). 
Fuchs in Fiùhrer Excurs. geol. Ge- 
sell. 79. 


Questa forma trovasi colla precedente e siamo ancor 
; sempre dell’ opinione già espressa nel nostro primo lavoro 


sui fossili sopra citati. 


4. Diana exilis Brusina. 


1869 PrrRauLA HAUERI Neum. in Jahrb. geolog. Reichs- 


1874 « « 


an.i XIX-:3620U8) AKI desi. 2 
(non f. 1). 

var. exilis Brus. in Rad jugosl. 
Akad. XXVIII. 34. 


Eull. della Sce. Mal. It. Vol. VII, 19 


— 290 — 
1374 PyrRGuLA HAUERI var. exilis Brus. Binn. Moll. 49. 
1876 « EXILIS Brus. in Journ Conch. XXIV. 115. 


Hab. Dalmazia. 

Questa graziosa forma trovasi non solo nei terreni di 
Miocic-Parcic, ove fu da bella prima scoperta, ma l ho 
trovata anche a « Zupica potok » nell’ immediate vicinanze 
di Sin). Come l’ ho già osservato nei miei lavori citati so- 
pra questo è una forma. costante, la quale distinguesi dalla 
D. Haveri molto più che non la D. inermis. In primo luo- 
go riesce sempre più piccola e di forma meno ventricosa 
della D. Haueri. Più facilmente ancora la si può distin- 
guere dalla stessa confrontandone la scultura. La D. Haueri 
ha cioè nell’ ultimo e penultimo giro due serie di grossi 
nodi rotondi, ottusi, l’ un dall’ altro relativamente distanti, 
mentre nella D. exzlis questi sono non solo più piccoli, ma 
acuti e ciò che più monta sono disposti sopra cingoli, o 
carene alte come le si vogliano dire; carene, le quali man- 
cano negli anfratti ultimo e penultimo della D. Maweri e 
sono poco distinte negli anfratti superiori, mentre nella 
D. exilis sono visibilmente ed egualmente alte in tutta la 
conchiglia. Esatti disegni potranno far meglio riconoscere 
queste interessanti forme dalmate, intanto possono servire 
abbastanza bene anche quelli del Neumayr. 


5. Diana reticulata Burgerstein. 


1877 (PROSOSTENIA) RETICULATA Burger.in Jahrb. geol. 
Reichsan. XXVII. 247 
(9) Sen 


Hab. Macedonia. 

Burgerstein osservò benissimo essere questa sua specie 
da Ueskueb di un tipo particolare e che soltanto provviso- 
riamente la collocava nel genere Prososthenia, mentre es- 


— 291 — 


sere cosa fuori di ogni dubbio rappresentare questa un nuovo 
genere. Devo alla gentilezza dello stesso la fortuna d’ aver 
potuto esaminare questo tipo interessante. È impossibile 
dire l’ ultima parola sulla posizione generica di questa spe- 
cie fino a che non si potranno ottenere esemplari dall’aper- 
tura meglio conservata. Ad ogni modo la ritengo più pros- 


sima di tutte le altre al genere Diana. 
6. Diana‘? crassa Burgerstein. 


1877 PROSOSTHENIA CRASSA Burger. inJahrb. geol. Reichs- 
an. XXVII. 245. (3). T. 3. 
i og 
ca 

Hab. Macedonia. 

Burgerstein ha rilevato come questa specie da Ueskueb 
tenga delle Micromelania e delle Prososthenia, anzi Vl unì 
alle ultime. Anche per questa esemplari perfetti potranno 
decidere la questione; io la considero essere una forma an- 
cor più aberrante della precedente, e forse il rappresentante 
di un tipo generico proprio; ma intanto mi sembra stare 
meglio quì che non colle Prososthenia. 


7. Diana’? nodosa Burgerstein. 


1877 PRososTHENIA NoDOSA Burger. in Jahrb. geol. Reichs- 
an. XXVII. 246. (4) T. 3. 
ICROM: 


Hab. Macedonia. 

Ho avuto campo d’ esaminare anche questa specie pro- 
veniente dalla stessa località della precedente, la quale, 
come l’ autore, così neppur io posso ritenerla esser una 
vera Prososthenia. Genericamente parlando forma colla pre- 
cedente un tipo proprio, prossimo al genere Diana, sul 
quale soltanto nuovo materiale potrà recarci maggior luce. 


— 292 — 


Devo alla gentilezza dell’ autore un paio d’ esemplari 
della Prososthenia Suessi Burgerstein, la quale non solo è 
dalla stessa località delle precedenti; ma è anche genetica- 
mente vicina alla D. crassa. Riconoscendo da una parte la 
grande importanza di tale parentela, dall’ altra pure non 
oso annoverarla fra le specie del sottogenere Diana. Ha 
tutto l’ abito delle vere Prososthenia non solo, ma su di 
uno degli esemplari favoritimi, la cui apertura è meglio 
conservata, si vede assai bene quella particolare doppiezza 
del peristoma all’ angolo superiore dell’ apertura, la quale 
è caratteristica del genere Prososthenia. 


enni 


ELENCO DEI SOCI 


DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 


per l’ anno 1882 


ORI 


Adami Giov. Battista, Cap. 45.° Regg.* Fanteria, Foggia. 

Allery di Monterosato March. Tommaso, Via Canelle 17, 
Palermo. 

Bagatti Dott. Odoardo, Parma. nd 

Balston Edward-William (Inghilterra) Bearsted house Maid- 
stone. 

Bellardi Cav. Luigi, R. Università di Torino. 

Boccaccini Prof. Corrado, R. Liceo, Cuneo. 

Brugnone Abb. Giuseppe, Vicolo Api 1, Palermo. 

Burlamacchi Stanislao, Lucca.” 

Borneman Dott. Giorgio, Eisenach. 

Bosniacki Cav. Dott. Sigismondo, (Pisa) S. Giuliano. 

Cafici Bar. Corrado, (Sicilia) Vizzini. 

Caifassi Bartolommeo, Pisa. 

Caramagna Giovanni, Capitano di Fregata, Spezia. 

Castelli Cav. Dott. Federigo, S. Michele fuori porta Marem- 
mana, Livorno. 

Cesati Cav. Prof. Vincenzo, Orto botanico, Napoli. 

Chigi-Zondadari March. Buonaventura, Deputato al Parla- 
mento, Siena. 

Ciofalo Saverio, Termini Imerese. 

Costa Cav. Prof. Achille, S. Antonio alla Vicaria 5. Napoli. 

Del Prete Dott. Raimondo, Viareggio. 

De Betta Comm. Edoardo, Verona. 

De Stefani Avv. Carlo, Siena. 


— 294 — 


Fanzago Prof. Filippo, R. Università, Sassari. 

Foresti Dott. Lodovico, Bologna. 

Gentiluomo Dott. Camillo, Pisa. 

Guiscardi Cav. Prof. Guglielmo, R. Università, Napoli. 

Issel Cav. Prof. Arturo, R. Università, Genova. 

Jago I. G.,-Via dei Preti fuori porta a Mare, Livorno. 

Jeffreys Gwyn L. L. D. F. R. S. (Inghilterra) Ware Priory 
Herts. 

Masson Dott. Luigi, Colle Val d’ Elsa. 

Mella Conte Carlo, Via del Duomo 17, Vercelli. 

Meneghini Comm. Prof. Giuseppe, R. Università, Pisa. 

Ninni Conte Alessandro, S. Lorenzo 3391, Venezia. 

Pantanelli Prof. Dante, Sîena. 

Paulucci March. Marianna, (Firenze) Novoli. 

Pini Dott. Napoleone, Via del Crocifisso 6, Milano. 

Prada Prof. Teodoro, Direttore del Museo Civico di St. Na- 
turale, Pavia. 

Ricchiardi Cav. Prof. Sebastiano, R. Università, Pisa. 

Scander De Levi Barone Comm. Adolfo, Firenze. 

Statuti Cav. Ing. Augusto, Via dell’ Anime 17, Roma. 

Seguenza Cav. Prof. Giuseppe, R. Università, Messina. 

Strobel Cav. Prof. Pellegrino, R. Università, Parma. 

Terracciano Niccola, Caserta. 

Tiberi Dott. Niccola, Portici. 

Tommasi Cav. Anselmo, (Mantova) Castelgoffredo. 

Uzielli Dott. Vittorio, Via Vittorio Emanuele 32, Livorno. 

Villa Dott. Antonio, V. Pres. Soc. Ital. Scienze Naturali, Via 
Sala 6, Milano. 


TINDLGE 


PauLucci MARIANNA — Fauna italiana. Comunicazioni malaco- 
logiche: Articolo sesto. Studio sulla Hel (Campylea) 
cingulata, Studer, e forme affini 

De SterANI CARLO :-— Sopra alcune Xerophile dell Avena 
centrale : 

De STEFANI CARLO — Clausilia nia ; 5 

PANTANELLI DANTE — Enumerazione dei molluschi vige 
della Toscana viventi nel Mediterraneo ; 

PauLucci MARIANNA — Contribuzione alla Fauna aaa 
italiana. Specie raccolte dal Dott. G. Cavanna negli 
anni 1878, 1879, 1880, con elenco delle conchiglie 
Abruzzesi, e descrizione di due nuove Succizea 

GENTILUOMO CamiLLo — Roberto Lawley 

Apami Giov. BatTISTA — Molluschi postpliocenici da Tor- 
biera di Polada presso Lonato x è : 

Processo verBALE delle adunanze straordinarie tenute in Ve- 
nezia i giorni 20 e 21 Settembre 1881 

IsseL Arturo — Della Pupa Amicta Parreys, come indizio st 
antichi livelli marini E : a 

STROBEL PELLEGRINO — Sulla Compito Spiegazioni 

PauLucci MARIANNA — Fauna italiana. Comunicazioni malaco- 
logiche: Articolo settimo. Descrizione di una nuova 
specie del genere Acme 

BruUSINA SPIRIDIONE — Rettifica . x 

BruSsINA SPIRIDIONE — Le Pyrguline dell’ Furono ao 

ELENCO DEI Soci della Società malacologica italiana per l’ an- 
no 1882 


pag. 


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Bullettino della Società Malacologica Italiana. Vol. VII. Tav. I bis 
Contrib. E Malacol.Italiana. M.Paulucci. Tav. I. 
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Contrib.F Malacol.Italiana M.Paulucci. Tav. IL 


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Bullettino della Società Malacologica Italiana. Vol. VII, Tav, III. 
Contrib.F Malacol.Italiana. M.Paulucci. Tav. IL 
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Contrib.l' Malaco] Italiana. M.Paulucci. Tav 


Bullettino della Società Malacologica Italiana, Vol. VII. Tav. IV. 
IV. 


È.Sampaolo Litog. 


Creme-Lit. Fior. Firenze 


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Bullettino della Società Malacologica Italiana. Vol. VII. Tav. V. 
Contrib.F Malaco).Italiana.M.Paulucci. Tav V 


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vd, 


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E Sampaolo Litog. Crame-it Fior. Firenze 


73 29, Nav. 1.155) 
BULLETTINO 


DELLA 


SOCIETÀ MALACOLOGICA 


ITALIANA 


ea a rararatati 


VOLUME VII 
LISISAI 


FogLi 1-4, con 2 tavole. 


PISA 


SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 


_ 


. 1881. 


Pisa, # maggio 1881 


ASSISI, 


Processo Verbale dell' adunanza ordinaria della Società Malacologica 
italiana. 


Presinente MeneGHINI. Il segretario Pantanelli presenta il seguente rendi- 
conto finanziario a nome del cassiere e del Consiglio direttivo, che vienefap- 
provalo. 


Stato patrimoniale al 34 decembre 1880 


Somma depositata alla cassa di risparmio . E RE L. 4159 70 
SE SR COMI DPA ANZI e e 


451 08 
WU TATO iO val CASSIANO een sn 43353 
I L. 1424 SI 


alla qual somma dovrebbe essere aggiunto il valore dei libri della Società, e 
dei volumi dei Bullettini arretrati. 


Bilancio consuntivo dell’ anno 1880 


Attivo Passivo 
Tasse arretrate L. 345 00 | Residuo passivo . . . L.-500 00 
Frutti su i capitali . . « 43 56 
Tasse sociali . ... . « 640 00) Spese di pubblicazioni . « 610 65 
Vendita del Bullettino e 
diverse . «+ +. « 246 62 | Spese di segreteria . . « 457 44 
L. 4244 98 L. 4068 09 
Aumento di patrimonio a 
pareggio: 0. i er. 4176 89 
L. 4244 98 
Bilancio preventivo per l'anno 1884 
ATTIVO Passivo 
Tasse arretrate . . . L. 470 00 | Spese di pubblicazioni. L. 1150 00 
Frutti su i capitali . . « 50 00 
Tasse sociali . . +. . « 780 00] Spese di segreteria . . « 200 00 
Vendita del Bullettino e 
diverse. . . . . . « 550 00 
L. 1550 00 L. 1550 00 


Avendo il segretario reso conto delle pratiche fatte per la riunione stra- 
ordinaria da tenersi in Venezia nel settembre prossimo, e alla quale saranno 


invitati totti i cultori della malacologia,-si delibera di accordare al consiglio 
direttivo la facoltà di stabilire il giorno della prima adunanza; e poichè il 
congresso geografico internazionale a Venezia terrà le sue sedute dal 15 al 22 
seltembre e quello geologico di Bologna dal 26 al 5 ottobre si determina che 
il giorno dell’ adunanza sarà scelto prossimamente prima della fine del con- 
gresso geografico. Il consiglio viene pure autorizzato a stabilire |’ ordine del 
giorno per |’ adunanza, raccomandandosi intanto dai soci presenti che la 
discussione venga portata sulla nomenclatura delle specie, e sulla corologia 
malacologica italiana, 


SOMMARIO 


PauLucci M..  — Fauna italiana. Comunicazioni malacolo- 


giche. Articolo sesto..— Studio sulla 

Helix (Campylea) cingulata, Studer, e 

forme affini... 3 3 . pag. 1 
DE STEFANI U. — Sopra alcune Xerophile dell ‘Apennino 

‘centrale. . ; - 7 CIO GDO 
DE STEFANI C. — Glausilia Lunensis ; d e IDO 
PANTANELLI D. — Enumerazione dei molli pliocenici 


della Toscana viventi nel Mediterraneo « 63 


{ Signori Soci sono pregati di avvisare il Segretario della So- 
cietà, Prof. Dante Pantanelli — Siena, nel caso di cambiamento d’ in- 
dirizzo, come pure di rivolgersi al medesimo per qualunque re- 
clamo circa la spedizione degli atti. 


I Signori Soci in ritardo di pagamento, sono pregati inviare la 
loro quota annua'‘al Cussiere Sig. Cav. Roberto Lawley — Pontedera. 


pre UR 


PRO POR LETTA Vi — > 


- MALACOLOGICA 


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ITALIANA 
VOLUME VII, 

; Focti 5-42, ‘con 5 tavole. 
iran 
SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 

di IERI EN 


- liana. Specie raccolte dal Doly.. 
- vanna negli anni 1878, 1879, 1880 


ANIRRA descrizione di due nuove Succinea 

| GENTILUONO G..- Roberto Lawley °° (ra 
‘ApAMI G. B.. — Molluschi postpliocenici della T 
di Polada presso Lonato |... 


I signori Soci. sono Dresda) di r i 


a incaricato dal Consiglio del uf 
Tesoriere. 


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BULLETTINO 


DELLA 


SOCIETÀ MALACOLOGICA 


ITALIANA e 


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VOLUME VII 
1881 


FocLI 13-19. 


PISA 
CIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 


1881. 


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nezia i giorni 20 e 24 settembre 
IssEL A. — Della Pupa Amicta Parreys, come îr 
di antichi livelli marini . 
STROBEL P. — Sulla Campilea. Spiegazioni 7 
PauLucci M.. — Fauna italiana. Comunicazioni malaco 
giche: Articolo settimo. Descrizion not 


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— Rettifica 5 È i % E 
— Le i dell’ Europa orientale 


BRUSINA S. 
BRUSINA S. 


l’anno 1882 


I signori Soci sono pregati di rim 
loro quota annuale al Vice-Segretario Si 
TOLOMMEO CAIFASSI — PISA, proy 
mente incaricato dal Consiglio dell’ ui 
Tesoriere. i 


Lu come pure di rivolgersi di medesimo - per. 
clamo circa la spedizione degli atti. 


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